BLASONE IN SICILIA
OSSIA
RACCOLTA ARALDICA
V. PALIZZOLO GRAVINA
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BAf^ONE DI RAGIONE
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Editori
PALERMO
Tipografia
VISCONTI & HUBER
( ?• LJ B L I C )
IGNAZIO MIRTO
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Cfin 6 f
ALL'ECCELLENTISSIMO
DON JVIICHELE GI\AVINA E REQUESEI^^^S
PRINCIPE DI COMITINI
PER VARI TITOLI ILLUSTRE
TESTIMONIO DI GRATO E RIVERENTE AFFETTO
QUESTO LIBRO
' OFFRE
L' A U T 0 R E
INTRODUZIONE,
Sono oramai dieci secoli da che, posto il feudalismo in
tutto il suo splendore sotto Carlo Magno, la scienza ca-
valleresca segnò un nuovo stadio di nobiltà sconosciuto
agli antichi celebrati tempi di Grecia e di Roma. Epperò
nei misteri di questa scienza ritrovasi un gran vestibolo,
un importante inizio, che ^tùlbica o SSlaèotie si appella.
Dopo le varie opere del p. Mènestrier piene di dotte
curiosità, molti scienziati sopratutto in Francia, Germa-
nia, Italia ed Inghilterra anno molto su questa materia
lavorato; talché può dirsi ch'essa prenda a' di nostri non
picciol rango nel mondo dell' erudizione, accanto all' Ar-
cheologia, alla l^umismatica ed alla Paleografìa, attese le
grandi attinenze che la genealogia dei più illustri perso-
naggi colla storia dei popoli à sempre mantenuto.
« Il Blasone, dice il Visconte du Magnj, è una storia
« vivente e animata, è il risultato di ciò che i secoli pas-
« sati ed i tempi moderni anno prodotto d'eroico e d'illu-
« stre; in funesti segni rilevanti, in questi innumerevoli
« simboli tutto à un senso, una causa, un fine, una ra-
« gione di essere. »
6
Mfilgrado gli sforzi d'un lliiiutoli, Inveges, Muguos, An-
zaloiie, Btironio, Savasta, e più d'un istaiicabile Marchese
di Villabiauca, ai dì nostri non possediamo ancora un' o-
pera che possa reggere al paragone di quelle splendidis-
sime, che in Francia ed altrove son venute alla luce; in
cui chiaramente scorgesi qual potente ausiliario sia per
l'Araldica l'arte dell'incisione, dai moderni portata a som-
mo grado di perfezionamento mercè il sistema della cro-
molitografia. Ne col dire che nelle opere dei citati autori
ci resti non poco a desiderare per le moltiplici lacune ed
errori, che vi si rinvengono tanto in Araldica che nel nesso
delle genealogie, intendiamo volger loro un'amara censura,
T
mentre poi senza i loro lumi è la loro scorta nulla oggi ose-
remmo intraprendere, .
Il nostro 35Ia#ottc offrir può non pochi interessanti dati
agli amatori delle gloriose tradizioni di quest'Isola. E noi
che dai bravi, artisti wisconti e Huber siamo stati incorag-
giati, non per vanità di sciorinar dottrine non nostre, ma
solò per colmare 'una ìacuna, o a dir meglio per provve-
dei*e a un bisogno ormai nel mondo culto sentito, ci siamo
accinti aìin picciol sag'gio di tal lavoro, sperando che possa
contentare l'esigenze del secolo illuminato in cui viviamo.
Taluni per bizzjii^ria o per altri intendimenti, che in-
darno studiano dVcciiltare, sentenziano non essere le armi
gentilizie e la nobUlà istessa che un rancido avanzo da
medio-evo, oggimai divenuto inutilissimo. Sarebbe super-
fluo r avvertire che non è per loro che ci siamo accinti
alla difficile impresa, ma per la gioventù bennata, la quale
deve ispirarsi a grandiosi concepimenti, e che meditando
sulle virtù degli avi non lieve frutto potrebbe da questa
opera raccogliere. È gitisto altresì non ignorare cìi e k nò-
bilia e ereditaria e personale ; che la prima volendo far
eco ai grandiosi pensamenli di Platone, Aristotile, Cice-
rone, Machiavelli ed altri non può produrre da se sola
che un j)ome vano; e che la seconda senza il prestigio di
quella poco valida si rende. In óomma è dietro i ineriti
propri e gli onori che da essi derivano che oggi ognuno
ama di risalire all'idea della virtù, e quindi della nobiltà
degli antenati.
Intanto non chiuderemo questa breve introduzione sen^jia
dare un'idea dell'ordine del nostro lavoro— Presentano il
punto di base ben cemto tavole colorate, contenenti
circa duennil a stemmi delle nobili fatniglie, delle
principali città, e delle dinastie regnanti, chiMn retto le
sorti della nostra Sicilia^ riprodotte col ^isterilii della cuo-
rnolitografia pei cennati artisti,
Alle stesse faremo seguire un ^ì^ìonavio esplicativo dei
nomi di tutte le nobili famiglie, rilevandolo dai suddetti
autori e da appositi documenti 9 che 3aranno nel testo
citati.
11 tutto da i^tojiom hi «Jlì'MMcasarà preceduto, sulla ma-
teria di accreditate opere valendoci; il che basterà a dare
Un'idea dell'origine e perfezionamento delle armi > degli
scudi e loro partizioni, della ^ìnilx^lica degli smalli e pcaze
onorevoli, e degli ornamenti «steri ori delle dignità eccle-
siastiche» militari e civili.
^. spttfns-olffT&Toviniiìt.
¥*
■^
iMi »M**^'t
:.'S
BEIVI MlOMBìAUlDìCA.
X(* Araldica, Ha' moderili Blasone appellata, e la scicn^ta rlie da J«llf reg'ole per
esplicare i metalli , i Colon, le ftp'ure,^!! ornamenti, i gridi, e le divise di \xno scw-
Ao^ e cfiianioisi Araldica Porgli Araldi, cne sì trova va no neiTonci onde tener
re^ìiXro delie nrn\\ dei Cavalieri clic presentavansi per coml>flltere.
Molti Araldici Kan fatto su <^uesta- sc'tenxAle pWiiiUressanti ricercKe, e \e danno
un' origine onltcUissunok-.
joegoino" rie attrjtuiite Vinytnnone alXtmfi Ji noe~iieìrAf>oinloi ,\fptoìie ,Montftt
eà <dtri r\e fanno ri^^lrre l'uso aJt^empi evotci-^icnas e Panàro/r, daìF'ou*torffu
dt antiflii manoscritti di Crt50( Maffei, deicrrvono il {>Ia5one delle coorte rollane, rne
dicono essere comjfos[o di metallo, dì colore , e di figure impreo-aite nello fetido —
TicKcr «ppoograndoi'r al cap»ito|oVIdcìla termanta diTacttf^^drce cKeg^lt Ale-
•n\aiim conoscevano il blasone — Grani er di C a 55ao'rtac infine pretende ciiele armi
esistevano sin dai secoli d'Auou^to co' 5iml>oli ed i sec'ni jmpieortti nel medioevo-
Ma queste inseone u5ate sin daitemp't -più remati non furono cJie per^onalt^c
non SI resero ferme, ereditarie, dr Jm alti determinati, di certa di $po5Ì zione ordinatx
per dislinoucre le famiglie e contra.$se<rnarela nobiltà, die nelXU secolo per le cure
Ài Ludovico VII detto il Giovine, e di suofrolio Klippo-Au^u^to.
lì dotto gesuita "P.]V|enestrier^'^Monle dà orio-ine che dai H'ornei^ e fata ^-wo-
deriia voceì>loLsone derivare dal»lci2:^n parola ale ma ima, cKe sionifiea Sìw-
nareit coTnoolitr<»»nl3a;il die prati cavasi nei Tornei fluandoam no-e va un notile oflDi
C4) Villa cultu^.jactatio 5CiAtatoiiitii/m'\ectlSSj|iiii colorrtu^ i't s\inof."i^^ ■
iZ)ì^eneS\rie)r- 0x1(71 ne ies AnnCries et <<«• Blason.
10
di far raounare crìi altri per esami narele sue armi eiì i suoi titoli -E<rli Ja ai
Tefle.$fhila gloria d'avere? i "primi mtrotJottal'u^otn'xa cle11'o(i-me,e<? ai Francesi
riserva «quella J'avcr ne fatta un'arte anzr una sciexz; sono e5si infatti die anno
formatele \eogi Aral<^iflie,clic presenta Ilo le a.r mi pi m re troia ri .
3eg'ufcn<to iMencstrie ho f/etio rne l'orio'ine del hìàsone -venne cÌslì Tornei ;eAecco
come fu stabilita <jue4a comrettura — Lo 5cu<Jr> rappresenta i\ hroccììiere^'chc l
Lavai ieri portava ao nei Tornei» crìi s/t?a/tf'esPrinioiw ivàrìi coìorideìle 3irnii,e depJi
abiti dei Cavalieri; la bsndoL e\3,^^scis mostrano Wfendoìio oXsiSciurpcx; i caf>riolo
e la croce eli P. Andrea rappre5<!ntano le barriere eie ]ìzze ; i\ ^^lo Ja la nei a; Vo?io
il recmttx^el Campo, clovefacevasi la corsa. G.li <^/v^^r//?(?///t attorno àeWe armi det-
ti Jai Taarceiì Uwhrea'i(ins'presen\d.no i liastrr, or\àe i cavalieri oriiavctrio I ioro
einii in onor delle Panie _1 tenenti ei sop>f>ortc Ae]\e armi Vf Ho-oilo <rla r paff^i fKc
portavano j detti ^cudi «^^i Cavalieri ^à xx quali 5Ì davano ^]i sh^Vx ài stìvi^cro-i ,
di leoni ^ Q ^t fio-ure ^'nomi ni ,
o
DEGLI SCUDI.
Lofcuttoèla'fifMra dVna^pecre di fcroccliiere sul di cui campo 51 dt^eo-nano
le armi,
varie 50110 le forme deo^Ii scudi -essi &iytTS\Vi(:\Y\o secondo le nazioni — TaV- 1 .
1. Lo $cvì.\o Italiano e oVale.
2. Il Siciliano è ovale e terni! nato in punta.
3. il rT'ance5e è un Quadrato lungo lecoernien te rotondato aidue ano;^pli4nfcripri
e terminato in punta.
4.LoiS^tudo delle Dame oDamigellee una mandorla delta da i France5Ì/oj^a/7<rÉ'^
ed è il simbolo ài Vero^inita,Le maritata Io porta no accollato alle armi de'loro mariti.
5. di iSfcudi 5pao;'nitolt^Fortoo-liest eFiamminaKi sono completa mente roìonAl ìi
5olto ,
^- drino-le^i Anno adattato c^uasi l'Ì5tc5^o 5cudo france5c,tranne gli arto-oli
di sopra, che soiioprolunafottun punte orirzontalr '
7. La Scucio Tedeico è incavato, edi vane figure,
JMa tutte queste fonme Ai scuài Potendo, giunta il parere dei più \}r3ivi araf-
dict Trance5Ì, nona es5erecii rigore adottate; per le armi no,sfre siciliane al francese
attenuti/ ci 5iamo, 5i e coirve quello che a Hasonarele armi vierneal^<?^i presta .
(.DBroctJiiere arma difensiva ,siportaVA al traccio sinistro e serviva a riparare dai colpi J el ncinjfo .
C2) Coinè ^« oijervoc in varii anttirlit monw/rnciiti jicrliani , e precisaMiente ne\Xu,rno\o \ncirmirrco <i\t>u.eii.
laMzi'i moglie del conte Cliiiva monte, eii^tcnte >« ralermo nella cfitc sa Ji<?.>1»rr« delta Catena nella prima
caypello. jiiiiotn de jtfj. ^
/
D
B
E
F
A
G
H
C
I
11
DEI PUNTI PRINCIPALI DELLO SCUDO.
A serve a designare il mezzo, o il cuore dello scudo, sul quale si col-
loca la pezza che è sola o che è la pezza principale;
B è la punta del capo, o il mezzo del capo;
C è la punta dello scudo;
D il lato destro del capo;
E il lato sinistro del capo;
F il fianco destro;
G il fianco sinistro;
H il lato destro della punta;
I il lato sinistro della punta;
Tre pezze alUneate in D, B, E si dicono allineate in capo,
In B, A, C: situate in palo;
In F, A G: situate in fascia;
In D, A, I: situate in banda;
In E, A, H: situate in barra;
In H, C, I: situate in punta; '
Nove pezze situate in D, B, E, in F, A, G, e in H, C, I, si dicono situate 3, 3 e 3
0 in bandiera.
Cinque pezze situate in A, B, C, F, G, si dicono messe in croce.
In A, D, I, E, H, sono in croce di S. Andrea. ìv.
In D, B, E, G, I, C, H, F, sono in orlo.
DELLE DIVISIONI E SUDDIVISIONI DELLO SCUDO.
Il campo dello Scudo si divide in quattro grandi parti o sezioni principali, che
si denominano partito, diviso, trinciato, e tagliato da dove derivano tutte le altre
divisioni e suddivisioni di esso — Tav. I.
9. Il partito si forma con una linea perpendicolare, che divide lo scudo in due
parti uguali.
10. Il diviso con una linea orizzontale.
11. l\ trinciato con una linea diagonale, tirata dall'angolo destro dell'alto dello
scudo all'angolo sinistro della punta.
12. Il tagliato con una linea che è opposta al trinciato.
13. L'interzato è di due linee, che dividono lo scudo in tre parti uguali, o in
fascia, o in banda, o in barra.
14. \J inquartato quando lo scudo è partito e diviso; e forma quattro quadrati
uguali.
12
15. U inquartato in croce di S. Andrea divide lo scudo in quattro triangoli iso-
lati, uno in capo, uno alla punta, e i due altri ai fianchi; ed è formato dai diago-
nali del trinciato e del tagliato.
16. ritondato è formato di quattro principali divisioni, dove in effetto si trova
il partito, il diviso, il trinciato, ed il tagliato.
17. Lo scudo può essere inquartato, al 1 e 4 contr' inquartato ec; così pure al
2 e 3 inquartato in croce di S. Andrea.
18. Lo Scudo partito di due tagli forma 6 quarti.
19. Partito di tre linee e di un taglio forma 8 quarti.
Lo Scudo può anche dividersi in 12, 16, 20, 24, 32 quarti; quest'ultimo si chiama
Pennone Genealogico.
20. In Ispagna ed Inghilterra lo scudo con le proprie armi entra ordinariamente
nella composizione del pennone generale delle armi di famiglia; ma in Francia ed
in ItaUa è d'uso che lo scudo d'una famigha si metta in cuore sopra il tutto; e
se un altro scudo è sopra questo collocato, allora si dice ch'egli è sopra il tutto
del tutto.
DEGLI SMALTI, METALLI, COLORI E FODERATURE.
Il Blasone à due metalli, cinque colori ^ detti smalti, e due foderature. I due
metalli sono Y oro e l'argento. I cinque colori l'azzurro, il rosso, il verde, il jjor-
pora o pavonazzo, il nero ; ai quali gì' inglesi aggiungono l' arancio ; le due fode-
rature l'armeUino ed il vajo. Essi si distinguono per via di ombreggiamenti, o di
intagliature 2 — Tav. II.
1. 2. L' Oro si descrive punteggiato; è simbolo del sole, rappresenta la forza, la
costanza e la ricchezza.
3. 4. L' Argento si descrive tutto bianco ; è simbolo della luna. Significa purezza,
innoccenza, carità, clemenza, concordia, vittoria.
5. 6. L' Azzurro si presenta con linee orizzontali che vanno dalla destra alla si-
nistra. Esso mdica il firmamento e l' aria ; significa giustizia, lealtà, beltà e riputa-
zione. Nei Tornei era contrassegno di gelosia.
7. 8. Il Rosso si forma con linee verticali che vanno dall'alto in basso; esso rap-
1 I differenti colori usati nell'arme, dice il p. Ménestrier, si riferiscono ai colori dei quali si ornavano i Cavalieri nei Tornei;
e questi sono succeduti agli antichi giuochi del Circo, dove erano quattro fazioni o squadriglie. Alba, Rosea, Veneta, Prasina;
cioè la Bianca, la Rossa, V Ac^zivra e la Verde. Domiziano ne aggiunge altre due, 1" una vestita di drappo d' oro, e 1" altra di
porpora; il nero fu introdotto da' Cavalieri, che portavano il lutto; finalmente gli Armellini ed i Vaj servivano parimente agli
abiti di Tornei.
2 II gesuita p. Pietrasanta, nel suo libro intitolato Tesserae Gentilitiae, fu il primo che mostrò la maniera di far conoscere
i metalli ed i colori nelle incisioni per mezzo di linee, e di ombreggiamenti.
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presenta il fuoco, ed è simbolo del valore, della giustizia e dell'amor di Dio; nei
tornei era segno di allegrezza. E il ])iìi noliile di tutti i colori.
9. 10. Il Verde viene formato da linee diagonali dall'angolo destro del capo al-
l'angolo sinistro della punta, rappresenta la terra, molto raro nelle armi dove fu
introdotto all'epoca delle crociate. Dimostra la vittoria, l'onore, la civiltà, la cor-
tesia; nei tornei fu contrassegno di speranza.
11. 12. Il Porpora o pavonazzo si forma da linee diagonali dall'angolo sinistro
del capo, all'angolo destro della punta. Esso si attribuisce all'uso degli abiti di por-
pora che portavano certi funzionari della chiesa e di corte; rappresenta verecondia,
fede, temperanza, nobiltà cospicua, ricchezza, liberalità, ricompensa d'onore.
13. 14. Il Nero viene rappresentato da linee verticali, ed orizzontali molto unite;
è simbolo di fortezza e vittoria; significa prudenza, saggezza, costanza nelle avver-
sità, dolore, tristezza, umiltà.
15. 16. UArcmcio si rappresenta con Tincrociamento di linee verticali e diagonali;
è un colore adottato dagl'inglesi, e significa buona riuscita, desiderio glorioso, si-
cura speranza.
17. U Ermellino i è indizio d" un' alta dignità; serviva a guarnire gii abiti dei
personaggi più elevati ; viene rappresentato da un fondo d'argento sul quale si ve-
dono molti fiocchetti neri.
18. Il ContrermelUno si forma di fiocchetti d'argento in campo nero.
19. Il Vajo ~ è una foderatura di pelli bianche, ed azzurre tagliate a forma di
campane; essa era molto stimata nel secolo XIV. Può essere formato d'altro colore,
0 metallo che l'argento e l'azzurro; ed allora dicesi vajo di tal metallo o colore.
20. Il Controvajo risulta da campane dello stesso metallo o colore, poste l'una
rivolta contro l'altra.
DELLE VARIE SPECIE D'ARMI
Gli araldisti, e sopratutto il p. Menestrier distinguono nove specie di armi, cioè:
di dominio, di concessione, ìYì patronato, di comunità, di famiglia, di alleanza, di suc-
cessione, di pretenzione , di elezione.
1. Le armi di dominio sono (pielle, che portano i sovrani; esse son sempre unite
a quelle dei regni, e delle terre che possedono.
2. Diconsi di concessione quelle, che i sovrani concedono a persone private, per-
1 II p. Moneti (lice che l'ermellino e la pelle d'un topo dell'Asia di mi pelo bianco a piccliiettature nere; questo animale
abbonda nell'Armenia, dove se ne fa un gran cunimercio.
2 Vajo scojattolo del Xord.
2
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che sieno un contrassegno alla posterità della ricompensa loro accordata per segna-
lati servizj.
3. Di ];)adronato son quelle, che le città aggiungono alle proprie come un con-
trassegno di soggezione e di dipendenza.
4. Sono di comuìiità quelle delle provincie, delle città, degli arcivescovadi, ve-
scovadi, delle accademie, capitoli, comunità religiose, ordini mihtari, ecc.
5. Di famiglia quelle, che sono particolari a certe persone, e servono a distinguere
una casa da un'altra.
6. Di alleanza quelle, che si mettono in uno dei quarti per dinotare le famiglie
colle quah si ha contratta la parentela.
7. Diconsi di successione quelle, che si prendono in seguito di eredità, tanto per
volontà del testatore, che per sostituzione.
8. Sono di pretensione quelle, che dinotano un dritto, che si ha sopra regni, pro-
vincie e terre.
9. Di elezione sono finalmente quelle prodotte dal capriccio e dalla vanità di al-
cuni, che sono giunti a qualche fortuna, e che non hanno legittimo dritto di por-
tarle. Ma ciò non li rende nohih ; vi hisognano a quest'uopo dei diplomi speciaU
di concessione.
DELLE ARMI DI FAMIGLIA
Esse sono di cinque specie:
1. Le parlanti, che hanno rapporto coi nomi delle persone, e che sono, secondo
il marchese du Magny, le piti antiche e le più noljili. Sembra però che il promo-
tore di quest'utile costume fosse stato il re Ludovico VII. Fu egli il primo, che
pose nel suo scudo un oggetto, che potesse richiamare al suo nome di Loys il Lijs
gigUo; ed a suo esempio tutti i signori cercarono riprodurre i loro nomi nelle
loro armi.
2. Le pure o piene, come quelle di Francia.
3. Le rotte (brisées), che servono a distinguere i cadetti dai primogeniti.
4. Le caricate, quelle cui sono aggiunte alcune pezze.
5. Le diffamate o scaricate, sono quelle ove si è tolta qualche pezza, o porzione
come un contrassegno d'infamia.
DELLE VARIE FIGURE CHE CARICANO LO SCUDO
Le figure o mobih, che caricano lo scudo sono di quattro specie cioè:
1. Figure araldiche,
2. Figure naturali,
15
3. Figure artificiali, ed inanimate.
4. Figure chimeriche.
I.
Le Figure araldiche di prim' ordine, dette onorevoli perchè occupano ordinaria-
mente il terzo dello scudo, sono :
Il Capo, prima delle pezze onorevoli ordinarie, nella simbolica del blasone rappre-
senta l'elmo del cavaliere; esso ^si mette nell'alto dello scudo. Si dice capo ah-
bassato, quando è staccato dall'orlo superiore dello scudo; sormojitato quando ciò
che lo separa dall' orlo superiore è a colore; capriolato, palato, bandaio, quando il
capo è distinto da alcuna di queste pezze. Dicesi anche capo cucito quando è del
colore del campo.
La Fascia, seconda delle pezze onorevoli ordinarie, dinota la corazza o la cintura
del cavaliere, e prende posto orizzontalmente nel mezzo dello scudo, di cui occupa
il terzo. — Lo scudo si dice fasciato, quando vi sono 4, G, 8, fasce; se poi ve ne
sono di più addimandasi burellato, che si distingue in merlato, doppio merlato, den-
tellato, fatto a scaccili.
Il Palo, terza delle pezze onorevoli ordinarie, mostra la lancia del cavaliere, o il
palo, che il castellano faceva drizzare innanzi il ponte levatojo della sua abitazione,
come segno di giurisdizione. — Si specifica il numero dei pali; ve ne sono a forma
di cometa, ed a fiamma. Quando i pali sono dimezzati, e la metà del palo è di
metallo e di colore, si dice palato e contropalato.
La Banda, quarta delle pezze onorevoli, figura la sciarpa del cavaliere, e simbolizza
la qualità dell' alfiere ; essa occupa il terzo dello scudo e lo attraversa dall'angolo
destro del capo, all'angolo sinistro della punta. Si chiama cotissa quando non à che
due terzi di sua larghezza, e banda in divisa quando non à che il terzo. Vi sono pure
delle bande fusate, dentate, merlate, caricate, accompagnate, potenziate, ed a scacchi. —
Quando le bande sono opposte le une alle altre, cioè quando il colore è opposto al
metallo, ed il metallo al colore, lo scudo è detto allora bandaio, controbandato.
La Sbarra, una delle pezze onorevoli, non dift'erisce dalla banda che per la sua
posizione che è di sinistra a destra, mentre la l)anda è di destra a sinistra. — Essa
s' impiega qualche volta come segno di bastardia, ma allora deve essere meno larga,
e si chiama Traversa.
Il Capriolo 0 Scaglione, quinta delle pezze onorevoli ordinarie, à la punta in mezzo
al capo dello scudo, e due gambe che aprendosi in forma di compasso si estendono
ai due angoli della punta. Esso occupa il terzo dello scudo; rappresenta gli sproni del
cavaliere; e se di legno, è destinato a sostenere i lavori delle fortificazioni. Può anche
16
rappresentare la l^arriera. e la lizza. Il capriolo può essere accompagnato, scorciato,
appuntato, spezzato o rotto, spaccato.
La Croce, sesta delle pezze onorevoli, da alcuni araldisti è tenuta come rappre-
sentante la spada del cavaliere; ma sembra meglio adottata dai crociati nelle loro
armi dopo il ritorno di Terra Santa. — Di varie forme è la croce, come: scorciata,
ancorata, ìjordata, merlata, doppio merlata, striata, accantonata, composta, dentata,
inquartata, cancellata, scaccheggiata, a gigli, infiorata, inforcata, alzata, d' ermellini,
di Lorena, romboide, ondata, inchiodata, patente, potenziata, ricrociata.
La Croce di S. Andrea, (Sautoir) composta della banda e della sbarra, dimostra
la barriera e lizza; essa è pure di varie forme come scorciata, caricata, accompagnata,
di foderature come Vaj ed Ermellini.
La Bordura, (^bordure) cbe è attorno dello scudo, se merlata indica le mura
della fortezza, se dentellata un campo trincerato e difeso da palizzate.
Il Quarto, [frane quartier), è il primo quarto a destra dello scudo, e deve es-
sere d' un altro smalto del campo.
II Grembo, (le giron) è un mobile a triangolo isoscele; esso rappresenta l' antico
abito, largo in basso, ristretto al di sopra. Se solo, s' indicherà da qual lato si
muove.
La Campagna, ò una pezza onorevole formata di una linea orizzontale, che oc-
cupa circa una terza parte dello scudo verso la punta.
Lo scudetto, (ecusson en coeur) è uno scudo piccolo, posto in centro o in fondo
dello scudo; esso dinota principe giusto, protezione sicura, e fede sincera.
— Le figure araldiche di second' ordine o di moderna creazione sono:
II Lambello, (le lambel) fascia stretta, che non tocca i bordi dello scudo, ed or-
dinariamente con tre pendenti, che scendono nel basso. Serve a distinguere i ca-
detti dai primogeniti, e può essere di colore sopra colore, e di metallo sopra metallo.
La Pergola, (la pairle) palo che sorte dalla punta dello scudo; diviso in due parti
uguali in forma Y ai due angoli del capo e rappresenta lo sperone dell' antico ca-
valiere.
L' Orlo, (r orle) differisce dalla bordura in ciò che questa tocca i bordi dello scudo
mentre questo ne è staccato.
La Punta, (la pointe) pezza che si forma con due linee, le quali cominciando dai
due cantoni di sotto si uniscono in punta, quasi nel mezzo dello scudo.
Pila, (la pile) è la punta rivoltata; può essere moltiplicata nello scudo.
Il Cantone, (canton) piti piccolo del quarto eh' è la quarta parte dello scudo, col-
locandosi a destra o a sinistra rappresenta la bandiera del cavahere alfiere.
Cinta merlata, {Trecheur) somiglia all' orlo con metta di sua larghezza.
17
— Le figure araldiche di terz' ordine sono molto più numerose ; menzioneremo
soltanto le principali.
Bisanti, (Besant) sono monete coniate a Costantinopoli, pezze onorevolissime usate
nelle armi. Rappresentano ricchezza, ajuto, sovranità di chi à dritto di Ijattere mo-
neta nei suoi stati, o come riscatto di prigionieri in guerra.
Torte, (tourteaax) pezza mobile nelle armi tonda e piatta, di colore, e di fode-
ratura, si distingue dalle hisanti. che sono di metallo. Rappresentano il pane di mu-
nizione, che serve per l'armata in guerra.
Toì'te hisanti (les hesants-tourteaux) è una pezza tonda partita o inquartata di
metallo e di colore.
Plinto, pezza quadra e bislunga come un mattone che dicesi plinto, o biglietto.
Alcuni credono, che i mattoni rappresentino il dritto, che avevano i signori feudali
di far costruire castelli e case signorili; secondo alcuni erano pezze di stoffa d'oro e di
argento, aventi la forma di un quadro lungo di cui si ornavano gli abiti come segno
di giurisdizione e di franchigie signorili; secondo altri dinotano stabilità e fermezza,
0 pure lettere sigillate.
Gli Scacchi, (les carreaux) sono quei quadri, che compongono lo scudo o le pezze
scaccate. Essi significano fortezza e costanza, e possono rappresentare un'armata
schierata in battaglia.
Lozanga, (Losange) figura di quattro punte uguali, due delle quali in senso con-
trario sono piti acute in forma di rombo. Ciò che abbiamo detto per gli scacchi
può applicarsi per le lozanghe.
I Fuselli, (Les fusèes) figure più acuminate delle lozanghe, e quasi a foggia di
fuso; sono l'emblema della pazienza, e possono per conseguenza essere l'espressione
di qualunque lunga intrapresa compita con saggezza e perseveranza.
Le Maglie, (les màcles) sono lozanghe aperte nel mezzo e fan vedere il campo
dello scudo.
I Quadri acidi, forati, o aperti in forma quadra o rotonda, detti dai francesi Rìi-
stres, sono lozanghe forate in giro.
— Le figure araldiche di quart'ordine sono le diminuzioni, e moltiplicazioni delle
pezze e delle figure araldiche sopra descritte, come fasciato, jJalato , Mandato , ca-
priolato, fusaio, scaccheggiato, lozangato, cantonato, ecc.
IL
DELLE FIGURE NATURALI
Le figure naturali sono quelle che appartengono ai tre regni della natura, men-
zioneremo le principali.
IS
Agnello, simbolo d'innocenza.
Angelo, simholo della fede clie si à nella di lui assistenza divina; le sole teste
alate dimostrano ardente amore verso Dio.
Asino, simbolo del travaglio e della pazienza.
Ape, emblema dell'industria, dell'ordine, ed offre l'immagine d'una monarchia.
Aquila, occupa il primo rango fra gli uccelli, ed è simbolo della possanza.
Btie, rappresenta la Mica, la pazienza, e l'assiduità al lavoro.
Cane, simbolo della vigilanza, dell'amore e della fedeltà.
Capra, simbolo della fatiga e della diligenza.
Cardo, dinota ingegno acuto, pronto risentimento.
Conchiglia, dinota fede pubblica, concordia ed unione.
Castoro, simbolo di pace, di destrezza e di perseveranza.
Cavallo, simbolo del valore e dell'intrepidità, egli è il vero contrassegno del ca-
valiere.
Cinghiale, talora il solo capo, coraggio superante le più ardue imprese.
Cervo, contrassegno d'antica nobiltà e di prudenza militare in chi lo prese per
insegna, ovvero che fosse inclinato alla caccia.
Cometa, dinota chiarezza di fama e di gloria derivante da illustre virtù.
Cicogna, simboleggia la pietà di un ottimo cittadino che con molto zelo governa
la cosa pubblica, ovvero l'amore verso dei parenti.
Cigno, dinota il 1»uon augurio.
Colomba, simbolo dell'amor casto e puro, della pace conjugale e della fecondità,
d'animo semplice e benigno, e di gratitudine.
Coniglio, rappresenta il soldato sollecito.
Delfino, il più noljile dei pesci rappresenta la vittoria nei combattimenti navali.
Elefante, dinota fof^tezza, coraggio, grandezza d'animo, benignità, prudenza e giu-
stizia.
Falcone, dimostra cavaliere guerriero e d'animo eroico.
Fuoco, simbolo della generosità, dell'ordine e della vivacità.
Fiamma, significa amore, lealtà e fede.
Fiore, simbolo della speranza.
Giglio 0 fiordaliso, rappresenta la speranza, la purità.
Gatto, simbolo dell'indipendenza e della libertà.
Grue, simbolo della vigilanza, prudenza, e grande esperimento nella milizia.
Luna, significa benignità e buona amicizia; ed è simbolo dell'impero d'oriente.
Molti crociati 1' anno adottata nelle armi per ricordare le loro imprese contro i
turchi.
10
Leonardo, simbolo del coraggio e del valore.
Leone, occupa il primo rango fra i quadrupedi ed è simbolo della forza, del co-
raggio e della magnanimità.
Leoncelli, simbolizzano la volontà che anno i figli di seguire le orme de' loro padri.
Liocorno, emblema dell'innoccenza e della castità.
Lupo, rappresenta un uomo crudele e sanguinolente, un capitano vigilante ed ;ir-
dito nel cercare l'inimico e superarlo.
Merlo, simbolo dei viaggi di Terra Santa e di oltremare.
Montone, simbolo della dolcezza e della bontà; indica possessione d'abbondanti pa-
storizie e di vasti campi coltivati.
Orso, figura un uomo fiero in guerra ed iracondo.
Pavone, significa amor proprio, stima di se, splendide ricchezze.
Pellicano, l'amore d'un padre di famiglia, ed un ottimo principe caritatevole verso
i suoi sudditi.
Pernice, la verità, virtù propria d'un'anima nobile.
Porco, uomo voluttuoso, talora uomo di guerra.
Serpente, prudenza, riflessione, e perspicacia.
Stella, rappresenta il buono e cattivo augurio, la luce e la guida degli uomini.
Spiga, il l)uon genio, pieno di virtù e di prudenza con celesti ispirazioni.
Vacca, simbolo del beneficio e di gratitudine.
Testa di moro, indizio d'un'antica nobiltà, rimontandone l'uso alle crociate; esse
rappresentano gl'infedeli fatti prigionieri e resi schiavi.
III.
DELLE FIGURE ARTIFICIALI
Le figure artificiali, prodotte dalla mano degli uomini, non sono meno numerose
delle figure naturali; e fu specialmente dopo l'invenzione delle armi parlanti ed al-
lusive, che tutti gli oggetti, che servono nella vita ordinaria, àn trovato posto nelle
armi. Presentiamo le principali.
Ancora, non si esprime la positura, avrà la trave e forse la gomena ed esprime
costanza in amore, illastre guerriero marino, celebre navigatore. Due àncore grande
ammiraglio.
Anello, esprime fede, perseveranza d'un amore perfetto; se d'oro in campo nero,
matrimonio fedele.
Anelletto, più anelli possono essere infilzati e sono contrassegno di nobiltà, di
giurisdizione; un solo è distintivo del quintogenito d'una famiglia.
20
Antenna, grandezza d'animo, magnificenza.
Arco, può essere cordato, teso incoccato. Figura ozio virtuoso. Se d'oro, cordato
d'argento in campo rosso, mostra forza d'autorità ragionevole.
Bastone, esso si mette in banda pei cadetti de' principali sovrani; posto in sljarra
sopra altre pezze è segnu di non legittimità.
Borsa legata d'oro nello scudo di rosso, importa prudente parsimonia sostenuta
con decoro.
Castello, composto di due o più torri fiancheggiate d'antirnuri, indica signoria di
vassalli, 0 governo di tpuilche piazza.
Campana, con battaglio, segno di vocazione divina e fama chiara.
Colonna, segno di costanza, di cuor generoso.
Dardo, saetta, freccia ecc. Se uno in palo e due in croce, indicano celerità nel
deliberare, volontà pronta.
Spada appuntata, alata, intrecciata ecc. insegna propria del cavaliere o di no-
biltà, mostra origine di persone militari, anche vendetta.
Sperone segno di emulazione e di virtù; se dorato, militare.
Globo terraqueo. Presso i romani fu geroglifico dell' imperatore (Augusto) indi-
cando essere tutti i domini della terra un sol principato. Tutti i re indi portarono
il globo in cima delle loro corone; sormontato da croce per dinotare che con essa
essi soggiogano il mondo.
Lancia, armata ecc. onore cavtilleresco, costanza, grandezza d'animo.
Lira, emulazione virtuosa, concordia piacevole.
Nave, animo forte nei grandi pericoli.
Le Palle, dimostrano l'eternità ed il moto incostante della fortuna.
Le Ruote, rappresentano varietà di fortuna, ed animo nobile innalzato a grandi cose.
Scettro, seguo di dominio d'animo giusto e grande.
Toson d'Oro, ordine istituito da Fihppo III il 1429. È una pecorella che pende
da una collana dell'Ordine. Rappresenta il vello d'oro di Giasone. Esprime magna-
nimità, giustizia.
IV.
DELLE FIGURE CHIMERICHE
Le figure chimeriche sono fatture bizzarre della fantasia, che rappresentano ani-
mali favolosi e fantastici. Tali sono :
Aquila a due teste o bicipite, simbolo di possanza. Secondo Cassaneo fu insegna
di Giuho Cesare; ma non trovasi nelle medaglie dei Consoli e degl'Imperatori, tranne
21
nella colomica Trajana. Significa due legioni comandate da due capi, componenti un
esercito. L'Imperatore Sigismondo fu il primo che impiegò l'aquila a due teste nella
sua arme nel secolo XV per simbolizzare la riunione dell' impero d' Oriente allo
impero d'Occidente.
Drago figura dominio, nobiltà eroica, fortezza, coraggio, magnanimità.
Fenice uccello sul rogo acceso, per cui immortale. Simbolo di costanza, di cuor
generoso.
Grifo metà aquila, metà leone. Simbolo della forza unita olla vitalità.
Idra valore clie non teme le perdite e le ferite.
Salamandra -ivdi. le fiamme -timore dedito alla misericordia, generosità, giustizia,
valore guerriero che non teme il fuoco.
Sirena mostro favoloso, metà donna, metà terminato in coda di pesce. Simbolo
dell'ingannatrice bellezza e della pigrizia di donna seducente.
DELLE REGOLE PER BLASONARE LE ARMI.
La prima regola del blasone si è di esprimersi in termini proprii e concisi, onde
evitare le ripetizioni. I Francesi e gì' Inglesi nel blasonare le armi cominciano sempre
dal campo, poi specificano le figure, le pezze, il loro sito, il loro numero, il metallo,
ovvero il colore. Gl'Itahaui, gli Spagnuoli e qualche volta i Tedeschi cominciano
dal nominare le pezze dello scudo e terminano col campo ; così dicono un' aquila
nera in campo d'oro, un leone d'oro in campo azzurro.
Blasonando le figure si comincia sempre dalla principale, purch'ella sia broccante
sopra qualche figura. Tutte le figure onorevoli tengono rango di principali, fuori
del capo e della bordura, che non si specificano ordinariamente se non dopo le altre
pezze, che s'incontrano nello scudo.
Quando vi è una figura, la sua posizione ferma è di piazzarla nel centro o nel
cuore dello scudo.
Due figure si mettono l'una sopra l'altra, e si dicono in palo.
Tre si piazzano 2 e 1, come i gigli di Francia, o allineate in capo, in palo, in
banda, in barra, in fascia, ec.
Quattro si piazzano 2 e 2 o cantonate.
Cinque, 2, 2 e I, o in croce di Sant'Andrea.
Sei, 3, 2 e 1, 0 2, 2 e 2, in palo o in orlo.
Otto, 4 e 4, in palo o in orlo.
Nove, 3, 3 e 3, 0 3, 3, 2 e 1.
Intanto egh è espressamente vietato di mettere metallo sopra metallo, e colore
22
sopra colore; altrimenti le armi sarebbero false. Le eccezioni sono rarissime; ed i
Francesi dicono à enqiierre, a s'enqiiérir le armi da dimanda, quali sono quelle dei
Re di Gerusalemme che portano in campo d'argento la croce potenziata d'oro, can-
tonata da quattro crocette pur d'oro, metallo sopra metallo. Goffredo di Buglione
volle in questo modo trasmettere ai posteri nel suo scudo la memoria della con-
quista che fece della città santa di Gerusalemme, tolta pel valore delle crociate
dalle mani degl'infedeli nel 1099.
Le estremità degli animali, come unghie, becchi, lingue, grifi, artigli, occhi, corna,
code, corone e collari possono essere di metallo sopra metallo , e di colore sopra
colore; egualmente le hrisure dell'arme, come il lambello, il bastone, la cotissa, la
bordura, il bastone raccorciato in banda.
In fine deggio avvertire che le armi più semplici e meno caricate stimansi le
più antiche, essendo passato in proverbio tra gli araldisti, che nelle armi chi
ha più egli ha meno.
DEI CONTRASSEGNI ESTERIORI DELLE ARMI.
I contrassegni, che si mettono attorno delle armi, appartengono all'esercizio della
spada, all'ufiizio della toga ed al servizio della Chiesa.
II primo è Velmo sinonimo di casco, si mette sopra lo scudo, ed è il contrassegno
della vera cavalleria. Viene dalla voce tedesca Helm, e casco dal latino cassis. Gli
Spagnuoli lo chiamano celada da celare.
Esso sì distingue per la materia, la forma e la situazione, Tav. 3.
N.° 1. (yV imperatori eà i re lo portano tutto d'oro damascato, aperto e posto di
fronte, simbolo d'un'ampia potenza.
2. I principi ed i ducili d'oro damascato, più o meno aperto e posto di fronte.
3. I marchesi d'argento damascato, posto di fronte con undici griglie ed i bordi
d' oro.
4. I conti e visconti d'argento, posto in terzo con nove grighe ed i bordi d'oro.
5. I baroni d'argento, posto in profilo con sette grighe ed i bordi d'oro.
6. Il gentiluomo antico cavaliere, d'acciajo pulito e lucido, e posto in profilo con
cinque griglie ed i bordi d'argento.
7. e 8. Il gentiluomo di tre razze paterna e materna, d'acciajo pulito e lucido, con
tre grighe posto in profilo, la visiera aperta, il nasale rialzato ed il ventagUo ab-
bassato.
9. Il nuovo nobile di ferro o acciajo pulito, posto in profilo, col nasale ed il ven-
taglio mezzo aperti.
23
10. I bastardi d'acciajo pulito, posto in profilo e voltato a sinistra, come segno
di bastardume, e la visiera intieramente abbassata.
Gli altri contrassegni, onde oggidì si adornano gl'imperatori, i re, i principi e
le altre persone di distinzione sono le corone, Tav. 4.
Anticamente gì' imperatori romani portavano una corona d'alloro, ' ma dopo Carlo
Magno gl'imperatori a sua imitazione anno portato una corona d'oro arricchita di
gemme, rialzata da 4 fiorami. Carlo Vili fu il primo che la fece chiudere, a causa
d'aver preso il titolo d' imperatore d' Oriente. Qualche medaglia lo rappresenta a
cavallo con la corona chiusa sulla testa con questa legenda Carolo Imp. Orientis vi-
ctori semper augusto.
N.° 1. La corona imperiale è formata d'un cerchio d'oro caricato di gemme e rialzato
da otto fiorami d'oro, alternati da punte sormontate da perle, ed arcato da tre
semicircoli d'oro caricati di perle. Questa corona formata a guisa di mitra antica
è foderata da un berretto rosso, e sormontata da un globo con croce.
2. I re la portano formata d' un cerchio d'oro con otto fiorami, cinta da sei dia-
demi di perle, che la chiudono in cima, e sormontata da globo con una croce.
3. 1 principi ed i ciuchi cerchio d'oro rialzato da otto fiorami, ed arricchito di
gemme e perle. I principi l'usano pure chiusa con quattro cerchi e sormontata da
globo con croce.
4. I marchesi cerchio d' oro con otto fiorami^ quattro d' oro e gli altri quattro
formati ciascuno di tre perle disposte in forma di trifoglio.
5. I conti cerchio d'oro ornato di sedici perle poste sopra punte^ delle quali nove
visibili.
6. I visconti una corona sormontata da quattro grosse perle ed altre quattro
piccole.
7. I baroni un cerchio d'oro ornato di pietre, circondato da un doppio braccia-
letto di piccole peiie.
1. I Romani avevano anticamente otto sorti di corone per ricompensarne le azioni di valore.
I. ÌS Ovale era di mirto, pe' Generali quando avevano vinto senza spargimento di sangue.
n. La Navale ovvero Rostrale era un cercliio d'oro, ove si vedevano intagliate prore e poppe di navi, per un capitano, o
soldato che primo fosse saltato sul vascello nemico.
III. La Vallare era un cerchio d'oro rilevato da pali per un soldato, che primo avesse forzata la palizzata nemica.
rV. La Murale era un cerchio d'oro merlato per chi avesse primo salita la muraglia d'una città assediata, e vi avesse inal-
berato lo stendardo.
V. La Civica era un ramo di quercia per chi avesse salvata la vita di un cittadino.
VI. La Trionfale era fatta di rami di alloro per un Generale che avesse vinta una battaglia e conquistata una provincia.
VII. V Ossidioiiale ovvero Ch-amignea, poiché era fatta dì un'erba detta Gramigna, che si raccoglieva sul luogo medesimo;
si concedeva a' Generali che avessero costretto un esercito nemico a sloggiare.
VIII. La Castrense si faceva d'oro, o d'argento, e aveva all'intorno certe punte di palizzata a foggia di raggi. Si dava a chi
avesse forzato il campo nemico, o guadagnato le trincee e le barricate dove il nemico si fosse fortificato. Da Vallemont.
24
8. 1 cavalieri semplicemente un cerchio d'oro.
9. Il heì^retto in forma di morta] o, che usano i presidenti è ornamento esteriore
delle dignità civili ed è contrassegno della giustizia sovrana.
' I contrassegni esteriori delle dignità della Chiesa sono :
10. La corona del Pa^m che si denomina tiara, composta di tre corone attaccate
ad una berretta o mitra rotonda ed alta. Questa tiara non fu che il pileo o ber-
retto che usavano i romani, simbolo della libertà. S. Silvestro fu il primo ad usarla >
forse di sua volontà, o per concessione di Costantino Imperatore. Alessandro III
detto il propugnatore deUa libertà italiana nel XII secolo la circondò d'una corona
nella parte inferiore, per dinotare il real sacerdozio conferito da Cristo al principe
dei Sacerdoti. Bonifazio Vili ne aggiunse una seconda per significare che il Papa
contemporaneamente possiede il potere spirituale ed il potere temporale. Benedetto XII
ne aggiunse una terza per mostrare il potere del Papa su la Chiesa purgante mi-
litante e trionfante. Questa mitra o berretta à due pendenti frangiati nelle due estre-
mità con due chiavi poste in croce di S. Andrea, come contrassegno di sua giu-
risdizione.
1 1 . Il cappello dei Cardinali è rosso con cordoni di seta attortigliati, che pendono
in cinque ordini di fiocchi; questo fu loro dato da Papa Innocenzo IV.
12. Gli Arcivescovi ed i Patriarchi l'usano verde con quattro ordini di fiocchi e
la croce con due traverse.
13. I Vescovi verde con tre ordini di fiocchi e la croce semplice.
14. Gli Abati nero con due ordini di fiocchi ed un pastorale.
15. La mitra è un'acconciatura del capo, che portano nelle cerimonie di Chiesa
i Cardinali, gli Arcivescovi, i Vescovi e gli Abati.
DEI TENENTI, SUPPORTI, CIMIERI, LAMBREQUINI, DIVISE, GRIDI DI GUERRA,
BANDIERE, PADIGLIONI, ORDINI CAVALLERESCHI.
I tenenti sono figure di angioli o d'uomini che si mettono a fianco dello scudo.
I supporti sono figui-e di ammali, che sostengono lo scudo, come aquile, leoni,
leopardi, cani, ec. ~. La scelta dei supporti e dei tenenti non è obbhgatoria pei
discendenti, perchè la maggior parte è stata l'efietto del capriccio; ma se provengono
da concessione reale , allora divengono ereditari. Alcuni tenenti e supporti fanno
allusione a' nomi che li portano, come i Monaci di Monaco, gli Orsi degli Orsini.
1. Papebrocliio, i boUandisti.
2. Amedeo VI di Savoja detto il Conte Verde al torneo dato in Chambery nel 13-lG fece guardare il silo scudo da due uomini
vestitti di pelli di leoni, che poi conservò per supporto nelle sue armi, e trasmise ai suoi discendenti.
25
Il cimiero è l'ornamento dell' elmo, come questo lo è dello scudo. Esso è venuto
dall'uso antico che avevano i grandi signori e generali d'esercito di portare sopra
i loro elmi varie figure, per mettere in ordinanza le loro truppe, e farsi conoscere
dalle loro genti. Nel medio - evo era il più gran contrassegno di nobiltà e si portava
dopo aver preso parte nei tornei. I duchi di Brettagna, ed altri Principi sovrani
portavano delle corna di cervo per cimiero; desse sono state sempre riguardate
come segno di dominio.
I lainbrequini sono pennacchi attaccati al cimiero; rappresentano pezze di stofia
0 di velo con le quali anticamente avvolgevasi il cimiero per preservare i cavaUeri
dai raggi solari ; come ai nostri tempi praticasi dalle armate in està, covrendo i loro
berretti con pezze di tela bianca. Tali pennacchi debbono essere dello stesso smalto
'del campo, e l'orlo dee porsi secondo le pezze del blasone. Essi avviluppano le armi;
ma se queste hanno de' supporti, i lambrequini si collocano volanti ai lati dell'elmo.
Le divise sono le cifre, i caratteri, e le brevi sentenze che per figura o per al-
lusione coi nomi delle persone, ne fanno conoscere la nobiltà, i partiti, o gì' hnpieghi
che li distinguono. Un autore italiano le à definite il linguaggio degli eroi, o ancor
meglio la filosofia del cavaliere. La divisa se è ereditaria, si mette sempre sotto
lo scudo.
II grido di guerra è un detto, o una massima di cui i capi dei soldati avvale-
vansi per animare le loro truppe al combattimento, ovvero per chiamarle a raccolta.
Cos'i l'antico grido dei re di Francia era Montjoie St- Denis, quello di casa Savoja,
Savoja. Il grido si mette sempre sopra lo scudo.
/ jìadiglioni e mantelli sono stoffe di velluto o di drappo, che circondano le armi;
essi traggono la loro origine dai tornei, dove i cavaliei'i esponevano le loro armi
sopra tappeti preziosi, e sotto tende o padiglioni che i capi delle squadriglie vi fa-
cevano drizzare per stare al coperto, fino a che non bisognava entrare in lizza. I
padiglioni ed i mantelli erano riservati ai più grandi signori, e specialmente il pa-
diglione era ricercato dai re, e dai principi del sangue.
Le bandiere erano stendardi sotto i quali si ordinavano i soldati, o i sudditi di
un signore. Si chiamavano ^^wce pennoni, gtddmii e gonfaloni; ma quest'ultimo si
adatta più ad una bandiera di chiesa.
Gli ordini cavallereschi sono iiistituzioni di noliiltà per la difesa della fede o per
ricompensare il merito e la virtù. I cavalieri possono personalmente contornare le
loro armi coi collari di questi ordini. Quello che è di più antica instituzione deve
contornare più da vicino ed immediatamente lo scudo.
Noi qui portar dovremmo sotto l'occhio dei nostri lettori una completa dimo-
strazione delle insegne di tutti gh Ordini cavallereschi esistenti sulla terra, locchè
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ci condurrebbe ad opera troppo lunga, d'altronde incompatibile colla specialità del
lavoro da noi intrapreso. Quindi ci limitiamo alle sole insegne degli ordini usate in
questo secolo in Italia, accennandole per data d' instituzione.
ORDINI CAVALLERESCHI IN ITALIA.
Ordine sovrano gerosolimitano detto di malta. — Questo antichissimo e nobilissi-
mo ordine sembra rimontare al 1048. Ottenute da Goifredo di Buglione ed altri prin-
cipi cristiani delle donazioni, in seguito i suoi statuti furono stabiliti da Raimondo
du Puy nel 1121, successore di Gerardo Tunc che prese il titolo di Gran Maestro.
Fu un ordine importantissimo per essere stato il terrore dei pirati musulmani, per
aver contribuito col suo valore alla difesa della religione cattolica, perseguitata dagli
infedeh, per la filantropica cura degl' infermi e di alloggiare i pellegrini nei suoi ospe-
dali; dal che i cavalieri presero altresì il nome di Ospitalieri di San Giovanni di
Gerusalemme. Indi si nominarono cavalieri di Rodi per il possesso di quest'isola
che tennero dal 1309 al 152,2, in cui ne furono cacciati da Solimano imperatore
dei Turchi.
Nel 1530 ebbero concessa dall'imperatore Carlo V e re di Sicilia l'isola di Malta,
della quale ne vennero ingiustamente spoghati nel 1798. Ripararono nel 1802 in
Catania, e nel 1827 trasferironsi in Ferrara. Finahiiente per la munificenza dei Papi
l'ordine è stato asilato in Roma, ove attualmente risiede il gran magistero, ado-
perandosi qual pria nelle cure degl' infermi. Si compone di cavaheri di Giustizia, pei
quali occorre prova limpida ed induljitata di una compita nobiltà generosa, che in
Italia vuol esser provata per quattro lati, addimandati quarti; e cavalieri di de-
vozione con le prove dei due soli quarti paterno e materno. La decorazione con-
siste in ima croce biforcata e smaltata di bianco, cantonata da quattro gigli d'oro,
sormontata da una corona chiusa sostenuta da trofeo militare : nastro nero on-
deggiato.
Costantiniano DI NAPOLI. — Instituito l'anno 1190 dall'Imperatore Isacco - Angelo
Comneno. Si compone di cavalieri di giustizia, che devono far le prove di quattro
quarti di nobiltà; e di cavalieri di grazia. Forma tre classi : Inquisitori Gran Croci,
con ciarpa e placca, Coimnendatori con croce al collo che sostiene un San Giorgio
a cavallo che uccide il dragone, e placca, Cavalieri con placca e piccola croce con
San Giorgio a cavallo al collo : la decorazione è una croce d' oro smaltata di
color porporino in mezzo alla quale il monogramma ^^ posto fra le due lettere
greche A i2 e nei quattro angoli gigliati le lettere I. H. S. V. iniziali delle parole
In hoc signo vinces. Nastro celeste.
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Costantiniano di parma. — L'istesso che quello di Napoli avendo entrambi il
diritto di conferirlo.
Cristo. — Ordine Pontifìcio ; lo stesso che quello di Portogallo instituito da
Dionigi I re di Portogallo. Papa Giovaimi XXII autorizzandone la creazione si
riservò per se e suoi il diritto di conferii'lo. Si compone di una sola classe, e la
decorazione si porta al collo appesa ad un nastro rosso, e la placca al petto.
La decorazione è una croce patente rossa caricata d'una crocetta bianca e celeste
sormontata da una corona chiusa.
San Maurizio, — Instituito nel 1434 da Amedeo VI primo duca di Savoja, e riunito
a quello di S. Lazzaro nel *1572 da Emmanuel Filiberto. Si compone di cin-
que classi: Gran Croci con ciarpa e placca. Grandi Uffiziali con placca, Com-
mendatori con croce sostenuta da corona reale al collo, UiRziali con croce soste-
nuta da corona reale d'oro all'occlùello, Cavalieri con croce sempUce all'occhiello»
La decorazione rappresenta una croce bianca a trifoglio con quattro angoH bifor-
cati e pomati di verde. Nastro verde ondeggiato.
Ordine supremo dell'Annunziata. — Instituito nel 1518 da Carlo III duca di Sa-
voja per rimpiazzare quello del collare e lo pose sotto la protezione della Ver-
gine. Si compone di una sola classe, ed i membri portano la decorazione al collo
con una catenella d'oro, ed al petto sinistro una placca d'oro con la rappresen-
tazione della Annunziata, ed il motto Feri. È uno dei primi ordini del mondo.
Santo Stefano. — Ordine di Toscana, creato nel 1562 da Cosimo I dei Medici duca
di Toscana in memoria d'una vittoria ch'egli riportò su i Francesi il 2 agosto 1554
giorno di festa di Santo Stefano. L'ordine conta quattro classi : Priori Gran Croci
con placca e ciarpa. Bali Commendatori con croce al collo e placca al petto sini-
stro, cavalieri di giustizia, e cavalieri di grazia con la sola placca. Le ammissioni
dei cavalieri di giustizia si fanno con le prove di otto quarti di nobiltà, e con giu-
stificare una rendita determuiata; è accesso agli stranieri purché siano cattolici. La
decorazione è una croce biforcata smaltata di rosso , cantonata da quattro gigli
d'oro : nastro rosso.
San Gennaro. — Ordme di Napoli, fondato il 6 luglio 1738 da Carlo III Borbone
in memoria del suo matrmionio con la principessa Amalia di Sassonia. Questo grande
ordine forma una sola classe di cavalieri di giustizia, che devono far le prove di
quattro quarti di nobiltà, e che portano la ciarpa rossa ondeggiata e la placca al
petto sinistro con una croce biforcata e pomata d' oro cantonata da quattro gigli
pur d' oro, caricata d' uno scudo con l' immagine di San Gennaro in abito ponti-
ficale, e col motto In sanguine fcedus.
San Ferdinando DEL MERITO. — Ordine di Napoli, creato il 1° aprile 1800 dal re
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Ferdinando IV , e posto sotto la protezione del santo cui portava il nome. È un
ordine militare e si compone di tre classi: Gran Croci con ciarpa e placca, Com-
mendatori con croce al collo, Cavalieri all'occhiello; inoltre decorati con medaglia
d'oro , e medaglia di argento. La decorazione è una stella formata d' uno scudetto
d'oro coir imagine di San Ferdinando, orlata di smalto azzurro colle parole Fidei et
Merito, con sei raggi d'oro alternati da altrettanti gigli di argento, e cimata da una
corona reale : nastro blìi orlato di rosso cupo.
San Giuseppe. — Ordine di Toscana; creato il 9 marzo 1807 da Ferdinando gran duca
di "Wurtzbourg, e introdotto in Toscana da questo principe il 19 marzo 1817, quando
egli acquistò la sovranità di questo paese. Si compone di tre classi: Gran Croci
con ciarpa e placca, Commendatori con croce al collo, e Cavalieri con croce con
la corona all'occhiello; per le prime due classi si richiede un'alta nobiltà; il plebeo
che per eccezione ottiene quest'onore acquista la nobiltà ereditaria. Il titolo di ca-
valiere conferisce la nobiltà personale. La decorazione è una stella a sei raggi bi-
forcati, pomati d'oro, smaltati di bianco? cantonati da piccoli raggi rossi; essa è
caricata da uno scudetto ovale con l' imagine di S. Giuseppe, e in giro la leggenda:
Uhiqice similis: nastro rosso con ima lista bianca ai due lati.
San Giorgio della riunione. — Ordine di Napoli, instituito il 1° gennaro I8I9 dal
re Ferdinando IV per ricompensare i servigi militari; e chiamato cosi in memoria
della riunione dei due regni in un solo stato. Si compone di quattro classi: Gran
Croci con ciarpa e placca. Commendatori con croce al collo, Cavaheri di dritto, e
Cavalieri di grazia con croce all'occhiello; inoltre decorati della medaglia d'oro, e
d'argento. La decorazione è smaltata di color rubino, nel cui scudo appare l'effigie
di San Giorgio a cavallo in atto di ferire il dragone; circondata da un cerchio az-
zurro e da una ghirlanda d'alloro; da una parte si legge il motto In Hoc Signo
Vinces e nell'altra Virtuti: nastro celeste orlato d'arancio.
Francesco I. — Ordine di Napoli, instituito il 28 settembre 1829 dal re Francesco I
che gli diede il suo nome e per ricompensare i servigi resi nelle scienze , lettere,
arti , ed amministrazioni civili. Si compone di cinque classi : Gran jCroci con
ciarpa e placca, Commendatori con croce al collo e placca, Conunendatori con la
croce al collo, cavalieri di prima e seconda classe la croce all'occhiello; inoltre de-
corati della medaglia d'oro e d'argento. L'ordine consiste in una croce biforcata
smaltata di bianco , coronata , accantonata da quattro gigU d' oro , caricata d' uno
scudo colle cifre F. I. Franciscus Primics circondato da una fascia azzurra colla
leggenda: De Rege Ottime Merito. Nel rovescio lo scudo contiene entro ad una
corona d'alloro la leggenda Franciscus Primus instituit MDCCCXXIX : nastro rosso
orlato di blu.
29
San Gregorio Magno. — Ordine Pontificio; instituito il 1° settembre 1831 dal
Papa Gregorio XVI riserbato in principio per quelli che si segnalavano mercè il loro
zelo in difesa della Chiesa, indi per ricompensare il merito. Si compone di tre classi:
Gran Croci con ciarpa e placca, Commendatori con croce al collo, Cavaheri croce
all'occhiello. La decorazione è una croce biforcata, smaltata di rosso, pomata e pro-
filata d'oro, caricata nel mezzo d'uno scudo che presenta l'immagine di San Gre-
gorio di cui porta il nome, e la leggenda attorno Sanctus Gregorius Magniis: na-
stro rosso orlato d'arancio.
Ordine militare di Savoja. — Instituito il 29 ottobre 1831 dal re Carlo Alberto
per ricompensare gli ufRziali e soldati che si distinguono in guerra. Si compone di
cinque classi : Gran Croci con ciarpa e placca. Grandi Utfiziali con placca. Commen-
datori la croce sostenuta da una corona reale al collo, UfRziali la croce con corona
d'oro all'occhiello. Cavalieri la semplice croce all'occhiello; inoltre decorati medaglia
d'oro e d'argento. La decorazione è una croce bianca attorniata da una ghirlanda
d'oro con le cifre V. E. e la divisa Al merito ed al valore: nastro blu.
Ordine civile di Savoja. — Instituito il 29 ottobre I83I dal re Carlo Alberto per
ricompensare il merito ed il valore nella carriera civile. Forma una sola classe. La
decorazione è una croce d'oro piena smaltata d'azzurro caricata da uno scudetto
rotondo con la cifra del fondatore da un lato e le parole Al Merito Civile : nastro
bianco con lista blti nel mezzo.
San Giorgio del Merito. — Ordine di Toscana; instituito il 1.° giugno 1833 da
Carlo Luigi Borbone duca di Lucca, hi ricompensa de' servizj e dell'attaccamento
alla sua persona dagli ufìiziali e soldati della sua truppa. Quest'ordine fu riimito
alla Toscana dopo l'annessione di Lucca il 1847. Si compone di ufììziah di prima
classe con croce d'oro smaltata, ufìiziali di seconda classe con croce d'argento smaltata,
e cavalieri di terza classe con croce d'argento. La decorazione consiste in una croce
patente smaltata di bianco caricata d'uno scudetto nel quale si vede l' mimagine di
S. Giorgio e coli' iscrizione^? Merito Militare: nastro rosso con una hsta bianca
nel mezzo.
San Luigi. — Ordine di Parma; instituito il 22 dicembre 1836 sotto il nome di
ordine di San Luigi per il merito civile da Carlo Luigi di Borbone duca di Lucca
che gli diede il nome di Luigi IX re di Francia. Riunito agh ordini del ducato di
Parma Carlo III gli diede nuovi statuti nel 1849 e lo fé divenire civile e militare.
Si compone di quattro classi : Gran Croci con ciarpa e placca, Commendatori con
croce al collo, Cavalieri di prima e seconda classe croce all'occhiello, inoltre deco-
rati della medaglia d'argento; le prime due classi conferiscono la nobiltà ereditaria,
le due seguenti la personale. La decorazione è una croce d'oro smaltata di bianco
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colle aste sormontate da grandi gigli, le cui foglie si uniscono a guisa di raggi al
centro dell'angolo della croce, nel cuore vi è uno scudetto triangolare colle armi dei
Borboni di Lucca dall'una parte, e l'immagine di S. Ludovico dall'altra: nastro blu
con due strisce gialle ai bordi.
San Silvestro. — Ordine Pontificio; instituito nel 1841 da Papa Gregorio XVI
in rimpiazzo dell'ordine dello Speron d'oro. E accessibile a tutti i meriti. Si com-
pone di due classi : Commendatori con croce al collo, e Cavalieri croce all'occhiello.
La decorazione è angolata di quattro raggi e caricata nel centro d'uno scudetto colla
immagine di S. Silvestro e la leggenda Gregorms renstituit: nastro rosso vergato
di due liste nere.
Piano.— Ordine Pontificio; creato il 17 giugno 1847 dal presente Papa Pio IX
per ricompensare eminenti servizi prestati alla Chiesa. Si compone di due classi :
la prima conferisce la nobiltà ereditai'ia, la seconda la nobiltà personale. La deco-
razione è una stella d'oro smaltata d'azzurro di otto raggi caricata d'uno scudetto
bianco in cui si legge in lettere d'oro Pius IX circondato da un orlo d' oro con
l'epigrafe Virtuti et merito e nel rovescio mdcccxlvii : si porta alla parte sinistra
del petto : ciarpa blti con due liste di rosso.
Merito militare. — Ordine di Toscana, creato il 19 novembre 1853 dal gran duca
Leopoldo per compensare militari servizj. Si compone di tre classi: la prima porta
la decorazione al collo e conferisce la nobiltà ereditaria, la seconda e terza classe
all'occhiello : nastro rosso listato di nero.
Ordine di San Carlo. — Instituito il 15 marzo 1858 da Carlo III attuale principe
sovrano di Monaco che lo intitolò dal santo di cui porta il nome, per ricompensare il
merito e riconoscere i servizj resi allo stato ed alla persona del principe. Si compone
di cinque classi : Gran Croci con ciarpa e placca, che consiste in una stella biforcata
d' argento a punti di diamanti, portando nel centro la decorazione dell' ordine e la
leggenda Princeps et Patria; Grandi UfBziali con placca. Commendatori croce al
collo, Uffiziali croce all'occhiello sospesa da nastro con rosetta. Cavalieri piccola
croce all'occhiello. La decorazione dell'ordine è una croce biforcata di smalto bianco
orlato di rosso con punte d'oro, nel cui cuore da un lato vi è la leggenda Beo
Juvante, e nell'altro sopra smalto rosso un doppio C con la corona del principe e
la leggenda Princeps et Patria. La croce è circondata da ghirlanda di smalto verde :
nastro listato rosso e bianco.
Ordine DI San Marino. — Instituito nel 1860, dal Generale Consiglio principe so-
vrano della Repubblica di San Marmo pe r ricompensare tutti quelli che concorrono
al bene ed alla gloria di questa repubblica, uno dei piti antichi stati di Europa, do-
vendo alla sua picciolezza la propria conservazione. L'ordine si compone di cinque
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classi : Gran Croci con ciarpa e placca, Grandi Uffiziali con placca, Uffiziali supe-
riori la croce al collo, Uffiziali croce con corona chiusa all'occhiello, Cavalieri la
croce semplice all'occhiello. La decorazione è d'oro smaltata in bianco^ pomata d'oro
nel centro dell'estremità hirostrali delle aste, accantonata da quattro torri d'oro con
l'effigie di San Marino Protettore sul cerchio , con lo stemma sammai'inese dal-
l'altro, e il motto Merito Cicile e Militare nel cerchio; cimata da una corona chiusa
d'oro: nastro listato bianco e hlìi.
Ordine DELLA Corona I)' Italia — Instituito il 20 febl)raro 1868 dal re Vittorio
Emmanuele II per ricompensare coloro che contribuirono alla formazione dell' Unità
Italiana. Si compone di cinque classi : Gran Croci con ciarpa e placca. Grandi Uf-
fiziali con placca. Commendatori con croce al collo, Uffiziali croce con rosetta sul
nastro all'occhiello, Cavalieri la semplice croce all'occhiello. La decorazione è una
croce patente d'oro, ritondata smaltata di bianco, accantonata da quattro nodi di
amore, caricata nel centro di due scudetti d'oro : l'imo smaltato d'azzurro con la co-
rona ferrea in oro, l'altro con l'aquila nera spiegata avente nel cuore la croce di
Savoja in ismalto: nastro rosso con striscia bianca nel mezzo.
Osservazione.
Per semplice notizia storica relativa all' antica nobiltà di Sicilia ricordiamo es-
sere stati in quest'Isola due ordini nobihssimi, tuttoché oggi estinti.
1. Ordine del Cingolo militare, i — Fu fondato nell'XI secolo dal Gran Conte
Ruggiero per fare onore a molti distinti personaggi militari che militi appellavansi.
Ruggiero II reso nel 16° anno atto alla guerra qual capo dell'ordine, dice Inveges,
prese le armi ed il cingolo di cavahere; talché accordavasi a' primarii baroni e nobili
del regno. Ricevevasi con gran pompa per mani del re con queste parole : « nostro
Signore Iddio e ynesser S. Giorgio facciavi huoìi cavaliere. » Le insegne secondo il
Villabianca erano una collana d'oro, un cingolo con una spada d'argento, ed ima
manta nobile di drappo di Cendado. Sotto Ludovico II venne detto Cavaliere aurato.
2. Ordine della Stella. — Instituito il 1595 in Messina, mentre governava da
1. Il Principe di Torremiizza D. ViiiCPnzo Castelli nel suo libro intitolato / Fasti di Sicilia ci presenta un notando delle
famiglie Siciliane che han fruito dell'ordine del cingolo militare, grande distinzione che si accordava ai primi nobili feudatarii
del regno. Essi sono: Alliata, Amico, Abate, Abbatelli, Antiochia, Burgio, Brauciforti, Chiaramente, Celeste, Colonna Romano,
Carbone, Calvello, Diana, Emmanuele, Filangeri, Formica, Graffeo, Guascone, La Grua, Lanza, Montaperto, Mastro Atonie, Milo,
Maletta, Paterno, Perdio, Spadafora, Sclafani, Speciale, Trigona, Tagliavia. Alle quali aggiungiamo le famiglie Grimaldi e Pa-
lizzolo a noi note per docimienti che citeremo negli articoli che li riguardano nel dizionario storico delle famiglie.
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Straticù questa città Vincenzo di Bologna, in occasione di respingere le continue
invasioni delle orde moresclie. Fu posto sotto la protezione de' tre Re Magi a' quali
era comparsa la stella. Si componeva di cento cavalieri, che dovevano far la prova
di 200 anni di nobiltà per quattro quarti. Essi esercitavansi alle armi, addestravano
cavalli, e davan feste con tornei. Il loro capo chiamavasi Principe, vestivano man-
tello e cappuccio bianco, e portavano una croce come quella di Malta con mia stella
smaltata nel centro. Filippo II di Spagna lo confirmò. Fu finalmente abolito nel 1687
dal viceré Francesco di Bonavides conte di Santo Stefano in pena de' torbidi su-
scitati nella città di Messina.
mi Mum\ li SICILIA
. Le città tutte gemevano sotto il grave dominio saraceno quando due invitti fra-
telli Ruggiero e Roberto ultimi figli di Tancredi Conte di Altavilla Signore normanno,
dopo aver portate le armi in Italia e fattevi delle conquiste nel 1066 vennero in
Sicilia; ed a capo di anni 30 se ne resero assolutamente padroni.
Epperò Roberto nel 1090 in età di anni 62 in un combattimento perde la vita;
e Ruggiero detto il bosso per avere alte le spalle , insieme alla monarchia faceva
sorgere il feudalismo e immobilizzava la proprietà; rendendola demaniale per la co-
rona, aristocratica pe' commilitoni, ecclesiastica per la chiesa, e allodiale pe' liberi
cittadini. Eresse delle suntuose chiese, e nel suo lustro ristabilì la religione di Cri-
sto. Stanco finalmente del continuo accorrere ora in Puolia ed ora in Calabria in
difesa de' nipoti; garentito da Papa Urbano II, che nel 1099 insignivalo del singolare
privilegio della monarchia e quindi dell' apostolica legazia per se e suoi, dopo aver
preso tre mogli, e regnato 10 anni fini di vivere in Mileto di Calabria all' età di
anni settanta succedendogli
Simone suo figliuolo sotto la tutela di Adelaide di Monferrato la gran contessa
sua madre. Mori in Palermo il 1105, in età di 13 anni. Gli successe
Ruggiero II di lui fratello che dotato era di acuto ingegno e di gran valore. Sde-
gnando il titolo di gran conte assunse quello di re di Sicilia, e fu coronato nel Duomo ^
di Palermo il 15 maggio 1229. Egli institui la Magna Curia e die al regno forma
di governo feudale, incoraggiò l'agricoltura e l'industria, ed introdusse in Sicilia il
Celso, il baco da seta e la canna zuccherina. Prese cinque mogli e caro ai buoni
nel 18 aprile del 1154 in età di anni 59 se ne volò al Signore. Giace sepolto in
un tumolo di porfido nel detto duomo — Dopo im lungo e glorioso regno di ben 24
anni per cui la Sicilia salì al colmo di sua grandezza, lasciando la corona al di lui
figlio
. 1. Fondato dall'inglese Gualterip Qffamill arcivescovo nel 1185, e ristorato o guasto dall'architetto Ferdinando Fuga negli
ultimi anni del secolo scorso.
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Guglielmo 1 detto il malo natogli dalla terza moglie Elvira figlia di Alfonso VI
re di Castiglia, quanto elevato d'ingegno e in armi valoroso, altrettanto sitibondo
d'oro pigro e crudele: contro il Papa in principio rivoltosi menò vita licenziosa.
Ravvedutosi poscia della cieca deferenza per un suo ministro certo Majone uomo
iniquo, nel 1166 cessò di vivere in età di anni 46, e dopo averne regnato 12.
Le sue ceneri si conservano nel duomo di Monreale in un tumolo di porfido. Gli
successe
Guglielmo II natogli dalla moglie Margherita figlia di Garsia re di Navarra. Questo
principe fu d' animo buono benefico a ninno inviso, di costumi dolcissimo e pio;
talché si acquistò il soprannome di Guglielmo il Buono. Con idee larghe e liberali
riformò l'amministrazione, ed elevò la potenza militare di Sicilia sino a portare le
vittoriose sue armi in Oriente. Fu egli il fondatore del Duomo di Monreale eretto
il 1174 in onor della madre di Dio su gli avanzi di un antico tempio bizantino '
uno de' più belli monumenti delle arti del medio-evo. Non avuta prole da Giovanna
sua moglie figlia del re d'Inghilterra volle che sua sorella
Coslanza moglie di Enrico VI imperatore di Germania gli ereditasse; il che non
piacque ai baroni, i quah alla morte di Guglielmo avvenuta nel 1189 in età di anni 36
e dopo 23 di regno convocato il parlamento a suo successore elessero
Tancredi conte di Lecce figlio di Ruggiero, Duca di Puglia e nipote a Ruggiero II.
Morì in Palermo il 1194 in età di 64 anni e dopo 4 di regno, succendendogii non
sansa disturbi suo figlio
Guglielmo III sotto tutela della regina Sibilla sua madre: ma per breve tempo,
poiché dal detto Enrico VI di casa Sveva marito di Costanza ne venne cacciato;
e quindi il povero Guglielmo fini sua vita il 1197 nelle prigioni di Germania. Questa
casa ebbe tre conti e cinque re, e regnò 94 anni. Il suo blasone presenta un campo
azzurro con una banda di due tiri a scacchi d'argento e di rosso; Corona reale: vedi
Tav. V. L
CASA SVEVA.
A dir vero non si può senza raccapriccio leggere la storia del reame di questa
malaugurata famiglia per le tante inaudite scene di sangue e di vendetta.
Enrico \I avaro, perfido, e crudele cominciò a regnare sin dal 1195, ma per
breve tempo, imperocché in uggia ai Papi co' quali fu in continua guerra, abborrito
da' Siciliani per aver spogliato l' isola delle sue ricchezze, e vilmente trattato gli ul-
timi rampolli della casa Normanna, la cui memoria era carissima ai Siciliani, stanco
1. Gravina, Illustrazione del Duomo di Monreale.
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di tante nefandezze se ne nioiì in Messina il 1197. Il suo cadavere trasportato in
Palermo venne sepolto nella maggior basilica in un tumolo di porfido. A lui suc-
cesse suo figlio
Federico I fra i re di Sicilia, II fra gl'imperatori di Germania, principe di gran
cuore e mente non volgare; in principio fu sotto tutela della madre Costanza, indi
del Papa Innoccenzo III, che lo fece eleggere Imperatore di Germania. Ma condottosi
male co' Vescovi fu più. volte scomunicato. A lui deve Sicilia il vanto d'avere con
grandi auspici resa illustre la lingua volgare, e iniziata la letteratura italiana, fon-
dando nel real palazzo un' accademia ove i suoi figli stessi con Giulio d' Alcamo poe-
tavano. Fu lui che fece cavare gii occhi a Pier delle Vigne suo segretario creduto
traditore, il quale per punto d'onore si uccise. Riempì di strage e di spavento l'I-
talia distruggendo i Guelfi suoi nemici. Nel 1222 fece un codice che chiamò Costi-
tuzioni del Regno; favorì l'industria l'agricoltura ed il commercio. Prese quattro
mogli: Costanza figlia di Alfonso re di Aragona, Iole o lolante figlia del re di Ge-
rusalemme da cui i re di Sicilia il titolo ereditarono. Isabella sorella diErrigo III
re d' Inghilterra; Bianca figliuola di Galvano Lanza, conte di Fondi. Finalmente as-
salito da fierissima dissenteria o forse da veleno nel 1250 in età di 57 anni in Puglia
cessò di vivere, dopo aver regnato per anni 32. La Sicilia ad Enrico figlio di Isabella
sua terza moglie per suo volere passar dovea; ma morto nelle fasce andò a
Corrado I figlio della connata Iole, mentre ad Enrico figlio di Costanza spettò la
Germania. Corrado di genio aspro e sospettoso regnò in Sicilia circa 3 anni, e morì
nel 1253 di anni 27 dopo accanita guerra co' suoi nemici, lasciando il regno a suo figlio
CorradillO o (Corrado II sotto tutela della regina Margherita d' Austria sua madre
e di Bertoldo Marchese di Onemburgo; ma l'anno 1258 ne fu spogliato dallo zio
Maufredi, il quale come figho di Federico si credè legittimo erede dando ad intendere
la morte di Corradino e fu coronato in Palermo a 10 agosto 1258. Ma il Papa gli
fulminò la scomunica, e gli moss e guerra; indi salito al ponteficato Urbano IX delegò
Carlo d' Angiò, fratello di S. Luigi IX re di Francia, quegli che uccise Manfredi nella
battaglia di Benevento , abbandonato da' suoi nel 1266 di anni 34 e dopo un
regno di anni 7. Intanto l'amio appresso Corradino in età di i.mni 15, con un esercito
muove a combattere Carlo dalla Germania, ma soprafl'atto muore in Napoli sopra
un palco nel 1268, dopo un anno di prigionia in età di anni 18, e regnandone soli
quattro. La casa Sveva trae origine da quel Federico de Bicren detto Staufen nato
il 1015, in Svevia al castello di Hohenstauff'en di dove prese il nome. Questa casa
à dato alla Germania molti imperatori ed in Sicilia durò 75 anni e die cinque re.
Il suo stemma in Sicilia presenta campo d' argento con un aquila nera coronata, al
volo spiegata : Corona real e. Tav. V. 2.
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CASA D'ANGIÒ.
Avvenuta la infelice morte di Corradino di Svevia , Carlo D'AngiÒ protetto dal
Papa, come colui che avea fatto trionfare il partito guelfo, fu salutato re da tutti
ed ubbidito; mentre sin dal 1265 era stato in Roma da Clemente IV dichiarato re
di Gerusalemme e di Siciha coll'obbligo di pagare alla chiesa l'annuo tributo di 40
mila onze d'oro; e l'anno appresso fu ivi soUennemente coronato. Ma il mal governo
e gli abusi dei suoi ministri mossero i SiciHani a tal disperazione da fare dei Fran-
cesi una generale uccisione nel vespro del 30 marzo 1282 ed a cacciarli dall'Isola.
Carlo non mancò di accorrere con armi alla vendetta, ma fu vinto dall'esercito si-
ciliano ed aragonese. Così deluso sopravvisse altri due anni, morendo in età di anni
54 il 1285 nella città di Manfredonia ed il suo cadavere fu trasportato in Napoli.
Il Governo Angioino durò in Sicilia anni diciassette. L'arme della Real Casa d'Angiò
è un campo azzurro sparso di gigli d'oro con lambello rosso a quattro pendenti;
Corona reale. Tav. V. 3.
CASA D'ARAGONA.
La corona di Sicilia a voti unanimi fu trasferita a
Pietro re di Aragona, principe valoroso e sagace già marito di Costanza figlia
di Manfredi svevo , e della di lui prima moglie Beatrice di Savoja. Fu coronato in
Palermo nel tempio antico di S. Maria la Incoronata a 30 Agosto 1282 trovan-
dosi Messina assediata dal detto Carlo d'Angiò. Dopo tante vittorie, il re Pietro
visse poco, e recatosi in Catalogna mori in età di 54 anni, verso il 1285 non
avendone regnato che soli 3.
Giacomo secondogenito di Pietro e di Costanza sveva raccolse col favore e gra-
dimento de' siciliani la corona lasciatagli dal padre. Chiamato al trono di Aragona
tradì la causa siciliana, e le popolazioni di Sicilia accia mavano il di lui fratello Fede-
rico IL Giacomo mori in Barcellona di Spagna di anni 37 nel 1320.
Federico II fratello del precedente fu coronato in Palermo il 1296 non man-
carono durante l'occupazione Aragonese le pretensioni della casa d'Angiò e le sco-
muniche del Papa; anche un momento lo stesso Già comò si mostrò disleale e ne-
mico al fratello ed alla nazione, che l'avea fedelmente s ervito. La lotta fini colla
prigionia di Filippo d'Angiò, e colla vittoria delle armi siciliane, per cui ne venne
la pace di Caltabellotta che chiudeva la guerra tra gli Angioini e gli Aragonesi.
Federico II era riconosciuto re di Trinacria, e sposava Eleonora d'Anjou figlia di
Carlo II lo zoppo e sorella di Filippo, ed il Papa ratificava la pace.
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Questo principe riformò gli ordini del regno, allargò le libertà municipali, rispettò
le costituzioni ed i privilegi dell' Isola; e dopo avere intrapreso varie guerre e trion-
fato, con fama di ottimo re e benemerito de' Siciliani, in Palermo cessò di vivere
nel 1336, in età di 65 anni dopo 40 di glorioso regno che lasciava al figlio
Pietro li il quale sin dal 1321 era stato dai baroni associato al trono del padre
e quindi in Palermo coronato. Anch'egli fu ottimo e benefico re, ma non di uguale
dignità. Le guerre civili delle potenti famiglie Ventimigiia, Palizzi, Chiaramente ed
Antiochia, favorite dal re Roberto d'Angiò turbarono per qualche tempo la pace
che subentrò per le vittorie ottenute. Finalmente in età di anni 37 dopo 6 di regno
in Calascibetta nel 1342 fini sua vita. Immediatamente ereditò il piccolo suo figlio
ludovico nato da Elisabetta di Corintia sotto la tutela del duca di Atene uomo
assai acconcio a reggere uno stato. Con maggiore animosità risorsero le fazioni dei
baroni che nuovamente la Sicilia per sette anni scompigliarono; però il partito
reale prevalse, e nel 1350 fu conchiusa la pace tra' Palizzi e Catalani. Indi il re
giunto in età di anni 17 in Aci il 1353 si morì, dopo 13 anni di regno. Il suo ca-
davere fu pomposamente trasferito nella Cattedrale di Catania. Indi salì al trono il
di lui fratello
Federico III il quale regnò sotto la tutela di Costanza poi di Eufemia sue sorelle.
Ciò avvenne non senza disturbo per parte della regina Giovanna di Napoli che van-
tava de' dritti suUa Sicilia, cui poscia rinunziò. Questo re detto il semiìlice per la
sua dappocagine, m età di anni 14 si ammogliò colla principessa Costanza di Ara-
gona figliuola di Pietro IV re di Aragona, dalla quale si ebbe una figlia a nome
Maria. Venne poi a seconde nozze con Antonia del Balzo figlia del duca d'Atri, uni- '
tamente alla quale fu coronato in Palermo il 12 gennaro 1374. Morì in Messina
nel 1377 in età di anni 37, dopo un governo tempestoso di anni 22 in mano a
pochi prepotenti baroni, che la Signoria di Sicilia abusivamente dividevansi. Gli suc-
cedette sua figlia
Maria lasciata in tutela al conte Artale di Alagona gran giustiziere del regno. Dopo
molti contrasti fu ella rapita dalla fortezza Orsina in Catania, ove tenèvala custodita
il conte Blasco d' Alagona; e condotta in Barcellona di Spagna per opera del conte
Guglielmo Raimondo Moncada potentissimo barone ed ivi sposata a
MarlillO I il giovine figho di Martino II duca di Monblanco fratello del re Giovanni
d'Aragona. Egli vinto il partito oppositore di Chiaramente ed Alagona potentissimi
baroni nel 1392 entrò vittoriosamente in Palermo ove fu coronato, inaugurando un
regno robusto e introducendo della legislazione, degli elementi che tendevano a mi-
ghorare lo stato politico ed economico del regno. Maria morì senza figh in Lentini
nel 1402 in età di 39 anni, e dopo armi 14 di regno, succedendole come legittimo
erede di casa d'Aragona 5
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Marlino II il vecchio padre del vedovo marito di Maria, il quale lasciò governare il
figlio Martino I. Questi sposò in seconde nozze Bianca figlia del re dì Navarra, ma
egli nel 1409 morì; e Martino II quindi riprese il regno lasciandone comechè re
di Aragona il vicariato a sua nuora la vedova regina Bianca. Indi morto egli pure
senza figli nel 1410 in Barcellona, con lui venne del tutto ad estinguersi l'antichis-
sima e famosa casa aragonese dei Conti di Barcellona, che trae origine da Goffredo
il Peloso. Questa casa regnò in Sicilia 127 anni e diede nove re. Il suo stenuna
in SiciUa era uno scudo inquartato in croce di S. Andrea, il capo e la punta d'oro
con quattro pali di rosso che è à'Aragoìia, ed i fianchi d'argento con l'aquila nera
coronata che è Sveva di Sicilia; Corona reale. Tav. V. 4.
CASA DI CASTIGLIA.
Rimasto vuoto il trono di Sicilia, i haroni vennero in lotta per la successione
di esso; principali attori erano la regina Bianca tuttavia vicaria, appoggiata dal
gran giustiziere Bernardo Caprera che in moglie pretendevala, ed il conte di Modica.
In fine un arhitrato di nove de' più grandi personaggi decise in favore di
Ferdinando I re di Castiglia e di Aragona che nel 1414 fu proclamato re di Sicilia,
dietro essere stato cacciato l'amhizioso Caprera. Fu un principe benigno, virtuoso
e meritò il soprannome di giusto. Sposò Eleonora di Castiglia figliuola di Sancio
conte d' Album quer qua. Nel 1416 venne rapito da cruda morte in Barcellona di
Spagna in età di anni 43, dopo un regno assai benefico di 4 anni, succedendogli
il di lui figlio primogenito
Alfonso I principe guerriero, politico, e cultore non meno che promotore di buoni
studi il quale fece varii acquisti, e fu detto il magnanimo. Nel 1420 recossi ia Pa-
lermo giurando la conferma de' suoi privilegi. Sposata Maria di Castiglia figliuola
di Errigo III re di Castiglia che non gli die prole, in età di 64 anni dopo 43 di
regno nel 1458 in Napoli cessò di vivere, succedendogli per testamento nei due
regni d'Aragona e di Sicilia suo fratello
Giovanni re di Navarra, che sposò la suddetta regina Bianca di Navarra vedova
del re Mai'tino il giovine, morta la quale passò in seconde nozze con Giovanna En-
riquez figlia di Ferdinando ammiraglio di Castiglia. Sotto il suo regno s' introdusse
in Palermo nel 1477 l'arte della stampa già inventata sin dal 1440 in Strasburgo
da Giovanni Guttemberg. Dopo un regno di 20 anni re Giovanni in età di anni 82
in Barcellona di Spagna esalò l'ultimo respiro il 1479 succedendogli il figlio
Ferdinando II di Sicilia, V di Spagna, che riprese diffinitivamente la corona giacché
col padre sin dal 1468 avea regnato. Fu detto il cattolico per avere cacciato i Mori
39
dalla Spagna, non che spiantato gli eretici. Fu a quel tempo il principe più valo-
roso d'Europa. Di rare virtù adoi'no e da propizia fortuna assistito, egli cinse non
solo la corona di Aragona ma ben anco quella di Castiglia, Granata, Navarra, Napoli,
e d'una gran parte del nuovo mondo, che sotto il suo regno e mercè il di lui ajuto fu
scoperto nel 1492 dal genovese Cristoforo Colombo. Ebbe due mogli : Isabella di Ca-
stiglia figliuola ed unica erede di Giovanni II re di Castiglia; Germana di Foix figliuola
di Giovanni di Foix visconte di Narbona. Finalmente in età di G3 anni dopo un
lungo regno di 48 anni in Madrid il 1516 compì sua carriera mortale, lasciando
erede l'unica figlia Giovanna vedova di Filippo arciduca d'Austria. In Ferdinando
il cattolico fini la famiglia Castigiiana discendente da Enrico II conte di Trastamare,
capo della terza dinastia di Castiglia, figlio naturale di Alfonso XI. Questa casa regnò
in Sicilia 102 anni e die quattro re, armandosi con uno scudo inquartato : nel 1°
di rosso, con un castello d'oro sormontato da tre torri pur d'oro, chiuso d'azzurro
murato di nero che è di Castiglia; nel 2*^ d'argento, con l'aquila nera coronata che
è di Sicilia ; nel 3° d'oro, con quattro pali di rosso , che è ^.'Aragona ; nel 4" di
argento, con un leone rosso coronato che è di Leone; Corona reale : Tav. V. 5.
CASA D'AUSTRIA SPAGNA E SICILIA.
Volendo Giovanna ritirarsi cede al figlio
Carlo I in Spagna e SiciUa, V nell' impero d'Austria, figlio di Filippo il Bello ar-
ciduca d'Austria, le due corone di Spagna e Sicilia. Questi in età di anni 17 col con-
senso del papa nel 1516 venne ploclamato re in Bruxelles; poscia eletto imperatore
di Germania. In quel tempo governava da viceré l' isola nostra Ugo di Moncada
prode capitano spagnuolo, discendente da una delle più antiche ed illustri case di
Catalogna; ma uomo inviso ed abborrito, il quale fu rimpiazzato da Ettore Pigna-
telli conte di Monteleone, che non fu accetto all'universale. Allora fu il S. Ufiìzio
colla forza ristabilito nel 1535, l'imperatore venne in Sicilia, ed in Palermo giurò
r osservanza delle costituzioni del regno, percui gli s' innalzò una statua in bronzo
che si vede nella piazza Bologni. Concesse a' cavalieri di S. Giovanni le isole di Malta
e del Gozzo sotto il tributo annuale di un falcone. Sostenne aspra guerra con Fran-
cesco I re di Francia, che fece prigione a Pavia^ debellò altri suoi nemici, ripor-
tando 40 vittorie. Sotto di lui mille torbidi si per congiure, tra le quali la più fa-
mosa quella del caso di Sciacca avvenimento che nacque dall'odio implacabile delle due
famiglie Luna e PeroUo venute in fierissima nimistà sin dal 1455, si per la pirateria
turca. Tolse in moglie Isabella di Portogallo, Stanco alfine di tante guerre, travaghato
da gravi mali rinunziò l'impero di Germania e il regno di Ungheria a Ferdinando suo
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fratello, e gli altri suoi vasti doniinj di Spagna, Italia, Olanda, Fiandra, Belgio ed
America a Filippo suo figlio. Fu principe attaccatissimo alla religione cattolica, d'in-
corrotti costumi, di profonda politica. Morì nel 1558 in età di 58 anni nel convento
di S. Giusto in Portogallo, dopo avere governato 38 anni.
Filippo I di Sicilia, II di Spagna, figlio del precedente acclamato re di Sicilia in
Messina il 1556. ebbe lo stesso spirito marziale del padre ma oppressore e feroce.
Battè Enrico II re di Francia nella famosa battaglia di S. Quintino, ed i Mori in
Africa. Fu ammirevole sotto il suo governo il viceré duca d' Ossuna, perchè pro-
tettore de' letterati. Prese quattro mogli , e dopo 24 anni di regno mori in Madrid
il 1598. in età di anni 71 succedendogli il di lui figlio
Filippo II di Sicilia, III di Spagna, nato dalla quarta moglie Anna d'Austria figlia
dell'imperatore Massimiliano IL Dopo la morte del padre prosegui continuando la
guerra contro r Inghilterra e l'Olanda, ricluedendo i consueti sussidii. Egli abban-
donò il governo di Sicilia nelle mani del duca di Olivares. Sposò Margherita d' Au-
stria figlia dell' arciduca Carlo . procreando Fihppo. Morì in Madrid nel 1621 in
età di anni 41, e dopo 23 anni di regno.
Filippo III di Sicilia, IV di Spagna, salì al trono in età di anni 16 e alla sua volta
proseguì la guerra di Francia e di Olanda, comimque le finanze ristrettissime e la
peste nuovamente qui inferocito avesse. Indi stabilì perpetua pace colla Francia,
sedò molti torl)idi in Sicilia, per cui gii fu eretta una statua in bronzo i nel piano
del real palazzo in Palermo. Ebbe due mogli. Isabella di Borbone figliuola del grande
Enrico IV re di Francia e di Maria de' Medici, Maria Anna d'Austria figliuola dello
imperatore Ferdinando III, e di Maria sorella dello stesso Filippo IH. Governò 45
anni, cessando di vivere in Madrid nel 1665 in età di anni 61, lasciando il trono
al di lui figlio Carlo nato da INIarianna d'Austria.
Carlo II che sah al trono in età di anni 4 sotto la tutela della madre Marianna
d'Austria. Fu principe dabbene religioso, liberale senza fasto. Nel suo regno la Si-
cilia fu travagliata da gravi calamità; finalmente nel 1700 anno di carestia cessò
di vivere in Madrid in età di 38 anni e dopo 34 di regno, senza aver prole, la-
sciando per testamento suo erede il nipote Filippo Borbone Duca d'Anjou secondo
genito di Luigi Delfino figlio del re di Francia Luigi XIV, e di Maria Teresa d'Au-
stria sorella di Carlo II, in cui si estinse fra i monarchi di Spagna e Sicilia il primo
ramo della casa d' Habsbourg, che regnò in Siciha 184 anni ed ebbe cinque re. Si
armava con uno scudo inquartato e contr' inquartato;
n primo gran quarto inquartato, 1° e 4° rosso con un castello d'oro sormon-
1 Oggi a causa della rivoluzione del 1848 trovasi convertita in marmo.
41
tato da tre torri pur d' oro, chiuso d' azzurro, murato di nero che è di Castìglia; 2°
e 3° d' argento, con un leone rosso coronato che è di Leone.
Il secondo gran quarto partito: nel 1° d'oro, con quattro pali rossi che è di
Aragona; nel 2° in croce di S. Andrea il capo e la punta d' oro, con quattro pali
di rosso, ed ai fianchi d' argento, l' aquila nera coronata che è di Aragona Sicilia,
diviso d' argento con una croce potenziata d' oro, accantonata da quattro crocette
potenziate, d'oro che è di Gerusalemme; sopra il tutto d'argento con cinque scudi d'az-
zurro situati in croce, caricato ciascuno da cinque hisanti d'argento e la bordura
di rosso, con sette castelli d' argento, che è di Portogallo;
Il terzo gran quarto diviso: nel 1° rosso, con una fascia d'argento, che à^ Austria
nel 2° bandato d'oro e di azzurro di sei pezzi, e l'orlo di rosso, che è di 'borgogna
antica;
Il quarto gran quarto diviso: nel P d' azzurro sparso di gigli d' oro e la bordura
composta d' argento e di rosso che è di Borgogna moderna; nel 2° nero, con un leone
d' oro linguato e armato di rosso, che è del Ducato di Brahante; in punta innestato
d'oro, con una granata verde, aperta di rosso che è di Granata; e sopra il tutto
partito : nel 1° d' oro con un leone nero coronato linguato e armato di rosso, che
è di Fiandra; nel 2° d' argento, con im" aquila rossa coronata armata unghiata di
oro che è Marchionatus Sacri Impérii, parte del Ducato di Brahante.
Lo scudo contornato del collare del Toson d'Oro, i e sormontato da Corona reale;
supporto un'aquila nera coronata con le ali abbassate. Tav. VI. i.
CASA BORBONE DI SPAGNA.
Filippo IV di Siciha, V di Spagna, duca d' Anjou figlio di Luigi Borbone delfino di
Francia e di Maria Teresa d' Austria sorella di Carlo II per di cui testamento ere-
ditò le due corone di Spagna e SicUia.
L'Imperatore Leopoldo gli contrastò la successione alla corona di Spagna, che
doveasi a suo fìgUo l'arciduca Carlo d'Austria. Sostenne dodici anni di guerra ri-
sultando vittorioso. Alla fine pel trattato d'Utreht il I7I3, dovè cedere la Sicilia
a Vittorio Amedeo di casa Savqja; indi riconquistatala nel 1717 ne fece cessione
1 Questo grande e celebre ordine uno dei più illustri della cristianità fu fondato a Bruges il 10 gennaro 1429 da Filippo III
detto il buono duca di Borgogna, in occasioue del suo matrimonio con Isabella di Portogallo. Estinta la casa di Borgogna que-
st'ordine passò in quella d'Austria per il matrimonio di Maria figlia unica di Filippo il temerario con Massimiliano imperatore
d'Austria. Carlo V lo trasmise ai re di Spagna suoi successori; ma dopo 1' estinzione di quest'ultimi, Carlo VI d'Austrin ne as-
sunse la gran maestria dell' ordine. Intanto Filippo V di Spagna si ostinò a volerlo conservare perse e a dispensarne le insegne.
Finalmente dopo alquanti anni di negoziati si posero d' accordo e variandone in qualche modo gli ornamenti accessorii comin-
ciarono essi ed i loro discendenti a dispensarlo.
42
al suo figliuolo Carlo nato da Elisabetta Farnese seconda moglie, avendo in prime
nozze sposata Maria Luisa Gabriella di Savoja figlia del re Vittorio Amedeo madre
del re Luigi I e di Ferdinando VI monarca delle Spagne. Finalmente dopo 15 anni
di regno in età di 62 anni morì improvvisamente in Madrid a 9 luglio 1740.
L' arme della Real Casa Borbone di Spagna e Sicilia era uno scudo inquartato.
Il primo' gran quarto inquartato: 1" e 4° di rosso, con un castello d'oro sor-
montato da tre torri pur d' oro, chiuso d' azzurro murato di nero che è di Castiglia
2° e 3° d'argento, con un leone coronato di rosso, che è di Leone;
n secondo gran quarto partito: nel 1° d'oro con quattro pali di rosso che è di
Aragona; nel 2° inquartato in croce di S. Andrea il capo e la punta d'oro, con
quattro pali di rosso, ed i fianchi d'argento con l'aquila nera coronata che è di
Aragona Sicilia;
Il terzo gran quarto, diviso: nel 1° di rosso con fascia d'argento, che è à' Au-
stria; nel 2" bandato d' oro e d' azzurro di sei pezzi, e la bordura di rosso che è di
Borgogna;
Il quarto gran quarto diviso : nel 1° d'azzurro sparso di gigli d' oro e la bordura
composta di argento e di rosso che è di Borgogna moderna; nel 2° di nero con un
leone d' oro linguato ed armato di rosso che è di Bracante. Sopra il tutto d'azzurro
con tre gigli d' oro che è di Francia. Lo scudo contoi^nato del collare del Toson di
Oro e sormontato da Corona reale; supporto un'aquila nera coronata con le ali
abbassate. Tav. VI . 2.
CASA DI SAVOJA.
Vittorio Amedeo II duca di Savoja figlio di Carlo Emmanuele II e di Maria Gio-
vanna duchessa di Nemours, ottenne la Siciha per il trattato d' Utreht; e fa coro-
nato in Palermo a 24 dicembre 1713.
Qui contese per la regia monarchia col Papa che interdisse la Sicilia eccitando
gare, disserzioni e tumulti. Dopo un breve e turbulentissimo regno di anni cinque
dovette perdere la Sicilia riconquistata daUe armi spagnuole e riparare in Torino,
ricevendo in compenso il regno di Sardegna. Fu principe politico manieroso vigi-
lante e intento a promuovere il bene del regno. Cessò di vivere in Torino nel pa-
lazzo di Moncalieri nell'età di anni 66, il 31 ottobre 1732. La Casa di Savoja è
la più antica tra le case Sovrane di Europa avendo origine da C/'r»5(?rifo delle Bianche
mani che viveva nel decimo secolo fialio di un Beroldo 0 Bertoldo della casa di
Sassonia viceré d'Arles e conte di Morienna, il quale era figlio di Ugo marchese
d' ItaUa. Quindi per circa nove secoli cioè in 26 generazioni questa illustre famiglia
43
à dato 38 principi quasi tutti o per virtìi cittadine o per valore militare commen-
de voli.
Il suo stemma è uno scudo inquartato e contr' inquartato.
Il primo gran quarto inquartato: 1* d'argento, con una croce potenziata d'oro
cantonata da quattro crocette potenziate dell' istesso metallo che e di Gerusalemme:
2° fasciato d' argento e d' azzurro, di 8 pezzi con im leone rosso armato linguato
e coronato d'oro broccante sul tutto che è di Liisignano; 3° d'oro con un leone
rosso armato e coronato d'oro, che è d'J.nnejwa; 4° d'argento con un leone rosso
armato e coronato d'oro linguato d'azzurro e la coda biforcata che è di Luxem-
hurgo.
Il secondo gran quarto partito: nel 1° di porpora, con un poledro contornato e
cigliato d' argento che è di West falla ; nel 2° fasciato d' oro e di nero , di 8 pezzi
con una corona schiacciata verde situata in banda, e broccante sul tutto che è di
Sassonia, alle quali armi è innestato un campo d' argento con tre puntali di spada
che è d' Aììgria; scudetto d' argento con una croce rossa contornata da quattro teste
di moro nere attortigliate d' argento che è di Sardegna, quale scudetto fu aggiunto
quando la casa di Savoja ottenne il possesso di quest' isola in compenso della per-
dita della Siciha, e che noi abbiam esposto per completare lo stemma di Casa Sa-
voja attuale regnante.
n terzo gran quarto partito: nel 1° d' argento, sparso di biglietti neri ed un leone
armato e linguato di rosso broccante sul tutto che è del Chiahlese ; nel 2° nero,
con un leone d' argento armato e hnguato di rosso che è di Aosta;
n quarto gran quarto partito: nel P rosso con la croce d'argento, diviso con
cinque punte d'oro equivalenti con quattro d'azzurro che è di Genova; nel 2° di
argento, al capo rosso che è di Monferrato, in punta dello scudo innestato d'oro
con un'aquila nera che è di Moriana. Sopra il tutto d'oro con un'aquila nera, al
volo spiegata coronata d'oro caricata nel petto d'uno scudo di rosso, con la croce
d' argento, che è di Savoja, i lo scado contornato del collare dell' ordine supremo
dell'Annunziata, Corona reale, cimata da croce trifoghata; supporto due leoni.
Tav. vi. 3.
1 Anticamente l'arme di casa Savoja era un'aquila nera in campo d'oro; e fu il grande Amedeo che la cambiò con la croca
de' Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme in memoria del gran soccorso che mandò in Rodi mentre era assediata dai Tur-
chi; per questo si veggono frapposte nel collare dell'arme le lettere F, E, R, T, che significano: Fortitudo Ejus Rodum Te-
li uit.
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CASA D'AUSTRIA.
Carlo III fra' re di Sicilia, VI fra gl'imperatori d'Austria, figlio dell'imperatore
Leopoldo I e di Eleonora di Neoburg , spedì un esercito di diciotto mila uomini
sotto il comando di Claudio Florimond conte di Mercy, che venne a sanguinose
battaglie con l' esercito spagnuolo del marchese di Leide, e bentosto si rese padrone
di tutta la Sicilia, avendo il Leide dal suo re comando di cedere all' Austria l' isola.
Carlo VI fu principe saggio e benellco; fece confermare dal Papa Benedetto XIII il
privilegio della legazia apostolica come prerogativa inerente al trono di Sicilia;
adoperò tutta la sua politica per fare riconoscere la prammatica sanzione che alla
sua morte non fa rispettata e produsse la guerra. Finalmente dopo la vittoria di Bitonto
riportata dall'esercito spagnuolo comandato dall'Infante Carlo e dal conte di Mon-
temar, Carlo VI fu obbligato restituire alla Spagna la Sicilia il 1734. Morì in Vienna
ai 20 ottobre 1740 dopo aver regnato anni quattordici. Con questo principe cessò
di regnare in Sicilia l'eccelsa casa d'Habsbourg, ceppo della quale fu Rodolfo d'Hab-
sbourg 1 poi imperatore di Germa nia nella storia riuomatissimo , che trae origine
da Gentramo il Ricco conte d'Alsazia nel 917. L' ultima rampollo fu Maria Teresa,
la quale maritatasi con Francesco di Lorena fece sì che questa illustre casa m. atto
regnante le possessioni di quella ereditasse.
L'arme di questa casa Imperiale e Reale in Sicilia era uno scudo inquartato.
Nel I" quarto rosso un castello d'oro sormontato da tre torri, chiuso d'azzurro,
murato di nero che è di Castiglia; nel 2° d'argento con un leone coronato di rosso
che è di Leone; nel 3° d'azzurro sparso di gigli d'oro che è di Francia; nel 4° in-
quartato in croce di S. Andrea, il capo e la punta d'oro con quattro pali di rosso,
ed ai fianchi d'argento l'aquila nera coronata che è di Sicilia; sopra il tutto rosso con
una fascia d'argento 2 che è à' Aiistria; Corona imperiale; lo scudo contornato del
collare dell'ordine del Toson d'Oro. Tav. VI, 4.
CASA BORBONE.
Carlo IH di Spagna, IV di Sicilia, fighe di Filippo di Spagna e di Ehsabetta Far-
nese, dopo la vittoria riportata su gì' imperiah passò trionfante in Sicilia, che a lui
ubbidendo gli diede la corona nel Duomo in Palermo il 3 luglio del 1755. Questo
principe era bello della persona e del volto, valoroso in armi, lilierale, benefico, e
■ 1 Hasbourg, castello nella Svizzera edificato nel 1020 da Radebot nipote di Gentramo il Ricco.
2 L'anno 1191 dopo la presa di Tolemaide sì portò dal campo di Battaglia la casacca bianca del valoroso Duca Leopoldo VII
di Habsbourg, la quale essendo tutta intrisa di sangue, tranne il luogo dov' era la cintura, diede occasione a quest'arme.
45
quindi molto amato da' suoi sudditi clie eran lietissimi di vedersi indipendenti e non
più soggetti a vasti e lontani regni. Parecchi monumenti abbiamo di sua larga ge-
nerosità, tra' quali il sontuoso Albergo de' Poveri in Palermo. Governò sino al 1759
in cui chiamato al trono di Spagna cede la Sicilia a suo tìglio terzogenito Ferdi-
nando, nato da Maria Amalia di Sassonia figliuola di Federico Augusto III re di Po-
lonia e di Maria Giuseppa d'Austria. Dopo 25 annidi regno nioin in Madrid il 1788.
Ferdinando I tiglio del precedente instituito re di Napoli e di Sicilia per la rinunzia
fattagli da- Carlo III a sei ottobre del 1759; si chiamò IV fra i re di Napoli e III
fra quei di Sicilia. Egli durante 1' occupazione francese in Napoli cioè dal 1806, al
1815 si trovò in Sicilia garentito dagl'Inglesi. Diede nel 1812 una costituzione ai
Siciliani; ma nel 1815 ripreso il dominio del regno abolì la costituzione suddetta re-
stringendo alla Sicilia i suoi privilegi. Nel 1816 unificando i due regni di Napoli e Sicilia
prese il nome di Ferdinando I; ciò produsse un gran malumore ed eccitò la rivolu-
zione del 1820 che fu vinta dall' Austria. Questo principe intanto die ottime leggi,
abolì il tribunale d' inquisizione, e coli' ajuto di uomini sommi fondò l'Orto Botanico,
la Specola ossia osservatorio astronomico nel palazzo reale, e l' Università degli Studii
di Palermo. Prese in. moglie Maria Carolina d' Austria figliuola dell' Imperatore Fran-
cesco di Lorena e di Maria Teresa d'Austria. Morì in Napoli il 1825, in età di 74
anni, dopo averne regnato 65. Gli succede al trono il figlio
Francesco I sovrano molto inchinevole alla pietà ed alla filantropia; nel suo breve
regno di anni cinque eresse vari stabilimenti di beniflcenza, tra cui quello dei Matti
e dei Projetti in Palermo. Prese due mogli, Maria Clementina d'Austria figliuola
dell'imperatore Leopoldo II ed Isabella Borbone figliuola di Carlo VI re di Spagna.
Morì in Napoli il 1830 in età di 53 anni, lasciando erede suo figlio
Ferdinando II nato da detta Isabella; nel 1830 saliva un trono non poco sfiduciato
e con finanze esauste, che furono tosto appianate mercè una saggia amministrazione.
Coi primi atti del suo governo ispirati alle idee di vero progresso e discentra-
mento ammmistrativo rianimò le speranze de' Siciliani; ma poco appresso sia perchè
spaventato dalle conseguenze che da tali premesse potevano derivare, sia perchè
frastornato da false suggestioni di pravi consiglieri, che circondandolo intimidivanlo,
egli non fu mai sicuro del fatto suo, piegò all'assolutismo; lochè accrebbe il mal-
contento nel popolo, e dispose la prossima caduta della sua dinastia. Del resto potè
dirsi un Principe pio, severo e benefico. Ebbe due mogli Maria Cristina di Savoja
figlia del re Vittorio Emmanuele I, e Maria Teresa d' Austria figha dell' Arciduca
Carlo generale rinomatissimo nella storia. Mancò ai vivi nel 1859 afflitto da penosa
malattia, che dubitasi prodotta da veleno in età di anni 49, dopo 29 di regno; suc-
cedendo suo figlio
46 "
Francesco II nato da detta Maria Cristina, chiamata volgarmente la Santa per le
di lei grandi virtù^ e die le meriteranno più tardi 1' onore degli altari. Questo sven-
turato Sovrano perde la madre sin dall' infiinzia, tradito e mal consigliato appena
asceso il trono in età giovanile da perfidi consiglieri, dopo un' eroica resistenza so-
stenuta nella fortezza di Gaeta il 1861 cede all'impero della forza esulando. Sposò
Maria Sofia di Baviera sorella dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria.
La casa Borbone regnò in Sicilia 125 anni, e die cinque re. Essa è una delle piti
illustri Case Sovrane d'Europa, avendo avuto per ceppo Roberto il Forte Duca d' An-
jou (864) discendente da Childebrando fratello di Carlo Martello re di Francia. Ella à
regnato in Francia, nelle Spagne, nelle due Sicilie, e ne' ducati di Lucca e di Parma.
Armandosi nelle due Sicilie con uno scudo interzato.
n primo gran quarto diviso : nel 1° d' azzurro, sparso di gigli d' oro con lambeUo
rosso di quattro pendenti che è di Francia; nel 2° d'argento, con cinque scudi
azzurri situati in croce caricato ciascuno da cinque bisanti d' argento e la bordura
di rosso con sette castelli d' oro che è di Portogallo.
11 secondo gran quarto diviso: nel 1" inquartato di Castiglia e Leone, partito di
Aragona Sicilia, (V. Tav. V.) nel 2'^ d'oro con sei gigli d'azzurro, situati 3, 2 e 1,
che è Farnese.
11 terzo gran quarto d' oro, con cinque torte di rosso situate in orlo, e in capo
una più grande di azzurro, caricata da tre gigli d'oro situate 2 e 1, che è di To-
scana.
Sopra il tutto d'azzurro con tre gigli i d'oro situati 2 e 1, e la bordura di rosso
che è r arme della real casa Borbone. Lo scudo è contornato de' collari degli or-
dini del Toson d'Oro, Costantiniano, S. Gennaro, S. Ferdinando, S. Giorgio deUa
Riunione. — Corona reale. Tav. VI.s.
Per gli avvenimenti del 1860 la Sicilia passò sotto lo scettro di Vittorio Enima-
DUeie II di casa Savoja principe guerriero e liberale proclamato re d'Italia con ple-
biscito dei 21 ottobre 1860.
1 I gigli, che al numero di tre imitano il modello della Trinità increata, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo e che tutti
tra insieme fanno un Dio, sono il simbolo ed il carattere del regno di Francia — Edmond Gamurron, Cassette (ìe Saint Louis.
DIZIONARIO
DI
FAMIGLIE NOBILI SICILIANE
INDICANDO
LE ORICxINI LE CxLORIE IL BLASONE i
Abbadclli o Abbatclli — Secondo Inveges no- \
biliario ec. questa famiglia proviene
da Lucca, trapiantata in Palermo da
un certo Dulcio Ahhatelli il 1237 sotto !
l'imperatore Federico II. Il Villabianca
dice che nel 1431 un Giovanni Abba-
telli corrottamente Patella per 40 mila
fiorini d'oro comprò da uno de' Mon-
eada la contea di Cammarata; acquistò '
le baronie o feudi di Pietra e Cefalà,
e secondo il Muscia — Sicilia Nohilis — ,
una metà della gabella de' frutti di Pa-
lermo. Occupò le prime cariche dello
stato, imparentò con la nobilissima fa-
miglia dei Chiaramonte, e suo figlio
Federico il 1451 venne investito del
titolo di conte di Cammarata, come
i\\.ÌYei\jure aereditario materno di quel-
r altro della contea di Modica. Dopo
varie successioni il detto stato di Cam-
marata passò ad una Margherita Ab-
batelli e Branciforte, che sposò lo zio
Conte Federico Branciforte capitan ge-
nerale. Ma poiché questi nemico del
1 I cenni storici il:i. noi riportali non aeuipre saranno comiileti; ciò devosì parte all'oscurità, parte alla scarisezza e penuria
dellH notizie apprestateci, e parte moltissima alla non cnranza delle famiglie che non liau mica risposto al nostro appello non
solo, ma talora al nostro personale invito. Notizie apocrife abbiam dovuto sdegnosamente rigettare, siccome quelle che deturpano
r opera.
l'er quanto poi concerne il blasone di talune famiglie, trovatolo discorde abbiamo creduto conveniente attenerci al Jlinutoli,
Ormi Priorato di ifalta in Messina, siccome l'autore pili accreditato per la severità delle pruove di nobiltà fatte pria dell'am-
missione a queir Ordine, non che all'opera inedita del Villabianca, raccolta di merito non indifferente. Del resto non mancheremo
giammai di tener d'occhio gli antichi usi di famiglia, quali ci è stato facile rilevare da lapidi quando sepolcrali e quando in fronte
a' portoni di antiche case baronali in città e nelle ville.
Inline crediamo degno di onorata ricordanza il nome del professore Antonio Lomonac.o per le solerti cure im|iiegate nella
collaborazione del presente Dizionario — L' Autokk.
48
viceré Ugo Moncada iruvossi implicato
nella cospirazione di Leofante ed Im-
peratore nel secolo XV, e n'ebbe il capo
mozzo; così la Margherita passando a
seconde nozze sposar volle un Blasco j
Branciforte, siccome colui che a tali '
sollevazioni opposto si era. N'ebbe un ]'
figlio Girolamo, letterato di vaglia, di
cui V. Moreri, Mongitore, Crescenzi.
Quindi la prima linea AbbatelU si estinse
in Margherita, mentre sappiamo un ra-
mo di tal famiglia esistere in Catania.
È notabile come oggetto d'arte la
di lei antichissima turrita casa che poi
divenne monastero della Pietà, dove si
scorge lo stemma della famiglia, che
gli autori uniformemente armano: cam-
po d'oro con un grifo nero rampante. —
Corona di conte. Tav. VII.i.
Abbate o Abbati — Questa famiglia al dir
di Mugnos , discende da Papiro ca-
valiere romano , il quale rinunziato
al figlio Ascanio le sue possessioni
ritirar si volle nel monastero di Mon-
tecassino con vestir 1' abito religio-
so ; né andò guari che fu fatto Ab-
bate da quei monaci. Indi morto il di
lui figlio senza prole, depose l'abito
e nuovamente prese moglie; perlocchè
i figli suoi furon detti dell'Abbate.
Taluno di essi fé passaggio in Si-
cilia, propriamente quel ramo che fio-
riva in Milano; si vuole fosse stato un
Enrico Abbate tesoriere dell'impera-
tore Federico II 1229, qui venuto col
carico di visitator generale. Il Fazello
poi riporta questa famiglia all'epoca
l\A vespro e cita un Palmerio compa-
gno del Precida.
Checché né sia il "S^illabianca — >S'/-
cilid Nobile — ne tesse un grande elo-
gio dichiarandola di Sicilia antichissi-
ma, non che posseditrice di Favignana,
Carini, Gibellina, Ucria, Cefalà, Badia,
Cudia, ec. stati e feudi che per varie
circostanze in altre mani passarono.
Essa da Palermo diramossi in Mes-
sina, Catania, Monte S. Giuliano col
vanto di portare nel suo seno capitani
giustizieri, senatori, cavalieri geroso-
limitani, ed anche un Santo qual fu il
glorioso S. Alberto frate dell'ordine
di Monte Carmelo, figlio del cavaliere
Benedetto Abbate, e di Giovanna della
nobihssima prosapia dei Palizzi. Il Vil-
labianca segue la linea sino ad Ignazio
Vincenzo Abbate che nel 1723 s' inve-
sti del titolo di marchese di Longarini.
Si arma secondo gli autori concordi:
campo diviso verde e di argento. —
Corona di marchese. Tav. VII. 2.
Abbadessa — Antica nobile famigha fioren-
tina, di essa ricorda Mugnos essere in
Palermo venuto sotto Federico III un
tal Nicolò qual regio percettore, che
fu poi governatore della Camera Re-
ginale. I suoi discendenti Corrado e
poi Andrea sotto Carlo V governarono
Vizzini — -Leva per armi: campo tagliato
d'oro e di rosso. Tav. VII. 3.
Abbracciabene — Famiglia oriunda romagnola
oggi estinta, dice il Savasta — Caso di
Sciacca — Venne in Palermo sotto Lu-
dovico d'Aragona; indi passò in Sciacca
ove in fatto di partiti tennesi neutrale,
Poscia uno degli Abliracciabene al
dir di Mugnos con truppe proprie nel
1344 in difesa del re prese in ]\Ies-
sina il forte del Salvatore. Occupò di-
stinte cariche; ed un Davide suo suc-
cessore sotto Federico III pe' suoi glo-
riosi servizii venne investito del titolo
di barone del feudo Scanzatinni; e
quindi possedette non pochi altri vi-
stosissimi beni.
Armasi secondo il detto Savasta:
campo d' oro con un leone rosso che
abbranca una colonna al naturale. — Co-
rona di barone. Tav. VII. 4.
Abbrandici — Armasi giusta il Villabianca:
campo azzurro con una banda merlata
d' oro, affiancata da quattro stelle con
sei raggi dell' istesso metallo, situate
una in capo e tre in punta. Tav. VII. 7.
Abela, Abella — Secondo Mugnos questa fa-
miglia proviene di Spagna, passata in
Sicilia nel 1282 epoca del Vespro; e
fu Ferrare Abela che pei suoi servizii
ebbe in dono l' isola di Malta; ma Fe-
derico II ne lo scacciò. Nondimeno
i suoi figli ebbero in compenso i feudi
di Giaesi e le castellanie di Agirò e di
Raginelgi, non che la capitania di Pa-
lermo, 1360. Di là una genealogia sino
ai tempi del prefato scrittore.
Vanta ella de' cavalieri di Malta, e
tra questi un fra Giovan Francesco
Abela Commendatore Gerosolimitano,
il quale nel 1647 pubblicò in Malta
un' opera intitolata — Descrizione di
Malta. — Un ramo esiste in Siracusa.
49
Si arma secondo Minutoli: campo
azzuro- con un capriolo d'oro accom-
pagnato in capo da tre stelle pur d'oro
con sei raggi situate in fascia — Seb-
bene Mugnos l'arma con due fucine
di fuoco in campo azzurro. — Corona
di barone. Tav. VII. 5.
Abramo — Nobile famiglia Siciliana che al
dir di Mugnos possedè per molto tempo
la baronia di Carcaci — Si arma: campo
di argento con tre bande rosse. —
Corona di barone — Tav, XV. 1.
Abrignano — Per come afferma il Mugnos
è una famiglia oriunda Ravennate, che
. nel 1316 passò in Napoli ed in Sicilia
ove riparò a causa dei partiti guelfi e
ghibellini bianchi e neri. Il primo ceppo
siciliano fu un Maurizio che si stabilì
in Trapani, ivi notato per le sue belle
qualità nella maestra de' nobili, occu-
pando i maggiori ufficii. Suo figlio Fran-
cesco nel 1428 fu giurato, indi capi-
tano giustizierie, cariche che occupa-
rono in Sicilia solamente i nobili.
Nei fasti di tal famiglia si ricordano
un Enrico nel 1335 investito della ba-
ronia di Regalmuto, un altro Enrico,
dare Giovanni fatto vicario generale
d' armi nella valle di Mazzara; un Giu-
seppe, che nel 1528 da Carlo V ebbe
conferita la baronia delle Saline di Tra-
pani; un Ottofredo barone di Scam-
maria nel 1635, ed infine un Antonino
fondatore della commenda di S. An-
tonio di Abrignano nel 1645 in Pa-
lermo.
Si arma : campo rosso con un ca-
50
stello d'oro sormontato da tre torri
dell' istesso metallo. — Corona di ba-
rone. Tav. vii. 13.
Abrugnale — Antica e nobile famiglia di Mes-
sina, ove fiorirono al dir di Mugnos Sai-
vitto Abrugnale, barone del Ponte di
Agrigento ed altri illustri gentiluomini
armandosi : campo rosso con una bro-
gna d' argento — Corona di barone,
Tav. XV. 2.
Accascina — Nobile famiglia di Pisa, ove godè
i carichi di Priore ed Anziano, come
riferisce Mugnos. Indi passò sotto il re
Alfonso di Aragona in Palarmo e vi
tenne supremi uiBcii e più volte la di-
gnità senatoria. Fiorirono di tal fami-
glia Fra Giovanni d' Accascina cava-
liere Gerosolimitano nel 1444, e Fra
Geronimo cavaliere di Malta nel 1590.
Armasi: campo rosso con un'aquila
d'oro. Tav. XV. 3.
Accìajoli — Secondo il Villabianca si arma:
campo d' argento con un leone nero.
Tav. VII. 10.
Accomodo — A dir del IMinutoli è una fa-
miglia nobile di Palermo, primo a rap-
presentarla fu un Vincenzo nel 1459,
1° C. Giudice della Corte Pretoriana.
Si arma secondo il Minutoli: campo
azzurro con una fascia d'oro, dalla quale
sorge un braccio di guerriero che im-
pugna una spada con la punta rivol-
tata, ed accompagnato all' angolo sini-
stro del capo da una stella d" oro con
sei raggi Tav. VII. 11.
Aceto — Famiglia normanna, incominciata
in Sicilia da Roberto de Aceto conte
di Aucense marito di Matilde figlia del
conte Ruggiero ; lochè viene confer-
mato da un privilegio del 1093 in per-
sona del cennato Roberto, che il conte
Ruggiero chiama suo genero; altri pri-
vilegi attestano l' antica nobiltà di que-
sta famiglia non che i carichi eminenti
occupati, i titoli ed onori. Sotto Fe-
derico II e Pietro II d' Aragona si di-
stinse un Giacomo e sotto il re Alfonso
un Giovanni. Cosi il Mugnos, Planzone,
e l'Hermite de Soliers, che l'arma:
campo diviso d'oro e di nero con un
leone dell' uno e dell' altro. — Corona
di conte. Tav. VII. n.
Acono — Nobile famiglia aragonese. Il primo
che venne a trapiantarla in Sicilia fu
Giovanni de Acono al seguito di re
Martino, dal quale si ebbe pe' suoi gran
servizii militari la baronia di Cama-
stra, come riferisce il Zurita nei suoi
Annali e riporta il Mugnos, arman-
dola: campo verde con cinque conchi-
glie d' oro situate in croce di Sant'An-
drea. — Corona di barone. Tav. XV. 4.
Accoranibono — Il Villabianca l'arma: campo
diviso d'oro e di rosso con un grifo
rampante dell'uno e dell'altro. T. VII. 12.
Acquavi va — Famiglia napolitana che Mu-
gnos sull'autorità di Ansehno Brac-
ciano fa derivare dalla stirpe de' duchi
di Baviera, passata in Italia con Car-
lomagno. Vejane portata in Sicilia nel
1195 da un Rinaldo ed un Fortebraccio
fratelli che militarono in favore dello
imperatore Enrico svevo, da cui otten-
nero i castelh e le terre di Giarratana
e Buccheri in Sicilia, tolte a Leone
d'Atri e Giovanni Leontini ribelli. Un
Federico edificò Augusta sulle rovine
dell'antica Centuripe 1229; un Forte-
braccio figlio di Rinaldo parteggiando
pei Francesi fu trucidato con tutta la
sua famiglia, non restando che un Luigi
di lui fratello, che si caso in Lentini;
di là una nuova linea. Armasi: campo
d'oro con un leone azzurro. T. VIILi.
Ada — Il Villabianca l'arma: campo d'oro
con un castello nero sormontato da un
uomo armato, che tiene nella man de-
stra una bandiera di quattro scacchi
d' argento e d' azzurro, caricata da una
crocetta rossa; e accompagnata nello
angolo destro del capo da una stella
d' oro con sei raggi la porta guardata
da uomo armato. Tav. VIL is.
Acquino o Aquino — Dal Mugnos rileviamo
essere stata una grande famiglia ita-
liana; quella da cui ebbero origine un
Anicìa romana madre di consoli ed
imperatori; e la famiglia Frangipane
e Summucula che per lo stato di Aquino
lasciò il cognome di Summucula. Il
primo a passare in Sicilia sotto Fede-
rico II fu un Landolfo bandito dal re
Roberto. Si caso in Palermo con una
signora della famiglia Filingieri, ramo
che durò sino a Carlo V. Una branca
poi fiorì in Messina, derivante da' conti
di Belcastro, e fu un condottiero chia-
mato Alfonso che lasciò de' figli.
Leva per armi secondo il citato au-
tore:, uno scudo inquartato; nel 1° e
4" campo rosso con tre bande d'oro; nel
51
2° e 3° diviso d'argento e di rosso con
un leone dell'uno e dell'altro T. VII. u.
Acugna — Al dire d'Inveges famiglia oriunda
spac/nnola , o meglio castigìiana de-
scritta da Lopez che vi appartenea. H
piti antico ceppo fu un Contzen, ramo
che passò in Sicilia col Conte Ferdi-
nando d'Acugna che fu Viceré nel 1488
morto in Catania. Da lui un Luigi
sposato ad Isabella Cruyllas erede della
baronia di Francofonte; il quale si ebbe
una figlia a nome Diana sposata ad
uno de' Moncada, ove in fine si estinse
la flmiiglia Acugna. Il Mugnos ed il
Villabianca confermano la stessa cosa.
Armasi secondo Inveges: campo d'oro
con nove banderuole azzurre situate
3, 3 e 3 e la bordura di rosso cari-
cata da sette castelli d'oro. — Corona
di conte. Tav. VII.s.
Adamo — Nobile famiglia ^omèarc?a portata
in Sicilia giusta il Mugnos da Childe-
perto condottiero di 300 fanti a' ser-
vizii di Pietro I d' Aragona, stabilen-
dosi nella città di Messina. In essa fio-
rirono un Antonio nipote del prece-
dente uno de' consiglieri di re Mai'tino
Giovanni barone di Cefalà, conserva-
tore del Tribunale del R. Patrimonio
Promastro Giustiziere del regno, molto
favorito dal re Alfonso; una Celestria
fondatrice di un monastero di donne
in Caltagirone; un Giangiacomo capi-
tan d'arme del regno e regio castellano
di Caltagirone; Un Giacomo cavaliere
gerosolimitano, ed altri illustri, che
furono giurati di Noto — Leva per armi:
52
secondo Mugnos: campo rosso, con una
fascia d'oro accompagnata in capo da
un leone passante dell' istesso metallo,
ed in pmita tre da stelle d'argento con
sei raggi male ordinate 1 e 2; lo scudo
sormontato da Corona di barone. Ta-
vola Vili. 2.
Ademari — Il solo Mugnos che ne parla dice
essere una delle principali famiglie no-
bili di Firenze. Nel 1262, Pietro e Bo-
naccorso Ademari indussero Corradino
svevo all' acquisto de' suoi regni soc-
correndo i Guelfi di Firenze. Poscia
un Manno figlio di Pietro venne da
Napoli in Sicilia a' servizi di Federico
Secondo, il quale gli conferì il governo
della città di Termini. Ebbe il feudo
di Maeggi nel territorio di Siragusa.
Continua la successione sino a Nicolò.
Armasi secondo Mugnos: campo diviso
d' oro e d' azzurro. Tav. VII. le.
Ademonia — Antica famiglia sveva al dir di
Mugnos, portata in Sicilia da Landolfo
Ademonia ai servizi! di Enrico VI im-
peratore da cui si ebbe pei suoi ser-
vizii militari la Castellania di Castel-
lamare di Palermo, ed il governo delle
fortezze del regno. Egli si stabilì in
Palermo, ove fondò la sua famiglia,
della quale fiorirono Enrico che fu Se-
natore^ e Nicolò che molta parte si
ebbe a scacciar dall'isola i Francesi.
Leva per armi: campo d' oro con un
leone rosso , che tiene con le zampe
anteriori un'aquila nera. Tav. XV. 5.
Adìnoliì — Famiglia sveva come riferisce Mu-
gnos passata in Sicilia con l'impera-
tore Enrico VI. Un Lanfranco Adinolfi
pei suoi servizii ottenne dal citato im-
peratore la custodia ed il governo della
città di Catania. Il di lui figlio Giovanni
fu scudiero dell'imperatore Federico II
e si rese progenitore di molti virtuosi
e valorosi baroni; perlocchè questa fa-
miglia vantasi tra le antiche feudatarie
di Sicilia. Armasi : campo d' argento
con una spada ed una palma verde si-
tuate in croce di S. Andrea, accom-
pagnate da 'quattro stelle rosse poste
ima in capo una in punta, e due ai fian-
chi.-^ Corona di barone. Tav. XV. e.
Adonnino — Giusta i rapporti del chiarissimo
Villabianca fu questa patrizia famiglia
messinese oriunda da un' altra detta
Donnino di Firenze e che presenta il
titolo di conte. Il primo ad esserne
investito fu un Andrea Adonnino, al dir
del Mongitore, valente letterato, che
pe' suoi talenti occupò importanti ca-
richi. Indi la famigha acquistò feudi
ed altro; sicché trovasi ascritta nella
maestra de' nobili di Messina, e conta
qualche cavaliere di Malta. Sappiamo
in oltre che ella possedè le baronie di
Pileri e Suttafari, non che il titolo di
duca deUa Catena il 1748. Nel supple-
mento del Villabianca troviamo Tom-
maso Adonnino morto il 1764 che vien
seguito da Giovambattista investito il
1775. Intanto si sa che detto Tom-
maso fé acquisto de' due feudi Can-
ticaglione e Finocchiaro, un tempo di
Casa Bugilo col mero e misto impero.
Un ramo di essa trovasi in Licata
e precisamente quello del conte Adon-
nino.
Si arma secondo il detto Villabianca:
campo azzurro con un leone coronato
d'oro che tiene un tizzone acceso con le
zampe anteriori. — Corona di conte.
Tav. vii. a
Alllillo — Pria de' Normanni, al dir. di Mu-
gnos , questa ricchissima famiglia da
Roma passò in Napoli acquistando gros-
se terre. Il primo fu Bartolomeo ai
servizi di Federico II imperatore; da,
lui una discendenza sino a Pandolfo, il
quale essendo a' servizi di re Giacomo
recossi in Sicilia, ove per le sue heUe
virtù militari meritò la concessione di
ricchi feudi. Si caso in Palermo con
la figlia di Guglielmo Póntecorona. Di
là un' altra discendenza , nella quale
incontriamo uomini illustri, che oc-
cuparono i primi carichi dello stato;
tra gli altri un ]\Iarchisio di Afflitto
e Morso primo principe di Belmonte;,
qual feudo fu antico apponnaggio della
sua famiglia sin dal 1439. L'Inveges
volendo un pò piti alto spingere le sue
ricerche trova che un Placido Romano
maestro dei cavalieri dell'imperatore
Tra) ano divenuto cristiano fu martiriz-
zato; perlochè i suoi figli furono detti
àeìY Afflitto : indi riferisce ciò che di
sopra abbiamo amiunziato. Vanta molti
cavalieri di Malta.
Armasi secondo il Minutoli: campo
rosso con un albero di palma d'oro ac-
costato da due pavoni del color natu-
rale.— -Corona diprincipe. Tav . Vili. 4.
Agaldi 0 iDgaldi — Famigha^yeya che, al dir
53
di Mugnos passò in Napoli e in Sicilia
con l'imperatore Enrico VI. Possedè
l'isola d'Ischia, la signoria di Car-
bonara, altre terre e baronie.
Armasi: campo azzurro, e di sotto
onde marine con tre uccelli Gaipa d'ar-
gento che mirano un sole d'oro movente
dall' angolo sinistro del capo. — Co-
rona di barone. Tav. XV. 7.
Agari— Armasi secondo il Villabianca: campo
rosso con una fascia d' argento, cari-
cata da tre bisanti rossi, accompagnata
nel capo da una stella d' argento con
sei raggi. Tav. Vili, a
Agello 0 Ajello — Al dir di Mugnos è questa
un,' antica famigha palermitana, aven-
dola trapiantata in Sicilia un Matteo
d' Ajello regio notaro del re Guglielmo
il Buono , dal quale fu creato gran
cancelliere del Regno nel 1169, e fondò
in Palermo un Monastero di donne del-
l'Ordine di S. Benedetto, e chiamato
del Cancelliere.
Si arma: campo d'argento con onde
azzurre, dalle quali sorge una testa di
pesce delfino che guarda i raggi di un
sole rosso rnovente dall' angolo destro
del capo. Tav. XV. s.
Ages — Famiglia nobile catalana che il
Mugnos dice esser passata in Sicilia
sotto i re aragonesi. Possedè la ba-
ronia' di Santo Stefano, ed ebbe chia-
rissimi e virtuosi cavalieri, che occu-
parono le prime cariche dello Stato.
• Armasi : campo trinciato d' argento
e di nero, con un leone dell'uno e del-
l' altro che tiene un giglio d' oro con
le zampe anteriori. Tav. XV. 9.
54
Agliata 0 Alliata — Secondo Inveges è una
antica famiglia sparsa in Grecia, Fran-
cia ed Italia: Al dir di Mugnos fiorì
in Milano nel 522 per un Santo Dazio
che trovasi nel martirologio. Bardoino
la fa signora di Candia sotto Costan-
tino, contro cui combattè un Ante a-
vendo alla testa Bardasalero e Teo-
doro neir anno 170. Un Leone gran
capitano nel 1274 difese Costantinopoli
da' Barbari, e fu ceppo di due fami-
glie, la detta milanese e la pisana,
dopoché la famiglia per disgrazie patite
finalmente recar si dovette da quella
a questa città, cioè a Pisa. Lasciamo
che il Baronio ed il Bonfiglio discor-
rano a luno'o dei varii rami di tal fa-
miglia. Noi in quanto al ramo pisano
ci limitiamo a riferire che a causa delle
persecuzioni de^ Visconti con molte
ricchezze l'iparò in Sicilia nel 1300.
Ebbe a capo un Filippone o Fili-
pazzo che procreò Nicolò e Giovanni,
ceppo uno de' Principi di Villafranca
e l'altro de' baroni di Solanto. Da Ni-
colò venne Antonio, il quale edificò la
terra di Villafranca e morì senza figli
nel 1512 lasciando al fratello Andre otto
la sua eredità. Da questi un altro
Antonio che procreò Giuseppe padre
di Francesco, che fu il primo principe
di Villafranca per concessione di Fi-
lippo III il 1609: fu egli pretore di
Palermo e gran letterato. In quanto
alla linea di Giovanni s' incontrano va-
rie baronie di cui ignoriamo il seguito.
Il Villabianca prosegue con Francesco
P linea, 1647, morto il 1697; v. Mon-
gitore, biblioteca. Varii distinti perso-
naggi di questa famiglia occuparono
le prime cariche dello Stato come di
presidente, vicario generale, proto-
notaro del Regno, Pretore, Senatore,
Strafico, ec. La famiglia conta non po-
chi cavalieri di Malta, di Calatrava e
del S. Gennaro , e gli onori si ebbe
della grandìa di Spagna non che del
titolo di principe del S. R. Impero.
Questa nobilissima famigUa dividesi
osriri a Palermo in tre linee.
no
1." Nei principi di Villafranca, duchi
di Salaparuta ec.
2.° Nei duchi di Saponara.
3." Nei duchi delle Pietretagliate.
Leva per armi secondo gli autori
concordemente : campo d' oro con tre
pali di nero, sopporto un' aquila bici-
pite— Corona di principe. Tav. Vll.e.
Agnello — Antichissima famiglia di Lentini
secondo Mugnos, la quale fu chiara
nelle discipline ecclesiastiche anche in
Messina, ove ebbe un arcivescovo. Po-
scia in Lentini stesso si estinse, stante
da Carlo d' Angiò essere stata dichia-
rata fellone e quindi passò in Genova
e Pisa. Nondimeno un rampollo Paolo
venne da Pisa in Siciha il 1449 sotto
il re Alfonso; fu mastronotaro e ca-
pitano delle carceri del castello e terra
di Mistretta in feudo. Il figlio Anto-
nino acquistò altro territorio. Vanta
non pochi gentiluomini che con fami-
glie nobili imparentarono. Il ]\Iinutoli
riferisce qualche soggetto nobile in Ca-
strogiovanni.
Armasi: campo azzurro con quattro
pali d'oro ed un agnello d'argento
broccante sul tutto. — Corona di barone.
Tav. Vili. 5.
— Al dir di Mugnos famiglia nobile
aragonese. Martino di Agnon cavaliere
passò in Sicilia con re Pietro d'Ara-
gona nel 1282, ed ottenne la castel-
lania di Lentini ove fondò la sua fa-
miglia. Indi passò in Randazzo.
Armasi: campo d'argento con una
aquila nera che tiene con gli artigli due
serpi nere. Tav. XV. io.
Agon — Nobile famiglia d'Aragona, che il
Mugnos dice passata in Sicilia con Pie-
tro d'Aragona. Un Martino Sennenes
d' Agon fu maggiordomo dell' infante
Federico. Armasi: campo d'oro con
tre monti verdi sormontati da una
stella rossa. Tav. XV. n
Agostino — Famiglia catalana, pisana, sici-
liana; della prima scrive l'arcive-
scovo Agostino di Terragona, della se-
conda il Mugnos, e della terza l'Inveges
il quale sostiene ella essere qui venuta
da Pisa sotto Carlo d'Angiò con su-
premi carichi : indi passata in Polizzi,
Messina e Palermo.
Fiorirono di questa famiglia An-
dreotto d'Agostino che col figlio Pe-
truccio furono maestri razionali e ca-
stellani ereditari del castello di Maz-
zara, un altro Pietro capitano delle
armi nella città di Trapani, e vicario
generale del Regno, Andreotto pretore
di Palermo ec. Possedè al dir di Mu-
gnos il feudo di Feureni ed altri.
Armasi secondo Inveges : campo az-
zurro con tre fasce d'oro accompa-
55
gnate da sei vasetti pur d'oro situati 3,
2, 1. — Corona di barone. Tav. VIII. 6.
Agrailionte — Fa per armi secondo il Villa-
bianca: campo azzurro con un monte
d'argento e balze verdi. Tav. Vili. 7.
Agraz — Secondo Mugnos famiglia oriunda
sjyagnuola. Il primo che apparve in Si-
cilia fu D. Alfonso de Agraz reggente
e presidente del Tribunale del Real
Patrimonio, ed ebbe il titolo di mar-
chese di Laguna. Il Villabianca nella
sua Appendice accenna ad un Giuseppe
Agraz duca di Castelluccio investito
il 1744, il quale sposò la nobile dama
Elisabetta Moscati fìgha del conte Na-
varro di Malta.
Le armi di questa famiglia rilevansi
giusta il Villabianca da una cappella
gentilizia in Santa Croce di Palermo
cioè: campo d'oro con due viti verdi
e grappoli d' uva azzurre. — Corona
di duca. Tav. Vili. s.
Agrigento o Cingenti — NegU atti e registri
della R. Cancelleria di Palermo dice
Mugnos si rinvengono molti gentiluo-
mini di tal famiglia, chiari nelle lettere,
neUe armi ed in varie cariche; ma per-
chè oggi estinta ricordiamo il solo Ri-
naldo, che nel 1397 il re Martino lo
chiamò suo nolnle amico e familiare,
concedendogli il castello d'Agrigento;
stante avere colle sue forze contribuito
a togliere la città di Girgenti dalla op-
pressione dei Chiaramontani. Da lui
Gerardo, e cosi di seguito sino a Mi-
chelangelo barone di Rabbugini.
Leva per armi : campo diviso, nel
1° azzurro un castello d'argento sor-
56
m ontato da tre torri dell' istesso me-
tallo; nel 2° d'argento con tre fasce
ondate d'azzurro. — Corona di barone.
Tav. Vili. 9.
Aidone — Secondo riferisce Savasta famiglia
oriunda d'Aragona, portata in Sicilia
da un Corrado Aidone che fu segre-
tario di re Federico II in molto pre-
gio tenuto. Da lui Giacomo e Gerardo;
nella linea del primo troviamo un Gio-
vanni, barone del feudo di S. Giuliano
1513, e nella linea del secondo lo stesso
Gerardo che fu barone del feudo di
Montagna di Marzo nel territorio di
Piazza, come accennali Mugnos; non
che altri cospicui baroni, che occupa-
rono le prime cariche della città di
Sciacca.
Armasi secondo il citato autore :
campo rosso con fascia d'argento ac-
compagnata da un capriolo d'argento
in punta, e da due stelle d' oro con sei
raggi in capo — Corona di barone. Ta-
vola Vili. 11.
Airoldi — Famiglia nobile milanese decorata
del titolo di conte di Lecco.
Le poche notizie che il solo Villa-
bianca ci offre sono del 1711: si vede
il titolo di marchese di Santa Colomba
da Gaspare Santa Colomba e Denti
passò a Giambattista Airoldi, che ne
fece acquisto. Egli nel 1723 fu depu-
tato del regno, morì nel 1729. Il di
lui figlio Cesare mori giovine senza
figU in Milano. Intanto l'eredità passò
al fratello Giuseppe. Tra' personaggi
riguardevoli di tal famiglia sono da an-
noverarsi monsignor Carlo, prelato in
Roma, D. Alfonso valente letterato in-
vestito d' un' abbazia parlamentare il
1751, D. Stefano bravo giureconsulto
e maestro razionale perpetuo del Tri-
. bunale del Real Patrimonio, indi Pre-
sidente del Concistoro, morì da Pre-
sidente del Tribunale della R. Gran
Corte: in fine un Giambattista Airoldi
duca Cruillas pretore della città di Pa-
lermo nel 1808.
Leva per armi: campo diviso di due
linee, nel V d' oro con un' aquila nera
colle ali al volo spiegate; nel 2° ri-
tondato d' argento e d' azzurro ; nel 3°
d'argento con la biscia d'azzurro. —
Corona di marchese. Tav. VIII. u.
Ajala — ^11 Villabianca l'arma: campo d'ar-
gento con due lupi neri passanti si-
tuati in palo, accompagnati da nove
stelle nere con sei raggi, situate in
orlo. Tav. Vili. io.
Ajedo — Si arma secondo il Villabianca:
campo d'argento con un albero di pe-
gno verde, accompagnato da due ca-
valli neri passanti. Tav. Vili. 12.
Ajello — Famiglia nobile napolitana, dice
Mugnos e propriamente tra le estinte
del sedile capuano, avendo sempre oc-
cupato supremi carichi. Il Bleda lib. 4,
si avvisa che gli Ajelli di Termini in
Sicilia sono una derivazione di quella.
Armasi secondo il Villabianca: campo
d'oro con un albero di palma verde
abbrancato da un leone nero, il Mu-
gnos invece l' arma campo rosso con
un leone d' oro. Tav. Vili. 13.
AjlltamicrlstO — Giusta Mugnos questa ricca
. e potente famiglia passò da Pisa va.
Sicilia sotto Alfonso di Castiglia. Ar-
ricchì col commercio, e tanto che ac-
quistò Misilmeri di cui Guglielmo Aju-
tamicristo fu il primo ad essere inve-
stito nel 1385. Il di lui fratello com-
prò il feudo dell'abito di S. Filippo.
A lui succedette Ruggiero che nel 1500
comprò dal conte di INIodica la terra
di Caratatimi. Di là una serie di sog-
getti molto pregiati , ed un Pietro nel
1520 fu giurato, possedendo im bel
palazzo alla Fieravecchia, ove nel 1535
fu alloggiato l'imperatore Carlo V e
che poi appartenne ai duchi di Mon-
talto. Governò la città cogli uffici di
pretore e senatore.
Armasi secondo Inveges, e come os-
servasi sulla porta del citato palazzo:
campo d' oro con cinque fuselli az-
zurri accollati e situati in fiscia , lo
scudo cimato da ehno con lambrequi-
ni. — Corona di barone. Tav. VIIL 15.
Ajulo — i\jitica e nobile famigha trapa-
nese al dir di Mugnos. Nel 1392 un
Nicolò fu 2° provveditore del palazzo
di Federico III, e suo padre Vincenzo
regio cavaliere. Il Nicolò ebbe un
feudo in Siragusa. Segue una linea d' il-
lustri personaggi che sostennero eccel-
lenti carichi sino a Lorenzo, che fu ar-
mato cavaliere dall'imperatore Carlo V
venendo in Trapani il 1535, ed eletto
quinci capitano di quella città.
Si arma: campo rosso con una croce
d'oro ed una corona di pater noster
neri, situata broccante in orlo. — Co-
rona di barone. Tav. Vili. io.
4Ia — Famiglia antica di Catalogna come
57
dal Mugnos, d' onde un ramo passò in
Sicilia, e propriamente in Catania sotto
Federico II un tale Guarnuccio Ala
suo segretario. Da lui altro Guarnuc-
cio che fu barone de' feudi cìi Cani-
cattini, Racalveti e la Fontana della
Mortilla. Nel 1584 passò in Messina,
Ebbe un cavaliere di Malta, e possedè
anche i feudi di Spalla, Bigini, Mastrari
e Prioli. Il Minutoli la dichiara estinta
citando un Pierotto in Messma e l'ar-
ma: campo azzurro con un'ala d'oro.
Il Mugnos invece : campo azzurro con
un'ala d'argento. — Corona di barone.
Tav. vie. n.
Alagona — Al dir di Mugnos una delle piU
illustri ed antiche famighe di Spagna.
Prese tal cognome da una terra d'A-
ragona; e ciò per un Artale che se-
condo il Surita in Catalogna era si-
gnore del castello di Alevona il 1133.
Il primo ceppo fu un Ermilao, prin-
cipe di Agen uno dei nove cavaUeri
francesi che liberarono da' Mori la
Spagna il 1121. La trapiantò in Si-
ciha im Blasco d' Alagona che seguì
il re Pietro d'Aragona, e per gli Stati
e Baronie che acquistò si fermò ivi
con gran splendore. Nulla diciamo dei
famosi avvenimenti di Artale e di Bla-
sco bravi nella milizia, commendati dal
Fazello. Solo è da notare che per tali
motivi i signori Alagona ne' loro pri-
vilegi furono da' re aragonesi appel-
lati loro consanguinei sin dal 1365.
Quindi ognun vede quanti domini di
terre e di castella posseder dovettero
in Catania e ne' dintorni, che sarebbe
58
lungo qui tutti riferire. Il conte Ar-
tale d'Alagona dopo la morte del re
Federico III governò la Sicilia col ca-
rico di vicario e tutore della regina
Maria. L'ultimo di questa famiglia fu
un Francesco nel 1518 il quale venne
• investito del feudo di Priolo. — Armasi
secondo il Minutoli: campo d'oro con
sei palle nere situate 2, 2 e 2, lo scudo
sormontato da corona di conte, sup-
porto im' aquila bicipite. Tav. Vili. i8.
Alaimo — Antica famiglia nobile di Lentini
al dir di Mugnos portata in Sicilia da
Roberto Alaimo, alunno dello infante
D. Saverio d'Aragona figlio naturale di
re Federico II. Un Giovanni passò nel-
r isola di Malta col carico di governa-
tore come scrive Abela ; ivi la sua po-
sterità si condusse molto nobilmente
come pure in Siragusa. — Fa per armi :
un campo diviso di azzurro e d'argento
ed una fascia d'oro broccante sul di-
viso, e in capo un'aquila d'oro volante.
— Corona di marchese. Tav. Vili. i9.
Alatrinì — Famiglia indigena di Taormina,
un Goffredo fu cardinale di S. Chiesa
sotto Papa Urbano IV. — Levò per armi
giusta Mugnos: campo rosso con due
cani d'argento passanti. Tav. XV. 12.
Albanionte — L' antichità di questa famiglia
secondo Mugnos rimonta all' epoca del
Vespro, in cui si vede che la città di
Naro elige a governatore un certo
Leone Albamonte. Da lui un Giovanni
che per essere valoroso nelle armi ebbe
da Federico III conferito il feudo di
Motta d'Affermo. Da costui venne un
Muzio, che il ViUabianca riconosce qual
primo ceppo della famiglia, investito
da re Martino il 1453. Da lui un Gio-
vanni che mori militando ni favore dello
stesso re in Sardegna. Un Guglielmo
fu valoroso capitano sotto Prospero
Colonna in prò del re di Spagna e
contro i Francesi. Fu uno dei dodici Ita-
liani che combatterono alla Girignola,
nella quale disfida rimasero vittoriosi.
Si arma secondo il ViUabianca : cam-
po rosso con un monte d'argento ed un
sole d'oro nascente. — Corona di baino-
ne. Il Mugnos l'arma inquartato nel 1°
e 4" verde con quattro fasce d'argento;
nel 2° e 3°, di rosso con una stella di
oro. — Corona di barone Tav. Vili. 20.
Albanelli — Da Valenza come Mugnos ri-
ferisce per Gerardo Albanelli questa
nobile famiglia pervenne in Sicilia; ivi
fiorì ancora un Guglielmo , capitano
valoroso di re Alfonso d'Aragona, ed
un Giovanni di lui fratello fa posses-
sore di molte ricchezze.
Leva per armi: campo rosso con sei
stelle d'oro situate 3, 2 e 1. Tav. XV. 14.
Albancs — Un Pietro Albanes,dice Mugnos,
fu miles segretario della regina Bianca
di Navarra, portò in Sicilia questa
famiglia, ed ivi acquistò la baronia di
Boternò e Marco di Grado.
Armasi : campo rosso con un cane di
argento rampante con collare d'oro. —
Corona di barone. Tav. XV. 13.
Albanese — Si arma secondo il ViUabianca:
campo di argento con una fascia az-
zurra caricata da un sole d'oro. Tav.IX.i.
AlbanetO — Oriunda di Francia secondo Mu-
gnos, venne in Palermo questa distinta
e nobile famiglia, portata prima in Na-
poli da un Gerardo, che seguì Carlo
d'Angiò, e poi in Sicilia da un Or-
lando, cameriere della regina Eleonora,
da cui un Riccardo pretore di Palermo
nel 1402.
Armasi: campo verde con tre monti
di argento sormontati da una stella
rossa. Tav. XV. 15.
Albani — Armasi secondo Villabianca: cam-
po azzurro con una fascia d'oro, ac-
compagnata da una stella d'oro con
sei raggi in capo, e da tre monti di
oro in punta. Tàv. IX. 2.
Albergaria — Questa nobile famiglia di Por-
togallo, ove fiorì a tempo de' Romani,
presenta al dir di Mugnos per primo
stipite un Don Saverio &otto Alfonso I.
Devesi al suo valore il conquisto de'
cristiani della città di Lisbona. Un
Garzi facendo passaggio in Sicilia con
Pietro I d'Aragona, e venuto in Pa-
lermo, ottenne da lui la custodia del
quartiere Neapoli dal suo nome poi
detto dell'Albergarla.
Levò per armi: campo azzurro sparso
di gigli d' oro, ed una banda nera ca-
ricata da tre scudetti d' oro broccante
sul tutto. Tav. XV. 16.
Alberti — Famiglia oriunda pisana, come
dice Mugnos, traendo principio dalla
antica e chiara famiglia de' Pierieri.
Sotto re Alfonso nel 1430 passò in
Palermo. Un Antonio fu vicario del
regno a' tempi di Carlo V. Suo figlio
Filippo fu barone di Nicchiara in Mi-
neo, ove continuò il suo stipite. Un
altro rampollo da Firenze venne in
59
Messina circa l'anno 1528 ove si caso;
e il di lui figlio Simone acquistò nel
1588 la terra e baronia di Pintodat-
tolo in Calabria. Da questi nacquero
Giuseppe e Stefano; il primo ebbe in-
vertita la detta baronia nel titolo di
marchese nel 1600; il secondo reca-
tosi in Napoli comprò la terra di Pa-
gliara; e poscia stabilissi in Palermo.
Fra le celebrità di famiglia bisogna
annoverare un Pontefice Innocenso VI
e due cardinali Ardoino e Stefano 1439.
Armasi : campo azzuro con una ca-
tena d'oro situata in croce di S. An-
drea; in capo imo scudetto d'oro con
giglio rosso, insegna di Firenze che
vi aggiunse la famiglia Alberti di Mes-
sina. Lo scudo sormontato da un elmo
con lambrequini. — Corona di marche-
se. Tav. IX. 3.
Albirolo — Al dir di Mugnos antica nobile
famio'lia di Messina col titolo di barone
al servizio di re Ludovico 1344.
Armasi : campo rosso con tre fasce
di argento. — Corona di barone Ta-
vola XV. n.
Alborez — Armasi giusta il Villabianca: cam-
po d'argento con tre bande azzurre,
e la bordura d' oro caricata da quat-
tro gigli azzurri, situati uno in capo,
due ai fianchi, ed uno in punta; e quat-
tro crocette di S. Andrea azzurre si-
tuate agli angoh. Tav. IX. e.
Alboronc — Armasi secondo il Villabianca:
campo d' oro con un albero nero sor-
montato da tre stelle nere con sei raggi.
Tav. IX. 5.
Albricio — Armasi giusta il Villabianca :
60
campo azzurro con un castello d'oro
sormontato da un serpente d' oro at-
tortigliato. Tav. IX. 4.
Albuzio Albutìo — Nobile famiglia milanese,
secondo Mugnos. Un Giordano d'Albu-
tio la trapiantò in Sicilia, essendovi
stato confinato dall'Imperatore Fede-
rico IL
Leva per armi : campo d' oro con
tre fasce rosse ed una banda rossa
broccante sul tutto. Tav. XV. is.
Alcono — Tal nobile antica famiglia origi-
naria di Roma secondo Mugnos passò
in Sicilia, ove possedè la baronia di
Bulgarano; un Alessio Alcono fu ca-
. merlerà della regina Maria nonché go-
vernatore deUa camera reginale.
Armasi: campo rosso, con tre ca-
prioli d'oroj, accompagnati da una croce
potenziata d' oro situata sopra il se-
condo capriolo. — Corona di barone
Tav. XV. 19.
Alcorace — 'Antica famiglia della città di
Mazzara in Sicilia, ove a dir di Mugnos
à goduto le prime cariche della sua
patria. Un Pietro Alcorace nel 1571
fu inviato ambasciatore al re Martino
per rendergli omaggio e fedeltà.
Leva per armi: campo d'argento con
un montone nero rampante. Tav. XV. 20.
Aldeniondo — Armasi giusta li Villabianca :
campo di argento con una fascia di vajo,
accompagnata da una croce d' azzurro
in capo. Tav. IX. 7.
Alderìsio — Famiglia nobile di Termini co-
me riferisce Mugnos; un Alderisio ca-
valiere tradì il re dando la città di
cui era governatore a re Roberto di
Napoli, ove fu costretto rifuggiarsi, tro-
vando compensi e doni.
Fa per armi: campo rosso con un
monte d' oro sormontato da un giglio
dell' istesso metallo. Tav. XVI. 1.
Aldobrandiaì — Fiori questa famiglia in Pa-
lermo, al dir di Mugnos, ove provenne
da Roma 0 da Bologna. Vanta molti
illustri soggetti militari prelati e por-
porati. Fu ingrandita da Papa Cle-
mente Vili di tal cognome. Un Luigi
fu straticò in Messina nel 1336, come
un Giovanni nel 1379 fu Senatore e
Pretore di Palermo.
Armasi: campo azzurro con una ban-
da doppio merlata, accostata da sei
stelle d'oro situate 3 in capo e 3 in
punta. Tav. XVI. 2.
Aledo — Leva per armi secondo il Villa-
bianca: campo diviso nel 1° rosso con
un castello d'oro ed un braccio ar-
mato sporgente dalla porta, accompa-
gnato da due dadi d'argento con cin-
que punti neri, nel 2" d'argento con
due cavalli neri passanti. Tav. IX. 8.
Alessandrano — Secondo il Mugnos, un Aldo
da Savoja venne in Sicilia, col carico
di gentiluomo di camera della regina
moghe di re Federico II, e stabilì sua
dimora in Catania. Un di lui figlio
Onofrio fu consultore di re Martino,
da cui ottenne la terra di Nuzzolino
nel 1399. Da lui un .Udo che nel 1420
fu capitano in Catania e senatore.
Armasi : campo d' argento con im' a-
quilanera bicipite e di sotto onde mari-
ne.— Corona di barone. Tav. IX. n.
Alessandro — Famiglia Fiorentina, dice Mu-
gnos passata in Napoli ove era anno-
verata tra le nobili del sedile di Nilo.
Un Guglielmo Alessandri o d'Alessan-
dro fu il primo a trapiantarla in Si-
cilia e px'ecisamente in Catania, dove
fu ascritto nella maestra de' nobili ed
ottenne dal re Alfonso il feudo della
Giarretta. I di lui posteri si sono con-
servati nobilmente in varie città del-
l' Isola.
Armasi : campo d' oro con un ca-
vallo bucefalo corrente. — Corona di
barone Tav. IX. 12.
Alessio — A causa de' tremendi partiti guelfo
e ghibellino la nobile famiglia Alessio
composta di due fratelli Partenio e
Guidone secondo Mugnos da Roma
moveva in Palermo ove trapiantavasi.
Costoro pel militare valore consegui-
rono da re Federico molte e grosse
terre in Messina e Castrogio vanni —
Nella prima linea troviamo un An-
tonio maritato nella città di Piazza che
fu barone di Bugidiano per ragion di
matrimonio, 1435, ciò sino ad un al-
tro Antonio che nel 1500 mori senza
prole. Nella seconda linea un Matteo
Alessio fu senatore in Messina nel
1550 e capitano in Catania il 1533.
Dal Matteo ne vennero dei cavalieri
di Malta fra cui celebre un Alessan-
dro, 1558. In fine fiori anche in Mar-
sala.
Armasi: campo d'oro con tre rose,
situate I e 2, (male ordinate). — Co-
rona di barone. Tav. IX. 10.
Ale\audi'0 — Famiglia nobile al dir di Mu-
gnos in molte città d'Italia, non che
61
in Messina, ove ricordasi pel primo
un Giovan Filippo Alessandro, che fu
consigliere di re Alfonso.
Spiega per armi: campo rosso con
tre monti d' oro, battuti da onde ma-
. rine. Tav. XVI. 3.
Alfiere — Questa famiglia dice Mugnos fiori
in Polizzi, ove ebbe capitani e giurati.
Armasi: campo azzurro con un'ala
d'argento ferita da una saetta.TAV. X. i.
AH'onso — Famiglia portoghese, sappiamo
per Mugnos che un Martino Alfonso
fiori nel 1383, e che un cavahere di-
stintissimo Rodorico venne in Siciha
sotto re Ferdinando I col carico di
consigliere dell'infante D. Giovanni,
da cui ottenne varie rimunerazioni.
Nel 1443 si recò in Siciha anche un
Ferdinando cavaliere di S. Giacomo
della Spada; che al dir del Minutoli il
1444 abitò in Trapani, ottenendo po-
scia il carico del museo del regio pa-
lazzo con larghe rimunerazioni. Da
lui Francesco ed Antonio, regii ca-
valieri, però quest'ultimo si caso in
Trapani con Violante Sigerio mercè
real privilegio di potere in quei mari
edificare una sahna 1504; ottenendo
perciò l'isola della Calcara, non che
un Fano nel porto di detta città una
co' dritti corrispondenti. Fu egli tre
volte prefetto di detta città 1495, e
giurato nel 1500. Continuando la di-
scendenza incontriamo un Alessio pre-
fetto 1573; un Agostino barone di Ca-
laci ed altri, fra' quali un Alfonso Gu-
ghelmo barone di Graniti 0 di Man-
giavacchi, fatto cavaliere da Carlo V
8
nel 1535, ed un Rois tanto accetto
al detto imperatore nel 1549 il feudo
deir Amorosa ottenne.
Spiega per armi secondo il Minu-
toli: campo azzurro con una fascia di
oro accompagnata da sei stelle d'oro
con sei raggi, situate 3 in capo e 3 in
punta. — Corona di barone. Tav. IX. i3.
Algaria — La è una famiglia, dice Mugnos
di chiarissima origine catalana perchè
un Giovanni Perez de Algaria genti-
luomo impiegato a' ser\àzì di re Mar-
tino e di re Alfonso nel 1416 acqui-
stò la castellania di Capopassaro col
carico di custode maggiore delle ma-
rine deUa riva occidentale. Poiché si
congiunse in matrimonio con Antonia
Cassarino famiglia nobile diNoto. 1418
ivi fermò sua stanza. Da lui un Pie-
tro altri ed in linea retta, che vis-
sero con onorati carichi.
Tra' personaggi piti distinti trovia-
mo un Almerico, che coli' appoggio del
vescovo cU Malta Corsetto suo zio fu
tre volte capitano di quest'isola non
che governatore di Gozo ed altri ca-
richi si ebbe. Epperò i di lui figh Gio-
vanni e Pietro non pochi servigi ren-
dendo a Carlo V ottennero grossi com-
pensi e quinci abitarono in Palermo,
ove sostennero i migliori officii nobili.
In questa linea troviamo un Gaspare
che fu giurato nel 1607 e 1608 e po-
scia il figlio Carlo senatore nel 1646,
divenuto indi deputato del regno nel
1653. Commendasi ancora dal Mon-
gitore tra' letterati un Simone; più
al dire del Villabianca una Melchiorra
Algaria che fu prima duchessa di Ga-
lizia titolo concedutole da re Fihppo IV
nel 1660.
Armasi giusta il detto Mugnos : in-
quartato in croce di S. Andrea il capo
e la punta lozangato d'oro e di nero,
ed ai fianchi d'azzurro con una stella
d'oro a sei raggi. Lo scudo sormon-
tato da un elmo di nobile antico.
Tav. IX. 14.
Alias — Armasi giusta il ViUabianca: campo
azzurro con un leone d' oro, che tiene
nelle zampe anteriori due ali pur d'oro.
Tav. IX. 15.
Alibrio — Armasi secondo il Villabianca:
campo diviso; nel 1 d'azzurro con tre
monti d'oro sormontati da tre stelle
dell' istesso metallo, situate in fascia,
e nel 2 campo rosso con un' ala d'ar-
gento accompagnata da due leoni di
oro. Tav. IX. le.
Alifi 0 Galifl — Famigha di greca origine se-
condo Mugnos, stante un cavaliere Bal-
dovino essersi staccato dal servizio
dell' imperatore Paleologo, e recato in
Sicilia attaccandosi a re Ruggiero di
quello nimicissimo, e prendendo per
sua dimora Messina, ove fondò la sua
nobile famiglia. Suo figlio Roberto fu
arcivescovo; epperò Guglielmo un'al-
tro de' suoi figli si caso in Palermo,
ed il di lui primogenito Benerio passò
a' servizi dell'imperatore Enrico VI
ottenendone in compenso un ballato
in feudo di detta città di Messina con
privilegio del 1195. che vari primo-
geniti della linea ebbero conflrmato.
Un Antonio sotto re Pietro II fu gen-
tiluomo di camera, e portulano del ca-
ricatore di Girgenti; un Francesco
letterato di vaglia e cardinal di Santa
Chiesa 1380.
Nel 1506 la famiglia ebbe concessa
la zecca di Messina, come pure l'ufficio
di seo-reto della stessa città. Un Gui-
scardo fiori nell' idioma siciliano , e
visse coir abito di S. Giacomo della
Spada. Qualcuno senatore nobile, ca-
pitano sotto Carlo V occupando i primi
uffici dello stato.
Fa ella per armi secondo Minutoli:
campo d' oro con un defluite nero ed
un sole d' oro neU' angolo destro del
capo. — Corona di barone. Tav. IX. i7.
Allegra o Gallegra — Al dir di Mugnos, è
questa una famiglia frmicese passata
in Sicilia negli ultimi del secolo XIII
con Carlo d' Angiò stabilendo sua di-
mora in Catania, ed un Marco e Fran-
cesco d' Allegra ebbero in ricompensa
de' loro servizi militari il feudo di Mi-
lifiudi.
■ Armasi : campo d' oro con un leone
di rosso che tiene con le zampe an-
teriori un mazzetto di rose e di viole. —
Corona di barone. Tav. IX. is.
Allegra di Palermo — Di questa famiglia non
ci perviene che il nome di un Gio-
vanni d'Allegra uomo filantropo e pio,
il quale comecché uno dei fondatori
della nobile compagnia dello Spirito
Santo nel 1560 voUe con testamento
del 1585 lasciare alla stessa tutti i suoi
beni per farne legati di beneficenza.
Armasi giusta il Villabianca che ri-
63
leva le armi dalla lapide di un sepolcro
di tal famiglia nella Chiesa di S. Gio-
vanni de' Greci : campo azzurro con
una fascia d' oro accompagnata in capo
da tre rose d' oro situate in fascia ed
un giglio d'argento situato in punta.
Tav. XVI. i4.
Alllielda — Armasi giusta il Villabianca :
campo rosso con sei bisanti d' oro or-
dinati 2, 2 e 2. Tav. IX. w.
Aloqui — Armasi secondo Villabianca: cam-
po d' oro con tre barre nere e la bor-
dura di rosso. Tav. X. 4.
Aloi — Armasi giusta il Villabianca: campo
azzurro con un albero d' oro accostato
da due leoni coronati dell' istesso me-
tallo ed un sole d' oro in capo. —
Tav. IX. 20.
Aloisio — Riferisce Mugnos essere questa
im'antica nobile famiglia di Messina; il
primo a notarsi è un Federico Aloisio
potente signore e rettore di detta città,
il quale all' entrata di Pietro d' Ara-
gona il 1282 portò la briglia del di
lui cavallo. Il di lui figlio Giovanni
fu caro a re Federico II, da cui si ebbe
onze 50 di rendita annuale sulle ga-
belle. La stessa rimunerazione si ebbero
dappoi altri soggetti della stessa fami-
glia, ed un Giacomo anche onze 150 in
feudo da re Federico III su gì' introiti
dell'Università di Messina. Si distinsero
un Federico barone di Langalanti, si-
gnor di Mirto, Crapisuso, Belmonte,
Mirhri, Fazana, e Fraganoni, non che
un Paolo, che investito venne nel 1530.
Fa per armi : campo d' oro con quat-
M
tro pali di rosso ed un leone d' oro
broccante sul tutto. — Corona di ba-
rone. Tav. X. 2.
Alotto — Secondo Minutoli famiglia nobile
di Licata, di cui ricordansi un Nicolò
ed un Matteo che sposò Beatrice Dei-
carretto.
Armasi: campo azzurro con ima ban-
da di tre tiri di nero e di argento.
Tav. X. 3.
Alpucclie — Armasi giusta il Villabianca:
campo d' oro con cinque foglie di vite
verde, situate in croce di S. Andrea.
Tav. X. 5.
Altacinia — Secondo il Mugnos antica e no-
bile famiglia Sofo^w^se, chiarissima nelle
armi e nelle lettere , un ramo della
quale passò in Sicilia sotto i reali di
Aragona, da cui ottenne varie baronie.
Armasi : campo d' oro con un albero
di pino verde. — Corona di barone.
Tav. XVI. 4.
Allanledesco — Armasi secondo Villabianca:
campo rosso con ima fascia d'oro ca-
ricata da una lettera A. Tav. X. p.
Allai'ipa — Famiglia oriunda da Piacenza
giusta il Mugnos, ed a cagion di con-
tesa con la famiglia Scribani passata
in Sicilia sotto re Alfonso d'Aragona
e propriamente in Marsala ove si fermò.
È a notarsi un Pietro Altaripa barone
de' feudi di Riesi e Cipolla.
Armasi: campo d'argento con tre
monti verdi battuti da onde marine.
Tav. X. 7.
Altavilla — Questa famiglia dice il Mugnos
fiorì in Vizzini sotto i re angioini ed
aragonesi; imperocché un Roberto Al-
tavilla fu consigliere di re Carlo , e
vedendo la politica piegare in male
abbandonò il suo ufficio, e recossi in
detta città. Pietro II di Aragona ne
fé stima, e re Ludovico in vista de'
suoi grandi servizi militari fra' baroni
di tal città annoverollo. Suo figlio Bar-
tolomeo viene citato quale legista di
alta flxma, avendo avuto il carico di
giudice della Gran Corte sotto Fede-
rico III, da cui anche ottenne nel 1375
le baronie di Canicattini. Raculaesi,
Fratemortilla ed altre, che per motivi
di matrimoni col tempo in altre mani
passarono. Fu egli altresì, secondo il
Villabianca investito dello stato di
Bagni.
Armasi secondo Mngnos : campo az-
zurro con un albero di cipresso di
argento trattenuto da un cane d' ar-
gento rampante. — Corona di barone.
Tav. X. 8.
Altieri — Armasi giusta il Villabianca: cam-
po d' azzurro con sei bisanti d' oro or-
dinati 3, 2 e 1 e la bordura dentata
d' argento e di rosso. Tav. X. io.
Altissima — Nobile famiglia originaria di
Francia, al dir di Mugnos ed un Cor-
rado Altissima a' servizi di casa d'A-
rao'ona si ebbe la castellania di Mineo,
ove la sua posterità prosegui con molto
splendore.
Armasi : campo azzuro. sparso di
stelle d'oro. Tav. XVI. 5.
Alveri — Giusta il Villabianca armasi : cam-
po azzurro con due ali d' oro accom-
pagnate in capo da tre stelle pur di
oro ordinate in flascia. Tav. X. 11.
65
Alil 0 Alò — Giusta il Mugnos antichissima
fipniglia di Lombardia, da dove passò
in Sicilia, militando sotto re Pietro
d'Aragona. Un Matteo Alìi acquistò
i feudi di un tal Filippo Galipo ribelle
sotto re Martino 1401.
Spiega per armi : campo rosso con
' un'anitra d'argento con becco e piedi
d' oro. Tav. XVI. 15.
Alviani — Famiglia nobilissima d'Orvieto,
che secondo Mugnos vanta in Barto-
lomeo un celebre capitano della re-
pubblica di Venezia, di cui le storie.
Passò in Girgenti di Sicilia sotto
Pietro II d'Aragona; ed ivi sappiamo
aver fiorito Andrea Leonardo e Giro-
lamo Alviani famihari di Federico III;
ed un Giovanni che fu barone di Mil-
ventri nel 140G.
Si arma: campo azzurro con un
leone d'argento che guarda indietro
una stella d' argento situata nell' an-
golo sinistro del capo — Corona di ba-
rone. Tav. XVI. g.
Alzanello — ^11 primo ceppo di questa fami-
glia al dir di ]\Iugnos fu un Filippo
Alzanello gentiluomo ]3alermitano, e
. scalco di re Pietro li d' Aragona, per
cui acquistò molte ricchezze. Tonunaso
Alviani m seguito, ebbe da re Martino
ma grosso feudo presso Girgenti, ap-
pellato Calatisakhni e Racalmimi, 1395
non che un altro feudo di Celala.
Armasi secondo il Villabianca: cam-
po azzurro con una ruota d' oro. —
Tav. X. 12.
Ainarelli — Famiglia nobile nai^olitana e si-
ciliana; giusta il Mugnos illustre per
so"'getti di alta fama e nelle armi e
nelle lettere.
Si arma: campo azzurro con un
leone d'argento, che tiene colle zam-
pe anteriori taluni fiori d' argento. —
Tav. XVI. 7.
Amari — Famiglia nobile oriunda da Tra-
pani, di cui il primo ceppo fu un Leo-
nardo Amari, gentiluomo al dir di Mu-
gnos che fu provveditore del R. Pa-
lazzo nel tempo di Federico III. Indi
il di lui figlio Filippo Amari fu gen-
tiluomo di camera della regina Maria,
ed ebbe concesso il feudo di Gibili-
vasili in territorio di Salemi da re
Martino 1397. Nicolò fu cavaliere del-
l'abito di S. Giacomo della Spada;
Giacomo figlio del precedente ebbe la
baronia di Marineo e Risalaimi, An-
tonio Amari s'investi de' feudi della
SuUia, Ficuzza, e Casaliccio nel 1550;
Federico de' feudi della Melia e Ri-
nella nel, 1549. Segue la genealogia
di tanti altri illustri baroni e distinti
gentiluomini tra' quali al dir del Vil-
labianca si annovera un Michele Amari
e Barlè figlio di Antonino che nel 1722
s'invest'i della contea di S. Adriano;
fu egli trascelto qual Maestro Razionale
del Regno, onorato di cappa corta del
R. Patrimonio con real cedola del 1738:
in fine fu amministratore generale del
■fus prohibendi del tabacco in Sicilia
e sue isole adiacenti. Americo Amari
e Roxas de Sandoval figlio del pre-
cedente successe agli onori od a' ca-
richi del padre. Da costui il conte
Michele Amari ed Emmanuele inve-
66
stito nel 1767. Il di lui zio Gioacchino
Amari fu senatore di Palermo nel 1746;
ed Adriano Amari proposito della casa
dei nobili padri dell'Oratorio di Palermo
nel 1767. Attuale capo della famiglia
Amari è il vivente Michele Amari e
Bajardi conte di S. Andriano e mar-
chese di S. Carlo, senatore del regno,
consigliere della Gran Corte dei Conti,
membro della Consulta Araldica in Fi-
renze, e Commendatore dei Santi Mau-
rizio e Lazzaro essendo stato Mini-
stro delle finanze nel 1848. Commen-
dasi infine il di lui fratello Emerico
Amari la più splendida intelligenza si-
ciliana del secolo XIX, filosofo, stati-
sta, pcnahsta e pubblicista insigne.
Pubblicò delle opere importanti in
queste materie che riscossero il plauso
non che in Italia, in Francia e in Ger-
mania. Fu professore a Palermo di
Dritto Penale, a Firenze di Filosofia
della Storia, vice presidente della Ca-
mera de' Comuni di Sicilia nel 1848,
e deputato al Parlamento italiano nel
1861 e nel 1867. Fu cattolico e si-
ciliano non che di liberali principi e si
adoperò sempre con fervore al trionfo
di queste somme idee. Mori a 20 ot-
tobre 1870 fra il compianto di tutto
il paese e colla coscienza di avere bene
nella città adempiuto alla sua missione.
n Consiglio Comunale di Palermo,
di alti sensi di ammirazione compreso
gli votò un monumento in S. Dome-
nico, affinchè il nome di lui restasse
di perenne esempio ai posteri.
Si arma secondo il Villabianca: cam-
po d' argento con una sirena al natu-
rale sopra onde azzurre al capo d'az-
zurro con una stella d'oro. — Corona
di conte. Tav. X. i3.
Aniariglii — Secondo il Mugnos famiglia no-
bile di Siena, da dove passò in Sicilia
al tempo de' Guelfi e Ghibellini sotto
Federico II d'Aragona dando non pochi
virtuosi soggetti tra cui un Giovanni
Amarighi cameriere di re Alfonso.
Spiega per arme : campo diviso di
azzurro e d' oro con una fascia broc-
cante d' argento accompagnata in ca-
po da un' aquila di oro coronata. —
Tav. XVI. s.
Ambo — Famiglia nobile siciliana, e sap-
piamo per Mugnos, un Michele essere
stato maggiordomo di re Martino, ba-
rone di Casale, di Castello, non che
de' feudi di Sala di Donn'Alvira e di
Misirdino e sua fortezza.
Portò per arme : campo d' oro con
un capriolo verde. — Corona di barone
Tav. XVI. 9.
Amato — Antichissima famiglia sjìagmtola
al dir di Mugnos e d'Inveges, venuta
in Sicilia con Pietro d'Aragona al 1282.
Primi ceppi furono Bernardo e Pagano
d'Amato, i quali per ricompensa de'
loro servizi si ebbero alcuni feudi e
per la parentela con la famiglia di
Guglielmo Peralta signore di Calta-
bellotta in questa terra si stabihrono.
Indi furono a' servizi di Federico II
d'Aragona per cui Pagano ottenne i
feudi Cullusi, Silmda e Villanova presso
la detta Caltabellotta, 1290. Un Gio-
vanni fu barone di Zafi'uti, Tommaso
barone di Silinda e d' altri feudi in
Messina trasferendosi ai servizi del re
Martino; e da lui fu fatto avvocato fi-
scale. Dalla di costui linea venne Fi-
lippo, la di cui f;imiglia al dire di Bon-
figlio fu una delle primarie di Messina
e che governò la città di Patti. Bar-
tolomeo fu barone della Massaria 1494.
Un ramo al dir d'Inveges si recò in
Palermo da cui Filippo che sposò A-
gata Bugilo e Gravina. Fu tre volte
senatore dal 1631 al 1641, fu depu-
tato del regno nel 1643, capitano di
giustizia, ed infine pe' meriti suoi e
del suo casato ottenne nel 1644 il ti-
tolo di principe di Galati conferitogli dal
re Filippo IV. Due anni dopo per 120
mila scudi comprò la baronia di Cac-
camo, lo che piacque tanto al re che
gii conferì il titolo di duca d' Asti.
Fiorirono di questo ramo come rife-
risce il Villabianca: Bernardo d'Amato
cavaliere di S. Giacomo, Antonio ca-
valiere d'Alcantara e Fihppo gover-
natore della compagnia della Pace.
Dal che si scorge essere stata tal
famiglia una delle più ragguardevoli
del regno , al presente quest' ultimo
ramo trovasi estinto col passaggio di
tutti i titoli nella nobilisshna casa
Spuches.
Armasi conformemente agli autori :
campo azzurro con una banda d' oro
ed un leone d' oro passante, accompa-
gnata all'angolo destro del capo da
una cometa d'oro e nell'angolo destro
della punta da una stella pur d' oro :
lo scudo cimato da elmo con lambre-
quini. — Corona di principe, e mantello
di velluto scarlatto. Tav. X. o.
Amalo (li Sciacca — Secondo Savasta nobile
famigha di Catalogna passata in Si-
ciha nel 1282, regnando re Pietro di
Aragona. Mugnos le dà per ceppo Pa-
gano d'Amato, uno de' baroni nomi-
nati nel servizio militare di re Ludo-
vico nel 1343. Egli meritossi le ba-
ronie e feudi di ViUanova, Giulinda
Belici, Zaffudi, Ciafagiioni, Donzelli.
Martufa, Majenza, Bordia, Galando,
Verdura, Cassarà, Bonfigiio, Garaga-
lupo, Amboja, Belriparo ed altri. Fio-
rirono di questa famiglia il milite Tom-
maso e Milione Amato ed altri illustri
personaggi, che sino a' nostri giorni
anno occupato i primi ufKcii della città
di Sciacca.
Si arma al dire de' citati autori:
campo d' azzurro con sei stelle d' oro a
sei raggi, ordinate 3, 2 e 1. Tav. X. i4.
Amdlia — Armasi secondo il Villabianca cam-
po diviso, nel 1" d' oro un' aquila bici-
pite coronata, nel 2° interzato in banda
di azzurro d' argento e di nero. —
Tav. X. 15.
Anielina 0 Armelina — Antica famigha nobile
messinese al dir di Mugnos: Ricordasi
con onore un Errico Amelina capitano
che molto si distinse contro i Francesi
nel vespro, ed un Bernardo Miles ba-
rone al servizio militare di re Ludo-
vico nel 1343.
Fa per arme : campo d'oro con tre
mosche nere ordinate 2, 1. — Tavo-
la XVI. 10.
AnifllSO — Famiglia illustre normanna; giù-
6?
sta il Mugnos proveniente da Amfuso
figlio di re Ruggiero nato nel 1135.
Eoii ebbe un fio'lio naturale chiamato
Ruggiero che possedè alcune terre
presso Catania e Lentini ove si sposò
ed ebbe 12 figli.
Si arma: campo d'oro con una fa-
scia verde caricata da tre mezze lune
d'oro. Tav. XVI. 11.
Amico — Dal Villabianca rileviamo un Gu-
glielmo d'Amico che fu barone della
Ficarra, ma poi fu spogliato per fel-
lonia dal re Corrado I svevo. Intanto
il Mugnos riferisce esser questa una
famiglia nobile bolognese stabilita in
Messina ai tempi di Federico II da cui
ebbe carichi e favori; però Giovanni
d'Amico sotto Federico III aderendo
ad una ribellione fu tostp privato di
tutto perdendovi anco la vita. Un'altro
Giovannni poi sotto re Martino co-
minciò a ricuperare una parte di tali
beni, servi il re Alfonso nelle guerre
per cui fu creato cavaliere dello spe-
i-on d' oro con alcuni territorii e ra-
gioni di gabella, ottenendo altresì nel
1457 la castellania di Milazzo. France-
sco e Filippo furono cavalieri di Malta.
Nel supplemento del detto Villabianca
troviamo Antonino onorato da Carlo III
Borbone del titolo di marchese nel 1759,
e ciò per rilevanti servizi prestati alla
corona cU Spagna. Finalmente, con-
chiude il Mugnos, quasi tutti i membri
di tal famiglia furono soggetti distin-
tissimi e per carichi e per azioni il-
lustri e talora valorose. Dei rami fio-
rirono anche in Milazzo ed in Catania.
Si arma secondo il Minutoli : campo
d' oro con una banda d'azzurro ed uno
sparviero nero passante : Lo scudo
sormontato da corona di marchese.
Tav. XI. 1.
Amidei o Ainodeo — Famiglia al dir di Mu-
gnos fiorentina che per le celebri
combattuti fazioni degli Amidei e Buon-
delmonti dovette abbandonare la patria
e riparare in Sicilia, ed un Corrado
Amidei si caso in Messina. Un Giovanni
nobile fiorentino ottenne dal re Manfre-
do la castellania di Trapani, dove i suoi
discendenti col proprio merito al dir di
Minutoli si mantennero in grande stima.
Nicolò fu barone di Pietralonga nel-
l'isola di Malta per concessione di re
Federico III 1371; Francesco si ebbe
le baronie della Tonnara, del Pala-
gio di Trapani, di Monterosso e della
Salina nel 1465; Errico fu capitano
giustiziere e segreto, anche il figlio
Giovanni ebbe questi ed altri onori
cenferiti nel 1458. Lo stesso dicasi
del di lui fratello Palmerio 1478. Se-
gue la linea sino ai nostri giorni, non
avendo mai mancato di dare perso-
naggi distinti e per cariche e per virtù
cittadine, avendo anche l' onore di es-
sere insigniti del Sacro Ordine Gero-
solimitano. •
Armasi : campo diviso d' argento e
di rosso con un leone dell'uno e del-
l'altro; lo scudo sormontato da elmo
di barone con lambrequini. Tav. X. n.
Amidei o Omodeì — Altro ramo dello stesso
stipite fiorentino e per le stesse ra-
gioni sopraccennate giusta il Mugnos
passò in Sicilia com' è a dire un Puc-
cio Amidei anche detto Omodei, che
precisamente con suo figlio Orlando
nel 1283 venne a stabilirsi in Palermo.
L'Orlando ebbe la baronia di Valle-
lunga; Parisi Omodei quella di Fal-
conieri; Tommaso fu cavaliere gero-
solimitano 1464; Giovanni vescovo di
Mazzara; Antonio molto celebrato nelle
storie del Fazzello, ed un Francesco
sotto Carlo V militanti. Un altro Fran-
cesco nel 1.381 fu pretore. Landò o
sia Orlando poi come per aneddoto
sappiamo d' aver mutato il proprio co-
gnome in Omodei, ond' estinguere la
rimembranza dei partiti guelfi e ghi-
bellini , da' Bondelmonte ed Amidei
cagionati. Lo stesso avvenne pel succi-
tato mutamento di Amidei in Amodei.
Armasi: campo partito di nero e di
argento con un'ala dell'uno e dell'al-
tro ; lo scudo sormontato da elmo di
barone con lambrequini. Tav. X. le.
Amore — Riferisce Mus-nos che un tale An-
tonio d'Amore fu a' servigi di Fede-
rico III. Altri soggetti ebbero onorati
carichi tanto da re Martino che dalla
regina Bianca. Un altro Antonio fu
segretario e consigliere dell' infante
Pietro fratello di re Alfonso nella città
diPiazza, dandogli per trattamento 1437
il feudo di Lorsa. Ivi molti gentiluo-
mini di tal casato fiorirono, tra' quali
furonvi 1566 Angelo cavaliere di Malta,
Francesco barone di Bulcendelli 1527,
ed Antonio che ottenne i feudi di Sic-
cara, Casacchio, Sulla e Crucifia.
Armasi: campo d'oi'o con un cuore
69
rosso trafitto da una saetta d'argento.
— Corona di barone. Tav. XI. 2.
Ancisa — Nobile famiglia siciliana al dir
di Mugnos, decorata del titolo di ba-
rone di S. Bartolomeo.
Si arma : campo rosso con due bande
d'argento, ed una barra d'argento
broccante sul tutto. Tav. XI. 3.
Alldrada — Di questa distinta famiglia non
abbiamo altra notizia se non quella che
ci dà il Mugnos citando un Luigi de
Andrada che con altri cavalieri passò
di Spagna in Sicilia sotto re Alfonso.
Il Villabianca l'arma campo d'oro con
una marrella nera, ed una banda d'az-
zurro, caricata all' angolo sinistro della
punta da una testa di leone di ar-
gento broccante sul tutto. Tav. XI. 4.
Andrea — Al dir di Mugnos famiglia cata-
lana, venuta in Sicilia sotto cognome
di Andres . Il primo di questa famiglia
fu Garraffo d' Andrea cavaUere ai ser-
vizi del re Federico II, da cui si ebbe
la casteUania di Naro, ivi stabilendo sua
dimora. Con Agnese Securso procreò
Giovanni , Domenico e Giacomo ; da
quest'ultimo ne nacque Garraffo, che
servi il re Martino in qualità di pag-
gio; e dal Domenico ne venne un Gio-
vanni che servi in qualità di paggio
la regina Bianca e da gentiluomo il
re Alfonso , da cui pe' suoi servizi
ottenne molte terre nel territorio di
Naro. Segue la linea sino a Mincio,
ch'ebbe la baronia di Seccafati nel
1474, ed altri gentiluomini illustri.
Tra le famiglie estinte di Napoli vi ha
al dir del duca della Guardia la fa-
9
70
miglia d'Andrea originaria del Pie-
monte. Perrotto d'Andrea, che acquistò
la contea di Troja e di Ascoli, fu il primo
a trasportarla in Napoli, essendo stato
dal re Carlo III promosso alla dignità
di maresciallo. Ma le armi di queste due
famiglie sono ben differenti, portando
quella di Napoli campo azzurro con
una croce di S. Andrea, un giglio di
oro in capo ed un pugnale con la
punta rivoltata in punta, mentre quella
di Sicilia secondo Mugnos un campo az-
zurro con una banda d' oro. — Corona
di barone. Tav. XI. 5.
Anfossì — Ainnasi secondo il Villabianca:
campo azzurro con un braccio d'ar-
gento sporgente daU' angolo destro del
capo elle impugna un tridente di ar-
gento sopra onde marine. Tav. XI. 6.
Aogelica — Famiglia, dice Mugnòs, di Lucca;
venuta in Catania a' servizi di re Pie-
tro II d'Aragona, poiché Corrado di
Angelica ebbe il grado d'Alfiere nel-
r esercito reale. Indi un membro di
essa passò in Messina, dal quale ne
venne un Filippo gentiluomo di molta
gravità e sapere. Vanta un santo mar-
tire nominato Vittorio, protettore della
detta città sua patria. Un Artale poi
da re Martino si ebbe la castellania
del castello di S. Alessio.
Armasi secondo il Villabianca: cam-
po azzurro con un angelo d'argento,
che tiene nelle mani due spade d' ar-
gento sguainate. Tav. XI. 7.
Angelini — Famiglia aquilana traendo ori-
gine da un Angelino capitano goto,
che ebbe il governo di Aquila dal re
Ataulfo come riferisce Mugnos. Un
ramo passò in Sicilia stabilendosi in
Lentini.
Si arma : campo d' oro con due an-
geh serafini rossi accompagnati in capo
da una stella rossa. Tav. XI. 8.
Angelo — stando al Mugnos la è una fa-
miglia originaria dall'imperatore Isacco
Angelo Comneno di Costantinopoli,
venuta in Italia e precisamente nella
città di Napoli, ove diramossi formando
i marchesi di Ceglie, i principi di Bi-
tetto ed i baroni di Carbonara, de'
quah fiori Domenico avvocato ne' su-
premi Tribunali. Un ramo passò in
SiciUa, producendo non pochi nobih
soggetti. — Ella fa per armi: campo az-
zurro con una fascia d' oro accompa-
gnata da due stelle pur d' oro, situate
una in capo, ed una in punta, lo scudo
sormontato da ehno con lambrequini.
Tav. XI. 9.
Angles — Giusta il Mugnos famigiia oriun-
da di Majorca sotto Federico II. Un
Nicolò corrottamente detto l'Inglese
fu barone in Palermo al servizio di
re Ludovico 1343. Un Pietro fu poscia
castellano del forte di Castellamare di
Palermo.
Armasi: campo diviso, nel P verde
con due leoni d' oro affrontati che so-
stengono un giglio d'argento, nel 2°
d'azzurro e la campagna d'argento,
ed ima fascia rossa broccante sul di-
viso.— Corona di barone. Tav. XI. 10.
Anglcsola — Nobile famiglia di Catalogna
e Valenza, di cui un ramo al dir di
Mugnos passò in Sicilia nel 1283 col
re Pietro d'Aragona stabilendosi in
Sciacca. Beringario e Bernando An-
glesola per aver seguito la fazione de-
gli Alagona contro il re Martino n'eb-
bero confiscati i loro beni, che poscia
il medesimo re graziandoli restituì.
Si arma : campo rosso con un leone
d' oro. Tav. XI. 11.
AngoUa — Dice il Mugnos esser famiglia
nobile di Galizia, di cui un ramo passò
in Sicilia scegliendo per sua dimora
Messina. Ivi fiori per ricchezze, per
le cariche occupate di Giudici della
R. G. C. e maestri Razionali del Tri-
bunale del Real Patrimonio.
Si arma: campo azzurro con una
banda d'oro accompagnata da un drago
d' oro passante, e in punta da tre bande
rotte accompagnate da stelle d' oro.
Tav. XI. 12.
Angullo — Giusta il Minutoli è dessa una
famiglia spagmiola, venuta in Girgenti
ove vantò capitani e governatori; nel
1437 un suo ramo passò in Palermo.
Un Giovanni fu generale d' artiglieria
del regno di Sicilia 1539.
Armasi: campo d'oro con cinque
pali di nero e di rosso. Tav. XI. i3.
AnicilO — È questa al dir di Mugnos una
famiglia beneventana, che ben meritò
da re Federico IL Giorgio Anicito fer-
mò sua stanza in Messina, ove si caso.
I suoi figli concorsero a' maggiori uf-
fici dello stato.
Fa per arme : campo rosso con una
aquila scaccheggiata d'oro e di nero
colle ali al volo spiegate. Tav. XVI. 12.
Aniva — Rileviamo dal Mugnos esser que-
71
sta una nobile ed antica famigUa si-
ciliana patrizia di Messina, che pregiasi
aver contratto alleanza con la nobi-
lissima famigha Colonna Romano dei
Baroni di Cesarò.
Armasi : campo d' oro con una banda
di rosso caricata da sette picche di
lancia d'oro, accompagnati da due co-
lombe nere , situate una in capo ed
una in punta. Tav. XI. 14.
Anorea — Giusta il Villabianca armasi: cam-
po azzurro con una fascia d'oro ed un
uccello d'oro passante, accompagnato
da una stella dello stesso metallo al-
l' angolo destro del capo, e in punta
da tre monti d'oro. Tav. XI. 15.
Ansaldi di Palermo — Famiglia nobile di
Nicosia, ove trovasi ascritta a quella
maestra de' nobili. Credesi derivare da
quella di Firenze e di S. Miniato; ma
comecché son differenti le armi e non
abbiamo scrii documenti che conte-
stino la provenienza da quella, diremo
che in Siciha si divise in due rami,
r uno abitò in Castrogiovanni e Maz-
zarino e si estinse nella nobilissima
famiglia Grimaldi di Geracello. L'al-
tro rimase in Nicosia, da cui ne venne
un Giovanni marchese di Spataro, che
sposò la nobilissima dama Carolina
Ventimiglia de' principi di Grammonte
fermando in Palermo sua dimora. Fu
il di lui avolo Giovanni barone di Spa-
taro, al dir di Villabianca, elevato a
marchese come chiaramente scorgesi
dall'investitura da lui presa a 31 ago-
sto 1761, per l' acquisto del titolo di
marchese di Bonaccorso coinmutan-
72
done il titolo di marchese di quest'ul-
timo in quello del feudo di Spataro.
Ebbe tre figlie, delle quali due viven-
ti, inguisaccliè non essendovi maschi
estinguesi questa famiglia in Clemen-
tina Ansaldi col passaggio del titolo
^iire ereditario nel di lei figlio Alfredo
Bertini ed Ansaldi.
Armasi secondo il Villabianca: cam-
po azzurro con un braccio d' argento
che impugna un giglio d' oro e la cam-
pagna d' argento con tre rose unite
col fusto in alto. — Corona di mar-
chese. TaV. XI. 16.
Ansaldi di Messina — Secondo Mugnos è que-
sta una famiglia nobile lornharda. Pri-
mo a trasportarla in Sicilia fu Gre-
gorio Ansaldi barone lombardo venu-
tovi con l'imperatore Federico II, e
stabilitosi in Messina fondò ivi la sua
famiglia che produsse molti nobili sog-
getti.
Fa per arme : campo rosso con un
drago d' oro. — Corona di barone. —
TaV. XI. 17.
Ansalone — Il primo a scrivere su questa
nobile e distintissima femiglia fu il
Mugnos, il quale assicura aver tratto
origine da un Ladislao cavaliere della
Pannonia, e molto protetto dall' impe-
ratore Enrico VI poi^chè a' suoi ser-
vizi. Costui fu governatore di Messina
ove si caso. Di là una serie di per-
sonaggi tra cui Federico Ansalone che
nel 1212 fu stràtico di questa città,
Natale che fu fautore del Vespro, per
cui da re Pietro fu eletto maestro giu-
stiziere, e da re Giacomo a capitan
d'esercito. Lo Zurita encomia Pietro
Ansalone, che da re Federico si ebbe
il castello di Comiso e l' ufficio di pro-
tonotaro del regno. Fiorì poscia Bon-
signore, indi Andrea baroni di grossi
feudi, Matteo protonotaro del regno,
Giovanni barone di Pettineo, de' Rossi,
Scali, Comeni, Migciidi, Ogliastro, Ca-
stelluzzo ecc. Un altro Bonsignore ot-
tenne la baronia di Fiumedinisi, Gia-
como le tonnare di Milazzo, essendo
questi Capitan Generale della città di
Patti. Molti senatori in Messina vanta
questa illustre famiglia e tre stràtico
sino al 1329, per tacere di altri ca-
richi. Ebbe dei cavalieri di Malta, tra'
quali commendasi un fra Pietro che
scrisse un libro De sua familia relatio.
Intanto interessa conoscere che da tal
famiglia derivarono ì principi di Roc-
cacolomba ed i duchi della Montagna
Reale. Il Villabianca riferisce che Asca-
nio Ansalone si ebbe la terra baronale
di detta Montagna Reale unitamente al
suo feudo Marcato di Rocca, di cui
fu primo duca per concessione del re
Filippo IV del 1642; fu egli altresì
maestro razionale del real patrimonio
reggente nel Supremo Consiglio d'Ita-
lia presso la Corte di Madrid 1651 ,
primo marchese di Sorrentino, primo
conte di Tindaro , primo principe di
Patti 1655 per vendita reale (sebbene
fosse stata poi annullata il 1662 di
ordine del detto Supremo Consiglio di
Italia), due volte vicario generale del
regno in vai Demone, maestro giurato
per due vite, accoppiandosegli la se-
srezia di Messina, non clie le cariche
di maestro segreto e di maestro por-
tolano di tutto il regno. Morì senza
prole, sicché tanta stupenda eredità
passò ad Antonio figlio del fratello
Pietro, prendendone investitura 1681.
Da qui una linea cadetta di Ansaloni
sino a che un Antonino lasciò unica
erede sua figlia Lauretta, e questa fi-
nalmente un' Alfonsina Corvaja che
maritatasi con un tal di femiglia Via-
nisi ne raccolse l'eredità. Intanto non
passeremo sotto silenzio un Paolo An-
salone e Corsetto, che nel 1639 inve-
stito venne del titolo di Principe di
Roccacolomba , e fu capitano di Pa-
lermo.
Armasi concordemente agli autori:
campo azzurro con sei barre d' oro. —
Corona di principe. Tav. XI. is.
Anselmo — Sull'autorità del Mugnos è que-
sta una nobile famiglia di Parma por- •
tata in Sicilia da Giovanni Anselmo,
che militò sotto il re Alfonso il ma-
gnanimo , fermandosi in Messina ove
fiorirono varii gentiluomini, tra' quali
un Luigi Anselmo che fu valoroso ca- \
pitano in Francia al servizio del re
Luigi XI.
Si arma : campo d' oro con un ca-
stello sormontato da tre torri di ver-
de. Tav. XI. 19.
Ansidca — Annasi secondo il Villahianca:
campo rosso con una banda d' oro
Tav. XI. 20.
Anliochia — Famiglia oriunda toscana, se-
condo Inveges e propriamente da un
Federico, figlio naturale dell' impera-
73
tore Federico II, e che qual principe*
di Antiochia ove fu allevato divenne
re di Toscana: di là la ragione del
cognome. Suo figlio Corrado nel 1268
per difesa di suo cugino re Corradino
contro Carlo d' Angiò da Capitan Ge-
nerale governò l'isola di Sicilia. Indi
sconfitto nella guerra col detto re, fu
in Centuripe appiccato dopo essere
stato barbaramente accecato in duro
carcere. Costui secondo il Pirri fu conte
della terr;). di Capizzi.
Armasi giusta Inveges : campo rosso
sparso di gigli d'oro — Corona di conte.
Tav. XII. 1.
Anzio — Famiglia nobile e antica di Cata-
logna, fu trasportata in Sicilia da Gia-
como d'Anzio a' servizi di re Pietro
d'Aragona; da lui ottenne grossi te-
nimenti di terre in feudo , e si rese
progenitore di Antonio e Bernardo di
Anzio, i quali lasciarono al dir di Mu-
gnos una larga posterità.
Armasi: campo rosso con una per-
gola d'argento. Tav. XII. 2.
Apilia — Famiglia sveva, dice Mugnos, ve-
nuta in Sicilia con l'imperatrice Co-
stanza, moglie di Enrico VI; peroc-
ché ella seco condusse il cavaliere
Federico Apilia, capitan della Guardia
Imperiale affidandogli la soprainten-
denza del governo del regno. Si caso
in Palermo, ed i suoi figli divennero
ricchi e potenti; se non che un Gio-
vanni fattosi ribelle perdette tutti i ca-
steUi, feudi e ville, conseguendoli po-
scia nel 1396 un di lui fratello a nome
Pv,aimondo, per motivo de' suoi grandi
74
f servizi, pe' quali anche la terra di Frizzi
1397 ottenne, non che tutti i beni di
Francesco Valguarnera confiscati, la
gabella de' Mortilli e Fumo di tal città
con la terra di S. Fihppo d'Agirò. Il
di lui figlio Giovanni possedette il feudo
e castello di Cefalà nel 1399. Infine
un Raimondo Apiha o d' Aptiha fu pre-
tore della città di Palermo, come ri-
ferisce Baronio.
Armasi secondo Magnos : campo az-
zurro con un leone d' oro circondato
di api d'oro. Tav. XII. 3.
Aponlc — Questa nobile e chiarissima fa-
miglia originaria di Spagna, al dir di
Mugnos, sotto i re aragonesi fiorì in
Palermo. Vanta non pochi soggetti il-
lustri nelle lettere e nelle armi, se-
natori e pretori. Il p. d' Aponte fu un
luminare di scienze ecclesiastiche, e
produsse molte opere spirituali, anche
oggi ricercate.
Armasi : campo azzurro con una fa-
scia d' argento, in punta un ponte di ar-
gento e di sotto un fiume. — Tav. XII. 4.
Aprile (li Callagirone — Secondo il Mugnos
famiglia nobile di Valenza passata in
Sicilia sotto il re Federico II di Ara-
gona, e stabilitasi in Noto, Modica e
Caltagirone con carico di segreto di
quest'ultima città, e decorata col ti-
tolo di barone. Commendasi il p. Aprile
dotto e virtuoso gesuita.
Armasi secondo il Villabianca: campo
d' argento con una fascia di rosso ac-
compagnata da tre rose rosse situate
2 in capo ed una in punta. — Corona
di barone. Tav. XII. e.
Aprile (li Palermo — Giusta il Villabianca si
arma: campo azzurro con una fascia
d' oro accompagnata in capo da un gi-
glio d'argento, e in punta da tre stelle
d' oro con sei raggi situate in fascia.
Tav. XII. 5.
Appuzzo — Nobile famiglia di S. Filippo di
Agirò; si vuole proveniente di Mosco-
via dove fiorirono Abbia de Apruz ca-
pitano del Granduca di Moscovia, e che
si distinse contro i Tartari. Demetrio
fu cancelliere di quel ducato come ri-
ferisce il Mugnos.
Portarono per arme: campo d'ar-
gento con tre monti rossi sormontati
in capo da corona di rosso. Tav. XII. 7.
Apillia — Antica famiglia nobile siracusana
che rimonta a' tempi aragonesi, al dir
di Mugnos. Primo a ricordarsi è uu
Ferrerò d'Apulia ricchissimo barone.
Tale famiglia fiorì ancora in Lentini,
ove dicesi Pulia.
Armasi : campo inquartato in croce
di S. Andrea, il capo e la punta di
rosso, ed ai fianchi d' argento — Co-
rona di barone. Tav. XII. 8.
A(lllÌlone — n INIinutoli vuole fosse questa
flimiglia nobile ed antica di Messina,
ove occupò ragguardevoli posti.
Armasi : campo rosso con un' aquila
nera coronata, che tiene fra gli arti-
gli un serpente verde. Tav. XII. 9.
Arada - — Il Villabianca l'arma: campo rosso
con una banda d'oro accompagnata in
capo da un' aquila d' oro , e neU' an-
golo destro della punta da un leone
d' oro. Tav. XII. 10.
Aragona — Consultati gli accennati scrittori
delle cose di Sicilia, ed in ispecie il
Mugnos e l'Inveges troviamo essere
un tal cognome appartenuto a più rami
staccati dal ceppo reale, di cui sopra
femmo cenno. In fatti alcuni sonosi
nominati Aragona per linee collaterali,
0 per linea paterna o materna, per
mogli, fratelli, figli, ec. del re di Si-
cilia, altri come figli naturali di quelli.
Nel primo caso è facile incontrare non
pochi distinti personaggi, che àn go-
vernato l'isola da presidenti, e la città
col titolo di pretori. Possedettero i
titoli di principe di Castelvetrano ,
duca di Terranova, marchese d' Avi-
la, marchese della Favara, barone di
S. Angelo, Burgetto ecc: sono stati
grandi di Spagna di prima classe. —
Nel secondo caso se vogliamo stare
al Mugnos troviamo Giaime figlio na-
turale di Pietro . che casatosi ebbe
Beatrice, che fu poi moglie di Gugliel-
mo d' Aragona, figlio naturale di Fe-
derico IH, ed un Giovanni. Indi Fe-
derico II pria di sposarsi ebbe una
figlia che maritò con Loria grande Ai-
mirante, cui die in dote l'isola di Gerbi
ed altre terre. Anche dopo il matri-
monio ebbe altri figli naturali, cioè
Samio, Federico ed Orlando, e perciò
decorati d'infiniti titoli e baronie sin
dal 1330. Di là molte linee vigenti sino
ai tempi del citato scrittore e che ne
tesse in certo modo e sino a quel punto
la genealogia. Finalmente secondo ri-
leviamo dal Villabianca per una Bea-
trice d'Aragona sorella di Carlo e
maritata con Giovan Vincenzo Taglia-
75
via conte di Castelvetrano e figlio di
Antonio ultimo barone di detta terra, un
tal cognome di Aragona in quest'ul-
tima casa si estinse.
Armasi secondo Mugnos : campo di
oro con quattro pali di rosso. Tavo-
la XII. 11.
Arbca — Riferisce Mugnos nelle sue opere
essere questa una famiglia nobile ed an-
tica di Catalogna, ove occupò le prime
cariche dello Stato. Con Pietro I di
Aragona venne in Sicilia un Ramiro
Arbea, eh' ebbe la castellania di Len-
tini. Da lui ne venne Antonio, rettore
di detta città, e che gloriosamente
mori nella battaglia navale sostenuta
da Federico II contro il duca di Ca-
labria. Altro ramo di tal famiglia fece
altresì 'da Catalogna passaggio in Sici-
ha, e ciò fu per l'opera di due fratelli
Pietro e Giovanni sotto re Martino
nel 1391, figli del valoroso cavaliere
Simeno Arbea. Il primo fu stràtico
di Messina 1398, ottenendo un feudo,
detto della Vigna Grande, in contrada
laci 1404. Un Giovanni indi si ebbe
la baronia di Sambuca, e nel 1453
il feudo delli Muni; un Carlo fu se-
greto della città di Messina, ed ebbe
sempre i piti alti posti.
Armasi: campo rosso con tre barre
d'oro, e il capo cucito d'azzurro con
un giglio d' oro. Tav. XII. 12.
Arana — Si arma secondo il Villabianca;
campo d' argento con cinque cuori di
rosso situati in croce di S. Andrea.
Tav. XII. 13.
I — Armasi secondo il Villabianca:
76
campo di oro con sei uccelli azzurri
situati 2, 2 e 2. Tav. XII. u.
Arala — Il Villabianca l'ai^ma: campo di-
viso nel 1° azzurro con tre gigli d'ar-
gento allineati in fascia, nel 2" d'az-
zurro con due bande d'oro accorciate
ed un'aratro d'oro. Tav. XII. 15.
Arcabascio — Secondo il Villabianca arma-
si : campo d' oro con un leone di nero
posato su di una cassa d'azzurro e
che tiene colla zampa sinistra una croce
nera. ■ Tav. XII. la
Arcangelo — Antica e nobile famiglia cata-
nese, il di cui primo stipite nel 1495
si legge secondo Mugnos esser stato
im Giovanni Arcangelo, die fu a' ser-
vizi di re Ferdinando il Cattolico, e
che lo creò Miles, distinzione molto
pregiata. Suo figlio Aloisio fu maestro
notaro nel 1523 e capitano della città;
un Scipione al dir di Minutoli fu ca-
valiere di Malta.
Si arma: campo azzurro con un Ar-
cangelo d' argento che impugna una
spada d' argento. Tav. XII. n.
Arces — Al dir di Mugnos famiglia nobile
di Aragona. Un ramo di essa passò
in Sicilia stabilendo sua dimora in Mes-
sina ove fiori un Matteo d' Arces ca-
pitan d' arme del Val Demone.
Si arma: campo azzurro con un ponte
sormontato da un castello d'oro, e so-
stenuto da due leoni pur d' oro Ta-
vola XIII. 8.
Ardoino — Questa famiglia secondo il Rossi
teatro della nobiltà à' Europa, è di ori-
gine francese per un Falcone eletto
• arbitro di una quistione tra Luigi re
di Francia detto il Santo, e suo fra-
tello re di Napoli nel 1249. Ella si
stabilì in Messina come attesta il Bon-
figlio nella sua Messina, sin da' tempi
normanni. Noi quindi non facciam caso
e dell' Ardoino di cui parla Mugnos,
nò di quello marchese d'Ivi^ea lOIO,
né dell' altro re di Torino nel tempo
de' Longobardi, perchè non siciliani.
Ma per come riferisce l' Anzalone nel
libro de sua fmnilia, ella possedette
le baronie di Venetico , Longarine e
Maggazzà. Il Villabianca sulle tracce
dello stesso Bonfiglio assicura essere
una famiglia nobilissima di Messina,
colà stabilita sin dal tempo de' Nor-
manni, avendo avuto molti senatori.
Vanta dei porporati, de' cavalieri ge-
rosolimitani, de' cavalieri del Toson
d' Oro. Un Andrea fu carissimo a Car-
lo V essendo stato incaricato di molte
ambasciate in Fiandra Spagna ed al-
trove; fu presidente del R. Patrimonio
e consultore del re^no. Ebbe la ba-
ronia e il castello dell' Oliveri. Un al-
tro Andrea nel 1603 fu capitan gene-
rale del distretto di Messina per ca-
gione de' Turchi, ed altre cariche si
ebbe. In fine questo ramo si estinse nei
principi di Alcontres e ne' marchesi
di Soreto. Intanto nel ramo secondario
dice lo stesso Villabianca nell' appen-
dice della Sicilia Nobile, fuvvi un Giu-
seppe Ardoino e Rocca fratello di Pie-
tro che fu r ultimo principe di Alcon-
tres. Costui fattosi chiamare marchese
di Roccalumera sostenne cariche di
senatore in Messina 1759 e 1769.
Armasi giusta gli autori concordi:
campo diviso, nel 1° d'argento, con una
aquila nera coronata; nel 2° d'azzurro
con un leone d'oro coronato, accom-
pagnato da una mezza luna d'argento
situata nel fianco destro dello scudo,
e da una stella d'oro con sei raggi nel
fianco sinistro — Corona di principe.
TaV. XII. 19.
Arena di Palermo — L'Ansalone, il Beltrani,
il Zazera e Ferrante della Marra par-
lano a sufficienza dello splendore di
questa illustre famiglia detta in Firenze
dei Conclubetti marchesi d'Arena. —
Secondo Mugnos si reputa progenitore
in Sicilia un Federico Arena, che pas-
sò da Aragona in Napoli a' servigi di
re Manfredi, il quale gli die a reggere
la Calabria e poi la Sicilia. Figlio di
Angiolo, pronipote di Federico fu Gi-
rolamo, nome celebre ne' fiisti di Si-
cilia, che dopo aver percorso le più
splendide cariche giudiziarie ed acqui-
statovi rinomo di sommo giureconsulto
come riferisce il Diblasi, compì sua car-
riera nel posto di Primo Consultore
del Re sopra gli affari di Sicilia, non
che Consigliere Decano del R. Con-
siglio di S. Chiara di Napoli, ove morì
nel dicembre 1747. Intanto per diplo-
ma di Carlo III Borbone fu nel 1758
decorato del titolo di marchese. Ebbe
due figh, Giuseppe che percorse con
plauso la carriera della magistratura,
essendo morto in Palermo col carico
di Consigliere togato del Supremo Ma-
gistrato di Commercio, ed Elisabetta
che sposato avea Carlo MortiUaro ba-
77
rohe del Ciantro ; ella rimase perciò u-
nica erede e rappresentante la famiglia
Arena. Or da costei con diploma del 9
gennaro 1754 dello stesso re Carlo fu
ottenuto potersi il detto titolo di mar-
chese trasferire alla connata famiglia
MortiUaro, chiamandola preclarissima.
Per lo che ne investì il di lei figlio
Antonino e suoi successori, con fre-
giarsene ed imporlo a sua scelta su
quel feudo attuale o futuro che gli
andasse a genio : ed Antonino per ri-
verenza all'avolo l'impose sulla Villa
Arena, che era la delizia del suo fon-
datore Girolamo.
Armasi secondo Mugnos : campo az-
zurro con un monte d'argento, sormon-
tato da un leone d'oro. — Corona di
marchese. — Di quest' arme fece uso
la famiglia Arena come si osserva nei
preziosi mobili di ebano e madreperla,
di proprietà oggi del marchese Mor-
tiUaro di Villarena. — Tav. XII. 20.
Arena di Messina — Antica e nobUe famigUa
di Messina, Caltagirone e Dentini, ove
al dir di Mugnos fu chiara nelle let-
tere e nelle armi. — Commendasi di
questa famigha un Tommaso, che fu
varie volte senatore in Caltagirone.
In Messina, secondo Minutoli, vanta
un Andrea, che nel 1425 fu senatore ;
e nel 1582 un fra Scipione cavaliere
gerosolimitano. Ivi la famiglia fiorisce
ne' baroni di Montechiaro e Roccadore
aggiungendo al proprio cognome l'al-
tro non meno illustre di Primo, de-
nominandosi Arena-Primo.
Armasi: campo rosso con due bande
10
78
d'argento, i — Corona di barone. —
TaV. XII. 18.
Argomento — Famiglia nobile e ricca della
città di Sciacca, al dir di Savasta, dove
si tenne neutrale per le fazioni de' Luna
e PeroUo, e dedita alla pietà fondò
delle chiese come quella di S. Leonardo
e Santa Venera. Commendasi un Gia-
como Argomento per la liberalità verso
i poveri, e per aver soccorso con suo
peculiare interesse la sua patria.
Si arma secondo il citato autore:
campo azzurro con una fascia d'argento
accompagnata da tre palle d'oro si-
tuate due in capo ed una in punta. —
Tav. XVI. 13.
Arezzo — Al dir di Mugnos si vuole fosse
stata un'antica nobile e chiarissima fa-
miglia romana detta Aretia. Un Aldo
Arezzo appare esserne stato il ceppo
nel 1130 ai servizi di Ruggiero, da cui
si ebbe molti feudi. Qualche altro l'ha
fatto derivare di Spagna asserendosi
possedere in Aragona un castello detto
Arizzi, da dove il cognome. La genea-
logia giunta ad Andreolo si biforca in
Matteo e Giacomo, l'uno ricupera i beni
paterni confiscati, l'altro diviene ba-
rone di Cassibile e Bibieni.
Il ViUabianca riporta un dottor Cor-
rado Arezzo barone di Donnafugata in-
vestito nel 1666 ; un Blasco cavaliere
gerosolimitano e fondatore della Com-
menda di Ragusa nel 1626, qual ra-
mo continua nella detta città; ed un
1 La tavola contenente il blasone di Arena trovavasi già
Giuseppe Arezzo che fu barone di Tar-
gia per investitura del 1691, ramo e-
sistente nella città di Siragusa. Inol-
tre, seguendo il ViUabianca, Orazio A-
rezzo fu Brigadiere nei reali eserciti,
onorato da Carlo III Borbone del ti-
tolo di marchese per investitura del
1748; e ciò in compenso di sue bene-
merenze. Il di lui figlio Giuseppe, mor-
to il 1837 fu gentiluomo di camera,
amministratore di Casa Reale, e pre-
sidente del supremo magistrato di Sa-
lute P. non che cavaliere dell'ordine di
S. Gennaro e di quello gerosolimitano.
Infine il vivente marchese Orazio fi-
glio del precedente gentiluomo di ca-
mera dei re Ferdinando II e Fran-
cesco IL
Armasi come vuole il Minutoli: campo
diviso nel 1° d'oro con due ricci d'azzur-
ro, nel 2° d'azzurro con due ricci d'oro.
Corona di marchese. — Tav. XIII. o.
Argento — Armasi secondo il ViUabianca :
campo azzurro con una mezza luna di
argento. — Tav. XIII. i.
ArgenvìIIieri — Secondo il ViUabianca arma-
si : campo d'oro con tre pali d'azzurro.
— Tav. XIIL2.
Arislippo — Famiglia al dir di Mugnos no-
bile catanese , che rimonta a' tempi
normanni; molti governi come riferisce
Fazello gli furono conferiti.
Armasi: campo d' argento con tre
monti verdi, sormontati da tre rose
rosse allineate in fascia. — Tav. XIII. 3.
secondo Mugnos, cioè campo d'oro con quattro fasce più o-
pubblicata, quando pervenne tardivamente al nostro ufficio la scure dall'istesso cucite, e la banda d'azzurro broccante sul
notizia d'essere stato usato lo stemma secondo Minutoli e non ' tutto.
Arloco — Secondo Mugnos la è proveniente
d'Irlanda; primo a nominarsi fa mi
Giovanni Arloco barone di Montalba-
no, poi di casa Bonanni.
Portò per arme: campo azzurro con
tre uncini d'oro. — Corona di barone.
Tav. XIII. 9.
Arnialeo — Famiglia nobile al dir di Mu-
gnos, oriunda tedesca; passata in Mes-
sina per un certo Luigi, medico chia-
rissimo di re Federico II, e che di-
venne assai ricco. I di lui figli occu-
parono le prime cariche; infine un
Francesco da re Martino ottenne pe'
suoi servigi il feudo di Scalisi 1397.
Armasi: campo rosso con un leone di
oro coronato. — Tav. XIII. 4.
Armenia di Messina — Antica famiglia nobile
messinese che secondo Bonflgiio e Mu-
gnos trasse origine da un Giorgio gen-
tiluomo armeno. Costui avea dal re un
assegnamento di onze 200 l' anno per
sovvenire le chiese ed i poveri. Un
Matteo ebbe da re Ferdinando quattro
salme di terra nell'isola di Malta.
Armasi giusta il detto Mugnos : cam-
po d'oro con due orsi rossi affrontati.
Tav. XIII. 7.
Armenia (li Lenlini — Dal Mugnos rileviamo
esser questa una famiglia nobile ori-
ginaria di Piacenza, passata in Sicilia
sotto i reali d'Aragona, stabilendosi
nella città di Lentini, ove occupò i
primari uffici.
Si arma: campo d'oro con un leo-
ne rosso di unghie azzurre. — Ta-
vola XIII. 5.
Arolde — La fu secondo Mugnos un'antica
79
famiglia nobile di Mazzara, che godè
di non poche eminenti cariche.
Fece per arme : campo d'argento con
una banda verde accompagnata da un
uccello di rosso. — Tav. XIII. 10.
Arrac — Armasi giusta il Villabianca: cam-
po rosso con tre palme d'oro. — Ta-
vola. XIII. 11.
Arrigo — Armasi giusta il Villabianca: cam-
po diviso nel 1° azzurro con una zam-
pa di leone d'oro; nel 2° d'argento con
tre pali azzurri. — Tav. XIII. 12.
Arsini — Riferisce Mugnos essere una fami-
glia antichissima messinese di origine
turca. Primo a ricordarsi è un Giulia-
no, uomo ricchissimo, che apparentò
colle più nobili famiglie deU' isola.
Si arma : campo d' argento con un
cuore di, rosso sormontato da tre stelle
rosse alhneate in fascia. — Tav. XIII, 13.
Arlale— Famiglia spagmiola e propriamente
di Catalogna, venuta in Sicilia con
Tristano Artale ed Artali nel 1394 ai
servigi di re Martino. Fu castellano
del regio palazzo, signore della Cuba
e suo territorio in Palermo, come assi
dal p. Ansalone e Luca Barberio. II
di lui figlio Simone fu del pari ca-
stellano, non che capitano giustiziere
nel 1439. Per opposizioni al viceré
Moncada la famiglia decadde dal suo
splendore^, e quinci passò in Brente,
Marsala e Mazzara ove si suddivise :
lochè provasi da un atto giuridico ad
istanza del dottor D. Paolo Artale e
ricevuto dalla R. Gran Corte di Pa-
lermo del 1691. Da un Filippo Ar-
tale, che nel 1597 viveva in Brente
80
discende la linea dimorante a Palermo.
Commendasi dal Mongitore un ca-
nonico Vincenzo Artale teologo, morto
in odore di santità. Un Giuseppe fu
valoroso nelle armi, viaggiò in Ita-
lia ed in Germania, ove fu caro a molti
principi, falcile da Ernesto Brunsvick
ebbe concesso per supposto alle sue
armi l'aquila imperiale. L'imperatore
Leopoldo l'onorò di sua amicizia e pro-
tezione. Fu cavaliere dell' ordine co-
stantiniano, e per le opere pubblicate fu
riputato insigne poeta. Un Paolo Ar-
tale, di cui parlano Amato, Mongitore
e Villabianca, nel 1685 venuto da Bron
te a Palermo, vi ebbe tosto cittadi-
nanza; fu valente giureconsulto ed a-
scritto a varie accademie. Carlo per
rasion della madre ereditò il titolo di
barone; e morendo lasciò una bella bi-
blioteca, come Amico attesta; ed il tutto
al nipote Filadelfo. Un Filippo il 1701
ottenne poi il titolo di barone di Pog-
gio Ferrato. Il barone Filadelfo Artale
ascritto alla nobiltà di Catania nel 1775
fu giudice jiretoriano del Concistoro
e della Gran Corte, avvocato fiscale
e maestro razionale sino al 1774. Il
1779 egli ebbe titolo di marchese, in-
vestito essendo stato de' feudi di Col-
lalto e Cannata nel 1780. In detto an-
no fu altresì promosso a consultore
ossia reggente in Napoli. Fu del pari
valente giureconsulto, lasciato avendo
raccolto ed annotato un grosso vo-
lume di decisioni feudali di Sicilia,
nel 1752 pubblicato. Il di lui figlio Giu-
seppe, marchese di CoUalto fu cava-
liere gerosolimitano, le cariclie occu-
pando di G. della G. Corte, di avvo-
cato fiscale, di maestro razionale del
R. Patrimonio, e di Presidente della
G. C. nel 1817. Ebbe inoltre la mis-
sione straordinaria di vicario generale
con alter ego in Messina, ed infine fu
presidente della Suprema Corte di Giu-
stizia sino 1 824 : magistrato insigne in
tempi difficili un nome illustrelasciando.
Attuale capo della fjxmigiia è oggi
il di lui figlio Filadelfio Artale ed Al-
liata marchese di Collalto, che pe' suoi
meriti occupò varie distinte cariche;
fu Intendente della Provincia di Mes-
sina, maggiordomo di settimana dei
re Ferdinando II e Francesco II, in-
signito essendo della croce di cava-
liere dell'ordine costantiniano. Sposò
la nobilissima dama Lucia Grifeo e Gra-
vina de' Principi di Partanna, con la
quale si rese genitore del vivente mar-
chese Giuseppe Artale e Grifeo.
Si arma secondo il Mugnos : campo
rosso con un leone d'oro che tiene
con le zampe anteriori un martello di
nero — supporto un' aquila bicipite. —
Corona di marchese. — Tav. XIII. 14.
Arie — Secondo il Villabianca si arma: cam-
po d'oro con un globo d'azzurro sor-
montato da un uomo al naturale, che
tiene nella man destra un compasso
di nero. — Tav. Xlll. is.
ArlCgua — Riferisce Mugnos esser questa
una famiglia nobile aragonese, passata
in Sicilia con re Martino e Maria.
Primo fu un Giovanni Artegua, ba-
rone di Santa Domenica nel 1399.
Fa per arme: campo rosso con due
mazze d'oro situate in croce di S. An-
drea. Corona di barone. — Tav. XIII. le.
Artesio — Secondo Mugnos famiglia nobile
catalana; venuta in Catania, ove molto
fiorì.
Spiega per arme : campo inquartato
di rosso e d'argento. — Tav. XIII. ir.
Ascenso — Si riferisce dal Mugnos essere
questa una cbiarissima famiglia spa-
gnuola, proveniente di Francia — Un
Giovanni Ascenso gentiluomo catalano
nel 1283 fu il pruno a recarsi in Si-
cilia col carico di cameriere dell' in-
fante Federico, indi nel 1501 ottenne
la castellania di Naro e molti terri-
torio Un ]\Iatteo fu uno degli eletti ba-
roni del re Federico II opponendosi
a re Giacomo, che volea rinunziare la
Sicilia a Carlo d'Angiò ; fu per questo
eletto nel 1340 suo regio familiare.
Un 2° Matteo fu cavaliere, giudice giu-
rato di Girgenti con onze 24 annue
su' proventi del porto di detta città.
Venuto re Martino in Trapani il 1598
fu ivi accolto da un Guglielmo Ascenso
ed altri baroni; per lo che fu eletto
suo familiare, ed ebbe concessi i beni
allodiali che appartenevano ad Enrico
Ventimio-lia Conte di Alcamo. — Un
Matteo in Girgenti fu cavaliere, e poi
Giudice nel 1401; indi ebbe il feudo
di Giardinello che da un suo discen-
dente nel 1506 fu venduto. — Intanto
ne venne un Stefano che nel 1454 si
ebbe il governo del contado di Modica,
ove stabilì sua famiglia. — Un Dottor
Manfredo fu fatto Sindaco di Messina
81
e Catania, mentre un Matteo prese il
governo del contado suddetto. — Un
Francesco nel 1535 fu da Carlo V
armato cavaliere in Bologna; ed un
altro Francesco comechè fatto cava-
liere dal detto imperatore il privilegio
anche si ebbe di poter aggiungere l'a-
quila imperiale in campo d'oro all'ar-
me di sua famiglia. Il Villabianca sog-
giunge : il primo ad essere investito
del feudo di Santa Rosalia in vai di
Noto tra Modica e Spaccaforno fu un
Pietro Ascenso figlio di Francesco nel
1682, per concessione di Carlo II; e
ciò in benemerenza de' suoi servigi e
di quelli degli avoli — Un altro Fran-
cesco fu ancora investito del feudo di
Piana. Inoltie rilevasi dalla famiglia
che un Pietro maritato con Alessan-
dra Spadafora e Colonna, figlia del
Principe di Maletto e Venetico, fu se-
natore di Palermo, cavaliere di Mal-
ta ed imbarcato sulle galere contro i
Turchi, morto nel 1821. Il di lui fi-
glio primogenito Federico , che con
tanta lode seguile orme cavalleresche
del padre, ereditò i titoli della madre,
quali essendo egh oggi morto sono già
passati alla figlia nobil dama France-
sca Ascenso e Lucchesi PaUi in Mon-
roy, principessa di Maletto e di Vene-
tico. Commendasi in fine il vivente
Domenico Ascenso generale nell'eser-
cito italiano.
Armasi: campo trinciato nel 1° di oro
con un'aquila bicipite spiegata di nero,
nel 2° di rosso con tre bande d'oro ca-
ricate da cinque palme verdi situate 3,
82
2 e 1, lo scudo sormontato da elmo
di nobile antico. — Corona di baro-
ne.—Tav. XIV. 1.
Ascoli — È questa, come dice Mugnos una
antica famiglia baronale di Sicilia, mol-
to ricca ed illustre.
Ella fa per arme: campo d'oro con
una bandiera rossa con asta di nero
caricata da un uccello d'argento. —
Tav. XIV. a
Asmuildo 0 Sismondo — Antica ricca potente
famiglia originaria di Pisa; si ha di
lei contezza al dir di Mugnos sin dal
tempo di Carlomagno, cui rese grandi
servizii; imperocché un Sismondo ca-
pitan tedesco nel passare da Germa-
nia in Pisa accompagnò l' imperatore.
Un ramo passò a Napoli e diessi il so-
prannome di Carafa, o Caratò per la
sua fedeltà, I80I; l'altro in SiciUa per
Adamotto, che qui accompagnando ven-
ne Ruggiero; e per cui ottenne la ca-
stellania e il dominio di Jace nel 1089.
Per l'elasso di anni sette colle stesse
prerogative il re lo ebbe seco lui in
Mazzara, conflrmando però la connata
signoria al figUo Stefano. Nel 1173 la
famiglia ebbe confirmato anche il feudo
di Baldirone in Agrigento; indi il feudo
di Pontalica. A causa di fazione avversa
perde tutto; ma sotto casa d'Aragona
riebbe onorati carichi; tanto che ottenne
le due castellanie di Taormina e Mazza-
ra. Sotto re Pietro risiedette in Catania,
ove occupò le prime magistrature. Un
Pietro Asmundo ebbe concesso il feudo
di Amenta da re Federico. Un Adamo
nel 1413 pe' suoi grandi talenti fu av-
vocato fiscale della G. C. Indi fu giu-
dice di detto tribunale; poi salendo pei*
tante altre cariche pervenne ad occu-
pare il posto di presidente del Regno,
Luogotenente Generale, e infine Vica-
rio Generale con cdter ego. Perlochè
ebbe annuali onze 100 in perpetuo.
I suoi figli furono trattati con molta
distinzione, talché il primo Nicolanto-
nio fu gentiluomo di camera del re
Alfonso, e cavaliere dell'Ordine Eque-
stre unitamente a' suoi figli in perpe-
tuo 1446; Federico fu maestro razio-
nale del tribunale del E.. Patrimonio;
Girolamo Vescovo di Patti, 1546. Un
Girolamo cav. gerosolimitano nel 1 622.
Bisogna convenire esser questa una fa-
miglia molto rispettata in Catania, a-
vendo sempre goduto le prime cariche
dello Stato. Un Francesco fu successore
della baronia di S. Giuliano; ed un 2° Gi-
rolamo 1647, in età giovanile con molta
destrezza e coraggio, fece cessare le po-
p olari sedizioni in quella città, avvenu-
te. Infine al dir di Villabianca nel 1756
un Giuseppe Asmundo Paterno Pre-
sidente de' Tribunali del Concistoro e
del Supremo Magistrato di Commer-
cio, pe' suoi servigi e pe' suoi meriti
non che per la chiarezza di sua fami-
glia, ottenne dal re il privilegio di po-
tersi nominare marchese di Sessa. Di
lui molto scrive il dotto Gervasi nel
f. 5 delle sue sicole sanzioni. Questa
linea esiste tuttora in Palermo, men-
tre un'altra trovasi in Catania nei Prin-
cipi di Gisira.
Armasi giusta il Mugnos : campo di
oro con tre fasce di rosso, accompagna-
te in capo da un leone rosso passan-
te. Corona di marchese. — Tav. XIV. e.
Assale— Al dir di Mugnos fu una famì-
glia nobile di Francia. Un Luigi As-
sale gran maestro dell' Ordine Gero-
solimitano, 1168, è il primo che si
conosce aver jflorito in Siciha e pre-
cisamente in Palermo, ove stabilironsi
molti altri cavalieri di gran qualità.
Si arma : campo rosso con tre monti
d'argento, sormontati da due leoni di
oro affrontati — Tav. XIV. 2.
Assicni — Secondo il Villahianca si arma:
campo d'oro, con un albero verde ac-
costato da due cani bracchi di rosso
rampanti. — Tav. XIV. 4.
Astuto — Si arma secondo il Villahianca: cam-
po d'argento con una biscia di nero, si-
tuata in fascia, accompagnata in capo
da tre stelle d'azzurro ed in punta da
tre fiamme rosse, allineate in fescia.
—Tav. XIV. 5.
Atanasio — Armasi secondo il Villahianca:
campo azzurro con due bande d' oro
ed un agnello d'argento dormiente. —
Tav. XIV. 7.
Auria — Vuole il Mugnos fosse un'antica,
chiara e molto nobile famidia di Si-
cilia, e ricorda un Manfredo signor di
Calatabiano e d'altri grossi feudi; il
quale sotto re Federico II ebbe molti
distintissimi figli. Da lui un Ottobuono
la terra di Castronuovo si ebbe, il ter-
ritorio di Rieni, ed il molino de' Ba-
roni nel territorio di detta terra. Un
Emmanuele fu gran cavahero, il quale
da re Pietro II ottenne Castellammare
83
del Golfo non che il feudo di Calatubi
e l'isola di Pantngia, tolti al Peralta
per ribellione. Il Fazello ricorda un Gio-
vanni nella città di Monte S. Giuliano
ed un Corrado cavalier valoroso, 1463.
Il Mugnos poi fi riflettere che un Ber-
nardo nobile genovese passò da Genova
in Palermo. Notisi infine un '\nneonzo
Auria sommo scrittore di cose sicule.
Armasi: campo diviso d'oro e di ar-
gento con un' aquila spiegata di nero
broccante sul diviso. — Tav. XIV. s.
Averna 0 Avarna — Il p. Coronelli, Uhìioteca
utiioersale, dice esser questa un'antica
patrizia famiglia messinese, ricca e si-
mora della terra di S. Caterina in Ca-
labria. Possedè la baronia di Manganisi,
di cui fu investito nel 1560 il barone
Mariano Avarna cavaliere di squisite
qualità. I successori occuparono sempre
distinti carichi — Il Villahianca, che la
chiama Avarna, dichiara che nel 1702
un ab. Francesco Avarna si rese pos-
sessore del titolo di duca di Beluiso,
che fu ceduto ad una tal di Parisi,
il ITI 5; il quale alla sua volta dichiarò
appartenere nuovamente alla famiglia
Avarna, cioè al Conte Giuseppe Avar-
na, che prese investitura nel 1716. Fu
egli cavaliere di S. INIaurizio e maestro
razionale di cappa corta del Tribunale
del R. Patrimonio, e Governatore de-
gli Azzurri. Nel 1731 gli succede An-
drea, che al titolo di duca di Belviso
univa quello di visconte di Franca-
villa, e barone della Decima.
Un altro ramo di questa famigUa
trovasi in Palermo col titolo di duca
84
di Gualteri, di cui commendasi Carlo A-
varna, che fu governatore della nobile
Compagnia della Pace nel 1812, pre-
sidente del Ministero in Napoli, gen-
tiluomo di camera e Cav. degli Ordini
di S. Gennaro e di S. Ferdinando.
Vanta in fine de' cavalieri gerosolimi-
tani.
Si arma giusta il Minutoli: campo
d'oro con una banda azzurra, i — Co-
rona di duca. — Tav. XIV. 9.
Aversa — Non altro riferisce il Mugnos su
questa nobile famiglia che d'aver tro-
vato un Giacomo Aversa investito de'
feudi di Felzuto e d'Ortelia nel 1509.
Altrove chce d' avere soggiornata in
Mistretta e sempre opulenta.
Armasi: campo d'ai^gento con un leo-
ne rosso, che guarda per dietro una
cometa rossa situata nell'angolo sini-
stro del capo. — Corona di barone. —
Tav. XIV. is.
Avellino — Famiglia nobile messinese, al dir
del Minutoli, che l'arma : campo divi-
so, nel 1° d'azzurro con tre barre d'o-
ro, nel 2° d'oro con una barra nera ac-
compagnata da un leone nero situato
nell'angolo sinistro della punta. — Ta-
vola XIV. 11.
Avellone — Secondo il Villabianca fa per
arme: campo azzurro con tre bande di
oro, la terza caricata da tre steUe az-
zurre accompagnate nell'angolo destro
della punta da tre rocche d'argento,
1 La tavola contenente lo stemma di Avarna trovavasi già
pubblica, quando pervenne tardivamente al nostro ufficio la
dalle quali sorge ima testa di ser-
pente coronata d' argento. — Tavo-
la XIV. 12.
Avila — Il Mugnos ricorda un Antonio d'A-
vila, barone della Biscaglia, che s'in-
vestì del feudo nel 1501; cosi molti
altri baroni di seguito che fiorirono;
però la famiglia trovasi estinta. — Ar-
masi campo azzurro con una torre di
oro ed un leone sorgente dell'istesso.
—Tav. XIV. io.
Avveduti — Di questa nobile antica famiglia
proveniente d'Orvieto il Mugnos ripor-
ta pel primo un Corrado Avveduti, se-
gretario del re Ludovico; succede allo
zio Giovanni Santasofia in un tenimento
di terre nell'isola di Malta. Il di lui
fighe Filippo fu coppiere di re Al-
fonso.
Armasi: campo d'^^rgento con un leo-
ne rosso accompagnato da una co-
meta dell' istesso situata nell' angolo
destro del capo. — Tav. XIV. u.
Avvocata — Giusta il Villabianca armasi:
campo rosso con un braccio armato
d'argento che impugna una penna. —
Tav. XIV. 16.
Avresi — Si arma giusta il ViUabianca: cam-
po d'oro con due cavalli neri passan-
ti.—Tav. XIV. 15.
Azzarello — Il Villabianca l'arma : campo az-
zurro con un capriolo d'argento accom-
pagnato da tre uccelli d'argento situati
2 in capo, ed 1 in punta. — Tav. XIV. n.
notizia d'essere stata usata sempre dalla famiglia la fascia az-
zurra in luogo della banda.
B
85
Baglione — Armasi secondo il Villabianca :
campo partito nel 1° d'argento con una
fascia d' azzurro , nel 2" scaccheggiato
d'argento ed azzurro. — Tav. XVII. i.
Bajada — Il Villabianca riferisce esser que-
sta una nobile famiglia che pregiasi
derivare dalla nobilissima Pugiades o-
riunda di Barcellona, che governò il
regno col carico di viceré; ciò che vien
confermato da un privilegio di re Fer-
dinando il Cattolico dato in Vagliadolid
il 1509, e da due altri di Carlo V im-
peratore, l'uno dato in Cordova 1520,
e l'altro in Bruxelles 1556, in cnì un
Martino Pugiades detto pur di Bajada ,
figlio del fu Giovannantonio Bajada ca-
valiere del Cingolo Mihtare vien trat-
tato per nobile del S. Romano Impero
con tutti i suoi posteri e discendenti,
e gli vien confermato lo stesso stem-
ma usato dalla famiglia Bajada, che
descriveremo più sotto — Un France-
sco Bajada con dispaccio patrimoniale
del primo luglio 1698 vien dichiarato
discendere in linea retta dacrli antichi
signori Pugiades; il di lui figlio Gia-
como per la moglie Anna Caterina di
Napoli il 1755 fu giudice del Conci-
storo, auditore generale interino del-
la Giunta di Guerra, avvocato fisca-
le , consigliere togato del Supremo Ma-
gistrato di Commercio, maestro razio-
nale di cappa lunga, ed infine reggente
consultore nella Giunta della Sicilia
e de' Domimi di Parma e Piacenza
presso la corte di Napoh l'anno 1774,
Un Corrado Bajada figlio del pre-
cedente fu consultore di stato in Na-
poli, ebbe due figlie, Caterina moglie
del marchese Brancaccio, e Giuseppa
che sposò Pietro Moncada conte di
Caltanissetta clie poi fu Principe di
Paterno.
Armasi: campo azzurro con un giglio
d'oro e la bordura merlata dello stesso
— Corona di marchese — Tav. XVII. 2.
BajaillOUlc — Armasi giusta il Villabianca :
campo d'argento con tre fasce d'azzur-
ro caricate di cinque lozanghe e due
mezze d'argento. — Tav. XVII. 3.
Bajardi — Dal Villabianca si scorge essere
questa una delle nobili famiglie di Pa-
lermo, ove fiorì un Giuseppe Bajardi
barone di Mottacamastra, luogotenente
del grande Almirante del regno di Sici-
lia e sue isole adiacenti; un Giovan-
ni di lui figlio investito del marchesato
di Mottacamastra il 1768, sotto però
la novella denominazione di marchese
di S. Carlo; ed infine un Giuseppe ,
ministro superiore della nobile com-
pagnia della Carità di Palermo.
Sembra essersi estinta in casa Ri-
varola.
Armasi : campo azzurro con un ca-
vallo d'oro che guarda un sole dello
stesso, movente dall'angolo destro del
capo. Corona di marchese. — Tavo-
la XVII. 4.
Bajona — Armasi secondo il Villabianca :
campo d'oro con uu elefante nero po-
sto su d'un poso di verde — Tav. XVII. 5.
11
86
Baldes — Annasi giusta il Villabianca: cam-
po d'argento con quattro fasce azzurre
accompagnate da 10 rosette rosse or-
dinate 3, 2. 2, 3. Tav. XVII. 7.
Balesleros — Famiglia spagnuola, il di cui
primo ceppo in Sicilia sembra un Pie-
tro Balesteros capitano spagnuolo ve-
nuto da Madrid nel 1623, ed eletto ca-
stellano della città di Agosta in Sici-
lia per privilegio di re Filippo IV. Fio-
rirono Isidoro Balesteros primo ba-
rone di Bongiordano per privilegio di
re Ferdinando IV; qual titolo venne
poi commutato in quello di marchese.
Antonino, marchese di Bongiordano
cavaliere gerosolimitano, da cui il vi-
vente figlio marchese Pietro.
Armasi giusta il Villabianca : campo
azzurro con una banda di tre tiri a scac-
chi d'argento e di rosso, accompagnata
da un leone d' oro posto nel 3° lato
dello scudo che mira una balestra tesa
posta nel primo lato dello scudo — Co-
rona di marchese. — Tav. XVII. s.
Ballarolo — Dagli opuscoh del Villabianca ,
volume XVII, ricaviamo che un Salva-
tore Ballaroto fu procurator causi-
dico in Palermo, un Benedetto di lui
fratello procurator fiscale della Depu-
tazione del Reoiio. Un Pietro di lui
fìgho giudice pretoriano in Palermo,
1731, giudice del Concistoro 1742, e
della Gran Corte Civile 1747, un al-
tro Pietro abate di Monte Oliveto, il
di cui fratello Benedetto Ballaroto pre-
se investitura del titolo di marchese
Mendozza ossia Cavallaro, e della Scan-
natura il 1763.
Armasi : campo azzurro con un sole
d' oro. Corona di marchese. — Tavo-
la XVII. P.
Ballo — ]Molto sarebbe a dirsi della chiara
e nobile famiglia Ballo oritmda bolo-
gnese, al dir di Mugnos, di fazione ghi-
bellina, pervenuta in Trapani per un
Sancio Ballo 1378, a' tempi della regi-
na Maria, dalla quale ottenne onorati
carichi. Fiorirono Antonio Ballo mae-
stro razionale del regno; Giovanni Gra-
ziano compratore della baronia di Ca-
lattuvo; Graziano giurato in Paler-
mo 1561; altro Antonio giudice della
Gran Corte, avvocato fiscale, ed au-
tore di opere criminali. Il Villabianca
poi riferisce che nel 1398 Giacomo e
Lorenzo di Ballo furono baroni di
Avola sotto re Martino, e che un al-
tro Graziano Ballo barone di Calat-
tuvo fu marchese di Bonfornello 1694.
Sembra estinta.
Armasi giusta Mugnos : campo az-
zurro con una banda d'oro caricata da
tre palle nere: lo scudo contrassegnato
da elmo di barone con lambrechini vo-
lanti. — Tav. XVII. 10.
Balsamo — Famigha antica e nobile origi-
naria di Lombardia, giusta Mugnos ve-
nuta in Siciha sotto Federico II nel se-
• colo XII; e trapiantata in Messina da un
Maurizio Balsamo, il quale acquistò in
quella città i feudi della Vigna, della
Massaria (un tempo Crisi) in Patti, di
Pollina, Limini e Sambasilio. Commen-
dansi Costanzo Balsamo da re Pietro
d'Aragona nominato regio milite; Gia-
como a' servigi di re Ferdinando il
Cattolico, destinato ambasciatore al vi-
ceré Moncada; fu egli signore di Mirto,
capitan d'arme di Milazzo e poi di Pat-
ti nel 1547, vicario generale, com-
prando la città di Taormina coi snoi
casali. Un Pietro Balsamo marchese
della Limina nel 1613 al dir del Villa-
bianca fu il primo principe di Rocca-
fiorita, cavaliere di S. Giacomo della
Spada, essendo stato promosso a' prin-
cipali ufficii dello stato , ed in ultimo
straticoto di Messina nel 1021 : non
avendo avuto figli lasciò erede Anto-
nia Balsamo e Bonanno. Un France-
sco Viperano Balsamo nel 1759 com-
prava dal principe di Resuttana il ti-
tolo di principe di Castellaci pria detto
Bellacera; fu egli senatore e poi sin-
daco di Messina il 1771. 11 di lui fi-
glio Giuseppe fu barone di Cattafi, ed
il fratello Giambattista si ebbe il titolo
di marcbese di Montefiorito il 1764,
e r ufiicio di protonotaro del regno il
1773. Commendasi inoltre monsignor
Domenico Balsamo dell'ordine cassi-
nese, arcivescovo di Monreale, uomo
dottissimo e conosciuto pe' suoi gran-
di pregi, a sue spese fondando l'Albergo
de' Poveri di detta città. Vanta que-
sta illustre famiglia molti cavalieri di
Malta, tra' quali son degni di menzione
fra Geronimo Balsamo morto nell'as-
sedio di Malta; e fra Giovan Salvo
Balsamo, Gran Priore di Messina 1618.
Armasi giusta il Minutoli: campo
diviso, nel 1° un uccello nero in campo
d'oro partito di rosso; nel 2° d'azzurro.
Corona di principe. — Tav. XVII. ii.
87
BalsailO — Ebl)e principio questa famiglia
secondo dice Mugnos da un Clodio
Balsano cavalier tedesco, che in Si-
cilia militando con l'imperatore En-
rico VI venne a fermarsi in Trapani,
ed indi a Palermo. Il di lui figlio Tom-
maso ottenne dall'imperatore Fede-
rico II la castellania di Catania, non
che altri carichi. Un Giovanni Balsa-
no nel possedere la castellania di Len-
tini si tenne fedele a' re d'Aragona.
— Ignoriamo il seguito.
Armasi : campo d'oro con un monte
nero, sormontato da un cavallo di
rosso. — Tav. XVII. 12.
Banclierio — Il primo che appare di questa
famiglia, al cUr di Mugnos, è Alessan-
dro Bancherio che servi il re Fede-
rico II; il di lui figlio Giovanni fu giu-
rato di Palermo nel 1320.
Un altro Giovanni Bancherio otten-
ne in compenso de' suoi servigi dal
re Alfonso l'ufficio della Statia di Pa-
lermo e che poscia pervenne a' suoi
discendenti. Un 3'- Giovanni Banche-
rio ebbe la Castellania di Siragusa.
Fa per arme : campo d'oro con una
banda rossa. — Tav. XVII. 13.
Bandini — Flaminio Rossi nel suo teatro
della nobiltà d'Europa vuole sia fami-
glia oriunda romana, e che un Giorgio
Bandini gentiluomo fiorentino venuto
fosse in Sicilia a tempo di re Federico
n, facendo in Palermo residenza — Ivi
nel 1316 , secondo Mugnos, fu giurato
e perpetuo provveditore — Melchior-
re e Giulio nel 1436 furono cavalieri
gerosolimitani — Giovanni e Bernardo
88
pretori della città di Palermo 1463; j
ed un 2° Giovanni Bandini morto il
1502 in Messina ove de' beni si avea.
Armasi musta "li autori concordi:
campo d'oro con una banda d'azzurro
caricata da tre rose d'argento, accom-
pagnata da due rose di rosso poste i
una in capo ed una in punta. — Ta-
vola XVII. u.
Barbara — Armasi secondo il Villabianca: i
campo d'argento con tre fasce azzurre i
accon^pagnate da dodici gigli azzurri !
ordinati 3, 3, 3, e 3. — Tav. XVII. 15. |
Barbarico — Si arma giusta il Villabianca: I
campo d'oro con una banda nera. — \
Tav. XVII. ic. |
Barbarini — Riferisce Mugnos essere que-
sta famiglia venuta in Sicilia, condotta
da un Giovanni Barbarini benemeinto
di re Martino, da cui ottenne in com- :
penso dei suoi servigi la castellania 1
di Castrogiovanni. Indi i suoi discen- j
denti si sparsero in Siragusa, Lentini,
e Piazza, ove vissero nobilmente; e \
Bernardino Barbarini fu barone di al-
cuni Censuali e Molendini, quali feudi
per mancanza di linea mascbile pas-
sarono nella casa Villardita.
Fa per arme : campo azzurro con
tre api d'oro ordinate 2, I. — Coro-
na di barone — Tav. XVII. n.
Barbera — Dagli Op. del Villabianca si rileva
essere questa una femiglia di Nicosia,
di cui commendasi un Gioacchino La
Barbera, giudice pretoriano in Pa-
lermo 1758.
Armasi : campo azzurro con due
mani che trattengono un serpente di
argento con la testa in alto — Tavo-
la XVIII. L
Bardassi — Questa nobile e distinta fami-
glia spagnuola secondo scrive lo Zu-
rita ne' Sìioi annali fece passaggio in
Sicilia con altri cavalieri in soccorso
di re Martino per l'acquisto del regno
nel 1391. Primi cavalieri di questa im-
presa furono Arnaldo e Beringai^io de
Bardaxi, che abitarono in Catania. Il
Berin2:ario ebbe la baronia de' Mar-
tini per ragion di dote. Fu celebre Ga-
leotto Bardassi per forza e destrezza ;
fu signore di molti feudi, fra' quali
quello di Scordia Sottana.
Leva in arme secondo Mugnos: cam-
po rosso con una stella d'oro ad otto
rao'gi. Corona di barone — Tav. XVIII. 2.
DO
Bardi — Grande e nobile famiglia prove-
niente al dir di Mugnos da Lombar-
dia pe' Laudi, chiarissimi principi ed
antichi signori nella valle di Tarsi, e
che poscia divennero marchesi di Bar-
di, terra nella Liguria, e di varie al-
tre contrade dell'alta Italia. Epperò il
ramo che venne in Sicilia parte da Fi-
renze ov'erano possessori della contea
di Vernio, Mangone, e Pozzo, secon-
dochè accenna prima di lui il Male-
spini. Ivi le sue ricchezze aveano fatto
insospettire la repubblica, sicché per
esse non venisse un giorno oppressa la
sua libertà; fu forza vietare la com-
pra di nuovi castelli in quelle contrade.
Poiché di fazione guelfa lasciò ella la
Toscana e passò in Napoli sotto Carlo
d'Aneriò 1270. Un ramo si trasferì in
Palermo da Luigi Bardi, che si ea-
so colla ricchissima famiglia Mastran-
tonio. Da lui un Antonio gran camer-
lingo del Regno e cinque volte pretore.
Salv. Bardi fu pure gran camerlingo
del regno, barone della Cerdanel 1526,
e signore di Jaci; la quale terra perde
nel 1531, per essere stata ridotta al re-
gio demanio d'ordine di Carlo V stante
il prezzo di 20 mila fiorini con cui com-
prò da' Moncada la terra di Melilli, e dal
conte di Bivona quella di Sambuca già
posseduta dalla casa Beccadelli. Molti
soggetti furono in seguito gran camer-
linghi. Qualche scrittore sostiene che i
detti Bardi di Firenze provenissero da
Clodoveo re di Francia essendo stato un
Pietro il primo della stirpe de' Vernio
a venire nel 1396 in Sicilia e propria-
mente in Catania, e non il detto Luigi.
Ciò provano con l'albero che dimostra
il marchese della Sambuca, del quale
titolo fu primo ad investirsi Nicolò Bar-
di Mastrantonio e Centelles barone di
detta terra. Questi procreò Vincenzo,
che sposando Eleonora Spadafora ot-
tenne per essa i privilegi di nobile ve-
neto, e di cavaliere gerosolimitano in
w
feiidiim per tutti i suoi primogeniti an-
corché femine, come riferisce il Vil-
labianca.
Fa per arme giusta gli autori con-
cordi : campo d'oro con cinque fuselli
rossi accollati in banda. — Corona di
marchese — Tav. XVIII. 3.
BarloUa — Secondo Mugnos antica e nobile
famiglia oriunda di Carinzia; venuta in
Sicilia e condotta da un tal di Bernar-
done Barlotta gentiluomo e segreta-
89
rio della regina Elisabetta moglie del
re Pietro II. Egli pe' suoi sei-vizì ot-
tenne g-r introiti de' due castelli di Viz-
zini e San Fihppo d'Agirò stanziando
in Catania. Un Brandino Barlotta nel
1391 ottenne la castellania di Tnqiani
ove fondò la sua famiglia, la quale vi oc-
cupò sempre gli uffici di patrizio, ca-
pitano e giurato. Commendansi un An-
tonio Barlotta barone delle Saline di
Biondicelle, Vito e Giacomo cavalieri
gerosolimitani. Un Gianfrancesco che
come riferisce il Villabianca fu il pri-
mo principe di S. Giuseppe per con-
cessione di re Carlo II nel 1674, indi
senatore in Trapani ed ambasciatore
spedito da questa città al Viceré prin-
cipe di Ligni. Un Giuseppe di lui fìgho
primogenito salito al sacerdozio diven-
ne abate di S. Maria d'Altofonte e po-
scia vescovo di Teletta. Fondò in Par-
tenico un Collegio di Maria, e fu fau-
tore dei letterati. Suo figlio Francesco,
a lui premorendo, lasciò erede il di
lui figlio Giuseppe ; il quale fu gover-
natore della nobile compagnia de' Bian-
chi di Palermo. Questa linea finalmente
si estinse nella nobile famiglia jNIon-
roy principi di Pandolfina, alla quale
pervennero i titoli e feudi di questa il-
lustre casa.
Armasi concordemente agli autori:
campo rosso con una banda d'oro, ac-
compagnata da due stelle dello stesso,
poste una in capo ed una in punta.
Corona di principe — Tav. XMII 4.
Barone — Famiglia nobile napolitana origi-
naria della Scozia. Ebbe cominciamen-
90
to in Napoli nel 1270 da un Giovanni Ba-
rone milite, procuratore della provin-
cia di Terra di Lavoro e di Princi-
pato. La vediamo indi figurare in Reg-
gio di Calabria, Messina e finalmente
in Palermo ove al dir del Villabianca,
Op. V. 17, un Giovanni Barone appare
col titolo di barone del Grano ; morto
nel 1775, trovandosi sepolto nella chie-
sa di S. Francesco di Chiovari. Igno-
riamo il seguito.
Armasi giusta il Villabianca: campo
azzurro con una croce d'oro accompa-
gnata da quattro rose dello stesso. —
Corona di barone — Tav. XXII n.
Barracc — Famiglia nobile oriunda veneta
come leggasi in Mugnos. il cui cogno-
me era Barbadici, corrottamente Bar-
race. Fu primo ceppo in Sicilia un Ni-
colo chiarissimo cavaliere veneto, ve-
nuto in Messina ai servigi di re Al-
fonso.
Armasi concordemente agii autori:
campo azzurro con tre bande d'oro ed
un leone dello stesso rampante. — Ta-
vola XVIII5.
Barrcsc — -Stando al Mugnos troviamo es-
ser questa un' antichissima e chiara
famiglia di Francia, in Sicilia condotta
da un Abbo Barrese a' servigi miU-
tari del gran conte Ruggiero, dal quale
ottenne le terre di Naso, d'Ucria, ed
altri castelli. Un altro Abbo consegui
le terre di MiUtello 1318, indi unita-
mente al figlio Giovanni servi colle
armi re Federico contro il conte Rosso,
ed il conte Chiaramonto ril}elli; per-
locchè venne insignito di grandi onori.
Ebbe due figli Abbono e Blasco 1" di
questo nome, assegnando a quello Pie-
traperzia, Militello a Blasco come D'A-
mico attesta. Un Arcibao Barrese fu
governatore di Messina; Blasco 2° vi-
cario d'armi in Catania, Giovanni An-
tonio barone di Pietraperzia, ed ele-
vossi a marchese ; Artale concorse a'
maggiori uflfici, Tommaso fu tra' piti
illustri a tempo di re Alfonso, avendo
il ducato di Castrovillari in Calabria,
il contado di Terranova ed altri ca-
stelli. Girolamo fu vicario del Val De-
mone.
Pietro fu principe di Pietraperzia
per concessione di re Filippo II 1564;
1° marchese di Barrafranca, stratigoto
di Messina nel 1565, cavaliere del
Toson d' Oro , vicario generale nella
città di Catania e Siragusa per difen-
derle dalle invasioni turchesche, ed
infine supremo comandante della mi-
lizia di SiciUa.
Non avendo figli la linea si estinse
con la di lui sorella Dorotea Barrese
e Santapau aja del re Filippo III e
moglie di un Giovanni Branciforte,
conte del Mazzarino ; col quale pro-
creando il fioiio Fabrizio Branciforte
e Barrese fé sì che quest' ultimo di-
venisse per la madre erede di tutti i
titoli e feudi della nobilissima casa Bar-
rese, la quale vanta molti cavalieri ge-
rosolimitani, come un fra Pietro An-
tonio cavallerizzo del Gran Maestro
morto nell'azione di S. Michele, un
fra Nicolò 1441, un fra Gaspare com-
mendatore di Marsala 1494; ed infine
un fi"\ Antonio morto nell'assedio di
Malta.
Armasi giusta Mugnos : campo d'o-
ro con dodici merletti rossi posti 4, 4
e 4. Corona di principe — Tav. XVIIl o.
Barrile o Barrili — Riferisce Mugnos es-
ser questa una nol)ile famiglia del se-
dile capuano di Napoli, dove un ca-
valier Giovanni Barrile fiori qual mae-
stro razionale della Corte Reginale il
1347. Il primo a recarsi in Sicilia sembra
essere stato un Giovan Luca sotto re
Martino, dal quale pei suoi segnalati
servigi ottenne rimunerazioni ed onori;
e fu segretario della regina Bianca.
Giulio Barrile figurò maestro razio-
nale della Camera Reginale sotto la
regina Maria, non che Castellano e Go-
vernatore di Patti; ed Uberto capo
delle regie scuderie di Giovanni d'A-
ragona — Un ramo di questa f;imigiia
fermò sua stanza in Messina, ed un
Giuseppe Barrile al dir del Villabianca
comprò dalla R. Corte la terra ba-
ronale di Mongiuffi unitamente a' ca-
sali di Melia e Kaa'oi nel 1639; indi
nel 1043 l'eresse in marchesato — Di
tal famiglia molto discorre il p. An-
salone nell'ultima digressione. 11 detto
marchese Giuseppe come riferisce il
Mollica lasciò un grosso volume di pre-
gevoli memorie sulla città di Messina.
Il figlio Giovanni fu giudice della R.
G. Corte o sia Tribunale Supremo del
regno nel 1652. Mori senza prole ed
ereditò il fratello Tommaso Barrile ,
al quale morto egli pure senza figli
succese ne' suoi beni la sorella Bianca,
91
che maritatasi a Pancrazio Corvaja si
investi del sudetto titolo nel 1686.
Un altro ramo di questa famiglia esi-
ste in Caltanissetta di cui fu autore
Vito Barrile nello scorcio del 1600,
fratel cugino di Giovannangelo Bar-
rile Ijarone di Sant'Arcangelo e duca ,
di Caivano in N;'poli, come pienamente
costa dall'atto di transazione per al-
cuni dritti feudali seguito in Napoli fra
detti Vito e Giovannangelo al 1608,
presso gli atti di notar de Visco, tran-
suntato e depositato in Palermo presso
notar Giuseppe Lo Nigro 9 novem-
bre 1801.
Tale ramo è oggi rappresentato dal
barone di Turolifi D. Paolo Barrile e
Grimaldi, cav. di giustizia dell'Ordine
Costantiniano e commendatore della
commenda di S. Ferdinando dell'istes-
so ordine, fondata dalla sua famiglia.
Il di lui fratello Giancalowero Barri-
le è insignito della croce di cavalie-
re di devozione del sacro militare Or-
dine Gerosolimitano.
Armasi: campo diviso, nel 1° d'az-
zurro con un grifo d'oro ed un lam-
bello rosso di tre pendenti broccante;
nel 2" d' oro con tre monti di verde
sormontati da una rosa di rosso. —
Corona di barone. — Tav. XVIII i.
Bartolomeo — Secondo Inveges famiglia ca-
talana e siciliana, della prima parla
il Surita citando un Ivan Bartolomeo
capitano d" una galera catalana ; de Ha
siciliana rileviamo dal Mus;nos essere
stato primo ceppo un Lembo B artolo-
meo giurista che fu giudice della G.
92
Corte sotto re Pietro II nel 1340 in
Palermo ove visse nobilmente. Da lui
ne venne Simone che fu pretore di Pa-
lermo nel 1414.
Il di lui figlio Leonardo fu valente
giurista, protonotaro e presidente del
regno, ed indi signore di TraLia.
Questi si ebbe una fìgiia che sposò
il dottor Blasco Lanza di Catania ba-
rone di Longi, giudice della Gran Corte
a cui pervenne per ragion di matri-
monio lo stato della Trabia , e vi e-
resse il paese a riva del mare.
Si arma secondo Mugnos: campo
d'oro con un castello di nero acco-
stato da due rose di rosso. Corona
di barone. — Tav. XVIII. s.
Barzellini — Famiglia nobile di Bologna,
dove al dir di Mugnos fiori per uo-
mini illustri nelle armi, nelle lettere e
nel reggimento di detta città — Vanta
quattordici senatori, quattro capitani,
sotto i duchi di Mantova e Ferrara,
un colonnello della Repubblica Veneta,
e molti titolati e prelati. Da questa
famiglia trae origine la Barzellini di
Palermo avendo per ceppo un All^erto
Barzellini barone di S. Benedetto.
Armasi: campo partito d'oro e di
rosso con un leone dell'uno e dell'al-
tro, al capo cucito d'azzurro caricato
da tre gigli d'oro — Corona di barone.
— Tav. XVIII. 9.
Basile — Si arma secondò il Villabianca :
campo d'argento con tre ftisce azzurre
— Tav. XVIII. 10.
Basìlica — Antica e nolìile famiglia di Mes-
sina come riferisce il Minutoli, che cita
un fra Basilio Basilico cavaliere gero-
solimitano nel 1626.
Armasi : campo azzurro con una te-
sta d'oro portante una pianta di basi-
, lieo. — Tavola XVIII. 11.
Bastone — Armasi giusta il Villabianca : cam-
po rosso con im l)raccio armato d' ar-
gento che impugna un bastone d' oro
Tavola XVIII. 12.
Ballaglia — -Dagli opuscoli del Villabianca,
volume XVII, ricaviamo che un Vin-
cenzo Battaglia per la moglie Vincen-
za Gario-liano si ebbe l'ufficio di eoa-
diutbre di Protonotaro; un Bernardo
di vicario generale e maestro cappel-
lano in Palermo; un Giuseppe di giu-
dice del Concistoro 1X18; un Calogero
di coadiutore di Protonotaro ed altri
che occuparono questo ufficio sino a
Bartolomeo 1793.
Armasi : campo rosso con un braccio
armato che impugna un'asta d'oro con
bandiera d'argento. — Tav. XVIII. 13.
Bavara ^ — Armasi giusta il Villabianca :
campo azzurro con un cavallo d' oro
sopra onde marine, montato da guer-
riero che tiene nella man destra un
tizzone acceso. Tav. XVIII. u.
Bazan — Secondo Pirri, Lopez, ed altri au-
tori nobile ed antica famiglia spagmio-
la, ramo d'un' antichissima casa sovra-
na di Navarra, una delle dodici grandi
famiglie di quel vasto regno, non che
posseditrice di molte signorie, terre, e
castelh, onorata della grandìa di Spa-
1 Per una involontaria distrazione del Litografo è accaduto
lo scambio dello stemma della famiglia Bavara con quello della
Bellomo.
gna unitamente a molti altri titoli. In
una delle linee laterali mi Fortunio
Inigo Simenes nel XII secolo fu pri-
mo signore della valle di Bassan o
Batzan, del qual ceppo la storia di Si-
cilia presenta tra noi vari distinti per-
sonau-OT. Un Alvaro Bazan fu marchese
OC
di Santacruz, grande ammiraglio, pre-
sidente del regno; un Francesco Ba-
zan viceré interino di Bajona 1674, ed
un Ferdinando Bazan arcivescovo di
Palermo fondatore dell' Ospedale dei
Preti e della chiesa attigua nel 1694.
Epperò dal ceppo di quel primo si-
gnore di Bazan emersero sei rami prin-
cipali; uno di essi rappresentato da Gio-
vanni Bazan venne nel 1430 in Sicilia
e propriamente in Troina, ove fondò
la sua famiglia e fu primo enliteuta
del territorio delli Pagliara. In essa
città i suoi discendenti occuparono sem-
pre tutte le cariche nobili. Da docu-
menti di famiglia poi, che nel 1815
i due fratelli Alfonso e Pietro Bazan
dovettero presentare al Gran Priorato
di Messina per essere ammessi quai
cavalieri di giustizia nella veneranda
lingua d'Italia dell'Ordine di Malta,
rileviamo che Giambattista primogeni-
to del detto Giovanni si stabili in Pa-
lermo, formate essendosi così due li-
nee tuttora esistenti.
Attuale capo della famiglia Bazan
in Palermo è il vivente Alvaro Bazan
barone delli Sollazzi, nipote de' soprad-
detti cavalieri gerosolimitani, nella cui
unica figlia Marianna Bazan e Trigo-
na congiunta in matrimonio a Giuseppe
93
AUiata di Vilbifranca principe d'Ucria
la linea va ad estinguersi.
Armasi giusta i suddetti documenti
comprovati nell'ordine gerosolimitano:
campo scaccheggiato di nero e di ar-
gento di quindici scacchi, e la bordura
di rosso caricata da otto crocette di
oro situate in croce di S. Andrea. Lo
scudo contornato da 24 bandiere fran-
cesi, inglesi, musulmane, marocchine.
Corona di barone — Tav. XVIII. 10.
Beatrice — Nobilissima famiglia ]ìisana al
dir di Savasta, passata in Sicilia nel
1500, e precisamente in Sciacca per
Raffaele e Pietro Beatrice che occu-
parono le prime cariche di quella città
mantenendosi del partito della famiglia
PeroUo nimicissima dell'altra del conte
Luna.
Si arma: campo azzurro con un'a-
quila d'oro che tiene negli artigli un
nastro d'argento. — Tav. XXII. n.
Beccadelli — Concordano gli autori nel di-
chiarare questa nobilissima famiglia
qual' una delle più antiche ed illustri
di Sicilia e precisamente di Palermo;
pei-occhè un Vannino Beccadelli , a
causa dei partiti profugo da Bologna
ove si avea un castello detto Becca-
delh, fu il primo a recarsi in Palermo
nel 1303. Ricca ella di ))aronie come
dice Mugnos, vanta fra' personaggi piìx
illustri un Nicolò valoroso nelle armi;
il di lui figlio Giuliano, che il domi-
nio di Bologna si ebbe, spiegò per ar-
me tre ale d'oro con le zampe in cam-
po azzurro, con ciò dimostrando che
la sua famiglia avea per tre volte quel-
12
94
la città signoreggiato. Sare1)be lungo
qui riferire il seguito di cotesti illu-
stri personaggi, d'altronde incompati-
bile col disegno prefissoci d'un cenno
ristrettissimo per ciascuna famiglia. I
soli pretori di Palermo dal 1395 a- [
scendono a circa quattordici, tutti do-
po essere stati insigniti di cariche rag-
guardevolissime. Non trasanderemo
però un Antonio Beccadelli detto il :
Panormita, che fu eccellente legista i
filosofo e consigliere del re Alfonso ,
occupato avendo le più eminenti ca-
riche, non sem-ra concessioni di feudi
ed esenzioni di qualche rilievo. INIorì
in Napoli nel 1471, e le sue ceneri
riposano in un gran mausoleo nella
chiesa di San Domenico. Non meno \
coramendevoli furono Simone arcive-
scovo di Palermo e ambasciatore al
re Alfonso nel 1451 ; Giovanni armato ;
cavaliere dal re Alfonso, capitano di
Palermo, maestro razionale del Tri-
bunale del R. Patrimonio , tre volte
pretore ; ed ebbe dallo stesso re per
se e suoi il privilegio d%quartare so-
pra le sue armi le regie insegne d'A-
ragona ; Bernardino vescovo di Malta, ■
e poi arcivescovo di Messina; Pietro
barone della Sambuca ; Francesco 1)a-
rone di Cefalà, ed uccisore di Gio-
vanluca Squarcialupo ribelle sotto Car- :
loV imperatore; Girolamo conte e mar-
chese di Marineo; Antonio cavaliere
gran croce di Malta, ammiraglio e Bali !
di Santo Stefano ; Francesco barone di j
Altavilla e primo marchese di questo j
stato 1623, come attesta il Villabianca;
Pietro di lui figlio primo principe di
Camporeale 1664, al quale per la mo-
glie Antonia Ventimiglia unica erede
provenne il marchesato della Sambuca
1666, acquistato avendo l'alto privi-
legio di portare in feudwn co' primo-
geniti di sua discendenza il nobilissi-
mo abito di cavaliere gerosolimitano.
Altro Pietro pronipote del primo prin-
cipe di Camporeale investito di questo
titolo nel 1735 fu gentiluomo di Ca-
mera di re Carlo III, cavaliere del San
Gennaro , commendatore di S. Gia-
como della Spada, deputato del regno,
ambasciatore presso la corte di Vien-
na, ed indi consigliere di stato e pre-
sidente del Consiglio Supremo della
R. Giunta di Sicilia. Giuseppe Becca-
delli e Gravina, figlio del precedente
marchese della Sambuca, fu ministro
presso la corte di Toscana ed inviato
plenipotenziario presso la corte di Vien-
na. Salvatore fu marchese di Alta-
villa e gentiluomo di camera; Fran-
cesco commendatore gerosolimitano ;
Domenico tenente generale ; Bernardo
maresciallo di campo, il di cui figlio
vivente Giuseppe, Duca di Adragna,
gentiluomo di camera cavaliere gero-
solimitano, comandante lo squadrone
delle R. Guardie d'onore, sposò in pri-
me nozze Marianna Beccadelli sua cu-
gina, figlia di Domenico principe di
Camporeale, ed in seconde nozze Giu-
seppina AUiata de' principi di Villa-
franca. Domenico Beccadelli e Becca-
delli principe di Camporeale, figlio del
precedente, sposò Laura i de' baroni
Acton di Napoli, essendo egli morto
prima del padre. Lasciò erede di tutti
i titoli del suo nobile casato il di lui
figlio Paolo attuale principe di Cam-
poreale, Marchese di Altavilla ec.
Si arma secondo gli autori concor-
di: campo diviso, nel 1" inquartato
in croce di S. Andrea, il capo e la
punta d'oro con quattro pali di rosso,
ed ai fianchi d'argento, l'aquila nera
coronata, che è d'Aragona Sicilia; nel
2^ d'azzurro con tre ale con zampe di
oro, che è Beccadelli. Supporto la croce
gerosolimitana , mantello di velluto
scarlatto. — Corona di principe — Ta-
vola XVIL 6.
Bella — Armasi giusta il Villabianca: cam-
po azzurro con una fascia d' argento
accompagnata in capo da tre stelle
dello stesso, ed in punta da tre bande
d'oro accorciate. — Tav. XVllI. le.
Bellacera — Famiglia nobilissima napolita-
na, oriunda francese al dir di Mugnos,
venuta in Catania con la principessa
Eleonora d'Angiò casata con re Fede-
rico li per un Giovanni Bellacera (Bel-
lincer) col carico di gentiluomo. Avuta
poscia la castellania di Castellammare
di Palermo venne a stanziare in que-
sta con tutta la sua famio'lia.
Si distinse nel 1418 un altro Gio-
vanni barone di Regalmigeri, concorso
avendo a tutti i maggiori uffici della pa-
1 La principessa vedova di Comporeale Laura Acton passò
in seconde nozze con il Conte Marco Minglietti ministro
d'Italia presso la Corte di Vienna.
95
tria; più un Pietro giurato nel 1450; un
Luca giurato, tre volte pretore, capi-
tano di Palermo, e maestro razionale
del regno 1473, posseduto avendo i
feudi di Ragalmigeri, Santa Ninfa, Bis-
sana del Bosco, della Culia, il Piano
della Zucca, Famadonia, e la Clevisa;
un Girolamo suo figlio , investito di
questi feudi e giurato nel 1525; un
Girolamo Bellacera regio cavaliere sot-
to Carlo V imperatore, dal quale si
ebbe ufficio di maestro ortolano del
Regno 1542, e di maestro segreto. In-
fine un fra Rainero Bellacera fu ca-
valiere gerosolimitano 1582.
Armasi giusta Inveges: campo az-
zurro con una fascia d'argento ed una
testa di leone d'oro sporgente; al capo
cucito di rosso caricato da una croce
d'argento. — Tav. XVIII. n.
Belli — Secondo il Minutoli nobile fami-
glia di Ragusa chiamata Predovik. Un
Elia fu rettore di detta città, ed il pri-
mo a trapiantarla in Messina. Procreò
Brustelao, dal quale nacque Allegretto.
Il di lui figlio Pietro detto il Bello
diede occasione al mutamento del no-
me della famiglia. Un Francesco fu se-
natore di Messina nel 1546.
Si arma: campo d'oro con un brac-
cio armato, impugnante una croce di
nero.— Tav. XVIII. 19.
Bellomo — Famiglia assai nobile al dir di
Minutoli; passata in Sicilia per un Lui-
gi Bellomo della città di Roma al tem-
po di Federico II imperatore, da cui
pe' suoi segnalati servigi prestati in
guerra ebbesi il feudo di Belmonte.
96
Fiorirono di questa famiglia: Gio-
vanni nobile siragusano, barone di S.
Cosimano nel 1398; Guglielmo col ti-
tolo di barone; Antonino conte di Au-
gusta, qua! titolo gli fu concesso nel-
l'anno 1440 dal re Giovanni; fra Giam-
battista e fra Matteo cavalieri gero-
solimitani nel 1517 e 1557.
Seo-ue la linea sino a Guglielmo ,
che fu padre di fra Andrea Bellomo
cavaliere gerosolimitano 1618.
Si arma: campo azzurro con quat-
tro branche di leoni d'oro, situate 2 e 2.
Corona di barone — Tav. XVIII. is.
Belloc- — Famiglia catalana al dir di Mu-
gnos, passata in Sicilia sotto il re Al-
fonso per un Guglielmo Belloc, uomo
assai ricco ed autorevole. Un Antonio
fu compratore della baronia di Carcaci,
investito nel 1513. Infine non cono-
sciamo altre notizie che di un (rugliel-
mo di lui figlio investito di dotta ba-
ronia il 1522.
Si arma: campo diviso nel 1° di ros-
so con un castello d' argento , ed in
punta onde marine, nel 2° di rosso con
tre bande d'argento. Corona di barone.
— Tav. XIX. i.
Belvis — Di questa nobile famiglia spagmio-
la molto sarebbe a dire col Mugnos e
con l'Inveges scrittori sicoli, avendo
fiorito prima del 1271, e contribuito
alla conquista della Spagna contro i
Mori ; perlochè si ebbe in Barcellona
il castello di Belvis, di là il cognome.
Dopo ciò ella due volte passò in Si-
cilia; nella prima al 1414 con France-
sco Belvis, che ottenne la baronia del-
l' isola di Pantelleria; nella seconda
sotto il viceré de Vega con Giovan-
ni Belvis comandante la cavalleria.
Un Bernardo fu grande almirante ed
ambasciatore al re Alfonso d'Aragona
nella guerra contro gli Angioini. Un
Gus'lielmo fu maggiordomo della regi-
na Bianca, un Francesco gonfaloniere
e cacciatore maggiore , un Giovanni
vicario a:enerale del regno. Vanta inol-
tre de' cavalieri gerosolimitani e d'Al-
cantara.
Si arma giusta Inveges: campo d'oro
con tre fasce di rosso. Corona di baro-
ne. — Tav. XIX. 2
Bembo — Armasi secondo il Villabianca:
campo d' argento con un capriolo di
rosso accompagnato da tre stelle rosse
situate 2 in capo, ed I in punta. — Ta-
vola XIX. 3.
Benedelìo — Riferisce Mugnos essere stata
questa una nobile famiglia siciliana ,
annoverando come piti degni d'onorata
menzione un Andrea Benedetti notare
di re Giacomo in Palermo nel 1282; il
di lui figlio Orlando che fu giurato nel-
l'anno 1329; un secondo Andrea figlio
di costui gentiluomo di re Federico II
1353, da cui il carico si ebbe di go-
vernatore della cavalleria regia e fu
anche signore della Gisia di Palermo;
un Manno 0 Mariano gentiluomo e cop-
piere di re Martino, non che della re-
gina Bianca, della quale amministrò la
camera reginale; e fu ancora maestro
portulano della città, ottenuto avendo
una rendita di onze 24 annue nel 1407
col carico di percettore de' regi prò-
venti. Commendansi inoltre im fra Gia-
como de Benedetto cavaliere geroso-
limitano del Priorato di Messina 1458,
e molti senatori di Palermo.
E poiché sulle origini e continuazione
di tal famiglia un apposito libretto in-
titolato Memorie ne pubblicò non ha
guari in Palermo il prof. Antonio Lo-
monaco, noi riferiamo essere state le
sudette onze 24 annue ampliate sul
gran portulanato del regno e di avere
avuto il Mariano altresì la concessio-
ne della contea del feudo Ossone, cir-
costanze riportate da Luca Barberio
Capibreviuin. Dallo storico Auria (ms.)
Delle cose di Palermo rileviamo poi
il trasferimento di uno de' rami dei
Benedetto di Pisa in Palermo avve-
nuto nel sec. XIV; perocché essi, ei
dice, in due luoghi allora fiorivano, in
Toscana cioè ed in Sicilia fermamente
militanti il ghibellino partito. Un Gio-
vanni Benedetto nobile pisano per se
e suoi, d'ordine dell'imperatore Car-
lo IV di Germania a mezzo del Doge
dell'Agnello suo vicario, il titolo di con-
te si ebbe quando con simili titoli riunì
le 17 nobili famiglie in unico casato;
e la concessione del leopardo d" oro
rampante in campo vermiglio da ag-
giungersi all'arme di sua famiglia. Indi
trovandosi qual ghibellino compromes-
so fuggì riparando in Palermo all'om-
bra del trono aragonese. Quivi trovò
uu Giuliano de Benedetto, cui die in
isposa l'unica sua figlia. Altri perso-
naggi illustri presentano le storie di
97
Maurohco, Diblasi, Palmeri, e che per
brevità tralasciamo di nominare.
Intanto le suddette memorie accen-
nano alla continuazione di questa no-
bile famiglia sino al vivente primoge-
nito Carlo, commendatore e fondatore
d' una Commenda Costantiniana; cava-
here di varii ordini; socio di diverse ac-
cademie, onorato dalla Repubblica di
S. Marino, ne' generah comizii del 28
marzo 18G6, d'un privilegio in carta
pecora ove si legge : Il Barone Car-
lo de Benedetto da Paleruio conte del
Casato è nominato jpatrizio ereditario
eoa tutti i dritti e privilegi della Citta-
dinanza S. Marinese, Trovasi sposato
alla nobihssima donna Ippolita Pape e
Vanni figlia del defunto principe di Val-
dina e duca di Giampeheri, con la qua-
le si è reso genitore di Giovanni.
Infine questa famiglia avendo preso
gran parte negli avvenimenti del 1860
con la morte in diversi combattimenti
de' tre frateUi Pasquale, Salvatore e
Raffaele de Benedetto, non poche ono-
ranze à ricevute dalla Corte del re Vit-
torio Emmanuele II.
Armasi giusta il Villabianca: cam-
po inquartato, nel I" e 4" d'argento con
l'aquila nera che tiene con gli artigli
un rastello dello stesso, nel 2° e 3" di
rosso con un leopardo d'oro rampante.
Corona di conte. — Tav. XIX. 4.
Bcnenali — al dir di Mugnos famiglia no-
bile oriunda di INIilano, ove si trovava
annoverata nel consiglio de' 900 nobili
patriziiil 1388. Venne in Siciha por-
98
tata da un Luca Benenati, che servì
il re Alfonso d' Aragona, acquistato
avendo dalla reo'ina Maria la Castel-
lania di Mineo nel 1431, e dopo quella
della città di Lentini ove fondò la sua
famiglia procreando Girolamo e Luigi
che furono senatori di detta città nel-
l'anno 1467. Un Lui"i assai caro al
conte di Modica fu prescelto al go-
verno della città di Alcamo, che ten-
ne per anni quattro e vi caso il figlio
Girolamo. Un Cristoforo Benenati pro-
veniente pur da Milano fu barone del
feudo di Cannameli.
Si arma: campo d'oro con un albero
di pino verde abbrancato da un leone
di rosso. Corona di barone. — Tavo-
la XIX. 5.
BeiievcnlailO — Il Mugnos, sull'autorità di
Gerardo scrittore padovano, fa prove-
venire questa famiglia dalla nobilissi-
ma Orsini di Roma. Indi si disse Or-
silea abitando in Venezia, ove diede
de' Dogi, e poscia in Benevento da do-
ve la trasferì in Sicilia un Matteo Or-
sileo a' servigi dell'infante Federico.
Si stabilì in Lentini nominandosi Be-
neventano, venendo ascritta a quella
maestra de' nobili. I di lui figli Antonio
e Camillo furono eletti capitani, ed a-
vendo valorosamente combattuto con-
tro i Francesi che infestavano quelle
marine, ottennero da' re de' feudi, cioè
Antonio il Burgio, Mangini con le Sa-
line, e Biscari; e Camillo quelli di Trefi-
leti, Capopassaro,e Balgarano. Un Giu-
lio fu segretario della regina Elisabetta,
moglie di Pietro II, e n'ebbe il feudo
di Burfusina oggi Ragameli, che poi
perde per ribellione; un Matteo fu ba-
rone del Bosco per la moglie Vincen-
za Falcone ; un altro Matteo barone
di detti feudi e capitano giustiziere.
Intanto la linea de' detti baroni del
Bosco à continuato in Siragusa sino al
vivente Matteo, cavaliere gerosolimi-
tano , e gentiluomo d' entrata de' re
Ferdinando II, e Francesco II. Com-
mendasi infine il di lui fratel cugino
Ferdinando Beneventano, generale di
molta vaoiia coraga:io e fedeltà nel-
l'armata napolitana, avendo preso gran
parte negli avvenimenti del 1860 indi-
fesa del trono delle due Sicilie.
Fa per arme: campo d'oro con tre
monti di verde, sormontati da un leo-
ne ed un orso di rosso affrontati. Co-
rona di barone. — Tav. XIX. 7.
Bcnilicasa — Famiglia antica ed assai nobile
della città di Messina, ove figura tra
le baronali. Un Pierleone Benincasa
dice Mugnos fu segretario maggiore
dell' imperatore Federico II, il di lui
fialio Eustachio Benincasa fiorì tra' ca-
valieri teutonici ed acquistò la baro-
nia di Caravacio ; un Giovancorrado
altro figlio fu segretario dell'impera-
tore Corrado, e poi consigliere del re
Manfredi ; un Martino, militando con-
tro i Francesi col carico di capitan di
cavalleria messinese, morì combattendo
valorosamonte in battaglia; ed il eh lui
figlio Eustachio, pe' suoi grandi ser-
vigi prestati a re Federico IL la con-
cessione si ebbe di a^ofiuno-ere alle sue
armi un leone rosso con un ramo-
scello di alloro nelle zampe anteriori.
Un secondo Pierleonc fu in Napoli cop-
piere della regina Giovanna, ivi fon-
dando la sua famiglia, da cui surse
suor Orsola Benincasa, tanto celebre
per santità e per essere stata la fon-
datrice del monastero delle Orsoline
di quella città.
Un ramo della famiglia passò in Bo-
logna, Perugia, Prato e Siena, ove
si rese celebre per le armi e per le
lettere; da esso S. Caterina di Siena
1380 famosa scrittrice, le cui opere
da' puristi toscani si anno per testi
di lino'ua: e. Storia letteraria. Intan-
to il primo ramo prosegui in Messina
percorrendo i piti onorati carichi; ed
invero un Antonino militato avendo
sotto r Imperatore Carlo V fu creato
cavaliere dello speron d'oro, venduto
avendo i feudi di Caravaci al principe di
Butera nel 1491, e convertito il prezzo
in tanta rendita sopra lo stato. La li-
nea continuò sino a' tempi del cennato
scrittore da cui attinto abbiamo le at-
tuali notizie.
Armasi: campo diviso, nel primo di
azzurro con due bande d'oro caricate
da tre leoni neri con palma verde nella
zampa destra anteriore ; nel secondo
d'azzurro con un castello d'oro sor-
montato da tre stelle dello stesso, ed
in punta onde marine. — Tav. XIX. s.
Benso o Beiizo — Famiglia nobile origina-
ria di Genova, portata in Palermo al
1 Rilevasi dal Villabianca Sic. Nob. voi. 2, [). 441 che l"an-
tica patrizia famiglia palermitana Imperatore vantasi erede
e pronipote ili Giulio Cesare Imperatore I, il quale per una
speciale disposizione di suo testamento impose a' suoi e-
99
dire del Villal)ianca da un Girolamo
Benso morto nel 1032 le di cui ce-
neri riposano nella Chiesa di S. An-
tonino, ove scorgesi una lapide collo
stemma gentilizio che descriveremo
piti sotto. Commendansi uno Stefano
senatore nel 1692 ; altro Girolamo
detto Giulio Cesare Imperatore I ' mar-
chese d'Alimena nel 1701 , succeduto
avendo a Carlo Alimena Imperatore V,
perchè figlio della sorella Dorotea A-
iimena di lui erede e moglie del sue-
cennato Stefano. Fu egli governatore
del Monte di Pietà nel 1702. Un Giu-
lio fu senatore nel 1708 e 1745, sin-
daco nel 1711, governatore del detto
Monte 1730; un Francesco duca della
Verdura, pretore nel 1849, intendente
di Palermo nel 1850-58, gentiluomo di
camera di re Ferdinando 11; in tino
il vivente Giulio Benzo duca della
Verdura, pretore della città di Paler-
mo nel 1860, e senatore del Regno.
Armasi giusta il citato scrittore :
campo azzurro con tre conchiglie di
oro; opperò la famiglia ha fatto uso
di altro stemma cioè campo d'argento
al capo di rosso, caricato da tre con-
chiglie d'oro. — Corona di duca — Ta-
VOLA XIX. 9.
Bertola — Dal Villabianca opuscoli v. XVII
si rileva che un Giuseppe Bertola fu
procuratore fiscale della Regia Gran
Corte 1669; un Federico giudice pre-
toriano in Palermo 1684, indi giudice
redi in infinitiim dichiararsi alTistante dell'investitura di
sua primogenitura collo specioso nome di Giulio Cesare
Imperatore, stando in ordine cronologico. Il Fazzello com-
menda vari cavalieri di Casa Imperatore.
100
della Gran Corte Civile 1695; ed in-
fine un Feliciauo Bertela conservatore
d'armi del Senato di Palermo 1768,
e maestro razionale 1773.
Armasi: campo diviso nel 1° d'az-
zurro con tre stelle d'oro a sei rasr-
gi , allineate in fascia , nel 2° d' oro
con una nassa di nero sopra onde ma-
rine — Tav. XIX. 10.
Bianco — Il Mugnos riferisce esser questa
una nobile famiglia di Mazzara, ove
dal 1440 sino a' tempi del prefato
scrittore occupò tutte le cariche no-
bili di quella città.
Si arma giusta il Villabianca : cam-
po azzurro con due fasce d' oro ac-
compagnate in capo da un sole d'o-
ro — Tav. XIX. ii.
Biccliclto 0 Bicchel — Appoggiati all'auto-
torità del ^lugnos sappiamo derivare
questa famiglia d'Inghilterra, dove pos-
sedè titoli , Provincie e contee , e si
rese illustre per un santo martire Tom-
maso Becchet arcivescovo di Can-
tuaria, e gran cancelliere del regno.
Espulsa da Enrico re d'Inghilterra
per r odio che portava a quel santo,
riparò in Sicilia nel 1150, e fermò
sua stanza in Sciacca, Mazzara e Pa-
lermo, ove si rese illustre per molti
distinti gentiluomini, che occuparono
le prime cariche di quella città. Com-
mendansi Francesco Bicchetto per la
sua virtù e dottrina, giudice della R.
Gran Corte, e Mariano Bicchetto ge-
suita, uomo assai dotto e prudente.
Armasi: campo d'oro con una ca-
pra di nero sagliente. — Tav. XIX. 12.
Billicaria — Si arma giusta il Villabianca:
campo d'oro con albero di pegno verde
accostata da due grifi neri rampanti.
Tav. XIX. 13.
Bìsagna — Al dir di Minutoh famiglia no-
bile genovese, abitante in Scio nel le-
vante. Un Giovanni Bisagna fu il pri-
mo che venne da quelle parti ad abi-
tare in Messina, essendo stato agsrre-
gato a quella nobiltà nel 1541. Un
Francesco fu cavaliere gerosolimitano
nel 1568.
Si arma: campo rosso con due ban-
de d'oro accompagnate da un'ancora
d'argento. — Tav. XIX. 14.
Bisipani — Dal Villabianca rileviamo es-
sere questa una nobile femigiia pa-
trizia messinese. Un Giovanni Bisima-
no fu il primo conte di ViUamena per
concessione di re Carlo II nel 1699
e commissario generale viceregio in
Sicilia. Il di lui fratello Desiderio fu
cavaliere di S. Giacomo della Spada;
un altro Desiderio figlio del succen-
nato Giovanni commendatore geroso-
limitano; un Francesco senatore di
Messina e console nobile ; ed infine
un Antonino di lui figlio cavaliere ge-
rosolimitano.
Armasi : campo azzurro con una te-
sta di moi-to d' oro cimata da croce
dello stesso. — Corona di conte. — Ta-
vola XIX. 15.
Bisso — 11 Villabianca ne' suoi opuscoli ri-
ferisce che un Francesco Bisso fu De-
putato del regno nel 1588; ed un Ot-
tavio senatore di Palermo nel 1664.
Armasi : campo azzurro con un leo-
ne d'oro coronato che tiene con la zampa
anteriore destra una spada di argento
posta in isbarra, e con l'altra poggiata
sopra una ruota d'oro. Tav. XIX. is.
Bitilli 0 BiliilO — Secondo il Villabianca
questa famiglia vantasi deinvare da
un'altra romana de' Bitini, cosi detti
dall'impresa per essi fatta della con-
quista della Bitinia in Asia. Ignoria-
mo la data del passaggio di essa in
Sicilia stabilita in Marsala, ove è stata
riguardata per una deUe più antiche
della maestra nobile. Un -Giovanni Bi-
tino fu capitano giustiziere nel 1521;
un Rosario colonnello di cavalleria e
governatore delle isole e castelli della
Favignana , ed indi fatto marchese
dal re Carlo III 1752. Morì senza fl-
gh succeduto essendogli il nipote mar-
chese Mario Bitini.
Arma : campo d' oro con albero
di vite verde — Corona di marchese. —
Tav. XIX. n.
Biundo u Bluildo — Nobile famiglia jìcder-
mitana, come riferisce il Villabianca,
essendo che uno Stefano Biundo o Biun-
do fu concessionario del feudo di Ga-
resini nell'isola di Malta; un Antonino
senatore di Palermo nel 1449 e mae-
stro credenziere della Zecca di detta
città 1454 ; un Francesco barone di
Garesini 1464 ; un Giacomo vicario
generale del valle di Mazara; un se-
condo Francesco mihte 1609; un Carlo
regio mihte 1647, e governatore della
Tavola 1661 ; un Giuseppe investito
del feudo di Giubbino nel 1778 ; ed
infine il vivente Ruggiero Biundo del-
101
l'Ordine Cassinese vescovo di CefalU.
Arma: campo azzurro con un ponte
d' argento sopra onde marine , sor-
montato da due donne al naturale
strette per le mani — Corona di ba-
rone.— Tav. XX. i.
Blasclli — Famiglia nobile di Aragona al
dir di Mugnos, derivata daUa Velasco
signori di Medina e Pòmar. La portò
in Sicilia un Blasco Fernandez Ve-
lasco, che segui re Pietro d'Aragona
nel 1282. 11 di lui tigho fu chiamato
da' Siciliani Enrico Blasco dandoghsi
per cognome il nome paterno. Fu egli
unitamente al figlio Blasco castellano
di Castroreale nel 1338. — Vanta un
Pierantonio che fu eletto da re Alfonso
castellano e governatore di S. Lu-
cia nel 1422 , ed altri gentiluomùii
che in Messina occuparono le cariche
nobili di quella città.
Arma : campo azzurro con un leo-
ne d' oro che mira una stella d' oro
posta nel lato sinistro del capo. — Ta-
vola XX. 2.
Blasì V. Diblasi.
Bludo — Arma secondo il Villabianca :
campo d'argento con tre fasce di rosso
ed un leone d'oro broccante sul tutto,
al capo cucito d'oro caricato da sei
uccelli neri. — Tav. XX. 3.
Biundo V. BiuDdo.
Boccadiliioco o Buttafuoco — Riferisce il
Mugnos esser questa una nobile fa-
miglia proveniente da Piacenza, tra-
sferita in Sicihanel 1347 da un Gia-
copino Buttafuoco molto favorito da
re Pietro II. Un Giovanni fu anno-
13
102
verato fra' familiari di re Martino ;
procreò Pietro ed Antonio. Il primo
fu castellano di Piazza il 1453, ed il
secondo giurato della detta città. Se-
gue la linea di vari illustri personag-
gi, tra' quali al dir del Minutoli com-
mendansi Giuseppe e Pierillo cava-
lieri gerosolimitani nel 1638, e 1640.
Infine il Villabianca riporta un Mario
Boccadifuoco marchese della Scaletta
investito il 1720 e che fu senatore di
Palermo il 1744 ,, nella cui persona
semhra essersi estinta la famiglia Boc-
cadifuoco originaria da quella di Piazza.
Arma giusta Mugnos : campo az- i
zurro con un drago d'oro fiammeggiante
dalla bocca — Corona di marchese. —
Tav. XX. 4.
Bolo — F'àmigìia. i^alermitana, di cui il Vil-
labianca non ci dà altra notizia che
di un Paolo Bolo conservatore di Pa-
lermo nel 1438.
Arma: campo d'oro con ima cam-
pana di verde accompagnata in capo
da due stelle d'azzurro con sei raggi,
ed in punta da un cannone di verde
situato in banda. — Tav. XX. 5.
Bolognclli — Giusta il Villabianca si arma:
campo azzurro con una fascia ondata
d' oro, accompagnata in capo da tre
gigli d' oro ordinati in fascia , ed un
medaglione con ritratto d'argento or-
lato d' oro posto in pimta. — Ta-
vola XX. ,6.
Bonaccolli — È questa secondo Mugnos una
famiglia originaria di Mantova, da do-
ve per le persecuzioni de' Gonzaga
passò in Sicilia , condottavi da Pas-
serino Bonaccolti impiegato a' servigi
cU re Federico II, dal quale si ebbe
molte onorificenze in Messina. Ivi fon-
dò sua famiglia essendosi reso pro-
genitore di molti illustri personaggi,
tra' quali commendevoli furono Gu-
glielmo e Giovanni Bonaccolti , che
servirono re Ludovico e Federico III
d'Aragona nell'ufficio di custodi della
real persona, ottenuto avendo de' com-
pensi. Il Giovanni ebbesi poi dalla re-
gina Maria l'ufficio di pretore della città
di Palermo nel 1382 , ed il governo
della camera reginale nel 1399. Un
Aldo fu capitano di giustizia in Ca-
strogiovanni, e si rese progenitore di
Giovanmichele Bonaccolti barone del-
la Crucifia e Fiumefreddo. Un Luigi
Bonaccolti barone di Cariato fu stra-
ticoto nel 1390 , e progenitore della
famiolia Bonaccolti della città di Piazza.
Arma: campo d'argento con una
fascia di rosso ed una testa di porco
nero uscente, cimata da croce rossa. —
Corona di barone. — Tav. XX. 7.
Bonafedc — Tal famigha per come riferisce
il Mugnos prende origine da' conti di
S. Giuliano di Francia , e si sa che
un Corrado Bonafede venne in Sicilia
da segretario della regina Antonia
moglie di Federico III nel secolo XIV.
Un Federico ebbe da re Fei^dinando
il Cattolico il titolo di regio cavaliere
1508. La linea indi passò in Termi-
ni ove occupò le primarie cariche. —
Commendansi dal IVIinutoli un fra Giu-
seppe e fra Vincenzo cavalieri gero-
solimitani nel 1598.
Ai:ma : campo d'oro con una fascia
di due linee a scacchi d'argento e di
rosso, accompagnata in capo da un
capriolo rivoltato d'azzurro , caricato
da cinque palle d'oro; al capo di ros-
so caricato da un giglio d'oro. — Ta-
vola XX. s.
Bonagrazia — Famiglia nobile di Messina,
dove al dir di Mugnos fiorirono un
Pietro Bonagrazia castellano di Ma-
tagrifone sotto re Federico II ; un
Vincenzo che sotto re Ludovico 1341
consegui il feudo di Melalau in contrada
Mineo; ed in ultimo un Corrado guer-
riero di gran valore sotto re Martino.
Fa per arme: campo d'oro con due
rami d'ulivo e di palma verdi, posti
in croce di S. Andrea. — Tav. XX. 9.
Bonajoto — Chiarissima famiglia valenzia-
na, stando al Minutoli ed al Mugnos
che addita per primo ceppo in Sici-
lia un cavaliere Raimondo Bonajuti o
Beneyto qual hallo di Violante fìgiia
di re Pietro d'Aragona. Un 2° Rai-
mondo fu caro al duca Roberto nel
conquisto della Sicilia, stabilito essen-
dosi in Catania; un Giovanni casatosi in
Siragusa, ivi comprò da' Moncada la
terra di Melilli, mentre un di lui fra-
tello Antonio rimasto in Lentini acqui-
stò il feudo e castello d'Osino 1497,
ed ebbe anche il feudo dell' Albiato.
Indi un Bartolomeo fu giudice di Gran
Corte^ comperò il feudo della Caval-
lera in Centorbi. Un Guglielmo ac-
quistò il feudo di Miliato, ed un altro
Raimondo quello di Carracino nel
1535. Un Silvestro fu barone di Fu-
103
cilino nel 1540 ; un Vincenzo al dir
del Villabianca fu barone di Motta di
Affermo nel 1557; ed un Gaspare se-
natore di Palermo il 1590. Tal fami-
glia vanta de' cavaheri gerosolimita-
ni , cioè un fra Francesco Bonajuto
ammiraglio nel 1 550 ; ed un 2° fra
Francesco Bonajuto balio di Santo
Stefano padrone della galera Vittoria,
che fu quella vittoriosa nel combat-
timento di Licata 1606.
Arma secondo il Minutoli: campo d'oro
con tre alberi di cipresso di verde, quello
di mezzo accostato da un leone di rosso.
Corona di barone. — Tav. XX. io.
Bonamenti — Arma secondo il Villabianca:
campo d'azzurro con un castello a tre
torri d'argento chiuso di nero. — Ta-
vola XX. 11.
Boiiainico — Secondo il Villabianca si ar-
ma: campo d'argento con una fascia
di rosso accompagnata in capo da un
uccello di nero passante. — Tav. XX. 12.
Bonanno — Il Mugnos, Inveges, Ansalone,
Villabianca ed altri siciliani scrittori
diffusamente parlano dello splendore
di questa ricca ed antica famiglia jjz-
sana , portata in Sicilia da Giangia-
como e Cesare Bonanni, creduti fra-
telli, i quali lasciarono la loro patria
per gravi disgusti avuti con la fami-
glia Gualandi. Il Cesare soccorse re
Federico II con due mila fiorini pei
bisogni della guerra; e Giangiacomo
fu promosso a gran cancelliere del
regno nel 1285, in luogo di Giovan-
ni da Precida passato al Cancellierato
di Aragona. Questa famiglia stabilissi
_ 104
in principio nella città di Caltagiro-
ne, da dove si è diramata in Siragu-
sa, Palermo e Messina. Fiorirono un
Giacomo Bonanno nel 1460, vicario
generale della città di Naro ; un 2°
Giacomo vicario generale del regno;
im Bartolomeo auditore generale del
tribunale del R. Patrimonio, e tanti
altri illustri personaggi , 'che furono
pretori , senatori , maestri razionali ,
cavalieri gerosolimitani ec.
Essa si divise in varii rami cioè :
nei principi della Cattolica e duchi
di Montalbano , di cui commendasi
giusta il Villahianca im Giacomo Bo-
nanno e Romano Colonna barone di
Canicatti e primo duca di Montal-
bano, autore della insigne storia delle
Antichità Siragusane, molto elogiata
dal Mongitore. Il di lui figlio Pie-
tro Bonanno e Balsamo fu il primo
principe di Roccafiorita per ragione
ereditaria, e barone di Castellamma-
re del Golfo. — Fu un signore assai
ricco, tanto che levò a sue spese la
guardia del viceré composta di una
compagnia di cavalli, di soldati bor-
gognoni, albanesi ed alemanni, tenen-
done il comando a vita. Un Francesco
Bonanno e del Bosco fu il primo prin-
cipe della Cattolica per la sua fami-
glia nel 1720, cavaliere del Toson di
Oro, grande di Spagna ereditario di
prima classe , gentiluomo di camera
del re Vittorio Amedeo di Savoja, e
del re Carlo III, consigliere aulico di
stato dell'imperatore Carlo VI, vica-
rio del viceré , deputato del regno ,
capitano giustiziere, più volte pretore
della città di Palermo , ed uno - dei
dodici pari del regno. Giuseppé^TBo-
nanno e Filingieri figlio del prece-
dente, fu capitano giustiziere di Paler-
mo e governatore della nobile com-
pagnia della Pace 1743; investito dei
titoli di sua famiglia 1740. ^Questa
linea maschile si estinse con Giusep-
pe Bonanno ultimo principe'della Cat-
tolica, capitan generale, morto assas-
sinato dal popolo di Palermo nella
rivoluzione del 1820. Da questo ramo
surse la linea dei duchi di Castella-
na oggi estinta, nella quale commen-
dasi un Giacomo Bonanno de' Chie-
rici Regolari Teatini, vescovo di Pat-
ti ed indi arcivescovo di Monreale ,
morto il 1754. — Un altro ramo di
questa famiglia formò i principi di
Linguaglossa pari del regno, essendo
stato il primo ad investirsi di questo
stato nel 1626 un Orazio Bonanno
e Gioeni barone di Ravanusa Carran-
cino e Belvedere, terzogenito di Giam-
battista Bonanno, progenitore de' du-
chi di Montalbano. Segui la linea con
Vincenzo Bonanno ed Alhata principe
di Linguaglossa, gentiluomo di came-
ra di re Ferdinando li, cavaliere del
S. Gennaro, al quale successe lo zio
Placido Bonanno e Vanni principe di
Linguaglossa, cavaliere gerosolimita-
no, gentiluomo di camera di re Fer-
dinando II, e padre alla vivente Do-
rotea Bonanno che sposò Silvio Bo-
nanno Chiaramonte, barone di Rosa-
bia della linea di Caltagirone. nipote
lAoi
del. celebre Gaetano Bonanno di Ro-
sabia, auditore generale degli eserciti,
segretario di stato nelle Finanze e
cancelliere della giunta di Governo,
morto in Palermo il 1820. Dal quale
innesto ne nacque il vivente Placido
Bonanno Chiaramonte e Bonanno prin-
cipe di Linguaglossa, barone di Bel-
vedere ec. gentiluomo di camera dei
re Pedinando II e Francesco U. In-
tanto facciamo osservare che altre li-
nee di questa nobilissima famiglia e-
sistono nella città di Caltagirone nei
baroni di Pelino, nella città di Sira-
gusa ne' baroni Bonanno, mentre un
altro ramo si conserva in Aquila città
dell' Abruzzo ne' Bonanni baroni di
Ocre, originati da Tullio Bonanni, che
contemporaneamente emigrò da Pisa
co' sopraddetti Cesare e Giacomo Bo-
nanni di lui fratelh. — Vanta molti
cavalieri gerosolimitani, tra' quali son
degni di menzione un fra Simone com-
mendatore di Caltagirone e ricevitore
di Palermo, morto in un combatti-
mento nella presa del vascello di Cara
Mustafà 1504; fra Giambattista e fra
Giacomo Bonanno di Caltagirone fon-
datori della ricca commenda de' SS.
Giovanni Battista e Giacomo della
Saracena 1639; posseduta in atto dal
commendatore fra Andrea Candida
1856. . ^-^^
'^ Arma concordemente agli autori :
campo d' oro con un gatto nero
passante. — Corona di principe. Motto:
Neque sol per diem, neque luna per
noctem. Mantello di velluto scarlatto
105
foderato d'ermeUino. — Tav. XIX. 6.
Boncompagno — Arma secondo il Villabian-
ca : campo azzurro con un drago di
oro rampante. — Tav. XX. i3.
BondelmontC — Famiglia fiorentina giusta
Mugnos, divenuta storicamente cele-
bre pel suo antagonismo con quella
Amidei. Fu portata in Sicilia da' fra-
telli Nicolò e Maineto Bondelmonte,
ricchi gentiluomini, a' servigi di re
Martino e del conte di Peralta , da
cui Nicolò nel 1394 si ebbe il feudo
della Verdura. Essi stabilironsi in
Sciacca. Ivi al dir di Savasta mostra-
ronsi neutrali nelle strepitose fazioni
de' Luna e Perollo ; ed avverte che
il primo a passare in Sicilia fu Rai-
neri Bondelmonte con Carlo 1° re di
Napoli, e «che suo flgho Nicolò prese
due mogli. Colla Adelasia Perapertusa
si ebbe il feudo di Misilicatini, e colla
seconda nipote del conte Peralta quello
di Verdura come sopra. — In fine nel
secolo XV la detta famiglia si estinse
in quella di Calandrini per ragion di
matrimonio.
Levò per arme secondo Mugnos:
campo diviso nel 1° d'azzurro; e nel
2° d'argento con un monte di verde
cimato da croce rossa. — Tav. XX. 14.
Bonelli — Riferisce il Villabianca ne' suoi
opuscoli aver dato questa famiglia di-
stinti personaggi , tra' quali un An-
gelo Bonelli procuratore fiscale della
Gran Corte, ed un Pietro Bonelh giu-
dice di Partenico, non che procura-
tore fiscale.
Arma : campo azzurro con un ca-
106
stello d'argento chiuso di nero,accostato
da un leone d'oro, ed una cometa dello
stesso posta in capo. — Tav. XX. i5.
Bonfanti — Rileviamo dal INIinutoli alcuni
illustri gentiluomini di questa fami-
glia , tra' quali un Onofrio Bonfanti
nobile di Castronovo, un Nicolò sin-
daco di Sciacca e Mazzara nel 1478,
un Geronimo capitano giustiziere di
Castronovo 1500, un altro Nicolò ca-
pitano giustiziere.
Leva per arme: campo azzurro con
un leone d'oro sox^montato da un giglio
d'argento ed accompagnato da tre stelle
d'oro poste in punta. — Tav. XX. i6.
BonDgiio — Famiglia di Turingia in Ger-
mania, portata in Italia al dir di Mu-
gnos dai fratelli Gerardo e Claudio
cavalieri a' servigi di Carlo Magno.
Indi Filiberto e Ladislao vennero a
servire re Carlo d'Angiò contro Man-
fredi nel conquisto di Napoli e Sici-
lia; per locliè i feudi di Buonalbergo
in Nicosia e del Mompeliere nel monte
Etna ottennero, fissato avendo in Mes-
sina la loro residenza; e Filiberto pre-
se il cognome di Bonfiglio. — Ciò av-
venne per un aneddoto in cui Orazio
di lui figlio trovatosi a caccia salvò
il re da sicura morte. La linea di La-
dislao Turinga si estinse in Carmiola
Turinga , prudentissima donzella. Da
quel Filiberto non pocbi illustri perso-
naggi provennero. Un Roberto fu molto
familiare di re Ludovico , da cui si
ebbe la castellania di Lentini; poi da
re Federico III nel 1364 ottenne le
acque delle Concerie di detta città.
Ebbe egli inoltre non pochi ono-
rati carichi del regno, tra cui quello
di tesoriere generale 1383. Indi ven-
ne un Nicolò, che possedè altri feu-
di. Un Gerardo fu valoroso cavaliere,
molto favorito dalla regina Maria, ed
uno di quelli che 1' accompagnarono
in Catalogna, quando fu rapita dalla
fortezza Orsini in Catania. Da costui
un altro Nicolò, che difese valorosa-
mente Augusta contro gli Angioini ;
ed un Pietro di lui figlio, che per ragion
di dote si ebbe i feucU di Callari e
Baccaralato presso Lentini. In seguito
i Bonfiglio acquistarono in Siragusa
la baronia di Carmiti che poscia a-
lienarono; un Filippo ottenne quella
di Condro; un Gianfilippo quella di
Gatteri, essendo stato più volte giu-
rato di Messina 1454 , non che ba-
rone della Mastra 1516 ; similmente
mi Giovanni fratello di Filippo fu ba-
rone del Casale in Milazzo 1424, ebbe
le Saline dello Scamujo, il consolato
di mare di Messina 1441, e fu sena-
tore. — Da lui il celebre storico Giu-
seppe Bonfiglio messinese. Tal fami-
glia in fine per le sue virtù ed eroi-
che azioni si dilatò in molte parti di
Sicilia, e nelle città di Bologna e di
Pavia. Fiorì ne" principi di Condro,
qual titolo dice il Villabianca passò
nella nobilissima casa Napoli, a cagion
di matrimonio dell'ultima erede Felice
Bonfiglio con Federico di Napoli duca
di Campobello, primogenito del prin-
cipe di Resuttano. — Vanta molti ca-
valieri gerosolimitani, tra' quali è de-
sno (li menzione un fra Giambattista
Bonfialio che mori combattendo nel-
l'impresa di Zoara.
Leva per arme giusta Mugnos :
campo diviso d'argento e di nero con
un leone dell'uno nell'altro. — Coro-
na di principe. — T.vv. XX. n.
Boilgiardina — Leva per arme giusta il Vil-
labianca: campo partito nel 1° d'az-
zurro con due leoni d' oro rampanti
contro un albero di palma dello stes-
so, nel 2° d'azzurro con tre bande di
oro. — Tav. XX. 18.
Bougiorno — Al dir d'inveges antica fami-
glia siciliana e precisamente della città
di Patti. — Di lei fiorì un Landro Bon-
giorno cameriere del re Manfredi il
normanno, senatore e poscia pretore
della città di Palermo.
Arma : campo azzurro con un sole
d'oro, accompagnato in capo da due
stelle d'argento. — Tav.XX.i9.
Boilgiovanni — Dal Villabianca. ojyuscoU ,
rileviamo : un Giacinto Dongiovanni
procuratore fiscale della Gran Corte
nel 1677, un Giambattista barone del
Grano e segretario del regno.
Arma : campo azzurro con albero a
due rami di oro attortigliato da un serpe
diverde.-Coronadibarone.-TAV. XX.20.
Bonifacio o Boiiilazio — Fiorì in Messi-
na al dir di Mugnos e Minutoli que-
sta nobile femiglia sin da' tempi dei
re normanni. Un Bonifacio fu cava-
liere della custodia del re Ruggiero;
un Pierleone a' servigi dello svevo
imperatore Enrico VI ; un Giovanni
107
fu codatario di re Giacomo e conser-
vatore reale di re Federico II ; un
Matteo dottore in legge, giudice della
Corte Straticotiale, e barone del Ca-
sale per ragion di dote. Il di lui fra-
tello Nicolò fu senatore di Messina ,
un Francesco portulano di Catania
nel 1458; in fine un fra Vincenzo ca-
valiere gerosolimitano.
Leva per armo giusta il Minutoli:
campo d'oro con quattro pali di ros-
so ed una banda d'argento attraver-
sante sul tutto. — Corona di barone. —
Tav. XXI. i.
Boililiconlro — Arma secondo il Villabian-
ca: campo azzurro con asta d'oro ci-
mata da un triangolo dello stesso, at-
tortigliato da due serpi di nero accom-
pagnato da tre stelle d'oro con sei raggi
situate una in capo e due in punta. —
Tav. XXI. 2.
Bonito 0 Bonet — Dall'Inveges e dal Mu-
gnos sappiamo esser questa una fa-
miglia catalana , passata in Palermo
ove occupò gli ufRcii di pretore e di
capitano giustiziere. Fiorirono di essa
i fratelli Giovanni ed Antonio Bonito
a' servigi di re Alfonso nell' acquisto
del reame di Napoli; perlochè ne ot-
tennero il Giovanni i feudi di Maglia-
viti e di Milifindi, ed Antonio la ca-
stellania 0 governo deUa città e ca-
sali di Sorrento con ampia giurisdi-
zione; che lasciati con licenza regia
al figlio Guglielmo , passò in Sicilia
ivi consegnata avendo la castellania
di Girgenti nel 1435. Un Guglielmo
108
visse onorato di supremi carichi, es-
sendo stato castellano di Castellamma-
re del Golfo. Un Gaspare fu senatore
di Palermo nel 1501.
Fa per arme giusta Inveges : cam-
po azzurro con arpa d' oro. — Ta-
vola XXI. 3.
Bono 0 del Bono — Famiglia palermitana,
ed ascritta alla nobile compagnia della
Pace. — Commendasi il presidente An-
tonino del Bono, il quale ottenne da
re Ferdinando I il titolo di marchese,
come rilevasi dalla lettera patente del
28 maagio 1815.
Leva per arme secondo il Villa-
hianca: campo d'azzurro con tre monti
d'oro, quello di mezzo sormontato da
un'arca dello stesso, ed un arco baleno
posto al capo. — Tav. XXI. 4.
Bono (li Polizzi — Famiglia italiana, oriun-
da di Mantova, da dove passò in Si-
cilia sotto il reggimento di Federi-
co II d'Aragona come riferisce Mu-
gnos, il quale vuole dimorasse in Ca-
strogiovanni , Calascibetta e Polizzi
tenendo i primi ufScii.
Arma: campo diviso merlato d'oro
e d'azzurro. — Tav. XXII. io.
Bonomo — -Nobile famiglia originaria della
Bonomo di Trieste, dove, come rife-
risce Frate Ireneo della Croce nella
storia di quella città, e con lui altri
scrittori ancora, ha mantenuto lunga
ed estesa signoria di molti feudi e ca-
stelli. Non pochi illustri personaggi
di questa famiglia sono stati chiamati
in quella ed in altre contrade ai più
alti gradi diplomatici , ecclesiastici e
militari; imperciocché di essa diversi
consiglieri e segretari! di stato rin-
vengonsi presso gl'imperatori d'Au-
stria, molti rivestiti dell' onorificenza
di conte palatino e di cavaliere au-
rato; altri elevati a generali ed am-
basciatori, ed altri alla dignità di nunzio
apostolico presso la stessa corte di
Austria, e di vescovo della medesima
città di Trieste.
Da questa città si è diramata in
altre contrade, come Lodi, Venezia,
Padova, Pozzuoli. Indi trasferita ven-
ne in Sicilia da uno Scipione Bono-
mo, il quale dopo ricchi acquisti fatti
nel territorio di Nicosia fermossi in
quella città, a cui successe Giacinto,
indi Antonio, ed a quest'altro Matteo,
che fu senatore. Da lui il secondo An-
tonino, che trasferì sua famiglia in Po-
lizzi, stante ulteriori acquisti in quelle
vicine contrade. Il di lui figlio Giù-
seppe Bonomo fu di questa famiglia
il primo marchese del Casale di Ca-
stania, investito a 9 aprile 1842, oc-
cupato avendo gli ufRcii di capitano
giustiziere e giurato nella città di Po-
lizzi, nonché quello di rettore della
nobile compagnia della Pace.
Carlo figlio del precedente, investito
dello stesso titolo a 19 marzo 1776,
fu anche capitano giustiziere e giurato
di quella stessa città. Sposatosi con
Paola Pastore di Palermo , figlia di
D. Francesco Pastore Ossorio e di
donna Anna Avolos dei principi di
Monte Sarcio di Napoli, fermò in Pa-
lermo sua residenza. Da costoro poi ne
109
venne l'altro Giuseppe padre del vi-
vente Carlo, che per pili anni funzionò
da senatore in Palermo sino al 1837.
L'unico di lui figlio Gerardo trovasi
attualmente sotto-prefetto in Nicosia.
Leva per arme giusta il citato au-
tore e l'antico uso di flimiglia: campo
rosso con una scala d'argento a cin-
que scalini posta in palo. — Corona di
marchese ed elmo cimato da un corvo
d'oro, che tiene in bocca un anello dello
stesso. — Tav. XXI. s.
Bonpcsce — Arma giusta il Villahianca: cam-
po rosso con una banda ed una sbarra
dentate scorciate d'argento, passate in
s. Andrea.— Tav. XXI. 7.
Bonsoli — Famiglia nobile e ricca siciliana
al dir di Mugnos; il primo ad illustrarla
fu un Gerardo Bonsoli maestro razio-
nale del r egno sotto re Federico III.
La di lui moglie Giacopina cU Maida
gli recò in dote i feudi di Fiumetorto,
Raja, Sabuchitu e li Friddi in Girgenti;
indi passò a seconde nozze con Desiata
Bentisano baronessa di Melinventi, Cu-
ba e Sparacagna comprati per 600 on-
ze nel 1351. A lui succede la figlia De-
siata moglie di Giovanni Schifano di
Lentini, la quale morta anch'ella senza
figli i detti beni passarono al fratello
Onofrio nel 1453, e questi alla sua vol-
ta per mancata prole dovette lasciar
tutto alla moglie. Intanto si sa che
un altro Onofrio Bonsoli ebbe da re
Martino i feudi e la fortezza d'Alagona
nel 1397.
Arma: campo azzurro con un sole
d'oro.— Tav. XXI. s.
Borgia — ^n Mugnos e rinveges consultato
avendo vari scrittori spagnuoli dicono
che questa grande ed illustre famiglia
corrottamente detta Boira Boria di-
scende da sangue reale anticamente co-
gnominandosi J.feres', e che nel 1152
un tal Pietro ebbe in dono da re Al-
fonso la città 0 villa di Borgia in Va-
le nza. Da essa il cognome. Indi si di-
vise in varii rami: uno di essi cioè il
primario comprò da Ferdinando il Cat-
tolico il ducato di Candia, un altro ne
fu cacciato per poca divozione al re
d'Aragona, in Napoli riparando.
Sarebbe lungo qui riferire le grandi
celebrità di questa nobilissima famiglia,
bastando notare cosi di volo i papi Ca-
listo III ed Alessandro IV, un S. Fran-
cesco Borgia, ed altri cardinali, gene-
rali, grandi di Spagna ec. ai quali ag-
giungiamo il vivente Bali fra Alessan-
dro Borgia luogotenente del Magistero
dell'Ordine Gerosolimitano in Roma.
Rilevasi poi dal Mugnos che im ramo
della linea di Candia passò in Sicilia con
altissimi carichi ; ed un Leone Borgia
venne chiamato da Federico II appo
noi qual segretario e consultore; un Gu-
glielmo fu gentiluomo di re Martino
e della regina Bianca e per ragion di
dote i feudi di Albiato e Galermo nel
territorio di Lentini si ebbe, non che
quello del Casale nel territorio di Noto
nel 1402. Quest'ultimo fu da' suoi di-
scendenti fino a questo punto in Si-
ragusa posseduto. Fra essi sono da an-
noverarsi molti cavalieri gerosolimi-
tani, come un fra Giuseppe 1554, un
14
110
fra Pietro, un fra Giovanni bali e gran
priore delle due Sicilie, maggiordomo
di settimana di re Ferdinando II e ca-
valiere di compagnia del conte di Si-
ragusa, infine un Pompeo barone Bor-
gia 1859.
Leva per arme giusta Mugnos: cam-
po azzurro con un bue d'oro. — Corona
di barone — Tav. XXI. e.
Borrello — Stando all' Inveges troviamo es-
ser questa una famiglia d'origine na-
poUtana, discendente da' conti di Marsi,
divisa in due rami, Borrello e Bor-
rello d'Agnone ; e questo per una ba-
ronia di tal nome in Abruzzo. — Eb-
be titolo di conte di Lesina. — Un Gu-
glielmo d'Agnone fu appunto colui che
governò la Sicilia sotto l' imperatore
Federico II da viceregente nel 1239,
e nel 1254 fu straticoto di Messina.
Sotto re Alfonso poi, al dir di Mu-
gnos, nel 1435 troviamo un Giovanni
BorreUo, capitan d' arme del vai di
Noto; ed un altro Giovanni patinzio
di detta città.
Arma giusta il detto Inveges : cam-
po azzurro, seminato di gigli d'oro e
due chiavi dello stesso situate in palo,
l'ingegno verso i fianclii dello scudo. —
Corona di conte. — Tav. XXI. 9.
Boscello — Secondo scrive Mugnos la è una
famiglia nobile di ÌNIodena. Un Ber-
nardino BosceUo venne spedito da re
Alfonso in Siciha con grosso stipen-
dio e propriamente nella città di Ma-
zara. Ivi un Natale Boscello acquistò
la baronia di Serravalle, e fu sena-
tore di Palermo nel 1586. In fine viene
riferito essere un ramo di tal famiglia
passato in Trapani.
Arma: campo azzurro con una torre
d'oro, cimata da tre spighe dello stesso
e la campagna cucita di nero. — Ta-
vola XXI. 10.
Bosco — NuUa diciamo de' vari rami di que-
sta famiglia in Francia, Spagna e Na-
poU, de' quali parlano molti scrittori
citati dal Mugnos, Inveges ed altri.
Solo alla Sicilia limitandoci, troviamo
che un Pietro del Bosco quivi recossi
nel 1282 in compagnia di re Pietro
d'Aragona col carico di maggiordomo
della regina Costanza.
Intanto ci facciamo un del)ito con
Inveges avvertire essere la famiglia
Bosco di cui trattiamo tutt'altra casa
siciliana, stando alle prove del San-
cetta; ed è propriamente la Ventimi-
glia, imperocché un Arrigo giusta pri-
vilegio di re Federico III 1365 dal
cognome Ventimigha passò in quello
di Bosco. Abitava egli in monte Eri-
co o s. Giuliano; e poiché sostenne una
rimarchevole impresa in un bosco della
città di Salemi contro i ribelli Chia-
ramontani, ciò fu causa della mutazione
di quel cognome e dell'arme. Tal fa-
miglia molto si estese in Trapani ed
in Palermo ; e a dir vero tutta poi in
questa città si restrinse. Quivi e go-
verni e stati ed abiti cavallereschi as-
sunse; governò la città con gli uffi-
ci di pretore e senatore. Possedè i ti-
toli di principe della Cattolica, duca
di Misilmeri, conte di Vicari, barone
di Frizzi e s. Nicolò. Un Antonio fi-
glio del precedente fu altresì barone :
dell'Isola di Favignana, terra di Ca-
rini, e de' feudi Cudia, Cefalà, Cofano,
Dattelo e La Guisa, e da re Martino
fu creato vicario del regno. Un Vin-
cenzo, fu primo conte di Vicari, stra-
ticoto di Messina 1597, maestro giu-
stiziere del regno, pretore di Palermo, i
cav. del Toson d'Oro, e da re Filip-
po II destinato viceré in Sardegna,
qual carica non tenne essendo morto
come riferisce Amico. Un altro Vin-
cenzo fu cavaliere di san Giacomo
della Spada. Un Francesco cavaliere
d'Alcantara e prefetto della siciliana
milizia. Un Giuseppe gentiluomo di ca-
mera di re Vittorio Amedeo di Savoja,
e cavaliere della ss. Annunziata. Un
Cesare, al dir del Villabianca, fu il pri-
mo principe di Belvedere, investito nel
1659, e tanti altri illustri principi che
per brevità tralasciamo, sino al chia-
rissimo Giuseppe del Bosco, maixhese
dell'Alimena, barone di Santo Stefano,
Pellizzara e Buffara, gentiluomo di ca-
mera di re Carlo III 1737.
Arma giusta Inveges : campo diviso
d'oro e di rosso con un tronco d'al-
bero dell'uno nell'altro. — Corona di
principe. — Tav. XXI. u.
Bosomo — Arma giusta il Villabianca: cam-
po azzurro con albero di pino d'oro,
abbrancato da un leone coronato dello
stesso. — Tav. XXI. 12.
BoUari — Secondo il Villabianca famiglia di
Messina, ove fiorirono un Giuseppe
Bottari giurista, un Giacomo abate di
IH
s. Elia, un Emmanuele giudice della
R. Gran Corte.
Arma : campo azzurro con una fa-
scia d'oro, accompagnata in capo da
tre stelle dello stesso alhneate in fa-
scia.— Tav. XXI. 13.
Bozzelli» — Una delle più antiche e nobili
famiglie di Messina, derivata d' Ale-
magna. Primo ceppo al dir di Mugnos
fu Armaleo Bozzetta valoroso ed in-
telligente cavaliere, venuto in Sicilia
con r imperatore Federico li. Un An-
drea di lui figlio si ebbe de' feudi dal
connato imperatore, che poscia passa-
rono alla famiglia Grimaldi. Un Gio-
vanni acquistò per dote il feudo di Sie-
ri in contrada Caltagirone. Un Gio-
van Federico fu giudice della R. Gran
Corte sotto re Pietro II e giudice de'
maestri razionali del R. Patrimonio. Un
Nicolò si ebbe lo stesso carico sotto
re Ludovico 1353. Un Alberico mo-
naco cistcrciense fu abate di s. Ma-
ria di Roccadia nel 1325, e poi ve-
scovo in Francia. Un Arcadio fu capitan
di cavalleria nei regno di Napoli, sotto
re Alfonso, ed indi del duca di Mi-
lano Filippo Visconti. Un Giancorra-
do cameriero di re Giovanni d'Ara-
gona 1422, ed altri illustri personaggi
che in Messina hanno goduto i supre-
mi carichi di quella città.
Armasi giusta il Villabianca : cam-
po d'oro con una banda azzurra ca-
ricata da sei palle d'oro. — Tav. XXI. 14.
Bozzulo — Arma giusta il Villabianca : cam-
po d'oro con una banda azzurra cari-
112
cata da tre conchiglie d'oro. — Tavo-
la XXI. 15.
Bracci — A quanto ne dice Mugnos pare
che la sia una nohile famis^/ia mila-
ìtese, e che un certo Pierluca Bracci
venuto sia in SiciHa sotto l' impera-
tore Federico II, da cui per servigi resi
si ebbe il feudo di Furnari ed altri
tenimenti. Un Giovanni fu nel 1437
maestro razionale della Camera Re-
ginale, essendo stato molto favorito
dalla regina Beatrice.
Arma: campo azzurro con un brac-
cio armato impugnante una picca di
oro posta in palo — Tav. XXI. le.
Bracco — Famiglia locligiana per come at-
testa il Mugnos, il quale soggiunge che
un tal Guidotto Brocco fiorì il primo
in Lodi nel 1153, avanti l'ultima ro-
vina della vecchia Lodi, lochè rile-
vasi da uno strumento di cambio di
terre in presenza del vescovo Lanfran-
co Cassino. !Molti personaggi di que-
sta famiglia concorsero agli ufScii di
console e decurione di quella città. Di
là passò in Pisa ove nobilmente si
mantenne. Indi un Salvatore Bracco,
nelle rivoluzioni di questa città abban-
donata la patria con molte ricchezze,
passò in Sicilia e propriamente in Pa-
lermo, ove sostenne le prime cariche.
Un Giorgio fu pretore 1510; un An-
tonino giudice della corte pretoriana;
un altro Salvatore fu capitan di fan-
teria ec.
Fa per arme: campo azzurro con
vm cane bracco d' argento. — Tavo-
la XXL 17.
Bracconeri — Secondo Mugnos famiglia ^n-
sana portata in Sicilia da un Pieran-
gelo Bracconeri conservatore della mi-
lizia spagnuola ed italiana nelle guerre
contro i Francesi. Il di lui fiolio Si-
mone occupò la carica di maestro por-
tulano di Siracusa nel 1342, ed un
Angelo castellano di Capopassaro. Ne
venne un secondo Simone barone del
feudo di Piscopo, e castellano di Ca-
stroreale; quale feudo gli fu venduto
nel 1439. In fine un Pierantonio ca-
sato in Lentini ebbe in dote talune
terre, che poscia infeudò chiamandole
dal suo cognome. Il citato autore la
dà per estinta.
Arma : campo d'argento con due ca-
ni bracchi di rosso passanti l'uno sul-
l'altro, accompagnati da due stelle di
rosso situate una in cuore ed una in
capo 1- — Corona di barone. — Tavo-
la XXII. 1.
Branca — Nobile famiglia di Mazara al dir
di Mugnos : Commendansi Giovanni
Branca castellano di Mazara sotto re
Pietro d'Aragona, ed indi coppiere
di re Federico II; Salvatore giurato
nel 1393, ed infine altro Giovanni ca-
pitan d' arme di Licata sotto re Al-
fonso.
Arma: campo rosso con una bran-
ca di leone d'argento rivoltata posta
in fascia. — Tav. XXII. 2.
Brancaccio — Antica e nobile famiglia na-
politana del sedile di Nilo. Ebbe co-
1 Era pubblicata la tavola quando ci giunse lo stemma com-
provato nell'ordine gerosolimitano, che abbiamo qui sopra cor-
retto.
minciamento in Sicilia da un Antonio
Brancaccio 1684, fratello del marchese
Giovanni Brancaccio come riferisce il
Villabianca ne' suoi opuscoli voi. 17.
Fu detto Antonio governatore della
città di Monreale ; da lui un Giovanni
che procreò un Raffaele 1774. Igno-
riamo il resto.
Arma: campo azzurro con quattro
branche di leone d' oro moventi da'
fianchi dello scudo. — Tav. XXII. 12.
Brancilbi'tc — Il Crescenzi nella sua Coro-
na della Nobiltà d'Italia, ed il Rossi
nel Teatro della Nobiltà d'Europa, scri-
ve Mugnos, diffusamente trattano di
questa nobilissima ed antica famiglia,
che si fo derivare da un Obizzo va-
loroso cavaliere, che militando sotto
Carlo Magno ebbe il grado di alflero
generale del suo esercito per avere
esso solo difesa la bandiera orofiam-
ma contro tre assalitori nemici; e che
mozze le mani la sostenne con le brac-
cia : di là il cognome Branciforte e l'ar-
me. Per la qual cosa il detto Obizzo
ottenne in compenso la città di Pia-
cenza, che indi fu ricambiata in terre,
castelli ed altro nel piacentino. I suoi
discendenti inoltre possederono feudi,
contee, ville e marchesati. In Francia
un Guido Branciforte fu gran maestro
deirOrdine di Malta, derivato da Pier
Guido Branciforte secondogenito del
P Obizzo, progenitore de' duchi di
Criqui; ma non essendo nostro com-
pito intrattenerci di loro fuori della
Siciha, ci asteniamo dal seguito. Il pri-
mo che venne adunque da Piacenza
113
in quest' isola fu Guglielmo Branci-
forte sotto re Federico II, quale ar-
dito cavaliere mori in Catania 1347
senza prole, lasciando i beni che nel
piacentino si avea a due suoi fratelli
Bosso e Gaspare ; e quei che possedea
in Sicilia a' nipoti Raffaello ed Ot-
taviano, figli del di lui fratello Stefa-
no portulano di Licata nel 1.396, che
erano tutti e tre rimasti nell' isola.
Commendansi: il sudetto Raffaele che
da Federico III ebbe il castello ed il
comando della città di Piazza molto
splendidamente vivendo; ottenne titolo
di Ijarone e sotto re Martino la for-
tezza ed il feudo di Grassuliato, oltre
i feudi di Condro e Gatto: un Tom-
maso il quale dispose per testamento
che in caso di mancata discendenza
succeder dove a il ramo di Francia so-
pra connato ; perlocchè un' intima pa-
rentela si stabilì tra le due famiglie;
possedè costui la contea di Mazzarino:
un Fabrizio Branciforte principe di But-
terà e primo titolato di Sicilia^ grande
di Spagna ereditaino di prima classe e
decorato dell'ordine del Toson d'Oro,
che sposò una Dorotea Barrese per
la quale fu marchese di Militello e prin-
cipe di Pietraperzia : un Fi'ancesco di
lui figlio marito di una Giovanna d'Au-
stria figlia di Giovanni nato da Car-
lo V imperatore: una Imara di lui so-
rella fondò il monastero delle Stim-
mate in Palermo, vandalicamente de-
molito nel 1867. Un Giuseppe fu vicario
generale del regno per l'annona fru-
mentaria 1671, cavaliere d'Alcantara
114
unitamente ad una commenda detta
di Paraleda in Castiglia. supremo pre-
fetto della cavalleria di Sicilia, deco-
rato del Toson d'Oro e della ss. An-
nunziata, applaudito per pietà e per co-
stumi come attesta Amico. Un Nicolò
Placido Branciforte fu duca di s. Lu-
cia, cavaliere del Toson d'Oro e del-
l'ordine supremo della ss. Annunziata.
Un Ercole duca Branciforte insignito
dell'ordine del s. Gennaro e di quello
gerosolimitano, deputato del regno e
gentiluomo di camera. Un Salvatore
Branciforte principe di Butera fu con-
sigliere di Stato, tenente generale co-
mandante de' volontari sicoli, cav. del
s. Ferdinando e s. Gennaro. Un Er-
cole Michele Branciforte e Pignatelli
fu gentiluomo di Camera e cavaliere
gerosolimitano. Finalmente una Cate-
rina Branciforte principessa di Butera
figlia del precedente sposò un Nicolò
Placido Branciforte principe di Leon-
forte, altro ramo di questa famiglia,
la di cui unica figlia ed erede Stefa-
nia- sposando Giuseppe Lanza e Bran-
ciforte principe della Trabia, fé si che
in questa casa pervenissero tutti i ti-
toli e ;stati della famiglia Branciforte.
Arma concordemente agli autori:
campo azzurrro con un leone coro-
nato d' oro, che sostiene co' tronchi
una bandiera di rosso caricata da tre
gigli d' oro , svolazzante a sinistra e
due zampe mozze dello stesso situate
in s. Andrea al lato destro della punta.
— Corona di principe, mantello divel-
luto scarlatto. — Tav. XXII. 6.
Brigandi — Al dir di Minutoli nobile fami-
glia di Messina, ove onorata venne di
non poche dignità, essendo stata a-
scritta alla maestra senatoria di quella
città. Un Giandomenico Brigandi fu
primo barone del feudo Brigandi nel
1530: un Francesco cavaliere geroso-
limitano nel 1629; un Cesare di lui
fratello parimente cavahere nel 1639.
Fa per arme : campo azzurro con
un leone d'oro coronato, accompagnato
in punta da una rosa dello stesso, ed
una banda di rosso attraversante sul
tutto. Corona dibarone. — Tav. XXII. 3.
Broccardo — Nobile e ricca famiglia di Ma-
zara dice Mugnos, proveniente da Vol-
terra. Primo a venire in detta città
di Mazara fu un cavaliere Antonio
Broccardo signore della villa Broccar-
do, essendogli state conferite le su-
preme magistrature di Volterra non
solo, ma bensì di molte altre città ita-
liane. Prese in moglie una Luisa Gri-
feo de' baroni di Partanna, con la quale
si rese progenitore di molti illustri
gentiluomini, che vissero nobilmente
nella loro patria.
Arma : campo d'oro con una fascia
di rosso accompagnata in punta da un
capriolo e da tre rose dello stesso si-
tuate 2 e 1 ed in capo da tre gigli
d' azzurro allineate in fascia. — Tavo-
la XXII. 4.
Brunaccini — Chechè ne dica il Mugnos
sulla remota ed intralciata antichità di
questa nobilissima famigha fiorentina,
a causa della distruzione de' vari ra-
mi dello stesso casato, per cui mutar
dovette il primo cognome Acciajoli in
quello di Brunaccini; ella sin dal XIII
secolo ha dato all' Italia non pochi uo-
mini illustri; e ciò ancora per la varia
fortuna incontrata a motivo delle fazioni
guelfa e ghibellina allora in gran voga.
Epperò un Pierfrancesco Brunaccini
veduto avendo la sua bella Firenze ca-
duta sotto il prepotente dominio de'
Medici, con le sue ricchezze si trasferì
in SiciUa e propriamente in Messina,
ove nobilmente visse sin dal 1540. Un
Diego percorse la più brillante car-
riera nella magistratura, e ne raccolse
immensi onori ; occupò egli altresì nel
1671 la carica di commissario gene-
rale per tutto il regno. Nel 1681 fu
investito del titolo di principe di s. To-
daro concessogli da re Carlo II e ri-
fulse qual maestro razionale ed esimio
giureconsulto. Un Giacomo di lui fi-
glio s'investì di questi stati nel 1692
acquistato avendo inoltre la baronia e
terra di Mili superiore 1709. — Com-
mendasi una Lucrezia Brunaccini fon-
datrice del conservatorio della ss. Tri-
nità detto di Brunaccini 1714 in Pa-
lermo. Un Diego figlio del precedente
s' investi de' titoli di sua famiglia nel
1737, e fu senatore di Messina 1758.
Un Giuseppe di lui figlio investito 1763
fu pure senatore di Messina 1763 e
1771.
Arma: campo d'oro con due branche
di leone di rosso passate in croce di
s. Andrea, accompagnate in capo da
una stella di rosso, ed in punta da un
115
giglio dello stesso. — Corona di prin-
cipe.—Tav. XXII. 5.
Bruno — Famiglia fiorentina portata in Si-
cilia al dir di Mugnos da' fratelli Gio-
vanni e Pietro Bruno sotto il reggi-
mento del re Manfredo I, essendo stati
divotissimi alla Casa Sveva, da cui
ottennero importimti carichi. Un Gio-
vanni Bruno fu eletto rettore del po-
polo nel 1282 e castellano di Palermo.
Un Pietro ebbe la castellania di Sa-
lerai, la quale da re Federico III nel
1300 venne al di lui figlio Giovanni
confirmata, essendo stato questi il di-
fensore della corona e della potente
famiglia de' Palizzi. Da lui un altro
Pietro, che possedè il feudo di Casba
non che la castellania, e 1' altro feu-
do di Canetici. 11 1391 fu procuratore
generale giurato e regio familiare con
privilegio di re Martino, per cui i suoi
posteri dello stesso titolo di regio ca-
valiere goderono. La famigha si sparse
poscia in Trapani e Salemi; nella pri-
ma per un Antonio terzogenito di Gio-
vanni, nella seconda per un Palmerio
figlio del succennato Antonio.
Arma: campo azzurro con una sbarra
d'oro. — Tav. XXn. 7.
Bnbeo — Famiglia oriunda francese, portata
in Napoli al dir di Mugnos dal cava-
liere Guido Bubeo a' servigi di re Car-
lo IL Indi un Viasio col figlio Fede-
rico passò in Sicilia sotto re Martino,
fermato avendo sua dimora in Calta-
girone, ove prese moglie. Altro Viasio
fu giurato di detta città 1445; di là
116
una serie di giurati e di capitani giu-
stizieri sino al 1622. Altro Federico
1490 sostenne onorati carichi; fu gen-
tiluomo, milite, non che governatore
della sua patria 1542. In fine un An-
tonio fu cavaliere gerosolimitano , e
commendatore della commenda di Ber-
gamo, Tiano^ Sardegna e Caltagirone.
Arma giusta il ÌNIinutoli: campo ver-
de con una 1)anda d'oro, caricata nel
centro da una cotissa di nero, accom-
pagnata in capo da un leopardo ram-
pante d'oro sormontato da tre stelle
dello stesso poste 2 e 1.— Tav. XXII. s.
Bufalo — Nobile famiglia della città di Mes-
sina, dove al dir del Minutoli ha oc-
cupato la dignità senatoria.
Arma: campo d'oro con un bufalo
rosso.— Tav. XXII. o.
Buglio— Da documenti del priorato di Mes-
sina, dice Mugnos, sin dal 1151 rile-
vasi l'antica nobiltà di tal famiglia; ivi
appare pel primo un Enrico Buglio
cavaliere di corte di re Ruggiero. An-
che sotto re Guglielmo II Roberto Bu-
glio e Romualdo arcivescovo di Sa-
lerno molto si cooperarono al con-
giungimento de' baroni reduci da Ter-
rasanta. Inoltre fiorirono Giovanni Bu-
gilo a' servigi di re Martino nel 1399,
ottenuto avendo il feudo di Burgio;
Antonio detto Pullione , nato in Mi-
neo ma cresciuto in Licata presso suo
zio il barone della Bifara, onorato ven-
ne da Clemente VII di vari carichi, ed
il 1524 mandato nunzio in Ungheria.
Andrea fu barone della Bifera e Fa-
varotta; Mario marchese di Casalmo-
naco , qual titolo gli venne concesso
dall' imperatore Carlo VI nel 1725:
fu altresì principe di Lercara. Emma-
nuele Francesco di lui figlio s' investì
di questi stati nel 1745; egli vendè
la terra di Casalmonaco ad Alessandro
Vanni e La Torre nel 1756, ed ebbe
il governo del Monte di Pietà di Pa-
lermo nel 1758 e 1772, essendo morto
senza figli.
Leva per arme : campo azzurro con
tre fasce d'oro, la prima accompagnata
da un pesce luiglio d'argento sopra onde
marine. — Corona di principe. — Ta-
vola XXII. 14.
Blllgarella — Antica e nobile famiglia eri-
cina, 0 sia del Monte s. Giuliano ove
occupò le cariche nobili.
Commendasi Salvatore Bulgarella re-
gio milite e cavaliere aurato decorato
del titolo di conte palatino col privi-
legio di fare notari e legittimare ba-
stardi , come rilevasi da un diploma
dell' imperatore Carlo V dato in Pa-
lermo il 10 ottobre 1535.
Arma giusta la concessione di detto
imperatore: campo azzurro con una
banda d'oro, caricata da tre rose di
rosso, accompagnata da due stelle di
oro; ed al capo dello stesso caricato da
un' aquila coronata spiegata di nero.
Corona di conte.— Tav. XXII. is.
Burgio — Antichissima e nobile famiglia
della città di Noto al dir del Villa-
r
bianca, portatavi da un saraceno Cha-
mut Amù^a in Girgenti, dopo essere
stato il 1086 dal conte Ruggiero scon-
fitto nell'assedio di detta città, con-
vertito alla fede di Cristo, tenuto ([uin-
ci al sacro fonte in Castrogiovanni e poi
creato miles col tìglio Roberto, avendo
molti feudi posseduto, tra cui quello di
Burgio; di là il cognome i. Roberto
prese in moglie Alegonda principessa
di casa normanna; un di lui fìoiio Rug-
giero ebbe il castello di Sciacca, l'altro
Guglielmo primate del regno fu padre di
S. Nicasio Burgio, uno degli er(.)i della
religione gerosolimitana e patrono di
Trapani e Caccamo. Questa famiglia si
è diramata in varie linee, cioè: ne' ba-
roni delle due Gazere cbe è la linea
primogenita; ne' baroni di Villanova
in Trapani da cui derivarono i l_)aroni
di Serravalle i baroni di Scirinda ed
i duchi di Villafìorita, essendo stato il
primo ad investirsi di questo titolo
Nicolò Burgio nel 1710. Fu egli signo-
re de' feudi di Dimina, Rampicallo e
.Massana, non cbe commissario gene-
rale per la numerazione del regno 1714.
Da lui un Pietro cavaliere a:erosolimi-
tano investito nel 1726. Onorifico in
vero è quello epitaffio eretto in Calta-
girone in memoria dell'illustre mon-
signor Giovanni Burgio vescovo di
Mazzara ed arcivescovo di Palermo ,
ricordato dal Pirri e dal Mongitore.
Armasi: campo azzurro con un ca-
priolo d'oro accompagnato da tre stel-
le dello stesso situate 2 al capo ed
mia in punta. Corona di duca. — Ta-
vola XXII. 13.
Busacca — In un'opera sacra di Giuseppe
1 Nella pagina precedente articolo Uurgio si leijga Sciacca
e non Noto.
117
di Pasquale, 1717, si accenna essere
tal famiglia proveniente di Francia ,
traendo origine dal famoso Arcimlial-
do Busacca cavaliere francese signore
della villa del Prato nel 1030. Fu por-
tata in ^lessina ed ascritta tra le nobili
famiglie senatorie. Fiorirono un Mi-
chele Busacca aw^ocato fiscale ne' tri-
bunali del regno, di cui l'Ansalone tes-
se un elogio. Altro Michele Busacca e
Martinez barone del Corvo che al dir
del Villabianca fu senatore di Palermo e
primo marchese di Gallidoro per la sua
famiglia, investito nel 1724. Un Giaco-
mo di lui figlio investito nel 1730 cul-
tore esimio di scienze, lasciato avendo
nna raccolta di pregevoli manoscritti,
ed occupò delle cariche di non lieve
importanza. Un terzo Michele distinto
scienziato in matematiche ed astrono-
mia, allievo del celebre Piazzi, molto
commendato dal Linares, un Raffaele
Busacca fratello del precedente profes-
sore di economia politica, ministro nel
governo provvisorio di Firenze; in atto
è consigliere di stato e deputato al Par-
lamento Nazionale. Infine il marchese
di Gallidoro Carlo Busacca ed Orto-
lano figlio di Giuseppe , riconosciuto
del cennato titolo per decreto ministe-
riale del 3 aQ:osto 1871.
Arma giusta il Villabianca: campo
diviso, nel 1° di rosso con una borsa
legata d'oro, nel 2° d'azzurro con tre
gigli d'oro allineati in fascia sormon-
tati da tre corone all'antica dello stes-
so. — Corona di marchese. — Tavo-
la XXII. 16.
15
118
Cabìea — La famiglia Cabica, dice Mugnos,
fiorente a' tempi della monarchia ara-
gonese A'anta pel primo un Manfredo
Carica gentiluomo imlermitano, assai
famia;liare di re Federico II, da cui in
feudo la gabella del biscotto si ebbe,
e addippiù il feudo della Cal)ica con-
trada Antella in Girgenti. Nel leggere
poi il capobreve di tal feudo troviamo
essere stata fatta la sovrana conces-
sione in persona di Giacomo d'Apruz-
zo. al quale successe il figlio Manfredo
che fu agnominato dal feudo della Ca-
bica. Ottenne egli inoltre il castello,
feudo e tonnara di Solante, quali poi
perde per motivo di ril)ellione sotto re
Martino. Il di lui tiglio Antonio per
uo'ual ragione eblìe confiscato il detto
feudo della Cabica.
Arma: campo d'argento con un por-
co spino di nero. — Tav. XXIII. i.
Cabrerà — Antica e nobile famiglia arago-
nese, scrive Inveges; la quale riconosce
per suo primo ceppo un Ponzo Ca-
brerà 1040, visconte di Cabrerà, Gi-
rova e Anger, antichissimi titoli in
Aragona; poscia un Bernardo nel 1356
da re Pietro si ebbe il titolo di conte
d'Ossuna. Un altro Bernardo la piantò
in Sicilia il 1391, avendo a sue spese
molte compagnie di soldati, e seco con-
dotto molte galee e navi per accom-
pagnamento di re INIartino e sua mo-
glie, da' quali si ebbe la contea di Mo-
dica, che pria appartenea a' Chiara-
monti, come dal Fazello 1392. Fu egli
un valente capitano e gran giustiziere
del regno.
Arma : campo d'oro con una capra
di nero sagliente e la 1)ordura merlata
dello stesso. — Corona di conte. Ta-
vola XXIII. 2.
Caccabo. CaccaniO — Antica e nobile fami-
glia acersana di Napoli, dice Mugnos,
proveniente da quella Altomare per
una Lucia Falconi, agnominata Cac-
cabo , stante avere avuto in dote la
villa Caccabo e come dicesi in sici-
liano 6'acc«^«^^ appartenente ad un ca-
valiere francese Gisberto Caccaljo; es-
sendo stata ad un certo Brandirne Alto-
mare in matrimonio congiunta. I di lei
figli presero adunque lo stesso agnome
e COSI di seguito. Da una lettera poi
della regina Giovanna di Napoli a Pie-
tro Caccabo Altomare rilevasi essere
stato questi un gentiluomo di qualità
nella corte de' re di Napoli. Un Girola-
mo ebbe da re Alfonso nel 1462 la ca-
stellania di Patti; un Bartolo stanziò
in Palermo, e tra gii altri figli contò un
Alberto vescovo di Lipari. Altro Bar-
tolo fu barone di s. Pietro.
Arma: campo azzurro con due leoni
d'oro, affrontati che trattengono una
caldaia dello stesso. — Corona di ba-
rone. Tav. XXIII. 3.
Caccamisi — Dal Villabianca, opuscoli vo-
lume XVII, apprendiamo che un Mi-
chele Caccamisi fu giudice della Corte
Pretoriana di Palermo 1733, del Con-
cistoro, della Gran Corte Civile, e della
Gran Corte Criminale, aiiditore gene-
rale ed avvocato fiscale; un Gaspai^e
giudice delle appellazioni nel 1749,
non che pretoriano nel 1750.
Arma: campo azzurro con un albero
al naturale al^brancato da due leoni
d'oro, sormontati da tre stelle d'ar-
gento. — Tav. XXIII. 4.
Cacearo — Arma giusta il Villabianca: cam-
po azzurro con un leone d'oro. — Ta-
vola XXIII. 5.
Oacciaguerra — Famiglia al dir di Mugnos
oiùginaria di Siena, passata in Sicilia
nel 1292 per un Guido Cacciaguerra
valoroso soldato senese, il quale stabili
sua dimora in Noto ove fondò la sua
famiglia, avendo ottenuto pe' suoi se-
gnalati servigi da re Federico II il
territorio di Catania, che venne po-
scia infeudato dal fighe Antonio 1 303.
Segue la Imea sino a Giovanni Cac-
ciaguerra 1518.
Arma: campo d'oro con un braccio
armato, impugnante un ramo d'ulivo
verde. — Tav. XXIII. t.
Cadelo o Addiscadelo — Giusta il ViUabianca,
opuscoli V. XLVIII, si è una nobile
famiglia di Sardegna , trapiantata in
Spagna e poscia in Sicilia per un Leo-
nardo Addiscadelo capitano di fanteria
qui venuto col duca di Sermoneta-
Gaetani , e fu più volte governatore
delle città di Lentini, Carlentini, Mar-
sala, Cefalti, Girgenti, Trapani. La era
decorata del titolo e trattamento di
nol)ile del S. Romano Impero. Tro-
viamo in oltre un Bernardo Cadelo
colonnello di cavalleria nel reggimento
119
Brabantc, cav;iliere di giustizia di s.
Giacomo della Spada, ove giustificò es-
ser discendente dal nobile Antonio Ad-
discadelo e Vega di Catalogna; un Gi-
rolamo senatore di Trapani 1694, un
Leonardo barone dell'isola di s. Giu-
liano 1750, giudice della R. C. Pre-
toriana di Palermo 1732, del Conci-
storo della Regia Gran Corte, e com-
missario generale del regno; un Fran-
cesco Paolo cavaliere gerosolimitano
17G2, ed un altro Girolamo governato-
re del Monte di Pietà in Palermo 1762.
Arma: campo azzurro con un leone
d' argento , che guarda una cometa
d'oro posta nel lato destro dello scudo.
Corona di barone. — - Tav. XXIII. 8.
Cadano o GaelailO — Stando al Mugnos tro-
viamo che tal famiglia è di pura ori-
gine italiana, sparsa in varie città e
precipuamente in Napoli ed in Sicilia.
Nella prima deriva da quella di Pisa,
la quale ottenne da papa Gregori'* lì
la signoria di Gaeta, donde il. cogno-
me , avendone avuta la confes'ma da
Lotario imperatore d'Occidente. Vanta
de' pontefici e de' cardinaH non che
de' personaggi illustri. I duchi di Lau~
renzana fiorenti in Napoli . i principi
di Caserta residenti in Roma, i mar-
chesi Sortine in Siracusa, i Gaetani di
Naro e quelli di Lentini ne sostennero
l'avita grandezza. Fa riflettere Inveges
che dal detto 1° ceppo pisano tre pas-
saggi si fecero in Sicilia; primo con
Riccardo Gaetani sotto re Guglielmo
il malo| secondo 1370 con Antonio
Gaetani, uomo ricchissimo in Catania;
120
terzo 1417 in Palermo con Pietro Gae-
tani invitato da re Alfonso. Fu que-
sti maestro razionale della Re^'ia G.
Corte, presidente del regno, comprato
avendo i feudi di Chiaramonte , Di-
rillo, Calatabiano. Tripi. giusta l'e-
pitaffio d'un tumolo in s. Zita di Pa-
lermo, riportato dal Cannizzaro. Tor-
nando al Mugnos abbiamo cbe tal fa-
miglia ha governato il regno co' cari-
chi di viceré e presidente, non che la
città di Palermo con quello di pretore.
Un Pietro Caetani per ragion di dote
fu barone di Cassaro 1619. Un Ce-
sare Gaetani e Moncada fu il primo
marchese di Sortinn. investito 1602,
e primo principe di Cassaro per con-
cessione di re Filippo IV 1631, es-
sendo stato pari del regno, vicario ge-
nerale, straticoto di Messina, e quattro
volte Pretore di Palermo 1604, come
Amico attesta. Un altro Pietro fu ca-
pitano giustiziere; altro Cesare capi-
tano come sopra e pretore di Paler-
mo 1773. Intanto un Ottavio morto
senza prole fu l'ultimo principe di Cas-
saro di casa Gaetani, alla quale suc-
cesse quella nobilissima de' Statella.
Commendansi inoltre un Costantino
Gaetani benedettino cassinese abate di
s. Baronte, presidente e fondatore in
Roma del Collegio Gregoriano; un Ce-
sare Gaetani da Siragusa valente let-
terato; e in fine molti cavalieri gero-
solimitani, come fra Bonifacio pi-iore
di Barletta e Capua 1456, fra Matteo
1469, fra Adario 1574, fra Aderano
1575, fra Calogero 1657 che rilevia-
mo dal Minutoli.
Arma giusta Mugnos: scudo inquar-
tato; nel 1° e 4° d'oro con due bande
ondate d' azzurro; nel 2° e 3° d' az-
zurro con un" aquila spiegata e coro-
nata d' argento. Corona di principe. —
Tav. XXIII. 9.
Cafarelli — ■ Famiglia come scrive Mugnos
venutaci da Roma, indi piantata in
Caltagirone da un Muzio Caffarelli, il
quale acquistò molte terre per ragion
di dote. Da re Federico II si ebbe il
feudo di Bovilla. I di lui figli si spar-
sero in varie città. Un Antonio fu vir-
tuoso gentiluomo e ricco nel 1500.
Arma: campo diviso nel 1° d'oro
con un'aquila spiegata di nero; nel 2"
un leone d'oro in campo rosso, par-
tito d' oro , diviso di rosso. — Tavo-
la XXIII. 10.
Caffaro — Oriunda ligure troviamo in Mu-
gnos questa illustre ed antica fimii-
glia per un Caffiero patrizio costan-
tinopolitano 1065, da cui il cognome.
Un altro Caffaro fu illustre scrittore
degli annali di Genova; Uberto 1135,
Guiscardo 1136 consoli; Melchiorre
capitano dell'armata, contro i Pisani,
e console della repubblica. Ricordasi
poi con onore dalle storie im Ange-
lotto, che causò la pace tra Genovesi
e Pisani nel 1188, per come da Giu-
stiniani Annali di Genova^ concorren-
dovi il fratello Rinaldo che fu console
nel 1183. Qui ima lunga serie di con-
soli ed ambasciatori; epperò un Andrea
nel 1230 a nome della repubblica n'an-
dò ambasciatore al re d'Aragona; in
fine un Giacomo Cafiaro venne in Sici-
lia qual ambasciatore ordinario presso
la corona in Messina, ove fondò sua
famiulia. Un Antonino fu eccellente
legista, giudice, non che acerrimo di-
fensore de' privilegi della patria.
Arma: c^nnipo partito , nel 1" d'az-
zurro con un leone d'oro; nel 2° grem-
biato d'oro e di rosso di quattro pezzi.
Tay. XXIII. n.
C aggio — Antica e nobile famiglia della città
di Palermo originaria d'Alemagna al
dir di Mugnos. Commendansi Giorgio
Ca£i'<ìio castellano del palazzo reale di
Palermo; Luca figlio del precedente,
paggio di re INIartino e tant' altri gen-
tiluomini, tra' quali si annovera un fra
Luca Gaggio cavaliere gerosolimitano
nel 1590.
Si arma: campo d' argento con una
croce scorciata di rosso accompagnata
in punta da una stella dello stesso. Ta-
vola XXIII. 12.
Calandi'illi — Proveniente di Francia, giusta
il Savasta, questa ricca e nobile fami-
glia passò in Sciacca sotto il comando
del conte Ruggiero. Vanta de' gene-
rali di guerra ed altri nobili perso-
naggi, ricebi di feudi e territorii. Pos-
sedè la baronia del Lago e di Misi-
rendino.
Leva per arme : campo azzurro con
una banda d' oro caricata da tre uc-
celli calandri passanti di nero. — Co-
rona di barone. — Tav. XXIII. i3.
Calascibclla — Questa chiarissima famiglia
si rinviene in Corleone sotto il conte
Ruggiero; ed il Mugnos accenna un
Giovanni Andrea Calascibetta vissuto
a tempi di re Alfonso con isplendore
121
di nobiltà. Un altro Giovanni Andrea
si ebbe nel 1505 la concessione del
feudo della Montagna, e poscia il di
lui fìgio Girolamo quella dei feudi di
Castrorosso e di Capozzo 1536; Un
Giuseppe per ragion di matrimonio
acquistò i feudi di Sabbeni e Limuni.
Vanta non pochi distinti personaggi che
per brevità tralasciamo.
Si arma: campo azzurro con un leone
d'oro, tenente colla zampa destra una
spada sguainata d'argento alta in palo.
Corona di barone — Tav. XXIII. i4.
Calcagililli — Arma giusta il Villabianca:
scudo inquartato, nel 1° e 4° di rosso,
con due cani d'oro, passanti l'uno sul-
l'altro; nel 2° e 3° d'oro con tre palle
di nero situate 2 e 1. — Tav. XXIII. as.
Calealerra — Il primo personaggio illustre
che al dir di jNIugnos vanta questa fa-
miglia è Corrado Calcaterra, barone
di Castrogiovanni. uno de' gentiluo-
mini famigliari della regina Maria, e
poscia segretario della regina Bianca,
della quale mostrossi zelantissimo cu-
stode contro le mire del conte di Mo-
dica. Un Antonio fu a' servigi di re
Alfonso, da cui oltre alle tante cari-
che quella si ebbe di capitano della
città di Noto.
Arma: campo rosso con una gamba
d'argento col pie sopra un monte dello
stesso. — Tav. XXIII. io.
Calci — Famiglia milmiese, portata in Sici-
lia dal cavaliere Annibale delli Calci a'
servigi di re Federico II, dal quale si
ebbe in compenso la baronia del Ca-
stello, ed il feudo di s. Calogero nel
122
territorio di Lentini. Indi stabilissi in
Messina. Un Ansaldo delli Calci per
aver seguito la fezione de' Palizzi pei'-
dè il feudo; non dimeno il di lui figlio
Annilìale ottenne da re Martino la ca-
stellania di Matagrifone.
Annasi : campo azzurro con tre ca-
prioli d'argento, il primo dei quali so-
stenente un merlo dello stesso. — Co-
rona di barone — Tav. XXIII. n.
Caldarera — Dal Mugnos e dal Villabianca
abbiamo esser questa una famiglia lora-
harda divisa in due tronchi Caldareri
e Caldarera ; venuta in Sicilia con Ro-
berto Caldarera uno de' più valorosi
guerrieri del conte Ruggiero per l'ac-
quisto della Sicilia destinato governa-
tore del castello di Nicosia, non che
tesoriere e direttore della costruzione
del nuovo castello di s. Filadelfo sulle
rovine dell'antica Alunzio ; lo che ri-
cavasi da un diploma 1116 nel Gran
Priorato di Messina. Il ^lugnos poi
accenna ad un Berardo Caldarera ca-
po di tal famiglia, venuto da ÌNIilano
a' servigi di Pietro 1 d'Aragona che
non va d'accordo col detto Villabianca,
dal quale con maggiore sennatezza ri-
leviamo che nel 1328 un Ruggiero
Caldarera acquistò il feudo nobile di
Alcamo in contrada di Piazza con al-
tri due di Regalbigini e Camenii con
investitura posteriore di re Federico lì.
La famiglia si stabili in varie città;
in Palermo un Giulio barone di Menta
e Raulica; in Piazza come dicemmo
il detto Ruggiero co' tre menzionati
feudi. Un Giovanni fu capitano di Ca-
tania 1409; un Giacomo capitano di
Randazzo 1416: un Antonio giudice di
Catania 1423 ; un Giambattista castel-
lano di Messina 1.526; un Pietro vi-
cario generale 1 599 ; infine un Giu-
seppe decorato del titolo di marchese
1748, fu colonnello d' infanteria e te-
nente della R. Compagnia degli Ala-
bardieri in Sicilia.
Fa per ;irme giusta !Mugnos : cam-
po rosso con una caldara a manichi
d'oro, accompagnata in capo da tre
stelle dello stesso allineate in fascia.
— Corona di marchese — Tav. XXIV. i.
Caldarone — 11 Villabianca ne' suoi opuscoli
ci presenta un Francesco Caldarone
che acquistò la terra e stato di Bau-
cina, investito 1760; un Giacomo mae-
stro cappellano della Cattedrale di Pa-
lermo 1792, e deputato del regno in
detto anno ; un Salvatore 2° barone
di Baucina investito 1771; e finalmente
un Artale Caldarone giudice della R.
Corte Pretoriana di Palermo 1768.
Arma : campo d' argento con due
leoni affrontati, coronati di rosso che
trattengono con le zampe anteriori una
caldara dello stesso — Carona di baro-
ne—Tav. XXV. 9.
Calini — Arma giusta il Villabianca; cam-
po azzurro con una scala d'oro di dieci
o-radini situata in banda, ed una daga
dello stesso situata in palo broccante
sul tutto. — Tav. XXIV. 2.
Caloirà — Arma secondo il Villabianca: cam-
po azzurro con un castello d'oro sor-
montato da tre stelle dello stesso. —
Tav. XXIV. 3.
Caltagirone — Fu ceppo di questa famiglia,
riferisce Mugnos, un Guido Caltagirone
virtuoso gentiluomo della città di Cal-
tagirone e segretario dell'imperatore
Federico II; perlochè n'ottenne feudi
e cariche distintissime. Un Gualterio
fu uno de' quattro baroni capi della
congiura del Vespro; e quindi da re
Pietro Tufticio di gran cancelliere del
ree'no . la signoria di Giarratnna ed
altri feudi in compenso si ebbe, perduti
poscia per ribellione. Un Giovanni fu
pretore di Palermo 1523, barone di
s. Stefano e Vallelunga; altro Giovanni
uno dei primari baroni di Sciacca al
servigio di re Ludovico, da cui ottenne
il mezzo feudo degi'Imbaccari.
Arma: campo verde con un ca-
stello d'oro, ed un braccio armato im-
pugnante una spada d' argento posta
in lianda, sporgente dalla sommità. —
Corona di lìarone. — Tav. XXIV. 4.
Calvelli 0 Calvello (Corrottamente Caravel-
li) — Famiglia secondo scrive Mugnos
alemanna, venuta in Milano per un
Arnaldo Calvello a' servigi di Enri-
co IV imperatore, e portata in Sicilia
da Luigi Calvelli fratello del prece-
dente, il quale acquistò i castelli de'
Greci e Ganci vicino Centorbi nel 1 195,
rendendosi genitore di Giovanni ed
Enrico, che fu cameriero dell'impera-
tore Federico II. Altro Luis;i Calvelli
fu cameriero di re Manfredi ; da lui
un 2" Giovanni ed Enrico cono-iurati
nel Vespro Siciliano contro i Fi'ancesi.
Un .3° Giovanni fu gentiluomo della
regina Costanza, e si ebbe i feudi di
123
Bucca e Michelchini 1371, succeduto
avendo al padre nel feudo della Melia;
un 4° Giovanni- straticoto di Messina
1200, ed un 5" Giovanni pretore ov-
vero Bagli vo di Palermo 1300; un
fra Carlo cav. gerosolimitano 1485;
un Roberto j)retore ed ambasciatore
al re Ferdinnndc il Giusto 1409. Se-
gue la linea con Antonio Calvello e
Paterno barone di Melia, governatore
del Monte di Pietà 1731, senatore 1734,
governatore della Tavola 1738, e con-
sole nobile del commercio 1745; padre
di Goffredo primo duca Calvello per
lettera patrimoniale del 177 1, il quale
fu rettore di detto Monte 1758, e go-
vernatore della Compagnia della Pace
1769. Un Roberto di lui fìllio fu "'cn-
tiluomo di camera di re Ferdinando II
e cavaliere costantiniano, la di cui fi-
glia ed erede Rosa Calvello e Lo Faso
si strinse in matrimonio col cavaliere
Achille de Liguoro di Napoli. Infine
è da notarsi che tra' grandi privilegi di
questa famiglia quello antico da Rug-
giero si ebbe di porgere il real diadema
ai sovrani di Sicilia nell'assumere la
corona.
Si arma secondo Inveges: campo
diviso, nel 1" d'argento; e nel 2° di
nero con un capriolo d'argento. — Co-
rona di duca — Tav. XXIII. a
Calze 0 Le Calze — Giusta quanto scrive il
Minutoli questa nobile ed antica fa-
miglia di Messina ad onta dell' oblio
in cui cadde sostenne le pruove, per
ottenere la croce gerosolimitana. So-
no quindi commendevoli Geronimo Le
124
Calze senatore, e i due fratelli ca-
valieri gerosolimitani fra Giovannan-
tonio e fra Giacomo 1575.
Arma : campo azzurro con un grem-
bo d'argento— Tav. XXIV. 5.
Caniben — Arma secondo il Villabianca: cam-
po diviso; nel 1° d'azzurro con una
mezza luna d'argento accostata da due
stelle d'oro ; nel 2" d'argento con una
rocca di verde sormontata da un porco
di nero.— Tav. XXIV. e.
Canibiaso — Si arma giusta il Villabianca:
campo azzurro con due leoni d' oro
affrontatij^e teste rivoltate trattenendo
con le zampe anteriori una scala d'o-
ro di undici gradini posta in palo. —
Tav. XXIV. 7.
Camerata — Onorata^ al dir di JNIinutoli,
visse sempre questa nobile famiglia di
Sutera, da dove poscia passò in Pa-
lermo. Si distinsero Gianfrancesco ca-
pitano di Sutera 1438 Giacomo giu-
rato 1456, INIariano capitano e giurato
1457, Andrea giurato 1511, Mario giu-
rato 1569, Gianpietro giurato 1583,
altro Mario giudice della G. Corte 1641
Filippo 1. C. giudice della G. Corte
1670, padre di fra Vitale Camerata,
cavaliere gerosolimitano 1674, capi-
tano di cavallei'ia, ed infine tenente co-
lonnello a' servigi della Veneta Re-
pubblica nella guerra della INIorea.
Armasi: campo rosso con un leone co-
ronato d'oro rampante contro una co-
lonna d'argento — Tav. XXIV. 8.
Canieros — Arma giusta il Villabianca: cam-
po azzurro con una sbarra sostenuta
dalle bocche di due leoni , acccmpa-
gnata da due stelle, il tutto d'oro. —
Tav. XXIV. 9.
CampisailO o Campisiano — Famiglia nobile ca-
tanese per come scrivono Mugnos e
Minutoli; quest'ultimo però ricorda un
Enrico Campisano senatore di Cata-
nia 1470.
Arma: campo scaccheggiato d'oro e
d'azzurro. — Tav. XXIV. io.
Campisi — Arma giusta il Villabianca: cam-
po azzurro con una cometa d'oro. —
Tav. XXIV. n.
Campo — Famiglia nobile ed antica pia-
centina, 0 come altri dicono, pisana,
venuta in Sicilia al dir di INIuonos sotto
la scorta de' due fratelli cavalieri Fe-
derico e Piercorrado del Campo , il
quale ultimo si stabili in Messina. Ep-
però il primo di essi Federico, che da
maggiordomo segui la regina Costanza
in Palermo fermossi, acquistato avendo
co' suoi servigi la signoria di Caltabel-
lotta e di Bivona. Sotto Carlo d'An-
giò un Giovanni del Campo perde i
suoi beni perchè partigiano di re ]\Ian-
fredi, e quindi congiurato contro i
Francesi. Indi sotto re Pietro d'Ara-
gona fu ffxtto consigliere della città di
Palermo. Vanta questa famiglia molti
capitani giustizieri senatori ed un pre-
tore qual fu un Francesco del Cam-
po 1586. Possedè i feudi la Cuba dei
Solazzi, Ficarazzi, INIisilmeri, Tavi, Sot-
tane delle Rose, lo Zubio, Castelma-
gro, s. Biagio. In fine un Ercole ebbe
la baronia di Campofranco nel 1592,
la di cui unica figlia Eleonora erede
di questo stato lo tramandò a Fabri-
zio Lucchese suo sposo 1G18, il quale
fu il pi'imo principe di Campofranco
per concessione di re Filippo IV 1625.
Fa per arme giusta Inveges: cam-
po d'argento, con tre aquile coronate
di rosso, al capo dello stesso. — Co-
rono di baróne — Tav. XXIV. 12.
Campolo— Da Pino Campolo cavaliere ve-
neto, dice Mugnos, trae origine la fa-
miglia Campolo di Sicilia, la quale pe'
suoi servigi prestati a re Federico III
consegui tutte le rendite clie la re-
gia corte possedeva sopra 1' Univer-
sità di Siragusa e molti territorio Un
Giacomo detto Pino fu maestro se-
greto e tesoriere generale del regno;
possedè molti feudi, tra cui quelli di
Caroho 0 s. Bartolomeo, Belmonte,
Francavilla 0 Sambuca, Sigona, Li-
brici, Villafranca, Mistretta, Marineo,
Palazzolo e s. Todaro ; un Francesco
fa vescovo di Catania; un Giacomo
maestro segreto del regno; un Tiberio
cavaliere gerosolimitano, ammiraglio e
bali 1594, ed infine un fra Domenico
■ e fra Pietro cavalieri come sopra.
Arma: d'argento, con un leone di
rosso, e cinque mezzi fuselli dello stes-
so moventi dal capo. — Corona di ba-
rone—Tav. XXIV. 13.
Canillglia — -Questa nobile famiglia al dir
di Mugnos ebbe origine in Messina da
un Critago Camuglia cavalier greco,
esarca di Sicilia sotto l'imperatore Mi-
chele Curapalata l'anno 812. Un Ni-
colò con altri due signori offri la co-
rona di Sicilia al conte Ruggiero ; un
Pietro fu uno de' quattro sindaci di
Messina sotto re Manfredo ed uno de'
principali congiurati contro i Francesi
nel Vespro Siciliano; un Sebastiano
senatore di Messina; un Camuglia con-
sole di mare 1437, ed infine un Mar-
tino console come sopra 1460. Il Bon-
figlio la dà per estinta.
Armava giusta Mugnos : d'azzurro,
con un leone d'oro tenente con le zam-
pe anteriori una palma di verde con-
tornata d'oro — Tav. XXIV. u.
CailCCllosi — Nobile fi^imigha oriunda di Va-
lenza per come esprime il Mugnos ; fu
portata in Palermo da un Giacomo
Cancellosi famoso cavaliere sotto re Pie-
tro II, da cui il carico si ebbe della
cast ellania di Cefali!. Commendasi Gio-
vanni chiamato ìniles per privilegio di
re Alfonso , signore della terra e ca-
stello di Petralia, de' fer.di di Mondi-
letto, Ogliastro, Sciarafia, Margi, Culla
e Mandarini sottano non che de,' feudi
di Piscardo in Montemaggiore , indi
posseduti da' di lui fratelli.
Arma: d'argento, con un pesce di ros-
so posto in fascia — Tav. XXIV. 13.
Candiani — Questa famiglia rimonta alle 0-
rigini della veneta repubblica, onorata
de' primi carichi dello stato. Vanta
un Pietro Candiani doge nel 887 ed
altri. Fu portata in Sicilia al dir di
Mugnos da un Andrea Candiani sotto
re INIartino, da cui molti onorati ca-
richi in Messina si ebbe , ivi fondan-
do la sua famiglia. Un Pietro di lui
figlio da re Alfonso fu fatto capitano
di Taormina 1435; ed un Giovannan-
drea governatore di Randazzo.
16
126
Arma: diviso d'oro e di rosso, con
un leone dell'uno nell'altro. — Tavo-
la XXIV. 16.
Candido — Riferisce Mu!?nos avere rinve-
nuto questa famiglia tra' prischi con-
soli romani, essendo dagli storici ce-
lebratissima; i quali vogliono die ella
cominciasse da Marco Alerio Candido
proconsole in Sicilia al tempo di Mar-
cello pretore. Ciò rilevasi da un mar-
mo trovato nel famoso antico tempio
della Concordia di Girgenti in Sicilia.
Si vuole fosse stato denominato can-
dido dalla bianchezza straordinaria del-
le carni , e più ancora per la lealtà.
Il di lui figlio Tito Claudio fu tribuno
militare sotto Scipione l'Africano, così
parecchi altri. Avvenne poi nel 1253
che a motivo di rissa tra Pietro Can-
dido ed uno della famiglia Antonino di
Roma, quegli dovè trapiantarsi in Na-
poli a' ser^agi di re Manfredi; e che
ivi suo figlio Nicolò rissatosi con Tom-
maso Pisanelli, astretto videsi di pas-
sare in Sicilia e propriamente in Sira-
gusa, da dove in Lentini, acquistando
i feudi di Scirumi e Piadaci, poscia
per ribellione perduti. Commendasi un
Matteo Candido che scrisse delle cose
seguite in Sicilia dal 1437 al 1445.
Segue la linea sino a' tempi del ci-
tato sciittore con Alfio e Francesco
Candido.
Arma: d'oro, con tre fiamme serpeg-
gianti di rosso moventi dalla punta,
sormontate da tre stelle dello stesso.
— Tav. XXIV. 17.
Cane — Arma: trinciato; nel 1° d'azzurro,
con un leone coronato d'oro; nel 2°
di rosso, con tre monti d'oro moventi
dalla punta, ed una banda dello stes-
. so attraversante sul trinciato. — Tavo-
LA XXIV. 18. (Villabianca)
Cangenii — Arma: partito; nel P d,' azzurro
con una torre d'oro merlata di tre pezzi
aperta e finestrata di nero; nel 2° d'oro,
con un albero di verde ed un cane se-
dente coUarinato e legato di nero. —
Tav. XXIV. io. (Villabianca)
Canneta — Arma: d'argento, con un fascio
di canne d'azzurro frondate di verde. —
Tav. XXIV. 20. (Villabianca)
Cannizzaro — Famiglia oriunda catalana, co- '
me dal Mugnos; trasferita ih Sicilia da
un cotal Tommaso Cannizzaro a' ser-
vigi di re Pietro I, da cui ottenne la
castellania di Terranova in feudo. I
suoi discendenti furono gentiluomini
del real palazzo di Pietro II. Un Ber-
nardo ebbe da re Martino alcune terre
in perpetuo nel territorio di Calata-
biano 1396; si caso in Catania ;, ove
fondò la sua famiglia; ma in prosie-
guo essa per ragione di matrimonio
passò in Noto e Siragusa, ove nobil-
mente vissero i baroni di Ravagliuso,
di Rigilosi e di Stafenda. Un Giovan-
ni fu giurato di Noto 1542; un Ma-
rio occupò l'ufficio di Pteggente presso
il re; un Francesco fu giudice della
R. G. Corte di Catania ; e fra' baroni
del secolo XVII furonvi quelli di Ca-
stelluzzo e di Passaneto appartenenti
ad uri ramo abitante in Vizzini; un al-
tro Francesco fu duca di Belmurgo
1689, essendo stato governatore della
noLile compagnia de' Bianchi di Pa-
lermo nel 16S8, come attesta il Vil-
labianca. In fine commendasi un Bal-
dassare piìi volte giudice della R. G,
Corte e del Concistoro ; un Giuseppe,
un Nicolò ed un Pietro valenti lette-
rati encomiati dal Mongitore.
Arma : diviso^ nel 1" d'azzurro, con
due stelle d'oro; nel 2° di rosso, con
tre sbarre d'oro. — Corona di barone.
Tav. XXV. 1.
Capasse — Arma: d'argento, con una croce
di s. Andrea d' azzurro, accantonata
da quattro leoncini di rosso. — Tavo-
LA XXV. 2, (Villabianca).
Capeci — Arma: d'azzurro, con un leone di
oro , ed una banda dello stesso at-
traversante sul tutto. — Tav. XXV. 3.
(Villabianca).
Capobianco — Antica e nobile famiglia di
Lecce portata in Sicilia al dir di Mu-
gnos da un ' Pierantonio Capobianco
signore di Salandra, a' servigi di re
Federico IL da cui ottenne i feudi di
Lalbiato, Carrubba, Reddini, ed altre
terre; pervenuti in seguito al di lui
figlio Pietro nel 1360. Un ramo di tal
famiglia si fermò in Sirao-usa, ove fiorì
nobilmente, producondo mons. Giovan-
nantonio vescovo di detta città, uomo
assai dotto e di gran politica.
Arma: d'azzurro, con un capriolo di
oro accompagnato da una testa di vec-
chio barbuto al naturale posta in cuore
dello scudo, e da tre stelle d'oro situa-
te 2 in capo, ed 1 in punta.
CapozZO — Arma: d'azzurro, con una fascia
127
d'oro ed un leone nascente dello stesso
— Tav. XXV. 5. (Villabianca).
Capila — Arma: d'oro, con un leone di rosso
sinistrato da una stella dello stesso.
— Tav. XXV. 4. (Villabianca).
Cappasailla — Famiglia nobile di Trapani,
dice il Minutoli, che le dà per ceppo
un Antonio Capp;i,santa 1400. Un Leo-
nardo fa senatore nel 1455. Segue la
linea sino ad Antonino 1593.
Arma: d'azzurro, con una croce di
oro. — Tav. XXV. 7.
Cappello — Nobile fiimiglia di Padova, da
dove come riferisce il MuLinos venne
a trapiantarla in Sicilia un Guido Cap-
pello gentiluomo familiare dell'impe-
ratore Enrico VI, da cui la baronia, di
Eloro nel territorio di Noto si ebbe.
Ivi i suoi posteri soffrirono qualche dis-
guido a causa del partito del re Man-
fredi contro la casa d'Angiò, ma to-
sto da' reali aragonesi furono com-
pensati;— V. Mugnos Vesjjro.
Un Antonio da re Martino ottenne
il feudo di Bonfallura 1392; un Bar-
tolomeo fu giurato 1486 ; un Salvatore
barone di Babucino ; altro Salvatore
barone di Cipulla in Noto.' Inoltre la
famigUa possedè i feudi di Molissima
e di Bumuscura.
Arma: diviso, d'argento e di nero,
con un cappello dell'uno nell'altro. —
Corona di barone — Tav. XXV. s.
Capranzano v. Crapanzano.
Capriata — Si vuole, dice il Savasta, che
questa nobile ed antichissima famiglia
fosse oriunda di Francia, in Italia per-
12S
venuta con Carlo Maorno e che da lei
derivati fossero i Rossi conti di Ca-
jazzo, quei di Romagna, i Rivustino,
que' di IMotta ed altri, di cui parla il
Carreri, il Crescenzi, il Sansovino, il
Flaminio Rossi stesso ec. Il Savasta
intanto la crede passata in Sicilia con
Carlo d'Angiò, tuttoché di fazione glii-
bellina, e nel caso di Sciacca si tenne
neutrale. Ella col nome di Rossi si
diramò in varie città come Messina,
Nicosia, Palermo, Mazzara, Sciacca.
In Messina giunse a' sommi onori,
di clie abusando fu costretta ad esi-
lare, riparando in Genova. Ivi perven-
ne alla dignità del ducato, ottenendo
la città di Capriata la quale per co-
gnome poi le rimase. Fu celebre nelle
lettere un Pier Giovanni Capriata; un
ramo di questa famiglia sotto la scorta
di Girolamo Capriata nel 1487 fé pas-
saggio in Palermo ; indi comeché do-
vizioso datosi al commercio volle in
Sciacca trapiantarsi acquistando il ter-
ritorio di Favara, per come da un atto
notarile del 1529 presso notar Custo-
na. Un Mario fu maestx^o giurato 1606;
un Agostino di lui figlio fermò sua di-
mora in Palermo casandosi 1617, senza
che venisse meno lo stipite in quella cit-
tà. Quivi un Vito acquistò la dignità di
regio segreto in feudum per tutti i suoi
posteri, i quali occuparono le cariche
nobili di giurato e capitano giustiziere.
Arma giusta il Savasta : campo divi-
so, nel 1° d'oro, con un'aquila bicipite
spiegata di nero; nel 2" di rosso, con
una banda d'oro caricata da tre let-
tere R maiuscole romane di nero;
ch'era appunto l'antico stemma della
famiglia Rossi, la quale vi univa un
mezzo leone del suo color naturale.
— Tav. XXV. 10.
Cappona — Rileviamo dal Mugno s essere
passata questa famiglia jjwa?2(z in Sicilia
sotto re Alfonso con Bernardo Caprona,
il quale per le sue grandi ricchezze
acquistò la contea di Modica nel 1445,
e le terre d'Alcamo, Caccamo, Cala-
tafìmi nel 1446 , non che altri feudi.
Commendansi un Paolo Caprona Sena-
tore di Palermo nel 1628, ed un Guido
barone della Roccella, maestro ra^'o-
nale del regno, come dal Villaluanca.
Arma giusta Mugnos : nel 1° d'oro,
con un muro merlato aperto di nero,
sormontato da due torri merlate di tre
pezzi, e da un'aquila bicipite spiegata
di nero; nel 2° di rosso. — Corona di
barone. — Tav. XXV. ii.
Caracciolo — Famigha nobile, scrive Mugnos,
proveniente dalla Caracciolo di Napoh,
di cui fiori un Graffeo Caracciolo ba-
rone della Marza 1430. Ella si stabili
in Messina ove si estinse. Altro ra-
mo venuto da Napoli il 1500 con Sci-
pione Caracciolo fermò sua stanza in
Troina; il di lui nipote Onofrio passò
in Termini, rendendosi progenitore sic-
come riferisce il Villabianca di Otta-
vio Caracciolo, che fu primo barone
del Pontagio 1650, promosso a varie
onorifiche toghe e sopratutto encomiato
dal Mongitore (hihlioteca) per le sue
opere legali pubblicate. Un Federico
di lui figlio fu primo barone dello Zar-
bo 1659. Segue la linea, nella quale
troviamo commendevoli un Gioaccliino
guardia del corpo di re Vittorio Amedeo
diSavoja,non che capitano di cavalleria:
un Antonio Senatore di Palermo 1743;
un Federico barone dello Zarbo go-
vernatore della nobile compagnia della
Pace di Palermo 1831, padre al vi-
vente barone Scipione Caracciolo, che
occupò la caric.a di Sottintendente del
distretto di Alcamo sino al 1860.
Arma giusta Mugnos: diviso, nel 1°
d'azzurro; nel 2° di rosso con tre ban-
de d'oro. — Corona di barone. — Ta-
vola XXV. 12.
CaralFa — Stando a molti storici itahani ri-
leviamo esser- questa un'antichissima
e nobile famiglia oriunda da Pisa. Un
ramo al dir di Mugnos passò in Gir-
genti, ed altro in Trapani secolo XVI.
Sotto re Alfonso figurò un Carafello
che fa suo consighere e mariscalco,
ricevendone m compenso tra le altre
cose la castellania di Girgenti. Un Gio-
vanni Caraffa sotto il re Ferdinando
il Cattolico ebbe il governo dell'isola
del Gozzo 1486; i di lai figli stabih-
ronsi in Modica ove occui)arono i mas-
giori ufficii.
Arma : di rosso, con tre fasce d'argen-
to.—Tav. XXV. is.
Caramanno—FamigUa nobile di Noto, il cui
primo ceppo, riferisce JMugnos, fa un
Giovanni Caramanno gentiluomo di re
LudovicJo, il quale acquistò' molti be-
ni, che a motivo di ribellione perdette
e quali poi sotto re Federico III fu-
rono ricuperati dal figlio Antonio.
129
Arma: d'azzurro, con un cigno fermo
d'argento. — Tav. XXV. n.
Caraiìza — Arma: d'azzurro, con una torre
d'oro merlata di tre pezzi, accompa-
gnata da tre leoni dello stesso, posti 2
a' fianchi ed 1 a guardia della porta;
ed un braccio armato sporgente dalla
sommità, impugnante una spada d'ar-
g'ento alta in sbarra : la bordara cu-
cita di rosso, caricata da 8 crocette
d' oro posti 3, 2, e 3 — Tav. XXV. i5.
(Villabianca).
Carbone — Famiglia nobile oriunda ncqjoli-
tana passata in Palermo, ove al dir
di Mugnos e Minutoli ricordansì con
onore un Bartolomeo Carbone sena-
tore nel 1413; un Corrado gentiluo-
mo e notare regio di re Alfonso; un
Nicolò segretario del regno sotto il re
Ferdinando il cattolico ; ed un Anto-
nio Senatore 1525.
Arma giusta il Minutoli : fasciato di
argento e d'azzurro di sei pezzi. — Ta-
vola XXV. 16.
Carcamo — Dal Villabianca Op. v. XLVIII
e continuazione alla Sicilia Nobile v. II
rileviamo che un Michele Carcamo fu
senatore di Palermo 1698; Francesco
governatore della Tavola 1733 ; Giu-
seppe Michele governatore del I\Ionte
di Pietà 1764 e senatore di Palermo
1773; e Giuseppe spedahere dell'O-
spedale grande 1797.
Arma : d' azzurro , con un leone
scaccheggiato d'oro e di nero. — Ta-
vola XXV. 14.
Cardillo — Yninv^Yvò. messinese detta anche
Cardile; di essa le poche notizie che
130
ci porge il solo Villabianca nell'Ap-
pendice sono : un Domenico Cardillo
Sfiudice della G. Corte Civile nel 1738
percorse le piti splendide cariche dello
stato ; fu innalzato al grado di presi-
dente della Pc. Camera della Summa-
ria del regno di Napoli, e di consul-
tore di stato pel regno di Sicilia, ot-
tenne titolo di marchese per se e suoi
per concessione di re Carlo IH 1772.
Arma : diviso, d'azzurro, e di rosso,
con una fascia d'oro attraversante sul
diviso, sormontata da un cardillo dello
stesso. — Corona di marchese — Ta-
vola XXVI. 1.
Cardinali — Fiori, dice Mugnos, questa an-
tica feudataria famiglia in Siragusa.
Un Nicolò Cardinale fu barone di Ca-
riato 0 Carioso.
Arma: d'oro, diviso d'azzurro. — Co-
rona di barone. — Tav. XXVI. 2.
Cardines — Riferiscono Mugnos ed Inveges
esser questa una chiarissima famiglia
spagnuola, che trasse principio dal fa-
moso Rodorico di Cardines commen-
datore di s. Giacomo della Spada, va-
loroso cavahere contro i Portoghesi.
La trapiantò in Sicilia un Giovanni
di Cardines pretore di Palermo 1324.
Commendansi : un Alfonso, cavaliere
molto spiritoso, che in compenso dei
suoi servigi ottenne da re Alfonso la
castellania di Piazza, alcune gabelle,
e due mulini nel territorio di Jaci 1438;
un Giovanni figlio del precedente molto
favorito dal re Ferdinando il cattolico,
da cui si ebbe i feudi di Marzu di Bu-
tei'no e del Marzu Grande in territo-
rio di s. Filippo d'Argirò 1483; un
Alfonso signore del feudo dello Spi-
talotto 1512; ed altri illustri gentiluo-
mini sino a Marco di Cardines come
dal citato scrittore.
Fa per arme giusta Inveges : campo
d'oro, con due lupi d'azzurro passanti
l'uno sull'altro, e la bordura di rosso
caricata da otto conchiglie d' oro al-
ternate con otto lettere S majuscole
romane dello stesso. — Corona di baro-
ne.—Tav. XXVI. 3.
Cardona — Nelle erudite opere di Mugnos
e d'Inveges in quanto a questa nobi->
lissima ed antica famiglia troviamo es-
sere stato primo ceppo un bravo ca-
valiere francese Ramondo Fole o Folcii,
cugino di re Luigi di Francia, uno dei
dodici prodi capitani che furono i pri-
mi a liberare la Catalogna da' Mori;
sicché nel ripartimento delle terre ac-
quistate la villa di Cardona col titolo
di Viscojite si ebbe. Di là il cognome.
Epperò apprendiamo dall'Inveges es-
sere stata tal famiglia due volte tra-
piantata in Sicilia; la prima con Ra-
mondo di Cardona 3° fratello dell' 8°
visconte D. Ramondo Folcii, nell'ac-
compagnare ch'ei fece il re Pietro di
Ara"'ona nel 1282 in Sicilia: il di lui
figlio Federico pe' suoi servigi otten-
ne il feudo di ]\Iazzarone. Il secondo
passaggio ebbe luogo sotto re Fede-
rico Il per un Antonio di Cardona, da
re Pietro fatto almirante n"on che pri-
mo conte di Cardona 1375. Costui
fu in seu'uito conte di Colisano, ed i
suoi eredi si ebbero il caricatore di
Caronia, la contea di Chiusa, quella
di Regio, le signorie di Calatamauro
e del Burgio, ed infine i feudi di Ga-
licano, Gibuliuso, Suffiane ed Ursiti.
Riassumendo dal Mugnos -poi osser-
viamo che tanto il ramo di Catalo-
gna quanto quello di Sicilia le più co-
spicue cariche sostennero come di vi-
ceré, presidente, e capitan generale.
Commendansi: un Antonio conte di Cal-
tabellotta gran giustiziere, gran can-
celliere e contestabile del res;no sotto
re Alfonso; un Pietro conte di CoUisa-
• no gran giustiziere 1444; un Alfonso
conte di Regio gentiluomo 1451; un se-
condo Pietro straticoto di Messina 1479;
un secondo Antonio conte di CoUisano
gran cancelliere 1479; un Enrico car-
dinale ed arcivescovo di Monreale
1501 ; un terzo Antonio marchese di
Radula grande almirante 150G ; un ter-
zo Pietro conte di CoUisano grande
almirante 1506; un Alfonso signore di
Mazzara e straticoto di Messina 1518;
un fra Vincenzo cavaliere gerosolimi-
tano 1522; ed altro Alfonso marchese
di Giuliana 1543.
Arma giusta Inveges e Minutoli:
di rosso, con tre cardoni fioriti, gam-
buti e fogliati d'oro. ^— Corona di con-
te.—Tav. XXIV. 4.
Carduccio — Famigha originaria di INIilano
come ci fa conoscere Mugnos, che le
dà per ceppo un Luigi Carduccio pag-
gio di re Federico 111. Un Filippo fu
gentiluomo della regina Maria ; un
Nicolò meritossi talune terre e visse
in Messina ; un Angelo nel 1530 fu
131
primo barone nel feudo del Vescovo.
Arma: fasciato d'argento e d'azzurro
di sei pezzi, ed una banda d'azzurro
attraversante sul tutto. — Tav. XXVl.s.
Cari — Arma: d'azzurro, con un leone di
oro rampante sopra una colonna con
base e capitello d'argento; ed il motto
ciqns alta salire. — Tav. XXVI. e. (Vil-
labianca).
Cariddi — Ricorda Mugnos trovarsi que-
sta famiglia con onore citata ne' com-
mentari di Giulio Cesare; sicché pos-
siamo giustamente conchiudere essere
una famigha militare oriunda dagli an-
tichi Romani. In quanto a' rapporti
di essa con l' isola nostra troviamo
farsene menzione sotto re Martino e
commorante nella città di Messina.
Quivi un Antonio Cariddi fu gentiluo-
mo maggiore della regina Marianna;
Gianfilippo ebbe lo stesso carico pres-
so la regina Bianca. 1 di lui fìgh go-
derono di onorati carichi presso re
Alfonso. Commendansi un Alfonso pri-
mo legista di quel tempo, e giudice
della G. Corte 1517, ed altri distinti
personaggi che furono giudici e sena-
tori della città di Messina.
Arma: d'azzurro, con due grifi co-
ronati d'oro, contra-rampanti ed affron-
tati ad un albero di pino sradicato di
oro. — Tav. XXVI. -.
Carissima — Famiglia originaria bolognese
commorante in Parma. Primo ceppo
ricordato dal Mugnos fu un Gesualdo
bravo cavahere, ito a combattere il
1222 in Terra Santa con una croce
d'oro in campo rosso sul petto, e sotto
132
il motto carissima ; di là il cognome
e l'arme. Fu portata in Sicilia da un
Pascotto Carissima a' servigi dell'im-
pei'atore Federico II 1248. La linea
continuò in Trapani, ed uno di essa
nel 127,2 edificò la chiesa di s. Ca-
terina stabilendovi de' legati. Un Riz-
zone lasciò de' figli attaccatissimi alla
corte di re Martino; i quali nelle di
lui o'uerre servirono dando mostra di
valore, per cui un Aloisio o Luigi si
ebbe il carico di segreto di Trapani
e Mazzara, non die le baronie dello
isole di Favignana , Levanzo e Ma-
retimo con le tonnare di s. Nicolò
e s. Leonardo; dippiti l'ufScio di mae-
stro razionale del regno nel 1463.
Un Antonio figlio di Pirrone Caris-
sima ebbe concesso il feudo di s. Ip-
polito; da lui un Tommaso die ere-
ditò nel 1598. Sono commendevoli
tanti altri gentiluomini, che per bre-
vità tralasciamo di nominare.
Arma: di rosso, con tre bande d'oro
ritirate in punta, sormontate da una
croce potenziata dello stesso. — Co-
rona di barone — Tav. XXVI. s.
Carnevale — Famiglia nobile napolitana, tra-
piantata in Sicilia, al dir di Mugnos,
per un Andrea Carnevale che fu ca-
pitano giustiziere del vai di Noto sotto
il reggimento di re Alfonso, stabilen-
dosi in Siragusa. Un Pietro fu patri-
zio di Noto nel 1509. Altro ramo da
Napoli si recò in Palermo nel 1549 per
un Felice Carnevale unitamente al fi-
glio Giuseppe. Ignoriamo il seguito.
Arma: di rosso, con due fasce ondate
d'argento, sormontate da tre stelle di
oro allineate in fascia. — Tay. XXVI. 9.
Caro — Famiglia nobile ed antica di Ro-
ma e di Napoli, essendo da essa de-
rivato Annibal Caro distinto poeta,
traduttore di Virgilio; e fu un Pai-
merino di Caro, al dir di INIugnos, co-
lui che disgustatosi di re Carlo d'Angiò
seguir volle re Pietro d' Aragona in
Sicilia, dal quale pe' suoi servigi la
castellania di Licata si ebbe. Fiorirono:
un Luigi regio cavaliere presso Fe-
derico III; un Palmerio gran cavaliere
castellano di Sutera, padrone del ffeu-
do e castello di Montechiaro , capitan
generale in una spedizione contro i
ribelli, per il che da re Alfonso il pri-
vilegio si abile di aggiungere alle pro-
prie armi le regie d'Aragona ; un Gio-
vanni comandante l' isole di Malta e
di Gozzo, non che quella di Lampe-
dusa con potervi edificar terra e te-
ner giurisdizione regia 1436, indi ca-
pitan generale a guerra di Licata; in-
fine una Francesca Caro baronessa
di Monte chiaro, che si caso con Ma-
rio Tomasi cavaliere capuano , capi-
tan d'arme di Licata; nel 1585. Altro
ramo fiori in Trapani a' tempi di re
Martino occupando i primari uffici
della città, ed un Michele si ebbe la
baronia d'Arendaci per ragion di do-
te 1504.
Arma: campo d'oro, con quattro pali
di rosso, ed un albero di palma verde
soprastante sul tutto. — Corona di ba-
rone — Tav. XXVI. io.
Carobenc — Tra le famiglie antiche nobili
di Noto il Mugnos rinviene questa ,
che porta per primo ceppo un An-
tonio Carobene , da re Federico II
eletto castellano; il di lui figlio Gio-
vannantonio fu governatore della sua
patria sotto re Martino. Un secondo
Antonio ottenne nel 1433 la baronia
della Salina.
Arma: di rosso, con una fascia d'oro,
caricata da tre rose di rosso. — Ta-
vola XXVI. 11.
Carpinleri — Arma: d'azzurro, con due leoni
affrontati d'oro contra-rampanti sopra
un albero sradicato dello stesso. — Ta-
vola XXVI. 12. (Villabianca).
Carpiato — Arma: partito; nel 1° .d'azzurro,
con cinque stelle d' argento ordinate
3, 2, e 1 ; nel 2° d 'argento con tre
bande di rosso.— Tav. XXVI. la (Vil-
labianca).
Carrano — Arma: d'azzurro, con un carro
a cavalli d'oro camminante in un ter-
reno al naturale, sormontato da tre
stelle d'oro allineate in fascia — Ta-
vola. XXVI. 14. (Villabianca).
Carrello — Molti genealogisti d' Italia, dice
Mugnos, parlano di quest a nobilissima
famiglia detta del Carretto e sopra-
tutto il Sansovino, che pregiasi farla
derivare dall' eroe Aledamo figlio di
Vitichinno secondo duca di Sassonia
anno 785. Fu portata in SiciUa sotto
re Carlo d'Angiò 1269 da un Antonio
del Carretto signore assoluto e mar-
chese degli stati di Savona e Finale,
dopò avere per dissenzioni rinunciato
ai di lui fratelli il dritto alla signoria
di Genova; si caso con Costanza Chia-
133
ramonte ottenendo in dote le baronie
di Calatabiano e Siculiana e la con-
tea di Ragalmuto. Un Matteo sotto re
Martino fu eletto vicario generale, gran
camerlengo e maestro razionale del
regno. Alteramo del Carretto acqui-
stò la contea di Gagliano per ragion
di dote. In generale si sa essere stati
i membri di questa distintissima fami-
glia elevati alle prime cariche dell'i-
sola e particolarmente a quella di pre-
tore di Palermo. In essa son poi da
notarsi: un Girolamo del Carretto ba-
rone di Ptagalmuto e primo conte nel
1576; un 2° Alteramo contedi Gagliano;
e nel 1600 un 2° Giovanni che fu conte
di Ragalmuto; in fine non è da ta-
cere d'un Alfonso del Carretto cava-
liere di Malta 1619, come ancora d'un
Gerardo, che rinunziò al fratello Mat-
teo lo stato di Ragalmuto ricevendo-
ne in ricambio i beni che in Genova
possedeva, e formando ivi un nuovo
casato, che in seguito acquistò grandi
onori. Esso vanta un cardinale 1505,
e vari cavalieri di ]\Ialta.
Dal Villabianca in oltre rileviamo
un Girolamo del Carretto e Ventimi-
glia, conte di Ragalmuto e principe
di Ventimiglia, che negli annali di Si-
cilia del 1649 lasciò di se funesta me-
moria; altro Girolamo, figlio del pre-
cedente, investito di questo principa-
to il 1656, fu maestro di campo nella
guerra di Messina, vicario generale
in Noto, Girgenti, Licata e Caltagi-
rone, pretore di Palermo 1682, de-
putato del regno, ed infine gentiluo-
17
134
mo di camera di re Carlo II 1688.
Da lui un Giuseppe del Carretto e
Lanza capitano giustiziere di Palermo
1698, in cui tal famiglia si estinse.
Arma : di rosso , con un carro ti-
rato da quattro leoni coronati, gui-
dati da un uomo armato impugnante
colla destra una spada sguainata^, e
colla sinistra tenendo il freno, il tutto
d'oro; portante un' aquila spiegata e
coronata di nero, caricata nel petto
d'uno scudo di rosso con cinque sbarre
d' oro. — Corona di conte. — Tavo-
la XXVI. 15.
Carrozza — Antica casa patrizia messinese
come si rileva dalla maestra nobile di
quella città del maestro notaro Do-
menico Mollica, che va dal 1587 al
1610. Un Giovanni Carrozzane! 1769
s'investì del titolo di marchese di s.
Leonardo, avendo acquistato la por-
tulania della città di Siragusa nel 1756.
Segue la genealogia sino al vivente
marchese Giovanni Carrozza.
Arma giusta il Villabianca : partito;
nel 1° d'azzurro, con una carrozza a
cavalli e cocchiere d'oro, camminante
in un terreno al naturale, accompagnata
da un sole nascente daU'ans^olo sini-
stro del capo; nel 2° cinque punte di
oro equipollenti a quattro d'azzurro;
al capo d'argento caricato da uno stec-
cato scorciato di nero. Corona di mar-
chese. Supporto un' aquila bicipite
spiegata di nero , membrata , imbec-
cata e coronata all' antica in tutte le
due teste d'oro.— Tav. XXVI. m
Caruso — Famiglia piacentina secondo il
Crescenzi; napolitana secondo riferi-
sce Mugnos ed accredita Inveges; o-
riginata da un cavaliere Pier Fortu-
gno ai servigi dell'imperatore Federi-
co II circa il 1026 nella presa d'as-
sedio della città di Nocera, per la qua-
le astutamente si tosò il capo e quindi
detto Cavalier Caruso; ciò diede occa-
sione al nome ed all' arme. Da Na-
poli i suoi posteri due volte passarono
in Sicilia, Prima per un Giovanni Ca-
ruso a' servigi di re Federico II di
cui fu segretario e consigliere, essen-
do anche stato eletto promotore del-
l' ufficio di notaro , della di cui im-
portanza il detto Mugnos molto ra-
giona. Sotto re Martino acquistò nel
1397 il feudo di Comitini, e nel 1399
il territorio del Granato. Nel secondo
passaggio primo ceppo fu un Anto-
nello Caruso gentiluomo napolitano
sotto lo stesso re Martino. Del resto
sappiamo che detta famiglia si estese
in Noto, Palermo, Catania e Dentini;
però la palermitana proviene dalla no-
tigiana e propriamente dal detto cep-
po Antonello, come appare da un do-
cumento viceregio del 1690. Si sa che
costui fu maestro razionale del re"-no
e possedette la terra e baronia di Spac-
caforno, ed i feudi de' Pulci, Lunga-
rino e Burgillusi. Indi i suoi posteri
possedettero i feudi di Rigalmedici,
Librici, s. Lorenzo, Bucchio, Ragal-
maida e Lanfì, come dal Capihreviiim.
Un Placido Caruso fu senatore e quat-
tro volte capitan d'arme. La famiglia
finalmente si estinse in quella de' Sta-
tella, ove passarono titoli e feudi.
Arma : d'azzurro , con un capriolo
accompagnato da tre stelle, abbassato
sotto una riga sormontata da una te-
sta tosa; il tutto d'oro. Corona di ba-
rone.— Tav. XXVI. 17.
Casale — Famiglia romana al dir di Mu-
gnos che le dà per ceppo un Pieran-
tonio Casale, il quale per serie qui-
stioni con altra famiglia si stabilì in
Catania — Si ebbe un fìllio di nome
Valerio, che fu castellano di Castro-
reale per concessione di re Martino;
I di lui figli si sparsero in Messina,
Girgenti ed altre città dell' isola, ove
vissero nobilmente.
Arma: d'azzurro, con castello torri-
celiato d' argento, sormontato da un
uccello dello stesso. — Tav. XXVI. is.
Casanova — Il INIugnos unicamente su tal
famiglia aragonese riferisce essere un
Giacomo Michele Casanova venuto in
Catania a' servigi di re Martino. Vanta
due cardinali e non pochi illustri per-
sonaggi.
Arma: d'azzurro, con una casa fi-
nestrata e tegolata d' argento. — Ta-
vola XXVI. 19.
Casasagia — Famiglia catalana , incomin-
ciata da un Francesco Casasagia uno
de' primi giuristi del suo tempo, con-
siofliere e tesoriere del regno sotto il
re Martino come dal Mugnos. Acqui-
stò egli per ragion di dote la baro-
nia di Solante 1402, ed il figUo Ni-
colò la terra di Giarratana.
135
Arma : di rosso, con una casa fine-
strata e tegolata d'oro. Corona di ba-
rone. — Tav. XXVI. 20.
Cascina ■ — Famiglia pisana al dir del Mi-
nutoli — La piantò in Palermo Pie-
tro Cascina nobile pisano che fu pa-
dre di fra Giacomo Cascina cavalie-
re gerosolimitano.
Arma: di rosso, con una fascia d'ar-
gento.
Famiglia di
Cassarino ower \alcasserino
Majorca secondo Mugnos; portata in
Sicilia da un gentiluomo Giovanni Val-
casserino corrottamente chiamato Cas-
sarino, ai servigi militari di re Marti-
no, dal quale ottenne la castellania
della Bruca 1407, qualel'ebbe in seguito
confìrmata il di lui figlio Giov. Vin-
cenzo, che casatosi in Siragusa si rese
progenitore di molti gentiluomini i qua-
li vissero con onorati carichi.
Arma: d'oro, con tre teste di moro
di nero attortigliate di rosso ordinate
2, e I. Corona di barone. — Tavo-
la XXVII. 1.
Cassare — Fiorì al dir di Mugnos questa
famiglia in Siragusa ed in Polizzi; per
lochè un Pietro Cassare di Siragusa
fu barone del feudo di questo nome,
ed un Giovanni di lui fratello barone
di Pietrarossa, iì quale stabilì sua di-
mora in Polizzi, ove si rese progeni-
tore di non pochi illustri personaggi.
Arma : d'argento, con due bande di
rosso, ed un palo dello stesso broc-
cante sul tutto. Corona di barone. —
Tav. XXVII. 2.
Castagna — FamigUa napohtana e siciliana
136
secondo Inveges venuta in Sicilia per
un Antonio Castagna che al dir di
Mugnosfu giurato di Messina nel 1230.
Un Nicolò Castagna sotto il dominio
arasfonese fu tesoriere della real Ca-
O
mera, maestro razionale, straticoto di
Messina , e nel 1421 viceré di Sici-
lia; possedè la baronia di Biscari, Sa-
ponara, Granito, Nocifora, Serravalle,
Ristini, Poggiorosso, Cane, Sollaviani,
Cannette , Rocca di Maurojanni , s.
Andrea, e Bavuso: quali stati a mo-
tivo di matrimonio pervennero alla
famiglia Pollicino. Il detto Inveges ri-
porta due specie di armi , quelle di
Buontiglio e quelle di Mugnos; que-
st'ultime sembrandoci piti ragionate ci
atteniamo alle stesse.
Arma: d'argento^ con albero casta-
gno di verde fruttifero d' oro. Coro-
na di barone. — Tav. XXVII. 3.
Castellani — Antica famiglia fiorentina ve-
nuta in Sicilia come porta Mugnos
sotto il dominio normanno , in Naro
stabilendosi. Ai tempi del prefato scrit-
tore ivi nobilmente vivevano un Gior-
gio Castellani barone di Gulfitto ed
un Carlo di lui fratello.
Arma: d'azzurro, con un castello a
tre torri merlate cadauna di due pezzi
d'oro, accostato da due leoni contro-
rampanti ed affrontati dello stesso. Co-
rona di barone. — Tav. XXVII. 4.
Castellar — Famiglia catalana incominciata
in Sicilia da Francesco Castellar ca-
valiere catalano , il quale come dice
Mugnos nel 1475 comprò i feudi di
Voltarotta, Marcaso, Limiftu. Da lui
un Gastone che fu l)arone di Spam-
pinato e delli Riesi.
Arma: di rosso^ con un castello a
tre torri merlate d' argento cadauna
di due pezzi, ed una banda d'azzurro
caricata da quattro . rotelle d'oro at-
traversante sul tutto. Corona di ba-
rone — Tav. XXVII. 5.
Castellet — Famiglia originaria di Catalo-
gna che il Mugnos fa risalire sino al
917, in cui un Beltrano Castellet com-
battè contro i Mori, essendo posses-
sore d'un castello ; di là il cognome
e Tarme — Il primo che coi reali a-
ragonesi venuto fosse in Sicilia e pre-
cisamente in Ragusa fu un Gastone
de Castellet, uno dei primari baroni
di quel tempo — Un Nicolò fu sena-
tore in Palermo il 1443.
Arma: inquartato; nel 1° e 4" di
rosso, con un castello a tre torri mer-
late d'oro, cadauno di due pezzi; nel
2° e 3'^ d'azzurro con un grifo ram-
pante d'argento. Corona di barone —
Tav. XXVII. 7.
Castelli — Secondo il cronista aennerbe-
gense Ciriaco Spangerberg la fami-
glia Castelli discende dal banco di
Franconia, ove esistevano i Castelli li-
beri conti del S. R. Impero e cop-
pieri ereditari dei vescovi Wurzbourg.
I genealogisti danno l'origine di que-
sta famiglia ad Adalberto discendente
degli antichi conti di Franconia. Pri-
mo ceppo fu in Italia un Remigio prin-
cipe di Terni e di tutta la regione
Narvina, fi"'lio di Etanno ultimo duca
della Franconia e come tale discen-
dente degli antichi re di Francia; lo-
chè vien confermato da un diploma
di re Alfonso d' Aragona del 7 giu-
gno 1454, esistente negli archivi di Na-
poli. Dal detto Remigio una discendenza
di nove rami<- cioè di Lomhardia, Ge-
nova, Toscana, Trevigi, Bologna, Mi-
lano, Roma, Modena e Reggio, Si-
cilia e Napoli, come da Inveges. Tra-
lasciamo di qui riferire le glorie dei
vari rami in Italia non comportan-
dolo la ristrettezza del nostro lavoro.,
bastandoci citare di volo il Zazzera
che annovera ben cento personaggi
che si resero illustri per le loro e-
niinenti qualità. Dal Mugnos rilevia-
mo poi che questa famiglia fece tre pas-
saggi in Sicilia — 1° Sotto il conte
Ruggiero per un Corrado Castello, che
si rese progenitore in Catania de' ba-
roni di Biscari, ramo oggi estinto nella
famiglia Paterno che ne prese il nome
e 1' arme ; 2" col passaggio che fe-
cero di Pisa molte famiglie pisane, tra
le quali la Castelli fatta chiara dai
dottori Giandomenico e Giambattista
Castelli, che furono giudici della cor-
te straticotiale di Messina; 3" quelli
di Palermo, de' quali fu ceppo Gre-
gorio Castelli da Genova venuto nel
1608. Egli acquistò la contea di Ga-
gliano, i marchesati di Capizzi e della
Motta, la baronia di Durilh, e la si-
gnoria di Mistretta, Risitano, e s. Ste-
fano coi suoi casali. Lancillotto fi-
glio del precedente acquistò per ra-
gion di dote la contea di s. Carlo; fu
egli il primo principe di Castelfei-rato
137
per diploma di Filippo IV 1659, ca-
valiere di san Giacomo della Spada,
maestro razionale del real Patrimo-
nio, vicario generale del regno 1640;
governatore della nobile compagnia
de' Bianchi 1641; ed infine pretore della
città di Palermo 1649. Commendansi:
Ottavio Castelli cavaliere gerosolimi-
tano, commendatore della Commenda
di Girgenti, del Priorato di Messina
1669 , e capitano di galera ; Barto-
lomeo teatino, esaminatore dell' arci-
vescovado di Toledo, vescovo di Maz-
zara 1695, e deputato del regno; Lan-
cellotto Ferdinando principe di Ca-
stelferrato, cavaliere di san Giacomo,
governatore della compagnia dei Bian-
chi e capitano giustiziere di Paler-
mo 1689; Lancellotto Castelli e Ca-
stello marchese della Motta a' ser-
vigi di Filippo V di Spagna 1707; si
distinse nella celebre battaglia di Ai-
manza, ed indi maresciallo delle Guar-
die del Corpo di re Vittorio Amedeo IV
1714; Carlo Girolamo Castelli primo
principe di Torremuzza per conces-
sione di Carlo VI imperatore 1734;
Gioachino vescovo di Cofalu 1755;
Ignazio Trajano commendatore di INIal-
ta, balio, gran croce e gran i)riore
di Barletta 1755; Gregorio Bartolo-
meo, monaco cassinese, vescovo di
Numidia; Gabriele Lancellotto principe
di Torremuzza, investito di tutti i ti-
toli di sua famiglia il 1734, cavaliere
gerosolimitano, governatore della no-
bile compagnia dei Bianchi, valente
letterato numismatico e storico, autore
138
di molle opere e scritti importanti, ^
socio delle primarie accademie scien-
tifiche e letterarie, corrispondente dei
più insigni scienziati del suo tempo;
onorato infine d' un breve pontefi-
cio di Clemente XIV 1763 : morto
in Palermo il 1794, legando la sua
ricca libreria di 12 mila volumi alla bi-
blioteca del Collegio Massimo, ove fu
innalzato il suo mezzo busto in basso
rilievo di marmo con una stupenda
iscrizione; Carlo Girolamo principe di
Torremuzza, cavaliere gerosolimitano,
gentiluomo di camera, cavaliere del
s. Gennaro, capitano giustiziere, ed in
ultimo pretore della città di Palermo
ove si distinse per la carestia avve-
nuta nel 1799; Vincenzo Lancillotto
principe di Torremuzza , gentiluomo
di camera, commendatore gerosolimi-
tano, maggiore delle Guardie di Malta,
ed istoriografo dell' ordine suddetto,
letterato ed autore di varie opere; 2
finalmente Gabriello Lancellotto Ca-
1.) Dissertazioni sopra una statua antica di marmo 1749.
Iscrizioni antiche di Palermo 1762.
Iscrizioni di Sicilia 1766.
Memorie delle zecche del regno di Sicilia e delle monete in
esse coniate 1775.
Siciliae populorum et urbium regum quoque et tyrannorum
veteres Nummi Saracenorum epochara antecedentes 1785,
1789, e 1791.
(Inedite) Memorie sull'epidemia avvenuta in Palermo 1764.
» Memoria sulla espulsione dei pp. Gesuiti 1767.
» Memoria sui tumulti avvenuti in Palermo 1773.
2) Istoria del turmpilerato dell'ordine di Malta.
Memoria per Roberto Diana Gran Priore di Messina.
Memoria di Angelo ammiraglio veneto.
Memoria di Federico Gravina ammiraglio di Spagna.
Memorie Storiche di Giovanni Castelli.
Lettere latine a Cesare Gaetani conte della Torre.
Fasti di Sicilia voi. 2.
stelli principe di Torremuzza ec, ca-
valiere gran croce dell'ordine de' ss.
Maurizio e Lazzaro, senatore del re-
gno, già segretario della camera dei
pari nel parlamento di Sicilia 1848 ;
oggi sposato alla plnncipessa Luisa
della Trèmoille 3 dama francese delle
più illustri fimiiglie del Poitou.
Arma giusta Mugnos: d'azzurro, con
un castello a tre torri merlate d' ar-
gento, cadauna di tre pezzi; quella di
. mezzo sormontata da un giglio d'oro;
mantello di velluto scarlato foderato
d'ermellino, corona di principe, ed il
motto alUcitet terrei — Tav. XXV. 6.
Castiglieiisi — Arma: d'azzurro, con un ca-
stello a tre torri merlate cadauna di
due pezzi sinistrato da un leone, e
sormontato datre stelle e da due lettere
D. C. majuscole romane, il tutto d'oro.
Tav. XXVIl. s. ( Villabianca ).
Caslignaai — Famiglia nobile palermitana
secondo Minutoli.
Arma: di nero, con quattro sbarre
(Inedite) Dizionario degli uomini illustri dell'Ordine Gero-
solimitano.
» Storia di s. G. Battista gerosolimitano.
> Necrol. degli uomini illustri dell'accad. del Buongusto.
» Descriziene della Chiesa Cattedrale di Palermo.
» Orazione funebre della regina Carolina.
» Iscrizioni Siciliane raccolte e dilucidate.
» Storia della rivoluzione di Sicilia del 1820.
» Fasti di Sicilia voi. 3.
3) La famiglia Trèmoille vantasi discendere da Federico d'A-
ragona re di Napoli per il matrimonio nel 1521 del principe
Francesco della Trèmoille colla principessa Anna di Lavai figlia
unica ed erede di Carlotta d'Aragona, principessa di Taranto, uni-
ca figlia di Federico d'Aragona re di Napoli. In seguito di questo
matrimonio i la Trèmoille hanno sollevato delle pretese sul trono
di Napoli, e si sono sforzati di far riconoscere i loro dritti ai
congressi di Munster 1645, di Nimegna 1674, di Riswik 1697,
di Utrecht 1712, di Bade 1714, e di Aix la Chapelle 1748.
due d'argento e due d' oro. — Tavo-
la XXVII. 9.
Caslillo — Al dir di Mugnos ed Inveges
pregiasi questa nobile famiglia deri-
vare da Enciso città del regno di Ca-
stiglia (Spagna) per un Diego Mar-
tinez del Castillo ai servigi di re Fer-
dinando il Cattolico. Fu portata in
Sicilia da Baldassare del Castillo ca-
pitano e maestro di campo del terzo
reggimento spagnuolo nel 1557, sta-
bilendo sua dimora in Palermo ove si
ebbe il carico di senatore. Fiorirono:
Gianferdinando abate di Medina Coeli;
Gaspare abate di s. INIaria di Roccadia,
Baldassare cavaliere gerosolimitano,
altro Baldassare capitano d'infanteria
in Sicilia, Ferdinando capitano nelle
Indie , Diego capitano in Portogallo,
Giuseppe senatore in Palermo e ca-
pitano d' arme , Gianfrancesco au-
ditore generale' e maestro razionale
del remo. Rileviamo inoltre dal Vii-
O
labianca essere questa famiglia divisa
in due rami — 1° Nei marchesi di s.
Isidoro qual titolo ottenne un Isidoro
del Castillo governatore del monte di
Pietà di Palermo 1660; Da cui ne
vennero : un Pietro investito nel 1666,
un Gaetano vescovo di Lipari. Un
Diego investito nel 1731 fu ancora
marchese di Tortorici per dritto eredi-
tario, tenne la carica di governatore
come sopra 1722, e lasciò fama di ma-
tematico e di versatissimo nelle leggi
cavalleresche; un Isidoro fu parroco
dell' Albergarla fondatore del collegio di
Maria al Carmine; un Pietro fu gen-
139
tiluomo di camera di re Ferdinando
II , e jìoichè mori celibe venne ad
ereditare la sorella Rosa del Castillo
marchesa di s. Isidoro, congiunta in
matrimonio a Filippo de Cordova mar-
chese della Giostra — 2° Ramo nei
marchesi di s. Onofino, qual titolo fu
concesso nel 1685 da re Carlo II a
Bartolomeo del Castillo senatore della
città di Palermo e governatore del
Monte di Pietà ; vari distinti perso-
naggi occuparono le cariche di se-
natore, governatore del Monte e della
nobile compagnia de' Bianchi, e viene
oggi rappresentato da Giovanni del
Castillo marchese di s. Onofrio.
Arma concordemente agii autori: di
argento, con un castello di rosso a tre
torri merlate cadauna di tre pezzi, con
banda di nero attraversante sul tutto,
e la bordura di rosso cai'icata da otto
rotelle d'oro. Corona di marchese —
Tav. XXVII. 6.
Castro — Dal Villabianca opuscoh v. XVII
e continuazione alla Sicilia Nobile T. 5
rileviamo un Emmanuele Castro au-
ditore generale 1797.
Arma : d'azzurro, con un castello a
tre torri nielliate d' oro, cadauna di
tre pezzi, sormontato da un' asta con
bandiera d'argento svolazzante a si-
nistra, accostato da due leoni coro-
nati d'oro affrontati e contra-rampanti.
Tav. XXVII. io.
Caslrone — Dal Mugnos riportasi qual fa-
miglia castigliana; ma noi attenendoci
al Villabianca sull'appoggio del Baro-
nio stabihamo esser dessa un ramo
140
dell'antichissiina prosapia dei Castroni
di Roma. Un Puccio del Castrone
militò sotto Federico II, e si ebbe
rendite sopra l'università di Palermo;
un Giacomo ottene da re Martino va-
ri compensi 1393. Vanta questa fa-
miglia molti senatori a cominciare dal
1447, e come gli autori concordemente
convengono non pochi illustri perso-
naggi nelle lettere e nelle armi: pre-
cisamente un Benedetto del Castrone
dell' ordine de' Predicatori in cui al
dir del Villabianca venne ad estin-
guersi questa antica e patrizia fami-
glia palermitana.
Arma giusta Mugnos : d' oro, con
tre bande di nero ritirate dalla punta,
sormontata da un leone passante dello
stesso. — Tav. XXVII. ii.
Caslriicci — Arma: di verde, con un guerriero
d'argento armato di spada alta in sbarra
combattente contro un leone rivoltato
coronato d'oro, e sormontato da una
fascia in divisa d'oro — Tav. XXVII. 12.
( Villabianca ).
Catalauo — Arma: d'azzurro, con due leoni
coronati d'oro affrontati e contra-ram-
panti ad una colonna a base e capi-
tello d' argento. — Tav. XXVll. 13.
( Villabianca ).
Cataldo — Secondo Minutoli famiglia nobi-
le di Messina oggi estinta.
Arma : d' azzurro, con un leone di
oro accostato da due stelle dello stesso.
Tav. XXVII. 14.
Catania — Famiglia italiana portata in Si-
cilia al dir di Mugnos da Virgilio Ca-
tania a' servigi dell' imperatore Fe-
derico II, da cui ebbe la castellania
d' Asaro. Un Miuccio suo figlio servì
il re Manfredi nelle guerre di Lom-
bardia; ed un Virgilio il re Giacomo
e poi Federico II, da cui ottenne il
feudo di Nissoria in detto Asaro, non
che il casale di Placa di Bajona. In-
di un altro ^Miuccio trapiantò la fi-
miqiia in Girirenti, di là diramossi al-
trove. Si estinse ai tempi del citato
scrittore.
Arma: diviso; nel 1° scaccheggiato
d'argento e d'azzuro, nel 2° d'argento
con aquila spiegata di nero. — Tavo-
la XXVII. 15.
Catena — Nobile flmiiglia da Raccuja, se-
condo riferisce il Villabianca Opuscoli
v. XLVIII e continuazione alla Sici-
lia Nobile T. 2° e 5°, ove ritroviamo
un Francesco Catena e Lanza dottor
di legge e procurator fiscale della re-
gia Gran Corte nel 1648; un Anto-
nio giudice del Concistoro nel 1686
e della gran Corte Criminale 1701; un
2" Francesco parroco dell' ospedale
reale di Madrid 1709, abate parlamen-
tare in Sicilia di Santa Maria di Bor-
donaro 1713, e finalmente ciantro della
real collegiata di s. Pietro di Palazzo
( giusta il Mongitore ); un Giuseppe
maestro razionale, presidente del real
Patrimonio nel 1748, ed il primo mar-
chese nella sua fiimiglia per investi-
tura di re Carlo III 1755; altro Giu-
seppe investito nel 1782. Infine ri-
guardo allo stemma di questa fami-
glia ritroviamo il seguente distico —
Cesaris est aquila inde columnis recide
colwnnata Ursinis ursoni sola catena
tua est.
Arma: d'azzurro, con una colonna
a base e capitello sinistrata da un orso
seduto, legato con catena, il tutto d'ar-
gento; al capo d'oro caricato da una
aquila l)icipite spiegata di nero. Co-
rona di marchese. — Tav. XXVII. io.
Caursi — Arma : d'azzurro, con un leone
d' oro sormontato da tre stelle dello
stesso. — Tav. XXVII. n. ("\''illabianca).
Cava — Dal solo INIugnos rileviamo essere
esistito nel 13(34 un barone feudata-
rio Bonsignore Cava gentiluomo j3a-
lermitano. Un Giannicolo fu maggior-
domo della infante Eleonora d' Ara-
gona. Vanta non pochi altri gentiluo-
mini presso le corti successive; però
merita piti viva ricordanza un Marco
la Cava vescovo di Mazzara, fondatore
della nobile compagnia della Pace di
Palermo nel 1580.
Arma giusta il Villabianca : campo
d'argento con un leone di rosso sor-
montato da una stella d'azzurro. Co-
rona di lìarone. — Tav. XXVIII. i.
(lavaiieri — • Antica famiglia di Trapani ri-
portata dal Mugnos come proveniente
da Caltavuturo; perocché un Orlando
Cavalieri da re Federico III nel 1374
la baronia di detta terra in compenso
de' suoi servigi si ebbe. Indi in unione
de"* suoi fratelli Matteo ed Andrea ac-
quistò i feudi di Catuso e VerbumcauH;
ed i suoi posteri possedettero i feudi
detti di Sibiligalesi poscia pervenuti
alla famiglia Fardella. Un Giovanni ca-
valieri fu capitan d'arme di Marsala
141
nel 1456. Vanta infine non pochi al-
tri gentiluomini tanto in Trapani che
in Palermo.
Arma: d'oro, con un cavaliere armato.
Corona di barone.— Tav. XXVIII. 2.
Cavallaro — Arma: d'azzuro, con un ca-
vallo alato d'oro movente al galoppo. —
Tav. XXATII. 3. ( ^^illabianca ).
Cavanna — Arma: diviso, nel 1" d'oro, con
un'aquila spiegata e coronata di nero;
nel 2° d' azzurro , con una banda di
oro.— Tav. XXVIII. 4. (Villabianca).
Cavarrella — Dal Mugnos e dal Minutoli
rileviamo essere questa una chiaris-
sima famiglia siciliana oriunda fran-
cese ; perchè un cavaliere Gualterio
Cavarretta venne di Francia ai ser-
vigi del conte Ruggiero, liberatore
della siciliana schiavitù, e n' ebbe in
compenso la baronia di Sicamino nel
Milazzese. Un Riccardo sotto re Gu-
glielmo il buono fu castellano di Mes-
sina, ed Orlando di lui figlio ebbesi
il governo di Cosenza dall' imperatore
Federico II mentre Corrado altro fi-
glio ebbe quello di Salemi, e Federico
la casteUania di Traina in feudo. Un
Riccardo ed un Francesco furono da
re Federico intitolati Cavalieri Regi
nel 1308. Vanta molti giurati e ca-
valieri gerosohmitani; tra gli altri un
fra Nicolò Cavarretta priore di Ca-
pua 1625, e gran priore di "^^enezia
1626; un Francesco senatore e pre-
fetto di Trapani 1639; un Andrea se-
natore; si estinse con Giacomo Ca-
varretta balio di Santostefano.
Arma : d'oro, con tre draghi di ros-
18
142
so; situati 2 aifrontati combattenti, ed
1 in punta. Corona di barone. — Ta-
vola XXVIII. 5.
Caverà — Anna: d'azzurro, con ala d'oro
sormontata da tre stelle dello stesso
allineate in fascia. — Tav. XX^^III. t.
( Villabianca ).
Ceiosia — Noi )ile famiglia di Genova ascritta
nel libro d' oro di quella repubblica,
ove occupò le cariche di anziano e
prese gran parte nelle guerre com-
battute contro i Pisani, come riferi-
scono Ganducio e Federici scrittori
cronisti di quei tempi , ed attesta il
Villabianca nella sua Sicilia Nobile ,
citando una fede estratta da quel li-
bro d' oro firmata dal cavaliere e
segretario di stato di quella repub-
blica 1756 , transuntata in Palermo
per gli atti di notar Tinnaro 1756.
Primo a trapiantarla in Palermo fu Lo-
renzo Ceiosia verso l'anno 1650; era
egli figlio di Giambattista e Maria
Ceiosia, come da un atto in notar Bi-
vona 1664. Fiorirono : il di lui figlio
Gaetano . r. maestro notaro del se-
nato della città di Palermo; altro Lo-
renzo r. maestro notaro e primo mar-
chese di Santantonino per concessio-
ne dell' imperatore Carlo VI 1733; al-
tro Gaetano r. maestro notaro e go-
vernatore della nobile compagnia della
Pace 1781 ; un 3° Lorenzo r. mae-
stro notaro ; un 3° Gaetano r. mae-
stro notaro, ed indi consigliere d' In-
tendenza di Palermo 1844; un 4° Lo-
renzo che dedicossi alla Storia Na-
turale di Sicilia, socio di varie acca-
demie scientifiche, lasciato avendo dei
manoscritti di non lieve importanza.
Da lui il vivente marchese Gaetano
Ceiosia e Setajolo, cavaliere della Co-
rona d' Italia, bravo agronomo e di-
stinto orticoltore . non che socio di
varie accademie scientifiche e lette-
rarie. Infine questa famiglia vanta tre
abati cassinosi, tra' quali è degno di
speciale menzione il vivente monsi-
gnor Michelangelo Ceiosia, già vescovo
di Patti, ed oggi arcivescovo di Pa-
lermo, uomo zelante, energico, ed as-
sai dotto in materie ecclesiastiche, a-
vendo nel 1870 seduto nel Concilio
Vaticano.
Arma giusta il Villabianca: d' az-
zurro, con albero di ciriegio al natu-
rale , sinistrato da un leone d' oro
coronato all'antica, accompagnato da
cinque stelle d'argento situate in orlo.
Corona di marchese. — Tav. XXVllI. g.
Celeste — Dagli autori portata come Ce-
lesti e Colostri. L'Inveges riassume
tutte le notizie de' vari scrittori di que-
sta nobile famiglia siciliana difi'usa in
diverse città come Noto, Modica, Ca-
tania e Palermo, oche il Minutoli vuole
derivata di Francia a' tempi di Fe-
derico II d'Aragona. Nel ramo nofi-
c/iano, stando al Mugnos, si distinse
nn Manfredi capitano sotto re Mar-
tino, un Pietro straticoto di Messina
1458 milite e consighere regio non
che castellano del castello inferiore di
Noto; ed un altro Pietro valoroso in
guerra, morto combattendo nel 1512
in Rovenna. Nel ramo modicano si di-
stinse un Pietro miles nel 1409 ; in
quello catanese un Giovanni capitano
nel 1481, un Giambattista giudice del
vai di Noto 1590, protonotaro e luo-
goteta, maestro razionale del r. Pa-
trimonio 1593. reggente del Supremo
Consiglio d'Italia 1597, primo marche-
se di s. Croce per privilegio di re
Filippo III 1600, reggente in Ispagna
1010, ceppo della famiglia Celeste di
Palermo. Un Pietro di lui figlio fu ca-
valiere di s. Giacomo della Spada, de-
putato del regno, conservatore del r.
Patrimonio, pretore della città di Pa-
lermo 1611, ministro superiore della
nobile compagnia della Carità 1611,
e primo barone dell'Alia 1615. Altro
marchese Giambattista fu governatore
della compagnia dei Bianchi nel 1637,
e del Monte di Pietà di Palermo 1643.
Segue la geneologia di altri illustri
marchesi che occuparono le nobili ca-
riche di governatori della compagnia
de' Bianchi e del Monte di Pietà, sino a
GiamJjattista Celeste e Grimaldi 1742.
Arma : concordemente agii autori :
d'azzurro, con una luna crescente d'oro.
Corona di marchese. — Tav. XXVIII. a
Celona — Famiglia spagnuola^ di cui un
Giovanni Celona secondo Muonos fu
gentiluomo di re Giacomo, impiegato
poscia a' servigi del viceré Moncada.
Il di lui figlio ottenne in compenso
il feudo di Biscaglia nel territorio di
d'Augusta.
Arma: d'azzurro, con una celata di
oro, graticolata con cinque affibiature,
posta in terzo. — Tav. XXVIII. io.
143
Celsa — Antica nobile famiglia di Catania,
ove Mugnos ricorda essersi distinto
un Giovanni Celsa gentiluomo di re
Lodovico , indi a' servigi di re Fe-
derico III, da cui si ebbe la baronia
del Pardo, poscia venduta nel 1405.
Un Nicolò figlio del i)recedente fu ca-
stellano di Jaci.
Arma: d'argento, con albero di celso
sradicato di verde fruttifero di nero.
Corona di barone. — Tav. XXVIII. :i.
Cenami — Famiglia noljile di Palermo, che
il jNIinutoli fa rimontare al 1465 per
un Goff"redo Cenami. Sembra estin-
guersi nel 1600.
Arma : di rosso , con un leone di
oro. — Tav. XXVIII. 12.
Cencio — Arma : tagliato innestato, mer-
lato di rosso e d'argento, di dieci pez-
zi, con tre lune crescenti poste in sbai*-
ra dell'uno all'altro— T.w. XXVIII. 13.
( Villabianca).
Cenlelles 0 Ccnteglies — Inveges e Mugnos
ritengono esser questa un' illustre ed
antica famiglia spaglinola, proveniente
da un certo Cataldo di Craon de' du-
chi di Borgogna a' servigi di Carlo-
magno nell'acquisto di Catalogna; per
lochè in compenso la villa di Ccnte-
glies si ebbe, e di là il cognome. Non
pochi illustri personaggi troviamo nella
storia citati; ma noi della parte sici-
liana interessandoci, osserviamo avere
per ben due volte ella fatto passag-
gio in Sicilia. Nella prima con Gili-
berto 1° e Bernardo sotto re Pietro
nel 1282; nella seconda con Giliberto 2"
e Pietro Centeglies setto re Martino
144
nel 1397. Epperò Buonfiglio e Baro-
nie sostengono il secondo passaggio
solamente, perocché costoro con gran
valore allo acquisto dell'isola concor-
sero. Un Bernardo Centeglies fu gen-
tiluomo sotto re INIartino; ed il pre-
detto Giliberto 2° generale della ca-
valleria in Majorca, nel 1440 fu vi-
ceré di Sicilia; ove sposatosi ad una
Ventimiglia per lei ne ottenne la con-
tea di Collesano. Un Giuliano rifulse
straticoto di Messina nel 1476. Infine
commendansi : fra Enrico Centelles
Giovanni, priore di Messina e balio di
Venosa e Santostefano 1462; fra Ugo,
fra Enierico, e fra Giovanni cavalieri
gerosolimitani 1477.
Arma concordemente agli autori :
fusato d'oro e di rosso. Corona di con-
te. _Tav. XXVIII. 14.
CeiUoi'bi^ — Famiglia nobile siciliana al dir
di Mugnos, sparsa in Palermo, Cata-
nia, e Mazzara. Primo ceppo di essa
sembra un Nicolò Centorbi , giurato
in Mazzara nel 1440; da lui una se-
rie di gentiluomini che occuparono in
quella città gli uffici di giurato e ca-
pitano.
Arma: campo d'oro, con un castello
sormontato da una torre di rosso mer-
lata di tre pezzi; lo scudo ornato da
elmo, cimato da una torre d' argen-
to, e la divisa fugat non fugit. — Ta-
vola XXVIII. 15.
Cenellon — Tutti gli storici spagnuoli ben
si accordano nel designare questa fa-
miglia di Catalogna, come antica e di
real sangue. Vien riferito l' aneddoto
del cervo che nell' atto della caccia
mansuetamente seguì Pafilao figlio del
re di Spagna nel 693. Da esso i suoi
posteri prender vollero il cognome e
r arme. Ella,, dice Mugnos, fece due
passaggi in Sicilia: primo con Gu-
glielmo, Guerao ed x\lemano Cervel-
lo n sotto re Pietro d'Aragona 1282;
secondo con Gabriele Cervellon ac-
compagnando re Ferdinando il catto-
lico, dal quale n'ebl^e in feudo la ca-
stellania di Castronovo 1514. Com-
mendasi un Girolamo miles sotto Car-
lo V 1525, dal quale ebbe concesso
di potere aggiungere alle sue armi
l'aquila imperiale. Ei comprò la ba-
ronia di Condoverno 1538.
Arma : d' oro. con un cervo ramoso
al naturale passante, sormontato da
un'aquila bicipite coronata e spiegata
di nero. Corona di barone. — Tavo-
la XXVIII. 16.
Cesareo — Famiglia italiana giusto Inveges
sparsa in Verona, Roma, Napoli, e
Sicilia. Il Mugnos ne disegna l'oriG'ine
sin dai tempi dell'imperatore Enrico VI
in Verona . avendo tal cognome ac-
quistato sotto r imperatore Ottone II
nel 974. Il Tillio vuole sia assoluta-
mente romana da Cesare derivata, anzi
la stessa che la Qesarìna antica. Il
Manente poi nella sua Antica Italia
dice che la veronese passò in Sicilia,
perocché un cavalier Pieralbano Ce-
sareo seguendo l'imperatore Enrico VI
fermossi a Palermo a' di lui servigi,
occupato avendo l'uflScio di senatore.
Fiorirono inoltre : un barone Nicolò
Cesareo, straticoto di Messina 1278,
di cui Fazello; un Federico, che nel
1371 fu pretore; un Pietro, clic sotto
re Giovanni governò la città di Patti;
un Andrea capitano sotto Carlo V, da
cui si eljbe la castellania di Milazzo;
ed un fra Giovanpietro cavaliere ge-
rosolimitano, priore e commendatore
di s. Eufemia.
Arma concordemente agli autori :
d'azzurro, con due bande d'oro; sup-
porto un' aquila spiegata d' oro. Co-
rona di barone. — Tav. XXVIII. n.
Cliacon, Giacona , Jacona — Famiglia deri-
vata da' Goti di Navarra^ ed una delle
pili antiche e nobili della Spagna, dove
al dir del Villabianca à occupato le
primarie cariche come di maggiordo-
mo maggiore, commendatore di Ca-
stiglia, dell'ordine di s. Giacomo, di
viceré, generale ec: diramandosi ne'
marchesi di Los Veles ne' conti di
Casarubias, ne' duchi di Arcos, ne'
marchesi di Penitela, ne' conti di Me-
jorada in Siviglia, nei conti di Molina
in jNIalaga, e ne' signori Chacon di
Antequera in Andalusia. Eljbe princi-
pio in Palermo coi fratelli Giuseppe
e Bernardo Chacon nell' anno 1630.
11 Giuseppe fu visitatore generale, de-
putato del regno nel 1601, ed infine
governatore della piazza di Trapani;
il Bernardo, cavaliere di s. Giacomo
della Spada, generale dell' artiglieria
di Sicilia nel 1658, deputato, ed in-
fine vicario generale del regno. Un
Tommaso fu commissario generale del-
la cavalleria del regno di Napoli 1676,
145
signore e perpetuo amministratore dei
maggioraschi e patronati di Salinas ,
Ortis, e Chacon fondati nella città di
Madrid e di Manzanares. Un altro Giu-
seppe senatore di Palermo 1744; ed
altro Tommaso Chacon Narvaez de
Salinas Ortis marchese di Salinas 1756,
duca di Sorrentino 1778 e barone di
FriddiceUi essendo stato senatore di
Palermo, deputato e vicario generale
del regno 1753, cavaliere gerosolimi-
tano, ed in ultimo governatore della
nobile compagnia de' Banchi di Pa-
lermo 1768. Un 3" Giuseppe investito
de' sopraddetti titoli nel 1787 fu ca-
pitano degli eserciti del re cattolico
in America.
Arma giusta il Villabianca : inquar-
tato, nel 1° e 4" d'argento, con un lupo
passante ' di nero, nel 2° e 3° d'az-
zurro, con un giglio d'oro. Corona di
duca. Motto Premium fortihidinis. —
Tav. XXIX. i.
Chiappa — D'azzurro, con un cane passan-
te d' argento. — Tav. XXIX. 2. (Vil-
labianca).
Chiara — D'azzurro, con un castello d'ar-
gento merlato di cinque pezzi, aperto
e finistrato di nero, accompagnato da
cinque gigli d'argento, posti 3 in capo
e 2a'fianchi. — Tav. XXIX. 3. (Vil-
labianca).
Chiaraniontc — Tutti gli autori di cose si-
cule convengono esser questa una no-
bilissima famiglia francese derivata dal-
la città di Clermont in Picardia. Ebbe
inizio in Sicilia da Verlando discen-
1.) Si il corretto Terrore della tavola.
146
dente dall' imperatore Carlomagno re
di Francia. Di essa fiorirono: Fede-
rico ed Antonio Chiaramonte paler-
mitani patriarchi di Alessandria nel
1219; Nicolò vescovo di Frascati, e
cardinal di Santa Chiesa nel 1219;
Giacomo governatore di Nicosia con
privilegio di far ivi coniar monete con
la sua effigie e con lo stemma di sua
famiglia, dette monete jacoUne ; Fe-
derico armato cavahere dal sommo
pontefice Onorio III, e qual discen-
dente di detto imper. Carlomagno ri-
cevè la rosa papale promettendo d'im-
pugnare il suo valoroso hrando con-
tro gli scismatici; Manfredo figUo del
precedente, ch'eresse la città di Mo-
dica colle altre ville a titolo di con-
tea mercè la concessione di re Fe-
dei'ico li 1300, e fu gran siniscalco
del regno; Giovanni marchese d'An-
cona, maresciallo dell'impero e gene-
rale delle truppe imperiali nella Marca;
Manfreduccio Chiaramonte e Palizzi
vicario generale del regno, gran con-
testabile e siniscalco 1351 ; Simone
Chiaramonte ed Aragona cavaliere au-
rato, e gran siniscalco del regno; Fe-
derico Chiaramonte e Palizzi came-
riere maggiore, vicario generale e mae-
stro giustiziere del regno 1349; Mat-
teo Chiaramonte e Moncada gran si-
niscalco e maestro giustiziere del re-
gno 1363; Manfredo Chiaramonte go-
vernatore di Messina, grande almirante
del regno 1364; Andrea Chiaramonte
l.)Il conte (li Saiiit-Priest ìiistoire de la ronqmitc de Niiplcs
etc. ha notatola identità dei due blasoni Chiaramonte di Si-
Ventimiglia, grande almirante e vi-
cario generale del regno 1391, il quale
disgraziatamente perde la testa sul
palco innanzi il suo palazzo in Pa-
lermo l'anno 1392, e tutti i suoi stati
caddero nelle mani del fisco. Con que-
st'ultimo sembra essersi estinta la no-
bilissima famiglia Chiaramonte cele-
bre nelle sicule storie.
Albina 1 concordemente agli autori:
campo di rosso, con cinque monti di ar-
gento. Corona di conte. — Tav. XXIX. 4.
Clliarandiì — Arma: d'azzurro, con una fa-
scia d'oro, sormontata da un uccello
d' argento posato. — Tav. XXIX. 5.
(Villabianca).
Clliareiiza — Arma: di rosso, con una spada
d'argento ammanicata d'oro posta in
palo. — Tav. XXIX. 7. (Villabianca).
Chiaves — Arma: d'oro, con un braccio ar-
mato impugnante un'asta con bandiera
di verde svolazzante a sinistra, ac-
costato da due chiavi di nero l'inge-
gno verso i fianchi, ed accompagnato
da tre alberetti sradicati di verde mo-
venti dalla punta. — Tav. XXIX. e.
(Villabianca).
Cllinigò — Famiglia nobile di Messina come
riferisce Minatoli. Con onore ricor-
dasi un Giovanni Chinigò nel 1560.
Arma: d'azzurro, con un cane le-
vriere d'oro guardante una stella del
medesimo posta nel canton destro dello
scudo. — Tav. XXIX. 8.
Ciafaglionc — Arma: d'azzurro, con albero
di ciafaglione tortuoso e sradicato di
cilia e quello de" Clermont del Delfinato, [irinia che avessero
usato le cliiavi al XII secolo per concessione ponteficia.
oro, sormontato da un'aquila coi'onata
dello stesso.- — -Tav. XXIX. a
Cìanipoli — stando al celebre storico Gio-
vanni Villani, per come troviamo in
Mugnos, la famiglia Ciampoli, una delle
primarie case nobili guelfe fu cacciata
da Firenze nel 1620. Di là passò in
Lucca, in Pisa, e poscia in Sicilia, pren-
dendo stanza in Messina , ove vanta
non pochi chiari cavalieri gerosolimi-
tani, tra cui un fra Francesco 1555,
un fra Alessandro 1571 , ed un fra
Paolo 1585. Ledasi ancora un Pie-
tro Ciampoli cavaliere di s. Giacomo
della Spada.
Arma: d'oro, con tre uccelli di nero,
ordinati 2 e 1. — Tav. XXIX. io.
Ciancio — Antica e nobile famigha origi-
naria di Francia; che sel)bene stabili-
tasi in Adernò terra baronale di Siciha,
pure à sempre conservato una gene-
rosa nobiltà non avendo mai eserci-
tato impieghi civili e promiscui, come
da un atto originale 16 giugno 1790,
notar Chiarenza di Catania. Presso lui
una relazione della commissione del-
l'Ordine di Malta per la prova sostenuta
da Tommaso Pv^omeo- Ciancio risultato
cavaliere gerosolimitano di giustizia.
Un Antonio Ciancio, al dir del Vil-
labianca, acquistò il feudo delli Pojira
1666, investendosi del titolo di baro-
ne. Segue la linea sino a Biagio in-
vestito 1750. Intanto da un testamento
del barone Giuseppantonio Pisani 1785,
in notar Palermo di Catania, rileviamo
che Pietro ed Epifanio Ciancio, figli
della sorella Vittoria per manco di ere-
147
di, sono chiamati a succedergli con che
mutassero il cognome e l'arme, nomi-
nandosi Pisani-Ciancio.
Arma giusta antiche lapidi sepol-
crali in detta città di Adernò, come da
certificato del sindaco 6 ottobre 1871 :
d'azzurro, con una torre d'oro merlata
di tre pezzi, aperta e finestrata di nero,
uscente da una campagna dello stesso,
ed una scala a pioli d' oro di dieci
gradini, trattenuta nella sommità della
torre da un braccio armato movente
dal fianco sinistro dello scudo ; sor-
montata da tre stelle d'oro ordinate
in fascia. Corona di Ijarone. — Ta-
vola XXIX. 11.
Cicala — Antica nobile e valorosa fami-
glia genovese, al dir di INIugnos e del
Minutoli, al tempo in cui la repub-
blica di Genova era da' A^isconti mo-
lestata. Ricordasi per primo ceppo un
Pompeo, e l'aneddoto delle cicale che
posarono sul di lui capo nel momento
della battaglia, lochè fu di buon au-
gurio: di là il cognome e l'arme. Fio-
rirono altresì una serie d'illustri per-
sonaggi, che non è del nostro com-
pito riportare; solo alla Sicilia strin-
gendoci troviamo un Andreasso ed
un 2° Pompeo Cicala a' servigi di Fe-
derico 11 contro gli Angioini, come
ancora Giovanni, Annibale e Teodoro
Cicala presso re Martino nell'acquisto
di quest'Isola. Da tali ceppi varie di-
ramazioni in Lentini, Messina e Pa-
lermo. In Lentini vanta molti genti-
luomini, che nel 1158 furono ascritti
nella maestra de nobili e senatori; ivi
148
il D/ Antonino, scrittore di varie ope-
re, che si caso in Messina, ove fu giu-
dice straticotiale e del concistoro. Però
il signor Racco riferisce esser la fa-
miglia Cicala pervenuta da Genova in
Messina per un Guglielmo sotto il reg-
gimento di Carlo V. Un Visconte Cicala
commendatore di s. Giacomo della Spa-
da fu eccellente capitano contro i Turchi
sotto il reggime austriaco 1513; un
2° Visconte fu duca di Castrotilippo
per concessione di re Filippo III 1625;
un Carlo fu conte palatino nel 1597,
principe di Triolo in Calahria 1638,
e cavaliere di s. Giacomo della Spada.
In Palermo la famiglia Cicala pervenne
da due rami, uno derivazione di quello
di j\Iessina, l'altro ignorasi; però en-
trambi vantano capitani egregi, e nel-
l'ultimo troviamo un Antonio Cicala
barone del feudo di Valledulmo, ed un
Domenico procuratore fiscale della r.
G. Corte. Il Villabianca soggiunge che
la detta famiglia possedè la baronia
di Caccamo. In fine commendansi Vi-
sconte, Scipione, Vincenzo ed Andrea
cavalieri gerosolimitani.
Arma secondo Mugnos : di rosso ,
con un'aquila spiegata d'argento co-
ronata d'oro, e la bordura cucita di
azzurro, caricata da sette cicale d'oro
poste 3, 2 e 2. Corona di principe. —
Tav. XXIX. 12.
Cilolla — Arma: d'azzurro, con due leoni
coronati d'oro, contro-rampanti ed af-
frontati ad un all)ero di pino sradi-
cato d'oro. — Tav. XXIX. 13. (Silla-
bi anca).
Cinquemani — Arma: d'azzurro, con cinque
mani appalmati d'oro, ordinate in croce
di s. Andrea — Tav. XXIX. u. (Villa-
bianca).
Cipponeri — Riferisce Mugnos essere tra le
nobili famiglie ertane, oggi di s. Giù-
liano, assai cospicua la Cipponeri sin
da' tempi di re INIartino ; poiché un
Giovanni nel 1400 fu giurato, e cosi
altri; un Nicolò nel 1494 fu capitano
giustiziere, ec. occupato avendo le ca-
riche nobili della città.
Arma: d'argento, con un ramo di lan-
dre fogliato di verde. — Tav. XXIX. 15.
Circhia — Arma: d'azzuro, con casamento
accompagnato da un leone posto nel
fianco destro, e da un albero al fianco
sinistro, sormontato da una stella; il
tutto d'oro. — Tav. XXIX. le. (Villa-
bianca).
Cirini 0 diri no — Questa nobile famiglia
originaria di Spagna, stando al [Mu-
gnos, trae il suo cognome da un an-
tico barone francese appellato Cirino^
che fu scudiere del conte Ruggiero ,
carica allora di massima rilevanza e
splendore. Qualche altro ramo si è tro-
vato in Napoli, propriamente negli A-
bruzzi. in cariche rilevanti; e parec-
chi furono gentiluomini in corte del
re d' Angiò. I\Ia poi si confuse con
quello di Siciha sotto re Federico II;
perocché un Pierbergi Cirini 0 Cirino
prese moglie in Messina, divenne ricco
per successione di vasti beni di un suo
zio, posseduto avendo i feudi di s. Ba-
silio e Landone nel territorio di Mi-
lazzo 1397. Un Antonio 0 Antonello
suo iiiilio elio "li successe nel 1416
per la moglie consegui la baronia di
Melelao o Favari nel territorio di ÌNIi-
neo; al quale morto sen^a prole venne
a succedergli il fratello Giovanni 1459,
che tenne l'ufficio di maestro giurato
di tutto il reuno. Un Marcello Cirino
cavaliere dell' ordine di s. Giacomo
della Spada fu undici volte senatore
in INIessina. ove la famiglia ebbe a
vantare non pochi senatori, abati e
prelati, cavalieri gerosolimitani di s.
Giacomo, della Stella, governatori de-
eii Azzurri e del s. Rosario della Pace.
Un ramo sembra essersi stabilito in
Nicosia, come rilevasi da un certifi-
cato del senato di Messina del 1844,
nel quale si dice che Nicolò Cirino
fioiio di Graziano della città di Ni-
cosia apparteneva ad una delle anti-
che e nobili fmiiglie di Messina, a-
1
scritta alla maestra dei nobili della ;
surriferita città, lochè attesta anche i
il gesuita p. Alessio Narbone nell'o- 1
pera Notizie Storielle di Nicosia. Sono
altresì commendevoli per Messina un
Carlo, Andrea, Marcello, e Francesco
M.^ Cirino distinti nelle lettere, ripor-
tati dal Mongitore nella sua Bihliote-
O I
ca; per Nicosia un Gianfilippo Cirino,
politico e primo istitutore del mani-
comio in Palermo , quale opera poi i
dal barone Pisani potè condursi a
compimento , e per cui la real mu-
nificenza nel 1817 gratificavalo del-
l' abazia di s. Maria del Soccorso ;
un Graziano fratello del precedente,
buon magistrato e zelante ammini-
149
stratore della cosa pul)blica; infine i
quattro di lui figli: Nicolò bravo ma-
gistrato, esimio letterato e poeta ';
Pietro altro distinto giureconsulto; e
i due viventi monsig. Giovanni ve-
scovo di Derbi, e Francesco Maria
generale dell" Ordine de' Teatini , e
consultore di varie sacre Congrega-
zioni di Roma; quali ultimi due han
fatto parte del Concilio Vaticano 1870.
Arma giusta Mugnos: d'oro, con una
fascia d'azzurro caricata da cinque lo-
zanghe del campo. Corona di baro-
ne.—Tav. XXIX. 17.
Citati — Arma: vajo partito d'oro.- — Ta-
vola XXIX. is. (Villabianca).
Cito 0 Zito — Non altre notizie ci oflre il
Villaljianca di questa famiglia ne' suoi
Opuscoli V. XVII che di un France-
sco Zito giudice pret orlano di Paler-
mo 1770 e del Concistoro 1781.
Arma: d'ar^-ento, con due mani al
naturale vestite di verde trattenenti
due ramoscelh dello stesso, accompa-
gnate da tre rose di rosso poste una al
capo e due in punta. — Tav. XXIX. 19.
(Villabianca).
(lizza — Arma: diviso; nel 1° d" oro, con
due rose di rosso; nel 2° d'azzurro,
con tre monti d'oro sormontati da una
luna crescente d'argento, ed una fascia
di rosso caricata da tre stelle d' ar-
gento attraversante sul diviso. — Ta-
vola XXIX. 20. (^'illabianca).
Claviga — Famiglia genovese, che il Mu-
gnos vuole avesse fermata sua stanza
1.) Le opere in prosa ed in verso di Nicolò Cirino sono
pregevolissime e molto ricercate da' c\iltori della poesia.
19
150
in Marsala per un Girolamo Claviga
gentiluomo di Genova. Di là una se-
rie d'illustri capitani e giurati.
Fa per arme: campo azzurro, con
tre pali d'oro ritirati dalla punta, sor-
montati da un leone passante dello
stesso.— Tav. XXX. i.
Clemenza — Nobile i-àxm^m palermitana al
dir del Minutoli.
Arma: campo diviso; nel 1" d'az-
zurro, con un calice accompagnato da
due stelle ed una banda attraversante
sul diviso, il tutto d'oro; nel 2° d'az-
zurro con tre sbarre d'oro. — Tavo-
la XXX. 3
Cocchighia o Conchiglia — Al dir del Mi-
nutoli e del Mugnos famiglia nobile del
regno di Gallizia, portata in Voltaggio
nel Genovesato per un Luca Conchiglia
capitano galliziano nel 1475. Venne
trapiantata in Messina da un Pietro
Conchiglia che fu ascritto a quella
maestra dei nobili. Commendansi: un
Luca arcidiacono della metropolitana
chiesa di quella città, ed un fra Gia-
como cavaliere gerosolimitano 1679.
Arma giusta Mugnos : scudo in-
quartato, nel 1° e 4° d'azzurro, con
due conchiglie d' oro ordinate in fa-
scia ; nel 2° e 3° di rosso, con due
uccelli d'argento aventi un ramoscello
d'ulivo verde in bocca passanti 1' uno
sull'altro.— Tav. XXX. 3.
Coffa — Arma : d' azzurro , con tre monti
d'oro caricati da due frondi di verde;
sormontati da un' aquila spiegata di
oro. — Tav. XXX. 4. (Villabianca).
Coglitore — Arma : d'azzurro, con due stelle
d'oro ordinate in palo. — Tav. XXX. 5.
(Villabianca).
Coissiì — Arma: d'oro, con una croce di
rosso. — Tav. XXX. e. (Villabianca).
Colle — Famiglia catalana, al dir di Mu-
gnos, che la vuole in Pisa ed anche
in Sicilia trasferita per un Gregorio
del Colle 1370. Un Domenico del Colle
tenne 1' ufficio di senatore in Paler-
mo 1565. Un ramo di tal famiglia à
vissuto nobilmente in Licata, ove ri-
fulse un fra Cristofaro del Colle ca-
valiere gerosolimitano 1599. Altro ra-
mo vuoisi fiorito in Catania al 1500,
ove si distinse un Francesco giudice
dei maestri razionali.
Arma: d'argento, con un monte di
verde sormontato da una lettera T ma-
juscola romana di nero. — Tav. XXV.7.
(Villabianca).
ColIelOI'tO — Famiglia nobile di Noto , di
cui Mugnos ci dà per ceppo un Ric-
cardo CoUetorto capo della guardia
del duca Giovanni di Noto e di Ran-
dazzo, figlio di re Federico II, dal qua-
le acquistò il feudo della Mendola detto
pel suo cognome Colletorto. Commen-
dansi : un Matteo Colletorto, figlio del
precendente Riccardo, succeduto nella
detta baronia, ed uno de' prùnarì ba-
roni di Noto; ed un Giammatteo ba-
rone di Casba nel 1416.
Arma: campo verde, con una croce
di s. Andrea d'argento. Corona di ba-
rone.—Tav. XXX. 8.
Collura 0 Collurà — Qual messinese viene
descritta dal Mugnos la nobile ed an-
tica famiglia Collura, della quale non
pochi illustri uomini commendansi: tra
cui un Bonafede senatore 1252, un
Federico suo figlio straticoto 1295 e
poscia senatore; un Salvo CoUura di-
stintosi sotto re jNIartino con la bra-
vura militare, e sotto re Alfonso nel-
l'acquisto del regno di Napoli; ed in-
fine il conte Antonio CoUurafì cian-
tro della regia cappella di s. Pietro,
cronista delle cose di Spagna, poli-
tico e letterato insieme; perchè la re-
pubblica di Venezia per attestato di
sua benemerenza nominollo cavaliere
di s. Marco. Credesi estinta.
Arma: d'azzurro, coi due coluri della
sfera armillare caricati da due stelle
d'oro situate una in capo ed una in
punta; al capo d'oro caricato da una
aquila bicipite coronata e spiegata di
nero. — Tav. XXX. 9.
Colludo 0 Colluzio — Vetusta nobile fami-
glia spagniiola della città di Gerona |
in Catalagna. portata in Palermo da !
Giulio Colludo verso la fine del 1500, !
come rilevasi da una fede di nascita
del fio'lio Luca 13 novembre 1600 j
nella parrocchia dell'Albergarla, e da
cui altresì emerge la nobiltà di tal
famiglia. Antonino figlio del prece-
dente comprò l'ufficio di maestro no-
taro della r. tesoreria, la percettoria
del vai di Mazzara il 1684, e fu primo
barone di s. Giovanni, come per in-
vestitura del 1685, essendo stato nel
1682 governatore di Marsala e capi-
tan d' arme a gueiTa in detta città,
sue coste e marine. Da lui un Giu-
seppe Collucio, che il 1707 fu capi-
151
tano di cavalleria , del reggimento
corazzieri , e percottoi'e del vai di
Mazzara. Altro Antonino di lui fi-
glio gli successe nelle cariche e fu
ministro, superiore della nobile com-
pagnia della Carità 1813. In fine la .
famiglia estinguesi nelle due viventi
sorelle Maria Grazia baronessa Mon-
talbano, e Carolina erede vitaliziante
di tutti i beni della casa Colluzio.
Arma: d' azzurro, con un castello
d' oro merlato di tre pezzi guardato
nella porta da due cani legati d' ar-
gento, accompagnato ai fianchi da due
alberi al naturale , e la bordura cu-
cita di rosso caricata da 8 conchiglie
d'oro poste 3, 2 e 3. Corona di ba-
rone.— Tav. XXX. 10. (Villabianca).
GolaagO — Famiglia 'tnilanese , dice Inve-
ges , la quale trasse il cognome dal
possesso della terra di Coìnago nel
monte di Brianza. Sostenne cariche
rilevanti, e potè vantare uomini illu-
stri, come a dire un Simone esimio
filosofo, avendo dal duca Visconte ot-
tenuto quella terra; un Giannandrea
amico e confidente di s. Carlo Bor-
romeo; un Giambattista sindaco per-
petuo, ec. Un Vincenzo Colnago poi fu
il primo a trapiantarla in Sicilia nel
1470; da lui un Antonio, da cui di-
scendono i baroni di s. Venera in Pa-
lermo. Altro Antonio figlio di Giovan-
maria comprò detto feudo nobile col
mero e misto impero 1603; tenne l'uf-
ficio di senatore in Palermo 1614, e
fu uno dei fondatori dell' istituto delle
figliuole disperse. Un Giuseppe ebbe
152
carica di tesoriere del regno 1645, es-
sendo stato senatore il 1634; un Tom-
maso senatore 1643 ; un 3° Antonio
si caso in Catania , ed altri che per
brevità tralasciamo.
Arma : di rosso, con tre colonne a
capitelli d'argento, ricinte da una ghir-
landa di verde alloro. Corona di ba-
rone.— Tav. XXX. 11.
Colomba — Nobile antica famiglia feudata-
ria di Piazza, ove al dir di Mugnos
si distinsero un Giuliano Colomba r.
notare di re Federico III, ed il figlio
Giovanni che acquistò il feudo di Pi-
lino 1453. Un ramo troviamo in Pa-
lermo, altro in Messina di cui Bon-
figlio ricorda un Gerardo , qual uno
dei personaggi illustri di quella città.
Arma: d'azzurro, con una colomba
volante d'argento. — Tav. XXX. 12.
Colonna — Antichissima nobile ed illustre
famiglia italiana originaria del borgo
di Colonna presso la città di Pvoma;
che il Bursa ed altri autorevoli scrit-
tori dicono derivare da C. Mario con-
sole romano; famosa per le sue lotte
con la famiglia Orsini, e per aver dato
due Papi Adriano I e Martino V. molti
santi, cardinali, arcivescovi, contesta-
bili, generali, ambasciatori ed altre ri-
nomate persone. Sono poi a dir vero me-
morabili : un Federico Colonna che re-
catosi in Germania nel 458 edificò un
gran castello nella Franconia; un Egi-
dio discepolo di s. Tommaso d'Aqui-
no; un Giacomo cardinale proscritto
con tutta la sua famiglia da papa Bo-
nifacio VIII per essersi opposto alla
sua elezione, ed indi reintegrato per
intercessione di Filippo il Bello; uno
Stefano conte di Romagna il di cui
figlio Giacomo fu amico e mecenate
del Petrarca; un Prospero generale ri-
nomatissimo nella guerra contro Car-
lo Vili re di Francia 1485; un Mar-
cantonio duca di Palliano comandante
le 12 galere ponteficie alla battaglia
di Lepanto 1571. indi viceré in Sici-
lia da Filippo II; infine una Vittoria
figlia del gran contestabile Fabrizio
Colonna: costei coltivò la poesia po-
nendosi al rango delle più esimie imi-
tatrici del Petrarca.
Sarebbe lungo qui tutte riferire le
glorie di questa storica famiglia di-
visa in vari rami , dei quali due fe-
cero passaggio in Sicilia; 1' uno per
un Francesco Colonna capo del ramo
Resuttano, e l'altro come riferisce In-
veges per un Federico Colonna, co-
gnominato Romaìio per la sua patria,
ed uno dei primari capitani dell'im-
peratore Federico II re di Sicilia. Fu
egli che trapiantò in Messina la sua
famiglia coli' occasione di accompa-
gnare il di lui fratello Giovanni car-
dinale e poi arcivescovo di quella città.
Era fiaiio di Giordano III Colonna,
marchese di Zagarolo, e fratello di
Ottone progenitore de' duchi di Ta-
gliacozzo, e gran contestabili del re-
gno di Napoli, nei di cui stati la fa-
miglia Colonna di Sicilia è chiamata
a succedere come per testamento del
gran contestabile Filippo Colonna prin-
cipe di Sannino, fatto in Roma li 26
marzo 1639 giusta il Villabianca. Com-
niemlansi di questa hnoa: Tommaso
Colonna-Romano che ridotta ad ub-
bidienza la città di Messina ottenne
in compenso da re Martino e dalla
resina Maria la terra ed il castello di
Fiumedinisi 1392; signore altresì di
s. Alessio, Calatabiano, Bissana, Gis-
sia, Cattasi, Montalbano, Favarotta, e
della Gabella del Biscotto; eletto stra-
ticoto di Messina, gran giustiziere del
regno, e finalmente promosso alla ca-
l'ica di senatore romano ; Filippo fi-
glio del precedente secondo barone di
Fiumedinisi, e progenitore di Tomma-
so Colonna, che fu ambasciatore della
città di Messina al re Alfonso d'Ara-
gona; Giacomo marito di Paolo Co-
lonna-Romano e progenitore di Giu-
seppe Colonna barone di Fiumedini-
si, e di Francesco Colonna primo duca
di Pv.eitano, formati essendosi due li-
nee separate. Nella P fiorirono : Tom-
maso Colonna barone di Fiumedinisi;
Calogero Gabriele investito di que-
sto stato nel 1666, elevato a marchesa-
to nel 1694 per concessione di re Car-
lo 11, essendo altresì duca di Cesarò
per la moglie Rosalia Joppolo 1741,
barone di Joppolo é Giancascio di Re-
galturco, Godrano, s. Alessio, Gissia,
insignito dell' ordine gerosolimitano ,
deputato del regno, maestro razionale
del r. Patrimonio, e ben due volte pre-
tore della città di Palermo 1704-08;
Calogero Gabriele 2° nipote ed erede
del precedente investito di questi stati
nel 1741, e cultore di lettere; Gian-
153
nantonio premorto al padre; Calogero
Gabriele 3° che prese gran parte nella
rivoluzione del 1820; Giannantonio
2° governatore della provincia di Pa-
lermo 1860, senatore del regno d'I-
talia, prefetto delle provinole di Ber-
gamo e Siracusa, grande uffiziale del-
l' ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro,
ed uffiziale della Corona d' Italia; in-
fine il vivente Calogero Gabriele-Co-
lonna e de Gregorio di lui figlio duca
di Cesarò , marchese di Fiumedinisi,
capo della famiglia Colonna di Sici-
lia, pubblicista e letterato. Nella se-
conda linea si distinsero : Francesco
Colonna-Romano primo duca di Rei-
tano per concessione di re Filippo VI
1639, che tenne l'ufficio di Tesoriere
generale del regno, e l' altro di go-
vernatore della nobile compagnia dei
Bianchi di Palermo nel 1633-44, non
che di maestro razionale di cappa cor-
ta nel tribunale del r. Patrimonio ;
Antonio governatore dei Bianchi di
' Palermo 1702 ; Ferdinando investito
1703 e governatore coma sopra; Ma-
rio investito 1720 , e per la moglie
Caterina Giglio principe della Tor-
retta. Segue la geneologia giusta il
Villabianca sino ad altro ]\Iario Co-
lonna duca di Reitano e principe della
Torretta, investito il 1752, ramo oggi
estinto col passaggio dei titoli jure
hereditario nella famiglia Colonna, du-
chi di Cesarò. Finalmente il Minutoli
tra' cavalieri gerosolimitani riporta fra
Geronimo, fra Cesare commendatore
di Mazzara 1463, fra Giovan Batti-
154
sta 1526, fra Geromino 1564, fra Giu-
lio 1571, fra Blasco 1622, e fra Giu-
seppe 1650.
Arma concordemente agli autori:
di rosso, con una colonna a capitello
d'argento coronata d' oro all' antica;
accompagnata da due giunchi di verde
moventi da un mare d'azzurro fluttuo-
so d'argento. Corona di duca, sopporto
un'aquila lìicipite spiegata di nero lin-
guata di rosso, armato d'oro; cimiero
una sirena al naturale sostenente con
le mani la corona imperiale. — Ta-
vola XXVIII. 6.
Cornili — Nobile ed antica famiglia messi-
nese oriunda di Napoli, come riferi-
scono il Mugnos ed il Minutoli, in Si-
cilia portata da un Arrigo Gomiti ,
cavaliere nobilissimo sotto il reggi-
mento di Carlo d'Angiò, di cui fu te-
soriere; indi al dir del Bonfiglio se-
natore di Messina. Qualcuno ha vo-
luto far rimontare l'esistenza de' Co-
miti appo noi sino all'epoca de' Nor-
manni e degli Svevi, essendo stati da
cotesta città per Enrico IV esiliati An-
solino e Fabio Comiti, quali credon-
si progenitori della famiglia napoli-
tana. Annovera molti cavalieri gero-
solimitani, come un fra Simone 1540;,
ed un fra Basilio 1570.
Arma giusta il Minutoli : d'argento,
con una fascia d'azzurro, caricata da
tre stelle d'oro, e due bande ondate
d' azzurro attraversanti sul tutto. —
Tav. XXX. 13.
Compagna — Stando al Mugnos ed al Mi-
nutoli fu questa, benché oggi estinta.
un'antica e nobile famiglia di Messi-
na. Un Paolo Compagno nel 1282 fu
rettore del popolo di Sutera; un Tom-
maso senatore di Messina, 1455, indi
castellano e governatore di Milazzo ;
un Matteo acquistò il feudo del Fun-
daco 1477; un Giovanni ed altri fu-
rono giudici straticotiali sin dal 1415.
Vantò quattro cavalieri gerosolimitani,
Antonio, Giuseppe, Giacomo e Fran-
cesco.
Arma secondo il Minutoli : diviso
d'oro e di nero con un leone dell'uno
nell'altro. — Tav. XXX. i4.
Compagnone — Non altra notizia abbiamo
di questa famiglia, secondo il Villa-
bianca, se non che un attestato di no-
biltà rilasciato dal senato di Palermo in
favore di Giuseppe Compagnone 1758,
essendo stata questa famiglia inscritta
alle nobili compagnie della Carità e
della Pace della città di Palermo 1617.
Arma : campo d' oro. con una fa-
scia di rosso accompagnata da due uc-
celli affrontati di nero, ed in punta da
una fede di carnagione manicata di
verde. — Tav. XXX. is.
Condorelli — D'azzurro, con due braccia di
argento, moventi da' fianchi dello scu-
do, sostenenti una ghirlanda d'alloro
dello stesso accompagnati in capo da
una stella d' oro. ed in punta da tre
gigli accollati dello stesso. — Tavo-
la XXX. 10. (ViUabianca).
Coniglio — D'azzurro, con una fascia d'oro
sormontata da un sole d'oro, ed un
coniglio aggruppato d' argento posto
in punta. — Tav. XXX n. (ViUabianca).
Consales — D'azzurro con un braccio armato
movente dal fianco sinistro dello scudo
impugnante una spada d'argento alta in
palo. — Tav. XXX. is. (Villabianca).
Conlarini — Famiglia voluta dal Mugnos
originaria di Venezia , in Sicilia ve-
nuta ai servigi di re Martino con Lui-
gi Contarini, il qual Gasatosi in Sira-
cusa nel 1394 acquistò i feudi di s.
Giacomo Belmineo e di Solarino. Un
ramo si trasferì in Girgenti, ove vanta
dei gentiluomini, fra' quali un Giusep-
pe segreto della città nel 1593, e qual-
che cavaliere gerosolimitano.
Arma: diviso; nel P d'argento, con
un' aquila spiegata e coronata di nero;
nel 2° di rosso, con un leone coronato
d'oro.— Tav. XXX. io. (" Villabianca).
Conte — Nobile ed antica famiglia insa-
na , in Sicilia portata al dir di Mu-
gnos da un Rainero Conte cavaliere,
i di cui avi servito avevano con le
armi la repubblica , ma perchè vinti
dai Genovesi in quest' isola trafuga-
ronsi. Si sa essere vissuta in Siracusa,
ove rammentansi un Pietro Conte, ed
un fra Girolamo cavaliere gerosoli-
mitano 1613. Un ramo troviamo an-
cora nella città di S ciacca proveniente
da Savona, ove si ricordano un Ni-
colò Conte, uno Stefano di lui figlio
gentiluomo assai ricco divenuto ba-
rone di Casalbianco, e un Francesco
barone del Goderano per ragion di
dote. Si estinse in casa Migliaccio pel
matrimonio di Lucrezia Conte fio'lia
primogenita di Stefano Conte barone
di Casalbianco con Gerardo Migliac-
155
ciò marchese di Montemaggiore, come
rilevasi dal testamento di detto Ste-
fano rogato presso gli atti di notar
Giovanni Vincenzo Ferrante di Pa-
lermo 1610, e da sentenza della R.
G. C. 1621 confirmata dal tribunale
del Concistoro 1622, ed investitura di
Casalbianco in persona di Ignazio Mi-
gliaccio 1603. Rappresenta oggi que-
sta famiglia, come discendente diret-
ta della succennata Lucrezia, Fran-
cesca di INIaria Termini in Licata prin-
cipessa di Baucina.
Arma : campo d'oro, diviso di rosso.
Corona di barone. — ■ Tav. XXX. 20.
Conll'Cras — Arma : di rosso, con una tor-
re d'oro, aperta e finestrata del cam-
po.—Tav. XXXI. 1.
Coppola — Famiglia nobihssima del sedile
di Napoli. Gli annali d' Aragona del
Zurita, il Mugnos, il Bonfigho ed i
registri della cancelleria del regno non
solo attestano l'antica origine di que-
sta famiglia Coppola , ma ben anco
lo stabilimento di essa nella città di
Elice. Il primo di questa famiglia a
stabihrsi nella surriferita città fu Pie-
tro Coppola marito di Gilla Lingui-
no , dopo di aver seguito per molti
anni insieme coi suoi fratelli Nicolò
e Giovanni la. corte di re Federico
III. Era egli figlio di Luigi e nipote
del gran Nicolò Coppola, uno dei pri-
mari baroni feudatari palermitani, che
fu destinato ambasciadore presso re
Pietro d' Aragona, insieme con Rai-
mondo Portello Catalano quando la
Sicilia era oppressa dalle armi fran-
156
cesi. Il Bonfiglio dà in Messina un
Taddeo Coppola senatore 1252. ed il
Villabianca un Bernardo senatore in
Messina 1286; lochè prova la nobiltà
di questa famiglia essere antichissima
tanto nel regno di Napoli clie in Si-
cilia per la continuazione delle no-
bili cariche, che ha ella sempre oc-
cupate nella città di Erice oggi Monte
s. Giuliano, ove tuttora conservasi.
Arma giusta Mugnos: d'azzurro, se-
minato di gigli d' oro. ed una coppa
dello stesso, broccante sul tutto. Co-
rona di barone. — Tav. XXXI. 2.
Coppolino — Antica famigha della città di
Castroreale, ove à occupato le cari-
che nobili, come rilevasi da un atto
presso notar Antonello Bruschetto ,
che ci presenta un Michele Coppolino
bailo sotto re Ferdinando il cattolico
1509, ed altri distinti soggetti.
Arma: d'azzurro, con una coppa di
argento contenente rami di lino di ver-
de, sostenuta da due lioni d'oro, co-
me da certificato dal sindaco 1871.
Corbera 0 Corvera — Famiglia nobile sjja-
gmiola, dice Mugnos, tre volte venuta
in Siciha; promossa ai primi carichi
dello stato sin da Pietro d'Aragona,
perocché un Bartolomeo nel 1415 sot-
to re Ferdinando il cattolico fu vi-
ceré. Il Minutoli coll'appoggio d' In-
veges soggiunge esser dessa una fa-
miglia molto nobile e qualificata della
città di Palermo per le dignità e pre-
minenze da' suoi discendenti sostenute.
Un Calcerano Corbera fu maestro ra-
zionale presidente del regno, ed acqui-
stò la l)aronia di Miserendino nel 1453.
Un Giuliano fu senatore 1520 e capi-
tano 1529; il di lui figlio Vincenzo mae-
stro segreto del regno, un Guglielmo
pretore di Palermo 1536 ; un altro
Giuliano senatore maestro segreto del
regno . e capitano giustiziere 1548;
un Girolamo senatore 1550; un Pie-
tro senatore 1577 ; ed un fra Giro-
lamo cavaliere gerosolimitano 1598.
Il Villabianca poi soggiunge che un
Aloisa Corl)era baronessa di Torto-
rici fu marchesa delli Graniti 1609.
Arma giusta Mugnos : d' argento ,
con cinque corvi di nero ordinati in
. croce di s. Andrea. Corona di baro-
ne.—T.vv. XXXI. 3.
Corbini — Famiglia nobile messinese oriun-
da insana al dir del Minutoli, che la
dà per estinta.
Arma : diviso nel 1° d' oro ; e nel
2° d'azzurro con un bue scorticato al
naturale. — Tav. XXXI. 4.
Cordova — Illustre e nobile famiglia di Spa-
gna il di cui ceppo giusta il Bouillet
fu un Domenico Munoz-dos-Herma-
nas, che nel XII secolo tolta a' Mori la
città di Cordova, ed incatenatone il
re , ne ricevè in compenso il nome
e le armi che trasmise a' suoi di-
scendenti; tra' quali furono celebri Don
Diego Hernandez de Cordova Alcay-
de 1492, e Gonzalvo de_Cordova gran
capitano spagnuolo. Questa celebre
famiglia si divise poi in vari rami for-
mando i duchi di Sessa e di Somma,
i conti di Cabra di Buena e di Pa-
lermos, i marchesi di Bitonto ne' re-
gni tli Andalusici. di GrunatM di jMur-
cia. e di Estremadui'a, ed i conti di
Alcaudot nell'Andalusia. Essa è stata
arricchita di sei grand'ie d'un consi-
derevole numero di vassallaggi, città
terre e feudi ; ha dato quattro car-
dinali, dieci vescovi, molti cavalieri del
Toson d"Oro. d'Alcantara, Calatrava,
s. Giacomo, e gerosolimitani; amha-
sciatori, governatori, viceré, generali
e conquistatori. Fu portata in Palermo
al dir del Villaljianca nei primi del
1500 da un Francesco Cordova dei
conti di Alcaudet. Fiorirono: il di lui
figlio Paolo cavaliere di s. Giacomo del-
la Spada; Francesco r. maestro no-
taro mfeudum dei tiùbunali del r. Con-
cistoro, R. Monarchia e cause delega-
te; Francesco Antonio senatore di Pa-
lermo 1678; Filippo governatore del
Monte di Pietà 1690, e senatore 1710;
altro Francesco primo marchese della
Giostra come per investitura del 1748;
ed altri illustri gentiluomini sino al vi-
vente Filippo de Cordova marchese
della Giostra e marchese di Balsamo.
Arma giusta il Villabianca: campo
d'oro, con tre fasce di rosso, ed un
re moro vestito di verde, col manto
di porpora coronato d'oro all'antica,
incatenato pel collo. Corona di mar-
chese. Lo scudo accollato da trofeo
militare. — Tav. XXXI. «.
Coriglics 0 Crujilas — Il Villabianca parlando
di questa nobilissima famiglia la vuole
proveniente di Catalogna, derivata dal
sangue reale dei Goti. La trapiantò in
Sicilia un Calcerando Cruyllas 1282,
157
che spedito venne da re Pietro I a
ricevere il giuramenio di fedeltà nella
regia di Palermo, come riferisce A-
prile Cì-oììoìugki di Sicilia. Commen-
dansi poi secondo gli altri autori con-
cordi: un Berengario Cruyllas figlio
del precedente, il quale ebbe dal detto
re concessa la baronia di Francofon-
te; un Giliberto che col di lui figlio Be-
rengario tenne i primi carichi dello
stato, e nel 1.370 fu ai servigi di re
Martino e della regina Maria, operan-
do prodigi di valore contro .il conte
Galeazzo Visconti, e bruciandoe'li l'ar-
mata navale nel porto pisano; un Be-
rengario III che nel 1.391 ebbe da detto
: re Martino confirmato lo stato di Fran-
cofonte, CalatabianO;, Samperi, Sapona-
! ra. Occhiala, Barellino, Mangiolino ed
I altri feudi colle cariche nobilissime di
regio consigliere, gran camerlengo e
vicario generale di Sicilia; un Giovan-
ni straticoto di Messina 1402 che mori
senza prole, ereditato avendo il fra-
! tallo Berengario 1454. Da lui un Gio-
vanni ultimo de' Cruyllas. Si estinse
nella nobilissima famiglia Gravina che
la rappresenta.
Arma giusta Inveges : campo rosso,
con nove crocette patenti d'argento,
ordinate 3, 3, 3. Corona di conte —
Tav. XXXI. 7.
Cornaro — Arma : d'argento, con un leone
di nero, fasciato d' oro di due pezzi ,
sormontato da una croce potenziata
di rosso, accantonata da quattro cro-
cette dello stesso. — Tav. XXXI. a
(Villabianca).
20
158
Cornelio — Famiglia noliile beneventana nel
regno di Napoli, come rapporta il Mi-
nutoli che la vuole discesa da' Cor-
nari patrizi veneti. Dalla città di A-
quila venne portata in Palermo per nn
Giovan Mario Cornelio. Son degni di
menzione un Gianfrancesco castellano
di ]\Iarsala e senatore di Palermo 1443;
altro Giovan Mario senatore 1540.
Arma: scudo partito, nel 1° d'az-
zurro, nel 2° di rosso, ed mia corona
d'oro lìroccante sulla partizione. — Ta-
vola XXXI. 9.
Corona — Arma : d'azzurro , con una co-
rona ducale d'oro infilzata nella coda
d'una cometa dello stesso ondeggiante
in palo. — Tav. XXXL io. (Villabianca).
Corralcs — Nobile l-àmv^và siracusana stan-
do al JMinutoli.
Arma: di verde, con una torre di
oro merlata di tre pezzi, aperta e fi-
nestrata del campo, ed un gallo d'oro
nella sommità. — Tav. XXXI. n.
Corredo — Arma : di rosso, con un daino
d'oro corrente, sormontato da un gi-
glio dello stesso. — Tav. XXXI. 12.
(Villabianca).
Corrcnlc — Arma giusta il Villabianca: di
azzurro , con un castello a tre torri
merlate di tre pezzi d'oro, dalla di cui
porta scorre un fiume d' argento —
Tav. XXXI. 13.
Corsetto — Stando .al ÌNIugnos, Inveges, e
Villabianca troviamo esser questa una
famiglia di Perugia, ove vantò non po-
clii uomini illustri nelle lettere e nelle
armi. Fu trapiantata in Noto da un
Giavanni Corsetto ai servigi di re Al-
fonso, da cui ebbe il carico di capi-
tano giustiziere. Un Antonio per le sue
dottrine fu fatto vescovo di Malta; un
Giovanni promosso a' primi caricbi del-
la patria; i di lui figli giurati. Epperò
un ramo di tal famiglia passò in Pa-
lermo, ove potè vantare un Ottavio
Corsetto giudice della G. Corte ed
autore d'un lil)ro intitolato — Le Qui-
stioni Forensi nel Rito ; fa cavaliere
di s. Giacomo della Spada, r. segreto
di Palermo 1622, capitano giustiziere
1627, conte di Villalta 1629, gover-
natore del Monte di Pietà, 1635 e pei
suoi grandi servigi ottenne il titolo
di duca; finalmente tenne 1' ufficio di
pretore in Palermo 1665: un Pietro di
lui figlio fu vescovo di Cefalìi 1638,
governatore e capitan generale del re-
gno 1640.
Arma concordemente a' succitati
scrittori: d'azzurro, con tre cuori di
oro ordinati 2, 1, sormontati da un gi-
glio d'argento. Corona di conte — Ta-
vola XXXI. 14.
Corso — Famiglia genovese piantata in Si-
cilia al dir di JNIugnos nel 1494 da un
Nicolò Corso, che si rese ceppo della
famiglia Corso di Sicilia ; fu barone
della Gisira. essendone stato investito
un Matteo Corso 1536; un Mario fu
giurato di Palermo.
Arma : campo d'azzurro, con un cane
corso rampante d'argento. Corona di
barone. — Tav. XXXI. 15.
Corvaja — Arma: d'azzurro, con una fascia
accompagnata in capo da due lioncini
tenenti con le zatope una corona all'au-
tica, il tutto d'oro — Tav. XXXI. is.
(Villal)ianca).
Corvino — Antica e nobile famiglia rojuana
derivata da Valerio console romano; il
quale mentre combatteva con un ca-
valiere gallo un corvo gli scese sul
cimiero, un occhio cavandogli col bec-
co; lo che fu al Valerio di gran van-
taggio per la vittoria che riportò sul
suo avversario : di là il cognome. Un
ramo di essa si vuole in Pisa, da dove
al dir di Mugnos venne trapiantato in
Sicilia per un Gaspare Giovanni Cor-
vino, il quale acquistò il feudo della
Menta 1527 e la terra di Mezzojuso
col mero e misto imperio per privi-
legio di Carlo V imperatore, e fu ba-
rone di Balda. Un Blasco fu il primo
principe di Mezzojuso 1638, capitano
giustiziere 1660, e poscia pretore di
Palermo 1672, come dal Villabianca;
un Giuseppe cavaliere di s. Giacomo
della Spada, capitan giustiziere e pre-
tore di Palermo 1689; altro Blasco
investito 1712 , duca di Altavilla ,
titolo commutato in Villavaga; un Do-
menico investito del principato di Vil-
lanova 1742, e dell'altro di Mezzo-
juso 1770; finalmente ci arrestiamo
ad un Girolamo di lui tiglio ignoran-
do il seguito.
Arma : campo d'oro, trinciato d'az-
zurro con un mezzo bue al naturale,
nascente da un fiume d'argento. Co-
rona di principe — Tav. XXXI. n.
Cosenza — 11 Mugnos ci dà notizia di un An-
tonio Cosenza barone di Billiemi 1488,
il quale si ebbe un figlio a nome Pietro.
159
Arma: d'azzurro, con una campana
battagliata d'argento. Corona di ba-
rone.—Tav. XXXII. 1.
Costa — Arma : d'azzurro, con un leone ri-
voltato d'oro, tenente colle zampe an-
teriori un uccello d'argento, sormon-
tato da tre stelle d' oro allineate in
fascia. — Tav. XXXII. 2. (Villabianca).
Costantino — Famiglia della Piana de' Gre-
ci giusta Villabianca Opuscoli volu-
me XVII, ove accennasi un Costan-
tino Costantini auditore generale 1774
e maestro razionale del r. Patrimo-
nio 1777.
Arma: d' azzurro, con un leone di
oro rampante contro un pino al na-
turale, accompagnato da una stella di
oro posta nel fianco destro dello scu-
do.—Tav. XXX. 3.
Costanzo — Primaria e nobile famiglia na-
politana de' seggi di Montagna e Por-
tanova giusta quanto ne riferisce Mu-
gnos. Il Zazzera vuole il cognome de-
rivato dalla città di Costanza per uno
Scipio cavaliere di Germania, per cui
un aneddoto di contesa col fratello
dell'imperatore Corrado circa il 1130;
da quel fatto il soprannome poi di spa-
da in faccia del re Ruggiero celiando.
Indi una serie di personaggi illustri
sino ad AUjerico , che lasciando due
feudi ed altri oggetti ai suoi figli Mar-
tuccio e Bartolommeo vita solitaria e-
lesse; epperò costoro dopo la morte
del padre trapiantaronsi in Messina;
e quai cavalieri di ventura fecero pro-
digi di valore. Un INluzio Costanzo
figlio di Martuccio fu grande almi-
IGO
rante e possessore di molte terre, quali
sino al 1569 i di lui posteri posse-
devano. Un Tuccio fu valoroso cava-
liere, un Matteo di lui fratello priore
di Messina, ed altro Muzio cavaliere
gerosolimitano, capitano della Lingua
d'Italia, ed ammiraglio della sua re-
ligione. Si distinsero poi un Tommaso
ed un Scipio, non che altro Tommaso
per valore e per saggezza. Dal Minu-
toli apprendiamo infine essersi tal fa-
miglia estinta.
Arma secondo l'anzidetto scrittore:
campo rosso, con sei coste d'argento,
ordinate in fascia 3 e 3; ed un leo-
ne d'oro broccante sul tutto. — Ta-
vola XXXII. 4
Coltone — 11 Villabianca coll'appoggio del
Mugnos sostiene essere stata questa
famiglia orioinaria di Francia da' Cot-
teneri « Cotoner » colà resa illustre da
Raffaele e Nicolò Cotoner grandi mae-
stri dell'ordine gerosolimitano 1660 e
1663. Fu trapiantata in Messina ove
fiorirono: un Michele consigliere e mae-
stro razionale del re Roberto di Na-
poli insignito del cingolo militare 1300;
un Maj anetto ministro e familiare di
re Martino, e finalmente uno Stefano
ed un Andrea che 1' arricchirono di
feudi e vassallaggi, della città di Lin-
guagrossa. della contea di Bavuso e di
Naso, delle baronie di Trapani. Fiu-
mefreddo e Sanbasile. Un Giuseppe
conte di Bavuso la recò in Palermo;
il di cui figlio Girolamo ottenne da
Filippo IV il titolo di principe di Ca-
stelnuovo 1623. Fu egli deputato del
regno, capitan generale delle galere di
Sardegna e governatore altresì della
squadra della Sicilia. Segue la linea
sino all'ultimo principe Carlo Cottone
uno dei cinque baroni che nel 181 1
furono fatti snarno all' ira della regina
Maria Carolina, la quale incostituzio-
nalmente contro i dritti de' Siciliani
agiva. Da sincero patriottismo poi mos-
so, ed affin di beneficare i figli dei po-
veri contadini della contrada dei Colli,
in Palermo sul fondo proprio ideò per
loro r impianto d'un Istituto Agrario,
quale al 1847 da lui dotato dell' in-
tero suo patrimonio solennemente per
le cure dell'ottimo cittadino Ruggiero
Settimo inauguravasi; e diretto venne
per la parte scientifica ed educativa
dal bravo professore Giuseppe Inzen-
ga che tanto lo lia fatto prosperare.
In detto principe si estinse la fami-
glia Cottone.
Arma giusta Mugnos: d'azzurro, con
un leone coronato d'oro, tenente colle
tre zampe un ramo tli cotone dello stes-
so fiorito d'argento. Corona di prin-
cipe; cimiero un cavallo d'argento a
carriera inseguito da un cane dello
stesso; ed il motto Potenziar. — Ta-
vola XXXIl. 5.
CoUonci'O ^ Arma d'oro, con una pianta di
cotone verde fiorito d'argento. — Ta-
vola XXXII. e. (Villabianca).
Colili 0 Colla • — ■ Nobile famiglia originaria
della contea di Nizza, é propriamente
della città di Sospello, come rilevasi
da Sigismondo Alberti storia della città
di Sosjyello e sue famiglie nobili, e dal
Villabianca Ojnfscoli. Fu portata in Si-
cilia nel XVI secolo. Commendansi :
Giovanni Imperiali Cotta barone del
Nadore per l'acquisto dello stato e ba-
ronia di Nadore presso Sciacca col me-
ro e misto impero, e col dritto e la
potestà di fabbricare e popolare terra
di vassallaggio; indi cominciò a fabbri-
care in Gaddini, feudo dello stesso di
Nadore , la terra di Roccaforte die
per le vicende de' tempi non giunse
a popolarsi. Fu egli il primo marchese
di Roccaforte investito 1750 , aven-
dolo commutato con quello di Jannò
da lui acquistato; inoltre comprò i feudi
nobili delli Sigiani nel territorio di
Paceco, e nel 1762 dal duca di Ce-
sarò la poderosa baronia del Godra-
no con vassallaggio, facendo cosi glo-
riosamente entrare per come scrive
il Villabianca la famiglia Cottìi tra le
baronali parlamentarie siciliane. Dalui
un Gianfrancesco splendido mecenate
delle belle arti, istituendo in sua casa
una Accademia di disegno e scidtirra,
la di cui collezione passò in seguito al
celebre pittore Velasques, conservan-
dosi oggi nella scuola di pittura del-
l'Università di Palermo. Giovanni fi-
glio del precedente fu cavaliere ge-
rosolimitano, ed uno di quei patriotti
e facoltosi baroni siciliani che a pro-
prie spese formarono la miglior pai'te
della cavalleria, quale sotto il comando
del principe di Cutò al 179(5 in Lom-
bardia contro i Francesi tanto si di-
stinse, e che il Botta nella storia d'I-
talia molto loda. Inoltre fu mecenate
161
dei letterati, operoso amico delle muse
e delle scene drammatiche, trasferito
avendo nel passato secolo in sua casa
la celebre Accademia di poesia sicUia-
na, che il sommo Meli con uno dei
suoi più Ijelli e originali sonetti porta
a cielo. 11 di lui llgUo Francesco si
distinse pel suo patriottismo illuminato
e disinteressato, non che per la calda
eloquenza con cui aringo nel Parla-
mento Sicihano del 1812, camera dei
pari, essendo procuratore del padre.
Sposò Emmanuela Marziani unica fi-
glia del principe di Furnari , con la
quale si ebbe due figli Lorenzo e Ma-
rianna. Lorenzo attuale marchese di
Roccaforte, l)arone del Godrano e del
Nadore; pari del regno nel 1848, depu-
tato al Pai'lamento Italiano della città
di Palermo dal 1865 al 1868, fermo
disinteressato propugnatore dei dritti
della Sicilia; ed infine cultore delle let-
tere e delle muse : ]\Iarianna moglie
del cav. Giovanni d' Ondes Resrs'io.
OD
Arma giusta Villabianca: di rosso,
con tre monti d'argento moventi dalla
punta, caricati da un serpe attortiglia-
to in fascia di nero; sormontati da una
fede di carnagione, le braccia vestite
d' argento : al capo cucito d' azzurro
caricate da tre stelle d' oro di otto
rac;"!. Corona di marchese — Tavo-
DO
LA. XXXII. 7.
Cozzo — Famiglia nobile di Verona giu-
sta il Villabianca opuscoli voi. XVII
e XLVIII, e continuazione alla Sici-
lia Nobile voi. III. Commendansi : un
Giovan Battista Cozzo barone di Sa-
162
Luci 1705; un Giambenedetto barone
di Galasso 1771; un Gianluigi conte
di Gallitano 1809. In fine la linea
mascliile si estinse col barone Nar-
ciso Cozzo , che mori pugnando in
Capua nelle file di Garibaldi in set-
tembre 1860.
Arma diviso: nel 1" d' oro, e nel
2° di rosso con tre monti d'oro mo-
venti dalla punta. Corona di conte —
Tav. XXXIl. 8.
Crapanzano — Nobile famiglia, oriunda di
Catalogna secondo Mugnos, portata in
Sicilia da un Palascino Crapanzano
cavaliere sotto re Manfredi. Un An-
tonio Crapanzano sotto re Carlo d'An-
giò fa governatore di Terranova ed
un Guglielmo castellano di Marsala.
Quivi una serie genealogica d'illustri
personaggi sino a Giovanni , che si
caso in Trapani, ed ivi una seconda li-
nea. Ebbe titolo di miles, fu giurato
nel 1409, e capitano giustiziere 1434.
Un secondo Guglielmo fu consigliere
di re Alfonso 1457; un Ruggiero ni-
pote del succennato Antonio ottenne
da re Pietro la castellania di Piazza
in cambio del governo di Terranova
statogli tolto. Fra' cavalieri geroso-
limitani troviamo un fra Paolo Cra-
panzano da Trapani 1575.
Arma : d'oro, con una banda di rosso
caricata da un leone del primo — Ta-
vola XXXII. a
(ìrcscenzio — Le poche notizie che di que-
sta famiglia ci dà il Villabianca Si-
cilia nobile, volume 2° sono : un Gio-
vanni Andrea Crescenzio l^arone di
Canicatti ed un Andrea barone di Ra-
vanusa.
Arma : d'azzurro, con una banda di
oro accompagnata in capo da due stel-
le dello stesso con sette raggi. Co-
rona di barone. — Tav. XXXII. io.
Crescimaiino— Antica, nobile e feudataria
di Piazza vuole Mugnos questa fami-
glia, originaria di Lombardia, in Si-
cilia venuta sotto re Guglielmo; seb-
bene il Chiarandà Storia di Piazza
la creda passata col conte Ruggiero,
e tra le prime che fondarono la città
di Piazza. Intanto dal Capibreoium del
Barberio rilevasi essere stato un Pa-
squale Crescimanno, che nel 1406 a-
cquistò il feudo di Camitrici in Piazza.
Il Pirri poi ci dà notizia di un Gu-
gliemo Crescimanno, che fu il primo
abate dell' abadia parlamentare di s.
INIaria del Fundrò. Ricordasi altresì
un Lelio, che uni l'altro feudo di Spi-
talotto 1535. Questa nobile famie-lia
si divise in due rami ; Crescimanno
baroni di Capodarso residenti in Piaz-
za, linea primogenita, e Crescimanno
duchi d'Albafìorita residenti in Calta-
girone ove sono stati ascritti alla mae-
stra de' nobili godendo le prime ca-
riche di quella città. \^anta .dei cava-
lieri di IMalta, come un fra Vincenzo
balio di s. Stefano 1615, un fra Lu-
cio e fra Diego fratelli 1622 che ri-
leviamo dal Minutoli.
Arma: d'azzurro, con un leone di
oro, ed una banda dello stesso attra-
versante sul tutto. Corona di barone. —
Tav. XXX. n.
Cl'iniilbellil — Arma: di rosso, con un grifo
d'oro rampante tenente con la zam-
pa anteriore destra una testa umana
di carnagione barbuta, in atto di po-
sarla sopra un monte d'oro movente
dall'angolo destro della punta. — Ta-
vola XXXII. 12. ("\'illabi;inca).
Crisafi — Riferisce Mugnos, e con lui gli
autori concordemente , esser questa
una nobile ed antica famiglia messine-
se, in Sicilia portata da un Giorgio
Maniaca patrizio di Costantinopoli ed
esarca di Sicilia. Il di lui figlio Cri-
safo 0 Grisafo stanziando in Siragusa
occupò l'istesso ufficio; indi passato in
Messina prese moglie, ed i di lui posteri
il proprio cognome in Crisafi mutarono.
Commendansi altresì: un 2" Giorgio,
valoroso cavaliere del suo tempo sotto
i re Pv,u£j'giero e Guglielmo I. straticoto
di ]^Iessina nel 1179; un Nicolò ca-
valiere di pregio presso re Martino,
da cui ottenne nel 1302 la baronia di
Lino'uaorossa, il feudo di Ramusali in ;
Lentini, quello di Fiumefreddo in Su- ^
fera, e poi l'ufficio di maestro razio- !
naie del regno 1425; un Giovannni di
lui fratello, cbe possedè i feudi di Pi-
rago e Bitonto; un Giammichele cbe ;
ebbe il casale di Attilia e le baglie
nel 1404, un Nicoloso cbe aggiunse
il feudo di Abbigliaturi noi 1473: un ;
Filippo il feudo di Landò; un altro
Giovanni il feudo di Baccarato 1416,
non che la baronia di Pancaldo ; un
fra Tommaso arcivescovo di Messina
ed in grande stima presso tutte le corti j
d' Europa 1412 ; un Nicolò senatore
1G3
1454; un Matteo senatore 1459; un
2° Nicolò conte di Terranova in Ca-
labria e straticoto di INIessina; infine
un fra Carlo commendatore della com-
menda di s. Giovanni in Piazza ed altri
cavalieri gerosolimitani.
Arma giusta lo stesso scrittore : in-
terzato di banda di rosso, d' argento
e di nero; il secondo caricato da un
leone del primo. Corona di barone. —
Tav. XXXII. 13.
Crispi 0 Crespi — Secondo il Mugnos no-
bile e chiara famiglia pisana a' ser-
vigi dell' imperatore Federico II por-
tata in Messina da un Ansaldo Cre-
spi. Altri opina invece essere stata fa-
miglia romana, passata in Pisa, poi
in Napoli, in fine in Sicilia. L'Inve-
ges a causa di qualche lapide ne vuole
un ramo anche a Palermo sin dal 1474.
Un Antonio fu straticoto di INIessina
1353; un Rinaldo da re Federico III
in compenso de' suoi servigi ottenne
il feudo della foresta 1367, le ton-
nare di Termini e Trapani in feudo,
non che quello di Lalla 1369, e l'al-
tro delle Saline di Calcarella 1340;
un Tommaso per ragion di dote ebbe
i feudi di Monterosso, Mahggi, Inca-
rano ed altri; un Federico per suc-
cessione possedè nel 1416 la foresta
di Taormina antico feudo stato donato
da re Federico III al di lui padre Ri-
naldo Crispi; indi acquistò in Palermo
il feudo del Falconeri; un Tommaso
pretore di Palermo nel 1333; un Fi-
lippo arcivescovo di Messina 1392 ri-
portato dal Pirri. Notiamo infine tra'
164
cavalieri gerosolimitani un fra Gio-
vanni , un fra Marco commendatore
1457, ed nn fra Nicolino 1461.
Arma giusta Mugnos : campo azzur-
ro , con albero di castagna al natu-
rale, fruttifero di cinque rizzi d'oro. —
Tav. XXXII. u.
Croce — Arma: partito; nel 1° di rosso, con
la croce biforcata d' argento . nel 2°
d'azzurro, con una fascia d'oro accom-
pagnata da quattro stelle dello stesso,
ordinate 3 in capo ed 1 in punta. —
Tav. XXXII. ir,. ( Villabianca ) .
Crollanza — Nobile famiglia, al dir di Mu-
gnos chiara per soggetti distinti, tra'
quali un Cesare Crollanza revisore
perpetuo delle vettovaglie eli' entra-
vano ne' porti di Palermo, quale uf-
ficio fu in seguito occupato da' suoi
discendenti; nn Donato castellano di
Castronovo, il di cui figlio Lorenzo si
stabili in Palermo e si rese progeni-
tore della famiglia Crollanza.
Arma: campo d'oro, con un leone
di rosso passante sopra un fiume flut-
tuoso d' argento , portante in ispalla
un'asta con lancia di nero, posta in
isbarra. — Tav. XXXII. ig.
CruitO — Arma: d'azzurro, con un cavallo
alato d'oro corrente. — Tav. XXXII. n.
(Villabianca).
Cubici 0 Cllbrici — Questa nobilissima fa-
miglia, dice Savasta Caso di Sciacca,
fu di fiizione PeroUo; però ignorasi la
sua origine primitiva.
Arma : d' azzurro, con tre torri di
argento merlate di quattro pezzi, aperte
e finestrate di nero. — Tav. XXXII. is.
Cugino — Arma: d'oro, con un braccio de-
stro armato , impugnante una spada
d' argento, alta in palo movente dal
fianco sinistro dello scudo. Arme fal-
sa.—Tav. XXXII. 10. (Villabianca).
Curii 0 Corte — Inveges riferisce questa fa-
miglia oriunda francese. 11 Rossi la
dimostra in più luoghi italiana; ed il
Mugnos Vesijro la riporta in Mazzara;
forse proveniente dal IMilanese, poi-
ché ricordasi un Ugone de Curtibus
barone sotto re Pietro I ed un An-
tonio sotto Federico 11 1296. Altro
ramo encomiato da monsignor Giovio
esistette in Palermo, possessore della
baronia di Tuzia feudo nobile col mero
e misto impero. Un barone Vincenzo
Curti fu cavaliere aurato e due volte
senatore di Palermo, secolo XVII. Al-
tro ramo frovossi in Licata; ivi è me-
moria di un Ilario Curti marchese di
Balsamo; ne venne uu Antonio sacer-
dote per la di cui morte ereditò la
sorella Francesca moglie di Francesco
de Cordova marchese della . Giostra.
Arma giusta Inveges : scudo inter-
zato in fascia; nel 1° d'oro un'aquila
coronata e spiegata di nero , nel 2"
d' argento con un leone a due teste
di nero, partito di rosso con un ca-
stello merlato d' argento sormontato
da un'aquila spiegata d'oro; nel 3° di
argento con tre bande di rosso. Co-
rona di barone. — Tav. XXXII. 20.
Cusimano — Arma : inquartato in croce di
s. Andrea; il capo e la punta d' oro
con una caldara manicata di nero; fian-
cheggiato d'azzurro con cinque gigli
d'oro ordinati in croce. — T. XXXIII. i.
( Villabianca ).
ClISlOS — Vamigìki fj e novese al dir del Wl-
labianca OjniscoU T. XVII e conti-
nuazione alla Sicilia Nobile voi. V.
Fu portata in Sicilia da un France-
sco Custos. il di cui figlio Giambatti-
sta venne acquistando nel 1793 i feudi
di Franco e Curca ^''ecchia detti Corte
Vecchia, Bando, Racazza e Ciacca dello
stato di Brucato in Caccamo; fu egli
rettore mercadante dell'Ospedale Gran-
de di Palermo nel 1773.
Arma: scudo partito nel 1° d'az-
zurro, con un albero al naturale ac-
costato da un leone d'oro; nel 2° di
azzurro con una zampa di leone d'oro
movente dal fianco destro dello scudo
impugnante una picca dello stesso po-
sta in palo, sormontata tla una cometa
d'oro ondeggiante in banda. — Tavo-
la XXXIII. 2. I
Clllelli — Stando al Mugnos troviamo es-
ser questa famiglia proveniente da un
Manfredo de Messer tedesco, essen-
doché in quella lingua messer signi-
fica coltello ed in siciliano cuteddtc
entello. Costui fu in Palermo a' ser-
vigi dell' imperator Federico II, da cui
nel vicariato d'arme del vallo di Li-
libeo venne promosso. Un Pietro Cu-
telli cavaliere palermitano fu implicato
nella congiura del Vespro; indi da re
Federico II fatto giustiziere del regno
nel 1316, ed infine si ebbe la soprain-
tendenza di Catania. Ivi caso il di lui
figlio Luigi, formando cosi un ceppo
che die capitani giustizieri, senatori e
165
due vescovi, cioè un Giovanni vescovo
di Patti 1479. ed un Vincenzo ve-
scovo di Catania 157S. In fine si rese
commendevole il dottor Mario Cutelli
due volte giudice della R. G. Corte
il quale scrisse de Dnuationibus ed i
Codici di Sicilia.
Arma: di rosso, con un palo d'oro. —
Tav. XXXIII. 3.
diligili — Famiglia ov\m\&ii portoghese giu-
sta il ^^illa,l)ianca.
Arma: campo d'oro, con una croce
pomata di verde. — Tav. XXXIII. 4.
Culruneo — Nobile famiglia di Messina che
il Minutoli dà per estinta.
Arma : d' azzurro , con un cavallo
alato d'ai'gento. — Tav. XXXIII. 5.
Cuzzauili — Antica nobile famiglia della cit-
tà di Troina, ove si stabili fin dall'e-
poca dei Normanni per un Filippo Cuz-
zaniti, che intervenne da testimonio
nella sentenza per il vescovo di Mes-
sina Roberto II e Gilberto PeroUo,
sottoscritta nel 1142 dal conte Simone
e da Giorgio de Antiochia Magni A-
miranti Insidae Siciliae; sentenza ri-
portata dal Pirri nelle notizie Sici-
lianensium Ecclesiarum a pag. 312.
Governò sempre negli antichi tempi
la detta città di Troina un individuo
di tal casa come riferisce l'Ansalone.
Dopo di che ella trapiantossi in Mes-
sina ove fu meritamente ascritta alla
nobiltà dell'ordine senatorio, dal 1590
figurando tra' consulenti nobili con-
correnti agli uffici della città sino a
quell'epoca. Commendansi: un Filippo
Cuzzaniti regio percettore del vai De-
21
1G6
mone e capitan d'arme straordinario
del regno come dal detto Ansalone ;
un Illuminato celebre teologo cappuc-
cino commissario generale e visitatore
in Spagna per la sua religione, mor-
to 1656 ; e finalmente un Giuseppe
senatore di Messina, distinto economi-
sta e geografo, dal Mongitore Biblio-
teca Slcida encomiato.
Arma : d' azzurro, con un braccio
destro armato , impugnante un ramo
d'albero di verde coronato all'anti-
ca d' argento ; elmo di profilo or-
nato di pennacchi, come rilevasi dalla
cappella di s. Pietro d'Alcantara della
chiesa di s. Maria di Gesù nella cit-
tà di s. Lucia , e dalle pruove fatte
nell'ordine gerosolimitano dal barone
Giuseppe Galluppi e Cuzzaniti di Mes-
sina. — Tav. XXXIII. 6.
DaidODÈ — Arma: d'azzurro, con un daino
d'oro sagliente in un' albero di pino
al naturale.— Tav. XXXIII. -. ( Villa-
bianca ).
DainottO — Nobile famiglia messinese che
il Minutoli dà per estinta. Ebbe prin-
cipio da un Annibale Dainotto seco-
lo XIV. Sono commendevoli un Gian-
tommaso primo barone di Borzano
1457 , ed un Giovanni cavaliere ge-
rosolimitano.
Arma: d'azzurro, con un daino cor-
rente d'oro sormontato da una stella
dello stesso. Corona di barone. — Ta-
vola XXXIII. 8.
Damiani — Il Villabianca Opuscoli V. XVII
ci dà notizia di un Felice Damiani che
occupò la carica di reggente in Na-
poli 1795, non che quella di maestro
razionale del r. Patrimonio; e di un
Gregorio di lui figlio, giudice delle Ap-
pellazioni.
Arma : d'azzurro, con due sbarre ab-
bassate sotto di una riga sormontata da
tre teste coronate all'antica, il tutto di
oro. — Tav. XXXIII. 9. (Villabianca).
Daniele — Antica nobile famiglia di Noto,
come dice Mugnos appoggiato dal Mi-
nutoli e dal Villabianca, portata in Si-
racusa da Pietro Daniele, il quale ac-
quistò il feudo di Canicatti nel 1413
e vi occupò le prime cariche. Un Ma-
rio Daniele ., al dire del Villabianca,
appare primo marchese delli Bagni
come per concessione di re Carlo II
1680. Segue la linea sino a Giuseppe,
che occupò la carica di capitano giu-
stiziere di Siracusa 1748. Vanta trai
cavalieri gerosolimitani fra Francesco
morto nel presidio di s. Telmo; altro
fra Francesco morto nell' assedio di
Malta 1559; ed vm fra Pietro Anto-
nio 1691.
Arma giusta il Minutoli : di rosso,
con un agnello d'argento tenente una
bandiera dello stesso svolazzante a si-
nistra sopra una campagna cucita di
azzurro. Corona di marchese. — Ta-
vola XXXIII. 10.
D'Aceto (v. Acelo).
D'Ondes (v. Ondes).
De Franchis (v. Franchis;.
De Gayangos ( v. Gayaiigos ).
De Gregorio ( v. Gregorio )
De Vincenzo (v. Vincenzo).
Del Bono ( v. Bono).
Del Carrello ( v. (larrello ).
Del Giudice (v. Giudice).
Della Monlagna ( v. Slonlagua ).
Della Porla (v. Porla).
Delle Lance (v. Lance).
Denlc 0 Denti — Nobile famiglia originaria
di Ravenna stando al Mugnos ed al
Villahianca , portata in Messina nel
1248 da Alberto Denti e divenne molto
illustre. Un Giacomo Denti fu barone
di Raneri , e giudice della G. Corte
nel 1392, indi primo ministro della re-
gina Maria, de' due Martini, non che
della regina Bianca 1378 ; un Vin-
cenzo primo duca di Piraino per con-
cessione di re Filippo IV 1656 ed oc-
cupò le cariche di giudice della corte
straticotiale di Messina , del Conci-
storo, della Gran Corte, e di maestro
razionale del r. Patrimonio; un Grego-
rio figlio del precedente primo prin-
cipe di Castellazzo 1678 , governato-
re della nobile compagnia dei Bian-
chi e deputato del regno ; un Lucio
figlio del precedente investito di detto
titolo 1709 rifulse cavaliere di s. Gia-
como tlella Spada e governatore come
sopra; un Vincenzo di lui figlio inve-
stito del titolo di duca di Alagona e
della grossa baronia del Bibino Ma-
gno coi feudi di Mililli s. Lio e Co-
muni delli Fundi 1767. Segue la li-
nea sino ad altro Lucio ; ignoriamo
il resto.
167
Arma giusta Mugnos : di rosso, con
due fasce la prima sormontata da tre
denti, e la seconda da due, il tutto di
oro. Corona di duca. — Tav. XXXIII. ii.
Deodalo — Illustre nobile famiglia italiana
ab antico dimorante in Orvieto, ove
vanta non pochi gentiluomini confor-
me riferiscono il Mugnos ed il Minu-
toli. 11 primo che venne a trapiantar-
la in Sicilia e precisamente in Noto
fu un Roberto Deodato, che servi il
re Pietro li da cui la cipitania di Si-
ragusa e di Noto si ebbe. Un Gio-
vanni si caso in Siragusa; altro Gio-
vanni fu barone del Palammo d' Au-
gusta, ed acquistò i feudi di Fruginiti
e di Tabaria 1429; al che un Nico-
lò di lui figlio vi aggiunse nel 1493
il feudo di Sammacca co' vignali
della Mendola. In Noto si distinsero
Tommaso e Giovanni giurati di detta
città 1452-56; ed un altro Giovanni
primo barone di s. Paolo.
Arma secondo Minutoli : d'azzurro,
con tre bande d'oro, col capo del primo
sostenuto da una ri"'a d' oro. — Ta-
O
VOLA XXXllI. 12.
Desfar ( volgami. Isfar ) — Nobile ed an-
tica famiglia di Catalogna secondo Mu-
gnos. Un Gilberto Desfar a' servigi
di re Alfonso la trasferì in Sicilia a-
vendo nel 1426 occupato l'ufficio di
maestro segreto del regno. Acquistò
il castello terra e feudo di Siculiana
con varii privilegi 1430 , il feudo di
Favarchi 1432, ed infine vicario ge-
nerale del regno 1440. Un Federico
fu capitan d'arme in Calascibetta 1484;
168
un Blasco nel 1592 prese investitura
delle baronie di Siculiana e delle Sa-
line; ed essendo morto senza figli ma-
schi, r eredità passò alla figlia Gio-
vanna Isfar moglie di Vincenzo del Bo-
sco principe della Cattolica.
Arma : campo d' azzurro, con tre
monti d'argento fiammeggianti di rosso,
moventi dalla punta. Corona di ba-
rone. — Tav. XXXIII. 16.
Desma — Arma inquartato : nel 1° e 4" di
rosso, con un castello d'argento sor-
montato da tre torri merlate di tre
pezzi; nel 2° e 3° di rosso con un leone
coronato d'argento. — Tav. XXXIII. is.
Diana — Questa famiglia a quanto ne di-
ce Mugnos sembra originaria di Pia-
cenza , ove vanta un Pietro Diana
cardinale. Fu trasferita in Sicilia da
un Roberto Diana, gentiluomo di re
Ludovico, e per 1' amicizia di Artale
d'Alagona perde il dominio della terra
di Gagliano ed altri feudi, che poscia
nel 1396 re Martino riconosciuta la
sua innocenza gli fé restituire. Un Rug-
giero fu guardaroba di re Alfonso, da
lui un Gaspare senatore nel 1470. Com-
mendansi i cavalieri gerosolimitani fra
Roberto priore in Roma 1379, ed al-
tro fra Roberto priore in Messina 1439.
Si crede estinta; intanto vuoisi ricor-
dare un ramo proveniente da Geno-
va per un Nicolò Diana e Spinola fi-
glio di GugUelmo, che nel 1620 passò
in Palermo , come assicura il Villa-
bianca; indi acquistò le terre di Jaci,
s. Antonio e s. Filippo 1645. Da lui
un Guglielmo investito della baronia
di Cefalà 1651, e decorato del titolo
di marchese Bonaccorsi 1666. A co-
stui successe un Nicolò che fu primo
duca di Cefalà per concessione di re
Carlo II 1684. Segue la linea con Mi-
chele investito nel 1720 governatore
del Monte di Pietà di Palermo, il di
cui figlio Giuseppe investito nel 1732
rifulse cavaliere gerosohmitano e go-
vernatore della nobile Compagnia dei
Bianchi 1767 e del Monte di Pietà
1772. Finalmente si à che un Girolamo
Michele di lui figlio, sposato a Gio-
vanna Pilo de' conti di Capaci, morì
giovane lasciando unica erede la fi-
glia Felicita Diana e Pilo, per la quale
i beni ed i titoli pervennero alla nobile
casa Pilo conti di Capaci.
Arma giusta il Villabianca: d'azzur-
ro, con una fascia d'oro accompagnata
da tre stelle dello stesso poste due
in capo ed una in punta. Corona di
duca. — Tav. XXXllI. i4.
Diaz — Arma: inquartato in croce di s. An-
drea; il capo e la punta d'azzurro, con
un castello a tre torri d'oro merlate
di tre pezzi , fiancheggiati d' argento
con un alljero di pino al naturale
accompagnato da un cane passante
di nero. Tav. XXXIII. 13, (Villabianca).
Diblasi 0 Di Diasi — Famìglia traj)anesc ori-
ginaria di Salami come riferisce il Vil-
labianca che cita varie lapidi sepol-
crali, da dove rilevasi un Pietro Di-
blasi vicario della città di Salerai; al-
tro Pietro barone di Diesi e Spara-
cia, regio consigliere de' re Filippo III
e IV; un Francesco investito di detta
baronia 1635. Fiorirono inoltre: Gio-
vanni barone della Torre ; Giuseppe
barone della Salina investito 1G88; Sci-
pione governatore del Monte di Pietà,
senatore e sindaco a vita della città
di Palermo 1712; altro Giuseppe in-
vestito di detta baronia 1702; Fabri-
zio investito nel 1752; Gabriele aljate
cassinese ed arcivescovo di Messina
1 764; Caterina abbadessa del monistero
delle Vergini in Palermo 1752; Vincen-
zo governatore del Monte di Pietà, se-
natore e sindaco di Palermo 1752 ;
Francesco Paolo giudice della G. Corte
Pretoriana di Palermo 1789, il quale
ebbe mozza la testa il 1795 per po-
liticbe cospirazioni; Giovanni barone
dell" Aquila e marchese di Blasi per
investitura del 1792, auditore generale
e maestro razionale del regno 1799;
Salvatore, abate cassinese, letterato di
vaglia 1801; infine Giovanni Evange-
lista abate, m. il 1812, non meno illu-
stre letterato, erudito istancabile, e au-
tore di varie opere storiche tra le
quali sono memorabili la Storia Ci-
vile di Sicilia 1811 in V. XVII, e l'al-
tra anteriore piìi importante Storia
Cronologica de Viceré di Sicilia 1790
volumi V.
Arma: d'azzurro, con una fascia ac-
compagnata in capo da una cometa
ondeggiante in palo, ed in punta da
due stelle, il tutto d' oro. Corona di
marchese. — Tav. XXXllI. n.
Di Giorijio ( V. Giorgie ).
Di Giovanni ( v. Giovanni ).
Di Gregorio (v. Gregorio).
169
Di Lorenzo ( v. Lorenzo ).
Di Leo ( V. Leo ).
Dini — Did Minutoli apprendiamo essere
questa famiglia originaria dell' isola di
Scio in Messina, portata da un Giusti-
niano Dini , aggregato alla senatoria
de' nobili. Commendansi fra France-
sco 1611 e fra Bernardo 1635, cava-
lieri gerosolimitani.
Arma: diviso d'argento e di rosso,
con un albero di verde broccante sul
diviso, sormontato dal motto libertas
a caratteri majuscoli romani di nero. —
Tav. XXXIII. is.
Donicnech — Famiglia molto nobile di Va-
lenza, nella quale si distinsero: un Vin-
cenzo Domenech dottissimo come ac-
cenna il Mugnos, essendo stato vica-
rio generale in Palermo 1639 e de-
cano in Girgenti, non che due volte
deputato del regno nel braccio eccle-
siastico; ed un Grirolamo auditore ge-
nerale di guerra in Sicilia 1648.
Arma: campo rosso, con un castello
d'argento, ed un braccio armato spor-
gente dalla sommità, impugnante un'a-
sta di lancia spezzata posta in banda
nel cartone destro della punta. — Ta-
vola XXXIII. 20.
Donalo o Donali — Stando al Mugnos tro-
viamo esser questa nobile e chiara fa-
miglia proveniente di Firenze, origi-
naina dell' antica famiglia Junio con-
solare romana. Non pochi illustri scrit-
tori come Villani, Malespini , Ammi-
rato ed altri anno abbastanza scritto
dell' importanza storica di essa nelle
due celebri fazioni de' Guelfi e Ghibel-
170
lini. Fu portata in Messina da Neri
0 R.iinero Donati figlio di Corso, dopo
essere stato questi ucciso nella zuffa
co' Cerchi di Firenze verso 1' anno
1309. Di là una serie d' illustri per-
sonaggi; ed in vero un Rainero 2° fu
senatore 1413, un Tommaso più volte
giudice, im Filippo sindaco e poeta
1509. un Girolamo senatore 1531, e
così altri.
Arma: campo diviso di rosso e di
argento.— Tav. XXXIII. 19.
Drago — Famiglia nobile' j:Ja?^nn2fewa che
al dir di Mugnos vanta per ceppo un
Giorgio Drago codatario di re Fede-
rico li, dal quale la castellania di Cac-
camo si ebbe. Ricordansi poi con onore
dal Villabianca un Biagio Drago, mae-
stro razionale del r. Patrimonio morto
il 1G90; un Casimiro di lui figlio pre-
sidente luogotenente di maestro giu-
stiziere del regno, e primo marchese
nella sua famiglia per concessione di
Carlo VI imperatore 1724, molto com-
mendato dal Longo e dal Mongitore;
altro Biagio investito del detto titolo
lo stesso anno, come pure nel 1709
investito della baronia della Scanna-
tura di Trapani, nel 1720 qual gover-
natore del monte di Pietà di Paler-
mo; altro marchese Casimiro Drago
governatore del monte di Pietà 1759,
tenuto in pregio di valente lettera-
to; ed infine un Gioachino Drago au-
tore dei Ritratti ed elogii degli Uo-
mini Illustri Siciliani, morto nel 1773.
Arma concordemente ai citati au-
tori: d'azzurro, con un drago d'oro.
Corona di marchese. — Tav. XXXIV. 1.
Dragonelli — Arma: d'oro, con tre bande
di rosso, col capo del primo carica-
to da un uccello passante di verde
sostenuto da una riga di rosso. — Ta-
VOLA XXXIV. 2. (Villabianca).
Elei — Arma: d'oro, con un'aquila bicipite
coronata di nero. — Tav. XXXIV. 3.
(Villabianca^.
ElcfaDlillO — Arma: d'azzurro, con un'ele-
fante d'oro dentato dello stesso, cinghia-
to e gualdrappato di nero, caricato di
una torre d' oro, aperta e finestrata di
nero. — Tav. XXXIV. 4. (Villabianca).
Eniraauucle 0 Manuel — Dice Inveges appog-
giato al Mugnos che la nobile e di-
stintissima famiglia Emmanuele pro-
venne da Castiglia in Sicilia, portata
con re Pietro I d'Aragona dal milite
Coraldo Rodolfo Emmanuele abilissi-
mo cavaliere nel famoso coml)attimen-
to di Bordeaux, e nipote dell'infante
D. Manuel settimogenito del re Don
Ferdinando il santo di Castiglia, di
cui Sanchez; e quinci diffusa in Trapani,
Palermo, Salemi, Marsala e Naro pro-
ducendo non pochi chiari e valorosi
gentiluomini. Intanto si sa che il detto
Coraldo da re Pietro I onorato di mol-
ti importanti carichi ottenne in feudo
il casale del Burgio 0 Burgetto 1285;
i di cui figli parecchi altri feudi pei
loro meriti acquistarono. Epperò uno
di essi appellato Giovanni venne a sta-
bilirsi in Palermo , e fu ceppo della
famiglia Emmanuele di Villabianca.
Un Coraldo secondogenito di Coral-
do I die origine al nobile casato di
Trapani, il quale da re Giacomo eb-
besi la baronia del feudo di Culcasi
e Mangiadaini in territorio di Salemi
ove la famiglia poi si stabilì ; la quale
oggi trovasi rappresentata da' mar-
chesi di Torretta , baroni di s. Giu-
seppe di s. Leonardo e Canalotto : di
là diramossi in Marsala. Vanta molti
illustri personaggi, tra' quali un Luigi
Emmanuele signore della Merca ba-
rone di Menfici e pretore di Palermo;
un Francesco straticoto di Messina
1361 ; un Benedetto signore del ca-
stello di Mazzara e della baronia della
Merca 1638, giudice perpetuo dell'In-
quisizione 1638, pili volte capitan d'ar-
me nel vai di Noto; eletto marchese
di Villabianca per privilegio di re Fi-
lippo IV 1655 e governatore del mon-
te di Pietà 1657. Fu lui che ne' tu-
multi di Palermo del 1647 uccise di
propria mano il capo ribelle Mariano
Rubiani, la di cui testa rimase appesa
per un giorno intero in un angolo del
palazzo Emmanuele in via Piedigrot-
1.) Opuscoli volumi 48:
Continuazione della Sicilia Nobile voi. 6.
Diari voi. 24.
Memorie di famiglie illustri siciliane voi 3.
Iscrizioni lapidarie voi. 3.
Donazione del marchese Villabianca e suo catalogo delle
opere edite ed inedite voi. 1.
Ricerche e notizie di Patria Storia tratte da varii autori
voi. 4.
Fabbriche ed edifizj pubblici, baluardi, fortezze e porti
voi. 1.
Chiese e monumenti sacri voi. 1.
171
ta. Commendansi in oltre : un Fran-
cesco investito del succennato titolo
1672, ministro superiore della nobile
compagnia della Carità 1701; un Be-
nedetto investito 1716 capitano giu-
stiziere della città di Palermo 1718,
e governatore come sopra 1721; al-
tro Francesco Maria investito 1740
del titolo di marchese di Villabianca
e dell'altro di conte di Belforte con-
cessogli da re Ferdinando III 1779 ,
chiamandolo nel privilegio col titolo
di graziosissiììio di uomo assaissimo
benemerito della sua j^at^ia Palermo
e di tutta la Sicilia, il quale tenne l'uf-
ficio di ministro superiore della Ca-
rità 1750. Fu un valente letterato ed
autore della rinomata opera La Sici-
lia Nobile, in 5 volumi compresa Vajo-
pendice; in fine lasciò non pochi im-
portantissimi manoscritti i, che si con-
servano nella Bibblioteca Comunale di
Palermo, pieni di una non comune e-
rudizione su tutte le cose patrie : mo-
rì il 1802 essendogli stato in s. Do-
menico dalla famiglia eretto un son-
tuoso monumento. Da lui un Bene-
detto ministi'o superiore della com-
pagnia della Carità, al quale successe
Criterio sull'origine e discendenza delle famiglie voi. 1.
Memorie storiche e genealogiche dei sovrani del mondo v.l.
Storia de' nostri tempi dal 1701, al 1799 voi.' 1.
Compendio di Storia Sacra voi. 2.
Vite dei Santi voi. 2.
Raccolta di poesie voi. 1.
Astronomia, Storia, Geografia, Filosofia, Matematica e
legge voi. 1.
Lettere critiche e satire voi. 1.
Miscellanee Siciliane voi. 1.
Spoglio della Corte Pretoriana voi. 1.
Stemmi delle famiglie siciliane voi. 1.
172
un Francesco , indi un Santo , ed a
quest' ultimo il vivente marchese di
Villabianca Giuseppe Emmanuele e
Salvo.
Arma concordemente agli autori : di
rosso, con un leone d'oro tenente col-
le zampe anteriori una bandiera d'ar-
gento caricata da una croce di rosso
svolazzante a sinistra, accompagnata
dal motto signifer vis et clementia, po-
sto in orlo; e la bordura composta di
argento e di rosso di 12 pezzi, ca-
ricato ciascun pezzo d'argento da un
leone di rosso, e ciascun pezzo di rosso
da una branca alata d'oro armata di
spada d'argento alta in palo. Corona
di marcbese ed elmo posto di fronte
con lambrequini volanti di rosso d'ar-
gento e d'oro. Lo scudo accollato da
8 bandiere di alleanza: la prima a de-
stra inquartata; nel 1° e 4° d'oro con
due bande ondate d'azzurro; nel 2° e
3° d'azzurro, con im' aquila spiegata
e coronata d'argento (che è Gaetani):
la 2^ d'oro con tre pali di nero (che
è Alliata): la S'^ d'oro a cinque foglie
di fico di verde fibrate d'oro poste in
croce di s. Andrea (che è Suarez de
Figiceroa) : la 4^ scaccheggiata d' ar-
gento e di nero, di sei file (che è Se-
ripepoli): la 5^ a sinistra d' oro, con
tre bande d' azzurro abbassate sotto
d'una riga dello stesso, sormontata da
un grifo di nero passante con la bran-
ca destra erta combattente (che è Gri-
feo): la 6* d' azzurro, con tre zampe
alate di mezzo volo d'oro ordinate 2
e 1 , (che è Beccadelli): la 7^ d' az-
zurro, con una fascia d'oro accompa-
gnata da tre stelle dello stesso po-
ste 2 al capo ed 1 in punta, (che è
Diana) : la 8* di rosso, con un cane
levriere rampante d' argento colla-
rinato d'oro (che è Vanni). — Tavo-
la XXXIV. 6.
Escliero — Dal Villabianca Opuscoli appren-
diamo esser questa una nobile i-àwì-
^\n. palermitana, ^oìc^è un Bartolom-
meo Eschero Ijarone di Sammacca ac-
quistò l'ufficio di deputato di Piazza
in Palermo 1G46; un Vincenzo inve-
stito di detto titolo di barone 1673;
un Giuseppe investito 1707, altro Vin-
cenzo 1754 giudice pretoriano.
Arma : d' azzurro, con pianta d'oro
fiorata di rosso. Corona di barone. —
Tav. XXXIV. 5.
Espiuosa — Famiglia spagnuola al dir del
Villabianca.
Arma : d'azzurro, con un leone d'oro
rampante contra un ramo di spine al
naturale. — Tav. XXXIV. 7.
Esterasi — Arma inquartato : nel 1° d'az-
zurro, con un leone d' oro coronato;
nel 2° d' azzurro, un' aquila spiegata
d'oro accompagnata da tre gigli d'ar-
gento ordinati uno in capo e due in
punta; nel 3" d'azzurro, con due sbar-
re d'oro accompagnate da due stelle
dello stesso; nel 4° d'azzurro, con al-
bero al naturale. — Tav. XXXIV. s.
(Villabianca).
Estremala — La nobile ed antica famiglia
Tremola, Estremol ed Estremola se-
condochè Mugnos ed il Villabianca ci
attestano è originai^ia della Spagna ,
venuta in Sicilia con re Pietro d'A-
ragona per un Filippo Estremola 1480.
Le lettere reali datate da Madrid il
1G78, e l'attestato di nol)iltà rilasciato
dal senato di Palermo 1703 in favore
della famiglia Estremola dimostrano
abbastanza esser ella stata chiara ed
illustre. Un Filippo Estremola fu in-
viato straordinario del senato di Pa-
lermo al serenissimo D. Giovanni di
Austria; un Giuseppe fu custode del
supremo magistrato di salute Pubbli-
ca, carica nobile sostenuta in seguito
dalla famiglia Estremola; finalmente è
demo di menzione un Federico ba-
rone di s. Sebastiano, governatore del
Monte di Pietà 1767 , della Tavola
1793, e cavaliere di giustizia dell'Or-
dine Costantiniano 1799.
Arma giusta il Villabianca : d' az-
zurro, con un'aquila d'argento nascente
da un mare dello stesso. Corona di
barone. — Tav. XXXIV. 9.
jì 0 Faija — Il Mugnos la dichiara fa-
miglia francese, portata in Sicilia da
un Filippo Faji, gentiluomo della re-
gina moglie del re Federico II, stan-
ziando in Messina ove tenne l'ufficio
di maestro segreto e percettore del
regno. Un Tommaso fu governatore
di Lentini. Indi videsi in Palermo un
Giorgio Faija discendente da un Fa-
ramondo ramo francese perseguitato
dagli Ugonotti nel 1560 , quale giu-
dice della Corte Pretoriana , giudice
straticotiale di Messina 1592 , ed in
fine del Concistoro, essendo stato uno
de' più bravi giureconsulti del tempo.
173
Ricordasi altresì con onore un Fran-
cesco più volte giudice di Messina.
Arma: d' azzurro, con un leone di
argento, tenente colla zampa destra un
giglio dello stesso. — Tav. XXXIV. io.
Falaiip — Famiglia nobile di Castrogio-
vanni; ed il Minutoli le dà per ceppo
un Melchiorre Falanga. Commendansi
Bartolomeo castellano di Castrogio-
vanni e Noto 1454; altro Melchiorre
castellano, segreto e capitano di Ca-
strogio vanni 1552 ; ed un Giantom-
maso, barone di Pullicarini.
Arma : d' azzurro, 'con un castello
merlato d'oro, aperto e fincstrato del
campo; sinistrato da un leone d'oro.
Corona di barone. — Tav. XXXIV. ii.
Falcone — Antica e nobile famiglia lombar-
da originaria de' re longombardi, tra-
piantata in Sicilia al dir di JNIugnos
per un Ettore Falcone a' servigi del-
l'esarca Giorgio Maniaco verso il mille;
un Tommaso fu propriamente colui
che la diffuse nell'isola, animata sem-
pre da forti spiriti marziali il cui grido
ebbe eco ancora in Italia. Ed in vero
un Federico Falcone sotto re Pietro I
fece prodigi di valore; un Pandolfo fu
bravo cavaliere e rinomatissimo ora-
tore, un Falcone di Falcone giustiziere
del valle di Castrogiovanni; un Mel-
chiorre senatore di Messina 1322; un
Gerardo signore d'Asaro; un Pietro ba-
rone Protonotaro in Castro; una Gio-
vanna ebbe il feudo di Succolino 1495;
infine un Andrea fu vescovo di Modena
e martire 1500; un Nicolò poi barone
del Bosco e della Carrubba fu pro-
22
174
genitore d' altro ramo di famiglia in
Lentini. Ritornando a' Falconi di Mes-
sina troviamo che possedettero le terre
di Cerami , Comiso , Asaro, Lamotta
di Camastra, Bosco, la baronia di Sam-
peri, Domicella ed altri feudi. Vanta
altresì non pochi cavalieri gerosolimi-
tani, tra cui un fra Alaimo gran priore
di Messina 1276.
Arma giusta Minutoli: d' azzurro,
con una banda d' oro sormontata da
un falcone dello stesso. Corona di ba-
rone.—Tav. XXXIV. 12.
Faracc — Famiglia antica e nobile di Mes-
sina cui Mugnos dà qual progenitore
un Nicolò Farace, che per ragion di dote
acquistò il feudo di Sicaminò. Un Rug-
giero di lui figlio fa senatore nobile
1459. Il Buonfiglio la vuole estinta
per Messina , non così per Palermo,
ove visse un Girolamo Farace ed un
Giuseppe di lui figlio maestro razio-
nale del trib anale del Patrimonio. Nul-
la del resto.
Arma : diviso, nel 1° d'azzurro, con
una colomba d' argento , mirante un
sole orizzontale a destra; nel 2° d'oro
con tre alberi di pino al naturale. —
Tav. XXXIV. 13.
Faraone — Pùcorda il Mugnos, appoggiato
anche dal Minatoli esser questa una
delle nobili ed antiche famiglie di
Messina, nella quale si distinsero; un
Giovannantonio maestro razionale del-
la camera reginale delle regine Ma-
ria ed Eleonora; un Pierbenedetto di
lui figlio maestro segreto della stessa
reginal camera; un Bernardo senatore
1547; un Antonio cappellano dell'im-
peratore Carlo V dal quale fa eletto
abate di s. Maria di Bordonaro . ed
indi vescovo di Cefalìi 1562, non che
di Catania 1569; un fra Giuseppe ca-
valiere gerosolimitano 1593; un Paolo
abate dell'Itala 1595, e da re Filip-
po III fatto vescovo di Siracusa 1619.
Arma: d'azzurro, con un drago di
oro passante. — Tav. XXXIV. u.
Fardella — Nobilissima famiglia tmjmnese,
• originaria d'Alemagna al dir di Mu-
gnos e d'Inveges, che danno per ceppo
in Sicilia un Corrado Fardella came-
riere di re Manfredi, discendente da
Ermanno signore di Mindro in Ale-
magna, il quale combattendo in Sviz-
zera 1045 perde la bandiera. Fu al-
lora che scioltasi la sciarpa di tela di
argento ne fé tre fasce , e spiegata
per insegna con essa ottenne vittoria
detta delle tre fardello (Quemfort), e
COSI die origine al cognome ed alle
armi. Da lui un Umfrido Quemfort
de Fardella , che unitamente al fra-
tello Gandechino passò in Candia, ove
quest'ultimo continuò la sua linea, es-
sendo stato il detto Umfrido dall' im-
peratore Federico II inviato in Sici-
lia per sopraintendere alla ristaura-
zione della città di Augusta, come da
una lettera di re Manfredi a lui di-
retta 1232. Fu poscia- giustiziere del
Val di Noto 1263. Ne vennero Lan-
cellotto ed Alberto; il primo cameriere
d'Enrico I, e castellano del Monte s.
Giuliano, l'altro governatore di Sira-
cusa. Da Lancellotto ne venne un Fé-
175
derico capitan di Galera morto com-
battendo contro i Francesi, e fu pro-
genitore in Trapani di Giacomo Far-
della olle servì re Martino nell'espu-
gnazione di Messina ottenuto avendo
de' compensi. Un Antonio di lui fi-
glio vice-almirante e regio giustiziere,
fu armato reoio cavaliere da re Mar-
tino . che inoltre lo fregiò della sua
stessa collana stante essere stato da
lui salvato in una tempesta nel golfo
di Sarde^-na. Da costui un Lanzone
eletto regio milite , capitano e regio
credenziere della città di Trapani, non
che vice-almirante 1430; come rile-
viamo dal Minutoli. Un altro Antonio
barone di Arcodaci, fu capitano giu-
stiziere di detta città 1453; un Gio-
vanni ambasciatore al parlamento del
regno 1463 ; un Antonio senatore e
regio giustiziere 1490 ; vm Giacomo
senatore e capitano 1516; un Michele
regio giustiziere e capitano di Trapa-
ni 1561; un Vito barone della Moarta
regio giustiziere 1570: un Michele Ma-
nico barone, senatore e capitano 1585;
la di cui linea prosegui sino al viven-
te barone della Moarta Michele Far-
della padre del barone Stefano. Altri
rami di questa famiglia rileviamo dal
Villabianca, ne' principi di Paceco e
marchesi di s. Lorenzo, di (puxli titoli
s' investì un Placido Fardella 1609 ,
essendo stato capitan di cavalleggieri
di Sicilia e di fanteria spagnuola de
Picas, deputato del regno, due volte
vicario generale e fondatore della ter-
ra di Paceco 1607 dal nome della mo-
glie M. Teresa de Pacheco de' mar-
chesi di Villena; linea estinta con Ma-
ria Fardella fidia di Gianfrancesco
principe di Paceco, maritata a Luigi
Sanseverino principe di Bisignano di
Napoli, continuando la linea collate-
rale oggi rappresentata dal marchese
Giovanni Fardella e de Ponte. Altro
ramo formò i marchesi di Torrearsa,
in cui notiamo un Giuseppe Fardella
primo marchese di detto titolo per
privilegio di re Carlo III 1749 , re-
gio secreto di Trapani, e gentiluomo
di camera di detto sovrano. Estinta
la linea primogenita di questo ramo,
per testamento venne a succedere Vin-
cenzo Fardella e Blavier, figlio di An-
tonino David Fardella, che dall' im-
p eratore Carlo VI ottenne titolo di con-
te per se e suoi avendo provato di-
scendere dai principi Mansfeld, come
per diploma del 2 giugno 1734. Il di
lui figlio Antonino fu segreto di detta
città di Trapani; un Giambattista te-
nente generale, ministro di guerra, ca-
valiere del s. Gennaro , commenda-
tore del s. Ferdinando e del s. Gior-
gio della Riunione; un Marcello duca di
Cumia per la moglie Marina di Napoli,
maggiordomo di settimana, procuratore
generale della G. C. dei Conti, e diret-
tore Generale di Polizia in Sicilia, ca-
valiere gran croce dell' ordine Costan-
tiniano, commendatore del Francesco I
di Napoli, non che cavaliere gerosoli-
mitano; un Michele vice-presidente del-
la G. Corte criminale di Palermo; un
Gaspare capitan di fregata, comandau-
176
te il porto di Trapani; ed infine il vi- \
vente Vincenzo Fardella ed Omodei, '
marchese di Torrearsa, figlio del sue- 1
cennato Antonino , presidente del se-
nato del Regno insignito del collare
dell'ordine della ss. Annunziata, e gran
croce deoli ordini dei ss. Maurizio e
o
Lazzaro, della stella Polare di Sve-
zia, del Danebrog di Danimarca, e di
quello di Carlo III di Spagna. Altro
ramo formò i baroni della Ripa di ma-
re, di cui fu capo Giovanni Fardella
investito 1630; rappresentato oggi dal
barone della Ripa Giovanni Fardella
e Riccio. Vanta questa famiglia molti
cavalieri gerosolimitani, come un fra
Giacomo 1504, fra Vincenzo 1580,
fra Giovanni Andrea 1586, fra Mo-
desto 1612, fra Filippo 1626, fra Mar-
tino 1629, fra Scipione 1642, fra Ro-
meo 1650, fra Giuseppe 1651, fra Al-
berto 1672, e fra Marcello 1675.
Arma concordemente a^li autori :
campo di rosso, con tre fasce d' ar-
gento. Corona di marcliese. Però il
ramo dei marchesi di Torrearsa alza
per cimiero, una torre fiammeggiante
al naturale, ed il motto donec in cine-
res.—TAY. XXXV. 6.
Falla — D'azzurro, con l'aquila d'argento,
sormontata da tre stelle dello stesso. —
Tav. XXXV. 12.
Federico — Il Mugnos la vuole longobarda,
originata da un Leone Titignano gen-
tiluomo cameriere e segretario di Fe-
derico d'Antiochia, figlio naturale del-
l' imperatore Federico II , da cui la
terra di Capizzi e suoi casali si ebbe.
Il di lui figlio fu nominato Federico
dal suo protettore, che lo tenne al sa-
cro- fonte, e poi lasciando il proprio
cognome assunse quello di Federico
in onore del padrino. Passò in Catania
ed ebbe due figli Manfredo e Pietro;
il primo dei quali fu barone eletto da
re Pietro I. Un altro Federico acqui-
stò la baronia di Cefalù. Rileviamo
intanto dal Villabianca che un Ga-
spare Federico e Balsamo, figlio di
Paolo Federico di Catania, fu il pri-
mo conte di s. Giorgio per conces-
sione di re Filippo IV 1643 , ed in
considerazione di sua nobiltà e ser-
vigi. Fu egli maestro razionale e pro-
genitore della nobile famiglia Fede-
rico di Palermo, la quale ha eserci-
tate le cariche di deputato del regno,
regio segreto della città di Palermo,
governatore della Pace, e del Monte,
ed adorna dell' eccelso abito geroso-
limitano. È oggi questa famiglia rap-
presentata da Antonino Federico Bo-
nanno conte di s. Giorgio.
Ai^ma giusta Mugnos : d' oro, con
quattro bande d' azzurro. Corona eh
conte. — V. Tav. appendice.
Ferraloro — Dagli Opuscoli del Villabianca
voi. XVII, rileviamo un Felice Fer-
raloro giudice della G. Corte Crimi-
nale 1788.
Arma : di rosso, con croce d'oro ac-
cantonata nel primo cantone da un ferro
di cavallo dello stesso. Tav. XXXIV. is.
Ferrari 0 Ferraro — Vuole il Mugnos e con-
lui Savasta sia questa una famiglia lom-
barda, in Sicilia venuta sotto Pietro T
d' Aragona . poi" un Luigi o Pierlui-
gi Ferrari colonnello di 'Ila guardia
reale 1282 , e castellano della città
di Sciacca. Altro Pierluigi fu genti-
luomo di Pietro II; un Filippo acqui-
stò per ragion di dote la baronia di
Lazzarino, ed il territorio di INIisilabe-
si; così un Martino acquistò pure la
baronia del Cillaro e Mazzacalaro con
altri territorio A dir lìreve ebbe la
famiglia in Sciacca una residenza di
circa 200 anni, tenuta essendosi dalla
parte de' Perollo, ed occupato aven-
do le più distinte cariche della città.
Arma giusta il citato Savasta : di
azzurro , con un ponte di tre archi
d'oro sormontato da tre torri merlate
dello stesso, con la riviera fluttuosa
d' argento. Corona di barone. — Ta-
vola XXXV. 16.
Ferrcri — A quanto pare dal Mugnos e dal
Savasta noi troviamo quest' antica e
nobilissima famiglia originaria di Va-
lenza. Il primo a portarla in Sciacca
fu un Ferrerie Ferreri cavaliere e ba-
rone di molto pregio, il quale possedè
nel 1399 i feudi di Gallesi e Bellici
con la foresta di Belriposo , lascian-
doli in testamento al nipote Mariano
Plaja pisano, che mutò il suo cogno-
me in quello di Ferreri. Il detto Fer-
rerie acquistò altresì la baronia di Pet-
tineo , Birribaida e Catuso, non che
la signoria di Calamonaci e Favara
succeduto essendogli sua figlia Serena,
che si caso con ÌNIatteo Perollo; per
la qual cosa dalla costui parte fu gio-
177
coforza la, famiiilia Ferreri divenisse.
La detta Serena, intanto volle render-
si celebre col fondare fuori le mura
della città un ospedale per gì' Incu-
rabili, chiamato di s. Maria della Mi-
sericordia; un Antonio Ferreri, fra-
tello del cennato Ferrerio nel 1404
per servigi a re Martino acquistò il
feudo di Ristrella, e fu ceppo di non
pochi cavalieri e gentiluomini, da' quali
è fonia derivasse s. Vincenzo Ferreri
Valenziano insigne predicatore dell'or-
dine Domenicano morto 1419.
Leva per arme giusta il Sevasta:
campo d'azzurro, con tre bande d'oro,
ed il capo d'azzurro caricato da tre stelle
d'oro, sostenuto da una riga dello stes-
so. Coronadi barone- — Tav. XXXIV. n.
Ferreri d' Italia — Altra nobilissima ed illu-
stre famiglia separata dalla precedente
ed originaria di Biella in Piemonte si
è la presente, di cui parla il Sanso-
vine , e l'iporta il Mugnos. È dessa
poi un ramo della famiglia Acciajoli
di Firenze, la quale mutò il cognome
in Ferreri , quasi dir volesse Foreri
0 Forestieri. Vanta non pochi uomini
illustri nelle lettere e nelle armi ve-
scovi e cardinali. Da essa deriva la
famiglia Ferreri di Savona, che nel
1540 passò in Siciha condottavi dai
tre fratelli Nicolò, Paolo e Giamber-
nardo Ferreri per disgusti con la si-
gnoria di Genova, fermata essendosi
in Palermo con grosse facoltà. Un
Paolo comprò le baronie di Pettineo,
Pollina e s. ]Marco. Nulla del resto.
178
Arma giusta il Mugnos: d'oro, con
ire bande d' azzurro. Corona di ba-
rone.—Tav. XXXV. 1.
Ferrn — Cotesta famiglia, dice Mugnos ap-
poggiandosi a varii scrittori oltramon-
tani . eìibe origine da Fiandra, di là
in varie parti d'Europa si diffuse. Ri-
conosce intanto qual primo ceppo un
Baldovino Ferro, così cognominato pel
suo ferreo valore. Egli ebbe nume-
rosa prole, due figli però Ruggiero e
Carlo passarono in Normandia, ove
sposarono due sorelle figlie del duca
Roberto. Da loro molti eccellenti ca-
valieri, distinti essendosi tra essi un
Bermundo padre di Stefano e d' un
Giovanni, quali vennero in Sicilia col
conte Ruggiero nel 1060. abitando in
OC
Mazzara. Il primo fu vescovo di quella
città, ed il Giovanni straticoto di Mes-
sina nel 1081, rendendosi progenito-
re della famiglia Ferro in Sicilia. Sono
poi commendevoli : un Silurnio che
ottenne da re Guglielmo il buono, il
castello e terra di Caltanissetta, du-
rante sua vita; un Giovanni signore
di Castellamare del Golfo > padre di
Berardo Ferro, uno de' piti valorosi
cavalieri contro i Francesi nel Ve-
spro, indi governatore di Marsala, mag-
giordomo della regina Costanza, mae-
stro ragionale e vicario generale del
vai di Girgenti 1293: da lui in Tra-
pani un Giovannuzzo detto Berardo,
che per testamento del 1347 al dir
di Minutoli dispose i suoi discendenti
primogeniti chiamar si dovessero Be-
rardi, in ordine progressivo, col ti-
tolo di regi cavalieri; dippiìi un fra
Scipione cavaliere gerosolimitano, am-
miraglio della sua religione ,. priore
titolare di Capua; un Berardo XVII
barone di Fiumegrande. e tanti altri
che furono capitani, giurati, cavalieri
gerosolimitani e letterati . tra' quali
non ultimo il cav. Giuseppe di Ferro
e Ferro autore della Biografia degli
Illustri Trapanesi, 1820 v. 3; delle
Dissertac:ioni sidle Belle Arti in Si-
. cilia 1807 V. 2 e della Guida di Tra-
pani 1825 V. 1.° Questa famiglia con-
tinua tuttavia a ri splendere nella città
di Trapani.
Arma concordemente agli autori :
di rosso, con fascia d'oro. Corona di
barone. — Tav. XXXV. 2.
Fcrrug'g'ia — Altre notizie non ci appresta
di questa famiglia il A^illabianca Si-
cilia nob. V. 1. ohe di un Pietro Fer-
ruggia giudice della Corte Pretoriana
nel 1761 e poscia della G. Corte Ci-
vile 1772.
Arma: d'azzurro, con un leone di
oro rampante contro un aliterò al na--
turale, soi'montato da un sole d' oro
orizzontale a destra, e da una stella
d'oro a sei raggi posta nel cantone si-
nistro dello scudo. — Tav. XXXV. 3.
Fici — Famiglia nobile di Marsala al dir
del Minutoli che le dà per ceppo An-
tonio Fici giurato, e sindaco nel 1495.
Da documenti di famiglia intanto ri-
leviamo derivare dalla nobiHssimai^«V-
scJii di Genova corrottamente detta
Fici. Il Mugnos la vuole passata in
Sicilia per un Luigi Foschi 0 Fiesco
nobile genovese a' servigi militari di
re Federico li d' Araiiona. Checché
ne sia di tutto ciò ella appare tra le
piìi antiche della città di Marsala, ove
à sempre occupato le più riguarde-
voli cariche. Fiorirono : un Antonino
primo duca di Amafi per concessione
di re Filippo V 1710 ; un INIario di
lui fioiio investito 1744; un France-
SCO Antonio investito 1760, lo stes-
so anno governatore del Monte di Pietà
di Palermo, molto encomiato dal Di-
Blasi; altro Mario governatore di Mo-
dena 1790; ed un Giovanni padre del
vivente duca di Amati Luigi Fici e
Sarzana. Vanta in oltre i cavalieri ge-
rosolimitani fra Giuseppe 1719 , fra
Salvatore 1773, fra Raffaele 1777, e
finalmente un Vincenzo Fici cavalie-
re di giustizia dell' ordine di s. Ste-
fano di Toscana e ciambellano del gran
duca 1856.
Arma giusta il Villabianca : d' ar-
gento, con tre sbarre d'azzurro. Co-
rona di duca. — Tav. XXXV. 4.
Filesio — Nobile famiglia di Girgenti, van-
tando per primo ceppo giusta Mugnos
un Vitale Filesio notare e gentiluo-
mo della regina Maria , dalla quale
ottenne il feudo di Palumbino.
Arma: di rosso, con una fascia scor-
ciata d'oro, sormontata da tre stelle
dello stesso. — Tav. XXXV. 5.
Filangcri 0 Filin»'ieri — Nobilissima ed an-
tichissima famiglia oriunda normanna
che il Villabianca , e non à guari il
Ricca, dicono essere stata portata in
Napoli da un Angerio normanno va-
179
loroso guerriero , seguito avendo le
bandiere del duca Roberto Guiscardo
verso il 1015, quindi per le sue glo-
riose gesta denominato coll'epiteto di
strenuissimi viri ed ottenne da Rug-
eiero duca di Puglia il Castello di s.
Adjutore fra la città di Salerno e di
Nocera. 1 di lui figli Roberto , Gu-
glielmo , Ruggiero , e Tancredi , vo-
lendo eternare le glorie del padre loro
si dissero da quel momento filii An-
gerii, d' onde Filingieri 0 Filangieri.
Questa famiglia si distese in Napoli
secondo il Campanile e l' Ammirato :
ne' conti di jNIarsico e di Satriano,
Conti d'Avellino, signori di Vetri di
Lapizio ed altri. Sarebbe lungo qui ri-
cordare per filo e per segno i tanti
illustri personaggi che in varii tempi
distinti si sono ne' diversi rami di
questa famiglia in Napoli locchè non
comporterebbe il breve spazio che pre-
fissi ci siamo di occupare in queste
carte, opperò basta per tutti citare un
Gaetano Filangieri gloria e decoro de-
gli scienziati legislatori napolitani au-
tore dell'immortale opera della scienza
di legislazione; ed un Carlo di lui figlio
principe di Satriano valoroso ed erudito
generale, insignito di quasi tutti i pri-
marii ordini del mondo quale ramo
viene oggi rappresentato dall' illustre
principe D. Gaetano Filangieri e Mon-
cada. Fu portata in Sicilia al dir del-
l' Inveges, del Pirri, e di altri insigni
scrittori da Riccardo Filangieri conte
di Marsico e signore di s. Marco da
lui ottenuta in dote da Ricca Rosso
180
sua consorte, figlia di Ruggiero signore
di detta terra, e delle baronie di Mirto
di Mazzacalar ovvero Cabuca, e Cil-
laro assistè detto Riccardo alla inco-
ronazione degli Svevi Corrado e Man-
fredi. Sebbene il Pirri Chron. ^e^'. tra'
cavalieri che assisterono alla corona-
zione del re Ruggiero fatta in Palermo
nel 1129 annovera un Tancredi" Fi-
lingieri. Fiorirono : un Giordano Fi-
lingieri viceré e capitan generale 1239,
il di cui figlio Ab1)o fu bajolo di Pa-
lermo nel 1302; un Guido bajolo 1306;
vm 2° Riccardo straticoto di Messina
1415 ; un Francesco investito della
terra di s. INIarco con privilegio del
26 novembre 1432 ; un 3° Riccardo
primo conte di s. Marco per diploma
del 31 luglio 1453 investito del ca-
stello di Pietra di Roma, del Casale
di Mirto, di Capri e Frazzano; sotto
la tutela dello zio Giovanni Filingieri
uno de' più rinomati capitani del suo
tempo, essendosi segnalato in guerra
specialmente contro i Turchi nell'Ar-
menia, e neir Isola di Cipro , che fu
da lui tenuta col posto di governa-
tore, ed indi adorno della onorificenza
di senatore Romano sotto i Pontefici
Eugenio IV e Nicolò V; un 2° Fran-
cesco investito di tutti i titoli di sua
famiglia il 4 ottobre 1488; un Giro-
lamo investito il 1497, inimicissimo del
viceré Moncada che fece allontanare
dalla Sicilia nel 1516; un 3" France-
sco investito 1542; un Pietro gover-
natore della nobile compagnia de' Bian-
chi di Palermo 1614; signore e ba-
rone di Molinazzo, Chiarastella, Amen-
doli. Amorosi, e Villafrati, per ragion
di dote; un Vincenzo investito de' pa-
terni e materni vassallaggi nel 1619,
governatore della compagnia della Pa-
ce in detto anno; un 2° Vincenzo primo
principe di Mirto per privilegio del 10
aprile 1643, bramoso di glorie mili-
tari, gran politico, governatore di Si-
racusa, scelto vicario generale nella
guerra di INIessina. e sergente gene-
rale di battaglia; più volte deputato
del regno , essendo stato altresì tre
volte pretore di Palermo 1663-76-85,
fu grande di spagna ereditario di prima
classe; un Antonio capitano giustiziere
1686, e pretore di Palermo 1688; un
Giuseppe investito il 30 ottobre 1699,
più volte deputato del regno, genti-
luomo di camera di re Vittorio Ame-
deo, e due volte pretore di Palermo
1719-20; un 3° Vincenzo conte di s.
Marco investito il 6 aprile 1725, tre
volte deputato del regno 1750-66-70
gentiluomo di camera, insignito del s.
Gennaro; avendo avuto l'onore di as-
sistere all'incoronazione di re Carlo
111 portando in un bacile di argento
la spada tempestata di gemme come
riferisce La Placa; un Bernardo gen-
tiluomo di camera, e cavaliere geroso-
limitano; un Giuseppe Antonio inve-
stito di tutti i titoli di sua famiglia
9 maggio 1804, gentiluomo di camera,
capitano giustiziere, pretore di Pa-
lermo , consigliere di Stato e Diret-
tore Generale di Ponte e Strade. Ed in
fine una Vittoria Filangieri e Pigna-
telli unica figlia del precedente, che
sposò Ignazio Lanza e Branciforte conte
di Sommatino, cavaliere, gerosolimitano
gentiluomo di camera, pretore di Pa-
lermo sino al 1833, padre del vivente
Giuseppe Lanza e Filingieri conte di
S. Marco e principe di INIirto ec. e-
rede e rappresentante la nobilissima
casa Filingieri conte di S. Marco ,
dalla quale derivarono gi' illustri du-
chi di Delpino residente in Messina;
i principi di S. Flavia e conti di Sit-
tafari, derivati da Giuseppe Filingieri
barone di Sittafari figlio di Pietro conte
di S. Marco, nella quale linea si di-
stinsero un 2" Pietro conte di Sitta-
fari capitano giustiziere di Palermo
1676, primo principe di S. Flavia 1684;
un Cristoforo deputato del regno e
capitano giustiziere 1695, un 3° Pietro
maestro razionale del r. Patrimonio,
molto benemerito de' letterati e fon-
datore dell' accademia del Buongusto:
ramo oggi estinto col passaggio di
tutti i titoli nella nobilissima casa Gra-
vina principi di Rammacca.
Ed infine i principi di Cutò e mar-
chesi di Lucca derivati da Giuseppe
Fihngieri barone di Miserendino figlio
secondogenito di Girolamo, conte di
s. Marco. Son poi commendevoli un A-
lessandro principe di Cutò investito
1721, capitano giustiziere di Palermo
1726; un Girolamo capitano giusti-
ziere 1743, gentiluomo di camera di
re Carlo III, brigadiere ne' reali eser-
citi, governatore della piazza di Tra-
pani 1772 e cavaliere del S. Genna-
181
ro ; un 2° Alessandro capitan gene-
rale e luogotenente generale del regno
1806 , cavaliere gran croce di varii
ordini; un Nicolò luogotenente gene-
rale del regno 1816, cavaliere gran
croce di varii ordini; ed un 3° Ales-
sandro gentiluomo di camera di re
Ferdinando II, capitano di cavalleria
onorario, padre di Giovanna Filingieri
e Clerici unica erede , congiunta in
matrimonio al conte Lucio Tasca e
Lanza d'Almerita.
Arma concordemente agii autori:
di rosso, con la croce d' argento ca-
ricata da nove campane battagliate di
nero ; supporto un' aquila bicipite di
nero, armata e linguata di rosso, co-
ronata all' imperiale. Corona di prin-
cipe , e mantello di velluto scarlatto
foderato d'ermellino. A differenza della
Filangieri di Napoli che arma d'ar-
gento con la croce d' azzurro. — Ta-
vola XXXVI. 6.
Finocchiaro — Nobile iamìgìì-à catanese, co-
me riferiscono l'Ansalone ed il Vil-
labianca. Commendansi : un Vincenzo
Finocchiaro giudice della M. R. Curia
e presidente del tribunale del Conci-
storo , encomiato dal D' Amico nella
Catania Illustrata, fu egli il primo
duca di S. Gregorio 1688; un Vin-
cenzo investito nel 1735, tenente co-
lonnello a' servigi di re Filippo V; un
Ottavio Narciso investito nel 1749,
la di cui unica figlia Bernardina sposò
Tommaso Oneto principe di s. Lo-
renzo.
Arma: d'azzurro, con nove stelle
23
182
d' oro. ordinate 3, 3 e 3. Corona di
duca — Tav. XXXV. 7.
Firnialura o Firniatiiri — Si vuole dal Mugnos
essere stata una nobile famiglia cata-
lana illustrata dagli scritti del conte
Manfredo de Fermaturis morto nel
1337. Fu detta Firmatura per aver
stabilito e fermatola religione cristiana
nella Soria con la virtù delle armi e
del suo zelo, impadronendosi del ca-
stello di Damiata che chiuse con le
chiavi, dando cosi occasione al nome
ed all' arme. Intanto il Villabianca ri- \
porta r iscrizione d' una lapide sepol-
crale esistente nella chiesa di s. Maria
della Catena in Palermo, ove rilevasi
essere tal famiglia originaria della ce-
lelìre antica e potente famiglia Dou-
glas in Scozia. Chechè ne sia, il primo
a piantarla in Sicilia fu un Blasco fi-
glio del conte Melcolmo; è questi fi- [
giio del conte Manfredo de Firmaturis
che trovatosi a' servigi del re Mar-
tino n' ebbe alcune rendite su' proventi
della corte dell'università di Castro-
novo, chiamandolo nostro diìecto fa-
miliario; indi dalla regina Bianca ot-
tenne il castello superiore della città
di Corleone ove fondò la sua famiglia.
Il di lui fratello Guglielmo erede della
detta castellania venne addippiù chia-
mato milite 1 e ciambellano. Ne venne
una serie di gentiluomini tra' quali
furono commendevoli un Bartolomeo
capitano presso re Ferdinando il Cat-
tolico in varie guerre; im Antonio ca-
pitan d' arme straordinario per tutto
1.) Titolo (iiiiles) che ilavasi a' primi nobili del regno.
il regno; altro Antonio capitano giu-
stiziere, giurato e giudice perpetuo
delle segrezie; un Cosmo che sostenne
varie cariche; un Vincenzo abate di
Mandanici in Messina; altro Vincenzo
Abate di s. Lucia; un Francesco ca-
pitandarmé. Dal detto Villabianca ri-
leviamo poi un 3° Vincenzo , che per
ragion di matrimonio fu investito del
titolo di marchese di Chiosi 1666; non
avuta prole successe altro Cosmo Fir-
maturi investito nel 1680, cui deluso
di figli venne a succedergli il fratello
Ferdinando, investito nel 1720. Fu egli
un valente letterato , e lasciò molte
importanti memorie; da lui ne venne
altro Ferdinando investito nel 1755,
letterato encomiato da Schiavo nella
sua storia letteraria di Sicilia. Segue
la linea sino al vivente marchese di
Chiosi D. Giovanni Firmaturi padre
del marchese D. Ferdinando.
Arma giusta Mugnos : d' azzurro ,
con un leone coronato d' oro, tenente
con le zampe una chiave dello stesso,
r ingegno verso il fianco destro dello
scudo , e la bordura cucita di rosso
caricata da 4 castelli d' oro merlati di
tre pezzi, aperti e fincstrati del campo,
e da quattro catenacci di nero. Corona
di marchese — Tav. XXXV. 8.
Fisicaro — Famiglia giusta Mugnos origi-
naria di Terni, portata in Sicilia da
un Leonardo Fisicaro 1300, stanziando
nella città di monte s. Giuliano (Eri-
co), ove esercitò le prime cariche no-
bili. Un ramo si fermò in Trapani ivi
occupando ragguardevolissime cariche.
Arma secondo il Villabianca: d'oro,
seminato di foglie di fico verdi. —
Tav. XXXV. 9.
Fisichella — Arma: d'azzurro, con albero al
naturale sormontato da una tortora
appollata d' argento. — Tav. XXXV. ii.
( Villabianca ).
FlairODC — Arma: d'azzurro, con un monte
d'oro sormontato da un uccello dello
stesso. — Tav. VXXX. i3. (Villabianca).
Flodiola — Nobile famiglia di Polizzi, ove
secondo riferisce il Mugnos godè le
prime cariche, ed un Giovan Silvestro
Flodiola fu barone di Resuttana.
Arma : d' azzurro, con un leone di
oro, sormontato da due gigli dello stes-
so. Corona di barone — Tav. XXXV. 14.
Fontana — Famiglia oriunda lombarda, il
di cui primo ceppo al dir di Mugnos
sembra un Pietro Fontana gentiluomo
a' servigi di re Federico IL Un Gio-
vanni Fontana figlio del precedente fu
barone di Sacculmino; di là una serie
di baroni attaccati al servizio militare
del re.
Arma: d'azzurro, con una fontana
d'argento, zampillante e scorrente con
due zampilli dello stesso, sormontata
da un' oca volante al naturale. Corona
di barone — Tav. XXXV. 15.
Fonie — Un Girolamo Fonte, per come il
Mugnos accenna, fu il ceppo di que-
sta nobile famiglia, posseditrice del
castello di Mineo ove fiorì. Un An-
tonio fu barone del feudo di Ragalgi-
negi in Caltagirone, un Giovannicola
gentiluomo casato in Lentini; un Luca
barone del feudo di Cariato, cui suc-
183
cesse un Calcerano di lui figlio nel
1486, ed altri.
Arma: di verde, con un fonte d'oro,
zampillante d'argento, circondato da
cigni al naturale. Corona di barone. —
Tav. XXXV. le.
Foresta — Famiglia nobile messinese come
riferisce il ]\Iinutoli. Fiorirono al dir
del Villabianca : un Orazio Foresta ,
marchese della Scaletta investito nel
1752; un Giuseppe giudice della R.
G. C. Criminale del regnò ; e final-
mente altro Orazio priore di s. Ni-
colo Lalatina e s. Calogero della città
di S ciacca.
Arma giusta il Minutoli: campo di
rosso con un giglio d' oro, col mare
in punta fluttuoso d' argento. Corona
di marchese — Tav. XXXVL 2.
Formica — Antica famiglia messinese di cui
fu ceppo al dir di Mugnos un Gualdo
Formica, gentiluomo a' servigi di re
Federico II, stabilendo sua dimora m
Catania, ove procreò un Pietro an-
noverato tra' baroni di quella città,
a' servigi militari de' re Ludovico e
Giacomo. Da lui un 2" Gualdo , che
per aver seguito i rubelli ebbe da re
Federico III confiscati tutti i suoi beni,
indi riacquistati da Giovanni Formica
1371. Il di lui figlio Bartolomeo con-
seguì i feudi di Marineo, AUa, Pas-
saneto e Belmonte.
Arma: d'argento, seminato di formi-
che di nero conducenti grani di frumen-
to. Corona di barone — Tav. XXXV. n.
Forni — Dagli annali del Muratori rilevasi
essere stata questa una delle rinomate
184
famiglie italiane, estinta in Ludovico
Forni vescovo di Reggio di Modena.
Epperò quella di Sicilia vuoisi secondo
Villabianca proveniente da un ramo
di Francia, stante l' uguaglianza del-
l' arme. Il Muratori inoltre ricorda un
pontefice di tal famiglia, cioè Bene-
detto XII, detto pria cardinal Giacomo
Fournier o sia dal Forno, dianzi mo-
naco cisterciense; uomo assai dotto e
d' intemerati costumi, morto in odore
di santità il 1332. Il 1° personaggio de'
Forni di Sicilia appare un Pietro, ca-
stellano di Mola di Taormina nel 1419;
un Matteo Forni fu sindaco , e più
volte senatore di Nicosia, e due volte
ambasciatore al parlamento in Palermo
nel 1514-24; un Giambattista fu il
primo ad abitare in Palermo; un Ago-
stino acquistò il titolo di barone della
Tavola; un 2° Giambattista fu due volte
senatore in Palermo 1552-56, tesoriere
generale del tribunale dell'Inquisizione
1667; un 2° Agostino qual senatore di
Messina 1698 sostenne varie cariche;
ed in fine un 3° Agostino, uomo di
grande erudizione storica e poetica,
che ha lasciato stampate varie opere
applauditissime in quell' epoca.
Arma : d' argento , con tre fasce
di rosso. Corona di barone. — Ta-
vola XXXVI. 1.
Foscarini — Viene questa chiarissima fami-
glia qual veneta dal Mugnos riportata
per un Landro Foscarini, abitante in
Girgenti, il quale da re Federico II
fu detto capitano della custodia delle
marine di Girgenti e Licata.
Arma: campo d'oro, con un leone
di nero — Tav. XXXVI. i3.
Foli — Nobile famiglia di Messina dove al
dir del Villabianca ha occupato le cari-
che nobili della Senatoria. Un Simone
Foti e Marnilo fu il primo marchese
d' Inardo per concessione di Carlo VI
imperatore I7I7. Da lui ne venne un
Nicolò investito del detto titolo nel
1743, senatore di Messina nel 1762.
Arma : diviso d' oro e di nero, con
quattro catene moventi da' quattro
angoli dello scudo, e legate nel cuore
ad un anello, dell'uno all'altro. Corona
di marchese. — Tav. XXXVI. 3.
Fraccia — Dagli opuscoli del Villabianca
voi. XVII non altro ricavasi intorno
a questa famiglia che un Francesco
Fraccia fu regio milite nel I6I4, ed
un Antonino barone di Fumi e Fa-
varotta 1697.
Arma: d'azzurro, con un cuore di
rosso traversato in sbarra da una frec-
cia d' argento, sormontato da una co-
rona d' oro. Corona di barone. —
Tav. XXXVI. 4.
Francesco — FamigUa nobile messinese o-
riunda della città di Capua come rife-
riscono il Mugnos ed il Minutoli, che
le danno per ceppo un Francesco se-
gretario di re Carlo il Zoppo, ed indi
governatore di Sessa sotto re Roberto.
Fu portata in Siciha a' tempi de' re
Castigliani, dividendosi in Messina ed
in Palermo. Ella annoverò come soff-
getti di non lieve importanza un Gi-
rolamo giudice de' supremi tribunali,
e maestro razionale del regno; un
Giacomo barone della terra di Fiu-
mara di Muro, e del Casale di Ca-
lanna; altro Giacomo giudice della G.
Corte e maestro razionale ; un fra
Gianfilippo di Messina cavaliere gero-
solimitano 1553; un fra Ottavio ca-
valiere come sopra 1573; un fra An-
nibale di Palermo 1576, cavaliere gè- i
rosolimitano e marchese di Clemenza i
e Vernazza giusta quanto ne riferisce
il Villabianca che cita altresì un Gio- j
vanni giudice della r. Corte Pretoriana I
1726. del Concistoro 1733, e della G. ;
Corte Criminale 1741 ; un Vincenzo
vescovo di Lipari 1753, indi arcive-
scovo di Damiata; ed infine Giuseppe
barone della Ligia, essendo stato go-
vernatóre del Monte di Pietà il 1748.
Arma giusta il Villabianca che ri-
leva r arme da una lapide nella chiesa
della Kalsa di Palermo : diviso, nel 1°
d'azzurro, con un delfino d'argento
nuotante sopra un mare dello stesso,
sormontato da un' aquila spiegata e
coronata d'oro; nel 2" d'oro, con tre
sbarre di rosso, ed una fascia dello
stesso attraversante sul diviso. Corona
di marchese. — Tav. XXX VI. s.
Franchi — Stando al Minutoli è una nobile
famiglia di Genova e di Scio; epperò
piantata in Messina da un Pietro Fran-
chi, da cui ne venne un Antonio no-
bile di quella città.
Arma: di rosso, con tre corone di
oro ordinate 2 e 1; al capo d'argento
caricato da una croce di rosso. — Ta-
vola XXXVl. 8.
Francllis — Famiglia genovese, per come
185
riferisce il Villabianca, della quale cita
un Antonio de Franchis senatore di
Palermo.
Arma: campo diviso, di rosso e di
argento, con una corona d' oro broc-
cante sul diviso. — Tav. XXXVl. a
Francica — Famiglia nobile originaria di
Taranto, come dice Mugnos, trapian-
tata in Lentini da un Nicolò Francica
a motivo d'esiho imposto da re Al-
fonso 1417. Commendasi: un Fran-
cesco castellano di detta città; segue
la linea sino a Clariano sposatosi ad
una Francesca Nava, figlia del barone
di Bondifè, epoca del citato scrittore.
Arma: campo rosso, con una fascia
sormontata da un giglio accostato da
due palle, ed altre due palle poste in
punta, il tutto d'oro.— Tav. XXXVL 7.
Frangianiore — Arma: d'azzurro, con un
vaso d' oro sormontato da un cuore
sanguinante di rosso , ed un braccio
armato impugnante una lancia d'ar-
gento movente dal fianco sinistro dello
scudo.— Tav. XXXVL io. (Villabianca).
Frangipane — Secondo l'autorità del Mu-
gnos e del Villabianca rileviamo che
il nobile Massenzio Frangipane fu il
primo di tal famiglia che nel 1130
trapiantossi in Sicilia, il quale traeva
origine dalla famigha Anicia-Frangi-
pane di Roma: il che rilevasi da un
privilegio di re Federico III 1363, ove
nominava regio milite Cencio Frangi-
pane dichiarando discendere dalla fa-
miglia romana, autorizzandolo a fre-
giarsi del medesimo stemma da quello
usato come più sotto si dirà. Un Ni-
186
colò Frangipane avendo acquistato va-
rie possessioni nel territorio di Castel-
vetrano aveva colà trasportato la re-
sidenza della sua femiglia. Un Tom-
maso pronipote del precedente fu e-
sentato dagli uffici di vassallaggio, e
riconosciuto di nobile antica e gene-
rosa nobiltà come per pinvilegio del
1589; un Antonino fu capitandarme
del vai di Mazzara 1611 , ed indi di
tutto il regno 1626, nel qual tempo
trasportò la sua residenza in Palermo;
un Girolamo fu regio milite 1658; un
Angelo regio milite 1662; un 2° Gi-
rolamo barone di Regalbuto e si-
gnore della Valle di Lupo residente
in Licata 1732; un Angelo barone di
Regalbuto investito il 1772, senatore
di Licata 1793; un 3" Girolamo primo
marchese di Regalbuto investito 1796,
cavaliere di devozione dell'ordine ge-
rosolimitano 1797; un Giovambattista
erede della casa Celeste marchese di
S. Croce con 1' obbligo di assumerne
il cognome e l'arme; un Rosario della
linea di Girolamo, regio milite, fu mae-
stro razionale del real Patrimonio ,
consultore interino del regno e pre-
sidente onorario di Palermo 1753; un
Pietro barone di Rocca di Valdina
occupò varie importanti cariche giu-
diziarie, ed infine fu commissario ge-
nerale in Mazzara 1765.
Arma: di rosso, con due leoni af-
frontati e controrampanti coronati di
oro, tenente un pane d'argento in atto
di frangerlo con le zampe, sormontati
da tre stelle d' oro tdlineate in fascia.
Corona di barone.— Tav. XXXVI. n.
FresSOÒ (Frexoò) — Famiglia nobile al dir
di Minutoli originaria di Gallizia; ep-
però troviamo un Severo Fressoò ca-
pitandarme del regno di Sicilia e ca-
stellano di Licata 1590.
Arma: di rosso, con sei sbarre d'oro
ed una spada d' argento posta in palo
broccante sul tutto — Tav. XXXVI. 12.
Fuleo — Arma: diviso, nel 1° scaccheggiato
d' argento e d' azzurro di 20 pezzi ;
nel 2° d' oro, con tre fasce d' azzurro.
— Tav. XXXVI. 14. (Villabianca).
Furietti — Arma: diviso d'azzuro e di ros-
so, con un leone d' oro, tenente con
la zampa destra un giglio dello stesso,
broccante sul diviso. — Tav. XXXVI. 15.
(Villabianca).
Furnari — Famiglia di antica e chiara no-
biltà di Genova, della quale Mugnos
riferisce varii soggetti che furono con-
soli di quella repubbUca, alla cui te-
sta trovasi un Ottone Furnari 1106.
Un Filippo Furnari la trapiantò in
Sicilia 1229, ove da Federico impe-
ratore venne fatto percettore delle
tande reali, casandosi in Messina. Si
sa che Pietro figlio del precedente,
opposto alla real casa d'Angiò e quindi
esiliato, perdette talune terre dette di
Furnari dal proprio nome , e tenute
in famiglie sin dal dominio della real
casa sveva. Subentrati i reali di Ara-
gona ei ricuperò tali terre, che da
Biagio nel 1320 furono amphte e po-
scia infeudate. Un 2" Biagio nel 1371
vi edificò un castello, che mano mano
ampliandosi divenne terra e città col
detto nome. Fu costui uno de' primi
feudatarii e baroni del suo tempo. Un
Adinolfo fu senatore di Palermo 1436.
Un 2° Pietro senatore 1473. Segue
la linea con Antonio primo duca di
Furnari per concessione di re Filippo
VI 1643 ; da lui un Ferdinando, che
si rese genitore di altro Antonio gen-
tiluomo di camera di re Vittorio A-
medeo di Savoja, investito del titolo di
duca nel 1673; fu egli governatore de-
gli Azzurri di Messina nel 1711. Ne
venne Carlo di lui figlio investito 1721;
finalmente un Ferdinando Saverio in-
vestito nel 1720 fu l'ultimo duca di
Furnari nella sua famiglia, che con
187
lui si estinse, succedendo nel retaggio
di casa Furnari la famiglia Ardoino
di Messina principe di Alcontres.
Arma giusta Mugnos: campo diviso;
nel 1° di rosso, con un cane levriere
passante d'argento; nel 2° di nero,
col capriolo d'oro accompagnato da
tre stelle dello stesso. Corona di duca,
ed il motto : Fin che venga. — Ta-
vola XXXVl. 10.
Fuxa — Arma: di rosso, con un leone d'oro
rampante contro una torre merlata
dello stesso, aperta e finestrata del
campo, sormontata da tre lune mon-
tanti d'argento male ordinate 1, e 2.
— Tav. XXXVl. 17. (ViUabianca).
Gagliano — Proveniente di Francia questa
illustre famiglia, stando al Mugnos, fu
portata in Sicilia da un Riccardo Ga-
gliani 0 Gagliano barone di Picardia
sotto Federico 11 imperatore, che gli
concedette in feudo la terra di Gallipi
pel mantenimento de' falconi , la cui
caccia molto dilettava questo rinomato
sovrano e per servigi resi. Il di lui
figlio Olivio tramutò il nome di quel
feudo nel suo cognome di Gagliano ,
quale poi passò alla famiglia Castelli
di Genova. Un Liotta Gagliano fu va-
loroso capitano dal re Alfonso inviato
all' acquisto della terra di Limbari al-
lora occupata da' francesi; perlochè
molti donativi e franchigie ottenne,
1432; indi fu governatore della città
di Mazzara, carica che fu poscia oc-
cupata dal di lui figlio Nicolò 1469.
Arma: d'azzurro, con tre colonne a
basi e capitelli d'oro, circondate da una
ghirlanda di verde.— Tav. XXXVll. i.
Gagliardo — Arma: d'azzurro, con un leone
d'oro, sormontato da tre stelle dello
stesso ordinate in fascia. — Tavo-
la XXXVII.2. (ViUabianca).
Calati — Arma: d' argento, con un capriolo
di rosso, accompagnato da tre stelle
dello stesso, poste 2 in capo ed 1 in
punta. Tav. XXXVII. 3. (ViUabianca).
Galeota — Arma: d'azzurro, con tre bande
ondate d' argento , ed un lambello
rosso di tre pendenti attraversante
sul tutto. — Tav. XXXVII. 4. (Villa-
bianca).
Galgana — Nobile famiglia siraciisana, della
quale, stando al Minutoli, commendasi
188
un Antonio Galgana barone della Tar-
gia nel 1459. Tale baronia poi per
essersi la famiglia estinta in Beatrice
1544 passò in quella di Arezzo.
Arma : campo azzurro , con una
banda accompagnata in capo da due
stelle ed in punta da una branca di
leone recisa e posta in fliscia, il tut-
to d' oro. Corona di barone. — Ta-
vola XXXVII. 5.
Gallego 0 fiailiego — Il Mugnos e con lui
ITnveges convengono che questa chia-
rissima famiglia prende origine d'A-
ragona, riportando per ceppo un ca-
valiere Pierguerao di Gallego a' ser-
vigi di Pietro IV d'Aragona. Acquistò
egli tre ville nel regno di Valenza,
che die al suo primogenito Bernardo
mentre all' altro Ferdinando donò tutta
la valle di Gallego e di Valdella nel
regno d' Aragona. Giovanni Gallego ,
figlio del precedente fu il primo a
trapiantarla in Sicilia nel 1540, stante
aver militato sotto Carlo V, col ca-
rico di maggior contatore dell' arma-
ta imperiale nella spedizione di Afri-
ca, giusta il privilegio dato in Bolo-
gna 1533, ove mostrasi essere stato
fatto cavaliere aurato collo stemma
che qui appresso riporteremo; fu egli
inoltre governatore della città di Siena
e poscia ebbe il carico di castellano
del forte Salvatore di Messina, ove
si caso e per ragion di dote divenne
barone di Girami e Militello ; governò
infine la regia cogli ufficii di capitano
e senatore. Gli succede Girolamo, ed
a costui un Vincenzo primo marchese
di S. Agata. Epperò il Villabianca
prova che fu invece Luigi di lui figlio
il primo citato marchese investito nel
1630, il quale fu principe di Militello
1662. Segue la linea sino a France-
scopaolo Gallego e Monroy, cavaliere
gerosolimitano, investito de' titoli di
sua famiglia 1755.
Arma concordemente a^li autori :
inquartato in croce di s. Andrea, al
capo d' oro con 1' aquila spiegata e
coronata di nero ; in punta di rosso
con cinque conchiglie d' argento or-
dinate in s. Andrea; fiancheggiato a
destra d' argento, con la croce fiorente
di verde , ed a sinistra di rosso con
albero di quercia al naturale a rami
d'oro, accostato da un cane d'argento
mordente la coscia d'un cinghiale al
naturale. Corona di principe. — Ta-
vola XXXVIl. 7.
Gallegra — -Antica e nobile famiglia della
città di Polizzi, ove giusta il Mugnos
sin dal 1440 esercitò le cariche piti
distinte di quella città.
Arma: d'azzurro, con una banda di
due file a scacchi d'oro e di verde
Tav. XXXVIL 8.
Gallelti — Stando al Pisanelli giusta il Mu-
gnos noi troviamo cotesta nobile fa-
miglia originaria di Pisa della storica
Gualandi, una delle sette dell' antica
Alfea, ove fra gli uomini chiari ebbe
a notarsi un Ischiano Galletti fonda-
tore del jus patronatus di s. Pietro
d'Ischia, ovver d'Istria in Pisa 1090;
un Simone Galletti priore o anziano
nel 1325, e tanti altri posteriormente.
Intanto il detto INIiignos accenna a tre
passaggi di tal famiglia in Sicilia: pri-
mo da Nicolò senatore in Palermo nel
1505, ed Andreotta con altri suoi cu-
gini; secondo da Carlo 2° Galletti se-
natore nel 1536; terzo da Nicolò 2°
di lui fratello e che fu ceppo dell' at-
tuale famiglia Galletti, della quale fio-
rirono principalmente secondo il Vil-
labianca : un Nicolò Lancellotto Gal-
letti, primo barone di Fiumesalato per
ragion di matrimonio con una Vio-
lante de Jaen 1538; un Vincenzo, pri-
mo marchese di s. Cataldo per con-
cessione di Filippo IV 1627; un 2°
Vincenzo primo principe di Fiumesa-
lato per concessione di re Carlo II
1672; cavaliere di s. Giacomo della
Spada, vicario generale delle segrezie
di Taormina e Sanfratello, in fine ca-
pitano giustiziere di Palermo 1678;
un Ignazio investito il 1685, mentre
Pietro di lui fratello primogenito esi-
mio per virtù e scienza trovavasi ad-
detto al sacro ministero, essendo stato
supremo inquisitore, e poi vescovo di
Patti e di Catania; un Giuseppe in-
vestito 1689, cavaliere d'alcantara,
gentiluomo di camera del re, deputato
del regno, capitano giustiziere 1716,
e due volte pretore di Palermo 1725
e 1740; altro Nicolò fratello del pre-
cedente investito 1752, deputato del
regno, la di cui linea continua sino al
vivente principe Nicolò Galletti e Pla-
tamone. Un altro ramo di questa fa-
miglia formò i marchesi di S. Mari-
na, essendo stato giusta il Villabianca
189
il primo ad investirsi di questo titolo
Giovan Pietro Galletti 1696; fu egli
governatore del Monte di Pietà e della
Pace 1704; commendansi inoltre un
Giovanni Alessandro Galletti investito
nel 1717, e principe di Roccapalumba
1743; indi commutato in quello di
Soria sotto il viceré Fogliani; un Fran-
cesco Ijrigadiere ne' regi eserciti in-
vestito 1759 ; ed infine un Pier Luisi
dell'ordine di S. Benedetto vescovo
titolare di Arcadiopoli.
Arma concordemente agli autori:
d' oro, con l'albero di quercia al natu-
rale, addestrato da un gallo di nero
crestato, beccato, barbuto, ed armato
di rosso, sormontato da un' aquila
spiegata di nero. Corona di principe
— Tav. XXXVII. 9.
Gallo — Arma: d'azzurro, con l'albero di
cipresso al naturale, sinistrato da un
gallo d'oro e sormontato da tre stelle
dello stesso. — Tav. XXXVll. io.
Galllippi — Famiglia d'antichissima ed illu-
stre nobiltà, celebrata tra le primarie
della Calabria ; come riferisce 1' An-
salone nel libro Sua De Familia Op-
portima JRelatio. Fiorirono negli an-
tichi tempi Giovanni, Giacomo e Pal-
miero Galluppi 1270 che davano in
prestito del danaro a Carlo I d'An-
giò re di Napoli. Si distinsero inoltre
Cristoforo Galluppi barone del feudo
d'Altavilla per la moglie Giovanna
Ruffo come per diploma di re Roberto
d'Angiò 1340. Princivallo di lui figlio
investito 1415 dalla regina Giovan-
na II; altro Cristoforo consigliere dei
24
190
re Ludovico e Renato d' Angiò; Seba-
stiano sindaco de' nobili di Tropea
ed ambasciatore spedito in Bologna
air imperatore Cardo V, per implorare
la conferma di tutti i privilegi con-
ceduti dagli altri sovrani a quella cit-
tà; Marcantonio valoroso guerriero
sotto Filippo II in difesa della Reli-
gione Cattolica; Aloisio ambasciatore
al re Ferdinando I d' Aragona nel ca-
stello di Barletta come dal Ricca No-
biltà delle due Sicilie, nel qual libro
scorgonsi tutti gli uomini illustri nelle
scienze, nelle lettere, nelle dignità ec-
clesiastiche, nelle armi, nella fonda-
zione di opere pie e religiose , nel
possesso di vasti feudi e signorie , e
nel nobile patriziato : emerge fra tutti
un Pasquale Galluppi liarone di Ci-
rella, uno de' più grandi filosofi ita-
liani di questo secolo , e il vero re-
stauratore degli studii filosofici in Ita-
lia, le di cui famose opere al presente
si tengono come modello d' istituzione
presso tutte le nazioni. Un ramo di
questa famiglia proveniente da quella
di Tropea passò in Sicilia e precisa-
mente in Messina verso la fine del
XVI secolo , ivi portata da Cesare
Galluppi barone di Joppolo, figlio di
Antonello barone di Girella Joppolo
e Coccorino. Detto Cesare fu capitano
di corazzieri del re Filippo II di Spa-
gna e si distinse pel suo valore neUe
guerre per conservazione deUa Catto-
lica fede, e precipuamente in quella
per la conquista del Portogallo, molto
encomiato dal Gualterio con le paro-
le : In hello hisitano Clams. La sua
famiglia ascritta ah antiquo al sedile
di Portercole nella città di Tropea se-
dile chiuso illustrissimo godente gli
stessi regolamenti e prerogative di
quelli della città di Napoli, venne a-
scritta alla nobiltà messinese dell' or-
dine senatorio nell'anno 1593; ed in
seguito volgendo il 1803 a' registri
di nobiltà dei cavalieri del re2;no di
Napoli. Un Francesco si distinse con-
tro gli spagnuoli da comandante le mi-
lizie della città e da voloroso cava-
liere fece prodigii nella vittoria di
Giampilieri, nell' attacco e presa della
torre del Coture, e nell' assalto della
fortezza del Salvatore, di cui ne fa
fede lo storico Giambattista Romano
Colonna. Questo ramo Messinese si
ritirò nella città di S. Lucia, qui poi
successivamente due linee si partiro-
no, cioè quella de' baroni di Girella
che andò a ravvivare i Galluppi di
Tropea, quasi estinti, e quella de' ba-
roni di Pancaldo che si ristabilì nella
città di Messina, ed è rappresentata
attualmente dal barone Rainero Gal-
luppi già senatore di Messina, padre
del barone di Pancaldo Commenda-
tore Giuseppe Galluppi, cavaliere ge-
rosolimitano e d' altri ordini equestri
fregiato , delle lettere e dell' araldica
culto amatore. Da un' altra dirama-
zione sono discesi i Galluppi di Pro-
venza detti Galaup-Chastenil, che an-
darono a stabihrsi in Francia a' tempi
della regina Giovanna I di Napoli di-
stintissimi nelle lettere, nella magi-
stratura e le armi , che fra gli altri
produssero un Luigi consigliere di
stato benemerito del partito reale du-
rante la guerra della lega: Antonio
acquistatorc delle terre di Chastenil
del cui castello re Carlo IX diedegli
il governo con lettere patenti del 4
marzo 1574; Francesco che mori sul
monteLibano in odore di santità ed altri.
Arma: giusta il Ricca che rileva
le armi da una cappella gentilizia e-
retta da Monsignor Teofilo Galluppi
entro la Cattedrale di Tropea 1560;
comprovate nell' ordine gerosolimita-
no: d'azzurro, con un capriolo d'oro,
accompagnato da tre stelle dello stes-
so. Corona di barone. Lo scudo accol-
lato da trofeo militare. Quelli di Si-
cilia alzano per cimiero una testa e
collo di cavallo inalberato di nero. —
Tav. XXXVII. 6.
(ìalvagno — Arma: d'azzurro, con un leone
d'oro— Tav. XXXVII. ii. (Villabianca).
Gambacorta o Ganibacorli — Il Mugnos e più
segnatamente l' Inveges levano a cielo
questa nobile ed antica famiglia pisa-
na, che poi da Pisa venne a trapian-
tarsi in Napoli ed in Sicilia , cioè
Sciacca e Palermo. Il Crescenzi , il
Sansovino, il Rossi mostrano le gran-
dezze del primo ceppo pisano, essen-
dosi un Pietro Gambacorti il 1160
sotto l'imperatore Federico Barba-
rossa pel primo colà recato, e secondo
Giovanni Villani celebre storico un
Andrea 1347 unitosi ad altri detti
Bergoli s'insignorirono a viva forza
di detta città, formando cosi una setta
191
chiamata de' Raspanti. Ma un suo
successore Giovanni nel 1403 volle
lasciarla in lil)crtà ricevendo perciò
in compenso ne' confini della Toscana
il Pontadero con altri castelli in vai
di Bagno, e furon detti perciò signori
di vai di Bagno. Un Ferrante terzo-
genito di detto Pietro fu signore di
Campochiaro in Napoli, sotto Carlo V
imperatore, ed i suoi posteri posse-
detter"o i castelli di Toraca, Frusso,
Vico, Burgenza, ed i contadi di Bio-
cari e della Torella. Un Florio Gam-
bacorta sotto Carlo V la trapiantò in
Sciacca; fu egli capitandarme e com-
missario generale della città di Jaci;
un Modesto di lui figlio poi la tra-
sferì in Palermo. Come valente giu-
reconsulto, occupò egli varie distinte
cariche, tra le altre nel 1602 quella
suprema di reggente del Consiglio di
Italia nella R. Corte di Madrid; ed
in compenso di suoi onorati servigi
dal re Filippo III il titolo di marchese
di Motta d'Affermo gli venne confe-
rito 1607. Da lui un Mario Gamba-
corta che successe nel detto marche-
sato personaggio assai riguardevole
per le tante luminose cariche occu-
pate, essendo stato altresì pretore di
Palermo 1630. La famiglia continua
sino ai nostri giorni.
Arma giusta Inveges : d' azzurro ,
con un leone d' argento caricato da
quattro fasce di nero, al capo cucito
di rosso, caricato da una croce anco-
rata d' argento. Corona di marchese
— Tav. XXXVII. 12.
192
Gandolfo — Anna : d' azzurro . con im ca-
stello sormontato da tre torri merlate
di tre pezzi . aperto e fincstrato del
campo, accostato da due leoni, affron-
tati e controrampanti, il tutto d' oro
— Tav. XXXAai. 13. (Villabianca).
Gante — Famiglia spagnuola al dir del Mi-
nutoli, che ci fa conoscere un Pietro
Gante nobile spagnuolo della valle di
S. Pietro, discendente della Villa Ton-
tesa, e la dà per estinta.
Arma: diviso, nel 1° d' argento, con
un tronco nodoso di verde posto in
banda; nel 2° d' azzurro, con tre stelle
d'argento ordinate 2 e 1, e la bor-
dura composta d' oro, e di rosso —
Tav. XXXVII. u.
Garajo — Nobile famiglia spagmioìa giusta
il Villabianca op. v. XLVIII, trapian-
tata in Palermo da un Martino de
Garay y Muxica cavaliere di S. Gia-
como della Spada e capitano di Ga-
lera. Fiorirono : un Ignazio segretario
del S. Uffizio in Palermo, governa-
tore del Monte di Pietà 1763, essendo
stato sette volte senatore di Palermo
1741-59; ed un Giuseppe governatore
del Monte di Pietà 1786, e tre volte
governatore della Tavola.
Arma : d' azzurro, con una torre di
argento merlata di tre pezzi, sormon-
tata da un' aquila nascente d' oro, ed
un guerriero armato di lancia a guar-
dia deUa porta chiusa di nero — Ta-
vola XXXVII. 18.
Gargallo — Famiglia nobile di Lentini, co-
me riferisce il Minatoli, che le dà per
primo ceppo un Antonino Gargallp
castellano della fortezza di quella città
per regia concessione sec. XV. Tale
carica tennero poi un Francesco ed
un Michele 1489, altro Francesco 1590,
un A'incenzo 1649, ed in fine un 3°
Francesco 1650. Commendansi in ol-
tre; un fra Saverio Gargallo cavaliere
gerosolimitano 1650; un fra Tomma-
so, che fu dopo il passaggio da Rodi
a Malta il primo gran Cancelliere del-
l'ordine, ed indi vescovo di quell'I-
sola ; e non à guari un Tommaso
Gargallo , marchese di Castellentini
ministro di guerra, maresciallo di cam-
po, gentiluomo di camera, cavaliere
del S. Gennaro e di altri ordini eque-
stri insignito; illustre letterato e poeta,
traduttore il più insigne delle opere
di Orazio Fiacco, delle satire di Per-
sio e di Giovenale , non che de' do-
veri di M. Tullio Cicerone , lavori
cento volte riprodotti nella repubblica
letteraria per la loro celebrità.
Arma: diviso, nel P d'argento con
un gallo di nero, crestuto e barbuto
di rosso ; nel 2" di rosso con sei ver-
ghette d'oro. — Tav. XXXVII. is.
Cariano — Nol)ile famiglia della città di
Palermo e Corleone, ove sin dal 1400
à occupate tutte le cariche nobili.
Un Giuseppe Garlano fu rettore ca-
valiere dell' ospedale di S. Bartolo-
meo di Palermo 1685-86; capitandar-
me a guerra della città di Girgenti
1689, ed infine capitano giustiziere,
pretore e giurato della città di Cor-
leone; ed altri che per brevità tra-
lasciamo.
Arma giusta il "^^illabianca ; partito, !
noi 1" d' azzurro, con r albero di pino
al naturale; nel 2° d'azzurro, con un
leone d'oro, addestrato nel capo da una
stella dello stesso.— Tav. XVXVII. n.
Garofalo — Il INIugnos, e con lui l'Inveges
ed il Villabianca la vogliono famiglia
nobile ed antica, di grande distinzione;
imperocché originaria ella di Catalo-
gna, un Arnaldo Garofalo gentiluomo
di molto pregio invitato venne da Pie-
tro II nel 1340 a' suoi servigli uni-
tamente a' di lui tre figli Guglielmo,
Michele, ed Onorio. Dessi in com-
penso nel 1357 una rendita si ebbero
di onze cento annue per cadauna lo-
chè in quel tempo fra' regii donativi
più onorifico che i feudi era da ripu-
tarsi. Ed il loro padre Arnaldo nel
^342 fu ritenuto con regio privilegio
qual nobile cittadino di Palermo, men-
tre de' suoi figli Onorio nel 1388 e
92, fu senatore di questa città; e po-
scia nel 1396 tolse la città stessa dalle
mani de' rivoltosi; per lo che da re
Martino fu nominato famigliare del suo
palazzo, e nel 1405 eletto capitano
di Palermo col titolo di miles. Anche
Michele stabilito in Messina si distinse
contro i ribelli di quella città con
molta soddisfazione del citato sovrano.
Un altro Onorio nel 1449 fu senatore
di Palermo, altro Guglielmo nel 1462 j
fu provveditor generale de' regii ca-
steUi del regno , non che consigliere
del re 1445. Un 3° Onorio fu nel
1513 vicario generale in Catania con
facoltà civile e criminale. Se^ue la
193
linea con Tommaso Garofalo , primo
duca di Rebuttone 1648. Da lui un
Vincenzo cavaliere di S. Giacomo della
Spada, governatore de' Bianchi di Pa-
lermo 1658, capitano giustiziere di detta
città 1664, ed in fine maestro Por-
tulano del regno. Un 2° Tommaso di
lui figlio cavaliere di S. Giacomo della
Spada, maestro portulano come sopra,
investito del connato titolo 1681 ; e
fu il di lui figlio Antonio investito
nel 1717, che in seguito alienò il detto
titolo in persona di Luigi Pape, mar-
chese della Scaletta: Intanto il detto
Antonio fu cavaliere gerosolimitano,
governatore del castello di Palermo
e della Piazza di Trapani, e finalmente
maresciallo di campo ne' reali eser-
citi, come riferisce il Villabianca. Tor-
nando al Mugnos sappiamo avere un
ramo di tal famiglia fiorito in Tra-
pani, ove un Pietro Garofalo fu se-
greto, e visse nobilmente con molte
ricchezze.
Arma giusta Inveges: d'oro, con un
capriolo di nero, accompagnato nella
punta da un garofano di rosso. Corona
di duca. — Tav. XXXVIII. 2.
Garofalo di Catania e Trapani — Rami della
sopraccennata famiglia, che armano
giusta Inveges; di rosso, con la pianta
di garofano al naturale nodrita in un
vaso d' oro , trattenuto da due leoni
affrontati e contro rampanti dello stes-
so. — Tav XXXVIII. 3.
Garsla 0 Garzia — Tra le chiare e nobili fa-
miglie s^agnuole non ultima stando al
Mugnos troviamo la presente. Fu por-
194
tata in Sicilia da un Pietro Garsia
cavaliere di Valenza, dopo il Vespro
casandosi in Messina. I di lui figli
Ordogno e Ramondo datisi alle armi
servirono re Pietro II con molto af-
fetto. Altro ramo, altresì riportato dal
Villabianca, abbiamo di un tal Fran-
cesco Garsia, pure cavaliere di Va-
lenza distintissimo sotto Carlo V, che
qual tesoriere generale per la crociata
fu mandato in Sicilia. Il di lui figlio
Pietro, ritiratosi dalla carica del pa-
dre, fu dal detto imperatore ricercato
per la carica di suo segretario. Fu
inoltre maestro segreto del regno 1562
e vicario generale, non che primo ba-
rone di Colobra e di Savochetta. Da
lui un Gerardo che procreò Giuseppe
primo marchese di Savochetta 1662,
cavaliere di S. Giacomo della Spada
e governatore del Monte di Pietà di
Palermo 1668. Commendansi inoltre
un Girolamo figlio del precedente go-
vernatore del Monte ; un Giancarlo
cavaliere d'Alcantara, paggio del re,
e governatore della milizia sulle ga-
lere della squadra del regno, ed altri.
Arma giusta Mugnos: d'azzurro, con
un uccello gaza d'argento, posato in
una pianura erbosa al naturale, ba-
gnata in punta da un fiume d' argento.
Corona di marchese — Tav. XXXVIII. 4.
Gaslodegno — Famiglia di Savona secondo
il Villabianca.
Arma: d'azzurro, con un leone di
oro, sormontato da due stelle dello
stesso. — Tav. XXXVIII. 5.
Gastone — Arma: d'argento, col compasso
aperto di nero, sormontato da un leone
dello stesso. — Tav. XXXVIII. 7. (Vil-
labianca).
Gaudioso — Il Villabianca ne' suoi opuscoli
V. 1° ci dà come nobile questa fami-
glia della quale fiorirono: un Giuseppe
Gaudioso investito del feudo di Risi-
gnolo e primo marchese di Castania
1683; un Giovanni investito del feudo
di Rincione 1664, per la cui morte
senza figli se ne investì il predetto
Giuseppe 1675, la di cui unica figlia
Vittoria sposata ad un Giovanpietro
Sollima e Galletti marchese di S. Ma-
rina, trasferì in questa casa i feudi
e titoli della famiglia Gaudioso.
Arma: diviso; nel F d'azzurro, con
un cavallo corrente d'oro, sormontato
da tre stelle dello stesso allineate in
fascia; nel 2°, scaccheggiato d'argento
e di nero di cinque file. Corona di
marchese. — Tav. XXXVIII. i.
GayangOS — Famiglia oriunda spagnuola ,
lo che rilevasi da un diploma auten-
tico in quella lingua, e che conservasi
neir archivio del senato di Palermo ,
nel quale calendansi i nobili servigi
da essa prestati per im di quattro
secoli a' sovrani di Spagna. Fu in-
cominciata in Sicilia nel 1600 da un
Martino, figlio di Baldassare Gayan-
gos fondatore dell' esercito degli stati
di Fiandra. Vanta non pochi gentiluo-
mini tanto nelle armi che nelle civili
cariche ; congiunta in matrimonio con
altre chiare e nobilissime famiglie co-
me Toledo e Lascaris. Un'Angela La-
scaris, moglie di Martino Gayangos
il titolo di duchessa di Nicolò si ebbe
per concessione di re Carlo 11 1085;
un Carlo , di lui tiglio, fu colonnello
e sette volte senatore di Palermo, ed
il di lui fratello Nicolò due volte go-
vernatore del monte di Pietà 1755;
altro Carlo investito 1782; infine il
vivente Giacomo, fregiato di tal titolo
che fu governatore di detto monte
1855, non che un (jiovanni di lui fra-
tello, ufficiale dell'armata borbonica
distintosi neir assedio di Gaeta 1860,
Arma : diviso di rosso, e d' azzurro,
con tre spade d' argento manicate di
oro poste in palo broccanti sul tutto,
e la bordura d' argento, carità da otto
ermellini di nero, posti 3, 2, 3. Co-
rona di duca. — Tav. XXXVIIL6.
Genova — Arma: d'azzurro, con un leone
d'oro, guardante una luna decrescente
e rivoltata d' argento posta nel cantone
destro dello scudo.— Tav. XXXVIII. s.
(Villabianca).
Genovese — Arma: d'azzurro, con due leoni
d' oro affrontati , sormontati da tre
stelle dello stesso, e la campagna di
argento caricata da un serpe di verde
posto in fascia. — Tav. XXXVIII. 9.
(Villabianca).
Gerbino — Nobile famiglia di Mazara giu-
sta il Villabianca, fu incominciata da
un Giovanni Gerbino, regio milite 1542
cui venne conferito per se e suoi lo
stemma che qui sotto descriveremo.
La trapiantò in Palermo un Nicolan-
tonio, primo acquistatore de' feudi di
Cannitello e Gulfotta, il quale morendo
divise la famiglia in due rami. Ceppo
195
del primo un Giovanni, che fu primo
barone del Cannitello 1646, i di cui
successori se ne investirono sino al
1789; ramo oggi rappresentato dal
barone di Cannitello Pietro Gerbino
e Saramartino. Ceppo del secondo un
Fabiano che fu barone della Gulfotta
1646, ramo estinto con M.^ Teresa
Gerbino, moglie di Giuseppe Schiet-
tini come da investitura del 1787.
Arma giusta diploma viceregio di
Ferdinando di Gonzaga 1542: d'oro,
con fascia d' azzurro, ed un albero di
verde soprastante sul tutto, sinistrato
da un cane rampante di grigio. Corona
di barone — Tav. XXXVIII. io.
GialIongO — Famiglia nobile di Genova al
dir del Villabianca opuscoli, traendo
origine da' Longo detti poscia Giusti-
niani. Fu incominciata in Sicilia da
un Pietro che volle denominarsi Già
Longo da cui il cognome Giallongo,
fu egli regio milite e castellano di
Castronuovo, ove fermò sua residenza
1485, il di cui figlio Pietro Antonio
ebbe conferita la carica di visitatore
delle fortezze del regno di Siciha 1554.
Fiorirono poscia Antonio, sacerdote
e fondatore dell' abbazia di santa Ma-
ina degli Agonizzanti in Castronuovo
con patronato nella sua famiglia; Do-
menico investito de' feudi Fiumetorto
e Racalxacca 1666; Vincenzo Abate
come sopra; Antonino investito de'
feudi di Fiumetorto eRocalxacca 1694;
Ignazio investito 1734, senatore di
Palermo 1754; ed infine Bernardo in-
vestito 1760.
196
Arma: diviso, nel 1° d'oro, con a-
quila spiegata e coronata di nero; nel
2° di rosso, con un castello d' argento
a tre torri merlate di tre pezzi aperto
e finestrate del campo. Corona di ba-
rone.—Tav. xxxvm. 11.
Giangucrcio — Stando al Mugnos famiglia
nobile di Mazzara, originaria da Mes-
sina il di cui primo ceppo fu un Gio-
vanni Guercio incaricato d'ambasceria
presso Carlo V imperatore onde libe-
rare la città di Mazzara dair usurpa-
zione di un Ramondo di Cardona 1531.
Fiorirono: un Michele giudice d'ap-
pello 1 537 ; un Alfio onorato di molti
carichi e sopratutto di quello di de-
putato del regno 1590; un Vincenzo
giudice della R. C. C. e auditore ge-
nerale; infine un Cesare, erede de'
beni e della baronia del macello di
Palermo.
Arma : d' azzurro, con tre stelle di
argento male ordinate, 1 e 2. Corona
di barone. — Tav. XXXIIl. 12.
Giardina — Nel Mugnos e nel Villabianca
troviamo ricordato come ceppo di que-
sta nobile famiglia un Luigi Arias
Giardina, primo acquistatore della ba-
ronia di S. Ninfa in vai di Mazzara
1615. Fu egli poi primo marchese
della sudetta terra 1621, governatore
del monte di Pietà di Palermo 1627, e
fu uno de' piti generosi e ragguarde-
voli benefattori, dello spedale civico
di detta città, perocché nel 1621 gli
lasciò in assegno onze tremila annue
pari a hre 38250. Gh succede nel
1630 la figlia Orsola, essendo stata
per testamento preferita al primoge-
nito Diego, poicchè questi era stato
preventivamente 1614 dotato dal pa-
dre coir appannaggio del feudo e ba-
ronia di Gibellini. Sposò ella un Ma-
rio Bellacera alias Cangialosi; però
Simone di lei figlio mutò il cognome
e le armi in (jiardina coli' investitura
del 1627; fu governatore della com-
pagnia della Carità di Palermo 1632.
Altro Simone figlio di Giuseppe fratello
del precedente fu principe di Monte-
leone 1671, dopo essere stato gover-
natore della compagnia della Pace
1667, e capitano giustiziere di Paler-
mo 1670. Morto anch' egli senza figli
gli succede il fratello Pietro Giardina
Bellacera investito 1685; a cui il fi-
glio Giuseppe che deluso di succes-
sori maschi lasciò erede la sorella E-
leonora. Costei non potendo a causa
di litizio sostenere tale successione ne
fu invece investito 1703 Luiai Gè-
rardo Giardina e Lucchese , barone
delli Gibellini, che si fece riconoscere
legittimo discendente ed erede del pri-
mo acquirente Luigi Arias Giardina
suddetto, acquistò egli inoltre lo stato
e terra delli Ficarazzi elevandolo a
principato nel 1733, ed in detto anno
fu governatore della compagnia della
Pace di Palermo. Diego figlio del pre-
cedente investito 1739, fu capitano
giustiziere 1748 ; e per la moglie E-
milia Grimaldi e del Castrone, figlia
di Giulio principe di S. Caterina erede
delle cennate due ultime famiglie, ag-
giunse al suo casato il principato sud-
detto di S. Caterina, non che le ba-
ronie di RisiculUi e ( 'Urranciara, i di
cui titoli oggi per legitlima succes-
sione sono pervenuti alla t'niniglia Gri-
maldi Ijarone di Geracello.
Arma giusta Mugnos: d'argento, con
l'albero sradicato di verde. Corona di
principe — Tav. XXXMII. i3.
Giarrizzo — Famiglia noljile palermitana.
Fu primo stipite in Palermo un Fran-
cesco Giarrizzo di Pietraperzia ilottore
in legge , dichiarato cittadino paler-
mitano con diploma del 1052 e con
altro del 1662 riconosciuto nobile a-
scritto neir ordine senatorio. Da tal
diploma rilevasi che tal famiglia prese
nome dagli antichi possessori d' un
territorio chiamato Giarrizzo o sia
Giovanni Rizzo , in vai di Mazzara.
Dal detto Francesco derivarono i ba-
roni di Rincione, e da questi quelU
di S. Caterina e di Sp ataro aljitanti
in Mazzarino, nonché i baroni di Ca-
salvecchio in Calascibetta, oggi estinti.
I primi continuarono a vivere in Pie-
traperzia, e si estinsero in Maria An-
tonietta Giari-izzo e Reggio Imronessa
di Rincione riconosciuta con r. decreto
del 4 giugno 1858, moghe dell'illu-
stre Giuseppe Grimaldi e Gravina ba-
rone di Geracello, dama illustre per
meriti letterarii avendo pubblicato un
volume di poesie molto gradite. Ed
in ultimo il ramo de' marchesi Giar-
rizzo dimorante in Caltagirone, illu-
strato dal celebre giureconsulto Do-
menico Giarrizzo. investito il 1785,
procuratore fiscale, giudice aggiunto
197
in tutti i irilumali. od autore del codex
.sicidns rimasto incompleto per la sua
morte e d' altri scritti importanti, in-
seriti negli Opxscoli Siciliani; ramo
estinto neir uUiiiio marchese Ferdi-
nando Giarrizzo 1837.
Arma "iust.i il ^'illabianca : d'az-
zurro, con due leoni d' oro affrontati
e contro - rampanti ad un' albero di
palma verde a tronco d' oro, nodrito
in una zolla, al naturale. Corona di
barone. — Tav. XXXVlll. i4.
Giglio — D'azzurro, con un giglio d'oro,
accompagnato nel canton destro del
capo , da una stella dello stesso. —
Tav. XXXVIIl. is. (Villabianca).
Giliberlo — Dall'Inveges conosciamo avere
questa famiglia governato sotto il reg-
gimento di re Alfonso la città di Pa-
lermo, co' nolùli carichi di pretore e
senatore.
Arma: d" oro, con tre rose di rosso,
fogliate di verde, moventi da tre monti
ai nero. — Tav. XXXVIIL io.
GIocqÌ — Nobilissima famiglia che prende
origine da Arrigo d'Angiò principe
del sangue reale degli Angioini domi-
nanti in Sicilia, secondo scrisse Par-
radino. Detto Arrigo avendo ucciso
Manfredo Svevo in battaglia ottenne
in moglie Beatrice figlia del connato
Manfredo colla dote degli stati di Fiu-
medinisi, Calatabiano, NoaraelaMotta
di Camastra. Si ebl)e tre figli Ruberto,
Manfredo, e Luigi, che furono salvati
nella stragge del vespro siciliano da
Nicolò Palizzi cavaliere messinese, e
poscia reintegrati ne' loro stati da re
25
198
Pietro d' Aragona, e per levar via la
memoria dell' odio che portavano i Si-
ciliani a' Francesi Angioini mutarono
il nome in Gioeni. e le armi. Dal Ru-
berto ne venne un Bartolomeo valo-
roso guerriero espugnator di Patti,
consigliere di Stato di re Martino, e
primo barone di Castiglione per pri-
vilegio di re Federico III 1373. Fio-
rirono: Perrone Gioeni investito 1373,
protonotaro del Regno ; Bartolomeo
2° gran cavaliere del Regno 1396;
Perrone 2"; Bartolomeo 3" eh' eljbe
concesso da' re Aragonesi d' inquar-
tare le regie armi; Perrone 3° investito
1453, capitan generale degli eserciti
della regina Bianca e conte di Malta;
Bartolomeo 4°; Giovan Tommaso pri-
mo marchese di Castiglione 1485; Lo-
renzo marchese di Castiglione, e conte
di Chiusa per ragion di dote ; Gio-
vanni marchese di Castiglione e di
Giuliana; Tommaso deputato del regno
e pretore di Palermo 1595, primo
principe di Castiglione 1602; Lorenzo
2° principe di Castiglione e strategoto
di Messina 1616. la di cui unica figlia
ed erede Elisabetta sposò il principe
Marcantonio Colonna gran Contesta-
bile del Regno di Napoli, ove si estinse
la linea primogenita; Giovanni Gioeni
e Cordova primo duca d'Angiò 1633,
cavaliere di s. Giacomo della Spada
capitano giustiziere, ed inultimo pre-
tore della città di Palermo 1635, capo
della famiglia Gioeni di Palermo nella
quale commendansi; Giovanni Gioeni
investito de' titoli di sua famiclia 1652,
e dell'altro di principe di Scianto; Gi-
rolamo che rivendicò il vassallas-oio
della Noara rassegnatogli dal Gran
Contestabile Colonna, e fu governa-
tore della nobile Compagnia de' Bian-
chi di Palermo 1697, deputato del re-
gno, vicario generale in Girgenti. gen-
tiluomo di camera di re Vittorio A-
medeo di Savoja. capitano giustiziere
1705, ed infine pretore 1711; Giovanni
2° duca d'Angiò; Girolamo 3" duca di
Angiò, principe di Solanto o sia Pe-
truUa, barone della Noara ec. genti-
luomo di camera di re Carlo III. e
governatore della nobile compagnia dei
Bianchi di Palermo 1741 ; la di cui li-
nea segui sino a Giovanni Gioeni e Ca-
vanigha principe di Petrulla, gentiluo-
mo di camera di re Ferdinando II. ca-
valiere del s. Gennaro, gran croce di
vari ordini, ed ambasciatore presso Li
corte di Vienna. Tra' cavalieri "'ero-
solimitani commendansi. fra Ambrogio
priore di Pisa; fra Ottavio priore di
Barletta 1573; e fra Alessandro 1631.
Arma concordemente agli autori :
lozangato d'argento e di rosso, col capo
cucito d' oro caricato da un leone na-
scente di nero. Corona di principe —
Tav. XXXVllI. 17.
Di Giorgi — Arma: di rosso, con un leone
d'oro. — Tav. XXXVIII. is. (Villa-
bianca ).
Giovanni o Di Giovanni — Gli autori di no-
biliarii sicoli tra cui non ultimi il Mi-
nutoli, ed il "N'^illalìianca, assicurano es-
sere questa nobile famiglia proveniente
dalla Centelles Giovanni di Spagna,
di cui il }). Kii'ker e lo Zorita. Si sa
essersi ella diffusa in (ìi'ccia, in Ita-
talia, ed in Sicilia, essendo stata da-
pertutto chiarissima e di gran fama.
Laonde un Giovanni Di Giovanni a-
vido dice Mugnos di gloria militare,
venne appositamente in Messina per j
istallarsi a' servigi di re Pietro d'A- '
ragona. Il di lui figlio Andrea in com-
penso delle sue militari imprese da re
Federico II si ebbe il feudo d'Alfano.
Si distinsero in oltre Antonio, Filippo,
Simone, Giacomo, Francesco, che fu- i
reno pili volte senatori; altro Fran-
cesco colonello co' supremi poteri a
fine di tenere in rispetto il Bassa Ci-
cala, che in quel tempo corseggiava
i mari di Sicilia; Palmerio senatore
1619, e capitanodarme essendo stato
principe della Stella nel 1639; Andrea
principe della Stella 1637. Intanto il
Villabianca riferisce, che un Domenico
Di Giovanni fu il primo principe di
Trecastagne, per concessione di re Fi-
lippo IV 1641, signore della terra di
Viagrande, e de' feudi di Graziano e
Sollazzo, non che compratore del vas-
sallaggio della Pedara, e della città di
Castronovo. Il di lui fratello Placido
ottenne il titolo di principe di Castro-
rao per privilegio di re Filippo IV
1632, formato avendo un' altra linea
che si estinse in casa Morra. Un Sci-
pione figlio primogenito del succennato
Domenico acquistò il vassallaggio delli
Mirie, essendo stato insieme signore
de' feudi Gatta, Girgia e Cangemi,
Seguì la linea sino ad Anna Maria
199
dama decorata della gran croce del-
l' ordine gerosolimitano , che sposata
a Giuseppe AUiata i)rinci])e di Villa-
franca, fé pervenire in questa casa
tutti i titoli e stati della casa Di Gio-
vanni. Altro ramo di questa famiglia
scorgiamo ne' (hichi di Saponara, qual
titolo ebbe concesso nel 1683 da re
Carlo li. un Vincenzo di Giovanni se-
condogenito di Domenico principe di
Trecastagne. Fu egli cavaliere di san
Giacomo della Spada, e maestro cor-
riere del Regno, uffizio pervenutogli
per la moglie Vincenza Zappada. Do-
menico figlio del precedente investito
nel 1692, fu governatore della nobile
compagnia de' ss. Apostoh di Messina
nel 1705, da cui ne venne un 2° Vin-
cenzo investito il 1704, che aggiunse
alla sua famiglia i principati di Ca-
stelbianco, e di Ucria, e trascelto vi-
desi consigliere aulico di Stato dello
imperatore Carlo VI, e principe del
S. R. Impero col trattamento di Al-
tezza principale. Per la di lui morte
ereditò la sorella Vittoria moglie di
Domenico Alliata principe di ViUa-
franca, a cui pervennero i sopradetti
titoli e stati. Un ramo secondario di
tal famiglia conservasi poi in Palermo,
rappresentato da Giovanni Di Giovanni
e Mira barone della Grazia di Valle-
bella per dritto ereditario, figlio del
fu Pietro cavaliere gerosolimitano ni-
pote di D. Vincenzo Di Giovanni dei
baroni del Parco Vecchio, autore di
varie poesie e pregevoli manoscritti.
Arma: d'azzurro, con una spiga di
200
oro trattenuta da due leoni affrontati
dello stesso, nodrita sovra una zolla
al naturale movente dalla punta. Co-
rona di principe. — Tav. XXXVIII. 19.
Giovo — Arma: diviso; nel ì° d'oro, con una
aquila spiegata di nero nascente dalla
punta; nel 2° d'azzurro, con un ferino
di cavallo d'oro. — Tav. XXXVIII. 20.
Girifalco — Questa famiglia d' origine spa-
gnuola ebbe chiaro principio dice Mu-
gnos, nel regno di Napoli, ove un'An-
nibale cavaliere e signore del castello
Girifalco in Calabria sotto re Manfredi
a' suoi servigi veniva spedito; per lo
che il detto castello ottenne. Gli suc-
cedette per manco di prole il fratello
Antonio il quale fa esiliato in Sicilia,
stanziando in Lentini e per servigi
resi a re Pietro e Federico, ne ottenne
le baronie del Comiso ed altri feudi.
Il di lui tìglio Alaimo ebbe inoltre la
castellania di detta città, e le baronie
di Passaneto, Mani, 0 Bulfusina, quali
perdette a causa di rivolte baronali
contro re Federico III. Altro Antonio
fu regio cameriere, ed un Tommaso
di lui figlio comecché letterato venne
dal detto re eletto c[ual suo primo
segretario, e quindi ricompensato della
baronia e terra della Limina. Dalla
regina Giovanna ottenne altresì il go-
verno di tutte le città componenti
la camera reginale 1463. Un Gio-
vanni di lui fratello fu abate di Roc-
cadia.
Arma : d' azzurro , con un uccello
girifalco d' oro, tenente con gli artigli
un ramo d'ulivo al naturale. Corona
di barone. Moito- Alta j^eto. — Tavo-
la XXXIX. 1.
Girolamo — Arma: d'oro, con una croce
di s. Andrea di nero. — Tav. XXXIX. 2.
Gismondi — Famigha nobile della contea
di Nizza, secondo la testimonianza del
Villabianca opuscoli , trapiantata in
Palermo per un Giovan Battista Gi-
smondi rettore dell'ospedale di s. Bar-
tolomeo 1677. Ne vennero Vincenzo
rettore come sopra 1705; Benedetto
maestro razionale del Real Patrimo-
nio; Pietro barone di Porta ferrata
1712. e senatore di Palermo 1713;
il di cui figlio Giovambattista fu inve-
stito nel 1736, ed ebbe il titolo di
marchese di Camporeale 1741; e fi-
nalmente Michele senatore di Paler-
mo 1768.
Arma: diviso; nel I" d'oro, con una
rosa di rosso fustata e fogliata di ver-
de; nel 2° d'argento, con un cuore di
rosso, ed una fascia d'azzurro, attra-
versante sul diviso. Corona di baro-
ne. — Tav. XXXIX. 3.
Gisillfo — Illustre ed antica famiglia longo-
barda incominciata in Sicilia secondo
riferisce il Villabianca, da Maurizio
ed Epifanio Gisulfo , che di parecchi
distinti personaggi si resero progeni-
tori, fra cui commendansi un Luigi,
ed un Alvaro morti gloriosamente nella
guerra del Pigno , uno col grado di
maestro di campo e l'altro con quello
di capitano di cavalleria. Un Agostino
fu presidente del tribunale del R. Pa-
trimonio, reggente del supremo Con-
siglio di Spagna 1570, non che vica-
rio generale del regno. Da lui un
Paolo , che 8Ì rese genitore di Pla-
cido, e questi di Giuseppe, primo duca
di Ossada 1668, capitano giustiziere
di Palermo, ed in fine vicario gene-
rale del regno per l'assenza del vi-
ceré marchese di Villafranca. Un Fran-
cesco di lui fratello, fu letterato, archi-
mandrita di Messina 1647, vescovo
di Cefalti 1650, e di Girgenti 1658,
in ultimo viceré e presidente del re-
gno col grado di capitangenerale 1656;
un 2" Giuseppe investito 1696. Si e-
stinse questa nobile famiglia con Giu-
seppe Saverio investito 1726. mini-
stro superiore della nobile compagnia
della Carità di Palermo 1725, e go-
vernatore del monte di Pietà 1734.
Arma secondo Mugnos : d' azzurro,
con tre fasce contro doppio merlate
d' oro, al capo d' argento, caricato da
una croce di rosso. Corona di duca.
— Tav. XXXIX. 4.
Giudice 0 (le! Giudice — Cotesta nobile fa-
miglia italiana avente sede in Milano,
Genova , Arezzo . Napoli ec. per noi
al dir di Mugnos é originaria napo-
litana; perocché un Giovannuzzo, fi-
gho di Andrea del Giudice, cavaliere
napolitano del seggio di Nilo, familiare
e cameriere del re Alfonso e della re-
gina Giovanna II, la trapiantò in Mes-
sina. Da lui un Antonio sotto lo stesso
re coir ufficio di maestro razionale del
tribunale del R. Patrimonio, di miles
e di tanti altri supremi carichi onorato;
fu primo barone del Sollazzo, e mori
nel 1440. Il di lui figlio Giovanni dal
201
medesimo re venne poi eletto maestro
della R. Zecca; un Giacomo, barone
del Solazzo, fu piti volte giudice della
corte straticotiale di Messina, essen-
dosi poscia nel 1552 fermato in Paler-
mo. Un Gianfrancesco , di lui figlio ,
fu senatore governando con molta lode.
Arma : inquartato d' azzurro, e di
rosso con una ( roce dentata d'argento
broccante sul tutto; al capo d'oro,
caricato da un' aquila bicipite corona-
ta, e spiegata di nero. Corona di ba-
rone.—Tav. XXXIX. 5.
Giudice di Genova — Noi scrivemmo nel pre-
cedente articolo, che la famiglia Giu-
dice vantava eziandio un ramo in Ge-
nova; ebbene da esso avemmo altra
provenienza in Palermo. Imperciocché
un Battista Giudice, figlio di Giorgio,
nobile genovese, congiunto per matri-
monio colla famiglia Usodemari 1528
passò in Palermo, dice Mugnos, in-
sieme con due figli Agostino e Mi-
chele, r ultimo de' quali fu quegli per
cui la linea ebbe qui a continuare.
Fiorirono in essa; Giambattista dot-
tore in legge ; Giuseppe sacerdote
dottissimo, professore di Ideile lettere
e poeta; Cesare ed Antonino dottori
in legge.
Arma : partito di rosso, e di azzurro,
con una banda d' argento , attraver-
sante sul partito ; al capo d' oro, ca-
ricato da un'aquila nascente coronata
di nero. — Tav. XXXIX. t.
Giuffrè — Famiglia oriunda spagnuola, e
propriamente di Valenza, come vuole
Mugnos; ivi chiara di nobiltà e di rie-
202
chezza, vantato avendo in oltre una
serie di uomini illustri , che possono
di leggieri ne" fasti consolari di E-
scolano, e nel libro del Consiglio di
Valenza 1360-73-76, riscontrarsi.
Un ramo, cioè un Alfonso sotto Car-
lo V con supremi carichi militari passò
in Milano; altro ramo cioè un Guido
egualmente passò in Pisa, dal quale
derivò quello di Sicilia; perocché un
Giovanni GiufFrè con molte ricchezze
si fermò in Palermo, ivi fondando la
sua famiglia.
Arma: d'azzurro, con due pali di
oro , ed una handa del primo attra-
versante sul tutto. — Tav. XXXIX. 8.
Giuliana — Va superba di alti principi! que-
sta nobile e distinta famiglia, al dir
di Mugnos ; poicchè trae ella origine
([bSM Anicia romana, benché in modo
alquanto lontano; opperò ella venne
tra noi di Spagna sotto Federico III
in Messina fermandosi. Fu ceppo di
essa un Baldassare Giuliana valoroso
nelle armi, per le quali molte grosse
rendite e stipendii venne acquistando.
1 di lui figli Girolamo ed Alfonso sotto
re Martino non furono al padre infe-
riori; ed il primo acquistò il feudo
di Pollicarini 1416. Molti altri gen-
tiluomini vanta questa filmigli a tra i
quali un Mariano Giuliana maestro
razionale del regno.
Arma : d' azzurro , con una Imnda
d'argento, caricata da un leone di rosso,
accompagnato da due rose dello stes-
so.—Tav. XXXIX. 9.
Giunta — Arma: trinciato, nel P di rosso.
con un giglio d'argento; nel 2° d'az-
zurro, con testa di cavallo d' oro, ri-
voltata movente dal lato destro, della
punta, ed una banda d' oro attraver-
sante sul trinciato. — Tav. XXXIX. io.
(ViUabianca).
Giurato — Dal Mugnos coli' appoggio del
Minutoli, rileviamo esser questa una
famiglia oriunda spagnuola, e propria-
mente di Andalusia, giusta un antico
manoscritto conservato in Ragusa, in
Sicilia portata da un Nicolò Jtirat sotto
Federico III ; il quale impiegatosi ai
servigi de' signori Chiaramontani fé
residenza in Catania ed in Modica.
Fiorirono in essa un Mariola Giurato,
nobile medicano, barone di Monte di
sacra ed altri feudi, per concessione
di Manfredo Chiaramente conte di Mo-
dica 1375; un Giacomo governatore
di quest' ultima città, maestro segreto
del regno 1437. e per ragion di dote
anche barone di SanfiUppo; un Ga-
spare piti volte senatore di Palermo
1628, capitandarme del regno e di
detta città, che acquistò per ragion
di successione la baronia di Serravalle.
In fine un diploma di Carlo V 1520
conferma l' antica nobiltà , di questa
famiglia, unendovi ulteriori preemi-
nenze. Un Blasco 1567 fu cavaliere
gerosolimitano.
Arma giusta Minutoli : di rosso, con
una sbarra d' oro. Corona di barone.
— Tav. XXXIX. ii.
Giusino — Famiglia ^g»02;gse portata in Si-
cilia al dir del ViUabianca per un Ber-
nardo Giusino, il quale fu Governa-
tore della Tavola 1640. Da lui un
Sebastiano Giusino il primo che sor-
tito avesse il titolo di duca di Belsi-
to, concessogli da re Filippo V nel
1701. Fu egli elogiato dal Mongitore,
essendo stato due volte vicario gene-
rale del regno 1690-91, maestro ra-
zionale del R. Patrimonio 1691, pre-
sidente del Concistoro 1693, e luogo-
tenente di maestro giustiziere 1703
in cui morì. Fiorirono dopo lui Ber-
nardo Giusino e Matranga suo figlio
ed erede, investito 1704, regio mae-
stro no taro della Crociata, e cover-
natore cinque volte del Monte di Pietà
di Palermo 1714; Sebastiano Giu-
sino e di Girolamo che nel 1741 fu
senatore di Palermo , avendo di già
rinunziato i suoi titoli in persona del
cugino altro Sebastiano Giusino e Ce-
leste, ramo del 2° letto del primo
duca suddetto, investito il 1729. Da lui
un Giuseppe ; e finalmente un Bene-
detto cavaliere gerosolimitano 1795,
ignoriamo il seguito. Intanto altro ra-
mo di questa famiglia esiste in Paler-
mo ne' Giusino marchesi di Manchisi,
baroni di Biggeni, Grottacalda, Con-
sorto e Casalgiordano, titoli loro per-
venuti jure ereditario dalla ricchissi-
ma casa Romeo.
Arma: di verde, con un leone d'oro,
rampante contro un albero di pino al
naturale nodrito in piano erl)oso, sor-
montato da una cometa d'oro onde»-
giante in palo, posta nel cantone de-
stro dello scudo. Corona di duca. —
Tav. XXXIX. M.
203
Giusliniano — Famiglia messinese, oriunda
di (}enova. giusta il Minutoli, che la
vuole estinta, ^^antò ella un Pietro
Giustiniano di Venezia, priore di Mes-
sina, generale delle Galere, luogote-
nente del gran maestro fra Pietro del
Monte nella fabbrica della città di Val-
letta (Malta), e generale delle truppe
dell'ordine Gerosolimitano nel 1571.
Arma : campo rosso, con un castello
d' argento, sormontato da tre torri
merlate di tre pezzi; al capo d' oro ca-
ricato da un' aquila nascente di nero.
— Tav. XXXIX. i3.
Godaz — Arma: d'azzurro, con un bue re-
ciso e rivoltato d'oro. — Tav. XXXIX.14.
(Villabianca).
Goniez — Arma : d' argento, con tre fasce
d'azzurro. — Tay. XXXIX. 15. (Villa-
bianca).
Goto 0 Gotto — Dal Mugnos coli' appoggio
del Minutoli, inleviamo esser questa
una famiglia originaria degli antichi
Goti pervenuti in Sicilia. Chechè ne
sia un Ferdinando Goto gentiluomo
catalano cameriere di re Federico III
favorito dalla regina Maria, fu castel-
lano di Francavilla 1370, confirmato
poi da re Martino nel 1394. Lo stesso
carico suo figlio Girolamo si ebbe.
La famiglia continuò in Messina, ove
visse ricca, ed onorata de' supremi
carichi. Commendansi in oltre; un Ni-
colò, barone della Mendolia, senatore
di Messina 1475; un Antonio, bainone
altresì della Foresta 1488 e cavaliere
di s. Giacomo della Spada; altro Ni-
colò cavaliere dello Speron d'oro e
204
senatore di Messina; un 2° Antonio
barone della Mendolia e Foresta, se-
natore di detta città 1524; un Filip-
po barone come sopra, senatore 1591,
ed uno de' fondatori dell' ordine della
Stella 1595; un 3° Antonio barone,
senatore e cavaliere della Stella 1608;
in fine i cavalieri gerosolimitani fra
Antonio, fra Giacomo 1547, fra Fe-
derico 1612, fra Raffaele cavaliere e
principe della Stella 1612, fra Stefano
1616, fra Giambattista 1631, fra Giu-
seppe 1640, e fra Antonino cavaliere
e principe della Stella 1641.
Arma: diviso; nel 1° d'oro; nel
2° di rosso, con tre bande del primo.
Corona di barone. — Tav. XXXIX. i6.
Graffco o Grileo — Famiglia nobilissima e
come dice il Minutoli, concordemente
ad altri storici, trae sua origine da-
gl' imperatori greci, vissuto avendo in
Palermo con grande splendore , anno-
verandosi come la più antica famiglia
siciliana perchè trovata nobile dal conte
Ruggiero, e posseditrice della terra di
Partanna. E per tacere d'una remota
antichità, ci piace col Mugnos fermarci
ad un Leone Foca 970, figlio di Bar-
dafoca II, il quale dato l'ultimo crollo
a' Bulgari, e vinto in battaglia il loro
signore e capitano Grifeo , ne prese
il nome e l' arme. Fu per questo ch'ai
ottenne dal greco imperatore l'isola
di Candia, e numerosi castelli. Da lui
un Euripione Graffeo , che con una
squadra di candiotti venne militando
in Sicilia, unitamente a Maniaco ge-
nerale dell' armata greca contro i Sa-
raceni, facendone orrilnl scempio. Fio-
rirono : Giovanni Grifeo, valoroso in
armi, e straticoto di Messina 1092;
Ugone, commilitone di re Ruggiero e
pure straticoto in Messina 1130; Gio-
vanni 2° primo l)arone di Partanna
1137; Nicolò almirante del regno;
Ulla fondatrice della badia di s. Ba-
silio in detta città; Goffredo a' servigi
deirimp. Federico li 1243; Gugliel-
mo Giovanni vescovo di Lipari, e poi
di Patti 1338; Giovanni 4° governa-
tore di Sutera 1343; Benvenuto in-
vestito altresì del casale di s. Mar-
gherita, e per avere soggiogato i ri-
belli di Catalogna e di Sardegna rimu-
nerato da re Federico III del viscon-
tado di Galtellin; Onofrio, onorato da
re Martino del titolo di cavaliere vitto-
rioso 1411; Benvenuto 2° carissimo ai
re Alfonso e Ferdinando di Castiglia
pel suo valore e fedeltà 1441; Baldas-
sare valoroso generale nelle guerre
di Granata e Portogallo a' servigi di
Ferdinando il cattolico 1493; altro
Guglielmo primo principe di Partanna
per concessione di re Filippo IV 1628;
Mariano 3° primo duca di Ciminna per
prilegio di re Filippo IV 1647, pre-
tore di Palermo, e maestro di campo
della mihzia del regno; Domenico, che
unì a' suoi stati la ducea di Gualte-
ronia, Tripi e Protonotarato per la
moglie Ehsabetta Marino 1655; Be-
nedetto, che con 100 soldati suoi vas-
salli servi nella guerra di Messina, ed
ottenne il mero e misto impero 1682;
Girolamo investito 1692, deputato del
205
regno, capitano giustiziere e pretore
(li PaloriiK) 17:33. non clic consigliere
aulico intimo di stato tlell' imperatore
Carlo VI; altro Benedetto investito
1750 essendo stato capitano giustiziere
nel 1749, e cavaliere gerosolimitano;
altro Girolamo investito 1762 capi-
tano giustiziere. [)retore, gentiluomo
di camera, cavaliere del s. Gennaro,
e dell' ordine gerosolimitano ; Bene-
detto 3" consigliere di stato , genti-
luomo di camera e cavaliere come
sopra, sposò una Lucia Migliaccio,
duchessa di Floridia, che per la morte
del marito passò in seconde nozze col
re Ferdinando III 1814; Mncenzo gen-
tiluomo di camera, consigliere di sta-
to, ministro plenipotenziario . inviato
straordinario ed amhasciatore del re
delle Due Sicilie presso le corti stra-
niere, cavaliere gran croce degh or-
dini Costantiniano, del s. Gennaro, del
s. Ferdinando, commendatore dell'or-
dine Gerosolimitano, cavaliere di nu-
mero degli ordini di Carlo III e del
Toson d'Oro di Spagna; sposò Agata
Gravina, nata principessa di Pala-
gonia, Grande di Spagna ereditaria
di prima classe, dama della real cor-
te , decorata dell' ordine di Maria
Luisa di Spagna; Benedetto 4° gen-
tiluomo di camera di re Ferdinando II;
in fine Vincenzo Grifeo e Statella,
attuale principe dì Partanna. duca di
Ciminna e di Floridia , A^isconte di
Galtellin ecc. Nella linea laterale poi
troviamo commende voli i di lui zii
Salvatore Grifeo e Gravina, principe
di Palagonia e marchese di Antella,
maggiord(jm() (U settimana de' re Fer-
diuandu II e Francesco II, già inviato
straordinario e ministro plenipotenzia-
rio presso la r. corte di Baviera, ca-
valiere dell' ordine Costantiniano, uf-
ficiale della Legion d'Onore, commen-
datore del s. Ludovico di Parma e del
Carlo III (h numero di Spagna, gran
croce del s. Michele di Baviera, ed
ahbate titolare della s. Annunziata di
Ciminna, e del s. Michele di Fogliarino
in Piedimonte; Ferdinando Grifeo, capo
squadrone del reggimento Lancieri Ar-
ciduca Carlo neir armata austriaca ;
e Francesco Grifeo duca di Valverde,
gentiluomo di corte di S. A. R. la prin-
cipessa di Piemonte , cavaliere degli
ordini dei ss. Maurizio e Lazzaro , e
della Corona d' Italia. Un ramo di
questa famiglia ci presenta il Villa-
bianca ne' marchesi di Regiovanni
e principi dì Ganci, quai titoli ebbe
concessi Francesco Graffeo da re Fi-
lippo IV 1629, ramo oggi estinto nella
nobilissima casa Valguarnera. per il
matrimonio di Antonia Gratfeo e Gri-
maldi con Francesco Valguarnera prin-
cipe di Valguarnera. Infine notiamo
altri due rami esistenti in Napoli de-
rivati da Benedetto 3° principe di
Partanna, rappresentati da Benedetto
Grifeo Reggio e Requesens principe
della Catena, e dal conte Benedetto
Grifeo e Moncada.
Arma giusta il Minutoli: campo di
26
200
oro, con tre sbarre i d'nzzurro, abbas-
sate sotto una riga dello stesso, sor-
montata da un grifo di nero passante
con la branca destra erta combattente.
Mantello di velluto scarlatto. Corona
di principe. Motto: Noli me tangere —
Tav. XL. a
Grassollino — Antica e nobile famiglia j??-
sana al dir di !Mugnos, che rileva dal
Tajoli Cronaca di Pisa. Fu portata
in Sicilia da Ruggiero Grassollino no-
Co
bile pisano sotto il reggimento di
Ferdinando il Cattolico stabilendo sua
dimora in Mazzara.
Arma: campo d'oro, con un'aquila
coronata spiegata di nero, accompa-
gnata in punta da un' àncora dello
stesso posta in fascia. — Tav.XXXIX.it.
Grasso — Stando al Mugnos nobile fami-
glia originaria di Pisa . in Catania
fondata da un Nicolò Grasso col ca-
rico di percettore de' regi donativi
sotto re Manfredi. Mano mano ella
in vario modo si estese in altre città
e terre del regno, come a dire in Mes-
sina, Lentini. Siracusa, Polizzi, Noto
e Palermo. Quivi, al dire del Pisa-
nelli, venne portata da Ubaldo Grasso
gentiluomo pisano; ma tutt' altra tra-
dizione afferma che nell' altre città la
diramazione provenisse da un Pietro
Grasso, che la storia porta come ni-
pote di quel celebre Pietro Grasso
che con Tommaso Buonafede nel 1200
acchetò le intestine guerre di Pisa.
Sono commendevoli in Messina un
1) La famiglia Grifeo ha usato scambievolmente le tre sbar-
re e le tre bande: ma noi abbiamo creduto attenerci alle
Francesco Grasso straticoto 1456 . ed
un Antonio giudice straticotiale 1501;
in Siracusa un Andreolo barone dei
feudi Carrancino e Belvedere ; in Po-
lizzi un Giuliano giurato 1440, e Pie-
tro 1452; ed in Noto il dottor An-
drea più volte giudice 1542.
Arma: d'azzurro, con l'aquila bici-
pite coronata d' argento ; sebbene al-
tri di questa famiglia usato avesse:
diviso d' oro e di rosso , ed una banda
d' argento caricata da tre aquilette di
nero l' una sopra l' altra, attraversante
sul tutto. Corona di barone. — Ta-
vola XL. L
Gravina — Famiglia della stirpe sovrana
de' principi normanni, incominciata in
Italia da Silvano signore di Gravina
castello e terra nella provincia di Bari
di cui prese il nome. Era egli figlio
di Crispino signore d'Arnes disceso da
Rollone o Roberto primo duca di Nor-
mandia come riferisce il Mugnos sal-
r autorità di Giovanni Tillio ed Eli-
mando antico istorico in un suo libro
intitolato de Nortmandonim stcccessìo-
nibus, e conferma re Martino con suo
diploma dato in Catania il 20 novem-
bre 1405. a favore di Giacomo Gra-
vina progenitore de' Gravina di Si-
cilia. Tralasciamo di riferire le varie
glorie in Napoli di questa nobilissima
fami"ha bastandoci citare di volo : un
Giovanni primo conte di Gravina eletto
da re Ruggiero 1129, casandosi con
Guidomara figlia di Dragone normanno
sbarre, perchè più in uso della famiglia e perchè corroborati
dal Minutoli.
conte di Puglia; un Crispino rimirante
della squadra del re Ruggiero; un
Gilberto vescovo ili Gaeta; un Ales-
sandro conte Gravina comandante in
Palestina 1' esercito dell' imperatore
Emanuele Comneno, come dal Cinna-
mi Histoì'ia ec; altro Crispino signore
di Bitonto mentissimo l)arone sotto il
re Guglielmo il Buono; altro Gilberto
viceré del regno 1 1G7 ; altro Giovanni
gran cancelliere del regno 1231 ; un
Riccardo protonotaro del regno 1236;
un 3^^ Giacomo consigliere di re Carlo I
ed altri sino ad Alda, figlia di Ramon-
delio ultimo conte di Gravina sposata
a Francesco Orsini prefetto di Roma.
Fu incominciata in Sicilia da Giacomo !
Gravina figlio di Carlo castellano di
Bitonto. Detto Giacomo fu consigliere [
e segretario supremo di re IMartino,
e come suo consanguineo e discendente
della casa sovrana normanna il privile-
gio ottenne per se e suoi di seppellirsi
nella regia cappella di Catania, ove
seppellivansi i sovrani aragonesi. Per-
lochè nella cappella del Divinissimo leg-
gesi: Gravinensiòus regum consangui-
neis privilegio concessum. Da questo
Giacomo, che fu barone di Palagonia
e di' Belmonte , ne venne la discen-
denza de' Gravina di Sicilia eredi e
rappresentanti l'illustre casa Gruyllas
divisi in vari rami : F i Gravina prin-
cipi di Palagonia e marchesi di Fran-
cofonte, Grandi di Spagna ereditarli
di prima classe. In tal ramo fiorirono :
Girolamo Gravina cavaliere geroso-
limitano e gran priore di Lombardia;
207
Girolamo Gravnia Cruyllas barone di
Palagonia , 1" m.irchcse di Franco-
fonte 1565, e che tra le altre cariche
tenne il posto di vicario generale del
regno 1573; Ferdinando vicario come
sopra e pretore di Palermo 1597; Ludo-
vico primo principe di Palagonia 1629;
Francesco per vari titoli illustre, per-
locchè fu princi)io di Palagonia, ca-
valiere del Toson d' Oro. gentiluomo
di camera di re Vittorio Amedeo, due
volte pretore , primo presidente del
Supremo Consiglio di Sicilia, Grande di
Spagna ereditario di P classe, ed uno
de' fondatori del Collegio de' Nobili,
e dell' Albergo de' Poveri di Paler-
mo 1733; altro Ignazio capitano giu-
stiziere, pretore di Palermo, maggior-
domo maggiore della regina Amalia,
gentiluomo di camera di re Carlo III,
e cavaliere del s. Gennaro ; France-
sco Paolo, gentiluomo di camera di
re Ferdinando II, e cavaliere del San
Gennaro , distinto filantropo avendo
lasciato la sua immensa fortuna ai
poveri di Palermo : ramo estinto in
casa Grifeo. 2° I Gravina duchi di s. Mi-
chele e principi di INIontevago, deri-
vati da Sancio Gravina figlio di Gi-
rolamo marchese di Francofonte, nel
cui ramo si distinsero: Giovanni ba-
rone di s. Michele e primo duca di
questo stato 1625; Giovanni 2° principe
di Montevago e marchese di s. Eli-
sabetta per la moglie Girolama Sci-
rotta, capitano di cavalleria e Grande
di Spagna ereditario di V classe 1721;
Saverio brigadiere de' reali eserciti;
203
Michele capitano di galera e cavaliere
gerosolimitano; (Tiovanni vescovo di
Patti; Pietro, cardinale arcivescovo
di Palermo cavaliere del s. Gennaro
e di altri ordini insignito, vicario ge-
nerale del regno 1820; Berengario
cappellano maggiore, cavaliere del San
Gennaro e gran croce di vari ordi-
ni ; ed in ultimo Federico grande am-
miraglio della flotta spagnuola. morto
di ferite in seguito alla memoranda
battaglia di Trafalgar : ramo rappre-
sentato da Gaetano Gravina marchese
di Elisabetta dimorante in Caltagiro-
ne. 3° I Gravina principi di Comitini
e di Altomonte. derivati da Emanuele
fiolio di Sancio barone di s. Michele.
Commendansi: Michele Gravina barone
di Scordia Soprana e primo principe
di Comitini per privilegio di re Car-
lo II 1673; altro Emanuele investito
1691; altro Michele barone di Ramio-
ne; Ferdinando investito 1707; Michele
3° investito 1721. capitano giustiziere
1750. pretore di Palermo 1764. depu-
tato del regno e governatore dei Bian-
chi 1766 ; Salvatore investito 1792 ;
Giuseppe che per la morte del pre-
cedente di lui fratello divenne erede
de' titoli di sua famiglia, e rifulse tre
volte pretore della città di Palermo
dal 1822-27. gentiluomo di camera,
cavaliere del s. Gennaro, commenda-
tore dell'ordine della Corona di Ferro
d'Austria, e cavaliere gerosolimitano:
ramo rappresentato dall' illustre Mi-
chele Gravina e Requesens principe
di Comitini, gentiluomo di camera, già
ministro segretario di stato di re Fer-
dinando li, cavaliere del s. Gennaro,
gran croce degli ordini del Francesco I
di Napoli, de' ss. Maurizio e Lazzaro,
della Legion d'Onore di Francia, del-
l'Aquila Bianca di Russia, dell'Aquila
Rossa di Prussia, del Leopoldo d'Au-
stria, del Carlo 111 di Spagna, del Leo-
poldo del Belgio, del Danebrog di' Da-
nimarca, della Stella Polare di Svezia,
della Corona di Quercia d' Olanda, ed
erede de' titoli della nobile casa Mas-
sa, principi di Castelforte . duchi di
Castel di Jaci ecc.; il di cui unico ti-
glio principe Giuseppe Gravina e Ruf-
fo è gran croce degl' ordini Costanti-
niano e s. Gregorio Magno, grande uf-
fiziale dell'ordine del Merito di Tosca-
na, commendatore gerosolimitano, gen-
tiluomo di camera, essendo stato inca-
ricato d' atfari del governo napolitano
presso la Santa Sede. È degno in que-
sto ramo di speciale menzione, D. Do-
menico Benedetto Gravina abate cas-
sinese. insigne autore deW Illustrazione
del Duomo di Monreale. 4° I Gravina
principi di Rammacca, discendenti di
Ottavio figlio di Sancio barone di San
Michele. Commendansi: Sancio primo
principe di Rammacca per privilegio
di re Carlo II 1688; altro Ottavio
investito 1664, deputato del regno;
Bernardo investito 1732, gentiluomo
di camera, capitano giustiziere di Pa-
lermo 1735; Giuseppe dottissimo ge-
suita, autore di opere molto rilevan-
ti ; Ferdinando auditore generale di
guerra 1766: ramo rappresentato da
Ottavio Gravina e Lanza principe di
Rammacca, il di cui primogenito Fran-
cesco porta il titolo di principe di
s. Flavia. 5° I Gravina principi di
Gravina, derivati da Girolamo primo
marchese di Francofonte, qual titolo
ottenne Girolamo Gravina 1644. Fu
egli tre volte pretore di Palermo
1659. la di cui unica figlia ed erede
Marianna sposò il principe Giuseppe
Valguarnera. 6° I Gravina principi
di Val di Savoja e baroni di Armig-
li, di cui Carlo Gravina e Valle fu
primo principe nel 1792 : ramo esi-
stente in Catania. 7" I Gravina ducili
di Cruyllas, qual titolo ottenne un Gi-
rolamo Gravina Cruyllas, per conces-
sione di re Cai^o II 1' anno 1695:
ramo estinto in casa Airoldi. Faccia-
mo rilevare infine che tutti i sovrani
di Sicilia hanno onorato del tratta-
mento di loro consanguinei i membri
di (piesta grande famiglia, alla quale
re Alfonso concesse d'inquartare l'ar-
me re2;ia di Aragona.
Arma: diviso; nel 1° d'azzurro, con
due bande d' oro , sinistrate da una
stella d' argento di dieci raggi; nel 2°
d' azzurro con la banda scaccheggiata
d' argento e di rosso di due file ; lo
scudo cimato da un uccello Gaipa di
bianco. Motto: Sj^ero. Corona di prin-
cipe. Lochè si osserva nella cappella
regia de' principi aragonesi nella, cat-
tedrale chiesa di s. Agata in Catania.
— Tav. XXXIX. 6.
Greco — Famiglia palermitana, di cui il
Villabianca ci presenta un Giuseppe
209
Greco marchese di Valdina investito
1752, governatore del Monte 1767;
ed un Ignazio di lui figlio investito 1796,
Armn : d' azzurro, con la cometa di
argento, accompagnata da tre conchi-
glie dello stesso, ordinate due al capo,
ed una in punta. Corona (U marche-
se. — V. Tav. Appendice.
Grcgni — Nobile famiglia di TeiTanova
portante per ceppo giusta il Minutoli
un Mazzeo Gregni cavaliere regio
1408. Ivi una serie di altri gentiluo-
• mini . che sarebbe superfluo qui ri-
portare; però sono commendevoli un
fra Francesco cavaliere gerosohmita-
no. ed un Mazzeo capitano giustiziere
di Caltaajirone.
Arma : d' azzurro, con un grifo di
oro rampante, tenente con la zampa
destra un ftiscio di spiche dello stes-
so. — Tav. XL. 2.
Gregorio 0 De Gregorio — Da tutti gli autori
nobiharì sicoli concordi e specialmente .
dall' Inveges rileviamo che non po-
tendo tener conto di sua provenienza
da Francia e quindi di molte sue di-
ramazioni in Italia, bisogna rispetto a
noi limitarci a quella di Costantino-
poh, da dove in Messina secondo il
Lascaris pervenne. Nel 1316 è no-
tevole un Gregorio de Gregorio giu-
dice di detta città, poi giudice di G.
Corte . avendo avuto in feudimi per
se et suos conceduto il peso della sta-
terà; un Mario Gregorio distinto giu-
rato I35I; unPerrone portulano 1357;
un Orlando ebbe il carico di castel-
lano di Matagrifone 1364. Epperò da
210
Gregorio giudice emanarono 7 genera-
zioni, ove oltre a' precedenti trovia-
mo un Tommaso niiles investito dei
censi demaniali in feudum per ragion
di dote della moglie 1416, un dottor
Giovanni giudice 1484, un Pietro an-
che giudice 1504, maestro notaro della
corte straticotiale 1507. protonotaro
del regno e vicario generale di Sici-
lia 1512, uomo ricchissimo, avendogli
r imperatore Carlo V confirmato la
baronia ed i feudi di Pietro d' Amico
1526 , come ancora a' suoi eredi le
segrezie di Patti e Castroreale 1534.
Costui coll'occasione del trasferimento
della detta R. G. Corte in Palermo
fermò sua stanza in questa città, ove
il di lui figlio Giampietro ingrandì il
casato; fu egli capitandarme a guerra
pel regno e vicario generale del vi-
ceré De Vega 1550, maestro portu-
lano del regno 1554, tesoriere del re-
gno 1556 , e protonotaro del regno
sostituto 1574. Da lui un Carlo, e da
costui un Pietro di Gregorio e Bugilo
barone di Tremisteri e primo duca di
questo stato per concessione di Filip-
po IV 1647^ fu egli cavaliere di San
Giacomo della Spada, reggente in ]Ma-
drid il Supremo Consiglio d'Italia, e
presidente luogotenente di Maestro
Giustiziere in Sicilia, la di cui unica
figlia Antonia sposò un Francesco Riz-
zari da Catania barone di s. Paolo.
Questa famiglia formò varie rami: 1°
i marchesi di Poggiogregorio , es-
sendo stato primo ad investirsi di tal
titolo 1663 un Carlo Gregorio go-
vernatore della nobile Compagnia dei
ss. Apostoli di Messina 1634-60, e
senatore di detta città 1671; quali ca-
riche occuparono in seguito i suoi di-
scendenti. 2° I marchesi di Valle
Santoro e di Squillaci in Calabria, es-
sendo stato il primo ad investirsi di
questi titoli Leopoldo de Gregorio pa-
trizio messinese, cavaliere del s. Gen-
naro, e dell' Aquila Bianca di Polo-
nia, tenente generale ed ambasciatore
presso la serenissima Repubblica di
Venezia , padre degl' illustri France-
sco marchese Trentino e principe di
s. Elia, gentiluomo di camera, e cava-
liere di s. Giacomo ; Giuseppe mar-
chese Gregorio cavaliere di s. Gia-
como, capitan generale e governatore
di Barcellona, dell' Estremadura. e
dell' Andalusia ; Giovanni cardinal di
Santa Chiesa , ed archimandrita in
Messina; e Girolamo l)rigadiere dello
esercito , governatore della Piazza
di Siracusa. 3° I marchesi de Gre-
gorio del S. R. I. residenti in Paler-
mo, ne' quali commendansi: un Gio-
vanni senatore di Palermo 1750; ed
un Camillo investito del titolo di mar-
chese del Parco Reale 1765, maestro
razionale di Cappa e Spada del Tri-
bunale del R. Patrimonio, e cavaliere
dell' ordine gerosolimitano.
Arma concordemente aoli autori:
partito, innestato, merlato d'argento,
e di nero di sei pezzi. Corona di mar-
chese.— Tav. XL. 3.
Grifo — Arma: d'argento, col grifo di ros-
so, rampante contro un albero di verde.
addestrato da una stella d' azzurro di
otto raggi. — Tav. XL. 4. (Villabian-
ca).
Grigliano — Antica e nobile famiglia, come
riferiscono Mugnos ed il Minutoli, fio-
rente in Marsala e Trapani, nelle quali
città occupò cariche distintissime. Il
primo ceppo che si conosca fu un Ste-
fano Grignano gentiluomo di Marsala
sec. XIV. Fiorirono : un Vincenzo ca-
stellano di Marsala 1493; un Giannan-
drea e Vincenzo che nel 1501 acqui-
starono il feudo di Scannacanni o Cur-
seino, di cui tutta la loro posterità
ebbe debitamente ad investirsi. j
Arma giusta Minutoli : di rosso, di-
viso d'argento. — Tav. XL. s.
Grillo — Sappiamo dal Mugnos e dal Mi-
nutoli esser questa una nobile ed an-
tica famiglia di Genova, della cui re-
pubblica un Amico Grillo fu noi 1157
console e governatore. Inih un Rom-
bello Grillo militando sotto V impera-
tore Federico li si fermò in Palermo,
ove suo figlio Simone fu capitano della
guardia de' porti di detta città 1235.
Commendansi: Tommaso baglio 1280;
altro Simone giudice 1282; altro Tom-
maso castellano di Siracusa 1335 non
che della Torre della punta del Sal-
vatore di Messina 1347; un Nicolò
valente dottore e maestro razionale
della reginal camera 1428; ed un
Giovanni che acquistò la baronia di
Mariella 1541.
Arma concordemente a' citati scrit-
tori : d' azzurro, con la scala a pioli
d' oro posta in banda , accompagnata
211
da un grillo saliente di rosso. Corona
di barone. — Tav. XL. 7.
Grimaldi — Celebre illustre famigha di Ge-
nova, una delle quattro principali della
repubblica, siccome quella che trovasi
sparsa in Italia, Francia e Spagna,
divisa essendo in vari rami, cioè nei
principi sovrani di Monaco ceppo della
casa, ne' principi di Geracs e di Sa-
lerno, ne' duchi d' Evoli, ne' marchesi
d'Antibo, Castronovo e della Pietra,
ne' conti di Tognetto , ne' Grimaldi
di Bologna, Carignano, Cuneo, Cala-
bria e Sicilia; poi ne' conti di Du Bech
Crispin. ne' marchesi De la Bosse,
ne' conti di Dangu Boari Vardes, di
Guttieres, Maranz, de Beuille ecc. Ella
trae origine da Grimoaldo conte di
Fiandra, fratello di Carlo Martello, e
vanta nella storia altissimi personag-
gi, come a dire un Raimondo Grimaldi
ammiraglio di Francia sotto Filippo
il Bello, che battè e disperse nel 1304
la flotta del conte Guy di Fiandra nelle
coste della Zelanda facendolo suo pri-
gioniero; un Antonio ammiragho di
Genova, prode contro i Catalani 1333,
e sventurato nella l)attaglia della Loi-
ra; un Giovanni pure ammiraglio vit-
torioso sul Pò contro l'altro veneto
Nicolò Trevisano 1431; un Domenico
cardinale ed arcivescovo di Avignone
intrepido nella Ijattaglia di Lepanto
1571, ed altri che per brevità trala-
sciamo. Tornando a' principi sovrani
di Monaco, dagli autori concordemente
rileviamo aver essi tale stato posse-
duto sin dal 988, producendo una
212
serie di 31 sovrani illustri sino all'at-
tuale principe D. Carlo Onorato Gri-
maldi, istitutore dell' ordine equestre
di s. Carlo 1858, principe intelligente,
valoroso, benefico e progressista, che
stabili lega con la Francia, stringendo
relazioni con tutto le potenze d' Eu-
ropa: e di America. Primo a portare
questa famiglia in Sicilia fu un En-
rico Grimaldi, figlio di Carlo signore
di Mentone, essendo costui secondo-
genito di Carlo il grande principe
sovrano di Monaco, come dal Vena-
sque 1, Moreri, Chiusole, Mugnos, In-
veges, Minutoli, Villabianca e dal Me-
thiviere. Fu desso Enrico che ciam-
bellano e consigliere di re Martino
ottenne in compenso di suoi servigi
le baronie di Sittibillini e Pollicarini
1396, non che tutte le terre confiscate
a' nobili ribelli di Castrogiovanni. Nel
1397 ebbe del pari donata la baronia
ed il castello della Bozzetta, la castel-
lania ed il regio castello di Castro-
giovanni, di cui fu fitto governatore,
come dal privilegio in r. Cancelleria
f. 20 1397; ed in oltre insignito del
cinoolo militare ; fu il primo a sta-
l)ilirsi in detta città, rendendosi ge-
nitore di Simone, Pietro e Pino, il
primo barone di Risicalla e Carran-
ciara, non che ceppo de' principi
di s. Caterina, nel quale ramo fiori-
rono: un Enrico Grimaldi barone di
Risicalla e di Geracello per ragion di
1) e. Veiiasque scrisse di questa famiglia con latina locu-
zione un'opera storica, genealogica, ailorna di bellissime inci-
sioni in rame, stampata in Parigi 1617.
matrimonio con una Buonaccol'^a di
Piazza; un Bernardo barone di Risi-
calla 1481; un Simenes, ceppo dei
baroni di Gallizzi, Caropepe e Favara;
un Giorgio, capitan generale del prin-
cipe di Monaco, indi a' servigi di Car-
lo V imperatore, da cui in compenso
ottenne cinquanta ducati d'oro all'anno
su' proventi di Sicilia 1535 (veti. R.
Cancelleria f. 549); un Pierandrea, l)a-
rone di s. Caterina; un 2° Pierandrea
primo principe di s. Caterina per con-
cessione di re Filippo II 1625, che
l'onorò del trattamento di suo con-
sanguineo, concedendogli altresì facoltà
di titolarsi principe del castello di Gri-
mal(U, che si proponeva di fabljricare
nel feudo di Monaco di sua proprietà;
linea primogenita estinta nel 1802
in Emilia Grimaldi, moglie di Diego
Giardina marchese di s. Ninfa, i di
cui titoli per la morte de' tre tìgli di-
chiarati interdetti per imbecillità pas-
sarono di dritto alla linea collaterale
rappresentata da' Grimaldi baroni di
Geracello, oggi in persona deirillustre
. D. Giuseppe M.^ Grimaldi e Gravina
riconosciuto del cennato titolo nel 1853
e 60 per legittima successione de' suoi
maggiori, ed iscritto nel gran registro
della Consulta Araldica del Regno 1 87 1 ,
personaggio a dir vero adorno di grandi
meriti, e culto amatore dell' araldica e
delle patrie antichità. Il secondoge-
nito di Enrico, cioè Pietro fu barone
della Bozzetta 1416; Unea estinta ne'
principi di Valguarnera pel matrimo-
nio di Caterina, unica figlia di Giù-
seppe Grimaldi liarone della Bozzetta, ;
continuando la discendenza maschile
collatevale di esso Pietro ne' baroni
di A'oltamonaca, oggi marchesi di Ter-
resena. Il terzogenito di detto Enrico
cioè Pino, fu ceppo dei Tiaroni di Sit-
tibillini. linea eziandio estinta 1600
nella famiglia Trigona, marchesi di
Floresta, continuando la linea colla-
terale rappresentata da Enrico Gri-
maldi-Longi di Castrogiovanni. Il se-
condo finalmente a passare in Siciha
fu nel 1554 un Agostino Grimaldi,
fìolio di Francesco della linea de' Gri-
maldi detti Cavalleroni di Genova; ba-
rone di s. Giovanni, abitante in Sira-
cusa e poi in jNIodica, ove stabili sua
famiglia, arricchita delle baronie di
Sirumi, Serravalle. Niscima, del Bo-
sco, Calamezano. Piombo, Boncamero
e Deha. Ebbe de' cavalieri di Montesa
e di Malta ; ed un Carlo Grimaldi e
Rosso fu decorato del titolo di prin-
cipe Grimaldi da re Carlo II 1692.
In seguito la famiglia si trapiantò in
Mineo, da dove ditEnitivamente fermò
sua stanza in Catania, rappresentata
dal principe Francesco Grimaldi e Co-
lonna barone di Serravalle fratello ul-
trogenito del principe Giovanni Gri-
maldi o-entiluomo di camera di re Fer-
dinando II, ciambellano del gran duca
di Toscana, cavaliere gerosolimitano,
morto senza lasciar figh, rimasta essen-
do in Modica la linea secondaria ne'
baroni di Calamezano. Chiudiamo col
Mmutoli dando uno sguardo a' cava-
lieri o-erosolirnitani di tutti i Grimaldi
213
di Sicilia, quali furono: fra Nicolò; Pie-
tro-Paolo di Castrogiovanni 1589;
Girolamo di detta città, bah di san
Giovanni del Prato di Cremona, di
jus patronato de' principi sovrani di
Monaco 1611; Agostino di Modica ,
morto nel combattimento di Retino in
Candia 1615 ; Francesco di Palermo
1676; Giangioacbino di Castrogiovanni
1695; e Giuseppe Maria di detta cit-
tà 1808.
Porta generalmente la famiglia Gri-
maldi uno scudo fusaio d'argento e
di rosso, con ornamenti diversi. Ma
quelli di Siciha levano concordemente
agli autori: scudo inquartato; nel 1°
e 4", d'oro, con l'aquila spiegata e
coronata di nero; nel 2° e 3", fusaio
d'argento e di rosso; sopra il tutto:
d'azzurro, a tre gigli d'oro posti 2, 1,
eh' è r arme di Francia K Corona di
principe. Lo scudo accollato all'aquila
bicipite al volo abbassato di nero, lin-
guata ed armata di rosso, coronata al-
l' imperiale , afferrante un nastro col
motto: Beo Juvante. — Tav.XLI. a.
Gl'iniaili — Arma: d' oro, con tre pah d'az-
■/xwYO. — Tav. XL. s. (Villabianca).
Grippui'i — Nobile famiglia messinese, al dir
del Minutoli, che dà per estinta.
Arma: d'argento, diviso di rosso con
mezza croce d' oro movente dal fianco
destro dello scudo. — Tav. XL 9.
groppo — Arma: diviso; nel P d'azzurro,
con un uccello d'argento passante;
1.) Lo scudetto coi gigli di Francia e l'aquila imperiale
sono portati dai Grimaldi principi di s. Caterina e dai baroni
di Geracello. )•. Mi'gnos, Mmutoli.
27
214
nel 2° di rosso, con tre pali d'oro. —
Tav. XL. io. (Villabianca).
(ìrilffno — Giusta il Mui^nos famis-lia caia-
lana, passata in Sicilia a' servigi mi-
litari di re Federico II per un Perez
de Grugno. Vanta molti distinti per-
sonaggi, come un Beringario che qual
bravo giurisperito del suo tempo da re
Martino più volte fu eletto giudice di
Taormina; un Nicolò capitano della
città di Patti 1435 ; un Andrea miles
di re Alfonso col carico di capitand'ar-
me della detta città; un Giovanni giu-
rato in Licata 1472; un Pietro regio
falconiere; un Francesco capitano di
Caltagirone 1478 ; un Pietro capitano
di Licata 1478 ; un Manfredo segreto
di Taormina; un Sanchez capitano di
Caltagirone e regio falconiere dell'i-
sola di Malta; un Francesco posses-
sore del territorio di Pietralon2:a 1506;
un Francesco Grugno e Federico al
dir del Villabianca senatore in Pa-
lermo 1698, governatore d(il Monte
di Pietà 1703 e primo duca di Gaffi
per diploma di re Filippo V 1709; un
Pompeo figlio cav. di Calatrava 1699;
un Salvatore senatore di Palermo 1729,
governatore del monte 1747, e capitano
di Cefalti; un 3" Francesco investito
1 762, essendo stato senatore di Palermo
1759, il di cui figlio Giuseppe investito
il 1782; in fine vari cavalieri gerosoli-
mitani, tra' quali fra Giannantonio 1549.
Arma : di rosso , con tre teste di
cignale d' oro , moventi dalla punta
sormontate da un castello ad una torre
merlata del medesimo, chiuso di nero.
— Tav. XL. 11.
Guabernia — Famiglia genovese, al dir di
Mugnos, portata in SiciUa da un Pie-
tro Guabernia fermato essendosi nella
città di Messina; da lui Giovanni, An-
tonio e Filippo, che tennero il carico
di capitano e giurato, governando la
città di Castroreale, così di seguito i
loro posteri.
Arma : d' argento, con un leone di
rosso, tenente colle zampe un ramo
d' ulivo di verde. — Tav. XL. 12.
Gualdo — Famiglia originaria di Ptimini ,
di cui il Mugnos riporta in Sicilia un
gentiluomo Tornabene Gualdo a' ser-
vigi dell' imperatore Federico li, dal
quale il governo della città di Sira-
cusa ottenne 1220, ivi fondando la
sua famiglia.
Ai-ma: di rosso, con elmo d'oro. —
Tav. XL. 13.
Gualleri — Arma: fasciato d'oro e d'az-
zurro.— Tav. XL. 14. (Villabianca).
Gualtei'io — Arma: di rosso, con due leoni
coronati d' oro controrampanti ad un
albero di pino al naturale. — Tavo-
la XL. 15. (Villabianca).
Gliardalanzi — Famiglia oriunda di Milano,
passata in Sicilia per un gentiluomo
Feliciano Guardalanzi a' servigi di re
Federico li, stabilendosi in Palermo.
Da lui un Nicolò, che sotto re Fede-
rico III ebbe la castellania di Paler-
mo , e sotto re Martino il posto di
consigliere. Un Feliciano di lui figlio,
celebre giureconsulto del suo tempo,
tenne l'ufficio di giudice della G. C.
Vanta altri personaggi distintissimi ,
che occuparono onorati carichi.
Arma: d'argento, con un leone di
nero, impugnante uno stendardo di
rosso svolazzante a sinistra, caricato
da tre lance d'argento — Tav. XL. la
Guardiola o Inpardiola — Nobilissima fami-
glia aragonese, che il Mugnos vuole
portata in Sicilia da due gentiluomini
Andrea ed Ubertino Guardiola fratelli
a' servigi di re Martino 1393, com-
moranti in Catania. Andrea fu teso-
riere del regno ; indi un Luigi ca-
valiere dello Speron d' Oro 1416 , e
Giovanni suo fratello miìes 1422; un
Bernardo armato cavaliere col titolo
di magnifico 1457. e vari altri gen-
tiluomi. tra' quali è notevole un Fran-
cesco barone d' Ursito della città di
Piazza.
Arma: di verde, con un castello ad
una torre merlata d' argento , chiuso
di nero, dalla cui sommità alzasi una
bandiera scaccheggiata d'argento e di
nero, con una croce in s. Andrea del
primo svolazzante a destra. Corona
di barone. — Tav. XL, it.
Guarino — Nobile famiglia proveniente dai
duchi di Boardo. come riferisce il Vil-
labianca op. voi. XVII ove commenda
un Roberto Guarini cavaliere gero-
solimitano 1775 e cameriere d' onore
del Papa.
Arma: campo azzurro, con una b;mda
d' argento, ed un lambello di rosso di
tre pendenti. — Tav. XLI. i.
Guarna — Antica e nobile famigha feuda-
taria di Catania, di cui JNIugnos cita
un Giovannuzzo Guarna, barone di
Callari e Baccaraso, figlio di un Ric-
cardo Guarna molto caro a re Fede-
215
rico li, da cui ottenne le sopraddette
baronie. Commendasi un Filippo ba-
rone di Sacca, e da re Federico III
fatto miìes.
Arma : di rosso, con una banda di
oro caricata da una stella d'azzurro.
Corona di barone. — Tav. XLI. 2.
Guarnclla — 11 Mugnos ritiene che un A-
lemanno Guarnetta a' servigi di re
Ferdinando il cattolico ottenne la ca-
stellania di Corleone. Guadalupo di
lui figlio fu senatore di Palermo I35I;
da lui un Giorgio che occupò lo stesso
carico 1399.
Arma: d'oro, con un uccello di co-
lor pardo portante in bocca una pal-
ma di verde. — Tav. XLI. 3.
Guaschi — Arma giusta Villabianca: trin-
ciato, inchiavato d'oro e d'azzurro. —
Tav. XLI. 7.
Guascone — Famiglia fiorentina , cui Mu-
gnos dà per primo ceppo in Sicilia
un Giantuccio Guascone castellano di
Salemi 141 1. Un Giampietro accjuistò
in commenda l'ufficio di maestro por-
tolano 1448; un Leonardo fu porto-
lano delle mai-ine di Siracusa 1528,
essendosi poi in Scich confinato; un
Pietro di lui figlio, maestro giurato di
Modica 1540; un Girolamo abitante
in Palermo, protomedico del regno;
un Marcantonio tre volte senatore; ed
in fine un 2" Girolamo letterato, giu-
dice della Corte Pretoriana, del real
Concistoro, della R. G. Corte e con-
sultore del tribunale del s. OflScio.
Arma: d'azzurro, con tre caprioli
d' oro, il secondo sormontato da una
216
croce dello stesso. — Tav. XLI,5.
Guasto — Arma: di rosso, con un leone di
oro impugnante una spada d' argento
alta in palo, sormontato da tre stelle di
oro allineate in fascia — Tav. XLI. 4. |
(Villabianca). ]
Guccioni (li Licata — Arma: d'azzurro, con una
città a sei torri d'argento, ed im leone
d'oro Incoccante. — Tav. XLI. 8. (Vil-
labianca).
Guccy — Nobile famiglia di Terranova , di
cui il Minutoli rammenta un Alfonso
Guccy 1440 , un Giovanni 1458 . un
Gabriele ed un Giacomo capitani di
Piazza.
Arma : d' azzurro , con un monte
d' oro sormontato da una croce gigliata
dello stesso, trattenuta da due leoni di
argento. — Tav. XLI. o.
Glieli — Arma: di rosso, con quattro sbarre
d'argento — Tav. XLI. io. (Villabianca).
Glierrcra — Noliile famiglia messinese, di
cui il Minutoli ricorda un Giampietro
Guerrera 1471. un Filippo barone di
Montebello e maestro notare della
R. G. Corte di Sicilia 1507, ed altro
Giampietro barone 1550.
Arma: diviso; nel P d'argento, con
due sbnrre di rosso addestrate da
una rosa dello stesso; nel 1° di rosso,
con due sbarre d' argento addestrate
da una rosa del secondo. Corona di
barone. — Tav. XLI. n.
Guevara — Famiglia nobile di Aragona ,
della quale Mugnos riporta per pri-
mo ceppo in Sicilia un Diego di Gue-
vara gentiluomo molto ricco a' ser-
vigi militari di re Alfonso, da cui l'uf-
ficio di castellano e quello delle due
segrezie di Malta e di Gozzo unita-
mente al feudo d' Ayn Toifecha ed al-
tri ìjeni con dritti regi si ebbe; il di
lui fi"lio Inico ao'ciunse la baglia di
Malta. Un Tristano fu giurato 1466,
e capitano 1469. Notasi qui una serie
di giurati capitani e segreti, precipua-
mente un Matteo capitano 1516 e ba-
rone della Cbimisia. La linea si estinse
con Pietro, restando un ramo in Si-
racusa , nel quale comraendansi un
fra Giuseppe cavaliere gerosolimitano e
priore di Lombardia 1559, ed un fra
Giovanni 1656, come dal Minutoli.
Arma giusta Mugnos : inquartato,
nel 1° e 4° d' oro, con tre bande di
rosso, caricata ciascuna da tre armel-
lini del campo; nel 2° e 3° di rosso,
con cinque cuori d' oro ordinati in
croce di s. Andrea. Corona di barone.
— Tav. XLI. 12.
GuIflS — Famiglia catalana, incominciata in
Sicilia al dir di Mugnos per un Lam-
berto de Gultis gentiluomo a' servigi di
re Federico, ottenendo in compenso pel
suo valore molti territori e la castel-
lania di Siracusa. Da lui un Giovan-
ni, cbe acquistò il feudo della Gisira
di Pascano. See;ue la linea con distinti
personaggi, tra cui un Marco barone
della detta Gisira, ed un Guglielmo
barone di Morbano.
Arma: d'azzurro, con la nave d'oro
a vele spiegate, solcante un mare di
argento. Corona di barone. — Tavo-
la XLI. 13.
Gassìo (Euxo), 0 Guzzo — Famiglia nobile
originaria di Tolone, stando al Mugnos;
perocché un Giovanni Gussio a' ser-
vigi di re Federico III 1374 passò in
Sicilia unitamente a' suoi dna fratelli
Ansaldo e Ruggiero, ricevuto avendo ;
la castellania di Nicosia durante vita,
non che de' heni allodiali. Altro ili lui [
fratello Ruggiero con grosse facoltà
venne eziandio da Tolone ad aijitare i
in Nicosia, e fu ceppo di un ramo se-
condario, del quale la storia ricorda
un 2'' Giovanni cavaliere aurato del-
l'imperatore Cario V 1543, un Pie- i
tro maestro notaro di Nicosia, barone i
di Mancipa, Passarello e Radu; un
Marcantonio di lui fratello vescovo di
Catania insigne letterato , ed un 3°
Giovanni altro di lui fratello barone j
di ButernO; che si rese progenitore i
di un liti illustri gentiluomini. |
Arma: diviso; nel 1° d'azzurro, 1
con un' aquila spiegata d' oro ; nel
2" di verde , con un cane accompa- j
gnato da due alberi di pino, ed una
fascia attraversante sul diviso, il tutto '
d' oro. — Corona di barone. — Tavo-
la XLI. 14.
GllUadaili'O — Antica e nobile famiglia sjKt-
gnuola, derivata dagli antichi Ijaroni
della terra di Guttadauro in Valenza,
stando al Garsia di Santamaria. Un
Egidio Guttadauro strenuo milite ixi
servigi di re Martino venne a trapian-
tarla in Sicilia; lo che rilevasi da un
privilegio di re Alfonso d' Aragona in
persona di Francesco suo figlio, ca-
stellano di P».eggio 1439. Ne venne
un Gianvincenzo falconiere di detto
re, da cui la castellania di Mineo 1446
217
ottenne. Un Pierguglielmo fratello dello
stesso occupò l'ufficio di capitandarme
e custode delle marine orientali di Si-
cilia; un 2" Frmicesco fu nel 1505 da
re Ferdinando il Cattolico eletto ca-
pitandarme di tutto il regno con am-
pie facoltà; un Antonio capitandarme
1535; un Vito regio milite investito
della baronia di Reburdone unitamente
al feudo della Ganzeria 1622; ed al-
tri sino ad Enrico Giacomo investito
di detta baronia 1742, e del titolo di
principe di Emmanuele 1787. Tra-
piantò egli la famiglia da Caltagirone
in Catania, quivi ascritta alla maestra
serrata de' noljili, ed ebbe due iì"li:
Luigi investito nel 1797 che fu \)Vì-
mo gentiluomo di camera di detta città
in occasione di essere stato spedito
ambasciatore dal senato a re Ferdi-
nando IV 1806, intendente di Sira-
cusa , colonnello de' Miliziotti , vice-
pi'esidente della Consulta di Sicilia e
cavaliere del san Gennaro; e Vincenzo
barone di Pedagaggi, cavaliere gero-
solimitano. Da Luiiii ne venne un 2°
Enrico che premorì al padre, lasciando
l'unica lìglia Eleonora maritata a Gio-
vanni Paterno Castello di Carcaci. In-
fine merita speciale menzione Monsi-
gnore Giovanni Guttadauro vescovo
di Caltanissetta uomo dotto, filantropo
e zelante per la Chiesa, che sedò al
ConciHo Vaticano nel 1870.
Arma giusta le pruove fatte nel-
l'ordine gerosolimitano: d'azzurro, con
tre slmrre d' oro accompagnate da tre
palle dello stesso. Corona di princi-
pe. — Tav. XLI. 15.
218
H
Heredia — Famiglia assai chiara in Ispa-
gna, scrive Mugnos, nelle lettere, nelle
armi, in nobiltà, e nelle immense do-
vizie. Primo a recarla in Sicilia fu
un cavaliere per nome Giovanni Fer-
nando Heredia, accompagnato avendo
il re Martino, da cui il carico si ebbe
di governatore della Camera Reginale.
Ereditò la terra di Sortine 1425. In-
tanto da talune scritture rilevasi es-
sere stato il di lui padre Sanchio quello
che venne in Sicilia con Federico III.
da cui consegui la baronia di Giar-
ratana 1360; e che la venuta del fi-
glio fu nel 1391. Da costui altro San-
chio. barone di Sortino per conces-
sione di re Alfonso 1424, e da questo
ultimo altro Gianferdinando . barone
altresì della terra di Palazzolo; infine
un Pietro revisore del r. Patrimonio.
Arma: d'azzurro, con cinque torri di
argento ordinate in croce di s. Andrea.
Corona di barone. — Tav. XLI. ih.
Herriglietli o Arrigiielli — Antica nobile fa-
miglia di Milano, stando al Mugnos;
piantata in Palermo da due bravi ca-
valieri Paolo e Nicolò Arrighetti, ambi
percettori regi 1426. Un Fortugno fu
tesoriere del regno, divenne ricco e
senatore 1607.
Arma : d' azzurro , con una banda
d' oro caricata di granati fioriti di ros-
so. — Tav. XLI. it.
HOZCS — Questa parola , dice Mugnos , è
una corruzione di Focesfalce. La fa-
miglia vuoisi fiorita in Aragona e Ca-
stiglia, ne' quali regni vanta illustri
personaggi, che per brevità tralascia-
mo; epperò è da notare un Don Alonzo
de Hozes venuto in Sicilia 1558, con-
servatore del tribunale del R. Patri-
monio, maestro razionale di cappa e
spada 1569, avendo in quest'ufficio
servito per trentacinque anni, e con-
temporaneamente in altri come di vi-
cario generale, di generale della squa-
dra delle galere, ecc. Un don Mau-
rizio fu senatore di Messina 1643. Fu-
rono cavalieri gerosolimitani un fra
Filippo 1579, fra Francesco 1630, fra
Tommaso 1641 commendatore e bali
di Lora, cavaliere della Stella, e ono-
rato di varie ambasciate. Il detto fra
Francesco fu senatore di Messina 1624
e principe dell'ordine de' Cavalieri
della Stella 1647. Il IMinutoli la ri-
tiene estinta.
Arma: d'oro, con cinque falci d'az-
zurro manicate di rosso ordinate in
croce di s. Andrea. — Tav. XLII. i.
I
219
Imheaglia — Ricca e nobile famiglia napo- j
Utaiia giusta il Savasta; portata in
Sicilia (la nn Onofrio Imlieagua sta-
bilito in Sciacca, rendendosi progeni-
tore di molti illustri personaggi, che
apparentarono colle primarie case no-
bili di quella città, ove occuparono le
cariche di capitano e giurato. Questa
famiglia tennesi del partito del conte
Luna nel f;n,moso caso di Sciacca.
Arma: d'oro, con una banda d'ar-
gento caricata da tre rose vermiglie.
Arme d'inchiesta. — T.vv. XLII. 2.
Inilliediali — Arma: d'azzurro, con un leone
coronato d'oro rampante contro una
colonna d' argento coronata d' oro —
Tav. XLII. 3. (Villabianca).
Impellizzeri 0 Pcllizzeri — Questa nolùle e
chiara famiglia corrottamente denomi-
nata fra noi Impellizzeri . al dir di
Mugnos e del Minutoli fiori ne' regni
di Castiglia e di Valenza; e portìita
venne in Sicilia da un Antonio Impel-
lizzeri cavaliere valenziano . i di cui
figli furono a servigi di re Martino
1392. Un 2° Antonio si stabili in Ge-
nova, rendendosi progenitore della fa-
miglia Impellizzeri di Genova, e due
suoi figli Pietro e Giovanni passarono in
Modica col carico di governatori 1486.
Commendansi: un Francesco maestro
razionale della Camera Reginale della
regina Bianca stabilendosi in Siracu-
sa ; un Paolo di lui figlio capitano
della milizia in detta città 1485; altro
Paolo barone di s. Giacomo Belmineo,
quindi progenitore de' Ijaroni di san
Giacomo e del Burgio; un Tommaso
investito di detti titoli 1680, castel-
lano di Noto , percettore regio del
vallo, ed erede per la inndro Landò-
lina de' feudi di Buxello, Ragalcia,
Spinagallo, Berausi e Cadedi. Dal Vil-
labianca poi rileviamo un Antonio Im-
pellizzeri marchese di Camporeale in-
vestito I6S2, cui successe Stefano di
lui nipote investito 1726. Vanta dei
cavalieri di Malta, come un fra Fran-
cesco 1617, altro fra Francesco e fra
Tommaso 1645, ed un fra Mai-iano
1669.
Arma concordemente a' citati scrit-
tori: d'azzurro, con un pesce d^^rgento
natante in un mare agitato d'azzurro
e d' argento. Corona fli Ijarone. —
Tav. XLII. 4.
Imperato — Arma: d'azzurro, con due leoni
d'oro afi'rontati, sormontati da un cap-
pello vescovile dello stesso. — Tavo-
la XLII. 5. (Villabianca).
Imperatore — Famiglia illustre e storica
allo stesso tempo , però come dice
Mugnos proveniente da Pisa; dapoi-
chè un Giovanni Imperatore gentiluo-
mo pisano la condusse a Palermo ai
servigi di re Federico IL Un Uber-
tino ebbe concesso il feudo de' Fica-
razzi 1441 e fu senatore di Palermo;
altro Giovanni (U lui figlio due volte
pretore di detta città 1485-92. Un
Pompilio capitano giustiziere 1520,
pretore 1526, non poco adoprossi a
220
sedare i disturlii prodotti dalla famosa
congiura di Gianluca Squarcialupo con-
tro i fautori del Moncada. benché suoi
tre fratelli fossero stati complici. Un
Giulio Cesare successe nelle baronie
di Pellizzaro . Garescio e Bulfara , e
fu piti volte senatore di Palermo. Qui
il "\'illa1)ianca fi riflettere che per par-
ticolare disposizione testamentaria i
di lui eredi e successori assumer do-
veano con ordine numerico lo spe-
cioso nome di Giulio Cesare Impera- j
tore. Tra' cavalieri Gerosolimitani tro- i
viamo un fra Baldassare priore di
Capua. generale della squadra gero- j
solimitana nell'assedio di Malta 1569.
ed un fra Pietro 1574. I
Armò giusta i precedenti autori: j
d' azzurro , con una luna montante , !
sormontata da una stella, il tutto d'oro, j
Corona di liarone. — T.w. XLII. 7.
Ilicai'bona — Famiglia catalana al dir di
Mugnos , portata in Palermo da un
Giovanni Incarbona sotto il reggi-
mento di re Martino.
Arma : d' azzurro, con un palo di
argento fiancheggiato da due stelle di
oro. — Tav. XLII. s.
Incisa — Antica e nobilissima famiglia, di-
scendente da Valerano VI Incisa, uno
de' sette marchesi d' Italia , derivati
da un marchese Aleramo potentissi- '
mo nelle Alpi Liguri durante il seco-
lo IX, e non già della stirpe de' re '
sassoni come erroneamente riferisce
il Sansovino. Fu portata in Sicilia al
dir del Savasta da Isidoro Incisa, che
collegatosi col conte Ruggiero die
pruove di gran valore contro i Sara-
ceni. Per locchò non poche terre e
feudi baronali ottenne, e a dippiìi la ni-
pote del citato conte in moglie, fer-
mato avendo sua residenza in Sciacca
ove governò da reggente per incarico
di Giulietta figlia del ridetto conte sua
zia 1106. Commendasi un Federico
Incisa assai prode contro i francesi,
che con Carlo d'Angiò investir vole-
vano la città di Sciacca, costringen-
dolo così a toglier 1' assedio e con-
chiudere una pace onorata tra Fede-
rico re di Sicilia, il detto Carlo re di
Napoli e Roberto duca di Calnltria :
ciò che fu praticato in uno de' suoi
poderi in Caltabellotta. Andò poscia
ambasciatore delle dette tre potenze
a papa Bonifazio per ottenerne con-
ferma; e quindi in vista di splendidi
servigi salì al posto di gran cancel-
liere del regno 1317. Occupò inoltre
la carica di governatore di Sciacca,
quale per lo elasso di dugent'anni fu
dalla famiglia indefessamente goduta,
senza che ella lasciato avesse di pos-
sedere le baronie di s. Bartolomeo e
di Scunda, i feudi del Carabo, Catufo
e Lazarino. imparentatasi colle nobi-
lissime famiglie Modica, Palizzi. Pe-
ralta, PeroUo ed altre, e mostratasi
neutrale nelle fazioni de' Luna e Pe-
roUo.
Levò per arme giusta Savasta: di
azzurro . con quattro pali d' oro. ed
una banda d' argento attrtiversante
sul tutto. Corona di barone. — Ta-
vola XLII. 9.
India — Arma: d'azzurro, con un castello
piantato sopra un monte, sornu)ntato
da tre stelle allineate in fascia, il tutto
d' oro. — Tav. XLII io. (Villal)ianca).
Ilironlaiiella — Assai nobile e chiara fami-
glia di Barcellona, sotto re Pietro II
portata in Sicilia da Francesco In-
fontanetta, castellano del castello di
Colonia 1292. come riferisce il Sava-
sta. Fu egli il primo ad al)itare in
Sciacca atteso 1" ac(j^uisto del feudo
della Cava e del territoi'io di s. Ve-
nera. Un Giovanni Infontanetta sotto
re Federico III a dir vero fu uomo
di gran valore, ottenuto avendo per-
ciò delle annue rendite sopra le do-
gane di Palermo. Annoverato indi irai
baroni di detta città di Sciacca, ap-
parentò co' Perollo, Montaliana, Bic-
clietti. Leofante, Tagiiavia. Calandri-
ni, Aidone, Ferreri; e dalla parte dei
Luna fermo si tenne.
Arma:_ d' argento, con nove fuselli
d'oro, ordinati 3, 3 e 3. Corona di ba-
rone. Arme d'inchiesta. — Tav. XLII. n.
Ingalbes — Famigha oriunda catalana, in
Palermo come dice Mugnos sotto re :
Martino portata da un gentiluomo Pie-
rantonio Ingalbes, che non pochi ono-
rati uffici sostenne. Un Tommaso fu
senatore 1523, ed un Gianluigi se-
natore 1536.
Arma : d' argento , con una banda
d' azzurro, caricata da sette stelle di
oro. — Tav. XLII. 12.
Illgrassìa — Arma : d' argento, con 1' al-
ber-o di pino sradicato al naturale ;
ed una fascia di rosso caricata da due
221
stelle d'oro attraversante sul tutto. —
Tav. XLII. 13. (Villaljianca).
lugliaggialO — Questa, nol)ile famiglia, co-
me rilevasi d;d A'illaljianca e da do-
cumenti autentici presentati dal ca-
valiere Antonio Inguaggiato 1807, per
conseguire la croce di giustizia del-
l'Ordine Costantiniano, ha tìorito da
qualche tempo in Sicilia ove si distin-
sero: un Ratfaele barane di Polizzello
capitano del soccorso generale delle
milizie a servizio di re Carlo II nella
marina di Cefalìi, a guardia per la te-
muta invasione dell' armata francese
1670; ed un Francesco investito 1679.
Dopodiché ella si divise in due rami,
ne' marchesi del Sollazzo e baroni di
Donnaligi stabiliti in Palermo, oggi
rappresentati dal marchese Andrea
Inguaggiato ; e ne' baroni del Gibiso
in Termini. Epperò in quest' ultimo
ramo notiamo un Raffaele, che acqui-
stò detta baronia, investito 1801; ed
un Antonio cavaliere costantiniano di
giustizia , oggi rappresentato dal ba-
rone Croce Inguaggiato.
Arma : d' azzuro, con una fede di
carnagione manicata di verde e di
rosso, la mano destra in atto di por-
gere un anello d' oro nell' annulare
di quella di sinistra, e tre stelle d'oro
nel capo allineate in fascia. Corona
di marchese. — Tav. XLII. 14.
Interlandi — Famiglia patrizia di Caltagi-
rone, di cui priiu(.) ceppo appare giu-
sta Mugnos un Antonio Interlandi,
maestro razionale della Camera Regi-
nale 1387. Un Luca fu giudice e con-
28
222
sultore ; un Pierangelo 1)arone della
Favai-otta d' Inciesi e di Catalfaro. Il
Villabianca poi ci dà un Giacomo ba-
rone di Favarotta, primo principe di
Bellaprima per concessione di re Fi-
lippo V. 1710; da lui un Pompeo in-
vestito 1711, capitano giustiziero pa-
trizio e senatore della città di Calta-
girone; il di lui figlio Nicolò tenne le
stesse cariche del padre 1770, e fu
cavaliere gerosolimitano; un Pompeo,
senatore di Caltagirone nel 1784, Cci-
pitano giustiziere 1786, e cavaliere ge-
rosolimitano ; un Salvatore cavaliere i
come sopra. Ignoriamo il seguito.
Arma giusta Mugnos: di rosso, con
tre spade incrociate d' oro, le punte
in basso. Corona di principe. — Ta-
vola XLII. 15.
Inirigliuolo — Famiglia come dice Mugnos
oriunda francese, il di cui primo sti-
pite venuto in Sicilia fu Calcerano
Intrigiiuolino gentiluomo francese , il
quale molti poderi acquistò. Da lui
un Pietro gentiluomo della regina Ma-
ria, eh' ei accompagnò in Catalogna; e
per cui da re Martino ottenne in seguito
molti beni feudali in Sicilia ed in Malta
tolti a' ribelli 1.393. Infine ricordansi
con onore un Calcerano, un Giovanni,
un Nicolò valenti legisti.
Arma : d' azzurro, con un giglio di
oro. — Tav. XLII. 16.
Inveges — Stando all'illustre scrittore In-
veges autore de' tanto accreditati
Annali di Palermo, troviamo essere
stata una famiglia catalana, trapian-
tata in Sicilia dal cavaliere Gilde Em-
beges 0 Inveges , il quale fecesi ad
accompagnare re Pietro I 1282 ; lo
che rilevasi da un privilegio di re
Martino 1398 in persona di Amato di
Embeges, al quale conflrmata venne
la baronia e terra di Calamonici, co-
me discendente di Bernardo Embeges,
quale fu barone di Calamonici e che
si vuol figlio del pronarrato Gilde.
Fiorirono: un Giovanni due volte pre-
tore di Palermo 1406-21; un Antonio
milite e giurato di Sciacca 1421; un
2° Giovanni milite e castellano di Tra-
pani 1468; un Mario senatore di Pa-
lermo 1591. e progenitore del citato
autore. Inveges da Sciacca, sacerdote
Agostino il quale publilicò in Palermo
1649-51 i detti Annali, v. 3 in fol. es-
sendo la 4^ ed ultima parte o periodo,
come dice Narbone , rimasta inedita;
ivi ogni parte è preceduta da un in-
teressante prodromo coi titoli di Pa-
lermo antico, sacro, nobile, e moderno.
Lasciò pure inediti gli Annali di Si-
cilia ecc. de' quali il 1709 venne pub-
blicato il solo preliminare ( appara-
tus); morì in Palermo 1677. — Un
Francesco fa barone del Ponte, ed un
Giuseppe l)arone di Rampicallo 1742
come dal Villabianca.
Arma: di rosso, con quattro burelle
d'oro. Corona di barone — Tav. XLII. n.
loppolo — Famiglia oriunda (/rem, passata
in Napoli, e poscia come vuole Mu-
gnos in Sicilia, propriamente in Ca-
tania, ove ne fu fondatore un Antonio
loppolo sposato con Miuzza Paterno
1406. Un Alfonso ebbe la castellania
di san Filippo d' Ag-gii'ò 1437. Dal :
Vill,-il)i;inc;i poi apprendi. lino (die nn
Diego fu il primo dncii di h. Antonio
per privilegio di re Filippo IV 1659,
reggente nel Consiglio d'Italia., morto
1681. Un Antonino Giuseppe di lui
figlio ottenne commutazione del titolo
di duca s. Antonino 1687, dopo essere
stato maestro razionale del r. P;i,tri- ;
monio, capitano giustiziere 1671, e
ministro sup. della Compagnia della i
Carità , indi pretore di Palermo nel
1691. Un Lodovivo investito 1716 u-
nitamente a' feudi di Gialdineri e Man-
drilli fu primo grande di Spagna nella
sua famiglia; occupò il posto di co-
lonnello di un reo'o'imento di cavalle- \
l'ia, e mori in liattagiia presso Orano
1732, come il di lui fratello Diego di
tenentegeuerale, governatore e capitan
generale di Quiposcoa in Ispagna 1763.
Altro Pietro, figlio del succennato Lu-
dovico, investito 1733, tenente delle
Guardie Valloni negli eserciti spa- ,
gnuoli, colonnello di cavalleria, e ca- j
valiere gerosolimitano. Tale linea si
estinse in casa Bonanno. Intanto se-
guendo il detto marchese di Villa-
bianca troviamo un Antonio loppolo,
forse appartenente ad altra linea, reg-
gente del Supremo Consiglio d'Italia,
e primo duca di Cesarù per conces-
sione di re Carlo II 1603; la di cui
unica, figlia Rosalia maritata a Calo-
gero Gabriele Colonna Romano, mar-
chese di Fiumedinisi, trasferì in que-
sta famiglia i suoi titoli. Finalmente
una 3^ linea si scorge ne' principi di
223
s. Elia; (pia,l titolo ottenne un Mar-
cantonio l()[)pnlo l(i03. iiglio del suc-
cennato Diego, primo duca di s. An-
tonino , linea estinta in casa Filin-
gieri [icr un'Antonina loppolo, figlia
di Baldassare principe di s. Elia, ma-
ritata a Cristofaro Filini^i(;ri figlio del
principe s. Flavia.
Arma giusta IMugnos : d' azzurro,
con due bando al)bassate sotto d'una
riga, sostenente un drago sinistrato
da un giglio . e cinque stelle poste
3 e 2, il tutto d' oro. Corona di prin-
cipe. — Tav. XLIII. 1.
Isca — Famiglia nobile messinese , che il
Minutoli dà per estinta.
Arma : d' azzurro , con tre ferri di
cavallo d'oro ordinati 2 e 1. — Ta-
vola XLIII. 2.
Isl'ar — V. Desfar.
Isgrò — Antica e nobile famiglia di Mar-
sala, ove al dir del Villabianca so-
stenne le cariche di capitano e giu-
rato; un Costantino fu barone di Vil-
ladimare per investitura nel 1723^ il
di cui figlio Giovan Pietro ne fu in-
vestito il 1768.
Arma: d' argento, alla grue di nero
con la sua vigilanza. — Tav. XLIII. 3.
ludica — 11 Villabianca ci dà notizia di un
Simone vesc. titolare di Teletta 1779,
e deputato del Regno 1790; di un Giu-
seppe procuratore fiscale del Tribu-
nale del R. P. 1779; e finalmente di un
Ferdinando segretario del Regno 1763.
Arma : d' azzurro , con una spada
d'oro infilzata in due ramoscelli d'ar-
gento* — Tav. XLIII. 4.
224
La Barbera — v. Bavhera.
Lacaro — Arma : d' oro. con un grifo di
nero, rampante contro un albero di
cipresso al naturale. — Tav. XLIII. 5.
(Villabianca).
lal'arìna — Chiara ed antica famiglia ipor-
toghese, sparsa in Capua ed in Sici-
lia, come ci riferiscono il Mugnos e
r Inveges, che le danno per ceppo in
Sicilia un Nicolò Lafarina cavaliere
capuano a' servigi di re Martino; per-
lochè fu capitandarme , e governa-
tore della città di Termini 1449. Da
lui un Michele giudice del Concistoro
e consultore del r. Patrimonio , che
decorò la sua famigha delle baronie di
s. BasiHo, Salina e Tabuna. Un Giam-
bartolo di lui figho per motivo di dote
aggiunse i feudi Colla e Madonia, non
che altri sotto unica denominazione
di baronia d' Aspromonte. Indi s' in-
vestì dell' altra baronia di Larminusa,
e fu un cavaliere ricchissimo non men
che valoroso in armi a' servigi di
Carlo V, da cui ottenne le segrezie
e le gabelle di Polizzi, ove stabilito
avea sua dimora. Fiorirono in oltre:
fra Federico priore di s. Maria La
Nuova, come dal Pirri; un Vincenzo
cappellano d' onore di re Filippo II,
abbate di s. Salvatore di Placa 1571
e dei ss. Pietro e Paolo d'Angrò 1579;
Martino abbate di s. Caterina di Lin-
guaglossa e di s. Lucia, cappellano
maggiore del regno; Michele barone
di Bordonaro per ragion di dote; Vin-
cenzo personaggio insigne e letterato;
Luigi di lui figlio valoroso ed istruito,
di cui Collurasi, Baronie, Auria, Mon-
gitore, avendo dato alle stampe delle
opere molto erudite, cavaliere di san
Giacomo della Spada, deputato del re-
gno 1649, senatore di Palermo 1650,
capitano di corazzieri ecc. in fine mar-
chese di Madonie per privilegio di re
Filippo IV 1650, come dal Villabianca.
Un Vincenzo cavaliere di san Giacomo
della Sp ada fu governatore del Monte
e della Compagnia della Pace 1670;
un 2° Luigi investito 1716 governa-
tore della Pace; un Rodrico investito
1726, cavaliere gerosolimitano, e ma-
resciallo di campo degli eserciti di
Spagna; un Giuseppe investito 1739
personaggio dottissimo, lasciato avendo
un nome illustre. Rileviamo per ul-
timo dal Minutoli i cavalieri geroso-
limitani fra Giovanni 1567, fra Giu-
seppe 1575, altro fra Giovanni 1681.
Leva per arme concordemente agli
autori : di rosso , con un castello a
due torri merlate di tre pezzi d'oro,
apei^to e fincstrato del campo. Corona
di marchese. — Tav. XLIII. 7.
la Grua — -Il primo che di questa antica e
nobilissima famiglia catalana ci pre-
sentano le patrie istorie è Ubertino
La Grua, barone del castello di Pa-
lagonia, consigliere di re Martino, vi-
ceré nel Val di Mazzara e gran giu-
stiziere del regno. Commendansi i di
lui fratelli, Antonio La Grua castellano
della città di Caltagirone e suo ca-
stello per privilegio di re Martino il
giovine 1406, Giovanni grande almi-
rante del regno 1420, Giacomo con-
sieliere e regio milite 1429, e Fran-
Cesco maestro giurato della camera
reginale 1454. 11 prenarrato Ubertino
si ebbe una figlia a nome Ilaria, che
nel 1408 sposò Gilberto Talamanca
uno de' grandi della Catalogna ve-
nuto in Sicilia co' Martini e coUa re-
gina Maria, perlochè fu governatore
di Termini. Da lui un Ubertinello Ta-
lamanca-La Grua istituito dal nonno
erede universale coll'obbligo di assu-
mere il cognome e 1' arme della fa-
miglia La Grua con uno strettissimo
fidecommesso agnatizio primogeniale,
come rilevasi da un transunto che si
conserva negli atti di notar La Muta di
Palermo. Ne venne una serie d'illustri
personaggi come un Vincenzo primo
principe di Carini 1622, deputato del
Regno, e ben quattro volte pretore
di Palermo 1634; un Cesare duca di
Villareale 1679, tre volte pretore di
Palermo e di altre cariche fregiato ;
un 3° Antonio principe di Carini; un
Vincenzo investito del detto titolo il
1682, gentiluomo di camera di re Vit-
torio Amedeo di Savoja, capitano giu-
stiziere, e due volte pretore di Pa-
lermo 1706 ; un Antonino investito
1749 essendo stato capitano giusti-
ziere e pretore di Palermo 1732; un 2°
Vincenzo investito del marchesato di
Regalmiti 1761 , e del titolo onorario
semplice di duca delle Grotte 1765,
225
governatore del Monte di Pietà 1765,
e pretore 1771; un Antonino capitano
giustiziere come sopra 1709, cavaliere
adorno di letterari studi, il di cui fra-
tello Michele rifulso cavaliere gero-
solimitano , esente delle guardie del
Corpo, col grado di colonello, e gen-
tiluomo di Camera in Ispagna 1766;
altro Antonino ambasciatore alla Corte
Britannica, gentiluomo di camera di
re Ferdinando 11^, cavaliere del s. Gen-
naro e di altri ordini equestri insi-
gnito, padre del vivente principe di
Carini Cesare La Grua, che da uffi-
ciale dell' armata francese tanto si è
distinto nelle guerre combattute in
Africa , nel Messico , e nelle recenti
memorande battaglie franco-prussiane;
oggi dimessosi.
Arma: partito; nel ì° diviso inne-
stato merlato d'oro e di azzurro, una
grue al naturale con la sua vigilanza
(per La Grua) ; nel 2° lozangato di
oro e d'azzurro i (per Talamanca). Elmo
e corona di principe. — Tav. XLll. 6.
laguna — Famiglia catalana j, giusta Mu-
gnos, portata in Sicilia da mi genti-
luomo Arnaldo Laguna camei'iere di
re Martino il vecchio. Un Nicolanto-
nio molti importanti uffici e terre in
Vizzini 1459 ottenne; un Antonio ac-
quistò il feudo di Passanitello in con-
trada di Lentini, ed occupò le cariche
di giurato e capitano giustiziere della
città di Noto 1533; un Biasio fu cava-
1) Poiché trovasi errato lo stemma, esso sarà riprodotto e-
mendato nelle Tavole di Appendice, come per altri.
226
liere gerosolimitano 1570. Un ramo
poi di tal famiglia sappiamo essersi
stabilito in Vizzini.
Arma: d'azzuro. con un lago d'ar-
gento. — Tav. XLIII. 8.
lalgaria — v. Algaria.
Lalìgnanii — Antica, nobile famiglia cator-
lana ed aragonese , di cui fu proge-
nitore in Sicilia un Arnaldo Laligna-
mi, cavaliere aragonese, il quale ac-
compagnò re Pietro d'Aragona in que-
st' isola, stabilendosi in Palermo, ove
occupò molte caricbe e la castellania
di Castellammare, come dal Mugnos.
Un Francesco di lui figlio governò la
sua patria 1338; un Antonio dalla re-
gina Maria eletto venne castellano di
Matagrifone di Messina, ove fondò la
sua famiglia ; da lui un Benedetto ,
che provò il passaggio della sua fami-
glia d'Italia in Aragona, e di essere la
medesima che quella Rovere. Commen-
dasi in fine altro Antonio abbate di
Brolo e di s. Maria di Gala, arcive-
scovo di Messina 1514. Credesi estinta.
Levò per arme le stesse di Casa
Rovere : d'azzurro, con una quercia
a frutti di ghiande d' oro, fogliati di
verde. — Tav. XLIII. o.
lalioUa — Al dir di Mugnos famigha^J^r-
migiana, recata in Sicilia da un gen-
tiluomo Guglielmo Laliotta, che mi-
litando ai servigi di re Federico II
n' ebbe la castellania della città di
Mazara , ove fondò sua famiglia , la
quale col tempo si sparse in Trapani,
Marsala e Sciacca , prodotto avendo
vari distinti personaggi, che occupa-
rono cariche importanti, tale un Gu-
ghelmo giurato in Trapani 1394; un
Francesco inviato ambasciatore di detta
città a re Martino 1404; altro Fran-
cesco prefetto in Trapani 1447 ; ed
un Antonio regio cavaliere giurato in
Marsala 1516.
Arma: scudo diviso; nel 1° d'az-
zurro, con un leone nascente coronato
d'oro; nel 2"' d'oro, con tre bande di
rosso, ed una fascia dello stesso, at-
traversante sul diviso. — Tav. XLIII. io.
Laloraia — v. Lomia.
lamalilia — Il Mugnos la vuole f^imiglia
ìiapoUtana, derivata forse di Norman-
dia. Chechè ne sia fiorirono un Ales-
sandro Lamatina ricco barone a" ser-
vigi del buon Guglielmo in soccorso
di Terrasanta; un Andrea di lui fi-
glio che servì molti anni l'imperatore
Federico II; un Rinaldo a' servigi di
re Manfredi ; un Ruggiero valoroso
cavaliere che morì comliattendo nella
battaglia navale di Reoqio contro i
Francesi 1282; un Guglielmo, ch'ebbe
concesso da re Martino il feudo dei
Faverchi; un Antonio senatore in Pa-
lermo 1430; un Michele barone dei
feudi di s. Basile e di Campobello
1506; un fra Giuseppe cavaliere gero-
solimitano 1575. In fine la famiglia
si stabilì in Palermo, Sciacca, e Po-
lizzi; però in quest'ultima città dopo
avere occupato le primarie cariche
finì per estinguersi.
Arma: di rosso, con tre bande com-
poste di argento e d'azzurro. Corona
di barone. — Tav. XLIII. u.
oo:
Lainbci'li — (oggi Irokli o Airoldi) — Ognuno
ricorderà, le poche notizie da noi esi-
bite all' articolo Airoldi nell'inizio di
questo Dizionario; adesso sopra lavoro
0 ccorre in proposito della famiglia
Lamberti soggiungere il resto sul conto
di quella, essendone questa un prin-
cipio. Imperocché al dir di Mugnos,
un Pietro Lamberti da Milano fu il
[)rimo a recarla in Palermo, ove fu
giurato 1441 ; la stessa carica tenne
il figlio' Nicolò 1469. Un Piergiovanni
fu valente dottore e giudice della Corte
Pretoriana 1510, parimenti suo fra-
tello Filippo. Intanto sappiamo che i ;
fieli di un Iraldo Lamberti gentiluo-
mo comasco si dissero de Iroldo , e
poscia i loro discendenti lasciando il
cognome di Lamberti ritenner quello
d' Irokli. Tra essi si distinse un Luigi
Iroldi governatore d'Alessandria della
Paglia, ed un Cesare gentiluomo mi-
lanese progenitore della famiglia Ai-
roldi in Sicilia.
Levò per arme: campo diviso, nel 1°
d'oro, con l'aquila coronata spiegata di
nero; nel 2° grembiato d' argento e
d'azzurro di otto pezzi. Tav. XLIII. i2.
Alle quali armi la famiglia Airoldi
aggiunse in campo d'argento la biscia
d'azzurro, come vedesi a Tav. VIII. u.
lanipisi — Oriunda di Milano, secondochè
vuole il Mugnos, fu questa famiglia,
portata in Sicilia da un Giambattista
Lampisi, il quale in rimunerazione di
servigi prestati a re Alfonso ottenne
la castellania di Marsala; da lui Gian-
girolamo barone di Galati , giudice
della r. Gran Corte e d'altri triljunali,
fermato -avendo sua stanza in Paler-
mo. Un Giambattista suo figlio fu giu-
rato 1532 , i di cui posteri vissero
sempre nobilmente.
Arma : d' azzurro , con una banda
accostata da due stelle , e sei bande
ritirate tre dal capo, e tre dalla punta,
il tutto d' oro. Corona di barone. —
V. Tav. Appendice.
lance — D'azzurro, con tre lance d'oro
poste in palo, la punta in alto, ordi-
nate 2 e 1. — Tav. XLIIL i3.
laDCia 0 Laoza — Da un Ernesto duca di
Baviera, dice il Villabianca, trae ori-
gine la noliilissima famiglia Lancia o
Lanza; e valoroso condottiero qual e-
gli era verso l' anno 970 fu sopran-
nominato il capitano della grande lan-
cia ; di là il cognome. I di lui figli
Enrico e Corrado, essendo passati in
Lombardia e nel Napohtano, non po-
chi feudi e signorie vi acquistarono.
Sarebbe lungo individuare i perso-
naggi che di tempo in tempo il loro
casato grandemente illustrarono. In
quanto a Sicilia interessa un Bonifa-
cio signore d'Angiona, il quale ebbe
quattro figli: Galeotto, da cui discen-
dono i conti di s. Severino , Bianca
moglie di Federico II imperatore, Cor-
rado de' conti di Caltanissetta, e Man-
fredi barone di Sinagra. Sono poi de-
gni di speciale menzione : un Pietro
conte di Cerami e barone di Naro; un
Galvano primo conte di Fondi 1220;
un Carlo stratigoto di Messina 1236;
un Federico viceré di Siciha 1258 ;
228
un Galvano 2° decapitato in Napoli
qual partigiano di re Corradino suo
parente; un Corrado signore di Castel
Mainardi , primo barone di Longi e
FicaiTa 1302, capitano giustiziere di
Palermo 1304. Da lui due rami, uno
di Nicolò barone di Longi e maestro
razionale 1348, e l'altro di Galeotto ba-
rone di Ficarra. Da quest'ultimo vari
personaggi distinti, tra cui un Pietro
barone di Ficarra e primo barone di
Galati, Piraino e Brolo 1543; un Fran-
cesco capitano giustiziere di Palermo
15<S1; un Giuseppe marchese di Ficar-
ra, primo duca di Brolo 1682; un Cor-
rado di lui figlio investito 1693: un Fe-
derico barone di Sciureni 1751, la di cui
linea segue sino al vivente Federico
Lancia di Brolo esimio cultore deUe
lettere, socio di varie accademie nazio-
nali ed estere, e cavaliere commenda-
tore di vari ordini ecc. In quanto al detto
ramo de' baroni di Longi, esso venne
poi a suddividersi nelle seguenti bran-
che: 1° ne' baroni di Longi, di già
estinti in Flavia Lancia; 2° ne' baroni
delli Supplementi, rappresentati oggi
da Ernesto Lanza barone di Marca-
tobianco, della quale un rampollo tro-
vasi a Capizzi; 3" ne' baroni di Mojo
titolo proveniente da Rosa Tortoreto,
moglie di Manfredi Lanza . il di cui
figlio Blasco investito 1453; dalla quale
branca provenne Giovanni Lancia ed
Abbate , primo principe di Malvagna
1627 zio di Domenica principessa di
Malvagna e baronessa di Mojo inve-
stita 1694, moglie di Corrado Lanza
duca di Brolo; 4° ne' principi di Tra-
bia, come dal Minutoli, nella quale il-
lustraronsi: un Blasco celebre giure-
consulto, onorato assai da re Ferdi-
nando il cattolico e dall' imperatore
Carlo V, da' quali i carichi di giudice
della r. Gran Corte, deputato, vicario
generale del regno, e r. consigliere si
ebbe ; un Cesare di lui figlio primo
barone di Trabia e Castanea (per la
madre), investito 1538, pretore di Pa-
lermo e primo conte diMussomeli 1564;
un Ottavio primo principe di Trabia
1601; altro Ottavio duca di Camastra,
conte di Sommatino e barone di Dam-
misa per la moglie Giovanna Lucchesi
Palli; un Giusepppe duca di Camastra
1662, sergente generale di battaglia
1678, generale d'artiglieria, ed altresì
vicario generale del valle di Noto ,
pretore di Palermo 1704, e gentiluo-
mo di Camera ; un Ignazio principe
della Trabia investito 1720 , consi-
gliere aulico di stato dell'imperatore
Carlo VI già capitano giustiziere di
Palei'mo 1717, ed infine pretore 1737;
un Giuseppe investito 1753, capitano
giustiziere di Palermo 1762-64, vica-
rio generale del regno 1767, pretore
1768-80 , cavaliere del san Gennaro
1768, ministro della giunta pretoria
1776. ed in fine deputato del regno
1778-80; un Ignazio investito 1784, es-
sendo stato governat.""® della Pace 1779;
un Pietro investito 1789, capitano giu-
stiziere di Palermo 1792, ministro se-
gretario di stato , gentiluomo di e a-
mera e cavaliere del s. Gennaro; un
Giuseppe esimio archeologo siciliano
gentiluomo di camera e cavaliere del
s. Gennaro, ministro degli affari ec-
clesiastici, il quale sposando una 'Ste-
fania Branciforte de' principi di Leon-
forte e principessa di Butera riunì
nella sua fomiglia tutti i titoli e beni
di questo ricco e nobile casato ; un
Pietro principe di Scordia illustre let-
terato, le di cui opere sono state non
ha guari ripubblicate in Palermo, gen-
tiluomo di camera, pretore di Paler-
mo 1837, ministro del governo prov-
visorio di Sicilia 1848, morto in esi-
lio 1858; ed un Giuseppe principe della
Trabia governatore del r. Palazzo di
Palermo che cessò di vivere nel fior
degli anni il 1868. Qui bisogna no-
tare che da' principi di Trabia pro-
vennero i principi Lanza, titolo con-
cesso ad un Giacomo Lanza 1677, ca-
pitano giustiziere di Palermo; la di cui
hnea continuò sino a Giovanni Lanza
e Ventimiglia maggiordomo di setti-
mana, letterato e drammatico morto
il 1868. Noteremo altresì come da
un Ignazio fratello di Giuseppe Lanza
e Branciforte principe della Trabia ne
venne il presente Giuseppe Lanza e
Filangieri conte di s. Marco e prin-
cipe di Mirto quale erede e rappresen-
tante l'illustre, casa Filingieri. Vanta
la famiglia Lanza molti cavalieri ge-
rosolimitani, come fra Biagio 1590,
fra Blasco 1557, fra Diego 1619, ed
il vivente conte D. Francesco Paolo
Lanza di Trabia cavaliere cogli onori
di commendatore ricevitore dell' or-
229
dine suddetto, e maggiordomo di set-
timana.
Arma giusta Inveges : d'oro, con un
leone coronato di nero, armato e lam-
passato di rosso, e la bordura com-
posta d' argento e di rosso. Corona
di principe e mantello di velluto scar-
latto foderato d' ermellino. — Tavo-
la XLIII. 6.
laiicillolto 0 Lanzarotlo — 11 Mugnos sull'au-
torità di Flaminio Rossi riferisce es-
ser questa una nobile ed antica fa-
miglia romana , sparsa in Napoli ed
in Sicilia. Ivi è memoria di un Lan-
cillotto Lancillotti virtuoso cavaliere
e governatore della città di Trapani
sotto re Manfredi. Un Giacomo di lui
figlio fu castellano di Salemi sotto
Carlo d'Angiò, ed occupò la baronia
di Rabbici, in seguito posseduta dai
suoi discendenti, tra' quali figura Giu-
liano 1452, la di cui unica figlia Mar-
gherita la trasmise alla famiglia Po-
poli 0 Sieripepoli di Trapani , origi-
naria per un Cuismigerio dalla nobi-
lissima Popoli di Bologna. Un Anto-
nino Lancillotto acquistò il feudo di
Sanagia, linea che ebbe a continuare
sino al 1594. Un altro ramo fiorì in
Mazara , prodotto avendo vari capi-
tani e giurati.
Arma: di rosso, con una fascia di
oro, caricata da 5 elmi d'azzurro. Co-
rona di barone. — Tav. XLIII. u.
landolina — Da Landolo 1° conte d' Ab-
sburgo , figlio di Guntramo principe
normanno, trae origine l'antichissima
famiglia Landohna, conforme attestano
29
230
Gabriele Guccellino in sua Generali
Get^ìnaììica Notitia. Teodorico Piespor-
dio e Francesco Guillimano in altre
opere. Fu portata in Sicilia, al dir di
Inveges , da un Rotlando Landolina
normanno, commilitone e consangui-
neo di re Ruggiero nella conquista
dell'isola, dal quale fu poi rimunerato
della carica di straticoto di Messina,
della baronia d'Avola; e fu allora ch'ei
fissò sua dimora in Noto, ove conti-
nuò la sua linea primogenita , oggi
rappresentata da' marchesi di s. Al-
fano. Un Giorgio Landolina figlio del
precedente capitangenerale delle regie
galere liberò Luigi VII re di Francia
co' suoi baroni dalla greca schiavitù.
Sostenne poi il carico di straticoto di
Messina, avendo ucciso colle proprie
mani il capo-saraceno Multicabie Mu-
le ; perlocchè re Ruggiero lo colmò
di onori, confirmandogli con diploma
del 1149 le usate insegne di sua fa-
miglia, quali più sotto descriveremo.
Fiorirono inoltre: un Bartolomeo Lan-
dohna che fu primo barone de' feudi di
Trigintini e Grampolo pel diploma di
re Federico III 1300 ; un Giovanni
figlio del precedente che si distinse
contro i Chi ar amontani, da cui venne
ucciso, essendo stato barone di Man-
cini, Burgio, Capopassaro, Saline, Ro-
vo tto. Marza, Murra, e Cammaratini,
come dal Fazello ; un Antonino per
dritto ereditario l«xrone di Belludia il
di cui fratello Francesco fu stipite dei
duchi della Verdura, e Vincenzo ceppo
de' principi di Torrebruna. Altro An-
tonino per ragione ereditaria fu mar-
chese di Trezzano, da cui i Marchesi
di s. Alfano ed i baroni di Rioilifi
provennero. Nella prima linea trovia-
mo Pietro marchese di Trezzano che
per successione lo tramandò a suo fi-
glio primogenito Giuseppe, che lo com-
mutò in titolo di marchese ottenuto
avendone il privilegio il 1801. Da lui
un Pietro, che per l'alto senno di cui
era fornito, dietro avere occupato va-
rie cariche municipali, nominato venne
consigliere di stato nel 1820, preside
del Consigho Provinciale 1833 e 1836,
e da ultimo intendente di Noto 1837.
Egli acquistò 1' ex-feudo del FuUo e
quello del Pirainito; e per manco di
prole istituì un maggiorasco 1840 coi
feudi di Alfano, Bombiscuro, Rovetto,
Saline . Pirainito , e casa magnatizia
in Noto in favore del nipote Pietro
Landolina e Trigona attuale marchese
di s. Alfano e del di lui figlio Giu-
seppe. Nella seconda linea sono i ba-
roni di Rigilifi, ramo oggi rappresen-
tato dal barone Pietro Landolina e
Paterno. Un altro ramo della mede-
desima famiglia Landolina trovasi in
Caltagirone ecc. Or questo ragguar-
devolissimo casato viene abbastanza
commendato dal Mugnos , Inveges ,
Villaljianca, Amico, Anzalone. Caruso,
Pirri, Aprile, Muscia, Minatoli, il quale
ultimo riporta i cavalieri gerosolimi-
tani fra Giannantonio 1564, fra Giam-
battista 1576, fra Giacomo di Caltagi-
rone fondatore della Commenda Lan-
dolina 1610, fra Francesco e fra Vin-
cenzo di Noto 1617 , e fra Giusep-
pe 1644.
Arma concordemente agii autori :
partito d'argento e di nero incappato
dell'uno nell'altro; al capo del secondo
caricato da tre gigli d'argento. Corona
di marchese. — Tav. XLIV. e.
laildriano — Famiglia milanese e napoli-
tana secondo riferisce Inveges , non
ostante il Sansovino la crede origi-
naria d'Alemagna. Governò l'isola di
Sicilia col carico di presidente, ed un
Giuseppe Francesco conte di Lan-
driano fu straticoto di Messina nel
1570, come attesta Amico. Ignoriamo
il seguito.
Arma giusta il Villabianca : d' az-
zurro, con un castello a due torri di
oro, chiuso e finestrate di nero. Co-
rona di conte. — Tav. XLIII. is.
lanfraiiclli — Sappiamo dal Mugnos essere
stata questa una delle sette celebri
famiglie pisane derivate dai sette ba-
roni tedeschi , che vennero in Italia
con Ottone imperatore nel 963. Pri-
mo a recarla in Sicilia fu un Bernar-
dino Lanfranchi 1515, casato essen-
dosi in Palermo, ove la hnea continuò.
Arma: diviso, d'argento e di rosso.
— Tav. XLIII. le.
lanzaroUo — v. Lancillotto.
larcan — Una delle primarie esimie fami-
glie catalane al dir di Mugnos, por-
tata in Sicilia da Ruggerotto Larcan
valoroso cavaliere sotto re Martino
1391, dal quale n'ebbe i feudi ed al-
tri beni, tra cui quelli d'Ambrosia e
Bissana colla baronia de' Santi Fradelli
231
in Catania. Commendansi : un Gio-
vanni straticoto di Messina 1502, ed
un Giannantonio straticoto come so-
pra 1522.
Arma: di rosso, con una torre mer-
lata d' argento. — Tav. XLIII. n.
larcdo — Arma: d'azzurro, con castello a
due torri d' oro merlate di tre pezzi
banderuolate d'argento svolazzanti a
sinistra , accompagnato da un leone
coronato d'oro a guardia della porta
chiuso di nero , e la bordura d' oro
caricata da otto crocette di s. Andrea
di nero. — Tav. XLIV. i. (Villabianca).
larghi — Arma : d' azzurro, con un leone
d' oro. — Tav. XLIV. 2. (Villabianca).
Larsia — Arma : scaccheggiato d' azzurro,
e d' argento di sei file, e la bordura
del secondo. — Tav. XLIV. 3. (Villa-
bianca).
lauccia — Arma : d' oro, con 1' albero di
palma verde accostato da due uccelli
al naturale. — Tav. XLIV. 4. (Villa-
bianca).
lauria — v. Loria.
lavaggi — Le sole notizie che il Villa-
bianca ci fornisce di questa famiglia
sono di un Gabriele Lavaggi commis-
sario generale in Licata 1783 , insi-
gnito della croce gerosolimitana, e fi-
nalmente commissario generale in Tra-
pani, Marsala e Caltagirone 1793.
Arma: diviso, nel 1° d'azzurro, con
un leone passante e coronato d' oro;
nel 2° d' oro con tre freccio di nero
poste in fascia , ed una fascia di
rosso attraversante sul diviso. — Ta-
vola XLIV. 5.
232
lavili — Famiglia nobile oriunda di Cre-
mona, stando al Mugnos, il quale le
dà per ceppo in Sicilia un Guttierre
Lavia gentiluomo assai distinto e se-
gretario della regina Bianca, che ben
gli conferì la castellania di Sanfìlippo
in compenso di suoi servigi , ed ivi
fermò sua stanza. Commendasi un
Giovanni Lavia esimio dottore e giu^
dice della R. G. Corte possessore di
molti feudi; per lui la famiglia si dif-
fuse in Catania, Nicosia e Palermo.
Arma: di rosso, con una banda di
argento accompagnata da tre stelle
dello stesso , poste due in capo , ed
una in punta. — Tav. XLIV. t.
lazzara — Chiiirissima famiglia italiana
della città di Modena originaria dice
Mugnos da Feramondo signore del
Castello di Lazzara nel principato di
Hailnault anno 907. Fu portata in Si-
cilia da un Antonio Lazzara a' ser-
vigi di re Alfonso 1440; il di lui fi-
glio Matteo valoroso nell'arte militare
ottenne nel 1443 la castellania di
Marsala ove fondò la sua famiglia, la
quale si sparse anche in Palermo e
fiorì al dir del Minutoli nelle armi e
nelle lettere , facendo pompa di una
antica nobiltà, come anco per le di-
gnità e baronie, che possedettero i
suoi discendenti.
Arma giusta Mugnos : d' azzurro ,
con tre fasce ondate d' argento, col
capo d' azzurro, caricato da tre stelle
d' oro e sostenuto da una riga d' ar-
gento.—Tav. XLIV. 8.
Lazzari — Una delle nobili, chiare ed an-
tiche famiglie lombarde, che contri-
buirono alla fondazione della terra di
Castelnuovo di Scrivia presso Mila-
no; vari rami si trapiantarono in Ro-
ma ed in Genova; epperò uno di essi
al dire di Mugnos con grandi ricchezze
passò in Sicilia. E fu secondo scrive
Minutoli un Giambattista Lazzari che
venne in Messina, aggregato a quella
maestra de' nobili 1584. Da lui un
Giantommaso, padre di fra Antonino
Lazzari cavaliere gerosolimitano 1642,
ferito nella impresa del Galeone.
Arma secondo Minutoli: diviso; nel
P d'oro, con l'aquila spiegata di ne-
ro; nel 2°, del primo con tre bande
di rosso. — Tav. XLIV. 9.
leggio — Arma: d'azzurro, con una fiam-
ma d'oro e di rosso, elevandosi dalla
punta accompagnata nel capo da tre
stelle d' oro , allineate in fascia. —
Tav. XLIV. 10.
Leo 0 Di Leo — -Antica famigha oriunda ^)2-
sana sparsa in Messina e Palermo ,
ove rammentasi al dir di Minutoli un
Domenico Leo lìarone della Scala no-
bile palermitano; il Mugnos la vuole
in Messina ascritta a quella maestra
de' nobili.
Arma giusta Mugnos : d' argento,
con un leone di rosso, impugnante con
le zampe una mezza ruota sopra altra
di rosso. — Tav. XLIV. u.
Leccala o Licala — Antica e nobile famiglia
di Malta, ove, al dir di P^)e\'A-Descri-
zio7ie di ilf«^/ffl - figura sin dal 1404
per le cariche di giurato occupate da
Frabimeo e Franchiija de Licata. Un
Vituzzo fu regio segreto in quell'isola
1458 , e possedè un beneficio di jtcs
patroìiato. La portò in Sicilia un Fi-
lippo Leccata, che sposò una Laureila
Lorefice di nobile famiglia, come ri-
ferisce il Mugnos. Però da un antico
documento del tribunale del r. Pa-
trimonio presso gli atti di notar Lionti
di Palermo si legge clie detto Filippo
fu padre di Garardo, nato nel 1520,
maritato ad una Margherita d'Aquino,
ed uno de' fondatori dell' Ospedale di
Santacroce i in Girgenti; lochè pure
rilevasi da una lapide sepolcrale 1581.
Fu egli giusta il citato documento
progenitore di Salvatore, il primo che
andò a stabilirsi in Favara 1628, da
cui ne venne un Antonino 1721, pa-
dre di Biagio che occupò distinte ca-
riche. È degno di speciale menzione
il di lui fratello Giosuè decano del
capitolo di Girgenti. uomo d'immensa
dottrina commendato da Amico. Il
superstite vivente Biagio per dritto
della moglie Francesca Di Maria e
Termine principessa di Baucina, con-
tessa d'Isnello, marchesa di Monte-
maggiore , baronessa di Aspromonte
e di Castelbianco , riconosciuta con
decreto reale de' 23 Agosto 1868,
ha riunito in persona del di lui pri-
mogenito Antonio la rappresentanza
delle nobilissime famiglie Termine an-
tichi principi di Casteltermine, Conti,
1) In una dissertazione sopra una iscrizione agrigentina dei
tempi di mezzo dell' avv. Vincenzo Gaglio, nella Raccolta di
opuscoli siciliani Tom. XI, si la menzione del passaggio di
233
Ferreri, Migliaccio principi di Bauci-
na, e Santacolomba.
Arma giusta il Villabianca ed il
decreto ministeriale di riconoscimento
1872: di rosso, con un leone sormon-
tato da una cometa ondeggiante in
palo, accostata da due stelle, il tutto
d' oro. Corona di principe. — Tavo-
la XLIV. 17.
Icol'anle — Famiglia oriunda francese per
come scrive Baronio appoggiato da
Inveges; un ramo di essa venne tra-
piantato in Sicilia da un Alferio Leo-
fante giusta un privilegio di re Al-
fonso 1431. Vanta cinque maestri ra-
zionali del r. Patrimonio, tre tesorieri
generaU del regno, un luogotenente
di maestro giustiziere, un falconiere
maggiore, cinque pretori, quattro ca-
pitani giustizieri, un vescovo, ed un
abate Leofante letterato e poeta; un
Giovanni che al dir del Villabianca
fu primo duca della Verdura 1664.
Si estinse in casa Landolina pel matri-
monio di Brigida Leofante con Fran-
cesco Landohna de' baroni di Belludia.
Arma giusta Mugnos; d'oro, con
uno elefante di rosso. Corona di duca.
— Tav. XLIV. 12.
leone — GugUelmo Guerao de Leone fu
il primo, al dir di Mugnos, che passò
. di Aragona in Sicilia nel 1282 con
re Pietro, e per le sue viriti militari
fu eletto castellano di Catania. Un
alcune famiglie maltesi in Girgenti, ove fondarono lo spedale
di Santacroce.
234
Giovanni di lui figlio ottenne da re
Federico II nel 1329 la castellania
di Lentini, da cui ne venne un Gu-
glielmo capitano di detta città. Un
Alfio fu valoroso e prudente nell'arte
militare sotto i re Martino, Ferdinando
ed Alfonso.
Arma: d'oro, con un leone di nero.
— Tav. XLIV. 13.
Iconliiii o Lenlini — Un'antica nobiltà può
a buon dritto vantare questa famiglia,
perocché al dir del Mugnos trae ella
origine da un Lanfranco distinto ca-
valiere, che fiorì nell'anno 813 avendo
strenuamente difeso la città di Len-
tini (Leontinum) sua patria; di là il
cognome. Si diffuse in Messina ed in
Catania, ove continuò a rendersi illu-
stre per insigni personaggi, come a
dire un Alaimo e un Lanfranco, che
pe' loro militari servigi dal conte Rug-
giero i castelli di Militello, d' Ossino,
e d'Idra si ebbero; un Nicolò ed un
Gerardo straticoti di Messina nel 1123,
i quali anch' essi pe' loro servigi ot-
tennero i castelli di Buccherio e di
Palazzolo; un Giovanni nominato vi-
ceré d'Abruzzo dall'imperatore Carlo
VI; altro Lanfranco che acquistò la
baronia ed il feudo di s. Basilio; per-
lochè egli ed i suoi posteri furon detti
di s. Basilio. Altro ramo di questa
nobile famiglia ci presentano le pa-
trie istorie del Villabianca, d'Amico,
Savasta, ed Amari in Castelvetrano,
di cui fu barone un Tommaso Lentini,
che sotto re Federico III ne perde
la signoria passando in casa Tagliavia.
Arma giusta Mugnos: di rosso, con
cinque fuselli d' oro accollati in ban-
da. Sebbene il ramo di Castelvetrano
aggiunse in campo d'azzuro due leoni
d' oro afi'rontati e contro-rampanti ad
una torre merlata dello stesso. Corona
di barone. — Tav. XLIV. i4.
Lercari — Oriunda di Genova chiama Mi-
nutoli questa famiglia, nella quale fio-
rirono: un Leonello Lercari srentiluo-
mo; un Azzellino governatore di Cor-
sica e di Capraja 1603; un Ivo conte
di s. Carlo, che piantò in Palermo la
sua famiglia, essendo stato senatore
lo stesso anno.
Arma: d'oro, con tre fasce di ros-
so. Corona di conte. — Tav. XLIV. i5.
lernio de Rera — 'Da fra Geronimo Dicastro
abbiamo , dice Inveges , esser dessa
una famiglia spagmiola, portata in Pa-
lermo da un Bernardo di Lermo sullo
scorcio del sec. XVI, proveniente di
Ander nelle montao'ne di Biscasrlia.
Tenne cariche di capitano e senatore
e decorato del titolo di marchese di
Santaninfa.
Arma: d'azzurro, con un guerriero
armato di lancia tenente a" fianchi le-
gati due cani d'argento, accompagnato
da una croce patente d' oro posta nel
cantone destro del capo, da due ser-
penti d' oro inalberati combattenti po-
sti nel canton destro della punta, ed
un albero al naturale nel cantone si-
nistro della punta. Corona di mar-
chese. — Tav. XLIV. le.
lelo — Antica e nobile famiglia di Castro-
giovanni, come rilevasi dal Mugnos;
imparentata con le case Grimaldi e
Petruso primarie di quella città. Com-
mendansi: un Gualterio Leto castel-
lano di Catania 1298 e ambasciatore
presso re Federico II 1301; un Si-
mone barone eletto da re Ludovico
1343; un 2" Gualterio favorito dare
Martino e barone di Capodarso 1399;
mi Francesco barone del Priolo 1514;
ed un Matteo investito della baronia di
Capodarso 1629 come dal Villabianca.
Arma giusta Minutoli: di rosso, con
una grue d' argento dissetante in un
fonte dello stesso. Corona di barone.
— Tav. XLV. 1.
licori — Famiglia antica e nobile catalana,
come vuole il Mugnos, d;d quale ri-
leviamo un cavaliere Sanchio Ruiz
de Licori essere passato in Sicilia ai
servigi di re Martino, avendone avuto
in premio le terre di Mistretta e Ca-
pizzi 1406; acquistò parimente il con-
tado di Gagliano 1409, tenne l'uffi-
cio di grande almirante del regno 1416,
e fu il difensore della regina Bianca
di Navarra contro le indegne preten-
sioni del furil)ondo conte di Modica
Bernardo Caprera. 11 di lui fratello
Martino Lopez ottenne pure i feudi
di Franciolo e Canneto 1407, non che
quello di Ragalbuono. Altro Sanchio
fu maestro razionale del r. Patrimo-
nio. Questa famiglia si diffuse in va-
rie città del regno.
Levò per arme : di rosso, con un
leone d'oro, tenente con le zampe una
scure d'argento. Corona di conte. —
Tav. XLV. 2.
235
liolla — V. Laliotta.
Locadelli — Oriunda da Bergamo, dice Mu-
gnos, fu la famiglia LocadelU; ed un
Corleonc di questo casato la portò in
Sicilia sotto re Alfonzo fermandosi in
Messina, ove fu giudice della corte
straticotiale 1426-30. Fiorirono: un
Francesco governatore di Patti, ed
un Andrea avvocato fiscale della R. G.
Corte.
Arma: d'azzurro, con una civetta
d'oro, accompagnata da tre stelle dello
stesso, poste due in capo, ed una in
punta. — Tav. XLV. 3.
loffrcdo — Arma: diviso; nel 1° d'azzur-
ro, con un leone leopardito d' oro te-
nente con la zampa destra alzata un
ramo di verde ; nel 2° d' azzurro, col
monte di tre cime al naturale movente
dalla punta , sormontata ciascuna da
una stella d' argento. — Tav. XLV. 4.
(Villabianca).
lofaso 0 Paso — Famiglia nobile ed illustre
delle città di Milano e Pavia, nelle
quali occupò onorevolissimi carichi
politici e militari, come da una ce-
dola del 20 luglio 1460 e da una fede
dell' archivio di Milano, transuntata in
Palermo presso notar Baratta 1663.
Un Giannantonio del Faso fu castel-
lano dell'Ambrosiana Fortezza di Mi-
lano sotto Enrico III imperatore. Fio-
rirono in oltre : Alberico capo della
fazione ghibelhna nel quartiere di san
Sisto 1220; Corradino potestà di Pa-
via sotto il duca Filippo Visconti;
Francesco Antonio cameriere della du-
chessa Bianca e di lei segretario, ed
236
un Pier Luigi senatore 1484. Venne
portata in Sicilia da un Antonio del
Faso nobile milanese governatore della
città di Caltanissetta sotto l' impera-
tore Federico II come da un privile-
gio imperiale del 10 sett. 1243, presso
il grande archivio della Zecca di Na-
poli, e transuntàto agli atti di Notar
Baratta di Palermo 7 maggio 1663.
Un Ludovico figlio del precedente fu
castellano della città di Termini; da
lui un Antonio progenitore di Gian-
Vincenzo capitano al servizio militare
del Parlamento del Regno di Sicilia,
e dall'imperatore Carlo V con privi-
legio dato in Bruxelles 5 novembre
1537 qualificato milite imperiale , di
origine milanese e di vetusta nobiltà,
avendo avuto confermato lo stemma
di sua figlia qui sotto descritto. Da
costui una serie di chiari gentiluomini,
tra' quali stando al Villabianca com-
mendansi : un Antonino abate di s. A-
nastasia, canonico della cattedrale di
Palermo personaggio in santità e let-
tere illustre, morto nel 1572; un Fi-
lippo di lui nipote uomo di gran virtù,
avendo entrambi rinunziato , il primo
i vescovadi di Cefalh, Mazzara e Gir-
genti, ed il secondo quello di Lettere
e di Gragnano nel regno di Napoli;
un Leonardo Lofaso barone di Ser-
radifalco e di Condoverno , e primo
duca di Serradifalco per concessione
di re Fihppo IV 1664; un Francesco
Antonio investito l' anno 1626 ; al-
tro Leonardo investito 1722, che va
nel ruolo de' governatori della Com-
pagnia della Pace di Palermo 1752;
un Francesco marchese dell' Incfesrni
per la moglie Margherita Gastone,
premorto al padre 1755; a cui suc-
cesse un Leonardo padre di Domenico
ultimo duca di Serradifalco e principe
di s. Pietro , gentiluomo di camera ,
gran croce degli ordini di Francesco I
di Napoli, del s. Salvatore di Grecia,
del s. Michele di Baviera, de' ss. Mau-
rizio e Lazzaro di Sardegna, dell' A-
quila Bianca di Russia , cavaliere bali
dell' ordine di s. Stefano di Toscana,
commendatore gerosolimitano , della
Legion d'onore di Francia, del s. Gre-
gorio Magno Pontificio , dell' ordine
de' Guelfi di V classe di Annover,
dell'Aquila Rossa di Prussia, del Me-
rito Civile di Sassonia, cavaliere della
Stella Polare di Svezia, della Corona
di Ferro di 1^ classe d'Austria, del
Leone d' Olanda, Ufficiale dell' impe-
riale Ordine del Brasile; dottore del-
l'Università d' Oxford, corrispondente
e socio di 41 istituti, società ed ac-
cademie del mondo, personaggio illu-
stre ed assai benemerito della Sicilia,
carissimo alla corte di Russia, autore
di molte opere importanti , massime
quelle intitolate: Le antichità della Si-
cilia esposte ed illustrate, T. 5 — Del
Duomo di Monreale e di altre chiese
Normanne. — Le Antichità di Sicilia,
ed altri lavori storici ed archeologici
di moltissimo pregio. Mori in Firenze
il 15 febbraro 1863, e le sue ceneri
riposano nella chiesa di s. Domenico
in Palermo in un bel monumento e-
rettogli dall' unica figlia ed erede Giu-
lietta Lofaso e Ventimiglia duchessa
di Serradifalco, congiunta in matrimo-
nio all'ili. Vincenzo Fardella marchese
di Torrearsa , cav. dell' Ordine Su-
premo della ss. Annunziata, dama a-
dorna di molti meriti. Un ramo se-
condario di tal famiglia si conserva
ne' marchesi di s. Gabriele, rappre-
sentato dal marchese Giuseppe Lofaso
e Popoli.
Arma secondo il Villabianca : d' az-
zurro, con un albero di faggio al na-
turale sormontato da un' aquila na-
scente coronata di nero portante una
fiVce accesa al rostro ; ed un braccio
armato sporgente dal canton destro
del capo, tenente una spada in mano
posta in fascia alla cui punta un gi-
glio d'oro, per concessione di Carlo II
d' Angiò. — Tav. XXXV. io.
Lombardo — Antica e nobile famiglia /te-
Uana, secondochè riferiscono Mugnos
ed Inveges ; il primo la vuole origi-
naria di Lombardia, e cita per ceppo
di essa in Sicilia un Nicolò Lombardo
consio'liere della reo-ina Maria e del
re Martino, essendo stato pretore della
città di Palermo 1403, qual carica
tenne anche il di lui figlio Andrea
1413. Il secondo, cioè Inveges la vuole
oriunda pisana , venuta in Palermo ,
appoggiandosi ad un'iscrizione d'un tu-
mulo marmoreo di Battista Lombardo
nella cappella de' Tre Re in s. Fran-
cesco 1495. Chechè ne sia ella fiorì
ricca di feudi e delle baronie di Gi-
bellina. Cosmano, Pergola, Salvavec-
237
chia, Serravalle ec. vantando fra Gior-
gio cavaliere gerosolimitano e com-
mendatore di Lentini 1422; non che
un Antonio arcivescovo di Messina
1588.
Arma conforme i citati scrittori:
vajo minuto d'oro, e di, rosso di sette
file. Corona di barone. — Tav. XLV. 5.
loniellino — Arma: diviso di rosso, e d'oro.
— Tav. XLV. -. (Villabianca)
loniia 0 laloniia — Dal Mugnos apprendia-
mo essere una nobile e distinta fami-
glia italiana, portata in Sicilia da un
Giannicola Lalomia gentiluomo pia-
centino 1393 a' servigi di re Martino,
dal quale il carico di castellano della
città di Piazza ottenne, ivi fondando
la sua famiglia. Si diffuse ella poscia
in varie città del regno, come a dire
in Girgenti , Cammarata e Palermo ,
vantando non pochi distinti personag-
gi, che occuparono importanti carichi.
Arma: di verde, con cinque lomie
d'oro situate in cinta. — Tav. XLV. a
longo — Arma: di rosso, con una fascia
d'argento, accompagnata da tre stelle
d' oro poste 2 in capo ed 1 in punta.
— Tav. XLV. 9. (Villabianca).
longobardo — Famiglia molto nobile e
chiara in Siragusa, stando al Mugnos.
Un Filippo Longobardo fu barone il-
lustre 1365. un Giovanni senatore
1402, un Andrea castellano di detta
città sotto re Alfonso, un Giannanto-
nio percettore della Clamerà Reginale.
Un ramo di tal f.imiglia visse anche
nobilmente in Caltagironc.
Arma: d' oro, con due rami di pal-
30
238
ma verde posti in palo, sormontati da
una stella di rosso. — Tav. XLV. io.
lopez — Arma: d'azzurro, con due lupi
d'oro passanti l'uno sull'altro. — Ta-
vola XLV. n. (Villabianca). ,
lorcdano — Arma: diviso d'oro e di i^osso, '
con tre rose dell' uno nell' altro. — !
Tav. XLV. 12. (Villabianca). |
lorelìce — Famiglia originaria napolitana,
che vanta per primo ceppo un Guai- ,
terio Lorefice valoroso generale ai
servigi di papa Gregorio VII 1070,
dal quale fu rimunerato con molte
terre e castelli. Proseguì la linea, co-
me dal Savasta, in quel regno onorata
sempre di supremi carichi. Un Sigi-
smondo ed un Berengario cavaliere
gerosolimitano fratelli la portarono in
Sicilia, ove si diffuse in Modica, Pa-
lermo, Siragusa, Sciacca, Trapani,
Monte-Erice (S. Giuliano). Dal cen-
nato Sigismondo provenne un Gero-
nimo capitandarme di Modica, il quale
ebbe concesso da re Alfonso d'Ara-
gona il mutamento dell'arme, che qui
sotto descriveremo 1414. Vari altri
soggetti occuparono in quelle città
cariche interessanti.
Arma: d'azzurro, con un leone di
oro tenente con le zampe un ramo-
scello di verde alloro, ed una sbarra
d'oro attraversante sul tutto. — Ta-
vola XL^^ 13.
Lorenzo 0 di Lorenzo — Famiglia d' origine
inglese portata in Sicilia sotto il reg-
gimento del re Ruggiero da un Sil-
vestro di Lorenzo visconte di Antona
nel ducato di Nottuberland, come da
un decreto di concessione del titolo
di marchese del Castelluccio, accor-
dato da re Ferdinando IV 1803 a
Nicola di Lorenzo. Vari personaggi
di questa nobile famiglia per le loro
gesta si resero chiarissimi, tra' quali
sono dearni di menzione ; un Pietro
di Lorenzo , segretario della regina
Costanza; un Rolando a capo de' su-
premi affari del regno ; un Nicola se-
gretario di re Manfredi; un Pietro
Luca barone di Milocca, che tenne le
prime magistrature; un Roberto esi-
mio giureconsulto sotto i re Giacomo
e Pietro II d'Aragona; un Giovanni
Lion che per le sue imprese meritossi
un feudo dal re Pietro II; un altro
Pietro decorato dell'onore di cordo-
nano ; un altro Roberto giudice della
Suprema Corte di Giustizia; un Colo-
rado comandante la fortezza di Noto
regio milite, e gentiluomo di camera
di re Alfonso; un Francesco regio
cavaliere, valoroso guerriero, capitan-
darme di Terranova, ed indi della
città di Marsala sotto re Giovanni;
un Andrea governatore e giurato del
vai Demone, personaggio di molto in-
gegno e giustizia; un Mariano abate
di s. Caterina; un altro Giovanni ca-
nonico della cattedrale di Noto e ca-
valiere cappellano dell' ordine geroso-
limitano, lodato per esimie virtù e per
non pochi pi edilìzi eretti; un Lo-
renzo primo marchese di Castelluccio
1803; ed in ultimo un Corrado di
Lorenzo e Boroia marchese del Ca-
stelluccio, barone di s. Lorenzo, sam-
239
marco, Renda, Granieri, Ciurca e Ca-
nali, cavaliere gerosolimitano e gen-
tiluomo di camera di re Ferdinando U.
Arma: d'azzurro, con T albero di
verde nodrilo in un terreno al natu-
rale, traversato in banda nel tronco^ da
una spada d'oro, la punta in basso, si-
nistrato da una stella radiosa d'argen-
to, e sormontato da una divisa d'oro
caricata da una crocetta scorciata di
rosso. Corona di marchese. — Tavo-
la XLV. 14.
Loria 0 Laiiria — Nobile famiglia di Basi-
licata (Napoli), ove al dir del Savasta
possedè una terra di tal nome, da cui
il cognouK;. Intanto si sa che un Rug-
pìero Lauria venne in Sicilia con Già-
comò I d' Aragona 1292 col carico
di grande almirante, e che la storia re-
gistra come un personaggio di molta
importanza. Un Antonio fu a' servigi
militari di re Ludovico, ed un Erasmo
figurò non poco nel Caso di Sciacca
parteggiando pei Luna.
Levò per arme : d'oro, con quattro
fasce di verde. — Tav. XLV. i5.
luciaiio — Arma: d'oro, con un braccio
vestito di verde movente dal fianco
sinistro dello scudo , impugnante un
cereo d' argento acceso di rosso posto
in banda. — Tav. XLV. le. (Villabianca).
lucifero — Famiglia nobile di Messina e
Milazzo, originaria della Lucifero di
Cotrone in Calabria, marchesi di A-
prignanello , degli antichi signori e
baroni delle terre di Zinga, e Belve-
dere, Malapezza ed Armerò, come ri-
levasi da una sentenza e lettere os-
serv atonali del tribunale del r. Pa-
trimonio 1729, per l' ascrizione di tal
famiglia nella mastra nobile di Milaz-
zo, essendo stata al) antico ascritta in
quella di Messina. Primo a portarla
in Sicilia e precisamente in Messina
fu il nobile Gioyannello Lucifero pa-
trizio di Cotrone. Ne venne una serie
di distinti gentiluomini, che occupa-
rono le primarie cariche in detta cit-
tà. La famiglia finalmente andò a sta-
bilirsi in Milazzo decorata del titolo
di barone del feudo di s. Nicolò nel
promontorio di Milazzo di provenienza
Baeli, perocché un Paolo regio mae-
stro segreto proprietario nel 1751
se ne investi, e fu progenitore del vi-
vente barone Giambattista Lucifero.
Arma: d'azzurro, con una fascia
accompagnata nel capo da due stelle,
ed in punta da una luna montante, il
tutto d' argento. Corona di barone.
— Tav. XLV. 17.
lucchese Palli — Vuoisi dal Villabianca che
tale antica e nobihssima famiglia pren-
desse origine da un Adinolfo Palli fi.-
glio di una sorella di Desiderio re dei
Longobardi , signore d' un castello
detto Tre Palli. I suoi discendenti
governarono la repubblica di Lucca,
ed un Andrea Palli essendo passato
in Sicilia denominossi Lucchese-Palli
in memoria della sua patria. Fu egli
dunque il ceppo di questa famiglia in
Sicilia, ove si diffuse, e specialmente
in Sciacca e Naro , e da qui in Pa-
lermo. Molto accetto al conte Rug-
giero , il predetto Andrea ricevè in
240
compenso di suoi militari servigi non ^
pochi feudi e territorii 1067. Vanta
ella soggetti famosissimi e per dignità
e per ricchezze: un Luigi Antonio ret-
tore di Sciacca sotto la regina Mar-
gherita, e da Federico li imperatore |
creato gran prefetto del regno 1239;
un Nicolò di lui figlio giustiziere del
vai di INIazara ed altri che furono
capitani di guerra di Licata, Girgenti, :
Taormina, Trapani, Salenii, Mazara i
e Sciacca loro patria, nella quale go-
derono le baronie di Magazolo, Per-
rana, Bertolino, Martogna, Bellapie- j
tra, della Salinella, del Giardinello, e !
di Cianciana. Da' Lucchese di Naro
derivarono i baroni della Gresta, della
Delia, di s. Fratello, ed i principi di 1
Campofranco duchi della Grazia come
dal Savasta. Primo ad investirsi di ;
tal titolo di principe fu un Fabrizio
Lucchese-PalU 1625; pervenutogli per ^
la moglie Eleonora del Campo erede
della baronia di Campofranco. Fiori-
rono inoltre: un Antonio investito 1720
gentiluomo di camera, capitano giu-
stiziere di Palermo 1739, brigadiere
de' reali eserciti, cavaliere professo
dell' ordine di s. Gennaro , istitutore
dell'Accademia Palermitana detta dèì-
V Unione della Galante Conversazione,
inaugurata nel suo palazzo 1760, della
quale fu poeta i e mecenate; un Andrea
vescovo di Girgenti ove istallò una
biblioteca ed un medagliere; un Em-
manuele teatino oratore sacro; altro
1) Scrisse 2 voi. di poesie, Napoli 1794.
Antonio principe di Campofranco, gen-
tiluomo di camera cavaliere grancroce
di vari ordini equestri, brigadiere dei
reali eserciti, luogotenente generale in
Sicilia, indi ministro e consigliere di
stato ; ed un Ferdinando fratello del
precedente onorato di varie incom-
benze diplomatiche, distinto economi-
sta. La rappresenta il vivente principe
di Campofranco D. Emmanuele Luc-
chese Palli e PignateUi gentiluomo di
camera, grancroce del r. Ordine Co-
stantiniano, e cavaliere gerosolimitano.
Arma: di rosso, con tre palle di
oro ordinati 2 e 1. Lo scudo accol-
lato da un' aquila bicipite di nero ar-
mata e beccata d'oro, hnguata di rosso.
Corona di principe. — Tav. XLV. e.
luna — Dal Savasta, il quale compendiò
in questa parte tutti gli autori che
lo precedettero , apprendiamo essere
stata una famiglia nobihssima, di san-
gue reale goto, cognominata Luna a-
vendo avuto gran parte nel caso di
Sciacca. Discacciati i Goti dalla Spa-
gna, ove detta famiglia trovavasi im-
parentata colla real Casa di Navarra,
un tale Simenes Lupo abbracciata la
fede cristiana rimase in quel regno
ricco di pensioni. Indi il figho Tens-
rench personaggio d'alto intendimento
e valore nell' invasione de' Mori in
quelle contrade fu fatto generalissimo
dell' esercito spagnuolo ; per lochè
ordinato questo a mezza luna disfece
il nemico ; e dopo una si luminosa
vittoria tolse dal suo scudo il lupo
sostituendovi la mezza-luna riversata.
Fu ella portata in Sicilia da un Ar-
tale di Luna, consanguineo di re Mar-
tino 1386. Or essendosi egli invaghito
d'una damigella a nome Margherita
Peralta, parente dello stesso re. pro-
messa ad un Giovanni Perollo , la
tolse in moghe. Quest' ultimo sene
vendicò, e l'Artale pochi anni dopo
morì di veleno. 11 figlio Antonio Luna
conte di Caltabellotta raccolse una
vastissima eredità con l'odio de' Pe-
rollo. Certo si fu che i contendenti j
dalle private vendette vennero ad a-
perte e sanguinose contese , dando
luogo al primo caso di Sciacca 1450,
sotto il regime di re Alfonso, per lo
che furono esiliati e poscia aggraziati.
Indi Antonio fu consigliere e camer-
lengo del regno, come ci ricorda il
Villahianca. Molti altri personaggi sono
degni d' onorata menzione, tra' quali
in ispecial modo rifulsero : un Gian-
vincenzo conte di Sclafemi, straticoto
di Messina 1514, presidente e viceré
241
del regno 1510-17; un Sigismondo
conte di Caltabellotta che riacceso
rodi(j de' Perollo con maggior furore
venne assassinato, lochè diede luogo
ad una seconda pih sanguinosa mi-
schia, detta il famoso caso di Sciacca
1529; un Pietro conte di Caltabellotta
e di Sclafani, primo duca di Bivona
per concessione di Carlo V impera-
tore 1554, straticoto di Messina e vi-
cario generale del regno per difenderlo
dalle invasioni tnrchesclie 1573; nel
di cui figlio Giovanni venne questa
nobile, chiainssima e storica famicrlia
ad estinguersi.
Arma concordemente agli autori :
diviso , nel 1" d' argento , con una
mezza luna riversata di due file a
scacchi d' argento e di nero ; nel 2°
scaccheggiato del primo e del secondo
di quattro file. Corona di duca. — Ta-
vola XLVl. 1.
lliparelli — D'oro, con un lupo passante
di nero. — Tav. XLVL 2. (Villahianca).
M
Maccagnone — Nobile famiglia siciliana di
cui parla l'erudito Villahianca, dandoci
notizia di un Francesco Maccagnone
primo principe di Granatelli per con-
cessione di re Filippo V 1710. Segue
la linea con Carlo investito 1726, cui
successe un Baldassare investito 1731
padre di Franco Maria Giaimo Mac-
cagnone, investito 1737 e barone del
feudo del , Piano di s. Carlo.
Arma : d' azzurro . con una banda
d' oro, sormontata da una stella dello
stesso, ed una sbarra di rosso attra-
versante sul tutto. — Tav. XLVL 3.
Madaleni — Antichissima nobile famiglia di
Lentini, sparsa in Girgenti e Paler-
mo, come attesta il Mugnos; la quale
va sino a' tempi dell'imperatore Decio,
nella detta città di Lentini trasferita
da Giulio Palmato presidente di Si-
cilia verso i primi del 3' secolo del-
l'era nostra. Ella die una santa Epi-
242
fania ed un Rodippo vescovo di Len-
tini. le di cui vite leggonsi nel Leg-
gendario de' Santi di Sicilia del citato
scrittore. Commendansi in oltre: un
Guido Madaleni governatore di Mes-
sina a' tempi dell'esarca Giorgio Ma- !
niace; un Giovanni castellano di Len-
tini sotto re Guglielmo il malo; un
Nicolò castellano di Girgenti a' tempi
di Federico imperatore; ed infine un
Giovanguido 1276. In Palermo ella
die molti giurati.
Arma: di verde, con un castello a
due torri merlate di tre pezzi d' oro,
aperto e finestrato del campo , sor-
montato dall'immagine di S. ÌNI.^ Mad-
dalena d' oro; sebbene quella di Pa-
lermo armasse di rosso con un bue
d' oro sormontato da un' aquila spie-
gata di nero. — Tav. XLVI. 4.
Maestri — Stando al Minutolo famiglia no-
bile di Palermo , il di cui ceppo fu
un Simeone Maestri ed Ajutamicristo
personaggio distinto di questa città
1405. Un Antonio fu barone del feudo
di Giancandora 1488. Vuoisi estinta.
Arma : d' oro , con un l)raccio di
cai'nagione impugnante un mazzo di
fiori. Corona di barone. — Tav. XLVI. 5.
Maggio — Dal Villabianca opuscoli rilevasi
un Cristoforo di Maggio governatore
del Monte di Pietà nel 1766, Pie-
tro, Ignazio e Luigi che furono tutti
e tre successivamente maestri notari
della r. Cancelleria.
Arma: d'azzurro, con una torre mer-
lata di tre pezzi chiusa e finestrata
di nero, sinistrata da un leone ram-
pante, il tutto d'oro. — Tav. XLVI. e.
Magnano — Nobile e ricca famigUa hnìo-
gnese, a noi pervenuta giusta Mugnos
sotto re Ferdinando il Cattolico per
un Nicolò Magnano regio falconiero,
poi percettore de' reali donativi, ca-
pitano della città di Catania 1422;
in fine passata in Polizzi e apparen-
tata co' Gallegra, si stabih in Catania.
Da lui il dottor Biagio giudice della
r. Gran Corte e barone del feudo di
san Cono. Un secondo Nicolò ed un
Pietro servirono Carlo V imperatore
con molti distinti carichi; un Giorgio
fu da re Filippo II inviato ambascia-
tore alla repubblica di Genova.
Arma: di rosso, con un leone d'oro
tenente colle zampe una lancia dello
stesso. Corona di barone. Tav.XLVI. 7.
Magnasco — D'azzurro, con un albero al
naturale sormontato da tre stelle di
oro e sinistrato da un leone rampante
dello stesso. — Tav. XLVI. s. (Villa-
biancaj.
Magnavacca — Antica e feudataria fomiglia
di Messina al dir di INIugnos. Un Gio-
vanni Magnavacca fu barone del Ca-
sale d' Asterie e di Crimasta. Segue
la linea sino ad altro Giovanni 1360,
il di cui figlio Manfredo fu anche ba-
rone del Casale di Graniti, e cosi del
resto.
Arma: d'oro, con un monte di verde
sormontato da una vacca di rosso.
Corona di barone. — Tav. XLVI. o
— Dall' Inveges apprendiamo esser
questa un'antica famiglia di Palermo,
che governò cogli uffici di capitano .
pretore e senatore sotto Federico II-
V aragonese. Il Mugnos poi, VesjJro,
ricorda un Matteo di Maida a' servigi
militari di re Federico III 1343.
Arma : d' azzurro, con tre fasce di
oro, sormontate da cinque monti dello
stesso posti tre sulla prima, e due
sulla seconda. — Tav. XLVI. io.
Maioai'di o Maliardi — Famiglia fiorentina
passata in Sicilia sotto re Federico II
per un Pietro Mainardi senatore di
Palermo 1334, come ci riferisce il
Mugnos. Fu da un Olivio Aglio del
precedente trapiantata in Catania, da
dove si sparse in varie città dell' isola
e precisamente in Vizzini, Castrogio-
vanni, Polizzi e Caltagirone, occu-
pando le piti ragguardevoli cariche.
Tra' personaggi che più si distinsero
notiamo : un Martino castellano di
Vizzini, ed un Paolo barone del Bar-
chino e ceppo della linea di Calta-
girone.
Arma : d' azzurro , con un l)raccio
movente dal fianco sinistro dallo scudo
impugnante una luna crescente e sor-
montata da una stella, il tutto d'argen-
to. Corona di barone. — Tav. XLVI. ii.
jo — Fiori di questa famiglia, giusta il
Villabianca opuscoli un Giuseppe di
Majo rettore dell' ospedale di s. Bar-
tolommeo 1723 , e dell' opera di Na-
varro 1739.
Arma : d' azzurro, con un leone di
oro tenente con le zampe tre gigli
dello stesso. — Tav. XLVI. 12.
lino — Famiglia nobile catalana, dice
Mugnos; perocché un Perez Majolino
243
gentiluomo di Catalogna sotto re Mar-
tino la trasferì in Termini, della quale
città ebbe la castellania. Il di lui fi-
glio Francesco fu governatore di Cac-
camo.
Arma : d' oro, con tre bande d' az-
zurro. — Tav. XLVI. 13.
Majorana — Nobile famigha, come rilevasi
dal Villal)ianca, ove commendansi un
Giovali- Vito Majorana investito della
baronia di Villadimare 1640. un Pie-
tro giudice delle appellazioni 1694;
un Vincenzo governatore della Tavola
1712, e del monte di Pietà 1719; un
Agostino capitano di fanteria, sena-
tore di Palermo 1758, e governatore
del Monte di Pietà 1762; ed un Pie-
tro Majorana e Lavaggi marchese di
Leonvago 1751.
Arma : d' azzurro, con due colonne
a base e capitelli d' argento passate
in croce in s. Andrea, accompagnate
nel capo da un giglio d' oro , ed ac-
costate da due rosette d'argento. Co-
rona di marchese. — Tav. XLVI. u.
Malai'ida — Arma: d'argento, con un leone
di nero tenente con le zampe un'asta
dello stesso.— Tav. XLVI. 15. (Villa-
bianca).
Maiella — Antichissima famiglia siciliana,
come vuole Mugnos , sin dal tempo
de' Normanni. Intanto sappiamo che
un Federico Maletta napolitano si tra-
sferì in Sicilia, fu conte di Minèo e
Pettinèo , governò l' isola sotto re
Manfredo il 1256 e mori in Trapani
1258. Manfredo di lui iiglio perde in
gran parte i suoi beni. Un ramo se-
244
condario di questa famiglia, prove-
niente da Matteo Maletta, pronipote
del detto Manfredo si conservò in
Piazza.
Arma : d' oro, con tre fasce di nero.
Corona di conte. Lo scudo accollato
all'aquila spiegata di nero. — Tavo-
la XLVI. 16.
Maltese — Nobile famiglia di Castrogiovan-
ni, che vanta pel primo un Leodorigi
Timera, gentiluomo francese sin dai
tempi normanni. Ei governò, dice Mu-
gnos, l'isola di Malta, mentre il di
lui fratello Remigio fondò sua fami-
glia in Lentini. ove fu castellano. In-
tanto i figli di Leodorigi pensarono
tramutare il cognome di Timera in
Maltese. Un Paolino Maltese ehbe da
Federico imperatore concesso il casale
dì Stafenda in contrada Spaccaforno
1230; un Adriano sotto re Federico II
fu castellano di Castrogiovanni ; un
Michele primo barone di Casba, feudo
presso questa città. La linea primo-
genita si estinse con Pietro morto
senza figli . la laterale continuò col
fratello Nicolò, che maritato ad Isa-
bella Grimaldi , figlia del barone di
Pasquasia. ebbe due figlie, quali ap-
parentarono con altri signori di detta
famiglia Grimaldi.
Arma giusta Minutolo: di rosso, con
un leone d' argento rampante ad una
colonna a base e capitello dello stes-
so. Corona di barone. — Tav. XLVI. n.
MalvelO — Da un Alfio Malveto, gentiluo-
mo di Lentini. come afferma Mugnos,
trae origine questa famiglia.
Arma : di rosso, con catene d" oro
poste in doppia cinta in croce, ed in
croce di s. Andrea. — Tav. XLVI. i8.
Malvica — Arma giusta il Villabianca: di
azzurro, con un leone d' oro sormon-
tato da tre stelle d'argento allineate
in fascia. — Tav. XLVI. i9.
Manafria — Il Mugnos annunzia essere que-
sta una famiglia oi^iunda sjjagnuola,
venuta in Sicilia per un Ruggiero
Manafres, cavaliere aragonese a' ser-
vigi di re Martino , da cui e grossi
tenimenti e rendite , il castello e la
città di Licata 1395 ottenne, col ti-
tolo di milite e regio familiare de-
corato. Successe al suocero Calce-
rando Salvira nella baronia de' feudi
di Favarotta e Bifera. I suoi posteri
mutarono il cognome di Manafres in
Manafria. Dopo la morte del figlio
Nicolò senza eredi, i beni passarono
alla linea collaterale. In fine la fami-
glia si stabili in Palermo, ove un Gi-
rolamo fu varie volte senatore, occu-
pato avendo vari altri supremi cari-
chi. Un ramo fu altresì in Catania,
ed ivi rifulse un Ottavio esimio ca-
valiere patrizio e senatore.
Arma: di verde, con tre fasce d'ar-
gento , la prima sormontata da ima
zampa di leone d" oro posta in fascia.
Corona di barone. — Tav. XLVI. 20.
Mancino (Manzini) — FamigUa originaria di
Roma, stando al Mugnos, il quale le
dà per ceppo un Giacomo INIancino 0
Mancini gentiluomo romano , venuto
in Sicilia nel 1256 stabilendosi in Si-
ragusa, da dove i suoi discendenti si
diffusero in Lentini, Catania e Paler-
mo. Vanta illustri personaggi, come
un Antonio consigliere di re Martino
1402; un Mario consigliere 1470; un
Giovanni capitandarme della città di
Sciacca; in fine un Marco barone della
terra d' Ogliastro e del feudo delli
Tumminì.
Arma: partito; nel 1° d'oro, con
due bande d' azzurro; nel 2° d' azzurro
con due pesci mancini d' argento posti
in palo. Corona di barone. — Tavo-
la XLVII. 1.
JlailCllSO — Secondo Mugnos famiglia feu-
dataria di Taormina, che ha posseduto
le baronie di Fiumefreddo e san Basi-
le. Un Girolamo Mancuso ebbe titolo
di regio cav. dall'imperatore Carlo V,
1522 ; un Gianfrancesco fu giudice
straticotiale di Messina 1595.
Arma giusta il Villabianca : d' oro,
con due pesci d'argento nuotanti in
un mare d'azzurro. Corona di baro-
ne. — Tav. XLVII. 2.
MaiiCri — D'argento, con un braccio al natu-
rale vestito di verde movente dal fianco
sinistro dello scudo, impugnante un ra-
mo di gigli d' oro gambuti e fogliati di
verde, accompagnato da tre stelle di
azzurro poste 2 in capo, ed 1 in pun-
ta. — Tav. XLVII. 3. ( Villabianca ).
Manfredi — D'oro, con la croce trifoglita
d' azzurro. — Tav. XLVII. 4. (Villa-
bianca).
Mangiante — Famiglia nobile messinese giu-
sta il INIinutolo.
Arma: d'argento, con tre sbarre
di nero, ed una banda di rosso trin-
245
ciata di nero, attraversante sul tutto.
— Tav. XLVII. 5.
Mangione — Famiglia di antica nobiltà a-
ragonesc, a quanto riferisce Minutolo,
che le dà per ceppo in Sicilia un
Giangugliehno Mangione o INIangioni,
nobile di Aragona, familiare di re
Ferdinando il Cattohco. Fiorirono: Al-
fonso e Timoteo miles; Guglielmo ge-
nerale delle piazze della camera regia
1500, ed altri.
Arma: d'azzurro, con un cahce d'oro,
contenente tre gigli al naturale, uno a-
perto e due laterali chiusi. Tav.XLVII.7.
Mango — D'azzurro, con una banda d'oro
caricata da un leone di rosso, sormon-
tato da una cometa dello stesso. —
Tavola XLVII. s. (Villabianca).
Mangrado — D' azzurro , con una grue di
oro , la testa rivoltata mirante tre
cuori dello stesso, posti 2 e 1, nel
fianco sinistro dello scudo. — Tavo-
la XLVII. 9. (Villabianca).
Manno — Nobilissima famiglia, che da ta-
luni scrittori credesi derivata di Fran-
cia e propriamente della schiatta di
Carlomagno imperatore. Epperò il Sa-
vasta la vuole pervenuta da Firenze
nel 1300 per un Corradino Manno,
che fu colonnello a' servigi di re Carlo
d'Angiò contro Federico re di Sicilia:
indi passato a quelli di quest' ultimo,
che lo rimunerò con ricchissime en-
trate assegnandogli per residenza la
città di Sciacca , ove conferita gli
venne la carica di vicario generale
del vai di Mazzara, come dal Candela,
Sardella ed altri. Un Nicolò Manno
31
246
fu uno de' baroni militai-i di dett^
città 1343; un Puccio senatore in Pa-
lermo 1368; un Alessandro primo ba-
rone di Lazzarino ; un Gioachino ba-
rone di Misilabesi, tenente le prime
cariche di Sciacca; un Mariano ve-
scovo di Tribona in Calabria. Pos-
sedè in fine questa famigUa i feudi
di Muziano, Maganaro, Cuddia, ecc.
non che la baronia di Scirinda.
Arma: di rosso, con una croce di
s. Andrea d' oro , accompagnata da
quattro stelle dello stesso. — Tavo-
la XLVII. 10.
riqnez — Chiarissima e più che antica
famiglia spagniiola, portata in Sicilia
al dir di Mugnos da D. Alfonso Man-
riquez de Montesa, che tenne carico
di governatore della contea di Modica,
ove per ragion di matrimonio acquistò
i feudi di Pergola, Gurgo e Scala,
poscia da lui venduti 1589. Un An-
tonio di lui figlio fu promosso dall'im-
peratore Carlo V in molti onorati
cai'ichi; da cui ne venne un Alfonso
che Gasatosi con Maria Tocco procreò
un'Eleonora moglie di D. Pietro La-
grua , barone di Carini , nella quale
detta famiglia Manriquez finalmente si
estinse.
Arma: di rosso, con due caldaje d'oro
fasciate di nero, e due teste di vipere
uscenti al naturale. — Tav. XLVII. ii.
Maiizoiino — D'azzurro, con un monte di
oro accostato da due bandiere spiegate
di rosso, ed una rosa dello stesso no-
drita nella sommità. — Tav. XLVII. 12.
(Villabianca).
Manlegna — D'azzurro, con due braccia al
naturale moventi da' fianchi dello scu-
do, impugnanti una spada ed una pal-
ma d'oro, accompagnate da sei stelle
dello stesso poste tre in capo, e tre
in punta. — Tav. XLVII. 13. (Villa-
bianca).
Manzone — Nobile famigha giusta Mugnos
originaria di Pisa, trapiantata in Si-
cilia a' tempi di re Alfonso da un
Torpè Manzone, il quale fu capitan-
darme della valle di Mazzara sotto
re Giovanni. Il Villabianca la vuole
estinta in Palermo verso la metà del
secolo XVII.
Arma giusta INIugnos : d' argento ,
con tre pali d'azzurro. — Tav. XLVII. 14.
Marassi — Famiglia nobile ed antica, che
secondo afferma il Villabianca sull'au-
torità del Sansovino famiglie illustri
d' Italia, trae origine dalla Germania,
ove molti stati possedeva sin da' tempi
di Tiberio imperatore, passata indi in
Italia e stabilita in Vicenza ed in
Genova col titolo di conte di Sarego
dal castello di tal nome. Di là venne
a diramarsi in Verona, Padova e Pa-
lermo. Vanta non pochi illustri per-
sonaggi, tra' quali segnaliamo un Ot-
tone de Marassi, assai stimato dallo
imperatore Enrico V, 1116; un Arrigo
nobile vicentino che schivò col suo
' allontanamento la potenza di Fede-
rico II e la tirannia di Azolino 1256;
un Corrado ed un Gilberto valorosi
difensori della fede 1264; un Uguc-
cione ed un Riccardo consiglieri in Vi-
cenza 1311; altro Riccardo ambascia-
tore a' Padovani 1312; un Piosello
vicario generale del principe di Mi-
lano; un Cortesio capitan generale de-
gli Scaligeri, un Umberto anziano e
consigliere della repubblica di Genova
1357-87, ed un Giacomo vescovo di
Savona 1418. Da Genova venne por-
tata in Palermo per un Giambattista
Marassi primo barone di Fontanasalsa
discendente del cennato Umberto 1656.
Un Girolamo Marassi fu primo duca
delle Pietretagliate 1703, ed acquistò
il feudo baronale di Cametrici 1708.
Altro Giambattista di lui Aglio inve-
stito 1742. Segue la linea sino a
Giambattista Marassi e Cottone, la di
cui figlia Maria Cirilla sposò Luigi
Alliata e Moncada de' principi di Vil-
lafranca, trasferendo in questa fami-
glia tutti i titoli e beni della illustre
casa Marassi, rappresentata oggi da
Pietro Alliata e Moncada attuale duca
delle Pietretagliate, barone di Fonta-
nasalsa e di Cametrici.
Arma: partito; nel 1" d'oro, con
l'aquila posata e coronata di nero;
diviso d' oro, con un albero di verde
nodrito sopra una zolla al naturale:
nel 2° di rosso, con tre spade mani-
cate d'oro, poste 2 e 1. Corona di
duca. — Tav. XLVII. is.
Marchesana — Consacriamo le genuine pa-
role del jNIinutolo — « Flaminio Rossi,
« egli dice, Teatro della nobiltà d'7-
«. talia, annovera per una delle illu-
« stri ed antiche famiglie questa di
< Marchesana, la quale ebbe tanto in
< Italia che in quest' isola molti uo-
247
« mini illustri che col proprio merito
« e valore s'immortalarono », Intanto
il Mugnos dà per primo ceppo in Si-
cilia un Pietro Marchesana castellano
di Catania sotto re Martino; un Gio-
vanni, (h lui figlio, castellano di Jaci
sotto re Alfonso ; un Giacomo regio
cavaliere e sonatore di Catania 1475 ';
altro Giovanni senatore in detta città
1571.
Arma giusta Minutolo : diviso , in-
nestato, merlato d' oro e di nero, di
sei pezzi. — Tav. XLVII. le.
Marchese — Famiglia nobile antica oriunda
di Loml)ardia ; sotto i re normanni
passata in Sicilia per un Riccardo
Marchese a' servigi del buon Gugliel-
mo, mentre Raul suo fratello si sta-
bili nella città di Napoli , ove i suoi
posteri molto ricchi e magnificamente
vissero. Intanto dal Mugnos appren-
diamo che Alberico ed Ugone Mar-
chese, capitani di Giorgio ]\Ianiace e-
sarca di Sicilia l'anno 1000, furono i
progenitori della famiglia JNIarchese
di quest'isola, e da' quali derivato a-
vesse il surriferito Riccardo, che fu
poi castellano di Taormina. Il di lui
figUo Saghmbene fu valente dottore,
segretario e consultore de' re Ludo-
vico e Federico III, da cui i feudi di
Malgini, Bimisini e Biniscari in com -
penso 1360-66 ottenne. Altro Saglim-
bene fu in molta stima presso re
Martino, signore della Scaletta 1399,
1) Fu detto Giacomo e non Giovanni il regio cavaliere co-
me sostiene il Minutolo, al quale deferiamo.
248
ed un anno dopo straiicoto di Mes- 1
Sina; fu maestro razionale 1415, pro-
tonotaro del regno al 1422, e nel
1426 la potestà si ebbe di creare gli
uificiali della città di Messina. Ei suc-
cede ne' beni di Nicolò Patti suo zio;
ottenne dal re molti feudi e castelli.
Un Giovanni fu vescovo di Patti 1494,
ed un Carlo a' servigi militari di
Carlo V imperatore 1535. Un Fran-
cesco Marchese, al dir del Villabian-
ca, fu il primo principe della Scaletta
1614; linea che continuò e poi si e-
stinse con D.* Felice moglie di Gio-
vanni Ventimiglia marchese di Gera-
ce. Vanta molti cavalieri gerosolimi-
tani, tra gli altri fra Giovanni 1439,
fra Nicolò 1553, fra Sagiimbene 1569,
fra Giangiacomo 1582, fra Marcello
1585, fra Placido 1614, e fra Giu-
seppe 1622.
Arma: d'oro, con una fascia d'az-
zurro caricata da una stella ad otto
raggi del primo. Corona di principe.
— Tav. XLVIII. 1.
Marchese di Palermo — La famiglia Marchese
di Palermo, dice Mugnos, pretende,
discendere da un Carlo Marchese di
Messina, uno de' figli del primo prin-
cipe della Scaletta; rpiale Carlo ito
in bando, esoso alla famiglia passò
in Licata, e di là per carichi avuti
in Palermo. Intanto vuoisi altra fa-
miglia Marchese non meno nobile della
pxnma esistita fosse in Palermo, pro-
veniente da Napoli , congiunta per
matrimoni coll'altra de' baroni della
Scaletta.
Arma: d'azzurro, con un braccio
armato impugnante una palma al na-
turale, sormontato da due stelle di
oro. — Tav. XLVIL it.
MarcliClo Marquelt (Marchetto) — Stando al
Surita ed al INIugnos troviamo questa
nobile famiglia spagnuola, che vanta
un Raimondo Marquet ammiraglio di
re Pietro d'Aragona 1278. Fu lui che
condusse questo re in Sicilia e poi in
Bordeaux per la sfida con re Carlo
d' Angiò. Un Calcerano adibito in
parecchie ambasciate servi re Mar-
tino 1393 quale ammiraglio dell'ar-
mata marittima. Possedè la castella-
nia di Siragusa, ove custodi la regina
Bianca, e fu maestro giustiziere del
rer-no 1410. Da lui derivarono i Mar-
quet di Messina, e pria un Tommaso
gran cavaliere, senatore e barone di
Ucria. Commendasi un Pietro , se-
condo principe dell' accademia della
Stella. Ebbe de' cavalieri gerosolimi-
tani, come un fra Raimondo 1526,
un fra Baldassare 1554 bali di Na-
poli e di s. Stefano, un fra Guiscardo
commendatore di Trani 1562, un fra
Andrea 1578, ed un fra Francesco
1586. Il Minutolo la dà per estinta.
Arma concordemente agli autori :
partito: nel 1° d'oro, con quattro pali
di rosso; nel 2° di rosso, con tre
martelli d' oro, i due del capo affron-
tati e posti in fascia. — Tav. XLVIII. 2.
Marco — Il Mugnos riferisce d'aver tro-
vata questa famiglia assai chiara in
molte città di Sicilia. In Palermo ri-
corda un Simone di Marco pretore
130S; in Messina un Pietro molto
caro a re Federico III, stante avere al-
l'ubbidienza ridotto questa città, per
cui molti doni si ebbe 1366; un Mat-
teo personaggio non poco erudito ed
eloquente, adibito quindi in varie am-
basciate da re Martino ottenendone
de' compensi; un fra Diego cavaliere
gerosolimitano 1613.
Arma: diviso; nel 1° di rosso; nel
2° d' argento, con tre lozangbe d' az-
zurro accollate e poste in fescia. —
Tav. XLVIII. 4.
Marino o de Marinis — Assicurano Mugnos
ed Ansalone che la nobile famiglia
Marino da Genova con molte ricchezze
sotto Federico II imp. passò in Sicilia,
Nulla diremo de' grandi carichi oc-
cupati in quella repubblica , solo ci
fermiamo ad im Alessio Marino resi-
dente in Palermo, ad un Antonio in
Noto, ad un Uberto in Messina per-
sonaggi assai rilevanti sotto il con-
nato imperatore, e che furono ceppi
di tre casati distintissimi. In quanto
a quello di Palermo il Villabianca ci
fa sapere che un Guglielmo ebbe nel
1212 dallo stesso imperatore concessa
la terra baronale di Gualteri nel ter-
ritorio di Milazzo. A lui successe un
Barlommeo e cosi di seguito. Un Fi-
lippo ottenne da re Martino il castello
e feudo di Gibellina, non che i feudi
di Musciano e Guastanella 1396. Molti
personaggi potremmo annoverare di-
stinti per acquisto di feudi; un E-
doardo fu al servizio militare di re
Martino 1408. Però è da notarsi un
240
Domenico primo duca di Gualteri
1625; ne venne una Elisabetta Marino,
che pel matrimonio con Domenico
Grifeo principe di Partanna trasferì
in questa casa i paterni beni. Riguardo
al ramo di Messina un Filippo Ma-
rino , secondo attesta Mugnos , ebbe
da re Federico III i feudi di Longa-
rino e Burgillisi 1373. Circa a quello
di Noto rammentasi un Nicolò, che
dal detto re in compenso di suoi se-
gnalati servigi ottenne varie gabelle
e grossi poderi.
Arma giusta INIugnos : di azzurro,
con tre fasce ondate d' argento , ed
un leone d'oro soprastante sul tutto.
Corona di duca. — Tav. XLVIII. 3.
Marino di Termini — Altro casato nobile
della famiglia Marino troviamo anche
in Termini, ove secondo Mugnos si
distinse un Andrea di Marino nobile
genovese nipote dell'arcivescovo Uber-
tino di Palermo , per di cui ordine
venne in Sicilia; fu giurato 1421, ed
occupò le prime cariche di quella cit-
tà. Altri personaggi potrebbonsi qui
rilevare che per brevità tralasciamo;
un Vincenzo però acquistò la .baronia
di Vallelunga ed occupò grandi cari-
che.
Levò per arme: d'azzurro, con una
stella d' oro , col mare in punta agi-
tato d' argento. — Tav. XLVIII. 5.
Mariscalco o Maniscalco — Stando al Mugnos
antica e nobile famiglia napoUtana e
siciliana sotto i re normanni. Un Gu-
glielmo Mariscalco, barone di sant'An-
gelo nel contado d'Andria, mandò due
250
soldati armati al servizio militare in
Terrasanta sotto re Guglielmo il
buono; mi Tommaso Maniscalco fu
barone di Liccio. Fiorirono inoltre :
un Riccardo Mariscalco di Messina;
un Matteo barone di Castroreale; al-
tro Riccardo barone di Curati; un
Bartolommeo barone di Furnari, ed al-
tri che furono de' primi baroni di Si-
ragusa, nominati nel servizio militare
di re Ludovico.
Arma : d' azzurro, con tre stelle di
oro ordinate 2 e 1, col mare in punta
agitato d' argento. Corona di baro-
ne.—Tav. XLVIIL 7.
MaroUa — Distintissima antica e nobile fa-
miglia capuana (regno di Napoli) al
dir di Mugnos; trapiantata in Sicilia
da un Riccardo Marotta 1416 sotto
re Alfonso, da cui ottenne la capita-
nia di Randazzo. Un Gianludovico fu
tre volte giudice di Catania; un An-
nibale avvocato principe , poi giudice
della regia G. Corte, avvocato fiscale
del tribimale del r. Patrimonio e pre-
sidente del tribunale del r. Concisto-
ro; un Gaspare procurator fiscale della
r. Gran Corte.
Anna: inquartato; nel P e 4° di
azzurro, con un drago d' argento nuo-
tante in un mare dello stesso, guar-
dante una stella d'argento posta nel
cantone destro dello scudo ; nel 2° e
3° d' argento, con tre bande ondate di
azzurro. — Tav. XLVIII. s.
Martìncz — Arma: tagliato; nel 1° di rosso
con un leone rivoltato e coronato di
oro; nel 2° d' azzurro con una luna
rivoltata di argento sinistrata da una
stella del medesimo. Corona di barone.
Tavola — XLVIII. o. (Villabianca).
Marlini — Vuole Mugnos sia una nobile
famiglia fiorentina, venuta in Sicilia
sotto re Federico II. da cui un Nicolò
Martini l'elezione di capitano di Piazza
di Mineo e dell' isola di Malta otten-
ne. Un Guglielmo di lui figlio fu se-
natore di Palermo 1335.
Arma : di rosso, con tre corone di
oro ordinate 2 e 1. — Tav. XLVIII. io.
Marliuo (li Cclalù — Nobile famiglia cefalu-
tana decorata del titolo di barone di
Rocca-Valdina.
Arma giusta Villabianca: d'azzurro,
con due leoni affrontati e controram-
panti ad un monte piantato sopra un
mare agitato d'argento, sormontato
da tre stelle il tutto d'oro. Corona
di barone. — Tav. XLVIIL n.
Marnilo o Merulla — Secondo r Ansalone
antica famiglia consolare romana, de-
rivata da quel Cornelio Merulo con-
sole romano. Il primo di cui tassi
menzione in Sicilia giusta il Bonfiglio
è un Martino Marnilo,' adorno del ti-
tolo di nobile messinese fin dall'anno
1194, come osservasi da un privilegio
di Arrigo imperatore e re di Sicilia.
Fiorirono di essa al dir del Minutolo:
Giovanni Marnilo marchese di Con-
dojanni e conte d'Agosta, straticoto di
Messina 1436, e generale de' ventu-
rieri sotto r infante D. Giovanni ;
Tommaso marchese di Condojanni e
straticoto di Messina 1518; Francesco
cavaliere di s. Giacomo della Spada,
•e barone di s. Stefano; ed i cavalieri
gerosolimitani, fra Francesco 1463,
fra Basilio 1543 ucciso nell'impresa
della Zaora, ed altro fra Francesco
1582. Dal Gali appi, notizie dell'or-
ciaie militare della Stella, rileviamo
un Giacomo principe dello stess' or-
dine 1597. 11 Villabianca poi ci dà un
Cesare arcivescovo di Palermo ; un
Ippolita illustre per santità commen-
data dal p. Aprile; un Placido primo
duca di Carcaci 1648, senatore e go-
vernatore della nobile compagnia dei
Bianchi di Messina; un Vincenzo go-
vernatore 1664 e senatore di Messina
1662-66-75; un Tommaso che acqui-
stò il castello e terra della Mola; un
Cesare barone della Mola, principe
de' cavalieri della Stella e senatore
di Messina 1663; un Francesco go-
vernatore de' Bianchi 1663, degli Az-
zurri 1670 , e senatore di Messina
1670 ; altro Cesare investito 1719 ,
governatore degli Azzurri 1705; un
Placido investito 1723 ed altri.
Arma giusta Minutolo : diviso di
rosso e d' oro, con una colomba d'ar-
gento nel primo posata sul diviso.
Corona di duca. — Tav. XLVIIl. 12.
Marziani — Nobile famiglia originaria di
Capua, cui Mugnos dà per ceppo in
Sicilia un Guido Marziani gentiluomo
capuano a' servigi della regina Bianca
col carico di segretario e consigliere,
poi con quello di maestro razionale
della Camera Reginale stabilendosi in
Siracusa. Un Pierantonio di lui iìgho
da re Alfonso la capitania di Castro-
251
giovanni si eblje, casandosi in quella
città. Dal Villabianca intanto sappia-
mo che un Antonino Marziani fu mar-
chese di Motta- Camastra 1633; un
Antonio primo principe di Furnari
1692, e che acquistò la terra e ba-
ronia della Roccella; un Lorenzo in-
vestito 1712, governatore del Monte
di Pietà 1744-45; altro Antonio go-
vernatore della nobile compagnia della
Pace 1748, ed altro Lorenzo gover-
natore come sopra 1770.
Arma giusta Mugnos: diviso, di
rosso e di nero, con un leone dell'uno
neir altro, tenente un martello d' oro.
Corona di principe ( Arme falsa ). —
Tav. XLVIIL 13.
Marzo — D'azzurro, con due leoni affron-
tati tenenti con le zampe due mar-
telli sormontati da un sole il tutto di
oro.— Tav. XLVlll. 14. (Villabianca).
Mas — Famiglia nobile catalana, di cui il
Mugnos ricorda un Luigi Mas gen-
tiluomo; un Guerao che servì re Gia-
como nell'acquisto di Majorca; un
Guglielmo ambasciatore di re Pietro
1° di Sicilia alla repubblica di Geno-
va, ove fermandosi si rese ceppo della
famiglia Mas della Liguria; un Pier-
luigi a' servigi di re Alfonso, il di
cui figlio Nicolò per servigi resi a re
Ferdinando il Cattolico nelle guerre
di Napoli, riportato avendo delle fe-
rite, l'ufficio di capitano della città di
Polizzi si ebbe. Ivi la famiglia con-
tinuò con occupare le cariche nobili
di giurato e di capitano giustiziere.
Arma: d'azzurro, con due angioli
252
vestiti di bianco tenenti colle mani una
massa d' oro. — Tav. XLVIII. is.
Masbel — Antichissima famiglia catalana ,
secondocliè pensa Mugnos; in Sicilia
e propriamente in Palermo portata
da un Bartolommeo de Masbel, capitan
di fanteria sotto Carlo V 1535, indi
senatore di detta città 1538-41-59.
Un Bernardino fu capitano di re Fi-
lippo 11.
Arma : d' azzurro , con un castello
torricellato d' oro, aperto e finestrato
del campo. — Tav. XLVlIl. le.
Masetlì — D'azzurro, con una nave spie-
gata d'oro solcante un mare fluttuoso
di argento. — Tav. XLVIII. n. (Villa-
bianca).
Massa — Vuole il Villabianca sia questa
famiglia originaria di Genova, molto
nobile e feudataria in Sicilia, illustrata
dal eh. p. Giovanni Massa gesuita
autore dell' opera la Sicilia in Pro-
spetto. Un Giannandrea Massa fu pri-
mo conte di s. Giovanni La Punta
1645, deputato del regno, primo duca
di Castel di Jaci per concessione di
re Carlo 11 1 667 , signore e castel-
lano perpetuo di detta città, avendo
già arricchito la sua famiglia mercè gli
acquisti delle terre di san Gregorio,
s. Giovanni La Punta, Tremisteri,
Trappetto , s. Agata , e Mompelieri ,
quale terra seppellita dalle ceneri di
Mongibello nel 1663 fu da lui deno-
minata Massa la Nunziata, fregian-
dola del nome del suo casato. Acqui-
stò altresì i feudi di Bonvicino, Cat-
tari e Fanaco. Da lui un Francesco-
paolo investito 1682 , che deluso di
prole la sua eredità venne a passare
al fratello Cristoforo investito 1690,
il quale fu governatore della Pace di
Palermo 1712, deputato del regno, e
gentiluomo di camera di re Carlo 111.
Ne venne un Giuseppe principe di Ca-
stelforte investito 1753 , e governa-
tore della Pace come sopra; cui suc-
cesse un Salvatore principe di Castel-
forte governatore della Pace 1773.
Si estinse, essendo tutti i titoli passati
per dritto ereditario alla nobilissima
casa Gravina, principi di Comitini.
Arma : di rosso , con un leone di
oro tenente con le zampe una mazza
armata di punte del medesimo. Co-
rona di principe. — Tav. XLIX. i.
Masliani — Antica e nobile famiglia di Pisa
secondo rifeiisce il Mugnos, la quale
fiori in quella repubblica, ove occupò
sin dal 1246 in poi le primarie cari-
che di priore, di anziano e le amba-
scerie. Fu portata in Sicilia sotto il
reggimento di re Alfonso di Aragona,
occupando in Palermo le piti distinte
cariche, ed in parentela congiunta a
molte nobili famiglie.
Arma: diviso, nel 1° d'oro, con u-
n' aquila spiegata di nero; nel 2° di
rosso con un monte di tre cime d'ar-
gento, e tre spiche di panico d'oro no-
drite sulla sommità. — Tav. XLlX. 2.
Maslrillo o Maslrilli — iVntica nobile e pre-
giatissima famiglia nolana , chiama
Mugnos la presente, sendochè un Ciro
Mastrillo appare gentiluomo di camera
della regina Giovanna , e poi un se-
"iiito ili "entiluomini tutti cari alla
corte di Napoli. Un IMario chiarissimo
dottore in legge fu il primo con ono-
rati carichi a trasferirla in Sicilia sotto
il viceré Colonna. Commendansi: un
Garzia oiudice della R. Gran Corte e di
altri supremi tribunali del regno, che
scrisse de inagistratibus, e due libri di
decisioni di cause; un Girolamo primo
marchese di Turtureti; un Andrea ar-
civescovo di ^Messina; ed in line non po-
chi cavalieri di JMalta , tra cui fra
Marcello e Decio 1559, fra Mario 1584,
fra Antonio, ed un fra Girolamo 1 088.
To-norasi il resto.
Anna giusta ^linutolo : d'oro, con
una banda d' azzurro, caricata da un
giglio del campo , accompagnata in
capo da un lambello di nero di quat-
tro pendenti, ed in punta da un leone
di rosso. Corona di marchese. — Ta-
vola XIL, 3.
Maslropaolo — Ritiene il Mugnos derivare
questa distinta famiglia da un ^laestro
Paolo celebre medico di Federico II
imperatore, dapoichè in quel tempo
i dottoin in legge ed in medicina pro-
fessori e più propriamente maestri ap-
pellavansi. Ei n' ebbe in compenso i
tratti d'Agrigento e di Licata per
dieci anni, non che alquanti territori.
I di lui Agii Ruggiero e Corrado pre-
sero cognome dal nome del padre e
furono baroni; fiori altresì un Nicolò
regio no taro 1261.
Arma : d' azzurro , con un' aquila
spiegata e coronata d' oro mirante i
raggi di un sole dello stesso orizzon-
253
tale a destra. Corona di barone. —
Tav. XIL. 4.
Rlataplaiia — Di rosso, con tre sl)arrc no-
dose scorciate d'oro. — Tav. XIL. 5.
(A^illabianca).
.Malracca 0 Malraiica — Antica famiglia alba-
nese di Epiro , dice Mugnos, portata
in Sicilia da un Giovanni Matranca ai
servigi di re Slattino, da cui ottenne
in compenso il territorio di Morgana
e r ufficio di provvisore regio nella
città di Castrogiovanni, ove casandosi
fondò la sua fmiigiia I39I. Da lui
un Giacomo, che acquistò il feudo di
Mantica, come rilevasi da un antico
epitaffio del suo sepolcro nella chiesa
di s. Caterina di detta città. Si estinse
questa linea con un 3° Giacomo 1513.
Altro passaggio notasi per un Gior-
gio Matranca 1488, che venne ad a-
bitare in Piana, indi in Palermo ren-
dendosi genitore di molti distinti per-
sonaggi.
Arma: di verde, con un braccio
armato movente dal fianco sinistro
dello scudo impugnante una spada di
argento alta in sbarra, accompagnato
nel cantone destro del capo da un
crescente dello stesso. — Tav. XIL. 6.
Malici — La famiglia Mattei detta anche
Scandaliato, ovvero Scandariato sem-
bra d' origine italiana, passata in Si-
ciUa al dir di Mugnos per un Ludo-
vico di Matteo gentiluomo perugino,
armigero di re Ludovico, dopo la cui
morte eletto da re Federico III ca-
pitano di Siragusa, ed indi maestro
secreto della Camera Reginale. Ne
32
254
venne un Nicolò che per la moglie
Giacoma Serra acquistò il feudo di
Morbano. Un Muzio eblje da re Al-
fonso la capitania di Girgenti ; un
Giannicolò l' ufficili di Portulano di
Sciacca e Licata: ed un Pietro fu ba-
rone di Mantana.
Arma: diviso, nel P d'argento, con
un'aquila di nero al volo abbassato;
nel 2° scacchegiato d' oro e di rosso
di cinque file, ed una l)anda d' argento
attraversante sul tutto. Corona di ba-
rone. — Tav. XLIX. s.
Manrigi — Famiglia germanica, venuta in
Sicilia colla dinastia sveva. Un diplo-
ma dell'imperatore Federico II dato
da Capua 26 marzo 1239, presso il
grand' archivio di Napoli nomina suo
vicario generale pel regno di Sicilia
Marc' Aurelio Maurigi , che chiama
discendente degli antichi signori e ba-
roni di Castel-Maurigi in Svevia. Fe-
dele alla fortuna di Casa Sveva, suo
figlio Marc' Antonio eblje parte im-
portante agli avvenimenti dei Vespri,
e nel 2 ao'osto 1283 era da Catania
nominato dalla regina Costanza capi-
tan generale della Sitta e Terre Re-
ginali. La femiglia si diftuse in varie
parti dell' isola, come Sciacca, Erica,
Palermo, stringendo alleanza colle no-
bili famiglie Chiaramonte , Peralta,
Rosso, e Garro. In Sciacca tenne le
prime cariche e fa dalla parte dei
Luna. Vanta in generale illustri per-
sonaggi, tra' quali Gianfederico go-
vernatore di Marsala 1404; Simone
governatore come sopra 1419; Gio-
vanni, il quale con diploma di re Al-
fonso 23 giugno 1444 fu riconosciuto
e confermato nella successione decli
antichi l^aroni e signori di Castel-Mau-
rigi di Svevia, ed in oltre ascritto
per se e suoi alle nobiltà di Aragona.
Sicilia. Ungheria e Gerusalemme, co-
rone in cui detto re Alfonso imperava
0 pretendeva; Simone 2° giurato in
Sciacca , carica che unitamente a
quella di capitano giustiziere dal se-
colo XIV iu poi la famiglia sostenne,
e qual principale ribelle a Carlo V
imperatore subì confisca di beni e con-
danna a perpetua prigionia nel Ca-
stello di Monteo-rifone in Messina ove
morì; Simone 3°, regio segreto mem-
bro del Consiglio di S. M. Cattolico,
ed il primo che trasferito avesse sua fa-
miglia in Palermo 1670, ascritto al pa-
triziato 1675; altro Giovanni quattro
volte senatore in detta città, dall'im-
peratore Carlo VI nominato conte
dell' impero, e marchese con diploma
del 14 settembre 1726; Giovanni 3°
barone di Castel-Maurigi eletto mar-
chese di questa terra da detto inq^era-
tore 23 ott. 1726, essendo stato se-
natore di Palermo 1713, ed indi mae-
stro della zecca del remo 1729 in
feudtim con dritto di mettere le sue
cifre. Capo attuale di questa famiglia
è Giovanni Maurigi marchese e conte
imperiale, grande ufìiziale degli or-
dini de' ss. Maurizio e Lazzaro , e
della Corona d'Italia, avvocato ge-
nerale della Cassazione, esimio giure-
consulto, e di cui è solo erede il vi-
vente Ru"'"iero Maurio-i e Staiti mar-
chese di Castel -Maurigi, cavaliere
dell'Aquila rossa di Prussia.
Arma giusta il Savasta, e che ve-
desi confermato dal diploma di re Al-
fonso 1444 ; d' azzurro, con un leone
rivoltato e coronato d' oro, ed il capo
cucito d' azzurro, caricato da tre gigli
d' oro , per concessione di Carlo VI
1716. Corona di marchese. Cimiero
l'aquila sveva, coronata d'oro affer-
rante cogli artigli un nastro col motto:
Nisi Ferox Fero. 1 Tav. XLVIII. 6.
Mauro — Assai celehre non men che an-
tica dichiara Flaminio Rossi la ita-
liana nobile famiglia Mauro o Mauri,
quale da due mila anni secondo lui
ha conservato il suo splendore nella
città di Volterra. Vanta aver dato
alla Chiesa il pontefice Lino, uno dei
primi discepoli di s. Pietro, e d'avere
imparentato colle principali famiglie
tli Ptoma, da dove i Mauri passarono
in Venezia. Il Mugnos intanto fa co-
noscere essere stato un Mauro Mauri
che fermò sua stanza con molte ric-
chezze in Messina, e i di lui figli a-
vere lodevohnente servito i reali di
Sicilia, castellanie e feudi in compenso
verso il XIV secolo ottenendo. Eb-
bero pure de' carichi, ed in vero un
Filippo fu giurato di Messina 1302;
un Pietro straticoto 1322; uno Ste-
fano idem 1343; in fine un Bartolo-
meo fu uno dei baroni rimunerati da
re Federico III 1396.
1) Questo motto di barbara latinità sembra tradursi — Com-
batto senza compenso.
255
Arma: d'argento, con un drago
passante di rosso. Corona di barone.
— Tav. XLIX. 9.
Mazara — Checché ne dicano i varii scrit-
tori suir origine storica di questa fa-
miglia; noi conveniamo col Mugnos
e col Minutolo esser ella oltremodo
antica ed illustre per tre parentadi
colla casa reale di Sicilia e con altri
signori del regno. Oltre a ciò ella
esercitò i supremi carichi dello stato,
non che regie ambascerie. Si sparse
in Palermo, Modica, Scicli, Siragusa e
Noto. Quivi si distinsero; un Giacomo di
Mazara cavaliere nel 1375, gran giù-
stiziere del regno ; un Simone mae-
stro razionale del regno 1430-50, con-
sigliere di re Alfonso e procurator
generale di Giovanni Caprera conte
di Modica; un Giovanni varie volte
giurato e capitano; infine un fra An-
tonio Mazara cavaliere gerosolimi-
tano 1595.
Arma giusta Minutolo : diviso d'az-
zurro, e d' oro, con un grembo di nero
' nel secondo. — Tav. XLIX. io.
Mazarino — Da' regi normanni fa il Mu-
gnos derivare l' antichissimo stipite
de' Mazarino, sempre vissuti col do-
minio della terra del Mazarino indi
contado della Casa Branciforte. Fu-
rono essi alla parte regia d'Aragona
molto attaccati, non pochi premi ed
onori riportando. Il primo fu Man-
fredo , signore del Mazai"ino ; da lui
una serie d' illustri personaggi. L^n
Marco Mazarini servi molt' anni la
regina Bianca, dalla quale ebbe carico
256
di visitatore e vicario generale in
Sardegna; indi il di lui figlio Gio-
vanni passò in Pisa e Firenze, essen-
doché i posteri arricchirono, e fu un
Girolamo che con molte mercanzie in
Sicilia pervenne, fermando sua resi-
denza in Palermo.
Arma: d'argento, con l'asta d'ar-
me fustata d' oro , circondata da im
fascio di verghe dello stesso, legate
d'aro-ento, e la divisa di rosso, cari-
cata da tre stelle d' oro attrav(;rsante
sul tutto. — Tav. XLIX. h.
Mazza — Nohile ed antica famigha arago-
.nese , della quale il Surita riporta
fatti strepitosi; opperò al dire del
MuK'nos un Fortugno gran cavaliere
venne in Sicilia a' servigi di re Pie-
tro con tre cento fanti , armati di
mazze, d' onde il cognome. Un Blasco
Mazza nel 1156 fu dal detto Surita
annoverato fra' haroni di Catalogna
e d' Aragona , e tanti altri gloriosi
personaggi che per l)revità tralascia-
mo. Intanto avvi un altro Blasco
Mazza, cavaliere guerrigero, che con
re Giacomo d'Aragona nel 1287 passò
in Sicilia, e propriamente in Messina,
da dove per poco tempo si trasferì
in Napoli col dettto re Giacomo, ot-
tenuto avendo la baronia della Sellia,
senza però abbandonare la predetta
città. Un Pietro da re Martino ebbe in
Sciacca un gTan casamento 1399. Un
dottor Angelo Mazza fu giudice della
G. C. Straticotiale. Vanta in fine un
fra Filippo Mazza cavaliere gerosoli-
tano 1526.
Arma: d'azzurro, con due mazze
armate di punte d'oro passate in San-
t' Andrea, legate di rosso. Corona di
barone. — Tav. XLIX. 12.
Mazzabfclla — D'azzurro, con un Ijraccio
vestito di verde movente dal fianco
sinistro dello scudo, impugnante una
mazza armata di punte d' oro alta
in sbarra. — Tav. XLIX. :3. ( Villa-
bianca).
Mazzaillc — D'azzurro, con tre mazze ar-
mate di punte d' oro . accompagnate
da una stella d' oro posta nel fianco
destro dello scudo , e da una mezza
luna rivoltata d' argento posta nel
fianco sinistro. — Tav. XLIX. 14. (Vil-
labianca).
Mazzelli 0 MascUÌ — La è una famiglia no-
bile d'origine romana, per come scrive
il Rossi, ed il Mugnos conferma. Si
sa poi che una serie di gentiluomini
di essa militarono in servigio di papa
Giulio 2° tra i quali segnalossi pel pri-
mo il capitano Aurelio Mazzetti, abi-
tando in Mirandola. Epperò un Ippo-
lito Masetti, figlio di Giulio reggente
del patrimonio ducale, con molte ric-
chezze venne in Sicilia, ove fondò la
sua famiglia.
Arma : d' azzurro, con una nave di
oro a vele spiegate sopra un mare
fluttuoso d' argento. — Tav. XLIX. 15.
Medici 0 Medico — S'ignora la provenienza
di quest' antica e nobile famiglia Me-
dici, che in SiciUa fu denominata del
Medico, essendo certo che ivi figurò
a' tempi de' Normanni, quantunque
altri rami esistito avessero da tempi
immemorabili ia Firenze, Viterbo, Or-
vieto, ed in altre famose città. Notia-
mo in Sicilia, un Giovanni del Medico
di Lentini segretario del re Tancredo
in Sicilia; un Filippo conservatore
della casa imperiale dell'imperatrice
Costanza e di suo figlio Federico; un
Nicolò cameriere del re Manfredo;
un Luigi castellano di Sciacca al tempo
di re Federico II; un Dario abitante
in Sciacca ove fondò sua famiglia;
un Benedetto barone della Carrubba
e capitano 1343; un Pietro maestro ra-
zionale della Camera Reginale 1422;
un Gianpietro maestro segreto di essa
1497 ; un Cosmo maestro razionale
del regno 1506; ed un Ottavio cava-
liere gerosolimitano 1582.
Arma : d' oro, con cinque torte di
rosso, poste in cinta, e nel capo ,una
piti grande d'azzurro, caricata da tre
gigli d'oro ordinati 2, 1. Corona di
barone. — Tav. XLIX. io.
Medina — D'azzurro, con un giglio d" oro
accompagnato nel capo da due stélle
ad otto raggi del medesimo. — Ta-
vola XLIX. 17. (Villabianca).
Mendese o Milldece — Famiglia oriunda ^5or-
toghese, recata in Sicilia da un gen-
tiluomo appellato Giovanni Mendese,
corrottamente Mindece, il quale, dice
Mugnos , ricevute da re Alfonso le
due castellanie di Sanfilippo e Villa-
franca, nella prima di esse fermò sua
stanza. Un ramo passò in Cefalà, ove
divenne ricco per affitti e baronie.
Fiorirono poi in Palermo: un Pietro
barone d' Antimini ed un Michele ba-
rone delli Cuci 1500.
257
Arma: d'azzurro, sparso di lune
crescenti d'oro. Corona di Ijarone. —
Tav. L. 1.
Mendola — D'azzurro, con l'albero di man-
dorla fruttifero al naturale, sinistrato
da un cune d' argento legato rivoltato
e rampante, sormontato nel cantone
sinistro dello scudo da una cometa
d' oro. — Tav. L. 2. (Villabianca).
Mercllo — Ci fa sapere il Mugnos essere
questa un' antica e nobile famiglia
di Genova, così detta della villa la
Morella, in Palermo trapiantata da un
Barnaba Giacinto fatto marchese di
Mompelleri e maestro razionale del
r. Patrimonio 1650, per le sue grandi
virtù , e perchè segretario di stato
e di guerra del viceré cardinal Doria
sin dal 1639.
Arma: d'azzurro, con un leone co-
ronato d'oro tenente con le zampe
un mazzo di fragole di rosso fogliate
di verde. Corona di marchese. — Ta-
vola app.
Merlo — Nobile ed antica famiglia porto-
ghese, sparsa in Ispagna ed in Sici-
lia , come dell nobiliario del conte
Bracelos. Un Corriglio de Merlo ca-
pitano di 200 fanti spagnuoli la portò
in Sicilia. Ne vennero vari distinti
personaggi, tra cui meritano essere
notati: un Giuseppe Merlo e Ducei
regio tesoriere delle finanze doganali,
e marchese di s. Elisabetta investito
1785 ; un Domenico maresciallo di
campo , direttore generale de' Dazi
Indiretti , controloro generale delle
officine militari, insignito di vari or-
dini; un barone Giuseppe Merlo con-
258
troloro generale delle officine milita-
ri, e cav. della Corona di Ferro; un
Carlo capitano della r. marina e co-
mandante del porto di Trapani; un
Domenico marchese come sopra e se-
natore di Palermo 1853; altro Carlo
barone di Tagliavia direttore del De-
manio e Tasse, officiale dell' Ordine
de' ss. Maurizio e Lazzaro; ed un
Vincenzo barone di Tripi.
Arma: tagliato, d'azzurro e d'oro,
con la banda di rosso attraversante
sul tagliato, sormontata da un merlo
passante d' oro. Corona di marchese.
— Tay. L. 3.
Merendino — D'oro, con una fascia d'az-
zurro, caricata da un sole del campo
sormontata da tre stelle d' azzurro ,
ed accompagnata in punta da una te-
sta di re al naturale coronata all'an-
tica.— Tav. L. 4. (Villabianca).
Messana — D'azzurro, con una colonna a
base e capitello d'argento alata d'oro.
— Tav. L. 5.
Messina — Questa famiglia trae origine,
al dir di Mugnos; da un Corrado di
Messina, capo della guardia del re
Pietro II; il di lui figlio Agostino
tenne la stessa carica sotto re Lu-
dovico. Da costui un (jìiovanni Mes-
sina, che da re Federico III ebbe la
castellania di Noto , ove fermò sua
stanza. Di là vari rami in Messina
ed in Palermo trapiantaronsi , occu-
pando le nobili cariche di giurato ,
capitano e senatore.
Arma : di rosso, alla croce d' oro,
col mare in punta agitato d' argento
— Tav. L. 7.
Micclcllè — Famiglia originaria d' Alema-
gna, perocché un Guidono Micciche-
nio. figlio fli Standolfo cavaliere teu-
tonico ne condusse un ramo in Mes-
sina 1355. Indi come vuoisi dal Mu-
gnos, in varie . città dell' isola, Terra-
nova. Naro, Scicli, Caltagirone, si dif-
fuse. Vanta illustri personaggi, tra i
quali un Marcantonio segreto di Pa-
lermo , luogotenente di protonotaro ,
cavaliere di divozione dell' ordine ge-
rosolimitano , e cavaliere di s. Gia-
como della Spada ; un Francesco ba-
rone del Consorto 1600; un Girola-
mo investito 1614; un Pietro barone
di Grottacalda, giurato di Palermo
1635; un Vincenzo barone di Bufa-
laffi per ragion di dote, ed un altro
Francesco barone della Mastra.
Arma: di rosso, con un destroche-
rio armato impugnante una palma
d' oro. sormontato da tre stelle dello
stesso. Corona di barone. — Tav. L. s.
Miclicle — Antica feudataria famiglia, che
il Mugnos vuole estinta; epperò si
sa che un Martino de Michele barone
della Cabica fa al servizio militare di
re Ludovico.
Arma : fasciato d' oro e d' azzurro
di sei pezzi caricati da ventuno pani
ordinati 6, 5, 4, 3, 2 e I dell'uno nel-
r altro. Corona di barone. — Tavo-
la L. 9.
Miclielelli — Fauìiglia nobile di Trapani
della quale INIinutolo ci dà per ceppo
un Antonio Micheletti senatore 1434.
Arma: diviso, d'azzurro e d'oro,
con due stelle dell'uno neir altro. —
Tav. L. io.
Migliaccio 0 Migliazzo — Nobilissima fami-
- glia, elle il Mugnos, luvegos. Digio-
vanni, Villabianca vogliono derivata
da' Mioliaccio di Firenze e forse da
quella de' signori Guidalotti tanto ri-
nomati nelle passate frizioni de' Guelfi
e Ghibellini. Il primo che di essa in
Sicilia ci presenta il Mugnos è un
Nicolò Migliazzo capitano di Naro 1350
sotto re Ludovico. Fiorirono : un Fi-
lippo cavaliere nol)ilissimo ; un Ma-
riano barone di Montemaggiore inve-
stito 1531; un Gerardo 2° barone di
Montemaggiore; un INIariano primo
marchese di detto stato 1598 e si-
gnore della Sala di Partinico, poeta
non ispregevole come dal IMongitore,
andò in soccorso dell" isola di Malta;
travagliata da' Turchi , fu presente
alla battaglia navale presso le isole
Curzolari data contro i Ijarljari , vi-
cario del regno per la estirpazione
de' banditi 1585, e generale deH'J-C-
cademia à'Armi de' nobili palermita-
ni, maestro razionale, pretore di Pa-
lermo 1601, infine straticoto di Mes-
sina 1G03; altro Gerardo molto com-
mendato dall' Auria per essere stato
uno de' cavalieri giostranti ed il pri-
mo de' vincitori 1597, governatore
del Monte di Pietà 1598; un Mariano
primo principe di Baucina per con-
cessione di re Filippo IV che l' onorò
del trattamento di suo consanguineo
162(3, deputato del regno, pretore di
Palermo 1663; un Ignazio capitano di
Palermo 1663, pretore 1671, e vica-
rio generale in Catania 1674; un Giu-
259
seppe arcivescovo di Messina non
poco encomiato dal Pirri e dal Mon-
gitore; altro Mariano investito 1684;
un 3° Ignazio investito 1703 , nella
di cui unica figlia Eleonora, maritata
ad Antonino Termine principe di Ca-
steltermine e conte d'Isnello si estinse
la linea primogenita della famiglia Mi-
gliaccio, mentre al dir del Villabianca
altre linee secondarie formarono i du-
chi di s. Dionato e di Floridia, ed i
principi di Malvagna. Ne' duchi di
Floridia notiamo una Lucia Mioiiac-
ciò vedova principessa di Partanna,
e che fu moglie di re Ferdinando IV,
e di questo ramo esistono Michele
residente in Palermo col figlio Igna-
zio, e Giovanni in Siracusa. In quei
di Malvagna si distinse un Ignazio
Migliaccio principe di Malvagna gen-
tiluomo di camera cavaliere del san
Gennaro , intendente di Palermo e
presidente della pubblica istruzione,
il di cui figlio Alessandro fu genti-
luomo di camera. Linea estinta.
Arma concordemente agi' autori :
d' azzurro , con una pianta di miglio
d' oro. Corona di principe. — Tavo-
la L. 11.
Migliori — Il Mugnos ci dà notizia di un
Nicolò Migliori, nobile fiorentino ai
servici di re Martino col carico di
provveditore dell' armata marittima.
Un Antonio di lui figlio fu armato
cavaliere dello Speron d' oro da re
Alfonso 1440.
Arma : d' argento, con una banda
di rosso, caricata da un giglio d' ar-
260
gento accostato da due rose d'oro. —
TaV. L. 12.
Migliorino — Di verde, con la pianta di
miglio d' oro, accostata da sei stelle
del medesimo. — Tav. L. i3. ( Villa-
bianca).
Migllia — Vuole Mugnos che un Pons de
Mignia gentiluomo ai'agonese fosse
stato il primo di sua famiglia a pas-
sare in Sicilia nel 1463 , col carico
di capitan d'arme a guerra di tutta
la milizia del vai di Mazara. Stabili
sua dimora in Palermo , ove casan-
dosi ebbe un Artale, che fu poi ba-
rone del feudo d' Aragona e padre di
Pietro Pons de MÌ2;nia virtuosissimo
gentiluomo, che in compenso di suoi
militari servigi l' ufficio di maestro
notare della Sacra Regia Coscienza
ottenne, essendosi poscia battuto in
difesa del trono contro i ribelli nella
famosa congiura dello Squarcialupo
1517, n'ebbe dagli stessi sacchesf^iata
la casa una co' suoi beni; perlocchè
ne fu egli rimunerato con donativi e
col titolo di regio cavaliere. Segue la
linea splendida di vari distinti genti-
luomi sino ad un Artale, che fu giu-
dice della R. C. Pretoriana 1589 e
piti tardi r. Consultore delle Galere
di Sicilia.
Arma : d' oro, con un ponte a due
archi sormontato da un guerriero ar-
mato. Corona di barone. — Tav. L. 14.
Milana o Milano — Originaria di Milano que-
sta famiglia, dice Mugnos, fu in Si-
cilia portata da un Guido Milano gen-
tiluomo di molta prudenza che pro-
creò Matteo regio cameriere e capi-
tano di Lentini sotto re Ludovico ;
un 2" Guido e Nicolò vissero in Pa-
lermo, ove occuparono le cariche di
giurato dal 1412 al 1423; un Pietro
e Giovanni senatori di Palermo 1480;
un Giovanni barone di Rieni.
Arma: d'oro, con un albero sradi-
cato di verde. Corona di barone. —
Tav. L. 15.
Milazzo — D'azzurro, con una torre mer-
lata aperta e finestrata di nero pian-
ttita in un terreno al naturale nel
canton destro della punta, sinistrata
da un leone , e sormontata da sei
stelle poste 4 e 2 il tutto d' oro. —
Tav. L. 18.
Milite — 11 Mugnos vuole sia questa un'an-
tichissima fami^'ha catalana, la stessa
che la Cavalieri, in Sicilia portata da
un Bartolommeo de Milite cavaliere,
il quale segui re Pietro d'Aragona.
Un Matteo Milite fu uno dei princi-
pali baroni che fiorirono sotto re Gia-
como e Federico II ; un Rinaldo ba-
jolo di Palermo 1311; un Alberto
pretore di detta città 1331; un Fran-
cesco al servizio militare di re Lu-
dovico ; un Giovanni barone del feudo
e casale di Lalla, aiutante in Pohz-
zi ; infine un Giovanni barone di Mi-
chelcheni.
Arma : ( v. Cavalieri ).
Millesio 0 MillusiO — Arma: di verde, con un
leone d' oro la coda biforcata passata
in doppia croce di s. Andrea, tenente
con le zampe uno scudo d'argento
caricato da cinque gigli d'azzurro pò-
sii in s. Andrea, supporto un'aquila
bicipite di nero al volo abbassato, co-
ronata in ambo le due teste, soniion-
tata da una donna al naturale, coro-
nata d'oro con le mani tenenti le due
corone dell'aquila. — Tav. L. it. (Vil-
labianca).
Milone — D'oro, con un mellone di verde,
aperto di rosso, semaio di nero. —
Tav. li. i. (Villabianca).
Minco — Famiglia francese, dice Mugnos,
sin dal dominio de' Normanni tra noi-
stabilita per un cavaliere Adinolfo di-
venuto signore di Mineo , d' onde il
cognome. Fiorirono : un Dionigi si-
gnore di detta terra; Giovanni ed A-
laimo a' servigi di re Federico II, il
pi'imo possessore del feudo di Busalca
e della casiellania di Mineo, ed il se-
condo di quella di Vizzini.
Arma : d' oro, con un castello d'az-
zurro, aperto e finestrato del campo,
torricellato di ire pezzi, ognuno sor-
montato da un saraceno vestito di
verde impugnante una spada d' ar-
gento alta in palo. — Tav. LI. 2.
Miuganli — Il Minuiolo vuole sia originaria
di Mantova, stabilita in Messina, ove
tu aggregata a quella nobiltà per es-
sersi a molte cospicue famiglie appa-
rentata.
Arma: un ponte sopra un fiume,
• sormontato da una torre , dalla cui
sommità esce una catena che va sino
al detto ponte.
NB. Nel blasone mancano i me-
talli ed i colori, che sono taciuti dal
surriferito scrittore, — Tav. LI. 3.
2Gi
Minuiolo— Il ]\Iugnos sull'autorità del Maz-
zella e del Campanile dà un' antichis-
sima origine alla nobile famigha Mi-
natolo; la quale originaria di Napoli
vanta illustri cavalieri, conti, marche-
si, cardinali, capitani d' esercito, pos-
sedendo non poche lìuronie. Primo
poi a stabihrsi in Sicilia nel 1356,
giusta il Minutolo Gran Priorato di
Messina, fu un Raimondo Minutolo
di Napoli, funiliare e capitano di re
Roberto. Fiorirono: Giovanni ed An-
tonio militi 1459; Francesco barone
della Vaccara e Murena, segreto del
regno, ambasciatore ad Innocenzo Vili,
familiare e consigliere di re Ferdi-
nando 1483; Giovanni senatore di
Messina 1511, barone di Motta della
regina di Calabria; Ascanio barone
dell' Ogliastro; Ottavio barone dell'O-
gliastro, casale di Callari, e feudi di
Buccarato ; Antonino barone come so-
pra e giudice della corte straticotiale
di Messina; un 2^ Giovanni barone,
cavahere e maestro de' cavalieri del-
l' ordine della Stella ; un 2" Antonino
barone e cavahere come sopra; un
3° Giovanni barone di Callari e pri-
mo principe di Collareale investito
1718; un 3° Antonino principe come
sopra 1743, cavaliere gerosolimitano;
un Andrea investito di detti titoli 1771,
e della baronia della terza doo'ana di
Catania 1772. Vanta in oltre molti
cavalieri gerosohmitani, tra cui è de-
gno di speciale menzione fra D. An-
drea Minutolo di Messina 1691, au-
tore della cennata opera 1699.
33
262
Anna: di rosso, con un leone di
vajo, coronato d'oro con la testa dello
stesso. Corona di pi^incipe. — Tav.LI. 5.
Mira — Famiglia nobile imlermitana, della
quale giusta il Villabianca fiorirono :
un Martino Mira vescovo di CefalU,
encomiato dal Mongitore, Auria, Pir-
ri; uno Stefano presidente del Con-
cistoro , i di cui fratelli Giuseppe e
Nicolò furono: il primo senatore 1700
ed il secondo presidente del Conci-
storo e del Supremo Magistrato di
Commercio ; un Melchiorre marchese
di s. Giacinto investito 1726 e della
tonnara di Sciacca 1733; ed altri di-
stinti personaggi sino al vivente mar-
chese Stefano Mira, che ha occupato
onorifiche cariche , e distinguesi in
modo speciale pel suo genio musicale,
e perchè culto e gajo scrittore di ar-
ticoli in vari giornali artistici nostrali.
Arma: d'azzurro, con una colonna
a base d' oro, sormontata da una mira
d' argento. Corona di marchese. —
Tav. li. 4.
Mirabella — Famiglia nobile oriunda fran-
cese, perocché al dir del IMugnos un
Autizio INIirabelli figlio di Guglielmo
gentiluomo francese venne a stabilirsi
in Sicilia col carico di coppiere della
regina Eleonora moglie di re Fede-
rico 11; indi il governo di Siracusa
dalla stessa si ebbe , ed ivi si caso.
Fiorirono : un Guglielmo piti volte
rettore e senatore di detta città sotto-
re Ludovico, e percettore della Camera
Pteginale 1395, quale carica poi tenne
il figlio Giovanni ;
altro Guglielmo
r. consigUere 1408; altro Autizio giu-
rato 1409; un Tommaso giurato 1421;
un Giannantonio capitano di Lentini
1426 e castellano di Vizzini; un Lo-
renzo barone di Colletorto ; un Vin-
cenzo che pubblicò un'opera sulle An-
tichità di Siracusa, cui segui la cri-
tica del Bonanno duca di Montalbano.
Un ramo di tal famiglia si estese in
Modica, apparentando con quelle illu-
stri Celestri, Mazara, e poi con quella
altra di Paterno di Catania, da cui
il barone di Radusa, fondatore della
terra di Mirabella. Altro ramo in Ma-
ZcU'a 1460 per Giovanni Mirabelli da
re Giovanni fatto portulano; di là una
serie di distinti gentiluomini, che oc-
cuparono le primarie cariche; però
un dottor Carlo insigne avvocato si
caso in Palermo.
Arma: di rosso, con un leone d'oro,
linguato , unghiato e coronato d' ar-
gento , tenente uno stendardo d' az-
zurro svolazzante a sinistra caricato
da gigli d' oro e da un laml3ello dello
stesso di tre pendenti. — Tav. LI. s.
Moavero — D'oro, col monte di verde, pian-
tato in un mare d' azzurro fluttuoso
d' argento. — Tav. LI. 7. (Villabianca).
Modica — Famiglia nobilissima oriunda /^rrt;^-
cesc , dice Mugnos ; dal perchè un
Gualterio prode cavaliere francese ebbe
da Ruggiero la signoria di Modica;
di là il cognome preso da suo figlio
Ansaldo. Altro Gualterio ammiraglio
di re Guglielmo il buono perde la
detta signoria, a causa d' aver seguito
la parte di re Tancredo; ed Arnaldo
figlio di quest' ultimo ingraziatosi ot-
tenne invece la baronia di Sortine.
Un Anselmo di linea laterale sotto re
Giacomo fa governatore di Siracusa.
Epperò un Pirro o Perrello, signor
di Sortino, di varie altre baronie fece
acquisto nel territorio di Caltagirone
ove si stabili, nonché del castello e
feudo di Castellazzo. Un Francesco
acquistò i feudi di Reddini e di Rayol-
maduri a motivo di dote ; altro Per-
rello ebbe il feudo di s. Giacomo di
Belmineo, non che quelli di Monaco
e di Bussello. Un Rainero nel 1415
s'investì de' feudi di Friddani e Con-
sorto. Un Francesco della linea sira-
cusana possedè i feudi di Canicattini
di Racalcuti , delli Baruni , e della
fontana della Montilla. Un 3° Per-
rello figlio di Ptainero possedè in ol-
tre il feudo della Ganzarla. Infine un
Giacomo fu barone del feudo di Pu-
gidiano 1518. Si vuole estinta.
Ai'nia giusta il Villabianca: d'az-
zurro, col capo d'oro caricato da un
elmo di verde con lambrequini vo-
lanti del medesimo. Corona di barone.
— Tav. li. 9.
Moleli — Vuoisi essere la 'stessa che la
famiglia Milite, corrottamente detta
Moleti; opinione cui il Mugnos si as-
socia, e combattuta dal Capibrevium
che la vuole derivata dalla Spadafora.
Un Paolo Moleti fu primo barone del
feudo di Catalamiti; altro Paolo se-
natore di Messina 1600. Intanto dal
Villabianca apprendiamo che un Be-
nedetto Moleti gesuita uomo assai
2G3
virtuoso morì in odore di santità nel
1614; uno Scipione Littorio fu barone
di Catalamita e s. Andrea, governa-
tore delle nobili compagnie dei Bian-
chi e della Pace di Messina 1751 ,
senatore 1754, ed infine decorato del
titolo di marchese 1756. Vanta molti
distinti cavalieri gerosolimitani, tra
cui fra Giovanni gran priore di Mes-
sina 1436, fra Michele 1556, fra Pie-
tro 1569, fra Matteo 1574, frcà Fi-
lippo ammiraglio e bali di s. Stefano
1578, e fra Francesco bali di Napoli
ed ammiraglio 1606.
Arma concordemente agli autori :
d'azzurro, con una fascia d'oro, ac-
compagnata da tre elmi dello stesso,
posti due in capo ed uno in punta.
Corona di marchese. — Tav. LI. io.
Molinelli — D'oro, con un'aquila spiegata
di nero, e la campagna d'azzurro, ca-
ricata da tre ruote di molino d'oro.
— Tav. li. u. (Villabianca).
Mollica — Antica nobile famiglia di Mes-
sina, diffusa in Alcamo, Mazzara, Tra-
pani segnatamente, ove à occupato le
cariche più distinte; epperò ella porta
per primo ceppo al dir di Mugnos
un Domenico Mollica regio milite.
Fiorirono : un Giovanni regio milite
e consigliere per privilegio di re Al-
fonso 1441; un 2° Domenico sotto re
Giovanni regio familiare, capitano di
Castroreale, ambasciatore 1460; un
Pietro da Messina, abitante in Alca-
mo , familiare dello stesso re 1463 ;
un 2° Giovanni stabilito in Alcamo ,
personaggio assai prediletto a re Fer-
2G4
dinando il Cattolico, da cui ottenne
speciali privilegi 1487; un Giambat-
tista capitano di Salemi 1508; un 3°
Giovanni alcamese molto accetto al-
l' imperatore Carlo V, da cui ottenne
conferma del suo stemma per se e
suoi 1528; un Francesco capitan di
galera 1535; un Andrea credenziere
di Messina 1573; un Andreotto se-
greto di detta città 1592; altro Fran-
cesco cavaliere gerosolimitano 1623;
altro Pietro eli' eresse in baronia una
sua salina detta d' Incodina 1633. Da
lui una serie di chiarissimi personaggi,
che si distinsero in Trapani sino al
vivente don Giuseppe Mollica rap-
presentante di questa linea, mentre
sembrano già estinti tutt' altri rami
nelle città sopra menzionate.
Arma giusta Mugnos e Minutolo :
d'azzurro, con due braccia d'argento,
in atto di frangere un pane d' oro.
Corona di barone. — Tav. LI. 12.
Mollo — Famigha nobile oriunda di Mon-
talto in Calabria, della quale Minu-
tolo dà per primo ceppo in Palermo
un Antonio, da cui un Pietro 1528.
Vuoisi estinta.
Arma : d' azzurro, con una molla di
argento posta in palo, accompagnata
da due leoni controrampanti e co-
ronati d' oro, sormontata da tre stelle
dello stesso allineate in fascia. — Ta-
vola LI. 13.
Molocca — Antica feudataria famiglia sici-
liana, stabilita nelle due città di Len-
tini e Siracusa al servizio militare di
re Ludovico. Fra' baroni della prima
troviamo, dice Mugnos, un Antonio
Molocca miles; fra quelli della seconda
un Guglielmo barone del feudo di
Tardello. Si distinsero poi : un Gio-
vanni senatore di Lentini sotto re
Federico II; un Ruggiero senatore
come sopi-a 1388; un Giovanni capi-
tano 1394; un Gualterio giurato 1400;
un Nicolò barone di Molocca, essendo
che un tal nome fu dato al feudo da
lui acquistato, e governatore della
Camera Reginale 1438.
Arma : d' oro , con un albero di
verde, sormontato da un uccello d'az-
zurro, ed un leone di rosso posto nel
canton sinistro della punta. Corona
di barone. — Tav. LI. u.
Monaco 0 del Moiiaco — Abbenchè il Mugnos
unifichi questa nobile famiglia origi-
naria di Francia portante un triplice
nome di Monaco, Del Monaco, 0 Lo-
monaco, pure noi rispettando il ma-
noscritto degli stemmi del Villabianca
che porta quello di Lomonaco assai
diverso dall'altro di Del Monaco del
suddetto scrittore, abbiamo creduto
conservare questa distinzione pel dip-
più che potrebbe occorrere in fatto
di controversie di famiglia, e in vista
di ulteriori documenti. Rimonta ella
dunque , giusta il predetto Mugnos ,
air epoca di Carlomagno, in cui Gio-
vanni de Arles suo altiero uomo as-
sai virtuoso, che per ferita ed interes-
santi servigi la signoria d' una grossa
villa in Linguadoca ottenne; quale del
Monaco fu detta. Di là il mutamento
del cognome; imperocché vita solita-
ria 0 monastica ei tenne, e qual beato
papa Silvestro noverollo. Vanta un
cardinal Giovanni di Avignone, cele-
bre per una sua Glosa sopra i De-
cretali; un Monaco Del Monaco inven-
tor della polvere e della bombarda
13601, ed altri illustri che per brevità
tralasciamo. Intanto un ramo di essa
sotto re Alfonso come vuole Ammi-
rato passò in Napoli, stabilendosi in
Cosenza; da dove si diramò in Sici-
lia, cioè a dire in Messina, Palermo,
Trapani. Ed in vero un Francesco
Del INIonaco in compenso di militari
servigi ebbe da detto re concesso l'uf-
ficio di maestro razionale di toga corta
1442 e governatore della Camera Re-
ginale 1449 , Gasandosi in Messina.
Un Andrea fu senatore in Palermo
1406; un Pierlnca maestro di sala di
re Federico III, ed un Antonio per
militari servigi una rendita di onze 60
in feudo si ebbe, non che molti altri
doni. Un Federico ed un Pietro fratelli
si Gasarono nobilmente in Trapani.
Arma giusta INIugnos : d' oro , con
tre pali d'azzurro, diviso del [)riino,
con tre chiodi di nero appuntati; lo
scudo cimato da elmo , coronato al-
l'antica, cimato da un grifo coronato,
tenente nella zampa destra una gra-
nata accesa. Motto: ht sola anunum
meìitemque pur iris gloriam. — Ta-
vola LIl. 1. Pel 2" stemma v. app.
Monastra — Il Minutolo ci offre per primo
ceppo di questa famiglia in Sicilia un
1) Taluni dicono un Bertoldo Schu-art: monaco benedettino
inventò 1330.
265
Pietro Monastra, nobile di Girgenti,
capitano giustiziere e giurato di detta
città 1440, cui segui un Filippo ca-
pitandarme e giurato 1520; e poi un
Vincenzo capitano come sopra 1574.
Arma : d' azzurro, con un monte di
cinque cime d'oro, sormontato da cin-
que stelle dello stesso poste 3 e 2.
— Tav. LII. 2.
Moncada — Il Mugnos , Inveges , Beuter ,
Barel, Villabianca, e con particolarità
Lengueglia diffusamente parlano di
questa antichissima celebre e nobile
famiglia, che fanno derivare da Dapi-
fero figlio di Teodone duca di Baviera:
la quale dall'impresa d'incatenare due
monti nella Catalogna nel sito di Sar-
degna, onde fortificarsi dagli assalti
de' Mori, prese il nome di Monteca-
teno, volgarmente Moncada; illustre
prosapia che tanto si distinse negli
avvenimenti de' catalani principi, e
degli aragonesi monarchi. Le battaglie
di Urgel, di Narbona, di Almeria, di
Ubeda, dell' Alcoraz, di Seminara, le
conquiste di Lerida, di Majorca, di
Sardegna, della Sicilia, di Napoli, e
del Gerbe, o felicitate furono dal va-
lore, 0 facilitate dal sangue di questa
grande stirpe, che apparentò con case
sovrane diramandosi in vari rami. Ci-
tiamo di volo i due famosi Ugo di
Moncada gran capitano spagnuolo al
servizio di Carlo ^TII, e Francesco di
Moncada conte d'Ossone marchese di
Aitona , generahssimo delle truppe
spaglinole ne' Paesi Bassi 1633. Ep-
però un Guglielmo P^aimondo Mon-
266
cada secondogenito del sig. d'Aitona
la trapiantò in Sicilia nel 1282, es-
sendo al servizio militare di re Pie-
tro d'Aragona, e guerreggiando contro
Carlo d' Angiò : fu desso signore del-
l'isola di Malta, che poscia al suo re
Federico II cedette e n' ebbe in com-
penso Agosta col castello e terra di
Melilli; indi gonfaloniere di re Lu-
dovico. Fiorirono in oltre: un 2" Gu-
glielmo primo conte d'Agosta per con-
cessione di re Federico II 1336, che
l'onorò del trattamento di suo con-
sanguineo; personaggio importante in
quelle tremende fazioni di Latini e
Catalani, e nelle quali presero parte
le potenti famiglie degli Alagona, Pa-
lizzi, Chiaramente e Ventimiglia, pe-
rocché fu il detto conte imprigionato
e poscia fatto morire di veleno 1348;
un Matteo primo conte di Adornò,
gran siniscalco, governatore del re-
gno, vicario e capitan generale nei
ducati di Neopatria ed Atene in Gre-
cia, concessionario delle città di Co-
rinto ed Argo nella Morea, non che
della baronia di Pantano in Sicilia,
unitamente alla fiumara di s. Leo-
nardo; un 3° Guglielmo Raimondo
celebre per avere rapito dal castello
Orsino di Catania la regina Maria
tenuta prigione dal conte Artale di
Alagona suo potente rivale, perlocchè
da re Martino ebbe in compenso l'i-
sola di Malta e del Gozzo col titolo
di marchese , non che quella di Li-
pari, unitamente alle città di Naro,
Mineo, Sutera, terra di Delia, Mus-
somele, Manfrida, Gibellina, Favara,
Misilmeri, Massari, e Rocca di Mon-
gellino 1392, inoltre contestabile e
capitan generale dell'armata catalana
in Sicilia, maestro giustiziere del re-
gno, e capitan generale di tutta la
cavalleria, col titolo di conquistatore
della Sicilia, avendo perciò avuto in
compenso la baronia delli Diesi, i vas-
sallaggi di Sortino, Feria e Montecli-
maco, poi la concessione degli stati
di Calatafimi, Alcamo, Calattimo, Fa-
vignana, Levanzo e Maretimo, in fine
erede del contado di Navara, Tripi,
Saponara, e de' due Militelli di casa
Palizzi, e comechè del partito anti-
regio essendogli stati confiscati tutti
i beni, di dolore ne mori l'anno 1398;
altro Matteo dalla regina Bianca eletto
capitan generale della cavalleria di
Sicilia, e da re Alfonso capitan gene-
rale di tutto l'esercito, avendo al re ce-
duto Agosta con riceverne invece Cal-
tanissetta, fortezza di Pietrarossa, Sa-
line , Cammarata , castelli e feudi di
Pietra d'Amico e Motta di s. Agata;
un 4° Guglielmo conte di Caltanis-
setta, gran cancelliere, e gran camer-
lengo del regno 1441 ; un Antonio
fratello del precedente conte di Cal-
tanissetta investito 1466; un Gian-
tomniaso conte di Adornò e Caltanis-
setta, maestro giustiziere di Sicilia
1463, gran camerlengo del regno di
Napoli, gentiluomo di camera di re
Giovanni suo governatore generale
delle ai^mi in Agosta, capitan generale
dell' armata, due volte viceré del re-
G'no 1475-77. e come Amico attesta
uomo assai valoroso nello anni e nelle
scienze; un Q° Guglielmo Raimondo
generale delle armi, maestro giusti-
ziere 1502, in fine barone della terra
di Serradifalco ; un 3° Antonio capitan
generale delle armi, e acquistatoro della
terra di Motta di s. Anastasia 1522;
un Francesco conte di Adornò e Cal-
tanissetta, vicario generale in Sira-
cusa 1542, nelle valli Demone e Noto,
e nelle città di Catania ed Agosta,
primo principe di Paterno 1565; un
Cesare vicario generale e capitandar-
me in Siracusa e Catania; altro Fran-
cesco fondatore del collegio de' Ge-
suiti e del convento de' Cappuccini in
Caltanissetta, avendo acquistato il ce-
lebre palazzo di Ajutamicristo in Pa-
lermo, in fine capitan generale delle
armi del regno ; un 4" Antonio detto
di Aragona per legge speciale, primo
duca di Montalto investito 1600 ca-
valiere del Toson d'Oro 1609; un
Luigi Guglielmo presidente generale
del regno 1635-38, benemerito per
molte opere pubbliche in Palermo,
terrore de' ladri di campagna, viceré
in Sardegna 1647 e nel regno di Va-
lenza 1657, cavaliere del Toson d'Oro,
commendatore di Belvis della Sierra,
tre volte grande di Spagna, generale
della cavalleria di Napoli, maggior-
domo maggiore di re Carlo li, infine
cardinale di Santa Cliiesa; un Ferdi-
nando tre volte grande di Spagna,
principe di Paterno, ed ultimo duca di
Montalto e di Bivona; la cui unica n-
267
glia Caterina congiunta essendo in ma-
trimonio a Giuseppe di Toledo duca di
Ferrandina, lo stato di Paterno venne
a passare a Luigi Guglielmo Moncada
duca di s. Giovanni e conte di Cam-
marata, derivato da Ignazio secondo-
genito di Antonio principe di Paterno
e primo duca di Montalto, la di cui li-
nea venne a continuare sino al vivente
piùncipe di Paterno D. Corrado INIon-
cada e Bajada. Altro ramo di questa
famiglia scorgiamo ne' principi di Mon-
forte e conti di s. Pieri, derivati da
Federico Moncada barone di Tortoreto,
di INIonforte e di s. Pietro 1530, qual
figlio di Guglielmo Raimondo conte
di Adornò e Caltanissetta. Furono chia-
ri : un Giuseppe conte di s. Pieri e
primo principe di Monforte 1628; un
Giannantonio 1727 vicario generale
in difesa della r. Sanità in Messina;
un Emmanuele 1766 cavaliere del
s. Gennaro e commendatore di Ca-
strotorafo di s. Giacomo; un Jago gen-
tiluomo di camera, tenente generale
dell'esercito e grande di Spagna di
seconda classe. Rappresenta oggi que-
sto ramo Guglielmo Raimondo Mon-
cada e Galletti principe di Monforte
e conte di s. Pieri, in oltre principe
di Soria e marchese di Santamarina,
titoli pervenutigli per successione ma-
terna. Il di lui primogenito Giovanni
Euo'enio s'intitola conte di s. Pieri e
principe di Soria, Da questo ramo de-
rivarono i principi di Calvaruso, inco-
minciati da Cesare INIoncada fratello
di Giuseppe primo principe di Monforte.
268
Arma: inquartato; nel 1" e 1°, di
nero, con un leone coronato d' oro ;
nel 2° e 3°, fusate in Imnda d' argento
e d' azzuro {per Baviera ) ; sopra il
tutto: partito nel 1° di rosso con sei
pani e due mezzi d' oro, {per Mon-
cada ) ; nel 2° di rosso con quattro pali
d' oro {per Aragona ). Mantello e
corona di principe, cimata da un leone
passante e coronato d'oro, la testa ri-
, voltata. — Tav. XLVIII. e.
Mondello — Di rosso, con un leone d'oro,
tenente con le zampe un globo d' ai*-
gento, sormontato da una croce d'o-
ro.— Tav. Lll. 3. (Villabianca).
MoilforlC — Famiglia nobile messinese, della
quale il Minutolo ci presenta un Ni-
colò Monforte 1422. Fiorirono: Fran-
cesco capitan di Milazzo 1527; Bar-
tolo console di mare 1558; ed un 2°
Francesco giudice della G. Corte 1573.
Arma : di rosso, con un leone d'oro,
tenente colle zampe uno scudo d'az-
zurro, caricato da cinque ermellini di
argento, ordinati in s. Andrea. — Ta-
vola LII. 4.
MonjfiardillO — Giusta il Minutolo famiglia
d'una chiara nobiltà nella città di
Trapani. Il primo che di essa figura
è un Giovanni Mongiardino senatore
e nobile di Trapani 1414. Segue la
linea con altri distinti personaggi che
occuparono la stessa carica.
Arma: di verde, con un albero al
naturale, piantato sopra un monte di
tre cime d' oro. — Tav. LII. s.
Monroy — Il Villabianca, colla scorta di Lo-
pez de Haro nohiliario di Spagna,
dice trarre origine questa antica e no-
bilissima famiglia dalla prov. d' Estre-
madura in Ispagna, ove oltre agli ere-
ditari stati di Monroy, da cui prese il
nome, fu arricchita della contea di
Delestosa, del marchesato di Velbis,
degli stati di Almaras, Boccadiglia ed
altri. Commendansi: un Alonso Mon-
roy gran maestro dell' Ordine d' Al-
cantara, ed altri illustri cavalieri che,
giusta il Surita Annali di Aragona ,
occuparono supremi carichi ne' regni
di Castiglia e d'Aragona. Il primo
che di questa famiglia passò in Sicilia
fu un Gonsalvo de Monroy a' servigi
di re Alfonso , militando a proprie
spese neha ricuperazione delle isole
di Sardegna e di Corsica, e nell' as-
sedio della città di Napoli in soccorso
della regina Giovanna , perlochè ne
ebbe concesse rendite colla terra e
stato della Motta s. Anastasia, i feudi
di Frassina e Brieri, l' almii^antado di
Malta e le tonnare di s. Vito e Bo-
nagia, come dall' Ansalone de sua fa-
milia. Altro passaggio rileviamo dal
Villabianca per un Ferdinando di Mon-
roy y Zunica cavaliere di s. Giacomo
della Spada, prefetto della cavalleria
di Spagna , cameriere maggiore del
principe D. Giovanni d' Austria, mae-
stro razionale di cappa e spada, am-
basciatore straordinario di re Filip-
po IV in Polonia, reggente della vi-
caria di Napoli, castellano del Castel-
lammare di Palermo 1659, ed in fine
marchese di Garsigliano 1664, in com-
penso di suo valore militare nelle
guerre combattute di Fiandra, e nella
battaglia navale presso Ivica. Sposò
una Perdio erede della baronia di
Pandolfina, nonché de' feudi di s. Bar-
tolommeo, della Salina e della Culla.
Fiorirono in oltre: Alonso figlio del
precedente , cavaliere dell' ordine di
s. Giacomo della Spada, governatore
del Monte di Pietà 16S7, investito
del marchesato di Garsigliano 1689;
Ferdinando primo principe di Pandol-
fina 1733, l)arone del Celso per ra-
gion di matrimonio , capitano giusti-
ziere di Palermo 1741, essendo stato
ministro superiore della nobile com-
pagnia della Carità 1723, e governa-
tore del Monte di Pietà 1728; altro
Alonso gentiluomo di camera di re
Carlo III, deputato del regno, due
volte Aàcario generale di vai di Maz-
zara 1747-48, investito de' sopradetti
stati 1748; Salvatore cavaliere gero-
solimitano di devozione 1762; Ferdi-
nando 3", principe di Pandolfina , ba-
rone di s. Anna e di Arcodaci di pro-
venienza Riccio sua moglie, superiore
della nobile compagnia della Carità
1761, governatore del Monte di Pietà
1772, capitano giustiziere e pretore
di Palermo 1790 ; Gianfrancesco a-
bate delle due abazie parlamentari
del regno di s. Gregorio lo Gibiso,
e di s. Filippo lo Grande; Alonso-
Alberto principe di Pandolfina, molto
ammirato per 1' altezza delle sue idee
e generosità, governatore del Monte,
colonnello delle r. truppe, gentiluomo
di camera, cavaliere del s. Gennaro
269
e commendatore del r. ordine di Fran-
sco I; Ferdinando 4", pinncipe di Pan-
dolfina, marchese di Garsigliano ecc.
commendatore degli ordini di s. Anna
e de" ss. Maurizio e Lazzaro, senatore
del regno; Gaetano figlio del preceden-
te, principe di s. Giuseppe e deputato
al parlamento italiano. Citiamo in ol-
tre Giuseppe fratello del precedente
Ferdinando , maggiordomo di setti-
mana di re Ferdinando 11; Alljerto di
lui figlio , maggiordomo di re Fran-
cesco II , e finalmente Alonso - Al-
berto Monroy Ascenso e Spadafora,
principe di INIaletto e Venetico, duca
di s. Rosalia, titoli in lui ricaduti per
legittima successione delle nobih fa-
miglie Ascenso e Spadafora.
Leva per arme giusta i citati scrit-
tori: inquartato; nel 1° e 4°, di rosso,
col castello d' oro, torricellato di tre
pezzi, chiuso e fincstrato di nero; nel
2° e 3°, di vajo pieno; sopra il tutto d'o-
ro, con quattro pali o meglio verghette
di rosso; e la bordura d'azzurro, ca-
l'icata da otto crocette mulinate d" ar-
gento. Lo scudo accollato da trofeo
militare, sormontato da corona di prin-
cipe. — Tav. XIL. g.
MonlaibailO — Dal Villabianca Opuscoli ,
raccogliamo un Giantommaso Montal-
bano investito del portulanato di Li-
cata 1764, rettore dell'Ospedale di
s. Bartolomeo, ed altri distinti per-
sonaggi , tra' quali un Emmanuele
Montall)ano e Guccia cavaliere gero-
solimitano di grazia.
Arma: d'azzurro, con un monte di
34
270
oro di cinque cime, piantato sopra un
mare fluttuoso d' arG-ento. — Tavo-
LA LII. 7. (Villal)ianca).
Montallo^ — -Il Mugnos fa riflettere essere
questa una nobile e distinta famiglia
originaria di Napoli, perocché ivi pria
del reggimento de' Normanni fa si-
gnora della terra e castello di Mon-
t'Alto. Un Riccardo disgustato col
re Carlo d'Angiò passò in Sicilia ai
servigi militari di re Giacomo d'Ara-
gona, da cui la baronia di Buccheri,
d' Odrogrillo ad altri feudi in premio
ottenne. Fiorirono : Giordano barone
di Buccheri ; Giovannuzzo cavaliere
di gran valore sotto re Federico III;
Troisio signore del Prato Molocca, e
di Chimusa ; altro Giovanni straticoto
di Messina; in oltre in Siracusa; un
Guglielmo commendatore di san Gia-
como della Spada pretoi^e di Paler-
mo e maestro razionale della Zecca
di Napoli; Antonio capitano di Pa-
lermo ; altro Antonio avvocato fiscale
e vicario generale del regno 1538;
Giovanni molto favorito da re Fe-
derico III e gran siniscalco del regno;
un 3° Antonio ed un Troigio ch'eb-
hero infine il titolo di regi cavalieri
e consigliein. Né possiamo passar sotto
silenzio il famoso dottor Ludovico Mon-
talto avvocato fiscale reggente della
vicaria di Napoli ecc. Vanta non pochi
cavalieri gerosolimitani , tra i quali
si distinsero fra Ruggiero gran com-
mendatore e primo gran croce in Si-
ciha 1360, fra Antonio 1529, fìvà Mi-
chele 1542, che furono nell'assedio di
Rodi, ed il commendatore fra Giam-
battista 1558 che fu nell' assedio di
Malta e morto in s. Telmo.
Arma: palato di rosso, e d' argen-
to. Corona di ìjarone. Cimiero un
grifo nascente d'oro tenente un monte
dello stesso. Divisa, Buriora concoxit.
— Tav. LII. 15.
Moil (aperto — Famiglia d'una chiara ed an-
tica nobiltà derivata dalla Mongrana
di Francia, giusta quanto ne riferisce
Guglielmo Paradino e riporta il jNIu-
gnos. Fu incominciata in Sicilia al
dir di ^^illahianca da Giammatteo INIon-
taperto commilitone di re Ruggiero,
il di cui fi alio Giordano ottenne da
detto re il castello e le Raffe del vinto
saraceno Ali, d' onde il nome di Raf-
fadali feudo e titolo della famiglia
Montaperto. Dalla quale è tradizione
esser derivato il glorioso s. Gerlando
vescovo di Girgenti, che il Villabianca
non crede affermare per manco di
documenti. Frai personaggi illustri di
essa meritano speciale menzione: Bar-
tolommeo valoroso capitano nella di-
fesa di Mazzara contro i francesi 1316
e capitano giustiziere di Palermo 1321;
Nicolò nobile agrigentino arcivescovo
di Palermo 1380; Giovanni vescovo
di Mazzara; Lamberto signore di molti
feudi ; Luigi consigliere di re Martino
1397 ; Giangaspare erede e rappre-
sentante r illustre casa liberti ; Anto-
nio detto miles luogotenente del mae-
stro giustiziere del regno 1431; Gio-
vanni investito dello stato di Rafiadali
1453; Pietro deputato del regno e
pretore di Palermo 1524, che edificò
la terra di RafFadali avendone otte-
nuto il privilegio di popolarla 1507,
e l'altra di Montaperto 1523; Nicolò
tre volte capitano giustiziere di Pa-
lermo 1545 investito de' titoli di sua
famiglia 1556; Giuseppe primo mar-
chese di Montaperto 1587; Francesco
investito 1628; Nicolò Giuseppe pri-
mo principe di Raffadali 1646 cava-
liere di s. Giacomo della Spada de-
putato del regno e pretore di Paler-
mo 1654; altro Francesco investito
1682, capitano di Palermo in detto
anno e pretore 1683; Domenico de-
putato del regno, capitano di Paler-
mo 1689 e pretore 1690; Ottavio in-
vestito 1698, capitano di cavalleria,
gentiluomo di camera di re Vittorio
Amedeo di Savoja, deputato del re-
gno, capitano giustiziere di Palermo
1703 e pretore 1712; Bernardo inve-
stito 1719, gentiluomo di camera, de-
putato del regno, capitano di Paler-
mo 1732, e pretore 1743, il di cui
fratello Antonino fu duca di s. Eli-
sabetta, gentiluomo di camera, mini-
stro plenipotenziario presso la corte
di Polonia, inoltre letterato di pregio
e governatore della Pace di Palermo
1746; Salvatore investito 1765, gen-
tiluomo di camera di re Ferdinando I
1768, cavaliere del s. Gennaro, e del-
l' ordine gerosolimitano , tenente co-
lonello de' reali eserciti, ed infine mi-
nistro plenipotenziario presso la corte
di Danimarca 1773. Segue la linea
sino a Bernardo Montaperto e Cala-
271
scibctta ultimo princi})G di Pv,afltidali,
per la di cui morte tutti i titoli pas-
sarono in retaggio alla maggiore delle
tre figlie Antonietta.
Arma : diviso, nel 1° d' azzurro, con
quattro sbarre d' argento, accompa-
gnate da novo rose dello stesso (per
Montaperto); nel 2'' di rosso, con una
mezz' aquila d'argento, movente dalla
partizione a destra; semipartito scac-
cheggiato d' azzurro e d' oro di cin-
que file (per Uberti); Mantello e co-
rona di principe cimata da un cava-
liere armato, tenente nella destra una
lancia in atto di ferire , nella sinistra
lo scudo, il cavallo sellato, ed imbri-
gliato, galoppante nelle fiamme di ros-
so. — Tav. L. 0.
Monteliaiia o Muliliana — La famiglia JMuti-
liana, corrottamente detta Monteliana,
come scrive il Sigonio ed appoggia
il Mugnos , deriva d' Alemagna , ve-
nuta in Italia con Ottone I a. 964.
Ivi ricca e potente, di fazione ghibel-
lina, essendoché un Guidone fu pa-
rente dell'imperatore, venne dalla fa-
zione opposta perseguitata ed immi-
serita; fu forza quindi che l'impera-
tore Federico II ne conducesse i di
lui figli Alarcene, Riccardo e Roberto
in Sicilia 1239 a miglior fortuna.
Ed in vero un Riccardo il governo
di Aa;ria;ento si ebbe; un 2" Riccardo
la baronia del feudo di Nadoro ; un.
Antonio regio cavaliere il feudo del
Giardinello. In fine si sa che dessa
si stabili in Sciacca, ove godè di o-
norati carichi.
272
Arma: d'oro, con un monte di cin-
que cime di rosso. Corona di ba-
rone. — • Tav. LII. s.
Morano — Sotto re Federico II da Catan-
zaro, dice Mugnos, un Gianluigi Mo-
rano de' baroni di Gagliano e Cutro-
nei venne in Caltagirone, ove piantò
sua famiglia , ed un Rainero da re
Martino ottenne poscia la baronia del
feudo della Canzaria. Un Valerio fra-
tello di detto Gianluigi, sotto re Mar-
tino eletto capitano del Monte Erica
s. Giuliano vi si stabili diffinitiva-
mente e chiarissima quindi la famiglia
divenne. Altro Valerio nel 1487 ac-
quistò la baronia delle Saline di Tra-
pani, ove passò ad abitare, fondando
altro nobile e distinto casato, peroc-
ché le prime nobili cariche di detta
città ei tenne. Si sa dal Minutolo poi
che un Polidoro fu inviato ambascia-
tore al re di Tunisi 1507, e che un
Gianfrancesco 1623, ed un altro Po-
lidoro 1691 furono cavalieri geroso-
limitani.
Arma giusta il Minutolo : di rosso,
con una fascia d'oro, caricata da cin-
que stelle d' azzurro , accompagnata
da nn monte d'oro di cinque cime
movente dalla punta, ed una colomba
d'argento con ramo d'oliva nel becco,
posta suUa sommità. Corona di bai'o-
ne. — Tav. LII. 9.
Morello — Questa famigha trae origine dal-
l'antica Castileoni di Milano, come
accenna il Martirano segretario di
Carlo V con queste parole : Maurelli
jorius Castileoni dicehantur, sunt qui
dicuni a Mantua Ciselpnae GoUiae
urbe oriundas, alii vero Mediolano.
Fu portata in Siciha, al dir di Mu-
gnos, da un Gandolfo Morello nobile
milanese a tempo de' Guelfi e Ghi-
bellini Gasandosi in Messina , d' onde
la famiglia si sparse in altre città del-
l'isola, e precipuamente in Caltanis-
setta, ove giusta il Villabianca un Fer-
dinando Morello e Gueli acquistò la
baronia del Trabonello 1747.
Arma: di rosso, con un castello a
tre torri merlate d'oro di cinque pezzi,
sinistrato da un leone dello stesso,
rampante contro la porta aperta del
campo. Corona di barone. Cimiero:
un cavallo morello nascente e inal-
berato.— Tav. LII. n.
Morfino — Oriunda da Verona questa fa-
miglia, secondo accenna il Manente
nella sua Cronaca Veronese, vuoisi
derivare dalla Nogaroli , stante un
Vanni di Guglielmo di Nogaroli essere
stato il primo a cognominarsi Mor-
fino senza lasciare l' antico di Naga-
roli per aver mostrato calva la testa
in occasione d'una giostra in Verona
1261. Il Mugnos afferma essere stata
in Siciha portata da un Guglielmo
Morfino de' Nogaroh di Savona 1428,
capitano de' fabrici regi in Alcamo
ed a' servigi del conte di Modica. Da
lui vari distinti personaggi che si di-
ramarono in Salemi e Palermo, for-
mando i baroni della Cambuca, e di
Bellavilla.
Arma : d' azzurro , con una banda
d' oro, bordata d' argento, caricata da
un'aquila spiegata e coronata di ne-
ro, unghiata di rosso, afferrante cogli
artigli due testudini di verde, in atto
di gettarle sopra un capo calvo al
naturale, posto sopra un grosso sasso
di azzurro. Corona di barone. — Ta-
vola LII. 12.
Hoi'isco — Famiglia nobile siracusana, co-
me scrive INIugnos, portata in Noto,
ove figurò tra le più antiche feuda-
tarie, occupato avendo le nobili cari-
che di giurato e capitano giustiziere.
Arma: d'oro, con una testa di Moro
attortigliata d' argento. — Tav. LII. i3.
Morra o Di Morra — Antichissima, nobile, mi-
litare famiglia gota, perocché al dir
di Mugnos un Morra d'Acerenza ca-
pitano a' servigi di Totila re de' Goti
nel partire da Sicilia fu in un attacco
destinato a guardia dei confini del re-
gno. Dopo di lui il nome fu mutato
in cognome; opperò si noti che tutti
i signori di casa IMorra eljbero lia-
ronie nel regno di Napoli, propria-
mente in provincia d'Abruzzo, vantando
r onore d' aver dato alla chiesa due
cardinali, ed il papa Gregorio Vili;
e che solo un Girolamo secondo^e-
nito, virtuoso cavaliere con Marcan-
tonio Colonna passò in Siciha, casan-
dosi con Isabella Montalto de' sio-nori
di Buccheri, cpude baronia indi ere-
ditò. Egli stesso, poi secondochè scrive
il Villabianca, ne fu primo principe
per concessione di re Filippo IV 1627.
Da lui un Visconte Morra investito
1640. Un Francesco di lui figlio in-
vestito 1658 fu anche principe di Ca-
273
strorao 1681, la cui unica figlia Isa-
bella maritata a Domenico Digiovanni
principe di Trecastagne trasferì in que-
st' ultima casa e beni e titoli a lei
pertinenti.
Arma: di rosso, con due spade di
argento, manicate d'oro, poste in croce
di s. Andrea, le punte in basso, ac-
cantonate da quattro ruote di sperone
d'oro. Corona di principe. — Tav. LII. i4.
Morso — Famiglia nobile itahana, che il
Baronie vuole fiorentina, incominciata
in Sicilia al dir di ]\Iugnos, Minutolo
e del Villabianca, da un Fiorello Mor-
so, personaggio molto stimato da re
Ferdinando I di Castiglia da cui ot-
tenne carico di visitatore degli ufiìcì
regi, e ne' suoi due nipoti Nicolò e
Giovanni die origine ai baroni della
Favarella di qual titolo fu primo ae
investirsi Brandimarte Morso linea
che va a sterelire ne' fratelli Dome-
nico e Calalo Morso , ambi preti ; ed
ai principi di Poggioreale nel quale
ramo fiorirono : un Giovanni barone
di Gibellina 1485; un Antonio barone
come sopra capitano di Palermo 1615;
un. Francesco marchese di Gibellina
e primo principe di Poggioreale 1643;
un Gaspare investito 1650, cavaliere
d'Alcantara; un Pietro investito 1660,
cavaliere di s. Giacomo della Spada
vicario generale e maestro di campo
in tempo della guerra di Messina, ove
sostenne con gran valore il castello
e terra della Scaletta, pretore di Pa-
lermo 1680; un Gianfrancesco inve-
stito 1720, essendo stato capitano di
274
Palermo 1694, poi pretore 172S, co-
lonnello negli eserciti di Spagna, go-
vernatore di ]\larsala, generale della
squadra delle galere del regno , ge-
nerale di battaglia sotto Carlo VI im-
peratore, commendatore d'Alcantara,
gentiluomo di camera di re Carlo III
ed in oltre Ijarone di Castellazzo ,
Montelerose , Morrasini Donzelli , si-
gnore dell' Abbito, di Ravanusa ecc.
La linea si estinse colla di lui figlia
Stefania, moglie di Luigi Naselli, conte
del Comiso, nel di cui casato passa-
rono i sopradescritti l)eni e titoli. Non
rimane tuttavia a perpetuare questa
illustre famiglia che un ramo cadetto
diviso tra Comiso e Terranova.
Arma: di rosso, con un braccio ve-
stito di verde, movente dal capo, im-
pugnante un morso di cavallo d'oro.
Corona di principe. — Tav. LI. o.
Morlillai'O — Famiglia nobile originaria nor-
manna, investita delle baronie di Ca-
drà e del Sambuco nell' epoca arago-
nese, come dall'elenco de' baroni e-
seguito d' ordine di re Federico nel
quale leggesi AdiuolfoMurtillari: qual
diploma venne dal Muscia e poi dal
Gregorio pubblicato. Da quell' epoca
per una coordinata successione d' uo-
mini, che occuparono le pili distinte
cariche del regno si perviene a Carlo
Mortillaro barone del Ciantro, il quale
per avere sposata Elisabetta Arena
figlia dell'illustre i^eggente del Con-
siglio di Sicilia e di Santa Chiara
presso re Carlo III , il dottissimo
marchese Girolamo Arena, della tanto
nobile prosapia degli Arena dei Conclu-
betti, fece si che il di lui primogenito
Antonino divenisse marchese con di-
ploma di re Carlo III 1754, ove chia-
ma la famiglia Mortillaro ]jreclarissi-
ma. E poicchè in esso diploma fu fatta
libertà ai Mortillaro d'imporre il ti-
tolo di marchese su qualunque loro
terra avessero stimato, il citato An-
tonio per riverenza al suocero lo im-
pose sulla villa pervenutagli dalla fa-
miglia Arena, e fu riconosciuto quindi
marchese di Villarena. Da Antonino
nacquero Carlo, Giuseppe e Girola-
mo, i quali morirono celilji, onde la
successione fu aperta in persona della
seconda linea cioè de' discendenti del
fratello (h Antonino, che fu Vincenzo
Mortillaro ed Arena, padre di Carlo,
genitore dell' attuale marchese Vin-
cenzo, il quale si el)be il privilegio di
marchese riconosciuto competere alla
sua persona e a' discendenti suoi, per
decisione della Commissione de' titoli,
e per avviso del Consiglio di Stato,
con rescritto dei 19 febbraro 1856.
È egli altresì liarone del Ciantro, ba-
rone di Pedara cavaliere costanti-
niano e "'ran croce del r. ordine di
Francesco I; personaggio esimio, che
ha sostenuto alti carichi, e dato alla
luce una folla di pregevolissime opere
raccolte oggi in 12 volumi compresi
il Dizionario Siciliano, le Antiche Per-
gamene della Magione, le Notizie Sta-
tistiche sui Catasti, un Medagliere A-
rabo-Siculo, le Leggende Stoìnche Si-
ciliane del secolo XIII al XIX, e di
recente le Reminiscenze de' miei tem-
pi; quali opere tutte ben dimostrano
un uomo di esterminata erudizione spe-
cialmente nelle cose patrie, un valente
economista e finanziere, un letterato
di merito straordinario. Figlio di sì
illustre personaggio, è il marchese
Carlo IMortillaro e Benso, uomo di
fornita istruzione, distinto agronomo
e viticultore.
Arma giusta il Villabianca: d'az-
zurro, con la colomba volante d'ar-
gento, portante col becco un ramo-
scello di mortella di verde. Elmo e
corona di marchese. Trofeo militare.
— T.vv. LII. 6.
Mosca — D'azzurro, con due fascio d'oro,
la prima caricata da una mosca di nero,
accompagnate nel capo da un lam-
hello di rosso di tre pendenti, ed in
punta da un giglio d'oro. — Tav. LII. le.
( Villabianca ).
Mugnos — Antichissima e nobile famiglia
spagnuola,'per come accenna Filadelfo
Mugnos nella sua rinomata opera Tea-
tro Genealogico delle famiglie nobili
siciliane, parlando del suo casato con
documenti in lingua spagnuola. Lo fa
derivare da un Linajo di Mugnos ca-
pitano de' romani sotto il consolato
di Lucio Mumio assai prima dell' era
volgare. Noi dispensandoci da una
lunga serie di fasti in quelle contrade,
ci limitiamo a dire, che due fratelli
Ferdinando e Raimondo Mugnos, figli
di D. Luigi degli antichi signoi-i di
Cardagna, accompagnarono re Pietro I
d'Aragona nella spedizione di Sicilia
275
e n'ebbero larghi compensi. Fioriro-
no : un Consalvo capitano di Girgenti
1448; un Francesco governatore della
camera Reginale 1.519; un Pietro
governatore dello stato di Butera ;
un Giambattista di lui figlio primo
barone di Bulgarano; altro Pietro ca-
pitan d'arme del regno e giudice del
Concistoro 1579; infine un Filadelfo
Mugnos da Lentini e cittadino paler-
mitano, dottore, cavaliere dell'ordine
di Cristo di Portogallo, autore della
sopracitata opera , dell' altra Teatro
della Nobiltà del Mondo, divisa in tre
libri, e del Vespro Siciliano, prege-
voli opere, che dimostrano il ricerca-
tore istancabile di cose araldiche e
patirle, le quali comunque censurate
per inesattezze; avuto riguardo all' o-
scurità e bassezza de' tempi saranno
sempre commendevoli e ricercate e
forse senza di esse non sarebbero
state possibili tante altre pubblica-
zioni posteriori.
Levò per arme: scaccheggiato di
oro e di azzurro, di quindici pezzi, con
la bordura di rosso, caricata da otto
maglie di catene d' oro. Lo scudo ac-
collato da una croce di Calatrava. —
Tav. LII. n.
Munsone — Un Guerao Munsone nobile ca-
talano secondo riferisce Mugnos la
portò in Sicilia accompagnando re
Martino, da cui vistose vigne e ter-
ritorii si ebbe in Catania. Ivi questa
famiglia fiorì assai ricca, promossa in
carichi ed ufiicì importantissimi, ed
in vero per tacer di altri un Giovanni
27G
1489 ed un Pietro suo figlio 1519
furono egregi capitani.
Levò per ai'me : d' azzurro, con un
agnello pascale d'oro, con la bande-
ruola d'argento. — Tav. Lll. is.
Muslazzo — Secondo Mugnos, flxraiglia o-
riunda francese , portata all' epoca
dei normanni in Sicilia. Fiorirono ;
un Roberto Mustazzo ed un Gio-
vanni barone di Castellenato, per es-
sersi sotto il 2'' re (juglielnio coope-
rati nel militar servizio di Terrasanta;
altro Giovanni pretore di Palermo
1332; un Giacomo pretore come so-
pra 1347 ed altri che vissero nobil-
mente.
Arma : d' argento , con un gatto
rampante di nero. Corona di barone.
— Tav. lui. 2.
Musliola — Da Piacenza fu portata in Si-
cilia al dir di Mugnos questa fami-
glia per un Giovanni INIustiola col fi-
glio Uberto familiare di re Pietro li
dal quale fu sempre impiegato in su-
premi carichi del regno , fermando
sua stanga in Agosta, ove in compenso
di suoi servigi ottenne da re Fede-
rico 111 i territori della Targia gran-
de, quali poi ebbe confirmati il di lui
figlio Franceschino.
Arma: di verde, con una donnola i
corrente d'argento. — Tav. LUI. 3.
Mata 0 Muli — 11 Mugnos appoggiato al
Manente ed al Flaminio Rossi vuole
sia questa un' antica e nobile famiglia
originaria d'Orvieto di Romagna, pas-
J) Animale mammifero.
sata in Siciha sotto re Federico li e
precisamente in Messina, ove vanta
un Tono Muta beneficato da re Lu-
dovico 1343, un Leonardo senatore
1410, un Luca senatore 1419. Fio-
rirono altresì in Palermo: Giacopino
e Nicolò Muta gentiluomini assai ric-
chi, Manfredo, Giovanni e Pietro,
senatori ed vm dottor Mario, giudice
della R. G. Corte che scrisse molte
opere significanti , come a dire sulle
Consuetudini di Palermo, sulle Pra-
monatiche, su' Capitoli del regno, e
sulle Decisioni.
Arma : d' azzurro , con un' aquila
d'oro, uscente dal mare in atto di mu-
tar le penne, e mirante un sole d'oro,
orizzontale a sinistra. — Tav. LUI. i.
Muzio — Stando al Baronio ed al Villa -
bianca, troviamo questa nobile ed an-
tica famiglia derivare da un Cajo Mu-
zio Scevola romano l'anno 507 av. G.
i di cui successori giusta Mugnos —
teatro della nobiltà del mondo — sotto
quella repubblica ilhistraronsi colle
cariche consolari, tribunizie, pretoria-
ne, pontificie ecc. Intanto un ramo di
essa al dir di Cantìi — storia degl'I-
taliani— passò in Genova, e da qui
a sua volta altro ramo nel 1500 in Si-
cilia mercè un Vincenzo Muzio, come
attestano il Cutelli ed il '^^illabianca
medesimo. Ivi commendansi: un Giam-
battista investito dei feudi di Jannello
e Cascacino 1639, maestro notaro
del senato di Palermo 1640; un Fran-
cesco barone di Grottarossa, Giuffo
e Capisotto investito 1639, non che
di detti feudi di Janncllo e Cascacino
1G43 . essendo stato maestro notare
perpetuo del senato di Palermo 1623;
maestro notaro ed arcUivario della
R. Corte Pretoriana, carica comprata
in feudo 1637, maestro segreto del
regno 1640, e giudice di detta R. Corte
Pretoriana 1641 ; un Casimiro Muzio
e Groppo investito 1644, spedaliere
di s. Bartolommeo 1680 , senatore
1691, che con Francesca Cliacon de
Salinas procreò Antonino e Tomma-
so; il primo investito 1706, spedaliere
dell'Ospedale Grande 1710 e sena-
tore 1711, la di cui linea continuò
sino ad Antonino Muzio e Piraino
investito 1766, morto senza figli es-
sendo l'eredità ricaduta nella sorella
N
i — Secondo l'erudito Villabianca, as-
sai nobile ed antichissima famiglia na-
poUtana, derivata dalla Caracciolo dei
duchi di Martina. Fu portata in Si-
cilia da un Nicolò Caracciolo detto
volgarmente di Napoli d' onde il no-
me, seguendo il partito di Federico II
di Aragona dal quale per suoi segna-
lati servizi si ebbe il governo perpe-
tuo della città di Troina, ove fondò
la famiglia, diramandosi poscia in al-
tre città del regno e precisamente in
Palermo. Vanta illustri personaggi;
come un Marco di Napoli valoroso
cavaliere sotto la disciphna del gran
capitano Consalvo de Cordova ; un
Francesco vicario generale del regno
277
Teresa maritata a Giuseppe de Ma-
ria ed Ortolani; il secondo cioè Tom-
maso progenitore d'Innocenzo barone
delli ^langanelli per dritto della ma-
dre Faustina Sant' Agata e Piata-
mone, senatore 1753-63-72, speda-
liere come sopra 175S, governatore
del Monte di Pietà 1760, e tesoriere
del senato 1762. Da questo ramo ne
venne Innocenzo padre di Basilio Mu-
zio e Salerno.
Arma giusta il Villabianca: d'oro,
con una coppa tU nero, fiammeggiante
di rosso, col braccio destro armato
d'argento, la mano di carnagione tra
le fiamme, impugnante un pugnale di
nero alto in palo. Corona di Inirone.
— Tav. lui. 4.
e reggente del supremo Consiglio di
Italia 1.557; un Girolamo presidente
del Concistoro , maestro razionale e
deputato del regno 1594; un Giuseppe
reggente come sopra, e fondatore nel
1618 della terra di Campobello di cui
fu primo duca 1638, e poi dell'altra
di Resuttana 1624; un 2° Girolamo
cavaliere d'Alcantara e primo prin-
cipe di Resuttano 1627; un Vincenzo
.vescovo di Patti, ed indi arcivescovo
di Palermo 1648; un 2" Giuseppe in-
vestito del principato di Resuttano
1636, del ducato di Campobello 1643,
governatore de' Bianchi 1654 e del
Monte di Pietà 1673, il di cui fratello
Pietro fu primo duca di Bissana 1670»
35
278
cavaliere di Calatrava, menino della
regina Elisabetta di Spagna, tenente
generale della squadra delle galere
del regno, per la qual carica in vari
incontri ei molto si distinse riportan-
done gravi ferite; un Federico inv. 1697.
capitano giustiziere 1669, pretore 1701,
vicario generale in Catania 1708 ,
grande di Spagna ereditario , genti-
luomo (li camera del re Vittorio A-
medeo di Savoja. consigliere di Car-
lo VI imperatore, da cui ottenne il
privilegio di aggiungere alla sua ar-
ma o'entilizia un leone d' oro ed il
motto: viro costanti 1128; un Pietro
principe di Monteleone inv. 1704, e
dei suddetti stati 1736, capitano giusti-
ziere e pretore 1741 , gentiluomo di
camera di re Carlo 111, deputato del
regno , vicario generale alla Noara ;
altro Federico governatore della com-
pagnia della Carità 1755 , la di cai
linea venne a continuare sino al vi-
lmente Girolamo Napoli e Settimo prin-
cipe di Resuttano ecc. Altro ramo di
detta famiglia scorgiamo ne' principi
di Bonfornello e baroni di Pirrana,
di cui investissi 1718, un Cristoforo ;
di Napoli e Bellacera, figlio di Fede- '
i
rico Napoli e Lagrua principe di Re-
suttano, oggi rappresentato dal prin-
cipe di Bonfornello D. Francesco di
Napoli e Settimo, mentre altre linee
formarono i duchi di Cumia baroni
di Boccarato Targioni e Francavilla,
ed i marchesi di Melia baroni di Longi.
Vanta in fine questa cospicua fami-
glia non pochi cavalieri gerosolimitani
trai quali notiamo fra Tommaso 1475,
fra Giannantonio 1477 , fra Isidoro
1575, fra Francesco 1571, fra Fla-
minio 1579 e fra Lattanzio 1602.
Arnia : d'azzurro, con un giglio ac-
compagnato nel capo da due stelle, ed
in punta da un leone il tutto d' oro.
Motto : viro costanti dentro lo scudo.
Mantello e corona di principe. — Ta-
vola LIV. 1.
Naro — Secondo il iNIugnos ed il Minutolo
fa di una illustre nobiltà questa fa-
miglia in Sicilia sparsa in varie città,
e precisamente in Siragusa e Naro.
Vanta molti gentiluomini . che occu-
parono importanti carichi, tra essi no-
tiamo ; un Giovanni maestro razio-
nale della reginal camera 1407; un
Filippo di lui figlio protomedico della
medesima camera ; un Rinaldo ba-
rone dei feudi di Cadedi e di Ba-
dalesi ; altro Filippo maestro secreto
della reginal camera: un fra Francesco
cavaliere gerosolimitano 1521; altro
Rinaldo gran priore di Malta in Mes-
sina 1548; un fra Giuseppe cavaliere
come sopra 1571, ed altri che per
bi'evità tralasciamo. Vuoisi estinta.
Arma giusta Minutolo : d' azzurro .
con una testa umana d' oro. Corona
di barone, a differenza di quella della
città di Naro, che arma giusta INIu-
gnos : d' azzurro, con cinque lune di
argento ordinate 2, 2 e 1, accompa-
gnate nel capo da una stella d' oro.
— Tav. lui. 5.
Naselli — Una delle nobili e cospicue fa-
miglie d' Italia detta Nasitto e poi
Naselli; perocché al dire del Villa-
liianca da' baroni long(.)ì>ardi clil)0 sua
origine. Intanto sappiamo che un Pe-
ricone Nasello o Naselli, come cor-
rotto da Pier o Pietro Ugone a soldo
di re Federico II nel 1298 la portò in
Sicilia, ottenendo in compenso di ser-
vizi militari i feudi di Calotto e Gibil-
calef 0 Mucarda, non che quello della
mastra in territorio di Batera. Il di
lui figlio Nicolò fu altresì annoverato
nel 1343 tra' baroni feudatari di Piaz-
za. Ne vennero molti illustri perso-
naggi come a dire: un 2" Pericone
intimo familiare di re Alfonso e ba-
rone del Comiso 1454 ; un Gaspare
capitano d' arme a guerra della città
di Marsala; altro Gaspare primo conte
del Comiso 1571; un Baldassare conte
come sopra e barone di Casalnuovo
1599 , fondatore della terra di Ara-
gona nel suo feudo di Diesi, cavaliere
di s. Giacomo della Spada, governa-
"tore della Pace 1607, pretore di Pa-
lermo 1607, e capitano giustiziere di
Catania 1613 ; un Luigi primo prin-
cipe di Aragona 1625, cavaliere d'Al-
cantara, governatore delle provinole
di Cosenza ed Abruzzo , pretore di
Palermo 1760 ; un Baldassare cava-
liere del Toson d' Oro, vicario gene-
rale delle città di Girgenti e Licata
1676, generale d'artiglieria sergente
generale di battaglia , gentiluomo di
re Carlo II e pretore di Palermo 1677;
altro Baldassare principe di Aragona
investito 1711 , capitano giustiziere
1724, pretore 1738, cavaUere gero-
279
solimitano e del s. Gennaro, maggior-
domo maggiore consigliere di Stato
presidente del supremo Consiglio di
Sicilia e mecenate dell'Accademia Giu-
. stiniana fondata nel suo palazzo 1722;
un 3° Luigi principe di Aragona e di
Poggioreale, marchese della Giliellina,
conte del Comiso, signore delle terre
di Castellamare del Golfo, e delle ba-
ronie di Casalnuovo e Gela , grande
di Spagna lU prima classe, gentiluo-
mo di camera di re Carlo III. capi-
tano della Guardia Pv,eale Viceresria
del regno, e cavaliere del s. Genna-
ro, il cui fratello Salvatore rifulse ca-
valiere gerosolimitano, maggiordomo
di settimana, brigadiere dell' esercito
e comandante della r. squadra delle
Galere del Regno. Questo ramo si e-
stinse in casa Burgio duchi di Villa-
fiorita, mentre altre linee formarono
i marchesi di Flores derivati da Em-
manuele Naselli secondogenito di Luigi
Naselli e Saccano primo principe di
Aragona, ed i duchi di Gela originati
da Francesco Naselli primo duca di
Gela 1697, figlio del primo principe
di Aragona. In quest'ultima linea no-
tiamo un Domenico governatore della
Pace 1749, e del Monte di Pietà 1755,
un Luigi cavaliere gerosolimitano, te-
nente maresciallo e governatore di
Cremona in Italia, ciambellano nella
imperiai corte di Vienna; un Giovanni
maestro razionale di toga del tribu-
nale della r. camera 1772 , e final-
mente un Giambattista principe di Fi-
carazzi' arcivescovo di Palermo. Que-
280
sta linea va ad estino'uersi in casa
Trigona principi di s. Elia.
Arma : d' azzurro, con una fascia,
sormontata da un leone nascente, ac-
compagnata in punta da tre palle al-
lineate in fìiscia il tutto d'oro. Corona
e mantello di principe.- — -Tav. LIV. 2.
Naso — Il Mugnos vuole questa famiglia
d' una chiarissima ed antica nobiltà ,
facendola derivare da Firenze per un
Giovanni di Naso ovver Nasi, che nel
reggimento di re Federico II passò
in Sicilia, fermato essendosi in Mes-
sina. Un Roberto di lui figlio ottenne
da re Federico III il casale di s. Ste-
fano di Briga 1365. Ne vennero vari
illustri personaggi, tra' quali un Fran-
cesco barone di s. Stefano 1416; un
fra Giovanni cavaliere gerosolimitano
1464 ; altro Francesco giudice della
Corte Straticotiale di Messina 1474
e della G. Corte 1475; un Pietro
giudice della detta G. Corte 150-3,
ed avvocato fiscale 1513. Altro ramo
scorgiamo in Trapani , derivato da
Matteo di Naso messinese, barone della
Salina Grande , ivi tenendo tutti gii
ufficii nobili. Fiorì anche in Malta e
nell'isola di Gozo.
Arma: d'oro, con un leone di nero
mirante i raggi di un sole orizzontale
a destra; comunque il ramo di Mes-
sina armasse giusta Minutolo: di ros-
so, con un leone d'oro, ed una sbarra
di azzurro attraversante sul tutto.
Corona di barone. — Tav. LIV. e.
Natale 0 Natali — Famiglia nobile jìaìermi-
tana, ascritta giusta Inveges all'or-
dine senatorio; vanta poi al dir del
Villabianca un Domenico Natale mar-
chese di Monterosato, investito 1726.
maestro portulano del regno; un Tom-
maso investito 1752, letterato di me-
rito, e portulano del regno. La linea
maschile trovasi estinta.
Arma: d'azzurro, con un leone co-
ronato d'oro, tenente un ramoscello
di verde, mirante una stella dello stes-
so, posta nel canton destro del capo,
ed una sbarra d' oro attraversante sul
tutto. Corona di marchese. — Tavo-
la LUI. 8.
Natoli — Nobile famiglia termìnese, origi-
naria di Provenza. Un Giovanni Na-
toli al dir del Villabianca la trapiantò
in Messina, ove fu aggregata all'ordine
senatorio nel 1458. Ottenne egli Tinse-
gna del cingolo militare come regio mi-
lite 1517. Vanta molti i'a"guardevoli
personaggi come a dire: un Giovan Forti
Natoli primo principe di Sperlinga
1627. l)arone di s. Bartolomeo, di Bi-
lici , di Capuano , ed Alburchia ; un
Francesco investito 1637, barone di
s. Piero sopra Patti, che acquistò il
vassallaggio della terra e baronia del
Mojo, rammentato dal Collurasi, Fo-
cili e Ricci autori storici; un 2" Gio-
vanni investito 1669, primo deputato
della sanità di Messina; un 2° Fran-
cesco investito 1704, regio consigliere
della giunta di Commercio di Messina
1738; un 3° Giovanni investito 1741,
duca d' Archirafi in detto anno , ca-
valiere gerosolimitano e distinto let-
terato , per la di cui morte i titoli
passarono al nipote Francesco Mon-
cada e Natoli dei principi di Monte-
cateno. Altri rami di questa famiglia
derivati dai principi di Sperlinga ci
presenta il Villabianca ne' marchesi
di Caraporotondo in Messina, e nei
marchesi Natoli in Palermo quest' ul-
timi rappresentati oggi dal marchese
Giuseppe Natoli.
Arma giusta il Minutolo : d'azzur-
ro . con la torre merlata d' argento ,
piantata nel fianco destro dello scudo
sopra uno scoglio al naturale, battuto
dal mare d' azzurro e d' argento, mo-
vente dalla punta, sinistrata da un leone
coronato dello stesso. Corona di mar-
chese. — Tav. lui. I.
Nava — Condinsalvo e Guttierre Nava ca-
valieri castigliani, originari d'Alema-
gna militando sotto re Martino die-
dero principio in Sicilia, per quanto
ne riferisce Mugnos , alla loro fami-
glia. Indi s' impiegarono a' servigi di
re Alfonso, da cui il Guttierre fa e-
letto suo armigero, e nel 1521 si ebbe
il castello e casale del Sigilo nel du-
cato di Calabria col carico ili grande
almirante, oltre ai feudi di Pancali e
di Ramusuli in terra di Lentini; in fine
comprò la baronia di Bondifè , ren-
dendosi ceppo dell' illustre ramo di
Siracusa, nel quale fiori un fra France-
sco, cavaliere garosolimitano 1549. Al
Guttierre successe il fratello Condisalvo,
signore dell'isola di Pantelleria e del
feudo della Marza nell'isola di Malta
come dall' Abela — Malta Illuslrata —
Ivi troviamo gli encomi d' uno Svero
281
Nava valoroso marino 1467 , d' un
Giovanni prode nella difesa del forte
di Casterloch in Egitto, d' un Alvaro
capitano di due galere 1475, ed altri.
Arma: bandato ondato d'oro, e di
rosso di sei pezzi. Corona di barone.
— Tav. lui. 7.
Navarro o !\avarra — Famiglia spagnuola di
antica nobiltà sparsa in Malta ed in
Sicilia, ove fu portata al dir di Mu-
gnos da un Giovanni Navarro, accom-
pagnato avendo re Martino il vec-
chio. Ugolino ed Andrea si ebbero da
re Alfonso il governo dell'isola del
Gozzo , ed Andrea ottenne il feudo
della Miragha nel 1453; fu egli un
distinto filantropo istituendo vari pii
legati in favore di orfane indigenti
donzelle, amministrati col titolo di o-
pera tlel fu Andrea Navarro. Pel dip-
piìi V. Elenco de Rettori della Pia
Opera di A. Navarro per Federico
Lancia di Brolo 1872.
Arma : di rosso , con catenelle di
oro, in quadrati concentrici, come si
rileva dagli stemmi della detta Ope-
ra. — Tav. LUI, 9.
Navazzo — Giusta Minutolo famiglia nobile
terminese.
Arma : d' azzurro, con una torre di
oro, accompagnata da una palla dello
stesso posta innanzi la porta. — Ta-
vola LUI. 10.
NuVe — D'oro, con la nave di nero a vele
spiegate d'argento, solcante un mare
d' azzurro. — Tav. LUI. o. (Villabianca).
Negri — Una delle primarie famiglie di
Genova portata in Sicilia e con pre-
282
cisione in Palermo, come scrive Mu-
gnos. (la un Giovanfrancesco Negri
sotto re Alfonso, da cui consegui molti
onorati carichi. Un Fazio Ji lui fi-
glio comprò da re Giovanni V ufficio
di segreto di Palermo; ed un Nicolò
fiorì castellano di Caltagirone 1593.
Arma: d'oro, con una fascia den-
tellata di nero , sormontata da tre
gigli di azzurro. — T.w. LUI. 12.
IVegronc — Di nero, con tre pali d'oro. —
Tav. lui. 13. (Villabiancaj.
iVicastl'O — D'azzurro, con una torre d'oro,
merlata di quattro prezzi aperta e fi-
nestrate di nero , sormontata da tre
stelle d' oro. — Tav. LIII.'u. (Villa-
bianca).
l\ÌCOSÌa — Di rosso, con una fascia d'oro,
accompagnata nel capo da una croce
scorciata d' argento . ed in punta da
un giglio d'oro. — Tav. LUI. ir>. (Vil-
labianca).
I\Ìglio — Secondochè riferisce Mugnos, la
è questa una famiglia italiana della
città di Novara, incominciata in Si-
cilia da Paolo ed Andrea Niglio ai
servigi di re Alfonso, da cui gl'in-
troiti della Regia Corte della città di
Piazza 1443 si ebbero ; perlocliè ivi
fecero stanza, rendendosi progenitori
di vari distinti personaggi, che occu-
parono cospicue cariche.
Arma: d'azzurro, col nibbio volante
d' oro, tenente cogli artigli un pulcino
dello stesso. — Tav. LUI. io.
Dììscino — Famiglia piacentina, cominciata
in Sicilia, giusta Mugnos, da Angelo
Niscino a' servigi di re Ludovico, dal
quale ottenne le secrezie di Salemi,
ove si rese progenitore di non pochi
virtuosi gentiluomini. .
Arma: d'azzurro, con una fascia cu-
cita di nero, sormontata da tre oche di
argento. — Tav. LUI. it.
Nobili 0 Dcnobili — Antichissima famiglia ita-
liana , denominata de Nobili a causa
del liiniio dominio della città di Lucca
sua patria; come rileviamo da un an-
tico albero di famio'lia. Primo a venire
in Sicilia a stabilirsi in Monte Erico,
fu Goffredo De -Nobili 1140, creato
da re Ruggiero capitano del littorale
e delle isole, edificato avendo la torre
di s. Sofia. Fiorirono di essa : Bal-
doino consigliere della regina Costanza
e castellano di Erico 1194; Rodolfo
presso r imperatore Federico qual av-
vocato dell'impero 1225; Guglielmo
signore di Bonagia; Caro regio milite
1347; Giovanni regio milite, maestro
razionale, e governatore della Camera
Reginale 1378; Caro 2°,' capitano giu-
stiziere 1411; Pietro regio familiare
governatore di Monte s. Giuliano, e-
letto castellano per se e suoi, da re
Alfonso 1432; Antonino regio castel-
lano e capitano giustiziere 1553; Bar-
tolomeo fondatore del convento dei
Cappuccini; Pietro 2\ castellano come
sopra e primo a passare in Trapani,
ove i suoi posteri tutte le nobili ca-
riche dal 1605 in poi degnamente oc-
cuparono. Vanta moltissimi cavalieri
gerosolimitani, tra cui sono degni di
speciale menzione fra Giovanni com-
mendatore e ricevitore di Augusta, fra
Giuseppe gran priore in Messina 1733,
e fra Francesco commendatore al ser-
vizio di re Amedeo di Savoja. _
Arma concordemente agli autori:
d' oro, con l' aquila spiegata e coro-
nata di nero, diviso e semipartito in
punta di rosso e di azzurro, e la fti-
scia palo d' argento soprastante sul
tutto. Elmo di nobile antico. — Ta-
vola LIV. 5.
Nolcdo — Di rosso, con un leone rivoltato
e coronato d' oro, ed una sbarra di
azzurro attraversante sul tutto. — -Ta-
vola Appendice (Villabianca).
Nolarbarlolo — Secondo il Mugnos, ed il
Villabianca, famiglia d'una antica no-
biltà detta Notarbartoli. Pregiasi de-
rivare da Bartolo signore di Ander-
nacco nell'Alsazia, il quale passato in
Italia con l' Imperatore Ottone nel
979 in qualità di alfiere imperiale
tenne il posto di governatore della
città di Pisa. Un Lucbin di lui figlio
fu chiamato da' pisani Lucbin d' In-
terbartolo, valquanto dire Luchino del
signor Bartolo, ciò che die occasione
al nome di questa chiara famiglia, che
ben tosto si sparse in Firenze, Siena,
Perugia ed altre primarie città d'ita-
li;i.. Ivi fiorirono : un Bartolo figlio
di Luchino governatore di Pisa 1232;
un Eugenio eletto conte di Salandra
e di Picerno dall'imperatore Federico II
1248; un Guido capitano dei Ghibel-
lini in Firenze 1265; un Achelao, che
militò a favore de' Pisani contro i
Genovesi 1284; un Almerico cavaliere
di Rodi 1303, e poi abate di s. Cle-
283
mente, un fra Pietro dottissimo nelle
divine lettere; un Corrado rettore di
Siena, ed altri che per brevità trala-
sciamo. Fu portata questa famiglia in
Sicilia, e precisamente in Catania da
un Pier Notarbartolo fiorentino segre-
tai-io di re Federico li dal t[uale in
compenso di suoi segnalati servigi ot-
tenne la carica di castellano di Po-
lizzi 1300, quale ebbe poi confirmata
da re Pietro 11 il di lui figlio Bar-
tolo Notarbartolo agnominato Tarta-
glia 0 Farfaglia 1339. Un Giovanni
uomo assai dotto fu vescovo di Patti
1433, i cui fratelli furono progeni-
tori de' baroni di Vallelunga, di Vil-
lanova, del Sichechi, delli Manchi,
della Tuccia, della Gulfa e della Van-
nella, da' quali ne derivarono i prin-
cipi di Sciara, qual titolo ottenne un
Filipppo Notarbartolo e Cipolla, ba-
rone di Carcaci e della Sciara per
concessione di re Carlo 11 1671. Me-
rita speciale menzione un Francesco
Paolo Notarbartolo e Pilo principe
di Sciara, gentiluomo di Camera,
cavallerizzo di corte di re Ferdinando I,
non che cavaliere del s. Gennaro, e
governatore della nobile compagnia
della Pace 1787. Ramo rappresentato
da Francesco Paolo Notarbartolo e
Vanni, principe di Sciara, gentiluomo
di camera di re Francesco II, cav. del
s. Gennaro, e del gerosohmitano, erede
rappresentante l'illustre casa Sando-
val principi di Castelreale e marchesi
di s. Giovanni. Altri due rami di que-
sta famiglia scorgiamo; nei baroni di
284
s. Anna Magabeci e Bombinetto oggi
duchi di Villarosa titolo proveniente
dalla casa Zati, pel matrimonio di Fran-
cesco Notarbartolo con Angela Zati
duchessa di Villarosa, e che oggi rap-
presenta Fx'ancesco Notarbartolo e
Moncada, cavaliere gerosolimitano, il
di cui figlio Pietro porta il titolo di
conte di Pi-iolo, ed è altresì erede dei
titoli delle nobili famiglie Lucchesi
Palli , e Marziani e nei marchesi di
Miraelrio in persona oggi del mar-
chese Gaspare Notarbartolo e San-
tostefano.
Arma : d' azzurro, con un leone di
oro, accompagnato da sette stelle dello
stesso poste in cinta. Corona di prin-
cipe. — Tav. LIV. 3.
Nolo — Secondo il Mugnos, Nicolò e Gia-
como di Noto padre e figlio gentiluo-
mini .palermitani servirono in Napoli
sotto re Alfonso da cui vari compensi
si ebbero nel 1438. I loro discendenti
in seguito si sparsero in Messina ed
in Malta, ove occuparono le cariche
di giurato, e si congiunsero in pa-
rentela colle primarie famiglie di quel-
r isola.
Arma: d'argento, con un leone di
nero. — Tav. LUI. is.
Nolo di Palermo — Famiglia diversa senza
meno da quella riportata dal Mugnos,
stante il primo che di essa fa men-
zione il Villabianca è un Andrea Noto
barone del Petraro investito 1706 ,
giudice della R. C. Pretoriana di Pa-
lermo 1773. Ne venne un 2° Andrea
investito 1791, che fu governatore del
Monte nel 1771, ed altri sino al vi-
vente barone Andrea Noto capitano
neir esercito italiano.
Arma: d'argento, con l'albero al
naturale, nodrito nella campagna fio-
rita, addestrato da una stella di verde.
Motto : avulso uno non deficit al-
ter. Corona di barone. — Tav. Ap-
pendice.
Novello — Il Mugnos ritrova questa fami-
glia fra le antiche della città di Po-
lizzi 1330, originata da Claudio No-
vello provveditore del regio Palazzo
di re Federico II, ed in seguito capi-
tano di Polizzi.
Arma : d' argento , con due bande
di rosso. — Tav. LUI. io.
Nuccio — Antica e nobile famiglia sparsa
al dir di Mugnos, nelle città di Maz -
zara ed Alcamo, ove sin del 1270
ha goduto i primi uffici. Vanta un Ni-
colò Nuccio , che mori nella guerra
di Ravenna servendo 1' imperatore
Carlo V.
Arma: d'oro, col giglio di rosso.
Tav. lui. 20.
285
Oddo 0 Odili — Questa famiglia , stando a
quanto ne riferisce il Mugnos sull'au-
toi-ità del Crescenzi, sembra derivare
dalla Figiiadoni, originata dalla Gon-
falonieri, che in Piacenza fiori nel
1131 ; sebbene il Zazzera la vuole di-
scesa da Pietro d' Oddo fratello di
Pierrivalle. Polagnato e Broccardo,
quattro chiarissimi capitani germani,
che furono lasciati dall' imperatore
Federico II, suoi vicari in Italia, dai
quali nacque Oddone, che fu proge-
nitore di questa famiglia. Checcliene-
sia di tutto ciò è ctu'to, eh' ella fiorì
in varie città d' Italia come Piacenza,
Fano, Lodi, Perugia e Napoli. Fu
portata in Sicilia da Enrico, Andrea
e Giovanni d'Oddo, che stabilironsi il
pi'imo in Polizzi, il secondo nel monte
s. Giuhano, ed il terzo in Noto, te-
nendo le primarie cariche.
Arma: d'azzurro, col calice posto
nel canton destro della punta, accom-
pagnato da sette stelle poste in cinta,
e sinistrato da un leone , il tutto di
oro. — Tav. LV. 1.
OldoillO — 11 Mugnos sull'autorità di Gio-
vanni Manenti, fa rimontare questa
famiglia sino ai tempi della gran con-
tessa Matilde, signora delle Romagne.
Si distinse un Oldoino secretarlo della
, predetta contessa, per la di cui morte
si ebbe il governo della città di Cre-
mona nel 1100, ivi fondando sua ftimi-
glia, che in seguito si sparse in Ge-
nova, e di là in Sicilia per un Fran-
cesco Oldoino tesoriere delle bolle
della Crociata, indi del regno e mar-
chese della Grammontagna 1651, co-
me dal Mllabianca.
Arma giusta Mugnos: diviso; nel
P di rosso, con la serra d'oro posta
in banda, ed un drago dello stesso
soprastante sul tutto ; nel 2'' d' azzur-
ro, con tre fasce d' oro. Corona di
marchese. — Tav. LV. 2.
Oliveri — stando al Mugnos ed all'Inve-
ges, famiglia d'origine spagnuola, ve-
nuta in Sicilia col re Martino il vec-
chio per un Ferrenchio Olivera, padre
di Pietro, cui successe un Francesco,
che dalla regina Isabella ottenne vari
importanti carichi, non che la castel-
lania di Lentini 1491.
Arma giusta Inveges : d' azzurro,
con r albero d' ulivo verde, accostato
da due teste di leone d'argento. —
Tav. LV. 3.
Oliveri d'Acquaviva — Nobile famiglia j^a^^r-
mìtana, della quale il Villabianca ci
porge ; un Pietro Oliveri chiarissimo
ministro presidente del Tribunale del
r. Patrimonio 1675, ed indi reggente
del Consiglio di Madrid, morto 1678;
un Michele primo duca di Acquaviva
1686; altro Pietro investito 1688,
ministro superiore della compagnia
della Carità 1708 ; un Francesco in-
vestito 1751, ministro come sopra e
progenitore del vivente duca d' Ac-
quaviva Francesco Oliveri e Del Ca-
stillo.
36
286
Arma giusta Villabianca. — v. Tav.
Appendice.
Olloqui — Cliiarissima famiglia, che giusta
Mugnos prende origine dalla città di
Pamplona in Navarra, illustrata da
un fra Martino Martines de OUoqui,
cavaliere gerosolimitano e priore di
Navarra. Fu portata in Sicilia dai fra-
telli Giovanni Martinez e Martino 01-
loqui, stabilendosi nella città di Tra-
pani ove si congiunsero con le pri-
marie famiglie.
Arma : d' oro, con tre bande di ne-
ro, e la bordura di rosso, caricata da
api d' oro. Elmo di nobile antico, ed
il motto: jìotìus moìn qìiam fedari. —
Tav. LV. 4.
Ondes D'Ondes — Famiglia nobile oriunda
francese, dimorante in Nizza, come
risulta da autentico diploma in per-
gamena d'Aix 1 marzo 1668, tran-
suntato in Palermo per ordine del
viceré di Sicilia agli atti di notar
Sardo e Fontana 22 gennaro 1702,
e da un albero genealogico di fami-
glia altresì in pergamena. In detto
diploma nell'attestare la chiara nobiltà
della famiglia D'Ondes, si fa menzione
di un Lodovico de Hondis, cavaliere
0 milite e signore di Castelnuovo
1528, di un Andrea signore d'Allons
1629, e di un Cesare signore d' Al-
lons e de la Mottière. Ne venne una
serie d'altri illustri personaggi, che
imparentarono con nobilissime fami-
glie, tra le altre la Doria di Genova,
l'Alberti di Firenze. Un Giambattista
D'Ondes ed Alberti secondo ne rife-
risce il Villabianca, la trapiantò in
Palermo , ove in seguito fu ascritto
alle nobili confraternite della Carità
e di s. Tommaso dei Greci , nelle
quali r ufficio di superiore sostenne.
Intanto rileviamo, che detto Giambat-
tista sposò una Crisi baronessa di
s. Ludovina, cui successe un Barto-
lomeo, padre di Giannantonio e di
Vito, e questi in altri documenti si
vede titolato barone di Rosa. Il primo
fu ceppo del vivente Bartolomeo D'On-
des e Rau insigne professore di Dritto
Romano nell'Università di Palermo ed
uno dei primari del foro di detta cit-
tà: il di cui avo Bartolomeo D' On-
des Susinno rifulse colla carica di
consultore del governo dal 1825-30;
il secondo cioè Vito ceppo degli at-
tuali D' Ondes-Reggio, cospicuo ramo
che pregiasi d'aver dato: un Barto-
lomeo D'Ondes e Gerbino, che fu go-
vernatore del Banco e sergente mag-
giore del senato di Palermo, cariche
assai nobili, ed i viventi fratelli Vito
D' Ondes-Reggio, insigne pubblicista,
famoso oratore nel parlamento italiano
per la difesa dei dritti della Chiesa ;
Giovanni già deputato al parlamento,
direttore del Museo di Belle-Arti in
Palermo, autore di vari pregiati scrit-
ti , e Gioacchino conte di Gallitano
per regia concessione ottenuta il 26
febbraro 1826.
Arma giusta i citati documenti : di
oro, con tre bande ondate d' azzurro.
Lo scudo sormontato da elmo di ca-
valiere con svolazzi d'oro e d'azzurro i.
Ondo — Famiglia ligure, d'antica e chiara
nobiltà, che il Mugnos vuole origi-
naria di Odonetto antico console di
Genova , volgarmente detta Oneto.
Un ramo di essa si trasferì in Mon-
dovi del Piemonte rendendosi chiaro
per virtuosi soggetti, come un Gian-
nantonio castellano di Mondovi 1399;
un conte Alberigo segretario maggiore
del duca Filiberto di Savoja 1472;
un Gianfrancesco cameriere maggiore
del duca Carlo I di Savoja 1486. Fu
portata in Sicilia da un Arnaldo 0-
neto inclite milite sotto re Federico II
da cui ottenne concessione di terre
con privilegio dato in Catania 1300.
Un Raffaele fu riconosciuto nobile da
re Pietro II, 1341. Dal detto Raffaele
una serie di distinti personaggi, for-
mando i marchesi di s. Nicolò , duchi
di Sperlinga, principi di s. Bartolomeo;
ed i principi di s. Lorenzo. Nella pri-
ma linea notiamo un Gianstefano in-
vestito dei sopraddetti titoli 1667, go-
vernatore del Monte di Pietà di Pa-
lermo 1673-77-78; un Domenico pri-
mo Bisconte della terra e stato di
Francavilla investito 1680, governa-
tore dei Bianchi di Palermo 1685;
un Francesco investito 1698, gover-
natore come sopra 1709 ; altro Gian-
stefano investito 1710, governatore
1720, capitano giustiziere di Palermo
1) Noi avevamo pubblicato la tavola LV col blasoue ri-
portato dal Villabianca, quando ci pervennero i precitati do-
cumenti che ci obbligarono a rettificarlo. V. Tav. Appendice.
287
1734; un 2° Francesco investito 1747
la (h cui linea viene ad estinguersi
con la signora Marianna Oneto e
Monroy. Nella seconda linea commen-
dansi: un Tommaso Oneto principe di
s. Lorenzo 1697 ; un Giambattista in-
vestito 1726, barone del feudo di Ci-
polla , deputato del regno , capitano
giustiziere di Palermo 1746, e gen-
tiluomo di camera di re Carlo III;
un 2" Tommaso governatore della
compagnia dei Bianchi 1763, gover-
natore della città di Modica 1757, ed
altri sino al vivente Tommaso Oneto
principe di s. Lorenzo.
Arma giusta Mugnos : diviso, d' oro
e d'azzurro, con un'albero d' ona fo-
gliato di verde, sradicato, sull'oro, e
fustato d' oro, due leoni dello stesso,
controrampanti , affrontati al tronco ,
suir azzurro. Corona di principe. —
Tav. LV. 6.
Onofrio — Di rosso, con 1' acpiila spiegata
e coronata d' argento. — Tav. LV. 7.
(Villabianca).
Opezzi agili — Antica famiglia ^j«5a«a^ detta
anche Pizzinga, pregiandosi derivare
da Opezzinga figlia dell' imperatore
Ottone, al dire del Bandense giure-
consulto pisano e del Mugnos, che la
vuole stabilita in Sicilia e precisa-
mente in Palermo e Messina, sin dal -
r epoca aragonese; imperocché in Pa-
lermo riporta pretori Rinaldo Opez-
zinga 1334, Roberto 1336, ed altro
Rinaldo 1393; in Messina un Gerardo
stratigoto 1354, indi ambasciatore di
re Martino 1393. Altro passaggio in
288
Palermo ci dà il Mugnos di questa
nobile famiglia verso l'anno 1500 pei
fratelli Obizio e Tillio Opezzinghi pi-
sani. Obizio, che acquistò il casale di
Palazzo Adriano , ed il di lui figlio
Vincenzo, che ne fu l^arone. Cita poi
un Pipino capitan d' arme del regno,
ed un Pietro cavaliere gerosolimitano.
Levò per arme : d' oro. con un' a-
qnila spiegata di nero. Corona di ba-
rone.— Tav. LV. 8.
Orfeo — Secondo il Minutolo, famigUa no-
bile di Randazzo, oriunda pisana.
Levò per arme : d' oro, con la rapa
di verde. — Tav. LV. p.
Orioles — Da' castelli Arriols ed Orriols,
corrottamente appo noi Orioles, nella
Spagna, dice Mugnos, prende nome
questa nobilissima e storica famiglia
originaria di re goti; perocché veg-
giamo taluni capi di essa figurare
tra i principi di Catalogna e i conti
di Barcellona, come da r. diploma
dato a Capua il 20 giugno 1442. La-
sciando intanto al Surita il resto delle
glorie di tal famiglia in quelle con-
trade, ci limitiamo a dire, che un Be-
ringario figlio di Bernardo celebre
nelle guerre di Spagna la trapiantò
in Sicilia accompagnando re Pietro d'A-
ragona, dal quale in compenso di mi-
litari servigi si ebbe il castello e la
terra di Sampiero sopra Patti, la terra
di Raccuja ed il governo e la castel-
lania di Taormina. Si distinsero: altro
Beringario barone d'Ucria, Cianciana,
Piraino, Martini, Fabbrica, Solicito e
Comitini ; un 3° Beringario milite au-
rato 1393; un Manfredo camerlentro
di re Alfonso 1427 e stratigoto di
Messina ; un Pietro cavaliere geroso-
limitano, famoso nella guerra di To-
rà, ove perde combattendo la vita;
un Giambattista barone di Fontana
Fredda, ministro della nobile Compa-
gnia della Carità; una Felicia prin-
cipessa di Castelforte ; un Gaspare
conte della Bastiglia cav. d'Alcantara,
letterato e mecenate, autore di varie
poesie siciliane ; un Mauro scrittore
non ispregevole di memorie storiche
letterarie; un Federico sommo giure-
consulto, giudice del Concistoro 1713,
che lasciò preziosi manoscritti alla
biblioteca di s. Domenico. Epperò la
famiglia si divise in vari rami : un
Corradino die origine ad una serie di
baroni di Cabica e signori di Raglia,
Sara e CoUabosa 1541 ; un ultroge-
nito di Giambattista barone di Fon-
tanafredda a quella dei baroni di Gian-
cascio, Regalturco, e Petra Calata-
soldeni ; un Gianfrancesco all' altra
dei baroni del Comiso, Fontanafredda
1541, poscia conti della Bastiglia 1652;
una Margherita investita primo prin-
cipe di Roccapalumba 1630 die co-
minciamento ai principi di questo no-
me; una Felicia figlia d' Orazio barone
di Sampiero, al ramo de' principi di
Castelforte 1657 , del qual titolo fu
la prima ad investirsi; vin Pietro 0-
rioles e Moncada alla serie de' baroni
di Gattaino e Forestavecchia 1671:
rami tutti estinti ; infine un Carlo ba-
rone di Mancina alla linea degli at-
tuali baroni Orioles, rappresentati oggi
in Palermo da un Carlo Orioles e
Natoli barone di Mancina.
Arma giusta diploma di re Alfonso
d' Aragona concesso al r. milite Be-
ringario d' Orioles: di rosso, con un
leone coronato d'oro, rampante ad
un monte di tre cime del medesimo,
posto nel canton destro della punta
dello scudo. Corona di principe. —
Tav. LV. 16.
Orlando — Famiglia di Alcamo secondo
Minutolo.
Arma : d' azzurro, con una lozanga
fiorata d' oro. — Tav. LV. io.
Ortolano — Nobile famiglia jj«sfl;za, derivata
da un Guido Ortolano vicario dell'im-
peratore Federico II, che lo chiama
suo amico anziano, ricordando d'avere
mantenuto a sue spese per giorni dieci
tutto r esercito imperiale, e dichiaran-
dolo d'antica nobiltà, come rilevasi
da un privilegio spedito in Barletta
il 24 lu2,Iio 1235 in favore del di lui
figlio Gualdo vessilliero del cennato
imperatore, e che si conserva in Cefalù.
neir archivio del vivente D. Carlo
Ortolano barone di Bordonaro. Que-
sta fomiglia passò in Sicilia nel XIII
secolo, e s'ebbe la signoria dell' isola
di Gozzo, non che i feudi di Damisa,
Libione, Delia ed altri , come riferi-
scono Mugnos, Muscia, Villabianca ec.
Un ramo di essa si conserva tuttora
in Cefalù ne' baroni di Bordonaro
Soprano, ed ha conservato sempre il
suo lustro pe' soggetti di merito, le
sue dovizie, opere di liberalità e be-
289
neficenza, nobili alleanze, non meno
per luminose cariche occupate di ca-
pitano d' Agrigento, pretore di Paler-
mo e protonotaro del regno quale e-
sercitò il celebre giureconsulto An-
drea Ortolano , barone di Pasquale ,
morto 1631. Meritano in oltre spe-
ciale menzione; un Emmanuele Or-
tolano de' baroni di Pasquale , che
visse in Palermo sino al principio del
corrente secolo in riputazione di di-
stinto scienziato , avendo dato alle
stampe varie opere, tra le quali le
Biografie degi' Illustri Siciliani in vo-
lume 18; un'Isabella Ortolano dei
baroni Pasquale, che rimasta vedova
del marchese d' Alimena e poscia del
principe Lanza, lasciava il feudo di
Pasquale per opere pie , e vestendo
infine abito monacale moriva in odore
di santità nel XVII secolo ; un Carlo
barone di Bordonaro Soprano inve-
stito 1739, ed altri sino al vivente
barone di Bordonaro Soprano D. Carlo
Ortolano e Salvo , che sposata una
Marianna Castelli, figlia del principe
di Torremuzza, si rese genitore di
Gabriele.
Arma diviso: nel 1° di verde, con
un leone coronato, accompagnato da
due pini, e da tre stelle nel capo, il
tutto d' oro ; nel 2° d' azzurro, con un
cane d'argento, legato ad un albero al
naturale custodito da una griglia d'oro.
Corona di barone. — Tav. LV. 13.
Orliz — Di verde, con una torre aperta e
finestrata di nero, sormontata da un
guerriero armato , accompagnata in
290
punta da tre palme poste in banda,
il tutto d' oro ; e la bordura cucita
di verde caricata da quattro torri di
oro, aperte di nero. — Tav. LV. 12.
Oltolini — Pregiasi questa nobile famiglia
al dir di Mugnos derivare dalla città
di Lucca, ove tenne le primarie ca-
riche di quella repubblica. Fu portata
in Sicilia da un Paolino Ottolini uni-
tamente a quattro di lui figli Paolo,
Domenico , Giovanni e Lelio , che si
resero progenitori di molti chiari gen-
tiluomini, che fiorirono nelle città di
Piazza e Vizzini.
Arma: d'azzurro, con un monte di
tre cime d'oro, sormontato da un
daino d' argento. — Tav. LV. 15.
Osorio — Prende origine questa antichis-
sima e nobile famiglia dai conti di
Trastauiara e marchesi di Astorga
nella Spagna, secondo ci riferiscono il
Mugnos e l' Inveges. Il primo, che di
essa al dir di Mugnos passò in Sici-
lia fu un Giovanni Osorio de Astorsja
cavaliere di s. Giacomo della Spada,
capitano di Fanteria spagnuola indi
straticoto di Messina 1578. Un Giu-
seppe fu capitano di cavalleria leg-
giera e senatore in Palermo. A que-
sta famiglia sembra essere apparte-
nuto quel celebre Giuseppe Osorio A-
larcon ministro di Vittoi-io Amedeo II
re di Sardegna.
Arma: d'oro, con due lupi di rosso,
passanti l'uno sull'altro. — Tav. LV. u.
Padiglione — Famiglia oriunda di Francia,
ove tenne alti uffici, indi passata in
Napoli, comprandovi delle ricche pos-
sessioni come da antichi catasti di
quelle provincie, nelle quali tuttavia
vasti territorii portano il nome di
valle di Padiglione. Altro attestato
pel lato di Sicilia ci dà lo stemma
riportato dal Villabianca , non che
l'aver dato Palermo nel 1827 i na-
tali ad un Carlo Padiglione, attuale
stipite di si chiara famiglia, commen-
datore dell'ordine d'Isabella la Cat-
tolica, di altri ordini insignito, autore
di varie opere storiche archeologiche,
e con particolarità del Dizionario Bi-
bliografico di S. Marino. Ella viene
poi meritamente ricordata da' primi
scrittori di materie araldiche, quali il
De Magn}^ il Gaddi-Hercolani, il Fe-
nicia, l'Herault d' Armes, l'Etat Prè-
sent de la Nobles, il Muccioli, il Le
Fouet, il Giordano, ed il Galluppi.
Arma giusta i citati scrittori : di-
viso; nel 1° d'azzurro, sta il padi-
glione d' argento , accompagnato nel
capo da due stelle dello stesso : nel
2° fasciato di rosso e d' oro, di otto
pezzi. Elmo di cavaliere. — Tav. LVI. 1.
Palildeo — Nobile famiglia di Girgenti, giu-
sta Minutolo,
Arma : d' oro, col monte di verde,
cimato da un giglio dello stesso. —
Tav. LVI. 2.
Pagano — Arma : d' oro , col pavone ro-
tante d'azzurro. — Tav. LVI. 3. (Vil-
labianca).
Paladini — Arma: di rosso, colla croce
scorciata d' argento , accantonata da
quattro gigli d' oro. — Tav. LVI. 4.
(Villabianca).
Palagonia — Tralasciando la supposta ori-
gine della famiglia Palagonia di Na-
ro , che credesi derivata dalla Palici,
noi siamo d' accordo col Mugnos ,
che dà per primo ceppo un Rainaldo
Palagonia ricchissimo barone , che
andò in Terrasanta, e che figurò po-
scia nel servizio militare di re Gu-
glielmo il Buono. Fiorirono in oltre:
un Gianluca cameriere di re Federico
III; un Matteo di lui figlio, capitano
della guardia della regina Maria, ed ac-
quistatore del feudo di Camastra 1392,
ed altri distinti personaggi, che occupa-
rono le prime cariche della detta città.
Arma: d'oro, col grifo rampante
di nero. Corona di barone. — Tavo-
la LVI. 5.
Palascino — Nobile famiglia di catalogna, ove
al dir di ^lugnos fiorirono: un Pier-
luigi Palascino governatore di detta
provincia sotto re Giacomo II; un
Guerao governatore di Barcellona sotto
re Pietro IV; un Guglielmo alfiere
della milizia di Barcellona; un Ber-
nardo governatore perpetuo dell' isola
deUi < Terbi 1313, il cui figlio Nicolò
sembra essere stato il primo a passare
in Sicilia, ottenuto avendo da re Fede-
rico II la castellania di Lentini 1320,
ove fu anche capitano e giurato, ren-
291
dendosi pi^ogenitore di molti distinti
personaggi , che in varie città dell'i-
sola si sparsero. Il citato scrittore la
dà per estinta.
Arma : d' argento, con due fasce di
verde, caricate da cinque stelle d'oro,
poste tre nella prima, e due nella se-
conda. — Tav. LVI. 7.
Palermo — Stando al Minutolo famiglia no-
bile della città di Messina, fiorente
sotto re Federico III. Sembra, essere
stato primo ceppo un Salvo Palermo
cui successe un Giovanni, ed a costui
altro Salvo maestro segreto del re-
gno, che passò in Modica. Da lui una
serie d' illustri personaggi , come un
Cesare giudice della G. Corte di detta
città; un fra Diego cavaliere geroso-
limitano 1645 e ball di Venosa; un
Giovanni al dir del Villabianca, ba-
rone di s. Stefano Inferiore e di Galati,
non che primo principe di s. Marghe-
rita 1708 ; un Francesco investito
1715; un Tommaso barone di Castel-
luccio e possessore delle terre e ca-
sali di Messina detti s. Stefano Mez-
zano, di s. JMargherita, di Galati e di
Mili Superiore; un Girolamo vescovo
diMazzara 1759, giudice della R. Mo-
narchia 0 Legazia Apostohca coU'ag-
gregamento dell'abazia di s. Maria
di Terrana 1764, ed infine arcivescovo
di Laudicea ; un Giuseppe Giovanni
investito de' cennati titoli 1758 e deUa
signoria col vassallaggio Martini 1 759,
ed altri.
Arma giusta Minutolo : partito, nel
1" d'oro, con un grifo rampante d'az-
292
zurro, sormontato da lambello di rosso,
di tre pendenti ; nel 2° d'azzurro, con
un leone d'oro, sostenendo sul dorso
un giglio d'argento. Cimiero : l'aquila
nascente spiegata di nero , imbeccata
e coronata d'oro. Corona di principe.
— Tav. LVI. 8.
Pallavicino — Famiglia nobile originaria di
Germania, secondo Mugnos, passata in
Italia il 960 con Ottone I imperatore,
per un Adal1)erto Pallavicino, clie qual
generale di cavalleria avendo ripor-
tato vittoria contilo l'esercito ribelle
degl'imperiali di lui figli, il vicariato
di Lombai'dia si ebbe : indi altre terre
e castelli , non che il titolo di mar-
chese; infine comechè possessore della
provincia del Lazio, oggi Romagna,
ne fu intitolato duca, togliendo in mo-
glie una parente dello stesso impe-
ratore, da cui si ebbe tre figli. Uber-
tino il primo di essi fu genitore di
Nicolò che nel XII secolo passò in
Genova, da dove questo ramo si sparse
in varie città d' Italia, e segnatamente
in Sicilia per un Alberto a" servigi
dell'imperatore Federico II re di Si-
cilia da cui ottenne la baronia di Pa-
lazzolo, che poscia perdettero i di lui
discendenti, acquistando invece la ba-
ronia della Feria. Un Giovanni fu
quindi barone di Fiumefreddo I3I3 ,
ed un Nicolò marchese d'Antella per
concessione di re Fihppo IV 1649 co-
me dal Villabianca.
Arma giusta Mugnos : cinque punti
d'oro, equipollenti a quattro d'azzurro,
col capo d' argento, caricato di un o
steccato scorciato di nero. Corona di
marchese. — Tav. LVI. o.
Palici, Palizzi o Paiizzolo — L'Inveges appog-
giato al Fazello vuole questa fcrniiglia di
origine normanna, che INIugnos riporta
cominciata da un Riccardo condottiero
della cavalleria del duca Roberto Gui-
scardo neir acquisto di Sicilia, impe-
rocché cacciati i Mori da Calta^irone
a Militello e sgombrato quinci il ter-
ritorio de' laghi Palici, i di lui figli
per immortalarne la fama da' detti
laghi presero il cognome. Il primo di
essi Roberto fu straticoto di Messina
1115; locchè rilevasi da un privile-
gio in pergamena presso il cavaliere
Vincenzo Rosso ' leontinese , riferito
dal Mauc'eri e fra Simone da Lentini.
Seguendo poi l'Inveges troviamo degno
d' onorata menzione un Nicolò Palizzi
gran capitano sotto re Pietro I d'A-
ragona, pel di cui valore Messina as-
sediata dalle armi angioine fu eroi-
camente difesa e quindi ei salutato
venne padre della patria. El)be un
fratello giusta Guarrasi a nome Lo-
renzo stabilito nel INIonte San Giu-
liano , progenitore di quel ramo Pa-
lizzi, che in seguito fu chiamato Pa-
iizzolo, ed una sorella Giovanna ma-
dre di s. Alberto dell' ordine di Mon-
tecarmelo. Tra i personaggi illustri
intanto troviamo: un Vincigue rra gran
cancelliere del regno, signore di Ca-
marata 1303, quale stato die in dote
all'unica sua fio'lia Macalda casata
con Sancio d'Aragona; un Damiano
gran cancelliere del regno, cappellano
maggiore e ciantro della cappella rea-
le, protonotaro logoteta e vicario ge-
nerale del reono 1340. conte d'Asa-
re , e signore di Golisaro , esiliato ,
morto in Pisa 1348; un JMatteo conte
di Navara 1337, signore di Ciminna,
Tripi, Saponara, Caronia colla foresta
del feudo di Donato ne' territori di
Castrogiovanni , maestro razionale e
procuratore generale del r. Patrimo-
nio, viceré del regno di Sicilia 1352,
usato avendo del dritto di coniar mo-
neta colle armi proprie , celebre per
essere stato a capo della fazione la-
tina, che trionfante governò per qual-
che tempo sotto i reali aragonesi con-
tro la catalana, e per la quale assas-
sinato dal popolo in Messina finì con
perdervi la vita insieme ad una parte
di sua famiglia 135G; un Antonio ca-
nonico della cattedrale di Messina,
che per la morte del padre conte Mat-
teo mettevasi in possesso di tutti i
paterni beni 1356; un Francesco conte
di Capizzi bandito 1356 per aver con-
giurato contro lo zio Matteo, indi lo
stesso anno reintegrato ; un Rug-
giero barone di Tortorici 1416. Tor-
nando ora til detto ramo di monte
s. Giuliano, veggiamo in esso distin-
guersi: un Francesco figlio del cen-
nato Lorenzo , indi il nobde Gio-
van-Pietro, primo a chiamarsi Paliz-
zolo, perocché atteso i di lui gratuiti
e segnalati servigi da re Alfonso eletto
293
venne castellano di detta città 1456,
come risulta da certificati della Cancel-
leria del Senato di Monte s. Giuliano,
e da un diploma di Carlo V imperatore
dato in Bruxelles 1553, esecutoriato
in Palermo 1554, in persona del re-
gio milite e cavaliere aurato nobile
Giovanni Antonio Palizzolo. Passi ivi
altresì menzione d'un altro Francesco
e d'un Andrea valorosi condottieri nella
spedizione africana; il Giovanni Anto-
nio fu anche insignito del cingolo mi-
litare, ed ottenne per se e suoi la
conferma dello stemma di sua nobile
fiamiglia, qui sotto descritto, con do-
vervi aggiungere dice stelle d'argento
di sci raggi nella parte superiore dello
scudo. Da lui una serie d'illustri gen-
tiluomini , che le nobili cariche ri-
petutamente occuparono di gmrato ,
di patrizio e di capitano giustiziere,
ascritti alle nobili compagnie de' Bian-
chi di monte s. Giuliano, della Pace di
Palermo , de' Bianchi di Catania , e
nell'ordine Gerosolimitano. Tra essi
meritano infine speciale menzione :
un Francesco per aver saputo con-
servare nel r. Demanio la sua pa-
tria; un Salvatore consigliere della
Suprema Corte di Giustizia in Paler-
mo, onore e splendore della siciliana
magistratura, morto l'anno 1831; un
Giuseppe intendente della provincia
di Girgenti , consigliere della Gran
Corte de' Conti, cavaliere gerosoli-
37
294
mitano coli' onore di commendatore,
morto il 1871. padre dell'autore di
quest' opera, i
Arma concordemente agii autori ,
e la citata conferma e nuova conces-
sione imperiale: d'azzurro, a tre pali
d' argento scorciati aguzzi di sopra e
di sotto, sormontati da due stelle di
argento di sei raggi. Elmo di nobile
antico con lambrequini volanti d' az-
zurro e d'argento, lo scudo accollato
da trofeo militare. — Tay. LVI. o.
Pallliei'i — Stando al Mugnos famiglia in-
glese d' antica nobiltà, sparsa in ]Mi-
lario , Napoli ed altre città d' Italia.
Venne poi portata in Sicilia da' fra-
telli Riccardo e Matteo Palmiero ai
servigi della regina Margherita, mo-
glie di re Guglielmo I ; perloccliè fu-
rono assai stimati. Epperò il Riccardo
sali al vescovato di Siracusa, cbe per-
mutò con quello di ÌNIessina 1183; ed
il Matteo il castello ed il governo
della città di Naro si ebbe, essendo
genitore di Fulco uno dei primi ba-
roni del suo tempo, che di non pochi
feudi 0 terre venne in possesso. Infine
questa famiglia à sempre goduto l)a-
ronie. feudi, ed uffici supremi.
Arma giusta Inveges: scacchegeriato
d'argento e d'azzurro di quattro file.
— Tav. LVI. io.
Palmei'i di i\(iro — D'azzurro, con l'albero
di palma verde fustato e fruttifero di
oro, sormontato da un giglio del me-
1) Più copiose notizie di tutta la famiglia possono rinve-
nirsi nella monografia intitolata: La Famiglia Pali; zi notizie
desimo sinistrato da un leone d' ar-
gento.—Tav. LVI. 11. (Villabianca).
Palniei'ino — Giusta Mugnos famiglia no-
bile pisa7ia, oriunda della Lei. Fiori-
rono in Pisa: Pietro Palmerino an-
ziano 1307-13; Roberto anziano 1342,
1348-51; ed Andrea anziano 1402.
Un Pierondrea Palmerino con sue due
grosse navi venne in Sicilia in aiuto di
re Alfonso 1432, seco portando il figlio
Gianpietro , che si rese progenitore
della Simiglia Palmerino di Sicilia.
Arma : d' oro, col capriolo di rosso,
accompagnato da tre palme di verde
poste in palo, due nel capo ed uno
in punta — Tav. LVI. 12. .
Palmilllcri — Arma: d'oro, con due brac-
cia vestite di verde tenenti tre palme
dello stesso. — ■ Tav. LAT. 13.
Palmola — Chiarissima ^famiglia spagnuola
delle Provincie di Astui'ie e di Va-
lenza. Un Giovan Peres Palmola, fi-
ttilo di Alvaro Perez Palmola, al dir
di Mugnos la portò in Sicilia, ser-
vendo in molte guerre re Alfonso,
dal quale ottenne le castellanie di
Marsala e- di INIazzara. Commendasi:
un Flaminio Palmola dottore in legge
mudice della R. G. Corte e maestro
razionale 1553, ed indi reggente di
Sicilia nel Supremo Consiglio d'Italia.
Arma: d'azzurro, con un braccio
armato, movente dal fianco sinistro
dello scudo, impugnante una palma
d'oro. — Tav. LVI. u.
e documenti pii- V. Pallzzoln Gravina Barone di Ramionc-
Palermo Tip, Tambwello 1872.
PilllCaldo — Famiglia lombarda, che il Mu-
gnos dice portata in Sicilia da un Giu-
liano Pancaldo a' servigi di re Fe-
derico II, da cui ottenne un gran te-
nimento di terre che avendo poscia
infeudato si chiamò feudo di Pancal-
do. La famiglia si estinse in Messina.
Levò per arme : dì rosso, con un
pane d' oro — Tav. LVI. id.
Pancucci — Un Bartolomeo Pancucci jje-
sa7io mal soffrendo il dominio fioren-
tino passò in Sicilia verso Fanno 1400
con altri nohili pisani, stabilendo sua
dimora in Girgenti ove secondo Mu-
gnos i suoi posteri occuparono i pri-
mi utfìci di quella città.
Arma: d'azzurro, col capriolo di
oro. Elmo di gentiluomo cimato da
un leone d' oro, tenente una spada
dello stesso alta in palo. — Tavo-
la LVI. 16.
Papaleo — Giusta Mugnos antica famiglia
messinese, oggi estinta.
Levò per arme : d' azzurro , colla
croce papale d' oro, di tre pezzi tra-
versi trifooiiati. — Tav. LVI. n.
Papardo — Famiglia di chiara nobiltà in
Messina, ove al dir del Minutolo oc-
cupò cariche distintissime. Commen-
dansi : un fra Pietro cav. gerosolimi-
tano 1570; un Francesco senatore
1765-73 e principe del Parco, titolo
pervenutogli per la madre Violante
del Pozzo investita 1737 , come dal
Villabianca; infine i due viventi fra-
telli Giuseppe e Carlo Vittore teatini,
il primo mentissimo arcivescovo di
Monreale; il secondo vescovo di Patti.
295
Arma: inquartato; nel 1° e 4** di
oro, con tre caprioli piìi scuri dello
stesso cuciti; nel 2° e 3'' d'oro, con
una fascia d'azzurro; sopra il tutto
d' oro, al collo di pozzo di rosso, at-
torniato da due dragoni di verde, con-
trorampanti ed affrontati, con le code
annodate e passate in croce di san-
t'Andrea. Coroaa di principe. — Ta-
vola LVII. IL
Pape — Illustre noljilo famiglia fiamminga,
cominciata in Sicilia da Adriano Pape
nobile d'Anversa, discendente da A-
riberto Papen o Papes, segretario di
Teodorico Alfatio , conte di Fiandra
1127, come dal Mugnos appoggiato
al Chitffe e Paradino — Nobiliari Gal-
lici— Ei si stabilì in Palermo, e fu
progenitore di quel milite Giantom-
maso Pape, che dall'imperatore Car-
lo V, ottenne nel 1535 conferma del
suo stemma gentilizio con l'aggiunta
dell' aquila imperiale. Un Cristofaro
Pape rifulse deputato del regno e pri-
mo protonotaro di sua famiglia. Indi
due rami formaronsi : uno dei duchi
di Protoameno, titolo riportato da un
Giacinto figlio del precedente sotto
re Carlo II I67I, illustrandovisi : un
2° Cristofaro cav. di s. Giacomo, com-
mendatore di s. Calogero, gentiluomo
di camera del duca di Baviera, bri-
gadiere degli eserciti del re Cattolico,
morto 1720 comandando l' artiglieria
col grado di tenente generale; un Luigi
marchese della Scaletta 1718, duca
di Protoameno I72I, governatore dei
Bianchi di Palermo 1722; altro Già-
296
cinto maestro razionale di cappa e
spada dalla r. Camera 1758, genti-
luom'o di camera, cavaliere del s. gen-
. naro, due volte pretore di Palermo
1760-66, mecenate de' letterati, fon-
datore nel suo palazzo dell' Accademia
delle Arti e Scienze; si estinse. Il 2°
ramo presenta i duchi di Giampilieri,
titolo ottenuto da im Ugone altro fi-
glio del cennato Cristofaro sotto detto
re Carlo II 1675, protonotaro del re-
gno, c'overnatore de' Bianchi 1677-00,
maestro portulano e deputato. In esso
ramo notiamo : un Giuseppe Pape
primo principe di Valdina 1706, go-
vernatore de' Bianchi 1714; un Igna-
zio investito 1743, maestro razionale
di cappa e spada del tribunale del
r. Patrimonio 1758 , gentiluomo di
camera, protonotaro del regno, il di
cui fratello Ugone fu vescovo di Maz-
zara 1772; un Pietro gentiluomo di
camera cavaliere del s. Gennaro e
dell'ordine Gerosolimitano; un Igna-
zio gentiluomo di camera; un Salva-
tore fratello del precedente, maggior-
domo di settimana di re Ferdinando II,
e oran croce del r. ordine Costanti-
niano . ed il vivente Pietro Pape e
Vanni, principe di Valdina, duca di
Giampilieri ecc. gentiluomo di camera
di re Francesco II.
Leva per arme : d' oro , con una
fascia d'argento cucita, caricata da tre
croci di s. Andrea di rosso, sotto al-
tra fascia di rosso , sormontata da
un' aquila imperiale di nero, accostata
da due gigli di rosso, ed una foglia I
(o pampina) di verde posta in punta.
Corona e mantello di principe. — Ta-
vola appendice.
Parastanglies o Peraslaiighcs — FamigUa ca-
talana, dice Mugnos portata in Si-
cilia il 1443 da un Antonio Perastan-
ghes, che da re Alfonso per militari
servigi il feudo di P^agalbici in ter-
ritorio di Sutera ottenne; indi stabi-
litosi in Termini procreò Pietro ca-
stellano 1485.
Arma: d'argento, con tre bande di
azzurro, abbassate sotto una rio-a dello
stesso, caricata da tre lune rivoltate
del campo. — Tav. LVIl. i
Paraldi'e — Secondo Minutolo nobile fami-
gUa palermitana , della quale si di-
stinsero : un Vincenzo , un Girolamo
1540 ed un Carlo barone del feudo
di Brocato 1565.
Arma: d'azzurro, col fiume in punta
con tre mazze d' argento. Corona di
barone. — Tav. LVIl. 2.
Parisani — Antica nobile i-dmìgììa. italiana,
originaria d'Alemagna; perocché, dice
Mugnos appoggiato al Ritonio , un
Lodolfo Suardi barone alemanno ebbe
un figlio a nome ^Merino, forte e va-
loroso cavaliere , che discacciato da
Bergamo per odio di famiglia contra-
ria fu d;x Carlo V accolto in Fran-
cia, e quinci adoperato in trattativa
di nozze tra il fratello del re (iuca
di Lorena e la figlia del duca di Mi-
lano. In compenso n'ottenne, che suo
figlio Alberico sposato avesse Arma-
childe Parisana figlia naturale del
detto re con 10,000 fiorini d'oro di dote
sicché passato in Milano col duca no-
vello sposo, in grazia di tal servizio
il governo perpetuo della città di To-
lentino pel duca suocero conferito an-
che ehhe. Da lui un R,uggiero , che
lasciando il proprio cognome quello
materno di Parisani volle adottare.
Uno de' suoi figli Alberto intanto per
grave disgusto colla famiglia Ugoni
si trasferì in Sicilia e precisamente
in Siracusa, ove casatosi, i suoi figli
occuparono distintissime cariche , ed
un Pv.u£ì'L>iero fu barone di jNIolocca.
Arma: inquartato; nel 1" e 4°, di
azzurro, col monte di sei cime d'ar-
gento, nel 2° e 3° d'azzurro, con tre
bande d' argento. Corona di barone. |
— V. Tav. appendice.
Parisi — Tra le famiglie illustri, che pas-
sarono da Francia in Sicilia co' prin-
cipi normanni troviamo la Parisi, che
secondo il cronista luceburgense sem-
bra avere avuto origine da Gualterio
Parisio governatore di Pari"i nel 998.
Trapiantata in Cosenza contò fra gli
altri Pietro Paolo cardinale di s. chie-
sa. Visse ella con isplendore eziandio
in Napoli e Bologna, occupato avendo
supremi carichi. Portata in Sicilia da
Gualterio e Pagano Parisi fiori in
Messina, Mineo e Castrot'iovanni. ricca
di feudi e di regi asseo'namenti. Vanta
un Ptaimondo seirretario di re Alfonso
e presidente del regno; un Dionisio
segretario, tesoriere e luogotenente
di maestro segreto ; ed il Ijeato Gia-
como Parisi da Caltagirone morto
1529. Da' Parisi di Castrogiovanni,
297
baroni de' feudi li Comuni, li Rapi
e Milocco, discendono i nobili patrizi
di Palermo , marchesi dell' Ogliastro
indi principi di Torrebruna, dei quali
fiorirono: un Trajano 1G28, cav. del-
l'ordine di Calatrava e governatore del
Monte di Pietà 1634-35; un Simone in-
vestito 1638, governatore della compa-
gnia della Pace 1651, e governatore del
Monte 1663, ed altri illustri gentiluo-
mini che per brevità tralasciamo.
Arma: d'azzurro, con tre fasce, ac-
compagnate da un giglio nel capo,
e tre stelle poste due sotto la pri-
ma fascia, ed una in punta; il tutto
d' oro. Corona di marchese. — Tavo-
la LVII. 5.
Quella di Mineo e Lentini: d'az-
zurro, con una lancia posta in fascia,
accompagnata da tre teste di cavalli re-
cise, le prime due nel capo affrontate
miranti due gigli, la terza in punta,
addestrata da un giglio, il tutto d' oro.
— Tav. LVII. 4.
Parisi (li Cosenza e di Palermo — Deriva que-
sta nobile famiglia, al dir di Mugnos,
da Parisio , figlio del conte Pagano
governatore di Cosenza. Un Angelo
Parisi gentiluomo cosentino la portò
in Palermo nel 1531, ove mantenen-
dosi con molte ricchezze si rese pro-
genitore di distinti gentiluomini.
Arma : d' azzurro, con un castello
merlato d' oro, aperto nel fianco de-
stro , ed un braccio armato impu-
gnante una croce patente d'oro, spor-
gente dalla porta. — Tav. LVII. 5.
Parlila — Secondo pensano il Crescenzi e
298
Flaminio Rossi, famiglia veneta, che
Mugnos dice portata in Palermo da
un R,uggiero di Parata nobile vene-
to, che Gasatosi ad una Lucrezia Bar-
resi si ebbe a fi"'li Giacomo. Simone
castellano di Mazzara, e Ruggiero ca-
stellano del r. palazzo , maestro ra-
zionale e finalmente viceré del regno
1436. Vanta non pochi distinti per-
sonaggi, che furono straticò di Mes-
sina, pretori di Palermo, capitani giu-
stizieri e senatori, possedendo le ba-
ronie della Sala, Racali e Valguar-
nera. Si estinse in famiglia Alliata
pel matrimonio di Fiammetta Parata
con Giuseppe Alliata barone di Vil-
lafranca.
Arma giusta Mugnos ed Inveges :
DO D
d' oro, colla pianta di ruta sradicata
di verde. Corona di barone. — Ta-
vola LVII. 7.
Pasquale — Famiglia valenziana, che Mu-
gnos vuole portata in Palermo da un
Giacomo Pasquale gentiluomo di Va-
lenza, da cui un Perotto castellano
di Sciacca 1463. ed altri personaggi
che furono senatori.
Arma : d' oro. con quattro pali di
rosso, ed un agnello pasquale d' ar-
gento con banderuola dello stesso ,
caricata da una croce di rosso sopra-
stante sul tutto. — Tav. LVII. s.
Pasqualino — Il Delellis annovera questa
famiglia tra le antiche e nobili di
Bari, facendola derivare dalla Pasqua-
ligo di Venezia. Commendasi in Pa-
lermo il marchese Francesco Pasqua-
lino, letterato, illustre giureconsulto
e presidente. Egli innanzi a' patrizi
di detta città di Bari fecesi a pro-
vare essere discendente diretto del
nobile Donato Pasquahno sindaco 1571
e 1572, e quinci ascritto allo elenco
delle famiglie, che godono del nobi-
le-sedile chiuso, non che a' registri
del regno di Napoli. Un tal ramo fiori-
sce tuttavia in Palermo, imparentato
a molte nobili famiglie , rappresen-
tato da Giuseppe Pasqualino e Pilo
maggiordomo di settimana di re Fran-
cesco li.
Arma giusta il Villabianca : d' az-
zurro, con la banda d'oro, sostenente
due civette al naturale affrontate e
beccanti. Motto — In Volucres Prii-
dentiores. — Tav. LVII. 9.
PassaiietO — Stando alMugnos, famiglia ?2or-
manna, portata in Sicilia da un Rug-
giero signore di Passanete , che ac-
quistò alcune ville in Calabria, ed in
Sicilia la baronia di Grassuliato ed
altre terre. Fiorirono : Riccardo, An-
gelino e Roberto militanti in Seria
con Baldovino loro parente all'acqui-
sto di Terrasanta; Giovanni barone
di Busana; Ruggiero giustiziere del
vai di Noto e castellano di Lentini,
eletto dall' imperatore svevo Enrico ;
altro Riccardo rimunerato per la sua
fedeltà e segnalati servigi da re Fé-
dorico del titolo di conte di Grassu-
liato e della terra di Mazzarino; un
3° Ruggiero annoverato nel servizio
militare di re Ludovico 1343 fra^ pri-
mi baroni di Lentini, indi inobbediente
a re Martino e dichiarato ribelle colla
confisca di tutte le sue terre. Vuoisi
estinta.
Arma: di rosso, con tre bande d'oro,
ed una fascia dello stesso soprastante
sul tutto. Corona di conte. — Tavo-
la IjYU. io.
Paslurellil — -Chiarissima famifrlia, origina-
ria di Francia , di cui un Corrado
Pasturella fu giusta Mugnos primo
ceppo in Sicilia e precisamente in Si-
racusa, dalla regina Maria eletto mae-
stro razionale di sua reginal camera
1332. Commendansi: Gerardo maestro
segreto; Nicolò barone di Cariato e
castellano di Lentini, ove fondò sua
famiglia; altro Gerardo capitano, se-
natore di Lentini e governatore della
camera reginale 1429 . sembra e-
stinta.
Levò per arme: di nero, con la
fascia d'argento, accompagnata da tre
stelle dello stesso, poste una al capo
e due in punta. Corona di 1)arone. —
Tav. LVII. 12.
Paterno — Illustre nobile ed antica fami-
glia originaria, al dir del n. Aguile-
ra, della consolare romana; incomin-
ciata in Sicilia giusta il Villabianca
da un Ptoberto Paterno uno de' piti
strenui guerrieri del conte PtUggiero
nella espulsione de' Saraceni. Fa egli
giusta quanto riferisce il Mugnos, pa-
dre di Costantino e di Arcbipreta
moglie di Gerardo d'Altavilla nor-
manno. Dal detto Costantino ne venne
in Catania una numerosa serie d'il-
lustri personaggi, tra cui citiamo un
Arrigo pretore di Palermo 1377 ;
299
un Giovanni vicario generale in Si-
racusa 1393 , e poscia gran came-
rario reggente del real Patrimonio
1397; un Benedetto figlio del pre-
cedente, ambasciatore del re Martino
presso il Papa 1393; un Gualteino
logoteta del i"egno e perpetuo regio
consiliario 1400; altro Gaalterio let-
terato encomiate dal d'Amico; altro
Giovanni arcivescovo di Palermo e
presidente del regno 150G; un Alvaro
senatore romano 1525 ; un Ferdi-
nando gesuita per pietà ed erudizione
insigne 1604, ed altri che per brevità
tralasciamo. Si divise in vari rami:
1° Principi di Biscari, baroni della
terra degl' Imbaccari Sottani e Mira-
bella, e delle baronie di s. Filippo di
Ragusa, Regalciacca, Spinagallo, Bal-
di, Cubba, Ragona e Sparagona, di
Bidami ed Alminusa; illustrati da 0-
razio Paterno erede della Casa Ca-
stello, baroni di Biscari 1578 a con-
dizione d' assumerne l' arme ed il co-
gnome, da cui vari distinti personaggi:
Agatino , primo principe di Biscari
investito 1033, vicario viceregio in
vai di Noto, molto accetto a re Fi-
lippo non che alla di lui patria Ca-
tania; Vincenzo genitore d'Ignazio
1670; altro Vincenzo 1700 che ac-
crebbe le avite possessioni ; altro Igna-
zio adorno di non volgare letteratura,
autore dell'interessante vianr"io in Si-
cilia fondato avendo l'Accademia Let-
teraria de' Pastori Etnei, e nel suo pa-
lazzo un grandioso Museo ricco di
varie collezioni, oggi venduto. 2^ Du-
300
chi di Carcaci e baroni di Bicocca,
di cui un Vincenzo investito 1725 so-
stenne r ambasceria del Senato di
Catania a re Vittorio di Savoja, es-
sendo stato altresì uno de' tre vicari
generali del regno spediti in Messina
a riparo del contagio 1743; da lui
un Michele barone di Bicocca 1749,
ed altri sino al vivente Francesco
Paternò-Grifeo duca di Carcaci. 3° I
marchesi di s. Giuhano per un Ora-
zio Paternò-Castello ed Asmundo, in-
vestito 1732, capitano giustiziere di
Catania 1733 e patrizio 1739 , qual
ramo viene rappresentato dal mar-
chese di s. Giuhano D. Benedetto
Paternò-Castello. 4° I marchesi di
Raddusa dai quali provenne la linea dei
Paterno di Spitalotto illustrati da un
Vincenzo Paternò-Trigona pretore di
Palermo 1 844-48 cav. gran croce del-
l'imperiale ordine di s. Stanislao di
tutte le Russie, e dal di lui fratello
Giuseppe luogotenente generale del-
l'esercito italiano, senatore del regno .
Linea rappresentata da Achille Pa-
terno Ventimiglia, che ai suoi titoli
aggiunge quello di conte di Prades. 5°
i principi di Manganelli e duchi del
Palazzo, oggi in persona di un Antonio
Paternò-Castello principe di Manga-
nelli, gentiluomo di camera, e pretore
di Palermo 1851-56, genitore di Giu-
seppe Paterno ed Alliata duca del Pa-
lazzo; 6° I marchesi del Toscano.
Arma: d'oro, a quattro pali di ros-
so, e la banda d' azzurro , attraver-
sante sul tutto. Corona di principe e
mantello di velluto scarlatto, frangiato
d'oro. — Tav. LVIII. 6.
Palli — Famiglia di antica e chiara no-
biltà della città di Messina, dice Mu-
gnos originata da Anfusio cavaliere
greco, signore del castello di Stero-
pe, il quale nell' anno 892 ivi forte-
mente dall' almirante de' Saraceni as-
sediato si arrese ìì. patti, che non fu-
l'ono poscia mantenuti. Epperò l'An-
fusio ciò prevedendo ricevuto avea in
ostaggio il figlio del principe saraceno
Vendecair; ed uscito co' suoi da quel
forte , giusto nel sito ove è oggi la
città di Patti, venne da quei barbari
assalito; del che bravamente difen-
dendosi nell'ira strangolò il giovine
ostaggio a vendetta de' non osservati
OD
patti. Ei fuggì ricoverandosi entro
una fortezza, ma ragsriunto infine fu
OO
da essi barbaramente ucciso. Quel
sito, come dicemmo, venne a concor-
renza de' Saraceni estesamente edi-
ficato e quindi a perpetua memoria
di tal vendetta chiamato de' Patti.
La città poi si accrebbe per le rovine
dell' antica Tindaride , e dell' antica
Sterope di già distrutta. La famiglia
fu anche detta de' Patti a tal riguar-
do. Di essa fiorirono : un Ansaldo ,
figlio d' Anfusio che membro della
commissione assicurò al conte Rug-
giero l'esibito acquisto dell'isola di
Sicilia; un Riccardo straticoto di Mes-
sina 1137; un Luzio uno de' capi
congiurati del Vespro, ricevuto avendo
la sovraintendenza delle città di Naro
e Girgenti, perlocchè unitamente ai
suoi due figli Giannicolò e Pellegrino
da Federico II 1325 fu creato baro-
ne. Il Pellegrino intanto la foresta di
s. Giorgio, Grassetta, Porta di Trai-
na, la gran foresta di Signi e quella
di s. Lucia si ebbe. Un Ansaldo fu
uno dei primi baroni di Messina ai
servigi di re Ludovico II, il di cui
figlio Nicolò signore della terra della
Scaletta, della foresta di Traina, di
Attilia e Guidomandri ; un Giovanni
signore del feudo della Placa in Troi-
na ; un Anselmo ottenne il casale
di Piazza; un Bartolomeo fa due volte
senatore di Messina acquistando Ma-
mula ed Agriato in Cabibria, non che
la baronia della terra di Linguagrossa
in Sicilia; uno Scipione cavaliere ge-
rosolimitano ; un Andrea tre volte se-
natore e principe de' cavalieri della
Stella; un Donnizio giudice della Gi^an
Corte; un Ansaldo barone di Belve-
dere, tre volte senatore; im fra Italiano
cavaliere di Malta 1492, ed altri.
Arma: diviso, di rosso e d'oro, ed una
sbarra d'azzurro, attraversante sul di-
viso. Corona di barone. — Tav.LVII. i3.
Paulillo — Nobile famiglia messinese, di-
stinta sotto i Normanni, perocché un
Antonio Paulillo, come riferisce Mu-
gnos , fu a' servigi militari di re
Guglielmo il malo. Indi un Eschino
fu conservatore del Tribunale del real
Patrimonio 1247; un Costanzo di lui
figlio vice-grand" ammiraglio di Sici-
lia 1259 ; un Antonino notaro regio
di re Federico II; un Nicolò che per
militari servigi il feudo di Rogalgio
301
da Federico III 1364 ottenne. Un ra-
mo di tal famiglia passò in Gii^genti
a motivo di matrimonio con la casa
Monreale de' baroni di Bancnii.
Arma: di rosso, con una banda di
oro, sostenente un pavone rotante al
naturale. — Tav. LVII. 14.
Pedilepori— Il Mugnos appoggiandosi ad al-
cuni manoscritti siracusani vuole que-
sta famiglia romatia, incominciata da
un cavaliere siracusano chiamato Lu-
cio, figlio di Aulo-Lucio cavaliere ro-
mano, che governò sotto l'impero di
Decio e Valentiano la città di Sira-
cusa. Da lui un Lucio Pedilepori, cosi
detto per avere il pie destro a guisa
di quello d'un lepre. A tal famiglia
vuoisi fosse appartenuta la Santa Lu-
cia siracusana. Vanta poi un Lucio
Antonio Pedilepori detto il magno go-
vernatore di Siracusa, che chiuse le
porte della città all' armata dell' im-
peratore Massenzio ; un Marco Vale-
rio governatore come sopra nel tempo
in cui venne l'imperatore Costanzo
Costantinopolitano : fiorirono in oltre:
Ripoldo senatore di Siracusa 1408;
Marcello capitano 1411; Giacomo giu-
rato 1414; Novello senatore 1417;
Guglielmo, Gerardo ed Antonio giu-
rati.
Arma : d' argento, con un capriolo
di nero , ed un bastone dello stesso
attraversante in banda sul tutto. —
Tav. LVII. 15.
Pedivillano — Antica nobile famigha di
Palermo , della quale il Mugnos ci
ricorda un Antonio Pedivillano sena-
38
302
tore 1444, ed un Filippo capitana" ar-
me straordinario del vai di Mazzara.
Arma : di rosso , con una scarpa
ruvida d' oro, posta in fascia. — Ta-
vola LVlll. 15.
Pellegrino — ^ Famiglia nobile e feudataria
sin da' tempi di re Ruggiero, a' di cui
servizi come dice Mugnos militò un
Papiro Pellegrino 1129; la si diffuse
in Messina, Malta e Palermo. Com-
mendansi: un Giovanni barone sotto
re Guglielmo, spedito in Terrasanta ;
un Tommaso portiere di camera del-
l' imperatore Federico II ; un Gerardo
governatore di Malta, ove fondò sua
famiglia; un Pietro tesoriere del re-
gno 1433; un Pellegrino dottore in
legge ed avvocato fiscale della r. Gran
Corte 1482; un Vincenzo maestro se-
greto della Camera Reginale 1493, ed
altro Pietro barone di Campofranco.
Levò per arme: d'azzurro, col brac-
cio armato d' oro, movente dal canton
sinistro dello scudo e tenente un fal-
cone pellegrino dello stesso. Ma po-
scia la famiglia adottò d' azzurro ,
con un leone d'oro, vestito di pelle-
grino. Corona di barone. — Tavo- j
LA LVIII. 16. '
I
Pensabene — 11 Villabianca ne' suoi opu- i
scoli ci dà notizia di un Nicolò Pen- j
sabene, ministro di stato presidente '
onorario ed uno de' reggenti del go- i
verno di Sicilia 1708 ; un Matteo go- I
vernatore della Tavola e senatore di
Palermo 1705. {
Arma: diviso, nel 1° d'azzurro, con
un'aquila spiegata e coronata d'ar-
gento; nel 2° d'oro, con tre lance di
nero poste in isbarra, ed una fascia
di rosso, attraversante sul diviso. —
Tav. LVIII. 1.
Pepi — ^^uolsi questa nobile ed antica fami-
' glia tragga origine dalla Normandia. Il
primo che di essa ci presenta Mugnos
è un Guglielmo valoroso cav. della città
di Forlì; e per aver posto nel suo scudo
dei pepi rossi, fu cognominato Pepi,
dinotante che bruciava per la gloria
mihtare. Ne venne una serie d'illu-
stri e valorosi personaggi che si spar-
sero in varie città d'Italia e precisa-
mente in Napoli. Fu portata in Sici-
lia per un cavaliere Damiano Pepi,
padre di Tancredi ed Antonino a' ser-
vigi di re Federico III, ottenendone
varii compensi. L' Antonino fu creato
cav. e cameriere della regina Bianca,
ed il , Tancredi il territorio di Stal-
laini nel Notino si ebbe, per lochè si
stabilì in Noto , indi eletto luoi^ote-
nente del castello di Licata 1409. Fio-
rirono inoltre : un Marcello barone
di Stallaini e Bonfala, la di cui linea
ebbe a continuare sino all'epoca del
citato scrittore , ed un Giovanni al-
fiere di gran valore nella Fiandra in
servizio di Ferdinando il Cattolico.
Arma : d' oro, con tre pepi di ros-
so, fogliati di verde. Corona di ba-
rone.—Tav. Lvm. 2.
Pepoii (di Sicilia) — Una delle più illustri
e nobili famiglie italiane, che Cesare
Salvetti scrittore bolognese fa deri-
vare da Arvoldo VI re d'Inghilterra
994. Fu portata in Siciha, al dir del
Mugnos, da un Caismigerio dei Pe-
poli nobile bolognese, segretario di
re Manfredi, da cui venne elotto ca-
stellano di Trapani con privilegio dato
in Capua 7 luglio 1257. Sono poi da
commendarsi: un Sigerio castellano
di Trapani 1297, ed uno de' favoriti
cavalieri della corte di re Federico II;
un 2° Cuismigerio figlio del prece-
dente, eletto da re Pietro II castel-
lano di Sciacca, quale impiego poscia
perdette per ribellione. Possedè que-
sta f;,uniglia le baronie di Fiumegrande,
Culcasi , Fontanasalsa , Michilcarari ,
Rabici, Salina di s. Todaro e Sana-
gia. Vanta in oltre varii cavalieri ge-
rosolimitani, tra cui al dir del Minu-
tolo fr;i Francesco 1574, fra Filippo
1631, fra Camillo 1636, fra Taddeo
1661, fra Mario nella guerra di Can-
dia 1662 e fra Giuseppe 1684. Viene
oggi rappresentata da Pietro Pepoli
e Palizzolo barone di Rabici capitano
di fanteria nell'esercito italiano.
Arma: scaccheggiato, d'argento e
di nero di sei file. Corona di barone,
cimata da una scimia coronata d'oro,
posta di fronte, tenente colle zampe
e con la bocca una spada d' argento
manicata d' oro , posta in fascia. —
Tav. LVIII. n.
Peralta — L'Inveges suir autorità di Con-
tzen fa derivare questa antica ed il-
lustre famiglia dalla Navarra. Essa
fece due passaggi in Sicilia: primo
per un Guglielmo di Peralta catalano
accompagnando re Pietro I d'Aragona,
come riferisce il Sanchez; secondo per
303
un Raimondo capitan generale nella
guerra di Cerdenna, come dal Zurita.
Da lui ne vennero gli antichi conti
di Caltabellotta, resi celebri per un
Nicolò gran giustiziere del regno; un
Raimondo gran cancelliere e came-
riero maggiore, ed un Guglielmo gran
cancelliere e tesoriere 1475.
Levò per arme : diviso, d' azzurro
e d' argento. Corona di conte. — Ta-
vola. LVllI. 4.
Percolla — Una delle più antiche e no-
bili famiglie valenziaìte , resa chiara
al dir di JNIugnos appoggiato a un
manoscritto di Diego Paimirez per il-
lustri personaggi, tra cui un Rodrigo
Percolla familiare di re INIartino , ed
un Pier Guerao cameriere di re Fer-
dinando I d'Aragona. In oltre riporta
un Gianrodrigo cavaliere valenziano
sotto re Alfonso, maestro notaro della
r. Gran Corte, e progenitore di vari
gentiluomini, come a dire un Marco
secreto di Palermo, ed un Vincenzo
virtuoso cavaliere presidente del real
Patrimonio, reggente in Ispagna, ed
infine inquisitore del regno.
Ai'ma : d' azzurro, con una sbarra
accompagnata nel canton destro del
capo da una stella, e da un monte
di tre cime nella punta; il tutto d'o-
ro.—Tav. LVIII. 5.
Perdicari — Il Mugnos crede questa famiglia
proveniente dalla Francia, venuta in
Sicilia sotto il regime di Federico III,
comunque altri scriva di Federico II
d'Aragona, per un Bertuccio Perdi-
cari segretario della regina Eleonora,
304
notaro regio del regno, secreto e pro-
curatore degl' introiti regi , indi per
sua fedeltà eletto conservatore delle
armi regie; il di cui figlio Federico
fu capitano di Polizzi, ove fondò sua
famiglia, che per l'elasso di piti di due
secoli occupò i primi posti, e visse no-
bilmente possedendo la baronia di Ca-
salgiordano, non che il feudo della
Sparacia. Un Filippo si caso in Pa-
lermo e tenne il carico di giurato
1603; da lui un Francesco maestro
razionale del regno.
Arma : d'argento, colla fascia d'az-
zurro, sostenente un uccello perdicaro
al naturale. Corona di barone. — Ta-
vola LVIII. 10
Periconlali — Famiglia valenziana, giusta
Mugnos e Minutolo , diffusa in Len-
tini e Siracusa, nelle quali città nobil-
mente vivendo tenne le primarie ca-
riche sin dal 1470. Vanta non pochi
cavalieri gerosolimitani, come a dire;
fra Marcantonio di Siracusa 1583, al-
tro Marcantonio 1616 e fra Francesco
1628.
Arma: d'azzurro, con tre pere di
oro. — Tav. LVIII. 9.
Periglios 0 Pereilos — Antica e nobile fami-
glia aragonese, giusta Mugnos, illu-
strata da Raimondo de Pereilos, vi-
sconte di Pereilos, che fu nella con-
quista di Sardegna contro i Genovesi
1332. Di essa fiorirono: Francesco
capitan generale di re Pietro d' Ara-
gona, da cui ottenne in compenso di
suoi segnalati servigi la villa di Roda e
Pela col titolo di Visconte ; altro Rai-
mondo cameriere di re Giovanni I, ed
ambasciatore presso il re di Francia
1387 indi bramoso di oloria militare
venuto con re Martino in Sicilia 1391,
nel 1416 generale dell'armata di re Al-
fonso finalmente viceré in Sicilia 1441;
un Luigi, che nel 1455 acquistata la
terra di Gagliano piantò questa fa-
miglia difRnitivamente in Sicilia; il
di lui figlio Antonio fu pregiatissimo
cavaliere, mentre altro Luigi figlio di
quest" ultimo avutosi in Ispagna un
grosso maggiorasco ivi si trasferì.
Arma : d'oro, con un leone di rosso.
Corona di visconte. — Tav. LVIII. le.
Perdio — Antica nobilissima famiglia /ran-
cese, originata da un Guntrano gran
duca d' Agen e di Perignon, che sul
monte Peroni fabbrico, una torre in
memoria di sue conquiste ; di là il co-
gnome. Savasta appoggiandosi al Mu-
gnos e ad altri scrittori , ne parìa
amplissimamente siccome lo. principale
nel gran caso di Sciacca in antago-
nismo con quella de' Lima: v. Luna.
Un Gililierto Perollo venuto in Ita-
lia, dopo scacciati i Saraceni nel 1071,
credè passare in Sicilia per lo stesso
motivo d' acquistar gloria contro i me-
desimi ; perlocchè gii vennero da re
Ruggiero suo zio confirmate talune
terre, che possedeva. Indi mortagli la
moglie sposò Giuhetta vedova Zam-
parrone, figlia del re, in Sciacca ce-
lebrandosi le nozze; e fu allora che
ebbe di tal città e del territorio l'as-
soluto dominio, 1100. 1 di lui posteri
continuarono nel possesso , quando
Guglielmo il malo volle mutarglieli
in altri feudi. Un Guglielmo, figlio
della prima moglie di Giliberto, pei
suoi grandi meriti la signoria di Ve-
ria, la carica di maestro giustiziere
del regno 1144-51 ottenne, non che
quella di straticoto di Messina 1154.
Giorgio , Matteo , Ludovico , figli di
Giulietta pinguissima eredità si ebbe-
ro ; e quest' ultimo fu altresì genera-
lissimo delle armi di detto re Rug-
giero. A parte il filo genealogico venne
un Matteo signore di Ciminna, poi un
Giovanni barone di Castellammare del
Golfo, di Salina, Culla, Pandolfina,
s. Bartolomeo ecc. maestro giustiziere,
consigliere di stato e di guerra, e fu
che vedendo la figlia di Nicolò Pe-
ralta sposata ad un Artale di Luna
d'ordine di re Martino, mentre era-
gli stata promessa, die luogo al pri-
mo e secondo caso di Sciacca. Lifine
per avere egli soccorso la regina Bian-
ca, assediata dal Caprera, con 500
cavalli mantenuti a sue spese, n'ebbe
tra gli altri il privilegio di sepellirsi
con bandiera ed armi bianche, come
dal Surita. Un Delfino fu uno de' ba-
roni di Sciacca; un Matteo intanto
secondogenito del Giovanni, da lui no-
minato erede della sio'noria del ca-
stello della Sala, della l)aronia di Ca-
lamonaci e del Ponte, costituì un ra-
mo, che molto si distese in Sciacca,
illustrato da Girolamo , ìiarone del
Ponte ed uno de' soggetti più impor-
tanti nel detto caso di Sciacca. Un
Gaspare terzogenito del detto Gio-
305
vanni, barone del Cassaro e diBonfiglio
ci presenta anche lui una serie d'illustri
personaggi; come un Federico capitano
giustiziere; un Giambattista fondatore
del collegio gesuitico di Sciacca; un Gia-
como regio consigliere; un Domenico
barone di Licodia; altro Domenico
presidente sotto Ferdinando il Catto-
lico; altro Giacomo regio ortolano di
detta città e barone di Pandolfina, la di
cui linea si estinse nella nobilissima fa-
miglia Monroy, pel matrimonio di Fran-
cesca Perollo, con Ferdinando Monroy
marchese di Garsigliano. In fine me-
ritano speciale menzione: un Giovanni
vescovo di Conturhie in Francia; un
Dionisio vescovo di Raims; un Gu-
glielmo abate cirsterciense; un Dome-
nico ed un Cosimo cavalieri geroso-
limitani, ed un Accursio cav. di s. Spi-
rito in Firenze.
Arma: d'azzurro, con una torre mer-
lata, d'oro aperta e finestrata di nero.
Corona di barone. — Tav. LVIIL 3.
Perrcinulo — Secondo Mugnos famiglia sim-
gnuoìa, portata in Sicilia da re Mar-
tino per un Federico Perremuto gen-
tiluomo catalano, il quale casatosi in
Caltagirone con una Margherita Mo-
rana si rese progenitore di vari! di-
stinti personaggi, che occuparono nella
loro patria le cariche nobili di giu-
rato e capitano giustiziere.
Arma : d'oro, con una testa di cane
di nero, recisa di rosso. — Tav. LVIIL s.
Pelrulla — D'azzurro, con una banda d'oro,
accompagnata da sei stelle dello stes-
so.—Tav. LIX. 1. (Villabianca).
306
Pesce- — -Distinta antica iamìgìia. milanese,
che il Mugnos vuole portata in Sici-
cilia per un Nicolò Pesce, clie da re
Manfredi la castellania d' Augusta ot-
tenne, lllustraronsi : un Guglielmo ca-
valiere di molto valore; un Simone
viceré di Sardegna, celebre per aver
fatto troncare la testa a un suo figlio
omicida in omaggio della giustizia; nn
Giovanni vescovo di Catania; altro Gio-
vanni luogotenente del grande almi-
rante di Sicilia e governatore di Ca-
tania, ove fondò sua famiglia, che visse
assai nobilmente, di cui un ramo si
trasferì in Messina per un Cristo-
foro Pesce; un Martino viceré delle
provinole d'Abruzzo e Terra di Bari.
Arma: d'azzurro, col pesce delfino d'ar-
gento posto in palo. — Tav. LVIII. 7.
Petra — Giusta Mugnos appoggiato al Cre-
scenzi, la è questa famiglia assai no-
bile ed antica derivata da un Petreo
senatore romano , la cui chiarissima
stirpe passò in varie contrade d'Eu-
ropa e d'Italia ancora; ma dal siciliano
Ritonio, genealogista di tutte le nobili
famiglie italiane, apprendiamo essere
tal famiglia proveniente di Fiandra,
e propriamente della città d'Anversa,
ove un Guglielmo Petra fu signore
d'un castello detto Petra, segretario
del conte di Fiandra nel IX secolo.
Di là una serie di gentiluomini sino
a Fihppo Petra passato in Pavia, ove
fermatosi 1254 nobilmente visse. Un
Guido fio'liuolo di costui col carico di
prefetto della Camera Reginale sotto
re Federico III venne in Sicilia, ca-
sandosi in Lentini ; ebbe dal detto re
le vigne regie, e succede al suocero
nella baronia de' proventi ducali di
Atene e Nupatria. Fini questo ramo
con Gerardo morto celibe.
Levò per arme in Siciha: di ver-
de, con tre pietre d' oro, ordinate 2,
e I, ciascuna caricata da cinque er-
mellini di nero. — Tav. LVIII. 13.
Pell'lISO — Famigha d'antica nobiltà in Ca-
strogiovanni, che il Pirri h risalire
all' epoca del conte Ruggiero. Altri
la crede originaria di Catalogna ove
nobilmente visse, ed il Mugnos ne ri-
porta per primo ceppo un Manfredo
Petruso da re Federico II onorato di
varie cariche , acquistato avendo il
feudo e casale di Bubunetto jure
francoruM 1229. Fiorirono: un Anto-
nio barone di Bubunetto; un Pompi-
lio barone di Ragalmursuri ; un Tom-
maso barone di PuUicarini, ed i ca-
valieri gerosolimitani fra Carlo 1578,
fra Giuseppe 1595 e fra Giovanni
1671, colonello della veneta repub-
blica.
Arma: d'azzurro, con la banda di
oro, accompagnata da sei biglietti di
oro, poste in banda 2 e I, nel capo,
ed 1 e 2 nella punta. — Tav. LIX. 2.
Pellini — Famiglia nobile italiana d'ori-
gine piemontese, come risulta da un
certificato estratto dall'archivio Bo-
nacina oggi Vallardi di Milano , che
la fa rimontare al 1220. La portò in
Sicilia e precisamente in Messina, un
Giovan Marcello Pettini ai servigi di
Carlo III Borbone, dal quale ottenne
il posto di capitana' arme del Valde-
nione carica, che solevasi conferire
alle famiglie nobili e feudali. Un Do-
menico Marcello figlio del precedente
venne ascritto nella Maestra dei No-
bili di Messina, come risulta da una
nota del 1807, trasmessa allaR. Com-
missione dei titoli di nobiltà in Na-
poli nel 1819. Il Domenico occupò i
primi posti nella magistratura sicilia-
na, figurò tra i deputati del Parla-
mento, fu socio di parecchie accade-
mie, ed acquistò nel 1819 dal Prin-
cipe di Castelnuovo la contea di Ba-
vuso. Dei suoi figli notiamo, un Fran-
cesco Marcello a cui con Decreto R.
dei 27 luglio 1873, venne concesso
per se e suoi discendenti di continuare
a portare il titolo di Conte e fare
uso dello §temma gentilizio, che qui
sotto descriviamo, ed un Saverio ca-
valiere degli ordini di Francesco 1 di
Napoli, della Corona d' Italia e del
Ss. Salvatore di Grecia. ■
Arma: inquartato; al ì° d'oro, colla
torre di rosso, di quattro pezzi; al 2°
di rosso, con un leone d' argento, te-
nente colle zampe anteriori un ramo-
scello di palma al naturale ; al 3° di
azzurro, col braccio destro armato di
ferro movente da sinistra, tenente colla
mano di carnagione un nastro d' az-
zurro, orlato d' oro ; al 4° d' oro, con
un leone di rosso, tenente colla zampa
anteriore destra una spada al natu-
rale, alta in palo, colla fascia d' ar-
gento attraversante sul tutto, caricata
d' una stella d' azzurro d"" otto raggi,
307
ed il motto ne pereat, scritto a lettere
majuscole romane di nero, sovra una
lista bianca svolazzante in fascia sotto
la punta dello scudo. Corona ed elmo
di conte. — Tav. LXII. i.
Piaggia — Dal Villabianca rileviamo essere
questa una famiglia nobile di Savo-
na, ricordando per primo ceppo in
Sicilia un Pietro Giovanni Piaggia
barone di Santamarina morto 1593,
padre di Giuseppe Piaggia e Ma-
rullo barone di Santamarina, letterato
ed autore delle antichità di Milazzo.
Arma : fasciato d' oro e d' azzurro,
col capo di rosso, caricato da tre bi-
santi d'oro. Corona di barone. — Vedi
Tav. App.
Piccolo — D'azzurro, con un guerriero ar-
mato d' argento , l' elmo chiuso , im-
pugnante nella destra una spada alta
in palo, e tenente nel braccio sinistro
lo scudo, il tutto dello stesso, posto
sopra ini terrazzo al naturale sinistrato
nel capo da una stella d'oro. — Ta-
vola LIX. 5. (Villabianca).
Pietrasanla — Una delle piti antiche e no-
bili famiglie milanesi, godendo da più.
secoli il feudo di Cantìi e privilegio
del titolo di conte per tutti i maschi
e femine, come dal Villabianca. Fio-
rirono in Sicilia: Francesco Pietra-
santa, principe di s. Pietro, investito
1683, maestro di campo negli eser-
citi del re Cattolico e governatore
perpetuo della città di Milazzo, il di
cui figlio Egidio investito 1744 fa te-
nente generale, governatore della città
di Trapani, comandante generale delle
308
armi della città di Palermo, reggente
la piazza della città di Capua, cava-
liere del s. Gennaro, ed in fine pre-
sidente e capitan generale del regno
1768. Addippiìi i di lui figli Rosarian-
tonio cavaliere Gerosolimitano fu re-
gio alcalde o castellano della vicaria
di Palermo 1760; Pietrantonio gra-
tificato colla collazione dell' abadia di
s. Maria di Sala 1761 , e Francescan-
tonio colonello negli eserciti reali. Si
estinse nella nobile famiglia Lofaso
duchi di Serradifalco.
Levò per arme: d'azzurro, col tem-
pietto di quattro colonne d' oro ; col
capo dello stesso caricato dall'aquila
spiegata di nero. Corona di principe.
— Tav. LIX. 8.
alcllì — Antichissima nobile famio-ha
ìiapolitana, stando al Campanile, che
ne fa rimontare 1' origine a' tempi
della repubblica di Napoli, ricordando
per primo stipite un Lucio Pignatelli
contestabile della medesima. Vanta
non pochi illustri personaggi, tra cui
papa Innocenzo XIII. Un Ettore Pi-
gnatelli conte di Monteleone e Borrello,
ne trasferì un ramo in Sicilia, col ca-
rico di viceré sotto Carlo V impe-
ratore. Fu egli il fondatore in Paler-
mo, del convento di s. Francesco di
Paola fuori le mura della città, del
monistero dei Sett' angeli e della no-
bile Compagnia della Carità. Acqui-
stò lo stato di Caronia, in fine ot-
tenne titolo di duca di Monteleone.
Fiorirono in oltre: un Andrea Fa-
brizio erede e rappresentante per la
madre Giovanna d' Aragona , le il-
lustri case d' Aragona , Tagliavia e
Cortes , unitamente a' vasti stati di
Castelvetrano, Terranova (Siciha), ed
ai grandi vassallaggi del marchesato
del Valle nelle Indie; un Nicolò prin-
cipe di Castelvetrano e duca di Mon-
teleone, cavaliere del Toson d' Oro,
viceré di Sardegna e di Sicilia 1719;
un Diego investito 1724 , cavaliere
come sopra, grande almirante e gran
contestabile del regno, comandante il
reggimento de' Corazzieri nel regno
di Napoli; un Andrea Fabrizio inve-
stito 1751, grande di Spagna di prima
classe, il quale rivendicò gli stati di
Noja e di Cerchiara nel detto regno;
un 2° Ettore investito 1766, grande
di Spagna di prima classe e principe
del S. R. Impero, preso avendo con-
ferma della baronia di Pietra, Belice,
castello e baronia del Burgio, Millusio,
castello e baronia di Belice, ducato
di Terranova, marchesato di Favara
con terra di Montedoro, feudo di Ba-
latazza, ed investito delle baronie di
Mussiaro , Guastanella , Baccarati e
feudi di Mussiarello; un Diego duca
di Monteleone e di Terranova ; un
Giuseppe XII duca come sopra, gen-
tiluomo di camera di re Ferdinando
II e cavaliere grancroce dell' ordine
di s. Anna di tutte le Russie , pa-
dre di Diecro Maria Pimatelli - Ara-
gona Cortes e Lucchesi-Palli, attuale
duca di Terranova , marchese del
Valle ecc.
Arma concordemente agli autori:
d' oro, con tre pignatte di nero, po-
ste 2, 1. Mantello di velluto scarlatto
frangiato d' oro. Corona di princi-
pe 1. — Tav. LIX. g.
Pignocco — D'azzurro, con un leone d'oro,
rampante ad un all)ero di pegno al
naturale. — Tav. LIX. a (Villal)ianca).
Filali — Antica e nobile famiglia di Erice
(Monte s. Giuliano), ove sin dal 1400 ha
tenuto le primarie cariche. Vedesi oggi
decorata del titolo di marchese della
Gran Torre.
Arma giusta il Villabianca: d'ar-
gento, col cato manicato di nero, sor-
montato da tre palle dello stesso male
ordinate 1 , 2. Corona di marchese. —
Tav. LIX. io.
Pilo — Stando al Mugnos appoggiato a
RaiFaele Fragnano scrittore genovese
prende origine questa antica ed assai
nobile famiglia da' conti di Barcellona
nelle Spagne circa l'anno 1100. Gof-
fredo 2° 0 Zenofre Pelos o Pilo ceppo
della famiglia Pilo regnava in Bar-
cellona, ed era il quarto gran conte.
Si ebbe due figli, Mir che fu il quinto
gran conte di Barcellona, e Roboaldo
il quale solcando il mediterraneo con
tre galere catalane fu assalito dalla
flotta genovese, battuto, e dietro un
accanito combattimento fatto prigio-
niero, e condotto in Genova; indi ria-
vuta la libertà sposò una signora di
casa Adorno come riferisce Beringa-
(1) Anticamente le pignatte erano ardenti dinotando T ori-
gine di tale insegna, presa in memoria di una vittoria navale
ottenuta col mezzo di simili vasi.
309
rio Agilma. Da lui una serie d'illu-
stri personaggi tra' quali notiamo, un
Bartolomeo Pilo, che nel 1560 se ne
passò in Sicilia. Ivi fiorirono: Lorenzo
barone di Brucato investito 1595. Vin-
cenzo investito DiOI, marchese di Ma-
rineo e primo conte di Capaci di pro-
venienza Bologna 1625; Girolamo in-
vestito dei suddi^tti stati 1673, prin-
cipe di Roccacolomba, vicario gene-
rale per r estirpazione de' banditi ,
capitano giustiziere di Palermo e mi-
nistro superiore della nobile compa-
gnia della Carità 1693; Ignazio Lo-
renzo chierico regolare teatino morto
in odore di santità, lasciando ìjcn qua-
rantacinque mila scudi per la fabbrica
della Chiesa di S. Giuseppe di Pa-
lermo; Ignazio principe come sopra
investito 1720, governatore della no-
bile compagnia della Pace 1722; Gi-
rolamo 2'' investito de' suoi stati 1742
celebre poeta e principe a vita della
accademia degli Arcadi in Roma; I-
gnazio 2° investito 1772, capitano
giustiziere di Palermo e governatore
della Pace 1782-98; Girolamo 3° inve-
stito 1810, governatore come sopra
1799-80, direttore provinciale dei Ra-
mi e Dritti Diversi, ed in ultimo il
vivente Ignazio Pilo e Gioeni attuale
conte di Capaci gentiluomo di camelea,
e cav. del s. Gennaro, già intendente
della provincia di Palermo, padre di
Girolamo Pilo e Denti ducadi Cefalà.
Arma: d'azzurro, con due leoni
coronati d'oro, affrontati e controram-
panti ad un albero di pino al natu-
39
310
rale col fusto sradicato dello stesso
sormontato da tre stelle pur d'oro.
Mantello di velluto scarlatto. Corona
ed elmo di conte, cimato da un drago
d' oro tenente colle zampe due mazze
del medesimo poste in s. Andrea. —
Tav. LX. 6.
Pinelli — Di rosso, con cinque pine d'oro
ordinate 3, 2, 1. — Tav. LIX. u. (Vil-
labianca).
Piola — famiglia milanese , che secondo
Inveges passò in Genova, e da li in
Palermo per un Bernardo Piola, ivi
senatore.
Arma: d'azzurro, con un albero di
verde, piantato in una campagna dello
stesso, accostato da un guerriero ar-
mato di spada e rotella, combattente
contro un leone d' oro, posto nel can-
ton sinistro dello scudo. — Tav. LIX. 12.
Pizzuto — D'azzurro, con la punta d'oro.
— Tav. LIX. 13. (^^iUabianca).
Plaja — -Famiglia catalana, scrive Inveges
appoggiato al Sanchez; fu portata in
Sicilia da un Ruggiero de Plaja nel-
r accompagnare re Pietro I d' Ara-
gona 1282. Occupò questa famiglia
le nobili cariche di capitano, senatore,
pretore ; possedè la baronia di Vat-
ticani e si estinse in casa Termine.
Arma : fasciato d' oro e d' azzurro,
di sei pezzi; col capo di rosso, cari-
cato da tre palle d' oro. Corona di
barone. — Tav. LIX. 15.
Piata — Stando al Mu2;nos troviamo es-
sere famiglia catalana, perocché un
Arnaldo Guerao de Piata gentiluomo
catalano nelle varie guerre servi re
Martino in Sicilia. Un Riccardo di
lui flo'lio fu cameriere di re Alfonso.
Da lui una prole, che divisa in Noto
e Girgenti visse assai nobilmente. Si
estinse al tempo del citato scrittore.
Arma: d'argento, con un platano
di verde sormontato da un rosignuolo
al naturale. — Tav. App.
Platamone — Famiglia recisamente greca,
passata in Napoli, e poscia in Sici-
lia per un Bernardo Platamone na-
politano , il quale giusta quanto rife-
risce Mugnos ottenne in compenso di
militari servim dal re Federico II al-
cuni grossi poderi, non che il r. ca-
rico di giustiziere di Siracusa 13G6.
Passò in Catania ove si caso , e la
di lui prole si sparse in Siracusa e
Palermo. Vanta illustri personaggi,
come un Antonio benedettino vescovo
di ]\Ialta 1412; un Giambattista si-
gnore della città di Jaci, sommo le-
gista e diplomatico, destinato amba-
sciatore in varie corti e viceré di Si-
cilia 1440; un Silvio barone del Prio-
lo ; un Ludovico vescovo di Siracusa
1518; un Francesco principe di Ro-
solini 1673; altro Francesco marchese
di Mezzojuso 1716; in fine molti ca-
valieri gerosolimitani, tra i quali un fra
Andrea de' principi di Rosolini che
fu nella presa della "\^allone e nell'as-
sedio della forte piazza della Canea,
ricevitore di Augusta; come dal Mi-
nutolo.
Arma giusta Inveges e Minutolo :
d' oro, col monte di cinque cime di
nero, movente dalla punta, sormontato
da tre conchiglie di rosso , allineate
in fascia, ed un giglio del medesimo
posto al capo. Corona e mantello di
principe. — Tav. LXI s.
PloUi — Diviso; nel 1° d'oro, col gallo di
nero , crestuto e barbuto di rosso ,
sormontato da tre stelle d' azzurro ;
nel 2° d'oro con tre sbarre di rosso.
— Tav. LIX. 14. (Villabianca).
Poerio — D' azzurro, col capriolo d' oro,
caricato da un nodo a quattro punte
di nero , accompagnato nel capo da
due comete d' oro. — Tav. LIX le.
(Villabianca).
Podio 0 Poggio — Il Mngnos vuole questa
famiglia d'origine catalana, portata in
Sicilia da un Gombaldo de Podio ca-
stellano di Siracusa nel 1299, e se-
condo afferma il Minutolo, barone del
Cugno 1300. Indi si sparse in varie
città dell' isola, come Noto , Palermo
e Sciacca, rendendosi chiara, per un
Ludovico capitano di Palermo 1440,
un Giambattista governatore e castel-
lano della città di Ceialìi 1560 , e
per un Giannantonio provveditore dei
regi castelli nel vai di Noto 1674.
Levò per arme siusta Mugnos: di
azzurro, con un monte di tre cime mo-
vente dalla punta, sormontato da un
giglio accostato da due stelle, il tutto
d' oro. — Tav. LX. i.
Polito — Famiglia milanese, come dice Mu-
gnos, portata in Sicilia da Antonio
Polito sotto il reggimento di Alfonso
d'Aragona, da cui ottenne in com-
penso di militari servigi delle rendite
sulle segrezie di Siracusa. Un Cor-
311
rado fu castellano di Mazzara nel 1 482;
un Andrea giudice civile di Mazzara
1533; un Giovanni capitano 1566.
Arma: d'argento, con una fascia
d' azzurro, caricata da un sole d' oro.
Tav. LIX. n.
Polizzi — Una delle antiche nobili fami-
glie di Sicilia, come vuole Mugnos,
stabilita in Girgenti , ove per primo
si sa essere stato un Simone di Po-
lizzi, che per militari servigi da re
Federico III 1374 il feudo di Bur-
raiti si ebbe. Un ramo secondario
passò in Caltagirone, da dove si di-
ramò in Catania, ove secondo il Vil-
labianca un Silvestro cavaliere d'Al-
cantara comprò il marchesato di Sor-
rentino, investito 1730.
Arma giusta Mugnos : d' oro, con
tre pali di rosso ritirati sotto del ca-
po, sormontati da una stella di rosso.
Corona di marchese. — Tav. LXI. s.
Ponlc— Famiglia nobile originaria romana,
stando al INIugnos, e che da Napoli
ove nobilmente fiorì passò in Sicilia.
Fu detta Ponte da un castello di tal
nome nello stato di valle Narina nelle
Umbrie in tempi assai remoti. Si sa
che un Gerardo venne a Palermo,
ove il 1420 si caso. Ivi notiamo uno
Stefano di lui tiglio pretore 1442. ed
un Paolo castellano di Salerai in
feudo 1560. Un ramo passò a Sciac-
ca , ed altro in Caltabellotta ; quivi
un Giovanni il carico di novernatore
si ebbe, ed indi quello di castellano
di Mazzara.
Fa per arme : d' azzurro , con un
312
ponte di quattro archi d' oro. — Ta-
vola LX. 2.
Ponlecorona — Stando al Mugnos famiglia
fiorentina , portata in Sicilia da un
Guglielmo Pontecora i di cui proge-
nitori furono signoii del castello Pon-
tecorona nella Toscana. Detto Gu-
glielmo fu pretore di Palermo nel
1329. Fiorirono inoltre: un Vanni se-
natore in detto anno; un Gandolfo pre-
tore 1350; un Antonio vescovo di
Cefalìi 1423, indi di Girgenti 1445,
ed altri.
Arma: d'azzurro, con una cometa
d' oro, infilzata in una corona all'an-
tica dello stesso. — V. Tav.
Porcari — Famiglia nobile romana, come
scrive Mugnos, che la fa derivare da
Stefano e Filippo Porcari, i quali nei
tumulti che seguirono la creazione di
papa Nicolò V 1447, aderendo alla
parte popolare indegnarono il ponte-
fice; perlocchè il primo si ritirò in
Napoli e r altro in Sicilia , stabilen-
dosi in Polizzi. Però il Pisanelli la
vuole originata di Pisa , e portata
in Sicilia sotto il reggimento di Al-
fonso d'Aragona 1430. Checché ne
sia di ciò, fiorirono di essa: un Ar-
tele giurato ; un dottor Benedetto
piti volte giudice della R. G. Corte,
e vicario generale del regno 1560;
un Francesco barone della Staterà; ed
un barone Pietro cavaliere geroso-
limitano 1590
Arma : diviso; nel primo d'argento,
con un porco di nero, cinto d'una fa-
scia d' argento ; nel secondo fusellato
d'oro e di rosso. Corona di barone.
— Tav. LX. 3.
Porco o Porzio — Un Genuese Porco mes-
sinese, dice Mugnos, fu il primo sti-
pite che si conosca di tal famiglia,
avendo acquistato il feudo di Proto-
notaro 1395. Da lui un Nicolò ed un
Pietro, il primo cioè Nicolò, investito
di detto feudo 1416, tenne carico di
segreto e fu più volte senatore, la
di cui linea continuò sino a Nicoletta
ultima erede 1500. Il secondo cioè
Pietro, si acquistò i feudi di Longa-
rino e del Tono 1447 , e fu consi-
gliere di re Alfonso varie volte sena-
tore di Messina , e progenitore d' un
lunghissimo stipite diviso in vari ra-
mi, ne' quali sono da ricordarsi; un
Bernardo cavaliere gerosolimitano e
ricevitore di Messina, un Maurizio se-
natore ed ambasciatore, ed altri che
per brevità tralasciamo.
Arma: di rosso, con una banda di
oro, accompagnata da due gigli dello
stesso. — Tav. LX. 4.
Porro — Diviso; d'oro, e d'argento, con
r aquila di nero nascente dal diviso. —
Tav. LX. s. ('\'illabianca).
Porta (della) — Da Ruggiero della Porta
barone e signore di Vetermo, nobile
della città di Plurio trae origine, se-
condo riferisce Minutolo, questa fami-
glia, che fu portata in Palermo da
un Cipriano della Porta.
Arma: di rosso, con una torre mer-
lata d' oro, sormontata da un' aquila
spiegata di nero, per concessione del-
l'imperatore Ludovico di Baviera, e
la Ijordura composta d' oro, di nero,
d' argento e ■ di rosso. — Tav. LX. t.
Porlaro — Chiara antichissima famiglia spa-
gnuola, stabilita in Mineo , perocché
un Pierantonio Portaro (Portier) nel-
r accompagnare re Federico II dice
Mugnos . la recò in Sicilia. Questi
reso familiare del duca Giovanni figlio
del detto re per otto anni il governo
di quello stato (Mineo) si ebbe. Lo
stesso carico venne poi ai suoi di-
scendenti confirmato. Intanto un Gio-
vanni di lui figlio fu cameriere di Fé-
derico III ed un Giannantonio capitano
di Mineo 1443 , ed altri vissero no-
bilmente.
Arma: d'azzurro, con un porto marit-
timo, nella di cui estremità una torre
d' argento sormontata da tre uccelli
marini dello stesso. — Tav. LX. s.
Porlo, Del Porlo — Famiglia molto antica e
nobile di Vicenza, al dir Mugnos,
indi passata in Milano ; rèsa celebre
per una bravura d' Ippolito del Porto
capitano dell'imperatore Carlo V; il
quale guidando una compagnia di lan-
cieri nella guerra contro Federico
duca di Sassonia, nel combattimento
lo prese valorosamente per la banda,
e lo condusse prigioniero dal detto
imperatore, da cui un premio di 400
scudi annui si ebbe, il titolo di conte,
e l'uso d'inquartare l'arme di Sas-
sonia. Intanto da Vicenza come nota
Inveges appoggiato al Baronio, un
ramo di tal famiglia passò in Siciha
per un progenitore di detto Ippolito
■chiamato Nicolò del Porto, che si
313
stabili in Messina, ove si distinsero:
un Leonardo capitangenerale delle ga-
lere sotto il viceré De Vega, e si sa
che acquistò i feudi di Burraiti, Gra-
natelli e Ragalmuti; un Salvatore ba-
rone del Summatino 1456; un Andrea
capitano 1514; un Gascone investito
1518, capitano 1538, provveditore dei
r. castelli 1551, capitan di cavalleria
1552, cavaliere di s. Giacomo della
Spada ecc ; un Gaspare , che ac-
quistò il titolo di conte di Summatino,
ed un Francesco cavaliere gerosoli-
mitano 1626, come dal Minutolo.
Arma giusta Mugnos : partito; nel
1° d'azzurro, con due fasce ondate
d'argento, accompagnate nella punta
da due bande d' oro, abbassate sotto
d' una riga dello stesso; col capo di
oro caricato da un' aquila bicipite di
nero spiegata e coronata all'imperiale;
nel 2° fasciato d' oro , e di nero di
otto pezzi , con parte di corona di
verde posta in banda (per Sassonia).
Corona di conte. — Tav. LX. 9.
Porloleva — Famiglia nobile spagnuola, dice
Mugnos, il quale dà per primo ceppo
di essa un Arnaldo Portoleva genti-
luomo catalano, che venne in Sicilia
a' servigi di re Federico II da cui
n' ebbe in compenso la castellania di
Agrigento 1307. Da lui una serie di
gentiluomini distinti per carichi, e
nobili alleanze.
Arma : d' azzurro, con un leone di
oro, tenente colle zampe uno stendardo
di verde caricato da una croce d'oro
svolazzante a sinistra. — Tav. LX. io.
314
Porzio — Vedi Porco.
Pozzo Delpozzo — Chiara e d'antica nobiltà
lombarda, chiama Mugnos questa fa-
miglia, che prima della guerra civile
de' Visconti signoreggiava la città di
Alessandria della Paglia, della quale
non le rimase che una villa, ed un
castello posseduti da un Giovanni
del Pozzo gentiluomo d' onorata ri-
cordanza; di là in Milano, Cremona,
Parma, Torino, Sicilia si diffuse. Quivi
da Alessandria nel 1286 i due fratelli
Guglielmo e Giovanni vennero a' ser-
vigi di re Giacomo contro il francese
re di Napoli, indi a quelli di Fede-
rico II 1296 : se nonché il primo di ;
essi cioè Guglielmo stanziò in Mes-
sina, ove nobilmente visse, rendendosi
genitore di Filippo primo barone di
Curali 1394, e di altri illustri genti-
luomini, tra' quali un marchese Gio-
vanni del Pozzo , un Gianfrancesco
primo principe del Parco 1650 fon-
datore della commenda gerosolimitana
di Alcina in Messina, un Giarraimondo
vescovo di Estè, altro Giovanni inve-
stito 1696, la di cui linea venne ad
estinguersi in casa Papardo pel ma-
trimonio di Violante del Pozzo prin-
cipessa del Parco 1737, con Bernardo
Papardo. Intanto il secondo cioè Gio-
vanni si caso in Agrigento. Da que-
st'ultimo venne un Simone, che sta-
bili sua dimora in Palermo , ove fu
senatore 1338. Il di lui figlio Gio-
vanni fu capitano di detta città. Fio-
rirono inoltre : un Filippo barone di
Molocca 1429; un Gianluigi, che ac-
quistò le baronie di Graziano. Galli-
lauro , Montefusco, della Crucitla, e
fu signore di Grottarossa e Dahella;
un Matteo barone della terra di Motta
d'Affermo 1.587, ed altri che per brevità
tralasciamo. Epperò vanta dei cava-
lieri gerosolimitani, come un fra Luigi
priore di Pisa 1523. ed un fra Ni-
colò 1558.
Arma: in fondo d'oro, un pozzo di
rosso, attorniato da due dragoni verdi
contro-rampanti, ed affrontati con le
code annodate, e passate in croce di
s. Andrea. Corona di principe. — Ta-
vola LX. 11.
Prades — Famiglia d' antica ed alta no-
biltà aragonese, perocché scrive Inve-
ges appoggiato al Surita. 'l' infante
D. Pietro terzogenito di re Giacomo II
ne fu primo ceppo. La trapiantò in
Sicilia D. Giaime Prades ed Aras'ona
secondogenito del 3'^ conte di Prades,
allorché accompagnò il re Martino da
cui fu fatto consigliere, maestro ra-
zionale, maestro portulano del regno,
e governatore della città tU Catania.
Indi ottenne la terra di Caccaino, il
carico di contestabile di Sicilia e di
Aragona, non che l'almirantato.
Levò per nrme : inquartato in croce
di s. Andrea, il capo e la punta d'oro,
con quattro pali di rosso . fiancheg-
giato del secondo con sei gigli d'oro.
— Tav. LX. 12.
Prado — Stando all' Inveges troviamo es-
sere una antica noliile e ricca fami-
glia di Spagna, ove possedeva molte
ville, e venne illustrata da rilevanti
personaggi, tra' quali citiamo, un Mar-
tino Dies de Praclo a' servigi militari
di re Alfonso VII, da cui la villa di
Albires 1180 ottenne. Un ramo fu
portato in Sicilia da un Pietro del
Prado di Salum nel regno di Leone
Gasandosi in Palermo con la dama
Galletti, e tenendovi il carico di ca-
pitano giustiziere 1564-70-78; quale
ramo si estinse con un Francesco.
Levò per arme : di verde, con un
leone di nero. — Tav. LX. i3.
Presti <) Lopresli — Famiglia, dice Mugnos
stimata nobile ed antica nella città di
Sutera, ove i primi carichi sostenne.
Anania un Prospero Lopresti cavaliere
gerosolimitano 1585.
Arma: d'oro, con due bande di
verde. — Tav. LX. i4.
Priolo — Arma: paleggiato d'azzurro e di
argento di otto pezzi, col capo (ii ros-
so. — Tav. LX. 15. (Villabianca).
Precida — Arma: d'azzurro, con la tom^e
d' oro, sormontata da un leone dello
stesso, tenente colle zampe una ban-
diera di rosso svolazzante a destra,
e la campagna cucita di rosso, cari-
cata da uno squadro d'oro, accostato
da due rotelle dello stesso. — - Tavo-
la LX. Ili. (Villabianca).
Procopi 0 Procopio — Nobile famiglia messi-
nese, giusta ÌNIinutolo, die rammenta
un Giovansalvo Procopio, barone del
feudo di Siamaca a' servigi dell'im-
peratore Carlo V.
Arma : d" azzurro , con duo alberi
d'oro fooliati di verde. — Tav. LX. n.
315
Prosici — Famiglia messinese, come vuole
Minutolo.
Arma: di rosso, con tre sbarre di
oro, accompagnate da tre scimie dello
stesso. — Tav. LXI. 1.
Proto — Noljile famiglia j)attese, dice Mu-
gnos, illustrata da Biasio 0 Biaggio
lo Proto arcivescovo di Messina ; la
quale tenne le prime cariche della
città di Patti sin dal 1496. Un ramo
di essa scorgiamo in Milazzo , ove
nacque un Visconte Proto benedettino
vescovo di Cefalù. Viene rappresen-
tato dal marchese Flaminio Proto e
Cumbo. Sappiamo intanto di un Paolo
Proto e Foresta marchese della Sca-
letta.
Arma: d'azzurro, col capo di Pro-
teo di carnagione, barbato e orinato
di nero, uscente dal mare al naturale
movente dalla punta. Corona di mar-
chese. — Tav. LXI. 6.
ProtOjltipa — -Dal Mugnos apprendiamo es-
sere una antica e nobile famiglia ca •
tanese, di cui primo ceppo appare un
Bertrando Protopapa senatore 1426.
Vanta altri personaggi, che occupa-
rono la stessa carica. Un ramo di essa
passò in Siracusa per un Melchiorre
Protopapa.
Arma: di rosso, con un castello di
argento, sormontato da due croci pa-
pali posti in s. Andrea. — Tav. LXI. 2.
Pro\enzailO — Secondo scrive Minutolo, no-
bile ed illustre famiglia ericina, (Monte
s. Giuliano) nella quale città fiorirono un
Perno Provenzano senatore 1448; un
316
Nicolò capitano giustiziere 1449; un
Pietro barone di Cudia, che fu il pri-
mo a trasferire la sua famiglia in Tra- \
pani,
ove tenne carico di seo'reto e
di senatore 1491, ed altri.
Arma : d' azzurro, col monte di tre
cime d' oro, movente dalla punta, sor-
montato da un braccio vestito di rosso
impugnante un ramo di fior di giglio.
Corona di barone. — Tav. LXI. 3.
Prossìmone (Proximone) — Famiglia nobile
di Randazzo, come vuole Minutolo.
Arma: di verde, con una fascia di
oro. — Tav. LXI. 4.
Pucci — Stando al Villabianca famiglia no-
bile fiorentina , trapiantata in Sicilia
verso il 1570. Fiorirono : un Leo-
nardo barone del Gibbis 1707 ; un
Carlantonio investito delle terre della
Chiesa 1717; un Domenico della ba-
ronia di Monaco Soprano 1723 ; ed
un Giuseppe Egidio del feudo di san
Giuliano 1754, oggi marchesato.
Arma : d' azzurro, con un pozzo ac-
costato da un leone coronato che tira
un cato, sormontato da tre stelle al-
lineate in fascia il tutto d' oro. Co-
rona di barone. — Tav. LXI. r
Pnjades o Pugiada — v. Bajada.
PulcrÌDOllO — Arma: d'azzurro, con un ca-
priolo sormontato da due grifi contro-
rampanti e coronati , accompagnato
nel capo da una stella, ed in punta
da un giglio ; il tutto d' oro. — Ta-
vola LVI. 9. (Villabianca).
PullicÌDO — Famiglia francese, come ac-
cenna Mugnos, che la vuole portata
in Genova da un Gottardo Pollicino,
ed in Roma da un Oddo, nipote di
papa Urbano IV, a' servigi militari
di Carlo I di Napoh, da cui nel 1364
la città di Ostunibono e la signoria
d'Anglone e di Cilanza si ebbe. Un
Ruggiero , figlio del precedente per
disgusti col re Carlo lo zoppo di Na-
poli se ne passò in Sicilia, ove da re
Federico III ottenne il feudo di Ragalgio
e la terrà di Tortureti 1369; un Fe-
derico s' investi nel 1453 del casale
e feudo di Graniti in territorio di
Francavilla, il di cui figlio Pietro ebbe
i feudi di Camastra, e la terra di Ca-
stelluzzo. Vuoisi estinta.
Levò per arme: di rosso, col pulcino
d'oro. Corona di barone. — Tav. LXI. io.
PurpagliailO — Distinta nobile famiglia di
Catalogna , vuole Mugnos , e comin-
ciata da un Giovanni Guerao di Pur-
pugnano veghiero o capito.no giusti-
ziere 1420. Primo a portarla in Sicilia
fu Gabriele di Purpugnano governa-
tore di Mazzara 1517 e giurato 1533.
Un Antonio la trapiantò in Palermo.
Levò per arme : d' azzurro, con un
albero di pino verde, a tronco d'oro.
— Tav. LXI ii.
317
Ouarailla — Arma: d'azzurro, con quattro
numeri X romani di rosso, allineati in
fascia. — V. Tav. Appen. (Villabianca).
Qucrall — Antica famiglia catalana, dice
Inveges, quale un Pietro de Queralt
trapiantò in Sicilia nell' accompagnare
re Pietro 1 d'Aragona 1282. Possedè
Caccamo, Castronovo , Mazzara , Bi-
vona ed altre terre. Fiorirono : un
Pietro vicario camerlearo e consigliere
1396; un Garaldo arcivescovo di Mor-
reale 1404; ed un Galdo cameriere
di re Martino, capitano e castellano
di Palermo.
Levò per arme : scaccheggiato di
argento e di rosso di cinque file, col
capo d' oro caricato da un leone di
nero passante colla branca destra erta
coml)attente. — Tav. LXII. 2.
liros — Arma: d'argento, con due chiavi
d'azzurro passate in croce di s. Andrea,
accompagnate da quattro gigli dello
stesso, poste 2 in capo e 2 in punta,
accostate da quattro rose di rosso
poste in palo, e la bordura di rosso
caricata da 8 croci di s. Andrea d'oro.
— Tav. LXII. 3. (Villabianca).
Ragnioa — Vuole Mugnos, appoggiato ad
Elimando monaco basiliano, ed a Gio-
vanni Rivaldi — trattato della nobiltà
schiavona; che questa famiglia prenda
orio'ine da antichi baroni romani e si-
gnori della città di Ragnina, d' onde
il nome. Vanta illustri personaggi,
come a dire un Giulio vescovo di
Zara; un Filiberto vessilliere dell'im-
peratore Rodolfo d'Austria; un Gian-
basilio governatore di Marlocca, Le-
benico, Spalatro, ed altri. Fu portata
in Sicilia e precisamente in Messina
da Marco Ragnina, da cui non po-
chi distinti gentiluomini provennero.
Levò per arme: diviso; nel 1° d'ar-
gento, con tre ragni al naturale : nel
2° d' oro , con tre bande di rosso.
Corona di duca, ed elmo cimato da
un leone d'oro tenente colle zampe
una spada in atto di combattere. —
Tav. LXII. 4.
Ragusa di Mazzara — Secondo il Villabianca
Opuscoli , famiglia nobile della città
di Mazzara ove sin dal 1579 figurò
per le cariche occupate di giurato.
Un Giovanni Ragusa e Rossi fu ca-
stellano del castello di detta città e
regio maestro segreto 1745.
Arma: d'azzurro, con un monte di
tre cime d'oro, quello di mezzo ci-
mato da un castello dello stesso tor-
ricellato di tre pezzi, con una ban-
diera d' argento svolazzante a sini-
stra, ed un sole nascente d'oro. —
Tav. LXII. 7.
Ragusa di Palermo — Famiglia di Alcamo,
trapiantata in Palermo, ove secondo
40
313
riferisce il Villabianca Opuscoli, si di-
stinsero vai"! personaggi per le cariche
occupate nella magistratura.
Arma: d'azzurro, con l'aquila spie-
gata d'argento, nascente dalle fiamme
di rosso. — Tay. LXII. o.
Raineri — Tra le varie casate che fiori-
rono in Italia col cognome di Rai-
neri ne porta a buon dritto il pri-
mato quella de' conti e marchesi Rai-
neri di Perugia, dai quali è piti che
probabile discendere la nobile razza
de' Raineri di Brindisi progenitrice
di quella di Messina, secondo Mugnos
per qualche emigrazione nei tanti po-
litici sconvolgimenti e guerre civili
che agitarono la città di Perugia. De'
Raineri messinesi furono ragguarde-
voli ; Giovanni filosofo ed illustre me-
dico del re Federico, che nell'anno 1299
donogli per i suoi servigi il feudo di
Piazza Bajona nel territorio di Traina
e l'altro di Gusti ossia Carcaci; Rai-
nero tre volte senatore nobile mes-
sinese, il quale nel 1412 intervenne
ne' magistrati e magnati che presta-
rono il giuramento di fedeltà al no-
vello sovrano Ferdinando 1; Pietro
tre volte senatore 1459-61 e 66; Gio-
vanni Pietro capitano del distretto di
Messina; e Giovanni Castellano di mi-
lazzo. Si trapiantò di poi in Castro-
reale ove Pietro Raineri fu giurato
di quella città, da dove un ramo fece
novella stanza nella città di S. Lucia,
qui portato da Antonino Raineri figlio
di un barone Andreotta Raineri verso
la metta XVII secolo. Né mancò an-
cora di distinguersi in quest' altra re-
sidenza dappoicchè oltre avere eser-
citate le cariche nobili, si distinse anco
per soggetti rimarchevoli sì nelle let-
tere, che nelle dignità ecclesiastiche,
e pel titolo di barone di cui se ne in-
vestì Rainero Raineri nell'anno 1803.
Sembra estinta nella casa Galluppi
pel matrimonio della Vincenza Raineri
con il barone Francesco Galluppi.
Arma : D' oro, con un leone di ne-
ro, ed il capo d'azzurro, caricato da
tre stelle d' oro. Ma quei di S. Lucia
adottarono d'azzurro, con un sole d'o-
ro, figurato di rosso, tramontante nel
mare al naturale movente dalla punta.
Corona di barone: come si scoi'Q'e da
varie lapidi sepolcrali marmoree esi-
stenti in diverse chiese di quella cit-
tà, e nel portone del palazzo Raineri
nella strada della SS. Annunziata. —
Tav. LXII.io.
Baisi — Secondo Mugnos, famiglia nobile
di Saragozza, portata in Sicilia da un
Giammatteo Rais a' servigi militari
di re Martino da cui in compenso ot-
tenne la castellania di Bruca, e po-
scia il governo d'Augusta. Si distin-
sero in oltre; un Pierantonio maestro
razionale della Camera Reginale 1420,
ed un Gianfilippo cameriere della re-
gina Maria, e castellano della città
di Noto.
Levò per arme : d' azzurro, con un
pesce raja d' argento, posto in fascia.
— Tav. LXII. ii.
Raja — Il Mugnos riferisce essere varia
r opinione degli autori sull' origine di
di questa famiglia die si vuole dì Ge-
nova 0 di Napoli. Si sa che visse no-
bile ed assai splendidamente in Mes-
sina ed in altre città dell'Isola. Un
Lodovico e Giorgio Raja furono ai
servigi di re Alfonso nell' acquisto del
regno di Napoli: ricorda del pari un
Nicolò e un Giampietro castellani di
Castroreale, in line un Abate Raja in
Messina personaggio assai distinto.
Arma: d'azzurro, con un raggio
solare d' oro , posto in palo. — Ta-
vola LXIII. 1.
Rajadelli o Rajadellis — Famiglia catalana,
secondo Mugnos, che le dà per ceppo
in Sicilia un Luigi Rajadellis signore
della terra di Caltavuturo sotto re
Martino. Da lui un Giovanni Alfonso
e Berengario Rajadelli, che vissero ono-
rati dei primi uffici nella città di Ter-
mini loro patria.
Levò per arme: d'azzurro, con un
aquila d' oro , mirante i raggi di un
sole del medesimo orizzontale a de-
stra. — Tav. LXIII. 2.
Raniirez — Prende origine questa famiglia
secondo riferisce Mugnos, dalla Na-
varra per un Pietro Ramirez Lidalgo
descritto ne' Lidalghi di Ptoysecco.
La trapiantò in Sicilia un Bartolomeo
accompagnando il viceré duca di Me-
dina Coeli. Ne venne un Vincenzo ca-
pitano d' infonteria spagnuola, capi-
tano giustiziere di Naro indi di Ce-
falù, governatore di Bisacquino, e fi-
nalmente di Civitareale nel Napoli-
tano,
#
Levò per arme: d'argento, con un
319
leone di rosso, rampante ad un albero
di verde, e la liordura di rosso cari-
cata da otto crocette di s. Andrea di
oro. — Tav. LXIII. 3.
Rani, Raiiis o Ramo — Antica nobile famiglia
catalana , venuta in Sicilia coi primi
re Aragonesi scrive Mugnos, e dopo
lui r Inveges, i ipiali ci danno notizia
d'un Pietro Ramo straticoto di Mes-
sina 1299, di un Domenico vescovo
di Lerida e viceré del remilo 1418 ,
di un Benedetto che acquistò il feudo
di Risalaimi 1517, giurato di Palermo
1520, ed altri che furono giurati ecc.
Levò per arme: d'oro, con un ra-
mo d'albero di verde. — Tav. LXIII. 4.
Ramondclla 0 Ranioiidello— ^v. San Martino.
Raiiioiido 0 Raimondo — Famiglia nobile o-
riunda di Savona, della quale Mugnos
ricorda un Riccardo Raimondo scudiero
maggiore di re Martino stabilito in
Catania , ove tenne i primi uffici , e
fu padre di Egizio, che nel 1450 da
re Alfonso ottenne le segrezie di Pa-
lermo.
Leva per arme : scaccheggiato di
rosso e di argento, ed un leone di
rosso, coronato d'oro soprastante sul
tutto — Tav. LXIII. 5.
Rampolla — Nobile famiglia di Polizzi, de-
rivata al dir di Mugnos appoggiato
al Pisanelli dall' antica Roncioni di
Pisa, della quale Guido e Simone fu-
rono capitani delle navi pisane nella
, spedizione di Terrasanta. Fu detta
Rampolla , dal perchè Ludovico e
Gaddo Roncioni si divisero dalla loro
famiglia, che aderiva all'impero ale-
320
manno parteggiando essi per la Fran-
cia; perciò detti Rampolli, vai quanto
dire essere un rampollo solo rimasto
devoto ; ed invece del cavallo stemma
dei Rondoni presero l' arme qui sotto
descritta. Ella tenne in Pisa sin dal
1225 le primarie cariche di priore e di
anziano. Trapiantata venne in Sicilia
nel 1398 da un Prospero Rampolla,
che Gasatosi in Messina con Anna Sac-
cano generò Girolamo cav. gerosohmi-
tano. Ne venne tra gli altri un An-
tonino PvampoUa, che fu il primo a
stahilirsi in Polizzi verso l'anno 1500,
ove i suoi discendenti occuparono le
cariche di capitano giustiziere e di
giurato, ed un Antonino ottenne titolo
di conte del Tindaro nel 1730, la di cui
linea continuò sino al vivente conte
del Tindaro D. Vincenzo Rampolla ed
Errante.
Arma: d'azzurro, con due leoni af-
frontati e coronati d' oro, tenenti colle
zampe un' asta, cimata da un giglio
dello stesso. Corona di conte — Ta-
vola Lxn. 5.
RaQZano — Antica nobile famiglia jja^^rmfte-
na, giusta Mugnos, tenente le prime ca-
riche sin dal 1326. Ricordasi con onore il
vescovo Pietro Ranzano dell'ordine da
Predicatori, autore delle rinomate storie
di Palermo rimaste inedite presso la
Biblioteca Comunale di detta città.
Levò per arme : d'argento, con un
monte di tre cime di nero , sormon-
tato da un leone dello stesso — Ta-
vola. LXIII. 7.
Rau — Fiorì, dice Mugnos, questa fami-
glia in Pisa tra le nobili e ricche di
fazione ghibellina ; e poicchè aborrì la
dominazione fiorentina, con molte ric-
chezze passò in Sicilia, fermando sua
stanza in Messina, da dove poscia in
altri luoghi dell'isola. 11 primo che di
lei si à memoria si è un Francesco
Rau, da cui un Giacomo barone della
Mezza — Sigona, avendo acquistato la
metta de' fondi di Sambuca e Franca-
villanel territorio di Lentini. Commen-
dansi: un Gianfrancesco maestro ra-
zionale dal regno , indi presidente di
giustizia; un Francesco marchese della
Feria; un Simone vescovo di Patti;
un Vincenzo principe di Castrorao
1730, senatore di Palermo e maestro
portulano del regno; un Carlo liarone
di Camemi e senatore di Palermo, ed
altri.
Arma : d' azzurro, con una fenice di
argento sopra la sua immortalità di
rosso, guardante il sole d' oro, oriz-
zontale a destra. — Tav. LXll. 6.
Ravasclliera — Una delle più antiche, nobili
ed illustri famiglie italiane, derivata
dalla celebre Fieschi della Liguria, dei
conti di Lavagna, e della quale parla
Mugnos appoggiato al Ritorno. Si dif-
fuse in Napoli sotto Carlo d' Angiò
tenendosi dalla parte guelfa, perlochè
grossi stati e privilegi ottenne, pos-
seduti da' discendenti principi di Bei-
monte e Satriano in Sicilia per un
Raffaele Ravaschiera adopratosi per
la liberazione di re Alfonso , da cui
in compenso la terra di Rametta si
ebbe, il feudo di Bertolino ed altro,
che donò al nipote Giambattista Ra-
vaschiera, il di cui figlio Giacomo ebbe
da re Giacomo mutato il feudo di Ra-
metta ne' territori di Passalacqua, con-
fermandogli quel di Bertolino 1460.
Gli succedo Giannicolò suo figlio ca-
sato in Girgenti , la di cui linea si
estinse con Beatrice, sposata ad un
Inolercara nobile di Genova.
Levò per arme: bandato d'azzurro
e d' argento. Corona di barone. — Ta-
vola. LXIII. 8.
Reda — Famiglia di antica nobiltà nella
città di Trapani ove al dir di Mugnos,
rammentasi Pier Tolomeo Reda, che
da re Ferdinando il Cattolico ottenne
nel 1490 le saline di Trapani in feudo,
che furono poi costruite dal figlio
Bartolomeo 1510. A lui successe un
Giacomo, che visse nobilmente nella
sua patria, e fu padre di Francesco
Reda domenicano personaggio di grandi
virtù.
Arma : d' azzurro , con un cocchio
d'oro, tirato da due cavalli bianchi,
sormontato da tre stelle d'oro. — Ta-
vola LXIII. 9.
Reggio 0 Riggio — L'Inveges parla diffusa-
mente di questa nobilissima ed illu-
stre famiglia sparsa in Toscana, Na-
poli e Sicilia. Primo ad essere men-
tovato in Sicilia fu un Antonino Rig-
gio, padre di Pietro cittadino di Len-
tini , signore del feudo del Carmito ,
r. cavaliere, maestro razionale del real
Patrimonio. Da lui una serie d'illu-
stri personaggi stabiliti in INIessina,
Randazzo e Palermo , di essi sono
321
da rammentarsi: Nicolò capitano e ca-
stellano della terra e castello di Fran-
cavilla, non che cameriere di re Fe-
derico III; Antonio cameriere, r. ca-
stellano di Siracusa 1364 ; Farinaio
r. milite; Giuliano capitano di Paler-
mo , r. milite e r. consigliere 1496 ,
Fabrizio senatore di Palermo 1581, e
commissario generale per la fabbrica
de' ponti 1584; Girolamo abate di
s. Lucia, e cappellano maggiore del
regno 1585; Stefano capitano di Pa-
lermo 1638, pi'etore 1648, maestro
razionale 1650, marchese della Gine-
stra 1652, primo principe di Campo-
fiorito 1660, e straticoto di Messina;
Luigi primo principe della Catana
1668, maestro razionale, cav. di san
Gennaro e pretore di Palermo 1673.
Da lui due rami distinti provennero:
1° quello di Stefano Riggio e Sala-
dino di lui figlio primo principe di Jaci
s. Antonio e s. Filippo, cav. di Ca-
latrava, capitano giustiziere di Paler-
mo 1671, gentiluomo di camera di
re Carlo II 1689 e due volte pretore
1682-94. Dopo lui fiorirono: un 2°
Luigi investito di tutti gli stati di sua
famiglia 1695, cav. di Calatrava, com-
mendatore di s. Calogero, generale
delle galere del regno, capitan gene-
rale di Biscaja, viceré di Valenza,
ambasciatore del re Cattolico alla re-
pubblica di Venezia, grande di Spa-
gna di P classe, capitan generale,
ambasciatore straordinario e ministro
plenipotenziario presso la corte di
Francia, cav. del s. Michele di Spi-
322
rito di Francia e del s. Gennaro di
Napoli; un ÌNIichele balio gerosolimi-
tano, cavaliere del Toson d' Oro e del
s. Gennaro, capitangenerale delle ga-
lere, e di tutta la marina, con l'onore
di ex-vicerè di Napoli; uno 2° Stefano
principe come sopra, gentiluomo di
camera, tenente generale, comandante
il r. Castelnuovo di Napoli, ambascia-
tore alla corte di Madrid, capitange-
nerale di tutte le armi della r. corte
di Napoli , ed uno de' reggenti per
il regno nel 1751, unitamente al suo
consanguineo Michele Reggio, molto
encomiato dal di Blasi; un Carlo ca-
valiere gerosolimitano, gran croce del
r. ordine della Concezione e tenente
generale di mare delle armi di Spa-
gna; un Raifaele maresciallo di campo
in Spagna e cavaliere gerosolimitano;
un Giuseppe tenente generale gentiluo-
mo di camera cav. del s. Gennaro e Pre-
tore di Palermo 1820, epoca in cui perde
la vita essendo stato assassinato dal po-
polo tumultuante; un Andrea tenente
generale ajutante generale di S. M. gen-
tiluomo di camera, cavaliere del san
Gennaro e di altri ordini insignito, la
di cui linea continua con Giuseppe Rig-
gio e Riggio principe di Jaci e Catena.
Il 2° ramo fa quello di Antonino Reg-
gio e Saladino principe della Catena
figlio del succennato 1° Luigi inve-
stito 1681, maestro razionale, con-
sigliere e tesoriere generale flel r. E-
rario. In esso fiorirono altresì : un
Andrea investito 1 737, fondatore della
terra di vassallaggio con popolazione
detta Catenanuova nella baronia di
Melinventre, governatore della Com-
pagnia della Carità di Palermo 1738;
un Agatino vescovo di Cefalti 1752,
arcivescovo di Iconio 1755, e o'iudice
della r. monarchia, morto 1764; un
Antonio maestro notare dell' Audienza
in capite della gente di guerra di tutto
il regno, r. consigliere e tesoriere ge-
nerale della r. camera 1762, e go-
vernatore della Compagnia della Ca-
rità 1768. ed altro Agostino canonico
di Palermo ed abate di s. Giuseppe
Lo Pisano, abadia di jure patrrmatics
di casa Reggio, fondata un tempo dal
fa monsignore Andrea Reggio vescovo
O Do
di Catania e patriarca di Costantino-
poli. Ramo estinto in casa Grifeo pel
matrimonio di Antonia Grifeo e Re-
quesens con Leopoldo Grifeo , Mi-
gliaccio de' principi di Partanna.
Arma : d' azzurro , con una fascia
d' oro, accompagnata da quattro stelle
dello stesso, poste 3 al capo, ed 1 in
punta. Corona di principe. — Tavo-
la LXII. s.
Renda — D'azzurro, con una staffa d'oro
sormontata da tre stelle del medesi-
mo.—Tav. LXIII. 10.
Repesens — Famiglia spagnuola, secondo
riferiscono concordemente gli autori
nostri nobiliari, portata in Catalogna
da Carlomagno per un Requiseno prin-
cipe alemanno, fratello d' Otoger Ga-
lante principe della Lusazia. Detto Re-
quiseno fu valoroso cavaliere e fondò
in quelle contrade il cosidetto castello
Requiseno, sposando un'Ermisinda so-
rella del re di Leone, da cui una se-
rie d'illustri personaggi, bastandoci ci-
tare, un conte Guglielmo governatore
di Catalogna, ed un Luigi gran com-
mendatore di Castiglia, che fu alla
battaglia di Lepanto, governatore di
Milano, uno de' viceré de' Paesi-Bas-
si, valoroso e celebre guerriero. Intanto
ella fece in Sicilia due passaggi, uno
per un Bernardo Requesens, venuto col
carico di viceré sotto Alfonso d'Ara-
gona, e fu progenitore de' principi di
Pantelleria, conti di Buscemi e di Ra-
galmuto; il secondo passaggio per un
Berlingerio Requesens generale delle
galere di Sicilia e ceppo de' baroni
di s. Giacomo oggi estinti. Nella li-
nea di Bernardo si distinsero : un 2°
Bernardo gran cancelliere del regno,
pretore di Palermo, straticoto di Mes-
sina e capitandarme a guerra • nelle
città di Trapani e Marsala; un Anto-
nio vicario generale del regno 1598,
più volte deputato del regno, pretore
di Palermo 1611-21-28 e principe di
Pantelleria 1720; un Francesco prin-
cipe di Pantelleria 1720, deputato,
capitano di Palermo 1728 , pretore
1731, e gentiluomo di camera di Car-
lo III; un Giuseppantonio cassinese,
vescovo di Siracusa; un Giovanni ca-
pitan generale in Sardegna, cav. della
SS. Annunziata, e grancroce de' santi
Maurizio e Lazzaro, morto in Torino
1772; altro Giuseppantonio principe
come sopra 1748, tre volte deputato
del regno 1762-66-74, governatore
del Monte di Pietà di Palermo 1772,
323
conte di Ragalmuto, signore di Ven-
timiglia e Calamigna, fondatore della
terra di s. Paolo in vai di Noto; un
Luigi cavaliere gerosolimitano ed am-
basciatore dell'ordine presso il viceré
di Sicilia 1773; un Michele gentiluo-
mo di camera e cavaliere del s. Gen-
naro; ed in fine un Emmanuele ulti-
mo principe di Pantelleria, personag-
gio importante nella storia di Siciha
morto nel 1848, col quale venne ad
estinguersi questa illustre famiglia.
Levò per arme: inquartato; nel 1°
e 4° d' azzurro , con tre torri d' oro,
(per Requesens) ; nel 2" e 3" d' oro ,
con quattro pali di rosso (per Arago-
na); e la bordura dentata d'oro. Co-
rona e mantello di principe, — Tavo-
la LXIII. 6.
Resìgliano — Famiglia nobile ed antica di
Palermo, ove come dice Mugnos, tenne
sin dal 1308 le cariche di giurato e
di capitano.
Levò per arme: d'ai'gento, con un
albero di pomo verde, fruttifero d'oro.
— Tav. LXIII. 11.
Restii» — Scrive Mugnos, essere stata que-
sta una famiglia catalana, portata in
Sicilia da un Guglielmo Lopez la Re-
stìa, secretarlo del duca di Noto go-
vernatore di detta città, e castellano
perpetuo di Randazzo 1430. Notiamo:
un Giacomo capitano e segreto di Ran-
dazzo; un Paolo governatore e capi-
tandarme di Modica, il quale comprò
i feudi di Piombo, Boncompello, Ber-
dia. Anelila, Niscesa, Canicarao nel
contado di Modica, indi marchese di
324
Canicarao 1627; ed un Giuseppe mar-
chese come sopra 1633.
Levò per arme : d' azzurro, con un
guerriero posto in profilo d' argento,
r elmo chiuso , tenente colla destra
una lancia in resta. Corona di mar-
chese. — Tav. LXIII. 12.
Belano — Famiglia antica e nobile di Bi-
scaglia nella Spagna, come dice Mu-
gnos, che la vuole portata in Sicilia
da un Giovanni Retano senatore di
Palermo 1661.
Levò per arme: partito, nel 1° di
rosso, con sette pine d' oro, ordinate
3, 2 e 2 (per Poetano); nel 2° di rosso
con un albero di verde e due lupi di
oro passanti (per Biscaglia). — Tavo-
la LXIII. 13.
Reuniiludi — Secondo Mugnos, nobile antica
famiglia palermitana , riportando un
Pietro Reuniiludi giurato 1320, e da
questi una serie di distinti personaggi.
Levò per arme : di argento , con
tre lupi correnti al naturale. — Ta-
vola LXIII. 14.
Ribadeiieyra — Famigha oriunda di Galizia,
giusta quanto riferisce Inveges; indi
un ramo passato in Castiglia, ed al-
tro in Siciha. Ed in vero un Alvaro
Ribadeneyra dalla città di Ugo in Ga-
lizia venne in Palermo e quivi fu pre-
tore nel 1618, 19 e 20.
Levò per arme: d'argento, colla
croce di rosso, caricata da cinque con-
chiglie d' oro. — Tav. LXlll. is.
Ribaldi — Nobile famiglia pisana, trapian-
tata al dir del Villabianca Appendice,
da un Antonello Ribaldi see^retario
dell'Imperatore Federico II, diraman-
dosi poscia in Siracusa, Noto e Cac-
camo.
Arma: di rosso, col mare in punta
fluttuoso d'argento, sormontato da tre
stelle d'oro. — Tav. LXIII. le.
Ribasaltas o Ripasailas — Il Mugnos e l'In-
veges, convengono essere questa una
famiglia d'origine catalana, venuta in
Sicilia sotto re Martino, e diffusa in
Sciacca, Palermo, con molte ricchezze.
Fiorirono; un Giannandrea governa-
tore di Sciacca 1430; un Giovanni
conservatore del r. Patrimonio, pre-
tore di Palermo 1496, capitano giu-
stiziere 1503.
Levò per arme : d' argento, con una
rupe di nero, piantata in un mare di
azzurro fluttuoso d'argento — Tavo-
la LXIII. 17.
Riccardi — Si vuole dal Mugnos, essere una
famiglia oriunda da un duce goto al
tempo di re Totila 540, essendosi dif-
fusa in NapoH, Firenze, Sicilia; ivi
fu portata da un Bonifazio Riccardo
prefetto del real palazzo, che per ser-
vizi resi a Federico lì d'Aragona la
baronia di Mazzacalar e poi il governo
della camera Reginale ottenne, casan-
dosi in Siracusa, da dove i suoi po-
steri fecero vari passaggi.
Levò per arme: diviso, innestato,
merlato di rosso e d'oro, di sei pezzi.
Corona di barone. — v. Tav. App.
Riccio, Rizzo, Riccioli — Una delle più anti-
che celebri famiglie d'Europa, come
scrive Mugnos appoggiato al Crescen-
zi, passata da Napoli in Sicilia verso
il 1300, sotto Federico II d'Aragona.
Commendasi : un Sergio Rizzolo o
Riccio 1321, essendocchè dal detto re
ottenne poter fortificare il castello di
Trapani. Da lui vari illustri perso-
naggi che si sparsero in Palermo ,
Messina, Catania e Trapani. In Pa-
lermo per un Tommaso Rizzo 1392,
tesoriere del regno 1398, e senatore
1401; quale linea si estinse con Luigi
tesoriere 1521. In Messina per un
Giovanni, che da re Martino molti
beni ottenne, non che la baronia del
Comiso; da cui derivarono i baroni
di Ribino e di s. Giacomo , e quelli
delli Miri. In Catania per un Pietro
a' servigi del succennato re Federico
e poscia della regina Maria, dalla quale
nel 1388 ottenne titolo di remo fa-
miliare, essendo stato progenitore della
nobilissima Riccioli , che nella detta
Città le primarie cariche ha sempre
occupato. In Trapani finalmente per
altro Giovanni Rizzo progenitore esi-
mio di personaggi rilevantissimi, trai
quali sono degni di special menzione;
un Issa regio cavaliere, barone del
Grano, e per ragion di dote delle ba-
ronie di Favignana, Levanzo, Maret-
timo ; un Geronimo dall' imperatore
Carlo V creato regio cavaliere otte-
nendo conferma del suo stemma col-
r aggiunta dell' aquila imperiale ; un
Placido barone di s. Anna. Vanta inol-
tre non pochi cavalieri gerosolimitani.
Arma: vaiato d'oro e d'azzurro,
col capo del primo caricato da un
rizzo al naturale, abbassato sotto altro
325
capo d' oro caricato da un' aquila spie-
gata di nero, memlji'ata, imbeccata e
coronata d'oro. Corona di barone. —
Tav. LXIV. 5.
Rinaldi — Antica famiglia fiorentina, al dir
di Mugnos, portata in Palermo nel
1408 da un Rinardo Rinaldi nobile
di Firenze. Fiorirono : Ubertino bravo
dottore di quel tempo, promotore della
R. Gran Corto e maesti'o notare di
Palermo 1438 : Francesco senatore
di detta 1526-51; Antonio cavaliere
gerosolimitano.
Arma: d'oro, con un leone di rosso,
ed una banda d' argento attraversante
sul tutto. — V. Tav. App.
Rivarola — Chiarissima ed antica famiglia
genovese , che il Mugnos appoggiato
ad un privilegio del duca Giovan Ga-
leazzo Visconti fa derivare dalla no-
bilissima Laudi di Bologna. Secondo
poi riferisce il Villabianca Gregorio
ed Uberto Rivarola fratelli, ebbero
nel 1496, dall'imperatore Massimi-
liano privilegio di nobile del S. R. Im-
pero, colla conferma dell'arme gen-
tilizia qui sotto desci'itta, qual diplo-
ma venne poscia confermato dall'im-
peratore Carlo V. La trapiantarono
in Palermo, i fratelli Agostino e Pie-
tro Rivarola nobili genovesi verso il
1560. Ivi notiamo; Angelo barone di
RafForosso senatore di Palermo 1610,
1613, e protonotaro del regno; Ot-
tavio cavaliere gerosolimitano; Ga-
spare principe della Roccella, investito
1728, governatore del Monte di Pietà
1748-51; Francesco investito del prin-
41
326
cipato della Roccella 1764; altro Ga-
spare abate cassinese di s. Martino
della Scala, dottissimo teologo. La rap-
presenta oggi Gaspare Rivarola prin-
cipe della Roccella.
Arma: diviso; nel 1° d'oro, con
un' aquila spiegata e coronata di nero:
nel 2° d' azzurro, con un leone coronato
d'oro. Cor. di Principe— Tav. LXIV. 6.
Rizzari — Giusta quanto riferisce il Mu-
gnos, una delle antiche patrizie fa-
miglie delle città di Caltagirone e
Catania, oriunda dalla Slesia, in an-
tico appellata Nederrdo. Un cavaliere
Loffrido venuto in Italia militando col-
l'imperatore Eni'ico VI nel 1 195 ac-
quistò in premio del suo valore il go-
verno della città di Brescia, ove piantò
sua famiglia. Ne venne un Idone, che
per avere i capelli ricci, in dialetto
rizzi, fu detto Idone Rizzari. I di
lui fratelli Giovanni e Goffredo stando
al servizio militare dell' imperatore
Federico II, la recarono in Sicilia;
il Giovanni fu castellano di Traina
1243. Notiamo in oltre vari altri di-
stinti personaggi, come a dire: un 2°
Giovanni giustiziere del valle d' Enna
1253; un Odone castellano di Calta-
girone; un Manfredo castellano di Giu-
dica ; un 2" Manfredo capitano di Cal-
tagirone 1403; un Pietro ambascia-
tore della città di Catania, spedito a
re Alfonso 1434; un 3° Manfredo ca-
stellano di detta città ; altro Pietro
giurato, maestro razionale, barone di
Grano e Friddani, da cui ne vennero
i baroni di Bidamo, i chiarissimi poeti
Giannicolò ed Ottavio; un Giuseppe
duca di Tremistieri , investito 1683,
capitan giustiziere di Catania 1686,
ed altri.
Arma : d' azzurro , col palo d' oro
per concessione di re Ludovico Piò
a Ladislao Nedernio capitan di cavalli.
Corona di duca. — Tav. LXIV. 2.
Rocca 0 tarocca — Nobile famiglia arago-
nese, secondochè scrive Mugnos, sotto
re INIartino portata in Sicilia 1391 da
un Giacomo Larocca distinto cava-
liere, il di cui figlio Antonio a' ser-
vigi di re Alfonso si stabili in Mes-
sina, e fu ceppo della famiglia Larocca
di questa città, che die varii cava-
lieri, senatori, tra' quali notiamo, giu-
sta quanto riporta l'Ansalone : Nicolò
protonotaro del regno; Antonio ba-
rone de' feudi di Serradifalco , Colle
soprane e sottane. Tamburello, Ra-
cuja e Mihtello. Seguendo poi il Vil-
labianca, Pietro barone di s. Michele
primo marchese di Roccalumera, e
primo principe di Alcontres 1644, la
cui linea continuò con Caterina La-
rocca e Digiovanni, che Gasatasi con
Michele Arduino e Fui^nari marchese
della Foresta trasferì in questa illu-
stre famiglia tutti i beni e titoli della
casa Larocca, oggi rappresentata dalla
nobile famiglia Stagno di Messina. Al-
tro passaggio di questa famiglia av-
venne in Palermo, giusta quanto ri-
ferisce Mugnos , per un Francesco
Rocca valoroso cavaliere spagnuolo
nativo di Barcellona, che morto nel
1636 lasciò vari figli. Un ramo della
famiglia Larocca proveniente da quella
di Messina, sappiamo esistere in Sa-
lemi, ove vari personaggi di essa oc-
cuparono le cariche nobili di giurato
e capitano giustiziere.
Arma: di rosso, con una croce di
oro, piantata sopra un monte di tre
cime. Corona di principe. — Tavo-
la LXIV. X
Roccaberli — Consultando Marquilles, Ve-
spertillo, De Angli ed altri scrittori
spagnuoli, troviamo esser questa una
antichissima e nobile famiglia prove-
niente da sangue reale goto. Il Mu-
gnos sostiene averla portata in Sici-
lia un Dalmao Roccabert catalano pre-
fetto del palazzo della regina Costan-
za, come da una lettera dell' impera-
tore Federico II, 30 giugno 1220, da
cui ebbe concesso il castello della Zisa
di Palermo una con tutte le sue giu-
risdizioni e preminenze.
Levò per arme : d' oro con tre pali
di rosso, accostati da dodici rocchi
di scacchiere di nero, 4, 4 e 4. — Ta-
vola LXIV. 4.
Roccherio — D'azzurro, con due leoni af-
frontati e contro-rampanti ad un monte
il tutto d'oro. — Tav. LXIV. 7. (Vii-
bianca).
RodaDU — D'azzurro, con un leone d'oro
la testa rivoltata abbrancato ad un
albero al naturale. — Tav. LXIV. 9.
(Villabianca).
Rombao — Stando al Mugnos famiglia ca-
talana, in Sicilia portata da Raimondo
di Rombao signore di Villaber in Ca-
talogna. Un Luca Rombao fu milite
327
e familiare della r. Casa, capitano giu-
stiziere di Palermo 1445. Un (tu-
giielmo fu giurato 1469.
Levò per arme giusta Inveges : di
azzurro con tre fasce d' oro. — Ta-
vola LXIV. 10.
Romeo — Ilde Angil storico spagnuolo vuole
quest'antichissima e nobile famiglia de-
rivata da Bernardo duca di Sassonia
1003. Qui à luogo un curioso aned-
doto, pel quale si vede nascere per
viaggio in mezzo a svariati accidenti
un di lui figlio che pel color bruno è
detto Aquilon Romeo; di là in seguito
il cognome, perocché costui diviene
progenitore d'una serie d'illustri per-
sonaggi, come a dire i conti d'Arizzi,
i visconti d'Aleret, i signori di Rugat
che non è del nostro compito individua-
re. Epperò dal Villabianca apprendiamo
essersi un ramo di essa trasferito in
Siciha, dal perchè un Raimondo Ro-
meo miles accompagnò re Martino 1 393,
acquistato avendo la baronia di s. Mar-
tino. Il di lui figlio Francesco ne ac-
crebbe il possesso con de' casali di
s. Anna, Partinico, Glippari, Piccolo
e Floccari ; i posteri stanziarono in
Randazzo. Si distinsero: un Francesco
paggio di re Alfonso , da cui la ca-
stellania di Milazzo e la terra di Ga-
gliano 1438 si ebbe; un Giovanni ca-
stellano come sopra; altro Francesco
barone di Casalgiordano; un Bartolo-
rameo visconte di Francavilla; un An-
tonio che acquistò la baronia e terra
di MeliUi 1599; un Pierantonio barone
di Sant' Alessi; un Michele barone delle
328
Tande Regie di Randazzo; un Rinaldo
barone di Carcaci; un Ignazio barone
di Biggeni, primo marchese della pe-
nisoletta dalli Mangbisi 1685, luogo-
tenente di protonotaro del regno, e
governatore del Monte di Pietà di Pa-
lermo, la di cui linea venne infine ad
estinguersi nella no1)ile Casa Giusino.
(v. Giusino).
Levò per arme giusta il Mugnos:
d'azzurro, col bastone del pellegrino
accompagnato a destra da tre conchi-
glie poste in palo, ed a sinistra da un
ramo di rosmarino il tutto d'oro. Co-
rona di marchese — Tav. LXIV. ii.
Roniero — D'argento, con l'albero di verde
— Tav. LXV. 13. (Villabianca).
Rosa 0 larosa — Da Gerardo Rosa .potente
cavaliere bresciano dice Mugnos, trae
origine questa nobile famiglia , che
sotto l'imp. Federico II venne a sta-
bilirsi in Siracusa. Di essa fiorirono:
Maurizio Larosa castellano di Castel-
lammare di Palermo 1320; Antonio
Castellano del r. palazzo e giurato 1345;
Giovanni senatore di Palermo 1475;
Vincenzo senatore 1584, indi inviato
ambasciatore a re Filippo III 1604,
ed altri che in varie città dell'isola si
diffusero. Epperò un rampollo di essa
in Palermo esiste in Francesco Larosa
maggiore al intiro dell' esercito ita-
liano, essendoché ammesso nello squa-
drone delle R. Guardie del Corpo in
Napoli provar dovette con documenti
la sua nobiltà, e quindi la provenienza
dalla famiglia in parola.
Arma: d'azzurro, con una banda
d'oro caricata da tre rose al naturale.
— Tav. LXV. 1.
Kosano — Arma: d'oro, con la banda d'az-
zurro caricata da un leone del primo,
accompagnata da due rose al natura-
le.—Tav. LXV. 2.
Rosselli 0 Rossel — Stando ad Inveges an-
tica e nobile famiglia di Catalogna,
sparsa in Francia, Inghilterra, Italia,
e finalmente in Sicilia, ove fu portata
da un Vincenzo Rossel nel 1573; il
. quale sposatosi ad una Isabella Spe-
ciale si rese progenitore di molti il-
lustri gentiluomini, che occuparono le
nobili cariche di capitano giustiziere e
senatore.
Arma: d'argento, con un leone al na-
turale coronato d'oro. — Tav. LXV. 3.
Rosso 0 Rossi — Da Ugone Rosso, uno dei
figli di Guglielmo d'Altavilla signore
normanno, e consanguineo di re Ru-
giero, secondochè scrive Mugnos, trae
origine questa nobilissima antica e sto-
rica famiglia. La troviamo illustre in
vari punti d'Italia, e con precisione
in Sicilia, ove fiorirono: Enrico Rosso,
barone delli Martini, il di cui fratello
Goffredo,- Conte di Montescaglioso nel
Napolitano fu ceppo dei Rossi d'Ita-
lia; Rosso Rosso Conte di Sperlinga;
Enrico Conte di Aidone e Cerami; Ca-
taldo ambasciatore al re di Aras:ona
1293, e gran camerlengo del regno;
altro Rosso conte di Aidone e di Scla-
fani, barone di Cerami, Sanfiladelfo,
Scordia Sottana, Calatabiano, Monte-
rosso, Caltavuturo, Motta Santanasta-
sia, Sinagra, Militello, Saponara, Sper-
linga, Sirumi, Pietraliscia, Nucifora,
Ravagliuso, Granavilla, Graniti, Ca-
latamauro e delli Martini, grande Am-
miraglio e grande giustiziere del re-
gno, strategoto di Messina, dichiarato
padre della patria per aver salvi quat-
tro re di Sicilia dall'anarchia feudale,
non ostante aver perduto gran parte
de' suoi beni nella rivolta dei suoi co-
gnati Chiaramonti; Nicolò signore delli
Gulfi e castello di Naro, Favara, Sala-
dino, Giannone, Falsina, Faruri, Min-
tina, Fundarò e delle terre attorno la
città col mero e misto imperio, capi-
tano giustiziere e governatore perpe-
tuo di Naro, non che progenitore de'
Rossi di detta città, da' quali deriva-
rono i Baroni di Settefarini indi conti
di Sansecondo; Damiano barone di Ra-
vagliuso, Peragaggi, Bandaccino, Pi-
scopo e Cametrici, alfiere maggiore
del regno ereditario, titolo da lui tra-
smesso agh eredi di Guglielmo Rosso
oggi principi di Cerami; Guglielmo ba-
rone di Militello, Cerami e Sirumi in
Catania, da cui provennero i principi
di Cerami, alfieri maggiori del regno,
quei di Militello ed i baroni di San-
giovanni: i primi fioriscono in Cata-
nia, i secondi si estinsero in casa Gal-
lego, gii ultimi in casa Grimaldi. In-
tanto da vari documenti risulta, che .
altro ramo di questa famiglia si sta-
bih in Aci Aquilea, da dove passato
in Aci S. Antonio e Filippo, produsse
molti chiari personaggi, tra i quali:
Andrea e Filadelfo Rossi, giurecon-
sulti nel secolo XVII; Ignazio Colo-
329
nello sotto Filippo V; Leandro va-
lente giurista nel secolo XVIII, lodato
dal Decosmi, e padre di Francesco giu-
dice della R. G. Corte in Palermo,
commissario con alter ego nella città
e contado di Modica, segreto e rice-
vitore del porto in Messina ed inten-
dente di quella dogana, ascritto al pa-
triziato di Catania ed autore d' una
opera importante di dritto feudale ;
Emanuele insigne letterato e pubblici-
sta, celebre nel parlamento Siciliano
dal 1812 al I8I4, ed in quel di Na-
poli del 1820, Consigliere di Stato;
Andrea Cav. dell' Ordine di Cristo;
Giovanni Canonico della Cattedrale di
Catania, ed Andrea magistrato e cit-
tadino benemerito, deputato al Parla-
mento siciliano nel 1814, più volte
consigliere provinciale. Rappresenta
questo ramo il cav. Ignazio Emanuele
Rossi residente in Aci Catena.
Leva per arme: di rosso, con una
cometa d' oro , ondeggiante in palo.
Corona di principe. Motto Serenai. —
Tav. LXIV. 8.
Rostagni — Nobile famiglia savoiarda, tra-
piantata come dice Villabianca in Si-
cilia ne' primordi del secolo passato.
Un Gioacchino fondò una commenda
dell' Ordme Costantiniano 1782 e fu
governatore del Monte di Pietà 1791 e
1793. Porta il titolo di duca di S. Fer-
dinando.
Arma: diviso, d'azzurro e di rosso,
con sei rose d'oro, 3 nel primo e 3
nel secondo — Tav. LXV. 4.
Rota 0 De Roda — Di questa nobile fami-
330
glia catalana primo a presentai'si dal
Minatolo è un Gaspare Piiigde Roda,
signore della terra di Roda 1465; poi
un Antonino visitatore delle fortezze
del vai di Mazzara 1500. il di cui fi-
glio Giovannello dimorò in Palermo.
Segue la linea sino a Michele dimorante
in Girgenti.
Arma: d'azzurro, con una torre d'o-
ro, sormontata da due corone del me-
desimo — Tav. LXV. 6.
Rotondo — Nobile famiglia ennese (Castro-
giovanni), dice Minutolo, che le dà
per primo ceppo un Silvestro Roton-
do. Fiorirono: un Antonio 1495; altro
Silvestro giurato 1525; ed un 2*^ An-
tonio capitano giustiziere 1548.
Levò per arme : d' azzurro , con
nove stelle d'oro poste 3, 3 e 3 — Ta-
vola. LXV. 7.
Rovertero Rovertcra — Arma giusta Mugnos:
d'argento, con due fasce di rosso ac-
compagnate da tre ruote d' azzurro.
— Tav. LXV. 3.
Rovipo — Da un castello detto Rovigno
in Istria provincia d'Italia prende il
cognome questa nobile e distintissima
famigha, giusta quanto riferisce Mu-
gnos, essendocchè il primo a compa-
rire suir orizzonte deUa storia è un
Pompeo Rovigno signor di Rovigno
ambasciatore all'imperator d'Oriente
1200 per gravi affari della repubblica
di Venezia. Un rampollo di lei con
chiara nobiltà si stabilì in Liguria,
secolo XIII. Un Pietro Giulio Rovi-
gno genovese a' servigi di re Fede-
rico II col grado di grande almirante
1300 si ebbe in compenso la baronia
di Pietralonga in Sicilia , e acqui-
stò il territorio di Rieni d'unita a'
molini di Castrone vo 1301. Fioriro-
no : un Pierantonio di lui figlio fon-
datore dal monastero di S. Benedetto
in Lentini; un Corrado paggio di re
Alfonso; un Manfredo regio cavaliere;
un Giovanni, che fondò sua famiglia
in Catania e poi in Girgenti.
Arma: d'oro, con tre fasce di rosso
accompagnate da un albero di rovere al
naturale, piantato sopra un monte di
tre cime di rosso movente della pun-
ta, ed un capriolo d'argento caricato
da cinque alberetti sradicati di ver-
de, soprastante sul tutto — Tav. LXV. 9.
Rabbino o Rubbini — Antica nobile famiglia
francese, secondocchè scrive Mugnos,
che la fa derivare da un Aliprando ca-
valiere di Leone 1114. Vanta non
pochi cavalieri, come a dire: un Nicolò
capitano di quattro galere venete 1 364;
un Giulio capitano de' Veneziani 1375;
ed un Amedeo segretario di papa Mar-
tino. Fu portata in Sicilia da un Pier-
maria Rubbini sotto re Martino e la
regina Bianca col carico di maestro
razionale della Camera Reginale. Quat-
tro figli si ebbe, de' quali Corrado fu
fatto cameriere dell' infante D. Gio-
vanni. Ne vennero molti chiari gen-
tiluomini, che si sparsero in Noto ed
altre città dell'Isola. Un Nicolò fu mae-
stro portolano del regno 1429; un Gia-
como barone di S. Bartolomeo; ed i
cavalieri gerosolimitani fra Giannanto-
nio 1401, e fra Antonio 1506.
Levò per arme: d'oro, con un brac-
cio armato, movente dal fianco sini-
stro dello scudo, impugnante una picca
con due rami di verde alloro, sormon-
tata da un rubino. Corona di barone
— Tav. LXV. io.
RuflÌDO — Dagli antichi consoli romani ,
stando al Mugnos appoggiato a Ge-
ronimo Enigens, antiche famiglie ro-
mane, e propriamente dal console P.
Cornelio Ruffino anno 429 di Ro-
ma, trae origine questa rinomata fa-
miglia. Ella venne diffusa in Francia,
e in Lombardia, donde ovunque uo-
mini illusti'i e di alta tempera. Un
ramo sotto i Normanni figurò in Si-
cilia; e si sa che in Siracusa un An-
tonio Ptuffino fu giurato 1421, Rug-
giero consigliere, Enrico barone di Ca-
popassaro e di Carnami, senatore e
consigliere, ed altri.
Levò per arme : di rosso, con un
leone d' oro , tenente tre ghirlande
di verde alloro. Corona di barone —
Tav. LXV. ii.
Ruffo — Una delle più cospicue e nobili fa-
miglie napolitano, ascritta come scrive
Villabianca ne' primi sedili di Capua-
no, originaria da consoli romani, fe-
conda di porporati e di personaggi il-
lustri nelle lettere e nelle armi. Un
ramo di essa fiorì in Messina ne' prin-
331
cipi della Scaletta, incominciato da An-
tonino Ruffo, figlio di Carlo duca della
Bagnara signore di Nicosia 1650, prin-
cipe della Scaletta 1673 essendo stato
s enatore 1660el661. Fiorirono in oltre:
un Placido primo principe della Foresta
1670, della Scaletta 1678; un Antonio
principe come sopra 1710, signore di
Guidormandin , barone di Giampilieri,
del Molino, ed Artelia, gentiluomo di
re Vittorio Amedeo è poi di re Carlo ITI;
un Calogero investito dei cannati stati
1740; un Giovanni egualmente 1745;
ed un Antonio gentiluomo di camera, se-
natore 1762 e governatore degli azzurri
1763. Da tale ramo vuoisi poi deri-
vato il marchese Girolamo Ruffo mi-
nistro della R. Casa, cavaliere del
Toson d'Oro d'Austria e del S. Gen-
naro, grancroce di vari ordini, e gen-
tiluomo di camera; il di cui figlio Giu-
seppe rifulse gentiluomo come sopra, e
grancroce dell'Ordine Costantiniano.
Arma: diviso inchiavato d'argento
e di nero. Martello a corona di prin-
cipe. Cimiero : una testa e collo di ca-
vallo inalberato di nero — Tav. LXV. 5.
Ruiz — D'oro, con un leone di rosso, ram-
pante ad un albero, sradicato di ver-
de ; e la bordura di rosso, caricata da
dieci crocette di Sant'Andrea d'oro —
Tav. LXV. 12. (Villabianca).
Sabia — Da Roberto Sabi barone normanno
e siniscalco di re Carlo VII vuoisi giu-
sta Mugnos, derivata questa nobile fa-
miglia. Un Gerardo Sabia di lui figlio
la recò in Sicilia sotto re Alfonzo, dal
quale ottenne in compenso di suoi mi-
332
litari servigi il governo della città di
Nicosia; di In, i suoi posteri si spar-
sero in Polizzi, Palermo ed altre città
dell'Isola. Un Nicolò Sabia fu maestro
razionale di cappa e spada del tribu-
nale del R. Patrimonio, avendo otte-
nuto conferma dei feudi Rocca, Ge-
race, Valdilli 1474, non che del feudo
di Malpertuso 1479.
Levò per arme : d' azzurro, con una
fascia cucita di rosso orlata d'oro, ca-
ricata da due mezzelune affrontate d'ar-
gento.—Tav. LXVI. 1.
Saccano — Chiara nobile famiglia siciliana,
dice Mugnos, sin del tempo degl'im-
peratori greci dominanti in quest' Iso-
la; perocché un Arcadio Saccano pa-
trizio messinese visse l'anno 670 del-
l'era nostra. Da lui discese un Gia-
copino cavaliere, che indusse i due fra-
telli normanni Roberto e Ruggiero a
liberare la Sicilia da' Saraceni. Ne
venne una serie d'illustri personaggi
che supremi carichi della pa.tria, cioè
di Messina occuparono, tra cui un Cor-
rado 1 150, un Gualterio 1189, un Ge-
rardo 1286 straticoti; un Giovanni ba-
rone diSantostefano della Briga al ser-
vizio militare di re Ludovico; un Fer-
dmando barone di Librizzi, un Gio-
vanni barone della Torre del Giglio ;
un Angelo vescovo di Catania, ed i
cavalieri gerosolimitani: fra France-
sco gran priore di Capua e bali di
Santostefano , fra Ottavio 1547, fra
Vincenzo 1583, fra Gaspare 1592.
Arma: di rosso, con due pali di
vaio d'oro e di rosso. Corona di ba-
rone—Tav. LXVL2.
Sagariga — Distintissima famiglia catalana,
stando al Mugnos appoggiato al Mar-
quilles. Ei ci dà per primo ceppo in
Sicilia un Francesco Sagariga, che
per essersi adoperato a pacificare re
Martino co' Chiaramontani e sopra-
tutto pel suo valore e prudenza la
terra di Sortino in vai di Noto ottenne.
Arma: d'argento, con uno scoglio
di verde piantato in un mare movente
dalla punta — Tav. LXVI. 3.
Sala — Famiglia di un'antica nobiltà cata-
lana, che il Mugnos vuole fiorita in
Sicilia sin dal tempo de' primi re ara-
gonesi per un Aloisio Sala sotto Fe-
derico III, dal quale ottenne de' be-
nefici nella città di Girgenti. Sappiamo
in oltre che un Giaime o Giacomo ca-
talano passò in Sicilia con molte ric-
chezze acquistando i feudi delli Diesi
e Sparacia, padre di Giuseppe e di al-
tro Giacomo; il primo percettore del
vai diMazzara e capitandarme a guerra
di detta città 1607, il secondo capi-
tandarme. Un ramo di questa fami-
glia si conserva in Marsala.
Arma giusta il Baronio e l'uso della
famiglia: di rosso, con tre mezze co-
lonne abase d'argento — Tav. LXVI. 4.
Saladino — Antica celebre famiglia di Na-
varra, della quale scrive una storia
il Redin; perocché si sa che un ca-
valiere Navarrino per avere
nella guerra contro i Mori 1080 uc-
ciso a singoiar tenzone un Capitano
detto Saladino, da lui la famiglia prese
indi il cognome. Un Ulbertino Sala-
dino cavaliere navarrino 1393 a' ser-
vigi di re Martino la portò in Sicilia,
prendendo stanza in Palermo . ove i
suoi posteri vissero con molto splen-
dore e nobiltà, tra' quali notiamo : un
Francesco reggente nelle Spagne il su-
premo consiglio d' Italia ; un Alfonso
barone di Valguarnera; un Giovanni
vescovo di Siracusa morto in odore
di santità; un Giovanni barone delli
Milici ; ed un Pietro maestro segreto
del regno.
Arma: d'oro, con una fascia di ros- !
so, sormontata da un albero di palma |
al naturale, ed accompagnata in punta |
da una testa di Moro attorcigliata i
di rosso. Corona di barone — Tavo- !
LA LXVI.S.
Salamone o Salomone — Questa famiglia fiorì
antica e nobile nelle città di Sutera, j
Licata e Palermo ove trovasi ascritta
nella Senatoria. Trae ella orio-ine da
quel Ruggiero Salamone siciliano, fa-
moso cavaliere nel duello della Ceri-
gnuola seguito tra Spagnuoli e Fran-
cesi. Si distinsero secondo Minutolo
e Villabianca: un Paolo regio prov-
veditore delle fortezze detRegno 1469;
un Antonino prefetto di Licata e ca-
pitano di fanteria 1543; un 2° Anto-
nino barone di Pietravina 1565; un
Pompeo barone di Belvedere; un Fran-
cesco cavaliere gerosolimitano 1632;
un 3° Antonino cavaliere come sopra
1671 ; un 2° Pompeo maestro razio-
nale del r.- Patrimonio e primo duca
333
di Albafiorita 1092; ed un Giuseppe
investito 1720, govei-natore della no-
bile compagnia degli Azzurri di Mes-
sina 1736.
Arma giusta il Baronio: partito;
nel 1° d'azzurro , con tre bande d'oro;
nel 2" del primo con una sbarra d'oro,
ed un palo dello stesso soprastante
sul tutto. Lo scudo cimato da elmo,
accollato da due braccia vestite di
nero, le mani in alto tenenti il gruppo
di Salamone di nero. Motto: nec vi nec
metìi.—Tw. LXVI. e.
Salazar — Famiglia oriunda spagnuola, giu-
sta Inveges appoggiato a fra' Giro-
lamo Dicastro; portata in Sicilia da
Andrea Salazar castellano del Castel-
lammare di Palermo 1580, e pretore
di detta città 1590.
Levò per arme : di rosso con dodici
stelle d'oro 3, 3, 3 e 3— Tav. LXVI.r
Salerno — L'inveges vuole questa famiglia
originaria di Provenza, trapiantata in
Palermo ne' primi del sec. XVII per
due cugini Luigi ed Onorato Salerno,
i di cui discendenti occuparono la ca-
rica di senatore. Però dal Villabianca,
Ojniscoli, abbiamo sulla testimonianza
del p. Giovanni Fiore, Calabria Illu-
strata, che venne detta famiglia portata
in Sicilia dal nobile Giovanni Salerno
sec. XVI, lochè anche risulta dal suo te-
stamento presso notar Lojacono 1550.
Fiorirono di essa: Francesco giudice
della r. Corte Pretoriana 1609 ; Vin-
cenzo barone del Mezzograno inve-
stito 1639; Carlo governatore del Monte
di Pietà 1729 e senatore 1740; Tom-
42
334
maso portulano 1783; Cesare sena-
tore 1767 e deputato del regno 1790.
Arma giusta Inveges: d'azzurro, con
tre sbarre d'oro, col capo di rosso, ca-
ricato da tre crescenti d'argento, soste-
nuto da una riga d'oro. Corona di ba-
rone. — Tay. LXVI. 8.
Salonia — Dal Minutolo rileviamo: un An-
tonino Salonia signore di Bindicari e
nobile di Noto 1441; un Calcerano ca-
pitano e giurato di detta città lo stesso
anno; un Giuseppe barone di Reda
1529; un Battista barone come sopra
1565; ed un fra Battista cavaliere ere-
rosolimitano.
Levò per arme: d'azzurro, con una
torre d'oro aperta del campo e mer-
lata di tre pezzi, piantata sopra una
campagna di verde. Corona di baro-
ne—Tav. LXVI. 9.
Salvago — Famiglia genovese, come scrive
Minutolo , in Messina portata da un
Vincenzo Salvago, aggregato alla no-
biltà 1564. Ne venne un fra Geronimo
cavaliere gerosolimitano. Si estinse.
Levò per arme : d'argento, con un
leone di nero — Tav. LXVI io.
Salvarezzo — Antica nobile famiglia geno-
vese, che il Minutolo vuole portata in
Messina da un Pantaleo Salvarezzo ,
aggregato a quella nobiltà 1453. Si
estinse.
Levò per arme ; diviso, d'argento e
di rosso, con un leone coronato d'oro
soprastante sul tutto — Tav. LXVI. 12.
Salvo — Da un privilegio di re Filippo II
in forma autentica eseguito in Palermo
il 28 ottobre 1575 risulta, che Santo
e Santoro Salvo furono consiglieri nei
magistrati di Napoli e giudici del Tri-
bunale della G. C. in Palermo; Egidio
regio milite e cavaliere curato ; Cri-
sostomo abate cassinese. Stabilitasi in
Termini, la vediamo poscia, in Palermo
decorata del titolo di marchese di
Pietragansili. ed a nobili famiglie con-
giunta.
Arma giusta il Galluppi : d'azzurro
con un leone d'oro tenente colle zampe
una crocetta del medesimo. Corona di
marchese — Tav. LXVII.t.
Sanniartino — Da un Imperiai privilegio di
Federico II 1235, citato dal Villabianca,
p. 2^. raccogliamo essere nobile an-
tichissima famiglia « proveniente da
un Raimondo Samnartino della Gua-
scogna signore di Miger e Tourpes
cavaliere di gran valore, e che mili-
tando nelle guerre di Terrasanta fu
il primo che salito sidle mura della
santa città vi piantò lo stenday^do, onde
in memoria di sì gran fatto l' impe-
ratore suddetto gli concesse il privilegio
di potere alzare nel suo blasone V aquila
imperiale , che tiene uno stendardo
colle armi gerosolimitane. » Fu portata
giusta Mugnos in Sicilia da un Antonio
Sanmartino a' servigi militari di re
Pietro II, e di lui maggior cameriere.
Ne venne un Giacomo, padre d'Isa-
bella, che sposò un Ramcndetto San-
martino venuto anche in Sicilia con
re Martino, di lui familiare , e che in
compenso di militari servigi ottenne
il governo della reginal camera non che
molti beni: acquistò il feudo del Pardo
investitosi 1406. Da lui secondo Vil-
labianca una serie d' illustri perso-
naCT, come a dire: un Nicolò secondo
barone del Pardo, il quale unitamente
air antico cognome di Sanmartino fé
precedere quello di Ramondetto di lui
padre; un Giovanni vicario generale
nel vai di Noto; altro Raimondo 6°
barone del Pardo e di Santacaterina,
egregio letterato, reggente del Supre-
mo Consiglio d'Italia, morto 1583; da
cui un Vincenzo padre di Raimondo
primo principe del Pardo 1684, la di
cui linea continuò sino al vivente prin-
cipe Francesco Sanmartino e Spucches;
e di Giovanni duca di Sanmartino 1682
reggente del Consiglio d'Italia in Ispa-
gna, presidente luogotenente di mastro
giustiziere del Regno, il quale ebbe
due figli, Vincenzo e Raimondo. Il pri-
mo cavaliere di San Giacomo della Spa-
da duca di Sanmartino investito 1691,
govei-natore del Monte di Pietà 1692,
duca della Fabbrica 1694; linea estinta
con Isabella. Il secondo cioè Raimondo,
ceppo dei Duchi di Montalbo, nel cui
ramo notiamo: Giovan Maria Barone
di Campobello di provenienza Trigona,
e primo duca di Montalbo 1710, per-
sonaggio insigne per le occupate cariche
di maestro razionale del r. Patrimonio,
maestro portulano del Regno, tesoriere
ed amministratore generale della S. Cro-
ciata in tutta la Sicilia e sue Isole 1746,
intendente generale degli eserciti, pre-
tore di Palermo 1741-55, gentiluomo
di camera, e cav. gerosolimitano, morto
1756; Antonio inv. 1757, colonnello
335
ne' reali eserciti, pretore di Palermo
1766, gentiluomo di camera e cav.
gerosolimitano, maestro razionale del
Trib. del r. Patrimonio, morto 1783;
Stefano fratello del precedente inv.
1785, colonnello come sopra gent. di
camera, cav. gerosolimitano, gover-
natore della compagnia de' Bianchi, e
maresciallo di campo, morto 1796;
Giovanni inv. 1797, gentiluomo di ca-
mera, cav. del S. Gennaro e dell'or-
dine Gerosolimitano, capitano giusti-
ziere, colonnello de' cacciatori Licata,
morto 1837; Stefano adorno degli a-
viti titoli, gentiluomo di camera, ca-
valiere degli ordini Gerosolimitano ,
della Corona di Ferro d'Austria di 2*
classe, commendatore di Francesco I,
direttore col grado di ministro segre-
tario di Stato dei dipartimenti degli
affari Esteri, Interni, Finanze e Po-
lizia, presidente della camera dei Pari
nel 1848, direttore generale del Gran
Libro 5 governatore della compagnia
de' Bianchi, tesoriere ed amministra-
tore della SS. Crociata in tutta la Si-
ciha, ed Isole adiacenti, morto 1856;
Giuseppe fratello del precedente, mag-
giordomo di settimana, tenente colon-
nello, ed intendente di Siracusa; Rai-
mondo fratello del precedente mag-
giordomo di settimana, decorato, del
titolo di conte trasmissibile a' suoi di-
scendenti per decreto degli 1 1 mag- *
gio 1857 , consigliere della commis-
sione de' titoli di nobiltà in Napoli ,
e cav. gran croce dell'ordine Costan-
tiniano, padre del conte Stefano deno-
336
minato duca SanmavMno maggiordo-
mo di settimana, già inviato straor-
dinario e ministro plenipotenziario
presso la Corte di Spagna, cav. gran
croce degli ordini Costantiniano e
Francesco I di Napoli, d'Isabella la
Cattolica di Spagna , commendatore
con placca del Carlo ITI di Spagna ed
uflSziale dell' ordine imperiale della
Rosa del Brasile. Del defunto ultimo
duca di Montalbo Stefano Sanmar-
tino e Notarbartolo, rimangono le due
figlie Marianna, attuale duchessa di
Montalbo vedova Mule, e Maria Fe-
lice Sanmartino, in Chianello di Maria
Zappino.
Leva per arme : d' oro , con una
banda di rosso, accompagnata da due
rose del medesimo gambute e fogliate
di verde. Corona di principe. Sop-
porto l'aquila imperiale di nero al volo
abbassato coronata nelle due teste, af-
ferrante col destro artiglio lo sten-
dardo gerosolimitano — Tav. LXVI. h.
Samminal o Sanminiato — Famiglia nobile ed
illustre originaria di Catalogna e di
Aragona, come riferisce Mugnos ; pe-
rocché un Guerao e Bundo da San
Minai furono signori della villa di San
Minat sotto Carlomagno imp. Un Cal-
cerano de San Minat nell' accompa-
pagnare il re Pietro d'Aragona la
portò in Sicilia, dal quale ottenne in
compenso di militari servigi la castel-
lania di Licata con civile e criminale
giurisdizione. Da lui una scine di di-
stinti personaggi che possedettero il
feudo di Ragalmallima e Sabuci , la
baronia, di Tripi, e la terra e castello
di Palagonia.
Arma: d'argento, con tre bande di
rosso ritirate dal capo, ed un palo del
medesimo soprastante sul tutto. Co-
rona di barone — Tav. LXVI. 14.
Sancez 0 Sanchez — Antica nobile famiglia
originaria di Spagna e propriamente
della r. Casa d'Aragona vuoisi la pre-
sente, che al dir di Mugnos portata
venne in Sicilia da Rodrigo Sances
neir accompagnare re Pietro d'Ara-
gona, da cui la terra delle Grotte in
compenso ottenne. Sono da ricor-
darsi: un Pietro ambasciatore del Par-
lamento Siciliano in Saragozza per
l'elezione di Ferdinando re di Castiglia
e re di Sicilia; un Giovanni vescovo
di Cefalìi 1515; un Luigi protonotaro
del Regno 1516 e barone della Motta
di S. Anastasia; un fra' Antonio cava-
liere gerosolimitano; altro Pietro vi-
sconte di Gao'liano 1541. Si estinse
con Isabella baronessa di S. Stefano.
Levò per arme : d'azzuro, con quat-
tro bande d'oro, ed un leone di rosso
soprastante sul tutto. Corona di ba-
rone—Tav. LXVII.i.
Sandalo — D'azzurro, con una corona d'oro
all'antica, ed una sbarra del medesimo
attraversante sul tutto — Tav. LXVII.2.
(Minutolo).
Sandoval — Una delle più grandi famiglie
della Spagna , come vuole il Villa-
bianca, originaria della casa reale di
Leon, e stando al Barouio il privilegio
si ebbe di batter moneta, essendo di
tal famiglia i conti di Castro e di Au-
gusta, Adelantadi maggiori di Casti-
glia, i duchi deirinfantado e di Ler-
ma, i marchesi di Vighena, di Villa-
vezàr, i conti e signori della Ventosa,
ed i marchesi di Carasena. Un Gio-
vanni di Sandoval e Paceco, 4° figlio
di Antonio Sandoval Portocarrero si-
gnor di Carasena, la portò in Palermo
sull'inizio del sec. XVII. Da lui altro
Giovanni primo marchese di S. Gio-
vanni la Mendola 1648, primo prin-
cipe di Castelreale 1671, signor della
Mezzagrana e della Zisa. Fiorirono
dappoi secondochè riferisce il Villa-
hianca: un Diego investito 1680; un
Antonino 1704 deputato del regno e
maestrorazionale del r. Patrimonio;
altro Diego 1757, per dritto dotale
conte di Naso , duca di Sinagra , si-
gnore di Capo-d'Orlando e del fondo
Grande; un Giannantonio conte di Na-
so , letterato e principe dell' accade-
mia palermitana de' Pastori Erenei. Si
estinse in casa Notarhartolo di Sciara.
Levò per arme giusta Mugnos :
d'oro, con una banda di nero, ingol-
lata da due teste di leone del mede-
simo. Corona di principe. Sopporto due
leoni d'oro — Tav. LXVII.5.
Sanfllippo — Famiglia valenziana, portata
come dice Mugnos in Sicilia nel 1292
da un cavaliere Velasquez de Mena a'
servigi di re Federico II , da cui la
castellania di S. Filippo d'Argirò 1316
ottenne. Da lui un Ilisoldo, in dialetto
Misilisoldi, che da re Ludovico 1344
fu fatto castellano di S. Filippo d'Ar-
girò; perlochè i suoi posteri Sanfi-
337
lippo cognominaronsi. La famiglia indi
si sparse in Palermo e Piazza, van-
tando capitani giustizieri e giurati.
Commendansi: un Desiderio che acqui-
stò la baronia di Grotte 1634 e pri-
mo duca di essa 1648, cavaliere ge-
rosolimitano, uomo assai benefico per
pie opere e legati di maritaggio nella
detta città di Piazza; a lui contem-
poranea fu suor Maria Caterina morta
in odore di santità, come un fra' An-
tonio domenicano riportati dal Pirri;
un Tommaso 1650, cav. d'Alcantara,
barone di Sortavilla, governatore del
Monte di Pietà di Palermo 1698-99,
e maestro portulano del regno, nella
di cui figlia Ippolita, maritata a Vin-
cenzo Lagrua e Talamanca principe
di Carini, venne ad estinguersi questo
ramo.
Arma: d'azzurro, con un leone d'oro,
ed una banda di rosso attraversante
sul tutto. Corona di duca. — Tavo-
la. LXV1I.3.
Sansone — Antichissima famiglia italiana,
della quale il Mugnos ci dà per primo
ceppo un Sansone capitano chiarissimo
dell' imp. Onorio. Un Adriano di lui
figlio fu capitano in Milano, ove si sta-
bih ; e da esso due rami partirono ,
quello di Cipri, e l'altro di Mazzara in
Sicilia, per un Giangeronimo Sansone
cav. milanese, nipote d'un Ambrogio
Sansone ambasciatore dell'Imperatore
Carlo V, visitator generale delle for-
tezze del Regno 1536. Questo ramo si
divise anche in due; nel primo tro-
viamo i baroni di Campobianco, titolo
338
ottenuto da Girolamo Sansone 1634,
il di cui tìglio Diego fu altresì barone
della Scannatura 1694 , senatore di
Palermo 1716, la di cui linea continuò j
I
con la baronessa Luisa Sansone ve- j
dova Goessemann: nel secondo i du- i
I
chi di Gallizia volgarmente detti du- \
chi di Sansone in Mazzara. i
Arma: d'azzurro, con un leone d'oro j
in atto di abbrancare onde sollevar i
i
da terra una colonna del medesimo.
i
Corona di barone. — LXIl.e. \
Sanlagiila — Chiara, nobile, ricca originaria |
di Napoli, fu mai sempre la famiglia j
Santagata, che un Petruccio maestro
generale de' cavalieri dell'abito di San
Lazzaro, unitamente al di lui fratello \
Guglielmo, nell'accompagnare re Mar- |
tino recò in Catania. Epperò questi '
passato in Messina, ivi fondò sua fa- ;
^ _ i
miglia, che die molti distinti genti-
luomini.
Arma: di rosso, con un'ancora d'oro.
— Tav. LXIL4.
SantacoloDlba — Da' re goti, secondo ne ri-
ferisce Mugnos appoggiato al Marquil-
les grave scrittore catalano, trae ori-
gine la rinomata nobihssima famiglia
Santacolomba, cosi detta per un Ama-
lerigo visconte di Santacolomba in
Catalogna, discendente da Eumberto
figlio di Enrico re goto. Un Arnaldo
prode capitano la trapiantò in Sicilia
neir accompagnare re Martino ; indi
capitan generale della regina Bianca,
cui poscia rivolse avverse le armi
per seguire la fazione del Caprera,
mostrato avendo in quell' occasione
non poca sagacia e valore. Pel ma-
trimonio con una Ventimiglia ebbesi
la terra d' Isnello 1398; ottenne in
enfiteusi il feudo Siniscalco, non che
le baronie di Bonvicino Delbosco e di
Savoca; infine fu capitano giustiziere
di Palermo 1426. Fiorirono in oltre :
Arnaldo-Guglielmo gonfaloniere del re-
gno 1437 , investito d' Isnello 1453 ;
altro Arnaldo conte d' Isnello 1625;
Pietro investito del detto Stato d'i-
snello unitamente alla baronia d'A-
spromonte da Casa Farina rivendi-
cata, la di cui linea nella famiglia
Termine si estinse; restando un Lucio
marchese di Santacolomba 1671.
Levò per arme : d'azzurro, con tre
colombe d' argento, la prima tenente
un ramoscello d'oliva verde in bocca.
Corona di conte. — Tav. LXVII.s.
Santapau — Il Mugnos la vuole illustre e
d'un' antichissima nobiltà nella Cata-
logna, da' fratelli Ugone e Ponzio di
Santapau sotto re Pietro 1° d'Ara-
ragona portata in Sicilia. L' Ugone
comprò la baronia di Butera 1390, e
fu padre di Calcerando investito 1399,
ottenendo conferma delle terre di Viz-
zini, Licodia, e Biveri di Lentini : indi
acquistò la terra dell' Occhiala. In-
tanto si distinsero : un Raimondo in-
vestito di Butera Fulconeri, Radali,
Margaravit , Sangiovanni , terra di
Minneti, e detto Biveri di Lentini,
presidente del regno 1485-88; altro
Ugone marchese di Licodia 1509; un
Ponzio investito dello stato di Lico-
dia 1511, capitan generale e presi-
dente del regno 1516, 1540; un Am-
brogio marchese di Licodia 1542, mae-
stro giustiziere, capitan generale, pre-
sidente del Regno 1546-47 , primo
principe di Butera 1563, cavaliere del
Toson d'Oro, e stratigoto di Messina,
nella quale carica si distinse con so-
stenere l'assalto de' Turchi ; un Fran-
cesco cavaliere come sopra, ultimo
marchese di Licodia e principe di Bu-
tera, stratigoto di Messina 1567, a-
vendo comprato lo stato di Palazzolo,
che unitamente al marchesato di Li-
codia ed a' feudi Alfano, Moliseno,
Bomhiscura lasciò in testamento a Ca •
milla Santapau sua figlia legittimata
1576. È con lui che si estinse la fa-
miglia, essendo il principato di Butera
passato ad Antonia Santapau sua so-
rella moglie di Girolamo Barrese ,
marchese di Pietraperzia.
Levò per arme : fasciato , d' oro e
di rosso. Corona di principe. — Ta-
vola LXVII.9.
SaDtOCanr.le — D'azzurro, con la fascia cucita
di rosso , accompagnata nel capo da
tre stelle d'oro, e nella punta da un
mare fluttuoso d' argento. — Tavo-
la LXVIl. 10. (Villahianca).
Santoslefano — Famiglia nobile ed antichis-
sima, originaria di Biscaglia, e secondo
riferiscono il Mugnos ed il Villabianca,
un conte Sancio Diaz ne fu il primo
ceppo. 1 di lui successori acquistarono
la signoria d'Ajala; e perchè in un loro
maggiorasco nella vai di Carranza in
Biscaglia riedificarono un antica torre
gota a difesa de' Mori, essendo ivi
339
un eremitaggio dedicato a S. Stefano
dal Santo presero il cognome. Fece due
passaggi in Siciha: primo con Martino
Santostefano a' servigi di re Ludo-
vico d'Aragona, coU'ufficio di maggior-
domo , tenendo in possesso lo stato
d' Avola ed i feudi di Falconeri, Maz-
zarone, Ginestra e castello d'Arquillo;
il di cui fratello Giovanni fu in Mes-
sina gran priore dell' ordine gerosoli-
mitano nel 1361; linea estinta in casa
Reggio pel matrimonio di Caterina
Santostefano con Luisri Resalo. Se-
condo passaggio nel 1590 con Die-
go Santostefano visore della squadra
delle galere del regno e segretario del
tribunale del Sant'Uffizio di Palermo,
padre di Giuseppe Santostefano e la
Cerda cavahere d'Alcantara, barone
di Calcusa e di Fontana Murata, pri-
mo marchese della Cerda 1659, go-
vernatore del Monte di Pietà 1696-97,
e di Luigi Senatore di Palermo nel
1646. Notiamo inoltre: altro Giuseppe
investito nel 1737, colonello nel r.
esercito e governatore del castello del
Molo di Palermo; Alessio investito nel
1764 , governatore della Compagnia
de' Bianchi 1773; altro Alessio mar-
chese della Cerda, gentiluomo di came-
racon esercizio, intendente delle Provin-
cie di Messina, Lecce e Caserta, con-
sultore di Stato, commendatore dell'or-
dine di Francesco 1 di Napoli , mi-
nistro dell' Interno e poscia delle Fi-
nanze del governo provvisorio di Si-
ciha nel 1818-49; e Fulco di lui fra-
tello attuale marchese della Cerda,
340
colonello di Cavalleria in ritiro, com-
mendatore degli ordini Mauriziano e
della corona d'Italia, fregiato della me-
daglia commemmorativa per le guerre
combattute per l'indipendenza italiana.
Arma: diviso, nel 1.'' d' azzurro con
una torre d' oro piantata nel canton
destro della punta e sormontata da
un soldato in atto di suonare la troni-
tetta, accompagnata nel canton sini-
stro da un'albero di verde, dalla cui
sommità pende una catena con caldara
d'oro, e due lupi di rosso passanti in-
nanzi l'albero; nel 2° di rosso con l'a-
quila spiegata d'oro; la bordatura com-
posta di sedici pezzi il primo di rosso
colla torre d'oro, il secondo d'oro con
un leone di rosso, il terzo d" azzurro
coi tre gigli di Francia e così suc-
cessivamente. Corona di marcliese. —
Tav.LXVIII.6.
Sarei — D'azzurro, con un pesce al natu-
rale sopra un mare agitato d'argento
sormontato da tre stelle d'oro. — Ta-
vola LXVII.n. (Villabianca).
Sardo — Famiglia nobile di Lentini , a
quanto ne dice Minatolo , che le dà
per primo ceppo un Antonio Sardo,
barone della terra di Motta Camastra,
da cui altri ed il cav. gerosolimitano
fra Narciso Sardo. Altro ramo poi
scorgesi in Trapani col titolo di ba-
rone di Fontana Coperta, di cui venne
investito un Giuseppe Sardo 1720.
Arma: d'azzurro, con tre fasce di
oro, sormontate da tre gigli del me-
desimo. Corona di barone. — Tavo-
la Lxvm.i.
Sartorio — D'azzurro con un leone d'oro
rampante ad un albero al naturale
col fusto attorcigliato da un serpente
di verde. — Tav. LXVI1I.2. (Vili.)
Sarzana — Secondo rileviamo dal Montaner
Cronaca delle famiglie di Catalogna,
e dal processo dell'Ordine Gerosoli-
mitano per l'ammissione del nob. Giu-
seppe Sarzana e Fici , è questa una
delle antiche e nobili famiglie catalane
venuta in Sicilia sotto il re Martino
il giovine , per il magnifico Jorlando
de Sarzana giudice della città di Cor-
leone 1397, non che progenitore della
famiglia Sarzana di Corleone, Marsala
e Palermo, nelle quali città ha tenuto
cariche ragguardevoli, veggendosi an-
che decorata dei titoli di marchese di
S. IppoUto, di barone di Ramata, del-
l'altro di Barabino, e di conte del S. R.
Impero. Notiamo di essa : i cavalieri
militi, Pietro regio familiare consi-
gliere e castellano di Monteforte in
Sicilia; Giovanni camerario e regio
portolano di Sicilia morto in Cor-
leone 1448; Filippo Pregio milite; Be-
rengario portulano di Sicilia; ed i ca-
valieri gerosolimitani fra' Michele, fra'
Giovanni bali, fra' Pietro Paolo bali,
Giuseppe marchese di S. Ippolito, altro
Giuseppe marchese come sopra; e fi-
nalmente il conte Giuseppe Sarzana e
Fici, cavaliere di giustizia degli or-
dini Gerosolimitano , e Costantiniano
di Napoli.
Arma: d'oro, con un basilisco di
verde passante in un mare d'azzurro
Corona di marchese. Tav. LXVI.13.
Scaglione — Antichissima famiglia aleman-
na, che IMiignos appoggiato allo sto-
rico Landolfo Lauterhurgh vuole por-
tata in Italia da Uberto Scaglione po-
tente barone di Colonia, unitamente ai
di lui fratelli Rodolfo ed Enrico, i quali
ardenti di gloria militare a' Normanni
accoppiaronsi. Ed in vero dietro si-
gnificanti servigi delle cariche dal con-
te Ruggiero ottennero, cioè l'Uberto
in Abruzzo, Rodolfo in Otranto ed En-
rico in Calabria; epperò il primo ri-
tirar si volle in Sicilia, ove acquistò
la terra di Sperlinga.
Levò per arme: partito, nel 1° d'az-
zurro, con un leone d'oro; nel 2° d'ar-
gento, con tre bande di rosso, ed una
grue al naturale colla sua vigilanza, so-
prastante sul tutto — Tav. LXVIII. 3.
Scalaillbro — Famiglia, come dice Mugnos,
oriunda francese, della quale primo a
segnalarsi fu un Enrico, figlio di R,i-
naldo cavalier francese della schiatta
di re Pipino. Si sa che detto Enrico
con duemila 'fanti recatosi nel 1249
alla spedizione di Damiata cinta d' as-
sedio da' francesi, sotto quelle mura
vi fé prodigi di valore; perocché sali-
tovi il primo la prese d'assalto. Fu
per questo che la villa di Schir nel
ducato di Borgogna da re Luigi il
santo si ebbe; con assumere il cogno-
me di Scalamber, conquistatore della
muraglia, e con aggiungere al giglio
antico stemma di famiglia, la scafo i^'oro.
Ricordasi con onore in Sicilia un Filip-
po, che da re Carlo d'Angiò grossi
poderi, rendite e poi la carica di vi-
341
cario generale in vai di Pachino ot-
tenne, ivi fondando sua iamiglia. Fu
poscia creato giustiziere, barone, e ca-
stellano di Sortine. Fiorirono in oltre:
Martino barone di s. Giuliano 1387,
senatore in Siracusa 1414; Simone ba-
rone del Casale; Giovanni cappellano
del re cattolico, abbate di s. Maria della
Terrana ed inquisitore del Regno ;
Sebastiano barone di Serravalle, Gazzi
e Poggiorosso 1506 con castello; Alfio
barone delli Pozzilli 1523; Matteo re-
gio consigliere, barone delli Pozzi, Mar-
gi e Torretta con mero e misto Im-
pero, non che dell'Arbiato e di Verbo
in Caudo 1536, capitandarme a guerra
d'Agosta 1557.
Arma: inquartato; nel 1° e 4° d'az-
zurro, con una scala d'oro alta in palo,
sormontata da un giglio del medesi-
mo; nel 2*^ e 3^ con 15 punti di scac-
chiere d'oro e di rosso. Corona di ba-
rone—Tav. LXVllI. 4.
Scanimacca — Nobile antica famiglia ale-
manna, oriunda d' Alsazia ove posse-
deva sotto Carlo Marno molti castel-
li. Il Mugnos, appoggiato al Paradin
nohiliario gallino, riporta per primo
ceppo un Blascone Scanimac valoroso
cavaliere , che nella spedizione con-
tro i Mori di Spagna l'anno 755 ne
uccise 200 di propria mano; perloc-
chè quei barbari atterriti lo chssero
scanimac, vale a dire terribile ucci-
sore. Di là il cognome , in italiano
Scammacca. Ebbe 15 figli maschi ,
che si diftussero in varie contrade di
Europa; un ramo rimase in Arago-
43
342
na , da dove per un Blasco Scara-
macca si trapiantò in Sicilia . pro-
priamente in Lentini, ivi possedendo il
feudo del Murgo ed altre baronie. Ne
vennero vari distinti personaggi, tra
cui un Antonio cavaliere gerosolimitano
1 575; un Blasco barone del Murgo e pri-
mo principe di Lercara 1708; un Mario
primo duca 1708 e primo principe di Ca-
salraonaco 1725. Intanto sappiamo che
tal famiglia fiorisce in Catania, ove à
tenuto le primarie cariche, e posseditrice
delle baronie della Bruca e Crisciunà.
Arma: d'oro, con un monte di tre
cime di rosso sormontato da due leoni
affrontati e controrampanti del medesi-
mo. Corona di barone — Tav. LXIX. s.
Scandurra di Siracusa — Nobile assai di-
stinta famiglia originaria dalla Spa-
gna. Sappiamo di essa, che un Scan-
durra appartenente ad un ramo che
subì confisca da re Filippo II, rifug-
giossi in Ptoma nel XVI secolo; indi
reintegrato in Ispagna servì col grado
di capitano nell'armata reale e colle
truppe austro -spagnuole passò in Si-
cilia, ed a causa di matrimonio in
Siracusa 1669 fermò sua stanza ove
i suoi posteri un lungo patriziato so-
stennero, trovandosi ascritti alla no-
bile compagnia de' Bianchi, ed a pri-
marie famiglie congiunti. Sono a ri-
cordarsi : Santi dotto giureconsulto
morto I74I; Vincenzo colonnello dei
reali eserciti , comandante gì' Invalidi
in Sicilia, barone di S. Elia, il quale
sposòunaGiuseppa de Fages de' conti di
Rochemur appartenente ad una illustre
famiglia francese oriunda del Perigord;
Ludovico dottissimo legista; Corrado
senatore patrizio rammentato dal Ca-
podieci nella sua opera , Annali di
Siracusa; Girolamo ufficiale superiore
di cavalleria , insignito di vari ordi-
ni; Paolo intendente della provincia
di Messina, commendatore dell'ordine
mil. di s. Giorgio della Riunione, in-
signito di altri ordini, ed onorato di
lettere autografe di re Francesco I,
progenitore del vivente Paolo Scan-
durra Migliaccio residente in Palermo.
Intanto è da notarsi che il barone
Giuseppe Scandurra ed Impellizzeri
rappresenta oggi la linea primogenita
residente in Siracusa.
Arma: partito; nel 1° d'oro con due
leoni affrontati impugnanti quello di de-
stra una spada insanguinata, e quello
di sinistra una rotella anche insansfui-
nata, incrociate ad un'alabarda, il tutto
di nero, sormontati da tre stelle d'az-
zurro: nel 2° d'oro, con una banda d'az-
zurro (per de Fages.) Elmo di nobile an-
tico con lambrequini volanti d'oro, d'az-
. zurro e di nero. Si rileva da varie
antiche lapidi e monumenti nella città
di Siracusa — Tav. LXVIII.t.
Scandurra di Calania e Palermo — Di questa
famiglia conosciamo , che il vivente
Luigi Scandurra ed Epiro , figlio di
Francesco e di Giuseppa d' Epira e-
redera della baronia (h Salsetta e
Montao'na, trovasi ascritto alla nobile
compagnia della Pace di Palermo e
con decreto ministeriale de' 30 giu-
gno 1874 ottenne riconoscimento del
suo antico stemma gentilizio clie è :
d'azzurro, ad uno spadone a due ma-
ni d' argento, in palo, la punta all'in-
giìi, sormontata da tre stelle di sei raggi
dello stesso , ordinate in fascia , con
un crescente pure d' argento , rove-
sciato, atiraversante alle sommità delle
lame sotto il manico, e tenuto con le
zampe anteriori destra e sinistra ri-
spettivamente da due leoni d' oro af-
frontati lateralmente allo spadone, con
una striscia bianca svolazzante in fa-
scia sotto la punta di detto scudo,
caricato del motto Scander scritto a
lettere romane di nero. Esso scudo
sormontato da elmo d'acciaio chiuso,
liscio in pieno profilo a destra ornato
di cercine e svolazzi d' oro e di ar-
gento.—Tav. LXVIII. 8.
Scarella — L'antica nobile casa di Scarella
nella città di Savona . dice Mugnos ,
presenta per primo ceppo un Emma-
nuele 1440, sendochè i di lui ante-
nati non poche terre della Liguria
signoreggiarono. Ne venne un Ago-
stino signor di Gamesio e del castello
di Parnassio ; se non che i di lui fi-
gli Francesco. Girolamo, Emmanuele e
Stefano, coll'occasione di mercanteg-
giare in Messina trasferironsi 1502,
Francesco passato poi in Lentini 1518,
i di lui figli in Messina ristabilironsi,
ove delle cariche di molto rilievo oc-
cuparono, ^"anta dei cavalieri di Malta
e di s. Stefano.
Arma: di rosso, con un leone di
argento sbarrato d'oro di cinque pezzi.
Lo scudo sormontato da elmo di ca-
343
valiere cimato da un leone uscente
d' oro caricato da quattro sbarre cu-
cite del medesimo. — Tav. LXVIII. ;».
Scasso — D'azzurro, con una torre d'oro,
sormontata da un'aquila d"oro uscente
dalla sommità fiammeggiante di rosso,
accompagnata nel canton destro del
capo da una luna rivoltata d'argento
e nel canton sinistro da un sole fi-
gurato d'oro.— Tav. LXVIII. io. (Vil-
labianca).
ScalOZZa — Famiglia nobile di Noto, al dir
del Minutolo.
Levò per arme: diviso d'oro e di
nero, con un leone dell'uno e dell'altro
e dell'uno e nell'altro— Tav.LXVIII. ii.
Sclieglia — Nobile famiglia messinese, che
Minutolo dà per estinta. Pregiasi a-
ver dato un Eliseo Scheglia cavaliere
gerosolimitano 1585.
Levò per arme: di rosso, con una
sbarra di nero, mezzo per traverso. —
Tav. LXVIII. 12.
Scllialllni— Famiglia nobile, stando al Mu-
gnos, originaria di Germania, peroc-
ché nel Lussemburgo fu detta Schet-
zel, poi Schettin, e appo noi Schiat-
tini, che significa della medesima schiat-
ta. Vantò colà dei virtuosi cavalieri,
un rampollo per motivo di negozio
si stabilì neir isola di Scio, e di là in
Genova, da dove un Giambattista se-
colo XVI venne a trapiantarsi con
molte ricchezze in Sicilia, e si sa che
un Nicolò di lui fratello comprò la
terra di Vizzini, della quale prestati
servigi alla real corte ebbe il titolo
di duca 1649. Altro Giambattista di
344
lui figlio ebbe concesso il titolo di
marchese di s. Elia 1651 , e fu si-
o-nore della terra e marchesato della
Feria, la di cui linea si estinse colle
sorelle Brigida ed Oliva Schiattini.
Levò per arme : d'azzurro, con tre
croci di s. Andrea d' oro allineate in
fascia, accompagnate da sei stelle di
oro poste 3 nel capo e 3 nella punta.
Corona di duca. — Tav. LXVIII. w.
Scirolla 0 SirolUl (Xirotta) — Famiglia no-
bile anconitana, per come la descrive
Inveges coll'appoggio di Flaminio Ros-
si, del Baronio, Mugnos ed altri, pas-
sata in Sicilia sotto il reggimento di
re Martino con Antonio e Alberto
Scirotta, creati camerieri del real pa-
lazzo. Dal primo venne un Girolamo,
che si caso in Capua colla tiglia di
re Alfonso 1443, dalla quale ebbe un
figlio Antonio, che molto si distinse
nelle guerre di Spagna ed Italia in
favore del re cattolico, fermando sua
dimora in Palermo , ove in s. Cita
esiste di lui un magnifico mausoleo
1527. Fiorirono altresì: un 2° Ruti-
lio maestro razionale del r. Patrimo-
nio 1591, conservatore del regno 1598,
presidente del tribunale della sacra
regia coscienza 1607 , e presidente
del detto r. Patrimonio 1609, carica
che rinunziò per farsi gesuita 1614;
un 3° Antonio sotto re Filippo av-
vocato fiscale nella R. G. C. e reg-
gente il Supremo Consiglio d'Italia
1647; un Francesco figlio di detto
Rutilio primo marchese di s. Elisabet-
ta, sapiente ministro regio, che dopo
avere governata la città di Palermo
colle primarie cariche , in occasione
della peste in Nicosia abbracciò il go-
verno di quest'altra città 1626, indi
conservatore 1627 . maestro razio-
nale di cappa e spada 1634, morto
carico di onori 1647 ; un 3" Rutilio
di lui tìglio primo principe di Mon-
tevago 1641. e 2° marchese di s. E-
lisabetta, cavaliere d'Alcantara ed o-
norato non meno del padre d'impor-
tanti cariche; un Alessandro fratello
del precedente cavaliere gerosolimita-
no; ed un Saverio investito 1666, per
la di cui morte ereditò la sorella Gi-
rolama. maritata a Giovanni Gravina
duca di s. Michele, nella di cui casa
questa rinomata famiglia si estinse.
Levò per arme: d'azzurro, con una
banda sormontata da un lupo passante,
accompagnata da tre stelle, poste una
nel canton sinistro del capo, e due in
l)anda nel canton destro della punta, il
tutto d'oro. Corona di principe, cimata
da un s. Francesco Saverio in abito di
pellegrino ed il motto Te duce ad pa-
triam. — TAV. LXVIII. 5.
Sclafani — Il Mugnos sull'autorità di gravi
scrittori riferisce essere originaria ale-
manna questa nobile e distintissima
famiglia, imperciocché un prode ca-
valiere Aldizzone de Esclafan villa
sulla riva del Danubio ai servigi del-
l' imperatore Carlo Magno passò in
ItaUa, ed in compenso n'ebbe talune
ville e castelli in Lombardia. Indi un
suo discendente Giovanni Sclifano o
Sclafano. capo d'una colonia di Lon-
gobardi, venne in Sicilia a' servigi di
re Gimiielmo detto il malo, e fattosi
nella congiura di Matteo Bonelli di-
fensore della vita di detto re n'ebbe in
i?uiderdone il castello Megerio e suoi
annessi. Da costui un Goffredo, che
appare stabilito in Lentini, ove fondò
un monastero; il di cui figlio Giaco-
mo per follia fu esiliato 1 194, e passò
in Lombardia. Fiorirono intanto : un
Matteo 1° conte di Adernò 1303, conte
e signore di Sclafani 1330 , signore
degli stati di Centorbi , Ciminna e
Chiusa , potentissimo barone di quel
tempo e rivale ai Chiaramonte, morto
1354, avendo edificato in Palermo il
magnifico palazzo 1330 divenuto gran-
d' ospedale ed oggi quartiere militare
della Trinità, la chiesa e monastero
di s. Chiara 1341 di provenienza Ter-
mine , la chiesa di sant' Agostino e
quella di s. Nicolò dell' Albergarla.
Per mancanza di prole maschile la li-
nea si estinse, ed i beni e titoli pas-
sarono in casa Moncada.
Levò per arme : partito; di nero e
d'argento, con due grue dell'uno nel-
r altro. Corona di conte. — Tavo-
la LXIX. 6.
Scovedo — Famiglia spagnuola , trasferita
in Sicilia nel 1573 per un Giovanni
Scovedo , cavahere di Bisdella nelle
Asturie, col carico di contatore del-
l' arsenale di Messina, come dal Mu-
gnos.
Levò per arme: di rosso, con 5
scope d' oro, ordinate 3 e 2. — Ta-
vola LXVlll. 14.
345
Scribano o Scribani — Famiglia nobile ori-
ginaria francese, cosi denominata da
un maestro razionale in quel luogo
detto scriban sotto Ludovico Pio l'anno
857. Si sa che i re di Aragona e di
Valenza fecero molta stima di questa
famiglia passata nella Spagna, ove
sostenne cariche interessantissime, e
che circa il di lei passaggio in Sicilia
non altro ci viene indicato dal Muenos
essersi un Girolamo ed un Giovanni
Ambrogio stabiliti in quest' Isola pro-
venienti da Genova, ov' erano grandi
e ricchi signori per attendere ad affari
di regia corte. Intanto dal Villabianca
rilevasi che il detto Giovanni Ambrodo
possedè la terra baronale di Montagna-
reale in vai Demone, morto il 1665.
Arma : d' oro, con quattro delfini
neri moventi dagli angoli dello scudo,
formanti una croce di s. Andrea. —
Tav. LXIX. 1.
Secnsio — Famiglia giusta Mugnos di ori-
gine francese, venuta in Sicilia nel
tempo del conte Ruggiero. 11 primo
che di essa si fa menzione è un An-
tonino Secusio abitante in Caltagi-
rone, locchè fa fede un privilegio di
re Alfonso dato in Messina il 30 Ot-
tobre 1422. Ne vennero molti distinti
personaggi, che occuparono in detta
città le nobili cariche di giurato, e
capitano giustiziere. Fiorirono : Otta-
vio religioso francescano insigne pre-
dicatore generale dell'ordine, inviato
nunzio straordinàrio dal Papa Cle-
mente Vili . in Francia , Fiandra e
Savoja, eletto patriarca di Costanti-
34G
nopoli ed indi vescovo di Catania ove
mori 1618; Bonaventura maestrogiu-
rato del vai di Noto 1613; un Ferdi-
nando ascritto alla nobiltà di Messi-
na; Ottavio secreto di Messina 1630,
cavaliere di s. Giacomo della Spada
e primo principe di santa Flavia 1649.
Levò per arme: d'azzurro, con due
fasce accompagnate da un 5 posto in
abisso, e da due stelle poste una al
capo, ed una nella punta il tutto d'oro.
Corona di principe. — Tav. LXIX. 2.
Sedegno — Un Cristoforo Sedegno, nobile
spagmiolo fu il primo al dir di Mi-
nutolo che trapiantò sua famiglia in
Sicilia e precisamente in Modica, ove
sostenne carica di luogotenente e go-
vernatore 1544, da cui ne venne un
Francesco capitano di fanteria 1561.
Levò per arme: partito; nel 1° di
verde, con un'aquila spiegata d'oro;
nel 2" di rosso, con un castello d'ar-
gento torricellato di tre pezzi, quella
di mezzo sormontata da un guerriero
tenente una lancia alta in palo; semi-
diviso di verde con tre teste di moro
attorcigliate di rosso , e la bordura
composta d'oro e di rosso di 12 pezzi.
— Tav. LXIX. 3.
Serio — D'oro, con un destroscerio vestito
di verde impugnante una spada alta
in sbarra, accompagnato nel capo da
due gigli d' azzurro . e da tre monti
di verde moventi dal mare nella pun-
ta. — Tav. LXIX. 4. (Villabianca).
Serrovira — 11 IMugncfs sull' autorità di vari
scrittori spagnuoli ricorda essere la
famiglia Serrovira una delle più no-
bili ed illustri di Catalogna , clie ha
dato uomini chiari armati cavalieri
da Carlo INlagno al tempo della libe-
razione de' Mori. 11 primo a passare
in Sicilia fu un Calcerano Serrovira
capitano a' servigi di re Pietro di
Aragona dal quale fu eletto gover-
natore e castellano della terra e ca-
stello (li Licata 1282, non che ono-
rato del titolo di barone. Sono da
ricordarsi : un 2° Calcerano milite
sotto re Ludovico 1343 , dal quale
ebbe concesso il fiume Salso; un Vi-
tale cameriere di re Federico ; un
Francesco consigliere di guerra di
re Martino; altro Vitale castellano di
Girgenti, capitandarme a guerra 1435,
armato regio cavaliere da re Alfonso;
un Nicolò regio familiare; un Giu-
seppe barone di fiume Salso , cava-
liere virtuoso e ricco, che a sue spese
edificò in Licata un monastero di donne
dell'ordine cistcrciense; un Nicolò Gu-
glielmo cavaliere gerosolimitano as-
sai prode 1613.
Arma: d'argento; con tre conchiglie
di rosso, poste 2, 1. Corona di baro-
ne. — Tav. LXIX. t.
Sellimo — Nel novero delle più nobili ed
illustri famiglie pisane è da porre
senza meno la Settimo, derivata dai
conti Settimo antico castello nel pi-
sano, come rilevasi da una lapide del
1063, esistente nel Duomo della città
di Pisa. Vanta ella distintissimi per-
sonaggi, che in quella repul)blica fu-
rono gonfalonieri , anziani , capitani ,
potestà e vicari. Nel 1431 da un
Antonio di Settimo , già anziano e
priore 1430, trasferita venne in Si-
cilia, ove acquistò la baronia di Tavi,
il castello di Mazzara, ed a nome del
tìglio Simonetto lo stato di Giarra-
tana. Questi il carico tenne di came-
riere di re Alfonso, di maestro por-
tulano del regno, cinque volte pretore
di Palermo 1471-87, in flne strati-
coto e capitandarme di Messina 1488.
Ebbe due figli Giovanni Antonio e
Baldassare; il primo fu ceppo de' mar-
chesi di Giarratana indi principi di
Fitalia; ed il secondo de' l)aroni di
Cammaratini, che vennero ad estin-
guersi nella prima linea, come da In-
veges e Villabianca. Fiorirono di questa
famiglia in Sicilia: un Giovan Luigi di
Settimo barone della Sambuca; una
Luisa fondatrice del monastero di
Montevergine in Palermo 1409; un
Giannantonio investito dello stato di
Giarratana 1504, capitano giustiziere
di Palermo 1505, e barone di Fitalia
per ragion di matrimonio con una Cal-
vello; un Matteo capitano giustiziere
di Palermo 1510; un Michele pretore
di Palermo 1593; un Ruggiero pretore
come sopra 1631; un Girolamo investito
de' suoi stati 1656, che giovinetto
subita confisca dello stato di Giarra-
tana a causa di grave delitto, ne venne
poscia reintegrato, come dal Testa,
Auria, Caruso rilevasi; altro Rug-
giero investito 1715 principe di Ganci,
barone di Cammaratini, Misilini, Dra-
gonara , Prainito , Arcirito e Carbo-
najo, signore del Pantellarotio e San-
347
tadomenica, gentiluomo di camera con
esercizio , governatore della compa-
gnia della Pace 1728, e pretore di
Palermo 1749; un Giovanni principe
di Belmontino inv. 1752, governatore
della compagnia di Bianchi 1754, mor-
to sacerdote e frate dell'ordine di san
Francesco ; un 2° Girolamo colon-
nello ed ispettore generale dell'eser-
cito, distinto matematico e letterato,
morto 1762; un Trajano principe di
FitaUa, inv. 1763, alfiere delle guar-
die italiane e gentiluomo di camera; un
3" Paiggiero retro ammiraglio della
marina napolitana, maggiordomo di
settimana, decorato della medaglia di
oro per la difesa della r. piazza di
Gaeta 1815, gran croce del r. ordine
di s. Giorgio della Pùunione, presi-
dente del governo provvisorio di Si-
ciUa 1848, cavaliere dell'ordine su-
premo della ss. Annunziata, morto in
Malta 1863 , in(U sepolto in un bel
monumento erettogli dalla famiglia
nella chiesa di s. Domenico di Pa-
lermo ; ed un Pietro principe di Fita-
lia ec. gentiluomo di camera com-
mendatore del r. ordine di France-
sco I, ed Intendente della provincia di
Catania. Lo splendore di questa fa-
miglia accresciuto per ogni secolo da
tant'illustri personaggi è tuttavia man-
tenuto in Palermo dall'egregio Giro-
lamo Settimo e Turrisi principe di Fi-
talia e marchese di Giarratana.
Arma : d' argento, con tre caprioli
di rosso. Corona e mantello di prin-
cipe. Lo scudo in petto dell' aquila di
348
nero al volo aljbassato, armata e lin-
guata di rosso, coronata d'oro. — Ta-
vola LXIX. 7.
Siconio — Stando ad Amico, lessico topo-
grafico di Sicilia, nobile famiglia di
Calatafimi, ove fiori un Vito Sicomo
integerrimo avvocato, promotore del
r. erario e del fisco della Magna Cu-
ria , presidente del Concistoro , fon-
datore e primo barone della terra di
Vita 1615, al quale morto senza fi-
gli succede il nipote Vito figlio del
fratello Nicolò, investito 1627. Segue
la linea sino a Giacomo investito 1736.
Questa famiglia esiste in Trapani.
Arma: d'oro con un albero di pino
sradicato al naturale , accompagnato
da un sole di rosso, orizzontale a de-
stra. Corona di barone. — Tav. LXIX. a
Sidoti — Il ^Nlugnos fa derivare questa no-
, bile ed antica famiglia dalle Astu-
rie, dandole per primo ceppo im Gue-
rao de Sidot; da cui un Alfonso Si-
doti, che da re Giovanni d'Aragona
il 1443 fu di là proposto a governa-
tore della città di Patti, ove si sta-
Inlì. La famiglia indi tenne le nobili
cariche di giurato e di capitano giu-
stiziere. Un Giandomenico passò in
Mineo, da lui un Stefano luogotenente
del s. Officio e capitandarme straor-
dinario del regno. In fine un Nicolò
la trapiantò in Palermo.
Arma : di rosso, con sei stelle d'ar-
gento ordinate 3 e 3. — Tav. LXIX. io.
Siglier 0 Insigner — Famiglia nobile cata-
lana, di cui un ramo al dir di Mu-
gnos passò in Messina per un Fran-
cesco Signor 0 Insigner, qual maestro
di prova della zecca del regno 1444.
Arma : d' azzurro, con una croce di
oro , accantonata da quattro corone
del medesimo. — Tav. LXIX. il
Signorino — Dal Mugnos apprendiamo es-
sere questa una nobile famiglia mes-
sinese , di cui primo ceppo ricordasi
un Rainero Signorino, che da re JNIar-
tino in compenso di suoi servigi beni
e rendite in detta città 1405 otten-
ne. Ne vennero un Biasio, che possedè
le Saline del Pantano Grande , un
Pietro molto accetto a re Alfonso ,
ed un Silvio , investito de' feudi di
Cattaini e Foresta Vecchia 1594. Vanta
in oltre un Francesco senatore, ed un
Zenobio cavaliere gerosolimitano 1585,
come dal Minutolo , che la vuole e-
stinta.
Levò per arme : d' azzurro , con
una banda d' oro, sormontata da un
leone passante del medesimo. — Ta-
vola LXX. 1.
Sigona — Antica nobile famiglia aragonese,
che tolse nome dalla villa de Sigon
presso Daroca. Intanto Mugnos ci fa
sapere che un Giovanni Andrea Si-
o'ona cavaliere aragonese co' suoi due
figli Silvio-Andrea e Pellegrino ac-
compagnò re Pietro nell' acquisto di
Sicilia, e che detto Pellegrino in com-
penso di militari servigi molte ren-
dite ed i territori di Marziliano in
Lentini si ebbe, jure francorum in-
feudandoli 1291 col titolo di primo
barone della Sigona. Ne venne Fe-
derico 2" barone della Sigona 1343;
altro Pellegrino creato da re Fede-
rico Il maestro razionale del regno ;
Simone barone come sopra e sena-
tore in Catania 1427-37; Enrico, che
per avere in tre mesi con 200 soldati
propri soccorso re Alfonso nelle guerre
di Napoli, n' ebbe il carico di governa-
tore della Camera Reginide 144S uni-
tamente alla baronia del Pantano 1452;
acquistò altresì il feudo di Monte Pel-
legrino in territorio di Buscemi 1455.
Notiamo in oltre : un Eusebio cava-
liere gerosolimitano 1574; un Giovan
Simone ed altri che furon giurati e
capitandarmi.
Arma: d'oro, con due leoni di ros-
so, affrontati e controrampanti ad un
albero di palma verde fruttifero del
campo. Corona di barone. — Tavo-
la LXX. .
Silipigni — Famiglia originaria di Ravenna,
trapiantata in Messina da un Anto-
nino Silipigni capitano nelle truppe
di re Filippo II di Spagna. I discen-
denti di costui presero stanza nella
città di Castroreale, ove occuparono
tutte le nobili cariche. Altro Antonino
al cominciare di questo secolo la ri-
stabilì in Messina, avendo qui spo-
sato la signora Giuseppa Cianciolo
ereditiera del titolo di barone della
Terza Doa;ana di Catania. Sostenne
gli uffici di assessore del Gran Prio-
rato di Malta, di avvocato fiscale as-
sessore straordinario del senato e di
giudice della R. Gran Corte ; ed in
considerazione dell' antica nobiltà di
sua famiglia, che provò con regolare
349
processo, e de' suoi personali meriti;
il detto Senato con privilegio, 2 set-
tembre 1812, lo aggregò ai nobili
messinesi in uno a' suoi discendenti.
Da lui un Felice barone Silipigni, che
ha occupato onorevolissime cariche,
tra le altre quella di Sindaco di Mes-
sina e di Sottintendente in Patti.
Arma giusta Galluppi : d' azzurro ,
con tre pini al naturale, nodriti so-
vra un terrazzo dello stesso, sormon-
tati da tre stelle d' oro ordinate nel
capo. Elmo e corona di barone. Di-
visa : Ut solae pini usqiie ad sydera.
— Tav. LXX. 3.
Silva — Antichissima ed assai nobile fa-
miglia spagnuola, che Inveges vuole
sparsa in Portogallo, Napoli e Sicilia,
ove fu portata da un Ferdinando de
Silva cavaliere portoghese, unitamente
ad Andrea de Silva ed Alarcon di lui
parente. Detto Ferdinando disposata
una Giovanna de Marinis divenne mar-
chese della Favara 1559. Fu altresì
deputato del regno, presidente e ca-
pitan generale 1559-60; non ebbe fi-
gli. Continuò però la linea di Andrea,
della quale commendansi; un FréUi-
cesco de Silva capitano di Fanteria,
cinque volte senatore di Palermo e
sindaco di detta città; ed un altro An-
drea cavaliere di s. Giacomo della
Spada, e capitano di fanteria.
Levò per arme : d' argento, con un
leone di nero. Corona di marchese. —
Tav. LXX. 4.
Silvera — Da un Enrico, fìgliuol naturale di
re Alfonso I di Portogallo, trae ori-
44
350
gine dice Mugnos la nobile famiglia
Silvera, così denominata dalla villa e
contea de Silveyra accordatagli dal pa-
dre. Pregiasi aver dato capitani, mag-
giordomi maggiori , consiglieri , gran
cancellieri, presidenti ed ambasciato-
ri. Da essa derivarono i conti di Sor-
tella, di Gois, di Sacerdos, ed i mar-
chesi di Sobrera Fernosa. Un Rode-
rico Gomez de Silvera de' conti di
Sacerdos la portò in Sicilia col carico
di commissario generale della caval-
leria leggiera del regno, e fu pretore
di Palermo 1585. Ne venne un Luigi,
che fu giurato 1622.
Levò per arme: d'argento, con tre
fasce di rosso. Corona di conte. —
Tav. LXX. 5.
Simone — Secondo gli autori Giliberti e
Paradin, trae origine cpxesta nobilissi-
ma famiglia da' signori della Rocca
de Simon nel ducato d' Angiò. Un 0-
livero de Simon nell' accompagnare
re Cai'lo d' Angiò la portò in Tra-
pani, di cui fu fatto castellano. Ne
vennero molti distinti personaggi, che
si sparsero in Mazzara e Palermo oc-
cupando le cariche di giurato, sena-
tore e capitano giustiziere. Notiamo
intanto un Giovanni castellano di Monte
Erice 1506; un Simone capitandarme
di Marsala 1520; un Giannicolò vi-
sitatore generale delle fortezze del re-
gno e capitandarme delle città e ma-
rine orientali nel vai di Noto 1537.
Arma: d'azzurro, con un leone d'oro,
mirante i raggi d'un sole del medesimo
orizzontale a destra. — Tav. LXX. 7.
SiQOZieri — -Famiglia nobile terminese, stan-
do a Mimitelo.
Arma: diviso; nel 1° è un mare
agitato d' argento , con un' ancora di
oro; nel 2° d'azzurro, con tre stelle
d'oro allineate in fascia. — Tav. LXX. 8.
Sirapsa — Fiorì assai nobile in Ispagna,
dice Mugnos, la famiglia Siragusa o
Saragosa, così denominata da un cava-
liere, che il jrnmo dì tutti da poter
de' Mori la fortezza della città di Sa-
ragozza d' Aragona tolse. La portò in
Sicilia un Tommaso Sirasrusa, che fu
barone di Vizzini 1283 , da dove ,
stando ad Inveges, si diffuse in Pa-
lermo, Noto e Sciacca, producendo
una serie di distinti personaggi , che
oltre le primarie cariche ivi occupate
possedettero le baronie di Muscia, Ca-
stelluzzo e Floridia. Meritano intanto
speciale menzione : un Antonio reg-
gente del Supremo Consiglio d'Italia
in Ispagna 1558; ed un Carlo cava-
liere d'Alcantara e capitano giustiziere
di Palermo 1630-31.
Arma : d' azzurro , con un castello
d'argento, torricellato di tre pezzi. Co-
rona di barone. — Tav. LXX. 9.
Sitajolo — Secondo Vuanpenbuch scrittore
delle famiglie germaniche, la Sitayol-
lio visse chiarissima nella Svevia sotto
l'imperatore Ottone II, mercè la si-
gnoria del castello Sitayollio, d'onde
il cognome. Un Gerardo la portò in
Pisa 1090, ove i di lui discendenti
occuparono le prime cariche di quella
repubblica. Venendo alla Sicilia sap-
piamo dal Mugnos che un Roberto
Sitayolo 0 Sitajolo dall' iuipei'atore
Federico II fu nominato gran .sini-
scalco del regno 1238. Dopo lui si
distinsero : un Micola Giovanni ves-
silliero di re Alfonso , capitandarme
e vicario generale delle città e terre
marittime; un Girolamo capitano dei-
Tarmata marittima di Pisa e di Si-
cilia, governatore della Camera Re-
ginale; un Gian Vincenzo maestro ra-
zionale, ed altri che in Palermo tiau-
rarono nella senatoria.
Arma: di rosso, con una l)anda di
argento, ed una sbarra d' oro sopra-
stante sul tutto, accompagnate da una
stella d' oro nel capo e da altra d'ar-
gento nella punta. Lo scudo cimato
da elmo di nobile. — Tav. LXX. g.
SniorlO — Famiglia nobile messinese, stando
al Minutolo. che la vuole fregiata di
una serie di cavalieri gerosolimitani.
Arma : di nero , con cinque ver-
ghette d' oro, ed un bastone del me-
desimo posto in banda attraversante
sul tutto.— Tav. LXX. io.
Solilo — La famigha Solises (sic. Solito),
dice Mugnos appoggiato a Tolomeo
Luca scrittore delle cose di Spagna,
visse da gran tempo illustre in quella
penisola non che divotiijsima alla corte
di re Pietro II d'Aragona. Un Pier-
garsia Solises o Solito sotto re Gia-
como d'Aragona la portò in Siciha,
ove il carico si ebbe di governatore
di Siragusa e di castellano di Jaci,
ivi morto combattendo contro i fran-
cesi. Da lui una serie d'illustri per-
sonaggi, come a dire: un Blasco go-
351
vernatore di Siragusa; un Giovanni
cameriero dell'infante Violante mo-
glie del duca Roljerto di Napoli , e
ceppo della linea Solito di questa cit-
tà; un Pietro maestro razionale sotto
la regina Maria; un Garibaldo giudice
e capitano di Termini 1406; un Vin-
cenzo capitano giustiziere di detta città
sotto Carlo V imperatore; ed un Giu-
seppe giurato , capitano giustiziere ,
segreto , governatore e promaestro
portulano di Sciacca e Girgenti.
Arma : d' azzurro, con un sole fi-
gurato d' oro. — Tav. LXX. 12.
Sollillia — Un cavaliere tedesco detto Sol-
lima, dice Mugnos, die origine a que-
sta nobile famiglia 1232; la quale in
Messina vanta de' senatori. Epperò
ella si divise in due rami, Sollima de-
gli Orinali e Sollima de' Merli, assai
cospicui e fregiati di cavalieri gero-
solimitani. Intanto segnaliamo: un An-
tonino Sollima degli Orinali senatore
di Messina 1513, protonotaro del re-
gno e segretario del viceré; un Giu-
seppe piimo marchese di s. Marina
1648, governatore della Compagnia
de' Bianchi di Palermo 1661.
Arma: d'azzuro, con tre bande di
argento caricate da dieci pignatte di
solimato, poste 3, 4 e 3. Corona di
marchese. — Tav. LXX. 11.
Sollima (le Merli — d' oro, con due bande di
rosso, la prima portante un merlo del
medesimo. — Tav. LXX. 13.
SorlillO 0 Sciorlino — Antica e nobile fami-
glia di Noto, al dir del Mugnos, de-
rivata dalla Orsini di Roma che le
352
dà per primo ceppo un Mainetto Or-
sino signore della terra di Sortine
d' onde il nome. Vanta altresì un Ri-
naldo straticoto di Messina, e molti
cavalieri gerosolimitani.
Arma : bandato d' argento e di ros-
so , col capo d' argento , caricato da
una rosa di rosso, sostenuto da una
trangla cucita d'oro ; caricata di una
anguilla serpeggiante d' azzurro. Co-
rona di barone. — Tav. LXXIII. 4.
Spadafora — Da un Basilio Spadafora ca-
pitano della guardia dell' imp. Isauro
Comneno prende origine dice Mugnos,
questa nobile anticbissima femiglia gre-
ca, che portò in Sicilia onorata del carico
di esarca 1058. Aderendo a' baroni nor-
manni, Basilio tolse in moglie Umfrida.
figlia di Umfrido normanno, dalla quale
coppia ne venne un Rolierto, un Rug-
giero ed un Corrado . dal duca Ro-
berto e conte Ruggiero loro zii te-
nuti al sacro fonte, riusciti essendo
valorosi guerrieri tanto da fare im-
mensa strage de' Mori. In Sicilia sono
a ricordarsi: un Corrado castellano del
Salvatore di Messina, ove stabilì sua
famiglia; un Enrico castellano del Ca-
stellammare di Palermo 1 1 36, e ceppo
della famiglia Spadafora di detta cit-
tà; un Ruggiero signore di Ciminna.
Vicari, Caltavoturo; altro Corrado va-
loroso cavaliere nel torneo di Bar-
letta; un Damiano eletto barone da re
Pietro I d'Aragona 1283; altro Rug-
giero giustiziere del vai di Castro-
giovanni e Demone 1364; un Fede-
rico castellano e governatore di Taor-
mina 1391, consigliere e maestro ra-
zionale 1399, che servendo la veneta
repubblica il titolo di nobile veneto
per se e suoi 1409 acquistossi; altro
Federico da re Alfonso eletto maestro
razionale del real Patrimonio , indi
per servigi resi all' Ordine di Malta
il privilegio si ebbe della croce in
'per'petmtm nella linea maschile e fe-
minile, quale si estinse in casa Bardi;
un Annibale vescovo di Mazzara 1485;
altro Annibale archimandrita di ]\Ies-
sina; un Domenico beato, dell'ordine
de' Predicatori 1521; Angehco, Bar-
tolomeo, Giuseppe , Placido e Tom-
maso letterati tutti di qualche rino-
manza. Intanto sappiamo che dal cen-
nato Corrado castellano di Messina
due rami assai cospicui, per signorie
feudali per eminenti uffizi di capitani
giustizieri, senatori, pretori e genti-
luomini di camera, derivarono : 1" i
principi di Maletto, e di Venetico, mar-
chesi di s. Martino , baroni di Maz-
zarrà, della Cavalleria, Pirago, Per-
sinaci e della Vigna del Re, ramo e-
stinto in casa Ascanso; 2° i principi
di Spadafora, duchi di s. Pietro, mar-
chesi di Policastrello e di Carletto,
conti d' Andria, baroni delli Carriaggi
di s. Pietro, signori del Mortellito,
Treponti, Pedalacia, Terra del Bor-
donaro, Fiume Cerramo, Magnavacca,
Torre Spagnola, oggi in persona del
principe Muzio Spadafora residente in
Marsala.
Arma : di rosso , col braccio de-
stro armato movente dal fianco sini-
stro dello scudo, impugnante una spada
d' argento alta in isbarra. Elmo e co-
rona di principe. — Tav. LXXI. 5.
Spallella — Un Filippo Spalletta fu il pri-
mo, dice Mugnos, che illustrò questa
famiglia, meritando pe' suoi militari
servigi molti beni nel territorio di
Sciacca 1394, ove tenne l'ufficio di
segreto.
Arma: d'argento, con una banda
d' azzuro. — Tav. LXX. 14.
Spallolla — Giusta Minutolo famiglia no-
bile palermitana, di cui primo a ri-
cordarsi è un Antonino Spallottal324,
abitante in Piazza ed in Mazarino. Un
Roberto fu barone di Formica 1347.
Arma: di verde, con un leone di
oro tenente una spada d'argento guer-
nita d'oro, alta in palo. Corona di
barone. — Tav. LXXI. i.
Spanò — D'oro, con un leone di nero, ram-
pante ad una palma al naturale ac-
compagnata nel canton destro del capo
da una crocetta di rosso. — Tavo-
la LXXI. 2. (Villabianca).
Speciale — Ne' volumi del Villabianca tro-
viamo assai nobile ed antica questa fa-
miglia, illustrata da un Nicolò Speciale,
che scrisse del Vespro. Fu questi viceré
del regno 1424, conseguito avendo gii
stati di Paterno, Spaccaforno, Castel-
luzzo, Graneri, Cassibile, Sammarco,
Celso, Monteclimito e Cipulla, morto
in Noto 1444. Un Pietro fu altresì
viceré del regno 1448, signore d'Al-
camo e Calatafimi, maestro razionale
del regno e pretore di Palermo 1461.
Intanto un Vassallo di lui fratello fu
353
inviato ambasciatore di Sicilia a re
Giacomo d'Aragona; un Andrea duca
di Valverde e Bologna 1728, due volte
superiore della Compagnia della Carità
di Palermo 1737 e 1740, governatoi'e
del Monte di Pietà 1749; un Giuseppe
onorato delle stesse cariche del padre,
e de' titoli di duca di Valverde, infine
signore dei feudi di Ducco, Aquila e
Gemaria in vai di Mazzara.
Ainna giusta Mugnos: di verde, con
una banda d' oro , caricata da una
branca di leone di rosso accompagnata
nel canton sinistro del capo da una
stella d' oro, di otto raggi: Corona di
duca. — Tav. LXXL 6.
Spinelli — Nobihssima famiglia napolitana,
in Sicilia portata dice Mugnos dai due
fratelli Matteo e Giacomo Spinelli del
ramo dei principi di Scalea, stabiliti
essendosi in Piazza, ove estinto il ra-
mo di Matteo fermo rimase quello
dell' altro, che fu progenitore de' ba- '
roni della Scala, delli Friddani e della
Barrerà, quali vantano una serie di
capitani giustizieri, giurati e senatori
nelle città di Piazza, Caltagirone e
precisamente in Palermo ove in atto
viene rappresentata da Andrea Spi-
nelli e Reggio barone della Scala.
Arma: d'oro, con una fascia di ros-
so, caricata da tre stelle del campo.
Corona di barone. Lo scudo accollato
dell' aquila spiegata di nero. — Ta-
vola LXXI. 3.
Spinola — Una delle quattro più nobili ed
illustri famiglie di Genova é la Spi-
nola, di cui un ramo ah antico fiori
354
in Sicilia coli' ufficio di maestro por-
tulano del regno. Così dal Mugnos.
Arma: d'oi'o, con una fascia scac-
chefirmata di rosso e d' argento di tre
file, sormontata da una spina di Ijotte
(spillo da' Toscani) di rosso. — Ta-
vola LXXI. 4.
SpÌDOtlo — Famiglia genovese, della quale
il Villaijianca ci presenta un Giovanni
Spinotto console di quella repubblica
morto 1750; ed un Antonio di lui figlio
regio consigliere, investito de' feudi
di Tuzia 1740, di Butti e Mangialiviti
1747, barone di Marcatobianco 1750.
Arma : d' oro. col tronco d' albero
spinoso al naturale. — Tav. LXXII. 3.
Spoto — D'azzuro, con due leoni coronati
d'oro aff'rontati e controrampanti ad
un albero al naturale. — Tav. LXXII. 4.
(Villabianca).
Spucclies — Antica nobile famiglia spagmio-
la, che come dice il Villabianca pregiasi
riconoscere la stessa origine di quella
del gran maestro di Malta Raimondo
Despuig di Majorca. Fiorirono di essaia
Sicilia: il gesuita p. Spucclies, insigne
predicatore 1649; un Vespasiano barone
di Calamonaci, deputato del regno
1588, da Mongitore commendato; un
Biagio chiarissimo presidente del real
Patrimonio e duca di s. Stefano di
Briga per la moglie M. Agata A-
niato; un Antonio commendatore e
cavaliere gerosolimitano ; un Giam-
battista duca di s. Stefano 1753, ba-
rone di Kaggi, signore del castello di
Schisò ; altro Antonio duca di Cacca-
mo, gentiluomo di Camera, gran croce
dell' Ordine Costantiniano , commen-
datore de' ss. Maurizio e Lazzaro, ca-
valiere gerosolimitano, presidente della
deputazione di salute pubblica, e go-
vernatore della nobile Compagnia della
Pace 1848-52; in fine un Giuseppe de
Spucclies e Ruffo principe di Galati,
gentiluomo di camera, pretore di Pa-
lermo 1856-GO; cav. gerosolimitano,
commendatore dell'Ordine de' ss. Mau-
rizio e Lazzaro , governatore della
Compagnia della Pace 1847-1869,
distinto letterato, poeta e sommo gre-
cista.
Arma: d'azzurro col monte di tre
cime d' oro, sormontato da un giglio
del medesimo. Lo scudo accollato delle
croci di Malta e di Montesa, cimate
da un vescovo vestito di bianco e mi-
trato tenente colla sinistra lo sten-
dardo dell'ordine di Montesa. Tenenti:
due guerrieri portanti le bandiere dei
due ordini. Corona e mantello di prin-
cipe. — Tav. LXXI. x
Squiglio — Famiglia nobile oriunda roma-
na, portata in Sicilia secondochè scrive
Muo'nos da un cavaliere romano detto
Cinzio Esquilio , nel nostro dialetto
Squiglio. Fiorirono poi di essa , a
quanto ne pensa il Villabianca: un
Antonio castellano di Castroreale 1395;
un Bernardo paggio della regina Ma-
ria e maestro razionale della Camera
Resinale 1399; un Giacomo investito
della baronia di Valledolmo, e de' feudi
Cifilliana e Mezzamandra Nuova 1627;
un Pietro Gloriando barone come so-
pra, e della terra di Galati 1628; un
Giovanni investito del feudo del Car-
pinello 1631; altro Pietro Gloriando
barone del Landro per ragion mater-
na ; altro Giacomo barone come so-
pra, ed erede per la madre della ba-
ronia di Re ccarciofolo; ed un Pietro
barone del Landro investito 1717,
governatore de' Bianchi di Palermo,
e del Monte di Pietà 1745.
Arma giusta il Villabi anca: di ros-
so, col cavallo vivace, impennato e ri-
voltato d' argento. — Tav. LXXII. 5.
Stabile- — Abbiamo dal Villabianca opuscoli
che uno Stefano Stabile fu giudice
della r. G. C. Pretoriana 1743, non
che del Concistoro 1757.
Arma : di nero , con un leone , di
' oro, rampante ad una colonna d' ar-
gento. — Tav. LXXII. i.
Stagno — L'Ansalone desila familia rife-
risce essere questa una delle piti no-
bili ed antiche famiglie di Messina,
originaria di Spagna; e nota che un
Bernardo Estagnol uno de' favoriti
della corte di re Federico II essendo
stato da lui fatto governatore di Neo-
patria ed Atene 1313, ebbe un figlio
Tommaso Stagno al servizio militare
di re Ludovico 1344. Possedè que-
sti i feudi di Scuderi , Passarelli e
Calandrino in terra di Messina. In-
tanto il Villabianca ci offre una serie
di distinti personaggi che in detta
città le prime cariche occuparono ,
decorati dell' abito gerosolimitano , e
possessori dei principati di Montesal-
so , Alcontres e Palizzi , del mar-
chesato di Soreto . della contea di
355
Gasandola, in fine della baronia delle
Sahne di Castrogiovanni.
Arma: di rosso, con tre bande di
argento. Corona di principe. — Ta-
vola LXXI. 8.
Staili — Da Pisa dice Mugnos, sotto Fe-
derico II imperatore venne a stabi-
lirsi in Messina un nobile Gualdo
Staiti, di fazione ghiljellina. La fami-
glia col tempo in vari punti dell'iso-
la, come a dire Sutera, Palermo, Tra-
pani si difiuse , dando una serie di
gentiluomini , che le primarie cariche
occuparono. Ed in vero un Nicolò qual
uno de' fautori del Vespro fu castellano
e governatore di Sutera; un Giovanni
ed un Gì ubo straticoti di Messina,
1300 e 1361; ed altri che furono giu-
rati, senatori, capitani giustizieri e
cavalieri gerosolimitani, non senza il
possesso di varie baronie, cioè di Fiu-
medinisi, Isnardo e Chiusa Grande.
Arma: d'oro, con un leone di ros-
so. Corona di barone. — Tav. LXXII. i.
Stancapiane — D'azzurro, con un leone di
oro, tenente colle zampe una mazza
del medesimo, accompagnato nel can-
ton destro della punta da un monte
di tre cime d'oro, sormontato da un
gallo del medesimo crestuto di rosso.
— Tav. LXXIII. i. (Villabianca).
Starrabba — Vuole Minutolo sia questa una
delle più antiche e nobili della città
di Piazza, onorata di cariche e ricca
di baronie. Notiamo intanto : Pietro
barone della gabella del vino e del
feudo della Gatta, giurato 1531; Gio-
vanni barone della Gatta e Saccolicci,
356
giurato 1571 ; Vincenzo barone di
Scibini e Bimissa, primo principe di
Giardinelli 1710, dal quale chiari per-
sonaggi nella città di Palermo pro-
vennero, adorni di lusinghiere reali
onorificenze , come a dire Gaetano
principe come sopra, intendente di
Provincia e gentiluomo di camera, pa-
dre del vivente Francesco Starrabba
e StateUa principe di Giardinelli, gen-
tiluomo di camera di re Francesco li;
Francesco-Paolo maggiordomo di set-
timana, governatore della nobile com-
pagnia della Pace 1833, e cavaliere
del r. ordine costantiniano; Antonio fi-
glio del precedente, sindaco di Pa-
lermo 1866 , prefetto in detta città
1867, ministro dello Interno del re-
gno d' Italia e grande ufficiale dell'or-
dine de' ss. Maurizio e Lazzaro ; in
fine Raffaele barone di s. Gennaro,
egregio letterato e scrittore.
Arma: d'azzurro, col mondo d'oro.
Corona e mantello di princip e. —
Tav. LXXII. 8.
Siateli» — Da un Accursio StateUa 1326,
della famiglia Statel di Francia ap-
partenente a' duchi di Borgogna, pro-
,viene a quanto ne pensano gli scrit-
tori di cose nobiliarie sicule, quella
non poco illustre di Sicilia. Ricordia-
mo intanto con distinzione : un Gletto
StateUa carissimo a re Roberto di Na-
poli dal quale ottenne conferma deUo
stemma gentihzio di sua famiglia che
era quello de' conti StateUa antica-
mente duchi di Borgogna ; un Arrigo
signore di Castania e della Limina;
un Francesco gran siniscalco del re-
gno; altro Francesco barone del Mon-
giolino, gran siniscalco del regno, ca-
pitano giustiziere di Catania, barone
di Spaccaforno e di altri feudi, che
rinunziato il mondo si fece gesuita;
un 3° Francesco, XX conte di Statel-
la, VI gran siniscalco del regno e pi-imo
marchese di Spaccaforno 1598; un An-
tonio investito dei detti Stati 1626, go-
vernatore deUa nobile compagnia deUa
Pace 1636 e pretore di Palermo 1643;
un 6° Fi'ancesco primo principe di Sa-
buci (Montegrifone), primo principe di
Villadorata e capitano giustiziere di Pa-
lermo 1702; un 2° Antonio, investito
1711, già governatore deUa compagnia;
deUa Pace 1705 ; un 7° Francesco ,
marchese di Spaccaforno , investito
1732, principe di ViUadorata e di Sa-
buci, signore delle r. Segrezie di Taor-
mina, barone de' feudi di Mongiohno,
s. Cataldo, della Fusca, Casalvecchio,
delli Servi e della Sposa, Pietraros-
sa. Colle Soprana e Sottana, Gallura,
Cannata, Tamburello, Li Cogni, Graf-
folongo, s. Basiho, delle Marine della
Morza , e di s. Maria del Focallo ,
XXVI conte StateUa, XII gran sini-
scalco del regno, gentUuomo di ca-
mera con esercizio, cavaliere del san
Gennaro e dell'ordine gerosolimitano,
brigadiere dell'esercito; un 8° Fran-
cesco, principe di Cassaro, gentiluo-
mo di camera, segretario di stato del
ministero di giustizia , fregiato del
s. Gennaro e del s. Ferdinando, luo-
gotenente e capitan generale del re-
gno di Napoli ISIO , consigliere di
stato , e maggiordomo maggiore ; un
3° Antonio, principe di Cassaro am-
basciatore alla corte di Torino ISIG,
a quella di Spagna 1827, di Vienna
ministro d'affari esteri in Napoli 18-10,
presidente del ministero 1859, gen-
tiluomo di camera, grande di Spagna,
di prima classe, gran croce degli or-
dini di s. Ferdinando , s. Gennaro e
Fi'ancesco 1 di Napoli , della santis-
sima Annunziata di Sardegna, del To-
son d' Oro e di Carlo III di Spa-
gna, del s. Stefano d'Ungheria ec. un
Giovanni, tenente generale, coman-
dante la r. piazza di Napoli; un En-
rico ed un Giuseppe marescialli di
campo; un ultimo Francesco, marchese
di Spaccaforno, principe di Cassaro ec.
gentiluomo di camera, consultoi^e di
stato, direttore del ministero di Sici-
lia, commendatore dell'ordine di Fran-
cesco I, cavaliere del s. Gennaro, e
dell'ordine gerosolimitano, per la di
cui morte tutti i titoli passarono al
fratello Cesare, il quale essendo ri-
masto celibe viene oggi la rappresen-
tanza di questa illustre famiglia a ca-
dere in persona di Pietro Statella e
Moncada principe di Mongiolino, la-
sciato erede di tutti i beni del con-
nato ultimo Francesco di lui fratello.
Arma : inquartato ; nel 1° e 4° di
oro con un'alabarda d'argento, mani-
cata di nero; nel 3° e 4° di rosso con
un castello d'oro. Corona e mantello
di principe. — Tav. LXXII. 2.
Stella — Un Guera- Guglielmo Stella di-
3,-) 7
scendente da Guglielmo Stella, uno dei
primi baroni di Barcellona, dice Mu-
gnos, passò in Sicilia con Costanza di
Aragona moglie dello svovo impera-
tore Federico II. Fiorirono di questa
fami"lia: un Imerano arcivescovo di
Capua e gran cancelliere del regno
di Napoli nel 1320 ; un Albertino
coppiere della regina Eleonora ; un
Ludovico maestro portulano dei ca-
ricatori della Camera Reginale ; un
Francesco cubiculario ed armato ca-
valiere da re Alfonso 1439, dal quale
la conferma dello stemma qui sotto
descritto si ebbe; un Giampietro cap-
pellano maggiore del regno 1414; un
Girolamo barone della Nunziata; altro
Girolamo barone come sopra, più volte
capitano giustiziere e giurato di Ca-
tania, capitandarme del regno, ed ar-
mato regio cavaliere dal re Filippo- IV;
un Pietro barone di Bonagìa, marchese
della Granmontagna 1579; un Anto-
nino barone e marchese come sopra
investito 1676, deputato del regno e
governatore del Monte di Pietà 1709;
un Giuseppe vescovo di Mazzara 1742;
altro Pietro primo duca di Casteldi-
mirto 1749, marchese della Granmon-
tagna e della Scaletta, barone di Bo-
nagìa, della jNIarca, e della Salina di
s. Todoro; finalmente un 3° Pietro ed
un 2° Antonino cavalieri gerosolimi-
tani.
Arma: d' azzurro, con tre spiche di
orzo d' oro, nodrite sopra un terreno
al naturale, e sormontate da una stella
d'oro. Corona di duca.. — Tav. LXXII. 7.
45
358
Stendardo — Inveges vuole sia questa una
famiglia francese, in Italia portata da
un Guglielmo Stendardo nell' accom-
pagnare re Carlo I d' Angiò nel 1263,
dal quale ottenne la carica di vicario
generale in Sicilia. Due figli si ebbe,
Guglielmo il giovine e Galas; l'uno
onorato d' eminenti uffici , stabilitosi
in Napoli . 1' altro cioè il Galas ma-
ritato a Sancia di Podio -Riccardi,
erede delle signorie di Caccamo e di
Gagliano in Sicilia, ivi fermò sua di-
mora; epperò questa linea bentosto
si estinse.
Levò per arme: d' argento, con un
leone di nero, ed una banda di rosso at-
traversante sul tutto. — Tav. LXXIII. 5.
Strozzi — Il primo cbe di tal cognome fosse
venuto in Sicilia giusta il Villabianca
appare un Orazio, della nobile ed il-
lustre famii^lia Strozzi di Firenze, de-
rivata dalla consolare ed imperiai casa
Anicia romana. Fu egli confidente ,
paggio e gentiluomo di camera di re
■ Filippo 111 di Spagna, onorato altresì
dell' ordine di cavaliere d' Alcantara ,
del titolo di marchese di Flores per
concessione di i^e Filippo IV 1637, e
delle caricbe come di capitano giu-
stiziere e pretore in Palermo . vica-
rio o'enerale delle valli di Mazzara e
Noto , veditore generale delle genti
di guerra, conservatore del r. Patri-
monio , maestro razionale , castellano
del forte del Salvatore di Messina, stra-
ticoto, morto il 1654. Da lui un Giu-
seppe cavaliere di s. Giacomo, primo
principe di sant' Anna 1645 , capi-
tano di Palermo 1675 e pretore. Si
estinse.
Levò per arme giusta Mugnos: di
oro, con una fascia di rosso, caricata
da tre lune crescenti d' argento. Co-
rona di principe. — Tav. LXXIII. 3.
Suraniariva — D'azzurro, con tre bande di
oro, accompagnate nel canton sinistro
del capo da due lune d'argento ad-
dossate.—Tav. LXXIII. T. (Villab.)
Suriano — Un Pasquale Suriano nobile ca-
talano fu il primo_ al dir di Minutolo
che trapiantò la sua famiglia in Castro-
giovanni. da re Martino ottenendo il
1400 il titolo di barone di Ramursu-
ra; indi in una Caramanna Suriano
baronessa di Ramursura, maritata a
Cesare Petruso barone di Bombetta
di Castrogiovanni, si estinse.
Levò per arme: d'oro, con tre sbarre
cucite d'argento. — Tav. LXXIII. 8.
Susilino — Famiglia nobile della città di
Palermo, ove come scrive il Villabianca
trovasi ascritta all' ordine senatorio.
Sono a ricordarsi : un Guglielmo Su-
sinno milite imperiale, senatore 1564,
ministro superiore della Carità, si-
gnore del feudo di Calcerano di Par-
tinico e de' feudi di Cippi e Bona-
grazia; un Vincenzo governatore del
Monte di Pietà 1660; Linea primoge-
nita estinta in casa Filingeri principi
di Cutò.
Leva per arme : d' oro , con due
alberi di pino al naturale. — Tavo-
la LXXIII. 9.
359
Tagliavia — Antichissima ed illustre fnmi-
glia siciliana, incominciata da Barto-
lomeo Tagliavia discendente di un
Guido famoso capitano sotto Arrigo VI
imperatore. Fu egli maggior came-
riero di re Carlo II. balio dell' infante
Eleonora, e barone di Castelvetrano.
La famiglia poi prese nome di Ta-
gliavia e d' Aragona , dice il Villa-
bianca, da Francesco Ijarone di Ca-
stelvetrano, che volendo andar fastoso
del titolo della Casa Reale di sua ma-
dre Beatrice d' Aragona e Criiyllas,
baronessa d'Avola e Terranova, la
quale ebbe a genitore Giovanni III di
Aragona, figho bastardo di Federico IH
re di Sicilia, si fece chiamare Fran-
cesco d' Aragona , lasciando 1' antico
cognome di Tagliavia; quindi da ciò 1
ebbe origine quel che di lui fu detto, i
che per passare in Aragotia tagliò la \
via. Vanta illustri personaggi, come a
dire: un Carlo marchese d'Avola, prin-
cipe di Castelvetrano nel 1564, primo
duca di Terranova e conte del Bor-
getto, cavahere del Toson d'Oro, gran
contestabile ed Ammiraglio, presidente
e capitan generale di Sicilia 1566, go-
vernatore di tutta la monarchia spa-
gnuola e grande di Spagna di P clas-
se; un Giovanni vicario generale del
regno ; altro Carlo cavaliere del To-
son d' Oro e capitan generale della
cavalleria di Sicilia ; un 2" Giovanni
cavaliere come sopra; un Diego gen-
tiluomo di camera, commendatore di
s. Giacomo, grande di Spagna, stra-
ticoto di Messina ICUG, grande almi-
rante, principe del S. R. Impero, ca-
vallerizzo maggiore, generale della ca-
valleria di Napoli e capitan generale
della milizia del regno, non che ma-
rito d'una Cortes, che gli portò in
dote i vassallaggi del marchesato della
Valle nelle Indie; linea estinta in casa
Pignatelli pel matrimonio di Giovanna
figlia del cennato Diego, con Ettore
Pio-natelli duca di Monteleone. Altri
rami di questa famiglia scorgiamo al-
tresì in Sciacca ne' marchesi di san
Giacomo e nei duchi di Alagona.
Arma : d' azzurro, con un albero di
palma fruttifero d' oro e fogliato di
verde. Mantello di velluto frangiato
d'oro, sormontato dalla corona di prin-
cipe del S. R. Impero. — Tav. LXXIIL 6.
Tulailiaiica — Trae questa famigha sua ori-
gine dalla Catalogna. Fu portata in
Sicilia da Gilberto ed' Uberto Ta-
lamanca padre e figlio sotto re Pietro
d' Aragona 1282, conforme riferiscono
Barnaba Moreno de Vengas — nobiltà
di Spagna, — Giovan Candido — fa-
miglie nobili di Barcellona, — Giovanni
Vespertillo — storia di Catalogna, —
Lopez de Ilaro , Giovanni Mariano ,
Martin Carrillo, Mugnos, Detto Uberto
fu capitano e bajolo di Palermo nel
1302, come afferma Auria, ed ebbe
conceduti da re Giacomo i feudi di
Ragalcidi, Ambuali, Sanbenedetto, ed
Ambigalli. Fiorirono in oltre; un Mat-
3G0
teo capitano di re Federico II, da cui
ottenne in compenso di suo valor mili-
tare la città e castello di Naro col feudo
di Delia; un Perrone capitano di re
Pietro d'Aragona, marchese di Malta,
conte di Lipari e barone di Etna, Su-
teru e Mussomele ; un Bernardo ca-
pitano ed ammiraglio di re Martino;
un Guglielmo capitano e gentiluomo
di detto re; e finalmente un 2° Gil-
berto capitano e gentiluomo di re
Martino , camerlengo del regno , ba-
rone di Vicari e Misilmeri; il quale spo-
sando un'Ilaria La Grua fìq'lia d'Ai-
berto barone di Carini, die al mondo
un ■ Ubertinello istituito dal nonno e-
rede universale coli' obbligo di assu-
mere il cognome e 1' arme della fa-
miglia La Grua. V. La Grtta.
Arma : fusellato d' oro e d' azzuro.
Corona di barone. — Tav. LXXIII. io.
Taniiijo — D'Azzurro, con un leone coro-
nato d' oro, tenente un ramo di fiori
di gigli del medesimo. — Tav. LXXIV. i.
(Villabianca).
Tarali)) — Dal Villabianca apprendiamo che
un Francesco Tarallo fu primo ad ac-
quistare la grossa baronia de' feudi
di Balda in vai di Mazzara nel 1679.
Un Simone barone come sopra acquistò
l'altro feudo nobile della Miraglia col
titolo di duca, e addippiti lo stato e
terra della Feria. Fiorirono in oltre:
un Pietro investito della Miraglia 1717;
altro Francesco governatore del Monte
di Pietà 1757; altro Simone investito
della baronia di Baida, del ducato della
Miraglia e del marchesato della Feria
1767; un Giambattista abate cassi-
nese di .Monreale, insigne letterato e
scienziato.
Arma : d' azzurro, con un leone co-
ronato e rivoltato d' oro, tenente una
mazza del medesimo rampante ad un
albero al naturale. , Corona di duca.
— Tav. LXXIII. ii.
Taranto — Famiglia nobilissima di Taranto,
che vuoisi giusta Mugnos proveniente
dalla illustre Crescenzio della stessa
città , portata in Sicilia per Ana-
stasio e Gregorio di Taranto padre
e figlio forniti di molte ricchezze, nel-
r accompagnare la regina Antonia ,
nipote dell'altra regina Giovanna, mo-
glie di re Federico III di Napoli; uno
col carico di maggiordomo e l'altro
con quello di cameriero. Un Giovanni
fu protonotaro del regno e giudice della
R. Gran Corte; ed un Gregorio ba-
rone di Castania, Santamarina ed al-
tri feudi.
Arma: d'azzurro, con una luna cre-
scente d' oro. — Tav. LXXIV. 2.
Tarragò — Un Francesco Tarragò , deri-
vato da una nobile famiglia spagnuola
di tal nome, come riferisce Mugnos,
stallili sua famig'Ha in Milazzo, di cui
sotto re Ferdinando il Cattohco ac-
quistò la castellania nel 1480: un
Giambattista figlio del precedente si
caso in Messina il 1517.
Arma : diviso , d' argento e di ros-
so, con un albero di quercia di verde
con tronco d' oro, soprastante sul di-
viso.—Tav. LXXIV. a
Tedesco — Antica chiarissima famiglia, di
Alemagna, in Sicilia portata da un Cau
teutonico o tedesco sotto lo svevo im-
peratore Arrigo VI, clic lo elesse ajo
di suo figlio Federico II: questi come-
chè lo condusse seco in molte guerre
lo colmò di beni. Si distinsero : un
Riccardo che militando sotto lo stesso
imperatore la signoria de' castelli di
Palermo e s. Basilio si ebbe, confirmati
poscia da re Manfredo; un Ruggiero
quella del castello e terra di Gual-
tieri in vai Demone ; quali due fra-
telli perdettero detti beni ; opperò il
secondo morto il primo tornato in Si-
cilia con Pietro d' Aragona altri ef-
fetti acquistò , sopratutto il feudo di
Racalaesi; un Aldebrando altro fra-
tello stabilito in Palermo, ove la ca-
stellania di Castellammare del Golfo
ottenne; un 2° Cau esimio scrittore
su Decretali ed altre opere, castellano
di Mazara ove si stabilì, da cui l'arcive-
scovo di Palermo Nicolò Tedesco 1434
e cardinal di s. Chiesa 1440 provenne,
non che il ramo de' Tedeschi di Cata-
nia decorati delle baronie di s. Dimitri
e del Toscano, ed altri baroni chiari
nelle armi e nelle lettere, celebrati dal
Fazello , Maurohco e Carrera.
Arma : di rosso , con due bastoni
gigliati di sopra e di sotto d'oro, po-
ste in croce di s. Andrea. Corona di
barone. — Tav. LVXIV. 4.
Terlis — Famiglia catalana , giusta Mu-
gnos , portata in Sicilia da un Gu-
glielmo Terlis scudiero di re Giaco-
mo, stanziando in Ragusa ove visse
splendidamente.
361
Arma: d'oro, con due bande di ros-
so. — Tav. LXXIV. 5.
Termine — Antichissima noljile famiglia ca-
talana, derivata da' conti di Narbona,
trasferita in Sicilia dai fratelli Giovanni
ed Olivero de Termens nel 1209, nel-
r accompagnare la regina Costanza
moglie dell'imperatore Federico II,
dal quale Giovanni ottenne in com-
penso di mihtari servigi 1' ufficio di
prefetto della casa imperiale, la ca-
stellania della città di Termini ed il
carico di giustiziere del valle di Gir-
genti, conforme una lettera del cen-
nato imperatore, riportata dal Mu-
gnos. Fiorirono in quest'isola: il beato
Agostino di Termine frate dell'or-
dine di sant' Agostino , chiamato nel
secolo Matteo, morto il 1309; altro
Matteo gran giustiziere del regno ;
Olivello castellano di Palermo sotto
il re Ludovico d' Aragona; Giovanni
arcivescovo di Palermo 1411 ; An-
tonio governatore della Camera Re-
ginale di Siragusa sotto la regina
Bianca di Navarra; Bernardino barone
di Birribaida per la moglie Giovanna
de Marinis e Ferreri ; Girolamo ve-
scovo di Mazara 1561, indi meritissimo
arcivescovo di Palermo ; altro Ber-
nardino pretore di questa città 1533
e capitano giustiziere 1541-58 ; An-
tonino senatore di Palermo 1558, pa-
dre d"un 4° Bernardino e di Girola-
mo , quali due figli ceppi divennero
di due distinti casati, cioè il primo
de' principi di Casteltermine, nel cui
ramo fiorirono : un Gianvincenzo pri-
362
mo principe di tal titolo inv. 1629;
un Antonino principe come sopra 1G60
e di E^occapalumba 1687; un 2° Anto-
nino ultimo principe di Casteltermine,
conte d'Isnello, di provenienza della
madre erede dell' illustre casa Santa-
colomba . un Castrense principe di
Baucina e marchese di ?*lontemag-
giore 1771 , per la madre Eleonora
Migliaccio , tenente generale dell' e-
sercito e governatore della nobile
compagnia della Pace 1781 ; un 3°
Antonino principe di Baucina e co-
lonnello de' R. Cacciatori Termine,
in fine un Domenico la di cui li-
nea si estinse con Rosalia Termine,
la quale casatasi con Giovanni Di-
Maria n'ebbe la sola Francesca Di-
Maria e Termine in Licata princi-
pessa di Baucina, unica erede e rap-
presentante l'illustre casa Termine.
In quanto all' altro ceppo di Girola-
mo , da esso provenner o i duchi di
Vatticani tra' quali sono a ricordarsi:
un Asdrubale capitano giustiziere di
Palermo 1648, governatore de' Bian-
chi 1649, e primo duca di Vatticani
1658 ; un Ignazio duca come sopra ,
maresciallo di campo dell' esercito ,
governatore della real piazza di Si-
racusa e tenente generale, in ultimo
altro Asdrubale vescovo di detta città
morto 1722.
Arma: d'azzurro con una fascia di
oro , accompagnata da tre stelle del
medesimo, poste due al capo, ed uno
in punta. Mantello e corona di prin-
cipe. — Tav. LXXIV. 6.
Terrella — Famiglia, dice Mugnos, nobile
'antica di Castrogio vanni; epperò ori-
ginaria di Catalogna, di là venuta con
re Pietro d'Aragona. Godè di molte
baronie ed un Guglielmo ebbe titolo
di miles.
Arma: d'argento, con un monte
roccioso di verde. Corona di barone.
— Tav. LXXIV. v.
Testa — Mugnos vuole sia un'antica fami-
glia longobarda, in Siciha venuta per
un Fulvio Testa sotto Federico lì im-
peratore, il quale per avere servito
re Manfredo, sortì onorevoli carichi.
Ne venne un Giovanni cittadino pa-
lermitano e giudice della R. G. Corte
1342, progenitore dei Testa di Mes-
sina e di Nicosia, che tanto splendore
recarono alla Sicilia nostra; nò pos-
siamo trasandare un Leonardo eccel-
lente letterato, poeta, filosofo e medico
messinese.
Arma : d'oro, con ima testa di cin-
ghiale di nero , difesa d' argento. —
Tav. LXXIV. s.
Testalerrata — D'azzurro, con un cavallo
passante d' oro, col capo del secondo
caricato da un'aquila nascente di ne-
ro. — Tav. LXXIV. a (ViUabianca).
! Telano — Di rosso, con tre sbarre d'oro.
— Tav. LXXV. i. (ViUabianca).
Tignosi — -Si à dal Mugnos essere stata
questa una delle illustri ed antiche fa-
miglie italiane, avendo dato un s. Am-
brogio arcivescovo di Milano. Primo
che da Pisa recato l'avesse in Sicilia fu
un Binno Del Tignosi, da cui ne venne
un Gaspare barone di Mirreti, Aglia-
stri, Grambruti e Boschetti. Un E-
milio fa cavaliere gerosolimitano.
Arma giusta il Minutolo : di rosso
con un leone coronato d' oro. Corona
di 1)arone. — Tay. LXXV. 2.
Tinicra — Antica e feudataria famiglia di
Lentini, stando al Mugnos, della quale
notiamo un Tuccio Timera, famoso
barone nel 1392, ed un Antonio di lui
figlio padrone de' feudi di Mazzarruni
Bruccurana ed altre terre in vai di
Noto.
Arma : d' oro , con leone, di rosso,
tenente una palma di verde. Corona
di lìarone. — Tav. LXXV. 3.
Tocco — Da un Carlo Tocco despoto d'Arta
e di Romania deriva , dice Mugnos ,
l'illustre casa Tocco di Napoli e Si-
cilia. Costui assediato dall' armi ot-
tomane chiese ajuto da re Alfonso di
Aragona, il quale gì' inviò gross' ar-
mata con a capo Giovanni Ventimi-
C'iia conte e marchese di Gerace in
Sicilia, e questi liberatolo gli die in
moglie una di lui figlia Ramondetta.
Riprese indi a poco del Turco le
stesse ostilità, il predetto Carlo ab-
bandonò i suoi stati e colla famiglia
in Napoli rifuggiossi. Da lui un Leo-
nardo, che si ebbe donazione dal nonno
marchese Ventimiglia del contado di
Montesarchio in Napoli. Or da que-
sto ceppo discendono gli attuali prin-
cipi di Montemileto ed altri baroni di
Napoli, non che i Ijaroni d' Imbrici di
Sicilia, derivati da un Giovalini Tocco,
che passò in quest'isola con patente
di vicario generale e visitatore delle
363
fortezze sotto Ferdinando il cattolico
nel 1484. La linea di Sicilia si estinse
in casa La Grua.
Levò per arme: d'azzurro, con quat-
tro ftisce ondate d'argento. Corona di
barone. — Tav. LXXV. 4.
Todaro — Famiglia oriunda spagìiiiola , in
Sicilia venuta nel 1C68 per un Bene-
detto Todaro y Osorio cavaliere di san
Giacomo della Spada, maestro pro-
curatore razionale e barone della Ga-
lia per concessione di re Carlo II 1673.
Notiamo di essa un Felice presidente
della Gran Corte Civile di Palermo,
commendatore dell' Ordine di France-
sco I ed il vivente Agostino, uno de-
gli avvocati principi del foro paler-
mitano, scienziato botanico. Il ramo
primogenito di questa famiglia trovasi
. in Trapani, ed è rappresentato dal
barone di Galla Benedetto Todaro e
Pepoli.
Arma giusta il Villabianca : d'azzur-
ro, con un' aquila spiegata e coronata
d' oro , portante in bocca un ramo-
moscello d'ulivo al naturale, accom-
p agnata nel capo da tre stelle d' 0-
ro. Elmo e corona di barone. — Ta-
vola LXXV. 5.
Tornasi — Sull'origine della famigha To-
, masi dal Villabianca appoggiato al
Sansovino rileviamo essere l' antica
de' Leopardi di Roma, e passata con
Costantino imperatore in Costantino-
poli, ove fu grande e potente sino
al tempo di Eracleo imperatore, per
la cui morte ella passò in Italia fer-
mandosi in Ancona. La si disse To-
364
masi dal greco thauma, die vuol dire
mirabile, perochè si sa i due gemelli
Artemio e Giuliano aver mostrato un
ingegno meraviglioso. Oltre a ciò il
Zazzera riporta non pochi altissimi
personaggi, come a dire un Flavio ed
un Liljiano cardinali; un Rodolfo ge-
nerale di papa Eugenio III in Asia;
un Pietro patriarca di Costantinopoli
e beato 1360, ed altri che non è del
nostro computo individuare. Intanto
da detta città di Ancona sembra pas-
sata in Capua, da dove in Sicilia per
un Mario de Tomasi nell' accompa-
gnare il viceré Marcantonio Colonna.
Fu egli capitandarme di Licata 1585
e barone di Palma a causa di matri-
monio con una Francesca di Caro ba-
ronessa di questo stato. Fiorirono ad-
dippiù : un Giulio barone di Monte-
chiaro, primo duca di Palma 1638,
cav. di s. Giacomo e primo principe di
Lampedusa 1667; un Giuseppe chierico
regole teatino, indi eletto cardinale da
Clemente XI, e qiial beato lo si venera
per sua santità e dottrina; una suor
Maria Crocifissa venerabile; un Fer-
dinando investito di detti stati 1669,
e cavaliere d'Alcantara; altro Giulio
investito 1675; un 2° Ferdinando 1699,
capitano giustiziere 1720, e tre volte
pretore di Palermo 1730, grande di
Spagna 1720, gentiluomo di camera
dell'imperatore Carlo VI, cavaliere
gerosolimitano e presidente della Re-
denzione de' Cattivi, infine mecenate
de' letterati; altro Giuseppe Maria fi-
ghe del precedente investito 1764,
capitano giustiziere 1766; un 3° Giu-
lio cavaliere gerosolimitano, abbate
di S.^ M.''' di Roccamadore, prelato
domestico di papa Clemente XIV ; un
Carlo cav. gerosolimitano , capitano
di fanteria dell'armata sarda; un Gioac-
chino altresì cavahere , esente delle
Guardie del Corpo; un Elia capitano
d'artiglieria, cavaliere gerosolimitano,
distinto matematico ; un 4° Giulio go-
vernatore della Pace 1763, la di cui
linea venne a continuare sino al vi-
vente Giulio Tomasi principe di Lam-
pedusa.
Arma : d' azzurro, con un monte di
tre cime di verde, sormontato da un
leopardo d'oro. Mantello e corona di
principe. Motto : Spes mea in Deo est.
Tav. LXXIV. io.
Tornabeni — Antica nobile famiglia /?orm-
tina , in Sicilia portata dice Mugnos
da un Pietro Tornabuoni, in sicihano
dialetto Tornabeni, ed in Catania sta-
bilito ove acquistò le prime cariche,
non che la baronia e terra di Casta-
nia. Si noti che una Lucrezia di tal
casato fu nioghe di Pietro de' Medici
1° Granduca di Toscana.
Arma : d' oro , con un leone d' az-
zurro, sormontato da una croce scor-
ciata delmedesimo posta in s. Andrea.
Corona di barone. — Tav. LXXV. r
Tornajo — D'azzurro, con un leone d'oro.
— Tav. LXXV. 8. (ViUabianca).
Tornamira — Da' baroni della terra di Tor-
namira nell' Alvernia — antica provin-
cia di Francia — trae origine al dir di
Mugnos la nobilissima famiglia Tor-
namira di Sicilia; perocché tre fratelli
Filippo, Giovanni e Sebastiano Tor-
naniira ivi recaronla, stabilendosi in
Palermo ed Alcamo col possedimento
di grandi ter rito rii.
Arma: partito; nel P d'azzurro, con
un guerriero d' argento tenente colla
destra una lancia a guardia d' una
torre d" oro posta nel canton sinistro
della punta dello scudo, semidiviso,
d'argento con cinque ermellini di nero
poste in croce s. Andrea; nel 2° d'oro
con tre bande di nero e la bordatura di'
rosso caricata da dieci torte d'ar-
gento.—Tav. LXXV. 9.
Torousi — Diviso: nel 1° d'argento, con
una croce di rosso ; nel 2° di rosso,
con una fascia doppio merlata d'oro.
— Tav. LXXV. io. (Villabianca).
Torre — Famiglia nobile francese, che Mu-
gnos appoggiato agli annali di Milano
vuol derivata da stirpe reale di Fran-
cia, ove die i signori della Torre di
Atwergne , i visconti di Turena du-
chi di Buglione, marescialli di Fran-
cia, ed il cardinal Buglione Emma-
nuele Teodesio della Torre. A tal fa-
miglia appartennero del pari i signori
della Tori'e del Pino, indi principi di
Vienna e del Delfinato , estinti nel
principe Umberto della Torre. Un ra-
mo passò in Italia, e precisamente
nella città di Milano, ove sette prin-
cipi di questa casa governaro. Due
fratelli Bernardo e Martino intanto
di là recaronla in Sicilia il primo ca-
valiere di gran valore e maggiordomo
dell'infante Martino, il secondo con-
365
sigliere di re Ferdinando il cattolico.
Ne venne un Giovanni castellano di
Girgenti, provvisore di tutti i castelli
del regno e tesoriere dell'Università
degli Studii di Catania. Fiorirono in
oltre : un Francesco barone delle Pia-
che, primo principe della Torre 16G4;
un Orazio cavaliere d'Alcantara, reg-
gente del Supremo Consiglio d'ItaUa
in Madrid, luogotenente del maestro
giustiziere , che acquistò la terra di
Tusa; un Alessandro principe della
Torre investito 1663, capitano di fan-
teria spagnuola, e maestro razionale
del r. Patrimonio ; altr' Orazio inve-
stito 1794; un Giuseppe tenente co-
lonnello dell' esercito e cavaliere del-
l' ordine Costantiniano di s. Giorgio.
Arma: d'azzuro, con una torre di
argento accostata da due leoni af-
frontati e controrampanti d' oro, sor-
montata da tre gigli del medesimo
(per concessione di Filippo re di Fran-
cia a Napoleo della Torre principe di
Milano) ; col capo d' oro, caricato da
un' aquila bicipite spiegata di nero co-
ronata in ambo le due teste. Corona di
principe. — Tav. LXXIV. ii.
Tortoricidì Pietrapcriia — Un Michele Tor-
torici di questa città elevò a feudo
nobile con servizio militare il suo te-
nimento di Vignagrande col titolo di
barone, come da privilegio d' infeuda-
zione 1803, investito 1807, acquistato
avendo altresì il feudo di Caprara.
Da lui Luigi e Giuseppe; il primo
bai-one di Vignagrande, scelto a reg-
gere la sottintendenza di Piazza; il
46
366
secondo versato in materie legali. Al-
tro Giuseppe fu consigliere d'inten-
denza in Caltanissetta nel 1822. Viene
ella oggi rappresentata da un Michele
Tortorici barone di Vignagrande, ri-
conosciuto di questo titolo con de-
creto ministeriale del 22 luglio 1871,
una allo stemma della sua famiglia.
Arma : d' azzurro, con due tortore
affrontate, appoUajate sulla .cima d'un
albero di noce ; il tutto al naturale :
il noce movente dalla campagna di-
visa; al primo, scaccheggiato di due
fila d' argento e di rosso, al secondo
d' argento con la fascia di rosso. El-
mo e corona di barone con lambre-
quini volanti. — Tav. LXXV. ì2.
Toiliiieli — Un Bernardo Tortureti giusti-
ziere di Sicilia 1279, come dice Mu-
gnos, die origine a questa nobile fa-
miglia , mentre Fazello notato avea
essere stato barone del Mojo. Fiori-
rono altresì: un Giovanni vescovo di
Siracusa 1361; un Antonio l)arone di
Cutomino 1366; un Nunzio giudice
della G. Corte; un Nicolò familiare
di re Federico 1366, ed altri che per
brevità tralasciamo.
Arma: d'oro, con una tortora al
naturale. Corona di barone. — Tavo-
la LXXV. 13.
Trabucco — Arma: d'azzurro, con un monte
di tre cime nella cui sommità sta un
bastone scorciato posto in banda so-
stenente un leone passante e coro-
nato, accompagnato nel capo da tre
stelle, il tutto d'oro.— Tav. LXXV. i4.
Traina — Secondo riferisce Mugnos fami-
glia antichissima sin dal dominio dei
Normanni ; cosi appellata dalla si-
gnoria della città di Troina. Un ra-
mo fiori in Palermo, ove die' sena-
natori. giurati, dottori e chiarissimi
personaggi, tra cui un Francesco ve-
scovo di Girgenti.
Arma: d'azzurro, con due braccia
d'argento impugnanti una palma del
medesimo. — Tav. LXXVl. i.
Traochina — D'argento con un grifo rampan-
te d'argento. — Tav. LXXVI. 2 (Vili.)
Trapani — Stando al Mugnos, un Alberto
di Trapani gentiluomo di Mazz'ara. 0-
norato da re Alfonso di molti cari-
chi in Calabria ultra, fu primo ceppo
di questa famiglia; sicché i di lui
figli parte nel vai di Mazzara, parte
in Reggio si diffusero. Si distinse :
un Giansebastiano personaggio assai
ricco e fondatore dell'ospedale di san-
t' Angelo.
Arma : d' azzurro , con un castello
d'argento, accompagnato da un porco
marino. — Tav. Appendice.
Traversa — Dal solo Minutolo attingiamo
notizia di un Girolamo Traversa ba-
rone di Realmulini e Randoli, nobile
di Licata.
Arma: di rosso, con una sbarra di
oro. accompagnata da tre stelle d'ar-
gento poste due al capo ed lina in
punta. — Tav. Appendice.
Trigena — Prendendo nota dal Mugnos e
dal Villabianca troviamo questa no-
bile ed illustre famiglia oriunda degU
antichi duchi de' Monti Chirii in I-
svevia. e del duca Salardo, il di cui
figlio Coraldo militando sotto re Pipino
acquistò molti castelli non che la signo-
ria e castello di Trigonne in Picardia;
d' onde il cognome. Un Ermanno Tri-
gona valoroso capitano dell' impera-
tore Federico II la portò in Sicilia,
ove in compenso di suoi militari ser-
vigi si ebbe nel 1239 la castellania
ed il governo di Mistretta. Sono poi
onoratamente a ricordarsi : un Beren-
gario celebre capitano di re Martino;
un Giacomo di lui fratello detto mi-
les; un s. Bartolomeo monaco basi-
liano, che fondò i monasteri di s. Ba-
silio in Messina e di s. Maria dell'Itria
in Rossano, celebrandosi la sua festa
nelle diocesi di Siracusa e Catania ,
ov' è Piazza ordinaria dimora della fa-
miglia Trigona, la quale fu ivi por-
tata dal nobile Nicolò Trigona giu-
rato di Mistretta. Questa famiglia che
ha posseduto non pochi vassallaggi,
signorie e feudi rustici, là trovasi in
varie linee divisa , come a dire nei
duchi di Misterbiano di Catania, rap-
presentati oggi dal duca Vespasiano
Trigona ; ne' baroni d' Azzolino e di
Mandrascate di Piazza, ornai residenti
in Palermo , in persona del barone
Antonino Trigona e Stella figlio del
barone Benedetto, che fa gentiluomo
di camera con esercizio ed intendente
della provincia di Catania; ne' mar-
chesi di Canicarao in Noto; nei baroni
di s. Cono marchesi della Foresta in
Piazza; e nei baroni di Cutumino indi
principi di s. Elia residenti in Paler-
mo, oggi in persona del principe Ro-
367
mualdo Trio'ona e Gravina senatore
del regno, cavaliere di giustizia del-
l'ordine di s. Stefano di Toscana, gran
croce dell'ordine dei ss. Maurizio e
Lazzaro ; il di cui primogenito Dome-
nico Trigona e Naselli porta il titolo
di duca di Gela e vedesi adorno della
croce di grande ufficiale dell' ordine
de' ss. Maurizio e Lazzaro, e dell'uf-
ficio di consultore della R. Consulta
Araldica d'Italia. A questo ramo ap-
partenne quel Beringario Trigona go-
vernatore di Guastalla , il quale dal
duca Filippo Borbone di Parma ot-
tenne nel 1749 titolo di conte per se
e suoi discendenti in infinito. La fa-
miglia Trigona vanta non pochi cava-
lieri gerosolimitani, gentiluomini della
r. camera, abati, vescovi e porporati,
tra' quali merita speciale menzione il
Cardinale Gaetano Trigona mentis-
simo arcivescovo di Palermo, morto
il 1837.
Arma : d' azzurro, con un triangolo
d'oro posto nel canton destro della
punta dello scudo , sormontato da
una cometa del medesimo posta in
isbarra nel canton sinistro del capo.
Corona di principe. Lo scudo accol-
lato dall'aquila spiegata di nero, ar-
. mata, imbeccata e coronata d'oro. —
Tav. LXXV. 6.
Triniarchi — Stando al Minutolo famigha
nobile di Messina.
Arma: d'azzurro, con una sbarra
d' oro, accompagnata da tre martelli
manicati del medesimo poste 3 al capo
ed 1 in punta. — Tav. LXXVI. 5.
368
jriolo — Antica e nobile famiglia oriunda
di Venezia, trapiantata in Napoli dice
il Villabianca manoscritti da un Ma-
rino Triolo viceré e capitan generale
nel 1341. Da lui una serie di distinti
personaggi, che occuparono rilevanti
cariche sino ad un Giannandrea ca-
pitano dell'imperatore Carlo V, che
la portò in Siciha, ove per ragion di
matrimonio divenne signore de' feudi
di Geraci e Geraciotti, indi si fermò
in Piazza;, epperò i suoi posteri vol-
lero in Alcamo trasferirsi. Quivi no-
tiamo: un Francesco barone di san-
t'Anna 1627 e capitano giustiziere
di detta città nel 1626-50; un Giu-
seppe barone come sopra e capitano
giustiziere nel 1663; un 2° Francesco
governatore di Alcamo 1688; un Carlo
barone di Rialbesi investito 1762; un
Giuseppe cavaliere di giustizia del-
l'ordine costantiniano 1799. Vive di
essa in Palermo il barone di s. Anna
Benedetto Triolo e Vanni.
Arma : d' azzurro , con una fascia
d'oro accompagnata da tre palle del
medesimo poste 2 al capo , ed 1 in
punta. Corona di barone. — Tavo-
la LXXVI. 7.
Tl'ivulzio — Secondo riferisce il Mugnos
antichissima ed illustre famiglia lon-
gobarda, portata in Sicilia da un Nargo
Trivulzio grande ammiraglio di Sici-
lia sotto il reggimento dell' impera-
tore Federico II di cui sposò la figlia
Ilarda Sveva procreando Federico e
Corrado ; il primo fa conte di Castro-
novo e la sua linea venne ad estin-
guersi con Alcandra in casa Venti-
miglia; il secondo cioè Corrado fu ba-
rone della terra della Limina nel vai
Demone non che padre di altro Nargo
e di Lanfranco. 11 Nargo ebbe una
sola figUa che si fé monaca di s. Be-
nedetto in Lentini ove santamente finì
sua vita. 11 Lanfranco fu abate del
Monistero Cistcrciense di santa Maria
di Roccadia.
Levò per arme: d'oro, con un fal-
cone volante al naturale seguente una
pernice al naturale. Corona di conte.
A differenza di quella di Milano che
porta palato d' oro e di verde di sei
pezze. — Tav. LXXV. u.
Trovalo — Stando al Minutolo famiglia no-
bile di Messina.
Arma: di rosso, con un s. Giorgio
a cavallo d' argento in atto di ferire
con la lancia un dragone d' oro. —
Tav. LXXVI. 7.
Tuzzolino — Secondo Minutolo famiglia no-
bile di Palermo. •
Arma: d'oro, con un piede di hno
fiorito al naturale. — Tav. App.
Tui'lurici — D^ azzurro, con tre tortore di
argento, poste 2, e 1. — Tav. LXXVI. s.
(Villabianca).
u
369
Uberli — È questa un' antica famiglia ghi-
bellina della città di Firenze. La portò
in Sicilia sotto il reggimento di re
Pietro d'Aragona uno Scaloro degli
liberti conte palatino, discendente dal
famoso fiorentino Farinata degli li-
berti, della stessa famiglia di s. Ber-
nardo già meritissimo generale di Val-
lombrosa e cardinale di Papa Urba-
no li nel 1096. Detto Scaloro ottenne
i casali della Gatta e di Condro, ed
i feudi di Chicalbi e s. Lorenzo nel
1299 , non che il titolo di conte di
Assoro nel 1336; e perchè del pai^-
tito de' Palizzi subì confisca dei suoi
beni ed esilio, onde indegnato si portò
in Napoli a' servigi di re Roberto ,
che lo fé capitan generale delle sue
truppe spedendolo a guerreggiare in
Sicilia contro la r. casa d' Aragona.
Dopo varie imprese fini per perdere
la vita in Assoro trucidato dai suoi
vassalli, come attesta il Fazzello. Ne
venne un Andrea conte d' Assoro in-
vestito il 1364. Si estinse per via di
femine nella nobile- casa Montaperto.
Levò per arme giusta una antica
pergamena che si conserva nella casa
Montaperto : partito ; nel 1° di ros-
so , con una mezz' aquila d' argento
movente dalla partizione; nel 2° scac-
cheggiato d' oro e d' azzurro di cin-
que file. Corona di conte. — Tavo-
la LXXVI. 10.
Ugo — Una delle nobili e distinte famiglie
della città di Firenze, ove godè il ti-
tolo di Bisdomini e l'antico marche-
sato di Monte Ughi, come rilevasi da
un diploma dell' imperatore Carlo V
in persona del nobile Antonio Ugo
della città di Termini in Sicilia, ca-
pitano di cavalleria nelle Fiandre.
Dalla città di Termini ove figurò sin
dal 1400 occupando le cariche di giu-
rato e di capitano giustiziere, passò
in Girgenti, da dove poscia in Paler-
mo. Rammentansi con onore; un Vin-
cenzo Ugo maestro razionale del real
Patrimonio 1697, presidente luogote-
nente del maestro giustiziere, e reg-
gente presso la corte di Torino ; un
Giuseppe primo marchese delle Fa-
vare 1730, governatore del Monte di
Pietà 1737; un Pietro investito il 1759
governatore del Monte di Pietà 1768,
e della nobile compagnia della Pace
1768; altro Pietro brigadiere dell' e-
sercito, luogotenente generale del re-
gno, gentiluomo di camera con eser-
cizio , cavaliere degli ordini del san
Gennaro, san Ferdinando, Gerosoli-
mitano e Costantiniano; altro Giu-
seppe gentiluomo di camera con eserci-
zio, cavaliere del s. Gennaro, gran
croce ed inquisitore dell' ordine co-
stantiniano, ed amministrator gene-
rale della casa reale, padre del vi-
vente Pietro Ugo e Ruffo marchese
delle Favare deputato al Parlamento
Italiano.
Arma giusta il Villabianca Ofu-
scoli: d'azzurro con due fasce accora-
370
pagnate d' una stella nel capo, e da
tre bisanti poste 2 tra le fasce ed
una in punta, il tutto d'oro. Man-
tello di velluto scarlato sormontato
dalla corona di marchese. — Tavo-
la LXXVI. 11.
V'aginelli — D' oro, con quattro uncinetti
di nero poste 3 ed 1. — Tav. appen-
dice (Villabianca).
Valcai'ino — Fu portata in Sicilia secondo
riferisce Mugnos, da Giovanni Antonio
Valcarino Valentino sotto il reggi-
mento di re Federico III dal quale
fu eletto castellano di Siracusa. Da
lui un Giovanni, che per servigi resi
a re Martino ottenne in ricompensa
il feudo di Scovato e la Targia nel
1406; fu pili volte senatore giurato
di detta città.
Levò per arme di rosso, con cinque
monti d' oro sormontati da cinque
stelle dello stesso. — V. Tav. appen-
dice.
Valllasci — Famiglia nobile di Messina giu-
sta il JMinutolo, aggregata alla Sena-
toria.
Arma: diviso; nel 1" d'azzurro, con
tre sbarre d'oro, addestrate nel capo
da una stella del medesimo; nel 2°
di rosso, con un braccio armato d'ar-
gento movente del fianco sinistro dello
scudo ed impugnante una spada d'ar-
gento manicata d'oro alta in isbàrra.
— Tav. LXXVII. i.
\aldibella — Secondo riferisce il Mugnos,
un GiuUo Valdibella nobile genovese,
trapiantò questa famiglia in Palermo,
ove in seguito venne ad estinguersi.
Levò per arme : d' oro , con due
leoni controrampanti e combattenti,
uno di nero, 1' altro di rosso, sopra
un monte di tre cime di verde mo-
vente dalla punta.— Tav. LXXVII. 2.
\aldina — Il Mugnos appoggiato all' iste-
rico aragonese Garzi di s. Maria,
vuole questa famiglia antichissima e
celebre nella Spagna, originata dalla
famiglia Vhart derivata da' principi
Goti. La portò in Sicilia un Andrea
Valdina cavaliere stimatissimo, il quale
fu eletto maggiordomo e governatore
della camera reginale il 1499 ed in se-
guito capitan d' arme e vicario con
ampia potestà nel vai di Noto, acqui-
stò le terre di Maurojanni la Rocca
e Raccuia. Fiorirono : un Francesco
barone di Raccuja , della Rocca di
Maurojanni investito 1516; an Gio-
vanni Matteo abate di s. Nicolò la
Fico ; un Carlo gran croce dell' or-
dine gerosolimitano bali di s. Stefano
e generale della squadra delle galere
di Malta; un Pietro primo marchese
della Rocca 1623, primo principe di
Valdina 1642, maestro di campo del
primo terzo della fanteria siciliana va-
loroso contro i francesi nella Lom-
bardia difendendo il ponte di Cari-
gnano, due volte pretore di Palermo
1637-40; un 2° Andrea investito dei
predetti stati il 1652, cavaliere d' Al-
cantara ministro superiore della com-
pagnia della Carità di Palermo 1653.
Levò per arme: ■d'azzurro, con un
guerriero armato impugnante un l)a-
stone d' argento , e la man sinistra
poggiata sull'elsa della spada. Corona
di principe. — Tav. LXXVII. 3.
\algliarnera — Una delle più grandi ed illu-
stri famiglie siciliane, che gli scrittori
patri dicono derivtge da' conti di Am-
purias nella Catalogna, discendenti dai
re Goti. Fé due passaggi in Sici-
lia; primo, nel 1282 per un Simone
Valguarnera Lajolo dell'infante Pietro
di Aragona e ceppo de' baroni del
Godrano. Detto Simone secondo rife-
risce Inveges, fu uno de' conquista-
tori dell'Isola delli Gerbi in Africa,
ove edificò un castello che chiamò
Valguarnera. Furono celebri, il di lui
figlio Francesco pel suo valore e fe-
deltà al re , ed altro Francesco ca-
pitan generale dell'armata di re La-
dislao di Napoli. Il secondo passag-
gio ebbe luogo pei fratelli Simone e
Vitale Valguarnera nobili catalani ac-
compagnando re Martino, da cui il
Simone ottenne la castellania a vita
di Paterno e col fratello Vitale la
baronia della terra d'Asaro. Per la
morte di essi fu chiamato da Cata-
logna ad ereditare il fratello primo-
genito Francesco , il quale lasciando
in Catalogna Giacomo suo primoge-
nito si trasferì in Sicilia con Vitale
suo secondogenito dal quale ne deri-
varono molti illustri personaggi come:
371
un Giovanni cameriero di re Alfonso
1440, straticoto di Messina 1473, pre-
sidente del regno 1484 e condottiero
della cavalleria e fanteria, spedito dal
re Cattolico in soccorso a Ferdinando
d' Aragona;- un Giacomo vescovo di
Malta 1495; un Giovanni a' servigi
dell' imperatore Carlo V dal quale fu
eletto straticoto di Messina e conte
d' Asaro ; un 2° Francesco principe
di Valguarnera 1026, vicario generale
del regno e pretore di Palermo 1651;
un 3° Francesco principe di Val-
guarnera . e di Ganci , marchese di
Regio vanni 1655, cavaliere di s. Gia-
como della Spada, gentiluomo di re
Carlo II, capitano di galera valoroso
nella battaglia navale combattuta il
1676 nei mari di Palermo tra la
flotta di Francia, e le alleate di Spa-
gna ed Olanda, indi capitano giusti-
ziere di Palermo 1680 e pretore 1686;
un 2° Giuseppe capitano giustiziere
1688 e pretore di Palermo 1700; un
Francesco Saverio investito 1705 ca-
valiere dell' ordine della ss. Annun-
ziata, colonnello generale della Na-
zione Valesana Svizzera, capitano.delle
guardie del corpo siciliane di re Vit-
torio Amedeo di Savoja, infine genti-
luomo di camera di re Carlo III Bor-
bone; un Pietro capitan generale delle
galere di Malta 1731 , indi tenente
generale delle guardie del Corpo co-
lonnello e generale di battaglia non
che "'entiluomo di camera di re Carlo
Emmanuele di Savoja. Questo ramo di
f amigha Valguarnera, erede del prin-
372
cipato di Ganci di casa Graffeo, del-
l'altro di Gravina della casa di que-
sto nome, e delle due baronie di Boz-
zetta e Pasquasia di casa Grimaldi, si
estinse nella nobile famiglia AUiata di
Villafranca. Altro ramo di essa scor-
giamo nei duchi dell' Arenella poscia
principi di Niscemi derivati da Vitale
Valguarnera e Lanza secondogenito
di Francesco primo principe di Val-
guarnera , illustre ramo , che vanta
capitani giustizieri, pretori e gover-
natori del Monte della città di Pa-
lermo, ove attualmente risiede la fa-
miglia rappresentata dal principe di
Niscemi Giuseppe Valguarnera e Ruf-
fo, e dal di lui figlio Corrado Val-
guarnera e Tomasi duca dell' Arenella.
Arma concordemente agli autori :
d'argento, con due fasce di rosso.
Corona e mantello di principe. — Ta-
vola LXXVII. 6.
Valle — Un Manfredo della Valle a' ser-
vigi della regina Eleonora moglie di
re Federico III , secondo riferisce il
Mugnos, trapiantò questa famiglia in
Sicilia e precisamente in Messina per
un Antonino della Valle padre di Lo-
dovico vescovo di Sii'acusa , di Go-
derisio che fondò in detta città la
sua famiglia, di Manfredo ceppo della
famiglia Valle di Catania. Nella linea
di Siracusa commendansi: un Lodo-
vico capitano di galera; un Girolamo
cavaliere di molta prudenza sotto re
Alfonso e castellano di detta città. In
quella di Catania un 3° Manfredo ai
servigi di re Alfonso; un Gutterra
barone della Crucifia e del Cuorno. ed
altri chiari personaggi, che occupa-
rono supremi uffici nella loro patria.
Arma : d' argento, con due leoni di
nero, affrontati e contro rampanti ac-
compagnati da cinque stelle d' azzurro
poste 2 , 1 e I , sormontati da una
mezz' aquila coronata di nero uscente
da una linea arcata del medesimo. Co-
rona di barone. — Tav. LXXVII. 4.
Valseca — Secondo ..riferisce il Mugnos ,
prende origine dalla Catalogna ove
vuoisi fiorita sin da' tempi dell' im-
peratore Carlo Magno. La portò in
Palermo un Perotto Valseca, che tra
le altre cariche quella tenne di giu-
dice della r. Gran Corte Pretoriana.
Un Lodovico figiio del precedente di
unita a' fratelli Atidrea ed Antonino
Valseca la trapiantarono in Modica ove
Lodovico occupò più volte l' ufficio
di Luogotenente, di Governatore di
quello stato, e fu barone del feudo di
Caddimeli.
Arma : d' argento, con un leone di
rosso, rampante ad un albero di verde.
Corona di l)arone.— Tav. LXXVII. i.
\aillli — Una delle più antiche , e no-
bili famiglie pisane, derivata secondo
scrive il Villabianca appoggiato ad
altri autorevoli scrittori, dalla celebre
consolare degli Appiani. Tenne ella
ripetutamente in Pisa le cariche di
anziano sin dal 1307 e vanta illustri
personaggi come: un Giacomo castel-
lano della Rocca de' Gilj 13G2,_ ed
anziano 13G3; un Lotto creato cava-
liere dal conte Galea'^zo Visconti; un
Matteo castellano di Lucca sec. XIV;
un Pino mariscalco di corte de' l'e
di Sicilia e governatore della camera
reginale della Regina Maria; un Gi-
rolamo ambasciadore della Repubblica
ad Alfonso re di Sicilia dal quale fu
creato cavaliere, ed ottenne conferma
del suo stemma gentilizio qui sotto
descritto; un Roberto ambasciatore
della sua patria a' duchi di Toscana
1532; ed un Vanni capitano del santo
Sepolcro del terzo di s. Martino, pa-
dre di Giacomo e Silvestro. Il primo
fu anziano nel 1 499-1591, ambascia-
tore alle corti di Francia, di Toscana,
di Lucca e d'altri principi d'Europa,
non che progenitore de' Vanni di Si-
cilia ; il secondo cioè Silvestro dei
Vanni di Pisa che per Ortensia si
estinsero nella Serravallini Ajutami-
cristo. Un Alessandro Vanni nobile
pisano figlio del detto Giacomo la
portò in Palermo verso il 1520, ove
ben tosto la famiglia si divise in va-
rie linee formando i marchesi di Roc-
cabianca oggi estinti, i principi di san
Vincenzo, i marchesi di s. Leonardo,
ed i duchi d'Archirafi. Fra' personaggi
illustri citiamo : un Raffaele giurecon-
sulto, fondatore del legato di mari-
taggio di scudi 14 mila per le dame
consanguinee della sua famiglia; un
Orazio regio consigliere e ministro
superiore della nobile compagnia della
Carità 1514; un Vincenzo Sigismondo
senatore di Palermo 1503 e sindaco
1627; un Alessandro principe di San
Vincenzo 1758, letterato ed uno dei
373
fondatori della comunale bibblioteca
di Palermo, alla quale fé dono della
sua ricca e privata libreria; un Fran-
cesco meritissimo vescovo di Cefalù e
cavaliere del s. Gennaro, ed altri che
occuparono carichi supremi ecclesia-
stici, militari e civili, specialmente nella
Senatoria.
Leva per arme : di rosso, col cane
rampante d'argento, collarinato d'oro.
Corona e mantello di principe. — Ta-
vola LXXVII. 10.
Varisano — Cospicua e nobile famiglia della
città di Castrogiovanni , oriunda fio-
rentina come riferisce il Mugnos, il-
lustrata al dir del Minutolo dal gene-
rale fra Bartolomeo Varisano gran
croce dell'ordine di Malta, valoroso
neUa guerra di Candia servendo col
grado di sergente generale la veneta
repubblica. Vari personaggi di essa
occuparono ripetutamente in detta città
sin dal 1456 le nobili cariche di giu-
rato e capitano giustiziere.
Arma : d' oro , con una fascia di
verde caricata da tre stelle del cam-
po.—Tav. LXXVIL 9.
Vassallo — Una delle antiche e nobili fa-
migUe della Sicilia, stando al Baronio,
Mugnos, Inveges ed altri che la fan
derivare dal celebre Michele Paleo-
logo imperatore di Costantinopoli, se-
colo XIII. Si sa dallo stesso Baronio
aver ella fatto due passaggi in Sici-
ha, primo in Noto sotto Federico II,
ammessa a' più onorevoh carichi della
città, ove come dice Inveges divenne
feudataria, estinta nel XV secolo; e
47
374
poi in Palermo con Nicolò, uno dei
tre fratelli che d' ordine del loro con-
sanguineo Costantino Paleologo impe-
ratore dalla Morea per l' Italia mosse-
ro, stabilendosi gli altri due cioè il Pie-
tro in Ancona, ed il Tommaso in Ro-
ma, a condizione di dover mutare co-
gnome di Paleologo in Vassallo, come
da imperiale diploma 1429, sotto re
Alfonso in questa nostra cancelleria
depositato. Dal citato Nicolò Vassal-
lo 1 adunque, che in compenso "di mi-
litari servigi delle reali concessioni
si ebbe, segnatamente quella di r. sten-
dardiero 1439, ne venne una serie di
distinti personaggi, tra' quali notiamo:
un Pietro razionale del regno e ca-
stellano ereditario di Mazzara 1479 ;
un Andrea credenziere delle r. gabelle
doo'anali di terra e di mare di Pa-
lermo; un Gaspare cavaliere geroso-
limitano 1513; un Gregorio altro ca-
valiere morto combattendo nell'im-
presa di Rodi 1522; uno Stefano se-
natore di Palermo 1525-29-32; un
2° Nicolò castellano di Capizzi , se-
greto 1528, e barone ereditano dei
feudi Risabea, RafFudi e Raffo del ma-
stro nel territorio di Ragusa, inve-
stito 1544; un Giammatteo senatore
di Palermo 1536; un Vincenzo capi-
tandarme del regno , e tesoriere di
Palermo morto 1630; altro France-
sco capitandarme del regno ed uno
dei cavalieri giostranti premiato 1601,
1) La faraiglia continuò a ritenere in secondo il cognome di
Paleologo.
come A(dV Auria; Ludovico, Tomma-
so, Antonino, Ignazio e Bartolomeo
più volte senatori, se non che que-
st'ultimo meritossi dal decurionato un
diploma di benemerito della jMfria nel
1821. La rappresenta in atto Giuseppe
Vassallo -Paleologo e Santostefano ,
cavaliere degli ordini dei ss. Maurizio
e Lazzaro e della Corona d'Italia.
Arma: diviso; nel P d'azzurro con
una croce d' oro , caricata nel capo
dal monogramma costantiniano , ed
accompagnata da due lune crescenti
d'argento; nel 2° d'azzurro (conces-
sione di re Alfonso), con un leone,
accompagnato in punta da due gigli, ed
una sbarra attraversante, il tutto d'oro.
La bordura d'oro, caricata dal motto m
hoc signo vmces, intramezzato da quat-
tro torri di nero, ciascuna sormontata
da una bandiera d'argento, caricata da
una croce rossa svolazzante a sinistra.
Lo scudo in petto dell' aquila bicipite
coronata d'oro nelle due teste, linguata
di rosso, armata e beccata d'oro, al
volo abbassato, sormontata dalla co-
rona imperiale. — Tav. LXXVII. ii.
Veles — Inquarto ; al 1 e 4 d' oro, con tre
bande cucite d' argento caricate da
ermeUini di nero, nel 2 e 3 d'argen-
to, con cinque cuori di nero posti
in croce di s, Andrea. — Tav. LXXIX. \i.
(Villabianca).
Vella-Yarrios— Secondo riferisce Abela de-
scrizione di Malta , antica famiglia
maltese, ove si distinse per le cariche
primarie ripetutamente occupate dal
1420 in poi. La portò in Sicilia e
precisamente in Terranova un Giu-
seppe Velia Bordino e Grugno, pro-
genitore di quel Giovanni Velia Var-
rios cavaliere di san Giacomo della
Spada, maestro razionale morto il 16
gennaro 1674, di che fe fede una la-
pide sepolcrale adorna dello stemma
gentilizio esistente nella chiesa della
Magione di Palermo. Ne vennero al-
tri personaggi distinti per cariche e
nobili alleanze, citiamo di essi un Ot-
tavio colonnello del r. esercito deco-
rato della medaglia del costante at-
taccamento 1818, aiutante di camera
di re Ferdinando I e presidente della
Redenzione dei cattivi , il quale dal
matrimonio di Giuseppa La Grua ed
Alaimo si ebbe Ottavio già guardia
d' onore, ed altri figli.
Arma: d'oro, vestito di rosso, ca-
ricato da un' aquila di nero al volo
abbassato portante nel petto uno scudo
ovale scaccheggiato d' argento e di
nero. L' oro accantonato da quattro
ceri di nero accesi di rosso. — Ta-
vola LXXVII. 5.
Veneo — D'oro, con tre fasce di rosso
Tav. LXXVII. 8. (ViUabianca).
Venlimiglia — Ci serviamo delle stesse pa-
role del chiarissimo ViUabianca in ri-
guardo all' origine di questa illustre
e grande famiglia, egli dice : « Que-
« sta famiglia deriva sua etimologia
« dell'antico dominio del Contado di
< Ventimiglia nella Liguria, il di cui
« ceppo mascolino vanta la discen-
« denza della casa Lascari degl' Im-
« peratori di Costantinopoli, e il fem-
375
« minino piglia origine dalla casa Reale
« Normanna e da Serlone conte di
« Altavilla figlio di Tancredi, fratello
« del liberatore Ruggiere il Grande.»
Il primo che di questa famiglia venne
in Sicilia cacciato da Genova 1242,
fu un Guglielmo Ventimiglia origina-
rio dalla casa Lascari degl'impera-
tori di Costantinopoli. Ne venne un
Arrigo che sposò una Ehsabetta con-
tessa di Geraci e figlia di Alduino
derivato dal sangue reale di Deside-
rio re de' Longobardi, e cosi per-
venne alla famiglia Ventimiglia l' an-
tico contado di Geraci che da ben sei
secoli si è sempre mantenuto nella
famiglia Ventimiglia con strettissimo
vincolo agnatizio mascolino. Commen-
dansi: Arrigo conte di Geraci, signore
delle Petralie, viceré di Napoli 1260 e
capitan generale di re Manfredi, morto
1265; Alduino figlio del precedente
viceré di Napoli sotto re Manfredi,
indi comandante una squadra di tre
galere per il re Giacomo di Aragona
1289, morto in naufragio; Francesco
fratello del precedente investito nel
1330 di tutti gli stati di sua famiglia
esistenti in Lombardia, Calabria e Si-
cilia, signore delle due Petralie, Gan-
ci, s. Mauro, Castelbuono, Tusa, del
castello di s. Gregorio, Castelluccio,
Gratteri, Caronia, Sperlinga, Pettineo,
castello di Pollina, e de" feudi di Al-
vira, Resuttano, Belici, Mosino, Fi-
scaulo e fortezza di Raugiovanni, ba-
rone della terra di Barrafranca, mi-
nistro plenipotenziario di re Federi-
376
CO II d'Aragona presso il Papa, in-
fine caduto in disgrazia per aver ri-
pudiata la moglie Costanza Chiara-
monte, ribellossi al suo re inalberando
nella sua rocca di Geraci la bandiera
di re Carlo d' Angiò, ma vinto perde
■ la vita precipitandosi col suo cavallo
da una enorme altezza, e raggiunto
dai suoi nemici venne barbaramente
trafitto da' colpi di spada di France-
sco Valguernera; Emmanuele investito
de' paterni stati 20 giugno 1354, servì
re Pietro IV di Aragona nell' impresa
di Rossiglione e di Cerdegna; Fran-
cesco conte di Golisano viceré di Si-
cilia 1353, uno de' governatori del
piccolo re Federico II 1 che poi salvò
da mano reo-icida ottenendone il ti-
tolo di liberatore ed in compenso le
città di Termini e Cefalù, acquista-
tore della città di Mistretta 1388 e
fondatore del Monistero di s. Maria
del Parto in Castelbuono, del prio-
rato di s. Maria la Cava e di s. Ma-
ria di Padaly in Collesano 1386; Ar-
rigo regio cavaliere 1392; Giovanni
conte di Montesarcio in Calabria de-
cimo terzo conte di Geraci , primo
marchese di questo stato 1433, ce-
lebre capitano nella difesa d' Epiro in
Grecia, facendo strage de' Turchi e
riponendo nel regno Carlo Principe
di Carnea despoto di Lerta, indi eletto
capitan generale da papa Callisto III
contro Francesco Sforza, tolse la re-
pubblica di Genova dalle mani del
conte Giacomo Piccolomini, si trovò
air acquisto della Sardegna, e del re-
gno di Napoli con Alfonso e Fede-
rico d'Aragona, ottenendone in pre-
mio la città di Bitonto, disfece i mori
nella guerra contro il re Boferio ,
infine viceré di Napoli e due volte
di Sicilia 1430-32, e grande ammi-
raglio ; Antonio investito del marche-
sato di Geraci 1473, presente a 32
vittorie per il che ottenne in com-
penso la città di Catanzaro col titolo
di Contea, vicario generale e grande
almirante di Sicilia; Simone investito
1500, tre volte viceré di Sicilia sotto
Carlo V imperatore, morto 1553; Si-
mone 2, strategoto di Messina 1551.
erede per la moglie Maria Ventimi-
glia degli stati di Ciminna e Sperlin-
ga; Giovanni 3, ventesimo conte di
Geraci strategoto di Messina 1591 ,
principe di Castelbuono 1595, presi-
sidente e capitan generale del regno
1595; Francesco marchese di Geraci
generale della cavalleria e vicario ge-
nerale del regno 1645 ; Giovanni 4°
marchese di Geraci generale della ca-
valleria del servizio militare ; Gio-
vanni 5" gentiluomo di camera di re
Vittorio Amedeo di Savoja, cavaliere
dell'ordine della ss. Annunziata, grande
di Spagna di prima classe, principe
del S. R. Impero col titolo di Altezza,
podestà di battere moneta col pro-
prio nome e prerogativa nelle stampe
del Dei Gratta, come da privilegio del-
l' imperatore Carlo VI, 27 settembre
1723, infine gentiluomo di camera di
re Carlo III, morto in Napoli nel set-
tembre del 1748, la di cui linea ma-
sellile si estinse con l'ultimo marchese
Giovanni Ventimiglia, trapassando i ti-
toli in una delle tre sorelle di nome Gio-
. Vcinna Ventimiglia in Mancuso ricono-
sciuta con decreto reale de' 23 ottobre
1862. Altri due rami di questa famiglia
scorgiamo ne' baroni di Gratteri conti
di Ventimiglia, s. Eufemia e Golisano,
poscia principi di Belmonte, grandi di
Spagna di prima classe, derivati da
Antonio Ventimiglia e Loria conte di
Golisano secondo genito di France-
sco 2° Ventimiglia e Consolo quarto
conte di Geraci, a qual ramo appar-
tenne quel Carlo Ventimiglia Ruiz ce-
lebre oratore, poeta, filosofo, mate-
matico e diligentissimo compilatore
delle cose naturali e de' preziosi a-
vanzi dell' antichità; e ne' principi di
Gran Monte e di s. Anna, marchesi
di Regiovanni, conte di Prades e ba-
roni di Pettineo.
Leva per arme: inquartato nel 1"
e 4° di rosso, col capo d' oro (per
Ventimiglia); nel 2" e 3° d' azzurro,
colla banda scaccata di due file d'ar-
gento e di rosso (per la r. Normanna).
Supporto due leoni d' oro coronati
del medesimo. Corona e mantello di
principe del S. R. Impero. Motto:
Dextera Domini fecit virhitem dex-
tera Domini exaltavit me, a caratteri
maiuscoli romani di nero. — Tavo-
la LXXVIIL 1.
Vento — Una delle più antiche e celebri
famiglie della Repubbhca di Genova
ove godè gli uffici di console, di priore
e di capitan generale d' armata ma-
377
rittima. Un Riccardo Vento, secondo
riferisce il Mugnos la portò in Sicilia
a' tempi di re Federico II d'Arago-
na; indi ottenne molti eifetti, e da re
Pietro II la castellania di Monte san
Giuliano ove stabili la sua famiglia, che
esercitò ripetutamente le nobili cariche
di giurato e di capitano giustiziere.
Un Tommaso Vento la trapiantò in
Trapani verso il 1442, da cui ne de-
rivò un Francesco investito della ba-
ronia del Grano 1490.
Levò per arme : scaccato , d' ar-
gento e di rosso, di quindici pezzi. —
Tav. LXXVIIL 3.
Ventura — D'azzurro, colla fortuna al na-
turale di carnagione sopra una ruota
d'oro, tenente colle mani una sciarpa
d'argento. — Tav. LXXVIIL 4.
Vergara CalTarelii — Famiglia nobile d' ori-
gine spagnuola, e secondo un estratto
originale del registro di re Carlo di
Angiò trapiantata nel regno di Na-
poli sin dal 1381; poicchè giusto quel-
r anno il detto re con una cedola no-
minava Giovanni Serra da Siracusa
a governatore della terra di Nicastro
invece del nobil'twmo Loj^ez de Ver-
gara spagnuolo. Da quell'epoca i Ver-
gara si distinsero sempre per servigi
militari notiamo tra essi : Carlo Ver-
gara sotto il re Fernando I d'Ara-
gona generale d'armata e feudatario
del regno ; Giuseppe capitano di ca-
valleria sotto Carlo V, ferito e fatto
prigioniero sotto Caudogna dall' eser-
cito di Francesco 1 re di Francia; al-
tro Giuseppe capitano d' infanteria
378
sotto Filippo III nelle guerre di Fian-
dra ; altro Carlo consigliere di santa
Chiara, barone della terra di Craco per
decreto di Carlo VI, 1721, indi duca
di questo stato, e marchese di Comi-
gnano feudo e titolo cesso dalla fami-
glia Sanseverino; Filippo erede per
la madre Anna Minutilli Caffarelli del
fedecommesso istituito dalla marchesa
Anna CaffarelH di Roma, con l'olì-
bligo di aggiungere per se e suoi il
nome e 1' arme di Caffarelli; Pasquale
cavaliere gerosolimitano 1797. Fu por-
tata in Palermo nel decim' ottavo se-
colo da un Francesco Vergara duca
di Craco, progenitore del vivente For-
tunato Vergara duca di Craco rico-
nosciuto uno allo stemma qui sotto
descritto con decreto ministeriale dei
25 maggio 1875,
Arma: diviso; nel I- di rosso, con
un castello d'argento torricellato di
tre pezzi chiuso e fincstrato di nero
(per Vergara); nel 2° d'azzurro, con
un leone d'oro, partito con quattro
grembi di rosso e d'oro, il tutto sor-
montato dal capo dell'impero. Corona
di duca. — Tav. LXXVIII. a
Vernagallo — Secondo riferisce il Mugnos,
un Rainero Vernagallo nobile pisano
mal soffrendo la signoria de' fioren-
tini se ne passò in Palermo, ove i
suoi posteri tennero in seguito le ca-
riche di senatore e di pretore. Pos-
sedette questa famiglia sotto Carlo V
Caltanissetta sebbene per corta du-
rata, ed è stata investita nel 1718,
della baronia di Diesi e Sparacia.
Arma : di rosso , con un leone di
argento. Elmo e corona di barone. —
Tav. LXXVIII. r
\ernazzi — Giusta il Minutolo famiglia no-
bile imlermitana.
Levò per arme : di rosso, con un
monte di nove cime d' oro. — Tavo-
la LXXVIII. 5.
Vetrano — D' azzurro , col castello d' oro
torricellato di cinque pezzi quella di
mezzo più alta con una bandiera svo-
lazzante a destra, il castello fondato
in un mare d' azzurro fluttuoso d'ar-
gento.—Tav. LXXVIII. 2. (Villab.)
Vipolo — Diviso: nel 1" d'azzurro, con
tre torri d'oro; nel 2° di rosso, con
un braccio armato impugnante un ra-
mo di vite di verde movente dal fianco
destro dello scudo.— Tav. LXXVIII. 8. '
(Villabianca).
Vignualcs — D'azzurro, con una pianta di
vite d' oro. — Tav. LXXVIII. a (Vil-
labianca).
Villa — Partito: nel 1" d'oro, con un'al-
bero di pegno al naturale, accompa-
gnato da due cavalli corrente di ne-
ro; nel 2° d'azzurro, con una torre
merlata d' oro aperta e finestrata del
campo. — Tav. LXXVIII. i.i. (Villa-
bianca^.
Vìlladicane — Da un cavaliere Raimondo
Berlinghieri, che fu conte di Barcel-
lona e di Provenza chiamato col sopra-
nome di Villadicane, castello nella
Spagna detto de Villadicans trae ori-
gine dice il Villabianca l'illustre fa-
miglia catalana Villa de Cans appo noi
corrottamente detta Villadicane. Vuoisi -
portata in Sicilia giusta il Mugnos
nel 1386 da un Pier Guerao Villadi-
cans segretario di stato del re Mar-
tino e della regina Maria. Un capi-
tano Giaimo o Giacomo figlio del pre-
cedente la trapiantò in Messina, ove
si è sempre distinta per eminenti ca-
riche e per soggetti di merito trai
quali notiamo : Alvaro marchese di
Condagasta investito 1744. principe
della terra e castello della Mola in-
vestito 1756, barone de' feudi Landò
Pirago e Carlolame, più volte sena-
tore di Messina e governatore degli
Azzurri 1744; Sebastiano comandante
una squadra navale sotto Carlo V;
Giovanpietro illustre poeta assai sti-
mato da Pio VI e Filippo II di Spagna,
ed il cardinale Francesco di Paola Vil-
ladicane arcivescovo di Messina e ca-
valiere del s. Gennaro. Questa famiglia
godè la paria ereditaria, e viene oggi
rappresentata da Giovambattista Villa-
. dicane principe della Mola, gentiluomo
di camera e cavaliere del s. Gennaro.
Arma: d'oro, con una sbarra in-
chiavata d' argento e di nero di otto
pezzi. Corona e mantello di principe.
— Tav. LXXIX. 6.
Villanova — Nobile famiglia spagnuola il-
lustrata al dir di Mugnos da s. Tom-
maso di Villanuova valenziano. Un
Giovanni Villanova la portò in Sicilia
essendo a' servigi dei re Pietro e
Federico II d'Aragona, dai quali ot-
tenne le baronie di Mazzarino e Gras-
suliato. Un Calcerano ottenne da re
Martino le terre di Castiglione e Fran-
379
cavilla 1392; ed il di lui figlio Gia-
como acquistò nel 1436 da re Alfonso
le terre di Fiumedinisi.
Levò per arme : d' argento, con un
castello di verde accostato da due ci-
pressi al naturale. Corona di barone.
Tav. LXXIX. 2.
Villaragut — Il Tomih, Montaner, Taraffa,
Zurita e con particolarità Escolano ,
diffusamente parlano di questa grande
famiglia, che dicono derivata da' re
d' Ungheria. Tralascio le varie glorie
di essa in Spagna; seguendo il Mu-
gnos ritrovo, che un Ramondo Vil-
laragut catalano figlio di D. Beren-
gario valoroso generale della squadra
delle galere di re Pietro III d' Ara-
gona, la portò in Sicilia, e pei ser-
vigi resi ai principi aragonesi e con
particolarità a re Ludovico, fu eletto
capitan generale dell'esercito reale con-
tro i reali x\ndrea e Giovanna di Na-
poli, ed indi ottenne durante sua vita
e del figlio Berengario il dominio della
città di Salerai, non che le terre e baro-
nie di Frizzi e Palazzo Adriano, la baro-
nia di Calamonaci ed i feudi Raismal-
muni. Vanta in oltre : un fra Gio-
vanni cavaliere gerosolimitano di Rodi
che servi re Martino nella guerra di
Sardegna; altro Giovanni maggiordo-
mo di re Alfonso ; un Carlo barone
di Bertoli, ed altri che furono sena-
tori, pretori e capitani giustizieri della
città di Palermo.
Armò: fasciato, d'argento e di rosso
di otto pezzi. Corona di barone. —
Tav. LXXIX. i.
380
ìillardita o V'ilardita — Un Aldoino ViUar-
dita nobile longobardo trapiantò al
dir di Mugnos questa famiglia in Si-
cilia verso r anno 1080. Ne venne un
Bernardo valoroso barone e gover-
natore della città di Piazza, ove ri-
stesse ufficio tenne un Pericono as-
sai ricco. Fiorirono in oltre: altro
Perricone, che acquistò da re Fede-
rico III gì' introiti della città di Piazza
nel 1375; altro Bernardo ai servigi
di re Martino e che acquistò il feudo
dell' Imbaccari; un Giovanni abitatore
in Lentini ove formò altra linea, che
venne illustrata da un fra Bernardo
cavaliere di Rodi e da un Paolo ve-
scovo di Lipari, morto in odore di
santità. Il Mugnos la dice estinta ,
ma ciò non vale estinta, e una fami-
miglia Vilardita esiste attualmente in
Piazza a molte nobili famiglie dell' I-
sola congiunta, rappresentandola un
Antonino Vilardita, letterato e filosofo
di pregio, autore di un'opera cosmo-
logica intitolata II sistema della na-
tura cioè Dio, r Uomo, la Religione.
Arma: d'argento, con tre vasi di
verde fiammeggianti di rosso, posti
2 e I. Corona di barone. — Tavo-
la LXXIX. 3.
\IÌIlCeDZO — Famiglia spagnuola passatala
Sicilia col re Federico II, e non col
re Martino come erroneamente rife-
risce il Mugnos , per un Antonino
Vincenti volgarmente detto Vincenzo,
il quale fu condottiero famoso di gente
d'armi e creato nel 1330 capitano di
soccorso del Val di Mazzara e delle
milizie di Trapani ove fondò la sua
famiglia. Ivi fiorirono : Antonio ba-
rone d' Arcodaci per ragion di dote e
prefetto della sua patria 1425; G-io-
vanni regio milite eletto da re Alfonso
suo segretario e da re Giovanni mae-
stro razionale del Tribunale del r. Pa-
trimonio 1488; altro Antonio regio
cavaliere, consigliere di re Giovanni
nel 1464 e capitano giustiziere di Tra-
pani 1465 ; Antonio 3° signore del
Celso e Casserino, prefetto della sua
patria nel 1431 e senatore nonché
ceppo de' baroni di Casalmagno; Gia-
como barone di Casalmagno , regio
senatore consiliario ; altro Giovanni
signore di Marama, regio familiare e
consigliere, castellano della Colombara
nel 1448, regio segreto 1458 e capi-
tano giustiziere nel 1464; fra Barto-
lomeo commendatore gerosolimitano;
fra Mario Orfeo cavaliere . ed altri
che furono regi cavalieri, senatori e
capitani giustizieri.
Arma: d'oro, con un monte di tre
cime di rosso, piantato in una cam-
pagna di verde. — Tav. LXXIX. 4.
Viperano — Giusta il Minutolo nobile fa-
miglia messinese. Vanta un fra Gio-
vanni cavaliere gerosolimitano 1582.
Arma: d'azzurro, con una vipera
d'oro, posta in fascia. — Tav. LXXIX. ^.
Virgilio — Riferisce Filadelfio Mugnos, es-
ser questa una chiara ed antica fa-
miglia siciliana discendente da Virgi-
lio de Eutensis illustre barone cata-
lano governatore sotto re Federico II
della città di Sciacca. Vuoisi derivata
da quel celebre poeta Publio Virgi-
lio. Fiorì in varie città dell' Isola co-
me Lentini, Messina, S. Lucia, Sciac-
ca, Palermo , ove visse con fama di
buon dottore Antonio di Virgilio giu-
dice della r. Gran Corte Pretoriana
ed autore dell' opera intitolata De le-
gitimatione personae.
Levò per arme : partito d' oro e di
rosso, col giglio dell' uno all' altro e
dell' uno neU' altro.— Tav. LXXIX. 5.
Vita — Il Mugnos le dà per primo ceppo
in Sicilia, un Gerardo di Vita capi-
tano di quattrocento cavalli sotto re
Pietro d' Aragona, indi castellano di
Matagrifone in Messina per conces-
sione di re Giacomo 1291. La vedia-
mo in oltre figurare nobilmente nelle
città di Randazzo e di Lentini.
Arma : d' azzurro, con la pianta di
vite al naturale fruttifera d'oro. — Ta-
vola LXXIX. 8.
Vitale — Chiarissima famiglia sparsa in I-
talia e Spagna secondo riferisce il Mu-
gnos. La vediamo antichissima nel re-
gno di NapoU sin dall'epoca bizantina
e de' principi normanni. Un Giovanni
Vitale la portò in Palermo accompa-
gnando re Pietro d'Aragona, dal quale
ottenne in compenso del suo militar
valore molti effetti nel vai di Mazzara.
Sembra estinta col dottore Giuseppe
Vitale ospedaliere del grande Ospedale
di Palermo.
Levò per arme: d'azzurro, col volo
d'argento. — Tav. LXXIX. 9.
Vitali (li Messina— Il Minutolo ci presenta
381
questa nobile famiglia diversa senza
meno dalla precedente. Vanta un Ge-
ronimo Vitali ambasciatore all'infante
D. Pietro d'Aragona, ed un Giovanni
Antonio barone di Panietti 1510. Cre-
desi estinta.
Levò per arme: d'azzurro, con tre
viti d'oro — Corona di barone — Ta-
vola. LXXIX. 10.
Viterbo — D'argento, con l'albero di pino
al naturale ed una vite di verde con
i suoi pampini ed il frutto rampicante
nel tronco. — Tav. LXXIX. u. (Vil-
labianca).
Vittoria — D'azzurro, con un leone d'oro,
tenente un ramo di palma di verde
— Tav. LXXIX. 12. (ViUabianca).
Viveros — D'oro, con tre monti di rosso,
e tre ramoscelli di verde alloro pian-
tati sulla sommità — Tav. LXXIX. 13.
(ViUabianca.)
Viviano — Diviso; d'oro, e d'azzurro, con
un leone passante di nero nel primo
— Tav. LXXIX. 14. (ViUabianca).
Vinci — D'azzurro, con una fascia cucita
di rosso, sormontata da un leone ri-
voltato e passante d' oro, tenente con
la bocca una spada d' argento mani-
cata d'oro, ed accompagnata da ti*e
stelle d' oro poste nel capo, e da un
sole figurato del medesimo nascente
dalla punta — Tav. LXXIX. 15. (Villa-
ni anca).
Voglia — Diviso; di rosso e d'argento, con la
banda d' azzurro attraversante sul di-
viso. — Tav. LXXIX. le. (ViUabianca).
48
382
Xaxa 0 Sciascia — Il cavaliere Pietro To-
niirch ci dà notizia di questa nobile
famiglia che dice derivata dalla Spa-
gna per un Giliberto Xaxa uno dei
cavalieri che seguirono re Martino.
Rammenta poscia un Ximenes Xaxa
capitano in un reggimento de' cava-
lieri gerosolimitani nell' acquisto della
Sardegna. Fiorirono in Siciha: Fran-
cesco secreto e capitano giustiziere
di Nicosia 1518; altro Francesco giu-
rato in Polizzi 1518; Antonino barone
di s. Carlo, ed altri che imparenta-
rono con nobilissime famiglie. La fa-
miglia Xaxa è stata dichiarata nobile
per come risulta dal certificato del-
l'illustre Protonotaro. Viene oggi rap-
presentata da Antonino Xaxa e Na-
selli barone di s. Carlo senatore di Pa-
lermo nel 1824, nella di cui unica fi-
glia Giovanna Xaxa ed Imperiai Pa-
store in Gerbino baronessa di Canni-
tello verrà ad estinguersi.
Arma: d'azzurro, con una croce d'oro
piantata sul monte di tre cime del
medesimo, accompagnata da un albero
di cipresso e da un albero di palma
al naturale, e nel capo da tre gigli
d'oro allineati in fascia. Corona di ba-
rone.—Tav. LXXX. 1.
Zacco — Antica e nobile famiglia di origine
Padovana, che pih tardi estendevasi
in Venezia, dove nel 1653, per come
risulta dall' Opera Araldica di Casi-
miro Freschot, sui pregi della No-
biltà Veneta, per generosa esibizione
a pubbhci bisogni , venne aggregata
all'Ordine patrizio. Il primo stipite ri-
conosciuto in Sicilia pare fosse stato
l'illustre Stefano Zacco milite e regio
consigliere di re Alfonso di Aragona,
come costa per un atto provisionale
spedito in Palermo a 16 giugno 1442,
e registrato nella R. Cancelleria a fo-
glio 241. Diramatasi più tardi in Pa-
lermo, Lentini, Modica e Siracusa, il
Mugnos rammenta Giorgio e Giovanni
Zacco da Lentini governatori della
Camera Reginale , sotto la Regina
Bianca, ed Antonio maestro razionale
e conservatore del Regio Patrimonio.
Sono poi commendevoH: Orazio Ba-
rone della Pirrera; Giambattista ca-
nonico ed abate di S. Giovanni degli
Eremiti, presidente della 2^ Curia ec-
clesiastica di appello, e rinomato pro-
fessore di dritto naturale e delle genti
in questa R. Università, morto nel
1842; Tommaso governatore della
fortezza di Capopassaro; Francesco
colonnello d'artiglieria; Tommaso e
Giuseppe giudici della Gran Corte ;
Giuseppe sostituto procuratore gene-
rale del Re presso la Corte di Ap-
pello di Palermo, e cavaliere degli
ordini dei SS. Maurizio e Lazzaro e
della Corona d'Italia.
Arma: giusta il Galluppi inquartato:
nel 1 e 4 scaccheggiato d'oro e d'az-
zurro di 8 file; nel 2 e 3 fasciato d'oro
e di rosso di 6 pezze. Corona di ba-
rone— Tav. LXXXXV.
Zal'arana — Giusta il Minutolo famiglia no-
bile di Messina ove i discendenti di
essa a cominciare da Pasquale Zafa-
rana che visse nel 1475, occuparono
sempre gli uffici nobili.
Arma: d'azzurro, con un crescente
montante d' argento , sormontato da
una stella d'oro. Motto : Tu spes re-
lictis unica rebus. — Tav. LXXX. 2.
(Villahianca).
Zappata — Famiglia messinese la quale il
Minutolo dice originata dalla Spagna
dandoci per primo ceppo in Messina
un Martino Zappata nobile spagnuolo
oriundo della città di Calatajud, ag-
gregato alla senatoria di Messina. Ram-
menta poscia; Diego uno de' fonda-
tori dell' ordine mihtare della Stella,
- e Francesco maestro cornerò delle
poste del regno di Sicilia per conces-
sione di Carlo V imperatore 1549.
Arma: d'oro, con cinque stivaletto
scoccate d'argento e di nero, poste in
croce di s. Andrea. — Tav. LXXX. 3.
Zappino — Stando a quanto ci viene rife-
rito dal Minutolo, famiglia assai no-
bile della città di Palermo , ove fu
piantata da Giov. Antonio Zappino
nobile di Cosenza, il quale tenne il
carico di vicario e capitan d'arme
del Val di Mazzara 1454. Notiamo in
oltre i senatori di Palermo, Giov. In-
nocenzo 1442, e Giov. Gregorio 1460,
583
ed i cavalieri gerosolimitani fra Pie-
tro 1672, e fra Ignazio 1676.
Arma: di rosso, con un leone coro-
nato , rampante ad un albero sradi-
cato , sormontato da una stella , il
tutto d'oro. Elmo di nobile. — Ta-
vola LXXX. 6.
Zati — Fiorì secondo riferisce il Mugnos,
nobilissima in Firenze la famiglia Zati
così detta da una antica villa nella
Toscana. Altri la vuole derivata dalla
famiglia Alberti ; ma il Rubberto de
Geronimo, scrittore della nobiltà fio-
rentina, le dà origine da quel Zato
nativo della Turingia valoroso capi-
tano dell'imperatore Ottone, col quale
passò in Italia nel 940, fermandosi
nella Toscana. Vanta un Alberto fa-
moso capitano del suo tempo. Un Si-
mone la portò in Palermo ove visse
ricchissimo, ed acquistò la terra di
S. Maria del Rifesi. Ne venne un
Giulio gentiluomo di camera del gran
Duca di Toscana e cav. diS. Gia-
como della Spada, il quale acquistò la
terra di Gallidoro nel Val Demone, ed
altresì il feudo di Campomagno come
risulta da inv. del 25 aprile 1669;
ebbe due mogli , colla prima Angela
Denti duchessa di Villarosa procreò
Angela che fu moglie di Francesco
Notarbartolo barone di S. Anna, Ma-
gabeci e Bombinetto. Colla seconda
Elisabetta Bonanno e Marini si ebbe
Placido marchese di S. Maria del Ri-
fesi inv. il 2 ottobre 1721, governa-
tore della Compagnia della Pace 1721,
384
e del Monte di Pietà di Palermo 1738,
la di cui linea venne ad estinguersi
in casa Velluti di Firenze.
Levò per arme : diviso d' oro e di
nero con due catene poste in croce
di S. Andrea dell'uno all'altro, e del-
l'uno nell'altro. Corona di marchese.
— Tav. LXXX.5.
Zirlili — Diviso; al 1° d'azzurro, col brac-
cio destro di carnagione, impugnante
una lancia d' argento e combattente
un leone rivolto d' oro ; nel 2° d'az-
zurro, con tre fasce cucite di rosso.
— Tav. LXXX. 4. (Galluppi Arme-
rista).
Zeccala — Nobile famiglia catalana in Si-
cilia portata al dir di Mugnos da un
Guerao Guglielmo Zuccalai in com-
pagnia di re Pietro d'Aragona da cui
ottenne l'ufficio di castellano di Monte
Erica. Parimente furono castellani ;
Pier Guglielmo, che fu anche invia-
to ambasciatore di detta città al re
Federico II nel 1334, e Giov. Gue-
rao ambasciatore spedito a re Mar-
tino 1371. Un Giov. Guglielmo figlio
del precedente si stabilì in Trapani
ove occupò le nobili cariche di giu-
rato e di capitano giustiziere nel 1454,
rendendosi ceppo di non pochi genti-
luomini, che furono sempre a' primi
uffici della loro patria.
Arma giusta Mugnos : d' argento ,
con un'albero al naturale sradicato di
oro. Elmo di nobile. — Tav. LXXX. r
Zombo — Il Minutolo ci dà notizia di un
Bartolomeo Zumbo barone della Cava
nobile di Siracusa 1491. Rammenta
poscia Giaimo barone nel 1503; Vin-
cenzo senatore 1545; fra Raimo ca-
valiere gerosolimitano 1594 morto in
odore di santità; Giovanni capitano
giustiziere, e giurato 1629.
Ai'ma : d' azzurro , con una banda
cucita di rosso, accompagnata da tre
stelle d'oro poste due nel capo ed una
nella punta. Elmo e corona di barone.
— Tav. LXXX. 8.
APPENDICE
Aci-Reale (città) — D'azzurro, con un ca-
stello d'oro, a tre torri, fondato so-
pra gli scogli al naturale nel mare
fluttuoso d'argento e di nero movente
dalla punta, con tre ciclopi di car-
nagione moventi dal mare, la torre di
destra cimata da una bandiera di rosso
astata d'oro, quella di sinistra dal leone
del medesimo. — Tav. LXXXIII. 3.
Angusta (città) — D'oro, con l'aquila spie-
gata e coronata di nero, ed il mare
d'argento fluttuoso di nero, sparso di
monete d'oro — Tav. LXXXl. 5.
Angelo 0 D'Angelo — Alle notizie di questa
famiglia da noi date a pag. 70 ag-
giungiamo che un Francesco D'An-
gelo nel 1787 s'investi del titolo di
marchese di Bertolino, e nel 1790 oc-
cupò l'ufficio di governatore della no-
bile Compagnia della Pace di Paler-
mo. La di lui linea venne a conti-
nuare sino al vivente marchese di
Bertolino Gaetano D'Angelo e Ver-
nagallo.
Arceri — Furono baroni di Caruso e s'arma-
rono: di rosso, alla banda d' oro, ed
un leone sagliente del medesimo por-
tante colle zampe anteriori una frec-
cia in atto d'incoccarla. Corona di ba-
rone. — Tav. LXXXVII. 2. (Villab.)
Aronc di Sciacca — Da un certificato del-
l' archivio generale del Protonotaro
di Sicilia si rileva essere la famiglia
Arone una delle distinte della città
di Sciacca per le nobili cariche oc-
cupate di capitano giustiziere e di se-
natore, non che per li feudi posse-
duti di Mezzo Catuso ossia Berto-
lino e di Bonfigiio; il primo dei quali
provenne dalla illustre casa Taglia-
via per r acquisto , che ne fece Gri-
spina Tagliavia moglie di Domenico
Arone essendosene investita il 28 gen-
naro del 1679. Altri personaggi della
famiglia Arone investironsi successi-
vamente del feudo di Bertolino, e l'ul-
tima investitura fu presa il 16 luglio
del- 1804 da Vincenzo Arone e Ta-
gliavia. Del feudo poi di Bonfigiio ne
fu investito il barone Giacomo Arone
il 12 dicembre del 1767. Un ramo di
questa famiglia si stabili in Palermo,
386
ove un Giuseppe Arone e Tagliavia
venne ascritto alla nobile Compagnia
della Pace ed ha fatto acquisto del
grandioso palazzo del fu Principe di
Castelnuovo.
Arma giusta i monumenti; d'az-
zurro col braccio vestito d' oro, la
mano impugnante una verga di nero,
ed un monte di verde movente dal can-
ton destro dello scudo, da cui scorre
un ruscello d'argento. — Corona di ba-
rone. Tav. LXXXXV.
Aslaria — Di rosso, con l'albero di pino
al naturale sormontato da un mezzo
volo d' oro. Elmo di nobile. — Ta-
vola LXXXVII. 4. (Villabianca).
Avalas — D'azzurro, al castello d'oro tor-
ricellato di tre pezzi, chiuso e fine-
strato di nero e la bordura compo-
sta d'argento e di rosso di 22 pezzi.
Elmo di nobile. — Tav. LXXXVII. 6.
(Villabianca).
Bado — Il Minutolo ci dà notizia di que-
sta nobile famiglia genovese, e ricorda
un Francesco, un Pietro 1453, ed un
Battista che fu il primo a stabilirsi
in Messina, ove fu aggregato alla no-
biltà. Credesi estinta.
Portò per arme: diviso: nel 1° di
azzurro col mare nella punta; nel 2°
del primo con una fascia cucita di
rosso, ed una sbarra d'oro soprastante
sul tutto. — Tav. LXXXVII. 8.
Bisignani — È questa una delle famiglie
patrizie messinesi'. Fiorirono giusta
il Villabianca : un Giovanni Bisigna-
no primo conte di Villamena per con-
cessione di re Carlo II 1698; un
Desiderio , cavaliere di s. Giacomo
della Spada; altro Desiderio com-
mendatore gerosolimitano ; un Fran-
cesco inv. 1726, piti volte senatore;
ed un Antonio cavaliere gerosolimi-
tano.
Per le armi v. Tav. XIX. i5. a pa-
gina 100.
BooaDUO — La linea maschile dei Bonanno
principi della Cattolica non si estin-
se vivendo in Palermo un Francesco
Paolo Bonanno figlio di Salvatore Bo-
nanno e Moncada denominato duca
della Foresta, e questi figlio del ca-
pitan generale Giuseppe Bonanno prin-
cipe della Cattolica, di cui è cenno
nell'opera a pag. 104. Trai cavaheri
gerosohmitani di casa Bonanno ag-
giungiamo il vivente Girolamo Bo-
nanno e Bonanno dei principi di Lin-
guaglossa.
Il motto dell'arme è : ìieqne sol per
dìem, neqtie luna per )ioctem.
Calascìbelta (città) — D'azzurro, con due
leoni controrampanti ed affrontati di
oro. Lo scudo accollato dall' aquila
spiegata di nero , coronata d' oro. —
Tav. LXXXI. 3.
Calcagni — Di rosso, con un leone d' ar-
gento, tenente colla destra zampa una '
rosa del medesimo gambuta e fogliata
di verde, e la banda d'azzurro attra-
versante sul tutto — Tav. LXXXXVI.
(Galluppi).
Callagironc (città) — D'argento, con la croce
di rosso. Lo scudo accollato dall' a-
quila spiegata di nero, coronata d'oro,
aff'errante col destro artiglio la testa
di un gigante di carnagione. — Ta-
vola LXXXI. 7.
Cannada — Dal Villabianca apprendiamo
che un Domenico Cannada, ottenne
dall' imper. Carlo VI titolo di mar-
chese ScLideri con diploma del 10 feb-
braro 1734.
Levò per arme giusta il citato scrit-
tore : d' azzurro , con un vaso d' oro
pieno di fiori al naturale. Corona di
marchese. — Tav. LXXXVIII. i.
Caiicnlini (città) — D'azzurro, con un leo-
ne rivoltato e coronato d'oro. — Ta-
vola LXXXI. 2.
Caslrogiovanni (città) — D'azzurro, con un
castello torricellato di tre pezzi d'oro,
cimata ciascuna torre da una spiga
di frumento dello stesso. Lo scudo ac-
collato dall' aquila imperiale. — Ta-
vola LXXXI. 9.
Castellana — Il Mugnos vuole questa fVi-
miglia assai antica e nobile, non che
sparsa in Francia, Tricarico nel napo-
litano ed in Sicilia ove si stabilì al-
l'epoca normanna. Un ramo si fermò
nella città di Naro e die quel Gior-
gio Castellani barone della Gulsitta.
Levò per arme: d'azzurro, con un
castello d'oro, sostenuto dal dorso di
due leoni sedenti del medesimo. Co-
rona di barone. — Tav. LXXXVIII.
Caslronovo (città) — D' azzurro , con una
torre chiusa e finestrata di nero, ci-
mata dall' aquila nascente. — Tavo-
la LXXXI. 6.
Castrorcale (città) — Inquartato in croce di
s. Andrea: nel 1° d' oro con quattro
pali di rosso (per Aragona); nel 2°
387
d'azzurro, con la torre merlata d'oro,
chiusa e finestrata di nero (per la
Città) ; fiancheggiato d' argento , con
r aquila spiegata e coronata di nero
(per gii Svevi di Siciha). Lo scudo
accollato dall'aquila spiegata di nero,
coronata d'oro. Tav. LXXXI. i.
Catania (città) — D'azzurro, con un'ele-
fante rivoltato d'oro, qualdrappato di
rosso e frangiato d' oro , sostenente
una tazza dello stesso cimata da una
Minerva al naturale. — Tav. LXXXI. 4.
Cefali! (città) — Un mare d'argento, flut-
tuoso d' azzurro, con tre pesci cefali
d' oro , nuotanti in isbarra 2 e 1 , e
correnti all'esca d'un pesce del me-
desimo. — Tav. LXXXIII. l
Corleone (città) — D'azzurro, con un leone
d'oro tenente colle zampe un cuore di
rosso.— Tav. LXXXIII. l
Cl'Ollalanza — Pregiasi questa nobile ed an-
tica famiglia derivare da Giovanni Al-
boino milanese, il quale nel 1147 se-
guendo Corrado III alla seconda cro-
ciata pel suo gran valore mostrato nei
tornei ed in guerra fu cognominato di
Grolla-lancia. Col volgere degli anni
si sparse in varie città, come Piuro,
Piacenza, Genova, Gratz nella Stiria,
Palermo e Termini. Da quella di Chia-
venna deriva il vivente cavaliere Giam-
battista Crollalanza, letterato, istorico
ed araldista insigne, autore di molte
dotte e pregiate opere, non che fon-
datore dell'accademia Araldica Italia-
na, oggi residente in Pisa.
Arma : il ramo di Sicilia diviso; nel
V d'oro, con un leone passante di
388
rosso, 1 portante in ispalla un' asta
di nero sormontata dalla lancia d' ar-
gento; nel 2" d'argento; con tre bande
ondate di rosso. — Elmo di nobile —
Tavola LXXXVIII.
Cnnibo — D'argento, col nodo di Salamene
d'azzurro, e una lancia del medesi-
mo movente dall'angolo sinistro dello
scudo , appuntata al nodo — Tavo-
la LXXXXVI. (Galluppi).
Dominici — È la stessa famiglia che la Do-
menech citata a pag. 169 dell'opera.
Primo ceppo in Sicilia fu un Ferdinando
Domenech sullo scorcio del XIV se-
colo; il quale da re Martino ottenne va-
rie concessioni. Col volgere del tempo
i suoi posteri si addimandarono Do-
menichi e Dominici, come riferiscono
l'Ansalone, il Solito, l'Auria, il Mon-
gitore ed altri. Un ramo secondo ri-
ferisce il Solito in un suo libro inti-
tolato Termini Imerese fiorì nobile
nella città di Termini da dove poscia
venne a stanziare in Palermo. Sono
onoratamente a ricordarsi: Giacomo I
profondo nelle scienze teologiche e !
filosofiche segretario generale della i
compagnia di Gesù in Roma; Vin- j
cenzo vicario generale dell' Arci ve- '
scovo Giannettino Doria e deputato del
Regno nel braccio ecclesiastico, mor-
to 1636; Giuseppe gioreconsulto, pub-
blicista e letterato , avvocato fiscale
della G. Corte, deputato pel braccio
demaniale, presidente del concistoro
1) Si avverte che sbagliato lo stemma dal Mugrios e da noi
riprodotto a Tav. fu forza correggersi nell'appendice; ma
disgraziatamente venne errato il colore del leone ch'esser dovea
di rosso.
e del r. Patrimonio; morto il 1682.
Mariano dottissimo nelle scienze me-
diche e presidente del Protomedicato
di Sicilia.
Arma giusta il Villabianca opuscoli:
d'azzurro, con una torre d'oro mer-
lata di tre ordini nella di cui cima
sorge un'albero di pino verde. — El-
mo di nobile — Tav. LXXXVIII. t.
Dulcella — D'azzurro, con un leone rivol-
tato d'oro, miranti i raggi di un sole
di rosso raggiante d'oro orizzontale
a sinistra. — Tav. LXXXVIII. 8.
Falla di Polizzi — Questa famigha di ori-
gine spagnuola vanta tra i suoi an-
tenati il nobile Guglielmo de Fatta,
nato verso il 1550, e da Filippo II
con privilegio esecutoriato in Palermo
dalla r. Cancelleria a 24 marzo 1584,
onorato dell'alta missione di visitatore
generale del regno di Sicilia in tempo
di carestia. Né meno illastre si rese
il figlio Domenico, che con altro pri-
vilegio esecutoriato il 10 febbraio 1604
fu eletto visitatore regio dei castelli
di Val di Mazzara, travagliata dalle
continue scorrerie barbaresche. Il fi-
gho Francesco e di lui successori ten-
nero alto ed onorato il nome desrli
avi; ed in epoca a noi piti vicina un
Francesco Fatta e della Torre barone
della Fratta, occupò il càrico ritiran-
dosi di Sopra Intendente Generale di
Ponti e Strade per la Sicilia, morto
nel 1841. Il titolo di barone della
Fratta, con lo stemma da noi por-
tato a pag. 176 è stato sollennemente
riconosciuto in persona di Orazio Fatta
e Rampolla con Decreto Sovrano de'
19 uo-osto 1873.— V. Tav. XXXV m.
Favara di Saleiui — Il d'Amico nel suo Di-
zionario Topografico di Sicilia ci dà
notizia di un Antonino Favara, che
ebbe la baronia del Godrano nel 1081.
Rammenta poscia una Teresa Favara
contessa di Sinopoli, die nel 1757
fiorì unitamente al marito alla corte di
Carlo III re di Napoli. Sono poi a
ricoi'darsi: un fra Bernardo, che nel
XVII secolo secondo scrive il Pirri, si
rese illustre per le sue dottrine e per
virtù; una Maria che legò una parte delle
sue ricchezze in beneficio delle don-
zelle orfane di Salemi, come attesta
il Passalacqua ; Simone ed Onofrio ,
che dedicatisi a severi studi di agri-
coltura, si segnalarono per i vantaggi
da loro apportati alle industrie agri-
cole e commerciali: un Vincenzo de-
putato al parlamento nel 1874, e pa-
dre di Maria duchessa dall' Arinella; un
Vito commendatore dell'ordine Mau-
riziano, ed ottenne con decreto mini-
steriale de' 3 aprile 1874 riconosci-
mento del suo stemma gentilizio che
è: di azzurro a due leoni d'oro coro-
nati dello stesso controrampanti af-
frontati al tronco di un pino al natu-
rale, sradicato e sostenuto dalle ra-
dici di esso pino, questo sormontato
da due stelle di sei raggi di argento
ordinate in fascia nel capo. Elmo di
acciajo liscio, chiuso, posto in pieno
profilo verso destra, ornato di cer-
cine e svolazzi d'oro, d'argento e d'az-
zun-o — Tav. LXXXVIII. ii.
389
Ficarra — D'azzurro con l'albero di fico
al naturale, col tronco d'oro. — Ta-
vola LXXXVIII. 10. (Villal)ianca)
Gagliardi — Antichissima e nobile famiglia
di origine padovana, sparsa in Bolo-
gna, Napoli. Solmona e Polizzi. In Na-
poli fiorì nei duchi di Montecalvo, ed
in Solmona secondo scrisse 1' U<irhel-
lio , va,nta il vescovo Giovanni Ga-
gliardi. Quella di Polizzi al dir dello
Storico Giambattista Caruso in un suo
manoscritto, che si conserva nell'ar-
chivio di detta città provenne da Pa-
dova. La vediamo sin dal 1534 occu-
pare in Polizzi le nobili cariche di
giurato, di castellano e di segreto, im-
parentada a nobilissime famiglie, e de-
corata dei titoli di barone del Casale
di Pietra, delle Regie Segrezie, delli
Cammisini, di Carpinelle, di Cottonaro
e Corea.
Arma giusta i monumenti : d'azzur-
ro, con un leone d'oro, accompagnato
da sette conchiglie del medesimo —
Corona di barone. — Tav. XC.
Galbo di Messina — Partito: nel r di rosso,
con un leone d'oro, col capo del me-
desimo , sostenuto dalla divisa d'ar-
gento, e caricato da una testa calva
di nero; nel 2" d'azzurro, con un fan-
ciullo di carnagione sormontato nel
capo da tre stelle d'oro ordinate 1 e 2-
—Tav. XCVI. 3. (Galluppi).
GaslOBC — Il Villabianca nella sua Sici-
lia nobile, ci dà notizie di un Igna-
zio Gastone patrizio catanese e re-
gio consigliere. Rammenta poscia uri
Francesco presidente del Ir. patrimo-
49
3 90
nio, ed un altr>) Fr;incesco, che tenne
lo stesso carico, padre di una Mar-
gherita Gastone e Bonanni, \d quale
si ehhe la concessione del titolo di
marchese dell'Ingegni il 16 fehhraro
del 1703. e fu moglie di Francesco
I.o Faso e Gaetani dei duchi di Ser-
radifalco. — V. Tav. XXXVIII. t.
Gallo (li Messina — D' azzurro, con dieci
hisanti d'oro, ordinati 1, 2, 3,4. — Ta-
vola XCVl. 4. (Golluppi).
Gemelli di Messina— D'azzurro, con due bam-
bini gemelli di carnagione, affrontati
sovra un terrazzo di verde. Elmo di
nobile — Tav. XCVl. 5. (Galluppi).
Geremia — Fiori, secondo riferisce il Mu-
gnos, assai nobile la famigha Gere-
mia in Bologna e di fazione guelfa.
Il primo a ricordarsi in Sicilia è un
Ardoino Geremia sotto il reggimento
dello svevo imperatore Federico IL
Sono poi a ricordarsi: Ruggiero am-
basciatore della Sicilia al re Giacomo
d'Ara2;ona. indi al Pontefice Bonifa-
zio Vili, ed acquistò per suoi servigi
la baronia di Regiovanni; Timoteo a-^
bitante in Palermo e ceppo della fa-
miarlia Geremia di detta città; Ar-
duino dottore in legge, giudice della
R. C. Pretoriana 1398 ed indi della
G. Corte; il beato Pietro Geremia
noto per la sua santa vita; Antonio
barone di Monaco e senatore di Pa-
' lermo 1445; ed altro Antonio barone
come sopra e senatore nel 1525.
Levò per arme d'argento, con una
banda cucita d'oro, caricata da un ca-
stello di tre pendenti e due mezzi di
azzurro, accompagnata da sei rose di
rosso poste 3 nel capo e 3 nella punta.
Corona di l)arone — Tav. LXXXIX. 5. '
Gervasi di Monle S. Giuliano — D' argento ,
con la cerva ramosa al naturale —
Tav. XCVl. 6. (Gallup[pi).
Giaconia — D'azzurro, con un leone d"oro
im[)Ugnante una lancia d'argento, fu-
stata di nero . cimata da un elmo
all' antica d'argento.— Tav. XCVL r
(Galluppi).
Giordano — L)i rosso, con l'allìero d'oro,
sostenuto da due leoni del medesimo,
affrontati al tronco — Tav. XCVL s.
(Galluppi).
Girgcnli (città) — D'azzurro con un ca-
stello a tre torri d'oro, sostenuto
da tre 2'i"-anti di carnagione. — Ta-
VOLA LXXXIIL 2.
Goi'done — L)'oro con la croce biforcata di
rosso , ed il capo cucito d' argento ,
caricato dall'aquila spiegata di nero,
membrata, imbeccata e coronata d'oro.
—Tav. XCVL 9. (Galluppi).
Granata — D'azzurro , colla melagranata
coronata d'oro , aperta e granita di
rosso.— Tav. XCVL m. (Galluppi).
Gravile — • Partito: nel V d'oro , con due
pali di rosso, attraversati dalla ban-
da d'argento , caricata da un giglio
di rosso ; nel 2° con 1' albero sradi-
cato di verde, sostenente l'aquila al
volo abbassato di nero , membrata ,
imbeccata e coronata d'oro , tenente
col becco una torcia d'argento posta
in sbarra, accesa di rosso. — Tavo-
la XCVL 11. (Galluppi^
GuardavoglJa di Messina — D'azzurro con un
leone d'oro , tormentato da una ge-
mella del medesimo, posta m banda,
— Tav. XCVI. 12. (Galliippi).
Guslarolli di Messina — D'azzurro, colla croce
del Calvario a doppia traversa d'oro,
sostenuta da due leoni contra ram-
panti del medesimo, piantata sovra una
zolla al naturale, movente dalla punta.
— Tav. XCVI. ]3. (Galluppi).
Inga (li Callagirone e Messina— Diviso d'o-
ro e d' azzurro , con la divisa d' ar-
gento : nel 1 ° d'argento con l 'aquila
bicipite spiegata di nero . membrata,
imbeccata e coronata in aml»o le te-
ste d'oro ; nel 2° d'azzurro . con un
leone coronato d'oro, tenente una pal-
ma dello stesso. — ^Tav. XCVI. u. (Gal-
luppi).
La Corte di illessina— D'azzurro, con tre
ferri di cavallo d'oro — Tav. XCVI. is.
(Galluppi).
La Molta — Questa famiglia , è decorata
della baronia di S. Silvestro , come
risulta dalle investiture prese dallo
spettabile barone Giacomo La Motta
nel 13 aprile del 1778, e da Gaetano
nel 1° agosto 1809. Il barone Spataro
nelle notizie storiche di Nicosia l'an-
novera tra le famiglie patrizie di que-
sta città. Sono poi da ricordarsi Giu-
seppe senatore di Nicosia nel 1786;
Giacomo senatore nel 1798; Francesco
vicario apostolico di quella Diocesi.
Estinta la linea primogeniale, la suc-
cessione ricadde sul ramo collaterale
di cui il barone Giovanni Giorgio La
Motta è l'attuale rappresentante.
Arma giusta certificato del Sindaco:
391
trinciato d'azzurro, e d'argento con tre
stelle ad otto raggi disposti 2 e 1 nel
primo, ed una banda di porpora sopra-
stante sul trinciato. Corona di l)arone.
— Tav. XCl.
Lancia di Brolo — È la linea primogenite
della famiglia Lancia o Lanza, e da
noi riferita a p. 227. l:i (|ii;de porta
per arme; inqaartato nel 1" e 4" di
nero . con un leone coronato d'oro ;
nel 2° e 3" fusellato in banda d'ar-
gento e d'azzurro (per Baviera) : sul
tutto d'oro, con un leone coronato di
nero (per Lancia)^ Sostegni due leoni
al naturale con le teste coperte da el-
mi coi pennaccbi dell'arme. Mantello
e corona di p rincipe cimata da un ca-
vallo uscente ed inalberato di nero.
—Tav. XCVI.
Laudamo di Messina— Di rosso, col monte
d'oro , movente dalla punta, cimato
da una croce del Calvario, sinistrato
dal leone saliente sul monte, e sor-
montato nel capo da un' angelo vo-
lante . il tutto dello stesso — Tavo-
la XCVI. 10. (Galluppi).
La Vaggi — Il Mugnos .sull'autorità di Ro-
berto Pisanelli dice esser questa una
i-àmv^Yvà pisana incominciata da Orlan-
dino lìdio di Pietro Gualando nobile
pisano, che per il dominio di un gros-
so podere chiamato la Vaggio del-
l' Arno ; fu cognominato Orlando del
Vaggio. Un Giov. Antonio del Vaggio
fermò sua dimora in Genova e fu
ceppo della famiglia La Vaggio di
detta città, ove visse ricca e nobile.
Fu portata in Sicilia e precisamente
392
in Mazzara nel 1575 da Giov. Battista
e Girolamo La Vaggi genovesi zio e
nipote, che accasatisi con due sorelle
della nolìile famiglia Adamo divennero
progenitori di non pochi chiari ed illu-
stri gentiluomini.
Levò per arme: d'oro, con mi leone
di rosso rampante ad un albero di
faoroio al naturale. — Tav. XCVL
La \iit — Questa nobile famiglia da noi
ricordata a p. 232 si divise in vari
rami, formando i baroni di San Agrip-
pina, Buterno, Grado, Fituzza, S. Ba-
sile, Malpertuso, Ficilino, ed oggi i
marchesi di Villarena; qual titolo ot-
tenne per se e suoi il vivente colon-
nello d'artiglieria don Nicola La Via,
con r. rescritto dei 5 fehbraro 1855.
Arma: d'azzurro, con una banda ac-
compagnata nel capo da due stelle, e
nella punta da una cometa, ondeg-
giante in banda, il tutto d' argento.
Corona di marchese. — Tav. XC.
lenlini (città) — Di rosso, con la testa di
leone d'oro , hnguato di rosso. — Ta-
vola LXXXllI. 4.
Licata (città) — Di rosso, con un castello
torricellato di quattro pezzi d' oro ,
chiuso e fìnestrato di nero , fondato
nel fiume d' azzurro fluttuoso di ar-
gento e di nero movente dalla punta.
—Tav. XCVI. e.
Lillguagrossa (eittà) — D'oro, con l'aquila
spiegata di nero. — Tav. LXXXIII. r
lixandrano — Secondo il Minutolo famiglia
assai nobile italiana, passata in Sicilia
e precisamente in Catania , ove so-
stenne i primi uffici. Levò per arme;
d'azzurro, con un' aquila spiegata e
coronata d'oro volante sul mare nella
punta.
Loilga di Messina— È una delle famigUe no-
bili della città di Messina. Fiorirono:
Giuseppe Longo capitano territoriale
di Messina nel 1629; Francesco primo
barone del feudo della Corte investito
il 19 gennaro 1704, dottissimo giu-
rista ed assai accetto al re Vittorio
Amedeo III di Savoja che nel 1712
lo innalzò all'Uffizio di Ministro deUa
r. azienda in Messina, morto il 1739;
Giacomo investito il 1716. sopran-
tendente alla deputazione della pub-
blica salute in Messina nel 1725, e
senatore nobile nel 1727 , morto il
1775; altro Giacomo filosofo, e profondo
giurista , presidente del Concistoro ,
giudice della r. legazia della monar-
chia Siciliana, 1714. ed eresse in Pa-
lermo r accademia del Buon Gusto ,
morto il 1736 ; un terzo Giacomo ,
barone della Corte , senatore nobile
nel 1781 e cavahere di devozione gero-
solimitano, morto il 1805; Giuseppe
fratello del precedente, insigne giu-
reconsulto Ministro della r. Azienda
in Messina , e cavaliere di giustizia
dell' ordine Costantiniano ; Antonino
fratello del precedente, canonico e poi
arciprete della chiesa metropolitana
di Firenze, teologo e letterato; Fran-
cesco capitano onorario nell' esercito
Russo, indi capitano onorario nell'e-
sercito delle Due Sicilie , morto nel
1843; Antonino monaco cassinese cava-
liere di devozione dell'Ordine Geroso-
limitano raoi'to il 1824; Letterio colon-
nello della V. marina comandante il
dipartimento marittimo di Messina ,
morto il 1843; Carlo figlio del prece-
dente, vice-ammiraglio della jNIarina
Italiana al ritiro: Giacomo fratello del
precedente, tenente generale di arti-
glieria dello esercito italiano.
Arma giusta il Galluppi Armerista
Italiano: i d'azzurro, con l'aquila spie-
gata d'oro. Corona di barone. — Ta-
vola XCI.
Maggiore — Antica e patrizia famiglia mes-
sinese , della quale parlano 1" Ansa-
Ione, il Bonfiglio. il Noto, il Mugnos,
il Villabianca , che essendosi estinta
nella città ove prima illustrossi al
cadere del sec. XIV si ridusse a Viz-
zini, Caltagirone, Mineo, Chiaramente,
Palermo. La vediamo sin dal 1637
decorata del titolo di barone di Ba-
gnerà, e dal 1730 di quello di mar-
chese di S. Barbara.
Arma giusta il Noto nelle anti-
chità di Vizzini, citato dal Villabianca:
d'azzurro, con un leone saliente so-
pra un all)ero inclinato in banda. Co-
rona di barone. — Tav. XCI.
Maniiamo di Messina — Di rosso, con l'albero
di manna d'argento, nodrito sovra una
zolla dello stesso, movente dalla punta.
Elmo di nobile antico — Tav. XCVI. n.
Maria (di) — Secondo scrive il Villabianca
nei suoi OpiiscoU mss: è questa una
delle nobili famiglie di Cefalìi, ove oc-
cupò le calciche di giurato e di ca-
li Pregevolissimo lavoro, che vide la luce quando il nostro
era già in corso di pubblicazione.
393
pitano giustiziere. Sono poi a ricor-
darsi: un Giuseppe Di Maria investi-
to del feudo di Albarchia e Capuano
nel 1714; un Francesco giudice della
G. Corte nel 1766 e barone dello
stato di Casalnuovo investito il 1667;
un Giovanni principe di Baucina gen-
tiluomo di camera e cavaliere di giu-
stizia dell' ordine Costantiniano, pa-
dre di Francesca di Maria e Ternaine
in Licata, erede principessa di Bau-
cina e marchesa di Montemaggiore.
Arma: porta nello scudo un mare
d'argento e d'azzurro, col capo del se-
condo caricato da tre stelle d'oro. Co-
rona di barone. — Tav. XCI.
Marsala (città) — D'azzurro , col tempio
d'oro, posto nel canton destro della
punta, sormontato della Vergine col
bambino movente dalle nubi , e lo
scudetto d'Aragona nel capo. — Tavo-
la LXXXllI.
Marlinez — Con decreto ministeriale del 3
aprile 1874, i signori Antonino e Luigi
Martinez da Palermo, ed i discendenti
loro per continua linea maschile otte-
nevano il diritto ad usare dello stemma
antico della loro famiglia, che è: ta-
gliato; al primo di rosso con un leone
d'oro rivoltato e coronato del mede-
simo; nel secondo d'azzurro, col cre-
scente d'argento, rivoltato, sinistrato
da una stella di sei raggi, pure d'ar-
gento; lo scudo cimato da elmo d'ac-
ciaio hscio, chiuso posto in pieno pro-
filo, verso destra, ornato di cercine e
svolazzi d'oro, d'argento, di rosso, e
d'azzurro. — Tav. XCII.
394
Maurolico di Messina — D'azzurro, colla fa-
scia in divisa d'oro sostenente un ca-
ne d'argento, guardante la stella del
medesimo posta al primo cantone, e
nella punta tre losanghe del secondo
accollate in fascia — Tav.XCVI.ib. (Gal-
luppi).
Mazzara (città) — D'azzuro. col muro d'oro
aperto del campo sormontato da due
torri merlate d'oro e da un bambino al
naturale posto tra le torri; e la cam-
pagna d'azzurro: il tutto attraversato da
una sbarra d'oro. — Tav. LXXXIII.
Messina (città) — Di rosso con la croce di
oro.— Tav. LXXXIII.
Milazzo (città) Di rosso, con l'aquila spie-
gata di nero, coronata d'oro, poggiata
con gli artigli sul mare d'argento, flut-
tuoso d'azzurro. — Tav. LXXXII. i.
ffliuco (città) — D'azzurro col castello a due
torri d'oro.— Tav. LXXXII. 3.
MislreUa (città) Di rosso, con la croce d'oro.
Lo scudo accollato dall'aquila spiegata
di nero, imbeccata, armata e coronata
d'oro. — Tav. LXXXII. 2.
Monte s. Giuliano (città) D'azzurro con san
Giuliano e s. Alberto al naturale. —
Tav. LXXXII. 4.
Monreale — Secondo scrive il Villabianca,
questa famiglia possedè in feuclum la
regia castellania delle carceri di Gir-
genti, come risulta da privilegio che
detta famigUa ottenne verso la fine
del XVII secolo. Sono di essa onora-
tamente a ricadérsi: Stefano Monreale
segretario di Stato del Regno, mae-
stro razionale del r. Patrimonio, il
quale acquistò il feudo baronale di
Castrofilippo, ove fé sorgere la terra
a vassallagio di questo nome; Mauri-
zio duca di Castrofilippo inv. il 1627,
che fé acquisto dei feudi della Men-
dola ove fabbricò la piccola terra di
Monterreale, cosi chiamata dal nome
della sua casa; Domenico inv. il 1663,
cav. dell'ordine di Calatrava; Giuseppe
inv. il 169S, governatore del Monte
della Pietà di Palermo nel 1714-15;
Domenico 2° inv. il 1740, governa-
tore della nob. compagnia della Pace
nel 1744; Francesco duca di Castrofi-
lippo governatore della Pace nel 1766;
Cristoforo cavaliere gerosolimitano ,
duca come sopra e governatore della ^
nobile compagnia della Pace. — Si
estinse.
Levò per arme giusta il citato scrit-
tore nei suoi Opuscoli mss: inquartato
in croce di s. Andrea; il capo e la pvmta
d'argento, col castello di nero torri-
celiato di tre pezze, aperto e finestrate
del campo; fiancheggiato d'oro, colla
croce di rosso accantonata da quattro
crocette scorciate del medesimo. Co-
rona di duca.
Montagna (della) — Un Lorenzo della Mon-
tagna aragoìiese della città di Bilba-
stro, secondo ci attesta il Mugnos,
passò in Siciha col cainco di provve-
ditore e governatore delle Galere del
Regno nel 1562. Fiorirono: Giuseppe
valoroso cavaliere; altro Lorenzo ca-
pitano di fanteria spagnuola e capitan
di cavalli ; altro Giuseppe auditore
generale del Regno.
Levò per arme: d'oro con una testa
di un toro di rosso uscente da una
rupe d'azzurro. Lo scudo sormontato da
elmo di cavaliere, cimato da un'aquila
bicipite e coronata di nero nelle due
teste (per concessione di Carlo V im-
peratore a favore di Alonso della Mon-
tagna padre del primo Lorenzo).
Naro (città) — D'azzurro, col monte di tre
cime d'oro, tiammeo'oianti di rosso. —
Tav. LXXII. g.
Nicolò 0 tic iMcoIll — Questa famiglia, se-
condo che scrive MugQos, visse an-
ticamente in molte città di Sicilia con
molto splendore. Sono a rammentarsi:
Gerardo di Nicolò prefetto del pa-
lazzo del re Ludovico; Giovanni vi-
sitatore dello fortezze del re^-no sotto
il re Martino ; Gerardo e Benedetto
ai servigi militari di re Alfonso . da
cui il Gerardo fu armato regio cava-
liere; Antonio sindaco della città di
Mesgina; altro Benedetto dottore in
legge e giudice straticoziale; Ottavio
ai servioi di D. Giovanni d' Austria
indi vice-ammiraglio ; altro France-
sco gesuita morto in odore di santità
nel 1G56.
Levò per arme: di rosso con un cane
bracco rampante d' argento collari-
nato d' oro. Elmo di nobile. — Ta-
vola XCIL
Nicosia (città). — Di rosso, con una croce
tfargento. — Tav. LXXXIL t.
Nicosia — Questa antica e nobile famiglia
la vediamo ascritta nella mastra della
città di Catania, e fiorente in Nico-
sia giusta il Narbone. — Notizie sto-
riche di Nicosia. Fiorirono: GarsiaNi-
395
cosia che congiurato con a:ìì altri nel
vespro siciliano favori molto re Pie-
tro di Aragona, da cui ottenne in
compenso di suoi segnalati servigi il
posto di segretario maggiore del vi-
ceré di Sicilia; Luca capitano giusti-
ziere di Nicosia 1477 sotto re Gio-
vanni d' Aragona e ceppo del ramo
di detta città, stante quello primario
di Catania essersi estinto come atte-
sta il P. Buzzone — Cordoglio delle
Virtìf— -Antonino capitano giustiziere
1573, investito della baronia di san
Giaime e del Pozzo; Giov. Calogero
investito de' paterni stati nel 1582,
capitan d'arme estraordinario del re-
gno, giurato 1591; Giuseppe inve-
stito come sopra 1596, giui'ato e
capitano giustiziere; Giov. Battista
giudice della R. Gi'an Corte in Si-
cilia, e giudice della Vicaria in Na-
poli . non che capo della Rota in
Lecce; Casimiro giudice della Real
Zecca di Sicilia , del Concistoro ,
indi della R. Gran Corte; ed altri che
occuparono ripetutamente le nobili
cariche della loro patria.
Levò per arme : di rosso , con la
croce d'argento sostenuta da una fa-
scia in divisa d'oro accompagnata nella
punta da un giglio del medesimo.
Corona di barone. — Tav. LUI. i5.
Notarbarlolo — Nella linea dei principi di
Sciara aggiungiamo un Giovanni No-
tarbartolo e Ballestreros, principe di
Castelreale, maggiordomo di settimana
della R. Camera, cav. dell'ordine co-
stantiniano, già intendente della prò-
39G
vincia di Caltanissetta nel 1857, e con-
sigliere della Gran Corte dei Conti
in Palermo.
Noto Ccittà) — Di rosso, con la croce d'ar-
gento.—Tav. LXXXII. 9.
Oliveri d'ACi'luaviva — Arma: d'oro con una
colonna a base e capitello al naturale
cimata da una colomba del medesimo.
Corona di Duca. — Tav. XVII.
Orgeniont di Messina — D'azzurro, con tre
spighe d' orzo d'oro. — Tav. XCVI. i9
(Galluppi).
Palermo (città) — Di rosso, con l'aquila
d'oro, coronata del medesimo, affer-
rante con gli artigli una lista di bianco
caricata dalle lettere S. P. Q. R. ro-
mane di nero. — Tav. LXXXII. 5.
Palunibo — D'azzurro, con l'albero di pino
al naturale sormontato da una co-
lomba appoUaja d'argento, ed accom-
pagnata da dodici stelle d'oro poste in
orlo — (Villabianca).
Patti (città) — Fasciato, di rosso e d'oro
di otto pezze attraversato dalla sbarra
del primo, col capo d' azzurro cari-
cato dall'aquila nascente d'oro. — Ta-
vola LXXXII. 5.
Ferino — Partito: d'argento e d'azzurro,
col capriolo dell' uno nell' altro — (Vil-
labianca).
Perna di Catania — Un Arcaloro Pema
oriundo da Valenza, si stabilì in Ca-
tania, come riferisce il Minutolo. Se-
guirono poscia Bernardo senatore di
Catania nel 1483, ed altro Arcoloro
segreto e capitano giustiziere di detta
città.
II citato scrittore l'arma d'azzurro,
con nove perle ordinate 3, 3, e 3. —
Tav. LVIII. 12.
Perno di Siracusa — Famiglia normanna,
che il Mugnos appoggiato al de Angil
vuole trapiantata in Valenza per un
Guglielmo Pernii a' servigi di Carlo
Magno imperatore. Fu portata in Si-
cilia da un Guerao de Pernii unita-
mente al figlio Gughelmo. 11 Guerao
fu castellano di Siracusa, ed il Gu-
glielmo governatore della camera regi-
mile sotto il re Federico II e la regina
Eleonora. Questo accasatosi in Sira-
cusa divenne ceppo della nobile fa-
miglia Perno, della quale sono a ri-
cordarsi: Giov. Nicolò investito dei
feudi di Ragalsacca e Fiume Torto
1479; Giovan Matteo inv. dei detti
Feudi il 1485; altro Guglielmo ba-
rone di Floridia, non che ceppo dei
baroni di questo stato; Giacomo fa-
moso dottore in legge; Ruggiero in-
vestito dei feudi di Cuba e Melinven-
tre 1476; Nicolò inv. dei feudi di Ra-
valxa e Fiume Torto 1540.
Arma : d' azzurro , con una banda
d'oro, caricata da tre stelle di rosso.
Corona di barone.
Piazza (città) — D'argento, col palo di
rosso. — Tav. LXXXIV. 1.
Picardi di Messina — Inquartato: nel r d'ar-
gento, con r aquila spiegata di nero,
guardante 1' ombra di un sole , oriz-
zontale a destra ; nel 2° d'azzurro
colla sbarra centrata d'argento, cari-
cata da tre stelle del campo , adde-
strata da una cometa d'argento, po-
sta in banda ; nel 3° d'azzurro, con
un leone rivolto d'oro, rampante contro
la torre del medesimo, aperta e mu-
rata di nero, movente dalla partizione;
nel 4° d'argento, coll'albero di verde,
nodrito sovra un terreno dello stesso,
con l'ombra del sole d'oro orizzontale
a sinistra.— Tav. XCVI. 20. (Galluppi).
Picene — D'azzurro, con un uccello d'ar-
gento, posato sopra il monte di tre
cime d'oro, movente dalla punta, col
sole del medesimo, orizzontale a de-
stra.—Tav. XCVII. 21. (Galluppi).
Pinos — D'oro, con tre pine di verde, e la
bordura di rosso. — Tav. XGVII. t.
(Galluppi).
Pipilonc — Di questa famiglia sappiamo dal
Mugnos che un Andrea Pipitene fu
consigliere di re Giacomo, ed un Ni-
colò di lui figlio pretore della città
di Palermo nel 1337.
Levò per ai'me: d'azzurro, con un
albero di verde a tronco d'oro cimato
da un'uccello pipitene d'argento, co-
ronato d'oro. — Tav. XCIII.
Pisani — D'oro; con l'albero sradicato di
verde, col capo d'azzurro, caricato da
due stelle d'argento. Corona di barone.
— Tav. XCVII. 3. (Galluppi).
Piala — D'argento, coll'albero di platano
di verde a tronco d'oro , cimato da
un rosignolo al naturale. — Tavo-
la XCIII. (Villabianca).
Polìzzl (città) — D'azzurro, con sette rose
d'oro , gambute e fogliate di verde ,
ordinate 2, 3 e 2.— Tav. LXXXIV. 3.
Poniar — D'azzurro, con due stelle d'oro,
ordinate in palo — Tav. XCVII. 4. (Gal-
luppi).
397
Pons de Leon — Partito: nel 1° d'argento,
con un leone di rosso; nel 2" d' oro
con quattro pali di rosso, e la bordura
d'azzurro , caricata da otto scudetti
d' oro. — Tav. XCVII. 5. (Galluppi).
Pozzo (li Collo (città) — D'oro, con l'aquila
di nero , posata sopra un pozzo al
naturale. — Tav. LXXXIV. 2.
Principale di Messina — D'azzurro, colla
fascia in divisa cucita di rosso, accom-
pagnata nel capo da un angelo alato
al naturale, e nella punta da un brac-
cio destro armato del medesimo, im-
pugnante una pina di verde. — Tavo-
la XCVII. 6. (Galluppi).
Raniella (città) — Di rosso , col castello
fiancheggiato da due torri chiusi e fi-
ncstrati di nero quella di destra cimata
da una bandiera di bianco svolazzante
a destra, e quella di sinistra da una
palma di verde. — Tav. LXXXIV. 4.
Randazzo (città) — D'azzurro col cavallo
inalberato d'oro.— Tav. LXXXIV. 5.
Rivera — Partito: nel 1° di rosso, con tre
fasce d'oro, nel 2° d'argento con un
leone di rosso. — Tav. LXI. (Villa-
bianca).
Ryolo dì Milazzo — Partito: nel 1° d'azzurro,
con tre stelle d'oro 1 e 2; nel 2° d'az-
zurro, con un leone d'oro; il partito
sostenuto dalla campagna caricata da
un mare d'argento, fluttuoso di nero,
col pesce d'argento nuotante. — Ta-
vola XCVII. T. (Galluppi).
Salenii (città) — D'azzurro, con l'immagine
di S. Nicolò al naturale. — Tavo-
la LXXXIV. 6.
Salamoue di I\icosia — Rimonta ad un' epoca
50
398
anteriore a quella di Sutera, Licata,
Polizzi, Termini e Palermo. Un Ar-
cadio Salamone passò dall' Italia in
Sicilia tra i valorosi gentiluomini al
seguito di Federico II nel 1296. Un
Rinaldo e Beatrice Salamone fonda-
rono nel 1378 l'abbazia del Farinate
oggi del Soccorso. La vediamo giusta
quanto scrive il Narbone nelle sue
Notizie Storiche della città di Nico-
sia, ascritta alla maestra dei nobili ,
ed al presente decorata dei titoli di
barone di Salinella e di Montegrosso.
Arma: partito; nel 1° d'azzurro, col
braccio destro d'argento semivestito
di rosso, impugnante una spada d'ar-
gento manicata d'oro, alta in banda;
nel 2° di verde con un mezzo volo
d'ai'gento movente dalla partizione ,
semidiviso, interzato in fascia d'oro,
d'argento e di rosso, ed il gruppo di
Salamone d'oro sopraposto sul capo
della partizione. Corona di barone —
Tav. XCIV.
Samudio — Una delle primarie della città
di Bilbao, derivata giusta il Mugnos
dal contado di Biscaglia. Vuoisi por-
tata in Napoli da un Sancio Samudio,
elle servi, al re Alfonzo con sua pro-
pria galera e fu signore di Padula ,
indi governò la squadra delle galere
di Napoli e ricuperò Iscbia. Sono poi
a ricordarsi Luigi cavaliere gerosoli-
mitano e comandante della galera ca-
pitana di Sicilia; Giovanni uno dei prin-
cipali cavalieri della sua patria e ge-
nitore di Giovanni Perez di Samudio
alcalde e reggitor di Bilbao; Martino
auditore generale del Regno; Paolo
capitano di fanteria, e Giambattista
auditore delle Galere del Regno.
Levò per arme; d' argento con tre
fasce ondate d'azzurro.
Sapienza — D'azzurro, col monte di cinque
cime d'argento movente dalla punta
cimato da un uccello del medesimo, ac-
compagnato da sette stelle d'oro poste
in cinta. — Tav. XCIV. (Villabianca).
Sciacca — D'azzurro, con una colonnetta
d'argento movente dalla punta accom-
pagnata nel capo da tre stelle d'oro.
Sciacca (città) — D'azzurro, con due leoni
d'oro contra-rampanti ed affrontati ,
sormontati da una Maria Maddalena
al naturale, movente dalle nubi. — Ta-
voli LXXXIV.
S. Filippo d'Argirò (città) — D'azzurro, con
l'immagine di s. Filippo al naturale.
—Tav. LXXXIV.
Scollo — D'azzurro, con tre fasce d'argento
accompagnate nel capo da un cre-
scente del medesimo. — Tav. !^CIV.
(Villabianca).
Severino — Diviso nel 1° d'azzurro con tre
gigli d'oro; nel 2° del primo con dieci
bisanti ordinati in fascia 5 e 5. — Ta-
vola XCIV.
Sicilia ( regno ) — L' antico stemma con
la Trinacria di carnagione. Il nuovo
d'argento con l'aquila di nero al volo
abbassato. — Tav. LXXXVI.
Siracusa (città) — D'azzurro, con l'aquila
d'oro, col mezzo volo destro spiegato
ed il sinistro abbassato afferrante un
fulmine di rosso caricato nel petto
da un campanile merlato e banderuo-
lato di tre pezze dello stesso. — Ta-
vola LXXXV.
Sìsilli di S. Lucìa — ^Partito; nel 1° d'az-
zurro, con due leoni contra-rampanti
e affrontati d' oro , tenenti un vaso
del medesimo, piantato da un arboscello
di verde, che è di Sisilli; nel 2° d'az-
zurro , col capriolo d'oro , accompa-
gnato da tre stelle dello stesso, che
è di Galluppi. Elmo di gentiluomo coi
lambrequini d'azzurro, d'oro e di verde.
Cimiero: tre pennacchi coi colori del-
l'arme.— Tav. XCVII. 8. (Galluppi).
Smorto (lì Messina — Di nero, con cinque
verghette d'oro, ed una sbarra accom-
pagnata da dodici bisanti del mede-
simo attraversante sopra il tutto. —
Tav. XCVII. 9. (Galluppi)
S. lucia (città) — D' azzurro , col monte
d'oro movente dall'angolo destro della
punta cimato da una torre del mede-
simo, e la S. Lucia al naturale mo-
vente delle nubi nel cantone sinistro
del capo. Lo scudo accollato dall'a-
quila spiegata di nero, coronata d'oro.
— Tav. LXXXIV.
Sonile (li Messina e (lastrorreale — Di rosso, con
tre freccie d'argento, appuntate verso
il capo, una in palo, due in croce di San
Andrea— Tav. XCVII. io. (Galluppi).
SoDo (li Messina — D'azzurro, con l'albero
al naturale movente dalla punta, adde-
strato da un leone rivolto d'oro, ram-
pante contro il tronco , sormontato
da un aquilone d' argento movente
dall'angolo destro del capo. — Tavo-
la XCVII n. (Galluppi)
Spadaro di Messina — Di rosso con due spa-
399
de di argento, guarnite d'oro, passate
in croce di Sant'Andrea, accompagnate
nel capo da un giglio coronato del
medesimo — Tav. XCVII. 12. (Galluppi).
Stefano (di) — Le poche notizie che di que-
sta famiglia ci dà il Villabianca sono
di un Guglielmo di Stefano e Palermo
che ottenne dal re Filippo V con pri-
vilegio del 7 marzo 1710 il titolo di
duca di S. Lorenzo, di cui poscia il 25
novembre 1729 venne ad investirsi il
di lui figlio Carlo Luigi Maria, regio
milite.
Arma giusta il Villabianca opicscoli
mss: d'azzurro, col castello d'oro, tor-
ricellato di due pezzi, aperto e fine-
strato del campo sormontato da una
cometa d'oro ondeggiante in palo. Co-
rona di duca.— -Tav. XCIV.
Stuart di Messina — D'oro, colla fascia scac-
cheggiata d' argento e d'azzurro , di
tre file, e la banda spinata di rosso,
attraversante sopra la fascia, il tutto
rinchiuso dentro una doppia cinta
infiorita dello stesso. Corona di con-
te. Cimiero : un pellicano d'argento ,
alato d'oro , con la sua pietà al na-
turale. Tenente a destra: un salvag-
gio di carnagione , cinto e coronato
d'edera di verde, impugnante con la
destra al naturale, poggiata sopra la
spalla. Sostegno a sinistra: un leone
di rosso. Divisa: Virescit vulnero vir-
tus.— Tav. XCVII. 13. (Galluppi).
Sutera (città) — Di rosso, col monte di sei
cime d'oro, sormontato da una co-
rona reale dello stesso. — Tav.LXXXV.
Xacca 0 Sciacca di Patti ^ Un Grisostomo
400
Xacca s'investi nel 1780 del titolo
di barone di Galteri, e poco dopo di
quello di ÌJarone di Vigliatore , qual
titolo passò giusta analogo atto d'in-
vestitura ad un di lui figlio secondo-
genito Emmanuele Sciacca, che fu de-
putato al parlamento siciliano del
1812 e cavaliere di vari ordini.
Arma giusta il Villabianca: d'azzurro,
con un leone rampante ad un albero
cimato da un'aquila nascente il tutto
d' argento, e la campagna del secondo
caricata da tre stelle di rosso, ad otto
rai^g-i. Corona di barone. — Tav. XCV.
Taormina (città) — D'azzurro col minotauro
al naturale coronato d'oro tenente nella
destra il mondo e nella sinistra lo scet-
tro del medesimo. — Tav. LXXXV.
Termini (città) — D' argento, col monte di
verde movente dalla punta , cimato
da un contadino al naturale , fermo
sul suo bastone. — Tav. LXXXV.
Torlorici (cìiik) — D'oro, con 1' albero di
noce di verde caricato nei rami da
un nido con due tortore affrontate il
tutto al naturale. — Tav. LXXXV.
Traina (città) — D'azzurro, con un castello
torricellato di tre pezze d'oro, ed un
leone del medesimo posto nell' aper-
tura del castello. — Tav. LXXXV.
Trapani (città) — Di rosso, col ponte di due
ardii e due mezzi d'oro sormontato da
cinque torri del medesimo fondato sul
mare al naturale movente dalla punta, ed
accompagnato nel capo da una falce di
argento manicata di nero. — Tav. XCV.
Vaccaro — Di rosso, con la vacca passante
d'oro.— Tav. XCVIL 24. (Galluppi).
Vayola di Messina — D'azzuro, con un leone
coronato d'oro, tenente con le zampe
d'innanzi un V maiuscolo dello stes-
so, contenente tre vajuole d' argento
2, 1. Corona di barone. — Tavo-
la XCVII. (Galluppi)..
Vasto di Sciacca — D'azzurro, col capriolo
d'oro. — Tav. XCVII. i6. (Galluppi).
Verardi di Messina — D' azzurro, col brac-
cio sinistro di carnagione, tenente un
cuore di rosso , fiammeggiante del
medesimo, ed un leone rivolto d' oro,
sostenuto da un piano di verde , e
rampante contro il fianco sinistro dello
scudo. Corona di marchese. — Tavo-
la XCVII. 17. (Galluppi).
\erzcra di Messina — Di rosso, con l'aquila
spiegata di nero, sormontata nel capo
da una trangla dello stesso, caricata da
tre stelle d'argento. — Tav. XCVII. w.
(Galluppi).
\ianisi Porzio di Messina — Inquartato: nel
1° e 4° d'azzurro, con l'albero d'oro, no-
drito sovra un terrazzo di verde, che
è di Vianisi; nel 2° e 3° di rosso
colla banda d' oro, accompagnata da
due gigli dello stesso che è di Porzio.
Corona di duca.— Tav. XCVII.io. (Gal-
luppi).
\issalli di Messina — D'azzurro, col castello
d'oro, fondato sul mare al naturale,
movente dalla punta, accompagnato nel
capo da un giglio del secondo, il ma-
re caricato da un pesce nuotante di
nero. — Tav. XCVII. 20. (Galluppi).
\izzini (città) — D'oro, con la croce di
rosso, accompagnata da quattro aqui-
lotti spiegati di nero. — Tav. LXXXV.
lONGLUSXONie
Eccoci finalmente pervenuti alla meta; completare una Raccolta Araldica Sicula,
la quale, a dir vero, avrebbe ricercato ben altra penna. Intanto il cortese lettore
compatirà i nostri sforzi, ed insieme le mende già involontariamente corse; peroc-
ché noi, invitati a quest'arduo lavoro dai litografi editori Visconti ed Huber.
. all'infretta e quasi al punto di dover pubblicare le prime Tavole, accettammo nel-
l'idea di non permettere che da loro soli, affatto ignari di cose araldiche, si facesse
il lavoro, che avrebbe potuto avere dei difetti da nuocere alla verità dell'opera, e
al lustro della patria. Laonde non dee riguardarsi il compito nostro che una mera
e momentanea assistenza ad un'opera riconosciuta assai importante, siccome quella
che offre de' lumi alla Storia di Sicilia e quindi della nazione, n, cui i moderni ri-
volgono non poche cure, essendo ogni benché minima i^icerca nella storia oggetto
di non lieve considerazione. Chechè ne sia, poco è il nostro merito, e questo spe-
riamo possa essere di sprone a compilare un lavoro che sia piti degno di rimanere
nella storia dell'araldica siciliana.
ag. 9 coorte romane
s 12 ritonjato
» I) abiti di tornei
» D ne aggiunge
» 15 Barra •
» 16 della barra
» 1) delle pezzi
» 17 Losanga
i> 19 Pellicao
)) 20 Filippo II
» 31 Cendado
» 35 di due tiri
» 41 l'orlo di rosso
I) 42 Morianna
» 43 poledro contornato
» » contornata
» » Spada .•.......•
» » leone armato linguaio di
» > esposto per
» » croce d'argento
» » eqiiiralenti
» )) innestato d'oro
» 44 L'ultima rampolo i ■
» 47 Dizionario di Famìglie
11 49 banda merlata
» 55 lo chiamò
» 56 diviso di due linee
» , » ritondato
» 57 gran splendore
-» 58 Corona di marchese
» 60 Fiorentina
)) 61 moveva in Palermo .......
B 62 altri ed
» » ed ai fianchi
» » situato in fascia
» 63 sole d'oro all'angolo destro
» 17 Sole d'oro in capo
)i » barre
11 » S. Giovanni
» » od a' , . . . • • ■ • • *
» 71 e in punta da tre bande rotte
» 72 d'oro, con cinque pali di rosso e di nero
n 73 con sei barre d'oro
» » re Toscana
» 76 due bande accorciate . . . .
» 79 palme d'oro
» 80 Supposto
>. 81 indi nel 1501
» » Domenico Asoenso
» » ed
» 82 1801
» » Corona di barone
» 84 banda
)i 85 Anna Caterina di Napoli 1755 fu giudice del Con-
cistoro
» 87 con un'uccello di nero . . . .
» 93 si ebbe e spiegò .......
n 95 egli morto prima del padre
» » campo azzurro, con una fascia d'argento
» 105 Pedinando
» 107 attortigliato
i) » accompagnato
» 108 Aprile 1842
» 114 supremo perfetto
c: ox*x>e zioxxl
coorti romane
grembiato
abiti dei Tornei
ne aggiunse
Sbarra
della sbarra
delle pezze
Lozanga
Pellicano
Filippo III
Zendado
di due file
la bordura di rosso
Moriana
poledro rivolto, contornato
accantonata
spada di rosso
leone armato di rosso, linguaio di
esposto in separata tavola per
croce d'argento con un lambello d' azzurro di tre pezzi so-
prastante sul tulio per Piemonte,
equipollenti
innestato d'argento
L'ultimo rampollo
Dizionario di famiglie nobili e civili Siciliane
banda doppia merlata
chiamò
interzalo in fascia
grembiato
grande splendore
fiorentina
moveva in Sicilia
ed altri
fiancliiggiato
allineato in fascia
sole d'oro nel canton destro
sormontato da un sole d'oro
sbarre
S. Tommaso
ed a'
e da tre bande ritirale dalla punta accompagnate
d'oro, con cinque pali, i primi 1, 3, 5 di nero, e gli altri Z
e 4 di rosso
con tre gemelle d'oro poste in banda
re di Toscana
due bande ritirate nel capo
p alme d'oro situale in pergola ed unite nel cuore dello scudo
sostegno
indi nel 1301
Carmelo Ascenso
ed in fine duca di S. Rosalia 1817
1081
Corona di duca
banda
Anna Caterina di Napoli il 1755 venne investito del titolo di
marchese di Napoli; fu egli giudice del Concistoro ec.
con un margone di nero
si ebbe, spiegò
egli premorto al padre
d'azzurro, con tre bande d'oro, abbassale sotto d'una fascia
d'argento accompagnala nel capo da tre slelle del me-
desimo
Ferdinando
attortigliata
accompagnata
Aprile 1742
supremo prefetto della cavalleria di Sicilia decorato del To-
son d'Oro, della SS. Annunziala, applaudilo per pietà
e per costumi come Amico attesta
ESxrx'oirl.
Pag. Ili d'azzurro con un leone .
j 116 della città di Noto ...;...
» 134 circa il 1025
» 137 Risitano
a 138 Minegna
» 139 Giovanni del Castillo marchese di S. Onofrio
i 140 Sormontato da un leone
» 153 ramo oggi estinto col passaggio ec. . . .
a 159 Un ramo troviamo
i 161 feudo dello stesso di Nadore
» 163 interzato di banda
» 164 Crollanza
» 174 diretta 1232
» 189 un Francesco brigadiere
» 194 da un leone
» 208 marchese di S. Elisabetta
» » altro Ottavio investito 1664
'b 219 banda d'argento
1) jì arme d'inchiesta
s 220 palo d'ai-gento fiancheggiato
t 232 Franchina
j 233 Tribunale del R. Patrimonio .....
» » Garardo
j » di Aspromonte e di Casalbianco ....
» 236 di sua figlia ........
> 253 Mattei .
» 254 erede del vivente , .
» 255 Bartolomeo
» 256 gerusolitano
Il 258 di Mugnas
i 259 di Matta
» » Speron d'oro . •
B 260 gentiluomi
» 265 Sardegna
B 274 e fu riconosciuto quindi marchese
» » barone del Ciantro, barone di Pedara
B 284 Lucchesi Palli e Marziani
» 288 febbraro 1826
B 293 Golisaro . . '
B » Navara
B perocché
B 295 Protoameno
» 298 Giuseppe Pasqualino e Pilo maggiordomo di settima-
na del re Francesco II
B 300 Vincenzo Paterno Trigona
B 300 di tutte le Russie
» B esercito italiano
B 307 padre di Giuseppe
B 334 Giuseppa d'Epira
B 337 anziano del 1499-1591
B )> di Palermo 1503
B 340 bordatura
» 365 bordatura
B 375 dalla casa Lascaris degl'imperatori di Costantinopoli
» 379 Pio VI
B 380 dice estinta
B 382 Pietro Tomirch
» 391 primogenite ........
B 393 Albarchia
B » investito 1667
» 394 Montereale . . •
B 396 S. P. Q. R
d'azzurro, con una fascia cucita di rosso accompagnata da
un leone coronato d'oro uscente, e da una rosa d'ar-
gento fustata e fogliata di verde posta nella punta.
della città di Sciacca
circa il 1226
Raitano
Minegua
Giovanni del Castillo
sormontato da un leone
ramo oggi estinto
Un ramo proveniente da Savona troviamo
feudo dello stato di Nadore
interzato in banda
CroUalanza
diretta 1262
un Francesco maresciallo di campo
da un leone passante
di S. Elisabetta
investito 1694
banda cucita d'argento
palo d'argento accostato
Franchino
Tribunale della curia vescovile di Girgenti
Gerardo
di Aspromonte
di sua famiglia
Mattei 0 de Mattei
erede Ruggiero
Bartolommeo
gerosolimitano
di Mugnos
di Malta
Speron d'Oro
gentiluomini
Sardana
e fu chiamato quindi marchese
barone del Ciantro, cav. ec.
Lucchesi Palli e Marziani; e nei
febbraro 1802
Golisano
Novara
il quale
Pratoameno
Giuseppe Pasqualino o Pilo
Vincenzo Paterno Trigona gentiluomo di camera
di tutte le Russie, morto in esilio il
esercito italiano, aiutante di campo onorario di S. M. gran-
de nffiziale dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
progenitore di Giuseppe
Giuseppa d'Epiro
anziano nel 1499-1501
di Palermo 1603
bordura
bordura ,%.
da Berengario in)|)eratore e re d'Italia
Pio IV
dice quasi estinta
Pietro Tomich
primogenita
Alburchia
investito 1767
Monreale
S. P. Q. P.
I L
BLASONE IN SICILIA
CromoUt visccr.ti h r.jber
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Re ed Imperatore
Duca e Prìncipe
Conte e "Visconte
Barone
Gentiluomo antico Cavaliere
r/entiluorao di tre razze
Nuovo Nobile
Bastardo
Lit.G.HubeT.
Palei
VPalizzolo du
TAV. 4^
M
arclieso
Vescovo
Conte
Cardinale
Abate
Principe e Duca
Visconte
Presidente
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Arcivescovo
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Stemma della R.Casa di Savoja
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Lit, Visconti
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ALEAM.iNTE
CramolH.YiscoMi eHuber
Palermo
"V. Palizz pio dir
TAV. 1?
ABBADELLI
ABBATE
AB BADESSA ABBRACCfABENE
l^iomolit" visconti
Pah
rmo
Palizz-oio dir
TAV 9 3
ALBANESE ALBANI .AI pv.'i-Tr ALBPJOIO
ALBjF . NE
ALE ore: ;
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alemaCt::a
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V
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V
ALFONSO ALGABIA
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A.LLEG-BA
ALDEMuNDU
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ALESSIO ALESSANDRANO ALEK.<AUUT\C-
,0 I . -fi I fc, fi
Cromoht Risconti & Huber
Fdlernio
YFaiizzolo'dir
TAV. 10
ALFIERE
t> r-.i^ 1 AV'ILlA
♦ ♦ ♦
ALOISIO
ALOTTO
aia.at:
AL VE PI
i^a-^Ai ; ^ LL
A.LOQUI
-14- AMATO di SCIACCA i " AMD UÀ
c
AMIPEI OHCMOPri r AMIDEl C AMODIO
Cromolit. 1/15001111 &Ki;lef
VPalirzoic dii
TAV 11!
AMICO OD AMICO
AMORE
ANCISA
ANDRADA
AH DALL'I ò; TvlES EHI A
A.NSALONE
ANSELMO
jMIST'^A
Cromoltt. Visconti i tbiUt
Palermo
VPalizzoio dir
TAV . 19. ^
ANTIUCPIIA
U^ U^ sjfwO J^
A N
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0 ANZIO
APILIA
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AF'RIL£ dimi.ERMO APf'I.EJ; ■«1.;7\;'1!-sNl
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<4> ré^ c\i»
ARPEA
AP.EITA .li TAI r".M^-
CtcTnoiit. ViBCOUtui riuDer
rsierir. ?
'/. Palizzolo dir.
TAV. 13
AK&ENTO
AKTALE
\PGE1IVILLIERT
AP "
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AP.TE
ARTEGUA
ARMALEO
ARTEoIO
^romo]it Visconti ScHuber
P
al ermo
YPalizzoIo dir
TAV. 14
ASCEMSO
ASSALE
AS COLI
AVVEDUTI
Hi
ASSIEMI
ATANASIO
AVEP.NA A\AF,NA
AVERSA
AVRESE AVVOCATA AZZAR ELIO
^•3 -Ifc ,
Cromolft. Visconti & Huber
Palerruo
V Palizzoio di?
TAV. 15 ^ APPENDA ALLA LETTERA A
ABRAMO
AJff MflMrA
ALIÌROLO
AP.PUCKAÌ.E
AX CAS CINA
Al -moiri
AGALDI
•
ALBANELU
tl<^Ì>
tiifcr.-.
ALBANETu
ATONri
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ALBERGARLA
Jr-'iTu/iif t'i-.r.'-.p.li Sc'lijber
'^:!;z2.PLr dir
TAV.ie^APPEND^ALLA LETTERA A
CroTOolit Visconti-'^ Hulie
Palermo
Y. Fai iz zelo dir.
TAV 17*
BAGLI ONE
BA-JADA
BAtJAI^LONTE
BAJARDr
Cromolit Visconti 8-.Huber
Pai
ermo
VPalizrolo dir
TAV 18?
BAR"R"rBA
BARRAGE
EELLACEFA
BARDASSI
BARRE5E
ODUD
UDUD
OOCJD
ha:-:le
BELLOMO
EAVARA
BARDI
BARRILE
BASILICO
BAZAN
BELLI
BARLOTTA
BARTOLOMEO
BASTONE
BELLA
PFLTPIDA
Cromolit Visconti &Huber
Palermc
V.Palizzolo dir
TAV: 19?
BELLOC
BELVIS
BEMBO
BENEDETTO
Gromoìit Vlsconii & tluber
Falermo
V. Fàlizzolii dir
TAV.gO?
BIUNDO
BLASCH
ELUDO
BOCCADJFUOCO
BONAFEDE
BONAMENTI BOll'^^'^rn
ri I
ssnsst
jgS||ÌJMS||iilu
^iy^S^SS^Si
mi^i'Vi
L iHHI
aPi
BQNFI&LIQ BOr-IGIARDII^IA BON&ICRNO BON&IOYA.NNI
Cramoht A'isconti & Kubei
'"^alermo
'■/. Pa]i7,z(jlo dir
TAV. 11^
BONIFACIO
30NINCONTRO
BQ-NITO
EQUO 0 DEL BONO
Cromolit Visconti & Huber
Palerm
VPdlizzolo dir
TAV 2^?
BKACCONEfiI
X
BRUNACCINI
BUBEO
■UT-TLn-ruT
BUGLIO
BRANCA
BRIGANTI
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ERANVIfORTI
BRANCACCIO
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li VL"-;.: ELLA
w
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BUKGIO
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Cromolit Visconii & Huber
Palermo
V.Pali2zolo dir.
TAV 23?
:\'\BICA CABRERÀ
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CAPARE LLI
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CAETANloGAETANI
CALANDP.INI
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Cromolit, Visconti & Huter
Palermo
VPaliizolo dir
TAV. 24»
CALPEPEPA
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CALZE
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CromoliL Visconti & Huber
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V Palizzolo du
TAV. 9.5?
C'AMKIZZAPO
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CASTELLI
CAPFyAi.A.NTA
Crornolit Visconti & HuTjer
raisrrr.o
VPaJizzoJo dir
TAV. 26!
CARDI LLO
-"APPIMALr
CARDINES
CARD ONA.
CromoliiVisconli & Huber
Palermo
V. Palizzolo dir
TAV 27^
^A?r,ARn-r'^
CAS SARO
CASTAWrA
CASTELEANr
I t
J
Cromolit, Visconti &hVber
rolerrao
TAV. 1Q'
CAVALIERI
CAVALLARO
CA}/'fi f-flA
Cromoiit. Visconti iKulser
Palermo
V. Paiizzaìo dir
TAV 29*
CHA.COM
CHIAPPA
CHIARA
CHIARAMONTE
L'lAFA:rLiCi;E
CILOTTA
IBTKO
-^r'-p
ATI
I^B ^B^
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w
CiT'molit:Yisc(mti &.H'Lfo
.'lioer
Pal'^i^mo
VPal-izzolo dir.
TAV 30*
CLAVICA
QLpMrrTT*
COCCHICLIA
COFFA
COLLE TORTO
COLOMBA
COMTE
CroTu'.Tit Risconti c: Huber
Palermo
V. Palizzolo (]ir.
^
TAV. 31
CONTRERAS
COPPOLA
C ORBERÀ
CORBINI
u-cm di tVisc Olili ,^ Huber
Palermo
V TahzT^oìo i]ir
TAV. 52.
COSENZA
CRAPANZAKO
CRUIT
COSTA
rri-^TOMEFO
gru: : CBEdPi
COSTANTINO
rOTTU
IMGlEKZIO CRESCIMANlvrC
L'B.O CE
CUBICI 0 CUBRICI
CUGINO
COSTAIYZn
cozzo
CRI.f^ABLLLA
CROLLANZA
CURII
Cv'Jinoli!: Vi'-. ;t |-, + Ì ,=t- V[:{:
rq lerni.o
V.Palizzol- dir
TAV. 55
CUSIWANO
GUSTO a
CUTELLI
CUTIGNI
DIBLAtìI
K A
PINI
DOMATO
Cromolff "Visconti &HuLer
Pdl.
VPalizzolo dii
TAV. 34!
■ DRAGO
DRA&OWETTI
ELCr
ELEFANTINO
FAPvAONE
FERRALORO
ù
FERRARI
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Cromolit. Visconti & Huber
Fai
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V.PciIiz:oIo dir
TAV. 35
"FERREBI D'ITAT-IA
FERRC
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FA 3 0
BARDELLA
FISICHELLA FATTA
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"OLTANA FOMTK
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FIGI
FLAIRONE
rOFiMTCA
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Cromolit. Visconti &Huber
Paler
VPalizzola dir
TAV. 36
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FORESTA
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TRACCIA
Ci'cmolit Visconti «cHuber
Palermo
YPalizzoIo dir
TAV: 37»
GAGLJAlxfO
GAGLIARDO
CALATI
GALEOTA.
GALGAKTA
GALLO
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GAL\ZAGNO
GAMBACORTA
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GANDOLFO
QARA/O
GARLA1>I0
e rorao Jil ."V^.s- e o n ti ftHuljer
Palermo
T/. PaLzzoro iir
TAV. 38'
eAlifil'S^
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GAF.imLODrCAX'VMiA
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GILIBERTO
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e Tornoltt.Vitsc'onlt &TluI>Er
"Psierrti
V Bilia v.oTo Jir
TAV. 39 <
Croinoli',. Via conti ScHuber
Palermo.
V. PaliszoJoIo air.
TAV. 40 <
GEASSO
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■JREGOBIO
C-RLTO
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GUALTERIO
GIJARDALANZI
GUAFLDIOLA
' r o:'-.rjJit. ViFir:oiiT drVlnbet.
Palei
V Paliz-zolo dir'
TAV. 41^
GUARINO
CUARNA
G.TJARNETTA
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Cromolit Vjsconii aliuLer
Palermo
V.Pali-uzolo dir
TAV 41^.
HOZES
IMBEAC-UA
IMMEDIATI
IMPELLIZZEPI
Cromolit Visco:ìti & Huber
Palermo
VPaliz2olc dir
TAY 43
lOPPOL
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('rvWiitlÀ'sronli i Kuber
Pale
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VraTizioIodir.
TAV, 44^
LAFxEDC
LAKG-HT
LATJCCTA
LAVIA
LEOIlì
L I CATA
Ctonolit Visconti & Knhv
Palermo
V.Pdlizzolo dir
TAV. 46^
LETO
LICORI
LOCADELLI
T^QV E^ P E D '"^
3romoJit.Yi sconti 8f HuLer
Palermo.
V. PaJizzoIo dir.
TAV 46'
LUNA
LUPARELLI MAGCAGNONE
MADALEMI
^romolit. Visconti de HuLer
Palermo.
V. Pall7,7,o[o dir
TAV. 47«
MANCINO
MAN C'J SO
MANE RI
MANFREDI
MANZONE
MARASSI
!4i^F':'H£:£r.ìIA MARCHf SEDI FALIPMC
■ lit . Vi s e 0 n ti 8: R u D er.
1. cr i.-^ 1. ..._'.
^v'. x-"à lizzo lo dir.
TAV48^
MARCHESE
MARCHE T
MARmO
MAR C C
]t om o]it .V's con ti '-i Hud ei
Falerni (
VP.iJizzolo dir.
TAV. 4 9 3
MASSA
MASTiA¥I
AS TRILLO MA STROFA 01-
. : OTTi-Oilt.
de R-r^ber.
TAV, 50?
MENDE SE
MEND OLA
MEB.EO
ME RENE INC
M IONIA
MILANA
MILAZZO
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^^r^fe^
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^romolit. Visconti tìcHuber
Palermo.
Y.Taìizzoìo dir
TAV. 51^
MILONE
MINEO
MIN GANTI
MIRA
timàk,;iirt'm-Jim!-:Pà.ii;!!.'Jiè^
MOAVEBO M IRA B E ILA
MORSO
MODICA
MOLETI
MOLLO
MOLOCCA
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Cr oTi-i.oIrt.Vis e outi fi: Hut er.
faierrao-
V. Palizzoio dir.
TAV. 52-^
MONACO
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MONDELLO
MONFORTE
MONI ALTO MOSCA
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_J
MUN'SONT
CroiTioIit .Visconti & Hither.
Pai
ermo.
V. FàlÌ2zolo dir
TAV. 53^
M.UTA
MH STAZZO
MUSTIOLA
MUZIO
NIS GINO
^^2/L.
NOVEILO NUCCIO
ToiacIit.Viscont: àHuter:
Palermc
YPalizzolo dir.
TAV 54^
NATOLI
NOBILI di TRAPALI
.; c;r.oiit-,Visconii & Huber
Pai
ermo
V. Palizzolo dir
TAV 55f
OH DO
OLDOINO
OLLOQUI
CromoMt. Yiscor.ti & HuLer.
Palermo.
vp^i;
Palizzolo dir
TAV. 56
FADICxLlONE
PAFADE 0
PAGANO
PALADINI
Trr'
PALAoC'TNO
^^Ù
l-H-l
PALME RI
F
r
i'-?v;;i:if
BkÌv •.;,-;,i
' i ì J
PALMER! DI NARO PALMERINO
PALMINTERI
PALM '''LA
Cro moiri. Visconti 6f Huber
Palermo.
V Palizzolo dir.
TAV. 573
PERASTANGHES
PARATORE
PARISI
PARISI DI MINEO
Z LENTIKJI
PASQUALE
PAS SANTE TO
PATTI
Cromolit .Visconti & Hu'bei
Palermc
V. Palrzzolo dir
TAV. 58^
PENSABEJ^E
PERRAMUTO
PERDICARO
E
FETP^A
PEPI
P E RO LL 0
i
PATERNO
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PEPOLI
PETRELLI FEDIVILLANO
PERALTA
PESCE
P E RICONTATI
PERNO
PERELLOS
1
Cromolit. Vis conti 8rHuL>ri.
Pai
aiermo.
V Palizzolo dir.
TAV. 59?
PFTPTJr T A
PIAZ ZA
FLOTTI
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PO ERTO
lo
PICCOLOMINI
m
POLITO
u
Cromo]it .Vis conti &Huber
Fale'rnio
Y. Pali2zolo dir.
T AV. 6 0
PODIO
FONTE
PORCARI
PORCO 0 PORZIO
k#-^
Cromolit.ViscoiLii &Huber
Palermo
V. Faìizzcilc dir
TAV. 61^
PROSINI PROTOPAPA PROVENZANO PROSSIMONE
/+ 1
POLIZZL
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Cromolit Visconti ScHuber
Pa
al ermo
V. Palizzolo dir
TAV 62"
prTTi]\jT
C UFF AL
CUIRO:-
RAC-NINA
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Palermo
V Falizzclo. dir
TAV 63^
P AJA
RAJADELLl FAMIREZ
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REOMILUDl
1-'. I E ADE M E YP. A
RIBALDI
RAMO
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Cr:Tnnlit A^sconti ìHuber
FiTermo
V'Falizzulo 'tir
TAV. 64f
PIVERA
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ROCCA
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ROCCABERir
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RICCIO 0 RICCIOLI
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lv:\L\c:^- Visccini iHuber
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V PaJizzolo dir
TAY 65?
RO SA
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ROSSELLI
RO STAGNI
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ROTONDO
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KUBBINO
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ROMERO
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Croii\cìit.Visc3ri.l'. 6- Huber
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TAV. 66*
SAGCANC
SACARTCA
SALA
Cromolit.Vrs conti
■ diermc
TAV 67!
sai;
SAI! DAL e
SAI^FILIPPO
SANTAGATA
5AND0VAL
SAKZONE
CromoTit Visconti
Falermo
V Paliziolo
TAV 68 a
SARDO
SARTORIO
\> 1
SCAGLIONE
SCALAMB'RO
SCIROTTA
SANTO STEFANO
CANÙUR'RA DI SIRACUSA SCANDURRAD'EPIBO SCARE LLA
^1
SCASSO
SCATOZZA
SCHFCT.TA
SCHIATTIMI
• • .•-
SCOVED'-
L^
Lit G Htxber
Palermo
V Palizzolo dir.
TAV. 69 3
SET-nsio
SEDEGNO
SEPvIO
SIGKEF
B
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Lit. G Huhcr
Palermo.
Y Palizzolo dir
ì'aV. J W:
S1L]P1GNI
C I LVA
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"-—-"•-•-
li^'*S8
L, 3
1 ^ ^
SPALLETTA
CroTnolit.ViGconii
Palermo
Y Panz-zalo dn.
TAV 7V.
SPALLOTTA
F.pnr^LLi
0 0 0
:>p:ir': :_,
1
S PAD AFORA
Cromobi: Visconti
Falerm
Palizzolo dir
TAV. 72»
STATELLA
STAITI
STELLA
STARR AB BA
LiL G. Huber.
Palermo
VLPaljz.zolo dir
TAV. 73 a
STABILE
STANCAMPLAMO
TAGLIAVI A
SORTINO
TALAMANCA
TARALLO
Lil. G. Huber.
Palermo
V-PalJz.zolo dir
TAV. 74
TAMAJO
'romolit Visconti
Palermo
V.Palizzolo dir
TAV. 75
TETANO
TTG-NOSI
TIMER A.
TOCCO
Cromolit.Viscoiiii
Pai
ermo
'/ Palizzolo dir
TAV 7B.
TRAINA
TT?AMCHmA
TRAHAMI Ti^AVERSA
^1
IJBEBTI
UGO
J
Cromolit.Viscoatr
Palermo
V Pah z zelo dir.
TAV. 77
I
tr
'omolit. '/iscontì
Palermo
VPal-.zzolo dir
TAV. 78
VENTIMIGLIA
.^iz:::^
VETRAMO
VENTO
i^
_j
VENTURA
VERNAZZI
VERGARA CAFFAHELLJ
VIGNALO
Cromoiii.Viscouti
rdiermo
V. t'.4liz7olo dir.
TAV 79
VILLARA&UT
VILLANO VA
V.'LLARDITA
VINCENZO
VJTALI DI MESSINA
VITERBO
VITTORIA
VIVEROS
Cromolii .Visconti
Pai
ermo
V PaJ-Jzzolo dir.
TAV. 80 a
XAXA
ZAFARANA
ZAPPATA
:iRiLi_i
ZTJMBO
ZUCCALA
Lil. G.H-uber
Pai
ermo
V. Palizzolo cljr .
TAV.81?
Stemmi
DELLE ANTICHE CiTTA DEMANIALI
DELLA Sicilia
CALTAWRONE
CEFALI)
CASTRO GIOVANNI
Li<. G.HuLer.
Pale
VPalizzolo dir.
TAV. 82^
mi:
MI STRETTA
MINEO
MONTE S, GIULIANO
PALERMO
MARO
l'TOO'IA
FATTI
N i '■ T i
L-;'l.G.H'jl)er
PtTenti
V Palizzolo rar
TAV 85^
'"0? LEO FÉ
GJRGENTI
AGI ^RE AL E
LENTIl-TI
ME S SINA
LICATA
LINGUAGLOSSA
1-AAZZAJ^A
MAB.SALA
t'alf.Tin.o
• VPaizzolo dir.
TAV 84^
I i
POLIZZI
RAI.TETTA
.ANrAZZC'
-ALE MI
''-: TACCA
raierr.'.:
\ Faiizzcic „i.r.
TAV^ 85
SIRACUSA
SUTERA
TRAINA
RAFANI
TAORMINA
TERMINI
TORT ORICI
VI /.ZINI
Lii. . Visconti
Fa Un
V Falizzolo cUr.
TAV. 6G
Antichi stemnn di Sicrlia
Stemma della ntta eli Palermo ,*
Lituqr Vìsconli
Palermo
VPalizzolo dir.
TAV 87
APPENDICE GENERALE ALLE TAVOLE
ASTARIA
BALLO
ARCE RI
BADu
BURC-IO
ANSAuuNE
AVALOS
BALLESTEROS
EERITELLA
BRI candì
Lìtog. Visconti
Palermo
V', Palizzvìo dir
TAV. bó
Li lo a Visconti
V,
iPr'li:',
. Palizzolo -li.:
TAV 8 9
GIOVANNI (DI)
FIGI
GEREMIA
GRIFFO
gallett:
C-RUA (LAJ
I
Litog. Visconti
Pdl
ermo
\ZFalizzolo di
TAV 3 0
Lito]. Visconti
trmo
V?.lizzob dw
TAV. 3 1
MAWCUSO
LONGOdiMESSlNA _ ....^ibl MARCHESANA
^^m^f
MATTEI
MONCADA
MAGGIORE
MARO ITA
0 ù ù-
MAP.IA (DI)
MILAZZO (Citta;
Litjq Visconti
Palenn;
VPaìizz ^I iir
IviUTTAiLA)
NOLEDO
PAPE
MOTODIPALERMri
CLlVERiDAOUAVlVA
MONRuy
^.O;
/^^'^^^
MAR'! 'IME Z
NDE S(D'
Lit Q- Hafcer
vT Paliz-HNlc dir.
PIAfiOA
X
QUARANTA.
RINALDI
•Alsr FILIPPO
JL.l':.!'
BACCANO
SALERNO DINAPOLT
ort.rvuiAJ.NJA.
L.
TAV 34-
RAU
15 0 ^
SAPIENZA
ttt
00 00 ^
ooooo
\ J
SEVERINO
S TATELLA
D
SALAJWONEDINICOSIA
SCOTTO
STEFANO (di)
O O
O
SPECCHI
LjI:. Viscoidi
FaL
YPallzzolo iìT.
TAV 95
TRAPANI
YIPERANO
VAL CARINO
TRAPANI (CITTÀJ
TUZZOLIKO
UBSC
ZAC co
AR ONE DI S CIACCA
LitVisconii
Pai ermo
VPalizzolo dir
TAV 06
GAL CAGNI
CUMBO
GALBO
GATTO
GEMELLI
GORDONE
GUSTAF.ELLI
GERVASI
GRANATA
INGA
GIACONIA
LA CORTE
GUARDAVOOLL\
LiAUDAMO
MANNAMO
MAURdLICO
ORGEHONT
PICARDI
TAV .0 7
PICONE
PINOS
PISANI
PONSDELEON
SMORTO
STOART-
VERARDI
PRINCIPATO
SOTTILE
VAJOLA
VEZERA
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H f
RjrjLO
vai: CARO
VIANISI
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P 0 M Ali
^A.
."PAD ARO
VASTO
VISALLI
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3 9999 04988 932