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DIARII
DI
MARINO SANUTO
L'Edizione è fatta a cura di
FEDERICO STEFANI
GUGLIELMO BERCHET ~ MCOLÒ BÀBOZZI
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AL SENATORE
MICHELE AMARI
STORICO INSIGNE
GRATI DEVOTI
GLI EDITORI
D. D. D.
DIARE
DI
MARINO SANUTO
TOMO XV
^ENE2I.
A SPESE DEGLI EDITORI
MDCCCLXXXVI
M i'c^ - /
X\ .-.-i^'
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' ■■:^:ì ' ^X
/'^v 15 189^
FRATELLI VISENTIN! TIPOGRAFI EDITORI — VENEZIA
DIARII
DI MARINO SANUTO
TOMO XV.
DIARII
I BBTTBMBRB MDXII. — XXVIII FBBBRAIO MDXIII.
1 Dil mexe di sqftembrio 1512,
A dì primo. Introno cai di XL a la bancha : sier
Marco de Mezo qu. sier Francesco, sier Lodovico
Querini qu. sier Jacomo et sier Domen^ Lion de
sier Alvise. Cai dil Conscio di X : sier Zuan Zantani,
sier Piero Querini et sier Francesco Bragadin. Tutti
(re stati altre volte.
Vene in Colegio il secretano del vescovo di Lodi,
zonto eri sera, vien di Milan con lettere credential,
qoal, presentate a la Signoria et posto a sentar a*
presso il Principe, come orator di Milan, ha abuto
audientia con li capi di X. Espose : come il vescovo
di Lodi di casa Sforzescha desiderava da la Signoria
aver certe artellarie, et questo per batter il castello
de Ifilan cb' é in man de francesi, et volendo la Si*
gnoria far intelligenzia insieme, la faria con questo
tacite \ lassandosi intender che non potendo venir
Maximian Sforza uè esser ducha, lui si faria ducha,
et ha r amor di milanesi e saria contento la Signo-
ria havesse le sue terre e voria star ben con sgui-
zari, dicendo aver mandato al Papa il prothonotario
Sforza, con altre parole etc.
Ttnneny questo fo divulgato: la verità se noterà
più avanti.
Questa matina in Rialto, per li governadori de
le inirade, fo dà il dazio del vin a sier Marco Braga-
din qu. sier Andrea da San Severo, per ducati 72
mila et 700, e l' anno passato l' ave sier Bernardo
da Leze qu. sier Jacomo, per ducati 70 milia, et ne
perdono ducati
Non fo lettere di campo questa mattina.
Da poi disnar fo Conscio di X con la zonta : so-
pra certe obligation di danari, et nulla fu fatto.
Di sier Marin Zorgi el dotar, fo lettere
date a Bologna, a di 28. Come il campo spagnol
con Medici erano apresso Prato mia i 1 lontan di Fio-
renza, e fiorentini si fortificavano in Prato, ed era
venuto uno ambasador de* fiorentini in campo dil
viceré, et uno ambasador del viceré era intrato in
Fiorenza ; e altri avisi come dirò di soto.
Di campo, di proveditori generali^ dateapres-
80 Brexa, a dì 30, hore 3 eli note. Come le bom-
barde e artellarie tiravano et havemo buia zoso di
la cortina e parte di uno turion e fato buso di una
lanza di fante a pie*, e tuta via tiravano, e se li bom-
bardieri vorano far il dover, che erano mal pratichi,
ruineriano il muro, e si dubitano che oonvegnirano
indusiar a darli la bataia perché a Crema é da SOO
homeni d* arme et 3000 fanti. Item, esser ussjto
uno garzon di Brexa : disse le nostre artellarie aver
eri amazato 16, et che stavano con timor. Item,
che ha voluto esser menato dove si traze V artelarie
e fato meter una colobrina e uno cortaldo a la volta
di certo buso, dove i nimid ussivano per una via
coverta à la chiexia di S. Maria nel borgo di San 1 *
Zuane, per far tote e portarle io la terra per far re-
pari, e cussi hanno Irato e amazato alcuni ; siche é
sta bona opera. Scrivono esser zonti li raines 2000
portati per li do cavalieri ; aspetano il resto di danari
richiesti e le mooition.
Di sier Vetor Upomno^ vidi lettere di3Q
MDXn, SETT MBRE.
8
date in campo, dri£aU a sier Hirùnimo suo
fradelo. Come ozi il proveditor Capelo, eh* era il
giorno saspelo de la febre, ed a bore 17 non li é
venuto niente per fina bore 37 ; dize é andato aio-
zar mia do lontan, e da niatina anderi a Beiamo.
Scrive in quella nocte era venuto li il capitano de le
fantarie da Crema e questa matina lo trovoe dal pro-
veditor Capelo, el qual era venuto per intender ch*el
vescovo di Lodi se dize voi mandar a Crema 500
bomeni d* arme, azi(\ nostri non possi aver Crema,
e per farli tirar in driedo; e dize non crede possi
ha ver questa summa de homeni d*arme, ma quan-
do ne polrS haver 300 saria tutto quello el podesse
mandar, e voi esso capitano alcune zenle. Eri li fo
mandalo 30 homeni H* arme et 500 fanti e questa
mattina è sta ordinato ne vadi 75 homeni d* arme.
Ed è andato Piero di Lon^ena con la sua compafi;nia
e uno altro condutier, e li ha mandato 800 provi-
sionadi.
El qual capitano dize se II vegnìrk che li voi
taiar a pezi, e havendo queste zente, ¥ averi una
gran suma. E subito ordenate queste zente montò a
cavalo per Crema, poteva esser V ora di terza e sari
ozi li. E rasonando disse che V haveva visto dove
se bombardava, e disse se lui avesse questa impresa,
che li basteria Y animo di far altro profitto di quello
i fiinno. Questa notte non si hanno possuto meter
r artellarìe pid a rente le mure salvo è sti messo
uno canon solo; ma questa notte si meteranno de
altri. Scrive ozi da poi disnar é stato a veder tirar
sopra il monte, ed ha visto trar 10 bote ed hanno
fato un buso de zercà 30 braza di qua dal Castello,
et hanno buti zoso, le difese, e stando lui, U non ha
visto salvo tre persone che si mostrò a le mure, a
non comparer ninno, perché donde i voi intrar non
poi comparer persona che non sia tolta suso; siche
era un bel veder, e si vede tuta Brexa, e quelli dil
castello non poi anche loro oomparer : stete U zer-
che un quarto d* bora. E benché si dize non é peri-
colo a star B, li inimici non traze, tamen non volse
più star li, e si parti. Ettam da basso é le altre ar-
tellarie le qual tira anche donde tira quelle dil
monte, e per esser lontane non poi far troppo danno,
ma si le meterano pid a rente presto si fari un lar-
go intrar.
3 Quelli di la terra non hanno trato ozi 30 colpi
in tutto et non fa danno alcuno : se judica non vo-
glino butar via la polvere, e la voi sai varia ai bi-
sogni. Ilessendo lui dal proveditor Capello, li fo
menato uno garzon, qual questa matina é insito da
Brexa, e dixe che donde se fa el buso nìuno non
poi comparer né anche poleno far repari, perchè le
ariellarie scova, e disc el vero ; e che 1* altro zomo
da prima che fo comenzi a bater che una bota ne
aroazò 1 5 persone, siche adesso niun voi andar li ;
et che i fortifica tra il castelo e la porta di le Pille,
e che hanno murate tutte le porte salvo una, e che
dentro i stanno male e non hanno troppo da viver,
et che non ponno masenar che ben hanno del for-
mento, e del vino ne hanno poco, e che i vanno per
le caxe e monesteri a tuor tutte le vituarie che ì
trova, e de aqua ne hanno pocha salvo che ne vien
pur per uno locho, e che la gè sti tolta e non vien
come soleva, e con quella i danno a bever ai cavali,
e che ne li pozi ne sono pocha aqua. E subito il
proveditor Capello ordinò a sier Piero Donado di
sier Bernardo eh* é li in campo, dovesse andar dal
p:ovemador a dirli el dovessf^ mandar a tuorla ; el
qual sier Piero si porta benissimo e crede subito
gè la tori. Dize che ponno esser da fanti 3O00 et
cavali 3000, et che i non passa, e che i fanno lavo-
rar a tutti fino a le femene gravede, e che non
hanno da manzar. Dize che francesi hanno abuto let-
tere che loro aspetava missier Zuan Jacomo Triulzi
che lì venisse a dar soccorso, e che non é possibile
eh* el vegnì, e che i stanno di mala voglia.
Scrive zerca al dar di la battaglia, lui non vede
sari d presto, perché nostri vori qualche zomo a
far la bataria per far il buxo grando, e poi anche
non la dari perché, havendo manda queste zente a
Crema, la cessa anderi di longo ; ma la brigata tien
che quando i non se pori più tenìr che forse i se
renderano, over che una notte con le lanze su la
cessa se ne anderano a la volta di Mantoa ; ma scrive
se si li dari la bataglia ne moriri assai perchè fran-
cesi si vori difender, e poi in campo nostro, per
quello 1* ha inteso, non è quel governo che doverìa
esser, e la brigata voria che fusse in campo el capi-
tano de le fantarie, che le cosse anderiano altramente.
Item^ quel puto dize in la terra pur se ne moriva
da peste, ma pochi. Scrive li in campo è il protono-
tario Mocenigo, efiam vi è missier Bonin degan di
Trevixo venuto ozi, perché alcuni li voleva tuor
uno beneficio che 1* ha in questa parte de Brexana.
È da saper, a bore zerca 33 vene un tempo di 2 *
fortuna terribelissimo, pioza, vento e tempesta gros-
sa, adeo fece gran fortuna, rupe veri de fenestre,
afondò barche e credo ari fato qualche gran danno,
che Mio non el voglii.
Fo scrito per Colegio in campo justa il solito.
A disila fnaUna. Fo htere di campo di 31^
hore 3 di note. Come tuta via tiravano a la terra.
HDXn, SETTEMBRE.
10
Erano zonti li danari, zoé li ducati 6000 e aten-
deano aver quelli spagnoli di Mantoa justa la lioentia
aula a impir certe compagnie, per aver li 10 mila
fanti, et instavano aver danari.
É da saper, sier Marco Antonio Sanudo savio ai
ordeni, ritornato di campo, parti a di 26, eri sera
zoDse et ozi fo in Colegio.
Di "Roma, vene lettere, V ultime di 28, di
sier Francesco Foscari el cavaJter, oraior no-
stro. Prima, come il marchese di la Padula era sta
amalato» li a Roma, é partito e andato in campo di
spagnoli, capitano de le fantarie. Item, è avisi dito
campo era a Barbarino mia 18 di Fiorenza, e fio-
rentini si fortificavano. El Papa ancora non lia vo-
luto dar licentia al signor Prospero CoIona passi.
Item, è sta in concistoro expedita la scomunicha al
re di Pranza : che in termine ut in bulla debbi
aver rimosso lo scisma e conciliabuli aliter resti
excomunicato, et questa bolla bollata in piombo di-
cono valer tanto come se la fosse publicala, e forsì il
Papa la farà etiam publicar.
Scrìve, il ducha di Ferara, che parti con le do
caravele, era ritornato a Pescara. Ikm, come il car-
dinal Sederini avia auto audientia dal Papa dicendo
é mal che spagnoli habino pie in quel stato di Fio-
renza, ed habino tanti danari quanti li hanno pro-
messo ; il Papa li ha risposto la cossa è sta termi-
nata per la Uga e lui non e solo ; poi a dito a Y o-
rator nostro, non li piaceria che Medici intrasse in
Fiorenza col favor di spagnoli, e che i havesseno
tanti denari, perchè Medici li hanno promesso ducati
50 mila.
Jfefi», di Spagna nulla è di novo, e il cardinal
de Ingalterra ha dito al Papa che il suo re paga
la mità di le zente di Spagna, è di là ; siche il re di
Spagna voi far la spexa a spexe d' altri.
Jfeff», scrive che si fazi intender a li prelati, é
in questa (erra, debano andar a Roma al ConciUo si
s^irà qpjesto novembrio.
Et fo per la Signoria mandato al patriarca e al-
tri vescovi, è in questa terra, e V abate di Borgo-
gnoni sopra tutto, che si metino in bordine ad andar
a Roma, etc.
3 Di Cremay fo letto una lettera di Dome-
nigo de Malo vicecolateral, la quale è drieata
a li proveditori Merlali. Come li è cavali lizierì
300, homeni d* arme 200 et fanti 2000, zoé 1300 e
iriù usadi, il resto venuti da Bergamo, etc.
Di Zuan Jàcomo Caroldo secretario no-
strOy date a Vegevene, a di 29. Dil zonzer li, e
coloqoii aati col cardinal et datoli le lettere di e am-
bio di denari etc. Il qual cardinal voria far intelli«
gentia con la Signoria nostra e il stato di Milan,
perchè l' Imperador ed il re di Spa8;na voi meter il
ducha Carlo nel stato di Hilan. Item^ rasonando de
recuperar il stato nostro, disse il cardinal ben la Si-
gnoria voi Cremona per uno breve dil Papa : riden-
do e dicendo Y è pur dil stato di Milan. /fem, colo-
quii auti di la dieta fata de sguizari a Bada, qual
dimandano queste cosse al stato di Milan : ducati
150 mila a San Martin et ducati 40 mila a San Mi-
chiel, et voleno lAigan, Lucarno e Domodossola per
loro cantoni, et che il stato di Milan si obliga darli
in loro aiuto compagnie 2, cadauna homeni d* arme
500, e sguizari se offerisse venir aiutar il stato di
Milan compagnie 2, essendo pagati li sguizari a du-
cati 4 V% al mexe per homo, e li prometeno dar
al stato dì Milan Aste col territorio, ed hanno electi
12 oratori al cardinal predicto per conzar queste
cosse, e rimessa una altra dieta o a Lucerna o a
Zurich. El qual cardinal dia andar a Milan a que-
sto effecto. Lì sguizari, da zercha 3000, sono a No-
vara e li stanno a custodir. Item, il cardinal ha dito
non poter dar sguizari al Papa per la impresa di Fe-
rara. Item, come Milan promete dar a sguizari li
ducati 150 mila in li tre anni come i voleno e li du-
cati 40 mila a l' anno, ma voleno un anno scapolo,
et di lochi non li hanno risposto nulla. Ifem, sgui-
zari voleno uno capitolo da* milanesi che non ve-
nendo Maximilian Sforza a Milan in certo termine,
loro sguizari possi elezer uno ducha di Milan cui a
loro piacerà, pur che sia di la caxa Sforzesca.
Di Roma, vidi lettere partictdar, di 28.
Come il cardinal Soderino fiorentino con 6 cardinali
aiidono dal Papa a far volesse aiutar Fiorenza con-
tra Medici, nulla potè otenir: pur il Papa fa quello
poi contra Spagna, questo perchè voi cazarla de Ita-
lia e far re di Napoli il cardinal di Ragona, el qual è
andato a Napoli sento corozarsi col Papa per caxon
dil ducha di Ferrara suo nepote. Si dice il Papa voi
far cardinali assai per danari, et do veneti questo
seterobre. In concistorio il Papa ha dato il vescoado
di Salucia al prior di Roma per la renoncia del fra-
delo mazor, è sta fato prior di Roma, che è men di
senno. Item come il Papa voi privar dil vescovado il
vescovo CoIona.
Di Milano, fo uno aviso. Come di Pranza il ^ *
Re, che era a Paris, havia fato retenir monsignor de
la Peliza e il general di Normandia per non haver
seguito la vitoria quando rupeno spagnoli, e dover
far 11 a Paris un parlamento per le cosse de Italia,
ifem, che missier Zuan Jacomo Triulzi havia di-
u
MDXII, SETTEIIBRE.
12
mandato al Re 600 homeni d* arme et 10 mila fanti,
e li bastava I* animo recuperar Milan e li stato ha-
via il Roy in Italia tutto. liem, come a Milan missier
Zuan Jacomo havia fato uno deposito de formazì de
zercha ducati 6000. e il vescovo di Lodi Io voleva
far vender e non si trovava niuno volesse compe-
rarli, dubitando non riforni nel slato primo a Milan.
Di campo, in le Jeiere de ozi, Scriveno del
zonzer li di quel bombardier mandato di qua nomi-
nato mastro Zuan Francesco di Calabria, qual ha
visto r artellarie e voi removerle e meterle più vici-
ne a le mure.
Item, per altre lettere, scriveno di fochi fati la
note in Brexa et fumi; non sanno quello voglia-
no dir.
Da poi disnar fo Pregadi, e leto molte letere, e
queste zonte.
Di Trento, da sier Piero Landò orator, di
primo. Come havea ricevuto le nostre lettere zer-
cha la retention in Alemagna di sier Francesco
Capelo el cavalier orator nostro, si scusava il reve-
rendissimo Curzenze non esser li ma a Inspruk, e
zonto il sia, qual dovea esser a di 3, saria con soa
signoria. Item, scrive domino Urban di Alba ora-
tor di Monferà, eh' è 11 a Trento, li ha dito saper
certo che, ritornato sarà il Curzense li a Trento, su-
bito partirà per Roma dove stari 6 over 8 zorni, e
in questo mezo farà soprastar Maximian Sforza li a
Inspruch etc. ut in ìitteris. Et che dito Curzense
havia mandato a Roma un terzo fratello di domino
Andrea dil Borgo che é con lui, e V altro, domino
Daniel, è in questa terra, a notificar al Papa tal sua
andata.
Et compito di lezer le lettere, el Principe si levò
e fece la relatione di quanto havia exposto in Co-
iegio il secretano venuto dil vescovo di Lodi da Mi-
lan, nominato domino Zuan Simon Colla, qual re-
chìedeva passo per solfere, salnitrii et piombi, et
havia usato parole come quel stato faria volentieri
intelligentia con la Signoria nostra. El qual fu posto
a sentar apresso il Principe etc.
^ Fu posto, per i savii, che al secretano di Milan
sopraditto sia risposto in questa forma : che com-
pito la expugnation di le nostre terre e dil stato
nostro, che altro non volemo nui, semo ben con-
tenti darli passo e quello el dimanda, etiam far in-
telligentia insieme a beneficio di comuni stati, tutta
via con volontà dil Pontefice, et che si dolemo n' è
sta ditto esso reverendissimo episcopo di Lodi ne é
contrario a la recuperatioi dil nostro, la qual cossa
non si podemo persuader^ e come vedaremo da soa
signoria qualche bon effeto in favor nostro, la vede-
rà li risponderemo in ogni cossa utele e onor di
sua signoria; con altre parole di tal sustantia. Et
fu presa.
Fu posta in campo una lettera a li proveditori
zenerali : avisarli di quanto ne ha mandato a re-
chieder dito episcopo di Lodi, exortarli e inanimarli
a la impresa e ultimarla, et quel illustrissimo go-
vemador vogli' far, etc., che nui de qui non li semo
per mancar in niuna cossa, et mandarli la copia di la
risposta soprascrita etc. Fu presa.
Fu posto, per li savii prediti, una lettera a sier
Piero Landò orator nostro con darli la instrution di
quanto ha richiesto dito secretano, aziò, s' il reve-
rendo Curzense li tochi alcuna parola, possi rispon-
der, e se li mandi la risposta fata. Fu presa.
Et cussi si scriveva in consonantia a V orator no-
stro in corte.
Fu posto, per li consieri, atento che sia venuto
a la presentia di la Signoria nostra oratori di Tor-
zello, Buran e Mazorbo pregando, dovendosi far eie-
tion del novo podestà, che la canzelaria sia data a
elezer per il loro Conscio, come si feva per avanti,
però sia preso che la dita eletion dil canzelier dil
podestà sia fatta per essa comunità, si come per
avanti far si solea, ut in parte. Et andò in renga
sier Vìzenzo Zantani, el XL, di sier Zuanne, qual é
stato podestà a Torzelo, e contradise a la parte di-
cendo non se dia far per molte raxon e saria danno
di la Signoria per li dacii; item, confusion in quelle
tre contrade ; item, si feva molti inconvenienti e le
cosse andavano zote perchè loro feva i canzelieri : si-
che venuto zoso, li consieri si tolse zoso e non vol-
seno mandar la parte.
Fu posto, per li savii ai ordeni, certa parte di
uno Sebastian da Liesna, qual per soi meriti sia fato
comandador in Cao d* Istria, et fu presa. Ave 13 di
no, 98 de si.
A dì 3. La matina vene in Colegio il secretano i *
di Milan, qual è alozato a San Agustin a ca' Moro, e
per il Principe li fo dito la risposta fata con il se-
nato, ci qual disse scriveria a Milan. É da saper, per
il Colegio, con autorità tolta dal Conscio di Pregadi,
fo mandato a Milan Alvixe di Piero secretano, é in
campo con il proveditor Moro, dal vescovo di Lodi,
a dirli che si meravigliavamo di questi andamenti
soi e far ogni cossa che non recuperemo le terre
nostre, e questi non è signali di voler bona ami-
citia.
In questa matina fo grandissimo vento et pioza.
Ed è da saper, veneno ip questa terra do oratori di
1^
ItDXn, SETl'EìfBRC.
li
Salò, videìieei domino Hironimo di Bernardini do-
tor e domino Zuane di Alberti dotor : etiam veneno
4 da Claxon e voleno suo podestà eleto da loro
sier Vetor Querini, stato una altra volta podestà 11,
qual li é sta confermato per li proveditori zenerali
di campo.
E tra questi ne é uno nominato sier Mondin Da-
per, homo rico, ha da far in Àlemagna dove ha do-
micilio, et avanti in una dtà chiamata in
r Austria, qual in Golegio ha referito cossa notanda:
dte da mazo, zugno e luio é sta brasa in Y Austria
di le cita zercha 200, qual però tutte sono di legna-
me, et non si sapea a che modo intrava il focho, e
si bnixava le caxe: e che dubitavano venitiani non
havesse posto loro il focho, e che a lui sier Mondin
li oponeva avesse li maltatori in caxa in certe ca-
verne, e avea uno cagnolin, quando i veniano bagiava
e questi se serava in la caverna. Tamen, non era il
vero, et che li fece far la guarda. Etiam oponevano
a Jostin da Voan eh' ha da far anche lui in Àlema-
gna. Hor fono trovadi 4 boemi che feva tal danni
e fati brusar, e fo dito etiam uno frate, e nominato
le terre si brasò. Possa fo la prima, eh' è di uno epi-
scopo, di caxe 600, Morbech tutto di caxe 300, San
Ipolito cita granda come Treviso tutta, Viena terra
grossa da 300 caxe, Melinch, Piestestaf, Ebesiat,
Loch ecc. E inteso questo, il Colegio ordinò V an-
dasse ozi da r orator dil Papa, Spagna e da quel
dil Curzense, sta a San Zorzi, a referirli tal cossa.
5 bi questa matina, al segondo Conscio, in do qua-
rantie fo spazà una parte metevano sier Jaoomo di
Anselmo e sier Faustin Barbo proveditori sora i
conti, coDtra alcuni signori stati a le Raxon vechie
utinpc^te, alias in dite quarantienon presa; ma
hora volendo andar per uno altro modo, parlò dito
sier Faustin Barbo, rispose sier Marin Querini avo-
calo, andò la parte, 14 non sinceri, i 1 di si, 31 di no,
e fu prese di no.
Da poi disnar fo Conscio di X semplice per expe-
dir certi contrabandieri é in prexon retenuti, e al-
tri, e non fo expediti.
Et il Col^o di savìi si reduseno daspersi a
consultar. É da saper, a di primo fo mandato ducati
2000 in campo, eri ducati 5000.
Di campo, di provediiori eenerali fo let-
tere di primo, hore 3, di note. Come non aveano
mosso ancora Y artellarie e travano benché siano un
poco lonzi ; et quel Zuan Francesco di Calabria ve-
nuto optimo bombardier, è in consulto con quelli
altri e non sono d' acordo ; quelli di Brexa non
trazeno.
Item, come in h cita la note avanti è sta fatto
gran fochi e soni di campane e alegreze, non sanno
la causa. Scriveno aver auto aviso verso Trezo venir
gran numero de sguizari, dubitando per Crema etc.
Item, le cosse di Crema ne è speranza ; si parla in-
sieme di r acordo con quel domino Benedeto Cri-
vello é dentro e il capitano de le fantarie, qual ha in
le man quelli Crivelli soi nepoti volseno intrar den-
tro ; siche si spera di bene. Et in Crema vai la soma
del formento ducati 8, eh' è ducati 4 il staro nostro.
Item, scriveno come ozi li stratloti tutti é in campo
per esser venuti in discordia con le zente dil gover-
nador et esser sta svalisati da loro, onde montono
a cavallo per venir via, e sier Zuan Vituri loro pro-
vedidor li andò drìo exortandoli al tornar, non fu
possibele, adeo convene montar a cavallo il prove-
ditor Moro et domino Antonio di Pii e prometerli
farli restituir il tutto e zurarli darli do page, e cussi
contentono di tornar, e hanno raxon, perché da fe-
vrer in qua non hanno auto denari.
Altre particularità scriveno ut in litteris, et
dil ricever di ducati 800, e dimandano di altri. Fo
mandato in questa sera in campo ducati 4000.
A dì 4, da matina. Fo lettere di Candia, per 5 *
uno gripo venuto con muschatelli di raxon di sier
Francesco Foscari, vendeno Y anfora ducati
E si have lettere di rectori, di 12 avosto,
con nove di Alexandria et di Constantinopoli,
come dirò di soto. Et fo ordinato di far ozi Pre-
gadi per prolongar le mude a le galle di Alexandria ;
el capitano é za partido, mancha le altre do.
Di Trento, di sier Piero Landò orator, di 2.
Come ha inteso da domino Urban di Alba, il reve-
rendissimo Curzense esser partito da Inspurcli dove
à lassato Maximiano Sforza, et resterà li fin la sua
tornata di Roma, el qual sarà a di 3 11 a Trento e
partirà per Roma, et ha auto uno breve dil Papa
eh' el vengi, prometendoli omnino far Y acordo tra
r Imperador e la Signoria nostra. Item, 11 a Trento
si fa certo numero di fanti alemani per mandarli si
dice a Verona, dubitando che, auto Brexa, il nostro
campo non vadi poi a tuor Verona ; e altre particu*
larità ut in litteris.
Di Milan, di Zuan Jacomo Caroldo, do Ut*
tere: una di primo da la Sforzescha dove era il car«
dinal sguizaro, coloquiì auti col cardinal che ha auto
aviso, per uno mantoan vien di Franza parti a di 28|
che avisa : come il Re era a Poles. Andrea Griti ho-
norato dal Roy é lassato in libertà, e per Franza si
diceva ch*el v^neria a Venexia, et che il Roy con la
Signoria era d' acordo. Item, che spagnoli et in-
19
IIDXII, SETTEMBRE.
20
ìiter vegoir li in Alexandria a rata et a magazen.
Per il quinto, che litome (sic) et tulli debbi esser
date, et questo capitolo senza dubio sarà arermato,
cbe molto li dispiaze ; li altri veramente sono busare
e de pocbo momento, a li qual par V orator facesse
conveniente risposta.
Tamen nel fine, fin a di 14 del corrente, che
son Tultime che dal Cajero se hano da nostri, la cos*
sa par molto indurata nel voler dar il piper, al che
Torator non ha voluto né per niente voi consentir.
E per tuor la cossa con desterità, per conclusion fata
tra nostri, pensando de placar e far buon cuor al dito
Soldan, hanno oferto al mezano, che è il scelerato
Araeto Eubacho Coza de voler dar per tre anni pro-
ximi venturi ducati 3000 a Y anno per presente al
dito Soldan ; el qual indiavolato mezan, intesa la o-
feria, se ne ha fato belTe con dir non saperia mai re-
ferir tal minima cosa al suo Signor; per el cbe du-
bita le cosse scorerano a la longa, e ne Tultima, se
Dio non vi mete la mano finirà con aposliemata pia-
8 ga ; siche li par quel viazo sia in cativo termine et
mala disposition de poter assentarsi per fin che el
dominator presente ara a esser, e per fin che Ame-
tho Eubacho bavera dignità et governo sopra la
merchadantia, non obstante che Torator, per bordine
che Tebbe da la Signoria de di 20 del passato, mon-
tasse in castello et altamente parlasse contra el cadi
Nadraches e de ditto Bubacho, dolendosi de li rui-
nosi modi et mali portamento da loro operati per
la passada muda, al qual orator fu data la più grata
audientia che mai in questo regno sia ad alcuno sta
data, con promission de castigar cui non va per la
dritta via, con dir che simelmente el dito orator do-
vesse castigar li soi mercadanti che non se portava
bene; e con questo andoe a caxa. Fu da poi per primo
e principal pratichador de li capitoli messo el ditto
Ameth Bubacho dal qual prozede e da lui solo è sia
arecordati et formali, et posto in campo al prefalo
Soldan; de le promission et parti del qual pocho é
da fame fondamento per esser de natura de mudar
la parola et ogni promission, e de atacharse a quel
che, segondo el suo apetito de ribaldo, meglio li par
li torni, non ostante ch'el sia con sua ignominia la
ruina et el pezo del paese.
De le occorentie de Tanabasada e consolo fran-
cese se intese per lettere de nostri, come li diti a di
5 del corente discordi fono a 1* audientia del signor
Soldan, dal qual ebbe aspre risposte et parole, vila-
Dizando el dito consolo, dicendo più volte al dito
ambasador: Tu sie venuto asagiar la mia barba; non
falu quel che me ha promesso costui, zoé il consolo
che me hai tu fato I e molte altre ingiuriose parole,
revochado uno comandamento che ultimamente Pa-
vea fatto che poteseno trazer con queste sue nave,
spezie et suoi retracti. Et havendoli el dito am-
basador parlato eHam de le cosse de monte Sion et
de Hierusalem, li rispose quel istesso con dir : € cbe
hai tu fato che debbi haver Terra Santa? Et dito que-
sto, esso ambasador chiexe licentia con dir: lo ho
scritto in Pranza et a Rodi né posso far altro di
quel ho fato; dame licentia che in persona anderò a
Rodi, e farò più opera de quel farà altro messo. Al
qual rispose el signor Soldan che non lo tinniva e
che volendo andar Tandasse a suo piazer, e calando
al possibele dito consolo : li quali deseseno di castello 8 *
tulli confusi et mezi morti. Da poi, per letere di 18
dil corente a li sui de qui, dicono haver olenuto
iterum comandamento de poter trazer solum le
spezie de conto vechìo che pò* esser zercha da coli
50 in 60, con apontamento eh' el dito ambasador
debbi andar a Rodi, cosa mollo disforme, che si
San Thomaso li fusse aria faticha, né crede saperla
concordarle né trovar sesto, e li par a lui che quel
consolo habi afaturato questo signor Soldan ; el qual
consolo, a la prima montata del suo ambasador, usò
una astuzia di farli dir corno Thavea expresso orde-
ne dal suo Re non parlar con altro mezano, turziman
né persona salvo el dito consolo, e cussi solo fezeno ;
el qual consolo a suo modo referite al Soldan quel
che a lui pareva, e cussi del converso al suo amba-
sador, ed ingannando V uno e 1* altro, e ancor che
la cossa sia discoperta e publicha, lui se reze etiam
con incantamenti, al qual nel fine potria intravenir
quello che intravene a Simon mago, che dopo molto
alozato nel nero dirupo, frachasossi in terra. Altro
fin bora non se intende de tal occorrentia. A di \G
del presente, de qui zonse uno ambasador del re
de Tunis con fuste 3 e uno navilioto, el qual é
venuto per molle cosse, fra le qual per inslechir
davanti d signor Soldan questi catelani, e diman-
dar la roba insieme con li Magabrinì, che za per
avanti per Rodioti fo presi ; del che non sa quello se-
quirà e meno quello ch*el potrà otenir, presuponen-
do quello ha dito ch*el signor Soldan sia slato afa-
turato, over per arte magica incantato dal sopradito
consolo.
Da poi disnar, fo Pregadi. Et lelo queste letere d
notate di sopra, et una letera scrita per Colegio a
Trento a Torator Landò : che inteso il reverendissi-
mo Curzense voi andar a Roma, zonto d sarà a
Trento vogli invidarlo fazi la volta di questa terra
21
MDXU, SETTEUBRE.
22
A'el sari molto honorato et acbarezalo, la qual let-
tera scrita senza il Pragadi, To assa* mormorato che
DOD se dovea scriver.
/fem, una altra scrita in campo, per Clolegio, a li
proveditori : solicitarli a la ultimation de Brexa ; lau-
darli di la promessa fata a quel Crivello di Crema,
sei! ha manda danari, etc.
¥o posto, per i savii, che le galie di Candia, sono
a Gorftj, debìno acompagnar le galie di Barato per
pid securtik, atento le fuste turchesche Tuora fino
ìd Cypro ut in parie, e fu presa. Et si scrive al baylo
et capitanio di Corrù.
Poi, sier Piero Pasqualigo dotor e cavalier, che
vene orator de Hongaria, andò in renga e compi la
sua relatione zercha quelle cosse e dil conte palati-
no eh* è venuto in Corvatia, qual é ban perpetuo et è
il primo homo in Hongaria, e il cardroal Strìgonien-
se scrivendoli si ricomanda. Et come l' Hongaria é
su le arme, adesso è qui vicino a la Dalmatia, però é
ben aver intelligentia insieme; vorìa intendersi e
aver aiuto contra turchi: iterum beneficii ad un
SDO fiol etc.
liem, disse el vene qui do oratori, uno per li
prelati Paltro per li baroni, è bon charezarli etc.
Disse la condition di quel Re, qual non vai nula
ni ha froverno; el Consejo governa THongaria, e disse
chi è al governo e ha p^ter, e la cnxon di la inimi-
titia fata con la Signoria nostra dil cardinal Strigo-
niense, è a Roma, qual era tanto nostro, e altre par-
ticularìtà, e come è stato in quella legation mexi . . .
zomi . . . Laudò il suo secretarlo Costantin Cavaza.
In conclusion, optima relation e con bona lengua. Po
laudato justa il solito dal Principe etc.
Fu posto, per sier Andrea Àrimondo savio ai
ordeoi, serar cotimo a 4 per ÌOO uf in parte. K
rincontro, sier Nicolò Trivixan, sier Lorenzo Capello
savii a terra ferma, sier Silvestro Memo, sier An-
drea Dolfin savii ai ordeni, serar a la mità di quello
eore, ut in parte. Andò in renga sier Silvestro Me-
mo et parlò poco, e diti savii meseno indusiar a uno
altro Pregadi et fo indusialo.
Jfeff», volevano prolongar la muda a le galie de
.Uexandrìa, che ancora do non è partide, e non fu
tempo.
Fu posto, per li savii, certa parte, scriver a Cor-
pbù licentìi le galie dì Candia vadino a disarmar. Fo
presa.
9* Di ChioM^ di sier Marea Zantani podestà,
di 3, hore 17, vidi lettere. Come, per certi che
partì zuoba a di 2 da poi mezo zorno da Ferara et
è venuti 11, ha inteso il cardinal in Ferara solecitava
rainar il borgo di la Piopa zoé San Lucha, che tutto
è uno borgo, e minava etiam la Certosa, solecitava,
il far bastioni e repari, haveano dato Taqua a la fossa
verso il Barcho e voleano afondar quello, et volevano
tajar Po mia do sotto Ferara, che facendo tal rota
anegaria il Polesene de Ferara, e fazeano de continuo
portar strami, feni e vituarie in Ferara ; dize che
zuoba a di do da matina senti far una crida che tutti
li marangoni e calafadi dovesseno andar a lavorar
atorno le galie, e hano dato voze voler armar quelle,
e questo aviso li ha confirmà uno citadin venuto de
11 con uno altro burchiello, qual è stato a Ferara per
recuperar una sua barcha in questi giorni presa.
Etiam alcuni frati di 1* bordine di San Zorzi Mazor
dicono esser sta mandali via di Ferara per sospeto ;
ma lui podestà tien siano spioni. Item, che é sta
fato retenir per il cardinal domino Francesco Fan-
tuzi bolognese fuora di Ferara, qual havia salvo con-
duto da madama la duchessa, era vestito da frate.
Etiam è sta retenuti do soi fratelli erano in caxa
d*un zentilhomo francese ; al qual domino Francesco
li é sta tolto ducati 6000 de contadi e zoie per du-
cati 20 mila, e che il cardinal e madama dizevano
questi saranno boni per dar la paga a le so zente, li
qual Fantuzi é in palazo di dito cardinal con vardie.
Jfew, che sier Valerio Marzello, era podestà a Ruigo,
si trova in castello, e se diceva erano per lassarlo di
brieve.
Nolo. Sier Andrea Contarini capitanio di Po è li
a Chioza con la sua fusla armala, et una altra et . . .
. . . barche longe armate a Chioza. Etiam altre bar-
che longe si arma a le contrade, Torzelo, Buran, Ma-
zorbo el Muran, Malamocho et Chioza, siche per na-
vilii da fiume sarà bona armata.
A dì 5. Domenega da matina, fo dato audientia 10
longamente a oratori et altri, perchè non fu alcuna
lettera.
Veneno li merchadanli di Alexandria in Colegio,
suplicando sia prolongà la muda a dite galie che va-
no etc.
Da poi disnar, fo Gran Consejo. Fato tre consieri
di la da canal : sier Domenego Benedetto fo consier,
sier Hìronimo Duodo fo governador, e sier France-
sco Bragadin lo consier, tre dil Consejo di X et sie
di Pregadi.
Fo publicà la parte presa a di 30 avosto in Pre-
gadi, che lutti quelli entrerano in Pregadi dal primo
octubrio in là, portino boletini non esser debitori etc
La qual parte de jure se dovea meter a Gran Con-
sejo, tamen non fo messa.
Di Buigo, lettere di sier Polo VaìarwQ
^
MDBL SBREHDIB.
Si
provedador^ di 3. Come ha ricevuto certe artelarie
et posto bon ordine a quelle cosse. Noto. Batista
Doto andò U con molti partesani, fo licentiato per
nm esser più bisogno de lui. Resta in Ruigo fanti
•M.. soto i contestabeli, videlicet Griso da Pixa.
Et venendo zoso il Colegio a bore V« di note,
zonse uno oorier con letere di le poste, qual, reduto
il Ck)legio di savii in camera del Principe fo leto le
ìeiere di campo di proveditori eeneraii^ date
soto Brexa a dì 3 hore 3 di note. Come voleano
mudar l' artellarie et meterle altrove ut in litteris^
e questo perché scaramuzando baveano preso do
fanti quali diceva dove si bateva era ben fortificato^
e i nimici fortificavano, siche é tempo butato via, e
tanto più quanto non hanno in campo da fanti 4000,
per esser scamiiali molti, il forzo di quelli fo fati de
li, siche si trovano disperati senza aver fantarie al
bisogno; e che Babon di Naldo si ha offerto dar di
Romagna in termine di zomi 8, fanti 3000 e darne
1000 in 4 zorni con un ducato per uno poi darli la
paga, e casa hanno mandato a farli. Ariano etiam li
500 spagnoli; siche sono disperati, non hanno il modo
di dar la bataja quando ben fusse compita la bati-
tura ; la impresa di Crema fa danno. Dil qual loco
non ganno nulla di T acordo, solum una letera dil
capitano, di 6, di le fantarie, qual manda iterum
come il signor Vitello ha auto nova da Bologna per
stafeta come il signor Zuane suo fratello e soldato
dil Papa stava malissimo, per la qual cossa ha voluto
licentia di andarvi fino D, et cussi va. Item^ ha auto
aviso che Medici et spagnoli erano intrati in Fioren-
za, e stati a le man a Prato con le zente fiorentine, e
quelle aver rote con occision loro e baveano preso
il confalonier etc. Piero Soderini. Itetn^ hanno aviso
sguizari andavano certo a la impresa di Trezo ; qui
dovea venir etiam il cardinal che é a Milan §guiza-
ro. Iterum, dil zonzer sier Alvise Bembo con le
polvere, etc.
10 * Da Crema^ eoe soto Crema, dil capitanio de
le fantarie drizate a li provedadori. Si dole di
quelli cavalli lizieri li fo mandati, quali lien sia il
pezo dil campo ; non voleno far nulla, si lamentano
esser mal pagati etc Item^ li avisi di sguizari che
vano a Trezo come ho dito di sopra. É di 3, ho-
re 14.
Fo scrito, per il Colegio, in campo, una letera
laudandoli aver mandato a far li 1000 fanti etc
In questa matina, in Colegio, fo leto uno capitolo
di letere di sier Marco Antonio Mareelo, qu,
sier Beneto retor in Setia^ date a dì 12 avosto^
driiate a sier Fiero so fratello^ di questo tener.
Come, per uno navilio zonto li in Settiia veniva de
Damiata, parti a di 6, ha inteso le cose del Cayro
con il signor Soldan esser conze, ma non sa il mo-
do. Dice é sta fato grandissimo booore a Torator
nostro più aa sta fato mai a dìuo altro andato al
Cayro, e che *1 Soldan in persona feva cavalchar
con lui a li soi zardini, manzava e beveva con luì, et
che havia ofenuto quanto ha saputo domandar. Item
quel merchadante vien di Damiata, dize che a di 8
Iqfo il Sign(Nr havta dato la vesta ài k licentia al pre-
iato orator, el qual aspetava le galie per partirse.
SpeetabiU Amico nostro dUecto nostro Daméli 1 1
Dandulo provisori Saiodii.
Spectabilis Domine^ amice dilecte.
Habiaiao visto quanto aerive la signoria vostra
a questi consiglieri cesarei per uno salvoooiiduto.
Sapiate che questi zomi passati veoesseno alcune vo-
stre lettere scrite a monsignor de Roys per simile
eiliecto ne le nostre mane, et per satisfotion di quelle
havemo fatte uno salvoconduto per le robe vostre,
qual fu dato per maodarve ad Àleirandro de Rubeis,
et credemo die in presenti le deve esser pervenute
a le mani nostre. Ma bora siamo stati informati, per
lì signori capitane! de questi soldati cesarei, che pa-
recbii de questi fanti alemani, in retornando cum
salvoeonducto de U signori provedadori del campo
de la Illustrissima Signoria de Venetia, de li servi-
tori de' franzesi sono stati spollaii 11 in Salò et loci
drcumvidini, et alcuni in presentìa de li predeces-
sori vostri per la valuta de qualque mìlliaro de du-
cati, e benché la Illustrissima Signoria de Venetia,
li provedadori dil suo campo, lo amhassator veneto
appresso monsignor de Guece et anche spessisime
volte questi signori consiglieri habiano scrito a vo-
stri predecessori, che ditte robe a li prefaU alemani
indebitamente tolte fusseno restituite, non tamen
mai è seguito alcuno effecto, de simile restitution.
Et per ciò stanno questi fanti in expectatione da po-
tere recuperare le sue cose per via de represalia, et
si loro intendesseno, come bcilmente porriano fare,
robe vostre deve esser conducte per la jurisdicUone
de la Cesarea Maieslà, non havendo alcuno respecto
al nostro salvoeonducto, fariano qualche scandalo et
insulto ne le cosse vostre, perché tanto i sono com-
moU de questo danno et iniuria dello governo vostro
recentemente, ohe non si poria conciliare ei impeto
de quelli ; imperò si queste cosse havessimo saputo,
non haveriamo a vui comessi tal mislro salvoeondu-
cto, acciò che sotto pretesto de quello non vi acca-
ir
\
25
MDZn, SarTEUBBE.
96
desse quildie dispendio overo danno. De quale cosa
bavemo voluto avìsarve per el meglio, a ciò che non
unte dal predilo nostro salvoconducto per adesso,
fio die le cose cum li ditti demani siano assettate.
Et si alcune altre cose potemo per vui, siamo ìndi-
nati per V bumaoità et virtil vostre gratificarve.
DaUe Verona die III septetnbris M. D.
JIl^
Georoius
Dei gratta episcopus Tridenti
Verona locumtenens.
\ì A dì 6 septembrio da matina. Vene in Cole-
gio justa il solito l' orator yspano, qual ogni matina
vien, el qualche volta etiam V orator dil Papa epi-
scopo de Ixernia, qual è varilo e va fuora di caxa e
a palazo, ma non si spesso.
IH sier Piero Landò orator nostro, da Tren-
to, adì é. Come ancora non era zonto li il reveren-
dissimo Cuneense, et si aspelava a di 5, e zonlo an-
derà a Roma, e à inteso che 1 va a la caza con Maxi-
mian Sforza che é li a Inspurch, e ha inteso per bona
via come V Imperator havia licenliato T orator pon-
tificio, é apresso Soa Maiestà, videlicet domino Zuan
Campezo auditor di Rota, e altre particulairità etc.
Di Ztian Piero Stella secretario nostro da
JSoda, date adì 2. Come sguizari fariano un' altra
dieta per risolversi con il stalo di Milan el expedir
li cinque oratori di T Imperador, quali li Tano cinque
petizion. La prima, aver lui il stalo di Milan e confe-
derarsi con loro, over lo dagi al ducha di Borgogna,
over sii di Maximian Sforza ma reintegrato di tutte
le terre bavia la ducea di Milan, over lenir Milan in
liberta lolendo le terre tien la Signoria ; et un' altra
petizione ut in litteris^ voler far acordo e inlelli-
gentìa insieme. Item^ come era zonto li l' orator dil
Papa donùno Zuan Stafileo et V orator yspano do-
mino Zuan De Castro, el qual orator li ha dito saria
bon acordarsi la Ljga con ditti sguizari e darli ducati
30 mila a Tanno per terzo; a la qual cessa esso se-
cretario rispose die dovesse avisar il Pontefice, di
r opinion dil qual la Signoria mai si disparteria. E
altri coloquii abuti ut in litteris ; siche el Ci bon ofi-
doli.
Di ParewfOf fo Ut&re, date a dì 4, di sier
Hironimo Capelo sopracomito^ date in golia.
Scrive il suo vìazo : come andò a trovar il proveditor
Zustiniao a Uesna, qual era con la galla soracomito
sier Hironimo Bon a una villa su dita ixola di Lie-
soa chiamata Ulacha, la qual di bordine di dillo pro-
veditor dita villa fu messa a sacbo, qual era di po-
polari di liesoa, i qual scampati di la terra perchè
haveano fatto gran cosse facendo scampar il prove-
ditor predito in castello. Hor fu posta a sacbo: li po«
pulì e habilanli erano scampati per V ixola, siche
quelle do zurme di galie et 50 barche de polizani
armate con 7 homeni per barche e tal dodexe, et 8
fanti usadi, siche fu fato gran danno, toHe sardelle
safade da 4 in 5000 barili et altratanU de scombri
saladi, carne salade, formazi, vini et ogii et assa' dra* ^^
pi, et figi assai, che chi ne havesse voluto tuor are-
beno auto assa* 10 galie a fornirse» «che fo brusà
tutta la villa. Et questa letera scrive in galia a di 30
avoslo; e come ha haute comandamento lui e la ga«
lia Liona e quella sier Anzolo Trun de v^ir a Zara
e poi in Istria di bordine di la Signcnria, et cussi vie-
neno. Item^ per V altra di 4, avisa il suo zonzer a
Parenzo dove aspeta bordine di la Signoria, et è ga-
lia sola de 11 zonta. Et scrivendo dite letere, é sopra
zonto uno patron di una roarziliana carga di ojo vien
a Venecia, dice che, essendo in porto di San Piero
insieme con alcuni navilii, aver inteso che una bar-
cha de ragusei havea suso il marchese di Ferara, la
qual havia tolto uno peota in dito porio de una na*
vela ; dize ditto marchexe havea le calze tajate per
non esser conosuto, e atendea a li servitii et havea
una ferita in su la faza e l' hanno condulo a Fiume;
el qual marchexe Y hanno levalo a Peschara per esser
n locho di spiaza, aviala a porto Muschio benìssimo
in bordine dì artelarie el altro ; dillo dismontoe a
Fiume e non sa altro. Scrive esso sopraoomito a la
Signorìa, et dimanda licentia si dia andar per veder
dì averlo in le man, e di poco T hanno scapolato.
Et questa nova per tutta la terra se intese.
Fo scrito per Colegio al capitano di Po a Chioza
questo aviso, et vedesse per niun modo non andasse
in quelle boche di Po.
Da Constantinopoli^ di sier Lunardo Zusti-
nian baylo, V ultime di 6 avosto. Come a di 29 il
signor turcho Selim parti de li per andar in campo
su la Natòlia, et ha preparato lo exercito di persone
70 mila. Li va il bassa e il bilarbei di la Natòlia et
quello di la Grecia et altri sanzacbi nominati in le lete*
re, utpatet^ e resta a Constantinopoli al governo ....
Item va centra il fratello mazor Achmat bassa,
qual etiam lui é potente ; etiam converano comba-
ter, overo dicto Achmat converà slontanarsi zomate
90, s' il vorà esser securo. Item^ come li janizari é ^^
li spachi sono in disacordia e navifer è stati ale man,
et è sta amazadi 12 janizari. Item^ il Signor dice -
tornato che 1 sarà voi esser el più potente signor
I del mondo, e farà guerra. Item, oome ha armalo
27
IIDXir, SETTEMBRE.
28
13
10 galie, il resto fuste fin al numero di velie 25 per
mandarle a certo passo, acciò questo suo fratello
non fuzisse ; siche Io voi aver ne le man, e voi far
taiar legnami per far 300 galle. Item, come avanti
il suo partir li bassa *• disse a esso baylo s' II voleva
venir in campo; el qual rispose non poteva per Tofi-
cio suo, e li disse che 1 credeva la Signoria mande-
ria solenne orator per alegrarsi col Signor, et quello
essi bassi^ ordinavano; li quali risposeno come el
zonzerJ vi diremo quello l'harà a far. Per tanto esso
baylo aricorda, non hessendo fato dito orator, si poi
indusiar fino la sua tornata, perché potrìa esser tutto
questo inverno dilto Signor stesse in exercito con-
fra il nrefalo so fratello, qual potria haver ajuto dil
Sophl, per esser parentalo insieme. Scrive altre par-
ticularllà, ma qnesto el sumario é di le letere.
Da poi disnar fo Pregadi per slongar la muda a
le galie di viazi ; licei qualche uno di Colegio non
sentiva, pur é mal che le galle nMxime di Alexan-
dria vadlno e tornino vuode; et quelle dodi Baruto
é ancora in Istria.
Fo leto le letere notade di sopra, e queste altre
zoé:
Di Canata^ di sier Bernardo Barharigo,
V ultime di 12 avosto. Scrive esso capitano solo
zercba mostre fate de lì per quelli feudatari!, e lauda
la mostra fece sier Hironlmo Corner di sier Zorzi el
cavalier procurator. Li altri i* anno fato trista ut in
ìitteris. Scrive voi far fabricbe de li, et maxime
conzar V arsenal. Si duol de la nova intesa dil nau-
fragio di sier Alvise Capello andava suo colega ; e al-
tre particolarità, è longhe lettere, ut in eis,
E compito di lezer le letere, andò in renga sier
Bernardo Bembo dotor e cavalier, avogador di co-
mun, dicendo é sta trovi per le barche dil dazio del
vin sora il porto di Brondolo un contrabaudo di pan-
ni di seda e altro, qual andava a Ferara o altrove
per gran summa di danari, e il podestà di Chioza
voi expedirlo lui, che è contra le leze, et però essi
avogadorì roeteranno che '1 ditto contrabando sia
portato in questa terra, né possi esser expedito si
no per questo Consejo, intervenendo il podestà di
Chioza over soi commessi ut in parte. Ave 48 di
no e fu preso, e si niun contradiseva non era presa,
perchè per leze esso podestà lo dia expedir.
Fo posto, per li savii, una parte longa cercli|i li
oficii et non si possi sostituir alcun in suo locho ni
far cassa si non di mexe in mexe, exceptuando la
camera de imprestidi, sotto pena ut in parte, la
copia sarà notada qui avanti.
Fu posto, per li savii, una letcra in corte a T ora-
tor nostro, zerca Taviso del Curzense vien a Roma.
Item, di sguìzari quello ha dito Torator yspano, e si
remelemo al voler di Soa Santità di darli ducati 10
mila a V anno a essi sguizari per la nostra parte etc.
E come il nostro campo è atorno Brexa e la bom-
bardano et parte atorno Crema. Jfem, havemo fttto
r armata per Po et expedicto il capitano a Chioza,
qual sarà grossa armata per Po. E zercha il cardinal
sguizaro venuto a Milan, e altre particularilà ut in
ìitteris, E in consonanMa si scriverà a Y orator no-
stro in Spagna questi avisi et sumarii, ut in parte,
et fo presa.
Fo lefo letere scritp, per Colegio, in campo, eri.
TH campo, eonse letere, date soto Brexa, a
di 4, hore 27. Come hanno consultato con il signor
gubemator et altri capì, e mal continuar la batarla
non havendo il modo di darli la baiala, perchè hanno
pochissimi fanti, non sono iOOO perchè bona parte
è fuziti di quelli foim ^ fati. Si trovano confusi, hanno
mandato a far quelli per Babon 5000, che sarano
presto, aspetano li 500 spagnoli erano a Mantoa.
Item, Irazeranno lentamente; et che li stratioti, oltre
le do page promesse, voleno la biava dieno haver; si-
che non sanno che farsi. Item, di Crema nulla
hanno, sólum una letera di Mallo vice colateral, è 11
soto Crema, di ozi. Li scriveno per tutto Inni eh' è a
di 6, è il termine tolse quel Crivello acetar li capi-
toli qual li ha hauti, siche aspetano la resolutione.
Iterum li sguizari erano andati a Trezo.
Di Milan, di Zuan Jacomo Caroldo secre-
tario nostro, di 2. Come il cardinal è lì con 500
sguizari e non più, il resto è andati parte a Trezo
per aver quel locho, perchè chi è dentro francese
dannizava a Milan. Item, che il cardinal li ha dito
dolendosi di la Llga che niun è mior de milanesi; et
però voleno concluder la intelligentia insieme et far
Liga et recuperar le sue terre possedute da chi se
voja. Scrìve averti dato li danari auti 11 a Milan per
letere di cambio, et aver avantazà e dati ducati
mexi. Item, scrive aver uno aviso una galla di
Prejan, over fra Bernardin verso Zenoa era sta pre-
sa, e altre particularilà. Item, il cardinal dovea an-
dar a la impresa di Trezo.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
vedador, fo letere, di 5. Come ha, per soi explora-
tori venuti da Milan, il cardinal esser li solum con
500 sguizari, e volersi partir per venir a tuor Tre-
zo etc. Scrive zercha danari scuode de li a Bergamo,
e altre ocorentie.
Vene letere, portate per Piero di Bibiena,
aute per messo a posta da Ferara. Come il car*
29
MDXn, SETTEMBRE.
SO
dinal Medici e il magnifico Juliano erano intrati in
Fiorenza con rajuio dil viceré di Napoli e dil campo
di spagnoli, e fo telo do letere, la copia sarà qui
avanti, con una teiera dil cardinal proprio a dito
Piero la presenti a la Signoria, di credenza, Tavìsi dì
tal felice ingresso. Noto. Àlexandro di Nerli è qui,
qua! rimase molto sopra di se per tal nova.
14 Sumario e copia de una ìetera scritta per il re-
verendissimo cardinal di Medici al Summo
Pontefice.
Sanctissime ac Clementissime Pater, post
pedum oscula beatorum.
Hoggi, dandosi per li spagnoli su le mure di Prato
lo assalto valorosamente et per il muro rotto et per
le scale introrno dentro circha a sedici bore. Hanno
messo la terra a sacco non senza qualche crudelilà
de occisione, de la quale non si é possuto far meno.
Vi erano dentro tre milia battaglieri de li quali sono
scampati pochi ; è stato preso Luca Savello et el fi-
gliolo. La presa di Prato cosi subita et cruda, quan-
tunque 10 ne habbia preso dispiacere, pure bari por-
tato seco questo bene che sarà exemplo et terrore
a li altri.
De modo mi persuado le cosse de qua haverano
ad exequire felice successo. Per essere io sforzato a
mandare le letere per via di Bologna, son certo la
Santità Vostra bavera adviso prima del mio, pure
Don ho voluto manchare del mio officio, et de le
cose sequiranno sarà tuttavia advisata la Sanctità Vo-
stra, a li cui sanctissimi piedi humilissimamente mi
rìcomando.
Ex falidssimis castris prope Pratum die
XXVI 111 augusti 1512.
Ejusdem SJ^ V.
humiUis
IO cardinalis De Medicis.
Copia et sumario di un' altra letera scrita di
Ferara a domino Petro di Bibiena in Vene-
eia, per suo cugnato SAastiano,
Son certo che a questa bora siate advisato del fé*
lice introito di monsignor reverendissimo con la
essa de* Medici, et havemo deliberato venire a Ve-
oecia, e scrive la causa del suo restar, e come li a
Ferara gratamente é stato riceputo da la excelentia
de madona duchessa etc. Io portavo certe creden-
tiale de le partieularità del felice successo de Fioren-
za, benché credo de tutto siate advisato, pur non re-
sterò de dirvi el tutto. ])a poi la pre.ta de Prato et
el sacho, come per la copia directiva a la Santità de
Nostro Signore ad plenum intenderete, fu di tal
sorte che si comenzò a levare il populo, et veduto
questo, li Otto preseno partito de desmeter el confa-
loniero. Ebbe due fave in favore et sei in contrario,
et poi dui gentilhomeni lo preseno per la mano et lo I^*
menorono a caxa sua et non senza gran pericolo de
esser tagliato a pezi. In sto interim^ le pratiche
grande et oratori veneno al nostro reverendissimo
patrone, e d' acordo restorono finalmente che do-
vesse entrare el primo de setembre a 15 bore, et
cussi ha fato. Li vene tuta Fiorenza incontro, con
tanto triumpho che più non posso scrivere per non
esser capaze ; più apieno vi advisarò per le altre mie,
ari vaio eh' io sia a Bologna overo a Fiorenza che sarà
fra poche bore. Questa directiva al Serenissimo Prin-
cipe era credentiale in persona de quanto vi ho deto
di sopra, siche non achade darla, pur io ve là mando.
Fo fato el confaloniere a V bordine solito un de
caxa Moreli, che sapete bene chi é meglio che mi,
molto scorporato de la caxa.
El confaloniere, videlicet Piero Soderini ha vo-
luto pagare 200 mila ducati al viceré, et lui non ha
voluto, et ha fato da vero signore: tutti sta bene,
come per sue teiere averete inteso.
Missier Joan Alberto da la Pigna el io cenamo
eri sera con uno missier Baldisera Malchiavelo, dove
fummo a gran ragionamenti, et se vi ricomandano.
Credo missier Joan Alberto venirà de li de corto. In-
pressa et non riveduta per la freta dil cavalchare.
Ferariae, die 4 septembris 1512.
Magnifico missier Pietro da Bibiena mio
paire et bene factore honorando.
Veneeiis, a San Stefano.
1512. Die 6 septevnbris in Bogaiis.
Die 12 suprascripti in Majori Consilio.
Sono molti zentbilomeni nostri, quaU, da poi
electi in alcun officio de questa cita nostra, se fanno
licito de fare exercitare essi officii, che per la forma
de le leze et de la sua electione dieno far loro pro-
prii, a figliuoli et altri sui parenti. La qual cosa non
solum é injusta et aliena da ogni equità, verum
etiam damnabile, e con mormoratione universale,
et puoi de facili seguire qualche sinistro effecto:
però essendo necessario proveder per ogni rispecto,
15
31
lIDXn, SETTEHBBE*
33
L' anderà parte, che, per autorità de questo Con-
seguo, non possi de c<efero alcun zentiihomo nostro,
sii de cbe condiclion et qualità esser se voglia, da
poi cbe 1 sarà electo in officio de alcuna sorte far
exercitar quello per intcrposita persona, ma siano
tenuti et oMigati far loro medesimi li ofGicii predicti,
sotto pena ai negligenti de esser immantinente fuora
de li officii senza alcuna conlradictione, e sii facto
subito in luoco suo. Et acciò questo ordine sortisca
r effecto desiderato, ex nunc sia preso : che i scri-
vani de tuti i oficii de questa cita quotiescwmque
andasse alcun substituto per nome de* principali,
non debano per alcun modo far parlida, né per-
metere che questi tal exercitino T officio, ma sieno
tenuti venir a denuntiar immantinente a la Signoria
Nostra i contrafacenti, sotto pena de immediata prì-
vation del officio over officii che havesseno, et non
si possi acceptare alcuna exeusatione.
PrcBtereay è da proveder ad una altra coruptela
adulta da poco tempo in qua, che é de non picolo
danno et prejudicio de la Signoria nostra : che alcuni
de ditti oficii fanno le sue casse tutto el tempo che
stanno in quelli. U che non é honesto, perchè le leze
vuoleno che le non si (acino per più che quatro
mesi. Però sia preso : che i zentilhomeni che scranno
electi ut supra far debano le sue casse in questa
forma, videlicet quelli le fanno per un mese debano
continuar a farle, et saldar i sui mensuali a cavo del
mese, quelli autem la fesseno per più tempo non
possioD farle ultra mesi 4, ut superius dietum est,
salve Iute le leze et ordeni sopra questa materia
disponenti.
Quelli veramente officiali che convengono tuti
br sempre qualche cosa, mandar si debano da una
a r altra de 4 in 4 mesi, et saldino le sue casse ai
tempi limitadi, con fare i sui mensuali, et altre cose
necessarie juxta la disposition de le leze nostre, exce-
ptuando perhò la camera de imprestedi. Et la pre-
sente parte non se intendi presa, se la non sarà po-
sta et presa nel nostro Mazor Conseglio.
16^) Fu posta^ in questo Pregadi parte, per i conse-
ieri e tutti i savii di Colegio, atento li tempi presenti
calivi che non poleno partirse le galie da Alexandria,
qual etiam li patroni non le hanno ante al tempo :
che, per autorità di questo Consejo, sia preso e prò-
longato la muda a le galie di Baruto e di Alexandria
fino a di 20 novembrio, con condiction, cargando
poi la muda di octobrio, il quinto di nolii de ditte
galie sia de T arsenal nostro, con eerte clausole ut
in parte» Contradixe sier Zusto Guoro, qual vien in
Pregadi per esser stalo sopracomito, et è sta più
volle patron di galia, dicendo è mal a meter quelle
clauxole eie, pur volseno il Colegio mandar la par-
te. Ave 44 di no, et 107 di la parte e non fu presa,
perché la vuol i cinque sesti, et fo mal fato, perché
non poleano parìar di prolongar muda se prima non
si tuoi Ucentia dal Pregadi, e non la tolseno, U9ède
fo lelo alcune parte sopra tal materia di mude, e
volendo (uor licentia, sier Mann Morexini V avoga-
dor andò in renga, et per Thora tarda fo licentiato
el Consejo.
A di 7 la matina, vene in Colegio Torator Ispano
dicendo aver letere da Ispurch di don Piero de Urea
freschissime, qual ha avisi de Spagna che l' exercito
di Sua Alteza havia auto Pampalona e tutto il regno
di Navara, qual si adalò venendoli con le croxe in
conlra, et che il duca di Alua era a campo a Bsjona
da una parte et inglesi da V altra, e lieo fin questa
bora spagnoli V hauo aula, perché eraiK> per averla
ad ogni nuKlo. Poi mandati foora chi non é dil Con-
sejo di X, venuti li cai di X, esso orator parloe el di
questa impresa di Fiorenza, eh' è compita, e dil cam-
po spagnol e di V acordo con V Imperator, et altre
cosse, el qual orator, come intisi da alcuni di Colegio,
fa bon officio.
Di campo nulla fu fino a bora di disnar, e man-
cbo da poi.
Da poi disnar, fo Consejo di X simpìiee per
expedir quelli 20 contrabaodieri, qual za é sta prin-
ci|Hato a expedirli, et leto il processo : quello seguirà
ne farò mentione, et li savii se reduseno in Colegio
a consultar insieme.
Di Roma, vene letere di V orator nostro, per
do corieri privati. La prima di iéltimo avosto.
Come ozi era venuto nova de li, spagnoli aver auto
Prato per forza e in quello haver fato bon butino, e
che dentro erano homeni 5000, capitano il signor
Lucha Savello, qual eza fuzito; dize il Papa haver
sento brevi a Qvita di Castello e a Perosa a li Ba-
joni andasseno verso Fiorenza in aiuto di Medici.
Item, è nova di Spagna, per letere dil Re proprio,
qual avisa: come el di de San Jacomo 25 luio aqui-
slò la cita di Pampalona principal terra nel r^no
di Navara, et poi tutto il resto del regno ha auto.
Item, che sier Zuan Badoer dotor et cavalier ora- 16*
tor nostro era zonto a Barzelona a di 3 de T instan-
te, Zoe avosto. Scrive manda la copia di la scomu-
nicha fata per il Papa al re di Pranza, qual non vien
publicata ma è posta su b porte di San Piero e di
33
MDXIIy SETTEMBIIB.
34
San Zaan Laterali, boiata io piombo. Scrive aver
ricevuto teiere di la Signorìa nostra utpatet. liem^
ha aviso di Fiorenza come fiorentini haveano chia-
mato il Consejo in questi /.orni, e in quello fati re*
lenir da 80 dtadini in palazo per sospeto non haves-
seno intelligentia con Medici.
Dil ditto^ a dì 2. Come è venuto nova cbe
Prato, che fu preso, fu sachizato con oceision di
5000 persone, e che il confalonier Soderini era us-
site e fato novo confalonier per do mexi iusta il so-
lito. Item^ come a Prato era slato preso da spagnoli
el signor Lucba Savdo cou cavali 150. Item, man-
da una poliza à aula di nove, poi ritornato a caxa di
palazo, aula da uno gli scrive, la copia di la qual
sarà questa.
Magnifice et clarissime damine.
Hesseiido a palazo, el cardinal de ^na è venuto,
e ha dito al Papa haver auto aviso de Siena come
beri el Gonfaloniere kitrò in Siena con 40 cavali, et
che non lo sepeno se non quando fa smontato a Tho-
sUria. Monsignor di VoKera ha obtenuto dal Papa
UDO salvocosduto ch'el preftito confalonier possi ve-
nir qui, et sari qui fra doi o tre giorni. Monsignor
de Medieis dovea iiitrar hozi in Fiorenza^ per quanto
ha dito il Papa. Hora hessendo a Bdveder, el secre-
tano del cardinal Àrborese ha lecto uno capitolo de
una letera al Papa, che é data domenica in Napoli,
per la qual li vien scrito da uno suo amico che 11 é
venuto nova che le nostre ^lie hanno preso fra Ber-
nardino, che saria bona cosa se Aisse il vero. Altro
non e* è. A vostra magnifieentia mi ricomando, k
qaal mi perdoni se non son venutOi che bo auto
paura dil tempo.
A tergo: Magnifico oc clamsimo domino
oratori veneto.
Dil dito orator date a dì 4, portate per uno
altro carter. Come eri in concistorio, dove fo eiiam
lui orator, il Papa dete audientia a li oratori di Rezo,
uno di qual fece mia oratìon latina, e zurono homa-
gio e fidellà a Santa Chiexia. La nova scrisse di fra
Bernardino preso, non è rinfrescata altramente. Ber-
nardo di Bibiena è zonto qui, nara la cossa di l' a-
quisto di Fiorenza, e come Zulìan di Medici introe in
Fiorenza, e fu ben visto e cbarezato, e '1 cardinal do-
vea intrar il zorno drio, di la qual cossa il Papa ha
auto grande piacer. Item, il signor Galeazo fo fratelo
dil signor di Pesaro consignò la terra al vescovo di
Monopoli, per nome dil Papa andato 11, e lui intrò
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. X7.
in la rocba. Al presente il Papa per haver dita rocha
li voi dar Codignola e lassi la rocha a Santa Chiexia.
Item, mandoe la copia di una lettera, scrila per il 17
gran maistro di Rhodi al Papa, zercha le cosse tur-
chesche, ed uno breve scrisse il Papa a la Srgnoria
come vuol far el Concilio al primo di novembrio e
tractar la expedition contra infedeli, però se K man-
di commission a 1* orator, è li, a Iratar e concludere
sopra questa materia. Item, mandoe uno breve dil
Papa scrito a' Ragusei. Item, una instruction data
per missier Zuan Jaoomo Trìuki di Franza a . . . .,
è a Roma, eh' el debbi dir al Papa ut in ea, ed il
Papa r ha expedìto senza conclusion, imo faioli la
scomuuìcha e fata stampar, qual manda à la Signoria
nostra. Il Papa e più fermo che mai che la Signoria
babbi le sue terre, dicendo «: tollé presto, che pos-
siate vegnir V exercito contra Ferara >. Item, come
Bernardo Bibiena a dito di V intrar dil magnifico Ju-
liano in Fiorenza, e il cardinal dovesse intrar il di
sequenle venere a di ..., et non sapea s* il dovea in-
trar come legato dil Papa over come cardinal sem*
plice. Item, aspetano a Roma il reverendissimo Cor*
zense, al qual il Papa li ha manda uno breve in bona
forma. Item, manda teiere di Spagna di T orator
nostro l^doer eto.
Noto. Morite a Roma il reverendissimo domino
Gometio episcopo di Nazareth, era vicario di frati
minori, qual non ha voluto esser zeneral, homo di
grande extimatione etc.
Item, il Papa ha privato il vescovo CoIona dt
Riete per haver dato aiuto al ducha di Ferara a
scampar, e citato non comparve.
IH Spagna, di sier Zuan Badoer dotor e ca-
valier, orator nostro, date a Bareelona, a dì 3
avosto. Scrive dil suo zonzer 1), et come va a Bur-
gos a la corte. Item, di gran preparamenti si b in
la Spagna contra Franza, et le zente danno le terre
a la impresa ut in litteris, e come è sta honorato
et a di ... si partiva per andar a la corte a trovar
la Catholica alteza.
A dì 8 settembrio, fo la Madona. El Principe 17 *
fo in chiexia con li oratori dil Papa e Spagtia et Cur-
zenze, non vi era Frachasso, e udito messa veneno
per piazza via, e si redasse Colegìo a lezer teiere
di Roma.
Di eampo, di provéditori venerali, date soto
Brexa, a dì 5, hore 3 di note. Come haveano auto
letere dil capitanio de le fanlarie, é solo Crema, li
scrlveaTacordocal Crivello seguita, e però se li man-
dasse ducali 1500 per dar a li soi fanti el 4 canoni,
perché inlrando (Mancesi in castello lo possino bom^
3
$>
JIDXn, SETTElfBBE.
36
btrOtr. li hanno risposto mandarli lì danari et in-
Iwlì serano in la lerra, li manderano li canoni, /few,
essi proveditori dimandano et aspetano polvere e
fantarie, qual zonli farano la bataria eie. Scriveno el
signor Vitelli non so contenta di la condueta e sì
dice è conzo con milanesi con 150 homeni d'arme
ci ducali 1500 per la sua persona, et ducati 15 mila
per le zenlc d'arme; siche non acepta la conduta da-
tali per la Signoria nostra. Et cassi il suo messo io
Golegio disse e la Signoria li rispose : a la bona bora.
Fo mandalo di Padoa in campo alcuni pezi di
artellaria, zoè canoni, justa le letere ante da la Si-
gnoria nostra.
Noto. Se intese per via di Torator dil Curzenze
aver letere da lospurcb, erano sta licentiali li i ora-
tori milanesi erano li per acompagnar il ducheto
di Milan, fino al ritorno dil ditto reverendissimo Cur-
zense che seria di breve ; e cussi ritornono a Milan.
D» Bergamo^ vidi letere di sier Vetar Li-
pomaviOj di 4. Prima, come havia venduto il for-
mento dil vescovo suo fratello a raion di ster L 7
soldi 13. Item, di sguizari venuti verso Trezo, sono
3000 et 3000 Tanti milanesi verano, e il cardinal. E
di hore 24 e meza. Scrive esser venuto uno frate di
Milano, dize che zuoba a di ... fo cridato per ribeli
in Milan missier Zuan Jacopo Trìulzì con tutti li
Triulzi rebelli dil stato di Milan, videUcet quelli sono
fuora con il re di Pranza. Item, avisa che il zomo
il cardinal intrò in Milan, V era aparechiato in domo
tutte le arme di la Liga e de tutti li signori, salvo San
Marcho ni quella dil re di Pranza : e dito frate è di
San Domenego.
Noto. Eri sera zonse uno corier a posta : come
el signor Zuan Vitello a Bologna era morto. Questo
era conductier dil Papa, havea homeni d'arme ....
el Vitello Vitelli conduttier nostro suo fratello natu-
rale, parli da Brexa e andò a Bologna per veder suo
fratello e non lo vete.
Da poi disnar, fo Colegio di savii poi vesporo
ad consulendum.
Noto. A di C di questo, el prior de la Trinitade
todesco nominato don Alberto .... volendo andar
in Friul, hessendo in barcha in mar, si rivollò la bar-
cha, e lui solo apresso la Livenza si anegò, et il corpo
fo trovato e sepùlto a la Trinità. Et sier Hironimo
Lipomano dal Banco spazò a Roma per aver ditto
priora per suo fiol.
18 Di campOy gionse letere di 6, hore 3^ di prò*
veditori generali^ date soto Brexa. Come non tra-
zevano mollo a la terra, perchè zonte sarano le fan-
tarie e le artellarie, faranno la bataria per doi zorni
e poi lì darano la bafaia. lUm^ mandano do letere
di sier Nicolò Michiel provedilor ai Ur/i di quel
giorno, una a hore 13 l'aKra di hore 19, il sumario
di le qual scriverò di soto. Ma quella di hore 13 non
mandoe a la Signoria, ma ben quella di hore 19,
perché non hanno letere dal capitano di le fantarie, e
tien Thabino fato per scriver loro a la Signoria.
Item^ ateodeno a far fanti, de li in campo, e aspel-
tano quelli di Romagna, mandati a far per Babon.
Di sier Nicolò Michiel provcditor ai Urei^
date lì a dì 6 hore 13. Come la cossa di Crema è
reduta più in longo di quello el credeva, perchè
quelli dentro voleno aspetar per suo honor 100 colpi
di artillaria, quantunque i siano d'acordo con nostri.
E cussi scrive in quella bora si parte per Crema per
esservi a lo inlrar dentro, e forse seri il di de Nostra
Donna s'ìl non fusse burla. Scrive è continue avisato
dal signor capitanio di le fantarie ozi farà passar 4
canoni per Crema e farà far li ponti sopra Ojo et
passerano con le muniUone vi si manda, e passale le
artellarie si partirà etiam lui. Dize di Brexa, fino
non è spazato la impresa di Crema, non è ordine di
averla. Di soto dice V intrar in Crema, forsi sarà ozi
a hore 20, perché cussi li avisa il signor capitano di
le fantarie per una sua lanza spazata in questa bora
mandata a lui proveditor.
Dil dito, date a hore 19, soto Crema. Come
era venuto fuora uno banderaio di Benedetto Cri*
vello a parlar al capitano, dize esser in bordine dar
la terra, e aver visto Hieronimo da Napoli morto,
qual era sta morto da uno schiopeto di uno de la
compagnia di ditto Crivello ; et che francesi è den«
tro voleno salvoconduto, dovendosi rendere : siche
tien certo doman se intrerà con T aiuto de Dio in
Crema.
Fo scrito, per Colegio, una bona lettera a Fio-
renza al reverendissimo cardinal Medici alegrandosi
de r ingresso suo ed altre particularìlà, la copia di la
qual noterò, havendola, qui avanti.
Di Roma, vidi una letera di domino Cri-
stophoro Mar Bello prothonotario, di primo, dri-
eata a sier Alvise Mareelo suo barba. Come
Prato era sta preso per spagnuolì a di 29 fo domc-
nica passata, e sachizato, dove forno morti solamente
1000 fanti et 4000 fati presooi el 100 homeni d'ar-
me di Luca Savello, erano li ; poi questa mane poi
pranzo è venuto nova li Medici intrò a hore *22 in
Fiorenza. É sta deposto el .... electo coufalonier
Jacomo Morelli per do mexi ; darano una prestanza a
spagnoli, li quali poi si dice anderiano in Savoia. Que-
sta matina in concistorio é sta priva el vescovo Co-
37
MDXII, SmTEMBRC.
S8
Iona, qual é sta causa de moUi mali, e dato spale a
domino Alfonso di Ferara a fuzer.
'8' A di 9 da malina fo publichà a San Marco et Rialto
alcune condanaxon, per lo Excelentissìmo Consolo di
X, contra alcuni capi di offlcii et officiali per contra-
bandi fati, numero 27, vidcìicet: do li sia taià il naso
doman poi nona in mezo le do coione ; alcuni privi
di Toficio, vidélicet Vìcenzo Toscan capitano di Ta-
vogaria e il capitano di proveditori sora i dadi. Item^
alcuni onciali bandizati, ut in parte. Item, fo pu-
blichà una altra parte, presa pur a di 7 in ditto Con-
sejo di X, che de coetero si algun oficial, capo pa-
letier o altri torà di barcha alcuni danari, pan e vin
e altro, sia privo e più non possi aver alcun officio e
beneficio di la Signoria nostra, e lassando far con-
trabando li sia taiato il naso ut in parte; siche mu-
terano stillo etc.
Vene in Colegio Torator di Napoli jtixfa il solito
a saper di novo.
Veneno li do oratori di Sallò, et exposeno quanto
i rechiedeva.
Vene il signor Frachasso di San Severiri, dicen-
do come era stato fin bora aspetar la Signoria li
desse qualche partido, et che nulla ha auto, però
vena licentia, et anderà altrove.
Di sier Marin Zorzi el dotor orator nostro,
date a Lugo, adì 6. Prima, altre letere dil suo
partir dì Bologna e con l'exercito dil Papa venuto a
Castel S. Piero, poi a di 2 a Castel Bolognese, e dì
la nova de Y intrar in Fiorenza e dil ducha di Urbin,
qual è U a Lugo et Bagnacavallo per atender a la
impresa dì Ferara, desidera la Signoria mandi Tar-
mada. Jfem, ha auto letere dil governador nostro,
è solo Brexa, si scusa che dita impresa é longa per-
dio manca da la Signoria in non mandarli quanto bi-
sogna, e li mali pagamenti di le zente etc. ; e il ducha
disse non potendosi baver Brexa, saria bon quel exer-
cito dì la Signoria venisse aiutar contra Ferara etc.
Conclude di Tarmata etc ut in litteris.
Di campo non fo letere. Queste vene questa
notte.
Di Milan, fo letere di Zuan Jacomo Ca-
róldo secretarlo nostro, di 6. Prima, di sguizari
andati a Trezo; il cardinal è li, atende a scuoder il
resto dil tanto dato. Item. il vescovo di Lodi voria
ultimar la cossa di Cremona, rimanesse al duchato
de Milan omnino. Item, li sguizari si fanno pagar
ducati 27 milia al mese per numero 8000, e non ha
4000.
Di Alvixe di Piero secretano dei prevedi-
tori di campo, da Milan di 6. Come, iusta i man-
dati zonse a Milan, fo dal insieme col Ca-
roldo, dolendosi da parte dil gubemator e provedi-
tori, che lui haveèse mandato quel Crivello a Crema
a dir a quelli dentro si aricordaseno esser boni mi-
lanesi e non darsi a la Signoria etc. El qual vescovo
si ha excusado di non esser vero, e poi esser questi
milanesi li habino dato tal commissione, e lui voi la
Signoria babbi Bergamo, Crema e Brexa, ma Cre-
mona sia dil duchato di Milan ; saria pezo cha un du-
cheto. n Papa voi Parma et Piasenza, però saria bon
far intelligentia, e Cremona resti a Milano sicome era
avanti n Moro fusse cazato, dicendo savemo ben che *^
questo Stado senza intelligentia con la Signoria non
vai nulla ne si potrà mantenir, però è bon cessar
queste cosse, perchè, come potete saper, come nasse
un milanese nasse un nemigo a* venitiani, et maxi'
me poi la partita dil Moro, dicendo è servitor di la
Signoria e desidera si babbi Crema e Brexa pre-
sto etc. El qual secretario dize tornerà in campo e
lasserà il Caroldo 11
Fo posto, per li savìi tutti : i debitori de le dedme
19 e 20 e al sai e tanxa numero 14 al Monte Novis-
simo si scuodeno ancora con il don per sino a di 15
di questo ; passato, vadìno a li govemadorì a le can*
tinele e stagi zomi 8, e si pagi senza don ni pena, e
passati, vadi a le cazude e sìa taia a raxon di 50 per
100. Presa.
Fu posto, per li consieri, cai di XL e tutti savi!
di Colegio ; che le galie di Baruto et Alexandria zon-
zendo da poi 1 5 oclobre a Baruto e in Alexandria
li sia prolongà la muda perfino 20 novembrio, con
questo il quinto di nolli sia di Tarsenal ut inparte.
Conlradise sier Marin Morexini Tavogador, dicendo
non è zusta cossa tuor a li patroni il quinto, non
havendo manchà per loro ad haver le galie etc. El
che si fa tanti contrabandi e li sanseri a dar le mer-
chadantie e cosse divedale fuora, ita che sieno carge
su le galie da viazi, a danno dì nostri dacii etc. li
rispose sier Nicolò Trevìxan savio a terra ferma, di-
cendo si doveria farsi ubidir, come fé' il qu. sier
Nicolò Bernardo fo avogador e procuralor, che fé'
partir 3 galie in uno zorno de qui. Poi parlò sier
Francesco Pasqualigo, vien in Pregadi, dicendo è
bon partir le galie di Baruto da quelle di Alexandria,
perchè quelli di Baruto è ubidienti e non mancha
per loro e se li faria ingiustitia. Rispose sier Silve-
stro Memo savio ai ordeni. Andò la parte, 67 di la
parte, 85 di no, non fu presa alcuna cossa, voi aver
i quatro quinti. Voleano far li savii ai ordeni, ma per
r bora tarda fo rimesso ad uno altro Consejo, che
sarà doman.
89
IIDXU, SBTTEUBIUS.
40
Di EutgOf di sier Polo Valaresso provedi-
tOTy fo teiere di 7 nel levar dil Pregadi. Come,
justa le teiere di la Sigoorìa nostra, manderìa Zuao
Forte io campo, perchè Don venendo^ltfo exercilo,
eoo quelle zenle 1* ba è suGcienle a vardar la terra.
Et ozi non fo letere di campo fino a la note, che
xonse una posta di campo con letere di 7, bore 2 di
noie, et fono lecte poi la matina in Colegio.
In questi zorni in Farsenal fu fato alcune barche
bnge, qual è necessario armarle, ed io a di 7 ne
vidi do fate.
È da saper, uno fiorentino chiamato Princival
dal Scroa, andava vestito di bianco, era in exilio
qui, volse amazar il Soderini confalonier di Fiorenza
et scoperto fuzite, unde inteso Y intrar Medici in
Fiorenza, si parti di qui e andò a Fiorenza.
19* A di 10 da matina in Colegio vene de more Vo-
rator yspano.
Di campo, di proveditori 0enerali date solo
Brexa, a dì 7 hore 2. Come atendeano a far fanti
et aspetavano la resolution di Crema, la qual saria
ben a la impresa di Brexa, e altre particularità ut in
litteris; et aspetavano domino Thodaro dal Borgo,
qual con la compagnia e altri cavalli lizieri haveano
mandato a Vicenza a tuor danari, etc.
Di Crema^ di sier Nicolò Michiel provedi-
ter ai Orzi nuovi, date in San Bernardino soto
Cremaj a dì 7, hore ... Come scrisse eri, che zonto
11 trovò el tamburino di domino Benedetto Crivello,
é in Crema, qual venia fuora di la terra et parlava
col signor capitano di le fantarie e provedi tor Zi vran,
dal qual int^e Benedetto Crivello predito bavia fato
amazar Hironimo da Napoli contestabele e preso una
portaeelbastion,drìzandorartenarie verso la rocha,
dove e francesi dentro, la qual porta tcniva a nome
di la Signoria nostra, e volendo esser a parlamento,
volse obstasi dentro, e vi fo mandati do obstasi, el
signor Mariano fo nepole di fra' Leonardo da Prato
capo di cavali lizieri, e domino Julio Manfron Gol
dil signor Zuan Paulo eh' é prexon in Franza, con
coodiction che questa matina fusseno ritornati in
campo. E cussi tornati poi questa matina, fonno man-
dati domino Zuan Paolo da Santo Anzolo conduticr
nostro el uno di primi dil capitanio di le fantarie,
e cussi veneno fuora arente li borgi di la terra a S^
Zuane, eh* è un tratto di man lontan, ditto Benedelo
Crivello e certi fanti e il locotenenle di monsignor
di Duras, quali tandem concluse il francese che
ditto monsignor vorria più tosto manzar li cavalli e
uno suo Gol Tha per brama di fame che haver ver-
gogua, et il Crivello voi che francesi siano salvi e i
voi salvoconduto dal Papa e di la Sigooria e da Mi-
lan di andarsene seguri.
Jtem, voi lui la paga passata di quello dia aver
400 provisionati che V ba de presente, dicendo tenir
la terra per la Illustrissima Signorìa nostra. E stati
alquanto a parlamento, introno in la terra, e li ob-
stasi veneno fuora ; dicono etiam voler mandar in
Piamonte a vedar si vien socorso de Franza perché
liano inteso veniva, e venendo soccorso i se voleno
tenir. Dize non si scrive in campo a li proveditori,
ma ben lui avisa il tutto.
Dì sier Leonardo Emo, di brexana, vidi le*
tere di 8. Come dil nostro campo scampava assa'
fanti. El govemador vorìa 1000 paesani per 8 zorni
fino zonzino li Brìxigelli, et chiamano li nostri pro-
veditori lovi. Scrive lui ha pagato Bortolo da la
Barba, Vicenzo di Matalon, Scipio di Ugoni, e il resto
di danari ha dato a li proveditori, 11 capitano de le
fantarie e in opinion di andar a tuor Crema; quello
francese é dentro ba mandato a dimandar salvocon-
duto; lui sier Leonardo li ha dà quello mandò il Con-
silio di X per far a monsignor di Doigni, era in Bre-
xa, et lo ha maodà per Alvixe di Piero secretario, a
dito cipitano.
Noto. El dito sier Leonardo fo tolto di Pregadi
ordinario. Ave de sì 405.
Di campo, 0onte que$ta matina, di 8, hore 20
14. Zerca avisi di Crema, et pratiche di coloqui dil
capitano de le fantarie con quel Crivello, e altre par-
ticularità, e atendeno a far fanti.
Di Trento, di sier Piero Landò, orafor no-
stro di 7. Come il reverendissimo Curzense era
zonto mia 30 lontan de Trento, e a di 9 saria li; et
Maximian Sforza, qual era a Inspurch dove Curzense
stete do zorni, poi si parlino insieme e veneno a
Sterzen, nel qual loco ha lassato dito Maximilian
Sforza fino il torni di Roma ; et quelli milanesi an-
dono contra esso ducha, e presentatoli arzenti eie.
per nome di milanesi, erano parlili et tornano a Mi-
lan di malavoia, vedendo il ducheto non venir di
longo. Scrive esso Landò, zonto sia il Curzense si
avisaria.
Di Milan, di sier Zuan Jacomo Caroldo
secretario nostro, di 7, Di coloqui auti col cardi-
nal et col vescovo di Lodi Sforzesco e altri milanesi,
quali e malcontenti vedendo il duchino non venir di
longo, e comenzano a esser più piacevoli verso la
Signoria nostra, e sarano contenti si habi Crema,
Bergamo e Brexa, ma Cremona per niun modo, e
altre particularità, et che prima si era data a la chie-
xia e fato capitoli etc. ut in Uiteris,
41
UDia, SBTTBMSBi.
42
Da poi disnar fo Pregadi, et lelo le soprascripte
ietere, et
Di Hóngaria^ di sier AnUmio Surian do-
tor, orator nostro^ di 10 et 3i avosto. Come,
havendo inteso quelli de H, che il conte palatino ha
auto la Croatia, e accordata la cossa con la mojer fo
di Bot Andreas, qual li dà alcuni castelli la teni-
?a, et le Ietere li ha scritto la Signorìa a dito conte
palatin, è contenta aver bona intelligentia insieme e
darli ogni favor, hanno terminata non mandar de
qui se no uno oralor, qual sarà domino Philippe
More, per veder di haver qualche summa di danari.
Item, è nova de li : che il sultan di Anoasia, fo Gol dil
Signor turche, era sta a le man con Selim e lo havia
rotoetc*
Di campo, vene do man di Ietere, date soto
Brexa, di proveditori eenerali, di 8, hore 24 et
Kore 3 di note, Zercha li avisi hanno di Crema. Et
mandano Ietere do aule da sier Nicolò Michiel prò-
yeditor ai Urzi nuovi e soto Crema. Avisa al prò»
veditor Capello tutti i successi, e come, volendo Be-
oedeto Crivello salvar i francesi, voleno salvocondu-
to dil Papa» di la Signoria et di Milan ; et che il ca-
ptano avea mandato a Milan dal cardinal sguizaro
Domenego de Malo vice colateral per aver dito sal-
Tocooduto. Itemf quel Benedeto Crivello voi 3 altre
cosse e capitoli, videlicet: fusse perdonato la rebel-
lìoo a 5 cremaschi e aver certe robe soe etc. come
più difuse scriverò di soto; e il capitanio havia
ditto che voleva far a ditti francesi salvoconduto e
ii dava termine a risponder la matina, aìiter non
li aoeterà a gratia, et che havia sussità certi capi di
fantarie dil Crivello prometandoli farli contestabeli
con page 150 l'uno, i quali non voleva salvar fran-
%* oexi ma meterli a sacbo etc. Item, esser venuti
fuora alcuni fanti a dir la terra e per la Signoria e
Don si dubiti, e altre particularita, ut in litteris.
Fu posto, per lì savii, una letera a li proveditori
zeoerali in campo : come semo contenti far salvocon-
duto a ditti francesi è in Crema, le persone e robe
loro, i quali vengano in questa terra et li prometemo
seguri farli condur io Pranza. Ave tutto il Consejo, e
fu spazà la letera col salvoconduto piombato.
Di Guagni Pinconcontestabele nostro foleta
una letera drisata a la Signoria nostra, data in
campo soto Brexa. Narra quelle cosse che non va
a suo modo né come voi Thordine di la guerra, pe-
rò non si ha auto Brexa; impula il goveroador Baion
di poco governo, e li proveditori, e assà particularita
ut in ea ; di la qual lettera fo comandi gran cre-
denza.
Noto, in le Ietere dì campo eereha Braca, è que-
ste particularita : come haveano levi man a trar Tar-
teilarie, ed erano fuora di Bre xa venuti alcuni bnti
per sobaratnuzar, quali con li finti di Baboa di
Naldo scharamuzarono ; fono presi alcuni.
Fo posto, per i consieri, di elezer di presente per
eletion e la baocha 5 savii ai ordeni per 6 mexi ju^
xta il solito, e presa fu fato la eletioo, et tolti nu-
mero 91, t«itti Tovem e senza titoli.
Rimaseno questi : sler Andrea Diedo qu. sier
Antonio 192, sier Sebastian Falier qu. sier Thomi
117, sier Stefano Tiepolo qu. sier Polo 128, sier
Benedeto Zorzi qu. sier Hironimo el cavalier 131,
sier Cristophal Capello di siér Francesco el cavafier
117; soto 116 sier Zuan Corner di sier Mann.
Fu posto, per i consieri, cai di XL e tutti i savii
di Colegio, di tuor licentia dal Consqo, che cadaun
dil Colegio possino v<^nir con le loro opinion zerca
a prolongar muda a le galie de viazi. Ave 135 di si,
1 10 di no, e fu presa, e doman sarano su questo. Et
montò in renga sier Mann Morexini 1* avogador de
comun, el parlò zercha il contrabando di veludi fato
per quel forestier, per condurli a le galie di viazi,
per gran summa, a danno dei dazli, qual fo spazzi
per il podestà di Chioza : et messo per parte insieme
con i compagni di retenir uno Antonio Remer, é a
la custodia di la torre nuova, e quel scrivan sta D,
per poter inquerìr la verità di tal contrabando. Et
fu preso.
Et Pregadi stete suso fino meza hora di note per
questo.
Fu posto, prima per i savii, che atento fusse eie-
cto molti scrivani de officii e altri per la Quarantia
in diversi officii a star per anni 4, quali hanno auto
modo di confermar per li signori di note e per la
Signoria soi fioli e altri in locho loro, che tutti questi
taii cussi ooofirmadi siano cassi, e sia fato in lo-
cho suo.
Io questi zorni, havendo la Signoria nostra in- 21
teso per le Ietere di Roma, di Torator nostro, di pri-
mo, come il Papa li havia dito aeroha Ragusei, che
si diceva el Soderini coofalonier di Fiorenza era
scampato li, et però disse la Signoria scrivesse non
lo acetasse, protestandoli etc Et cussi fo terminalo
per Colegio mandar per uno nonlio di Ragusei, era
in questa terra venuto per altre cosse, qual venuto,
il Principe li disse questo, come il Papa voleva averlo
ne le man ; rispose ditto noncio scriverla a li soi si-
gnori etc. É da saper, a Roma, per V iotrar di Mediei
in Fiorenza, fo fato feste el la sera fuogi ; et il Papa
mostra aver gran piacer
43
UDXll, SETTEUBRE.
44
Di Zènoa, vidi lettere di sier Franeeseo Con-
iarini sopracomito, qu. sier Alvixe, data inpa-
ìaBO de Zenoa, adì 19 avosio, partieular. Qual
scrive, come a di 17 dil mexe scrisse dal porto fin
hora. Avisa in qaella matina a meza bora de di ari-
vono a la foza dì Bisagno vicino a la terra dì Zenoa,
e il castello dì la Lanterna tirò do bote dì artillarie,
ma non lì arìvò. Lì fo mandi cavalcbadure, e vene
missier Fregosin fradello dìl doxe di Campo Frego-
goso a levarli, e con lui andono essi sopracomìtì a
palazo et ivi aspetò el doxe, qual era andato nel Ca-
steleto, et subito el vene et li Te optima ciera, facen-
doli assa' offerte, e fé dar biscoto miara cinque a le
galie tra tutte, et fo scritto a Roma a Torator nostro
provedesse di biscoto per le galie. Scrìve in quella
hora si lievano per conzonzersi con V armata soa a
Noli che é di qua vinti mia, zoé vano a galia, e la
note sì leverano e zonte sarano a vinti mia, spera
aver la terra di Zenoa e li castelli. Francesi merita-
no esser apichati per aversi reso da poltroni. Scrive
si solidti con la Signorìa el disarmar loro^ che ora-
mai è tempo.
22*^ Exemplum litterarum reverend. domini car-
dinalis de Medicis ad illustrissimum Do*
minium.
Illustrissime et Serenissime Princeps^
commenda tionem.
Questa é per dar adviso a Vostra Serenità del
felice successo de le cose nostre de Fiorenza, le quale
bano sortito fine, quale desiderava non pid io che
Vostra Serenità, una eum quella Illustrissima Signo-
ria, la quale pid a pieno intenderà da missier Piero
da Bibiena nostro, per letere dil quale havemo in-
teso le offerte et amorevole demostratìone ha fatto
Vostra Serenità. Del che molto la ringratio et li re-
sto obligato con tuta casa nostra, la quale sarà sem-
pre prompta a li comandamenti di quello Illustrissi-
mo Dominio, a la cui bona gratia me ricomando.
Frqpe Florentiam, uliimo augusti 1512.
Filius obsequentissimus
IO cardinalis De Medicis
legatus,
A tergo : Illustrissimo et serenissimo domino
Leonardo Lauredano duci Venetiarum^ domino
cbservandissimo.
1) U carta SI •« bUnca.
Exemplum litterarum Illustrissimi Dominii
ad reverendissimum dominum cardinalem
De Medicis,
Reverendissimo cardinali De Medicis.
Stando in continua expectalion de intender la
molto de nui expertata et desiderata nova, ne sono
ozi sta rese let'^re de vostra reverendissima signoria
per mano de domino Pietro de Bibiena, per le quale
et per la relation sua siamo sta facti certi del felicis-
simo successo de la impresa et honoralìssimo in-
gresso di vostra reverendissima signorìa e di tutta
la sua magnifica et clarìssima casa in la inclita cita
di Fiorenza, jocondissima et gratissima certamente
nova a nui e a tuto il Stato nostro, come quelli che
in ogni tempo et fortuna habiamo proseguita de sin-
gular amor et benivolenza. Ce ne congratuliamo
adunque grandemente con la reverendissima signo-
rìa vostra et col magnifico Juliano, né meno con nui
stessi gè ne ralegremo, pregando el nostro Signor Dio
vogli talmente secondar la reverendissima signoria
vostra che il tutto longamente succedi justa il desi-
derio et voler di quella, et insieme parturisca bene-
ficio, ornamento et gloria a la casa et Patria sua, del
che tenemo lo instesso desiderio che facemo de le
proprie cose nostre. Le oblation sue humanissime et
ben conveniente a le degnissime virtù del generoso
animo suo, aceptamo alegramente, e semo sempre,
occurendo per usarle cum ogni confidentia, essendo 22
constanlissima intention del Stato Nostro che la re-
verendissima signoria vostra fazi el medesimo cum
nui, come più a pieno a bocha havemo dicto al prc-
facto domino Pietro.
Date in nostro Ducali palatio , die 7 se-
ptembrio 1512.
Copia di ufM depositione di uno explorator ve- 23
nuto di Pranza^ et Bonte qui ozi a di 11 se-
ptembrio 1812.
A far el debito mio et da bon servitor come son
de la Signoria Vostra, voglio contar el mio viazo che
ho fato. A di 26 avoslo me parti da Venecia per an-
dar a la corte, dove zonsi a di 2 septembrio, e 11 stiti
fin a di 5, et in quel di me parti da Bles et a di 11
zonsi qui a Venecia cum letere do et la depositione.
Prima, el castelo de Cremona fa el dover contra la
terra, et quello de Milan meglio, et etiam quel de
Trezo et quel de Novara et Lecho : quando io fui a
la posta del ponte di Bonvexin a la Croxe biancba
io
IIDXII, SETTEÌIBRE.
i6
per mudar cavalo, trovai de li monsignor Rizardelo
francese che era venuto in posta da la corte, et de li
era il cardinal Final che era goveroador in Brexa.
Pariooo de secreto per spazio de hore doi tuti doi
insieme, et poi el dito monsignor Rizardeto montò
a cavalo e andò a la corte, e *1 cardinal restò de li. À
lieo haveano laiata la Sona et ha facto intrar in la
Sona luto in uno, et ha facto andar il ditto fiume
verso la Brella cercba le mure de Lion^ et è restato
Lion in isola et ha ruinato el borgo de Santa Maria
Madalena. A di 28 avosto, in Lion fo preso el caste-
lan, fo nel Casteleto de Zenoa con la compagnia sua,
e inlrato in prexon de comandamento del Re, e cri*
dato un bando che tutti zenoesi che debiano partirse
dil paexe in temiene de tre zorni, altramente i siano
sachizati et impichadi per la gola, si se vedesse; el
paese del Final é in fuga, e loro sono in molto ma-
zor numero che non eramo nui quando el campo
era soto Treviso. L' artellarìa et monizìon che era
de qua da' monti, che era restato in Final, si è andata
a Villa Francha in Bergogna a quella impresa e il
signor Zuan Jacomo de Triulzi, perchè hanno che
madama Margarita era venuta con 10 mila in i2
mila combatenti tra todeschi, spagnoli et inglesi. E
die quando a di 2 septembrio zonsi a Bles, trovai
che la majestà del Re feva la mostra de 8000 fanti
comandati et 900 lanze. Lui non soleva far homo
d'arme nessun si non fosse zentilhomo; adesso el
bisogna che 1 faza de quelli el puoi haver. Tutto
questo esercito era per andar una parte in Tarmata
del mar che 1 feva, Y altra parte per andar a soco-
rer Baiona che stava in gran pericolo* In quel in-
stante, vene la nova che non se podeva più soccorer
Bajona né de gente né de vituarie, per la qual cosa
d Re chiamò el diavolo per desperazion in soccor-
so, e malediva el ducha di Barbon che non voleva
far a suo modo. Et soprazonse in quel instante la
^^* nova de Fiorenza; lasso considerar la Vostra Signo-
ria a che modo el doveva star, ch'el se ritrova aban-
dooato da Dio el dil diavolo et de le gente dil mon-
do. Quel esercito che doveva andar a Baiona, fo
manda a Navara per socorer Navara ; tutto el paexe
de Navara e perso, exepto Navara con 4 forteze, tuto
el resto e perso. Coreno fin apresso a Paris 15 lige
che sono mia 30; de lì era fugito el re di Navara et
era venuto in corte del re di Pranza, et ancora suo
padre monsignor de Libret molto disperati. La re-
gina di Navara se ritrova a Tolosa. Papa Bernardin
stava mai, in tal modo che credo eh* el lasserà la
midia. £1 re di Pranza se amalo a di 4 di questo
per le bone nove che som zoozeva ogni zorno, e dize
che non passeri 10 de septembrio che se perderà
Crema. La sua banda era prelongato per andar a
Paris, per andar a trazer certe zente et danari. De
li era venuta la nova che si venitiani continuava di
bombardar Brexa da domenega et Inni, havea facto
el consejo de acordarse, et vedendo che se cessava,
non é sta fato altro. À di 4 de questo stati el spazio
de do hore a sentir parlar sti tre monsignor Sa-
mallo et San Severin cardinali e monsignor di Pois
el vechio, et bave da dire monsignor de Pois, el Re
perderà più presto la corona che de lassar la im-
presa de Italia a questo modo, e si ben non para,
acorderà con el Papa, venitiani e sguizari, deliberado
al tuto de venir in Italia. Monsignor de Pois disse a
San Severino e sé voi italiani che tegnì stimolato; non
vedete che tuta la Pranza crida per li tagioni che '1
butta senza li ordinarli? el se fa voler mal da tutta la
Pranza, é perduta la nobeltà di Pranza per Italia; nes-
suno non voi passar i monti si non si habia ferma
uno di questi tre, Papa, venitiani o sguizari ». Dize
San Severino, non é ancora zonta V ambassada de
venetiani in Ingaltera. Respose monsignor de Pois
e spero ancora non zonzerà, perchè Maximian la
manda al ducha de Baviera. Questa è tuta opera
del re di Pranza, e però se dovea astrenzerse de
r acordo de la triegua avanti che lui zonzesse; se
questa treva se fosse voi vedereste de belle cose in
Italia >. Io non so che trieva; Tarmata englese, la
Bertagna alta et bassa T englese stracore per tuto;
una nave de la regina chiamata la Crtidel era par-
tila carga de monition, et de gente per andar a
trovar 1* armata in el mar, et ha trovato do barze
spagnole le qual hanno butà ditta nave a fondo, che
la regina é tutta desperata, etc.
Et é da saper, oltra le cosse notade di sopra, ^^
etiam referisse dito explorator queste altre cosse.
Come a 1* andar in là arivò a Milan in caxa di uno
fratello di sua madre, dal qual intese assa* cosse, et
che a di 28 avosto era seguito in Milan certe rixa é
custion, per uno missier Hironimo Moron citadin
milanese con alcuni altri, et convene il cardinal sgui'^
zaro aquitarli, usando parole che, se milanesi non
slesseno in pace tra loro, vegneria a dominarli uno
signor che li castegariano, e li fo risposto non ha^
veano paura di questo, e la compagnia li sarà fatta a
a loro, loro milanesi la fariano a chi verrà per esser
suo ducha. Item, che era sta posto taia ducati 150
mila a Milan, e quelli la pagavano mal volentieri di-
cendo era melo a pagarla quando francesi domina-
vano Milan, perchè ditti danari rimaniva de li et il
il
liDXIIy SEITEMBIUL
48
godevano io Milan e non darli a' sgoizari. Item^
che quelli di la liga Grìsa banano tolto Lecho sì non
fosse sta monsignor di Bergna, che é in Trezo, che
lì dete soccorso ; el qual Lecho si tien ancora a nome
di! re di Pranza. Dice del suo partir de Mibn, e come
andò a Zamberì dove vete Tarteilarie etc, come
ho serilo di sopra. Item, che zonto a Lion, a quella
fiera non si feva trope Tacende, luti stavano di mala
voia per queste guerre, el piper era calado soldi 34
mancbo, e questo per trovar il dinaro, e cussi altre
roercbadanlie e coreva pochi danari. El Re era a
Bles, mal conditionalo di soi dolori colici. L* armata
inglese era in Bertagna e scorsizava, non però V ba-
vesse messo ancora in terra. Jfem, la nave di la
raioa oombatendo con do barze bischaine se iropiò
fuogo in la polvere di dita nave e la brusò fin al
vìvo, poi r andò a fuodi, é sta gran pecato» era bella
nave. Et che il campo di Spagna era mia tre lontao
di Baiona, però si leniva non si poria mandar soc-
corso. Item^ che '1 Re ha quatro campi, uno verso la
Borgogna, V altro nel regno di Navara dove è il
ducila di Borbon e per le cosse di Baiona, 1* aUro a
Bologna contra Cales a V incontro di V armata e
zente englese, dove è monsignor de Donois e mon-
signor de la Trimolia, e che T armata di Pranza, é
assà numero ma più potente quella de inglesi. Item^
il Re era exortato dal cardinal San Severin a far
trieva con Ingaltera e ateoder a le cosse de Italia, e
che '1 Roy diceva < lasse che ritorna el nostro messo
havemo mandato al Papa per veder di adatar quelle
cosse. Etiam era sta manda il confessor dil Roy,
non sa a Roma o a Venecia, per tratar acordo;
e che 1 Roy disse verso alcuni sot baroni » che vi
parerave si lassessemo missier Andrea Griti su la
sua fede andar a Venexia per tratar acordo con
veniliani ? El qual missier Andrea va per Lion in
libertà con custodia e ben visto. E che francesi di-
cevano e se r Imperador havesse fato il suo dover,
venitiani non haverave palmo m terra tèrma > e
che*lRe diceva « pur si legni tre cosse in Lombardia
recuperò il tutto», zoé il castello di MUan di Brexa e
S4* di Cremona» e ebe *1 marchese di Mantoa avisava il
Re di tutte le cosse de Italia, e con» V era sta con-
cluso per divertir il nostro campo di Brexa che 1
ducha di Ferara rompesse su el Poksene di Ruigo
come fu falò ; e che 4 Roy stimava molto de la ioiel-
ligentia eonsguizari et milanesi che si tratta. Iterum,
referite che monsignor di Obignl, che é in Brexa,
scrisse al castelan dì Milan come V havìa blo festa
per certa rota di zente data al nostro campo, e quelli
dil dito castello volendo far festa, milanesi treseno
una artellaria a la volta dil campaniel di ditto ca«
stello e rupe la campana et la zima. liem, che sgui-
zari non sono 4000 rimasti col cardinal, e di quelli
erano rimasti a Novara parte erano partidi, adeo era
intrati in rocha da 150 fanti del Tornielli, che é parte
de li che tien con Pranza. Iteni^ come a Milan si
sì feva arzenti per la credentìera di Maximian Sforza
aspetandolo per loro ducha, et che V havia sconta li
milanesi stati a Inspurch dal dito ducha per apre-
sentarla, i quali tornavano di mala voia, dicendo non
vegnerìa a Milan cussi presto dito Maximian Sforza.
Item^ dice che quando el zonse a Milan Alvise di
Piero secretano nostro, in ninna hostaria V era vo-
luto acetar, adeo convene star do bore a cavalo
avanti el fusse alozato ; et cbe tutti milanesi sono ne-
roizi de* venetiani ; e che Parma si ha dato al Papa,
et milanesi haveano mandato di li a Parma per go-
verno uno domino Oldrado de Lampugnano, ma
parmesani non V ha voluto acetar, e baveano fato li
capitai col Papa di esser sotto la Chiesia. Item^ che
spagnoli haveano Irato piò de 1 500 oorsateti da Mi-
lan ; e che oltra li 300 homeni d* arme fevano mi-
lanesi, diceano volerne far altri 400, eie
Etiara, fo leiere di uno amico fidel di Frafh
Bay di 5, da Bìes^ dri$ata a la Signoria nostra.
Come sianM) certi de questi 6 mexi il Re non è per
pensarsi de vegnir in Italia e manco laandar zente,
per haver aasa* da far in la Pranza. E avisa molte
nove, parte ho notade di sopra, e come il Roy ha
dito : ( meio era aver fato a seno dil Condoìmer
orator di venitiani, che dU cardinal Roan ; cbe *1 noe
sarà ve io questi aflEmni >, etc.
QuesH 80no li capitoli fati tra il ducha Maxi- 35
miliano ci sguioari, auti in letere di Zuan
Jacomo Caroìdo secretorio nostro a Milan.
Data a dì 9 septembrio 1512.
Capitula concorda site confoederatianis inter
ilìustrissimum MaximUianum ducem Me-
éUolani ac strernsos etpotentes dominos Hel-
veiios facta et stij^lata in dieta Badense
prozime ceUbranda.
In primis. Excellentissimus Dux Mediolani dat
naagnifids doroinis Helvetiis cenlum et qninquaginta
milia ducatorum boni et justi ponderis vel in tot bo-
nis monetis ad computum 4 teslonorum prò singulo
ducato; qui ducati 150 milia debeant persolvi infra
quatuor annos, et debitum incipiat post diem ingres-
49
IIDXn, SETTEIIBRS.
50
sus dvitatis Mediolani factum per ipsum illustrissi-
iDum Duoem ; solutio aulem incipiat in fine anni et
debeat fieri Belinzonee.
itero, dal eis Lacarnum, Luganum ac Domodo-
sulam et arcem suam cum omnibus ejus appendici-
bus usque ad lacum Lugani et Lucami ; qui lacus
debeat esse ipsius illustrìssimi Ducis ; fiat tamen ad
diclam condictionero, quod prsedicta tria castella
Lugani Lucami et Domosulae non possint nllo un-
quani tempore alio vel aliis hypotecharì, obligari
seu vendi ipso irrequisito Duce, cum semper ad
Dlonim recuperationem sit paratus.
Item, dat eis exemptionem theolonii ac etiam
oiDirium victualium per totum statum Mediolani,
prout babuerunl tempore bone memoris Ludovici
patris sui.
Iteni, dat eis perpetuo foedere iniendo XL milia
ducaloram prò singulo anno, cum hoc pacto quod
debitam incipiat prima die qua iilustrissimus Dux
Mediolanum ingressus fuerit, et solutio fiat in fine
anni, qu» fieri debeat Belinzonse.
Item, obligat se in omnibus eorum bellis succur-
rere eis cum quingentis militibus suo stipendio, dum-
modo iilustrissimus Dux proprio bello non vexare-
tur, quo casu non vult tantum ad auxilium.
*25 * Item, petit is(a capitula in dieta Badense stipulari
K de eis fieri instrumentum et instrumenta foderis
sive ligae, ac subscribi et sigillari manibus domino-
rum Helvelicorum principalium nomine omnium
duodedm cantonorum et conroederatorum juxta
morem illius Patriae, et ad laudem Dei ejusque glo-
riosae Genitricis Maris ubique in locis publicis, pu-
blicari et conservari.
Bespansio magnifkonm dominorum Helvetio-
rum ad capitula proposita nomine iUustriS'
simi Ducis Mediolani in dieta Badense^ prò
f cedere sive liga concludenda inter utrosque.
Primo, respondent ipsi domini Helvetii, quod vi-
denles justa et bonesta capitula confederationis sive
ligs proposita per illustrissimum Maximilianum du-
cem Mediolani in presenti dieta, contentantur ac con-
tenti remanere de ipsis prout volunt, ac ita pro-
mitlunt facere instrumentum laudis seu aprobatio*
nis et contra ipso illustrissimo Duci omnia sequentia,
date indubie promitunt et observare ac etiam io-
violabiliter observari Tacere ab omnibus eorum su-
bieclis.
llem, promittunt inTra mensem dare et libere as-
signare absque aliqoa mora civitatem Asteosem cum
/ Diahi di M. Sanuto. — Tom. X7.
ejus villis, nec non Vailem Entelvam et Valteliuam il-
lustrissimo Duci Mediolani vel ejus locum tenenti
generali, cum omnibus suis actionibus, jurisditioni-
bus et pertioentiis.
Item, obligant se ad omnem ipsius illustrissimi
Ducis requisitionem vel ejus nomine agentis, dare
eorum stipendio sex milia peditum usque ad perfe-
ctum bellum, dummodo propriis bellis non sint oc*
cupati.
Item, obligant se manuteaturos, deffensuros ac
protecturos ipsum illustrissimum Ducem Mediola-
ni ac statum ejus contra quoscumque ejus hostes,
cum hoc tamen pacto, quod ultra sex milia peditum,
debeat dare ipse excellentissìmus Dux aliis qui in
auxilium venieut,quatuor florinos Rheni prò quoque,
bac semper inlellecta conditione, dummodo proprio
bello non vexentur.
Item, obligant se ad pnestadam omnem operam
et auxilium prò rccuperandis civitatibus, castellis et
locis qui antiquitus fuerunt inclyti status Mediolani,
ac ipsi conservare ac manutenere.
Item, promittunt Mediolauensibus exemptionem
theolonii ac omnium edulium et victualium per
omnes terras et loca sua, prout ipsi volunt habera
in ducatu Mediolani.
Item, petunt quod, cantata missa de Spirita
Sancto assistentibus magnificis dominis oratoribus
Mediolani ac ipsis dominis Helvetiis principalibus,
fianl super pramissis capitulis huius sanctse con-
foederationis instrumenla publica signata et subscri-
pta ac sigillata per oratores Mediolanenses et domi*
norum Uelvetiorum ac sono crotali publicentur, et
ubique inviolabiliter observenlur.
Copia di uno judieio venuto di Alemagna 26
in questo mexe di avosto 1512.
Uoiversis ad quos pervenerit etc.
Magister Luchas maximus philosophorum et
omnes sibi concordantes noveri tis, quod anno 1512
in mense septembris, Sol existente in Libra, oonve-
niunt omnes pianeta^ insimul cum Sole iu cauda
Draconis. In signum mirabile, fiat quod diluvium
per Satumum crescent, quod mirabilia multa el
magna ultra solitum, erit ventorum tanta conflacio,
quod conflabunt omnes insimul et obscurabuot
totum aerem sonosque dabunt horribiles, corpora
hominum dissipantes et sdificia subverteutes; pre-
ter haec omnia, erit ecclipsis Solis a terlia bora usque
ad undecimam ante meridiem ignei coloris sive ru*
bicundi, quod significat mirabilia magna ; quae ho-
4
51
iiDXUy varmmfu
52
iDiDifis ftodìre et videro shipebunt si per bonita-
tem Divioffi Providenlioe autsapienliam aliud dod ar-
bilrabiUir. Proterea erunt pericula multa et occi-
sioDes io diversis parlibus terraeque motus univer-
sales, mortalitates quoque geotium ; erunt dìvisioues
re^norum, ita quod post flatum ventorum ipsorum
et diluvium, pauci homioes reraanebunt vi ventes ; ha-
bebuDt maximas divitias; orieotur dubitationes ia*
ter Saracenos et relinquentur patri» suae, unieotur
cum Crìstianis in animarum suarum redemtionem ;
et sumite necessaria vii» per 30 dies, nam bec cai*
lamitates triginta diebus durabuut. Ex Germania re-
lata fuerunt de Gde nihil super
per totam Germaniam cantaturum.
Skmario de una letera acrita in Frinii a Savar-
gnan, a dì 30 avosto 1512^ scriia a Veneeia^
di le gran cosse aparse de lì,
Beverende frater colendissime^ salve.
Sabato proximo preterito a bore do di note zonsi
a caxa a salvamento. Io bo trovato in Friul di qua
del 'fajamento cose miraculose et spaventose^ vide*
ìieet, mercore a di 25 bore 23 de avosto, fo una for-
tuna e apparse ia T aere nebule candidissime, e fa-
cevano grandissimo remore, parevano cbe facessero
una bataglia, si aidiva facto de arme con soni de
trombete e tamburlini et gridi de cavalli et si par-
tivano da r ajere et venivano in terra, e per la dita
fortuna banno evellali e sradicati gran quantità de
26 ' arbori grossi ; con |;randissimo impeto di vento an-
dava per r qere uno tronchone de arbore et amazò
do bomeni ; molte caxe de muro e piya sono caschate
inGna al fondamento ; fo levata in aiere una puta de
anni 12 e non sì trova né viva né morta ; gente as-
sai et animali sono morti, per tremore e spavento ;
UDO bomo fo portalo mezo mio in T aiere, e non si
sa si é morto; in casa nostra per la gratta divina
non banno nuil auto etc. Vi ad viso m*è sta testificbà
di vera scientia aver visto in terra todescba in una
villa non si trova nissuno, tutti sono dispersi, e ditta
villa è persa fino a le fondamente. JSimUiter di là di
lamento aparse una fenùna a uno bomo cbe ba-
leva una falza da segare feno, e disse a lo ditto homo
che lasasse di batere, e lui non voleva posare, e lei
disse ( non posse mai far altro che batere » e sem-
pre di continuo di et aotte batte le ialze e mai non
dorme e seuìpre intte.
Data a Savorgnano^ diepemUtimo Augusti
U12.
P.re Alojusius db Manfsrdonu*
A tergo : Beverendo domino presbitero ttWo
archipresbitero Este, majori konorandissimo.
Ricevuta a di . . . septerobrio.
A di il la matina, la terra fo piena di la nova 2?
venuta questa notte di haver nostri auto Crema, co-
me si ha per uno cavalaro venuto a posta con letere
de sier Andrea Zivran proveditor, date saio
Crema, a dì 9, hore 13. Avisa che era sta cou-
duso de dar la terra a la Signoria Nostra, con que-
ste le tre porte, exoepto quella dil castello, siano for-
nite a nome di la Signoria; e il campo non entri
dentro, e francesi stiano in castello fino zonzi il salvo
condulo voleno dal Papa et la Signoria nostra, e al-
tri capitoli numero 9 ut in eis, e danno in man
del capitano nostro Renzo di Zere uno fiol dil go-
vemador francese monsignor di Duras e uno suo
zenero per obstasi: siche la terra é di la Signoria
nostra ; e cussi a quella bora il capitano era a la porta
per intrar dentro e far custodir le porte, le quali e
sta consignate per domino Benedetto Crivello. £t il
capitano manda qui uno suo copioso e inslruto dil
tutta a la Signoria, e tutto il Colegio si alegrò col
Principe di tal optima nova, sperando sarà principio
di far aver Brexa.
Vene T orator yspano al qual fo mandato a dirli
tal nova; etiam a T orator dil Papa, el qua! si ale-
grò e li piaque assai.
Vene Battista Dotto, vien di Ruigo, dicendo rin«
gratiava la Signoria di averlo operato come bon ser«
vitor, e mandato sul Poiesene ; qual andoe di No-
venta dove é le sue possession con 380 fanti senza
alcun danar e inlrò in Ruigo, e placado le cosse
bave licentia, e la compagnia pagata di zorni slete si
disolse, e rimase a la custodia di Ruigo Grixo da Pixa
con fanti , e sier Pollo Valaresso prove-
ditor etc.
Di campo al tardi, vene letere di 9, hore . . .
Come si ralegrava con la Sipioria nostra di Crema
sperando etiam saria presto di Brexa, et aspetano
r artellarie e fanti e vorano strenzer la terra ; siche
sono tutti ingaiarditi.
Copia de una letera scritaper il cardinal et Zu- 27 '
lian di Medici, drigata a Fiero di Bibienaf
venuta eri per via di Mantoa, leeta osi in
Colegio,
Spectàbilis dikctissime noster salutem.
Essendo certi che quella Uketrissima Signoria,
53
tomi, SETTEMBRE.
54
p^ieii contento et piacere graiide de ogni nostro
bene, vi mandiamo aposta GagKelmo di Bibtena fi-
delissimo servitore nostro in diligentia, perché voi
io nome nostro faciate intendere ad quella Ulostris*
sima Signoria; come noi domani col nome de Dìo e
de la sua Gloriosissima Hatre ritorneremo in casa e
De la patria nostra, con letìUa et satisfatione di tutta
quella cilà. Et di già sono venuti qui lo andvescovo
de Firenze, Jacopo Saiviati et Paulo Vectori ambo-
satori di quella Signoria ad questo affecto, per com-
porre lecose nostre. Infinitissimi dtadini tutti di prin-
cipali e de pili nobili sono qui venuti da afTeziona-
(issimi nostri ad congratularsi con noi pieni di som-
ma letizia et oonlenteza per questa nostra felicissi-
ma tornata, la quale per tuti li capi ne satisfa gran-
demente, come voi pensar potete, ma pr€ecipue per
esser seguila tal novità senza sangue e senza scan-
dolo alcuno de quella cilà. Oggi a le 1 6 bore fu de-
posto, da la Signoria et dal Consiglio, il gonfalo-
Diero et mandato a casa sua, non senza perìcolo de
esser per via tagliato a pezzi da molli inimici suoi ;
pur si condusse salvo in casa di Paulo Vectori, che
li dete la fede di salvarlo. Molti partìculari inten-
derete da Guglielmo preditto ; il tutto farete inten-
dere a quella Illustrissima Signorìa in nome nostro,
accertandola che di tanto più potrà valere et ser-
?irse quanto noi più potremo in casa nostra che in
exilio; et a quella humilmente ce reeomandate. Se-
roo ben eerto che voi non men piacere di noi pren»
derete di questa ritornata nostra, come quel che
non havete ad godere il ben nostro punto mancho
di noi tatti, et cosi li magnifici nostri Lippomani a
li quali ce ofierirete et racomandate.
Ex Prato^ die ultimo angusti 1512, hora
nona noeiis.
10 Cardinàlis et Julianus De Medicis.
À tergo : Spectabili viro domino Tetro Bi-
biena dUeetissimo nostro, Venetiis. Cito, cito,
cito.
28 Sumario di do letere di Bergamo, di sier Ve-
tor Lippomano, date a di 9 septembrio 1512,
hore 18.
Come r era zonto 4 mia lontan da Trezo 3000
sguizari, e se dize che 1 cardinal dovea partir de Mi-
lan, e venir anche lui verso Trezo. E da Crema
hanno il capitano di le fantarie é stato a parlamento
con quelli di la terra, e si tieo fra pochi aomi la si
sverà a pati. Scrive ozi quelli é in la CapeRa hanno
lassato d^ che leniva presoni, i quali venuti in Bert
gamo referiscono come questa matìna quel castelan
li chiamò e voleva che i se tolesse taia, e loro rispoo
seno non haver il modo ; el qual castelan li disse
vi voio mandar fuora e vi prego andate da roissier
Davit da Brenbat che é mio amico e ricomandatime
a lui e a sua moier et ad alcuni altri ; dicendoli non
doresseno dir niente di quello i fano li in la Capella.
I quali dicono prima ne sono di dentro boche 106;
zoé 60 francesi, 16 femene, 20 tra puti e ragazzi, et
presoni 10, e che i hanno éolum farina stera 58 in
80, non hanno formento perché tutto V hanno fato
farina, vin cara 10, e li mete di grande aqua den-
tro, lardo di porcho, carne di manzo salada e risi
stera 30; e che non poleno star, per fino a la più
longa a dll 5 oclubrio, perchè non durerà più la
farina. Item, che questa notte li vene dentro in dita
Capella do soe spie, non sa quello habino portato,
ma che tutti loro stanno di mala voia, e che Té assa*
zorni che i non sta se non con grande paura. Item,
avisa zercha hore 23, hozi, fu preso uno franzoso di
zercha anni 25, uno mio lontan di la terra, qual me-
nalo dal proveditor et examinato ha haute 7 schossi
di corda e non ha confessa^ nulla, non dize donde el
vien né donde V andava. El proveditor lo volea far
apichar questa sera, e lui sier Velor ha fato tantoché
r ìndusierà a zuoba che é doman ; in questo mezo
forsi confesserà qual cossa e poi lo farà apichar. Si
tien questo sia uno di quelli che questa note vene
in la Capella, e quel castelan lo mandava a Trezo
perché la Capella Tà Irato ozi uno colpo di bombarda
per segnai ch'el gè mandava indriedo avisi, perchè
con fungi e bombarde i se intendeno. Dize che tulli
li francesi sono in la Capella hanno assa* danari, ma
il castelan non ha niente, perché subilo eh* el vele
el campo de sguizari venir el mandò tolto in Pran-
za. Item, scrive questa matìna esser venuto uno di
Crema, dize a bocha come quel Crivello havea morto
Hironimo di Napoli che voleva dar la terra a* Mila- 28*
nesi, el era venuto alcuni di Crema in campo, e si
dize ozi nostri dieno entrar dentro. Item, conte que-
sta malina era venuto zoso di dita Capella mandali
da quel castelan 3 homeni, 3 pulì et 5 femene, i quali
portono una teiera di esso castelan al proveditor no-
stro, scrivendoli ch'el mandava queste persone a
caxa e li debbi farti bona compagnia, perché se non
lo farà, anche lui farà mala compagnia ad alcuni
presoni V ha in dita Capella. El in ultima di la let-
tera, dize, si poi far qualche piazer, eh* el comandi
eh* el fora di bona voja. Conclude, esso sier Vetor,
55
UOXU, SETTQiBRE.
56
ditti francesi se vedeno persi, e uno di questi putii
disse che i ha auto come in Pranza è gran guerra,
e che i stavano di rnala voia ; siche, auto Crema, tien
non sarà 4 zomi che i se renderà.
Dil dito, data a dì 8, hors una di note. Come
aspela saper la verità che Medici siano intrati in
Fiorenza, perchè la intrala risona da più bande.
Jtem, come questa matina era zonto 11 uno vien di
Crema. Dize che luni a di 6 a hore 20 luto el nostro
campo era in arme, e aspelava de intrar in la terra,
e che Benedetto Crivello amazò quel Hironimo di
Napoli, qunl non volea dar la terra a la Signoria. E
che eri a di 7 el vene in campo nostro dal capitano
di le fantarie sei di la terra, e sono rimasti d*acordo
di salvar li francesi e condurli a Venezia, e persino
in Pranza per mar le loro persone sole, e che uno
nepote di fra* Lunardo era andato in Crema, e tutti
andavano dentro et fuora, et ozi nostri doveano in-
trar dentro. Dize che, parlido che fu di Crema per
venir qui a Bergamo, hessendo lontan mia 10, senti
trazer di gran bombarde; se zudìga i fazano festa de
r intrar de nostri in la terra. Conclude, fin quella
bora altro di Crema non hanno; doman va a Mo-
rengo, che è una possession dil vescovo, e, auto
Crema, anderà fino li die è mia 12 lontano.
Noto. Fu dato al nuntio dil Curzense over V Im-
perador ducati 3000; siche ha auto fin qui ducati ...
milia a conto di 50 milia.
29 Da poi disnar, fo Pregadi per expedir le mude
di le galle; et fo leto una depositione di uno vien di
Pranza, il sumario di la qual sarà notado qui avanti.
Di Fadoa, di rectori, di ozi. Come era ritor-
nalo Spadazino dil Polesene, qual referisse: aver
auto aviso che domino Julio Taxon, era al bastion
di Crespin, esser partito con alcuni cavali lizieri e
zente, e andato a la Bastia per esser contra a le zenle
dil Papa, et havia lassa 600 alemani in ditto bastion
di Crespin et artellarie per custodia, dubitando di
la nostra armata, e havia mena con si 6 pezi de ar-
teilaria a la dita Bastìa.
Di Crema, dil provedador Zivran eliam fo
un'altra man di ìetere, di 3, hore 23, Come li no-
stri fanti erano intrati in Crema a custodia di tre
porte, qual si tien per San Marco ; la quarta, che e
quella dil castello, era in man di francesi, fino zonzi
il salvocondulo. Scrive e sta tolta di ponto perchè
2000 sguizari in zercha erano a Prandin, e passati
di qua di Adda, e voleuno tuor Crema a nome dil
ducba di Milan over di la Liga per il cardiuaL
É da saper, zonse ozi uno nontio dil capitano di
le fantarie, é solo Crema, qual avisa il tutto, e portò
li capitoli fati col govemador francese monsignor di
Duras e lui capitano, numero 9, il sumario è qui solo;
ma poi noterò li capitoli veri :
« Primo, voi salvocondulo dal Papa, da la Si-
gnorìa e da Milan over cardinal sguizaro, di accom-
pagnar essi francesi con tutto il suo e so robe e ha-
ver, e chi vorà andar con lui in locho securo, e voi
haver uno oomissario dil Papa che lo acompagni fino
in Pranza, zoé di là da monti. Item, sia perdonalo
alcuni cremaschi e di Parma è con lui, ut in capi'
tulis.
e Item, che niun di Crema si possi doler di lui
né di soi, ma quel è sta fato per il passato non se ne
parli più. Item, voi vituarìe per camino pagando
lui di soi danari e altri, ut in eia, e tenir il castello
in le man fino vengi ditti salvoconduti, e darà suo
fiol e suo zenero per obslasi nel nostro campo >.
Fu posto, per li savii, d*acordo una letera a llo-
ma a Torator nostro, in risposta di quanto scrisse e
avisarli li sumarii di Crema, et pregar Sua Santità
voj mandar il salvocondulo, el mandarli li capituli
et la deposilion e Ìetere aule di Pranza. Fu preso.
Fu poi inlrato in la materia di le mude prima di
le galie di Alexandria, posta per sier Marco Bolani
e compagni savii dil Consejo, excepto sier Alvise
da Molin, per i savii a terra ferma, excepto sier Ni-
colò Trivixan, per sier Andrea Dolfin et sier Mar-
co Antonio Sanulo savii ai ordeni: che dite galic
di Alexandria che vanno a partir siano partite per
tutto 20 di questo, habino muda fino a di 20 no-
vembrio, con questo il quinto sia di la Signoria
nostra di noli trazerano, e zonzendo poi V ultinto
di octobrio, habino muda zorni 10 poi zonte, con
questo la mila di noli sia di la Signoria nostra,
e pasando se intendi rota muda. Et sier Alvise da
Molin : che parlino a di 25 e non partendo se intendi
certa pena et siano electi patroni per Colegio in lo-
cho loro, e habino muda tutto il mexe di novem- 29*
brio. Sier Nicolò Trivixan savio a terra ferma voi
parlino per lutto il mexe e habino muda zorni . . .
poi zonli in .Alexandria, con questo non possino star
più di zorni limitadi in Candia, sotto pena di perder
muda ut in parte. Parlò poi sier Alvixe da Molin,
qual si scusò mollo haver sempre fato il suo dover
e non conlrabandi e haver fato merchadantia e spe-
so in sta guerra 12 milia ducati et maridà fie eie
Siche, di quello eri Tavogador disse che Vicenzo suo
fiol era andato a Qìioza per pagar per il contraban-
do di Ferigo Grimani, con sier Francesco Corner di
57
IIDXII, SSTTEIIBHB.
58
»>r Zorzi proveditor, sier Francesco Zane qu. sier
Bernardo, e sier Tadio Contarinì, erano andati come
amici. Poi parlA su la parie. U rispose per la sua
opinion sier Nicolò Trivixan Parlò poi per la soa
rier Silveslro Memo. LI rispose sier Andrea Dolfin
snvio ai ordini. Poi parlò per la parie dil Memo sier
Zusto Onoro qnal vien in Prepradi. Ultimo fo sier
Marco Antonio Sanudo. e ben andò le 4 parte, 5 dil
Molin, 9 dil Trivixan, 27 dil Memo, 86 dì savii, e
questa fa presa.
Fu posto poi, per li savìi ttitti d'acordo, excepto
sier Alvixe da Molin e sier Nicolò Trivixan, che le
palie di Baruto, qual è zh partide e parlino de Hislria
a di . . . di questo, zonzando a Barato per li 15 oc-
tnbrìo far debano la sua muda limitada, e azon-
zando da poi di 15, aver debano zorni 20 de muda
poi il loro zonzer, non pasando però a dllS novem-
brio, e non arivando per tutto octubrio, aver debano
di muda zornì 20 poi zonte, con questo che il quinto
di noli in questo caso siano di la Signorìa nostra.
Sier Alvise da Molin e sier Nicolò Trivixan messeno
che habino certo più tempo di muda, ut in parie.
E andò le parte, 43 dil Molin e Trivìxan, 81 di altri
savii, e questa fu presa.
^ Copia di una Utiera di Bernardo di Bibiena
secretario dil reverendissimo cardinal di Me-
dici scriia di Boma, a dì 5 septembrio 1512^
a domino Petra suo fratello, et recevuta a di
... septembrio in Venecia.
Sii nomen Domini benedictum. Pur ha voluto
Dio et la sua gloriosa Matre che le cosse di patroni
nostri habbino quel felice successo che merita la
bontà loro et che tutti ha verno desiderato: io non
vi dico li progressi de la impresa come siano passali,
perché da Guglielmo nostro che da Prato vi si man-
dò per li patroni harele inteso ogni parlicularità :
quel che so io esser seguito dopo la partita sua, con
poche parole vi dirò. Lui parli el martedì nocte da
Prato, ove erano 6 oratori per la cita per comporre
le cose tra la republica e il signor viceré circa la
|)artita di danari. Li tre oratori primi erano quelli
che vi stavano al tempo del gonralonierc, niissier
Baldisare Carducci, missier Ormannozo Deli et Ni-
colò Valori. Questi, el martedì, haveano havuto il
mandato ampio et il partito facto che Medici el quelli
che erano fuora per conto loro potessino libera-
mente tornare in Firenze con satisfactione di tuta la
ala, et pralichavano che seguisse tal tornata con
unione et acordo tra Medici et Soderini, conlrahendo
tra loro affinità, dando a Juliano una nepote del con*
falonlero per moglie, et il viceré era per pigliare
sopra di sé la cos;), havendo prima facti abraciare et
paciBcare li Meiici et li oratori in nome di tutta la
cittì insieme, quando in gran pressa sopragiunse
Gioani Ruzelai figliolo di Bernardo a notificare a
monsignor et Juliano che non facesseno altro, sin che
non arivasino li novi tre altri oratori arzìvescovo di
Firenze, Jacopo SalviatI et Paulo Victori, perché ve-
nivano con nova commissione, attento ch'el gonfa*
loniero era stato deposto et mandato a casa non
senza pericolo de esser morto tra via : onde la pra-
tica del parentado fu del tutto reserata, stanfdo a po-
sta de Medici el de suoi lo entrare in Fiorenza, et
co li oratori vennero un numero infinito di cittadini
quasi di tutta la nobiltì de la cittS. Tutto questo fu
martedì, nel qual dì et ne l'altro poi ad altro non se
atendeva, mentre vi stetti, che a comporre col viceré
la partita de danari. Su le 20 bore, venne Antonio
Francesco di Luca de li Albìzi et menorne Juliano a
Firenze, lo desideroso de exequìre presto il deside-
rio mìo, me ne andai drieto a lui, ma non poteti mai
arivarlo, onde ce ne entramo dentro domino Antonio
da Ricasoli, suo fratello. Grifone vostro, et molti altri
di caxa fino in 10 o 12 cavalli, et ce ne andamo pri-
ma a' Servi per nostra devotione e poi a casa de
Medici, credendo Juliano esser 1). In loco suo trova-
mo tanto populo et senlimo tante grida di palle, et
havemo tanti tochamenti di mano di tanti baci et ab-
braciamenti, che fu talora che noi credemo rimanere
suffocatì da la calca, che tirati fummo più volle da
cavallo, e 1 bello era che noi da tulli eravamo cono-
sciuti et ci chiamavano per nome, el noi pochissimi
et quasi nessuno conosciavamo da quelli in fora che
qua altrove fuor di Fiorenza havevamo visti, né
per la molta el strectissima calca potemo mai entrare
in casa, si piene erano le due porte de le genti, olire
che a le finestre se vedevano persone infinite, et
dentro si sentivano voci grande dì : palle palle, ex-
pelando che Juliano devessi venir li ; ma noi inten-
dendo lui essere ilo a smontare a casa del prefato
Antonio Francesco ce ne andamo là, et per via c'e-
rano facli tanti motti che impossibile saria poter dir
più. Trovamo Juliano che si lavava la barba, el era
piena la casa di citadini quasi tulli nobili, che tutti
mi baciorono con tanta letilia et conlenteza del
mondo, et molti mi domandarono di voi, benché io
non li conoscessi, fra quali fu Poldo de Pazi, che te-
nerissimamente volse intendere del essere vostro.
Nicolao non vidi, che Tharei riconosciuto; la Lucretia
vene a vedere Juliano e mi fece molla accoglienza
30*
59
IIDXJI) SETTEUBRE.
con asBfli bona eiera ; ma mollo migliore me la fé-
cieno la Contesina et la Qarice, le quali poco da
poi trovai per via che insieme andavano da Julìano,
oommeodandome eoo molle bone parole di quel che
liavevo facto per li loro fratelli et zii, mostrando co-
noscere ch*io m'ero affaticalo assai : et invero posson
betie haverlo inteso et dirlo liberamente, perché ho
facto per loro quanto ho conosciuto et saputo et
potuto. Ad Jacomo Salviati né a li altri suoi colleghi
non parlai a Prato, perché non hebi a modo mìo la
comoditi. Nicolao Valori mi parlò avanti si prati-
casse acofdo tra li oratori et Medici, cegnandome
sempre le cose nostre dovere passare bene. Stato
adunque che io fui un pezo in casa di Albizi da Ju-
llano, chiesta licentia da lui montai circa a due bore
di note in poste, e me ne venni a la volta di Roma
ove penso vivere et morire, et questo é il desiderio
mio che dico di sopra eie. El cardinal doveva io-
trare el che era il ... dil mexe
31 A di 13 la matina in Colegio, domenega. Prima
la note fo qui grandissima pioza, et non fu lelere di
campo né di Crema fino al levar dil Colegio, solum
vene di Trento, di 10, di Voratar Landò, Come
era zonto li a disnar il reverendo Curzense, lassato
Maximian Sforza a Sterzen, dicendo lo voi far venir
ad aspetarlo. Tamen li a Trento si muor da peste
grandemente, e cussi a Sterzen. Esso orator nostro
ha esortato soa signoria a venir per Venecia andan-
do a Roma, et che la saria molto honorata. Rispose
voleva prima andar a Verona e de li poi li dirla el
camin àì'eì faria. Li disse di la captura di sier Fran-
cesco Capelo el cavalier orator nostro andava in In-
galtera. El qual Curzense subito scrisse teiere a In-
spurch ch'el fosse relassalo; e altre particularità avì-
sa, ut in litteria,
Fo parlato zercha esso orator nostro Landò quel-
lo Thavesse a br, o andar col Curzense a Roma over
darli licentia, et fo terminato expedir tal materia in
Pregadi ; ma il forzo dil Col^o voi V acompagni a
Manica e de 11 toy licentia.
Di* coffipo, di provedadori generali, fo lefere
al tardi, di 10, hore 3, e prima di Kore là. Con
avisi auti di Crema ; e di sguizari venuti di qoà de
r Adda per tor la terra, e come li hanno scrito vo-
giino far inlrar altri 1000 fanti dentro, et altri avisi.
Item, vidi lelere di sier Nicolò Michiel provedador
ai Urzi Nuovi, di sier Nicolò Michiel provedador,
di 10, hore do. Come in quella bora era zonto li,
venuto da Crema, molto stracho e flacho, però che
essendo ozi U a Crema é gionto da 30 spie, dicendo
che sguizari e milanesi erano gionti a Pandino con
arlellarie pezi 9 per venir a tuor Crema, adeo lutti
erano desperati ; ma il signor capitano, mediante la
sua praticha et inzegno e soleeiludine con consejo
di] provedador Zivran e di domino Anzolo da Santo
Anzolo, deliberouo che Benedelo Crivello se metesse
in la terra in arme, e andato, francesi se ritornò in la
rocba e comenzono a temer, e subito mandono fuo-
ra con promissione di atender il lutto, e mandò li
capitoli con condition di salvoconduto per loro robe
e cavalli, e li stipendiati dil re di Pranza siano salvi,
e di restar in rocha fino zonzi el salvoconduto, e han
dato per obstaso el flol di esso monsignor de Du-
razo, unde il capitano e il provedador li ha dato
questo cargo di far custodia al prefato obsfaso, et suo
padre é fratelo carnai di nionsignor di la Barba
che é in Brexa, homo di grandissima eondictione nel
oondur le fantarie. Scrive fo casa per nostri in Cre-
ma, ozi avanti lui si partisse de li, 1000 fonti con il 31 '
provedador Zivran e il signor capitano ; le gente di
arme, cavali lizierì e fantarie restante nostre se mes-
seno propinque in la terra al loco di Santa Maria ;
e questa note i farano intrar 1000 somme di biava
dentro; siche diti sguizari e inimici nostri potrano
andar a sparvier sul stato de Milan, e Crema sarà
causa di la pristina restitution dil stato nostro. Scri-
ve continue a Crema ha tenuto tre cavalari, e di
tutte le nove acadeva ha tenuto avisato li proveda-
dori zenerali in campo.
Bil provedador sier Andrea Zivran, date in
Crema di 11, do man di letere, vene ozi una da
matina, l'altra zercha hora di vesporo. Avìsa il
venir di ditti sguizari e milanesi propinqui a Crema,
e averla mandata a dimandar a nome di la Liga, et il
capitano li ha risposto lenirla per la Illustrissima Si-
gnoria nostra e senza suo bordine non la daria, e vo-
lendola haver la convenarano tuor con le arme.
Scrive le porle, do é in man di nostri, una viddicet
quella de ... é in man di Benedetto Crivello custo-
dita per li soi, fino babbi li ducati 7000 promesseli.
Francesi erano in castello, vedendo non poter haver
la terra, si erano aviati verso Lodi; con altre particu-
larità sicome scriverò di solo.
Di Pietro di Longena capo di cavalli lizze-
ri, vidi letere date a Crema, a dì 10. Come quel
zomo a hore 15 aparse da zercha 6000 sguizari e
lanze 300 milanesi e dimandooo Crema a nome di
la Liga, a che lo illustrissimo signor capitano Renzo
da Zere rispose lui lenir quella terra a nome di la
Illustrissima Signoria e senza consentimento sao non
volea darla.
61
IfDXU, SETTrEMBRE.
63
Da poi disnar, fo Gran Gonsejo, fato 3 a locho
di procaratori, 6 di Pregadi, et altre voxe.
Fu posto, per i consieri e cai di XL, una parte
presa a di 6 in Pregadi : che de asterò non si possi
br li oficii per fioli né altri interposite persone, e le
casse sì fazi di inexe in roexe ut in parte. Ave 142
di DO, 972 de sì, fu presa, e sarà qui avanti notada.
Et venuto zoso Gran Consejo, vene letere di Ro-
ma di 6y qual fo lecte in Colegio, il sumario di le qual
é questo qui avanti.
Di Udene^ fo letere di sier Andrea Trivi-
xan d eavalier luogotenente di Come, per
esser vecbia, la caxa di Antonio Savorgnan dove lui
babitava poi brasato il castello e riiabilation di luo-
gotenente, era cascata una parte di muraje ut in
ìitteriSj adeo per Dio gratia non havia fato mal a
Diano di caxa sua.
33*) A di 13 da matina, in Colegio. Fo letere di Ro-
ma, venute eri sera, di 6, di Vorator nostro. Co-
me il Papa é molesta dal signor Alberto da Carpi
et altri di tuor le terre Brexa e Crema in sì, e Soa
Santità combaté per nui né voi in le man Brexa, di-
cendo si la Signoria me la volesse dar non la vojo, per-
che di raxoD li aspeta. Item, la presa, Co dita per le-
tere di Napoli, di 28, di fra fiernardìno non é vera,
per esser letere di Saona di nostri sopracomiti de
29 che nulla dice ; ma ben per via di Zenoa si ha
esser sta preso Prejam francese con 6 galle, 4 sotil
et do bastarde verso Malicha, da Tarmata yspana, le
qual galle erano capitate li per fortuna. Item, il Pa-
pa soUcita e desidera la impresa di Ferara ; non voi
altro da la Signoria nostra che Tarmata e fanti, non
voi altre zente d*arme, ma si atenda a ultimar la im-
presa di Brexa. Item, don Alfonso di Ferara ohm
ducha è a Ortonanoar per fortuna, qual montò su
tre charavele per passar. Il Papa ricorda alcuni modi
a la Signoria per veder di prenderlo ut in litteris.
Le zente yspane é a Fiorenza, voleno baver la taia di
ducati 80 milia data a la terra et alcuni danari per
Tlmperador et il Curzense. Scrive ozi é partito do-
mino Sigismondo secretarlo dil signor Alberto da
Carpi, vico per stafeta a Venecia a soUicitar Tarmata
eontra Ferara ; e altre particularità, utpatet.
E nota, la taia data a Fiorenza e conclusa fo du-
cali 60 milia in contadi, termine tre mexi a ducati
20 milia al noexe, et ducati 20 milia di panni, e il
cardinal dì Medici ancora non é intrato. É da saper,
vidi letere dil vescovo di Bergamo Lippomano, di
Roma. Come a di 6 il Papa in concistorio publico
i) Le carte 91 e SS * mmio ImjuwIio.
dete audientie a li oratori piacentini, uno di qual fé'
una oration latina, et jurono fedeltà a la Chiexia, et
che il Papa e più amico de la Signoria nostra che 1
fusse mai, etc.
Vene Torator yspano in Colegio justa il solito,
et mostrò optimo voler a la Signoria nostra, et in-
terloquendum disse baver letere di Trento di 10,
di don Piero d* Urea : come il viceré era a Prato con
li spagnoli e partiva col campo per Lombardia.
Di campo, di provedadori generali, date a
di 11, hore 2 di note, soto Brexa, Prima, man-
dano letere di Alvise di Piero secretarìo, di Crema,
numero do. Scrive di quelli andamenti di sguizari
e milanesi quali dimostrano il cativo loro animo e
voriano Crema ut in eis, e quanto ha fato il capi-
tano di le fantarìe che è li ; li qual sguizari non é an-
cora partidi, etc.
Et al Conscio di X scriveno di certa praticha 33*
hanno di baver do porle di Brexa, con francesi ut
in litteris, con darli certa quantità di danari, come
dirò di soto sequendo la cossa, et par essi proveda»
dori medemi siano andati a parlar etc. E dimandano
danari per questo effecto, acciò bisognando U ha*
bino.
Di Chiosa, vidi letere di ozi. Come atendeno
a expedir T armata di Po. 11 capitano sier Andrea
Contarini è li, e partirà ozi con le fuste, brigantini,
barche longe e altre barche T ha, il numero di le
qual scriverò più avanti. Jtem, come si ha aviso che
feraresi ha fato far uno bastion di terren su bur*
chiooi ligati a uno, a Ferara, e voi mandarlo conlra
la nostra armata.
Fo scrito a Cbioza letere per il Colegio, zereha
veder di prender dito ducha di Ferara volendo la-
trar io le boche di Po utpatet in litteris, e dato
tal cargo al capitano di Po, et scrito etiam al po-
destà di Chioza.
In questa maUna, in Quarantia criminal fu posto,
per sier Mann Idorexioi a vogador, di relassar di pre*
xon sier Nicolò Bondimier di sier Andrea, qual fo
preso di retenir, e questo per non si sentir bene, e
conlra di lui è pocbo ; e bave tutto il Consejo^
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zoota, in
materia di slato, zereha Brexa etc., e rilaxoe certo
presonier per biasteme.
Di sier Marin Zorei él dotor, orator nostro^
fo letere da Lugo, portate per Fahnnella suo^
mandato a posta a solicitar V armata nostra.
Dice il ducha di Urbin é lì con lanze 450 et fanti
5000, e voleuo passar al fossa di Zinicd su el Pole-
sene di Ferara, et però solicita T armata per far ii
I
63
aiDXn, SFITEMBRe.
64
ponte eie. Et aspetavano da 1200 fanti spagnoli, pa-
gati per il Papa.
Di Roma, vem letere di 9, h ultime. Come
il Papa desidera intender Y aquisto di Brexa. El con-
falonier olim di Fiorenza Soderìni non e venuto a
Roma, andò a Petiano e de li non si sa dove sia an-
dato. Il Papa r ha auto molto a mal questo. Scrive è
sta preso in Lombardia e li conduto a Roma V a-
bate di Chiaravale, qual è uno domino
... é che stato fautor di cardinali scismatici al Con-
cilio, el che domino Filippo Decio e domino Hiro-
nimo Botisella haveano hauto salvo conduto dal Papa
di venir a Roma a domandarli venia, et il Papa gè la
darà. Itetn, le gente yspane erano al Tronto con el
signor Prospero CoIona, non vien di longo. Item, è
sta dito el cardinal de Medici e il viceré dieno intrar
doman in Fiorenza. liem, Torator disse al Papa vo-
lesse mandar a dir a Fiorenza levasseno le zente Go-
rentine è li, e cussi Soa Santità fece. Item, disse al
signor Alberto da Carpi che instava fosse recupera
le terre: e Che ne haveu a far vui ? V Imperador non
e in Liga et volete recuperemo le terre di la chiexia;
et fa retenir sier Francesco Capello orator veneto,
r ha torto ». £1 signor Alberto disse : e l' Imperator ha
un processo contra di lui > etc. Item, manda una le-
lera, bave il Papa dil Stafileo e apresso sguizari, con
la copia di capitoli conclusi con Mtlan e sguizari.
Itetn, come il Curzense li ha mandato a dir, li farà
aver Ferara et leverà li alemani de li, si 1 fa Tacordo
con la Signoria, come prima.
34 A di 14, fo santa Croxe. La matina veneno li pa-
troni di le galie di Alexandria mancha a partir, sier
Leonardo Gradenigo qu. sier Bortolo e sier Nicolò
Bragadin qu. sier Vetor, e fé* lezer una suplichatiou
voi portar a la Signoria ducati 1000 subito da scon-
tar poi in le angarie, e si metti sopracomiti su le
galie perché loro non voriano andar le galie vuode,
maxime aspetando alcuni nùere di rami, da 500
miera, che si aspeta di Alemagna et é in camino, llor
il Principe, consultato col Cuiegio, li risposeno vo-
lesseno obedir e partirsi a di 20, come fu preso.
Di campo, di provedadori Meneraìi, di 12,
Kore 3 di note. Come ozi haveano aviato a Crema
sier Zuan Vituri proveditor di stratioti, con 300 ca-
vali lizierì con li ducati 7000 per dar al Crivello e
aver la porta, e vedi haver li a Crema ducati 3000
per dar a quelli fanti per suplir il numero. Sguizari
e pur ancora li apresso, e non sono partiti come
promesseno. Et hanno auto letere di Alvise di Piero
secretano nostro da Crema, numero 3, qua! mandano
a la Signoria. Item, do letere sente per essi prove-
dadori, una al vescovo di Lodi a Milan, T altra a li
capitani sguizari, le copie di le qual sarano scripte
qui avanti. Itetn, aspetano li fanti dil Brisigella, Tar-
tellarie e danari e sperano haver Brexa. Item, come
quelli di Brexa non credeno Crema sia nostra, e che
guasconi erano in arme per aver certe vituarie con-
tm il casteian, el qual castelan steva con li soi in
arme dubitando di ditti guasconi.
Fo, per Colegio, scrito a diti provedadori, faces-
seno venire 3 homeni d' arme francesi di Crema in
Brexa a notificharìi la verità. Et par diti provedadori
li habino mandalo a dir in Brexa che sguizari non
veniva per tuor Crema ma per haver francesi, é lì,
in le man, e nostri li hanno difeso. E li fo scrito fa-
cessino dir questo a essi francesi, intrerauno in
Brexa.
É da saper, é certa praticha di haver come ho
scrito, do porte di Brexa; ed eri n»atina Piero di Bi-
biena, per letere aule dal govemador B^jon zercha
questa praticha, siete assa' in Colegio con li capi di
X el parloe sopra questa materia.
Di Crema, di sier Andrea Zivran proveda-
dar, e più letere di Alvise di Piero secretario
nostro. Qual scrive, come venuti sguizari con bon
numero et capitani qual Alto Saxo e Jacomo Slafer
con zercha 300 homini d* arme milanesi, capo do-
mino Sforza, el pezi d* artellarie, el capitano di
le fanlarie ordinò la custodia di la terra facendo star
tulle le zente in ordinanza, e domino Benedeto Cri-
vello etiam lui apresso il capitano dito e li soi fanti
in ordinanza. Ditto capitano andoe con alcuni cavali
lizieri e fanti verso dite zente inimiche, et si scontrò
in essi capitani sguizari, a i qual dimandò quello an-
davano fazando. Quel di Alto Saxo li disse a dincian- 34'
dar Crema a nome di la Liga ; li rispose la leniva, e
se Dio la volesse non gè la daria se non con le arme.
Poi dito capitano Alto Saxo dimandò di venir parte
di loro etiam in Crema ; el capitano rispose era ba-
stante a costodirla lui, e ridendo essi capitani sgui-
zari, disse che volevano parte di persone francesi ; a
questo il capitano disse non voleva romper la fede eie.
E partitosi da poi diti capitani, li mandò a dir si era
di quella opinion di la malina, li rispose : « Ck)me credè
eh' io sia marnalo? son più constante che mai, e dili
se milanesi non si levano, sarano batuti volendo
tuor questa terra che immediate aspeta a la Illu-
strìssima Signoria, > etc.
Item, par uno cremasco, è a soldo di milanesi
nominato li babbi mandato a dir
che volentieri el vegneria a morir in la patria, se
al capitano piaceva farti salvo conduto. Li rispose
65
MDxn, ssrmiBRfi.
66
che per adesso el stagi dove V è che dod ha bisogno
de lui.
El dito secretano nostro scrive. C!ome ere-
maschi desiderano di haver qualche capitano e re-
ctor dil Senato, e li sana a grato supra modum sier
Nicolò da Pesaro, fo suo rector ultimo, etc.
Et perii Colegto fo mandato per dito sier Nicolò
da Pexaro eh' è governador de inlrade, e persuaso
voji andar a Crema provedador per qualche zomo et
roeterano la parte in Pregadi, el aceto di andarvi.
Di Milan, di Zuan Jàcomo Caroldo secre-
tario nostro^ di 12. Come il reverendissimo cardi-
nal li ha dito aver di Savoja dal Ducha, per via di
uno zeneral, come spagnoli e francesi verso Bajona
erano stati a le mano et aperto Marte, Come spa-
gnoli erano reirati a li monti Pyranei aspetando li
englesi per unirse e intrar in la Pranza, la qual nova
etiam V ha per via dil vescovo di Lodi. Scrive sgui-
zarì in le diete fate é rimasti d* acordo con il stado
de Milan e fato confederation insieme, et manda li
capitoli, videlicet Milan li danno ducati 1 50 roìiia in
3 anni e 40 milia ducati a 1* anno in perpetuo, e loro
si obligano varentarli contra cadaun sia chi se voja
e aiutarli a recuperar le so terre di la ducea di Mi-
lan et darli che numero i vorano di sguizari a du-
cati 4 al mexe per uno, con altri capìtoli, la copia de
K qual sarano scripti qui avanti. Item, par quel ca-
pitano Redolfo sguizaro, stava qui, habi tirato zoso
dil domo di Milan certe bandiere di San Marco tolte
per francesi, et voria da la Signoria aver qualche po-
sto per cortesia.
Di sier Francesco Capello el cavalier an-
dava orator nostro in Ingalterra, date a Ven-
Mon in Friul a dì 11. Come era zonto li per ve-
nir a repatriar. Scrìve molte cosse e dil suo andar in
Baviera, e come vene uno araldo dil re^ uno corier
et 5 cavali a farli intender el tornasse adriedo per-
chè la Cesarea Majesla non voleva l'andasse dì longo
Guo non seguiva V acordo, et che quello che colui
li disse la Signoria voi le terre cpme fo tratà, e il Re
voi rocter 4 asistentì a Venetia in li soi Consegii so-
pra tuto etc
Fo per Colegio scritoli che 1 venisse a repatriar,
e sarà fin zornì . . . qui.
35 Exemplurn.
Reverendissimo episcopo Laudensi
gubernatori Mediolani.
Reverendissime Domine etc.
Havendone più volle la signoria vostra reve- (
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XV.
rendissima scripto, et per secretarii et nontii sui fa-
cto intender a la Illustrìssima Signoria nostra le bone
mente et dispositione Thavea verso el stado di
quella, desiderando continuamente fosse bona intel-
ligentia tra la prefata Illustrissima Signorìa nostra,
et Io illustrìssimo stato vostro, per universal bene-
fizio, prometeodo per quanto sarebbe le forze suo
sempre operar questo bon effecto, come utilissima
cosa a r uno et Y altro stato, ne persuadevemo cer-
tamente la signoria vostra reverendissima dovesse
continuare cum le ppere sue in tal bono proposilo
et dispositione.
Ma vedendo nui lo effecto manifestamente incon-
trario per le gente vostre venule sopra la dìctione
de la Illustrissima Signoria nostra su el Cremasco,
come expresissìmi inimici, per la depopulatìone ed
altri mal termini per quelle uxatì, spogliando fino li
putì, et facendo fare taglia a le zente el subditi de
la prefata Serenissima Signoria nostra, cosa certa-
mente che ne ha dato grandissima molestia, el non
potemo fare se non grandemente cum vostra signo-
rìa reverendissima dolersi de simil inhonesli et in-
suportabili termeni per diete gente vostre, cum vo-
ler et mandato vostro uxati. Né bisogna che quelli
più si excusi, né si coprì cum el manto del reveren-
dissimo Sedunense, né cum li signori Helvelii, per-
ché lo illustrissimo signor capitanio Àltosasso ha di-
cto al illustrìssimo signor capitanio nostro che le
fantarie è venute 'et ha operato per comandamento
de la reverendissima signoria vostra et del conte
Àlexandro Sforza quanto e sta exeguito; che cussi
é da credere, atento el desiderio che sempre ha
hauto la Illustrissima Signorìa cum li signori Hel-
velii de bona intelligentia, unione et confederalio-
ne, et voler star sempre ad una fortuna cum loro
signorìe, come più volte nui proveditori habiamo
facto intendere al prenominato illustrissimo Alto-
sasso, magnifico capitanio Jacob Stapher el altri ca-
pìtanei de li Cantoni, come etiam per el secretarlo
de la Illustrìssima Signorìa nostra qual si alrova a
la dieta, per nome di quella è sta replica, et questo
instesso etiam più volte facto intendere al reve-
rendissimo monsignore Sedunense, la signorìa del
qual circa questo desiderio de intelligentia, ne e opti-
mamente informata. Siche, per tanto cognoscemo
tutto procedere da la prefata signorìa vostra reve-
rendissima. À la qual habiamo deliberato scriverli la
presente, dolendosi cum quella summamente di tal
operatione sua, non convenevole ad alcuna bona
unione ed inlelligentia desiderata da la signoria
vostra reverendissima. Pregandola quanto potemo
5
(h
IfDXlt, dB!I*fEìlÌlft£«
68
che Sabiio el immédiiaite la voglia for tetafe iuite le
dite gente, si a cavallo come a piedi, allogiate sopra
el cotDun de la prerata Illustrissima Signoria nostra,
come Tol el dovere et se convien a la bona intelli-
gentia et amidtia più volte per vostra Signoria com-
memorata, imperochè quando quella no *1 facia, et
occorendo desordine alcuno, sinistro et jactura loro
per tal cauxa, se excusamo cum vostra signoria re-
verendissimo et cum tutto il mondo. A la qual si
racomandamo et offerimo.
Ex Càstris fmUdésimiSj die 18 sq^tembris
M. D. X7J.
Provisores Gekerales.
35 * UXu^MÈ^mo Capitamo de Aliosaxo.
Illustrissimo Sgnor Capitaneo.
Havendo nui continuamente per manifeste expe-
Hentie risto il bon volere, mente et animo di vostra
Signoria ewn tutti li altri capi de signori Helve-
tii verso le cose de nostra Illustrissima Signoria ;
et come etinm più volte nui habiamo facto inten-
dere a la signoria vostra, per nome de la Illustris-
sima Signoria, il desiderio che quella sempre ha
haVuto et ha de continuare, in qualunque tempo et
fortuna, in borta unione et amicitia et conphedera-
tione cuni tutti 11 signori Helvetii, però non se po-
temo persuadere, perché vi habìate conduto sopra
il Oémasco ditione de la Illustrissima Signoria no-
stra, a danegiar et depopular quel territorio et su-
diti nostri, siate venuti da vui, o mandati dal re-
verendissimo Sedubéhse^ ma più presto conduti
da signori 8for2eschl, che desiderano de perturbare
Ogni quiete, come habiamo hauto noticia da V illu-
slrissimo signor capStanio nostro de le fantarie, al
qual havete fhcto intender tal cossa non proceduta
da vostra signoria ma dal reverendissimo monsi-
gnoita de Lodi e da tulo quel stato : che non potemo
fhr altro salvo certamente rengratiar la signoria vo-
stra de tal éuà bona mente et dispositione, sempre
tenuta da la prefata Serentssima Signoria nòstra et
rnii in un alto capitale. Et perché de tal mancamenti
el fflotione se ne In^vemo molto offesi, per i mal
termini usati verso K subditi nostri) però vi habia-
mo voluto sbriver la presente, prendo la signoria
Vostra et li altri signori capi de Helvetii sé vogliano
levare dal territorio nostro Gfemasco fum tutte le
sue genie, et non perroeter quello sia danegiato et
sachegiato cum le spalle vosire. 11 che facendo farete
tosa gratissima a la prefata Signoria Serenissima
nostra, et chiarereti cum effecto quello che sempre
la signoria vostra ha demostrato, cum non pichola
satisfatione de la Illustrissima Signoria, qual sempre
ha desiderato et desidera la unione et bona con-
pbederatione cum vostra signoria et cum tutti li
altri signori capi Helvetii et Cantoni, et stare a una
fortuna medema, et lassar far cum quelli ; el se le
altre predicle gente sforzesche non se retirerano
immediale, secondo li habiamo facto intender, che
occorendoli danno et iactura alcuna per tal causa, se
excusamo a Dio et al mondo. Né altro> a vostra si-
gnoria se offerimo et raccomandiamo.
In Castris nostris fcdicisiimis^ die 12 se-
ptenUrm M, D. XII.
Provisores Generale?.
Di Ruigo, di sier Polo Valer esso proveditor.
Come ha avisi di Ferara. Prima aver fato rote acciò
il campo dil Papa non passi, e in Ferara si sta di
bona vola e tuta via si fortifichano et dicono spa-
gnoli voi aiutarli contra il Papa.
Di Chioaa, vidi letere di heri. Come era
Eonto uno vien da Ravena, parti eri a terza, riporta
a Ravena atrovarsi fanti 1500, capo il signor Ursìno
é a la guarda di quelli ponti ; il signor ducha di Ur-
bino é a Lugo. Lo resto dil campo é alozato in quelli
contomi verso la Bastia tra Lugo e Bagnachavalo, a
Juditio suo poteva esser da 13 in 13 milia persone,
ma pochi cavali. Dize diceano esser fanti pagati 9000,
che non crede; non aspetavano altro che V armata
nostra, e che 1* havca visto tute le sente ben in bor-
dine. E che partido, senti tuto eri etiam trar bom-
barde verso la Bastia. Item, che a Ravena domino
Zuan di Saxadello stava in extremis e le candele
erano impiate, aspetando di bora in bora el passasse.
Jfem, avisa feraresi haver fato do taiate sopra Po,
sopra Arzenta, verso Ravena, la qual rota ha mezo
anegato el Polesene di Ferara ; e si dice certo il Du-
cha esser passato a Fiume e vien per terra a la volta
dì Ferara.
Di Vicenjsa, di sier Francesco Falier^ po-
destà et capitanio. Fo letere di certo caso seguito
di una dona vedoa riccha qual fu tolta per forza
fuora di una caxa, e lei cridando non bavere quel
volle; voi licentia di dar laia. Item, licentia di poter
bandizar di terra et luogi et Venexia quella madona
Ixabella da Sessa, qual ha fblo amazar alcuni soi la-
voratori ut inprocessu, et ha in prexon quello l*ha
marti confessa la ditta esser sta causa ; la qual ma-
dama Ixabella é in questa terra.
36
\
69
UDXII, SBTTEMBRE.
70
Di Trevixo, di sier Hironimo da cha* da Bs-
zaro podestà et capitanio^ eri fo lettere. Esser
morto UDO domino dolor ciUdin de
li, qual Don ha fieli : ha lassa de contadi ducati 14 mi-
lia tra i qual ducati 4000 veneliani, ha ordini soa
«moier vada monicba in el monasterio di le celle di
Santa Chiara, monache observante, a la qual andando
lassa questi ducati 14 milia, con questo fabrichi el
monasterìo io la terra, qual é ruinato di fuora, e
non aodagapdo, lassa a li procuratori che fazi pur dito
monasterio etiam una possessipn li dà ducati 400
de iotrada ; lassa i procuratori comessarìi etc.
Vene V orator yspano, e ditoli questa nova si ha
da Milan dil campo spagnol esser sta a le man con il
franoese, d qual rimase sopra de si, oferisse a la
Signoria le zente soe, etc.
Fo in le letere sente in campo, per Col^o, ozi
sento dazi aiuto a Crema, come si persuademo ha-
bino za fato, siche Crema sii di la Signoria nostra,
né io questo manchino in alcuna cosse.
Vene il nontio di Benedetto Crivello a dimandar
la confirmalion di capitoli. Li fo fato bona ciera, et
dito ozi sarà expedito.
36* Vene sier Marco Arimondo venuto rector et prò-
Tedador di Cataro, vestito di scartato con barba ; e
volendo referir, fo rimesso venisse doman^ perdiè il
Golegio bavia assa' da far questa matina.
Noto. In le letere di Milan dil Caroldo è uno
aviso : come il vescovo di Lodi li ha dito che è uno
aviso di Pranza, de uno suo, che U Re mandava sier
Andrea Gritli, é prexon de 11, a Venexia per tratar
acordo con la Signoria nostra^
Da poi disnar A Pregadi, et leto le letere, si re-
duse Conscio di X simplice ; non vi era sier Zorzi
Emo el eoDsier, et fono electi 30 di la zonta, oltre il
Colegio, per far zentilhomo Benedetto Crivello, justa
li capitoli promessi ; et è parte in questo Conscio di
X bisogna far nova zonta, e cussi fo fato 13 di la
xoDta vecchia et 7 di nuovi, li qual tutti sono que-
sti, zoe:
Sier Antonio Grimani procurator.
Sier Nicolò Michiel procurator.
Sier Thomà Mocenigo procurator.
Sier Andrea Venier procurator.
Sier Marco Bolani savio dil Conscio.
Sier Batista Morexini, fo consier.
Sier Bortolo Minio, fo consier.
Sier Domen^o Benedetto, fo consier.
Sier Vicenzo Dandolo el governador.
Sier Piero Marzelo, fo consier.
Sier Francesco Foscari, fo savio dil Conscio,
Sier Alvise Pixani, fo savio a terra ferma.
Nuovi,
Sier Hironimo Duodo, fo governador,
Sier Andrea Magno, fo cao di X.
Sier Alvise Dolfin, fo eopsier.
Sier Alvise Sanodo, fo proveditor al sai, non fu.
Sier Nicolò Bernardo, fo savio a terra ferma, non fu.
Sier Lorenzo Capello, fo savio a terra ferma, qu. sier
Michiel.
Sier Daniel Renier, fo avogador.
Sier Thomà Lion, fo proveditor a le biave.
E reduto dito Conscio di X dentro, manchò que-
sti do non erano in Pregadi, Sanodo e Bernardo.
Fu posto la parte, justa i capitoli, di elezer et crear
zentilhomo domino Benedetto Crivello et soi fioli
nati et nascituri da legitimo matrimonio, sicome per
li capitoli li é sta promesso per il capitanio di le fan-
tarie. Ave tute le balote, tamen bastano li do ferzi.
Et poi in Pregadi fu posto, per li savii, la confir-
mation di soi capitoli, la copia di quali sarà posta
qui avanti. Era tutto il Colegio.
Fu posto una lettera, per i savii, a Alvixe di Piero
secretario nostro a Crema, zercha la confirmalion di
questi capitoli, et debi dir a quelli francesi, è 11, et
monsignor di Duraz, che *1 vegni in questa terra che
lo honoreremo e carezeremo e lo manderemo con li
soi juxta capitoli in Pranza securamente. Fu presa.
Fu posto, per li ditti, una letera a li provedadori
zenerali in campo zercha questa materia di capitoli
havemo fati al Crivello, e fazino intender in Brexa,
persuadendoli a la dedition etc. Item, mandi ajuto
a Crema bis(^nando.
Fu posto, per li diti, una letera a Roma a Torator
nostro, con avisarli dil partir de Tarmada nostra.
Item, quello fanno sguizari contra Crema, e Soa
Santità voglia scriver al Sedunense cardinal che
queste cosse non dovea far, et che siamo io bona
amicitia insieme etc. Fu presa. Item, di la dieta de
sguizari.
Fu posto, per li diti, una letera a Zuan Piero
Stella, secretario nostro a* sguizari a Bada. Come
vedi con li oratori Papa et Spagna di concluder in-
teiligentia, perché pagaremo la nostra parte annuale,
si stagi come i sono.
71
IIDXir, SETTEMBRE.
72
37 Questo è il successo della praHcha di Crema
et il modo la si ha hauta.
Essendo successo die quelli erano di fuora di
Crema forono assaltati da quelli de la (erra, essendo
a le mano, furono morti de Tuna et Y altra parte pa-
recchii e cosi presi, fra li quali fu preso uno homo
d' arme dil signor capitanio de le fantarie Renzo di
Zere, chiamato Martino^ che era stalo suo maestro di
stala, e in el tempo fu questo asaltamento, lo signor
cnpilanio era in camino da Yenecia a la volta di
Brcxa, che per alcune sue facende era stato a la Si-
gnoria. E tornando dìcto signor capitano el inten-
dendo (al nova, fo alquanto adirato et subito se ne
andò a la volta di Crema, per proveder di strenzerla
de sorte non potesse intrare né ussire nissuoo. Ari-
vaio et provisto, mandò subito a li provedadori in
campo a Brexa a rechieder voleseno provedere de
mandarli gcn(e la potesse.ben stringere, e comenzò
a far far fossi et bastioni a le porte per fare lo dicto
eflecto; e vedendo quelli de la terra tante provisione,
stetcro alquanto sopra di se. Questo homo d* arme
chiamato Martino era stato altre volle con i Trivulzi
a Milano e cognosceva lo capitano Crivello; li co-
minziò ad persuadere volesse fare qualche acordo
con la Illustrissima Signoria per mezo del signor
capitano, e che lui vedeva bene la influenza de* fran-
cesi, et che de quanto se li prometeva non se li man-
charia un pelo. El tuta volta il capitanio mandava a
dire al dito Martino seguisse questa praticba, e tanto
ci batete, che el Crivello li disse : «Se io potessi fare
qualche acordo honorevole lo faria > e lui Martino che
continue lo persuadeva, tanto lo strinse e con la co-
gnoscenza che havea, che li disse le pontual parole:
« Martino, io voria uno servitio da te, che tu andassi
fino a Milano con una mia de credentia al vescovo
di Lodi, e quando questo non segua, io me acordarò
col signor capitanio >. Lo prefato Martino haveva
assai domeslicheza con Io capitanio Crivello predito,
de modo che el Io lassava intrare el ussire fuora de
la terra, e se ne vene al signor capitanio e naratoli
il successo, de modo che senza perder tempo, tornò
dentro e Tese fare una Ictcra de credenza e andosene
a la volta de Milano, donde trovò lo nepote e lo ma-
rito de la sua sorela di dito capitanio Crivello, e li
37 * presentò la leKcra. Li quali vedendo la teiera, stetero
alquanto sopra de si, e lo dito Martino li fé' la pro-
posta che volcssono esser con el vescovo de Lodi
Sforza e resolvere questa cossa. Questi tali li promi-
sero : < Va via che noi non te volemo dir niente, per
dubito che tu non sia preso ; noi se ne veremo a la
volta di Crema a una villa chiamata e
come saremo li, te faremo chiamare, et li seraì reso-
luto del (uto >. Lo dicto Martino prese licentìa da loro
et considerò bene la cossa e haveva voglia de fare
bene Y oficio per lo signor capitano, e pensò arivare
ad parlar al vescovo de I^li, e cussi andò dicendoli
le pontual parole : < Monsignor, missier Benedetto
Crivello me aveva mandato qui da certi soi parenti
per le cosse di Crema, me disse de la pratieha ha-
veva con la signoria vostra ; con altre parole che li
parse acomodate >. A questo, lo dito monsignor ri-
spose: < Voi siate il ben venuto > col dirli, se lui era
bon mezo ad questa cossa, che li darla robe a Mi-
lano mobile per 4 milia over 5000 ducati el 400
ducali in danari, e che vedesse in ogni modo de
acordare lo capitanio monsignor de Duraso fran-
cese. E cossi lo ditto Martino se ne tornò a la
volta di Crema, e trovò lo signor capitanio di le ian-
tarie nostre, e li disse tutto lo successo. El qual lo
mandò dentro al Crivello, el disseli non facesse
menlione haver parlato col vescovo di Lodi; ma
solo li dicesse che quelli doi soi parenti dovevano
venire, e che continue lo persuadesse a lo acordo
con la Signoria. E cosi fé', e poi se ne vene de fora,
el li dilli parenti venero e domandorono lo diclo
Martino. Lo signor capitanio subito mandò missier
Marcello Stella capitano de li soi cavalli lizieri con
10 cavalli, dandoli tempo potessero parlare con
Martino, e li comcsse che subito li havesseno par-
lato e alontanandose Martino da loro, lo facessero
venire a lui, o per amore o per forza. El dito Mar-
tino poi tornò al capitanio nostro, dicendoli questo
nepote e cognato del Crivello averli dillo che dir (do-
vesse) al Crivello, che a li 12 de seplembrio se dove-
va trovare Io conte Alexandro Sforza e li sguizari in-
torno a Crema. El signor capitanio non volse che '1
dicesse tal cossa al Crivello, e solo li dicesse la loro
venuta, et che dubitava che *1 signor capitano non
li facesseno impichare overo li mandarìa a la Illu-
strissima Signoria e li haverano la corda e sera sco-
perto ogni cossa, confortandolo che se volesse acor- 88
dare con la Signoria. El perchè el tempo era breve
apresso a la venuta di sguizari, e vedendo el signor
capitanio die questa cossa temporigiava, prese per
partito di seminare discensione tra liironimo di
Napoli e il capitano Crivello, e mandò udo napoli-
tano el qual era in la compagnia soji ad piedi, e li
commisse arivassc in Crenia e parlasse a liironimo
de Napoli, che *1 Crivello lo vedesse e dicesseli co-
me da lui : « Che Crivello s' era oferlo de amazarlo
<
73
IfDXn, SETTEMBRE.
74
e che 1 lo voleva amazare, e che '1 signor capitano
lo voleva impichare, e che lo pregava per lo amore
de Dio non dicesse niente, che se Io signor ca-
pitanio lo havesse saputo lo haria fato apichar >. E
io questo parlamento vide Io Crivello, e subito lo
dicio messo (onioe fora, el signor capitanio man-
dee uno altro al Crivello a dirli che uno suo li
havea dicto che Hironinio di Napoli lo voleva ama«
are, e chi gè Tha dito havea parlato con lui in la
terra, unde el Crivello, havendo visto parlarli, pigliò
sospeto et crete, e prese per partito amazare dicto Hi-
ronimo e cussi V amazò. E morto diclo Hirouinio di
Napoli, lo signor capitanio mandò a dire a monsi-
gnor de Duraz, che la Signoria lo aVertiva che 1
Crivello lo voleva vendere a li sguizari, e fece con
doi caporali dil Crivello che levorono quella compa-
gnia in arme, a li quali promisse 300 fanti a Tuno, a
r altro 150. E vedendo la compagnia in arme, mon-
signor de Durazo dubitò e crete quello li havia man-
dato a dir ci signor capitanio, e cominziò a parlar de
aeordo. E cussi seguitò lo acordo dil Crivello con li
capitoli che 'i dimandoe, e poi Io acordo di francesi
eon alcuni altri capitoli. Et con queste stratageme et
astuzie dil dito capitanio Renzo di Zere, si fermò lo
acordo e si bave Crema, et poi sopravene li sguizari
con le gente milanese per haver Crema ; e il successo
si vederi, per una letera di Alvise di Piero secreta-
rlo de li provedadori di campo, slava apresso di-
cto signor capitanio sotto Crema, la copia di la qual
é questa :
Copia di una letera^ data in Crema a dì 10
septembrio 1512, mandata a li provedadori
zenerali in campo, scritaper Alvise di Pie-
ro secretario,
Clarissimi domini.
Questa matina a bore U scrissi a Vostre Ma-
gnificencie repentinamente quanto era degno de
sentire da quelle. Da poi, perseverando pur li messi
nostri mandati a la volta de* svizarì che i venivano
avanti, questo illustrissimo signor capitanio, presa et
•>V posta bona guardia a la piaza et similiter a tutte le
porte et assecurata quella che tiene il Crivello, qual
lui fa guardare a la compagnia sua, non lassò intrare
io la terra alcun de le gente nostre, ma li fece me-
(ere de fori tutte in arme a la strada dove venivano
li sguizari, poste le zente d' arme in squadra, et le
fantarie a T ordinanza, con alcuni falconeti. Sua si-
gnoria lo vide, subridendo li andò contra salutan-
dolo et hoDorando li domandò che bone novelle, al
che rispose t Bone > che *l veniva con quelle gente
a dimandare questa terra per nome di la Liga. A le
qual parole sopra gionse 3 capitani de quelli cogno^»
scinti dal signor capitano, etiam dissero el mede-
Simo, tutti ridendo e parendo richiesta inhonesta.
Facendosi V una parte et V altra grate acoglientie, el
signor capitano, quasi con admiratione, li rispose che
M sapeva la bona mente de la nostra Illustrissima Si-
gnoria verso soe signorie, con i quali é per perseve*
rar in ogni bona ìntelligenlia e che li pareva de novo
de tale rechiesta aspectando maxime questa terra a
la Illustrissima Signoria nostra, a nome di la qual lui
r ha recuperata et é per tenerla ; e che venendo sue
signorie come amici, sicome voi la rasone, da lui
erano per recever honore et cortesia ; ma quando
volesseno usar forza per aver questa terra, lui era
deliberato per mantenerla a nome de la prefata Si-
gnoria Nostra, a provar quale de le due parte ba-
vera il capo più duro. El che inteso pei prefati capi-
tani de Altosasso et li altri, oominzìorno a ridere,
dicendo eh' erano sta menati a questo dal conte Ale-
xandre Sforza, ma che non veniano da loro per aver
questa terra a nome de la Liga. Li replicò sua signo-
ria: e Bene, me intendete, questa terra son per te-
nerla a nome di la mia Signoria Illustrissima de Ve-
necia. Se pretendete de averla, voi mandarella a do-
mandare a lei ; eh' io non son per darvela, anzi per
mettere quello eh' io ho per mantenirla a nome de
li mei signori et patroni >. Udita per lo prefato capi-
tano una tale risposta gagliarla, la revolsero a riso e
se acombiatorono, et el signor capitano se revolse al-
quanto e mandò uno suo a visitar el conte Alexandre
Sforza, facendoli dir che lui signor capitano era le-
vato pid per tempo d' esso conte Alexandre, et me-
ravegliasse che non essendo ancora smorzato el fo-
che sue el coresse a pizarne uno altre, e che '1 do-
vesse ben pensare dove che ancora el se trovava.
Se escusò ditto conte Alexandre che era sta forzato
dal reverendissime cardinale Sedunense et dal ve-
scovo di Lodi a ter questa impresa per nome di la
Liga, e promisse doman da matina tornare indrieto
et passar di là di Adda. Sono posti a Bagnoli, villa
distante de qui da miglia 4 in 5, e l'hanno tutta sa-
chigiata, spogliarono homeni et donne fin suso le ca-
mise. Le magnificentie vostre intendeno et sono molte
ben chiare de li andamenti del reverendissime car-
dinale et de' Sforzeschi, e comprender questa terra
essere sta guadagnata con inzegno et astuzia dal si-
gnor capitanio di le fantarie, ajutate assai dal magni-
fico domino Angelo Francesco da Sante Angelo, el
quale eri intrò in rocha e dìpensene el diavolo a
i
75
MOXU, SCTTEUBRE.
76
monsignor di Durazo, dicendoli die 1 Crivello el
voleva vendere a* sguizari, et Cornato fora, el signor
capitano fece saltar in arme la compagnia del Cri*
vello, el che visto per monsignor de Durazo, du-
bitò de quanto li havpva dicto lo prefato magnifico
domino Angelo Francesco, vene a lo acordo al
quale lo haveva tirato el Crivello, per salvar Tonor
suo sotto tali velami come è usanza de soldati. Mon-
signor de Durazo e tutti questi francesi voriano
più presto essere schiavi de* turchi, che cadere in
mano de* sguizari. Se feze chiaramente intendere
questa matina, che con dui contra sguizari vole-
vano star ad vita et ad morte, et, per quello ohe
cadauno judicha et pò comprendere, el Crivello vene
de bonissime gambe et fece melere in arme la sua
compagnia a la porla, et come sagaze, per farse bene
cognoscere che vadi con nui a bon camino, ussite de
fora et sempre stè con nui, e il signor capitano, che
de questo non se contentava et che ha intelligentia
secretissima con uno capo di squadra del dicto Cri-
39 * vello, fece che fo el primo a la porla con compagni
iOO, siche li altri quando havesseno bene voluto non
haveriano potuto malignare; ma bora afermo el Cri-
vello venir con noi de bonissime gambe. È necessa-
rio che vostre magnificentie mandino subito in mano
li ducali 7000 per dare al ditto Crivello, i quali auti,
subito ne consegnari la porta, et danari per due page
per compagni 500 per una servita et V altra che
hanno a servir sicome se contien ne li capitoli, i quali
sono assai pid ampliati, e sopra tutto quelli siano con-
signati per la illustrissima Signoria nostra et man-
dasse ad esecutìone ; ma li danari non voleno tardare
per bavere la terra Ubera al nostro comando de la
rocha. Veramente non é da dubitare, havendo noi
per hostagio lo figliuolo de monsignor Durazo, de
non se partir de questa terra, fino che non si acom-
pagni fora con el salvoconduto de la SancUtà del
Nostro Signor, oltra quello de la Illustrissima Signo-
ria nostra, che 1 possi passar per via del Genoese
et altri lochi che a loro parerà esser sicuri, con soe
robe et cavalli et tutte giente et compagnia soa, et
conforta et prega et suplicha le magnificentie vostre
vogliano volantemente scrivere a la Illustrissima Si-
gnoria che la scriva al magnifico oratore in corte,
che impetri tal salvoconduto da la Santità de Nostro
Signor, e di pid che Soa Beatitudine mandi uno
comissario nanzi che lo acompagni securo, et sia
tanto ampio dicto salvooonducto quanto dir se possa,
che non manchi de mandar lo commissario per pid
contento et segurezza soa: la qual cosa conferirà
molto a le cosse di Brexa. Et questo vole essere vo-
lantemente, perchè havendoli el signor capitano data
la fede, non ae parteria de qui per non li venir meno
fino che non se parta lui. Domane da matina per
tempo se parte de qui uno nontio de lo prefato si-
gnor capitano, con uno del capitano Crivello, che
vanno a la Illustrissima Signoria con li capitoli del
dicto Crivello per la oonfirmatione de quelli, quali
qui inclusi ne mando una copia ad Vostre Uagnifl-
centie, pregando iterum quelle per parte de esso si-
gnor capitano li mandino li ducati 7000 et li danari
per le doe page de la compagnia del Crivello. Siamo
stati tutto ozi fora de la terra, et il Crivello sempre
con noi fino a la notte ; però pid presto non ho po-
tuto scrivere ad Vostre Magnificentie, a le qual
continue me rioomando.
Ex Crema, die 10 s&ptembris 1512.
Servuìus àlotsius Pbtbi.
Copia di una le ter a di la Signoria Nostra^ 40
aprova li capitoli fati con Crema.
Leonardus Lauredanus Dei gratia Dux Vene-
tiarum etc.
Universis et singulis preesentes lilteras nostras
inspecluris, notìficamus quod cum illuslris dominus
Laurencìus de Ànguilaria Ceretis dominus capitaneus
tocius pedilatus nostri proniiseril et slipulatus fuerit
infrascrìpta Capitula cum domino Benedicto Crivello
capilaneo peditum prò rege Francise in terra nostra
Cremae, Capitula ipsa grata habentes tamque facta
nomine nostro, comprobavimus et confirmavinius
atque tenore prsesentium confirmamus et ratifica-
mus, mandantes oumibus ad quos spectat ut ipsa
inconcussa et inviolata observentetobservari facianl.
Data in nostro Ducali palatio die 14 septembris
in die prima iM%
Tener autem capitolorum sequitur:
Primo: ducati 1000 a Tanno, videlieet ducati
mille de beni de rebelli in Padoa e altri beni de la
illustrissima Signoria come a li primi capitoli.
Item, una casa in Padoa per sua abitatione, co-
me in diti capitoli.
Jfem, ducati 800 de benefidi ecclesiastici in ere-
masco, bergamasco el brexano per uno suo nepote,
come in essi primi capitoli.
Item, la compagnia de fanti 500 pagati a la
usanza dii re di Pranza a L 16 di pizoli per paga^ e
TT
IIDXn, SETTEIlBItC.
78
ducali 100 per la sua persona, et li danari di la paga
siano dati ne le mano dil ditto capitano Crivello, co-
me faceva la maestà dil Re.
Item, de pnesenti, per ditti fanti 500 a modo
nostro, 1500 ducati d' oro per una paga servita in
Crema.
Item, depr€Bsenii, un'altra paga da servirai
modo francese, de L. 16 di pizoli ogni paga, per
ducali 100 per sua provixione al mexe.
Item, ducati 700 d'oro dargi de dono da esserli
dati avanti el partir da Crema et avanti el consegnar
la porta, che al presente dito capitano (iene.
Item, tutto il sale publico che se ritrova al pre-
sente in Crema, el qual era del salaro de' franzesi.
Item, ch'el possa asegurare doi zentìlhomeni
cremaschi quale lui vorà, che siano rebelli, in tutto,
robe, beni e cosse sue si stabili come mobeli et le
persone loro et familie.
40 * Item, che tutti beni stabili et mobeli de Guido
Paxe cremasco expresso rebello de la Illustrissima
Signoria sia de ditto capitano Crivello et de quelli
possa desponer come de le cosse sue proprie, e la
persona et famiglia di dito Guido Paxe siano a de-
scritione de esso capitanio.
41 A di 15. La matina in Colegìo vene de more
Torator yspano con avisi auti da Trento e altri co-
loqui, more solito.
Di campo, di provedadori generali, date soia
Brexa, a dì 13, hore 3 di note. Come hanno auto
letcre di Alvise di Piero da Crema, di eri, hore 23:
come el conte Alexandro Sforza capitano di quella
gente bavea mandato a dir al capitano di le fantarie
excusandosi che doroenega, fo a di 13 la matina, non
se levono per passar Adda, e questo perchè sguizari
volseno la matina udir messa, poi far colation, e so-
pravene la pioza che conveneno dimorar; concluden-
do da matina, che saria a di 13 cri, si ariano levati e
passeriano Adda. Scriveno essi provedadori non é da
dubitar di Crema, perchè il Crivello harà auto li
7000 ducali e dato la porta, e si potrà lassar quella
terra con la custodia di le fantarie, e far venir il re-
sto de le zente è li a T impresa di Brexa, e zonzerano
i fanti di Romagna e li spagnoli. Aspetano l'artel-
larie grosse rechiedeno ; ma solicita si li mandi da-
nari per la zente, etc.
Item, per letere particular, scriveno: come, per
uno venuto de Milan, ha inteso il provedador Ca-
pello che, hessendo partiti li sguizari erano a la cu-
stodia dil castello di Mìlan, queli francesi é dentro
mandarono 200 fanti fuora e andono zcrca uno mio
a certe becharie e tolseno alcuni animali e li menono
in castello, e fu gran paura di la terra.
Vene Piero di Bibiena, messo dil governator
zeneral, qual bave audientia con li cai di X, et mo-
strò lettere di 13 di campo di dillo governator, si
ofiferiva dar Brexa a la Signoria per le pratiche l'ha,
né voi altro che le zente che sono a Crema e sia
presto, e li basterà l'animo far bona presa di fran-
cesi, per li quali si potrà aver il signor Bortolo da
Alviano e sier Andrea Grilli e altri presoni nostri è
in Pranza, e tanta Victoria : siche da lui non man-
cherà pur babbi le zente. Et fo scritto per Colegio
con li Cai di X certe letere in campo a li proveda-
dori scerete.
IH Trento, di sier Piero Landò orator no-
stro, di 12. Come, a di 13, il reverendissimo Cur-
zense partiva e lui insieme per Verona, dove starla
qualche zorno aspetando il viceré, qua] verso Man-
toa voi esser con lui a parlamento, poi andarla a
Roma. Item, li ha dito haver nova che spagnoli ha-
veano dato una bataia a Bajona, et erano sta reba-
tuti, et che l'armata englese havia combatuto con
quella di Pranza e preso t^6 nave francese, et una
grossa nave englese era brusata insieme con una
francese etc. È da saper, ditto Landò, per soe, più
volte dimandò licentia andando el Cuneense a Roma
di repatriar, et tandem il Colegìo ha terminato d'a-
cordo non darli altra licentia, ma vadi con lui a
Roma.
Po parlato di elezer per Pregadi uno orator a
Fiorenza et uno altro al doxe di Zenoa a congratu-
larsi e far residentia 1), e molti Eoveni procuravano
tal imbasate.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta e il 41 *
Colegio, in materia di Stado, e fo fato provedador a
Crema sier Nicolò da cha' da Pexaro el goveniador
di Tintrade. Fono tolti do soli, sier Alvixe d'Àrmer
fo cao del Conscio di X, et sier Marco Orio fo prove^
dador a Faenza : et fo fato che vadi con ducati . . <
al mexe per spexe et cavalli . . . Aceto.
E li fo fato la sua commissione, et parli in questa
sera.
Di Trento, di sier Piero Landò orator no*
stro, fo letere di 13, et di Rovere di 14. Prima ì
come in quella matina di 14 il reverendo Curtense
era montalo in barcha, et per l'Adexe venuto fino a
Rovere, con il qual vene etiam V orator nostro, et
lo persuase a voler venir a Venecia, e saria honorato;
ma nulla li valse ; disse voleva venir una volta a Ve-
rona e a^peterìa il viceré venisse a Mantoa per par-
lar insieme, poi torta il camino verso Roma. E li a
79
IfDXn, SCTTEMBHE.
80
Rovere ditto Curzense a trovato il reverendissimo
cardinal Hadriano, qual tuUo sto tempo é stato in
questi contorni, zoé a . . ., con il qual ozi dieno esser
in coloquio, e doman partirano a cavalo per Mantoa.
Item, il ducha de Milan Maximian Sforza sarà do-
man a di 15 a Trento, e li aspeterà fino il Curzense
torni da Roma, e forsi vegnirà a Rovere. Non ha vo-
luto esso Landò orator nostro li parli a Trento; però
r ha anticipato a partirsi. Item, altre parlicularilà,
sicome dirò di soto.
In questo Ck)nseio di X, fu preso di azetar la o-
blation di sier Andrea Diedo qu. sier Antonio rima-
sto savio ai ordeni, qual non ha la età di anni 30,
voi prestarli a la Signoria et sconiar da poi un anno
in le soe angarie ut in oblatione, e possi intrar in
Foficio: fu presa e la matina seguente introe io Co-
legio.
Noto. Ozi vene in questa terra Andrea Rosso se-
cretano dil provedador Capello, con letere di pro-
vedadori zercha la praticha di Brexa, et fo in Cole-
gio con li Cai di X secreU$sim€y et ozi in Conscio di
X con la zonta fo spazato la risposta, e la sera parti
per campo per le poste.
42 Sumario di alcune letere di Salò, di Candian
Bardolin canzelier dil provedador, date a dì
. . . septembrio 1512^ drizate a sier Antonio
Dandolo qu, sier Hironimo.
Come hanno la nova che Crema é quasi soto la
Signoria, mediante T acordo si tratta con Benedetto
Crivello etc. Si judicha eiiam cussi sarà di Brexa,
perché za do zorni non si fa cossa alcuna. Heri azon-
se in campo 1 1 capi spagnoli vestiti tutti di veludo
negro, e aspectavano la sua compagnia, e ozi dovea*
no haver danari. Beri fo trovato apresso Brexa tra
Rezà e Santa Famia in terra uno mazo di letere che
erano più di 50 che andava a la Signoria, et do al
rector di Vicenza, e fu portate a Salò al provedador,
e subilo spazò un corier a la Signoria con dite letere,
e scrisse a li provedadori in campo, i quali hanno
in questa matina rescripto ringratiandolo che non é
possibile più, perché erano de importanlia, e ha in-
teso dite letere esser caschate a uno cavalaro, el qual
per paura poi é schampato. Scrive, questa matina é
sta mandato in Lago tre barche armate con honieni
26, acciò non lì vada victuarie e presidii in Pe-
schiera.
Dil ditOf data a di 10. Come il proveditor a-
visa a la Signoria esser venuto uno, solito habitar in
Constanza, tamen è milanese, dice che, essendo a di
2 del presente a Trento, el zonse certi marchadanli
alemani degni di fede, e li disse come V era zonlo
uno uuntio secretissimo dal signor Zuan Jacomo de
Triulzi a li Liga Grisa e bavia congregato alcuni ca-
pitani con altri capitani de'Grisoni, per meter quelli
Cantoni e Liga a la devution soa, con oblation grande.
Itenty come era gionto in la Liga dil Bo a la cita di
Lucerà uno parente di monsignor de Obigni secreto
per retirar quelle zente a la devotion del suo re di
Pranza, con alcuni allri avisi de'sguizari; e ch'el re-
verendissimo Curzense è per vegnir a Trento e ri-
tornar a Mantoa, con una amplissima libertà da la
Cesarea Maiestà in tutta Italia di far quello 11 piace,
e che suo padre et madre e fradelli et nepoti Con-
no in Costanza, et che Sua Signoria ha in gran re-
verentia dicto suo padre, e che fazilmente lui faria
rimover dito Curzense di tanta dureza e acordarlo
con la Signoria nostra, e ha dito il modo si ha a far
con dito suo padre. Item, avisar di la dieta fata in
le terre frandie con la Cesarea Maiestà, e che per
niente i non voi guerra, e che s'el se voi andar a in-
coronarse i gè voi dar danari, 5 milia cavalli, 15
milia fanti, et 100 milia raynes, con questo che i non
voleno ch'el molesta né il Papa, né il re di Spagna,
né il re delngaltera, né la Signoria nostra, et che 43*
Sua Maestà siete cussi et non dette risposta. Dize
etiam altre particularità ut in litteris. Item, avisa
in quella matina hanno auto li a Salò Taviso certo de
r intrar di le nostre zente in Crema, etc
Si spiera si bavera Brexa simelmente. Item,
manda una letcra di camp0, di 10, di uno amico
scrive al provedador di Salò : come se fa alegreza in
campo per Taquisto di Crema, et questa note tute le
fantarie, bomeni d^arme e cavaU lizieri sono stati a
cavallo, et partiti dil campo senza sono di tamburi,
e sono stali per lina questa matina, e questo e stato
perché li francesi baveano averta la porta di Santo
Nazuro, e nostri haveano per spie i voleano fuzir;
siche non fu allro. Forse loro, inteso le zente erano in
arme, non volscno ussir : tien preslo si haverà Brexa
a un modo a un altro. Si dice tra li eondutlieri
di campo, che francesi voleno salvoconduto da la
Signoria nostra e da Zenoa et Spagna che i siano
acompagoati in locho sicuri, e di questo li proveda-
dori hanno spazato uno cavalaro a la Signoria.
Di sier Vetor Lippomano da Crema, vidi
letere di 11, hore 21, drizate a sier Hironimo
suo fraddo. Come in questa matina si parli da Mo-
rengo e a hore 15 é zonto li ; a trovato monsignor
• ■
81
ilDXKT, 8GTTEMBRE.
85
episcopo di ParenzO) e stete una bora a le porte, non
lassava inlrar niuno, si diceva sguìzari erano 4 mia
lontan, e venivano li, et mandò dal provedador a
dirli, e lo fé' intrar; tamen non fu vero, li sguizari
non vieneno a questa volta, né si sa dove vadino. La
(erra é piena di soldati e de franzesi e sta in rocha
dove é monsignor di Durazo, è homo di gran conto.
£1 Crivello ha una porta, non la voi dar se non ha
ducati 7000, e 1 provedador non sa quello el dia far,
bisogna l' habi questi danari. £1 signor capitano non
é dentro, é dì fuora, fo eri a parlamento con li sgui-
zari e li dimandò quello andavano fazendo; dize i
veniva in socorso de tuor la terra per la Liga, e lui
li disse la terra era fornita per San Marcho e quan-
do San Marco 1* aveva che la Liga V aveva ; siche i
stete et non disse altro. Avisa che quasi i andono
dentro ; ma si tien le porte serate e non si lassa ve-
nir troppo zente perfina che questi sguizari non sia-
no lontani. Scrive in quella bora si parte, perchè li
non è da poder alozar et manco dar a li cavali, et in
quella sera alozerà a Morengo.
^3 Memoria di do Mere di sier Vetor Lippomano,
date in Bergamo a dì 12 septembrio 1512,
drijgate a sier Hironimo suo fraddo^ e rice^
vute a di 16 dito.
Come eri scrisse da Crema e lassò la letera al
provedador che la mandasse, la qual non si à bauta :
tamen in questa replica il tutto. Scrive eri si parti
da fflatioa da Morengo et andoe a Crema, eh* é lon*
tan mia 12, e arivò a Crema a bore 14. Le porte
erano serate che i non lassava intrar niun, salvo
qualche homo di la t^ra con licentia dil proveditor.
Li mandò a dir che l'era 1), e '1 provedador lo mandò
subito a far intrar, e intrò lui e uno altro soli. Lo
andò a trovar in palazo, e feze ch*el mandò a far in-
trar altri 4 cavalli che erano con lui venuti. E di fuora
di le porte era assa persone con cari, robe, e done
e puii che voleano intrar in la terra per andar a le
so caxe, e non poteva intrar, e per la via trovò assà
persone che veniva, eh' era gran compassion a ve-
dere, che tutti erano stati mandati fuora de la terra.
E per tutto il cremasco, quando lo vedevano, tutti,
grandi e puti, cridavano « Marco > e sopra i cari i
portava una bandiera con San Marco ; tien la Signo-
ria non habia teritorio che sia più marchesoo di
questo. E partito dal provedador, trovò il vescovo di
Parenzo, el qual lo menò un pezo per la terra> in la
qual non è salvo li soldati e li francesi, e anche loro
vanno per la terra che niuno non li fanno dispiacer,
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XF.
che par siano fradelli, rasonando con loro, et molti
di loro hanno la croxe bianca e assai non Thanno ; i
qual francesi tutti sono bonissìmi homeni e hanno
bona ziera, persone di la capelina, e non cigna che
scontroe el Crivello e li tocbò la man facendoli le
parole, rispose Tera servitor di San Marco. Andono
poi a disnar come si potè, perché in la terra noi\ é
niente, tutto era consumato salvo quello che adesso
entra dentro. Et essendo a tavola, el provedador Zi-
vran mandò a chiamar ditto Vescovo di Parenzo e
lui, qual andono a trovarlo in palazo, el qual disse
bisognava trovar ducati 7000 per dar a Benedetto
Crivello promessi, perché Y ha una porta e non la
voi dar s'el non ha li danari, e se consejò quello
se havesse a far. El vescovo si scusò non haver da-
nari, nàa che lu i troveria 11 da uno suo ducali 900, e
lui sier Vetor disse bavea a Bergamo alcuni formenti,
li vendaria per dar li danari, ma questi pochi non fa-
ria il bisogno, e volendo, loro proroeteriano a esso
Crivello, e li aricordò mandasse per quelli pochi
citadini è in la terra e veder di trovar danari ; el 43
qual ordinò se mandasse per alcuni : non sa quello
Taverà operato. I sguizari sono 3 mia lontan a Ba-
gnolo, chi dize 4000 chi 5000, i qual voleano venir.
Se dize el Crivello gè voleva dar Crema, e si erano
più presti i gè la dava. El capitano di le faotarie fo
venere a parlar con diti sguizari, e diseli luì baveva
tolta la terra per la Illustrissima Signoria. Loro dis-
seno che i voleva la terra per la Liga; li rispose an«
che lui la teniva per la Liga e per San Marco. El capi-
tano se parti e vene in la terra. Sguizari vanno rui-
nando el contado. Se dize el vescovo di Lodi aspetta
el cardinal, e fa far uno ponte per passar e venir a
trovar sguizari e anche lui ha assi zente ; e non sa
quello i farano. Le porte di Crema sono 4, tre in man
di le nostre zente e una dil Crivello, el qual ha 400
fanti, e rimase d*acordo si melesse 140 fanti di no-
stri per porta, e cussi fieno, ma la note el capitano
fé* intrar altri 500 fanti dì più; siche in la terra é
assà più fanti nostri che li sol. Aricordò al proveda-
dor vardasse el non desse la terra a sguizari : disse
il capitano ha V ochio a penello, e quando ì se aproxi*
masse, i toria la porta o per bontà o per forza. E
disse é persone di fuora con robe e victuarie etc., di«
cendo, intrando el conta dentro, i tajerano a pezi fran*
cesi, ma a pocbo a pocho li faria intrar, e vituarie
ne ha assai, né dubitava che le gè mancbasse. Scrive
andoe con dito vescovo a la rocha, e feze dir Pera
venuto uno zentilhomo da Venexia a veder dita ro«
cha, el qual subito fo lassato intrar, e li vene incon*
tra monsignor de Durazo che é il governadori era
6
83
MDXir, SETTEMBRE.
%h.
ìd la terra, li toclioe la mano e, de subito, el feze
venir da Tar colatlon dil vino e si convene far cola-
iiun. E chiamò uno suo zenero qual lo menò per
tutta la rocha^ qual è fortissima da vardar e non se
aproximar. La terra non li poi Tar danno ni bonjbar-
de di fuora> perché li repari di fuora sono largissimi
e pieni di aqua, li lorioni atorno la terra che uno ri-
sponde a r altro; siche si Crema non si haveva per
tratado, per asedio era impossibeie averla. In rocha
é assa' artellarie, e con l'arma dil Re e di San Marco,
ma il forzo é di San Marco, e in zima Tera una ban-
diera rosa con una croxe biancha ; siche li piazete
molto a vederla. E venuto zoso, dito monsignor dì
Durazo li disse quello li pareva ; rispose V era una
forte fortezza, e lui disse Thavea promessa a la Si-
gnoria, e ch'el dicesse al provedìtor che quello U
44 era sta promesso, li fusse observato. Li disse che
mai la Signoria havea roto fede e haria tutto. Lui
francexe disse ch'el credeva cussi e stava su la fede
de la Signoria, e che V aria a caro andar a la volta
de Lion, e Taspectava il salvoconduto di Roma, et
per quello se governeria. Questo poi aver anni
53, par homo di gran fazon ; et li era assa francesi,
homeni de la capelina, el qual disse che si sgui-
zari veniva, el voleva le sue zente fosse le prime a
investirli, e quello si ha a far si faza presto avanti che
i se ingrossa, e sa che sguizari sono soi inimici. Ta-
men ì sono smariti, e hanno paura, benché i mostra-
no star di bona voia. Tolse Ucenlia e vene per tro-
var il capitanio di le fantarie che sta con di Santo
Anzolo in caxa, ma V era andato fuora a parlar a
quattro messi di sguizari venuti a la porta. Andoe
per tutta la terra, poi voltar uno mio, é bella terra,
belle strade e caxe, e li francesi sono alozati dentro
le caxe et ha visto de belU cavalli. Tutte le caxe e
boteghe sono serate, e non é sta mosso nulla, e cussi
come la briga vien in la terra, i vanno, a le sue caxe.
E scrive, stando dal provedador, el fo menato uno
venturier havea voluto intrar in una caxa, el qual
ordinò eh' el fosse apichado. Subito li fo messo el
lazo al collo: essendo per butarlo zoso di le finestre
dil palazo, lui se desligò le man avanti fusse butà
zozo, e quando fo butà se retene a li ferri di le fine*
sire e se tirò e) lazo via, e tutti i soldati che stava
a veder cridava : scampa, scampa, e lui fuzite via
in la chiexia che e lì in piaza e se liberò. Scrive visto
il tutto, non havendo auto li loro cavali salvo un pò-
cbo di paia, che per danari non si poi haver, si parti
a bore 21, e vene a Morengo ad alozar, e zonse a
bore 24. Lui voleva star la domen^ li a veder.
Trovò do mia lontan uno trombeta del capitano,
mandava a dir a le zente che sono per le caxe en-
trasseno in la terra ; ma il forzo era apresso la terra
de fantarie, salvo alcuni soi che é alozati per queste
ville. Li disse el capitanio era stato a parlar a li sgui-
zari, che li dimandò la terra per la Liga. Li rispose la
tien per Sa.n Marco e per la Liga, e quello li sarà or-
dinato el farà e la voi tenir. Poi i disseno i gè la-
sasse meter dentro tanti sguizari quante é zente no-
stre; disse che non voleva e non havea bisogno di
le sue zente. Poi disse che li dovesse dar li francesi :
rispose questo mancho non voleva far per averli
promesso la fede, e quando i veteno cussi, i disse 44'
almancho lasseme intrar in la terra a far colation, e 1
capitano fé' aprir le porte ; ma questo non è vero. È
venuto questa matina uno partì a bore una di note
da Crema : dize le zente intrava dentro, li francesi
portano le arme per la terra come fa le zente nostre.
El provedador di Crema scrisse qui al provedador
di Bergamo, dubitava sguizari non venisse a questa
volta a meter a sacho le ville, e ha messo mezo in
fuga Bergamo; ma non è pericolo che i vegna. Scri-
vendo, el provedador V ha mandato a chiamar, e di-
toU ch'el castelan di la Capella li ha mandato a dir
adesso ch'el tien che Brexa se babbi reso eri, perché
questa notte non hanno visto fuogi, e non ha sentilo
quesla note ni ozi trazer bombarde, e subito eli VI
sapia che la sia resa el voi venir zoso e dar la Ca-
pella; siche spera la si bavera presto. Scrive saria bon
mandar uno proveditor a Crema, perché el Zivran à
da far con li soldati e non poi atender, e voria fusse
homo di reputazion, perchè zoverà molto con li po-
puli, e si fazi presto. Scrive io Crema ne era 20 cit-
tadini e dil populo 200 persone, e che aveano gran-
dissimo desasio, e che non la se podeva lenir più.
Bit dito, data a di 13, Kore 22 in Bergamo.
Come questa matina é venuto uno di Crema, dize
che sguizari havea messo a sacho Pandino, e die an-
davano verso Lodi. É bona nova che i vadano in là,
che Crema non bavera impazo. Scrive é bon mandar
proveditori di reputation e non fazino manzarie, ma
charezar li populi, perché se i manderano (?) zigna
che i se pentirano.
A d^ 16 la matina. Vene in Colegio il vescovo 43
de Ixernia orator dil Pontefice, et portò uno breve
dil Papa portatoli eri sera per uno domino Sigismon-
do mandato qui aposta, el qual etiam era in
Colegio: per il qual non voleva altro da la Signoria
per r impresa di Ferara, che Tarmada per Po, arte-
larie et 4000 fanti, e non voleva mover altre zente
85
UDXII, SETTEMBaE.
86
d'arme, acciò se alendi a ultimar le imprese de Lom*
bardia. Là fo risposto se lì risponderà con il Senato,
damatina.
Vene V orator yspano, dicendo haver lelere dal
viceré con nove di Spagna, dì armata di Pranza prese
S6 nave per Tarmata englese; etìam in Bretagna è
sta presa altra nave, ut in liiteris, la copia di la
qual letera sarà scripta qui avanti.
Di MHan, dil Caroìdo secretano, di 13. Co-
me ha parlato al cardinal dolendosi di questi modi
di mandar sguizari a tuor Crema, e con molte pa-
role ; el qual cardinal ha ditto la Signoria fa mal a
tuor queste terre, ma si voria una volta tuorle per
la Liga et altri rasonamenti; »chè ha mal animo
verso il Stado nostro. Poi parlò al vescovo di Lodi,
qual si scusa non è lui, ma milanesi, e si la cossa di
Cremona fusse conza tutto starla ben, perchè el sa
quei Stado senza la Signoria non si potrà man-
tegnir.
Di campo, vene tardi letere, di 14, hore 3.
Come aspetavano li fanti di Romagna, et li spagnoli
hanno mandato a Mantoa dal marchexe a tuor salvo
oonduto. Item, manda letere di Crema di Alvise di
Piero : come hanno auto da cremaschi ducati 3000,
e dato a li 500 fanti dil Crivello per conto dil servi -
tio vechio, e per conto di tuorli a' stipendi nostri.
Item, li hanno dati li 7000 ducati, e ha auto la por-
ta di Crema eh* el teniva, e hanno mandato verso
Bergamo per haver la Capella con certe artellarie ;
ma bisogna canoni grossi : spera averla in do zorni.
A la qual impresa anderà etiam il capitano di le fan-
tarie, expedito sìa che sguizari totaìiter siano partili.
Item, diti proveditori dimandano artellarie e dana-
ri etc È letere a li Cai di X in materia di la praticha
hanno in Brexa col castelan etc.
Et poi un' altra lettera scriveno tutti do i
provedadari, pregando siano electi altri in loro lo-
cbo, poi che vedeno, per letere particular e publice,
el loro servir non esser grato. Da loro non mancha-
no; stanno in continue fatiche e pericoli de la vita,
e scriveno quanto è che sono fuora e quanto hanno
patito, et loro é provedadori non capitani di exer-
cito, e la colpa è de chi governa V excrcito e non soa
di la longeza di Brexa, et esser sta poste Tartelarie
in locho che non offenda Brexa, perchè loro è per
provveder in campo, ma questo si fa con il consulto
dil governator e condutier, con ì qual hanno fato il
tutto, ma si doleno è imputati di eossa che non ne
45* hanno colpa, et la colpa è de chi ha dato il governo
a chi coovieneno star solo. Però si mandi altri in
loco suo de quelli clarissimi senatori che è usi a star
a caxa e proveranno i piaceri di la guerra, et che
sono. Loro è quelli che più volentiera T ariano voluto
aver Brexa che altri per do respeti, prima per Ta»
mor di la patria, poi che li saria stato di grandissimo
honor. Item, che convieneno per lelere dimandar
al continuo danari perchè i non vien manda ai tcn)«
pi, e quando i vien manda i se buia via, e cussi in-
tervenerà hora che credeno le fantarie vorano una
altra paga se dieno andar a dar la baiala a Brexa.
Poi dicono aver ricevuto letere dil Colegio, che man-
dino do canoni a Bergamo. Rispondeno non voler
far per niun modo si non è lelere di Senato, et cussi
tutte le letere li sarà scrite per Colegio non le ube-
dirano si a loro non parerano, ma ben quelle del
Senato etc. E questo piacque mollo al Pregadi come
signori dil Stato.
Etiam, fo leta una lettera di 13 dil prove-
dador Capello solo. Suplicha li sia dato licentia,
è stato mexi . . . fuora in Romagna e in campo, e
però compita la impresa di Brexa Phabi libertà di
venir a repatriar, e di questo suplicha grandissima-
mente.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
veditor, di 13 et 14. Come hanno auto a viso sgui-
zari polrìano venir li. Scrive non hanno paura, sono
li dentro tutti marcheschi, et ha fato intrar molti di
le valade dentro homeni di la capelina, e altre par-
ticularità, come più diffuse noterò di soto.
Da poi disnar fo Pregadi, et leto le letere, et
quella del signor governador scrive a Piero di Bi-
biena, come voi haver lui 1* honor di aver Brexa e
non altri, né voi altro che le zente è a Crema. Item,
spera aver presto Brexa etc. In conclusion è gran ini-
micilia tra lui e il capitano di le fantarie.
Poi sier Alvise da Molin savio del Consejo andò
in renga, et fé' la rclatione di quanto havia esposto
r orator pontificio quella matina, et ch'el portoli
brieve come ho scrito di sopra dil Papa, e che il Cole-
gio vegnirà con le sue opinion per farli la risposta.
Fu posto, per li savìi d'acordo, risponderli li da-
remo Tarmada, qual è za andata e ogni di Tagumen*
teremo, e vera le galie, qual tendeno a veder se
potesseno aver il ducha di Ferara in le man. Item,
una banda de artellarie. Et manderemo danari a sier
Marin Zorzi dolor, orator nostro, per far li fanti al
presente da 2000 etc, et non mancheremo, e auto
Brexa, li daremo tutto lo exercito. Contradise sier
Alvise di Prioli, fo savio a terra ferma, qu. sier Pie-
ro procurator. Li rispose sier Vetor Foscarini savio
a terra ferma, ringratiò il Consejo etc. Et andò la
parte, ave 14 di no e lutto il resto de si.
87
MOXir, SETTEMBRE.
88
^6 Fu poslo, per 1« sa vii, una letcra ai ppovedadori
in campo. Come debino mandar il capitano di le
fantarie a ultimar la Ca|)ella di Bergamo con parte
di le zente Tha, revocando quello li par. liemy man-
dino do canoni a dita impresa, e altre particularità.
Fu presa.
Fu posto, per li diti, una lefera a Zuan Piero
Stella secretano nostro apresso sguizari, exortandoli
a voler aver bona intelligentia con la Signoria no-
stra e la Liga, e che il cardinal Sedanense fa mal ofi-
cio, ne ha impedido quasi la recuperation di Crema,
e questo non richiede etc. Et fazi l' orator pontificio
usi qualche parola acciò non intravengi qualche scan^
dolo, che de folcili potrà occorer, usando tal termini
essi sguizari de impedirne non recuperamo il Stado
nostro di man de Trancesi, che con li nostri danari
bona parte e cazadi de Italia. Presa.
Fu posto, per il Colegio, atento li meriti di sier
Hironimo Donato el dotor, mori orator nostro al
Summo PonteGce, che sia dato ducati i 500 de de-
bitori di le cazude per aiutar a mandarne un* altra
fia, ut in parte. Ave HO di si, 65 di no; non fu
presa.
Fu posto, per sier Nicolò Trivixan savio a terra
ferma, sier Silvestro Memo e sier Andrea Dolfin
savìi ai ordeui, una parte zercha il cotimo di Dania-
sco: di serarlo a 5 per 100^ etiam ut in ea. A V in-
contro, sier Marco Antonio Sanudo e sier Andrea
Diedo savii ai ordeni, che il Diedo ozi introe, mes-
seno di serarlo a raxoo di 4 per 100 e si seri di là^
si depositi ut inparte. Andò le do parte : 23 non
sincere, 29 dil Trivixan e compagni, 60 dil Sanudo.
Presa.
Fu posto, per li consieri, dar il possesso di certi
bcneficii a Padoa al reverendissimo cardinal Flisco,
come par per il breve dil Papa, et fu preso. Noto :
parte di ditti benefidi avea sier Piero Mudazo qu.
sier Nicolò, zoé San Daniel, Cortaruol e Monte de le
Croxe, tutti in padoana.
46 * A di 17 la matina. Vene in Colegio Torator dil
Papa con quel nontio noviter venuto, al qual, per il
Principe li fo exposto la delìberation dil Senato di
dar e V armata e una banda de artellaric et 2000
fanti, mandar li danari a farli in Romagna a T orator
nostro sier Mario Zorzi, e si manderia il resto expe-
dita la impresa di Brexa ; el qual orator si contentò
e fo terminalo scriver questa sera a Roma.
Vene de more V orator yspano, su varii colo-
quii, etc
Di campo^ fo ìetere di provedadari generali,
date solo Brexa^ a d\ 15^ hore 3 di note. Prima
a li Cai di X, in materia di la praticha hanno in Bre-
xa, con alemani, di haver una porta. Item, hanno di
Crema, li sguizari non sono parliti ma stanno fermi
a Bagnoli ; dicono aspetar certa risposta. Item, il
governador è in colera, si voi partir, voria le zente
andò a Crema e non vien ubedifo. Etiam li prove-
dadori sono in colera, non hanno ubedicntia et vo-
riano fusse fato in loro locho.
Di Bergamo, vidi ìetere di sier Vetor Lipo-
mano, di 14, hore 21 e meza. Come in quella ma-
lina hanno, per pid vie, sguizari par venglno verso
bergamascha, e di questo el provedador e avisato
in campo, e quelli di Crema hanno mandati 200 ca-
vali lizieri driedo loro. Scrive 11 a Bergamo si ha
fatto tutte le provisione di homeni di queste vale,
qual sono venuti in la terra, et il capitano di le fan-
tarie con zente anche lui veniva driedo, e tien quelli
è solo Brexa manderà anche loro zente ; ma chi dize
i voleno venir a tuor la Capella. Tamen, questa ma-
tina el provedador Mosto ha mandato a dir questo
al castelan francese, é in la Capella, el qual dize che
si i vegnirano che lui non ha paura di loro, e che *1
gè mostrerà il vixo ; el perchè el provedador li ari-
cordaN'a che 1 levasse San Marco, el disse subito si
bavera auto Brexa consegnerà quella forteza, e che
non si dubiti de lui, che 1 fa pid per noi la stia cus-
si, di quello saria se V avesse za data a h Signoria.
Scrive li verso Trezo è cavali nostri de stratioti 150;
siche DOD hanno una paura al mondo, et il proveda-
dor li ha dito s* el voi andar lo melerà in rocha ; li
ha risposto che T anderà de bona voglia, siche, aca-
dendo^ Tintrarà dentro e torà li homeni e vituaria, e
non ha paura di niente, si ben vcnisseno, ma tien {non)
ì vegnirano in queste bande. Se dize che i voleno an-
dar verso Trezo ; chi dize sono da 4 in 5 milia, e chi
manche, tamen si tien anderano sul creroonexc, e
anche ne sono assai cavali de milanesi. Lui tien sgui-
zari non siano più di 3000 ; siche non dubita nulla :
tien il provedador bavera scrito e fato le cosse gran-
de. Tamen di bora in bora hanno avisi dove di- 47
eli sguizari se drezerano, e secondo, si govemerano.
In questa bora hanno che 1200 sguizari e altre zente
milancxe sono passate a Chaffa. Dicono voler andar
a Trezo, perclié quel castelan gè ha fato de gran bu-
lini suso el milanese. Hanno etiam bora auto Ìetere
di Crema di questa matina : che il capitano di le fan-
tarie li voi venir driedo con parte di quelle fantarie
e zente e venir verso Bergamo, e judicha i voglia-
no venir a tuor la Capella e tuorla per la Liga. FJ
provedador ha spazato in campo li mandi 500 fanti
per guarda di la terra, perché si sguixari vcnisseno
89
IIOXII, SE1TEIIBRC.
90
a Trezo, sarlano loDtan de II sólum li mia; però si
fa qaesle provixion e il capitano venira. Conclude, li
non é pericolo di nulla. In Crema é intraie tuUe le
zente nostre e tutte le persone e citadini et altre
zente et essa' vituarie; siche adesso la terra è fomi-
da. Questa matina doveva zonzer li danari per il
Crivello etc. Spazano a posta letere in campo.
Di Salò, vidi letere di 12. Come il proveda*
dor havea auto una letera dal vescovo de Trento, d
lochotenenle cesareo a Verona. Come debbi far re-
stituir quello fo tolto a alcuni alemani lì a Salò, al
tempo era sìer Marco Antonio Loredan provedador
li, alikr darà repressya etc. La cossa fu che al prin-
cipio de avosto ventano alcuni alemani di campo di
Pranza con salvoconduto, e retenuti li a Salò da mis-
sier Cesaro Àvogaro con la sua compagnia e uno
contestabile di quella Riviera chiamato el vechio de
Garden e, menati in camera dil provedador fo spo-
gliali e toltoli raynes 500 e divisi tra loro etc. Fo
scritto a la Signoria di questo, facesse restit4iir la soa
parte al predilo sier Marco Antonio é in campo a
Brexa, e sier Leonardo Emo facesse el conte Cesaro
restituisse, iamen fin bora nulla é sta faclo. Scrive
quelli poveri di la Riviera dubita, et non osando an-
dar a torno per questo che hanno inteso per la via
di Verona die sarano retenutì eie, però replicha di
questo el provedador sier Daniel Dandolo letere a
la Signoria, provedi.
Item, di là. Come a Dczanzan, per il cavalar
dil provedador, é sta preso do iotoni, veronesi, i
quali erano compagni di alcuni fati taiar a pezi in
campo da li provedadori a presso Brexa, perché ste-
vaoo a la strada a spoiar homeni et amazarli. É sta
presi con gran combater, e aerilo in campo, e li pro-
vedadori rescrive subito li siano mandati, perché
non vedeno V ora de farli squartar. liem^ scrìve
come, per molti exploratori e per via di Verona, el
provedador ha inteso, francesi sono in Peschiera
lianno dito e consultato tra loro, che quando non
potrano far altro, se darano a alemani e li torano
dentro et loro anderano a Verona, che saria gran
disturbo. Però, scrive esso provedador a la Signoria
se li mandasse con celerità 1000 fanti secretamente,
47' che cerio se bavera la terra, e poi la rocha sera ase-
diala e facilmente se bavera ogni cossa, perché i pa-
(ischono molto dil viver, per non esser li porta vi-
tuaria dentro, e todeschi non haverave causa de ve-
nir li, etc.
Noto. Fo seri lo in questi zorni per Colegio a li
provedadori zenerali in campo, che hanno inteso per
loro è sta posto molti zentilbomeni in diversi ca-
stelli al governo e limitatoli salario etc, che li fazi
intender che non li core più salario, et li nomi di
quelli e sta posto, sono questi :
«
Sier Zorzi Valaresso proveditor a Roman.
Sier Baldissera Minio proveditor a Hartinengo.
Sier Nicolò Michiel qu. sier Francesco, proveditor
ai Urzinuovi.
Sier Matio Zantani, provedador in Valchamonicha,
vene via.
Sier Cabrici Barbo castelan a Bergamo, vene via.
Sier Carlo Miani camerlengo a Bergamo.
È da saper, in questi zorni, in chiexia di San Zane
Polo, fu posto il corpo e la cassa dove é fra' Lunardo
da Prato cavalier hyerosolimitano capitano e gover-
nalor di cavali lizierì, la qual cassa é coperta di ve-
ludo negro con le arme e San Marco, e posta da
r altra banda dove é la cassa dil conte di Pitiano
capilanio zeneral nostro, Dionise di Naido capitano
di le fantarìe, e fra Lunardo da Prato sopra dito ca-
pitano di cavali lizieri. Et fo terminalo farli tre ar-
che di marmoro in choro, et fo dato il cargo a farle
a sier Zorzi Emo el consier.
In questo tempo, fu fato uno altro pozo sul cam-
po de Santa Maria Formosa, e saliza il campo. Erano
do provedadori, che stanno li, sier Marco Malipiero
e sier Nicolò Salomon, e si feno nominar sopra il
pozo sier Francesco Grilli terzo collega ; non era di
opinion, però non fu nominato. La terra di morbo
non sta bene; 8 al zorno in do zorni, et ozi 11, tra i
qual sier Hironimo Foscari qu. sier Urban, homo
dolo, bello et di degna fameja, tamen in do zorni
é morto.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta : ste-
teno fino bore 3 di note su cosse di Stato, e spa-
zono a Roma e in campo. Item^ preseno di far bezi
d' arzento con parte dì rame come li altri, perché
quelli mezi soldi é troppo picoli: non volseno bandir
li altri bezi perchè ne é grandissima quantità in la
terra, né si vede altra nfK)neta.
Fo etiam preso di dar taia a chi ha insporcbato
la porla di sier Velor Morexini provedador sopra le
pompe a San Polo : chi acuseri habi D. 1000 avoga-
reschi : hessendo più di uno e il compagno acusi, sia
scapolo. La qual taia data fu publicbata il zorno se-
quente a Rialto.
91
IIOXU, SCTTEMBRE.
n
48 Ordine di la hataria si ha a far soto Brexa
a dì 15 dil mexe di septembrio 1312.
Domino Peiro da Longena.
Babon de Naido con la sua compagnia, capo di co<
loneUo.
La hataria di la casa mata apresso al torion
del Coltrin, continente a la Rocha.
Maestro Bernardino Rota capo de dieta batarìa, zoè
de bombardieri.
Maestro Peregrino de Lucha ) ^^^^^ ^^^ ^^ ^^
Maestro Nicolò Da Lamano )
Maestro Zan Murano ) ^^^^^ ^^^ ^^ ^q
Maestro Francesco da Padoa )
Maestro Bonainsegna da Verona ) ^^^^^^ ^^^ ^^ .q
Maestro Damiano Vainai )
Maestro Zuan Grasso da \
Bergamo | canone uno da 40
Maestro Colino Borgognio )
Maestro Bateslino da Bergamo ) ^^^^^ ^^^ j^ 4^
Maestro Francesco Maffeo Grando)
Maestro Antonio Grego ) ^„^„g „„„ ^^ ^q
Maestro Andrea da Verona )
Falconi 4 da 6 con li soi bombardieri.
Guastadori per bisogno de dieta bataria nume-
ro 150.
Domino Baldisera Scipione.
Zan Bernardino da Reame.
La bataria de la Posteria,
Maestro Bortholamio de Rota capo de li bombar-
dieri, zoè de dieta bataria.
Maestro Martino di RoU ) ^^,^brina una de 30
Maestro Benedeto da Brexa )
Maestro Ambrosio da Tolmezo ) ^^^^^ ^^^ j^ 5^3
Maestro Benedeto da Verona )
Maestro Antonio da VeneUa ) ^„^„^ „„^ j^ 4^
Maestro Daniel da Lignago )
Maestro Piero da Treviso j
Maestro Baldasaro da Monte- 1 canone uno da 40
chiaro ì
Guastadori per bisogno de dieta bataria^ nume-
ro 100.
48* Signor Vitello VitelU.
La bataria del meeo Toresin da V Erba
verso la porta de Torre longa.
Maestro Francesco de Calabria ) capi de bombardieri
Maestro Alvise Rota ) de dita bataria
Maestro Hironimo da Venetia ) ^^^^ ^^^ ^^ ^^
Maestro Guido Schiavone )
Maestro Zacliaria da Venetia ) ^^one uno da 100
Maestro Baptista da Lecbo )
Maestro Michiel da Piamonte ) ^^^^^ ^^^ j^ 5^
Maestro Nicolò da Venetia )
Maestro Lucha Romano ) ^^^^^ ^^^ ^^ 5^
Maestro Isepo da Brexa )
Maestro Gabriello da VeneUa ) ^^^^^ ^^^ ^^ ^^
Maestro Nicolò da Trevixo )
Maestro Piero da le Carete ) ^^^„^ ^^^ j^ 5^
Maestro Piero Bello )
Guastadori per bisogno de dieta bataria, nume-
ro 200.
Tutti dicti guastadori haverano i loro capi
secondo li lochi donde i vegniranno.
Maestro Martin Butafocho capo de doi canoni e de
tutto el resto de Y artellaria menuta, per mettersi
dove sarà bisogno.
Item, el morlaro se meterà dove sarà bisogno.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lip-
pomano, di 14, hore 23. Come in quella bora han-
no auto lettere da Crema eh* el capitano de le fan-
tarie sarà doman 11 a Bergamo con le zente et artel-
laria et vuol tuor la Capella, et è zonto cavali 1 50 di
stratioti li in la terra, siche doman si farà de fati
over r altro. Si aparechia li alozamenti per dite zen-
te, e anche vien quelli di le valle. E scrivendo, e zonto
quelli di le valle da persone 1000, e tutti li stratioti
sono in piaza.
Da Milan, dil Caroldo secretario, di 14.
Come se dice de 11 madama Margarita havea auto
una rota dil ducha di Geler.
In questo zorno, la matina, vene in Colerlo el 49
vescovo di Nepanto Paracho,qual è sufraganeo a Vi-
cenza, vien di campo, è tre zorni che mancha, e fo
aldito da li Capi di X. Come in campo e pochissimo
governo; il nostro governador ha pocha obedienlia,
etiam li nostri proveditori e tutto Tesercito chiama
il signor Frachasso. Tien Brexa si a vera, et si ha in-
telligentia col castelan e a una porta.
Vene osi uno fante da Fiorenaa^ con letere
93
IfDXlI, SETTEMBRE.
94
di 10, in marchadanti. Come il cardinal Medici
ancora non era intrato et stava con il viceré e spa-
gnoli, i qual spagnoli erano acordati con fiorentini
darli ducati 80 milia, et a Tlmperador ducati 40 milia,
videlicet darli de praesenii ducati 40 milia in con-
tadi tra spagnoli e V Imperador, e! resto da mo 6
mexi, ogni do roexi una parte. Item, hanno dato
il palazo a* Medici zoé la loro caxa fornita, et do di le
sue possessione et ducati 30 milia per li danni nutì,
e starano come citadini. Fin qui feno il confalonier
Lorenzo Morelli per doi mexi, poi refudoe e fu fa-
cto uno altro per uno anno Zuan Balista Redolii, e
intrò; hanno loro oratore a Roma Antonio Straza
dolor, et il confalonier Soderini che si parti per an-
dar a Roma par non sia andato, si tien vadi in Pran-
za. Et qui soto sarano notadì li 8 signori che introno
in questo mexe al governo dil Stato. Et li 20 che fo-
rono electi sopra la reformatione di la cita con au-
torità.
Item, dicono aver nova di Pranza, il Re aver
molto sentila tal perdeda e mutation di stato di Fio-
renza, et che havia fato retenir monsignor di la Pe-
lisa el qual si havia apellato al parlamento di Paris,
et etiam retenuto el general di Normandia che stava
a Milano, e che in la Pranza non si parla di altro che
di guerra. Itern, che spagnoli é acordati con Ooren-
tini, darli achadendo 1000 homeni d'arme et 600
cavali lizieri da esser pagati per fiorentini, et fioren-
tini li prometeno, bisognando in reame, darli 200 ho-
meni d' arme; con altre particularità ut in litteris.
Li signori di Fiorenea che introno a dì primo
di septemòrio presente.
Ruberto Redolfi.
Alexandfo Barbadori.
Francesco Sai veti.
Nicolò Peri.
Giovanni di Hironimo Federigi.
Nicolò degli Albizi.
Piero Marignoli.
Antonio Rediti.
49' Venti homeni sopra la reformatione de la cita
con autorità.
Piero Guizardìni.
Ioanni Battista Redolphi.
Benedeto de Nerli.
Lanferdino Lanferdini.
Guglielmo Angiolina
Jacomo Salviati.
Lorenzo Morelli.
Nicolò Zati.
Pietro de li Alberti.
D. Nicolò Alloviti doctore.
Filippo Buondelmonte.
Bernardo Ruzelai.
Francesco di Antonio di Thadeo.
Piero Francesco Tosingi.
Guglielmo de Pazi.
Luca de Maso degli Albizi.
Lorenzo Benintendi.
ne mancha tre.
A dì 18 la matina. Vene in Colegio Y orator 50
yspano, al qual il Principe nostro lesse le letere di
Mantoa, venute eri. Oie sier Andrea Griti era zonto
a Turin e veniva in questa terra, et che spagnoli ve-
nivano in Lombardia, e il marchexe feva far un pon-
te. El dicto orator disse si dovesse esser certi il vi-
cere non è per venir contra questo Stado ; ma ben
desidera si fazi V acordo con Y Imperador, et lui
orator intendendo el Curzense iterum voi esser a
parlamento con il viceré, voi andar in campo zoè
fino a Mantoa, inteso il viceré vengi etc.
Di Milan, fo letere dil Caroldo secretano,
di 16. Coloquii auti col cardinal Sedunense, qual
dice la Signoria faria ben meter i confini col Stado
de Milan. Item, el va a Lodi, et si ha fato far una
armadura a suo dosso e forsi T adoperare presto.
Item, ha expedito uno nontio dil Papa, venuto a sua
signoria, chiamato Zuan Antonio da Venecia, non
sa quello sia venuto a far, né il cardinal li ha ditto
nulla. Item, coloquii auti dil vescovo di Lodi e lui
secretario su Crema; si scusa, dà la colpa al cardinal
e milanesi, tamen è quello fa il tutto.
Di campo, di provedadori generali, date soto
Brexa, a dì 16, Kore 3 di note. Come si vedeno
desperati. Il capitano di le fantarie non voi mandar
le zente per Y impresa di Brexa che sumamente im-
porta, voi andar a tuor la Capella di Bergamo che
non importa, il govemator mo voria ditto capitano
venisse etc. Item, altre letere drizate a li Cai di X,
in materia di la praticha di Brexa etc. Noto, lutisi
hanno praticha col castelan, voi ducati 20 milia.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
veditor, di 15. Di provision fate, sicome il sumario
di una altra letera di sier Vetor Uppomano di Ber-
gamo, pur di 15, scriverò di sotto, assa' copiosa.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto lettere di cam-
po, con avisi di Crema, che sguizari sono dove erano
95
UDXn, SETTEMBRE.
OC
a Bagno! etc. Item, teiere di Mantoa, di Bergamo et
di Milan, notate di sopra.
Et lezando le letere, intrò dentro Consejo dì X
con la zonta ; si tien fosscno su danari per mandar
in campo, e pur trovono ducati 6000 et li mandano
questa sera verso Vicenza.
Et leto le letere, licentiono el Pregadi, et restò
pur Consejo dì X suso con la zonta, e la zonta vene
zoso a bore 33 e restò simpUce.
Di Eoma, sopravene letere di V orator no-
stro di 10 et 11, tra U qua! una drigata a li
Cai di X 11 sumario di diete letere é questo: pri-
ma, Taviso di Tacordo fato con fiorentini e spagnoli,
come ho scripto di sopra, videlicet ducali 130 mi-
lia et li danno di presente ducati .... milia. Item^
saria bon tuorli in Uga con nui. Item, il Papa era
sdegnato perché il ducba di Urbin, de Lugo li havia
scrito tutto era a bordine, mancava sólum Tarmada
50 * di la Signoria, però il Papa solicitava la si mandasse,
et poi bave a di li letere dil ducha di Urbin, V ar*
mada era preparata et veniva; siche fo satisfato.
Item, che si aspeta certo il Curzense de li, e il Papa
desidera la soa venuta e voria concluder V acordo
con la Signoria nostra e T Imperador, acciò spagnoli
se disfanlano ; e altri coloquii dil signor Alberto da
Carpi e il Papa, e il Papa con l' orator nostro, ut in
litteris che fortasse scriverò poi. /^em, vidi di
Roma uno capitolo di nove auto de Ingaltera, el qual
è questo qui solo scrìpto.
Exemplum litterarum Consiliarii regis
Angliae de novis.
Qassis regia, cujus generalis pnefectus est do-
minus Hovarde, strenuissime bis diebus se gessit, et
multa preclara facinora edidit, nam et multas ho-
sstium naves coepil et ìllorum terras invasit; quatuor
continue diebus invitis hoslibus in Britannia perman-
sii, et in pluribus commissis prceliis vicioriam re-
portavil; roagnus numerus hostium occisns est;
multi capti domini equites aurati et alii nobiles viri;
30 milliariorum spatio oppida et pagos combussi t;
dominus Hovarde cum parvo suo exercitu qninque
miliium hominum provocavit ad pugnam i 5 milia
gallorum et briiannorum. Illi recusarunt dicentes se
non sua sponle, licei coactos defendere gallorum
Regem oonira Sanolisstmum Dominum Nostrum, ila
ut nostri illinc victores recessenini. Ab ilio tempore,
dominus Hovarde fuit curo maiestaie r^ apud
Hamptonam, ubi diritur moralus in oolloquio. Reti-
nuit classem et mulias naves coepit vario genere di-
vitìarum et tormcutis bellicis missis a Rege gallo-
rum ad ducem Geldriae ut invadat Flandriam. Oru-
tores regii ex Scoila redierunt et nuntiant Regem
ipsum pacem velie, sed populum coutra tendere.
Est illic orator gallus, qui tamquam Tereniianus
Dacios intertenebat. Omnia cum Cssarea Maiostale
Rex bene succedit (sic).
Primo julii 1512.
Di sier Andrea Contarini capitano di Po, 51
vidi letere di 17, in porto di Bavena. A di 14
parti di Chioza con fuste, barche longe, nuoiero. . .
e altre barche numero ... et poi de li si levò a bore
7 di noie, e zonse 11 in porto di Ravena a di 1 5, bore
Ì9y et li vene eri a parlar Hironimo di Alberti se-
cretano di sier Mann Zorzi orator nostro, e quello
dil ducha di Urbin con letere di credenza, el insieme
hanno conferito quanto si ha far. Desidera ditto Du-
cha voler passar Po senza butar ponte, e voria a uno
tempo tutto il campo passar, zoè cavali 300 e fanti
2000 ; li ha risposto esser dificilissima cossa; pur, ha-
vendo le cosse necessarie per far i tavoladi sopra i
burchi, judicha potrà passar a un irato cavali 250 e
fanti 1500 in bore do. Dito suo secretano è restato
questa note con lui, e la matina andò a la terra per
proveder di legname e feramente per far dito pon-
te, come desidera el Ducha, e fenzer butar ponte in
uno loco, qual lui V ha preparato, e tandem passar
in uno altro locho dite zente, et si 1 disegno harà
efletto, sarà bon.
Di Zenoa, vidi letere di 28 avosiOj di sier
Vicensfo Contarini sopracomito. Come scrisse
esser per andar a tuor il locho de Ventimia, che si
teniva per francesi, et avanti zonzese li, dita cita si
dete al doxe di Zenoa; siche lornono a Zenoa. Vede
il suo star I! esser senza fruto, però voria iicentia di
venir a disarmar. Ben è vero quel illustrissimo Ja-
nus doxe li ha sovenuti di certa quantità di biscoto,
et hanno scripto a Roma a V orator nostro li pro-
vedi di biscoti etc.
In questi giorni, per letere di campo soto Brexa,
se intese quelli di Milan si lamentavano nostri avesse
corso a Trezo etc, ed il cardinal sguizaro, che è a
Milan, fermò con milanesi aver ogni mexe ducati 17
milia per pagar SOOOsguizari; ma non ne hanno 4000,
perchè il resto de sguizarì é tornati a caxa ; el qual
cardinal ha auto per lui, come ho sento, il loco di
Vegevano.
E nota. A Milan fo publicà missier Zuan Jacopo
Triulzi per ribello dil ducha di Milan e confìsca li soi
97
MDXII, SETTEMBRE.
98
53^)
beni e di altri Trìulzi, et il dito cardinal sguizaro
alozoe in Milan in la caxa di Lanziloto Boromeo.
In questo mexe a di . . . gìonse in questa terra
Hironimo Padavin, era provedador a RaiGnburg, fo
preso per todeschì, è stato prexon in Lubiana mexi
29, e vene con promission di tornar di sier Andrea
Trivixan el cavalier locolenente in la Patria ; et ve-
nuto in Colegio, disse alcune cosse, (Mleo per Cole-
gio fo mandato a Goricia uno secretano, Lorenzo
TrivixaD venuto di Roma, era secretano di Torator
Foscari, a parlar a quelli capitani per causa di diti
presoni: el qual poi rilornoe re infecta.
Di Bergamo, di sier Vetor Lippcmano, vidi
lefere di 15, hore 15. Come in questa matina, per
letere dil provedador di Crema Zivran si ba, sgui-
zari ancora non sono partiti da Bagnoli vicino a
Crema, ma sono per levarsi <iuesta matina, per avisi
Tha, et se dubita che i vogliano passar el Serio. Et
che il capitanio di le fantarie havia mandato li a Ber-
gamo 400 fanti ; et che alcuni cavali de milanesi da
numero 500 erano parte passati de li, qual an-
davano verso Lodi; et che sguizari sono da 3 in
40OO; et che uno Francesco da la Porta, che é suo
contestabile, ha fato intender al provedador di Ber-
gamo, per uno suo messo, che lui va verso Trezo
con fanti 300 e alcuni cavali milanesi, e che sempre
quando la Signoria vorà lui, con alcuni, li basta
ranimo de farge aver Cremona, et che 3000 persone
roroperia questi sguizari, perchè sono malissimo in
bordine, et che non core troppo denari. Avisa, pa-
reva el capitanio di le fantarie scrivesse ozi el saria
li a Bergamo : bora par el non se voi partir de Cre-
ma se prima non vede l' exilo de questi sguizari. Li
a Bergamo si mette in bordine cestoni e altre cosse
per la Capella, e quando quel castelan vedarà le zente
siano zonte, tien subito si renderà. LI in la terra é
da cavali 1 50 di slratioti, et assai di queste valle che
sono venuti dentro per custodia di la terra.
A di 19 domenega, in Colegio. Vene il podestà
di Chioza sier Marco Zantani per aver audientia zer-
cha il contrabando trovato di zenoexi, Ferìgo di Gri-
maldi e compagni, per le barche di la stimaria, zoè
uno burchio veniva di Ferara preso a la bocha di
Gorbole, nel qual era 17 casse di corali e queste si
poi portar, 50 baie di pani fiorenzuole di ponente a
peze 4 per balla che non poi venir a Venecia, et 12
casse di pani di seda, veludi et altri pani zenoesi, che
è contra le leze a condurli de qui. E ditto podestà
havia fato la soa sententia e spazato per contrabando;
1) Le carte 51*, 52 e 52* sono bianche.
/ Diarii di M. Sanuto. — Ibm, XV,
li onciali ha auto ducati 200, et lui ne havea 300 eie.
perchè si risalvò a far gratia. Hor li avogadori prese
in Pregadi di farlo condur qui. Questo podestà dice
e soa jurìdition ; vien con avochati sier Zuan Antonio
Venier e Marin Querini. Hor fo rimesso ozi da poi
Conscio de aldirli ; ma non fu tempo, e fu posto a
doman matina in Colegio.
Noto. La terra eri 14 di peste et l'altro 1 1 ; siche
la va pezorando, è solum do signori sopra la sanità
sier Zuan Francesco Marzello qu. sier Antonio e
sier Matio Vituri qu. sier Bortolo : il terzo electo sier
Andrea Malipiero non voi iotrar, voi far far in loco
suo perché ha pena, e li avogadori intriga la parte.
Veneno li marchadanti alexandrini, e sier Tho-
maxo Venier consolo, et patroni di le galle, dicendo
le galie va vuode con gran vergogna e danno di la
terra, perchè non hanno cargo di ducati lOmilia, 53*
che solevano esser da ducati . . . milia Tanno pas-
sato, et per questi garbugi e aver perso il viazo, la
briga' non voi mandar perché cotimo é molto car-
gato. Tamen doman é il termine, e converano par-
tir le galie justa la parte, perché è streta parte a par-
lar su muàejfsxta la forma di le leze.
Fo leto le letere di Roma, e poi intrò i Gai di X
zercha alcune letere di Roma a consultar la materia,
e steteno assai.
Da poi disnar, fo Gran Conscio. Fo fato gover-
nador de V intrade sier Zuan Zantani cao di X, da
sier Alvixe DolOn fo consier, in scurtìnio di 8 balote,
et in Gran Conscio da sier Lucha Trun. Item, do
dil Consejo di X, sier Leonardo Mozenigo fo podestà
a Padoa qu. Serenissimo, et sier Alvixe Grimani fo
govemador di Tintrade, qu. sier Bernardo.
Fu posto la parte, presa in Pregadi a di 10 di
r instante, zercha quelli nodari, scrivani, masseri et
altri di oGcii confirmati per la Signoria, poi la parte
del 1506 in qua ut in parte : che siano elecli in loco
loro, e si fazi per la Quarantia come voi la leze. Ave
una non sincera, 107 di no, 1006 di la parte, fu
presa. La copia è qui solo.
Di campo, vene letere, hessendo scurtinio
dentro di provedadori zenerali, date soto Ere-
xa, a dì 17, hore 4 di note. Come hanno, sguizari
quel zorno esser levati da Bagnoli et venuti a Calze
locho di missìer Jacomo Secho soto Caravazo : pon-
no andar a Cremona et a Bergamo. Iteni^ scriveno
aspetar V artellarie rechieste per essi provedadori,
polvere e li fanti che vien di Romagna et le zente ò
a Crema e danari per poder strenzer Brexa, e han-
no foto tanto ch'el capitano di le fantarie ch*è in Cre-
ma vcria in campo; ma par la Signoria vogli el vadi
7
99
lIDXn, ^E1TE)IBR&
100
altrove. Si scusano voriano ultimar Brexa una voltai
perché la Capella é di pocha importantia. Ikm, han-
no letere dil provedador di Salò, qual li avisa Ou 3
zomi todeschi erano per intrar in Peschiera, di vo-
lontà di francesi. Unde^ essi provedadori hanno
mandato Babin di Naldo contra le fantarie soe vie-
neno di Romagna e doman dieno esser qui in cam •
pò, con ordine vadi poi con dite fantarie a la volta di
Peschiera insieme con sier Sigismondo di Cavalli
proveditor execulor, che è li a Dexenzano con alcuni
cavali lizieri, et vedino de intrar in Peschiera. Item^
hanno spazà il conte Francesco Rangon con la soa
compagnia di cavali lizieri ai Urzi nuovi a sier Ni-
colò Michiel provedador, acciò el meni qui in campo
el fiol di monsignor di Durazo che é obstazo li, ac-
ciò el sia in loco securo, perchè sguizari vano alor-
no e voriano aver essi francesi per le man ; et hanno
fatto intender al padre, è nel caste! di Crema, ch'el
vogli redursi in loco securo o a Vizenza over a Ve-
necia ; ma questi francesi amano tanto li soi cavali e
li voriano condur in Pranza.
51 Di Bergamo^ di sier Velar Lippomano, vidi
do letere di 16 j hore 20, 21, date in Bergamo.
Come ozi aspetavano de li Benedetto Crivello e fanti
400 e do altri contestabeli con 600 altri fanti ; siche
saranno 1000, et homeni d'arme 100, che di Crema
il capitano di le fantarie mandano U. £t il proveda-
dor Mosto ha scrito restino a Roman et Martinengo a
li alozamenti, che per tuor la Capella non bisogna
zente d*arme. Et ha, per letere dil vescovo di Pa-
renzo, el capitano predicto sarà ozi 11 ; el qual alozerà
in la sua caxa. Scrive, li in la terra é solum stratioli
e homini di queste valle da 1500; siche venendo
queste altre zente saria gran spexa de li. Hanno sgui-
zari esser a Bagnol, ma una parte va per il paese.
Dil ditiOi di 17 i hore 15. Come hanno letere
di Crema dil capitano di le fantarie di questa matina,
che sguizari fevano far le spianade e voler venir
verso Martinengo, e che lui farà secondo quello che
loro farano, e lui venirà driedo. El cardinal è venuto
a Lodi: se dize che zonse altri sguizarii ma non si sa
certo.
Item^ scrive é zonto 11 a Bergamo fanti 400 dil
capitano di le lantarie, come scrisse, et vi è homeni
de le valle 1400, el stratioli cavalli 360, e aspettano
le zeote di Crema ; ma mihinesi fanno tutto sto mal.
De 11 non hanno paura. U capitano di Crema scrive
voi mandar le artellarie e venir a Uior la Capella ; ma
Bon farà noDa se prima non vede quello farà li sgui-
zari. Item, il provedador Mosto alcuni dltadini dì
Bergamo franoesi manda via, parte in campo e parte
a Venecia ; siche si fa tutte provisioni necessarie per
star securi. Item, è letere di Zuan Piero Stella, è
apresso sguizari. Scrive che dovea zonzer luni pasato
a di ... a Cuora, e li sguizari voleano far una dieta
in ditto locho.
Et compito Gran Consejo, il Principe con la Si-
gnoria, Cai di X el li savii si reduseno in cheba a
lezer lettere di campo e consultar, mandati fuora
quelli non intrano nel Conscio dì X. El sopra vene
letere di Roma di 1 5 di Torator nostro. 11 sumario
scrìverò avanti. Et di sier Marin Zorzi el dotar,
orator nostro apresso il ducha de Urbin, date
a Lugo. Come, havendo auto gran doia di gramola,
et inteso di T armata nostra zonta, el phl de li fanti
voi far la Signorìa in aiuto dil Papa, si levò di leto
e andò a trovar il signor Ducha, era hore 6 di note,
el li conferì il lutto, e la banda di artellarie, ita che
rimase satisfato, e solicita sìa manda presto eie.
In questa matina, fo in Colegio sier Piero Balbi
venuto podestà e capitano di Cao d* Istria, e referi
breve di quelle cosse, perchè era tempo di lezer le-
tere venute. Fo laudato de more: era vestilo di
scarlalo.
A di 20 la matina. Prima la terra fo di morbo 54 *
numero 17 eri, tra morti e mandati in Lazzareto.
Forko lecte le letere di Boma, con li Cai di X
alcune et poi quelle drizate a la Signoria. Come
il Papa era alquanto turbato per Tarmata, perché il
ducha di Urbin li havia scrito la non era zonla eie.
£1 il Papa cegna voler vegnir in persona a dita im-
presa. Item^ ha dato licenlia al signor Prospero Co-
Iona eh' el vengi con le zente a unirse con spagnoli :
el qual Prospero con le zente erano a Riete e Temi,
danno fama esser homeni d' arme 300 et 300 ea-
valli lizieri eie. Item, il Papa par habi parlalo a
r orator nostro saria bon far T acordo con T Impe-
rador, e si habi Brexa, Bergamo et Crema eia
Item^ è zonta la nova di T acquisto di Crema; e
altre parlìcularìtà, come più diffuse dirò di solo.
Di Fiorenza, fo letere di Vicenza Guidato
secretario di 14 et in Piera di Bibiena dil car-
dinal Medici, de 16. Scrive il suo intrar in Fio-
renza honoratamente, el meterano novo governo
tutto a beneflcio de la sanclissima Liga el di questo
Sialo, sicome per la copia di la dita letera qui solo
scrita se intenderà.
101
MDXII, SETTEMDRB.
103
Copia di una letera dil cardinal Medici a
Petra di 'Bibiena, data in Fiorensfa.
Missìer Pietro nostro carissimo.
Qaesta per farvi intendere el felice saccesso che
eoDtinaamente le cosse nostre sortiscono, quale è
questo. Martedì 14 dil presente, acompégnati da gran
moltitudine de primari] dtadini de questa dtlà, in-
trassemo in essa honorificentissimamente, e con co-
mune letitia del populo, usque adeo che in questa
parte la nostra opinion fuit re ipsa ìange supera-
ta. Oggi 15 del medesmo, questa exceisa Signoria,
una con li nobili della città et populo, hanno hauto
comune consiglio pubblicamente, nel quale hanno
ooostituito certo numero di citadinì, attribuendoli
ampia facultà de ordinare el stato de la città : da
quelli se darà opera ch*el stato predicto se ordina e
eoDstituisca de sorte tale che la santissima Lega se
potrà accomodamente servire di quello in le cose
ooDcernenli al proposito et stabilimento de epsa.
Habiamo queste cose voluto significare per questa
nostra adligata a quel Serenissimo Principe, a la cui
serenità ne recomanderete come se conviene, e co-
municherete el tenore di sopra con quelli magnifici
patri nostri, quali ve pareranno più accomodati alla
partecipatione. Bene valete,
FlorentùBi die 16 septembris 1512.
IO cardinalis de Medicis
Legatus.
k tergo : Spectabili damino Petra de Bibiena
secretaria nastra carissima.
5^ Di Pietra Landa aratar nastra, da man di
ktere, di 18 da Verena, et di 19. Prima, dil zon-
zer li in Verona, a di . . , il reverendissimo Curzense
molto honorato etc. et lui oralor insieme. Ivi è
tìiam domino Petro de Urea orator yspano, qual va
eon lui a Roma, et starano fino a di % partirono
per Mantoa dove si atrova il viceré : etiam é venuto
a Cremona il cardinal sguizaro con 1000 sguizari,
qual vera etiam lui a Mantoa a la dieta farano, poi
il Curzense dize partirà per Roma. Item, par siano
ussiti da Verona da fanti 1000 e cavali 100 ; il che
inteso l'orator Landò che andava alcune nostre ar-
teilarie grosse in campo, persuase soa signoria e
quelli consieri cesarli et il vescovo di Trento, che è
H, a dover farli salvoconduto stante la trieva et an-
dasseno a loro piacere; le qual za erano a viale di là
di l'Adexe con la scorta di Zuan Forte et alcuni ca-
vali lizieri ; ma non fu possibile per raxon li dicesse
ditto orator, mai volesseno, ima denegono darli il
transito. Item, scrive che era zonto II uno di Fa-
vole nontio dil Triulzi, vien di Pranza, è zomi 8 che
el partì, venuto dal Curzense, qual li ha dito che sier
Antonio Zustinian dolor, é prexon de 11, bavia conzo
la sua taia, et il Re li ha voluto parlar, e saria presto
de qui.
Di sier Nicolò da Pexara pravedadar di Al-
bare fa ìetere, et di Colagna di sier Fantin
Maro podestà. Come Tarlellarie conduseva in cam-
po, hessendo ussiti di Verona fanti 400 et cavali 300
per averte, lui é retrato e tornato di qua di TAdexe
a Albaré, e scrito a Verona. Altri dice dite zenle ò
andate per intrar in Peschiera.
Di Crema, fa ìetere di sier Zuan Vitmi
pravedadar di stratiaU. Scrive come il capitano è
li con le zente, sguizari verso Caravazo, et che il ca-
pitano ha fato tanto che quel monsignor de Durazo
contenta de andar via per più segurtà soa, e tanto
è satisfate de li, la confirmation di capitoli dil Cri-
vello, e li danari datoli, che li francesi stanno di bona
voia, et hanno mandato do soi francesi in Brexa a
persuaderli a lo acordo.
Di campo, al tardi, vene letere di 18 hare 3.
Prima alcune drenate ai Cai di X in materia
di lapraiicha, poi altre a la Signoria. Come
hanno per certa via il marchexe di Mantoa prepa-
rava il ponte sera Po per passar il campo di Spagna ;
voriano saper se i vien nostri amici o nemici, ma
vedeno Milan converà esser di archiduca etc. Sgui-
zari ozi sono levati da Fontanele, Covo, Antignate e
Calze e andati verzo Caravazo e quelli contomi.
Scrìveno a la Signoria, voriano saper quello i habino
a far, perchè li fariano fuora avanti se ingrossasseno
{MÙ. Item, li 500 fanti di Romagna hanno esser
zonti di qua di Po numero 600 in do parte venuti,
e doman se dieno unir insieme; credeno justa Thor-
dine datoli anderano verso Peschiera. Et hanno avi- 55 *
so questa matina che 200 cavali et 400 fanti tede-
schi erano ussiti di Verona e venuti tra Valezo e
Vilafrancha per assaltar Y artellarie e monitione no-
stre venivano in campo ; ma più presto vieneno per
aver Peschiera over per acompagnar il Curzense a
Mantoa : però li è sta fato intender dite artdlarie
passino per la via di Goyto per causa di tedeschi.
Scrive, za 4 zorni mandono uno trombeta al mar-
chexe di Mantoa a dimandarli il passo per le fanta-
rie venivano di Romagna, avisandoli T aquisto di
Crema. Esso marchexe li ha risposto non Insogna
103
UDSUf SEITCIIBRE.
104
salvooonduto, perché de di e de Dote poleno passar
le zeote noslre per el suo, et si al^ra di Y aquisto
di Crema, el ha donato al Irombeta ducati 10, di-
cendoli s' il porterà la nova di Brexa li farà mazor
dinaostratione: che ditto marchese mostra di fuori
bon voler etc Item, ozi è venuto li fuora di Brexa
uno balestrier, già molti giorni fato prexon, di la
compagnia di Nicolò da Pexaro, con uno francexe
non ha voluto più tornar in la terra, dicendo pa-
tiscono de victuarie et moreno da morbo come
cani, et in uno giorno è morti più di 80 e l'altro 20,
el forzo todeschi e guasconi, tra li qual è morto uno
fratello carnai di domino Alovise Darsi loco tenente
di la sua compagnia, et il Guidon capitano di cavali
lizieri, i quali erano do valenti homeni. Item, è
zonto ozi li in campo il liol di monsignor di Durazo
con do altri so zentilhomeni et do servitori, menato
lì di suo bordine per sier Nicolò Michiel proveditor
ai Urzi nuovi ; il qual doman disnerano con lui pro-
vedador Capello etc. Item, solicita danari et altre
particularità ut in litteris.
Di Bergamo^ vidi letere di sier Vetar Li-
pomano,di 17 hare 22. Come hanno, sguizari esser
levali di Bagnol e vanno a la volta di Covo, Àute-
gnate e Fontanele a li confini di Roman. Si dize i
voleno andar verso Cremona, e che i sono bandiere
15, hanno pezi 6 di arteliarie. Scrive, il capitano di
le fantarie sera li a Bergamo domenega a di 19, per
quello ci scrive; siche el finirà T impresa di la rocha
di la Capella. Etiam il provedador Mosto scrisse a
la Signorìa, utpatet in litteris.
Vene in Colegio V orator dil Papa episcopo di
Ixcrnia, solicitando piil numero di barche per far il
ponte a le zente pontificie per passar su el Polesene
di Ferara, e si mandi li fanti e le arteliarie etc
Et fo terminato in Colegio : di expedir do capi
in Romagna a far 500 fanti per uno per aiutar il
Papa contra Ferara, viólelicet Zanon da Colorgno
andava governador in Cypro e non fu expedito, et
Batista Dolo, per il qual mandono, era in visentina.
57^> Vene V orator yspano de more, al qual per il
Principe fo comunichato alcune nove, et ditoli questo
denegar il transito a le arteliarie per campo ; questi
non e muodi di acordo né di observar trieve etc.
£1 qual orator si dolse, et si partirà fin . . . giorni e
va a Mantoa a trovar ci viceré.
Da poi disnar, fo terminato far Prcgadi molto
tardi per proveder a li patroni di Alexandria e chia-
mar Conscio di X con la zouta. E fo leto le letere
ì) Per orrore di auaMrMÌoae,!* carta 5$^ qegttitt dalla 57.
soprascrite, in le qual oltra quello ho scripto di so-
pra, é questi altri avisi zoé :
Di Roma, di 14 et 15. Come il Papa voi si
concludi lo acordo con V Imperador con li capitoli
altre volte proposti, et solicita si mandi mandato
ampio sopra di zio a Torator nostro é II in corte; et
eh' ci Curzense havia mandato a dimandarli 4000
ducati li promesse darli per le spexe, e Soa Santità
ha provisto mandarli, con questo ne babbi 1 000
zonto el sia a Bologna, 1000 a Fiorenza, 1000 a
Siena et 1000 a Viterbo, dicendo si risolvi presto,
perché indusiando convegnerà spender più danari.
Item, ha letere dil suo orator in Alemagna da Tini'
perador, domino Lorenzo Cimpeze auditor di Rota,
di . . • avosto da Cologna. Li scrive come Tlmpera-
dor li ha dato licentia et cussi a U altri oratori. Item,
trata pratiche di acordar il re di Pranza con il re
di Spagna con questi capitoli ; ch'el dagi la seconda
fiola madama Genevre in el nepote di Tlmperador
fo fiol di r arziducba di Borgogna nominato don
Carlo, e li dagi in dota la ducea de Milan e le raxon
rba nel reame di Napoli, e cb*el re di Spagna babbi
Zenoa con la riviera, e il re di Pranza babbi il du-
cato di Gelder. Dil Papa e de* Venetiani, non fanno
mentione; e cussi vanno atorno queste pratiche. E
manda la copia di la dita letera. Item, come il Papa
ha inleso esser intrato in Ferara el conte Lodovico
di Bozolo con cavali et fanti ... a nome di Tlmpe-
rador, e ha habuto forte a mal. Item, zercha T im-
presa di Ferara, dice come ho nota avanti, et zercha
le cosse di Fiorenza di Tacordo fato con spagnoli, et
come fiorentini intrano in la Liga, e che el confalo-
nier Soderini, qual era su quel di Siena a Monte-
acuto, et il Papa chiamò il cardinal Petruzi con gran
colera, dicendoli gran villanie, (ideo dito cardinal
andò a caxa e li vene la frieve ; et poi per altre let-
tere scrive dito confalonier, qual se diseva voleva
andar in Pranza, par habi tolto la via per andar a 57'
Ragusi. Item, come il Papa si baviadolto con Tora-
tor nostro che il vescovo de Ixernia suo orator qui
li havia scripto la Signoria feva scuoder dexime al
clero a Padoa, che é contra i capitoli fati, e non voi
per niente. Item, el signor Galeazo Sforza, qual é
in la rocha di Pexaro, non ha voluto contentar di
dar la terra al Papa et haver Codignola, et questo
per haver auto letere dil vescovo di Lodi, che li scri-
ve stagi forte et li darà socorso a farlo signor di Pe-
xaro. Item, come il Papa ha dato il passo al si-
gnor Prospero acciò si vadi a conzonzere con Texer-
cito yspano, per sradichar le reliquie de francesi che
è in llaUa. Item, uno aviso di T orator yspano di
n
103
maUf SBTTEMBBS.
106
cave prese dil re di Portogalo, di Pranza, che an-
dava a Bajona, quai ho notato di sopra. £1 manda
il capitolo. Item, il Papa li piace, dicendo pareria
etiam quel Re fusse in Liga conlra Pranza. Item,
si trata la neza dil Papa in Maxlmian Sforza, e darli
Parma e Piasenzain dota, e questo vorìano milanesi.
Di Fioretura, di Vicengo Guidato secretano
più letere, e di Prato e di Fiorenaay le ultime di
16. Scrive il modo intrò Juliano in Piorenza, e poi
a di ìi il reverendissimo cardinal Medici con gran
honor ma gran pioza. Li vene contra il clero et zente
assà, andò a l'Ànontiala e fece l' oration, poi al suo
palazo preparatoli. Iteni^ a di 15, fu fato, prima
chiamato el Consejo di 80, per far confalonier per
uno anno, non passò niuno, e chiamato il Gran Con-
sejo, rimase Zuan Batista Redolfl e intrò, et termi-
nono far novo hordine a quel stato, et fo electo ....
bomeni per quartiron, che sumano in tutto coi con-
falonieri numero 54, quali habino a dar modo* al
l^ovemo, uno di qual é Juliano de Medici. Et scrive
di r acordo fato con spagnoli in ducati 80 milia: li
danno 30 milia di contadi et 20 milia di panni al
presente, il resto fin 6 mesi. Item, Tlmperador 40
miiia et il Papa 20 milia. Item^ il viceré e spagnoli
erano a Prato, qual per il sacho fato li erano molto
ekiti, hanno conzo la cossa con luchesi li danno du-
cati 5000, et senesi ne darano etiam bona parte.
Itern, il viceré voi venir in Lombardia, dice a me-
ter Maximian Sforza in caxa, et far la Signoria babbi
le sue terre, con altri avisi ut in litteriSj et voleno
inlrar in la Liga.
Dil reverendissimo cardinal Medici etiam
fo letere, di 16, drizate a la Signoria nostra.
Àvisa il suo iutrar e mutar novo governo et homeui
iJ8 Kicii per il parlamento in piaza de la Signoria di Pi-
reoze, dove tutta la nobiltà et cittadini erano con
tutto el populo, et tutti con clamore et consenso pu-
blieo affermavano questi esser quelli che habbiuo
auctorità et balia di riformare Io stato. À dì 16 de
seplembre 1512. Et stanno uno anno.
Ter il quartiere di Santo Spirito.
Missier Piero Alamanni.
Hissier Hormannozo Deti.
Piero Guicciardini.
Benedeclo de Nerli.
Paodolfo Corbinelli.
Francesco Vectori,
Lanfredino Lanfredini.
Lorenzo di Bonacorso Pitti.
Neri di Gino Capponi.
Guglielmo Angiolini.
Giovan Francesco Pantoni.
Per il quartiero di Santa Croxe.
Missier Matheo Nicolini.
Antonio Serristori.
Lorenzo Morelli.
Missier Prancesco Pepi.
Piero de li Alberti.
Jacopo Salviati.
Giuliano Salviati.
Andrea Giugni.
Giovanni di Bardo Corsi.
Pilippo de TAotella.
Zanobi del Zaclierla.
Jacobo di Antonio Peri.
Per il quartiero di Santa Maria Novella.
Missier Nicolò Altovili.
Pilippo Charduzi.
Pilippo Buondelmonte.
Chìmenti Servigi.
Bernardo Rucellai.
Piero di Bernardo Vespuzi.
Piero di Pilippo Tornabuoni.
Lionardo di Zanobi Barlolini.
Bindaccio de Ricasoli.
Chimenti Ciarpelloni.
Simone Lenzoni.
Per il quartiero di Santo Joanne.
Guglielmo de Pazi.
Luca de Mazo de li Albizi.
Luigi di la Stufa.
Lorenzo de li Alexandri.
Juliano de Medici.
Averardo de Medici.
Averardo de Pilichaia.
Prancesco de Antonio di Tadeo.
Alexandro di Antonio Puzi.
Nicolò del Troscia.
Lorenzo Benintendi.
La Signoria che siede.
Giovan Battista Ridolfi gonfaloniero di justitia.
Ruberto di Pagnozo Ridolfi.
58*
107
Alexandre Barbadori.
Francesco Salvetti.
Nicolò Peri«
Antonio Redditi.
Giovanni di Hironimo Federigi.
Piero Marignola.
Nicolò di Ruberto de li Albizi.
59 Di Crema, dil capitano di le fantarie, fo le-
fere. Come el manderà le zente a Brexa, et ha auto
dal Crivello ducati 3000, qual li ha auti per aver
tanto oro de qui, e pagerà le so zente. Itemj che
monsignor di Durazo, è in rocha, aspeta il salvo con-
duto dil Papa, voi andar a Zenoa over Siena. Scrive
dito capitano starà li fino starà sguizari li atomo,
etc. Le letere é di 17 ; etiam sier Zuan Vituri prò-
vedador di stratioti scrive.
Di campo di Brexa, diìgovernador zeneràl,
di 17. Zercha voria le zente è a Crema e il capi-
tano di le fantarie non le manda ; dize in campo non
é fanti 3000 che fazino le fatione, siche se fazi zen-
te, etc. Il sumario di le letere di provedadori zene-
rali ho scripto di sopra.
Dil Landò orator nostro, da Verona, di 18
et 19, oltra queUo ho scripto di sopra. Che il
Curzense stè ad longum per zorni do a Rovere in-
sieme col cardinal Adriano; non sa quello habino tra-
tato, dano fama averlo persuaso andar a Roma, per-
chè el Curzense havi di questo uno breve dil Papa.
Item, di uno nontio di missier Zuan Jacomo Triuhi
ch*é di Seravale, qual é venuto li dal Curzense, per
tratar di le cosse di missier Zuan Jacomo e di la
Mirandola per so fia: qual ha dito sarà qui presto
sier Antonio Justinian dotor, come ho scrito. Item,
che lui orator ha parlato al Curzense di V artellarie,
sicome ave aviso da sier Nicolò da Pexaro, andava a
Crema, et non hanno voluto le passino, dicendo ^
passa senza so licentia e la Signoria comanda a
quelle ville come soe et maxime tre vile che è solo
Valezo. Item, non mantien la trieva, è spogliati ale-
mani a Salò e toltoli li danari eie. L' orator ha ri-
sposto sapientissime; nulla ha valso. Item, zercha
dar salvo conduto a sier Nicolò da Pexaro passi, è
sta contento. Item, a V Angaria voleno pagi li bur-
chii di sai vanno in Lombardia ducati 3 e roezo per
moza ; dicono quelli hanno trova cussi si pagava al
tempo di signori di la Scala, e quando Verona la
Signoria la teniva feva quello che voleva ; et Torator
ha dito molte raxon : terminato le metino in scri-
plura et conseierano col Consegio. Et si partirà a di
^2 per Mantoa dito Cuneense, etc.
MDXn, SBrrElCBBX.
108
Di sier Marin Zórjri el dotor orator nostro,
più letere da Lugo. Dil passar Po il duca di Urbin
mandò a veder Tarmada, posto bordine a tutto, pas-
serano 250 cavali et 1500 fanti in do bore; siche il
Ducha é resta satisfato, e inteso la risposta fola zer-
cha far li 2000 fanti, è più che satisfato.
Fu posto, per li consieri, far salvo conduto a ^9*
sier Lorenzo Minio qu. sier Almorò, qual ha molti
creditori, per uno anno di la persona tantum. Ave
41 di no, et fu presa, et è contra le leze.
Fu posto, per li savii, prolongar il meter et a-
compagnar li mezi fili e tansa etc., fino a d) 5 octo-
brio, atento sier Nicolò da cha' da Pexaro era go-
vemador di Y intrade è partido e andato prove-
dador a Crema, e non é sta fato niuo in locho suo.
Fu presa.
Fo posto, per li savii d* acordo, una letera a Ve-
rona a sier Piero Landò orator nostro al Curzense,
che insti aver il salvo conduto per T artellarie e nui
non romperemo la trieva, e quelle ville é solo Pe-
schiera che è in man de francexi, licet siano di ju-
riditione di Verona, e li havemo dato danari per
mantenir ie trieve. Item, mandatoli le raxon zercha
pagar il sai etc Fu presa.
Fu posto, per li diti, una letera a Zuan Piero
Stella secretarlo apresso sguizari ; e avisarlo dil mal
oficio fa il cardinal Sedunense contra il stado nostro,
et vqji veder con quelli signori elvetii che si strenzi
la intelUgentia con la Liga per terzo ; e avisi si *1 ne
vien altra summa in Italia di quelli sono, etc Fu
presa.
Fu posto, per sier Andrea Venier procurator e
compagni savii dil Conscio et di terra ferma, poi
leto una oblation di patroni é contenti donar a la Si-
gnoria ducati 1000, con questo si levi la pena dil
quinto et mità di nolli, ma che zonzando per tutto
novembrio, la muda sia di novembrio, e pasando, sia
zorni 10 poi zonti. A V incontro, sier Marco Boiani
savio del Conscio, sier Leonardo Capelo, sier Nicolò
Trivixan savii a terra ferma, voi si stagi su d preso.
Andò suso sier Francesco Zen savio ai ordeni, con-
tradise una e T altra, voleva se indusiase e il Cole-
gio venisse unìdo, le galie va vuode e le robe di mer-
chadanti non vadino con barche in Istria etc. Andò
le parte : 3 non sincere, 9 di no, di sier Marco Bo-
iani 6% dil Venier 73, niente fu preso. E iterum
sier Francesco Zen andò in renga, disse alcune pa-
role in favor di la sua opinion. Andò iterum le
parte, 58 dil Boiani, 80 dil Venier, 3 non sincere,
e fu presa.
È da saper, lezando le letere, intrò Conseio di X
109
WDXIIy SETTEMBRE.
HO
eoD la zonta ia Quarantìa civil, et steteno alquanto
su certa materia.
Nolo. Se intese per lettere di 18 di Ferara di sier
Valerio Marcello, fo retor a Huigo» é prexon de li
in castello, sente a sier Piero suo fratello : come spe-
rava diman esser cavato di castello, e fin 6 zomi ve-
ria a Veneda.
É da saper, Zuan Alberto di la Pigna mandò a
dimandar salvo conduto di venir a la Signoria a par*
br da parte dil cardinal, e parse al Coiaio con li
Cai di Xy de non li dar salvoconduto niun, per causa
il Papa non 1* habi a male.
Fo armato ozi 1 5 barche a homeni 6 per barcha,
di San Nicolò e altre contrade, et mandate a Ravena
al capitano di Po.
60 A di 21, To San Mathìo. La matina fo letere di
campo, di ^ovedadori generali^ date soia Bre-
xa, a di 19, hore 3 di note. Come, per letere dil
Caroldo da Milan, ha inteso la pessima volontà dil
cardinal Sedunense e de milaneà contra il stato di
la Signorìa nostra ; minazano aspetar bon numero
de' sgaizari che dieno venir a unirse con questi ;
eHam spagnoli dieno passar di qua di Po, e venir
centra de nui. Item^ essi provedadori hanno uno
avìso, per aldilà, che le nostre artellarìe, aspetavano
voùsse, non vien de longo: unde in questa sera
ebeno letere di sier Sigismondo di CavaU, il quale
andò contra esse artellarìe per farli la scorta, quelle
esser ritornate di la di V Adexe, e questo per esser
venato bordine di Verona dil vescovo di Trento che le
non passasseno et quelli conseieri cesarei, quali hanno
protesta non voler darli il passo senza loro lioentia :
le qual bavevano scorta 25 homeni d'arme et più di
cavalli 100 lizieri : per la qual cossa questa matina a
Talba essi provedadori mandoe centra il conte Gui-
do Rangon con la soa compagnia de homeni d' ar-
me e compagnie tre de balestrieri a cavallo con bor-
dine debano far passar ditte artellarie omnino, ve-
glino no, e hanno scrito a Verona a Toralor Landò
di questo, dal qual hanno auto risposta non aver po-
tato operar, per raxon babbi dito, che '1 Curzense
et quelli altri lassino passar ditte artellarìe, e voi
prima risposta da Verona. Scrìveno in questa ma*
Una zonse a Cremona 15 burchi cargi de sguizari.
Tien sieno quelli vanno a servicii dil Papa. El cardi-
nal Sedunense dovea intrar in questa sera in dita
terra. Scrive ozi il fk)l di monsignor di Durazo^ con
sier Nicolò MìcUel provedador ai Urzi nuovi, ha di-
snato eon lui proveditor Capelo ; verano a Vicenza,
et il padre che è in caste! di Crema è risolto voler
andar per via di Zenoa over Pisa, et aspeta il salvo
conduto di Roma, et manderà parte dei soi francesi
a star li a Urzi novi. Item, hanno scrito ozi a Cre-
ma al capitano de le fantarie che legni quel numero
li par di zenle d* arme li e il resto debi mandar in
campo subito. Item, li fanti mandati a far in Ro-
magna hanno cominziato a zonzer in campo; ma
loro provedadori non hanno danari da darli, però
si provedi, el se ne mandi, et protestano etc. Di
Brexa la praticha hanno e per letere drizate ai Cai
dil Consiglio di X.
Di MUany dil Caroldo, fo leto eri in Prega-
di soe letere di 18. Dil mal animo de quelli car-
dinal et vescovo di Lodi etc.
Di Bergamo, di sier Vetor Lippomano, vidi 60*
letere, di 18 et 19. Come da 800 sguizari et mila-
nesi 300 sono solo Trezo, et a di 18 D a Bergamo
hanno sentito bombardar; ma queste zente è poche,
tien non haverano. Sguizari è in Geradada alozati,
vano a la volta dì Cremona, e il cardinal è zonto a
Pizigeton, va in Cremona. De li se dize milanesi ve-
leno venir con sguizari a meter le terre tien la Si-
gnoria a sacho; hanno posto un taion a Milan, ma
tien stenterano a scuoderìa. Item, il capitano di le
fantarie sarà doman Ih
Di Crema, di sier Zuan Vihm provedador ,
vidi letere di ... . Come ^izari erano levati ozi
da Caravazo, venuti a Sonzin mia 7 di Crema, vanno
a la volta di Cremona. Item, che il capitano di le
iantarie ha Irato dil castelo tutte le artellarie di man
de francesi per asecurarsi, con dir veleno andar a
tuor la Capella di Bergamo. Etiam ha persuaso
monsignor di Durazo a partirsi, e andar in looho più
securo, perchè questi sguizari li vanno tomiando ; el
qual è sta contento et vera ai Urzi si sguizari non li
impedirà la strada, et per dubito loro è restato che
za saria partito. Aspeta con desiderio il salvo conduto
di Roma per poter andar a Zenoa over Pisa, e li
imbarcharsi con li soi cavali e robe.
Fo scrito, per Colegio, questa matina in corte
una letera, et dolersi ne vien denegato il transito di
le artelarie dal Curzense, et è centra i capitoli di le
trieve etc
Da poi disnar, fo Gran Consejo. Fu posto certa
gratia, prima aiento li boni meriti de uno
cioè r ahi la canzeiaria di Zara dil conte per
do rezimenU. Ave 107 di no, 706 de si e fu presa.
Fu foto eletion di conte a Zara, e rimase sier Zuan
Hinoto è di Pregadi, qu. sier Jacomo, dopio, da sier
Antonio Sanudo fo ai X savii, qu. sier Leonardo, che
io fui in electione e lo tulsi.
Fu posto etiam altra gratia di dar a uno dil Do*
Ili
MDXn, SETTEUBRE»
113
ion da Gvidal, atento li soi meriti, ut in gratia, la
canzelaria dil conte di Zara per tre rezinicnti poi la
prima presa ozi, e fu presa.
Di Verona^ vene letere di 20^ di sier Piero
Landò orator nostro^ Come il Curzense per niun
modo non voi dar il passo a le artellarie, et si ha
fato intender che V Imperador non voi, e ha bordine
di Soa Maestà espresso di questo.
61 Nolo, lo vidi letere in man di sier Marin Gridi
ante di campo di sier Zuan Francesco qu. sier
Hironitno suo nipote, di 19. Come il conte Guido
Rangon li ha dito che monsignor di Durazo e in
Crema. Ha auto aviso di Pranza e lettere certissime
che sier Andrea Griti procurator, é preson, vien a
Venecia, et era con 6 cavali tra li qual uno liardo, e
vien acompagnalo con certo monsignor francese; si-
che presto el sarà de qui.
Da poi Gran Consejo, il Principe con la Signoria
si reduse in cheba, e poi etiam vene il Golegio per
aldir la diferentia dil contrabando di Chioza, con li
avogadori. Eravi sier Marcbo Zantani podestà di
Chioza sentalo di sora apresso il Principe, et parlò
prima sier Zuan Antonio Venier avocbato grando,
che il podestà havia jurisdition per leze di expedir
dito contrabando et havia fata la so sententia, e
stante quella li avogadori non si poi impazar. Rispo-
se sier Marin Morexini Y avogador, concludendo è
la parte presa in Pregadi che dito contrabando vengi
qui una volta e sarà spazato per il Consejo di Pre-
gadi, intervenendo esso podestà, e voi darli la soa
parte etiam a li signori dil dazio dil vin, che erano
li presenti, sier Marco Antonio Contarìni, sier Gia-
como Marzello qu. sier Antonio, sier Vicenzo Zorzi
qu. sier Antonio. Et parto poi per il podestà Mann
Querini avochato; li rispose sier Francesco Orio
r avogador e cargo il podestà, non é vero Kudexe, et
Fazio Thomasini suo suosero andò a Chioza con
quelli altri e contentò i oficiali quali ebeno ^00 du-
cati, zoè le barche dil dazio dil vin, ergo etiam sier
Zuan Zantani Cao di X era 11 et disse alcune parole
in favor dil podestà so nipote. Hor mandati fuora,
leto prima più leze, tra le qual una di sier Dona Con-
tarini, che quello é foto per il Mazor Consejo non
possi esser roto per altro Consejo che per quello, et
altre, et una dil 1502 in favor dil podestà presa in
Gran Consejo che voi il Colegio possi proveder ai
ordeni di dacii et preseno dove sarà trova il con-
trabando, quel podestà expedissa. Hor consultato tra
la Signoria et il Golegio, volse la Signoria alquanto
de rispeto, et venisse il podestà da mattna in Colegio,
se li dina V opinione di la Signoria. Et cussi venuto
ogni matina per aver la expcdition, quello fo termi-
nato scriverò avanti.
In questa matina in Colegio fo provato, con li go- GP
vernadori de V intrade, sier Marco Bragadin qu. sier
Andrea condutor dil dazio del vin, e cazete tre so
fradelli caratadori, sier Hironimo, sier Alvixe e sier
Nicolò, e do popular : bisogna ne trovano do altri.
Di Saona, vidi letere di sier Vincensfo Po-
lani sopracomito, di 10 septemhrio^ a sier Vi-
cenzo so fradcllo. Come è li con le altre do nostre
galie et altre, vedando non vengi soccorso in la Lan-
terna ; ma dize é impossibele a devedar che non en-
tri per esser Saona mia 30 lontan, e francesi vien di
Provenza con tempo fato e mar e vento prospera,
e meleno il socorso dentro, come é sta in questi
zorni, che è sta messi dentro 18 homeni, etc. Item,
solicita la licentia di venir a disarmar, over mandarli
sovenzione de li.
A di 22, la matina in Colegio. Àldito BalisU Dolo
qual voi menar andando in Romagna 400 boni fanti
fati qui in visentina, et fo terminalo non mandarlo
perche volemo se fazi li, e mandar solum Zanon di
Colorgno et uno altro contestabile ; et etiam questi
do non fonno mandati.
Di campo, di provedadori venerali, di 20,
hore 3^ soto Brexa, Come haveano ooroenzalo a
zonzer li fanti di Romagna et bona parte passati di
qua di Po, etiam li spagnoli, et verano il resto di
spagnoli; siche bisogna danari. Hanno inteso di du-
cati 4000, che é in camino, è una salata, hanno man-
dato la scorta, però amore Dei si prò vedi; le fanla-
rie vociferano e le zente d' arme vorano presto la
paga; siche mandando danari a poche a pocbo si
buia via ; però bisogna subito danari, et protestano
non si mandando, seguirà ogni disordine. Etiam
quelli di Crema voleno danari, aliter li fanti si par-
tirano. Et hanno deputado a quella custodia Fran-
cesco Calisson con fanti. Item, ha inteso, con le ar-
tellarie grosse si mandano di 100 el 120, esser ba-
rili 150 polvere grandi di 6 T uno. Scriveno aver li
boche IG de arlellarie, una colobrina di 30 rescn-
tida, altri et picoli, et baie 3100 fate far in quelle
valle di 50, 40 et 30, che bisogna a la bataria, e Por-
dine dato trazer 600 bote al zomo; siche arano
polvere per 4 zorni. Jfem, il cardinal Sedunensc é 02
a Lodi, minaza molto voler far centra nostri. Questa
sera aloza a Pizigaton, poi doman intrarà in Cremo-
na. È sta mandato via di Cremona alcuni citadini
marcheschi a Milano e dal ditto cardinal per suspe-
to. $guizari sono alozaU Romenengo, et le gente
d* arme a Castel Lion. Item^ el governador nostro
113
MOXII, SETTEMBRE.
Ili
e quelle zenle di campo voleno Brexa a sacho, e sono
mollo ingajnrdìli, però non si perda la occasione di
mandar el dinaro. Hanno inleso V arlellarie non vien
perché el Curzense non voi le passi, el per letere dil
conle Guido Rangon et di Àlexandro Gavardo vice
colateral, par voglino questa note andar a tuor la
terra di Peschiera, eie, ut in litteris.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zont^i, è fo
fato nel Consejo simpUce uno ordinario a la canze-
laria in locho di Piero Mazaruol, è morto, et rimase
Zuan Piero Stella stato altre Gate, qual è secretano
a'sguìzari.
Li Bomay vene letere di 17 di V orator no-
stro, portate per carier, va in Ingaltera. Come
il Papa ha mostralo grandissimo piacer di Crema,
el esso orator, juxta le nostre letere, li ha dimandato
salvoconduto per li francesi. Soa Santità disse: « parie
a Toralor yspano> et li parloe, qual orator dice sa-
ria danno a la Catholicha Malesia che ditti francesi
Tadino con li cavalli et arme in Pranza ; però saria
meglio farli venir a Venecia, eie. Et cossi ha dito il
Papa, questo e il meglio. Item^ il Papa voi mandar
uno suo messo al cardinal Sedunense a dolersi de li
portamenti el fa con tra la Signoria nostra ; che è me-
glio che scriverli. Item, il confalonier Soderini, qual
era zoiftto in Sardegna, par voghi andar a Ragusi. 11
P^ipa à scrilo a Ragusi lo relegni, et cussi scrive a la
Signoria vedi di averlo.
Noto. Inteso per le altre letere che dito confalo-
nier dovea andar a Ragusi, per Colegio fo scrilo a
sier Hironimo Capello sopracomito, era a Parenzo,
andasse a la volta di Ragusi a questo effetto, et ve-
desse di meterli la man adosso.
Fo sento, per Colegio, a Crema al capitano di le
fanlarie, vogli persuader monsignor di Durazo a ve-
nir in questa terra eie., atento di Roma schivano di
darU il salvo conduto.
Fo preso in questo Consejo di X, che sier Seba-
slian Falier qu. sier Tbomà, et sier Cristofal Capelo
di sier Francesco electi sa vii ai ordeni, qual voi pre-
star a la Signoria ducati 200 per uno da esser scon-
ladi in le soe angarie di uno anno in là, possino in-
trar, non obslante non habino la età.
^^' A di 23. La note prima fo cativissimo tempo,
pioza et vento, et trete saite in la chiesia di San Sle-
phano, brusò el cerio pasquale e altro mal non fu,
el poi tutto el zorno durò quasi dita pioza.
Vene in Colegio T orator yspano e disse di
mandar uno neapoUtano in campo dil Papa a far
li fonti dia far la Signoria, et si ofierisse desviar
200 fanti é in Ferara ; et cussi fo terminalo man*
/ DU^rii di M. Sanuto. — Tom. XV.
darlo, nome da Napoli et si
partì.
Di catnpo^ di provedadori eenerali^ date soto
Brexa^ a dì 21, Kore 23. Come é zonii di qua di
Po fanti 700 di Romagna, et in campo parte di spa-
gnoli ; verano subilo il resto. È zonti li ducati 4000,
con)enzano a pagarli ; ma bisogna di altri, e non so-
lum li 5000 è a Vizenza, per li qual hanno mandato,
ma si mandi ducali 1 1 milia, che zonti, il governa-
dor dize in A zorni voi far la balaja, e dar Brexa; si-
che se li mandi subilo, acciò si possi contentar quelle
fantarie, saranno 7000, et il govemador non voi più
che queste di Romagna et quelle di Crema. Item,
Pontcvico é forteza importante, é pochi fanti : ne vo-
ria esser 100, né vi é caslelan dentro. Item, hanno
lettere dil conte Guido Rangon ch*é con Babon, come
non li par di andar a tuor Peschiera per non sde-
gnar el Curzense ; ma aspelar V arlellarie possi, et a
una bota far. Item, sguizari sono ut supra. Et per
letere di sier Zuan Viturì da Crema, hanno che monsi-
gnor di Durazo, che è li in castello ancora, è risolto
voler andar a Zenoa o Pisa con li soi cavalli e robe,
e de li passar in Pranza, ma damatina si parte suo flol
monsignor de e vien a Venecia con
sier Nicolò Michiel in compagnia, et inteso questo
crede muterà pensier. Concludeno, si mandi subito li
danari, chi voi haver Brexa. Item^ mandono una
lelera aula dil cardinal sguizaro, si duol nostri li fa
danno, et la risposta di loro proveditori.
Di Crema, dil capitano di le fantarie e sier
Zuan Vituri proveditor distrattoti. Avisa come
hanno afitato il dazio dil sai. Item, partirà esso ca-
pitano per aver la Capella con il Crivello, partiti che
siano sguizari di quelU contorni, et si provedi di da-
nari per pagar quelle fantarie et zente, ut in Ut-
teris.
Et mandati fuora chi non era di Consejo di X,
fo parlato con sier Francesco Foscari e sier Zacha-
ria DoIGn cassieri de trovar danari per certa via se-
creta, e mandarne qualche summa in campo.
Di Chiosa, dil caneelier dil podestà, di eri, 63
perchè il podestà è in questa terra. Come ho
scrilo di sopra, avisa V armar alcune barche de II
numero .... et mandarle a Tarmada a Ravena.
liem, per uno venuto di Ferara parli domenega da
sera, dice certo quel zorno aver veduto el ducha in
Ferara che era zonto e lo cognosce, e se feva gran
festa, e si dicea dicto ducha era rimasto d* acordo
con il Papa.
Di sier Piero Landò orator nostro, fo letere
da Verona, di 21, Come alcuni fanti e cavalli ite-
8
115
IIDXn, SETTEMBRE.
116
rum erano ussiti di Verona, et die dito oralor ha
instato con il Curzcnse di dar il passo a le artellarie;
qual li ha dito non se impaza de questo ma ha lior-
dinedel vescovo di Trento, e che saria bon far Tacor-
do con r Imperador e seguiria molti beni. Item i'o-
rator parlò al vescovo di Trento, qual dice voi sìa
satisfato li soi fanti prima, e altri coloquii ut in Ut-
teriSy et più difuso scriverò di soto.
Da poi disnar, fo ordinato far il Colegio di le
aque per far uno presidente in luogo di sier Hiro-
nimo Duodo intra consier, et 4 di Colegio che nian-
cha. Et fu facto sier Marco Antonio Loredan, fo cao
di X, qual era del Colegio predito, fu soto sier Carlo
Contarini fo provedador al sai qu. sier Balista, et fo
bello che sier Marco Antonio Loredan cazé di Pre-
gadi et in Gran Consojo, et per Colegio e sta electo
in locho, et al dispeto del Gran Consejo intrara in
Pregadi per do anni. E cossi fece sier Antonio Con-
dolmer; si voria proveder e questo: fo praticha fata
acciò el vadi in Pregadi, che per altra via non po-
teva andar. Etiam feno i di Gilegio predito, sier
Carlo Contarini fo provedador al sai, sier Valrrio
Vulicr fo provedador a le biave qu. sier Antonio,
sier Domcnego Pixani é di Pregadi qu. sier Zuane
et sier Nicolò da Pe.xaro fo govemador. Et di-
sciolto dito Colegio, restò li savii suso a consultar
di risponder a le letere di 1 5, et acciò tutto se in-
tendi, qui noterò il Colegio sopra le acque.
Deputati al Colegio sopra le aque,
Sier Antonio Condolmer \
Sier Lorenzo Capelo qu. sier Michiel | prescidenti.
Sier Marco Antonio Loredan )
Sier MichìcI Salomon qu. sier Nicolò.
Sier Michiel da Leze qu. sier Donado.
Sier Alvixe di Prioli qu. sier Piero procurator.
Sier Zuan Zorzi qu. sier Jacomo.
Sier Andrea Foscarini qu. sier Bernardo.
Sier Alvixe Marzelo qu. sier Jacomo.
Sier Thomà Lion qu. sier Filippo, non era.
Sier Bernardo Donato qu. sior Piero.
- Sier Antonio Bon qu. sier Nicolò.
Sier Andrea Magno qu. sier Stefano.
Sier Piero Bulbi qu. sier Benedcto.
63 * In questa matina, in Quarantia criminal fo expe<
diti quelli zentilhoineni Bondimieri fu preso di rete-
nir, et si apresentono, per aver ferito e salta la zer*
cha e fato certi oltrazi a uno caleger in la contra' di
San PolO| et li menò sier Marin Morcxini avogador
el li difese sier Zuan Antonio Venier avoclialo. An*lò
prima di procieder contra alcuni absenti che ferite
con eflt'to, e preso fu che banditi fusseno di terre el
luogi di la Signoria, e venendo li sia Uià la testa ut
in parte. Quelli do zoveni Bondimieri, videlicet sier
Francesco qu. sier Bernardo et sier Agustin qa. sier
Francesco fono asolli. Sier Nicolò Bondimier di sier
Andrea posto prozieder, ^0 de à et 10 di no, et poi
posto più parte, fo preso questa che U dito stia et
compia mexi 6 in prexon, e sia bandito di ofBcii el
beneficii per do anni : et fu presa.
In questa matina, essendo sta terminato per il Co-
legio di mandar danari in campo, fo mandato du-
cati 5000 a Vizenza.
A dì 34 la matina, intesi per via di merciià de lì
zoielieri, come a Pexaro, luni fo 20, morite il reve-
rendo domino Michiel Claudio tragurino episcopo
di Monopoli, era legato et comissnrio pontificio de
II, da febre, et marti a dì . . . dito fo sepulto ho-
norifice lì.
Vene il podestà di Qiioza, el portò una lettera
aula dal suo canzelier, qual li manda una letera li
scrive il vescovo di Ancona di 11, Come T ha
inteso el ducha di Ferara trovarsi a Villanova in
TApruzo, e dovea montar in una barcha picola e ve-
nir a terra via, e intrar in le boche di Po e andar a
Ferara; per tanto si usi diligentia di averlo in le man.
Item^ li scrive zercha le barche armate.
Poi dito podestà solicitò la risposta dil contra-
bando, qual li avogadori li havea fato un comanda-
mento in pena di ducati 600 mandasse di qui ju-
sta la parte di Pregadi, al qual rispose in scritura le
raxon disse V altro zorno a la Signoria etc. Hor il
Principe li disse andasse al suo rezimcnto, perché
volcano il contrabando per esser cosse devedate
fusse preso, e lui aria la so parte di pani, etc. Noto.
Li marchadanti de chi è il conlrabando, voria averlo
indrio e prestar a la Signoria ducali 3000, et star che
el podestà di Chioza lo judichasse, zoè Perigo Gri-
maldo e compagni.
Vene sier Francesco Capello el cavalier nominato
di sopra, tornato, qual andava or in Ingaltera, et fo
rimesso la sua relalione a farla ozi in Pregadi; et era
vestito di paonazo et becho rosso, con alcuni soi pa-
renti in compagnia, ma poclii.
Vene T orator yspano, et disse aver letere, come gì
il viceré era zonto con lo exercito su quel di Bolo*
gna e veniva di longo verso la Lombardia, et altre
particularìtà.
Vene Zuan Gobo corier questa note, con letere
di Zuan Piero Stella è secretarlo nostro a* sguizarì,
117
UDXli, SbTTEMBHE.
118
r ultime di 1 5, da Bada : il sumario scriverò poi ; é
cative letere.
Di campo, di provedadori aenerali, date solo
Brexa, a dì 22, hore 3 di note. Come aspelano li
danari e ehi voi baver Brexa li mandi ; quelli ducati
2000 speravano aver da sier Leonardo En)0 per via
di bresani, non li vedeno il modo. Come il prefato
Emo scrive a la Signoria, la impresa di Peschiera fu
(sospesa)^ per non irritar prò nune il Curzense,
acciò dagi il transito a le artellarie etc. Itetn, ozi i
nimici é ussiti fuora alcuni di la porta di la Torre
longa, venuti a scharamuzar con li nostri sono a la
guarda di San Fiorian. É sta morti alcuni. Et questo
fanno perché, domente parte scbaramuzano, il resto
va taiando qualche herba o altro per quelli zardini
viciui a la terra per dar da manzar a li cavalli. Item,
non mandano di longo monsignor de Villadrat Gol
di monsignor di Durazo, come scrisseno voler far,
per dubito non sia preso da li alemani è fuora di
Verona ; ma lo tieneno 11 in campo con custodia.
Di Crema, dil capitano di le fantarie, fo le-
tere. Come monsignor di Roys, over di la Roxa, fo
qui prexon, e in Lignago, bavìa sento li a Crema a
monsignor di Durazo che volesse darli la terra,
perchè li bastava Tanimo aver suo fio! che ò obstaso
in le man, et gè lo darla, prometendoli etc. Et che
dito monsignor li rispose, quando ben V havesse suo
Col, non voleva romper la fede data al capitano di
dar la rocha a la Signoria nostra.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
vedadar, di 20, et vidi letere di sier Vetor Lip-
pomano^ di 20, hore . . . Come il governator haria
auto una letera da Milau dil vescovo di Lodi zercha
uno beneCcio di uno milanese, la qual letera é scrita
de man de uno suo canzelier, e di soto è di man di
dito vescovo queste parole : aviso vostra magnificen-
lia che non è tempo che quella Illustrissima Signo-
rìa rompa con questo Stado a requìsition dei pazi,
aliter iertius gaudebit cum interitu utriusque:
notate hcec verba, spagnoli vengono, sarà altro che
64* Crema. Et di soto scrive il suo nome scrito di sua
man propria. Item, si ha auto aviso di eri dil Caroldo
secretano, come il cardinal Sedunense era li a Lodi,
etiam lui secretario, va a Pizegaton, poi a Cremona
eoa assai zente milanese ; et era venuto dito cardinal
io colera con lui dicendo li provedadori aver man-
dato uno trombeta a Trezo a dir i se rendano a la
Signorìa. Item, altre particularità, ut in litteris.
Dil Caroldo secretario nostro, da Lodi. Àvisa
quanto ho scripto di sopra, e come il cardinal va
verso Cremona, et alia, ut in litteris.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto le iofrascripte
letere notate di sopra, et de sguizari scrive a la Si-
gnoria e a tutti I zentilhomeni, data a la dieta di Ha*
da, in risposta di nostre. Come è nostri amici, e
quanto a far intelligentia, non li par di far se prima
non siegue 1* acordo con V Imperador. Tamen vo«
leno esser boni amici nostri ; con altre parole di que-
sta sustantia.
Dil Stella secretario, V ultime di 15. Prima,
come r acordo con il stato di Hilan è seguito, vide-
ZiV^Narli ducati 150 milia, et comenzar 50 milia
questo zener, il resto da mo 6 anni, per rata, e darli
40 milia a Tanno. liem, tre castelli, videlicetlAxgàn^
Lucarno et Verles, quali confinano con essi sguiza-
ri, ci loro tuo' a difender il stado di Milan contra
quoscumque e recuperarli le terre a ditto stado per-
tinente, sia in man de chi se voja. Et T orator dil
Papa domino Zuan Stafileo episcopo di Sebenico ha
protesta a ditti sguizari, {lerché Parma et Piazenza è
dil Papa di le raxon dì la Cliiexia. Item, che Y ora-
tor di milanesi domino Galeazo Visconte desiderava
esser aldito da la prima dieta si farà a Lucerna zercha
prolongar più tempo a darli i danari ; et che domino
Antonio di Castello orator yspano havia oferlo darli
ducali 300 milia e volesseno meter el arziducha
di Bergogna nel slato di Milan. In dita dieta, era
sia risposto non voleano per niente, et che li oratori
cesarei venuti, qùaU doveano darli per li acordi du-
cati 1^ milia, non li hanno portato salvo ducati 1800
e dato a quelli principali, quali tramavano etiam di
meter Tarchiduclia nel stado di Milan et saltim
meter uno vicario cesareo e lenir cussi quel stado; la
qual cossa sguizari non hanno voluto. Et che erano
venuti oratori di Savoia dimandando Verzei che è
terra soa qual tien ditti sguizari, et si offeriscono et
vorian tratar acordo Ira il re di Pranza e sguizari;
la qual cossa è sia rimessa a la dieta si farà al zorno
deputato a Lucerna. Item, eh* el ducha di Lorena
etiam ha mandato a dir e ditti sguizari li ha rispo-
sto non voler lai adatamento. Item, quanto a far
intelligentia con la Signoria, hanno risposto non li
par tempo fino non siamo acordati con Y Impera-
dor, et tamen si oferiscono venendo Y Imperador
a nostri danni, volerne ajutar e venir parte di essi
sguizari al nostro soldo; et cussi conforta ditto Stella ^^
non si fazi altra intelligentia, ma dando ducati 1800
in zircha a quelli capitani sguizari a Tanno, questo
basterà fino si veda come va le cosse. Item, scrive
che li oratori cesarei hanno negato non esser vero
dil matrimonio si tratava di madama Reniera fia se-
conda del re di Pranza nel ducha Carlo di Borgo-
\
119
UDXII, SCTTEUBRE.
130
gna. Itemy scrive coloquiì auti con domino Galeazo
Visconte, qual voria far intelligentia pel stato de Mi-
lan con la Signorìa, con questo Cremona e Gera-
dada resti al duchalo de Milan, perché aliter, non
havendo ni Parma ni Piazenza, resteria un pìcol Du*
cha ; e altri coloquii ut in litteris.
Di Manica, di sier Piero Landò orator no-
stro^ di 22. Come, a bore 18, quel zorno il reve-
rendissimo Curzense si parti di Verona, et a bore 31
zonse a Mantoa acompagnato dal vescovo di Tren-
to, qual ritorna a Verona. Evi etiam domino Piero
d*Urea orator yspano che va con soa signorìa a Ro-
ma et il noncio pontificio domino Lorenzo Campezo
auditor di Rota, stato in Alemagna da Tlmperador e
da quello licenliato, et lui orator nostro con altri, in
tutto da cavalli Trovoe a la porta il cardinal
di Mantoa e il signor marchexe, et lo acompagnoe
a lo alozamento. Item^ ricevute nostre letere in ma-
tcr.a di Tartillarie, andoe dal dito Curzense, qual era
con il vescovo di Trento, et leloli le letere, e come
questo denegar era contra li capitoli di la trieva,
sicome tutte quelle raxon Thavia za ditte per avanti,
soa signorìa concluse non è per dar il transito, né
fa per Y Imperador che la Signoria habbi Brexa fin
non si fa lo acordo. Et il vescovo di Trento disse
tolemo do zudexi, Tauditor Campezo et Torator yspa-
no é qui, e che lui Landò disse non bisognava meter
in compromesso quella cossa é chiara. Item^ scrive
che hanno concesso transito a Luixe de Margaritis
che con certe monition per campo passi ; ma non le
artellarie, le qual è ritornate a Cologna. Item, che
in itinere il Curzense bave uno breve dil Papa ; non
sa quello se contegna, unum est el solicita l*andala
a Roma, e tien non parlerà al viceré, ma andera di
longo. EI qual viceré ha mandato a dir al marchexe
li prepari il ponte, e 1* hanno preparato, et è zonto
parte di le so zente spagnole su el bolognese. Item,
era zonto al dito Curzense uno nontio dil cardinal
Sedunense sguizaro; concludendo, non voleno Tartì-
larie passi ; dubitano havendo Brexa si torà poi Ve-
rona, imo scrive coloquii col ditto Curzense, come
vien spagnoli in Lombardia. Item, scrive per tutta
Mantoa si dice diti spagnoli vengono a meter Tarzi-
ducha di Borgogna nel duchato di Milan, o eh* el
Curzense li ha dito che bisogna artellarìe subito sarà
spagnoli, che con vui torano Brexa; et altre particu-
larìta scrive, ut in litteris.
Gò ' Et compito di lezer queste letere, el una dil go-
vernador zencral, data in campo soto Brexa di
... a Piero di Bibiena. Dil bon animo Tha d*avcr
Brexa : ma ch*cl capitano di le fantarie diseonza la
cossa in non mandarvi quello rìdiiede, poi li danari
non zonseno et altre particularita, ut in litteris.
Poi sier Francesco Capello el cavalier, venuto di
Alemagna, andò in renga a referìr il suo viazo, e
come da le terre Granché era sta ben visto e si de-
siderava lo acordo, e come stando in aspetatìon dì
aver salvoconduto da Tlmperador ch'era a Costanza,
vene uno araldo con intimarli Tandasse in Baviera, e
feli 17 opposition, uno processo molto allo, tre di
le qual é grande : di aver fato brusar le terre in la
Alemagna, di haver dito mal de lui, e sussità le
terre franche di tramar di la soa morte etc., come
ho dito di sopra quando el fo licenliato, et cussi
vene a Monaco dal ducha Guielmo di Baviera. Dal
qua] fu ben visto e si tien mal edifichnto de T Impe-
rador, perchè el favorizava el ducha Zorzi de Ba-
viera suo fratello eie. El poi ave licentia et vene via
per alcuni lochi saxosi, scorando grandissimi perì-
coli ; siche é stato fuora mexi ... e zomi . . ., e non
ha potuto andar a la sua legatione de Ingaltera. Fo
laudato dal Principe de more, dicendo per lui non
ha manchato andar.
Fu posto, per li savii d^acordo, una letera a Piero
Landò ch'el vadi de longo con il Curzense fino a
Roma e lengi avisato de continuo ogni suo anda-
mento, come l'ha fato fin bora; et fu presa.
Fu posto, per li savii, una lettera ai provedadorì
in campo, solicitandoli a ultimar la impresa di Brexa,
maxime li havemo manda danarì come rechiedeno
el ne manderemo di altri. E havemo visto una letera
del signor governador scrita a Piero di Bibiena dil
bon cuor Tha, et cussi si meli in opera etc. Fu presa.
Fu scrito etiam a sier Leonardo Emo proveda-
dor in brexana, cb'el solicìti aver quelli ducati t2000
atento il bisogno grande di averti.
Fu posto do letere a Roma, d'acordo per li savii.
In una etiam dolersi ch*el Curzense non voi darne
il transito di le artellarie, che é contra li capitoli di
le trìeve, etc. In l'altra che Torator nostro debbi co-
munichar con la Beatitudine Pontificia quanto li ha-
vemo scrìpto; e come il Curzense è zonto a Mantoa;
e di spagnoli che vien di longo non fo dito nulla ;
ma che stando Verona di mczo, non savemo a che
modo mai poter far, però Sua Santità con la sua
prudentia fazi per il stndo nostro, qual tutto é a be-
neficio di Soa Santità. Iteìn, di Tarmada mandata a
Ravcna e di ducati ^000 per far fanti soto do con-
testabeli Zanon di Colorgno et uno altro. Fu presa.
A di 15 la matina : vene V orator yspano in Co- 66
legio de more.
Di sier Marin Zorzi el dotor, orator nostro
m
UDXII, SETTEMBRE.
123
fo leiere date a Luffo, a (fi ... . Il sumario di le
scrìverò di solo.
Dil eapitano di Po sier Andrea Contarini,
vidi ìetere di 22, in porto di Bavena, a hore do
di zomo. Come ha ricevuto una letera di la Signo-
ria, di 17, a lui molto grata. Avisa, per uno secreta-
no dil signor ducha di Urbin li fo fato intender la
hntention soa era che lui levasse sopra quelli bur-
chii fanti 800 et levarsi come el si atrovava, non ob-
stante non havesse fatto se non burchi 17, per man-
chamento di legnami, et disse faria quanto voleva
sua signorìa, e subito feze dar la trombeta di bataìa
e spazoe messo a posta a sier Marin Zorzi che li do-
vesse far intender quello havea a far, qual subito li
rescrisse per nome di dito Ducha si dovesse levar
questa matina come el si atrovava. E cussi al far dil
zomo ha fato ussir dil porto li burchi con il resto
di l*armada menuda, e lui capitano con la fusta di
Lucba Bon, aspetano il colmo di Taqua per ussir, e
cu^l andera a la bocha di Primer dove atenderà or-
dine dal Ducha, qual se dia levar etiam lui da mat-
tina a bona bora et esser sopra la riva di Po. Quello
s^iri, aviseri. Scrìve la fusta di Lucha Bon più vol-
te come el passava davanti cridava : danari, dana-
ri, a modo di soldati, ancora che non fusse il tempo,
per esser mal uxadi, et è rìmasli in terra più di 40
e con faticha li ha rednti in fusta. Avisa di zìo la Si-
gnorìa et si provedì, aliter non li mandando la paga,
sari disarmata.
Iteniy in Primier, scrive de hore 15, a dì 23,
Come zonse quella zente a bore 20 in bocha di Prì-
roier, e a hore 23 zonse il ducha di Urbin in perso-
na con pochi cavali. Li richiese marangoni per forti-
fichar una sponta mia 8 lontan per el passar di le
' artellarie. Subito li mandoe zercha homeni 30 con
legnami in spala e feramenta per Tar questo eflTe-
eto, e ritornò a hore i : rìportono aver fortiflchato.
E pocho driedo, vene un messo dil Ducha a dirli do-
vesse acoslar li burchi, e preparar li ponti per le
arleUarìe; et subito mandoe Tarmiraio, e non fornito
forliGchar la via, che si messe tanta pioza più fosse
mai, e queste zente d*arme e fantarie sono al disco-
perto. £1 Ducha, visto el tempo messo a la pioza si é
levado con tutto lo exercito per Ravena, dove dize
voler dar la paga, e fatoli intender si lievi etiam lui
capitano e andar a Ravena. Parendoli, scrìve, non si
poter levar per esser syrocho grando, e durerà qual-
che zomo, soliciia si provedi a la paga di quelle zur-
66 * me, aliter resterà disarmato, acciò volendo il Duca
poi si lievi da Ravena, non possi per non haver zur-
me, che si aria causa di dolor di la Signoria nostra.
Item, scrìve crede far qualche faconda avanti ch'el
ritoma a Ravena.
Di Vicenzo Guidoto secretario nostro, date
a Fiorenza, l'ultime a dì 19, Avisa come a di 17,
hessendo andati V orator cesareo, il conte di Santa
Severìna et lui secretarìo nostro da la signorìa di
Fiorenza e dal confalonier novo Zuan Batista Redolfi
a dirli se dovesseno dechiarir in la Liga et trovar
modo al governo loro che possino durar, havendo
una volta levatosi di Tamicitia et protetion di Pran-
za ; qual rispose ditto confalonier erano contenti di
far ogni cossa quando i vedesseno le proposte, tuta-
via servando la loro libertà. Li oratori risposeoo era-
no savii e sapevano ben quello havesse a far. Et ve-
nuti a caxa, hessendo esso secretarìo nostro a disnar
con il reverendissimo legato Medici, che é in la soa
casa, senti gran ramor in la terra, però che alcuni
zoveni erano andati al palazo et tolto quello a nome
di Medici, crìdando : palle, palle, adeo per Fioren-
za non si sentiva altra voce che la caxa e insegna de*
Medici; et poi quelli signori che erano in palazo ve-
neno a caxa dil cardinal preditto, a dir a soa signo-
rìa reverendissima venisse a palazo che bora mai
vedeva il voler di la terra che Medici li govemaseno.
El qual non volse, ma li dete in nota certo numero
da esser electi reformatori al stato, e fonno di quelli
piaceno a essi Medici. Et cussi poi fo convochato il
populo e citadini, e andati questi signori su certo
pulpito, elexeno questi deputati che è notati di sopra
a tanti per sestiero, e cussi il populo avanti li diman-
dasseno si erano contenti disseno de si, e questo per
paura di molli armali erano di la factione di Medi-
ci etc. Item, hanno terminato a la guarda di la piaza
Ramazoto con 500 fanti, e di fuora di gente d*arme
hanno 400 lanze, zoé il marche.xe di la Padula tolto
novamente, era nel campo di spagnoli con 200 lanze,
et el loro capitano zeneral, el signor Franzoto Orsino
con 100, el conte Rangon fradello dil conte
Guido con 50, et el conte .... fratello del conte di
Solano con 50, in tutto numero 400. Item, il car-
dinal scrìve a di . . . dovea partirse e andar dal vi-
ceré, qual era a .... e tuor licentia e ritorneria in
Fiorenza, et lui secretario resteria con il viceré. El
qual campo di Spagna vicn verso Lombardia; si dice
per andar verso la Pranza in la Borgogna, per far
danni al re di Paranza. Farà la volta di Modena per
esser a parlamento con il Curzense, va a Roma.
Item, florentini danno li danari a* spagnoli, etc.
133
UDXllj SiTTEMDRE.
124
67 Claris^ime, excelleniissime domine óbser*
vandissime.
lo questa bora 20, hessendo a disnar cum il re-
verendissimo legato, sorgete uno repentino rumor
ci cridar in favor di casa di vostra illustrissima si-
gnoria, vociferando: palle, palle^ qual nome ha ri-
bombato et ribomba per questa città in forma, et
altro non si intende, con una dimostration di animo
et amistà, et apertamente da quelli che li si vede il
cor, non altro desidera (che) esser stato di Medici, li
sui amici, il palazo, la piaza et le porte, adeo che se-
cando altre volte si ha facto, con sono di campane
et le altre cerimonie, sono sta eleti per il Parla-
mento, che è universal assenso di tutto il populo
et nobiltà, che é uno certo numero di zenlilhomeni
e populari quali ha voluto il reverendissimo legato
siano quelli, et cum la libertà haverano dal dicto
Parlamento habii ad gubernare, riformar et con-
iar questo guberno fiorintino, fare meglio li piacerà
ad ogni dispositione de la santissima Liga, et questi
de la cita octo è in disposition di Medici ad laude de
Dio. Io ho scripto tumultuosamente a vostra magni-
fjcientia perché in questi tumulti et brevità di tempo
non pò* esser altrimenti, la qual me perdoni, et li
piaci per il primo mandar questa mia a la Illustris-
sima Signoria perchè non ho messi de scriverle al
presente, et questa li fazo per una stapheta expe-
disse il reverendissimo legato in questa bora, per
satisfar a la magniGcentia vostra et al debito mio, a
la qual mi racomando.
Flarentite^ 15 septembrio 1512.
VlNCENTIUS GUIDOTO.
68*) Capitulum.
Hozi é intrato il reverendissimo legato, et cum
grande demostratione de amor universal. Pur il gu-
berno sta come prima. E si non si muda, dubito
grandemente se habia fato nulla : non si sa quello
seguirà, e pur si spera di bene : stando, passerano
le cosse, et havendo il modo lo rimcterò a la magni-
ficentia vostra, la qual mi |)erdoni se non le scrivo
ad hnffum per espedire la inclusa, ad quella ra-
comandandomi. ^
Ftorentice, 14 septenibrio 1512,
Vlncentius Guidoto.
1) Lt carta 67 * è bianca.
Di sier Marin Zùrgi, orator nostro sopra CO*'
nominato, fo letere di 19, 20 et 21 di lÀtgo.
Del suo venir a Ravena e di quelle cosse dil ducha
di Urbin. E come voleano passar Po e andar con
le zente su el polesene di San Zorzi, ma vene tanta
pioza che si convene restar, si come il capitano di Po
ha scrito, etc.
Di Zuan Jacomo Caroldo secretano nostro,
fo letere da Lodi, di 22, Che il reverendissimo
cardinal Sedunense si voleva partir per andar a Pi-
zigaton e poi a Cremona, ma più volte za aviato li
chariazi era sta fati ritornar, et questo per aldir do-
mino Galeazo Visconte, qual è tornalo da' sguizari,
con la resolutione de V acordo, sicome si ha inleso
per altre. Item, scrive coloqui a abuti dito secretarlo
nostro con il prefato domino Galeazo zercha sguizari
e di le diete fate, e come erano acordali con mila-
nesi. Item, scrive aver parlato con domino Pelro
camerier dil cardinal Sedunense zèrcha questa prò-
mission hanno fato sguizari di voler reintegrarle
terre al stado di Milan, et come potrano far, Parma
e Piasenza voi il Papa, dicendo milanesi non vorano
esser inganati. Rispose etiam sguizari non bisogna
ingauar la Signoria etc. Item, parole li ha dito il
cardinal solus cum solo, che e bon servitor di que-
sto Stato, si ben puhlice vien in colora, che Io fa per
bon rispeto davanti li milanesi sono 1), etc.
Di campo, di 23, hore 3, soto Brexa. Solici-
tano li danari e non si resti. Item, hanno auto letere
dil capitano di le fantaric, che monsignor di Durazo
li ha dato il castelo et tutto; siche voi suo fluì fo dato
per obstaso, e però se lo mandi. Item, aspeta quanto
à capitolato e dil salvoconduto, et di cremaschi per-
donati, etc. ut in litteris.
Fo ordinato far Pregadi tardi, tolto per sier Lo-
renzo Capelo savio a terra ferma solo, et voi meter
angario.
Da poi disnar aduncha fo Pregadi, qual dcte a
mormorar a molti, dicendo che voi dir questo Pre-
gadi ? et leto le soprascrite letere.
Poi sier Marin Morexini Tavogador andò in ren-
ga zercha il contrabando e il podestà di Cliioza, e
fé' Iczcr do comandamenti fati al predito podestà
mandi in questa terra il contrabando predito in pena
di ducati GOO justa la parte presa in Pregadi, et non
volendo ubedir, voi meter per parte, insieme con li
compagni sier Bernardo Bembo dotor et cavalicr
et sier Francesco Orio, eh' el sia caduto a la pena.
Sier Gasparo Malipiero, fo avogador, contradise di-
i) U carta 68* è btanca.
125
MDXn, SETTEMBRE.
126
cenilo bisognava citar il podestà volomloli luor pe-
na, e disse le raxon dil podestà, qual havia fato la soa
sentenlia, et era officio suo et non di l'avogaria zer-
cha contrabandi. Et iierum parlò sier Marin More-
xini, dicendo questa terra é rota, non voi parte né
leze etc. E cai^ò il podestà di disubidiente, e come
Pera oGcio di avogadori. Volse parlar sier Zuan Zan-
tani barba dil podestà in rispostia; ma non Tu lassato
per intrar su cosse di la terra.
Fu posto, per li savii, una letera a Zuan Piero
Stella : li denoo libertà, concludi di dar per anni tre
di provision a domino Jacomo Stafileo e altri sgui-
zari fin raynes 1200, ut in parte, per tenirli ben
ediGchati con la Signoria nostra. Fu presa.
Cy * Fu posto, per sier Lorenzo Capelo savio a terra
ferma, atento il bisogno di la terra, ch*el sìa posto
do dexime al Monte Novissimo et meza tansa, ut in
parte. À rincontro li savii altri d' acordo messene
che luni il Colegio sia ubligato soto debito di sagra-
mento di venir con le sue opinion in materia pecu-
niaria a questo Consejo: et cussi d* acordo andò que-
sta parte sola, et fu presa.
Fu posto, per li savii d' acordo, atento la richie-
sta di domino Daniel dal Borgo orator dil Curzense,
qual etiam ha mandato uno Zusto Celer novamente
qui per aver il resto fin 50 milia ducati dia aver da
la Signoria nostra per le trieve, e za ha auto zercha
ducati 40 milia et più: che li sia dato ducali 2000.
À r incontro, sier Zorzi Emo el consier non era di
opinion di darli, e chiarisse si voi observar la trieva
devedarne il passo a le artelarie nostre va a la
espugnatìon di Brexa, che é in man di francesi.
Parlò sier Àlvìxe da Molin, rispose sier Zorzi Emo.
Andò la parte, 39 di no et il resto di la parte. Fu
presa, e di questo fo sagramenlà el Consejo.
À di "26, domenega, non fo allro di novo, solum
ìeiere di Mantoa, di 24, di sier Piero Landò
orator nostro. Come il Curzense partiva per la Mi-
randola per abocharsi con il viceré, qual si dice certo
vien in Lombardia con Texercito, et il Curzense an-
derà a Roma et lui lo seguirà justa i voleri di la Si-
gnorìa nostra ; e altre particularilà ut in litteris.
Da poi disnar, fo Gran Consejo per far quelli 6
di Pregadi che mancha, che si doveva far la malina
di San Michiel, et il Doxe con la Signoria ha termi-
nato lassar quella usanza vechia, et non far Consejo,
perché si soleva far in tal matìna Consejo per fare
quelli di la zonta e tuor per parte licentia di farla.
Uora che non si mete piiì parte, non achade far etiam
quela matina Consejo, e non se desturberà il Cole-
gio per le cosse di la terra ; e cussi fo deliberato. Fu
fato, tra le altre cosse, provedador sora la camera
d' imprestidi sier Àlexandro da cha' da Pexaro, fo
capitano in Cadore, qu. sier Nicolò, ed io Marino
Sanudo fui nominato. Caziti, pazientia 1
Fu, avanti che si andasse a capello, Icto, per sier
Alvise Zamberti nodaro di avogadori di comun, una
longa parte, posta per sier Francesco Orio e sier
Marin Morexini avogador di comun, zercha quelli
hanno fati contrabandi dal 1508 in qua e navega
robe divedade con nave el galie ut in parte, e ven-
gino a dar in nota in certo termine, sub pcena etc.
non venendo. È molto longa, la copia sarà posta qui
avanti. Ave 62 non sincere, 3G3 di no, 737 de sj, e
fu presa.
Di campo, di provedadori generali, date soto
Brexa, a dì 2à, hore 3 di note, et altre lettre
dregate al Consejo di X Prima, di coloquii auti
col governator zercha strenzer Brexa et presto,
atento spagnoli vien, et ditoli parole etc. Qual rispo-
se sapientissime voler ultimar ad ogni modo, e ve-
nendo le zente di Cirema e il capitano di le fantarie,
qual acontenta el vegni el li fanti di Romagna, voi
dar et far bataria a le fosse di le mure e dar la ba-
iala a la Garzeta; siche si mandi li danari amore Dei
che manchano e presto, e non se indusii, perché qui
va lutto il Stado. /fem, ha auto lelere di Mantoa di 70
Torator Landò, che di li risona spagnoli vien in Lom-
bardia, è contra de nui. Item, si ha il cardinal Se-
dunense era a Lodi, va a Miian per veder di haver
il castello. Concludeno veder le cosse de Italia in
garbuio, el non resti de mandar ditti danari, chi voi
far qual cossa.
Nolo. Fo sento per Colegio a Crema al capitano
di le fantarie subito vadi con quelle zente in campo
per ultimar le cosse di Brexa. Item, in dite lelere
di campo, scriveno da matina si partirà de li sier Ni*
colò Michiel provedador ai Urzi con il fiol di mon*
signor di Duraz per andar a Roman, perché il capi«
tano scrive se lo mandi, perché quel monsignor con-
signarà la rocha di Crema subito.
È da saper, per lelere di 23 di diti provedadorli
par habino mandato uno lronf)bela a la porta di
Brexa da parte dil governator a parlar a monsignor
di Obigni, el qual non li volse parlar, e lì mandò a
dir dicesse quello el voleva. Qual disse da parte dil
govemador che si volesseno render, perché da la
Signorìa ariano bona compagnia e salvoconduto, et
che bora mai non pono più lenirsi, né voji aspelar le
zente spagnole che vegnino perché non porano poi
aver pati, e simel parole. El andato a referìr a mon-
signor di Obigni, quello disse che li dovesse dir al
127
lIDXUy SETTEMBRE.
128
prerato trombela eh* el savea ben che spagnoli vien
soì amigi e non nemigi, e non venisse più a parlarli
di alcuna cossa, perché venendo lo faria apichar.
In questa niatina, fo in Colegio Torator yspano e
domino Daniel dal Borgo orator dil Curzense, e di-
ioli se li darìa li ducati 2000. Disse ne voleva di altri,
pur aquietò a tuorli ; et il prefato orator yspano
parte per Mantoa a di 29, e dice farà bon oGcio.
Item, fo mandato in Romagna per far fanti per
il Papa ducati 2 milia ; et in campo non é sta manda
più danari.
A di 27 la matina. Fo teiere di campo di prò-
. vedadoriy date soia Brexa, a dì 25^ hore 3 di
note. Nulla da conto. Aspetano li danari, e *1 cardinal
non é partito di Lodi, come fo dito, andava a Mila-
no ; spagnoli se ne vengono in Lombardia, si divulga
viencno contra di nui. £1 conte Alexandro Sforza
capitano zeneral de' milanesi, qual é a Lodi, ha man-
dato uno nontio dal signor governador el loro pro-
vedadori, che intende el venir di spagnoli e si ofe-
risse con li 300 homeni d'arme T ha e fanti di venir
ajutarne haver Prexa. Al qual nontio li hanno rispo-
sto che spagnoli vien nostri amici, et che ringralia-
mo di la offerta, dicendo che etiam il nostro campo
è a soi piaceri, et che li é sta dito più volte quel sta-
do di Milan non si poi mantenir senza intelligentia
di la Signoria nostra, come hanno fato li signori pas-
sati, con altre parole sopra questa materia. Conclu-
dendo, sMl capitanio di le fantarie vera in campo,
et il governador habi li 6000 fanti pagati e si mandi
il resto di danari che mancha, zercha 5000 ducatii
barano Brexa.
70 * Bil Caroldo seeretario nostro^ da Lodi, a
dì 24. Come il cardinal non e partito ancora, né si
sa dove sii per andar. Ha mandato a Milan il gene-
ral di I^andriano per haver danari per li sguizari.
Item, è zonlo il suo messo che mandò al viceré a
dirli non bisognava venisseno, perché sguizari soli li
bastava aver li castelli che è in man di francesi ; qual
viceré li ha mandato a risponder ch'el voi certo ve-
nir in Lombardia a cazar il resto di francesi via. Et
par vengìno nostri nemici, et voglino meter Tarzi-
ducha nel duchato di Milan: di la qual cossa milanesi
saria contenti venisseno nostri nemici, ma si doleno
e non voriano altri che Maximian Sforza per ducha.
Item, hanno uno aviso, el ducha di Savoia fa quante
lente el puoi, si da pe' come da cavalo. Item, uno
milanese nominato in le letere, ha auto aviso di Fran-
ca de sier Andrea Griti, vien a Venecia con do fran-
cesi, mandati dal Roy per tratar acordo.
Dil capitano di le fantarie, fo letere di.. .
da Crema. Come Topinion sua era di non perder
tempo e andar a tuor la rocha di la Capella di Ber-
gamo per segurarsi di quella terra, perché da bon
servidor avisa che a voler tuor per forza Brexa non
li bisogna haver mancho de 10 milia fanti e più pre-
sto pi, e chi dice altramente non sanno il meslier di
le arme etc. Et andando con altre zente, non si farà
nulla.
Di Zuan Forte eondutier nostro, date
adì . . . Come, venendo con la scorta di cavali li-
zieri per tuor li danari e portarli in campo, scontrò
300 fanti alemani a Villa Francha, quali venivano di
Lignago e andavano a Verona, et non li disseno nulla;
poi scontrossi in 10 cavali, tra i qual era uno man-
toan so cognoscente et do spagnoli che venivano dil
campo dil viceré, andavano a Verona, et domandoli
di novo. Disse spagnoli passava Po, e a di 26 passe-
riano, et dicevano venir aiutarne aver Brexa. Et che
uno, che é con il signor Pandolfo Malatesta, qual é a
Mantoa, li disse in secreto havea aldito dir dal suo pa-
tron in camera con il signor Zuanne di Gonzaga,
come spagnoli venivano per meter V arehiducba di
Borgogna nel stado di Milan, e poi venirne contra,
et hessendo questo aviso de importantia, avisa la Si-
gnoria nostra.
Di sier Leonardo Emo provedador, vidi le-
tere di 24, in campo soia Brexa. Li provedadori
ha fato crida, niun di soi mandati non vaia sin d'hora.
Lui ha tenuto, dize, il campo in abondantia di feni,
cari e vastadorì. 11 governador si dispera, li stratioli
non voi cavalchar, ogni di i nimici toleno le vituarie,
perché non hanno voluto andar a la scorta. Ozi e
zonto uno trombeta di nionsignor episcopo di Lodi,
con letere di credenza al governador. Ozi é zonti li
inzegneri, et per non esser zonti li mortari, é sta de-
liberato farli li in campo. Da Milan si ha, eri ritornò
il cardinal sguizaro 11, e molto solicita far bombar-
dar Trezo. Lo episcopo di Lodi non si cura di tuorlo,
perché sguizari lo voria per loro. Sguizari e genie
d* arme è alozate sopra il Brembo apresso Crema al
solito, e da sguizari in fuora tutti se ne vano per non
aver auto danari. Milano é soto sopra per aver con-
venuto pagar di taia, tra il clero e conta, si stima, da
ducati 250 milia, maxime non sapendo a chi si li dà.
Noto. In letere di Mantoa di 24 et 25, dil par- 71
tirsi per la Mirandola, e come il marchexe ha via man-
dato a far il ponte sopra Po a .... per passar le zente
spagnole, e ch'el voleva le passasse a Caxalmazor
acciò non venisse su el suo a danizarii ; ma spagnoli
non hanno voluto. Item, come la reina di Napoli, fo
moier dil re Fedrigo, stava a Ferara, ha mandato le
129
IfDXlI, SETTEyBRE.
130
sue robe lì a Manto», e vera etiam lei, e cussi molti
ciladini feraresi dubitando di! campo di! Papa, liem,
li Curzense va a la Mirandola, si abocherà con il vi-
ceré, e de li subito partirà per Roma.
Di Bergamo, vidi teiere di sier Vetor Lip-
pomanOy di 23, hore 20. Come il capitano di le
fantarie non si partiva di Crema perfino non vede
quello fano sguizari, che pur sono de 11 via alozati,
et iu questo mezo si prepara le provision |)er la Ca-
pella, perche quando el sarà qui non se averà faticha
de Diente.
IHl ditto, a d\ 24, hore 15. Come milanesi
hanno chavato de Charavazo 5 de li primi, et li han-
no mandati a Milan, et hanno mandato alozar li zente
d'arme, perchè hanno paura di le nostre zente che
non vadi a tuorlo.
Fu posto, per li consieri, certe taie a Pordenon
et Ixola per alcuni casi seguiti ut inpa/rte, et fono
prese.
Fu leto la gratìa di sier Marco Orio debitor di la
Signoria, qual dimanda gratia di pagar di prò etc.
ut in ea. Balotà do volle, non fu presa. Et questa é
la segonda volta che Tè sta messa e non presa; siche
é debitor e non potrà esser provado di la zonta.
Fu posto, per sier Marco da Molin, sier Zorzi
Emo consieri, sier Marco Bolani, sier Andrea Venier
procurator e sier Alvise da Molin savii dil Consejo,
sier Vetor Fosearini savio a terra ferma certa parte,
che quelli sono debitori di la tansa numero XI e de-
xinoe prexe, possano scontar il loro debito con la
tahsa che è a i governadori a restituir, et é adesso
il tempo ut in parte, in termine di tanti zorni, etc.
A rincontro, sier Piero Balbi e sier Zorzi Corner
el cavalier procurator savii dil Consejo, sier Loren-
zo Capelo qu. sier Zuan procurator, sier Nicolò Tri-
vi.KaD e sier Piero Trun savii a terra ferma, voleno
che si pagi con don di 10 per 100 la dita tansa nu-
mero XI lino a di 5 octobrio, poi senza il don fino
a di 15 ; et passato, sia mandata a le eazude et pa-
gata a raxon di 50 per 100. Per queste do opinion,
fo disputation grande. Parlò primo sier Alvise da
Molin, li rispose sier Piero Balbi, poi sier Zorzi Emo,
poi sier Zorzi Corner, demum sier Alvise da Molin
el ultimo sier Lorenzo Capello, e fono lecti li debi-
tori di la dita tanxa e cazadi perchè haveano inte-
resse. Andò le parte e di largo fo presa quella dì sier
Piero Balbi, e sier Zorzi Emo e sier Vetor Fosearini
introno in la dita parte, e maxime perchè erano di
richissimi debitori di ditta tansa.
Fu posto, per li savii, una lettera al capitano di
le fantarie, exortandolo a venir a Brexa e non andar
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom, XF.
a Bergamo, perchè non mancheremo de darli fanti
quel numero el voi e ogni altra cossa. E fu presa.
Fu posto, per li diti d^acordo, una letera ai pro-
vedadori zenerali di campo, esortandoli a la ultima-
tion di r impresa e avisarli questa varietà di quello
vuol il signor governador, eh* è 6000 fanti et il capi-
tanio di le fantarie voleno 10 milia ; et che li havemo 71 *
scripto con il Senato el vegni subito a Brexa con quel
più numero el poi, lassando però bona custodia a
Crema. Per tanto li havemo mandati ducati 14 mi-
lia et 3000 barano li da sier Leonardo Emo, siche
mancherà 5000, quali subito sarano a camino, e ve-
glino strenzer la terra, perchè è tempo di ultimar
quella impresa presto. Fu presa.
IH sier Hironimo Capello sopracomito, vidi
letere venute ozi, di 23 in golia, a San Piero
in Leme, Come, justa i mandati di la Signoria, era
venuto li per veder di scontrarse nel ducha di Fe-
rara, e cussi tutti lì navilii veniva a zercharlo e nien-
te trovato, et è zonta la galia Liona con questo ìn-
stesso bordine, qual vien di Liesna, e starano su le
volte. Itetn, ha parlato a uno patron di navilio vien
di Ortona, dice è 10 zorni ha inteso dito Ducha si
parti con le caravele, tien sia passato etc.
A di 18 la matina in Colegio. Fo balotà i bole-
tini per il Serenissimo, consieri et Cai di X, justa il
solito, et li savii fonno dispersi in Colegio.
IH Crema, fo letere di sier Nicolò di cha' da
Pexaro provedador, di 23. Dil zonzer li, e aver
fato Tintrada e altre particularità, ut in litteris.
Da poi disnar fo Consejo di X con la zonta.
Di campo, vene letere di provedadori vene-
rali, date soto Brexa, a dì 26, hore 3 di note.
Come hanno che sier Zuan Francesco Griti qu. sier
Hironimo, era li in campo, partito per andar a Cre-
ma, a Sonzin fo retenuto da' sforzeschi et sguizari
et menato a Lodi. 11 provedador di Crema Pexaro
ha sento al Caroldo in bona forma zercha la sua de-
liberatione etc. lten%, per letere drizate ai Cai di X,
come hanno la praticha in una porta di haver la
terra, et però voleno dar la bataia in una parte e in
Taltra nostri entrerano e a questo modo barano la
terra : ma bisogna le zente, et prima habino la loro
paga li fanti.
Bil Caroldo secretario nostro, da Lodi, dil
25. Come il cardinal, è ancora li, havia mandato il
general Landriano per danari a Milan per dar a li
sguizari, videlicet che li danno ducati 27 milia al
mexe. Item, hanno avisi di Franza che sier Andrea
Griti era zonto fino a Lion, ma che il Re ha mandato
per lai ch*el ritorni a Bles a parlarli. Item^ il campo
9
131
MDXn, SETTEMBRE.
132
spagnai et englesc erano vicini a Baioua, et quel
di Pranza etiam li apresso, ma non erano venuti a
la zornata; con altre parlicularilài sicome più diffuse
dirò di soto.
Nolo. Vene eri letere di Liesna di sier Se-
hastian Zustinian eì cavalier, provedador in
Dalmatia, di . ,. Come alcuni populari lesignani
erano sia a rincontro di fanii, amazali alcuni, et
seguito grandissimi inconvenienti, et altre particu-
laritii, ut in litieris; et veneno qui do oratori di
nobili.
72 In questo Consejo di X fu fato molte cosse, per
esser Tultimo. Prima, fu dato molti danari a le done
di ribelli padoani e trivixani per il loro viver. Item,
preso che la revision di libri de' provedidori sopra
il fìsco aspeli a li provedadori di comun, et è sta
dali a quel oficio per esser sier Marco Malipiero zer-
man dil Doxe et sier Nicolò Salamou tulio di palazo,
che e provedidori di comun. Item^ fu preso che il
credito di sier Àlvixe Pixani dal Banco si pagi su el
fondo di beni che fo di Antonio Caodivacca di Pa-
doa, e non sopra le intrade come si fa ad altri. Item^
il credito di sier Alvise D' Armer, è dil Consejo di
X, ha per li cavali dali al signor Bartolomeo d'Alvia-
no, fu preso che potesse haver di le intrade di Por-
denon^etc.
Etiam introno zercha le cosse di Liesna, e fo
gran dispulation; tandem fu preso di chiamar quelli
capi hano fato dito Beandolo et tuor quella cossa nel
Consejo di X. Suso fin bore 4 di noie, e questo per-
che vene do man di corieri di Roma con letere di
*20 et 22 et dite letere erano bagnate, perchè, dice
il corier a bocha, per vento venendo di Kavena in
qua si anegò quasi per fortuna : il sumario di le qual
scriverò più avanti.
Fu preso che il conte Lodovico di San Bonifazio,
qual é stato mexi .... in li cabìoni et è zenero di
sier Marin Grili, ch*el sia relaxado con condilion el
non si parti e dagi segurlà de ducati 4000, e cussi Tha
data, et starà in questa terra et drio anderà a 1* in-
contro di Hironimo Padavin che era prexon a Gori-
zia, et é sta liberato per li capitoli di le trieve con
rimperador. Et è da saper, per Colegio, za zorni 10,
fo mandato a Goricia Lorenzo Trivixan secretarlo a
questo efeclo per prexoui.
Di SaJòy vidi letere di 22. Come sabado era
insidi di Verona zercha 1000 fanti et 200 cavali con
iodeschi, tulli pagadi per veronesi, e in Vallezo in-
trono li 1000 fanti e a Vìllafrancha li cavali, e subilo
il cardinal Curzense e lo episcopo di Trento li feno
tornar in Verona. Questi volevano tuor le nostre
artellaric andava in campo. Et hcsscndo zonto il
Curzense in Verona, Torator nostro Landò non tro-
vava habitalion, conveniva andar a Phosteria, el Cur-
zense lo mando a chiamar in caxa soa, e veronesi
poi gè trovò caxa. Scrive i fanno ogni represaja a
Bolzan. Todeschi hanno preso parecbi marchadanti,
fra i qual uno nepote di domino Hironimo Bernar-
dini dolor, che è orator di la comunità di Salò a
Venecia, et altri assai di la Riviera che passano a-
presso Verona, per li ducali 300 fo tolti per sier
Marco Antonio Lorcdan, era provedador li, e missier
Cesaro Avogaro e il vechio di Gardon. Fo scrilo di
questo a la Signoria ; ma non è sta fato provision : e
bon li oratori entrino in Colegio per questo. Sabato
fo manda 600 fanti et 200 cavali lizieri per li prove-
dadori e uno dì fo arma assa' barche di la Riviera,
e assa* scale fate, e questa note passala si doveva
dar la baiala a Peschiera e intrar dentro, e si haria
auto la terra, ma vene una teiera a bore una di noie
de li provedadori, che coraeleva si dovesseno rclra-
zer e cussi ogniun tornò. Il provedador ha certo che
monsignor de la Clela, era a Peschiera, é andato a
Verona, e insta di far inlrar todeschi dentro. Brexa
si bombarda continuamente, e za do zorni non si ha
fato altro.
A dì 29, fo San Midml. In Colegio fo lete 7-2'
letere di Boma, di 20 et 22. Prima, come il Papa
è dispostissimo habiamo il nostro e tulle le nostre
terre. Et scrive uno breve al cardinal Sedunense in
bona forma sopra questa materia, la copia di lo qual
sarà scripla qui avanti, e lo mandò a la Signol^a.
Item, il Papa è contento di far il salvocouduto pre-
dilo, richiesto per la Signoria a li francesi erano in
Crema, el lo manderà a Crema al capitano di le fan-
tarie ; el altre parlicularilà ut in litieris. E come il
Papa ha dato a domino Andrea Lippomano di sier
Uironimo fo dal Banco il priora et beneficio di la
Trinitae, vachado per la morte di domino Alberto
frate alemano, qua! si anegò al principio di questo
mexe andando in Livenza, et deroga ogni indulto.
El dito suo padre sier Hironimo fo in Colegio, e luti
li piaque ch'el sia insito di man di alemani, dicendo
ozi in Pregadi si melerà la parie di darli il possesso.
Item^ di Roma si ave etiam uno capitolo di letera
di nove venute di Spagna, drezale al cardinal an-
glico, la copia di la qual sar^ scripta qui avanti.
Di Ravena, di sier Marin Zorei el dolor
orator nostro, di . . . Fo letere zercha quelle cosse
dil ducha di Urbin, el di spagnoli che vieneno in
Lombardia, el altri avisi, unito col capitano di Po.
Di sier Andrea Contarini capitano di VOy
133
UDXII, SETTEMBRE.
134
di 25^ in porto di Bavena, a hore 22, Come in
quella matina si parti de Primier e zonse lì a hore
17, et é slato a parlamento con il ducha di Urbin e
r orator nostro sier Marin Zorzi, e conferito quello
se habi a far. Tien doman si darà principio a dar da-
nari a le zente, e fornido se ritornerà a la impre-
sa. Ricorda a la Signoria mandi la paga per quelle
zurme, eie.
IHl dito, a d\ 27, ivi, a hore 3 di note. Come
el corier portava le lelere e quelle di Roma parti a
dì 24 di note, e per fortuna andò in terra a dì 25,
con manifesto pericolo di anegarsi, pur scapolò, et ozi
è tornato qui, per terra venuto, et per expedir tre
man di letere venule di Roma di qualche importan-
lia, le manda per barcha a posta di longo fino a Chio-
za. Scrive el Ducha li fé' dir el voleva si facesse uno
ponte fermo per la bocha di Magnavacha, e poi disse
volerlo per Primier, e in quanti zorni dimandò si
faria. LI rispose, havendo le cosse necessarie, lo faria
in zorni do, e questo per il numero di marangoni
venali con una barcha longa; e cussi ozi ha dato prin-
cipio a farlo sopra burchii 14 e più s'il farà bisogno.
Ha mandato questa note a mesurar la largeza del fiu-
me, doman spera fornirlo, ma tien, non si leverano
fino a sabado a di 2 octobrio, per aspetar di Roma
la paga di quesle'fjnlarìe dil Papa.; Richiede balote
per le spingarde hanno.
Di campo, fo letere di provedador zenerali,
date soto Brexa, a dì 27, hore 4 di note. Come
r era zonto uno trombeta di Pranza, parli a di 21,
qual porta letere a loro provedadori dia andar in
Brexa da parte dijquella Signoria a ordinar al conte
Francesco Torelo capo di le zente fiorentine, è den-
tro, ch'é lanze . . . debano ussir per esser fata quella
terra et rimossa di la devution di Pranza e intrata
in la Liga. Lo manderano, ma tien da francesi non
sarano lassate ussir. Dice questo trombeta, spagnoli
erano sopra le rive di Po a Ostia per passar il ponte
era fato, e doman passerano. Vieneno a la volta di
Lombardia, e il viceré con lanze 500, 400 zanetari
et 800 fanti. Non sa se vieneno amici o no, benché
fuma sia vengano inimici ; per tanto scriveno a la Si-
gnoria quello habino a far eie. Sguizari sono a Son-
zin e Calze; voleano far uno ponte sopra Oio per pas-
sar di qua in diti lochi e si dice vien contra nostri, e
ha tirato da la banda di là barche e porti tutti; ma
loro provedadori credono sia per dubito di la ve-
nuta di spagnoli. Iteni, aspetano le fantarie e spa-
gnoli di Romagna, qual zonte vederano ultimar e dar
la bataia di Brexa ; e dicono, s' il capitano di le fan-
tarie fosse venuto, qual e za zorni 18 die si ave Cre-
ma, si aria fato T efeto. Item, sier Polo* Capello
scrive che 1 praticha una certa cossa, qual reussendo
sarà honoriflcha per la Signoria et utele. È con lui
do altri che la fa, ma doman si converà scoprirla
con altri, che prega Dio V habi bon exito, el impone
si tengi secreta eie. Aspetano li danari eie.
Di Crema, di sier Nicolò da cha' da Pexaro
provedador, di 26, Come ha messo In rocha sier
Jacomo Antonio Trivixan qu. Baldissera, era 11 ve-
nulo con alcuni fanti, e ancora è monsignor di Du-
razo francese, qual non aspeta altro che il salvocon-
duto per partirsi. Item, aricorda è quatro porte, pe-
rhò si mandi 4 zenlilhomeni, quali uno starà per
porta e sarà più segura. Item, scrive nove dì sgui-
zari e dil cardinal é a Lodi.
Vene in Colegio sier Alvixe Donado qu. sier Hl-
ronimo doctor, vien di Verona, parli luni a dì 27
da matina, dize come a Ixola di la Scala era princi-
piato a zonzer spagnoli di la compagnia dil viceré,
quali passavano Po a Ostia, et erano venuti da Ponte
Molin a Ixola da la Scala et andavano a campo a Pe-
schiera. Sonojdicono lanze 500 et fanti 9000. Tamen
non fu vero, e fono li nostri fanti spagnoli, vien in
campo con noi ; ben é vero diti altri vien via.
Vene V orator yspano, al qual foli dito, per il 73 *
Principe, questa venuta di spagnoli in veronese. £1
qual zurò et acertò venivano nostri amici, e disse a
bora si partiva per andar a la volta di la Mirandola;
ma ben desiderava haver prima una letera dil viceré
che non polca restar a zonzer.
Vene in Colegio il conte Lodovico di San Boni-
fazio vestilo di bianco con suo suocero sier Marin
Oriti, tochò la man al Principe, ringratiò di esser
sta liberato di cabioni, eie.
Da poi disnar fo Pregadi,jusla il consueto, per far
li savii et tuor la zonla; et cussi reduli fo ledo lelere.
Po fato tre savii dil Consejo in luogo di sier An-
tonio Loredan el cavalier, sier Alvise da Molin, sier
Zorzi Corner el cavalier procurator che compieuo.
E tolti numero IG, rimaseno: sier Thomà Mozenigo
procurator 136, sier Zacaria Dolfin 118, et sier An-
tonio Trun procurator 113, poi 110 sier Leonardo
Mocenigo et 101 sier Prancesco Poscari con titolo.
Item, do savii a terra ferma, uno che mancha et
sier Lorenzo Capello che compie. Rimase sier Piero
Landò 1 48, qual é fuora orator al Curzense, et 1 11
sier Oasparo Malipicro, slati altre fiale; soto sier
Piero Pasqualigo dolor el cavalier e di la zonta, 102
con titolo; cazete sier Marin Zorzi el dolor, sier An-
tonio Condolmer el sier Sebaslian Zustinian el ca-
valier, qual andò malissimo.
135
UDXH, SETTEMBRE.
136
Item^ fo fato la elction dì quelli di la zonta justa
il solito.
Di Boma, vene letere di sier Francesco Fo-
scari el cavaliere arator nostro, di 25. Come ha-
vea auto dal Papa il salvo conduto per li rrancesi, é
a Crema, come T havia sapulo dimandar, qual lo
havia expedito a Crema al capitano di le fantarie.
Item^ esser zonte a 7 galie di Villa Ma-
rio, qual vano a Zenoa a conzonzerse con le nostre
galie. Item, dil zonzer li a Roma do oratori di Sa-
voja. Scrive coloquii auti col Papa spasizando a BeU
veder, zercba avisi di Pranza e di le noze si praticha
di madama Reniera fia seconda dil re di Pranza
nel ducha Carlo di Borgogna, con darli in dota el
stado de Milan etc.
Vene tardi letere di sier Fiero Landò ora-
tor nostro, di 25, 26 et 27, et di Vizenzo Gui-
dato secretario in conformità di da
la Mirandola, Dil zonzer li il Curzense, e do bore
avanti vene il viceré e coloquii abuti col dito. E Tun
e r altro scrive : come e) voi venir in Lombardia, e
bavia aviato V excrcito avanti a le rive di Po, e che
voleva tuor Brexa e tenirla a nome di la Liga et me-
ter il ducha de Milan in stato, e voi la Signoria babbi
le sue terre Brexa, Bergamo e Crema, excepto Cre-
mona et Geradada; ma voi la Signoria fazi lo acordo
74 con r Imperador, e disse che era di voler di tenir
potente la Signoria, et voleva che le terre che 1 Papa
voleva fusse dil stato di Milan, zoè Parma e Piasenza,
perchè non bisognava che i Papi fosseno si potenti ;
et altri coloquii. Tamen, per varie vie ut in litteris
risonano, e tutti lo dice viencno per tuor Brexa e
mcter V arciducha nel slato di Milan ; e sopra questi
avisi scriveno longamcnte. Et che erano stati in la
dieta questi 4 soli ; el viatrè, ci Curzense, domino
Piero d' Urea orator yspano e domino Andrea Dal
Borgo ; la qual ancora non era definida.
Et zonte dite letere, tutto il Pregadi slcleno so-
pra di se in el pericolo si trova il nostro exercilo
solo Brexa, venendo spagnoli.
Fu posto, per li savi!, una lelera in corte a T ora-
tor nostro con avisarli questi avixi che spagnoli vien
in Lombardia e passano a Ostia per venir in vero-
nese, e voleno tuor Brexa per la Liga e altre parti-
cularità ; però debbi comunichar con la Santità dil
Pontefice e che '1 provedi, eie, perchè questi non
è boni signaU. Fo presa.
Fu posto, per li savii, una lelera in campo a li
provedadori zenerali, con avisarli questa venuta di
spagnoli, et vogliano esser insieme col signor gover-
nador e consultar di far quello lì par meglio, sicome
intenderano il passar di ditti spagnoli, havendo a
cuor le artellarie, facendo fornir Crema di vituarìe.
Item, sii col capitano di le fantarie, qual veri in
campo, posto bona custodia in Crema. Item, che de-
bano far intender a Brexa a quelli francesi la venuta
di spagnoli, et che non potrano poi zonti salvarli,
però prendino partito avanti; con altre parole in que-
sta sustantia. Et che essi provedadori stagino oculati
havendo a cuor Y excrcito, di salvarlo in ogni occo-
rentìa. Parlò su questa lelera sier Leonardo Mocc-
nigo qu. Serenissimo, dicendo il nostro campo sta
mal et è in pericolo. Li rispose sier Piero Balbi, et
parlò poi sier Mario Morexini T avogador, qual vol-
ieva si dicesse a francesi, è in Brexa, spagnoli vien
per tuor Brexa per |jl stato di Milan. Tamen, sia
mejo come fo scrilo, e cussi fo preso.
Fu posto, per li savii, una letera a Zuan Jacoino
Caroldo secretario nostro, è a Lodi apresso il car-
nai sguizaro: che come da si digi al cardinal che spa-
gnoli vieneno in Lombardia e veder come ci si muo-
ve, e debbi avisar subito ogni cossa, facendoli io-
tender vien certo per meter V arciducha nel stato
di Milan. Et sier Alvise di Prioli, è di Pregadi, qu.
sier Piero procurator contradise e voleva che fusse
scrilo che s' il cardinal diceva di far liga con la Si-
gnoria et sguizari e meter Maximian Sforza nel du-
cato di Milan, che entri su la praticha e avisi. Tamen
non parse a li savii di mudar la letera, la qual fo
molto secha. Ave 51 di no; fu presa.
Fu comanda di queste do letere grandissima cre-
denza, et steteno in Pregadi sino bore 7 di note.
Fu posto, prima per li consieri, che sier Vicenzo 74*
Capello, eleclo provedador in armada et za ha messo
bancho, qual ozi compie di Pregadi, possi vegnir io
Pregadi non melando balola (ino el vadi via. Ave
36 di no et fu presa. È cosa nova che mai a niun ca-
pitano ni provedador di armada è sta messo queste
tal partc^ ma ben a oratori ; siche vera in Pregadi.
Fu posto, per , certa parte di uno
bombardier, farlo cao di bancha ut in
parte.
É da saper, compita la zonta, ìntrò il Consejo di
X nuovo, manchava sier Anzolo Trivìxan per esser
amorbato in caxa, e feno li loro capi per oclubrio :
sier AlvLxe Grimani fo cao di X, sier Zorzi Pixani el
cavalier, dolor, fo consier nuovo né più slato cao di
X, et sier Andrea Magno fo cao dil Consejo di X; el
sier Zacaria Dolfin, licet fusse rimaso savio dil Con-
sejo, volse intrar dil Consejo di X, et poi doman in-
trarà savio dil Consejo.
Fo etiam tardi Consejo di X con la zonta vechia.
137
MD3UX, SeiT£llBRfi>
138
dentro da poi, et sleleno più di una bora per scri-
ver lelere secreto.
Di Saldj in qmsto aorno, vidi letere di 2i.
Come, a bore 9 di note, il provedador bavla auto le-
tere di la Signoria nostra cbe si dovesse relenir il
vechio di Gardon, qual fo di quelli bave li ducati 300
tolti al todesco in tempo di trieva, e cussi esso prò-
veditor scrisse in campo fusse retenuto etiam do-
mino Cesaro Avogaro et domino Marco Antonio Lo-
redan fo provedador a Salò ne ba auto parte ; si ve-
deri farli dar.
75 Sier Franciscus Orio et sier Marinus Mauroceno
advocatores comunis,
1512 j die 26 Septefhbris^ m* Majori Consilio.
Ad notitiam advocatorum conimunis, fama pub-
blica rosonante, pervenit quod per cives et subditos
nostros et alios forenses babitantes in hac urbe no-
stra, introduclum est a certo tempore citi*a cum pes-
simo et pernilioso exemplo in futurum, quod ipsi,
nulla iiabita ratione legum et ordinum Dominii no-
stri, intenti ad privata et propria corum commoda,
ausi sunt sibi facere licitam non solum mercaturam
concessaiD conduci per leges et ordines nostros, ve-
rum etiam vetitam et dannatam legibus et ordini-
bus nosiris ; mercari, contractare, sed et iocis etiam
alieois conduci facere, onerantes illas super galeis,
navibus et navigiis non solum nostris veruni etiam
alienis, nulla etiam mercaturse concessa^ facta sati-
sTatione vestigalium nostrorum, iutroitus et exitus,
missetariae, decimai, aliorumque onerum publicorum,
cum damno incredibili Dominii nostri, cum tanta con-
(raractione legum et ordinum ipsorum, mina mini-
slerioruni principalium lanifici! et artis sericae bujus
civitatis, et consequenter cum jactura universali po-
poli et miserabilium personarum ex ipsis exercitiis
vìtam ducentium, Dominii, navigationis et marinari-
tiae nostne, et demum cum murmuratione et uni-
versali scandalo aliorum civium et subdìtorum no-
strorum ordines nostros observautium. Et propterea
incumbit debito magistratui ipsorum advocatorum,
tamque advocalorum boni public!, et quorum mu-
ueri demandata est observantia legum, tanto insup-
portabili damno oocurrere, ne delinquenles sub silcn-
lio transeant et alii per futura tempora se abstineant,
ideo vadit pars, et sic, auctoritate bujus Consilii ca-
ptum sit: quod omnes illi nostri civcs et subditi, et
alii forenses babitatores buius nostne civilatis et
aliarum terrarum et locorum nostrorum tam terre-
strium, quam maritimorum, qui a die prima martii
1508 bactenus extraxerunt et conduci fecerunt de
civitatibus, terris et Iocis nostris et etiam alienis, et
tam per terras et loca nostra quam aliena, et tam
terrestria, quam marilima mercantias cuiuscumque
generis concessas a legibus nostris conduci non in*
gressas in bac civitate nostra Venetiarum non solu*
tis datiis, quam etiam non concessas sed probibitas
per leges nostras conduci, et illas onera verunt, tam
in nomine suo quam alieno, et tam participando in
illis, quam non participando, aut taxando bavere
forensium, tam super galeis, navibus et aliis navigiis
armatis et dexarmatis, tam nostris quam alienis, et
tam prò Iocis nostris quam alienis a parte maria ; et
similiter illi cives et subditi nostri et alii babitato*
res terrarum et locorum nostrorum, qui ex omni-
bus Iocis a parte maris tam nostris quam alienis
extra culpbum positis, a dicto tempore citra, tam in
nomine suo, quam alieno, et tam de ratione sua
quam de ratione forensium conduxerunt, tam cum 75 *
galeis, navibus et aliis navigiis, tam nostris quam
alienis, sericum, species, lanas, paunos, gotonos, sta*
gnum, bavere subtile, aut alias mercantias cujuscum-
que generis et qualitatis intra culpbum nostrum
alio quam Venetiis; et similiter illi nostri cives et su*
bditì ed alii babitatores, ut supra, qui elevaverunt
et extraxerunt ex aliquo loco, tam nostro quam
alieno intra culpbum mercantias aliquas, illas con-
ducendo alio quam Venetiis, quae non possent con-
duci et onerari per leges et ordines nostros, tenean-
tur et debeant omnes et singuli pnedicti, videlicet,
qui erunt in hac civitate nostra in termino mensis,
absentes vero existenles in terris et Iocis nostris a
parte terrai in termino XL dierum> a parte vero
maris a culpbo citra in termino sex mensium, a
culpbo vero ultra in termino octo mensium, venire
seu mittere ad sese manifestandum advocatoribus
comunis cum omni veritatem totum id, quod ipsi
ex Iocis preedictis, tam nostris quam alienis, de re-
bus concessis, tam a parte terrai quam maris, et
tam cum navigiis nostris quam forensibus, sicuti su-
perius particulariter est declaratum, declarando spe-
ciOce qualilatem et quantitatem rei extractae sine
aliqua diminutione, et etiam tempore et per quae
navigia. Quo casu, sint, intelligantur, et esse debeant
ex decreto hijùus Consilii obligati solum ad solven*
dum datium, et duplum datium, ac decimas et alia
onera civitatis mercatura extractas, seu conductae
(ut supra), cuius dupli datii unum tertium sit datia-
riorum, et alia duo tertia sint arsenatus nostri, et ad
alias pcenas in quibus incurrissent, non tencautur. Eo
139
MDXir, SETTEMBRE.
140
vero termino elapso, et ìpsis non venientibus aut
non miltentibus ad manirestandum ut est dictum, eo
casu, sint, intelligantur et esse debeant incursì in ir-
remislbilem poenam amissionis omnium rerum sic
conductarum, tam concessarum quam vetitarum et
conductarum (ut supra) , et ad alias poenas omnes
per ordines nostros stalutas, in quas essent incursi
subiaoeanL Et insuper sint banniti de Venetiis et di-
slrictu per annos quinque, et si quo tempore con-
trafecerint banno, et capti fuerìnt, stare debeant
anno uno in carcere dausi et remittantur ad ban-
num, et hoc totiens quotiens, cum talea capientibus
eos et dantibus in vires Domini! nostri librarum ....
solvendarum de bonis eorum si haberi poterint,
sin autem ex pecuniìs Dominii nostri.
Rerum vero prsedictarum sic conductarum, aut
valoris eorum poenarum alque pecuniarum, in quas
transgressores incurrissent, medietas sit accusatoris
per cujus accusam verìtas haberctur, et teneatur se-
76 cretus; et alia medietas sit arsenatus nostri, exce-
ptuando tamen ab hoc ordine illos omnes, tam ci-
ves quam siibditos, et alios qui conduxissent azalia
et alia vetita per Ecclesiam, ad partes infidelium.
Praeterea sit captum : quod si plures fuissent socii,
seu participes ipsorum contrabannorum, et unus eo-
rum seipsum et alios socios suos, seu participes ac-
cusaret et nianifestaret advocatoribus communis,
sic quod per ejus manifestationem de sociis veritas
haberetur, sit ille talis socius, qui primo se et alios
socios aa-usabit et manifestabit, absolutus ab omni
poena in qua ipse prò prsedictis esset incursus et
posset incurrere, solvendo tamen tantum datia ordi-
naria portionis sus, et decimas, et alia onera civita-
tis, necnon habeat porlionem suam condemnationis
aliorum sociorum suorum, et teneatur secrelus.
Teneantur etiam patroni galearum, navium et
aliorum navigiorum nostrorum, ac scriba eorum,
super quorum galeis, navibus, sive navigiis dieta
contrabanna conducta fueriul, conductores quoque
ipsorum conlrabannorum ad navigia, tam nostra
quam aliena venire, seu mittere ad manifestandum
in terminis suprascrìptis quidquid super ipsis galeis,
navibus, sive navigiis a dicto tempore citra esset
carricatum, aut per ipsos conductores conductum
de praedictis mercantiis, tam concessis quam velilis,
et extraclis ex aliis locis, tam nostrìs quam alienis,
omnia quse essent carricata, seu conducta, et de
quorum rationc, sine aliqua diminutione aut occul-
tatione. Et qui primus eorum venerit ad manifestan-
dum, consequatur beneficia, tam absolutionis quam
portionis illius, vel illorum, qui per ejus manifesta-
tionem essent condemnati, et teneatur secretus: ali-
ter, ipsis non venientibus, sint, intelligantur et esse
debeant privati per decennium omnibus patroniis,
scribaniis et aliis ofiiciis et beneficiis Dominii nostri,
tam intus quam extra, et insuper sint banniti per
ipsos annos quinque de Venetiis et districtu, ut su-
pra dictum est. Et patroni, tam galearom, navium,
et aliorum navigiorum nostrorum amittant omnia
nabula mercantiarum pracdictarum, quse vadant ad
arsenatum nostrum ; misselae vero, sansari seu me-
diatores contractuum taliuni mercantiarum, vendi-
tionum, seu compositionum de talibus mercantiis,
ac notarli, qui instrumenta et pacta confecissenl, seu
scripsissent, ac alisB privatae person» quae fuissent
mediatrices, vel intervenissent in talibus contracti-
bus, teneantur in termino praedicto niensis unius ve-
nire ad manifestandum advocatoribus communis
quidquid ipsi sciverint aut eorum medio et inter-
ventu factum, conclusum, celebratum et conventum
fuerit inter partes, sub poena illis qui haberent exer-
citia publica, perpetua privalionis omnium officio-
rum et exercitiorum quae haberent, et aliis banni
prsdicti per quinquennium.
Advocatores vero communis teneantur, sub de- 76*
bito sacramenti, quam primum habitis denuntiis in
contrafactionibus ipsis formare legale processum, et
cum eo quod habebunt, tam per ipsas denunlias,
quam inquisitiones quas facerent, introducere casum
in Consilio Rogatorum, vel ad aliud Consilium, prout
eis prò libertate sui officii et celeriori expediclione
melius videbitur.
Exaetio autem omnium pecuniarum, quai Get
virlute praesentis partis, (ieri debeat ad officium
pecuniae. Mittantur ad officia deputata, et dentur tam
denuntiatoribus quam aliis ad quos spectabunt, et
illi qui solvent teneri debeant secreti.
Praesens vero pars, quae solum providet et rc-
spicit ad mensfacla et contrafactiones hactenus com-
missas, non habeat in aliquo derogare per futura
tempora omnibus legibus et ordinibus noslris con-
tra transgressores omnes qui illis contravenissent,
et qui in suo statu et vigore remaneant.
Et quia, per ea quae resonant, datiarii datiorum
nostrorum introitus et exitus habuerunt nolitiam
de praediciis, ideo captum sit, quod datiarii qui fue-
runt a dicto tempore citra, teneantur in pnediclo
termino mensìs venire ad manifestandum quidquid
ipsi sciverint circa praedictas omnes contrafactiones,
sub poena quod nunquam possint conducore dalia
nostra, ncc habere partecipationem in illis, ac etiam
banni praedicti annorum quinque ut supra. Et si-
141
IIDXII, SETTEMBRE.
143
mililer scribìB oificiorum ipsorum qui praedicla sci-
verini nec roanirestaverint ut est diclum, cadaDl ad
poeaain perpelusB privationis officiorum suorum.
77 Copia di una lettera da Fiorenza scrita per
Frincivaie di la Stupha a Pietro di Bi-
biena^ data a dì 23 Septembrio J514, et re-
cernita qui in Venetia^ adì .... dito.
Scrìve, come a di 15 arìvò IKa Fiorenza e trovò
la cita tutta soto sopra e divisi si in la parte Pia*
gniona si per li nostri magiori^ donde se deliberò
venir a quel grado qual s'è pervenuto, zoé fare uno
governo di tutti li amici nostri. E per far questo, a di
16 del presente andò la matina el magniGco Juliano
io palazo per consultar i casi de la cita, et si meteoo
insieme tutti li amici et armata mano ci trovamo in
palazo el quello pigliamo et con parole grande ci
voltassemo al MagniGco facendoli intendere che
quello era il giorno per il quale lui bavea a ordinare
uno stato a suo modo, el che volevamo si facesse
per omni modo parlamento, et lui si acostasse a la
voglia di tutti nui altri giovani soi amici. Et fecesi
ditto parlamento, el quale contene questo: levar via
il Gran Consiglio el anullace quanto si era fato in
sino a quel giorno, et fecesi 45 buomeni, i quali li
elexe Monsignor Reverendissimo et il Magnifico, e
con essi si intende ancora la Signoria, i quali sono 8
et il Gonfaloniere cbe fanno il numero di 54, i quali
hanno auctorità et balia quanto tutta la cita di fare
magistrati et officii et quanto occore a la giornata. E
di più è piaciuto al MagniGco agiongere a questi 54
al numero di 70, ma per ancora non ha roto se no
insiuo a €5, et adesso, per dar posto a più, hanno a
el^iere i ditti 65 huomeni 200 quali i habino a scur-
tiniare ed dare li officii di fuori di la cita, excetuato
li capitaniati et vichariati, i quali si é salvato a far ai
G5 buomini, i quali hanno a far tutti li officii et ma-
gistrati di la cita; siche le cosse passano a nostro
modo. Per altra più apieno vi aviserò, et ricordovi
son tutto vostro. Non altro, a piaceri vostri.
Io Firenze, a di 33 Septembrio.
Questi sono li electi a dì 18 Septembrio
in Firenjsa.
Antonio Paghanelli.
Antonio Spini.
Francesco Pucci.
Gerardo Corsini.
77* Jacopo GianGliazi.
Francesco Gerardi.
Jacopo Venturi.
Pietro di Nicolò RidoIG.
Calcolo Lioni.
Francesco Martelli.
Cihorso de le Colombe.
Exemplum Brevis Sanctissimi Domini nostri 78
ad cardinaìem Sedunensem.
Dilccte fili noster salutem et apostolicham bene-
dictionem.
Dilectus Glius Bartholomeus Ferrerius patrìcius
roediolanensis, vir sane probus, inter reliqua quse
nobis exposuit, declarare nixus est Mediolanenses
piurimum quaerì quod Veneti Cremam recuperaverint
Brìxiamque recuperare quaeant: qua^ res nihil hone-
statis in se habere videtur. Scil circumspectio tua,
scit eleclus Laudensis, nec hae quidem Mediolanenses
ipsi ignorant, foedere inter Nos, regem Catholicum
Venetosque ipso inito caverìs, ut prsemissa prsesertim
quae antiquitus per Venetus ipsos possessa fuerint
recuperare deberent; ex enim foedere hiyusmodi
quantum boni subsequturum sii Italice pene loti et
prcesertim Mediolanensibus, ipsi considerare debe-
rent Deberentautem non Venetis ipsis molesti aliquid
aut impedimenti inferre quo minus sua recuperare
possìnt, quin imo ut qui sanctissimo foedere huiusmo-
di sublevati ex experrìmo Gallorum jugo liberati sint,
prò rccuperatione illis esse adjumento. Sed, quod
molestius ferendum est, se opponere etiam veUe vi-
dentur, ne mililìbus qui prò Gallis in oppido Cremae
sunt, salvumconductum abeuudi concedatur. Haec
etiam res, quem cursum venerit aut Gnem panini
animadvertunt,nonaliam hoslis, qui et aroem Medio*
lani aliaque loca el arces adhuc delinei, exemplo
hujusmodi ductus, nullam unquam deditionem faciet
sed omnia experientia tormentorum expectabil. De-
berent itaque Mediolanenses ipsi mites el liberaies in
hoc non renitentes se ostendere, hostibus enim ad
fugam esse facìlius ostendenda preebendaque via.
Itaque bis et aliis multis consideratis, Nobis equum
salis videtur, ut sine ulteriori mora antedictis mi-»
litibus qui prò Gallis deditionen oppidi Cremensis li"
berum salvumconductum hiqusmodi quem postu'
lant concedere debeas, et ut id facias omnino volu*
mus; sed quia a Nobis prò illis Veneti ipsi salvum
conduclum petierunt, Nos, salvum conduclum huju*
smodi (ut honestum est) non abnegandum putantes 78*
eisdem militibus concessimus, sed litteras nostras
salvi conductus hujusmodi praesentibus alligatas ad
143
UDXUf SFITEMBHE.
144
(e millendas duximus, ut si uno salvo conducta con-
tenli non fuerint eis nostrum (radas. Modo tamen
circumspectio ipsa tua prius sciat quod hujusmodi
Nosler salvus conduclus mìlitibus antediclis piene
observabitur.
Àlias non nam Nobis, magno esset dedecori, si lit-
terse noslrse non observarentur.
Reliqua, ex diclo Bartholomeo, cum quo piene
loculi sumus, circumspectio ipsa tua uberius intelli-
geat, cui indubiam fidem adbibere velit.
Datum Romffi 33 Septembris 1512, Ponlificatus
Nostri anno nono.
A tergo: D'Aedo (ilio nostro ac tituli Sanctae Po-
tentianae presbitero cardinali Scdunensi.
Salvus conductus militum QàUorum qui
dediderunt Cremam, pp. Julii IL
Dìlecto filio domino Duratii ac universis et sin-
gulis capitaneis et armorum ducloribus, militibus et
personis tam equestribus quam pedestribus qui prò
rege Gallorum in oppido Crems, cujus nomine dedi-
tionem fecerunt salutem,
Cum dilecti filii nobilis vir Leonardus Laureda-
nus Dux et Dominium Venetorum, per eorum apud
Nos oratorem nobis suplicare fecerint, ut vobis qui
oppidi antedicti dedi tionem fecistis et personas ve-
stras bonaque vestra omnia salvas et salva esse pe-
tiistis, idque Veneti ipsi promiserìnt libere isthinc
recedendi et quo vobis visum fuerit cum bonis ve-
stris eundi salvum conductum concedere vellemus,
Nos, Venetorum ipsorum ac vestris petitionibus et
suplicationibus utpote honestis inclinati, ac conGden*
tes Regem Catholicum aliosque confoederatos nostros
prò eorum prudentia id esse equo animo laturos,
vobis omnibus et singulis antedictis ex oppido Gre-
mce hujusmodi cum vestris bonis recedendi et ad
lares vestros vel in Gallias redeundi plenum, liberum
et validum salvum conductum damus atquc conce-
dimus per prssentes,ac proinde dilectum filium No-
strum M. tituli Sanctae Potentianse praesbilerum car*
dinalem Sedunensem Nostrum et Apostolicse Sedis
legatura confoederatosque Nostros praedictos ac Sena-
tum inclitum Mediolanensem reliquosque omnes ad
quos praesentes pervenerint seu intimat» fuerint, hor-
tamur in Domino ut Nostro intuitu huiusmodi No-
strum salvum conductum vobis et vestris quibusli-
bet illesum observare vellint et debeant. In quo rem
Nobis gratissimam facient.
Datum Romae 33 Septembris 1513, Ponlificatus
Nostri anno nono.
Exemplum litterarum nuntii Begis Anglie 79
apud Begem Catholicum.
Si res Navariae impedimento non fuissent, quo
roinus tempore praestiluto exercilus R^s Catholici
jungeretur cum nostro, omnia ante hanc diero Pari-
sium usque occupassemus, et quamvis, diu exercilus
nam expectavit Ilispanos et non potuit absentibus il-
lis Bajonam obsidere, tamen, aliis rebus, advenlus
ejus iliuc non erat inulilis, nam et Gallorum regem
exercitum ab Italia revocare compulit, et inter Na-
variam versus obstruxit ne Galli illi Kcff suppctias
ferre possent. Militi Hispani qui per medium agri in-
gressi sunty Pampaloniam cum reliquis illius urbis
oppidis et caslellis ceperunt et in potestatem regis
Catholici redigerunt. Rex Navarìae Tugivit quoddam
dominium suum in Biernia, hoc nomen loci est; re-
liqui Galli nunc sunt dux Burboniae, dominus Pali-
siae, dominus Dyonisius, dominus Bonae Valte cum
magno exercitu in perniciem ut spero suam, nam
exercilus nosler in Guibenna non dorroìvìt, sed in
terras, loca et mansiones usque ad Bajonae porlas
incurrit et omnia combussit quae pertinebant ad eos
qui Regi nostro fidem jurare noverunt Nam, cam
generalis capitaneus nosler primum ìlluc appulisset,
magna pars nobilium illius regionis ad eum se con-
tulit et Regi nostro fidem jurejurando confirmatam
dedit. In proximis meis litteris spero me scriptu-
rum de aliqua magna Victoria contra hosles £c-
clesiae.
Ex Longionio in Castilia, 37 Augusti 1513.
A di 30. Fo il zomo di San Hironimo, che si ba- 79*
loia la zonta ; qual, reduto il Gran Consejo, fossemo
numero 1043. Non vi fu el Principe, cheé zercha tre
anni non voi sii strachi. Fo balotadi numero 1 54 el
passò numero 61, che poteva intrar. Primo di ba-
lote fo sier Piero Balbi fo podestà a Padoa, et ultimo
sìer Antonio Condolmer fo savio a terra ferma, solo
sier Francesco Barbarigo fo di la zonta qu. sier
Zuane, che passò. Etiam passò ma non potè intrar
sier Piero Contarini fo avogador, sier Francesco Ca-
pello el cavalier et sier Bortolo Contarini é di Prc-
gadi qu. sier Polo. Rimase nuovo, né é piiì rimasto
di zonta sier Zacaria Loredan é di Pregadi, qu. sier
Lucha, qual questi mexi é cazuto do volte di Pr^adi
et rimase V anno passato, sier Nicolò Lion, sier Polo
Valaresso, sier Piero Capello fo savio dil Consejo,
sier Andrea Loredan fo cao del Consilio di X, et sier
Marco Antonio Loredan fo cao del di Consejo di X, et
145
IfDXII, SETTEMBRE.
146
sier Sebastian Zaslignan el cavaiier fo savio a terra
ferma et è provedador zeneral in Dalmatia, che po-
teva intrar. Etiam cazete sier Valerio Marcello fo
podestà et capitanio a Ruigo, che é prexoa a Ferara.
Di Modena^ di sier Piero Landò orator^
questa note^ vene lettere di 28^ hore . . . Dil te-
ner sopradilo e la dieta non era risolta, ma tutti di-
cono vien in Lombardia a tuor Brexa contra di nui.
Di campOy ozi vene lettere di provedadori se-
nercUi^ date solo Brexa^ a dì Jìi, hore 4 di note.
Come avisano, questa note, francesi é in Brexa do-
veano ussir fuora, zoé il castelan con 1500 fanti per
venir asaltar e tuor le nostre artelarie é al piano, e
per la porla di Santo Alexandro dieno ussir 200 ar-
zierì et 200 homeni d* arme a questo effecto per
darli spale. Et scriveno, il nostro campo tutto era in
ordinanza, perchè ussendo li voleno lutti tajar a pezi
et a questo modo si averà Brexa. Et a quella bora
el provedador Capello montava a cavallo; ma il
tempo era dato a Taqua; tièn disturberà, pur Tamico
era intrato in Brexa per farli ussir; non sa quello se-
guirà. Item, hanno, per uno nontio dil signor gover-
nador stato a Manica e per lettere di Lodovico da
Fermo di eri, che il Curzense era partilo de li e an-
dato a Modena ad abocbarsi col viceré, e che '1
campo di spagnoli certo vieneno in Lombardia per
luor Breza per la Liga, et volendo nostri star dove i
sono li lasserano star; et che il Curzense non anderà
a Roma On non sia stabilito lo acordo, e farà come
el fé' r altra Gala. Item, che il Curzense havia man-
dato 1000 fanti alemani in Ferara, che non la cre-
deno tal nova, pur è avisi de Manina. Et che 1 car-
dinal sguizaro havia mandalo a offerir al viceré, ve-
nendo, 400 homeni d'arme. Item, scriveno aver le-
lerc di Lodi dil Caroido secretano nostro di eri, dil
lassar di sier Zuane France^o Grilli, che fo preso,
80 come scrisseno, el che *l carcfuial e contento si babbi
Brexa eie., siche non é da dubitar di sguizari perché
hanno etiam loro da pensar eie. Item, mandono
alcune lettere drizati a li capi di X. Et compito di la
zonta e iato eletione, ma non stridalo né balotato
per esser V bora tarda, si reduseno li Capi di X con
la Signoria a lezer dite lettere.
Non voglio restar di scrìver una cossa notanda ;
che in questi zorni, a la fin dil mexe, fu preso parte
nel Conscio di X, aleuto la gran spesa ha il canze-
lier nostro grando domino Francisco Fasuol dolor e
la pocha utilità, che li sia concesso per tre rezimenti
6 canzdarie per uno, qual lui vorà ut in parte; si-
che ha auto 18 canzelarìe, e fu presa.
/ Diarii di M. Samuto. *- Tm, XY.
Qui sarà notado una lista di formenti venuti 80^>
in questa terra, che è sta un grandissimo
numero.
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
Dil mexe
dioctubrio 1511 vene
di novembrio
di dezembrio
dizener . .
di fevrer -. .
di marzo 1512
di aprii . .
di mazo . .
dizugno . .
di lujo . . .
di avosto . .
di septembrio
stera
46,269
33,005
32,485
50,890
50,276
180,327
150,111
202,358
155,000
80,000
100,000
Comcedia Verona hdbita coram reverendissimo
Gurjsensi Cesareo oratore et gubernatore.
Dialogus.
Senex — Italia
ItaUa. Senex: quoquo Italia vix tandem ex
tantis procellis mihi videor portum prospicere me
miserami
Senex. Quem portum prospicis ? quid te mìse-
ram appellas ? quid brachia in coslum iaclas audax
et temeraria?
Italia. Me audacem me appellas et temerariam,
quibus viljis ut carerem semper curavi, en quo re-
dacia sum ad reliquas miserias. Hoc etiam accedit
quod me anxielale conficit quod nemo nostri com-
misereatur, sed nitro me omnes irrideant, virgis ple-
rique infeclentur. Ah me nùseram I o coelum I o
terra I o mare !
« Senex. Jam me fecisli ut lui miserear quia vi-
deam formam quidem gravitate maximam, imo ma-
jeslalem prope divinam pree se ferre, habitu vero mi-
serorum omnium miserrimam, qua re noiuen tuum
ede ut sciam an jure libi compaliar.
Italia. Nomen libi ut edam perfacile est, nam ex
reliquis ornamentishocnohis relictum esl: Italia sum.
Senex. Italia ne 1
Italia. Quidem.
Senex. Tu ne es Italia !
Italia. Ea inquam sum, quam vis omnibus erum-
nis oontBcta.
i) U OttU 80'èbiuM».
10
147
MDXIJ, SETTBUBRE.
U8
Senex, salve (ot ducum, reguni ac Iriuni-
phanllum, tot sapicnlum parens ci altrix, cujus gre-
mium ex totoorbenullae non scientiae, nulla non om-
nium virtutum experimentala confluxerunt, adeo
ut, omnì adulalione abieeta, ingenue Tateor, nihil
ncque armis neque doctrina tote orbe floruisse, quod
in te una non magis eniteat et in dies elucescatl
Italia, Ah me miseram, quse tantis ornamenlìs
ad divinam prope majestatem accesseriro, nunc vero
omnibus erumnis, omnibus fere ludibrio excipiar,
adeo ut vix reperias qui habilura servare aut mori-
bus sese italum audeat proOteri I me erumnosam
et e summo majestatis solio, in omnium miscriarum
vclul cbria delapsam I
Senex. Sic esse et ipsc vestium squalor et oris
palor et omnium membrorum imbecillitasi imo et
emanans undique cruor ostentai ; unde libi illa tam
erumnosa, si placet, expone.
Italia, Quid me jubes ea diserrere, quorum re-
cordalione et maceror et marcesco ?
Senex. Edisccrem tamen, nam dolor minus ani-
mum excrutiat, si in alium prorumpat.
Italia. Memini ex quo Justinianus ille Imperator
et sponsus meus, nostro thalamo despecto, cum
greca pellice nostra viveret; vuriis temporibus di-
versos procos impetum in me fecisse ex Getliis du-
cibus, ex Pannonia, ac aliis regionibus,qui me eorum
libidini peiùtus abruentem adeo pessumdederunt,
ut preda, incendiis ac coede omnibus fere memlìris
destituerìnt. Fuere nobis illa quidem gravia 1 ve-
81 * rum ipsa temporum vetustate, mente delapsa: nunc
vero bii nos impetiverunt, qui omnibus niodis ita
me deformaverunt ut omnia diripuerint, nihil in
sdibus relinquerinl, in saevissimam caedem Tamiliam
traxerìnt, ancillas constupraverint, nihil sacri non
prophanaverint, ac mea membra ita ferro invaseriut
ut me cruore totam manantem relinquerinl, et non-
dum, exsicata vulnera.
Senex. Video quidem, ac propter ea vix lacrimas
oontineo.
Italia. Ah crudelisl qui nostri non commi-
sereatur.
Senex. Crudelis quidem I
Italia. Vide faciem, universo orbi quondam sum-
ma veneralione conspicuam, nunc squalore ac foedo
pallore obsitam, nisi quantum borrendo cruore per-
fundilur. En brachia illis maximis regibus formido-
losa, Dunc foedis vulneribus saueia alque ita deside-
rala ut luxala omnibus appareant : nervi vix me
suslincnl, tantus tremor ac horror me invasit. Tu
diva Arela et tu felix Ubertas sustinete me, fideles no-
bis conàtes. Tu enim Areta, meisanxietalibusrobu-
slior, me non desislis animo confìrmare ! l\i vero
Ubertas, quamquam mecum lacerata ac direpla, la
manibus hostilibus in praedam recepta, nulla lamen
potuit injuria fieri ut me usquam destitueres! Comes
sedula Areta, nullus unquam terror, ne morlis qui-
dem, efficiet ut, optima comes, libi desinam opilu-
lari, vel si lotas in me vires effundat publica illa
merelricula universo orbi perniliosa fortuna, qus
suis dolis semper conatur nostrum .... (1) occu-
pare! Ubertas, o me infelicemi quam lejam desola-
tam video, quae nobis tam comodum hospilium prae-
stas ut nusquam alibi quam tecum laslior esse pos-
sim. Animum bonum . . . {ì) habeamus, nam mens
mihi pnesagit jam nos e tantis procellìs quem nuper
dicebas portum attingere.
Senex. Siceril, nam certum id mihi est; sed
quid est, quod te ut agat atque unum hunc ex (aniis
locis diligcris ubi le in portum recipias ?
Italia. Speravi jam diu quod adhuc spero fore,
ut Maximilianus invictissimus Imperator, sponsus
meus, in thalamum nostrum receplus, ut est nostri
deooris maxime studiosus, me malis hiis omnibus
levarci. Jelicem et faustum illum diem ! Verum, B'2
dum vario obiectu distanlius nimium mihi visus est
immorari, bue appellare decrevi.
Senex. Non inlelligo lamen cut magis bue quam
alio te contuleris.
Italia. Id pergebam, ut dicerem, nam omnibus
locis, quae nostri sponsi sunt juris, nullum aut obse-
quentiorem aut nostri observantiorem hac ipsa ci-
vitale unquam experta sum, nam, reliquis aut con-
tumacibus aut nostri negligenlibus, hsec nulla un-
quam aitale ab imperio nostro decessil, qui ut
optima filia sese ut veucrabunda obtuleret aut Im-
peraloris quam libenlissime mandata et exceperìt et
sii sedule executa.
Senex. Optime quidem : nam hoc quoad maxima
palei, Italia, lllud quoque me movil quod prsecipuum
hoc confugium omnium testimonio bujus civitalis
gloria ita conformatur, ut ad csteras virtutes quas
sibi babet peculiares, haec illi precipue celebratur,
tum quod uni versus populus ejus ab ingenio Jieui-
gnilalis est, tum quod principis mores omues asse-
qui sludenl cui nihil anliquius nihil clcmentia di-
vinius existimanl.
ItdUia. Quid mihi hujus virtutes narras quas
fama in extremis orbis angustiis aliis deportavit?
Salve terra nobis in primis grata, quam te liben-
(1) (2) Blancano le ptrole nel testo.
Ud
yDXn, SETTEMBRE.
150
ter iniueor ! quam mihi praesagit animus fore ut
hic mearum erumnarum fiat finis, nam et fata et
filma omnium ore celebrata hoc mihi videntur poi-
lioeri: sponsus meus In thalamum nostrum receplus
nobis nitorem restìtuat, imo hoc duce qui armis,
Consilio, fide hoc sibi prsecipuum sit adeptus ut quo*
quo vergat secum victoriam frahere videalur.
Senex. Et id quidem prudentissìmus quisque
pnesagìf et praedicat ; sed quid quod jam agit spon-
sus tuus ut foelices secum annos agas.
lUUia. Hoc agit sponsus meus ?
Senex. Hoc quidem : qui paranymphum huc mi-
serìt qui res nostras ita componat, ut nitori, honori
ac majestatt tuse restituaris.
Italia. Paranymphum misit sponsus meus ?
Senex. T'i quidem sponsus tuus.
Italia. Paranymphum sponsus ?
Senex. Sic est,
Italia. Et hoc agit ?
Senex. Hoc unum inquam,
Italia. fauslum nuntium ! me jam prope
beasti, jam me omnium erumnarum pene oblitala
W reddidisti ! superi ! id queso, cavete ne qua nobis
calamitas inlercipiat! Verum, mi Senex, ade que
nam paranymphum sponsus miserit, nam id quam
maxime scire cupio.
Senex. Gurzenscm episcopum, Sacri Ponlificis
jam senatorem designatum.
Italia, Maxima mihi virum dignitale prsedicas,
qui eo ampliludinis evaserit, ut unum tantum gra-
dum ad summam majestatem expectet, quem ut fau-
ste ascendat, ut opto ac spero, adeo Optimo Maximo
summis precibus non desinam efllagitare : sed ubi
nam est. ?
Senex. En tibi !
Italia. Illum alloquar.
«
Sequitur Italice ad reverendissimum
Gurgensem oratio et exhortatio.
83 Italia ad reverendissimum Gurgensem. Oratio
et exhortatio habita Veronce, 1512^ mensis
Septembris.
Maxime, reverendissime prìnceps et pontifex, ma-
ximum inquam et omnibus summae gloriae orna-
mentis celebrandum munus a prudenlissimo non
minus quam invictissimo Imperatore Maximiliano
sponso nostro audio libi demandatuin, ut tua indu-
stria ac prudentia, nostrum nobis nitorem et omnia
ornamenta hostium injuria nobis sublata restituas,
nostrumque thalamum, omni squalore et situ de*
terso, dignum tantse majeslati habitaculum priepares
ut inquam me tota Italia, omni hostium furore ex-
pulso, pacata, jure libere acquieti frualur. Maximum
inquam munus atque amplissimum; nam quse potest
major provincia cui quam arogari quam prostatani
penitus hanc regionem nulli in toto orbe virtute, foe-
cunditate ac omnibus ornamentis conferendam eri*
gere, imo pene extinctam excitare, et aroissis om-
nibus ornamentis reparare? Fuere multi qui varìis
temporibus propria virtute amplum sibi nomen et
gloria compararunt, in quibus praecipuum ac bone-
slissimum locum obtinueris, si munus istud recte,
ut spero, exolveris. Nam, cum nulla major virtus
celebretur, quae una nos Deo Immortali prope mo-
dum reddat acquale?, hac autem ipsa clementia ac
pietate et misericordia, nesciam an ulla major repe-
riri queat, qua tot populis injuria prostratìs suas vi-
res restituat, tot regnis, tot principatibus quoddam
florenlissimis, hosfium furore dejectis, sui roboris
ac nitoris formam ipse repares, tot turpiter agitatis
honestis foeminis hoc prsestes ut suae castitalis ratio-
nem habeant, tot sacris prophanatis sancì» reddas
dedicationi, ut rebus noslris omnibus confractis so-
lidum robor restituas, ac denique nostrum totius
Itali» corpus prostralum ac prope extinctum susci-
tes. Si virlutis meritum par gloria pensatur, quae
major poterit tua gloria celebrari ? Memini mul-
tos mihi sese opem contulisse variis temporibus.
Camillus Gallis capitolium obsidentibus ad unum
caesis patriam Romanis restituii. Scipio ferro ac igni
ab Hannibale jam sexlum et decimum annum vcxa-
tum idem Romanum imperium liberavit. Postcris
temporibus, Justiniano sponso nostro imperante,
Gottos universa noslrae regioni infensos Belisarius
expulil : et alii, quos silentio practereo mulli multa
contulcre. Verum quid omnium illorum ad tuam
gloriam ? llli quidem armis ac multorum coeJe ad
gloriam sibi aditum struxere : tu, sedendo, quieto
non minus quam sagaci Consilio, de pace, ac quiete 83*
nostra ac omnibus nobis restituendis ornamentis ita
rem traclas, ut non modo ullo cruore verum eo ex-
sicato quem hostes effuderunt ac consolidatis vul-
ncribus, saluberrime nobis consulas, o virum cele-
berrimum, cujus jam video amplitudinem et glo-
riam universas orbi conspicuam ; cujus laudes om-
nes decantent viri ab imminente coede per te ser-
vati, feminae suae castilatis ac pudicitiae asservato-
rcm cantu iugcmincnt ! Age itaque et quam poles
maxime enitere ut huc perfidas, ne tanta te gloria
151
MDXII, SETTEMBRE.
152
defraudes I Qaod cuoi cven^t, ut opto ac spero,
quum reliquos omnes libi obnoxios reddiderìs, tum
mihi omnibus ornamentis per te receptis nostro
sponso teliciter injuncl» in primis gratus Tueris, et
te non desinam summis laudibus commendatum
celebrare.
Italia. Hoc agita comiles mecum succinite.
Ira jam ponti tamidi procelHs
cesset : et ventus faveat secundus,
jam mihi per te liceat cnpitos
tangere portus.
Tu salas nobls coiamen missellis,
te petunt omnes lacrymis madenteSi
Bupplices tandem, velutl benignum
sydus et auram.
Jam tibi spero triplici corona
cinget auratam diadema frontem,
serviet quidquid clarii, tepescìt
luce corusca,
Lffita tono sub te meritique memor
heec Tiroa fbndet, celebres dabitque
beo oomes frugea laticeque dextra
Aindet amica.
84 Ccpia di una letera di sier Sebastian Zustinian
él cavaliere pravedador general in Dalmatìa,
data a lAesna^ a dì 26 avosto 1512.
Da poi le olUme oùe de 26 del instante, ho co-
gnossiuto tutti questi insulaoi esser disposti a la mina
de questi nobeli, et più presto voler esser judicaU
come rebelli et inimici de la Illustrissima Signoria
nostra che voler far alcuna cossa contra tal sua di-
sposinone, né volerse contentar de la sua condiction.
Et volendo io far justiGcar li danni inferiti a nobili
da dicti insulani, etproMentim quelli habitano a Cita-
vechia, a lelsa et Verboscha, non permeteno alcun
vegni a testificar, né alcuno oficial a far le executione
li sono imposte, menazando de venir tutti armata
manu a tagliar a pezi luti nobeli venuti qui tornati
a casa sua ^ fide mea, asserendo etiam che in si-
nu meo gli amazeriano. Io dissimulando le publice
inzurie, temendo de non nuoser a cento per la colpa
di 10, ho posto ogni studio per internunUi che i
vogliano acoeptar la condition propostali per mi, zoé
de venir a Venecia spante con promissione de non
esser offesi in la persona : qual hanno sempre recu-
satOy parendoli la Signoria nostra non li poter offen-
der. Verificandose tamen la fama che li dovevano
venir armata numu al diete effecto, mandai a far
prodame ne li dicti lochi che alcuno non ardissa ve*
nìr qui cum armis aut sine armis, excepto li 40
proclamali ei giorno precedente nominati da sier
Zuan Navajer in parte, et parte cognosciuti per
me. A le diete prociame, dum fierent^ fono facti
molti adi inhonesti di poca reverentia et in vitupe-
rio di la Signoria nostra, fazandoli le fige, et non ob-
stante che per quella fusse posta pena de cader in
rebellione, et de forcha a chi venisseno qui oltra li
proclamati. Veneno tamen a di 34 de T instante et
parseno venir senza arme, tamen le haveano ascose
pocho lontano. Io feci star tutti li zentilhomeni ne la
terra ben custodita da li fanti, dispositis prtesidiis
a le porte, et io andai a dirli nel borgo, nel loco so-
lito de la audientia, dove vene gran numero de li
dicti con tutti li loro capi proclamati in termine
proclamationiSy per il che, per justitìa non li polea
far meter le man adosso. Comenzorono far le sue ex-
cusatione de le cede, mine et depredaUone per loro
perpetrate, non negandole ma facendo conclamar da
tutta la turba, lori tulli haver commesso simeii er-
rori, existimando che eoe defendat numerus non
ji$Sj et opponendo asai particuiar delicti a nobili. Ai 84 *
quali per mi fu resposlo sicome mi parse rechieder
la cossa, il tempo et le persone, alcune volle con
dolce et bora con acerbe parole, et tanto fo per loro
cridato, che, stracho et rancho, a bora de vesporo me
levai da la audientia, cum resolutione de loro che
non se volevano presentare ne le mie forze jaxta
proclama, né voleano acceptar la condiction de venir
ai piedi de la Signoria nostra. Intrai ne la terra
re infecta^ et volendo intrar alcuni per forza, non
fonno permessi et pochi che introno fono rebatuti :
fo cridato a l'arme, et el tumulto ne la terra
presto io sedai, qual de fora non potè cussi presto
per el gran numero de loro che presto trovorno le
arme dove le erano. Le cosse sono in termine, che
se poi dir questa isola esser de 3 o 4 capi e non de
la Signoria nostra; né dove se Irata fra nobeli el pò-
pulari li agenti de la Signoria non hanno alcuna ob-
bedientia : però questa note con lo ajuto de Dio me
leverò con questa sola galia me é rimasta et con li
fanti et redurome in un loco nominato Boi sopra
risola de la Braza a rincontro de li tre lochi reducU
de tutti questi rebelli, dove, senza spesa de la Signo-
ria, ho facto adunar più di 400 polizani electi, '200
brazaui, zaralini et sebenzani oltra cento, tragurini
65, li qual tutti sono zoveni, con le qual zente over
io barò ne le mano tutti li proclamati scoperti in ma-
nifesta rebellione, over io farò manifesta demoslra-
tione a tutti che vorano repugnar a questo eileclo,
153
UDXII, SETTEMBRE.
154
aziò la Signoria nostra intendi de che sorte conspi*
ntione sia questa de Dalmatia. Io mandai a rechie-
der al conte de Spalato barche per passar li dicti
polizani con più secreteza possibile, il che vene ad
orecbie ad alcuni capi dil populo, qual concertato
da loro eondamavii ad arma, dicendo : carne,
carne, iagliemo apejsi ffeniilhomeni. Et questo per
evitar questi lesignani consci! in tal preparatione farsi
contra lesignanì. Per il che, expedila la cossa de que-
sta isola, che spero per tato doman haver fornito,
andarò a Spalato per haver quelli capi ne le man,
quali havuti, subito tornerò qui per for la restitulìon
de il danni inferiti a nobeli, perchè tanto é sta il
terror che tutti hanno habuto de questi conjurati,
che non ardivano deponere la verità, et fuzivano di
esser examinati : pur ne ho fatto esaminar molti,
però bisogna tornar adperfieiendum opus, E per
concluder, la Signoria nostra se poi prometer questo:
fihe se questi coniurati non saran fuziti doman, io li
bavero ne le man o vivi o morti, perché son dispo-
sto die se io dovessi perder la vita lo delibererò
questa povera et aflicta provintia de tanta opresioo
et redurola a la pristina obedientia di la Signoria,
come è seguito de Zara et Sebenico.
Lesina, die 27 Augtésti 1512.
^^Ezemplvm litterarum Sebastiani Justiniani
equitiSy Dalmaiite provisoris generalis, da-
tarum Lexina die 2 Septembris 1512.
Superioribus litteris meis declaravi quid essem
acturus, et cum ìnchols hujus insul» mansueludinem
meam spreverint, justiliee severitatem eos experiri
oportere. Conslitui itaque quadringentos Policianos,
daceotos Batriesanos,eentum Tragurlnos, duce Pau-
lo Antonio Qpicho, cum venirem ad insulam Ba-
triassffi, quam Braciam vocant, quo ego navi Longa
evetus, sint ibique, decretum est agredi vicumquen-
dam, quem auctores facìonis colere consueverunt;
quo ubi ventum esset, vocatis incholis, declararetur
eos me hostes babiturum, nisi principes ejus factionis
mihi vinctos traderent Quod si fecissenl, nullum fie-
reni incholis delrimenlum; si vero parere noluissent,
io eos me tamque in hostes animadversurum manda-
Uim est Tamen nostris quocumque casu a preda et
incendio absUnerent, quibus, proscrìptos tantum qua-
draginta drciter obnoxios esse voluimus. His con-
stilutis, rei gerendo modis, datur omnibus come-
deodi facultas, ut sumpto prandio ad destinatum Ver-
bossae vicum contendcremus, pualo post, declaratur
suas quosque naves ingredi. Ego postremus navem
conscendi; vela damus ventìs, sequuntur septua*
ginta fere minores naves, lètis velis, prospero vento«
rum flatu, ubi in oonspectu fuit vicus ille quem pelo-
bamus. Apulsis litori navibus, descendunt Polieiani
villas agreduntur, nullo ordine, nulla disciplina ser-
vata, aperlas ineunt demos, clausas frangunt, aut
quacumque pateret acoessus ingrediuntur, nullis in-
cholis repertis, qui se se cum familia et forlunis om-
nibus ad summa montium juga aufugerant. Qu»
tamen bona reliqua foerant derepta sunt, unum
tantum ex auctoribus interfecto. Horum exemplo
sequuti, nautffi trirenium, qui se se pred» cupidi
in mare proiecerunt, et se praedae immiscent, hic sar-
dularum vasa, alii vini, multa etiam olei deferunt.
Ego egre ferens ne^lectam disciplinam omissaque
mandata, aprehenso sapioue dessilui navis pupi,
hos cominitans, alios percuUens, nonnullos etiam
cursu infectans, cohibui ab eo cui erant intenti de-
predandi studio. Cum Policianis vero et nautis parum
profecìmus, major si quidem fuil praedse cupiditas
quam poenarum metus ; neque prius cessatum est
quam omnia incolarum bona etsi paucha et vìlia
relinquerint direpta sunt. Ab 8Bde sacra non absti- 85 *
nuerunt manus : nautas arcam ubi sacrorum vasa
sacrique amictus repositi fuerant, sustulerunt. Quo
viso, ira ego neglectae religionis aceensus, deferrentes
sapione agredior, peregi tandem ut sacrorum ar-
cha redempta sii. Delatam ad triremem postquam
bue appuli, ad bujusce aotislilem urbis deferri jussi.
lam imminente nocte, receplui canunt nostri, naves
ineunt. Ecce densa fumi nubes, ecce fiamma, ecce
incendium et aceensus totus fere vicus, quod me
valde perterruit et accensit, cum prseter mandatum
raeum excitatum viderem incendium et injectis igni-
bus cumilagrare, non modo factionis principum sed
quosdam etiam pauperum domos. Nulla vi reparari,
nullo ingenio arceri incendium poluit. Quatuordecim
domus, partim agrestes partim urbanas simile con-
flagrarunt. Quo fil ut cum Qvitatemveterem et Jel-
sam agredi statuissem, sentenliam mutarem, donec
Policianos in patria ubi nunc Almissa oppidum est
dimitterem. Ego interim Spalatura profectus sum,
ubi novi quidam pridie ejus dici exorti fuerant tu-
multus. Descendi cum spalatino comite primum ad
sacram sdem deinde ad praetorium pergimus, ubi
cognita tumultus causa^ deprebensis quatuor rerum
novarum cupidis, incertis ejus concitationis auctori-
bus, in carcerem conjectis, bora decima nona ejusdem
dici, jejunus absessi, navigaturus noctu Civitatem ve-
terem, vicum Fariensem celebcrrimum, quo crepu-
sculo matutino, noctis atra tempestate defessi apu-
155
MDSn, SETTEMBRE.
15G
limus. Ibi convocatis incolis, verbis babìtis bello et
paci opportunis, aprehensìs atrisque vestis mes firn*
briis hincdixi: «pacem inde bellam vobis afferò;
accipite utnim vobis magis expediat. » Conclaroant
omnes ; « pacem, > t erriti prioris incendii vicus me-
tu. « Et ego vobis > dìxi « pacem afferò, si sqaas
acoeperitis quales offero conditiones: Senatam scilicet
Venettim fide colere integra : magislratibas parere :
arma in nobiles suseepta deponere eaque nunquam
in eos sumere; nisi iacessitos auctores et principes
civiliam discordiaram armis atque odio vos prose*
qui velim ; qui ha^ coodiciones aocipiant, clamore
annuant. » Continuo conclamant omnes: caccepimus
86 conditiones. « Tunc navi descendi eosque amples-
sos, ortatus ad pacis studia. Missi sunt sub inde appa*
ritores per ignobiles vicus, qui convocarent incolas
ad pacis celebranda solemnia qusB die dominicbo sta-
tuimus, tunc quod omnes jurejurando sese condi-
tiones, quarum supra meminimus, accipient aproba-
buntque. Haec sunt quas hactenus gessìmus ad octa-
vam usque diem. Extrema manum quam
longius deferri non ausim, sollicitatus crebrìs Senatus
iìtteris ad roeum in patriam redditum feslinandum.
De bis hactenus. Vale.
Data die 2.** Septembris 1512.
87*^ Sumario di alcune letere di sier Sehastian Zu-
stinian el cavaUer, provedador general in
Dalmatia, scrite a la Signoria nostra, date
a Liesna, la prima adii Septembrio 1512
et ricevuta adì , . . dito,
0)me ha auto risposta de uno principal capo dì
questa Tactione popular, nominato sier Zuan Zovi-
nicfa, auctor de tutti li mali, che lui e li altri de li
principal conjurati veneriano a la obedìentia a Ve-
necia se fusseno securi de non essere offesi nella
persona ne* dannali a carzere, perché al salvocon-
duto li ha promesso non credono, ma voler sia fato
over confirmato per lo exceiso Consejo di X. E ari-
corda se fazì perché questo sari causa de salvar que-
sta ixola, et sedar ogni tumulto, e sia fato presto. In
questo mezo, atenderà a justificar li danni de nobeli
e altre facende che sono assai, e tien tre caozelleri
che non ponno suplir, siben sia de li che convien pro-
veder a le terre di Dalmatia perché tutti hanno soi
noncij de 11, e atende aldir cause extraordinarie e
non civile, che é pertinente al preservar quella pro-
vintia. L sta di grandissimo commodo la congrega-
i) U CtfU 80* è bianoa.
tion fece di polizani, senza spèsa, el di teror a quelli
populi etc.
JDil dito, a dì 5. Come per altre scrisse di la
union doveano far quelli insulani et populari per far
la pace; per tanto avvisa esser li venuti insubni in
gran numero e con loro do capi principali, soto sai-
voconduto, et questa matina, da poi una messa del
Spirito Santo solenne, diete alcune parole in schiavo
per questo reverendo episcopo ad exortatione de tal
pace, e poi lui provedador suplite quanto li parse
necessario, fo conclusa una pace universale, con tanto
plauso et contento e lacrime di gran parte de loro
che tutti se hanno alegrato; ma la restitution di dan-
ni potria alquanto infirmar essa pace. Li do capi vo-
leno venir a li piedi di la Signoria nostra e prome-
teno menar gli altri proclamati soto la fede dil sal-
voconduto non esser offesi né in haver, né in per-
sona, né danati ad carceres, ma volendo la confir-
raatione del Consejo di X ; pertanto prega la Signo-
ria lo mandi prèsto. Scrive ozi li do terzi de lì fanti
menA con lui ha tolto licentia, e resta solum conhì
quelli che lo voleno seguir vivo et morto, se ben non
hanno speranza di stipendio, etc.
Dil dito, adì 8, Come, per la pace seguita, tuia
la Dalmatia se ne ha alegrato, parendoli da questa
ixola depender ogni quiete et perlurbation dil resto.
Scrive aspetta il salvoconduto richiesto : e ben che ^'
ne habia in podestà alcuni di perturbatori, desidera
haverne tre principali, quali vegniriano a Veneeia
havendo tal salvoconduto alifer non, e venendo
questi tre, si poi esser certi tutta qudla provincia
esser pacata. Questi non si poi haver per forza; han-
no dui refugii, el mar et li monti inaccessibili; hanno
spie diurne et nocturne, et sono advisati de ogni ap-
parato se fa, e per ogni pìcol moto se assecurano per
uno de li doi modi predìcU, e chi li volesse haver per
forza, saria necessaio minar tutta quella ixola. Scrive
haver hauto le letere di la Signorìa che lo insta a
dover venir a ripatriar; ma venendo, vede lasserìa
re infecta, lassando alcuni de quelli capi e auctori
de ogni male de li, i quali poriano excitare questi
insulani a desturbar la pace ha facto, solo fructo de
le sue fatiche a presso Dio eterno che mesura le
bone operation se ben non sono cognosciute dal
mondo, el starà a aspetar la risposta, etc. Et tegnirà
la galia Liona, la qual licentiandola saria causa de
confirmar la fama sparsa per tuta la Dalmatia ch*el
sia sta casso di Toficio ex decreto Senatus, venuta
da la boca sola dil conte di Zara sier Lorenzo Corer.
twmf
MDXII, OTTOBRE.
158
Si (luol ch'el vede Topere sue non è aocplc e questo
avien per non haver favori de qui, e chiama Dio per
leslimonio non esser alcun homo vivo che serva
con mazor carità et mazor fede di quel fa lui, e si
coniente che Dio el cognosca quando allri non lo
voleno cognoscer, e s'il'scrive tal parole di passione,
sa haverne causa per le letere ha de li sui, che tutte
le sue operatione, celebrate de li tisque ad astra et
hao parturito fructi grandissimi, sono invise et spre-
zale etc.
^S Dil mexe di Oetubrio 1512.
K di primo. Introno in Coiegio do savii del Con-
sejo nuovi, sier Tbomft Mocenigo procurator et sier
Zacbarìa Dolfin, et sier Gasparo Malipiero savio a
terra ferma et do savii di ordeni nuovi, perchè sier
Andrea Diedo za era intrato et sier Crìstofal Capello
intrò el di de San Michiel da matina in loeho di sier
Francesco Zen era andato a la villa. Ozi intrò sier
Stephano Tiepolo et sier Sebastian Falìer, et il quin-
to sier Benedeto Zorzi intrerà fin zorni do, che li
mancha a campir il tempo dì anni 30. Et fo letto le
lelere di campo di eri.
Di campo, diprovedadari senerdlij date soto
Brexa^ a dì 29y hore 15, venute questa matina.
Come, per il tempo cativo di pioza nissun ussite di
Brexa; siche T bordine andò buso. Item, come Vi-
tello Vitelli, qual se ritrova a Fiorenza, bavia man-
dato a dimandar la sua compagnia, sicché non voi
più esser nostro soldato, et par che 60 cavali lizieri
erano partiti dì soi, el le zenle d'arme voleano etiam
partirsi e fo necessario al provedador Capello mon-
tar a cavallo per farli restar. Item, se mandi danari
per compir di pagar li fanti, aliter seguirà scandolo
per esser mezi pagati. Item^ dil zonzer 600 fanti di
Romagna e varano subito li altri 400, però non si
resti di mandarli altri danari.
Vene in Coiegio T orator yspano, et domino Da-
niel dil Borgo orator dil Curzenze. Et dito orator
non si parte, dicendo il suo andar sarà frustro, per-
chè è seguito za quello è sta deliberato di far. Item,
poi disseno che era con loro uno alemano frate di la
Trinità, che si doleva fosse prior in dito locho altro
che lì soi, et che missier Piero Ziani doxe fé' edifi-
char ditto monasterio et chiexia dì la Trinità et do-
tòla, et sempre é stata di frati alemani, hanno li soi
ordeni et costitution. 11 Principe rispose non se im-
pazaveino di questo ; ma che il Papa bavia dato a
questi Lippomani che è so amici, e non potevamo far
altro che ubedir, et che tal cossa aspeta al Papa, e
si ne farà scrìver altro ex nunc robediremo; el
cussi fono liccnliati.
Inlroe li capi di X in Coiegio, per le lettere ve-
nute di campo, e steteno assai.
Et poi disnar fo Consejo di X simplice, per far
li cassieri^et la zonta el lezer i loro ordeni, justa il
solito. Peno cassieri per tre mexi, sier Alvixe Gri-
manì, sier Hironimo Contarini et sier Andrea Magno;
sopra le artdlarie sier Anzolo Trivixan, et 1 5 di la
zonta in scurlinii tre, justa il solito. Rimaseno questi
zoè, sier Andrea Venier procurator, sier Nicolò Mi-
chiel dolor et cavalier e procurator, sier Antonio
Trun procurator, sier Zorzi Corner el cavalier pro-
curator, sier Marco Bolani, sier Bortolo Minio, sier
Piero Balbi, sier Domenego Benedeto, sier Vinci-
vera Dandolo, sier Francesco Foscari, sier France-
sco Bragadino, questi è soliti, et sier Hironimo Que-
rinì, nuovi aer Hironimo Duodo, sier Zaearia Ga-
briel e sier Domenego Malipiero.
A di ± Fo l'anniversario dil Doxe anno XI, com- 88 *
pilo. Qual vene in chiexia col manto di ormexin
cremexin in mezo di V orator yspano e V orator dil
Curzense et il primocierio et il signor Frachasso et
altri patricìi, solum tre veste di seda. E compito la
messa, si redusse Coiegio per lezer le lettere di
campo venute questa nocte, e fo ordina Pregadi.
Di campo, diprovedadori generali, date soto
Brexa, a dì 29, hore 3 di note, vidi di sier Poh
Capelo el cavalier. Come haveano auto lelere di
Crema di Domenego di Malo vice colateral^ qual
avia scontrato la moìer e Soli dì domino Anzolo
Francesco da Sant'Anzolo, qual andava a Lodron da
alcuni soi parenti, per dubito di spagnoli, che riso-
nava venivano in Lombardia come nostri nemigi.
Item, hano auto lettere di Modena drizate al conte
Guido Rangon dil zonzer li il Curzense e viceré, et
spagnoli erano a San Felixe su el bolognese, e veni-
vano a passar Po a Ostia per venir in Lombardia
nostri nemici; qual letere mandano a la Signoria.
Item, coloqui auti col governador zercha questa
venuta di spagnoli ; qual li pareva piantar T artella*
rie soto le mure e far una bataria gaiarda, e darli la
bataia. Erano zonti li fanti brixigeli in campo, et li
500 spagnoli non vien de longo ancora, ma il capi-
tano di l^fantarie eh' e in Crema havia fato ve*
Dir in campo, ma non li pareva di impiantar artella*
ria alcuna senza ordine di la Signorìa nostra. Seri*
veno saria bon trazer di Bergamo e Crema quelli
citadini che non sono marcheschi, e non aspetar più*
Item, se li mandi danari per pagar il resto di fanti
manchano a pagar, altramente seguiria gran confu*
159
UDXII, OTTOBRE.
160
sione, mezi pagali et mczi no. Item, hanno auto le-
tere di sguizari da Lucerna de ^6 qual mandano a la
Signoria, et li scriveno saria bon che Cremona e Gè-
radada levasse le insegne di la Liga, perché poi si
vederla a chi de jure aspetasse, dicendo che altra-
mente si tegneria Venitiani fosseno usurpatori di le
terre d'altri ; et dite lettere bisogna risponderli, per-
ché la Signoria comandi quanto habino a risponder;
ma tien che il cardinal V habi fate lui, perchè suol
usar questo vocabulo usurpatori e più volte lo hanno
dito a loro. liem, scriveno i nimici quella nocte
dieno ussir di Brexa per far V efeto dil zorno avan-
ti et asaltar T artelarie, però V esercito nostro stari
in bordine. Item, come quelli zentilhoroeni posti al
governo di Roman, Urzi nuovi et Valchamonicha si
voleno partir non li corando salario, sàlfem per le
spexe, justa la letera scritali p(T la Signoria nostra.
89 Da poi disnar fo Pregadi, et lete le letere al Pre-
gadi nuovo.
Fu posto, per li consieri, che havendo il Ponte-
fice dato il priorado di la Trinità a domino Andrea
Lippomano de sier Hironimo, come per lettere di
r orator si ha inteso, cossa a nui grata, per auto-
rità dì questo Consejo li sia dato il possesso, che é
in questa terra, e sia scrito a li rectori nostri li dagi
le intrade ; qual priora è vacbado per la morte dil
reverendo frate Alberto ultimo possessor. Ave 136
di si, 9 di no.
Fa posto, per i savii, far deprtesenii uno amba-
sador a Fiorenza, con cavali 8 et 8 persone, con du-
cati 70 al mexe, et fu presa. Et fu tolto il scurtinio
de molti zoveni che procurava, et sier Piero Pasqua-
ligo dolor et cavalier; ma poi, visto era senza pena,
iierum fu posto, per i oonsieri e savii, elezer ora*
tor a Fiorenza con pena di ducati 500 oltre tulle ai-
tile pene, et habi 100 ducali et 10 cavali, et fu presa
la parte, et tolto poi il scurtinio con boletini.
Fu poslo,f per i savii ai ordeni, una parte, che
aleuto è sta fato il possibile dì cavar e recuperar la
nave dil Corexi e in mar a li Brioni, e atento uno
chiamalo el Sbisao si babbi oferto cavar la dita nave
con questo la mila di tutto quello el recupera sia sua,
e lui meli la spexa, però sia preso che T babi ut m-
pra^ con altre clausole ut in parte^ e fu presa. Ave
8 di no. «
Fu posto di elezer domao, per scurtinio et i
man di electioo, di ogni oficio, capitano a Beiamo et
capitano a Crema, con ducati 50 per uno al mexe
per spese neti per uno, respondi fra 3 zomi e parti
fra 10 poi acetando; e quelli é al presente, viddicet
sier Bortolo da Mosto a Bergamo et sier Nicolò da
Pexaro a Crema restino provedadori come i sono, e
fazino r oficio di podestà fino si provedi di podestà
in loro loco. Et dita parte non se intendi presa si la
non sarà presa a posta nel nostro Mazor Conscio. Fu
presa. Sier Marco Bohni savio dil Consejo et sier Ni-
colò Trivixan savio a terra ferma messeno de farli
con pena ; ave solum % balote.
Fo chiama el Conscio di X, con la zonta nuova
di danari et dil stato, per far 1* ubligation di danari
dil datio dil vin presente di Avosto e Septembrìo,che
vegnirà a quelli pageranno il 4.^ di la lansa, videli-
cet dato di libertà al Colegio di poter ubligarlo. Et
presa, ussiteno fuora.
Fu posto, per luto il Col^o, uno quarto di tansa
a pagar da mò a di 15 del presente, con don di 5
per 100, da esser reslituida dil dazio dil vin Avosto
e Septembrio, e chi prima pagerano prima li sia re-
stituita, zoé il cavedal e don. E fu presa, e molti ve-
neno zoso per portar danari a la dita restilution.
Fu posto, per li savii d' acordo, una teiera io
campo, che debino risponder a' sguizari a la lettera
mandatali. Prima, dirli le raxon nostre di baver il
nostro Stato e non volemo altro che le nostre ter-
re eie., ut in parte, e fu presa: la qual loro prove-
ditori manderà in so nome.
In questo Pregadi, li avogadori voleano meter la
parte che sier Marco Zantani podestà di Chioza sia
cazuto a la pena di ducati 600, per non ha ver man-
dato il contrabando di qui, et la Signoria non volse
nieleseno la dita parte per atender a le cosse di la
terra.
Fo publichà, per il canzelier grando, tutti portino
li loro boletini di non esser debitori, aliter a di i i
sarano lectì e cazadi dijPregadi.
Fu posto, per i consierì, elezer per Pr^di, per 89 *
do man di eletion et la bancha, uno provedador a Ro-
man con ducali 15, uno provedador ai Urzinuovi
con ducati 15, et uno provedador in Valchamonicha
con ducali 10 per uno anno, e in questo mezo quelli
sono al presente habino el sopradito salario, e cussi
sia scripto a li provedadori zenerali in campo ; e fu
presa.
Scurtinio di orator a Fiorenza, con ducati 100
al mexe, et con pena.
Sier Domenego Barbarigo Tauditor ve-
chio, qu. sier Andrea 53.130
Sier Nicolò Tiepolo el dolor de sier Fran-
cesco 51.117
IGl
t Sier Francesco Donado el cavalier, è_di
Pregadì, qu. sier Alvixe ....
Sier Marcbo Gradenigo et dolor, qu.
sier Bartholamio
Sier Zuan Baxadona el dotor, di sier
Andrea
Sier Hironlmo da cha' Taiapiera el do-
lor, fo auditor novo
Sier Ma6o Lion fo auditor nuovo, qu.
sier Lodovico
Sier Gasparo Malipiero, savio a terra
ferma, qa sier Michiel ....
Sier Auguslin Donado l^auditor nnovo^
qu. sier Hironimo dolor ....
Sier Angelo Lolin, qu. sier Alvise . .
Sier Santo Moro e! dolor, fo auditor
nuovo, qu. sier Marin
Sier Francesco Capelo el cavalier, fo di
la zonta, qu. sier Crislofolo . . .
Sier Marco Antonio Venier el dolor, qu.
sier Cristoforo, qu. sier Francesco
procurator
Sier Gasparo Conlarini qu. sier Alvise,
qu. sier Federigo
Sier Alvise Foscari fo auditor nuovo,
qu. sier Nicolò^ qu. sier Jacomo qu.
Serenissimo
Sier Silvestro Memo fo savio ai ordeni,
dì sier Michiel
Sier Alvise Mocenigoel cavalier, fo savio
a terra ferma
Sier Francesco Corner è di Pregadi, di
sier Zorzi cavalier procurator . .
Sier Marco Gradenigo el dolor, fo audi-
tor vechio, qu. sier Anzolo . . .
Sier Andrea Foscolo fo di la zonta, qu.
sier Marco
IIDXII, OTTOBRE.
16^
104. 64
59. 11
33.138
30.142
50.123
46.124
33.135
31.149
71. 98
33. 76
71. 98
82. 83
89. 86
50.126
90. 79
64.117
91. 65
84. 87
Di sier Lunardo Emo, provedador in Bre-
zana, vidi lettere di 29, Tiare 3 di note. Come li
nostri provedadori erano in gran paura per sguizari,
et non pensavano di la impresa di Brexa. Quelli di
la compagnia del Vitello, resteria, dicono, dover ha-
ver da 20 in 30 ducali per uno; saria bon farli re-
tenir 11 soi cavali. Lui Vitello é col ducha di Milan
acordato; la compagnia é partita, e 1 governador ha
mandato a tuor le robe avea a Vizenza. Scrìve si ha
pralicha certo di haver una porta di Brexa; ma non
semo homeni da far guerra.
Di Salò, vidi letere, di primo. Come, fin tre
comi, lì spagnoli sarano a Brexa, i quali erano mia
/ DiaHi di M. Sanuto. — Tom, XV,
18 lontan; nostri gè voi dar la bataia. Prima, ozi é sta
manda in campo 150 guastadori; doroan vi anderu
300 eleti ghe manda li comuni. Si tien certo se li darà
la bataglìa. Quelli dentro crepa da fame, e cussi li
francesi sono in Peschiera. Le nostre barche é solo
Peschiera aziò non li vadi uno oxelo. Il vechio di
Gardon fin zorni 4 si apresenterà a la Signoria.
1512, Die seeundo Octobris in Bogatis, ^
Non se die lassar alcuna provision, mediante la
qual se possi trovar danari eum mancho incomodo
et graveza deji zentilhomeni et citadini nostri se
possi ; et però :
L* anderà parte : che a tuli li soliti pagar tanse
sia posto uno quarto de lansa ad restituir, da esser
pagato a Y officio di governadori de le intrade in
termine de zorni 15 in danari contadi ad essi go-
vernadori nel officio suo, cum don de 5 per cento a
quelli che 1 pagcrano in dìcto termine ; in questo
modo etiam per ogni cento ducati i sborserano
siano facli creditori 105, et cussi successive per
rata a reslitution. Veramente, far se dovea de li danari
del dallo del vin de li mesi de Avoslo, et de Seplem-
brio 1513, et non essendo questi do mesi sufficienti,
restino obligali li altri mesi subsequenti che non fus-
seno obligati, fin ad integra salisfaction de tuKo el
credito. Et siano obligati li cassieri de V officio dil
datio del vin, che saranno a quel tempo, portare a
Y officio di governadori tuli li danari de quelli mesi
sotto la pena di furanti, essendo obligato el scrivan
de li camerlengi andar a Y officio di governadori a
fuor in nota le partide et conzarle, acciò luto pro-
ceda cum V ordine debito; qual danari in altro non
se possano convertir che in la salisfaction predicta,
sotto pena alli contrafazenti de pagar del suo. E
sotto tute le altre pene contenute in la parte di con-
trabandi.
La reslitution veramente se faci per Y ordine de
i zorni che cadauno bavera exbursato el danaro,
come é honesto.
A di 3, domenega, la matina per tempo fo lei* 9^^'
tere di questo tenor, dirò di solo. Prima vene in
Colegio domino Vauzelista Zurlo con suo fiol
, qual ha la fia de sier Hironimo Mocenigo
per moglie, dicendo alcune parole, et é bon marche-
scho. Fo carezato, etc.
Di sier Marin Zorzi el dolor ^ orator nostro^
(1) La earU 90' è bianca.
11
1G3
UbXlJ, OTTOBRE.
la
date in Ravena, a dì primo. Come Ita ricevuto li
(lucali 3000 per for li fanli per il Pupa, et è venulo
li Francesco Duodo rasonalo; ma è sopraslalo a
farli, questo perchè il Ducila ha auto letere di Roma
che li manderà subito li danari per pagar li fanti, et
di 3000 erano non è resta 400 ; siche vede quelle
cosse non andar a suo modo ctc.
Di sier Andrea Contarini capitano di Po,
date ivi. Come il ponte fermo e fato, mancba 3 bur-
chii a compir. £1 Ducha li ha mandato a dir sopra-
stagi; siche vede quelle cosse non seguirà, et vera a
disarmar, la qual cosa desidera, ctc.
Di campo vene do man di cavalari, con le-
tere, prima di 30, hore 14, di provedadori ee-
neraìi, date soto Brenta. Come hanno avisi che
spagnoli vieneno certo per disturbar la impresa di
Brexa et signorirsì de le terre tenimo, et sguizari è
con loro. Et mandano lettere autc di questa materia
ut in eis, e a di primo passavano Po.
De li diti, date a dì 30, hore 3 di note. Come
hanno lettere di Modena di 7, dil provedador Lan-
dò, e per altri lochi, che certo spagnoli passano Po
e vieneno in Lombardia nostri nimici ; di che esso
provedador Capello, perchè il Moro atende a pagar
fanti, fo in consulto et coloquio col signor governa-
dor venendo diti spagnoli quello si havesse a far,
ovdr strenzer Brexa e piantar Tartelarie su le fosse,
over fortiCcharsi 11 atorno, over levarsi e andar a
Ponte Vico, qual alozamento alias era molto laudato
dal conte di Pillano et dal signor Bortolo d'Alviano;
ma uno mal era che si stenteria di vituarie, perchè
non Cremona ni Geradada non é in nostro dominio.
Et sopra questo fo varii coloquii, qual scrivcno a la
Signoria, et disse al governador pensasse ben qual
fosse il meglio, et scrivono a la Signoria dolendosi
si fazi cussi podio conto dì questa venuta di spagnoli
che danno da pensar assai. Item, hanno auto lettere
dil Caroldo da Lodi, di eri, qual le drezano al Con-
scio di X, per esser di somma importantia.
Da poi leto le lettere, vene ¥ oralor yspano con
r orator dil Curzensc in materia de presoni, et il
Principe li domandò si havemo letere di Modena dil
viceré e dil Curzense. Risposeno de no, et si merave-
gliavano non ne haver. Steteno podio, né altra co-
munichation li fo fata.
91 ' Da poi disnar fo Gran Conscio, et fu posto prima
la parte presa eri in Pregadidi Hir capitano a Crema
e Bergamo con lì modi ho notato di sopra, che non
starò a replichar, et ave la dita parie una non sin-
cera, 80 di no, i 1 16 fo di la parte. Fu presa.
Da poi introno scurtinio, et elexeno capitano a
Bergamo sier Vetor Michi^, è di la zonta, qu. sier
Michiel, et capitano a Crema sier Bortolo Goiilarini
lo di Prcgadi qu. sier Polo, i quali rimaseno. Fo falò
dil Consejo di X, in luogo di sier Zacharia Dolfin in-
trò savio del Consejo, sier llironimo Querini fo cao
dil Consejo di X, qu. sier Andrea, e altre voxc, et
altre andono zoso, perchè li Cai di X si levò suso e
andono a la Signoria, perché haveano auto letere de
importantia di campo e dil Landò da Modena. Et
compito Gran Consejo, si reduse la Signoria con li
Cai di X in Colegio, cazati fuora li altri. Steteno fino
hore 3 di note con li savii.
Di campo, di provedadori generali, depri-
mo, Jiore 5 di note. Come haveano consultato con
il signor governador et quelli condutieri, e terminalo
non si partir et fortificharsi là soto Brexa, benché
alcuni erano di opinion di levarsi; ma per il meglio
terminono star li. Item, preparar vituarie eie. Item,
haveano ricevuto le nostre letere di 29, con li avisi
de la venula de' spagnoli et dil mandar a dir a Brexa
a francesi etc. Et cussi manderano da matina. Item,
si mandi danari, aliter seguirà grandissimo disordi-
ne, per non pagar quelli fanti resta; e altre particu-
larità ut in litteris. Item, letere dil Caroldo dre-
zate a U Cai di X, mandoe questa matina.
Fo terminalo in Colegio mandar in questa sera
in campo ducali 8000, e cussi mandono da esser
portati in curaze, etc. É da saper tutta via se scode
danari dil quarto di tansa, siche si ha danari al bi-
sogno.
Fo expedito, per Colegio, con li Cai di X, lettere
in campo et poi a Lodi a Zuan Jacomo Caroldo se-
cretano nostro, credo in materia de far intcUigenlia
con sguizari et milanesi etc.
Di sier Piero Landò orator nostro da Mo-
dena, fo lettere di Modena, a dì 28, hore 3 di
note. Come la dieta era risolta et conduso il passar
di spagnoli a Ostia, venir in veronese e conzonzersi
con alemani et venir, dicono, aiutar aver Bre.\a per
la Signoria nostra, poi andar a Milan a meter Maxì-
miau Sforza nel duchato e compir de cazar francesi
de Italia. Item, a dì 20 da matina il Curzense e con
lui orator si partiria per la Mirandola, per poner in
slato el conte Zuan Francesco, qual alias il Papa el
messe, e aver certi danari de lì, poi, dize, anderà a
Crema; ma temporizerà qui 3 over 4 zorni. 11 vi-
ceré partiva e li spagnoli erano aviati a San Felixe,
per venir a Revere e passar Po a Ostia. Etiam Vi-
cenzo Guidolo secrcUirio nostro, é col viceré, scrive.
A di 4, luni, fo San Pranccsco. Vene la note le- 92
tere di Roma di T orator nostro, di 29 le ultime, et
165
SIDXII, OTTOBRE.
m
letere di Spngna di sier Zuan Badoer dolor e cava-
lier di 29 avosto di la corte, le qual letere è venute
per via di mar. Il sumario dirò di solo.
T)i Eoma, com^ ho dito di V orator nostro,
Vuliime di 39, Prima, una breve a la Signoria che
ppejra vojì fnr restituir il oontrabando trovato in bo-
cha di Po da le barche nosfre, che è di alcuni zenoesi,
ut in ea. Iteni, per le letere di Y orator, il Papa li
h parlato di questo. It^m, che il Papa vorìa si man-
dasse li danari a Ravena per far li fanti, et ha oplimo
voler verso la Sicfnoria nostra, e voi habiamo tutte
le nostre terre. Scrive coloquii auti insieme. Item,
che 1 signor Prospero, vien a conzonzersi con le
zente spagnole, et ha 800 lanze mal in bordine;
mena con se el ducha dì Ferara, di la qual cossa il
Papa ha gran dispiacer e ha fato provìsione a li pas-
si, eie. Item, altre particuiaritii scrive; ma questo è
il sumario. Item, letere dil dito orator drizale ai
Cai di X, di coloquii col Papa auti.
Vene V orator dil Papa in Colegio, qual fin bora
è stato indisposto, e fo comunichato per il Principe
questa venuta di spagnoli etc. Poi presentò il breve
dil Papa dil coutrabando.
Vene Torator di Spagna e siete in Colegio molto
con li Cai di X secrettssime : quello tratono non fo
dito. Ha auto letere dil viceré zercha la soa venuta,
dize vien nostro amigo; el poi se intese aver dito
esser teiere di la corte dil Re da Grogno di 59 avo-
sto, come il Re voi habiamo tutto quello d4ijure ne
aspeta e voi observar li capitoli di la Liga, et che 'I
rìceré vadi con V exercito suo a smondolar il resto
di le terre lien francesi. Item, che tra englesi e spa-
gnoli e sta certa discordia, però non sono andati a
rampo a Bajona; siche è venuto mollo molexin. con-
cludendo, si la Signoria vorà, spagnoli passerà e che
quantità la vorà, etc.
IH Spagna, di sier Zuan Badoer dotor et
cavalier orator nostro, fo letere di Grogno, di
29 avosto. Il sumario scriverò di solo, di quella
scritta a mi et a la Signoria in zifra ; però non fo-
rono lecte ozi, eie.
Di sier Marin Zotzi el dotor orator nostro,
di Ravena, di primo. Come ha auto uno gran pa-
rossismo di febre: suplicha la Signoria li dagi licenlia
di venir a repatriar, promelando di tornar poi, etc.
Di sier Piero Landò orator nostro, di primo,
da Modena. Come è li il Curzenze, alende a le cosse
de la Mirandola, poi anderà a Roma, voi impetrar
dal Papa Parma e Piazenza per il duchalo di Milan.
il viceré era parlilo et veniva a la volta di passar Po,
per venir io Lombardia aiutarne aver Brexa.
Di Ruigo, di sier Polo Valaresso proveda-
dor, di 3, Come ha a viso spagnoli esser passadi a
Ostia e Ponte Molin, mal in bordine, lanze 300, fonti
4000 et 400 zanetari.
Da poi disnar, fo Pregadi, et lete le letere sopra- 92
scrite et una deposìtion di uno explorator venuto
dal campo spagnol fino a Revere. Dice li andamenti
loro, e come vieneno in I^mbardia come nostri
amici per recuperar Brexa et sono lanze ... e ca-
valli lizieri fanti .... milia, et che a di 2 comen-
zorno a passar le fantarie a Ostia Po, et verano in
veronese e si conzonzerano con li fanti alemani,è in
Verona, per andar poi a meter el Ducheto in si-
gnoria.
Di campo, vene lettere di provedadori gene-
rali, date sofo Brexa, a dì 3, hore 3 di note.
Come voleano piantar Y artellarie vicino a la terra
dove fo deliberato, e condur quelle dil monte zoso a
la porta di Torrelonga, e bisognava far far una
strada acciò in ogni occorentia se potesse eie. Ttem,
voleno fortificharsi li e star fermi e far la bataria
per tre zorni, poi darli la bataja, perchè ad ogni
modo, venendo spagnoli, non potranno esser avanti
6 over 8 zorni, e in questo mezo vederano aver la
terra per forza. Hanno mandato dentro da monsi-
gnor di Obignì il trombeta a dir quanto li è sta im-
posto per la Signoria nostra: qual li ha risposo non
temer di spagnoli, et hanno victuarie per 6 mexi, et
si voi tenir per il Roy, con altre parole ut in litt^-
ris. Item, essi provedadori fanno provision di vi-
ctuarie, e ha scrito per avanti a Crema e Bergamo
mandino dentro tutte le biave e vituarie i poleno,
con ogni celerilà. Item, voriano saper da la Signoria
nostra quello habino a far in caso sguizari passasseno
Ojo e li venisseno adosso con milanesi, se li dieno
dar adosso.
Et per il Colegio li fo scrito, per avanti, venendo,
si loro principiasseno a far alcun danno contra il no-
stro exercito tien li debano corisponder; ma non
principiar loro contra essi sguizari.
Fo chiamato il Conscjo di X in cheba, con la
zonta et Colegio, et stetcno alquanto per lezer lettere
et scriver alcune lettere, et fo lete quelle dil Caroldo
perchè le non fo lete in Pregadi.
Fu poi posto, per li savii d' acordo, una letera a
li provedadori zenerali in campo : laudarli la delibe-
ralion di star solo Brexa e voler strenzer la terra,
stando però occulati a tutto; e come li havemo man-
dali ducali 8000, et lìon li mancheremo. Item, avi-
sarli quanto ne ha dito Y orator yspano zercha spa-
gnoli che vien; siche venendo sarano nostri amici;
167
IIDXII, OTTOBRE.
168
con altri avisi secreti, ut in lUteris. Et fu presa di
tutto il Consejo, e comanda' gran credenza.
Et licentiato il Pregadi, restò suso il Colegio al-
quanto.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetar Lip-
poniano, di primo. Come li provedadori Ij havia
scrìto de li si facesse redur le biave dentro. Item,
voleno strenzer Brexa. 11 capitano di le fantarie é pur
a Crema e non si parte.
93 Sumario di una letera di Piero Spolverini, data
in campò a presso Brexa, a dì 2 Octubrio
1512, drizata a domino Leonardo Grasso
protonotario.
Come, a di 24 Septembrio, i nimici saltorono fora
a r improvista e andorono fin al ponte de la Mella,
et in la spianata nostra trovarono 4 cari con 4 casoni
di pan, venia nel campo, e con tutti i cari e boi se
li menorono dentro la terra.
A di 35, Io illustrissimo gubernador e magnifici
proveditori fece far una imboschata de cercha 200
homeni d' arme e assai cavali lizieri per veder di
far qualche bona opera se i nimici venivano fuora ;
ma non ussiteno, e verso la sera li nostri tornorono
a lo alozamento. Crede et sa certo li e fato intender
il tutto quello si fa e si ordina. Scrive averlo dito a
li proveditori e al gubernador che ordenino le cosse
più scerete che i pono e si guardino da certi bre-
xani, e quando l'era in Brexa, vete de malissimo
parti fate per bora contra de nui. In questo di, zonse
in campo da 400 in 500 fanti brisigelli, fati venir per
Babon et il Rizo de Chiavena de commission de
li proveditori.
A di 26, li proveditori atesero a dar danari a
quelli fanti, e a di 27 se atese a far la mostra a al-
guni fanti et alguni stratiotì.
A di 28, el zorno nulla; ma la nocte tute le zente
nostre si da cavalo, come da piè^ stete in arme tuta
la note, per relation aula de una spia ussita di Bre-
xa, quale referite li inimici haveano deliberato ussir
fuora et venir asaltar el nostro campo et maxime
le artellaiie, ma nulla seguite ; e in dito zorno zonse
in campo tute le zente d* arme e Osinti erano a Cre-
ma excepto il magnifico capitano di le fantarie, qual
è rimasto a la guarda di Crema.
A di 29, ci zonse in campo Benedetto Crivello,
era in Crema per Pranza, con zercha 300 in 350
fanti, atti homeni et benissimo in bordine de panni
et di arme, et starà al soldo di la Signoria. Se dice
babi a venir 400 lanze et 5000 fanti in campo, spa-
gnoli, e dieno venir aiutar et ultimar queste imprese,
poi andar a Milan a meter in caxa el Ducba. Si dice
sarà r archiducha di Bergogna per esser cussi ci vo-
ler di la Liga.
A di 30, i nimici saltorono fuora e andorono pur
in fin al ponte de la Mella, e pigliorono alquanti sa-
comani et 4 cara de pan con le bestie e tutto.
A di primo Octubrio, el governador e provedi-
tori mandono alozar a San Zen, che é a'quella volta,
da 200 in 300 cavali de balestrieri a far tenir scorta
a le vituarie, aziò non siano depredate, se potranno.
In tutti questi zorni, se ha ateso a dar danari a le
fantarie, e mai fo visto li più cativi tempi ; se sta in
campo nel fango e aque fin a nieza gamba. Item,
eri zonse altri 500 fanti brisigeli venuti di novo, et
se li dà danari.
Magni/ice vir. 01*>
A di 15 del passato a Civita vechia io montai in
nave, e a di 2 de T instante pervini e desmonlai a
Barzelona, dove, per accomodarmi de mulli, caval-
chadure et altre cosse necessarie al camino, li stili
doi giorni, poi a di 12 zunsi in Saragoza et U fui
certifichato dal reverendissimo episcopo, come Sua
Alteza, che era in Burgos, havea deliberato venir
cercha doe giornate più in qua in questo locho dillo
Logrogno, per esser a le confine dil regno di Nava-
ra, che altro non c'è intermedia che il fiume Hibcro,
qual questi chiamano Hebro. Io me aviai verso dillo
locho et a di 20 bore 23, li previni sano graiie Dei,
cum tuta la mia fameglia.
Questa Alteza mi mandò ad incontrare per molli
miglia fuor di la terra dal reverendo archiepiscopo
de San Jachobo, conte de Benivento, aiarchese de
Denia et altri baroni e chavalicri, che erano da 300
e più cavalli, quali mi acompagnorono fino a casa.
Il giorno sequente, mi dete gratissima audientia,
et per gratia sua mi acarezò molto. Oratori se tro-
vano qui a la corte solum quel de* fiorentini che e
venuto già mesi cinque, et uno nontio poatifitio che
è il reverendissimo archiepiscopo de Cosenza resi-
dente e già anni sei.
Da novo, qui non ce sono molte cose; ma quelle
poche sono importantissime.
Questa Muiestà, volendo congionger Io exercilo
suo a Fonterabia cu/m quello dei serenissimo re de
Anglia, li era necessario de passar per Navara, et
bavendo dimandalo el transito, el cognobe da quello
Re esserli date parole, expectando favor et gente
1) U carta oa* ò bianca.
169
MOXU, OTTOBRE.
170
(hincese. Sua Alteza fece che *1 duca di Alva cum
lo exercito iulrono in el regno, qual trovato a la
sprovista, senza combater hebbe Pamplona metro-
poli del dito regno; poi successive ha hauto il resto
tutto, excepto Tudella cita pocho lontana de qui, et
la forteza de uno altro locho ditto Steglia; tamen se
spera che presto se renderano. Per tanto, Sua Al-
teza ha già cominzato far passar lì monti Pirenei a
le genie sue, et alcune sono pasate et aspetano le
altre a pie' de li monti in la Pranza ad un locho dito
San Zuan de Pie del Puerto, et li francesi sono a le
frontiere ad un locho ditto Salvatiorra et in quel
contomo, dove fra li altri se li a trova monsignor
de la Peliza, et questi francesi erano in Italia. Li hi-
spani dicono voler fato d'arme ; non so quello segui-
rà. La serenissima Regina moglie di questa Maiestà,
qual bora é a Monzone loco a le conGne di Catlialo-
gna e d'Aragon, é per venire qui et se aspeta ci mese
che viene. Havendo scritto fili qui, mi sono sopra-
gionte letere de Italia, el fra le altre doe de Vostra
Magnificentia, una de 9 et V altra del 15 del passato,
unde assai la ringratio, perchè se mai ad alcun
tempo le letere de li amici mi fono grate, bora sono
per essermi gratissime, et quanlo saranno piti copio-
se, tanto mi accrescerà la obligation verso a chi le
scrìveno. Vostra MagniGcentia nele*sue^non men-
tiona de li exerciti né bispano, né nostro, né sgui-
zari, nec verbum quidem del Curcense, mintAS so-
lum che l'andava a Trento. La prego et suplico me
legni avisato de li exerciti el de le cose che io so lì
Ycneno a notilia, adoperando la ziCra, el pigli questa
pocha fatica per me absente, per metermi in cathe-
oa per sempre. La ringratio de Taviso la mi dà
de r^ser zonto li il reverendissimo et colendissimo
cavalier Grimani de chi son devotissimo servitor;
et vi degnerete ricomandarmi a sua signoria infinite
volle. Me ricorderete anche a li reverendi Zulian et
BenedetU. io non son immemore del aricordo exe-
quindolo a tempo. Altro non mi occorre. A Vostra
Hagnificenlia me ricordo, qual prego non U sii gra-
ve ricomandarmi a lutti li amici, quali saria loogo
a scriverli, el nominandone parte se faria torto a li
altri, però la rìroclto a sua prudenlia che ben sa el
bisogno. Io trovandomi tanto lontano, temo gran-
demente non si dimentichano al lutto di me.
Sed sic fata voluere. Vale.
Data in Logrogno, die 29 Augusti MDXII.
JOANNES BaDOASIUS
doct eques^ or, scripsi
propria manu.
Vi mando la inclusa lettera scritta dal serenissimo
re de Anglia alla Cesarea Majf^stà, in risposta de
sue come vederete. ludico vi sarà grata.
Verso. Magnifico oc generoso domino Marino
Sanuto qu. clarissimi Leonardi, ut fratri lumo-
randissimo,
Venetiis.
Ricevuta a di . . Octobrio 1512.
Epistola invictissimi regis Anglice et Francice 95
ad Casaream Majestatem,
Sacratissimo el potentissimo principi domino
Maximiliano divina favente clementia electo Roma-
norum Imperatori semper Augusto, ac Germania;,
Ungariae, Dalmatiae, Cbroati» eie. regi, archiduci
Austrise, duci Burgundiae, Brabantiae et Corniti Pala-
tino eie. consanguineo et fralri nostro carissimo.
Henricus Dei gratia rex Anglia; elFranciae, et do-
minus Hibernisp., salutem el felicium successuum
continuum incrementum. Legimus Vestrse Sacratissi-
mo Majestatis liltcras, quìbus Ea sanguinis christiani
intra annum effusionem et recentem tot strenuissimo-
rum militum jacluram deplorai; quibus non solum
Europam ex inGdclium manibus eripere, sed et in A-
sia, mullum aquiri potuissel, ipsis praesertim dissenti-
entibus inter se infidelibus, qui optimam in prsesentia
his suis discordiis bene gerenda; rei occasionem no-
bis prcbeunt,et ad hanc expeditionem,componendam-
que inter christianos principes concordiam Vestra
Celsitudo vehementcr hortatur. Sacralissima Majestas,
non putamus aliquem christianum principem ad su-
pradictam contra infideles expeditionem animum
ardentius adiecisse quam dar» memoria; olim pa-
trem nostrum ; qui jam cum serenissimo rege Por-
lugalliae consanguineo el fratre nostro carissimo
multa in hanc rem gravissime tractaverat, el fecissel
alìquid (sic nos certum exislimamus) christiano prin-
cipi dignum, nisi alia Altissimi dispositio interrumpi-
sel. Tandem, nos ardorem adversus diclos infide-
les ex ipso nostro palre ita imbibìmus, et eo de-
funclo quasi hsreditarium accepimus, ut nihil aliud
in nostri regni initio nobis animo observarelur, cum
serenissìmum regem Aragonum socerum et patrem
nostrum carissimum, numerosissima classe colicela,
frequentissimis animis in diclos inQdeles tendere per-
spiceremus; quod el nos band parum accendebat. Ve-
rum, dum rei tam pra;fatus serenissimus rex Arago-
num quam nos omni studio cogitaremus, ecce crebris
171
UDXlf) OTTOBRE.
17^!
lisdemque moeslissimis S. Domini Nostri et Omnipo-
tenlis Dei in ferris vicarii (^eneralis lamentetionibus,
quibus inferpellamur qund qui Erclesiam in primis
defenrlepeetojns nnìhfem fotis virihus servare debe-
rent, qui etiam Chrìslianissimi dici volunt. ipsi quidem
inconsufilem Domini Nostri Jesu Christi tunicam
lacerorent, Divi Petri patrimonium diriperent, S. Ro-
manfB Eeclesiae urbes caperent, tvrannuculos in eis
foverent, sibi vero vincala, carceres et atrocissima
quaeque minitarentiir. Qnaeut nos, frequenlibus ipsius
S. Domini Nostri brevibus intelleximus et vera etiam
cop;novimns, sane propter rei indif^nitatem exhorrui*
miis, et continuo, una cum dicto serenissimo repje A-
raponum,per litterasnunf i osque nostros apud ipsos S.
Domini Nostri hostes labopavimus et pracces nostras
interposuimus ut Ecclesia; unilatem labefactareac di-
vellere nollant, atque ut a Sedis Apostolicae terris
ditioneque abstinerent et ablata reslituerent. Tpsi
vero, christiani orbis lyrannidem animo volventes,
quasi rerum summam jam tunc moderarentur,ami-
cas fnit rnasque jam super dicti rej^is Aragonum
quam rioslras admonitiones et prajces superbissime
contempserunt. Nec multo post, quasi in odium no-
strum facerent, longe acrius que antea S. Dominum
Nostrum urgere ceperunt.
^^ Crudelitatem plusquam turcicam insuperatos
exorcentes, omnia sanguine, rapinis et incendiis in-
volvendo, senes, mulieres, infantes trucidando, Dco
sacras vìrgines violando, et quibus genliics olim
barbarissimique homines saìpissime pepercerunt re-
ligiosissimis, ipsa tempia sanclissìmasque aras inno-
cenliae more foedando, tum pernitiosissimum scisma
longe et perfinatius quam antea fovendo, quod quan-
tum ab ha?resi distcl Vestra Maiestas probe novil, et
denique nihii non sdevum,impium, sccleratum ac lie-
farium perpetrando. Qua; cum magna nostra trislitia
et horrore nobis nunciarentur, officìi nostri debitique
erga Sanctìssimum Dominum Nostrum et Sanctam
Romanam Ecclesiam non ìmmemores, alias nostras
cogitationes scponereet una cum prasfato serenissimo
rege Aragonum prò defensione ejusdem Sanctissimi
Domini Nostri et Sancì» Romanse EcciesiaB arma su-
mere, et ante omnia Turcos et quibuslibet infidelibus
deteriores qui in media sunt christianitate, quanto
in nobis erit, coliercere et injurìas ipsi Sanctae Ro-
mana; Ecclesia; ìilatas ulcisci decrcvimus, quod Altis-
simo perinde gratum acceptumque futurum existi-
roamus, ac si contra ipsos Turcos, Saracenos ne pu-
gnarcmus; et qui in tiac pientissima sanclìssimaque
causa cecidcre casurique sunt, sctenia; vitae pra;mia
consecuturos non dubitamus. Nunc deraum, pracfati
Romana; Ecclesia hostes, postquam suis injurìis ne-
fariisque facinoribus magnam christianitatis parlem
ili se concitalam vìdenf, solito astu inRenitisque dolis,
pacem quam insolentissime semper hactenus spreve-
runt quaerere se fingunt, ut scilìcet nostrum incoep-
tum protrahendo ìnfringant et aliquid interim more
suo in communem nostram pemitiem moliri queanl.
fdeoque bellum, quod modis omnibus petierunt, ha-
beant ; non quod si pax apqua esset et dolis careret
ab ea essemus alieni accedentibus prsecipue Veslrae
Majestatis paternis exortationibus, quibus quantum
res ips» ferant morem semper in omnibus gerere
nitemur; sed primum, quod ad nos attinet et si pa-
cem cum eis facere vellemus, nobis integrum jam
non est, ita enim sumus confoederatis nostris astricli,
ut sine eorum Consilio nihìi in hac re agere possimus.
Praeterea, sub ista pace multasfraudesbellaquelatere
arbitramur, qua re, tantum abest ut in eam descen-
dere cogitemus, quod Vestram Serenissimam Maje-
slatem etiam atque etiam rogamus quum ipsa chri-
stianorum principum caput et praBCÌpuus(^5i7^,Sancla;
Romana; Ecclesia; pientissimam causam suscipere, et
hoc sanctissimum foedus nobiscum inire, ipsique
Sanctissimo Dominio Nostro ac Sanctae Romana;
Ecclesiae et sibi olim non paucas factas ab ijsdem
hoslibus insignes injurias ultore gladio prosequi:
quo illustrissimo suo nopoti fratri nostro c;irissimo
posterisque suis securìtat<im, sibi vero ingent(»m
gloriam et immortalia pra;mia comparabit; quae
felicissime et diutissime valeat.
Ex Palatio etc.
A di 5 da matina. Se inlese per via di Bergamo, ^^
per letere di Sandri in sier Orsalo Zustiiiian fradello
di sier Antonio el dolor, era prexon in Pranza, co-
me dito suo fradello, havendo pagato la soa taia di
scudi . ., era scapolo et parlilo, el che era zonlo a dì
^7 a Pavia ; siche fin tre zorni sarà in questa (erra.
Vene in Colegio Torator yspuno; coloquii de mo-
rBy fa bon oficio, e dice publice spagnoli farano
quello che vorrà questa Signoria.
Noto. In questa malina fo trova a la chamera di
impresiedi roto uno bancho, e tolto zercha ducati
1*20 di bezi e caranlani, de uno bancho leniva sier
Francesco da cha da Pexaro qu. sier Marco da Lon-
dra oficial a quel officio. Et fo uno fante di Poficio
che havia le chiave di la camera per Vincenzo Bem-
bo masser, qual è andato in Friul con domino Piero
Grimani. E cussi andoe sier Francesco a Tavogaria e
querelò conira il fante nominalo Zorzi .... qual si
era absenlato. Quello sarà, scriverò poi.
i73
MDXJI, OTTOBRE.
174
Da poi disnar, fo audientia di la Signoria et Co-
legio di savii, et veue V oralor ) spano, e slete al-
quaiilo : quello disse scriverò poi.
Di campo^ fo letere di 3, hore 16 et hore 3
di note. Per le prime, coofie pianlerano la note le
art^llarìe solo le mure e Tarlano la baiarla per 3
zoroi, poi lì daria la baiala. Per T altra, cooQe la Si-
gnoria scrive mandi arlellarie a Bergamo et Crema;
rispondeno non poter mandar, e de una colobrina è
rola. Marco Zuan di Àrzentina buta alcuni sacri et
do morlari. JT/em, mandano letere di Lodi dil Ca-
roldo, eie
In questa note, le do galle di Alexandria andono
verso San Nicolò e la matina fo in mezo di Castelli,
e a di fé' vela ; andono mollo carge,, come dirò
di solo.
Di Modena, di sier Piero Landò orator
nostro, fo letere, di 2. Come il Curzense è ancora
li per expedir le cosse di la Concordia e Mirandola,
la qual terra di Modena si tien a nome di T Impera-
dor, et il Curzense li ha dillo starà 4 over 5 zorni,
aspeta una risposta di Roma, poi anderà di longo.
È da saper, l' orator yspano ozi in Coiegio vene
et disse aver lettere di Tlmperador, qual si scusa non
aver lassato andar di longo in Ingallera sier France-
sco Capello el cavalier, perché havia susitato le terre
franche centra de lui; poi che sier Piero Pasqualigo
era orator in Hongaria avia manda alcuni boemi a
brasar le sue terre, el che uno frate T havia confes-
salo questo.
In questa matina, si have letere da Vicenea,
Come a Verona domino Benedelo Crivello, qual ve-
niva a Venecia fazando la via per la terra, da fanti
alemani era sta toltoU alcuni cariazi con soi saconi
el zercha duchati 500.
%' In questa matina, fo posto in Coiegio, per sier
Zorzi Emo consier, di meler parte che sia electo tre
savii dil Consejo zouta al Coiegio, e sia electo tutti
quelli che non polesseno inlrar per questa volta. Fo
gran parole su questo ; li savii del Consejo non vo-
riauo et è il dover. Tamen, saria bon in questi tempi
uon aver questi respeti eie.
A dì G. Fo San Magno. In Coiegio fo leto le in-
frascripte lettere.
IH Vicenza, di sier Francesco Falier pode-
stà et capitano, di eri. Come ha spagnoli esser alo-
Zdli a Ixola di la Scala ; siche tutti é pasuti Po, il vi-
ceré e tutto Texercito yspano ; et altri avisi.
Di Vicenzo Guidoto secretario, di 3, da Ee-
vere. Dil zonzer li col viceré, e il ponte é fato, passa
le fantarie, e passa tuta via la zente d*arme : sono
lanzc 450, zanotieri 400, fanti 5000, hanno boche 12
artillarie, et ne tirano 6 di Verona. Dicono voler an-
dar a tuor Brexa a nome di la Liga, poi verso Milan.
Di campo, di provedadori venerali, di 3,
hore 16, et hore 3 di note poi. In la prima, alen-
deva a far condur V arlellarie in sul monte et man-
davano letere di Lodi dil Caroldo. In le secunde di
hore 3 di note, come erano sta tira 5 pezi de artel-
laria grossa sul monte per calarli poi, 9 pezi in tutto,
zoso a far la baiarla a la terra da ... . bande, e la
farano gajarda, e poi li darano la baiala a di 7 da
matina, et desideravano molto aver il resto di da-
nari per pagar li fanti, acciò siano più volonterosi a
la facilone. Et zercherano expedir presto acciò si
compia rimpresa avanti i spagnoli zonzino.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
vedador, et vidi di sier Vetor Lippomano, di 3,
Come il capitano di le fanlarie era in Crema, e aten-
deva a meter dentro più viluarie poteva. Cussi faceva
a Bergamo, e li fanti veneno per aver la Capella era-
no sta mandati in campo, perché si voi dar la bataja
a Brexa. Sier Antonio Zustinian dolor, era prexon
in Franza, a di primo zonse a Milan.
Di Lodi, dil Caroldo secretario nostro, di à.
Come ha dil zonzer a Milan di sier Antonio Zustinian,
qual quel vescovo di Lodi V ha intertenuto de li 4
zorni, poi Io manderà a Lodi a conferir col cardinal.
Item, il cardinal mostra aver bon voler, e coloquii
abuti zercha la venula di spagnoli eie. ut in litteris.
Item, hanno a viso il ducha di Savoia preparar zenle
assai.
Di sier Marin Zorgi el dotor, orator nostro,
di Ravena, di 3. Come slava meglio di la febre ; si
poi dir varilo. Item, l'impresa di Ferara si va retar-
dando. Item, dil zonzer li el cardinal di Mautoa, va
a la sua legatione in la Marcha, li ha dito andagando
voi aver la forleza di Pexaro a nome dil Papa, la qua!
é in le man del signor Galeazo Sforza fo fradello
del signor Zuanne, come ho scrilo disopra.
Di Cardia, di sier Domenego Trivixan ca- 97
valier, procurator, di 4 septemhre. Nara li sue*
cessi e quanto é seguito al Cajaro con il signor Sol*
dan e aver conzo la cossa dil piper in ducati 15 mi*
lia, videlicet 5000 a Tanno per tre anni eie. Item,
di sier Piero Zen olim consolo a Damasco, ch*el ven*
gi a Venecia e non sarà altro, et dil tributo dil Sol*
dan, de Cypro, non hanno voluto far quictation, di*
a^ndo bisognarà conzarla, e come il Soldan ha lassato
andar li consoli e merchadantar come mai. Item, dil
suo partir de 11^ et venuto in Cypro et a Rodi e poi
li in Candia, e si conza la galla . . . sier NadaUq Con*
175
MDXri, OTTOBRE.
176
tanni et subito se partirà per repalriar. Scrive sier
Piero Zen, vene con lui, è rimasto in Cypro per pas-
sar a Damasco a conzar certe soe scripture; e altre
parlicularità ut in litteris.
Da poi dìsnar fo Pregadi. Et poi leto le lelere, el
Principe fé* la relalione di quanto li ha dito Torator
yspano da parte di Tlmperador, poi intrò, si pareva
a la Signoria, se intcrponeria a far V acordo col dito
imperador, sicome il suo re di Spagna li scriveva
saria bon concluder, el si oferisse esser mezo eie.
Fo leto le letere di Spagna, dil Badoer ora-
tor nostro, VuUime de 19 avosto, da Grogno,
Prima, in altre letere, dil zonzer suo li a la corte, e
come andò dal Re, qual subilo presentatoli le letere
di credenza se tirò da parte, e cominziò a parlar ed
exponer la sua imbasata. 11 Re disse che tre cosse
havia cazato francesi de Italia : il fato d*arme di Ra-
vena, sguizari con il nostro exercilo, e il romper ha
fato lui con Ingaltera di sopra; el che Ve amico di la
Signoria nostra, e voi mantcnir li capitoli di la Liga
el le terre sia di chi jure aspeta, et à scrito al viceré
siegui a cazar il resto di francesi de Italia e recupe-
rar le terre di la Chiexia; poi disse saria bon la Si-
gnoria concludesse lo acordo con'lo Imperador. Item,
parlando de T impresa de 11, disse che la causai di la
tardiU è sta perchè li capitani englesi voteano andar
di longo a Bajona e li capitani Ispani voleano prima
aquistar il conta di Bajona poi la terra, et che en-
glesi diceva che in Italia la Liga titubava e non era
quella bona intelligentia doverla esser.
97 * Fu posto, per li savii d'acordo, una letera sapien-
tissima a rimperador notada per Bortolo Comin se-
cretano, in scusation nostra di le do opposilion ne
è sta fato per nome di Sua Majesli ,ut in ea. Ave
165 de si, una di no; la copia sari notada qui avanti.
Fu posto, per \\ savii, una bona letera a Vicenzo
Guidoto secretarlo nostro apresso il viceré. Come
questa venuta di soa signoria non è a proposilo con
Texercilo, perché nui semo per dar la bataglia a la
terra predicta, el che non havemo bisogno del suo
^ulo : però soa excelentia poi restar in veronese,
over andar di longo a Mìlan, con molte parole gaiar-
de e quasi minatorie, come per la copia di la dilla
letera che sarà qui avanti si vederi: la qual fo grata
al Consejo. Bave 20 di no.
Fu scrito in campo a lì provedadori zenerali di
questa letera, e solicilarli a far gaiardamente, et avi-
sarli dito exercilo e il numero Té.
Fu posto, per li savii, una letera a Torator no-
stro in Ingaltera zercha che Soa Majcslà debbi per-
severar contra Pranza, perché qui in Italia nui semo
unitissimi con spagnoli a perseguitar e sradichar il
nome di Pranza de Italia, con altre parole, e cussi
Soa Majeslà fazi di là insieme con Spagna, con altre
parole, ut in ea, Conlradise sier Antonio Loredan
el cavalier, fo savio dil Consejo, dicendo é meglio
indusiar e veder quello vorano far questi spa-
gnoli, che é za in veronese, di qual non é da fi-
darsi. Li rispose sier Piero Balbi savio dil Consejo
per la parte, dicendo non puoi nuoser et zovar as-
sai, maxime havendola richiesta V oralor yspano.
Parlò poi sier Alvixe Gradenigo, é di la zonta, con-
tra. Andò la parte et non fu presa di largo, el fo
comanda grandissima credenza.
Fu posto, per sier Piero Trun savio a terra fer-
ma, che a la proposltion et oferla fata per Torator
yspano a la Signoria nostra di interponersi in acor-
dar rimperador con nui, li sia risposto in forma che
nui desideremo Tacordo e semo contenti Soa Maje-
slà e chi altri se vola fazi questo bon oficio, el qual
sempre da nni non ha manchato; con altre parole
ut in parte. Et parlò per dita opinion dito sier Pie-
ro Trun; li rispose sier Nicolò Trivixan savio a terra
ferma, dicendo il Colegio tutto non è di opinion,
perché si ofenderia il Pontefice qual ha la praticha
in mano. Andò la parte de indusiar, et fu presa di
largo, ave il Tran . . . sier Marco Bolani messe Pin-
dusia.
E posto, per i savii ai ordeni, che a Nicolò
Mamoli dito Sbisao qual voi andar a recuperar la
nave dil Corezi, e voi che con quelli artifici el fari
niun possi usarli in vita soa eie. ut in parte, e fu
presa.
Et é da saper, Leonardo Brexan et il resto di
prothi di Tarzenal é tornali dicendo non trovano il
modo di trazer la dita nave. Li arsili e restali fi, etiam
Piero Corexi dil qual é la nave e sier Hironimo Bar-
bo qu. sier Nicolò, fo fradelo di sier Marin Barbo
si anegò. Ave 5 di no.
Serenissimo et Excelìeniissimo Domino, Do- 98
mino Maximiliano Divina favente ckmcn-
tia electo Bomanorum Imperatori, semper
Augusto, oc AustritB, BurgundiiB, eie. duci
illustrissimo. Leonardus Lauredanus, Dei
gratia Dux Venetiarum eie, commendatio-
nem et prosperorum successuum incrementa.
Magnificus dominus Joannes Baptista Spinellus
illustrissinius comes Cariali oralor serenissimi et Ca-
tholici regis, summae vir dexleritatis summique in-
genii venit nuperrime ad nos, ac priusquam optatam
1//
MDXII, OTTOBRE.
178
Dobisa Veslra Imperiali Celsitudine salulem reddidit,
mandata ejus exposuit in iis quae molestissime qui-
dam audivimus, ob id quod mentera Majestatis Ve-
strae ullo paolo potuerìnt perturbare. Nam, quoad
rei pertinet verità lem, nos vel sola purissime volun-
latis noslrse conscienlia contenti coram Deo abunde
purgati sumus. Deferant malevoli, iniqui calumnien-
tur prout libet, el conllngant, non deSciet unquam
neque minuctur innata nobis reverentia, etnaluralis
cultus Majestatis Veslrae. Ex relatione igitur dilecti
uostri Francisci Capelli, cognovirauseum nequaquam
maodatorum fìnes excessisse, nempe ut ea parte
iniperialis ditionis iter faciens, quo se in Àngliam
conferrety nonnullis illarum Comraunitatum salutem
Dostris verbis prehumaniterdiceret, etgratias ageret
quod operam dedissent reconciliandae nobis gratiae
cura Majestate Vestra; quod unum in primis fuitsero-
per cstque praecipuum votorum universa^ Reipubli-
CtC nostrse; hoc eum exequi studuisse nibilquepror-
sus aliud attentasse. Tametsi facile verbum aliquod
ipsius, idìomatum forsan et linguarum diversitate,in
alium sensum, quod bis protuleril,interpretari potuis-
set. Itaque placeat Majestali Vestrae,etiam atque etiam
rogamus comperlissimum habere ; quod et verissi-
ntum comperiet, et verosimìllimum. Nec bac de re
plura scrìbendo benignas aures defatigemus. Alte-
rum est insuper malignis inquisilionibus excogilatum
adque Caesaream Majestatem Vestram delalum, quod
tantas impietatis arguamur, ut ex Senatu nostro ali-
qui auctores fuìsse videanlur incendiorum in Austria
et alibi provinciarum Celsitudinis Vestrae clandestine
patratorum. Super quibus, idem magnificns Orator
Hyspanus nobis declaravil quendam fratremCbristia-
Dura monacum fuisse, qui calumniee talis in nos im-
pressìoneni fecit, vel propria levitate, spe proemi!
adductus, vel certe asta submissus, ut alios insimu-
lando, aliorum nepharium crimen obtegeret. Sa-
pientissima est Majestatas Vestra. Ea certe tenemus,
rem ante haec optime intellexerit, indiesque magis
ac magis dare intelliget. Nos hoc unum dicemus, fa-
08' cinora hujusmodi adeo nobis abhorrenda semper ac
detestanda fuisse, ut ne in Christiana^ quidem fidei
acerrimos hostes bella gerentes unquam exercenda
iudicaverimus. Nedum nostrorum civium quenque,
eumque ex ordine senatorio tam amentem fuisse ar-
bitremur ut talibus se immisceret adversus res pa-
trimoniales et provincias Sacratissimae Majestatis Ve-
strs, quippe cui omnia bona atque foeliciaoKiue
alque nobis ipsis evenire perpetuo optavimus, ac
res quomodocumque cesserint, semper optamus.
Quarum quidem rerum sic magaifico ipsi Oratori
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XV,
coram serio loquendo fidem fecisse visi sumus, ut
exbilarata statim fronte multo affabìlius nos univer-
sumque Senatum nostrum verbis Imperialìs Maje-
statis Vestrae salularit, docueritque singularem ejus
benignitatem et clementiam in accipiendis tam gra-
to animo oblationibus atque veris erga se obsequiìs
nostris, amplius ejus nomine nobis in futurum poi-
licitus gratiam et affectum ipsius Imperatoria^ Cel-
situdinis Vestrae. Quai omnia incredibili nos gaudio
afferere, eo quidem majorc, quo majorem in spem
venìmus, sicuti omnis aequitatis ratio cxposcit, oeca-
sionem quandoque ac facultatem nobis datum
ut ostendere universo terrarum orbi possimus ma-
gnitudinem synceritatemque observantia;, cultus, ac
devotionis nostrae erga Qesaream Majestatem Ve-
stram Sacrumque Romanum Imperium, perpetuo
cum desiderio obsequendi.
Die 6 octóbris 1512.
Di sier Lunardo Emo provedador in Bre- 99
xana. Vidi letere date soto Brexa a di 3. Come non
si torà più impresa alcuna, né si darà bataglia a Bre-
xa ; e per le ville sono più di 150 homeni d'arme
alozati. Il governador Bajon, cavalchando, si ha dole-
sto con lui, dicendo sono persone dicono mal e scri-
veno pezo, siamo su fiabe et apparentie : conclude
non si farà impresa ; ha visto li guastadori, cari, Iole
gabionì, zerlelti, pali di ferro, zaponi e molti fera-
menti, ha fato comandamento a tutto il territorio
vengi con le arme in campo. Scrive se fosse lui solo
provedador con il governador, in 6 zorni si aria
Brexa; ha fato condur in Valtrompia stera 2000 ve-
neziani di formenti e fali condur da quelle terre dove
spagnoli è per passar ; e destramente li ha fato in*
tender fazino condur le loro biave et robe in loco
securo per non aver danno.
Dil ditOy a dì 3, hore 4 di note. Come, col si-
gnor governador é stato sul monte con Antonio di
Pii, Baldissera di Scipion et Augustin da Brignan, e
propose il governador la fortification dil nostro cam-
po. Si ha consultato di voler far experientia. Poi
vene il provedador Capello, al qual disse el gover-
nador voler calar le arlellarie e bater la terra e darli
la bataja. Il proveditor non senti questo, dicendo
spagnoli celererla il camino, et sguizari paserano di
qua di Ada. Poi andati in caxa dil proveditor, steteno
fino note a consultar. El qual proveditor Capello si
messe a lezer letere, e il governador si cruciava.
Nula fu concluso, solum dar 1000 guastadori tra
Baldissera di Scipion, Piero da Longena e Seraphin
di Cai, acciò fazino le strade et li repari per condur
12
179
MDXir, OTTOBRE.
180
Tartellarie. Scrive, lui alende a far redur biave in
Val Trompia e cussi fari in Vai Sahia. Scrive li pro-
vecJilori slauno con li soi secrelari, et non voicno
nulla se intendi. Conclude, el proveditor non sa né
vói lassarsi governar, et si mostra defQdar del signor
govemador nostro.
100^) In questa matina, fo in Colegio Torator dii Papa
episcopo de Ixernia, et disse zercha la restitution dil
contrabando a quelli marcbadanti zenoesi, justa il
breve dil Papa; et la Signorìa li rispose li avogadori
fevano certo processo, qual compito si vederia e poi
se li risponderia.
Ozi fu fato da li do Castelli fino a santa Croxe,
una regata di do famigli] con barche gondole a do
per barcha, et fu messo assa' danari de chi vadagne-
riano, olirà i pegni loro, et fu bel veder dita regata.
In questo tempo é stato Taqua grandissima in
trivixana, adeo il Sii et la Piave rupe e fé' gran
danni, /few, l'Adixe cresscte tanto che a Verona in-
tesi rupe due ponti, quello di le Nave, che fo refato
del 150*2 essendo Io camerlengo de 11, e Taltro di la
Piera etiam naviter fabricato; siche dite aque fa
grandissimo danno per tutto.
A dì 7 la matina, fo in Colegio, justa il solito, To-
rator yspano ; etiam fo Torator dil Curzense, al
qual per il Principe li fo dito come a Verona erano
sta tolti i cariazi di domino Crivello, veniva di qui,
per tanto volesse scriver la restitution, perchè que-
sto é contra i capitoli de la trieva.
Vene domino Anzolo Francesco da Santo Anzolo
cavalier citadin primario di Crema et olim condui*
tier nostro, el che sempre, poi la rota, suo flol Zuan
Paulo è stato al governo di la soa compagnia in
campo nostro, et disse era venuto da bon servitor a
inchinarse e far reverentia a questo illustrissimo Do-
minio, dil qual voleva viver e morir bon servitor. Fo
charezato molto dal Prìncipe.
Di Padoa^ di sier Piero Duodo podestà, et
sier Alvise Emo capitano^ di eri. Dil zonzcr di
domino Benedeto Crivello con ... . cavali: vera do-
man in questa terra a inchinarsi a la Signorìa nostra;
lì soi fanti è restati in campo.
Di Vicemo Ouidoto secretario nostro, date
a Corego in Veronese, a dì 5. Dil zonzer li col
viceré; siche tutto Texercìto di spagnoli é passato; et
la matina si partiva per andar verso Verona, li fanti
avìati a Villa Francba ; et altre partitularìtà.
Di campo, di proveditori generali, date soto
Brexa, a dì 5, hors 3 di note. Come erano sta
1} U carU 99 * è bìAan.
condute zò dil monte, di 5 pezi dì artellarie, 4 per
piantarli vicini a le mure e (ar la bataria, e 'I quinto
era rimasto perché si rupe la strada, et li altri i pezi
si meterà da Taltra banda per bater, siche da matina
per tempo comenzerano la bataria gaiarda ; el hanno
ben principiato a trazer, ma poco. Item, su el monte
alcuni fanti napolitani hanno posto a sacho certi cara
di pan, per non haver auto li soi danari. Item, man-
dano letere di la dieta di sguizari, di Zuan Piero
Stella secretario, drizate a la Signoria, e portate per
uno Corrado é cugnado di domino Jacopo Staplies,
qual é odiato molto dal cardinal per esser amigo di
la Signoria nostra. Item, che desiderano zonzi il
resto di danari che mancha, per li qual a Vicenza
hanno za mandato la scorta di cavaU lizìeri. liem^
hano che li spagnoli erano zonti ozi a biola di la
Scala. Li aspetano volentieri, e venendo amici li fa-
rano optima ciera, et venendo inimici non li temeno:
sono pochi e mal in bordine.
Vene il signor Frachasso di San Severino, qual 100*
volse audientia et desiderava li fusse provisto per il
viver suo perché bora mai non poi più star cussi;
ma il Colegio, per le occupation grande dil Stado,
non li potè dar audientia.
Vene sier Zuan Francesco Griti, qual vien di
campo, fo relaxalo a Lodi dal cardinal sguizaro, per-
chè andando a Crema fu preso da sguizari el menato
da esso cardinal. Dice aver parlato^con dito cardinal
secretissime di cosse importante qual ha a referir a
la Signoria nostra, et é contento habiamo le nostre
terre da Cremona et Geradada in fuora, et altre par-
ticulariti. Aldito con li Cai.
Da poi disnar, fo Consejo di X simplice, el li
savi! in Colegio, et fo spazato alcuni presonieri erano
za assà di in prexon.
In questa matina, Torator yspano che fo in Cole-
gio, domandò a la Signoria danari dei 20 inilia ducati
dia aver, dicendo : Serenissimo Prìncipe, il viceré con
Texercito spagnol é sul vostro in veronese e al co-
mando de la Signoria vostra, volendo ei suo ajuto
in aquistar Brexa ; ma bisogna li sia dato li danari
per pagar le zenle. Il Principe li disse si eonsulteria
col Senato e se li faria la risposta.
A di 8 fo San Marcho. Vene Torator yspano pre-
dicto utsupra. Vene poi domino Benedeto Crivello
zentilhomo nostro noviter creato, era in Crema, ac-
compagnato da lì savii ai ordeni, era vestito con un
sajo et capa negra con oro atorno e barata di velu-
do negro, con zercha 20 de soi driedo. Et venuto in
Colegio, il Principe lo charezoe assai, e lo mes.se a
sentar apresso ; el qual usò bone parole dì la servitù
181
MDXII, OTTOBRE.
182
ha a questo Stado, e bora fata sviserata. Il Prìncipe
li rispose verba prò verbis, tolse licenlia et fo acom-
pagnato a caia dil canzelier dil capitano di le fan-
terie.
Di Verona, fo ktere di Vieengo Gruiioto se-
ereiario nostro, è col viceré, di 6 ei 7. Prima de
rinlrar in Verona dil viceré con cavali ... et sem-
pre volse apresso esso nostro secretano. Li fo fato
grande honor da' veronesi, li vene conlra zercha ca-
vali 200 con il vescovo di Trento et altri governa-
dori cesarei, tra i quaì vide Hironimo da Nogaruola
da Vicenza et el conte Brunoro di Serego, e ne V in-
trar fo irato assa'artellarie sonando trombe e pifari,
alozato nel palazo era dil capitano preparato a la ita-
liana e honorifice; el qual viceré volse andar a ve-
der la bataria fo fata per nostri a Castel San Felixe.
Ifent, scrive coloqui dil dito viceré con esso nostro
secrelario, e come temporezerà lì a Verona; deside-
reria nostri havesse Brexa presto, et altre parole
sopra questa materia. Item, ha mandato uno homo
io campo a oferirsi a li provedadori.
Da poi disnar, fo Colegio di savii. Et fo leto le
kiere di campo, di 6, hore 3, soto Brexa, Come
quella matina, havendo posto li canoni al luogo or-
dinato da tre bande, comenzorono per tempo la ba-
taria, qual fo grandissima, siche di 45 bote credeva
traesse per uno li canoni, ne hanno trato da 70 per
^^^' uno, siche é sta fato gran bataria e frachasso di mure,
et atendeano a butar zoso la torre di la porta di le
Pille, siche dove haveano deliberato dar la bataglia
a di 9, cussi col nome di Dio, zuoba che sarà a di 7
venendo a di 8, che e il di di San Marco, li darano
la bataglia, et sperano di averla. Item, è zonto in
campo assà zenle di le vallade et altri per aiutar a
dar questa bataglia. Item, aspetano li danari con de-
siderio: haveano ben trovato li da ducati 500 in pre-
sledo, ma non é il bisogno. Item, era zonto li uno
messo dil viceré a dirli si oferiva venir aiutarli aver
Brexa: quali hanno charezato, e ditoli ringratiavano
soa signoria, et sperava averla, desiderando Tonor
fusse di esso signor gubemator e non d' altri.
Di sier lAmardo Emo proveditor executor,
fo teiere di 6^ driaate a sier Zorzi Emo consier
suo fradelo e sier Piero Balbi savio dil Con-
sejo, 8tio suocero. Molto più gaiarde. Et a di 8 da
matina li darano la bataia, e spera aver indubitata
vitoria.
È da saper hanno intelligentia in Brexa in una
porta eon darii ducati 2000, et immediate dar la
1) Le €arte 101 e 101 * sodo bianche.
porta, però li proveditori solicìtano li danari, li qual
zonti, darano la bataglia. Et li ducati 8000 andono a
Vicenza, fo scrito li mandasse a Cotogna, la scorta è
venuta di 100 cavali lizieri, capi domino Thodaro
dal Borgo et Silvestro Aleardo. E per il Colegio li fo
scrito andasseno più cauti potesseno e più in zoso
respeto a li spagnoli, quali^dovesseno schivar de im-
batersi in loro, acciò non intervenisse qualche di-
sturbo.
Di Segamo, dil provedador Mosto e sier
Vetor Lipomano, di 5, hore .... Vidi letere dil
zonzer II sier Antonio Zustinian el dotor quel zorno.
Sumario di una letera di Piero Spolverin, data ^02*
in campo apresso Brexa, a di 6 Octubrio
1512, drizata a domino Leonardo Grasso
prothonoiario apostolico.
Come, a di % che fo il sabato, come scrisse,
nulla sequite. Poi, a di 3 domenica, el fu retirato a
basso nel campo quella parte de artelarie erano al
monte verso la porta di le Pile, per mezo el colmelo
che tirava a la via facta: anche le altre per condurle
a un altra banda ; crede sarà doman per esser cossi
ordinato. A di 4, el fo retirato le soprascrite artela-
rie a traverso el monte di Santa Crose e condute
soto San Fioran per piantarle tra la porla di Torre
longa et el castello, per bater quella sponda de muro
vien dal Castel a dita porta; ma per suo juditio tien
pocho danno se li potrà far, perché li par a lui quel
locho é assà forte, maxime di fosse quantunque sia-
no senza acqua, ma de terajo che li è fra do muri,
et anche i nimici li han facto uno bastion. Lui
era di opinion si batesse più presto a la porta di
le Pile per esser la più debel porla, e per tentar
da più canti, acciò etiam ì nimici havesseno a di-
viderse in la cita et citadela, perché la batadura
é facta a presso el castello, in citadella, et a la
porta di le Pille et in tutti li lochi. Li magnifici pro-
vedilori et il signor gubernador ha mandato 300
homeni d'arme, 200 cavali lizieri, et 2000 fanti, zoé
li brixigelli. Scrive, ozi il proveditor Moro li ha dito
tutti li homeni d*aro)e dil Vitello, erano 1! in campo,
zoé quelli dal canto di là, esser partiti insalutato
hospite et fuziti; cosa non tropo a proposito a questi
tempi. Alquanti fanti et certo 25 cavali de i nimici
ozi sono ussiti fuora di la porta di le Pille et brusato
un molin era li apresso el bona parte di le case del
borgo li vicine, e retornorono subito dentro la terra
inanti li nostri li potessero soprazonzer. Fama é per
tutto il campo ha a venir 2000 spagnoli a piedi et
183
MDXII, OTTOBRE.
184
subito zonti se darà la bataia, e in questo roezo se
farà la bataria dove hano posto le arlelarie, et dubita
starano fin doman adatarse in modo che le possino
bater. À di 5 se atese a fornir de condur et piantar
el resto de arlelarie, et ì nimici hanno parato fuora
di la terra molti di quelli di Brexa, et molto più do-
no et puti. Domino Cristoforo Moro se sente alquan-
quanto greve, el hozi ha auto un pocho di febre,
tamen dice non bavera mal; si faticha tropo respeto
la età. Scrive el Golateral ha afirmato a domino Anto-
nio di Pii et lui francesi haver hauto una rota mazor
che non fu quella di Ravena et mortili aasai homcni
da conto, tra i qual monsignor di la Pelisa, e questo
rha per relation di uno trombeta de* milanesi, qual
103 è stato questa nocte nel suo alozamento. A di 6,
mercore, se ha principiato a bater de sopra la porta
et fdtra de Torre longa ; et si ha batuto più dì 40
in 50 pertege de muro, e tutta fiata se va dice al
bon locho, et crede, per li preparamenti se fa, fra tre
zorni over 4 se li darà la bataja, che Dio ci presti
vitoria. El proveditor Moro ozi sta meglio, et par non
habi mal alcuno. Si tien zanze che spagnoli habìno a
venir. Postscripta, Uè venuto qui in campo uno
messo dil viceré di Spagna con letere dìrective a li
proveditori et uno al signor gubernator dolcissime,
facendoli intender esser zonti a Villafrancha. ben die
le letere siano date in Ixola di Scalla, con lo exercito
dil Chatolico re di Spagna per debellare queste reli-
quie di comuni inimici de la sanctissima Liga, ofe-
rendosi, ctc.
Da Lodi, dil Caroldo secretano nostro, fa
letere, dì 6. Come quelli sguizari erano alozatì de
lì via erano levati eie. ut in litteris.
Di Zuan Piero Stella secretario, fo letere
date . . ., qual fo lete questa matina, gonseno
eri da Meran. Scrìve dì quelle diete fate li, el han-
no rimesso a un* altra dieta si farà a Bada, sicome di
solo più difuse scriverò. El che il cardinal sguizaro
bave scrito a quelli cantoni che dovesseno venir zoso
a svalizar le zente di la Signorìa, perché haria zenle
d*arme de* milanesi, et a questo modo sariano i si-
gnori di Lombardia. 1 qual cantoni non hanno voluto
far nulla, dicendo aver auto sempre ben da la Signo-
ria Item, è sta licentialo 1* orator di Pranza; siche
con lui non voleno alcun acordo né intelligentia.
103 * A di 9 la matina. Vene in Colegio lo episcopo di
Ixernia orator pontificio.
Vene poi Torator yspano, dicendo aver letere dil
suo viceré, di Verona, et fé* certa provisione, come
dirò di solo. Era etiam con lui uno nonlio dil viceré
vanulo eri qua, e domino Daniel dal Borgo orator
dil Curzense, qual sta in questa terra.
Vene Toralor hungaro, domino Filippo More pre-
posilo, qua! é stato do altre volte qui orator. Questo
zonse a di 7 hessendo Pregadi suso, venuto con una
fusta da Segna. Li fo mandato alcuni zentilhomeni
contra di quelli erano in Pregadi, che Tacompagnòa lo
alozamento a san Moixè in la caxa. E poi li zentilho-
meni tornono iterum suso in Pregadi. Hor fo ordi-
nato eri, per il Colegio, alcuni zentilhomeni a compa-
gnar dito orator a la Signorìa, tra i qual sier Piero
Pasqualigo stato orator in Hongaria et altri cavalieri
et doctori zercha numero 12 con li zentilhomeni et
Io nel numero, ma non andai, et venuto a la Signo-
ria presentoe le letere di credenza dil Re, disse po-
che parole, un altra volta dirla la sua legatione, el fo
reacompagnalo a casa. Eranvi etiamìi sa vìi ai ordenr.
Li fo fato la prima sera le spexe, poi lui se le fa, è
venuto con persone . . , etiam portò una letera dil
Re di credenza al sopradilo sier Piero Pasqualigo,
qual la portò in Colegio.
Di Hongaria, etiam fono letere di sier An-
tonio Surian dolor, orator nostro, da Buda, di
16 Settembre, portate da questo orator. il suma-
rio dirò poi.
Di Modena, di sier Piero Landò orator no-
stro, è col Curtense, di 6. Come era zonto Ber-
nardo di Bibiena 11, va a trovar il viceré da parte dil
Pontefice, a dirli non vengi con V exercito in Lom-
bardia. Item, è nova de li che spagnoli e francesi è
stati a le man verso Bajona, spagnoli é sta vitoriosi,
é sta preso il ducha di Barbon; ma non si crede.
Item, il Curzense dice partirà scaltra setimana per
Crema ad ogni modo; el altre particularità ut in eis.
Tutti stava in aspetation di letere di campo spe-
rando certo aver Brexa, et eri fo sentito bombardar
assai da pescaori e altri homeni di villa; siche le bom-
barde di Brexa si senteno qui.
Di campo, vene di proveditori zenerali, date
soto Brexa, a dì 7 hore 3 di note, in Bifra, a la
Signoria e altre drijsateali Capi del Conseglio
di X. Scrive, per una vidi di sier Polo Capello : co-
me questa matina per tempo hanno seguitato la ba-
taria gajarda, e cussi tutto ozi e la note, volendo an-
dar su le fosse, Babon di Naido e sta da un pasador
ferito in la faza per li inimici; non bavera mal di pe-
ricolo, come dice il suo medico che Tha visto. Item,
è sta morti alcuni fanti brisigelli, etiam domino
Piero Donado di sier Donado fo camerlengo a Vi-
cenza, serviva con . . . cavali di bando pel piacer
rbavea di cosse di guerra, ci qual vene dai ca-
183
MDXir, OTTOBRE.
186
stello uno ... che li dete e portò via tutta la gamba,
e do altri quali erano apresso lui fo morti. Item, di
lOi la praticha hanno in Brexa, par alquanto refredita,
pur fino ore cinque sarano chiari, aspetano certa ri-
sposta. lUm, vidi, per lelere dil proveditor Moro, li
ordeni dati a le fantarie per il dar di la bataglia, li
quali saranno scripti qui avanti.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto le Ictere sopra-
scriple et deposition di exploralori mandati a Ve-
rona a veder di! vicerò, qual referiscono Tinlrar e
tutto, e come havea fatto cavar alcune artellarie di
Castel vechio. Dicono voler andar a Brexa a ultimar
quella impresa.
Di Constantinopoìi fo leiere, di 20 avosto,
di sier Nicoìd Zustignan haylo e sier An-
drea Foscolo fo haylo. In conclusion, dil partir
del Signor furcho Selim con 100 milia persone
per andar su la Natòlia a la destruction di Achmet
bassa suo mazor fratello. Et era venuto nova dicto
Achmet era fuzito in Soria, altri disse havea man-
dato i soi chariazi per restar più lezier. Item^ se ri-
trovava li a Constantinripoli alcuni legni dil Soldan
venuti per tuor cosse per far armata contra quelli
di Goloqut, unde el Signor turcho li fece intender
scrivesse al Soldan retenisse ditto suo fratello, e cussi
spazono letere immediate. Poi se intese dito Àchmel
più presto aver tolto la volta di Sophi, e altre parti-
eularìtà scrivono tulli do, ut in litteris, et il Foscolo
non era partito per non haver pazaso.
Fu posto, per li consieri e savii, atenlo V impor-
tantia di Crema: che per Golegio siano electi 4 nostri
zentilhonienì con ducati 15 al mexe per uno, et ho-
mcni 10 menati con loro a ducati 3 al mexe per uno,
et siano immediate expediti a la custodia de dite porte
di Crema fino sarà el bisopo. A rincontro, sier Lo-
dovico Querini, sier Marco de Mezo e sier Domcnego
Lion messeno di elezer quelli rezimenti. Fo preso di
far per Pregadi, per eletion, videlicei Roman, Urzi
nuovi et Breno di Valchamonicha, e li rimasti vadino
a star a dite porte fino sarà bisogno, poi vadino a li
loro rezimenti; et questa fu presa. E poi fu preso di
fame etiam il quarto, il qual starà a la quarta
porta di Crema.
Fu posto, per sier Piero Trun savio a terra fer-
ola, la sua opinion dì atachar la praticha per via di
Torator yspano in darli tre audictori di Col^o di
Tacordo con T Imperator, qua! si ha oferlo di tra-
tarla e conzarla con danari, et che li sia risposto ut
in parie. Contradise sier Piero Balbi savio dil Gon-
sejo, dicendo la praticha é in man dil Papa, il Cur-
zense va a Roioa etc. Parlò sier Piero Trun savio a
terra ferma per la soa opinion, poi sier Zorzi Emo
el consier andò in renga et messe una terza opinion
qua! vuol da matina secretissime con li Cai di X il ^^^
Principe digi a Torator yspano predito semo con-
tenti che col nome dil Spirito Santo el comenzi dita
praticha, di conzaria con danari e nui abbiamo il no-
stro Stado. Parlò contra sier Nicolò Trìvìxan savio a
terra ferma, poi sier Piero Pasqualigo dotor et ca-
valier per TEmo ; e andò le tre opinion, et sier Piero
Trun ave 4 balote ; iterum balotate le do opinion,
9Ì di savii, 95 di V Emo, et questa fa presa. Et fo
preso scriver in corte di questo principio de pratica,
qua! più volte Soa Santità se ha feto intender saria
bon tentar ogni via che Y Imperador venisse a Ta-
cordo ; et fo comanda grandissima credenza, e sa-
gramentà el Consejo. Veneno zoso a bore 3 Vs dì
note molto secreti.
È da saper, sì partino di questa terra sier Fau-
stin Barbo e sier Zuan Antonio Venier, vano syndici
da terra ferma, et hano cominziato il syndachato a
Mestre.
In questi zorni, veneno molti lesignanì dil populo
in questa terra, tra i qual do capi, uno Zorzi de . . .
et uno altro, et é andati a la Signoria querelando
molto contra sier Sebastian Zuslinian proveditor in
Dalmatia, di cosse fate contra di loro. Erano zercha
30. 11 Principe li rebufò dicendo tornasseno via, et
restasseno do di loro, perchè zonto fusse il provedi-
tor qui, qual vera presto che ha hauto licentia, se
intenderà la verità et non se li mancherà di justitia.
Noto. Le galie di Alexandria ancora non sono
partite le do, siche non e più obedieutia in questa
terra. Hanno li patroni fato compreda di 1^0 miara
di rame a ducati 45 el mier da todeschi, a darli al
ritorno di le galie do mexi da poi zonte tante bone
specie a quello correrano, et non volendo le specie,
darli in termine di altri do mexi li loro danari. E-
iiam 30 miara di rami bano le dite galie; siche
sarà da miara 150 etc.
Eri, r orator yspano dimandò a la Signoria Irata
di slera 2000 formenti per mandarli a Verona per
il campo suo, et li a Verona vai uno raynes el minai
dil tormento, che è lire 9 il staro, et cussi il Colegio
fo contento dargela.
In questo Pregadi, fo letere di V water no-
stro di Hongaria, sier Antonio Surian el dotor,
di Buda, a dì 16 Septembre, Di la venuta di que-
sto orator in questa terra, et Hongari sanano tuor
Vegia, etc.
187
UDXil, OTTOBRE.
188
1^^ Questo è V hordine, dato in campo sotto Brexa,
per il dar di la hatagìia^ a h fantarie.
Prima haioffKa.
Vigo da Perosa fanti 100
Sdpion di UgoDi > 100
Rizo da Gavina > 100
Babino di Naido » 100
Jacomo Antonio Roncon > 100
Antonio di Pietra Santa » 350
Bernardin da Parma > 150
fanti 900
Seconda bataglia.
Terga batagìia.
Soccorso dove achaderà.
Guagni Pincon fanti 300
Matio dal Borgo > 300
Hironiroo Fateinanzi > 300
Zuan Da Riele > 100
fanti 800
Francesco Calison fanti 330
Hironinao Tartaro > 350
Zuan Antonio di Valtrompia . . . . > 350
fanti 830
NaIdo di Naidi fanti 136
Babon di Naldo > 380
Guido di Naldo > 309
llesaro di Gavina » 375
Octavian di Naido > 176
Hironimo de Lanui > 140
Pagati novameute venuti di Romagna . > 700
fanti 1906
Zuaii Bernardin da Leze fanti 400
Benedefo GriveUo > 400
SerafindaGai » 330
105* Antonio di Castello > 300
Frachasso da Pisa > 300
Alfonxo dil Mutulo > 300
Schiaveto da Pyran fanti
La Guarda del signor Gubemador . . >
Bartholamio da Perosa »
Morgante da Perosa »
Silvestro da Perosa »
Alfonxo, spagnuol »
150
100
100
300
100
135
3495
Aditola matina, Fo lettere a bona hora di
campo, qual lecte con li Cai di X, et sono di S,
hore 3. In conclusion, zercha la praticha hanno in Bre-
xa, e la note doveano inlrar efc, come più copioso
dirò di soto. Et lelo le teiere, fo sagramentà tutto il
Golegio e comandò grandissima credenza, e retenule
le letere partìcular; siche niuno ave le sue letcre.
Vene r orator yspano, al qual con li Capi di X,
justa la deliberation dil Senato^ lì fo risposto é in-
trato in la praticha di tratar acordo con Y Imperador.
Quello disse no 1 so; lo saprò poi.
Da poi disnar fo Gran Conseio. Io fui in electione
et mi fici nominar proveditor sora ì oficii e cosse
dil regno di Cyprì, et balotato con do altri non
passò niuno; e questo é li meriti per le fatiche ho di
scriver questo Diario continuamente.
Fu posto, per li consierì, atento sier Andrea Ma-
lipiero rimase proveditor sora la sanità et é amalato,
che sia electo uno altro in locho suo, et possi refu-
dar, non obstante la pena, sicome in sier MaQo Mi-
chiel Tu fato. Ave 180 di no, il resto di si, e fu
presa.
Fu posto, per li consieri, atento sier Antonio da
Canal qu. sier Zuanne electo za più mexi consìer a
Retimo, el qual per egritudine non ha potuto andar,
e volendo andar con le galie de Alexandria quelle
lion é partide: che el tempo non li sia corso a suo
danno, come ad altri in simel caxi e sta concesso; et
balotata do volte, non Tu presa.
Et licentìato Gran Conseio, la Signoria si redasse
in cheba ad aldir certa dìferentia di mori et sier
Domenego Pixani e consorti.
Fo menato, hessendo Gran Conseio suso, uno re-
bello citadin da Conejan, nominato Francesco da Co-
le, mandato qui per il contestabele di sier Hironimo
da cha' da Pexaro podestà et capitano a Trevixo, et
fo mandato a le prexon. Questo à Tato gran danno
sul trivixan.
JDi Roma. Vene lettere di V orator nasirOy di
4 le ultime. Come era sta dilo de li, francesi esser
ussiti di Brexa et dato streta a li nostri. Itemy il Papa
é disposto a tuor la impresa di Ferara, manda 100
106
189
UDXII, OTTOBRE.
190
homeni d' arme solo el signor Marco Antonio Co-
Iona, ci €jnal parie damalina per Ravena, et 100 al-
tri solo <)omino Achiles Torello, el bavera 200 lanze
de fiorentini. Item, altre particularità, come dirò
poi.
Di Havena, di sier Marin Zorzi el dotor,
orator nostro, di 8. Come quelle zente dil Papa è
disraotate, siche non vede bordine de tuor la im-
presa di Ferara. Ifem, ba pur dil mal.
Di sier Andrea Contarini capitano di Po,
date ieri in porto di Bavena a di 7, vidi letere
di hore 3 di note. Come ba ricevuto gropi 2 con
ducati 1000 per dar la paga a Y armata, la qual ar-
mata è 2 fuste, 2 brigantini, 10 barche longe et
20 picole. Dice diman darà principio a dar et pagar
le zurme, et mancherà danari per compir la paga.
100' //em, ha auto efo'am miara 10 bischoto. Scrive,
questa matina hanno inteso i nimici preparava con
ponti di passar in Primier e venir asaltar questa ar-
mata, e questo perchè de li non è si non la persona
dil Ducha con zercha 30 cavali e pochi fanti, al qual
questa matina esso capitano mandoe Lorenzo Quarto
suo secretarlo, insieme con quel di V orator Zorzi,
per farli intender ut supra, e che la Signoria bavia
maodado la paga per Y armada acciò di quella soa
signorìa si possi servir et disponer come li piaze, et
la volesse averla per ricomandata, e fino le zente è
é state li, non è stata in pericolo, ma essendo partido
r cxercito, non resta senza qualche pensier, et man-
dava olirà la guarda ordinaria homeni 16 per terra
a la scolta, e dovendosi partir sua signorìa questa
sera fusse contenta lassar condur li burchi! solo la
terra, e lui li facesse far la guarda, et esso capitano
con il resto di l'armada restasse hbero, et che li vo-
lesse mandar qualche balestrier a cavalo per far la
guarda per terra. Soa signoria promise mandar di-
man uno nepote del signor Bartolameo d' Alviano
capitano di cavali a soa ubidienlia ha ordenà etiam
se buti per terra pur uno ponte di legno dove è il
passo. Soa signoria mostra aver optimo voler. Scri-
ve sta con tutta quella guardia che puoi, havendo a
memoria li altri caxi seguiti di perder Y armala in
Po. Scrive mancharli per il resto di la paga du-
cali 175, eie.
Di Chiosa, dil podestà sier Marcho Zan-
imi, vidi letere di o»i, hore 22, Come ha nova a
Ferara per le aqne grande esser cazuto 25 passa di
niuro, chi dize 50, e li bastioni da la parte dil Po-
lesine di San Zorzi. Item, scrive dil zonzer li una
barcha longa, vien di Ravena, ha trovato 4 barche
di feraresi, datoli l'incalzo, è smontati ; portato via li
remi e le barche hano afondate, e hanno ricupera
certe nostre barche fo prese da feraresi. Avisa è
fuora una fusla, fo di Andrea da la Janina, 2 bri-
gantini et 12 barche armate per feraresi.
A di 11, la matina in Colegio, vene P orator 107
yspano dicendo haver letere di Cotogna di 37 Avo-
sto, dove se ritrova Y Imperador. Come il campo di
spagnoli con quel di Pranza è stati a le man a di ...
apresso Bajona, è sta roto francesi e preso il ducha
di Barbon, et toltoli 1* artellarie ; siche è stata una
gran strage. Poi partono insieme di altre cosse in
materia di Y acordo.
Vene Y orator dil Papa et comunichò alcuni avisi
di Roma.
Di campo, fo letere di proveditori generali,
date soto Brexa, a di 9, hore 3 di note, et vidi
una di sier Nicolò Michiel proveditor ai Urei
nuovi, data in campo a questo storno. Scrive
tutta quella note il campo è stato in arme a li sol
hordeni, credendo intrar in la terra, et andati fino a
la porta dove era il tratato, niun aparse, adeo non si
potè far nulla ; poi ussi uno messo fuora dil conte
Nicolò da Gambara> qual disse a li proveditori vo-
leva dar la terra, con qnesto la Signoria li desse
certi castelli nel brexan, che é il terzo dil brexan.
Item, hanno certa altra intelligentia con uno conle-
stabele é li dentro, di haver la porla. Scrive per forza
non si bavera, si la non si ha per accordo. Hanno
minato con Y artellarie assa', e atendeno a bater e
minar certa torre, e dove trazeno, i nimici subito fa
li repari ; siche è inexpugnabile. Voleno nostri far
alcune cave 11 a la porta di le Pille. Scrìve li prove-
ditori li ha dato cargo di andar con 150 cavalli di
stralioti a le rive di Ojo, e averà 100 fanti di quelli
è a Crema, perché intendeno milanesi fanno adu-
nanza con alcuni sguizari per passar Ojo e deslurbar
la impresa di Brexa. Noto. Intesi monsignor di Obi-
gni era andato alozar a la porla dove haveano la in-
telligentia eie.
Di Verona, intesi da domino Lunardo
Grasso prothonotario. Aver aviso ozi dovea ussir
il viceré de li et andar a tuor Peschiera, poi a la volta
di brexana. Item, era sta chavà cinque pezi di ar«
tellaria grossa di Caslelvechio, et era zonto a Verona
alcune zatre venute da Trento di lanze ed altre mo-
nition bellice. Il goveraador di Verona é al pre^
sente el vescovo di Trento e altri consieri regii.
Dil Chiidoto, fo letere. De occnrentiis.
Da poi disnar, fo Conscio di X simplice, e la
zonta di Colegio.
Nolo. Vene uno explorator mandato per il Con-
IJ)1
MDXII, (OTTOBRE.
19^
seio di X in Pranza, parli da Bles a di 5, referi molte
cosse, il suinario dirò poi. Conferma la rota data
per spagnoli a' francesi, e presi molli capetanii. Item,
si ave nova il marchese di Mantoa prepara zente per
andar a luor Peschiera, però che li francesi, è den-
tro, erano contenti dargela, perchè a lui aparlien
quello loclio per li capitoli di Òimbrai. Quello sarà,
scriverò di soto.
107* A di ì% fo in Colegio l'orator yspano jusla il
solilo.
• Di campoy di 10, hore 4, Se intese la praticha
era sta scoperta, et é sta squartato uno in Brexa.
Non si bavera, et altri avisi. E che milanesi adunati
insieme con comandati di cremonesi vieneno di qua
di Ojo adosso a li nostri, et altri avisi ut in Uiteris;
siche tutti steleno di mala voia.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lip-
poìncmo, di 7 ti 9, et per conseguenza il prove-
ditor Mosto, Scrive a la Signoria par il proveditor
habi auto in quella matina una lettera dil governador
di le zente milanese, che é quel domino Àlexandro
Sforza che é a campo a Trezo che ancora si lien
per Pranza, dicendo voler mandar artellarie e zente
da la banda nostra di qua di Ada per expugnar quella
forteza, et haver in comissionc dil vescovo di Lodi,
che governa Milan, di far e ben convicinar. con no-
stri subditi; unde il proveditor li ha risposto è con-
tentissimo 1 vengano ; ma dize non farano nulla, per*
che Trezo è locho forte. Item, per lettere di *,
scrisse Lorenzo da Mozan^a, era sta retenuto, bora
avisa in quella matina esser de li venuta nova che *1
dito é a Lodi e'I cardinal sguizaro lo mandò a chia-
mar dimandandoli ducati 4000, et che erano sia
retenuti 5 altri di primi di Mìlan di la parte di mis-
sier Zuan Jacomo Triulzì, imponendoli voleano ama-
zar il vescovo di Lodi a requisition di ditto missier
Zuan Jacomo Triuizi. Item, scrive sier Antonio Zu-
slinian é ancora IL E per le lettere di 8, dize va
bora in qua, bora in là da soi amici citadini a pranso,
e poi si fa festa in comunità. Li voleva far uno pre-
sente de ducati 100, non ha voluto aceptar, e ba fato
ben per non li esser ubligato, e cussi esso sier Ve-
tor lo ba consigliato, col qual più volte ha parlato et
disnato e cenato insieme. Li ba dito che da Lion
l'andò a la corte dil Re, dove ste' 3 zorni, et zonto,
missier Zuan Jacomo Triuizi lo mandò a chiamar
una matina, e li feze le belle parole, e poi vene Ru-
bertet secretarlo dil Re per nome dil Re, et uno
altro, non sa il nome, e disse il Re sarà contento far
acordo con la Signoria e darli quello che li volse
dar quando mandò sier Andrea Griti tre volte, e
Piero Brexan suo cogilor a Yenecia, zoè Verona e
Vizenza, e che la Signoria queste terre potrà guidcre
e al Re reslasse Brexa e il resto di Lombardia. Dito
sier Antonio rispose che lui exponeria quanto li era
sta dito a la Signoria, e avisaria quanto li fosse com-
messo; e loro disseno il Re non si sentiva tropo be-
ne, i quali voleano il Re li dicesse questo di sua bo-
cha. E rasonando insieme, quelli disseno, quando la 108
Signoria vorà dar orechie a questo, se li faràcossa che
li piacerà (come) quando se intendi si vogli man-
dar. Et che ci dì drio, el dito Rubertet lo menò in
camera del Re, qual era in letto, e in locho scuro.
Lui si cavò la bare(a,e il Re si cavò la sua, e li basò
la man, poi il Re li fece dir si M voleva che 'I parlasse
francese e se Tintcndeva, over italian. Li rispose clic
francese non intendeva troppo, e il Re ordinò a Ru-
bertet che parlasse in italian. El qual li disse quelle
instes^e parole : che '1 Re era contento la Signoria
avesse da Verona in qua; e cussi disse il Re di sua
bocha. Era etiam in camera missier Zuan Jacomo
Triuizi, et per esser scuro, non potè ben veder che
ciera havesse il Re. Et poi, tolto licentia, loro repli-
chò se si voi far le ooze, poi si praticherà ; et che
per quello el veje, ha gran fantasia de acordarse con
la Signoria. £1 qual sier Antonio si parte de li, et
vien in campo per venir poi a repatriar a Venecia.
Noto. Per le lettere di proveditori, si ba il suo zonzer
in campo. Item, per altre lettere di Bergamo, di 8,
bassi del partir dil vescovo di Parenzo, va per no-
me dil Papa, per uno breve auto, a conipagnar li
francesi erano in Crema fino verso Zcnoa, e deli ini-
barcharsi su navilii per passar in Provenza.
Di Alexandria, fono letere di marchadanti
di primo avosto. 11 sumario di le qual scriverò più
avanti. Et V orator sier Domenego Trivixan el cava-
lier procurator si aspeta di bora in bora. Si ha el suo
esser zonto in Ilistria con la galla soracomìto sier
Nadalin Contarini, et eri vene le lettere di esso ora-
tor scrivea dil Chaiero.
De Ingaltera vene letere in nuircJiadanti,
di 9 Septembre da Londra et di 20 di Fiandra,
venute per via di Alemagna. Dì gran prepara-
menti feva il Re contra Pranza, e bavia mandato il
capitano thesorier in Orth a rincontro de* scozesi,
qualli cegnavano voler aiutar Pranza. Item, erano
zonte li in porto e a T ixola 18 nave di Spagna con
5000 combatenti, per levar altri englesi e passar a
Cales su la Prauza, con altri avisi ut in litteris; e
de una nave dil Re di bote ^500 chiamata la Regen-
te, qual si ha brusà insieme con una gran cbaracba
di Pranza combatendo.
193
HDXII, OTTOBRE.
194
' Di Crema, fo teiere di sier Nicolò da cha'
da Pexaro, proveditor. Come, intendeiìdo quesli
movimenti de' milanesi, scrive provision Im fato li in
Crema, e fai* redur le vituarie denlro. Item, che
manda in questa terra alcuni citadini cremaschi
hanno parentà con milanesi etc, numero 4, li nomi
di qua! noterò più avanti. Iteniy che li francesi sono
ancora li, et aspetano il salvoconduto di Zenoa per
passar e andar col comìsario dil Papa, qual sari il
vescovo di Parenzo che di Bergamo è venuto li, et
che ditti francesi ogni di fanno bancheti insieme con
alcuni cremaschi; e altre particularità ut in Ut-
teris.
Di Verona, di Vincenzo Cruidoto secretario
nostro, fo letere. Come il viceré a di 1 1 dovea us-
sir in campagna e andar a tuor Peschiera, e havia
bordine da V Imperador di consignarla al marchexe
di Mantoa, el qual marchexe eiiam con zente sarà in
campagna. Iteni, altre particularità ut in lifteris.
Fo lete la relation di quel Troylo explorator dil
Conscio dì X, mandato in Pranza, parti da Bles dove
è il Roy a di 5 di questo; verificha la nova di Ba-
jona et esser sta preso per spagnoli molti capitane!,
et gionse il canzelier dil ducha di Barbon ferito, qual
disse è sta amazà assa' francesi, tra i qual 400 lan-
zinech erano al soldo di Pranza. Item, che per tuta
la Pranza si stava di mala voia, e nou volcano dar
danari per vegnir in Italia etc.
1^*0 Sumario e copia di una lef^a di sier Marcilo
Antonio Trivixan, di sier Domenego cava-
lier e procurator, data in el Caiaro, a dì ....
Luio 1512y drieata a sier Fiero Trivixan
suo fratello.
Come, a di 38 aprii di Alexandria scrìsse, nel
qual zonio verso la sera el clarissimo domino Do-
menico Trivixan cavalier procurator, orator nostro
destinato al signor Soldan e lui suo fìol se partiteno
di Alexandria a cavalo, e quella notte alozono a Bi*
cbieri a la campagna soto el pavion. L' orator ebbe
la sua cazuola e stete comodamente, el resto meglio
se potè, vestiti, sopra tapedi. E Taltro zorno veneno
a Roseta, che é lontano di Alexandria mia 48, dove
montono in zerma, e per tute le rive de Nilo core*
vano moltitudine de populi a sentir le loro trombe
che per ogni vilazo dove pasavemo si feva far un
rezercliar di trombe con el tamburlo grando insie-
me, che sono instrumenti novi a' mori e molto apre-
ziati da loro, siche jubilavano per tuto, parendoli
che la Illustrissima Signoria honorasse mdto el si-
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XF.
gnor Soldan con questa ambasala. E per honor di la
nation nostra, questi consoli e marchadanti volseno
in Alexandria che fusse ampliato el numero di la fa-
meglia; siche tolseno di galia i otto trombeti, el tam-
burlo grando et zercha 10 balestrieri, quali sono sta
vestiti dai cotimi di scharlatin, habiti a la grecha con
chafetani, siche sono da 45 persone di hordinario in
compagnia.
Zonseno a Bulacho, che è la riva del Nilo, a di 6
zugno a mezo zorno, qual luogo é contiguo con
el Cayro, e si poi dir Bulacho sia el borgo dil Cayro,
ben che '1 sia tre mia da Bulacho al Cayro, tamen
le caxe e fabriche di Bulacho continuano Ano al
Cayro; e introno la matina in Bulacho, tanto ho-
noratamente, che sti nostri marchadanti non se
poteno saziar de alegrarsi. Là vene contra fino a ma-
rina dove dismontono de zemia e montono a ca-
valo, el memendar dil signor Soldan, che è come
apresso nostri el suo maistro di caxa, con el coza
con purassai caschi e malamuchi assaissimi; feno car-
gar li chariazi, quali vanno avanti con le coperte
sopra, che tuto il Cayro ha reputato chariazi de un
Soldan non che de un ambasador, et è bel veder
20 gambeli uno driedo V altro, con queste bele co-
perte sopra. L' orator era vestito con la vesta di
restagno d' oro, a manege dogatine, fodrà di dossi,
e fu acoropagnato fino a caxa con tanta pompa, che
come è sta dito da alcuni morì, mormorando al 109*
Cayro, se poi dir al presente che habiamo do Soldani
un macometan T altro Cristian, parendoli fosse sta
fato grande honor a T orator.
Introno ad alozar al Cayro in una caxa pro-
pinqua al castelo del signor Soldan, fata preparar
per sua signoria, qual è nel Cayro come a Venecia
quella di sier Zorzi Corner procurator; fu fata far
per il Soldan vechio Chait bei, a instanzia di la sol-
danessa soa moier madre dil soldaneto. La qual fa-
bricha è de una spexa extrema, e tuta salizada in
ogni canto di mannori, porfidi e serpentini, come è
la chiexia de San Marcho, e molto meglio lavorati
che è nostri, soffila tuta d* oro con lavori a la da-
maschina con intagli, né hanno sparagnato spexa al-
cuna, fino li loclii comuni sono salizati di porfidi
e sofità d'oro. É superbissima, e non era possibele
che 1 signor Soldan potesse far mazor demostrazion
di honorificentia per honorar un ambasador, di que-
sta di aver alozato in una caxa facta far per un Sol- ^
dan. Pu adomata per Toralor con le sue tapezarie,
che sono cosse nove in quelli paexi e molto apre-
ziate da mori, e li piacevano assai, e li consoli e mar-
chadanti hanno trovato tapedi da terra grandi, che
13
195
MDXII, OTTOBRE.
19G
è un Iriumpho a inlrar in questa caxa. Trombe con-
tìnuamenlc, buffetti e rouschateloa tuli questi signori
che continue vieneno a visitation di V oralor; li par
esser in una corte di un sigiìor: li in caxa tra ordi-
nari! et extraordinarii, sono pocho meno di 100 per-
sone. Questi poveri greci che sono presoni de 11, de
quelli navilii che fono presi per mori a le Brulé, tutti
è al continuo in o^xa, e li marchadanti non man-
chano mai; le cose pasano molto honoratauiente.
L'ambasador di Pranza non par al mondo; non ense
di caxa per non venir a sti p^iragoni; é alozato in
una caxa zercha do mia lonlan de li; vene di Ale-
xandria con una bela compagnia de homeni de la
sua nave, quali slati per qualche zorno sono ritor-
nati in Alexandria, e T ambasador e restato con po-
cha brigata, e aspeta risposta da Rodi, intravcgnando
r armada del signor Soldan che fo presa da Tarma-
da di Rodi.
A di 10 dil mexe, V orator nostro andoe a Tau-
dientia publicha in castello del signor Soldan vestito
con un niauto di restagno d' oro, e soto la vesta
d'oro a manege strete fodra di varo. Li era a la stata
do stafieri, vestiti damaschìn cremesin a manege
strete. Lo vene a levar a caxa el memendar, con
quasi tanti cavali come fo quelli li veneno conlra el
zorno di la intrata. El signor Soldan avanti li fece
1 10 intender el desiderio suo era che el presente, se li
ha a far, non se mandasse al consueto da poi V au-
dientia e coperto, ma si portasse per sua reputazion
el zorno di la prima audientia davanti V ambasador
e scoperto, unde parse a sti consoli e marchadanti
che il presente deputado al signor Soldan fusse po-
cho e non cussi honorificho come se richiedeva, e de-
liberono di ampliarlo e tuor tuto al presente hanno
portato de 11 e darlo al signor Soldan, e per li altri
signori poi proveder e comprar altri panni di seda
de li e aprcsentarli. Et cussi fu fatto, e il presente
dil signor Soldan fu: 100 veste portate a questo
modo, 8 d*oro, U di veludo de diversi colori, 28
de raxi e damaschini, 32 di scharlato, 18 di paona-
zi, messi in sti soi schafazi di datoleri, e portati di-
scoperti, die tutti vedeano. Oltra di questo, messeno
le pelatane, 120 pezi de zebelìni, 400 pezi de arme-
lini, 4500 vari e dossi molto fini et belli, et 50 pezi
di formazo piazentin, e tutto questo presente fo porta
per mori su la testa che tutti el vedeva, e andavano
avanti V ambasador a do a do, che era un triumpho a
veder. Per tute le strade di questa terra, era tanto
populo eh* era cossa inextimabile. Arivono a la piaza
dU Castolo, quale é una campagna quanto si poi ve-
der con t ochiì, dove li era miera de cavali de ma-
maluchi, tutti belissimi cavali, che stavano in hordi-
nanza per honorar Taudientia. Arivati nui a le porte
dil castello dismontessimo da cavalo; avanti la perso-
na di Torator era i nostri 8 trombeti con le bandiere
d* oro nove, ma i non lassono si sonasse per i soi
rcspeti de mori, che li par che nel suo castello non
si dcba sonar le nostre trombe, e cussi le feceno por-
tar in mano senza sonar, e smontati, li do stafìeri
stevano driedo V orator tenendo la eoa dil manto,
et aviati dentro dil castello, Torator andava pian sa-
lutando con la testa quelli primi signori che erano
in dito locho. Quelli dil castello, nel suo iutrar den-
tro de seraia in seraia, sonavano certe sue nachere,
cimbani grandi e simili soi instrumenti, e con bom-
barde faceano festa mirabile; tute quelle piaze tra le
porte dil castello erano di mamaluchi vestili di
biancho, un numero infinito. Arivati a V ultima piaza
dove era il signor Soldan, la qual è di grandcxa
come la piaza di San Marcho, e in testa di la dila
corte sopra uno mastabè allo da terra da zercha cin-
que piedi era senta' el signor Soldan solo, coperto
el mastabé de alto basso cremesin con un fuso d'oro. 110'
Davanti la sua persona li era una spada el un bro-
chier grando d'oro, el in piedi su dillo mastabè era
uno schiavo con una coda de cavalo in mano, che li
parava le mosche. Sua signoria era vestito di zam-
beloto bianco, fodràdi zebeUni; in testa una fessa
granda con come, come porta el zorno de chodoma
davanti del suo mastabè li era in terra per zercha
12 passa de largeza davanti tapedi grandi sui quali
era armiragii grandi in piedi in una ala, e cussi
era piena tuta la corte de armiragii, e i primi si-
gnori del Chayro. Subilo che V orator intrò dentro,
come el vele el signor Soldan, se cavò la barela di
veludo di testa, el con tutte do le man se piegò coii
le palme fino in terra, et levosse poi e se baso tute
do le mano a un Irato, e poi se le nasse sopra la to-
sta, et quando F era per piegarse, si a l' inchinarsc
come al levar su, i do prediti stafieri faceano uno
atto mirabile di slongar il manto e metevano una
mano solo fi brazi di V orator e T aiutavano, che
deva a veder una reputalion extrema. E questa sa-
lutation r orator fece tre volle: la prima ne V inlrar
di la corte, al mezo e dove el se fermò fino ai ta-
pedi che erano in terra davanti el signor Soldan, zoo
davanti al mastabè. E cussi come V ambasador salutò,
cosi fece tuta la fameia di lui, la quale intrata dentro
di la corte predilla fu messa luta in una ala a la
banda drela di V orator, perchè loro erano a la
mano sinistra, per li ladi di sopra, dove fu vista
tutta a UB Irato dal signor Soldan. E acostado V ora-
197
IIDXliy , OTTOBRE,
196
(or areDte i tapedi sopraditi, si trasse di scn la le-
tera di la Signoria di credenza, scrita in letere d^oro
e la basò e se la mise poi su la testa e detela in mano
al turziman grando, qual la portò al signor Soldan,
sul oiastabé. Soa signoria la t^lse e sì fece dar un
temprarin e di sua mano tagliò la boia, et aperse la
letera e fecela lezer, poi tolse la letera, e dete la boia
d* oro al suo turziman grando, e V orator comenzò
a dir alcune parole da parte de la Illustrissima Si-
gnoria honoratissime et piene de humanità e dolze-
za. El turziman le rereriva al memendar, e lui andò
al mastabe e le disse al signor Soldan. Soa signoria
rispose poche parole dimandando come stava il
Principe e la Signoria e che 1 fosse el ben venuto, e
come el stava, si 'I camin li haveva recressuto. L'ora-
tor poi rispose che 1 non poteva star altro che bene
avendolo d Signor Dìo fato degno de veder la sua
111 faza, la qual era Ira i altri signori del mondo come il
sol tra le stele. E referite queste parole a sua signo-
rìa, se vele un segno che fece il signor Soldan con
le mano di ringratiar, che fu begnissimo atto, et per
quanto dicono mori, li ha parso gran cossa che a la
superba contincntia che '1 tien si habi lassa veder a
far un sinici segno de humanità. Fece dir a V orator
che '1 se reportasse a V audientia secreta, e che l'an-
dasse a repossar, perchè anche el signor Soldan facea
dar in quella bora in sua presentia la paga ai soi ma-
maluchi, e cussi fa ogni mexe. E inteso la risposta,
r orator fece la revcrentia consueta e se retirò per
alcuni passi indrio culo per non voltar le spale a soa
signoria, perchè cussi se observa. Poi si voltò e si
misse la bareta in testa, e se ne veneno a caxa. El
manto è stìi reputa un superbissimo habito; lo stima-
vano de valuta de 1000 ducati, e subito inteseno da
mori amici di la nostra nation, che se ritrovorono a
la dita audientia, che U signor Soldan disse, partido
r orator : e Questo ambasador me piaxe molto, V è
vechio e savio e gran homo, e cussi dia esser li am-
basadori e non zoveni e mati che non hanno pratìcha
del governo dil mondo >.
A di 12 da matina per tempo, ebeno T audientia
secreta. El signor Soldan era nel suo zardin, che è
uo paradiso terrestre, in una loza alta da terra zer-
cba pie 6, de longeza de 25 passa et da zerclia do-
dexe larga, tuta in coione atomo atorno, su le qual
coione cadauna haveva una cheba de rosignoli atacu
e calandre che era una melodia a sentirli, con fantarie
atomo dita loza, in cao di la qual era uno maslabè
dove era senta ci signor Soldan su uno cussin con
el schiavo che U parava le mosche con la coda di
cavallo in mano, e ci suo memendar in piedi davanti.
E fato venir Tambasador, qual era vestito d*oro a
manega dagal fodrà di varo sul mastabè, andò el se*
cretario Andrea di Franceschi et il turziman nostro;
tutti i altri restono abaso. Fece Tambasador le tre
salutation consuete su la dita loza, e acostato apres*
so el signor Soldan a do passa, uè altri era sul ma«
stabè che il Soldan e suo schiavo e *l suo memendar
turziman grando e li tre nostri sopraditi, e steteno
a questa udientia tre grosse bore, sempre Torator in
pie con la bareta in man. Breviter^ il fondamento
di le sue lamentazion fu su le cosse dil Sophl, con
uno animo indiavolato su questa materia; Porator fece
il tuto per trarli tal fantasia, e diseli molte raxon che
longo saria a scriverle, a fermando sua signoria la
sincerità di la Signoria nostra, la qual haveva tal* 1 1 1 *
mente verso la signoria sua come i fieli verso la
padre. Adeo el signor Soldan se aquietò verso la
Signoria, digando : < Son chiaro che la non ha colpa
niuna > et voltose sopra el consolo di Damasco sier
Piero Zen, dicendo : « sto can ha voluto tradir el mio
stado; per lui quasi che non son venuto a le rote
con la Signoria > e se messe a intrar in colera gran-
dissima. L' orator con bone parole si messe a voler
justifichar la innocentia del dito consolo; ma il signor
Soldan era si pien di sdegno, che non si potea aquie-
tar digando : « Ambasador satu come è sta el fato?
se tu è venuto qui per ambasador di la Signoria e
ambasador di verità, te vederò e te aldirò sempre
voicntiera ; se tu è venuto qui per difender ladri e
mii nemici, non star più nel mio paexe, va con Dio
et mena via i lo mcrcadanlL > Et come Torator vete
tanta nenbaiza carga, carga, comenzò abasar le vele
digando : e Signor, mi no intendo come se habi gover-
na sto console; mi te afermo che la mente de la mia
Signoria è chiara e monda verso de ti, e se tu trovi
altramente, teli la mia vita ne le tue man, fa quello
te piaze. Potria esser che sto consolo havesse comes-
so qualche eror per ignorantia centra la tua signoria,
che per cattività non me la posso imaginar, perché
Tarla opera centra la mente di la Signoria >: e li parse
bon expcdiente dirli : « Signor, consegnamelo ne le
man sto consolo; el condurò a Venexia, la Illustrissima
Signoria farà ogni inquisition in questa materia, e se
ravcrà fato eror per malizia, la farà per justitia di
sorte che tutto il mondo intenderà qual sia la mente
soa verso la signoria toa, con pato di darlo in ca-
dene». El signor Soldan si cazò al forte che Tamba-
sador prometesse che la Signoria facesse una sen-
tenlia de questa sorte centra e! dito consolo, o li
faza tajar la testa, overo farlo morir in prexon, o ban-
dizarlo di terre o luogi nostri, l^rator diste che un
199
ICDXil, OTTOBRE.
200
ambfisador non poteva obligar el suo signor de far
una sententia difinitiva senza Taldìsse el reo; ma ben
el promeleva che la Signoria, aldito, faria juslicia. Il
Soldan comenzò a fulminar perché é di natura su-
perba e colerica, né bisogna pensarse de contender
con el suo cervello ma sborar le vele come el vento
earga e lasarli pasar. L*oralor disse: n Signor, dame
tempo che parla a questo consolo e che Io exami-
na per saper quello V ha operato contro la toa si-
gnoria, che se reputa tanto ofesa da lui >. £1 signor
Soldan se aquietò e disse: < Falò venir a caxa toa ». E
cussi si parti da sua signoria ; e venuti a casa, fo dato
1 12 Ijcenlia al prefalo sier Piero Zen, che era inzima a la
sua casa dove el stava, ch'el venisse da Torator, e ai-
dito, Torator Io rimandò a ca.\a sua. Fu consejato di
operar con il signor Soldan per mezzo de questi si-
gnori, che sua signoria contentasse che di questo
fusse tratà (ra ci nadragas et el choza e alcuni altri
mori, et che l' orator doveva prometer che la Si-
gnoria facesse sententia difiniliva, over simpliciter
che, di poi aldito, faria giustizia. Breviter el signor
Soldan contentò la cessa fusse remessa ai sopradili,
insieme con Torator. E poi Torator andoe a caxa del
nadragas dove era tuli reduli. L' orator parlò mira-
bilmente, per modo che tandem tulli concluse ch'el
non si poteva obligar a quanto el signor Soldan vo-
leva, e se rimase che a una audientia publicha dil
signor Soldan T orator intravenisse con tulli do li
consoli di Damasco e Alexandria e marchadanti, e li
davanti tulli, sentito di bocha dil signor Soldan le
querele faceva soa signoria contra sto consolo di Da-
masco, che lui orator di sua mano li metesse la ca-
dena al colo, et lo tolesse per consignato per con-
durlo da la Signoria nostra che li facesse juslitia. Et
cussi fu exequito : che andati a dita audientia dil si-
gnor SoMan in uno altro luogo di quello fo el primo,
che e in una corte per do volte longa é la piaza di
San Marco, acosto el suo zardin, in superbo luogo
era su un mastabè alto dito signor Soldan forsi pie*
12 da terra, sul qual Tera sentalo, e in piedi dai lai
Tarmirajo grando, el diodar grando e tutti questi si-
gnori principali. L' orator vestito d' oro, con una
vesta a manegc dogai di zendado. E intradi dentro,
fato le salutalion consuete tre volte e reduti apresso
el mastabè zcrcha 8 passa, e con tutti do i consoli e
nostri marchadanti, acostaU al mastabé, fo menati
li in caenc do cyprioti che furono presida mori, quaU
acompagnorno Torator di Sofli a Vcnexia. E il Sol-
dan comenzò con colera a parlar, che Tha una vo.\e
alta, digando che sier Tlionià Centanni consolo de
Alexandria era homo da ben, ma che questo di Da-
masco non ha manchà per lui de meterlo a le man
con la Signoria. E parlava coiì colera, dimostrando i
messi presi e ch'el haveva le letere del Soffi che li
scriveva a la Signoria, sbufando molto. L' orator sì
forzava de indolzirlo eon le più grate et honorevole
parole dil mondo, e non vele Thora dì venir a lato,
e fatosi dar esso orator la chadena, di soa roano la 112'
mese al colo di sier Piero Zen consolo dì Damasco
nostro, et Io tolse per consignato come prcxon di la
Signoria, per consignarlo a Vcnexia acciò la Signoria
fazi justitia. Poi el signor Soldan disse eh' el dava
cargo al suo coza ch'el fusse insieme con l'ambnsa-
dor, e di le cosse di Cypro dil suo tributo, che l'era
sta inganato, che non li veniva observà li sol capitoli,
e simelmente dei capitoli che havea facto Tangavar*
din con la Signoria zercha la marchadantie, digando
che Tangavardin era un ribaldo e che lo el voleva
reformar, e disse : < Ambasador, elezi uno de sii do
partidi : o regola queste nostre cosse, o veramente
tuote tutti i toi merchadanU e vatene via dal mio
paexe. > L'orator li rispose che l'era venuto per con-
fermar e augumenlar la bona amititia che havcano
insieme da centenara de anni in qua; che Fera reduto
al nostro amor naturai come é quello del padre con
i fioli e parenti conzonli: et con bone parole toicssc-
no licentia e se ne rilornasemo a caxa. Et fo menalo
con l'oralor ditto sier Piero Zen in cadene con tutti
ì soi merchadanti, e alozalo a caxa di esso orator
da quel di a questo, e perché è in una habitalion
grande che alozcria 200 persone, e continue é 11 da
100 franchi, computa questi poveri greci furono pre-
si. Siche dito sier Piero Zen si ha liberato, et é sluà
sto focho dil Sofli e tutto è rimesso a Vcnexia. K
stalo poi el coza qui a caxa di l'orator querelando ch'el
signor Soldan é sta inganà de li tributi de Cypro, e li
é sta dà roba de pocha valuta, e lui l'ha ricevuti a
bon conto, e cussi dize la so poliza dil ricever, e fa
conto di dover haver da 40 milia ducati in su, e quelli
à portato il tributo hanno auto pocha consideralion,
aversi fato far di rccever per parte et non per resto.
L'oralor, a questo si ha schernito meglio ha potuto,
con dir che la Signoria ha pagato i ducati 8000 a
l'anno ai soi ministri, e si loro ha frauda nel com-
prar di zambeloti, l'è necessario che la Signoria fazi
venir a Vcnexia questi cyprioti che hanno auto tal
cargo, e veder sic cosse, e inleso la raxon i diriano,
la Signoria faria quel voi og[ìi dover che uiun sia in*
ganà, e per gralia di Dio l' e tal la iustitia di la Si-
gnoria, che la luze per tulio il mondo. E cussi quoto
articolo si a<]uielò con rcmelerlo a la Signoria, che é
sta ben fato, e pur se li mela lenipo a le cosse di
?0I
MDXjf, OTTOBRE.
202
questo paexe, tutto poi passa bene. Se (ratava mò i
capitoli di mercliadanti. Scrive el zorno di Pasqua
di mazo.
'^3 A di 30 di zugno, Toralor ave lelerc di la Signo-
ria et particular, l'ulHme di 20 aprii. Et inteso le nove
grande de Italia de la tajata de Trnncesi con il campo
di la Liga e il seguito di Brexa e aute le terre, To-
rator mandò a far asaper al signor Soldan che l'a-
veva lelere di la Signoria di conferir con soa sere-
nità, et questo titolo se lì dà e si usa più che niun
altro, e mori lo reputa de gran laude. Et la terza
festa de Pasqua, a di . ., il signor Soldan dete audien-
tia secreta a Torator in una sala nuova facta far per
lui sopra una corte quara e da V altra banda sopra
alcuni zardineti pieni di ozcleti, molto bela, alta da
terra forsi IO pie', granda, tutta sofita d'oro con fe-
ncstre grande atorno atorno la sala, le qual fenestre
ha tute un pocho de loza coperta davanti cadauna de
esse, che el sol non puoi venir dentro la sala, e vien
un ventcsello per dite fenestre che è mirabel cossa,
e in capo di la sala in testa é un camarin picolo con
tre fenestre di bronzo che varda su la sala, alte da
terra zercha i pie'. El signor Soldan era senta su
quella de mezo, con el suo brochier e spada d' oro,
che sempre la tien davanti quando el dà audientia.
Era senta su uno cussin tondo de veludo creraexin
rechamà; Torator era vestito di alto basso cremexin
a manege dogai di zendado, bela vesta e molto apre-
ziata da' muri. Fece acostar l'oratore il secretano
con el turziman a la fenestra dove era soa signoria,
lutti i altri da l'altro di la sala ; era da matina, ma ci
Soldan havia disnà. in quello, Torator li espoxe quan-
to li cometeva la Signoria, di le nove, etc. 11 signor
Soldan aldi gratamente le molte nove de Kalia, e la
tajata, e disse a l' orator eh' el sentiva gratamente
ogni nostra prosperità, e eh' el cuor di la Signoria,
pur clr el fusse biancho e dreto verso de lui, eh' el
non voleva altro. L'orator li rispose : « 11 cuor de la
mia Signoria é cussi puro e neto verso la tua sere-
nità come lo é verso el signor Dio, e quello che la
desidera de la tua persona e del tuo stado, Dio faza
sempre a la mia testa ». El signor Soldan si satisfece
molto di ste parole, e si messe in tute le dolzeze dil
mondo, e usò sempre parole bone e honorate verso
Tambasador, dicendo : (c Tu é ambasador di verità e
homo sapientissimo; tu é un de quei che governa el
tuo Stado; se tu farà che la tua Signoria sia sempre
de questa mente verso de mi. Dio ve dia ogni pro-
sperità e ogni ben; si sarà altramente, Dio faza le mie
vendete. > E questa audientia fu per do bore, tuta
piena de bone parole, dicendo : fc Tu è venuto qua
per regolar anche le cosse de la merchadantia, fato. » ^ *3 *
E chiamò el coza et el nadarges che erano li in sala,
e li comisse andasseno a caxa di T ambasador a tra-
tar insieme. Et el coza cargo la nostra nation che no
faceva più le facende solevano far, et che il consolo
de' caldani facea etc. L'orator li rispose che (juesta
muda di Alexandria la nostra nation havea trato per
ducati 400 milia, et che il fontego di chatelani non
havea trato tanto in 50 anni; e l' ambasador poi se
voltò verso il co/a e li disse : < Coza, se tu desideri el
ben del signor Soldan, fa bona compagnia a' nostri
merchadanti, perchè con la bona compagnia le fazen-
se augumenta, e questa e la verità che li mei mer-
chadanti tutti priegano Dio per la vita dil signor
Soldan, perchè i dixe che l'è un signor mandato dal
cielo, pien di bontà e de justitia, ma che ne sono ben
qualche uno dei soi ministri che usano delle stra-
nieze verso loro merchadanti, e sono muodi de
dannifichar el paexe de sua signoria, perchè la bona
compagnia che fa i ministri verso i marchadanli è
causa di benefìzio grando al Signor, e chi ha fato
altramente ha opera centra el mio voler )). È cussi
r orator tolse lìcentia, et se ne vene a caxa. Scrive,
stassi in aspelazion che sto coza vengi per ultimar
li capitoli, aziò expediti si possi tuor licentia, e po-
ter repatriar. Vien dito mori scorerà su li capitoli
di la merchadantia di Alexandria fin zonzi qui uno
orator dil Soffi, che vien a questo signor Soldan
e molto honorato, si dice con cavali 150, e che
l'era zonto in Alepo, sarà qui fin 15 over 20 zorni,
e zonto el sia, el signor Soldan expedirà l'orator no-
stro subito, e questo fa per sua reputazion, aziò l'am-
basador dil Soffi veda qui l'orator veneto e si certi-
fichi siamo soi boni amici. Mori è maestri di queste
cerimonie. Scrive, hanno li in caxa 3 portoneri ma-
maluchi dil signor Soldan, ai qual l'orator à ordina-
to etc. . . .
Sumario di letere di $ier Marcilo Antonio Tri- 1 1*
vixan, de sier Domenego cavalier e procura-
tor andò orator al signor Soldan^ drizate
a sier Piero suo fradelo, et date in Candia^
adì., . Septembrio 1513, ricevuta adì . . ,
Octubrio,
Come, a di 10 et 3 Zugno, dal Cajaro scrisse co-
piose : Avisa il partir di 1' orator dal Cajaro a di 2
Avosto, e insieme tutti, i do consoU, zoè sier Piero
Zen di Damasco et sier Thomà Contarini di Alexan-
dria et merchadanti et tutto il resto di subdili no-
stri che li erano sta retenuti, e tutti liberali, e fato
203
IfPXII, OTTOBRE.
204
bono adatamento con il signor Soldati, e la nation
nostra è reduta in bona gratia de la sua signoria.
Parlino da Bulacho a di 4, perché li conveneno de«
ferir do zorni per esser sta occupato sier Piero Zen
per le cosse apartenente al suo cotimo di Damasco,
e si convene aspetarlo per non lassarlo a driedo. Et
veneno in Damiafa, et a di 9 montono in galla, dove
hanno auto continuaniente provenze o bonaze, siche
de necessiti hanno convenuto far la volta de Cypro
e Bafo; poi è stato a Rodi per necessità di vituarie,
maxime de aqua, e questa matina a di 4 é zonti II in
Candia con tanta faticha, maxime che dal capo da
questa ixola a la terra hanno stenta 8 zorni, sempre
venti contrarii, che è stato cossa terribele, e al zon-
zer, hanno trovato una frota de navilii cargi de vini
per Venexia. E scrive, convien restar ¥ orator de 11
per necessita da 8 in 10 zorni per far conzar la ga-
lla, quale fa tanta aqua che talora li havea fato paura,
causato da la continua agitaUone che V ha auto su la
spiaza de Damiata, poi per el fiume del Nilo a la
bocha per el cresser de le aque ha menato tanti bi-
suoli che hanno sbusato el fondo de la galia, et zi ozi
e sta descargà la galia, la qual dice il comito la mol-
tiplichà tanta aqua che i non la può venzer. Questo
rezimento, a instanzia di T orator, ha ordinato a tutta
la maislranza di questa terra che atendino a questo
servizio; spera presto potrano continuar el viazo; dice
Torator è molto solicito a far vollizar come fano le
nave. È alozati in casa di sìer Ilironimo Corner di
sier Zorzi el cavalier procurator, e lo lauda assai ; à
soa mojer zentil che più non se potria desiderar, à
una puUi, et é grossa in 4 mexi. Scrive, Torator sta
bene e ben li ha comportato el viazo. Item, ha ri-
cevuto letere nostre, che é di 12 Luio, e inteso la re-
cuperation dil Slado e cazar francesi de Italia; cossa
miracolosa. Hor avisa il successo dil Cujaro, e come
scrisse, fo promosse per il signor Soldan tre dilli-
culla : la prima, la materia dil Soffi, la qual fo risolta
con el meter sier Piero Zen in chadene per condurlo
a Venexia; et la seconda, dei tributi di Cypro, che Tera
114* sta inganà di ultimi sie tributi che se li dà ogni anno
ducati 8000 di robe per dita valuta, e che hanno
valso la mità, e nel recever hanno fato reccvcsscno per
parte dil tributo e non per resto, come solevano far
avanti i ditti sei, perchè prima erano robe a suficien-
Ua, secondo la forma di capitoli. Di questo, il Soldan
contenta sia rimesso a la Signoria, acciò la possi sa-
per dai soi ministri chi hacomesso tal inconveniente,
e fame quelle provision rizercha la justitia, e detc
peze 5 di diti zambeloti di Cypro, acciò a Venccia si
vedano se sono de la valuta che semo obligati darli
per le mostre e sazi fati per li capitoli. La terza di-
ficultà, che è stata di qualche travagio e longeza ad
assetarla, non su la qualità di Tacordo ma su la quan*
tità dil danaro, videlicet le cosse di Alexandria, che
el Soldan si havea messo al forte de dir eh' el non
voleva ch*el fusse fato menor existimation de la sua
signoria de quello che si feva al tempo del Soldan
Charti bei, che la nation nostra soleva toor in Ale-
xandria piper sporte 210 per cotimo, el a quei tempi
el valeva da ducati 80 in zoso la sporta, e bora el
vuol dar le 210 sporte ogni muda a quel coreva al
prexio de Diu. A questa difficullà, Tambasador, i con*
soli e tuli nostri merchadanti forno de opinion per
niente non aiterar el capitolo anticho in tal materia,
de non tuor le sporte 210 salvo che al prexio de du-
cati 80 la sporta ; e non volendo el Soldan darlo a
dito precio, tuor el danno ogni muda e far, uno pre-
sente ai dachìeri del Soldan. Fo messo la pralicha di
bordine dil Soldan nel suo coza et uadarges, che
venisse a caxa de Tambassador et asciar tal difcron-
tia. Foli oferto, per tre mude proxime, non volendo
dar il piper a la nailon ut supra, come era consue-
to, li sia donalo per el cotimo al dachieri dil signor
Soldan ducati 2000, con questo nìun merchadanlc
nostro possi esser astreto, né da coza né da niun
altro, di tuor piper né a barato né a contadi. Ma a
questo don non li dete orecchie; domandavano du-
cati 10 milia a Tanno, e si siete un mcxc e niczo
su le disputation, ne si ha lassalo Irato a far, dicen-
doli assaissime et eficaze raxon, e che il ben dil Sol-
dan era far bon cuor a* nostri merchadanti, perché
la merchadanlia ha bisogno di esser acharezata per
far facende assai, ma chi voi tirar tanto la corda
che i merchadanti non possano star. Ve un redur
le pur assà facende in pochissime, e che in questo
consiste T utilità dil Soldan; ma non valse mai ra-
xon, perché loro diceano : < Clie bisogna star a di-
sputar ? el signor Soldan voi cussi. Se volete pra-
tichar nel suo paexe, tolete el piper al prexio che co-
rerà anno per anno, o dateli per anno una honorì-
ficentia honesla. Et il consolo di Alexandria e tutti li
merchadanti reputono pericolosa pralicha di farla
andar a la longa, digando li garbugi di mori erano a 1 15
condizion dil fuogo apizalo in una caxa che chi lo slua
presto ha pocho danno, e chi sta a melcr tempo se
accendeva talmente che si facea inlolerabilc, siche la
se ultimasse el meglio se poteva, et di tanto garbujo
la cossa era reduta in pocho, e che questo capitolo
era grande nostro beneficio a Y incontro dil danno
pagavano al dachieri la nostra nation, che niun sia
astreto a tuor piper. Uor partono insieme e disscno
205
tlDXII, OTTOBRE.
Ì06
d coza se contenleria su ducati 4000, et vene ci
coza a caxa dì Torator con il consolo et nostri n)cr-
chadanti, et concluse con Tambasador in ducati 4000
a ranuo per tre mude. £1 coza si parti dicendo vo-
leva farlo a saper al signor Soldan, e ritornò poi la
sera dito coza, dicendo aver rererito al Soldan quan-
to era seguito in tal materia, et che sua signoria se
baveva turba, digando che a tante o(exe che li bave-
vano facte tuto havea perdonato, e ch*el non havea
voluto conzar mastela con nui di danari, che zenoesi
havea conzà el suo garbuio in ducati 50 niilia, che
sono minimi a nostra comparation, et che da nui
non voleva altro che se regulasse le cosse di la
mercbadanlia siche se podesse continuar con bona
amititia e utilità de una e T altra parte, e eh* ci voler
suo era de voler ducati 10 milia ogni muda per ci
danno dil piper, e acciò Torator cognosccsse Tamava
grandemente, se voleva removcr di la summa e ve-
nir in la mità, e se h desse ducati 5000 per 3 mude
proxime a Tanno, sperando, da poi le tre mude, ote-
nir Victoria nei mari de India con Tarmada el pre-
para contro portogalexi e che il piper dicba ritor-
nar al corso suo per poterlo meter al prezio antico,
e non seguendo ut supra^ passa le Ire mude, sia in
libertà di la nostra nation continuar il sopradito ac-
cordo. Et cussi, con el nome de Dio, Tha parso a tutti
i nostri de concluder, e cussi è sta fato, e fu fato
andar V orator, di bordine del signor Soldan, con i
sopraditi morì a caxa del chatibiser, che è il suo can-
zelier grando, homo si poi dir solo notabile al pre-
sente in quel regno e di grandissima autorità, per
regular i capitoli e far i comandamenti achadevano
zercha i capitoli di Alexandria. L' orator ha voluto
questo precipuo che la merchadautia sia libera, et
che nostri merchadanti posino vender a chi li piace
et comprar da chi li piace, e romancndo d'acordo
con merchadanti, mori, ch'el coza non li possa rom-
per li soi merchadi, né impedirli el scriver de essi
mercbadi. £ questo è il tutto, perchè sle mude pas-
sade haveano introduto una forma cativa contra de
li^' nui, eh* el coza facea vender e comprar come li pia-
ceva, con mina di la mercliadantia. Dal canto nostro,
mori hanno voluto se li meta un capitolo che li ar-
zenti si porterano con le galle di Alexandria non se
possa vender in galla, ma che i pagano a le porte i
soi dreti consueti e poi li possi vender a chi li piace,
dicendo nostri fraudava i dreti del signor Soldan.
Sono sta coreti e riconzati alcuni altri capitoli, in su-
slantia come erano al tempo dil Soldan Cartibei, tulle
buzzare et di pocho momento ; et cossi regolato el
tutto, con comandamenti che siano observati e fato
bona compagnia a la nostra nation e ampia ju-
sticia ne le cosse li achadeva; e si observerano
quanto ha promesso, si potni far la mercliadantia
con bon cuor. De le cosse di damaschini e tuti so-
riani, è sta obtenulo i comandamenti ad vota che
hanno rechiesto con parole molto eGchaze, come-
tando a quelli signori fazino justicia e bona compa-
gnia, perché ne haveva tolti in bona gratia più che
mai. Et expediti tal capitoli, T orator andò dal Sol-
dan e domandoli de grafia che i frati de Jerusalem
fosseno liberati e che potesseno ritornar a le sue de-
vution ai soi lochi, e che la nostra galla de pelegrini
potesse venir al suo viazo con i pellegrini justa il
consueto. Soa signoria fu contenta et compiacete
Tambasador, con questa condition ch*el voleva che
Taprir del Santo Sepulcro fosse deferìdo Gno al zon-
zer della nostra galla de pelegrini al Zafo; siche i frati
di Jerusalem sono andati ai so lochi santi di Jerusa-
lem ; è sta bella concession, bessendo sta negata a
l'orator francese.
Dimandò poi di gratia la liberation de tuta la no*
stra nation e di nostri subditi, e li concesse gratiosa-
mente, et sono di nostri stati za do anni cussi pre-
soni e in destreta con gran strusie. Ebeno grandissi-
ma alegreza, e sono assa* numero. L* é vero che di
le robe di questi greci fono presi, per esser sta le
robe consumate, hanno convenuto aver pacientia dil
danno seguito.
El signor Soldan ha quatro prave parte perico*
lose in un signor : é superbissimo, avarissimo, co-
lerico et la quarta, che inchandisse ogni cossa, é
ignorante, e bisogna aver compasso di prudentia
chi è per tratar cosa alcuna con soa signoria. L'o-
rator li era in gran gratia, e parlava amorevol-
mente con lui, e r ultima audienlia secreta, quando
fo a tuor licentia, prima con bone parole e con
la man mostrava segni di amorevoleza, come fa 116
quelli che non intende la lengua, e mostrò con le
man voler abrazar, e 1* orator predito subito corse
et se li butò ai piedi, perché il Soldan era senta
in terra ^ uno tapedo d* oro e li basò la ve*
sta. Su queste amorevoleze, Y orator intrò su la
persona di sier Piero Zen, e il Soldan disse: « Mi é
sta dito che tu è sta ambasador a pur asse signori, et
che da tutti tu è parti ben contento. Voglio che da
mi tu te parli con el tuo cuor più satisfato che da
niun altro Signor che tu sia sta. Te dono el consolo
de Damasco per tuo schiavo; fa quel che te piace di
fati soi, che tutto é remesso a ti solo >. L' ambasa-
dor basò la terra al modo de mori ringratiando la
sua signoria, e otenne el fusse perdona al dito sier
207
MDXII, OTTOBRE.
208
Piero Zen, e che 1 potesse venir ci zorno del veslir
di Torator a la presentia di soa signoria a basarli la
terra davanti publichamente. E cussi fece el zorno
26 Luio nel maidan grando, dove era el signor Sol-
dan con tutta la corte. Fu vestito Torator di vesta
al modo suo di veludo cremexin fodrà de armelini,
e questi dicono V habito di veludo se dà per il Sol-
dan a rari, zoé al signor di Damasco, a V armiraio
grando et a simel signori. Etiam fo vesti sier Toma
Contarini consolo di Alexandria et lui fiol di V ora-
tor, de una medesima sorte di veste de alcuni panni
di seda fati a Damasco di opere varìade con letere
rabesche preQlade d' oro, fodrate de vari e dossi. El
secretano Andrea di Franceschi e il turziman di
seda negra e bonbaso a opere, fodrà d' un certo te-
lasso zailo. Sier Piero Zen, olim consolo a Damasco,
vene davanti el signor Soldan e basò la terra. El Sol-
dan h disse che per amor di T ambasador li perdo-
nava ogni cossa, e tolse licentia de andar a Damasco
a conzar le soe scriture apartenente al consolato, e
cussi li fu concesso. E poi veneno a caxa con gran
pompa, come è costume de' mori in simel dar di ve-
sta, e parse a' mori fusse sta fato tropo honor a ve-
stir Torator et 4 persone di sol, che non si suol ve-
stir salvo r orator solo. Hor ateseno expedirsi, el
habuti li comandamenti in mano, a di 2 Avosto par*
tino dal Cajaro et menono li consoli e merchadanti
et subditi, et montati in zerma, veneno in Daroiata,
et sier Piero Zen con loro, el qual montò su uno
gripo li in Damiata, e passò a Famagosta per andar
a Damasco.
116* Scrive, vien a Venecìa de merchadanti erano al
Cajaro, sier Zacaria di Prioii di sier Alvise, sier Hi-
ronimo Bragadin qu. sier Velor, sier Stefano Trivi-
xan di sier Nicolò, sier Jacomo Morexini di sier An-
tonio di Cale longa, sier Lunardo Maser da Santa
Marina, etiam vien sier Cabrici Corner q. sier Iliro-
nimo da la Piscopìa, qual se parti di Cypro et vene
trovar l' orator al Cayro per la via di Damiata.
Scrive, Toralor francese, qual essendo a Taudientia
dil Soldan, come é costume de' francesi, aoIsc par-
lar un poco altamente su la richiesta di far aprir
ci Santo Sepulchro, el Soldan li disse vilania, e poi
el consolo di chatelani usò tal astuzia, che '1 fense
ci predito orator francese si oferse andar a Rodi
a operar con el gran maistro che '1 restituirave
r armada de sua signorìa, e cussi e andato a Rodi,
lassando suo fiol al Cayro per obstaso fino al ri-
torno suo. E al zonzer nostro a Rodi, intesemo che
tre zorni avanti dito orator era partito per tornar al
Gayro, e che el gran maistro non li havea voluto dar
r armata nò cossa alcuna, ma ben havea dona al
dito orator li tre mori che erano sta presi su V ar-
mada. Si dicea per Rodi,rorator francese predito an-
dava di malissima voglia. Li pareva esser vergognato
da ogni canto; poi le nove che soprazonzeano ogni
zorno di le mine dil suo Re. Conclude tien el con-
solo di caldani nimìcho di la Signoria nostra; alfin
capiterà mal. Se dice el dia dar ne li paexi de' mori
da ducati 100 milia in suso, e con sue astuzie ci
va scorando etc.
Data in Candia, a dì 4 Septenibrio 1512,
Dil dito, data a Corfù, a dì 26 Septenibrc
da maiina. Come di Candia scrisse a di 4, per sier
Vetor di Garzoni qu. sier Marin procurator. Scrive
li fo conzato la galia, e parlino a di 20, el in quella
bora 2 di zorno zonzeno li a Corfù ; e sopracomilo
di la galia sier Nadalin Contarini. Etiam con loro è
zonto dito sier Vetor di Garzoni. Scrive la sua na-
vegation, venuti con el capo di syrocho, che prima
erana provenza, et venuti cussi presto come li navi-
Hi parlino zorni 15 avanti; navegerano dentro via
con ogni celerità. L' orator è tanto solicilo, più pre-
sto fastidioso che diligente al continuo spironar ci
navegar. Doman partirano de li, tien a mezo Oclu-
brio sarano de qui. Scrive aver scontrato le galie di
Baruto a di 27 al cao di Y isola dil Zanle verso le-
vante a la velia. El ciipitano sier Ilironimo Capello e 117
sier Zuan Paulo Gradenigo, va luogotenente in Cy-
pro, veneno col capitano a galia di Torator, e 2 bore
da poi parliti veleno una barcha con letere di la Si-
gnoria spazata da Corfù a dito capitano di le galie
zercha la prolongation di le mude etc; siche le galie
haimo recevuto grandissimo contento di tal ordine,
per quanto li ha dito la barcha che ritornò. Sier Al-
vise Malipiero, va ducha in Candia, parti da Corfù con
la galia sotil Pasqunligo et è in porlo di San Nicolò
de Civita, mia 30 lontan de qui, per tempi contrarii.
È aspetalo in Candia con desiderio. Scrive aver trova
le letere di 3 Zugno, scrìsse dal Cayro, erano su na-
vilio fo spazato di Alexandria per Puia, el qual ha
lardato tanto. Sono mollo copiose e le porta con lui.
Di Londra, di Antonio Bavarin, di 5 Se- U^
ptembre 1512, drieate a sier Francesco da cha'
da Pexaro qu. sier Marche da Londra, vidi ìet*
tere. Come, hessendo per avanti ussito d' Antona
velie 50 di quel Re, andono sopra la costa di BerUi-
gna, dove intcseno in porto del Brest erano 27 nave
grosse armadc per ussir fuora. El cussi la dita ar-
1) I^ carta 117 * 6 bianca.
209
MJtlìy OTTOBRE.
210
mata di Pranza ussite fora, et sorti tre mia lontano
dil porto, la qual, auto vista di la englese, lassono Tan-
chore per oehio e tomono in porto predito; ma re-
stò fuora do nave le più grosse, tra le qual la granda
charachia de Brest de portada de tonelli 1 500 in or-
dine. El vento era grande e grosso mar, tatnen^ mai-
stro Thomaso Chanivet capitano di la nave dita Re-
gente, qual non era a tonelli 500 a quella di Pranza,
e una altra naveta englese andono adosso a questa
grossa francese e la sfondrono. La Regente se andò a
bordar, e gitato el ganzo, se inchadenono insieme. Po
combatuto assai ; durò la bataglia bore H Va, morii
de una parte e i' altra assai, tandem englesi restò
vincitori. Visto cussi francesi, per non veuir in man
de englesi, gito il focho per brusar englesi e V una
e r altra nave se destruse. Lauda molto el capitano
Chanivet, e dize scampono vivi de englesi da 120, di
800 eh' erano su dita Rezente. Di francesi scapoladi
20, di 1 500 eh' erano e fati presoni. Et una altra di
tonelli 1000 francese, che non potè intrar in porto,
fo bombardata assai, la qual si levò e andò in mar,
e una nave englese ben in bordine la seguitoe. Poi
r armata englese andò in Àrtamura per conzarsi, e
qualchuna é ritornata in Àntona; poi riconzate le navi
tomerano fuora. Manda la nota di quelli era sopra
la nave francese sopradita, e dice V armata englese
brusò in assa* lochi su la Bertagna da nave 24 de*
francesi. Item, quel zorno a di 5 hanno preso una
nave de* francesi, sopra la qual era capitano Drepa, e
più che hanno de altre nave armade bufade a fondi.
Qm serano naiadi i homeni e ordinanza et al-
tro, erano sopra la grande charachia de
Brest del re di Franga, harea de
portata toneUi 1400 inllóOO.
Monsignor di Chiaramonte, grande armirajo di
Pranza.
Monsignor Primoia capitanio di la nave.
Monsignor Enores de Claricha.
Monsignor Simon de Loy.
118* Monsignor Vangel.
300 cavalieri zentilhomeni.
800 tra marinari e soldati.
50 bombardieri.
100 balestrieri.
400 pipe de biscoto.
100 pipe di carne salata.
16 bombarde grossissime di bronzo sopra charete, et
altre bombarde, schiopeti e archi busi senza nu-
mero.
/ DiaHi di M. Sanuto. — Tm. XV,
160 meze bote di polvere di bombarda.
2 ... di portata di 40 bote V uno di bronzo.
Questo se ha dal nodiiero e altri presi vivi.
Oltra questo, cadene d*oro da cavalieri e danari con-
tadi per valuta grandissima.
Da poi disnar fo Pregadi, el leto le lettere, ma
ninna de Ingaltera, licet questo aviso sia, che ho no-
tato di sopra, in li Pexari.
Pu posto, per i consieri, non era sier Lorenzo di
PjìoIì, A&L&r de prmsenti, atento la importantia di
tempi, tre sa vii del Conscio el uno ordinario, potendo
esser elecli quelli si chazano, et li savii non erano ve-
nuti fuora, et T ordinario è in locho di sier Antonio
Trun procurator à refudado. Ave 22 di no, et fo
tolto el scurtinio, el poi balotadi rimaseno: sier Zorzi
Corner cavalier procurator, 120, sier Leonardo Mo-
zenigo, fo savio dil Conscio, 97, sier Alvise da Molin,
76, et sier Prancesco Poscari el cavalier e orator
a Roma, 70. El perché sier Alvise da Molin non poi
intrar ordinario e cussi fo strìdalo, et perché eUam
fu preso in dita parte far uno savio a terra ferma in
luogo di sier Piero Landò e ai serviciì nostri orator
al Curzense, fino el torni, fu fato el scurtinio, rimase
sier Antonio Zustinian el dolor, fo savio a terra
ferma, che vien preson di Pranza. Ave 134 de si et
33 di no ; solo sier Piero Pasqualigo dolor el cava-
lier, è di la zonta ; cazete con titolo sier Marin Zorzi
el dolor, et sier Antonio Condolmer e altri, tra i qual
sier Prancesco Capelo el cavalier, tolti numero ....
Pu posto, per li savii, atento la egritudine di sier
Marin Zorzi el dolor é orator apresso el ducha de
Urbin, che de presenti sia electo in locho suo uno
orator con 8 cavali e do stafieri el ducali 80 al mexe
per spexe, e presa la parte, tolto il scurtinio, rimase
sier Alvise Mocenigo el cavalier, fo savio a terra fer-
ma, qual non é di Pregadi, et era in villa. Il scurti-
nio noterò di solo.
Pu posto, per li consieri, una parte eh' el sia
concesso licentia al monasterio di San Prancesco di
Candia, poter vender certi beni eie. Po presa.
Pu posto, per li savii, una lettera in campo a li il 9
provedadori zeoerali confortandoli a star fermi, per-
ché spagnoli, sicome dize il conte di Chariati orator
yspano residente in questa terra, vien come nostri
amici per ajutar a tuor Breza e cazar francesi de
Italia. Tamen^ slagino reguardosi, et altre particu-
larilà ut in litteris. Andò in renga sier Antonio da
Canal, é a le raxon nuove qu. sier Zorzi, e aricordò
se dicesse qual cessa di franzesi é in Crema eie.
Fu presa.
14
21 ì
IfDXn, OTTODBB.
La qual letèra è, se remeteno a loro che è sul falò
secondo le occurcntie, andar o star o far quello al
signor gubernator e loro parerano.
Fu posto, per li savii, una letera a Roma, avisarli
questi successi de' spagnoli, e come voleno andar a
Brexa etc.
Fu posto, per li diti, una letera a Vincenzo Gui-
doto secretano nostro, e a presso il viceré, debi star
oculato, etc, e seguir dove va il dito viceré et te-
nime avisati del tutto.
Noto. Per colegio, fo scrilo al capitano di le fan-
tarie a Crema, vadi con quelle zente el poi sora Oio
a obstar a' milanesi non passi.
Scurtinio di orator al ducha di TJrhin^
con ducati 80 al mexe, juxta la parte.
Sier Anzolo Molìn qu. sicr Alvise . 30. 137
Sier Alvise Benelo el XL criminal, di
sier Domenego 74. 94
Sier Francesco Corner, è di Pregadi,
di sier Zorzi cavalier procurator . 67. 99
Sier Mafio Lion T auditor nuovo^ qu.
sier Lodovico 37. 129
Sier Marco Antonio Sanuto, fo savio
ai ordeni, qu. sier Beneto . . . 51.118
Sier Santo Moro el dotor, fo auditor
nuovo, qu. sier Marin .... 55.107
Sier Gasparo Contarini, qu. sier Al-
vise qu. sier Ferigo 69. 8G
Sier Zuan Emo di sier Zorzi el con-
sier, qu. sier Zuan el cavalier . . 55.1 1 1
Sier Marco Gradenigo el dotor, qu.
sier Bortolo 54.107
Sier Marin Sanudo qu. sier Lu-
nardo 47.121
Sier Ilironimo da dia' Tajapiera el
dotor, fo auditor nuovo ... 36. 132
Sier Alvise Foscari, fo auditor vechio,
qu. sier Nicolò 70.100
Sier Francesco Capelo el cavalier, fo
proveditor zeneral in la Patria,
qu. sier Cristofolo 74. 94
Sier Alvise Bon el dotor, fo di Pre-
gadi, qu. sier Micbiel .... 67.101
t Sicr Alvise Mocenigo el cavalier, fo
savio a terra ferma 103. 63
Sier Marco Antonio Venier el dotor,
qu. sicr Cristofolo qu. sier France-
sco procurator 55.109
Sicr Marco Gradenigo el dotor, fo
auditor vecchio, qu. sier Anzolo .
Sier Zuan Baxadona el dolor, di sier
Andrea
212
88. 75
42.124
A di 13 la matina. L' orator yspano non fu, per HO'
esser andato a Padoa al convitar si fa ozi di sicr
Francesco Morexini qu. sier Oibriel dotor in
mollo suo amico. Sarà qui da matina.
Di campo, fo lettere di proveditori generali,
in eifra, date a d\ 11, Jiore . , . di note. Come
non hanno più polvere, però è restati di bombardar.
Item, le zenle e mal contente per non esser pagate,
pur baleno lentamente certa torre, qual Tanno po-
sta in pontelli per farla cadere. Item, hanno leterc
di sier Nicolò Michiel proveditor ai Urzi nuovi, qual
mandano a la Signoria, al qual fo commesso per
loro r andar sora Ojo a devedar milanesi quali ce-
guano passar di qua. Item, hanno come, in uno lo-
cbo dito Monleselli, volendo essi milanesi far certo
ponte su burchielle per passar, quelli dìl paese re-
duti hanno preso do burchielle e brusate con occi-
Sion de alcuni. Item, hanno mandato a Ponlevico e
quelli loclìi su le rive sier Zuan Vituri proveditor di
stratioti, per obstar che diti milanesi non passano.
Item, dìl partir dil campo di sier Antonio Zustinian
dotor, stato II in consulto, et vien con uno orator
dil stato di Milan, secreto, con letere dil vescovo di
Lodi di credenza a la Signoria nostra ; e altre parti-
cularili etc.
Di sier Piero Landò orator nostro, da Mo-
dena, di 10. Come il reverendissimo Curzense ha-
via auto lettere dil pasato da V Imperator, di Coto-
gna: che li exercili di Spagna et Pranza erano stali a
le man, et francesi esser sta roti da 17 miiia, Ira i
qual 4000 lanzinechi andati a servici de* francesi con
volontà di r Imperador, preso monsignor ducha di
Barbon, morto monsignor di la Chandela, monsi-
gnor de Dunon et molti altri, et terzo zorno da poi
Bajona se rese. Item^ che Tarmata d* Ingaltera avea
preso 28 navilii de' francesi. Scrive, si dize li a Mo-
dena el ducha di Ferara e M signor Prospero CoIona,
cm lanze 350, 400 cavali lizieri et 1000 fanti è zonto
su quel di luchesi, fa la via di Pontremolo per andar
in Lombardia. Item, di le cosse di la Mirandola, el
Curzense |)ro nunc ha terminato che trate de le in-
trate le spexe, il resto se parli per mila i fieli fo del
signor Lodovico nepoti di missier Zuan Jacopo Trial*
zi, et il sipor Zuan Francesco. Item^ di Sasuol, ha
rimesso la cossa al conscio imperiai di Verona, con
questo che al signor Alexandre li sia dato certum
ivi
UDXUf OTTODRE.
2U
quid, fino predito conscio sarà terminato. Scrive,
dito Curzense ha dito doman o V altro partirà per
Roma, et a Roma voi star pocho.
Di Chiosa^ vidi letere, di eri. Come, per le
aque grande, a Ferara ha minato uno bastion nel
borgo di la Piopa, qual 7à anni tre fo comenzato e
vien lavoralo per zornata. Item, il Po ha roto et ha
messo il bastion di Crespin in ixola; siche dita aqua
fa gran danni et é assa* inondation sul ferarese e per
tutto.
'^ Da poi disnar, fo Conscio dì X, con la zonta. E
in questa sera gionse sier Antonio Zuslinian el dotor
vien prexon di Pranza, è stato in campo, et è venuto
per la vìa dì Montagnana per non se incontrar in
spagnoli. Con lui è venuto uno nontio dil vescovo di
Lodi che governa Miian, con letere di credenza a
questa Signoria, nominato domino ci
qual alozoe
. • • •
In questa matina, si have lettere di sier Si-
gismondo di Cavali proveditor^ executorin cam-
po, de de Come ha nova, quelli
francesi e a Peschiera voler consìgnar la rocha in
man di spagnoli, et loro partirse; et altri avisi ut in
ìitteris.
A di H la matina. Si ave, per più vie certe, spa-
gnoli aver auto da' todeschi la consignation di la ro-
cha di Lignago, e diti alemani erano dentro esser
ussiti. Questo hanno fato alemani per non haver da
pagar li fanti la custodiva, e il viceré lì ha messo 150
fanti dentro spagnoli.
Di Verona, fo lettere di Viceneo Guidoto
secretario. Come ricevete le nostre lettere di G, et
andò dal viceré exponendo la continentia di quelle;
qual disse era servitor di questo Stato, et voleva an-
dar a Brexa come amico aiutar a cazar il resto di
francesi de Italia, et cussi dete principio aviar V e-
xercito.
Vene sier Antonio Zuslinian el dotor, con barba,
vestito di paonazo, et referi alcune cosse. Fo rimesso
a referir ozi in Pregadi. É rimasto savio a terra fer-
ma, ma non é intrato ancora, tolse rispeto. Si vuol
far tuor domenega dil Conscio di X.
Vene V orator di Spagna tornato questa note di
Padoa, qual con li capi di X fono assa' insieme, ctc.
Questo orator promete et zura spagnoli, andando a
Brexa, vano come amici. Il Re voi la Signoria habi
le sue (erre, da Cremona in fuora, e anta Brexa voi
con il nostro exercito andar a Milan ad aver il ca-
stello e cazar iotaliter francesi de Italia, dicendo,
s'il viceré facesse altramente, il Re Catholico li faria
taiar la testa; siche si stagi di bona voja e non si temi
di nula.
Vene V orator di Hongaria, el expose la sua im*
basata, dimandando da parte dil suo Re quello el re-
sta haver da la Signoria nostra per la contribuzion
si é ubiigata darli, et che Soa Maestà é stata sempre
nostra amicha etc. Hor il Prìncipe li usò dolze paro-
le, dicendo in la gran spexa era questo Stado al pre«
sente, et quello si ha speso in cazar Ihincesi de Ita-
lia, dando danari al nostro campo, a* sguizari et spa*
gnoli, et che si consulteria etc.
Di campo, vene letere tardi, di 12, hore 24. 120 *
Come hanno auto il campo di Spagna esser passado
Menzo, e quella sera aloza parte a la Volta, parte a
Caslion di le Stiviere et altri lochi contorni, et parte
za è zonti lì in campo solo Brexa. Item, il campo
dil stado de Milan, capitano el conte Alexandro
Sforza, e sguizari sono sopra le ripe di Ojo, prepa-
rando el ponte, con demoslration di voler passar di
qua. Scrive, loro in campo e con manchamenlo dil
danaro, polvere e molte altre cosse, come per le pu-
blice in zifra se intenderà ; però hano spazà a la Si-
gnoria nostra per stafeta Alvise di Piero secretario
dil provedador Moro, qual in Colegio fazi intender
quello che per letere non poleno scriver di la mala
conlenteza dil campo et del pericolo in qual se atro-
vano. Item, è zonto 11 domino Petro de Castro ca-
pilano di gente d* arme di spagnoli, mandato dal vi*
cere, el qual è zonto avanti loro habino auto letere
da Vicenzo Guidoto di la sua venuta, el qual si porta
mal, e credemo, di la letera di 6 di la Signoria, non
habi obedito o potuto operar nulla, perche si vede
Tefeto in contrario. Per tanto, hanno questa note de-
liberà mandar uno loro nontio al dito Guidoto, per
intender la risposta li fece dito viceré a le letere di
la Signoria di 6. £1 qual nontio poi, con letere di cre-
denza, si apresenti al viceré. Scrivono questo esser
di le gente sforzesche sopra le rive di Ojo, si com-
prende siano con intelligentia de'spagnoli. Item, per
letere di Zuan Piero Stella secretario noslro apresso
sguizari aule, hanno la resolution de la dieta di Bada,
ne la conclusion di la qual è sta fato liga tra sguizari
e Maximian Sforza et milanesi, con molta satisfazion
di loro oratori. Li oratori di Pranza e Savoia, sono
sta rigeli. Item, scriveno, li ducati 8000, per impe-
dimento di sier Fanlin Moro podestà di Cotogna, non
sono venuti né gionli ancora in campo ; ma zonti, i
sarano pochi, perché bisogna altri ducali 20 milia
per pagar le zenle. Item, scriveno, per le puUiehe,
aver preparato alozamenlo a li spagnoli a San
Zen, etc.
215
UDXII, OTTOBRE.
21G
É da saper, in questi zorni el governador zeneral
nostro domino Zuan Paulo Bajon, per il suo canzelier
domino Pietro di Bibiena, fece intender come era
compita la ferma soa et restava V anno di rispetto a
la Signoria; per tanto suplicliava a la Signoria li vo-
lesse dir il voler di quella, ctc. Et li fo risposto per il
Principei li savii consullcria e poi col Senato se ex-
pcdiria.
*21 Da poi disnar fo Pregadi. Et lelo le letere, sicr
Antonio Zustinian el dolor, venuto di Pranza preson,
fu preso podestà di Brexa et si ha riscosso con scu-
di ... fé la sua relationc, il sumario de la qual scri-
verò di soto. Fo molto compasionevole; poi disse di
coloquii auti col Re, et poi col vescovo di Lodi, qual
li hu fato optima compagnia, et non ha voluto vadi
dui cardinal sguizaro, et manda con lui uno suo qui
a la Signoria con letere di credenza. Item, è stato
in campo, laudando li proveditori etc. Et venuto zoso,
il Principe lo laudò molto ; e suo parente.
Fu posto, per i consieri, elezcr de prtBsmti uno
terzo savio dil Conscio di zonta al Ck}legio per tre
mexi, come i altri. Et sier Marcho Bolani e sier
Piero Balbi savii del Conscio, messeno di eiczer in-
sieme TordinariO; e fosse risalvà ToGcio a sier Fran-
cesco Foscari el cavalier, orator nostro a Roma, fino
el ritorni, e poter intrar come ad altri é sta dato. E
cussi i cousieri etiam introe, e andò una sola parte
e fu presa, el fato el scurtinio, rimase di zonta sier
Alvise da Molin lOG, et ordinario sier Antonio Zu-
stignan el dolor, fo cao dil Conscio di X, 93, et . . di
do; siche mai é sta un si zovene di anni savio dil
Conscio. Non era in Pregadi, per non esser di la zon-
ta. Siche, è rimasto e savio di terra ferma et dìi
Conscio in tre zorni, e la ematina sequente introe
savio dil Consejo.
Fu posto, per i savii, elezer do proveditori sora
la doana con pena, in locho di sier Vetor Michiel va
capitano a Bergamo el sier Hironimo Queriui é in-
trato di Conscio di X, ut inparte^ et fu presa.
Di Roma, giùnse letere tardi di Vcrator no-
stro, di 9. Prima, coloquii dil Papa zercha questi
spagnoli voleno andar in Lombardia, non e da fidar-
si, dicendo: < Più che i ve zura, mancho credéli » et
li manda uno breve al viceré che *1 voghi lassar le
cosse di Lombardia e aiutarlo aver Ferara, sicome
li mandò a dir per Bernardo di Bibiena etc. Item,
è zonto lì a Roma uno thesorier dil Catholico, qual
ha Irato ducati 18 milia a interesse el 15 milia porta
con lui de contadi, et va in campo al viceré per dar
la paga a le zente. Item, il Papa parli a di 9 dì Ro-
ma per la Magnana, et fece prima retenir il bariselo
per non aver preso Bernardo Bocber, qual falsifi-
chò una bolla, e li coamiesse lo retenisse. Itcm,
scrive, il Papa ha commesso al cardinal arborenso,
al cardinal Sinigaja et al Lipomano vescovo di Ber-
gamo voglino examinar certo libro, se dice é cosse di
heresia dentro contra la Chiexia.
Di sier Mariti Zorzi d dotor, orator nostro, 121 '
da Ravena, non fo letere, ma ben di Htroninw
di Alberti suo secretano, di ... Scrive, dito sier
Marin stava grieve dì febre. Item, coloquii di esso
secretano col ducha di Urbin, qual voria si facesse
U fanti insta la deliberalion, per il che li é Francesco
Duodo. Tamen non e le zente d' arme dil Papa, el
però r orator nostro manda a dir e mal a dar da-
nari non hessendo le zente in bordine; et altri avisì.
Fo comandi grandissima credenza a la relation
de sier Antonio Zustinian, qual in sumario fé C par-
te. La prima di Brexa : come, 24 bore poi zonlo, si
perse e benché si havesse potuto lenir 15 zorni an-
cora, tamen non fu fato le provìsion debite. Item,
fu preso insieme con sier Andrea Griti, menato a
Milan, poi di là da* monti e mallratato, toltoli fino la
camisa di dosso, e lui sier Antonio fo condolo prc-
xon dil Re in la rocha di Pavia e con U feri ai
piedi, insieme con Marcho Capella secretano era
dil Griti, qual poi fo liberato et é a Padoa bora.
Item, venuti sguizari col nostro campo, fo me-
nato da' francesi di là da' monti, li quaU haveano
grandissima paura, e si nostri over sguizari voleatio
far il dover, li taiavano tutti a pezi, e vedendo li for-
menti in puja in li campi, francesi dubitavano fusse
nostri. Hor disse poi di lui, e dove fo menato prc-
xon, e come si ha Uberato e paga scudi .... di laja;
el che hessendo zonto a Lion, il Re Io mandò a chia-
mar per parlarli, et prima parlò a misser Zuan Ja-
copo Triulzi et Rubertel secretario primo dil Roy
zercha acordarsi con la Signoria nostra, dicendo non
é tal fede al mondo, maledicendo Roan che fu causa
di separar da la Signoria il Roy per apetilo di farsi
Papa; et poi introno a dir si la Signoria voi coli-
garsi col Roy, li darà il Slado bavea prima da Ve-
rona in qua. £ poi parlò al Re in una camera scura,
era amalato, li fé grande acoglienlie, e li disse ut
supra, e si la Signorìa si voi acordar col Papa e lui,
sarà contra lutti e averà il suo Stado, come el mandò
a dir per Piero Brexao, e sarà seguro, dicendo non
é da fidarsi di Spagna, el si le noze si vorà far, si
traterà partidi che la Signoria starà ben; con molte
parole in questa materia diteli per il Triulzi e Ru-
berie!; el che in la Franza (ulti dicono che non é
sta la Liga che habi scazà francesi de Italia ma Y e-
217
UPXUi OTTOBRC.
218
sercito di la Signoria di Vcnecia, e non sguizari, e
che io Pranza il nome di la Signoria è in gran vene-
ration, dicendo tutti rompe fede si non la Signorìa;
et che mal volentiera pagano le iniposition, siche
slenta a trovar danari in la Pranza; et che li cardi-
l'B naij scismatici e altri prelati deno andar al Concilio
stanno in cajca e sono mal visti in la Pranza, perchè
hanno a mal haver fato questo contra il Papa, di*
cendo il malanno è sta per aver fato contra la Chie-
xia. Item, che il signor Bortolo d* Alviano è molto
in fama, e s' il conte dì Pitiano lo seguiva, il Re era
roto. £1 qual signor Bortolo é in castel di Locbies, e
«issi come priofia el dormiva in la cheba e de di an-
dava per castello, cussi al presente, poi è venuto 11
don Piero Navaro, dito signor Bortolo è in più liber-
tà, e il Navaro dorme in la cheba. Dice di tutti no-
stri zentilbomeni presonì ha saputo qual cossa, exce-
pio di sicr Zacharia Contarini, che nulla ha saputo
dove el sia, et che missier Zuan Jacopo ha fato ogni
co^a per la liberation di sier Marco Dandolo; ma
non ha potuto otenìr. Di sier Alvise di Garzoni, il Re
era contento darlo per monsignor di Grue, fo preso
in Como per sguizari ; ma sguizari volcno la taia e
il Garzoni non ha da pagarla. Item^ che sier Andrea
Griti procurator troveria s'ìl volesse ducati 25 milìa
in Pranza, tanto credito ha. Era in uno castello lon-
tau da lui e non lì havia potuto parlar. Disse poi di
la sua venuta per il stalo de Milan, e come il vescovo
di Lodi li donò una vesta di seda e una di zanibe-
loto, et li volea donar ducali 300. Et scrìsse la co-
munità di Bergamo, per esser sia suo retor, li volea
far presenti di danari, non lì volse. Disse il castelan
di Novara lo spoiò, per le spexe fate.
IH* Copia di uno breve dil Pontefice al cardinal
sedunense legato.
Julius P. P. IL
Dilecle Ali nosler, salutem et aposlolicliam be-
Dedictionem.
Ex litterìs quas venerabilis frater Jo. Matheus ar-
chiepìscopus Sancì» Severino, prelatus nosler do-
mesUcus, Parmas etc, gubernalor ad nos scrìpsil,
iotelleximus circumspeclionem luam plurimum de-
siderare scire an milites liispuni qui, rebus Floreo-
tinonim absolutis, castra movearunt et nostra vo-
luQlale et coosensu versus Lombardiam proficiscau-
lur, vel ne; vererique (ut fama est) ne ad ducatus
Mediolani dudsque Maximiani et etiam Venetorum
damna se conferaDt. Pili nosler dilecle, res est
quippe bsBC maximi momenti et altius investiganda
alque diligenlìssìme consideranda, ne, dum Italiao
partam liberlatem conservare alque ducem Me*
dìolanensibus restituere quaerìmus, ab Hispanìs hmo
avertantur. Unquam nostri consilii fuit, ncque
nobis placuit quod Uispani milites Lombardiarn
versus se conferre deberent, cum prsesertim eorum
opera in ducatu ipso ad nuUam rem gerendam ne-
cessaria sit, nam, ut est plurimorum scntenlia at«
que fama, Hispani ipsi, vel ad obviandum adventui
ipsius ducis, vel ad Venetorum damna seu ad
utrumque tendere videntur. Neutrum quippe nc-
que honestum est, neque pacìGco statuì Mediolanensi
rebusque sanclissimi fcederis, praeserlim ut in suo
robore persislat, foedus conducere posse videtur.
Nos comeatum transitumque illis, etiam si voluisse-
mus, prohibcre absque rerum nostrarum damno
alque perìculo non potuissemus. Copia; nostrae omnes
expeditionì rerum Perrariensium crani prout nunc
sunt intentai; omnium recte sapìentìum extat sen-
tenlia quod illorum progressus ad Ilaliae bonum
non tendat. Nobis tamen ìutelligere cupientibus a
Regis Catholìcì apud nos oratore ad quid et quoniam
milites ipsi progredìonlur, aliud cxtorquere non
potuimus, praeter quam oratorem ipsum affirmarc
Hispanos ipsos contra Gallos comuncs hostes trans
alpes ire velie. Hasc res, sì ita subsequelur, laudanda
nonsolumsed fovenda iuvandaque essel; sed ve-
rendum est permaxime in bis rebus, in quibus pluri-
morum praecessit sentenlia alque fama, ne dum unum
dicunt aliud facere evìtanlur. Itaque, nostri consilii
est potissimum esse in rebus arduissummam vigilan-
tiam atque animi vim et ìngenii q^tendendam. Diu- 123
tius enim latere non potcst quominus Hispanorum
ìpsorum cogitatus alque gerendarum rerum scientia
habeatur. Sì trans alpes ire, ut ajunt, volunt et nosdi-
xìmus, laudandum id est et sunt juvandi: ubi autem
compertum erìt secus illos esse facturos, a circumspe-
ctione lua Medìolanenses Helvetìique exortandi sunt
ut, unanimes eonjunctique Venetis, Hispanis ipsis,
proni facile facere poterunt, obsistant. Nam si, quod
absit, Hispani ipsi in ducatu Mediolanensi habenas
ponerent seu Venelos artius opprimerent, id non
solum Mediolanensìum plurimo alque plurimo esset
damno, sed etiam Helvelìorum confoederatorum no-
slrorum, quibus, tantus honor atque gloria, pulsìs
sua vìrtule Gallis, atribuitur. Nomen gloriaque,
cum eorum etiam magno incomodo, perirent, ac
magnum dccus in maximum dedecus verteretur.
Noe tanta est Hispanorum ìpsorum excrcilus vis ul
formidari a Mediolanensìbus Helveliìsque debeat: e-
ì.^
219
MDXU, OTTOBR£.
220
quitalus eorum satis levìs, tormenta muralia non i
multa, pediles inslructi, ut consueverunt, e numero
circiter octo mille sunt. Bonum censemus habere
oculum prò custode, quod arma omnia quse ad
Hlspanorum ipsorum conatibus obviandum necessa-
ria, parata tenere. Utere tu prudentissimis insuper
remediis in re bac, ut aliis omnibus hactenus con-
suevisti: in circumspectione enim tua, fide atque
ingenio, ut scis, vehementissime confidimus.
Datum Romse, primo Octobris 1512, Pontifica-
tus Nostri anuo nono.
A tergo: Dilecto filio nostro M. cardinali Sedu-
nensi legato.
È da saper, questo breve ¥ havi di poi assai, et
ho posto qui al suo loco; ma il Papa lo tene se-
crelissimo.
Copia di uno altro breve dil Ponti fice al
viceré di Napoli mandato.
Dilecte fili, saiutem et apostolicam bene-
dictionem.
Ex capitulis sanctissimi Tcederis inter Nos,Catho-
licam Majestatem et Venetos initis, inter reliqua ca-
vctur, ut recteuovit nobilitas tua, quod unusquisque,
quac sua sint recuperare possit; sed, ut multorum Ta-
nia est Vcnelique ipsi conqueruntur, ad inipcdien-
dum ne Brixiam Veneti antedicli recuperare possint,
nobilitas ipsa tua gressus suos dirigere velie dicitur.
123 * Quod, elsi nobis facile persuadere non possumus, bis
tamen nostris nobilitatera ipsamtuam bortandam du-
ximus, ut ab bis praesertim rebus quse contra sanctis-
simum tedus cujus observationi, prae coeteris re-
bus omnibus studemus, quantum boni processerit
proventurumque sit, nemo est san» mentis qui non
intelligat, Rexque Catbolicus praedictus, quemadmo-
dum ex litteris suis nuperrime scriptis intelieximus.
antcdictum foedus se inviolabiliter observaturum
profitetur.
Datum Rome apud sanctum Petrum, sub anulo
piscatoris, die 8 Octobris 1512, Pontificatus Nostri
anno nono.
A tergo: Dilecto filio nobili viro doro. Ray-
Dìundo de Cardona vice regi neapolitano sanctis-
simi Ajederis capitaneo generali.
Sumario di do letere di sier Sébastian Zusii- 124
gnan el cavalier, proveditor general in T)aU
matia^ scrite a la Signoria nostra^ date a dì
20 Septembrio 1512, et ricevute adì .,0C'>
tubrio.
Come sta in grandissima aspectation dil salvocon-
duto facto per el excellentissimo Consejo di X, tante
volte rechiesto per poter confermar quella ixola di
Liesna in quiete e tranquilliti, et potersi presto sol-
ver da quelle augustiosissime fatiche in che si atrova.
E scrive parte di quelli capi di faction populare vo-
leno venir a Venecia con dito salvoconduto, e parte
stanno ne la sua pertinacia, quali non cessano die
noctuque di tentar questi altri capi ben disposti di
venir a far mutino sententia, e stanno sopra V ixola
e non lassano arcoglier le intrate a quelli nobeli. Et
per obvìar tal inconveniente, beri andoe con la galia
e con quelli pochi fanti Tha a una villa de questa iso*
la nominata Jelsa, dove, per uno suo explorator, avea
inteso esser reducti li dicti capi. Et zouto lì e discso
in terra con li fanti, compagni et balestrieri al loco
dove dicti capi erano reducti, distante dove 1* era
quanto è longa la piaza di San Marco; i quali fono a
le mano, e in pocho forno morti alcuni di ditti capi,
non sanno il numero, et 6 de li soi provisionati. E
dicti capi haveano congregato, de tuta Pisola, forsi
200 homeni fioriti, che non sapeva. Fu necessario a
li nostri retrarsi senza altro suo danno, perche fcno
da valentissimi homeni, e zura a Dio s' el stava pur
un pater nostro a levarsi era tagliato a pezi insieme
con sier Ilironimo Lion sopracomilo. Questi capi é
bon cavarli de li per esser manifesti rebelli e pensano
di dominar quella isola, ccmsprius et trucidatis
nobilibus, et sono tanto temuti, si da nobeli come da
populari, che non è alcuno che ardisca moversi con-
tra el suo voler, e li populi di le altre terre di Dal-
matia non aspetano salvo Texito di le cosse di Lie-
sna. Scrive, quelli potrà menar con lui li menerà, e
quelli sarano pertinazi li condannai ad exilìo, dan-
doli taglia ne li soi beni proprii a chi li desse o vivi
morti, justa la sua proclama, con altre striture,
et per non voler destruzer et minar quelle ville che
li receveno, perchè sa non piacerla a la Signoria. Ta-
meny saria meglio dominar quella isola con mina de
parte de lì abitanti, che altri la dominasse. II capo
prindpal è uno Matlùo Ivanich, el qual hessendo sta
da alcuni represo che Tusi tal insolentie, bebé ardir
de dir che la Casa Otomana bebé menor principio 124*
221
UDXII, OTTOBRE.
222
124
bis
ch'el suo, et che la Signoria nostra hari de graUa
de darli condictione grande come al conte Ivanis.
Data in galia, a di 20 Septembre 1512.
Dil dito, data in galia^ apresso V isola
di la Braaa^ a dì 20 sq^tembrio, hors 6 di note.
Come, hessendo questa nocte reduto li a Boi sopra
risola di la Braza, sier Hironimo Làon sopracomìlo
bave letere el si levasse e andasse etiam^ e cussi in
quella bora si lieva per Liesna, e senza nieter scala
in la terra, da matina dita galia partirà. Esso prove-
ditor aspeterà li a Liesna el salvoconduto, e resta
solum con '25 Tanti bora pagati per li nobeli de Lie-
sna. Voria dita galia tornasse a levarlo per andar a
Sibinico per far la reslitution de quelli danni, che
faria in zorni 5, over si scrivi a Vegia se li mandi la
fusta granda a levarlo, aziò securamente possa re-
patriar, perche, con altri navilii menori, non sarà se-
euro da quel Matbio Ivanicb, che ha molli legni per
mar, con i quali infesta queste ixole circonvicine e soi
inimici. Et ozi li hanno tolto uno suo brigantin a uno
altro capo; ma li resta ben altri legni con li quali el
potria offender. Non voria etiam aver cargo di an-
dar in Antivari, per non haver fanti et esser senza
galia.
Magni fice et clarissime domine.
Ilavendo inteso esser sia reclamato di me a la
Illustrissima Signoria che io babia fato brusar 10
case de una villa de Verbosa, et de ciò esser sta ful-
minato terribilmente, mi ho doglìuto assai esser cusi
bersaglialo, et de ciò esserne causa el mazor de la
casa per impulso de sier Bortolomeo Contarini fra-
tello dil conte di Zara mio inimico, come vostra ma-
gnificentia sa. Et aciò la intendi in me non esser
error alcuno, anzi degno de summa commendalione,
li signifìco: che venuto qui, io tractai queste cosse
cum questo populo et insulani cum tanta dolceza et
mansuetudine cum quanta desiderar se poteva, et
sempre questi villani imbratati del sangue bumano
se faceano più insolenti, e per tre volte sono venuti
con multitudine de mille in suso a protestarme non
voler che nobili abiti in questa isola, et che loro la
abbandonarano. 11 che é sta contra mandata et prò-
clamationes meas et soto pena de rebellion non ve-
nisseno mulUtudine né armati. Ilan più volte sprezato
li mei mandati, et se faceva de qui alcuna cossa
contra alcun populare, Taltro zorno mandavano a
menazar de vegnir cum moltitudine armata; siche
ogni zorno sentivemo tal sopraventi procedenti da
tre soli capì» stanno a le ville, che bano gran seguito,
et da tre stano qui ne la (erra che consegnano. Et
vedendo non valer exhortatione, ne menaze, né pro-
dame, deliberai far quello che la Illustrissima Signo-
ria me doveva comandar : che facta per me unione
de forsi 800 persone, fra dalmatini et polizani, andai
a una villa dieta Verbosca, che ha cerca case 90 tute
facte de masiere excepte do, dove erano reducti li
dicti capi cum la moltitudine, cum dispositione de
haverli o per forza o per voluntà; trovai esser sta
advisati da questi capi siano qui et fuziti cum quelli
de la villa, exportate tuie le robe a li monti. Poli-
zani veramente, zente avarissima, contra Thordine
dato per me che nisun dovesse smontare senza mio
dicto, ne depredar, né brusar, smontorono in terra,
et (per) le case comenzorono depredar qualche bari]
de sardele o figi; seguirono li galioti.io dessesi in terra
prohibendo tal depredalione quanto potei cum pa*
role et bastonate, siahé io era si lasso che più non
poteva, et cazati tuli in barca et in galia, io tornai a
galia. Rimaseno 4 over 6 nobili lesegnani in terra,
che haveano ricevuto grande ofese da tal capi; bu-
tono foco prima ne la casa di certi nominati Blasco-
vich, et in una de Mathio Ivanich, non solum prin-
cipi et auctori de questi scandoli ma manifesti rebel-
li, ne le qual case non era restato salvo che certe bo*
te vode; apizorono el foco in 6 case facte de masiere 124 *
de sateliti de li dui primi, exoepto che una de uno
prete, che credo se accendesse per esser vicina a le
altre, lo probibii, talmente che de più de case 90 pi-
cole però et rurare, arseno solum 10, me repugnan*
te; li incendiarii ho proclamati et condemnati a
refaction dei danni et eiilio. Ora la magnificentia
vostra, a chi scrivo la mera verità, judica se io me-
rito laude biasmo : prima, che io sia andato per
prender tal inobedienti, caduti per la lor inobe-
dientia in pena de rebellione, deinde che io sia an-
dato cum moltitudine, sapendo che dicti ribaldi era-
no cum moltitudine qual bisognava superare per
prender. In queste do cosse credo meritar laude, ne
le quali ho dimostrato saper proveder a li bisogni
et haver cuor in adeundis periculis. Se é seguito
mo che sia sta depredate et brusate le diete case, che
colpa è la mia, che ordinai el contrario avanti che
andasse, et probibii el facto cum gran mia fatica, et
da poi el facto ho conderonato li incendiarii ? De le
cosse depredate, ve zuro, se no veda mei fioli sqnar*
tati ante meos oculoSf non haver hauto tanto che va-
glia una sardela. Fin qui, magnifice domine, chi me
poi accusar cum rason ? À rincontro, da chi non me-
rito laude se ho vogiiulo punir tal rebelli, et se, senza
spesa de la Signoria nostra^ ho insegnato poter far
Mt
223
lIDXn, OTTOBRE.
224
excrcito per domar populi seditiosi, quali non pcn-
sa\'ano poter esser tenuti salvo cum forze mandate
da Venetia et a spese de la Signoria? Et da chi dipen*
dete la pace facta fra luti, excepti questi capi che la
repudiono cum forsi 150 soì sateliti, che per avanti
per opera de alcuno mai potè seguire? Da poi vera-
mente, facendo ogni zorno li dicti capi, zoé quelli che
erano restati fuor de la pace, molte insolentie, et sup-
portate; amoniti et menazati stavano a la campagna,
depredavano la intrada de' nobeli non li lassando
vendemar, balendo et ferendo i soi operai et violen-
ter stuprando le lor fantesce, talmente che questi
poveri nobili han perso questa terza intrata. Che do-
veva far altrimente che tentar de haverli ne le man?
Et bavendoli arguaitadi qualche zorno; sentendo che
cerca 40 erano reducti a una villa dieta Jelsa; non
sparagnando né a fatica né a periculo, andai cum la
galla et 30 fanti per prenderli^ et io non mi siiti in
pizuol ascoso per viltà, ma descesi cum li fanti et ba-
lestrieri et li mandai arsallare in uno loco dove erano
ascosi forsi 200 homeni, che non sapeva esser tanti.
Fono a le mane et de loro fono morti alcuni, che non
so el numero, ferito Ivanich capo principal, et a li
mei fono morti 6 provisionatì. Stando io fin che vidi
retirarsi li mei et desordenarsi, alhora voltai le spale,
124 che se deferiva un pater nostro di più, io insieme
^ cum el sopracomito eramo tagliati a pezi. Per que-
sto non vulsi né brusar né depredar, acciò non pa-
ressi che per cupidità de spada fusse conducto li. Me
parti cum menaze de ritornar de brìeve cu/rn gran
forze, qual ritomo è de grandissimo terror a tutti
questi ribaldi, per il che sono venuti al presente a
piedi de la Signoria nostra, per obvìar al pericolo
del mal li par meritar. Et fra li altri, che 11 é venuti,
sono el forzo proclamati et condemnali per me e
fradelli e fioli soi. lo non so pensar chi me possi
accusar de questo secundo facto. Io 1* ho facto cum
rason per conservar V honor de la Signoria nostra,
per non lassar depredar et far violentia a nobili, et
antefactum et in facto ho dimostrato non temer
puncte de spade né de partesane ; et s*el non se ha
ottenuto lo intento che prendesse li rei, è prima
colpa de fortuna, che non é in mia potesti, deinde,
de Ja Signoria nostra che mi ha tolto li fanti cum
li quali haria obtenuto Victoria et liberava questa
povera provincia de la servitù de questi ribaldi. Vo-
stra magnificentia adunque, che intende la cossa come
la sta, toglia in protectione la causa mia justissima,
et sia causa che casA come che li inimici mei vorìa
per tal mie operatione deprimermi, lui sia autor de
sublimarmii aut eàltem conservarmi in la prìstina
mia dignità. Nec alia verba, A vostra magnifìccntia
me rìcomando.
LesintBy die 25 Septembris 1512.
Parendo a vostra magnificentia comunichar que-
sta letera con alcuno presente de Colegio che sia per
.me, credo non potrà esser noma utile.
Skbastiancs Justinianus eques
provisor generalis Dalmatiee.
Magnifico et clarissimo equiti domino Geòrgie 124'
Cornelio dignissimo procuratori Sancii
Marci óbservandissimo.
Sumario di teiere di Piero Spolverin, date in 155
campo apresso Bressa a dì 12 Octobrio
1512, drizate a domino Leonardo Grasso.
Recevuto questo dì.... dito.
Come a di 7 nulla in campo seguite. Se atcse a
bater molto bene el torion e muri dal castel fin a
Tore longa. A dì 8, venere, se atese pur a bater be-
nìssimo tutto el zorno, e senza cridar, come è il co-
stume quando el se voi far tal efiecto, fu ordinato
di dar la bataglia, principiando da mcza nocte in
drìedo, e si havesse a principiar fino quando el se
vederla uno signal de tre fochi in sul monte, et sul
facto venir homini dil paexe assai, zoé quelli di vai
Trompia, vai di Sabia, e anche dil pian, e missier
Valerio Payton, qual vene con una compagnia fiorita
e benissimo armata per esservi assai zenlilhomeni di
la terra, quali erano da 300 vel circha. Et cosi la
nocte ognuno andorono a li lochi soi ordinati, et
ognun siete tuta la nocle in aspcctation de veder li
signali per dar princìpio a tal bataglìa, e soprazonsc
el zorno che mai fu facto segno alcuno. Et lui che
era andato con il Payton, per esser alozato con lui, e
con tutti questi altri dil paexe a la porta di San Na-
zaro con sier Zuan Vituri proveditor di stratioti e
tuli li soi stratioti, e Zuan Forte e il fratel dil cava-
lier di la Volpe con li soi balestrieri, dismonloe 3 e
anche 4 volte da cavalo e andoe fin in su Torlo de la
fossa del revelin et porta per veder qual cossa over
intender, et nulla senti, salvo che lori faceano bonis-
sima guardia, et oltra la guardia, un sonar di trom-
bete et tamburini facendo bona guardia. Li par siano
maistrì di guera, e nui altri siamo niente. Et venuto
zorno de una bora e più che non si fea signal algun,
se retirono lì nostri a lo alozamento, et nulla fu. El
mandar de U a quella banda, fu facto per ordene de
225
llDXlT, OTTOBRE
226
darli più pensamento a quelli dentro et per divertir
più le forze da la banda dove era baiato. Siete etiam
in ordinanza tutte le zente d'arme da meza nocte in
driedo. Quelle fantarie erano a la baiarla furon fate
retirar inanti V alba, aziò non fusseno scoperte; ma
tien i Dimici sapiano il luto, perchè hanno bone spìe;
cossa che nui non havemo; et basta si duol. A di 9
fo tirato pocho. A di 10 domenega, etiam pocho fu
tirato, et vene nova a li proveditori che li soldati di
milanesi e sguizari, che sono da zercha 300 in 400
lanze e cavali lìzieri cercha 1000 et sguizari da 4000
in suso, voleano passar a Ponte Vicho, et essendoli
sta devedato el passo, fariano uno ponte sopra Ojo
l'25* per veder di passar, et li era adunato homini del
paexe a operar che li dici! non passasseno Ojo. E su-
bito reduti in consulto lì proveditori con il signor
gubernator e parte di condulieri, ordinono quello
li parse, e lo feno chiamar per domino Alovisio Bem-
bo, e andato, lì dimandò se li bastava Tanimo di an-
dar di là di Ojo a trovar el conte Alexandro Srorza
capitano zeneral dil stato di Milan. Li rispose li ba-
stava l'animo di andar in cao dil mondo per utile e
honor di la Signoria nostra ; e cussi li deteno a boca
la comissione, zoè che vadi a trovar dito conte Ale-
xandro et a lui recomandarsi, dicendoli esserli sta
fato intender per li noslri custodi di Ponte Vicho che
li soldati di sua signoria hanno voluto passar con
gran numero di cavali, et essendoli devedato per
dicti custodi, non havendo altro hordene, che hanno
faclo forza di voler passar sforzatamente, e pur es-
sendoli sta devedato, essi soldati et con altri insieme
perseveranti in voler passar, habino tenuto modo de
tor per forza certe barche de li homeni nostri et vo-
ler far unu ponte per passar et conseguir suo intento;
qual, quando non li fusse anche quello stato vietato,
ariano consequito qualche grandissimo inconvenien-
te. Siche, di tal eflecti essi proveditori non pono far
di meno di farli le congrue provision, acciò la Si-
gnoria nostra non patissa danni et vergogna una con
li soi subditi, e per esser scusati da Dio e dal mondo,
lo hanno mandato a pregar soa signoria voglia esser
contenta de far desister da li soi tal cosse quando
non sia de intention et voler suo, e voglia mantenir
quello è più |NÙ volte è sta ordinato tra loro, et ma-
xime con la signoria di monsignor vescovo fratello
suo, di beo vicinar e star in ìntelligenlia et union in-
sieme, sicome soa signoria sapea, havendo etiam loro
proveditori nostri expressa commission di la Signo-
rìa nostra de observar et far observar a tutti li soi
et ben vicinar el star in union con il stato dì Milan,
et per conseguenza con sua signoria, et che li desse
/ Diarii di ÌL Sanuto. — Tm. XV,
risposta in chiarirli T opinion el voler suo, acciò loro
proveditori potesseno proveder secondo era il biso-
gno. Et cussi andoe^ et exponendo ut supra con altre
parole eie. Sua signoria rispose cussi : missìer Piero,
quanto a le recomandation de li magnifici provedi-
tori et il signor gubernator, quel medemo sia dal
canto mio, ringratiandoli per infinite fiate di tal re-
comandatione. Quanto che li mei soldati habino voluto
passar a Pontevico, é vero che havendo deliberato
mandar 200 cavalli lezieri conlra Maxìmian Sforza
loro duca, qual ha a venir a Milan, et li mandava per
il passo di Ponlevicho, existimando non li fosse de-
vedato il transito mandando solf4m 300 cavali, aten-
to che per li passi dil terilorio di Milan, zoé di quel 12G
Slato, non vìen velato a lì noslri non 300 cavali ma
500 ed 1000, come è stato, e però non judicava tal
devedation li dovesse esser fata per li nostri. E quan-
to al voler far dil ponte con le barche è tolte a li
nostri, che di zio non ne sapea cosa alguna, e che era
cossa facta senza sua intelligentia, imo che tutto el
suo desiderio e voler era de star in union con la Si-
gnoria, sicome casa sua era sempre stata con quella,
e per quanto se extendeva le sue forze lui volea ben
vicinar et mai farà altramente^ salvo quando li fosse
ccmandato lo facesse^ o quando ben li fosse coman-
dato, prima a tutta sua posanza retrateria tal coman-
damento, e quando non potesse ancor, farla la cen-
tesima parte et meno di quanto li fosse imposto,
e quando el non potesse far di meno, scUtem faria
intender il tutto a essi magnifici proveditori per di-
mostrar la sua fede verso la Signoria. E replicò e
triplicò tal fede e tal promission ut mpra^ con molte
dolze et humane parole. E volendosi chiarir chi era
quello li podeva comandar quando l'bavesse a inno*
var cossa alcuna, disse el cardinal sguizaro, a la ohe*
dienUa dil qual lui stava, et conduto li per guardia
de li lochi sui, dicendo poi, si per qualche fante over
soldato, maxime di sguizari, per esserne a Pontevico
alozali 6 bandiere e verso Bardolan altre 4, fosse fato
cossa alcuna che far non si dovesse, sapendolo li faria
provision justa suo potere. Ben era vero, con que*
sii sguizari dil diavolo bisognava fin lui lolerar asai
cosse mal fatte contra de lui e soi subdili. E li fece
far una teiera di credenza a V incontro di quella li
portoe de li proveditori, e si parti acompagnato fino
a la barca da tre homeni da ben de H soi, e pasato
Ojo vene e scrisse il tutto a li proveditorì, et ozi a di
12 é venuto in campo, che é marti a bore 20, dove
ha ritrovato pochissime facende lacte. Et essendo
con li proveditori, è soprazonto don Piero da Ca-
stro spagnol ben armato, verato per nome dil vi-
15
»•
227
UDXII, OTTOBRE.
228
cere a fuor li alozamenti per il campo spngnol, qual
dice esser la mazor parte zoiito a Oislion di le Sti-
viere locho sul Mantoan, e il resto con el viceré a
Valezo, e che se ne vìeneno via con le soe artelarie.
Scrive questa venuta a lui non piace niente, né non
sa che dir.
126 * Sumario di nove di Ingaltera, mandate per sicr
Piero Landò orator apresso il Curzense^
date a dì 12 Octubrio 1512.
Come, a di 9 dil mexe di Avosto, parti lo admira-
gio d^Ingalterra dil porlo di Portus con nave 50 et
homeni 10 milia, senza li marinari, facendo suo corso
longo la costa dMngaItcra fin a la intrata dil mare
hispano, per veder se alcuni de li inimici se trova-
vano in quelle parte. Et vedendo il paese neto, lassate
nave 10 in certi porti, con el restante al nome del
signor Dio et de monsignor sancto Zorzi prese suo
corso verso Britania per zerchar scontrare et com-
batere li dicli inimici, in tal maniera che, la vigilia di
Sancto Laurentio sul tardi, have vista de \a terra di
Britania, et cossi con poche velie la coslezoroo tutta
note. El venuto il di sequente, zercba 1 1 hore da ma-
Una sopra Breste, la guardia di la galia dil ditto ad-
mirajo discopri zercha due lege di lontano in bocha
dil coirò di Breste molte nave, quale era Tarmata
francese. Et andando con summa letitia a la lor volta^
la nave de dicto admiraio di tonele 500 e una altra
di 400 de la qual era capitano uno valente cavalier
chiamato roissier Antonio Utrect, lassando uno quar-
to di lega le altre nave da dreto a fin li francesi che
erano a V anchora et tanto vicini di terra non si
fuzisseno, come tutta volta fesseno, niente di manco
el dito admirajo, tirando infinito numero di bombar-
de alla nave del admirajo de Francia, né li dando
agio de sarpar le anchore, ma costrengendolo a las-
sarle corere in mare, el de un colpo de una grossa
bombarda rompendoli Tarboro, havendoli morto el
feriti più di 300 homeni, se salvò in tra gli scogli.
Nel qual tempo, la nave de toneli 400 si messe sotto
la caracha di Breste chiamata la Beina, dove era-
no homeni 400, el essa di portata di lonelli 400, senza
pertanto incatenarsi, el bombardandola da G grossi
cortos raso di Taqua, in un momento li feze una bre-
scha si grande, che era a li franarsi impossibile poter
127 più sostenir sopra l'aqua la dita caracha, et che non
andasse in fondo. Sopravvenendo il restante de le
nave d'ingaltera, la nave Rezente di lonelli 800 andò
abordar ed investir la dieta characba, el in essa en-
trando nel primo afronto circha 400 anglesi, la dilla
characha si reso, iameh subitamente si apizò el fuogo
ne la polvere dove ne era barili 300 per servir a la
armata francese, et fo el fuoco tanto impetuoso et
grande, che si atachò in la Regente et brusarno tutte
due insieme con la Regenlc, benché de la Regente
si salvasse homeni 180 butandosi in mare, etessen-
do ajutali et presi da le barche de le nave d' Ingal-
tcra. De li francesi solo sei, qual furono presoni. La
nave di mìssìer Antonio Utrech con homeni 30 se
tirò, et per dui giorni restò tutta Tarmata dlngaltera
a la dita bocha dì Breste a ricogliere el sarpar tutte
le nave. De 5i francese che li erano il terzo giorno
in dillo locho, disccseno in terra e abrusorono di le
ditte francese nave 27, et cinque ne preseno, et asai
presoni fino al numero di 800 in diversi luoghi, el
havendo facto molti incendii in terra per gli fortu-
nosi tempi regnavano, se ne ritornorono in Ingallcra.
Anglesi perirono in la nave Itegente.
Missier Thomas Kemuet cavalier et grande scudicr
d*lngaltera et capitanio.
Missier Zovane Caro cavalier.
Jfem, soldati el marinari numero 600.
Francesi periti.
El signor di Promagrer capitanio.
£1 signor Cabrici de Chacho.
El signor Symon de la Hay.
El signor Cornaugel.
Lo siniscalcho di Morles.
Cavalieri et gentilhomeni 300, dei quali una parte
erano andati el di de Sancto Laurentio sopra la
dita characha a far bona ciera con li loro parenti,
et menalo alcuni di loro so mogliere.
soldati et marinari numero 800. 127 '
bombardieri 60.
balestrieri 400.
Don Zuanne de la Scorno, con 1 5 grosse nave et
8 caravelle el pinazie con 5000 homeni, capitano dil
re Catholico, arivò in Ingaltera nel porto di Antona
a di 8 septembrio, el con Tarmata d* Ingaltera, che
sarà nave 50 el homeni 4000 de avanlaggio et più
di Taltra volta, partirano con il primo tempo per
andar contra li inimici, in quelli lochi dove più exi-
stimarano dannificharli.
De Tassedio di Bajona, non habiamo in Ingaltera
nove in cinque septìmane, fina a li 14 di septembrio.
La sacra regia Maiesti, ha facto far nave 4 de to- J
;,
. . li
."i!
. I
^ÌO
MDXII, OTTOBRE.
230
oelli 800 runa, le quale li muislri se souo oblìgatì
baver presto compite a pasqua proxìnia 1513.
Item, sua Maìest:\ ha comprato da alcuni stra-
Dìeri armature 12 milia^ zoè corzete, celiate et bra-
ziilleli.
Et scoci con sua Malesia ancora non hanno che
bona poze.
!i)8 A dil5 octubrio. Vene in Colegio Alvise di Piero
secretano di sier Cristoral Moro proveditor in cam-
po, venuto eri sera per referir in Colegio la mala
coDtenteza di le zente nostre dil campo per non ha-
ver danari, et sì non si provede, che seguirà qualche
grandissimo inconveniente. Et altre cosse disse, ctdo-
man ritorna in campo; però amore Dei si proveda.
Vene Torator yspano con li Cai di X, et comuni-
chù: come il viceré havea auto Peschiera d' acordo,
salvo l'aver e le persone. E altri coloqui fé', e come
r andava con Texercito a la volta di Brexa per
ajutar nostri ad averla. Solecitava il dar di danari
jiisla la promessa.
Di campo, fo letere di proveditori generali,
date saio Brexa, a dì 13, Kore 5 di note. Come
hanno ricevuto nostre di 10 et il, et che se provedi
(li danari, aliter sequirà qualche gran disordine. Et |
i Dimici di Brexa erano ussiti per asaltar rartcllarie,
et fono a le man con quelli fanti nostri, quali però
pochi volseno combaler dicendo vadino a farsi ama-
zar chi e pagati, et fu forzo a loro proveditori mon-
tar a cavalo, et volendo spenzer le zentc d' arme
avanti, non volseno andar. Pur alcuni fanti andono,
el fo morti di nostri da 30 fanti et de inimici da
130 da le proprie artellarie trevano quelli di la terra;
el si le nostre zente fosseno state contente, senza du-
bio insieme con li inimici si sariano intrati in la ter-
ra, ma non hanno voluto muoversi. Siche essi prò-
veditori si vedono desperati: per tanto si fazi prò vi-
sione di mandarli danari e presto. Lo exercito yspa-
no questa note dia alozar a Castion di le Stiviere et
poi doman sarà in campo. Item, mandano lettere
aule da sier Nicolò Michiel proveditor sora Ojo, et
dil Caroldo da Lodi etc.
Di sier Nicolò Michiel proveditor ai Tirai
nuovi, vidi lettere di 12, da QtUnzan. Come
era lì, e atendeva a far bastioni e repari, e milanesi
erano di là de Ojo et trevano a' nostri con occision
de alcuni, urde scrisse al conte Alexandro Sforza
capitano zeneral di milanesi dolendosi dì questo. Qual
limando a risponder ch'el voleva ben convicinar
t'on la Signoria nostra, però che ben ch'el fosse soto
ci cardinal sguizaro, voleva esser bon italian, el che
erano 10 bandiere di sguizari alozate k a Bardolan
et 6 a Robecho, che é a T incontro di Ponte Vigo.
Item, che quando ben li fosse ordinalo cossa contra
il Stalo di la Signoria nostra, lo fiiria intender, et che
li 100 cavali volseno passar era per andar contra el
suo signor Maximian Sforza, che lo aspetano. Scrive
aver homeni 1500 del paexe, e sier Zuan Vituri pro-
veditor di stralioti é a Pontevigo va per le rive con 128*
lì stratiotì; ma bisogneria altre zente, perché questi
cegnano voler pasar di qua. Lui farà quello el potrà.
Dil Caroldo, fo letere da Lodi, di 12. Colo-
qui auli col cardinal Sedunense zercha questa ve-
nula di spagnoli soto Brexa, che e de grande impor«
tanlia; et che più volle ha dito et e sta manda a dir
per nontiì dil vescovo di Lodi, come era bon far in-
telligentia insieme, et essendo milanesi e sguizari con
la Signoria non temeriano, e altre particularìtà, et
tamen che la Signoria mai havia risposo, dicendo
sarìa bon lassar al stado de Milan Cremona et Ge-
radada et reliquia, ut in litteris,
Dil Guidoto, da Castion di le Stiviere in
mantoana, de 12. Come è zonto li col signor vi-
ceré. Le zente è alozate 11 intorno et voleno andar a
la impresa di Brexa come amici nostri, e il viceré li
ha dito è gran amico di la Signoria; e tal parole.
Et leto le letere, fu fato il scurtìnio di uno orator
al ducha de Urbin, con ducati 80 al mexe per spese,
in locho di sier Alvise Mocenigo el cavalier, qual é in
villa et ha mandato a refudar. Et rimase sier Marco
Gradenigo el dolor, qu. sier Anzolo, qual ha procu-
rado et ha do fradelli in Pregadi, uno cataver, Taltro
XL criminal : e il scurtinio sarà qui avanti.
Item, fo fato savio di terra ferma, in luogo di
sier Antonio Zustignan el dolor é ìntrado savio dil
Consejo, sier Nicolò Bernardo fo savio a terra fer-
ma, che e orator a Ravena. Fu fato etiam con bole-
tini li do provedilori sora la doana, et rimaseno sier
Batista Erizzo, fo proveditor a le biave, qu. sier Ste-
fano, et sier Francesco Gradenigo, é di Pregadi, qu.
sier Polo : hanno pena a refudar.
Fu posto, per li savii, meza tansa per do dezìme
al Monte Novissimo a pagar con don di 10 per 100,
una dexima a di 25 di questo, la mexa tansa per luto
il mexe, e l'altra dexima a dì . . di novembrio, pos-
sendo scontar quelli ha depositalo et prestato. Et fu
presa.
Fu posto, per li savii tutti, elezer uno orator al
Signor turcho con ducati 150 al mexe per spexe.
Possi esser electo di ogni locho e ollcio continuo;
meni con si . . . persone: e fu presa.
Fu posto, per li savii, una lettera in corte molto
231
MDXU, OTTOBRE.
232
128
bi4
secrolissima in materia di Tacordo con Tlmperator,
et avisarli di quanto ha reporta sier Antonio Zusli-
niun venuto preso» di Pranza : eh* el Roy si voria
concordar col Papa e la Signoria nostra.
Fo posto, per li savii, atento la egritudine di sier
Marin Zorzi el dolor, che li sia dato liceutia vengi a
repatriar, lassando il suo secretano fino T andata di
Torator novo; et Tu presa.
Die XV Octobris 1512, in Rogatis.
L^anderù parte: che siano poste nicza tansa el
do dexime al Monte Novissimo del sai, cum don de
10 per 100 a quelli che le pagerano ne li tcrmeni
liuutati, de danari contadi, del qual don siano facti
creditori, videlicet per ogni 100 ducali siano facti
creditori cento et diese, et cussi successive per rata.
La meza tansa pagar se debba per tulio 25 del
venluro mese.
La prima dexima per luto el mese, et la secunda
per luto 15 del venturo mese.
Possasc pagar diete graveze cum ci credilo de li
danari prestali el altri credili che per deUberalioui
de questo ConsegUo ponno scontar cum el don con-
tenuto in diete delìberalion, el cum el modo el for-
ma sono sta pagale le ultime graveze; né se possano
far sconti de altra rason, sotto la pena di furanti.
Di campo^ vidi una ietterà di 13 hare é^par-
iicular. Come, in questa sera, essendo ussiti i ninìici
fuora di Brexa, li fanti nostri non volseno andarli
conlra, dicendo chi é pagati si vadi; siche scorseno
di là di le arlellarie per inchiodarle. Alcuni valenti
liomeni li rebalé con occìsione, che si non erano, sa-
rìano sta inchiodate. Fu fato gran scharamuza, reba-
luli i ni[nici fino in el socorso di la terrai morti di
nostri da artiglierie di essi nemici alcuni» e cosi
nostri da loro fati butarsi ne le fosse; ma di ini-
mici è sta morto si dice pili di 150, e altratanli fe-
riti, in una sola compagnia di schiopi e balestre più
di 8. Li cavali nostri non zonseno in tempo, che si
venivano, sariano inlrali in la terra insieme con li
inimici; siche li nostri soldati per non esser pagali
non se moveno.
129 Scurtinio di orator al ducha di Urbin, in
Iodio di sier Alvise Mocenigo el cavalier.
Sier Anzolo Lolin qu. sier Alvise .
Sier Manu Sanudo qu. sier Lunardo
29.125
52.109
Sier Alvise Bon el dolor, fo di Pregadi,
qu. sier Michiel
Sier Alvise Morexini qu. sier Zusto .
Sier Alvise Foscari fo auditor novo, qu.
sier Nicolò, qu. sier Jacomo, qu. Se-
renissimo
Sier Nicolò Gussoni è di Pregadi, qu.
sier Nicolò
Sier Zuan Emo di sier Zorzi el consier,
qu. sier Zuan el cavalier ....
Sier Hirolamo da cha* Taiapiera el dolor,
fo auditor novo
Sier Gabriel Moro el cavalier, è di Pre-
gadi, qu. sier Antonio ....
Sier Alvise Benedelo el XL criminal, di
sierDomenego
Sier Gasparo Contarini qu. sier Alvise,
qu. sier Ferigo
Sier Marco Antonio Venicr, el dolor, qu.
sier Cristofolo, qu. sier Francesco
procurator
Sier Salilo Moro el dolor, fo auditor
novo, qu. sier Marin
Sier Silvestro Memo, fo savio ai ordcni,
di sier Michiel
Sier Carlo Contarini, fo savio ai ordeni,
di sier Panfilo
Sier Vincenzo da Riva, fo sopracomilo,
di sier Bernardin
Sier Francesco Corner, è di Pregadi, di
sier Zorzi el cavalier procurator .
Sier Zuan Baxadona el dolor, di sier
Andrea
Sier Andrea Dolfin, fo savio ai ordcni,
di sier Zacharia
Sier Mafio Lion V auditor nuovo, qu.
sier Lodovicho
t Sier Marco Gradenigo el dolor, fo audi-
tor vcchio, qu. sier Anzolo . . •
Sier Marco Gradenigo el dolor, qu. sier
Bartholameo
78. 83
39. 118
80. 79
58.107
49.115
42.122
71. 90
72. 91
G7. 89
90. 00
67. 90
43.119
53.102
00.100
80. '82
43.117
49.110
53.100
96. C2
47.110
A dì IG. La malinn, vene in Colegio sier Marco
Gradenigo el dolor electo orator al ducha de Urbin
el acciò libcntissime, el sier Nicolò Bernardo inlrò
savio di terra ferma. Siche il Colegio e in bordine,
exceplo sier Zorzi Corner procurator, qual ha le so-
lile sue gole, el é amalato e non poi venir.
Vene V orator yspano justa il solito a audienlia
con li Cai di X un pocho, el publicha poi, zcrcba spa-
gnoli, vano a Bre.\a.
UDXII, OTrOBRE.
234
^|V
\^
130
IH Chioza, dil podestà, di eri. Come ha die, '
zuoba a di 14, el ducba dì Ferara era zonto in Fé-
rara venuto dal Final con do altre persone, con le scu-
fle in testa, stravesliti in uno burchiclo ; et fu fato
grandissima festa de li.
Li Modena^ di sier Piero Landò orator no-
stro al Cureense, di 12, Come il Cuneense havia
dito volersi partir per Roma a di 15; ma tien non
partirà, perchè va temporizando. El signor Prospero
CoIona era lontan de li quel zomo mia 15; va a pas-
sar Po dove passò il viceré, per conzonzersi con lui.
Item, era venuta nova che Brexa si havia dà a Ma-
ximian Imperator, e il Curzense fo molto aliegro, et
subito spazò r orator yspano don Piero Durea, el
signor Zuane di Gonzaga e V orator milanese, era li,
rtl viceré per stafeta, a dirli debino ben custodirla e
tcnirla a nome di la Cesarea Maiestà. Ifem, manda
una copia di nove de Ingaltera ; qual li ha dato il
Curzense. La copia sarà notata qui avanti.
Di Roma, vene ìetere di V orator nostro, di
12, Come è stato a la Magnana dal Papa, qual li ha
fato una perfelissima ciera davanti cardinali et ora-
lori. Et scrive coloquii auti insieme zcrcha questi
spagnoh. El Papa va a star 4 zorni a Ilostia; et altre
particularità e coloquii auti col Papa. Le qual teiere
è sta portate per uno corier va in Ingaltera spazato
per il cardinal anglese, qual li dà ducati 150 acciò
vadi presto.
Di campo, vene letere di provedadori gene-
rali, date solo Brexa, a di 14^ hore 3 di note,
0)mc erano zonti in campo tre spagnoli da conto,
quali erano il conte di Santa Sevcrina, il comanda-
(lor et don Pietro d*Urca, venuti da parte del viceré:
ai qual fo fato una optima ciera, et disnono con li
proveditori, poi li menono a veder la terra et il cam-
po. £1 scrive coloquii auti insieme, ut in litteris,
Sumario di nove d' Ingalterra (1).
131 Sumario de una le ter a di campo soto Brexa, de
sier Lunardo Emo proveditor execufor, data
a dì 14 Octubrio, hore 4 di note, drizata a
sier Zorzi suo fratelo, consier.
Come spagnoli, la note passata, videlicet la Tan-
tiirìa, alozomo a Montechiari, e 1 viceré alozò a Ca-
slioD, et questa note alozerà a Cedi. Sono da fanti
5000 et 1500 alemani e lanze 400 et altretanti ca-
(1) Qui è ripetuta la lettera inserita a carte 126 *, e più so-
pra pubblicata.
vali lizieri. Per quello dicono, ozi el signor Prospero
CoIona passerà Po, perché da altri né da exploratori
se intende nulla. Se doman non serano, a la pid longa
soto Brexa sarano sabado. Dicono voler alozar a
Santa Eufemia la mila di lo exercito fina a la porta di
Tore Longa, e l'altra mità nel borgo di Santo Ioanne.
Scrive, aver confortato lui el signor govemador e
proveditori, vogliano al luto prender ditoalozamento
dil borgo di S. Zuane talché spagnoli 11 non se meta,
perché tute le vituarìe nostre convegnirà passar de
li. Scrive, il nostro campo é in uno forte alozamento;
ma, per esser al scoperto, le zente non li stano, ma-
xime per non esser pagate, e più lo molesta che cossa
che sia, che la viluaria é per manchare. Lui non li
poi proveder; li é sta tolta la libertà e ha convenuto
con 6 prestarli ducati 100 per uno e legna il campo
fornito di pane, nm non se li ha possuto dar li da-
nari; siche tien certo si converà patir di pane. Ha co-
mandato vastadori tanti quanti bisogna: non sono
venuti per le conbustion sono al presente; siche li co-
mandamenti fece lui a le valle, li proveditori fé* non
fosseno obediti, se non quelli fatti per loro. Scrive
vede quelle cosse de li in fortuna, perché né raxon
né bordine ne governa, e tutte sono voluntà e re-
specli: é bon prender partito. Ozi, é sta li a veder
portar uno mortaro. Scrive, se in 8 zorni non vien
de li ducati 20 mìlia, quello exercito se disolverà.
Poi scrite, é zonto qui il conte di Santa Severina
con el gran comandador, spagnoli, e hanno acertalo
il suo alozar, e volersi alozar una parte sul monte
apresso nui e cussi calando verso Santa Eufemia, e
r altra parte a Santo Zuane ; ma questa parte di
Santo Zuane non alozeni fin non vien Prospero Co-
Iona: cosa che é mal a proposito di le cosse nostre,
e saria bon dirli più largamente si melino di là di
l'aqua; e saria bon far intender al viceré non e con-
veniente si si acosti a la nostra bataria; ma nula di
questo si fa. Si dubita di vituarìe. Questi spagnoli di-
cono non ne vera di manloana, di veronese pocha,
di cremonese assai. Starà 5 over G zorni avanti le
vengano in campo ditte vituarìe, e hano dito per
questi zorni se li proveda di pane. É venuto di la
banda di Salò ci conte Antonio di Lodron coman-
dando per nome di la Liga vastadori e pan, e a luti
li jus dicenti debano recognosersi per nome di la
Liga, e ha mandato a dir li deputati di Brexa fanno
mal a non andar a visitar el viceré, e niun si pensi
d' altro che di lo Imperator, perché Brexa al tutto
dia esser sua. Sono molti altri usano di male parole,
e mostrano che questi spagnoli habino mala mento
verso le cosse nostre.
isr
235
MDXJI, OTTOBRE.
23tJ
132 Sumario di lettere di sier Vctor Lippomano,
date a Bergamo, adì 13 Octubrio, hore 17^
driaate a sier Hironimo suo fradelo.
Eri é venuto uno del conte Trusardo da Calepio,
che parti da Bles a di 25 Septembrio, qual andò per
il suo reschato. Dice non è modo di averlo. E che il
Re si dicea slava mal, e niuno intrava in castello
salvo i suo consieriy e missier Zuan Jacopo Trìulzi dize
ha il mal di la lova e stava in letto. E dize che le sue
zente ha abuta una grande rota de englesi e spagnoli,
e che il Re havca mandato monsignor de Angulem,
che sarà re di Pranza, con tutta la sua vardia a quelle
frontiere, e le zente di missier Zuan Jacopo e missier
Thodaro Triulzi erano verso la Borgogna, e che a
Lion e a Paris li era comanda assa* persone, da anni
15 in suso, e tuto quel paexe era in grande timor.
E che per la via venendo, havia inteso che monsi-
gnor di la Peliza era sta preso, e per il paese se di-
zea che '1 Roy se acorderia con la Signoria e li farà
quel parlido che la vorà. Item, ù zonlo li a Berga-
mo uno, parli eri da Crema, dize che i hanno fato e
fanno condur assa' vituarìe dentro, e sono assa' per
pili di tre anni, e che i fanno condur legnami et las-
sine in quantità, e mandano fuora tutti li sospeti di
Crema, e ch'el capitano di le fantarie, che e li, lui va
in persona tutta la nocle per la terra. Scrive Dio
volesse che '1 fosse sta in campo solo Brexa,e si vi
fusse uno capo che fese la mila di quello el fa lui, za
un mexe si 1* era si aria auto Brexa; la qual mai si
averà per bataìa si la non se ha per ascdio, et queslo
è zerto, perchè non bisogna atender a putane e a fra-
sche e poi tute le sue zente roba il paexe et li ama-
zano sora roercha*. Item, eri é venuto li uno, vien
da Milan, el qual dize che 1 castclan lira assai a la
terra; et essendo lui in caxa dil zeneral di Landriano
di frati bianchi, el trasse una bombarda dil castello
in caxa soa, e pocho manchò non amazasse ditto ze-
neral,siché el castello feva gran danno. E havea messo
uno laion eh* el chaverà ducati 200 milia, e fazeva
pagar per forza ; e che Milan era in gran remor; e
che Tera sU\ retenuti asai de li primi di Milan, i qual
era di la fazion di missier Zuan Jacopo Triulzi, im-
ponendoli loro dizeva che i aspetava il Triulzi, ta-
men li hanno levato tal cossa per cavarli danari di
le man per esser queUi tulli richi. Item, dize che
lui alditc domenega uno breve dil Papa pxìblice le-
zer : che 1 Papa mandava, a monsignor di Lodi, che
tutti quelli che hanno, over sanno dove siano robe,
zoje, danari e altro dil cardinal diFerara e dil ducha,
Ferara, che lutti si vadino a manifestar al dillo ve-
scovo di Lodi e darle in nota, altramente, passado
certo termine, i restino exconiunìchati; si che '1 Papa
troverà, si tien, assa* danari, perchè sì dize i hanno 132*
mandato a Milan di grande haver. Item, dì Brexa,
si dize che franzesi se voi render salvo haver el le
persone ; ma i voleno tute le robe che hanno i bre*
xani, e di questo li provedilori hanno scrito a la Si-
gnoria e aspetano risposta. Etiam i voleno esser
acompagnati, come vien quelli francesi erano in Cre-
ma. Item^ manda uno capitolo di letere dì uno, scri-
ve di Savoia, a di 3 Octubrio, a uno citadin di Ber-
gamo, el qual dice cussi : da novo de qua se dizo
comò englesi e spagnoli sono tuli insieme con bone
el belle armale, el cussi francesi sono a Y incontro
ben in ordine, e spagnoli sono in el reame di Na vara,
ma fin bora non se ha dato bataia alcuna ; qui non si
fa stima alcuna de francesi siano i)er ven r in Italia.
Domino Marcho da Martinengo, è a Turino se pò . .
scrivere non li mancheranno di niente, ben-
ché fin qui non lo habi richiesto di niente.
Bil ditto, di 13, Come eri sera il cardinal a Lo-
di ave aviso che spagnoli havia roto francesi el preso
Baiona.
Da poi disnar, fo Conscio di X, con la zonUi, fino
hore 3, et fo manda in campo ducati 8800 in rayncs,
et imprestò ducali 2000 sier Zacaria Cabrici e parie
sier Francesco Foscari; siche fono fati li gropi el pa-
gali altri assa' danari che acadeva.
Fo cxpedilo le letere a Roma, di la diliberalion
dil Senato di eri, et sumarii di le letere di campo,
zercha il campo di spagnoli.
Et vene a hore 5 letere di Euigo, di sier
Polo Valaresso proveditor, di eri, con forche
suso ossa'. Etiam zonse, secretissime venuto, An-
drea Rosso secretano dil provedilor Capello, vien di
campo, con letere di 15, hore ... di credenza. Et
subilo zonlo, el Principe mandò per quelli di Co-
legio, quali veneno a palazo questi : sier Marco da
Moiin e sier Zorzi Emo consieri, sier Andrea Venier
procurator, sier Thomà Mozenigo procuralor, sier
Piero Balbi e sier Antonio Zuslignan dolor savii dil
Conscio, sier Gasparo Malipiero savio a terra ferma,
ci steteno in palazo in camera dil Principe fino bo-
re 6 di note. Et poi Alberto Tealdini sccrelario
scrisse in campo per do vie, una per le poste e
r altra per uno corier di sta terra, qual baiando vadi
in campo. Et venuli zoso il Colegio, molti rizerchava
sa|)cr di novo, et loro, che havcano auto gran sacra-
mento, disseuo nulla: era lettere di Ruigo con for-
237
UDXIT, OTTOBRE.
238
che suso, et si cpedewì fusse de importonlia. Tamen
era dil zonzcr a di il Ducha in Ferara e
aver fato festa, ma il popolo noD molta, et che era
grandissime aque, ruinava bastioDJ et muraie.
133 À di 17, Domenega per la terra fo divulgato que*
sto venir dil Golegio questa note a palazo, et Io intesi
secreiissime come Andrea Rosso predito, era qui
venuto, è sta scoso, et che monsignor di Obignì, é
in Brexa, vedendo haver spagnoli eiiam pocho lon-
tano et patendo charestia grandemente, si havia vo-
luto render a la Signorìa, con certi pati, et li prove-
dilori non li havia voluto acetar e tuor Brexa senza
licentia di la Signoria nostra. Però subito rescrisseno
la tolesseno. Spagnoli erano a et stava li
temporizando la venuta dil signor Prospero CoIona
con le altre zente, qual fin do zorni saria di qua di
Po, conzonti. Hor quello sarà, scriverò.
Vene V orator yspano, al qual fo comunichato la
relation di sier Antonio Zustignan venuto di Pran-
za, e che '1 Roy voi far il tutto per acordarsi con la
Signorìa nostra.
Vene Y orator dil Papa episcopo di Ixernia, al
qual eiiam fo comunichato questa relatione, justa la
deliberatione del Senato.
É da saper, Torator yspano presentò a la Signo-
ria il salvoconduto di danari, va in campo, li manda
al viceré eie.
Noto. Eri fo vara una nave di portada di bote
500, portionevali sier Lucha Loredan qu. sier Fran-
cesco, sier Vincenzo Griti qu. sier Beneto et Thomà
Duodo. Va patron suso Lucha Gobo.
Da poi disnar^ fo Gran Conscio. Vene domino
Benedeto Crivello, ora zentilhomo nostro, con uno
saion negro lista d* oro e una capa negra, bareta a
la francese di vcludo negro e cadena d* oro ligada
al collo, per non esser cavalier, et Io acompagnò sier
Sebastian Faiier e sier Benedeto Zorzi savii ai orde-
ni, posto a sentar di sora i cavalieri, et la prima ba-
lota che '1 messe per esser sta per il Conscio di X
fato zentilhomo nostro, fo in far uno altro zentilho-
mo nostro come dirò di soto. Et stete fino a la mità
dil Conscio, poi si paru.
Fu posto, per sier Marco da Molin, sier France-
sco Zustignan, sier Hironimo Tiepolo, sier Stefano
Contarini e sier Zorzi Emo consieri, di crear el reve-
rendissimo cardinal di Medici, el magnifico Juliano e
domino Laurentio suo nepote zenthilomeni nostri,
con le clausole fe^mj^arf^, notata et leta per Ga-
sparo di la Vedoa secretario, la qual posta sani qui
avanti. Bave non sincere, 11 di no, 1170 di la parte,
et fu presa.
1512, die 17 Octubrio in Majori Consilio. ^33
Studuit omni tempore Dominìum Nostrum, in-
ter coetera amoris et benivolentia documenta quibus
Illustrissimos Dominos et generosas familias prose-
qui consuevit hoc eiiam addere pra^cipuum apud
nos ornamentum et affeclionis inditium cerlissimum,
ut eos nobilitatis nostrse consortio aggrcgnmus et
veluti membra corporis et Status nostri faciamus.
Itaque, cum reverendissimus dominus Johannes
cardinalis de Medicis, nec non magnificus dominus
Julianus reverendissimae D. sua; frater ac dominus
Laurentius nepos ex fratre, ea sint familia in excelsa
Republica Fiorentina orti quse nulli, antiquitate et no-
bilitate, sit inferior, et summa semper fuit amicitai
Statui nostro consueta sintque prseterea omnium
vìrtutum cospicui et insigniti, ideo :
Vadit pars ; quod reverendissimus dominus car-
dinalis ac Julianus frater et Laurentius fratris filius;
cum filiis et haeredibus suis ex legitimo matrimonio
ab eis natis et nascituris in perpetuum creentur et
affirmentur in nobiles Venetiarum et patricios de
nostro Majori Consilio, cum omnibus et singulis pri-
vilegiis, honoribus, ìmmunitatibus, praeheminentiis,
dignitatibus ac conditionibus cum quibus reliqui
nobiles Venetiarum et patricii nostri de hoc nostro
Majori Consilio existunt. Et si consilium est
in hoc est revocatum.
t de parte . • . . 1170
non 11
non sincere . . 1
A di 18, fo San Lucha. Vene il secretario di To- 13i
rator yspano. Item, il vescovo Dolze, per il qual fo
mandato acciò scodesse le do dexime impose el
Papa al clero, et fo ordinalo metersi i danari in ban-
cho per esser soUcitata la Signoria da V orator dil
Papa episcopo de Ixernia.
JDi campo^ di provedadon zenerali, vene le-
tere questa note a hore 10, data soto Brexa a
dì 16, hore 21. Come stavano in aspetation di la
risposta di quanto mandono a dir a la Signoria per
Andrea Rosso loro secretario, et la Signoria doveria
dar li ordini chiari ut in litteris, e non meter tanto
peso su le sue spalle. Item, spagnoli erano a Gedi,
et quel zorno zonzeriano a Breza, che é mia 5 lun-
tan di Brexa; e altre particularilà ut in litteris,
(1) U carU 133 * è bianca, oomo to è U 133 * bis.
239
MDXn, OTTOB&E.
240
Da poi (lisnar, fo Coicgio di savii ad consu-
lendum.
A di i9, la matioa nulla fu di conto. Vene Torà-
lor yspano, et prima Toralor dil Papa justa il solilo,
e di campo non fo ietere.
Di Modena, di sier Piero Landò orator no-
stro, di 16. Come a di 13, vene li il signor Pro-
spero CoIona con cavali . . . . , parloe al reverendo
Curzense, poi partì per andar a passar Po e unirsi
col viceré. Itetn^ che il Curzense dicea volersi partir
a dì 1 8, tamen lui non crede, perchè za 4 volte ha
dato bordine di partirsi, et non si e levato. Item, é
venuta nova francesi, erano in Peschiera, aversi dato
a r Imperador, et a di 13 todeschi introno dentro.
Noto. In questa terra, il morbo procedeva in que-
sta terra 6 et 8 al zorno, e segui in li frati menori
certo morbo per uno frate venuto da Liesna con la
peste, adeo li frati predili fono serali, e cussi il mo-
nestcro di San Zane Polo. A Liesna è gran peste.
Li sinici sono ancora a Mestre. Hanno mandato a
la Signoria ducati 1 00 recuperati de li; fato dar fuora
ducati 60 a sier Bernardin Zane podestà et capitano
di Mestre, 40 al canzelier et 24 al cavalier; siche li
a Mestre hanno auto assà da far, et é stati zorni . . .
Da poi disnar, fo Pregadi. Et fo leio le Ietere di
campo di proveditori, Zercha la praticha di Brexa,
videlicet la relatione di Andrea Rosso secretarlo,
qual dirò di soto. Et questa sera torna in campo in-
sieme con Alvise di Piero, altro loro secretano ve-
nuto li zorni avanti. £ leto la letera di credenza di
proveditori al dito Andrea Rosso, il Principe fé la re-
latione, et quello per Colegio sabato di note li fo
risposto per do cavalari expedili, etc. E fo comanda
gran credenza.
Fu fato scurlìnio, per uno orator al Signor tur-
co, con ducati 150 al mexe, meni con si boche
computi il secretano, famejo e turziman, e rimase
sier Antonio Zustignan el dolor, savio dil Consejo,
venuto prexon di Pranza. Et il scurtinio sarà notato
qui avanti.
Fu posto, per li savii, aleuto la richiesta di Tora-
lor yspano di haver il resto di danari di ducali 20
milia dia dar la Signoria per il mexe di aprii passato
al viceré justa li capitoli za fissali, che li sia dato a
questo conto ducali 5000; siche ara auto ducati
134* Et eontradise sier Antonio Condolmer, é di la zonta,
dicendo é bon soprastar e veder quello vorano far
spagnoli II a Brexa ; et li rispose sier Piero Balbi sa-
vio dil Conscio, era di setimana. Andò la parte, 52
di no, il resto de s), e fu presa.
Fu posto, per li diti savii d'acordo, una letera in
campo a li proveditori zcncrali, che in caxo non se-
guisse Io accordo con francesi di darne la terra , et
spagnoli volesse venir acamparsi e darli la bataglia,
vedino di dargela unitamente et non sicgua disordi-
ne tra il nostro campo e spagnoli; ma ben veder di
haver la terra per nui come voi li capitoli di la Liga
et il Pontefice. E se li manda uno breve novo dil
Papa al viceré che 1 voi Brexa sia nostra, come la
raxon e li capitoli vuol, e altre particularità, etc. ;
e laudarli il scriver in zifra, acciò non sia intercepte
le Ietere. E de li danari, li mandemo per pagar le
zente et li mandaremo etiam. Parlò sier Antonio
Grimani procui*ator; voleva fusse azonto dovessemo
mandar a dir a francesi che tratemo acordo col Roy
però si rendino a nui. Contradise sier Piero Balbi
savio dil Conscio a tal aricordo, e fo leto li capitoli
di la Liga. Andò la parte, el fu presa la letera di
largo, et ave di no.
Seurtinio di orator al Signor turcho.
Sier Andrea Loredan, fo cao dil Conscio
di X, qu. sier Nicolò 71.93
Sier Marin Morexini, Tavogador di co-
mun, qu. sier Polo 71. 95
t Sier Antonio Zustignan, el dolor, savio
dil Conscio, qu. sier Polo . . .116.52
Sier Alvise d'Armer, fo cao dil Conscio
di X, qu. sier Simon G2.10i)
Sier Piero Pasqualigo dolor et cavalier,
fo ambasador in Hongarìa . . , 46.125
SierLunardoMocenigo, el savio dil Con-
scio, qu. Serenissimo 58.112
Sier Piero Capello, fo savio dil Conscio,
qu. sier Zuanne procuralor . . . 63.107
Sier Antonio Condolmer, fo savio a terra
ferma, qu. Bernardo 49.125
Sier Francesco Capelo el cavalier, fo
provedilor zeneral in la Patria . 57.1 14
Sier Piero Lindo, fo savio a terra ferma,
qu. sier Zuanne 63.107
Sier Votor Morexini, è provedilor sora
le pompe, qu. sier Jacomo . . . 42.124
Fu posto, per li Consiori, certa parte, dar a uno
Alexandro di Corfù di provisiou tanti sali a Corphiì
che il cavi ducati 12 ut in parte; el qual é stralioto.
Ave 4 di no. Fu presa.
241
SIDXII, OTTOBRE.
242
135 Sumario di una letera di campo di Piero Spoh
veriny data a dì 16 Octubrio, drieata a do-
mino Lunardo Grasso prothonotario.
Come, a di 14, da sera, le artelarie che condu-
ceano verso la porta di Santo Nazar, come scrisse,
fono levate da quella posta de porla de Torre
longa e fo condute qui in campo, e stase per bora
senza altro far. A di 15, venere, nulla fu. Domino
Zulian di Codignola, che fo fato prexon a Brexa, sem-
pre é stato ne la rocha, e ozi, zercha a bore 22 in 23>
é venuto fora et è stato in campo a parlamento
con li proveditori et govemator. Lo elTecto non
intende-, si stima francesi V hanno mandato per tra-
tar qualche acordo. £1 governador ha dito al frate
ozi stia atento che *1 crede el castelan lo man-
derà a domandar. Di spagnoli si mormora mal; per
nui si dubita, per le grandissime stursioni e roba-
menti si fa in questo paexe per li nostri, non solum
de vituarie, ma anche di mobeli e bestiame, e pezo,
occisione a chi si voi difender di esser sachizati.
Ognuno crida misericordia, e nulla provision si fa, e 'I
campo é pezo regolato che mai sia stato campo; di
artelarie non se tira niente. A di 16, nulla si seguite
né si batè; si tien sì stagi in aspetation di aoordo, per-
chè per forza non è modo di haver Brexa; ma la fa^
me li fari venir a lo acordo. Scrive, ozi ha parlato con
domino Zulian di Codignola per intender qual cossa.
Là ha risposo haver sacramento di taciturnità e haver
a caro V anima sua e non poi dir nulla, unum est
dice le cosse anderano bene et presto; si sta di bora
in bora di aver acordo, ma potrà esser V anderà un
pocho pid di longo fin si acorda le pive.
135 * A di 20 da matina. Tuta 1? terra fo piena si ha-
vea auto Brexa d' acordo, e che questa note era
zonti do cavalari con tal nova; ma poi se intese che
si haveano resi li francesi erano in Brexa e dato la
terra a' spagnoli; la qual nova fo cativissima, e tutti
stava di mala voia, perché si dicea spagnoli averla
tolta per la Liga, e non haver voluto che nostri in-
trauo dentro; e fo parlato assai eh' el saria di acetar
li partidi di Pranza, e acordarsi Papa, Pranza et la
la Signoria etc. Tamen, nulla fu con verità di tal
zanze, e fo levate incerto auctore. Ben é vero questa
note vene letere di campo di proveditori zenerali di
17, bore 5, di pratiche hanno spagnoli con francesi
in Brexa; il sumario di le qual nove sarano qui
avanti scrite, per una lelera copiosa di sier Leo-
nardo Emo, di 17. Etiam vidi letere dil signor
/ Diarii di M. Sanuto. — Tbm. ZF.
governador di 17 a Piero di Bibiena suo secretano
qui, di questo instesso tenor dì quelle dil Emo.
Et poi, questa matina, eonse altre kttere
di praveditori nostri predicti, date pur soto
Brexa, a dì 18, Kore 2à, Dil zonzer di danari du-
cati 5000 e la ricevuta di Andrea Corso, e le pratiche
erano su e zoso di Brexa con spagnoli, etiam con
nostri, sicome più diffuse dirò di soto. Unum est
che spagnoli ancora non hanno auto la terra.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lipo-
mano, di 17, Come hano, milanesi aver dato taja
uno teston per ogni 60, etc.
Et noto. In questa terra, oltra i cremaschi man-
dati a star qui per bon rispeto, etiam bergamaschi é
venuti, tra li qual Bergamo da Bergamo, era nostro
contestabile, vidi in questa terra.
Vene in Colegio el conte di Chariati oralor
yspano, dicendo aver inteso una zanza per la terra
che spagnoli havea auto Brexa e havea inteso tutti
di mala voja, zurando il signor viceré andava a bon
camino, et si vederà che *1 Catholico re voi Brexa
sia di la Signoria, e con tante parole, che nihil su-
pra, che non si dubitasse, dicendo : « Patemi taiar la
testa s' il sarà altramente ^ etc. 11 Principe li rispose
che non credemo e la raxon non voi ne li capitoli di
la Uga; poi li fo dito se li daria li ducati 5000.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta.
Noto. In questo mexe, al principio, per il Conscio
di X, fo electo Zuan Perman scrivan a le cazudo ra-
sonato, et Piero di Paxe debbi succeder et babbi
ducati 100 a r anno; el qual era ogni di in Colegio.
Item^ fu fato per Colegio exatorc di mezi fiti ai pro-
veditori sora i officii Segondo Trivìxan, con salario...
Sumario di letere di sier Lunardo Emo prove- 136
ditor, executor in campo, date in campo a
presso Brexa, a dì 16 Octubrio 1512, Kore 4,
dristate a sier Zorgi Emo. Eicevute a dì
18 dito.
Come, in quella matina, havendo lì proveditori in-
teso il viceré esser stato eri a Santa Apolonia, e per
non baverlo visitato, deliberò di mandar lui sier Lu-
nardo Emo da sua signoria a dirii quanto sarà notato
di sotto. E cussi subito nìontoe a cavalo, e vene con
lui per acompagnarlo domino Baldisera nepote del
governador, domino Costanzo di Pii, domino Julio
Manfron e domino Marco Antonio da la Motella et
domino Paulo da Santo Anzolo, et andoe a Gedi,
dove era dito signor viceré, in el palazo dil conte di
PitigUano, qual palazo é molto belissimo e ben acco*
16
243
IIDXn, OTTOBRE.
2i4
modato. Trovoe soa signoria io uno saloto sen-
talo a la finestra con quatro soi baroni, e fato)! la
debita reverentia, con quelle acomodate parole li
parse al bisogno, disse che lo illustrissimo signor
goveraator et li roagniGci proveditori haveva mollo
sentilo molesto non baver inteso la venuta di sua
signoria, perché lo haveria incontralo, facendoli
quelle debite acoglicntie se conveniva a la sua si-
gnoria. Poi li disse Io illustrissimo governalor e ma-
gnifici proveditori erano contenti lassar do canoni a
Santo Fioriano rechiesti per il conte di Santa Scveri-
na, et che li scarpciìni rechiesti etiam per dito conte
seria etiam in bordine. Poi li disse che in li exercili
principal cossa era la viluaria, però il governalor e
proveditori pregava sua signoria, rispeto che questo
paexe era molto exauslo et eslenuado cussi per li
eserciti francesi, sguizari et nostri come per allre
incursion, li piacesse far venir viluaria da Mantoa,
Verona et Cremona. Li rispose che li canoni era ben
fato lassarli per fina potesse piantar le soe artelarie,
e de li scarpelini se ne fesse venir assai ; a le vitua-
rie disse da Mantoa non ne venirla zozo per esser
dito paese carissimo; da Verona ne venirla ma po-
cha per rispeto dil mal governo hanno li aleroani in
quella terra; da Cremona ne venirla, ma eh' el non
bisogneria. Disse esso sier Lunardo sua signoria ne
fazi venir per ogni banda. II viceré rispose fìn cin-
que di se bavera la terra, e non se ne bavera biso-
gno. Poi esso sier Lunardo li comunicoe che per
certo francese, già solito venir in campo per esser
stalo prexon, era sta oferto a li proveditori nostri
partito daYrancesi, di sorte che il signor gubernalor
et loro proveditori non li dava orechie. 11 viceré
disse: « Qie cossa? che cossa ? » Esso sier Lunardo ri-
spose: « Ceretta el frangier la fede nostra, cossa che
mai per la Signoria se faria >. Disse el viceré: « É aslu-
136 * zia di francesi e vardé dove sono reduli » dicendo :
€ aspetemo monsignor di Roxa > qual era andalo in la
terra per acordar el haver dita terra, et quello eh* el
reportasse cussi se governeria in venir sotto la len*a.
Disse lui sier Lunardo : e Signor viceré, ancora che
io sia inexperlo di V arte militar^ conforteria la si-
gnoria vostra se alozasse a la Garzela, perché stando
tuli a una banda, et offendendo solum la terra da
una banda li inimici erano bastanti a defendcrla, ma
dividendo la terra in doe bataglie, quelli dentro con-
vegneria far doe difese e non serauo bastanti a re-
sister a le forze di vostra signoria el a ti nostri >, e
questo disse per diferir più si poteva la soa venuta
solo Brexa. Li piaque dite raxon, e dimandò se lì
erano caxe. Li rispose de si per sua signoria. Li
roplichò: «Venuto monsignor di Roxaconsigliaremo»
et che i' haveva 8 pezi grossi di artelarie, 1^ nìezi
canoni, 8 falconi, che sono mazor che falconeli ci
menor di sacri, belissima arleiaria, di le qual grosse
ne sono do da 100, e il resto da 30 fin 60, el l'ha
veduta. E cussi tolse licentia da soa signoria e ri-
tornò in campo.
Questo viceré è di età di zercha anni 34, faza
palida, grata ciern, persona mollo saturnuia el mollo
cauto in le soe parole, né mai se dilatò in parole
alcune; siche si poi trazer pocho judicio de lo in-
trinsico suo. E partido da Gedi, se incontrò in mon-
signor di Roxa eh* era ussito di Brexa e Jacomo
di Megii. Li lochò la man, e li disse li francesi erano
acordali se *1 viceré promeleva di varentarli le arme
e cavalli; ma che esso viceré non voleva, perché li
fanti per nulla voleva asenlìr a tal cossa, e che in Cn
do zorni se acorderia. Esso sier Lunardo disse:
€ Missier Jacomo dovessi far bono oficio, perché vi
promelo la Signoria vi perdonerà a vui et a tulli
li gambareschi se voreti >. Li disse di farlo e di ve-
nirlo a trovar in campo. Scrive come, ne V andar
a Cedi, passò per Caslegnedolo, dove vide lo mar-
chese de la Paluda e li lochò la man. É persona
mollo degna et di bona condiclion; e vide una bona
parie di le fanlarie, molto beUe, zovene e ben dispo-
ste. Tornalo in campo, tutto referile al signor gu-
bernalor el proveditori; e come dito marchese, qual
é parente dil governalor, li mandò a dir che sopra
la sua testa el viceré era di perfelissima mente verso
la Signoria, e questo medemo mandò a dir Bernardo
da Bibiena; pur lui non crede tropo, maxime per
molle parole vengono usale per diversi imperiali.
Dito governalor fece intender questa malina a li
provedilori, finita questa impresa di Brexa, al tulio
voleva andar a casa sua, el che per questo mai se
partiva con la mente da questo Illustrissimo Slado;
ma che per niente non poteva star cussi; e questo é
per la gara et la reputalion data per la Signoria al
capitano di le fantarìe, eie.
Scrive. Questo governalor é prima homo di 137
gran corazo, di perfeto juditio et consiglio, persona
disposta ad ogni faticha, amato da lutti li soldati cussi
a piedi come a cavalo; ha homeni d*arme 300, che
valeno più che luto il resto di le nostre asente, e 11
soi cavali lizieri sono li primi dil campo; ha grandis-
simo seguito di fanti et modo di haveme in ogni
tempo bou numero, che non seria villani né scham*
perla come fanno li brixigelli; é persoua molto gra-
ciosissima e di acomodarsi de lui come se volesse,
e Tha visto in queste cosse mollo afligerse, e in que-
•245
UDXII, OTTOBRE.
246
s(e strete li ha dito pid volte : € Oferiti questi mei
arzenti a li proTeditori e de mi faza come pono; sMo
tiavesse danari io li daria e di le mie page ancor che
li mei soldati stentano, fazano come pono et quello
li piace >. Conclude, a questi tempi fa per nui te*
nirlo, eie.
Sumario di una Teiera dil dito sier Lunardo
JEmo, data ivi in campo, a di 17, hore 4, n-
cevuta a dì 20 dito.
Come ozi è venuto in campo missier Francesco
primo secretano dil signor viceré, e ha dito al signor
gubernalor e proveditori, che eri sera monsignor di
Rosa insite di Brexa a hore 1 1 con questa conclu-
sion: che sMI viceré voleva lassar insir li francesi,
salve le persone, arme e tuta sua roba, diti francesi
erano contenti darli la terra, et ch'el signor viceré
havendo in observantia quello Illustrissimo Stato et
per lo amor portava a soe signorie, non voleva far
nulla senza suo consiglio. Li fo risposto per il gover-
nator, cussi consigliato con li proveditori e lui, con
dirli soa signoria non doveva tuorli con questi modi
ma ben tuorli tutti a discretion, perché Brexa non
ne poteva mancbar, siche noi Thavemo potuta haver
cussi e non V havcmo voluta luor, e che saria gran-
de incargo.de soa signoria, hessendo zonta con tanto
pressidio, far quello che nui non havemo voluto far;
e che andando tanti francesi salvi di li da' monti, po-
riano far una massa a gravissimo danno di la Liga;
e che l'era ben conveniente che questi poveri exer-
citi se restaurasse alquanto, et poi soa signoria avea
in Pranza molto degni capitani, come era Petro Na-
varo et altri, et la Signoria havea el signor Bortolo-
meo d'Àlviano, domino Andrea Griti, domino Za-
caria Contarini etc.: pertanto li pareva a lui che soa
signoria non ne doveva far questo torto el vergo-
gna a la Signoria, e li proveditori subgionse a tal
opinion molte raxon afermando tal sententia, tan^n
remetendosi a soa signoria. Dito secretano disse, do-
137 * vcndosF atender a molle cosse, era bono expedìrla
presto tal impresa, perché una morte o qualche altra
cossa che non si poi veder potria disturbar le cosse
nostre, e che pur volendo cussi, se dovesse aricordar
qualche cossa che facilitasse di haver execution la
opinion nostra. 11 proveditor Capello li disse, quando
sua signoria volesse venir sotto la terra e andar a
la Garzata, seria causa non solamente di farli fin e di
averla per forza, con altre raxon. Conclude esso sier
Lunardo, la dificulta tien non sia in questa cossa, ma
spagnoli cb*è savii, dicono cussi per far li soi desegni.
Ozi se solicita qui in campo el butar di le artellarie,
et el morter facto é bello.
Biì dito, a dì 18, hore 6 di note. Come ozi e
zonlo la risposta di la Signorìa a quanto mandono a
dir per Andrea Rosso; volesse Dio ch'el fosse sta
exequito avanti, /tem, ozi é ussito di Brexa 17 ca-
valli e sono andati nel campo di spagnoli, e questo
é certissimo et é stati visti da persone fide degne.
Sumario di teiere di sier Nicolò Michiel pro-
veditor ai TJrzi nuovi, date a Quinzan, a
dì 10 Octuhrio, hore 3. Ricevute a dì 20
ditto.
Come sempre sta in arme dì e nocte, e fa 20
mia de riviera in cavalchale ogni dì, sopra Ojo. Fa
fabrichar bastioni e altri repari, e a Poiìlevico fa far
uno ponte e uno riparo. Ozi ha fatto passar uno na-
politano sul cremonese per la via di Pontevigo, el
qual va per aver vituarie a li campi di la Liga; quelli
di la ripa di là é stati sta note in arme, e zonto lui
proveditor questa malina a Ponte Vigo, li vene uno
zentilhomo milanese li per nome dil conte Alexan-
dro Sforza capitano zeueral di milanesi, dicendo Té
bon amico di la Signoria nostra, e quantunque altri
che potesse e li comandasse etc. lo faria intender
prima a li proveditori. Dice ozi è zonto spagnoli. Dio
ce aiuti; con tanta nostra pigritia, si ne vien dano, se
rhabiamo comprato a danari, né mancha da lì pro-
vedadori etc. Item, mandono ozi uno trombela a
far comandamento che li portonari, soldati o altri sia
chi se voja i lassino passar il cardinal Sedunense s'il
voi passar e le vituarie venisseno in campo dil Ca-
tholico re e di la Signoria, sotto pena di la forcha. E
sguizari sentendo tal crida, 4 di loro passò di qua e
volse intender la crida, e letali, persuase el trombeta
a passar di là di Ojo con uno altro homo da bene, e
fu menalo a Rcbecho dal capitanio di sguizari, e vi-
sto il mandato, li fé' bona ciera e li disse sguizari esser
boni amici di la Signoria nostra, e tene il mandato
per mandarlo al cardinal, e si mandò a ricomandar
a lui proveditor, e cussi il capitano di Bardolan scrive.
II capitano é a Rebecho, é di Alto Saxo. Scrive esso
proveditor dubita solo questo mandato diti sguizari
non volesseno passar di qua per danizarne. Item,
andava tre mia lontan a Thora predila a sopraveder
certe cose, etc. E fa tutte le provision ch'el poi.
247
UOXII, OTTOBRU.
248
138 Sumario di una ìelera di Piero Spolverina data
in campo solo Brexa, a di 18 Octuhrio, dri-
gaia a domino Lunardo Grasso prothono-
iario.
Come, a di 1 C, bore 20, scrisse rullima soa. La sera
brdi, domino Zulian di Codignola se ne ritornò in
castello di Brexa; si tien trami acordo. A di 17, nulla.
Tulli li marcheschi stanno di mala voja essendo ve-
nuto qui monsignor de Rois e con il Tavor di spa-
gnoli se n*é andato dentro Brexa a parlamento con
francesi. Non se intende precise, ma publicliamente
se dice ch'el domandava la terra per nome de Tlm-
perador, e ritornò, poi parlato, in campo di spagnoli.
Scrive, quando Tandò a parlar al conte Alexandro
Sforza, li disse dito conte: <c Fate intender a li magnifici
provedilori che siamo avìsali che i* Imperador cerca
con grandissima instanzia di haver Brexa > unde^ ve-
dendo questi andamenti, tien certissimo sia il vero
e non poi esser si no malissimo per nui. Dio ce aiuti.
£1 viceré aloza a Cedi, e il campo suo è li e a quelli
lochi vicini et menano le man per viluarie e altro.
A di 18. In questa matina è ritornato in ciìmpo no-
stro, venuto di la rocha di Brexa, domino Zulian di
Codignola sopradito. É stato in secreto parlamento
con li proveditori e il signor governator: quello sia
non Io sa ; ma per quanto dito Zulian ha dito a Trate
Ipolito, che le cosse anderano bene e stia di bona
voglia che anche lui harà dil bene. Dito Trate Ipolito
è stato quelk) ha roto il giazo dil parlamento; el qual
questa matina si à oferto al governador, si li acade,
la [>ersona sua circha a tal parlamenti, che é apare-
chiato. Soa signoria li ha risposto che non bisogna
altro, perchè loro mandano questo Zulian per tali
efletti; siche si sta su queste pratiche.
139*> A di 21. La matina per tempo, fo letere di
campo, di proveditori /generali, di 19, hore 2 di
note, qual erano in ssifra, El fo ditto monsignor
di la Rosa, slato in campo dil viceré a Cedi, era ite-
rum tornato in Brexa, e Iratavano questo acordo con
francesi. Nostri etiam loro havcano le sue pratiche
(Tenlro; con molte particularitu. Itcm, atendeano de
li danari zontì a dar le page a li Tanti nianchavano
pagar, e haveano manda la scorta per li altri. Item^
haveano auto certi danari da Bergamo, e ducati 2500
in raynes portati per li corieri. Item, che era prati-
cha in la rocha, menata per Zulian di Codignola, fo
DUcwU 138'òlHanca,
condutier nostro, qual era prexon in diU rocha poi
la perdeda di Brexa, et era venuto in campo, e tra-
tava che quel castelan voi dar la rocha a la Signorìa,
zoo dar obstasi ctc. con altre clausole ut in litteris.
Qual lete, fo sagramene tutto il Colegio acciò tal voxc
non andasse atorno; ma pocho da poi per la terra
se intese.
Vene Torator yspano justa il solito, dicendo che
si Taza tijar la lesta se Brexa sarà lolla per altri che
per la Liga, tolendola per il viceré, e poi si obscrverà
la forma di capitoli, zurando di questo assìi sagra-
menti.
Da poi disnar, fo audienlia di la Signoria et de
li savii.
Di sier Piero Landò, da Modena, fo letere
di 10 da matina. Come, a quella bora 15 il Cur-
zense montava a cavalo, e lui orator nostro, per an-
dar a Bologna, poi a Roma, dove dize starà pochi
zorni eie.
A dì 22 da matina per tempo, fo letere di
campo di 20, hore 4 di note, in zi fra, et il sum-
mario era questo. Come el castelan li havia fato in-
tender esser conclusi li capitoli con il viceré, che mon-
signor di Obignl, che è in Brexa, dava la terra a Ma-
ximian Imperador, et che spagnoli li prometeva far
levar il nostro campo in termine di zorni do, o voia
non voin, e si lirara mia 12 lontan di Brexa ; e che
si promele a diti francesi darli transito per la Ale-
magna di andar in Pranza con le arme, cavali e soc
robe. El qual castelan li ha fato intender che i non
se lievano, perche non si levando li capitoli sarano
rolli, e si voi dar più presto a la Signoria; ci il conte
Guido Rangon è stalo dentro ozi a parlar a dito ca-
stelan per Iralar questo acordo, con molti coloqui,
clausole eie. El mandano letere di Viceneo Gui-
dato secretario nostro, che è con il viceré a Gedi,
di 20 hore . . . Qual scrive a la Signoria e a loro
provedilori di lai capitolalione fata per il viceré, e
voi tuor Brexa e nome di la Liga, e allre cose ut in 139 *
litteris. Item, essi proveditori scriveno i consulti
fall col signor gubernator e condulieri, qual gover-
nador non si voi levar Gno la Signoria non li co-
mandi. Item, dil venir lì uno secretario dil vescovo
di Lodi eie. Le qual letere lecle, fo dato sacramento
a lutti.
Fo consultalo quid fiendum, e fo gran dispula-
lion in Colegio, dicendo eramo traditi da^rancesi, o
fo lermina far ozi Pregadi per scriver in diversi
luogi, e lardi fo manda per V oralor dil Papa o l'o-
rator yspano conte di Charìati, qual quella mattina
justa il solilo non era venuto in Colegio, e dolersi
249
IIDXII, OTTODRC
250
con lui di tal cessa et eramo sassinati. E! qaal orator
dlsnava e disse vena a bora di vesporo, aziò il Co-
legio fusse ben redolo per venir in Pregarli; et cussi
veria Toralor Isernia dil Papa, qual fa bon oficio.
Di Bologna, fo letere di sier Piero Landò
orator nostro, di 18, hore ...di note. Dil zonzer
quel zorno 11 il reverendissimo Curzense per andar
a Roma, qual prima si partisse da Modena fece dir
una messa dil Spirito Santo, etc. E la matina si par-
tiva per seguir il suo camino.
JDi Ravena, de sier Marin Zorzi él dotor,
orator nostro, di 20, fo letere. Come ringrafiava
la Signoria di la licentia anta et quel zorno montava
in la barcha per ripatriar, et Hironimo Alberti suo
secretano scrive rimarrà lui lì juxta i mandati; el
ducha di Urbino è pur 11 e altri avisi. Item, è Fran-
cesco Duodo rasonato nostro con li danari per far li
fanti per il Papa.
Di sier Andrea Contarini capitano in Po,
cliam fo letere date in porto di Ravena, adì.. .
140 Di sier Lunardo Emo proveditor, executor
in campo, vidi letere di 20, hore 6 di note,
date in campo soto Brexa, drizate a sier Zorzi
suo fratello. Come, in questa sera, per uno messo
dil conte Guido Rangon, si ha auto : come da poi
molti consegli la terra se hanno resa a Tlmperador
con pato di farli dar salvoconduto dal Papa, sguizari
et stado de Milan e da la Signorìa, e ch'el nostro
campo se debia levar di Brexa e star mia 12 lontani
di la terra, et el castello li ha dato termine uno mexe;
ma questa cosa ultima non ha per certa, perche mai
intendeno el vero. El viceré ha promesso al signor
governalor che subito gel farà a saper, e flna a bora
non ha auto nulla Scrive esso sier Lunardo si ha
messo al frate e il proveditor Capello é sta contento
ch'el vadi a parlar. El conte Guido Rangon et il go-
vernator e lui Thanno acompagnato e spera di bene.
Dice si la cosa di Brexa è vera, judicha sia pessimo
segno di mal animo di spagnoli contra de nui; però
é boD consultar dove se habi a redur il campo. Si se
va ai Urzi o a Ponte Vigo e non si habi bona e
stretta intelligentia con sguizari e il stato de Milan, si
sari in uno cogollo si per le viluarie e per i danari,
e sarasi in grandissimo pericolo Texercito; e questo
medemo intrando in Crema over in Bergamo; e chi
havesse intelligentia con li dicti, de gratia ne resti-
tuerìa Brexa, el non havendola, saria di opinion mu-
nir ben Crema e avanti compisse la tregua far tor-
nar questo exercito in vicentina, e tamen non si
levar de lì dove i sono, si ben il viceré li coman-
dasse, fin non si babbi aviso di la Signorìa. El go-
vernador fa ogni possibele di haver la terra, e a ciò
il viceré non fazi tal conclusion, ha facto che Alonso
spagnol ha seminato per le fantarìe spagnole al tufo
non asentino la terra si tov con salvar le robe a'fran-
cesi, e cussi Zan Bernardin fiirà il simile. Dicto Alon-
so ha oferto bona parte di la fantarìa che vegnirì di
qua, volendo maxime 500 schiopetieri, e s' il fosse
fatto per tempo quello si fa questa note, Idio haria
dato miglior fortuna a le cosse nostre. È bon prove-
der e non tenir le cosse in descrition d'altri. Si man-
da a Crema canoni 3 et cara 15 di balote, e lui vorìa
fusseno stati 5 canoni, perché ad ogni modo non
sono in opera. Fra eri et ozi sono sta pagate com-
pagnie 6 di fanti et 3 di balestrìerì, et li balestrieri
sono sta mandati per gli altri danari. Ozi ha facto la
mostra el conte Bernardin, doman farà domino An-
tonio di Pii, e cussi di zorno in zorno seguirà; ma
il dover saria, cussi come i fanno le mostre, stesseno
in campo, perché i non stanno.
Sumario di una letera di campo di Piero Spol- 140*
verin, data adì 20 Octubrio hore 20, dri-
zata a domino Lunardo Grasso prothono-
tario.
Come, a di 18 di sera, rìtomò in castello domino
ZuUan di Codignola a parlar a quel castelan per tra-
tar acordo. A di 19 marti. Come a hore 15 intrò in
Brexa quel monsignor di Rois ancompagnato da
cercha 100 cavali a parlamento con francesi, a fin,
come é publica voce e fama, di aver Brexa a nome
de rimperador; siche é da pensar in che termine si
trovamo. Idio ci aiuti. Li par da tutto il mondo siamo
sassinati: hormai fino da li contadini di questo paexe,
perché i comenzano a esser inimici, e hanno raxon
vedendosi sachizati e morti quando se voleno difen-
der. Ozi si sachiza una villa, doman Taltra, e lui pre-
sente, vene quelli di Val Trompia a lamentarsi a li
proveditori che provedesseno che quelli dil campo
non li andassero a sachizarli, altramente vi provede-
riano loro, e cossi feno quelli di Val di Sabia, e comen-
zano a dir quando sentono spagnoli : < In malora sia,
che pezo podemo haver di quel havemo? francesi mai
non ferono tal cosse; come pezo va, forsi seri mejo
per nui ». In campo nulla si fa, si sta in aspetation du-
biosa. Item, il conte Antonio da Lodron, fiol che fu
dil conte Francesco stava in Brexa, é con questi spa»
gnoli e todeschi di qua oltre e fa assa' mali contra
de nui in parole diavolose e fati pezor. Achile Boro-
meo padovan e stato a Monzamban e a Ponti con il
favor di queli todeschi sono venuti di qui, che erano
251
UOXU, OTTOBRE.
252
in Verona, e alozati a Bitfizola e Gavardo, ha strapalo
zoso le insigne marchesche e Tacto far taia a quelli
homini 200 ducati. À di 20 mercore. Questa note
é ritornalo qui in campo domino Zub'an di Codi-
goola a parlar con li proveditori. Eri si levò parte
di quelli cavali erano alozatj a Cedi, maxime di ca-
vali lizieri, e sono andati a Bagnol, a che fin non
Si sa, e vano cusi consumando il paexe, in modo
si se haverà a star di qui se ne patirà grandemente.
Si aspeta Andrea Rosso secretano dil proveditor
Capello, che é venuto a Venecia per aver certa
risposta di la Signoria. Ozi, da poi disnar, é sii fato
crida che tutti li soldati dil nostro campo si reducha
alozar nel campo solo pena di esser svalizati, a fin
che il campo stia unito per ogni cossa potesse oc-
corer. Grandissime mormoration é de questi spa-
gnoli, eiiam todeschi. Scrive spagnoli per tutte le
ville svalisano quello pono haver, e toleno fin li ca-
vali di solo a chi trovano.
1^ i Di sier Vetor Lippomano, vidi leiere date in
campo, a dì 20, hore 24. Come eri intrò in Brexa
monsignor di la Rosa, stato in campo dal viceré, con
molti francesi, e ussi fuora a hore 22 e intrò ozi qua-
tro todeschi in Brexa. Dicono hanno capitola aver la
terra per Tlntperador, e parte di francesi la voleno
dar e altri la voriano dar a la Signoria. Si dice che
se li promcte farli andar in Pranza per la via di Ale*
magna, con le sue arme e robe. 11 campo di spagnoli
sono da 250 in 300 lanze et 5000 fanti. Nostri non
hanno paura di loro. A dì 18 dovea passar Po el
signor Prospero CoIona, qual vien con 300 altre lanze
a conzonzersi con ditto viceré. Ozi a hore 22 é an-
dato in rocha el conte Guido Rangon, per trattar
acordo con quel castelan, voi darne la rocha. Li
proveditori hanno scrito al viceré una letera, di-
cendo si dice questa praticha si Irata e loro non
sanno nulla, et che Brexa aspeta a la Signoria per
il voler dil Papa e di capitoli di la Liga. £1 qual vi-
ceré li ha risposto che se vorano dar la torà a nome
di la Liga e la tegnirà fin sarà termina per la Liga
de chi la dia esser, et che cusà ha scrito al Papa.
Altri francesi é in Brexa si voriano dar a la Signoria;
ma darsi 4 obstasi per uno, fin scrivano in Pranza;
siche si sia su queste pratiche. Scrive, lui ritornerà
a Bergamo e vede le cose non andar ben. Item^
avisa esser zonlo 11 in campo uno secretarlo dil ve-
scovo di Lodi a dolersi di questo, e lien il ducheto
non vera nel Sialo suo, et cognose d suo eror, ctc.
Di Constantinapoli^ di sier Lìmardo Zu-
stignan bayh nastro, fo teiere questa maiina
gonte, di 12 SepteniMo ìe ultime. Come il Signor
turco con V hoste stia potentissima era zonlo li in
Angoli, e 1 fratello sullan Achmat era con 7000 cavali
reduto a li confini; poi andar dal Soldan e dal Sofii.
El Signor manda alcune zente da una altra banda,
per veder farlo rimaner dove Té; siche questo Si-
gnor non é dubio regnerà, per esser Achmat timido,
di pocho cuor e mancho forze. Item, dil zonzer 11 a
Conslantinopoli a di dito Torator dil Signor turcho fo
in questa terra, qual si lauda molto di honori faloli
et presenti, et dovea partir per andai; dal Signor in
campo, e li soi hanno dito la Signoria non voi fare
ambasador fino non si veda la fin chi dominerà. A-
ricorda esso baylo é bon far V orator ad ogni modo;
e altre parlicularità, et&
Da poi disnar fo Pregadi, e a vesporo veneno 141*
Toralor dil Papa e Torator yspano che haveano di-
snato insieme da esso orator, e reduto il Consejo in
camera dil Principe, venuti diti oratori, il Principe
comenzò a dir le nove si havia di campo : che spa-
gnoli tratava dar Brexa a V Iroperador, cossa conlra
i capiloh di la Liga, e quello n' é sta promesso, per-
ché Brexa é nostra, il Papa voi sia nostra eto. L*o-
rator yspano parloe affermando la Signoria non du-
bitasse ch*el viceré mai facesse cossa in danno di
questa Signoria, perché il Catholico re voi la Signo-
ria habi Brexa, Bergamo el Crema certissimo, e di
questo promete su la soa testa ; ben é vero desidera
eazar le reliquie de francesi de Italia, el che la Signo-
ria si acorda con V Imperador, concludendo, si lui
orator non é gabato, le cosse procederà cussi. E so-
pra questo fo molte parole, et scriveria ozi in bona
forma al viceré; e l'orator dil Papa disse eiiam in
conformità la mente dil Papa e che la Signoria habi
il suo Slado eie. El si parliteno con andar a scriver
tulli do. E la Signoria andò in Pregadi; nel qual tem-
po si lezeva le leiere.
Di Roma^ sopragionse lettere di 18. Prima,
dil zonzer li, a di 10, oratori di Parma venuti a in-
chinarsi al Papa e zurar fedeltà, con 150 cavali mollo
honoratamenle. Item, il Curzeose si aspeta; e venuto
li soi a prepararli alozamento. il Papa desidera la
Signoria si risolvi zercha l\acordo, perché Tha inleso
starà pocho a Roma. Di spagnoli il Papa si dol usano
questi termini. Li ha scrito li brevi in bona forma;
quello ha ditto é fermo che la Signorìa nostra habi
il suo Stado. É sta dito de li che Maximian praticava
di haver Brexa e francesi gè la voleano dar. Item^
è venuto nova, per più vie, spagnoli con francesi é
stati a le man verso Bajona : chi sieno stati vincitori
non si sa el vero, pur risona spagnoli stanno meglio,
253
JiDXir, OTTOBRE.
351
Scrive, il Papa ha dato il canooichato di Padoa, va-
chato per la morte dil reverendo domino . . . Grili,
a UDO fiol fo di sier Hironimo Donado el dotor, qual
è li a Roma.
1 43 Fu posto, per li savii, una letera a li proveditori
zeiierali in campo, quali rizerchavano Topinion e vo-
ler di la Signoria, quello havesseno a far in caxo
Brexa si avesse data a Tlmperador over a' spagnoli,
perchè il governator nostro dice mai si leverà de li
senza ordine di la Signoria. Et però li savii d'acordo,
excepto sier Alvise da Molin e sier Zorzi Corner el
cavalier procurator savii dil Consejo di zonta, quali,
per esser anialati non sono entrati, et sier Nicolò
Bernardo savio a terra ferma che ancora non è in-
trato per esser indisposto di la persona, messeno
la letera che si remetevano a loro proveditori e al
signor governador, che e sul fato, levarsi e andar con
quello exercito dove li paresse il meglio, tulavia po-
tendo haver il castello, tuorlo; con altre parole w^tn
ìitteris. Et su dite letere fo gran disputation, (ideo
steteno Pregadi fino bore 5 di note. Parlò prima sier
Velor Morexini, è provedilor sopra le pompe, di-
cendo r exercito è roto s' il se move, zurando eie.
Poi parlò sier Piero Pasqualigo dolor e cavalier, é di
la zonta, voria conzar le cosse del viceré con danari
per haver Brexa. Li rispose sier Piero Trun savio a
terra ferma. Poi parlò sfer Antonio Grimani procu-
rator, voria far venir il campo a la volta di Ferara.
Li rispose sier Piero Balbi savio dil Consejo. Parlò
poi sier Antonio Condolmer fo savio a terra ferma,
e fé* bella renga, dicendo é bon dar li ordeni schieti
a li proveditori, e scriver i vegni su le rive di TA-
dexe per segurarsi eie. E li rispose sier Gasparo Ma-
lipiero savio a terra ferma. Poi parlò sier Luca Trun
fo Cao di X, altamente, qual voleva Texercito non sì
movesse dove V era; ma ben non intrar in Brexa si
ben inlrava spagnoli et havesseno potuto intrar no-
stri. Parlò ultimo sier Nicolò Michiel dolor, é di Pre-
gadi. Hor fo conzà la parte, e scrito le opinion no-
stre saria che in caso spagnoli havesseno tolto Brexa
o per r Imperador o per loro, eh' el campo per più
segurtà venisse su le rive de TAdexe: iamen renie-
lemo il tutto al signor governator e loro provedi-
tori, ch'é sul fato. Et sier Andrea Venier procurator
et sier savii dil Consejo messeno indusiar
a doman, per esser materia di grandissima impor-
tantia. Hor andò le do opinion : 52 de la indusia, il
resto di la parte, et questa fu presa et comanda
grandissima credenza; et veneno zoso a hore 5
di note.
In questa sera, gionse qui sier Marin Zorzi el do- |
tor, vien orator dil ducha de Urbin, si parti da Ra-
vena. indisposto, et zonto, slete in caxa amalato di
mal preso per li strachi in Romagna.
É da saper, sier Marco Gradenigo el dolor, elccto
orator io suo locho al ducha de Urbin, in Pregadi,
immediate poi rimasto, fu posto, per li consieri, la
parte ch*el possi venir in Pregadi non melando ba-
lola fino el vadi via; et fu preso, et vene quel zorno
in Pregadi.
Noto. In questi zorui, fo armalo a Muran e le 142*
contrade alcune barche, numero 10, e menate a Par-
mamento per^ndara la Torre nuova, perchè quel Bon-
amigo è fuora con barche e bregantini per Ferara.
Di sier Piero Landò orator nostro al Cur^
jsense, vene letere date a Pianoro, 8 mia di là
di Bologna, di 19, Come erano parliti di Bologna;
vano a Fiorenzuola, poi farà la via di Fiorenza per
andar a Roma; e altri coloquii e avisi ut patet
Di Fiorenza, fo letere di 12, in Piero di Bi*
biena. Come haveano electi do oratori a Roma, zoé
questi : Jacomo Salviati cugnato del cardinal di Me*
dici et Malheo Strozi. Et ancora non haveano electi
oratori a V Imperator, a Spagna el a la Signoria no-
stra, ben li voleano eiezer. Se ritrova orator a Ro-
ma, per Fiorenza, domino
El fo terminalo in Colegio expedir sier France-
sco Donado el cavalier orator eleclo, el qual era an-
dato a Bassan per esser sora il Fisco a veder quelle
cosse di rebelli, et li fo scrito venisse zoso subito.
È da saper, dil conlrabando trovato di sede di
Ferigo Grimaldi e compagni, fo conzà la cessa, et
etiam il Papa scrisse uno brieve per loro, viddieet,
imprestando ducali 6000 a la Signoria per anni do
con cauzione di averli al tempo, e li vien restituito
il tutto; siche ni el podestà di Chioza ni li avogadori
barano parte alcuna.
Exemplum.
Beverendissimo domino cardinaìi De Medids.
Reverendissima Dominatio vestra, cum veleri-
bus tum recentioribus erga nos offlciis adeo non
modo confirmavit amicitiam, quse nobis semper
intercessit cum illustri familia majorum suorum,
sed etiam qu» secum auxit, ut omni studio ssepe
cogilaverimus quonam modo eos, quos uniee dilige-
bamus et animorum conformitate habebamus co*
munissimos, sinml nobiscum quasi unum et idem
faceremus. Id quod dum animo attentius agitamus,
nostro cum desiderio optime consentire visum est.
143
255
MDXII, OTTOBRE.
256
Rem namque nupef ad coniitia dedaclam Tacil-
lime transegìmus, cunclisque suffragìis Reverendis-
simam D. vestram, Magnificos dominos Julianum
fratrcm ejus et Laurentiurn nepotem, simul cum (ilis
et posterìtate sua legitimis, perpetuo in numcrum
atque ordinem ascrìvimus nobiliuro Venetiarum, et
patricios nostros creavimus, sìculi patet amplissimo
privilegio quod fieri jussimus, planumquc omnibus
fiet VestRc igitur reverendissimse D. plaeebit muneri
quod tanto libenlissimorum consensu animorum illi
ofierimus laeta fronte plaudere, taoquam rei qux
et id quod extrinsecus deesse videbat opportune
complevit ut Medicorum familia eadem et veneta et
Patricia sit, et documentum prxbet summi in eam
amoris universa Reipublìcse nostrae.
Die 21 Octobris 1512.
144*' A di 23 la matina. Vene a bora di terza la galia
sotil, soracomito sier Nadalin Contarini, stala in Ale-
xandria, la qual conduse sier Domenego Trivixan el
cavaller procurator, orator nostro slato al signor
Soldan, qual è stato fuora mesi . . . zorni . . , el nel
intrar fecero assa' colpi de artelaria in segno di ale-
greza, e cussi dita galia e venuta a disarmar. Questo
sopracomito prestò li danari per armarla, et anderà
in Pregadi uno anno havendo il titolo, e fato credi-
tor al Monte Novissimo.
In questa matina fo dato il possesso del priora di
Santa Maria di la Triniti a sier Hironimo Ljpomano,
come comesso di domino Andrea so fiol, justa le
bolle venute di Roma. Vene il primocierio di San
Marco a darli il possesso, per esser le bolle drizate a
lui. £1 quelli alemani fevauo renitenlia, dicendo il suo
provinziale é andato a Roma, eie. lo fui etiam.
Di campo^ vene letere di proveditari Bene'
raii, do man^ date a presso Brexa^ Vuna di hore
13, l'altra di liore 3 di note. Come erano con-
clusi e sigilali li capitoli di francesi con spagnoli di
darli la terra, la qual la toleno a nome de la Liga ;
che spagnoli haveano manda a dir questo aviso a li
proveditori nostri e rechiederli tre cosse : primo si
lievi Texerdlo vicino di Brexa; secondo non trazino
a la terra et si lievi rartellarie e dagi salvoconduto
a francesi a levarsi. Et il govemador e proveditori
hanno risposto di levar V artelarie sarano contenti,
n» di le altre no> voleno scriver a la Signoria no-
stra; e altre particulariti ut in litteris.
Dil Caroldo secretarlo nostro^ fo letere da
Lodi, dove è il cardinal, di 21, Di coloquii col
i) U evU 143 * è Mmci.
* cardinal, qual e sta richiesto dal viceré a far salvo-
conduto a* francesi, e zercha acordarsi con la Signo-
ria, ch'el vescovo di Lodi e milanesi voriano; e molle
particularità ut patet.
Vene in Colegio Torator dil Papa, etiam l'orator
yspano, e fo parlato zercha Brexa, e come il Papa
voi Tabiamo eie.
Da poi disnar, fo grandissima fortuna di pioza et
vento. Fo ordinato Consejo di X simplice, per cxpe-
dir presonieri, et il Colegio si dovesse redur a con-
sultar di scriver a Roma zercha Tacordo si ha a tra-
tar con il Curzense per Tlmperador. Item, zercha le
cosse di Brexa, a far Thabiamo eie. Ma per il tempo
si redusse 3 savi! soli dil Conscio et 3 di terra fer-
ma, siche non fono in bordine: el ozi assa' patricii
andoe a tochar la man a sier Domenego Trivixan
venuto oralor dil Soldan.
Copia dil salvoconduto fé' il cardinal Sedunense 1 44 *
a monsignor di Duralo di poter tornar in
Franga, auto in letere dil Caroldo, 20
Octtibrio.
MathasusDei gratia etc., Sancì» Potentians pnc-
sbiter cardinalis Sedunensis ac Germanise et Lom-
bardi» legatus etc. Omnibus prssentes inspecturis,
prosperos ad vota successus. Cum dominus de Dura-
ciò unus in Gallico exercilus armorum dux oppor-
tunas a nobis lilteras salviconductus petierit, quibus
libera facultas ei et loti eius comitive detur, ut tute
et sicure ex Cremensi arce cgredi et Galliam cum re-
bus et bonis suis omnibus petere possint, nos qui
summopere cupimus ut civitates etarces qusa Galiis
detinentur quam primum in illorum manus et dìtio-
nem perveniant quibus jure spedare decretum erit,
et ne erga eos clementiam el humanìtateni exuisse
videamur, quod in incepto, quod sibi tandem perni-
ciem afferei perseverare volunt, non denegandam
illorum petitionero duximus, et propterea praesen-
tium tenore prenominato domino de Duracio ac
loti ejus comitive lam equestri quam pedestri libe-
rum ac validum salvumconductum damus, impar-
timur et concedimus, que in verbo veri presidis et
principis illis nosobservaluros poUicemur, et permit-
timus ut libere et tute ex Cremensi arce exire et per
Ducatum Mediolanensium transire et Galliam prò-
ficisci cum eorum equis, armis et bonis possint et
valeant, mandantes omnibus civitatum gubernatori-
bus, officialibus, armorum ductoribus, stipendiariis,
mililibus lam equestribus quam pedestribus ac ce-
teris quibuscumque subditis hqus ducalis dominii.
i>57
iioxn, orroBRK.
258
ci caeteros in Domino hoiiamor, ut has nostras salvi-
conductus lideras servent inviolabilitcr, et servar!
omnino faciant, permittantque praefatum dominum
de Duracio ac ejus comitivain cum bonis, armis et
rcbas suìs Galliam pergere ac transire per quascum-
que civìtates, oppida, terras et loca isUus dominii,
omni impedimento et molestia penitus sublatis; et
hoc sub nostra et serenissimae Ligas, cujus gubema-
tor sumus, indignationis poena. In quorum fidem prae-
sentes fieri jussimus, propriaque manu subscripsi-
mus, ac nostri sigilli auctoritate muniri voluimus.
Datffi in Civitate Laudse, die 20 Octobris 1512.
145 A di 24, domenega. Vene in Golegio sier Dome-
nego Trivixan cavalier procurator, venuto orator
dal Soldan, vestilo di scartato e becho di scartato,
acompagnato da molti patricii et lo tra li altri; et re-
duto in Colegio, fo aldito con li Gai di X, et remesso
il resto di ¥ audientia aldirla in Pregadi. Presentò
una letera del signor Soldan, in moresco scrita, la
copia di la qual scriverò di soto.
Vene V orator yspano, slete assa' dentro, e pur
con li Cai di X.
Di campOy vene lettere di proveditori gene-
rali date soto Breza, a dì 22, hore 5 di note, et
vidi una letera di sier Vetor Lipomano, pur di
22, hore 17, Come, poi disnar, si partiva di campo,
per andar a Bergamo. La terra è tolta per spagnoli
a nome di la Liga. Li proveditori hanno mandato An-
drea Rosso secretano dil proveditor Capello a Cedi
dal viceré col brieve dil Papa, eh' el voy far consi-
gnar Brexa a la Signoria. Il qual viceré li ha rispo-
sto che '1 manderà il conte di Santa Severina a par-
lar a li proveditori et governator. Iteni, per teiere
di proveditori poi se intese, esser venuto e stati in
consulto 4 hore a lo alozamento dil proveditor Ca-
pello, e coloquii auti insieme ut in litteris. 11 ca-
stello ha tollo termine zorni 12 a darsi. Item, par
le cosse anderà ben e si bavera Brexa. Il viceré voi
danari, dimanda ducati 100 milia, ma si conzeri, e
voi si vadi li exerciti unili a tuor il castello di Milan
di nìan di francesi; e altri coloquii, stati soli il gover-
nador, proveditorì et lui conte con do secretarti e non
altrt. Iteni, achadete, aspetando ussisse il consulto,
che il conte Guido Rangon con Bataion Tue a le man,
et pocho manchò non se amazasseno, come dirò di
soto. Fo etiam letere di campo drìzate a li Cai di X.
È da saper, ozi alcuni di Colegio voleva Pregadi,
pur a la fin d* acordo To consullà far Gran Conscio,
et doman Pregadi aduneha.
Da poi disnar fo Gran Conscio ; et fu posto una
/ Diarii di M. Sanuto, — Tom. XV.
gratia di poter vender un stabele conditionato per
sier Marco Zustignan qu. sier Orsato in San Moisé,
che e in più parte, e dil Irato meterlo in altro stabile,
qual etiam sia conditionato; e balota do volte la pe-
zoroe et non fu presa; voi i cinque sexti.
Se intese, per letere di Damasco di merchadanti,
la morte di sier Ambruoxo da Molin di sier Al-
vise, zovene di anni . . era merchadante de li; etiam
in Cypro é morto sier Antonio Badoer qu. sier Ma-
rin, era castelan a Zerìnes.
Di Chiosa, fo letere. Zercha quelli do burchi
con formenti per conto di spagnoli, quali T orator
di qua mandava al viceré per il campo, et passati
li burchi con stera 2000 in canal di le Bebé, che
andavano a Verona, veneno feraresi alcune barche
capitan quel Bonamigo, e cai^ò le loro barche di
formenti stera 700, il resto afondò li burchi, acciò
non andaseno di longo.
Di sier Lunardo Emo proveditor execuior, 145
vidi letere, date in campo apresso Brexa, a dì
22, hore 4 di note, drizate a sier Zorgi Emo
suo fratello. Come, in questa matina per tempo an-
doe dal proveditor Moro a pregarlo dovesse far ve-
nir le zente di Crema in campo ; e acciò venisseno
presto, lo pregoe mandasse ducati 100 a Zuan Ba-
ptìsta da Fano et 100 a Zuan Paulo da Sant' Anzo-
lo: e cussi subito fono expediti. E andato esso con
il proveditor Moro da il governador per aspetar la
risposta di Gedi dil Guidolo, in quello instante la
zonse, qual fu il viceré haver risposto: baver licentia
dal Papa di tuor Brexa per la Liga, et era contento
che per nui fosse mosso nulla, e manderìa il conte
di Santa Severina subito qui. Eri seguite. Uno prove-
ditor disse a un modo, V altro a T altro, però fo per
suo aricordo reduti tutti do, il governator e il pro-
veditor Moro a caxa dil proveditor Capello per con-
sultar quello era di far, e che a questo bisogno tutti
usase il beneficio di la Signoria, poi a Venecia si sbo-
rasse le colore e odii particular. É andato lui prò*
veditor Emo prima a dimandar si Tera contento, et
cussi andono; et per una bora steteno insieme soli
in camera dil dito proveditor Capello, el qual pro-
veditor era in lecto, diceva baver una panochia.
Zonto dito conte di Santa Severina, andoroo insieme
con il proveditor Moro da dito proveditor Capelo e
mandono per il governator, qual subito venuto, disse
come li brexani siano stati da esso governador a
protestarti che lor, havendo patito in Thonor e in la
facultà e in la vita per amor di la Illustrissima Si-
gnoria, non li pareva conveniente che nui soportas-
semo fusseno portate via le sue robe, e più tolto la
17
259
UDxrr, omoanK.
2C0
terra m nome de altro signor, e si se soporUta tal
cossa, li dechiariva mai la Signoria era più per haver
Brexa, per aver mostrato pocho haver a grato tania
servitù di brexani; la qual fiction narata per esso go-
vemator, fu di tanto eflchatia che fece star dito conte
molto sospeso: poi si redaseno in camera el gover-
nador, el conte predilo e li proveditori, e steteno per
spazio di do hore in grandissimo contrasto et
consulto.
In r altra camera, erano monsignor T abate Mo<
cenigo, sier Vetor Lipomano, sier Alvixe Bembo
executor, el cobterai zeneral et lui Leonardo Emo
e il conte Guido Rangon, et digando molte parole, el
colateral e dito eonte Guido se diseno vilanie, et
messe man tutti doi a le spade, e lui sier Lunardo,
per meter di mezo, li fo dato de una spada su la te-
sta, et soprazonto in quella el govcmator, melando
de mezo, li fo taiato un pocho de uno dito. Insidi
tutti, acompagnono dito conte di Santa Severina el
li6 governador el lui sier Lunardo Emo per ìnflna al
torion di la Pusterla, dove sì dovea Tar la bataria, et
in camino dito conte li disse: e Chi parla al viceré che
venitiani non debano aver Brcxa, sono proprio come
uno heretico a parlar conlra la fede, perchè lui voi
al luto Brexa sia de' venitiani, né è cervello in pace
al mondo che potesse comprender altramente >. Li ri-
spose : e Tcgno per certo, no la excellentia del viceré
ma homo al mondo poi imaginarsì altramente cheBre-
xa non sia nostra, però la excelentia sua non doverla
tenime tanto ambigui in cossi honesta et rasonevoi
cossa, e pezo, lassar portar tanto oro in Pranza, che
con ogni raxon, senza contrasto alcuno, era de questi
exerciti ». El governador non aperse la bocha, e questo
medemo dito conte ha diclo a molti altri. Scrive, il
provcditor Capello é stato causa non habiamo Brexn
e questi vadano rìchi in Pranza.
I^ conclusion dìl parlar di ozi, è stata per molte
razon dite per il proveditor Moro et una per il go-
vernador, dicendo el signor viceré fa conto di ve-
nitiani in questa Liga, et che lo servise di le 800
nostre lanze et 8000 fanti nostri pagati, e di questi
1500 cavali lizieri. Dito conte mostrò el viceré far
gnmdissima extimation di la colliganza di la Illu-
strissima Signoria e di voler operar questo exer-
cito, e alora el governador disse con colora : « Come
diavolo voleva far queste cosse e non ne dar Brexa?
sapiati che nui mai semo per partirse de qui, né mo-
ver cossa alcuna se prima non iutramo in Brexa >
salvo che se per sua signorìa non li fusse coman-
dato la resolulion in questo che al tutto francesi
dovesse portar arme e cavalli, e che la terra ne
fiisse eonsìgnata; et volendo dicto viceré meter,
un signal in la terra per nome di la Liga, erano con-
tenti E con questo se ne andò, e disse doman man*
deria la risposta, e che franzesi non poteva far altra-
mente per averli eri promesso cossi. Il governador
disse palesemente: e Se beri facevamo a questo modo,
havevamo Brexa, e franzesi a sacomano. Idio perdoni
a missier Polo che ne fu causa ». Siche doman si
aspela la resolution. E tornati da compagnar dito
eonte, trovono la piaza era stala messa a sacho da
missier Hannibal bolognese, e zonti, el governator fc*
prender do de li ladri e ordinò fosseno impichati.
Porno lassati fugire, li altri scamporno in la compa-
gnia de' brisigelli e non fo lassali piar. El governator
comandò a Zuan di Naido facesse prender tal tristi
e restituir la roba che era in la sua compagnia. Dito
Zuane se lo fece dir tre volte, poi torse la testa, e
andossene via senza far nìuna provision, con mo-
strar far pocho conto dìl governator, e di le cosse di 146 *
la Signoria. Si duo! el proveditor Capello fa pocha
extimatione de lutti, però non voi più star in campo
solo di questi, etc.
A di 25 la malina. Vene in Colegio Torator yspa-
no, juxta il solito, qual ha scrito e scrive continua-
mente al viceré zercha Brexa, che apartien a la Si-
gnoria, e il Papa e il re Calholico voi l' habiamo, el
siete con li Cai di X in streli coloquii in Colegio.
Di campo, vene letere tardi, di 23, hore 6
di note, dnte pur a presso Brexa. Dimandano
danari, eie. E aver mandato Andrea Rosso dal vice-
rè, e la note sì dice francesi dovevano ussir di Bre-
xa, con scorta di spagnoli e andar a Verona, dove
se li prepaRiva alozamenli per mandarli in Pranza
per la via de Alemagna; ma tutto el paexe dìl brexan
é in arme conlra francesi, etiam li fanti spagnoli
non voleno i parli cussi richi. Et vidi letere dìl conte
Bernardino, diti francesi haver messo a sacho il mo-
nastero in Brexa di San Prancesco, porlono via 4
calexi et aparameuti, aperto le arche e trovato aver
di brexani per portarlo in Pranza. Item, ozi il co*
mandador spagnol é intralo a bore 22 in Brexa,
ntandato per il viceré a luor il possesso a nome di
la Liga, con altre particularilà, come dirò di solo.
Di sier Lunardo Emo proveditor executor,
vidi letere^ date in campo, a dì 23, hore 6 di
note. Come il governator ha parlato longamente
con lui, e voi al tutto partirse per esserii sta facto
molti torti per la Signoria e anche dal Papa, el clic
era per esser sempre bon ser\itor di' la Signoria, e
che ogni volta si havesse il Papa per inimico, o que-
sto altro, oferisse dar grandissimo favor, che saria
261
MOXU, OTTUIia£.
262
più ulBe che star de qui; poi nou voi esser gu-
beruator per non poter comandar a tutti, e con lo
stipendio ha non poi servir bonorevolmente questo
Stado, maxime havendo il capitano di le faotarie
pia condition de lui. Scrive non fa per la Signoria
privarse di costui in queste ooeorentie, e partendosi
seria gran disturbo a le cosse nostre; dice averli
dito che '1 soporta troppo d^ li soldati e non fa iusti*
da, risponde: < Non so come mi staga >, etc. Scrive
r ha parlidi di Pranza et da altri rasonevoli, tamen
è placabile, e si promete poter operar con lui,
però si expedisca presto, aedo non vadi via come
fe' il Vitello, e si resterìa con puli senza governo
e senza amor. El conte Guido ha mandato a desG-
dar il colateral, cossa molto vergognosa a le cose
nostre; e s'il proveditor Capello non desse ardi-
mento, dito conte Guido non faria tal oossa, e non
tenerla li soi cavafi grossi e lizieri a le ville come
il fa. Ozi sono venuti a far la mostra li in campo,
et subito é tornati fuora al suo alozamento.
147 Scrive, ozi è stati in aspetation di la risposta do-
vea far il viceré: non è venuto nulla, e per lo effecto
si ha cognosuto la risposta, ben che '1 conte di Santa
Severina dicesse che, havendo nui contentato, non si
|)oteva far altramente di lassar andar francesi con
tute le sue robe, per haver soto scrilo cussi il viceré,
e che dil consignar di la terra ne parlerà. Eri sera el
prior di San Piero inlrò in Brexa con 500 cavalli, et
questa note et ozi hanno mandato via una inBoità di
robe in campo di spagnoli. Et questa matina per
tempo sono venuti molti francesi nel campo nostro
a comprar vituarie et ne hanno auto assai. Inteso, el
governador ha foto far una crida che quanti ne ve-
gnirano siano svalisati et morti, talché ozi ne sono
stati morti tre di lor francesi ; et il castello che ha
termine 22 zomi a rendersi ha tirato qualche botta
verso de nui et ha morto doi de li nostri.
Scrive, é stati da lui li deputati di Brexa et in-
sieme sono stati dal govemator et proveditori, do-
lendosi esser una grande crudeltà che si comporta
che siano asportate le loro robe via, essendo loro
boni servitori di San Marco; e reduti in caxa del pro-
veditor Capello, qual ha una panochia, deliberono
mandar al viceré Andrea Rosso, dinotandoli che nui
non volemo comportar che fosseno portate via que-
ste robe de questi poveri brexani, e se 1 intraveniva
(pialche inconveniente se éxcusavamo, et che non
eramo per assentir a niuna cossa se prima non ha-
vevamo aviso da Venecìa. Doman si aspeta la ri-
sposta, per saper come si havemo da governar. E
cussi etiam se gli richiede se ha ordinato che tute
le gente d^arme vengano in campo, e lutti li cavalli
lizieri siano doman per tempo su la Mella. Heri, di
ordine dil govemator, scrive, aver scrìto lui sier
Lunardo Emo in Val Trompia et Val di Sabia, Pran-
za curta e Pedimonte, dovesseno venir in campo
pili bomeni armati che potevano; non sa quello i
forano per queste conbustion. Doman li franzesi,
secondo é dicto, dieno ussir di firexa; quello se-
guirà non lo intende, dubita se ussirano non in-
travegna qualche inconveniente, perché li nostri
sera tutti fermali in ordinanza.
Sumarto di una letera di Piero Spolverin, data 1 47 *
in campo, a dì 23 Oetubrio, hore 22, drinata
a damino Leonardo Grasso profhonotario
apostolico.
Come, a di 20, poi bore 20, se levò una voce per
luto il campo, che la terra se rendeva a V Imperalor
con spale di spagnoli. À di 21, publichamente fo dito
che li franzesi hanno patuito con monsignor di Rois
et spagnoli di darli la terra. E ozi, a hore zercha 16,
e venuto messi II in campo da parte dil viceré a li
proveditori a pregarli vogliano esser contenti che
tolino la terra per nome di la Liga. E par li prove-
ditori li hanno risposto, non li par bonesto, né il do-
ver, el vuol che loro non se impazano in la terra di la
Signoria, la qual era asediata io modo che non puoi
più tenirse, e che per li capitoli de la Liga dia esser
nostra. li diti messi ritomorono dal viceré. Prate
Ypolito, a hore 23 in 24, ipso videnfe, e andato
in castello da la via dil socorso, e ha portato tordi
e carpioni con lui per star questa note con el ca-
stelan; doman dia ritornar. Dio voglia porti qualche
bona resolution. Missìer Zulian di Codignola é qui
in campo, né é piiì ritornato in castello, e per lui non
se trata pid niente; ma in questa note II é andato uno
altro. El conte Guido ozi é ritornato fora luto il
zorno. Li nostri stanno a parlar con li francesi da le
mure. Li francesi hanno sachizato la casa di missier
Bortolomco Stella e bali tolto robe per ducati 1 500,
vel circa in la terra, perché lui é nel nostro campo
con suo cugnalo missier Valerio Payton. A di 22,
su r bora dil disnar, vene il nontio del signor viceré,
li fo mandato contra, à disnato col proveditor Moro,
e poi andono a caxa dil proveditor Capello, qual non
si sentia tropo bene, e reduti il govemator e prove-
ditori e il nontio, ch'é conte di &mhi Severina di età
di anni zercha 65 in 70, e li secretarii in una camera,
stetero in pariamento zercha ben hore 4 in 5, e us-
siti fuora se montò a cavalo e ritornò indriedo acom-
203
UDXÌU OTTOBBE.
»i
264
pagnato un pczo fuor dil campo dal proveditor Moro
e altro. É tornati lì fanti dil conte Guido per far la
mostra, reduli per aver danari, et non potendo farla
uè pagarli per non vi esser tempo, diti fanti scora-
zali andono a la piaza e sachi£0la quasi tutta. 11 pro-
veditor Moro a cavalo corse là e oviò il resto, e
cussi poi il signor governador. cln non li provedeva
seguiva mazor scandolo. £1 frate che andò in castello,
ancor non è ritornato fora, resta aoctie questa note
dentro; molti vanno dentro e fora, e cussi loro fran-
cesi. Ozi il conte Guido e colateral, essendo in un
altra camera quando erano rcduti, dove era V abate
Mocenigo, sier Lunardo Emo, sier Filipo Baxadona
pagador e molti altri capi di fora di uno portegeto,
ferno parole insieme, adeo veneno a le arme e fono
spartiti. Ozi etiam è stato pigliato quel Piero Mato
a Reziì, e quasi de subito fu apichalo. Le cose stanno
ambigue. Si va molti in drio e inanti in la terra.
148 Da poi disnar, fo Pregadì. Et leto le lelere, tra le
altre una dil vescovo di Lodi qual voi far intclli-
gcntia con nui, con questo remagna Cremona e Gè-
radada al stado de Milan, et voi una letera piombata
di questo, et voi esser con nui, con li sguizari a taiar
spagnoli a pezi, edam far vui babié Verona e Pe-
schiera, che e in le man di Tlmperador, et esser amisi
di amisi e nemisi di inimisi etc.
Fu posto, per ì consieri, una taia di uno homici-
dio seguido a Ruigo, di uno citadin, come scrive sier
Polo Valarcsso, et fu presa.
Fu posto, per li ditti, salvoconduto per uno anno
a sier Zuan di Garzoni qu. sier Marin procurator,
agravuto di debiti e stava in caxa. Preso.
Fu posto, per li sa vii, dar a uno homo d' arme
nominato Martin da Salerno, qual fo quello ha me-
nato il tratato di haver Crema con il capitano di le
fantarie e domino Benedetto Crivello, videlicet
V habi ducali 100 a T anno di prò vision a la camera
di Padoa, et deprcesenti li siano donadi in contadi
ducati , . . ,ut inparte^ et fu presa.
Fu posto, per li diti, che frate
qual ha servito in campo con 300 fanti, e fato molte
opcration, primo per aver amazato 1 5 francesi di sua
mano, che sia scrito al Pupa, voi absolverlo e possi
ìtcrum dir messa, e li dagi la e.xpelativa dil vescoado
di Nona, e fino Thabi, li sia dato di provision a Tanno
ducati dì beni de rcbelli da , e li sia
donato ducati .... deprcesenti. Fu presa.
Fu posto, per li savii, una letera in corte a sier
Francesco Foscari el cavalier, e sier Piero Lindo
oratori nostri in materia di V acordo con V Impera-
dor secretisaitne comandata; et zercha Brexa, avi-
sar il Papa di quello fa spagnoli, et voglit Soa San*
tità proveder si habi Brexa el mandarli altri bric*
vi etc. Fo disputation« Parlò Ira i altri di Colegio sier
Lunardo Mozenigo savio dil Conscio; li rispose sier
Piero Trun savio a terra ferma.
El avanti fosse messo parte alcuna, sier Dome*
nego Trivixan el cavalier procurator, venuto oraior
dil Soldan, andò in renga, et fé* la sua relalione qual
durò do bore, et referi tutto quello ho scrìpto di so*
pra, e di la condition dil Soldan, el fo leto una le-
tera portata per lui dil Soldan e la Signoria transla-
tata di rabesco in latin, la copia di la qual sarà seri*
pia qui avanti. Disse dil suo viazo e laudò sier Nada-
lin Contarìni sopra comito, et Andrea di Franceschi
suo secretano, e altre partìcularità che longo saria a
scrìver. El venuto zoso, il Principe il laudò molto eie.,
poi fo intrato in le cosse di la terra, che ho nominato
di sopra.
Copia di la letera dil signor Soldan a la Si- 149*>
gnoria nostra^ scrita per ci ritorno dal
Cayro di domino Domenico Trivixan cava-
Iter procurator di San Marco orator veneto^
e leta in Pregadi adì. , Octubrio 1512.
El titolo del signor Soldan scrito in lelere d'oro.
In nome de Dio misericordioso et miscratore,
■
Del servo de Dio et schiavo suo el Soldan ma-
gnifico et Re omnipotente Laseraph el Domino glo-
rificato, dodo el juslo, combatente, victorioso, favo-
rizalo, el re dei re, spada del mondo et de la fede,
Soldan dei mori e dei moresmo, ressussitator de ju-
slitid del mondo, re de li regi de arabi et azemini
et de turchi, Alexandro in questo tempo, donator
de le gratie, congregator di le parole di la fede, re
de quelli che sentano sopra la fede et che portano
le corone, donator de U climati el terre, consumator
de li calivi et iufideli et ìnjusli, justiliator de li
adversari, propulsator de novi tyrani et de infideli,
servidor de dui templi nobcli, guidador de la via de
dui altari, umbra de Dio '\\\ terra, exceutor de le lezc
et comandamenti, soldan de la terra, nssecurador
de r universo, più nobile re de questi tempi, largì*
tor de justitia el de gratie, signor de lutti i re et
soldani, compagno del signor de coloro che ben
credono, Campson el Gauri^ Dio fazi el suo n;gno
l)Ucart«ll8*òbUjica.
365
IIDXU. OTTOBRE
^66
eterno et el suo soldaneto et daga Victoria al suo
exerciio et fauctori soi, et fazi il suo grado alto de
sopra il segQO de Gemini, et soprabondi sopra le
creature de sua justitia, la sua bontà et la sua gratia.
Dentro la letera.
A la preseotìa del Doxe honorato potente et ga-
gliardo, glorificato, landato, grave et valente, gloria
de la leze cristiana, adornamento de la generation
che crede in la erose, doxe de Venexìa et doxe de
li exempli de la fede del batesmo, amico dei Re et
Soldani. Ei Signor regula i sui governi, etc. Man-
damo queste scripture a la presentia del Doxe per
significhar ci nostro bon voler et bona fede in lui,
dimostrando che siamo apti de rccever, che la sua
scriptura mandata a le nostre porte nobele, per
mano del suo ambasator grave et honorato Do-
menego Trivixan contiene, corno à mandato el suo
ambasator sopraditto per esser davanti al conspeto
nostro, et de l'operar quele cose che ne farà bon
cuor, et tutto quello havemo exaudilo a parie a
parte. Et non e occulto a la presentia del Doxe
del mancamento periculoso accaduto, et se non
fosse queUo che havemo tra nui de la bona unione
el bono acordo, el nostro conspeeto nobile non
averia mai perdonato, et adesso semo contenti et
havemo lassa il passato. Et molte volte l' ambasador
sopradito é sta nauti al nostro cospeto, et ne à su-
plica et domanda che lassamo la natione venitiana
vender et comprar, et tor et dar, et far tutte le sue
condizion et fazende et mercanzie segondo le sue
usanze, et che lori fazi justicia et gratia verso loro,
et ne ha facta bona ambasata. Simile a costui me-
rita esser mandato ambasadore, perché ha pru-
dentia, pien d' inleliecto, et praticba, et boni co-
stumi, et bone res|)oste al nostro conspeeto nobile.
Havemo esaudito quello eh* el domandava, et ha-
vemo comandalo scriver capitoli per franchi veni-
tiani, et comandamenti nobili per tutto el nostro
regno, et che siano solo segurtà et felizità, et so-
prabondi la nostra juslitia in loro, et sia operato
bene in loro et che li sia facta bona compagnia.
Et el me ha domandalo che lassamo venir i pele-
grini al Zaffo per visitatione de Jerusalem nobile,
et havemo exaudilo quello; et havemo vestito lui et
suo fiol et quelli suoi più reputali de le sue brigate
de belle veste, nanti el nostro cospecto magniOco,
el havemo operato ben verso loro, et havemo co-
mandato che torni el sopradito et le sue brigate
a la presentia del Doxe, debia recever le nostre
bone opere con bon azeto, et oognoscer quello
che havemo perdonato per compiazerli, et per la
bona amizitia che havemo et sincerità et bone ope-
ralione nostre. Per questo fazi la crida per Venexia
et tutti li soi lochi et avisarli de questo che vengano
a le marine et spiaze et boche a vender et comprar
et tuor et dar solo salvoconduto et spezificato, et
sarà operato justicia et gratie verso loro, et tutte le
cosse serano facte secondo usanze, et che vengano
galie de tutti i viazi et barche et nave per tute le
nostre marine et spiaze, che haverano ogni gratia.
Data ne li anni 918 di Maehometo.
Non é occulto a la presentia del Doxe quel die 150
doverno haver da l'isola de Gypro de tributo per la
nostra dacbieria nobile,et mollo tempo mandono zam*
beloti et metleno pretio per più, et nui ne havemo
mandato a T imbassador sopradicto cinque pezze et
ha saputo el pretio de quello ne resta quantità gran-
da, et se ha ubligato diclo ambassador de monstrar
el zambelloto dillo a la tua presentia, et mandar
domandar quelli de Gypro che hano habuto el cargo
de satisfarne. Se loro ne satisferà non sera altro, se
no, faremo quel ne parerà etc.
Et comandemo, s'el non satisfarà, sapia che le sue
facullà et le sue vite (sono) in le man nostre ; fare-
mo verso loro segondo le opere loro ; et che la pre-
sentia del Doxe faci advisar che meta galie per deve
dar i corsari, che non lassa corsari aver vicluaria et
che fazi segondo Tusanza. Mandemo questa risposta
a la presentia dil Doxe per advisar el luto. Dio altis-
simo conservi le sue provintie et deffendi da tutte
le contrarietà.
Ex Cayro 30 lulij 1512.
A di 26 la matina. Vene in Colegio de more Yo- 151 *>
rator yspano, fono su diversi coloquii, promete certo
si averà Brexa. È da saper, per Colegio fo scrito in
campo a i proveditori nostri che, ussendo francesi di
Brexa per andar in Pranza, non debano aperto marte
esserli adosso, ma si brexani e il teritorio vorano
svalisarh li lassano far et loro non se impazino, per-
chè il viceré voi darli libero transito. Si dice anda-
rano a la volta di Savoja el ha auto salvoconduto
da' sguizari e milanesi, e chi dice di no.
Di campo, fo teiere di nostri praveditori^
date soto Brexa, a dì 24, hore 5. Come erano us-
site di Brexa le lanze fiorentine numero e
venute nel nostro campo, di le qual 16 homeni d'ar-
(1) La caria 150* è bianca.
267
ui»xii| urraoxfi.
SdH
me emno oonari con il nostro governator. Item, es*
Ber ritorni Andrea Rosso secretano stato a Cedi a
parlar al viceré. Et che hanno deliberato da niatina
el signor governador e sier Cristofal Moro prove-
ditor andar fino a Gedi a parlar loro mederoi al dito
viceré et ultimar la cossa di Brexa, et francesi non
portino via il suo aver, con altre particulariti come
in dite letere si contien.
Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria et savii,
et hessendo in consultatione, vene letere di Treviso
di sier Hironimo da cha* da Pexaro podestà et
capitano. Come si Ta la fiera 11 e le porte sta mal cu-
stodite, unde per Colegio con li Cai di X fo termi*
nato expedir tre contestabeli questa note de li con IO
homeni per uno, et datoli ducati 40 per uno, vide-
licei Bergamo da Bergamo, era qui et et
Andrea Vasallo capitano di San Marco, i quali que-
sta note andono a Trevixo, videlieet sarano 11 da
matìna. È da saper, li a Trevixo sier Faustin Barbo
e sier Zuan Antonio Venier synicì se ritrovano e
vanno fazando il suo oficio. Hor, a hore 2^, fo termi-
mina chiamar Consejo di X simplice, et a tutti parse
di novo, et cussi fo chiamato et col Colegio steteno
fin hore do. Fo dito fu preso di retenir alcun, tamen
non se intende prò nunc. Quello sarà scriverò;
unum est questa cossa dete a mormorar a tutta
la terra. Item^ la Quarantia criminal reduta, fo preso
una cossa notanda, posta per li avogadori, che ... .
qua! é bandizato di tre homicidii e sta in sta terra,
né alcuno capitano li basta Tanimo a prenderlo: ch'el
sia confina in Candiu et sì apresenli ogni zorno al
rezimento, et si apresenti fra termine di tre zomi,
aliter habi taia lire GOOO chi lo mazerà ; et s'il fussa
suo compagno, sia asolto et habi la taia, e da matina
151 * si publicherà su le scale di Rialto. Etiam fu preso
di chiamar uno . . . . el qual insieme col piovan di
San Nicolò butò zoso el romitorio de Teremite, ste-
vano li za più anni, contiguo a la chiexia, ch*el si deb-
bi aprosentar, cditer si procederà contra di lui.
Di sier Lunardo Etno proveditor^ executor,
date in campo, a di 24^ hore à di note, vidi le-
tere. Come questa matina per tempo el signor go-
vernador^ el proveditor Moro et lui sier Lunardo
andono a San Jacomo di la Mella con li cavalli lizieri,
dove inteseno ci signor Francesco Torello havea
voluto insir fuora, ma avistose de 500 fanti erano in
ai^^uaito, ritornò in la terra, e in quello instante vene
4 homeni d'arme fuora de fiorentini et forno rice-
puti per cani e pezo, che questo exeroito va fino a le
mure e porta vituarie in la terra come fosseno amici.
Questa sera el governador è slato a parlar a mon-
signor di Obignl ; non sa il fin né a che preposito.
Doman el governador e provedador Moro \'a a visi-
sitar el viceré, et li ha dito che esso sier Lunardo
resti in campo per ogni ocoorentia, maxime hessendo
il proveditor Capello in caxa amalato.
Alvise di Piero secretarlo è gionto con li danari,
e la mità di danari se butano via, e molti sacomani
et assà fanti 8 et 4 volte tochano danari. Andrea
Rosso etiam è ritornato slato dal viceré: dice al
tuto voler observar quanto ha promesso a' francesi,
e che li proveditori si risolvano perché cussi hanno
contentato, e dil consignar di la terra non si parla.
Li proveditori li hanno risposo sono contenti di
quanto voi el viceré ; ma prega soa signoria li pia*
qua esser contento lassar passar do zorni aziò che
v^a risposta di la Signoria. Tien certo esso sier
Lunardo questa notte over V altra francesi se ne
anderano senza altra nostra licentia ; perché non cu-
rano di noi, persone inexperte e senza cuor. E que-
sta sera il signor Francesco Torello e tutti li fio-
rentini sono venuti in campo, segurati dal governa-
dor e proveditori. Scrive, in campo nostro non sono
la mità di le zente d* arme e di fanti e niuno cavai
lizier. Sier Alvise Bembo executor aloza a Pompian,
et sier Sigismondo di Cavalli e luì sier Lunardo é li
in campo; dice non poi laser mai. Sier Zuan Vitturi
proveditori di stratioU non ha voluto venir in cam-
po ancor ch'el governador Thabi richiesto; si duol
eh' el proveditor Capello li tuoi ogni reputation,
non voi che entri in Conseglii, e il proveditor
Moro le dice il tutto: siclié non voi più star.
Itemy in quella hora 4 di note ha inteso le zento
spagnole é a Calzi se lieveno e veneno in qua : si-
che tien i condurano francesi fuora, perché fazando
la mostra, hanno lassato li ragazi et cariazi da drieto
e son venuti con li corpi di coraze soli. Etiam, die
le fantarie di spagnoli (anno la mostra insieme con
le zente d'arme del viceré e tochano la paga.
A di ^7. È da saper, questa note si levò tandem 152
le do galle di Alexandria su le qual é andato sier
Tomaxo Venier va consolo in Alexandria : il cargo
noterò di soto, unum est sier Andrea di Prìoli capi-
tano é stato a Puola zorni . . .
Di campo, non fo letere alcune, solum di Vi-
censo Guidoto secreta/rio nostro a presso il vi-
ceré, date a Gedi a dì 25 hore Come il go-
vernador e proveditor Moro é stati 11 dal viceré, et
se riporta a le letere di proveditori, et dentro questa
teiera é una bastardela a la Signoria scrita per il
proveditor Moro, da Gedi. Le qual fo lete con la Si-
gnoria remossi lì altri, et ozi dovea esser Pregadi et
26&
lIDXir, OTTOBRC.
S70
fo ordÌQ& far Consejo di X con h zonta, et voleno
mandar ducati 10 mlKa in campo, et tuto ozi non fo
altre teiere di campo.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta, fln
bore 4 di note, et fo mandato in campo ducati 10
milia.
A di 38, fo San Simion. Fo grandissimo fredo
venuto soto sopra.
Di campo, vene letere di pravedUari Bene-
ràli, date soto Brexa, a dì 25, hors 6 di note.
Del ritomo dil proveditor Moro et signor gover-
nador stati al viceré, e ooloqui auti con el dito,
qual dà bone parole, che Brexa sarà di la Signoria
certissime, ma non dice quando la voji consignar, di-
gando é bon siegua Tacordo con Flmperador. Item,
di francesi voi babino da la Signoria il salvoconduto,
né li vai raxon a dirli portano fuora de Italia i beni
de i poveri brexani, hanno spoià chiexie etc. Item, il
signor Prospero Golona é zonto li in campo con le
so' zente, non sono lanze 300 e mal in bordine; e
altri avìst.
Et per letere diì proveditor Capello, di 25,
vidi. Come, in caso spagnoli non ne voji dar Rrexa,
hii saria de opinion venir con lo exercito a le rive
di TAdexe per molti respeti, e fornir ben prima Cre-
ma et Bergamo ; et a Crema hanno mandato 3 ca-
noni con cara 16 di balote, e ordinato in le valle
farne altre assa* balote, ma non hanno polvere, però
presto se K mandi polvere a cara 10 a la volta per
nielerle in Crema. Han fato condur dentro assa' vi-
tuarìe e lajato li arbori intorno; siche havendo pol-
vere da trar, è inexpugnabile. Li bisogna etiam li da-
nari per pagar li fanti che serve. Scrive, si mandi
danari per pagar le nostre zente é in campo. Et
questa sera, volendo ano capo di spagnoli venir a
alozar vicino a Brexa, li nostri forno a le man con
loro, qual ha nome Carvaiai, et seguite occisione
di alcuni ut in litteris, adeo esso proveditor Ca-
pello montò a cavallo e fé* sedar la cessa, eie.
152* Vene al tardi eliam letere di diti provedito-
ri venerali, di campo, di 26 hore di note.
Come, quel zomo haveano facto le mostre di le zente
qual é ben in bordine; il nostro exercito et il go-
vernator li ha piasesto molto, et francesi stavano su
le mura armati come si dovesse dar la bataia a la
terra; e altre particularìtà ut in litteris.
Di Crema, di sier Nicolò da cha da Pexaro
proveditor, di 25. Di provìsion fate de lì, et come
saria bisogno mandar queUi 4 zentilhomeni se dia
elezerda metera le porte. Item, sia sulicilà sier Bor-
tolomeo Contarini electo capitano de li, et vadi suso
supKcando la Signorìa a br che lui possi venir a re-
patriar, perché vene per meter le cosse in asseto e
ciissi rha messe; bora voria licentia.
Veneno in Colegio alcuni di Pontevico in questi
zomi a rechieder un castelan, et voriano sier Fran-
cesco Lipomano, qual al tempo di la rota era li, di-
gando si portò ben ; et li fo risposto se li faria un
castelan che li satisfaria.
Vene Torator yspano justa il solilo. L*orator dil
Papa atende a far scuoder le dexime do imposte dal
Papa al dero.
In questa matina fo fato in Rialto una crida da
parte di Abram e Anselmo banchieri hebreì, che
atento non voleno lenir più banchi, in termine di
mexi tre tutti vadino a tuor li loro pegni, perchè pas-
sadi li pegni, sarano venduti. Questo fanno per le
gran angarie pagano; non dicono poter durar, tamen
non fo nulla, che continuono i loro banchi come
prima.
In questa terra erano molti ladri, adeo ogni zor-
no si lamentava brigale erano sta robati la note ; et
questo prociede li mestieri per le guerre non fanno,
galie di viazi non va fuora, poi li capitani a la guarda
non far il suo dover.
Sumario di do letere di sier Lunardo Emo prò- 1 53
veditor, executor, date in campo a dì 25 Oc-
tohrio 1512, hore 4 di note, drieate a sier
Zorjgi Emo el consier suo fratello.
Come, a bora prima di note, quel zomo tornò il
govemador con il proveditor sier Cristofal Moro
stati a Gedi dal viceré. Li andoe contra esso sier Lu-
nardo fino a Santo Polonio, dove questa matina li
aeompagnoe. Cavalchando con dito govemador, li ha
ditto tutto il suo viazo. Primo, che ne Tandar vide a
Castegnedolo tutto il campo di spagnoli in ordinanza
e tuto ozi é stato cussi, et cussi etiam il nostro, e
dice, a bora di terza, havendo esso sier Lunardo in-
teso questo, montoe a cavallo con domino Antonio
di Pij et domino Agustin da Brignan et feno tutte le
fantarie andar a loro bandiere, et le zente d'arma
star armati a li alozamenti, e cussi tuto ozi sono
stati. Hor zonti a Gedi, andò dal viceré qual 11 fece
grata ciera; poi il proveditor Moro li disse: « Illustre
signor viceré, la causa di la nostra venuta é stata per
visitar la signoria vostra, et se semo sta molto quella
ne perdoni >. Taquero alquanto, e il viceré si voltò
verso il govemador cegnandolo s'el voleva dir nul-
la, el qual disse: e Signor viceré, la tardità de la venata
nostra ha processo perchè continue stevemo atenti
t>71
liVXlU OTTOBRE.
070
al prender di questa terra con lì francesi, et dirò
cussi vosira signoria non dia per nulla lassar andar
via questi francesi nostri comuni inimici con tanfo
Ihesoro, che sarà cessa di grandissimo soccorso a la
Pranza, si per le zente conio per lo baver, et questi
magnìGci mei signori sono sta renitenti tanto a con-
sentir Tandata loro, per questi magninci, citadini che
continuamente gli hanno stimulati de non lassar por-
tar via le robe loro, cussi avanti la capitulation, co-
rno da poi sachizate etiam le reliquie dì lor corpi
santi e adornamenti sacri di loro cbiexie; e per mia
fé è cossa da prender compassion a cadauna persona
nonché a la signoria vostra; siche per tal causa
ei etiam per la recupcration di presoni nostri, et io
che ne ho maximo interesse per Io signor Bartola-
meo Alviano mio cognato, havendovi questi francesi
rotovi la fede, la signoria vostra la doverla romperla
a loro. > E con altre acomodate parole su quesla
materia, disse breve secondo sua natura e molto con-
tenUoso. El viceré rispose poche parole, salvo fu con-
tento doraan 7 deputati di la terra con doi spagnoli
andasseno in la terra per far restituir tutto quello
era stato tolto da poi la capitulation, e deteU licentia,
et andono a disnar perché il viceré disse haver di-
snato; ma non era vero. Diclo governador et prove-
153* ditor andorono a dismontar a lo alozamento dil Gui*
doto e dìsnono di quello haveano portalo con loro
per haver antivisto questo ; poi disnar montorono a
cavalo con dicto viceré et partono di molte cosse, et
li mostrò le soe artellarie, che sono molto belle, tan-
dem disse era contento francesi diferissa il suo partir
per do over tre zornì, et poi loro et nuì se levassemo
et andar a la volta del Castel de Milan. El governa-
dor disse : < Signor, non vi para stranio se io loglio
lo assunto per venitiani, perché fino stago con loro
voria fasseno signori dil tutto, et pid sapia la signorìa
vostra che nui mai senio per partir de qui, se prima
la terra non ne sia consignata. > Dicto viceré disse :
«Brexa convene esser di venetiani, né ninno puoi du-
bitar di questo». Elgovemador li disse:c Questa nostra
levata conviene esser deliberata con balota dì Vene-
zia, et ancora che 30 over iO cognossa questo, li altri
che non sono si capazi, non credeno se non quello
vedeno, e tanto vale una balota come Taltra. Vostra
signoria sa ch'el popolo se depenze uno homo con
la bocha aperta et uno el passe; siche é impossibele
tirar venitianì da questa opinion >. Dicto viceré disse:
^hietty bi€n„, Hor dito governador tien el viceré non
fard altro di questa consignation, per fina da Roma
non vegna ferma resolution. Tanien el viceré roma-
se da volerse levar e andar verso Ogiìo, e die nui
I retiresamo alquanto le nostre artellarie, e tutte le no-
stre zente che sono sparse per lo paese se reduces-
se insieme in campo. E cussi se farà e con questo se
ne ritornorono; et trovono ancora spagnoli in ordi-
nanza, perché fazevano la mostra, et li ha dito tien
siano poco più di 4000 fanti spagnoli. Scrìve, nostri
portano grandissima viluaria in la terra, e a U Gam-
bareschi assai, maxime Piero da Longena che é luto
suo, e molte robe dì la terra viene in campo. Per tal
causa siegue molte question, el ozi per questo spa-
gnoli dil campo nostro sono sta sachizati et maltra-
tati, e la compagnia dil Crivello tra loro se hanno fe-
riti. Scrive, se lui sier Lunardo non li tramezava el
fato far pace, seria slato mal assai.
Dèi dito sier Lunardo Emo^ date in campo^ 1 54
a dì 26y hore 6 di note. Come é necessario prove-
der a le cosse dil governador et capitano di le fan-
tarie. E in questo sera, el governador ha dito voler
al lutto la impresa di la Capella, e s' il capitano lì an-
derà, lui si partirà e anderà via, overo anderà a
Bergamo a trovarlo con li soi e soi amici, e vederà
come passerà queste cosse. 11 proveditor Capelo el
pacificò alquanto. Poi, diti provedìtori si reduseno
insieme et deliberono scriver a la Signoria di questo,
aspetando risposta. Scrive, saria bon ninno non an-
dasse, e li fosse comessa tal cossa a lui,' e bisognerìa
far presto aziò li spagnoli non andasseno loro. Ozi
el governador ha facto meter tutto il campo in arme
e halo facto andar fuora di repari e passar davanti
la rocha, ch'é sta un bellissimo veder, prima U slra-
Uoti li quali non sono venuti la mila, poi tutti li lan-
zaruoli, drieto li balestrieri, poi il colonello di fanti
dì domino Gnagni Picone, era da fanti UOO, driedo
il squadron di! governador benissimo in bordine di
homenì, cavali et arme, era da homeni d* arme 300,
poi vene il colonello di Naido di Naidi da 800 fanti,
driedo il squadron dil conte Bernardin da homeni
d' arme 200 assa' ben in hordene, poi el colonelo
di Zuan Bernardin da Leze de homeni capi el di
compagni ben in ordine et etiam d* arme el fanti
1200, poi vene driedo il squadron dì domino Anto-
nio di Pii in ordine cussi ben come il primo e forsi
meglio di ogni sorte, driedo era il colonelo di ri-
speto che non ha capo, ma dentro sono Antonio da
Castello, Serafin da Cai e la guardia dil governador
et altri perfeti contestabeli. Erano fanti IGOO benìs-
simo in ordine e belle gente, e ben armati. Poi vene
Babin che non voi star in niuno ordine con fanti
700, H quali sono, cussi li uovi come li vechii, pagati,
perché lo resto sono scampati. Et perché questa mo-
stra fu fata a V improvisa, tien certo tra fanti erano
•273
MPXH, OTTOBRE.
274
a la varda di le artellarie e andati a sacoroan e molli
andati in campo di spagnoli a far le mostre. Ne man-
cha più de mille; siche in vero, con li comandati che
sono venuti li in campo per causa di esso sier Lu-
nardo Emo, li quali fonno messi a parte, che sono da
2000, in campo al presente sono Tanti 9000, et quando
domino Guagni scrisse, havevano solum fanti 4000.
Si duol essep un bello esercito et aver fato si pocho
fruto a non aver auto Brexa etc. e aver cussi bella
13i* artiilaria! Ozi é intrati in la terra assa' spagnoli, et
hanno fornito tute le porte dentro. Sono monsignor
di la Roxa, Antonio da Lodron, tutti li gambareschi
li quali hanno capitolato col viceré. Idio fazi il luto
sia a ben fin. Scrive nostri aver retrato da la terra
le nostre artellarie per bona parte in campo. Scrive
lui fé far balote grosse de doy canoni grossi do-
veano esser conduti in campo li, qual non bisogna,
et ne sono balote assaissime. Tien saria bon man-
darle a Padoa, etiam tre canoni che sono resentili,
oltra la colobrina, di la qual si fa lavorar falconeli. Le
balote costano da ducati 9 V« al mier grosse, e si fa
de lì assai. Domino Claudio comesso dil vescovo di
Lodi, che e qui in campo in questa sera, li ha mo-
stralo le soe letere, in le qual si vede chiaramente
eh' el trema di spagnoli e voi far tutto quello voi
far la Signoria nostra, e importuna lo acordo se
spazi, e proroete di far passar sguizari, e far far con
le soe zente d' arme ogni nostro voler e liberar Ita-
lia da barbari. Scrive non é da star a parole di spa-
gnoliy perché non alenderà a cossa i promeli; e li
proveditori non sono per operar nulla col viceré.
Scrive al provedilor Capello, tutti li voi mal excepto
il conte Guido Rangon et domino Alexandro di
Campo Fregoso, li quali fanno insieme eie, et ve-
nendo, li sindici lo saperano.
155 Sumario di una letera di campo soto Brexa, di
domino Piero Spolverina data a dì 26 Octu-
brio, hore 23, drizata a domino Lunardo
Grasso proihonotario.
Come, a di 23, a hore zercha 22, el signor gover-
nador e proveditori mandorono per lui do messi, e
venuto, li trovò in consulto, li quali li disseno voleno
che vadi a la terra e trovi el comendatario del vi-
ceré di Spagna, qual dia esser li ne la terra, e li fazi
intender che li zenthilomeni e citadini brexani sono
venuti grandemente a dolersi a nui^ havendo inteso
che francesi, poi capitulato di dar la terra al viceré
per nome di la Liga con condition siano salvi con
tulle sue robe, che di novo essi francesi tornano a
/ Diarfi di M. Sanuto. - Tom. XV.
rcsachizar quel pocho di robe sono in le loro caxe,
le qual fonno sachizate un'altra volta et recomprate
da loro di man di francesi con suo grandissimo dan-
no, et altre parole li dicesse etc. cosa molto aliena
di ogni equità e rason; per tanto sua signoria voia
provederli acciò non seguischa qualche inconveniente
aliter facendo, che questi zentilhomeni e citadini
hanno deliberalo, con il favor di queste valle e Ieri-
torio e con il campo nostro, di voler, poi che si debe
perder tal robe, perder anche la vita, per non haver
altro modo a tal tempo di potersi s'uslenlar. E an-
dato de subito con uno trombeta a la terra, acciò
chiamasse messi che li facesseno aprir come nonlio
dil governador e proveditori, ma per esser Y bora
tarda, li fo risposto se indusìase a la malina, e cosi
fo indusiato. A di 24, domenega, se intese certo fran-
cesi haver dato la terra al viceré per nome di la Li*
ga, e andando per exequir V imbasata, trovoe il go-
vernador e proveditori che andavano al ponte di la
Mella chiamato San Jacomo, lontan di la terra mia
do, li quali li disseno indusiasse ad andar in la terra
fin poi disnar, e senza dir altro l'andasse. Scrive
questa cavalchata fu fata ad arte, e fato venir tulli
li cavali lizieri con demostration di far la mostra per
dar da pensar a' francesi, acciò non si partisseno e
redurse da spagnoli e portar vìa le robe ut supra,
Hor, poi disnar, Tandoe a la porta di Torre Longa, e
fece chiamar il comandatario, e stando aspetar, zonse
il governator per esser a parlamento con monsi-
gnor di Obignl per V ordine tra loro dato, qual su-
bilo vene de li, e fato retirar ogniuno da parte, par-
tono insieme, el compito veneno li do capitani spa-
gnoli posti in la terra per nome dil governador spa-
gnol ài governo e per il viceré, a li quali fece T im-
basata ut supra, quali promesseno di proveder e
sariano insieme con monsignor di Ghigni e li farìano
provision bona; cossa che 1 non crede, imo hessen-
doli rimasto qualche residuo, spagnoli farano dil
resto.
A di 25, il governador, proveditor Moro, paga- 155*
dor, collateral e Piero Testa et lui Piero Spolverin
e altri con zercha 200 cavali et 25 pedoni andono a
Gedi a parlar al viceré, e zonti al palazo di quel il-
lustrissimo conte di Piliano, il viceré li vene contra
fin in capo di la scala e non più. E reduti in una ca*
mera, el viceré, governador e proveditori steleno
per hore 2 vel gircha, e poi fato colatione chi in
qua chi in là, se remontò a cavallo, et ritornali dal
viceré, quello montò a cavallo et veneno suso la^
campagna verso Castegnedolo, dove havea fato ve-
nir tutta la sua fantaria aloza in Castegnedolo. Fen-
18
275
MDXll, OTTORBE.
270
zeno farli h mostra, e To acciò fosse vista. Fono pri*
ma bandiere 35, poi le schiere, stimano da zercha
5000 fanti malissimo in ordine, prima de arme poi
de panni. E tolto licentia, tornò in campo a bore cer-
cba una di note.
A di 2fi, marti la roatina, di ordine dil governa-
dor andoe a la terra per parlar a monsignor d'Obe-
gni, per veder di baver un gato di zibeto era sta
tolto al nostro Stella, tra le altre robe, e uno papagal
che volea fusse de esso governador. E inlrato, trovoe
dito Obignì. Exposlo l' imbasata, ave la risposta, poi
lo menò per tato dove era sta fata la baiarla e li re-
pari sol, e parlato insieme; poi il conte Nicolò di
Gambara li disse cosse assai, tra le altre quando si
levava il nostro campo? Li disse: e Perchè rason se
havea a levar? » Lui disse: « È cussi quelli capitoli che
haveano dato la ferra al viceré per nome di la Liga >
con questo capitolo tra li altri che li havia promesso
far retirar el nostro campo acciò loro potesseno an-
dar tanto più securi, dicendo erano a ritornar a
tempo novo. Li^rispose gaiardamente etc.
Item^ ozi il governador e provedilori ha falò
meler in ordine tutto il campo, e fato una mostra
zencral in batajoni, prima li cavali lizieri, poi A squa-
droni di homeni d* arme e fanlarie. È sta beila cossa
a veder, e la nostra fantaria è molto a cento per uno
di quella dil viceré. Scrive, monsignor de Rois é in
Brexa, e se imbatè venir a lo alozamento di monsi-
gnor di Obigni quando el tolea licentia; el qual disse
che esso Piero Spolverin era homo da ben di guer-
ra» ma rebello di la Cesarea J^faiestà, e saria bon pre-
son, e lo pigliò per el sajon a brazo. Li rispose: < Come
Signori Vostra Signoria ha torlo a dir eh* io sia ri-
bello, perché mai fui subdito a la Cesarea Maiesli ». E
lui disse quello volea dir, che non era venuto a Ve-
rona quando fo chiamato e fatoli salvoconduto. Li ri-
spose che 1 dover non lo rechiedeva havendo auto
li danari e la condition V havea da li Signori Venitia-
ni come suo subdito ; che rebello seria stato a
esserli fuzito e in però non meritava riprensìon imo
comendation ; el monsignor di Obigni disse : « Uor
non pili parole et basta > et cussi si parti.
156 Pa poi disnar fo Pregadi, et leto le teiere, tra le
qual:
Dil capitano di Alexandria sier Andrea
di FrioU^ daPuola, di Come, havendo in-
teso die li vicino era una fusta di feraresi, patron
quei Calurii di Caodistria fo alias sopracomito no-
stro, armeno de li certe barche per averla, et mandar
homeni per terra, e andate, la dita fusta si slargò et
scapoloe: la qual ha preso una barcha andava a
Segna con panni di seda et certa altra barcha ve-
niva di la fiera di Lanzan; siche ha fato botini per
zercha ducati 10 roilia, sicome più diffuse noterò
di solo.
Di Zuan Pietro Stella secreiario nostro^ da
Zurich, a dì 18, Di la dieta fata 11, et esser con-
clusi li capitoli con sguizari el il stato dì Miian, quali
si obligano mantenir in slato il ducha di Milan Maxi-
mian Sforza, over il vescovo di Lodi che é al presente
in Milan; el altre particularità, sicome in dite letere
si contien.
Di Lodi, fo letere di Zuan Jacomo Caroldo
secretario nostro. Di coloquii auti col cardinal sgui-
zaro, qual voria si concludesse la intelligentia con la
Signoria nostra el milanesi, e non star più, el esser
conlra spagnoli ; e di Cremona ha dito per lui non
manclia a far ogni ben, ma è altri che mete al pon-
to, etc. Con altri avisi, utpatet.
Fu posto, per li consieri, salvoconduto per 6
mexi a sier Zuan Saba el sier Bernardin Contarinì
qu. sier Nicolò debitori, et fu intrigata.
Fu posto, per li consieri, una parte di uno stra-
tioto orbo, nominato Alexandre da Corfù, qual in
queste guerre da* inimici ha perso uno ochio che Y a-
vea, e à perso il veder per le ferite aule : che li sia
dato a Corfù ducali 12 di sali a Tanno aziò possi
sustentar la vita sua. Fo presa.
Fu posto, per li consieri, elezer de presente per
elelion 4, uno a Ponlcvigo, Orzinuovi, Marlinengo e
Roman, quali habino per spexe ducati 15 al inexe
neli, e vadino in questo mezo a la custodia di le porte
di Crema ; e sia electi per la bancha et do man di
elelion e tutti 4 si toy a un Irato. E fu presa.
Fu fato scurtinio di un savio a terra ferma, in
luogo di sier Nicolò Bernardo ha refudato per in-
valiludine di la persona, et rimase sier Marin Zorzi
el dolor, fo savio a terra ferma, venuto di Romagna,
che é in caxa indisposto. Solo, sier Piero Pasqualigo
dolor el cavalier ; cazete con titolo sier Antonio Con-
dolmer et sier Alvixe Mocenigo el cavalier, qual, per
aver refudado oralor al ducha de Urbin, e maltra-
tato e fo pezo di lutti i tolti.
Fu fato elelion di 4 provedilori. Rimase a Ponte-
Vigo sier Francesco Lippomano qu. sier Zuane el LX
criminal, qual fo caslelan a Pontevìgo al tempo di la
rota e si rese a'franzesi salvo haver e le persone, et
chi riìa balotado no 1 sa. Ai Urzinuovi, sier Lodo-
vico Querini cao di XL, qu. sier Jacomo. A Marli-
nengo sier Aurelio Michiel el XL, qu. sier Andrea. A
Roman sier Nicolò Donado el XL, di sier Andrea.
977
MDXII, OlTOBBE.
278
156'
SoUo 4 balote sier Marco Bapbarigo, To castelan a
Pamagosta, qu. sier Andrea, qu. Serenissimo.
Fu posto, per li savii ai ordeni, certa parte di co-
timo, pagi il sesto. Presa.
Fu posto una lelera a Zuan Jacomo Caroldo se*
cretario nostro a Milan zercha V acordo di esser fa-
to, eie., ut in ÌUteris. Et fo dispulation. Parlò pri-
mo sier Zuane Trivìxan, è di Pregadi qu. sier Zaca-
ria dotor et cavalier. Lì rispose sier Lunardo Moce-
nigo savio dil Consejo. Poi sier Lucha Trun, li ri-
spose sier Gasparo Malipiero savio a terra ferma. E
andò la parte, e fu presa la letera qual era uno poco
secha, e non ha conclusion.
Fu posto una letera, per li diti savii, in campo a
li ppoveditori. Pro forma debano star ben con spa-
gnoli e non venir a le man etc. Ne levarsi de 11 senza
altro ordine, ut in litteris. Et fu presa.
Fu posto, per li diti, una letera in corte: avisarii
di queste pratiche e partiti ne voi far milanesi, e di
mali portamenti di spagnoli, qual non ne voi dar
Brexa, e voi francesi tornano indrio pieni dì roba,
poi iterum sachizato Brexa etc. Et pregamo Soa Bea-
titudine voji scriver in taljforma che la cita di Brexa
ne sia consignata, con altre parole. Et fu presa.
Fu posto, per li diti, una letera a Torator nostro
in Spagna sier Zuan Badoer zercha Brexa, et aspe-
temo la ne sia consignata, etc. Et fu presa.
Fu posto, per li diti, che le tre galie sono a Ze-
noa vengino a disannar, et sia scrilo a V orator no-
stro in corte di questo ci scusi col Papa. A Y incon-
tro, li savii ai ordeni voleano meter che il capitano
di Po, che é con V armata a Ravena e sta con peri-
coli, li sia dato licentia el vegni a Chioza. Et perPhora
tarda, non andò la dita parte.
Ekcti 4 provedadcri justa ìaparte, uno a Fon-
tevigo, l'altro ai Urainuovi, il tergo a Mar-
tinengo, il 4,^ a Roman, con ducati 15 al
mexe^per spexeper anno. Sono:
Martinengo f Sier Marco Antonio Lore-
dan, fo podestà a Salò, di
sier Tomaxo . . . . C8.112
Sier Aurelio Michìel el XL
criminal, qu. sier Andrea ili. G7
Sier Vicenzo Salamon el XL
criminal, qu. sier Vido , 101. 76
Sier Zuan Nadal el XL cri-
minal, qu. sier Bernardo 95. 87
Sier Nicolò Zigogna el XL
criminal, di sier Francesco 95. 85
Sier Thomi Gradenigo el
XL criminal, qu. sier An-
zolo 99, 76
Sier Zuan Marin el XL cri-
minal, qu. sier Antonio . 83. 99
Sier Zuan Alvise Dolfin el
XL criminal, qn. sier An-
drea 94. 82
Ureinuovi f Sier Lodovico Querini el
XL, qu. sier Jacomo , .116. 61
Sier Hironimo Malipiero el
XL criminal, di sier Piero
qu. sier Mario .... 94. 82
Sier Lunardo Bembo el XL
criminal, qu. sier Fran-
cesco 98. 82
Sier Hironimo Bragadin el
XL criminal, qu. sier An-
drea 93. 8i
Sier Antonio Marzelo el XL
criminal, di sier Anzolo . 94. 81
Sier Zuan Francesco Mar-
zelo fo cao di XL, qu. sier
Fantìn 67.107
Sier Marco Barbarigo, fo
castelan a Famagosta, qu.
sier Andrea, qu. Serenis-
simo 102. 75
Pontevigo f Sier Francesco Lippomano
el XL criminal, qu. sier
Zuane 117. 61
Sier Nicolò Donado el XL 157
criminal, di sier Andrea . 106. 71
Sier Zuan da cha' Taìapiera
di sier Luca, fo 54.124
Sier Silvestro da Leze el
XL criminal, qu. sier Ja-
como 97. 83
Sier Zuan Francesco Dol6n,
fo proveditor a 1* arma-
mento, qu. sier Vetor . 59.121
Sier Jacomo Boldù, fo cao
di XL, di sier Hironimo . 98. 79
Sier Hironimo Miani, qu.
sier Anzolo, fo a la custo-
dia di Treviso .... 77. 98
Sier Antonio Gritti qu. sier
Francesco, fo conte a
Puola 72.102
Sier Vicenzo Magno el XL
criminal, di sier Piero . 89, 85
Roman f
279
Non.
MUXll, OlTOBilE.
280
Non.
Sier Vincenzo Zen el XL
criminal, qu. sier Toma el
cavalier
Sier Piero Loredan ei XL
criniìiialy qu. sier Alvise
qu. sier Polo ....
A dì 29, la mulina. Fo lefere per tempo di
campo di proveditori zenerali, date soto Brexa
a dì 27. hore 5 di note. Come il viceré era ve-
nuto quel zorno alozar nel borgo di San Zuane
vicino a Brexa col suo campo, e lieneno siano ve-
nuti per acompagnar Trancesi via a la volta di Sa-
voja. I qual francesi stanno sopra de si, e tutto eri
steteno armati su le mure di la terra quando fo fato
la mostra a le nostre zcnte, come aspeclasseno la
bataglia, e dubitono assai, et banno inteso che li fanti
spagnoli al tutto li voleno svalisar.
Di sier Lunardo Emo proveditor, execator,
vidi letere date in campo ut supra, a dì 37, hore
4 di note, drizaie a sier Zorsi Emo consier
stio fratello. Come, in questa matina li fo dito, et
era aviso j)er letere dil Guidoto, è col viceré, che
francesi si levava di Brexa. Subito il governator fece
comandamento a tutti stesseno in bordine, perche li
todesclii si acostava a la terra; e perché non seguisse
qualche disordine, dito governador montò a cavallo
con tutti li stratioti e sier Zuan Vituri loro prove-
ditor e lui sier Lunardo Emo vestiti tutti da stra-
Uoti, e andono su per le fosse atorno la terra, et vi-
sto che diti francesi non erano ozi per ussir, si aco-
slono tra Cavexin, Monbello et Sanclo Alexandro, el
li vene monsignor di Obignl e monsignor di la Ro.\a,
el il governador si dele a cogrìoscer, e li disse erano
andati per obviar a qualche scau'Iolo potesse occo-
rer. Dicti signori lo ringratiò, et cussi tolseno licentia
noslri et veneno in driedo. In quello zonzeva V or-
dinanza di todeschi, et monsignor di la Ro.\a sleva
aliegro; i qual todeschi sono inlrati in la terra e do-
man, per quello si ha, insirà li francesi. £1 campo
spagnol tutto se e acostato a nui, e per la divei*silà
di le persone pur ne sono sii morti di soi e nostri,
per il che si ha mandato domino Zuan Porle dal vi-
ceré pregandolo voglia proveder a tal inconveniente;
el qual Zuan Forte ha trovato il viceré a la porla di
Santo Zuanne el bali dito assa* bone parole, pur non
li piaze siano alozaii in dicto borgo, perché le nostre
157* vituarie passano de li, siche il nostro campo averà
quello avanzerà ai spagnoli, el se vorano stramar ne
famno grandissimo danno per li strami el viluarìe.
Scrive, da lui non mancherà averne da la banda dove
i spagnoli sono levati, benché sono le parte non ba
biava. Se francesi audarà a passar a Ponte Ojo, le
gente spagnole alozerà di là da Ojo, el viceré a Quin-
zan; ma non sa quello sarà, perché si é mal avisati e
intendono pocho. Poi disnar, el governador e ppove-
ditor Moro li mandò a dir andasse dal proveditor Ca-
pello, e andati lutti, fo consultato di questa venuta di
spagnoli li nel borgo di San Zuane e de *1 inlrar di
todeschi in la terra, unde fo deliberato mandar Zuan
Forte al viceré, et lo governador el proveditori soli
sono di opinion il viceré non mancheria a li capitoli
di la Liga, el sier Lunardo scrive vede di bruti si-
gnali. Fin bora Brexa é in man di monsignor di la
Boxa, e todeschi sono dentro. E poi fo consultato,
andando francesi via, over stando dove i sono, quclo
si havesse a far dil nostro campo. 11 proveditor Ca-
pello disse era da tirarsc su I' Adexe el lì far il
ponte, etiam passar Y Adexe ; ma ben lassar li re-
ctori in Brexana. Lui sier Lunardo disse non era da
far condur le arlellarie per baver licentiali quelli di
padoana, trivisaua e visentina, e quelli di bergama-
scha é stanchi, come sier Bortolo da Mosto prove-
ditor de li .scrive. Dice sua opinione saria, dovendosi
ritrazer, non passar Menzo ma alozar a Montechiari,
Calzi, el quelli lochi circonvicini, perché passando
li Menzo, Bergamo e bergamascho é persi, e fazando
cussi, si meteria li spagnoli in sospeto, si asegureria
el nostro exercito, e havendo il ponte su V Adexe,
sempre seria in facultà nostra de ritirarse e si te-
gneria todeschi in sospeto per Verona; siche o sgui-
zari spagnoli di necessità ne daria le cosse nostre
e non si allereria la tregua con Tlmperador, perchè
passando V Adexe, se convegneria alozar sul vero-
nese che é di V hnperadur; e cussi sopraziò fonuo
varii rasonamenti.
Di Boma, gionse letere questa matina^ a dì
29y di V orator nostro, de 21 le ultime. Dil rice-
ver di le nostre col Seniito, e coloquii auli col Papa,
zercha quanto ha mandalo a dir il re di Franza e
missier Zuan Jacomo Triulzi zercha Tacordo; e altre
parlicularità. liem, manda uno capitolo di letere
d' Ingallerra. Item, il Papa é più disposto che mai
a r impresa di Ferara, e voi la Signoria omnino liizi
li 2000 fanti. Item, aspetano il Curzense, qual si ha
aviso il suo zonzer a Bologna; e altri avisi, ut in Ut-
teris. Il sumario dirò di solo.
Exeniplum Utterarum ad Beverendissimum 158
dominum cardinulem Anglice.
Conflictus inler Regentem noslram navoni re-
281
UDXU, OTTOBRE.
282
giam el maximam Gallorum navem caracham Bre-
slensem, ita se habet. In Regente nostra duo epant
valentissimi duces eqiiiles aurati, dominus Tbomas
Ruevet et dominus Joannes Careri cum sexcentis mi-
litibus optime et armìs et tormenlis bellicis instru-
ctis. lUi in quadam regione maris britannici inciderunt
iacarachamsupradictam, quaesex habuit duces in
Gallia primarios dominos, quorum nomina subsequn-
tur: dominus admiraldus monsignor de Claramont,
monsignor Premongier, monsignor Gabriel de Qia-
thei, monsignor AlonsClarislanc,monsignorSchiamon
de Ley, cum quodam alio cujus nomen non recordor,
equites aurati. Erant in illa excellenlesmilitesoclingcn-
ti, bombardse quinquaginta, scorpiones quadringenti;
in commealu ducenti vegetes panis biscaioi, ceulum
carnis bovinae salatsc; magnai bombarda (pilem?)
confeclae trecenti et viginli, ultra alias bombardas
minores; item sexaginla vegetes pulveris. Inter istos
Gallos et nostros fuit aliquandiu alrox proelium; ad
ullimum Gallica navis penitus devisa succubuit, et
nostris se dedidit. Quod cum videret quidam Gallus
qui maluit harelicus quam christianus mori, omnem
pulverem navis suae inccndit, cujus inextinguibili
fiamma utraque navis combusta fuit, una cum mi-
lilibus et ducibus, exceplis sexaginta ex noslris,
quos natantes duae naves nostrae, cum maximo pe-
riculo suo, exceperunt ; nam Regens nostra ila erat
cathenis alligala, ut alterius incendium nullo modo
fugere potuerit. Perpauci Galli evaserunl, qui omnes
a nostris capti illieo ad Majestatem Regiam ducli
sunt. Praelerea classis regia aliam quandam fugen-
tem navem, nomine Admiraldam, subruerunt. Rex
Gallorum jaclabat se una navi sua omnem classem
Regis nostri delecturum, sed favente Deo el justitia
causae nostrae, aliter accidit. Nam una navis nostra
omnes fere vires ejus maritimas delevit. Hodie in-
telleximus res nostras in Aquitania foeliciter succe-
dere et generalem nostrum ducem omnem illam re-
gionem circa Bajonam devastasse et incendisse.
DaUfi ex Londino, die 27 Septembris 1512.
1 39*^ IH sier Andrea Contarini capitano in Fo^
vidi letere di 27 a ìiore 2, in p&rto di JRavena.
Come ha ricevuto, per barcha di Chioza, letere di
la Signoria di 21 et 23, zercha le preparatione
fano feraresi contra essa armada nostra; etiam
lui ha questo aviso per diverse vie, e per li tempi
sinistri non ha potuto avisarlo a la Signoria. AI
presente scrive, e questa note si lieva de li con li
1)U carta 153* è bianca.
do brigantini e barche 8 longe; ma le barche
picole el burchii, erano preparati per il ponte, resta
solo la terra e( vegnirà fino a Magnavacha e forsi a
Fosson, dove li parerà esser più securi. E prima
manda una! barcha pizola a 8 remi con uno homo
da ben che li ha promesso dar questa note la guar-
da si inimici sono in Primier, e con dita barcha li
dà do barche longe, el resto vegnirà con lui. Al far
del di se atroverà con V armada sopra la bocha per
qualche bon effecto. Siche si lieva per asegurar quella
armada.
Dil dito, a dì 28 in porto, di Goro^ a hore
23. Come la guarda de' inimici di Volane non ebbe
efieto. Fonno discoperti.^Zonse esso capitano li a ho-
re 21, per non poter aferar Volane. Etiam sier
Francesco Duodo rasonato, è con lui, li feze grande
inslanzia venisse fin a le Fornaxe, e cussi sier Hiro-
nimo Zorzi qu. sier Andrea, el qual zonse con la bar-
cha longa menò a Rimano questi di el vescovo di
Ceneda Grimani et il vescovo di Baflb Pexaro con
altri merchadanti. Et questa note, al levar di la luna,
con una barcha longa, sier Francesco Duodo predicto
e sier Hironimo Zorzi se imbarcherà e con Zanon
da Colorgno contestabile, vien da Ravena, e altre 3
barche picole per Chioza con li danari se doveva far
li fanti. Doman lui capitano sarà in bocha di le For-
naxe, e alenderà ordine da la Signoria nostra di
quanto V habi a far.
Noto. Poi partido el capitano di porto da Ravena,
etiam le barche picole vene via, dubitando star 11, e
per fortuna di mar grande 4 si rupe, lì homeni sca-
poloe. É di quelle de le contrade.
Da poi disnar, fo Consejo di X simplice^ per
expedir Zuan Fauro e altri contrabandieri, e in pre-
xon cazadi. Sier Stefano Contarini consier e sier Hi-
ronimo Contarini è di Consejo di X, e sier Marin Mo-
rexini avogador steteno fino hore 4 di note, et non
fo compido di expedirli.
Ozi gionse sier Andrea Foscolo venuto baylo di
Gonstantinopoli con e per esser indi-
sposto, sta in caxa. Portò letere da Constantinopoli
dil baylo, de 25 Octubrio.
È da saper, si apresentava a la bolla uno padoano 1 50 *
qual fo in preson> chiamalo Beraldin Beraldo, che fo
cavato con segurtà. Hor questo è andato via, né si
sa dove; siche fuzite da i nimici.
Di Treviso, fo mandato per il podestà qui uno
Evangelista caleger di Treviso, qud etiam si presen-
tava a la bolla, e parli senza licentia, e andò a Tre-
viso, et è sta mandato di qui in preson. Etiam, di
bordine dil Consejo di X, si à manda alcuni cita-
383
UDXII, OTTOBHS.
384
dmi, qaal per averli, Vasallò capitaneo è andato floo
a Gonqan.
A di 30, non fo alcuna letera di campo (atto il
corno, che parse di novo molto al Golegio e a tutta
la terra.
Morite questa note domino maistro Aleiandro
veronese medico, qual corese Plinio et fece la Dia-
ria De bello carolino, et altre opere de observatione,
in pestilentia e altro, che fo impresse. Questo é stato
do mexi amalato, e tandem è morto.
Da poi disnar fo Conseio di X, simpliee, per
compir de expedir Zuan Fauro e li altri contraban-
dieri, et tandem fo preso di procieder, e preso che
'I dito stii anni 6 in la preson forte serado, e altri
compagni chi uno anno, chi banditi utpatet; et che
quelli che si hanno dato in nota aver fato contra-
bando di specie mediante dito Zuan Fauro, pagi da-
zio et dopio dazio di le robe et mcrchadantie hanno
fato contrabando, e quelli non si hanno dato in nota,
pagino ducati 30 |)er collo eie. liem, feno Cai di
X, di Novembrio, sier Anzolo Trivixano fo capitano
a Padoa, sier Nicolò di Prioiì fo podestà a Padoa, e
sier Piero Marzelo, fo consier, qual più non é stato.
É da saper, vidi una letera di Bàbon di
NcUdOj data in campo a dì 36, drigata a sier
Zuan Balbi qu. sier Marco. Come eri el disnò in
rocha con il castelan francese di Brexa, qual li ha
dito aver tolto termine a darsi a* spagnoli zomi . . .
e ha scrìto in Pranza al Re non li par di rendersi a
r Imperador per esser traditor, né a spagnoli che è
sol inimici, più presto ai venitiani, e conseia il Roy
voji esser contento di questo, et aspeta la risposta,
dicendo mancha per la Signoria aver dito castello.
1 60 A di 3 1 Octubrio, doroenega. Fo letere per tempo
di campo, do poste di 38 hore 4, et 29 bore 15, in
zifra. il sumario dirò di soto.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lipo-
mano di 28, hore 22, et hore do di note, e in
conformità il proveditor Mosto scfive a la Si-
gnoria, In la prima: come si praticiia aver d* acordo
la CapeUa. Item, per la seconda, di hore do di note :
scrive questa sera il castelan di la Capeila é sta con-
tento darla a la Signoria nostra, con questi capitoli,
che salvo le persone e le sue robe, possi andar in
Pranza e sia posto in loco sccuro, e altri capitoli di
pocho momento, i qual è stati tratati per domino
Lacha da Brexa e domino Troylo di Lupi, et esso
castelan voi la confirmation per li proveditori di
campo, e cussi é sta spazato. Doman si bavera a hore
90 la risposta.
Item, per nostri stralioli andati verso Trozo, é
sta preso uno spagnol, vien di Flranza, slato presone
li, dice missier Andrea Grìti é sta lassato et ritoma
a Venfexia di volontà dil Re. Item, è sti dito cbe
milanesi hanno auto Lecho.
Di campo, di proveditori generali, date soto
Brexa, a d\ 28, hore 4 di note. Come quella ma-
tina il proveditor Capello è slato col govemador dal
viceré, e coloquii auti insieme e col viceré ; quali é
alozati nel borgo di San Zuane di Brexa. Jto», co-
me ozi francesi sono partiti di Brexa con tutto il suo
haver, acompagnali dal viceré fino a Ponte Ojo, et
poi é tornato dito viceré nel solito alozamento nel
borgo di San Zuanne, e monsignor di la Roxa ac-
compagnoe diti francesi con zercha 60 cavalli fino
a Pe' di Monte. Item, spagnoli hanno la terra, e si
nostri vanno soto le mure, K trazeno artellarie. Scri-
veno zercha il campo quid fiendum, e V opinion
loro, come più difuso scriverò di soto. Item, per li
Cai di X li sia sta sento una letera, non si scrivi più
di nuovo in questa terra justa la forma di le leze
dil Consejo di X, e cussi, si algun di quelli provedi-
tori altri di campo scrive, togli le letere e le bru-
sino; siche voleno ubedir. Et per quella di 99, bore
15, scriveno la nova di la Capeila di Bergamo anta,
per via di quelli di Lupi, come bo scrito di sopra.
Vene V orator dil Papa in Colegio, etiam V ora-
tor yspano, et tutti doi insieme fono in Colegio per
cosse di pocba importantia. Etiam era\i quel do-
mino Balista Pelratin capitano di balestrieri dil Papa;
qual è in questa terra, venuto per cosse particular,
come dirò poi, et ussite fuora et restò li oratori soli
in Colegio.
Vene poi il signor Malatesta da Sojano fradello
dil conte Ramberto, vestito d* oro, insieme con sier
Marin Grill suocero di suo fratello. Questo era con
fiorentini, dice havia lanze é venuto per
servir questo Stado, si oflerisse. Non ave audienlia.
Vene sier Domenego Pizamano fradello di do- ICO*
mino Antonio episcopo di Peltre, dicendo suo fra*
tello stava in extremis senza alcuna speranza di vi-
ta, e suplichava la Signoria fusse scrito in corte a
r orator in recomandation de suo fradello sier Gre-
gorio si voi far prete, che spera la Beatitudine Pon-
tifitia sarà contenta conciederli questo. Et parlato in
.Colegio, fo terminato far ozi poi vesporo Prcgadf,
et scrìver a Roma, etiam ordinato Consejo di X
con la zonta , per le letere aute di campo. Si dice
nostri hanno praticha certa di haver il castello di
Brexa.
Vene etiam nova di la morte di sier Zuan Anto-
nio Minio confinato in Arbe; qual mai ha potuto
285
liDXlf, OTTOBRE.
286
aver la sua gratta di poter morir in la sua patria, e
dava a la Signoria ducali 600, e fo coiidanalo senza
processo per una renga fata in Gran Consejo.
Jtem^ si bave, come li do brigantiui di feraresi,
capitano Caluro di Caodislria, con 40 homini per uno
che vene in Istria e a Rovigno, prese quella barcba e
fé altri danni, adeo aveano feto gran bulin per du-
cati 4 nulla dì panni di seda andava in Hongaria, e
altro, e per fortuna volendo tornar in Po, si ba roto
una fiisla et auQgati tutti. Questa nova vene per via
de
Di Chioaay éUl podestà sier Marco Zantani^
di eri. Come 1* armada nostra si ba salva e venuta
suso per Po e intra a k Torrenuova, perchè feraresi
erano adunati da 300 schiopetieri con 3000 persone
per ruinarla, e Zanon da Colorgno. U qual 2anon,
esso podestà Tha Riandato a Torrenuova insieme con
Bernardin Mazagallo per veder, /fem, per uno vien
di Ferara, ha nove il Ducha aver fato mostra e cassa
tuli li italiani; tien li todeschi da 600 et 100 guasco-
ni. Altro non zé.
Di Baguaij di la Comunità, in questi eomi
fo ìetere in riposta di nostre MercJha il confa-
lonier di Fiorenga Soderini. Come é stato li per
quanto hanno inteso, ma partile ; siche non hanno
potuto exequir il voler di la Beatitudine Pontificia e
di la Signoria nostra.
161 Da poi vesporo, fo Pregadi solum per scriver a
Koma per il vescoado di Feltre : e fo gran morino*
ration in la terra, atento é sta seripto alias per il
Consejo di X con la zonta per doi degni preiati, el
vescovo di Trau da cha* Marzelo, qtial bave per Pre*
gadi el vescoado di Vicenza, et V abate Mocenigo
stato in campo col cardinal sgaizaro etc. Hor fu po-
sto, per li oonsieri. Cai di X e savii, Ucet non fosse il
numerO) che é contro la leze, una letera in corte a
Torator nostro in recomandaziondi elezer in locho dil
defunto suo fratello domino Gregorio, qual é mon-
dan licei li sia dato titolo di clerico, et è stato in ste
guere proreditor a Citadela. Ave 24 di no, 134 di la
parte e fu presa, e fu spazà subito a Roma uno co*
rier a spexe di loro Pìzamani.
Fu posto, per li savii tutti, prolongar il tempo
di condur di le lane di Fian<ira e Ingaliera per terra,
come fa preso fin tutto il mexe di Fevrer proxioao, e
con nave forestiere. Fu presa, 10 di na
Fa posto, per li savii, una letera a sier Bariola-
meo da Mosto provedilor di Bergamo in laude di
quelli citadini domino Lucha da Brembà e Troylo di
Lupi, che sono sta causa che la Capelia sia resa, e debi
oostudir dita roche, e col Senato nostro confirmeino
tutti ff^pitoK promessi a quel eastelao francese,
sicome etiam ha conGrmato li proveditori zenerali
di campo, Fu presa.
Fu poslo, per li savii ai ordeni, aleuto li meriti
di Domenego da Modon contestabelc nostro morto
a* nostri servicii, che a Zuanne suo fratello li sia con-
cessa la scrivania di la fabrìdia dil Zante che ha du-
cati 'io a Tanno di salario, et sier Lucha Trun andò
in renga a contradir, e fo rimessa la parte.
Non fo scritto in campo, perché ancora li savii
non haveano consultato quello havesse a far Te-
xercito. L* opinion di proveditori saria venir verso
TAdexe. Doman jcousulterano questo.
Fo leto in Colegio la parte di far Torator a Ze-
noa, et etiapn do cassieri di Colegio; ma non fu tem-
po di meterle.
È da saper: da nondi venuti di Verona, se intese
zuoba a dì "28 ivi esser intrato Maxinìilian Sfona fo
Ool dil signor Lodovico a chi aspeta il duchato di
Milan, molto bonoratamentc, con zeroha 300 cavali,
tra i qual molti milanesi con cadene d'oro al collo.
Vien di Trento, et aloza in li palazi. Tatnen^ in Co-
legio né in Pregadi non si ha nulla di questo.
Item, per Colegio, fo scrito eri al capitano di
Po, era in le Fomaxe con Tarmada, subito rilomi
a Ravena, et Francesco Duodo rasonato, era venuto
a Chioza con li ducati 3000 avea per fer li fontii tor-
ni etiam lui indrio a Ravena a ferii, et cussi Zanon
di Colorgno contestabele, atento il Papa voi fer la
impresa omnino conlra Ferara.
Di Roma, in le teiere di 21, omì lete in Pre^ 161 '
gadi. È tra le altre cosse questo aviso, il Papa voi
far 4000 fanti e ha manda li danari, e la Signoria
farà 2000 e con questi h basta Tanimo aver Ferara
o con le zente V ha, per esser cazute le mure e ba-
stioni per le acque. C ha scrito a Fiorenza al cardi-
nal Medici vengi legalo a la impresa, e vengi almeno
Ano a Bologna e ordeni la impresa» e mandi Tarsi*
vescovo di Avignon legato in campo» qual é a Bolo*
gna; siche al tuto vuol tuor l'impresa oontra Ferara.
Bl ducha di Urbin é a Lugo con zente dil Papa.
Dommo Batista Pelratin capitano di stratioti over
balestrieri dil Papa) come ho scrito, fo in Colegio
questa maUna, con un breve dil Papa, che presentò
il legato in sua recomandatione. Par habi certa di*
ferenlia con uno suo zercha beni di Corfù, voi lassar
un comesso etc. Et cussi fa esaudito da la Signoria
nostra.
Di Hongaria^ di sier Antonio Surian el do^
tor orator nostro, di 4 octubrio. Fo letere lete
ozi in Pregadi, date in Buda* Nulla, da coiiio»
287
^TDXII, OTTOBRE.
388
Di Canstantinopoli, U lettere venute Valtro
zorno ozi non fono lete, fo di 25 Octubrio. Come
vìen dito il Signor (urcho tornava in driedo con
l*hosle di 100 milia persone che andò contra il fra-
delio bassa Achmath di Amasia, per esser quello fu-
gato in Amasia. Lassava il capitano di la Turchia zoé
il Bilarbei e forsi quello de la Grecia li, ci la sua per-
sona con la corte tornava di Anguli dove era stato,
e veniva a Galipoli per venir poi a Constantino-
poli etc. Item, come havia rescatà alcuni presoni
greci, e dimandava licentia sovegnirli diqualchc aspro
per uno. Né altro in dite letere fo da conto.
Di Hongaria. Come ho dito, è questa particula-
rità: come Tlmperator havia scriio a quel Re lamen-
tandosi che venitiani per via di soi zentilhomeni man-
dava di Hongaria in Austria persone a brasarli le»
terre soe, e dimandoe certo processo. El qual Re
chiamò Torator nostro dicendoli questo, e li mostrò
il processo, qual justificò non era vero. Item, il conte
Palatin, che è ban vero e pacifico di la Corvatia, per
esser rimasto d* acordo con madona Anna fo moier
di Both Andreas, era in Zagabria, inteso certo san-
zacho veniva con turchi a quelli confini, e andato con
zente per esserli contra etc. ut in litteris. E come
fiorentini dicono assà cosse de li al contrario di la
verità.
Fu posto io questo Pregadi : atento li sindid di
terra ferma che é a Trevixo ha richiesto si prendi
che tutti quelli acuserano cadaun che habi aspetanti
a la Signoria nostra in le man, di qual raxon se sia,
acusando habino il quarto di tutto quello si recupe-
rerà, et cussi per autorità dil Senato nostro sìa preso.
Et fu preso.
Fu posto, per li savii, havendo compito i cassieri,
sicno electi do altri in loco loro per 6 mexi, con pe-
na etc. E fu presa.
163^^ Sumario di una Utera data in Brexa adì 9
Avosto 1312^ scrita per Marco Negro^ dri-
0ata a sier Piero e sier Lorenzo Capello
soi cognati. Bieevuta adì ... Octubrio. In la
qual nara tuto il seguito poi nostri ave Brexa fino
a di 9 dì Avosto. È molto longa, di sfogi 4 di car-
ta; ma questo é tutto il sumario, il resto parole
superflue.
Come ha terminalo scrìver stando in caxa, in
aspectation de le cosse che spera, sentendo assa' bone
nove dil felicissimo campo dì la sacro sancta Liga,
1) ÌJè oirt« Idi 6 168* tono blaoche.
qual prospera fugando questi perfidi barbari francési
inimici de Dio e de la humana generation, sitibondi
del sangue humano, gente senza leze e senza fede,
gente da non esser repulada nel numero de*crìstianì.
Et dice, e tre anni se poi dir non ha scripto, e quel
zorno 17 di Zugno comenza a scrìver i successi. Li
avisa la sanità corporal sua et le sue calamità e di so
mojer e (ie, e una fia era in San Cosma dì Tbordine
di San Benedeto, tutti egualmente spogliati e robati
senza alcuna remission. Dice, era quella matina infe-
licissima di la xuoba grassa a la monìtion a proveder
a le cosse necessarie. Sentendo el remor de le zenlc
d'arme nostre zonzer in la pìaza del Domo, andoe
a la porta del magazen dove suol lavorar li maran-
goni per mezo caxa sua, per veder che zente erano.
Potevano esser da 100 homini d*arme con le lanze
su le cosse e li elmeti in testa, né c*era homo fra loro
di governo; e stando un pocho, ecco la furia di fanti
brixigeli feriti e malmenati che venivano da San
Piero Olivier vicin al castello, dove erano a guarda
de quel passo. Corendo a loro veniva la furia. Stando
su la porta, non ricordandose di se, crìdoe a li nostri
homeni d'arme : urtate sii poltroni come valenti
homeni che seti e amazateli come cani. Da zerca
8 in 10 homeni d*arme messe le lanze in resta per
urtar quelli barbarì; ma el zonse el trombeta che
chiamò essi homeni d' arme, perché fuora de porta
Brasata era domino Andrea Oriti proveditor a le
man con li inimici, venuti dal castelo per la via de
Sancta Maria de la Consolation driedo el palazo del
capitano con gran furia, dove fu fatto aspra scara-
muza, per quel che poi Tintese. Li 100 homeni d'ar-
me partiti dì citadela chiamati dal trombeta, furono
seguitadi da le fantarìe todesche e francese, e ve-
nendo verso di lui, se ritrasse e fé serar la porta e ben
pontelar, reducendosi ne Toficio, e con le scale saltò
su le sale e de li in un saloto con 10 altri stete asco- 1G3 ,
sto fin 30 bore. In questo tempo, era fuzito Zuan Hi-
ronimo suo nepote nel Domo, dove crudelmente fu
morto con zercha 60 altri, fra li quali fu alcuni preti,
perché quelli barbari non perdonavano a ninno, e
fra questa perfida generation era zudei sitibondi del
sangue cristiano, dice lui. Quelli erano con lui
fono da un francese scoperti, qual se parti per andar
a cliiamar socorso per prenderli, e li forzò a pren-
der partito, e a uno a uno meglio che poteno, e ne
fo amazato uno. El suo Bertolon fo preso e fo tor-
mentato, si fece taia 30 ducati; li altri sì salvono per
la corte dil palazo e nel palazo dove e la fontana, e
per quelli magazeni tutti li caradori e condutori di
le artelarie forno tajati a pezi. Lui rimase con el suo
289
tfDXit, OTTOBRE.
290
fameglio in una di quelle sale di monitìon, aspetando
la gratia di Dio, avodandosi a santo Antonio di Pa-
dova di andar a far riverentia al suo corpo, ecco un
francese con uno t>rexan che non cognosse, che lo
condusse con el suo garzon in corte, dove era uno
francese armato chiamato Federigo da Foys, qual lo
prese per la man, dicendoli : < Monsignor, vui seti
nostro preson di bona guera >. Et lui intrepido ri-
spose : < Havcti raxon >, e fu menato prexon, al
qual dete el suo anello al suo garzon e ducati 4 in
zercha di monete, e feze asconderli ne le scarpe, e *l
condusse a caxa di sier Nicolò de TAlbertan, la qual
era sta sacomanata e morto do soi floli, e uno altro
era soto el leto ferito, che voleano amazar, et la sca-
poloe, ancor che uno francese li venisse con una ron-
cha sopra la testa cridando: « Fa taia 400 scudi, se no
che te amazo. > Quel Federigo da Foys rispose vol-
tandosi a lui, disse : t Monsignor voglio 100 scudi e
ve lasserò andar e ve acompagnarò a caxa. > Con-
tentò de darli fra quatro zorni, e volse segurtà, e
Julio dal Nona gè la fece, e poi satisfece, ben ch'el
cardinal San Severin fece il tutto la domenega di
carnoval per ch'el non pagasse questa taia, perché
r havea passa 60 anni; ma questa canaglia non teme
il suo Re, non che cardinali, né Idio, ben che stieno
in chiexia con oficio e pater nostri in man.
In questo mezo lui era ascosto, soa moglie e
soa Gola erano in chiexia de Santa Maria in Chal-
chara, dove li vicino habitavano, poi si convene
partir da la prima sua caxa, e non volseno fusse
portado niuna roba fuor di la cìtadela di caxa sua.
Hor stando esse li in chiexia, credendo esser secure,
164 non sapendo di lui ni de Zuan Hironimo che fo
morto, e la furia già dil castelo era calada, intrò in
dita chiexia do ribaldoni francesi, uno di qual prexe
sua moglie e li tolse li anelli di dedo, taglioli la
borsa, havendo una aeeta in man, cridando : « Da-
me danari, metandogela sopra la testa, se no te
amazo. Lei diceva: < Non ho danari. > E lui repli-
chava : e Te araazerò se tu non me dà danari. > Lei
meza fuora di sé disse : « Àmazeme », el qual poltron
visto non far fruto, prese la fiola e feceli il simile,
e non trovando per tal mezo danari le lassò, e andò
in caxa, e con le azete rompe le casse e tolse quel
che era dentro; fra le qual era le sue casse. Hor ve-
nuto poi lui a caxa, non sapendo ancora la morte del
nepote, si diceva 1* era prexon e vivo, li barbari già
crudelmente havea sachizata la terra tutta senza di-
stinzion di frati e monache, e robe sacre e non sacre,
pezo che si fossino stati turchi o mori, e quel scele-
rato de monsignor di Foys, lassivo e furioso, havea
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XV,
menato assa' zudei a far tal crudeltade ; sachizò S.
Cosmo dove é soa fiola e gran parte di le sue robe,
tutto fo portate vìa, e una soa neza, era fuzita li con
gran dificulta, fu tenuta che la non fosse menata via
e li fo tolto quello l'havea; un' altra soa era nel mo-
nastero vestita da suora, taiato li capali, pur U fo
tolto tutto, zoie, arzenti e vestimenti, leti, drapa-
menta de lin e altri fornimenti di caxa, per valuta
per più di ducati 800.
In caxa di esso Marco Negro, intrò monsignor
di la Palisa e tuto quello li era rimasto tolse, leti
forniti e masaria, farina, vin, qjo, fin le banche,
taole e trespedi e cavedoni e tuto quello ce era, e
chargaU i cari, mandò ogni cossa a Milan, che pre-
ga Dio el sia taià a pezi con tutto il resto, come
spiera sari, siche niun di loro torni in Franza. In
la sua caxa, dice intrò quello feva lite con lui et
era successo nel suo oficio e monsignor di Foys
gè la donò, dicendo lui era rebello, menazandolo
molto. £ il sabado de carneval mandoe sua moglie e
fiola da madona Alda di Gambara sua comare, qual
era venuta zozo dil castello a parlargli, qual disse
che Thavea fato e dito e monsignor di Foys menazato
morsegandosi ci deto ; pur si oferse placarlo. Poi la
domenega, a bore di disnar, lui medemo andò da dita
madona Alda, qual era col cardinal et suo fratello
arzivescovo di Zenoa, et li fé* bona ziera e non vo-
leva, come vechio, el pagasse la taia ; ma a caxa sua
era venuto un Mathio da Coron capo di stratioti di
monsignor Moraldo, el padre dil qual Mathio fo pro-
visionato di la Signoria nostra, e con tre homeni di
arme nostri che Tavea fato prexoni e do so famegli,
e bisognò lui li facesse le spexe, havendo fato suo tulo 1 64 *
quello era rimasto in caxa, e convene ricomprar
tutto dal dito Mathio da Coron ; siche etiam paU
questo danno, e il diavolo non ha voluto elsia morto,
come fu morto el suo patron capitano Molardo.
Et il primo di de quaresima, tutti se partirono in
sua malhora, e più con la gratia de Dio non ha auto
alcun in caxa, ancor che con difBcultà si habi perser-
vado, havendose rechiamado a monsignor de Obegnì
governatore el qual é zercha uno mexe, li fece co-
mandamento con molti altri Tandasse a Milan in ter*
mine di do zorni, soto pena di rebellion. E lui fo il
primo messo in poliza; ma con l'aiuto de Dio se sepe
talmente schernir, che fo lassato star, dicendoli stes-
se securo e non dubitasse. Tutti ì altri, parte ando-
rono e parte se absentorono. Dice é un miracolo za
tre anni non sia sta mandato via in exilio, a le cosse
che rha fate e «lite, perché, dove el sentiva a dir con-
Ira r bonor di la Signoria e dil bome venilìan, non
19
291
MDXII, OTTOBRE.
292
poteva laser e publiee e<j9rtmfom confutava con
bel moJo li maldicenti, e in presentia dil cardinal
dil Final che li mostrava voler ben, e piti volte man-
zava con sua signoria e in presentia dil signor Zuan
Jacomo di Triulzi che lo ha amato, e con molti cita-
dini marcheschi, e quando, per qualche cativa nova si
smarivano, li confortava a star di bon animo, e a li
altri eh' erano francesi e si al^rava dil mal nostro
pàlanij li diceva : < Vos autem contristabimini
quia nescitis finem vestrum. Porla dir assà cosse,
ma le taze ; farìa gran scritura a voler narar le cosse
seguile da tre anni in qua.
Scrive, quando l' intrò domino Andrea Oriti é
tcslimoni domino Zuan Paulo Manfron e il cavalier
di la Volpe, e non si rechiese cossa de artellarie
grosse in fuora ch'el non fosse presente, e dice :
Cussi Dio havesse voluto si fosse lassato andar le
nostre zenle a dar bataia al castello ch'el se pren-
deva, per quanto ha dito poi quelli erano dentro,
che non sapeano che far né a che modo defenderse,
e per tre zorni steteno perduti. Et nui da basso non
intendevenio questo, e questi valesiani diceva voler
andar a dar la bataia al castello, dicendo che il pi-
glieria, ma a lui li pareva impossibile pigliar quel
castello per bataglia di man; ma il castello era
preso perché quelli dentro non erano per defendersi,
come si fosseno stati tante putane, come é al pre-
sente quelli é qui in Brexa se furia li vien a le spale,
quantunque si vadino milantando ; ma per el voltar
di Cremona e altre citade, maxime Milano, sono sma-
rili e persi. Hor questa terra dovea perir ; per la^ma-
ledeta avaritia volseno teuir la sua maledeta biava
serada e scosa, e non dar da viver a tanti contadini
e valesiani quanti erano in questa terra, che si con-
165 veneno partir per non havcr da viver, e seriano ve-
nuti tanti altri che con li spudise baria sofogada quella
canaia. Li hncresse dil danno di la Signoria e de al-
cuni boni servidori, ben pochi. Ma al presente ado-
rano essa Signoria e chiamanla grandi e picoli di e
note che la venga a socorere la povera Brexa deso-
lata e desfata, che non ha più faza de citade, et era
in tanta altura e morbedeza che come mosche che
se aniega nel lacte e nel miei cussi se hanno anegalo
nel bon tempo : e non lo cognoscevauo cerchando
miglior pan che di fermento ; andandose a render a
zentc barbara, superba, avara e crudel, senza bota di
bombarda; cavandose dil governo di tanto benigna e
graliosa Signoria, qual per 84 anni li havea governati
non da subditi ma da proprii (ioli, cavati da miseria
e servitù, erano rustici senza urbanità veruna. De-
functis patribus, surrexit prava Juventus. Dice,
già più di anni si acorzeva di loro andamenti ; dice
vedeva sier Piero Porzelaga, sier Sigismondo Bocha,
sier Nazin, sier Zuan Francesco da Chazago e com-
pagni, li quali aboriva il nome venetian, e alosicha-
vano li citadini de dar la terra a Pranza e tutto el
Consejo a voxe la dete. Fo ben alcuni che per igno-
rantia, altri per fragilità pecomo ; li terzi pecomo
per propria malitia. E questi ribaldi mai si sono pen-
titi, e perseverando in mal dir e in mal far usque
in odiemos dies. E cussi suo compare Cesare da
Martinengo fo di domino Zorzi,qual li disse, iotrando
di una porla in Brexa la Signoria, lui ussiria da l'al-
tra, poi li disse, quando veniUani obtenisse il stado
perduto, mai più haveria la pristina repulation. El Re
lo fece cavalier e conte de li Orzivecbii, la qual to«
la Signoria dete in pheudo al magniGco Cesare suo
avo e sempre ha goduto tal feudo. Questo Cesarin à
hauti 500 scudi di provision a Tanno. Dice de li Cam-
bereschi. Dice bisogneria un mexe di tempo a scriver,
e maxime madama Alda ha facto più guera a la Si-
gnoria che si havesse auto contra 1000 cavali; mai
non feva altro che scrìver e far pratiche, eie. Dice
esser a di !23 Zugno stato in aspelation eh' el campo
nostro dovesse venir a prender quella terra, che de
facili V baverìa presa per non esser più di 4000
soldati tutti tremebondi, vedendo il paexe pian e
monti esser facti marcheschi, voltar Qremona, Pia-
zenza. Lodi, Milan e Bergamo, e *1 suo campo fuzer ;
ma le nostre zenle, erano a Rezado mia 5 de D, é re-
trate a Gavardo, che é più in là mia 15. Quelli den-
tro é insuperbidi, hanno in questi zorni passadi sa-
chizado Bagnol, amazadi homeni, fato presoni, tolti 165 *
bestiami, el cussi in pe' di monte Santa Eufemia,
Chaiouigo e Rezà eri el ozi hanno sacomanalo, dove
hanno le possession i floli dil conte Francesco da
Lodron, e bruxado la sua caxa e alcune altre,
menando via ogni cossa, laiando biave, portandole
a li lor alozamenti. Hanno conduto molto vin che
da 8 zorni in là non zera da viver 10 zorni ; hanno
hauto tempo da forliflcbarse mollo ben ; se fanno
gaiardi, dicendo vien gran zenle in suo sooorso.
Questi populi vocifera, crìda, chiama misericordia a
Dio e a la Signoria che li cavino da le man de que-
sti barbari, che e più crudel che turchi ; Té una com-
passion veder menar questi poveri contadini pre-
soni, e questi barbari tormentarli e dirli : < Crida :
Marche, Marche ; veder poi venir le povere fé-
mene zercando loro mariti per la terra o li loro pa-
dri e fioli, e questo é ogni giorno. E li poveri religio-
si, li qual monasterii é pieni di queste zenle, ita che
non hanno libertà dì le coese del viver e manco di
393
MDXn, OTTOBRB.
294
parìar, per esser tutti sospeti come inarcheschi, e
hanno nxon per esser malissimo tractati. Non si
trova galine ne li nostri monasterii : li più di loro
sono mendicanti e viveno di elemosina, e tamen con-
vengono far le spexe a questi poltroni ; e il Roy sì
fa chiamar Cristianissimo e comporta questo ; ma é
avarissimo, crudelissimo e injustissimo fautor di la-
dri e ribaldi e di zudei ; in la soa corte non é per-
sona virtuosa ; ha mandato govemadori a Milan e li
a Brexa e per tutte le sue terre tutti ladroni, che el
mar oceano non li haria implto la gola loro. Con tem-
po, narerà li injusti et pessimi portamenti loro, e
tu ti i mali, e il suo Re disse, ozi è tre anni, voleva
esser m tal zorno di San Zuane su la piaza di San
Marco, e quando 1* bave la nova di Sonzìn Benzon
che Tera sta apicbado, disse do volte Tapicberia 3000
venitiani. Quel cbe li vien in bocba dicono senza al-
cuna erubescentia; come li cani latrano, cussi loro
zanzano senza raxon.
A di 24. Ozi doveano andar a sachizar verso
Navi, ma sono restati. É sta dito questa matina Cre-
ma esser sta presa, e quelle zente, erano li a campo,
venir soto Brexa. L*è morbo de li a Brexa e grando
e apena se ne parla, perché più pesa la grave soma
di la crudel Urania de sti barbari quasi che la paura
di la morte.
A di 25, el di de San Marco,'si è zerUficati Cre-
ma a di 22 a bore 30 esser sta presa, e*l nostro
campo esser venuto verso Sonzin, Urzi nuovi e ve-
166 chi e Pompian, e tien certo non passi luni el debi
esser atomo Brexa. Monsignor di Ghigni non poi
far miracoli, é in pericolo di la vita sua a voler tenir
questa terra, e cussi il castello, benché sia sta forti-
ficato e fornito di vituarie e artellarie mirabelmente;
ma non hanno speranza di soccorso. Scrivendo, fran-
zesi andati per sachizar vai de Navi é tornati in Brexa
con la testa rota, morti assai de loro' e vei^ognati, e
San Marco ha voluto mostrarli esser defensor e pro-
tetor de* venetiani.
Scrìve, za tre anni, lui disse al cardinal del Final,
passizando in la soa camera in palazo, dove li era la
più parte Martinengi, Avogari e tutti i Gambarì, et
era a quel tempo rebelato Padoa, tutti questi, per
gratiflcarse con il cardinal, dicevano venitiani sono
spazadi, el populo se leverà e tajerà a pezi li zenti-
Ihomeni, con altre brute parole, e lui, apuzado a una
fenestra, guardava costoro sgrignando. El cardinal li
disse : « Missier Marco vui ridete ? > Rispose : < Rido
monsignor reverendissimo di questi che dice cosse,
con suportation, che non sano quello se dicono, » e
disse : < Sa la signoria vostra quello disse el ducha
Philippo dì Borgogna, che fo un sapientissimo princi-
pe, rasonandosi con lui che venetiani feva 4 volle a
r anno la festa de San Marco, soa signoria si voltò a
quelli tali e disse : me meraviglio cbe non la fiizìno
ogni zorno: el populo veneliano,si chiamò populo de
Dio ; havemo veduto quel stado molte volle in mi-
na et San Marco Y ha ajulalo. » El cardinal, dice, stè
sopra de si ; ma quel povero di Zuan Maria da Marti-
nengo che fune era franzosìssimo, li rispose alcune
parole e poi tace.
Dice, le zente di la Signoria é venute in gran
parte in brexana, e li slratioli hanno corso fin su le
porte; a di 26, non giunse la zerleza di Crema. Dice
non si fa raxon 11, se roba, se sforza, se ainaza, non
é chi fazi raxon, vi è 11 il morbo grando, non ze' vin,
vai uno caro de vin più de 20 ducali, uno ovo do
marchetì. Scrive, é sta robato un poco havia scoso,
fino galine 7 e una barela de vin. Tuto teiera in pa-
cienlia, et ha mazor speranza che mai che la Signo-
ria deba vinzer e superar questi barbari, pur sia pre-
sto, quia spes qt4€e difertur affligit anhnam.
A di 29. Fo dito eri domino Cristoforo Moro era
zonto a Gedi. Tuli si alegrava credendo dovesse ve-
nir a r impresa di la lera ; ma el gaudio è converlito
in mestitia. E questi barbari questa note hanno corso
fin apresso Montechiaro, benché non habia fato no-
tabel preda, pur hanno danificado el paexc, e luta
via dannificha; ha fato far crida che questi de la terra 166 *
vadano a mieder che li sarà fato la scorta, e soto tal
promessa le povere persone sono andate a lajar le
sue biave, e tajate quesli barbari le hanno poi tolte, e
fino a povere persone che vanno spigolando per li
campi se tuoi quelle poche biave che con gran fali-
cha hanno racolte, e non basta questo, vanno per li
fornari e togliono el pan di forni, e tutto vien com-
portato.|E questo prociede parte perché non hanno
un soldo, parte per la mala natura imo pessima de
questi vas^ni ladri et crudeli.
A di 7 Lujo, del Santo Apolonio fo vescovo dì
Brexa, et si soleva celebrar tal zorno con gran sole-
nità, et questa matina, dice, andoe a messa a San Bar-
naba e non scontroe 3 persone, eh' e più via da San
Marco a San Stefano; questo e perché le zente stanno
ascoste per paura e per esser la cilade vacua.
Tamen, ogni zorno ne moreno da i25 in su da
peste, e questi vasconi vanno in le caxe aniorbade e
robano, e la roba infela la terra. Hanno sti ribaldi
spoiato li monasterii di San Faustin, monaci di San
Benedeto, San Zuane, li Carmen!, che non li ha las-
sato pur mezo pan; entrano in le caxe per forza per
tuor vin e togliono poi quello che li vien davanti. Era
295
MDXII, OTTOBRE.
296
in le caneve di 1* hospedal zerca 60 cara di vin per
inonilioo de monsignor di Obigni governador, e
terza notte li vasconi enlrono per forza e tolselo quasi
tutto, 4 cari fo spanto, uno romaxe, e dito monsi-
gnor fece prender do de diti vasconi ; fo menati per
apichar uno fin in zima la scala, e la furia di vasconi
forono in piaza ita che fo lassato de apichar. Questi
ribaldi voriano del vin, ma non zè. Se dice non esser
vin in la (erra per 10 zorni; e cussi se ritrova que-
sta misera citade e si pò cantar quel dito di Jere-
mia : quomodo sedei sola civitas piena populo etc.
Ogniun pianze, perché oltra el morbo, la carestia,
le rapine, zè di zonta questo che cazano fuor di le
loro caxe e di la terra non solum le miserabili e
mendiche persone, ma etiam di qualche condition,
e poi voicno le chiave de le lor caxe ; quanti pianti,
quanti stridi non potria con pena exprimer, e poi
che le povere persone erano fuor di le porte, gran
parte di loro son stale spogliate e toltoli fin la ca-
mixa di dosso. Scrive, luì, ancora che V habi patito
el sacomano e la taja e qualche inzuria, pur è stato
difeso da monsignor de Moncorso locotenente de
monsignor de Obigni, con el qual non ha parlato do
volle, e per do volle li vasconi voleva venirli in caxa,
li ha cazati via.
167 À di 9 Luio. Eri sera, do vasconi vene in caxa
sua per alozar e andò in camera del suo garzon e si
messe in ietto dispreciando ogniun, come è di suo
costume. Mandò lui dal locotenente, qual a do bore
di note con torze con 10 armadi vene e cazò questi
ribaldi con gran furia de caxa. Scrive che Lodovico
Nasin è sta amazado a Milan da uno che era sta tor-
tizado da lui insta il suo solito. Credeva far come
feva a Brcxa, che 8 di loro tiranizava la tera come
signori, e li rectori ne havca quasi paura, zoé sier
Piero Porzelaga e sier Sigismondo Bocha e compa-
gni, li quali aboriva il nome venìtian, andavano per
la terra dicendo saremo signori atosegando il popu-
lo, e quel pazo dil Porzelaga ha usato brute parole
contra la Illustrissima Signoria, ci per questo elallri
simili portamenti fu fato dil senato di Milan ; siche
quelli ribaldi fo causa di dar via questa terra, mc-
rilano esser maltratati : ne e ben di altri di la cita e
citadela. Vicn dito esser sta preso a Chochai suo ne-
pote Àlexandro di Mazi, gran joton, qual veniva di
Pranza, andò con Cesarin da Martineugo, qual de ri-
torno e rimasto in Savoia da uno suo cugoato, che
ha per dona la sorela di soa moier, le qual fo fiole
del conte Piero di Gambara. Questo Àlexandro é
certo veniva mandato a dar speranza de soccorso a
questi franzosi. Crede però non sitino per averlo dal
suo Roy ; si confortano sguizari debano dar volta, e
dicono molte fabule. Dice hanno inteso non esser
domino Cristofol Moro qual proveditor, ma domino
Lunardo Emo, qual lo aspeta con 1* exercito che U
vengi a cavarlo de 1* inferno e spera ne haverà pò-
cha faticha.
À di 15 Luio. Fin questo di non hanno si non
zanze; li marcheschi vengono a Monpian e toglieno
le fonte e le aque da masenar, e fa gran incomodo a
la terra, ma poi non mantengono la impresa, e li
francesi escono ordinatamente e sacomana e brusa
le caxe e amaza lì poveri homeni et femene et puti ;
e non vengono aiutati. Li stratioti di la Signoria co-
reno fin su le porle, piglia 3 roze e do vache e fuze
via, e questi barbari sachiza do e tre ville al irato,
e non è chi li mostra el volto. É gran vergogna per-
chè 1 risona la Signoria ha un bel exercito, non tanto
da obstar a questi 3000 barbari ma da campizar la
terra e prenderla per forza, come è sta dito veleno
far za un mexe. Se vocifera dentro e fuora di la terra
se roba e sachiza monasteri di done et frati et caxe
de poveri e de richi ; lien le zente di la Signorìa sia
mal in bordine, quando el vede desfar el paexe
senza alcun soccorso, con sminuir la reputation no-
stra. Or italiani sono impoltronidi e liso signori, 167*
con la loro avaritia, ne é sta in gran parte caxon ; di-
ce li crepa il cor veder barbari svilir et vituperar
italiani. Li in Brexa al presente è vasconi e scozesi.
El governador monsignor di Obigni é scocexe, è bar-
baro senza leze e senza boni costumi, cussi é tutti
scozesi. Idio non permeterà longamente il Roy do-
mini tal terre indebite usurpate.
Scrive. Quelli di Brexa erano mezi desperadi
vedendo questi barbari desfar circum circha questi
vilazi e zardini, si poteva chiamar paradixi terestri, e
inteso il campo di brieve dia venir a questa terra, se
ha conforta. Franzosi dicono el campo venitian esser
sta roto da V exercito suo, e hanno preso Pavia, e 1
campo venetian esser serado, e altre pensate secondo
usanza.
À di 17, cri sera, monsignor di Monoorso locote-
nente di monsignor di Obigni, a cavalo in Merchà
novo mostrando andar a far altro, se calò dove era
alcuni citadini e diseli le soprascrite nove, suzon-
zendo che non seria 8 zorni sta terra saria libera, e
il lloy loria tute le possession di citadini che sono
fuor di fìrexa e le daria a quelli sono rimasti. Ta-
men, hanno dito tutti brexani esser traditori, e anno
il conte Nicolò di Gambara per suspelo, e U altri
soi da Camilo in fuora, perchè el sbraiasa come
fano loro francesi, e ogni simile ama il suo simile.
2»7
MDXlIi orrOBBG.
398
A di 32LQÌO, 2orno de la gloriosi) Madaleoa. Tutti
teniva in questo di el campo di la Signoria fusse
atorno Brexa» e cussi credeva franzosi, perché se
diceva le artellarìe esser già 6 zoroi a Carpenedolo,
inia 18 de qui. Tamen niun eflfeto si vede, anzi
ogni zomo sii franzosi desra questo povero paese e
misera el dolente citade disfata e ruinata per mal
governo loro, zoo di brexani, e al presente assa' di
loro el cognosse, e però hora si sforzano liberarsi
da barbari ; che si al principio havesseno voluto far
cussi, non sariano in sti mali termini, e in tante trì-
bulation come al presente i se trovano.
A di 25, zomo dedicado a San Jacomo, la terra
é piena che certo socorso veniva a sii francesi è sta
roto e frachassato e tolto le artellarìe. Chi dice era
el ducha di Ferara, chi el signor Federigo da Bozolo.
Non si poi intender con zerleza cosa alcuna ; solo
quando francesi stanno di mala vola come deprte-
senti i stanno, che si crede habino male nove. Poi è
passato li 3 zorni ehe prometevano ussir a la cam-
pagna e unirse con el soccorso a recuperar il brexan,
licei homo cogitai et Deus disponit, et Deus re-
prohat consilium principum. Tien, le zente di la
Signoria son venute solo la tera, sia sta per esser
andate conlra questo socorso, e averlo roto. Si dice
esser nel nostro campo el signor Frachasso e domino
Antonio di Pii tra U altri. Edi questo Pio essi francesi
168 proprio V han dito, et essendo vera tal rota, costoro
son spazadi perchè non sono suQcienti con 2000
fanti e poco pili di 150 bomeni d'arme defender
Brexa che circonda mia 3 e meza; poi non è da vi-
ver, e benché ne sia dil formento che hanno sachi-
zalo, non se pò masenar, e quando ben fasse del pan,
ne è pochissimo vin e Vendesi a raxon di 36 ducati
al caro. Etiam de acqua se stava mal, perché le
fontane erano tolte. De carne pezo che pezo. É vero
il castello é fornito de (^ni cossa ; ma non ne è den-
tro al presente zercha 60 homeni, e il castello a di-
fesa vorìa ad minus fosseno 1000. La garzeta non
vora meno de homeni 200, le porle vorà pur esser
guardate, e cussi la citadela ; siche non essendo più
de 3000 persone a difesa in Brexa, zudega, venendo
il campo nostro, non se polria lenir. Qui è molli
iimalali di febre; ma non si trova medici per el so-
spelo del morbo, né barbieri che voglia salassar. Non
si trova zucharo, né medexine, tute fo sacomanade.
Questi barbari eri sachizò el monastero de San Sal-
vador, la sagrestia, e zò che era: calexi, patene ci ogni
altra cossa, non li lassando una fela di pan. Cussi
hanno fato a Sanclo Apolonio frali di San Francesco
observanli ; cussi etiam San Piero Olivier di T bor-
dine di San Zorzi d* Alega, e uno di sol frati hanno
butado zoso de un pozuol alto et è morto. Turchi
non feria pezo, e le zente di quel che si chiama Cri*
stianissimo, fanno tal cosse e vengono comportate.
Dio é justo e comporta ste crudeltade, non per altro
che per li peccadi comessi. Tante done che era ne li
monasterìi con li Ooleti son sti cazade ftaora di la
terra, che Y è una compassion vederle andar pian-
zando. Roma da' goti fu crudelmente desfata ; ma
tulli quelli che se trovarono ne li templi, per rive-
rentia de Dio forono salvi e intacti, e questi fran-
cesi et zenle barbare usano tante enorme crudeltà
e sacrilegi!, non guardando né a Dio né a sancii.
Scrive, é sta dito in la caxa di Gambari, i'Impe-
rator havea mandato a dir a questi francesi che se
vogliano lenir, e quando non possano che se ren-
dano a essi Gambari. Tien non sia il vero; ma loro
lievano ste zanze per non star solo il dominio di
la Signoria nostra. Vedono questa terra asediata
senza speranza di socorso, la peste e la fame e
poche zente a defenderla, tamen^ tanta é la mala
volontà de alcuni, che vano dicendo per la terra mai i68*
veniliani bavera Brexa. Questi ribaldi nemici de se
slessi e dil ben viver sono tanto apassionati, che vo-
leno el diavolo sia bianco e li angeli negri a l'india-
na, che per esser negri depengono li angeli negri ;
meritano ogni mal.
A di 26. Tute le zente sono in la terra, con ma-
zor forzo che habiano fato, cavali e pedoni sono an-
dati per sachizar la valide Navi, dove é assa* bone
ville, e comenzano a venir con bulini in Brexa. il
nostro campo sta a Rovaio a gratarsi la panza, e
lassa desfar el paexe con diminution de la repulation
sua e cressìmenlo di gloria a sti poltroni inimici di
Dio. Ogniun biastema li nostri che non socora li po-
veri servitori di San Marco, hessendo cussi vidnì, e
se disperano e se abandonano loro medemi. Lui che
é allieto, convien confortar questi aflicti. Scrive, lui
non ha vino et non se ne trova ; vai 36 et 40 ducati
el caro. Ritornò questi barbari di depredar vai de
Navi, con bolini di farine, vin e altro e con presoni,
quali non potendo pagar la taglia che i domandano,
li apicano el amazano crudelmente senza alcuna pie-
li ; niun ardisse a dirli i fanno mal. £1 castelan di-
mostra tal crudeltà spiazerli, dicendo per queste
crudeltà Dio manda le cosse dil suo Re roverse, e
dubita di pezo.
A di 27 Luio. É sta dito le zente dil Papa da Pia-
senza esser venute a Cremona per dover venir in
brexana a unirse con queste altre zente, e venir a
r impresa di questa terra. Francesi dice questo.
399
MOXII, OTTOBRE.
300
A di 28. Uoa soa fiola moDacha in San Cosma
stava in extremis, processo il mal vedendo menar
molti poveri contadini ligaii presoni in la terra, se
atristò molto, e la note soquente li vasconi scalò el
monasterio con gran fatica, e per la paura li saltò la
febre con tre altre done, et lei é morta. Questi bar-
bari ozi sono andati a un locho chiamato Passiran
over Padèmo, dove è un casteluzo murato in el qual
li povereti se reduseno con tutto el bon et miglior
haveano. Questi li dete la bataglia, qual durò per do
bore, e li contadini con le lor done mirabelmente
se defese, tandem fono vinti, e introno essi barbari
nel casteiaao amazando fin li picolini crudelmente,
spoiando e robando zò che gera ; pur quando Dio
volse, le nostre zente che é a Rovato vene al socorso,
e fo a ie spale di questi inimici cazandoli fin a la
Mela, recuperando el butin, amazando de sti tode-
schi e vasconi. Scrive, li dispiace li nostri stratioti
habìano imparato spograr quelli che prendeno e poi
lassali andar, che fazando la crudeltà ì fano questi
barbari, lì stratioti doverìano amazarli tutti, e la pe-
169 ste li va toiando a uno a uno, siche romagneriano
pochi a difesa di la terra, e s* il campo nostro ve-
nisse, la prenderia ben presto. L' é più de un mexe
e mezo ehe questo benedeto campo dia venir. El
conte Nicolò di Gambara li ha dito non sarà mezo
Àvosto che 1 sarà li el socorso, e che 1 campo fran-
cese é sopra Texin; non lo crede. Questi sono in-
sonii, or la passion li fa dir questo per esser afran-
zosadi.
A di 29. Questi barbari sono cavalchati et fin
bore 17 non sa dove i »ano andati. Ritomono poi,
hanno sachizato Rodengo, e *l monasterio di frati di
Santa Lena pur in Franzacurta, e hanno dannizato
Gusago. Quelli dil loco fono dal govemador fran-
cese qui in la terra a dirli non pono obstar a le zente
di la Signoria, e per questo non li vogliano danifi-
car, che ex nunc li darà 100 some di Tormento, e
cussi le deteno, tamen li hano robati; ma hano las-
sato però di cavali più di 40^ e molti sacomani e ar-
zieri è stati morti, ma eri ne fo taiati a pezi più di
300. Li todeschi non apar più ; per Brexa ne sono
pochissimi, perché parte sono sta amazati e parte
sono fuziti via.
A di 31 Luio. La note passata, tuli questi francesi
son sta in arme per haverse apresentà le zente mar-
chesche parte a la porta di Torelonga parte a le Pi-
le, e queste brusò el molin che é driedo el castello
che masenava a esso castello ; che zente siano state,
non r intende. Scrive, si è serati in la terra, ita che
non se sa cossa alcuna, non lor francesi, quantunque
dicono le usate loro fabule. In tato d mondo non
è la più vana e paza zente de franzosi. Ha inteso
questa note francesi sfilavano. Tìen, venendo il
campo non potranno durar. Tutti aspeta con de-
siderio esser cavali da le man de questi barbari
crudelissimi, superbissimi, avarissimi, bibacissimi
et bestialissimi.
A di primo di Avosto. La note passata, questa
canaglia fono in arme per la paura ebeno la note
avanti. Tomono a bore 5 a dormir, perchè sono
morti si non dorraeno respeto el gran bever che I
fanno; né se vergognano inbriagarse, e non tìen in-
zuria esserli diti inbrìagi. Scrive, questa tera sta ma-
lissimo di peste. Ne moreno 55, 30 fin 40 al zorno ;
non zé una provision al mondo ; moreno assai de
desasio ; pan non se vende ; vin non se ne trova; sono
in le man de loro francesi, li quali hanno spogliato
non solum li citadini ma li monasteri!, cussi di frati
come di monache, unde molti e assai convien bever
acqua assa' e si amalano da fluxo. Siche questa terra
é caduta in questa calamità e miseria come predixe 169
fra Bernardino da Feltre ne le prediche che lui feze,
e questo per li gran peccati che '1 vedeva regnar
in Brexa, fra li quali la ingratitudine, che di una
villa eh' era questa cita, venuta soto la Signoria era
venuta dì le prima cita de Italia. E, quel fra France-
sco da Lecho di V bordine di fra* menori, valentissi-
mo homo, predicando, ricomandò alcuni poveri dil
monte de palazo, quelli ribaldi tirani che domina-
vano la cita lo volse disfar dal mondo, perseguitan-
dolo. E quella cossa di mortuari! far uno statuto
conlra la libertà eccclesiasticha, e tuor el viver a li
poveri religiosi ; e perchè li frati di San Domenico li
diceva non potevano far et erano scomunicati, i volse
cazarli di la terra. Et di la oferta che ogni anno el di di
Nostra Dona de Avosto si faceva, la qual era zercha
ducati 300, e fevano un massaro; ma questi volseno
tal danari fosseno deputati a la fabricha dil Domo,
né mai li vescovi ha potuto veder la administration
di tal danari , e la comunità li difendeva a non mo-
strar tal raxon; la qual comunità era 10 over 12
manza oomun, butando sempre in campo V asedio
di Nicolò Pizinin, e tuli li padri e avi e bixavi di
questi fono contrari! a la Signoria. El contado è fede-
lissimo marchescho, e si poi dir non inveni tantum
fidem in Israel, e prtesertim la riviera di Salò e
certo tutto il paexe se ha mostrato e mostra mar-
cheschi per la vita e inimicissimi dì questi cani fran-
cesi. Et hanno gran razon per le gran crudeltà i fano ;
e in una caxa dove alozavano questi seleradi vasconi,
hanno morto tre poveri contadini per non haver il
301
UDXII, OTTOBBE.
302
modo di pagarli h taia, e sono già tre giorni ne
r orto sopra la terra ditti corpi.
A di i. Si é certifichadi el nostro campo esser
de qua da Qjo aiozato a Pontevico, Variola vechia
e Variolagixa, per quelle contrade. E Taspeta, questa
note over doman di note, Dio li doni vitorìa. Eri
sera, el castello trasse al vento e senza Truto de gran
bote de artellarie, e una se rompete e do pezi amazò
do francesi a la porla di le Pile. La peste é intrata
nel castello, e ogni di ne moreno qualche uno. Ozi,
a bore zercba 13 Vt, disnando lui, trasse 3 teribilis-
sime sagite, l'ultima de le qual el ton fo mazor cbe
I sentisse mai, e ferì la cuba di la cbiexia di Santa
Maria del Domo, ha ruinado parte de l'organo e roto
la predadi l'aitar di S. Savin e Cyprian che iace sotto
Totano. E zercba le 18 bore, li stratioti si apresentò
fin a la porta di San Nazaro e San Zuane, e prese
un monsignor di la Mota capitano de monsignor de
Obignl, e cinque altri arzieri fo morti per questi
170 monti cbe sti vasconi andavano vendemando; sicliè,
tra amazadi, morti di morbo e presi, da un mexe in
qua ne mancba a la mostra pocho men de 1000,
e ogni di anderà mancbando. Crede non sia zente
da defexa più de 3000 persone tra pe' e cavalo, cbe
non sono suficienti a difender tanto circuito quanto
è questa terra. Si starà a veder V exito.
A di 5 Avosto. In questo di, questi mantidi
brusa tuto ei borgo de San Zuane ch'era quasi una
eitadella de caxe, botege, ostarle. Brusano anche el
borgo de la porta di Torre longa, e brusano tulte ha-
bitation che sono circum cireha la terra. E dice, li
I I savii deputadi quando el Roy mandò a dimandar
Brexa, fo pur alcuno che disse : < Voieti vui rendervi
senza bota di bombarda? > e risposeno li savii : < Vo-
lemo aspetar el campo che ne desfaza le nostre chie-
sure ?>. Alora temevano dì perder li albori e vide, e
al presente va tuto in malora. Sono zente da poco;
ma al presente cbe vedono la total soa mina, sono
desedati ; V è meglio tardi che mai. Beati loro se
quando vene domino Andrea Griti brexani haves-
seno fato quello che intende al presente i fanno e
vogliono far, e quella impresa perì in gran parte
per la sua avaritia che li ofuscò V intelleto, che non
veteno il suo pericolo. Lassemo andar il passado e
sì voi alender al presente, perchè preterita magis
reprehendipossuntquam corrigi, come disse Han-
nibal a Scipione.
A di 6, zorno di San Salvador. Li stratioti in bona
somma si hanno apresentato a le mure e alcune fan-
tane. È stato a visitar el conte Nicolò da Gambara.
Li disse Milan era voltado a l' ubidientia del Rov, e
tutto quel stado, e eh' el nostro proveditor havea
chiamati soi nepoti in campo e loro non havea vo-
luto andar, e tutti li Gambareschi è fati ribelli di la
Signorìa e toltoli tutti li soi beni ; ma il campo fran-
cese potente veniva in socorso e farla e dirla. Scrive,
di queste cosse dite non crede nulla, salvo di beni loro
tolti, nMmme li soi e di fioli fo dil conte Zuan
Francesco ; ma de quelli fo dil conte Mafio e quel
ù(A fo dil conte Piero, francesi dicono questi haver
fato pontamento con la Signoria. E hano pocha de-
vuUon nel conte Nicolò, e quel Costantin Valzoi era
banderai dil conte Zuau Francesco e a la rota era
banderai del signor Bortolameo d* Alviano, e per la
prova che 1 feze el Roy lo tansò 150 scudi a l'anno,
bora è banderai dil dito conte Nicolò, el qual dize
che dito conte Nicolò, venga o venetiani o francesi,
eh' el farà mal, ancor che '1 sia di l' bordine di San
Michiel, zoé compagno del Roy.
A di 7. Molle fantarie e stratioti se hanno apre-
sentato a la tera e acampati, ita che più niun non
ardisse ussir di la terra a tuor uve e far mosti; né 170*
le fontane butano più acqua e lì fiumi etiam è tolti ;
non è vino, pocha aqua e poco strame; non se pò
masenar, é sta fato molini da man. Scrive, non sa la
causa quel monsignor di la Mota che fu preso terzo
zorno è sia lassato per li nostri, e di questo la bri-
gata si maraveia e fanno comenti sopra zìo. Se aspe-
tava questa note tuto el campo con V artellarie.
A di 8. Questa malina li marcheschì se hanno
apresentado a li muri, non però el campo. £1 ca-
stello e canton Monbello, dove hanno fato un bastion,
han Irato al vento de gran bombarde, perché hanno
polvere assai di quella fo di la Signoria. Tanno certi
bastioni verso San Piero Olivier, e cazano li poveri
homeni con bastoni a lavorar, li quali moreno da fa-
me. Si sente li nostri far tirar le artellarie sopra ci
monle a T incontro del castello, e fano bene; desi-
dera al castellan e quelli tutti che son dentro, e ma^»
xime la damisela del castelan a la qual el voi tuto el
suo ben. Dize siamo serali e nulla nova se sente. Ozi
ha inteso el re d' Ingaltera havea preso Roan capo
de Normandia, et scrive, é certo ogni di e bora per
bora se intende qui a Venecia el successo dil campo,
pur ha voluto scriver questa letera, la qual si potrà
chiamar jpara7ijx>m6nor, che secondo San Hironi*
roo voi dir scripta dierum; ma non voi più scriver,
e aspetar el campo grosso^ e le artelarie comenza a
lavorar e slrenzer la terra. Spera non sarà la festa
di la Assumplion che '1 se depeneerà su le porte di
Brexa San Marco glorioso, e allora scriverà el se*
guilo, da poi dil serar di questi sfogli. Scrita su tri-
303
ItDXn, NOVEMBRE.
304
sta caria, eoo non bon calamo e mal tcmpcrado e
pezor inchiostro, e la man non solum grieve ma
tremebonda. Dice, ha per aiuto el trar dì le bom-
barde a un trar di balestro a uno bastion di Mon-
bello.
A di 9 Avosto. Questi dentro ha Irato de gran
artellarie a li nostri di fuora. Fantarie che scaramuza;
ma butano via la polvere. Dice aspelemo el campo
grosso con le artelarie. Questa malina un schiope-
tier marchescbo feri in la gamba monsignor de Con-
cursal; non ha tropo mal, el Irato fu longo. Questi
ladri vasconi hozi ha spoglialo tulo el monasterio e
robe di seculari in bona summa: fano assa' rapine e
slrosiamenti saria longo scriver. Spera in la Divina
Maestà non tornerano alcun di loro a le proprie
caxe. Ogni di ne vien morto qualche uno e la peste
li fornise. Eri, 7 fo portati su un caro al terajo a se-
pelir come cani ; altra sepullura non meritano etc.
Date eL
171 Noto. El dito Marcho Negro, era vecbio, se ama*
Io et morite poi a dì 4 Novembrio 1512 in Brexa.
172'' Dil mese di Novembrio 1512.
A di primo. Fo il zorno di Ognisanti. Vene in
chìexia de more il Principe vestito di veludo cre-
mesin, con V orator yspano conte di Chariati, Tora-
lor di Hongaria domino Philippo More, el V orator
dilCurzense domino Gabriel dal Borgo, poi il primo-
cerio di San Marcho in mezo dil signor Fracbasso e
dil signor Malatesta di Sojano, poi altri patrìci, tra
i qual non era sino do veste di seda, tutto il resto di
scartalo, sier Hironimo Contarini fo provedilor in
armada e sier Piero Trun savio a terra ferma el sier
Agustino Pasqualigo Cao di XL vestido di veludo
negro.
Introno Cai di XL nuovi : sier Nicolò Zicogna di
sier Francesco, sier Vicenzo Zen qu. sier Thomà el
cavalier e sier Agustin Pasqualigo qu. sier Cosma,
e Cai dil Gonsejo di X : sier Anzolo Trìvixan, sier
Piero Marcelo et sier Nicolò di Prioli. El compito
messa, Colegio non se reduse, et fo ordinato li savii
redursi poi disnar ad constdendum.
Di campo ni de altrove non fo letera alcuna.
Da poi disnar, poi vesporo, zonse uno corier
brexan con letere di proveditori zenerali di 29, bo-
re .. di note, de occurrentiis, come dirò di solo.
El campo di spagnoli é dove V era a la porta di
1)U oirU 171* è bianct.
Brexa di San Zuanc, e andavano dentro e fuora
come li pareva, e altre particularità, qual perche non
poleno li proveditori zenerali nostri, qual, etiam se
ritrovano al solito solo Brexa, scriver da novo lelere
particular per ordine noviter auto da li Cai di X,
ni altre letere di campo di novo mandar, però le
nove sarano un pocho tarde ; pur le se intenderà.
Et venuto el dito brexan in camera dil Principe,
disse come portava bone nove, il castello era di la
Signoria, perché lui parti eri a bore 17, e vide che
Babon andava con la sua compagnia armalo a la
volta dil castello a la porta, con uno pelizon indos-
so, e parlavano insieme, e per lutto il campo si di-
ceva l'andava a tuor il possesso a nome di la Signo-
ria nostra, e che il provedilor Capello era a cavallo
e stava a veder questo. El provedilor Moro era ca-
valchato col viceré a torno la terra. Tamen non por-
tava altre lelere che queste di 29, bore ... di note.
Dice é stalo a Vicenza, dele una letera a quel pode-
stà, la qual leta li disse : « Tu me ha porta la mior
nova che haver potessi », elli donò lire 3. Per la qual
cossa, il Principe mandò a'dirla a li procuratori e al
canzelier grando e altri, e la terra fo piena. Et Io, in-
leso questo, era a caso a vesporo a Santa Marta, ve-
nuto a San Marco intesi nulla esser con fondamento,
salvo quanto ho scripto di sopra. Pur tulli di que-
sto ne parla, et nostri di Colegio stanno con speranza
ferma, perché za la praticha è con dito castelan che
1 si renda a la Signoria nostra, et ditto Babon va 172 *
inanzi indrìo. Etiam vidi letere di 29 dil ditto Ba-
bon a uno suo canzelier, avisava il castello trazeva
mollo forte, eri el ozi, poi parlili francesi a' spagnoli
in la terra. Pur é gran cossa, non sia altre letere di
30 et 31 di proveditori di campo.
Di Lodi, di Zuan Jacomo Caroldo secreta*
rio nostro, fo letere di ... Come il cardinal sedu-
nense é li, e sguizari si parteno per non esser pa-
gati e non voleno più star e vanno via, sicoroe piil
diffuse dirò di solo, lete le sarano in Pregadi le
prefate lettere.
Ozi vidi in questa terra sier Francesco Morexini
el dolor qu. sier Cabrici, noviter a Padoa dotorado
in
A di 2 la malina. Fo il zorno dei morti, Colegio
pur si reduse.
Di campo soto Brexa, di proveditori xene*
ràli, di 30, hore 4 di note. Come in quella malina,
justa r bordine dato, fu fato la mostra di le zentc
nostre mia 3 lonlan di Bre.\a, sopra una campagna
a requisilion dil viceré, qual vene a vederla insieme
I con uno capitano di V Imporator nominato monsi-
»i
' j
305
MDXn, MOVBUBSB.
806
173
gnor Rocha Andolf e il signor Prospero Ck>Iona e
allri signori neapoliiani. Et prima fono li slralioli,
poi li balestrieri et demum le zente d'arme, con la
fantaria in tre squadroni, la qual fo bellissima e ben
in bordine, e il viceré la landò sammamente. Erano
li nostri do provedilori a cavallo e il signor governa-
dor armato etc. E quel capitano todesco disse : < Que-
sta è una bella zente > percbè si reduseno in bataion.
Et il proveditor Capello li rispose: < Non è mancbo al
comando di la Cesarea Malesia di quello é di la Si-
gnoria nostra ». Rispose dito capitano : < Spiero cussi
sarà presto», et che *1 Curzense ozi dovea zonzer in
Crema. Item, scrive: come spagnoli sono dove
erano alozati ; ma non ponno star cussi perché pati-
scono di strami» poi é a la fraschada, e dove é gran-
dissimi fredi. Itemf che Vicenzo Guidoto secretario
nostro apresso esso viceré li ha fato intender, com-
pita la mostra, el viceré averli dito questa esser una
fiorila zente, e gran numero; et altre particularita,
sicome dirò di soto.
Et al tardi, levati quasi i savii, veneno altre let-
tere pwr de ditti provedilori generali^ date ut
supra, a dì 31^ hore 4 di note. Prima, la nova dil
castello non é vera, pur si e in praticha e il castdan
aspeta risposta di Pranza a chi darse. Diti provedi-
tori scriveno convenirsi levar de li perché patiscono
assai e di strami che non si trova e de viluarie, qual
prima convìen passar per il campo francese (epa-
gnuolo) ; siche si voleno ritrar più in qua, et che
la matioa sier Cristofal Moro proveditor dovea an-
dar a parlar al viceré, e poi inteso rjopinion sua, tor-
nato in campo consulteria di levarsi e dove dovesseno
andar, e aspetta il voler di la Signoria nostra.
Di Crema, fo lettere di sier Francesco Fo-
Bcari el cavaliere orator nostro de 26^ le tdtime.
Come eri, a di 25, il Papa havia prolongato il Conci-
lio per la venuta dil Curzenze fino a Soa Santità pa-
reva, el qual Curzense si aspetava in Roma a di 30,
perché haveano il suo zonzer a Siena ; e il Papa de*
sidera la sua venuta per far lo aoordo, e non atende
ad altro ch'ai suo desiderio. Monstra bon voler oon-
tra la Signoria nostra, pur voi omnino si scordiamo
con r imperador. Dubita dil Concilio, però fa que-
sto. Item, manda uno capitolo di lettera d' ingal-
tera, qual sarà qui soto posto. Par il re di Scocia
habi mosso guerra a quel Re ; et altre particularita,
come diffuse scriverò pid copioso.
/ Diarii di M. Sanuto. — Tm. JF.
Litterts familiaris Serenissima Regime
Anglia de rebus Scotia.
Quamvis Rex Scolorum promiserit R^i Catho-
lico se futurum fidelissimum amicum etlratrem Se-
renissimo Regi Angli», el hoc idem juraverit domino
doctori Vincestrae oratori praefati Serenissimi Re-
gis Àngliae qui apud illum nuperrime fuit, nunc ta-
men, qum videret Serenissimum R^em Angliae mo-
visse bellum Gallis et per Normandiam decrevisse
mittere vìginti millia hominum duce comite de
Schitubery, ioooepit Baruccycm fortlssimum in con-
fioibus Angli» et Scoti» castellum invadere, et bel-
lum Serenissimo Regi Anglias denuntiare. Quare, ita
jam coeperunt Scotiam versus tres comites anglici
dunque barones, videlicel comes Surreyri dictus ge-
neralis, comes Northumbri», comes Derby, domi-
nus Darci, dominus Daties et alii plures praefecti
cum XXX. minibus hominum, non solum ad def-
fendendum Baruccicum, verum etiam ad r^num
ipsorum Scotorum debellandum et destruendum,
sicut Rex Catholicus Regcm Navarrae tractavit. Sciat
dominatio vestra Regem Serenissimum AngliaB, ita
etiam addictum buie bello contra Gallos Ecdesi»
bostes, ut decreverit nunquam quiescere vel desi-
stere priusquam Rex Gallorum penilus destruatur;
nam pauds diebus praeterilis, dixit palam omnibus
audientibus: se firmiler credere, neque Sanctissi-
mum Dominum Nostrum, neque carissimum pa-
trem suum Regem Calholicum ipsum unquam di-
scessuros, et si quo casu evenerit ut haec facerent,
ipse tamen nunquam manum bello subtraberet, 173*
priusquam scismalicus Rex e medio tollerelur. Deus
det ei quam meretur victoriam.
Ex Londino, XVIII Septembris 1512: directiva:
Romae, domino cardmali Angli».
Vene in Colegio de mare V orator yspano, qual
solicita li danari dia aver il viceré per il mexe di
Aprii, zoé il resto.
Fo disputato in Colegio, lete le lettere di campo,
é mal i se lievino senza deliberation dil Senato, et
era varie opinione dove havesseno ad andar; e pe-
rò fo scrito a diti proveditori che non si dovesseno
mover senza altre nostre lettere.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta, fin
hore 2 di note.
A di 3 da matina. Nulla fu da conto, né fu let-
tere di campo.
90
dot
llBXn, NOVElIBRti.
308
Da poi disnar fo Pregadi, et lelo le ìnfrascripte
lettere, olirà quelle ho scripto di sopra di campo.
Di Trevixo, di sier Faustin Barbo e sier
Zuan Antonio Venier synici, di ... Come sono
1], e hanno gran da Tar, et hanno mandato de qui
ducati 150, recuperati da qne' li haveano, aspetanti a
la Signoria nostra. EHam di Mestre ne mandono
alcuni ducati. Et hanno auto una lettera di Feltro
sentali di uno senza nome qual manda inclusa ; che
li scrive vengano presto de li che troveranno assa*
cosse fate, et sono molto desiderati, perché quelli
populi é sta molto manzati.
Di Zuan Jaeofno Caroldo secretorio^ da . .
Dil venir li del cardinal sedunense e si
aspeta il vescovo di Lodi, qual di Milan dia venir 11
per abocharsi zercha la risposta nostra, etc.
Di Zuan Piero Stella^ secretano nostro
apresso sguigari, date a Lucerna, a dì 25. Come
la Dieta è compita; hanno electi 12 oratori uno per
canton, e mandali a Roma dal Papa, li nomi di qual
sarà scripti qui avanti.
174 Fo Ufo le letere di Boma, di V orator no-
stro, di 26 le ultime. Videlicet, il Papa voi
omnino si acordamo con l' Imperador, e ha dito in
concistorio a li cardinali voi la Signoria lassi Verona,
e Vicenza s* il bisognerà, acciò si fazi questo acordo.
Item, voi mal a* spagnoli et li dispiace questi soi an-
damenti etc. Item, el Cuneense fo a Fiorenza molto
honorato e a Siena ; a di 27 saria a cena a Viterbo
che é mia 40 di Roma ; sarà a di 30 a Roma, a la
più longa. Il Papa si prepara farli grande honor;
alozeri in Monte Zordan in le caxe di Orsini. Altre
particularità erano in ditte lettere, zercha spagnoli.
Item, è da saper, in le lèttere di campo lete
ozi, ipar voglino venir col campo a Dezanzan, et
aspetavano li animali per condur le artdlarie, hanno
mandato parte a Brexa e Bergamo, Item, dìl venir
di uno domino Claudio nontio dil vescovo di Lodi,
e interloquendum disse $guizari vanno via, perchè
spagnoli è restati in aoordo col vescovo di Lodi et
milanesi. Item, spagnoli, hanno fornito Brexa dicono
a nome di la Liga. La governa il comandador di So-
lìs spagnol. U proveditor Moro fo dal viceré, qual
voi star li ; aspeta letere di Roma. Item, si ha uno
aviso, francesi i^estano a pe' de monti, et che dovea
venir a Venecia el conte de Mixocho fiol di miasier
Zuan Jacomo Triutei. Etiam che monsignor di Du-
razo, era in Crema, é restato a pe* di monti e di-
cono aspetar bon numero de* francesi ; et altre par-
ticularità ut in litteris.
Di Bergamo, di sier Bartolomeo da Mosto
proveditore, de 30. Come el castelan di la Capella
ha hauto la confirmation di capitoli di provedidori
nostri e voleva, avanti consignasse la forteza a* nostri,
haver salvoconduto del cardinal, sguizari et mila-
nesi, tamen le pratiche andavano su e zoso che la
dovesse consignar.
Fu posto, per li savii, d' acordo, una letera in
corte a V orator nostro, in risposta di sue, et zer-
cha spagnoli quali sono ancora, poi partiti francesi, a
la porta di Brexa acampati, e che cignano haver il
dominio di Italia, però Soa Beatitudine vogli br pro-
vision ; et altre particularità ut in litteris. Presa.
Fu posto, per li savii tutti, excepto sier Gasparo
Malipiero savio a terra ferma, una letera a li prove-
ditori zenerali in campo, in risposta di sue: e non
laudarli di haver fato la mostra di le nostre zente al
viceré, ma poiché é sta bella, non si poi dir altro; e
zercha levarsi : che per niun modo si lievi dil brexan,
ma ben un pocho più in qua, sicome per Colegio li
é sta scripto, perché levandosi saria la mina no-
stra, etc
Et sier Gasparo Malipiero andò in renga, di-
cendo voler esser solo, e non bavea rispeto, e cargo
li proveditori che non doveano moversi; e chi li Ga-
zava, hessendo più potenti de' spagnoli ? Et fé* lezer 174 *
una soa letera, qual li cargava molto di questo le-
varsi, e pili dì haver fato le mostre; et che in caso
fosseno levati, dovesseno ritornar più vicino a Brexa
che potevano, e per niun modo venir al Dexanzan.
Leta questa letera, andò in renga sier Nicolò Trivi-
xan savio a terra ferma, per la opinion dil resto di
savii, eh* é mal, si fosseno levati, a tornar. Poi parlò
sier Vetor Morexini, é proveditor sora le pompe, et
cargo li proveditori. Andò le do letere, quella dil
Malipiero 125, et di savii el quella fu pre-
sa. Et ozi di campo non vene altre lettere.
Fu posto, per li savii, prolongar la conduta al
conte Guido Rangon per uno altro anno, et che *1
compia li soi homeni d' arme, ut in parte; et fu
presa di tutto el Consejo.
Fu fato scurtinio con boletini di do cassieri di
Colegio, zoé proveditori sopra i danari, justa la parte:
tolti numero 1 1, et visto la mità, per le leze, non si
potevano balotar, fo licenUato el Pregadi, et li infra-
scripti fono tolti.
Electi do proveditori sora i danari.
Non. Sier Batista Morexini fo consier, qu. sier Car<
lo, per esser al luogo di procurator.
309
HDXII, NOVEMBRE.
310
Non. Sier Zacaria Gabriel fo governator, qu. sier Ja-
eomo, per esser al luogo di procurator.
Non. Sier Lorenzo di Prìoli el consier, qu. sier Piero
procurator» per esser consier.
Non. Sier Stefano Gontarini el consier, qu. sier Ber-
nardo, per esser consier.
Non. Sier Francesco Foscari fo savio dil Consejo, qu.
sier Filipo procurator, per farsi in loco suo.
Sier Piero Capelo, fo savio del Goosejo, qu.
sier Zuan procurator.
Sier Andrea Loredan fo cao dil Gonsejo dì X,
qu. sier Nicolò.
Sier Hironiroo Querini fo cao dil Gonsejo di X,
qu. sier Andrea.
Sier Lucha Trun fo cao dil Gonsejo di X, qu.
sier Antonio.
Sier Francesco Barbarìgo fo di la zonta, qu.
sier Zuane.
Nolo. Eri, il reverendo domino Antonio Pixa-
mano episcopo di Feltre, hessendo tre zomi avanti
morto h note, fo portato in cbiexia di San Baxejo
vestito da messa con la mìtria biancha in testa, e fo
sepulto a Gastello, dove lui ordinò, col capitolo di
Castello, di San Marco e di la contra*, in uno depo-
sito. È morto con optima fama. Intesi portava cilicio
adosso, né dormiva in leto, era molto lemosinario,
doctissimo e bon servo de Dio ; questo comprò li
una caxa, fo da cha' Guera, e vi stava ; qual sarà di
soi fratelli.
175 Fu posto, in questo Pregadi, per tutti li savii di
Colegio, che uno gripo con formenti, che in Golfo ha
preso sier Anzolo Trun sopracomito, patron Zuan
Ulasi, li sia scrito al prefato sopracomito lo debi re-
stituir; e cussi fu preso di lai^o. Ave una di no, 1 15
de si. £1 qual gripo era patron Zuan Alassi, fo preso
da fuste di turchi ussite di la Valona, et recuperato
per el dito sopracomito Trun.
n&^ Sumario di letera di campo di Piero Spoherin,
drisata a domino Lunardo Grasso protho-
notorio, data a dì primo Novembre 1512,
apresso Brexa, ricevuta a dì 4 ditto.
Come, a di 30 Octubrio, sabato, el signor gover-
nador e magnifici proveditori, per Y ordine dato in
r alba, fa fato dar a le trombe e tamburi acciò tutti
se metesseno in ordene, e cussi in termine di una
bora vel drcha tutto il campo si armò e si mosse
i) U earU i75* ò bianca.
in ordine, et fu facti avìar a la volta de una campa*
gnola verso Gedi sotto Gastegnedolo, chiamata la
campagna de San Polo, lontana da Brexa mia tre,
E da poi passate tutte le zente da canto a canto la
terra et Castel per la strada, da la porta di Torre
longa, domino Cristoforo Moro proveditor e sier Si-
gismondo di Cavali executor con certi altri ritomo*
rono in driedo al campo per custodirlo, liavendo
però lassato molti fanti et certi cavalli per custodia,
atento non li occorresse qualche cossa, essendo in
Brexa da 400 in 500 spagnoli. Et cussi tutti nuì al-
tri del campo se conducesseroo a detta campagna, et
11, per el governador domino Antonio di Pii e conte-
stabeli, fu messo tutti in ordinanza ut infra, zoè:
primo tutti li stratioti in uno squadron ; da poi li
balestrieri in uno altro squadron ; le fantarie in tre
squadroni, e le zente d'arme in tre altri squadroni,
e ordinatamente fu fato aviar, zìrando atorno la cam-
pagna, prima esso squadron di stratioti, poi il squa-
dron di balestrieri, poi uno squadron di fanti, con
uno altro squadron di zente d' arme, e questo era
rantiguarda; poi uno altro squadron di fanti, con
uno altro di zente d*arme, e questo era la bataglia;
poi uno altro squadron di fanti e uno di zente d'ar-
me, e questo era el redeguardia; tutto con tanto
bordine quanto mai dir se possi, e cos^ zirati un
pezo, furon facti fermar aspetando la venuta dil vi-
ceré, jusla r bordine dato ut supra. E stati per spa-
do de una bora, comparse da la campagna ditto vi-
ceré con el signor Prospero Cotona e molti de quelli
soi condutìeri et zentilhomeni ncapolitani et spa-
gnoli, et subito li fo mandato a Y incontro tutti li
stradioti con sier Zuan Vituri loro proveditor avan-
ti, coreudo, con bordine, quando li fosseno apresso,
dovesseno zirar pur corendo e ritornar al suo locho ;
e cossi fo fato. Poi el signor governador e provedi-
tor zeneral Capello e molti de nui altri, per esser ri-
masti li condutieri e conlestabeli a li soi lochi in or-
dinanza, andono contro esso signor viceré, et facte
le salutation e acoglientie da una parte e P altra, se
cavalchò cosi verso le zente, e aviati prima li stra-
dioti, poi balestrieri, poi fanti, poi zente d' arme se-
condo r ordinanza ut supra, pur zirando atomo la
sopradicta campagna, cossa beletissima da veder, con 176 *
assa' trombett, tamburi e pifari. E poi, passati tutti
davanti a esso viceré et signor Prospero et altri, fu
fato corer li stratioti zirando intorno intorno a li
squadroni, che fu un bel veder. E fato questo, li fu-
ron aviati con la ordinanza fin in capo la campagna
per venir al campo, e tolto licentia da esso viceré, se
I aviasemo verso el campo nostro, e tornati come fono
311
lOXIfy NOVEMBRE.
812
apresso la terra verso el castello, el castelan per ho-
norar, fece schargar molte artelarie traendo a V alta
pur con le balote; el qual castelan ancor se tien con
el modo per altre ha scrito. A di ultimo, nulla se-
guite. Fu reduto el Consejo a consultar de levarse
con el campo de qui, atento é impossibile star più a
la campagna, chi non voi morti li cavalli, tamen
la oonclusion non fu fatta ; tien doman o poi doman,
dove sarà ritornato el proveditor Moro da Cedi,
qual li dia andar da malina per parlar col viceré,
od quid nescio. Li francesi che usiteno di Brexa,
acompagnati come scrisse, sono andati a salvamento,
né per sguizari, né per altri son stati impediti, si-
come si ha da persone di veduta.
A di primo Novembrio, luni. El proveditor Moro,
domino Antonio di Pii, domino Agustin da Brignan,
conte Gesaro de* Rossi, domino Piero Testate lui
Piero Spolverin con molti altri, cercha 50 cavali, an-
dono a Gedi a trovar |el viceré; el qual proveditor
andò fin a la camera a trovarlo, che non li venecon-
tra almeno fin a la porta, et visitatolo sentato, co-
minciò a parlar di la mostra, etiam poi dil fato
d' arme di Geradada, poi fece portar da far colation
certi albarelli de zucharo el citroni, confeti el confe-
Uon, e fato colation ritornorono in campo a questa
bora 24. Inteseno esso viceré era per levarse di que-
sti alozamenti, e andar alozar ai Urzi et Chiari el cir-
cumcircha con tutto el suo campo. Scrive essi spa-
gnoli hanno strusiato quelli lochi, e dove anderanno
fanno dil resto.
177 A di 4 la matina. Fo do man di lettere di
catnpo^ di praveditori generali, di primo, hore do
et de 2, hore 3. La conclusion : che si doleno la Si-
gnoria non li scrive zercha el levarsi, et baver con-
cluso col governador di levarsi e venir a Dezanzano
perché patiscono 11 de strami e vituarie ; poi sono
a la frascha, e li tempi comenzano a pesar. Item,
hanno mandato per li animali, zoé bovi e cari, quali
stentano haver. Item^ manda la poìiza di le artela-
rie mandate in Crema e Beiamo et altre a Padoa,
sicome sarà notada di soto ; siche il Colegio fono alle-
gri, perché arano ricevuto le nostre scritoli a di 3,
per Colegio che non si lievano, qual vanno in bore
40. Item^ altri avisi é in dite lettere, come di soto
più copioso scriverò il tutto.
Vene in Colegio sier Mario Zorzi el dolor, venuto
amatalo orator dil ducha di Urbin con trista ciera,
et per esser rimasto savio a terra ferma, introe in
r oficio suo, ben meritato; ma da poi vene di Pranza,
fo lutato assai el sine causa.
Vene in Colegio de more l'orator yspano, et quel
domino Andrea dal Borgo orator dil Curzense, é
con lui sempre.
Vi Bergamo, fo letere di 31, hore 2 di noie.
Come in quella bora il castelan ft^ncese havia oon-
signà la Capella a' nostri e levato San Marco, licet
eritrazesse zoso 1* insegne di Pranza; e cussi dito
castelan con li soi é venuto in la terra.
Vene Piero di Bibiena et presentò alcune lettere
dil reverendissimo cardinal de Medici di 28 a la Si-
gnoria nostra, ringratiatorie di la nobilita fata in la
sua persona fratello e nepote, et voi esser unito con
questa Signoria sempre ; con altri avisi come dirò
poi. ttem, intesi li oratori do electi per Roma par-
tivano, e il cardinal Curzense é slato 11 molto bono-
rato; partiva fin do zorni per Roma. Item, haveano
electo nova signoria in Fiorenza, e '1 confalonier Zuan
Balista Redolfi che fo electo per uno anno, havia
parso al Consejo far in loco suo el non stesse il con-
falonier se non do mexi, et era sta electo confalonier
novo Filippo Buondelmonte, e a di 25 fevano oratori
per qui. Item, altri avisi, come fortasse bavendo
altre lettere, scriverò poi.
Di sier Piero Landò orator nostro apresso
il Curtense, fo lettere eonte eri sera, de 23, da
Fior enea, Dil suo zonzer 11 col Curzenze, con gran-
dissimo honor; si fussc stato imperalor, non se li po-
rta aver fato più. 11 cardinal li vene conlra con molti
ciladini zercha mia 18, e T orator nostro fo molto
bonoralo etiam et charezato da loro signori fioren-
tini e reverendissimo cardinal e magnifico Juliano.
Item, partirà a di 25 per Roma ; dice voi star so-
lum A zorni a Roma, et sarano a di ... a Roma,
perchè va in prèssa. Scrìve hanno avisi di Pranza,
che nulla é di Bajona ; et alia utpatet.
Di Chiosa, di sier Marco Zantani podestà, 177
di 5. Come ha, per uno venuto di Ferara, el Ducha
aver buia in aqua 8 galie, fo nostre, tutte calafatade
ma non palmizade, et do brigantini. Item, scrive
do chiozoti che lui podestà havia fato patroni di bar-
che longe esser scampati, uno di qual, andato a Fé-
rara, ha armato una barcha a remi 30 et é andato in
Istria, non sa la causa.
Da poi disnar, fo Pregadi, e leto le soprascrite
letere ed una di Zuan Pietro Stella secretorio
nostro apresso sguizari, da Lucerna, di 26.
Come spera adatar queste cosse di essi sguizari, zoé
li capitoli con la Signoria nostra, e di oratori che
vano a Roma, e altre particularìtà.
Fu posto, per li savii, una bona lelera a Fiorenza
al cardinal e magnifico Juliano in risposta di sue,
813
MDXni NOVEMBRE
314
178
notata per Gasparo di la Vedoa, pregandoli che si
YOglino operar in la conclusion di la pace con V Im-
perador, dimonslrandoli la conformità di ambedoy
republicbe, offerendosi per loro, et reUqua^ ut in
ìitteris. E fu presa.
Fu posto, per li savii, elezer deprtesenti uno
oretor a Zenoa con ducati 100 al mexe, 8 cavali et
8 famegii, computi el secretarlo ut in parie, et fu
presa e tolto il scurtinio.
Fu posto, per li savii, elezer do proveditori sora
i danari in loco di sier Francesco Poscari e sier Za-
caria Dolfin hanno compito, et possino esser electi
di ogni loco e oflcio, etiam consieri, excepto quelli
di Colegio. A r incontro, li consieri messeno possi
esser elecU etiam di savii di Coiaio et di quelli
sono provedidori sora i danari al presente ; e sopra
questo fo dispulation. Parlò sier Zacaria Dolfin savio
dil Gonsejo, qual è provedidor sora i danari, et sier
Lorenzo di Prioli il consier. Andò le parte, fo presa
quella di consieri, e tolto il scurtinio con boletini, qual
sarà qui soto posto, rimaseno sier Hironimo Querini
fo Cao di Gonsejo di X et sier Piero Capelo fo savio
dil Gonsejo, di una balota da sier Zacaria Gabriel ; el
qual sier Piero Capelo é zercha do anni non poteva
romanir in alcun locho. Hora anderà in Pregadi e
nel Gonsejo di X et in Gol^o.
Scurtinio di do provedadori sópra i danari
di la guera, justa la parte.
Andrea Loredan fo Cao dil Gonsejo di
X, qu. sier Nicolò 90. 80
Sier Zacaria Dolfin savio dil Gonsejo,
qu. sier Andrea 57.111
Sier Francesco Foscari fo savio del Gon-
scio, qu. sier Filippo procurator . 68. 105
Sier Batista Morexini fo consier, qu.
sier Garlo 83. 85
Sier Lucha Trun fo Gao dil Conseio di
X^ qu. sier Antonio 77. 96
Sier Stefano Gontarini el consier, qu.
sier Bernardo 68.100
Sier Marco Donado fo consier, qu. sier
Bernardo 59.1iO
Sier Domenego Malipiero fo savio a ter-
ra ferma, qu. sier Francesco . . . 67.105
t Sier llironimo Querini fo Gao dil Gon-
seio di X, qu. sier Andrea . . . . 107. 64
Sier Lorenzo di Prioli el consier, qu.
sier Piero procurator 67.101
Sier Francesco Gapelo el cavalier, fo
proveditor zeneral in la Patria, qu.
sier Gristofolo 47.122
Sier Francesco Barbarigo fo di la zonta,
qu. sier Zuane, qu. sier Francesoo
procurator 35.137
Sier Piero Trun el savio a terra ferma,
qu. sier Alvise 37.135
Sier Zacaria Gabriel, fo govemador do
r intrade, qu. sier Jacomo ... 94. 81
t Sier Piero Gapelo fo savio di Gonseio,
qu. sier Zuanne procurator ... 95. 57
Ambasador al Boxe di Zenoa, con dueaii
100 al mexe.
Sier Zuan Alvise Navajerfoauditor nuo-
vo, qu. sier Francesco .... 69.101
Sier Santo Moro el dolor fo auditor
nuovo, qu. sier Marin 73. 94
Sier Carlo Gontarini fo savio ai ordeni,
di sier Panfilo 69. 99
Sier Alvise Mozenigo el cavalier, fo sa-
vio a terra ferma 63.105
Sier Andrea Mozenigo et dolor, fo a la
camera de imprestidi, di sier Lunardo 91. 77
Sier Marin Zorzi el dolor, savio a terra
ferma, qu. sier Bernardo. . . . 29.135
Sier Nicolò Tiepolo el dolor, di sier
Francesco 60.106
Sier Alvise Benedeto fo savio ai orde-
ni, di sier Domenego 77. 90
Sier Francesco Morexini el dotor, qu.
sier Gabriel 25.141
Sier Marco Antonio Venier el dotor, qu.
sier Gristofolo, qu. sier Francesco
procurator 74. 90
Sier Zuan Baxadona el dotor, di sier
Andrea 59.115
Sier Silvestro Memo fo savio ai ordeni,
di sier Michiel 43.126
f Sier Piero Pasqualigo dotor e cavalier,
"^^ eh' è di la zonta 109. 56
Sier Antonio Gondolmer fo savio a ter-
. ra fercpa, qu. sier Bernardo . . 62.105
Sier Marin Sanudo, che fo di sier Lu-
nardo. 49.119
Sier Marco Gradenigo el dotor, qu. Bor-
tolamio 67. 97
Sier Francesco Gapelo el cavalier, fo di
la zonta, qu. sier Gristofolo ... 97. 66
31S
IIDSII, KOVEMBRE.
316
Sier Gasparo Gontarini qu. sier Alvise»
qu. sier Federigo
Sier Lorenzo Orio el dolor, fo auditor
e sinico de terra ferma ....
Sier Hironimo da cha Tajapìera el do*
tor, fo auditor nuovo
Sier Piero Morexini fo auditor vechio,
qu. sier Francesco
Sier Alvise Morexini, qu. sier Justo .
Sier Alvise Foscari fo auditor vechio,
qu. sier Nicolò, qu. sier Jacomo,
qu. Serenissimo
Sier Lodovico Falier fo savio ai ordeni,
qu. sierThomà
97. 66
46.130
37.130
70. 96
36.127
95. 71
68. 97
Et nota. Io fui nominato me nolente, imo a tutti
dissi non voleva esser tolto, e tuti i altri procurava
a le scale.
178 • ZHl Caroìdo secretorio nostro, fo lettere di
30. Come il cardinal era partito di Lodi e andato a
Vegevano, dove dovea esser a parlamento el ve-
scovo di Lodi ; et sguizari par siano sta licentiati va-
dino in loro paexi da' milanesi, et non li voleno dar
più soldo: ì qual sguizari è sdegnati. Prima andoe
domino de Altosaxo capitano a parlar al car-
dinal, qual era a cavalo, et smontato, esso capitano
li parlava con colora, e fo menato via il cavallo dil
cardinal da essi sguizari, e il cardinal pur con le bone
li rispondeva, et hessendouna mula U, montò suso e
fuzl in castello; si dice sguizari lo voleano amazar.
Poi altri sguizari venuti a Lodi, anno messo a sacho
assa' caxe, e intrati dove era il nostro secretario, li
tolseno la so roba, qual poi inteso era secretario di
la Signoria fé* restituir tutto.
Dil Stella^ da Lucerna. Par habino auto au-
dientia da la Dieta e propostoli il mal oficio dil car-
dinal sedunense, et come queste do republiche erano
in amor e bisognava una con l' altra si conservasse,
perchè minata una Y altra non porìa star in piedi ;
e haveano visto insieme sole queste do potenUe
la Signoria e sguizari bavemo cazado francesi de Ita-
lia, e sariaseguito il restoGn a la fin, né veniva spa-
gnoli si non fusse sta il cardinal, qual etiam ha fato
squartar uno portava letere di la Signoria a essi
sguizari etc. Et che la Signoria voleva aver bona
intelligentia» liga e oonfederalion con loro, pregando
dovesseno far una Dieta sopra questo. E consultato
tra loro un poco, uno rispose per nome di tutti che
era il vero tutto quello ha ditto, e si doleva di por-
tamenti dil cardinal e li scriveriano in bona forma ;
et erano contenti far una Dieta sopra questo, la qual
la fariano questo San Martin li a Lucerna, et li ora-
tori erano partili per Roma, vano per questo acordo
si Irata con Tlmperador; i qual sguizari persuadono
la Signoria a far acordo con esso Imperador, che
tutto poi si asesteria.
Exemplum litterarum reverendissimi domini 179
eardinalis De Medieis, ad lllusirissimum
Dominium Venetiarum.
Serenissime princeps ac domine colendissime,
commendationem.
Etsi, prò qualitate gratiarum ac meritorum in
me a Serenitate Vestra et ab Illustrissimo Dominio
collatorum, verba reperire non possim quibus pa-
res gratias illis agam, judicavi tamen satius esse,
verborum defectuquam abstinentia debiti otBcii pec-
care: has itaque scribere volui ad Serenitatem Ve-
stram, ut illi, non quas debeo, sed quas possum
agam gralias immortales prò innumeris incompara-
bilibusque suis et Illustrissimi illius Domimi in me
ac meoscollatisbeneficiis. In quibus exhibendis, adeo
Vestr» Serenitalis liberalìtas benigna et exuberans
fuit, ut parvum caelerorum beneficiorum cumulum
putaret, nisi me, fratrem nepotemque meum titulo
inclytsB Veneti Nobilitatis insignirei. Quod munus
nescio an a patre meo, si revivisceret, possem expe*
clare; prò quo, sicut imparem me esse sentio, non
solum ad referendas scd cliam agendas gralias, ita
me, una cum meis, perpetuo et debere el esse obli-
gatum confiteor eidem Vestrae Serenilali Ulustrissi-
moque Dominio, cujus tanti beneficii memoriaro, si
Nestoris annos vivendo superarem, nulla unquam
obruere oblivio poterit. Nec ero, nec possum esse
in hac materia longior, eo prsesertim quia mandavi
meo Petro Bìbiena ut coetera prosequatur apud Vc-
slram Serenitatem nomine meo, et orator excels»
huius ReipublicsB qui propediem ad illam venturus
est mansurusque in oflitio mutuee benivolente con-
servaodie, parliculariler etiam verbis meis supplebit,
quae prsBsentibus lilleris desunt. Et Serenitati Ve-
slrae, quam Deus provehat seniper atque fortunet,
unice me commendo.
Fiorenti® die XXVm Octubris M. D. XO.
Jo. cardinaUs De Medicis.
A tergo: Serenissimo Principi Domino Leonardo
Lauredano duci Venetiarum inclytissimo Domino
meo colendìssimo.
317
UDXU, NOVEMBBÉ.
318
180*> A di 5 la matina. Non fd nhina teiera da eonto,
né di campo. Veue, jusla il solito, l'oralor yspano in
Golegio.
Da poi disnar, fo Conseio di X simplice per
expedir alcuni monasteri^ et fono spazati, e par di
campo non fo lettere.
Fo apichadi a San Marco, justa il solito, do ladri,
per i qual la forcha era sta fata za 5 zorni, per su-
spension dil patriarcha e di avogadori ; a la fin fono
apichati justa i loro meriti. Uno di qual ha nome
Corona, V altro Polo.
In questo zorno, a San Zuane de Rialto fo fato
il principio dil studio in pbilosofia soto domino Se-
bastian Foscarini dotor. Tene le conclusion sier Ni-
colò da Ponte di sier Antonio, et sier Alvixe da Ponte
suo fratello menor fece la oration, che fo bella cossa
do fradelli far do alti cussi notabelì, e più non é
acadulo. Vi fu assa' zentilhomeni e altri doctori in-
vidadi, et frati.
A di 6. La matina vene do man di poste con let-
tere di campo. La prima data soto Brexa, a dì
3^ hore 3 di note. Come la matina si convegnevano
levar certo, perchè le fantarie non voleano più star,
e cussi vegneriano a la volta dil Dezanzan. Scriveno
il viceré etiam lui col suo campo volersi levar e an-
dar verso Sonzin. 2fem, in Brexa é sta posto 12 ci-
tadini al governo, qual sia a nome di la Liga.
Dicono aver uno aviso da Cremona, che francesi
erano in Brexa, sono intrati in Novara e li si fortifi-
cano ; e altre particularità, come più diifuse dirò
di soto.
Et di 4, hore ... di note, dal Dezanzan etiam fo
lettere. Come tutto il campo era zonto li, et stanano
li aspetando bordini di la Signoria. Item^ scriveno
aver le letere nostre di Colegio ricevute, che non si
movìno, e za il campo era levato, perché con efeto
non potevano più star li per fame e fredo. Diman-
dano danaro da pagar le zente insta il solito. £1 go-
vemador etiam voi licentia, né voi più star, eie.
Di Bergamo^ vidi lettere di sier Vetor Li-
pomano, di 2, hore 16. Come eri fono il provedi-
tor e lui con quelli citadìni in la Capella di Berga-
mo, qual per juditio di tutti starla ben minata e non
lenir quella spesa, e il proveditor vi ha messo per
castelan sier Carlo Hiani camerlengo de li, con al-
cuni fanti. Dice, quel castelan francese é homo da
ben, venuto in la terra e amato da bergamaschi ; fo
queUo prese il signor Bortolo d' Alviano a la rota, el
qual aspeta il salvo oonduto dal cardinal sguizaro
i)U(»Ui79*èbiaoca.
per andarse via, e con 60 fanti e non più; ma tien
non r averà sMl non spenderà, come ha fato il car-
dinal predito. Monsignor de Obigni era in Brexa, si
dice averli dato ducati i 1 milia per aver salvocon-
duto.
Di Boma etiam fo letere di V orator nostro^ 180 *
di ultimo Octubrio. Come il cardinal Curcense era
zonto a Viterbo, va temporizando la venuta, pur sa-
ria in Roma a di 3, over 4. Se li fa grande honor.
A r intrata smonterà a Monte Zordan in le caxe di
Orsini, poi anderà a star in palazo dil Papa. Item, di
Brexa ha inteso, e per il Papa per le lettere di la Si-
gnoria nostra, come spagnoli ha tolto Brexa per la
Liga. Li dispiace ; voria fusse sta consignata a nui
come voi il dover; non si poi più; tornato sia l'ora-
lor yspano a Roma farà far letere al viceré. Item,
il Papa ha visto li capitoli voria far il vescovo di
Lodi con la Signoria per ligarsi con quella, e scrive
coloquii auti col Papa ut in litteris. Item^ Torator
yspano domino Hironimo Vich et el signor Alberto
da Carpi orator cesareo é partili da Roma e andati
a Viterbo conlra il Curzense. Item^ scrive, a di 30,
coloquii abuti col orator yspano, qual li ha dito sa*
ria bon far un acordo con la Signorìa: videlicetàìe
la republica bavera luto il suo slado et Cremona,
et meter V archiducha in signoria dil stato de Milan,
e far V acordo con V Imperador, dandoli danari ut
in litteris: dicendoli dovesse scriver a la Signoria
e aver di zio risposta»
Item^ scrive che quelle 150 lanze, fo dito veniva
di reame in ajuto di spagnoli, che passò per Fioren*
za, é solum 150 cavali lizieri; e altre particularità
ut in litteris.
Da Siena^ di sier Piero Landò orator no*
stro^ di 37. Dil zonzer li col Curzense molto hono^
rato da' senesi. li vene conlra il cardinal Pelruzi con
più di 150 cavalli, e in la terra é sta assa' bonoratoi
Ha hauto li ducali 1000 a Fiorenza, 1000 11 a Siena
et 1000 averà a l' inlrar in Roma, eh' el Papa li dà
per le spese. Scrive partiva subito per Viterbo etc«i
ut in litteris.
Di Pexaro, di Hironimo di Alberti secreta-
rio nostro apresso il ducha de Urbin, di ultimo.
Come vene di Lugo li col ducha de Urbio, dove era
il cardinal di Manina legato, et tandem hanno auto
d' acordo il castello dal signor Galeazo Sforza, fo
fratello di quel signor Zuane, che in dito castello
se ritrovava, con queste condition, come ha inteso^
non però il Ducha li ha dito, videlicet^ che '1 signor
Galeazo vadi habitar in mantoana dove averà 1000
ducati de inlrada, et porli tutto quello ha in castello
319
IIBXn, NOVEMBRE.
320
eoD Iqì ; se li da dacati 2000 per certe artellarie eie.,
in do anni, segartà esso cardinal. Item^ ducati 1500
depnesenti per spese fate etc. Il Ducha ha scrito
al Papa voria Soa Santità lo investisse di quel stato.
£1 qual è andato a Urbin, e ha ordinato esso secre-
tarlo vadi a trovarlo, e cussi anderà.
181 Di Lodi, dil Caroldo secretano nostro y di
Come il cardinal era in caste! Sant* Anzolo
reduto per paura de' sguizari, quali andati di longo
a Hilan per veder di aver li loro danari, dovendosi
partir, esso cardinal e tornato a Lodi, et li ha diooan-
dato dito secretano salvocondulo per il castelan e
francesi erano in la Capella di Bergamo. Li ha rispo-
sto è sta mal aver dato a li altri perchè se unisseno
in novarese, et è bon star a sopraveder la verità.
Dì Vicerufo Gruidoto secretario nostro a-
presso el viceré de date a GedL Come el
viceré è venuto 11 ad alozar, levato le zente di Bre-
xa et mandate in brexaua a li alozamenli verso Qjo,
e dato li alozamentì a li nostri ut in polim. Item,
in Brexa, el viceré, con consulto di esso secretario,
oltra il comandador de Solis che é li, hanno electi 12
citadini al governo, videlicet 5 gibelìni et 7 gelfi, ut
in ìitteriSy tra li qual é domino Thadio da la Mo-
tella, i quali governano Brexa a nome di la Liga.
Li nomi di qual citadini scriverò poi.
Et compito di lezer le letere, steteno pid de una
bora in Colegìo dentro^ e Pregadi li aspetava ; que-
sto perché sier Zacaria DolGn savio dil Conscio ha-
via domanda Pregadi solo, et non era venuto per-
ché sier Lunardo Contarini suo fradello interim
era cazuto apopletico, volendo andar in valle etc. Et
dito sier Zacaria voleva risponder a Ron^a.
Fu posto, per li savii, elezer do proveditori sora
Tarsenal con pena, potendo esser tolto di officio con-
tinuo, e fu presa. Et fo licentiato Pregadi e rimase
Conscio di X suso con la zonta, e fo electo uno prò-
vedador sora le confiscation, in luogo di sier Fran-
cesco Douado el cavalier va orator a Fiorenza, sier
Nicolò Mann é di Pregadi, qu. sier Piero.
Fo mandato in campo ducati 5000, et a Crema
ducati 2000, con lettere di cambio, per dar al Cur-
tense, a conto di li 50 milia di la trieva.
Io questi zomi, veneno qui tre omtori cremaschi,
^deìicet domino Guido Benzon zentilhomo nostro,
Zuan Perin da Terno et Piero Verdelo ; et il quarto
veniva etiam, qual era domino Bortolin da Terno,
per camino fo retenuto a Verona da' todeschi e fato
prexon.
181 * A di 7 domenega. Vene in Colegio sier Alvise
da Molin, che rimase di zonta, savio dil Conscio, qual
poi rimaso non é intrato per esser sta indisposto,
poi per la morte dil fiol a Damasco. Etiam sier
Zorzi Corner procurator é in leto con gote ama-
lato.
Vene l' orator yspaAo justa il solito.
Di campo, di proveditori generali^ date al
Deeaneano, a d\ 5, hore 3 di note, in eifra. Scri-
veno assa* cosse zercha il suo levar, e la causa per-
ché con effeto non potevano più star IL il viceré é
andato alozar a Gedi col suo exercito e 11 intomo,
dove é con lui Vincenzo Guidoto secretario nostro.
Item, dil castelan di Brexa, che poi levato il nostro
campo, li ha mandato a dir che si la Signoria ha
concluso la liga e V acordo col Roy di Franza, lui
darà quella rocha a la Signoria, ut patet in Ut-
teris.
Da poi disnar, fo Gran Consejo, et nulla da conto
fu fato.
Da poi Gran Conseio, fo ordinato Pregadi, tolto
per sier Zorzi Emo el consier, per scriver a Roma,
zercha la proposition di T orator yspano, come ho
scripto di sopra. Et reduto :
Fo leto le letere di campo e di VicenMO Gui-
doto secretario, da Gedi. Item, di sier Andrea
Contarini capitano di Po, date, a dì Dil
suo levar eoo Tarmata justa i mandati e andar verso
Ravena e per quelli posti, e poi tornerà a Chioza.
Cussi farà.
Fu posto poi, per li savii d* acordo, una letera
in corte a 1* orator nostro zercha la proposition fa-
tali per r orator yspano di darne el nostro Stato e
Verona, e di Cremona si conzerà, con questo Tarzi-
ducha over suo fratdlo babbi el ducato de Milan ut
in litteris: che esso orator, qual tolse tempo di
scriver a la Signoria, non li dicha altro se lui orator
yspano non li parla più di questo, e partendo, li di-
cha che nui in ogni tempo havemo dito che non vo-
lemo altro che la recuperation dil nostro Stado, e dil
resto se adateremo a ogni cossa che piaqui a la Bea-
titudine Pontificia et similia verta, et non entri
con lui in alcuna praticha, ma s^ la commissione
hauta in tralar V acordo, zonto sarà lì, col Curzense,
mediante il Papa, etc.
Et sier Zorzi Emo el consier solo, messe per par*
te voler intrar in la praticha, et dirli semo contenti
che r archiducha babbi il Stato de Milan e nui tutto
il nostro Stado, facendo Y aoordo con danari con
r Imperador, con altre dausule ; ma questa è la su-
stantia. E leto dite do letere, parlò prima per la soa
opinion sier Zorzi Emo ; li rispose sier Alvise da Mo-
lin savio dil Consejo ; iterum parìò sier Zorzi Emo,
321
lID^tn, NOVEBIBXE.
825S
li rispose sicr Antonio Zustignan dolor savio dil
1 82 Conscio; andò poi suso sier Hironimo Barbaro dolor
e cavalier che è di Pregadi, parlò poeho^ el qual vo-
leva certa sua opinion. Poi andò le parte : 32 di V E-
nio, el resto di savii, e questa fu presa, et fo coman-
dato grandissima credenza.
Fu posto, per li savii d' acordo, che a li prove-
ditorì zenerali in campo se rispondi prima, che poi
che i é mossi di alozamento, inteso le raxon scriveno,
debano star li ma più uniti che i poleno e riguardo-
si, liem, quanto al castelan di Brexa, che si lui li
manda a dir altro, li rispondano s' il se voi render
si renda che bavera li pati di esser salvi conduti a
pe' di monti salvo haver e le persone, e non zerchino
altro acordo con Pranza, et altre parole ut in ìitte-
ris. Andò. suso sier Antonio Grimani procurator
e fé' una gran renga, dicendo é da tuor ditto castello
ad ogni modo, e dirli semo d' acordo con Pranza, e
prometerli ogni cossa, perchè a Roma non seguirà
alcun acordo con Tlmperador, e havemo a Tar con
bari ; e altre parole gaiarde. Noii ave risposta dal Co-
legio. Andò la letera. Po presa dì i balote ; che si
uno di Colegio havesse messa V opinion dil Grimani,
era presa certissimo ; et cussi veneno zoso a bore 4
di note.
È da saper, in questi zomi li synici da terra fer-
ma erano a Treviso, e havendo hauto molti rechia-
mi di Noal di manzarie fa sier Piero Orio podestà
de 11, si levono di Treviso e veneno a Noal aldir le
querele e far inquisition, poi ritomeriano iterum a
Treviso a compir il synichà.
A di 8, la malina. Vene in Colegio el legato over
orator dil Papa et 1* orator yspano justa il solito.
Di campo dal Deaanzan, di proveditori ee-
nerali^ di 5, hore 3 di note. Come el viceré par si
lievi da Gedi per esser il morbo, et va a Chiari aio-
zar, e forsi sul cremonese per le vituarie che pur sul
brexan hanno carestia. Item^ mandano lelere ante
da Vicenzo Guidoto secretarlo nostro apresso il
viceré.
182' Di Vicenjfo Guidoto da Gedi, di 6. De oc*
currentiis ut in litteris.
Et lete dite letere, tutto il Colegio fo di bona
voia et aliegri, et mandono per sier Alvise Pixani,
sier Hironimo di Prioli e Capeli e Vendramin ban-
chieri per aver danari, e per Colegio fo sento a Ro-
ma et spazato uno altro corier.
Da poi disnar si reduse la Quarantia civil e con-
soli di marchadanti col Serenissimo e oonsieri a far
li poveri al pevere, et balotati numero assai, ne rì-
roaseno 17, et steteno a far questo fin hore . . .
/ Diarii di M. Sanuto. — 2bm, IV.
In questo mezo, li savii di Col^o s redoseno a
consultar, et deteno audientia al signor Malatesta di
Sojano qual voi conduta di la Signoria, e fo termi-
nato tuorlo e darli conditione.
Di sier Nicolò Michiel prof>editùr in brexa-
na, date a li TJrzi nuovi, a d\ i, fo lettere. Co-
me eri, hessendo in campo con il signor governator
e provedilori, e ditoli la deliberation fata dil levar
dil campo di solo Brexa, et mandavano Hironimo
Fateinanzi con 200 provisionali a Ponlevigo, e con
sei barili grandi di polvere, piombi, do falconeti e al-
tre artellarie di ferro, con li soi bombardieri; et è
sta bona deliberation mandarlo, perché Pontevico
domina il bresciano et cremonese, et è fortissimo
alozamento per uno campo che si trova a 20 mia qui
intorno, et li a Urzi mandano Schiaveto dal Dedo che
era a Pontevico con fanti 50, con alcune artellarie.
Etiam la compagnia di domino Zorzi da Nona da
cavalli 30, scrive anderà a Ponte Vico, et etiam
munirà quella^rocha di Urzi, quantunque la sia de-
bile etc.
Questi sono citadini eremasehi
fono mandati de qui a star per hon rispeto.
Domino Zuan Sabadin, dolor medico.
Domino Zuan Benedeto di Caravazi, dolor medico.
Bortholomio Gambazoncha.
Altobello Parado.
Zuan Maria Malegnola.
Domino Zuan Maria Benzon, fradelo di Sonzin.
Paulo Benzon.
Agamenon Benzon.
Domino Agustin de Vilmercha*, dolor.
Jacomo Antonio de Obizo.
Adì 9 KovembriOy fo San Thodaro, primo 183
protector de questa terra. Non senta li oflBcii né
banchi, ma per la terra si lavora. Vene in Colegio
r orator yspano con uno thesorier dil viceré, venuto
in questa terra za do zorni con 20 persone, alozato
a la nostra hostaria di la Campana, dice é venuto a
levar 28 milia ducati Irati da Napoli de qui per le-
tere di cambio in man de* fiorentini. Questo ha let-
tere dì credenza dil viceré a la Signorìa in soa reco-
mandatione achadendoli alcuna cossa. Sento apresso
il Principe, é nominalo el fo charezato
dal Principe, né altro volse esso orator.
Vene Torator dil Papa episcopo di Ixemia, e par*
lato sopra questo.
Di campo, fo lettere di proveditori Benerali^
21
39$
date al De0an0an, a di 7, hore 3 di note. Come
aspetano danari per dar a le zente, et mandano le
liste per dar la nona paga. Item, il campo spagnol
si lieva da Cedi, e il viceré, e vano di là da Ojo. Et
mandano letere aule da sier Nicolò Michiel prove-
dador, era ai Urzi nuovi, eleclo per loro proveditori
provedidor nel brexan, drizate a la Signoria nostra,
come sarà nota di soto.
Di sier Nicolò Michiel' proveditar in él ieri-
torio di hreocantty date a U Urzi ntiovi, adì 5.
Come vene, eri 11, zercba cavali 90 lizieri di la com-
pagnia di domino Antonio da Leva per alozar de 11,
et lui provedilor con desterita Te' tanto che non alozò
li ma ben soto il teritorio di Urai prediti, a spexe
però di la quadra di Urzi novi. Et non ha voluto
alozi in la terra per esser li tutti li zentilhomeni bre-
xani con le sue done et figlioli. Per tanto ha scrito
in bona forma eri sera a Vicenzo Guidoto secreta-
rlo nostro apresso il viceré, vogli operar si che que-
sta terra di Urzi novi sia exente, et non alozi ninno,
maxime contribuendo a la spexa di la sanctissima
Liga, e dice in tal casi la presteza é madre di ogni
bona operation. Or poi, scrive a la Signoria el dito
de 5, di tal venuta, et poi vene etiam uno oomis-
sario del signor Caravajal capitano de la retro guarda
dil campo yspano, volendo alozamento de li, dicendo
i Urzi vecbii li era sta consignà per 300 cavali. Dito
campo si dice ozi dieno passar sul cremonese, et co-
me dito Antonio da Leva antiguarda dil prefato ca- -
pitano é andato ad alozar a Bagnol villa sopra il te-
ritorio cremascho. Item, manda in nota le pariition
de li alozamenti dil dito campo spagnol fate per esso
signor viceré : dice non sono si gran numero di lanze
come par sia in la description di lo alozar ; e sono
male in bordine. Scrive le vituarie è sta mandate in
campo per quelli de li Orzi novi, ozi, zoé a spagnoli.
183 * AloMomenti ordinati per il viceré al suo campo
in brexana.
Orsù nuovi, la persona del signor viceré.
Quinzan, parte de alemani, con so gente d* arme,
cavali e artellarie.
Chiari, per la fantaria.
Castrozago, con sua quadra, lanze 150
Pompian, con sua quadra, lanze 110
Mainino, con sua quadra, lanze 110
Orzi vecchi!, lanze 30
Palazolo, con sua quadra, lanze 150.
Rovado, é infectato, e parte di sue terre che sono
sane di sua quadra pono alozar lanze 1 50.
UDXn, MOVBUBRB. 334
Travaiado, é hifectalo, con sua quadra.
Qual compartite sono sta facte per il conte di Poli-
castro maestro generale di lo exercito, a di 3
Novembrio 1512 a Torbole, in loco de' monaci
di San Faustino.
per la
retroguarda
Da poi disnar, fo Golegio di savii e di la Signo-
ria, per aldir certa diferentia tra sier Santo Moro el
dolor e fradeli, con sier Domenego Pixani e i Nani,
intervenendo possession. Parlò Mann Querini per i
Mori et Venerio per li altri; steteno fin sera et nulla
fu concluso né terminato ; poi introno in la materia
dil contrabando di Ferìgo Grimaldo per li danni ha
da prestar.
Di Bagusi, fo letere di 16 Oetubrio, dil (ron-
dola. Come hanno lettere di soi oratori di Angoli,
e per uno messo a posta mandato, qual in zomi 10
vene a Gonstantinopoli, e de li, in zomi 9, vene con
le letere di 2 Octubrio. Come il Signor Turcho e an-
dato in Angoli con 150 milia persone contra Achmat
so fradeilo signor de Amasia, qual era con 50 milia
persone, e zonto, molti di quelli di Achmat, vene dal
Signor Turcho, e vedendo questo Achmat, con 4 fra-
delli et soi fioli era andato verso la Mecha. Unde el
Signor ritornava con vitoria, havia mandato a dir a
Gonstanlinopoli facesseno la sua armata, e voi far 50
palandarie e fa taiar l^^me a furia; e altre partica-
larità ut in litteris.
È da saper, V orator di Ragusi fo in Colegio, e
disse aver letere di soi signori di queste nove, e
come il Signor Turcho mandò li soi oratori di An-
goli in Biu*sa e havia cressuto el tributo di Ragusei
da 3 a 5, e voi dominar Ragusi, e fa potentissima ar-
mata di 200 galie sotil, tra le qual 40 bastarde. Fa
tajar legnami a furia, et é 4000 homeni che lavora h
sua armada e fa galie nove, età
A di 10, la matina in Colegio. L' orator yspano 184
venejusta il solito.
Di campoj fo letere di proveditori generali^
date al Desfanean, adìd^ hore 3 di note. Nulla
da conto. Dimandano danari da pagar le zenle. El
campo spagnol e el viceré da Cedi si lieva, e vanno
verso Ojo etc. Item, il govemador nostro Zuan
Paulo Bajon voi lioentia di partirsi, el manda do soi
hofflini qui a la Signoria a richiederla.
Di Chiojsaj di aier Andrea Contarini capi-
tano di Fo. Come é zonto li, stato con Tarmala fino
a Ravena el quelli porti di Po; non ha trovato ninno;
justa i mandati, é tornato con V armata a Chioza.
Da pni disnar, fo Conseio di X con la zonta.
Di Roma, vene letere di V orator nostro sier
3%
MDXlIy NOVaiBRB.
836
Franceseo Foseari el camUer, di 3 et 3, et pai
insieme con sier Piero LandOy di 5, il sumario^
questo: In le prime scrìve coloquii auti con Torator
yspano, poi tornato da Viterbo, qual è su la proposi-
tion fata per avanti etc. Item, poi a di 3, a bore 3
di note, hessendo zonto il reverendissimo Curzense
a Ponte Molle vicino a Roma mia ... . vene inco-
gnito in Roma, andò a palazo a basar li piedi al Papa
et cenò con Sua Santità, fonno in varii razonamenti,
dormite a palazo, e la matina andoe a disnar a Bel-
veder, cbe fo il zuoba a di 4, e li disnò, e la sera di
fttora via di Roma vene a Ponte Molle. Poi, a di 5,
hessendo ordinato la soa intrata, al qual è sta fato
grandissimo bonor, come si fusse V Imperator in
persona, excepto cbe li cardinali non li è andà cen-
tra, ben cbe lui voleva, ma non ba parso al conci-
storio, e banno trovato questo expediente, cbe do
cardinali li andono contro, videlicet Slrigouiense
bongaro et Aginense nepote dil Papa, con li oratori
tutti e la fameia dil Papa e di tutti li reverendissimi
cardinali. Et scontrata soa signoria, fato le debite
acogiientie, con il qual é tutti oratori di principi cri-
stiani, da Pranza in fuon, zoe Spagna, la Signoria^
fiorentini e alcuni per nome di V Imperador, Siena
e Lucba e altri in gran numero oratori diversi fino
Beif ogna, et vene in mezo di diti do cardinali in
Roma fino a Santa Maria dil Populo, dove essi re-
verendissimi cardinali tolseno licentia. Et esso Cur-
zense oon li orotori, tro i qual el signor Alberto per
nome di V Imperodor, domino Hironimo Vicb orotor
yspano, il nostro Foscari veneto, fiorentino et altri
assai, con la fameja dil Papa e di cardinali, lo acom*
pagnono per Roma a palazo dil Papa, dove zonse a
bore U. Et basato il piede a Soa Santità, pfMiee,
poi andoe a dismontar a la stanzia preparatali in
Monte Zordan in le caxe fono di Orsini ; siche è in-
trato con gran pompa, con trombe, trombeli, pifa-
ri, etc, e zonto a Castel Santo Anzolo, fo tratto assa'
artellarie dal castello in segno di letilia.
Scrive poi, a dì 5, li nostri oratori tutti do andono
a visitar soa signoria qual li fece optima ciera ; mo-
stra esser disposto in le cosse di la Signoria nostra,
1 84 * e scriveno i coloquii. Item, il Papa ba electi do, i
quali sieno insieme con esso Curzenze a tratar V a-
cordo, e riportar al Papa il voler suo, videlicet il si-
gnor Alberto da Carpi et domino Andrea dal Borgo.
Item, scriveno, esso Corzense aver dito non voi star
pid di i zomi U a Roma, e avanti T intrasse, il Papa
li ba conferito per concistorio el vescoado di Cartlm-
genia in Spagna che vachava, ba de intrada ducati . . .
Si ba li a Roma a tratar tre cosse. L' acordo dil Papa
cbe volFerara, Parma e Piasenza, qual do terre le
ba ; r acordo di la Signoria nostra con 1* Imperador ;
e Tacordo chi ha da esser ducha de Milan. Tamen, chi
ba cervello tien non seguirà aoordo alcuno. Per le
prime lettere, se intenderà le propositionesue. Item,
V orator Foscari, scrive aver parlato al Papa juxta
le letere dil Senato, insieme col reverendissimo car-
dinal Grimani, per il vescoado di Feitre di esser dato
a domino Gregorio Pizamano. Inteso, il Papa si dolse
di la morte di quel degno e docto efriscopo, poi disse :
e Faremo cossa cbe piacerà a quella Illustrissima Si*
gnoria >. Item, scrive, in lepubUee, come erano sta
deputati li do sopranominati con li oratori nostri
Foscari e Landò a tratar lo acordo, et voleano esser
col Papa ; ma Soa Santità bavia dito é megfio depu«
tar do cardinali che aldisseno, et poi riferiscano; si*
che stevano su questo. Item, quando andono a soa
visitation,dimandono al Papa se doveano andar, qual
disse andasseno chefarìano benissimo; et andati, tro-
vono loro 4 soli in camera, videlicet el Curzense, el
signor Alberto da Carpi, domino Hironimo Vicb et
domino Piero d* Urea oratori yspani, e intrati fono
assa^ carezati, ut in litteris.
De Ingàltera, fo letere di sier Andrea Ba-
doer orator nostro, venute per via di Alemagna,
di 16 Octubrio da Londra, in gifra. Nulla da
conto. Sotum ba inteso cbe 1* orator Capello veniva,
et esserli sta devedato il transito per V Imperador,
unde lui bavia venduto la veste e roba di caxa cre-
dendo repatrìar; ma inteso convien restar, si dnol
assai etc.
Del dito, di primo, ma non irate ancora di
mfra. Come havia ricevuto la letera di la Signoria
drizata al Re, qual la dete. Ha satisfato molto Soa Ma-
jestà ; et coloquii auti con monsignor di Glocestre e
monsignor di Durant primarìi del parlamento, uno
dì qual e andato orator al Re di Scozia, qual li ha
dito aver inteso V Imperador voi meter Maximilian
Sforza nel ducato di Milan e reintegrarlo di le terre,
zoé Brexa, Crema e Bergamo, e li disfaceva al Re
che la Signoria bavesse danno. Item, veleno far tor*
nar V armata e il suo campo a caxa perché i se tien
mal satisfati di spagnoli, qual atendevano à tuor ca-
stelli su quel di Navara e insignorirsi, e non a tuor
Bajona che importava; con altri avìsi, come di soto
dirò più copioso.
Sumario di una letera di Roma, di 5 Novembrio 1 85
1512, nara V intrata dil Cur senso in Roma.
Come, meroore da sera, a di 3, a cercha 34 bore,
327
MDXlf, NOVEMBB&
328
el reverendissimo Curzense gioose U seeretamente,
e quella note alozò in palazo dil Papa, ebbe audien-
tia dal Papa. Prima V intrasse, mandò a dimandar
al Papa che *I voleva inlrar in Roma in mezo di
do cardinali, e 1 Papa sopra zio fece congrega-
tionei e propose questa dimanda a li cardinali, li
quali per niun modo volseno consentir, perché la
raxon no '1 portava, che non hessendo ancora car-
dinal ma simplice vescovo, V intrasse a questo mo-
. do; tandem per voler i cardinali compiacer al
Papa, el qual desiderava che li fosse fato ogni gran
sorte di honor, forno contenti che do cardinali fan-
quam amici li andasseno incontra fuor di la porta in
prati, et ivi lo acetasseno e lo metesseno in mezo fin
a r intrar di la porta di Santa Maria dil Populo, e poi
lassarlo come hanno facto. Eri, da poi disnar, esso
Curzense, pòi che V hebe disnalo in Belveder dal Pa-
pa, fece la volta di prati per far V intrata solenne
per la porta dil Populo. Li do cardinali, quel de Stri-
gonia e lo Àginense li andorono incontra in prati,
et ivi lo acetarono. Lo cardinal de Istrigonia come
pili vecbio e pìd amico suo rispeto dil re di Honga-
ria, el qual era di Bohemia et elector de V imperio, li
fece le parole ; da poi lui, el nostro orator domino
Francesco Foscari, et quel di fiorentini domino An-
tonio Strozi dotor feceno il simile, e lui fece rispo-
sta a tutti. Da pò questo, i cardinali el messeno in
mezo e lo aoompagnomo fin a la porta, dove poi lo
lassorno. Per la strada di Ponte Molle fino a la porta
dil Popolo, erano tutte le fameglie di cardinali per
ordene, le qual fameglie a una per una li feno le pa-
role, r ultima fu quella dil Papa, e a tutti lui etiam
fece risposta. Tutti li prelati di Roma, di ciascuna sor-
te da' cardinali in fuora, li fumo incontra e la guar-
dia dil Papa a piedi el a cavalo ; et dopo che i do car-
dinali forno parliti a la porta, el fu tolto in mezo de
uno arziepiscopo et uno episcopo, et acompagnato
da tutta questa gente infino a palazo per mezo di
Roma vene, dove el gionse a meza bora di note.
Dismontò e andò dal Papa ; siete alquanto e poi tornò
giù, et con lume di torze fu acompagnato a caxa, dove
185* li fu preparato, videlicet a Monte Zordano nel pa-
lazzo di Orsini
Questo Curzense ò di età di meno di anni 40,
bello e biondo. Era sopra uno rouzineto vestito con
una vesta di vcluto negro a la todescha, fodrata di
pelle negra, con una barcta a la francese di pano con
la pietà e con la spada a lato. Assaissimi ambasatori
era con lui de pili potenlie cite lo seguitavano, do-
mino don Piero d' Urea di Spagna, domino Petro
|:^do veneto, domii^o de* milanesi,
domino Bartolomeo di Filippo Valori de* fiorentini,
dil Papa, de Borgogna, de' Sguizari, de' Senesi, Lu<
chesi e altri assai, i qual tutti hanno falò la intrata
con lui, e con li cariazi de ogniun inanzi per far ma-
zor pompo. La qual intrata non potea esser stata
magìor ne più bella, si ben fosse intrato un Papa
over Imperator ; e cussi tutto eri fo festa qui. Ozi si
ha cominziato a lavorar. Prega Idio si fazi bona opera,
che si possi ussir di guera. Li nostri oratori sono
stati ozi a visitarlo, a li quali ha fato bona ciera, et
tandem si spera di bene. Per altre lettere particu-
lar, é questo, come erano assa' trombe, pifari e altri
instrumenti avanti et più di 130 episcopi, e in questa
intrata e stato di cavali 5000 stimati ; et zonto a Ca-
stel Santo Anzolo, era sera, fu diserato assa* colpi di
artillarie, et Irato rocbele in numero in segno di
allegreza.
A di 11. La malina vene I* orator yspano, justa 186
il solito.
Di campo, fo lettere di proveditori nostri
dal DezanzanOy di 9. Nulla da conto, solum lettere
e avisi il viceré esser partito da Cedi e andato aio-
zar a Chiari. Item^ il governator ha expedito do soi
nontii a la Signoria a tuor licentia ; ha mandato le
sue robe a Mantoa, etc. Item, zercha la praticha dil
castello di Brexa, scriveno al Consejo di X.
Dil Caroldo, da Milan, fo lettere. Come Pan-
da va a Vegevano a trovar il cardinal sguizaro; è
stato col vescovo di Lodi etc. Item, coloquii con
quelli capitani sguizari, quali è amici di la Signoria.
Item, che il re di Franza ha otenuto da* sguizari di
mandarli a parlar, et li manda monsignor di la
Trimoglia, promesso avanti tralo darli 50 milia ray-
nes; e altre particulariti, e sguizari è sta contenti el
vengi, e voleno aldir la proposta sua.
É da saper, in questi zorni è zonti qui formenti
di Sicilia assa* nave, si dice di raxon dil re di Spa-
gna; zercha stera 50 milia, ma vai pocho.
Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria et di sa-
vii ad consulendum.
A di 12, Torator yspano fo in Colegio dolendosi
che la Signoria non voi, e ha tenuto modo che li
danari e sta Irati in Ncrli e altri fiorentini, qual il
thesorier del viceré venuto qui credeva averli, et non
li hanno auti, dicendogran parole : « Questo non éofi-
cio di bon ainigo, é contra lì capitoli di la Liga > etc. A
le qual parole, il Principe rispose guiardamcule che
queste parole voleva dir altro ; dolendosi di spagnoli
et erano sta causa de la perdeda di Brexa ; e questi
non è li capitoli di la Liga, e al presente, hessendo
399
MDXU, NOVEMBRE.
390
nui a campo a Brexa con gran spexa, é venuto el
viceré a tuorla per la Liga, e quello voi dir questo
non voi ubedir brevi dil Papa ni altro; e za più
zorni tasemo, etc; e havcmo speso li nostri danari.
Unck V orator colerico etiam lui parloe gaiarda*
niente; siche Jiinc inde To dito assai.
Veneno in Golegio do messi dil govemador ze-
neral, videlicet Zuan Paulo Bajon, el Orione et Fi-
lippo Cenzi perosino, con lettere di credenza, quali
dimandano licentia, e non voi pid servir; ai qual il
Principe disse meravigliarsi di questo, e voleva sa-
per la causa perchè el non voleva star, et dovesse
scrìverli li dechiarasse la causa, e di questo si con-
sulteria e responderia.
Di campo, di proveditori Benerali, di 10,
hore 3 di note, al Deganzano, Dil venir li Paulo
Agustini per nome dil marchexe di Mantoa ; qual lui
scrìve a la Signorìa la proposta fata, però loro nulla
dicono. Item, dil castello di Brexa pratiche al solito;
in Brexa è uno governador spagnol, el comandador
de Solis, con 800 Tanti spagnoli et li 12 citadini
brexani che la governano.
Di Paulo Agustini, date in campo, a d\ 10.
Come, la sera avanti, il signor marchexe lo chiamò,
dicendoli : e Paulo va in campo da domino Paulo Ca-
pelo e dilli che son servitor di questa Signoria, e si
la vuoi la servirò, perchè so certo da Roma i*acordo
é fato, Ferara è spazada, sarà dil Papa, et Brexa
186 * sarà vostra >. Et voleva si partisse questa sera, ma lui
pregò r indusiasse a la matina, e cussi fu contento
con questo la matina per tempo partisse. Le qual
nove ha referito a li proveditorì in campo, et hanno
voluto lui instesso scriva, e cussi scrive.
In questo zorno, acadete a hore zercha 23, che
Zuan Favro e altri 6 compagni, quali enme^n la
prexon forte, chi confinati, chi ad fempus, e uno
ladro Zuan da Lignago, qual dovea esser apichato,
rupe la prexon, aferò li guardiani, e scampono per le
porte fuora e corseno in San Zacharia : baveano al-
cuni armati fuora per farli spale, etc.
Fo Consejo di X, con il Colegio, la zonla et
procuratori prima, et steteno zercha una bora, poi
ussita la zonta, rimase Conseio di X simplice, e de-
teno certa taja per questo caso seguito a Zuan Favro
e compagni, come scriverò di soto.
Fo stridalo li debitori, per Zuan de Vido, quali
non hano apresentato li soi boletini justa la parte, i
qual parte sarano notadi qui soto, e publicato non
vengano più in Pregadi senza portar i soi boletini,
soto la pena di la parte dil Conseio di X.
Sìer Lucha Zen procurator.
Sier Antonio Grimani procurator.
Sier Zorzì Corner el cavalier procurator.
8ier Bernardo Bembo dolor, cavalier, avogador.
Sier Francesco Orio avogador.
Sier Mario Morexini avogador.
Sier Zuan Arseni Foscarìni fo avogador.
Sier Alvise d' Armer fo provedidor al sai.
Sier Nicolò Zorzi cataver, qu. sier Antonio el ca-
valier.
Sier Piero Gradenigo cataver, qu. sier Anzolo.
Sier Zuan Capelo è di Pregadi, qu. sier Francesco.
Sier Hironimo Barbaro dolor et cavalier, è di Pre-
gadi.
Sier Piero Marzelo cao di X.
Sier Zuan Badoer dolor et cax'alieri orator in
Spagna.
Sier Polo Capelo el cavalier, proveditor in campo.
Sìer Andrea Badoer orator in Ingaltera.
Sier Francesco Bernardo, è ai X savii.
Sier Andrea Bragadin, è di Pregadi.
Sier Antonio Trun procurator.
Sier Thomà Mozenigo procurator.
Sier Micbiel Salomon.
Sier Nicolò Grimani, è sora le pompe.
Sier Francesco Foscari el cavalier, è orator a Roma.
Sier Piero Landò orator al Curzense.
Sier Francesco Trun fo savio dil Consejo.
Sier Alvise Barbaro proveditor a le biave.
Sier Antonio da Canal, é a le raxon nuove.
Sier Alvise Pixani dal bancho.
Sier Andrea Corner fo consier.
Di Urbin, di Hironimo Alberto secretario 187
nostro, di 5 et 7. Cerlificha la rocha di Pexaro es-
ser in man dil Papa. Item il suo venir a Urbìn e co-
loquii col Ducha, qual si ha dolto di la nostra arma-
da che sia parlida da Ravena, dicendo li burchi con
il ponte che è li rimasti a Ravena sta in gran peri-
colo non esser brusati da' ferare^, e saria spazà
r impresa etc
Di Féltre, di sier Angolo Guoro proveditor.
Come ha inteso quello hanno scrito li syndici di una
lettera mandatali che i vegna qui; dice desidera
summamente la sua venula, et troveraoo aversi
portato ben, etc. É da saper, za mexi, e sta electo po^
desta et capitano a Fellre sier Hironimo Barbarigo
qu. sier Andrea, qu. Serenissimo, qual si ha mari-
dado et ancora non è andato al suo rezìmento.
Fu posto, per li consieri, dar la liberti al pode-
stà di Chioza dagi taja a do chiozoti elccti patroni
831
man, NOVEHBBE.
383
di barche longe, quali é scampati a Ferara, che li
possi meter in bando etc. Vicenzo Castaido Go di
Tonio da Chiosa e Francesco de Facina. Presa.
Fu posto, per li savii d' acordo, una letera a Ro-
ma, a li oratori nostri, zercha queste pratiche col
Curzense mollo gaiarda, cargando spagnoli etc. La
qual fo secretissima, e presa.
Fu posto, per li diti, una lettera a Vicenzo Gui-
doto secretano é apresso il viceré a Chiari, assa' ga-
iarda. Fu presa.
Dil Caroléh da Miìnn, fo leiere lete oei con
grandissima eredenea. E tolto tutti in nota.
Come il vescovo de Lodi voria far intelligentìa con
la Signoria et sguizari, et e conlento lassar Cremona
et Geradada etc.
Fu posto, per li savii, una lettera al dito Carol-
do, qual era andato a Vegevene dal cardinal sgui-
zaro, in bona forma zercha questa praticha, ut in ea,
secretissima.
Fu posto, per sier Piero Balbi, sier Antonio Zu-
stignan ci dolor savii del Consejo, sier Vetor Fosca-
rini savio a terra ferma, atento più volte sier Lu-
nardo Emo executor et provedilor in campo desi-
dera ripatriare, qual al presente il suo servicio etiam
non bisognando, che li sia dà licentia. A Y incontro,
sier Marco Bolani e li altri savii messeno darla etiam
a sier Sigismondo di Cavalli et sier Alvise Bembo
esecutori etiam in campo. Conlradise sier Vetor
Morexini é sopra le pompe, dicendo non é tempo.
Andò le do parte: 30 dil Bolani, 60 dil Balbi, 90 di
no ; iterum balotata quella dil Balbi, non fu prexa,
siche reslarà. Ave 64 di la parte, et 94 di no.
187 * A di 13, la malina fo in Colegio sier Zuan Anto-
nio Venier sinico di terra ferma, venuto eri da Tre-
viso per causa che li proveditori sora le camere non
li lassa far el suo officio, e sier Piero Zuslignan
procurator era venuto a Treviso a intrigar etc
Di campOf fo lettere di proveditori dal De-
0anean^ di 11^ hore 3 di note. Nulla da conto,
spagnoli è al sdito loco.
Fo publicbà in Rialto la taja presa nel Conscio di
X eri oootra Zuan Favro et do altri, uno monetario
di bezi falsi et uno altro, che questi tre si debano
apresentar a le preson immediate^ aliter chi li da-
raoo vivi babi L. 6000 di la cassa dil Conscio di X,
et 3000 morti, con le clausale ut in taja. Et dito
Zuan Favro, qual era in la cbiexia di San Zacaria, in-
teso questo, fece una suplicba al Consejo di X, che li
fosse perdona la pena, s* il scampava di prexon li
fosse t^jà una man, che si apresenteria; e cussi ozi fu
preso in Conseio di X di fadi tal graUa, el si apre-
sentò e fu messo iterum in la preson forte. Li altri
do andono via.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta.
Di Verona. Si ave a viso comeMaximian Sforza,
qual era li, esser andato a Marmaruol e a Mantoa a
piacer.
A di 14, domenega, hessendo la note zonte let-
tere di Roma per via di Ravena di 7 de lì oratori
nostri, il sumario dirò di soto. Qual erano di
grande ìmportantia. E vidi una che diceva, de qui
le cosse di la Signoria non vanno bene. Etiam di
campo vene letere di 13, hore 3 di note dal Dezan-
zano, in praticha dil castello, et una altra di eri, ho-
re 18, zonta questa note, venuta per corier a posta
del campo, con lettere di Roma di oratori nostri di
7, dit lenor ut s^?ra, aziò vengano più presto : qual
fonno lecte seoretissime in Coiaio, e terminato non
far ozi Gran Conseio, ma Pregadi per scriver a Ro-
ma e altro.
Di la qual movesla, tutti steteno di mala voglia et
sopra di loro; altri li piaceva, perché con spagnoli
non si poi far ben e bisogna aoordarsi con fran-
cesi ; et il sumario di Roma e di campo noterò più
avanti.
Vene tardi in Colegio V orator yspano e disse
aver lettere di Roma e di campo, e fo con lui usato
gran parole.
Veneno li do nontii dil governador zeneral no-
stro Bajon, per la risposta de la UcenUa che 1 di-
manda. Era etiam Piero di Bibiena suo canzelier. U
Prìncipe li disse non era tempo di darli licentia al
presente, e tornaseno in driedo, perché la Signoria li 188
scriveria in bona forma si che '1 contenteria di re-
star, facendoli altre careze et promissione; et cussi
li diti do ritornano in campo. Et fo scrito a esso go*
vernador per Colegio in bona forma.
É da saper, etiam è in questa terra suo fiol di
anni 17, nominato Oratio Baion, venuto incognito a
veder la terra ; dimandava veder V arsenal, tamen
non voi esser conosciuto.
Etiofn in questa terra é al presente venuti di
campo per comparer a la Signoria domino Zuan
Bernardin di Leze capo di fantarie, fo nepote dì fra*
Lunardo, domino Guagni Pincone capo di fanterie,
et il fiol di Zuan Paulo Manfron, nominato Julio.
Di Crema^ fo letere di sier Nicolò da Pe-
xaro proveditor. Zercha pagamenti per quelli fanti
é li, e fanno danni a cremaschi.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
veditor^ di Come non ha potuto aver dal
cardinal sedunense el salvoconduto per li franzesi
333
IIDXn, MOVEMBlUt.
331
erano in la Gapella, numero 60, quali sono li in la
terra, stanno a spexe di la Signoria, etc.
Di Soma, come ho scripto di sopra di 7^ fo
ìetere, che a di 4 fo V ultime soe^ et a dì 6. Nulla
fu, solo li oratori cesarei et yspani in coloquii col Pa-
pa, et il Curzense é alozalo in palazo, e la fameia in
Monte Zordan. Et a bore 21, il Papa mandò uno suo
palafernier per li nostri oratori, quali erano andati
col Curzense a certa cbiesia ut in litteriSt et subito
andono, et intrati in camera, trovò il Papa con li do
oratori cesarei signor Alberto da Carpi et domino
Andrea dal Borgo cremonese di nation ma è longo
servidor dil Papa, et li do oratori yspani domino
Hironimo de Vicb et don Pietro d' Urea, linde intra-
ti, come ho dito, il Papa disse : e Domini oratores,
volemo for questa paxe et acordo in questo modo :
cbe Verona e Vicenza sia di Y Imperador, et per Pa-
doa et Trevixo, cbe riman a la Signoria, quelli li
babbi a dar ogni anno per il censo ducati 30 milia
et per la investitura ducati 250 milia e un picolo
più; che a Milan sia Maximian Sforza ducha, qual
babi per moglie la fia di V archiducba di Borgogna ;
cbe Parma e Piasenza e Rezo sia di la Chiexia e Fe-
rara >. Unde, inteso questo, li nostri oratori rimaseno
molto sopra de si, dicendo el Foscari: € Beatissime
pater, questa non è la paxe si aspetava, darli Ve-
rona et Vicenza dove doveamo aver il nostro stado >.
11 Papa disse : « Avere Crema e Bergamo e ve si darà
Brexa»; e in colora dicendo: « Se vui non volé, ve
saremo tutti oontra». E li oratori cesarei cbe con-
188* certavano a questo, disseno: « Vede, venetiani non
voi paxe>. E il Papa con colora disse: € Chiame
el nodaro cb'é dentro, che stipuleremo T acordo tra
nui; si la Signoria non vorà, so danno >. Sbufando
si butò sopra una carìola, et fé* chiamar il nodaro
dentro con alcuni vescovi per testimonio £ venuti,
il Papa disse: e Note cbe questo é V acordo cbe
volemo far >, replicando li capitoli : < Si la Signoria
vorà h intrerà et aceterì, si no, so danno > azon-
zendo : « Volemo Ferara e cbe le zente di Spagna ne
aiuta averla, e che questi do prometano anular il
Concilio >. Et li oratori yspani, vedendo questo voler
dil Papa, né parendoli di prometer le so zenle a
tuor Ferara, disse : € L* è ben cbe a far questo atto il
reverendissimo Curzense sia qui». 11 Papa disse:
«Mandelo a chiamar, chi anderà?» E don Piero
d* Urea disse : < Anderò mi >, e se parti. Et li ora-
tori nostri, vedendo questo, si feno apresso il Papa
dicendo: < Beatissime pater ^ femo almanco con-
tracambio di Verona e Vioeuza con Cremona >. 11
Papa disse : < Diselo vui a li oratori >. E evasa li no-
stri oratori disseno questo a li cesarei, fi qud se la
riseno dicendo: «Ne dare Cremona che non Tavè?
Si volò a questo modo come ha dito il Papa, si no
a vostra posta >. Unde, vedendo questo, li oratori
non li parse di esser presenti, et erano bore 4 di
note, e tolseno lioentia e si parti, e lassono tutti II
in camera dil Papa, et scontrano el Curzense cbe an-
dava dal Papa; et quello trataseno non sa, soìum cbe
non fu concluso alcuna cossa. Item, altre particula-
rità ; ma questo è il sumario di queste letere.
De li diti oratori di Boma, date a dì 6, dri*
gate a li proveditori zenerali di campo, U qual
proveditori in hore .... mandoe a la Signoria.
É un sumario di questo tratamento, e debano star
reguardosi, perchè bano per bona via, li oratori ce-
sarei et yspani & spazato al viceré che potendo dar
adosso al nostra exercito lo fazino ; siche dies mali
sunt
Et per letere dil cardinal Corner, qual è a
Boma, se intese: il Papa aver scrito un breve a
r Imperador, li voi far dar Vicenza e babi Verona ;
siche é fermo in questo voler.
È da saper, in questi zorni pasati si parti di Chio«
za, con 9 barche longe, il reverendissimo domino
Petro Grimani, qual stava qui, va a Roma, e con lui
andò el Petratin capitano di cavali lizieri dil Papa ;
siche anderano sicuramente.
Da poi disnar aduncha fo Pregadi, e fa dome- 189
nega, zorno solito a far Gran Conscio, e leto le letere
et quella de Ingalterra di 1* orator, di primo Octu-
brio, il sumario ho scrito di sopra.
Fu posto, per li savii d' aoordo, una letera a li
do oratori nostri a Roma, in risposta di soe, e non
volemo questo acordo con lasarli Verona e darli
Vicenza; ma ben lasarli Cremona, con altro parole in
questa substantia. Et replichi al Papale raion nostre,
con dirli questo non aspetavamo da Soa Santità, etc
et non è compita ancora la trieva con V Imperatori
che si fa novi patti. Parlò sier Antonio Grimani pro**
curator, dicendo é tempo perso et il Papa è d'aoordo
a nostro danno, e si atendi a iar altro provision, e
con Pranza etc. Li rispose sier Mario Zorzi el dolor
savio a terra ferma, qual za 3 anni non ha parlato io
Pregadi, in scusation dil Colegio, dicendo si farà poi,
ma questa letera bisogna mandar e si niun non) voi
far, lui solo vegnirà al Conscio. Poi parlò sier Mario
Moroxini V avogador, dicendo: < Non prende la le-
tera, perchè convegnirà vegnir con le soe opinion,
perohé za tanti partidi cbe vi ha porli Pranza, mai
li ave risposto, et vede come semo tradidi ». Poi
I parlò sier Alvise da Molin savio dil Conscio, lo
m
Mdxii, novembre
336
scusalion dìl Colegio e per la teiera, eie. Andò a
lettera: 73 di no, 112 di si, e fu presa.
Fu posto, per li savii d' acordo, una teiera a ti
provediiori zenerali in campo, die stagino uniti et
debano redursi a te rive de Y Àdexe, et mandemo
Matio firexan e altri protbi di V arsenal a far il
ponte su r Adexe a Albarè, qual é a Cotogna, e non
li mancharemo di danari, etc. Andò in renga iterum
sier Antonio Grimani procurator; aricordò si vedesse
di aver il castello di Brexa e prometer etc. come
volea quel castelan francese. E cussi fo conzo sopra
la letera di questo optimo arìcordo, et fu presa.
Fo admoniti tuli debitori slridai, che per esser
sta ozi un Pregadi extraordinario^ che de ctetero
niun che non habino porta li bolelini non vengano in
Pregadi, sub pcsna,
Fo sagramentà il Conscio e comanda gran cre-
denza, et veneno zoso a bore 2 dì note.
A di 15. La matina se inlese eri esser partilo Ma-
tio Brexan e altri marangoni per far il ponte al no-
stro campo.
Di campo, fo lettere diproveditori generali,
di 13. Nulla da conto.
Di Manica, di 13, Come ha il roarcbexe di
Roma, di 9, l' acordo é fato, Brexa sarà dì la Si-
gnoria ; ma non sarà tropo bona tal paxe per la Si-
gnorìa, et altre particularità.
Fo sposa, in questa matina, la fia fo di sier Zuan
Batista Foscarìni, mandata in sier Hironimo Barba-
rigo, va podestà e capitano a Feltre.
Vene in Colegio l'orator yspano, con il qual per
il Principe fo fato di gran parole, che questo non è
quello che aspetavamo, e forsi crederano farne mal,
ma si fera a loro.
189* Di campo, di Piero Spolveriti, vidi una le-
fera di 13 dal Demmean, drieaia a domino
Lunardo Grasso prothonotario. Come, a di 9, fo
r ultima soa, poi a di 10 nulla si ha inteso e man-
cho si opera, solum ozi, essendo andato il provedi-
tor Moro a cavalo per dar una volta a Rivoltella, dove
aloza el conte Bernardin con el suo colonello, per
la strada li caschò il cavalo solo in modo che tutti li
astanti creteno ch'el eavallo V havesse schizato. Tan-
dem fo aiutato e lui medemo etiam se aiutò; pur si
fece mal a una gamba e si sgraffò tanta pelle come
meza la man da la parte di fora via suso la carne.
Scrive é in leto, ma non teme, e sta di bona vogUa;
ha cor de lion.
Adi il, si ha aldito esser partito per Mantoa,
over Marmaruol, el nominato ducha di Milan, era
a Verona, al qual li vicn la febre quartana.
A di 12. Nulla da conto, ma a li segnali, lien ch'el
govcrnador se ne anderà, o con lìceiitia o senza, die
no 1 crede; ben è vero ha visto questa matina andar
a la volta di Mantoa zercha 8 soì muli vodi con altri
cavali; dicendo sana bon farlo intender questo a la
Signoria.
É da saper, fo dito doman o V altro sarà qui di
Ferara sier Valerio Marzelo, fo preso podestà et ca-
pitano di Ruigo, qual il Ducha V ha lassalo, e vien
etiam con lui Zuan Alberto da la Pigna, stato assa'
qui in prexon, per nome dit Ducha, qual ha auto sal-
voconduto dal Consejo di X di vegnir et esser al-
dilo.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta, et
il Colegio et procuratori, chiamato principaìiier
per scriver in Franza, perché tuta la terra dice è bon
acordarsi con Franza, biasemando il Colegio é sta
tanto a risponder eie. Et slete Consejo di X suso
con dita zonta fin bore 4 Vti perchè etiam sopra-
vene teiere di Roma, di 12, le ultime, il sumario
dirò di solo, qual erano calive e dolorose; e fo ter-
minato etiam far doman Consejo di X.
In questo zorno, a San Bortolomio sul campo fo
apichà uno ladro nominato Zuan da Lignago, zovene
ma sotil ladro, qual havia robato do bol^e a San
Bortolomio; et cussi fu preso di apicbarlo li, in Qua-
rantia.
. La terra di peste al solito 5 et 6 al zorno.
A di 16, la matina vene in Colegio sier Andrea 190
Foscolo stato più zorni da che è venuto, ma amala •
to, baylo da Constantinopoli, per referir, vestito di
paonazo, con alcuni soi parenti ; ma non fu tempo,
et li fo dito tornasse una altra matina.
Di campo, fo letere di 14, hore 4 di note dal
Deeanzan, diproveditori eenerali. Come aspeta-
vano ordene di la Signorìa per levarsi, che con ef*
feto stano mal li et .patiscono di vituarie. Item ,
hanno mandato dal castelan di Brexa per saper si
ha hauto risposta di Franza, e Tha aula, che 1 con-
segni quello a Maximian.
Di Soma, fo lete iterum k letere di 9, 10, 11
et 12, de li oratori nostri Foscari e Landò, Il
sumario, per le particular, é questo. Come a di 10,
il Papa in concistorio propose a li cardinali questo
acordo con li capituli per avanti diti, e eh' el cardi-
nal Grìmani si levò suso e parlò mirabelmente in fa-
vor di la Signoria nostra, dicendo la non meritava
questo, da poi tante spcxe e col proprio sangue e
danari aver cazato francesi de Italia e aiutalo sem-
pre la Santa Sede, e facendo questo saria con deni-
gration di questa Santa Sede; con molto parole sa-
337
IfDSlI, NOVEMBRE.
33à
pientissime dillo, adeo tulli li cardinali si commos*
sero in favor noslro; etiam il Corner aiutoe; ma il
Papa in colera disse voler far cussi, e che 1 Turcho
ha fugato suo fratello e prepara grande armata, però
voi pacifichar cristiani, con altre parole usate che
scriverò poi. E li capitoli è sta dati a far al cardinal
de Montibus palatino, et azonze la ducea di Savoja
al stato di Milan in cambio di le terre li tuo' la Ghie-
xia, e Cremona sia di Milan, la Patria di Friul e quelli
altri lochi in juditio dil Papa a judichar de chi ha-
bino ad esser, /fem, li nostri oratori hano fato il
tutto di remover il Papa di questa opinion ; e duro
più che mai ; zura fa per ben nostro, ne li vai raion
che essi oratori li dichano e altri primarii^cardinah e
di autorità, maxime San Zorzi et Ingaltera è per
nui. Item, come a di 15, in concistorio il Papa prò-
nonceria cardinal el Curzense; partirla a di IG per
Milan e li il Papa li manderìa il capello ; non lo voi
qui per non aver il modo di far la spexa, é con 350
eavalli etc. Item^ pratiche vano alorno, e a di 12,
r orator Foscari fo dal Papa in varii discorsi, e di-
snò con lui; vien mal volentiera il Papa a questo a di-
spiacer la Signoria, ma Tavidita di aver Ferara e paura
dil Concilio lo (ara far quello vorano, e danno locho
a la Signoria zorni 15 a intrar, et tamen ancora li
capitoli non é conclusi ; ma si poi lenir sigilali e so-
scrili. Item, il Papa a di 10 (lete in concistorio el
vescoado di Feltre, per il qual la Signoria scrisse in
190* recomandation dil Pizamano fratello fo dil vescovo
defuncto, hor Tha dato a domino Zuan Campese do-
ctor excelleniissimo bolognese, qual é stato questo
orator a V Imperador. Item, ha dato el vescoado di
Porli, vachado za più zorni, a domino Piero Grifo fq
orator in Ingaltera, al qual d€te el vescoado di Mo-
nopoli ma non volse acetarlo lassando li ofBcii; etiam
il vescoado di Riroano V ha hauto domino Petro Ri-
zo. Item^ scrive, come de li si e dito il signor Bor-
tolo di Alviano esser sta lassalo prexon di Pranza, e
si aspetava in Italia, et missier Zuan Jacomo Triuizi
andava per nome di ditto Re a* sguizari ; con altre
particularità in dite lettere di Roma, qual hessendo
più di quello ho scrito, di solo ne farò nota.
Di Bergamo^ vidi letere di sier Vetor Lipo*
mafWf di 9. Come, per uno venuto di Milan, ha per
avanti sguizari esser parliti e tornali a caxa, perdié
milanesi non li hanno voluti pagar; et il cardinal
sguizaro era acampado a Vegeveno con 300 sguiza-
ri, e ha mandato a dimandar salvo couduto a Mi-
lan di poter passar e andar via. Item, esser teiere
dil Caroldo a quel proveditor di Bergamo, come
francesi, erano in Brexa e Crema, tulli é restali a
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. IV,
pe' di monti, el però il cardinal non voi dar salvo-
condulo a quelli francesi erano in la Capella (ino si
babbi altro aviso; el qual castelan francese è li in
Bergamo molto suo amico di esso sier Vetor, et ogni
zomo stanno insieme a far gran ciera.
Dil ditOy di 11. Come in questi zorni era passi
per il bei^masco uno orator yspano, andava a Mi-
lan a far milanesi acelti per loro Ducha T archidu-
cha di Borgogna, /fem, de li si dice la Signoria
aversi presto Brexa.
Noto. Si ave aviso come Maximian Sforza, stato
a Mantoa, era partilo e zonto a Cremona a di . . et
ivi come signor honarifice acetato; siche ha comenzii
a ritornar nel stato e sarà ducha di Milan, ha anni . . •
Da poi disnar, fo Consejó di X con la zonta|fino
bore ....
Da Bologna, vidi letere dil cardinal Medi-
ci, di . , . ,a Piero di Bibiena, Del suo venir di
Fiorenza li legalo di ordine dil Papa ; ha ricevuto el
privilegio di la nobiltà con la bolla d* oro, ringratiu
mollo la Signoria ; ha scrito a li oratori fiorentini
sono a Roma, coadiuvi la Signoria in questo acordo
si Irata, el ha letere dil magnifico Juliano di Fioren-
za, di 10, come quella excelsa comunità havia facto
eleclìon di tre oratori : a T Imperador, Francesco di
Zanobi di Jazeto ; in Spagna, Joan Corsi ; a la Signo-
ria nostra Veri de Medici.
A di 17, se inlese eri nel Conscio di X con la 191
zonta esser sta preso una gratia di concieder al ca-
valier dil principe Bortolo da Brexa,
la capitaoiaria dil devedo de Brexa, e fu cossa meo
judicio rediculosa. Non si ha Brexa et si fa queste
gratie; tamen è bon augurio che la sarà nostra.
Di campo, fo letere di provedadori zeneraii^
dal Dezanzan^ a dì 15, Jhore 4 di noie. Come do-
man si dovea consignar il Castel di Brexa a' spagno-
li. Item, post seripta, hanno ricevute le nostre le*
tere dil Senato, vederano di exequir ; el altre parti-
cularità.
Di domino Piero Spolverin, vidi letere, date
in campo, a dì 16, drizate a domino Lunardo
Grasso prothonotario. Come a di 13 fo V ultima
soa, e quel zorno, quanto a le faconde di campo nulla.
El nominato ducha di Milan ozi è parlilo da Mantoa
e dia alozar a Caneto e doman a Cremona, poi andar-
sene a Milan. Dio vola sia bona andata, anche per
nui. El cai*dinul di Ferara e partito di Ferara, è stalo
a Mantoa, poi andato a la volta de l* hnperalor, pas-
soe per Verona con pochi cavalli in modo quasi di
slafela. Stima vadi per ordir qualche trama contra
de nui.
22
339
tfDXII, NOVEMBRE*
340
A di 14^ domenega, le nostre artellarie che al le-
var dil nostro campo di Brexa furon lassate a Calzi,
ozi e sta fate condur qui in Dezanzan, in modo tutti
questi brexani e anche altri mormoravano, dicendo
hora che ne hanno consumato de la roba, ne voieno
abandonar e se voieno relirar di là de TAdexe ; Idio
ce aiuti. L' e levata eiiam una fama, per questi Tore-
stieri, eh* el Papa ha voltato carta contra la Signoria,
e aver fato un'altra Liga cxcluso venetiani. Lui non
lo poi creder ; ma non resta de li se zanza. Hozi si ha
dato a li homeni d* arme V altra meza paga, perché
avanti il levar di Brexa, non li fo dato si non meza
paga.
£1 provedilor Moro va pezorando, non solamente
di la gamba, ma li e soprazonto febrc, in modo che
'1 teme, e saria optima cosa farli dar licentia di ve-
nir a Padoa a farsi proveder di quello non si poi in
campo.
A di 15, si comenza a dir per campo che '1 si
ha a levar fra pochi zorui, e per le cosse si (i\ in
campo si exislima de si. Idio ce aiuti, che *1 bisogna.
Si dice za do zorni, per liomeni da ben, vien da
Chiari, eh' el viceré sta per andar a Napoli con la
persona e fameia solamente, e che il signor Prospero
CoIona resta per capitano over governador di qua
con lo exercito ; e che U marchexe di la Paluda, quul
era capitano di le fantarie spagnole, dia esser aconzo
per capitano di fiorentini.
In questo mcxe, morite a Charavazo domino Ja-
corao Secho, fo condulier nostro, e di primi de li, e
molto richOy qual a la rota di Geradada ne ribellò,
et andò subito da Pranza.
191 * Da poi disnar, fo Pregadi, el leto le infrascripte
lelere, olirà quello ho notato di sopra, come qui soto
sarà scripto.
Di Roma, di 8, 9, 10, 11, 12, di Vorafor no-
etra. Come, a di 7, la sera, il Curzenze andò dal Pa-
pa, rimase a dormir in palazo ; tamen non seguite
conclusion alcuna, perché li oratori yspani vengono
duramente a questo acordo. Item, che a di 10 poi
fo concistorio e il Papa propose li capitoli di Tacordo.
Erano 13 cardinaU, et 2 mancava videlicet
e parlò primo San Zorzi in favor di
la Signoria nostra, poi il Grimani, come ho dito di
sopra molto lai^mentc, el qual fo inlerolo più volte
dal Papa, e cussi el cardinal Corner; ma per esser
diacono e zovene non potò dir molto, ma con mor-
moration di tutti i cardinaU fo disciollo ci concisto-
rio. Dete el vescoado di Fellre e quel di Porli, come
ho dito di sopra. Item, scriveno aver parlado al car-
dinal de Ingalterra, qual li duol assai, ha promesso di
far ogni cossa, dicendo mal di spagnoli, e che englesi
è tornati su V isola, e il Re si tien mal satisfato de'
spagnoli, et è nova li a Roma, come 5000 spagnoli
erano sta astreli in certo locho dal campo francese,
quali volendo salvocondulo, non li hanno voluti dar.
Item, scrive come essi oratori nostri è slati a parlar
a li do cardinali palatini, San Vidal et Monlibus,
quali lianno promesso far e meter ogni ben. Sono
stati con il Cur/ense et domino Andrea dal Borgo, el
qual Curzense ha dito: € Vui non ave a dolervi de
mi. Il Papa ha scrito vegnimo che tutto è oonzo; non
mi doveva far venir qui n. Et dicendo li oratori questo
non saria acordo ma principio di più guerra, disse il
Borgo: « Non so che dir altro; si non voleti questo,
che meter tempo di mezo. Item, è stato esso Foscarì
a di 12 da matina dal Papa, dicendoli il dito di Salo*
mon, che é nial tuor T amico novo e lassar il vechio.
Il Papa disse : « Mi son più vechio amico; fo per ben
vostro che voleva far; se si acorderemo interne co-
me fare vui? si ve acorderè con Pranza, voio far
far r acordo >. Tamen restò sopra di se. Fo usato po-
che parole, et volse ìi Foscari disnasse con lui. Seri*
veno fanno ogni cossa ; ma tieneno li .oratori yspani
vien di mala voia a questo, perché sanno è danno
dil suo Re. Etiam il cardinal englese non sente tal
acorJo, imo per tuta Roma n' é parlato in favor di
la Signoria nostra. Scrive la nova di TAlviano lassa
con sigurtà di 40 milia ducati di prexon di Pranza ;
20 milia premete el signor Zuan Jacomo Triulzi, et
20 altri milia dar altri per piezi. Etiam di T andar joj
a' sguizari di missier Zuan Jacomo Triulzi ; con altre
particularità ut in litteris; e come il Curzense era
per esser prenontiato cardinal, e si partiva.
Di Urbin, di Hironimo Alberto secretarlo
nostro, di 12. Coloquii col Ducha zercha Perara ;
vede r impresa sarà longa e se principia, guera in
Italia. Item, il cardinal di Perara partiva per Hon«
garia a uno suo vescoado V ha li.
Di Boma, fo leto una letera senea nome.
Come il Papa e rimaso mollo sopra di se, non ha*
vendo contenta a Y acordo perché credeva si do-
vesse acetar; però e bon mostrar la faza, e tien non
concluderano nulla.
Dil cardinal Medici di Bologna, fo leto una
letera, di drieata qui a Piero di Bi*
biena. Come questo acordo si Irata a Roma» ha in'
teso li capitoli, e bon acelarli ; che poi col tempo si
conza le cosse, e altre particularità, et la creation di
oratori, come ho notato di sopra.
Di campo, gionse Utere di 16, Iwre 24, dal
Deeansfano. Mandano una letera anta da! governa-
341
MDXII, NOVEMBRE.
342
dor di Bologna, arziepiscopo di Avignon
.... Scrive di V acordo dil Papa, e che la Lom-
bardia ne riman, et haveremo Brexa; quai acordo
è boQ e se dia piar. Item, scriveno come quel ca«
stelan di Brexa ba visto mal volcnliera le Ictere di
Pranza di dar quella forteza a' spagnoli, ci coavien
obedir il Roy e doman la consegnerà. Scrive esso
provedilor : come aspeta certi danari per mandarli
in Crema ; ut in reliquia^ hanno ben provislo e si
leverano de li jusU le lelere nostre dil Senato, e ve-
rano a Villa Prancba e 1) aspelerano bordine di la
Signoria. Si doleno non aver li avisi di Roma, per-
ché per quelli si saperiano governar; mandano le-
tere di Ura nuovi di sier Nicolò Michiel, che im«
portano.
Di sier Cristofal Moro proveditor general,
solo, date in campo, a dì 16. Scrive una longa le-
tera, come l* é amaialo, et dimanda lìcentia di vegnìr
a repatriar.
Di sier Nicolò Michiel proveditor ai Urgi
nuovi e di brexana. Come ha inteso, per bona vìa,
et scrive per che via, ut in relatione, spagnoK vo-
leno tuor Crema non sarà 6 zorni ; lui de li fa ogni
provisione. Li ai Urzi nuovi è molti brexani con le
sue famiglie. Item, a Brexa e la peste; vi è solum
700 fanti spagnoli et un governador yspano, con
quelli 12 citadini brexani che governano.
192* Di Crema, di sier Nicolò da cha' da Pexa-
ro proveditor. Come era venuto 11 uno capitano
yspano, é chiamalo CaravajaI, con Vicenzo Guidoto
a veder la terra; gè l'hano mostrata, dice e fortissi-
ma. Il capitano di le fantarie é 11, qual è al governo
di la terra, e tien le chiave e tutto. Scrive se li mandi
danari, che stiano li per ogni bon rispeto.
Di Bergamo, da sier Bortolameo da Mosto
proveditor. Zercba la spexa in quelli francesi, du-
cali 5 al zomo, e altre provisione fate.
Di V Imperador, fo leto una leiera, data a
diàya Cotogna, drizata al conte di Chariati.
Come ha ricevuto una letera, e una di la Signoria
nostra in sua excusationè. Risponde è verissimo che
Piero Pasqualigo che fo oralor in Hongaria e da Soa
Maiestà, con uno altro Piero venilian, é
sta causa de li incendii fati in T Austria, e si mandi a
examinar et a for processo, che Iroverano la verità;
et non mandando si justìficherà per il mondo, et li
do farà morir come fece brusar do altri ; et quanto a
scriver che Francesco Capello, andando oralor in In-
gallerà, havia dito a le terre franche concitandole
contra di hii, non bisogna dir è altro ydioma, perché
ha parlato con chi era presente, qual sa latin e talian
come dito Francesco, e gè Io farà dir sul viso, e lo
manderà qui ; con altre parole, che quanto ha scrito
per avanti e vero.
È da saper, fo dito, per il Conscio di X con la
zonla, in questi zorni fo dito esser sia termina man*
dar a Doblacho domino Bortolo da Fin dolor avo-
chato e Zuan Batista di Adriani secrelario nostro a
questo eflecto ; ma poi fu suspeso.
Fu posto, per li savii d' acordo, una letera a li
oratori nostri a Roma in risposta di soe di 12. In
conclusion, non volemo 1* acordo con darli Vicenza
e Verona e altre parole scrile in consonantia per le
prime, et assa' gaiarde. Andò in renga sier Alvise di
Prioli, fo savio a terra ferma, et voleva se dicesse
unir Italia sarìa bon eie Li rispose sier Antonio Zu-
slignan dotor, savio dil Consejo, dicendo non se li poi
dir perchè il Papa voi ogni modo Ferara, che ha
slado in Italia, et però non è da dirlo. Andò la letera,
fu presa.
Fu posto, per li savii, dar lioentia a sier Cristofal
Moro provedilor in campo, vengi a repatriar ; e fu
presa di largo.
Fu posto, per li savii, una teiera in campo a li
proveditori zenerali, zercha la sua levata : come ba-
vemo inteso quello ne scriveno e si remelemo a quel
illustrissimo governador et magniGci capitani di mc-
tersi col campo in locho securo, o di là di V Adexe o
di qua di V Adexe dove li parerano. Item, se li
manderà danari per Crema ; e di Roma si ha lelere
dil tener di quelle di 7. Presa.
Di Vicenao Guidoto segretario nostro a- 193
presso il viceré, fo leto letere, date a Chiari, Co-
loquii col viceré, qual si duol la Signoria non lì dà
li danari resta aver; par voglii andar con V exercito
sul bergamasco. Fanno danno spagnoli ; alozano sul
brexan a descrition. Dice il viceré: <IIo Brexa in le
man, arò doman il castello ». Sarà quel Dio vori^.
Item, esser stalo in Crema, col capitano Carvagial,
per veder la terra. Ha ditto é terra inexpugnal>ìle
hessendo custodita.
Di campo, di proveditori, è in le letere que»
sii avisi. Videlicet, hanno mandato in la Capella di
Bergamo Hironimo Tarlai*o contestabile con fanti ....
Item, posto custodia in Pontevico Hironimo Fate-
inanzi, e li Urzinuovi, dove é sier Nicolò Michiel
proveditor, é custodito. Item, hano fato che do com-
pagnie di cavali lìzierì, videlicet Zuan Barnardin da
Leze e domino Alexandre Donalo, vadino sul brexan
cavalchando, confortando quello terilorio e lochi; et
aspetano li danari per meterli in Crema, poi si leve-
rano, perché con effeto non poleno più star 11 al De-
8i3
ìtDXil, NOVEMBRE.
344
zanzao, per le vituarie. Etiam è cominziato il morbo
in campo, e di li via, e vegnirano col campo a Villa-
francha.
Fu fato prima, poi leto le teiere justa la parie
za presa, con pena e con bolelini, do provedadori a
r arsenal. Rimaseno sier Antonio Trun procuralor
et sier Zacharia Dolfin. U scurtinio sarà Dotado2qui
avanti, acciò tutto si vedi.
Scurtinio di do provedadori sora V arsenal,
Sier Lunardo Mocenigo el savio dil
Conscio, qu. Serenissimo . . . . 34.138
Sier Zuan Foscarini fo patron a T arse-
nal, qu. sier Nicolò ..... 25.119
Sier Ilìronimo Conlariui fo provedador
in armada, qu. sier Francesco . . 54. 84
Sier Piero Querini fo G)0 dil Conscio di
X, qu. sier Antonio 51. 89
t Sier Antonio Trun procuralor, fo sa-
vio dil Conscio 86. 58
Sier Andrea Loredan fo cao dil Conseio
di X, qu. sier Nicolò 75. 70
Sier Andrea Donado fo podestà e [capi-
tano a Trevixo, qu. sier Antonio el
cavalier 44. 99
Sier Domencgo Dolfin fo capitano al
Golfo, qu. sier Dollln 27.113
Sier Marco Orio fo governador a Faen-
za, qu. sier Piero 48. 94
Sier Sebastian Moro è di Pregadi, qu.
sier Daniian 54. 87
Sier Domencgo Malipiero fo savio a
terra ferma, qu. sier Francesco . . 80. 54
Sier Alvixc Loredan fo di Pregadi, qu.
sier Polo da San Thomado . . . 32.109
t Sier Zacliaria Dolfin savio dil Conseio,
qu. sier Andrea 89. 52
Sier Francesco Capelo el cavalier, fo
provcdidor zeneral in la Patria di
Friul 40. 94
Fu posto, per li savii d'acordo, una teiera ringra-
tiatoria al cardinal San Zorzi, al cardinal .di Ingaltc-
ra, al cardinal Grimani et Corner et altri muiaiis
mntandis^ in ringraliarli dil bon oficìo hanno fato in
concistorio per la Signoria nostra, oferendosi, e pre-
gando il perseverar: quat fo fata per Gasparo di la
Yctloa, e fu presa.
193* Fo divulgato, l^orator yspano conte di Cariali,
qual questa matina fo in Coiegio, esser sta per luor
ticentia, e si parte. Tamen non è vero, tea ben è
slato, e si ha dolio la Signoria li ha disconzato un
marchalo havia fato de ogii di Pula, per zercha duca-
ti 30 niilia, con alcuni zentilomeni nostri, quali bora
non li voleno. Li fo dito non si sapeva nulla, etc.
É da saper, in questi zoml, Abram et Anselmo
hebrei banchieri, con altri zudei, per le tanse, fono
retenuti per li govemadori e posti in Caxon a Rialto ;
steteno pochi zomi, pagò e ussi. Jfem, Zuan Porte
condutier nostro fo in questa ferra, ave audientia in
Colegìo, volse certe cosse particular e tornò in cam«
pò. Etiam Andrea Mauresi capo di stratioti è ve-
nulo in questa terra con teiere di credenza di prò*
veditori zenerali a la Signoria, el qual voi dir come
la Signoria è inganata in campo, eie.
In le teiere di proveditori zenerali, é uno capi-
tolo ; tra ti altri si lamentano motto dil coialeral ze*
neral Bataion, qual li in campo fa mal officio etc.
A dì 18, la matina. Nulla fo da conto. Né fo
alcuna lettera, ne di campo, perché le tetere di ozi
vene eri sera.
Da poi disnar, fo Colegìo di la Signoria e di savH.
A di 19, la nratina. Fo teiere di campo di 17 ^
hore di note, date ai Dejsanaan. Come la pe»
ste e 11 in campo, et haveano mandalo li ducati 3000
in Crema, e altre parlicularilà.
Da poi disnar, fo Conseio di X con la zonta, in
materia di Banchi, quali è creditori di la Signoria
per promesse facte.
É da saper, in questi zomi fo dà Irata a sier Al-
vise Pixani dal Bancho, per il Conseio de X, di slera
40 milia formenli, atento ne a assa* in la terra e ogni
zorno ne vìen a sier Alvise Pixani dal Bancho, qual
si oferìsse prestar a la Signoria ducati 10 milia a
uno anno; el alcuni burchii erano cargi per Man-
toa di foi'menti, dove è carestia, e cussi a Verona, é
sta suspeso la loro partita.
Di Roma, zonse teiere tardi de li oratori no-
stri Foscari e Landa, V uliime di 15, Come non
era ancora fato conclusion alcuna. Li oratori yspaui
vieneno mal volentiera a inimidiarsi con la Signoria
nostra, e li oratori cesarei voriano danari, qual fa-
cendo r acordo senza la Signoria nostra, non toche-
rano nulla. Loro oratori non restano coi Papa e car-
dinali palatini ed altri di far ogni bona opera Pacordo
non siegua. 11 Papa etiam non voria farlo; ma da-
bita dil Concilio et voria Ferara ; ma sono assa* capi
a concordar, et di Colonesi etc. 11 Cuneense é ti, né é
stato fato cardinal, né si parta ; dice voi andar prima
a Milan a meter Maximian Sforza ducha; e altre par-
licularilà, sicome lete le sanuio in Pregadi, dirò.
845
HOXir, NOVEMBRE.
346
A di 20, nulla fu da conto. E da poi disnar, fo
Conscio di X con la zonta. E questa matina sier Se-
bastian Zustìgnan el cavalier, venuto provcdilor di
Dalmatia, To in Ciolegio, referi pocho, fo rimesso re-
ferir in Pregadi.
194 A di !21, domenega. L* orator yspano fo in Cole-
gio, fé' varii discorsi, ave eiiam lui letere di Roma
di soi oratori, teme la Signoria non si acordi con
Pranza, come tutti crìda si fazi V acordo, perchè il
Papa e spagnoli ne tradisse. Et stete in streto colo-
quio con li Caladi X in Cdcgio, dito^orator, quid ait
neseio.
È da saper, in questi zoml, tutta la terra diceva
non esser altro remedio che acordarsi con Pranza, e
si tien, per il Conscio di X. sia sta spazi messi ba«
tando, eiiam col ducha di Ferara, et si aspeta Zuan
Alberto da la Pigna e sier Valerio Marzelo fo preso
podestà e capitano a Ruigo, qual li è sta mandato il
salvoconduto, e di di in di sarà qui.
Di campo, di provedadari generali, de 19 ^
da Vigori, e da prima di 18, da sera, dai Di-
eanzan. Come si levcrano ; e poi, di 1 0, dil zonzer li
col campo, le fantarie alozate a Villa Pranclia e li in-
tomo, qual hanno passato Menzo a guazo, rarlellarie
e cariazi passate per Valezo. Hanno mandato uno tron-
beta a Verona a dimandar viluarie per li soi danari»
qual non era tornato fin quella bora di note; e altre
particularìtà. Item, il governator zeneral omnino
voi licentia, etc.
Vene iterum in Colegio sier Andrea Poscolo,
venuto baylo daConstantinopoli. Referilpocho, dicen-
do si Tachaderà riferirà poi in Pregadi; ma tegno
non achaderà.
Da Constantinapolt, di sier Nicolò Zueti-
ffnan baylo nostro, fo letere di 7 Octubrio in ei-
fra, parte; il sumario scriverò poi.
É da saper, il ducheto di Milan Maximian Sforza
stato a Mantoa, fo dal marchexe assa* honorato, qual
li presentò 13 veste tra d' oro e seda, 12 belli cor»
sieri, et arzenti per zercha ducati ...<,....,
e lo acompagnò fuora su el teritorio di Cremona. El
qual Ducheto intrò in Cremona a di
Da poi disnar, fo Gran Conseio, falò baylo e ca-
pitano a Corfù sier Alvise d' Armer fo Cao dil Con-
scio di X qu. sier Simon, qual rimase da sier Jaco-
noo Badoer, fo consier in Cypro, qu. sier Sebastian
d cavalier, che vene per scurtinio.
A di 21, nulla fu. Solum lettere di campo, da
Vigasi. Sono pur li, et per il Conseio li fo sento non
venisseno più avanti senza altro hordine, zoé di qua
di r Adexe : il ponte e fato e stasse.
Noto, eri li fo manda in campo ducati 8500.
Di Vicenso Guidoto secretario nostro, da
Chiari, si ave lettere, di 19. Come il viceré par-
tiva per Sonzin, e voi far passar Qjo il suo exercito
per andar verso Milan. Item, parte di spagnoli vo-
leva partir, ut in litteris.
Eri, per Colegio, fu terminato mandar uno di tre
proveditori sora la camera de imprestidi, quali sco-
devano le intrade di le possession dil Polesene di
Ruigo, e balotati tutti tre, fo eleclo sier Alexandre
da cha' da Pexaro qu. sier Nicolò, il qual andò per
ricuperar qualche intrada.
È da saper, eri a Castello fo batizada, per il re- 194 '
verendissimo patriarcba nostro, una zudea nominata
Corona con db soe fiole, una di le qual era bella zo-
vene et maridata. Questa zudea era rufiana, hura si
é fata cristiana.
Di Bergamo, di sier Vetor Lipomano, di 17.
Come de li si ha gran paura, perchè se intende il
canapo nostro si lieva e vien di qua di V Adexe, e
spagnoli hanno auto il castello di Brexa. Scrive aver
dato al provedilor di Bergamo ducati , dil
vescoado, e auto letere a farli pagar de qui. Item,
hanno auto letere dil Caroldo secretario nostro da
Milan : come missier Zuan Jacomo Triulzi era venuto
fino a Turin per andar a' sguizari, e ha dubitato an-
dar et toma in Pranza. Si tien sia più presto venuto
per dar cuora li soi partesani è a quelli confini, che
per andar a' sguizari. Ittm, é venuto a Milan uno per
nome di l' Imperador a dolersi che milanesi haveano
tolto 60 chariazi a li francesi erano in Brexa, el a
quelli erano in Crema non li fo tdto nulla. Item,
esser venuto 11 a Milan uno orator di Savoia, el qual
va a Roma, et se ha, sier Andrea Grilti, è prexon in
Pranza, esser zonto a la corte dil Re.
El proveditor di Bergamo, scrive etiam a la
Signoria. Come alcuni di quelli franzosi erano li, é
scampati e andati in la rocha di Trezo.
Da poi disnar, fo Colegio di savii. E questa ma-
tina fo fato do sponsalicii, uno a San Lorenzo e Tal-
tro a Sanla Maria Zubenigo.
Di campo, fo lettere di provedadori zenerali. (Nul-
la da conto.
Di Hongaria, da Buda, di sier Antonio Su-
rian el dolor, orator nostro, piti lettere, Vultime
di le qual di Come, havendo turchi a quelli
confini fato certi danni, li andò conlra uno capitano
domino Stefano Bator conte de Temesvar, qual an-
dato a la volta de V Alba, fo a le man con turchi
e lì rupe, e ha mandato a presentar al Re uno caro
tirato da 8 cavali pien di teste di turchi suso taia*
347
MBXii, novembue.
348
te, etiam alcuni turchi vivi. Item, turchi da una
altra banda é venuti nel regno e preso tre castelli
dil Re ut in UtteriSj e li va centra el capitano Dra-
signamus, qual fo fiol di una venetiana da cha' Desi-
derio. Item el Re ha electo orator al Turcho per far
Irieve eie, domino Felice Raguseo, e dico eh'aw vo-
ler includer la Signoria nostra.
È da saper, in questa terra ancora è V orator
bongaro nominalo di sopra, vene per danari, qual é
alozalo a San Stefano in cha' Barbaro; el il Principe
li de bone parole, dicendo bisognava aspelar la reso-
lution di Roma; si seguirà acordo se darà danari e
bona parte di quello dia aver il Re, ma continuando
la guerra, bisognerà darli mancho.
Noto, da poi la morte dil Signor ;Turcbo,'non
core più li ducati 30 milia a Hongaria.
195 Da Constaniinopoìi, fo letere di sier Nicolò
Zusiignan, di 10 Ocivibrio le ultime. Come il Si-
gnor Turcho havia auto vitoria contra il fratello
Acbmat senza desnuar spada ; el qual Achmal era
andato in Soria, fuzilo.
Item^ il Signor era venuto in Bursa e tien vera in
Andernopoli, per cazar etiam l'altro fratello Curcut.
Iteni^ che altri soi nepoti é venuti a darli ube-
dientia. Si poi dir signor pacìficho; voi far armata etc.
Però, dito baylo conforta si mandi Y orator nostro
presto; e altre particularità ut in litteris.
A di 23. Nulla fu da conto. Aldìto in Colegio do-
mino Alexandre Donado di sier Piero, fa il mestier
dil soldo; li fo dato 95 cavali lizìeri per Pregadi, e
poi solo Crema altri !25. Voi la confermation per
Pregadi, aliter li sia dato liceutia, etc.
Fo aldito in Colegio el ministro di la provintia
nostra di frati menori, sentalo a presso il Principe,
et il ministro di Dalmatia frate Antonio da Muia da
cha' Marcelo, qual si trata suo interesse per una ca-
mera r ha nel convento di Frari. A V incontro, erano
sier Antonio Trun procurator, sier Bortolo Minio,
sier Francesco Bernardo, sier Alvise Dolfin, sier An-
tonio Condolmer procurator di la chiexia di San Ni-
colò di Frari, qual veleno sgrandir la capella e tuor
certo teren di frari, e li frari non voi. Hor fu acordà
la cessa; siche in questo anno maestro Piero di Lu-
signano reneva la chiexia predita che fu fata per
uno da cha' Lion (s^ic), e va drio fiizando tutto di
elemosine.
Da poi disnar^ fo Pregsidi per far un savio ai or-
deni in luogo di sier Benedeto Zorzi, è intrado au-
ditor vechio, el per far la relation di sier Sebastian
Zustignan ; e cussi lete le letere, non però molle,
perché assa' fo mandale a monte, solum lete di Ro-
ma, dil Caroldo, dil Guidolo, di campo, di Hongaria e
Constanlìnopoli.
Dil Caroldo. Come il vescovo di Lodi li ha dito
aver fato venir lui el ducheto Sforza in Cremona
centra il voler de spagnoli, et lo farà intrar Ducha
in Milan. Item, che spagnoli, coi 20 milia ducati che
veleno da* milanesi, sarano contenti che Y intra el si
partirano parte di loro.
Fu fato savio ai ordeni sier Zuan Corner, fo a la
doana di mar, di sier Marin, di una balota di sier
Alvise Barozi, fo avocato grande, qu. sier Anzolo.
Poi sier Sebastian Zustignan el cavalier, venuto
preveditor zeneral di Dalmatia, andò in renga, e fé'
la sua relatiene, molto longa, durò bore 3. Disse assa'
cosse impertinente in sua excusatione de V incendii
fo fati in quella villa sete Liesna, et più volte li fo
dito strenzesse la sua relatione. Volse compir, fo ie-
dieso assa' e tanto disse che Y era rauche, volendo
provar la sua innocentia, perchè, poi è sta fuora, è
cazuto di la zenta e in altri lochi. Venuto zoso, il
Principe lo laudò alquanto, facendo la comparation *95
di uno foruncolo che vien con gran furia e poi scliio-
pade non fa più mal ; cussi è sta questo. Et è da sa-
per, in questa terra è molti pepulari lesignani a la
scala dil Colegio che exclamavano contra di lui, e
domenega, a la perla dil Gran Censejo, stavano a
cridar centra dito Zuslignian.
Di campo, fo letere di 22, da Ronchi, di prò-
vedadori generali. Come stanno li fino lì sarà di
licentia per li agenti cesarei, jusla i mandati di la
Signoria nostra, et aspetano bordine quello habino a
far. Item, scriveno che si mandi fermenti a Vicen-
za, perchè le zente dil campo vanno facendo danni
assai ; e altre particularità ut in litteris.
A di 24 la matina. 11 Principe, justa il solilo, andò
per palaze, per esser mercore, e vele a eaxo la piera
è sta posta sopra Y oficio di le biave, qual eri fo
cempida de indorar, et lexe le letere le qual è que-
ste, posle a eterna memoria che tanta quantità di for»
menti sia venula in questa terra in questi roexi XVI.
Leonardo Lauredano principe | cum is annonae
provisum iri statlisset | qlod non modo urbi
VENETAE SED VICINIS CIVITATIBUS | QUAE OB BEL-
iORUM TUMULTUS SUMUA EJCS CIIARITATE | LA-
BORADANT | SCBSIDIO FUIT | QUINDECIES CENTENA
MILIA SEXTARIORUM FRUMENTI | MlClL\ELE SaLO-
MONO MaHCHO CoNTARENO AlOYSIO BaRRARO REI
FRUMENTARIAE PRABFECTIS CURANTIBUS | SCNT
INTRA MENSES XVI ID QUOD ANTEA NUNQUAM EX
VARUS REGIONIBUS ADVECTA VENETIAS ET 1511 IJ.
à49
IIDXlf, NOVEMBRE.
ièo
Li la Badia, disier Lorenzo Gradenigo po-
destà. Come, per uoo veoulo li, dice che é sta dito a
Ferara esser fato lìga fra la Signoria e il re di Pran-
za, sguizari e il ducba di Ferara. Nolo, a Ferara e sta
dito esser leva le offese con la Signoria nostra. Ta-
men, Zuan Alberto da la Pigna che dovea veguir non
é venuto, ni etiam sier Valerio Marzelo, é prexon a
Ferara -, al qual Zuan Alberto li fo mandato salvo-
eondato per zorni 1 5, et é compido.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta.
Di campo, di sier Polo Capello el oavalier
proveditor general, di 23, hore .da Ronchi.
Dil partir quella matina di sier Cristofal Moro suo
coiegQ, jusia licentia auta per ripatriar, et e venuto
in sbara per caxon di la gamba. Item, esser venuti
do noncii cesarei, nominali in le letere, vieneno di
Verona, con letere di credenza di governadorì cesa-
rei, a dirli si levasseno dil territorio di la Cesarea
Maieslà, dolendosi di molli danni fati per li nostri
sul paese, ut patet in litteris. A li qual, esso prove-
ditor usò dolze parole, dicendo dolersi de li danni
fati, e ne farà portar la pena a chi è stati, et che si
guarderano di far danno, et cussi come spagnoli ò
sul brexan con lo exercito, cussi il nostro campo per
196 necessità e li sul verouese. E loro disseno: «Come
é Brexa vostra ? > Rispose esso proveditor ncWè no-
stra, é sta nostra, el sarà nostra ì e loro aquielono.
Item, scrive zerclia zenle d' arme e li in campo To-
pinion sua, ut patet in litteris, et manda letere
aule di sier Nicolò Michiel proveditor ai Urzi.
Di sier Nicolò Michiel proveditor ai Tirai
nwnji, a di 21^ hore 23, a la Signoria nostra.
Come se ritrova con gran cargo, proveditor di quel
teritorio brexan, et ha cura di fornir quella rocha, e
di Pontevigo; e di corvati che sono li a li Urzi a cu-
stodia, et li convien far assa' spexe, né mai ba diman-
dato a niuno pur un dinaro, et ha bauto senza danno
di niun subdito noslro, e spera etiam la Signoria non
ne sentirà di questi alcuna graveza. E za do zorni, li
provedidori zcuerali li hano mandato li domino Ma-*
riano da Prato con la sua compagnia e la compagnia
del conte Alexandro Donato, sono di cavali 8U lizie-
ri, li quali andono a Crema per acompagnar li da-
nari. Doman li aspeta, e zonli, anderà ogni giomo
cunfortando questo povero teritorio pasando sul ber-
gamasco e tutti quelli lochi che li parerà necessarii
di andar, havendo sopra tutto V ochio a Ponlevico.
Eri di note, parti de qui vizin pezi 9 de arlelaria
grossa con ass:ii cara di monilione, accompagnali da
zercha 130 cavali spagnoli et 30 pedoni todescbi, et
bali fato acompagnar per una soa spia fin apresso
Brexa; le qual vanno in Bi'exa, e hanno comandati
molti vastadori con assai cara di fassìne e voleno ri-
conzar il castello et ogni altra forteza desconza. Fu
eri r altro davanti il viceré do brexani di quella
nephandissima parte per primarii, per nome di quelli
che haveano elecli quel governador di Brexa, diman-
dando che li fosse confìrmati li soi capitoli e che li
fusseno tornate le scrilure, alegraodose de la sua Vi-
ctoria. Soa signoria rispose ringratiandoli de la sua
bona volontà; che le scrilure erano pegno del caste-
lano per 600 ducati, e de li privilegii questo se ri-
servava a chi la sanctissima Liga darla quella terra, e
insino a quella bora; secondo Vantigua consuetudine
si governasseno. Et eri el viceré andoe a Chiari a
spexe di quel loco, e a questo modo sera una meza
paga.
Nota, el dito si sottoscrive : proveditor del terri-
torio brexan.
Di Roma, vene letere osi a hore 22, lete nel 196
Conscio di X, date a dì 20, di oratori nostri
Foscari e Landò. Come, a di 19, hore 4 di note,
bora aslrologicha, el Papa solo scrisse a lo acordo e
capitoli con Tlmperador, et fono insieme el Curzense
e li oratori cesarei signor Alberto da Carpi el An-
drea dal Borgo. Li oratori yspani par non habino
sotoscrilo. Hanno zerchalo de intender li capitoli; non
hanno potuto Intender da niuno, perché chi vi é stato
hanno auto sacramento dal Papa non dirli sub ptsna
excomunicationis. Li oratori yspani hanno fato
ogni cossa il Papa non concludi, e questo per tre
cause : la prima, prelendeno aver dal Papa dil credito
vechio li ducati 20 milia al mexe justa li capitoli di
la Liga ; poi non voi dar le zente sue e pagar di quel
di spagnoli a luor Ferara per la Cbiexia, né sono con-
tenti il Papa r habi ; tertio, levarsi di la protetion
di Colonesi non voleno, i qual il Papa voi minarli.
Scriveno, questo acordo é sta per la gran paura
ha auto il Papa dil Concilio ; el qual e sta ordina
farlo a di 3, e intrerà il Curzense, poi partirà. Scri-
veno dil zonzer li a di ... . li i2 oratori sguizari.
Item, il Papa ha eleclo do oratori a Milan al Du«
cheto novo: il reverendo domino Laurentio Campezo
eleclo episcopo di Feltre e domino Carlo Baion fo
prexon di la Signoria nostra, preso a Verona e man«
dato a Roma a requisition dil Papa, libero. Item^ é
letere di Spagna di Torator nostro» da Crogno di 25
Septembrio, dil partir di le zente anglese é tomaie a
caxa, et spagnoli esser reirati in Pampalona e francesi
é grossi in €ami>agna, e mandano letere dil dito ora-*,
lor nostro in Spagna, e come il re di Navara andava
351
UDXII, NOVEMBRE.
352
recuperando i so* lochi presi per spagnoli. Scrivono
dil bon oficio a falò il cardinal de Ingaltcra sopra
quesle tratation per la Signoria noslra, né ha voluto
intrar, e luta la corte si duo! di quello ha fato il Pa-
pa, liem, ricevute le nostre ietere di 1 4, il Foscari
e Landò andono dal Papa in quella roatina, a di 30,
a comunicbarli le Ietere e le justiHcation nostre, e
quello si ha fato per Soa Beatitudine. Il Papa disse:
< Non é vero niente > e poi disse: « Vostro danno; non
haveti voluto far a mio modo, era ben vostro, ave-
mo fato r acordo >. E disse: < Ancora saria tempo di
acctar si la Signoria vorà, et è mejo; ma non haveti
governo. Vicenza si aria auta con tempo, e zercho il
fato mio ; voi intrar a di 3 col Curzense in Concilio ».
E li oratori ìi disseno non credevano havesse con-
cluso e abandonà la Signoria nostra. Disse il Papa:
< Vostro danno, aveti vui roto la Liga etc. >
197 Scriveno si dieno intrar in Concilio over non, et
partendosi il Curzense, si esso sier Piero Landò lo
dia sequitar ; con altre parole ut in litteris, ma que-
sto é il sumario.
È da saper, li capitoli sono questi abuti per avanti,
tndelicet: a la Signoria resti Padoa e Treviso; che 1
Friul, Fellre et Cividal di Bellun si metti in juditio
dil Papa di chi dia esser, o di V Imperador o di la
Signoria; che V Imperador habi Vicenza che ticn la
Signoria nostra col suo leritorio, e tuto il teritorio
veronese e Verona li resti ; che Bergamo e Crema
resti a la Signoria e li sia consignà Brexa ; che Cre-
mona e Geradada resti al duchato de Milan; che si
dagi a r Imperador per la investidura di Padoa e
Treviso fiorini di rens 300 milia, et a l'anno per il
censo ducali 30 milia. Item, che il Papa, zoé la Chie<
xia, habi, come Tha, Parma e Piasenza terre dil slato
di Milan e llezo fo dil ducha di Ferara, et che Thabi
Ferara ; al qual aiuto V Imperador li dà favor con
zente etc. e lieva li alemani è li in Ferara. Item, in
Milan sia posto per ducha Maximian Sforza fo fiol
dil signor Lodovico, al qual se li dà per moglie una
Gola che fo di V archiducha di Borgogna, neza di
r Imperador e dil re di Spagna. Iteni^ che la Signo-
ria habi lermene zomi 20 acetar V acordo, àliter si
aiuti r Imperador, prima a recuperar le terre li vien
per la Liga di Cambra!, con altri capitoli, ut in eis,
Tanwn^ con verità non si sa ancora quali siano; ma
questi tali per Roma se divulga.
Di Spagna^ fopii^ ietere di sier'Zuan Ba-
ioet dotar et eavalier oraior nostro^ Vuìtime di
96 Octubrio da Grogno in gifra, ma lete la ma-
iina* Questo è il sumario. Dil partir di le zente en*
glese, overo li consieri regii siano sta subornadi di
Pranza, over sdegnati, perchè li soi capitani non vo-
leano star solo il ducha di Àlva capitano yspano.
Scrive, il Re li ha dito nove de li exerciti e di certa
taiata di 300 spagnoli fata per francesi e recupera-
tion di castelli, aziò scrivi a la Signoria, perché Pranza
farà intender esser sta gran rota. Scrive, il suo campo
yspano era per venir a la zornata col franzese che
Io dìflidoe; ma il re di Spagna ha scrito al ducha di
Àlva non fazi ; el qual é ritrato in Pampaiona, e li si
fertiricha. Item^ scrive la bona volontà dil Re verso
la Signoria nostra, e coloquii auli insieme, e desidera
r acordo con V Imperador siegua e la Signoria babi
le sue terre di Lombardia. Item, di 3 terre ba re-
cupera francesi su quel di Navara, et fé rilrar il
campo spagnol a li monti Pyrenei a uno locho nomi-
nato poi in Pampalooa; e altre nove
in dite Ietere si contien.
A 25, di fo Santa Cattarina. Tutta la terra per ste 1 97 '
Ietere di Roma di V acordo fato ne parlava, dicendo
il Papa é sta sempre per nostro nemicho. Alcani li
piaceva perché scaldcria più nostri a slrenzersi eoa
il Re di Pranza, e tutti desiderava questo, e si lien
ne sia praticha nel Conscio di X. Hor li savii si re-
duseno despersi, mandati/uora chi non intra nel Con-
scio di X, a consultar quid fiendum, ozi.
Fo prova, con la Signoria e li avQgadori di co-
mun, uno zcnlhilomo cretense nominato sier Matbio
Calergi qu. sier et examinati in Co-
legio alcuni, zoé sier Federigo Corner e sier Marco
Muazo e altri, e rimase.
Vene tardi Torator yspano, con ciera roenindio-
nicha, dicendo aver auto Ietere il Papa ha fato V a-
cordo senza però sotoscrition di soi oratori, e che
forsi ré per lo mejo, e si lassi far a Dio; con tal pa-
role. 11 Principe li rispose verbapro verlns.
Da poi disnar fo Pregadi, et leto le Ietere di
Roma e Spagna.
JDi Milan, di Zuan Jae<mo Caroìdo secre-
tario nostro. Dil venir li, col cardinal sguizaro di
Vcgevene. Di coloquii auti con il vescovo di Lodi
zercha questo acordo si irata a Roma, a il Papa voi
Parma e Piasenza. /fem, che U Ducheto é a Cremo-
na, zonse a di come ha scrito, senza la vo-
lontà di spagnoli, e vera in Milan e intrerà Duclia, e
vorìa con intclligentia di la Signorìa, perché stando
questi do Stadi uniti valerà assai ; e altri coloquii.
Item, su quel di Savoia, é lanze 800 de* francesi ra-
siate, etc.
Di campo eiiam fo Ietere di 24, dil provedi-
tor Capéllo dai Ronchi. Di esser sta apichà 3 stra-
tioli e uno balestrier e fanti ut in ìitteris, haveano
à53
ilDXH, NOVEMBRE.
354
fato danno de li intorno ; e altre pnrticularitu zcrcha
le zente nostre ut in litteris.
Et leto le letere, inlrò Conseio di X dentro con
la zonta, Coiegio e procuratori, e steteno zercha una
hora e meza.
Fo prima posto, per li consieri et savii, la parte
di oficii di bando, per altri 6 mexi, comenzando al
primo di l' instante secondo la forma di le altre, et
ave 20 di no, 3 non sincere, IGl di la parte; la qual
non se intende presa, si la non sarà posta e presa in
Gran Conscio, e sarà qui avanti posta.
Fu posto, per li diti, che le do dexime ultime al
Monte Novissimo et la meza tansa siano scosse an-
cora fino a di 10 di Dezembrìo, con il don, qual pas-
sato, non si possi scuoder con il don ut in parte, et
fu presa.
198 Fu posto, per li savii dil Conscio di X, di terra
ferma, sier Zuan Corner, sier Sebastian Falier et sier
Stephano Tiepolo savii ai ordeni, che li cassieri de-
bano atender la setimana futura a trovar li danari
per la expedilion di sier Antonio Zustignan el dotor
electo orator al Signor Turcho. Sier Cristofal Capel-
lo e sier Andrea Diedo savii ai ordeni messeno vo-
ler la parte con questo che '1 Coiegio la setimana fu-
tura, soto debito de sacramento, sia ubiigà a vegnir
con le sue opinion al Conseio, zercha la expediction
dil dito orator ai signor Turcho. Et sier Antonio
Zuslignan, che e savio dil Consejo, andò in renga, di-
cendo voi servir questa terra come sempre ha fato ;
ma non poi andar con ducati 1 50 al mexe, perché ha
visto i conti di sier Alvise Arìmondo, andò ultimo
orator al Turcho, ha spexo dil suo più di ducati 250 ;
e si fazi de duóbus alterum, o creserli che 1 possi
andar e non spender dil suo perchè '1 non ha, e sta
prexon in Franza, ha paga la taia ; over sia fato in
loco suo e che'l possi refudar. Venuto zoso, sier Vetor
Morexini proveditor sora le pompe andò in renga,
dicendo é bon spazarlo e darli quello el voi, azò vadi
via presto per il bisogno ; e che sier Domenego Tri-
vixan procurator fo manda al soldan con bon sala-
rio, cussi questo se dia expedir. Uor andò le do opi-
nion : quella de li savii a li ordeni 80, il resto di altri
savii, e questa fu presa ; steteno Pregadi suso fino
bore 2 in zercha*
È da saper, in questa matina, per Coiegio^ è sta
sento in campo al proveditor Capello, stagi fermo 11
e non si lievi.
A di 26, vene in Coiegio el vescovo Dolze de . .
. . . . i . . exator a scuoder la dexima dil clero po-
sta per il Papa, et ave audientia con li Cai di X. È da
saper, per li danari è sta scossi fin bora zercha du-
/ Piarii di M. Sanuto. — Tom, XV.
cali 30000, e sta messi in banco a rcquisition dil Pa-
pa et di la Signoria nostra.
De Milan, dil Caroldo. Come in Zenoa era in-
tra a di 10, zoè posto in la Lanterna viluarie e so-
corso per francesi, portate per una barcha francese ;
et come si ha el Doxe, domino Janus di Campo Frc-
goso, si ha acordà con il re di Franza e resta Doxe e
ha 100 lanzc con dito re di Franza. Item, il cardi-
nal et il vescovo di Lodi ha dato il salvoconduto al
castelan francese era in la Capella di Bergamo; ma
non voteva stratioti lo acompaguasse, pur ha con-
tenta che i r acompagnino.
Di Vicenza Guidato secretano nostro a- 198*
presso il viceré, date a Sonzin. Come il viceré do-
vea andar a Soresina, esser a parlamento con Maxi-
mian Sforza che vien di Cremona li per andar a far
r intrata in Mìlan, e voi andar col suo excrcito sul
bergamasco. Esso secretano li ha dito soa signorìa
voghi advertir non sia fato danno a li subditi nostri.
El viceré disse bisognava conservar Texercito, e non
solum sul bergamasco, ma in Bergamo medcmo, con
altre parole ut in litteris.
Di campo, dil proveditor Capello, da i Bon-
chi, a dì 25, hore .... Come è li in locho securo
alozati, et ha hauto una lettera da li cesarei da Vero*
na, li scrive che si lievino dil territorio; qual manda
a la Signoria nostra. Item, aver aviso clie spagnoli
vanno sul bergamasco, e quel proKditor di Berga-
mo li ha mandato a dimandar 4 homeni da capo.
Scrive la Signoria comandi se li debi mandar e chi,
e altre particularità utpatet; et manda lettere ante
da sier Nicolò Michiel proveditor in brexana.
Di sier Nicolò Michiel provedidor in bre-
xana, date a li Urei Novi, a dì 23. Come, atro*
vandosi la compagnia del signor Mariano da Prato
et quella di domino Alexandro Donato a Crema, per
do man di letere dil capitano di le fantarie e di sier
Nicolò da Pexaro proveditor di Crema, è s(à advi-
salo quelle do compagnie andarsene in rota, perché
za tre mexi non hanno tochato uno soldo, solicìtan-
dolo li mandi ducati 100, perché loro troverano il
resto, e lui, non havendo auto danari di mandarii et
ocorendoli a la zornata diverse spese in lenir poste
de cavalarì, et acciò non se perdi tal compagnie uni«
cha speranza di questi terrìtorìi, ha mandato ducati
30 et haria mandati tutti 100, ma li 25 cavali cor*
vati é li soto domino Zorzi da Nona, voleano partirsi
per esser tre mexi non hanno auto danari, e li é sia
forzo darli una paga con la biava, ch*é più di ducati
200: é sta bona opera acciò non siano minali questi
territorio Di novo, ozi si dice passerà tutte le fanta*
23
355
IfDXir, NOVEMBRE.
3jC
rie di là da Ogio, de spagnoli, et alozcrano ad Ali-
gnano, Romano et Martinengo, e per quelli lochi dil
bergamasco. Todeschi pur ozi si dieno levar. Di-
cono per Verona el signor viceré dia esser a parla»
mento' ozi a Soresina con el Duchelo, e questo li fa
creder, perché tutti li soi signori condulieri cavai-
ebano questa matina a Sonzino. Quanto per zornata
sentirà, aviserà.
1 99 Copia di una letera scrita da Damasco, a dì
25 SetembriOf pel magnifico Andrea da Ci-
vidal phisico. Ricevuta, adì ,. JSovembrio.
Circha nove di queste parte, ben che de li, per
el zonzer del clarissimo orator se intenderà molte
particularilà, tamen, per satisrar al debito non re-
starò notifichar quello che se alde. £1 prima, de le
caravelle portogcxe, le qual per dicto de molti ini*
pedisse lo navegar de questi mari in India, donde,
come per altre ho scripto, le specie son de qui in
gran precio per esserne poca suma, et se divulga
che portogesi hanno preso in quello mar de India
una insula nominata el Giù, situata tra Combaia et lo
mar Persico, ne la qual insula se hano TortiOcato me-
diante la lor conrederation con uno signor de li vi-
cino, el qual li dà feramenti, legnance e corde quanto
rechiedono. Donde, per tal comodità, se dice che li
diti portogesi hano fabricbato nel loco soprascripto
da 40 in 50 nave, de le qual parte ne mandano verso
Aden et Io mar Rosso, scorsizando e danizando quelli
lochi maritimi el quelli de Ormus insino Persico. Co-
me per altre ho scrito, per obviar a simel danni, ogni
anno donano ducati 1^ milìa a li predilti porlogexi,
li qual son in acordo cou il signor Suffi, subiugando
molti di quelli lochi maritimi in nome dil ditto Sutfi,
el baleno le sue monede. UlteriuSj è sta dito che li
portogesi suprascripti hanno mandalo caravelle in
levante verso la insula Traprobana, et in quelle aque
hano preso assai navilii, el hano fato submerzere una
nave grosissima nominata Zoncho de Mori, carga de
gran summa de garofali et legno aloe e altre robe,
la qual nave era per vegnir al Ziden a la fiera de la
Mecha, che saria sta molto utile a tutto questo paexe.
Se dice etiam, che li sopradilti porlogexi non ces-
sano fabricar navilii ne la insula sopranominata, et
in porto di quella sempre hanno nave armate per
sua defension, atenlo maxime che uno altro signor a
loro vicino cercha de cazarli; et è sta aOrmato da
persone venute da quelle parte, che Io capitano de li
prediti portogesi, per armar le sue nave e per deren-
sion de la insula predila e per conservar la torre de
Cuzì et altri lochi apresso Colochaf, donano danari a
gran numero de homeni de diverse nailon trovati
in quello paexe; siche universalmente se aferma che
portogesi sopraditti son più potenti nel mar de India
che mai, et molto impediscono lo portar di le spezie 199*
de India et lo navegar de questi mori a quelle parte.
Se dize che lo Soldan del Cayro prepara grande ar-
mata per obviar a lo impedimento soprascripto,
molto dannoso a tutto quello paexe e a la nation
nostra. Idio prego provedi al bisogno.
Quanto al signor Suffi, io scripsi za molti zomi,
che sua signoria havea mandato al Soldan annbasa-
dori do de li primi soi baroni et uno suo secretano
scientifico, li qual insieme passò per questa terra
molto honoratamenle con cavali 200, con diexc levi
cervieri usati a la caza in gropa de li cavalli, i qual
lovi erano vestiti parte de seda e parte de brochati
d' oro, e tutti di questa terra dicono che mai da la
Persia é sta mandato al Soldan ambasata cusà ho-
norata come questa, si per la condilion di persone
i!ome per lo numero di quelle mazor dil consueto.
Questi ambasadori sopraditi, ritornali dal Cayro, par-
lino de qui za zomi 30, et ben che le letere del dito
signor Suffi presentate al Soldan non siano publicate
ma scerete et similiter la resposta de quelle che scri-
ve lo Soldan, tamen, per molli homeni degni che fo-
no in compagnia de li diti oratori e che sono sta pre-
senti a le proposte de li predilti al Soldan e resposta
del dito, hanno referito et afermato ad alcuni azemi-
ni qui in Damasco mei amici et degni di fede, che li
soprascriti oratori hanno al Soldan dimostralo in
scriptum uno arboro de la progenie vera del signor
Suffi, donde lo Soldan, da poi veduto questo arboro,
ha confessato lo dito signor Suffi esser veramente
processo per lineam rectam de la progenie de Ali
parente e vero herede de Machometo profeta di
mori et signor di la Mecha e de lo Egypto e de tuta
la Soria: per la qual conclusion concessa dal Soldan,
li prediti oratori, per nome del signor Suffi, hanno
protesta voler ^ suo dominio te provinzie sopra-
dite comò regno pertinente a li veri descendenli de
Ali, eie. E hanno etiam rechieslo iudicio de li sa*
pientissimi cadi del Cayro per dispular et dimostrar
lo regno soprascripto esser sta indirecte usurpato
da' mamaluchi, et quelU che gè hano dato lo impe-
rio di questo poexe non hanno habulo jurisdition de
alienar questo regno ad altri : per le qual rason, 11
prenominati oratori hanno protesta al Soldan che
debia mandar fuora di questo paexe tulli i suo*
schiavi et armiragii che liranniza e guasta questo
paexe, e che lo Soldan eleza qual locho li piace por
357
irOXn, NOV£UDR£.
358
habiter etc. A la qual proposta grandissima, se dize
che lo Soldan humeimente ha risposto che, licei lo
300 signor saffi sia vero desendeote de Ali ut supra,
tamen Dio ha voluto che questo regno zi tanti anni
sia sta alienato in man de schiavi et tandem perve-
nuto ne le man de esso Soldan presente, e che pia-
cendo a Dio conservarge questo regno, over darlo
al signor Soffi, lui Soldan esser contento di quello
piacerà a Dio. Et perché el vulgo de questi paesi vi-
tupera lo signor Suffi et suo' subditi dicendo quelli
esser refadj et heretici ne la fede de* mori, et per
tal causa fo amazato l' hanno passò in Aleppo dal pò-
pulo uno servitor di uno altro ambasador del Suffi,
per tanto li oratori soprascriti hanno rechiesto dal
Soldan et da li chadl sopraditti la causa per la qual
el signor Suffi con tutti dil suo paese son apellati ut
supra heretici, azò possano rererir al signor Suffi ;
qualche verità di questa cosa, et da poi che lo Sol-
dan e li suo* chadi in resposta hebbeno dito molte pa-
role in excusation soa, imputando questo eror al pò-
pulo e non a quelli che governa, li oratori sopraditi
dimostrò molte raxon che lo signor Suffi e soi sub-
diti, licei habiano affection ad Ali sopranominato e
non a Bubacho, iamen non debano esser appellati
né scripti per heretici ne la fede de' mori, et con ra-
xon eficazissime concluseno che la mazor parte de
li mori del paexe del Soldan erano pezo che heretici
contrafazendo a la leze di Machomcto per molte ty-
ranie e gran vicii che usano, donde lo Soldan, con li
50i savii de la leze machometana, rimase stupefati
non sapendo risponder, si per esser impreperati da
li suoi vicii, come per le gran parole e menaze che
li hanno usato li prediti oratori per nome del signor
Suffi di voler tuor questo regno, ui supra dicium
est. Prego Dio faza quello sia meglio de la nation
nostra. Si dice etiam che li preditti oratori molto se
maravegliano de la gran continentia del Soldan, el
qual mai se ha conturbato, né dimostrato s^no de
alcuna ira per parole im'torie, et per menaze sopra-
scripte che lì habia usato li prenominati oratori, ui
supra. La vostra magniOceutia é prudentissima^ pre-
sterà quella fede li parerà a queste nove, qual non
certifico ma solum reìaia refero.
^ Dal Signor Turcho, é sta dito in questi zomi
quello esser venuto con grande exercito verso Bursa
el haver roto lo exercito del signor Achmet suo fra-
delio, el haver preso e messo in prexon T altro fra-
200 * JgIIo dominato che fo al Cayro, et che lo signor A-
nieth predito et suo fiol era rcduto nel paexe del
Tochato non molto lontan de Erzignn e dal paexe del
Suffi ; donde se iudicha che 1 ditto signor Ameth ha-
I bia a recorer et aoordarse con el signor Suffi, atento
che in questi tempi non se fideria del Soldan, né de
algun signor de Italia. Se dice eiiam che *l dito si-
gnor Suffi ha mandato gran exercito in Erzigan so-
pradito et cavali 30 milia verso el paese de HiUlduli ;
la verità di questo ancora non se intende.
Da poi le predite nove, ultimamente in questi
zorui è sta dito lo Signor Turcho aver scritto al si-
gnor de Aleppo et al signor de questa terra e al
Soldan del Cayro dinotando lui esser in acordo et
confederation con el fiol del signor de Zagatai, el qual
per so letere ha notifichato lui aver recuperato Lora*
san el altri paexi che per avanti li tolse lo Suffi nel
tempo che V amazò so padre ; donde persuade el
Turcho debia far buona guera dal canto suo al pre«
dicto Suffi. Per tanto lo Signor Turcho ha deliberato
con potentissimo exercito cavalcbar in persona con
Irò lo signor Suffi el star de li longamenle per con
seguir vitoria del Suffi suo inimico, e per far tal ef
fedo, lo Signor Turcho se ha reconcilialo con suo fra
dello Ameth soprascripto et li ha dato il governo di
Amasia e del paexe del Tochato, prometendoli farlo
signor de tutto il paese che lui conquisterà per la
guera che '1 farà contra el Soffi.
Se dice etiam^ lo signor de Zorziani el lo signor
de* Tartari esser in conrederation con el Turcho, el
manda in suo favor gran numero di zenle d* arme
a ruina del signor Suffi. Queste ultime nove son re-
ferite ad un mio amico da uno famihar del signor
di questa terra, che se trovò presente quando a que-
sto signor di Damasco li fo lela la letera del Signor
Turcho sopradito, e fo mandata quella del Soldan al
Cayro.
Non dubito per via de Constantinopoli vostra
magnificentia intenderà la verità over falsità de que-
ste nove ; prego Idio faza quello sia ei meglio del
incuto Stato veneto.
In questo Pregadi, lelo le letere, fo Conscio di X 301
con la zonla, e tutti credevano dovesseno aprir al
Pregadi qualche cessa di quello tratano là dentro
maxime con Pranza, perché li nostri di Colegio e il
Principe stanno di bona vola e lutti, el ussito, il Prin-
cipe andò a caxa, tamen non ave mal.
Fu posto, per li savii d'acordo^ una letera a Ro-
ma a li oratori nostri Foscari el Landò, come ha-
veano auto soe letere di 30, e inteso T acordo fato
dil Papa con Y Imperalor, iulravencndo il reverendo
Curzense, et che lenimo certo che luto sia fato per
la Santità Ponlifltia a bon fin, et averà a cuor le
cosse di la Signoria nostra, el altre parole su questa
339
UDXU, NOVEUBRE.
SCO
substanlia ; et quanto a Y ìntrar in Concìlio, debano
inlrar e usar il noandato suo ; et partendosi il Cur-
sense, esso sier Piero Landò lo debbi seguir fino a
Milan, etc. Fu presa.
Fu posto, per li diti d' acordo, una teiera a sier
Andrea Badoer orator nostro in Ingaltera, con avi-
sarti di l' acordo ha fato il Papa con V Imperador a
nostro danno, perché voleano Verona e Vicenza ch'è
il passo de andar a le nostre terre in Lombardia, et
oltra di questo danari gran sunima; siche voleano
slato e danari, et non ne ha parso far questo ; si dice
che spagnoli non hanno voluto sotoscriver, tatnen
non si hanno portato come doveano, etc. Et che
sempre semo per esser uniti con Soa Maicstà, né
partirse mai da quella, dolendosi dil Papa che non
dovea abandonarne, maxime hessendo sta quelli che
con le nostre zente et danari havemo caza fran-
cesi de Italia e sempre aiutato Soa Beatitudine con le
nostre galle et forze e dato danari a sguizari et spa-
gnoli ; di U\ì subsiantla. Et fu presa. E fo dito mutatis
mutandis per Colegio si scriveri in Spagna a l'ora-
tor nostro sier Zuan Badoer dotor et cavalier.
Fu posto, prima per li consieri, dar libertà a sier
Piero Duodo podestà di Padoa, possi condanar li
monari dil padoan fino a la summa di 1 e
quelli li pareri justa il debito furano, atento che per
il statuto di Padoa non poteva condanar fino l. 5
per volta ; et fu presa, ut in parte.
In questa sera, zonse sier Cristofal Moro venuto
provedilor zcneral da campo, qual per la gamba
steva in Iclo, et molti patricii andono a caxa il di se-
quente a visitarlo.
Noto. Fo da licentìa in questi zorni a le barche
longe venisseno a disarmar tutte ; et cussi veneno.
È da saper, sier Francesco Contarini di sier Za-
caria el cavalier, ave letere di suo padre, è prexon in
Franza, quul pagò una Ictera di ducali 30 per veludo
negro dato al dito suo padre, eh' e bon signal.
201 • Di Bergamo^ vidi letere di sier Vetor Li-
pomanOy di 20 et 22, Come hano che mercore,
a di 17, il Ducheto intrò in Cremona contra la vo-
lontà et senza saputa del viceré, et che il campo di
spagnoli, per andar verso Milan, dieno venir sul ber-
gamasco, et pero si fazi redur quello di contadini in
la terra ; per le qual nove 11 a Bergamo é sta molto
suspeso e hanno paura. Scrive dil zonzer li llironi-
mo Tartaro conteslabele con 120 fanti mal in bor-
dine ; parte si meterà in la Capella e parte a la pìaza.
Item, è letere dil secretano Caroldo, come, fin do
zorni, si averà il salvoconduto per il castelan fran-
cese, era in la Capella, et che il cardinal era venuto a
Milan. Item^ scrive che a Cremona era morto do*
mino Cristofal di Calabria, fo soldato dil Moro et
nostro. Item, dil fuzer di certo stratioto in Trezo,
da' francesi. Scrive, quelli di Trezo francesi esser us*
siti et inchioda artellarie grosse, erano poste per mi*
lanesi da la nostra banda, e altre picole butate in Ada,
el non fano dispiacer sul nostro. Scrive, come a di ..
tolse il possesso dil vescoado in San Àlexandro e
San Vicenzo ; el castelan francese, é molto suo amico,
si ha ofcrto, zonto el sarà in Franza, avisarlo di le no-
ve, e hanno fato assa' discorsi insieme. Item^ di l'in-
trar li in la terra, di bordine dil provedilor Mosto,
600 homeni bergamaschi, per più segurtà di la ter*
ra. Item, ha dà ducali 450 al provedilor a farli pa-
gar di qui, et manda la lettera di cambio replichata.
Item^ per la lettera di 22, scrive : eri parli il caste-
lan francese per Milan malcontento dil provedilor per
causa di certo prexon V havea in rocha, qual bave
taia scudi 450, el non li ha potuti haver, et haria a*
conzato la cossa in la mila mediante esso sier Vetor.
Item^ e letere dil Caroldo, come in Zenoa è intrato
socorso in la Lanterna per francesi, e si dice il Doxe de *
Zenoa ha auto 100 lanze, con il re di Franza. Scrìve,
si dice spagnoli tutta via passano Ojo per venir in
bergamasco. Item^ come ha scrito in Franza a sier
Andrea Griti una letera per via di dito castelan fran-
cese, et come sa il Re ha a cuor le cosse de Italia.
Noto. Di Ferara, fo letere di 24, di sier Va*
lerio Marzelo, a sier Piero stM fratello Co/o di
X, Come non ha potuto haver ancora licentia dal
Ducha di venir di qui, ma li ha dito stagi di bona
voia che presto el vegnirà; e altre particularità.
A di 17, vene in Colegio Y orator dil Papa epì- 202
scopo de Ixernia per cauxa di la dexima dil clero, e
fono su rasonari di questo, et non fo letere alcune.
Et partito di la Signoria, vene letere di Milan dil Ca-
roldo, et fo ordinato Conscio di X, molto tardi, con
il Colegio di zonta. Etiam fo lettere di campo di 20,
dirò il sumario.
Da poi disnar aduncha fo Conscio di X col Co-
legio, poi simplice] fo dito era letere dil Caroldo zer-
cha cose di Franza el la pralicha si Irata con il Roy
per far acordo insieme.
Di campo, dil proveditor Capello^ da Ran-
chi, di 26. Nulla da conto.
A di 28, domenega, vene in Colegio sier Zuan
Vituri proveditor di stratioti, vien di campo, per il
qual, per Colegio, é sta mandalo per haver certa In-
formation di stratioti, poi tornerà bisognando ; ha
bona fama, è valente homo e si porla ben.
Da poi disnar fo gran Conscio. Fu posto, per li
'-^ -
361
IfDXU, NOVEMBRE.
361
oonsieri, la parte di continuar il servir ^ra^?^ per al-
tri 6 inexi juxta la parte presa in Pregadi, la copia
di la qual sarà nolada qui avanti. Ave 4 non sincere,
407 di no, 913 di si.
Fu fato capitano in Candia sier Antonio Zusti-
gnan el dolor savio dil Conseio, qual rimase di ba«
Iole 60, da sier Domenego Benedeto el consier clìe
vene per scurtinio, et altre vose.
Noto, eri sera fo noandato in campo ducali 4000.
Et a bore una e meza di note vene uno corier di
Roma con letcre, e fo manda per do savii di Cole-
gio e lete le letere in camera dil Principe, il suma-
rio di le qual è questo qui solo posto:
Di Boma, de li oratori nostri, di 24. Come
il Foscari era in leto per il suo mal di gambe, et che
in quella matina è sta concistorio publico, e aldito li
13 oratori sguizsiri quali zonzeno a di 30 li. Item, è
sta fato per il Papa et prononliato cardinal il reve-
rendo domino Matheo Lanch episcopo curzense, et
datoli il titolo di Sancti Angeli, qual havia il car-
dinal San Severino eh' é sta privato dil capello ; e
che dito Curzense dovea andar col Papa a Ostia e
star do zorni, poi dìze partirà sabado a di 37, né
si voi ritrovar a T intrar in Concilio, qual si farà
a di 3. Ha scrilo al duchelo di Milan, non entri in
Milan Ono la sua venuta qual sarà subito, e lui lo
303 ' melerà in stato nel duchato de Milan. Scriveno é
letere di Zenoa, di 10, di Tintrar in la Lanterna so-
cor$o portato da francesi con una barza, la qual era
ancora de li; la liberalion dil signor Bortolo d' Al-
Viano si riaferma ; questi signori Orsini li hanno fato
la s^urtà al re per ducati 40 milia e jurato non an-
darà contra Pranza, e presto si aspeta in Italia. El
Papa, inteso questo dì Orsini, Tha abuto forte a mal.
Item, scriveno e mal straparlar dil Papa ; siche
saria bon si tazesse ete.
Item, per le publice : come riceveteno nostre
letere zercba non voler acctar Tacordo, e perché per
avanti haveano za dito questo al Papa, non li parse
de dir altro ; et che *1 cardinal Grimani fo dal Papa
per parlarli in favor di la Signoria nostra e intrò
un poco. Il Papa non volse l'andasse drio ; siche in-
trono in altro. Item^ come il Landò ha visita il Cur-
zense, qual non li ha dito nulla di la Liga ; ma ben
r orator yspano domino Hìronimo Vich residente U
a Roma ha parlato a essi oratori nostri, dicendo il
Papa è teribile, voi si lassi la protetion di Golonesi e
voi Ferara e che Spagna paga le zente; ha scrito al
suo Re e aspeta risposta. Item, tutti di Roma si duol
di questo acordo, dicendo é bon provedersi la Si-
gnoria e non star più. Item^ promesse al Curzense
far uno breve al viceré desse Brexa a Uaximilian.
Tamen, non ha fato ancora. Scrìve esso Landò si
scontrò nel signor Alberto da Carpi, qual disse quella
Signoria non voi acetar li capitoli di T acordo, la
sarà sola, la sarà la so mina. Esso orator nostro ri*
sposa ; ( Missier Alberto, vui sempre se' sta quello ha
fato queste lige contra la Signoria, e quella di Cam-
brai e questa, tamen la Illustrissima Signoria vi ama >
e si parti con questo; erano in strada. Item, seri*
veno li oratori elvetii aver cxposio publice in con*
cìstorio che ringratiava il Papa di aver mandato a li
soi cantoni il stendardo, la spada e il capello, offin^n*
dossi sempre esser per la Santa Chiexia, ringratiando
de li honori fati a loro oratori e aver voluto in que-
sti tempi urgentissimi i vengano a la soa presentia;
con altre simel parole. El Papa li rispose che li ve-
deva volentieri, et che quello li ha mandato non bi-
sogna ringratiar, perché loro se V ha N^adagnato con
la spada in man cazando francesi de Italia, e voles-
seno esser con la Chiexia, perché sono fioli e defen-
sori di quella. li^m, essi oratori dimandono au-
dientia secreta, e il Papa disse di dargela.
1512, Die i4Ìtimo Novenibris, in Bogatis. 303
L'è superfluo replicar in questo Conseglio la ne*
cessila del danaro, nota a cadauno. Non è etiam de
bisogno dechiarir quanto senza comparatione sia
più conveniente et meglio scuoder et recuperar da
li debitori che imponer nove graveze, perché li boni
et obedienti le pagano, et tanto più obsti natamente li
reprobi et inobedienti se ritengono quello deveriano
pagar cum grave danno publico. E perché molti cum
diversi mezi ocultando i debiti sui defraudano la Si-
gnoria nostra del suo per gran summa de danari, é
da provederli, et però :
L'anderà parte, che, salve et reservate tute le le-
ze et ordeni nostri al presente non repugnanti, per
autorità de questo Conseglio, li scrivani de tutti li
o£Bcii nostri dove se creano debitori nostri, debbano
fra termine de uno mese proximo, haver trovate
tute quelle persone, le qual solo nome de commes-
saria, padre et fioli, fraterna over compagnia, sono
debitrici de la Signoria nostra, et quelli per li nomi
sui proprìi tuti distinti et separati per alphabeti no*
tar debino cadauno de tutta la quantità del debito,
non se possendo depeoar alcuno, salvo pagando in-
tegramente la portion sua tantum in quella commis-
saria, famiglia, fraterna over compagnia, come é justo.
Passato veramente el termine predicto, debano
andare per tutti li officii i fiddissimi nostri Zuan
863
MDXH, NOVKMSaE.
S64
Vido nodaro de la cancellaria et Kuan Ferman ra-
sonato, et cum ogni diligentia veder se plenaria-
monte sera sl& messo in executione V ordine pre-
sente, et sotto debito de sacramento, da esserli prima
solenemente dato per el Serenissimo Principe, de
andar per li offici!, uiswpra^ trovando in alcuno de
li officii predicti esser sta mancato da quella, siano
tenuti immediate notificarlo a la Signoria nostra, ac-
ciò se li faccia provisione ; et habiano per cadauno
trovalo negligente ducali vinlicinque d'oro de li
proprii beni del scrivan delinquente. E l'ordine
presente sia intimato et notato in tutti li officii nec-
cessari!, acciò li scrivani habiano causa de far il de-
bito senza excusatione. E li signori de dicti officii,
sotto debito di sacramento et pena de privatione de
r officilo suo, siano tenuti solicitar et astrenzer ca«
danno debitore pel suo officio a pagar quanto el do-
verà dar a la Signoria nostra per vigor de Y or-
dine presente.
303 ' Né si possa praterea far ad alcuno translatation
de stabile, né de possessione, se prima quello non
bavera bollete et fede autenticha da lutti quelli offi-
ci! in alcuno de i quali el potesse esser debitore,
come é dicto di sopra. E non deba né possa alcuno,
si de li signori come scrivani sopradicti, obedir al-
cun mandato suspensione, over altra commissione
che li fùsse fada in contrario de la presente delibe-
ratione, se 'I non sera preso per questo Conseglio,
sotto pena de ducati 500, ne li sui proprii beni. E
similiier Zuan Vido, sotto dieta pena, non possa de-
penar alcun se 1 non bavera la fede, over boletin, da
l' officio dove é il debito, né suspendere se non li
sera mostrata parte de questo Ck)nseglio, e tutte so-
spensione per el Collegio over per la Signoria no-
stra come per qualunque altro senza la auctorilà de
questo Conseglio, siano casse et nulle.
204 Et Icto le letere, fo Conscio di X con la zonta
per tuor licentia di lezer al Pregadi alcune letere di
Roma et di S|>ogna, et ussiti fono lede e sagra menta
el Conscio.
Di Roma, de li oratori nostri, di 24, Kore 7.
Come, a bore 3, il Papa mandò per li oratori nostri,
e il Foscari hessendo in leto non potè venir, andò il
Landò. E scrive coloquii auti insieme secretissime,
dicendo si duol separarsi di la Signoria, e che è mal
lassarla sola, e che la non voi V acordo e li capìtoli
ìnterloquti, però etiam luì e nostro amico, et si ben
ha fato l'acordo, però non sarà altro, perdié el man-
derà a la Signoria domino Zuan Stafileo episcopo
de Sibinico a tratar dito acordo e lasserà Vicenza,
con azonzerli qualche summa di danari in tempi, et
si averu il passo di andar in Lombardia, e in questo
mezo intertegnirà Curzense de 11, né li farà breve di
consignar Brexa, ni altro, et voi inlrar una volta nel
Concilio e far che il Curzense entri ; con vari! avisi e
coloquii sopra questa materia, e debi avisar secretis-
sime la Signoria nostra^ perché Y ama et é bon pa*
stor verso quella. Esso orator ringratiò Soa Beatitu-
dine, con altre parole ut in litteris, e tornò a
oaxa a bore 5, e questo é il sumario de dite letere.
Di Spagna, fo. leto letere drimte a li Cai di
X, di sier Zuan Badoer dotor, cavalier, orator
nostro, date a Orogno a di 16 Octubrio. Oome
il re di Spagna tratava trìeva con il re di Franza, e
li messi andavano di qua e di là, con altri avisi zer-
cha queste tratalion di acordo con Franza.
Di Songaria, fo leto etiam letere ozi, di sier
Antonio Surian el dotor, orator nostro^ da Bu-
da, di ,.. Nulla da conto. Come Y orator destinato
al Signor Turcho, zoé quel Felixe Raguseo, ancora
non era partito, va per far trieve, e dice includerà
etiam la Signoria nostra. Item, di Turchi non é se«
guito altro, etc.
Noto. L' orator hongaro, domino Filippo More,
venuto per danari, é ancora in questa terra ; sta a
Santo Stefano in cha' Barbaro, et la Signoria li dà
ducati 400 al mexe per spexe per interlenirlo.
Di Hironimo Alberto secretario nostro a-
presso il ducha de Urbin, fo letere di da
Fossinibrun. Di coloquii col Ducha, qual li ha dito
di r acordo e liga si fa a Roma, e la Signoria sarà
sola. Esso secretario li rispose non poteva creder il
Papa facesse questo.
Di Mantoa, fo letere di Paulo Agostini, di
Manda una letera auta di Ferara. Come,
hessendo venuti alcuni di Bologna li, el Ducha di*
mandò quello en di novo. Disse non altro, si dice
una liga dil re di Franza e la Illustrissima Signoria
di Venetia e vostra excelentia. Il Ducha rispose : « Dio
volesse la Signoria fusse contenta, che non stimarìa
il Papa, ni el suo exercito, si ben fosse unito con quel
di Spagna > etc.
Fu posto, per li savi!, una parte di debitori di 304 '
redurli in termine dì uno mexe in libri e liquidarli,
e pasadi, Zuan de Vido e Zuan Ferman vadino a ve-
derli, soto pena di ducati 25 a li scrivani per cadaun
debitor lasasse, et altre clausole e fu presa. La copia
é più sopra.
Fu posto, per li savii, certi capitoli di Crema re-
chiesti per li soi oratori venuti qui, numero 1 1, ut
in parte. Tutti concessi, da do in fuora, e fato exem-
365
UDXn, NOVEMBRE.
366
pU per anni 3. Item^ non è sta concesso le apeilation
di ducati 30 in zoso, che non vengino a li auditori ;
voleano restasseno li a Crema.
Fu posto poi, per sier Andrea Venier procurator,
sier Thomà Mozenigo procurator, sier Lunardo Mo-
cenigo et sier Piero Balbi savii di! Conseio, sier Ma-
nn Zorzi el dotor et sier Piero Trun savii di terra
ferma, che '1 sia scrito a sier Pòlo Capello provedi-
tor zeneral in campo : che '1 sì lievi col campo e vengi
a passar di qua di V Adexe e star sul nostro, ut
inpark. Et sier Gasparo Malìpiero savio a terra
ferma andò in renga e contradixe, dicendo, cussi
come spagnoli sta su el nostro, cussi el nostro campo
sta ben dove che Tea desipar il veronese e non el
Visentin, ni Cologna, e cussi sentiva tutto il Conseio.
E Marin Zorzi el dotor andò in renga per iusUGcbar
le sue raxon di la lettera, et il Pregadi non volse al-
dir, adeo li savii non messe niente, et si tolseno
zoso di la letera.
Di sier Nicolò Michiél proveditor in hrexa-
nay date ai Urginuovi^ vidi letere di 28. Come
é stato in aspetation spagnoli pasaseno Ojo e lassas-
seno di inquietar il miserimo e lacrimoso brexan ; ma
non sono partiti. Heri todeschi partino per Verona,
e le fantarie spagnole è andate a consumar il ber*
gamascbo e minaza sachizar quel loco di Orzi, di-
cendo esser eargo del resìduo brexano. Fa far buone
guardie. Eri zonse de li le do compagnie de bale-
strieri nostri, domino Mariano da Prato et domino
Alexandro Donato, la prima compagnia pagala e l'al-
tra no; et scrive aver servito dito domino Alexan-
dro di ducati 50, fino zonzi la so paga, et a questo
modo li ha fati restar lì, et si lui non era^ queii di la
terra con essi soldati si sariano taiati a pezi, et si
duol che la justitìa convien passar slra vestì la con
homanìtà.
205 A di 29. Fo leto la matina in Colegio le letere di
Roma, el una pur di 24, drizata a li Cai di X, man-
dati il resto fuori.
Vene in Colegio el conte di Cariati orator yspa-
no, qual disse haver auto letere di Verona, li avisava
el nostro campo era ancora sul veronese e feva
danni, pregando la Signoria nostra volesse levar di
dito territorio, acciò non se irriti più la Cesarea Ma-
iestà a romper le trieve, et dimandò il resto di da-
nari dia aver il viceré, dize da questo stado, poi di-
mandò trata di biave justa la promission fu fata. 11
Principe li rispose : die il campo di spagnoli era pur
sul nostro in brcxana, perchè Brexa ne vien a nui,
ancora che li par di star, ma la ne aspeta, e dil resto
li savii consulteria.
Da poi disnar, fo Conseio di X con la zonta. Fo
dito per cosse de importantia. E se inlese era venuto
a nona dal Doxe a parlarli uno stravestito ; sicché in
la terra vien dito si é su praticha di far aoordo con
Franza, e la praticha é in piedi, e con Ferara ben si
convicina, e fo dito quel Ducha ha bon animo esser
in liga con il re di Franza et la Signoria nostra, et
lui esser in quella nominato.
Fo fati Capi di X, per dezembrio, sier Hironimo
Contarini fo capitano a Padoa, sier Hironimo Querini
fo Cao dil Conseio di X qu. sier Andrea, et sier
Zorzi Pixani dotor, cavalier, fo consier.
A di ultimo Novembrio, la matina, vene in Cole- 205 '
gio Jacomin di Val Trompia fidelissimo nostro^ qual
vico di quelle valle di brexana, e si dice é venuto
per oferir homeni etc, per aver Brexa.
Vene T orator yspauo solicilando il Iqvar dil
campo nostro dil veronese, e di danari dil viceré per
la Irata di formenti li fo concessa, e slete longa-
menle in Colegio.
Da poi disnar, f9 Pregadi, et leto molte letere,
fra le qual:
Di Vicenzo Guidato secretario nostro a*
presso il viceré, date a Sonein^ a dì 26. Come
dito viceré andò a Soresina con il signor Prospero
Colona^ il marchexe de la Paluda, conte di Santa Se-
verina e altri signori dil campo per esser a parla*
mento con il ducha Maximian Sforza, qual dì Cremona
vene li con zercha 600 cavali tutti a una livrea ve*
siiti. E li si feno le debite acoglienlie, sleteno insieme,
el rasonato alquanto, esso Ducha col viceré soli apu*
zati a una finestra, et in una camera loro do disnono
insieme. El qual Ducha si spogliò di uno zipon d'oro
r havea indosso di gran valuta e lo donò a uno bu-
fon dil viceré, e poi si parti e tornò a Cremona, et
lui viceré con il secretario nostro et quelli signori
rilomono a i loro alozamenli a Sonzin, dove stanno
a aspetar la resolution di la Liga di Roma, quello
sarà. Scrive, dito Ducbeto disse a lui secretario, come
r era servitor di la lUuslrissima Signoria, pur ohe
quella stagi ben con la Cesarea Malesia et il Catholieo
re. Scrive dito Ducha é di anqì 22, palido nel volto
et di statura
Di Zuan Jacopo Caroldo secretario nostro
apresso il cardinal Sedunense sguizaro^ date a
Cremona, a d% 26. Avisa il suo zonzer li con il
prefalo cardinal per esser a parlamento con esso Du«
cheto ; el qual cardinal voi mal a* spagnoli, fece in iti*
nere varii coloquii, monslra amar la Signorìa nostrai
dicendo spagnoli voriano che sguizari fusseno con
loro ma non li haverano, et disse eru sia mal aver
36"?
MDXII, DICEMBRE.
368
levato il nostro campo dil brexan, perchè, s' il sleva
saldo e stando li sguizari Termi, spagnoli erano ca-
zati; e altri coloquii ut in litteris. Etiam scrìve el
vescovo di Lodi é venuto da Milan H a Cremona dal
Ducha, e el Ducha si ha dolesto con lui che l'ha dis-
sipato una extremità di danari auti da milanesi et
aver mal quelli minìslradi : el vescovo rispose non
era vero e aver il conto di tutto.
Di campOjpiù lettere fo lete dil provedudor
Capello, V ultime di le qual de 29, da Banchi.
Voria tuor V impresa de Lignago, e li basta l' animo
di averlo, etiam Verona, volendo la Signoria si vadi
col campo; e altri avisi di le oceurentie dil campo
zercha zente d' arme e danari-
Fu posto una parte zercha i scrivani, mandi tuti
li debitori a palazo, e il modo ut in parte, posta
per tutti i savii. La copia è questa (1).
206 Dil mexe di Dezembrio 1512.
A di primo inlroe tre consieri a la bancha di
sora di là da canal, sier Domenego Benedeto, sier
Ilironimo Duodo nuovo, et sier Bragadin, Cai
di X, sier Ilironimo Contarini, sier Ilironimo Que-
rinì, et sier Zorzi Pixani dotor et cavalier.
Vene V orator yspano conte di Charìati, solici-
tando li danari per quello avea aver il viceré et etiam
si lievi il campo dil veronese, al qual li fo dito, per il
Principe: il campo non li feva danno alcuno, et cussi
chome spagnoli sta sul brexan, etiam il nostro poi
star li, perchè questa non è causa di romper la
trieva, qual dal canto nostro volemo observar, etc.
Veneno li tre oratori di Crema, a li qual, per il
Principe, li fo dito la expedilione sua nel Senato di
capitoli porli etc. Ringratiarono la Signorìa, dicendo
è sviserati servitori. È da saper, dicti oratori erano 4,
ma domino Bortolin da Temi, zonto con li altri a
Verona, todeschi lo releneno, dicendo voler che 1
pagi certi danari per danni fati per lui etc, alias.
Hor li tre fonno lassati andar, et veneno in questa
terra dil mexe passato, come ho sento, ebeno au-
dientia, i qual e questi nominali di sopra, però qui
non farò altra replicha reportandomi a lo nome loro
scrito di sopra.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta,
senza el Colegio, per far 4 di zonta al Conscio pre-
dito che manchavano, et è tre in loco di soprascriti
intrati consicri, et di sier Hironimo Querini inlrò
dil Conscio ordinario. Et al primo scurtinio, tolti 39,
1) MiAcA nel tosilo.
rimaseno sier Lunardo Mozenigo savio dil Conseio
qu. Serenissimo, et sier Alvise da Molin savio dil
Conseio ; al secondo sier Lucha Zen procurator et
sier Nicolò Bernardo fo savio da terra ferma nuovo ;
cazete sier Zorzi Emo fo consier, sier Crìstofal Moro
fo podestà a Padoa et altri con titolo.
Di campo, fo lettere di sier Polo Capello el
cavalier, provedador general, date in veronese,
a Ronchi, a dì ultimo Novembrio, hore . . . Nulla
da conto, pur il sumarìo noterò di soto.
Di Bassan, fo letere di sier Francesco Duo-
do podestà et capitano a Bassan. Zercha uno
aviso di una rota à dato il ducha di Geler a Plm-
perador, sicome più difuse scriverò più avanti.
A di do, la matina, in Colegio non fo lassato in* 206 *
trar alcun, né dato audientia per il Prìncipe iusta il
suo solito, e fo dito esser venuto in Colegio per caxa
dil Principe uno vescovo over frate di Bianchi, vien
di Ferara, con letere credential, qual Ducha voria far
acordo con il redi Pranza et la Signoria; tamen fo
aldito con li Cai di X, né se intese altro: sapendo, ne
farò nota. Unum est, il ducha di Ferara convicina
ben al presente, et é quasi un levar di ofese secreto,
e quel suo capitano Bonamigo par non fazi danno a
nostre barche di Chìoza che trova ; pur a Ferara si
voleva armar per certi legni utpatet; si starà a ve-
der. L' armada nostra di Po è ancora a Chioza ca-
pitano sier Andrea Contarini, et non ha però molta
armada.
Da poi vene l' orator dil Papa episcopo de Ixer-
nia, per caxon di le decime dil Papa. 11 Papa voria li
danari scossi, etc.
Vene etiam el vescovo Dolze execulor di tal
dexime, con li Cai di X.
Da poi disnar, fp Conseio di X con la zonta,
Colegio et procuratori. Fo dito risponder a questo
messo dil ducha di Ferara.
È da saper, alcuni zentilhomeni si hanno oferlo
armar galie e andar sopracomito, con questo che vo-
leno dar ducati iOOO a V anno a la Signoria et esser
fati creditori a le Cazude, e cussi di quello doverano
haver poi il suo ritorno, e non al Monte Novissimo,
né voleno titolo di Pregadi, tra i qual è sier Zuan
Contarini di sier Marco Antonio, sier Troian Bon
qu. sier Olavian, sier Alexandro Badoer qu. sier
Zuan Cabrici fo sopracomito, et alcuni altri, et parse
al Conscio di X, dispulala la materia, non acetar il
parlido.
Di campo, dai Ronchi, fo letere di primo, ut
in lilteris. Come veronesi, zoè li cesarei, erano ve-
nuti iterum a proleslarli si lievino; ai qual il prò*
36!)
IIDXn, DTCEUBRÉ.
870
vedador rispose che non se li fa alcun danno, e cussi
come il campo yspano sta in brexana, il nostro poi
star sul veronese, perché etiam todescbi è stati sul
brexan ; e altri avisi come dirò di soto. Et manda
lettere dil Caroldo et dil Guidoto ut in eis^ e di sier
Nicolò Micbiel proveditor ai Urzi nuovi.
Di sier Nicolò Michiel provedador nel ieri-
torio brexan, date a li Urei novi, a dì idtimo
NovembriOj hore 13, Come domenega passata, fo
a di , vene li domino Vicenzo Guidoto se-
cretarlo nostro e uno orator zenoese, é apresso il vi-
ceré. Scrive coloquii abuti con Torator zenoese, per-
ché il Guidoto si trasse da parte a parlar col protbo*
notano Mocenigo, era etiam lui 11 a li Urzi ; el qual
orator zenoese li disse tra spagnoli si diceva ccrtis*
Simo a Roma aversi a far una liga in la qual la Si-
gnoria nostra mai intrarebe, zoé il Papa, V impera-
dor e il re di Spagna, preservando tempo zorni 15
a la Signoria nostra, con una coda che Verona e Vi-
cenza si lassi a Tlmperador, acompagnata la Patria
di Frìul, et darli assai danari. Esso proveditor li ri-
spose: quelli haveano consultato questa materia^over
non r haveano ben pesata, over a volontà delibera*
veno, assignandoli la sincerissima fede, la modestis-
sima volontà et una largissima ragione dal canto di
207 la Signoria nostra; dicendoli altre parole, e che pò-
tria esser che essa , Signoria, havendo cognosuto
ogniuDo, troveria mezo de cnetero mesurare questa
Italia forsi a suo modo, benché io conoscha questo
esser V ultimo suo exitio, dicendo Dio voglia che tal
pratiche non dia principio a la ruina de* cristiani. El
qual orator zurò cussi esser, e si parti, e lo acom-
pagnò di là da Ojo, zoé fino a Ojo. Scrive quelli
spagnoli condutieri e napolitani dicono, si la Signoria
si parte da loro actum est de imperio suo, afer-
mando il suo Re vorà prima saper tutto lo aponta-
mento avanti sotoscrìva. Si duol assai di quella po-
vera terra, che, seguendo le cosse dite, anderà a sa-
cho e ruina et extrema destrucUon, piena di tanti fi-
delLssimi citadini brexani, di tante monache sancUs-
sime, di tanti pupilli, colma de tutto, e 1 residuo bre-
xano poi, quelli terieri che mai hanno manchato di
la devotion nostra, li qual ogni di vien minazali
non solum da li forestieri, ma da li inimici paesani,
che li crepa il cuor. Scrive s' il havesse auto una ra-
gionevol guardia, seria morto insieme coq questi
svisceralissimi nostri schiavi più presto che aban-
donarli, e voi star li fin a Tultimo de condur la com-
pagnia di Schiavelo dal Dedo che é 50 boni fanti in
Pontevico, non manchandoli de ogni pcrsunsione.
Dice metter persone in assedio con parole é dura
/ Diarii di M. Sanuto. — Tbiw. XV,
cosa, e di questo mollo se dubita hessendoli il morbo
dentro; li aria basta T animo far nasser danari per
darli una paga, ma in sti casi non bisogna scoprir i
soi dolori. Scrive non mancherà a quelle tre com-
pagnie é li di balestrieri e corvati, né mancherà in
ogni caso perìculoso di salvarle; ben si duol che
molti brexani, bergamaschi, cremaschi e cremonesi,
i quali sono in dite compagnie, rimanerano adietro
con lo resto. Scrive, pur perderasse qualche camino
per non far mazor perdila. Si duol scriver cussi : pa-
cientia, li animi perversi fanno queste strane occu-
rentie; pur spera in Dio conoscerano la sincera, pura
et bona operatone di la Signoria nostra. Dice monta
a cavallo con le dite compagnie per visitar Ponte-
Vigo, e li porta sai, corde et ojo e tutto quello li
hanno dimandato, et conforterà quel conteslabele é
lì, Hironimo Fateinanzi, e quelli valenti homeni, prò-
metendoli per nome di la Signoria, che non li sera
manchato di alcuna cossa, e tornerà a dormir a li
Urzi. Eri sera li zonse uno comissario dil viceré e
dil gubemator di Brexa, con patente di veder per
tutto quel teritorio quante biave gè sono per torte e
fornir il castello di Brexa ; et volendo lui proveditor,
con ogni mezo, far che niuno vedi come stagi li Urzi,
li dete bone parole ; subito spazoe al (luidoto che 307 *
operasse col signor viceré che in quel locho si
obviasse tal cercha. Sta matina vera la risposta, o
aviserà il seguito.
In questa matina, domino Antonio di Pii condu-
tier nostro vene in Colegio, venato di campo, e di-
mandò licentia ; non voi più far il mestier di le arme;
non é honorato in campo come el doveria, é soldato
e condutier vechio nostro. Il Principe li usò bone pa*
role e lo commise a li savii.
A di 3 nulla fu da conto in Colegio. Solum fo
dito eri sera, et ozi, esser avisi in la Signoria che Mi-
lan é in arme, perché vedeno il suo Ducha non ve-
nir di longo in Milan et esser sbefati da spagnoli ;
siche s^uirà qualche novità.
Da poi disnar, fo Colegio di savii ad consu-
lendum.
Di campo, vene do man ìetere di 2, hore 20
et 22. In la prima, avidi auti dal Guidoto, come ve-
nivano ^0 lanze yspane in veronese per intrar in
Verona. In T altra, di esser zonte le dite lanze, et li
alemani a Valezo et Villa Francha, unde lo illustre
governador nostro voria andarli a trovar e farli
fuora e non aspetar tempo. Et a Verona é sta fato
consiglio, non veleno entrino in la terra : siche spaza
esso provedador Capello a la Signoria per saper
24
371
UbXUy DICEMBRE.
372
quello voi si faziy o andarli a trovar o levarsi de li
et venir a Ixola di la Scala, più vicino al ponte falò
sopra TÀdexe; e in questo mezo hanno ordinato
tutto il campo mandino i loro cariazi su el cologne-
se, per rislar più a la liziera, per uno efecto et per
r altro; e altre particularilù.
Di Crema^ fo letere di sier Nicolò da cha'
da Fezaro proveditor. Come si provedi lì, e vien
molto minazata da' spagnoli quella terra, et il signor
capitano di le fanlarie e li, fa provision e fortificha la
terra. Item, voria andasse suso el capitano electo in
Crema ; e altri avisi.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prò-
viditor, di 27. Di provision fa de lì, e raeter vi-
tuarie in la Capella, e il bergamasco é in fuga, tulli
corcno in la terra, perchè spagnoli è sul bergama-
sco parte di le fantaric alozate, e lo consuma di vi*
tuarie etc.
Dil Guidoto secretarlo nostro, da Sonein, di
primo. Come spagnoli ò sul bergamasco e fanno vi-
sta voler tuor Trezo che è in man di francesi ; e dil
partir di parte per veronese, e coloquii auti col vi-
ceré, qua! si duol si non seguirà l' acordo a Roma, e
sta a veder come seguirà la Liga, perché non se-
guendo, converà esser contra la Signoria, bendié abi
letere del suo Re che non voi romper la Liga fata
con la Signoria. Però la Signoria non doveria iritar
la Cesarea Maiestii né tenir il campo sul veronese ; et
come Tanderia verso Milane voi mantenir Tcxer-
cito suo e mandar parte alozar sul bergamasco, fin
vengi avisi di Crema. Item, dil Charavaial partito
per Verona, con quelle lanze.
208 -^^ Caroldo secretano, da Cremona, a dì
primo. Come é li col cai*dìual Sedunense, el qual
cardinal é stato in coloquio col Ducheto, e partirà
per Vegevano ; eUam il Ducheto partirà per Pize-
gaton, poi Pavia, e II aspeterà la venuta dil Curzen-
se. Item, come cremonesi haveano zuralo fedeltà a
esso Ducha. Item, di la morte dil zencral di bian-
chi di Landriano 11 a Cremona, qua! ha governato
assa* anni la persona del Ducheto. Questo fo a Mìlan
e vene lì a Cremona, amalosse, poi si tien sia sta to-
sichato ; li e sta fato degnissime exequie. Item, Il ve-
scovo di Lodi è pur li a Cremona venuto, per aver
certi danari aspeta da Fiorenza. Item, che il castello
nel qual é francesi ha Irato a la terra ; ma tien si te-
nirano pocho perché non hanno victuarie a suFicien-
tia e hanno poco vino; e altre particularità ut in Ut-
tetis.
É da saper, eri nel Conscio di X, fu fato Cao dì
X, in locho di sier Hironinio Querini, é amatalo, sier
Alvise Dolfin fo consier, novo. Item, sier Lucha Zen
procurator andò in rcnga, ringratiando esser sta
electo di la zonta dil Conscio di X, et che l' era ve-
chio di anni, non poteva star tardi, etpoi justa le leze,
per esser debitor non poteva venir in Pregadi, per-
ché non ha da pagar le so lanse, e tanti anni é stato
al governo publico, però pregava fosse acetà la sua
scusa che *1 refudava di la zonta, perché, come pro-
curator; sempre poteva venir; e cussi fo messa la
parte di acetar la soa refudason. Ave 7 di no, et fu
preso di acetarla, e si farà in loco suo.
In questa matina fono aldìti in Colegio li lesigna*
ni, quali molti dil populo é qui che si lamentano dil
provedador sier Sebasiian Zustinian el cavalier. Et
parlò uno Matìo , per i populari, et era
per li nobeli sier Thomaso Grificho, qual etiam lui
disse alcune parole contra essi populari ; et non fo
deliberà altro, e il Colegio si levoe.
A di 4 la matina. Fo letere di campo dil prò*
veditor Capello, di S, dai Monchi. Come erano
venuti 800 cavali spagnoli a Villafrancha e Valezo. £1
govemator, o voi levarsi e venir di qua di V Adexe
overo andarli a trovar e taiarli a pezi^ perché dove é
il nostro campo alozato disordinato stanno mal e
con pericolo. Item, aver mandato Tartellarie e cha-
riazi di qua di V Adexe sul colognese, et esso prove-
dador é stato a veder il ponte, e dice la soa venuta
é sta bona, ha fato restituir certi animali tolti per
nostri soldati etc. Item, dimanda danari per pagar
le zente ut in litteris, et aspeta bordine di la Si-
gnoria nostra quello habi a far il campo. Item, che
1 vescovo di Trento voria spagnoli ìntrasse in Ve-
rona per segurtà di quella terra, e veronesi non
voriano, e li mandano vituarie fuora a dite zente spa-
gnole et alemane.
Di Zuan Forte condutier nostro, drieata al 208'
proveditor Capéllo, data in una villa nominata
Come é passa per T Adexe alcune barche
con formenli, in tulo stera 5000, vano a Verona con
patente di la Signoria, e una barcha di spiziarie; e
che do barche carge di feramenti e azalli venivano
a Veniexia, veronesi, zoc a Lìgnago, non li hanno
voluti lassar passar.
Da poi disnar, fo Pregadi per deliberar dil cam-
po ; et leto le letere notate di sopra, et tre di sier
Nicolò Michiel proveditor in brexana di campo, Cre-
ma, Bergamo, Cremona e Sonzin.
Di Bassan, di sier Francesco Duodo pode*
sta et capitano, fo leto letere, di primo. Come era
capita li uno merchadante venctian nominato in le
letere, qual andava in Fiandra, e zonto a Yspurk, non
373
U0Xir, DICEMBRE.
874
potè andar avanti, perché V intese le strade erano
rote, perché il ducha di Geler havea dato una slreta
a r Itnperator, qual era fuzito a Cologna con 400
cavalli; et manda in nota la stoa deposiiion, ut
in ea.
Di Buigo, di sier Polo Vaìaresso provedi-
ter, di Come ha, per avisi, il ducha di Fé-
rara, con do brigantini e una fusta e altre barche ar-
mate era partito di Ferara, con assa* persone, e an-
dato si dice verso Comaehio, chi dice altrove; et
che era tre di, non potea passar niun di là né di
qua di Po.
Di Mantoa, di Paulo Agustini, Ai,., Avìsa
ooloquii abuti con la marchesana di Mantoa, qual
dice suo fratello voria esser fiol di questa Signoria
et aver intelligenlia insieme, et di certo prior di la
Certosa» che di Ferara vien a Venecia.
Di Zuan Piero Stella secretario nostro a-
presso sguijgari, date a Lucerna,più Teiere de* 17^
19^ 2à et 25, Zercha la dieta fata per aldir la soa
exposiUone, e li capitoli presentali per la liga voi far
la Signoria nostra con loro, qual loro li hanno refor-
mati ad altro modo ; et manda la copia di una et l'al-
tra man, e sono numero 13. Sguizari voleno far ami-
citia et inlelligentia e non liga, e voleno raynes 1000
per Canton a l' anno, e non esser contra il Papa e lo
Imperador ma altri si, et è quello voleno venen-
done a servir etc. Letere longe di coloqui hinc inde,
e li hanno dati questi capitoli, dicendo, si la Signo-
ria vorà hene quidem, e redurano la soa dieta per
far la conclusion, etc.
Di sier Daniel Dandolo proveditor di Salò,
fo letere, di 30. Come el Gorleto era venuto eri e
passò per Rivoltella, con zercha 40 cavali, menò via
alcuni bestiami et 4 homeni, li altri tutti passono per
la via di Chastion, zoé li todeschi che vano a la volta
di Verona, in gran pressa. Uno capitano spagnol tor-
na a Verona con 800 cavali, con mal animo contra
la Signoria nostra, e cussi spagnoli come todeschi, e
quanti soldati marcheschi trovano li spogliano; in
Brexa fanno assa' danni, sachizato phì volte la piaza.
Item, 11 é alozata la compagnia dil conte di Pitian,
dì cavaK lizieri, capitano domino Alfonxo Greco ho-
mo da ben, alozato in la terra.
209 Fu, poi leto le letere, il Principe con la Signoria
e i Cai di X in cheba, per lezer alcune letere venute.
Steteno zercha meza bora, poi chiamono el Conscio
de X con la zonta ordenaria e li procuratori dentro,
dove steteno un poco, poi tutti ussino senza aprir
altro al Consejo.
Fu posto, perlisavii lutti d* acordo, manchava
sier Marco Bolani, sier Lunardo Mozenigo, sier Za*
charia Dolfin savii dil Conseio, una letera a sier Polo
Capello el cavalier proveditor zeneral in campo, che
dovesse col campo passar di qua di TAdexe, e star
sopra il cologoese e 11 intorno ussito, et voglii tenlr
fermo il ponte. Item, se li manda danari quali ve-
dino di mandarli a Crema, e per il campo se li prò*
vederà di mandar etiam danari. Et sier Vetor Mo-
rexini, è proveditor sopra le pompe, andò in renga
fece uaa renga che nulla valse; non voleva i ve*
nìsse di qua, fo breve, et niun di Colegio li rispose,
perchè poco si parla al presente in Pregadi. Andò la
lettera, ave 50 di no, il resto di la parte, e fu presa.
£1 yeneno zoso zercha a hore 2 e meza di note.
Fo mandati in campo per li cassieri ducati 1500.
A di 5 domenega. Fo letere di Ruigo, di sier
Polo Vaìaresso proveditor. Come ha aviso 11 duca
di Ferara esser tornato a Ferara, e altri avisi, sico-
me dirò di solo.
Di Chioeay di sier Andrea Contarini capi-
tano di Po, di eri. Dil zonzer li con Tarmata, stato
a Ravena justa i mandati di la Signorìa nostra per
tuor quelli burchii 1 9 é 11, su li qual si doveva far
il ponte per passar Po le zente dil Papa; el mandò
do barche longe con alcuni valenti homeni per tuorli,
i qual da quelli di Ravenna ò sta presi e retenute le
do barche predite e malmenali ; poi esso capitanio
con l' armada se tirò per ritornar a Chioza et fo
asalli da 1 50 schiopeticri francesi, e si non u^iva
in mar, Tarmata havia danno; e con faticha e gran
fortuna é zonto a Chioza con tutto il resto di Tar-
mata salva, sicome di solo noterò il sumario di dite
sue letere.
I Da poi disnar, fo Gran Conseio. Fati 3 consieri
di qua da canal : sier Piero Marzello con titolo, et do
nuovi, sier Hichiel Navajer fo govemador, e sier Hi-
ronimo Querini fo Cao di X el luogotenente in la
Patria di Friul, justa il solilo per 4 man di eletione.
Rimase sier Lucha Trun fo Cao di X, da sier Fran-
cesco Capello el cavalier fu proveditor zeneral in la
Patria di Friul, di assa' balote, e altre voxe fo fate
justa il solito farsi, e il Trun refudoe poi.
Fu posto, per li consieri, exoepto sier Francesco
Zuslinian si chaza et é in suo loco sier Augustin Pa-
squaligo Cao di XL, e li Cai di XL e sier Francesco 309*
Orio Tavogador in loco di, Cao di XL: che hessendo
sia electo in li zorni passati orator al Signor Turco
sier Antonio Zuslinian el dolor, qual acelò alegra-
mcnte, poi é sia electo capitanio in Candia, e perché
andando orator al Signor Turclio non polria al tem-
po andar al suo rezimento, però Tanderà parte : che
375
IlDXUi DICEMBRE,
376
al dito sia concesso che» ritornato el sarà di dita le-
gatione, allora comenzi il suo tempo di andar a la
dila capitaniaria, non obstante alcuna parte in con-
trario. Ave una non sincere, 196 di no, 1112 di si,
e fo presa. Et nel venir zozo di Gran Consejo, sopra-
vene lettere dì campo e di altrove, e la Signoria si
roduse in Colegio per aldirle, vidélicet:
Di campo, dil proveditor Capello, di 4, hors
13, da Ronchi, Manda una letera ha auta il conte
Guido Rangon da Roma di io, per la qual si ha : che
a di 25 esser li a Roma sta publicà la Liga in Santa
Maria dil Popolo, presente il Papa e cardinali 15, et
il cardinal d'Ingaltera cantò la messa et frate Egidio
fece una oralione, e li capitoli è ut in ìiiteris : e
r Imperator promele levar li todeschi di Ferrara e
intrar nel Concilio dil Papa, et si lassa luogo a la Si-
gnoria a iutrarzorni 15, non intrando se li sia con-
tra, il Papa e Tlmperador tra li qual é la Liga, e se
adimpissa li Liga di Gambrai quanto a Tlmperador.
Spagnoli non sono nominati, ma ben li oratori erano
li, e il Curzense non ha voluto andar come cardinal
ma con rocheto da vescovo e steva in mezo do car«
dinali. Item, ù partilo il Stafileo episcopo di ,
vìen a la Signoria a intimar e protestarli la entri ; e
altre parlicularità. Sono di 25 et 29. La copia sarà
qui avanti.
El qual conte Guido in questa terra zonse et vo-
lea audientia a bore 5 in palazo; non la potè haver
fin la malina.
Di Crema, Bergamo, Urzi nuovi et Sonzin, dil
Guidoto fono etiam lelere, il sumario noterò più
avanti.
Di Bergamo, vidi letcre di sier Vetor Li-
pomano, di 29. Come hanno da Cremona dil Ca-
roldo, il Ducheto dia andar a Pizigalon poi a Pavia ;
spagnoli e venuti sul bergamasco fin uno mio vicin
a la terni ; tuli fuze in la terra, lui dice anderà con
Constantin Paleologo seguro in Crema. Et il prove-
ditor Mosto provede, n»cte vituarie in la Capella.
Tutto Bcrganìo é in fuga, spagnoli minaza di tuorlo,
si fa provision a le porte e in Bergamo. Item, è sta
dito missier Zuan Jacomo Triulzi esser a po' di
monti» et esser pasato uno orator francese vestito a
la todescha per il bergamasco, qual vieu a Venecia.
Scrive, ha dato 20 bote di vin e formenlo di raxon
dil vescoado per meter in la Capella, e fatosi far le-
tere di cambio ; etiam datoli danari ut in litleris.
Copia di do letere di sier Andrea Ccntarini 310
capitano di Po, date a Chioda in parto, a
dì 3 Desfenìbrio 1512, hore 3 di note, dri-
gate a sier Marin Contar ini suo fioh
Come a di 27 Novembrio, bore 19, parti con
Tarmada Thavea di Qùoza e andò a Brondolo, e de
li si levò a hore 10 di note con barche do, con tanto
caligo che non si vedcano Tuno con Paltro, e subito
si perseno, e la note, zercha hore 3, sorse som Ra-
vena, non sapendo però dove el fusse sorto, e la
matina a di 28 mandoe el copano in terra per co-
gnoscer dove erano. Feze chiaro al levar dil sol, e si
trovoe come ha dito sopra Ravena ; 4 barche longe
li vene contra, quale erano intra in porto la note, e
haveano menalo molti pasazieri e maxime da Rave-
na, quali sapeva la causa dil suo venir li, e feze in-
tender a quelli di la terra, benché etiam il tutto
sapevano za boni zorni, el mandò Lorenzo Quarto
suo secrelario in terra con lettere drizate a Hironi-
mo Bariselo per bordine Thave di la Signoria, al qual
era ricomandà ci trazcr de li burchii 19, é li, nostri.
Rispose largamente volerlo far e trazerli, dicendo el
capitano di balestrieri non esser in la terra e lo faria
certissimamente, e tene il secretarlo a disnar con lui,
e perch'el tardò a ritornar, esso capitano retene fuora
dil porto zercha barche 9 carge de sali e merze, per
do efleli : l'uno per dubito non fusse retenuto dito
secretarlo, Paltro darli causa i lassasse trar diti bur-
chii nostri fuora, non facendo però dimostraziou al-
cuna, ma solum fenzcr di voler veder la bolela come
far si solevano. El zorno nulla si potè far; volse dito
Ilironimo Barisello si facesse la note, con dir ch*el
restarà fuora di la terra e darà modo a li patroni di
trazer fuora. La note mandoe esso capitano una bar-
ella a la guarda, capo Vìcenzo , qual a hore 8
li menò ci canzelier dì dito Bariselo, dal qual ave una
sua poUza data in burchio a hore 3, e dize avere
schandaziando Taqua esser bassa e non poter trazer
dilli burchi se non a hore 1 1, e che li mandi qualche
barcha per aiuto da trar diti burchii che è solo la
terra, dicendo esso canzelier non esser alcun peri-
culo, e ch'el capitano de' balestrieri non si trovava
in la terra nò alcun fante, solum alcuni cavali che
vano a la scolla. Tamen esso capitano era in la terra
e andà a la scolla con bon numero di cavali, schio-
petieri e fanti e hanno trapolado do barche longe 310*
ch'el mandoe per tal effetto, capi li compagni di
stendardo Vicenzo Scapolo, Taltro è in prexon con li
patroni, il resto sono in libertà. Ogniun dize questo
877
UOXII, DICEMBRE.
378
Barizelo haver fato il tratà dopio; la Signoria l'ha
drizado a lui con letere di sier Marin Zorzi. Et inteso
che rhebe di tal retenzion, feze relirar le 9 barche
di sali e altre merze e reinurchiarli fino in Primier.
E questo fo a di 39 bore 23. È 11 alcune altre, al nu-
mero di 18, consegnade al patron di le barche che
Tba expugnade contra lì mandati soi ; e questa note
hanno dado modo a tuti quelli di sali se ne vadi suso
in Primier, e alcuni rimasti fatoli comandamento le
conducano con loro, e li remurchiò fuora dil porto,
ma poi questa matina li lassono andar, e fornìdo di
spogliarli. Scrive credeva zonzer li a Chioza avanti
sera, e voleva retenir li diti patroni e zerchar le ro-
be tolte; ma é zonto a bore 3 di note e loro a una
bora zonseno. Scrive il tutto a la Signoria di tal de-
subedientia. É stato in Primier da di 39 fino ozi con
non picolo pericolo, e ben visitato da scbiopeti li ba-
tea atomo di quelle rive, e bora fo che sì vate a mal
porlo, e più fortuna li feva li soi che li inimici. Idio
laudato che è zonto 11, e desidera aver lìcentia di
disarmar.
Dil ditOy iviy adì 4 hore 24. Come, per tem-
po, non hessendo partito barcha, ha relenulo la so«
prascrita letera. Scrive ozi al far dil zomo andò in
terra, e ave lettere di la Signoria di primo, con certo
aviso incluso ch'el ducha di Ferara era a Volane con
l'armada, zoé do fuste, do brigantini, do barche lon-
gè e molle piccole, con bon numero di fanti e cavali
per passar in Po per trovar esso capitano con Tar-
mada. Tìen non sia restato di venir si no per il tempo
contrario per mar, perché per fiumare era la via
longa, e se lui stava doman in Primier, certo dito
Ducha lo veniva a trovar, et era perso. Questo di le
barche erano in fuga, e quando vene zuoba a bona
bora, a di 3, a le rive alcuni schiopetieri, si messeno
dite barche dal canto di Ravena per dar in terra
etiam Cìbeschin era perso e toleva el cuor a la zur-
ma, né era de opinion si ussisse di Primier, e cussi il
peota, tamen esso capitano volse ussir al tutto, e
poco da poi zonto li a Chioza, si messe fortuna che
s*el si trovava di fuora in mar, era perso con Tarma-
da. Etiam é sta ventura a li patroni lì burchii non
siano lassati, perché quella notte che lui capitano in-
trò in Primier, non bisognava diti burchii reslasseno
in mar con tanta fortuna che imposibele era a starvi
e tutti se ne andavano in terra, ifem, la Signoria
scrive Dìanderà '/2 paga per la fusta di Lucha Bon
con ordine lo seguissa, ma tien non bisognerà più
armaria e li danari sarano sparagnadi.
Copia di lettere aule di eatnpo^ date a dì 5 di ^11
Novembrù), qual gonjseno questa note^ et è
date a Banehi. Scrive Pietro Spólverin.
Come a di 4, zercha mezo zomo, fo deliberi pas*
sasseno il ponte fato sopra PAdexe lì cariazi dil cam-
po, et verso sera paserà la mazor parte di diti ca-
riazi. Era eticMt reduti molti homeni d'arme per pa-
sar, et vi andò al ponte lo illustrissimo goveraador,
proveditor Capello, li executori e il colateral Bataion,
e fu vietato lì homeni d' arme passasseno, imo fono
fati ritornar a loro alozamenti. Era assa' numero di
boj, vache, cavali e cavalle da soma per passar, i quali
erano sta butinati, ma fonno fati restituir di chi era-
no. El conte Guido Rangon era alozato a Malavesina,
é venuto qui in Ronchi poi. A di 4 vene certeza spa-
gnoli non erano venuti a Villa Francha, ma ben ve-
nuti in Riviera di Salò, et a Ponti et a Monzaban
300 lanze erano alozati, etiam quelli todeschi erano
prima in Vei'ona, et poi con loro ; ma li vene una
stafeta a essi spagnoli ritornasseno subito in Riviera.
Cussi ritornono, et si rìtreteno ad alozar in Riviera.
Il resto di spagnoli è alozati parte sora Ojo e parie
in Bergamascha. A di 5 poi scrìve nulla si fa ; si sii
a' feltroni, altri stentano, e chi ha mal sua posta. Quelli
di Verona hanno mandato cassoni di pan e altre vi-
tuarie a Villa Francha e Valezo per la venuta di spa-
gnoli ; ma li hanno fati ritornar in Verona^ et li si
vendeva.
A di 6 fo San Nicolò. Il Principe, justa il solito, ^1V>
vene a mossa in la capella dil palazo. Era con Soa
Serenità il Colegio solo e do procuratori, sier Anto-
nio Trun e sier Thomà Mozenigo, et compita la mes-
sa si redussc in Colegio. È da saper, li oratori Papa
e Spagna non vengono, come veniva, in Colegio.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto lettere dite di
sopra.
Di Crema, dil capitano di le fantarie, dri-
zata al suo cangelier è qui. Zercha sier Nicolò da
Pexaro iiroveditor non si contenta di lui, et si man-
di uno altro. Item, fa bassar le torre e gran prov-
vision, e si mandi danari per pagar li fanti, alitef
non starano.
Di sier Nicolò da Pexaro proveditor^ di
Crema, di Come si provedi di danari ; et di
la paura hanno non vadi il campo li di Spagna, e si
mandi compagnia al governo, ut in litteris,
i; U eurU 2iV èbiaiica.
/
879
UDXII, DICEMBRE.
380
Di Bergamo, dilprùvedttor Mosto, di
Spagnoli é alozali sul lerrilorio 11 vicino uno mio: ha
fato, bergamaschi hanno Irovà 300 homeni per porti
a custodia per 10 zorni, benché essi bergamaschi
volevano solo 150 per porla. Item^ ha mandato
per 500 homeni fidolissimi di le valle; e provision el
fa, etc. E voleva mandar alcuni danari a Crema, ma
non poi.
hi Sonein, di Vincenzo Guidato secretano
nostro^ di ,, ., Coloquìi auti col viceré, el conte di
Santa Severina, el marchese di la Padula, e Lunardo
Bibiena, a^o erano loro 4, zercha sta liga si fa a
Roma ; et scrive le parole usate, è mal la Signoria
non si acordi con T Imperador e li basteria l'animo
al viceré di adatar la cossa. Item, il Ducheto é pur
a Cremona, né si parte.
Di Urei Nuovi, di sier Nicolò ilichielpro-
veditor, di 2. Come ha scritto al provedilor in
campo, dove el dia intrar, o in Crema o in Ponlevi-
go, che Tubedira, e intrerà in Ponlevigo, dove è
smorbato, e li bisogneria 300 fanti, e non é li solum
150, tamen non ha risposta. Quel loco di Urzi é
molto minazato di meterlo a sacho da' spagnoli ; é
gran pechato per li poveri brexani è li e povere do-
ne eie. Item, come eri a Sonzìn fo fato una crida,
luti li milanesi siano a soldo de chi si voia, debano
andar a Milan soto pena di rebelion e confiscation
dil suo. Item, intrando in Ponte Vigo, voria alman-
co ducali 600 per poter dar le page a II fanti.
Dil capitano di Po^ da Chioza, Fo leto letere,
notate di sopra.
212* Fu poslo, per li savii, una Icfera a li oratori no-
stri in corte, in excusalion di quello è seguilo a Rave-
na e la retenlion di le nostre do barche longe, el ha-
veano manda a fuor li burchii ; qual Soa Santità avea
dito non achaderà etc.
Fo leto letere scrite per Colegio al capitano di
Po imputandoli di quello havia fato ; etiam letere
scrite al podestà di Chioza debbi far comanda-
mento a tutti ha robe ut supra le apresenti sub
pcena etc. E far insieme col capitano proceda con-
tra di loro.
Fu posto, per i consieri, dar il possesso dil ve-
scoado di Cherso e Ossero al reverendissimo domi-
no Andrea Corner di sier Zorzi el cavalier procura-
tor, justa le bolle aule. Fu preso.
Fu posto, per li savii, dar licenlia a sier Sigi-
smondo di Cavali, sier Lunardo Emo e sier Alvise
Bembo proveditori executori in campo, che venga-
no a repatriar. Fu presa ; ave poche di no.
Fu posto : che sier Zuan Vituri proveditor di
stratioti, qual é in questa terra, torni in campo pro-
veditor ut supra, e cussi come prima havea ducati
60 al mexe per spexe, li sia azonto fino a la somma
di ducali 80 al mexe, et vadi via. E da m6 sia preso :
che a di 15 di l'instante a Padoa sìa fato la mostra
zcncral di tutti li stratioti, presente esso provedilor,
el colaleral zeneral et li rectori di Padoa. E fu presa.
Et licentiato il Pregadì a bore 93. restò suso il
Conscio di X con la zonta, Colegio e li procuratori,
fin bore 3 di note per cosse de imporfantla.
È da saper, in le lettere di Roma di 25 mandate
al conte Guido Rangon, notate di sopra, olirà quello
ho scritto, è come con gran jubilo per Roma a di 25,
poi cantato la messa e fato uno sermon per frate
Egidio, nel qual si conteniva tre parte, in la prima
laudava T Imperador come difensor di la Chiexia ; in
la seconda laudoe papa Julio usque ad astra^ di-
cendo, super aspidem et hasiliscum ambulàbis
et eonculcaìns leonem et draeonem; in la tertia
exortando li potentati cristiani a far union contra in-
fideli, poi andò suso uno secretano dil Papa, el pu-
blicò li capitoli di la liga tra il Papa e Imperador,
et manderà li capitoli; ma questo è il sumario : che
r Imperator sìa contra Alfonso e Ipolìto di Ferara, e
debi levar li presidìi Tha in Ferara, e perchè in la
liga fata tra il Papa, la Githolicha majestà et Signoria
di Venexia r Imperator non introe, e questo per la
discordia l' ha con la Signoria, però il Papa, volen-
do acordarla ha fato certi capitoli, quali volendo la
Signoria li possi acetar fra certo termine, qual pas-
sato, se intendi reintegrar la Cesarea Maiestà juxta
li capitoli di Oimbrai, al qual favor e ajuto il Papa
li da e promete le forze temperai e spiritual. Item,
se hnbi a dar li confederati e aderenti fra certo ter-
mine. E che fu fato gran feste per Roma di questo;
era da 300 epìscopi et 1 5 cardinali, li oratori yspani,
e non nomina li veneti. Ifem, il Curzense, come ve-
scovo, era di zambeloto roan in mezzo dil cardinal
Corner e Saul!. Poi, per la letera di 29, come è an-
dato a la caza eri il Papa e il Curzense, domino Pie-
ro d'Urea, il signor Alberio da Carpi e Andrea dal
Borgo; ma sono andati più presto a tralar di cazar
altri etc. Mandano a la Signoria el Slafileo con duo
di oratori sguizari, a protestarii e inlimarli entrino in
dito acordo.
Fo leto in questo Pregadi una lettera di la co-
munità di Bergamo, di 30, Come spagnoli sopra
quel territorio fanno danni, alozati a Roman e Mar-
linengo e venuti uno mio apresso la terra, e volcno
viluarie, minazandoli venir in Bergamo, sicome per 2J3
letere dil proveditor la Signoria è avisata : per tanto
m
UDXn, DlCEIfBRC.
382
loro, oome iìdelissimi, hanno trovato li danari e Tato
500 provisionati per 10 zorni da custodir le porle ;
prega la Signoria li ajuti, e si raccomandano.
Di Crema^ fo letere di Damenego de Malo
vice colateral drijgale, alproveditar Capello in
campo. Scrive si provedi, aliter le cosse di Crema
anderà mal, perché il capitano usa stranii modi con
le fantarie, le qual si volea partir per non esser pa-
gale : per tanto se li mandi danari etc.
A di 7 la malina fo letere di campo eri sera
hessendo Conscio di X suso, di 5, hore 3^ et di
6 hore 18y venute ozi. Come ha ricevuto Thordi-
ne di levarsi, et scrive non poter alozar a le rive di
qua per non esser alozamento, e starano a veder.
Spagnoli e todescbi sono al solilo a Yalezo e Villa
Francha; manda letere aule dal Guidolo e scrive
zercha le zente d' arme etc.
È da saper, eri malina, hessendo venuto il conte
Guido Rangon la note né volendo mostrarsi, fo
mandalo a trovarlo Zuan Batista de Vedrìani acciò
dicesse quello el voleva, qual disse e referl con li Cai
del Consejo di X, e ritornò in canipo. Fo dito intra-
venendo lì Benlivoii foraussiti di Bologna, nescio
quid.
Di campo, se inlese di una crida Tata a Cremona
che lutti li soldati cremonesi e milanesi, erano a soldo
de chi se voja, dovesseno ritornar a caxa loro, sotto
pena di rebelione, ut in proclama.
Fo in Colegio l'oralor yspano con i Cai di X e
siete assa*. Promesse far levar le zenle di la riviera
di Salò, et fé' varii coloquii, nesdo quid.
Fo terminato in Colegio a bosolì e balotc : che ai-
coni burchi di sai che per li proveditori dil sai erano
sii cargati per mandarli a Bergamo e Crema, quali
vanno per Po, che in questi zorni fu sospeso il man*
dar, bora fo deliberà dì lutto il Colegio di mandarli.
È segno che hanno qualcossa il Collegio che intra nel
Consejo di X dì bon etc.
Da poi disnar, fo Coiaio di savii ad consuUn-
dum.
Di campOf di 6, ìwre 2 di note, da Ronchi
fo letere. Come ozi, hessendo in consulto con il go-
vernador, conte Bernardin, sier Lunardo Emo e sier
Sigismondo de' Cavalli zercha passar TÀdexe e tuor
bon alozamento vicino a le rive juxta la mente di la
Signoria nostra, sopravene letere di la Signoria, li
scriveno dovesseno vardar le zenle non fazino dano
dovendo passar di qua ; le qual letere fé' ìezerpubli-
ce: e il governador disse: questo voleno dir, per me
e lì mei, non li vedo altro bordine che redur le zente
d'arme a quartiron e darli li soi pagamenti, e in
quel caxo si potrù obviar, e hanno raxon perché con
effelo sono pessimamente pagate et mancha a pa- 213*
gar 15 compagnie di fanlarie, la prima é domino
Zuan Bernardin da Prato, qual é zorni 45 non ha
auto danari ; farà la mostra e ne casserà alcune. Per
tanto si provedi a li pagamenti e far quello bordine
per laute soe sento. Item^ manda letere ante dil
Guidoto.
È da saper, ozi zonse il fradelo di domino Janus
di Campo l'regoso, che é Doxe di Zenoa, qual, nome
Zuan Baptista, vicn di Zenoa. Dice suo fradello à pre-
so acordo con il re di Pranza e ximarà Doxe di Ze-
noa e averà la Lanterna e conduta da esso Re, e ha
auto letere di missier Zuan Jacopo Triulzi etc. Itemj
le nostre do galie Poiana e Contarina parlino da Ze-
noa a di ^5 per andar a Saona a trovar la conserva
Bragadina, qual a di 10 ave fortuna volendo ìntrar
in Zenoa con le do, perso l'artimon e altri danni, e
tornò a Saona. E hanno auto licenlia da Roma che, par-
tito sia Villa Marin capitano yspano, etiam le nostre
Ire galie si parlino e vengano in Golfo per disarmar.
À di 8, fo il zorno di la Madona. Redulo il Cole-
gio, comenzò alquanto a nevegar, et vene in Colegio
l'oralor yspano el continuò certe parole intervenen-
do li Cai di X. Fo etiam in Colegio domino Andrea
dil Borgo orator dil Curzense, el qual é stato sempre
qui alozato a San Zorzi, et parloe zercha l'acordo si
tralava a Roma.
Di campOi fo letere pur di Banchi, di 7. Nula
da conto: zercha zenle d'arme e pagamenti ; e stanno
11, né ancora sono mossi, e forsi non si moverano.
Da poi disnar, fo Colegio di savii ad consulen*
dum. In questa malina, vene Lorenzo Quarto secre-
tarlo dil capitano di Po, vien di Chiosa, a notifichar
come andò le cosse di Ravena di burchii, eie. E Io
solicitai la licenlia di desarmar esso capitanio eie.
Di Salò, fo letere di sier Daniel Dandolo
proveditor de lì. Come spagnoli haveano sachizalo
tutto el Dezanzan e fato gran danni per quella Rivie-
ra, e altre parlicularita.
Di Chioaay dil podestà. Dil 2onzer li le do
barche longe founo rctenule a Ravena : dicendo quel
governador scusarsi, credeva fosseno feraresi el voi
dar li burchii etc. E hanno spoiato li homeui e toI«
Ioli le arme ; siche è disarmati*
Di Boma^ vene uno corier con letere di 26^ di
oratori nostri^ il sumario dirò di solo. Le qual letere
zonseno a hore 24, e fono Iccte con U savii in ca«
mera dil Principe, e la note pai eonse uno altro co*
rier con letere di 3, pur di Boma utpatet, le qual
tutte letere pieno Colegio fono leclc poi la malina.
383
MDXII, DICEMBRE.
884
214 Sumario di alcune letere venute di Roma, dri-
zate a domino Lunardo Grasso protono-
torio.
Letera data a dì 26 Novembrio. Come eri fo
publicà la liga tra lo Papa et Imperator in la Chìexia
di Sancta Maria di! Populo, dove Tu il Papa : et Tu
fato una oratione per frale Egidio, et lì capitoli é:
cb'el Papa promete a la Cesarea Majestà ogni favor
in spiritual e temporal conlra venetiani, et esso Im-
perador V ha revocbato el Concilio pisano né vi voi
più esser in quello, et si farà a di 3 in Lateranense
la quarta sessione di Concilio. Scrive mercore passa-
to a dì . . in concistorio fo publicà cardinal il reve-
rendissimo Curzense, e lo cappello se li manderà a
Milan.
Questa matina li orafori sguizari hanno parlato
col Papa che non voja esser contra veneliani, perché
sono soi amici e insieme con loro é stato quelli che
hanno cazato francesi de Italia, et potrano etiam loro
farli ritornar, che saria mal. Item, domino Zuan Sta-
fileo auditor di Rota si parti per Venetia per inti-
mar la Liga, et Torator Foscari é in lecto zSi 8 zomi
amalato.
Dil dito, di ultimo. Come questi zomi il Papa
é stato a Hostia con Io Curzense e altri cardinali, e
ha fato fare do chaze. É andato il Papa per dar pasto
a esso Curzense, el qual sederà nel Concilio venere
a di 3 nomine Imperatoris. Se dice qui in Roma
el campo di la Signoria si lieva di brexana, e torna
in visentina. Item, eri domino Santo Querini, per
causa di lite di beneficii, à dato do ferite a domino
Zorzi di Ubertis ; ma varirà ; siche ha vaslato il fato
suo e non sarà altro.
214* Dil dito^ adì 2 Dejsembrio. Come eri tornò
di la chaza il Papa col Curzense stato. CI Papa al-
dilà messa a San Paulo dove fu cantata messa pa*
pale) e fo assai honorevole ; disnò etiam li, et la sera
Soa Santità tornò a palazo. Eri il Curzense mandò
via bona parte di la sua fameia. Doman in luterano
si farà la quarta sessione, e il Curzense per nome di
V Imperator revocherà li alti observali nel concilia-
bulo pisano, sicome iniquo et injusto; lauderà et
obscrverà questo Concilio fa il Papa, e prometerà
non vi esser in quello pisano» Scrive il Papa zercha
redur Maximiano a qualche honesta compositione
con la Signoria, e mal volenliera fa contra la Signo-
ria, e desidera cazar spagnoli di reame.
Dil dito, di 3, hore 23. Come ozi in Laterano
è sta fata la quarta sessione. El Curzense vi é stato
nomine Imperatoris; è sta publicà el mandato au-
tentico de lo Imperator in persona di esso Curzense
a revochar le cosse del conciliabolo di Pisa e a pro-
bare e conflrmare quello è sta fato e si farà in qae-
sto romano; é sta obscrvà questo termine secondo
il stillo de li altri Concilii e sessione fate. E da poi
publicalo lo sopradito mandato, el Curzense andò
davanti il Papa, dove stete per bon spazio de bora,
et in quel instante tolse licentia, benché per avanti
rhavea tolta, e Gnito il tutto del Concilio, esso Cur-
senze non tornò a caxa, mli montò a cavalo in sti-
valelo, e se ne va a la volta di Milano per la via di
Fiorenza. Lo capello se li ha a mandare a Milano. El
Papa é restato per questa sera a San Piero in vin-
aula. E poi in esso Concilio che fo fato e lecto d so-
pradito mandato, fo chiamato tutti li procuratori de
11 prelati quali sono fuora, e furon presentati li loro
mandati ; etiam s'è apresentato quello di la Signoria
nostra in nome dil suo oralor Foscari, per il suo se-
cretano. Se stima avanti Nadal se farà una altra ses-
sione e domino Cristofal Marcello prothonotario farà
la oratione. Scrive manderà la oratione fata ozi nel
concilio per lo episcopo di Molfeta. Item, è sta dito
il campo di spagnoli venir a la volta di Vicenza, e
che presto il campo de la Signoria intrarà in Padoa.
Ozi qui in Roma é stato assa' aqua e fango gran-
dissimo. Item, è col Curzense do vicentini, Antonio
da Trento e Zuaue da Dresano.
Noto. Per altre letere, se intese esser nove a
Roma nel cardinal de Slrigonia hongaro: come tur-
chi h^iveano tolto 7 castelli a hongari. Item^ erano
zonti tre oratori zenoesi a Roma. Item, che di Fé-
rara erano levati li todeschi erano a quella custodia,
per far il Curzense cossa agrata al Papa. Item^ si
ha il Curzense, quando fo a Lucha, li fo donato uno
bazil et uno ramin d' oro e ducati iOOO dentro a
nome dil Papa, juxta la promessa li fece.
Capitoli di la liga ira Julio pontefice IF 215
e Maximiano imperador.
In nome de la Sancta et Individua Trinità, Patre,
Figliolo et Spirito Santo, ad exaltatione et augumen*
to di la sanctissima fede, pace e quiete de la repu-
blica cristiana, felicità e gloria de la sacro santa ro-
mana ecclesia et imperio cristiani, se noanifesla el
declara :
Come essendo molte cosse pertinenti a la Santità
^
385
MDXII, DICEMBRE.
38C
de Nostro Signor et Sancla Romano Chiesa praser-
firn Bologna e Ferara, cum ìilieito favore del re di
Pranza occupata da don Alfonso Estense et Bentivogli
excomunicatii contumacissimi et rebelli atroci de Soa
Beatitudine e Sancta Chiesa, per defensione di la per-
sona di Sua Santità et rccuperatione de dite cit& et
altre cosse pertinente a quella et Sancta Chiesa, lo
anno passato fu fata serenissima Liga et confedera*
tione fra la Santità del Nostro Signor et le Maieslà,
de li serenissimi re Catholico, et re de Ingaltera, ne
la qual fu ancora admessa la illustrissima Signoria di
Venetia, con i capitoli et convenlione publicate nel
presente sacro loco. Et perché fra lo serenissimo
et invictissimo Maximiliano I."^ iinperador et dita
Signorìa de Venetia, erano grave disensione et di-
scordie per causa et interesse di quello pertiene al
ditto Imperatore occupa essa Signoria in Italia, es-
sendo molte fatiche et longo tempo da Nostro Signor
et prefato re Catholico stata tratata pace, quale per
molte cause non possendo subsc<]uìre, et maxime
per dureza de'Venetiani, fu nel concluder de essa
Liga protestato et dechiarito per il Nostro Signor et
agenti del re Catholico, ad essi signori Venetiani per
medio de li oratori sui, die non dovesseno turbare
la Cesarea Maiestà in Vicenza o in alcuna altra cita e
locho che a V bora possedesse la prefata Maieslà Ce-
sarea, la qual procuravano de trahere in essa Liga se-
renissima, ne la qual li era reservato honoratissimo
loco, anzi che si disponesseno a concluder et Grmar
la pace traclata per essi con la prefata Cesarea Ma-
iestà, et che facendo Topposito, volendo Sua Maiestà
esser oonjuncta ne la Liga, se li coniungerebe con
exclusione loro., e con adjuctire la Sua Maiestà a re-
cuperare le terre et lochi qualli essi Venetiani li oc-
cupavano : le qual cosse non ha vendo loro servate, non
volendo però usare la prefata Santità de Nostro Si-
gnor et Catholico re el vigore che potevano, operor-
no che la Maiestà Cesarea li concedesse le triegue
per alcuni mesi, con fermo proposito che, pendendo
esse tr^ue, Venitiani se havesseno a recognoscer, et
che ad ogni modo dovesseno fermare ditta pace, per
Ja quale li. prefati Nostro Signore et re Catholico pur
instando de continuo per quiete di le cosse de Italia,
et perchè le cristiane arme se potesseno convertire
liormai contra li perfidi turchi et altri inimici de la
cristiana fede, saltem cum certe condition de le qual
avanti era sta parlalo el Iraclalo cum essa Signoria
e sui ambasatori; tamen dieta Signoria, non consi-
derando li gran beneOcii recepuli da Nostro Signor
et li sui sapientissimi discorsi et palarne admonitione
el quanto bene de tal pace a loro, Italia et uni versai-
/ Piarii di M. Sanuto. — Tom, XT.
mente a la republica cristiana succcderia, sono ri-
masi! ne la loro prima obstinationc, per la qual cosa,
precedente più debite protestatione per li ambasa-
tori di Sua Santità el re Catholico fatte a ditta Si-
gnoria et per boca di Sua Beatitudine a li oratori sui
residenti qua; et promesso per parie de Nostro Si-
gnor et Maieslà Catholica fatte a la Maiestà Cesarea
che, in evenium dilli Venitiani non devenisseuo a la
pace de la qual era sta (radalo, lassando loro se fa-
ria confederatione et Liga con il prefato cccelenlissi-
mo Imperatore, et a tal eflecto essendo venuto in
nome di Sua Maiestà il reverendissimo e illustrissimo
monsignor Malhio electo Gurcense suo locolenente 215*
generale in Italia cum valido et pieno mandalo, si é
devenulo a sanctissìma Liga, confederatione et sin*
cera unione, inlclligentia et perfetta amicilia perpe*
tuis futuris temporibus duratura, fra la Santità di
Nostro Signore Julio li'* Pontefice Maximo, et sere-
nissimo et invictissimo Maximiliano electo Impera-
ratore predilli, a tali sanclissimi effetti : prìmo e prin-
cipalmente per pacare la republica cristiana et con-
servare la unitale de la Chiesia et abolition del total
perniciosissimo scisma imminente et quasi princi-
piato, con le legc et conditionc contenute ne li arti*
culi del tratato di essa serenissima confederatione sti-
pulali, de alcuni de li qual la sententia e substanlia
è qui di sotto notata.
In primis, promete la prefata Cesarea Maiestà a
la Santità de Nostro Signor manutener et deffender
con tute le sue forze, la persona et slato italico de
Sua Beatitudine et Sancta Romana Chiesa contra cia-
scuno, non exceptuando alcuna persona che volesse
moleslare, inquietare, o in qualunque modo detur-
bare la Sua Santità overo il stalo suo; et parimente
promete Sua Santità manutenir, defender le persone
et slato suo italico di Sua Maieslà, contra ogni per-
sona die lo volesse molestare.
Item, el prefato Imperatore advocalo de Sanla
Chiesa, volendo mostrare il suo bon animo verso No-
stro Signor et dieta Cliiesa in lo effetto, ha revocato
et ex nunc revoca qualunque mandato fatto per con-
sentire e convocare altro Concilio che il vero Con-
cilio Laterano, et improba et coiKlana et declara nullo
lo conciliabulo pisano, et revoca et irrita come nullo
ogni atto fatto o che si facesse per lo advenire nel
conciliabulo pisano, come iniquo et damnato, el
ex nunc se adherisce el consente al dito sacro et
vero Concilio Laleranense canonicamente indetto per
Nostro Signor.
Item^ si è convenuto che né Nostro Signor, né
esso electo Imperalor, possano né debano recevere
95
387
HDWÌj DICEMBRC.
388
ìd modo alcuno proteclione di subditi Y uno ci l' al-
tro senza consenso de chi serano subditi, sed che
liberamente possa V uno et V altro ne li loro subditi
bavere omnino la auctorità e posanza de punirli
secondo li demeriti, et parere di che serano su-
bdili.
Ifem^ se prometeno el Nostro Signor et invictis-
simo Imperatore non consentire che alcuno inimico
rebelle di Y uno et Y altro slii in le corte o dominii
loro, contra la voluntà de quelli che gli fusse inimico
et rebelle.
Jfew, promete el prefalo electo Imperatore da
mò avanti in modo alcuno, directamente o indirecta-
mente non dare auxilìo o Tavore alcuno a subditi ini-
mici rebelli di Sua Beatitudine et Santa Sede Apo-
stolica altri inimici, prcesertim al prefato don Al-
fonso, cardinale Ipolito suo fratello et Bentivoli cum
loro adherenti et seguazi ; et ex nunc Sua Maiestà
promete revocare le gente todesche o germane, si da
pedi come da cavallo, et ogni altro suo subdilo feu-
datario quali sono in favore di deto don Alfonso
per in)pedire la recuperatione di Ferara, prome-
tendo che da mò a\*anti non darà alcun adjuto o fa-
vore a dito don Alfonso, né permeterà andare alcuna
gente sua a dieta Ferara.
Itemy è convenuto per el Nostro Signore concu-
rendo in zio li agenti del re Catholico, li quali gè sono
concorsi come apare per instrumento fato per li
magniCci oratori di sua Gatholica Maiestà, zoè il ma-
gnifìco signor don Hironimo Vich, che i Signori Veni-
tiani debano esser exclusi de ogni amicitia et confe-
deratione che havesseno Sua Santità et la prefata Ma-
lesia firmata Y anno passalo, et questo per loro evi-
dentissima culpa, havendo in più modi contravenuto
a lì capitoli de la serenissima Liga, et esser stali
obstinati non aceptare la pace prelocuta con la (Cesa-
rea Maiestà tratata et pratichata per la prefata San-
tità et re Catholico, et ancora non avere observato le
condizioni de la trieva concessali dalla Majestà Ce-
sarea ad exorlatione de la Santità de Nostro Signore
et intercessione del re Catholico; et cussi declara che
sono exclusi de la serenissima Liga de Y anno pas-
sato, e che in la presente Ormata e conclusa che
debano esser tratati da inimici di Sua Santità et
ancora di la Cesarea Maiestà e ancora di la Calholi-
cha Maiestà come sono del prefato serenissimo Im-
peratore, e che '1 Nostro Signore conlra de loro, con
316, arme spirituale et temporale, in favore et subsidio de
dicto electo Imperatore deba procedere, et non possa
far con essi Vcnetiani ne pace, né tregua, né altro
opuntamento, senza saputa el consenso del dicto in-
victìssimo Imperatore, sin die habino restituito over
sii stato recuperato per Sua Maiestà tute le cita et
terre imperiale et alfre cosse pertinente a la sere-
nissima casa de Austria, et tutto quello si debbo per
el iratato di la Liga fata altre volte a Cdmbraio,
overo che essi veneliani habino concordato et com-
posto con esso serenissimo Imperatore, a suo ar-
bitrio.
Item, Nostro Signore et dicto electo Imperatore
hano capitulato et convenuto, di non fare alcuno
apuntaroento con Re o Principi cristiani a danno, o
in prejuditio de Y altro.
Item, si é convenuto finalmente che Nostro Si-
gnore et lo Imperatore predicti, debano in fra dui
mesi nominare et includere ne la presente capitula-
tione li sui confederati, pur che non sia niuno de fi
prenominati inimici contra li qual se ha da far guera;
né per la presente sanctissima confederatione se in-
tende preiudicato a la Liga fata Y anno passato, sed
resti stabilita ferma tra Nostro Signore et la Gatho-
lica Maiestà et re de Anglia, exclusis tantum Ve*
netts, come é ditto di sopra.
Fata, ordinata et conclusa é la soprascrita Liga,
sanctissima unione, intelligentia et amicitia, come più
ampiamente se contiene ne li capitoli stipulati et
aprobatì da declararsi a suo loco et tempo, per No-
stro Signore et prefato reverendissimo et illustris-
simo Curcense per Y autorità et facultà li é concessa
dal prefato electo Imperatore advocato de Santa
Chiesia, come apar per legittimo mandato, al nome di
Dio Onipolente et Sua Gloriosissima Madre et sem-
pre Vergine Maria, luta la corte celestiale et prin-
cipi de li apostoli San Pietro et Paulo ad effecti
predicti exaltatione de la sanctissima fede, quiete
et pace de la repubblica Christiana, felicità et gloria
de la Sacrosanta Romana Chiesa, et per extinguere
il perniciossìmo scisma, et demum per accellerare
la sanctissima et necessaria expeditione contra li
perfidi et teterrimi turchi, inimici de la religìon el
fede cristiana.
Viva Papa Julio, Viva Maximiliano electo Im*
pcratore.
Lectum et pMicafum fuH santissimum Jioó
foedus^ sacrts peractisin divo tempio BeatisMa-
ri<B de Populo de urbe, die divte Catherifue vir-
ginis XXVNovembris M.D.XII, ponti ficatt^
Sanctissimi Domini Nostri Papae anno nono.
Bal Tuerdus.
389
MDXII, DICEMBRE.
390
Nemo imprimat sine licentia secretarne sub
eentum ducatorum auri pana eamerae aposto-
Jicae €0 ipso applicanda et irremissibiliter exi-
^enda.
Idem, Bal Tucrdus.
In letere de sier Piero Landa oratar^
di 5 Xbrio 1512, da Viterbo (1).
2*20 A di 9. La matina in Colegio fono lecte le letere
di Roma di 36, fino 3 di l' istante di oratori nostri.
Prima di la publication fata di la Liga in sancta Ma-
ria del Populo a di 25, poi a dì 26 li do nostri cnr-
dioali Grimani et Corner andono dal Papa ciiiamati
da Soa Sanctità per dirli di la Liga facta publicar mal
volentieri, etiam sier Piero Landò orator nostro,
perché il Foscari è amalato ; et pregando il Papa essi
cardinali non volesse venir a queste censure etiam
eoulra la Signoria Nostra, el Papa disse: « Domini
eardinales^ vui seti fioli di do primarii di Venctia ;
scriveti a* vostri padri, la Signoria voij acetar Tacordo,
perché altramente lei sola sarà ruinata, non potrà re-
sister, savemo la non ha danari, ne resta dar duciiti
30 milia per resto di 50 milia li ha verno prestato, fa-
remo contra di lei le censure eie. > Disse il cardinal
Grimani : < Pater sancte, la scomunicha e ella di
jure? > Ait poniifex con colora: « di jure o di
potentia o di fato, la faremo; che tola con turchi ajuto
con Pranza che non puoi per lei. > Disse dito cardi-
nal: «Quella Signoria Illustrissima in altro tempo non
ha voluto adjuto da* turchi che stava pezo, né di
Pranza mai à voluto aldir parola > con altri coloqui,
ut in litteris. Et il cardinal Corner disse : « Pater
sancte, si doverla saper la intention di Y Iraperador
zercha queste censure et non correr cussi a furia >.ll
Papa rispose: < El Curzenseé unoaltro Cesare in Italia >,
dicendo: « manderemo el StaGleo auditor di Rota epi-
scopo di Sibinioo a Veneda se se danno >. Et Torator
nostro Landò, mai parloe. Item^ scriveno di Tandar
dil Papa a Hostia a la caza col Curzense e altri ut in
litteris. Et come, a di 3, parlino don Piero d* Urea
orator yspado e domino Andrea dil Borgo, uno di
oratori cesarei, per andar dal viceré, aver la consi-
gnation di Brexa per uno breve li ha dato il Papa.
Item, come a di 3 da matina, fo dato la 4.* sessione
del Concilio in Laterano. Vi fu il Papa e cardinali . .
... et vescovi e prelati non molti, e fata la oratione
per il vescovo di Molfeta, e dito la messa, qual za la
messa era dita e meza la oratione avanti ch'el Cur-
(i) Ripetate aeHo pagine 217 uaque m del lesto,
zense volesse venir, e il signor Alberto da Carpi an-
dò do volte a chiamarlo, né mai volse intrar si pri-
ma non ave in man il monitorio contra la Signoria
Nostra. E poi vene, e II revoche tuto era sta fato nel
Concilio pisjino da parte de V Imperador, e fo leto
il suo mandato molto ampio dato a di 5 di Novem*
brio in Augusta^ et che fono Iccti li altri mandati et
il nostro in nome di Torator Foscari, qual non potò
andar per esser amalato, ma il suo secretario Augu*
stin Bevazan lo portoe. Fo acetato e dito si lezerà ozi
8 zorni in Taltra sessione, insieme con quello dil re
di Dazia. Item^ li oratori sguizari ebeno audientia
dal Papa. Si dolseno é sta fata questa Liga contra Ve*
nitiani che son amìgi. Il Papa ha remesso aldirli par-
tito il Cur/ensc, qual partirà a di 5 con il Landò, qual
va con pocha reputalion nostra. Item, li oratori di
Cuora e sta dal Fos&iri a dirli li soi Cantoni dieno
aver da la Signorìa certo resto vecchio. Itetn, il
Stafileo ha dito vorìa una fusta in Ancona per venir
con li do oratori sguizari, e \yevò scrivino la Signoria
gè la mandi.
Vene in Colegio V orator yspano, et quello disse 230
non so.
Vene Y orator di Hongaria domino Filipo More
solicilando la sua expedictione, poi ch'é venuto letere
di Roma, et etiam havia auto letere di 20 di Hon-
garia dil Re ; et il Prìncipe li dete bone parole, di-
cendo li savii consulteria e si vederìa.
Vene el vescovo Dolze, qual scode la dexima dil
Papa, et fo con li cai di X. Credo la Signoria non
voi il Papa habì diti danari.
Di ÌBergamo, vidi letere di sier Veior lAp-
pomanOy venute eri sera di 3 et 4. Come spagnoli
erano venuti sul bergamasco vicino a Seriate, che é
poco lontan di la terra, ad alozar, e voleno vituarie.
Tutto Bergamo e in arme, li citadini vestiti a la curia
con 4 6 homeni con arme drìo ; é sta mandato per
600 homeni di le valle per guarda di la terra, etiam
lui voi tuor qualche homo drio. 11 proveditor ha
messo vin in castelo e vituarie. Si ha da Milan che
e in arme et in moto perché spagnoli voleno 70
milia ducati ; missier Zuan JacomoTriuIzi si dice ave-
ri sguizari, e da chi sarano essi sguizari sarà la vi-
toria. Scrive, venendo certe polvere di bombarda di
Crema li a Bergamo rechieste dal proveditor Mosto,
in camino da' spagnoli fono tolte ; e sta scrito di zio
al Guidolo. El caslellan di Trezo francese ha amazato
10 spagnoli et presi 4 di vivi etc. ut in litteris.
In questa matina, parti sier Zuan Vitturi va pro-
veditor di stratioti; et torna in campo con alcuni capi
di stratioti con lui.
M
ÌÌDXn, DICEMBRE.
392
Fo dito ozi a San Marcho a Tallar graudo una
solenne messa a trombe e pifari, Tata dir per vodo
per sier Yìcenzo Grimani di sier Antonio procurator,
ci qual sier Vicenzo era 11 drio Taltar a udirla.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto solo le letere di
Bomay di Salò e di campo dilproveditor Capello^
zerca il suo star li overo venir di qua di TAdexe ut
in Inter is. Et manda letere di Domenego di Malo
vice colateral da Crema, si non si provede li danari
per quelli fanti, |)artirano ; e altre particularità.
Fu posto, per li savii, dar licenlia a sier Piero
Landò, era orutor a Roma col Curzcnse, qual scrive
va con pocha dignità dil Stato nostro drio esso Cur-
zensc, hessendo seguilo quello è. Et ave una di no,
et era meio averlo fato avanti, perche za e partito di
Koma con dito Curzense.
Fu posto, per li saviì, una Ictera in corte al Fo-
scari oralor nostro in risposta e zcrcha le censure,
si debbi informar si è bon apelarsi al Concilio, et al-
tre particularità, et che se informi ben de la matèria
da quelli de 11 dextro nwdo. Parlò conlra sier Luca
Trun, dicendo non è bon appelarsi al Concilio dil
Papa, perché aremo contra. Rispose sier Piero Balbi
savio dil Consejo. Parlo poi sier Lorenzo di Prioli
fo consier. Rispose sier Marin Zorzi savio di terra-
321 ferma, che non è mal informarsi, poi a far Tapelation
sarà la disputation s' il se dia far overo no : andò la
leter.), e fu presa, ave ... di no.
Fu posto, per li Siivii di Colegio, videlicet tutti
d'acordD, ch'el sia scrilo per autorità dil Senato no-
stro in questa forma una letera al proveditor Ca-
pello in campo, ch'el venisse di qua di l'Adexe con
l'exercito, e alozar dove meglio li paresse al signor
governador, quelli capi e lui provedador, e senza
contradiction alcuna. Non fu presa ; ave 80 de si et
88 di no.
Fo sacramenta il Consejo tutto, e licentiato il
Pregadi, restò il Consejo di X con la zonta alquanto,
perché nel C«:)iiscjo di X si Irata il tutto, maxime
pratiche con Franza e Ferirà, et in Pregadi pocho
si fa per la gran moltitudine vi è.
Noto. Sier Alexandro Donado di sier Piero con-
dutier nostro, in questi zorni per Colegio fo expedito
e rcmaudato in campo, con questa expedilion cb*d
di cavali lizicri .... avea soto Crema.
In questa malina, si bave esser zonte in Istria do
nave di Soria, Polo Bianco et sier Alexandro Conta-
rìni di sier Andrea con altri navilii di formenti e di
ojo, et se inlese di le galie di Baruto zonse a di 1 1
Octubrio a Famagosta, etc.
A, dì 10 la malina, fo in Colegio donnno Antonio
di Pii condulier nostro, insieme con suo Gol domino
.... qual era col signor Prospero CoIona, diman*
dando augumento et a dito suo ilol conduta.
Da poi disnar, fo Pregadi. Et prima leto le letere
di eri che manchava a lezer, di le qual questo é il
sumario :
Di ConstantinopoJi, di sier Niecìò ZusH-
gnan haylo^ di 9 et 26 Octubrio. Come il Signor
é ancora in Angoli. E Achmat bassa è riirato a li con-
Gni con suo exercito, ha mandalo do sol Soli al So-
phi, zoè il primo e il secondo, che sono zoveni gajar-
di e animosi ; si tien averà aiuto. Item^ é sta trova
alcune polize nel pavion del Signor butade per ja*
nizari, quali si lamentano non haver auto il presente
jusla il consueto e promissionfaloii, dicendo : « Selìm
tu credi esser Signor; un zorno tu crederi esser io
regno e sarà in bosco. » Per la qual cossa el Signor
bavia comenzalo dar ducati 18 per janizaro in oro;
che è signal non ha piiì aspri. Item, Curcut, Tallro '
fratello, volea adatarsi con lui e li desse conGnnatioa
di soi sanzachi, e il Signor turcho è sta contento con
questo lassi ducali 10 milia d'intrada qual pervegna
a lui Signor ; e Curcut non ha voluto, é partito, si
dice e andato in Biirbaria. Item^ si tien il Signor
non vera a Constantinopoli si presto, per esserli il
morbo.
Di Hongaria, di sier Antonio Surian el do* 551 *
tor^ orator nostro, date a Buda, l'ultime a dì
20 Novenibrio, Come il Conte Palatino havia man-
dato a rechieder al Re aiuto contra Turchi e la Si-
gnoria li desse li cavali é in Histria e in Friul, vo-
lendo esso orator il Re scrivesse a li rectori; qual
rispose non bavere questa comissione et scriveria a
la Signoria. Item, T orator destinato al Signor tur-
cho é quel Stefano raguseo.
Dil Guidoto, da Songin, di 2 et 4, Goloqui
abuti col viceré, qual li ha dito aver letere di Roma
di la Liga publicata, ma non Tha mostrala, dicendo:
« Mi duol quella Signoria non si acordi, mi sari
forzo esserli contra; lo farò mal volentiera, voria
si calasse sesto >. Item, zercha le polvere tolte che
andava a Bergamo, si ha dolio al viceré ; ha sorito sia-
no restituite, dicendo: « 1 vostri é causa, perchè spa-
gnoli non sapevano de chi erano, e loro si roesseno a
fuzer; dovcanoslar fermi. Et cussi està restituito,
excelo do, erano barili ^4 sopra ìH cavali; e altre
particularità.
Dil CaroldOj da Fizigheton. Come é li col
cardinal sguizaro partito da Cremona dal Ducha, et
va a Vegevane. El avisi di Franza : il ducha di Savoia
ha scrito al Ducha et al cardinal, non é (rancese ma
m
MDXII, I>ICEHBRE.
m
voi esser ben ilatian, e convien far cussi per non aver
danno nel suo paexe ; e altre partìeulariti.
Di Crema, di sier Nicoìd da cha* da Pexaro
provediiar, di 7. Solicita si mandi il capitano electo
et haver licentia de repalriar. /few, il capitanio di
le fantarie ha mandato li soi 80 homcni d'arme
erano II in campo, perchè non achadeno tenirli in
la terra ; ma voria ben aver 1 500 fanti per poter
mantenirla. Item, di le polvere tolte per spagnoli e
fate restituir, mancha do. /few, zercha danari, e to-
rano certo deposito per pagar quelli fanti.
Di sier Nicolò Michiél proveditor ai Urjsi
nuovi e di hrexana, di 8, hore 13. Con assa* la-
menti di danni fanno spagnoli etc. E in che pericolo
si atrova quel locho minazato meterlo a sacho, sico-
me per il sumario di la dita letera si vedarà, posta
qui avanti.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto pro-
veditor, di 6 et 7. Si duol non li è sia mai man-
dalo caslelan per meler in la Capella, e solo fa quello
ch'el puoi. Bergamaschi comenzano a dubitar e pro-
testarli etc. Item, ha mandato certi danari a Crema.
Dice starà 11 in la terra né mai si partirà; pur sì fosse
venuto altri si potria proveder eie. ut in litteris.
Di la Comunità di Bergamo, di 7. Come so-
no fidelissimi; ma senza pressidìi non si potrano de-
fender, et venendo il Curzense, come si aspeta, vo-
lendo quella cita, non sanno a che modo difendersi.
Spagnoli é li viciuo e li daniza, et quelli di le valle
non hanno voluto intrar in Bergamo; siche si pro-
vedi, aliter non sanno che farsi.
222 J0«'<? iO Decenìbrio 1512. In Rogatis.
Per assai preterite et più recente deliberatione,
sa ha compreso firma intentìone de questo Conseglio
esser che la caxa del nostro Arsenà, tanto importan-
tissima al Stato nostro, bisognosa, anzi pur troppo
exausla de le cose necessarie, ne sia effetualmente
provista. E benché siano sta prese molte parti et
ordeni per avanti sopra la provisione del danaro,
senza el qual è impossibile far cosa fructuosa, tamen
poco niente par che Gn qui habiano zovato, et
sia necessario de novo remedio; et però Tanderà
Parte: che salva ogni Parte et ordine al presente non
repugnante, per auctorità di questo Conseglio sia ef-
ficacissime imposto agli ufficiali nostri de le Cazude
che, cum ogni diligentia, atendano a scuoder da li de-
bitori, si presenti come futuri, de quel officio, et
quanto scuoderanno di tempo in tempo integralmente
portar a i Camerlenghi do comun, luto a nome del
l'Arsenà. E a l'ufficio di Camerlengf, sia tenuto uno
conto a parte de tal danari. De ì qual danari non se
possa, né per i cassieri, né per altri dispensare alcuna
quantità ad altri, né in altro uso che per la casa de
TArsenà prediclo, solo pena de i furanti et de im-
mediata privation de V officio, si alli signori come
scrivani, che in alcun modo contrafacesseno a Por-
dine presente. E perchè se ha principiato ìntrodur
certa consuetudine per el Colegìo nostro, che alcuni
che hanno diverse rasone de crediti a l'officio di Ca-
merlengi, accompagnando quelli cum parte de con-
tadi, assunteno poi de li meglior debitori da Tufflcio
de le Cazude, el cussi V .\rsenà resta vacuo et de-
sprovisto centra la mente de questo Senato, da mò
sia preso et firmiter dechiarito : che de ccetero non
se possa più ad alcuno assignar de li debitori nostri a
le Cazude, salvo per Parie et deliberation de questo
Conseglio, la qual non se intenda presa se non averà
i do terzi di questo Consiglio ; né quelli officiali de-
' bano obedir, s'el non sarà presa Parte ut supra,
sotto pena di pagar tulio dil suo, et de ducali 500
d'oro da esserli tolti per cadaun dil Colegio nostro
et per li proveditori et patroni de TArsenà, el per
cadaun de loro senza altro Conseglio; né li scrivani
possano notar parlida de tale prohibita assignallone
solo la instessa pena, et de privation de l'officio. De-
Chiarando tamen che quelli che sono et sarano cre-
ditori per robe date al nostro Arsenal, possano ba-
vere iu pagamento suo de li debitori de le Cazude,
si presenti come futuri, ma tuttavia per balotation
dil Collegio nostro e non altramente. Quelli vera-
mente che per bavere accompagnato dieno luor per
suo pagamento de li debitori di le Cazude, da mA
fin luto el mexe de Zenaro proximo debano haversi
fallo assignar de essi debitori, altramente, passato el
termene, più non possine haver tale assignallone.
Di Chioza, di sier Marco Zantani podestà. 223*>
Dil zoiizer le do barche longe fono relenule a Ra-
vena ; e dicono si mandi a luor li burchi 19, e altri
avisi, ma nula da conto. Tamen, non si potè aver li
diti burchi, el stanno 11 a Ravena.
Fu posto, per li savii, che lutti i danari si sco-
derà de ccetero a l'oficio di le Cazude siano portali a
li Cameriengi di comun, quali siano ubiigali per l'Ar-
senal ; con altre clausole ut in parte.
La qual sarà posla et notala qui avanti. El a rin-
contro, i savii di ordeni d'acordo messene, atento la
imporlanlia di mandar l'oralor al Turcho, che li sa»
1) La carU 222 * ò bianca.
895
MDXII, 0ICEMBRK.
}96
vii di Golegio siano ubligati venir per tuta questa
altra seltioìana con le sue opinion, ed expe^ìirio e
farti la comissione sotto pena di ducati a ca-
daun di savii di Colegio che non venisse. Et andò in
reoga sier Crìstofal Capello savio ai ordeni, ringratiò
il Gonsqo, poi parlò su la materia e di expedir dito
oralor. Andò a risponder sier Antonio Zustignan el
dotor, savio dil Conscjo, dicendo è in bordine e da
lui non mancha ; ma si zereha calar li presenti perchè
ogni modo non si poi partir si non batiza la'croze etc,
cargando il Capello, havia voluto andar in renga per
ringratiar il Consejo. Poi andò sier Vetor Morexini
sora le pompe, dicendo : « Il Capello ha parlato ben,
e si voria expedirlo subito. > Hor venuto zoso, tutto
il Consejo sentiva la Parte di savii ai ordeni ; ma fo
trova Parte dil Consejo dì X non si poi meter Parte
a rincontro si non di quella materia, et cussi fo ter-
mina balotarla a una urna. Et prima posta quella di
savii zereha i danari di le Cazude, di la copia di la
qual sarà qui avanti, ave 4^ di no ; fu presa. Poi an-
dò la Parte di savii ai ordeni sopra nominata, e ave
tutio il Consejo ; ma il fato è a exequirla.
Fu posto, per i s^ivii, ccKa Parte di debitori dil
dazio presente deir inlrada e ìnsida, è V uno per 100,
quali li caratadori e partecipi sono contenti di du-
cati 26 milia, è il loro debito, che i possino dar du-
cati 10 milia contadi, c^idaun la sua rata, il resto di
proprio di prestidi jusla il solilo. Li quali ducali 10
milia si oferiscono dar in ducati &000 a la volta in
termine do roexì ut in parte; e fo messo di acetarla.
333 * Andò a conlradir, poi cazadi assa* Pregadi pa-
renti di caratadori, et sier Vetor Moreximi sopra-
dito volse parlar che era da farse pagar perchè sono
ì primi richi de la terra ; e li fo dito non poteva par-
lar per esser cazado, et lui voleva parlar, e tandem
fo rimessa a uno altro Pregadi, perché li Cai dì X
volevano il suo Consejo. Et cussi fo licentiado il Pre-
gadi et restò Consejo di X con la zonla e procura-
tori, ma steteno poco suso, e avanti il licentiar dil
Pregadi, vene :
Di campo, fo letere di 9, di Ronchi^ dil prò-
veditor Capello. Zereha zente d'arme, e come ha
mandato domino Alexandro Donado verso Crema
con li ducati 1 500, insieme con altri balestrieri etc.
Soiicitando se li mandi danari per pagar le zente, e
alcune compagnie erano sublevate per partirsi etc.
É da saper, dito sier Alexandro Donado ha auto
cavali 31 per Colegio lizieri, et sier Francesco Con-
tarini di sier Hironimo efiam per Colegio ha auto
cavali ....
JH Roma, fo letto una lettera di J, di uno
scrive a sier Alvise da Molin savio dd Cons^,
Come questa Liga è di poca importantia> e la Signo-
ria ha fato ben a risponder gaiardamenie ; e altre par-
tìcularità : zanze, ma nula da conto.
Di Salò, eri in Pregadi fo leto letere di sier
Daniel Dandolo proveditor, dd 5, hors 11, vidi
letere. Come è in gran fastidii. £ venuti alozar su la
Riviera tutto il campo alemano con 40 cavali di spa-
gnoli, in tutto piti di 5000 persone, come ba per le
compartition fate, e sono alozati za zorni 6, e hanno
fato gran danno e tuta via fanno. Li todesehi hanno
sachizato el Desenzan, hanno ruinaio tuto Pozolengo
el Rivoltela, poi é venuti a Pardengo et Polpeuazo
et Piovegnago. Li spagnoli alozano a Uoniga. Manli-
ba. San Felìxe e Porlexa. Mercurio Bua con li ca-
vati lizieri aloza a Sanzago, Bedizola et Calcagexe.
Eri hanao mandato soi forieri li in Salò per piar li
alozamenti ; el qual foricr e spagnoli et lui provedi-
tor con bone parole e presenti V ha tasentato, et ha
scriplo a monsignor de la Rosa, et mandatovi ora-
tori di Salò a lui, el qual é capitano di Texercito ce-
sareo ; el qual capitano si acontenta non mandar più
alozar in Salò ne la Riviera dì sopra, ma ben ha vo-
lesto che i contribuisca. E hanno fato certa compar-
tition, qual manda inclusa a la Signorìa, e loca a Salò
e Riviera di sopra per giorni 5 più de ducati 500, e
queslo solo in carne, pan et vin, e ogni zomo biso-
gna portar a la rata e doman si ha da comenzar. Et
lui proveditor è sii causa di queslo, perché si fosseno
venuti alozar, ariano minato tuto queste paexe e farìa
qualche gran scandolo, come hanno fatto ne li altri
lochi, e todesehi haveano preso Jacomo de Feran da
Polpeuago e li davano tormenti e V hanno maltra-
lato etc. Danno bastonate a lì villani, i quali coreno ^^
in squadra pianzendo 11 a Salò, domandando per l'a-
mor di Dio il viver. Gran mìnaze fano; volevano al
tuto sachizar Salò e tuta la Riviera di sopra ; ma é
sia conzà e non voleno danari^ ma viluarie. E dito
capitano di la Roxa ha mandato a dir a esso prove-
ditor che non si dubita quando intravengi altro, voi
la soa persona sia salva e tuta la sua fanieglia ; e di-
cono Salò e tuta la Riviera é de V imperio e in pochi
zorni r havcrano. Scrive stanno vigilanti^ lianno sba-
rato le strade con reparì e di continuo lavorano e
fato venir zente assai dentro, el forzo schiopelieri, e
si fa guarde grandissimo. Hanno diti todesehi e spa-
gnoli preso il forzo di la Riviera e dicono voler il re-
sto e Tarano presto.
Doman mandano li spagnoli luti alozar in mon-
tagna, zoé Boardo^ Provi, Scazi e quelli altri lodii
poco lontan di la roca di Ampho; non si poi altro,
397
IIDXir, DICEMBRE
à98
pacienlia. Scrive aver grandissima ratiiTa. Ilem, però
con gran sospeto, benché babbi auto bone parole. Et
questa letera vidi di Valerio Bardolin, scrive a Can-
dian suo fratello é qui a Venecia, eh* é canzelier di
dito provedilor ; e scrive non venga suso perchè el
tien sarà più presto lui a Venetia, perché spagnoli
vorano Salò. Tamen si sforzavano star forti et man-
tenirla : e ha deliberato el proveditor e quelli altri
far il tutto per conservarla.
Di sier Nicolò Miehiel proveditor ai Utbì
nuovi, vidi leiere di 7, hore 14, molto spavente-
vole, E di Tafano Tha in alozar le zente d* arme vien
di Crema per andar in campo, e quelli brexani é li,
dicono di gran parole, sono minazati dil saco di spa-
gnoli, e voleuo prender partilo. Lui fa quello ch'el
puoi; ma zcrcherà salvar le funtarie e zente d' ar-
me etc.
É da saper, eri vene per via di Bergamo, drizata
in campo, una poliza di man di missìer Zuau Jacomo
Triuhù, drizata a la Signoria, dala a di ... a
portata per uno homo dil conte Trusardo da Cale-
pio, è in prexon in Franza. Qual scrive, aver auto i
mes^ di la Signoria e le letere drizate a sier Andrea
Gfitì procurator, el qual è a la corte a Bles, in caxa
di ftuberlet, in libertà. Scrive aver 700 lanze, e altre
particularità ut in ea. La qual poliza et letera fo leta
con li Cai di X, et licet fusse drezata a la Signoria^
per esser materia ancora non venuta al Pregadi, fo
tira nel Consejo di X. E leta questa letera^ quelli di
Coiegio fonno mollo allegri ; è sii spazu per 4 vie in
Franza ; si aspeta la risposta.
Àncora é da saper, el signor Frachasso di San Se-
verino, stato questo tempo in questa terra, é ancora,
e diceva volersi parlir per non haver da viver ; pur
li fo balotà di darli ducati ^5, etc.
In questa matina, in Coiegio fonno elecli prove-
didor a Pordenon, in luogo di sier Antonio Miehiel,
con ducati 15 al mexe per spexe per uno anno, sier
Andrea Contarini fo XL, qu. sier Marco, qu. sier An-
drea procurator, e proveditor a Belgrado, in luogo di
sier Corner, con ducali 15 al mexe per uno
anno, sier Gaudenlio Morexini el XL criminal, qu.
sier Pasqual, tolti numero 22.
^4* A di 11. La matina nula da conto fu, solum ve-
ne in Coiegio Piero di Bibiena canzelier dil gover-
nador Zuan Paulo Bajon, con letere di 10 di dito
governatore date in campo. Scrive compari a la Si-
gnoria, e suplichi li dagi licentia di andar fino a Pe-
rosa per cosse sue particular, et voi lassar suo fiol
per obstaso a la Signoria e lassar le sue zente d'arme
tute di la sua compagnia, prometendo di tornar vo-
lendo la Signoria. Il Principe li rispose li savii con-
sulleria et poi se lì risponderla. E dito Bibiena disse:
« É cossa che importa assai al governador andar fino
a caxa. > Hor li savii si redusseno a consultar di
questo ; e fo terminato far Consejo di X con h zon-
ta. E levata la Signorìa, li savii mandò a ordinar
Pregadi, et cussi fo ordinato.
Da poi disnar fo Pregadi, et Icto le infrascripte
lettere.
Dil CaróldOy da Pieigheton, de Come 11
cardinal va a Vegevene, e ilDuchelo ha casso il conte
Alexandro Sforza suo capitano di milanesi, et etiam
il Vitello, e tolto per capitano el signor Prospero Co-
Iona, e non si porta ben con el vescovo di Lodi,
adeo milanesi sono tutti sussitadi dolendosi di que-
sto etc. £1 qual Ducheto è andato a Pavia e tempo-
riza fin vengi il Curzense. Et che un Zuan Cola é
quello che governa dito Duelieto; el qual etiam ha
tolto per tempo, come li ha dito il cardinal Seda-
nense, a far a suo modo, e dito cardinal invila, siche
el si parte e va a Vegevene. E dice il cardinal che
dito Duca comenza a bona hora e avanti che sia en-
trato in Stado etc.
Di campOy dil proveditor Capello, di Ron-
chi. Zercha zente d'arme e danari, e non si mandan-
do, seguirà qualche inconveniente, e alcune compa-
gnie erano sulevade per partirsc. Jfem, sier Lunar-
do Emo execulor é partito, sier Sigismondo di Ca-
vali etiam voleva repalriar. È mal a levarti tulli tre,
maxime il Cavali che ha pratica dil paese di verone-
se, et l'ha intertenuto fino la Signoria comandi.
E questa sera fo mandato in campo ducati 4000.
Poi il Principe si levò suso, e fé' la relatione di
quanto ozi in Coiegio havea esposto Piero di Bibiena
per nome dil governador nostro, come ho sento di
sopra, dicendo li savii melerà le sue opinione. É da
saper, dito governador serve la Signoria con Tanno
di rispeto in libertà nostra, ai qua! anno mai é sta
risposto volerlo, ma si score^ e lui governador volea
licentia e non tornava più.
Fu posto, per li savii dil Coiegio : sier Andrea
Venier procurator, sier Thomà Mozenigo procura^
tor, sier Piero Balbi, sier Alvise da Molin, sier An*
Ionio Zustinian dolor, mancava sier Marco Bolani^
sier Lunardo Mozenigo e sier Zacaria Doifin savii
dil Consejo, et sier Zorzi Corner el cavalier procu^
ralor amaialo, el sier Nicolò Trivixan, sier Vetor
Foscarini e sier Piero Trun savio a terra ferma i
una lettera al proveditor zeneral in campo Ca- 225
pelo, zercha la Ucenlia ha dimandato il governator
zeneral nostro per via di domino Pietro di Bibiena^
399
&lDXlt, DICEMBRE.
400
225*
che debbi dirli questo non ù tempo di partirsi las-
sando Texercito nostro senza governo, maxime do-
vendo venir il reverendissimo Curzense in campo di
spagnoli qual è in brexana alozato e parte vicino a
loro ; però soa signoria voi restar, con altre parole
ut in litteris, A T incontro, sier Gasparo Malipiero
e sier Marin Zorzi dotor, savìi di terra ferma^ voi sia
scripto che semo contenti ci vadi el ritorni presto,
lasando la sua compagnia tutta in campo, etc. Et so-
pra questo fo gran dispulalione. Parlò primo ditto
sier Gasparo Mulipiero, li rispose sier Piero Balbi,
poi parlò sier Marin Zorzi el dotor, li rispose sier
Alvise da Molin, poi parlò sier Domenego Trivixan
cavalier procura lor, li rispose sier Antonio Zustinian
el dotor, e poi sier Lucha Trun, fo Gao di X, qual
voleva che et cargo li consieri che doveano
metter questa soa opinion al Gonsejo. Li rispose sier
Francesco Bragadin el consier in soa excusatiou circi
non sentiva in niun di altri consieri, poi parlò sier
Antonio Condolmer fo savio a terra ferma, et ulti-
mo sier Ferigo di Renier, e provcditor sora le ca-
mere, qual fé' bona renga et Or andò le do
parte di savii, mancava 6 balote, fo rimesso a doman
et sagramentà el Gonsejo, et veneno zoso a hore 4
di note con grandissimo vento et fortuna^ né si po-
teva andar per barcha per el gran vento.
A di 12 dÒQienega. Benché si dovea far Pregadi
per expedir la materia di eri, fo ordina Gran Gon-
sejo e reduto il Golegio, etiam ordinò far Pregadi
poi Gonsejo, e questo per non dar murmurar a la
terra. Et fo in questa notte grandissima fortuna e
vento di buora e grandissimo fredo, adeo non si
poteva andar per barcha, et non fo in Golegio alcuna
letera ne altro di novo.
Da poi disnar, fo Gran Gonsejo. Eramo da 1200,
pochi; fu fato eletion luogotenente a Udene, tolti 4,
niun non passò, fo meglio sier Francesco Orio Tavo-
gador, ma . . . balote mancava a passar, e sier Zuan
Arseni Foscarini, fo avogador» fu tolto, ave 196 de si
et 956 di no. Et fu fatto altre 7 voxe; e poi compito,
restò il Gonsejo di Pregadi, et non fo leto alcuna
letera, perché non vi era.
Fu posto, per li savii tutti, excepto sier Marco
Bolani et sier Zorzi Corner non erano, una letera al
proveditor Gapello che, atento il signor governador
ne habi fato richieder licentia di andar (ino a Perosa
e poi ritornar etc. : che con il Senato nostro Io per-
suademo voglii restar, perché, andando, saria la mina
di le cosse nostre dil campo in questi moti presenti;
con altre parole lo voji persuader a voler restar etc.
Sier Zacarìa Dolfln savio dil Gonsejo volse la letera |
con questa zonta : che s' il fosse renitente in voler
andar, se li dica la Signoria li manderà il primo ho-
mo di Golegio a parlarli, et ex nunc sia preso : che
zonta la risposta si fazi tal eletione. Hor, senza altra
dispulalion, andò le parte, et fo presa quella di savii
di largo, et il Dolfln ave 42, e fo Ucentià presto il
Pregadi et comanda grandissima credenza. La qual
letera non potè andar si non la matina sequente, per
raxon di le gran jaxe erano per li canali el fino a
Liza Fusina, et è vento grandissimo.
A di 13, fo Santa Lucia. Vene letere di campo^
di 11, hore 3 di note^ dil proveditor Capello da
Ronchi. Nulla da conto, zercha danari per pagar
quelle zente, quale vociferavano. Item^ mandavano
letore ante dal Guidoto drizate a la Signoria et a li
Gai di X. Item, aspeta doman li synici in campo,
quali é zonti a Gologna.
Dil Guidoto, da Sotiein, di . ... Goloqui auti
col marchexe de la Padula zerca questa Liga fatta a
Roma e altre parlicularità, e par spagnoli non dara-
no Brexa a Tlmperador senza avisi del Re suo; ita
che fono bone letere. Etiam ne fo letere dil dito Gui-
doto, drizate al Gonsejo di X, qual fo lete con i Gai,
e di queste lete in Golegio fo dà sacramento a tutti
di taser.
Da poi disnar, fo Golegio di savii ad eonaulen-
dum, e fo gran fredo.
Non voglio restar di scriver, come io questi zor- 3^6
ni a di . . . morite al suo monasterio di Santa Maria
di Gratia fra' Mansueto di Brexa, molto famoso in
questa cita, di primi di questa religione, qual se im-
pazava in le cosse di Stato et altre di la terra : mo-
rite in . . . zorni, da ponta.
A di 14, la matina non fo letere alcune. Et sier
Lunardo Emo, venuto provcditor executordi campo,
referi zercha il campo molte particularità, e il poco
governo, cargando il proveditor Gapello, e come si
buta via lì danari ; et altre cosse che fono acete al
Golegio audirle, e voleno el referissa in Pregadi.
Da poi disnar, fo Gonsejo di X simplice^^vhv,
justa la parte presa in Gonsejo di X con la zonta, 10
zenlilhomeni di zonta sopra li carzeradi, non poten*
do esser elecli niun procurator, niun di Golegio, ni
altri habino oficio che scnodi li danari di la Signoria
nostra ; et cussi fono decti. Li quali sarano notadi
qui avanti. Et veneno zoso a hore 23, et il Golegio di
savìi sì rcdusseno ad consulendum.
1
401
IlDXlf, DtCEléBRE.
402
226
QuesH fo électi di la zonta al Consejo di X
sopra presonieri.
Sier Bortolo Minio, fo podeslà a Padoa, qu. sier
Marco.
Sier Andrea Corneri fo consier, qu. sier Marco.
Sier Marco da Molin^ fo consier, qu. sier Polo.
Sier Baslian Morexini, fo consier, qu. sier Carlo.
Sier Zorzì Emo, fo savio dil Consejo, qu. sier Zuan
el cavalier.
Sier Zacaria Cabriel, fo governador, qu. sier Jacomo.
Sier Marco Zorzi, fo Cao dil Consejo di X^ qu. sier
Bertuzi.
Sier Piero Nani, fo Cao dil Consejo di X, qu. sier
Jacomo,
Sier Jacomo Badoer, fo consier in Cipri, qu. sier Se-
bastian cavalier.
Sier Alvise Malipiero, e di la zonta, qu. sier Stefano
proveditor.
A di 15 la malina. Desiderandosi saper dì do na-
ve erano sora porto, una nuova di sier Luca Lore-
dan e compagni qual andava in Levante vuoda a
cargar, et un' altra, che per la fortuna sti zorni la
scorse, non si sape dove é, fo dito esser sta vista
sora Ravena senza arboro la nuova ; e poi vene uno
altro, disse averla visto a velizar salva e andar al suo
vìazo. Quello sarà scriverò.
Vene Torator yspano in Colegio con V orator dil
Curzense, con li Cai di X, et tra le altre cosse disse a
di 16 doveva zonzer il Curzense in campo dil viceré,
che é a Sonzin.
Vene, a li Cai di X, uno di Pranza, qual é venuto
per giazo da Liza Fusina parte, e poi con barca di
pescaori. Questo é uno Troylo solito esser operado
per il Consejo di X, qual fo il secondo che fo spazà
in Pranza a Bles con letere a sier Andrea Griti,
parti de qui a di ... . de novembrio, et é stato, ha
portato la risposta in zifra di man di dito sier An-
drea Griti, parti a di primo da Bles. E subito zonto,
li Cai di X sier Hironimo Contarini, sier Hironimo
Querini et sier Zorzi Pixani dolor et cavalier an-
dono in Colegio^j»^^?:^ mandati luti fuora, et vene
ditto Troylo dentro, et examinato dal Principe j)/^o
Colegio, poi fono lete le letere. Si dice è bone, nescio
quid ; unum est fo ordinato far Consejo di X, et
quelli di Colegio erano di bona voia.
Da poi disnar adunca, fo Consejo di X con la
zonta di Slato, Colegio et procuratori, et steteno fino
bore ... et terminono aprir al Pregadi le pratiche
con Pranza.
A di 16 la matina, nulla fo da conto. Tutti par-
/ Piarii di M. Sanuto. — Tom» XV.
lava di questo messo venuto di F*ranza, desiderando
universalmente di far liga con Pranza, perche con il
Papa né Spagna si vede non vanno realmente, et
hanno fato la liga contra de nui.
Da poi disnar fo Pregadi, tam^n non vi fo do
primarii, sier Zorzi Corner procurator e sier Zoni
Emo, quali erano in caxa con gote. Et redut , fo Icto
le infrascripte letere, e questo è il sumario :
Dil CaroldOj da Milan, Come é zonlo li col
cardinal Sedunense, partito dal Ducheto in poco
amor, el qual Ducheto si governa a volontà di spa-
gnoli. E quel Zuan Cola é a Cremona aspetando il
Curzense. Item, dito cardinal voleva andar a Vege-
vene ; e altri coloqui auti insieme.
Dil Ouidoto, secretano nostro apresso il
viceré, di Bergamo, Come è venuto li, parlilo da
Sonzin dove è il viceré, per confortor quel provedi-
tor et citadini, dicendo, si se darà vituarie a spagnoli
non sarà altro : e che si leverano le zente dil Berga-
masco e passeranno in Geradada. Item, aspetano il
Curzense in campo ; e altre particularità. Ètiam fo
lette quelle letere ch'el viceré ha dito non si consl-
gnarà Brexa a Tlmperador si ben il Papa li scrive,
senza bordine dil suo Re.
Di Bergamo, dil proveditor Mosto, più le-
tere. Il sumario dirò di solo.
Di Mantoa, di Paulo Agustini, zanze, nula da
conto.
Di campo, da Ronchi, dil proveditor Ca-
pello, pii^ letere. Et come ha leto il governador la
letera di la Signoria persuadendolo el resti, e scrive
molte parole dite, dolendosi esser sta mal traclatoi
et altri, zoé il capitano di le fantarie, é sta honora-
to etc. Et che tamen per 14 zorni ancora reslava a
veder 1& venuta del Curzense, e poi ritornerà a do-
mandar licentia.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor , 227
di IL Come spagnoli hanno minato quella Riviera
et hanno mandato comandamenti novi si debi man-
dar ancora vituarie per zorni cinque, e hanno co*
mandato cara 500 per spojar dita Riviera e levarsi^
e voleno condur via li vini, leti e luto quello pò-
trano. Scrive é circondato Salò da spagnoli et ale^
mani da ogni banda ; siche sta con gran spavento
quelli de li per esser minazati di sachizarli e farli
presoni. Pur esso proveditor con quelli balestrieri é
li, fanno ogni provision debita e stanno oculati.
Fo Consejo di X con la zonta un poco, perché
vene uno altro messo di Pranza, venuto per la via
Fcrara e poi Padoa, con lelere di sier Andrea Orili,
di tuta la pratica, etc.
SO
^03
MOKII) BICEUBRC.
404
Fo mandati fuora tulli i secretar!, exeepto quelli
Entrano nel Consejo di X, e leto per i nodari dil Con-
sejo di X la grandissima credenza, e tolti tuli in nota
e sagramentadi a banco a baneo, Tq poi aperto parte
di la materia, dicendo poi doman si diri il resto, vi-
dclicet queste teiere nove venute di Franza. Et cussi
veneno zoso a bore "1 e meza di note, molto taci-
turni.
227 * JH Bergamo^ mài letere di sier Veior Lipo-
manOi di 7, S, 9 et 12. Prima, come é zerca do
mexi, a Caravazo morì missier Jacomo Secho, e suo
fiol nominato qual é marcbesco, é venuto a
Bergamo a dir al proveditor come spagnoli dieno
venir in Geradada e aviserà il luto. Jkm, li si atro-
va uno missier Sonzin Secho^ zoé a Sonzin, qual è
foraussilo di Bergamo, é di primi capi di la parte gè*
belina, ba dito voria ritornar a sU\r a Bergamo si la
Signoria li perdonasse. Scrìve saria bon perdonai
li eie. Ifem, scrive aver trova imprestido ducali
2000 et mandali a Crema, e f^to letere di cambio di
qui se li pagi, ut in litteria^ et volendo la Signoria
di altri, ne averà. Item^ li citadini hanno nel suo
Consejo trovalo ducati 3000 per pagar li fanti a cu-
stodia di le porte e altre provision, e si voleno difen-
der in caxo spagnoli venisse. Itcm^ scrìve la venuta li
dil Guidoto, qual mostra esser tutto spagnol. /fem, lia
nova di Milan, milanesi é di inai animo, fano vardie
a li passi dì Adda, e il cardinal sguizaro e il Visconte
è partiti dal Ducheto in nimìcilia. Missier Zuan Ja-
como Trìulzi è da sguizari. Se dise harà 14 milia gri-
soni; altri dice harìi quanti sguizari vorà. Li qual sgui-
zari fa una dieta, e missier Zuan Jacomo è li apresso
a li soi castelli. Scrive, li spagnoli è sul Bergamasco;
bora fanno bona compagnia, e quelli é alozati al ca-
ste! Goro, cbe è dil vescoado, non li fa alcun danno e
lassa portar vin in Bergamo ; e altre particularìta ui
in litteris.
Noto. Per homeni venuti da Verona, si ha quelli
di Verona dubitano assai dil noslro campo, che é pur
ancora in Veronexe di là di TAdexe; et ch*el vescovo
di Trento e altri consieri cesarei fanno condur vi-
ctuarìe in la terra quanto ponno, maxime vini e fé*
nietc.
È da saper : li do executorì sier Alvixe Bembo e
sier Sigismondo de' Cavalli sono ancora in campo,
per letere di Colegio, non obstanle habino auto licen-
tia per Pregadi di repatriar, e questo perchè il Ca-
vali provede per le viluarie per il campo, e il Bembo
sta ed ponte di Al bare acciò le zente non passino di
qua di TAdexe, e le viluarie di qua vadioo di li in
campo.
Zente d'arme è in campo di la lUustrissima Si- 228
gnaria di V^netia, in el mexe di DeMembrio
1512.
Paga numero nona.
Unse
doati « di
Conte Guido Rangon
78
773.4.16 23 octobrio
Illustrissimo signor
gubernator
200
2300 27 octobrio
Conte Bernardin For-
te Brazo
86 V, 856.. 15
Conte Carlo suo fiol
6
50.3. 4
Domino Antonio di
Pii
54
525.2. 9
Domino Costantino
suo fiol
27
178.3.13
Cavalier da la Volpe
21
277.1. 8
Domino Augustin da
Brignan
20
189.... 4
_ \ Noveinbrio
Domino Alexandro
Fregoxo
52
476.1. 5/
Domino Zuan Paulo
da Sant'Ànzolo
31
303.4. 6
Domino Piero da
.
Longena
53
434.2. 4l
Domino Julìo Man-
fron
30
290.2..... 1
Domino Zuan Batista
da Fano
82
304.8. 4
Domino Marco An-
tonio da la Motella
47
387.1.12
Ulustrissimo capita-
■
no di le fantarie
50
é a Crema
Summa lanze 787 Vt
Bak$irieri
Idi
balestrieri dacaU
Domino Mariano da
Leze 53 286.2. 1 4 6 Octubrio
Farfarello da Ra vena 51 219.1.13
Compagnia di quel-
l'illuslr. capitano
Domino Baldissera
Scipion
Silvestro Aleardo
Domino Zuan de
Naldo
Domino Theodoro
dal Borgo
19 dito e a
74 3I&.1. 8) ^^
98 369.4. 4
50 210.3. 3
65 256.2. 3
75 828.1. 9i
23
24
405
MDXir, DJC£HBRE.
406
228*
balattritti ducati
Domino Zuan Forte 79 324.6. S
CoDte Francesco
Bangon
Strenuo Marco de
Qftlabria
lUuslr. sig. guber-
nator Bajon
Domino Alexandro
Donato
lllustrisa. capitano di
le fiintarie
adi
59 247.5. 8
27 117.1.19
50 250...
26
27
50
113
é a li Urzi novi
é a Crema
Suma balestrieri 839
Cesaro de la Volpe 45 193.1.10 26 Octubrio
Fanti per la nona paga
frnti
Domino Zuan Ber-
nardin da Prato 231
Serafin da Cai 246
Vigo da Perosa 89
Domino Guagni Pi-
con 317
Bariselo, balestrier 25
Guarda dìl provedi-
tor Capello 21
Fracasso da Pisa 143
Scipion di Ugoni 258
Paulo Baxilio 28
Vicenzo da Maialoni 129
Zuan Antonio da Val
Trompia 242
Antonio da Castello 254
Schiaveto dal Dedo 46
Guarda di TiUustr.
goverdador 1 12
Otavian de Naldo 177
Hironimo da la Lana 1 40
Cesaro de Cavina 280
Francesco Calzon 368
Hironimo Fateioanzi 155
Zuan da Rieti 104
Babon de Naldo 417
AlfonxodaPisa 147
Guido de Naldo 249
Morgaote da Perosa 1 27
Guarda del prove^
dador Moro 24
ducati
adi
761.4. 4 26 Avoslo
978.1.12 l.^SepLio
371.2. 8 2
1359.1. 8
122.1.19
107.5....
461.2. 8]
826.... 16
98.1. 4
414.4. 8
8
12
13
14
17
23
778.5.16} 24
1027.6
148.4. 4
862.3.161' P^"^^'^
566.3.12^ 2g
448.5..«.«
643
1174 31
506.3 K
850.6 )
1097.2 i I
542.5 ( B
i 766.5. 16> O
416 .1 i
1 ^
114
fanti
Bolognlii Brìsigella 100
Aurelio Brisigella 100
Gallo Brisigella 1 1 1
Rizo da Cavina 1 10
Hironimo Tartaro 168
111. capitanio dì le
fantarie 511
Alons de Palma 165
Berlo da Perosa 80
Jacomo de Anversa 179
Silvestro da Perosa 72
Antonio da Petra
Santa 170
Bernardin dù Parma 1 96
Schiaveto da Piran 95
Matio dal Borgo 1 82
Domino Naldo di
Naldo 113
Babin Brìsigella 102
Guido de Naldo ve*
chii
Jacomjo Antonio
Roncon 69
Antonio da Piasenza 251
Domino Benedelo
Crivello 500
Annibalda Bologna 140
Piero da Napoli 120
Gagnolo da Bergamo 80ì
Cristoforo Albanese 182|
Andrea de la Matrice 1 58
Baldisera da Roman 1 43*
Sav9sto da Narni 300'
Summa 8888
ducati
328.3. 8'
321.3. 8|
356.5. 4
370.2. 4!
550
adi
o
1737.... 16 a Crema
531.5. 8 6
267.4.121
571.... 4|
243.... 4^
564....16|
634.... 4
318
600...16J
408.4. 4j
342
172 537.3.16
20
21
U
244
642
.3. 8(
21
1387.... 12
453.... 3{
394.5. 81
22
26
a Crema pagati
Fanti per la paga decima
fanti
ducati
adi
229
Domino Zuan Ber-
nardino 182
611.5. 8200ctubrio
Serafin da Cai 208
685.4. 4
Vigo da Perosa 74
259.4. 4 21
Domino Guagni Pincon 291
973.4. 41
Barisello balestrier 20
107.1. 9 15Novemb.
Guarda dil provedi-
tor Capello 21
108 23 Octubrio
Frachasso da Pisa 125
399.2. 8 14 Novemb.
Scipion dì Ugoni 208
677.1.16 16
Paulo Basilio 25
89.5. 4 10 (Ampbo)
V
407
Vicenzo da Maialon
Zuan Antonio da
Valtrompia
Antonio da Castello
Schiavcio dal Dedo
Guarda de ruiustr.
governador
Olavian di Naldo
Ilironìmo de la Lama
Cesaro de Gavina
Francesco Calson
Hironino Fallnanzi
Zuan da Riete
Babon di Naldo
Alfonxo da Pisa
Guido di Naldo, novi
e vechii
Morganle da Perosa
Tomaso Fabron
Bolognin Brisigcila
Aurelio Brisigella
229 • Gallo da Brisigella
Rizo da Gavina
Ilironimo Tartaro
Alons de Palma
Domino Benedeto
Crivello
MDXJIj DICEMBRE.
40d
ianti
104
ducati a di
347.1 20
231
50
112
114
95
192
328
1G8
97
309
ICG
271
144
250
68
72
84
754.4.12,12
»<5e 8 u^i
I nuovi
3G3 '14
379.4. 12J
315.1. 4J ^^
624.4.12 22
1057.3. 4 24
343.4. 5 3 Ponlevico
325.4.16.
1009.5 • ^^
542.2.12]
760. Liei ^^
464.6
787.5. 8 24
^•24 6
237.1. 8«
270.5. 4 26 Novemb.
150 490.3.12 17 a Ber
gamo
212 367.3.12 20
500 1387....Ì2
25
230 A di 17 la matina, nulla fu da conto, et li savH
non volseno far Pregadi per indusiar a doman che è
sabado, et ozi consullar quello si ha a scriver in
Pranza. Etiam ne era de quelli ariano voluto in-
tender quello vorrà dir il Staflleo nontio dil Papa
che vien a la Signoria nostra col monitorio, over al-
tra proposta etc. Et fo terminato far Consejo di X
con la zonla nuova di X, di presoni ; et questa fo la
prima volta si reduseno; et fonno su sier Polo Con-
tarini qu. sier Francesco, era in Lignago, qual si pre-
sentò venuto di Parma, stato prexon di francesi, et
fo laià certo spazo di Colegio acciò potesse provar
quel el voi ut palei; et fono su altri presonieri.
A di 18 la matina. Vene in Colegio Matio Bre-
xan stalo a far il ponte sopra TAdexe : qual é su 30
burcliicle, si fa e disfa subito; e aricordò certe cosso;
dal qual intisi la compagnia dil governador fanno
molti danni. In questa matina non fo alcuna letera,
e li savii andono consultar despersi di la Signoria.
Da poi disnar fo Pregadi, el leto le infniscripte
letere.
Di campo di Ronchi, dil proveditor Capelo,
di 16. Come li synici sier Faustin Barbo e sier Zuan
Antonio Veuier é stati de 11, e sono alozati a Àlbarà
in cha' di domino Leonardo Grasso. Fanno inquisì-
tion, et é stati con esso proveditor a veder far la mo«
s(ra et pagarli, di la qual cossa e contentissioio, et lì
ha dato li conti e tutto. Item^ scrìve non si voi le-
var de li dove è, ni passar di qua di TAdexe, si no
in 4 caxi : Tuno la Signoria col Senato li comandi
expresse, Taltro ch'el governador si parta, qual ca-
gna oftmino volersi partir, terzo li spagnoli con ale«
roani intraseno in Verona, quarto per bisogno di vi-
tuarie; tatnen (in bora hanno auto assà vituarìe.
Item, replica si mandi danari per pagar le zente etc.
Di Salò, dil proveditor Dandolo. Dil levar di
spagnoli, e vanno per passar Ojo. Dicono andar a
tuor la rocba di Trezo ciré in man di francesi ; han-
no tolto Tarlilarie erano in Brexa e posto a sacho la
pinza; siche in Brexa non li é rimasto 40 spagnoli; e
altre particularità.
Questo aviso di spagnoli che vadino di là di Ojo
a Lodi, si ha per altre vie et altre particularità.
Di Hongaria, di Vorator nostro Surian, di 230*
20 Novcnibrio, Come hongari é corsi a li conOni di
turchi 17 mia su quel di turchi, e fato danno assai
e recuperato certi animali, che essi turchi haveano
depredati a hongari. Item, ancora non era partilo
quel orator destinalo al Signor turco^ domino Felice
Raguseo, etc.
Di Chioza, di sier Marco Zantani podestà^
di 17. Come^ sora Goro, per una barca grossa de
fcraresi di remi 30, patron quel cliiozoto fo bandito
con taia, ù sia preso uno schierazo con formenti, sì
dice stera 2000, et una barca grossa non sa de chi
siano ; etiam hanno preso 9 nostre barche di Cbio-
za. Esso podestà et il capitano di Po che li hanno vo-
luto mandar drìedo le barche large, non hanno vo-
luto andar dicendo quello recuperano la Signorìa fa
dar indrio; siche è mal lenir quella armada li indar-
no. E cussi scrive in consonantia il capitano di Po,
richiedendo licentia.
Fu posto, per sier Vetor Morexini proveditor
sora le pompe : atento per le leze le done non po-
leno portar coleti di ninna sorte, el bessendo cossa
di poca spesa et honeslo portiir e utele, 1* anderi
parte, che le dille possino portar coleti schieU di seda,
non però fodraU di zebelinì, né di lovi, né di mar-
tori etc. ut in parie, EX fo solo che messe questo.
Sier Nicolò Grimani nulla volse meter. Andò la parte,
58 de s), il resto di no, e fu preso di no.
Fu posto, per tulli li savii d*acordo, che sier An-
409
UDXlf, DICEMBRE.
410
drea Contarini capitano di Po, olie è a Chioza, vengi a
disarmar, e cussi le barche longe e i brigantini, re*
stando solum la fusta, patron Luca Bon, et altre bar-
che longe. Ave 2 di no, e fu presa.
È da saper, questa matina V oralor yspano conte
di Chariali vene in Colegio, dicendo aver aviso da
Saragosa che francesi erano assediati da spagnoli in
certo loco. Item, disse ch'el pregava la Signoria co-
me bon italiano non coresse a furia in far apun«
lamento con Pranza e meter Italia un' altra volta in
preda in man de' barbari, et se indusiasse la venuta
dil Stafileo, qual veria con altra commissione, et pò-
tria seguir un bon acordo, percb'el suo Re ha bon
animo verso la Signoria nostra. Poi disse ha aviso dal
viceré, missier Zuan Jacomo Triulzi é con 500 lanze
francese a li confini di Novara, et che spagnoli stan-
no con pericolo; però si fasi provisione. Il Principe
li rispose a tuto ben, et che non steva a nui a far re-
trar missier Zuau.
331 Da Milan, di Caroldo, fo letere. Come di no-
vo erano intrati francesi in Novara, siche hanno la
roca et la terra in suo poter; et altre particularità ut
' in litteris. Et che niilauesi indifferenier il populo
desiderano francesi, perché soto di loro il danaro
coreva, et poi non pagavano come pagano bora, e
vedono il suo Duca non stabele in stado, et si voi
mantenir con li danari de' milanesi. Ben é vero che
sono alcuni de' citadini primari quali per niun modo
voleno aldir francesi. Item, coloqui auti col cardinal
Sedunense.
Poi fo mandato fuora li secretari di Prcgadi, et
lelo le letere di sier Andrea Oriti procurator, che é
pre.xon in Pranza, date a la corte a Bles.
(1)
Di Urzi nuovi, di sier Nicolò Michiél prò-
veditor, vidi letere di 15. Come a di 8 zonse li
Farfarello con cavali 17, con li danari la Signoria
manda aCrema.Lofe'acompagnarali balestrieri. Poi
a di 11 zonse 11 sier Alexandro Donado con danari,
etiam lo mandò acompagnar e tutti introno in Cre-
ma. Eri si parti de li per campo numero 50 homeni
d'arme di la compagnia dil signor capitano di le
fantarie, ricomandate al contino di Martiuengo. E Ale-
xandro Donado e Farfarello insieme si parlino ozi, e
doman aspeta il resto di la compagnia e li avierà in
campo. E li e forzo etiam mandar Zorzi da Nona
con li corvati, perché cussi ha scrito il proveditor
si mandi. Domino Vicenzo Guidoto, l'altro ieri, vene 11
con molti comisarii spagnoli. Il viceré ha statuito dil
(1) Qqì o' è uno spazio bianco.
brexan si mandi 500 some di formento, che é stera
1000 di venitiani, in el castello di Brexa, da esser pa-
gato a chi resterà el castello, e ha manda di orzi 70
some. A lì Martinengi locano some 50; le qual some
le manderano per tuto doman.
Et veneno zoso di Pregadi a bore 3 di note mollo 331 *
taciturni et con la boca serata ; ma tutti aliegri e di
bona voja. É in nimicitia con il Papa per quanto si
poteva cognosccr, et fono fate le letere con la com-
mission, come credo, a sier Andrea Griti, di conclu-
der con Pranza ; et spazato la matina quel Troylo el
qual, poi che Té venuto, é stato ascoso in caxa del ca*
pitanio del Consejo di X, et parli la matina a di . . •
Etiam per un altra via fo expedicto l'altro messo.
A di 9 domenega non fo teiere. Vene in Colegio
l'orator yspano con nove fantasie; pur poco li valeva.
Da poi disnar, fo Conscio. Fu fato eletion di loco
tenente a Udene et niun non passò, e fato altre 8
voxc, ita che a bore Vt di note si vene zoso, et fo
di balote con candele conlra la forma di leze.
Fu posto certa gratia di uno da Conejani
qual per soi bene meriti in questa presente guerra
dimanda di gratia la cavalaria di Conejan per tre re*
zimenli ; et fo presa per i consieri, Cai dì XL e tuU U
XL, et balotata do volte non fo presa ; voi i cinque
sexti.
Di Constantinopoli, di sier Lunardo Zusti-
nian baylo^ fo letere di 20 Novembrio. Come il
Signor ch'era in Angoli, si diceva veniva in Bursa et
a star l'invernata a Constantinopoli, e li bassa e altri
havea mandato a preparar in Constantinopoli per ri-
tornar eie, e altre particularità, come dirò, lete se-
rano in Pregadi.
Di campo, fo letere. Dimandano danari, et quelle
zente vociferano; e altri a visi, nulla da conto.
Da Constantinopoli. Come ho scrito, é questo
aviso, che ivi ne muor da 300 al dì da peste. Esso
baylo e marchadanli e reduto di fuora di la terra.
Item, come prindpiavano a zonzer asapi, janizari e
altri dil campo, quali diceano il Signor veria in Co-
stantinopoli. Item, come il fratello Àchmat bassa
era andato verso Alepo. Item, havendo inteso che
hongari haveano fato certi danni, era sta mandato
zente a l' incontro verso l' Hongarìa.
Di Roma veneno do corieri, che per il tempo 232
non haveano potuto venir, con letere di Vorator
nostro Foscari, di 5, 6, 7 fin 14, qual fono lede
con li savii, et il sumario è questo. Come, a di 5
parti il Curzense per Lombardia, fa la volta di Siena
e Fiorenza, e con lui é andato sier Piero Landò ora-
lor nostro ; et a di 6 parli il StaQleo episcopo di Si-
411
ItDXn, DICEMBRE.
413
binico per Venezia per portar il breve dil monitorio,
el qual breve però ha eerle clausole eh' el non vai,
8*el non manda certo altro. Et par el Curzense non
si tengi satisfato di questo; voleva in termine di zomi
9 poi presentato dito monitorio, Venitiani Tosseno
excomunichati non ubedendo, e il Papa voleva zomi
15, tandem li oratori sguizari hanno voluto un mexe;
siche sarà più longo eie. Scrive il Papa restò a san
Piero in vineula per far Taltra sessione in Sancto
Joanni Laterano, qual poi fo fata a di 10, e vi Tu To-
rator nostro, e fo leto il mandalo di la Signoria a
intrar, e fé* V oratione domino Cristoforo Marzello
prothonotario, qual si portò benissimo De officio
prinoipis; et poi fo rimessa a di 2 di quaresima. Item^
è nova da Barzelona ch'cl re di Spagna havia fato
retenir il duca di Calavria, si di(;e imputato aver Vo«
luto brusar il Re in lecto per intolligentia ha con
Frana»; è sta rclenuto etiam li complici. J/em, il
Papa sta di mala voia ; e gramo di la Liga fact^ et é
mal contento ; et dize il Curzenze non li ha ateso a
quanto ha promesso, prima di levar il presidio di ale-
mani de Perora e non ha levato^ poi di revochar
quello à sta Ibto nel conciliabulo, et ha fato solum
che r Imperator revocha tutti li soi noncli e prelati
alemani andati al dito (Concilio, e questo non basta,
perchè sta la cilatione fata per esso Concilio al Papa;
e altre particularità scrive ut in liiteris. E coloquii
abuti esso orator col Papa licei sia mal gajardo, qual
andoe dal Papa chiamato eie. liem^ il Papa donoe
zoje al Curzense per ducati 3000, et al signor Alber-
to da Carpi ducati 1000. É nova che nel Concilio si
farà a Avignon in Pranza, si farà papa uno abate di
San Bernardo fo fradelo dil cardinal Roan, homo
santo e danaroso di T bordine clunacense; la qual
cossa il Papa stima assai. Item, Torator, aule nostre
letere, fu dal Papa a scusar la cosa segui a Ravena
per le barche longe. 11 Papa disse era satisfato, or-
dinò ìn*epi fosse restituide, dicendo la Signoria fazi
restituir le nostre. Disse Torator : « La Signoria è flola
di la Beatitudine Vostra >. Rispose: <£ nui semo
e se ne acorzerano presto >. Item, manda li capitoli
di la Liga a stampa, qual prima io li avi per Tallra
staffeta. Conclude, il Papa non farà monitorio ni altro,
e quella Liga si vedeno confusi etc. Item^ dito ora-
tor nostro scrive e prega sia electo il suo succcssor,
et possi venir a repatriar etc. Item, il cardinal d'In-
galtera andò da li ^ cardinali, videlicet Ancona, San
Vidal, Montibus e Strigonia per saper qual cossa di
questa Liga, li quali non li volseno dir nulla, e lui si
parti sdegnato et subito spazò letere al suo Re di
questo, et mandò per li oratori nostri, e li parloe.
Di Boma, vidi letere drieaie a domino Leo* 333
nardo Grasso prothonotario, di 8. C/)me, eri, a di
7, l'oralor nostro Poscari fu dal Papa, stete Ano bore
una di note, el qual è mal sano. A di 6 parti il Sta-
fileo per Venecia. Eri, a di 8, si parti alcuni oratori
sguy^arì quali veneno a Venecia. Dize qui a Roma se
ritrova domino Antonio Maria Palavisino nesoio ad
quid^ et che il Papa mandò a dir ad Augustin Gisi
per il bariselo li desse il regno, qual dete avanti la
rota dil campo di spagnoli a Ravena per ducati 40
milia dete a essi spagnoli, e li commise, non lo vo-
lendo dar, lo menasse con lui in prexon. El qual ba«
riselo andò, esso Gixi disse non 1 havea, e in questo
mezo mandò per Torator yspano. El qual orator an-
dò dal Papa, e il Papa li fece un gran rebufo, dicen-
do : < Ti e 1 tuo Re seti maranazi. > Scrive venere a
di ... il Papa dete il monitorio oontra venetiani al
Curzense. Tamen, per tuta Roma si stima esso Papa
non sia per abandonar Venitiani, e qui 9 dice li ca»
stelli di Milan e Cremona cridano : Fransa e Mar-
co, che é signal la Signoria ha pratica col Re di Fran«
za di acordo.
Dil dito, di 15. Come, a di 10, in San Joanni
Laterano fo fata la quinta sessione dil Concilio. Vi fu
Il Papa, cardinali e prelati; domino Cristoforo Mar-
cello fé* l'oratione, poi uno avocalo concistorial no-
minato domino Marchiò parlò, e concordato
le cose dil Concilio. Poi fo lelo una scritura fata per
Lodovico Re di Franzìa dil 14C1, per la qual esso Re
revocha et anulla quello si contien in la pragmatica
fa fata e concessa a Pranza per certo Concilio che li
episcopi di Pranza potesse conferir li beneflcii, et voi
che de ccetero il Papa li conferissa lui, el fu asignato
certo termine eh' el Re di Pranza et cardinali mo-
strasse quo jtire, Hor dita la messa et cantato lo
Evangelio dil Spirito Sanlo per il cardinal Corner,
fo leto il mandato di la Signoria fato al suo orator
Poscari a intrar nel Concilio a Roma, qual fo fato
questo aprii pasado, et fo prolongalo il Concilio ad
primampostcifieres, e fu acusato la contumatia in
genere di prelati non sono venuti, over non hanno
mandato procurator in dito Concilio, videlicet quelli
é stati admoniti e non é venuti. Dize, qui é uno oontio
per il patriarca veneto. Item, a di 19, sabado, Torà-
tor fo a palazo, nel qual zorno a bore do di note in-
trò fuego in palazo dil Papa per via dil camin di soto 333
dove sta il marchexin di Mantoa, qual e soto la ca-
mera dil Papa, e fo gran fuogo. Sua Santità ave gran
paura, poi non fo nula. Item, domenega, Torator do*
stro fo dal Papa, non potè aver audienlia, Tave poi il
luni. A di 14, scrive: come ozi 8 zomi fo a di 7, il
413
liOXrt, DICEMBRE.
iìi
Papa disDÒ a San Lorenzo extra muro$^ et li pala-
frenieri il poplavano fra loro feno cusUone e veneno
a le arme, e dele a la cathedra dil Papa, qual ave
paura e comandò subilo dito palafreiiier fosse api-
chato; e fo menato per apìcarlo, e poi fo liberato,
eh* el Papa li perdonò. Item^ si dice il duca di Ca-
labria, che é in Spagna con alcuni altri, scoperto
ch'el volea brusar il Re in la caxa dove Thahitava e
meter il foco in una camera, e questo é sta arenle
Lion di Spagna in certa terra, adeo è sta etìam re-
tenuto il patron di la casa ; ma con efelo questa è
una Vania, ma è zovene e bello e si voleno bene con
la reina di Castiglia vedoa fiola dil Re, e questa é
sta la causa de la sua retentione. Scrive, Il in Roma
sono sta presi tre francesi, quali sarano justiliati, li
quali stava in una caxa sopra il Tevere, e conduce-
vano alcuni preti, quanti ne poteva, a dir messa a
San Sebastiano e a San Gregorio et poi li invitavano
a disnar con loro, et quelli veniano li tollevano li
danari haveano adosso, poi li copava e butavano in
Tevere, siche piti erano trovati : questa cossa è sta
scoperta et sarano punili.
Eetfocatio episcopi Gurgensis eardinaìis eìecti,
nomine Itnperatoris, Bomm Concila aliarum
cardinalium.
£bo> vigore dlcti mandati Ceesares M^jestatis de-
mentissimi et invictissimi Principis, ad abolendum
omne scisma quod in Ecclesia Dei orìri posset, et
etiam prò executione capitulorum eonclusorum co-
ram S. D. N., revoco quodcumque mandatum qua-
litercunque concessum Conciliabulo Pisano et prò-
curatoribus quìbuscumque qui in dicto Conciliabulo
ioterveoerunt, et omnia acta et agenda per illud
ooQcitiabulum, qus declaro irrita et nulla nomine
pr»fataB Ceesareas Miqestatis, et adhereo Sacro et
Canonico Lateranensi Concilio Ecclesiam universa-
lem reprsasentaoti, rite et legitime congregalo. De-
daro tum etiam Majestatem Ceesaream nunquam de-
disse mandatum ad pnefatum conciliabulum taliter
indicendi» nec aprobandi et ratificaLtli, nec illi adhe*
rendi
233* A di 20, in Colegio fono lede le letere di Roma
et altrove venute eri, et ordinalo li savii consultino
ozi. Fo dato licentia, per Colegio, a Hironimo di Al-
berti secretano, era apresso il duca di Urbin, ch*d
toy licentia e vengi a repalriar^
Da poi disnar, fo Consejo di X con la sonta nova
di presonieri, el fono spasadi do padoani erano in
preson, videlicet Ruberto Trapolin fradello di Al-
berto che fo apicuto, ch'el dito sia relega a oonGnà
in perpetuo a Famagosta, et Ale^andro Musalo sìa
confina per 4 anni in Candia e privo in perpetuo di
Padoa et Padoan, ut in parte»
A di ^1 marti, (o san Tbomada La note nevegò
assai e cussi (ulto il zorno, adeo non Tu fato per il
tempo Pregadi, et Colegio di savii si reduaeno ad
consulendum.
Di campo, fo letere di BoncJU, dil proveditor
Capello, di 20. Zercba quelle occurentìe, et manda
letere dil Guidolo, e come spagnoli in Geradada sono
andati ad alozar e cussi il viceré, e levati il resto di
spagnoli erano in bergamasca, é andati etiam loro
in Geradada.
Noto. A Verona è pochissime zente alemane. Il
vescovo di Trento è partito con forzieri cargi, e
porta via assa' danari e altro abuto in Verona, e va
a star a Trento.
Fo dito in Pranza el Concilio siegue in Avignone,
over in certa allra terra vicina a Paris, el hanno
fato uno Papa, chi dice uno romito dignissima per*
sona et bon servo di Dio, chi dice l'abate di San Ber-
nardo fo fradelo dil cardinal Roan, qual ha ducati 14
miha d'intrada ; quello sarà scriverò. É da saper» dito
cardinal Roan ave 7 fratdli ussiti di la caxa di Aro*
buosa, tra i qual Carlo homo bonoratissimo in guer*
re ; etiam il gran maestro di Rodi fo suo fratello.
Di Bergamo^ vidi letere di sier Vetor Lipo*
mano, di 17. Come, a di 14, scrisse quelli dtadini
voleano far Tanti per mantenir la terra, etiam la co*
munita voleano far 1000 fanti per difendersi in caso
spagnoli milanesi volesseno Bergamo, etiam lui di
danari dil vescoado volea farne 30, ma vede non
si farà nula perche U citadinièsferditi, e voriano lutti
fesse si che non si fari. Lui non si poi né voi partir,
perché partendosi meteria la terra in confusione che
quando el vedeno star li non tenoeno. Scrive, spa^»
gnoli tandeìn è levati di quel territorio e andati io
Geradada. Item^ hanno nove da Milan : come é vnli
do oratori uno cesareo e Taltro di Spagna li a Milapi ^4
e dicono zonto sia il Cursense, il Dugheto iolrari in
Milan. Et parlano honoratameote di la Signoria no«
stra» e cussi sguizari, quali per nino modo voleoo
guerra con la Signoria* Si dice nùssier Zuao laeomo
Triulzi è a h confini con 600 lanze, et suo Qol miS"
sier Camilo ara 10 milia fanti.
Item^ scrive é scampali 12 nostri slratioti di
quelli di domino Constantino Paleologo in Tre^o dd
francesi, el hanno corso sul bergamasco^ e fanno dan-
no di animali e altro, per più di ducati 1000» et
^15
UOXII, DlCEkBRfi.
416
qaesto e stalo per non averli pagati ; et dubita il re-
sto Tarano il simile si fino 4 zorni non arano li loro
danari, et lui li ha tenuti con bone parole, eie.
É da saper, in questi zorni Torator yspano fo in
Golegio, dicendo saria bon far una dieta a Verona
col Curzenze e il viceré, et si mandasse il nostro
proveditor Capello, che (ien certo seguirla acordo, et
altri coloqui.
A di 25, la matina eiiam vene in Colegio dito
orator yspano, dicendo aver lelere che Toralor Lan-
dò avia tolto licentia a Modena dal Curzensc, pregan-
do la Signoria lo facesse restar ancora perchè non é
si non bon dito orator sia apresso il Curzense. Et il
Colegio li rispose li era sta da licentia per il Senato
el venisse, né si poteva ordinar altro. El qual omtor
sté longamente in Colegio con li Cai di X ; fa il tutto
per disturbar ste pratiche con Pranza.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto assaissinie let-
tere.
Dil Caroldo, di da Milan. Come, a di
33, zuoba, el Ducheto col Curzense dovea far Tintra-
ta in Milan, et che sguizari voleno ducati 5000 da
milanesi el spagnoli 20000; si che si vedeno mal-
contenti di la venula di esso Duca. Vedeno è in aiere,
maxime non liavendo la inleliigentia con la Signoria
nostra. Scrive altri avisi di le cose di Pranza e di
missier Zuan Jacomo Triulzi, ut in litteris,
Dil Guidato, da Lodi, di 21. Come, a dì 23,
inlrarà il Duca in Milan insieme col Curzense e il vi-
ceré e altri signori e il signor Prospero CoIona ; e
altri coloqui col viceré.
Pu posto, per li savii, ch'el sia concesso a la co*
munita di Muja, quel zorno ebeno la vitoria^ poter
far una fiera li in Muja, fo a di e far festa, el li
sia donato 400 tavole ; e fu presa.
Pu postO) per li consieri, il possesso dil vescoado
di Peltre a domino Laurenlio Campese auditor di
Rota, fo fiol di domino Joanne doctor famoso, qual
il Papa gè Tà dato : et fu preso.
Pu posto etiam dar il possesso di una abatia a
Ruigo a domino Jacomo Rizo venitian, abuta dal Pa-
pa : et fu presa.
234* Di Manica^ di sier Piero Landa orator no-
Siro apressa il Curgense, date a di 16. Come, in
camino tra Modena el Piorenza, scontroe il corier
con la licentia, et perché il Curzense era partito avanti,
zonto ch'el fu lì a Modena, andò da sua reverendissi-
ma signoria dicendo aver auto licentia di repalriar.
Qual rimase mollo sopra di sé, poi disse: <r Mo li nostri
é 11 a Venecia >. Disse Toralor : «La Illustrissima Si-
gnoria sempre che i se vogliano partir, potrano al suo |
piacer 7>. E il Curzense disse: « Saria pur ben i fos-
seno de qui > e tolse rispetto, e poi li mandò a dir
per do soi secretar!, T era contento el venisse a Mao-
toa e li aspetasse fino li soi fosseno zonti a Verona. Et
poi parti per Milan, va a trovar il viceré, voi meter il
Ducheto in Milan. Et cussi dito Landò veri a Mantoaetc.
Di Roma. Pono lete le teiere con li capitoli di
la Liga a stampa, lì qual io li ho auti za zorni et la
Signoria no.
Di Constantinopoli etiam fono lete teiere del
tenor ho scrilo.
Di Trevixo, di sier Hiranimo da eha da Pe-
xaro podestà et capitanio, Zercha quelle fabriche,
et come il vicario dil vescovo e il suo fator
ha acontentà insieme con li canonici e il clero pagar
una parte di le opere per la fortiOcation di la ter-
ra eie. siconie hano fato li ciladini et populo et li
nodari.
Poi fo ìntrato, cazati li secretarii non intrano nel
Consejo di X fuora, in la materia de la Liga con
Pranza, et fono expedili tre capìtoli manchavano,
sicome con tempo li scriverò.
Et é da saper, sicome ho scripto di sopra, in
questa terra si ritrova uno nontio di missier Zuan
Jacomo Triulzi, nominato .... con teiera di credenza
dil re di Pranza, qual zonse a di . . . dito insieme
con Nicolò servitor di sier Antonio Zustinian dolor,
qual fo mandato con teiere in Pranza. Ei qual è
alozato in caxa di Gasparo di la Vedoa secretano,
e sta secreto, con il qual si Irata questa Liga si b,
in Pranza, et sier Antonio Zustinian savio dil Con-
sejo va a parlarli et referisse in Colegio. Etiam lui
vicn per caxa dil Principe in Colegio con li Cai di
X Iralando tal acordo.
Et questo Pregadi stele fino bore 8 di note et piil
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor,
vidi letere, di 19. Come spagnoli et alemanì non
sono ancora parlidi di quella Riviera, e atcndrao di
continuo a robar et fano pezo che i pono. Lui prò*
veditor si fiilica in adatar le cosse e si ha fato beni-
volo con tulli quelli capitani spagnoli, zoè el Caravajal
e il capitano Ronchadolfo, eh' é capitano zeneral di
alemanì, et con monsignor de Roys, i quali tulli mo«
strano volerli bene e quando li scrive qual cossa lo
exaudino. Si dice todeschi anderano a Verona et
spagnoli dal viceré eie.
In questo zorno fo expcdita in Quarantia civil il 235
3.^, Consejo certa sententia fata per sier Pantin Zorzi,
sier Nicolò Memo sier Alvixe Bohni prove-
ditor sora i ofici conlra sier Hironimo Lipomano dal
Banco e fradeli, per certi danari del 1492 tolti a b
417
MDXHi DICEMBRE.
418
camera di Trevixo, et reirazeno e tol di pena I. 37,
Eri parlò Marin Querioi avocato di Lipomani; rispose
sier Nicolò Memo, andò le parte, 3 bona, 8 taja, il re*
sto non sinciere. Questa matina parlò domino Rigo
Antonio avocato di Lipomani; li rispose domino
Venerio avocato fiscal ; poi disoar parlò iterum Ma-
rin Querioi, poi sier Carlo Coniarini avocalo, demum
esso sier Hironimo Lipomano, e ultimo domino Bor-
tolo da Fin avocato. Era bore 4 di note; andò la parte,
8 di bona et 18 t^ja, et cussi fo tajata.
A di 33. £ da saper, la terra Tu piena, come io
questa note per Luca Boycho capitano era sta rete-
Duti do preti quali voleano meter alcune scomuni-
che su le porte di la chiesia di San Marcho ; si tien
erano li monitorìi manda il Papa in questa terra per
il Stafileo, qual si ha il suo zonzer a Rimano. E poi
visto per li Cai di X li diti preli non esser in alcun
mancamento di Stato, ma volevano meter certe sco-
muniche per quelli non ha pagato la dexima papal,
fono fati relasar di prexon.
Vene io Colegio Torator yspano e domino Da-
niel dal Borgo orator dil Curzeose, qual orator di-
mandò licentia di repatriar, bavendo la nostra Si-
gnoria data al Laudo. U Principe li disse e Landò, il
star era al suo piacer >. E poi il conte Cbariati orator
yspano disse ; e Saria m^lio. Serenissimo Principe,
ch'el vostro restasse a Manloa et questo qui, perché
noa saria « no bon, e queste cosse potrà piar sesto >
dicendo : « Vederemo farvi lassar Vicenza e si lazi
Tacordo. > El Principe non li rispose altro etc. Ta-
meng per Colegio fo scrito a Mantoa al Landò re-
stasse ancora li fin faavesse altro.
Vene in Colegio li Cai di X con quel nootio di
Pranza, et fo lelo li capitoli justa la deliberation dil
Senato et conclusi ; ma acadeva certa cossa, adeo fo
necessario chiamar Pregadi, lieet bavesseno ordina
Consto di X con la zonta.
Da poi disoar, adunca, fo Pregadi, et leto queste
letere, zoé :
Di campo, iUpravediior Capello^ da Ben*
ehi, di 22. Come quelle zente vociferano non baven-
do danari per queste feste. Item, quel contestabile
nominato Jacomo , fusse partito e ritornato, é
stato a Mantoa per comprar certe robe.
Noto. Fo mandi in questa sera zercha ducati
5000, e doman se ne manderà altri 3000 per pagar
le zente.
Li Saiòy di sier Daniel Dandolo proveditor^
di . , , Di danni fanno alemani su quelle riviere ; di
19, come ho scripto di sopra.
235 • Di Crema, di sier Nicolò da Pexaro prove-
l Dian'i di M. Sanlto. — Tum, XV,
ditor. Avisi di spagnoli andati in Geradada, et che
voleno meter il Duca in Milan ; et altre occurenlie di
U ut in litteriSy el danari abuti.
Fu posto certa parte in materia gallica, con gran
credenza..
Et veneno zoso a bore 34, e restò Consilio di X
con la zonta poi fino bore 4 di note.
A dì 34, fo la vigilia di Nadul. Fo gran pioza, e
nulla fo da conto, solum che Piero di Bibiena non-
tio dil governador nostro, diceva a li savii, si non si
facesse provisione, el governadore si parlìria compilo
li 15 zorni cb'el contentò induskr. Tatnen nula si
fa, voi agumento et altro, e questo perlungamento
fu fato al capitanio di le fantarie e per il Consejo di
X ch'el non sii solo il dito governador, etc.
Da poi disnar, il Principe fo a V oficio a San
Marco, justa il solito, con Torator yspano, hungaro e
dil Curzense, e il signor Fracliasso, et fo compita la
messa a bore 2 di note.
Se intese in Histria esser zonta eri la galia di Ba«
rulo, patron sier et il capitano sier Hironimo
Capelo rimasto a Zara zonzeria subito ; qual galic
hanno solum il cargo di una galia, colli di specie 800
et 300 di seta in zarcha, il numero ut in polisa. Et
che al Zante, sier Andrea Boldd patron era morto da
coUco, et in Alepo sier Francesco Zorzi qu. sier Lo-
renzo merchadante. Item, dite galie trovò a di 3 di
Tinstante le galie vano io Alexandria, al Zante.
Zonse etiam a bore .... con una barcha iooga,
vien da Chioza, il reverendissimo domino Zuan Sta-
fileo episcopo di Sibinico» nontio dil Papa, qual vene
per canal e andò alozar a San Benedeto io cha' da
Pexaro, (}ove stava Zuan Beltrame spagnol suo ami-
cissimo. Et vene per canal sonando una trombeta,
per dimostrar fusse venuto, et za per la Signoria 236
era sta preparato dove alozava Taltro orator dil Papa
episcopo di Ixernia, io la cba' olim dil marcbexe dil
Ferara che fo data al Papa, e inteso questo, fu fato
despareehiar et preparar in San Benedeto. £1 qual
StaQleo mandò a dir al Principe era zonto e portava
bone nove, e da matina veria a messa io chiesia con
la Signoria. Fo terminato farli le spese questa sera. Et
ancora zonseno con lui do oratori sguizari di quelli
erano a Roma, quali fono fati alozar a S. Bortolomio
in dia' di Piero Pender, a spexe di la Signorìa nostra. i
Gionse etiam sier Andrea Coniarini, vien capila^
no di Po, qual ha lassa 6 barche ionge io tutto ar-
mate a Chioza et la fusta patron Luca Bon per cu-
stodia di la riviera; il resto di Tarmada e disarmata;
li burchi sono ancora restati a Ravena. El qual capi-
tano é amalato.
27
419
MDXII^ DICEMBRE.
4->o
Gionse etiam sier Sigismondo di Cavali venuto
proveditor execulor di campo. Sier Alvise Bembo
l*aliro colega è rimasto 11 in campo al ponte, perché
cussi ha voluto il proveditor zeneral.
É da saper, in questi zorni a Padoa lo fato la
mostra di cavali tutti di stratioti nostri, excepto quelli
sono a Bcrgamo^ch'c domino Conslantino Paleo-
logo, presente, juxta la parte, sier Zuan Vilurì loro
proveditor e li retori di Padoa e il colatcral zeneral
Batajon. £i qual Batajon etiam ozi e zonto in que-
sta terra. Et se intese esser sta cassi da cavali 190
di stratioti; il forzo e greci mal in hordine e de certi
cavalli come dirò.
In questa matina, in Colegio, fu fato proveditor
in Are, in luogo di sier ìHevo Bembo, con ducali 12
al mexe per spexe per uno anno, sier Nicolò Zigogna
el Cao di XL, di sier Francesco, qual vene a tante con
sier Vicenzo Salomon el XL criminal, e rebatolati ri-
mase.
D'Antivari, se intese per letere di sier An-
golo Malipiero retar e proveditor a Cataro^ e
sier Andrea Capello podestà di Antivari, di 20
di Vinstante. Come, essendo andato esso retor di
Cataro per hordine dil Consejo di X a Duizìgno e li
in Àntivari per acquietar quelli populi per la dissen-
sion di popuhri con zentilhomeni : hor zonti li in Àn-
tivari, par che diti populi quel zornoa di 20 in la terra
venisseno a parole con quelli zentilhomeni e ne ama-
zono do, feriti alcuni, adeo il proveditor e podestà
conveneno andar in castello da paura.
Di sier Nicolò Michiel proveditor ai Urei
nuovi, di 20, hore 13, Come, justa i mandati di la
Signoria nostra, havia mandato via Zambon di Zam-
boni castellan de li, dil qual tutti quelli si lamentava ;
voleva far processo; el qual vien a la Signoria. Scrive
di oratori di quella comunità é qui a la Signoria do-
mino Francesco de Sesto el domino Petro Busolo in
materia di alozamenti ; et lutti quelli zorni e zonfo
zente d*arme dil capitano di le fantarie vanno in
campo. A la fine persuase quelli homeni de li supor-
taseno ancor queste spexe, e cussi contentono, e tutti
a un tempo disseno non è peso si grievc che volen-
tiera non suportiamo per quel Excelentissimo nostro
Principe, etc.
S36* A di 26, fo sabato il zorno di Nadal. La matina
fo gran pioza ; veneno il vescovo di Sibinico Slafi-
leo orator dil Pontefice, el Tallro episcopo di Ixcr-
nia, con li oratori sguizari a la Signoria, e fatosi le
debile acoglienlie, si vene a messa in chiexia con diti
oratori, il Prìncipe, e quel di Spagna, di Uongaria,
che è qui, domino Filippo More, quel dil Curzense,
li do di sguizari et il signor Frachasso di San Seve-
rino. Poche persone era in chiexia oltra quelli andò-
no con la Signoria, invidadi doman al pranzo, per il
pessimo tempo di pioza che era, e fo dita una selene
messa.
Da poi disnar, predicoe a San Marco domioo Ili-
ronimo di Monopoli, di Tordine di predicatori di S.
Zane Polo, lezeva a Padova, et vi fu il Principe et lì
oratori, excepto Ixernia, non è ben sano. Portò la
spada sier Antonio Zuslinian el dolor va capitano in
Candia, fo suo compagno sier Marin Zorzi el dotor,
uno é savio dil Conseje e T altro di terra ferma; et
compita la predica, essendo pioza, non audonoa San
Zorzi con le cerimonie justa il solito, ma restono li
a San Marco a vesporo, e compito, il Prìncipe con la
Signoria si redusseno a caxa di Soa Serenità a lezer
le letere.
Bi campo, da Ronchi, dil provedador Ca^
pello, Zerca danari zonti per pagar le zente, perché
li è sta mandato in questi zorni ducati 8500, el altre
occorrentie di zente d'arme, e di la compagnia dil
Crivello, qual voi le loro page justa la promission
fatoli, etc.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor,
di 21. Come li exerciti sono ancora su quella Rivie-
ra alozati, zoc spagnoli et alemani, i quali non se pen-
sano dì partir. Li spagnoli hanno auto comandamento
del viceré di levarsi ; ma todeschi non voleno si lievi
si non hanno ordine dal Curzense. Etiam essi spa-
gnoli vi stanno volentiera, fanno pezo che mai, roba-
no e minano quella povera Riviera, fanno frar quelli
comuni dove alozano,trovano mille varie : tutti quelli
poveri coreno li a Salò da lui proveditor a dolersi, a
li qual li usa bone parole non potendo proveder per
altro modo, etc.
• Dil Guidato, da Lodi, dil 22. Come è li col
viceré, nula da conto, aspelasi il Curzense, qual era a
Parma, per vegnir poi a far Tintrata in Milan col Du-
cheto, et altre occurenlie. Et dil mandar di zente
spagnole, capo il signor Silvio Savello, a Timpresa di
la roca di Trezo tenuta per francesi, etc.
Fo parlato continuar a far le spexe a Staflieo e
tutto il Colegio voleva, excepto sier Gasparo Mali-
piero savio a terra ferma, qual non volse, dicendo
€ Chi voi farli le spexe venga in Pregadi >, e cussi non
se li farà più, ma a li oratori sguizari d'acordo fo ter-
minato farli le spexe.
A di 26, si soleva andar il Principe a messa a S. 237
Zorzi Mazor, ma per la pioza vene con le cerimonie
in chiexia con li oratori tutti nominati di sopra, ex-
cepto Lxernia che non é ben sano. Portò la spada sier
m
&IPXI1, DICEMBRE.
m
Ss'v
i':n.i; -.
ni'ì
Alvise d*Àrmer va baylo et capiUuo a Corfù, fo suo
compagno sier Vetor di Garzoni, tulli do in crenaisin
a manege dogai, et udilo messa andono a pranzo col
Principe. L'orator dil Curzense non resloe, ni etiam
il signor Frachasso che mai manza fuori di caxa. Fo
bel veder tanti oratori con la Signoria nostra, nu-
mero 6.
Da poi disnar, fo Colegio di savìi ad consulen'
dufn.
In questo zorno, era solilo trar il palio a Lio, ma
per la pioza fo rimesso al zorno di Inocenli.
A di 27, in Colegio. Veneno V oralor dil Papa e
el Stafiko et li do oratori sguizari, et sentalo lì a-
presso il Principe, pieno Colegio di quello vi poi
star, esso Stafileo apresenlò il breve dil Papa di cre-
denza, é molto ampio, la copia dil qual sarà nolala
qui avanli. Poi comenzò una oralion Ialina elegante
confortando questo Slado a la pace e voler la quiete
de Italia, a la qual la Sanlilà di nostro Signor si for-
tiGcava, dicendo molle cosse sopra questo. Poi disse
Thavea do gran cosse a le man, una a venir qui a
tratar tal materia e persuader quello che la Signoria
si ha via fato intender per li soi oratori al Papa non
voler aceptar, el che a Roma el sapeva de le prati-
che si havia con il Cristianissimo re di Pranza, poi
venuto in Romagua havia inleso si strenzova più, e
zonto in questa terra era quasi zerliGcalo, tamen
voleva far ToGcìo comessoli dal suo signor, e per
lui non mancheria di far ogni cossa per acordar
questa Italia, et se vardasse che questo acordo con
Pranza saria la mina de Italia, e sapeva ben ch'el
Papa e Spagna saranno spazali in do mexi, ma poi
che Pranza ne spazeria nui el questo Excelentissimo
SLito, e però si volesse ben considerar, e non corer
a furia, e che per il Nostro Signor non mancheria
farli ogni cossa per meter bon acordo tra V Impe-
rador e questa Illustrissima Signoria; con altre piirole
di tal sustantia. L' altra, a venir a intimar cossa che
lui non saria mai venuto a far tal oficio, per esser
subdito nostro e bon servilor, e prima tiaria perso
il suo vescoado di Sibinico che venir con tal moni-
tori ; conclusive^ fo parole zeneral per intrigar la
pratica con Pranza. Etiam li oratori sguizari, uno
di loro parloe di la bona amieilia et benevolenlìa
hanno li cantoni di la gran Llga di sguizari a questa
Signoria per esser republìche conforme, et erano
sta mandali qui e si riportavano a quello huvea dito
il Stafileo, ringratiando la Signoria di la bona coni-
237* pagnia li era sta fata a loro sguizari, venuti in campo
a discazar francesi de Italia. El poi il Principe verso
il Stafileo usò bone parole, ringratiando la mente
dil Pontefice e il suo bon voler in voler meter pace
in Italia, e per nui non ha mai mancato perché non
desideramo altro che pace e aver il nostro Stato ;
et a li oratori sguizari etiam li usò bone parole,
dicendo fosseno lì ben venuti, perché sempre li ve*
demo volentieri. Et cussi slati un bon pezzo, si par-
tino essi oratori di Colegio.
Vene sier Cfislofal Moro, venuto zh più zomi prò-
veditor di campo zeneral, ma per il mal di la gamba
stato in caxa, et volendo referir, per Thora (arda fo
rimesso a referir doman in Pregadi, e cussi nulla
disse.
Di Padoa, di sier Piero Buodo e sier Alvi-
se Emo reciori. Zercha stratioti et sier Zuan Viturì
tornalo in campo, e li stratioti ... e molti capi sona
venuti in questa terra.
Di Crema et Bergamo letere. Nulla da conto,
de occurrenitis.
Di Milan^ dil Caroldo, di Conie il Du-
cheto é zonto a Cliiaravalle a la Badia, mia 13 de 11,
el che si preparava la inlrata poco onorifica perché
tra milanesi è disension, poi il cardinal Sedunense
con il viceré non sono in amor, et é sta dito quelli
di Novara aver tolto termine a scriver in Pranza per
rendersi. Li oratori sguizari é amichi dil cardinal. 11
Duca si dice inlrarà a di 27, ch'é il luni di Nadal, el
qual voi intrar per ponto di astrologia.
Dil campo, di Ronchi^ dil proveditor Capei-
lo, di eri. Come, nel pagar le fantarìe, ha voluto che
li sindid ch'é a Cotogna vengi; li qual non ha voluto
esservi presente, ma tolto il eie.
Da poi disnar fo Gran Conseio, fato eletion di
luogotenente a Udenc, tolto sier Vetor Foscarini
savio a terra ferma et alcuni altri, et niun passoe ;
etiam consier in Cypro non passoe; fu principia a
dar titolo podestà di Malamoco, che prima si deva
oficial e stava meglio; ma di qua avanti si dirà po-
destà a Malamoco.
Noto. A di 20 di questo mexe, per Colegio, fo
preso una parte di questo tenor : ch*el sia concesso a
la fidelissima comunità di Muja, in memoria dil zorno
setiino dì Oclubrìo, nel qual oblenero viloria contra
li inimici clic li haveano posto asedio a la terra, de
poter fesligiar quel di e far una fiera solenne ogni
anno, a la qual posano convenir quelli di la Patria
dil Frìul et altri lochi convicini con li panni el merce
sue, con le patente del retor di Muja, il che cederà a
beneficio dì quella terra et de tuta rilistrìa; et cussi
se scriva a quei retor nostro. Item^ per reparation
di le mure e lorioni baluti et case minate per li ini-
mici, li siano donale taole 400 et chiave over travi
m
MDXU, DICEMBRE.
434
50, e fu t)resa : ave 16 di si, uno di no; et cussi Todo
expediti li oratori di quella comunità, quali si hanno
ben portato centra i nimici.
238 Jo. Stafilei episcopi Sibinicensis lulii IL Fon-
tificis maximi oratoris, oratio habita ad
Daminium Veneium, Venetiis in Collegio
die XXriI Decembris M.D.XIL
NihiI est quod inagis expodiut Reipublic» Chri-
stianto, Serenissime Priticeps ac patres conscripli,
quam pacem colere et a bellis, qua; iiìler Ciiristìa-
nos civilia et inlestina dici possunt, abstinerc: quia
tempore pacis bone colitur Auclor pacis, qui, pro-
ximus passioni, pacem velul locuplelissimam hae-
reditalem Apostolis ciclcrisque fidelibus suis in haec
verba diuìisit : « pacem meam do vohis, pacem
relinqiio vóbis. > Proplerea,Iia;res Christi non est,
qui pacem iiiius (eslamento relietam non amat. Et
ideo, qucuìadmodum homincs pacifici beati et fili!
Dei in Evangelio appellantur, ila inquieti, dissen-
siones ac scandula racentes filii Diaboli juremerito
possunt noncupari, qui est sator zizanis, pater scan-
dali ac perturbator pacis. Quod exemplo Policarpi
sanctissimi martiris eleganler comprobatur, qui cum
obviaret Martiano schisma lieo eidem interroganti :
( Agnoscis ne me, Policarpe? » Respondit:
€ Agnosco primogenitum Sathanos et filium
perditionis. »
Gcero quoque in Philippieis contra hujusmodi
homines sic invehitur: *^ Necprivatos focos, nec
societatem hominum, nec libertatis jura vide-
tur cara habeì-e qui seditiones et scandalo de-
lectatur, eìimque ex numero hominum ejicien-
dum et ex terminis humams natur<e extcrmi-
nandumputo. Nihil hoc homine, nihil hoc cive
deterius: non aut civis aut homo habendus est
cui bellum, prcecipue civile, placet ^ Rursus idem
Cicero de Amici tia: " Qua domus tam stabilis,
qufB civifas tam firma est qtue odiis et dis-
sensionibus funditus everti non possit ? „ Iljec
modo scandala, has disscnsiones seditionesque, hxc
bella civilia vel potius inlestina, non solum misera
haec nostra Italia, sed tota fere Respublica Chri-
stiana j»m multis patitur anuis. Dum Reges et Prin-
cipes noslri Inter se gravissima bella gerunt et
cruentissima commiltunt certamina, spernunt pa-
cem, et suam ac suorum populorum quietem ode-
rutit, csBdibus autem, ruinis et incotnmodis homi-
nuni studiosissime ddcctantur. Sunt qui Christiani-
simi dici nominarique volunt, et lamcn christianissi-
morum nominibus operibusquc conlradicw)!. Dum,
non contenti suis amplissimis regnis ac proprlis ter-
minis flnibusque, aliena longevo tempore parta ae
quiete possessa vastant, trahunt ac hostilitep ìnva*
dunt; hinc subversiones dirreptionesque i)lupiroa*
rum urbium; hinc cades innumerabilium popu-
lorum; hinc uberrima flumina humano cruore flueiì*
tia; hinc violalio fldei data; hinc transgressio juris-
iurandi;hinc contemptus deorum; hinc perOdia plus
quam punica. Impletum est temporibus noslris vati-
cinium illud evangelicum : ^ Surget gens contra
gentetn et regnum adversus regnum et terretno-
ttts erunt magni per loca, pestileniitB, et fames,
terroresque de cwlo, quce sunt evidentissima si-
gna et initia malorum, „ Proh dolor ! Iibet hoc
loco miserias temporum nostrorum proscqul et cala-
milates quas hactenus subslinuimus lamentabilrtcr
enarrare ! quot ingenua nobiliaque corpora bis bellis
ludibrio fuere! capti episcopi et Sanctae Romanae
Ecclesia Cardinales, inlerfecti pnEsbjicri et diver-
sorum officia dericorum, subversae ecclesia;, dir-
pcpta monasteria, stuprata; sacne \irgìnes, ad altaria
Christi stabulati equi, marlirum projectae reliquia»,
et quod horrendum est dictu et audrtu, sacratissi-
mum Salvatoris nostri Corpus argenleis praetiosisque
prò more vasculis reconditum, proedre cupiditale in
terram collisum, pedibusque calcatum ! Deeral extre-
mum malorum omnium, quod nihilominus attenta- 238
tum est, ac pene confectum. Dirripuerunl Patrimo-
nium Beati Pel ri, obsedcrunt hosliliter civìtatem Bo-
noniensem, incluserunt oppugnaruntque Vicarium
Jesus Christi ibidem cum sua curia residentem, ca-
ptivumque turpìter abduxissent, nisi Deus Optimus
Maximus causa; sua; et Ecclesice in tempore affuis-
set, qui eosdem oppugnatores sacrilegos et inconsu-
tilem tunìcam scindere mollientes momento lemporis
in ictu oculi in fugam convertii. Divinam clemen-
tiam ! summam benignitatem ! permittit fluctuarc
naviculam, sed eam mergi subvertique non palitur;
suscitai validum contrarium ventum, et tamen suis
laborantibus fert opcm, et porrigit dexteram ! Un-
de, quaìso, tam repentina mutatio ut viclores subito
vincantur , nisi per dexteram Excelsi ? Unde h»c
tam insperata Victoria, non per humanam virtutem
sed ex Divina providentia et pietate ? Modo iidera
hoslcs paulo ante divinitus fusi fugatique, corde in-
durato obstinatioresque, more Pharaonis in flagel-
lis, rursus tcnlant irrumpere in Ilaliam, rursus aliena
rapere, et crudeliores caedes quas fecerunt hactenus
perpetrare vosque, optimtis Patres, cultores pacis
et quictis, et bonae fidel, ut aiunt, possessores in
435
mXll, 01CEIIBB£.
4S6
eoram errorem allicerc studetit, et secum in perdi-
tiooeiD multis variisque subdolis sollicilationibus se-
ducere salagunt; quod si, pecealis nostrisexigentibus
efficere poterunt, pfofecto novissimus error pejor
priore. Nam dam Inter nos bella gerimus et oruen*
ta committimus certamina, infideles populos magis
ac fnagis cootra nos procal dubio aniinamus, eis
sque oervioes nostras feriendas sponte exbibemus.
Ob prsteritas etanim dissensiones et beila intestina
Christìanorum amisimus amplissima regna, latis*
Bimasque proviiidas, Misiam, Tbraciam, Macaedo-
Dìam, Àepirum tolamque Gneciam, ac cffiteras in-
Dumeras urbes^ quibus nano iroperat Otlomanus.
Re^nt sol® nfiaritimae civitates Dalmati» prò-
vincile nostra quas inipii bostes vastant, (rahunt,
rapiunt, ita ut vix murìs urbium exìre incolis lìccat,
foris vastata sont omnia, apparetque ingens ubi-
que solitudo. Vereor modo ne ex recidivis bellis
Aiturfs dJssensionibusque illee eaedem miserrim® ur-
bes e rapaeissimìs hostibus occupentur: et tane reii-
quam erit, ut brevissimo tempore (quod Deus a-
Tertat) traiiciant in Italiam, eritque finis civilìum
beUorum inter Chislianos. Tum unusquisque prin-
cipara ad propria se recipiet, et suas recolliget vi*
res, qu8B iilis forte minime tunc proderant, tan-
quam defbilitataB, imo pene exaustse ob praeteritas
dissensiones. Hic roalis futurisque incommodis ac
ruinis Reipublicc Christiana cupiens occurrere, Ju-
lius secundus Pontifex maximus pei-cuissit fcedus, ini-
vitque amicHiam cum Maximiliano Romanoram Im-
peratore electo, nec non cum Catholica Majestate, ut
junclis simal viribus sint potentiores fortìoresque
adversas rapacissimuni lupum, commtinem omnium
hostem et inimicoin, quo domito et forlissimis no-
dis relegato, pacatis rebus in Italia cum unanimo
conseosu omnium Christianorum principum, aocin-
geot se ad saoctissimam expeditioneni contra Tur-
cfaas, ad quam idem Summus Ponlirex, nedum in
faoe suo felici fai»toque pontificatu, sed adhuc
339 in minorìbus eonstitutus, toto mentis alTectu sum-
mopere semper continuoque haneiavit. Ad hanc
prolocutam pacem, vos quoque amplissimos palres
tamquam Glios paterno amore invitai charitativi-
sque monitionibus per viscera misericordise I>ei no-
stri faorlatur, ut qusdem federìs sancitaeque ami-
ctliee ac proloeute pacis velitis esse partìcipes, ne,
si secus feoeritis, parens ipse vester necessitate con-
striotus cogatar deserere vos fiiios, immo in vos
armis spirituatibus et temporalibus acriter insurgere,
sicut et Brutos insurrexit in mortem filii^ et Saul
in Jbnatham primogenitum ob neglecta pnecepta.
Dicet forte qulspiam vestmm praècepta hec diais
dura sunt, et conditiones pacis quas notns ofieron»
tur admodum graves.
Huic ego respondeo: durum graveque Romanis
videbatur dimittere Siciiiam fertilissimam insulam
uberrimum horreum populi Romani, quam tamen
in conditionibus pacis adversarìis dimittere sunt
coacti, Durum insuper est illud evaogelicum : e si
quis voluerit tecum in juditio contendere et
petierit a te tunicam^ dimitie ei pcUlium, „ Dura
quoque lex multotiens promulgatur; sed ex cauxa
necessaria tolleratur et fertur. Verum, quia hoc
quaestio alliores radices habet secretioraqi» ac ma*
gis minuta Consilia exposlulat, ideo illam et quse*
dam alia qu» in mandatis habeo in diem sequen**
lem vel alias, prò vestra comntodilate diflfero. Dixiv
A di 28. La roatìna vene in Colegio il Stafileo 340«
episcopo di Sibinico con V altro episcopo de Ixemia
oratori pontiOcj, e li do oratori ponlifìcj, et li do
oratori sgnizari, et volseno 1* audientia secreta, qual
fo mandati fuora chi non era dil Consejo di X, et li-
cet do Cai di X fosseno andati a Lio a trar il palio^
l' altro vi era, et esso SlaGleo parloe, la qual rela- .
tion scrìverò poi sarà referita in Pregadi. Fo dito el
voleva lassar a la Signoria Vicenza e il Frìul, e dar
il passo di poter andar in Lombardia a le nostre
terre, zoé Liguago e Peschiera, e conzar con V Im-
perador questo, con darli più summa di danari con
tempo. Il I^incipe li usò certe parole come dirò, et
cussi si partino di Golegio tutti 4. Et io li vidi di
mala voia, et molto suspeso maxime il Stafileo ora-
tor dil Pontefice.
Vene poi V orator yspano, eonte di Ghariati, per-
suadendo la Signorìa voglii atender a far quiete in
Italia, e non che una altra volla barberi vi eoirano,
con altre parole, dicendo è bon aldir il Stafileo et
far uno acordo il Papa, Y Imperador e il suo Catho-
lieo re, con questa Signoria etc. Il Prìncipe li usò
al solito bone parole, dicendo per nui non mancherft
mai la pace, pur che habiamo le nostre terre etc
Da poi disnar, Ucet fusse gran piozza, fo Prega-
di per far riferir sìer Cristofal Moro e sier Leonardo
Emo, el qual sier Leonardo cargava molto sa le
piaze sier Polo Capello el cavalier proveditor di
campo,'dicendo el farà recuperar 37 milia ducati. Et
(o lete queste teiere :
Dil Caroldo, da Milan, di 22. Ome ho scrfto
di sopra, e di preparamenti si feva per Tintrada dil
(1) UearU239'èl)ianca.
\
127
ItDUI, DlCEMfiM.
438
Dueheto, qual voi ìnlrar per ora aslrologicha, alo-
zerà in Corte vecchia, eie.
Di Bergamo^ di 25. Zeroha Trezo, e come
quel castelao francese retene uno corier portava let-
tere dil Caroldo a la Signoria, e lete, Io lassò dicen-
do: € Si dice che francesi di Novara ha toUo rispeto
a darsi di scriver in Pranza ; non e vero perchè co-
gnosso quel capo > . El qual castelàn di Trezo ù sempre
auto voia di con vicinar ben con esso proveditor di
Bergamo. Scrive danari trovali de lì a pagarli di
qua el mandali a Ci*ema, el che li ducali 3000 do*
veano far la comunità tanti fanti, non bisognando
non li farà ; poi dice zeccherà di farli. Iteni^ spagnoli
e levati di quel leritorio, benché sia sia manda co-
mandamento a cerle ville di bergamasco per il vi-
ceré che trovino vituarie per il campo mandano a
Trezo ; e altre particularilà ut in litteris.
Di Crema, di sier Nicolò da Pexaro pro-
veditor. Come il capitano di le fanlarie, eh' è li, di-
manda 200 guastadori per compir di forliOchar la
terra, poi non dubita di alcun exercito, eie.
240* Di Mantoa, di Paolo Agustini. Come il du-
cha di Milan farà V intrata in Milan col Curzenze e
il viceré a dì primo Zencr, e ha voluto trovar una
bora astrologicha.
Dil Guidoto secretano nostro, da Mari-
gnan, dove è il viceré. Di la venula del duchcto
Maximian Sforza a Chiaravale. Item, è aviso di Spa-
gna, il Re ha fato squartar quel Copoia,
per esser anzuino. Item^ la nova fo dita che spa-
gnoli haveano dato unastrela a francesi verso Pam-
palona, si tien sia sta il conlrario eie.
11 Curzense, di Modena è andato a Parma, e sarà
etiam lui a la intrata dil ducha di Milan.
Fo leto il breve di Papa a la Signoria, di cre-
denza, exortatorio a la pace; la copia dil qual è no-
tata qui avanti.
Poi, sier Crislofal Moro, venuto proveditor di
campo, andò in renga, e fé la sua relatioue; zercha
le zente di arme, non però laudala, e la condiclion
dil governador, qual é valente homo, ha boni consi-
gli, desidera aver bonor, nm ha pocha pralicha di
governo, e li soi fanno gran mali ; persuase a pagar
le zente, e non farle vociferar; disse e laudò li Ire
executori, e non nomina il colega Capello e suo cu-
guado, solum che erano sta imputadi loro provedi-
tori di mala amminislralione dil danaro di la Signo-
gnoria. Disse non poi esser, perché non hanno lochà
danari, poi volendo uno provcdador robar, si con-
vien concordar con 7 persone, con il pagador, il co-
latcral, il contestabele, con il scontro eie. Disse di
le fatige aule. Laudò Alvise di Piero suo secretano,
e Piero Grasolari. Venuto zoso, il Principe» justa il
solito lo laudoe, e poi esso sier Crislofal Moro vene
zoso di Pregadi, né volse restar, perché A di la
zonla, né aldir la relation di sier Lunardo Emo, Era
zercha bore 2"2.
Poi sier Lunardo Emo, venuto proveditor exe«
cutor di campo, andò in renga, qual non poi venir
in Pregadi, ma ha pralichato col Colegio che 1 sia
lassato referir. El comenzò a dir farla tre parte:
r una, la causa non si ha auto Brexa, la seconda di la
mala ministralion e pocbo governo é in campo, la
terza di le zente d' arme e fanlarie di campo. Di-
cendo saper che era sier Filippo Capello fiol di sier
Polo proveditor in campo li in Pregadi, qual avisava
suo padre di tulio quello si feva in Pregadi e altri
soi parenti, tamen, el voleva melo ben a la Signoria
e a la sua patria che a lui inslesso, ancora che li
nosese, né aria alcun respclo a dir la verità. E
prima disse zercha li danari tochali per lui, eh' é
siali da' brexani dà ducali 19 milia, e disse la
dispensalion di quelli, i qual lui non havia tochadi 241
exceplo eh' el fece fanti el ave 3000 ducati,
li qual fanti lutti li apresenlò a li proveditori zonti
che i fonno, siche si juslifìcò benissimo; poi disse le
fatiche aule in far venir vituarie dil brexan in cam-
po ; poi inlrò la causa norì si é auto Brexa, perché
sier Polo Capelo é sta causa per soa negligentia e
pocho governo: prima piantar rartellarie lontan di
la terra che non feva nocumento, poi, quando si ave
la inlelligcntia di una porta e fo squarta poi colui in
terra per francesi, andò dal governador, col prove-
ditor Moro, qual disse andcmola a luor, e poi dito
proveditor Moro Io mandò dal Capello ch'era al suo
alozsimenlo indisposto, dicendoli la pralicha. Disse
ridendo conlra sier Alvise Bembo, « Tu é una bestia ji
siche non volse la si lolesse, e Andrea Rosso so secrc-
Uirio, disse : « Magnifico missier, si loré Brexa senza
aver il castello, la Signoria vi farà tajar la testa >, e
cussi si ha perso di aver Brexa che si havea certis-
simo, causa sier Polo Capelo, qual ha pocho go-
verno. £ sta roto in Romagna per soa negligentia;
item a Schio l' ave ducali 200 da quelU per non
alozar zente e si ha messi in borsa ; al Desanzan or-
dinò uno li fosse tajà la lesta, qual li volse dar du-
cali 100 non li volse, poi fo conzà la cossa, unum
est ha posto a conto solum ducati 70 dai a la Signo-
ria, siche ne ha auto lui molto piò; item, a Ponte-
vico, quando fo recupera certi bo di Rebecho 1 qual
uno li tolse e Domenego di Malo vice
colateral Te' la sua deposilion, quando esso sier Lu-
429
yiD^U, DICEMBRE.
430
nardo Emo fo 11 disse : e Ove e i buoi >. Rispose il
proveditor Capalo : « Ne ho auto 10, vui avere 4 » e
cussi é sia parlidi ; lui non li volse. Disse a la Rosa
solo Bassan dove ha da far, dito sier Polo e pien
di animali venuti di campo e altri beni dei povero
brexan. Disse di certo sajo, di la divisa di sier Àle-
xandro Donado di sier Piero, di zambelofo, qual
ha uno suo zovene etc. Item, dito proveditor andò
a lozar in caxa di uno povero citadin, qual havia
10 bote de vin, e tulle le tolse senza pagarle ; poi
disse di 37 milia ducati eh' è tra il conte Guido
Rangon e Domenego di Malo e Antonio Rosso ra-
sonato fratello di Andrea suo secretano, questi 3 si
troverà tra loro di 37 milia ducati, cargando molto
esso sier Polo Capello, qua! è la ruina dil campo, di
pocbo governo, pocho amado da le zente d' arme,
non ha cuor etc. E non fa per la Signorìa nostra a
tenirlo in campo ; e luto voleva justiGcar, quello di-
24i * ceva era la veritii. Poi volse inlrar su le zente d'ar-
me, ma non fo aldito perché il proveditor Moro havia
dito. Disse che sier Sigismondo di Cavali proveditor
suo colega et executor hnvia fatto assà danni sul ve-
ronese, come li disse il governator, e laudò sier Al-
vise Bembo. E replicando più volte contra sier Polo
Capello senza un respeto al mondo, vene zoso, et
andò a sentar aspetando il Doxe li desse il laudo. E
sier Filippo Capello di sier Polo sopradito, qual per
danari vien in Pregadi, licei zovene sia, andò in
renga per justifìchar suo padre, e il Principe lo fece
venir zoso ; qual andò da Soa Serenità pregando lo
lassase parlar, e la Signoria non volseno, ed il Prin-
cipe disse che sier Lunardo Emo havia fato una
nuova forma di relation e più non aldilà, e li di-
spiaceva a dir queste cosse, cometendoli eh* el do-
vesse meter in scritura e portarle in Golegio, perchè
si partiria poi il formenlo di la paja ; e che si se tro-
verà la verità, meritava laude che senza respeto ha-
vesse dito in el Senato tal cosse, e quando dito Lu-
nardo Emo Io ringratiò e li tochò la man, disse for-
te : « Riporterò luto in nota Serenissimo Principe,
et tuto vi proverò che quello ho dito è la verità. >
Et cussi a bore 3 di note fo licentiato il Pregadi, et
restò Consejo di X con la zonla zercha meza bora
da poi. Unum est la exposition del Slafileo non fo
referita al Pregadi.
È da saper, sier Cristofal Moro laudò molto dito
Leonardo Emo di la sua diligenlia nel brexan a tro-
var vituarie, etc.
Di campo, fo lettere da Ronchi, dil prove-
àiiùt Capello, di 27, Nulla da conto, zercha zente
d' arme et pagamentii e non fo lede.
A di 2f), eiiam fo gran pioza. Non fo alcuna le-
tera in Colegio, el To ordinato Pregadi, licet i Cai di
X volesseno il suo Consejo; ma sier Zacaria Dolfio
savio dil Consejo volse il Pregadi per proveder a la
dispensation del danaro in campo; etiam li altri sa*
vii che compieno, per meter le loro parte.
Da poi disnar fo Pregadi, e non fo leio alcuna
teiera.
Fu posto, per li consieri e savii, che hessendo
sta electo sier Aurelio Michiel proveditor a Marti*
nengo, qual non li è sia limita salario per spexe, die
el sia a la condition di altri, videlicet 1* habi du-
cali al mexe per spexe e stagi uno anno ; e
fu presa.
Fu posto, per li savii, hessendo sta fato nel no*
Siro Mazor Consejo tre volte eletion di luogote-
nente in la Patria di Friul e non havendo passa
ninno, che 'I sia electo per questa volta per scurtidio
et 4 man di election per uno anno con ducati 37 Vi
al mexe neti, come haveano li altri luogolenenti ut
in parte, e fu presa : la qual si ha a meter a Gran
Consejo.
Fo posto, per li dili, havendo compito sier Fran- 943
Cesco Falier podestà et capitano a Vicenza il suo re*»
zimento, che 1 sia electo per Gran Consejo per scur^
tinio et 4 man di eletion in suo loeho podestà et ca«
pilano per questa volta tantum per uno anno, con
ducali 50 netti al mexe per spexe, come fo electo
dito sier Francesco Falier; et fu preso, la qual parte
si ha da meter a Gran Consejo.
Fu posto, per li savii da terra ferma, che a uno
Francesco Rossina, qual per soi meriti a Padoa al
tempo di la ribelion e di l' assedio ut in parte, li
sia dato la expetation dil capitanio di le prexon di
Padoa, da poi la morte di questo è al presente. Ave
di si et di no e fu presa ; e fo
conlra la forma di la parte che non voi si dagi oficii
per expetativa, tamen li avogadori la lassono passar.
Fu posto, per li savii da terra ferma, certa con-
firmation a uno Lucha di Pasqual da Cataro, di du-
cati 4 di provision havea suo padre al mexe, che
r habi suo Gol ut in parte, e fu presa.
Fu posto per li diti, che sier Andrea Contarini
governador a la Cefalonia, qual ha concesso certo of'
Scio in li ut in parte a Zuan Ardavani in
loco di Zorzi Vatazi morto 11 a Cefalonia^ eh* el sia
conGrmato ut in parte, e fu presa.
Fu posto, per sier Zacaria Dolfin savio dil Gon^
sejo solo, che de presente sia electo uno proveditor
zeneral apresso sier Polo Ctpello el cavalier, el qual
babi cura dil danaro, e sia presente a la dispeu"
431
UDXII, DICEMBRE.
432
sartioQ di quello, con ducati 120 al mexe ut in par-
te. ÀDdò in renga sier Gasparo Malìpiero savio a
terra ferma, dicendo: < £ mal butar via questa
spexa e il Colegio non sente lai opinion ». Li ri-
spose dito sier Zacaria : < È ben », e il Consejo era
pregno di la relation di TEmo, licei fosse tardi. £
judido meo mala parte, e fa confusion in campo e
mete discussion : tamen ave 56 di no, 120 de si, e
fu presa. E fu tolto il scurtinio, tolti numero 22, tre
non si provono come sarà notado di solo, et rimase
dito sier Zacharia DoIGn, el qual poi rimasto, andò
in rcnga e si excusoe non poter andar, non poi ca«
valchar per la doja di schena T ha preso quando el
fo capilanio a Padua al tempo di l' asedio, el cussi
refutoe. Né fo Tato altro.
Fu posto, per sier Thomà Mozenigo procurator,
sier Piero Balbi, sier Antonio Zustinian dolor savii
dil Consejo, sier Mario Zorzi dolor, et sier Gasparo
Malipiero savii a terra ferma, di dar conduta a do-
mino Malalesta da Sojano qual è pili zorni in que-
sta terra, e havia 50 homeui d' arme con fiorentini,
242 * eh' el sia tolto a' noslri stipendi! con 50 homeni di
arme ut in parie. Contradisse sier Nicolò Trìvixan
savio a terra ferma. Li rispose sier Marin Zorzi do-
lor. Poi parlò sier Piero Trun savio a terra ferma.
Li rispose sier Gasparo Malipiero. Andò la parte, ave
98 de si e 54 di no ; el fu presa.
£1 il Consejo di Pregadi vene zoso a bore 3 Vs
di note.
Scurtinio di pravedador general in campo
justa la parte
Sier Zorzi Etno fo provedador zeneral
in campo, qu. sier Zuan el cavalier 52.101
Sier Marco Antonio Loredan fo del
Consiglio di X, qu. sier Zorzi . . 2S.130
Sier Anzolo Trivixan fo capitano a Pa-
doa, qu. sier Polo 47.107
Sier Hironimo Gontarini fo proveditor
in armada, qu. sier Francesco . . 45.104
Sier Piero Querini fo cao del Consejo
di X, qu. sier Antonio .... 62. 88
Sier Piero Balbi el savio di Consejo,
qu. sier Alvise 67. 89
Sier Leonardo Emo fo provedador in
brexana, qu. sier Zuan el cavalier . 29.128
f Sier Zacaria Dolfin fo capitano a Pa-
doa, qu. sier Andrea 78. 72
Sier Alvise DolGn fo proveditor in la
Patria del Friul, qu. sier Dolfin . 39. 1 1 3
Sier Zuan Viluri fo proveditor zene-
ral in la Patria di Friul, qu. sier
Daniel
Sier Vetor Moroxini é provedilor sora
le pompe, qu. sier Jacomo . . .
Sier Bortolameo Minio fo podestà a
Padoa, qu. sier Marco ....
Sier Hironimo Contarini fo capitano a
Padoa, qu. sier Berluzi proveditor.
Sier Paolo Zorzi che é camerlengo dì
Comun, qu. sier Hironimo . . .
Sier Andrea Loredan fo Cao dil Con-
sejo di X, qu. sier Nicolò . . .
Sier Marin Morexini Tavogador di
comun, qu. sier Polo
Sier Domenego Conlarini fo Cao dil
Consejo di X, qu. sier Mafio. . .
Sier Piero Marzelo fo provedilor ze-
neral in campo, qu. sier Jacomo
Antonio el cavalier
Non. Sier Francesco Falier d cavalier po-
destà el capitano a Vicenza, qu. sier
riero ..••••.,,•
Non. Sier Andrea Trivixan el cavalier é
luogotenente in la Patria, qu. sier
Thomà el cavalier
Non. Sier Francesco Capeio el cavalier fo
provedilor zeneral in la Patria, qo.
sier Crìstorolo, per la caxa . . .
25.132
16.138
6.1 49
43.104
36.129
72. 80
48.110
45. 95
47.107
»•• ••..<
..... ...••
•f... ....•
Fu posto, per li savii da terra ferma, di elezer
per Colegio cinque zeniilhomeni nostri in quelle di*
ferentie di Andre, in loco di quelli cinque cbe za ai*
tre volle fonno electi, i quali debano aldir (utii
quelli pretendessero aver raxon sopra ditta ixda ;
et fu presa. Ave 29 di no, 108 de si. £ cussi, in
execution, a di . . Zener, in Colegio fonno electi H
sotto script! :
Sier Piero Pasqualigo dolor cavalier, è di la zonla,
qu. sier Filippo.
Sier Francesco Donado el cavalier, é di Pregadi, qu.
sier Alvise.
Sier Francesco da cha' da Pexaro, è di Pregadi, qu.
sier Hironimo.
Sier Alvise Gradenigo, fo cao dil Consejo dì X, qu.
sier Domenego el cavalier.
Sier Ferigo di Rcnier, è provedilor sopra le camere,
qu. sier Alvise.
433
IIDXff, DICEMBRE.
434
243 Questi sono quelli vieneno nominati, sarano
cardinali eleeti per Papa Jidio secondo^ dil
1512^ dil mexe di Degembrio.
Oenoesi.
V arzìvescovo di Salerno, di Campofr^so.
Ei prothonotario Dal Fiesco.
Domino Rolando del Carelo, thesopiero.
Vescovo di Salu , già prior di Roma.
Vescovo Agrigentino.
Vescovo di Vicenlia.
Lombardi.
Sforza, To Ool dil signor Lodovico di Milan.
El vescovo di Thurino, castelan di sani' Anzolo.
El vescovo di Novi, astesano.
Venetiano.
V arzìvescovo di Zara, Pexaro.
Fiorentino.
Domino Lorenzio Puzio, datario.
Marchiano.
Domino Joan Maria da Camerino.
Bomani.
Arzivescovo dì Nicosia, Orsini, fo flol dil conte di
Pitiano.
Arzivescovo di Conti.
Prothonotario Cesarino.
Jaeobazio di Jacobazì, auditor di Rota.
Napolitano.
Patriarcha di Antiochia, Carafia.
Bomagnolo.
Arzivescovo di Ravena^ ferarese.
Spagnoli.
V abate di Palermo.
Vescovo N., parente del re.
/ IHarii di M. Sanuto. — Tom, X7.
Ferarese.
Lo arzìvescovo de Ravena u. s.
A dì 20 in Colegio. Vene in Colegio sier Lunardo 244*>
Emo nominato per avanti, et apresentò in scriptura
le opposilion fale l'altro eri in Pregadi, con li testi-
moni soto. Il Principe le tolse, e le dete a Zuane
Batista di Adriani secretarlo, et poi ita consulente
Colegio, fonno mandate a li sindici che sono a Co-
togna.
Vene uno orator over nontio dil conte Zuane di
Corbavia, et apresentò letere di credenza, venuto qui
per aver danari dil suo stipendio, per esser nostro
soldato. Et exposto la sua imbasata, il Principe li usò
bone parole, dicendo li savii da terra ferma lo aldi-
ria et expediria.
Da Milan, dil Guidoto, li 24. Come il Ducheto
e il viceré era sta in Milan straveslito a di 23 con 25
cavali, e poi tornato a Chiaravale, e si aspetava quel
zorno il Curzensezonzese, e poi farla Tintrata a di 27.
Quelli dil castello francesi trazeno a la terra e fanno
danni. Item, scrive come il signor Prospero CoIona
li havia fato intender che il Cuneense havia mandato
Andrea dal Borgo orator cesareo dal viceré a dirli
si preparasse a far guera a^ vinitiani perché non vo*
leno Tacordo, unde fonno in consulto; el che esso
signor Prospero ha dito a voler romper a la Si-
gnoria, bisogna altro bordine e altre zente haver in
campo etc. ut in litteris.
Di campo, da Bonchi, dilproveditor Capello
di 29. Zercha zente d' arme e pagamenti, e sì pro-
vedi a mandar il resto di danari. Item, manda le
lettere aule dal Guidoto, perchè la Signoria co-
mandi quello si babbi a far etc. ; ut in litteris.
Da poi disnar, fo Consegio di X con la zonta di
presoni, et fo expedl certo presonier corfuato. Et
poi restato simplice, feno li Gai di X per Zener: sier
Marco Donado fo consier che piti non e slato né
etiam voleva esser per esser vechio, sier Piero Mar-
zelo fo consier, e sier Nicolò di Prioli fo podestà a
Padoa. Item, preseno una parte: alento in certe con-
trade in questa terra erano alcune caxe ne le qual si
reducevano la note zerli zoveni populari e altri et
done e meretrice maxime e slevano a ballar e far
tanfaruzi, adeo in questi zorni sequite che sier Piero
Trun di sier Silvestro amazò uno homo in una caxa
simile a San Zuan Crisostomo: per tanto è sta preso
1) U carU 213* è bianca.
98
435
MDXII, DICEMBRE.
m
che pid non si tegni tal caie sollo gran pene ; la qual
parte fo publicada a Rialto a di *2 Zener.
944* Adi ultimo Dezembrio. Vene in Colegio sier Si-
gismondo di Cavalli venuto proveditor executor di
campo, dicendo è più zorni desiderava esser aldito,
maxime per referir quello da poi el partir di sier
Cristoral Moro e di sier Lunardo Emo di campo. E
disse, zercba le Tantarie, che si provedi di pagarle al-
tramente il campo si disolverà; poi T é alozato molto
lontano uno di Taltro; demum disse che T ha via inleso
che sier Lunardo Emo V altro eri in Pregadi havia
referito che lui sier Sigismondo havea ruinà il vero-
nese, come li disse il governador: per tanto desi-
denva fusse conosuto la verità ed il suo honor
fosse reintegrato, non havendo fato mal, et havendo
falò quello lì è imposto, sia impunito. Il Principe li
disse : e Nihil occultum quod non reveletur : > et
che si scriveria a li sindici, li qual examineria e si
saperla la verità.
Vene poi il vescovo de Ixernia orator dil Papa
in Colegio, dicendo: che si adverlissa che le zenle
spagnole et alemane veriano assaltar il nostro cam-
po, con ajuto di quelli é in Verona. 11 Principe li
disse: < Il Papa non feva ben a far questo contra di
noi. > Et partito, li savii consultono quid fiendunif
et fo scrilo per Colegio questo aviso et steseno ri-
guardosi, perchè ozi per il Senato li scriveriano
quello havesse a far il campo.
Da poi disnar, fo Pregadi per far il Colegio et
proveditor in campo, et leto do sole letere di campo
et da Milan.
Fu fato scurtinio di provedador zeneral in campo
justa la parte, in luogo di sier Zacaria DoIGn ha re-
fudado; et tolti numero 19, rimase sier Domenego
Contarini fo Cao di X di sier Mafio, solo sier Andrea
Loredan fo Cao di X, i qual tuli do non vulcano an-
dar. Et chiamato dito sier Domen^o, tolse rispeto
fio la matina. Tamen aceterà ed anderà volentiera.
Fu fato scurtinio di tre savii dil Consejo in luogo,
di sier Marco Bolani, sier Andrea Venier procurator
e sier Piero Balbi che compie, et rimasero sier An-
tonio Grimani procurator, ave 164 di si, di no 20,
sier Antonio Trun procurator 123, sier Alvise da
Molin, eh* è savio dil Consejo, li 1 ; solo sier Marin
Zorzi dolor savio a terra ferma ; cazete con titolo sier
Piero Capello, et lì altri senza (itolo di savi dil Con-
scio, ma di Padoa, sier Crislofal Moro et sier Anzolo
Trivixan.
Itemy fo fato tre savii a terra ferma, in luogo di
sier Nicolò Trivixan, sier Velor Foscarini e sier Piero
TruD che compieno, et rimase sier Alvise Pixani dal
Bancho 138, sier Nicolò Bernardo 115, e sier Lo-
renzo Capello qu. sier Zuane procurator 100, stati
altre fiate; solo sier Antonio Condoliner fo savio a
terra ferma, 82 ; cazete con titolo sier Sebastian Zu-
stignan el cavalier, 62 ; el qual andoe mal molto.
Fu posto, per li savii dil Consegio, excepto sier 245
Marco Bolani, et h savii a terra ferma excepto sier
Gasparo Malipiero, una lelera a sier Polo Capalo el
cavalier proveditor zeneral in campo, che, aleato Ta-
viso auto da Milan et quello ne è sta dito in Colegio
ozi, che parendoli, debbino passar col campo di qua
et segurarsi. Contradise sier Gasparo Malipiero, el
qual col Bolani messe de indusiar. Li rispose sier
Zacaria DoIGn savio dil Consejo ; ma el non fo aldito
perchè il Consejo non voleva la lettera et mancò
l'indusia. Poi parlò sier Crislofal Moro venuto pro-
veditor di campo, qual disse poche parole zerca le-
var il campo é mal, perchè el non poi alozar su le
rive di qua ; et poi il Colegio conzò la letera come
voleva il Pregadi, vidélicet che slesseno riguardosi
e più uniti poleno et mandar exploratori fuora per
saper quello fano inimici, el di ogni successo lenirne
avisati perchè sì governeremo sicome se intenderà il
successo di spagnoli ed alemani zercba il mover dil
campo ; e questa letera fu presa.
Veneno zoso a bore do di note.
Etiam fu posto, per sier Antonio Zustignan el
dolor savio dil Consqjo et savii a terra ferma et sier
Zuane Corner savio ai ordeni: che hessendo morto. .
armìragio dil porto di Corfii, che, atento
li meriti di Athanasio Ulicho qual havia una porta a
Crema e sempre è stato fedelissimo nostro, che per
autorità di questo Consejo li sia concesso la dita ar-
miragiaria con U modi havea el defonto. A T incon-
tro, sier Sebastian Falier, sier Andrea Diedo et sier
Crislofolo Capello savii ai ordeni messeno eh* el dito
armìrajo sia elelo per Colegio; et il Capello andò in
renga per conlradir, e fo rimesso a un altro Consejo»
et vene zoso di renga.
Di campo, le letere lecte dil proveditor Ca-
pello, di 29. Come manda il conto di la dispensalion
dil dinaro auto, qual in mexi 15 non è sta speso pid
di ducati 20 milia al mexe, et questo perché si va
proiongando li pagamenti, zorni.
In questo tempo, di Zenoa, il proveditor Capello
ave teiere di missier Janus di Campofregoso doxci
qual si duol di quello ha fato il Papa contra la Si-
gnoria nostra. Lui è bon servitor di questo stado, ri*
comanda suo Gol e la compagnia, e voi perseveri a
servir la Signoria nostra.
Et mandò per soa mojer e fioli, qual era a Padoa»
43T
MDXII, DICEUBRE.
438
che dovesse aadap a Zenoa a goder quel stato> poi
ch'era Doxe pacificho; la qual si parti honoratamente
accompagnata, et fé* la intrata in Zenoa insieme con
li altri Boi fioli, eto.
245 * Sourtinio di provedaAor general in campo,
in luogo di sier Zaccaria Dolfin cVà refuiado.
Sier Piero Marzelo, fo provedilor zene-
ral in campo, qu. sier Jacomo el ca-
valier 63.120
Sier Andrea Loredan,fo Cao dil Consejo
di X, qu. sier Nicolò 81.102
Sier Cristoral Moro, fo proveditor zene-
ral in campo, qu. sier Lorenzo . . 49.174
Sier Lunardo Emo, fo provedador in Bre-
xana, qu. sier Zuane el cavalìer . . 33.154
Sier Piero Marzelo, fo capitano a Ber-
gamo, qu. sier Filippo 20.165
Sier Alvise Gradenigo, fo Cao dil Con*
sejo dì X, qu. sier Domenego el ca-
valier 35.144
Sier Marin Zorzi el dotor, fo Cao dil Con-
sejo di X 72.108
Sier Anzolo Trivixan, fo capitano a Pa-
doa, qu. sier Polo 54.125
Sier Domenego Malipiero, fo savio a
terra forma, qu. sier Francesco . . 54.1 15
f Sier Domenego Contarini, foCao dil Con-
sejo di X, qu. sier MaGo .... 85. 81
Sier Hironimo Contarini, fo capitano a
Padoa, qu. sier Bertuzi il procurator 52. 128
Sier Piero Balbi, fo podestà a Padoa,
qu. sier Alvise 73.111
Sier Hironimo Contarini, fo proveditor
in armata, qu. sier Francesco . . 60.1 14
Sier Marco Zorzi, fo Cao dil Consejo di
X, qu. sier Bertuzi 30.146
Sier Piero Querini, fo Cao dil Consejo
di X, qu. sier Antonio .... 78. 94
Sier Marin Morexini cavalier, avogador
di comun, qu. sier Polo .... 56.125
Sier Lunardo Mozenigo, fo podestà a
Padoa, qu. Serenissimo .... 80.106
Sier Alvise Dolfin, fo provedidor zene-
ral in la Patria di Friul . . . . 69.119
Sier Vetor Morexini è proveditor sora le
pompe, qu. sier Nicolò .... 32.148
Di Salò vidi letere di sier Daniel Dandolo
proveditor, di 27, hore 8. Come ancora spagnoli e
ala mani sono sa quella Riviera, e hanno fato tante
stragie di questi poveri homeni e fanno di continuo,
che fariano oompassión a chadauno. Si credeva i sa
levasseno in questa malina. El capitano zeneral cesa*
reo nominato Ronchadolf é cavalchato dal viceré con
alcuni cavali ; par sia andato a ultimar quel si habi a
far, e dice starà zomi 8 a tornar. El capitano di spa*
gnoli Charavajai li mandò ozi uno messo a esso prò*
vedidor a diluii voleva esser a parlamento ; unde su*
bito montoe a eavallo e andoe a parlarli fuora di Salò;
el qual capitano era insieme a Basilio da la Scuola.
Disse esso capilanio li achadeva star ancora zorni 8
hore 10 su dita Riviera, e voleva la terra di Salò e
la Riviera di sopra contribuissa fin tornava il capita-
nio Roncbandolf. Esso proveditor li rispose : < Que*
sto non era il dover > con molte parole et maxime
contra esso Basilio che straparlava, e concluse esser
insieme con li homeni de la terra et doman se li Tana
risposta : stanno con manaze et fastidj assai.
Dil dito provedador di Salò, pur di 30, letere,
con una lefera li ha scrito di Verona el vescovo
di Trento, la copia di la qual è in questa forma:
Spectabilis Domine Provvisori Quoniam Boemi 246
in Gavardospoliatiinstant apud nos,quod,juxtacom-
missionem nobis factam a Cesarea Majestate facia*
mus represalìas contra homines Riperiae istius, quous
quam eis integre satisfocerint, vellimus negotium id
potius aliquo bono medio componi, quam ad repre*
salins aut alia inconvenientia devenire. Quamobrem
scrìbimus Comunitati Salodiensi, ac etiam modo cum
spoliatis omnem diligentiam faciemus, quod id nego-
tium bono aliquo medio camponamus. Nos tamen
itaque Spectabilitatem vestram (hortamur) quod,
eosdem homines et hortari et animari velit, ut prò
compositione hujus rei duos ad nos trasmittant, qui-
bus salvumconductum nostrum dedimus, el nos eni-
temur omni concordio prò comuni bono mediante
negotium istud sedare.
VeronaB 29 Decembris 1512.
Copia di una lefera venuta di Cypro, scritaper 247^>
per el vescovo de li Armeni, drisata a sier
Dona da Leze fo eonsier in Cypro. Bicevuta
di Dezemhrio 1512.
Magnificientissimo signor missier Donato Leze,
sempre prego dominum nostrum Jesum Chri-
stum per la vostra prosperità, sanità, che a te darà
1)U carta 210* ò bianca,
439
M0X1I, DICEMDBE.
440
luto boho piacere del luo cor : et conservali et li tui
fidi da ogni malo de li visibili et invisibili inimici,
et per molti anni vivifichi voi pacificamente con li
filìolì et amici, amen,
Cognosì, signor missier Donato, che le tue littere
son pervenute a la mìa man, el primo et el secondo,
che ha portato el mio compare Vanes. Molto et vehe-
menier ringratio la vostra magnificenlissima si-
gnoria che hai dimostrato tanta humanità et beni*
gnità al mio compare Vanes, et noi non havemo altro
guidemone salvo la beneditione et la indulgentia et
la remissione del nostro Signore Jesu Cristo, che ha
dato a noi pecatori et indignissimi servi de Jesu
Cristo, et sempre pregamo TOmnipotente et Omni>
tenente Dio che a te darà la sua beneditione et mise-
ricordia et la indulgentia et remissione et longitudine
de la vita sempiternalmente: amen,
Tunc^ carissimo Oiiolo, cognossi ch*io ho legiuto
le tue teiere che hai piazer di saper li Tati del Soffi, et
perche io non sapeva li sui Tati, non ho dato resposla
a la vostra signoria ; ma al presente, venuti li no-
stri Armeni che son andati in aqua de le . . . . , io
ho chiamato per industria uno homo de quelli et
ho dimandato et cerchalo per ventate ogni fati de
Soffi, et al presente scriverò veritamente quello che
io ho udito, zioè cussi :
Del signor de Chiagatai et la sua militia che
sono chiamati jachipachilie, é venuto con gran forza
in Chiraz grande cita dil Soffi per torla, unde il
Soffi ha cognosuto mentre che era la sua milicia
sopra Clatmuno apto loco, et se levò velocemente
con la sua infinita milicia et in pochi giorni è
pervenuto in Chiraz et veloeiter fu fato la bataglia,
et el Soffi vencé el signor del Chiagatai et pi-
gliolo vivo, et ha facto con lui el pacto de la pa-
ce, et baio casato andar ne la sua signorìa. Et con-
verso, el Soffi, da Chiraz é venuto in Gozaldaro
loco a dimorar la milicia. A voltar di uno anno o
circha, el signor de Chiagatai ha disfacto el pacto
che havea facto col Soffi, ed anche con molta forza
revenuto in Chiraz, et anche è andato Soffi sopra
lui con gran forzia, et baio superchìato et taglioli la
testa et baia mandalo in Constantinopoli. Fino qua io
eredo che tu V bai udito. Unde il Soffi ha chiamato
347 * li fioli del signor de Chiagatai et disse a loro : « El
vostro patre à desfato el mio palo chlo ho fato con
lui, et per questo é intravenuto a lui quello che
havete veduto; ma se voi sarete obedienti a nui, an-
die farovi signori ne lo regno del vostro padre. > Et
quelli disscno: cPregiamose che solamente vi verno in
presenlia de la vostra magnificenlia. » Comandò Soffi
.... et é andato con la sua militia et ha tolto molte
citade del termene de Gorasam, et hanno pervenuti
in uno ierìbdle fiume; et rechiamato el Soffi li
filioli del sopradìcto signor et diseli : Sete voi »
contenti a quello che a voi dirò? > Et quelli ado«
ronlo et disseno: « Noi semo el tuo servo > Et dis-
se Soffi: € Perché vui sete fioli de un gran si-
gnor, non mi piaze a perder voi ; ma solo volio che
fate obedientia el che portate el mio s^no, la rosa
et zala scufia, et lasserò ve andar via ne la vostra si-
gnoria, con questo accordamento, che fina a questo
fiume sarà la mia signoria et dal fiume in su sarà la
vostra. > Et son facli contenti et soonjuroli per lo so
Dìo et lasoUi andar via. Et el Soffi ha s^gnorinto le ci-
tade del Corasam fino sopra el ditto fiume ; et à posto
li soi homeni in sopradite citade, et quelli per la sua
militia desesse in Golzadura ; ma li filioli del sopra-
ditto signor de Chiagatai son andati fin a la dia re-
gale del suo padre, zoé Samargent, et son ben con-
firmati in loco del suo patre, et li homeni del Samar*
geni hanno fato grande festa et letitia per conferma-
tion del suo regno. Molti giorni da poi, ha udito el
barba de li filioli del Re che borano venuti lì filioli de
la sua sorela, el qual era uno di nove Re sultani che
teniano la parte aquilone del mondo, che li Turchi
chiamano Duchuschan, come sa la vostra magnificen-
lia, è venuto per veder li filioli de la sorela et vedelli
che hanno portalo el segno del Soffi, ha corociato
molto sopra loro et disse : « insensati homeni, il
perchè havete lassato el Dio vivo et havete fato obe-
dientia a uno ebano che non é turcho et non è crip-
stiano ma sié contrario a Dio ? > Respoxeno li fioli
dil Re al barba suo et disseno : « signor barba,
quello che habiamo fato, per la paura habiamo fato. >
Et cussi son concordati ìi filioli dil re de Chiagatai
•t el suo barba che xè uno di novi sultani, come io ho
dito, che con infinita moltitudine et con gran furia
son venuti in Chorasan, et hanno tolte le sue citade
et hanno amazali molti homeni de la parte del Soffi,
et mandarono a Soffi che debano commelere gran
bataglia. Al presente, Soffi aparechia et congrega
una copiosa moltitudine per combater con loro, et da
qui avanti quel che se foli anche scriverò. Fina que-
sto loco et tempo, ho udito per certo, et ho scrito a
la vostra signoria.
El humilissimo episcopo de li Armeni minimo
servilor de la vostra signoria, scrito ai sedese de
Novembre mexe milesimo cinquecento dodese de
Cripslo Signor nostro. Pax ingratia Domini no-
stri Jesu Cmfc' sia sempre con voi, amai.
441
UDXÌL DiC£MBiUi«
442
A tergo : El humilissimo episcopo de li Armeni
al revereadissimo signor niissier Donalo Leze, olan-
da salute,
348 Liga potens et magnifica dominorum Helveliorum
vel Svicerorum constai in duodecim partibus,
quas aliqui cantones vocant. Àliquie sunt civi-
tates, non quod habeant episcopum, sed quia
apud Gepmanps ononia fere oppida civitates so-
lent appellari ab unione civium.
Prima est dvilas luriccnsis quam fluvius Lindi-
nag ex contiguo laeu exiens in duas partes dividit :
hsec potens est et plura oppida el castella sub se
habet.
Secunda est civitas Bernensis omnium Helvetio-
rum potentìor io quanlitate comitatumi oppidorum,
castrorum et vallium sibi subiectarum : habet fluvium
dicium Aram^ qui a majori parte circuii civitatem.
Tertia est civilas Luceroensis, cui etiam subii*
ciuntur oppida et certae valles: b®c est contigua
lacui qui a fiumine Russìo implelur : dividit va duas
partes civitatem.
Quarta est Vallis Urania incipiens a monte Sancii
Codardi usque ad lacum Lucernensem, per quam
vallem ab eodem monte fluii amnis diclus Russia :
et isti Uranenses possident ab antiquo in Italia Val-
lem Leventinam, quae constai a monte Sancii Codardi
usque prope Bellinzonam.
Quinta est Vallis Svitensis, a qua omnes Helvetii
Sviceri nunc dicunlur, et est contigua pnediclo lacui
Lucernensi.
Sexta est Unddwalden, que dividilur in duas
partes dicendo: Undelwalden supra silvam et Un-
delvalden suo silva^ juxta praedictum lacum: el
quamvis baec dus partes quaelibel parlicularitater
regalur, non faciunl tamen nisi unam parlem in liga :
haec partes possident oppidum Vallenson» munitis-
simum.
Seplima est oppidum Zug demum, valle sibi
adiacente : babet parvum lacum sibi contiguum, qui
Aomen loci habet.
Odava est Glarona Vallis qua nascitur flumen
Undioag praedidum.
Mona est civilas Basiliensis omnium praediclarum
dvitatum aolcrior, quie etiam dividilur a Reno in
duas partes : haec sola ioler partes llelvetiorum te-
dem episcopalem babet Gloriosa profedo dvitai,
cui vix similis io loto imperio amcenitate lod repe-
rilur.
Dedma est dvilas FryburgensiSi quae didtur
loochslaodia. Distai tribos miliaribus gennanieis a
Berna. lise inler Helvetios nmnitisslma est: dividit
Ilelvetios a Sabaudis : quasi in medio lerrarum, qui-
bus dominatione prseesl, situatur ; utunlur Germa-
nica et Gallica lingua ; mirabilis .... hujus civitalis
est, cui similis non habctur. A majori enim parte 348 *
allissimis rupibus cijigilur el droumdalur dvitas,
absque aliquorum murorum munitione. Flumen Sa*
vona appelalum, ex comilatu Gruevae ortum habens
per civitatem lransil;lribus ponlibus Iransvehitnr
in aliam particulam civitalis.
Undecima est oppidum Solodorense aoliquiflsi-
mum : stai enim turrisqucriam vetustissima in medio
oppidi sita, quaB per quingenlos annos ante nalivita-
lem Chrìsti scdiQcata fore fertur, et quia temporibus
Romanorum illa turris sola stabal forte ad exigenda
vecligalia et gabella mercanliarum quae super flumen
vehebantur, ab eadem oppidi nomen fuil,
videlicel Soiodorensis, quasi sola tìtrris. Juxia hoc
oppidum fluii praediclum flumen Ara a Berna ve*
niens. Dominatur hoc oppidum mullis castellis et
vallibus.
Duodecima pars est civitas de Schadmsen juxta
Renum sita in conGnibus Svevorum, penes quos
cerlas terras habet quibus dominatur. Dividit etiam
eam Renos.
Et hffic duodecim parles pnesunt omni populo
llelvetiorum. Ilem, apud Helvetios est abbas Sancii
Galli princeps, dominus multorum oppidorum el
castellorum, et maxime babet sub comitatum de
Toggemburg. Iste Abbas cum subditis suis perpetuo
fodere cum praefatis Hdveliis conjunclua esL Simi*
liter et oppidum imperiale Sancii Galli, etiam Vallis
de Appenliel sunt perpetuo confoderati cum Ilei*
veliis. Item populus Valensiensis, qui subiicilur epi-
scopo Sedunensi; simililer et liga Curiensis aul liga
Grisea etiam perpeUx) fodere cum Helvetiis anoexati
sunt.
Ex (numero) oratorum qui fueranlRomae, nusii
sunt ad Ulustrissimum Dominium isti duo omnium
aliorum cum domino Jobanne Stafileo episcopo Si-
binioensi, oratori el nundo apostolico.
Johannes de Eylac .... ex Lucerna.
Petrus Palcem .... ex Friburgo.
443
UDXm, G£N.N.\10.
444
249 Sii smt orcOares qui fuerunt apud 8. D. N.
Julium secundtm Ponti ficem mximum meth
sis Deeembris 1513.
Ex Jurigo.
Marcus Reist, magisler civium.
Jacob iDteys, ex consulibus.
Ex Berna.
Johannes de Eylat
Doctor Constancius Heller, canonicus.
Ex Lucerna.
Johannes Àingi.
Ex Urania.
Waltherìus Inhof, ministralis.
Ex Uryn.
N. Letz, ministralis.
Ex UndervcUden supra silvam.
Johannes ProrunL
Sub Silva.
Bartholomeus Stolt, ministralis.
N. Zigerli.
Ex Zug.
Ex Gìarona.
Eonun vexiliror.
Ex Basilea.
Doctor Leonardus Gryeb consul.
Ex Friburgo.
Petrus Falcem, magister civium.
Ex Soìodro.
Johannes Stolli, vexilirer.
Ex Schaffhunsen.
Johannes Zuegler consul.
Fto (àbaie Sancii Galli.
Unus doctor N. Vinceler.
Pro oppido Sancii GaUi.
Johannes Ginger.
De AppenOel.
Unus qui fuit ministralis.
Quanti homeni polene far sguieari
quali siano da fati, et prima :
249*
El Canton
El Canton
El Canton
El Canton
El Canlon
El Canton
El Canlon
El Canton
El Canton
El Canton
El Canton
El Canton
de Jurich fa fin .
de Berna . , .
de Lucerna . .
de Svitch . .
de Uri . . . .
de Undervalden .
de Zuch . . .
de Glares . . .
de Friburg Inochland
de Solatro . . .
de Saffussa . . .
de Basilea . . .
persone 10000
> 20000
> 4000
> 3 over 4000
> 2000
> 3000
> 1000
> 1000
> 2000
> 1000
» 1000
> 1000
Questi de sopra sono 12 Cantoni:
seguitano le Lige di diti Sguieari.
El conta de Valeso persone
La Liga Grisa >
La Liga di san Gaio ..... >
La Liga di Àpenzel
La Liga di Penerai
La Liga de Vabigna
La septiroa Erapesval ....
10000
10000
3000
1000
1000
200
400
IMI mexe di eener 1512.
250
Adì primo, jusla il solito, il Principe vene in chie-
xia a messa con questi oratori : do dil Papa, Ixernia
ed il Stafileo, il conte di Cbariati di Spagna, quel di
Hongaria, dil Curzense, et do di sguizari, et il signor
Frachasso et la Signoria con altri senatori, e udito
messa, poi se reduse il Colegio a lezer lettere di campo
445
UDXllI, GENNAIO.
44G
e di Roma, per esser venuti do corieri con lelere di
21 et 27 di sier Francesco Foscari el cavalier oralor
nostro in corle.i?foam vene letere di Spagna di Tora-
tor noslro sier Zuan Badoer dolor et cavalier : il so-
mario di le qual letere dirò di solo.
Et cussi in questa rnatina si mudoe undese di
Col^o ussili,el inlroe Gai di XL nuovi : sier Aurelio
Michiel qu. sier Andrea, sier Hironimo Malipiero di sier
Piero e sier Piero Loredan qu. sier Alvise ; et do soli
di sa vii dil Consejo inlroe, «ùfeKce* sier Antonio Gri-
mani procuralor,e restò sier Alvise da Molin ordinario
ch'era di la zonta, et sier Lorenzo Capello inlrò savio
a terra ferma. Et prima T oralor yspano lexe una le*
lera al Principe, havia di Crema di Toralor yspano,
qual scrive haver di Spagna di ccrla rota dala per
spagnoli a francesi.
Da Roma aduncha^ come ho dito di 21, et
^7, questo è il summario : Che il Papa è mollo
perplesso e dubita non sia fato V acordo Ira la Signoria
nostra e Pranza. Et scrive coloquii auli sopra tal ma-
teria con l'oratur noslro, dolendossi di quello ha falò
è sta per dubito dil Concilio. Item scrive dil partir
di oratori, numero
Sguizari, mal conienti dil Papa, quali volevano
ducati 40 milia per cerio servilio vechio al tempo di
tuor Bologna, e il Papa non li ha dato nulla, poi si
doleno il Papa aver falò questa Liga senza aspelarli,
et con la Signoria nostra sono ben disposti, ifem, dil
zoDzer li a Roma dil cardinal di Mantova fradelo del
Marchese, et chome el signor Malalesta^ fiol del si-
gnor Zuam Paulo Bajon governador nostro, par habi
lollo tre castelli verso Perosa che dize apartemr a la
sua moglie conlra il voler dil Papa ; di che il Papa si
ha dolio assai. Item^ è lelere di Spagna di V orator
Badoer, qual le manda. Scrive ch'el nepole di missier
Zuan Giacomo Triulzi prothonotario, che é li, ha dito
cerio è fato Y acordo e pace Ira il Cristianissimo re
e la Signoria nostra.
250 * -D» campo, di sier Polo Capdo el cavalier prò-
vedador general, di 30, hore 5, da Ronchi. Nulla
da conio ; zercha danari et quelle zenle.
Di Mantova, di sier Fiero Landò orator no-
sko di Come vien via, et veri per aqua a
Venecia, videlicet per Po.
Da poi disnar, fo Colegio dì savii ad eonsulen-
dum, et questa malina e luto ozi fa gran pioza.
Di campo, dil conte Cruido Rangon condutier
nostro, fo leto una letera data adi dil
passato. Come ha inleso, per relation di cerio zen-
thilomo venuto, esser sia imputalo in Colegio lui di
non aver falò il suo debito a Breza, come di da-
nari eie. Et si duol che la fede sua e di sol vaglia
questo ; per tanto è alo a jusUfichar il lutto da bon
servilor, et la Signoria troverà esser lutto al con-
trario di quello é sia referilo, e prega voglia far in-
quisiUon. Et cussi fo scritlo eiiam di questo ai
sindici.
È da saper, in questa roatina fo con la Signoria
a messa, olirà quelli ho nominati di sopra, el primo-
cerio di San Marco in mezo del signor Frachasso e
dil conte Malalesla da Cesena noviter conduto a no-
stri stipendii ; eravi etiam domino Beuedelo Cri-
vello milanese, era in Crema, in mezo di Cai di X.
Ozi in Colegio, da poi disnar, intrò savio dil Con-
sejo sier Antonio Trun procuralor, che più volte
in questa guera non è inlralo, ed ha refudalo. Man-
ca a intrar sier Nicolò Bernardo e sier Alvise Pi*
sani elecli savii a terra ferma ; si dice non voleno
intrar.
In questa malina, vene in Colegio sier Domenegò
Conlarìni, eleclo provedador zeneral in campo, e
aceptò di andar volentieri.
Vene in questa terra, di campo, Andrea Rosso
secretarlo di sier Paolo Capelo el cavalier proveda-^
dor zeneral in campo, di bordine di Cai di X,atenlo
la relalione fece in Colegio sier Leonardo Emo, che
lui, quando fo di tuor Brexa, disse al provedador Ca-
pello : € Meser pon la loie si non havé la rocha, per-
ché la Signoria vi farà tajar la tesla e altro. > Or è
sia fato venir a caxa e mandato in locho suo Alvise
di Piero, era secretarlo con sier Crislolai Moro in
campo.
A di do Zener. Vene in Col^o sier Andrea Con* 251
larini Venuto capitano di Po, per referir, qual vene
la vizilia di Nadal alquanto indisposto, et fin bora é
stato in caxa, et perché sopravene V orator yspano»
non fo aldilo et licentialo.
Vene 1* oralor yspano, qual con li Cai di X, ca^
zati li altri fuora, fé un longo discorso con molte pa-
role, diseudo aver auto gran Ubertà dal suo Re di
acordar le cosse non ostante la liga fata a Roma, di'*
cendo si T acordo é fato tra quella Illustrissima Si-
gnoria e Pranza non parlerà, si veramente non é fatoi
dirà cossa che piacerà a questa Signoria, e voi la Si-
gnoria babbi tulio el suo slado, con molte parole che
fortasse scriverò di solo se le potrò intender. Et
slete in Colegio sopra questi coloquii longamente ; è
sapientissimo orator. 11 Principe li disse li savii con-
sulteria et se li risponderla.
Da poi vene uno secretarlo fiorentino dil car-
dinal de' Medici* nominato domino Zenlil Pindaro
de Subiacho, con lelere dil cardinal, che è a Bolo-
Hi
MDXm, GENNAIO.
US
gna legalo, dì credenza, el fo aldito secreiissime con
li Cai di Xy qual persuase a l' acordo.
Di campo, di Bonehi, dil provedador Ca-
pello, di primo. Ha inteso esser sta uposto ; dice se
justificherà il tutto; et che poi che vene ser Cristofal
Moro suo collega provedador in campo, mai ha pa-
gato né fato mostra lui ad algun fante; poi scrive di
le occorentie dil campo, e di avisi ha di Salò di danni
fanno alemani.
Da poi disnar, per esser domenega, fo Gran
Gonsejo. Et fato, poi posto la parte, per i consieri
presa in Pregadi, far luogotenente in la Patria dd
Friul per scurlinio et 4 man di eletion, e sìa tenuto
partir fra un mese, qual ave di no e fu
presa 900 e più de sì. Poi fato eletion, ussi per scur-
tinio sier Jacomo Badoer fo consier in Cipro qu. sier
Sebastian el cavalier, di balote da sier
Francesco Capello el cavalier fo provedador zeneral
in Friul. Etiam el dito fu tolto in Gran Consejo ;
siche mò che è sta fato per scurtinio e rimaso a
Udene, consier in Cypro fu fato sier Alvise Lion fo
podestà a Chioza, et dil Consejo di X niun non pas-
8Ò4 Fu tolto sier Francesco Foscari fo savio dil Con-
sejo qu. sier Filippo procu^ator et tre altri, tra i
qual sier Alvise Gradenigo fo Cao dil Consejo di X,
di sier Domenego el cavalier.
In questo zorno, a nona, vene siier Piero Landò,
qual vìen da Haatoa, stato orator al Curzense, et
non ha haute la sospension fu fata per Golegio eh' el
restasse, ed è venuto con la barcha dil marchese di
Mantoa a remi 12 per Po, et passato per Lagoscuro
via con salvo conduto dil ducba di Ferara ; il qual
251 * ^cr Piero in questa legation à perso 8 denti. Se in-
tese per la sua venuta, la marchesana di Mantoa, hes«
sendo sta invidata insieme con il Marchese dal Du*
cheto di andarlo acompagnar a intrar in Mìlan,
par dita marchesana sia andata et si ritroverà a
r intrata.
Ancora se intese, per letere di sier Alexandro da
eha' da Pesaro, è provedador sopra la Camera de
impreslidii qual per V oGcio è sopra il Polesene di
RuigOi come ha di Ferara il Ducha é molto allegro,
e si dice V acordo é fato tra la Signoria e il re di
Pranza, el esso Ducha ha electo tre oratori a la Si-
gnoria nostra, mollo honorati, li nomi di qual sa-
rano qui in margìDei
È da saper, li alemani sono ussiti di bordine dil
Curzense, et dito Ducha par babbi disarma la sua
armata*
A di 3. La malina vene hi Colegio lo episcopo di
kemia el il Stafileo episcopo di Sibinico oratori dil
Papa, quali con li Gai di X cbeno audientia, par-
lando sopra questa materia dì far acordo, et si ri-
spondi a le propostone bte, et altre parole; a i qual
el Principe rispose verbapro verbi$.
Vene etiam il conte de Chariati orator yspano,
et fo su molU rasonamentì, come dirò.
Fo dito per la terra utìa zanza : esser zonto qui
venuto da Roma a stafeta el signor Alberto da Carpi
orator cesareo ; tamen fo una zanza et non fu vero.
In questa malina fo publicà a Rialto et San Mar-
co la parte presa nel Gonsejo di X zercha bandizar
le caxe si ballava la note per le contrade con mere-
trice et homeni scelesti.
Vene sier Piero Landò sopranominato, et volen-
do referir, fo rimesso audirlo ozi in Pregadi.
Di Crema, di sier Nicolò da cha* da JPexaro
proveditor di Come é amalato, et ha risipilla,
e cussi scrive il suo canzelier.
Di Bergamo, dil proveditor da Mosto, di 29 ^
ed io vidi di sier Vetor Lippomano do letere
di questa stéstantia, date a Bergamo a dì 29,
hore 16. Come 8 bandiere di spagnoli erano andate
verso Trezo per averlo; nra tien non l'averà per
esser francesi dentro ben in bordine. Il ducheto di
Milan Maxìmian Sforza dovea intrar a Milan a di 98
che fo eri, tamen non si ha ancora dil suo intrar.
Si tien spagnoli li dagi h berta : milanesi sono di
mala voja, e si dice per Milan il re di Franza é d* a-
cordo con la Signoria et è a Venecia uno secretano
de misser Zuan Jacomo Trìulzi. Si questo è, spagnoli
converà levarsi, e partiti i sarano, il stato di Milan
volterà. Milanesi stanno di mal animo, dubitano ve-
nendo francesi Milan sarà messo a sacho, perchè i 252
hanno mostra con parole e con effeli essi milanesi
esser nemigi nostri.
Dil dito, date a hore 18. Come é ritornato il
messo spazò il provedidor a Novara. Dice domene-
ga, fo a di 26, si rese la rocha di Novara, in la qual
era francesi, al ducha di Milan per non haver vilua-
ria dentro ; et che missier Zuan Jacomo Trìulzi era
a Susa, aspetava 800 lanze, e che per luto si dizeva
la Signoria era d* acordo con il re di Franza. Item,
la vizìiia di Nadal a Milan tutto il clero, era in bor-
dine per incontrar il Ducheto, e eh' el castello, che ò
in man di francesi, trase più di 200 colpi di artella-
rie : milanesi stanno molto suspesi. El, per le letere
dil proveditor, par dito castdan francese babbi auto
dal ducha di Milan per rendersi uno castello in
Lombardia, e li francesi erano dentro ducati 10 per
UDO, el questo è sta per non aver vituarie dentro
la rocha.
441)
MDXlir, GENNAIO.
4r>o
Da Milan^ dil Guidoto et Caroldo, di 38.
Come il Ducha dovca far V inlrala a di 59. Item,
ìì Caroldo havea ricevuto le ietere di la Signoria di
la licentìa, et havia tolto licentia dal cardinal Sedu-
Dense, qual era resla suspeso et li havia dito eh' el
restasse fin a doman a veder l' intrata dil Ducheto.
Item, il viceré e a Chiaravale dal Ducheto; et che
milanesi stanno sopra di si.
Da poi disnar, fo Prcgadi. Et Jeto ossa' Ietere,
maxime di Roma di V orator, fin 27. Di uno
capitano sguizaro, qual ha dito a V orator nostro si
la Signoria vuol, acorderà sguizari con la Signoria, e
sarà voler dil Papa, dolendosi eh' el Papa non ha
fato nulla di quello à voleslo li oratori, se non certe
cosse spiritual qual voleva etiam pagasse, pur le
ha aute gratis; et che sguizari è amigi di la Signoria
perchè sa hanno auto ducati 37 niilia da la Signo-
ria, ducati 19 milia da Spagna et i'2 railia dal Papa.
El capitano predito è capitano di la guarda dil Papa ;
dicendo i\ Papa è vechio e morirà presto. Item,
scrive come il Papa era alquanto indisposto, havia
tolto riobarbaro, e questo perche era assà conquas-
sato per queste turbation ; tamen feva bona ciera
a r orator nostro et desiderava saper che il Stafileo
fosse zonto a Venecia et havesse Ietere. Item, in
la letera di 27, tocba il Papa una parola zercha
Pranza, etc.
Fo leto una letera di missicr Janus di Campo-
fregoso doxe di SSenoa, scrita a la Signoria zercha le
occurentie presente, etc.
252* JD» Spagna, di V orator nostro di
fino a dì 11 Novembrio. Di coloquii dil Re con
r orator, qual havia inteso il viceré veniva in Lom-
bardia a compir di cazar francesi de Italia, dicendo
voi habiamo le nostre terre, ed é amìgo nostro.
Item^ come fo scoperti quelli do napoletani, Filippo
Copola et uno fratello dil principe di Salerno, quali
voleano far scampar il ducha di Calabria in Frauza.
E acusati, fono trovati sul fato che a bona bora erano
levati e fato meter in bordine li cavalli e subiava
dove sleva il Ducha acciò venisseno via. Fono presi
el tormeulati e eoofessono, e il Re chiamò V orator
dil Papa, quel nostro e di fiorentini, dicendo questa
cossa, volendo consejo di la justilia havesse a far.
Per tanto loro oratori risposeno Soa Majestà quello
faceva era ben fato con justilia e ponderatamente.
E cussi fono fati strasiuar a eoa di cavallo e poi
squartati» 11 Ducha è retenuto, e do famegii confinati
in galla a vogar il remo. E scrive, sta praticba di farlo
fuzir, era principiata za uno anno. Item,d\ze di spa-
gnoli che è in Pampalona, el V esercito francese con
/ Diarii di M. Sanuto. — Tom. XV,
il fiol dil re di Navara don Zuane nominato et mon-
signor di la Pelisa erano verso Navara, et in Pam-
palona era il ducha di Alva con DOG lanze, GOOO fanti
et zanetieri.
Dil conte Guido Rangon, fo leto la letera.
Zercha sier Lunardo Emo, si duol sia sta imprope-
ralo non aversi ben portato sotto Brexa, dicendo sa
ben r oficio suo, e non è Antonio di Pii che sia
andà driedo a seguir esso sier Lunardo; siche la Si-
gnoria li avisi quello la voi far di la persona sua,
perchè non li manca partito, etc.
Dicampo, dilproveditor Capello, da Ronchi,
più Ietere. Et zercha sier Lunardo Emo si duol es-
ser in tempo che li convien atender a le cosse pu-
blice e non si curar di queste ; che si questo non
fusse, dimanderia licentia di vegnir qui a purgar la
soa innocentia; ma spera chiarir dil tutto la Signo-
ria, perchè mai poi, vene sier Crislofol Moro in
campo suo collega, non è stato ni a mostra, ni a de-
spensation dil danaro, exceplo poi che T è partito.
Item, per altre Ietere, scrive in risposta di T aviso
dil campo spagnol el alemano, come fu preso in
Pregadi che stagino uniti, el risponde non si poi
star uniti V exercito per caxon di alozamenti, e non
è tempo di star a la frascha, ma manderà cxplora-
lori e Ietere per saper li andamenti de li inimici ; el
come vien qui sier Nicolò Yendramin suo nepote dai
qual se intenderà assai cosse.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor, 253
di 30 y ìiore 7 di note, vidi Ietere. Come ozi questi
alemani, zoé monsignor di Roys capitano, ha tolto le
chiave dil castello del Desenzan el ha messo alcuni
di soi alemani dentro, el ha fato intender ad alcuni
de li oratori di Salò se atrovavaoo apresso di lui,
come questa Riviera dia esser tuta de V Imperator, e
che li conforta, sentendo cossa alcuna non voglia pi-
gliar le arme in man. I qual oratori sono tornati a
Salò con gran paura e tutta quella terra è in fuga.
Etiam lodeschi sono andati alozar a po' di monte, i
quali prima alozavano su dita Riviera : bora sono su
la strada va di Salò a Brexa. Etiam alcuni spagnoli
di la compagnia dil ducha di Termeni, eh* era col
viceré, è venuti alozar io dito locho, ch'é signal vole-
no venir a Salò; e alcuni homeni di GavarJo sono
venuti da lui proveditor a dirli, come hanno sentito
a dir da quelli soldati che certo domenega proxima
a di 30 Zener che i voleno venir a sachizar Salò, adeo
che tulli sono in fuga. Esso proveditor li conforta; ma
non poi tanto confortarli che quelli meschini non
sano quel i fazino, e sono per fuzer ; pur farà ogni
cossa per farli restar. Et à scrito in campo al prove-
20
451
MDXlir, GENNAIO.
452
dìtor zeneral tal andamenti di questi cxerciti, e fa-
tolì inteiuler el tutto, rechiedendo debi penzer de li
400 over 500 cavali lizieri e qualche faularia e venir
a la volta di Pozolengo, e non sarà discomodo dil
campo, e sarà causa che Tarano partir essi inimici dove
i sono, e la Iliviera non patirà più tanti danni; et cussi
scrive a la Signoria voglia ordinar siano mandati.
Etiam dizc ozi e venuto li da lui uno messo dil ca-
pitano CharavajaI yspano con sue lelere di credenza,
el qual ha exposto : che sentendo alemani li voi far
dispiacer, che non se dubili, perché lui è per difender
esso provcditor per la santa Liga. Esso provedilor si
ha mdravegliato di questo, et risposto ut in litte-
ris. Tarnen non si Gda di sue parole, e stanno ri-
guardosi tutti e con li ochi aperti : si duol non haver
persone de li che habino cuor, e tulli sono in)pau-
rìli^ etc.
254i Poi sier Piero Landò, venuto orator stato col
Curzense a Roma, fece la sua relalione, qual fo lon-
ga e tediosa. £t narò la soa andata prima a Trento
poi a Manloa ed a Roma col Curzense, el el ritor-
no, qual za havia scrito. Disse la età del Curzense
anni 37, bianco in volto imo senza color, di statura
mediocre, homo ch'era rispetoso e di poche parole,
homo Uberai : non ha intrada olirà i ducati 10 milia,
et altre cosse disse ut in relatiane; et di la con-
dition dil vescovo di Trento; poi volse dir di 19
cardinali di Roma, di la condilion, qualità e intrata
loro. El perché eran do bore di note, fo rimesso e
fato venir zoso, perché li savii voleano intrar in al-
tre materie, et fo laudalo dal Principe, e rimase in
Pr^di per esser di la zonta. Li é riserva a inlrar
savio a terra ferma in loco dii primo vacante, s* il
vorà, poi che l'è zonto qui.
Poi il Principe si levò e fece una relalione di
quello havia dito Toralor yspano in Colegio con li Cai
di X, dicendo : « Serenissimo Principe, desidero far
una bona pace ; ma per questa terra é una fama che
la Signoria Vostra é acordata con Pranza, siche, se è,
non acade dir altro. Si non fosse il vero, mi oferisco
far una pace che piacerà a la Signoria Vostra, e farve
dar Verona con qualche summa di danari, si ben
dovesse andar fino in Alemagna da Tlmperador,
perché io ho la volontà del mio Re >, e altre parole di
questa substantia. Dicendo : < Dimandate quello vo-
lete e lassate operar a me. > El Principe li rispose
justa il solito si consulteria e si risponderia, e lasassc
andar a le parole diceva il vulgo. E lui orator disse:
« Credo ben, Serenissinio Principe, che non sia fato
l)UctrU S53* è bianca.
nulla, perchè saria la ruina de Italia, e non ben a la
fin di questo Stato ».
Et poi fo messo d' acordo, per li savii, la risposta
che col Senato li rispondemo: che saremo contenti
far la pace et lo acordo come sempre havemo ditto,
purché habiamo el nostro Stado, con altre parole ;
et che soa magnificentia volesse dir che commission
r aveva di parlar di farne haver Verona ; con altre
parole ut in parte.
Fo contradila, prima per sier Lucha Trun fo Cao 254*
di X, qual voleva non si dicesse lutto il nostro Stalo,
come dicea, e fo conzà ; poi sier Zorzi Emo, fo savio
dil Consejo, andò in renga dicendo e mal si fazi que*
sta risposta col Senato. Li rispose sier Antonio Zu-
slignan el dolor, savio dil Consejo ; poi parlò sier
Piero Pasqualigo dolor e cavalier, é di la zonta, qual
voleva che Ilor andò la Parlo
et la risposta predila, e ave tutto il Conscio e fo cO'
manda grandissima credenza, et Prcgadi vene zoso
a bore 4 di note.
Et pur a Roma non si scrive di 9 Decembrio in
qua: né e sia spazà corier per la Signoria, di le qual
lelere si ha auto ricevuta.
Noto. La caxa di V orator yspano conte di Cha^
rialì, sta a San Moisé in cha' di sier Lorenzo Jusli-
nìan, é conza con bancali con San Marco. Par per al-
cuni di soi sia sia cava li occhi ai San Marci e taià
eie, adeo Alexandro Frizier masser a le raxon ve-
chie che vele questo, si dolse con T orator, qual si
scusò molto : nulla sapeva.
È da saper, domino Daniel dal Borgo orator
dil Curzense é ancora qui, alozato a San Zorzi, et
quando sier Piero Landò dimandò licentia al mar-
chexe di Manloa di partirsi e la soa barcha, disse il
Curzense voria restasse e lui possa andar se prome-
teva quando missier Daniel dal Borgo vorà partirse
la Signoria el lasserà venir; e cussi li promise cer^
lissimo non era da dubitar, el li dete la barcha ; el
qual sier Piero Landò laudò molto Paulo Agu-
slini.
Nolo. Le galie di Barulo, da la viziUa di Nadal fin
ozi é a Parenzo, e cussi molti navilii e nave con for<
menti stanno; dubitano a venir per esser siroco.
A di 4 la malina. Inlrò in Colegio savio a terra
ferma sier Alvise Pisani dal Banco, qual voleva re-
fudar. Etiam poi disnar introe sier Nicolò Beroar'
do; siche bora sono tulli cinque.
Vene l' orator yspano, al qual fo dalo audienlia
secrela, et li fo leto la risposta dil Senato, el qual
disse che li piaceva. El sier Antonio Grimani procura^
lor savio dil Consejo, li dimandò s*il haveva com*
453
MDXlIf, GENNAIO.
454
niission da Tlmperador. Rispose di no, ma li bastava
r animo averla di brieve, et spazeria lellere in que-
sta sera perché cussi era il voler dil Catolico suo re
che seguisse questo acordo, ci si oflferiva andar in
persona fino in Alemagna, etc.
Vene sier Nicolò Vendramin qu. sier Polo qu.
Serenissimo, venuto di campo, e con li Cai di X re-
feri molte cosse dil pericolo di V exercito e di colo-
quii auli col governador nostro e altre cosse de 11.
255 Di campOj dil proveditor Capello da Ron-
chi, Nulla da conto, come in dite letcre si conlien
de occurentis dil campo.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta di
X di presonieri.Fono expedili alcuni zaratini fo man-
dati de qui per sier Sebaslian Zustinian et cavalicr
proveditor in Dalmatia per esser sodiliosi e scanda-
losi, e fono confinati a star qui per anni
Item, il canzelier di sier Lorenzo Corer conte di
Zara, privato di la canzelaria di Zara eljn perpetuo
di canzelerie di Dalmatia.
Colegio in questo mczo si redusse ad consti-
lendum,
A di 5, la matina. Vene in Colegio el vescovo di
Ixernia oralor dil Papa, ncscto ad quid; etiam
poi vene Y oralor yspano. Tulli continuano in Cole-
gio, volendo divertirne di Pranza.
Da matina, si ave letere di Paulo Agostini,
Come a di 59 era intrato in Milan el Duca, accom-
pagnato con assi cavali. Eravi il Curzcnse cardinal
e il viceré e il signor Prospero CoIona e al In si-
gnori; al qual li vene conlra il sufraganco episcopo,
perchè quel arzivescoado é dil cardinal di Ferara,
qual è andato in , et con la umbrella
dito Maximian Sforza, fo fiol del signor Lodovico, di
eti di anni , inlroc nel duchato. Tamcn
non fò sonato campane, perchè il castello trete assai,
et haria tralo più. Scrive esso Paulo altre particu-
lariti, eh' el marchexe ha dito seguirà accordo con
r Imperador et la Signoria, come dirò di solo.
Di campo, da RoncJii, dil provedador Ca-
pello. Fo letere, nulla da conto, zercha zente d*arme
e altre particularitù dil campo.
Noto. Ozi vene sier Nicolò Michiel el dotor, qual
e provcdidor sora il flisco, slato più di un mexe e
mczo a Padoa per Toficio, el in execution di la
parte presa nel Consejo di X con la zonta, dete a
domino Benedelo Crivello milanese, era in Crema,
per la promision fatoli di haver una caxa in Padoa,
la caxa fo di Bertuzi Bagaroto dotor, che fo api-
cato, qual é bellissima ai Eremitani Etiam li dete
la possession a Creola fo di Arturo Conte fo fiol di I
domino Prosdozimo, qual è mia 6 lonlan di Padoa
sora r aqua, va atorno mia 10, e si cavalcha tre mia
in mczo dite possession, qual danno de intrada du-
cali 1000. E nota: di caxe di rebelli, etiam fo data
quella di Antonio Oio di Vaca al fiol fo dil conte di
Pitiano. Questo Benedeto Crivello ha moglie zovene
a Milano non sposata, fiola di Biaxin Crivello, qual
fiira venir di qua.
Da poi disnar, fo audientia di la Signorìa e di
savii.
È da saper, eri nel Consejo di X fu fato vice Cao,
in loco di sier Nicolò di Prioli é amalato, sier An-
drea Magno fo Cao di X.
A di C, fo il zorno di la Pifania. Il Principe fo a 25 5
messa in chiexia di San Marco. Erano li do oratori
dil Papa Ixernia et il Stafileo, il conte di Chariati
oralor yspano, V oralor di Ilongaria, V orator dil
Curzense e li do oratori sguizari, el signor Frachas-
so et il conte Malatesla da Sojano. El l'orator yspa-
no disse al Principe aver letere da Milan, di 2, che
la roca di Trczo si ha via resa a' spagnoli a loro de-
scrilìon; la qual nova non fo creduta, pur disse aver
letere. E compilo la messa, si redusse il Colegio in
camera da basso dil Principe a lezer certe letere che
erano venule quesUi matina.
Da poi disnaf, poi vesporo, si reduse il Principe
con li consieri e savii di Colegio ad cotisulendum.
Vene P orator yspano in materia di T acordo
eh' ci voi Iralar, et parloe proponendo alcune cose
e far trieva, vi vene molto tardi, adeo andò via con
le torze.
Bectoribus Paducc.
Ilavemo deliberato con il Senato nostro a dì 2
del mese di Marzo presente, mossi da juste el con-
veniente cause, che lutti li adi, et sentenlie, el pro-
cessi fatti per li jusdicenli cesarei nel tempo che sle-
teno in questi cilà non siano de algun vigor; ma le
parte tornar dcbano in quel stato, grado et esser
che le erano avanti che dita cilà si perdesse; de il
che ne habiamo voluto dar nolicia, acciò vi sia nota
la mente de il Senato nostro.
Die 3 marta 1510.
Fiant similes littcne Rictorihus Vincentite,
Monfagyiana^ Esfe.
M. D. XII die 6 lanuarii in Rogatis.
L'anderà parie : che per autorità di questo Con-
455
MDXllJ, GENNAIO.
456
seglio tulli li atti sentenlie ci processi fati per jusdi-
centi et polenladi alieni, nei loci che avanti la pre-
sente guerra se possedevano per la Signoria nostra,
se habino per nulli el revocadi juxta el tcnor de la
parte presa per questo Conseglio del 1510,2 dil
mese de Marzo circa ciò disponente : qual ordene
comprendi si le terre el logi fina hora recupcradi,
come quelli in dies S3 recupereranno, acciò per tal
causa non sia questo Conseglio in dies fastidido.
Parti del Consiglio contra li adi alieni.
Di campo, da Ronchi, di 4, Nulla da conto.
Di Salò, disier Daniel Dandolo proveditor,
• di primo, liore 23. Come todcschi tolseno el ca-
stello dil Dezanzan, e hanno sbarato tutte le strade
e cargato tutte le loro artelaric e messe a le sbarre,
e menavano di venir a Salò a metcr a saco e far
presoni ; e perchè molli cavali de diti tedeschi erano
andati aluzar a Gavardo partidi dal Pozolengo, e co-
gnoscendo esso provedador che li diti voleano luor
la volta di driedo, e intese le soe manaze, ha spazalo
in montagna per far redur 1500 fanti, di qual 300
sarano a la guarda di la terra, e' 1 resto sopra il
monte a le debite guarde. E havendo inleso questo
il capitano Carvagial spagnol che aloza a San Felixe,
subito spazò uno suo messo a lui proveditor a ore
Ire di note, facendoli intender che questo non era la
data fede e promision fatoli uno a T altro di una
tanta amicitia insieme, e si maravegliava molto di
tanti aparati de fanti che si feva, e che lui era venu-
to alozar con tutta la sua compagnia atorno Salò per
defcnsion nostre e per evitar scandoli che potria co-
metcr questi todcschi zente bcslial, e che per niente
non si dovesse usar tal leruìeni, perchè lui non po-
trà poi lenir toJeschi sentendo tal pre[)aramenli che
non venisseno a usar qualche loro vioicntia che vo-
lentieri zcrcano di far ; e che esso proveditor feva
mal non farli intender a lui, perchè il zorno avanti
el gè avca fato intender che lui voleva esser a la de-
258^> fensiun di Salò e non lassar far alcun insulto. Esso
proveditor rispose a dito nontio, che li pareva stra-
nio che sua signoria fusse turbala per questo, e
non si feva pruvision alcuna di fanti, salvo che T era
sta ordinato far venir 50 fanti per guarda di le
porle, aleuto che todcschi molto minazava de sachi-
zarli e luor la terra, e ch'el comenzava a venir fan-
taria todesca, e che aveano tolto il ciislel dil Desen-
1) Nolte cario 2o6 o 257 non sono con tenute che Io duo parli
tiopni riportata contra li acli alieni.
zan e le chiave dal nostro caslelan e messo 11 la loro
guardia, e questi erano bruti segni. Dito dodIìo ri<
spose non si dubitasse eh' el prometeva, per nome
dil capitano Caravajal suo sopra la sua lesta, che
non sarà facto dispiacer alcuno, e che esso capitano
non vigila in altro che in la defension de Salò, e che
r ha uno fiol capitano di cavali lizieri clic, volendo
cussi esso proveditor, lo farà venir in Salò per ob-
staso et a la guarda di la terra. Li fo risposto, sicché
parti satisfato. E non restò per questo cbe essi spa-
gnoli tutta la note steteno armati a la guarda e cusd
fanno di continuo, dubitano molto, totano le arme a
li contadini, mostrano aver gran paura, tatnen non
si levano dove é alozati. Non è tornalo ancora il ca-
pitano Ronchadolf di todeschi, cbe andò dal \iceré.
Dicono essi todeschi voler alozar su dita Riviera al
ritorno di esso capitano ; ma venendo li 500 cavali
lizieri nostri richiesti al proveditor di campo che
vcngino a Pozolengo, si Icverano via subito. Si dice
per alcuni vien di Milan, ch'el Ducheto entrò in Mi-
lan el di di San Stefano, e pei tornò fuora, e questo
perche il castello ha minato quasi tutto uno borgo
X'on Tarlclaria cridando Marcho e Pranza, e
cussi crida el Castel di Cremona.
Dil dito, a dì 3, hore 3 di note. Come V era
zonto li oratori di Sitlò, stali a Milan dal viceré ,
quali sono missier Jacomo de'Flochis e missier Fran-
cesco de Bernardinis, i quali é molti zornì fono
mandati a esso viceré a dolersi di danni si faceva a
quella Riviera.
Dicono che mercore a di 29 il Ducheto intrò in
signoria in Milan, con gran triumphi ; andò di longo
al Domo, e cantalo la messa, li fo dato la bachcta
per il viceré, e andò poi per la terra cridando du-
cha, ducila. Quelli francesi di castello avea fato trie-
va con la terra per tre zorni, che forno le tre feste 258'
di Nadal, e li lo mandato dentro a donar 4 vedeli
over manzi el 100 para di caponi, e passalo li tre
zorni, comenzono a trar V artelaric e fc' gran danno
a la terra. Dicono essi oratori esser sta presenti in
el Domo quando il Ducheto ave la bacheta ; si atro-
vava il Curzense et il cardinal de sguizari. Si dice
che la marchesana di Manica va adesso li a Milan
con 1 50 cavali per honorar el nepole Duca. El vi-
ceré è parlilo da Milan et è alozato a Cbiaravale,
badia 8 niilìa di là da Milan ; fin hora li exerciti
non é levati né si curano de levarsi. Questo paese
non poi più suplir, sono tuli disperati, etc.
A di 7. La matina vene in Colegio eiiam V ora-
tor yspano, dicendo aver lelere di 4 da Milan in ma-
teria di r acordo, e la rodia di Trezo si ha liauto
457
UDXJir, OENN.UO.
458
la prima centena, francesi erano tirati in la rocheta;
siche celio T ariano.
Di Bergamo, di sier Vetor Lippofnano, vidi
lettere venute eri di 30. Come si sente bombardar
Trezo; ma quel castelan francese, che è il baron di
Sbemia, ha messo la gata fuora, et si voleno tenir et
Don stimano essi spagnoli.
Di Crema, di sier Nicolò da cha da Pexaro
proveditor, di 3. Conie sta meglio di! mal li vene ;
scrive si provedi di danari per quelle zente. Et de
Trezo, fu preso la prima centena e si tien ancora,
imo scrive che con le arlellarie erano sta per fran-
cesi feriti 4 capi spagnoli, qualli erano sta con-
duti a Sonzino a medicarsi ; chi dice è sta morto
el marchexe di la Padula capitano di le fantarie
yspane.
Di campo, dil proveditor Capello, di 5, Jiore
3 di note. Come, havendo volato mandar sier Zuane
Viluri provedilor di stratioti con li 500 cavali lizieri
justa i mandati nostri verso Salò, non haveano potuto
aver il passo a Vaiczo da li alemani è in quel castello
né a guazo li havea potuto passar il Menzo per es-
ser grosso, unde erano aviati a la volta di Guilo e
scrito al marchexe per il passo ; non sa se lo bavera-
DO. Item, manda letere aute da Milan del Guidoto.
Scrive dil Caroldo ch'era zonto li in campo, vien da
Milan per Venecia, justa la licentia anta.
Di Milan, di Vicenzo Guidoto secretario
nostro è col viceré. Di quelle occorentie, sicome
scrìverò più avanti.
259 Vene in Colegio sier Piero Zen, venuto consolo
di Damasco, vestilo di paonazo, qual é venuto da
Parenzo con barca di peota; et referite di quelle
cosse di Damasco e dil Cajaro. Fo molto longo, narò
il suo infortunio, esser sta retenuto al Cajaro, e altre
particularità. Fo laudato de more.
Da poi disnar, fo Colegio di la Signorìa e di savii
ad considendum.
In questa raatina, domino Daniel Dal Borgo ora-
tor dil Curzense, stava a San Zorzi, vene in Colegio
e tolse licentia di partir, e libéralissime li fo data.
II Principe li usoc bone parole, et parli poi a di 9
di questo.
A di 8 la matioa. Veneno in Colegio li oratori
dil Papa episcopo de Ixernia e il StaGlco, con li do
oratori sguizarì, et sentali exortono la Signorìa a
volersi risolver e darli risposta di quanto esso Sta-
fileo ha proposto per nome dil Summo Pontefice,
per poter concluder questo acordo con V Imperador
per ben de Italia ; et altre parole disseno, qual el Sta-
fileo parloe. El Prìncipe li rispose sapientissime che
si era sta occupati in altro, e se li risponderia col
Senato.
Vene Torator yspano poi con li Cai di X, et slete
in coloquii in la materia el Irata di far acordo; va di«
ccndo puòlice voi la Signoria babbi tutto el suo
Stato.
Di Bergamo, di sier Bartoìameo da Mosto,
di 4, e vidi di sier Vetor Lippomano, di 4, hore
17. Come spagnoli erano atorno Trezo, zoé di là di
Ada fanti 4000 e pezi 16 di artelarìe, e di qua di
Ada fanti 1000 tra spagnoli e lombardi, et che fevano
un gran trazer, oAeo sabato e domenega si ha sen-
tito li a Bergamo un exlremo trazer : fo a di primo et
a di 2. Et poi, dize, si ha die el baron di Bernia ch*è
dentro Irata va acordo, et era sta manda a Milan, siche
eri e ozi non si ha sentito trazer ; ch'è signal pratica-
no di darsi. Scrìve questi cittadini di Beiamo è re-
sta molto suspesi e dubitano, iamen lui non si du-
bita; e con domino Costantin Paleologo qual aloza in
vcscoado, e a suo piacer sempre si potrà salvar con
essi stratioti e andar a Crema o altrove ; siche non à
paura. Dice, erì si ave letere da Crema dal capitano
di le fantarìe, dimandava danari per pagar li fanti, e
li mandasse Ofnnino el proveditor Mosto ducati 3000
aliter li fanti si parliria. Dize esso sier Vetor ne ha*
via trovalo da Piero Andrea di Paxin ducati 800 a
cambio a darli di qui, unde fo scrito a Crema man-
dasse a tuor danari, si li daria ducali 1200 perché
ne era scossi di dazii parte. Tamen, par poi dito Piero
Andrea di Paxin havcsse letere di suo fratello, che
quanto a Venecia non li desse e cussi non li voi dar.
liem, scrive è zonto uno nontio di Zuan Piero Stella
secretario, ù apresso sguizarì, é zorni 10 parti da lui. 259 *
Dize che acorda la cossa con Frisoni e Grisoni et la
Signoria ne avcrà ....
Item, post scripta, per una poliza, dize esser
venuta nova, portata per villani, che eri la rocha di
Trezo si prese et si rese a pati a spagnoli.
Manda una letera fo scrila da Milano a quel pro-
vedilor di Bergamo di l'intrata dil Duca, la qaal
sarà notada qui soto, perchè è degna di memoria.
Copia di una lettera di Milan, serita per Zuan
Jacomo Caroldo secretario di la Signoria
nostra apresso il cardinal Sedunense, data
a dì primo Zener, in Crema. Nora Vintrata
dil Duca in Milan.
Magnifìce et clarissime domine.
Da Milano scrìssi a la magnificentia vostra esser-
mi sta concessa licenlia de ripatriare, la qual tuol^
451)
UDXUI, GENNAIO.
400
dal reverendissimo legalo gralamenle, havendo las-
salo prima far la intrata al Ducheto, che fo mercorc
ppoxirao passata, fo a di 29 di! passalo. Zobia sua
signoria reverendissima celebrò una messa solenne-
mente in el Domo, et in beri per tempo partii de li
essendo dimane per seguir el mio camino de campo
et de Venecia. E benché la magniOcenlia vostra sarà
advisata dal secrelario Guidolo circa la dita intrafa,
non voglio tamen restar de significarli brevemente,
come, havendo li sij^nori fata grandissima istanza el
protestalo non voler più expectare la venula dil
Duca quale diferiva aspetando la venuta dil Cur-
zense, hor tandem mercore da malina esso Duca,
Curzense et viceré veneno a Santo Eustoi^io, dove
subilo da poi vene il reverendissimo legato Sedu-
nense, el disnato tutti insieme, veneno da poi li ora-
tori helvelii, che sono numero 24. Fu qualche conten-
tione fra el dito legato, viceré et el Curzense qual de
loro doveva investire el Duca del manto ducale. El
legalo per nome de sguizari diceva tocar a loro per
esser sia quelli che hanno expulsi francesi de Italia ;
uno orator yspano disse ch'el viceré doveva haver
questo honor per haver fata la giornata di Ravena,
et il Curcense dicea aspetar a lui per esser il Duca
feudatirio de Tlmperio. Il Duca per non far mnlcon-
tento alcuno, disse volersi vestir lui medemo.Da poi
vestito de una vesta de damasco bianco, sopra uno
cavallo bianco, si parli de Santo Eustorgio circa bore
22, precedendo li oratori helvetii immediate avanti
esso Duca. Da poi seguivano il legato eum il Cur-
zense, el viceré, doi oratori poniìRiu, videlicet el
260 vescovo de Monfefeltro et Girlo Bajone. Da poi don
Fedro d'Urea orator yspano, el a mano dexfra mis-
sier Andrea dal Borgo orator cesareo, signor Zuan
da Gonzaga di Manloa, doi oratori fiorentini, doi
manloani, et da poi monsignor di Lodi cum el si-
gnor Prospero CoIona e marchexe di Peschara e
altri signori. Li portava la spada davanti suo fratello
bastardo, fiol di una madona Cecilia daOalarà. Gionli
a la porla Ticinese, li sguizari feceno certa cerimo-
nia de darge le chiave, el venutoli incontro la chicre-
sia, el Duca solo un baldachino portato da 4 giova-
ni milanesi fece la intrata, la qual seria sih molto
bella, maxime per el concorso di donne et grande
moltitudine di populo, s'el tempo pluvioso non la
havesse impedita. Questa intrata é sta solenissima
respelto a la persona del viceré, legato, Curzense
et altri forestieri ; ma quanto a milanesi e feudatari
al ducato de Milano, non poteva esser più simiìlice
et nuda. Il general di Landrìano non li è intervenuto
per esser malissimo voluto et dal Sedunense e dal
Curcense, per haver una natura libera el molto co-
lerica. Sono alogiati in Coite vechia el Ducheto, legato,
Curcense e il viceré. El Ducheto é tamque signum;
ma questi tre insieme con el Senato mediolanense
governano e se poi dir Milano sia governato da to-
deschi, da sguizari el spagnoli, tulli sitibondi de da-
nari. Li sguizuri voleno almanco cinquanta milia du-
cati ; lodeschi voriano etiam bona summa, et spa*
gnoli segondo el suo solito cercano etiam loro pre-
valersc et sostentar questa sua gente. Milanesi sono
tulli mal contenti et disperali, el quando ben alcuno
de' principali volesse ben consentir a tal petizion, per
la stretteza di (lanari é impossibile poter satisfar non
a tutti, ma pur a uno de dilli intieramente. Et vo-
stra magnificcntia intenderà ogni di qualche novità ;
pur credo che le cosse prenderanno qualche altra
forma succedendo la pace de Italia, et pr^o nostro
Signor Dio lo pcrmeta.
Data CrenuB^ primo Jànuarii 1512,
Servitor
JOANNES JaOOBUS QlROLDUS.
É dn saper, il dito Zuan Jacomo Caroldo vien da
Milan, zonse ozi in questa terra, et la malina fo in
Colegio e non referi.
Etiam vene sier Alvise Bembo, slato provedi-
tor exccutor in campo, al qual per Pregadi fo dato
licentia venisse a ripatriar.
Da poi disnar, fo Pregadi per risponder al Sta- 260*
fileo el scriver a Roma, perché da 9 di Dezembrio in
qua non é sta scrito ; et fo lete molle letere, tra le
qua! queste :
Da Milan, dil Guidoto piti lettere, l'ultime
di 3 da sera. Prima de Y intrata dil Duca, come
ho scrilo di sopra, el che non li fu li oratori di Salu-
cia, e questo perché voleano precieder li oratori di
Manloa, dicendo el suo marchexe esser de più anli-
cho sangue e più antico signor, e li mantoani non
volseno cederli, ad^o si levoe. Item, che li fono po-
chi citadini milanesi, non li fu niun Palavisìn, niun
Visconte, solo un Triulzi. Item, che sono alozati el
Ducha, il Curzense, el viceré in Corte vechia; tutti
consultano insieme quid fiendum. Spagnoli diman-
dano ducati al Duca da 50 milia, et cussi sgui-
zari. II Duca dice non ne haver. Li dicono : < Ven-
dè le inlrade. « Risponde : « Non si trova chi le
compra ; » e cussi stanno su queste pratiche. Le
zente }^pane è atomo Trezo e lo bombardano,
vi é il capitano di la Padula et el signor Silvio
Savello, e altri capi. Item^ scrive che a di 3, bora
461
MDXIII, GENNAIO.
4CS!
prima di note, baiandosi in Corte vecchia, vene la
nova clie Trezo si havia reso a pati, zoo il baron di
Sbernia con la moglie e 12 altri francesi salvi loro e
li sci cavali, il resto di francesi a discrelion. Scrive
si sta, auto Trezo, di partir le zentc, una parte man-
darla a la roeha di Cremona et Taltra venir qui a
Milan per expugnar il castello e Irazer queste do for-
tcze di man de' francesi, qual aule, francesi sarano
fuora de Italia. Scrive coloquii auti col viceré zerca
Tacordo voriano omnino si concludesse, e ha scrilo
al conte di Chariali suo orator zcrcha questo ; e altre
particularità sicome in dite leterc si conlien.
Di Cremat dil provedador Pexaro. Come sta
meglio, et è quasi varito, e si provedi di danari per
quelle zente eie.
])i Mantoa, di Paulo Agustini, Come e resta
lì in loco di sior Piero Landò, e aviserà li successi.
Scrive parole dil marchexe zercha le presente oc-
corentie, e la marchesana si prepara per andar hono-
rifice a Milan dal nepote.
Di campo, da Ronchi, dil provedador Ca-
pellOt di 7, lu>re 3 di note. Come, havendo mandalo
li slratioli con sier Zuan Vituri per passar Menzo, e
non potendo, scrisse a Goyto a quel comissario per
ha ver il passo, qual si scusò, non poter senza licen-
tia dil marchexe, e ha scrito a Mantoa. Item, scrive
si mandi danari per le zente eie. £t manda una te-
iera ha aula el conte Guido Rangon di Ferara di uno
Strozi, qual li scrive esser sta preso uno
messo dil Ducha che andava in Pranza, e allri avisi
zercha ste occorenze; nulla da conto. Item, vidi una
lettera zercha uno responso di uno spirito che Pan-
filo Saxo mandò al conte Guido, che sarà qui avan-
%{ ti. Esso provedilor Capello, si duol esser solo rima-
sto in campo, e dil partir di sier Alvise Bembo exe-
cutor per qui, justa la licentia anta ; suplicha si mandi
sier Sigismondo di Cavali, o lui sier Alvise Bembo,
che stanno ben in campo. Item, per un' altra letera,
scrive sier Nicolò Vendramin suo nepote vien di
campo qui) qual referirà molte cosse importante.
Idaoda più letere aule dil Stella, da Milan e al-
trove.
Di Zuan Piero Stella secretario nostro a-
presso sguizari, date a Zurich, a dì 26 Deeem-
brio V ultime» Più avisi zercha quelle pratiche con
sguizari, come dirò di solo. La conclusion : che in una
Dieta hanno fato essi sguizari a é sta
concluso aldir li oratori di Pranza, e si tien uno di
oratori sarà missier Zuan Jacomo Triulzi, qual è di
qua da' monti 2 ore«
De Ingalterray di sier Andrea Badoer ora-
tor nostro, da Londra, di 9 Novenibrio, Dil tor-
nar r armate e zente englese su V isola, e come era
ritornato el gran thesorier andò orator in Sco-
zia per aquielar quelle cosse, qual par si sia quasi
conze. II Re voi preparar armata e a tempo nuovo
esser adosso de' francesi da più parte e far passar
exercito, e a questo la Serenissima Regina è molto
calda. Voria da la Signoria 4 galeaze grosse e do ba-
starde, e li ha dimandato la spexa anderà armar
una galla al mexe. Li ha dito 4000 ducati al mexe
voi a lenirla fuora. Voria la Signoria gè ne mandasse
perché Pranza fa far do galeaze bastarde,
ed altre particolarità, ut in litteris. £ il Re e quelli
dil Conscio non é ben salisfati di spagnoli, e vo**
lendo saper la cason dil ritorno di le zente soe, é
sta perché non havca vituaria etc. Poi esso orator
si duol non li esser provisto di danari per il viver
suo eie. Manda una letera dil Re, drizata a la Si-
gnoria in risposta di la sua.
Dil re d* Ingollerà, fo Ulo una letera, data
a Londra, a dì 19 Octtìbrin, in risposta di la
nostra. Molto savia, e come voi mantenir la guera
con Pranza, e voria si mandasse V armata nostra a
tempo nuovo in Provenza, perché lui farà etc, ut
in litteris, la copia di la qual fortasse, sarà seri*
pta qui avanti.
Di sier Lorenzo Pasqualigo consolo a Lon^
dra, fo teiere di 9, ut supra. Come il Re preparava
armala contra Pranza, e di l' armata d' lugaltera
lornoe, fo preso do nave di Pranza. Item, do caxe
ragusee a Londra falli per ducali !20 milia, per li
carichi preseno turchi. 11 Re voi far la guerra, el
Consejo non voi, e la Raina voi.
Di Eongaria, di sier Antonio Surian el do*
tor orator nostro, date a Buda, l' ultime di 15
Ikzembrio. Di l' expedir e partir domino Pelixe
Raguseo orator di quel Re al signor Turcho, per
concluder le Irieve, con commission includi etiam la
Signoria nostra.
Fu poi lato la relalione di quanto in questi zorni jgj
exposé r orator dil papa Stalileo insieme con V al*
tro Ixernia, e cussi li do oratori sguizari, quali ha'
veano letere di credenza di altri Cantoni et oratori
erano a Roma, persuadendo a la Signoria a voler
acordarsi con l' Imperador.
Pu poi posto, per li savii, la risposta^ la qual sari
posta qui avanti. Sier Antonio Grimani procuratore
sier Antonio Trun procurator e sier Zacaria Dolfm
savii dil Conscio voleva fosseno dite cerle parole di
più, come dirò di solo. La qual risposta é jusli-
ficaloria non potemo acctar questo acordo, né darli
4G3
yDXlII, GENNAIO.
464
Stado e danari a V Imperador perché con quelli ne
fazi guera, comeinorando quello si ha Tato per il Pa-
pa, e li danari havemo dati a sguizari e spagnoli e il
breve di Soa SanUlà in farne rehaver il nostro Slato
ut in ea. Hor fo savia risposta e ben notata per Al-
berto Tealdini. Parlò per la opinion soa e di com-
pagni sier Antonio Grimani procurator; li rispose
sier Antonio Zustinian dotor, savio dil Conscio. Andò
le parte, 51 dil Grimani, et 1*23 il Zustinian e il re-
sto, e fo presa.
Fu posto, per li savii, che tutte le sententie fate
in le terre nostre per altri rectori che li nostri in le
terre è al presente soto la Signoria nostra et quelle
se aquisterano, siano taiatc e anulate, e scrito a tutti
li rectori non le debano observar ut in parte;
et fu presa ; e fo dito si dirà esser sta pressi za do
mexi.
Poi, sier Nicolò Vendramin qu. sier Polo qu. Se-
renissimo, vien in Pregadi per danari, hessendo ri-
tornato di campo, qual andò per aver il possesso di
Santa Maria di Monte al Dezanzan, qual ha auto do-
mino Andrea Vendramin suo fratello eh* e a Roma
per ria dil cardinal Corner so zerman, in ca' dil qual
el dito si atro va, ma non ha potuto passar per esser
aloiato li todeschi etc, hor riferì dil campo nostro,
et coloquii auti coi signor govemador nostro, di
quello si ha a far, perche compie le trieve, et quello
dia far el nostro campo. E si duol sia sta fata mala
rdaUone di lui» excusando le so' zente^si fa danni, die
questo è il ben di la Signoria, perché score li paga-
menti e bisogna serar i ochii ; ma si la Signorìa li
pagasse a zornì 40 al mexe, non si haria tal rechiami.
262 Disse saria bon andar a tuor Vaiczo, qual sana il
passo per passar il Dezanzan, compito le trìeve ; et
zercha suo cognato signor Bortolo d* Alviano etc.
qual seguendo V acordo con Pranza vera de qui.
Item, come sana bon tuor Lignago o Vc!*ona, o ve-
ramenle passar di qua di V Adexe, perché stando di
là, bisognava strami, biave da cavalo e danari, per-
ché ormai quel paese é consumato; poi quel campo
sta eoo gran perìcdo di esser asaltato da' inimici,
quali, in uno zorno e una note, poleno venir a tro*
varli ; poi sono le zente sparpagnate chi in qua e chi
in la alozate, senza alcun bordine; ma sMl cam|)0
fusse unito non si temeria nulla, cxortando la Si-
gnoria da ben servitor a la conservation di quel
exercito ch'è la pupilla e Tochio di questo Stado, per^
che conservando quello de brieve se reaverà ogni
cossa, perché i nimici non pono star, non hanno da-
nari per pagar le zente ; con altre parole ben aconìo*
date, adeo fo laudato da tutti e comanda credenza.
In questa sera, fo mandalo in campo per pagar
le zente ducati 4000.
A di 9 domenega. Veneno li do oratori ponliG-
cii et li oratori sguizari in Colegìo, ai qual fo leto la
risposta fata con il Senato: come non poteroo acetar
r acordo, e il Slafileo disse voria averla in scriptis^
et cussi li oratori sguizari per mandarla al Papa e
ai Cantoni di sguizari. Il Principe li disse non si con-
suetava dar risposta questo Stato in scriplura ; ma
ben lezerla più volte, si loro oratori voleva, e non si
poteva far sopra zio alcuna delibcration senza il vo-
ler dil Senato eie. Et partiti, la più parte di savii vo-
leano darla, altri no, et fo ordinato far da poi Con-
scio di Pregadi.
Vene Piero di Bibiena canzelier dil governador
nostro Baion, et fé* lezer una teiera dil governador
di campo, li scrìve debbi comparcr a la Signoria e
dirli si ap^xima il tempo dil compir di le trìeve et
saria bon terminar quello si habbi a far di quel exer-
cito, qual è alozato lonlan uno di Taltro; e altre par-
ticularita, e fo tolta la letera per lezerla in Pregadi.
Di campo, nulla fu, ma di sier Faustin
Barbo e sier Antonio Venier syndid da terra-
ferma. Come, havendo ricevuto le lettere di la Si-
gnoria nostra con la scritura inclusa, fanno processo
sopra di quella, e il Eirbo é andato a Albaré e il Ve-
nier restato a Cotogna, e lo manderano a la Signoria.
Ben si doleno che 'I campo stagi di là di TAdexe con
manifesto pericolo, e saria bon farlo vegnir di qua,
e il governador ha dito a lui sier Faustin dil pericolo
nel qual si atrova il campo per esser lontani alozati,
et polrassi aver vergogna stando cussi di là.
IH RiiigOf di sier Polo Valaressoproveditor. 262 *
Come, havendo rotto l' Adexe e fato danno sopra il
Polescne, sier Alexandro da ca' da Pexaro pro-
veditor sopra la Camera di preslidì, qual ha il cargo
di provedador a le possessiou dil Polesine di la Si-
gnoria nostni, atende a far prender la rota de ... .
Scrive saria sta meglio a far altra provision
ut in litteris. Item, per alcuni venuti di Ferara.lia
come il Ducha mandava uno orator a la Signoria no-
stra nominato
Da poi disnar, fo Gran Conscio. Fu posto per li
consieri, atento si ha da far li XL zivil, si elezerano,
stagino 7 mesi zivil et 8 criminal. Ave 187 di no
perché la non fo intesa, Di24 e più di si, e fu presa.
Fu fato consier in Cypro sier Marin Griti fo pro«
vcdilor al sai ; dil Conscio di X niun non passò, et 5
XL zivil.
Fo dito una zanza, incerto auctore^ che spagnoli
erano intrati in Bergamo ; tafnen non erano lelere.
\(
!Ì
XfnXIir, GENNAIO.
4(UÌ
Da poi Conscio, che fo liore 54, e con luse; e
\*enuto zoso, rimase Pregaci i, ci fo Icto solum Ire
lelere.
Dil governador nostro general. II sumario ho
scripto, e di syndicL
IH Udene, di sier Andrea Trivixan el cava-
liere luogotenente et proveditoì' in la Patria di
Frinì, di Come era sta sporchi di sterco
certo San Marco posto solo la Loza, e a San Piero
Martire, scrito sul muro : Viva caxa d' Austria,
mora San Marco con In sua forea, unde quella
comunità ha baulo mollo a mal, el chiamato il loro
Conscio e parlamento, hanno dato taja L. 3000.
Poi il Principe fé* la relalione di quanto havia
dito li oratori pontiQcii in Colegio, el li do sguizari,
volendo la copia di la risposta.
Fu posto, per tulli i savii, darli la copia, excepto
sier Marin Zorzi dolor e sier Alvise Pixani savii a
terra ferma. Et parlò prima sier Marin Zorzi, e ben
li rispose sier Antonio Zuslinian dolor, savio dilCun-
sejo; poi parlò sier Alvise Pisani ; li rispose sier An-
tonio Trun procuralor savio dil Conscjo, e si fece
mtender era intrado savio dit Conscio perché voi
aver questo anno 20 galie sul mar e minazar e far
paura a Spagna^ et voleva castigar dita ris[>osta etc.
Hor andò la parte. Ave i savii 33, et il resto dil Zorzi
e Pixani, e fu presa e si scriverà a Roma, in Spagna
et in Ingaltera, in conformità.
Fu poi posto, per li savii d' acordo, excepto sier
Gasparo Malipicro savio a terraferma, una letera a
sier Polo Capello el cavalier, provedador zeneral in
campo, di quello habi a far dil campo, come li bave-
verno scrito non si movesse di là, e questo perchè
stando U si steva con riputation grande, e per non
abandonar i lochi nostri di Lombardia. Hora, havendo
inteso per lelere dil governador come il star li è
con qualche pericolo, in questo se remetemo a lo
illustrissimo governador e lui provedilor che fa-
zino qual li par meglio, havendo sopra tutto l' ochio
a la oonservation di quel exercito che sopratullo de-
263 sideremo conservar, el levandosi debbi scriver a
quelle terre in Lombardia, ch'e venuti di qua di 1* A*
dexe per caxon di le vituarie eie. Sier Gasparo Ma*
lipiero savio a terraferma, qual non era in la parte,
andò in renga et contradixe dicendo: « Non e da
muover quel exercito al presente etc. j. Et dovendo
andar uno dì Colegio suso a responderli, andò sier
Zuan Arseni Foscarini, fo avogador, qual fé' una
renga dicendo: < Si atendesse a conservar T exercito
et non ad altro, e andar in questo con li pie di ele-
phanle etc. >. Hor andò la parte, 23 di no, et il re-
/ Diarii di M. Sanuto. — Tum, XV.
sto de si, et fu preso di tulio el Consejo, el veneno
zoso a bore tre e meza di note.
A di 10 la matina. Li oratori fono in Colegio et
el li fo dicto come non si consuelava dar la risposta
in scritura, ma la se gè lezeria un'altra volta: e cussi
la gè fo leta. Ixernia disse: < Io sapeva il consueto
di questa Republica, et però non lo dimandai ». Li
sguizari disse: «Non la intendevano vulgar, e li
fosse leda latina ». E cussi la gè fo leda, et fo termi-
nato spnzar in questa sera a Roma lelere, el cussi fo
spazato e scrito a V orator nostro, et mandaloU in
scriptura la risposta fata per soa instrution, qual a
bocha debi comunicarla col Papa, e non la dar in
scriptura.
Di campo, da Ronchi, dil proveditor Cap-
pello. Nulla fo da conto. In questa mattina, a Santa
Catarina fu Ciintata una solenne messa con molto
musiche e cantadori, per uno voto fece sier Piero
Muilazzo qn. sier Nicolò vadagnando la lite ai con-
soli de la vendeda di la sua casa a San Paternian, a
sier Vitor Pixani qu. ster Marin, per ducati 3000
et 500 , el bave la sententia per lui, et volse
compir questo vodo. Fo excellentissima messa.
Da poi disnar, fo Consejo di X, con la zonta et
Colegio.
Di Roma, vene teiere di 3, et uno messo di
Pranza, zoo di missier Zuan Jacomo Trìulzi, da Ors,
di 3 ; il sumario dirò poi.
A di 1 1 la matina, la terra fo piena esser venuto 263 *
qnesto messo di Franza, e con effelo vene con te-
iere di missier Zuan Jacomo Triulzi a la Signoria, di
3, da Ors. Come tulli do li nostri messi erano zonli
li, e passali a la corto a Bles dal Re, el qual Re era
andato a la festa dì .a Stella e sarià torna subito; et
che li inimici nostri jubilavano che la risposta stava
tanto a venir di qui con la conclusion, dicendo: non
sarà nulla ; e li amici stavano in speranza. Ilora ch'é
zonla, luti sarano aliegri, el subilo si ara risposta, con
altre particularità che ancora io non lo so. Unum est,
il messo di dito missier Zuan Jacomo suo secretano,
qual ha lelere di credenza dil Roy, è ancora qui in
caxa di Gasparo di la Vedoa secretano.
Vene V orator dil Papa episcopo de Ixernia.
Vene V orator yspano, qual nel ritorno di Cole*
gio parloe a Piero di Bibiena, dicendo : « Che è dil
Bi\jon governador?» Rispose esso Bibiena «L'è ben
in campo ». Disse l'orator: < Ho di Roma e acordato
con Franza. Per mia fé dia esser concluso T acordo;
la Signoria mi dà baje ; hor ben ancora non semo
morti ».
Vene li oratori sguizari, quali tolseno licenlia di
30
407
MDXIII, GENNAIO.
4C8
partirsi, et fono salisrali di certi danari dicoano do-
ver aver, e mostratoli il pagamento.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lip-
pomano, di 6. Come Trezo si rese, e fo causa quelli
di Trevi e di Brianza, che erano dentro, che si voi-
seno render, e non è sta causa il baron di Ibernia.
Dentro vi era 4000 stera di grano, zoc Tormento, et
300 cara de vìn, carne, salati e altre viluarie. Spa-
gnoli hanno trovato assa* robe dil sacho di Ravena
e Brexa che fé* francesi, le qual le mandano a Mi-
lano, e ozi dovea dar danan a le zente, si dice vano
a tuor il castello de Milan, e za e venuti li forieri a
Martinengo per aver aiozamento con 500 cavali che
vieneuo per andar a Milano. Per uno venuto di Mi-
lan, parti eri, si ha el Ducha haver posto un taiou a'
milanesi, di ducati 200 milia, zoé 50 milia a' spa-
gnoli, 50 milia a' lodescbi, 50 milia a*sguizari, et 50
milia a lui. Milanesi si stanno di mala voja; non si
sa se pagcrano di voluntù ; si dize starano a veder
quello seguirà di una Dieta, fanno sguizari a dì 24
di questo, in la qual vi sarà monsignor di la Trimoia
orator di Pranza. Item, scrive : eri vene li a Berga-
mo 6 spagnoli, e mostrò aver danari, e nel partir,
ussiti di la terra, é sta morti da alcuni fanti, adeo
per questo si dubita spagnoli non dagi fastidio a Ber-
gamo; tamen il provedador Mosto fa ogni inquisi-
tioD di trovar li malfatori. /fem, scrive si zereherà
cxpedir, e qwimprimum sarà le strade sigure, ve-
goirà a repatriar. liem^ zercha danari, fa servir la
Signoria da esser pagati di què, ut in litteris.
264 Copiai àe una letera seriia de Modena, per Pan-
fio Saxo, al conte Guido Bangon condutier
nostro^ aercha il risponso ha dato uno spiri-
io, di Decembrio 1512,
Se ve ricordate, magnanimo conte, questa estate
passata ve dissi che '1 nostro principe sano et s:dvo
ritomerebe nel stato suo. Hora ve fazio intendere
le eosse essere sopra le bilanze; aparechiasse tumul-
ti, incursione, impeti, guerre, mine, incendii et cru«
dele occisione. Sono queste conspiratione unite a ca-
so; il consenso loro é vario et diverso; li animi accesi
de odio e cupidità; ciascun intento al ben proprio; lo
amor simulato; uno teme di T altro; si poi dir quello
verso veramente; e ecce iterum ad Trojam ttui'
gnum mittetur Achilìesi^, Un'altra volta Italia,
sarà sede di bataglie acerbissime, et senza follo mu-
terasse in parte la fortuna, et riderà verso tale
contra quale fln hora è stata incxorabile irata.
Voglio far partecipe vostra signoria del responso
che ha fatto uno spirito eh* era adosso a una mona-
cha, domandato de questa confedentione. Respose:
< Inter rosas Libaniserpens Apennini eolligens
noxium virus lateti». Interrogato che sarà de Italia,
respose : « Bachel plorans filios suos, noluit con-
solari quia non sunt. De Venetia disse : « Sub um-
bra alarum tuarum exultabo ». De Pranza re-
spose: « Cristata Fhebi volucre alis applaudet
soli >. fior intenda vostra signoria, a la qual me re-
comando.
E. D. V. devotus Sax.
A tergo : Invictissimo Guidoni Bangono.
Di Salò, vidi letere di sier Daniel Dandolo 264
proveditor, di 4, over di Valerio Brandolin.
Scrive come li todeschi da cavalo, che alozavano su
quella Riviera, sono relirati tutti a Lonado e al De*
zanzan, e restate tutte le loro fantarie, con parte di
loro artclarie, e stanno con gran guarde, sbarate tutte
le strade, e fanno gran danni al Desanzan. Li spagnoli
se voi retirar conili loro cavalli dove erano alozati
li todeschi ; tamen non si voleno partir di Riviera.
Ha esso proveditor auto aviso dal campo, come sier
Zuan Vituri proveditor di stratioti veniva avanti
con 400 cavali lizierì, e presto il resto dil campo si
farà avanti : la qual nova ha alegrato tutti quelli po-
puli. Tamen stanno riguardosi, facendo le debite
provisione non se fidando di spagnoli, ancor che di-
cono bone parole. Eri el proveditor fu a parlamento
col capitano Caravagial, el qual li mostrò una perfe-
tissima ciera, e cussi il provedador a lui, e li disse
che *1 si dovesse levar di la Riviera, perchè la non
potca più portar la soma. Li rispose che 1 stava per
obviar li todeschi non fasse qualche insulto a Salò.
Esso proveditor rispose, che lui andasse pur via
con la soa compagnia, e di todeschi poco si curava,
e si non era per T amor et reverentia portava a h
sua signoria, li aria fato tal demoslration a diti to-
deschi che non sariano più stati su dita Riviera. E
inteso questo, dito capitano concluse non tuor più
viluarie di la Riviera; ma le faria portar e contribuir
a lì homeni di Gavardo e altri lochi circumvicinij zoé
sul teritorio brexan, e che fin zonù tre V aspetava il
capitano zeneral Ronchaaolf che veniva dal viceré
con la rcsolution, e poi se leveriano del tutto. Scrive
desidera vengano questi stratioti avanti, e havendo
licentia di la Signoria, furano uno vesporo siciiian
contra diti inimici, e sarà bona spexa.
Quelli di Brexa tien le porte serale e non lassa
intrar dentro alcuno salvo quelli de le vicarie, e fimoo
m
MOXllI, GENNAIO.
470
coudur dentro assa' formenU el vini e altre vituarie,
6 per il Gume dil oaviglio couduseno assa' Icgac in
dita cita e forniscono il castello dil tutto. Scrive andò
soto Trezo da 3000 fanti spagnoli ; a la prima ron-
zada che li trete, quelli dentro li annazò el suo mae-
stro dil campo el alcuni altri gran maistri, e soiio
sta portali a sepelir a Cliaravazo.
265 Serenissitne Princeps et reverendissime Do-
mine Domine observandissime.
Havendo per il passato, cum ogni debita rivere-
tia, per mie de 1 8 el 27 Luio et di 30 Àvosto decursi
a la Sublimità Vostra, et di 11 Otobre a li reveren-
dissimi signor Capi, el demum per Tullime mie de
22 dito al magniGco provedador di Catimro desti-
nale, parlicularmenle dinotato li inconvenienti, tu-
multi, scandali el turbolentic de qui per zornala suc-
cesse per causa de le discordie civile di questo loco,
rediiedendo sèmpre cellerate provisione per obviar
a li imminenti pericoli soprastar si vedevano, la Se-
renità Vostra, cum la solita sapienlia sua provedendo,
destinò de qui el magniGco missier Ànzolo Malipiero
reclor el provedidor dignissimo di Calharo, il quale
adi 17 Novembrio decorso, arivato a questo loco, dc-
sideroxo di la quiete de quello, me presente et el
debile inzegno prestante, cum ogni a noi possibile
mezzo, studio el diligentia se habiamo afludigato in-
trodur pace in questa terra per più zorni contiiìui
cum parole accomodalissimc a tal eflecto, esortando
si nobeli, come populari, dando a l' una et V altra
parte benigna audienlia si publica come privata, sfor-
zando non senza tumulti et pericolo quelli ad unione
indure. £1 veduta la difficultà esser che nobili vo-
levano prima punirsi li delinquenti et poi Iraclarsi
pace, et bandir preecipue quelli Allarlonischi et
Turchovischi si trovarono in una barcha andata a
quella dove era el Gol de sier Nicolò de Ck)mis nobile,
amazalo da uno Andrea Turchovich parente de li
dicti e riporlo ne la propria barcha del dicto inter-
feclo, di che per dite mie de 27 Luio, Vestrte Ex-
cellentite plenius oc dare significavi; unde et
runa eirallra parte satisfar, el tentando indurli a pace,
havendo cegnato voler bandir li diti, quelli de zio
avedutosi ussilcno fuor di la terra a dì 28 Novem-
brio, et comovendosi il populo, gran parte de loro
armati li seguitono. E prima reduli davanti la terra,
fatoli, ìtotnine Vestro per interposte persone le de-
bite persuasione che tornar dovesseno ne la tera,
non volseno {licei promesso havesseno ritornare),
et andorono a li molini de la terra che sono al pre-
sidio de quella, et come zonscuo, a brusarli, dicendo
poi voler andar a Scalari a proveder a li fati loro;
cum simili parole eie. il qual pericolo ben con-
siderando il prefalo^ìagniGco provedidor et io, iter
mandassemo alcuni dil popolo el Marco Sirocho,
provisiouato^ Gdele al slato di Vostra Celsitudine et
assai discreto, che cum bone parole li facesse ri-
tornar. I quali tandem ritornali, disseno che se li
nobeli non aceplavano subilo la pace, che in-
tendevano al seguente zorno taiarli a pezi ; qualli
tamen con conveniente parole acquetati, prometen*
doli io per letere la matina ad essi nobili andare, et
che sperava nel nostro Signore Idio che omnino
aceptarano la pace, cussi quella sera restò la cossa.
Ma la matina, mossosi tutto il populo in arme, alcuni
di quelli venendo al palazo ne feze intender che 1
populo luto era deliberato ultimar lo cosse over a
bona e subila pace, over ad extrema ruina de' nobili,
Unde subito, cum due dii populo che più neutrali
erano, andai ad essi nobeli, quali etiam tutti in ar-
me erano, et congregati li capi loro in loco solito de
loro Consiglio, li manifestai lo apertissimo pericolo
loro in sue provintie, el total ruina se non abrazave-
no la pace. Tutti risposeno volerla, salvo sier Nico-
lò de Coniis, qual disse che prima voleva parlar con
uno suo Golo parte absenle e certi so parenti de Pa-
strovichi, jurando che etiam lui la volea, el che per
questo ai presente se absenlaria da la terra; il qual
de tal sua opinion non potendo levare, io ritornai al
palazo, et per diti due neutrali referilo la cosa al po-
pulo, et poi per me in publico,cusi loro instanier re-
chiedendo, et pregalo per me esso populo che per
amor de Dio, el come boni Goli di Vostra Serenila^
dovesseno paciQcarsi con tutti essi nobeli, non riguar-
dando che ditto sier Nicolò Comis toleva dito puoco
di tempo per fermar meglio la pace, el che senza
dubio lui da poi subito la segncria, come el jurava,
resposeno alcuni del populo che lui zerchava cum
questo mezo de tempo de inganarU, sìcome fece molte
volle, et che voleva spazarsene al presente. Et a ru-
mor el tumulto tutto esso populo comosso, armati 265*
corseno contra li nobili, non ascoltando mei comaD-
damcnti el persuasive parole.
Et cussi immediate fu la pugna accerrime apisata
cum iscbiopeti, saetc et arme diverse. Et essendo el
prefato mugnitico provedador, per più securtà del
castello, cum li sui soldati et stratioti in quello redu-
to [yev conservarlo in ogni bisogno a nome de la
Vostra Sublimità, nel qual castello prima pochissimi
compagni erano, io restai ne la terra, nel mio pa-
lazo per governar le cosse al meglio se poteva, per-
dio suunt ius erat in armis^ei li più, zoé il populo
471
UDXHI, GENNAIO.
472
superavano li nobeli, nù per alcun modo divider se
potevano.
Et za persistendo el rumor a le porte circumvi«
cine, se mosscno alcuni armali de la villa di Spiri che
è in la jurisdition di questo loco, et apresalosi a le
porlo de la terra, io non li volsi far aprir; i quali af-
fermando che erano neutrali et che voleva inlrare
per spartir la cossa, cussi cum juramento aflirmando
et |)arte del populo imperioso et cum minasc davanti
di me venendo, volseno le chiave, aliter che li tire-
riauo per le mura et rouìparìano le porte, et che
poi se per tal mezzo intrasseno fariano ogni male»
et che de questo io ne scria causa. Per il che, sen-
tendo il mio canccliere, senza altro dire, parendoli
cusi per il meglio, in efleeto personaliter andò a le
porte, persuader a li diti cum bone parole che
reslasscno di fuori, fin che se aquietasscno le cos-
se. Et iameìty non potendo rclcnirli, che chi en-
trava por certo rombo fato ne le mure, chi voleva
romper le porle, vcdenilo tal manifesto pericolo che
se role fusseno et che li diti vioìenter intrasseno
saria total ruina di la terra, si per loro sdegnato in-
gresso, come per la fractura de le mure el porte,
che (laria adito a li rebelli, maxime vedendo quelli de
Marcoi subditi del Turcho venuti fin ne le montagne
adiacente a la lerra cridando : « Marcito Mar»
che, » per poter dolose intrar in essa lerra, de la
qual, maxime de' nobeli ai quali zù erano subieli
sono inimici, parse a esso canzelier, coìisideratis ut
asserii omnibus prcemissis el allenta la juralo-
ria provisione di diti spizani, quali son stati fidelis-
sinii del stato di Vostra Sublimità, jurando voler di-
vider la pugna, risolse di aprir sempre et cussi aperse
il portello, el ne intrò da circa 25, che li altri da sé
inlro per lo dito rombo et per le mura za erano in-
trali. Quali, passando davanti el palazo, juravano che
induriamo pace, et cusi andati al dito bellico con-
llillo et pugna, cridavano : < paxe, paxe, > il che
ììisi io sj)erando esser dovesse, me ne andai a lo
dito loco de pugna, suplicando de grazia diti pugnanti
far dovesseno paco. Nulla potei obtener, impcrochè
populari a nobili erano superiori, et poi avean presa
la monilion, mentre che io andai ante pugnam
da li nobili exortandoli a pace ut supra dixi, da
la qual monilion, avanti che io ritornasse al palazo,
haveano tolto schiopeli, saclamenli e altre arme a so
heneplacitum : per tal causa, essi populari erano
quasi vincenti tofaliler. Per il che, afronUuido li
pericoli de la persona mia, accompagnato da diti vil-
lani, ritornai al palazo, cum i quali la seconda volta
experimentando de aqueLar le cosse, ritornai a li
diti pugnanti, et similiter senza fniio ritoroai al
palazo, demum sentendo portar il Corpus Do*
mini da uno prete de' nobeli tentando placar esso
populo, la terza volta andai a la pugna, dove, ben*
che molle exortation et pregi io facessi, nulla nii
valse, che per li gran rumori et stridi nulla si ri<
sguardava. Et quando finaliter, al mio palazo ri«
tornato, li populari prevalendo a nobili li messeno
in rota, i quali arivando al campo di San Zorzi, in
quella furia fu morto el qu. sier Antonio de Pa-
squo nobile, persona da ben e discreta, qual mai
recusò la pace et etiam a V bora in zenochioni al
populo la dimandava. Li altri nobili fugati, chi in
dita chiesia di San Zorzi, chi in alcune vicine case
scampono la furia popolare. Quali populari, reposaa- 36G
do e sopra dito campo refraschaudosi, essendomi zio
rivelato, mandai per Francesco Allatovich, Marin
Medin de' principali capi del populo et per esso
Marco Siroco, i quali pregando che ormai facesseno
cessar la cossa et si perdonasse a' nobeli, che da Vo-
stra Serenità sarano remunerati se zio facesseno; i
quali cussi feceno in efeclo et a salvamento li con*
dusseno nel mio palazo. Vero è che alcuni vili et
tristi populari e alcuni de diti villani, quali villani
erano stati fin alora a veder il risultalo di la cossa,
vedendo la Victoria del populo se mosseno a dero-
bar queste caxe de' nobeli, i quali dicevano esser sta
disturbatori de la pace. Tamen, luto el populo me
fece intender che questa nullo modo era la opinion
sua ; et cussi cum bandi et cspedicte provisione
coadiuvando il populo, se ha recuperato quasi el
tutto, el S|)ero infallantemente si bavera etiam il re*
sto, et Jèoc modo la impectuosa furia populare ri«
durre più per divino miracolo potei, che per nostra
industria né humano inzegno, in tranquilità, bonaza.
Et questa restala fu, et adeo che la sequenle malina,
fatoli per noi le conveniente parole ad ambe parte,
tutti ben disposti feceno celebrar la messa del Spi-
rito Sancto, et facto el compromesso, jurarono sopra
el messale tulli esser per observar questo, che perii
24 elecli 12 per parte iierum, le usanze del loro
paese terminato fosse. I quali electi in questi 3 zorni
hano expedilo, judicato el assestato tulle le diverse
e diflerenlie de essa parte, et non sólum de le pre-
sente e preterite discordie, ma etiam da molli anni
in qua. Per quanto posso per bora coniprendere, la
terra i assai ben pacificala et assetata per la predi-
ta decision de li electi 24 compositori, a la qual, cusi
tuta la lerra rechiedendo, el prefalo magnifico prò-
vedador ci io habiamo interposto la aulorit;i nostra.
Et per far che tal salubre oi)era seguisse et al dito
473
UDXllI, GENNAIO.
474
oplimo fine se deducesse a tuia la tera si de nobeli
come popular, et maxime de dicti 34 composilori
electi e decisori de pace, habiamo fato salvoconduto
ad alcuni banditi de qui, pacificati tanien con li of-
fesi di posser star de qui, ad beneplacitum SiMù
mitatis Vestree; il che per le presente occurentie
et necessita di supra fato habiamo, che prò nunc
non potevamo altramente fare, volendo far seguisse
dito assetto e pace. La Serenità Vostra sopra zio
comanderà e disponeri come a quella meglio pa<
rerà expediente, che nui ad ogni suo parer se remet-
temo. Ben reverentemenle questo dirò concluden-
do a la Sublimità Vostra, che ancor le cosse predi-
cte siano cussi impetuose seguite, come e dito di so-
pra, credo, quando seguite non fosseno, non so quan-
do la terra si pacificava, e in cffecto per dite seve-
rissime discordie stava in pericolo non vulgar, ita
che, per non esser obedienlia, né unione, el rezi-
menlo posto de 11 per la Celsitudine Vostra si poteva
reputar vano; et bora quella puoi riputare haver
questa tera conquislala.Che del tulio al Sommo Mio
sia laude infinite, che ancor eh' el prefato magnifico
proveditor se habia cordialmente con zio afalichato,
per il che apresso la Sublimità Vostra ne merita co-
mendatione, et ancor che io più volle exposlo la pro-
pria vita habia a manifesti pericoli con tutti gli spi-
riti procurando tal pace, nulla era senza lo aiucto
del nostro Signor Idio, mirabiliter a queste cosse
infuso. 11 qual mediante, spero assai ben resterà aquie-
tada la terra. Se tamen succederà altro degno de
notilia, la Serenità Vostra per mie lettere ne sarà
avisata.
Cujm meseniper humiliter commendo. Batte
Antivari, die 5 Decembris 1512.
E. Cels. Vest. servitor devotissimus
Andreas C\pello
Potestas Antivari.
267 -D« sier Nicolò Michiel proveditor in brexa-
na, date ai Urzi Nuovi, fo Mere di 8 Zener.
Come aviso per avanti esser stato a Ponte Vico et
pagato 168 fanti di HironimoFateinanzicontestabele,
e lo lauda haver fortifichato quel loco. Àspela li 40
sciopetieri di campo et 10 archibusi; ha inteso li lo-
droneschi non averli lassati passar.L'allro zorno, zun-
se 11 Antonio di Piera Santa contestabile con 122
fanti, vano a Crenia, qual è passato licet il marchese
1) UcarU 266*6biaiict.
di Mantoa li devedò il passo, e cussi eri lo espedi per
Crema. Rechieslo dal signor capitano di le fantarie, li
ha manda formenli e biave di cavalo ; promessoli di
mandar li danari. Scrive aver devedà il trar di Io
biave ; ma ben megii per compassion del paexe, qual
è in grande calamità. Item, il à manda 100 guasta*
dori ; e dolendosi alcuni é li ai Urzi Nuovi di tanto
spexe, vene da lui domino Antonio da Marlinengo,
fo dì missier Bernardin, dicendo : ( Magnifico prò*
vedador, cognosso la vita e la roba da la Serenissima
Signoria, e pero vi proferisco 1000 boi et 3000 du«
cali per quel glorioso Stado ad ogni suo utile e ho«
nor, e di vasladorì se ne volesti 200 a mie spese son
per farli. > Lo rìngratioe molto dicendoli aviseria la
Signoria nostra di questo suo bon animo ; el qual li
ha dato 20 vastadori a so spexe per uno mexe. Scri-
ve, a Ponte Vico é assa* vin ; il capitano di le fantarie
voria si mandasse in Crema cara GO. Scrive, é zonlo
sul cremonese bona summa di fantaria ispana, venu*
la de la impresa di Trezo, per aver quel castello ha
aulo di man di francesi. Scrive, eri sera 500 fanti a
Sonzin volendo alozar, quelli di Sonzin non volseno
basiir i ponti, e quelli fanti li dete tre volte Tasalto ;
tamen ancora non è intrati. E sono in arme tutti.
Quelli dentro cridavano: '^ Duca, Duca, „ et di-
ccano mal di la Signoria nostra. Tien bora stanno in
mali termeni. Scrive, el signor Lodoviso di Aflilti
napolitano locotenenle dil ducha di Trajelo, alozato
a li Urzinuovi, di anni 45, suo amico, si voria con-
zar con la Signoria nostra. Ha con luì per suo homo
d'arme uno fratello di monsignor de Ixernia orator
dil Papa a Venezia, el qual vene cri, da sua parte,
con le lettere di credenza a parlarli. Voria 50 home-
ni d*arme con ducati 500 e la provision sua rimette
a la Signoria, e voi una paga fata la mostra. La com-
pagnia di dito Duca è mejo in bordine di homeni e
cavali che sia in campo di spagnoli. Jl?^ram el signor
Michiel cugnato dil qu. duca di Termini e il conte
di Golesana, ch'é fradelo dil marchexe di la Padula,
bramano venir a servir la Signoria nostra. Scrìve,
fin bora si bombarda Sonzino per spagnoli, quali ha- 267*
no falò gran cosse per intrare dentro, e s' il viceré
non li provede sarano sachizati. Scrìve^post scripta,
è tornato lì vastadori mandava a Crema, quali non
hanno potuto passar per raxon di spagnoli. Item, la
lettera di credenza dita di sopra, é missier Alberto
Corvino di Napoli.
Di campo, dil proveditor Capello, di 9. Come 268
ha auto letere di Mantoa di Paulo Agustinì, qual li
scrive che monsignor di la Rosa era a Lonà e feva
adunation di zente alcmane et spagnole, el dubita
475
MDXllJ, GENNAIO.
476
non vogli venir a assaltar il campo nostro. Itefn,
scrive altri avisi esso Paulo di nove di Pranza ut in
eis, per letere aule di Torator dil marchexe è de li a
Milan. Item^ esso provedilor dì campo scrive altre
ocurrentie zerca il campo, solicilando mandar li exe-
cutori rechiesti etc.
Di Roma, di Vorator nostro. Fo lelo le letere
rullime di 3 primo. Come, per luta Roma si dice
Tacordo è fato Ira Pranza e la Signoria nostra, el
eri il Papa, fo a di 2, mandò a chiamar esso orator
dimandando se havea letere di Venetia, perchè li pa-
reva stranio non havesse risposta dil Stafileo suo ve-
nuto qui, dicendo l'ama la Signoria e voria ogni ben
de lei, el quello l'ha fato é sta sforzado per le cosse
dil Concilio, pur voria Tacordo seguisse ; et altre pa-
role sopra questa materia. L'oralor li rispose sapien-
tissime di Tobservanlia havea la Signoria nostra a
Soa Beatitudine, e non haver auto letere. Item, scrive
il Papa vuol tuor Grafignana qual luchcsi ha, dicen-
do è jurisdilion di la Chiesia; e che li ha mandato a
roonir la vogli dar, altramente procederà contra di
loro con le censure. Item, scrive ettam a di 3 il
Papa mandò per lui comunicandoli avisi dMngaltera ;
guai per letere di 10 drizate al cardinal Eboracense
si ha, di preparamenti voi far quel Re a tempo novo
contra Pranza, e il Papa li mostrò una Iclera di 8
Dezembrio scrive il Re a Soa Santità, qual manda la
copia, come ha inteso la venuta a Roma dil Curzensc
per tralar Tacordo con la Signoria, che molto desi-
dera siegua una pase quieta, perche a tempo novo
etiam lui farà zente et armata contra Pranza; e altre
parole ut in ea, la copia di la qual sarà qui avanti
posta. It^n^ esso orator suplica sia electo il suo su-
cessor. Avisa come il Papa li ha dito ch'el Curzense,
avanti eh* el fesse V alo nel Concilio di rcvochar lo
Concilio scismatico, aspetò tanto che fu prima fatto
certo atto nel dito conciliabulo in Pranza contro il
Papa. Item, che madama Margarita di Borgogna li
ha scrìto che diti cardinali voleva scuoder certa de-
xima in Borgogna, e lei non ha via voluto la scuodi-
no senza licenlia dil Papa. Item, come Soa Santità
havia hauto aviso dal thesorier di Bologna che Zuan
Paulo Bajon governador nostro era acordato con el
re di Pranza e fato li capitoli, e il Papa disse : « Vien
dito per Roma che Tacordo e fato tra la Signoria e
268' Pranza; no' 1 credemo. » L' orator disse non sapeva
nulla di tal cossa. liem, scrive come il Papa li ha
dito mandava le so' zente a le stanzie, perche non lì
pareva di tuor questo inverno Timpresa di Perara.
Exemplum litterarum serenissimi regia An- 369
gli(B ad Summum Ponti ficem. Data die . . .
Decembris 1512,
Beatissime Pater etc.
Arctissima necessitudo, qusB cum Csesarea Maja*
state nobis intercedit, aliasque mult» et magnae cau«
sai, faciunt ut in eam simus unice affecti, et parentis
loco ipsam habeamus, nequenon ejus amplitudini,
incremenlis ac felicilatibus perìnde nostris ut prò-
priis studeamus : coeterum, et Venetos, utpote nomini
nostrorumque majorura studiosissimos et huic no*
stro regno minime incommodos tum Reipublicaa
Chrisliaiia: adversus infideles saepe utiles, haud me-
diocri dilcctione prosequimur.Quaproptcr, interdi-
ctam Oesaream Majeslalem et eosdem Venetos con-
troversium ullam adhuc durare magnoperedolemus,
eo magis quod neutri parti utilem et comunibus no-
stris rebus damnosam arbitramur. Ideo, quam valde
cupimus aliquam a^quam et bonam pacem inter eos
conciliari, ad quod omni mortale ullunì Veslra San-
ditate apliorem esse judicamus. Proinde, etsi Eam
huic rei summe intentam etiam perspiciamus, Ipsam
tamen etiam atque etiam oramus et obsecramus, ut
ad liane suam praecipuam curam, nostrae quoque in*
tercessionis cumulum addicere et vires, nostra con*
templatione, magis intendere ac omnem operam
dare dignetur, ut pnefata pax et concordia compo*
natur,^nunc praesertim in isla mora, quam reveren-
dus pater dominus episcopus Gurgensis, amicus
noster carissimus et praefatae Caesarae Majestafls me-
rilissime quamintimus, apud Veslram Sanctitatem
(ut audimus) est facturus. Quod negotiura, si Vostra
Sanctìtas ad optatum (ut Deo favente conGdimus)
exitum produxerit (ingenlem noslram laetitiamomit-
tcmus) rem ipsi Omnipotenti Deo acceptissimara et
Christianae Reipublicae, perquam utilem, sibi vero
gloriosain, elfìciet. Studium autem nostrum de hac
re quantum sit, Vestra Sanctitas ex reverendissimo
domino cardinale Eborancensi, quem sollicita facili-
tate et fide audire dignetur, uberius intelliget. Et
Vestra Sanctitas valeat.
Copia di una orasione si dice in Verona in casa 269 '
di marcìicschi ogni giorno,
Sancla Trinitas et inseparabilis unitas, que abste
ad radicem montis Matnbre in trinitate et in-
dividua uniiate aperuisti eique sobolem promi-
sisti (sic) exaudi Senatum tuum Venelum liberum
477
yDXm, GENNAIO.
478
qui in (e confidata el libera cum ab ira tua et ab ira
sibi domìnanliuro, et ab omni iribulatione et angu-
stia, et ab humana derisione fraudulentiumque con-
siliis, el ab omnibus deceptionibus adversanlium, et
ab omni astutia inimicorum suorum visibilium et
iDvisibiliuniy et ab omnibus qui eis nocere cupiunt.
Qui in Trinilate perfecla vivis et regnas, Pater de
coelis Deus, Filius el Spirìclus Sanctus et Dominus
omnium dominanlium miserere eis, sìcut vis sicut
scis et sicut libi placet, et hoc, non suis meritis sed
prò Tua sancta misericordia, qua misertus fuisti la-
troni, Magdalenae et humano generi. Per Christum
Dominum Nostrum. Amen.
270 Da poi disnar fo Pregadi, et leto le sopra sente
lelere el queste altre che vene ; il sumarìo è questo :
Da Milan, dil Guidato secretano, di 6 et di
8. Prima, come el signor Prospero Cotona si ha do-
lesto col Curzense che a Uoma non habi conzo le
cosse di loro Colonesi col Papa. liem, eh* el Papa
zerchava far amazar il signor di Pionibin per Renier
di la Saxeta. Itetn, come consultano spesso insieme
ci Duchelo, el viceré e il Curzense, intervenendo An-
drea dil Borgo orator cesareo ; non sa quello consul-
tano. Itetn, che Tanno venir le zente a Milan yspane
per combater il castello et quello espugnarlo, el acciò
non fazino danno ad alozar dite zente a Milan, li e
sta deputato il borgo di porta .... dove alozerano
dito campo. Zercha taia posta a' milanesi, é non ze
nulla.
Di Crema, di Bortolo Rhaniazano canzelier
di sier Nicolò da cha' da Pexaro proveditor, di
8 do letere. Come il suo proveditor stava malissimo,
e si provedesse di governo. Item, come, hessendo
venuti 400 spagnoli per iutrar in Sonzin, li serono le
porte, e loro introno per forza, et Thano posto a saco.
Item, venendo alcuni guastadori dal capitano di le
fanlarie, non hanno potuto intrar per causa di spa-
gnoli alozali li intorno. Item, scrive si provedi di
danari per pagar quelli fanti ; e altri avisi.
In le letere di Milan, é uno aviso di coloquii auti
col viceré et esso Guidoto secretarlo nostro, qual li
ha dito haver inteso la Signoria manda alcune zente
per esser a le man con todesehi. £ non crede la Si-
gnoria voji coroenzar a romper la trieva ; che se cussi
fosse, non potria far di meno di ajutar todesehi ; et
altre parole sopra di questo.
Di Bergamo, di sier Bartolo da Mosto pro-
veditor. Zercha aver mandato ducati 500 a Crema,
e di 4 spagnoli morti, e altri avisi ; ma non di t^jon
dato per il Duca ai milanesi.
Di campo, da Ronchi, dil proveditor Cape-
lo, di 10. Come, zercha a star unito, si sforzerà, ma
bisogneria pagar le zente ; tamen farà star li cavali
lizieri e lì brisigeli a Zevio. Item, ha auto risposta di
Manloa ; é contento lassar passar le nostre zente e
cavali lizieri per Gotto. Tamer^, havendo letere dal
proveditor di Salò esser levati li alemani, farà sopra
star. Scrive voria bordine chiaro di la Signoria s' il
campo dia passar di qua di TAdexe o restar de li,
per potersc governar.
Tamen, non ha auto ancora la diliberatioù dil 970 *
Senato di T altro eri. Manda lettere aule da i Urzi
nuovi di sier Kicolò Michiel proveditor, che li scrive
dil sacomanar Sonzin per spagnoli, sicome ho scri-
pto di sopra, che tal aviso si ha da Crema.
Fu posto, per li consieri : che sier Piero Marcelo
qu. sier Filippo, sier Alvise Loredan qu. sier Polo, è
ai X savii a tansar, quali non é di Pregadi, questo
anno possino venir, e cussi li altri saranno elecli fino
Scptembrio, sicome alias fu presp ; et fu presa.
Fu posto, che sier Sigismondo di Cavalli e sier
Alvise Bembo ritornino in campo proveditori exe-
cutori, con le condilion erano e fono electi. Ave 40
di no, et fu presa, e fo mala stampa meter signanter^
è conira la forma di la leze. Et fo mandato per loro,
quali veneno in Pregadi et doman tutti si partirano
et anderano in campo, maxime per esser in questo
passar farà di qua Texercito e alozarsi.
Fo termina, per Colegio, che sier Bortolo Conta-
rini, electo capitano a Crema za più mexi e dovea
partir in zorni 10, tamen scoreva di andar, che aleu-
to il bisogno dil proveditor di Crema ammalato, si
parti doman. E fo mandato per lui, qual vene in Pre«
gadi e disse partirla poi doman infallanter. Etiam
fo chiama sier Vetor Michiel electo etiam za più
mexi capitano a Bergamo acciò vadi via et resti prò*
veditor a Crema. El qual disse era sta a Bergamo et
non a Crema.
Fu posto, per H savii sopraditi, che la dexima
numero 6 presa si habi tempo a pagar ancora per
tutto il mexe, e pasado pagi con pena di 10 per 100,
che priina fu preso pagasse con 25 per 100. Fu presa.
Fu posto, per il Serenissimo e consieri, Cai di XL,
savii dil Consejo et di terra ferma, excepto sier Lo**
renzo Capello et sier Gasparo Malipiero: che sier Ste«
fano Ticpolo e fradellì, fo di sier Polo, atento il falir
loro da poi segui il caso in qua, siano absolli di tan-*
sa eie. ut in parte. Non fu presa, e iterum balo«
tada la pezorò; siche non fu presa, e manchò
baiote.
Fu posto, per i savii ai ordeui, alenlo che 4 galie^
ilo
MDXIir, GENNAIO.
480
do bastarde e do sotil, che armò per 6 mexi, e state
fuora e a Zenoa assa* tempo : che non volendo al
presente disarmarle, li sia manda a le sotil d. 45 per
galia, et d. 55 a le bastarde per sovenzion, el li so-
pracomili siano fati creditori di d. 40 per uno da
poter scontar in loro angarie che vegnirano, in tre
angarie per loro e per altri ut in parte. Sier Lo-
renzo Capello, savio a terra ferma, disse voler la
parte, con questo si mandi a le sotil d. 60 et a le
grosse d. CO. Andò le do parte, e fu presa questa
dil Cnpello, in la qual parte era etiam che la galia,
sopracomilo al presente sier llironimo Lion eh' è in
Istria, vengi a disarmar. Ave i savìi ai ordcni 38, il
Capello 129.
SopraconìiiL
Sier Marco Bragadin, qu. sier Toma el cavalier.
Sier Piero Polani, qu. sier Jacomo.
Sier Francesco Coiilarini, qu. sier Alvise.
Sier Vicenzo Tiepolo, di sier llironimo.
271 Fu posto, per li savii a terra ferma, certa parte
di uno stratioto fu morto a Brexa: ch*el fiol suo habi
la provision havia il padre a la Camera di Candia, et
fu presa ; e) qual stradioto nome ha Zan Michele
Scarda : ducati 6 a mexe, a Tanno a page 4.
Fu leto la letera di missier Zuan Jacomo Triulzi,
come ho nota di sopra, cum grandissima credenza
justa il solito; siche presto si aspeta, fin 8 zorni al
più sarà qui. La conclusion é : si dice missier Zuan
Jacomo scrive sarà per Fevrer di qua da' monti lanze
1000 francese, 1000 cavali lizieri et 10 milia fanti,
e si averà sguizari.
Fo Consejo di X con la zonta, un poco per man-
dar certi danari a Crema ; ma la zonta non era in
bordine, et veneno fuora, et fo fato scurtinio di do
provedadori sora il cotimo, justa la forma di la parte
che missi hessendo savio ai ordeni. II scurtinio sarà
posto qni soto.
Etecti do proveditori sora il cotimo di Damasco
Sier Francesco Gradenigo, qu. sier Bar-
tolomio 50. 95
Sier Ferlgo Contarlni, qu. sier Ambruoso,
qu. sier Ferigo procurator .... 70. 74
Sier Jacomo Michiel, fo auditor nuovo,
qu. sier Biasio 44.105
Sier Marco Antonio dì Prioli, di sier Al-
vise, qu. sier Nicolò 81. 71 ,
Sier Marco Foscari, fo a la camera de
imprestidi, qu. sier Zuane . . . . 81. 74
Sier Alvise Foscari, fo consolo di mar-
cadanli, qu. sier Urban .... 54. 102
Sier Francesco Enzo, qu. sier Filipo , . 60. 96
Sier Nicolò Malipiero, qu. sier Tomaxo . 73. 78
Sier Francesco Longo, fo provedidor so-
pra Tarmar, qu. sier Francesco . . 73. 82
Sier Beneto Conlarini, fo falor a Baruto,
di sier Zuan Cabrici 70. 77
Sier Ferigo Conlarini, fo camerlengo a
Padoa, qu. sier Zuan Alvise ... 44. 106
Sier Alvise Capello, fo auditor vechio, qu.
sier llironimo 56. 95
Sier Catarin Zen, di sier Piero, qu. sier
Calarin el cavalier 41. lOG
Sier Antonio Bembo, qu. sier Hironimo
di sier Zulian 66. 90
Sier Andrea Arimondo, fo auditor novo,
qu. sier Alvise 63. 96
Sier Bertuzi Zivran, fo auditor vechio,
qu. sier Piero 69. 86
Sier Francesco di Prioli, di sier Lorenzo,
qu. sier Piero procurator .... 63. 91
Sier Ferigo Morexini, qu. sier Hironimo 82. 67
Sier Jacomo Alberto, de sier Marin . . 71. 87
Sier Polo Malipiero, qu. sier Jacomo, qu.
sier Dario 72. 87
f Sier Marin Contarini, qu. sier Bortolo da
San Auzolo 84. 68
Sier Piero Duodo, di sier Francesco . . 67. 89
t Sier Andrea Zustignan, qu. sier Unfredo. 84. 72
Noto. Fu posto, per luti i savii, prima elezer 4
sopra i colimi, do di Damasco et do di Alexandria,
et habino 10 per 100 di quello i recupererà, ut in
parte, e cussi do sora quello di Londra. Ave 16 di
no, 147 di si.
In questo Pregadi, fo leto una letera di sier Vi«
cenzo Donado conte di Liesna, di certo caso inter-
venuto lì, di tre quali fono compagni di stendardo
di sier llironimo Contarini fo provedador in armada,
i quali erano andati drio certa barcha di Liesna et
amazato uno lesignan era dentro e toltoli la roba e
il navilio, ut in litteris.
Fu posto, per i consieri, che atento questo caso,el
predito conte di Liesna possi bandizarli et darli taia
di beni, ut in parte. Presa.
Fu posto, per i savi a terra ferma, dar provisio-
ne a Zuan Michiel Scarda ducali sei a mexe a page 4
a Tanno a la Gimera di Candia. Presa, 10 di no*
m
MDXIir, C.rNNAIO.
4s-;>
Fo lete una letera in (péesto Tregadi di do-
mino Hermes Bentivoy da Forar a, di, . . . dri-
zata tn campo nostro al conte Guido Rangon,
Conìe ha aviso di Franzo, da suo fradcllo doiDÌno
Galeazo ppolhonolario, di le preparalion si fa per Ila-
lia, qual verano francesi lanzo più di 1000 e fanti
assa* numero, tit in litto.ris,
È da saper, in questa terra si ritrova esser ve-
nuto di campo domino Piero Antonio Batiija colatc-
ral zeneral nostro, et fo in Colegio.
Fo trovado in questi /orni, per Marinato capitano
di la stimaria, certo contrabando di sede per valuta
di zercha ducati 3000 venuto di V Istria, di le galie
levate su la Romania, over con altri naviliì, le qual
sede è de varii nostri zenthilomeni, e fo portalo a
la Avogaria, e li avogadori atende a ex|)edirIo. '
Non voglio resl^ir di scriver do cosse notande in
questo mexe. La prima, era uno frale da ca' Zen no-
minato don llironimo prior a Padoa di frati certo-
sini, el qual si dice ha tochato più di ducati ^000 dil
monasterio, et é partito, ne si sa dove el sia andato ;
messe zoso Tabito e andò a Roma. Eiiam, a San
Francesco di la Vigna achadele che uno fra
CoIona venitian, qual stava in infermarla, venuto a
parole con uno altro frate nominato fra Marco da Vi-
zenza, con uno cortelazo aguzado a questo li dete
esso CoIona a fra Marco nel viso, adeo si tien per-
derà li occhi, e sta molto mal. Rsso frate ussi fuora
dil monasterio.
In questo Pregadi, la parte presa di dar soven-
cion a le galie è a questo modo : a le galie Conlarina
e Poiana, siano mandati ducati 1^200 per sovenzìon
di le zurme, zoè ducati GOO per galia;a laBragadina
e Tiepola,per esser bastarde, ducati (ijOpergalia ; li
sopracomiti siano fati creditori di ducati 400 per ca-
daun, da poter scontar con se e con altri ne le tre
prime angarie che si meterano, vidclicet uno terzo
per angaria, con li doni sarauo dcchiarili in quelle, nò
possino li sopracomiti esser facti creditori se prima
non serano facti i gropi di le zurme, essendo ubii-
gati i cassieri dil Colegio per tutto Fcvrer proximo
haver facto essi gropi.
272 A dì 12 Zener la malina. Vene in Colegio sier
Domenego Conlarini, fo elcclo proveditor zeneral in
campo, qual fin bora si ha resenlito alquanto; et li
fo dito si metcsse in bordine per andar in campo,
qual disse esser presto a partirsi, quando comandarà
la Signoria nostra.
Vene sier Bartolomeo Conlarini, va proveditor a
Crema, e tolse licentia : si parte da matina, et se li
darà danari da portar a Crenia.
/ Dìani di M. Sanlto. — Tom. XV.
In questa matina parlino sier Alvise Bembo o
sier Sigismondo di Gavalli, vanno proveditori exccu-
tori in c;impo ; etiam fu balotato in Colegio ducati
CO per dar a sier Lodovico Qucrini, va proveditor ai
Unì Novi in locho di sier Nicolò Michiel che solicila
venir a ripatriar; etiam in questi zorni si parli sier
Andrea Conlarini, va proveditor a Pordenon in lo-
cho di sier Antonio Michiel, di sier Piero da San
Polo.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta, e
fu fato uno di dila zonla di Stalo, in locho di sier Lu-
cha Zen procura tor, refudoc, fo acelà la sua scusa.
Rimase sier Zorzi Emo fo consier, da sier Cristofal
Moro. Etiam feno certe ubiigation a sior Zacharia
Gabriel, qual è di la zonta di dito Consejo di X, per
ducati 2000 in)prcsloe per mandar a Crema col
proveditor va; ita che el dito ha servilo la Signoria
fin bora di ducati 8000 et ha le sue ubligatione. Tutti
danari fo di suo fratello vescovo di Bergamo. Adun-
cha, lo mandalo ducati 3000 a Crema per dito pro-
veditor Conlarini vi va.
Di campo, vene letere di 11 da lìonchi. Co-
me haveano ricevuto le lelterc dil Senato zercha le-
varsi d:4 campo parendoli, et passar di qua di l'Ade-
xe, e cussi farano ; ma scrive che starano pur a so-
praveder, perché lodeschi dubitano assai de nui; e
altre particolarità, come dirò di solo.
Di Milan, dil Guidoto, di 9, Con alcuni avisì,
come dirò di solo il sumario.
Di Salò^ di sier Daniel Dandolo provedi-
dor, di 9, Come ancora li cxercili, si alemani che
spagnoU non è levati di quella Riviera, e usano più
bravarla cha mai. Stanno li a Salò di e note in arme
con bone guardie, perche minazauo venir a meler a
sacho quella terra, e maxime per le parole usano
dicti alemani, e hanno facto far le cride per tutto il
veronese, solo pena di la dcsgralia de la Cesarea
Majesla, che dcbano condur quelli dil lago tutte lo
barche da vela di dita Riviera veronese al Dezanzan.
Dicono voler venir per aqua e per terra a Salò, ta-
tnen non lo credono eie, e lien vogliamo fuzer via,
e però fanno tal bravarle.
A dì 13 la matina. Vencno in Colegio do oratori 272 *
dil marchese di Brandiburg, qual ha il suo slado in
Alemagna, eletor de V Imperio, e sentati presso il
Principe, mandati tulli fuora, poi presentate le le-
tere di credenza, uno di loro parloe ; come el suo
signor mandava a saludar e ricomandarsi al Sere-
nissimo Principe, dicendo havea una zoja excelen-
tissima di le più belle che fusse al mondo, eh' era
uno alicorno, qual alias la llluslrissima Signoria no-
ni
483
MDXlir, GENNAIO.
484
sira el volse comprar, et valeva ducali 80 milia. Ila-
vendo ci suo signor de bisogno de danari per certe
guere el fa ai soi conGni, desiderava volendo la Si-
gnoria veodergelo, et gè ne faria bon mcrchato, e
assa' niancho di quello el vai, et mostrò ci dito ali-
corno, designato la longeza su una caria. Et il Prin-
cipe li disse che al presente la Signoria nostra non
voleva comprar zoie, et ne havevemo Ire bellissimi
in San Marco, in le zoie noslre, et ne bisognava li
danari per pagar le zente lenivano in campo; e cussi
fono licenliati.
Di Ferara, fo una letera leta con i Cai di X,
mandati li altri fuora, che scrive sier Valerio
Mar zelo a suo fradello sier Piero, cìCèCao di X,
data, a di ... . Che è lelerc di Pranza da la corle,
del prolhonolario Benlivoy a domino Hermes, come
r acordo era fato con la Signoria nostra e il re di
Pranza, el si preparava gran zente per Italia, et che
uno messo vene di Pranza dal Ducba, qual li parlò
in r orcchia, cridando : 3/arco, elfo mandati tulli
fuora di camera, e li disse quello era di novo in
Pranza.
Vene in Colegio Ilironimo di Alberti secretano,
era apresso il ducha de Urbin, et tochò la man al
Principe, né fece altra relalione.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonla e il
Colegio, fo ditto per cosse importante, nescio quid.
Et fo, Ira le altre parte, preso, che a Bulfardo todesco
qual per meriti col Stado nostro e stadoimpresonalo
in Alemagna, li sia dato a l' anno d'inlrada in Priul,
di beni di Antonio Savorgnan, per ducali 100. Vene
zoso bore do di note, et fo queste do letere ledo :
Di campo, di 11 da sera. Come haveano rice-
vuto la letera dil Senato, e si leverano de 11 dove i
sono venendo di qua di V Adexe, zerchando di aio-
zar più uniti potranno sul veronese, et anderà esso
proveditor e il governador a veder li alozamen-
ti, eie.
Di sier Faustin Barbo e sier Zuan Antonio
Venier, syndici a terra ferma, di Cologna. Co-
me mandavano il processo formalo contra sier Polo
Capello el cavalier proveditor zeneral in campo, e
lo laudano, ne hanno trovalo quello li è sta impo-
sto eie. Jfew, biasemano mollo sier Pantin Moro
podestà di Cologna, el jusla i mandati di la Signoria
nostni, lo mandano in questa terra, et hanno posto
vice podestìi in quel loco sier Marco Capello qu. sier
Balista, et forma il processo conlra dito sier Pantin
si a porla mal.
273 A di 14 la malina, nulla fu di conio. Et fo letere
di JJdene di sier Andrea Trivixan el cavalier
luogotenente eprovedador svenerai in la Patria
di Friul: come ha aviso a la Pouleba in Alemagna
si fcva adunation di fanti 1000 per mandarli a Gori-
zia ; per tanto si debbi mandar qualche cavalli lizierì
et fantarie, per esser quella Patria nuda rimasta.
Po parlato di far Pregadi per proveder in Friul et
expedir le cos.se di V arsenal, perocbè za molli zomi
mancha un patron a Y arsenal in loco di sier Andrea
di Prioli refudò, et molli zoveni procura. Tamen
non è sta fato, perchè sier Zacaria DoIGn savio dìl
Conscio, za più di un mexe, fé lezer una parte di far
patroni a T arsenal honorali.
Da poi disnar, fo Pregadi. Et leto le letere so-
prascripte di Milan, di 9, dil Guidoto, Come il
Ducha voleva li sezi over contrade venisseno a jurar
ho'magio, e cussi si feva consegli per le contrade per
elezer do consoli per una a far questo eflello. Item^
che li oratori 24 di sguizari erano parliti; i qual é sia
vestili el aprcsenlatì al Ducha, et hanno iuralo in-
sieme la observalion di capitoli conclusi per avanti
tra loro e milanesi. Item, il baron di Iberni», ch'era
in Trezo.èzonlo a Milan, el aulo uno cavalo é andato
in Pranza. Il resto tulli é sta svalisati. Si lien dito ba-
ron fusse d* acordo di rendersi col viceré, per esser
suo parente. Item, el viceré e altri spagnoli è mollo
humnnì, e scrive coloquii auli insieme eie.
Di Bergamo, dil provedador Mosto, di 7 et
8, Nulla da conto, solum ha cerio aviso esser ve-
nuto di qua da' monti 500 lanze francese.
Di sier Vetor Lipomano da Bergamo, vidi
letere di 7. Come ha parlalo con uno era in Trezo
quando i se rese. Tutti li francesi erano dentro è
ussili in camisa, salvo il baron di Ibernia eh' era in
zipon con uno baston in man, e fono acompagnali
da' spagnoli a Milan. Dize, spagnoli treleno in uno
zorno, quando li vene a campo, 300 colpi di bom-
barda, e buio zoso un gran pezo di muro qual amazò
20 homeni erano in la forteza, per la qual cossa il
baron si acordò di rendersi a descrilion. Sguizari vo-
leva taiarli a pezi, el marchexe di la Paluda non ha
voluto. Hanno trovato in Trezo ducati 10 milia et
5000 di arzenlo, che havea ditto baron, formento
stara 4000, e vin cara 300 e allre assa* vituarie.
Item, li spagnoli é parlili. Resta solum in la forteza
li depulali a la custodia; li qual spagnoli vanno verso
Cremona, altri dicono verso Po per andar a Bologna.
Unum est, tulli è parliti dil bergamasco. Le zente
milanese hanno aulo licenlia di andar ad alozar Gn
mezo Pevrcr,a qual tempo si ussirà; tuttavia fanole
mostre e li darano danari. Item, per lettere di 8,
scrive li citadini bergamaschi slevano mollo .sospesi
485
MDXIir, GENNAIO.
486
dubitando, hora vedendo i nimìci esser levati : sono
273 • aquieladi. /few, dize il viceré ò pur a Milan ; si dice
che 1 zercha Tarsi signor di Milan; e altre parlicu-
laritù.
Di Crema, àil caneélier dil provcdador
Pexaro, di Come el predito suo patron
slava malissimo, siche non era rimedio, eie. Item, il
capitanio di le fanlarie havia scrito ai Urzi a sier Ni-
colò Michiel venisse in Crema al governo; e altri avisi
zercha spagnoli, i quali sono levati dil nostro e alo-
zali in Geradada e cremonese, el si dize fanno far
uno ponte sopra Po a Viadana, |)er pass^ir e andar
a socorer Bologna, che si di/e voi far inulazion.
Di campo^ do letere da Boiichi, Una vene hcs-
sendo Pregadi suso, di \% hore 5. Come era venuto
li uno messo di Verona dil vescovo di Trento. Li
scrive, come ha auto letere dil Dczanzan di monsi-
gnor di la Roxa e di uno nonlio dil viceré, come si
levava quelle zente dil nostro e di la Riviera di Salò,
e cussi dovesse far il nostro campo justa quello ha-
via dito e acordato il conte di Chariali orator yspano,
pregando essso provedilor volesse mandar ad cHe-
clo. /few, scrive, questo è venuto in proposito, per-
chè, a di 13 da malina, ogni modo si doveano levar
e passar V Adexe, però parerà si habbi levato per
questo; e li ha rcscrito e conlento di levarsi. Item,
manda più avisi e letere, e di Bahon di Naido, cti'e
alozalo a Zevio e di Guagni Picone e altri, come lo-
deschi et spagnoli, di fanti 3000 eh' erano su la Ri-
viera di Salò aloz:ili,ù venuti e inlrali in Verona; et
questo ò certo. Dubitano molto dil nostro campo,
al presente die compie le trieve per tutto questo
mexe. Item, scrive certo aviso auto di
uno vien da Verzei : come de li si diceva el Curzense,
per nome di V Imperador, era acordalo col Re di
Pranza eie.
Di JSaìdiscra di Scipioni condutier nostro,
date in campo, adì Fo loto una teiera :
come è sta referito mal nel Senato di lui, et che '1
si duo! che di tante bone opcralion fate per lui a
servilio di questo Stalo sia sta dito mal ; et che li bi-
sogna più presto a lui C brio che mczo spiron ; ma
che r acerla la Signoria die lui non e imbriago, ni
sodomito, ni verum corlcsano, come altri che ha
referllo mal di lui ; tacitc^{\\cQ mal di sicr Leonardo
Emo, etc.
E da saper, in le letere di campo e questo aviso.
Prima, manda la letera li scrive il vescovo di Trento,
eh' e molto humana, e la risposta li ha fato, la copia
di la qual sari qui avanti posta. Item, come ha
scrito a sier Nicolò Michiel provedilor di Urzinuovi
entri in Crema, come e sta ridiiesto dal capitano di
le fanlarie, e sii provedilor sino vengi quello man*
derà la Signoria nostra, e che resti al governo di
Urzi el reverendo domino Andrea Mocenigo proto*
nolano. Item, ha aviso a Verona aver fato Conscio e
preso di acetar li alemani e spagnoli in Verona, e
cussi sono intrati 3000 r^inliyè in Verona si à sentito
voce : < che fa el vechio che '1 non vien ? » Scrive
alozerano San Martin, Soave circum circha, mia G
l'un di l'altro, e non più.
Fu posto, per li savii, una letera in campo al 374
provedilor Capelo, che alento compie le trieve con la
Cesarea Maiesta, el per li avisi si ha de Udene dal
luogotenente, qual se li manda inclusi, li cometemo
che '1 debbi mandar in Friul el strenuo Thodaro dal
Borgo e altri cavali lizieri, da numero 150, et fanti
300 sotto quelli capi li parerà etc. Sier Lucha Trun,
fo Ciò dì X, andò in renga dicendo: « È mal mandar
dito Thodaro, qual è stalo alias in Friul et è mal
voluto da caslelani, poi non vai nulla i». Li rispose sier
Alvise DoKìn, è di Pregadi, qu. Dolfin,fo provedilor
zeneral in la Patria di Friul, laudando el dito Tho-
daro e non si poi miorar di mandarlo. Andò la le-
tera, e fu presa.
Fo lelo il processo mandato per li syndici, fato
contra sier Polo Capello el cavalier provedilor ze-
neral in campo, justa la letera ì\ fo scrita per il Co-
legio. Li qual syndici scriveno a la Signoria laudando
esso provedilor, el biasemando sier Fanlin Moro po-
destà di Culogna qu. sier Antonio, qual lo mandano
de qui, e posto vice podestà sier .\ntonio Capello qu.
sier Biilista, el qual ancora non vien a Conscio. Ilor
fo ledo dito processo, et quelli e examinali, e altri
chiamali con testi non li hanno examinali ; ma di le
oposìtion li fece sier Lunardo Emo nulla hanno
iTOvalo; e di li buoi di Pontevigo, examinato Zuan
Forte, dice che 7 buoi ave missier Polo Capelo e
dete ducati 31, e do ave missier Cristofal Moro, el
qual Grislofal Moro era in Pregadi, e si levò suso
dicendo el se mentiva per la gola. Ikm, di raynes
109 par sia sta dati a sier Matio Zantani camerlengo
a Padoa per dito sier Polo Oipcilo, hanno solum
trovalo esso sier Polo Capello haver auto uno ca-
vallo da certi stratioli a San Marlin, el hanno termi-
nalo, comjìilo la guerra, gè lo restituisca. Altre bu-
sare non da conto ; conclusive, e sta mal n lezer
ditto processo, é cossa inusitata, a molli ha dispiacc-
slo, dicendo e con qualdic cargo di esso provedilor,
el a suo fìol sier Filippo et a li soi li ha piaceslo, cre-
dendo di esser purga suo padre. Con questo, meglio
era non far kzcr Judicio meo, et s'Io erasynico,chc
487
MDXIII, GENNAIO.
488
poclic bnlolc manchò, non aria voluto fiissc ledo
ma solum scrìlo si ha trovato ben o mal, e questo
bast«iva, et havcndo trova mal, lo mandava a la Si*
gnoria. È sia vergogna, di un proveditop zeneral, che
ha il nostro Slado ne le man, si cerchi tal cosse ver-
gognose pur de intenderle: unumest^dil danarpu-
blico, sitT Polo predito è nettissimo.
Fu poi leto certe parte del 1418 et 1443 zercha
r arsenal, come do slevano fermi in la caxa, e altre
provision.
Poi fu posto, per sier Antonio Grimani procura-
lor, sior Thomà Mocenigo procurator e Zacaria Dol-
fin savii del Conscio, una parte di conzar la eletion
di patroni a Tarscnal, el havcndone al presente a fiir
^'^ eletion de uno, da mò sia preso : che 1 predilo patron
che sarà clccto, e quelli che de ccvtero si elezerano,
habiiio ducali 50 d'oro al n^exe, noti; slagino do
anni, ci do di loro debano star fermi in la caxa ; né
si possi partir ne ussir solo gran pene excepto la fe-
sta ; quello e a la cassa per il mexe, vengi fuora a
soliciLir li danari; possino esser elecli procuratori ;
non possino refudar poi che stirano inlradi, solo pc-
n;i ctc, con allre clausole. A Y inconiro, sicr Alvise
da Molin e sior Antonio Zuslignan dolor savii dil
Conscio, sier Loren/.o Capello, sier Mario Zorzi do-
lor, sicr Nicolò Bernardo, sicr Alvise Pixani savii a
terra ferma, e li savii ai ordeni, messcno che *l sia
electo, justa il solilo, r.rc^j)/o che, poi sarano inlradi,
non p issino refudar solto pena eie. Sier Gasparo
Malipiero savio a tt rra ferma, messe che 'I sia electo
jusla il solilo excei)io li sia leva la tansa, acciò non
piigìno dil suo, come fanno li patroni presenti. Ilor
il primo andò in rcnga, fo sier Andrea Diedo savio
ai ordeni, che più non ha parlalo; poi parlò sier Al-
vise di Prioli, vien in Pregadi,qu. sicr Francesco da
San Thomà, dicendo : non bisogna dar spexa ma prò-
vetler di danari e comprar robe ^t legnami per Tar-
scnal, e questa e la provision se dia far, danando l'o-
pinion di 3 savii dil Conscio ;e1 qual più non ha par-
lato in Pregadi, et fece una oplima renga ; andò poi
suso sier Zacharia Dolfin sopradito, per la sua opi-
nion, el qual e^/am ò prò ved ilor a T arsenal, di-
cendo che a un tempo si feva a Tarsenal i primi ho-
mcni de la terra, el era so' avo missier Zuan Dolfin
e missier Franccsc^o Barbaro, fo padre di missier
Zaccaria procurator, 1 quali compidi fo tolti procu-
ratori, e rimase il Barbaro de una bidota dil Dolfin;
poi disse non voleva dar spexa a la Signoria, e fé'
Iczcr una parte che i voi meler, presa questa che li
scrivani di le cazude pagino questi ducali GO al mexe
a li diti palroni. Item^ un* altra di afilar le caxe e
atomo a l'arsenal ut in ca, di lo qual si Irazcva assa'
fili. Ilor compilo, andò suso sier Gasparo Malipiero
per la sua opinion, poi parlò sier Antonio Grimani
procurator, li rispose sier Zuan Corner savio ai or-
deni, e ben laudato da tutti, e più non ha parlalo in
renga. Andò le Ire parte : 47 di 3 sa\ii, 53 dil Mali-
piero, 75 di sier Alvise da Molin e compagni. Iterum
balotade le do: 73 dil Malipiero, 95 di savii, e questo
fo presa, quindi fo licentià il Conscio, era bore 4
e più.
Nolo. Fo lelo in Colegio, in questi di, la lelera di
Urzi Nuovi, nolada di sopra, di la oferla ha Tale do-
mino Antonio di Marlinengo, et fo scrito a sier Ni-
colò Michlel provedilor ai Urzi ringratiando la diia
oferla, certificandolo semo per lenir optimo conto
el ricordarsene in ogni occorenlia, e li monslri tal
lelera.
A di 15 la matina, nulla fo di conto. E non fo le- 273
tere. Si stava in aspetatione zonzesse teiere di Franza
con quel messo mandalo con li capitoli nominalo
Troylo, qual tolse termine zorni 50, e li fo dato 70
scudi, parti a di 53 Dizembrio, tamen non par, et è
passato il tempo. Pur si sta in aspeUìtion, clie di
bora in bora zonzi, el lo tengo zonzerà qui a dì 17,
el di di Santo Antonio, luni, purché in itinere non
sia interceplo, maxime sul mantoan, etc.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonla, et
preseno una parte di armar prò nunc 4 galie dil
Conscio di X, con certi modi, come dirò di solo.
È da saper, cri vene in Colegio uno nonlio dil
reverendissimo cardinal Adriano tittili saìicti Gri*
sofjoni, qual è in Alemagna a uno Iodio apresso
Slcrzen, dove è sialo sto tempo, e voleva andar in
Ingallera, ma è sopraslalo. È gran nimico dil Papa,
tamen non è col numero di altri cardinali scismati-
ci. Dillo messo apresenlò una copa d'oro, lultad'oro,
ben lavorala pel valor zercha ducati . . . . , la qual
dito cardinal la manda a donar a la Signoria, dicendo
il re d' InghiKera li ha mandalo a donar do co|)e : una
r ha manda a donar a l' Imperador e l' altra a que-
sta Illustrissima Signoria, a la qual si aricomandava.
Il Principe ringratioe soa signoria reverendissima e
r aceptò, el fo mandata
A di ÌG domcnega, non fo nulla da conto, solum
queste letcre :
Di campo, dil provexìiior Capelo, da San Bo-
nifazio, di lo. Come la matina comcnzò a passar il
campo di qua da l'Adexe a Albarè, e venuti ad alozjili
a San Bonifazio e circhum cireha^ ni in litteriSy
Soave, Arcole eie, siche sono tute le zenle vicine.
Scrive aver voluto mandar sier Alvise Bembo exe-
489
MDXIH, GENNAIO.
490
culor, qual zonse in campo, a Crema; ma per non
esser in amicilia col capitano di le fanlarie ch'è li, Tara
inlrar siep Nicolò Michiel proveditor ai Urzi, qual
tien za sia intrato; e altre particularità. Iteni^ ò in-
trati in Verona li fanli spagnoli etc.
Di Crema^ fo letere di 12^ dil cangelier dil
provedador Pexaro. Come il suo palron stava in
extremis, etc.
Da poi disnar, fo Gran Conscio. Fo posto, per li
Gonsieri, la parte presa in Pregadi, che 'I patron sarà
electo a V arsenal, e quelli de ccetero si elezcranno,
non possino reAidar poi che sarano iutradi, solo
pena di ducati 500 etc. Ave 950, 158, 8, e fu
presa. Et fo eleclo sier Ilironimo Querini qu. sier
Piero da Santa Marina, qual vene per scurtinio, tolti
numero 3*2. Lui ave \ 10. Sier Michiel Morexini qu.
375* sier Piero da San Cassan, ha titolo di Pregadi, et
sier Troian Bolani fo Santo, fo fato dil Conscio di X,
non passò ; et altre vo.xe. Et avochato grando, niun
non passò; che fu gran fato.
Di Crema, vene letere dil canzelier dil qu,
sier Nicolò da Fexvro proveditor, di 13, hore ...
Avisa la morte del suo patron.
Da Milan, fo letere di Vicenzo Guidoto se-
cretario nostro, è apresso il viceré, de Come
le zen te yspane si a via va verso il cremonese per vo-
ler expugnar quella rocha di Cremona, et esser ve-
nuto al Ducha uno breve dil Papa che si alegrava
de Tintrata, et dovesse meter in bordine 500 liomeni
d* arme et dar danari a* spagnoli, acciò si sia uniti
tutti in fiivor di la soa liga contra veneliani; et altre
particularitù, sicome di soto dirò più copioso.
In questo Gran Conscio, fo Iclo la parte, eri presa
nel Excelentissimo Conscio di X con la zonta, zercha
armar 4 galie, et li modi, acciò quelli volesseno
far pensier di darsi in nota in termine di zorni 8 si
possi dar; di quelli sarano balotadi et 4 prò nunc
rcmagnerano ; li modi sarano qui avanti scriti.
In questa matina in Colegio fono electi 5 judexi
sora la diferentia di Andre, justa la parte presa in
Pregadi, con autorità aldino le parte, et in prima
possino meter che parte i voleno uniti et separati in
questa materia etc. Kimaseuo sier Piero Pasqualigo
dolor et cavalier, sier Francesco Donado el cavalier,
sier Ferigo di Renier el sier Alvise Gradenigo et sier
Francesco da Pexaro qu. Hironimo. E in loco dil Gra-
denigo qual non introe, fo eleclo a dì 3 Fevrer, pur
in Colegio, sier Andrea Mozenigo dolor, di sier Lu-
nardo, fo dil Serenissimo.
Exetnplum, 276
Maximilianus, Divina (avente Clementia eie-
cttis Eomanorum Imperator, seniper Augu-
stus, etc.
Magnifice dilecte.
Constai ex capitulis Induciarum, quas proximo
peragerimus curo Venelis, videlicct nos noluisse ac«
ceptare inducias ipsas, nisi Dux et Senatus Venetia-
rum obligassenl se nobis dare et miltere, non solum
pecunias, verum etiam nonnuUos Ailcones sacharos
qui capiuntur in Cipro el Candia insulis. Et cum dicli
Dux et Senatus modo pecunias ejusmodi ad nos de-
derint, falcones verum non, hortamur te velis de
millendis nobis ejusmodi falconibus le exacte infor-
mare apud eosdem Ducem et Senatum Veneliaruui,
et instare apud eos, ut promissis demum maneanl,
el quam primum praidictos falcones sacharos ad nos
Iransmitlant per quempiam mercatorum Alemano-
rnn), non obstanlibus beliicis evenlibus. Nam falco-
nes ipsi procuraturi sunt pacem fortasse inter nos;
cum soni nolarum in pedibus falconum dulciores
erunt audilu quam sonitus bombardarum in mani-
bus magislratuum eorum.
Datai in oppido nostro imperiali Landau, die
XV Decembris anno Domini MDXII, Regni nostri
Romani XXVll.
A tergo: Magnifico nobis dilecto Jobanni Ba-
ptisla; Spinello comifi de Chariati, Serenissimi Ara-
gonum Regi oratori.
A dì 17 fo Santo Antonio. Vene in Colegio el 277**
conte di Chariati orator yspano, et apresentò e fc'
lezer una letera li scrive el re di Ronfani, data a
Undau a di 15 Dizembrio. Come el debbi compa-
rer a la Signoria, e dimandarli da parte sua: che es-
sendo solito venir di Candia falconi sacri , el desi-
dera averne, e però la Signoria gè ne mandi, el qual
oxelo indicha la pace, e benché falconi sia etiam ar-
lellarie, le qual bisogna balolejn loco di le balole se
mandi con li sonagii, perchè niior questi son de
quelli di le artellarie; con altre parole rediculose,
siche Toralor, el Principe, e tutto il Colegio comen-
zono a rider assai, e fo ordinato farne trovar et
mandarli a la Soa Majesta.
Di Udene, fo letere di 14, di sier Andrea
i) La carta 276* è bianca.
491
MDXllI, GENNAIO.
492
Trifnxan el cavalier luogotenente. Come ha avisi
di preparation si fa di zente a piedi di Vilacbo, quali
menazaao, compido la trieva, venir in la Patria a
danni: però si soliciti le zente dia venir; el altre par-
Ucularilà ut in litteris,
Fo sposato do done mandale in questa matina,
una a San Baxeio fla di sier Bartolomeo Lorcdan iu
sier Àguslin Moro, V altra fo fia di sier Marco Lore*
dan, in sier Francesco Calbo a San Polo. Et vi fu
assa' zenlilhomeni a ditti pransi, e poi disnar fu fato
le noze di la fia di sier Zuan Dolfin io sier Jucomo
Zen qu. sier Marin ; siche Colcgio non si reduse.
Et a hore zcrcha 23, vene uno nontio di Franza
qual portò letere a la Signoria di sier Andrea
Oriti, date a Bìes a dì 7, tutte in eifra. Et fo
mandalo per quelli di Colegio si potevano trovar.
Vene sier Francesco Bragadin consier, sier Alvise
da Molin, sier Antonio Trun et sier Zacharia Dolfin
savii dil Consejo, e li savii numero 3 di terra ferma,
et fono, poi cavate di zifra, lecte in camera dil Prìn-
cipe, e tutti vencno fuora taciti, adeo fo sospclo non
esser venuta la liga con Franza, imo esser dificultà,
e tutti restono suspesi, maxime quelli di Prcgadì
che non poteno intender nulla, perchè le lelere fo
lete con quelli entrano nel Conseio di X. Eravi Cao
di X sier Marco Donado : siche tutti fono di mala
voja. Il (enor di le qual teiere noterò di solo. Liiam
vene un altro messo pur con dite letere duplicate, et
dil signor missier Zuan Jacomo Triulzi da Ors, di 14,
si ave uno aviso a bocha. £1 qual nontio segondo fo
Troylo e portò letere di 8 del Grill, repliciite ma
con una zonta, e il primo era uno chiamato fra' Co-
rado svizerò. Et lete dite letere, poi li savii de terra
ferma, zoè sier Lorenzo Capelo, sier Gasparo Mali-
piero e sier Zorzi Marin dolor, che altri non erano,
iornono in Colegio a ordinar certe letere in campo e
altrove non da conto, fino bore 3 di note.
In questa matina in Colegio fu preso parte dar
doni a chi condurà biave.
277* A dì 18 la matina, pieno Colegio. Fo telo le do
letere di Franza, date a Bles di sier Andrea
Oriti procuratore trate di zifra, è molto longc,
una di 6 e Vaìtra di 8. Tamen, par non sia ri-
sposta di le nostre di 25, che li fo manda con li ca-
pitoli de la liga conclusi iu Colegio e sotoscrili per li
deputati per il Colegio, e per quel secretano di mis-
sier Zuan Jacomo Triulzi qual è qui ancora in caxa
di Gasparo di Vedoa. Et dite letere, fo lete con li
Cai di X e con gran credenza. Ilor fra' Corado e
quel Troylo che à porta le letere, e tenuti secreti^
e non vano atomo.
Fo divulgato, da chi desidera saper di novo: che
dite letere di Franza si conteniva il Boy non voi far
la Liga altramente che li resti Cremona e Geradada,
et mostra non haver auto li capitoli fo mandati ; ta-
men il tempo serve che li possa haver auti.
Di Boma, eliam vene letere dil Foseari ora-
tor nostro, di . .et 10. Il sumario è questo. Pri-
ma, coloquihaauti col Papa, elqual sta molto ansioso
e non ben sano, per le cosse occorono. Dubita dil fato
suo, maxime intrando la Signoria in nova liga con
Franza, e si tien, si la se concluderà, etiam il Papa
intrarà; adeo Soa Santità e indisposta alquanto, si
meraviglia non vengi risposta dil suo orator Slafileo
e non si à letere di qui za uno mese. Item, ha man-
dato a chiamar il cardinal Sedunense sguizaro, eh* é
a Milan, vengi a Boma, el qual pareva volesse man-
dar al suo vescoado in terra di s^uizari; el è venuto
letere al Papa e a li cardinali di Maximian Sforza
duca di Milan di . . ., li avisa la sua intrata in Milan.
Itcm^ zerca apciarsi al Concilio in caso seguisse le
censure, il Papa non voi si fazi, perchè non voi dar
autorità al Concilio sopra de lui ; ma ben sarà con-
tento, in caso siegua apelarsi a Soa Santità ad nielius
audiendum; ma si ticn il Papa non S(^omunichcrà.
Jteni, è aviso di Spagna che francesi è levati di Pam-
palona, e andati a lo stantie. Item, è letere di Rohan
di Franza, di 25, come é concluso 1* acordo dil Boy
con la Signoria nostra, e li rotnarà al Boy Cremona
e Geradada, et che erano za fati li capitoli, etc.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta di 278
presonieri, e fu fato per non far Pregadi e li savii
consultino ben quello si babbi a far ; forsi si averà
qualche altro aviso di Franza.
Fo spazato uno padoan, era in T armamento, no-
minato Zuan Antonio Zacaroto dolor, videlicet con-
fina per anni ... a la Cania, e privo poi in perpetuo
di Pailoa e il padoan. Item, altri di Buigo asolli, e
altri di Vicenza sia ben presi, e uno prete eh* el sia
esamina con il vicario ; siche cinque presonieri fonno
expediti.
Di campo, vene letere di San Bonifazio, dil
provcditor Capello, di 17. Come in quela matina
era partito sier Bartolomio Coniarmi va capitano a
Crema ; li havia dato scorta sier Alexandro Donato e
alcuni altri cavali lizieri. Item, scrive, zerca mandar
fanti in Friul, havia s|)az;i certo numero ut in litteris,
videlicet e nomina li capi, come noterò di solo. Ha
scrito a li rectori non lassi passar altri soldati e li sva-
lizi. Item, si mandi danari per pagar quelle zente etc.
Noto. Li oratori do di sguizari e partiti non ben
satisfati di la Signoria, perchè non è sta aprcsentati,
403
MDXiri, CEN'SAIO.
m
ma solum faloli le spese, e perche dimandavano
certi danari diceano doveano aver fino al tempo quan-
do si pagava per mila con el signor Lodovico, e fo
trovalo li conti e mostratoli non dieno aver nulla ; or
è sia mal a non li aver donato ducati 100 per uno,
perchè sguizari a Roma si à portato hen contra la
Signoria nostra ; edam questi do oratori qui.
A di 19, la matina. intrù le do galie di Biiruto,
capilanio sier Hironimo Capello, patroni sier Vetor
Diedo e sier Orsato di Prioli, le qual eri sera si
apresenlono sora il porto, e con esse vene assa' altri
navilii con viluarie; sicliè pareva una aruiata a veder
inlrar tante vele. Vene etiam con uno gripo sier
Piero Lion vien capitano di Famagosta, sul qual mon-
toe a Corfù, el e stalo tanti zorni in Hislria aspetando
tempo, e mai fu che galie sia sia tanto quanto hora,
che è stale zorni 27 in Hislria per il tempo contrario.
El vene in Colegio sier Piero Lion sopra dito,
qual zonse eri sera, vestito di veludo cremexin, et
volendo referir, per le occupatioa di Colegio fo ri-
messo vengi da matina.
Fu fato provedador a Cotogna, con ducati 20 al
roexe, fino sia spazà per li syndici sier Santo Moro
podestà qual è in questa terra sii mandato per essi
syndici, sier Hironimo Malipiero el Cao di XL, di
sier Piero, qual rimase da tutti per esser in Colegio,
et alcuni altri che fono tolti in Colegio.
278* Da poi disnar, fo Pregadi, et fo telo molte teiere
per scrutinio. 11 sumario è questo :
Di Roma. Come ho scripto di sopra, do teiere.
Di Lucerna^ di Zuan Piero Stella secreta-
riOf di 13, Come si fa una Dieta a di ... di questo a
dove convien andar e si aldirà li oratori gal-
lici, tra i qual sarà missier Zuan Jacomo Triulzi e
monsignor di la Trimoglia. Item^ diti sguizari si
mera vegliano la Signoria non rispondi a li capitoli
mandoe ; e altre parlicularità.
Di Bergamo, di sier Bartolomeo da Mosto
provedi tor, di 13. A visi auli da Milan: come hanno
consultato il viceré e il cardinal Curzense, el Duca e
li altri dì venir a saclùzar Bergamo; et che lui, ve-
nendoi se Unirà in la Capella; e altri avisi ut in Ut-
teris.
Di Crema, dil camelier fo di sier Nicolò
da Pexaro^ olim proveditor^ di 14. Di le exequie
fate al corpo dil provedilor predilo, mollo longe, e
Thonor faloli, e fo porta la cassa da li condulierì,
il capitano di le fanlarie e altri citadini, con la
cbìeresia e tuta la terra, con assa' luminarie. Fu posto
il corpo in uno deposito in la chiexia di Santo Augu-
Slino. Item, dil zonzer li di sier Nicolò Michiel, era
provedilor ai Urzi, el qunl ha voluto ìntrar in pa«
lazo, e |)orà non scriverà più di novo.
Di Milan, vene oei, essendo Pregadi suso,
letere numero tre, Vulfime di 15. Più avisi. Per
una, di uno pasto fato per il Duca 11 in Corte vechia
a quelli signori e haroni e feste fate. In T altra, come
era venuto uno incognito a parlar al Duca, si dico
era per tralar acordo con il castelan di aver il ca-
stello, qual nulo, aria etiam quello di Cremona.
Item, come il signor Prospero CoIona fa bon oficio.
E scrive coloqui abuli insieme. Item, come atendeno
quelli signori in li consulti di trovar danari, et voleno
venir a danni di la Signoria nostra. Fanno vani pen-
sieri per aver danari; volono aver da* milanesi ducali
100 milia ; andando a Bergamo, tien arino danari.
Item, hanno terminato tra loro per uno mexe pa-
gar le zente per terzo, zoo Tlmperador, Spagna el
Milati. Item, il Duca voria la consegnation di Brexa.
Scrive coloqui abuti col viceré zorcaracordo,etcome
era venuto uno mandalo dal conte di Chariati, el qual
esso viceré e li altri Thanno expedito per Venecia, et
sarà subilo. Item, per un'altra, scrive il castello Ireva
a furia da 100 colpi al zomo più che mai et trazesse,
cridando : e Pranza, Pranza, Marco , Marco,
Per ara, Per ara. » Item, come a di . . . erano ve-
nuti oratori sguizari ; e jurato in publico sopra
uno soler al Duca presente quegli signori fedeltà ; e
altri avisi utpatet.
Copia de una letera da Crema, scrita per Bor- 279
toh Bamazano canzelier fo di sier Nicolò
da cha' da Pexaro, era proveditor de lì.
Narra le exequie fate. Data a dì 11 Zener
1512. Ricevuta a di 20 dito.
Ilozi sono state facte le exequie al corpo del eia-
rissimo olim proveditor, con tanto honore quanto
mai in questa terra sia sia facto ad alcun altro, con
tulli ordeni si de ecclesiastici come de tulli altri re*
ligiosi el scuole. È stato onoralo prima da questo il-
lustrissimo capitano di le fantarle con tutte le zeote
sue, poi da questi spectabeli citadini, cusd cavalieri
come doclorì, lutti vestili de bruna^ et demum da
tulio l'universo populo, cum quella debita mestilia
et dolore che a V amor et sviscerata riverentia li
portavano se conviene. Con tanta frequenlia et molti*
Indine di populo, non solum piene le piaze et strade,
ma etiam per tutte le feneslre de le caxe, che quan«
do el re de Franza intrò in questa terra, non bave
tanto concorso quanto ha auto el corpo predilo jm>*
pulariter, dolendosi cussi homeni come done del
41)5
llDXIir, r.ENNMO.
496
perder suo, facendo serar tute le botege per la (era
e nelizar le strade per ci portar del corpo. Qual e sta
portato da sei contestabeli de questo illustrissimo
capitano fin a la chiexia di San Àguslino, et li portò
su Taparalo Iribunalizio in mezo de la chiesia, fatoli
in laude sua una oration per uno de quelli religiosi
latina con grande commendatione del corpo suo, do-
ve sari facto uno deposito, et posto in una de le
belle parte che sia de li, e li starà fin tanto che del
corpo predicto sarà facta altra delibcralion, al qual
è sta facto et farasse li solenni ofiicii che edam a tal
pompa sono corrispondenti, che tulio siede a gran-
dissimo honore di caxa sua. Et manda una poliza del
bordine observato ut supra, né è da dolersi per es-
ser morto in nobile magistrato e più importantissi-
mo loco che babbi la Illustrissima Signoria nostra, e
in tanto honore quanto ò scripto; et è morto con tute
quelle optime condictione eiiam de li sensi soi fin a
r ultimo spirito suo se poi morir qualunque altro,
morto in gralia del nostro Signor Dio et di la Illu-
strissima Signoria e honor di casa sua.
Lo ordine qual è sta tenuto
a sepeìtr il darissimo proveditor di Crema.
Et primo, Discipline . . . . para numero 30 Vi
Disciplini . » > > 18 Vi
Disciplini » > ^iOVt
Disciplini > » 27V,
Disciplini > » 17 Vi
279* SanctaCatherìna, frati ... > > 4Vt
Bando Auguslin, frati ... » » 20 V»
Sancto Francesco, frati ... » > 17 Vt
Sancto Domenico, frati ... » > 14
Sancta Magdadela .... > » 2 Vi
Croce una de Santco Antonio . > » 1
Sancto Jacobo et Filippo > 1 Vt
Sancto Martino > 1 Vt
Sancto Marino > 1 Vt
Sancto Bartolameo > 2Vt
Canonici e preti de tutte le pa*
rochie para > 24
Nodarì el Colegio.
Torzi davanti el corpo numero 13.
El corpo portado da li contestabeli numero 6, ac-
compagnato da doctori, parte davanti e parte
da driedo el corpo,
forzi da driedo, numero 12.
Lo illustrissimo signor Renzo con la corte et zcnti-
Ihomeni di Crema, quali compagnorono lo dicto
corpo.
Di Mantoa, di Fatilo Augustini pia letere, 280
Vuìtima di 17. Come hanno lì, da Mi!an esser con-
cluso tra quelli signori venir fino a Padoa e far uno
forzo tutte quelle zenle e altri vegnirano dil conta
di Tyrol, e far tirar il nostro campo in Padoa e li
voi pagar per terzo. Iteni^ come il cardinal de Me-
dici, era legato a Bologna, è andato a Fiorenza, per
esser seguita certa novità in quella terra.'
Di campo, dilprovediior Capello^ più letere
da San Bonifacio, V ultime di 18. Come il ve-
scovo di Trento li havìa scriplo: che essendo passa
di qua il campo, era mal a lenir pili il ponte sopra
TAdexe, e per compiacerli havia fato disfar tre bur-
chiele. Tamen, il ponte ancora steva fermo. Ittm^
di r ussir di spagnoli fuora di Verona, quali veneno
per acompagnar todeschi; e altri avisi zercha il
campo.
Noto. Intesi, hessendo venuti a Verona 2000 ale-
mani et 300 cavali et zerca 800 spagnoli, i qual fanti
yspani comenzavano a usar violentie, adeo fo chia-
ma il Consejo et proposto che diti spagnoli escano,
altramente si sarano amazati sia loro il danno. E
cussi fo terminato di far, unde fono licentìati ; et diti
spagnoli ussiteno di Verona, li fanti alemani romase-
no, e altri spagnoli erano in dito numero a soldo di
l' Imperador.
Di Udene, fo leto la letera. Come ho scripto
dì sopra.
Di V Imperador non fo leto la letera, zerca
i falconi.
Po leto una relation di Tamico venuto di Pranza,
qual dice el suo camino, e come zonto el fu a Bles,
che fu a di . . . trovò missier Andrea Oriti a messa
in una chiesia e li dete le letere, qual non le volse,
ma le mandò a Ruberlet, el qual tolto le letere, vene
poi la sera da dito missier Andrea Griti con esse le-
tere. Item, come nel ritorno trovò missier Zuan
Jacomo Triulzi a Ors ; dize coloqui auli insieme, di-
cendo : € Non e concluso, e come li capitoli è pas«
sa, vederemo s' il Re li vorà acetar o no ; il mio se-
cretarlo ch'è a Venecia, ha auto comision dil Re di far
liga >. £1 qual missier Zuan Jacomo, a di 14, montava
a cavalo per andar da*sguizari. E nota, è un aviso che
la reina di Pranza atcnde a far il Roy si acordi con
r Imperador e Spagna, e trata matrimonio di la se*
conda soa fiola ne l'archiduca di Borgogna, al qual
li dagi el slato di Milan in dota e far nova liga ; e
questo la fa perchè mal volentiera Ve contra il Papa,
dicendo s' il Roy si liga con la Signoria, il Papa sarà
caziido. E altri avisi si ave sopra questa materia; la
qual relation fo Icta secretissima.
497
MUXIir, GENNAIO.
498
280* IHl conte Guido Rangon condutiernostro,
Cile in campo sì ave, per via dil provcdilor Capello,
una letera di Ferara dil duca Àironso, proprio di 13:
si duol quelli del Polescne aver HUo cerli danni, e
scrive voria far inlelligentia con V Illustrissima Si-
gnoria nostra o publica o secreta, e si fiirù armare
uno breganlin acciò non pari, con liordiuc però non
fazi danno a li subditi nostri.
Dil proveditor Capello, di . , ,, fo leto una
leiera. Come ringratia Dio e questa Illustrissima Si-
gnoria elfo sta leto il processo nel Senato, et ha ju-
stifìealo le calunnie lì era sta date per lì malevoli, et
che rè horamai 32 mexi ch'el serve questo Slado, et
doi avanti quando el fu orator a lloma, si eh' e apres-
so anni quatro ch*é fuora con jactura di le cosse sue.
Però el suplica sia expedito il suo magniOco collega
electo domino Domenico Conlarini, qual zonto in
campo, poi lui possi repatriar, perclic el cognosse
non poter servir più la Signoria, et dimanda li-
oentia.
Fo leto etiam un' altra soa letera zcrcha il go-
vernador zeneral e li capitoli Tlia richiesto a la Signo-
ria, che sono numero 1 1, e risponde la sua opinion
a tutti, et maxime a quello el dimanda di esser sopra
tutte le zente di la Signoria terrestre, e da pè e da
cavalo, che ha stipendio di la Signoria ; e questo fa
perchè per Io Excelcntìssimo Cousejo di X con la
zonla, in questo anno per le cosse di Crema ha preso
cb'cl capitanio di le fantarie non sia soto altri ch'ai
capitano zcneraf nostro e li proveditori zenerali,
questo fu fato perch'el noti voleva star soto dito go-
vernator. A questo, il proveditor Capello risponde
ch'el sia dito governator capo di tutte le zente sa-
ranno ne Texercilo etc. Item, dimanda ducati GOOO
per il suo piato et aver homeni d'arme 200, 30 ba-
lestrieri a cavalo ; et altri capitoli, i qual fonno lecti al
Coosejo, et esser condoto per uno anno fermo, et non
voi rispeto.
Fu posto, per li avogadori di Comun prima,
avanti li savii venisseno fuora, una parte leta per Al-
vise Subadin secretano, cli'el sia tolta la pena a sicr
Francesco Zantani podestà di Chioza, qual non havia
voluto ubidir justa la parte presa in mandar in que-
sta terra il contrabando etc. di Ferigo Grimaldi e
compagni, però sia cazulo a la pena di ducati 500.
Andò in renga sier Vicenzo Zantani di sier Zuane,
XL criminal, zerman di .sier Marco podestà di Chioza,
dicendo suo padre, ch'è govcrnador, non era in Pre-
gadi, qual bavia le scriture, e se indusiase; et cussi
la Signoria fé' indusiar a un altro Consejo.
Fu posto, per li savii d' acordo, una lelera in
l Diarii di M. Saxuto. — Tom, XY.
campo al proveditor, zcrcha al govcrnador nostro :
come havemo visto li soi capitoli el rechiedo, et che
al presente non se li poi responder, ma vogli con-
tinuar perchè semo per honorar soa signoria si-
che el si lauderi de nui, perchè havemo aceple le
opere sue, eie. con altre parole. Andò in renga sier
Zorzì Emo savio dil Colegio et parloe et sopra que-
sta letera, e che si doveria concluder con Franza e
non star più ; li rispose sier Antonio Trun savio dil
Consejo, si consulteria etc. E fu preso la lelera.
Da 3filan, di domino Thadeo di la Moiela. 281
Fo leto una lelera scrive a la Signoria, come il viceré
l'ha fato andar de 1), etc.
Di Franza, di sier Andrea Oriti procura for,
che èprexon lì. Fo leto le Ictere in la materia di hi
Liga si Irata, qual è di G, 7 el 8. Il sumario è questo :
Come, hessendo a messa in una chiexa, zonse Ic-
tere di la Signoria de . . . come la era conlenta far
lianza con la Sacra tissima Majestà, con questo habiamo
luto il nostro Slado che haveamo. Ilor tolte le lelcrc,
el le mandò a mostrar a domino lUibertel, el qual
viste, perchè era in zifra, gè le portò, qual lede,
disse la continentia di quelle, et per il He li fo dati 3
uditori, videlicet esso Rubertet, monsignor de Pa-
ris, et monsignor de Buzagia, e scrive coloqui auti
insieme ; e il Re volse parlarli lui rnedemo et lo fece
\ei\ìv publice ti la sua presenlia, et cussi, solo con il
Roy e li tre deputali sopraditi, fono a parlamento
di far tal lianza, dicendo il Roy esser contento, ma
non voleva lassar Cremona né Geradada a la Signo-
ria per niun modo, dicendo si la Signoria voi, toy
Goricìa e Trieste, overo qualche altra cossa gè la
concederemo ; siche scrive, si la Signoria voi senza
questo sari conclusa. Et esso sicr Andrea par par-
lasse a Soa Maieslà in favor di la Signoria, dicendo
Soa Mnjestà poteva concicderli questo, e lui pur duro ;
e intrò su le cosse dil reame, dicendo : la Signorìa
la porà aver Stato, ma Cremona e Geradada par-
tien al Slado de Milan, le yolemo. Siche scrive esso
sier Andrea che scriverà a missier Zuan Jacomo
Triulzi che è a Ors di questo, e altre particularilà.
A di 20, fo el zorno dì San Sebaslian. Fo ordì- 281 *
nato far Gran Consejo per far li XL zivil, tamen sì
si dovea far Pregadi.
Vene sicr Piero Lion venuto capitano di Fama-
gosta, et referi.
Vene sier llironimo Gipello venuto capitano di
le galie di Barulo, et referi jusla il consueto, e laudò
patroni e oficiali.
Di campo, fo teiere di San Bonifacio, dil
proveditor Capello. Nulla da conto.
8? .
499
MDXin, GENNAIO.
500
Di Bergamo, di sier Vetor Lipontano, vidi
do letere di 13 et lo. In la prima : come a di 12
scrìsse esser sia manda da Milan a dir in secreto al
provedìtor di Bergamo come il duca di Milan et la
soa Liga voleva mandar a dimandar quella terra sì
desse, per uno trombeta, etiam andar a campo a
Crema ; e quello mandò a dir (al cosse fo domino
Francesco Chieregato.. eh' è ciladin visenlin e sia col
cardinal sguizaro; el qual nonlio partido dal prove-
didor Io disse ad allrì, adeo per la (erra se intese, e
tutu fo in gran paura. Tamen sì ha aviso per più vie,
spagnoli dize si la Signoria non si acorda con loro,
tulta Italia va in preda, perche la Signoria si acorde-
rà con Pranza e schazera todeschì e loro de Italia, e
za si vede che spagnoli vanno a la volta del cremo-
nese, perchè hanno paura non li sia sera i passi ; chi
dize vanno a Verona. Scrive, quello è venuto di Pran-
za e domino Cesaro da Martinengo da Brexa, e ha
parlato col provedilor, e li ha dito il Roy è contento
dar a la Signoria il Stato suo ; siche tien si con-
cluderà.
Dildito, di lo. In questa matina Jianno auto
letere di Creìna di 14 dil capitano di le fantarie.
Come il proveditor Pexaro, era 11, è morto ; et lì a man-
dato una letera da Milan di 13 dil Guidoto, lì scrive
cheli imperiali sono molto divisi fra loro, et è pru-
ticha di acordo con la Signoria, e il viceré si faticlia
molto eh' el siegua ; minazano voler venir a luor il
possesso di Bergamo e vorano bergamaschi dagino
una paga a le zente, et un' altra li darano milanesi,
e una Tlmperador si dice manderà ; ma questa mo-
neda di Plmperador non è ancora stampada. Tode-
schi dicono hanno pratica di acordarsi con l'ranza, e
hanno dal Papa suOziente mandato di mandar a farsi
consignar Brexa. Tatiien lui Guidoto crede il viceré
non la farà consignar, e Ta il tutto la Signoria sì ac-
cordi, e dize il Re suo ha scrito che se Tlmperador
lo richiede dagi le soe zente, fazi quello voi esso Im-
perador : e dize che voleno andar etiam a tuor Cre-
ma ; ma non Taverano per esser fortissima. Scrive
esso sier Vetor Lipomano: come, per alcuni spagnoli
venuti 11 a Bergamo, ch'el viceré ha letere di Spa-
gna ch'el sia d'acordo con la Signoria. Item, scrive
lui non ha paura di star li in Bergamo, perchè in
caso che 1 venise, anderà con li straliotì è li in loco
sicuro. Itemy à dato al proveditor ducati 300, e fa-
tolì teiere di cambio in la Signoria, i quali si mande-
rà a Crema, e lì stratioti li porteria sta note; siche se
li manda ducali GOO.
282 -D» sier Francesco Marzeìo capitano di Ra-
spo, date a Pingucnto, Vidi letere date a di 5 Zc-
ner. Come à di novo, in Gorizia esser sta fato una
Dieta, dove e sta molto contrasto, et maxime questi
capitani e caslelani voleano si slongasse la triegua in
queste parte fino San Zorzi fiita tra Tlmperador e la
Signoria, zoé li subditi di Tuna parte e T altra non
si danizaseno, e il conte Cristofolo di Frangipani e il
capitano di Trieste non ha voluto, dove al conte Cri-
stofolo prediclo è sta dà il cargo di la guerra in que-
sta provinzia per il vize agente per 1* Imperador, e
sì dice aspetano 200 cavali di corvati per venir in
Histria. Scrive, venendo, si compirà di minar il paese,
però sarià bon la Signoria mandasse qualche cavalo
de li per obstarii. Item, li sia mandato uno bom-
barJier. Scrive, de li in li subdili cesarei è fiima ch'el
signor Bortolo dWlviano dovea venir in Histria ca-
pitano di la Signoria. Item, il capitano dì Pexin,
l'altro eri li scrisse rechiedendolo con instantia li fa-
cesse intender si esso capitano voleva servar la trie-
va fo facla alias per Alvixe di Mazuchi di Gno d'Hì-
stria con lui capitano di Pexin e subdili imperiali 11
vicini ; al qual lì rispose non poteva risponderli altro
ma scrìverìa dì questo a la Signorìa e quanto havia
lì farà inlender, e li prometeva non inferirli danni a
ditti subdili cesarei se prima loro non comenzavano.
Scrive non voria, per sua opinion, si prolongasse tal
trieva hessendo esclusi li corvati, i quali veriano a
ruinar il paese, e loro imperiali sariano seguri non
bavcr danno da li nostri ; ma saria ben fusse prelon-
gala la trieva e fiirla zeneral, e dice : Dio volesse la
non fusse sta fata l'altra eie. Et dita teiera leta in
Colegio e in Pregadi, poi per Colegio lì fo scrito:
laudava si facesse la trieva zeneral e cussi rispondesse
al capitano di Pexin, includendo etiam li corvati.
Di sier Nicolò Michiel proveditor in bre-
xana, date a li Urlinovi, a dì lo, hore 18, Co-
me cri ave letere dil capitano di le fanlarìe di Crema,
li avisava il mancar di sier Nicolò da Pexaro prove-
ditor de li confortandolo a venir li subito, t«nc2e lui
, fé' chiamar el Consejo e il protonolario Mozenigo e
molli citadini brexanì, e proposto partirsi lutti, una
voce li disse: < Provedidor, noi non ti abandonere-
mo ; partendo ti, saremo sachizati da spagnoli. > L*a*
baie Mocenigo disse : « 11 proveditor andeni a Cre-
ma, io resterò qui. > E lo lauda assai, e il podestà
domino Zuan Francesco di Duchi zerman dil qu.
domino Thomaso dì Duchi fo squarta in Brexa col
conte Alvise Avogaro. Noviter etiam reslarà domi-
no Mariano da Prato con la sua compagnia, e lo lauda
perche el sequila le vesligìc dil barba ; etiam Schia-
veto dal Dedo contestabele con 50 fanti. Lauda molto
il capitano signor Renzo.
501
IIPXJII, GENNAIO.
502
283*^ Da poi disDar, fo Gran CoDsejo e fato voce non
da conto. Uno dil Consejo di X non passò ; fu tolto
sier Francesco Poscari fo savio dil Consejo e sier Al-
vixc Gradenigo fo Cao di! Consejo di X. Vene alcune
letere di campo, qual fo lete con li consieri streli.
In questo zorno, a San Jereinia sul campo fo Tato
una belissima caza di 4 tori, e soleri, con balli e altre
feste. Erano 15 compagni di Canarejo che feno tal
festa ; fo grandissimo numero di populo et fu ama-
zato uno. Si compi a bore ^4.
La terra di morbo ozi tre ; siche va pizegando et
è in loci novi.
Li formenti al solilo precio di il staro, più
presto bassi per esserne venuto quantilà di forestieri;
etiam se ne aspeta.
A di 21 la matina. Vene in Colegio sier Zuan
Francesco Miani, venuto conte e capitanio di Sibìnico,
et referl di quelle cosse per esser slato a tempi di
gran fustìdiì per le discordie di quelli citadini, etiam
di la peste; nel qual rczimento e slato mexi . . .
Vene domino Antonio da Martineugo, zovene di
anni • . . citadin brexan et zentilhomo nostro, fo fiol
di domino Bernardin, el qual era sta fato prexon e
relenuto da' spagnoli, si ha partito et e venuto qui,
dize non voi star con loro, è bon marchcsco. Fo ca-
rezato etc. El qual è alozato in una caxa tolse ; e rico
et ha bona inlrala.
Vene uno orator dil marchexe di Manloa nomi-
nato domino Donato di Proti con lelcre di credenza,
e sento apresso il Principe, el qual disse esser venuto
per certe zoie dil marchexe è in questa terra, poi
per havcr trata di formenti et aver sali di la Signo-
ria etc Et ricomandò il signor marchexe al Principe
et a la Signoria etc.
Vene il conte di Chariati orator yspano, et fé'
iczer le letere aule di Spagna, di nove di Pam-
palona e francesi esser levati di campo perchè a' spa-
gnoli era venuto soccorso, et che spagnoli havia tolto
8 pezi di arlell'irie, presi e amazali cavali di
stratioti et 400 fanti, et altre nove ut in litteris.
Poi disse e venuto uno nontio dil viceré da Milan con
la risposta di quanto li scrisse, perchè esso orator
desidera si fazi la pace de Italia. El cussi andono in
una camera insieme con li auditori deputadi sier An-
tonio Justiuian dolor savio dil Consejo, sier Lorenzo
Capello qu. sier Zuane procurator, savio di terra
ferma. Quello propose, sapemlolo, lo scriverò poi.
JDi Rotna^ giùnse letere questa note, di 16
le tdtiìm^ di V orator nostro. Il sumario è questo :
1) La carta 28r è bianca.
Come a di 15 zonse le letere di la Signoria con la ri-
sposta fata al StaGleo, unde esso orator nostro andò
dal Papa, e li narò la sustantia di la risposta ; el qual
non si alterò, ma usò alcune parole ut in publicis.
Item, è in leto Soa Santitù za 16 zorni; non però
che riiabbi njal, ma non ha apelito, manza do ovi al
zorno, non poi tuor altro, non ha febre, ma per la
etìi li potria venir qualche gran mal ; el qual mal è
di dolor (li le cosse presente. Itenìj ha fato relenir 283 *
alcuni erano in Roma per marani, e si fa inquisition
contra. più tosto per tuorli danari. Et scrìve, per tuta
Roma si dice Tacordo è fato con il re di Franza e la
Signoria nostra, e altre particularilà. Item, scrive
coloqui (à) abuti esso orator col cardinal San Zorzi,
qual si voria interponer a Y acordo ; e altri avisi,
come dirò di solo.
Di Chioza, di sier Marco Zantani podestà^
di eri. Come le barche nostre de li andate a Ravena
Rimano et Pexnro, iterum tutte erano sta retenule
per quelli governadori pontificii ; ma non sa a che
fine.
Di Bergamo^ di sier Vetor Lippomano, di
17, Jiore 16. Scrive, non si voi ancora partir de 11,
et acadendo, è li cavali 130 di stratioti di domino
Constatin Paleologo col qual anderà a Crema e al-
tri; siche si salverano e non si dubiti. Item, eri
vene li da Crema il capitano di cavali lizieri dil capi-
tanio di le fautarìe, nominato domino Marzelo, qual è
alozato nel vcscoado. É venuto con cavali 35 per tuor
danari ducati 100, col qual ha parlalo. Dize non du-
bita si ben il campo inimico venisse a Crema, per-
chè quelli è dentro, tutti è de un voler. Vi sono fanti
2000, cavali lizieri 130 et homeni d*arme 20; vi è
assa' formenti, megli, ma vin poco e ogni di ne vien
condolo, siche hanno dentro da manzar per uno anno,
e di carne, vedando il campo venir, farano intrar in
la terra tutti i bestiami potrano. Atendeno a forlifi-
char la terra ; e che a Milan è sta consulta de venir
a tuor Crema et è sii concluso non è possibcle di
averla per balaja. Scrive, eri fo manda a Crema du-
cati eoo et ozi etiam se li manda ducati 1000 i qual
hanno dati Piero Andrea de Sandro, con letere di
cambio a pagarle di qua. Item, è venuto uno da
Milan, dize che alcuni francesi venuti di Franza han-
no dito francesi si melevano in hordine per venir,
chi dize vien in favor di la Signoria e chi in favor di
riàiiperador, e che missierZuan Jacomo Triulzi era
a Ors con lanze COO ; li quali francesi par il Ducheto
li habi fati retenir. Item, per uno vien di Chara-
vazo,si ha inteso el marchexe de la Padula, ch'é alo-
z;ito li, aver dito fin che la Signoria non ara il suo
503
MDXlir, GENNAIO.
504
Stado, non sari mal paze in Italia. Iteìn, scrivo aver
da Crema, ch'el capitano di le fanlarie avisa quel
provedilop de li, che tre di avanli vengi il campo
aviserà a domino Ck)nstanlin Paleologo, e che volen-
do venir a campo a Crema, li bisogneriano aver 30
bombarde grosse, le qual voi assa' polvere e non le
hanno; ci che aviserà che il signor Marcelo meni le
fantarie,e a Bergamo, li a Crema, e promete almeno
tenirse G mesi. Item, scrive predito sier Vetor, ch'el
284 saria bon mandar danari per deposito in Crema eie.
Item^ come è sUi dito che in Pranza el signor Bor-
tolomeo d'Alviano è in liberti a la corle, e ha dato
segurlà ducati 40 milia de non si partir. Conclude,
non è da dubitar, perche il forzo de' spagnoli è in
cremonese, quali minano el paexc.
Di campo, da San Bonifazio, fo letere dil
proveditor Capello, di 19, Nulla da conto di quelli
successi eie.
Da Milan, dil Guidato, di 16. Come quelli
capi di conlrà di Milan havcano zuralo fedeltà al Du-
cha. I quali voleano alcuni capitoli, et che per do-
mino Jaxon dil Maino dolor, regio consiliario, era
stù fata una oralion Ialina exortando essi ad aspetar,
perchè al presente è questa combuslion eie. Iteìn,
come quelli signori, zoo il Curzense e viceré col Du-
cila, alendcno aver danari e voleno meler una impo-
sition a' milanesi di trovar ducali 100 milia. Item,
si dize manderano le zenle milanese e parte de le
spgnole alozar in Asie per dubito di francesi; e al-
tre parlicularilà, ut in litteris.
Di Bergamo, dilprovcditor da Mosto, di 17,
Come ha mandato in Crema in tulio ducali .... et
per la Signoria li fo mandalo ducali 3000 ch*el pro-
veditor Contarini li porta ; siche arano danari.
Da poi disnar, fo Pregadi el lelo le lelerc sopra-
nominate.
Di Roma, di 14, lo et 16, Olirà quello ho no-
tato di sopra, e ch'el Papa, dubitando che sguizari
non si acordi con Franza et non admelli li oratori
gallici, havia destinato a essi sguizari uno orator,
domino Pelro Grillo, con bordine, expedito el sia da'
sguizari, el passi poi in Ingalterra. Item, coloqui
auti col Papa, qual e in letlo, é senza apelito, manza
sólum do ovi al zorno, non ha gusto ; el di la rispo-
sta fata al SlaGIco, a dito ch'el prefiito Stafileo si ha
portato ben, et che la Signoria vardi quello che fazi
a non voler acctar V acordo, et convegniri far le
censure; pur anderii scorando più ci polrà. Item,
coloqui abuti col cardinal San Zorzi, el qual dice ha
inleso certo ù fato Tacordo Ira la Signoria e il re di
Franza, et che li piace, e sopra queslo fé' alcuni di-
scorsi et soi pareri. Item, che il Papa à principia a
far la inquisition contra li marani, e* queslo per trar
danari, perché la più parie di oflici di Roma é in man
di questi tali ; e si tien per questo averà ducati 50
milia. Item, il Papa è amalato: non che l'habia fé-
bre, ma disconzo il stomaco.
Di Spagna, dil Re, scrifa a dì 17 Dezem- 584 *
brio a Grugno, drizata a V orator suo de qui,
Zerca le nove de li ; la copia di la qual sarà scripta
qui di solo.
Di Ragusi, di 5, Scrila per domino Nicolo
Gondola abate diMeleda, licet non fusse lecto il no-
me de chi scrìve. Avisa che turchi 5000 essendo pas-
sa la Jayza, è sta da hongari roti, di qual apena 100
è tornali; et che era sia bruxa Samandra, terra de
per Item, ch'el Signor Turcho havia
falò decapitar Mustaphà bassa, qual era sta scoperto
havia intelligentia col fratello Achmat bassa ; et cli'el
Signor cominziava aver poca obedienlìa. Scrive che
dito Achmat con exercito era, et che havia morto 15
milia turchi dil Signor, con altre nove ut inlitteris.
La copia di la qual, potendo averla, sarà nolada qui
avanti.
Et compito di lezer le letere, sier Antonio Zusli-
nian el dolor, savio dil Consejo, uno dì deputadi con
r orator yspano, andò in renga e referi al Consejo
quello ozi havia dito esso orator insieme col nonlio
venuto da Milan dil vicerò zerca hv acordo, et li ba-
sta l' animo dar Vicenza et le terre di Lombardia
aspelanle a la Signoria, da Cremona in fuora, et per
aver la via voi darne Legnago e Peschiera accio si
babbi il tratìsito, et di Verona si scriverà a Y Impc-
rador et sperano darnela con qualche quantità di
danari più, e perche il tempo spira di le trieve che
compie per lutto il mexe, lauda et voria si prolon-
gasse per uno altro mexe, nel qual tempo si Irate-
ria r acordo; con altre parole zercha questi acordi,
utpatet in rclatione.
Fu posto, per li savii d'acordo, una letera a Mi-
lan a Vicenzo Guidolo secretano nostro, come
siando sia rizerchati dal conte di Chariati di qui a
prolongar le trieve, semo contenti prolungarle per
un altro mexe eie. E si fazi le proclame etc. Andò in
renga sier Piero Capello, che vien in Pregadi come
provedador sora i danari, dicendo è bon includer in
queslo il ducha de Milan, acciò solo quel nome non
facesscno qualche danno a Bergamo; et cussi fo azon-
to in la letera. Poi andò in renga sier Alvise Gra-
dcnigo fo Oìo di X et contradise, et non volea for
dita trieva per le raxon eh' el disse. Andò la parte.
50 no, e '1 resto de si e fu presa, e in consonanlia
505
UDXllf. GENNAIO.
•I
50C
da matioa si dirà per il Priocipè tal deliberalion dil
Senato.
Fu poi lek) le opinion de savii zercha acordarsi
con Pranza. La prima, fo una letera si scrive a sier
Andrea Grill in Pranza in risposta di soe: conte ha-
verno fato li capitoli, e in caso il Ile non volesse as-
sentir senza Cremona e Geradada che resti a Soa
Majestà, in questo caso senio contenti debbi conclu-
der; e di questa opinion e sier Antonio Grimani pro-
curator savio dil Consejo e il resto di Colegio. L'altra
285 letera, é di sier Antonio Trun procurator, savio dil
Consejo, voi scrìver: come havemo fato li capitoli, e
la raxon voi, hessendo in vera lianza, babiamo tuto
il nostro Stado, però debbi instar con Soa Majestu
a la conclusion, e altre parole ut in liikris. La tena
opinion fo di sier Gasìparo Malipiero s;)vio a terra
ferma, qual voi indusiar e non scriver niente, perchè
s'il Koy haverù voja de concluder, non starà per Cre-
mona di farlo etc. Et andò prima in renga dito sier
Gasparo Malipiero dicendo : e Scmo traditi da Pran-
za qual non voi acordarsi ma ne ha intertenuto a
l'acordo con Tlmperador, et ha mandato questo se-
cretano di missier Zuan Jacomo qui senza comission
etc. Et si à corso troppo a furia a sotoscriver i colpi-
toli con chi non ha comission etc. » Parlò poi sier
Alvise da Molin savio dil Consejo, qual voi concluder
con Pranza ad ogni modo. Poi andò suso sier Anto-
nio Trun procurator, savio dil Consejo, e per la soa
opinion parloe, e venuto zoso, Torà era tarda et fo
rimesso questa materia a doman e comanda strettis-
sima credenza.
Tamen dirò, cussi non si desputa sopra il caso;
di Pranza V acordo é certo, che di qui è io dubio,
ergo etc. Veneno zoso a bore 3 e meza di note.
Fo lelo a la Signoria una letera di uno amico
di sier Ferigo Renier^ è proveditor sora le Ca-
mere, data a Cividal di Belun. Li scrive aver
da Trento, esser sta fato proclame, perché il Conte
Palatino era partilo dil Stato e andato al Ducha di
Geler. El qual si parti a di t3 da Trento, dove era
venuto mandati di teiere in todesco e latini, che tuti
quelli passavano de 11 che fosseno dì quelli di esso
Conte Palatino nemico di Soa Majestà, fusseno tra-
ctati da inimici etc.
A di 22, la matina, fo le infrascriptc leterc che
vene.
Di campo, da San Bonifazio, dil pìoveditor
Capello, di 20, Come havea ricevuto le letere dil
Senato in materia del signor governador, qual li ha
piacesto molto, et dice voler far quanto voi la Signo-
ria e star solo chi quella voi, dove el veda esser utele
e benefitio dil Stato nostro ; ben è vero clfel prega
lì sia racomaudalo il suo honor, et mandava uno suo
secretano di qui a ciò che si expedissa li capitoli ri-
chiesti eie. ut in litteris.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor,
di 18, hore 3 di note. Come erano tornati lutti li
spagnoli che acompagnarono todcschi in Verona ad
alozar su quella Riviera ; dicono ben di levarsi fra do
zorui e andar a lozar in Brexaua. Tamen, di questo 285*
non è certeza alcuna; forsi in questo compir di Irieve
ditti spagnoli vorauo far qualche novità, per aver il
comodo e non vi esser chi li obsta. Scrive, si dize
el Castel di Milan fa un gran trazer ne la terra, e uno
zorno, hessendo il Duchelo in Domo con la sua corle
et imbassatori e quelli signori, venne una balota di
L. 200 dil castello, la qual dete nel Domo e tolse den*
tro una piera di Tultar, e insi fuora per una porta
de mezo, adeo tutti si messemo in paura. Ozi hauo
nova ch'el Consejo di Milan ha fato intender al Du-
ca, che voriano saper chi sarano quelli che voij n an«
lenirlo in Signoria, e diloli a questo fazi provision;
la qual nova V hano per via di Cremona. Avisa, tutti
li spagnoli è ritirati di qua da Ojo e parte sono alo-
zati a fxemona da 1000 in suso, e parie ulozuti per
el pian dil brexan destesi sopra Ojo, e parte alozati
a pe* di monte a la volta di Brexa, comenzando a
Gavardo. Su quella riviera di Salò è alozati 40 cavali,
i quali bravisano assai per questi vilazi di voler sa-
chizar Salò e tuta la Riviera, e voleno per la Lìga
tuor la terra, e di bora in bora a luì proveditor li
vien tal messi con queste nove. Tamen, conforta
tulli non habino paura ; ma questo fanno spagnoli
per pelar villani e li comuni che stagino saldi, e li
fanno gran danni. Scrive, la terra é tutta in fuga, e
hanno spazato uno orator a la Signoria nominalo
domino Ilironimo di Bernardinis, a dimandarli pre-
sidio. Scrive, lui non dubita, e bavendo licenlia da la
Signorìa, li svalisaria una note lutti ditti spagnoli
alozati in quella Riviera. È sta dito bora el ducha dì
Perara ha recuperato uno suo castello tra Modena e
Uezo si leniva per Tlmperador.
Di Crema, di »ier Nicolò Michiel provedi-
tor, di 17, Come l'altro eri gionse de lì partido da
Urzi nuovi, dove da lo illustrissimo capitano di le
fanlarie e da la comunità fu aceptato, et eri il capi-
tano li mostrò rhordine di le reparation fate ; qual
lauda molto, el e sicurissima, e diede inteilìgentia,
solecìtudine, core el fede ; la Signoria nostra non
potria trovar homo più pieno di esso capitano. La
terra é molto confusa per li alozamenli di soldati. Lui
proveditor ha tolto il cargo di adatarli, ancora che
507
UMtUf GENNAIO.
508
sia gran ressa Ira i soldati e qaelli cifadiiif. EH (eee k
Mostra a fanti zercha 30 di una compagnia pagada
di dUdati dOO) Veri€l di Berganx) la note preterita. Et
capitano se duol assai non haVef risposta di molte
cosse riclàeste a la Signoria nostra.
"^^ Da poi disnar, fo Pregadi per expedir la materia
con Pranzai Et fo leto do lefere di campo^ una
m tHàierià àil gavernador nominato di ^sopra,
l'altra che vene data puf da San Bonifacio a
dì 21 hore 4 di note. Di certo caso seguilo quel
zomo a una bora di note, che per custion venuta tra
alcuni fanti brixigelli e Fabron fonno a le man tra
loro, adeo un brixigeilo vedendosi in quel modo,
comenzò a cridar : ^ Brixigeli, Brixigeli, „ adeo
li brixigeli si armono et veneno in ordinanza contra
Paltra parie ch'era di Thomaso Fabron; siche tra
loro si menono assa' bole, e con schiopeti e archi-
busi fevano balaglia, feriti alcuni e amazali, adeo il
signor governador e lui provedilor andò ivi, et in
quella barufa mesosi con grandissimo pericolo, li
aquielò. Ma tornali a caxa, iterum il provedilor
senti il remor, siche ci campo fo tutto solo sopra,
et tandem li brixigeli dubitando le zente d'arme
non li cargasse adosso, si redusseno a uno con i loro
capi, che sono quelli con la fazion sua da numero . .
... et erano aviati tutti in ordinanza a la volta di . .
.... Li havia il governador e lui provedador man-
dati a farli ritornar; siche e seguito un grandissimo
pericolo; spera rimediar eie.
Fo leto la teiera di quel ciladin di Cividal di Be-
lun drizata a sier Ferigo di Renìer, qual ho notato
di sopra.
Da Constantinopoli, di sier Nicolò Zusti-
nian baylo, di 2 et 3 Dezemhrio. Una era in zifra,
qual non fo lecla. Scrive il Signor era venuto in
Bursa e stava lì questa invernata, siche avisa si poi
mandar Torator electo ; e come el vien de qui Bati-
sta Sereni, dal qual se intenderti molli avisi eie.
Fu posto, per li savii d'acordo, hessendo venuto
in questa terra domino Ladislao Gol dil signor conte
Piero Balsa Cosaza zentilhomo nostro, qual sì ha
oferto venir ai nostri stipendi con cavali 60 de cor-
vati e altri cavali lizieri e più numero si a la Signo-
ria nostra piace, ne voi altro che conduti i sarano in
Istria aver la paga e li sia fato la mostra ; per tanto
sìa preso ch'el predito domino Ladislao sia conduto
con cavali 60 lizieri, et quelli habino per cavali du-
cali .... et per la sua persona Et Tu presa
153, 36, 1.
Fu poi intrato in la materia di eri di Frnnza, e
leto le tre opinion di savii, come eri, videlicet sier
Antonio Grimani, sier Toma Mocenigo procuratori,
sier Alvise da Molin e sier Antonio Zuslinian dolor
savri dil Consejo, sier Lorenzo Cdpelo, sier Maria
Zorzi dolor, sier Nicolò Bernardo, sier Alvise Pixani
savii a terra ferma, voi scrìver a sier Andrea Griti,
non potendo far di manco, concludi laLiga con Fran-
za senza Cremona e Geradada. Sier Antonio Trun
procurator \(A star sul preso e su li capitoli fati, e
scriver aspetemo risposta. Sier Zacaria Dolfin savio
dil Consejo e sier Gasparo Malìpiero savio a terra
ferma voleno indusiar.
Andò primo in renga sier Marco Zorzi fo Cao di 286 *
X, qual voleva per sua opinion che si mandasse Zuan
Piero Stella, che é a' sguizari, in Franza, e darli co-
missione a lui di concluderla. Parlò poi sier Antonio
Grimani procurator per la soa opinion, e cargo sier
Zorzi Pixani, quando era orator a Roma, che noa
scrisse quello li disse el Papa, che si contentava di
haver Faenza sola. Li rispose sier Andrea Venier
procurator, qua! voria acordarsecon il Papa e li altri,
e non voi Franza, e parlò ben da bon vecchio. Poi
parlò sier Zorzi Emo, e fece una sapientissima renga
in favor dil Colegio. Li rispose sier Francesco Trun
fo savio dil Consejo, qual non sente la Liga con Fran-
za e voria acordarsi con Tlmperador. Poi andò suso
sier Piero Bernardo, vien in Pregadi per danari, fo
longo e renga ridiculosa, el qual voi T acordo con
Franza. Poi parlò sier Alvise di Prioli, fo savio a
terra ferma, el qual voleva che si mandi uno secre-
tano per 45 di. Demun^ sier Zacharia DoIOn per la
indusia. Poi sier Marin Zorzi el dolor, savio a terra
ferma, e fé* una excelentissima renga per la sua opi-
nion. Demun, sier Antonio Trun procurator per la
sua opinion. Poi sier Antonio Zuslinian dolor, savio
dil Consejo, andò in renga, dicendo si havia pensa
un modo qual lo meleria al Consejo, el qual la note
sì havia pensa, ch'era di scriver in Franza che aspe-
temo la conclusion di capitoli mandati, con molte
parole, et perché la Sacratissima Majestà vorà farla li
in Franza, però semo contenti et li manderemo im-
mediate uno secretano fin li a sigilar eie. Poi parlò
sier Nicolò Michiel el dolor, é di Pregadi, el qual
voleva che .... el tamen demo comission apresso
sier Andrea, concludi tutti li capitoli. El fo mandate
le parte : 4 di sier Antonio Trun, 26 dil DolOn et
Malipiero, 70 di savii, 86 dil Zuslinian. Iterum^ 71
di savii, 120 dil Zuslignan, e questa fu presa e co-
manda grandissima credenza. Veneno zoso a hore
4 e meza, et la note fono facte le lelerc in zifra et
spazate la maiiua il nontio.
Nolo. In questi zorni morite domino Andrea da
509
UDXin, GENNAIO.
510
Bolzan dolor, era avochalo a TA vogarla e vadagna-
va assa' danari. Tamen, fu sepolto da la Scuola di
San Roco, per Tamor di Dio.
287 À di 23 domenega. Vene in Colegio uno nontio
del signor Zuan Paulo Bajon, nominato Achiles, et
Piero di Bìbìena con letere di esso governador no-
stro, dicendo erano venuti per solicitar la expedi-
iion dil signor suo, qual pregava la Illustrissima Si-
gnoria nostra lo expedissa. Il Principe lì usò bone
parole, dicendo sarà spazato.
Veneno li oratori di Salò, videlicet domino Hi-
ronimo di Bernardinis dolor e domino Francesco di
Bernardinis, a dolersi che spagnoli erano tornati su
quella Riviera etc., niinassando sachizarli, però se li
mandasse pressidii; et fono mandati da Toralor
yspano a dirgli havemo leva il nostro campo dal ve-
ronese, et spagnoli é ritornati sul nostro, etc. El qual
oralor mandò il suo secretano in Colegio a dir scri-
rerJ, etc.
Vene Batista Sereni, venuto da Conslantinopoli,
e rererì di quelle cosse. Il sumario e copia di la sua
rclatione sarà nolada qui avanti ; qual è assa' cosse
degne de memoria.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor,
di 20, hore 19. Come spagnoli è ancora su la Ri-
viera e par non si vogliano partir, minano il lutto,
sari forzo quelli poveri abandonino le loro caxe ; per
tanto si provedi di oportuno remedio. Item, per un
altra lettera di 20, scrive aver mandato domino Hi-
ronimo da Moncelese al capitano CaravajaI di spa-
gnoli alozato sopra quella Riviera, a farli intender el
se lievi e queste non è le promission fece di voler
star solum do zorni. El qual capitano li rispose el vi-
ceré averli fato intender ch'el voi l'alozi sopra ditta
Riviera e voleva mandar il resto di Texercilo alozar
in Brexa; ma scrive saria di mandar alozar 500 no-
stri cavali lizieri al Desanzan, qual venuti subito spa-
gnoli sì leveriano, el adesso porano venir perchè si
poi guazar Menzo.
Da poi disnar fo Gran Consejo, falò dil Consejo
di X, niun passò.
In questo zorno, fu Tato una bella caza a S. Maria
Formosa.
Noto. El Monte Novissimo vai ducali el
cento, el Novo ducati eia farina in fonlego di
gran menudo ... 6 e di gran grosso L , for«
menti, al solilo, più presto calano.
A di 24 la matina. Vene in Colegio vestito di
panno paonazo sier Andrea Contiirini stalo governa-
dor a la Zefalonia, et rererì jusla il consueto. Fo Iau«
dato dal Prìncipe eie.
Di Milan, fo letere di Vicengo Guidoto se-
cretario, di 18. Come si dice voleno mandar a tuor
Bergamo, el li foraussiti bergamaschi dicono al Du-
cha e li altri signori, zoé il cardinal gurzense e il
viceré ch'é ancora de li, che averano di taja da ber-
gamaschi ducati 25 milia. Item, voriano danari da*
milanesi, i quali mal volentiera pagerano. Quelli dil
castello trazeno a la terra. Scrive che, per motion de
li Trancesi che dicono sono a pe' di monti, voleno 287 *
mandar el signor Prospero CoIona con 300 lanze in
Aste e il cardinal sedunense li ha orerto darli 3000
sguizarì, pagandoli. Item, su pensier quello sarà di le
Diete liirano sguizarì, e missier Zuan Jacomo Triulzi
è andato a diti sguizarì. Scrive coloqui auli col viceré,
qual li disse vorìa l*acordo con la Signoria : «e Ho te-
iere di Spagna dal Re non voi si rompi a la Signoria ;
vedemo dì Iratar Tacordo e prolongar la Irìeva an-
cora, in questo mezo si Iraterà > etc.
Di campo, dil proveditor Capelo, di 22, da
San Bonifacio. Nulla da conto. Come li brixigeli
sono aquietadi. Item, si mandi danari da pagar le
zente. Item, manda una Ictera dil Strozi drìzala al
conte Guido Rangon e una di rAugustini.
Di Mantoa, di Paulo Augustini, di .,. Co-
me rinlerdito era sta posto a Roma contra la Signo-
ria, e lo voleno far publìcar a Bologna e Mantoa ; e
altre zanze di successi da Milan, dove se ritrova es-
ser andata la marchexana di Mantoa ameda dil Du-
cha ben in bordine et con assà cavalli e starà tulio
quel carlevar.
Di Lorenzo Stroei, date a Mantoa, drigata
al conte Guido Rangon, in campo. Come voria
si facesse intelligenlia secreta col ducha di Ferara,
perché acordandosi la Signorìa con il re di Pranza,
etiam Ferara sari di la Signoria servitor. Li scrìve
altre zanze si dice ut in litteris.
Di Roma, dil Foscari orator nostro, di 19*
G)me avanti eri zonze letere di Spagna al suo ora*
tor, qual andò dal Papa facendoli le cosse grande, et
era sta amazà 10 milia Trancesi a Pampalona da'spa-
gnoli e toltoli Tartelarìe» dil che francesi sì sono re*
tirali. Ita che fo seminate per Roma tal zanze^ fo*
men non é tante cosse, come si ha la verità per le-
tere di Zuan Badoer oralor nostro in Spagna da
Grugno di 17 Dezembrio, qual manda a la Signoria
nostra.
Item, come a di 18, che fo erì, To posto rinler-
dito contra il Doxe e lutti di Pregadi in Canpofior,
over monitorio che in termine zorni 15 si habbi
dato le terre tien venitiani pertinente a T Imperador
jusla la Lign di Cambra!, aliterà passali, si resti exco-
r>n
MDXlir, GENNAIO.
512
municdti eie. Et manda il sumario di dilo monitorio,
e come si vuol mandarlo a Bologna e a Mantoa a
publioarlo. Scrìve, eri sera, per la nova di Spagna fu
fato festa de li de fochi in castello non però niolto,
et in casa di tre cardinali, Ingaltera, Siena ed Ara-
gona ; ma poco foco.
In questa mulina, senza l)a]otation di Colegio, fo
facto exator a le Gizude sier Alvise Soranz a qu. sicr
Remìxi, é exator ai govcrnadori, e fu foto contra la
forme di le leze, si dovea far in Pregadi. II qual sia
apresso quelli scodino a le Oizudc eleeli per Pregadi.
Li consieri sono sier Hironimo Duodo, sier France-
sco Justinìan, sier Stefano Contiìrìni, sier Hironimo
Tiepolo. Item^ fo cielo provedilor in Are sicr Ni-
colò Zìgogna el Cao di XL, di sier Francesco.
388 Da poi disnar, fo Consejo di X con zonla di Co-
legio un poco, poi restò simplicc, et feno quello a Po-
ficìo di la loca di Tarzeuto m vita, in loco di sier Hi-
ronimo Alberto che mori. Rimase sier Piero Mali-
piero fo provedador a Veja, qu. sier Marin, qual vene
a tante e tante con sicr Mallo Barbaro fo capilanio
e provedador a Salò, qu. sier Antonio, e poi ribalo-
tado, rimase il Malipiero. Fono tolti sier Lorenzo Mi-
nio fo provedador a Gradisca qu. sier Lorenzo, sicr
Andrea Balbi fo sopragastaldo qu. sicr Stai, sicr
FantiD Bon qu. sier Felixe, sier Zuan Alvise Bondi-
mier qu. sier Piero, sier Zacaria di Prioli qu. sier
Zuane, sier Piero Ferro, sier Bernardo Pixani el XL
criminal qu. sier Francesco dal Banco, sier Marco
Trivixan qu. sicr Silvestro, e alcuni altri poveri zen-
tilhomeni debitori di San Marco; tolti numero 17.
In questa sera ussl una bellissima momaria di 13,
Zoe 6 da done et 6 homeni, benissimo vestiti di re-
stagno d^oro e con assà zoie atorno, et do vestili da
sarasin avanti loro, zoé i% con torzi grossi in mano.
Erano populari forestieri, capo el maestro Pclegrìn
tien scuola di baiar: et feseno più balli novi: ebbe
gran concorso drìedo.
A di 25 fo leto pl€eno Collegio le letere di Spa-
gna, Irate di zifra, di sier Zuan Badoer dolor et a-
valier orator nostro, date a Grogno, numero 3, la
prima de 20 Novembrìo, Taltre di primo et 17 De-
zembrio. Nara di successi de li campi a Pampalona,
e come francesi erano retrati e andati a li alozamenti
con qualche strage, ma non da conto; ben toltoli 13
pczi di arlellarie. Scrive il duca di Alva esser par-
tito di Pampalona e venuto a la corte, e cussi il du-
cha di Nazara che e homo di 70 anni, un degno si-
gnor. Scrive ch'cl regno di Navara é rimasto al Ca-
tolico Re, qual ha mandato a governarlo per ci
, .... di la Donzella. Ikrrif per letere di ultimo
Octubrio de Italia, si ave V acquisto di Brexa di man
di francesi. Scrive coloquii auli col Re, qual voi Bre-
xa sia di la Signoria per esser sua ; el altre parlicu-
iarilà, ut in litteris. Item, come il Re va a Burgos
a far le feste, poi a Vajadolid dove voi veder di aver
danari da quelli grandi di Castiglia, per ajuto a l'im-
presa contra Franza per tempo novo. Dize quelli de
li non voria guera, e voria si pacificasse le cosse con
Franza et la guerra fusse in Italia etc.
Da Milan, fo lettere drieate a li Cai di X. 288 '
Nescto quid. Ma intesi in materia di acordo che spa-
gnoli porze a la Signoria, utpatet: et fono lecte con
li Cai di X secretissime.
Da poi disnar, fo Pregadi. Et fo leto le letere di
Roma e di Spagna, il sumarìo vero di Spagna sarà
notado qui avanti: et da Milan di 18, el di campo.
Da Constaniiìtopoli, di sier Ificold Zusti-
gnan baylo^ di 3, che era in zifra, de Dezeni-
brio. Come e Signor era in Bursa venuto, el havia
fatto strangolar MuslaiTi bassa, si dice per do cause ;
runa perche el se intendeva con Achmal so fradello ;
r altra perché l' havea consejalo a levarsi de Angoli,
de che è seguilo che el fratello bassa Achmal, con
aiuto auto dal Sofli grande, el qual etiam si ha fato
di Soffi, el li ha mandalo in ajuto 10 milia cavalli, e
con li altri Sofli dil paexe, ha dato certa rota al Si-
gnor Turco su la Natòlia, si dice di le persone 15
milia, et ha recuperalo il suo sanzachado di Amasia,
amaza il bilarbei, adco ch'el subassi era retralto con
quelle zenle ha potuto. De che il Signor ha manda
per li soi ianizarì, eh* erano a Conslantinopoli alozali,
dicendo venisseno in campo, quali non hanno voluto^ ,
andar, dicendoli non é il dover li janìzari stiano lon-
tan dil suo Signor e tulli é fioli di suo padre, el e "
mal far guerra insieme. Siche ha poca ubidienlia; et
ha donato a li spachi, e cussi vorauo danari
dilli janizari. Iteni^ scrìve Corcul T altro fratello non
si trova dove el sia ; qual s'il venisse a Conslantino-
poli de facili si farla signor, perchè SeUm che do-
mina è poco obedilo. Etiam li nepoli fioli fo dil fra-
tello è sussitati in Caramania ; siche il Signor ha da
far assai. Item, come el Signor havia mandalo a Con-
slantinopoli a botar la caxa di Muslala bassa ; el altre
parlicularilù ut in litteris,
Adco, per queste novità inlese, fo terminalo in
Colegio di far sorastar Tandata di Torator nostro de-
stinato al Turcho per qualche zorno, fin si babi allri
avisi di le cosse de li ; tutta via li presenti si prepa-
rano eie.
Di Salò^ fo ledo le letere di sier Daniel Dan*
dolo provcditor, zcrcha spagnoli.
513
IIOXIII, GENNAIO.
514
Di Crema, di sier Nicolò Michiél provedi-
tot, de occurenliis. E come quelle zcule voriauo da-
oaà et eiiam creoiaschi si doleno aver tante zente
dentro li fanno danni, per non esser pagati : scrive
come aquiela le cosse, et dil signor capitanio che è
li, et aspettano sier Bortolamio Contarini, va rector
de U, e sopra tutto danari et altre occurentie ut in
ìitteris.
Fu posto, per li savii ai ordini, che le nave vano
in Soria debano partir per tuto di 8 Fevrer in pe-
na etc. Presa.
389 Fu p(>5to, per li savii ai ordeni, certa parte di
mandar danari a le 4 galie é Tuora, come fu preso, e
li cassieri non possi far partida, sotto pena, se prima
non li mandi ; et fu presa.
Fu posto, per li savii tutti e li consieri, dar a
Btdfardo todesco, benemerito dil Stato nostro, qual
in Alemagna è sta impresonado e toltoli il suo, per
esser andato piti volte de li al tempo di la rota dil
campo etc. videlicet come fu preso nel Consejo di
X che si possi vegnir al Pregadi, videlicet che *1 habi
la mità di livello pagava Antonio Sovergnan a Ude-
ne, qual poi valer ducati 160 dMntrada a Tanno ut
in parte. Fu presa.
Fu posto, per li savii da terra ferma^ che Nicolò
da Laman bombardier, qual fu stropià soto Brexa,
Fbabi il primo oficio vacante di fante a qualche oGdo :
in questo mezo ducati 2 al mexe di provision a la
camera di Padoa, a page 8 a Tanno. Fu presa.
Fu posto, per li diti, certa provision a un stra*
ìMÀOyUtpatet
Fu posto, per li savii, una teiera in corte a Torà-
tor nostro, dicendo: bavemo ricevuto cosse ina*
spelale di la censura contra de nui» che mai si pen-
savemo Soa Santità dovesse far, perché semo Soli
obsequentissimi di Santa Uiiexìa e di Soa Beatitu*
dine, con assà parole sopra questo; e ch*el vedi che
Soa Santità, qual sapemo Tha fato mal volontiera,
edumore tenue et piane, debbi asolverne, et dito
monitorio sia per nullo; qual credemoSoa Santità ne
compiacerà etc. Et sier Francesco Bragadin el con-
sier andò in renga, dicendo é mal meter queste pa*
Toìe, ma si doverla atender a tuor Tapelalion e con-
secarsi con li doctori canonici. Et cussi li consieri mes-
seno di levar dite parole di la letera. Li rispose sier
Marin Zoni dolor, savio a terra ferma, ben dicendo
dite parole non gè nuose, et s'il fa, sarà quello zerche-
mo ; quanto a Taninia, in questo mezo Dìo ne ajuterà e
manderà qualche ben. Fé' optìma renga et vadagnoe
la letera di tuto el Consejo; li consieri ave 20 balole.
El di questo fo comanda grandissima credenza.
/ Diarii di U, Saxuto. — Tom. XK
Fu poi leto li capitoli dimanda il signor gover-
nador. Primo esser raGrmato per uno anno; non voi
Tanno de rispelo. Item, sia capo di tutte le zente di
la Signoria terrestre et equestre, el qual capitolo fo
adatà come ho dito di sopra. Item, voi ducati GOOO
per il suo pialo ; ne ha 3000. Item, voi 50 balestrieri
a cavalo. Itein, 50 provisionati a la sua persona.
Item, s* il slato suo si perdesse, la Signoria debbi
darli altro stato di qua; et altri capitoli di questo te-
nor: e voi far venir la moglie e figli a Padoa.
Et fu posto, per li savii, solum darli ducati 1000
di più a Tanno el 25 liomeni d'arme in bianco et 25
provìsionali et la ferma per uno anno : el quanto al
slato suo, che mai questa Signoria non manchava a 289 *
quelli pativa danno per la republica nostra : et altre
parole, risposto a capitolo per capitolo utpatet; la
copia di qual capitoli con la risposta, sarano qui avanti
posti. Si tien non aceterà, e chi parlava, era ben fato.
Andò la parte, ave di no el di si : e fu
presa.
Fo leto una poliza mandò Torator yspano al Prin-
cipe, come a teiere di 23 da Milan dal viceré, et da
matina vera in Colegio. Voi audientia con quelli dil
Consejo di X e spera far bene, e si aparechi assà da-
nari. Item, si duol di reclori di Padoa habino tenuto
le teiere vano a Milan, dil prolongar di le trieve,
tanto che non sono ite tosto.
Tutto il Pregadi sta in aspetation quel voi dir
questo oralor,qual fa ogni cosa per intrigar Tacordo
si Irata con Franza.
Di Bergamo, vidi letere di sier Vetor Lipo*
mano, di 20. Come anno dal proveditor di Roman
esser venuto a Milan uno di Franza, qual é intrato
nel castello tirato con una sesta suso ; qual intrato
cridono : ^ Franga, Marco, Marco. „ Item, ha
letere di sier Bortolo Contarini di eri dai Ur/i ; li
scrive vedi col proveditor di Bergamo mandare a
Crema più danari el poi; avisa é sta manda a Crema
Gn qui ducati 1600. Item, da Milan é avisi il viceré
fa ogni cossa, siegua acordo con la SignorlaXe zente
spagnole si dice vanno a la volta di Cremona per
haver il castello. Item, si dice Tacordo é fato tra la
Signoria e Franza (1).
In questo zorno, fo San Polo, fu fato una bella
caza in campo Rusolo el fo bon e bel tempo.
Nolo. Eri vene sier Francesco Corner di sier
Zorzi el cavalier procurator, di Roma, dove é slato
da suo fratello cardinal mexi .... a piacer, e andò
in Pregadi, perch'el va un anno come ....
(1) Nel testo trovasi a questo punto uno spazio di circa qoat*
tordici linee in l)innc9.
33
515
MDXm, GENNAIO.
516
290 Sumario di «ina Mera di Hironimo Rovello
caneelier dil capitano di Cretna sier Anto-
nio Contarini^ data a dì 21 Zener 1512.
Narra Vintrata soa in Crema, et è drezata
a sier Jacomo Boldù di sier Hironimo.
Come a di 15 di rìnstanlc parli esso capitano
destinato a Crema, di Padoa, et a liore una di note
arivoc a Monlagnana, alozoe a caxa di uno citadino.
La malina si partino et a iiore 50 arivoe a San Boni-
fazio, dove è alozato il ppovedador zeneral dil cam-
po ; è stati insieme, richiedendoli quanto bisognava
per el viazo, dove intescno la morte di sier Ni-
colò da Pesaro, era provedador a Crema, a cui Dio
perdoni. El li fo dato per scorta domino Àlexandro
Donado coti cavali 20, et Marco di Odavria con cavali
15, et uno capo andava a Salò con cavali 14, et ha
auti cavali 6 da soma per li cariazi. A dì 17, a bona
bora, fato colatione a la soldata, e chi non voleva
manzar si portava dil pan in mancga e per la via
manzava, perchè mai e sta desmontado, salvo dove
se voleva alozar la note, e li si cenava. E cussi a bore
33 arivono al confìn dil veronese a una villa chia-
mala Rebego, el sleleno assa' comodamente. La ma-
lina seguente a l'aurora si levoe, e andono alozar a
Chastion di le Slajere sul Mantoan, dove etiam si
siete ben. Et a dì 19 si levono de li, andati prima a
Montechiarì, dove era alozato le zente di spagnoli a
cavalo, quale fece al capitano bona ciera ofierendo
li loro alozamenti e vituaric ; e cussi di terra in ter-
ra dove si passava, quelli capi eraiK) alozali per
quelli lochi si oferiva molto, e il capilanio li feva le
debile acoglientie: né mai li fo dicto cossa alcuna per
le zente spagnole; solum a Gedi uno spagnol disse:
€ Saremo amisi over immisi ? » El li poveri vilani
homeni e done dil brexan, come i vedeva, fevano
visi allegri: chi diseva : ^ qtiesti son di nostri; „
chi diseva : ^ el vegnirà pur un di San Marco
in queste parie / ;, Li puli cridavano : " Marco,
Marco ; „ li grandi si strenzevano in le spale e
tasevano, che in vero ne vegniva da pianzer, perché
si vedeva el cuor suo molto adcionato a San Mareho,
ma non ardivano parlar. Solum un vechio disse :
^ El vegnirà pur un dì, quando Dio over el dia-
volo vorà, San Marco in queste parte. „ Questi
spagnoli gè man/ano la vita e più non poicno durar;
e lien, se i savesse ch*el campo nostro si movi per ve-
gnir in queste parte, fariano un vesporo ciciliauo.
llor quel zorno a bona bora arìvoe a li Urzivechii;
e sier Nicolò Michiel provedador era andato a Cre-
ma a quel governo^ et li homini di Urzi li feno gran
dimoslration, e voleano omnino pagar Thostarla. El 290
capilanio non volse pur un soldo dil suo. El quella
note spazono el cavalier a Crema, et a di 90 a bore
19 si levono di Urzi, el andati 4 mia arenle Crema ,
li vene contra 100 cavali lizieri dil signor Renzo da
Zere capilanio di le fanlarie nostre benissimo in bor-
dine ; et uno mio arente Crema, vene dillo signor
Renzo con tutla la terra e cerea 1000 fanti, la più
superba fanlaria lien non sia in tutla Italia. El cussi,
con il nome dil Spirilo Santo, a bore 39 il capitano
fé* r inlrata in ditta terra, quae felix sii. Scrive, eri
malina si levò 4 bandiere di fanlarie spagnole erana ,
alozale a Romenengo ; si dice anderano a passar Po
per redursi presso Bologna.
Dil capitano di le fantarie a la Signoria
nostra, date in Crema, a dì 21. Come eri zonse
li il proveditor sier Barlolomio Conlarini ; el voleii*
dosi partir sier Nicolò Michiel per ritornar a li Urzi,
non ha voluto si parli, acciò resti a compir di alozar
le zente ; e prega la Signoria lo lassi.
Dil ditto sier Nicolò Michiel, date a Crema^
a dì 23. Come alendeva alozar le zente de li; ozi o
doman compirà. Ave teiere dil proveditor zeneral
ritorni ai Urzi, e il capitano di le fanlarie non volse
darli licenlìa ch'el si partisse, dicendo : € Scriverò a
la Signoria. >
Iter,., per una altra letera, scrive come dito ca-
pilanio li disse : « La Signoria ha condulo Zuan Paolo
Bajon per governador, liomo che ha disfato il paese.
Io son viso da frale; operando quello ho fato, me vien
a mancho li mei capitoli con la Signoria. Li Signoria
mi exorta a luor soa fiola per moglie 1 la pensa sia
impazilo? A me non manca 90 parliti, palientia I e
ultimamente dal Papa, qual mi ha mandalo a dir se
non li vado, mi voi minar: li ha risposto più vai la
soa fede che il resto. > Esso sier Nicolò li rispose :
« Magnifico capitano, la Illustrissima Signoria nostra
non vi altererà alcuna promissione fata. > Adeo
e placato alquanto, tamen resta con questa impres-
Sion e par voi andar via e tuor licenlìa ; la Signoria
mo provedi.
A di 96 la malina. Vene in Colegio el conte di 991
Giariati oralor di Spagna, e con li Cai di X slete lon-
gamente : quello el disse noi so ancora. Si divulga voi
dar Verona a la Signoria e il nostro Stalo da Cre-
mona in fuora. E cussi tutta questa malina il Gol^o
siete con li Cai a consultar.
Fo ordinato, da poi disnar, far Consejo de X
con la zonta di Stalo, procuratori el il Colegio etiam
di X; di prcsoni.
517
VDXirr, GEMHAIO.
Sid
In questa matina, in Rialio, (o publicà uDa crida,
che da parte di Cai di X, in execution di la parte
presa ne l'Excelenlissia)o Gonseio di X, non sì possi
for maschere senza lioenlia di Cai di X, ni eiiam
portar arme di alcuna sorta, ni bastoni, ^|)«na etc.
Da poi disoar adunca, fo Consejo di X con la
zonta dil Stato, prima. E (o leto quella scritura ha
dato il conte di Chariali in Colegio, il suroario di la
qual dirò di soto, e fo deliberato lezer doman tal
s(7itura e tratarla nel Couscjo di Pregadi. Item, poi
parti quella zonta, el restò la zonta di X sora i pre-
soni, et fo spazà uno da Spalato, qual fo mandato qui
da sier Àlvìxe Orio conte, et iamen non fu trovato
in colpa et fo lassato.
In questa mulina fo aldito per li Cai di X certa
controversia era tra do excelenti in humanità, che
lezeno publice, uno conduto a stipendio publico do-
mino Raphael Regio leze in Terranova, Tallro do-
mino Marin Becichy seodrense leze in San Provolo
ptiblice ad alcuni scolari che lo paga, e chi voi andar
a udirlo vadì. Adeo dito Marin ha tolto molti scolari
al prefato Raphael Regio, qual si à dolto a ditti Capi
di X. Tandem fu terminato che lutti do lezescno,c la
terra é libera, ne si poi obstar el Becichy non leza.
A di 27 la matinti, in Colegio, fo letere di Roma
dil Foscari orator nostro, di 23. Prima il Papa
steva al solito pur amaialo, né miorava. i^em, havia
suspeso il monitorio fece contra la Signoria nostra ;
né ha voluto el cursor noti la relatione, dicendo non
comenzerà li zomi 15 nm a die notationis. Non
obstante el signor Alberto da Carpi orator cesareo
habi fato ogni cossa che Soa Santità voij mandarlo a
publicar a Mantoa e Bologna come fu deliberato,
mai ha voluto, /fem, scrive altre particuiarità, ut in
litteris.
Vene Torator yspaoo, qual stctc alquanto pur
con li Cai di X.
Di campo, fo letere di San Bonifaaio, dil
proveditar Capello, di 25, hore ... di note. Nula
da conto. Come desidera la venuta dil suo magniOco
collega electo, qual ha inteso è expedito e sarà pre-
sto de 11: per il che lo desidera, accio poi li sia dato
iicenlia.
291* Da poi disnar fo Pregadi. £1 leto le lettere, et
queste altre diMilan dil Guidoto, di 33. Coloquii
auli col viceré, qual desidera Tacordo con la Signo-
ria, e fa ogni cossa ; dice ha mandato uno suo qui al
Chariati, et la Signoria non se voij acordar con Pran-
za perché sarà il danno nostro. liem, avisa che sgui-
zari tratano acordo con il re di Pranza, et avanti sia-
no sta admessi, li ornlorì francesi hanno voluto do
castelli, videlieet Lugan el Lucarno : et li oratori gal-
lici sono questi, monsignor el baty dil Degium, mon-
signor de Ghie, domino Claudio de Ais e missier
Zuan Jacomo Triulzi, che si chiama el gran mara*
scalcho etc.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto prO'
veditor. Di quelle occorentie. Et come, poi è 11, ha
mandato da Bergamo ducati 15 milia a Crema. Item^
che venendo i nimici, tien non si potrà lenir la Ca»
pella, la qual per esser fortcza che dà bataia, diman
se tegniria, ma non ha le artellarie che si usano; e
altri avisi de occurrentiis.
Di Crema, di sier Bortolomeo Contarini
capitano, di 23. Dil zonzer li con grandissimo ho<
nor; li vene contra il capitano di le fantarie etc.
Iteìn, lauda sier Nicolò Michicl proveditor era li,
qual volea tornar ai Urzi, ma non ha voluto si parli
per alozar le zente de 11, e prega la Signoria lo fazi
restar et mandi 3 altri zentilhomeni apresso de lui
per mcterli a le porle. Itetn, scrive di danari por«
tati.
Di sier Nicolò Michiel proveditor in el
hrexan, date a Crema, a dì 23. Fo lettere de
occurrentiis, e come ha dato ducati 50 dil suo, et
prega siano dati de qui a sua mojer etc.
Di Hongaria, di sier Antonio Surian el
dotor, orator nostro, date a Buda, adì , . . Ze^
ner. Di quelle occurentie, nulla da conto. E di ca-
stelli che tolseno turchi, tien non si potrà rehaver
cussi presto.
Di Homa, di f orator nostro^ di 23. Oltra
quello ho scrito di sopra, e coloqui auli col Papa,
qual si suol di quello ha fato contra la Signoria dil
monitorio, ma non poi far di manco etc. Et di la su-
spension fata. Item, che sguizari sarano con Pranza.
Poi Iclo le letere, el Principe fé' la relatione dì
quanto havia exposto in Colegio T orator yspano
conte di Chariati, qual mostra desidei*ar molto Ta-
cordo si faziy el volse audìcnlia con li Cai di X, e
dete una scritura la qual si lexeri.
El sumario di la qual scritura è : che la Signoria
si la voi far aoordo con T iroperador e con li altri,
poi la Liga ne voi dar il nostro Stado da Cremona
in fuora, zoo Brexa e Bergamo etc.
Fo poi leto le opinioni di savii, videlieet tulli li 392
savii excepto sier Antonio Trun procurator savio
dil Cousejo, che li sia risposto per il Serenissimo che
havemo visto la proposition fata per soa magnifi-
centia in traUir 1* acordo, e che nui non desideremo
altro che rehaver il nostro Stado, e che elezeremo
tre di Colegio, uno per hordine, quali siano in-
519
UDXiir, GENNAIO.
520
steme a (ratlar questa materia. Sicr Antonio Tran
procurator voi se li rispondi che, lasaudo T Impera •
tor Verona e il resto, semo contenti darli recognilion
annual e danari per la investitura, sicome altre fiate
fo proposto ut in parte. Parlò primo sier Antonio
Trun procurator per la soa opinion ; li rispose sier
Antonio Grimani procurator, savio dil Consejo. Et fo
leto le parte poste per dito sier Antonio Grimani,
sier Alvise da Molìn, sier Antonio Zustinian dotor
savii dil Consejo, e sicr Lorenzo Capello, sicr Marin
Zorzi dotor, sier Nicolò Bernardo e sier Alvise Pi-
sani savii a terra Ferma, ch'el sia mandato uno se-
cretano in Pranza a capitolar Tacordo, non potendo
far di manco, lassarli Cremona et Geradada ut in
parte. Parlò sier Piero Capello fo savio dil Consejo,
qual non sente Pranza; poi sicr Lucha Trun per la
parte; poi sier Gasparo Malipiero savio a terra ferma,
ci qual con sier Thomà Mocenigo procurator, sier
Zacaria Dolfin savii dil Consejo, messeno indusiar.
Parlò poi sicr Marin Morexini l'avogador, qual voria
mandar una poliza di questo a sier Andrea Grili.
Poi li rispose sier Marin Zorzi dolor savio di terra
ferma, per la parte. Poi andò suso sier Piero Pasqua-
ligo dolor e cavalier, ò di la zonta, conlra Pranza,
e si atendessc a concluder Tacordo di qua. Andò pri-
ma la parte di risponder al Chariali, di sier Antonio
Trun, e quella di savii di eiczer 3 di Colegio a tratar
insieme, e questa fu presa di largo : e poi bnlotata
quella di mandar un sccrclario in Pranza e la indù-
sia, ave 93 Tindusia, 90 quella di mandar, e non fu
presa ; e fo per mia opinion preso el pezo. E con
grandissima credenza fo licentiato el Pregadi, a hore
4 di note et più.
A di 38 la roatina, fono balotati li tre di Cole-
gio. Rimase sier Francesco Bragadin consier, sier
Antonio Zustinian dotor savio dil Conscio, sier Al-
vise Pixani savio a terra ferma.
Vene il vescovo de hernia oralor dil Papa, di-
cendo liaver uno breve dil Papa li comanda il resti
qui, et il StaGleo torni.
Vene il conte di Chariati orator yspano per aver
la risposta dil Senato, et li fo dito la deliberation, et
fo terminalo far Colegio da poi disnar, et si re-
duchano insieme.
Veneno domino Sebastiano Michiel prior di San
Zuane del Tempio, domino Zacaria di Garzoni fe-
rier ci domino di Martini fe-
rier, veneti nostri, dicendo aver liauto comanda-
mento dil Papa e intimation debano andar a Roma
al Concilio, ci voleano indusiar. Li fo dito per il
Principe non si poteva, et cussi vano a Roma, et
si parteno questa setiroana, et ebbeno lettere a
Chioza darli pasazo.
Vene sier Domenego Conlarini, va provedilor in 393
campo, e tolse licenlia. Partirà da roatina ; qual porta
con lui ducati 5000 per piigar le zente : andò suo se*
crelario E parti la matina.
Etiam, tolse licenlia donn'no Piero Antonio Ba«
taia colateral zeneral nostro, qual vene in questa terra
et torna in campo.
Di campo, fo Jetere a V usato. Nulla da conto
da San Bonifazio, et la risposta dil governator a li
capitoli, ut in eis.
Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria et savii.
Et vene T orator yspauo, el slete lardi con li tre de-
putadi : el vene zoso di Colegio a bore una di note
con 4 torzi avanti, e con lui domino Bermangola.
A di 39 la malina. Vene in Colegio dito oralor
yspano, el quel nonlio dil viceré venuto domino
Bermangola, el disse aver lelere di Milan dil viceré
e dil Curzense, erano contenti prolongar la Irieva
per tulio fevrer. E fo fato nota el inslrumenlo pu«
blico di questo, intervenendo etiam il ducha di
Milan.
Da Milan, dil Cruidoto, di 26, venute eri se-
ra. Come sono contenti quelli signori di la Irieva
prolongarla uno mexe, el mandano mandalo ampio
al conte di Chariati. Item, hano che sguizari sono
acordali con Pranza, qual li da ducali 300 milia, el
missicr Zuan Jacomo Triulzi promele il suo stado,
confina con essi sgui»iri,che il Roy li manlenirà eie.
Itetn, si dice ffaucesi vien di qua di monti ; e altre
parlicularità e coloquii auli.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor^
vidi di 25, hore 4 di note. Come, in quella malina
ha nova il viceré é per levarsi di Lombardia e andar
in pressa in reame : e hanno hulato uno ponte sora
Po a Caxal Mazor e fanno passar le fanlarie, le qual
fino a bora tutte sono passate Po, el passano al*
cune artellarie. El fradello del ducha de Termeni in
questa matina si é levalo con molli bomeni d* arme
napolitani, ì quali alozava su la Riviera a Bidizole, e
vanno a la volta di ditto ponte per passar. El capila-
nio CharavajaI, eh* era di guardia dil campo, qual
etiam aloza su dita Riviera, di breve si leverà con
tutta la sua compagnia eandarano a ditta volta.
Quelli che sono in Brexa vendeno le vituarie dil ca-
stello, et hanno liito far le cride in Brexa se Té alcuno
che debbi aver cossii alcuna dal castelan, che vadino
che li sarà pagato el tutto. Si ha aviso quelli spagnoli
é in Brexa, siano per ussir fuora e andar via a la
volta dil reame. Item, ha aviso, quelli di Milan hanno
531
MDXlll, OENNAìO.
522
fato Conseio molli zoroi conliouì, el udo zoroo in*
trava el secretano nostro, e T altro zorno V orutor
cesareo; e che quelli da Milan stanno di mala voia
vedendo andar via spagnoli. £1 Ducheto si dice li é
293 venuto la febre quartana ; non par sia Ducha in Milan,
e da li primi zorni che V intrò, che fu fato alquanto
di festa, poi non s'è Tato altro: stanno milanesi sopra
di so. Cremona non ha voluto aceptar dentro spa-
gnoli; el castello d'alcuni zorni in qua traze a la ter-
ra. Scrive à aviso che spagnoli voleno nieter monsi-
gnor di Roys governador in Brexa a nome di V Im-
perador, e cussi, lien, faranno, per quello si vede, per-
ché convengono tutti partirsi. Item, tutti quelli dil
leritorio di Trento e de Riva e per quelli conGni,
hanno expresso mandato di star in hordine el pre-
parali a di 3 Fevrer e tutti siano in arme, ludicha
vogliano accompagnar ditto monsignor de Roys in
Brexa, el qual è a Verona, e volendosi partir li biso-
gna comitiva di esercito con lui ; e questi tali anda-
rano a la custodia di Verona. Si dice, domino Andrea
Letistaner è partilo di Verona e andato in Alemagna
a far 10 milia fanti; ma tien siano zanze, per non li
esser danari da farli. Tuttavia manazano Salò più
che mai. Scrive la trieva compie e tutti de li via è in
arnie ; voria 500 cavalli venisse alozar di nostri su la
Riviera e tutti stanano a segno.
Da Vicenaa^ di sier Francesco Faìier pode-
stà et capitano. Come, hessendo per compir le
(rieve, tutto quello paese erano in fuga, benché il
campo nostro sia li vicino ; pur li conforta etc.
Da poi disnar, fo Conscio di X con la zonta di
Stato. Et steteno fin bore tre di note, credo in ma-
teria dil conte di Chariati. Et feno li Cai di X per
Fevrer, sier Alvise Grimani, sier Andrea Magno e
sier Zorzi Pixani dotor.
A di 30 domenega. Vene in Colegio el conte di
Chariati et fonno con li Cai di X insieme et con li
tre deputati : credo li fosse risposto qualcossa per
deliberation dil Conseio di X.
Fo ditto esser certo aviso di Pranza la Liga esser
fata tra il Roy e la Signoria nostra : tamen^ volendo
intender la cossa, nulla era da conto.
Pur fo dito certo esser lelere di Mantoa, di la
fiola di missier Zuan Jacomo Triulzi, fo contessa di
la Mirandola de drizate a quel secretano
di missier Zuan Jacomo Triulzi è qui in caxa di Ga-
sparo di la Vedoa, li scrive aver alcuni avisi di Pran-
za, ut in litteris.
293 ' Nota. Il conte di fJiariati vene in Colegio in ma-
teria di far la conclusion di la trieva, qual non era
ancor fata, et parloe. Primo voleva ci Curzense du-
cati 10 milia, poi vene a li ducati 3000 resta aver de
li 50 milia, li fo dati. Jtemy voi che in questo roexe
di Fevrer non si fortificha alcun locbo nostro. Item,
che *ì campo nostro si lievi di veronese e vengi aio-
zar in vicentina, et certe altre cosse, linde il Prin-
cipe li disse meraveliarsi di tal dimande, e di da-
nari si vcileria di risponderli, ma dil resto non era
da promuover.
Da poi disnar, fo Gran Consejo. Fu fato, poi po-
sto la parte fo presa a di 19 Dezembrio, dì far po-
destà e capitanio a Vicenza per scurtìnio, con du-
cati 50 al mexe neti et stagi anno uno, ut in parte;
ave 79 di no, 1117 de si, e presa. Fo electo per
scurtinio sier Nicolo Pasqualigo é di la zonta, qu.
sier Vetor, di Ire balote, di sier Friinceseo Barba-
rigo fo di la zonta, qu. sier Zuanne; et in Gran Con-
scio fu solo sier Sebaslian Moro, e di Pr^di, qu.
sier Damian, fo fato dil (k)nseio diX: et questa fola
volta che niun e passato, e rimase
sier Piero Lion fo consier, che é venuto capitano
di Famagosta etc.
In questo Gran Consejo, il Principe era molto
aliegro, e fo dito per le nove ante di Mantoa di la
fiola di missier Zuan lacomo Triulzi, che la conclu-
sion di la Liga con Pranza e la Signoria nostra si
poi dir conclusa etc.
In questo zorno fu fato una belissima caza di tre
tori, sul campo de Santa Maria Formoxa, fato al
mczo uno soler, sul qual fo atezato benissimo e zuogà
de scrimia. Item, fo tira il collo a V ocha, e fato
fuogi e altri piaceri : fo assa' populo. Etiam fo fato
a Santa Maria Nuova, over San Canzian, una caza e
simel festa.
A di ultimo la matina. Vene in Colegio il conte
di Chariati orator yspano, per far la conclusione di
le trieve, et monstre una letera di Spagna dil Re da
Valiadolit, di 13 di questo, molto frescha, drizata a
esso conte di Chariati. Li scrive aver inteso che a
Roma e sta fata Liga et acordo tra il Papa e 1* Im-
perador, intervenendo li soi agenti, et senza Veni-
tiani, de che li dispiace ; et scrive voler esser amico
di la Signoria, e tal parole. La qual letera la lassoe
da lezerla nel Senato.
Da poi disnar, fo Pregadi, et leto le letere di 294
campo da San Bonifazio dil proveditor Capello, zer-
cha occorentie dil campo : el come quelli di Vero-
na comenzano a non voler observar la trieva, et
esser sta amazà uno homo, e altre occorentie.
Da Milan, le letere del Guidoto, di 26, ho
notate di sopra, et coloquii auti col viceré, qual
desidera al tutto T acordO; et dice che per farlo an-
523
UOXIII, GENNAIO.
524
derìi in persona Ano in Alemagna, e menerà con lui
esso secretano nostro. Item, come a scrito al Conte
di Chariati, e a quel domino Zuane eh* e
venuto qui, di parlidi 4, zoé: volendo Brexa bisogna
danari, volendo Vicenza danari, volendo Verona da-
nari, et volendo V acordo proloquto, danari, eie. ; e
altre particularità scrive ditto secretarlo, ut in
ìitteris.
Fu poi fato la relatioue per sier Francesco Bra-
gadin el consier, uno di Ire deputali col conte di
Chariati a udir quello el voi ; et disse di le proposte
fate, ch'é li 4 modi, scripto di sopra; et come ho
quanto loro deputati li hanno dillo. In conclusion,
tien non hubbi comission, uìa Ita scrito et aspeta ri-
sposta ; ne voi dir quanti danari voleno. Poi disse di
le trìeve quello el voi per far lo instrumcnto, et ha
commissìon dil Curzense a farle (in IG marzo.
Fu posto, per li savii dil Conscio, excepto sier
Antonio Grimani procurator e sier Antonio Trun
procurator non era, et li savii di terra ferma, che
havendo richiesto il conte di Cliariali orator yspano
il resto di ducali 50 milia dia havcr T Imperador,
eh' è zercha ducati 2800, el voi perlongar la trieva
per tutto ci mexe de Fevrer, che sia preso di darli :
et fo poi azouto darli da \m che Pavera sotoscrito
a rinstrumenio di ditta trieva. Sier Antonio Gri-
mani procurator, savio dil Consejo, voi che li sia ri-
sposto, che semo contenti di prolongar dilla trieva
richiesta da loro, e in questo mezo sì trateria Y a-
cordo, et se li danì quello doreranno aver, ut in
, fatte. Parlò prinjo sier Vetor Morexìni provcdilor
sora le pompe, che non voi se li dagi, dicendo tulli
ne tradisse el nui li demo li nostri danari. Poi parlò
sier Zorzi Emo, fo savio dil Conscio, dicendo non e
mal a darli e far la trieva, ma si vorìa atender a
spazar in Frauza. Andò suso sier Antonio Grimani e
disse la sua opinion di non darli, e voi venir al Pre-
gadi, perché hanno speranza di ben con Franza. Li
rispose sier Alvise Pixanì savio a terra ferma. Poi
parlò sier Alvise Gradenigo fo Cao di X, el qual non
voi dar dilli danari. Li rispose sier Gasparo Mali-
piero savio a terra ferma, qual etiam vul indusiur a
scriver in Franza. E andò la parte : 50 di no^ il resto
de si, e fu presa.
394 * Fo leto una parte, qual voi meter sier Zacarìa
DolGn savio dil Conscio, che tulli li debitori di la Si-
gnoria nostra, che sono a palazo, exceptuando sai e
governadori, debano fra termini de zorni 8 aversi
dato in nota a Zuan de Vido si vorano pagar la mila
dil suo debito et esser depenadi da palazo per mexi
6 e siano obligali in termine di zorni 15 aver por-
lato li danari a li offici!, altramente cazino a pena di
5 per 1 00 di più, ut in parte. Et tamen non fa
manda la parte e fo rimessa a uno altro Conscio.
Fu leto etiam certa parte di armar galie soUl,
ut in ea, la qual non fo mandata e si metterà uno
altro Conscio.
Et veneno zoso Pregadi a bore do di noie, e
prima.
Fu (1)
Di Crema, vidi letere di 25, di Hiranimo
Eovello canaelier dil capitano. Avisa, come a di
21 el capitano, poi udito messa, andò per veder la
terra, et a la porta del Serio trovò lo illustrissimo si-
gnor capitano con sier Nicolò Michiel proveditor di
Urzi Novi che portava ruinazo con la barella, e tutti
li soi conteslabeli capi e soldati feva il simile, e ogni
zorno per bore do fanno questo exercitio, e alza il
teren atorno ci muro del refosso. E andono a tomo
la terra. La qual questo signor capitano V ha fada
inexpugnabìle. Ha bassalo tutte le mure, torre, porte
et castello a livello de li refossi di fuora, e dil rui-
nazo fa alzar li refossi con legnami e poi terra di so-
pra, acciò non si possa fiìr cave. Adeo la terra è tutto
sotto terra, e non si poi bombardarla un mio atorno.
E falò le spianade, fa far alcuni baslioni e cavalieri con
casemale che sceverano per longo e per fiancho, a
do mia, che non potrà comparer uno oxeilo, non che
cxcrcilo; cossa incredibile. Poi andono a veder una
fornase, dove Alvise de Margarilis voi butar una co-
lobrina longa pie' 20, Irazerà balote di L. 25. Si reu-
sise, sarà cussi bel pezo di arlelaria come (non) si
ha in Itiilia. El capitano li da ogni favor, acciò la buti
presto. Poi esso capitano messe ordine di alozar
quelli soldati per estimo e non a descrition, come
prima alozaveno, e fin bora sono tutti alozati con sa-
tisfalion di ognuno. Poi, la domenega poi manzar e il
luni pagoe la compagnia di Baldisera da Roman.
Itetn, ozi il «ipilano con questi zentilhomeni e cita- 395
dini à lavorato a una porta portando etiam la ba-
rella, e hanno fato gran lavor per ore do, e cussi voi
far ogni zorno con tutta la terra ; e el signor capita-
nio etiam lavora con li soldati a concorentia; siche
farano grande opera, e il signor capitanio ha auto
grandissimo a piacer.
Di Bergamo, di sier Vetor Lipomano, vidi
letere di 23, Iwre 20. Come, in questa matina è ve-
nuto uno a Novara, vien di Franza, qual ba dito
francesi e spagnoli hano fato uno fato d* arme a
Pampalona, e a la prìnm a* francesi deno una gran
linee.
fi) A questo panto nel testo trovasi una lacuna di circa sei
525
UDXnr, FEBBRAIO.
526
rota, e poi i se recuperono e introno in la terra, e
hanno taiato tulli spagnoli a pezi, et è sta morto più
persone che non fo al fato d'arme di Ra vena; e
francesi hanno preso uno passo si chiama Santa Ca-
tarina, e r hano fornito; e non ha più dubito di spa-
gnoli, e le zente si aviava verso Borgogna. E che in
Paris era sia cridato la Liga tra iì Re e la Signoria
nostra, e il Re havia conduto 20 milia sguizari; ma
che li sguizari non voleva andar contra el Papa, ne
contra Milan. E che sul novarese e pavese erano li
cavali del ducha di Milan, da zercha 1800, alozali. e
il paese li convien dar s. 24 per uno per le sue lanxe,
e tutto quello paese é ruinalo, e quelli che prima era
ducheschi sono hora soi inimici, e il puese é deslru*
to. Item, che Y è venuto uno frate dì Milan, parli a
di 21. Dize che il ciistello non fa altro che trazer e
fa gran danno, e che milanesi si mandano el suo
fuora di Milan, e hanno gran paura de francesi, che
vegnando non metti Milan a sacho, perché cognose
haver faUto contra el re di Pranza. El Duchelo lien
el smio di Papa Paulo : lieva a horc 22, disna a ho-
re 2 di note, zena a bore 10, e favoriza la parte gi-
belina molto, e la gelfa è soa inimicba. Milanesi man-
dano el suo bestiame su el bergamasco; siche mon-
strano aver gran paura che la Signoria non sia ro«
masa d' acordo con il re di Pranza, per che subito
quel Stado volterà. lietn, questa matina e stù dito
spagnoli passano Po; si questo fusse, saria signal che
francesi venisseno. Si dize el signor Zuan Jacomo
Triulzi si è a Norsa con zente assai.
*^9G JDil mexe di Fevrer 1513.
A di primo. Introno tre consieri a la bancha : sier
Michiel Navajer, sier Piero Marzello et sier Ilironi-
mo Querini; et tre Cai dil Conscio di X, sier Àlvixe
Grimani, sier Andrea Magno el sier Zorzi Pixanì do-
lor et eavalier.
Vene in Golegio el conte di Chariati et monstroe
la comissione dil cardinal Curzense, come agente di
1* Imperador, di far la prolungation dì la trieva tra
la Cesarea Maiestà e la Signoria nostra, fino a di 16
Marzo proximo. Et cussi fu fato V instrumento che
dita trieva babbi a durar per tutto il mexe di Mar*
zo, intervenendo etiam el duchn de Milan e con \o*
lontà del viceré ; et fo ordinalo insta la parte dar li
ducati 2800 che resta haver V Imperalor a conto di
ducati 50 milia, li fo promessi dar per V altra.
ì) l4i carta S95* è bianca.
Vene il vescovo de Ixernia orator pontificio per
certi brnefìcii et cosse particular. Nulla da conto ;
ma ditto legato fa bon offitio el é ben voluto in que-
sta terra.
El Stafileo é ancora qui ; ma ha auto licentia di
tornar a Roma.
JDa Milan, di Vicenao Guidato secreiario, di
27 et 28. Come il Curzense havia mandalo la com-
mission al Chariati di far le trìeve, e si meteva in
bordine per parlirse, fin do zorni, de li, e andar a
la corte da V Imperador. Item, dil zonzer li de do-
mino Bernardo de Bibiena per nome dil Papa dal
viceré, a exorlario vogli far spinger le zente a Tim*
presa di Perara. Item, el viceré ha scrito a li spa«
gnoli sono alozati su la Riviera di Salò si lievi de 11
e vengino in suso ad alozar sul brexan, acciò non
fazi danno su quello tien la Signoria nostra. Scrive
coloquii auU col conte di Santa Severina zercha l'a-
cordo si ha a far, et e meglio lassar Verona a T Im-
perador che dar ad altri ninna terra di Lombardia,
perchè si potrà reaverla col tempo da Tlmperador ; e
altri coloquii.
Di campo, di San Bonifaeio, di sier Polo
Capello el eavalier proveditor Menerai^ di 30,
Come ha inleso il partir del suo colega sier Dome«
nego Contarini, qual desidera summamente che 1
vengi con li danari per poter pagar quelle zente,
quale vociferano assai, e hanno raxon ; sono più di
60 zorni tal compagnie non hanno tochato la paga.
Et che li brixigelli statino mollo in paura di non
esser taiati a pezi da quelli nostri di campo, per esser
mal voluti, e con effeto fanno danni assai. Item^ si
duol non li vien porla strami, come é il bisogno, da
vicentina. Replicha la sua licentia che 'I vengi a re»
patriar zonto sia il suo collega, e fate le mostre iusta
le lelere scritoli per la Signoria nostra. Item, scrive
zercha le trieve, et quello seguite, come scrisse, di la
barufa fata, et morte di 5 di nostri da' inimici. Non
fo nulla, ma marioli per robar fenno tal inconvc'»
niente.
Di Crema^ di sier Bartolomeo Contarini 296 *
capitano, et di Bergamo, di sier Bartolomeo da
Mosto proveditor, di 27. Fo teiere, nulla da contoi
Vene il signor Prachasso ; ma non potè aver au^
dientia, qual voi dimandar licentia di partirsi, non
poi più star cusd. É da saper, la Signoria li dà qual'
che dinar per il suo viver, ma sono pochi ; e il pò*
vero signor si perde qui la sua reputatione. Et per*
che il cardinal San Severino in Pranza e quello fa
ogni cossa per acordar il duchelo di Milan con il Roy
e desturbar il nostro acordo, e perchè molti di Co-
527
yDXIII, FEBBRAIO.
53S
legto non se fida di dito signor Fraehasso, perciò
non lì vien dato condi(ione, e stassi.
Fu proposto, per alcuni savii, la materia di
Pranza. Chi voria scriver e chi no, e chi mandarvi
qualche uno, et Tu disputation in Colegio, e terminato
far ozi poi vesporo Pregadì.
Da poi disnar, il Principe andò a vesporo a Santa
Maria Formosa con le cerimonie. Erano questi ora-
tori : do dil Papa, Ixernìa e S(afjleo, quel di Spagna,
quel di Hongaria, il primocierio di San Marco, e il
signor Fraehasso di San Severino. Portò la spada
sier Vetor Michiel va capitano a Bergamo ; fo suo
compagno sier Battista Morexini fo consier; eravi
etiam de soto i cavalieri domino Antonio da Marti-
nengo fo Gol di domino Bernardin citadin brexano
e zenlilhomo nostro. Et compilo vesporo, si reduse
Pregadi.
Et reduto el Pregadi, leto le letere di Milan e di
campo, se reduse Conscio di X con la zonta, el stete
pocho, et ussito,
Fo leto una letera di 25 che scrive
Maria Triuhi, fiola di missier Zuan
Jacomo, fo moglie del signor Zuan Francesco
di la Mirandola, a domino Costanzo secretario
di dito suo padre, è in questa terra in caxa di
Gasparo di la Vedoa, con il qual si Irata V a-
cordo con Franca. La qual letera è di questo
ienor: Par
0)
Fu posto, per il Serenissimo e lutto il Colegio,
parte di dar, per Tamor di Dio a diversi monasteri!
observanti in questa cita stera 250 di farine, sicome
pareva al Colegio, insta il consueto, acciò pregino la
Divina Maestà per la republica nostra. Et fu presa
di tutto el Consejo.
297 Et perchè manchava tre savii dil Conscio che
non volseno restar in Pregadi, sier Antonio Grìmani
procurator, sier Antonio Trun procurator et sier
Thomi Mocenigo procurator, parse al resto non in-
trar in la materia, et remeterla a zuoba, licet sia
di la eaza ; et cussi fo licentiato il Pregadi a horc do
di note.
A di dO| fo il zorno di la Madona e fo grandissi-
mo vento et fredo. 11 Principe vene a messa con li
oratori sopra nominati tutti, et eravi il vescovo di
Brexa domino Paulo Zane apresso il signor Fraehas-
so. El qual vescovo é stato sto tempo a
perché è fuora dil suo vescoado za 3 anni, benché,
quando intrò la prima volta il re di Franza, lui vi fu ^
(1) TroTaù A questo punto del testo uno spazio in bianco di
cirrt 10 Iin«».
a riceverlo. Poi il Re havia suspeto, e Io fé andar
fuori et andò a Milan, e più non bave V intrada sua,
e lui vi vene ad habitar ut supra.
Da poi disnar, fo Colegio di savii. In questo zorno,
sier Piero Badoer prior di San Zuane fé un belis-
Simo pranzo a 12 senatori di reputa tione, et Io vi
fui, e si stette in grandissimo piacere.
A di 3, zuoba di la caza, fo gran vento. E reduto
il Colegio, si ave letere di Zuan Piero Stella se-
cretario nostro, date a Lucerna, a dì 21 Zener
in zi fra, molto longJie, Qual non fono trate di zi*
fra, et erano longe, et fonno lede poi compilo la
festa, che si reduse il Colegio, et il sumario lo scri-
verò di sotto.
Da poi disnar, fu fato la caza a San Marco. Fo
pocha festa ; el Principe vi fu al solito con li oratori,
e poi in Colegio si reduse ; et fo lecto letere di campo
da Sun Bonifazio. Nulla da conto ; dil zonzer di sier
Domenego Contarini provedador, e altre occoren-
tic; nulla di novo.
Di Zuan Piero Stellu secretario, di 21, da
Lucerna. Come la Dieta era sta risolta, e li oratori
di Maximiian parlili e quelli dil ducha di Milan : è
rimessa a una altra per aldir missier Zuan Jacomo
Triulzi, qual non era zonto. E che monsignor di la
Trimoia orator francese era li ; qual havia donalo
ducati 5000 a diversi capi (le'sguiz;iri,de li 10 milia
portò con lui. Scrive coloquii abuli con dito orator
francese e il secretario nostro, e si hanno abrazato
insieme.
A di 4, fo grandissima neve, e durò pocho. Nulla 297 *
fu di novo ; fo lete in Colegio le letere di i^izari
trate di zifra, ut supra.
In questa matina, se intese la note esser morto il
reverendissimo domino Bcnedeto pio-
van di San Jacomo di T Orio, stato piovan anni 37 ;
di età era di anni . . molto vechio, e non vedeva.
Da poi disnar, fo Conscio di X, con la zonta di X,
et cxpediteno uno Alvise dal Rìon da Bassan, con-
flnà a Retimo per anni cinque, e compiti aa bandizà
dil padoan, trivisan et Visentin in perpetuo, con (aia
eh* il prenderà di star do anni in la preson serado,
ut in parte. Item, fono su uno altro presonier.
Fo da Milan letere di Vicenzo Guidoto se-
cretario, di Come quelli francesi dil castello
trevano assa*artellarie in la terra, cridando: tFran*
za ! Franza ! Marco ! Marco / > e il viceré e il
Duchelo erano levati di Corte vechia, et venuti habi«
tar altrove a caxa di citadini, utpatet, per dubito di
dille arlcllarie. Item, el Ducha ha 300 cavali et 300
fanti, et a questi milanesi li convien far le spexe. Et
529
IIDXIII, FEBBRAIO.
530
in questi zorDi, haveodo dato phama che la Signoria
si univa con quel Ducha,et haveva cleclo do oratori
li a Milan, per il qual effeclo milanesi alcuni connen-
zono a pagar certi danari ; ma poi vedendo che non
venivano, non voleno più pagar, e chi ha pagato é
grami, e dicono è impossibile quel stato e quel Du-
cha si mantegni senza inlelligentia di la Signoria no*
stra e loro e Lìga insiema Scrive che '1 Ducha ha
concesso di la soa intrada pid de ducati 30 milia a
più persone, prima al viceré lì ha dato.
De Ingalteray da Londra, fo lete capitoli di
Uterc di sier Lorenao Pasqualigo qu. sier Fi-
lippo a' soi fradeUif di 19 BeBembrio et l'ultime
16 Zener. Di gran preparamenti fa quel Re coutra
Pranza a tempo nuovo, e aver relenuto tulle nave e
navilii sono a T isola : e voi andar in persona su la
Pranza, et posto una laia a risola di 3 milioni d*oro
ut in Utteris ; che è più 600 milia di sterlini.
298 Copia di uno capitolo di lettere scrive sier Lo-
renMO Pasqualigo qu. sier Filippo da Lon*
dra a sier Alvise e sier Francesco Pasqua-
Ugo SUI fradellij data a dì 18, tenuta fin 19
Degembrio 1312 in Londra, et recevuta qui
a dì 4 Fevrer.
Ebbi la vostra di 26 Novembrio, a di 12 di que«
sto> per el Tante per la posta spazato che feze per-
(eto servizio. Vedo non volete nolizi barza alcuna
spagnola per le cose occore de li, e cussi farò; e sa-
piate ch'era in streta pratica con una, ma é sta per
io meglio, perché ad ogni modo el Re Taveria re-
stada per averla in armada, perché el si fa grandis-
sima preparation per Pevrer a Marzo, che la maie-
stà de sto Re arerà da nave 70, oltra spinaze 12,
che si fa basse e longe, che vogerà da remi 40 Tuna,
con una coverta che porterà artellaria asai. Item, Tà
comprado barze do biscaine di botte 1600 Tuna, e
ha falò prender da la sua armada una barza ch*era
a Prislinge de li Maonesi de Syo, ha menada qui in
Tamisa, che é di boto 1 500, e questo perché ha vea
inteso die diti Maonesi, (che do d'essi si alrova qui)
Taveva venduda al re di Pranza, et avendola do-
mandata per comprarla a diti Maonesi e loro recu-
sandola, gè l'à tolta ; e di poi questo i ditti Maonesi
volse fuzer de là da mar, e fono presi a Dobla e
sono messi qui in la Torre che conterano con Thosto.
Ilozi, che é 19 del dito, el Parlamento é disciolto
e hano promesso a la Maiestà del Re L. 600 milia
avanti ch'el passa di là da mar ; perché el se é oferto
di andar in persona in Pranza. E s' il bisognerà più
/ Diard di M. Sanuto. — Tom. XV.
danari fina a guera finida conlra Pranza, se hanno
oferto de dargeh, e averà quanta zente el vorà, per-
ché costoro ne vano di bone gambe, vi assicuro.
Copia di uno altro capitolo dil dito, dato a (A
20 Zener j ricevuto adì . . . Fevrer 1513.
Sapiate che il Re fa far una nave over characha
di botte 4000, con tre coverte. £1 nome xe la Re-
zente, come rìomeva Taltra che si brusò con quella
di Pranza : la qual averà suso homeni 2000 et 200
boche da fuogo, che sarà la mazor nave che fosse
mai in mar e la più forte; e sapiate che Tancora che
xe a la porta del Caro de Àntona, sarà per la secon-
da sarta che la porterà. Vardate che sarà quelle de
rispetto. Le nave eoglexe tutte sono a suo soldo da
botte 300 in su, e parte, ch*é 12, sono intro li canali
in armada a guarda de li ditti, e parte si conza e
mete in horhiue; sictié non sperate di nave inglexe.
Le cose dì Scozia sono conze, e sono in bona
paze tra loro, e cussi con il re di Dazia. Ibinen, fran-
cesi spende un pozo d*oro con tutti doi quelli Re 298 *
per intrigar la cosa, azoché inglesi non li dagi im-
pazo a loro francesi. Etiam se dize ch*el spende
de qui danari asai, che non manca mai chi beve del
suo vin, secondo usanza. Idio governi il tutto.
A di 5 la matina fu letere, come dirò di solo il 299
sumario.
Da poi disnar fo Consejo di X con la zonta di
Stado, e prima di presonieri. E fo spazà quel Cuchin
veronese é in prexon, qual andò nel Castel di Val-
bona a li confini di Vizenza e lo tene per Pranza, e
usò alcune parole contra il Stado ; videlieet eh* el
stagi in questa terra confinado per anni 5. Item, poi
con la zonta dil Stado fu fato certe ubligation a li
banchi Prioli e Pixani, di danari di zudei, per pagar
li cambii, tolse sier Polo di Prioli e altri per conto
dì la Signoria nostra, ut patet.
Item, fono su Irate di formenti : che uno voi dar
ducati 10 milia a la Signoria imprestedo e comprar
formenti di la Signoria e trarli per terre aliene, e
sopra questa disputation, e non fu concluso alcuna
cossa.
IH campo, fo letere di proveditori^ di 4, da
San Bonifazio, Di certo disordine seguito, die é
sta messo a saco per soldati del govemator la villa
di Cazan. É venuti li noncii di la villa a dolersi a li
proveditori e al govemador, el qual mandò suo fiol
Malatesta, et nula fece, imo compi di sachizarla, et
etiam il castello d' Ilasi oombale ; con altre parlicu«
34
531
UDXlir, FEBBRAIO.
532
larilà. Et si mandi danari, aliter seguirà disordine; e
come il governador aspela la resolution di soi capi-
toli mandati.
Di Mantoa, di Strazi, drizate al conte
Guido Rangon, Zanze ; e come Bernardo di Bibie-
na ò venuto a Milan a exortar il viceré mandi spa-
gnoli a r impresa contra Ferrara : et è mal, et saria
bon Tar etc. ut in litteris.
A di G, domenega di carlevar. Fo il Colegio con
li avogadori sopra il conlrabando di Chioza di Feri-
go Grimaldo e compagni, e li avogadori duri voleno
venir al Pregadi doman per expedir la opinion loro.
Di Pranza, fo aviso, zoè una letera dil
vescovo di Aste, che è a Ors a pe' di monti, di
primo. Scrive a quel Costanzo secretano di missier
Zuan Jacomo Triulzi é in questa terra in casa di Ga-
spare di la Vedoa, come era zonto lì Troylo con le
letere va in Franza al Oriti. L'è andato; ma scrive
questo Costanzo bà fato mal et passii la commission
di Tar li capitoli con dar Cremona a la Signoria; ch'el
sa ben la voluntà del Re è contraria, e non volse
mandar li capitoli primi. Item, missier Zuan Jaco-
mo è partito e andato a* sguizari ; e altri avisi.
299 * Da poi disnar, fo Colegio di savii, et nulla fu di
novo. Fu fato ozi certa caza, e poi festa a Muran da
sier Jacomo Antonio Tiepolo podestà: e la sera poi, a
caxa dove sta il signor Frachasso a la Zueca, fu fato
certa demonstratione di comedia di pastori per il suo
Cherea etc.
A di 7 la matina. Vene in Colegio sier Polo Va-
laresso venuto proveditor di Ruigo, che fo mandato
per Colegio, in loco dil qual é andato sier Donado
da Leze, qual per Gran Conscio fu electo capitano et
podestà de 11 za mexi G. Hor questo sier Polo referi
di quelle cosse del Polesene.
Vene sier Nicolò Michiel qu. sier Francesco, ve-
nuto proveditor di Urzinovi, posto per i provedi-
tori zeneralì, et referl di quelle cosse di brexana, et
inter ccetera che spagnoli erano levati di Riviera e
di brexana e tutti andati ad alozar sora Ojo, pur di
qua, etc
Vene il conte di Cbariati orator yspano con li
Cai di X,e poi lì tre deputati in materia di Tacordo,
e disse si voi partir poi doman per Alemagna per
br condesoender Tlmperador a T acordo, et vera
uno nontìo dil viceré a star qui. Item, eli'el voria
prolongar le trieve per tutto Marzo, e cussi ha com-
mission di farlo.
Di Roma, vene letere di 27 et 28, dil Fo-
acari orator nostro. Come il Papa stava a Tusuto
iti leto ; non ha febre né si voi lassar tocar il polso,
ma dize ha disconzamento di stomaco, vive di ovi,
brodi, e consumadi et confetione. Tamen, voi parlar
di Stato, e dà audientia a cardinali et oratori. Item,
come ha fato notar sul monitorio fato contra la Si-
gnoria nostra la relalione dil cursore e V ha dato al
signor Alberto da Carpi, tamen V ha pregato eh* el
soprasti a mandarlo a Milan, Bologna e Mantova, a
intimarlo in valvis ecclesice, et publicarloper qual-
clie zorno tratandosi acordo: e cussi ha promesso di
far. Item, scrive farà V apelalione in forma a Soa
Santità a(2 tnelit^ audiendum etc. Dil zomser li uno
nonlio di la reina di Franza a pregar il Papa voy ad-
meter do oratori dil Roy, qual verano a tratar acor-
do. Il Papa li ha dito non voi, perché non voi cou-
travenir a la Liga ; ma mandi il cardinal Final, che
dia venir, col qual si potrà tratar acordo eie Item,
r orator dice e stato da Soa Beatitutine a visi-
tarlo etc.
Da poi disnar fo Pregadi, et leto le soprascrite
letere di Roma e di campo, di provediiori Mene^
rali. Si mandi danari et presto. J^em, la zente d'ar-
me voi ducati 7000, et lui sier Domenego Cootorini
ha porta solum ducati 3000, che non basta a pagar
parte de le fantarie ; né li cavali lizieri ha auto da
nari. Scrive li fanti brixigelli sono a Lonigo, non vo-
leno tornar in campo per paura. Item, il governator
aspeta la risolution de' soi capitoli, né si contenta dil
preso. Scrive esso sier Polo Capello e replica, com-
pito di far le mostre se U dagi lioentia di repatriar :
dice é stato d' avanzo fuora con jactura di le cosse
sue etc.
Da Milan, dil Guidoto, pia letere di 29 fi- 300
no adì 3. Come, quel zorno di 3, era partido de li
el cardinal Curzense per Alemagna, et era stato tre
zorni per trovar una bora electa a partirsi. Item^
che spagnoli e sguizari non fanno altro che diman-
dar danari al Duca ; et li voleno tutti do, né si poi
dar a uno che Tallro non ne habino. Etiam"^ il Du-
cila non ne ha ; milanesi non pagano più poi che ve-
deno quel Stado non esser unito cou la Signoria no-
stra e stanno su.spesi. Scrive, la vita dil Ducbefo : ora
va da uno cittadino, ora da un altro a maiuar, dor-
me tardi, sta su la notte etc. e altre particularitè) ut
in litteris.
Di sguizari, da Zuan Piero Stella secreta-
rio, fo leto le teiere.
Di quel vescovo di Aste eliaro. Come ho dito
di sopra.
Di Cotogna, di sier Zuan Vitturi provedi "
tor di stratioti, di .. . Avisa il disordine seguito a
quella villa di Cazan per le zente dil governador, e
533
lUlXUl, FfBBRilO.
584
oarga molto la cossa, e nara difusaroente, ut in Ut-
ieris.
De Ingàliera, fo leto capitoli di letere di
9ier Loreneo Fasqualigo, di 19 Dezembrio,
drigate a' sai fratelli^ la copia è qui avanti
posta.
Iteni, di Antonio Bavarin, date a Lon-
dra^ a dì 18 Dejgembrio^ driaate ai Feocari da
Londra. Come é sta terminato nel Parlamento, e
cussi la Haiestà dil Re ha terminato, a tempo nuovo
di passar il mar in persona contra Pranza con gran-
dissima possanza. Se dice manderà a Venecia per
galle trastardo, perchè Prejan, capitano dil re di Pran-
za, é venuto in Bertagna za più zorni con G galie,
do bastarde et 4 sotil, et ha passato per Spagna,
Galizia e Biscaja ; e questi é capitani dignissimi, me-
rita corona. Et a Roano il Roy ha fato venir maran*
goni per Tar galie. Item^ come il re d' Ingaltera,
in loco di la nave Rezente che si brasò grande, ne
fa far una roazor. É sti provisto nel Parlamento per
l'impresa di gran suma di danari di L. 600 milia di
sferlini, e passerà in persona, ciré ducati
Dil dito, di 1 8 Zener, replica la provision per mar
e per terra si prepara per tempo novo per passar a
danni dil re di Pranza più che mai sia sta fata : e il Re
passerà omnino in persona.
IH 8ier Andrea Badoer orator nostro, date
a Londra, adì ... . Ikeembrio. Come, havendo
auto de qui una teiera de li honori fati al magnifico
domino Domenico Trivixan al Cayro, parendoli cos-
sa notanda da mostrar ai Re, la darà. Dize, che si
non era la nova di la Liga fata a Roma, sperava far
bon partido a la Signoria ; ch*el Re deva ducali 1 000
per galia al mexe, a galie 4 solil et do bastarde, che
el voleva aver di le nostre. Scrive, il Re fa gran pre-
paratione per tempo novo contra Pranza. Dice non
ha da viver : lui orator ha impegna tutte le soe veste
etiam una ugnola ; e tal parole.
300 * Poi leto le letere, il Principe si levò e fece la re-
latione di quanto havia dito Torator yspano in Cole-
gio, si dil partirsi e andar in Alemagna per conclu-
der r acordo co Tlmperator, qua! desidera saper
quanto la Signoria voi dar in danari per rehavcr le
sue terre tutte da Cremona in fuora. Item, voi pro-
longar la trieva per tutto Marzo, e in questo mezo si
trateria acordo.
Pu posto, per li savi! d* acordo, di prolongar la
trieva con l'imperador e li altri per tuto il mexe di
Marzo, e dar libertà al Colegio di farla, zoé a li
tre deputati col conte di Chariati. Parlò sier Zorzi
Emo, io savio dil Consejo, laudò ei prolongar di le
trìeve, ma intrò io la materia con Pranza, e si forti <*
fichi Padoa e Trevixo etc. Andò la parto : 35 di no»
il resto de si, e fu presa.
Pu posto, per li savii d'acordo, una letera a Zuan
Piero Stella secretarlo nostro apresso sguizari, deb«
bi ringraziar li magnifici oratori gallici di la comu*
nication fata, e come volemo esser in la Liga con la
Maiestà dil Re, et aspetemo risposta : con altre pa«
role ut in litteris. E fu presa.
Pu posto, per li savii, una letera a li proveditori
zeneralì. Atenlo quelli di Scbyo non habino voluto
acetar il vicario mandato de li per vicentini insta il
voler di la Signoria nostra ; imo havendo essi da
Schyo mandato oratori qui, uno di qual havendo in
Colegio aquietato la cossa, quelli di Schyo, dicendo
aver parla contra il suo voler hanno sachizato la sua
caxa e fato altre cosse centra Thonor e dignità di la
Signoria nostra mostrando far poca existimation dei
nostri mandati, di la qual cossa li oratori di la ma*
gnifica comunità di Vicenza sono venuti a dolersi a
la Signoria nostra, però debino mandar li a Schyo la
compagnia di brixigeli a castigarli et domarli, ma-
xinìe quelli capi fanno tal perlurbatione, et fazino
siano soto Vicenza.
Andò in renga sier Luca Trun e fé' bona renga,
dicendo non si voi far in questi tempi tal movesta, e
si mandi uno proveditor venetian che Io aceterano.
Li rispose sier Lorenzo Capello savio a terra ferma
e narò la cossa loro, e come i meritano esser cussi
tratati, atento la infedelità soa e la fede di vicentini.
Poi andò sier Zuan Marzello, è proveditor al sai, sta*
to podestà a Vicenza, e parlò contra Schyo. Poi an-
dò sier Vicenzo Valier, è di Pregadi, stato capitano
a Vicenza e proveditor in Vicentina, dicendo ....
.... Poi parlò sier Alvise Gradenigo, fo Cao di X,
dicendo è da punirli e non lassar, come fu Antonio
Sovergnan a Udine, che li fo perdona quanto fe-
ce ecc. Parlò poi sier Hironimo Querini el consier,
dicendo è sta scritto per Colegio a li syndici è a Vi-
cenza, vadino li a far processo contra essi da SchyOi
e però se indusii : el qual con sier Antonio Trun pro^
curalor, savio dil Consejo, messe iudusìar. Li rispo-
se sier Gaspare Malipiero savio a terra ferma. Poi
parlò sier Marin Crili, é di Pregadi, dicendo non è
da far questo cosse, e a Constantinopoli janizari cou-
Ira el Signor fé movesta e li dìsseno : < fio di una
putana, » tamefh suportò e poi fé anegar alcuni etc.
Hor andà le do parto, di tutto el Colegio fu presa
rindusia, et di questo fo comanda gran credenza :
vene zoso bore *2 di note.
Po manda in campo ducati tre milia, eh' è una 301
hr^
IfDXar, FtSBRAK).
536
poca quantità a quello bisogna ; ma si va temporiz-
zando per la carestia dil danaro.
A di 8, marti di carlevar. La note fo gran neve e
poi gran pioza, siche fo mal tempo. E vene in Gole-
gio domino Zuan Francesco di Duchi dolor, podestà
di Urzivecclìii, ciladin brexan, fradeilo di domino
Tbomaso. fidclissimi di la Signoria nostra, venuto
qui a inchinarsi al Principe con sier Nicolò Michìel
stato proveditor de li. Fo dal Prìncipe acharezalo
mollo ; è fidelissimi e fonno nel tratato col conte Al-
vise Avogaro.
Vene Forator yspano, et li fo dito la deliberation
dil Senato di prolongar le trieve: et si parte da ma-
lina per Alemagna, va per la via di Verona, et voi
esser quello acorda sta cosse.
Vene uno messo di brixigelì, e disse alcune pa-
role.
Di campOy fo ìeiere di proveditori generali,
da S. Bonifacio, Zercha danari.
Di Salò, di sier Daniel Dandolo proveditor ^
di 4, Come, in questa matina tutti li spagnoli è le-
vati e andati vìa; è andati alozar in brexana, siche
quella povera Riviera é liberala di tanti danni.
Da poi disnar, nulla Tu. Et la sera, in cha* Moro-
xini a San Zuan Lateran, fu recitata una comedia di
Plauto, traduta in versi vulgar, chiamata Pseudolo^
e fata la demostratione per zentilhomeni nostri, sier
Stefano Ticpolo savio ai ordeni qu. sier Polo, sier
Lunardo Gontarini di sier Hironimo da Londra, sier
Marco Antonio Memo di sier Lorenzo, sier France-
sco Zen di sier Alvise, sier Fantin Corner qu. sier
Hironimo e suo fradeilo sier CabrìeI, sier Jacomo
Duodo di sier Zuan Alvise, tutti zermani quasi, e al-
cuni populari. Fu preparata la scena per excelentia
conzata, et loro vestiti d'oro, e d*arzento, e di seda ;
e poi fu fato certa demostration di problemi, cossa
mollo belissima. Et questi invidono alcuni per uno
et 10 donne solamente; siche in tutto fossemo 300,
né altri fo admessi che T invitati. Erano musiche di
ogni sorta e canti; fo compita a bore 4 di note: et
perché fu cossa bellissima, ne ho voluto far qui men-
tione.
A di 9, fo il primo giorno di quaresema. Reduto
il Colegio, nulla fo di novo. Parti Torator yspano per
Milan e poi per andar in Alcmagna, come ho notalo
di sopra.
Vene il Staflieo episcopo di Sibinico, oralor pon-
liGcio, e tolse licentia di repatriar, havendo hauto
ordine dal Papa di ritornar a Roma, et resteria qui
il vescovo de Ixernia. li Principe lì usò bone parole,
et cussi parti poi per Roma a dì
Da Constantincpóli, fo lettere di sier Nico-
lò Zustignan haylo, di 12 Deeembrio. In confor-
mità di le prime ; e il Signor ch'era in AndernopoH,
havia manda hoste a tuor l'Amasia ; e altre parlicu-
larìtù.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonla di
presoni. Et non si redusc se non cinque, et fu fato
uno di zonta di presoni in luogo di sier Piero Nani,
a ciìi Dio perdoni, sier Lunardo Mozenigo fu savio
dil Consejo, qu. Serenissimo. Et il Colegio di savii si
redusse a soa posta a consultar. Et vene le infra-
scripte letere da Milan, e de Ingaltera di Torator no-
stro di 20 Zener, il sumarìo di le qual scriverò più
avanti.
Adi 10 la matina. Se inlese In Foulego esser 301'
lelere in todeschi dì Alemagna, come Timperadop
era acordalo col re di Franza. Tamen non é nova
con fondamento. E non fu vero.
Da poi disnar fo Pregadi, et lelo le infrascripte
lelere.
Di Hongaria, di sier Antonio Surian dotar,
orator nostro, dt 16 Zener, le ultime da Bu-
da. Nulla da conto. Come fano una dieta, e coloquii
abuti con quelli baroni et episcopi che governano el
regno, zercha cosse di Stalo ; el hanno inteso la Si-
gnoria si acorda con il re di Franza, el ne danno ra-
gione perché Spagna ne barava eie.
DÌì Milan, dil Guidoto, di 5 et 6. Come il
viceré volea andar in persona in Alemagna da Tim-
perador per Tar Tacordo con la Signoria, ma manda
il conte di Charìati, el lo aspelano a Milan, e de lì
andera in Alemagna, e il viceré manderà uno altro
suo orator a star qui per suo nome Gno el ritorni.
Item, che Bernardo di Bìbiena, venuto li a nome
dil Papa, solecita il viceré a V impresa di Ferara,
e eh' el mandi le zente ; et cussi ha fato venir le
zen te d*arme yspane alozar su quel di Caxalmazor
vicino a Po : el farà passar Po a le fantarie. It&»i,
il Curzense partì ; anderà temporizando, si dice, di là
da Trento, fin zonzi dito conte di Charìati. Item,
scrive il viceré voria prolongar le trieve fino
Aprii, eie.
Di Bergamo, di sier Bortolo da Mosto pro-
veditor, di 6. Zerca quelle occorenlie e danari
trova ; spera averne ducati 3000, et justa li man-
dali di la Signorìa, diti ducati 3000 manderà a Cre-
ma a pagar le zente.
Di Crema, di sier Bortolo Contarini ca-
pitano, di , , , Come il capitano di le fantarie vo-
leva licentia di venir a Venecia, e questo per la di-
scordia col governador, che per niun modo li voi
537
MOXIII, FEBBRAIO.
538
star sotto, et ha mandalo alcuni di sci a la Signoria.
Jtem, di quelle occorentie.
Di eampOy di proveditori generali Contari-
ni e Capéllo. Come hanno ricevuto la lettera sen-
tali per il Colegio, zerea meter a saco, per le zente
dil govemador, di Cazan e altre ville de 11 ; exegui-
rano dita letera. É andati dal governador qual si
resentiva^e sono pur tutti alozati lì a San Bonifazio.
Rispondeno non é vero tante cosse quante é sta avi-
sala la Signorìa, né é seguito incendii, né violentie ;
solum tolto animali etc. per viver, per el manca-
mento di danari, che non hanno le page : vederano
far pagar i danni fatti. Solicita si mandi danari; o al-
tre occorentie de li.
De Iftgalteray di sier Andrea Badoer orator
nostro, diSOZener in si fra, venute a la ventura
per via di Alemagna, Si duol é mexi 6 che nbn ha
auto alcuna letera di la Signoria nostra, di avisi come
el si habi a governar. E per tutto si dice 1* acordo
tra la Signoria e il re di Pranza é fato, sì de li in
Ingaltera, qual in Scozia, e per tutte le isole de li via,
si dice questo ; et dicono la Signoria ha raxon. Ben
è vero la Majestà del Re voria fusse seguito più
presto acordo con Y Imperator et Spagna et la Si-
gnoria nostra. El haveva ordinato el fa un gran pre-
302 paramento di zente et armata per tempo nuovo a
passar a danni di Pranza ; et danari gran numero e
sta imposto trovar per risola .... di slerlini
eh* é ducati .... Item, scrive coloquii col Re e
quelli dil Consejo, dicendo el Re gè voi gran ben.
E che il Re ha scrito una teiera al Papa persuaden-
dolo a r acordo di l'Imperador e la Signoria, la co-
pia di la qual si averà per via di Roma. E che V Im-
perador ha scrito a quel Re improperando vcniliani
che non voleno T acordo, e sono Urani e usurpatori
di le terre de T Imperio etc, ut in ea. Item, di uno
nepote dil re di Spagna ch'é venuto sopra risola e
non li é stato fato molto honor; siche tra loro do
reali é alcuna zizania, e non se intendeno ben ; ma
pur sarano contra Pranza. E altre particularità, come
in ditte letere si contien.
Pu, poi leto le letere, posto per li avogadori di
comununa parte, che sier Marco Zantani podestà
di Chioza sia cazuto a la pena di ducati 500 per
non aver obedito di mandar il contrabando di Fc-
rigo Grimaldi e compagni in questa terra al suo olì-
ciò, ut in parte. Andò in renga sier Zuan Zantani
governador, barba dil podestà di Chioza, e disc le
raxon perché el podestà havia fato la soa sententin
e spazà per contrabando, e stante prò sententia,
veritate habetur; et se par a H avogadori, dia me-
nar la sententia e non la pena, dicendo T oOcio di
Tavogaria saveva di specie, e cargando non atende*
vano a loro ofido, ma a contrabandi etc. Rispose
sier Marin Morexini avogador, e ben ; e cargo li go*
vcrnadori che savevano da carne, e per la Signoria
era sta comcso tal cossa a loro avogadori, e che fe«
vano loro ben il suo oficio secondo le leze, e inlrò
nel conlrabando. Sier Zuan Zantani andò in renga
per responderli. El tunc li savi! d' acordo messeno
una parte: aleuto che Ferigo Grimaldi e compagni si
habino oferto in Colegio prestar a la Signoria ducati
6000 perdo anni, et habi contenta li oOciali, il pode-
stà di Chioza e il dazier sier Marco Bragadin qu. sier
Andrea, atenlo il bisogno dil danaro, che dito con-
trabando li sìa restituito exborsando li diti danari,
la mila in 8 zorni et V altra mila in altri 8, solo
pena di perder tutto esso contrabando et sia di la
Signoria nostra : et pagi li dazij de 1* intrata et do«
pio dazio, e il dazio de I* insita ut in parte. Et vi«
sto questo, li avogadori lassono andar questa parte
sola. Ave 35 di no, 130 de si, et fu presa. Et cussi é
il voler di dito Grimaldo.
Fu posto, per li savi! di ordeni, che di questi tal
danari siano tolti ducati 1300 et mandati per soven«
zion a le galio e fuora : presa.
Fu posto, per li savij, che il Colegio vengi luni a
di 14 de r instante tutti con le sue opinion al Con-
sejo in materia pecuniaria, exceptuando dexime e
tanse sub pcena etc. Et fu presa.
Fu posto, per li s;ivii, di far per seurlinio in que-
sto Consejo do exatori a le Cazude, non obstante la
parte fu presa, che non si facesse più exalori in Gran
Consejo dil 151:2 a dì .... E questi sarano electi,
siano prò veditori a leOizude con 3 per 100, che pri-
ma haveano 5; siano electi per seurlinio ; stagi anno 302*
uno ; vadino su V incanto ogni zomo insieme con
uno di signori di V oficio a vender i beni di de-
bitori dil suo ofitio. La qual parte non se intendi
presa si non la sarà posta et presa nel nostro Mazor
Consejo. Et fu presa ; la copia sarà di solo.
A di 1 1 la matina, nulla fu da conto.
Da poi disnar, fo Pregadi et leto queste letere
infrascrile.
Di campo, da San BonifajriOf dil governa-
dor nostro Zuan Paulo Bajon. Si scusa di quanto
é sia imputato le sue zente haver fatto danni a Ca-
zan e quelle ville: scrive non è vero, et carga Hiro-
niino di Pompei che ha il castello di Ilasi, qual si
messe in arme, etc. Dice non e seguilo incendii, né
violentie, et lalor bisogna tolerar qualche cosa che
le zente fanno per esser malissimo pagate : dice lui ha
539
IIDXlJf, FEBBRAIO.
540
grandissima fede a qaeslo Stado et serve con ogni
diligentia ; et altre parole ut in ìitieris.
Di prùveàitori eenerali^ nulla da conto. Et
sier Polo Capello suplica li sia dato licenlia di re-
patriar, compito babi di Tar le mostre, per esser
mexi .... eh* é fuora di casa sua a servizi! no-
stri stato.
Di Sehyo, di sier Faustin Barbo e sier
Zuan Antcmio Venier syndici, di , . . Come, ju-
sta le letere di la Signoria nostra, con i cai partiti
da Vicenza, sono venuti li, dove li vene contra pid
di 600 persone cridando *'Mareo, Marco, „ e cussi
le done, con gran demostration di bona servitù. Et
baono foto le inquisition cIjì é slati quelli hanno sa-
chixato la caxa di quel suo ambasador era qui, e non
hanno trovalo niun capo, ma solum populari, etc. E
questa letera è drizata al Consojo di X : et il Prega*
di deteno stridor, cargando essi synici non aversi
qui ben portalo.
Fu posto, per li savi, dar licenza a sier Polo
Capello el cavalier proveditor zeneral in campo, che
essendo stalo tanto tempo fuora a scrvitii nostri, et
instando summamente, el possi venir a repatrìar el
resti li sier Domenego Contarini proveditor zeneral,
ut in parte, Contradise sier Vetor Morexini è sora
le pompe, dicendo non é tempo adesso, e se indusi,
sier Domenego Contarini é andà nuovamente, non
ha la pratica ancora, etc. Andò la parte, 75 di no, 78
de si, et fu presa di do balote.
Fu fato poi scurtinio con bolelini di do provedi-
tori executori, con pena. Rimaseno sier Hironimo
Contarini fo proveditor in armada, et sier Piero
Querini fo Cao del Conscio di X, qu. sier Antonio, i
quali erano cugnati, ebeno do Trune, fiole fo del Se-
renissimo, ma é morte. El scurtinio sarà qui solo
posto. Poi fo fato 7 a r oOcio di X savi a tansar, 4
ordinari in loco di alcuni che mancavano et 3 di re-
specto, et tolti numero . . . rimaseno sier Zuan Ve-
nier é di Pregadi qu. sier Francesco, sier Piero
Contarini fo proveditor al sai, qu. sier Zuane, sier
Francesco Barbarigo fo di Pregadi, qu. sier Zuane,
sier Alvise Barbaro è proveditor a le biave, qu.
sier Zacaria procurator cavalier: di respeto, sier
301 Alvise di Priolt fo savio a terra ferma 'qu. sier Piero
procurator, sier Andrea Loredan fo Qio dil Coiìsejo
di X qu. sier Nicolò e sier Nicolò Coppo fo di Pre-
gadi qu. sier GiaconN). Et nota, sier Andrea Loredan
rimase, che poi é seguito il suo cazer, più non é ri-
masto si non bora. El questi anderano in Pregadi
fino Octobrio, non melando balota.
Electi do provedadori executori
Sier Sebastian Moro é di Pregadi, qu.
sier Damiano . 61. 1>3
Sier Andrea Loredan, fo cao dil Cousejo
di X, qu. sier Nicolò ..... 74. 77
Sier Alvixe Zorzi, fo di la zonla, qu. sier
Antonio el cavalier 84. 1 1 5
Sier Piero Zen, fo consolo a Damasco,
qu. sier Catarin el cavalier . . • 85.1 16
Sier Piero Barbo é di Pregadi, qu. sier
Nicolò 52.105
Sier Polo Valaresso, fo di la zonta, qu.
sier Cabrici 36.116
Sier Anzolo Trivixan, fo capitano a Pa-
doa, qu. sier Polo 66. 84
Sièr Lunardo Emo, fo proveditor in bre-
xana, qu. sier Zuan el cavalier . . 30.133
Sier Piero Marzelo, fo capitano a Berga^
mo, qu. sier Filippo 39.115
Sier Piero Lion, fo consier, qu. sier
Mafio 48.106
Sier Andrea di Prioli, fo patron a 1* ar-
senal, qu. sier Marcho 28.122
Sier Andrea Foscolo, fo bailo a Costan-
tinopoli, qu. sier Hironimo . . . 38.115
Sier Francesco Capelo el cavalier, (o prò-
vedador zeneral in la Patria ... 57. 95
Sier Alvise Zorzi, è di Pregadi, qu. sier
Francesco 73. 73
Sier Piero Bernardo, é di Pregadi, qu.
sier Hironimo 6.143
Sier Zulian Gradenigo, fo capitano a Ra-
vcna, qu. sier Polo 71. 78
Sier Francesco Barbarigo, fo di la zonla,
qu. sier Zuane, qu. sier Francesco,
procurator 53. 99
Sier Piero Moro, fo di Pregadi, qu. sier
Gabriel 61. 61
Sier Polo Nani, é di la Zonta qu. sier
Jacomo 43.111
Sier Alvise Dolfin, fo proveditor zeneral
in la Patria, qu. sier DolBn . . . , 57. 93
t Sier Piero Querini, fo Cao dil Consejo di
X, qu. sier Antonio 87. 63
Sier Marin da Molin, fo consolo in Ale-
xandria, qu. sier Jacomo . . . . 38.115
Sier Alvixe Marzelo, e di Pregadi, qu.
sier Jacomo 58. 94
Sier Daniel Vendramin, fo di Pregadi,
qu. sier Nicolò, qu. Sereuissimo . 40.109
541
in>XlÌI, FERBRAIO.
543
Sier Domenego Capello, fo patron a Tar-
senal, qu. siet* Carlo 45.101
Siep Domenego Loredan, fo a le raxoo
nove, qu. sier Domenego . . . . 3^.118
t Sier Hironimo Contarini, fo provedilor
in armada, qu. sier Francesco . . 99. 50
Sier Andrea Baxadona el cavalier, qu.
sier Filippo 30.131
Sier Sebaslian Zustignan el cavalier, fo
savio a terra ferma, qu. sier Mann . 40.106
Noto. É in questa terra venuto il conte Hugo
di Pepoli capo di squadra dil signor gavernador,
d qual fu in Colegio con domino Peiro Babiena,
fa li fati dil prefalo governador, e dimandò alcu-
DO COBse.
In questo mexe di Fevrer, di ordine di sier An-
tonio Griinani procurator di San Marco, fo prin-
cipiato a minar le caxe su la Piaza^di la procura tia,
▼ictne al Reiogio et a quelle si bru9(\ qual voi
farie di novo e bellissime, che sarà onor di la ter-
ra, siceme si va fatando bello el campaniel di San
Marco, ben sia la guerra.
303 * A di \% h matina. Fo letere di Roma di V o-
rator nostro^ di 3 di 1* instante, come il Papa havia
auto mala nocte, e manzava pesto, e si dubitava di
lui, adeo per Roma li cardinali comenzavano a far
pratiche. Et che Soa Santili havia inteso per teiere
di qui il prolongar di la trieva e V andava. Item,
havia chiama el signor Alberto da Carpi orator ce-
sareo, al qual dete il monitorio contra la Signoria
nostra, e lo persuase a non mandarlo a publiear a
Milan e Mantoa ; e li promise sopraslar. Tamen^ ha
inteso lo expedite al Curzense. liem, è leterv di
Pranza da Bles di ... . comò l' acordo con la Si-
gnoria nostra e il Roy si tratava, e saria sta conclu-
so si non Kisse la Reina che vi ha posto certo disturbo;
e altre particularità, ut in litteris. El manda letere
di Spagna, qual erano in zifra, et non fa leete. E nota:
di Ferara fo letere a li Cai di X; dice aver di 4 di
Roma, il Papa stava meio.
Di Spagna^ di sier Zuan Baàoer dotar et
eavalier^ orator nostro, di Valiadolid, a dì 9 Ze-
ner. Scrive il re Calbolico, partiti francesi di Navara,
si parti da lo Grogno, eh' era vicino a quel regno, et
é venuta qui in Valiadolit in mezo Castigiia, per tenir
una dieta e prepararsi a la guerra per Tanno futuro.
E il re don Zuane di Navara, eh* è sta cazado dil re*
gno, e dona Catharina sua consorte, sono andati in
Pranza al Re, insieme con monsignor di la Palìzn,
per instar quella Maiestà che le preparalione si dice
quello far per Italia, le v(^li mandar a la recupera-
lione dil suo regno di Navara. Scrìve, hanno di Ro-
ma che in A vignon, quelli dil Concilio, hanno delibe-
rato far un Antipapa, e hanno expresso la persona,
eh' è r abate di Clunis, parente di quel cardinal Roan,
homo di età e di oplima fama Dìman questa Alteza si
(iiarle per andar a Tordesiglias, mia 5 distante dì Va-*
jadolit per veder la regina di Chastiglia sua fiola, et
subilo ritornerà. Scrive questo sumario a mi, per le-
tere di sua mano ; ma per le publice è altro, come
scriverò di soto.
Da poi disnar, fo Conseio di X, con la zonla di
Stato et presoni. Et in quella di Stato, fo scrito certa
letera in risposta di una, et (o venduto in Cypro uno
zardin fo di re Zacho a di campi 20 a
uno ciprioto per ducati 1000, et do altri caxali di la
real, pur in Cypro, per altri ducati 1000.
ifent, poi in la zonla di presoni fo cava di pre-
xon uno padoan nominato da Brozuoio,
die '1 si apresenti ogni zorno a la bolla, e stagi in
questa terra. Noto: per il flisco e sUi venduto una bella
poss^ssion di suo padre, ch'é con i nimici, a Paluelo a
sier Antonio Arimondo qu. sier Nicolò, per ducati ....
con fabriche, che vai assaissimo più.
Noto, lo questo zorno, si redusesemo nui paro*
chiani in chiexia di San Jacomo di T Orio a far pio-
van, numero 90. Balotati 7» primo :
Piovan di San Stai 31. &9
pre' Cristofolo prete di diiexia .... 61. 39
pre' Isaia prete di chiexia 33. 48
pre' Jacomo di Medid, fb vicario dil vescovo
diSibinico 11. 79
pre* Hironimo di Crescenti 14. 76
pre' Lorenzo di chiexia 57. 33
et cussi rimase pre' CristoGoiow
A di 13 domenega, la matina fo leto in CoI^gio, 304
le letere di Spagna, di Vorator nostrOf di eoloquii
abuli col Re, zercha haver ioleso la Liga fata a Ro«
ma» dicendo li sui oratori hanno fato contra il voler
suo» e Boa voi per uiente esservi, ifem, di Bmai
voi sia nostra ; ma taia la strada. Item^ come so iola
la Reina é diventata mata, dorme a Taiere, manza a
certe bore insolite, e fa molte pasìe, ut in litteris*
Item, il ducha di Calavria è pur retenuto.
Da poi disnar fo Gran Conseio. Prima domenega
de quaresema. Fato podestà a Chioza sier Marcba
Cabriel é di Pregadi, qu. sier Zacharia; dil Conseio di
X. sier Zuan Venier e di Pregadi^ qu. sier Francesco
di largo, da sier Francesco Foscari fo savio dil Con-
543
UDXlIt, FEBBRAIO.
544
seio qu. sier Filippo procurator. Et fo stridalo i la-
dri, 4 nobel! el 3 populari, nominati in li altri
nostri annali, per sier Mario Morexini V avogador.
Jtem^ fo publicato molti libri di debitori venuti a
palazzo, numero 10.
In questo zorno, li savii reduti, ebeno letere di
campo, e da Milan di Vicenzo Guidolo di
il sumario dirò poi. E fo certi avisi di le cosse di
Pranza, come dirò di solo.
A. dì 14 fo neve, et la malina pioza, nulla fo da
conto.
Da poi disnar, fo Coicgìo di la Signoria e savii
in materia pecunaria, et fo lecto varie opinione : do-
man sarà Pregadi.
Di campo, di provedadori venerali, da San
Bonifagio^ di eri. Come haveano principiato a far
le mostre, e altri avisi.
Noto. In questi zorni fo cava Cao di XL, in loco
di sier Hironimo Mulipiero va provedilor a Cologna,
sier Hironimo Bragadin qu. sier Andrea.
Item^ morite Domeiìego Taiacalze, qual era
optimo bufon, compagno di Zampolo, é homo in que-
ste cosse fuzetc di primi di la cita nostra ; e però ne
ho voluto far nota. Volse esser sepulto a San Bia.xio
da li grechi.
Po per Colegio scrito in campo a sier Polo Ca-
pello el cavalier provedidor zeneral, non si partisse,
benché avesse auto licentia di repatriar per il Sena-
to, Ono li fosse scrito altro. E alcuni savii voleno ve-
nir in Pregadi a revochar la licentia.
Vene etiam^ in Colegio in questi zorni domino
Bortolin da Terni ciladin da Crenia, fo alias conte-
slabele nostro, qual è vecbio, va con una mazeta.
Veniva orator di la comunità di Crema a la Signoria,
e a Verona fu retenuto da' todeschi, et è stato zorni
92 in Castelvechio, el à pagato ducati 400, e poi e
sta lassato: siche e venuto a inchinarsi a la Signo-
ria nostra.
Etiam^ \\dì assa' citadini brexani in questa tera,
tutti vestiti a la curta, qual è foraussiti di Brexa, e
andono a la Signoria. Et nota : a quel domino Zuan
Francesco di Duchi, che é zerman di domino Thomaso
di Duchi che fo squarta in Brexa quando francesi
introno per il Iratado fece con la Signoria e il conte
Alvise Avogaro, et questo fuzi, li fo dato per spexo
ducati 50.
80^* A di 15, non fo nulla di novo, solum io questi
zorni a San Biaxio Catoldo seguite certa custione
tra loro monache, che si treteno ì libri in la testa.
Adeo^nAoe el patriarcha ivi, et udite le loro querele,
et scoperse come vivevano inhnnestamente, e trovò
a una Faustina Manolesso una peli/a damaschia
bianco fodrà di martori, la qual si dice V a fata sier
Cristofal Capello savio ai ordeni di sier Francesco el
cavalier.
Da poi disnar, fo Colegio di la Signorìa e savii, e
il Colegio di le Becharie sopra le banche: e balotono
alcuni lenivano esse banche, e cazele li fioli fo di
sier Nicolò Donado da la Becharia, soliti averle.
A di 16, fo letere da Milan dil Guidato, il
sumario dirò poi, per le qual si ha la conclusion di
r acordo con il re di Pranza e la Signoria nostra.
Etiam questo aviso si ave per via di Zenoa.
Item, se intese, a Brexa spagnoli haveano posto
a sacho il castello e alcune caxe in la terra ; era si*
gnal di partirsi.
Da poi disnar, fo Conscio di X con le do zonle,
ma quella de presoni fo licentiata, et restò quella dil
Stato : et fono electi do di la zonta, in locho di sier
Andrea Yenier procurator e sier Nicolò Bernardo
si chazauo con sier Zuan Veoier é intrado nel Cod-
seio di X ordinario. Et rimase sier Cristofal Moro fo
podestà a Padoa, e sier Antonio Zustignan el dolor
savio dil Conscio.
È da saper, in questi zorni el vescovo di Lodi,
nominato domino Sforza, mandoe a dimandar salvo-
conduto a la Signoria nostra, di venir in questa terra
a parlar alcune cosse da parte dil Ducha. Et cussi li
fo fato ditto salvoconduto per Colegio.
Di sier Vetor Lippomano, qual è partito da
Bergamo et va a Roma, vidi Utere^ date in
Chastion di le JStaiere in mantoana, a dì 10,
hore 3 di note. Come, eri el parti da Bergamo
con domino Francesco d' Alban, qual vien a Vene-
eia; et eri sera alozono a Cochai. Questa matina si
aviono verso Brexa, e a la porta volse saper chi loro
erano. Et per aver uno stratioto con lui qual mena
a Roma et ha una arma dil Papa,' disse 1* era uno
comisario dil Papa veniva da Milan. Et cussi subilo
fonno lassati intrar dentro ; ma non volse dismootar
per il morbo, e intrò per una porla e insi per Taltra.
In Brexa, scrive, non ha visto 4 spagnoli, e tutte le
caxe serale, e le botege, di le 10, non n'è aperte una.
Non se vede niuno per la terra, che V è una com-
passion a veder Brexa. A la piaza, non era ninno*
El forzo di le botege di la terra sono ruinate. Tutti
do li borgi, che é andato, sono bruxati, e in quelli
non sono 10 persone dentro ;]che T é una compassioo
a vederli. Andono a disnar a Rezà, mia 5 lontan, e
in questa sera zonse a Castion ; da nìatina andera
a disnar a Mantoa.
Dil dito, date a Mantoa, a dì 11, tenuta fin 305
545
UDXnr^ FEBBRAIO.
546
12. Come eri, a di 10, arivò li a Mantoa, e andò a
parlar al signor inarchete, qual era a uno suo pa-
lazo che 1 feva fubrichar a San Sebastiano. Li disse
aver di Roma, di 6, el Papa esser miorato, e havia
fato volo di andar a S»nta Maria di Loreto. Et & le-
tere di Roma dil cardinal suo fratello, che seguirà lo
acordo di la Signoria nostra e V Imperador ; e che
il Papa li ha dito, dolendosi, che esso marchese era
venuto in campo stravestilo a parlar a domino Polo
Capello proveditor zeneral : etiam disse T era sta a
parlar al ducha di Perara, dicendo esso marchexe:
€ Non mi parto di qua intorno, e il Papa si pensa sle
cosse ; mi bisogna soportar, perche ad ogni modo el
viveri poco». Li disse etiam^ che missier Zuan Ja-
como Triulzi era torna in Pranza, stato a' sguizari, et
non poteva il Roy aver sguizari. Item, li disse che
il Curzense, quando Tera a Mantoa, li dimandò si la
Signoria haveva danari, quasi dicat con danari si
conzeria, e che lui marchexe lo disse a Vicenzo Gui-
doto nostro secretano, era li a Mantoa, scrivesse a la
Signoria, li bastava V animo con danari conzar le
cosse, e mai non ave risposta, siche quando il Cur-
zense li parlava di questo, taiava la strada. Disse li
volse dar Lignago per ducati 5000, e lui non volse.
Scrìve, il viceré va con li spagnoli a campo a Fe«
rara a requisition dil Papa, e che in Ferara non li
era 300 fonti. Item^ scrive fi à trovato sier Zuan
Antonio Lombardo, qual fo retor a TEgena, e bandi -
zato, scampò di prexon, e altri veneliani. Dice si par*
tira per San Benedeto, poi a Bologna anderi facendo
la via di la Mirandola, et a Bologna troverà il cardi-
nal de Medici legalo, poi a Fiorenza et Roma.
A di 17 la matina, fo ieto Uiere di Costantino-
poli, il suniarìo dirò di solo. Et fo Ieto le parte di
savii in materia pecunaria, et ordinato expedirle ozi
in PregadL
Da poi disnar fo Pregadi, el Ieto le infrascriple
lelere.
Da Milan, dil seereiario Guidoio. Scrive di
coloquii auli col viceré, qual li ha dito voi al lutto
siegui lo acordo con Y imperador, et anderà lui in
persona in Alemagna, si non haverà altro ordine dal
suo Re di romper, eie. E li piace di la prolungation
di le trìeve per tutto Marzo, et V ha fata publichar.
Et intendendo el venir li dil conle di Chariati per
andar in Alemagna, li ha mandato eonlra a incon-
trarlo domino Griseulo suo niaiordomo, acciò t'adì
di iongo : el qual maiordomo etiam anderà al go*
verno di Brexa, per aver inteso quel spagnol go-
vernava Brexa haver fatto li assa' manzarie, e di
lui auto molto rechiami. If^m, ha manda dito vi*
/ Dfarit' di M. Sanuto, — Tom, XV.
cere a tuor di Brexa f pezi di arlelarie per Tarle
condur di là di Po; et esso viceré aspeta aver li
danari, eh* é di ducati 40 milia el voi dal Ducha, 305 *
ne é sta scosso 30 milia e li à auti per dar a le
zente : poi passerà Po e anderà in rezana. Et il si-
gnor Prospero CoIona, con altre zente, anderà in
Aste contra francesi. Item, scrive, zereha l' acordo
si dice Iratarsi tra la Signoria e Pranza, ut in Utfe-
ri3, El che 8 Cantoni erano acordali col Ducha et
sguizari.
Di Crema, di sier Bortolo Contarini capi-
tano, e di Bergamo, di sier Bartolomio da Mo"
sto proveditor. De oecurrentiis ; nulla da conto.
Di campo, da San Bonifacio, de li provedi»
tori Benerali Contarini e Capello. Zereha quelle
zente dil campo, e danari bisogna. Item, hanno, a
Cremona esser sta posto una tuia dì ducati 60 milia
per il Ducha, e non la voleno pagar e sono in moto.
Item, hanno, spagnoli in Brexa vcndeano le moni-
lion. Item, mandano una letcra dil Sirozi da Fe-
rara drizata al conte Guido Rangon di 1 1. Li scrive
aver di Roma che *l Papa steva malissimo, et che
uno amico dei signor Pandolfo di Rimano, qual se
ritrova dito signor Pandolfo a , li
ba aerilo vengi a tuor Rimano, che 1 Papa sta ma-
lissimo.
Di Zuan dietro SteUa secretario nostro,
date a a dì 4, le ultime. Come zonse H
el signor Zuan Jacomo Triulzi a di ^9, venuto come
confederalo di essi sguizari. Scrive coloquii auti in-
sieme, qual li ha mostrato la commissione li dete il
Roy di mandar a concluder la Liga a Venecia ; et
scrive coloquii aasa* auti, ut in litteris, E sperava
r aria effeto, benché il cardinal San Severino feva il
tutto per far seguisse T acordo con T imperador.
Item, scrive quelli oratori galici, tra li qual monsi*
gnor di la Trimolia, averli ditto che fin hora, poi
che erano venuti 11, avea speso ducati 15 milia in
presenti a ditti capi di sguizari. Item, è sta consigoà»
insta Tacordo, a diti sguizari Lugan et manchava Lu-
carno ; e li soldati, erano a custodia, non voleva darlo
si non erano pagati de sie page restavano haver ; et
era sta provisto di danari per farli etiam di questo
la consignatione; e non baveano voluto aldir dicti ora-
tori se prima non fusse facla dieta consignalion ; et
la Dieta era sta posta a zorni 12 a rcdursl Item,
dito monsignor di la Trimolia li ha mostrato aver
ordine dal Roy, di conferir ogni coesa con lui secre*
tario nostro. Item, come el cavalier Stampa orator
dil ducha di Milan, era partido per andar a far soto-
scriver alcuni Cantoni, ut in lUteris; et li nomina
35
5i7
MDXia, FEBBRAIO.
548
quelli h sotoscrito a la Liga et acordo con Milan e 1
chi no. Scrive V Imperador era a Vormes: feva una
Diéla imperiai, dove conveniva prelati e terre fran-
che, per aver sabsidio contra il ducha di Gelcr, ci
qual li ha dato in questi zorni certa rota.
306 Dì ConstantinopoU, di sier Lunardo Zusti-
nian haylo^ di 27 Dejsenibrio do, et 4 Zener e
di 10, data 20 mia apresso Bwrsa. 11 suinario e
questo, Come il signor Selim, che domina, qual era
in Bursa, mandò "2000 cavali contra il fratello in
r Amasia, li qual per il gran fredo sono slrupiati e
malmenati. El qual Achmat suo fratello, che in Ama-
sia domina, si dìze a aiuto di SoH1, et li vieu trenta
milia in suo socorso. £1 signor a manda a tuor a
/ Costantinopoli nel chasandar 300 milia ducati in oro,
et nel chasandar di fuora 400 milia ducati di aspri,
et li ducati l'20 milia trovati, fo di Mustalà Bassa.
Item, ha mandato Capizi bassa, con 15 galle et 15
fuste a le Zoie contra Curcut, T altro suo fratello: el
nara, per le ultime, dito capitano averlo asediato iti
certa terra, uYide il Signor andava a quella volta. £1
qual Signor ha fato amazar 5 soi nepoti, erano ve-
nuti da lui. Scrive, el va li a Bursa dal Signor etc.
Et si ha auto nova per Iclere di 10, el bassa Achmat
esser morto di morte subitana ; e altre parlicularità,
ut in litteris.
Di Spagna, fo leto letere del Badoer oratar
nostro, di 9, da Valiadolit
306* Fu posto, poi leto le letere, queste parte. La pri-
ma per il Serenissimo, consieri, do Cai di XL e savii,
che li debitori tutti, excepto quelli è ai governa-
dorì e al sai, per le angarie possano pagar i loro de-
biti in questo modo; uno terzo in termine di zorni
10, e uno terzo poi di là 4 mexi, e uno terzo altri 4
roexi, e non pagando le rate, pagino 10 per 100 di
più, ut in parte. A V incontro, sier Piero Loredan
qu. sier Alvise Cao di XL, voi la parte, con questo si
pagi uno quarto, ut in ea. Et andò le parte, 40 dil
Serenissimo, et 120 dil Cao di XL, e fu presa. I^ co-
pia sarà qui avanti.
Fu posto, per sier Antonio Grimanì procurator,
sier Zacaria Dolfiu savii dil Conscio, e sier Gasparo
Malipiero savio a terra ferma, che quelli hanno paga
i loro' debiti a le Cazude con il terzo di Monte novo,
già laià quel pagamento quanto aspela al Monte novo.
Sier Antonio Zustinian dotor savio dil Conscio, sier
Mann Zorzi dotor, sier Nicolò Bernardo e sier Al-
vise Pixani savii a terra ferma, voi la parte, con
questo non si pagi più de ccetero. Parlò sier Antonio
Grimani; poi sier Antonio Condolmer fo savio a terra
ferma ; contra una e V altra parte poi sier Alvixe Pi-
xani per la soa opinion, e sier Piero Loredan Cao di
XL, messe si andasse drio pagando come é sta fato.
Andò le tre opinion; tandem fu presa quella dil
Ciò di XL.
E nota : é indireete contra la parte bora presa,
perchù e meglio a li debitori pagar di Monte novo el
terzo, eh' è la prima parte.
Fu posto, per li savii, che li creditori di la tanxa
numero X a restituir, possi scontar con le angaria
loro e di altri passate, el eh' è a venir, ut in parie.
Fu presa, la copia Siìrà qui avanti.
Fu posto, per li savii, che il sai, che per parte
presa dil 15 si vendeva p. 8 al quartaruol in que-
sta terra, de ccetero si vendi solum p. 4, come si
feva prima. El fu presa.
Fu posto, per li savii tutti, che li zudei di Candia
pagino ducati 200, et quelli di Corfù 1000, u^ in
parte: li qual danari siano ubligati armar galie. Fa
presa.
Fu posto, per li savii, che sier Faustin Barbo e
sierZuan Antonio Venier synici di terra ferma, aten-
to é stati assa' fuora con spesa de ducati 100 al
mexe, che stagino ancora per tuta questa setimana
fuoru, et poi vengano a ripatriur. Fo presa con gran
vergogna di synici. Ancora non è stati sul Poleseue,
Padoa, padoana, Cividal de Bellun, ni Feiire, ni la
Patria dil Friul e T Histrìa, e verano a caxa.
Fu posto, per lì savii, excepto sier Antonio Trua
procurator, che le raxon di sier Thomà Moro e sier
Uironimo da Canal stati sopraconiiti in Po, siano vi-
ste le loro raxon per i tre savii e leva il suo man-
dato, maxitne hessendo slati presi a Lignago da
francesi ; e il simile a sier Zuan Mudazo e altri sora-
corniti stati in Po: et il Doxe si levò, e non fo baio*
tata dita parte.
Fu posto, prima per che tutti li scri-
vani, massari e fanti di le Cazude, che hanno salario
per ducali 700 a V anno, siano privi, e dito salario
posto a Tarsenal per canevi. Fu presa.
Ex^mplum.
Die X VII Februarii 1513. In Rogaiis, 30?
A tutti é noto quanta sia la necessità et urgen-
tissimo bcsogno del danaro per le presente occuren-
tie : il che ne astrenze ad fare tutte le provision pos-
sibile. Unde, essendo molti creditori de la meza (an-
sa numero X ad restituire, i quali de brevi se con-
vengono satisfar, e desiderando la Signoria nostra
accomodarse de i danari del sai obligati ad tal resti'
tu lieo,
549
UDXiiI, FEBBRAIO.
550
L'andera parte : che salva la ancianità de cadaun
che ne scontasse circa a ì pagamenti, la qual per que-
sta presente non sia derogada, tutti quelli se atrova-
no creditori di dieta meza tansa ad restituir possano
scontar tal suo eredito ne le angarie poste fin a que-
sto zomo, et in altri per le angario che i sconlerano,
facendose el paganoento de dicto danaro del sai a
cadauno secundo l'ordine suo, possendo la Signoria
nostra obligar et dispensar tutti essi danari del sai
de dita rason pertinente a quelli sconteranno, da es-
sere pagadi a tempo et loco de le rate sue, non re-
stando però i offici nostri de signare i credili di co-
loro che fusseno debitori.
Fu posto, per li savii, che alento il Serenissimo
niissier Marco Barbarigo doxe resti haver dil suo
salario certi danari a li camerlengi, che sia preso che
i siano dati a i Boli, a chi aspeta, ut in parte.
Fo presa.
30b*> 1313, die X VII Febrmrii. In Eogaiis.
Exemphim.
Fu delibenito per questo Conseglio a di 1 1 del
mese de Oclubrio de V anno 1509, che i zudei ha-
bitanti in la cita et tuta la insula de Candia doves-
seno exbursar jpro una vice tantum^ per armar de
le galie, ducali 4 milia, el quelli da Corphù ducali '2
milia,ct«m i modi in essa parte dechiaridi. Et perché
bora é la slreleza del danaro che ognuno ben in-
tende, et i zudei habitanli in diete terre et insule non
hanno sentito un minimo cargo a comparalion de li
altri habitanli nel dominio nostro, é ben a proposito
adjularsi per ogni via, et però ....
L'aoderà parte : che per auctoriià de questo Con-
seglio, i zudei de Candia e tutta V insula debano pa-
gar a la Signoria nostra ducati do milia, et quelli da
Corphù ducati mille prò una vice tantum, cum
quel modo che pareri a quelli rezimenti nostri do
Candia et de Corphù. Et cussi sia scripto, che i de-
bano cum ogni diligentia attender alla exation de i
dicti danari, quali debano lenir inlacli per lo armar
de li, videlicet in Candia come a Corphù.
309 Die 17 Februarii 1313. In Bogatis.
Exempìum.
L*ander5 parte: che a tutti li debitori de la Si-
gnoria nostra, excepti quelli che al presente se alro-
i) U carta 907* e 306* sodo biaoclM.
vano a li officii nostri di governadori et sai, per le
angarie poste, sii concesso pagar tutto quel suo de-
bito in quatro termini, videlicet^wwQ quarto da mo*
a zorni dieso prosimi, el segundo quarto per tutto
Zugno, el terzo quarto per tutto Novembrio, et l'ul-
timo quarto per tulo Fevrer venturo in contadi et
senza alcuna pena. Et quelli che non pagerano a li diti
tempi, de le rate subsequente, havendo pagala la pri-
ma, cadano a pena de cinque per cento più del suo
debito, olirà tutte le altre pene consuete : le qual
cinque per cento siano di la Signoria nostra. Le qual
pene siano talmente incorporade cum el cavedal, che
uno non se possi scuoder senza Taltro. Possano ve-
ramente tutti quelli che pageranno la prima rata es-
ser provati in li primi quatro mesi in ogni loco et
officio, et cussi in la segunda, terza et quarta rata,
pagando quelle.
1 cltadini veramente et altri debitori che vorano
pagar el suo debito al modo et conditiou predicta,
possano similiter esser provati ne li officii, et ei2-
terius pagando el primo quarto non possano esser
molestati al pagamento de li tre altri quarti del suo
debito, salvo de 4 mexi in 4 mexi, come è honesto:
non se restando però al Cotimo far la exation da li
debitori nostri che non voranno el beneficio de la
presente parte, et procieder alla vcndition de li beni
sui, si per Tofficio nostro de le Cazude, come per
qualunque altro officio in execulion de le leze nostre.
A di 18. Vene in Colegio il reverendissimo do- 3i0'>
mino Antonio Contarini patriarca nostro, et man-
dali tutti Tuora, et restoe solum el Principe con li
consieri e niuu altri : et qui fo parlalo zercha li mu-
negini, e di quanto e seguito a San Biaxio etc. Et fo
mandato per li avogadorì di comun,el li fo comesso
sta cossa grandemente, el cussi che il patriarca fa-
cesse lui processo in li monasteri.
Gionse Troylo, vien di Pranza, a lM)re 17. Et man-
dati tutti fuora, lete le letere in zifra di sier An-
drea Oriti da Bles di 6, tulli rimaseno sopra di
sé, perchè il Ile non voi far altramente la Liga con
la Signoria se non li lassa Cremona e Geradada. El
fo mandato a ordinar Pregadi, che prima non lo vo-
levano far.
Da poi disnar fo Pregadi, et leto le inOrascriple
poche letere.
Da Miìan. dil Guidato, di 13 et 14. Come il
conte di Chariati, era orator qui, e zonto 11 dal vi-
ceré, et partirla a di 17, et altri avisi.
1) La carta 309* è honca.
551
yDXIH, FEBBRAIO.
532
Di campo, di San Bonifacio, di proveditori
generali, Zercha mostre, e si mandi danari ; e altre
occorenlie dil campo: nulla da conto.
Bi Franga, da Bles, di sier Andrea Oriti,
di 6 le ultime. Dil recever di le nostre letere, e in-
teso il lutto, Tu a parlamento con li deputati. Quali,
po$i multa, li disseno la Majesli dil Re non voler
far la Liga si la Signoria non li lassa Cremona e Ge-
radada. Item, scrive come monsignor de Anguleme
lo trovò in una chiesia e li usò alcune parole; qual
è uno degno signor, e poi volse V andase a disnar
con lui e andò: et scrive rasonamenti facli insieme;
ci qual sier Andrea va per la terra ma con guar-
dia, ifewi, scrive, il «irdinal San Severin fa ogni cos-
sa per acordar la Maiestà dil Re con Tlmperador, e
la Reina lo ajuta, perchè non voi il Re atcndi a le
cosse de Italia, ne sii contro il Papa. Item, che Ru-
berlel secretano dil Roy é molto nostro amico, e fa
tutloaoiusieguilaLiga. Scrìve che sopravene una s(a-
feta da Manloa che disturbò la cossa, ut in ìitteris.
310* Fu posto, per li consieri, scriver in corte per la
conflrmalion di domino presbitero Cristoforo Omni-
bono elccto piovan di San Jacomo di Orio : e ave una
di no.
Fu posto, per li savii tutti, di armar Ugalie
per Tanno futuro, videlicet, cinque in questa terra,
cinque in su l'insula di Candia, videlicet tre in Can-
dia, una a la Cania et una a Retimo; tre in Dalma-
tia, Zara, Cataro e Liesna, et una a Corfù. Et che sier
Vicenzo Capello eletto proveditor in armada debbi
metter banco la terza domenega di quaresema, che
sarà a di ... di questo, insieme con do galie solil.
A rincontro, sier Uironimo Querini el consier, voi la
parte di Tarmar, con questo si armi prima do galie
Iiaslarde ch'el proveditor; et parlò per la sua opi-
nion. Li rispose sier Gasparo Malipiero savio a terra
ferma. Andò la parte ; fo rebalotada, 83 et 87 di sa-
vii, et questa fu presa.
Fu posto, per li savii, che li zudei sono in
questa terra et ... . pagi a Tanno ducati 8000 a
la Signoria nostra, ogni mese la rata, ut in parte.
Sier Antonio Truo procurator savio dil Consejo,
messe pagino ducati 5000. Sier Piero Loredan C io
di XL, messe zerca ducali (iOOO el 800. Andò la
parte, e fo presa quella di savii. Iji copia sarà posta
fiui avanti.
Fu posto, per li savii, elezer per scurtinio con
pena 3 proveditori sopra le exalioii, quali siano eleti
dil corpo di Pregadi, di ogni oflicio, e ofUcio conti-
nuo ; siano a far pagar li debitori di la Signoria no-
stra. Fu presa.
Fu posto, per li savii, che le apellation di le con-
danason fate per sier Sebastian ZustignaD el eavalìer
olim proveditor in Dalmatia, habino T apellation a
li avogadorl di comun, quali con li consegli li cxpe-
dissa ; et li absenti, servato T bordine di le leze, pos-
sine etiam apelarsi. Sier Luca Trun andò in rcnga o
contradisse, dicendo esso sier Sebastian non haveva
autorità di condanar eie. Adeo lì savii se reroosse.
Fu posto, per li ditti savii, che atento il conte
Bernardin Forlebrazo condulier nostro sia che bora
mai mal si potrà operar nel meslier di le arme, cho
di la compagnia sua sia dato 50 homeui d' arme a
suo fiol conte Carlo, e il resto di la compagnia par-
tida tra quelli nostri condutlieri di campo che man-
cano a impir le loro compagnie; et li sia dato a Tan-
no per soa provision de intrada ducati 600 di beni
di rebclli in vita sua, e una caxa in Padoa overo in
Treviso, dove el vorà, per soa habitazione. Ave . . .
di no e fu presa.
Fu posto, per li savii tulli, certa parte, di panni
di Londra possano venir con navilii forestieri, atento
non va le galie al viazo, ut in parte ; et non fo baio-
lata, rimessa a consultar meglio.
Noto. In questo zorno vidi una teiera di Chioasa»
di sier Marco Zantani, come il vescovo di Chioza li
disse haver da uno, ha un spirilo, ch'el Papa a di 16,
bore 20 morite ; siche ne ho voluto far nota.
A di 1 9. Non fo la malina alcuna lelera di novo. 3 1 1
Da poi disnar, fo Consejo di X, ordinata la zonta
grande, ma non si rcdusse : e però veiieno zoso a
bona hora, e fece vice Cao di X sier Alvise Dolfin in
luogo di sier Zorzi Pixani, qual per la morte di sier
Domenego suo fratello, non ense di caxa.
A di 20 domenega in Colegio. Fo alditi li sora-
comili, stati altre fiate, con li novi elecli : li qual vechi
voleno armar, et sono questi : sier Al vixe da Canal fo
di la zonla qu. sier Luca, sier Vicenzo da Riva dì
sier Bernardin, sier Alvise Loredan qu. sier Mathio,
el sier Alvixe Loredan qu. sier Lucsr, do di qual do-
menega melerà banco.
Da poi disnar, fo Gran Consejo. Fato podestà o
capitano a Trevixo sier Sebastian Moro e di Prega-
di, qu. sier Damian, et altre voxe.
Fo telo la parte di debitori di pagar il quarto, ut
patet ante.
Fo lelo alcune leze prese nel Consejo di X con
la zonta, comenzando dil U37, 1462, 1483, \oOG,
zercha devedar bastie e luogi dove se zuoga, né si
possi zuogar in questa terra, né solo il dogado a
dadi, se non a tiivolier, ni altri zuogi che passi uno
ducato. Item, fo lede certe altre leze zerca ordeni
553
UDXlìl, FEBBRAIO.
ibi
del Gran Consejo, e di quelli fanno secle, et non si
possi dar boletini a le porte, né procurar a Gran
Consejo etc. Et cussi ozi, poi la balotation, sicr Marin
Morexini Tavogador dete sagramento a un banclio,
eh* e insolito farsi za molti anni, licei la leze vi sia a
farlo.
Fu posto la gratia di la caxa di Zustignani a San
Moixe conditionada che la si possi vender alento é
pervenuta In piil parte, e li danari meterli in tanti
beni stabell conditionadi : balotà do volte, non fu
presa, voi i cinque sexti dil Consejo, et questo fo il
secondo Consejo.
À di 21 la matiua. Se inlese la note esser venuti
da Roma do corieri con letere di 10 et 15 di Torà-
ior nostro, come il Papa stava malissimo, adeo al
tondo di la luna^ che saria a di 19, si leniva cerio
la soa morte.
Fo dito di far Pregadi per risponder a le letere
dil Grili di Pranza. Et erano varie opinion tra li savi ;
chi voi scriver e chi aspetar.
Da poi disnar adunca, non fo Pregadi ; ma fo
Consejo di X, come dirò.
Da Milan, di 16 et 17, dil Guidato. Come
il viceré dovea partir per modenese e rezana con le
zente, e il signor Prospero CoIona con parte di quelle
zente, pagate però dal duca di Milan, andcrà verso
Asie contra francesi. Item, hanno di Roma, il Papa
sleva molto grieve, e si dubitava di la sua salute.
Di Ureinuovi, di sier Lodovico Querini
provedadar, di 19. Dil zonzer 11 et conte di Chariati
e don Piero d* Urea oratori yspani, quali vanno in
Alemagna. Et scrive coloqui auli col conte di Cha*
nati, qual li ha dito lui anderà avanti di V Impe-
rador per stafeta, et spera di concluder Tacordo.
3 1 1 * Di Bergamo^ di sier Bortolo da Mosto prò-
veditor. Zercha danari pagati a Hironimo Tartaro :
et altri avisi di le occorentie de II
Di Crema^di sier BortoUmio Coniarini prò-
veditor. Come al tutto il signor Renzo capitano di
le fantarie si voi partir e venir a la Signoria nostra :
et cussi partiria ad né li ha valso persuasion
che voglii restar; et vien perché a niun modo voi star
solo il govemador, etc.
Di Vicenza, di sier Faustin Barbo e sier
Zuan Antonio Venier syndici da terra ferma.
Una longa letera;come haveano inteso esser sta mes-
so una parte in Pregadi che dovesseno sUir fuora
solum fln Pasqua, dicendo non è possibele, perché
gli manca padoan e Friul etc. et che altri syniei, so-
liti andar, stavano 8 mexi : é ben vero e mcxi 4 sono
fuora, ma é stali in campo di bordine di la Signoria
nostra. Ha perso assa' tempo, et por 4 cause é sii la
longeza loro, perché hanno aleso a recuperar da*
nari e ne hanno mandato bona summa, come apar^ a
li camerlengi et in campo ; siche piacendo a la Si*
gnorìa di prolongarli il tempo, andarano seguendo il
suo synachò, et sperava recuperar bona summa di
danari eU*,.
Di Roma, di Vorator nostro, di 10, li et
15. In la prima, come il Papa havea di mal assai ; li
era scoperto la febre freda e calda, qual veniva a ore
3^, siche é da dubitar assai, et za se principiava le
pratiche al papato. El Papa non obedisse li medici, é
di soa voja ; tamen e di forte natura. Ila febre dopia
terzana; ha fato renovar uno monilorìo et ordina*
tion che non si elei Papa per symonia, e benché el
sia antalato, atende a la impresa di Ferara.
È letere de Ingalterra di 20, quel Re havea in-
tesola Liga fata, exclusis venetis. Li dispaceva assai,
e ha scrito al Papa cxorlando Tacordo di la Signo*
ria nostra con Y Imperndor. E come lui feva grande
preparalione di 40 milia persone a tempo nuovo
conlra Pranza. Item, é sta dito la morte di] gran
maestro di Rodi, et esser stì electo in loco suo a
Rodi el gran prior de Alveniia. Scrive, alende a far
ch*el Papa in questa egritudine lievi et revochi il
monitorio fato a la Signoria nostra. Colonesi e Orsi*
ni sono in arme e si apropinquano a Roma.
Dil dito, di 13. Scrive, il Papa andava pezo-
rando, adeo, judicio medicorum, non potrà passar
il tondo di la luna, che sarà a di 19, sabado. Le pra*
lichc al papato vanno alorno. 4 cardinali sono in fa-
ma, San Zorzi e Flisco zenoesi, Strigonia hungaro et
il nostro Grimani, il qual Grimani ne ha bona parte
et è in fama, maxime sequendo la coneorentia sarà
de li do zenoesi. 11 duca di Urbin si aspelava in Ro*
ma ; ma non é venuto per dubito di la vita. Colonesi
e Ursini in arme sono venuti propinqui a Roma. Li
Conservatori hanno mandato a dir al signor Fabri« 312
zio CoIona che vengi in Roma come zentilhomo ro-
mano et non con le arme. Item, in Concilio, qual é
stato a di de T instante, é sta capo il cardinal
San Zorzi, loco ponti ficis ei hanno fato certa oossa
in materia pragmatica. Scrive, esser lettere di 27 di
Ingaltera al cardinal, di gran preparamenti feva il Re
conlra Pranza, et erano zonte 14 nave carge de ar-
telaric el altre cosse bellice in Scozia, venute a quello
Re aziò rompi a Ingallera in favor di Franza. Item, si
ha di Franza, di 28. Come era zonto a la corte a Bles
il nostro nontio con la commission di Tacordo, fo*
men non era successo altro; e il cardinal San Seve-
rìn feva ogni cessa per far l'acordo con Thnperador,
•» •» i^
MDXJII, FEBBRAIO.
556
prometendo al Roy etiam Tacordo con Spagna et
Ingaltera. Item^ ch'el CaUiolico Re mandava do frali
in Pranza ai Roy a questo effeclo. Scrive, zercba il
monitorio nostro non é seguito altro, imo il cardi-
nal de Ingallera era a di 15 andato dal Papa, qual
disse la lengua di Sua Santità era ingrossata.Tamen,
ancora non era confessato ni comunicato eie. ut in
litteris.
Di campo, di proveditori generali^ di San
JBonifagio, Zercha mostre: e aver fato apichar uno
homo d*arme e uno sacoman del signor governador,
per aver sforzato una dona et e.
Vene in Colegio il conte Guido Rangon, per il
qual fo mandato ; et fo in Colegio secretissime con
li Cai di X, e parti poi la matina sequente ; quello vol-
se fo
Da poi disnar fo Consejo di X con la zonta di
presoni, et spazato uno padoan Roniulo Musalo, era
in preson, ch*el sia confina per anni 10 in Setia ut in
parte. Item^ spazono Moro Biancho era conlesla-
bele al Zanle,cbc la sua cossa sia commessa a Tavo-
garia eie.
El Colegio de sivii si reduseno a consultar le le-
tere di Pranza.
Di Ferara, si ave letere di 19^ del Stragi al
eonte Guido Bangon. Come erano venuti tre co-
rierì di Roma al Duca, un drio Taltro ; li advisava il
Papa stava in extremis,
A di 32 la malina, non fo alcuna teiera, et ter-
minono far Pregadi per scriver in Pranza : et cussi fo
ordinalo.
Da poi disnar aduncha fo Pregadi, el ledo le so-
prascrite teiere.
Pu poslo, per li savii, ch'el sia revoclià la parte
di la licenlia data per Pasqua a repatriar a li synici
di terra ferma, et possìno star fuora ancora per lutto
marzo prossimo. Ave 84 di no, 91 de si, e fo stridi
presa : tamen a revochar una parie, voi li do terzi.
Pu posto, per li savii, non era sier Zacaria Dot-
fin, una teiera a Torator nostro in corte, ctie seguen-
do la morte dil Papa, debbi dar ogni favor ch*el sia
312* electo uno pontefice bon perla cristianità, debbi fa-
vorir le cosse nostre, haveudo rispelo a favor quelli
siano pili al proposito nostro, et debbi ofTerìr al co-
legio di cardinali, e darli la teiera li niandemo; con
altre parole, ut in parte. Presa.
Pu posto, per li diti, una lettera al Colegio di
cardinali, che in la electione del Pontefice vogliano
elezer persona che sia a proposito di la cristianità,
offerendo il Stato nostro e quello potcmo per loro
aiuto etc. Fu presa : la copia e qui avanti.
Pu posto, per li diti, una letera a Toralor nostro
in Spagna in risposta di sue, e avisarli li successi de
li Iralamenli di Pacordo, et per nui non manca ogni
acordo con Tlmperador purché rehabiamo il nostro
Slado; et di Pahdala in Alemagna dil conta di Cha-
rial! a questo effeelo. Et però pregemo soa Catlioli*
ca alleza vogli scriver a li soi agenti in Italia, voglii
far tal demonstralione verso la Signoria nostra e le
cosse nostre, che siegua lo effecto di le bone parole
dite per soa alteza, acciò habiamo il nostro ; con altre
parole ut in litteris. Pu presa.
Pu poslo, per li dilli, una lettera a Torator no-
stro in Ingaltera, Eadoer, in questa substanlia, ntti-
tatis mutandis; et avisarli di le occurentie presen-
ti e di le pratiche trattate di Tacordo con il conte
di Chanati oralor yspano, qual è partito per andar
a r Imperador, perchè nui non volemo altro che il
nostro Slado, e darli quella recognilion bonesta a la
Cesarea Majestà etc.
Pu posto, per sier Alvise da Molin, sier Antonio
Zustinian dolor savii dil Consejo, sier Marin Zorzi
dolor, e sier Alvise Pixani savii a terra ferma, scriver
una lelera a sier Andrea Griti procurator, è in Pran-
za, in risposta di soe, zercha la Liga si Irata a far
con il re di Pranza, che inteso non ne voi lass&r
Cremona el Geradadu, la qual cossa non aspetavamo
de intender, perché la raxon vuol habiamo tutto il
nostro Slado, e se al recever di queste non sarà fato
altra conclusion di capitoli mandati, nui non volemo
per questo restar di far la Liga, et li mandemo uno,
qual tiara commie sione di sigilar, ut in parte, las-
sandoli Cremona elGeradada. £ telo la dita opiniou,
sier Piero Loredan qu. sier Alvise Cao X parlò,
che mai piti ha parlato in renga, e disse mal, ma che
Paveva nota una sua opinione, la qual faria lezer, et
fé lezer, che era, senio contenti lassarli Cremona e
Geradada, e Soa Majestà ne dagi a V incontro qual-
che ricompenso, e quello el vorà sia nota su li ca-
pitoli da esser di la Signorìa nostra. Parlò poi sier
Zuan Arseni Poscarini fo avogador, qual exortò a far
acordo con Pranza. Poi parlò sier Alvise da Mollo
per la parte, e ben, più che mai ci parlasse. Li rispose
sier Gasparo Malipicro savio a terra ferma, qual voi
la indusia ; veder la verità di la morte dil Papa et
quello farà il conte di Qiariati, e non dar Cremona e
Geradada cussi presto. Parìò poi sier Nicolò Mìcbiel
el dolor, é di Pregadi, per la letera, e che non se a-
spelasse a concluder e lassarli Cremona, pur cb'ei
sia in tempo. Poi pariò sier Antonio Trun procura-
rator savio del Consejo, per la indusia ; et cussi, lui,
sier Antonio Grimani procurator, sier Thomà Mo*
50/
MDXm, FEBBRAIO.
558
zenigo procuralor savii dil Consejo, sier Lorenzo
Capello qu. sier Zuane procuralor e sier Nicolò Ber-
nardo savii a terra ferma messeno indusiar. Et vo-
lendosi mandar le tre opinion, il Doxe si levò e non
fo manda le parie, e fo comanda grandissima cre-
denza : veneno zoso bore ^ Vs*
É da saper, in questo zorno vidi a San Marcbo
sopra una coIona una scomunichalion, posta a requi-
silion dil legalo dil Papa episcopo di Ixeniia, con
voluntà di la Signorìa nostra et voler e conscio dil
vescovo Dolze, che ha il cargo di lui exalione, che
tulli quelli abati, priori, abalesse, preti e frali che
non hanno pagato la dexima papal, siano excomuni-
cali, né possino esser assolti si non dal Papa.
In questo zorno, parli de qui sier Francesco Cor-
ner di sier Zorzi el cavalier procuralor, per andar
a Roma dal fratello cardinal, per esser in conclavi
a la creation dil Papa. Mandoe a tuor salvo con-
duto dal duca di Ferara di andar per terra, et lo ave,
et si parti.
A di 23 la malina. Vene in Colegio Piero di Bi-
biena, dicendo eri sera zonse da lui Zuan Alberto
da la Pigna, vien qui con il salvo conduto ave alias
per esser a la Signoria per nome dil duca di Ferara.
Dice, nel venir, esservi arrivalo uno vien di Ferara,
parli lunt a di 21, disse li era zonto lelere al Ducha
di Roma, ch'el Papa morì sabado a di i9 bore do di
nocle; et cussi questa nova la manda a dir a la Si-
gnoria, e tutta la terra fo piena. Item, dimandoe uno
salvo conduto per il cardinal di Ferara, qual andò
verso Aleniagna, e dice potrà andar a Roma al tem-
po di for il Papa per esser qui vicino, et voi po-
ter passar per le terre e lochi di la Signoria nostra.
Et cussi li fo fato subito, in optima forma.
Vene in Colegio Torator di Hongaria domino Fi-
lippo More, dicendo aver inteso la morte dil Papa, e
pregava la Signoria volesse scriver a li nostri cardi-
nali, non potendo far per loro, dovesseno ajutar el
reverendissimo Islrigonia cardinal hongaro,qual è
sempre slato amico di questo Stado,e s'il fusse, saria
bon ponteGce. 11 Principe li disse come questo Sta-
do aria grandissimo a piacer fusse soa reverendissi-
ma signorìa, perchè reputavemo venitian proprio,
et li nostri cardinali sapeva la volontà nostra.
Nolo. In questa niatina acadele cossa notanda,
che uno oOci.il di la stimaria, cao di una barca, do-
vendosi frustar da San Marco a Rialto et li mcierlo
in berlina juxta la parte presa in Quarantia, fo nel
menarlo fuora, hessendo sotto il porlego di la chie-
sia di San Marco, erano tre done, so mojer e do al-
tre, qual con uno pugnai per una adesso li oflciali
ch'el leniva li fece tirar in drio, e il boja se tirò e-
iiam in drio, e le done tajò la corda, e fé che lui
coressc in chiexia, e fo salvo : al qual etiam deteno
uno pugnai in man e lo desligono ; siche a que-
sto modo se liberoe. Cossa notanda. e non più segui-
ta in questa terra, tuor uno di man da la justitìa.
Etiam a San Barnaba é achadesto questo, che uno
fo Irato de man, da femene, de li oficiali, el qual se
dovea menar in prcxon : bisogna far provision. La
causa che fu preso costui per la Quarantia di fru- 313*
starlo et meterlo in berlina, fu, che venendo sier Lo*
renzo Marzelo qu. sier Bernardo, vechio,di la villa,
portò in la soa barcha, sotto alcuni zochi,do bafTe di
porcho ; e trovato da essi officiali dita carne, la tolse-
no, e volendo pegno, li volse tuor il felze, e lui pre-
gandoli, era vechio, e non lassasse venir discoperto, e
daria più presto la vesta, e cussi gè tolseno la vesta,
e lassò venir el povero vechio queslo inverno senza
vesta, in zipon, a caxa. E inleso questo, li XL, lo con*
zono a questo modo.
Da poi disnar, fo Pregadi, per expedir la mate-
ria di Pranza.
Di campo, di praveditori generali^ date a
San Bonifcufio. De oceurrentiis, el di zente d*ar-
me, e danari auti, e ne bisogna di altri.
Fo leto le opinion di savii di scriver in Pranza,
zoé de quelli 4 notadi eri, et di sier Piero Loredan
Cao di XL, e di sier Antonio Tran procuralor savio
dil Conscio, qual voi deferir qualche zorno, et sier
Antonio Grimani procuralor et altri nominati, voi
star su quello fo scrito e replicar le lelere. Parlò sier
Piero Loredan per la soa parte; poi sier Alvise Pixani
savio a terra e ben ; li rispose sier Gasparo Malipiero
savio a terraferma, che e di la opinion col Grimani,
el ultimo sier Marin Zorzi dolor, savio a terraferma;
per la parte fu presa. Andò le 4 opinion, 7 di sier An-
tonio Tran, 9 di sier Piero Loredan Cao di XL, 52 di
sier Antonio Grimani e compagni, 107 di sier Alvixe
da Molin e altri nominadi, e questa fu presa. Et fo
licentià il Pregadi con grandissima credenza a bore
I/i di note ; et restò C/)nseio di X con la zonta, per
eletion di uno secretano da mandar in Pranza a far
la conclusion ; come é sta preso. E fo electo Alvise di
Piero, el qual si parti el di seguente con Troylo, con
le lelere, et andera per la via di sguizarì con gran
secreteza.
Di sier Vefor Lippomano vidi ìetere, date a
Bologna, a dì 14, hore 24, Come,partido di Man<
toa, vene a San Benedelo ; poi la sera andò a la Con<
cordia, e a dormir a la Croseta, et eri zonse a Bolo-
gna con mal tempo di neve, e pioze e cali va via. Et é
559
MDXIIT, FEBBRAIO.
560
stalo a visitar el vescovo di Puola, che e governador
per il Papa, qua! disse aver letere di 10 di Roma, il
Papa non stava bene. Scrive, li a Bologna è Marco
Antonio CoIona con 400 bonteni d* arme e fantarie
assai ; etiam ha visto Zuan Freschobaldi florentino
lì, el qual il Papa lo ha messo a scuoder alcune taie
a quelli citadini; Tba visto a cavalo con alcuni fanti.
El brava assai ; ma ha inteso, se intravenisse la morte
dil Papa, el menor beclion saria la rechia. Scrive, ve-
nendo di Mantoa, si acompagnoe con la rooior dil
governador di Modena, e veneno insieme Giio a la
Concordia; con la qual era uno todesco che lo cono-
sceva a Venecia, qual li disse Y orator yspano era
zonto aVeroua e la trieva prolungata per tutto Marzo,
e dito orator andava a Tlmperador e leniva l'acordo
seguirà: e il suo patron, che é governador di Mode-
na, avea auto letere da Tlmperador l'andasse go-
vernador a Bressa, e se in questi do mexi la Signo-
ria non azetava el partito, li haveva fato intender il
Papa loro torano ogni cossa ; e che spagnoli non Tanno
altro se non quello voi Tlmperalor, concludendo
tutta terrurerma si perderia. Li rispose non saria
314 cussi, e che la Signoria, non potendo accordarsi con
rimperador,se acorderia con Pranza, e rea vera tutto
el suo Stado in drieJo. El qual concluse : se il Roy
averà sguizari, sani vinzitor, et non li havendo averà
grande faticha ; e si la Signoria voi mantenir el suo
non havendo francesi, debbi mantenir Padoa e Tre-
viso e lasar scorer, perchè el fa per la Signoria a
scorer, e in questo mezo una morte che vegnisse,
r aquisteria lutto il suo ; e altri rasonamenti eie.
Scrive, li in Bologna si fa provisiou di zenle e ogni
altra cossa, perché i dubita che '1 Papa non muora;
e ozi hanno fato murar la porta di la torre de li Axe-
neli, perché non voleno si sona quella campana, e
hanno mandalo una bombarda verso la portii va a
Imola, mia 5 da Bologna, acciò se V intravenisse la
morte dil Papa, che la Iraza, aziò siano avisali. El Ihe-
sorier de li, ch'é nepole di missier Bartolomeo de la
Rovere, ha grande paura il Papa non mora. Scrive
lui anderii verso Fiorenza, e sarà li a di ... * zuoba,
el s' il Papa fusse morto, anderia a Roma insieme
col cardinal Medici.
Noto. Qui vicino se intese esser zonto il cardinal
Uadrìano, qual vien di Alemagna per andar a Roma
a far Papa, che non andava a Roma per essere il Papa
Jttlio suo nemico ; el qual cardinal é grandissimo
amico di questo Stado, e per amicilia fata con sier
Hironimo da Canal di sier Bernardin, fo soracomito
a Trani e altro, li ha scrilo vadi a trovarlo; voi el
vadi con lui a Roma, e intrara in conciario. El qual
sier Bernardin, auto la lelera, subito si partì per an-
dar a trovarlo.
A di 34, fo Santo Mathia. Vene in Colegio Zuan
Alberto di la Pigna e portò una lettera dil Ducha,
li scriveva, come haveva auto letere di Roma di 19,
bore 10, il Papa esser morto a quella hora, solici-
landò il salvocondulo per il cardinal di Ferara ; qual
se li fece.
Tamen^ la Signoria non ha alcun a viso di questo.
Da poi disnar fo Gran Conscio. Io non li fui. Fu
posto la gratia di Hironimo Grasolarì, qual habi To-
iìcio di capitano di le prexon in una di le nostre
terre qual li piacerà : el fu presa, ave
A di 35 la malina. Certissimo se intese la morte
di Papa Julio 11, per do corieri venuti di Roma per
la vìa dì Rimano, quali è sUì tanto a vegnir^ per non
haver auto barche.
Di Roma, di V orator nostro^ di 19^ 20 et
21, hors 13. Il sumario é questo. Primo, come a di
1 6 fo Concilio, dove fo lecto la bolla fé il Papa per
avanti, conGrmala bora, de electione ponti ficis fu-
turi sine symonia: fo tratato elezer alcuni sora le
spexe di le bolle di beneficii a lanxarle, et etiam
dato tempo a chi vorà vegnir a difender la pragma-
ticha di Pranza ; e fo rimesso a farlo a di 13 aprii.
Scrive, il Papa continue andava pezorando, et si
volse confessar, et assolse il ducha di Ferrara et
etiam la Signoria nostra, come il confessor di Soa
Santità ha ditto a esso orator nostro ; per il qual
orator non ha manchato di far ogni inslantia, voy
levar ditto monitorio in scriplura. Non ha manchato
li emuli, maxime il signor Alberto da Carpi, qual ha
fato ogni cossa acciò il Papa non lo revochi in seri-
tura, e sempre é stato in 1* anticamera.
Scrive, a di 19 da malina, fo congregation di 3U'
cardinali ; e il Papa si volse comunichar di man del
cardinal San Zorzi; poi chiamò li cardinali in camera,
ai qual disse latine, ma con faticha, che poi la sua
morte, dovesseno elezer suo successor rite et recte
perché la election aspetava a loro cardinali die erano
in corte: el perdonò, quanto a Soa Santità, a li 4 car-
dinali scismatici, remetendoli de jure a veder a li
cardinali. Item, investi el ducha de Urbin suo ne-
pote di la cita di Pexaro : etiam asolse li palatini di
quanto erano debitori per le ... . : ordinò al castelan
di Castel Sani' Anzolo, qual é uno domino che
non dovesse dar li danari, ni le zoie, ni il castello
in man di ninno, si non dil Papa electo juridice et
catholice, Item, scrive di 20, come Soa Santità pe-
zorava destitutus ab omni spe, unde, li cardinali
5GÌ
UDXIII, FEBBRAIO.
56^
reduli in congrcgatione, hanno mandato per il du-
cha di Urbin vengi a Roma come capitano di la
Chìesia che é, ducati GOOO aziò fazi homeni d'arme,
el ducali 3000 per far 800 fanti. Item, il capitano
di la guarda dil Papa, che e sguizaro, qual havia 180
fanti, li hanno acresuto fino 300. Item, che domino
Nicolao di la Rovere el Guido Guain fazino 200 ca-
vali lizieri, e li hanno dato danari. Colonesi e Orsini
erano in arme e propinqui a Roma. Item, per letere
di 21, bore 13, scrive come il Papa a bore 10 la
note, la domenega venendo il iuni, expiravii etc.
Questo Papa ha dogado (regnò) anni 9, mexi 1 1
e zorni 20; havia anni 68; et é sta causa di la ruina
de Italia. Si dice per letere particular, ha in castello
ducati 300 milia e zoie assai. II suo Àcursio, tanto
favorito, il sabato da sera lo abandonò, e lo lassò
in man de frati. Tutta Roma é in molo; quello se-
guirà ne farò mentione.
Et inleso questa nova, qual Dio volesse fusse
morto za anni cinque, per ben de la cristianit<1 e di
questa repubblica e di la povera Italia, fo ordinato
justa il solito far sonar campane 3 sere: e Dio vo-
lesse la Signoria nostra si fosse accordata da qualche
banda, perchè Ravcna si rehaverìa e Zcrvia, qual bra-
ma levar San Marcho. Et li fo fato 4 versi per suo
epìtaphio, qual sono questi :
Versi fati per epiiajihio a Papa Julia lU
El corpo estinto, el nome eterno al mondo
È di colui per cui Ansania langue
Destructa, desolata a foco e a sangnie,
Flagelo universa!, Julio secondo.
Qui dentro cbfuse son Tossa et le polpe
Del gran prete crudel, Julio secondo :
L'alma dannata per sue proprie colpe
Già deir inferno è chiusa nel profondo.
Egli vivendo, con l'opra di volpe
Trasse in Italia a Tarme tutto U mondo.
Et nel suo mal pensler, più che mai forte,
Fu sopraginnto et preso da la morte.
Soneto di Galleoto de Valle vicentino.
Io fui un Julio Rover da Bavona^
viator, Pontefice secondo,
Che fingendo conaar, ruinato ho il mondo,
Per pormi in testa una maior corona.
Ma la spada del ciel non mai perdona
A qualunque hom del sangue sitibondo;
M'ha posto qui come tu vedi al fondo.
Non men del precessor mia fama suona:
/ DiaHi di M. Sanuto. — Tom. X}\
Quel ruinò Italia, io et mare et terra :
Quel fece grande un figiiol Valentino,
Spogliò la Chiesa ; et io la tenni in guerra.
Io ho fatto grande el mio duca de Urbino:
Ma sol sta differentia in noi si serra,
Che lui lassò un thesor, lo sangue et vino.
Aliud.
Nutrito di venen et sangue humano,
Gonfio di sdegni, turbator dil mondo,
Naufragio di mortai, Julio secondo.
Come te, jace qui : fero inhumano.
Aliud.
Julius arma ciens, parvus cui maximus orbis
Visus erat, nigri janitor orbis erit
Aliud.
Quis quis es viator, siste gradum : miraculum intelliges.
Ossa Summi Pontiflcis Julii secundi haec brevis urna
tenet; spiritum nescio, qui reges et principes totius
mundi, millies in bora solo nutu concordes atque
discordes faciebat. Vizit, nihil fecit ; ahi ergo felix.
Aliud.
Sangtiinis Immani sitiens vinique, cinsedus
et peedicator conditur hoc tumulo.
Fermati vì'ator, saprai mia morte :
Vivendo, in guerra posi tutto il mondo;
Ma volean pace, et io Julio secondo
Non volsi ; hor guerra fo ne T altra corte.
Aliud.
Quivi Julio secondo pastor giace,
Noto a la Italia e al mondo con furore:
Volse, fece, monstrò per farsi houore,
E U spirto è in ciel, non so se in guerra o in pace.
De morte lulii Pontifiois nummi.
Quel magno Julio, excelso, alio e famoso,
Cha ha, vivo, il mondo sotto sopra volto,
Bor, da rapida morte al mondo è tolto.
Lassando al mondo un nome glorioso.
Non so se al mondo fla di più riposo,
pur fia il mondo a più miseria involto;
Ma stato è il mondo aviluppato molto,
Mentre ei stato ò nel mondo, a noi qua gioso.
Pur par che tutto si rallegro il mondo,
Poi che è di questo in 1* altro mondo andato,
De nome sì, de ardir non già il secondo.
Voglio a ogni modo veder novo stato;
Ma chi ben pesca sol juditio a fondo,
Meglio era il fin veder del cominciato.
36
315
563
ilDXIlI, FEBBRAIO.
561
Jutii Campagnola.
« Dime, coxriero, che si dice a Roma?
Julio ò pur morto? fùssel già diece anni^
Che Italia uon seria ne gli aspri aflbnnl ;
Ma cossi volse el cie]« che il tatto doma »
a De chi si parla? chi è che più si noma
Per farsi Papa senza frande e inganni,
Strigonia, Fiescoi San Zorzi et Grimani,
Che portan de virtù laurata chioma?»
« El primo ò di valor rico et potente,
Secondo un chiaro spechio di honestate.
Terzo uno acorto et un sublime inzegno,
El quarto ò di doctrina un sol splendente.
Primo secondo et quarto han potestate
Nulla d* esser; ma il terzo aspira al regno.
316^> IHaloffO di Papa Julio.
ce Sei tu nel del? Vuoi tu che nel del sia,
Se mai non potei far, che in Dio credesse f »
«Sei tu dove se purga ogni opra ria?»
«No che mie colpe in Dio son tutte impresse!»
«Sei ne T inferno?» No, Dio tema haria,
« Che quel di novo centra lui movesse ! »
«Dunque ove sei? » Pensa, ridotto ho Dio,
«Che non sa dar allargo al spirto mio!»
^fitaphdum Jtdii ponUfids,
Julio secondo giace qui sepolto :
Non ti acQstar a lui, se non vuoi guerra;
Ha fato questo solo ben in terra,
Che la paura d' un peggior ne ha tolto.
Aliud,
Qui giace el gran pastor Julio secondo:
Rabbioso visse, et mori disperato,
Poi che conobbe che non era dato
A le opre sue dis&r altro ohe U mondo.
Aliud.
Non ti fermar, viator, ma leggi e passa:
Qui giace el gran pastor Julio secondo,
El quel lassò di se dubioso el mondo
Se mazor buzaron fusse o bardassa.
Aliud.
Julio secondo è qui, ritieni el passo.
Hebbe la mente a tuorlo in cui sì amicha.
Che morto e chiuso in questo marmo, fioha.
Non possendo far altro, il cui al sasso.
l)Lac«rtadl5'èbbiiei.
Aliud,
Qui giacion Tossa di quel pastor tristo.
Se voi passar, viator, turati el naso.
Che se In sto mondo più fusse rimase,
Havria fatto adorar Bacho e non Cristo.
Aliud.
Viator, non ti achostar, se ami virtù :
Che qui son Tossa di quel papa Julio
Che havea de vizli fatto el gran peculio!
Pietra un pegior non coprirà ma! più.
Petri Contarmi philosophi
Ad sepvicrum Jviii secundi ponUfieis.
Ad viatorem.
Nen te acostare a questa sepoltura,
tu che passi ; va per tue facendo ;
Qui stan sepulte molte cosse horende
Superbia, crudeltà, sdegno e paura.
Et un corpo nemiche a la natura,
Malvagio, a cui contrasta e a cui s'arende :
Che, ancora morto tutto el mondo ofende,
Julio secondo, imago acerta e dvra.
Fortuna i diede le chiave dlnfemo,
Cole qua! potea aprir del Ciel la grada;
Ma lui centra ragion volse il governo,
Col pastorale e la sanguinea spada.
Siche due forze insieme, il mondo T cerno
In obrobrio de Dio come che vada.
Va dunque a la tua strada.
Pensando, pianzi la mina e 1 danno
Che sotto Tumbra de costor si fiuino.
Epitaphium JuUi ponUficis.
Morì bevendo e minaziando il mondo,
De il crudo, borendo et miserando strazio
De la sua bella Italia ancor non sazio,
li tumulato qui, Julio secondo.
Aliud (ripetuto).
El corpo estinto, el nome etemo al mondo
Resta de quel per cui Auzonia langue
Destrutta e disolata a iòoho e a sangue»
Flagello unlversal Julio secondo.
Epitaphium.
Julius hic jacet in gens parvo conclusus in antro
Quem non continuit maxima Roma, Jacet.
565
Ex urbe.
MDXIlli FliBD&UO. 566
neeia. Scrive questo sera 19 ha comeiisà esser le
strate pieoe di arme.
Julius Ilpontifex maximus Xisti UH nqfos
imperii Sanctm Bomancs Ecclesia resiUutar,
Qui Deus orbis eram, jaceo : modo numina testor
Speruere, si fueram visus amare magis.
Aliud.
Qood Toluit, potuit : hic extioctus jacet.
Aliud,
Hio sitas est Julius II pontifex maximus : quem to-
tas orbis regere non poterai, clauditur brevi urna
ac gubematur. Prob dolor! Hercle ! oh ! quam cito
Jactus hominum parva rapitur favilla I
JuHo fui pontefice romano,
Che trovai Pietro in viocula legato,
Senza le chiave» col manto sqnarzato
Sotto a' figlioli d'on pastor marrano.
Di carzer el disligai, pi'an pLuìo,
E cpminciaili a poro el manto alato:
E se morte non era, IMi arei dato
Di tutto il grege suo le chiave in mano.
E la sconjuratioD ancora sciolta
Haverei di Neron et Antl Cristo,
E la sposa di Dio da lor man tolta.
Morte vi sHnterpoae, un Dio mi ha, tristo
Ch'io nego; al morir mio un'altra volta,
In vincula tornar San Pietro e Cristo.
317 Sumario di do letere particular di Roma di do-
mino Hironimo di Grassi, scrite a Venecia^
a domino Leonardo di Grassi prothono-
tario.
Prima, di 19 Fevrer, hore 2 di note. Avisa il
Papa stox'a in transito, havea messo ordine comu-
nicharsi. Ozi li dovea andar 4 cardinali ; ma li fece
intender iridusiase a domatina perclié voleva aldir
messa e comunicharsi e voleva rioomandarli le cosse
di la Chiexa. El castello di Santo Auzolo è ben forni-
Io di artellarie e vìluarie. Comenzano z& a comparer
li villani qui in Roma, non però ancora frola granda.
El cardinal Montibus, che é quello di San Vidal, go-
deva il palazo di San Severin, bora T ha snudato et è
reduto in caxa di Savelli. Si dice li qu. cardinali sci-
smatici esser a Piombino con assa' persone. Pratiche
strete si fa al papato; chi babi a esser non si sa: tulli
aspirano. É zorui 33 non é venuto li il corier di Ve-
JDil dito, di 21 hore 13. Come, da le 10 hore
in drìo, è sta dito per Roma la morte di papa Julio»
qual eri mattina, hessendo reduto coqgregation di
cardinali in palazo, el Papa fé* chiamar el cardinal S.
Zorzi e si comunicoe di sua mano, poi chiamò li altri
cardinali, ai qual ricomandò le cose di la Chiesia ; in-
vesti suo nepole duca di Urbin di Pesaro ; ordinò
fusse restituito li danari a quelli aveano exborsato
per esser cardinali : conclude, é morlo ben disposto.
Arioordò come la eleclion dil successor suo ponlifi-
ce aspetava al Colegio, non A Concilio ; el eri dele la
comendaria di San Spirilo, havea uno suo parenle,
al suo maislro di eaxa.
A di 25. In questa matina in Colegio, si reduseno di8*>
per le banche di Beccaria el balolono alcuni ; el qual
é Colegio, la Signoria e savii de una man e di l'allra,
governadorì, provedadori al sai et provcdadori di
eoffiun.
Fo in Rialto pubiicà una taia, dala questa matina,
presa in Quarantia criminal, per el piedar di avoga-
dori, che se colui fo Irato di man per le done, che
dovea esser frustato, over quelle done verano a non-
tiar quelli li hanno dato aiuto e fevor a far cpieHo
è sta facto, siano liberi et asolli ; et non venendo, chi
acuserà habi laia, ut in parte.
Nolo. A di 23 di Y instante, hessendo Pr^^adì
reduto, se redusse Consejo di X dentro con la zonta
e tolseno uno in Pregadi qoal dele ducati 1000, et
averà il titolo, sier Andrea Basadona fo capitano dr
le galle di Barbéria qu. sier Piero, qual non poteva
rimaner in alcun luogo ; bora potrà venir in PregadL
Eliam, non voglio restar di uno aviso si ave
a dì 13, per letere di sier Francesco Lippoma-
no casklan a Pontevico^ di 18. Come MilaB ò
solo sopra : il Dueha non ha ubedienlia, el volen-
dosi menar uno homo di Sagramoso Visconte a ju-
slicìar, par fusse Irato da le man; siche non vi è
ordine il Ducha regni lo brexana è sia comanda
cari assai per gli spagnoli eie
Da poi disnar fo Pregadi, el leto le letere di
Roma, et da Milan dil secretario Guidoto^ di
20 et 21. Come il Duca voleva partir con la mar-
chesana di Manloa per Pavia, e questo perché in Mi-
lan lutti è in arme, e questo perché non voriano pa-
gar le laie imposte. Il signor Prospero Golena par-
1) UcarUS17*èbiaDCt.
567
UDXIIT, PEDURAlOi
3G8
Uva per Roma, inteso maxime il Papa stava malis-
simo, et il viceré non voria esser in Milan. Si dice,
etiam lui anderà a Roma a far papa Maximian im-
perator. Item, il cardinal Sedunense sguizaro, eh* è
lì, si meleva in bordine per ptirlirsi per Roma, in-
teso Tari la morte di) Papa, per intrar in conclave.
Di campo, di proveditori generali Contari-
ni e Capello, da San Bonifazio. De occurrentiia
Et come il signor governador voi licenlia di partirsi
e andar a Perosa per uno mexe, atento la morie dil
Papa : et ad ogni modo voi andar come etiam scri-
ve soa signorìa di questo. Item, scrive sier Dome-
nego Contarini solo, come di la soa compagnia et dil
conte Guido Rangon, qual erano alozati a certo loco,
si sono levati senza licentia e venuti alozar Arzignan
in vicentina : né li ha valso mandarti a dir ritornase-
no a li loro alozamcnti ; e fu forzo a lui proveditor
andarvi, qual non potè operar nulla, dicendo non
erano pagati : inio, volendo far far una crida che su-
bito si levasseno, al Irombeta, ebbeno animo di ma-
nazarlo, s'il parlava, di taìarlo a pezzi : siche é gran-
dissima confusione. Poi el conte Ugo di Pepoli, qual
era con il governator, si é partito con li soi e va per
318* intrar in Bologna insieme con li Bentivoy, quali so-
no missìer Hermes a Ferara, et è in Pranza missier
Galeazo; siche Bologna muterà stato. Scriveno ditti
proveditori altre particularità dil campo, ut in Ut-
teris.
Di sier Alvise Bembo proveditor executor,
date Arzignan. Scrive questa cossa molto diffuse;
e come volendo reparar che ditte zente non aloza-
seno U, quelli se li oppose contra, dicendo non ha-
ver strami ni da viver dove erano alozati : et lui li
disse aveano auto il suo dover e la loro parte: fo
uno che li bastò T animo a dirli : « Tu menti per
la gola > minazandolo.
Fu posto, per sier Antonio Grìmani procurator,
sier Antonio Trun procurator savi! dil Conscio, sier
Gas|)aro Malipiero, sier Nicolò Bernardo savii a terra
ferma, atento ch'el signor governador nostro Zuan
Paulo Baion ha richiesto licenlia di andar fino a
Perosa per alcune sue faccende importantissime, li
sia risposto semo contenti concedergela ; con altre
parole M^ in |)arfe. Parlò sier Alvise di Prioli, fo
savio a terra ferma, qu. sier Piero procurator, che
per niun modo la se dagi. Rispose sier Gasparo Ma-
lipiero; poi parlò sier Antonio Gondolmer fo savio
a terra ferma, et il resto di savii messono che non
li fusse risposto alcuna cossa. Andò le parte, et fu
presa questa, non li dir nulla.
Fu posto, per li savii, una letera ai proveditori
zenerali in campo, che inteso per sue teiere el desor-
dene seguilo di quelle zente, che vogliano intender
chi è sta quello che ha usa quelle parole a sier Al-
vise Bembo executor, et mandarlo in questa terra.
Et sier Piero Loredan qu. sier Alvise Cao di XL,
messe, che inteso habino chi è sta quello, subito lo
debbi far apichar a exempio de altri. Andò le parte,
33 dil Cao di XL, il resto di savii ; e quella presa.
Fu leto una letera di madona Francesca contessa
di la Mirandola, fia di missier Zuan lacomo Triulzi,
data a Manloa a di ... . drizata a quel domino Co-
stanzo secretarlo dil dito signor Zuan Jacomo, è in
questa terra, qual li scrive aver expedito letere in
Pranza etc.
E poi sier Antonio Zustignan dolor, savio dfl
Consejo, andò in renga, e referi quanto li havìa ditto
dito Costanzo nonlio dil re di Pranza, qua] sta se-
creto in caxa di Gasparo di la Vedoa.
Et fu messo, per li savii, certa parte zerca que-
sta materia con gran credenza. Parlò dito sier An-
tonio Justinian dolor, sier Piero Capello, fo savio dil
Consejo, qu. sier Zuane procurator, e sier Antonio
da Canal, è a le raxon nuove, qu. sier Zorzì, etc. E
nota; é certo aviso in Pregadi che Y Infìperador ha
concliiuso acordo con il re di Pranza ; che si questo
fusse, tulle queste disputation sariano nulla.
Fu posto, per 4 consieri, salvooonduto a sier Al-
vixc Barbo qu. sier Zuane, qual sta in caxa per de-
bito, per uno anno possi parer. Et sier Vetor More-
xini, e sora le pompe, andò a la Signoria dicendo
etiam si fazi ad uno altro, e la Signoria non volse,
e lui disse si voi far guaianza (eguaglianza) e
andò in renga, e li consieri non volse mandar la
parte, et dito sier Vetor vene zoso di renga, e fo
licentiato il Pregadi.
A di 2G la matiua, vene in Colegio uno nonlio
dil governador, insieme con Piero di Bibiena suo
secretario de qui, exorlando la Signoria a darli li-
centia per uno mexe di andar a Perosa, et torneria
immediate. Et come Tha che spagnoli passavano Po,
el za haveano fato in un zorno 36 mia* Il Principe
li rispose die non era tempo di partirsi al presente,
e non li volevemo dar licenlia, con altre parole, iusia
la deliberation dil Senato.
Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonfa di
presoni, per expedir Tultimo di padoani retenuti in
prexon. Et fo expedito domino Antonio Francesco di
Doclorii dolor in utroque jure, lezeva a Padova el
era di deputadi al governo, qual fece cative operation
contra il Slado nostro ; ma il tempo V ha aiutalo, è
stato mexi ... in cabioni et ne la preson di ramia-
5G9
UDXin, FEBBR*UO.
570
319*
mento, à anni 80 et alias il Papa per uno breve lo
richiese. Hor (o preso ch*el fusse eonOuà in vita sua
in questa terra, e s' el si partirà e romperà il con-
fin, tutto il suo sia confiscato.
Colegio di savii si recluse a consultar. E nota : an*
Cora Alvise di Piero secrelario, che fo deputalo per
il CoQseglio di X a mandarlo in Franzo, et era in
campo con sier Polo Capello el cavalier proveditor
zeneral, venuto de qui, ancora non ó partito: et per
alcuni savii di Colegio fo suspeso la deliberation fu
facla di mandarlo, dicendo, cussi il re di Pranza si
aeorderà con nui lassandoge Cremona, come sen*
zaetc.
Di Fadoa, si ave letere di ojsi. Dil zonzer li
el reverendissimo cardinal Iladriano, qual vien di
Alemagna per andar a Roma, e partirà da mat-
tina per Ferara ; è incognito, et va per stafeta, per
esser a far il Papa.
Di campo ^ di sier Domenego Contarini pro-
veditor generai, da San Bonifacio, di eri, Dil
partir di sier Polo Capello suo collega per ripatriar.
Noto, in questa sera (o robado li torzi, che li scu*
dieri dil Principe tien in man quando vien zoso Pre-
gadi, e alcuni bancali e tapedi, qual si conza in Pre-
gadi et è solito tenirsi in uno camerin a la scala si
va in palazo. Siche e una vergogna (anti ladri quanti
è in questa terra : tutti si lamenta e non vi è provi-
sione, né vien apichati molli che è stai mandati a
la leze.
È da saper, in questi zorni, per deliberalion dil
Consejo di X, vedendo le angario si stentava a scuo-
der et bisognava danari, fo principialo a tuor a cam-
bio danari; et sier Polo di Prioli qu. sier Domenego
ne tolse bona summa, e promesse lui con partide di
bancho in bancho di Prioli, iamen era per conto
di la Signoria. Eiiam se principiò a comprar
robe e revcnderle per aver danari, e sier Ferigo
Contarini qu. sier Ambruoso da San Luca ave tal
cargo.
A di 27, domenega, messe banco sier Vicenzo Ca-
pello proveditor clecto di l'armada, qual etiam \xW
altra volta messe banco e poi levò; el do sopraco-
mili, sier Vicenzo da Riva e sier Alvise da Canal qu.
sier Luca.
Fo terminato far Pregadi ozi da poi Gran Con-
sejo, qual si conveniva far per compir li XL el ex-
pedir la materia di Franza.
Vene il capilano di le fanlarie signor Renzo di
Zere, per il qual fo mandalo li savii ai ordeni, el vien
di Crema. E volse audicnlia con li Cai di X, et disse
che li fosse observà quanto li fu promesso nel Con-
sejo di X con la zonta, et che l'andò : e che mediante
lui si ha auto Crema, et voi li sia mantenuto quanto
Il è sta promesso, aliier se li doni licentia, perchè
per niun modo voi star solo il governator Bajon,
perché non si degna starli. Il Principe li usò bone
parole, e lo commisse a li savii expedirlo.
Vene domino Piero Antonio Bafaia colaleral ze-
neral, qual \ien di campo, e disse il gran disordine
dil campo se non se li provede a li pagamenti ; e
porlo le mostre fatte, qual si atrova homeni d*arme
854, cassi 72, cavali lizieri el fantarie
Vene il signor Frachasso di San Severino, di-
cendo é sia tanto tempo qui aspelando aver qualche
condula da questo Stado o modo al viver suo, et ora-
mai non è più tempo di slarvi perché non ha da vi-
ver e voi licentia di andar via : voi andar a Roma,
overo la Signoria se risolva quello babbi ad esser
di lui. Il Principe li usò bone parole, e commise a li
savii la soa expedictione.
Vene Ferigo Grimaldo zenoese con una letera
dil doxe di Zenoa domino Janus di Campo Fregoso
di credenza, el presentò una lelera altra a la Signo-
ria, come el desidera saper a qual via questa Si-
gnoria voi andar, o con Franza o con T Imperador,
perchè cussi eiiam anderà lui ; con altre parlicula-
rilà, sicome di solo dirò piò diffuse.
Da poi disnar, fo Gran Consejo. Fu posto la gra-
lia a dommo llironimo da Lusa dolor, citadin di la
infelice cilà di Fellre, fidelissimo nostro, qual era in
Consejo. Dimanda, alento li soi optimi portamenti et
danni |)atidi, la vicaria di Cividal di Belun per cinque
rezimenti. Andò la gralia, 83 di no, 900 de si, e fu
presa.
Da poi rimase Pregadi, qual stele fino a bore 4
di note suso, et lelo teiere di campo et di Zenoa, co-
me ho detto di sopra.
Di domino Baldissera di Sdpion, date in
campo. Come ha aviso li Benlivoy, zoè domino Ha-
nibal et Hermes che sono a Ferara, fevano fanti per
andar a Bologna; et in Bologna era intralo Marco
Antonio CoIona et Troilo Savello con zenle d' arme
a nome dil Papa, et in Bologna si fortificava la terra-
Item, in Fiorenza era seguito novità, et era sta taialo
la lesta a 8 citadini. Item, Forlì era in arme et Imo-
la, et altri avisi.
Etiam se inlese, per via di Romagna, come a
Forlì voleva intrar il flol fo dil conte Hironimo: a
Imola, etiam in arme, et Zuan di Saxadello è intralo
in la rocha. Rimano era in arme, et alcuni chiama-
vano il signor Pandolfo Malatesta fo suo signor, qual
se ritrovava a Ravena e Zcrvia stavano cussi
571
UOXIU, PfiBBB.^10.
572
aspetando di ritornar sotto la Signoria nostra, et
voriaoo darsi etc.
830 Poi fo intrado in la materia di Pranza, e posto
per sier Antonio Grimani procurator, sier Tboini
Mocenigo procurator, sier Zacaria DolQn savii dil
Consejo, sier Lorenzo Capello e sier Gasparo Mali-
piero e sier Nicolò Bernardo savii a terra ferma, di
sospender la deliberation fu fata di scriver in Pran-
za et coneluder la Liga e lassarli Cremona e Gera-
dada: e si scrivi ui inparte^ con li capitoli fu con-
clusi de qui etc. A rincontro, sier Antonio Trun pro-
curator savio dil Consejo, sier Marin Zorzi dotor e
sier Alvise Pixani savii a terra ferma, voleno che sia
expedilo come fo deliberato. Et fo grandissima di-
sputatìone. Parlò sier Antonio Grimani ; li rispose
sier Antonio Tran; poi sier Marco Zorzi, qual
vuol , poi sier Hironimo Querini el consier,
vuol rìndusia e intrò con li savii prediti; poi sier
Luca Trun, qual voi la parte presa; poi sier Antonio
Condolmer, che voi la indusia ; poi sier Marin Zorzi
dotor, savio a terra ferma ; poi sier Piero Loredan,
Gao di XL, qual messe ; poi sier
Zorzi Emo, qual voi il preso; poi sier Marin Mo-
rexini V avogador, che vuol ;
poi sier Alvise Pixani savio a terra ferma; poi sier
Francesco Trun fo savio dil Consejo. Et andò le
parte, 3 opinion ; et fu presa quella di sier Antonio
Trun e compagni. Non erano in Pregadi sier Alvixe
da Molin per non sentirsi, sier Antonio Zustinian
dotor per esser morto suo barba sier Zustinian Zu-
stignan, é a Portogruer. Et fo comanda credenza :
et veneno zoso di Pregadi a bore 4 di note. E cussi
fo expedito Serafin solilo portar teiere in Pranza,
et Alvise di Piero secretarlo, el qual si parti il zorno
sequente ; vanno per la via de ... .
In questa sera zonse qui, venuto di campo, sier
Polo Capello el cavalier, era proveditor zeneral in
campo, qual si resente alquanto.
A di 28 Pevrer 1513. La matina, nulla fu da
conto : soìum Mere da Ruigo di sier Donalo da
Leze podestà et capitanOy di 27. Dil zonzer li dil
cardinal Hadriano, qual fece alcuni coloqui insieme
et volse scoria di 10 cavali, et parli per Perara per
andar a Roma a intrar in conclave.
Di Zuan Fiero Stella secretarlo nostro, da-
te a Lucerna, da dì 12 fino a dì 18. Po letere,
il sumario di le qual scriverò di solo.
Da poi disnar fo Consejo di X con zonta di pre-
soni e di Slato; ma ninna zonta si reduse percliè
mancavano il numero.
peno Cai di X, per Marzo, sier Anzolo Trivixan
fo capitano a Padoa, sier Piero Lion fo ooosièr e sier
Zuan Venier è dil Conseio di X, qu. óer Francesco.
De IngàUera, fo letere di Porator nostro di
23 Zener da Londra, lì sumario di le qaal scri-
verò di solo.
Da Fiorenza, di sier Vetor Lippowano, 3i
date a dì 19, hore 2 di note. Come, a di 15, parti
da Bologna la matina, et vene a dormir a Piera Ma-
la: a di 16 a la Scarparia, e con male zomate sempre
nevegando e con grandissimo vento, e in do zomi
ebe fatica a far mia 40; a di 17 arivò B in Fiorenza
a bore 16. E subito andò dal magnifico Juliano, el
qual se levava in quello, e li feze bona ziera, e fé*
chiamar Lorenzinu suo nepote, floi che fo di Kelro,
qual disse di Venecia non si ricordava salvo di la
caxa come V era facta. Poi lo menò dal reverendis-
simo cardinal, el qual li feze molte careze venendoli
conira Gno a la porla di la sua camera, e lassò tutti
che era con lui, e siete zercha tre quarti di liora a
rasonar: e nel partir suo, si voltò a quelli erano io
camera, che erano più di 25 de li primi cìtadini di
Piorenza e disse: « Sapiate che questo zentilhomo è
uno che la caxa nostra ha più obligalion che a nostro
padre; costui è quello che qunndo Piero e Juliano
andono a Venecia, capitono in caxa sua, e loro noo
li cognosceva e li acelò in ca.\a, e tene Lorenzioo
zercha 6 anni; e hanno fato per questa caxa quello
che se fusse sialo io medemo, et li habiamo grande
obligalione >. Scrive, la sera fu facto una comedia
per Lorenzino in una sala di sopra. El cardinal lo
mandò a chiamar e volse li senlasse apresso; el ne
era assa' cìtadini, i qual tulli lo ringraliava di quello
havea facto a la caxa di Medici. E compila la come-
dia, il cardinal lo tenia per la mano e lo menò a zeoa
con lui, dove ne era assa' persone, e volse che 1 seu-
tasse aprcsso sua signoria: et poi vi era uno secre-
tano del cardinal di Ragona, e razonando zercha la
malatia dil Papa con dito secretario, li disse s' il Papa
moriva, V andava da San Zorzi, Eliseo et Istrigonia;
et che non polendo esser San Zorzi, farà Ilongaro,
per esser vechio et ha assa* danari ; e che s' il Medici
non fosse sì zovene, non saria altri che lui; et che '1
sta a soa signoria a far Papa clii 1 vorJ, e che l'i
una gran parte di cardinali. Li disse l' Ilongaro havia
72 anni. Scrive, el cardinal voi non si parli de li fin
non si veda V exilo dil Papa, perchè se '1 fusse
morto, le strade sariano rote. Eri sera si ebe lelere
di Roma di 16, che 1 Papa era miorato. Scrive, slari
a veder e se governare per zornala. Domino Malheo
Zini e domino Prinzival è II, e sempre li fanno com-
pagnia per la terra. Eri sera è sta preso da 12 zita-
573
UÙXm^ FEBBR^UO.
574
dini i quali voleano amazar il magnifico Jaltano^ Lo-
rcDzino e domiDO Julio quando el cardinal fussc an-
dato fuori di Fiorenza : e se dize, ne sono ancora più
di 13, che non é sta presi : hanno mandato a li passi
per averli; si judicha, questi presi, tutti saranno impi-
chati. Scrive, li par il magnifico Juliano sia signor di
Fiorenza; sempre la sua anticamera e la camera é
piena di cittadini, e cussi la camera dil cardinal : e
quello voleno, Tano. El magnifico ogni matioa va a
palazo, e à driedo sempre da 100 citadini. Eri, poi
32 1 disnar, andò da li 8 di la Balia per questo caso, et su-
bito fono retenuti alcuni, e non pasono 4 bore di note
che fono retenuti al numero di 13. Scrive, bisogna
stagino reguardosii perché li potriano iutravenir
qualche disordine, e bisognerebbe havesseno più cura
a le loro persone. Dice, Bernardo di Bibiena si aspeta
li, vien da Milano. Tuta questa note non e stato fato
altro che venir citadini dal magnifico Juliano^ e que-
sta matina hanno fato far un bando, che tutti quelli
che hanno arme in caxa le debino dar a li signori ;
siche le torano tutte da amici e nemici, e poi le da-
rano a chi loro vorano. Molti parenti di retenuti é
stati questa matiua dal revereudissimo, e Juliano^ a
dirli, se hanno faUti, che li debano punir. Sempre in
caxa di Medici sono in le sale da 100 citadini, chi dal
cardinal e chi da Juliano. El Zini è di li primi di la
terra, etc.
Copia di una letera dil magnifico Juliano di
Medici^ drizata a Piero di Bibiena in Ve-
necia.
Carissime domine Petre^ salutem.
Questa é per significarvi come, per gratia di Dio,
essendomi pervenuto a notitia una certa praticha di
akuoi maligni citadini, che haveano di far violentia a
me el a qualche cosa nostra, beri dai magistrato de
magnifici signori octo furon presi, e capi e quasi
tutti li altri sospecU, et per ancora non a e ritraoto
se non una mala intentione con poco ordine, senza
fondamento o coda, et senza pericolo de lo Stato,
quando fusse ben loro reuscito el disegno, che ha-
veamo pensato fussi in su la morte di Nostro Si-
gnor et ne la absentia del reverendissimo Legato. Le
qualità de li huomini di questa intelligentia sono,
benché nobili, di poco conto et men seguito; et le
cose son procedute senza alteratione publica o pri-
vata, et più presto da poterne trar fructo che danno,
atteso la universa! unione e concorso de la cita, e
maxime de* primi parenti de' delinquenti. Procedo-
rassi con diiigentta di intender bene tutto, et assicu-
rar lo stato de la cita et nostro, con la gratia de lo
Altissimo, et di quello seguirà ne darò adviso. In-
terim, mi raccomando a la Illustrissima Signoria,
et bene valete.
Fiorenti^, die 19 Februarii 1513.
JULIANUS DE MeDICIS.
A tergo: Spectabili domino Petro de Bibiena.
Venetiis.
Nicolò Valori.
Agostino Capponi.
Pietro Paolo Boscholi.
Gio^'anni Folchl
Lodovico de Nobili.
Francesco Serragli.
Nicolò de missier Bernardo Machiavelli.
Andrea Marsuppini.
Piero Orlandini.
Daniele Strozi.
Cechotto Tosinghì.
El prete de' Martini.
Sumario di una teiera di Londra^ data a dì 23 332^>
Zener 15 13^ scrita per uno è con V oraior
nostro veneto, mandata di qui a sier Fran-
Cesco Crradenigo qu. sier Nicolò genero di
dito wrator, ricevuta adì.. Fevrer 1513.
Avisa come in quel paese de Ingalterra le caxe
sono tutte di legname, le camere, i portegi; di sopra
del suolo se m^ una corta erba, la qiial se chiama
«Mi, a modo di graxiole, cbe nasse sopra le acque, e
in cao di 8 over 10 aorni se mete de frescha sopra
Taitra ; i qual im) oosta un marzelo e più e maneho
secondo sono le caxe grande. De li, le done va al
marchi s*il bisogna comprar cosa alcuna per caxa;
si le sono zentildone, le manda do servitori avanti, et
loro gè va drio e non mena altre massare. I vesti-
menti d* esse é una vestura su la camisa de panno
fodrata di dossi o di conii o de qualche altra pelle;
de sopra de la vestura, una vesta, con la eoa longa
fodrada de qualche zentil pelle. Le zenlildonne porta
la coda di la vesta sotto il brazo, e le populare se la
porta picfaada a la schena con una asola, cussi da^
vanti et cussi dai ladi. Le manege di le veste strete
1 ) La c«rU 8M* èbiancii.
575
MbXlII, FEBBRAIO.
.»7C
quanto se puoi, longe, tulle scrado, e da man uno re-
voUin fodrà di qualche zenlil pelle. In lesta algune
porta zerti veludi a modo de una barela con coste,
et g'é pichà da drio, zoso de le spale^ a modo de do
bechi, e davanti do altri fodratl di qualche altra seda.
Li caveli non se vede; siche non so se ì li habia
biondi altramente. Algune altre, porta certi velli
che sta texi et spande in drio, mn non longi ; algune
altre se tira, con uno fazuol soto i caveli, e de sora
i Cavell! se mete una barela, la più parte biancha
tonda e bella ; e algune altre un Tazuol increspado
su la testa ; ma su foza alcuna, non se vede li soi ca-
velli. In più le calze sono negre, e scarpe da do suole
de più colorì; nessuna non porta zocoli, clic de 11 non
se usa. Quando le va per strada, se le incontra uno
suo amicho i se tocha la man, et se basa per mezo la
bocha, et va in qualche taverna a manzar con lui; e
li soi non V anno per mal perche cussi e la usanza. E
sono de belleltissimc done e piasevole : li homeni ben
fati, grandi e grossi. Vanno ben veslidi con veste iu-
crespade su le spale, si chiama ruboni, longi a meza
gamba, fodrade de più sorte pelle bellelissime; in te-
sta barela con una foza over con do caveli curii, che
par tutti a modo de nostri preti, taiadi li cavelli sul
fronte. In questo paexe, nesun non fa pan in caxa ;
ma lutti ogni matina va a tuorlo dal pistor e si tien
una tessera; al presente, è caro per amor di la guera;
le carne sono incarìde più el dopio, perché i gè ne
insala una milizia per l' armada, el si fa grandissime
3^* preparalion di poder star a le bote, el se lavora di
e note e tutte le feste a far artelarie. Scrive, il ma-
gnifico orator nostro spende assai, perché ogtii zorno
vien qualche signor a visitarlo, el maxime adesso
che si fa el Parlamento. Scrive, li suoli de le caxe la
più parte é di tavole; suso per le faneslre, qual sono
tutte de legname, meteno de le erbe: osmarìn, salbia
e altre erbe. È sempre vento in quel paexe ; e per
gran caldo che sia, sempre se porla pelle; e al pre-
sente non é sta ancora de li fredo, ni pioza, ni fangi,
è sii : non sono mai gran caldi, ni gran fredi.
Avisa, per altre di 10 Dezembrio aver scrilo li
campi di quella Maiesti esser venuti a disarmar, uno
di qual campi era in Spagna, perché quel Re, qual é
suocero di questa Malesia, havea promesso de far an-
che lui insieme con englesi un bel campo; ma puoco
hanno ateso e fatoge una pessima compagnia, quando
englesi andava per manzar vua a una vigna, spagnoli
gè serava le balestre adesso. Uno altro campo havea
il re in Scocia, con bona quantità di valenti homeni,
tutti homeni cernìdi, con un valente capitano, qual se
chiama monsignor thesorier, de li primi del Conseio
di questo Re, homo di anni 70 el più, el qual quando
el fu su i confini de Scozia, quel Re gè mandò carta
biancha e feno li soi acordi. Perché qui si vosifera
che quel malvagio re di Pranza fava che 1 re di
Scozia movesse guerra a questo re de Ingaltera ; ma
costoro si provete a bona bora Tallro campo. Era in
mar una bona quantità di nave e un valente capi-
tano, suso le qual era tutti homeni zernidì ; siando
in mar, fo discoverlo una velia de franzesi, suso la
qual era 200 zentilhomeni Calici e uno valente capi-
tano. Una nave de englesi disse voler andar solo
con la sua nave afrontar quella, e non voler per
niente che altra vi andasse; e cussi andò et arsaltó
con gran animo dita nave, e fo a le man, et comba-
lerono assai : a la fin, quando i se vele ben strachi, i
se cazò fuogo in le nave, e cussi se brusò tutte do e
tutti se anegò; ma fu mollo più il danno di Pranza,
perché era !200 zentilhomeni, che di questa Maiestà,
che ne era il solo so capitano. Pertanto, più questi
englesi sono inanimali a non voler aldir nominar
franzesi. Scrive, da Ognisanti de li comenzò il Par-
lamento, zoé che tutti i signori del regno sono ve-
nuti, el si fa il Parlamento al palazo dil Re in uno
locho dito Vasmoneslier, lontan di Londra maocho
de mia do; e tutti li signori ch'é venuti, tien caxe in
Londra, e convien andar ogni matina a dito Parla-
mento, e convien passar davanti la porta di la caxa
del nostro orator, cussi quelli che vanno per terra 3]'
come quelli che vanno per aqua, perché V è una
aqua, si chiama la Tami.xa, che se puoi andar con
100 barche fate a suo modo da landra al ditto
Vasmoneslier, e li é forzo passar davanti dita no-
stra caxa. E arivadi che sono quelli signori a ditte
porle, per il ben veleno al magnifico orator, che
s' il volesse ben non poi far altramente, e veneoo
a visitar V orator, con ÌG el più e manche ser-
vitori. Alguni vien a disnar, alguui a far colazìoo,
che cussi é T usanza del paese. Si fa colazion ogni ma-
tina, e l'oratori vede mollo volentiera, perché Ve
amato dal grande fino al picelo, e s' il fusse de li
primati di questo regno, la Malesia dil Re né li al-
tri signori non lo ameria cussi cordialmente; questo
é per esser homo di età, e saver i soi modi e soa
lengua, come fosse nato nel paexe. E disse alguni di
questi signori, non voleva esser qui altro homo che
lui, aver tiralo le cosse conlra Pranza, e quando i
sape veniva uno altro orator, dicevano la Signoria
feva mal cambiarlo; ma Y orator desidera tornar a
caxa, perché el porta gran fadiga. Ogni matina a di el
va a messa con qualche uno di questi signori i quali
lo brancha sotto il brazo, e ainlarano una bora su 6
.»//
MDXru, FEBBRAIO.
578
xo, poi \Miìo al Conscio e Topalor va a eaxa, o non
(i dentro, che qualche signor lo vicn a visitar, e qual-
che volta i r aspeta a caxa, et si prepara da manzar
e da bever, perché 1* orator sta senopre in bordine,
a di 6 sorte vini, alguni pagadi allri tolti in credenza
per non aver danari; ma 5 bon credito; à impegnado
li soi arzenti e vendudo le soo veste e ancora è re-
stii debitor assai, e si questa Illustrissima Signoria
savesse questo, gè provedcria di danari da poder
viver la so caxa. È lontan de Vasmonestier circha
mezo mio, locho molto a proposito a uno orator,
perché li signori di la corte stanno circum circha;
perché V orator non dia far marchadantie, ma solum
intender quello si fa a la corte. Non dorme do bore
la note; va tardi a dormir, è lievà a bona bora. liem,
scrive, e sta deliberà per el Parlamento, piacendo a
Dio, la Sacra Maiestà di questo Re passerà questa
averta in persona con 60 milia persone, lutti homeni
cernidi che valeni per 100 milia. E si dize che 1 re
di Pranza non Taspeterà, e che questo Re bavera una
gran vitoria. Non è possibile inglesi voiu veder fran-
zosi ; per el tempo passa*, in la terra di Londra so-
leva esser assa' franzosi, richi merchadanti, che te-
gniva caxa ; qualche tino eh' e resta è sta messo in
preson e tolto li soi beni, e quelli intromessi ; qual-
che uno di mestier é restado, ma quando englesi li
trova fuor di caxa, li tratano maL Item, bano butà
una dexima a tutto il regno, e signori e gran mai-
siri segondo el suo haver, e li homeni de mestier,
3^3* servidori e famegii, paga uno soldo per uno, zoc
per testa, che sono pizoli 38 di nostri : trazera più
de un milion d'oro. Siche il Re la voi far la guerra
con tutti i modi; é zovene di anni 33, gaiardo;
quando el camina, la terra gè scota sotto ì pie' ; é
ben disposto, grando e grosso, e voi gran ben al
magnifico orator nostro, e voi vadi con lui ; siche
bisogna danari da metersi in bordine.
Scrivendo questa, e zonto nove di spagnoli, che
hanno fato i gran tagiade de franzosi, et spagnoli é
sta vinzitori del campo, et è sta tagià a pezi 1600
homeni di arme franzesi, cavali lizieri e fanlarie, in
tutto sì dice morti di francesi 20 milia. Ira i altri
quel monsignor di la Peliza, e di spagnoli pocho
mancho numero è sta morti. Franzosi, credendo de
trovar spagnoli mal provisti, veneno a una terra dita
Pampalona, la qual leniva spagnoli ; la qual francesi
la piò e mescla a saclio, e cussi feze a do altre terre;
ma spagnoli se messeno in ordine, el a la sprovista
veneno> e tolse de mezo franzesi, e fono a le man, e
spagnoli gè tolseno a francesi tutti li botini falli in
dite terre, e rompete il campo di franzesi. Ma da
/ Diarii di M. Sanuxo. — Tom. XV.
novo franzosi se lianno rcfali, et hanno combalulo 3
allri zomi, a la fin spagnoli sempre è stati vinzitori.
Si tien, il re di Pranza si anderà a sconder in una
busa sotto terra, e non aspeterà V exercito di que-
sto Serenissimo Re, qual sarà a la verta piacendo
a Dio.
Nicolò Di Pavri, trivixan, eie.
Copia di una leiera di uno astrologo Marco 33r)*>
Chaìlo fiehreoy habita in questa terra, man-
data al Principe nostro.
Serenissimo Principe.
Retrovandomi bora quatro anni in Manopoli, e
intendendo la impresa se movea contra questa Illu-
strissima Signoria per re di Pranza et compagni,
trovai per directa scientia astrologica, che la Illustris-
sima Signoria seria aflannala e non pocho. Imperò
in fin se ne prevaleria, cum subsidio de chi alhora
non stimava né pensava. Et in non tropjK) spacio de
tempo, per causa de morte de un principe, seguirla
utile et honor notabile a la Illustrissima Signoria.
Qual Jt«deYfO presentai ad missier Andrea Donado re-
clor de Monopoli et molli gentilhomeni se ritrovavano
in quelle parte. Tengo per certo, el principe esser lo
Pontefice mancato in quesli giorni, perché habiando
ben calculato circ^ tal morte, trovo per causa di
quella ne seguirà ben notabile ad questo Illustrissi-
mo Stalo. Et benché lo futuro Pontefice mostrarà in
principio de portarse fredamente per questa Illu-
strissima Signoria, tamen con deslreza et bon modo
sera causa di ben in gran parte, et Indubitamentc
prestissimo se adaptaranno le cosse de questo illu-
strissimo Stato. Et non é da dubitar habia de haver
mal per la eccUpse del sol sera a di 7 de Marzo
poco pò mezodi, qual sole li potentati, per-
ché non li offenderà, ma pili presto minaza mal,
et maxime a la persona de un principe de cristiani.
Reservandomi notifichar ad vostra Serenità, fra pò*
chissimi giorni, li eflecli de la rivolutione de 151 3,
de questo Illustrissimo Stalo sera a li 17 de ManEOi
qual Idio prosperi. Amen.
Veneciis, 37 Fébruarii 1513.
De vostra serenità humìle servo
Calo Calonymos
phìsico bebreo.
1) Ix* calte óU e 3'ir iwQo buiDche.
31
579
MDXIII, FEBBRAIO.
580
325 * Effeeti de la revólutione de V anno 1513^ de
la Illustrissima Signoria, quale sera olii 17
de Marzo^ extraHper Calo Calonymos phi-
sieo hebreo.
La Illustrissima Signoria bavera bon et felice
SDDO, et augumenlerà in reputation, precio^ valor, et
nome tra li potentati, et vegnirà in maior dominio,
società, vesti, et servitori.
Sera felice in cose spectante al dominio, et di-
gnità : finalmente bavera honor et dignità da poten-
tati superiori : e se unirà et bavera presidio da per-
sona excelse, et non li mancharà ben da la religione
et Ecclesia, et ancbe da persone se demostrerano
essere soi adversarii.
Farà accordio con adversari e con cbi in fine
mò ha babu lite et controversie, benché seri cum
lactura de dinari.
Bavera de molti amici. Tamen adverta non sia
vexata de assassinamento de alcun de loro, qual non
serano vili bomeni ma principi excelsi.
Viderà jaclura de alcuni inimici ; benché anche
epsa non sera libera questo anno de lor molestie,
perturbatione et persecutione ; et ad questo habia da
star vigilante con lo libero arbitrio, tanto pid siando
a suo presidio le bone costillationi precedente : qual
Idio prosperi. Amen,
Venetiis 5 Martii 1513.
326 Sumario de una Belatione fata a li Capi di X
per domino Andrea de Braida dolor, cita-
din proihonotario veronese, del 1513, del
mexe di Fevrer.
Excelentissimi ac invictissimi signori mei
demeniissimi.
Hessendo stato auditore dil reverendissimo car-
dinal di Gonzaga, dal 1505 fin 1509 di Febraro, é
stato per tuta Italia et extra oratore. Venuto a Ve-
rona del 1507 a di 3 di Àvosto, dove dimoroe fino
a di 10 Marzo 1510. Poi «indo in Alemania a la Cesa-
rea Maìestà causa tuendijura dil signor Frachasso
et Hironimo Guidotto incarzcrati in Verona per
causa di questo Eccellentissimo Stato, et tandem ne
riportò vitoria. E tornato a Verona, successe di Se-
ptembre 1510, che *1 campo di la Signoria vene a
le mura del castello di San Felice di Verona, che fo
a di 15 Septembrio, la dominica, circha meza nocte,
e vi stete fino a li 21, ba tendo continue con le artel-
larie. E levato poi Y esercito per venir a Cotogna,
Soave e Montagnana, se tralò nel Conseio di T lm|)e«
ratore in Verona, voler abrusare tutte le ville erano
per la strada, insino a Vicenza. E sparta la fama, li
vilani di Lavagne, dove è il potere di la caxa di
Braida, li villani li fece intender che lo aiulasscno
quella villa; et cussi lui obtene questa gratia in
scriptis, che niun soldato vi andasse li per sachi-
giare, brusare, né molestare essi villani in pena di
la forcha, e li villani li amazassero impune, ve-
nendo a questo essi soldati : et questi villani si ac-
cordono con li signori in ducati 200 di taglia. E an*
dato lui li a la villa di Lavagne, fu preso da 8 vil-
lani e Io condusseno a Montagnana dal proveditor
zeneral Gritti, el qual lo injuriò assai, e messo ne
le man di Angelo Justo barisello dil campo, e lo
messe in zeppi, e stete zercha meza bora. Et poi
il colateral, venuto da Figarolo, lo vene a visilar
e steteno in longo ragionare utile a questo Slado.
E a bore 3 di note andò dal proveflitor, dove sle-
teno a ragionare fin bore 7, e li narò dal principio
che fu fata la Liga centra la Signoria fìn che *l fu
preso, e li tractali facti a ruina di questo felicissimo
Stato, e la causa perchè il re di Franza si era levalo
di la Liga contro la Signoria, et causam qucerit qui
vult discedere ah amico, e fo la causa di lo accordo
fato con r Impera ter e la Signoria a la guera di Ro-
veredo; e molte cosse disse. E come, quando el Re
vene a Milan, era in una chiexia picela quando se-
gui il conflitto del nostro campo, lontan da lo exer-
cito poco; eravi el cardinal Roan et San Severino e
domino Andrea dal Borgo a cavallo di chinee e mule,
e vene uno cridando: < Sacra Maieslà, el campo vo-
stro è rotto >. E inteso questo, subilo mandò iterum
quel medemo a veder la verità, e partito, sfatim
vene uno altro cridando: a Sacra Maiestà, levalivc,
che 'I campo è rotto ». E subito smontato di cavallo
insieme con \i signori che lo acompagna vano, (uUi
montone sopra cavalli coradori. Poi vene coren Jo el
capitano Stafon, dicendo : « Sacra Maiestà, non ve
movete che son rotti loro ; vero è che 1 noslro primo
squadron é fracassato e credevamo esser rotti, ta-
men al presente sono in fuga li inimici, e roti. » E
il Re, inteso questo, smontò da cavallo e donollo
al dito capitano Stafon. Item, quando il Re vene
a Peschiera, quel fece a saper al marchexe non li
voleva dar Peschiera, e li rispeli ; e mandò a Vltn-
perator, oferendose più volte propriis expefisis dc-
fenderli tutto el suo Stado contro la Signoria, taiilo
che la fusse disfata. E fu fato una Dieta in Aleniagna,
fini a di 95 Mazo 1510 in Augusta, dove era li si-
gnori e principi di Alemania con V Imperator, et
581
IIDXIII, FU)BRAIO.
582
monsignor de Grassis legato dil Papa, Y orator di
Pranza, e di Spagna, di Ferara e di Manloa, e molti
ultri : e dito legato si parti in discordia de lo Impe*
rator, e andò in Ungaria e Polonia; e in questa Dieta,
ci duca di Sassonia fo partialissimo di questo Slato.
E fu concluso in questa Dieta, dar a la Cesarea Maie*
sta 250 milia fiorini di Reno per far questa guerra,
e in altro la Alemania non si voleva impazare ; li qual
danari fo la metà spesi avanti el si levasse di Augu-
sta. E fu facta una invectiva contra questo Stato, re-
o^^G " citata ne la Dieta. E disse quanti, e quali inimici e
rcbelli di questo Slato fo in la Dieta : e come lui fece
uno epigramma contra, e disse l'Imperatore non
vena a impresa in Italia che 'I stesse più de doi mcxi.
E narò le zente, zoc capi erano in Verona di zente di
gucra de ogni sorte, e in caxa di cui stavano ; e dove
slava le guardie il di e la noi te, e li rebelli e marctìe-
sobi che in la terra si trovavano, e li consegli facti
in Verona molto secreti, e come avea in Verona
aiutato molti marcheschi erano per esser apichati,
fra li qual Bernardin Baldanuzo, Berto deli Resi,
Alberto da Camera e molli altri. Tandem, inteso
(juesli ragionamenti, el proveditor Griti lo liberoe,
né volse pagase taia, dicendo, per uno era in cam-
po, havia auto mala informatione di lui eie, qual
Io scazò de 1* exercito ; e li oferse a rimaner lui in
campo et quia omne mendacium pravum est
et fugiefìdum. Dice i intrata circha ducati 500 e
do oficii li ha donato 1* Imperator ; e rechiesto esser
dil Consejo di Soa Maiesti, però volse ritornare in
Verona. E il proveditor li donò ducati 300 di in-
trata a Lavagno e restò; ma mai potè aver nulla. E
ìntrò col campo in Padoa; vene a Venecia a far ri-
verentia al Prìncipe el qual li confirmò il tutto et è
slato sempre in caxa del magnifico colateci.
Nara poi le cose ha fato ne lo exercito.
Come Irato dì aver la cittadella (di Verona?)
con il capitano Marlin e il capitano Manion francesi
di 150 fanti Puno, e la voleano dar per danari eie.
Item, lui avisò si levasse il campo di Lonigo, per-
chè francesi veniano via; etiam avisò poi la perdeda
di Bressa e captura del Grilli ; che il duca di Ferara
con molta gente andava a Ravena; e di 150 ca-
vali lizieri intrati in Lignago; e il signor Antonio
Maria Palavisino era inlrato in Verona, e Alvise
d'Ars, le gente del conte Zuan Francesco di Gam-
bara e il baron di Conti e altri, fin al numero di
oOO homeni d' arme, Hironimo di Napoli con 800
fanti et 7 bandiere di todeschi et 7 boche di artel-
laria tra grosse e minute : qual cose fece intender al
proveditor Capello. Dixc, continue ha auto inlelli-
gentia con li soi parenti in Verona e amici marche-
sebi, di ritornar a le mure et far sedur. Verona mai
si bavera si non con la lanza su la cossa o con in-
telligenlia: exgestis dedaratur animus. Di testi-
monii : il colateral, Zuan Piero Stella, Piero Brexan,
Alexandro Cappelo, Antonio Da Fino, Francesco
Perduzi era locotenente a Soave, Francesco vico
colateral, conte Bernardin, conte Guido Rangon, do<
mino Antonio di Pii, domino Jannes di Campo Fre-
goso, Schandarbccho, eie.
1512, die 22 Februarii. In Bogatis. 327*>
Sacro Collegio Eeverendissimorum Dominarum
Cardinalium.
Exempìum-
Cum intellexerimus, maxima animi nostri mole-
stia, Sanclissimum Dominum Nostrum adeo gravi
egritudine laborare ut multi jam de eius vita despe-
randum esse arbitrantur, nostrum esse exislimavi-
mus, in hiis temporum augustiis et in rerum maximis
perturbationibus, has nostras breves ad Reverendis-
simas Dominationes Vestras dare: quas, etsi prò
comperto lenemus (quando id accideret, quod Deus
Omnipotens avertat), prò sua religione, sapientia et
bonitate, in nova Summi Pontificis creatione, omni
cum sincerilate, timore et reverentia Dei, causa cuius
agitur processuras, tamen, ut nobis ìpsis et peculiari
instituto Reipublìcse noslrse defuisse non videamur,
eas majorem in modum et loto cordis affectu prae-
camur et oramus, ut habita prsesertim ratione honoris
Omnipotentis Dei et islius Sanctissim» Sedis, ac la-
bantis Christiana Reipublics, curent et omnes dent
operam eum Vicarium Christi eligere, quem su-
prema ista dignitate, ac tanto regimine dignun) esse
censuerint. Non dubitamus quod libera enini Re-
verendissìmarum Dominationum Veslrarum vota;
voluntaria electio, et rite et canonice acla. Cum ta-
men hoc sii praecipuum desiderium nostrum, quid-
quid nobis a Divina bonitate conoessum est, Reve*
rendissimis Dominationibus Vestris ac sacrosanto
isti coetui libere offerimus, ut veros Catholicos
et Sancls Aposlolicie Sedis devotissimos cuUores
decet.
1) Lo carte 327% 328 e 328* sono bUocbo.
583
MDXtU) FEBBRAIO.
m
329 1513, die 22 Februarii. In Santo Banifatio,
Mostra di sente d'arme.
lli.sig.gubernator Zuan Paulo Bajon
111. cap. di le raiitarìe Renzo da Zere
Magnif. conte Bernardin Portebrazo
Mag. conte Antonio di Pii
Mag. cavaiier da la Volpe.
Mag. dom. Guido Rangon
Domino Àguslin Brignan
Conte Carlo Portebrazo .
Domino Julio Manfron
Domino Costanzo di Pii .
Don). Zuan Paulo da Santo Anzolo
Domino Ale.xandro Pregoso
Domino Zuan Batista da Pano
Domino Petro da Longena .
Domino Marco Antonio Motella
l<DZ«
duetti
225 2550
127
1257.2.12
82
817—18
46
457.3.13
32
377.4.14
8G
845
16
158.3.11
6
59.5.11
28
277.4. 3
21
208.2.13
29
286.3. 9
43
427.5. 4
38
374.5.16
53
522.5.17
43
426.5.15
875
9408.4. 4
Alozano in Potetene,
Lo illustrissimo signor govemator
Magnifico conte Guido Rangon . .
Domino Zuan Baptista da Pano . .
lanze 235
> 86
> 38
349
In Padoana vidclicet Arquà et Teolo
Domino Antonio di Pii lanze 46
Domino Costanzo di Pii > 21
Domino Alexandro Pregoso ... > 43
» 110
Montagnana, Este et Moncelese.
Magnifico conte Bernardin .... lanze 82
Conte Carlo suo fiol > 6
Domino Julio Manfìron » 28
Domino Pietro Longena > 53
Domino Zuan Paulo da Sani' Anzolo . » 29
> 198
In Vicentina.
Illustriss. capitano di le fantarie .
Magnifico cavaiier de la Volpe . .
Domino Augustin Brignam . . .
Domino Marco Antonio Motella ,
3-::
lanze
197
32
IG
43
218
Balestrieri hanno fato la mostra.
Mag. domino Baldisera di Scipion .
Domino Zuan Porte . . .
Domino Nicolò da Pexaro .
Domino Zuan di Naido . .
Strenuo Parfarello ....
Domino Alexandro Donato .
Domino Prancesco Contarini.
Strenuo Marco di Calabria .
bftlwtr.
77
67
60
55
U
32
25
16
duetti
368—
300—
270—
240—
188.3. 2
140.3. 2
i 12.3. 2
76.3. 2
376 1696-
Fanti, pagati poi la partita dil campo
dil provedator Capello.
1 4 Pevrer Dom. Babon di Naldo
Gallo di Brixigella .
16 d. Renzo da Perosa
17 d. Aurelio Brexegella .
Guido de Naldo . .
Rizo da Cavina . .
Babin de Naldo . .
Dom. Benedetto Cri-
vello
19 d. Zuane de Naldo . .
1513 2 Marzo Bariselo
3 d. Tomaxo Pabron
3 d. Alfonso del Mutolo
8d. Alberto da Perosa . .
Silvestro da Perosa .
9 d. Domino Guagni Pìn-
con
Matheo dal Borgo .
prov. doeati
284 952—18
61 198.4. 4
138 486.3.14
58 189— 4
238 762,1.8
89 280.3.14
29 279.1.14
500 1387
85 258.1.16
20 107.2.3
212 686.1.14
149 490.3.4
530 20-4
53 180.1. 4
237 799.2.14
102 343 —
Fr.NE DIìL TUUO QUINDICESIMO.
INDICI
t Diarii di M. Sanuto. - Tom. IV. 38
INDICE GEOGRABTCO
Aar, fiume in Sviaera, 441, 448.
Aboukir, 193.
Àbrazxo, 116.
Adda, fiume, 16, 55, 59, 74, T7, 178, 191, 860, 403,
458.
Aden, 855.
Adiffe, fiume, 78, 102, 109, 179, 358, 269, 280, 286,
335, 839, 842, 845, 346, 865, 871, 872, 374, 878,
881, 891, 403, 407, 408, 468, 404, 465, 478, 482,
488, 485, 488, 496.
Adriatico, golfo, mare, 809, 882.
Adrianopoli, 847, 536.
Alba (Ungheria), 346.
Albarò, Albaredo (Tetoneee) , 102, 385, 408, 407,464, 488.
Alemagna, 120, 170» 192, 248, 251, 256, 826, 451, 452,
483, 484, 488, 518, 521, 528, 531, 532, 533, 535,
536, 537, 545, 553, 566, 567, 559, 569, 579, 680,
581.
Aleppo, 202, 857, 858, 410, 418.
Alessandria (d'Egitto), 14, 16, 17, 19, 21, 22,27,31,
38, 66, 105, 178, 186, 188, 192, 198, 194, 195, 199,
202, 204, 205, 208, 255, 268, 418, 480.
Alignano, (bergamasco), 855.
Almfssa (Dalmasla), 154.
Alvemla, 554.
Amasia, 898, 512, 586, 547.
Anatolia, 26, 185, 512.
Ancona, 390.
Andemopoli, ▼. Adrianopoli.
Andre (isola), 482, 489.
Anfo (rocca d*), 896.
Angoli, Angora, 252, 287, 824, 892, 410, 512.
Antignate (cremasoo), 102, 108.
Antivari, 221, 418, 469, 470, 471, 472, 473.
Antona ▼. Southampton.
Appenzei, 442, 444.
Ara ▼. Aar.
Aragona, 169, 511.
Arbe, Isola dell* Adriatioo, 284.
Aroole (veronese), 488.
Are (Adria), 419, 511.
Argenta, 68.
Arquà, 583.
Artamnra, 209.
Araignano, 567.
Asia, 170.
Asti, 10, 49, 503, 510, 531, 546, 558.
Augusta, 580.
Austria, 18, 170, 177, 287, 341.
Avignone, 411, 418, 642.
B
Bada (Baden), 10, 25, 48, 117, 183.
Badia (la) Polesine, 849.
Baffo V. Pafo.
Bagnacavallo, 37, 68.
Bagnolo, presso Crema, 74, 82, 88, 95, 97, 98, 99,
103, 251, 292, 323.
Bajona (Spagna), 15, 32, 45, 47, 78, 106, 131, 144,
175, 184, 190, 193, 212, 228, 286, 252, 281, 812,
826.
Barbarla, 392.
Barberino, 9.
Barcellona, 32, 34, 168, 411.
Barco (ferrarese), 22.
Bardolano (Lombardia), 826, 230, 246.
Barato Y. Beyroutb.
BaraqjQum (castello sul confini fra Inghilterra e Soo-
sia), 806.
Basilea, 441, 448, 444.
Bassano, 254, 868, 872, 429, 628.
Bastia (la), 55, 68.
Baviera, 65, 120.
Bebé (canale delle), 858.
Bedissola (Bidinolo), 251, 896, 520.
Bellinsona, 49, 441.
Belvedere, presso Firenze, 83.
Bergamasco, 16, 53, 76, 88, 280, 338, 442, 346, 349,
884, 855, 359, 360, 865, 871, 875, 878, 381, 390,
408, 403, 414, 497, 484, 685*
Bergamo, 7, 15, 16, 28, 85, 88, 40, 63, 54, 55, 61,
82, 84, 86, 88, 92, 94, 95, 97, 98, 99,
100, 108, no, 117, 128, 129, 130, 135,
158, 163, 164, 166, 167, 172, 173, 174,
188, 191, 192, 193, 217, 235, 236, 242,
247, 249, 251, 252, 257, 269, 272, 290,
591
INDICE GEOGRAFICO
•w
S83, 284, 285, 292, 301, 811, 312, 317.
326, 332, 333, 337, 338, 341, 851, 354,
359, 360, 371, 372, 375, 379, 380, 390,
362, 393, 394, 402, 403, 4U, 419, 422,
427, 448, 457, 458, 464, 467, 477. 478,
484, 493, 494, 499, 602, 503, 504, 507,
510, 514, 518, 524, 526, 527, 536, 540,
544, 546, 553.
Bergramo, (la Cappella] y. Cappella.
Berna, 441, 442, 443, 444,
Beyrouth. 21, 27, 31, 208, 391, 418, 452, 493, 498.
Bles V. Blois.
Blois, 44, 45, 47, 48, 130, 191, 193, 235, 897, 401,
409, 466, 491, 496, 541, 550, 551, 554.
Bichieri (Egitto) ▼. Abonkir.
Bisagno (torre di), 43.
Biscaglia, 533.
Boardo, sui monti del lago di Garda, 396.
Boemia, 327.
Boi (neir isola della Brazza in Dalmazia, 153, 221.
Bologna, 6, 29, 30, 35, 37, 104, 248, 249, 254, 280.
236, 338, 340, 364, 381, 385, 424, 445, 446, 475,
484, 485, 496, 510, 511, 516, 517, 532, 545, 558,
559, 567, 570, 672.
Bolognese, 116, 119, 158.
Bolzano, 132.
Bonvicino (ponto di), 44.
Borgogna, 45, 47, 122, 170, 235, 475, 525.
Boulogne, 47.
Brabanto, 170.
Brezza, isola in Dalmazia, 152, 153, 221.
Brella (presso a Lione), 45.
Brembo (cremasco), 126.
Breno di Valcamonica, 185.
Brescia, 6, 7, 11, 13, 14, 15, 17, 21, 23, 28, 34, 35,
36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 46, 52, 60, 61,
63, 64, 70, 71, 75, 77, 78, 79, 80, 84, 35,
86, 88, 89, 91, 94, 96, 98, 99, 100, 102,
103, 107, 109, 110, 112, 113, 114, 117, 119,
120, 124, 125, 126, 127, 128. 129, 130, 132,
133, 135, 136, 142, 145, 157, 158, 159, 161,
163, 164, 165, 166, 167, 174, 178, 179, 180,
181, 182, 184, 185, 187, 188, 190, 191, 192,
201, 210, 211, 213, 214, 215, 216, 219, 224,
229, 230, 231, 232, 233, 234, 235, 236, 237,
238, 239, 240, 241, 242, 243, 244, 245, 246,
247, 248, 249, 250, 251, 252, 253, 255, 256,
268, 259, 260, 261, 264, 266, 267, 269, 271,
273, 274, 275, 277, 279, 280, 283, 284, 287,
268, 289, 290, 291, 292, 293, 294, 295, 296,
297, 298, 299, 300, 801, 302, 303, 304, 307,
308, 309, 310, 811, 817, 318, 319, 322, 826,
328, 329, 383, 335, 837, 838, 339, 341, 342,
346, 349, 350, 351, 361, 364, 365, 366, 370,
873, 389, 400, 402, 408, 428, 445, 446, 450,
467, 479, 494, 499, 500, 506, 512, 513, 518,
520, 521, 528, 542, 543, 544, 545, 546, 559.
Brescia, batteria della Posteria, 91.
» batteria del Torresin, 92.
» canton Mombello, 302, 803.
» castello, 7, 8, 47, 182, |224, 247, 249, 261,
262, 283, 288, 291, 293, 301, 302, 304, 310,
311, 320, 328, 329, 382, 835, 338, 342, 346,
350, 370, 410, 428.
» convento di S. Cosma, 288, 290, 299.
» duomo, 288, 300, 801.
» mercato nuovo, 296.
» monastero dei Carmini, 294.
» I) di S. Benedetto, 294.
» » di S. Faustino, 294.
» » di S. Francesco, 260.
» >» di S. Giovanni, 294.
,y » di S. Salvatore, 297.
» piazza del Duomo, 288.
i> porta Brnciata, 288.
» » S. Alessandro, 145.
» D di S. Giovanni, 301, 304.
» » di S. Nazaro, 80, 224, 241, 301.
» i> delle Pile, 8, 181, 182, 190, 299, 301.
» » di Torreltinga, 91, 115, 166, 182, 183,
224, 284, 241, 274, 299, 301, 310.
» S. Alessandro, 279.
» S. Apollonio, 242, 270, 297.
» S. Barnaba, 294.
» S. Maria in Calcara, 289.
» S. Maria della Consolazione. 288.
» S. Maria in borgo s. Giovanni 6.
» 8. Pietro Olivier, 288, 297, 302.
» torrione del Coltrin, 91.
» torrione della Pusterla, 259.
Bresciana, 8, 16, 40, 76, 161, 190, 280, 203, 298, 308,
319, 321, 822, 323, 342, 349, 865, 866, 367, 369,
883, 399, 410, 428, 429, 468, 506, 518, 531, 535,
540.
Brest (porto di), 208, 202, 227, 228, 280.
Bretagna, 46, 47, 85, 95, 208, 209, 227, 533.
Brianza, 467.
Brioni (grappo d' isolette sulla costiera istriana), 159.
Brondolo (porto di), 27, 376.
Brulé (le) 195.
Buda, 184, 286, 346, 364, 462, 518, 536.
Bulacbo (Egitto), 194, 203.
Burano, 12, 22.
Burgos, 34, 168, 512.
Bursa (Turchia), 324, 847, 357, 410, 507, 512, 547.
Caionigo (Bresciana), 292.
Cairo (Cayro, Cayero), 16, 17, 19, 24, 174, 192, 193,
194, 196, 202, 203, 207, 208, 264, 266, 856, 357,
358, 457, 533, 542.
Calais, 47, 192.
Calcagese, in veronese, 396.
«^
593
INDICE GEOGRAFICO
594
Calcutta, 185, 355, 856.
Calzò, presso Crema, 98, 102, 122, 268, 280, 330.
Cambra!, 191, 510.
Candia, 14, 16, 21, 27, 56, 174, 202, 203, 208, 210,
267, 412, 479, 480, 490, 548, 549, 551.
ìì monastero di S. Francesco, 210.
Caodistria, 12.
Canea, 492, 551.
Canneto (mantovano), 338.
Capodistria, 12, 500.
Cappella (la) rocca di Berg^amo, 54, 84, 85, 87, 88,
92,94,97, 99. 103, 110, 114, 128, 129, 174, 2'Ì2,
283, 284, 285, 308, 312, 317, 319, 338, 338, 342,
354, 359, 371, 375, 393, 494, 518.
Caramania, 512.
Caravag^o, 98, 102, 110, 129, 339. 403, 469, 602.
Carpenedolo, presso Brescia, 297.
Cartagena, 325.
Casaimaggriore, 128, 520, 536.
Castagnedolo, bresciano, 244, 270, 274, 310.
Castel Bolognese, 37.
Castel Lion (Lombardia), 112.
Castel 8. Angelo, presso Lodi, 319.
Castel S. Pietro (Romagna), 87.
Castiglia, 144, 512, 541, 542.
Castiglione delle Stiviere, 214, 227, 229, 230, 515,
544.
Castion (bresciano), 233.
» (veronese), 373.
Castrozago, 333.
Catalogna, 169.
Cattare, 69, 551.
Cavicino (presso Brescia), 279.
Cazan, 530, 532, 537, 538.
Ceneda, S82.
Cefalonia, 509.
Cervia, 561, 570.
(Giaffa, Caffo, 88.
Cbambery, 47.
Cberso, 379.
Chiaravalle (badia di), 422, 427, 434, 449, 456.
Cbiari, 311, 321, 323, 328, 331, 339, 342, 346, 350.
Chioggla, 21, 22, 26. 27, 28, 62. 68. 96, 111, 114,
133, 160. 189, 213, 233, 258, 277, 281, 282, 285,
286, 312, 320, 324, 334, 368. 374, 376, 377, 379,
382, 394, 408, 409, 418, 497, 502, 520, 531, 537,
538, 542, 553.
Chiras (Persia), 439.
Chocai, Coccaglio, 295, 544.
Cipro, 18, 21, 103, 174, 175, 188, 200,203,207,208,
258, 266, 422, 438, 490.
Cittadella, 285.
Città di Castello, 32.
Cittavecchia (Dalmazia), 151, 154.
Civldal di Belluno, 351, :ì05, 507, 548, 570.
Civitavecchia, 168.
Clatmuno? (Persia), 439.
elusone, 13.
Cotignola, 34, 104.
Coirà, 100, 442.
Cologna, 102, 119, 182, 100, 212,334,365, 371,872,
374, 400, 422, 434, 464, 483, 532, 543, 579.
Ck>lonia, 104, 341, 373.
Coloqut V. Calcutta.
Comaccbio, 373.
Combaja (India), 355.
Como, 217.
Concordia (Emilia), 173, 558, 559.
Conegliano, 187, 283, 410.
Corassan, Korassan, provincia presso la Persia, 358,
440.
Corbole (bocca di Po), 97.
Coreggio (veronese), 179.
Corfù, 21, 208, 249, 276, 286, 345, 421, 493, 548, 549,
551.
Cortaruolo (padovano), 87.
Corvazia, Corbavia v. Croazia.
Costantinopoli, 14, 16, 26, 185, 251, 252, 282, 287,
324, 345, 347, 348, 358, 892, 410, 416, 439, 507,
509, 512, 534, 536, 540, 545, 547.
Costanza, 80, 120.
Covo (cremasco), 102, 103.
Crema, 6, 7, 8, 9, 14, 15, 16, 17, 21, 23, 28, 34, 36,
38, 39, 40, 41, 46, 52, 53, 54, 55, 56, 59, 60, 61,
62, 63. 64. 65, 69, 70, 71, 72, 73, 76, 77, 78, 79,
80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 92, 94,97,
98, 99, 100, 102, 103, 107, 108, 109. HO, 111,
112, 113, 114, 117, 126, 228, 129, 130, 132, 133,
134, 135, 136, 242, 243, 158, 163, 164, 166, 167,
173, 174, 180, 184, 185, 190, 192, 193, 210, 211,
235, 249, 250, 252, 256, 258, 263, 269, 276, 293,
294, 305, 307, 311, 319» 326, 332, 333, 337, 841,
342, 344, 346, 347, 349, 351, 354, 364, 365, 371,
372, 374, 375, 379, 381, 390, 391, 393, 395, 397,
403, 404, 405, 406, 409, 417, 422, 427, 446, 448,
453, 457, 458, 460, 461, 403, 474, 477, 478, 479,
481, 482, 485, 486, 489, 492, 493, 494, 495, 497,
499, 500, 502, 503, 506, 513, 514, 515, 516, 518,
524, 526, 536, 543, 536, 553, 569, 570.
Cremasco, 66, 67, 76, 81.
Cremona, 10, 15, 37, 38, 40, 44, 85,97, 98, 101, 103,
109, 110, 112, 117, 119, 124, 135, 159,
163, 180, 213, 230, 245, 263, 276, 291,
292, 298, 317, 318, 320, 331, 333, 334,
337, 338, 348, 351, 352, 354, 359, 360,
366, 367, 371, 372, 375, 379, 381, 392,
402, 484, 492, 498, 504, 505, 506, 508,
514, 516, 518, 519, 321, 531, 533, 546,
550, 551, 556, 569, 571.
» castello di, 47, 371, 412, 456, 461, 489,
494.
Cremonese, 88, 234, 246, 321, 322, 323, 345, 474, 485,
489.
Creola (padovano), 453.
593
INDICE 0£OGRAF100
59C
Crespino^ 55, 213.
Croazia (Corvazla), 21, 41, 170, 287.
Croce bianca, al ponte di Bonvicino, 44.
Croseta (bolognese), 558.
Cuora y. Coirà.
Cuzi (?) India, 356.
Dacia, 390, 580.
Dalmazia, 21, 145, 151, 153, 155, 156, 186,320,347,
425, 453, 551, 552.
Damasco, 87, 185, 198, 199, ^00, 202, 203, 207, 258,
320, 355, 356, 358, 457, 479, 480, 540.
Damiata, 23, 24, 203, 207.
Desenzano, 89, 99, 307, 308, 311, 317, 820, 321, 323,
324, 827, 328, 329, 331, 332, 835, 336, 388, 339,
340, 342, 343, 344, 345, 382, 396, 428, 450, 455,
463, 468, 482, 485, 509.
Dobla (Douvres), 529.
Doblacco V. Toblach.
Domodossola, 10, 49.
Dacboscan, nome turco della parte settentrionale del
mondo, 448.
Dulcigno, 419.
i
Ebesciat in Germania, 13.
Ebro (fiume), 168.
Egena, Egina, 545.
Egitto, 356.
Epiro, 425.
Eraperswal (Rapperswill), Svizzera, 444.
Erzingan (Persia), 357, 358.
Este, 583.
Europa, 170.
Faenza, 508.
Famagosta, 207, 277, 391, 414, 493, 498, 522.
Feltre, 284, 285, 306, 326, 330, 335, 337, 339, 351,
415, 548, 570.
Ferrara, 9, 10, 21, 22, 27, 28, 29, 30, 34, 37, 61, 62,
63, 68, 84, 97, 103, 104, 109, 113, 114,
116, 145, 174, 168, 189, 213, 215, 218, 233,
237, 253, 254, 280, 285, 286, 312, 326, 329,
351, 333, 336, 337, 338, 340, 342, 444, 349,
S50, 351, 360, 361, 364, 366, 368, 373, 374,
876, 3S0, 384, 385, 387, 402, 411, 447, 461,
464, 475, 481, 483, 497, 506, 510, 526, 531,
536, 641, 545, 546, 555, 557, 560, 567, 570,
581.
(la Certosa di), 22.
San Luca, 22.
borgo delle Pioppo, 22, 213.
»
»
»
Ferrarese, 213.
Fiandra, 95, 192, 285, 372.
Ficarolo, 580.
Finale, 45, 233.
Firenze, 6, 9, 10, 16, 23, 28, 29, 30, 32, 38, 34, 36,
37, 39, 42, 43, 44, 45, 58, 55, 57, 58, 61,
63, 92, 93, 100, 101, 104, 105, 115, 122.
128, 133, 147, 157, 255, 286, 807, 812, 318,
338, 371, 384, 410, 415, 496, 545, 559, 570,
572, 573, 574.
» casa Medioi, 58.
» chiesa dell* Annunciata, 105.
» chiesa dei Servi, 58.
» piazza della Signoria, 105.
» quartiere S. Croce, 106.
» » 6. Giovanni, 106.
» » 6. Maria Novella, 106.
» » S. Spirito, 105.
Firenzuola, 254.
Fiume, 26, 68.
Fontanella (cremasco), 102, 103.
Fonterabia, 168.
Forlì, 837, 339, 570.
Fornaci (le) bocche di Po, 282, 286.
Fossombrone, 364.
FoBSon, presso le bocche de Po, 282.
Francia, 9, 10, 14, 15, 20, 34, 39, 40, 41, 44,46,48,
54, 55, 56, 65, 70, 78, 85, 93, 99, 102, 104, 111,
113, 114, 122, 127, 130, 135, 143, 169, 172, 174,
191, 192, 193, 210, 212, 213, 215, 216, 217, 231,
237, 239, 245, 248, 251, 256, 257, 259, 260, 261,
266, 283, 284, 290, 295, 305, 311, 812, 336, 337,
340, 341, 346, 353, 359, 360, 392, 397, 401, 402,
407, 409, 411, 414, 322, 427, 449, 461, 466, 475,
481, 483, 484, 488, 491, 492, 496, 498, 499, 502,
503, 505, 507, 508, 510, 512, 514, 517, 518, 519,
520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527, 528, 529,
530, 531, 532, 533, 534, 536, 537, 541, 544, 545,
550, 551, 553, 554, 555, 556, 558, 559, 560, 567,
568, 569, 570, 571, 576, 577, 578, 580.
Franzaourta (bresciana), 262, 299.
Friburgo, 441, 443, 444.
Frislinga (Inghilterra), 529.
Friuli, 35, 51, 65, 172, 337, 351, 369, 392, 422, 426,
465, 483, 484, 486, 491, 492, 540, 548, 553.
Fusina v. Lizza Fusina.
G
Galizia, 533.
Gallipoli, 287.
Garda (lago di), 79.
Garfiagnana in Toscana, 475.
Gazeta (la) sotto Brescia, 126, 243, 245.
Gavardo (bresciana), 251, 292, 438, 450, 455, 468,
506.
Gedi, Ghedi (bresciana), 233, 238, 242, 244, 247, 248,
r>j)7
INDICE GEOGRAFICO
598
251, 257, 258, 2C7, 268, 270, 274, 294, 310, 311,
319, 320, 321, 323, 324, 515.
GeDOva, 28, 43, 61, 95, 104, 107, 109, 110, 114, 135,
192, 193, 277, 354, 360, 361, 382, 436, 438,
439, 544, 570.
» castello della lanterna, 43, 354, 360, 361,
382,
» castelletto, 43, 45.
» (riviera di), 104.
Genovesato, 75.
Gelder, Oueldres (ducato di), 104.
Geradadda y. Ghiara d^Adda.
Germania y. Alemagna.
Gerusalemme, 20, 206, 261.
Ghiara d*Àdda, 15, 110, 119, 135, 139, 168, 180, 880,
263, 311, 331, 339, 351, 402, 403, 414, 418, 485,
492, 498, 505, 508, 519, 550, 551, 556, 571.
Giù (isola nei mari d' India), 855.
Glarona, 441, 443, 444.
Goito, 102, 457, 461, 478.
Golfo y. Adriatico.
Gorizia, 97, 131, 484, 498, 500.
Goro, y. Po bocca di.
» castello in iMrgamaica, 408.
Gozaldar (Persia), 439, 440.
Gradisca, 511.
Graflgnana y. Garfagnana.
Grecia, 425.
Grigioni (cantone de'), 442, 444.
Grisa lega y. Grigioni.
Grogno y. Logrogno.
Gruyera (contea di), 442.
G^jenne, 144.
Guzzago, Cuzzago (bresciana), 299.
H
Hamptona (lat), y. Southampton.
I
layza, 504.
India (mare dell'), 205, 335, 356.
Inghilterra, 9, 46, 47, 59, 65, 95, 118, 116, 119, 168,
173, 177, 192, 209,227,228,238,280,
285, 305, 306, 326, 334, 399, 341, 461,
465, 475, 488, 503, 511, 529, 633, 636,
537, 554, 555, 556, 572, 574, 576.
» (mari di), 281.
Innspmch, 11, 14, 25, 82, 85, 40, 69, 872.
Inochsland (nome tedesco di Friburgo?), 442, 444.
Intelvi (valle di), 49.
Isola della Scala, 29, 134, 173, 180, 188, 371.
Istria, 26, 27, 57, 108, 192, 285, 312, 391, 392, 418,
422, 479, 481, 493, 500, 548.
Italia, 10, 46, 47, 80, 87, 104, 108, 142, 144, 169, 175,
176, 193, 201, 203, 210, 213, 214, 216, 218, 236,
252, 2Ò9, 273, 300, 308, 315, 336, 337, 340, 842,
358, 359, 360, 361, 362, 369, 383, 385, 389, 409,
421, 422, 424, 425, 426, 441, 449, 452, 457, 460,
461, 467, 468, 481, 483, 499, 501, 503, 512, 515,
524, 551, 556, 561, 562, 668, 564, 579.
J
Jelsa (Dalmazia), 151, 154, 220, 223.
Landau, 490.
Lanzano, 276.
Lavagno (villa), 580, 581.
Lecco, 44, 47, 234.
Legnago, 117, 128, 213, 367, 372, 407, 426, 468, 504,
545, 548.
Leon (Spagna), 413.
Lesina, 12, 25, 26, 130, 131, 135, 151, 153, 155, 186,
220, 221, 223, 239, 348, 480, 551.
Levantina, valle, (Svizzera), 441.
Limmat o Linth (fiume in Svizzera), 441.
Lindinag v. Limmat.
Lione, 45, 47, 83, 130, 191, 216, 235.
Livenza (fiume), 35, 132.
Lizzaftisina, 400, 401.
Locamo, 10, 49, 118, 518, 546.
» (lago di), 49.
Loch (Germania), 13.
Lochies, (Francia), 217.
Lodi, 5, 7, 16, 60, 71, 72, 84, 94, 97, 99, 112, 117,
124, 126, 127, 130, 134, 136, 145, 163, 164, 173,
174, 180, 183, 191, 229, 280, 236, 255, 257, 276,
292, 304, 315, 319, 408, 420, 544.
Lodrone, 158.
Logrogno (Castiglia), 144, 165, 168, 169, 175, 350,
351, 864, 504, 511, 541.
Lombardia, 47, 62, 63, 85, 94, 105, 108, 116, 119, 122,
125, 126, 127, 132, 183, 135, 136, 145, 158, 163,
165, 166, 183, 184, 199, 212, 215, 217, 218, 256,
341, 352, 859, 364, 410, 426, 448, 449, 465, 504,
520, 526.
Lonato, 468, 474.
Londra, 192, 208, 281, 306, 826, 462, 480, 529, 533,
652, 572, 574, 576, 577.
Lonigo, 532.
Loraasan v. Corassan, terra del signore di Zagatai.
Lubiana, 97.
Lucca, 384.
Lucchese, 212.
Lucerà, v. Lucerna.
Lucerna (Svizzera) 10, 80, 118, 109, 307, 812, 315,
316, 873, 441, 448, 444, 493, 528, 671.
» (lago di), 441.
Lugano (Svizzera), 10, 49, 118, 518, 546.
» (lago di), 49.
Lugo (Romagna), 37, 62, 68, 95, 100, 107, 121, 124,
286, 318.
51)9
INDICE GEOGRAFICO
OOU
Macedonia, 425.
Magnana (la) presso Roma, 215, 233.
Magnavacca v. Po (bocca di).
Mairano (bresciana), 323.
Malaga, 61.
Malamocco, 22, 422.
Malavesina, Malavicina (veronese), 3*78.
Mantiba (?) (riviera bresciana), 396.
Mantova, 8, 9, 16, 28, 62, 59, 78, 79, 80, 85, 94, 95,
101, 102, 103, 107, 119, 120, 125, 126, 127, 128,
129, 145, 174, 243, 328, 332, 335, 336, 338, 344,
845, 364, 373, 402, 415, 416, 417, 427, 445, 447,
451, 461, 474, 478, 496, 510, 511, 517, 522, 531,
532, 541, 544, 545, 551, 558, 559, 566, 568, 581.
Mantovano, 227, 230, 234, 318, 488, 515.
Marca (la), 174.
Marignano (Lombardia), 427.
Marmirolo, 332, 335.
Martinengo (bergamasco), 99, 276, 277, 355, 380, 467.
Mazzorbo (estuario veneto), 12, 22.
Mecca (la) 324, 355, 356.
Meleda, 504.
Mella (ponte de) presso Brescia, 167, 168, 262, 299.
Menzo, fiome, v. Mincio.
Merano, 183.
Mestre, 186, 239, 307.
Milanese, 10, 88, 217, 256.
Milano, 5, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 23, 25, 28, 35, 37,
38, 41, 43, 16, 47, 48, 49, 53, 65, 69, 71,
72, 77, 85, 92, 93, 94, 95, 96, 109, 110,
112, 117, 126, 127, 128, 129, 130, 142, 164,
168, 174, 175, 191,213,216,217,226,235,
236, 276, 277, 290,291, 292, 293, 295, 301,
307, 319, 333, 337, 338, 344, 346, 351, 352,
354, 358, 359, 360, 361, 367, 370, 371, 379,
383, 384, 390, 402, 403, 409, 414, 415, 416,
418, 420, 422, 426, 434, 435, 436, 447, 448,
449, 453, 454, 456, 457, 458, 460, 461, 467,
475, 477, 482, 484, 485, 489, 392, 493, 494,
496, 498, 499, 501, 502, 503, 504, 506, 510,
512, 514, 517, 520, 522, 525, 526, 527, 528,
529, 531, 532, 585, 536, 541, 543, 544,545,
546, 547, 550, 553, 566, 567, 573, 580.
» castello di, 43, 77, 126, 257, 271, 412, 448,
456, 461, 467, 477, 494.
» corte vecchia, 427, 460, 461, 494.
» duomo di, 65, 456, 459.
» porta Ticinese, 459.
Mi&cio, fiume, 214, 280, 345, 457, 461, 509.
Mirandola, 107, 125, 128, 129, 134, 135, 164, 165, 173,
212.
Misia, 425.
Modena, 122, 145, 155, 158, 163, 164, 165, 173, 184,
212, 233, 239, 248, 249, 415, 427, 467, 506, 559.
Molincb (Alemagna), 13.
Mombello, presso Brescia, 279.
Mompiam v. Pompiano.
Monaco, 129.
Moniga (riviera bresciana), 396.
Monopoli, 33, 327, 578.
Monselice, 583.
Montagnana, 213, 515, 580, 583.
Monte Acuto, (senese), 104.
Montecbiari (bresciano), 233, 280, 294, 515.
Monte delia Croce (padovano), 87.
Monticelli (suirOglio), 212.
Monzone (Spagna), 169.
Mozambano, 250, 378.
Morbech (Germania), 13.
Morengo (presso Crema), 55, 80, 81, 88.
Muja, 415, 422.
Murano, 22, 254, 531.
Muschio (porto), 26.
Napoli, 10, 29, 33, 37, 61, 322, 339.
Navarra, 15, 32, 45, 47, 144, 168, 236, 326, 352, 450,
511, 541, 542.
Navi (valle di), bresciana, 293, 298,
Nicosia, 16.
Nilo (fiume), 193, 194, 203.
Noale, 321.
Noli, 43.
Nona, 263.
Normandia, 10, 93, 302, 306.
Norsa, 525.
Novara, 10, 44, 48, 217, 317, 409, 422, 427, 448, 524.
Novarese, 319.
Noventa vicentina, 52.
Oglio (fiume), 36, 133, 166, 190, 191, 211, 212, 214,
225, 226, 229. 246, 271, 280, 301, 319, 323, 324,
349, 355, 360, 365, 369, 378, 408, 506, 531.
Ormus (Arabia), 355.
Ors (Francia), 466, 491, 496, 502, 531.
Ortonamar, 61, 130.
Orth (Inghilterra), 192.
Orzinuovi, 16, 36, 39, 41, 59, 99, 103, 109, 110, 126,
159, 185, 229, 249, 276, 278, 293, 311, 322, 323,
341, 342, 349, 354, 365, 369, 370, 375, 379, 393,
397, 405, 409, 419, 473, 474, 478, 485, 486, 488,
489, 494, 500, 506, 514, 518, 524, 531, 553.
Orzivecchi, 292, 293, 323, 515, 516, 535.
Ossero, 379.
Ostia, 233, 361, 383, 889.
Ostiglia, 133, 134, 135, 158, 164, 166.
Pademo (Brescia), 299.
Padova, 16, 35, 55, 76, 87, 104, 131, 279, 213, 216,
253, 263, 273, 293, 304, SII, 333, 339, 351, 359,
601
INDICE C£OGRAnCO
602
380, 384, 401, 402, 414, 419, 420, 422, 430, 431,
436, 453, 454, 592, 496, 513, 514, 515, 534, 544,
548, 552, 559, 568, 569, 581.
PadoYaBo, 280, 359, 414, 492, 528, 583.
Pafo, 203, 282.
Palazzolo (Bresciana), 323.
Paluello, 542.
Pamplona, 15, 32, 144, 169, 350, 352, 427, 449, 450,
492, 510, 511.
Pandino, 55, 60, 84.
Pardengo (veronese), 396.
Parenzo, 25, 26, 80, 113, 452, 457.
Parigi, 10, 46, 144, 235, 414, 525.
Parma, 38, 48, 56, 105, 118, 119, 124, 135, 165, 217,
826, 333, 351, 352, 407, 420, 427.
Passlrano (presso Brescia), 299.
Pavia. 172, 216, 298, 371, 375, 398, 566.
Penerai? (Svizzera), 444.
Perosa v. Perugia.
Persia, 356, 357.
Persico (mare), 355.
Perugia, 32, 397, 399, 445, 567.
Pesaro, 33, 104, 116, 174, 318, 330, 502, 566.
Pescara, 9, 26.
Peschiera, 79, 89. 99, 102, 107, 113, 114, 117, 132,
134, 162, 190, 191, 193, 213, 229, 239, 263, 426,
504, 580.
Petiano, Pitigllano, 63.
Piacenza, 88, 105, 118, 119, 124, 135, 165, 292,298,
326, 333, 351, 352.
Pianoro (bolognese), 254.
Piave (fiume), 179.
Piemonte, 40.
Piestestaf, (Germania), 13.
Pietra Malera (Bologna), 572.
Pinguente, 499.
Piovegnago (bresciano), 896.
Pirenei, monti, 65, 169, 352.
Pisa, 109, 110, 114, 383, 384.
Pisino, 500.
Pizzighettone, 110, 112, 117, 124, 371, 375,392,398.
Po (fiume), 22, 28, 68, 84, 96, 102, 108, 109, 112, 114,
121, 124, 128, 133, 134, 135, 158, 163, 164, 165,
166, 173, 189, 213, 233, 234, 237, 239, 251, 285,
373, 374, 381, 445, 447, 484, 485, 516, 520,525,
526, 546, 548, 568.
» (bocca di) Magnavacca, 183, 281, 282.
» (bocca di). Primiero, 121, 133, 189, 282, 377.
» (bocca di), Ooro, 282, 408.
» (bocche di), 26, 116, 165, 824.
» di Volano, 282, 377, • v. Corbole, Fosson, ecc.
Pola, 263, 275.
Poles (Francia), 14.
Polesine, 22, 47, 52, 55, 62, 68, 103, 124, 189, 346,
447, 464, 531, 548, 583.
Polonia, 581.
Plopenazo (bresciano) ,396.
Pompiano (presso Brescia), 268, 293, 296, 323.
Pontebba, 484.
Pontelagoscuro, 447.
Ponte Molin, 134, 166.
Pontevlco (Lombardia), 114, 163, 212, 225, 226, 230,
246, 249, 270, 276, 278, 301, 322, 342, 349, 369,
370, 379, 405, 428, 473, 474, 476, 566.
Ponti, 250, 378.
PonrOglio (bresciano), 280, 284.
Pontremoli, 212.
Pordenone, 129, 131.
Portesa (bresciano), 396.
Portogruaro, 571.
Portus V. Portsmouth.
Portsmouth (Inghilterra), 227.
Possa (Germania), 13.
Pozzolengo, 396, 451, 455, 456.
Prato, 6, 23, 29, 30, 32, 33, 36, 53, 57, 59, 62, 105,
Primiero v. Po (bocca di).
Provaglio (bresciano), 396.
Provenza, 112, 192, 462.
Puglia, 17, 208, 344.
Q
Quinzano suir Oglio, 229, 246, 280, 323.
Ragusi, 17, 104, 113, 285, 323, 504.
RapperschwiU, Rappersval (Svizzera), 444.
Raspo, 497.
Ravenna, 68, 109, 114, 120, 121, 124, 174,183, 188,
249, 253, 277, 281, 282, 286, 320, 324,
330, 332, 374, 376, 377, 379. 382, 394,
401, 411, 412, 418, 459, 467, 502, 525,
561, 570, 581.
» (porto di), 96, 121, 122, 131, 132, 133, 168,
165, 175, 189, 249, 282.
Rebego, villa nel confine veronese, 615.
Reggio (Emilia), 333, 351, 506.
Reno (fiume), 441, 442.
ReUimo, 528, 551.
Reuss, fiume (Svizzera), 441.
Revere (manto vano), 164, 166, 173.
Rezzato (Reta), presso Brescia, 79, 263, 292, 544.
Rieti, 34, 100.
Rimano v. Rimini.
Rimini, 282, 337, 407, 502, 546, 660, 570.
Riva, 521.
Rivoltella (veronese), 335, 378, 396.
Robecco suir Oglio, 230, 246, 428.
Roeca d'Anfo ▼. Ànjo.
Rodengo, presso Brescia, 299.
Rodi, 16, 20, 174, 193, 203, 207, 208, 554.
Rohan (Normandia), 302, 492, 533.
Roma, 9, 10, 11, 14, 20, «1, 25, 28, 32, 34, 35, 86,
40, 42, 43, 47, 56, 57, 69, 61, 63, 70, 78,
79. 83, 87, 90, 93, 95, 96, 97, 98, 100, 101,
104, l(n, HO, 113, 119, 120, 122, 125, 129,
603
INDICE GEOGRAFICO
60i
131, 132, 133, 135, 143, 145, 163, 164, 165,
173, 185, 188, 190, 211,212,215,219,233,
236, 248, 329, 252, 253, 254, 255, 256, 271,
280, 284, 285, 286, 298, 305, 306, 307, 312,
316, 318, 319, 320, 821, 324, 325, 326, 327,
329, 331, 332, 333, 334, 335, 336, 337, 339,
340, 341, 342, 344, 345, 347,348,350,352,
358, 361, 363, 364, 365, 366, 369, 371, 375,
379, 380, 383, 384, 389, 390, 391, 392, 395,
400, 410, 412, 413, 416, 421, 442, 445, 446,
447, 449, 451, 452, 460, 463,465,466,475,
476, 477, 481, 472, 493, 497, 501, 502, 503,
504, 508, 510, 512, 514,517,518,519,626,
531, 532, 533, 535, 537, 541, 542, 544, 545,
546, 553, 554, 555, 557, 559, 560, 561, 563,
564, 565, 566, 567, 569, 570, 571, 572.
Roma Belvedere, 135, 327.
» Castel S. Angelo, 325, 328, 565.
» monte Giordano, 307, 318, 325, 327, 383.
» palazzo Orsini, 307, 318, 325, 327.
» ponte Molle, 325, 327.
» porta in Prati, 327.
» S. Giovanni Laterano, 33, 383, 384, 411, 412.
» S. Gregorio, 413.
» S. Lorenzo, easira muros, 413.
» S. Maria del Popolo, 325, 327, 375, 383, 388,
389.
» S. Paolo, 383.
n S. Pietro, 32, 219.
» S. Pietro in Vincala, 384, 411.
» S. Sebastiano, 413.
}> Vaticano, 323, 327, 339, 383.
Romagna, 23, 36, 77, 85, 86, 87, 98, 99, 102, 103, 110,
112, 114, 126, 127, 133, 157, 187, 253, 276, 421,
428, 590.
Romano (bergamasco), 90, 99, 103, 126, 159, 185, 276,
278, 354, 380.
Romania, 481.
Romanengo (Lombardia), 112, 516.
Ronchi (veronese), 348, 349, 352, 354, 367, 868, 372,
375, 277, 381, 382, 395, 398, 400, 402, 408, 414,
417, 420, 422, 429, 434, 445, 447, 450, 453, 455,
457, 461, 464, 466, 478, 482, 483, 485.
Rosa, presso Bassano, 429.
Rosetta (Egitto), 193.
Rosso (mare), 355.
Rovato (bresciana), 297, 299, 323.
Rovereto, 78, 79, 107, 580.
Rovigno (Istria), 285.
Rovigo, 22, 23, 39, 47, 52, 68, 109, 145, 166, 236,
263, 345, 373, 374, 415, 464, 492, 531, 571.
Ruscio (fiame), v. Reuss.
8
Saane, fiume della Svizzera, 442.
Salò 13, 24, 37, 79, 80, 89, 107, 131, 132, 137, 234,
278, 282, 291, 296, 297, 402, 408, 416, 417,
420, 437, 438, 447, 450, 435, 456, 457, 468,
482, 506, 509, 511, 512, 515, 520, 535.
Salò (riviera di), 89, 132, 161, 300, 378, |38I, 382,
396, 402, 416, 420, 488, 450, 451, 456, 468,
482, 485, 521, 526, 531.
Salvaterra, frontiera Franco-Ispana, 169.
Samandra, 504.
Samargent (capitale del Kiagatai?j, 440.
S. Benedetto, 545, 558.
S. Bernardino, sotto Crema, 39.
S. Bonifacio (veronese), 488, 462, 496, 498, 503, 505,
507, 510, 515, 317, 520, 522, 526, 528, 581, 535,
537, 538, 543, 546, 551, 555, 558, 567, 569, 583.
S. Caterina, 525.
S. Croce, monte presso Brescia, 182.
S. Daniele, in Padovana, 87.
S. Eufemia, presso Brescia, 79, 234, 292.
S. Eustorgio, presso Milano, 459.
S. Famìa, v. S. Eufemia.
S. Felice, in bolognese, 158, 164.
» in bresciana, 396, 455.
S. Floriano, presso Brescia, 117, 182, 243.
S. Gallo, in Svizzera, 442, 444.
S. Giacomo de Mella, in Bresciana, 267, 274.
S. Giorgio (Polesine), 124, 189.
S. Giovanni, fuori di Brescia, 234, 279, 280, 284, 301.
» sotto Crema, 39,
» de Pie del Puerto (Pirenei), 169.
S. Gottardo, monte, 441.
S Ippolito, 13.
S. Maria, presso Crema, 60.
S. Maria Maddalena, borgo di Lione, 45.
S. Maria di Monte, abazia a Desenzano, 463.
S. Martino (veronese), 486.
S. Nicolò de' Civita, porto di, (Ck)rfà?), 208.
S. Pietro in Leme, 130.
» porto di, 26.
S. Polo, pianura presso Brescia, 310.
S. Zeno, presso Brescia, 214.
Sanzago (bresciano), 396.
Saona, fiume, ^Francia), 45.
Saragozza, 168, 409.
Sardegna, 114.
Sassuolo (modenese), 212.
Savoja, 36, 65, 118, 127, 135, 174, 236, 266, 279, 295,
337, 352, 442.
Savona, 61, 112, 382, 561.
» fiume in Svizzera, v. Saane.
Savorgnano (Friuli), 51.
Scarparia (Bologna), 572.
Scazi (sui monti del lago di Garda), 896.
SciafiUsa, 442, 444.
Schio, 428, 539.
Scozia, 96, 306, 530, 537, 575, 576.
Scyo, 529, 534.
Scutari, 470.
Sebenico, 153, 221, 421, 501.
605
INDICE OBOGBAnCO
eoe
Segrna, 184, 276.
Seriale {bergamasco), 890.
Serio (fiume), 97, 524.
Sforzesca (la), 14.
Sicilia, 328, 426.
Siena, 83, 104, 107, 805, d07> 318, 410, 511.
Site (fiume), 179.
Sion (monte), 20.
Soave (veronese), 486, 488, 580.
Solatro y. Soletta.
Soletta, 442, 443, 444.
Solodro ▼. Soletta.
Soncino, 110, 130, 133,293, 317, 846, 854, 855, 866,
371, 372, 375, 379, 392, 400, 401, 402, 408, 457,
474, 475, 477, 478.
Soresina, 354, 355, 306.
Sorta, 185, 347, 356, 391, 518.
Southampton, 93, 208, 209, 288, 580.
Spagna, 9, 10, 32, 34, 84, 182, 165, 175, 212, 281,
350, 851, 352, 868, 864, 413, 427, 444, 445,
449, 465, 492, 499, 501, 504, 510, 511, 512,
516, 527, 583, 587, 541, 532, 537, 555, 556,
575.
» (mare di), 227.
Spalato, 153, 154, 517.
Spiri, villa presso Antivari, 471.
Steglia (Navarra), 169.
Sterzen, 40, 59, 488.
Snbiaco, 446.
Sosa, 448.
Swit (cantone di), 441, 443, 444.
Svizzera, 441, 442, 546,
T
Tagliamento (fiume), 51.
Tamigi. 529, 576.
Teolo, 583.
Terni, 100.
Terranova, 517.
Terrasanta, 20.
Tevere (finme), 413.
Ticino (fiume), 299.
Tirolo, 496.
Toblach, 343.
Tochato? (presso la Persia?), 857, 858.
Toggemburg (conteo di). Svinerà, 442*
Tolosa, 45.
Torbole (bresciano), 324.
Torcello, 12, 22.
Tordeaillas (Spagna), 542.
Torino, 04, 236, 346.
Torrenuova sai Po, 254, 285.
Tracia, 425.
Trani, 559.
Traprobana (isola), 355.
Travagliato (bresciano), 324.
Trento. Il, 14, 20, 25, 40, 59, 62, 76,78,79, 80,89,
lb9. hiO, 286, 414, 451, 505, 521, 536.
Trevi (Treviglio), 467.
Trevisana, 188, 280, 528.
Treviso, 8, 45, 69, 188, 267, 282, 287, 807,321,831,
883, 351, 416, 417, 534, 552, 559.
Trezzo, 14, 15, 16, 17, 23, 28, 35, 37, 44, 58, 54, 88,
89, 96, 97, 110, 117, 128, 191,283,860,371,408,
414, 420, 427, 448, 454, 456, 457, 458, 460, 461,
467, 469, 474, 484.
Trieste, 498, 500.
Troja, 467.
Tudella, 169.
U
Udine, 61, 465, 483, 486, 490, 496, 513, 534.
» loggia pubblica, 465.
» S. Pietro Martire, 465.
Ulacha (villa neir isola di Lesina), 25.
Ungheria, 21, 41, 170, 173, 184, 285, 286, 287, 840,
346, 347, 348, 364, 390, 392, 408, 410, 462, 518,
527, 536, 557, 581.
Unterwalden, 441, 443, 444.
Urbino, 319, 330, 340, 560, 561.
Uri, 441, 443, 444.
Urzinuovi e Univeochi ▼. Ortinuovi e Orzivecchi.
Vabig^na, v. Vailengin, 444.
Valbona (vicentino), 530.
Val Brembana, 16.
Val Camonica, 90, 139, 185.
Val d' Intelvi v. Intelvi.
Valeggio, 102, 107, 131, 827, 845, 870, 872, 378, 381,
457, 468.
Valenzin ▼. Valengln.
Valladolid, 518, 522, 541, 542, 547.
Vailengin (Svizzera), 444.
Vallenzona, ▼. Bellinzona, 441.
Vallese, 832, 444.
Vallona (la), 309.
Val Sabia, 179, 224, 250, 862.
Valtellina, 49.
Val Trompia, 178, 179, 224, 250, 262.
Variolagisa, Verola Al ghise (bresciano), 801.
Variola, Verola, vecchia (bresciano), 301.
Vasmonastier v. Westminster.
Vegia, 186, 221.
Venezia, 14, 17, 26, 29, 42, 47, 51, 58, 55, 57, 59, 61,
68, 69, 71, 78, 82, 97, 99, 100, 109, 111,
113, 127, 132, 137, 138, 139. 140, 141, 151,
155, 156, 170, 173, 174, 192, 194, 198, 200,
203, 207, 220, 223, 251, 258, 261, 265, 266,
284. 302, 307, 322, 382, 343, 848, 866, 867,
872, 373, 375, 888, 889, 897, 412, 415, 417,
423, 445, 448, 449, 457, 458, 459, 460, 475,
483, 493, 494, 496, 538, 586, 544, 546, 559,
565, 566, 572, 573, 578, 579, 581.
Arsenale, 382, 393, 394, 484, 487, 488.
»
\
607
INDICE OBOGRAnCO
608
Venezia calle long^a, corrige larga (S. Marco), 207.
u campo RnsolOy 514.
» Canaregio, 501.
» casa del marchese di Ferrara, 418.
n eascRQ a Rialto» 344.
» caatelll, 173, 179.
i> Castello, 309, 846.
» Oiudecca, 531.
» Lido, 421, 426.
» osteria della Campana, 322.
» palazzo ducale, 44, 76, 378.
» Rialto, 5, 37, 90, 267, 270, 317, 381, 343,
345, 448, 517, 557, 566.
» S. Agostino, 90.
» S. Barnaba, 558.
» S. Bartolomeo, 836, 418.
» S. Basegio, o Basilio, 309, 491.
}> S. Benedetto, 418.
D S. Biagio Catoldo, 543, 550.
» S. Biagio dei Greci, 543.
» S. Canciano, 522.
» S. Cateriaa, 466.
» S. Croce, 119.
» 6. Francesco della Vigna, 481.
» S. Geremia, 501.
» S. Giacomo dell'Orio, 528, 542, 551.
» S. Giorgio, 13.
» S. Giorgio Maggiore, 382, 420, 456, 457.
» S. Giovanni Grisostomo, 452.
» Ss. Giovanni e Paolo^ 90, 289, 420.
i> S. Marco, (di) campanile, 541.
)> S. Marco, chiesa, 37, 158, 194, 391, 417, 418,
419, 420, 448, 528, 557.
» S. Marco, (di) piazza, 196, 804, 541.
» S. Maria di Grasia, 400.
n S. Maria Formosa, 90, 512, 597.
» S. Marina, 207.
» S Marta, 304.
» S. Moisò, 184, 258, 452.
i> S. Nicolò, 109, 347.
}> S. Nicolò di Lido, 173.
i> S. Patemiano, 466.
i> S. Polo, 90, 115, 491, 614.
» S. Provolo, Proeolo, 617.
» S. Stefano, 30, 113, 347, 364.
» S. Zaccaria, 329, 831.
» Trinità (la) priorato, 35.
Veatimlgiia, 96.
Venzon», 65.
Verbena (Dalmazia), 151, 158, 154, 221, 222.
VerceUl, 118, 485.
Verles (Svizzera), 118.
Verona, 14, 15, 25, 59, 78, 89, 101, 109, 107, 108,
109, 110, 114, 115, 117, 119, 120, 128, 131,
1 32, 134, 146, 148, 149, 166, 173, 174, 179,
18), 183, 185, 186, 190, 192, 193, 212, 213,
216, 243, 251, 258, 260, 263, 275, 280, 285,
307, 319, 320, 322, 333, 334, 335, 338, 342,
314, 345, 349, 350, 351, 354, 355, 359, 365,
867, 869, 370, 371, 372, 373, 378, 403, 408,
414, 415, 416, 435, 438, 451, 452, 463, 476,
485, 486, 489, 496, 499, 504, 506, 516, 519,
521, 522, 583, 526, 536, 543, 659, 5^9, 560,
581, 582.
Verona Castel 8. Felice, 181.
« Castel vecchio, 185, 190, 548.
M ponte delle Nari, 179.
Veronese, 134, 185, 164, 166, 175, 176, 179, 234,280,
249, 351, 365, 866, 367, 368, 869, 370, 371, 398,
403, 429, 435, 482, 483.
Viadana (mantovano), 486.
Vicentino, 103, 112, 249, 288, 366, 388, 522, 528, 534,
683.
Vicenza, 39, 68, 92, 94, 99, 109, 114, 116, 161, 173,
180, 181, 182, 184, 192, 304, 307, 383, 334, 342,
848, 851, 859, 868» 369, 384, 386, 417, 426, 492,
504, 521, 522, 623, 630, 584, 539, 663, 580.
Vienna, 13.
Vignasi (veronese) 345.
Vigevano, 9, 96.
Viliacoo, 491.
Villafranca in Borgogna, 46.
» (veronese), 102, 128, 131, 179, 188, 3il,
343, 345, 370, 372, 378, 381.
Villano va (Abruzzo), 116.
Viterbo, 104, 307, 318, 325, 388.
Volano V. Po di Volano.
Volta (mantovana), 214.
Vormes, Worms, 648.
W
Westminster (Londra), 576, 577.
Zaffo, (Jaffo), 206, 265.
Zagabria, 287.
Zante, 208, 418, 555.
Zara, 26, 153, 821, 418, 453.
Zerines (Cerinea), 268.
Zevio (veronese), 478, 485.
Ziden (?), Arabia, 355.
Ziniol (fossato nel Ferrarese), 62.
Zoje forse le Foje o Foglie cioè Focea (le), 547.
Zug, 441, 443, 444.
» (lago di), 441.
Zurigo, 10, 276, 441, 343, 444, 461.
» (lago di) 441.
INDICE
DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
»
Abramo v. Ebrei banchieri.
Accursio, favorito di papa Giulio II» 561.
Achille, eroe g^co, ricordato, 467.
Achmat pascià, fratello dell' imperatore dei turchi,
sultano di Amasia, 16, 26, 41, 185, 252,
287, 342. 337, 347, 357, 858, 392, 410, 504,
512, 547.
bassa (di) figlia, 392.
Eubach (o Bubach) coza, mezzano del sol-
dano d'Egitto, 19, 199, 200, 202, 204, 205.
Adriani (di) Giovanni Battista, segretario, 342, 434.
Adriano (di Castello) cardinale del titolo di S. Griso-
gODO, 79, 107, 488, 559, 569, 571.
Afflitti (di; Lodovico, napoletano, luogotenente del
duca di Traetto, 474.
Agioense, cardinale, nipote del Papa, 325, 327.
Agostini Paolo, (cittadino veneziano dimorante a Man-
tova), 16, 329, 364, 373, 402, 427, 452, 453, 461,
474, 475, 496, 510.
Agrigento (di) vescovo (genovese, creato cardinale), 433.
Airgi Giovanni, oratore del cantone di Lucerna al Pa-
pa, 443.
Ais (de) Claudio, 518.
Alamanni Pietro, uno dei 54 sopra il governo di Fi-
renze, pel quartiere di S. Spirito, 115.
Alassi Giovanni v. Ulasi.
Alba (di) duca, capitano spagnuolo, 32, 169, 352, 450,
511.
» (di) Urbano, oratore di Monferrato a Trento,
11, 14.
Alban (d') Francesco, 544.
Albanese Cristoforo, uomo d'armi della Signoria di
Venezia, 406.
Albertan (de 1') Nicolò, gentiluomo bresciano, 289.
Alberti (di) Giovanni, v Salò (di) oratori.
» Girolamo, segretario dell' oratore veneto
al duca di Urbino, 96, 189, 216, 231,
249, 318, 330, 340, 364, 413,483, 511.
1 DiaHi di M. Sanuto. — Tom, XV,
Alberti (degli) fiorentino, dei 20 sopra la riforma della
città, 94 — dei 54 sopra il governo pel quartiere di
Santa Croce, 106.
Alberto Giacomo di Marino, 480.
Albizzi (degli) Antonio Francesco di Lucca, fiorenti-
no, 58, 59.
» Luca di Maso, fiorentino, uno dei 20 sopra la
riforma della città, 94 — uno dei 54 sopra
il governo pel quartiere di S. Giovanni, 106.
Aleardo Silvestro, capitano della Signoria di Venezia,
182, 404.
Alemanni, v. Tedeschi.
A leppo (di) signore, 357.
Alessandri (degli) Lorenzo, fiorentino, uno dei 54 sopra
il governo della città pel quartiere di S. Giovan-
ni, 106.
Alessandrini, mercanti, 98, 195, 198, 200, 202, 204,
205, 207.
Allartovich, fiaimiglia di Antivari, 469.
» Francesco, di Antivari, capo popolo, 472.
Altosasso (di) capitano svizzero, 64, 66, 67, 74, 246,
315.
Altoviti Nicolò, dottore fiorentino, dei 20 sulla riforma
della città, 94 — dei 54 sopra il governo
pel quartiere di S. Maria Novella, 106.
Al va (di) duca v. Alba (di) duca.
Alvernia (di) gran priore, eletto gran maestro di Ro-
di, 664.
Alviano (d') Bartolomeo, capitano generale della Re-
publica di Venezia, 78, 131, 163, 217,
271, 302, 317, 330, 340, 347, 361, 363,
245, 500, 503.
u Bartolomeo (di) nipote, capitano del duca
d'Urbino, 189.
Amasia (di) sultano v. Achmat pascià.
Amboise (di) casa, 414.
» Carlo, condottiero francese, 414.
» membro della famiglia (di> v. Amboise Carlo
— S. Bernardo (di) abate ~ Rohan (di)
cardinale — Rodi (di) gran maestro.
Ameto Bubaco v. Achmet Bubach.
40
cu
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
m
Anatolia (deir) pascià e bilarbeì, 26.
Ancona (di) cardinale» 411.
» vescovo, 116.
Angiolini Guglielmo, florentinOi dei 20 sopra la rifor-
ma della città, 93 — dei 54 sopra il go-
Terno di Firenze pel quartiere di S. Spi-
rito, 105.
Angouleme (di) duca, 235.
Anguillara (deir) Lorenzo, t. Venezia, capitano delle
fanterie.
Annibale, cartag^inese, ricordato, 150, 801.
Anselmo v. Ebrei bancbiert.
» (di) Giacomo, provveditore sopra i conti, 13.
Antella (dell') Filippo, fiorentino, dei 54 sopra 11 go-
verno di Firenze pel quartiere di S. Croce, 106.
Anticristo, ricordato, 565.
Antiocbia (di) patriarca v. Carafa.
Anversa (d'j Giacomo, capitano al servizio di Vene-
zia, 406.
Appenzel (d') oratore al Papa (Ministrale), 444.
Aragona (d') cardinale, 10, 511, 572.
» re, 170, 171.
Arborense, cardinale, 83, 216.
Ardavani Giovanni, eletto in un ufficio a Cefalonia,
430.
Argentina (di) Marco Giovanni, 173.
Arimondo Alvise fd oratore al Gran Sultano, 353.
» Andrea, fu auditor nuovo, qu. Alvise, 480.
» Andrea, savio agli ordini, 21.
» Antonio qu. Nicolò, 542.
» Marco, già rettore e provveditore a Catta-
ro, 69.
Armeni (degli) vescovo, 438, 440, 441.
Armer (d') Alvise qu. Simon, capo del Consiglio dei
X, eletto bailo e capitano a Corfù, 78, 131, 240,
345, 421.
Ars (d') Alvise o Luigi, capitano fhmcese, 581.
Arsenale (dell') proto, 176.
Asti (di) vescovo, 531, 532.
Aubigny (di) monsignore, condottiere francese, 47, 80,
126, 166, 190, 237, 248, 268, 274, 275, 279, 290,
293, 295, 296, 299, 318.
Augustini Paolo v. Agostini Paolo.
Austria (d') casa, 390, 465.
» madama Margberita, 45, 92.
Avogaro, famiglia di Brescia, 293.
» conte Alvise, 500, 535, 543.
i> conte Cesare, 89, 132, 137.
Avignone (di) arcivescovo, governatore di Bologna,
286, 341.
n concilio, 511, 514.
B
Baden (di) dieta, 10, 48, 49, 70, 118, 180, 183, 214.
Badoer Alessandro qu. Giovanni Gabriele, fu sopra-
comito, 368.
Badoer Andrea v. Venezia, oratore fn Ingbilterra.
» Antonio qu. Ambrogio, v. Venezia, castellano
a Cérines.
» Giacomo qu. Sebastiano, eletto luogotenente
di Udine, ta consigliere In Cipro, 345, 401,
447.
» Giovanni, dottore e cavaliere, v. Venezia, ora-
tore in Spagna.
» Pietro, priore di S. Giovanni, 528.
Bagarotto Bertucci, dottore padovano, giustiziato, 453.
Baglioni, famiglia di Perugia, 32.
» Carlo, oratore del Papa al duca di Milano,
350, 459.
» Giovanni Paolo, t. Venezia (di) governatore
in campo.
» Giovanni Paolo (di) messi a Venezia v. Criooe
e Cenzi.
» Malatesta, figlio di Giovanni Paolo, 445, 530.
» Orazio, figlio di Giovanni Paolo, 332, 397.
Balbi Andrea qu. Eustachio, 511.
» Giovanni qu. Marco, 283.
» Pietro, fu podestà e capitano a Capodistria, 100.
i> Pietro qu. Alvise, savio del Consiglio, fu pode-
stà a Padova, 129, 136, 144, 158, 176, 181,
185, 215, 236, 239, 240, 253, 331, 365, 391,
398, 399, 431, 435, 437.
Baldanuzzo Bernardino, 581.
Balfardo, tedesco, v. Bulfardo.
Barba (dalla) Bartolomeo, 40.
» monsignore, condottiero franoese, 60.
Barbadori Alessandro, degli 8 al governo di Fireoze,
93, 107.
Barbariga, galera, 382.
Barbarigo Bernardo, v. Venezia, capitano di Candia.
» Domenico, qu. Andrea, auditor vecchio, 160.
» Francesco, qu. Giovanni, 144, 309, 314, 522,
539, 540.
» Girolamo, qu. Andrea, qu. Serenissimo, f.
Venezia, podestà e capitano a Feltre.
» Marco, doge, 549.
» Marco, fu castellano a Famagosta, qu An-
drea, qu. Serenissimo, 277, 278.
Barbaro, famiglia abitante a Venezia a S. Stefano,
847, 364.
» Alvise, qu. Zaccaria, 539.
» Alvise, provveditore alle biave, 330, 348.
» Francesco, fu provveditore airArsenale, 487.
» Girolamo, dottore e cavaliere, 321, 330.
» Matteo qu. Antonio, 511.
Barbo Alvise qu. Giovanni, 568.
» Faustino, provveditore ai conti, sindaco a te^
raferma, 13, 186, 287, 539, 648, 558.
» Gabriele, v. Venezia castellano a Bergamo.
n Girolamo, qu. Nicolò, 176.
» Marin, qu. Nicolò, 176.
» Pietro, qu. Nicolò, 540.
Barbon (di) duca t. Borbone.
613
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
614
Bardolino CaDdiano» cancelliere del proTTedltore di
Salò, 79, 897.
» Valerio, 397, 468.
Barisello Girolamo, balestriere, 215, 376, 877, 405,
406, 584.
Barozzi Alvise, qu. Angelo, fu avvocato grande, 348.
Bassi Alvise, Inogotenente nella compagnia del prov-
veditore Cappello, 103.
Bartolini Leonardo di Zenobio, un dei 54 sopra 11 go-
Temo di Firenze pel quartiere di S. Maria Novel-
la, 106.
Basadonna Filippo, pagatore, 263.
» Andrea, qu. Filippo, 541.
» Andrea,'qu. Pietro, capitano di galere, 566.
» Giovanni, dottore, di Andrea, 161, 212, 232,
814.
Basaglia (de la) monsignore, 498.
Bator Stefano, v. Temeswar (di) conte.
Battaglion, t. Venezia (di) collaterale generale.
Bavarin Antonio, 208, 533.
Baviera (di) Guglielmo, duca, 43, 120.
» Giorgio, fratello del duca Guglielmo, 120.
Berichy (Becichemo) Marino, professore, 517.
Bello Pietro, maestro bombardiere, 92.
Beltrame Giovanni, spagnuolo, 418.
Bembo Alvise, provveditore esecutore in campo, 23,
225,259,268,331,379, 403, 419, 428, 429,
460, 461, 478, 482, 488, 567, 568.
n Antonio qu. Girolamo di Giuliano, 460.
» Bernardo, dottore e cavaliere, avogadore di co-
mune, 27, 124, 330.
» Leonardo da^ XL al criminale qu. Francesco,
2-8.
» Pietro, provveditore in Are (Adria), 419.
» Vincenzo, masser, 172.
Benedetto Alvise di Domenico, fu savio agli ordini,
211, 222, 314.
» Domenico, consigliere, 22, 69, 158, 36 1 , 367.
» abate, 169.
Benevento (di Benavente) conte, spagnnolo, 168.
Benin tendi Lorenzo, fiorentino, del 20 sopra la rifor-
ma della città, 94 •-- dei 54 sopra il governo pel
quartiere di 6. Giovanni, 106.
Bentivoglio, famiglia di Bologna, 381, 385, 387, 567,
570.
» Annibale, 570.
» Galeazzo, protonotario, 481, 483, 567.
» Ermes, 481, 483, 567, 570.
Benzon Agamennone, cittadino cremasco, mandato a
Venezia, 322.
n Giovanni Maria, fratello di Soncino, cittadino
cremasco, mandato a Venezia, 322.
» Guido, oratore cremasco a Venezia, 319.
» Paolo, cittadino cremasco, mandato a Vene-
zìa, 322.
» Soncino, 293.
Beraldo Beraldino, padovano, 282.
Bergamaschi, 242, 360, 370, 879, 893, 414, 457, 484.
Bergamo (di) maestro bombardiere, 91.
» (da) Bergamo, contestabile, 242, 267.
» » Gagnolo, uomo d* arme della Signoria,
406.
» (di) comunità, 38, 217, 393, 414, 427.
» » vescovo (Lippomano), (Gabriel), 61, 216,
482.
Bergne (di) monsignor, condottiere francese, v. Trezzo,
castellano francese di.
Berna (di) oratori del cantone, al Papa (Bgiiat Gio-
vanni, Heller Costanzo), 443.
Barman gola, 520.
Bernardini (de*) Francesco, v. Salò, oratori al vicerò
ed alla Signoria di Venezia.
» Girolamo v. Salò (di) oratori a Venezia.
Bernardino, conte, v. Fortebraocio.
» fra', 28, 33, 61.
Bernardo Francesco, al X savii, 330, 317.
» Nicolò, già avogadore e procuratore, savio a
terraferma, 38, 70, 230, 232, 253, 276,
368, 436, 446, 452, 487, 508, 519, 544,
547, 557, 567, 571. Vedi anche Venezia
oratori a Ravenna.
» Pietro, 508.
i> Pietro di Girolamo, 540.
Bornia (Borgna, Ibernia), barone di, v. Trezzo, castel-
lano francese di.
Bertolon, bresciano, 288.
Bevazzano o fieaciano Agostino, segretario deir ora-
tore a Roma, 390.
Bianco Paolo, padrone di nave, 391.
Bibiena (di) Beruardo, segretario del cardinale Medi-
ci, 33, 84, 57, 184, 215, 244, 526, 531,
536, 573.
» Guglielmo, 58, 57.
» Leonardo, 379.
» Pietro, segretario dei Medici a Venezia,
cancelliere del governatore Baglioni, 28,
29, 30, 48, 44, 52, 53, 57, 64, 'i8, 86, 100,
101,119, 120, 141, 215, 242, 254,812,
315, 828, 332, 340, 397, 398, 418, 464,
466, 509, 541, 557, 568, 573, 574.
» cognato di Pietro (Sebastiano ?), 29, 30.
Blascovicb, famiglia di Verbosa in Lesina, 222.
Bocca Sigismondo, gentiluomo bresciano, 292, 295.
Bocher Bernardo, 216.
Boldù Andrea, padrone di galera, 418.
» Giacomo, fu capo de' XL, di Gerolamo, 278, 515.
Bolani Alvise, provveditore sopra gli Ufficii, 416.
» Marco, savio del Consiglio, 56, 69, 108, 129,
158, 160, 176, 215, 331, 374, 398, 399, 435,
436.
» Trojano, qu. Sante, 489.
Bologna (da) Annibale, capitano della Signoria, 260,
406.
» (di) governatore v. Avignone, arcivescovo.
615
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
6IG
»
»
»
Bohean ÀDdrea, dottore, 509.
BoDamico, capitano di barche ferraresi, 254, 258, 368.
Bon Alvise, qu. Michele, 211, 232.
» Antonio, qu. Nicolò, deputato sopra le acque, 115.
» Fantino, qu. Felice, 511.
» Girolamo, sopracomito, 25.
» Luca, patrono di fusta, 121, 377, 409, 418.
» Trojano, qu. Ottaviano, 368.
Bondimiero Agostino, qu. Francesco, 116.
» Francesco, qu. Bernardo, 116.
» Giovanni Alvise, qu. Pietro, 511.
ì) Nicolò di Andrea, 62, 116.
Bonin, decano di Treviso, 8.
Borbone (di) duca, condottiero francese, 45, 47, 144,
184, 190, 193, 212.
Borgia Cesare, duca Valentino, 562.
Borgo (dal) Andrea, cremonese, oratore imperiale col
cardinale Gurcense, 11, 135, 325, 333,
334, 340, 844, 350, 880, 889, 434, 459,
477, 580.
» Daniele, fratello di Andrea, v. Gurcense,
oratore del, a Venezia.
Matteo, capitano dei veneziani, 187, 406,
584.
Tederò o Teodoro, capitano dei veneziani,
39, 182, 404, 486.
altro fratello di Andrea, 11.
Borgogna (di) arciduca, 25, 102, 118, 119, 127, 128,
135, 136, 168, 318, 320, 338, 496.
» figlia deir arciduca (nipote dell'Impe-
ratore, e del re di Spagna), 333, 351.
» figlio deir arcidaca, y. Carlo.
» Filippo, duca, 294.
» Margherita, 475.
» oratore al Gurcense, 325, 328.
Borgognoni (de') abate, 9.
Borromeo Achille, padovano, 250.
» Lancillotto, milanese, 97.
Boscall Pietro Paolo, 574.
Both Andreas (di) moglie (madonna Anna), 41, 287.
Boticella Girolamo, 63.
Bozolo (da) conte Lodovico Gonzaga, capitano impe-
riale, 104.
» » Federico Gonzaga, 297.
Boyro Luca, capitano, 417.
Bragadin , consigliere, 367.
}> Alvise, qu. Andrea, 112.
Andrea, 317.
Francesco, capo del Consiglio dei X, 5, 22,
158, 399, 491, 513, 519, 523.
Girolamo qu. Andrea, de'XL al criminale,
112, 278, 543.
Girolamo qu. Vettore, 207.
Marco qu. Andrea, da S. Severo, appalta-
tore del dazio del vino, 5, 112, 538.
Marco, sopracomito, qu. Toma cavaliere, 479.
Nicolò, qu. Andrea, 112.
»
»
»
n
Bragadin Nicolò, qu. Vettore, patrono di galera, 63.
Bragadina, galera, 481.
Braida (di) Andrea, dottore, 579.
Brandebargo (di) marchese, elettore deir impero, 482.
» marchese (del) oratore a Venezia,
482, 483.
Brembate (da) Luca, 283, 285.
i> Davide, 54.
Brescia (di) castellano francese, 64, 92, 94, 145, 241,
248, 251, 283, 298, 302, 804, SII, 320, 821,
835, 336, 841.
» (da) Benedetto, maestro bombardiere, 91.
» » Giuseppe, maestro bombardiere, 92.
» fra Mansueto, 400.
» (di) comunità, 800.
» » governatore spagnuolo t. Salls commen-
datore.
Bresciani cittadini, 117, 183, 236, 258, 259,260,261,
266, 269, 271, 273, 296, 297, 327, 629. 339, 341,
369, 8^,0, 379, 397, 428, 468.
Bressan Leonardo, proto ali* Arsenale di Venezia, 1*76.
» Pietro, coadiutore, 192, 216, 582.
» Matteo, proto dell'Arsenale, 335, 407.
Brignano (da) Agostino, condottiere dei veneziani, 178,
270, 311, 404, 583, 584.
Brisigella (da), 64.
ìì Aurelio, uomo d' armi della Signoria, 406,
407, 584.
9 Babio, uomo d*armi della Signoria, 406.
» Bolognino, uomo d'armi delia Signoria, 406,
407.
I) Gallo, uomo d'armi della Signoria, 406,
407, 584.
Brisighelli, fanti al servizio di Venezia, 40, 158, 167,
168, 182, 184, 244, 260, 288, 478.
Bua Mercurio, capo dei cavalli leggeri, 396.
Bubacho antico capo di setta maomettana, ricordato,
357.
Bulfardo, tedesco, 483, 513.
Buonavalle (di) monsignore, condottiere flrancese, 144.
Buondelmoute Filippo, fiorentino, dei 20 sopra la re-
forma della città, 94 — dei 54 sopra il governo
pel quartiere di S. Maria Novella, 105 — eletto
nuovo gonfaloniere dopo Giovanni Battista Ridolli,
312.
Burano (di) oratori a Venezia, 12.
Busole Pietro, oratore della comunità di Orzinuovi alla
Signoria, 419.
Buttasuno Martino, capo cannoniere, 92.
Cabrici v. Gabriel.
Cai (da) o Cagli Serafino, condottiere dei veneziani,
175, 187, 272, 405, 406.
Calabrese, bergamasco, 16.
Calabria (di) duca, 411, 412, 449, 542.
617
INDICE DH NOMI DI PERSONE E DI 008B
6t8
Calabria (di) Cristoforo, soldato di LodoTfeo il Muto,
e della Signoria, 360.
» » Gian Giacomo, capo bombardiere, 11,
13, 92.
» n Marco, capitano della Sigrnoria, 405,
515, 584.
Calbo Francesco, 491.
Calepio (di) conte Trassardo, prì^one, 235, 397.
Calergi Matteo, gentiluomo cretense, 352.
Calisson Francesco, uomo d*armi, deputato alla cu-
stodia di Crema, 112, 187, 405, 407.
Calure di Capodistria, padrone di fùsta, fu sopracomito
dei veneziani, 275, 285.
Camera (da) Alberto, 581,
Camerino (di) Giovanni Maria, cardinale, 433.
Camillo, romano, ricordato, 150.
Campeggio (Campezo) Giovanni, bolognese, oratore del
Papa air Imperatore , poi vescovo di
Feltro, 25, 104, 119, 337, 350, 415, 459.
» Lorezo, dottore, padre dei vescovo di Fel-
tro, 415.
Campofregoso (di) Alessandro, condottiero^ 273, 404,
587.
» * Giovanni Battista, fratello del do-
ge di Genova, 382.
» . arcivescovo, v. Salerno (di) arcive-
scovo.
» lanus, doge di Genova, 43, 96, 354,
360, 381, 436, 437, 449, 570,
582.
» Janus (di) famiglia, 436, 437.
» Fregoslno, fratello del doge di Ge-
nova, 43.
Campson el Gawri, v. Egitto (d*) soldano.
Canal (da) Alvise qu. Luca, 552, 569.
» Antonio, qu. Giorgio, 210, 568.
» Antonio, a le Ragioni nuove, 330.
» Antonio, qu. Giovanni, v. Venezia consi-
gliere a Rettimo.
» Girolamo di Bernardo, sopracomito, 548,
559.
Caodlvacca o Capodivacca Antonio, ribelle padovano,
454.
Capigi, bassa, 547.
Cappella (rocca di Bergamo) castellano fhmcese della,
54, 84, 88, 97, 283, 285, 807, 312, 317,
319, 338, 354, 359, 360.
» Marco, fu segretario di Andrea Gritti, 216.
Cappello Alessandro, 582.
» Alvise, fu auditor vecchio, qu. Girolamo, 480.
» Alvise, naufragato mentre andava capitano
in Candia, 27.
» Andrea, v. Venezia podestà di Antivari.
» Cristoforo, savio agli ordini, di Francesco il
cavaliere, 42, 113, 157, 353, 395, 436, 544.
» Domenico, qu. Carlo, 549.
» Filippo di Paolo, 428, 429, 486.
Cappello Francesco di Cristoforo, cavaliere, eletto ora-
tore in Inghilterra, fu provveditore in Friu-
li, 11, 59, 63, 65, 116, 120, 144, 161, 168,
177, 210, 211,240, 314, 326, 841, 342, 343,
374, 432, 447, 540.
»> Giovanni, qu. Francesco, 830.
» Girolamo, sopracomito, 25, 26, 113, 208, 418,
493, 498.
» Leonardo, savio a terraferma, 108.
n Lorenzo, qu. Giovanni, savio a terraferma,
21, 129, 134, 287, 436, 444, 4'}8, 479, 487,
491, 601, 508, 519, 534, 557, 571.
» Lorenzo, qu. Michele, savio a terraferma, de-
putato sopra le acque, 70, 115, 124, 125.
» Marco Antonio qu. Battista, vice podestà a
Cologna, 483, 485.
» Paolo, provveditore generale in campo, 7, 8,
41, 54, 77, 79, 86, 103, 109, 134, 145, 157,
158, 168, 178, 179, 184, 236, 245, 249, 251,
257, 258, 259, 260, 264, 262, 268, 269, 272,
273, 280, 284, 304, 305, 310, 329, 330, 349,
852, 353, 354, 865, 367, 368, 370, 372, 874,
375, 378. 379, 381, 391, 395, 398, 399, 400,
402, 405, 406, 408, 414, 416, 417, 419, 420,
422, 426, 427, 428, 429, 430, 434, 436, 445,
446, 447, 450, 451, 453, 456, 457, 461, 465,
466, 474, 475, 478, 483, 485, 486, 487, 488,
492, 497, 498, 503, 505, 507, 510. 517, 622,
526, 530, 532, 539. 543, 546, 569, 47), 581.
» Pietro qu. Giovanni, fu savio del Consiglio,
provveditore sopra i danari, 144, 240, 287,
309, 313, 314, 435, 504, 519, 568.
» Vincenzo, eletto provveditore all'armata, 136,
551, 569.
Capponi Agostino, 574.
» Neri, di Gino, dei 54 sopra il governo di Fi-
renze pel quartiere di S. Spirito, 106.
Carafa (de') napoletano, patriarca di Antiochia, creato
cardinale, 433.
Caravaggio (di) Giovanni Benedetto, medico di Cre-
ma, inviato a Venezia, 322.
Carretto (dal) Rolando, genovese, tesoriere, creato car-
dinale, 433.
Cardona (di) don Raimondo, v. Napoli (di) viceré.
Carducci Baldassare, oratore di Firenze ai Medici, 67.
» Filippo, dei 54 sopra il governo di Firenze,
pel quartiere di S. Maria Novella, 106.
Cariati (di), conte, v. Spagna, oratore a Venezia.
Carlo d'Austria, figlio dell'arciduca di Borgogna, 10,
104.
Caro, Careri, Giovanni, cavaliere inglese, 228, 281.
Caroldo Gian Giacomo, segretario veneto presso il caN-
dinale Sedunense, 9, 14, 15, 28, 37, 38, 40, 65,
69, 85, 92. 94, 109, 110, 117, 124, 127, 130, 136,
145, 163, 164, 166. 173, 174, 183, 229, 230, 255,
256, 276, 277, 304, 807, 315, 319, 328, 331, 337,
346, 348, 352, 354, 359, 360, 866, 369, 371, 375,
619
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
620
892, 898, 402, 409, 415, 422, 426, 427, 449, 457,
458, 460.
Carpi (da) Alberto Pio, oratore deli' Imperatore al Pa-
pa, 61, 63, 95, 318, 325, 326, 320, 362,
380, 390, 411, 448, 532, t4l, 560.
» Alberto (di) segretario, t. Sigismondo.
» Alvise, 517.
Carrette (dalle) Pietro, maestro bombardiere, 92.
Carvajal, capitaDO spagnuolo, 269, 323, 341, 342, 371,
416, 438, 451, 455, 456, 468, 509.
Castello (da) Antonio, condottiere dei veneziani, 187,
272, 405, 407.
Castiglia (regina di, figlia del re di Spagna, 413.
Castro (da) Giovanni, v. Spagna, oratore alla dieta di
Baden.
» Pietro, capitano spagnuolo, 214, 226.
Catalani (dei) console al Cairo, 202, 207, 208.
Cavalli (de*) Sigismondo, provveditore, esecntor in
campo, 99, 109, 268, 310, 331, 379, 381, 398, 403,
413, 419, 429, 435, 461, 478, 482.
Cavazza Costantino, segretario di Pietro Pasqualigo
oratore in Ungheria, 21.
Cavina (di) Cesare, uomo d'armi della Signoria, 187,
405, 407.
» (da) Rizo, 167, 187, 405, 407, 584.
Cazzago (da) Giovanni Francesco, gentiluomo brescia-
no, 292.
Caler Giusto, v. Gurcense (messo del) a Venezia.
Ceneda (di), vescovo, v. Grimani.
Cenzi Filippo di Perugia, messo a Venezia da G. P.
Baglioni, 329, 332.
Ceri (da) Renzo, v. Venezia, capitano delle fantarie.
Certosa di Ferrara (della) priore, 373.
Osarini, pronotonatario, cardinale, 433.
Cesena (di) Malatesta, condottiere della Signoria, 446.
Cfaait bei, fu soldano di Bgitto, 194, 204, 205.
Cbandolle (di) monsignore, condottiere f^ucese, 212.
Challo (Calonymor) Marco, ebreo astrologo, 578, 579.
Chatei (di), monsignore Gabriele, cavaliere francese,
chiamato anche Cbaco, 228, 281.
Chiavinet Tommaso, capitano della nave inglese il Reg-
gente, V. Kemnet.
Cberso ed Ossero (di) vescovo, v. Corner Andrea.
Chiagatai (di) signore, 439, 440.
Chiaramonte (di), monsignore, grande ammiraglio di
Francia v. Clermont.
Cbiaravalle (di) abate, 63.
Chiavenna (da) Rizo, ▼. Cavina.
Chiericato Francesco, 499.
Chioggia (di) vescovo, 552.
Ciarpelloni Clemente, dei 54 sopra il governo di Fi-
renze, pel quartiere di S. Maria Novella, 106.
Cebeschln, capo barca dell* armata veneziana di Po,
377.
Cicogna Nicolò, capo dei XL, di Francesco, eletto prov-
veditore in Are (Adria), 277, 303, 418, 511.
Cippico Paolo Antonio, capo di dalmati, 153.
Cipriotti, 199, 200.
Cividale (da) Andrea, fisico, 355.
» DogUone, cancelliere del conte a Zara,
HO, 111.
Clermont (di), monsignore, ammiraglio di Francia,
209, 227, 281.
Claristan monsignore Avons, detto anche Claricha, 209,
281.
Claricha monsignore, v. Claristan.
Claudio, segretario del vescovo di Lodi in campo, 248,
251, 273, 307.
Cleta (de la) monsignor, capitano francese, 132.
Cluni (di) abate, proposto antipapa, 542.
Codignola (da) Giuliano, 241, 247, 250, 251, 262.
Colla Gian Simone, v. Lodi, segretario del vescovo di.
Colle (da) Francosco di Conegliano, ribelle, 188.
Colombo (dalle) Corso, fiorentino, aggiunto ai 54 ao-
pra il governo, 142.
Colonna Fabrizio, 554.
» Marcantonio, condottiere del Papa, 189, 559»
570.
» Prospero, 9, 63, 100, 104, 165, 212, 233, 234,
237, 239, 251, 269, 305, 310, 339, 366, 392,
398, 415, 424, 453, 459, 477, 494, 510, 546,
553, 566.
» vescovo di Rieti, 10, 34, 36. .
» , veneziano, frate di S. Francesco
della Vigna, 481.
Colonnesi, fazione, 344, 350, 361, 477, 554, 561.
Colomo (da) Zanon, contestabile, andava governatore
a Cipro, 103, 112, 120, 282, 285, 286.
Comin Bartolomeo, segretario, 175.
Comis (de') Nicolò, nobile di Antivari, 469, 470,
C^ncursal (di), monsignore, francese, 300.
Condulmer Angelo, procuratore della chiesa di S. Ni*
colò dei Greci, 347.
» Antonio, deputato sopra le acque, 115, 134.
» Antonio qu. Bernardo, fu savio a terra-
ferma, 444, 210, 239, 240, 253, 276, 314,
399, 436, 547, 567, 571.
Contarina, galera, S82, 481.
Contarini Alessandro di Andrea, patrono di nave, 391.
» Andrea, v. Venezia, governatore a Cefalonia.
» Andrea Marco, y. Venezia, provveditore a
Pordenone.
» Andrea, v. Venezia, capitano di Po.
» Antonio, 515.
» Antonio, patriarca di Venezia, 550.
» Bartolomeo, qu. Paolo, v. Venezia, capitano
di Crema.
» Bartolomeo, fratello del fa conte a Zara, 221.
» Benedetto di Giovanni Gabriele, fu fattore a
Beyrouth, 480.
» Bernardino, qu. Nicolò, 276.
» Carlo qu Giovanni Battista, fu provveditore
al sale, 115.
n Carlo, savio agli ordini, di Panfilo^ 232, 314.
621
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
692
Contarini Carlo, avvocato, 417.
» Domenico qu. Maflo, fa capo dei X, prov-
veditore generale in campo, 432, 435, 437,
446, 481, 497, 520, 526, 528, 533, 537,
530, 567, 569.
» Donato, 111.
» Federico, qn. Ambrogio, qu. Federico, 479,
569.
» Federigo qu. Giovanni Alvise, fu camer-
lengo a Padova, 480.
» Francesco, qu. Alvise, sopracomito, 43, 479.
I) Francesco di Girolamo, capo dei cavalli leg-
geri, 395, 584.
» Francesco di Zaccaria cavaliere, 859, 584.
» Gasparo qu. Alvise, qu. Federico, 161, 221,
232, 315.
» Girolamo, savio, cassiere, 158.
» Girolamo, qu. Bertucci, fu capitanio di Pa-
dova, del Consiglio e capo dei X, 282, 866,
367, 401, 432, 437.
» Girolamo qu. Francesco, fu provveditore al-
l' armata, 303, 343, 431, 437, 480, 539,
541, 546.
» Leonardo di Girolamo, 319, 525.
» Marcantonio, signore sul dazio del vino, 111.
» Marco, provveditore alle Biave, 348.
» Marino di Andrea, 376,
« Marino, qu. Bartolomeo, da S. Angelo, prov-
veditore sopra il cottimo di Damasco, 480.
» Pietro, filosofo, 564.
» Pietro, fa. avogadore, 144.
» Natalino, sopracomito, 174, 192, 208, 255,
264.
» Paolo, qu. Francesco, 407.
» Stefano, qu. Bernardo, consigliere, 237, 282,
309, 313, 511.
» Taddeo, 57.
» Tomaso, v. Venezia, console ad Alessandria.
i> Vincenzo, sopracomito, 96.
» Zaccaria, prigione in Francia, 217, 245, 359.
Conte Arturo, qu. Prosdocimo, padovano, ribelle, 453.
Conti (di), arcivescovo, cardinale, 433.
» barone, 581.
Coppo Nicolò qu. Giacomo, 539.
Coppola Filippo, napoletano giustiziato in Spagna, 449.
Corbavia (di) conte Giovanni, condottiero della Signo-
ria, 434.
Corbinelli Pandolfo, dei 54 sopra il governo di Firen-
ze, pel quartiere di S. Spirito, 105.
Corego l^ietro, padrone di nave, 159, 176.
Corfù (da) Alessandro, stradiotto, 240, 276.
«
Comaugel (di), monsignore, francese, 228.
Corner , f o provveditore a Belgrado, 397.
» cardinale, 334, 337, 339, 343, 380, 389, 412,
483.
» Andrea, di GiorgiOi vescovo di Cberso e Osse-
ro, 379.
Corner Andrea qu. Marco, fa consigliere, 330, 400.
» Fantino di Girolamo, 535.
» Federico, 352.
» Francesco, del procuratore Giorgio, 56, 161,
211, 232, 514, 557.
i> Gabriele, qu. Girolamo, dalla Piscopia, 207,
535.
» Giorgio, cavaliere, procuratore, savio, 129, 134,
158, 194, 210, 221, 222, 223, 224, 330, 398,
399, 402.
» Giovanni di Marino, fu alla dogana di mare,
savio agli ordini, 42, 348, 353, 436, 488.
» Girolamo di Giorgio, cavaliere, procuratore,
28, 203.
Corona, ebrea fattasi cristiana, 346.
M ladro impiccato, 317.
Coron (da) Matteo, capo di stradlotti, 290.
Corrado, frate svizzero, inviato di Francia a Venezia,
491.
» cognato di Giacomo Stafel svizzero, 180.
Correr Lorenzo, v. Venezia, conte a Zara.
Corsi Giovanni di Bardo, dei 54 sopra il governo di
Firenze, pel quartiere di S. Croce, 106 ; e vedi Fi-
renze, oratore in Spagna.
Corsini Gerardo, fiorentino, aggiunto ai 54 sopra il
governo, HI.
Corso Andrea, 242.
Corvino (da) Alberto, napoletano, 474.
Cosazza Balsa, Ladislao di Pietro, 507.
Cosenza ( di ) arcivescovo, v. Papa ( del ) nunzio in
Spagna.
Costanzo, segretario di Gian Giacomo Triulzi, 527, 531,
568.
Crema (di) vescovo, 55.
Cremaschi, 65, 124, 193, 242, 322, 332, 364, 367, 379,
495.
» oratori a Venezia, 319.
Cremonesi, 191, 870, 371, 381.
Crescenti Girolamo, prete, 542.
Crione, messo a Venezia di G. P. Baglione, 329, 332.
Crivello Benedetto, 4, 16, 21, 28, 34, 36, 38, 39, 40,
41, 52, 55, 60, 63, 64, 69, 70, 71, 72, 73,
75, 76, 77, 79, 81, 82, 85, 89, 99, 102, 107,
114, 167, 173, 179, 180, 187, 237, 263, 272,
406, 407, 420, 446, 453, 454, 584.
» suo cognato, 71.
» suo nipote, 14, 71.
» suo nunzio a Venezia, 69, 76.
» Biagio, suocero di Benedetto Crivello, 454.
Cuora (Cucirà) oratori del cantone al Papa, 390.
Cuchin, veronese, prigioniero, 530.
Curcut, fratello del Gran Sultano, 347, 357, 392, 512,
517.
Curzense, Gurcense o di Giirck, vescovo, cardinale,
del titolo di S. Angelo, (Lancb Matteo),
11, 12, 20, 25, 28, 34, 35, 40, 52, 61, 63,
78, 79, 80, 94, 95, 101, 102, 104, 107,
623
INDICE DEI NOHI DI PERSONE E DI COSE
108,109, 110,111,113, 114, 115, 117, 119,
120, 122, 125, 129, 131, 132, 135, 145, U6,
149, 157, 158, 163, 165,169, 173, 184, 185,
210, 212, 213, 233, 239, 248, 249, 252, 254,
256, 280, 305, 307, 312, 318, 319, 320, 325,
326, 327, 331, 333, 334, 337, 339, 340, 344,
350, 351, 358, 359, 361, 364, 371, 375, 380,
383, 384, 386, 388, 389, 390, 391, 393, 398,
399, 401, 402, 410, 411, 412, 413, 414, 415,
416, 420, 427, 434, 447, 451, 452, 453, 455,
459, 460, 475, 476, 477, 485, 493, 50», 520,
521, 523, 525, 526, 532, 536, 541, 545.
Curzense famiglia di lui, 86.
» suo oratore a Venezia (Daniele dal Borgo),
11, 13, 34, 85. 55, 125, 127, 157, 158, 163,
179, 184, 303, 312, 382, 401, 417, 418, 419,
421, 444, 446, 452, 454, 457.
» suo messo a Venezia ^Celer Giusto), 125.
Bacia (di), re, 530.
Dal Fresco v. Fiesco.
Dalla Scola Basilio, 438.
Damasco (di) signore, 207, 358.
Dandolo Antonio, qu. Girolamo, 79.
iì Daniele, v. Venezia, provveditore a Salò.
» Iklarco, prigioniero in Francia, 216.
» Vincenzo, governatore, 69.
» Vinciguerra, 158.
Daper Mondin, oratore di elusone a Venezia, 13.
Dare, Daties (di) barone, capitano inglese, 306.
Dania o Denis (di) marchese, spaguuolo, 1G8.
Denise (di) monsignore, condottiero francese, 144.
Decio Filippo, 63.
Dedo (dai) tichiaveto, uomo d'armi dei veneziani, 322,
309, 4U5, 407, 500.
Degium (Dijou) Carlo, 518.
Derby (di), conte, capitano inglese, 306.
Desiderio, famiglia veneziana imparentata cogli un-
gheresi Drasignamo, 347.
Deti Ornanozzo, oratore di Firenze ai Medici, 57, e uno
dei 54 sopra il governo di Firenze pel quartiere di
6. Spinto, 105.
Diede Andrea qu. Antonio, savio agli ordini, 42, 79,
87, 157, 353, 436, 437.
Doglione, v. Cividale (da) cancelliere del conte a Zara.
Doigny (de), monsignore, coudottiere francese, 40.
Dolce, vescovo, esattore delle decime pontificie, 238,
353, 368, 390, 557.
Doifin Alvise, fu consigliere, 70, 98, 347, 373.
» Alvise, qu. Doifin, 431, 437, 486, 540, 552.
» Andrea di Zaccaria, savio agli ordini, 21, 56,
57, 87, 21^2.
» Domenico qu. Doifin, fu capitano al Golfo,
343.
» Giovanni, provveditore all'arsenale, 487.
Doifin Giovanni (di) figlia, sposa dì Giacomo Zc
» Giovanni Alvise qu. Andrea, al XL crii
278.
» Giovanni Francesco, qu. Vettore, 278.
» Zaccaria, qu. Andrea, cassiere, savio de
siglio, fu a Padova, 114, 134, 136, 1?
313, 319, 343, 364, 398, 899, 400, 4»
435, 436, 437, 462, 484, 487, 491, 508
523, 547, 555, 571.
Dona Agostino, qu. Girolamo, auditor nuovo, I
» Alessandro di Pietro, capo dei cavalli le)
342, 347, 849, 354, 363, 391, 895, 403;
429, 492, 515, 584.
» Alvise, qu. Girolamo, dottore, 134.
» Andrea, rettore a Monopoli, 578.
» Andrea, qu. Antonio, fu podestà e capita
Treviso, 343.
ìì Bernardo, qu. Pietro, deputato sopra le ai
115.
» Francesco, qu. Alvise, v. Venezia, oratore i
renze.
» Girolamo, dottore, fu oratore a Roma, ST,
» Marco, qu. Bernardo, fu consigliere, 313,
491.
» Nicolò di Andrea, de^ XL, v. Venezia, proTT<
toro a Roma.
» Nicolò, da le Beccane, 544.
» Pietro di Bernardo, 8.
» Vincenzo, v. Venezia, conte di Lesina.
» , qu. Girolamo, canonico dì Pado
253.
Donois (de) o Dunois, monsignore, condottiero fn
ceso, 47.
Dottori Battista, 23, 52, 103, 112.
» Antonio Francesco, pittore, 568.
Drasignamo, capitano ungherese, 347.
Drepas capitauo di nave fraDcese, 209.
Dressano v. Trissino.
Duchi (di) Giovanni Francesco, 500, 535, 543.
» Tommaso, 535, 543.
Dunon (di), monsignore, capitano francese, 212.
Duodo Francesco, v. Venezia, podestà e capitano
Bassano.
» Francesco (cittadino), ragionato, 163, 216, 2^
282, 286.
» Giacomo di Giovanni Alvise, 535.
n Girolamo, già governatore, consigliere, 22, «
115, 158, 367, 511.
» Pietro di Francesco, 480.
» Pietro, V. Venezia, podestà di Padova.
» Tommaso, 237.
Durant (di), monsignore, membro del Parlamento «
glese, 326.
Duras, Durazo (de) monsignore, condottiero franc^^'
39, 52, 56, 70, 72, 73, 75, 81, 82, 86, Si
102, 107, 110, 111, 113, 114, 117, 124, I2i
134,143, 256, 257, 307.
625
niDICB DB NOMI DI PERSONE E DI COSE
626
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n. Vfr,
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, Oli.
a Rei
•4
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'<i?
Duras, sao figlio (monsignore de Villadrab), 52, 56,
60, 15, 99, 103, 109, 114, 117, 124, 126.
» suo genero, 59, 56, 83.
ft (di) luogotenente, 89.
F.
Eboraceose, cardinale, ▼. Inghilterra (d') cardinale.
Ebrei, banchieri, 270, 344.
Egidio, frale di Roma, 375, 380, 383.
Egitto (d') soldano, 17, 18, 19, 20, 24, 174, 185, 193,
194, 195, 196, 197, 19S, 199, 200, 201, 202, 203,
204, 205, 206, 207, 232, 257, 263, 264, 356, 357,
358.
Emo Alvise, v. Venezia, capitano a Padova.
« Giorgio, qo. Otovanni, consigliere, 69, 90, 125,
129, 173, 181, 186, 236, 237, 242, 249, 258,
270, 279, 320, 821, 868, 401, 402, 431, 452,
482, 498. 508, 523, 533, 571.
» Giovanni di Giorgio, 211, 232.
» Leonardo, qn. Giovanni, provveditore, esecutor in
bresciana, 40, 89, 117, 120, 128, 130, 161, 178,
181, 233, 234, 241, 242, 243, 244, 245, 249,
258, 259, 260, 261, 262, 263, 267, 268, 270,
272, 273, 279, 280, 296, 371, 879, 381, 898,
400, 438, 429, 431, 434, 435, 437, 446, 540.
Bnores, v. Claricha.
Enrico, T. Inghilterra (d') re.
Briazo Battista, provveditore sopra le dogane, qa.
Stefano, 280.
» Francesco, qu. Filippo, 480.
Bete (di) Alfonso, v. Ferrara, duca df.
» Pietro, arciprete, 52.
» Ippolito, 880, 387.
Evangelista (trevisano), 282.
Eylac (Bylat) Giovanni, oratore del cantone di Berna
al Papa e poi a Venezia, 442, 443, 444, 446, 454,
457, 462, 464, 465, 466, 492, 493.
Fabron Tomaso, uomo d'armi della Signorìa, 407, 507,
584.
Faccina (de) FniDcesco, ehioggiotto, padrone di barca
lunga, 331.
Falcem Pietro, borgomastro, oratore del cantone di
Friburgo al Papa e poi alla Signoria, 442, 443,
444, 446, 454, 457, 462, 464, 465, 466, 492, 493.
Falier Francesco, qa. Pietro, v. Venezia, podestà e ca-
pitano di Vicenza.
Il Lodovico, qu. Tommaso, Ai savio agli otdini,
315.
i> Sebastiano, qu. Tommaso, savio agli ordini, 42,
113, 157, 237, 353, 436.
Falginella, messo a Venezia di Marino Zorzi, 62.
Fano (da) Giovanni Battista, capitano della Signoria,
258, 404, 583.
1 Diarii di M. Sanuto. — Tom. XV.
Faotoni Giovanni Francesco, dei 54 sopra 11 governo
di Firenze, pel quartiere di 8. Spirito, 106.
Fantuzzi Francesco, bolognese, 22.
Farfarello v. Ravenna (da) Farfarello.
Fasuol Francesco, dottore, cancelliere grande, 145, 160.
Fateinanzi Girolamo, uomo d*armi della Signoria, 187,
322, 342, 370, 405, 407, 473.
Fauro (Favro) Giovanni, contrabbandiere, 282, 283,
329, 331.
Favaio (di), reete Serravalle, v. Trivulzi (di) nunzio
al Gurcense.
Favri (di) Nicolò, trevigiano, segretario deir oratore a
Londra, 578.
Federici Giovanni di Girolamo, degli 8 al governo di
Firenze, 93, 107.
Feltro (da) fra' Bemardiao, predicatore, 300.
» (di), vescovo, v. Pizzamano Antonio e Campeg-
gio Giovanni.
Feran (da) Giacomo da Poipenàgo, prigioniere dei te-
deschi, 396.
Ferman Giovanni, ragionato scrivano alle Cazude, 242,
263, 364.
Fermo (da) Lodovico, 145.
Ferrara (di) cardinale Ippolito, arcivescovo di Milano,
21, 22, 235, 338, 340, 453, 560.
» duca, 9, 10, 34, 37, 47, 61, 62, 68, 86,
114, 116, 130, 165, 212, 232,235,237,
285, 297, 312, 386, 344, 349, 351, 360,
364. 366, 368, 373, 374, 377, 380, 385,
387, 391, 447, 464, 483, 497, 510, 545,
545, 557, 560, 581.
» duchessa, 22, 29.
» (di) messo in Francia, 461.
» V messo a Venezia, 368, 464.
Ferraresi, 62, 68, 129, 169, 190, 258, 275, 281, 285,
330, 382, 408.
Ferrarlo Bartolomeo, patrizio milanese, 142, 143.
Ferro Pietro, 511.
Fiesco (dal) genovese, protonotario, creato cardinale, 87,
433, 554, 563, 572.
Filicaja (di) Averardo, dei 54 sopra il governo di Fi-
renze pel quartiere di S. Giovanni, 106.
Fin (da) Antonio, 582.
» Bartolomeo, avvocato, 342, 417.
Finale, cardinale, già governatore francese a Brescia,
45, 291, 293, 294, 532, t. Carretto (dal).
Fiorentini, 6, 93, 95, 104, 122, 188, 217, 822, 328,
389, 431.
Firenze (di), arcivescovo, ambasciatore ai Medici in Pra«
to, 58, 57, 58, 59.
» oratore al Gurcense, ( Valori Bartolomeo
di Filippo, 328.
» oratore ali* Imperatore (Zanoli Francesco
di Gareto), 254, 338.
» oratore a Milano, 459.
In oratore a Roma (Strozzi Antonio e Matteo),
93, 254; 312, 825, 327, 838.
41
627
INDICE DEI NOMI DI t>ERSONB E DI COSE
Firenze (di), oratore in Spagna (Corsi Giovanni), 168,
254, 338, 449.
» oratore a Venezia (Vieri de' Medici), 254,
338.
» signori al governo della città, 93, 106,
107, 122, 123, 133, 141.
» signori 20 sopra la riforma della città, 93,
94, 122, 123.
» signori 54 sopra il governo dello Stato,
105, 106, 107, 122, 123i 141.
Flisco, cardinale, y. Fiesco.
Flochis (de) Giacomo, v. Salò (di) oratore al viceré.
Fois (di) Foix monsignor, il vecchio, 46.
Folchi Giovanni, 574.
Forlì (di), vescovo, v. Grifo Pietro.
Forte Giovanni, condottiero della Signoria, 39, 102,
128, 224, 279, 280, 343, 372, 405, 486, 584.
Fortebraccio conte Bernardino, condottiero della Si-
gnoria, 250, 560, 272, 335, 381, 404,
552, 583.
» conte Carlo di Bernardino, 404, 552, 583,
Foscari Alvise qu. Nicolò, qu. Giacomo, qu. Serenis-
simo, fu auditor nuovo, 161, 211, 232, 315.
» Alvise qu. Urbano, fu Console dei mercadan-
ti, 480.
» Francesco, oratore, v. Venezia, oratore a Roma.
» Francesco qu. Filippo, fu savio dei Consiglio,
70, 114, 134, 158, 260, 309, 313, 444, 543.
» Girolamo qu. Urbano, 90.
» Marco, qu. Girolamo, fu alla Camera dei Pre-
stiti, 480.
FoBcarini Andrea qu. Bernardo, deputato sopra le aque,
115.
» Giovanni Arseni, fu avogador, 330, 399, 465.
» Giovanni qu. Nicolò, patrono all'Arsenale,
343.
9 Giovanni (di) figlia, 335.
» Sebastiano, dottore, 317.
i> Vettore, savio del Consiglio, 86, 129, 331,
398, 422, 435.
Foscolo Andrea, fu bailo a Costantinopoli, 185, 282,
336, 345.
» Andrea qu. Girolamo, 540.
» Andrea qu. Marco, 161.
Foys (di) Federico, capitano fìrancese, 289.
» monsignore, cioè Gastone di Foix, 290.
Fracasso y. Sanseverino Roberto.
Franceschi (di) Andrea, segretario dell' oratore veneto
al Soldano, 198, 201, 207, 264.
Francesi, 8, 17, 36, 39, 41, 43, 46, 47, 54, 55, 56, 60,
62, 64, 65, 69, 70, 71, 73, 75, 77, 78, 80, 81, 82,
83, 84, 85, 87, 89, 95, 99, 102, 104, 107, 110, 112,
118, 125, 127, 131, 132, 133, 135, 136, 142, 143,
144, 145, 162, 164, 169, 175, 184, 188, 190, 191,
192, 193, 201, 203, 207, 209, 210, 212, 213, 214,
216, 218, 227, 228, 235, 236, 239, 240, 241, 243,
244, 245, 247, 248, 250, 251, 252, 255, 256, 257,
»
»
259, 260, 261, 262, 263, 266, 267, 268, 269, 2^1,
273, 274, 276, 279, 280, 281, 284, 287, 288, '^
290, 291, 292, 293, 294, 296, 296, 297, 298, "^
300, 301, 302, 303, 304, 306, 307, 308, 311, U
319, 332, 336, 337, 338, 340, 341, 346, 350, ^
354, 359, 361, 864, 362, 371, 374, 383, 391, ir^,
408, 409, 414, 145, 420, 421, 427, 428, 434, 415.
448, 449, 456, 457, 459, 461, 464, 467, 474, 4bl,
484, 492.
Francia, nazione, 15, 34, 46, 105, 122, 133, 167, ITa.
176, 190, 191, 192,193,209,241,271,29:
295, 321, 334, 336,339, 340, 345, 349, U
358, 361, 366, 389, 401, 402, 409, 410,4'.:
412, 416, 421, 445, 446, 449, 451, 453,401
463, 466, 468, 475, 491, 492.
(di) ambasciatore al Soldano, 19, 20, 195, 205,
206, 207, 308.
» ammiraglio, y. Clermont.
» confessore del re, 47.
» consoie a Costantinopoli, 18, 19, 20.
» figlia del re, v. Ginevra e Reoiera.
j» messo al duca di Ferrara, 483,
» oratore alia dieta di Baden, 183, 214.
» oratore in Scozia, 96.
» oratore in Svizzera ( monsignore de h
Tremuille), 461, 467.
» oratore a Venezia, 375.
» re, 9, 10, 11, 14, 20, 32, 35,45,46,41,
48, 59, 69, 76, 77, 80, 88, 95, 96, 104,
105, 118, 122, 127, 130, 143, 144, 166,
171, 191, 192, 208, 209, 2)5, 216, 2i;
231, 235, 237, 240, 280, 283, 284, 289.
292, 293, 298, 301, 302, 306, 320, S^iS.
337, 341, 346, 352, 854, 360, 361, 361
365, 366, 368, 382, 412, 416, 421, 422,
445, 447, 448, 466, 475, 483, 485, 49-i,
394, 496, 498, 502, 505, 508, 510| 5i;
520, 521, 525, 526, 527, 528, 531, 532,
534, 536, 537, 541, 545, 546, 550,531,
554, 555, 556, 5t9, 578, 569, 570, 676,
577, 578, 580.
re Lodovico, (1461), 412.
regina, 496, 551.
oratore a Roma, 513, 517, 518, 531, 5^]|
» segretario del re, v. Rubertet.
» vescovo, 412.
Frangipane conte Cristoforo, 500.
Frescobaldl Giovanni, 559.
Friburgo (di) oratore del cantone al Papa, (Falcio
Pietro), 443.
Frizier Alessandro, masser alle Ragioni vecchie, 452.
Q
Gabriel Marco qu. Zaccaria, 542.
» Zaccaria, qu. Giacomo, fu governatore, 1^>
236, 309,313,314,401,482.
»
»
629
INDICE DQ MOVI DI PERSONE E DI COSE
630
m
1
iti
n
4 1
Oallarate (da) Cecilia» amante di Lodovico Sforza, ma-
dre di un bastardo, 459.
Gambara, famigrlla nobile bresciana, 298, 296, 298,
802.
» Alda, gentildonna bresciana, 290, 292.
» Camillo, 296.
» Giovanni Francesco, 581.
» Giovanni Francesco (di) figli, 802.
» Maffio (di) figli, 302.
i> Nicolò, 190, 275, 299, 801, 802.
» Pietro (di) figlia, sposa di Cesare da Mar-
tinengo, 295.
» Pietro conte (di) figlio, 802.
Gambareschi, fazione di Brescia avversa ai venezia-
ni, 252, 273, 292, 802.
Gambazonca Bartolomeo, cremasco, messo a Venezia,
822.
Garden (di), detto il Vecchio ^ contestabile, 39, 182,
137, 162.
Garzoni (di) Alvise, prigioniero in Francia, 217.
n Giovanni qu. Marino procuratore, 268.
» Vettore qn. Marino procuratore, 208, 421.
» Zaccaria, feriere o fira', cioè cavaliere di
S. Giovanni del Tempio, 519.
Gastaldo Vincenzo di Tonio, cbioggiotto, padrone di
barca lunga, 831.
Gavardo Alessandro, vice collaterale, 118.
Gbeldriae dux v. Geler (di), duca.
Geler (di) o Gueldres, duca, 92, 96, 868, 378, 505, 547.
Genova (di), arcivescovo, 290.
» doge, V. Campofregoso Zanes.
» oratore, presso il viceré di Napoli, 869.
» oratore a Roma, 384.
» repubblica, 80.
Genovesi, 45, 97, 165, 179, 205.
Gerardo Francesco, fiorentino, aggiunto ai 54 sopra
il governo della città, 142.
Germania (di) legato v. Sedunense.
Gerusalemme (di) frati, 206.
Gianfigliazzi Giacomo, fiorentino, aggiunto ai 54 so-
pra il governo, 141.
Ginevra, seconda figlia del re di Francia, cbiamata
anche Reniera, 104, 496.
Ginger Giovanni, oratore della città di S. Gallo al Pa-
pa, 444.
Giorgio di Bavera, y. Baviera (di) fratello del duca.
» vescovo di Trento (Neideck), luogotenente di
Verona, 25, 89, 101, 109, 114, 119, 181,
181, 190, 372, 403, 414, 488, 451, 485, 496.
Gisi cioè Ghigi Agostino, 412.
Giugni Andrea, dei 54 sopra il governo di Firenze,
pel quartiere di S. Croce, 106.
Giustiniano imperatore, ricordato, 147, 150.
Glarona (di) oratore al Papa (il vessillifero della città),
443.
Glocester (di) monsignore, membro del Parlamento
inglese, 826.
Gobbo Giovanni, corriere, 116.
n Luca, padrone di nave, 237.
Golesana (di) o eclissano conte, fratello del marchese
della Padula, condottiero, 474.
Gelino, borgognone, maestro bombardiere, 91.
Gometio, vicario del frati Minori, vescovo di Naza-
reth, 34.
Gondola probabilmente lo stesso che segue da Ra-
gusa, 324.
» Nicolò, abate di Meleda, 504.
Gonzaga, cardinale, 579.
» Giovanni, 128, 288, 459.
» marchese, v. Mantova (di) marchese.
Gradenigo Alvise qu. Domenico, tu Capo dei X, cava-
liere, 176, 482, 437, 447, 489, 501, 504,
523, 584.
» Francesco qu. Bartolomeo, 479.
» Francesco qu. Nicolò, 574.
» Francesco qu. Paolo, provveditore sopra la
dogana, 280.
n Giovanni Paolo, v. Venezia, luogotenente In
Cipro.
» Girolamo qu. Paolo, 540.
n Leonardo qu. Bortolomeo, patrono di ga-
lera, 63.
» Lorenzo, v. Venezia, podestà alla Badia.
i> Marco qu. Angelo, fu auditor vecchio, 161,
212. Vedi anche Venezia, oratore al duca
d' Urbino.
» Marco qu. Bartolomeo dottore, 161, 211,
232, 814.
» Pietro qu. Angelo, al cattavere, 830.
» Tommaso qn. Angelo, al XL criminale, 278.
Grande Francesco Mafibo, maestro bombardiere, 91.
Grasolari Girolamo, 560.
» Pietro, 428.
Grassi (di) Girolamo, 565, 566.
Grassis (di), monsignore, 581.
Grasso Giovanni da Bergamo, maestro bombardiere,
91.
» Leonardo, protonotario, 167, 182, 190, 224, 241,
247, 250, 262, 273, 809, 335, 338, 888, 408,
412, 565, 566.
Greci, 195, 200, 206.
Grecia (della), bassa e bilarbei, 26, 287.
Greco Alfonso, capitano della compagnia del conte di
Pitigliano, 873.
Grego Antonio, maestro bombardiere, 91.
Grifico Tommaso, nobile iesignano, 872.
Grifo Pietro, fu oratore del Papa in llnghilterra, no-
minato vescovo di Forlì, 337, 503.
Grisone, famigliare di Pietro da Bibiena, 58.
Grigioni, 80.
Grimaldi Federigo, genovese, 56, 97, 116, 254, 824,
497, 531, 537, 538, 570.
Grlmani, alla col. 56 leggi Grimaldi.
Grimani Alvise, Capo dei X, 186| 158, 521.
m
INDICE DEI NOMI DI PERSONE £ DI COSE
63-2
Grimanl Antonio, procurator, savio, 69, 240, 253, 321,
829, 334, 335, 435,' 445, 452, 462, 463, 487,
488, 605, 508, 519, 523, 527, 541, 547,
556, 558. 567, 571.
>i cardinale, 826, 336, 839, 343, 361, 889, 563.
» , reverendifisimo, cavaliere, 169.
» , vescovo di Ceneda, 282.
» Nicolò, provveditore sopra le Pompe, 830,
408.
» Pietro, 172, 334.
» Vincenzo di Antonio procuratore, 391.
Grisendo, maggiordomo del segretario Gnidotto, 545.
Gritti , canonico di Padova, 253.
» Andrea, procuratore, 14, 47, 69, 78, 94, 111,
127, 191. 216, 217, 245, 284, 288, 291, 301,
346, 300, 397, 401, 402, 409, 410, 491,496,
498, 505, 508, 519, 531, 550, 551, 553, 556,
580, 581.
» Antonio qu. Francesco, fu conte a Poia, 278.
» Francesco, 90.
» Giovanni Francesco qu. Girolamo, 111, 130,
145, 180.
» Marino, fu provveditore al sai, consigliere in
Cipro, 111, 131. 134, 284, 464, 534.
» Vincenzo qu. Benedetto, 237.
Grue (di), monsignore, 217, 518.
Gryeb Leonardo, dottore, oratore di Basilea al Papa,
443.
Guain Vaini Guido, 561.
Guasconi, 64, 103.
Gnece (di) monsignore, 24.
Guglielmo (di), v. Baviera, duca.
Guicciardini Pietro, fiorentino, dei 20 sopra la rifor-
ma della città, e dei 54 sopra il governo dello Stato
pel quartiere di S. Spirito, 93, 105.
Guidone, capitano dei cavalli leggieri, 103.
Guidotto Girolamo, 578.
» Vincenzo, segretario veneto presso il viceré
di Napoli, 100, 105, 122, 123, 135, 164,
173, 175, 179, 181, 190, 193, 211, 213,
214, 230, 248, 258, 268, 271, 279, 305,
319, 320, 321, 323, 331, 341, 342, 346,
348, 354, 366, 369, 370, 371, 875, 379,
381, 882, 390, 392, 400, 4Q2, 403, 409,
414, 420, 427, 484, 449, 4^7, 459, 460,
477, 482, 484, 489, 499, 503, 504, 510,
517, 520, 522, 526, 528, 532, 536, 543,
545, 551, 553, 556.
Gnoro Angelo, v. Venezia, provveditore a Feltre.
i> Giusto, già sopracomito e patrono di galere,
32, 57.
Gussoni Nicolò qu. Nicolò, 232.
H
Haj (de la), monsignore Simone, 228.
Heller Costanso, dottore, canonico, oratore di Sena
al Papa, 443.
Howard (di) generale, prefetto della flotta Inglese, 95,
227.
I
Ibemia o Iberg^a, (Bergne), v. Trezzo (di) castellano
francese.
Imperatore, e re dei Romani (Massimiliano, 10, 14, 15,
25, 32, 46, 47, 65, 61, 63, 65, 80, 93.
94, 95, 96, 100, 104, 105, 111, 115, 118.
119, 131, 135,148,149, 170. 172, 173,
175, 176, 177, 178, 185, 186, 188, 190,
193, 212, 231, 233, 234, 339, 847, 248,
250, 231, ?52, 253, 256, 360. 264, 269,
275, 280, 283, 287, 298, 305, 807, 313,
315, 320, 821,926,383, 336, 338, 341,
346, 349, 350, 351, 352, 358, 359, m,
365, 366, 868, 369, 371, S72, 373, 375,
379, 380, 883, 384, 385, 386, 887, 888,
389, 390, 402,411, 413, 421, 425, 496,
438, 450, 451, 453. 457, 462, 463, 476,
482, 485, 485, 486, 488, 490, 494, 496,
499, 500, 502, 504, 505, 510, 518, 519,
521, 522, 523, 525, 526, 528, 531, 533,
536, 537, 545, 547, 551, 553, 554, 556,
559, 568, 567, 570, 579, &80, 581.
p (deìV), oratore a Firenze, 123.
» » oratore a Milano, 414.
» » oratore al Papa, 325, 338, 334,
344. Vedi anche Carpi (da) Al-
berto e Borgo (dal) Matteo.
Imperiali, 24.
» nunzi al campo, 848, 349.
» oratori alla dieta di Baden, US.
Impero, 459.
Inghilterra, 15, 47, 168, 175, 212, 227, 228.
» (di), ammiraglio, v. Howard.
» p car(}inale eboracense ( Baimbridgeji
9, 132. 233, 349, 351, 280, 306,
337, 338, 340, 875, 411, 475, 476,
555.
Il » consigliere del re, 95.
» » famigliare della regina, 306.
» » nunzio, oratore in Spagna, 114.
» » oratori al re di Scozia, 96, 306, 462.
» » re, 9, 15, 80, 95, 144, I70, 171, HS,
176, 192, 208, 238, 229, 281, 302,
305, 806, 826, 840, 359, 885, 388,
411, 462, 475, 476,488,529,530,
583, 437, 554, p75^ 576, 577, 578,
580.
» p regina, 462.
Inglesi, 14, 15, 32, 45, 46, 47, 64, 65, 68, 85, 181. ITo,
192, 209, 227, 228, 235, 236, 281, 840, 850, 351,
462.
^^.^^.^d^L.
633
ÌUDICE DEI NOMI. DI PEBSONE £ DI COSE
634
Inbof Qualtieroi oratore del cantone di Uri al Papa,
443.
Intoys Jacopo, oratore dal cantone di Zurigo al Papa,
443.
Ippolito, frate, 247, 262, 263.
Isernia (di), vescovo, v. Papa (dei) oratore a Venezia.
» fratello del vescovo, uomo d' armi, 471.
I$trlgonia (di) o Strigonia cioè Gran cardinale (To*
maao Bak&os di BrdSd), 21, 325, 827, 384, 411,
554, 557, 563, 572.
Italia, 46, 47, 126, 146, 147, 148, 149, 150, 151.
Italiani, 46.
Ivanich Matteo, capo degli insorti di l^in^, 220, 221,
222, 223.
Ivanis, conte, 221.
i
Jacobazi (di) o Jacobacci, Jacobaccio romano, uditore di
Rota, creato cardinale, 433.
Janina (della) Andrea, padrone di fùste, 190.
Kansnn-el-Gaifri, v. Egitto (di), soldano.
Kemnet Tommaso, cavaliere e gran scudiero d*In-
gbilterra, capitano della nave il leggente (cbia-
mato ancbe Cbanlvet o Ruevet),209, 228, 281.
Lama (di) Girolamo uomo d' arme dei veneziani 187,
405, 407.
Lamano (da) Nicolò, maestro bombardiere, 91, 513.
Lampugnano (di) Oldrado, governatore milanese di
Parma 48.
Lana (della) Girolamo, v. Lama.
Lancb Matteo, v. Curzense o Gurcense cardinale.
Landò Pietro, v. Venezia (di) oratore al card. Gurcense.
» Pietro savio a terra ferma, qu. Giovanni 134,
240.
Landriano, generale dei frati Biancbi, governatore di
Massimiliano Sforza, 127, 130, 235, 371, 459.
Lanferdini o Lanfì«dini Lanferdino, dei 80 sopra la ri-
forma della città, e dei 54 sopra il governo di Fi-
renze pei quartiere di S. Spirito, 93, 10^.
Lateranense (Concilio) 383, 384, 386, 389, 391, 401,
412, 413, 445, 475, 492.
Lecco (da) Battista maestro bombardiere 92.
» Francesco predicatore 300.
Lega di Cambray 351, 362, 375, 380, 388.
» Grisa 47, 80.
» lira Imperatore, Papa, Spagna, Inghilterra e Ve-
nezia ( nel 1511), 15, 28, 35, 87, lOQ, 104,
105, 108, 122, 12a, 133, 135, 145, 159, 168,
174, 175, 183, 201, 216, 218, 219, 234, 239,
240, 241, 242, 246, 248, 251, 252, 255, 257,
258, 259, 260, 262, 273, 274, 275, 278, 287,
307, 317, 318, 319, 320, 323, 328, 329, 350,
362, 385, 887, 451.
» fra Imperatore e Papa (1612) 350, 861, 864, 366,
869, 375, 379, 880, 383, 884, 886, 887, 388,
389, 390, 392, 396, 400, 411, 416, 425, 445,
446, 489.
i> fra Milano e Svizzeri 55, 60, 68, 64, 74, 81, 82,
84, 85, 88.
Legoago (da) Daniele, maestro bombardiere, 91.
» Giovanni, ladro, 329, 836.
Lenzoni Simeone, dei 54 sopra il governo di Firenze
pel quartiere di S. Maria Novella, 106.
Letistaner Leiktenstein Andrea, 521.
Letz, oratore del cantone di Switt al Papa, 443.
Leva (da) Antonio condottiero spagnuolo 323.
Lezzo (da) Bernardo qu. Giacomo, appaltatore del da-
zio del vino, 5.
» Donato, fu consigliere in Cipro, 438, 439,
441, 531.
» Donato, podestà di Rovigo, 57}.
» Giovanni Bernardino, capitano, nipote di
fra Leonardo da Prato, 187, 272, 332,
342.
n Mariano, capitano dei veneziani, 404.
» Michele qu. Donato, deputato, sopra le
acque 115.
» Silvestro, al XL criminal, qu. Giacomo, 278.
Lejr (di) mone., detto anche mons. Loy (di) Simon fran-
cese. 209, 281.
Libret (Albret) (di) mons., padre del fé di Navarra, 45.
Liesna (Lesina) (da) Sebastiano, in Capodistria, 12.
» (di) vescovo (Francesco Patrizi), 56.
Lion fece la chiesa di S. Nicolò de* Frari, 347.
9 Alvise, fu podestà a Cbipggia, eletto consigliere
a Cipro, 447.
» Domenico di Alvise, Capo dei XL alla banca, 5,
185.
» Girolamo sopracomito, 220, 221, 223, 479.
D Maflo, fn auditor nuovo, qu. Lodovico, 161,211,
232.
» Nicolò, 144.
» Pietro qu. Matio, fìi capitano a Famagosta 493,
522, 540, 572.
» Tommaso qu. Filippo, deputato sopra le acque,
115.
» Tommaso, fu provveditore alle biave, 70.
Liona, galea, 26, 130, 156, 221.
Lioni Galeotto, fiorentino aggiunto ai 54 sopra il go-
verno, 142.
Lippomano, casa, 53, 157.
» fratelli, dal Banco» 416, 417.
» Andrea di Girolamo, eletto Prior della Tri-
nità, 132, 159, 255.
« Francesco qu. Giovanni, al XL criminal,
V. Venezia provveditor a Pontevico.
» Girolamo, 7, 80, 81, 235.
635
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
636
Lippomano Girolamo dal Banco, 35, 132, 255, 416, 417.
» TeficoTo di Bergamo^ v. Bergamo (di) ve-
scovo.
» Vettore, 6, 16, 35, 58, 54, 55, 80, 81, 82,
84, 88, 92, 94, 97, 99, 103, 110, 117,
129, 167, 174. 182, 191, 235, 236, 242,
251,257, 259,283, 317, 337, 338. 346,
359, 360, 375, 390, 403, 414, 415, 448,
457, 458, 467, 484, 499, 502, 514, 524,
544, 558, 572.
Lodi (di) segretario del vescovo, oratore di Milano a
Venezia (Colla Gian Simeone), 5, 11, 12,
398, 402.
» vescovo (Sforza), governatore di Milano, 5, 7,
11, 12; 15, 37. 38, 40, 64, 65, 67, 69, 71,
72, 74, 82, 85, 94, 104, 110, 117, 128,
142, 174, 191, 212, 215, 217, 225, 230,
235, 236, 248, 251, 256. 263, 273, 276,
307, 315, 318, 328, 331, 348, 352, 354,
865, 371, 398, 459, 544.
» nunzio a Venezia del vescovo, 212, 213, 215.
Lodrone (di) 00. Antonio fu Francesco, 234, 250, 273.
» co. Francesco, 250, 292.
Lombardo Giovanni Antonio, 545.
Lolin Angelo qu. Alvise, 161, 231.
Lombardia (di) legato, v. Sedunense.
Longena (di) o Longhena Pietro, capo del cavalli leg-
gieri, 7, 17, 60, 91, 178, 272, 404, 587.
Longo Francesco, fu provveditore sopra l'armar, qu.
Francesco, 480.
Loredano Alvise qn. Luca, 552.
» Alvise qu. Matteo, 552.
» Alvise, fu de Pregadi, qu. Paolo da S. Toma,
343, 418.
» Andrea fu Nicolò, fu Capo del Consiglio dei
X, 144, 240, 309, 313, 343, 432, 435, 437,
589, 540.
» Antonio cavaliere, fo savio del Consiglio, 134,
176.
n Bartolomea, figlia di Agostino Moro, 491.
» Domenico qu. Domenico, 541.
» Leonardo, doge di Venezia, v. Principe.
n Luca, patrono di nave, 401.
» Luca qu. Francesco, 237.
» Marco (del fu) figlia, sposa di Francesco Cai-
bo, 491.
» Marcantonio, del Consiglio dei X, qu. Gior-
gio, 431.
}> Marco Antonio, fu provveditor a Salò, di To-
maso, 89, 115, 132, 137, 144, 277.
» Pietro, al XL criminal, qu. Alvise qu. Paolo
279, 444, 547, 548, 551, 556, 558, 568,
571.
» Zaccaria qu. Luca, 144.
Lorena (di) duca, 118.
L07 (di) mons., v. Ley.
Luca^ maestro, filosofo tedesco, 50.
Lucca (da) Pellegrino, maestro bombardiere, 91.
Lucca (di) oratore al Gurcense, 324, 828.
Lucchesi, 105, 475.
Lucerna (di) oratore del cantone, al Papa (Aiogi Gio-
vanni) 443.
Lupi (di) Trailo, 283, 284, 285.
Lusa (da) Girolamo dottore, di Feltro, 370.
Lusignano (di) maestro Pietra, ha V incarico di rin-
novare la chiesa di S. Nicolò dei Frari, 347.
Macchiavelli Baldassare. fiorentino, 80.
» Nicolò di Bernardo, 574.
Magno Andrea, fu Capo dei X, cassiere, 70, 136, 156.
» Andrea qu. Stefano, fu Capo dei X. deputato
sopra le acque, 115, 158, 454, 521, 525.
» Vincenzo, al XL criminal, di Pietro, 278.
Maino (del) Giasone, 503.
Malagola Gio. Maria, cittadino cremasco messo a Ve-
nezia, 322.
Malatesta Pandolfo, 128, 526, 570.
» Ramberto da Sogliano, 284, 803, 322, 431,
454.
Malipiera Alvise, qu. Stefano provveditore (leggi pro-
curatore), 401.
» Alvise, V Venezia, duca in Candia.
i> Andrea, eletto sopra la sanità, 98, 188.
» Angelo, V. Venezia provveditori a Cattaro.
» Domenico, fu savio, qu. Franceaco, 158, 313,
348, 437.
» Gaspare qu. Michele, fu avogador e savio,
124, 134, 157, 161, 236, 253, 277, 808,
365, 399, 420, 431, 436, 465, 478, 481,
488, 491, 505, 508, 519, 623, 534, 547,
551, 556, 558, 567,571.
» Girolamo, al XL criminale, di Pietro, qu.
Marin, 278, 444, 493, 543.
» Marco provveditore, 90, 131.
» Nicolò qu. Tommaso, 480.
» Pietro qu. Marino, 511.
Malo (di) Domenico vicecollaterale, 9, 28, 41, 158, 381,
391, 428, 429.
Manfredonia (da) padre Luigi, 51.
Manfroni Giovanni Paolo, 39, 291.
j) Giulio di Gio. Paolo, 39, 242, 832, 404, 583.
Manion, capitano francese, 581.
Manolesso Faustina monaca, 544.
Manoli Nicolò detto Sbisao, 176.
Mansueto, v. Brescia (da) fira Mansueto.
Mantova (di) Gonzaga cardinale, fratello del marchese,
119. 174, 318, 319, 445.
» marchesana, zia del marchese, 510.
» marchesano, 878, 447, 456, 461, 478.
» marchese. 47, 85, 94, 102, 103, 1 19, 128,
191, 193, 329, 335, 845, 847, 352,
353, 357, 861, 873, 874, 545.
637
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI CX)SE
638
Mantova (di) marcbesino (è a Roma in Vaticano), 412.
» oratori al duca di Milano, 459, 460, 475
Maometto il profeta, ricordato, 856, 357.
Marcello Alvise qu. Giacomo, deputato sopra le acque,
115, 540.
» Alvise zio dei protonotario, 36.
» Antonio, al XL criminal, di Angelo, 278.
» Cristoforo protonotario, 36, 384, 411, 412.
» Donato, 17.
i> Francesco, v. Venezia cap. a Raspo.
» Giacomo qu. Antonio, s\g. sul dazio del vino
111.
» Giovanni di Donato, 17, 534.
» Giovanni Francesco qu. Antonio, signor so-
pra la sanità, 98.
» Gio. Francesco, fu Capo di XL, qu. Fantino,
278.
i> Lorenzo qu. Bernardo, 558.
» Maro*Antonio qu. Benedetto, v. Venezia, ret-
tore a Setia.
» Pietro, fratello di Valerio, 109.
» Pietro, fu capitano a Bergamo, qu. Filippo,
437, 478, 525, 540.
» Pietro» fu provved. generale in campo, qu.
Giacomo Antonio, 432, 437.
» Pietro qu. Benedetto, fu consigliere, 23, 69,
283, 303, 330, 360, 374, 434, 483.
» Valerio qu. Benedetto, era podestà e rettor
di Rovigo, 22, 109, 145, 336, 345, 349,
360, 483.
i> . . . . fU capitanio a Crema, 502, 503.
» .... frate in Dalmazia, v. Mugg^a (da) frate
Antonio.
» .... vescovo di Trau e poi di Vicenza 285.
Margaritis (de) Luigi, 119, 524.
Margherita madama, v. Austria (di) Margherita.
Marignoli Pietro, degli 8 al governo di Firenze, 93,
107.
Marin Giovanni, al XL criminal, qu. Antonio, 278.
Marin Nicolò, qu. Pietro, pro^veditor sopra le confi-
sche, 319.
Marinato, capitano della Stimmaria, 481.
Martin, capitano francese, 581.
Marsuppini Andrea, 574.
Martelli Francesco, fiorentino, aggiunto ai 54 sopra il
governo, 142.
Martinengo, famiglia, 293, 410.
» (da) Antonio di Bernardino, 474, 488, 508,
527.
» » Cesare fu Giorgio, 292, 295, 499.
» » Marco, 236.
» n Cesare, avo del precedente, 292.
» » Gio. Maria, 294.
Martini (di) prete fiorentino, 574.
Martino, uomo d'arme del capitano Lorenzo da Ceri,
71, 72.
Masser Leonardo da Santa Marina, 207.
Massimiliano, v. Imperatore.
Matalonl (da) Vincenzo, uomo d'arme della Signoria,
40, 405. 407.
Mato Pietro, 263.
Matrice (della) o dell* Amatrice Andrea, uomo d'arme
della Signoria, 406.
Mauresi Andrea, capo dei stratioti, 343.
Mazzagallo Bernardino, 285.
Mazzaruolo Pietro, ordinario alla Cancelleria, 113.
Mazzorbo, (di) oratori alla Signoria, 12.
Mazi (di) Maggi Alessandro, gentiluomo bresciano,
295.
Mazzuchi Alvise di Capodistria, 500.
Medici (de) Averardo, dei 54 sopra il governo di Fi-
renze pel quartiere di 6. Giovanni 106.
» casa, 6, 9, 10, 16, 23, 29, 32, 33, 36, 39,
42, 43, 44, 55, 57, 58, 59, 93, 122, 123,
254, 255.
» Giovanni cardinale, 29, 33, 34, 36, 43, 44,
52, 53, 57, 58, 61, 63, 93, 100, 101, 105,
122, 123, 141, 237, 238, 254, 255, 256,
312, 338, 340, 346, 396, 545, 559, 572,
573.
i> Giacomo, fu vicario del vescovo di Sebi-
nico, 542.
» Giuliano, 29, 33, 34, 44, 52, 53, 58, 59,
105, 141, 237, 238, 255, 312, 315, 338,
572, 673, 574 ; id. dei 54 sopra il go-
verno di Firenze pel quartiere di S. Gio-
vanni, 106.
» Lorenzo, 237, 238, 255, 312, 315, 572.
» Piero, 572.
» Vieri, V. Firenze oratore a Venezia.
Megii (di) Emilii Giacomo, 244.
Memmo Marcantonio di Lorenzo, 538.
» Silvestro, savio agli ordini, 21, 38, 57, 87,
161, 232, 314.
Mezzo (da) Marco qu. Francesco, Capo di XL alla ban-
ca, 5, 185.
Miani Carlo, v. Venezia, camerlengo a Bergamo.
» Gianfrancesco, v. Venezia conte a Sebenico.
» Girolamo, qu. Angelo, fu alla custodia di Tre-
viso, 278.
Michiel Antonio, fu provveditore a Pordenone, di Pie-
tro, da San Polo, 397, 432.
» Aurelio qu. Andrea, Capo di XL, 445.
» Aurelio, de' XL, v. Venezia, provveditore a
Martinengo.
» Giacomo, fti auditor nuovo, qu. Biagio, 479.
» Mafilso, 188.
» Nicolò, dottor e cav. procuratore, 69, 158, 263,
453, 508, 556.
» Nicolò qu. Francesco, v. Venezia, provveditor
agli Orzi nuovi e poi in Bresciana.
» Sebastiano, priore di S. Gio. del Tempio, 519.
» Vettor, V. Venezia capitano a Bergamo.
Milanesi, 5, 85, 38, 46, 47, 48, 50, 54, 60, 62, 64, 73,
G39
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
640
85, 88, 94, 96, 97, 99, 105, 109, 110, li7,
124, 127, 129, 188, 142, 164, 166, 183,
190, 191, 193, 211, 212, 214, 218. 225,
229, 230, 242. 246, 256, 266, 276, 277,
286, 288, 307, 308, 315, 337, 346, 348,
860, 367, 379, 381, 398, 403, 409, 414,
422, 448, 449, 459, 460, 467, 477, 484,
494.
Milanesi, oratori alla dieta di Baden, 50, 118, 119.
» oratori a Innspruck, 35, 40.
Milano (di) arcivescovo, v. Ferrara (di) cardinale.
» castellano (francese), 47, 235. 448, 494.
» duca, 10, 48, 49, 50, 55, 161, 168, 218,
» 326, 448, e ▼. Sforza.
li duchetto, V. Sforza Massimiliano.
» oratore a Venezia, v. Lodi (di) segretario
del vescovo.
» oratore al Gurcense, 233, 327.
» Stato, 10, 11, 15, 25, 35, 37, 38, 40, 41,
49, 50, 56, 60, 63, 65, 66. 95, 104, 117,
118, 119, 124, 127, 128, 135, 136, 164,
165, 214, 217, 218, 225, 230, 249, 256,
263, 276, 286, 320, 326, 337, 338, 351,
448, 459, 494, 496.
» vescovo suffraganeo, 453.
Minio Baldassare, v. Venezia provveditore a Marti-
nengo.
j» Bartolomeo consigliere, qu. Marco, 69, 158, 347,
401, 432.
» Giovanni Antonio, confinato in Àrbe, 284.
i> Lorenzo qn. Almorò, 511.
Minotto Giovanni qu. Giacomo, v. Venezia conte a
Zara.
Mirandola (della) contessa Francesca, figlia di G. G.
Trinlzi, 521, 568.
» » co. Giovanni Francesco, 164, 212.
Misocco (di) Musocco conte, figlio di G. G. Triulzi,
807.
Mocenigo Alvise cav., fa savio a terraferma, 161, 210,
211, 280, 231, 276, 814.
» Andrea dottore, fa a la Camera dei I^restiti,
di Leonardo, 314, 489.
» Andrea protonotario, 8, 259, 263, 285, 369,
486, 500.
» Girolamo, 162.
» Leonardo qu. Serenissimo, fu podestà a Pa-
dova e savio del Consiglio, 98, 134, l36,
210, 240, 264, 277, 343, 365, 368, 374,
398, 437, 536.
» Tommaso procuratore e savio, 69, 134, 157,
236, 830, 365, 878, 398, 431, 487, 508,
519, 527, 556, 557, 571.
Modone (da) Domenico, fa contestabile, 286.
» Giovanni, scrivano al Zante, 286.
Molfetta (di) vescovo (Alessio Celadonio), 384, 389.
Molin (da) Alvise, savio del Consiglio, 56, 57, 86, 125,
129, 134, 210, 215, 253, 319, 320, 334,
368, 396, 398, 399, 435, 445, 487. 488,
491, 505, 508, 519, 556, 558, 571.
» Ambrogio di Alvise, mercante a Damasocs
258, 320.
» Angelo qu. Alvise, 211.
» Marco, fu consigliere, qu. Paola, 129, 236,
237, 401.
» Marin qu. Giacomo, 540.
» Vincenzo di Alvise, 56.
Moncorso (d!) mons , luogotenente di mons. di Anbi-
gny, 295, 296.
Monopoli (da) Girolamo, IVate dell'ordine dei Predica-
tori, fu lettore a Padova. 420.
» vescovo (Michele Claudio tragurìno), 33,
116.
Montecliiaro (da) Baldassare, maestro bombardiere, 91.
Montibus (de*) cardinal palatino, 337, 340, 411, 565.
Mora Stefano, 16.
More Filippo proposito, v. oratore di Ungheria.
Morelli Lorenzo, nuovo gonfaloniere di Firenze dopo
la entrata dei Medici, 30, 33, 36, 93 — dei 20 sopra
la riforma della città, 94 — dei 54 sopra il governo
pel quartiere di S. Croce, 106.
Morles (di) siniscalco francese, 228.
Moro Bianco, contestabile al Zante, 555.
» da S. Agostino, famiglia, 12.
» Agostino, 491.
» Cristoforo, fu podestà a Padova, 368, 435, 482.
» Cristoforo, provveditore generale in campo, 12,
14, 163, 182, 183, 185, 214. 229, 258, 259,
262, 263, 267, 268, 269, 270, 271, 274, 280,
282, 294, 296, 304, 305, 307, 310, 311, 335,
339, 341, 342, 349, 359, 405, 422, 426, 427,
428, 429, 435, 436, 437, 446, 447, 450, 486,
544.
» Fantino, v. Venezia, podestà a Cotogna.
» Gabriele cavaliere, qu. Antonio, 232.
» (il) Lodovico, V. Sforza Lodovico duca di Milano.
» Pietro qu. Gabriele, 540.
» Sante dottore, fo auditor nuovo, qu. Marino, 161,
211, 232, 314, 324.
» Sebastiano di Pregadi, qu. Damiano, 343, 522,
640, 552.
» Tommaso. 548.
Morene Girolamo milanese, 46.
Morosini Alvise qu. Giusto. 232, 315.
» Ferigo qu. Girolamo. 480.
» Francesco qu. Gabriele dottore, 212, 304, 314.
» Gaudenzio, al XL criminal, qu. Pasquale, v.
Venezia, provveditore a Belgrado.
» Giacomo di Antonio, di Callelunga, 207.
i> Gio. Battista qu. Carlo, fu consigliere, 69,
308, 313, 527.
» Marino, qu. Paolo, fu avogadore del Comune,
32, 38, 42, 62, 111, 115, 124, 125, 126,
136, 137, 240, 282, 330, 334, 432, 437,
519, 538, 543, 553, 571.
GAì
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
642
Morosini Michele qu. Pietro da S. Cassiano, 489.
I» Pietro, fu auditor vecchio, qu. FraDcesco,
315.
» SebastiaDO, fa coDBigliere, qu. Carlo, 401.
n Vettore, di S. Polo, provveditore soprale Pom-
pe, qu. Giacomo, 90, 240, 253, 308, 331,
353, 374, 395, 408, 432, 437, 523, 539,
568.
Mosto (da) Bartolomeo, v. Veoezla, provveditore a Ber-
gamo.
Mota (della) mona., capitano di mona. d^Aoblgny, 301,
802.
Motella (delia) Marcantonio di Taddeo, uomo d'armi
delia Signoria, 17, 242, 404, 583, 584.
» co. Taddeo, 17, 319, 498.
Mudaszo, Muazzo, Giovanni sopraoomito, 548.
» Marco, 852.
» Pietro qu. Nicolò, 87, 466.
Muja (di) ▼. Muggia.
Muggla idi) comunità, 415, 422, 423.
1» oratori della comunità a Venezia, 423.
» frate Antonio, ministro dei frati Minori
in Dalmazia (da ca' Marcello), 347.
Murano (da) Giovanni, maestro bombardiere, 91.
Mussato Alessandro, padovano, confinato, 414.
ìì Romolo, 555.
Mttstafà pascià, 504, 512, 547.
Mutolo (del) Alfonso, 187, 584.
Nadal Giovanni, al XL criminale, qn. Bernardo, 277.
Naldo (di) Babino, Ai condottiero dei veneziani, forse lo
stesso che il seguente, 99, 187, 272, 584.
» Babone, condottiero dei veneziani, 23, 28,
36.42,91, 114, 167, 184, 187, 283, 304,
405, 407, 485, 584.
» Dionisio, fvL capitano delle finterie vene-
ziane, 90.
» Giovanni, condottiero dei veneziani, 260,
404, 406, 584.
» Guido, 187, 405, 406, 407, 584.
» Naldo, condottiero dei veneziani, 187, 272.
» Ottaviano, condottiero del veneziani, 187,
405, 407.
Nani, femiglia, 324.
i> Paolo qu. Giacomo, 540.
» Pietro, fu Capo dei X, qu. Giacomo, 401, 536.
Napoli (da) .... messo della Signoria in campo del
Papa, 113, 114.
» Girolamo contestabile, 36, 39, 54, 55, 72,
73, 581.
Napoli (di) oratori a Venezia, 37.
» re, 10.
» regina, moglie di Federico, 128.
n viceré (Raimondo di Gardena), 29, 30, 58,
62, 63, 78, 84, 93, 94, 101, 103, 105,
/ Diarii di M. Sanuto. — Tm. XV.
115, 119,122, 127, 128, 129, 138, 134,
135, 145, 158, 163, 164, 165, 173, 176,
179, 180, 18J, 183, 184, J85, 190, 193,
211, 213, 214, 215, 219, 225, 226, 229,
230, 233, 234, 237, 289, 240, 242, 248,
244,245, 247, 248, 249, 250, 251, 252,
253, 255, 257, 2^8, 259, 260, 261, 262,
267, 268, 269, 270, 271, 273, 274, 275,
279, 284, 304, 305, 306, 307, 310, 311,
317, 318, 319, 320, 321, 322, 823, 324,
328, 3^9, 331, 334, 339, 342, 346, 350,
354, 355, 359, 362, 365, 366, 867, 370,
371, 379, 389, 392, 401, 402, 409, 414,
415, 416, 420, 422, 427, 434, 438, 449,
453, 456, 457, 459, 460, 461, 468, 474,
477, 484, 485, 493, 494, 517, 520, 531,
536, 545, 567.
Napoli (di) segretario del viceré (Francesco), 245.
» Pietro, uomo d'armi della Signoria, 406.
» tesoriere del viceré venuto a Venezia, 322,
328.
Narni (da) Saresto, uomo d'armi della Signoria, 406.
Navagero Giovanni, 152.
n Gio. AlvìBC, fu auditor nuovo, qu. France->
SCO, 314.
» Michele, fu governatore e consigliere, 374
» Nicolò, 525.
Navarro don Pietro capitano spagnuolo, >217, 245.
Navarra (dì) re, don Giovanni cacciato, 541.
» sua moglie Caterina, 541.
» re, 45, 144, 168, 306, 350.
ì> regina, 45.
» figlio del re, 450.
Nazara (di) o Najera duca, 511.
Nazareth (di) vescovo, v. Gometio.
Nazin (^i) Lodovico, gentiluomo bresciano, 292, 295.
Negro Marco gentiluomo bresciano, 287, 288, 289, 290,
291, 292, 293, 294, 295, 296, 297, 298, 299,
300, 301, 302, 303.
» Marco (di) moglie (di casa Cappello) e figlio,
288, 289, 290, 299.
n Marco, nipote di Giovanni Girolamo, 288, 289.
Nepanto (di), o Lepanto, vescovo, v. Paracho.
Nerli (di) banchieri fiorentini a Venezia, 828.
» Alessandro, 29.
n Benedetto, fiorentiao, dei 20 sopra la rifor-
ma della città — dei 54 sopra il gover-
no, pel quartiere di S. Spirito, 93, 105.
Nerone imperatore, ricordato, 565.
Nicolini Matteo, dei 54 sopra il governo di Firenze»
pel quartiere di S. Croce, 106.
Nicosia (di) arcivescovo, y. Orsini.
Nobili (di) Lodovico, 574.
Nogarola (da) Girolamo governatore imperiale a. Ve-
rona, 181.
Nona (da) Giorgio, condottiero dei veneziani, 822, 354,
409.
42
643
IMDICB DEI NOMI DI PERSONE B DI COSE
644
Nona (dft) Giulio bresciano» 280.
Normandia (di) generale, 10, 93.
Northamberland (di) conte, capitano inglese, 806.
Notambria (di) oontot v. Northomberland.
Novara (di) castellano, 217.
Novi (di) vescovo (astigiano), 488.
Oblgnl V. Anbigny.
Obizzo (di) Oiacomo Antonio, cittadino cremasco man-
dato a Venezia, 322.
Omobono Cristoforo, parroco di 6. Oiacomo dell' Orio,
651.
Orio Alvise v. Venezia, conte a Spalato.
» Francesco, avogadore di oomone, IH, 124, 126|
137, 330, 374, 300.
» Lorenzo, dottore, fu auditore e sindaco a terra-
férma, 315.
» Marco, 120.
j» Marco qu. Pietro, già provveditore a Faenza, 78,
848.
» Pietro, V. Venezia, podestà a Noale.
Orlandinl Pietro, 574.
Orsini, famiglia e fazione di Roma, 307, 818, 861, 554,
561.
» arcivescovo di Nicosia, iQgHo del conte di Pi-
tigliano, 438.
» Nicolò, V. Pitigliano (di), conte.
* » Franciotto, capitano generale del Medici, 122.
» signore, capo di fanti a Ravenna, 68.
Orzinovi (di) oratori a Venezia, 419.
» » comunità, 419.
Ossero e Cherso (di) vescovo, v. C>)rner Andrea*
Padavino Girolamo, provveditore a Reifenbourg, 07,
181.
Padova (da) Francesco, maestro bombardiere, 01.
» (di), clero, 104.
Padovani ribelli, 131.
Padnia (della), marcbese, capitano spagnuolo, 9,112,
244, 830, 866, 879, 400, 457| 460» 474, 484, 602.
Pafo (di), vescovo, v. Pesaro.
Paganelli Antonio, fiorentino, aggiunto al 54 sopra il
governo della città, 141.
Palatino conte di Ungheria, bano di Croazia, 21, 41,
287, 302, 505.
Paleologo Costantino, capo di stradiotti, 875, 414, 419,
458, 502, 503.
Palermo (di) abate spagnuolo, 483.
Palisa, Paliza, PalisisB, Pelisa, Pelin (di la) cioè La
Palisse, monsignore, capitano fhincese, 10, 08, 144,
160, 183, 235, 200, 450, 541.
Pallavicino, famiglia, 460,
» Antonio Maria, 412, 581.
Palma (da) Alonso, uomo d* armi della Signoria, 406,
407.
Papa Borgia (Alessandro VI), 561.
» Paolo (Barbo), 525.
» Giulio II della Rovere, 5, 0, 10, 11, 14, 15, 28, 25,
28, 20, SO, 32, 33, 84, 87, 38, 40, 41, 42, 46, 47,
48, 52, 55, 56, 61 , 62, 63, 68, 70, 75, 80. 84, 86,
87, 04, 05, 100, 103, 104, 105, 107, 100, 113,
114, 118, 110, 120, 124, 120, 182, 185, 142,
143, 140, 154, 150, 163, 164, 165, 171, 172,
174, 176, 170, 184, 185, 186, 188, 180. 102,
103, 215, 216, 217, 218, 210, 231, 238, 235,
236, 288, 240, 241, 240, 251, 252, 253, 254,
256, 857, 258, 260, 268, 264, 270, 276, 277,
280, 284, 285, 286, 207, 305, 306, 307, 308,
818, 310, 300, 825, 826, 827, 830, 888, 884,
336, 337, 338, 330, 340, 341, 349, 344, 345,
350, 351, 852, 853, 854, 858, 850, S61, 362,
363, 364, 368, 360, 373, 374, 875, 370, 880,
883, 385, 386, 287, 388, 380, 800, 301, 402,
407, 410, 411, 412, 413, 415, 417, 418, 421,
422, 425, 424, 425, 426, 427, 433, 436, 443,
445, 440, 457, 463, 464, 466, 476, 477, 492,
406, 400, 502, 503, 504, 508, 510, 518, 516,
517, 518, 510, 522, 524, 525, 586, 581, 582,
535, 537, 541, 544, 545, 546, 551, 552, 553,
554, 555, 556, 557, 550, 560, 561, 568, 668,
564, 565, 566, 567, 660, 570, 572, 678, 688.
» (del) nipote, femmina, 105.
» » oratore al Gurcense, 328.
» » oratori al duca di Milano, v. Campeggio
Giovanni e Baglioni Cario.
» » oratore presso V Imperatore v. Campeggio
Giovanni.
» n nunzio, in Spagna (arcivescovo di Cosen-
za, 168, 440.
» » oratore a Venezia, vescovo d'Isernia (Mas-
simo Bruni Corvino) 18, 25, 29, 34, 52,
84,86, 87, 103, 104, 165, 170, 183, 100,
238, 230, 248, 240, 852, 266, 284, 321,
322, 360, 368, 878, 885, 886, 418, 410,
420, 421, 426, 435, 444, 446, 447, 453,
454, 457, 462, 464, 465, 466, 474, 475,
488, 480, 519, 580, 527, 685, 557.
Paracho vescovo di Nepanto o Lepanto, suffraganco
a Vicenza, 92.
Parade Altobello, cittadino cremasco, mandato a Ve-
nezia, 328.
Parenzo (di), vesc., (Alvise Tasso), 81, 82, 99, 192, 193*
Parigi (di), parlamento, 10, 93.
Parma (da) Bernardino, uomo d'armi della Signoria,
187, 486.
n (di) governatore milanese v. Lampugnano.
» » governatore pontificio v. Santa Severina
(di), arcivescovo.
» D oratori al Papa, 852.
Pase Guido, ribelle cremasco, 76.
<
I
645
8IDICB DEI NOMI 01 PERSONE B DI C06B
646
Paso (di) Pietro, 848.
Pasini (di) Pietro Andrea, bergamasco, 458.
Pasquale (di) Luca, da Cattaro, 430.
Pasqualigo Agostino qa. Cosma, Capo dei XL, 803,
374.
» Alvise qu. Filippo, 530, 688.
» Franeeaeo qu. Filippo, 689, 533.
» Francesco, 88.
» galera sottile, 208.
» Lorenso qu. Filippo, 680, 588.
» Lorenso, t. Venezia, console a Londra.
» Nicolò qu. Vettore. 682.
» Pietro qu. Filippo, dottore e cavaliere, già
oratore in Ungheria, 21, 134, 159, 178,
184, 186, 210. 240, 253. 276, 314, 841,
482, 452, 489, 519. Vedi anche Vene-
sia, oratore a Genova,
Pasqua (de) Antonio, nobile di Antivari, 472.
Pastrovich (de), famiglia nobile di Antivari, 470.
Payton o Paltone, Valerio di Brescia, 234, 262.
Pazzi (de') Francesco, fiorentino, dei 54 sopra il go-
verno di Firenze, pel quartiere di Santa
Croce, 106.
» » Guglielmo, fiorentino, dei 80 sopra la ri-
forma della città, 94 — dei 54 sopra il
governo pel quartiere di S. Giovanni, 106.
» » Nioolò, fiorentino, 58.
i> » Poldo, fiorentino, 58.
Polisse V. Palisa.
Pender Pietro, 418.
Popoli conte Ugo, 541, 547.
Perduzzi Francesco, 582.
Peri Giacomo di Antonio, dei 54 sopra il governo di
Firenze pel quartiere 8. Croce, 106.
Perin Giovanni da Fermo, oratore cremasoo a Vene-
zia, 319.
Porosa (da) Alberto, 584.
I» Bartolomeo, 188.
» Berta, 405.
9 Morgante, 188, 405, 407.
» Renzo, 584.
» Silvestro, 188, 405, 504.
» Vigo, 187, 405. 406
Persia (di) Sofì, 16, 27, 185, 198, 199, 200, 808, 852,
855, 356, 357, 358, 892, 439, 440, 512, 647.
» ambasciatore al Soldano, 208, 356, 357.
» oratare del Sofi a Venezia, 199.
Pesaro, da cha' da, Huniglia da S. Benedetto, 418.
» » Alessandro qu. Nicolò, capitano in
Cadore e provveditore sopra le
Camere dei Prestiti, 126, 346,
447, 464.
» » Girolamo, v. Venezia, podestà e
capitano a Treviso.
» » Francesco qu. Girolamo, 432, 489.
» » Francesco qu. Maroo da Londra,
172, ;208, 209.
Pesaro, da cha* da, Nioolò, fti governatore, 108, 115.
M » Nioolò, V. Venezia, provveditore
a Crema.
n , aroiveaoovo di Zara, 48S.
M vescovo di Patò, 988.
j» signore di, v. Sfona Giovanni.
Pescara (di), marchese, 459.
Petratin Battista, capitano del ballestrlerl del Papa,
284. 286. 884.
Petmzzl Petmcci, cardinale, 104, 808.
Piacentini oratori al Papa, 62.
Piacenza (da) Antonio, nomo d*arml della Signoria,
ria. 406.
Piagnoni, fazione fiorentina, 141.
Piccinino Nicolò, 800.
Piemonte (de) Michele, maestro bombardiere. 98.
Pietrasanta (di) Antonio, nomo d'armi della Signoria,
187, 406. 473.
Pietro fdi) Alvise, segretario del provveditore Moro,
12. 15, 37, 40, 48, 68, 63, 64, 65, 70, 78, 76, 77,
85, 814, 889. 839, 268, 428, 446, 558, 569, 571.
Pigna (dalla) Giovanni Alberto, 80, 109, 836, 845, 349,
560.
Pil (di) Antonio, condottiero del veneziani, 14, 178,
183, 850, 870, 278. 297, 810, 311, 870, 891,
898, 404, 450. 588, 588.
» Costantino di Antonio, soldato del veneziani,
404.
» Antonio (di) altro figlio, fti soldato con Pro-
spero (Colonna, 398.
» Costanzo, condottiero dei veneziani, 248. 588.
Pincon Gnagni, capo delle fkntarie, 41, 187, 278, 273,
832, 405, 406, 485, 584.
Pindaro Gentile da Subiaoo, segretario del cardinale
Medid a Venezia, 446.
Piombino (di), signore, 477.
Piran (da) Schiavato, uomo d'armi della Signoria,
188, 406.
Pisa (da) Alfonso, uomo d' armi della Signoria, 405,
4(n.
» Fracasso, capitano di fanteria, 405, 406.
» Griso, contestabile, 83, 58.
Pisani Alvise, dal Banco, savio, 70, 131, 381, 330, 844,
485, 446, 458, 465, 487, 508, 519, 588, 547,
556, 558, 571.
» Bernardo, 511.
» Domenico qu. Giovanni, 115, 196, 884, 558.
» Giorgio, cavaliere, dottore, capo dei X, 136,
866, 867, 401, 581, 585, 552.
» Vettore, qu. Mario, 466.
Pisano, concilio, 363, 883, 884, 886, 390, 411 , 413, 475.
Pitlgllano (di) oonte, (Orsini Nicolò), capitano gene-
rale. 60, 163, 817, 848, 874, 373.
Pitti Lorenzo di Bonaccorso, dei 54 sopra il governo
di Firenze pel quartiere di S. Splalto, 105.
Pizzamano Antonio, vescovo di Feltra, 284, 285, 309,
886.
Gir
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
648
Piuamaoo Domenico, 284.
» Greerorlo, fu provveditore a Cittadella, 285,
326, 387.
Pola (di), vescovo (Altobello Averoldo), 559.
Poiana, gralera, 382, 481.
Polanl Pietro qu. Giacomo, sopraoomito, 469.
» Vincenzo, aoppacomito, 112.
» Vincenzo (di) fratello, 112.
PoUcastro (di) conte, maestro generale dell' esercito
spagnolo, 321.
Polo, ladro impiccato, 317.
Pompei (di) Girolamo, 538.
Ponte (da) Alvise di Antonio, 317.
i> Nicolò di Antonio, 317.
Porcellana Pietro, ^ntiluomo bresciano, 292, 295.
Porta (dalla) Francesco, contestabile, 97.
Portogallo (di), re, 105, 170.
Portoghesi, 205, 355.
Prato (da) Giovanni Bernardino, condottiero dei vene-
ziani, 382, 405, 406.
» fra Leonardo, cavaliere gerosolimitano, ca-
pitano, 39, 90.
» Mariano, nipote di fra Leonardo, 39, 55,
349, 354, 365. 500.
Prégeant (de) Bìdouz, cavaliere di Rodi, capitano delle
galere di Francia, 28, 01, 533.
Prejam ▼. Prégeant.
Prémonjer (di) (Primqja), monsignore, capitano della
nave francese la Regina, 209, 228.
Primoja v. Prémonjer.
Principe, doge di Venezia (Leonardo Loredan, 5, 11,
12, 21, 23, 30, 84, 42, 43, 52, 63, 76, 87, 94, 100,
101, 103, 111, 116, 120, 125, 130, 134, 143, 144,
157, 158, 163, 165, 175, 176, 179, 180, 181, 186,
197, 214, 215, 236, 289, 242, 252, 264, 265, 266,
303, 304, 315, 321, 322, 328, 329, 331, 335, 347,
348, 358, 361, 363, 365, 366, 367, 368, 370, 373,
378, 382, 390, 398, 401, 409, 416, 417, 418, 419,
420, 421, 426, 428, 429, 434, 435, 444, 445, 446,
447, 451, 454, 457, 464, 465, 469. 470, 473, 478,
482, 483, 488, 490, 491, 501, 509, 510, 514, 518,
519, 522, 527, 528, 533, 535, 548, 550, 557, 568,
570, 578, 581.
Princivalle, 572.
Friuli (di) Alvise qu. Francesco da S. Toma, 487.
» Alvise qu. Pietro, savio e deputato sopra le
acque, 86, 115, 136, 342, 487, 508, 539,
567.
i> Andrea qu. Marco, 540.
» Andrea, capitano delle galere di Alessan-
dria, 268, 275, 484.
» Francesco di Lorenzo qu. Pietro procura-
tore, 4b0.
» Girolamo, banchiere, 321.
j» Lorenzo, qu. Pietro, consigliera, 210, 309,
313, 391,
» Marcantonio di Alvise qu. Nicolò, 479.
Friuli (di) Nicolò, fu podestà a Padova e capo dei X,
283, 803, 431, 454.
» Orsato, patrono di galera, 493.
» Paolo qu. Domenico, 580, 569.
» Zaccaria di Alvise, 207.
» Zaccaria qu. Giovanni, 511.
Prorout Giovanni, oratore di Unterwalden al Papa, 443.
Proti (de) Donato, da Mantova, 501.
Pucci Alessandro di Antonio, dei 54 sopra il governo
di Firenze, pel quartiere di S. Giovanni, 106.
» Francesco, fiorentino, aggiunto ai 54 sopra il
Governo, 141.
» Lorenzo, datario, 433.
Quarto Lorenzo, segretario del capitano di Po, 189,
376, 382.
Querini Girolamo qu. Andrea, fu capo del Consiglio del
X, 158. 164, 215, 309, 313, 366, 367, 371,
874, 401, 525. 584, 551, 571.
i> Girolamo qu. Pietro, da S. Marina, patrono al-
l' Arsenale, 489.
» Lodovico qu. Giacomo, capo dei XL alla Ban-
ca, 5, 185, 553.
1) Marino, avvocato, 13, 98, 111, 824, 417.
» Pietro qu. Antonio, capo dei Consiglio dei X,
5, 342, 431, 487, 539, 540.
» Sante, 383.
» Vettore, già podestà a elusone, 18.
Rachele, ebrea, ricordata, 4i')8.
Ragona (di;, cardinale v. Aragona.
Ragusa (di), comunità, 285.
» oratore al Sultano, 324.
}) oratore a Venezia, 324.
Ragusei, 20, 34, 42, 324.
Raguseo Felice qu. Stefano, oratore del re d' Unghe-
ria al Gran Sultano, 347, 364, 392, 408, 462.
Ramazzano Bartolomeo, cancelliere dol provveditoro di
Crema, 477, 485, 489, 498, 494.
Ramazzotti Ramazzotto, capitano dei Medici, 122.
Rangou conte Francesco, capitano di cavalli leggieri
della Signoria, 99, 405.
» conte Guido, condottiero della Signoria, 109,
111, 113, 114, 158, 248, 249, 251, 257, 259,
261, 262, 263, 273, 308, 375, 878, 380, 381,
404, 4*4i9, 445, 450, 461,467, 468, 481, 497,
510, 531, 546, 555, 562, 582, 583.
}> conte Guido, fratello di, 122.
Ravenna (di), arcivescovo (Fillasio Roverella), 433, 434.
» (da) Farfarello, capitano dei veneziani, 404,
409, 584.
Reame (da) Giovanni Bernardo, 91.
Rediti Antonio, degli 8 al governo di Firenze, 93, 107.
649
INDICE OQ NOHI DI PBKSONE E DI O0B&
650
Regrina (la), nave francese, 192, 209, 227, 228, 281.
Reggente (il), nave inglese, 192, 209, 227, 228, 280,
281.
Reggio (di), oratori al Papa, 33.
Regio Raffaele, umanista professore a Venezia, 517.
Reifenburg (di) provveditore v. Padavin Girolamo.
Reist Marco, borgomastro, oratore di Zurigo al Papa,
443.
Remer Antonio, 42.
Renier (di) Federico qu. Alvise, provveditore sopra le
Camere, 399, 432, 489, 505, 507.
» Daniele, fu avogador, 70.
Rosi (de li) Berto, 581.
Rezo oratori v. Reggio (di) oratori.
Ricasoli (de') Antonio, fiorentino, 58.
» Bindaocio, dei 54 sopra il governo di
Firenze pel quartiere di S. Maria No-
vella, 106.
» fratello di Antonio, 58.
Ricciardetto, monsignore, francese, 45.
Ridolfi Giovanni Battista, fiorentino, dei 20 sopra la
riforma della città, eletto gonfaloniere, 93,
105, 106, 122.
» Pietro di Nicolò, fiorentino, aggiunto ai 54
sopra il Governo, 93, 106.
» Roberto di Pagnozzo, degli 8 al governo di
Firenze, 93, 106.
Rieti (di), vescovo, v. Colonna.
Rigo Antonio (de' Godi), avvocato, 417.
Rion (dal) Alvise da Bassano, 528.
Riva (da) Vincenzo di Bernardino, fa sopracomito, 232,
552, 569.
Rizieri (di) Leonardo, cancelliere di Taddeo della Mo*
tella, 17.
Rizo Giacomo, abate, 415.
Rocha-Andolf, capitano imperiai v. Roncadolf.
Rodi (di) gran maestro, della casa d' Amboise, 34, 207,
414, 554.
Rodolfo, capitano svizzero, 65.
Rohan (d' Amboise), card., 48, 216, 411, 414,^542, 680.
Roma (di) priore, v. Seleucia (di).
Roman (da) Baldassare, uomo d' armi della Signoria,
406, 524.
Romano Luca, maestro bombardiere, 92.
Roncadolf (Rogendorfj, capitano tedesco, 305, 416,
488, 468.
Rossi (de) conte Cesare, condottiero dei veneziani, 311.
Rossina Francesco, 430.
Rosso Andrea, segretario del provveditore Cappello,
79, 286, 237, 238, 239, 246, 251, 257, 260, 261,
266, 268, 428, 446.
Rota (di) Alvise, capo bombardiere, 92.
» Bartolomeo, capo bombardiere, 91.
» Bernardino, capo bombardiere, 91.
» Martino, maestro bombardiere, 91.
Rovello Girolamo, cancelliere del capitano di Crema,
515, 524.
Rovere (della) Bartolomeo, 559.
» » Nicolò, 561.
Roys (di), monsignore, capitano spagnuolo, governa-
tore di Brescia, 24, 117, 243, 244, 245, 247, 260,
251, 262, 273, 275, 279, 280, 284, 896, 416, 450,
474, 485, 621.
Roxa (della), v. Roys (di) monsignore.
Rubeis (de) Alessandro, 24.
Rubertet, segretario del re di Francia, 191, 192,216,
896, 496, 498.
Rucellai Bernardo, dei 20 sopra la riforma di Firenze,
94 — dei 54 sopra il governo per il quar-
tiere di S. Maria Novella, 106.
n Giovanni di Bernardo, fiorentino, 53.
Ruzzollai V. Rucellai.
S
Saba Giovanni, 276.
Sabadino Alvise, segretario, 497.
)> Giovanni, medico, cittadino cremasco, man-
dato a Venezia, 322.
Salerno (di), arcivescovo (Federico Campofregoso), 433.
» j» fratello del Principe, giustiziato in Spa-
gna, 449.
» (da) Martino, uomo d'armi della Signoria,
263.
Salò (di), comunità, 438.
» oratori al campo imperiale ed al viceré (Gia-
como de Flocbis e Francesco de Remar -
dinis), 450, 456.
» oratori a Venezia (Alberti di Girolamo e
Bernardini Francesco, 13, 37, 182, 506,
509.
Salomone Micbele qu. Nicolò, deputato sopra le aque
e alle biave, 115, 330, 848.
» Nicolò, provveditore di Comune, 90, 131.
» Vincenzo qu. Vito, al XL criminal, 277, 418.
Salvetti Francesco, degli 8 al governo di Firenze, 93,
107.
Salviati Giacomo, fiorentino, ambasciatore ai Medici in
Prato, 53, 58, 59 — dei 20 sopra la riforma
dello Stato, 94 — dei 54 sopra il governo
pel quartiere di S. Croce, 106 ~ oratore a
Roma, 254.
» Giuliano, dei 54 sopra il governo di Firenze,
pel quartiere di S. Croce, 106.
Sandro (di) Pietro Andrea, 502.
Sambonifacio (di) conte Lodovico, 131, 134.
San Bernardo (di), abate, (della casa d'Amboise), 411,
414.
San Giacomo (di), arcivescovo (Alfonso di Fonseca), 168.
San Gallo (di), abate, 442, 444.
» » oratore dell' abate al Papa (Vinceller),
444.
» » oratore della città al Papa (Ginger
Giovanni), 444.
651
INDICE OD NOMI DI PERSONE B DI COSE
652
San Giorgrio, cardinale, 987, 389, 848, 502, 503, 554,
560, 563, 566, 572.
6an Malo (di), cardinale, 46.
Banseyerino, cardinale, 46, 47, 289, 290, 361, 526, 551,
554, 580.
» Gaspare detto Fracassa, 84, 87, 92, 518,
160, 297, 303, 397, 418, 420, 421, 444,
446, 454, 526, 527, 531, 570, 579.
Sani* Angelo (da) Angelo Francesco, cavaliere crema*
SCO, condottiero della Signoria, 60, 74,
75, 83, 158, 179.
» fi^miglia di Angelo Francesco, 158.
i> (di) Giampaolo, condottiero della Signo-
ria, figlio di Angelo Francesco, 39, 179,
242, 258, 404, 583.
Santa Severina (di), arcivescovo, governatore pontifi-
cio di Parma (Giovanni Matteo),
217.
» » capitano spagnuolo, 122, 233, 234,
243, 257, 258, 259, 260, 261,
262, 366, 379, 526.
Sanuto Alvise, fu provveditore al sai, 70.
» Antonio qu. Leonardo, fVi ai X savii, 110.
yi Marco Antonio qu. Benedetto, savio agli or-
dini, 9, 56, 57, 87, 211.
» Marino qu. Leonardo, HO, 126, 165, 168, 170,
179, 184, 188,211,237, 256, 257, 304, 814,
315, 411, 416, 486, 488, 560.
San Vitale, cardinale palatino, 340, 411.
Saragozza (di), arcivescovo (Alfonso d'Aragona), 168.
Sassadello (di) Giovanni, 68, 570.
Sassetta (dellaì Renler, 477.
Sano Pamdlo, 461, 467, 468.
Sassonia (di), duca, 581.
Sanli (di), cardinale, 380.
Savello Luca, capitano alla difesa di Prato contro i
Medici, 29, 32, 38, 36.
» Luca (figlio), 29.
» Silvio, capitano spagnuolo, 420, 460.
» Troilo, 570.
Savoja (di), duca, 65, 127, 174, 392.
» oratore alla dieta di Baden, 118, 214.
» oratore a Roma, 135, 346.
Savorgnan Antonio, ribelle, 61, 483, 513, 534.
Sbisao V. Mameli Nicolò.
Sbornia (di) o Ibemia, barone, v. Trezzo (di) castel-
lano francese.
Scala (della) signori, 107.
Scapolo Vincenzo, capo di barca dell'armata di Po, 376.
Scarda Giovanni Micbiele, stratioto, 479, 480.
Scbiavone Guido, maestro bombardiere, 92.
Scanderbet, 582.
Scbituberg (?), capitano inglese, 906.
Sciafltasa (di) oratore al Papa (Zuegler Giovanni), 444.
Scipione, romano, ricordato, 150, 301.
Scipioni (di) Baldassare, capitano della Signoria, 91,
178, 404, 485, 570, 584.
Scorno (del) Giovanni, capitano della flotta spagnuola,
228.
Scozia (di), re, 96, 305, 306, 326, 675.
Scozzesi, 192, 229.
Soroa (dalla) Princivalie, profogo fiorentino, forse
dalla Stufa, 39.
Sebastiano , ▼. Bibiena (da) Pietro (di) cognato.
Sebonico (di), vescovo, v. Papa, oratore alla dieta di
Baden e a Venezia.
Secbo Giacomo, fu condottiero dei veneziani, 98, 889,
403.
» Giacomo (di) figlio 408.
M Soncino, fUorussito di Bergamo, i53.
Sedunense Matteo (Sobùnner), cardinale del titolo di
S. Potenziana, 14, 16, 23, 28, 35, 87, 40,
41, 46, 48, 50, 55, 56, 65, 66, 67, 70, 74,
82, 84, 85, 87, 96, 97, 99, 101, 108, 109,
110, 112, 113, 114, 117, 119, 124, 126,
127, 130, 132, 134, 136, 142, 143, 145,
159, 174, 180, 183, 191, 215, 217, 219,
226, 229, 230, 236, 246, 256, 257, 276,
285, 304, 307, 308, 815, 817, 318, 819,
828, 331, 337, 338, 352, 354, 859, 366,
371, 392, 398, 402, 403, 409, 422, 443,
449, 456, 458, 459, 460, 492, 510, 511,
567.
» cameriere del cardinale (Pietro )
124.
Selim, V. Turco, Gran Sultano.
Seleucia (di) vescovo genovese, fu priore di Roma,
10, 433, 434.
Serafino, corriere, 571.
Serego (di) oonte Brunoro, governatore imperiale a
Verona, 181.
Sereni Battista, 507, 509.
Serragli Francesco, 574.
Serravano (da) v. Triulzi G. G. (di) nunzio al Guroense.
Serristori Antonio, dei 54 sopra il governo di Firenze
pel quartiere di S. Croce, 106.
Servigi (Serugi?) Clemente, del 54 sopra il governo
di Firenze pel quartiere di 8. M. Novella, 106.
Se«sa (da) Isabella, vicentina, 68.
Sesto (da) Francesco oratore della comunità di Orzi-
nuovi alla Signoria, 419.
Sforza, casa e fazione, 5, 10, 16, 67, 74.
» Alessandro, capitano generale dei milanest, 64,
66, 72, 74, 77, 127, 191, 214, 225, 226, 229,
230, 246. 247, 398.
I» cardinale, figlio di Lodovico il Moro, 443.
» Galeazzo, fratello dt Giovanni, signore di Pe-
saro, 33, 104, 174, 318.
D Giovanni, signore di Pesaro, 83, 174, 818.
» Lodovioo, il Moro, 88, 49, 286, 409.
» Massimiliano, cbiamato ancbe il ducbetto, 5,
10, U, 14, 25, 35, 40, 48, 49, 79, 105, 127,
136, 164, 166, 214, 217, 226, 230, 251, 276,
286, 326, 332, 333, 335, 338, 344, 345, 348,
1
658
tmncE DEI Nom di persone b di cose
C54
850, 861, 852, 854, 855, 350, 861, 866, 867,
810, 371, 375, 379, 392, 897, 402, 408. 409,
414, 415, 416, 418, 420, 422, 427, 434, 447,
448, 449, 458, 456, 458, 459, 460, 461, 467,
477, 484, 489, 492, 498, 494, 508, 504, 506,
510, 521, 525, 526, 528, 529, 532, 544, 546,
553, 566.
Sforsa Maasimiliand, bastardo, figlio di Cecilia da Gal-
larate e di Lodovico il MorOy 459.
» prothonotario, 5.
» vescovo di Lodi, ▼. Lodi (di) veecovo.
Siena (di), cardinale, 38, 511.
Il oratore al Gurcense, 325, 828.
Sigrismondo, segretario di Alberto da Carpi, messo del
Papa a Venezia, 61, 84.
Sinigaglia (di), cardinale, 816.
Sirocbo Marco, provvisionato di Àntivari, 470, 472.
Sederini, casa, famiglia, 57.
» cardinale, 9, 10.
» Pietro, già gon&loaiere di Firenze, 98, 80,
38, 39, 42, 58, 58, 68, 98, 104, 118, 285.
Sofi (di), V. Persia Sofì.
» (del) oratore al soldano, v. Persia, oratore.
Sojano (da) v. Mala testa.
Solano (di) fratello del conte, capitano dei Medici, 18S.
Soldano (di) v. Egitto, sultano.
Soletta (di) oratore del cantone al Papa -(Stolli Gio-
vanni), 448.
Solis (di), commendatore, spagnuolo, governatore di
Brescia, 233, 284, 260, 273, 274, 307, 818, 829,
841, 870.
Soranzo Alvise, 511.
Spadacino, 55.
Spagna, (di) gran commendatore v. Solis (di).
n » nazione, 10, 15, 34, 30, 176, 192, 214,
216, 216, 861, 364, 402, 421, 449, 465,
494, 496.
n » oratore al Gurcense (don Pietro di Urea),
82, 62, 101, 119, 135, 288,826,827,
333, 334, 889, 840, 844, 345, 350, 858,
359, 375, 880, 387, 380, 459, 558.
» » oratore alla dieta di Badeo, (Giovanni
de Castro), 25, 28, 70, 118.
» » oratore a Milano, 338, 414.
» » oratore ai Papa, (Vich Girolamo), 104,
113, 218, 818, 820, 825, 826, 883, 884,
889, 840, 844, 845, 352, 859, 861, 875,
880, 887, 448, 445.
» » oratore a Venezia, (Spinello Giovanni
Battista conte di Cariati), 18, 25, 82,
84, 89, 52, 62, 69, 76, 85, 87, 94,
108, 113, 116, 120, 127, 134, 157, 158,
163, 165, 166, 172, 173, 175, 176, 177,
179, 160, 183, 185, 186, 188, 190, 191,
210, 212, 213, 229, 232, 237, 288, 280,
242, 247, 248, 249, 252, 256, 257,258,
260, 266, 270, 284, 803, 806, 812, 817,
820, 821, 882, 824, 828, 829, 882, 386,
341, 843, 344, 345, 352, 865, 866, 867,
878, 881, 882, 885, 386, 390, 401, 409,
410, 415, 417, 418, 419, 420, 444, 445,
446, 447, 451, 452, 458, 454, 458, 461,
466, 485, 490, 494, 501, 502, 509, 514,
516, 517,518, 519,520, 581, 522, 528,
525, 526, 527, 581 , 533, 585, 586, 587,
545, 550, 553, 556, 550.
Spagna, (di) re, 9, 10, 15, 82, 84, 60» 104, 118, 149,
148, 144, 165, 168, 169, 175, 188, 218,
215, 219, 228, 242, 246, 252, 260, 306,
328, 840, 852, 861, 364, 366, 369, 871,
380, 385, 386, 388, 400, 402, 409, 411,
412, 418, 425, 426, 427, 446, 449, 461,
458, 504, 510,511, 512, 622, 587, 541,
542, 555, 556, 575.
» » regina, 169, 842.
» » tesoriere del re, 215.
Spagnoli, 9, 14, 15, 23, 88, 29, 82, 86, 45, 46, 47, 48,
61, 62, 63, 65, 68, 69, 77, 78, 79, 85, 93, 94, 95,
100, 102, 104, 105, 109, 112, 114, 117, 119, 120,
122, 126, 127, 128, 131, 132, 133, 134, 135, 136,
144, 145, 158, 161, 163, 164, 165, 166, 167, 168,
169, 172, 173, 174, 175, 116, 178, 179, 180, 182,
183, 184, 190, 191, 193, 210, 218, 214, 215, 217,
218, 219, 226, 282, 233, 284, 235, 286, 284, 888,
240, 241, 242, 248, 246, 247, 248, 249, 250, 251,
252, 253, 255, 258, 260, 261, 262, 263, 264, 268,
269, 270, 271, 272, 272, 274, 276, 276, 277, 279,
280, 283, 284, 303, 804, 305, 307, 306, 310, 815,
818, 323, 324, 326, 326, 829, 881, 832, 383, 888,
340, 341, 842, 345, 846, 848. 849, 360, 852, 854,
855, 359, 360, 365, 366, 367, 369, 870, 871, 372,
878, 875, 878, 379, 380, 381, 882, 888, 884, 890,
892, 393, 396, 397, 899, 400, 408, 408, 408, 409,
412, 414, 416, 418, 420, 426, 427, 485, 486, 487,
445, 448, 449, 450, 454, 456, 457, 458, 460, 462,
468, 464, 467, 468, 469, 474, 475, 477, 478, 482,
484, 485, 486, 489, 496.
Spagnuolo Alfonso, 188.
Spinello Giovanni Battista, v. Spagna (di) oratore a
Venezia.
Spini Antonio, fiorentino, aggiunto ai 54 aopra il Go-
verno, 141.
Spolverini Pietro, 167, 182, 183, 224, 225, 226, 241,
247, 250, 262, 278, 274, 275, 300, 310, 811, 885,
838, 330, 378.
Stafer Giacomo, capitano svizzero, 64, 66, 125, 180.
» Giacomo (di) cognato, v. Corrado.
Stafileo Giovanni, vescovo di Sebenico, oratore del
Papa alla dieta di Baden e poi a Venezia, 26, 63,
70, 87, 118, 863, 375, 380, 383, 380, 390, 407, 409,
410, 412, 417, 418, 419, 420, 421, 428, 426, 429,
442, 444, 446, 447, 449, 454, 457, 400, 462, 464,
465, 466, 475, 492, 502, 619, 526, 527, 585.
Stafon, capitano, 580.
655
IKDICB DEI NOHI DI PERSONE E DI COSE
G56
Stampa, cavaliere, oratore del duca di Milano, 546.
Stella Bartolomeo, brescianoi 262, 275.
» Giovanni Pietro, segretario veneto presso gli
svizzeri, eletto ordinario alla Cancelleria, 25,
66,70, 87, 100, 113, 116, 118, 125, 180, 188,
214, 276, 307, 812, 315, 373, 458, 461, 493,
508, 528, 582, 534, 546, 571, 582.
» Marcello, capitano dei cavalleggeri di Renzo
da Ceri, 72.
Stolli Giovanni v. Solette (di), oratore al Papa.
Stolt Bartolomeo, ministrale, oratore di Unterwalden
al Papa, 443.
Strazza Antonio v. Strozzi Antonio.
Strigoniense v. Istrigonia (di), cardinale.
Strozzi (da Ferrara), 461, 531, 555.
» Antonio, dottore, oratore di Firenze a Roma,
93, 254, 827.
» Daniele, 574.
» Lorenzo, 510.
» Matteo, oratore di Firenze a Roma, 254.
Stufa (dalla) Luigi, dei 54 sopra il governo d! Firenze,
pel quartiere di S. Giovanni, 106.
» » Princivalle, fiorentino, 141.
Surian Antonio, dottore, v. Venezia, oratore in Un-
gheria.
Surey (di), conte, capitano inglese, 306.
Svitt (di) oratore al papa, 443.
Svizzeri, 10, 15, 16, 17, 23, 25, 28, 35, 87, 46, 47,
48, 49. 53, 64, 55, 59, 60, 62, 63, 64, 67,
70, 72, 73, 75, 77, 80, 81, 82, 83, 84, 85,
86, 87, 88, 94, 96, 97, 98, 99, 100, 101,
102, 103, 107, 108, 109, HO, 112, 114, 118,
124, 127, 128, 129, 130, 133, 134, 136, 145,
159, 160, 161, 163, 164, 166, 169, 175, 178,
180, 190, 214, 216, 217, 218, 225, 226, 229,
230, 243, 246, 249, 263, 266, 273, 276, 280,
296, 304, 307, 308, 312, 315, 316, 319, 328,
381 , 337, 340, 346, 349, 359, 366, 367, 373,
390, 403, 414, 421, 441, 442, 444, 449, 460,
461, 463, 464, 467, 484, 493, 496.
» capitani, 64, 66, 67, 78, 74, 118, 124, 246.
328.
» oratore al Gurcense, 328.
n (degli), oratore al Papa, 307, 312, 316, 350,
361, 362, 411, 418, 442, 443, 445,
449, 459, 462, 484, 493.
ìi » oratori a Venezia (Eylach Giovanni e
Falcem Pietro), 880, 383, 390, 412,
418, 419, 420, 421, 422, 426, 442,
444, 446, 454, 457, 462, 464, 465,
466, 492, 493.
Taddei (de) Francesco di Antonio, dei 20 sopra la ri-
forma dello stato di Firenze, 94 — dei 54 sopra il
governo per il quartiere di S. Giovanni, 106.
Tagliapietra (da cba') Giovanni di Luca, 278.
u » Girolamo, dottore, auditor nuo-
vo, 161, 211, 232, 315.
Tajacalze Domenico, buffone, 543.
Tangaverdin, ambasciatore del Soldano a Venezia, 98,
200.
Tartari (dei), signore, 358.
Tartaro Girolamo, contestabile della Signoria^ 187,
342, 359, 406, 407, 553.
Tazon o Tassoni Giulio, 55.
Tealdini Alberto, segretario, 236, 463.
Tedeschi, Alemanni, 45, 55, 63, 80, 88, 89, 97, 99, 102,
103, 107, 117, 128, 131, 132, 137, 145, 164, 166,
173, 213, 233, 239, 243, 250, 251, 279, 280, 299,
319. 351, 355, 365, 367, 369, 370, 372, 873, 375,
378, 381, 384, 387, 396, 402, 408, 411, 414, 416,
417, 420, 435, 436, 438, 447, 450, 451, 455, 456,
457, 460, 463, 467, 468, 474, 477, 478, 482, 485,
486, 490, 496.
Temesvar (di) Stefano Bator, conte, capitano unghe-
rese, 346.
Terenziano, ricordato, 96.
Termini (di) o Termoli, duca, capitano neir armata di
Spagna, 450.
Terni, Terno (da) Bertolino di Crema, oratore a Vene-
zia, 319, 367, 543.
Testa Pietro, 274, 311.
Tiepolo Giacomo Antonio, 531.
» Girolamo, consigliere, 237, 511.
» , . , , fratello, qu. Paolo, 478.
» Nicolò di Francesco dottore, 160, 814.
» Stefano qu. Paolo, savio agli ordini, 42, 157,
353, 478, 535.
» Vincenzo di Girolamo, sopracomito, 479.
» galera, 481.
Tirondela (di), capo del cavalli leggieri, 17.
Tolmezzo (da) Ambrogio, maestro bombardiere, 91.
Tommasini Fazio, suocero di Marco Zantani xx)destà
di Chioggia, 111.
Torce! lo (di) oratori alla Signoria, 12.
Torello Achille, condottiero dei Papa, 189.
» Francesco, conte, capo delle genti fiorentine in
Brescia, 133, 267, 268.
Torino (di) vescovo, castellano di Sani' Angelo, (Gio.
Francesco della Rovere), 433.
Tornabuoni Pietro di Filippo, dei 54 sopra 11 governo
di Firenze pel quartiere di S. Maria Novella, ICX'.
Tomielli , condottiero, 48.
Toscano Francesco, capitano dell* A vogarla, 87.
Tosingbi Pietro Francesco (Ceccotto) dei 20 sopra la ri-
forma dello stato di Firenze, 94, 574.
Trajetto (di) o Traetto, duca, capitano nell* armata di
Spagna, 474.
Tragurino v. Monopoli (di), vescovo.
Trapelino Alberto, padovano, appiccato, 414.
» Ruberto, padovano, confinato, 414.
Tran (di), vescovo, v. Marcello.
657
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
658
Tremonilla (de la), monsigrnore, 47, 328, 461, 493,
528, 546.
Trento (da) Antonio, vicentino, al seguito dei Qur-
cense, 384.
Trevisan Angelo, 136, 158, 571.
i> Angelo qn. Paolo, fu capitano a Padova, 283,
303, 431, 435, 437, 540.
» Andrea qu. Tomaso, v. Venezia, luogote-
nente a Udine.
» Domenico cavaliere procuratore, fu oratore
al Soldano, 17, 18, 19, 24, 174, 192, 193,
194, 195, 196, 197, 198, 199, 200, 201, 202,
203, 204, 205, 206, 207, 208, 255, 256, 257,
264, 265, 353, 583.
» Giacomo Antonio qu. Baldassare, 134.
» Giovanni qu. Zaccaria dottore cavaliere, 277.
» Lorenzo (cittadino), era seg^retario dell'ora-
tore a Roma, 97, 131.
i> Marco qu. Silvestro, 511.
I» Marcantonio di Domenico, 193, 194, 195, 196,
197, 198, 199, 200, 201, 202, 207, 208.
» Nicolò, savio a terraferma, 21, 38, 56, 57, 87,
108, 129, 160, n6, 186, 308, 398, 431, 435.
» Pietro di Domeeico, 193, 202.
» Secondo (cittadino), esattore de* provveditori
sopra gli uffici, 242.
Trevigiani rebelli, 131.
Treviso (da) Nicolò, maestro bombardiere, 92.
» » Pietro, maestro bombardiere, 91. '
9 (di), decano v. Bonino.
M vescovo, clero, canonici, 416.
Trezzo (di) castellano (francese), barone di Ibernia, 47,
88, 390, 427, 457, 458, 461,467, 484.
Trimolia v. Tremouille.
Trinità (della), frati o cavalieri Teutonici, 157, 255.
» » priore, (Alberto tedesco e poi Lippo-
mano Andrea), 35, 132, 157, 159,
225.
Trissino (da) Giovanni, vicentino, al seguito del Gur-
cense, 384.
Trivulzi, uno della famiglia che andò incontro al duca
di Milano, 460.
» fazione, 71, 235.
» Camillo di Gian Giacomo, 414.
» Gian Giacomo, 8, 10, 11, 34^ 35, 80, 96,
102, 107, 191, 192, 212, 216, 217, 235,
280, 291, 337, 340, 346, 375, 382, 390,
897, 403, 409, 414, 448, 466, 479, 491,
493, 496, 498, 505, 510, 518, 520, 521,
522, 525, 528, 531, 545, 546, 568.
» Gian Giacomo (di), nunzio a Venezia, 416,
417, 448, 461, 466, 491, 496.
» Maria, figlia di Gian Giacomo, contessa della
Mirandola, 528.
» nipote di Gran Giacomo, piotonotario in Spa-
gna, 445.
» Teodoro, 235.
/ J>iam di M. Sanuto. - Tm, XF.
Trivulzi, ribelli al servizio del re di Francia, 35, 45,
97.
Troilo, esploratore in Francia, 190, 191, 193, 401, 411,
488, 491, 550, 558.
Tron Alvise, 518.
» Angelo, 26, 809.
» Antonio, procuratore, savio del Consiglio e prov*
veditore ali* Arsenale, 134, 158, 210, 830, 343,
347, 378, 435, 446, 462, 465, 491, 498, 505,
508, 519, 523, 527, 548, 551, 556, 558, 571.
» Francesco, fu savio, 330, 508.
» Luca qu. Antonio, fu capo dei X, 98, 253, 277,
286, 309, 313, 374, 391, 399, 452, 486, 519,
534, 552, 571.
» Pietro qu. Alvise, savio a terraferma, 129, 176,
185, 186, 253, 264, 313, 314, 365, 398, 431,
435.
» Pietro di Silvestro, 484.
Tunisi (di) ambasciatori del re al Soldano, 20.
Turchi, 21, 75, 171, 346, 347, 364, 384, 888, 392, 408,
425, 462.
Turchia (della), bilarbei, 287.
Turco, gran Sultano, 16^ 26, 27, 41, 185, 252, 287,
824, 837, 347, 343, 357, 358, 364, 374, 399,
408, 410, 462, 503, 507, 512, 534, 547.
» gran Sultano, morto, 347.
» oratore del gran Sultano a Venezia, 252.
Turoovich, famiglia turbolenta di Antivari, 469.
» Andrea di Antivari, 469.
U
Ubertis (di) Giorgio, 383.
Udine (di), comunità, 465.
Ugoni (di) Scipione capo di fanteria, 40, 187, 405, 486.
Ulasi o Alasi {reete Viassi), padrone di grifo, v. Vlassi.
Uiricho Atanasio, eletto ammiraglio del porto di Cor-
fu, 436.
Ungheria, nazione, 334, 347, 408, 410.
» (di) oratore al grran Sultano, ▼. Raguseo
Felice qu. Stefano.
» 9 oratore a Venezia (More Filippo), 41,
184, 186, 214, 303, 847, 364, 390,
418, 419, 420, 444, 446, 454, 527,
557.
i> » re, 21, 184, 214, 287, 827, 846, 847,
390, 892.
Unterwalden (di), oratori al Papa (Prorunt Giovanni,
Stolt Bartolomeo), 443.
Urbino (di), duca, 37, 62, 68, 95, 96, 100, 107, 121,
132, 133, 163, 189, 216, 281, 249,286,
818, 319, 330, 840, 864, 418, 554, 560,
561, 566.
n » segretario del duca, 96, 121.
Urea (d*) don Pietro, t. Spagna, oratore al Cnrcense.
Uri (di) oratore del cantone al Papa (Imhof Gualtie-
ro), 443.
43
659
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
CGO
Uraino, Ursini v. Oruni.
Utrecht Antonio, capitano di nave inglese, 227, 228.
Vainai Damiano, maestro bombardiere, 91.
Valaresso Giorgio, v. Venesia, provveditore a Roman.
» Paolo V. Venezia, provveditore a Rovigo.
» Paolo qu. Gabriele, 144, 531, 540.
Valier Valerio qn. Antonio, fu provveditore al Sale>
115.
» Vincenzo, 534.
Valori Bartolomeo di Filippo, t. Firenze, oratore al
Gurcense.
» Nicolò, oratore di Firenze ai Medici a Prato,
57, 574.
Valtrompia (di) Giacomino, 356.
» » Giovanni Antonio, uomo d^armi della
Signoria, 187, 405, 407.
Valzoi Costantino, banderaio del conte Francesco Gam-
bara, 302.
Vanes, armeno, 439.
Vangel (di), monsignore, francese, 209.
Vatazl Giorgio, di Cefalonia, 430.
Vedova (dalla) Gaspare, segretario, veneziano^ 237,
313, 343, 416, 466, 491, 521, 527, 531, 568.
Vendramin Andrea, qu. Paolo, qu. Serenissimo (cioè
del Doge Andrea), 463.
» Daniele qu. Nicolò, 540.
» Nicolò qu. Paolo, qu. Serenissimo, 450,
453, 461, 463.
Venezia, ambasciatore presso monsignor di Guece, 24.
9 bailo e capitano di Corfù, (D* Armer Alvise),
21, 345.
» bailo a Costantinopoli, (Giustinian Leonardo,
poi Znstinian Nioolò), 26, 27, 185, 251,252,
282, 345, 847, 892, 410, 547.
j> camerlengo a Bergamo (Mlani Carlo), 90, 317,
9 cancelliere del podestà di Chioggia, 114, 116.
» cancelliere del capitano delle fanterie, 181.
j» capitano a Bergamo (Micbiel Vettore), 157,
163, 164, 215, 478, 527.
i> capitano in Candia, (Barbarigo Bernardo, poi
Giustinian Antonio), 27, 361.
» capitano del Consiglio dei X, 410.
» capitano a Crema, (Contarini Bartolomeo),
144, 159, 163, 164, 269, 871, 393, 478, 481,
482, 492, 513, 514, 516, 518, 526, 587, 546,
553.
n capitano delle fanterie (Orsini Lorenzo da
Ceri), 8, 14, 16, 28, 84, 56, 39, 41, 52, 53,
65, 56, 60, 62, 64, 66, 67, 70, 71, 72, 73,
74, 75, 76, 77, 81, 82, 83, 84, 85, 87, 88,
89,92,94,97,98, 99, 102, 103, 107, 110,
113, 116, 124, 126, 127, l'^9, 130, 132, 133,
135, 186, 138, 167, 174, 211, 235, 244, 261,
263, 272, 341, 354, 371, 381, 393, 402, 404,
405, 406, 409, 418, 427, 458, 474, 47Tr, 485,
486, 489, 493, 494, 495, 500, 516, 535, 553,
569, 583, 584.
Venezia, capitano a Padova, (Emo Alvise), 179.
» capitano di Po, (Contarini Andrea), 22, 26,
28, 62, 96, 109, 121, 124, 132, 133, 163,
189, 249, 277, 281, 282, 286, 320, 824, 368,
374, 376, 377, 379, 408, 409, 418, 446.
» capitano a Raspo, (Marcello Francesco), 499.
» castellano a Bergamo (Barbo Gabriele), 90.
» castellano a Cerines, (Badoer Antonio), 258.
» collaterale generale (Battaglia), 183, 257,
259, 261, 263, 274, 344, 378, 880, 419, 427,
481, 520, 570, 582.
9 consigliere a Rettimo, (Da Canal Antonio),
187.
9 consiglieri in Cipro, (Gritti Marino, Leon Al-
vise), 422, 447, 464.
9 console in Alessandria, (Contarini Tommaso,
poi Venier Tommaso), 98, 199, 202, 204,
205, 207, 268.
9 console a Damasco, 17, 18, 198, 199.
9 console a Londra, (Pasqualigo Lorenzo), 462.
9 conte a Lesina, (Dona Vincenzo), 480.
9 conte a Sebenico, (Miani Gian Francesco), 506.
j» conte a Spalato, (Orio Alvise), 517.
» conte a Zara, ((Correr Lorenzo poi Minotto
Giovanni), 110, 156, 453.
^9 duca in Candia, (Malipiero Alvise), 208.
9 governatore generale in campo (Baglioni Gio-
vanni Paolo), 38, 40, 41, 64, 86, 87, 9^,
94, 107, 112, 114, 117, 119,120, 126, 127.
128, 130, 135, 145, 158, 161, 163, 164, 167,
168, 178, 179, 181, 182, 183, 188, 210, 215,
225, 226, 234. 241, 242, 243, 244, 245, 247,
248, 249, 250, 253, 255, 257, 258, 259, 560,
261, 262, 263,267, 268, 269, 270, 271, 272,
243, 274, 275, 279, 280, 284, 305, 309, 310,
311, 322, 324, 328. 329, 332, 336, 342, 845,
340, 372, 381, 391, 397, 398, 399, 402, 404,
405, 407, 408, 418, 427, 428, 429, 463, 464,
465,466, 475. 483, 498, 505, 507, 509, 514,
516, 531, 532, 537. 538, 567, 570, 583.
9 governatore a Cefalonia, (Contarini Andrea),
430.
9 luogotenente in Cipro ( Gradeuigo Giovanni
Paolu), 208.
9 luogotenente a Udine, (Trevisan Andrea, poi
Badoer Giacomo), 61, 97, 399, 410, 422,
430, 482, 447, 465, 483, 484, 486, 490, 491.
» oratore presso il Gurcense, (Landò Pietro), 11,
12, 14, 20, 25, 40, 59, 78, 79, 101, 107,
109, 111, 114, 115, 119, 120, 125, 126, 181,
135, 145, 163, 164, 165, 173, 184, 210, 212,
227, 233, 239, 248, 249, 254, 263, 312, 318,
325, 326, 327, 328, 330, 331, 332, 333, 334,
336, 337, 339, 340, 342, 344, 350, 351, 358,
m
OCDICB DO NOMI DI PERSONE £ DI OOffi
663
S59, 361, 362, 368, 864, 379, 383, 386, 889,
890, 391, 410, 415, 416, 417, 445, 447, 448,
451,459,461.
VeDesda, oratore a Firenze, (Dona Francesco), 78, 159,
160,161,204,319,432,469.
» oratore a Qeoova, (Pasqualino Pietro), 78,
286, 313, 314.
1» oratore in Inghilterra, (Badoer Andrea), 175,
326, 330, 334, 359, 461, 462, 533, 537, 556,
572, 574.
» oratore a Ravenna, (Bernardo Nicolò), 230.
n oratore a Roma (Foecari Franceaoo), 12, 14,
28, 32, 33, 34, 42, 43, 56, 61, 70, 95, 96,
97, 100, 104, 113, 120, 135, 159, 164, 165,
188, 210, 215, 233, 263, 277, 280, 284, 265,
305, 307, 308, 318, 320, 324, 825, 326, 327,
328, 330, 331, 332, 333, 384, 336, 387, 839,
340, 342, 344, 350, 351, 356, 361, 363, 379,
382, 383, 384, 386, 389, 390, 391, 410, 411,
412, 421, 445, 449, 466, 475, 492, 501, 505,
510, 553, 554, 560.
» oratore straordinario al Soldano, v. Trevisan
Domenico.
9 oratore in Spagna, (Badoer Giovanni, dot-
tore e cavaliere), 28, 39, 34, 165, 169, 175,
277, 330, 350, 351, 359, 364, 445, 449, 510,
511,541,547,556.
p oratore straordinario in Torchia, (GinsUnlan
Antonio), 280, 239, 240, 252,
» oratore in Ungheria, (Surian Antonio, dot-
tore), 41, 184, 186, 286, 287, 346, 364, 392,
408, 462, 518, 536.
» oratora al duca d' Urbino, (Zorsi Marino, poi
Gradenigo Marco), 6, 37, 62, 87, 96, 100,
108, 120, 121, 124, 132, 133, 184, 162, 165,
174, 189, 210, 216, 230, 281, 282, 249,258,
254.
» patriarca, 217, 346, 412.
9 podestà di Antivari, (Cappello Andrea), 419,
469, 471, 472, 473.
n podestà alla Badia (Gradenigo Lorenzo), 349.
» podestà a Bassano, (Daodo Francesco), 868,
872.
» podestà a Bergamo, 160.
» podestà e capitano In Capodistrla, 100.
» podestà di Chioggia, (Zantani Marco), 21, 27,
42, 62, 97, 98, IH, 116, 124, 125, 160,
189, 238, 254, 285, 330, 879, 882, 394, 406,
497, 502, 587, 558.
9 podestà di Cologna, (Moro Fantino), 103, 214,
488, 486, 498.
9 podestà a Crema, 160.
» podestà e capitano a Feltra (Barbarigo Gi-
rolamo), 330, 335,
9 podestà a Malamocco, 422.
9 podestà a Padova, (Duodo Pietro), 179, 359.
I» podestà a Noale, (Orio Pietro), 321.
Venezia, podestà e capitano a Mestre, (Zane Bernar-
dino), 239.
9 podestà e capitano a Traviso, (Da Pesaro Gi-
rolamo), 69, 188, 267, 262, 416.
9 podestà e capitano a Vicenza, (Palier Fran-
cesco), 68, 79, 173, 804, 480, 432, 454, 521.
9 primicerio di S. Marco, 255, 803, 446, 526.
9 provveditora in Ara o Adria, (Cicogna Ni-
colò), 419.
I» provveditora a Belgrado, (Moroeini Gauden-
zio), 397.
9 provveditora a Bergamo, (Mosto (da) Barto-
lomeo), 16, 28, 84, 86, 94, 97, 99, 103, 117,
159, 174, 182, 191, 280, 283, 285, 307, 317,
882, 337, 341, 346, 354, 360, 871, 375, 379,
890, 393, 402, 408, 427, 448, 458, 467, 477,
484, 493, 503, 518, 526, 536, 553.
9 provveditore in Bresciana (Michiel Nicolò),
322, 323, 341, 342, 349, 854, 365, 369, 370,
372, 379, 893, 897, 409, 419, 478, 473, 478,
485, 488, 489, 493, 500, 506, 513, 515, 516,
518, 531, 525. Vedi anche Venezia, provve*
ditori agli Orsinuovi.
9 provveditore sopra gli ufficil del regno di
apro, 188.
9 provveditore a Crema, (Pesaro, da cha* da)
Nicolò), 65, 78, 102, 107, 108, 130, 134,
160, 193, 269, 332, 341, 354, 371, 378, 393,
417, 427, 448, 457, 461, 477, 478, 485, 489,
498, 494, 495, 499, 500, 515, 584.
9 provveditore in Dalmazia, (Giustlnian Seba-
stiano). 25, 26, 131 , 134, 145, 151, 152, 153,
154, 155, 156, 186, 220, 221, 222, 223, 224,
345, 347, 348, 372, 436, 487, 541, 552.
9 provveditore a Feltro (Guoro Angelo), 830.
j» provveditore a Martinengo, ( Minio Baldas-
sare poi Miohiei Aurelio), 90, 276, 277,
430.
9 provveditore agli Orzinuovi, (Miohiei Nicolò
qa. Francesco), 16, 26, 39, 41, 59, 99, 108,
109, 114, 126, 159, 160, 185, 190, 212, 229,
246.
» provveditore in Bresdana, (Querini Lodovi-
co), 276, 277, 278, 482.
9 provveditore a Pontevico, (Lippomano Fran-
cesco), 270, 276, 277, 278, 566.
» provveditore a Pordenone, (Contarini Andrea),
897, 482.
9 provveditore a Romano, (Valaresso Giorgio
poi Dona Nicolò), 90, 159, 160, 185, 276,
266, 277, 278.
9 provveditore a Rovigo, (Valaresso Paolo), 22,
39, 52, 66, 166, 286, 268, 373, 874, 464.
9 provveditore a Salò, (Dandolo Daniele), 24,
79, 80, 89, 97, 132, 137, 873, 882, 397, 402,
408, 416, 417, 420, 437, 438, 450, 451, 455,
456, 466, 476, 482, 506, 509, 512, 520, 525.
663
INDICE DEI NOMI DI PERSONE E DI COSE
664
Venesia, provveditore a Valcamonica, (Zantani Mat-
teo), 90, 159, 160, 185.
» provveditori generali in campo, 6, 9, 13, 15,
21, 23, 24, 27, 34, 35, 38, 39, 40. 41, 59,
60, 62, 63, 64, 67, 68, 70, 71, 73. 77, 78, 79,
85, 87. 89, 92, 94, 98, 99, 107, 109, 110, 1 12,
114, 117, 120, 124, 126, 127, 128, 130, 132,
133, 135, 136, 157, 158, 160, 161, 163, 164,
166, 167, 168, 174, 175, 179, 181, 182, 183,
184, 188, 190, 192, 210, 212, 215, 225, 226,
229, 233, 234, 236, 237, 238, 239, 240, 241,
242, 243, 244, 245, 246. 247, 248, 250, 251,
253, 255, 257, 258, 259, 261, 262, 266, 268,
269, 271, 272, 274, 275, 277, 579, 283, 284,
286, 303, 304, 305, 306, 307, 309, 311, 317,
820, 321, 322, 323, 324, 328, 329, 331, 334,
335, 336, 338, 341, 342, 344, 345, 346, 348,
349, 427, 500, 532, 535, 537, 539, 543, 546,
551, 555, 558, 567, 568.
» rettore e provveditore a Cattaro, (Malipiero
Angelo), 69, 419, 469, 470, 471, 472, 473.
» rettore a Este, 454.
i> rettore a Montagnana, 454.
» rettore a Muja, 432.
» rettore in Setia, (Marcello Marcantonio, 23.
» rettori in Candia, 14, 16.
» rettori a Padova, (Duodo Pietro, Emo Alvi-
se), 55, 419, 422, 454.
» sindaci a Terraferma, (Barbo Faustino e Ve-
nier Giovanni Antonio), 186, 239, 267, 287,
321, 330, 400, 408, 422, 434, 435, 445, 464,
483, 486, 493.
» (da) Antonio, maestro bombardiere, 91.
» » Gabriele, maestro bombardiere, 92.
» » Giovanni Antonio, nunzio del Papa al
cardinale Sedunense, 94.
» n Girolamo, maestro bombardiere, 92.
» » Nicolò, maestro bombardiere, 92.
» » Zaccaria, maestro bombardiere, 92.
Veneziani, 46, 104, 142, 158, 168, 175, 217, 218, 219,
259, 265, 271, 275, 283, 293, 294, 296, 298, 302.
Venler Andrea, procuratore, savio, 69, 108, 129, 158,
236, 253, 365, 398, 435, 508, 544.
» Giovanni Antonio, avvocato, sindaco a terra-
ferma, 186, 267, 324, 331, 539, 548, 553.
» Giovanni qu. Francesco, 542, 544, 572.
» Marcantonio qu. Cristoforo, qu. Francesco dot-
tore, 161, 211, 232, 314.
» Tommaso, v. Venezia, console in Alessandria.
Venturi Jacopo, florontino, aggiunto ai 54 sopra il go-
verno di Firenze, 142.
Verdelo Pietro, oratore cremasco a Venezia, 319.
Verona (da) Andrea, maestro bombardiera, 91.
» n Bonainsegna, maestro bombardiere, 91.
» » Benedetto, maestro bombardiere, 91.
» (di), luogotenente, v. Giorgio di Neiideck ve-
scovo di Trento.
Veronesi, 181, 132, 181, 372.
Vespncci Pietro di Bernardo, dei 54 sopra il governo
di Firenze pel quartiere di S. Spirito, 105.
Vettori Paolo, ambasciatore ai Medici in Prato, 53, 68.
Vicenza (di), vescovo, v. Marcello
» n vescovo, (Francesco della Rovere) (^e—
novese), 433.
i> » tnie Marco di S Francesco della Vig^na,
481.
Vich Girolamo v. Spagna, oratore al Papa.
Vldo (da) Giovanni, notajo, 329, 363, 364, 523.
Villadrat (di) monsignore, v. Dnrazzo (di), figlio del
monsignore.
Villamarino, capitano di galere spagnuole, 135, 882.
Vilmercà v. Vimercate.
Vimercate (da) Agostino, cittadino cremasco, mandato
a Venezia, 322.
Vinoeler N., dottore, oratore dell* abate di S. Gallo al
Papa, 444.
Vinccster (di) conte, oratore d'Inghilterra in Scozia, 306.
Visconti, famiglia milanese, 460.
» Galeazzo, v. Milano (di), oratore alla dieta
di Badeo.
» Sagramoso, 566.
Vitelli Giovanni, condottiero del Papa, 28, 35.
» Vitello, 23, 35, 91, 157, 161, 182, 261.
Vitturi Giovanni, provveditore de' stradiotti, 1 4, * 63,
102, 107, 110, 114, 212,224,280,268,279,
310, 360, 379, 380, 390, 419, 422, 457, 461,
468, 532.
i> Giovanni, fu provveditore generale in Frinii,
432.
n Matteo qu. Bartolameo, signore sopra la Sa-
nità, 98.
Vlassi Giovanni, padrone di gripo, 309.
Voan (da) Giustino, 18.
Volpe (della) Cesare, fratello di Taddeo, 224, 405.
» » Taddeo, cavaliere, 291, 404, 583, 584.
Volterra (di), vescovo (Giuliano Soderini), 83.
Zaccarotto Giovanni Antonio, dottore, padovano, con-
finato alla Canea, 492.
Zacherla (del) Zenobrio, dei 54 sopra il governo di Fi-
renze pel quartiere di S. Croce, 106.
Zacho Giacomo (Lusig^nano), re di Cipro, 542.
Zagatai signore (del) figlia, 358.
Zambertl Alvise, notsg'o degli avogadori di Comune^
126.
Zamboni (di) Zambone, castellano agli Orzinuovi, 419.
Zane Bernardino, v. Venezia, podestà e capitano di
Mestre.
» Francesco qu. Bernardo, 57.
» Paolo, 527
Zanobi (di) Francesco di Jazeto (Diaceto?) v. Firenze,
oratore all'Imperatore.
665
INDICE DEI NOIU DI PERSONE E DI COSE
666
Zantani 01oTann{, capo del Consigrlio dei X, provve-
ditore air Entrata, 5, d8, 111, 125, 527,
538.
» Marco, v. Venezia, podestà a Cbìoggia.
» Marco (di) suocero ▼. Tommasini Fazio.
» Matteo, caoaerlengo a Padova, 486.
» Matteo, V. Venezia, provveditore a Valcamo*
nica.
n Vincenzo di Giovanni, 497.
Zara (di), arcivescovo, ▼. Pesaro.
» cancelliere del conte, 453.
Zatl Nicolò, fiorentino, dei 20 sopra la riforma della
città» 94.
Zeno Catterioo di Pietro qa. Caterino, 480.
» Francesco di Alvise, savio agli ordini, 108, 157,
535.
» Giacomo qu. Marin, 491.
» frate Girolamo, certosino, priore a Padova, 481.
» Luca, procuratore, 830, 868, 372, 432.
n Pietro qu. Caterino, fu console a Damasco, 17,
18, 174, 175, 198, 199, 200, 202, 203, 205, 206,
207, 457, 540.
» Vincenzo qu. Tommaso, 279, 808.
Ziani Pietro, doge, ricordato, 157.
Zigerli N., oratore di Zug al Papa, 443.
Zig^ogna V. Cicogna.
Zini Domenico, 512, 578.
Zivran o Civran Andrea, provveditore di stratiotti, 15,
16, 39, 52, 55, 60, 64, 81, 82, 83, 84, 97.
» Bertucci qu. Pietro, fa auditor vecchio, 480.
Zorziani (Georgiani), (de*) signore, 358.
Zorzi Alvise qu. Antonio, 540.
» Alvise qu. Francesco, 540.
» Benedetto qu. Girolamo, 42, 157, 237, 347.
» Giovanni qu. Giacomo, deputato sopra le acque,
115.
» Francesco qu. Lorenzo, mercante, 418.
» Girolamo qu. Andrea, 282,
» Marino qu. Bernardo, v. Venezia, oratore al duca
di Urbino; e come savio a terraferma, 276,
311, 314, 334, 865, 877, 391, 399, 420, 431,
435, 437, 465, 487, 491, 508, 519, 547, 548,
571.
Zorzi Marino, messo a Venezia, v. Falzinella.
» Marco, dottore, 513, 571.
» Nicolò qu. Antonio, cattavere, 330.
» Paolo qu Girolazno, camerlengo di Comnn, 432.
» Vincenzo qu. Antonio, signore sul dazio del vi-
no, 111.
9 Fantino, provveditore sopra gli uificii, 416.
Zovinich Giovanni, capo degli insorti di Lesina, 155,
156.
Zuagler Giovanni, oratore di Sciaflùsa al Papa, 444.
Zuob (Zigerli), Zug (di) oratore al Papa, 443.
Zulian, abate, 169.
Zurigo (di) oratori ai Papa, (Marco Reyster e Intoys
Jacopo), 443.
Zurlo Evangelista, 162.
Zustinian o Giustiniani Andrea qu. Unfredo, provvedi-
tore sopra il cottimo di Damaszo, 480.
» Antonio, dottore, savio del Consiglio, eletto
oratore al Gran Sultano, 102, 107, 172,
174, 182, 191, 192, 210, 212, 213, 215,
216, 230, 231, 236, 237, 239, 240, 821,
331, 312, 847, 353, 374, 394, 395, 898,
399, eletto capitano in Candia, 361, 874,
375, 416, 420, 431, 436, 452, 463, 465,
487, 501, 504, 508, 519, 544, 546, 547,
568, 571.
» Francesco, consigliere, 287, 874, 511.
» Giustiniano, 571.
» Leonardo, v. Venezia, bailo a Costantinopoli.
» Lorenzo da S. Moisò, 452.
j» Marco qu. Orsato, 258.
» Nicolò, bailo, 507, 512, 536.
» Orsato, f^tello di Antonio dottore, 172.
» Pietro, procuratore, 381.
» Sebastiano, cavaliere, fu savio a terrafer-
ma, V. Venezia, provveditore in Dalmazia,
j» Sebastiano, t. provveditore di Dalmazia.
Fine del Volume Decimoquinto.
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