V /•
'.-^
SCELTA
DI
CURIOSITÀ LETTERARIE
INEDITE 0 RARE
DAL SECOLO XIII AL XVII
JPOXDAT.A. E DIRETTA.
DA
FRANCESCO ZAMBRINI
DISPENSA CCXXII
Prezzo L. 10 . ^ lI (f^
'-^Ih
Di questa SCELTA usciranno otto o dieci volu-
metti all'anno; la tiratura di essi verrà eseguita
in numero non maggiore di esemplai"! 202: il prezzo
sarà uniformato al numero dei fogli di ciascheduna
dispensa, e alla quantità degli esemplari tirati: sesto,
carta e caratteri, uguali al presente fascicolo.
Ditta Romagnoli Dall'Acqua.
DISPENSE STAMPATE
DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL CATALOGO'
Giugno 1884
200. Storia di Campriano contadino, a cura di ,
Albino Zenatti . . . " . . . . . . . . L. 5. —
201. I due primi libri della Storia di Merlino, ri-
stampati per cura di Giacomo Ulrich . . » 12. —
202. Cronaca Bolognese di Pietro di Mattiolo, pub-
blicata da Corrado Ricci » 14. —
203. La Buca di Monferrato, lo Studio d'Atene e
, il Cagno, poemetti satirici, per cura di L. Frati » 12. —
204. Celli G. B. Lezioni Petrarchesche, per cura di
Carlo Negi'oni . , . . » 11.50
205. Trissino G. Giorgio. La Sofonisba, per cura'
di Franco Paglierani . \ » 4. —
206. Feste pel conferimento del patriziato Romano
a Giuliano e Lorenzo De' Medici, per cura di
Olindo Guerrini » 5. —
207. Itinerario di Lodovico Varthema, nuovamente
posto in luce da Alberto Bacchi della Lega » 12. —
208. Statuto inedito dell' arte degli Speziali di Pisa,
per cui-a di Pietro Vigo » 3. 59
209. Il Dialogo di .Salomone e Marcolpho, per cura
di E. Lamma » 4. —
IL
LIBRO DEI COLORI
SEGRETI DEL SECOLO XV
PUBBLICATI^
DA
0. GUERRINI E C. RICCI
JBOLOOISA
Presso Romagnoli Dall'Acqua
1887.
Edizione di soli 202 esemplari
per ordine numerati
N. 82
BOLOGNA - SOCIETÀ TIP. AZZOGCIDI
^^^€^'^- -oj! '^- -oj -y^'-o
PREFAZIONE
I.
La critica d'arte, all'estero come
in lUilia, ha preso e va prendendo
oggi uno sviluppo tanto più conside-
revole quanto più si è andata e si
va spogliando del ciarpame retorico
cui si dà il nome pomposo di estetica
o filosofia dell'arte.
L'inizio della nostra storia arti-
stica era solido e severo nei ricettari
del Genuini, nelle note del Ghiberti,
neir autobiografìa del Cellini, nel-
r opera immensa del Vasari. La base
delie considerazioni era per ciascun
artefice la tecnica e la bellezza della
forma rispetto ai tempi e ai luoghi.
I molti errori in che caddero, per
inesperienza o mancanza di notizie,
non toccano la bontà del loro sistema.
Ma come decadde l' arte, decadde
ben presto la critica, e fu sostituita
da una metafisica inconcludente. L'ac-
cademia penetrò in quella, come era
penetrata nella letteratura e nella
vita, e passarono anni ed anni senza
che gli studi in quella regione dello
scibile avanzassero di qualche passo.
Non mancò nei due secoli scorsi qual-
che storico municipale che scrivesse
e vantasse la vita e il valore degli
artisti suoi compaesani, non mancò
chi mostrasse buoni intendimenti, co-
me il Baldinucci; ma tutti questi
scrittori non isfuggirono alla regola
comune e la parte biografica scris-
sero più fidati alle tradizioni che ai
documenti, e del calore giudicarono
accademicamente con poche iperbo-
liche frasi divenute di moda.
Sulla fine del settecento, in gra-
zia del serio indirizzo dato agli
studi in genere dal Baccliini, dal
Muratori, dal Tirabosclii, dal Maffei
e da molti altri, la critica e la storia
dell'arte fecero un passo a bastanza
notevole col Lanzi, col Cicognara,
col D'Agincourt, col Rosini, con
Amico Ricci, e parecchi altri che
non mancarono d'un certo indirizzo
e di buone vedute.
Il loro difetto fu di voler far
troppo. Non si tennero paghi allo
studio d'una sola epoca artistica e
d'un solo artefice. Non misurarono
le loro forze. Vollero abbracciare,
percorrere un lato intero dell'arte
e anche tutta, come il D'Agincourt, e
non poterono quindi fare opere se
non imperfettissime.
Intanto, in scienza come in let-
tere e in arte, si venivano a poco a
poco stabilendo due forme di critica
e due serie di critici, che oggi si
definiscono coi nomi di accademici
e positivisti. I primi continuarono e
continuano le k)ro logomachie sul
bello, sul vero e sul buono, spez-
zando l'arte in rinasci'nienti e mezzi
rinascimenti, in decadenze e soste
immaginarie e false. Gli altri s'ac-
corsero che dal secolo XI al secolo
XVI non fu che una sola progres-
sione, per quanto varia, e si diedero
corpo ed anima a cercar documenti
e argomenti tecnici e storici, a defi-
nire le scuole e a considerarne la
fisiologia e le formule. Messi su
quest' indirizzo, fecero e fanno tuttora
molto bene alla storia artistica il
Milanesi, il Cavalcasene, il Morelli,
il Frizzoni, il Venturi, il Toschi, il
Cantalamessa ed altri pochissimi.
II.
La critica positiva oggi ricerca
tutti gli argomenti che la possano
aiutare nel suo lungo , faticoso e
difficile lavoro, e non sappiamo se
alcuno abbia finora intravveduto tutto
l'utile che le può provenire dalla
pubblicazione di libri simili a questo.
— VII —
Tutti sanno che una volta gli
artisti non si procuravano, come
oggi, i colori già preparati per dipin-
gere, in molti negozi d'una città. La
fatica di preparare i colori era allora
la prima, cui si dovevano assogget-
tare gli artefici ammessi nello studio
0 nella bottega d'un maestro, e
poiché al maestro importava molto
che le tinte e le mestiche non fos-
sero difettose e non riuscissero, a
lungo andare, fatali al lavoro com-
piuto e al suo buon nome, crescendo
o screpolando^, la fatica fu giudi-
cata sempre di grande delicatezza e
di grave responsabilità.
Nessun pittore sfuggì da quel
tirocmio. Giotto come Raffaello, Ma-
saccio come il Perugino, tutti in-
somma cominciarono dal preparare
colori.
Questo lavoro, diremo cosi, chi-
ìnico presentava molte utilità, di cui
ci basterà notare le principali. Pri-
ma di tutto, lentamente suggeriva
— vili —
ai giovani artisti molti espedienti
neir impiego dei colori e molta cono-
scenza del loro valore rispetto ai
toni; garantiva, se non in tutto, in
gran parte la durevolezza dei dipinti,
oggi malamente fidata agli ignoti
facchini d'una drogheria; contribuiva,
a seconda delle diverse ricette o se-
greti, a metter molte varietà e distin-
zioni fra il colorito d'una scuola e
quello d' un'altra; finalmente salvava
r umanità, cui incombono tante altre
sventure,, dai dilettanti di pittura non
meno terribili dei filodrammatici o
delle ragazze che pestano sul piano-
forte la Stella confidente.
Ij' arte della pittura fino a tutto
il secolo XVI è stata un vero segreto.
È noto che il Bandinello pregò
Andrea del Sarto a fargli il ritratto
appunto per iscoprire il modo d'usare
i colori e imparare qualche cosa
sulla mistura delle tinte. Andrea se
ne accorse, trovò maniera di deludere
la curiosità di Baccio, e narrò pub-
lilicamonte la mal riuscita astuzia
(li costui, che fu giudicata, né più né
meno, una cattiva azione.
Oggi anche i profani comprano
da per tutto colori e, purtroppo, li
adoperano senza misericordia.
III.
Al critico d'arte non può sfug-
gire l'importanza di tutto ciò. Il
solo fatto che in ogni scuola o bot-
tega si preparavano i colori per le
opere che vi si dovevano eseguire,
basta a rendere indisj)ensabile lo
studio progressivo di questi ricettari.
Ogni maestro possedeva segreti cer-
tamente noti a molti altri artisti, ma
ne possedeva sempre alcuni speciali
o trovati da lui medesimo o appresi
da chi li aveva scoperti o nella bot-
tega ove continuavano per tradizione,
come si ha in vari passi del Cennini.
È naturale che a lungo andare,
per ia comunicazione e la f ratei-
lanza che passava fra i pittori, quei
segreti venissero lentamente a diffon-
dersi e a farsi notori. Il Vasari
infatti nella vita di Agnolo Gaddi,
scrive degli avvertimenti del Cennini :
« Non fa bisogno ragionare, essendo
oggi notissime tutte quelle cose che
costui ebbe per gran segreti e raris-
sime in que' tempi. »
Ma come parecchie ricette e me-
stiche in processo di tempo diventa-
vano conosciute, parecchie nuove
erano a poco a poco tentate e occul-
tamente operate dai nuovi artisti, con-
tribuendo così a uno sviluppo chi-
mico continuo della scala cromica
fermatosi ai nostri giorni o diventato
mestiere, con grave danno dell'arte,
tranne forse per pochi artisti inglesi
che oggi ritornano alle pratiche ed
alle ricerche intelligenti dei vecchi
maestri.
Migliaia d'esempi di nuove incette
si potreijbero suggerire, cercando
negli storici dell' arte.
— XI —
Il Vasari crede ad esempio che
Margaritoiie fosse il primo a consi-
derare quello che bisogna fare
quando si lavora in tavole di legno
e continua : « Fu egli l' inventore
del modo di dare il bolo e mettervi
sopra l'oro in foglie e brunirlo. »
È vero che tutte queste cose erano
state fatte assai prima di Margari-
tone, ma la testimonianza dello sto-
rico aretino resta a provare quale
fosse appunto l'attività degli artisti
nella ricerca di nuovi elementi tecnici.
Leonardo, l' uomo universale per
eccellenza, non lasciò intentato que-
sto importante argomento dei colori
e delle mestiche, quantunque non
gli tornasse a buon fine. Il Vasari
insiste anzi nel rimproverarlo per
questo: « Imaginandosi di volere
a olio colorire in muro, fece una
composizione d' una mistura sì grossa
per lo incollato muro, che conti-
nuando a dipingere cominciò a colare
(li maniera, che in breve abbandonò
— XII —
vedendola guastare. » E dopo aver
detto che tentò modi st^^anissimi
nel cercare nuove composizioni per
dipingere e vernici per mantenere
le opere fatte, racconta che il qua-
dro della Vergine che fu di Baldas-
sarre Turini da Pescia, Datario di
Leone X, « sia per colpa di chi lo
ingessò 0 pur per qrielle sue tante
capricciose misture delle 7nestiche
e de' coloìH » si guastò senza ri-
medio.
Da queste stesse parole si com-
prende intanto che il Vasari non sa-
peva in che le capricciose Tnisture
delle mestiche e de' colori usate da
Leonardo consistessero e se al Vasari,
che tanto s'occupava d'arte e di
tecnica d'arte, erano ignote, c'è ben
ragione di credere che fossero veri
segreti fuori che per certi scolari
del maestro.
Anche il mite Raffaello tentò
ricette senza buon successo. « Se
non avesse, nota lo storico descri-
— XIII —
vendo la Trasfigurazione, in que-
st'opei*a quasi per capriccio adoperato
il nero fumo da stampatori, il quale,
come più volte si è detto, di sua
natura diventa sempre col tempo più
scuro ed offende gli altri colori coi
quali è mescolato, credo che que-
st'opera sarebbe ancora fresca. »
Dunque, oltre a regole tecniche
generali, è lecito cercarne alcune
peculiari a ciascun artefice e conse-
guentemente di ciascuna scuola. Ces-
sato un po' r orgasmo estetico, la
critica si è data ad anatomizzare le
forme pittoriche. Ha studiato l' indole
degli artisti, varia nelle varie regioni;
ne ha indagato le origini e le modi-
ficazioni seguite ad influenze esterne,
ha scoperto certe linee simpatiche
e inconscie proprie dello spirito dei
singoli maestri; ha guardato nei
paesaggi di fondo la natura del paese,
ha fatto tesoro dei valori del colorito.
Lo studio di questi trattati dei
colori, fatto in larga scala e con
— XIV —
coscienza, darà un altro mezzo di
speculazione. Ogni pittore o, se si
vuole, ogni scuola aveva qualche
tinta chimicamente speciale. Qualora
si cerchi, con l'aiuto dei ricettari,
di determinare le sostanze che la
compongono, si avrà forse un altro
filo per girare nell'immenso labirinto
della storia artistica.
Con l'aiuto di lenti a bastanza
forti, per un esempio qualsiasi, è
intanto stato possibile accorgersi che
negli azzurri, apparentemente uguali,
usati dal Francia e dal Perugino,
entrano sostanze ben differenti. Non
pretendiamo di dare la nostra opi-
nione come un mezzo infallibile e
perpetuo di ricerche e di scoperte.
Noi diciamo semplicemente agli stu-
diosi : « Neil' esame che voi fate di
un'opera cercate la qualità dei colori
e anche questo mezzo qualche volta
vi potrà tornare di qualche utilità. »
— XV —
IV.
La preparazione dei colori era
tutt' altro che facile. Il Vasari , scri-
vendo, che per eccezione lo Stamina
imparò « nello spazio di molti anni
non solamente il disegno e la pratica
dei colori » ma diede saggi di pit-
tui*a notevoli, lascia pensare che la
pratica de' colori per lo più costasse
lunghe fatiche. Infatti lo Stamina,
come Lorenzo de' Bicci , fu molto ac-
curato nell'attuazione dei secreti e
il suo affresco sul Palazzo di Parte
Guelfa fatto per la vendita di Pisa
ai Fiorentini nel 1 406 durò e in parte
dura non ostante l'aria, le pioggie
e l'esser volto a tramontana.
Date quindi tutte queste difficoltà
e questo interesse degli artisti nel
preparar i colori, era facile che a
qualcuno d' essi venisse la voglia di
scriverne e svelarne i secreti. Come
si scrissero i secreti relativi alle arti
dell' adornamento del corpo, e della
cucina, ed alle arti , affini alla pittura
àeìYorefìceì^ia, della tm^sia, del mu-
saico, del dipingere i vetri ecc. è
naturale, diciamo, che non mancas-
sero anche i trattatisti dei colori.
Opere di simile natura esistono
inedite in varie biblioteche e alcune
antiche e recenti si trovano anche
a stampa.
Però dobbiamo confessare che que-
sto genere di studi è stato più colti-
vato all'estero che fra di noi. Trat-
tati sulla natura dei colori, sulla loro
proprietà , sul modo' di comporli e di
usarli ecc. ecc. scrissero Pierre de
Saint Omer, ShefFer, Guglielmo Lin-
ton, il French, l'Andre ws, Giovanni
Ashley, Teodoro Fielding, l' Eastlake,
il Pittakys, Eduardo Muston, l'Har-
ry, Edmondo Barber, il De-Massoul, il
Moore, Ernesto Schulz, Arclais de
Montamy, il Gautier, il Watin, Davy,
il Didron, Carlo Hayter, Roberto Boy,
il Brougniart, il Boyle, Giovanni
— XVII —
Burnet, Federico Reimann, il conte
Caylus e parecchi altri di cui dimen-
tichiamo o ignoriamo i nomi.
Ma fi^ tutti i citati ben pochi
si sono dati allo studio dei ricettari
antichi, ed hanno pensato di pubbli-
carli 0 ripubblicarli. Il Muratori,
sempre sapiente indagatore, ne com-
prese r importanza e produsse nel
tomo II delle sue Antichità italiane
qualche saggio d'antiche ricette. Altri
stampò i trattatelli d' Eraclio, di Teo-
filo, di Archerio, di Simone Porzio,
del Tilesio ecc.
Fra gli italiani, che scrissero sui
colori e stamparono antichi segreti
per tinte o mestiche, possiamo regi-
strare avanti tutti il Cennini, che
dettò il notissimo Trattato della pit-
tura edito dal Milanesi; Lodovico
Dolce cui si deve il dialogo nel quale
si ragiona delle qualità, diversità e
proprietà dei colori (15G5); il Va-
sari in alcuni capitoli della sua in-
troduzione alle Vite: Antonio Carac-
dolo, di cui si trova Le livre de
quatre couleurs stampato a Parigi
nel 1759; Alberto Guidotti che trattò
particolarmente delle vernici della
China e del Giappone usate in
Francia e in Inghilterra (1784) ; il
Beltramini autore dei due discorsi
Della mestica e della pittmm stam-
pati ad Imola nel 1796; Lorenzo
Marcucci col noto libro pubblicato
in Roma e annotato da Pietro Pal-
maroli sull'esordio di questo secolo
Saggio analitico-chimico sopra i
colori minerali e mezzi di procu-
rarsi gli artefatti, gli sìnalti e le
vernici ed osservazioni sopra la
pratica del dipingere ad olio tenuta
dalle scuole fiorentina, veneziana
e fiam^tninga , e finalmente qualche
memoria del Bizio intorno a speciali
colori, come la porpora, la lacca
verde ottenuta dal caffè ecc. Anche
sopra arti affini, quali la miniatura,
il musaico, i vetri dipinti ecc., non man-
cano, come abbiamo detto, segreti spe-
XIX —
ciali. Sulla miniatura Demetrio Sala-
zaro pubblicò in Napoli un vecchio
ricettario, che fu ristampato con molte
correzioni dal Lecoy de la Marche;
rispetto al musaico abbiamo i tre trat-
tati dei sec. XIV e XIV editi dal
Milanesi, e pei vetri, fra gli altri,
un trattatello edito dal Lisini in Siena
nel 1885.
Abbiamo citati questi nomi non
per ostentare una facile erudizione,
ma soltanto per mettere in maggiore
evidenza l' importanza del nostro li-
bro, che riempie la gl'ave lacuna che
si trova fra il Genuini e i cinque-
centisti. Non ci siano pertanto rimpro-
verate le dimenticanze e l' inesattezze
che il cultore di simili studi può ri-
scontrare fra. queste succinte notizie.
11 codice che ha servito alla pre-
sente edizione, appartiene alla R. Bi-
blioteca dell' Università di Bologna e
— XX —
si trova tra i Manoscritti col n^ 2861.
Da quel che si legge nelle carte di
guardia, si ha che, pare nel secolo
XVII , il codice fu di un tal Giovanni
Battista Nozzi, il quale numerò le
carte e le trovò 240. Poi, verso la
metà del secolo scorso, fu comprato
dal P. Giovanni Grisostomo Trom-
belli , celebre abate di San Salvatore
in Bologna, probabilmente per conto
dell'abbazia, ricca di molti libri e
manoscritti. All'epoca dell'invasione
francese il nostro Codice, come quasi
tutti quelli dell' abbazia suddetta , fu
trasportato a Parigi nella Biblioteca
Nazionale di cui porta ancora il bollo
rosso ; poi ritornò con gli altri (pur-
troppo non con tutti ! ) e riprese nella
Biblioteca di S. Salvatore il suo nu-
mero 165. Coir ultima soppressione
degli ordini religiosi pervenne alla
Biblioteca dell' Università di Bologna
dove rimarrà , speriamo, al sicuro da
nuove emigrazioni o pericoli.
— XXI —
Il Codice consta di 241) carte, nu-
merate al i-ecto da mano dello scorso
secolo, più due carte di guardia , una
al principio, l'altra alla fine. Il Xozzi
che le numerò per 240, tenne conto
di una numerazione della stessa mano
che vergò il codice, che si vede an-
cora apparire qua e là all' angolo in-
feriore destro al recto delle earte :
numerazione imprecisa che lo indusse
in errore. Delle 249 carte, sono bian-
che quelle numerate 39, 40, 59, 60,
72, 73, 74, 87, 88, 89, 90, 91, 92,
93, 94, 134, 223, 224, 225, 220, 227,
228, 246, 247, 248 e 249. La prima
carta è bianca al recto, segnata solo
colle iniziali I. G. B. N.. che sono il
segno di G. B. Nozzi. Le carte 58 ,
71 , 86 e 222 sono ])ianche al rove-
scio. La carta 245 contiene un prin-
cipio d'indice, di mano assai tarda,
che comprende solo le prime 22
ricette.
II codice misura mill. 150 X 110,
contiene quasi sempre 15 linee per
pagina (qualche volta una di j)iù o
una di meno, ma assai di rado) con
richiami alla fine d'ogni quinterno,
con rubriche ed iniziali rosse senza
ornamenti , scritto con inchiostro leg-
germente sbiadito in qualche pagina ,
e con carattere (jfuasi rotondo, chiaro
ma con parecchie abbreviazioni, che
deve -essere circa della metà del se-
colo XV. Rilegato in carta pecora,
porta scritto sul dorso di mano del
passato secolo, della stessa mano che
numerò le carte « Segreti per colori.
M. S. del secolo XV. » Il codice è
inedito. Solo Michelangelo Gualandi
nelle sue « Memorie originali italiane
risguardanti.le Belle Arti » Serie III,
pag. 110, ne stampò alcune righe del
principio e della fine, ed una ricetta
« A mollificare l'osso » dove in cin-
que righe introdusse dieci mostruosi
errori di lettura, evidente dimostra-
zione della nessuna pratica del Gua-
landi In cose paleografiche. Il che,
se ci consola, pensando che il libro
— XXIII —
sfu^rgi allora ad una pubblicazione
che sareblie stata uno strazio, non
ci fa troppo coraggio nell' accettare
con fiducia la lezione delle altre a)se
antiche contenute in quelle « Me-
morie ».
VI.
Evidentemente questo non è un
ti'attato originale, ma una compila-
zione. Lo stesso compilatore lo con-
fessa quando nell'intestatura del libro
settimo dice = secundura Magi-
strum Jacobuììi de Tholeto = e
forse sono citazioni del trattato spa-
gnuolo le frasi = et quidam Ispa-
nus dixit mihi = e =: frate Gio-
hanne me disse = che s' incontrano
in quel libro. Non è tuttavia difficile
che il compilatore, certamente pra-
tico della materia di cui trattava,
abbia inserito qualche ricetta di sua
invenzione e molte altre raccolte
dalla pratica più che da trattati an-
tecedenti. l)t>l resto lo stile è sempre
quello e le ricette latine sono di
([uello stesso clie dettò le italiane.
Il metodo di esposizione , la lingua
stessa, mal velata dal grosso latino
che noi diamo con tutti i barbarismi,
i solecismi, gli idiotismi e gli spro-
positi del testo, è sempre quella.
Poca attenzione occorre per vederlo
chiaro.
Compilazione dunque , poiché ,
d'altronde, in queste cose non s'in-
venta che di rado ; ma compilazione
fatta da uno solo, con un metodo
solo. E se anche l' esemplare da cui
traemmo la presente stampa fosse
una copia e non l' originale , come
anche noi stimiamo, certo il copista
non fu colpevole di gravi altera-
zioni ; tutt" al più modificò l' orto-
grafia, se pure la modificò. In ogni
modo noi siamo sempre del parere
che ripetiamo, cioè che il compilatore
fu uno solo il quale acconciò le di-
verse ricette in uno stampo suo \)ar-
— XXV —
ticolare e che scrisse verso la metà
del secolo XV. Al che, per gli inten-
denti non fa ostacolo il veder qual-
che volta ricordato il legno brasile,
saj)endosi troppo bene che il legno,
notissimo in Europa nel secolo XV,
diede il nome al paese nel quale se
ne trovò gran copia. Quando Cabrai
approdò a Porto Seguro nel 1500,
da molto tempo il legno brazil tin-
geva in rosso le stoffe degli europei.
L'Asia ne mandava in quantità.
Ma chi fu il compilatore? Con-
fessiamo candidamente non solo d'i-
gnorarlo, ma di non poter fare nem-
meno qualche plausibile ipotesi in
proposito. Nessun colophon ce lo dice,
nessun indizio ce lo fa sospettare.
Ora troviamo romanesimi spiccati
come cocciole d' ora per gusci d'ova,
concola per catino, insinente per
insino ecc. Ora abbiamo misure na-
poletane come rolulos, terzarulo, o
monete bolognesi come i bolognini
della seconda ricetta ecc. Altrove
— XXVI —
abbiamo « doi anconitani de fino
ariento. » In un luogo si vuole « meza
libra de rena de Val d'Arno » e in
un altro si ricorda che le calamite
« inveniuntur in montagna Sancii
Berardi. » Non mancano parole e
forme inbubbiamente indigene della
Valle del Po, venezianismi e persino
francesismi spaccati. Che concludere
dunque? E sono accenni e ricordi di
troppe regioni per trarre argomenti
a favore d' una sola ! Preferiamo con-
fessare ingenuamente che non sap-
piamo e non sospettiamo nulla. Il
carattere stesso, oltre che probabil-
mente è di copista, non testimonie-
rebbe tutt' al più che in favore del-
l'Alta e Media Italia. Troppo larga
regione, come si vede, per acconten-
tarsene.
Comunque, lasciando ad altri le
induzioni , se vorranno farne o se si
potrà farne coli' aiuto di altri codici,
se ce ne sono, finiamo coli' avvertire
che il manoscritto della Universitaria
di Bologna è scritto tutto dalla stessa
mano, meno poche ricette alla fine
di qualche capitolo, scritte di mano
contemporanea al codice ma di cal-
ligrafia più lunga e più esile. Le ru-
briche di queste ultime ricette fu-
rono scritte con inchiostro rosso ora-
mai sbiadito e che deciframmo col-
r aiuto della lente; mentre quelle
scritte dalla prima mano sono ancora
splendidamente rosse e fresche come
di ieri; il che almeno fa testimonianza
favorevole alla bontà delle ricette
del nostro compilatore.
Olindo Guerrini
Corrado Ricci
^— ~<M3 ^S»"' '»
IL LIBRO DEI COLORI
Incipit tratatus de multis et diver-
sis azurris naturalibus fiendis.
Et PRIMO DICEXDUM EST DE COGNI-
TIOXE SPETIE ET NATURA SUBSCRIPTI
LAPIDIS LAZULI EX QUO FIT AZUR-
RUM NATURALE, SIVE AZURRUM UL-
TRAMARINUM. Et DICAM DE PRO-
BATIONE IPSIUS LAPIDIS.
Ad cognoscendum qualitatetn et natur
ram honoi^m lapidum ah aliis, sive
a nialis.
Sappi che lo lapis lazuli é una
petra de minerà che vieni ultra mare.
Molti la vendino in polvere e alcuni
la vendino in pezi integri; e sonno de
più ragioni ed è multo più fina una
pietra che un' altra. Alcune petre sonno
de collore pavonazo, alcune de colore
violato scuro e tiene la sua vena de
rosso e in alcuni de li suoi canthoni
ha la terra rossa e non è la dieta
preta troppo splendente, quasi ad modo
de smalto. E se la sua vena fusse
biancha, o vero fusse in qua e in là
alcuna gocia de bianco e sia tenera a
rompere , queste cotale prete non sonno
troppo fini perchè non se ne po' cavare
oltra a la meza de buon azurro e a
mercatare queste cotale prete se ne
scapita in grosso; in però non se ne
vole impaciare che qualunque non ha
bona pratica. Molti dicano che lo lapis
lazuli optimo è una preta che celestri-
neggia e pare che tenga in sé uno
colore violato cum sentille de vene
d' oro e ha misture de prete bianchetto
ed è asa' ben dura a romperla. E nota
che questa è la sperienza de sapere
quale sonno bone e quale sonno rei.
Prima toUi uno pezo de le diete prete
e metila in nel fuoco e farla ben info-
care de vantagio ; poi il tra' fora e las-
sala frodare da sé stessa, e quando sarà
refredata, se la dieta preta sta in uno
colore che non smortisca, è bona. Ma
se migliorasse collere che lo mantenga,
è perl'octa e bona. Ma quele che mu-
tano la bellezza dal primo collore , è da
considerar in quanti gradi se mutano;
per che ce sonno de quelle che quanto
più smontano tanto sonno più fini. E
poniamo che lo smontare non procedesse
da la quantità de la terra de la preta,
ciò é che quello cotanto che tene de
azurro è de bona natura. Ma se proce-
desse da le misture che sonno cum la
preta, non di meno è da fare la defi-
rentia per lo callo, imperhò che ren-
derla meno. E questo se cognosse quan-
do è stato in el fuoco non torna tuta
d' uno collore, ma in alcuno luoco se
mantieni meglio che in uno altro. Ma
se devenise che la preta perdesse tutto
el colore suo, questa tale preta, da qua-
lunque parte fussero cavate, non sonno
de ultra mare e non sonno fini, e per
consequentia non ne poresti cavare
azurro ultramarino perchè lo suo fun-
damento, ciò è la preta, non è de ultra
mare. E ben che fussero de ultra mare,
possino tenere tanto poco de sostantia
ciie non seria da impaciarsive. Imperhò
che faresti la spesa senza utili alcuno.
E li prezi de le diete prete in ne le
parte de Ytalia, comunamente comba-
tino da li doi ducati infine a cinque la
libra, e secondo che sonno più o meno
belle.
Ad cognoscendum azurrum Alvnaneum,
sive Teothonicum, ab alio; et aliquam
notitiam i'psius lapidis ex quo fit
^ìredictum azurrum Almaneum.
Sappi che lo azurro de Lamagna è
de più maineri secondo che elio è ma-
nifesto a chi de esso ha alcuna notitia
e sperientia. Imperhò che sole bavere
in sé, la preta clie se ne fa el dicto
azurro, parte de vena camillina e parte
terra e de collore croceo; e sonno fran-
gibili a romperle cum l'ognia, e quilli
sono più nobili azurri de Lamagna
che se trovino e soglino essere più
penetrabili e trasparenti. A chi tiene
ben gli occhi fissi in questo, la espe-
rientia dà multo più dotrina che altra
cosa. E li prezi loro in partibus Ytale
combatono da li 12 boloernini la libi'a
a li vinti boi. e por insino 30 boi.
la libra, quando l'ussaro avanta^iati in
colore e in aparentia. E sapi che li
prozi de li azurri tracti e affinati, co-
niunamente combatino da uno ducato
in fino a 3 ducati la libra e più e
meno, secondo che sono belli.
Incipit pratica ad extraheìidum azur-
runi de lapide lazuli et ipsum affi-
nando.
Duplex est azurrum, sive naturale
et artificiale : et ipsorum vero affinatio
in modo assignatur isto. Accipiatur la-
pidem istum qui est mineralis et ignia-
tur post lavationem lexivij inter pru-
nas ignitas : postea extinguatur in per-
l'ecto et acerrimo aceto albo. Postea
frange ipsum cum malico in ferrea
ancudenea et elige bonas partes et
subtiliter terrantur in mortareo hereo
optime coperto ne vapor eius evalescat.
Et cum fuerit peroptime tritum, ponatur
in patella terrea et desuper pone aquam
calidam sive lexivium calidum cum
modico molle abluto, et ipsum azurrum
— 8 —
manibus fricando vel cum baculo ut
exeat azurrum afinatum; et nota quod
predicta aqua efficitur viridis colloris.
Postea cola per pannum lineum in la-
vella terrea bene vitriata: post aquam,
sive lexivium, quod melius est, effunda-
tur, et pulvis lazuli in lavella residens.
Postea ablue dictum lazurinum cum
aqua tepida et non nimis calida, in por-
fido, donec salsedo lexivii exeat et per-
mitte ipsum azurrum ad umbram sic-
cari in bursia camussi. Et nota quod
si non est boni colloris, vel tendens ad
pallorem, dequoque in pulverem dedu-
ctum in bono lexivio vel aqua pura,
postea per pannum cola et impone ali-
quantulum aluminis jameni, vel glasso,
et missce cum tuo azurro jam affinato
et per hoc dat bonum collorem et augu-
mentabitur in pondere.
Modus autem ponendi dictum pulve-
rem ipsius lapidis in pastillwm.
Accipe de mastice lib. unam, ragia
pini collata lib. mediam et de sapone ca-
prino vel aretino lib. mediam, cera nova
lib. duas, vernicis liquide lib, duas, olei
seminis lini onciam 1. Primo funde ce-
ram et saponem in olla vitriata, postea
pone ragiam et pulverem masticis, po-
stea vernicis et oley et cum spatula
misce ut incorporantur. Postea tenta si
fuerit eottura et spissum, dico, ponendo
guttam unam in aquam : si firmatur,
bene est; si non, coque ut dum firmatur.
Quo viso, cola per pannum lini in quo-
dam vaso pieno aqua clara et frigida
et serva. Quando volueris eo uti, acipe
tantum de dicto pastillo quantum de
pulvere lapidis, et incorpora mineram
tuam in subtilissimam pulverem redu-
ctum cum predito pastillo Postea mite
dictum pastillum cum dicto pulvere
mistura in quodam vase vitriato et in
dicto vase sit aquam claram usque ad
medium vel tribus digitis ad plus supra
pastillum, et dimite stare in dita aqua
per 15 dies, et quanto plus, tanto me-
lius. Postea extrahe dictum pastillum de
dieta aqua et habeas lescivium bonum
et forte et cum ditto lescivio, aliquan-
tulum calido, extrahe azurrum de dicto
pastillo pT ipsum manibus fricando in
— 10 —
alico vaso vitriato et paulatim de dicto
liscivio calido desuper mitendo et quando
videbis azurrum, extrahe de per se et
mite in alio vase vitriato et sic continua
donec habeas alios duos azurros varia-
tos, non ita bonos quantum primum et de-
monstrabitur per experientiam. Et cum
dicto liscivio facias aliquantulum bulire
quemlibet sortem de per se et cum uno
coclareo acipias spumam suuavis et in-
geniose, et quando erit sic operatum,
permicte sic stare per diem et noctem
donec totum azurrum petat fundum.
Postea sepera liscivium ab azurro cum
spongia et ablue dictum azurrum cum
Clara aqua donec omnis salsedo liscivii
exseat et permicte possare donec azur-
rum petat fundum: postea eice aquam
suprastantem et dictum azurrum per-
micte sicari ad humbram. Postea con-
serva eum in corio agnilino vel aretino
et cave ne a,yev nimis tanget eum.
Sunt quidam qui de sola mastice et
coUolbnia faciunt pastillum et sias quod
pastillos faciunt per multos et diversos
modos et meliorem unum quam alterum
et magis breviorem. Et intellige ({uod
— 11 —
azurrum ultra marinuqi debet aliinaii
per eapitellum et non per pa.stillunij
quia grossum est et non ponderosuiu.
Nullo modo extrahitur pastillo nisi bo-
no capitello, sapone romano infecto, et
dictum azurrum ultramarinum, vel Al-
maneum, vel Ispaneum vel de Lombar-
dia aportatum, affinatur hoc modo per
viam capitelli. Acipe lescivium de cine-
l'ibus crebellatis et sit bene clarum ; in
quo disolve sap(jnem romanum in bona
quantitate ut sit bene vischosum; in
quo pone mineram tuam in subtilissi-
mum pulverem reductam; postea ad
ignem fatias aliquantulum bolire tatias
et euni move piane et moderate cum
spatiila. Postea, paulatim effuso capitello,
invenies azurrum pulcherimum in tun-
do vasis atfinatum: postea eum lava
cum pura aqua ut auferatur ab eo vi-
scositas et postea colabis per pannum
lineuni et habebis azurrum valde natu-
ralem.
Aliiim pastilluin sic fìt.
Summe ragia pini optime sicce on-
cias 0, niasficis oiK-ias (> . cov*^ nove
oncias 2, olei seminis lini oncias 4.
Hec omnia pone super ignem et fac per
omnia ut supra habuisti in alio pastillo.
Et quando vis dictum pastillum cuni
pulvere incorporare, subito acipe dictum
pastillum de aqua et ipsam ducas per
manus multum bene, perunta manus de
oleo lini ; et si dictum pastillum bene
estenderetur, bene est; si non, reitera de-
cotionem donec se possi bene extendire
et ducere per manus sicut cera. Tunc
habeas porfidum et undem unge cuni
oleo lini et desuper pone dictum di-
tum pastillum extensum super dictum
porfidum, sicut splanata, et aspergas su-
bito de dito pulvere lazuli desuper et
ipsum manibus incorporando donec u-
nam lib. dicti pulveris incorporetur
cum sexdecim untijs dicti pasiillj. Et
hoc facto, pone dictum panem pastilli
cum pulvere incorporato in aquam fri-
gidam in quodam vaso vitriato et per-
mite stare, ut supra in allo pastillo non
tam bono, et sequere ut supra. Et nota
quod si vis ipsum collorare, acipe modi-
cum aque artentis et intus in ipsa
aqua pone aliquantulum de virzino bono.
Tamen non est de arte azurrorum.
— 13 —
A rara re l'oro fir lo lapis lazuli.
Accipe dictum lapidem mineralem
azuiTinum et eum frange in ancudenea,
sive in mortare hereo coperto, et pone
ipso in quodam vase ut sit de aqua
frigida et videbis venas aureas habentes
et illud est bonum. Et si vis aurum,
accipe ipsum paulatim paulatim.
A fare azurro bono e afinarlo per via
de pastillo.
Recipe de lapide lazuli quantum vis
et eum pista in mortareo hereo valde
bene et caute ; postea macina ipsum in
porfido eum clara aqua quantum po-
tasi ut veniat subtile quasi sine tactu,
quia melius operabitur. Deinde dimicte
eum sicari.
Modus ponendi supra dictum azurrum
in pastillum.
Summe per omni libra lardi, libram
unam ragia pini et untiam unam pe-
gule spagnole Postea habeas oUam unam
— 14 —
multum netidam a pinguedine. Deinde
mitte lardum dictum in ditta olla ad
colandum et quando colatum fuerit, tunc
mite ragia pini munda et mistica bene
ut incorporantur. Postea impone de su-
perdictam pegulam spagnolam et in
simul incorpora valde bene ut deveniat
sicut aqua; deinde impone desuper ali-
quantulum olei comunis vel seminis lini,
postea remove ditam ollam ab ingne
semper mistando cum baeulo dum refri-
giatur. Et quando vis mitere dictum pul-
verem lapidis lazuli in hunc pastillum,
accipe tanto de dicto pastillo quanto
de dicto lapide in pulverem redutto, de-
inde recipe dictum pastillum et mite
eum ad ignem ad liquefatiendum in
quodam vase vitriato; et cum liquefa-
ctum fuerit ad modum aque, tunc im-
pone lapidem tuum et mistica bene cum
uno baeulo, postea sepera eum ab igne
et dimite sic stare a sero usque ad
mane vel plus. Deinde calefac eum ad
ingnem ut deveniat quasi liquidum et
habeas ad ignem ollam unam aque ple-
nam, dico quod aqua sit tepida; et non
calida et in ipsa olla cum aqua tepida
mite alquantulum dietimi pastillum. Po-
stea habeas eatinum unum vitriatum
cum aqua calida et mite intus dictum pa-
stillum, semper misticando, et quando
pastillum deficit de azurro, renova sem-
per aquam magis calidam. Et nota quod
si pastillum frangeretur , cave ne tu
misticas , sed dimite ipsum stare ali-
quantulum et sepera aquam a pastillo
et desuper pastillum impone de alia
aqua magis ealida per supradictum mo-
dum et mistica. Et nota quod quando
azzurrum mutat colorem statim sepera
aquam azurinam in alio vase et erit aliud
azurrum et erit minoris pretij quara
primum. Et si vis retornare alia vice
in pastillo i)er modum supraditum ve-
niet ut primum azurrum. Et intelige,
quando tu acipias azurrum secundum ,
extmctum de pastillo, tu potes eum re-
mictere alia vice in pastillo; veniet tibi
meliorem azurrum. Et nota quod omnes
pulveres lapidum lazulorum ut mictan-
tur in pastillum, deficiunt et callant per
medium et si vis extrahere penitus azur-
rum de pastillo , fac eum bulire in lexi-
vio dummodo pastillus deveniat albus,
— 16 —
postea acipe azurrum illum et eum quo-
que per hunc modum. Aceipe primum
catinum et sic reitera cum aliis et cola
in uno alio catino per unam petiam
spissam panni lini albam et aceipe aite-
rum catinum netidum e poi mena la dita
peza suso per li fondi e tuto lo azurro bono
uscirà fuori, per che se se stringesse, in-
traria in la pezza, e poi mettilo in quello
che sia colato con la pezza e poi lo lassa
possare insino che è tutto al fundo. Poi
gietta via l'acqua et fallo bulire con
liscia chiara tanto che bolla uno poco,
poi giettalo in uno catino et lassalo
possare tanto che vada al fondo, poi
cava la liscia fuora dextramente et
1 n g e n i o s e cum una spongna , poi
mecti dentro de 1' aqua chiara e misti-
calo bene, poi lassa possare, e cava
fora l'aqua per lo modo che cavasti la
liscia, poi lascialo seccare a l'ombra et
servalo in bursia.
A fare azurro ultramarinum per alium
modum.
Tolli della petra minerale de lo
lapis lazuli, la quale tene de vene d'oro
— 17 —
ed è di follure cillistrino e quella è la
più fina; de la quale pietra ne farai tre
sorte. Prima, elleggie le più necte e le
più belle, le quale non tengono de spetie
de alcuna altra petra overo de terra. Se-
cundo, elleggie la mezana sorte. Tertio,
elleggie quelle che avanzano, che è la
terza sorte e metti omniuna da per se
e poi metti quelle che tu vuoi lavorare
in uno crugiolo e coprilo cum una te-
gola et mectilo al fuoco de carbonj
overo in lo forno caldo tuto uno di e
poi ammortalo cum aceto forte, poi lo
pista di uno mortaro de bronzo ben
coperto; poi lo stamegna ben sotilj et
poi pone lo azurro in uno catino vi-
triato cum aqua pura e rimenalo cum
mano e cum uno bastoni et lassalo re-
possare. Poi cava l'aqua con una spogna
moderatamente, poi torai lo azurro et
macinalo sopra uno porfido molto bene;
poi lo porai in aqua pura, in uno catino ;
poi lo lassa repossare per spatio d'uno
patre nostro, poi mecti quella aqua in
uno vaso di vetrio netto. Imperhò che
lo azurro sotilissimo è quello che ro-
marà al fondo, e quello azurro più grosso
che te romarà, atritalo bene una al-
— 18 —
tra volta corno prima, et poi cava
l'aqiia azurra et mectila da parte e fa
corno prima; poi la trita de novo et cusì
farai tante volte infino a tanto che c'è
niente de azuro e quando tu haverai
poste tutte l'aque da per se, lassale ben
possare sì che tutto lo azurro vada al
fondo e l'aqua remanga chiara de so-
pra. Poi cava l'aqua cum la spogna corno
è di sopra ditto e quando l'averai tutta
cavata, molto ben lava lo dito azurro
cum lo ranno da capo, tepido, et reme-
nalo molto bene cum lo bastone et lassa
possare; poi cava la liscia corno l'aqua
et lassa secare a l'ombra: et questa è
verissima preparatione.
Pratica a fare pastillo per cavare lo
azurro de lo dicto lapis lazuli.
Piglia ragia de pino oncie viij , pece
greca oncie iiij , mastice oncie meza ,
olio de semi de lino oncie ij, poi tolli uno
pignatto vitriato e pollo sopra a uno tre-
piei cum lo foco socto lento e chiaro , e
conio comincia ad esser caldo, mectice
prima l'olio de semi de lino e lasselo
uno poco scalilaro , poi ce iK)ne la [ìoce
'^veca. spolveriz;xta e incor[>ora molto
bene cum 1' olio , misticando cimi uno
bastoni per insino che sera cotto; che
lo cognoseerai in quando sera cotto, al
signo de l'altro pastillo. Poi lo cola corno
l'altro, e quando sera freddo in l'acqua,
mecti la pignatta al fuoco, come facisti
prima, e quando comincia a scaldarse,
toUi oncie 4 de semi de lino e poi meti
el dicto pastillo, e quando sera ben di-
sfatto, meti vi una oncia de trementina,
sempre menando bene. Poi tolli la pi-
gnatta e, così bolendo, mectivi oncie viij
de polvere de la dieta petra, ben sotili,
a poco a poco, ne la pignatta, sempre
bolendo competentimente. Poi gietta lo
pastillo neir acqua fredda e necta , in
uno catino; e quando sera freddo, ongniti
le mano cum olio de lino e tolli lo
pastillo e tiralo in qua e in là con mano
comò pasta. E quando l'averai ben me-
nato , remetilo in la sua aqua e las-
salo stare alcuni dì , e ongni dì li muta
r aqua doi o 3 volte , e in capo de 5
di tolli lo pastillo e cum Taqua de mele
calda : ciò é , tolli x mesure de aqua
— 20 —
cliiara e una de mele e bolla la decima
parte de hora una, e schiumala bene,
poi la cola cum panno de lino ed è
fatta. E lava lo dicto pastillo cum la di-
eta aqua de meli calda e cava lo azurro
la prima volta. La seconda volta sia uno
poco più calda e la terza uno poco più,
comò ne l'altra pratica. E sapi che la
prima volta è grande fatiga a cavarlo,
in la seconda meglio e in la terza me-
glio. La ragion è che omni volta l'aqua
è uno poco più calda : ma guarda che
non fusse in tuto tanto calda che lo
pastillo se dissolvesse ; e se purre ocu-
risse , aiutalo getando supra 1' aqua
fredda. E abbi cura che la prima aqua
sia tepida, la seconda più , la terza più,
imperhochè altramenti non lo caveristi
mai.
A fare azurro e afinarlo bene.
Torrai la petra lazuli e pistala in
uno mortaro di bronzo più cautamente
che tu poi, a ciò non stìnta; e quando
sera ben pisto, se questa polvere bavera
colore verde, sci è da macinare sopra
— 21 —
lo marmo, o porfido, cum lo mele chiaro
e bello e bianco. Ma se non tene de
colore verde, macinalo cum acqua go-
mata ben forte sopm [wrfido, tanto che
venga quasi impalpabile, ad modo de
onguento ; de poi lo metti in uno catino
vetriato e metice di sopra tanta quan-
tità d' aceto forte de vin bianco che la
materia venga coperta e mistica bene
e lassa cosci stare per 4 o 5 bore. Da
poi ne cava lo aceto cautamente e lava
la materia cum acqua frescha 3 o 4
volte, o per insino che se schiare: da
poi inchina lo catino al ragio del sole
che n' escha totalmente 1' acqua. De poi
se vole aconciare el dicto azurro in
questo modo. Tolli una pignatta nova
cum uno poco de ragia de pino e
uno poco de cera nova e uno poco
d' olio comuno e uno poco de vino
a tua descritione, e tucte queste cose
incorpora cum lo dicto azurro per modo
che vegna liquido corno mele; e cola
prima la dieta matheria cum panno de
lino, poi la pone sopra a lo azurro, a
poco a poco, incorporando bene cum uno
bastone : e fa elio magiormente habunda
la dieta matheria die non mancha, per-
chè se mancasse alcuna parte, lo azurro
se perderla; e alhora pone la dieta ma-
theria cum lo azurro incorporato, sopra
uno panno de lino grosso e raro de
trama e sia humido, e ponilo al catino
de l'aqua chiara pieno. Alhora tene el
dicto panno da ongni capo cum mano
e lo azurro in mezo del dicto panno e
va menando el panno in là e in qua
corno volesti crevellare in fra doi aque,
e alhora la dieta matheria se vole are-
colare per uno panno frugato, che ve-
gna corno pillole, e la terra e la fecia
vada tucta in fundo del catino, e alhora
sera signo che lo azurro sera ben pur-
gato ; e la dieta adunatione de lo azurro
se vole porre in uno panno de lino fru-
sto, seperato in qua e in là, et adu-
nalo tucto insiemi e mai se vole ces-
sare de menare le mano per lo dicto
azurro e rimarà optimo e buono azurro
in el panno; e subito remitilo in uno
vaso necto, a poco a pocho; e volse in-
corporare cum lo dicto azurro de 1' olio
comuno, tanto che sia ben liquido e
quasi tutto olio, e stando sopra al foco.
- 23 -
mei ice uno jìoco de sapone bianco molto
ben asotigliato e bactuto per doi patri
nostri. Alliora fortemente pone el ca-
pitello, insiemi li roini»e, e poi, quando
sera ben cotta la dieta matheria, in uno
saclietto facto de pelo cavallo admodum
stacia e sempre sfregando cum mano
overo cum doi bastone. Dapoi pone in el
sachetto el capitello e sfregalo si che
tucto lo azurro escha fuora. De poi lava
et dicto azurro cum lo capitello facto
de sermenti, e facto questo doi o 3 vol-
te, metilo a seccare a 1' ombra corno a
te piace; e quando sera ben secco, se
non havesse in tutto bello collore, farai
in questo modo, comò segui tara de socto.
A dare bono et bello collore a lo azurro
quando ìwn /tesse ben collorito.
Reccipe parecchi ova e falli tanto
ìx)llire che diventano duri. De po' apri
li dicti ova per mezo cum uno cortello
et leva via el torno giallo et impe lo
albumi duro de li dicti ova de polvere
ben sotili de sale armoniaco, et de poi
copri con V altra parte de li dicti ova
— 24 -
et ligali ben che non se aprino et polli
in una pignatta vitriata nova per una
noeti, in loco che sia ben humido, et la
matina haverai l' aqua facta del sale
armoniaco. La quale porai sopra a lo
azurro in tanto che sia tutto coperto
da la dieta acqua et renderalli beletis-
simo collore et dopio pregio che prima;
et seccalo a l'ombra et serbalo in saculo
de curamj in una scatola, et fa che senta
meno haiere che poi.
Pratica a sapere fare la preparatione
de lo azurro et porlo in lo pastillo
per afinarlo.
Accipe la preta de lo lapis lazuli
che habia vene d' oro, et quanto è de
più puro collore e necto da 1' altre mi-
sture, tanto è migliore et de più per-
fecta sorta. Lo poi ponere in uno coccio
et lassala tanto stare sopra al fuoco de
carboni che doventa ben infocata et ros-
scia et, cosi infocata, gietala in lo aceto
forte, et così farai 3 o 4 volte, omni
volta reinfocandola et spingendola in
nuovo aceto bianco, perchè lo calcina me-
— 25 —
glio per poterla pistare et redurla in
polvere. E se lo lapis lazuli non fusse
de perfeeta sorte, non se vole infocare
perché perderia lo collore. E sappi che
è multo meglio torre lo lapis lazuli
pisto e reduto in polvere perchè se vede
meglio de che colore 1' è. Ma se sonno
im pezi, se voglino pistare nel mortaro
de bronzo, coperto molto bene per che
la povere non valesca al vento. Poi lo
macina sopra al porfido e quando sera
ben sotilissimo, lasselo seccare e, quando
è secco, lo poi macinar cum liscia overo
cum draganti, per che lo fa più palpa-
bili, et lasselo secare. Et questo è quanto
a la preparatione de lo dicto lapis la-
zuli.
El triodo a fare el pastillo et affinare
la dieta -preparatioìie de lo lapis
lazuli sopra dicto.
Recipe oncie 3 de ragia de pino,
oncie 1 de pece spagnola, oncie 1 de
olio de semi de lino e mecti omni cosa
al fuoco in una pignatta vitriata, a bu-
lire pianamente; e tanto bolla che, gie-
— 2G —
tandone una goccia in aqua IVedda e
poi pigliandola cum li dela bagnali, non
se apicha a le deta: alliora è cocta. E
cosci calda tolla dal fuoco e subito co-
lala in uno panno e ricogliendolo in uno
catino d' acqua fredda; e quando el pa-
stillo è ben indurato, ongniti le mano
cum r olio de' semi de lino e piglia la
dieta compositione e tirala in là e in
qua come se fa el vischio, poi lo reduce
ad modo d' im pane ; e conservare el
poi longho tempo, o voli in aqua o
senza acqua: e questo basta alla com-
positione del pastillo.
El modo da incorporare la sopradicta
petra pista in lo pastillo per affi-
narla optimamente.
Summe de la polve de lo dicto lapis
lazuli , per onine libra oncie X de lo
dicto pastillo e mectilo in una pignatta
vitriata e fallo tanto scaldare che sia
per bollire. Alhora folli lo dicto lapis
in polvere e metilo a poco a poco in
la pignatta e misticalo bene insiemi
cum uno bastone e gietalo così caldo
— 27 —
in uno catino d'acqua fredda; i)0i on-
diti lo mano cum V olio de' semi de lino,
come facesti la prima volta e tiralo
molto bene a ciò se incorpora bene ; poi
lo reduce corno uno pane e rimetilo in
uno catino d' aqua fredda e chiara e
poilo tenere quanto voli ; ma vole al-
manco stare per 15 di naturali. Et que-
sto basta in quanto a la incorporai ione
de la polve.
El modo da cavare la dieta 2ìolve de
lo pastillo per affinarla.
Quando volli cavare el sopradicto
azurro del pastillo, pone el dicto pa-
stillo in uno catino vitriato et metivi
de r aqua tepida , e vole esser tanta
aqua che stia 4 deta sopra al pastillo,
e lassalo cuscì stare per dire X patter-
nostri. Poi sparge via quella aqua e
metice de l'altra aqua calda e fa cuscì
3 0 4 volte tanto che el pastillo se
scalde de dentro; poi tolli doi bastoni
longhi mezo bracio e grossi uno deto,
polliti et necti per tucto e tondi in
capo, e cum questi bastone se vole re-
- 28 -
menare el (lieto pastillo ne la dieta
acqua ealda e re voltando quello dentro
de fora cum li dicti bastoni, e tanto
farai e uscì, scambiando l' aq^ua calda, per
infìno che lo azurro cominciarà ad hu-
scir fora del pastillo; e quando l'aqua
è ben piena de azurro, voita quella
aqua azurra in uno altro catino, reti-
nendo el pastillo nel fondo del catino
cum li dicti bastone; poi li rimecte
suso de l'acqua più calda, e tanto fa cu-
scì che n' escha fora tucto lo azurro. Et
quando tu vederai uscir fora el cina-
raccio che è di collore smorto, metilo da
parte in uno altro vaso perchè non è
bono appresso quello de prima. Mecti
la prima lavatura 3 o 4 volte nel ca-
tino e altratanto nel secondo e tucte
r altre nella terza sorte. El primo sera
più pieno de collore ma non sera così
sutili; il secondo bavera assai buono
collore , ma non comò el primo ; e el
terzo sera de color bianchetto e sera
sutilissimo. Poi mecte ciascuno da per
sé e ca varai 1' acqua, e poi purga lo
azurro cum gli ova sbactuti cum una
rama de fico e impasta lo dicto azurro
- 20-
cuni essa liscia tanto che la liscia
n' escha chiara, renovando spesso la
dieta liscia, e poi lo pone a secare
a r ombra dove non vi vada polve e
serbalo in saculo camusij.
Pratica a fare azurro de la Magna, o
vero azurro TJwdesco, o vero azurro
Spagnolo e afìnarlo opportunamente.
Tolli de lo lapis minerali de collere
de smalto o vero de coUore crocio e
rompilo bene e acapalo da l'altre mi-
sture et mundutii, poi lo pista molto
bene in uno mortaro de bronzo coperto,
per modo che non sfiuta e non vada
la polvere a l'aiere, poi lo staccia cum
una stacia subtili; poi tolli liscia for-
tissima e chiara, facta de cenere re-
cotta, cum la quale lava la polvere de
lo ditto lapis in fino a quatro o cinque
volte e coglie tucta la lavatura in uno
catino e lassa ben scolare la liscia da
lo azurro che starà in lo fondo de lo
catino. Poi tolli del mele molto ben
netto e bianco e vieni macinando lo
dicto azurro cum lo dicto mele a pocho
- 30 —
a poco in su lo porfido, per modo che
vegna solili. Et come sera tutto maci-
nato bene, babbi 4 o 5 catini vitriati,
poi metti el dito azurro in uno catino,
nel quale stempera el dicto azurro cum
liscia forte, remenandolo bene cum
mano, e quando sera bene stemperato
e tu, presto presto, scola in uno altro
vaso e cuscì seguita lo lavare per in-
fine ne vieni la liscia chiara; e lassa
romanere lo azurro grosso al fondo, e
de novo remacina quello grosso che
t' è romasto al fondo , corno prima ; e
comò è macinato, metilo insiemi cum
lo primo e lavalo tucto insiemi, comò
da prima ; e conio tu l' haverai ben
lavato, lassalo reposare per uno pater-
nostro, poi scolalo pianamente in uno
altro catino, poi lava tante volte che
se ne cava lo sotile e poi de novo
macina el grosso, se te piace, come di
sopra è dicto, e tucto lo ricoglie in-
siemi, grosso e suctili, cioè el primo,
el secondo et el terzo. E da poi che
r ài molto ben lavato, tanto che n'esca
la liscia chiara, lassalo ben scolare da
la liscia, poi lo metti in una pignatta
— 31 —
viti'iata e medivi sopra de lo aceto
forte e bianco, tanto che lo azurro stia
coperto, e tanta quantità de sale coni-
muno che sia suttìcienti, e lassa cussi
stare per doi di naturali e poi scola
el dicto aceto in uno catino, e comò è
scolato, lavalo a tre o a quatro aque
chiare, e tuete quelle aque bucta in su
lo aceto che cavasti prima de lo azurro,
a ciò se vi fusse ninna cosa bona, la
quale mecti insiemi cum lo buono. Da
poi sepera lo azurro buono dal arrosso
in questo modo. Tolli uno pignatto
novo vitriato, nel quale mecti el dicto
azurro ; poi tolli liscia ben calda quanto
se li possa soffirire la mano e habi del
sapone raso ben sottili cum lo cortello,
e vole essere tanto che sia per omne
libi*a de azurro meza oncia de sapone;
e mistica tute queste cose insiemi. Poi
babbi uno sachecto cum lo quale tu
volte e travolte molto bene le diete
cose per insino a tanto che facia una
bona schiuma. De poi scola la dieta
pignatta in uno catino, caute, timndo
suso la schiuma cum uno cochiaro. In
fini romane solamente lo grosso, e da
— 32 —
poi tolli la dieta schiuma et de novo
lo rimecti in una altra pignatta cum
uno altro poco de liscia nova et fa el
simili commo da prima; poi scola nel
primo catino el grosso che te remane,
remacinalo una altra volta e fa commo
prima; poi vieni lavando quello che è
in nel sapone cum liscia ben chiara et
netta; poi tolli uno pignatto vitriato,
cum orina, et fa bullire la dieta orina
ne la quale mecti per omni libra d' a-
zurro meza oncia de goma rabico et
schiumalo molto bene e metili dentro
alcuna cosa odorifera. E quando ha bu-
lito, levalo dal fuoco, et comò è refre-.
dato e tu vi mecti dentro lo azurro e
lassalo cusì stare per una nocte, e poi
scola via la ditta orina, e poi pone a
sciugare lo dicto azurro a l'ombra, e apre
el dicto azurro spesso cum uno bastone,
poi lo ripone in uno sachecto de corami
innanti che sia in tutto fornito de sciu-
gare, e menalo ben per mano : overo tu
lo pone in una viscicha de bove la
quale sia attuata in questo modo. Farai
stare la visica in lo aceto e sale per
una nocte e servalo bene e haverai a-
zurro simili a l' oltramarino.
— 33 —
A fare azurro per via de pastillo.
Tolli ragia de pino oncie iij, pece greca
once 1, e pista la pece e mistica omne
cosa cum olio et metilo a bullire a poco
a poco, e mectilo in una pignata vi-
triata in fino a tanto che sera cotto; e
questo se cognossce in questo modo.
Tolli una gocia de la dita compositione
e gietala in l'aqua fredda e se non se
apiccha a li deta che siano bagnati, è
cocta. Poi quando è cotta, tolli uno ca-
tino vitriato cum aqua fredda e cola
la dita compositione in questa aqua
cum uno panno, spremendo e retor-
cendo cum uno ligno fesso, sì che tutto
vegna fora del panno, e lassalo indurare
jino pocho ne l'aqua. Poi, quando voli
operare el ditto pastillo, rescaldalo uno
poco e tolli per omne meza libra de
pastillo una libra d' azurro , ciò è la
petra. Pista in polvere sotili e mista
insiemi la polve al pastillo, molto bene
incorporando; poi lo lassa stare per 8
di naturali ; poi tolli uno catino vitriato
e metice dentro de l'aqua tepida e metti
— Si-
lo pastillo in questa aqua e lavalo
molto bene corno se lava lo vischio ,
tirando e remenando in qua e in là
cum mano , e guarda che tu non lo
rompi ; e cusì farai in fino a tanto che
l'aqua deventa azurra, renovando spesso
l'aqua. Alhora pone quella aqua azurra
da parte, poi tolli uno altro catino cum
l'aqua che sia uno pocho più calda che
l'altra prima, e mecti dentro lo pastillo
e fa comò prima intanto che diventa
azurra: e serbala da parte conio prima;
e farai cuscì in fino a tanto che l'aqua
non diventa più azurra e metti omne
aqua da per se, coperta, e lassala tanto
possare che lo azurro sia andato al
fondo ; poi cava tutta 1' aqua cum una
spogna cautamente, che lo azurro non
se mova. Poi che sera cavata tucta.
l'aqua, lassa seccar lo azurro nel fondo
del catino e conservalo: e sappi che
lo primo è perfecto azurro e vale
cinque ducale l'oncia; lo secondo vale
mancho e così lo terzo.
— 35 —
Ad fatu'mhiin nz-umiiu imi' itiaiifi cmtn.
Accipe lapis lazuli bene multunupie
mimdum a terra et a superfluitate et
maxime a marehesita, et sit coloratus
colore violatij, et ipsum tere in mor-
tario brunzi, postea macina super por-
fìdiim sive marmorem suctiliter. Postea
desicha ipsum, deinde fac pastillum
ex istis rebus : videlicet , sume prò
una libra dicti lapidis, uncias quatuor
cere nove et tantumdem colofonie et
untias quatuor pice navalis et untiam
unam incensi pulverizati, et unam ollam
habeas vitriatam in qua liquefac ceram,
super quam pone untias 5 olei seminis
lini. Sed primo non ponas nisi medie-
tatem dicti olei lini et aliam partem
serva: deinde pone omnes alias res,
pulverizatas, que pulverizanda sunt, et
quando erunt distrute sive disolute,
tunc cola per pannum lineum in uno
vase vitriato sicut est lavella, in quo
sit aqua Clara et frigida. Tunc sume
pastillum cum pulverem lazuli et pone
in marmore et simul bene incorpora
— 3G —
unum cum reliquo. Signum vero per-
fette incorporationis est quando trando
pastillum cum iilanibus, frange. Tamen
debet incorporari ad modieum. Proice
qualibus ad quantitatem unius castanee
et tunc ex omnibus fìat panis unus et
permicte stare diebus ter aut quatuor.
Et quando vis exthraere azurrum, ex-
trahe ipsum cum callida aqua ita tamen
quod unus proiciat aqua super manus
tuas et tu move pastillum lavando
ipsum et aqua cadat in vase vitriato,
seperando aquam, terram et mutando
tantum quod plus non colloretur, et
permitte posare et sepera aquam et
cola azurrum per pannum subtile et
permitte sicari et erit factum.
Ad fatiendwm azurrum 'per alium
modum.
Summe lapidem lazurrinum libram
unam et eum tere bene et cribra per
pannum lineum. Postea tere eum sub-
tiliter in porfìdo et permicte siccari.
Deinde accipe pecem grecam et picem
navalem, olibanum, masticem et ver-
— 37 —
nicem annarij et ceram no vani nuindam
2, 4, 2, oleum comune 2, 1. Omnia
ista fundantur in patella et fortiter in-
corporentur. Postea habeas parasidem
unam aque dare plenam et cola per
pannum omnia que intus fusisti, scilicet
in patella , et tunc aeipe de oleo et
unge tibi manus et acipe ea que in
paraside posuisti et due bene ad ignem
ac sieetur cera. Postea paulatim incor-
pora dictum pulverem lazurinum et
perniile dita massa stare ad modum
palle per 3 aut 4 dies, et tanto plus,
tanto melio erit. Deinde accipe unum
vas cupum et magnum ut sit vitriatum
et intus pone dittam pallam et infunde
de aqua calida. Deinde remove eum
cum baculo de ligno et due fortiter,
quousque aqua fuerit bene colorata col-
loris azurri et sepera illam et pone de
nova aqua calida et fac sicut prius et
mite in alia paraside et sic reitera
dummodo aqua venit colorata. Et si
tibi videtur quod remanserit de azurro
in ditta palla, accipe de comuni lescivio
quasi bulito et miete desuper palla et
due ibrtiter et reiK)ne in tertia lavatura
- 38 -
cum alia aqua azurra. Postca , quando
aqua erit clara, proice illa ut nil re-
maneat et lune coperias parasides dictas
cum stamenia ad solem et dimicte si-
cari et hoc non debetur facere nisi per
tempus clarum.
Modus faciendi grossuni azurrwn.
Summe lapis qui dicitur viterola
de Lamanea et est ad instar pumicis.
Tere ipsum, sine aliquo licore, subtiliter.
Tunc recipe modicum terbentine et cere
nove et pice navalis et pone ad lique-
fatiendum. Quando erunt liquefacta ,
tunc miete intus pulverem dicti lapi-
dis et move baculo ut sint bene admi-
sia ; et inde habeas aquam calidam et
accipe misculam , sive baculum et move
tantum quod azurrum exiat, mutando
semper aquam et secuando ad partem;
et permicte sicari et serva in bursia
corj.
Ad. fatiendum azurrum Alamaneuin.
A fare azurro comò de Lamagna ,
tolli la rasscia quella parte che tu vole,
— so-
cio ò quella rassia che vene de Lama-
gna, la quale è corno petra. Rompila in
su lo marmo e macinala molto bene ,
poi tolli gomma raltico e doi parte più
che la gomma de aqua, e stempra la
dieta gomma e cum quella aqua gom-
mata stempera la dieta rasscia; e quando
sonno bene incorporate e tu tolli ranno
forte facto de cenere de sciermenti e
lava lo dicto azurro cum esso ranno
doi o 3 volt€ , poi lo lassa andare al
fondo e sepera lo ranno e lassalo sec-
care ed è facto.
Ad extrahendum sol. 1 aurum de
lapide lazulì.
Ahvve lo lapis lazuli e tritalo bene
subtili in su l'ancudini overo in mor-
taro de bronzo , o voi , spolverizalo in
porfido, metendolo ad infocare prima nel
foco. Poi conio è ben trito, tolli per
omne libra de la dieta polve, una oncia
de mercurio vivo e miscola insiemi cum
la dieta polvere ben de vantagio. Poi
tolli panno de lino che non if;ia troppo
ficto, overo una stamegna et, in ([ua-
lunqua tu voli, mectivi dentro le diete
- 40 —
cose, ciò è la dieta polvere cum lo
ariento vivo, e spremi la dieta peza a
ciò n' escha lo argento insiemi cum
r oro : poi pone lo dicto ariento in uno
crugiolo e pollo al foco. Lo argento an-
darà via in fumi e el sole remarà in
lo fondo.
Ad fatiendum azurrum et cognoscen-
dum locum uhi nascitur.
Tolli lo lapis lazuli, lo quale è petra
che viene de Organia, de paese de Tar-
taria, e la se cava la dieta petra de le
montagne che sonno in quelli paesi, e
là se trovano zaffiri et altre petre pre-
tiose. E ancora se cava la dieta petra
in le parte Damasco e in le parte, de
Cipre e la gente de quelli parte, che
sonno Tartari e infideli, la chiamano in
loro lingua agiara ciò è petra de azurro.
E quando voi lavorare la dieta petra,
prendila, e se la dieta petra fusser in
zuppi grossi, meeti i peze nel fuoco
che arda da omne parte e lassali stare
nel foco per x hore e fa che habia
bene el foco da omne pane ; e se più
— iì -
la lasserai stare nel foco, più se alfì-
narà. E se tu la mecte in una pignatta,
ancoi-a se affina melglio in questo modo.
Tolli una pignatta non vitriata e mecti
de intorno de' carboni, e la pignatta
vuole essere forata nel fondo cum spessi
bugi e cum alcuni bugi de intorno.
Poi poni in la dieta pignatta bugiata
li pezi de lo dicto lapis grossi e la
dieta pignatta vole esser sospesa in
uno trepei. Poi che sera la dieta petra
ben cocta e ben infocata per lo dicto
spatio, habi liscia forte, facta de cenere
de Cerro o de cenere da vetrio, ciò è
soda. Tanto megliore sera la liscia se
tu vi pone de 1' una e de l' altra ce-
nere aita e cum uno pochetino de cal-
cina viva ; e fa liscia chiara e necta
quanto piìi poi. Poi, cuscì calda, mecti
la petra in lo dicto ranno freddo e lassa
stare per 3 dj , poi sepera la dieta
liscia e lassa resciugare la dieta petra,
poi la pista in uno mortaro de metallo
e fa polvere più subtili che poi ; e se
la dieta polvere tenesse d' oro, farai
cum lo argento vivo comò è di sopra
dicto ; e comò è ben staciato, che sia
— 42 —
ben subtili, mectila in una concila
d' aqua fredda e mista bene cum una
mescola necta bene, e poi la lassa ben
reposare in quella aqua che la polvere
sia ben andata al fondo e omne cati-
vità rimarrà de sopra, e sepera 1' aqua
da la polve cum una spogna piana-
mente, che non movi la dieta polvere
o dicto azurro ; e se vedesci che non
fosse ben depurgato, lavalo una altra
volta a lo dicto modo, e comò sera
ben depurgato, lassalo sciugare, poi lo
macina in su lo porfido cuscì d'asciuto,
quanto più poi, a poco per volta ; e se
te fusse fadiga a macinar d' asciuto,
m etico uno poco d' aqua. Poi che 1' ài
macinato subtili, metilo in uno vaso
de terra vitriato, largo e piano e sten-
diyilo suso e lassalo sciugare bene ;
poi lo aremacina in lo dicto porfido et
stacialo che sia ben subtili. Poi se
vole darli la concia cum lo pastillo,
cioè cum questa maestra. Tolli oncie 1
de ragia biancha, oncie 1 de incenso,
oncie 8 de pece greca, oncie 1 ^ de
tremintina, oncie 1 de olio de semi de
lino. Se voi fare magior quantità, fallo
secondo questa, proportione. Poi babbi
— 43 —
uno tegami vitriato e pollo al foco
sulli tre pej e fa fuoco de bragia e
non de fiamma. Prima mecti in lo dicto
tegami Y olio e lassalo uno poco scal-
dare, e poi la pece greca, e mescola
insiemi cum una mescola necta ; e
quando la pece è ben disfatta, metivi
la rasina e vene sempre miscolando,
poi lo incenso, poi la trementina e
mista e fa che lo foco sia molto tem-
perato a ciò non se acenda dentro;
poi levalo dal foco e colalo cum uno
canavacio ad modo d' uno colatoro. Poi
tolli uno catino de terra vitriato e
fallo mezo d' aqua chiara e fredda e
mecti quello canavacio sopra a lo ca-
tino, poi cola e metivi suso quella deco-
tione che è in lo dicto tegami e fa
bene colar dentro in questa aqua. Poi-
ché r ay colata tucta, cavala de 1' aqua
e ponila in loco che non se imbrutti.
E se voi affinare una libra de azurro,
tolli doi libre de questo pastillo e anco
comportarà una oncia de azui-ro più ;
poi tolli uno tegami necto, vitriato e
ponilo al foco temperato e mitivi on-
cie 1 più de pece greca e bastaratti
per farne magior quantità e metivi
— 44 —
dentro l' olio e la come de sopra e
lassalo strengiar adagio. Poi leva lo
tegami dal foco e, così caldo, metivi su
la polvere de lo lapis lazuli e mista
bene ; e quando sera ben incorporato,
prima che se freddi, babbi una concila
d' aqua fresca e metivi in su questa
materia, cosci calda, che bay nel te-
gami, e tucta la materia andarà al
fondo e arapicarassi insiemi ; e comò
è ben arapicata, cavala de l' aqua e
rimenala per mano comò pasta, tirando
e distendendola bene ; poi la pone ne
l'aqua del catino e se s' apicha a le mano,
ongiti le mano cum 1' olio de semi de
lino e lassa star in la dieta aqua per
6 dj, mutando l'aqua d' estate doj volte
al dj e de inverno una volta. E quando
voi cavare lo dicto azurro, toUi uno
catino vitrio e metivi dentro el dicto
pastillo et habi aqua tepida e lassa re-
scaldar el dicto pastillo e comprimilo
cum una miscola, e vienlo spremendo ;
e quando lo pastillo è ben disfacto,
metivi uno poco d' aqua più calda, o
vero rescalda quella aqua medesima
in qualche vaso, e così cum quella me-
desima aqua calda lo lava 8 volte ; poi
— 45 —
lassa refredare e el pastillo riniarà de
sopra e l' azurro andarà al fondo, e
tene coperta la dieta aqua a ciò non
vi vada alcuna brutura; poi cava l'aqua
de sopra, insiemi cum lo pastillo, pia-
namente, che r azurro che è in lo fondo
non se muova ; poi pone quell' aqua a
scaldare e ritornala sopra a lo azurro
e lassa poi reposare e el pastillo ari-
verà a sommo : poi sepera la dieta aqua
e falla bulire e ritornala bulita sopra
lo azurro al dicto modo e cava fora
el pastillo se poi, che è bono per cha-
var de li altre azure e riponilo in loco
netto e sappi che el primo azurro è
più fino, lo secondo meno, lo terzo
manche; e serbali in saculo camusci o
vero in albio de terra vitriato.
Modo affinare el pastillo se caso fttsse
che te venisse arso che non ne
uscisse r azurro . Pratica a rac-
co ticia rio.
Tolli uno pagnolo e metivi dentro
aqua fredda e ponilo al foco, e quando
è calda, metivi dentro lo pastillo arso,
e corno se cominza a rescaldarse ca-
— 46 —
vaio fora e babbi uno tegami vitriato
e pollo al foco e motivi dentro el pa-
stillo e dalli el foco lento e giongivi
sopra del pastillo queste cose. Se fussero
in fra lo azurro e lo pastillo libre doi,
folli oncie 1 de cera nova, oncie 1 de
olio de oliva, oncie 1 de trementina e
miscola omne cosa bene insiemi cum
lo pastillo e leva el tegami dal foco e
metivi dentro aqua fredda e lassalo
refredare, poi lo rimena e extiralo come
prima; e se se apicasse a le mano, on-
giti le mano cum olio e per questo
modo lo riconciarai; e cavane poi lo
azurro conio di sopra e sera fino azurro.
Modo da fare el pastillo per lavorare
una de queste prete quando fusse
più fina de vantaggio più che l' altre.
Pilglia oncie 4 de ragia bianclia e
oncie 8 de pece greca, oncie 1 de tre-
mentina, oncie 1 de mastice, oncie 1
de olio de semi de lino e questo ado-
pera per una libra de la dieta petra
d' azurro e fa la pratica comò di sopra.
>{. .. ^v ^ ^ 1 1 .p ,.. .p. I .. ,. .pp ,p m III m
Incipit secundus tractatus de multis
azurris per artifitium fiendis et
ARTIFICIALITER FACTIS. Et PRIMO
DICENDUM ET VIDEXDUM EST DE PRO-
BATIONE AZURRORUM, SI SUNT NA-
TURALIA DE MINERÀ, AN ARTIFICIA-
LITER FACTA.
Modus cognoscendi azurncm ultrama-
rinum ab artificiale -per eayperien-
tiam et esamen.
Accipe pulverem minere eius aut
paruni de azurro extraeto de minerà
et eum pone super laminam ferri igni-
tam et nitidam absque erugine. Si
non inutaverit collorem, optimum est.
Si vero revertit ad nigredinem, parum
valot. Si vero affalsatum est , cinis
— 48 -
smortua efficietur. Si vero revertatur
ad albedinem, artificialiter factum est.
Alio modo cognoscitur per experieU'
tiam.
Pone aliquantulum de azurro in
manu tua, aut pone in scutella, et de-
super infunde aquam claram et frica
cum digitis postea subito. Si aderet
per manus rimulas aut per scutellam,
azurrum illud valde pulcrum et bonum
est. Aliter, non.
Ad faciendum azurrum per artifìcium.
Abbeas libram unam limature heris,
et tantumdem salis armoniaci, aut pa-
rum minus, et solutum sit sai in aqua
tartari, sive oleo; deinde cum aqua
ista fac lutum de viride heris et miete
in cucurbita vitri coperta et sigillata
ad modum factum elembicum cecum et
dimitte sub fimo calido quindecim die-
bus. Postea extrahe quod est intus et
miete in crugibulo et miete in loco
fusionis discoperto tantum ut fundatur.
- 49 —
Deinde extrahe et ciim refrigidatum
fuerit, ducas super lapidem cum oleo,
sive aqua tartari et permicte siccari
et habebis azurrum. Et si vis illumi-
nare ipsum, mitte verzinum abrasum
in vino albo et collora, ut babuisti in
alia recepta de azurro naturale.
Ad faciendum azurrum per artifìcium.
Tolli parte quatro d' una petra ul-
tramarina che se ebiama mercurio e
volse solimare secondo el loro modo,
ciò è che se vole tenere in su la pia-
stra infocata e acesa per spatio d' uno
pezo a ciò che se possa spolverizare.
Poi tolli doi parte de sale armoniacho
e una parte de solfano e macina bene
omne una da per se e poi le mistica
bene e mectile in uno vaso de vetrio
e lutalo cum luto de sapientia o vero
philosophico, e lassa secare. Poi lo mecti
in lo fornello e dalli el fuoco mode-
rato ; e (juando tu vederai uscire el
fumo biancho per la bocca del vase,
non fare più foco, e quando è freddo,
rompe lo vaso cautamente e troverai
buono azurro.
— 50 —
Ad faciendum azurrum artificialem.
Summe de lapide pillerò marmoreo
et tantundem, ad extimationem, de flore
mectalli quo tintores utuntur, et tere
simul bene et fac deinde bullire in vino
riibeo bono et pone ad solem ut sicce-
tur. Postea iterum tere, adendo de di-
cto flore et sicca ; deinde iterum tere
et sicca ; postea accipe de viride ere
et de indico et bene simul tere. Deinde
habeas lac calvisej, aliter vocata amido,
et simul misce donec color tibi placet
et pone ad solem ut siccetur et erit
factum.
Ad azurrum faciendum..
Recipe vitrioli romani libram unam,
salis nitrij libram mediam, cinabrij on-
cias 2, aluminis rocce oncias 3, salis
armoniaci onciam 1, auri piumenti on-
ciam 1, viridis eris onciam unam et
quodlibet per se terratur subtiliter, de-
inde insimul corporentur, et postea
pone ad distillandum per elembiccum.
— 51 —
primo cum h^ne lentissimo, et aecipe
aquam primam per se donec erubescat
elembiccum. Tunc remove aquam illam
per se et collige aquam aliam per se,
seilieet secundam aquam, et seias, ut
supra dixi, ignis primus esse debet
lentus per 6 horas : deinde auge for-
tini ignem donec alembicum albescit
et non amplius mictet fumum rubeum
qui in vase apparebit. Tunc dimite fri-
gidari et supradicta aqua est fortior
quara aquam mundi, nam hoc aqua
solvit et corrodit et in aqua rediget
omnia que sub celi sunt, videlicet la-
pides et mectalla, et est alba et clara
sicut aqua fontis et si calefit emitet
fumum rubicundissimum, durum et for-
tem, et ideo serva eam bene obturata.
Et cura vis azurrum tacere, aecipe se-
cundam aquam quam servasti et in ea
disolve viridem eris et tene eam in
vase vitri et aliquantulum calefac ad
ignem, in modum orifici, quia citius
disolveretur; et disolutum desuper pone
de calce Jovis et evapora aquam et in
fundo vasis invenies azurrum valde
pulcrum. Et si vis eum pulcriorem
— 52 —
quasi azurrum ultramarinum in apa-
rentia, accipe limaturam eris vel octoni
subtilissimam et pone in predicta aqua
et fac ut supra ut disolvatur et diso-
lutam superpone calcem Jovis et fac
ut supra et habebis azurrum meliorem
quam Alamaneum ; et in aparentia et in
collore est sicut azurrum ultramarinum.
Et si in ista aqua disolveris marchesi-
tam ut supra, pulcrum pavonatium in-
venies. Et si disolveris in ea ferrum
limatum et in tali aqua posueris es
ustum, invenies colorem rubicundum
qui vocatur minius.
Ad faciendum azurrum.
Accipe calcina marmorina o vero
travertina in petra viva libre 1, verde
ramo libre 1, sale armoniaco libre 2
et macina omne cosa subtili e impasta
cum aqua vite in modo de una pasta
de pane durecta, poi pone la dieta
compositione in uno panno de lino
grosso e forte e ponilo socto lo litami
per spatio d' uno mese. De po' el tra'
fora, essendo tornato duro in forma de
— 53 —
petra ; e non tornando duro, lassalo
tanto stare sotto lo litanie caldo che
diventi duro e de poi lo pista subtili
e macinalo in marmo, subtili. Poi tolli
per omne libra de la dieta composi-
tione, oncie 2 de fiore de guato e ma-
cina de compagnia e sborfandoli cum
uno poco d' aqua vite e incorpora bene
insiemi. Poi lassa sciutare e serbalo in
saculo de camosscio che non stia a
r ayre.
A fare azurro.
Tolli sale armoniaco lib. 2, limatura
de olone lib. 2 e fa solimare sei o 7
volte e pone lo azurro che é in fondo
sopra uno marmo, steso, in loco humido
e disolverasse in aqua cilistrina, e el
simile fa del sale armoniaco, e agiugni
insiemi e imbevirà lo azurro de sopra
ditto sopra el marmo e imbeverarasse
presto, e pollo a secare. E sappi che
se pò fare de omne metallo, ma l'octone
e lo ramo è più digno e cum manche
spesa ; e el dicto azurro vale ducale 4
la libra.
Ad fatiendum azurrmn.
Accipe sale armoniaco oncie 1, verde
ramo oncie 6 e macina queste polve
ben subtili cum oleo de tartaro sopra
marmo ; poi lo pone in uno vaso vi-
triato e lassalo stare alcuni dj e tro-
verai lo verde ramo convertito tucto
in azurro asai bello.
Modus fatiendi azurrum.
Recipe testas ovorum gallinarum
bene lotas et mitte in olla nova et
luta luto sapientiae et calcina. Deinde
tere subtile super lapidem. Tunc accipe
indicum bene mundum et liquefactum
cum aqua comuni et cum isto colore
misce super lapidem, terendo dictam
calcem paulatim paulatim , quousque
habeat collorem bonum. Si autem non
habes dictum colorem indici, loco ipsius
pone spumam guati tintorum. Eodem
modo fac ut supra et scias quod quando
guatum bulit in caldarea tintorum, de-
bes spumam auferre et miscere cum
— ÙO —
diclis testis ovorum et poste<a .sicca et
serba.
Ad azurrum faciendum.
Summe salnitrij affinati, limature
octonis, salis armoniaci, sulphuris vivi,
ealcis vive, (um oncias 1. Pro quolibet
terantur que terenda sunt et pone in
olla vitriata et superpone acetum abal-
bum fortissimum ut supra notet pulve-
ribus et luta ollam luto sapientie et
pone sub fimo diebus 5 ; deinde macina
ipsum et repone in bursia camusscì.
Ad faciendum azurrum per alium,
mtìdum.
Tolle unam dragmam indici et bene
molle et habeas multum lac turtuma-
gli et simili misce et bene incorpoi-a
et pone ad solem et dimitte sicari et
re pone.
Ad azurrum faciendum.
Invenies marmorem, sive traverti-
num colloris albissimi et quoquatur in
— 56 —
furno in panni lini lutato luto sapien-
te. Deinde accipiatur cals et ponatur in
aqua et lavetur ter vel quatuor; postea
accipe indicum et lavetur in aqua et
calx illius aque potetur, deinde siccetur
in umbram et iteretur operatio donee
collor tibi placeat.
Ad azurrum faciendum.
Recipe marmorem albissimum et
alla ipsum in igne per diemque noctem,
et cum calcinatum fuerit, super alium
marmorem subtile tere. Deinde recipe
spumam indici, sive guatj quam in cal-
dana tintorum est, et imbibe predictum
pulvererem fortiter, et cum siccum
fuerit, iterum imbibe et hoc ta,mdiu
facies donec collor azurri tibi placeat
et sica et cum opus fuerit, tolle et
utere ipso.
A fare azurro artificiale.
Accipe sale armoniaco parte 1, ver-
de ramo parte 2, biacha parte meza.
Spulverizali bene insiemi e impasta
— 57 —
cuin olio de tartaro e pone omne cosa
in uno vaso de vetrio alutato al modo
filosofico. Poi che è secho lo loto, po-
nilo in lo forno del pane quando el
pane se coce. Poiché sera cocto el pane
7 volte, aera facto.
A fare azurro bono.
Summe lo terzo d' una libra de cal-
cina raarmorina o travertina et oncie 4
de verde ramo et oncie doi de sale ar-
moniaco, poi macina omne cosa insiemi
cum aceto forte e biancho ad modo
d' uno sapore, poi lo mecti in una am-
polla bene turata et mectila a l'ayere
per tre di et tre nocte ; poi la socterra
e fa che habia aqua, vento e sole e
avere e lassala stare per spatio de 6
mesi e fa che ella partecipa de lo in-
verno e de la state, e in capo de sei
mesci, 0 circha, cavaràla fora e rompila
e trovarai lo azurro del quale te ne
alegrarai ; e macinalo sotili in marmo
cum liscia forte e pollo in uno vaso
vitriato e lassa posare tanto che vada
al fondo, poi sepera la liscia e lavalo
un altra volta cum liscia dolce dolco
e chiara e fa comò prima. Poi lo lava
cum aqua chiara e fredda, poi lo lassa
possare e lo azurro bono andarà al
fondo e el grosso starà per l'aqua ad
modo d' uno endico ; e cava fora quella
a<iua cilistrina cum una spongna per
modo che non conturbi lo azurro che
è al fondo e lassa secare a 1' ombra e
haverai azurro bello e bono, e serbalo
in corami che non senta ayere.
Ad azurrum fatiendum.
Recipe verde ramo oncie 6, sale
armoniaco oncie 1, giersa cruda oncie 1
e macina cescum subtili da scinto, poi
le mista insiemi e imbevera le diete
polvere cum aqua de tartaro che l'aqua
sopravanza a le diete polvere, e mecti
omne cosa in una ampolla e obtura
bene la bocca de 1' ampolla e legala in
lo collo e apiccala al fumo sopra a la
catena per alcuni dj e trovarai lo a-
zurro, el quale macinalo bene e serbalo.
— 59 —
Ad faciendum azurrum feriale.
Ut habeas azurrum feriale per mu-
rum , recipe ampulla vitrij et intus
pone tantum de pulvere travertinj bene
trituratj et subtilj ut dimidiam sit, et
desuper pone acetum fortissimum di-
stillatum per elembicum ut vas sit
plenum et os eius optime sigillatum, et
pone sub fimo aut venacia per unum
mensem, postea extrahe et habebis a-
zurrum, quod tare et serba.
Ad faciendmn azurrum.
Summe laminas argenteas subtilis-
simas et liga ingeniose super vaporem
aceti fortissimi in olla, ita quod rema-
neat unius digiti de vaeuitate inter
acetum et laminas, et coperi bene ol-
lam ut non respiret et pone eam in
loco callido ut est fimus aut venatia
per unum mensem; et descoperias et
videbis azurrum super laminas, que
frica et rade et repone dictas laminas
ut supra et sic reitera, donec consu-
— 60 —
mentur ; et si non habes laminas ar-
genti, loco ipsius pone laminas octoni
et fias ut supra, sed non ita pulerum.
A fare azurro.
Accipe parte 1 de solpho vivo et
parte doi de vitriolo romano spolveri-
zati subtili e parte doi de argento vivo
e mecti le sopradicte polve in una am-
polla bene incorporate e cocilo come lo
cinabrio, e quando sera cocto farà fumi
azurro. Alhora tolli via el foco e quando
sera freddo, macinalo e serbalo.
Ad azurrum faciendum.
Summe oncie doi d' argento vivo,
oncie tre de solphino et oncie quatro
de sale armoniaco e macina ben subtile
lo solfo e lo sale predicti. Poi tolli una
ampolla che habia el collo longo et in-
lutala cum luto de sapientie de fora,
grosso uno deto dal collo in giù e las-
salo sciuctare. Poi mecti queste cose
sopra diete in nel ampolla e obtura la
bocca de l'ampolla cum suvera e las-
— 61 —
.Sili in el mezo un foro picolino : poi
mecti questa ampolla in uno pignatte
novo, non vitriato, quasi pieno de ce-
nerà, che sia coperta sino al mezo del
collo da la dieta cenerà, e poi poni la
dieta pignatta al foco de carbone e dalli
el foco lento lento, da prima per 4
bore ; poi lo vieni crescendo per infino
a tanto cbe vederai uscire de la dieta
ampolla furai bianco o vero fumi azurro.
Albora subito levali el foco e lassa re-
Iredare, poi rompe l' ampolla e macina
lo azurro in porfido subtili, poi serbalo
in loco senza avere e barai bono azurro.
Ad faciendum azwrum.
Accipe alumj de rocho, vitriolo ro-
mano , salnetrio, ana oncie 1 e stilla
per lambicco , poi serba l' aqua bene
obtui-ata; poi torrai calcina de cociole
d'ova e macinala cura la dieta aqua
stillata e lassa secare e così farai 3 o
4 volte; poi torrai aceto fortissimo e
per omne libi'a d' aceto torai oncie 5
de verde ramo e macinalo cura lo dicto
aceto : poi lo pone a stillai'C per lara-
— 62 —
bieco e cum quello aceto stillato imbe-
vera e macina la sopra dieta calcina
3 o 4 volte: poi lo secca e serbalo in
bursia corij et haverae bello azurro e
così porai fare cum la calcina del tra-
vertino 0 marmo: ma la calcina delle
cocciole è meglio.
Ad azurrum faciendum.
Ahbeas ampulla de puro cupro et
pone intus calcem de albo marmore,
ita ut dimidia sit et adibe acetum album
fortissimum ut piena sit, et eam pone
in callido loco copertam optime, per
unum mensem. Postea extrahe et ma-
cina dictam massam , adendo sibi de
color indici et repone et est factum.
Ad azurrum faciendum.
Tolli orina e mectila in uno vaso
de terra vitriato e el vaso vole essere
per metà. Poi tolli piastre de ramo a
modo de caldare, grosse, e mectili in
ayere che stia discosto da la orina doi
deta, et obtura el vaso e lassa stare a
- «3 —
UMiiiMic de (lui mese e vederai sopra
le lumini lo azurro. E se tu le vorai
radare, se ponno radare. E se tu le vo-
lesseie lassar stare tanto che tucti ven-
gano frangibili, e' Tarasse in secte mesi.
A fare azurro.
Recipe verde ramo oncie 2, sale
armoniaco oncie 1 , biacha oncie ^ ,
spulvezati insiemj, e impasta cum olio
de tartaro e pone tute (lueste cose in
uno vaso de vetrio lutato de luto phi-
losophico e metilo in lo forno del pane.
Quando sera cocto el pane tì o 7 volt«,
e' sera facto.
A fare azurro.
Tolli indico, verde i-amo ben ma-
cinato et babbi molto lacle de torto-
maglio e macina ben insiemj , poi lo
pone al sole a seccare bene, poi lo lava
et è facto bono azurro.
— 64 —
A fare azurro de argento.
Havve oncie 3 d'argento e oncie 1
de ramo e fondi insiemj e fanni piastre
sutilissime e polle sopra a lo vapore
de l'aceto, sospese, in uno vaso ben co-
perto che non possa evaporare. Poi lo
pone socto lo litamj ben caldo per 30
dj e lo azurro remarà atacato a le la-
mine e levalo via. Poi reitera la pra-
tica per insino le laminj scranno bone.
Ad fatiendum azurrum.
Recipe salis armoniaci oncias 1, vi-
ridis eris oncias 3. Confìtiantur simul
cum tartari aqua , donec molle fiat ut
pasta vel modicum plus, et ponatur in
fumo calido in vase vitrio pero ti me
obturato et stet ibi per aliquos dies et
invenies azurrum bonum et reserva
in vase plonbato, si ve saculo camusij.
Ad idem per alimn modum.
Accipe oncias 2 rami combusti et
onciam 1 sulphoris et onciam 1 feccis
— 65 —
vini et terantur omnia et impastentur
cuni burina distillatam per filtrum tribus
vicibus ; vel impasta cum aceto albo
forti; postea pone in aliquo vase vitriato
et bulliat ad ignem et commisciatur
bene. Postea elleva et pone in vitreo
vase. Os eius obtura et dimicte stare
ad solem per 15 dies et invenies azur-
rum et si non fuerint celiati burina
sive aceto, dimicte in fumo posi extra-
ctionem panis.
Ad idem per alinm formam.
Summe limaturam ramj subtilis-
simam libram 1 , calcis vive oncias 3,
tartaii pulverizati subtiliter et calcinati,
quia melius erit quam crudi, oncias 5,
terre viridis oncias 4, salis armoniaci
onciam 1. Omnia confice insimul cum
acen'imo aceto albo ut sit ad modum
paste, et potius magis spisse, et pone
in vase ^itrio vel terreo vitriato, per-
optime obturato ut non respiret et pone
sub equino fimo vel venatias et ibi
maneat bene coperto per 3 vel duos
pedes circum circha, per 15 dies; de-
mum extrabe et trita bene eum in
— 66 —
porfido et repone in bursia camusi. Et
scias quod hoc azurrum magis boniim
est per muros in calcina quam in aliis
rebus.
A fare azurro 'per muro in calcina.
Havve calcina de marmo ben sotili
e canida, e metila in una pignatta vi-
triata nova, tanta che sia meza o mancho
più tosto che più, e sappi che la cal-
cina vole essere freschissima e bene
sotili. Poi empi la pignata de fortissimo
aceto rosso o bianco, poi copre la dieta
pignatta cum luto che non respire, poi
la pone sucto lo litami de cavallo, overo
socto la venacia, per uno mese o 40, dj
naturali , poi descopre el vaso e tro-
verai de sopra azurro bono per muro
e bello, e de socto fecia, ciò è calcina,
la quale gieta via.
A fare azurro per via d'aqua forte.
Tolli vitriolo romano libra 1 , sal-
netrio afiinato libra meza , e cinabrio
oncie 4 e tucte queste cose macina
- 67 —
ben suhtilissiinj e i>oi le mista insiemi
molto bene e polle in una boccia e
distillale per lambicco, prima cum lento
foco, e coglie la prima aqua per intìni
che lo lambico se comincia a far croceo
0 vero rosigiare. Alhora remove l'am-
polla e mectinie una altra e tura bene
le iunture che non spirano e coglie
l'altra aqua e la prima gietta via che
non vale niente a questa opera e
alhora cominza a fare uno poco maggior
foco che prima e fa che l'ampolla re-
ceva bene i fumi da la bocia grandi
per fino che tu vedi che ne vieni. Serva
questa aqua bene turata che non respire,
e questa aqua è bona da fare azurro bono
quasi simili a lo azurro oltramarino:
et è bona ancora da dorare omne la-
voro.
Prima , se tu voli fare azurro, tolli
calcina de stagno e metila in uno vaso
de vetrio, o vero vetriato, e de sopra
repone de la dieta aqua forte dieta de
sopra, tanto che sopra avanze mezo
deto de sopra a la calcina , e lassa
stare cosi tanto che la calcina sia ben
andata al fondo e ben colorita. Poi se-
para 1' aqua e troverai azurro bono e
bello : del quale azurro venderai ducati
5 d'oro la libra.
E se tu volesci fare la calcina de
stagno, tolli de lo stagno e pollo in uno
vaso de terra e metilo al foco e las-
salo desfare; et corno è disfatto, non
finare mai de mistarlo per infìno a
tanto che se fredda e non lo lassare
apiare insiemj e sera facto calcina cum
la quale poi fare el dicto azurro. An-
cora poi fare la dieta calcina de stagno
in uno altro modo. Tolli limatura de
stagno e polla in una olla vitriata e
de sopra ce pone aceto distillato per
lambicco e copri bene la dieta olla e
polla sub fimo e lassa tanto stare che
lo stagno e aceto siano disoluti; per-
chè se convertirà in polvere subtilis-
simo, quasi senza tatto e cum questo
poi fare el sopra dicto azurro.
E se tu volesce dorare ferro o al-
tro, tolli la cosa che tu voli dorare e
invernicala e lassa sciucare, poi designa
"quello che te piace in la dieta vernice;
poi vi mete de sopra de la dieta aqua
e scalda al foco ; poi comò è ben calda,
— 69 —
sfrega cum panno de lino e vira do-
rata bello.
Recipe liscivium forte et indicum
quantum vis et macina eum cum dicto
liscivio et pone tantum emdicum se-
cundum vis ut sit coloratum. Videlicet,
si vis ut sit magis coloratum , pone
magis indicum ad macinandum cum
dicto liscivio frigido; demum facias
dictum liscivium bollire cum dicto in-
dico per spati um unius miserere et
postea extrahe ab igne et inmediate
pone in eo unum modicum aluminis
rocci pulverizati et misce et dimicte
frigidari dummodo tepidum fìat et quasi
frigidum; demum pone eum in petia
linea et frica super pellem camusciam
et fiat azurrum ; et sicca ad meridiem
aut ad ignem et quando erit sica, frica
manibus et reduce eam ad morbi tatem
et e it facta pulcram pellem turchinam.
•s^--
Incipit tertius capitulus de azurris
fiemdis de herbarum succis, quibus
utuntur in carta, super minia et
IN TELA ET IN GISSO. Et PRIMO VI-
DELICET :
Ad facievdum azurrwn ex succo her-
barum.
Primo collige in principio mensis
julij illos flores violatos qui nascuntur
in campis et ex succo eorum impleas
unam ampullam vitream et desuper
infunde l'orteni aoetum vel orinam usque
ad summum et sit opti me copertam et
pone sub fimo aut sub acervo calcis
vive vel sub venatias per 15"* dies;
postea extrahe et invenies azurrum
factum.
- 72 -,
Ad idem, de azurro herharum.
Collige flores azurrinos qui vocantur
oculos pulcini et fac eos buUire cum
aceto et cum pagina pulverizata et alu-
minis roci, ita quod vasculum non possit
aspirari. Postea coUabis per pannum
et habebis bonum collorem azurrinum
et poteris servare per totum annum
flores siccos.
Super eodem, de herharum azurro.
Reccipe fiore de peselli salvatice e
toUi solamente quello fiore che è de
dentro in suso l'altro fiore, el quale è
pavonazo scuro e quelli pista e cavani
lo sugo e incorpora lo dicto sugo cum
biacca e haverai coUore cilestro dura-
bili. È provata.
A fare la peza azurra de sugo derhe.
Tolli de le pomellj de la chacabassia
e sfregali bene in uno panno de lino
grosso e bianco , non novo , da omne
— 73 -
lato de la pezza. Poi tolli uno catino
pino de orina, poi pone questa pezza
sopra a questo catino per modo che
non tochi l'orina e lassala stare 3 o 4
dj e poi la leva e sera diventata azurra.
E quando la voi operare, tolli uno poco
de quella peza e metila in una cocia
e metice uno poco de aqua gomata e
lassa stare a mollo per uno misererò
e poi lo spremi e cum quella spremi-
tura dipenge quello che te piace in
carta sopra a li minij e altrove, e sera
bello collore.
A fare azurroper altro modo cum sugo.
Summe stercho canino biancho e
spolverizalo ben sotilj e stempralo cum
orina ad modo de collore e cum questo
stercho stemperato cum orina, scrive,
dipenge quello che tu voli e lassalo
sechare. Poi tolli lo sugo de li granelli
d'ellebe e pollo cum lo penello sopra
le lettere e fogliami della mistura dello
sterclio e subito diventara collore azurro
bello. E se misti el dicto sugo cum lo
stercho e cum l' orina e mistica bene
insiemj, vira azurro ut supra.
— 74 —
Corno se macina lo azurro por adope-
rare a penna e fare corpe.
Accipe lo azurro e mectilo in una
scudella vitriata e poi mectivi del mele
ben necto e incorpora ben insiemi. Poi
macina el mele insiemj cum lo azurro
supra marmo o porfido e macinalo tanto
che venga quasi senza tacto : e quando
sera ben macinato, aremetilo in quella
scudella e lavalo più volte cum aqua
tepida, e poi che sera ben lavato cum
l'aqua tepida, lavalo cum aqua chiara
e da r una volta a 1' altra lassa andar
lo azurro al fondo e tanto continua
che sia ben lavato, purificato e necto.
Poi tolli lo dicto azurro e metilo a
mollo in ranno da capo, necto e chiaro,
in uno vaso de vetrio comò è uno bi-
chiere e lassalo stare per spatio de 7
dj, e omne doi o 3 dì mutali lo ranno
novo. Poi lo lava molto ben cum aqua
frescha e chiara e lassalo sciugare a
l'ombra, in loco che non vi vada pol-
vere. E se tu el voli adoperare per
fare corpe, distemperalo cum colla de
— 75 —
rotaglie de camoscio bianco e starà
1(0110.
Ad isk'fHpi'rare azurro per scrivare.
Reccipe de qualunque sorta de azurro
te piace e macinalo legiermente, cum
chiara d'ova preparata e lisciva da capo,
sopra porfido; poi mectilo in lo cornecto.
E conio elio é ben reposato e tu giecta
via quella liscia e chiara e cosci fa 3
o 4 volte e l'ultima volta gieta via la
liscia e lasselo ben scolare e lasselo
seccare. E quando tu lo voraj operare,
mectice uno poco d'aqua gomata e mi-
sticalo bene ; e corno è ben possato ,
gietta via quella aqua gomata e metice
de la nova e doperalo. Alcuno lo tem-
pera cum chiara e aqua gomata. Ma
se tu lo conciarai cura chiara, se vola
renovarla quasi omne dj, perchè, stan-
doce troppo, fa lo azurro negro. E se
tu ce misti de la bruttura de le orechie,
lo fa più corrente asai. E alcuni dicano
che metendo de l' a^iua gomata in lo
azurro deventa nero e dicano che se
de' macerare in liscia facta de cenerà
— Te-
de Cerro o cener recocta e distempe-
rarlo poi, quando sera sciuto, cum chiara
e torno d'ovo; e questo lo fa più bello
e più lucente e più pino.
El modo de afinare li azurre quando
fussero grossi.
Se tu avessi azurri che non fussero
necti, tolli lo dicto azurro in l'orina a
molli per spatio de uno mese o più ,
poi lo lava cum aqua chiara e distem-
peralo corno di sopra e vira necto e
bello.
Ad idem.
Accipe lo azurro e temperalo cum
chiara d' ovo e draganti sbatuti ben
insiemi e ben incorporati l' uno cum
l'altro e con quello tempera el tuo
azurro.
Ad purgandum azurrum.
Si azurrum esset nimis terrestre,
sic purgatur. Recipe cinerem candidum
— 77 —
et niundum et totidem de viva calce
et sit bene alba , et acetum et aquam
equaliter et mite in vase novo et mundo
et fac simili cum cineribus et calce
bulire. Postea permite infrigidari et
clarificari et cum tali liscivio lava
azurrum et sias quod post talem lava-
tionem azurrum apparebit nigrum ; et
deinde lava cum vino albo dictum azur-
rum nigrum et permicte sicari, deinde
pone eum in coculeam cum aliquantulo
aque gumate per quartam partem.
Ad colorandum azurrum.
Reccipe verzinum et subtile rade
cum vitro et pone rasuram illam in
Clara ovj preparata, per diem et noctem
ita quod rasura illa sit coperta a dieta
Clara, cum modico aluminis rocci pul-
verizati. Deinde colabis hec omnia cum
peiia panni linj alba et cum predicta
Clara colorata temperabis azurrum.
Ad ìnultiplicandum azurrum.
Tolle azurrum cum modico ceruse
et misce simul et distempera cum
- 78 -
Clara ovij et si vis magis clarum, miete
plus de cerusa et multiplicabitur.
Ad colorandam azurrum optime.
Invenies oleum amamgdolarum ama-
rum oncias 3 et totidem oley olive et
pone in lapideum vasem et fac bullire
cum azurro sine fumo per 7 horas et
sic ter vel quatuor facies. Postea ablue
cum liscivio tepido, deinde cum frigida
aqua et clara , ut sit bene mundum ;
postea sicca et coloratum erit congrue
et tempera eum quomodo vis.
Ad fatiendwm endicum.
Reccipe guatum in herba et eum
pista valde bene subtiliter et fac pal-
lottas sicut poma. Postea recipe per
omni libra dicti guati ontias duas salis
comunis et ontias tres sulpliur vivi et
onciam unam aluminis rocci ; deinde
bene trita omnia simul et misce cum
dieta herba. Postea pone omnia in uno
vase rameo cum aqua clarissima et
stempera ad modum salse non nimis
claiv; pustca pone supor ij?nom claruni
el tìic tantum .«tare ut voniat ad moduni
pa^te; jx)stea pone super unam tabulani
et t«nde aliquantulum subtile. Hinc ad
modicum, incide cum gladio ut tibi
placet et mite sicari et erit factum
indicum finum.
A(f fatietìdum indicum.
Tolli once doi de gesso subtilj e
macinalo con X once de guato secco,
ciò è el fiore, e macina ben subtilj e
poi ce mistica uno poco de albume
d'ova, ciò è chiara d' ova preparata e
incorpoi-a omne cosa ben insiemi, poi
el pone a sciugare al sole, e quando
è seccho, fanni pezi comò te pare. E
nota che quando tu el macini, mectice
uno poco d'alumi de rocho disoluto in
af^ua e sera bono e bello indico.
A fare bello indico.
Reccipe partem unam floris guatj
qui flos colligitur in caldarea tintorum
quanto guatum dequoquatur, et ipsum
bene coque in pilla terrea donec pero-
ptime comburetur. Postea tere eum
subtile , deinde accipe terram albam
qua utunt pelliparij et pulveriza et
tolle de ea partes 5 et bene missia
cum pulvere predicto guati. Postea cum
aqua clara omnia simul coniunge super
lapidem ad modum colloris de indico.
Extende super tabulam politam et di-
mite aliquantulum sicari ad solem ,
postea fac parva frustra et iterum di-
mite sicari ad solem. Hoc .facto, acipe
de primo composito et fac unum bro-
dium aliquantulum currens et impone
ipsa frustra ut imbibantur, deinde ex-
trahe et sica ad solem vel ad ignem;
deinde, si non est satis coloratum, rei-
tera, donec videtur tibi. Postea sicca
et serva quod factum erit.
A fare indico.
Tolli gesso macinato subtilmente
per terza parte e fiore de guato per
sesta parte e mistica e macina bene
insiemi tanto che vengha ad modo de
pasta,, che habbia bono collore. Poi tolli
- 81 —
aqua allunata cuin alumi de rocho e
reintridi questo gesso e fiore de novo
cum la dieta aqua alumata , eum più
fiore de guato novo, tanto che sia corno
una farinata. E nauti che tu ce niecti
r aqua alumata , se vole stendare lo
gesso e lo fiore in uno marmo, o vero
sasso vivo , in fino che è ben secho ;
poi se vole reintridare de novo cum
la dieta aqua alumata. Poi lo stende e
lassalo secare si che sia ben secho e
ripollo.
A fare indico per altra via.
Reccipe fiore de guato e impasta
insiemi cum orina e aceto forte e fanne
uno migliacio e secalo al sole. E se elio
bianchigiasse, metice più fiore de guato
e cusi fa tanto che habbia bello coUore ;
poi ne fa peze e fornisscelo de secare
e sera facto.
Ad fatiendum eiidicum et confìtionem
eiìis.
Primo sciendum est quod grana
istius coUoris fit de quadam herba que
^ 82 —
vocatur guatum et illa herba co(|uetur
in vase donec nil de substantia rema-
neat, deinde disicatur et diversis no-
minibus nominetur et in diversis par-
tibus confìcitur; et quasi azurrum est.
A fare indico.
Tolli gesso curato, macinato subtili
e mistalo cum fiore de guato e tanto
lo vieni macinando che sia comò pasta
intrisa brodosa, per modo che habia
bono collore. Poi tolli alumi de rocho
e distempralo in l'aqua calda, poi rein-
tridi de novo lo dicto gesso e fiore
cum la dieta aqua alumata per modo
che sia comò una farinata liquida e
lassalo cuscì stare per infino che se
cominzia a stregnare. Poi lo stende e
lassalo educare. Poi de novo lo intridi
cum la dieta aqua alumata e fior de
guato e de novo lo stendi in una ta-
vola de noce, o asse ben polita, o marmo,
o petra ben polita, e lassalo quasi se-
care. Poi ne fa li pezi a tuo piacere e
lassalo fornir de secare e sera bono
indico.
— S3 —
.1 far indicho alio modo.
Ahvve fiore de guato e amido ben
canido, e impasta insiemi cum orina
preparata e stillata per filtro e cum
aceto bianco e forte , tanto de 1' uno
quanto de l'altro, e fanne uno migliacio
e secalo al sole; e se vinisse che non
fusse ben colorito, metivi più fiore e
tanto vi ni mecti che habia bono e
vivo collore, ed è facto.
A fare indico per altra forma.
Tolli guato in herba e pistalo bene
e mectilo al sole in uno vaso e fa che
lo sole li dia de continuo; e lassalo
stare più dj e orane di lo bagna cum
orina per infìno a tanto che invermi-
nisce e farà vermini grossi, de collore
azurro. Poi tolli quelli vermini e pi-
stali e tranne el sugo per uno panno
de lino non troppo strecto. Poi lassalo
reposare per se medesimo , e comò se
comincia a stregnare e tu ne fa una
fooacia comò so Ux^-o jiasfn. non troppo
— 84 —
grossa e medila a secare: e quando
tierà apresso che secca, che lo sugo se
tirarà bene , e ne fa i pezze comò te
pare e lassali compire de secare, ed è
facto.
Incipit quartus capitulus de fiendis
viridibus ramis et de viridibus
factis cum erbarum succis in di-
VERSis MODis. Primo:
Ad f attendimi viridem ramum.
Accipe fecte de ramo subtilissimi
t't mectile in uno vaso e poi lo pone
socto lo litami de eavallo, socto terra,
in loco humido, socio 3 palmi, e lassalo
stare 30 o 40 dj. Poi el tra' fora e
sborfa molto bene cum aceto fortissimo
le diete lamine , poi le ritorna socto
quello litami in quello vaso e stiano
ben coperte per spatio d'uno mese e
sera facto verde ramo.
— 80 —
Avirdem di herem fatiendum.
ToUi uno catino de ramo cum uno
coperchio che li stia sogillato e inpe
lo catino de fortissimo aceto , poi lo
copri cum lo suo coperchio e lassalo
stare per 60 dj socto terra, che habbia
caldo e humido. Poi tolli fora el vaso
e rade via el verde ramo che se teni
al fondo. Poi remectili suso quello aceto
e tornalo al modo di sopra e fa simil-
mente, per infìno a tanto che lo catino
ne mena.
Ad fatiendum viride^n ranmm.
Summe le piastre de ramo e sos-
pendile sopra a lo vapore de lo aceto
forte, in una pignatta coperta cum creta,
ben obturata che non spire. Poi lo pone
in lo litami, o vero venacia al tempo
de vendemia, per spatio de 15 dj. Poi
apre la dieta pignatta e troverai el
verde ramo che sera apicato a quelle
piastre e rade via quello e poi lo torna
al modo sopra dicto.
— 87 -
Ad viridem ì-nmam fatiendum.
Habbi ramo subtilissimo e l'anni
peze de meza oncia o d'una oncia l'uno,
e aconciale in uno vaso vitriato cum
sale comuno, ciò è uno stratx) de la-
mine e uno de sale; poi inmpe lo vaso
d'aceto forte e copri lo vaso cum luto
de sapientia e mietilo socto terra per
uno mese, in loco humido e callido, e
sera facto bono verde ramo.
A fori' ci'ixh' d(i diiK'tiijKrri' m yesso.
Tolli oncie 5 de forte aceto bianco,
poi tolli batitura de ramo, vitriolo ro-
mano ana e uno poco d'alumi de rocho,
e macina omne cosa insiemi e lassalo
secare; e quando tu lo voraj operare,
stempralo cum aqua gomata e sera
bono verde.
Ad viridem fatiendum.
Invenies auripiumentum et iudicum
de Ba^adon et tere bene cum aqua et
ciim resideril, tere cum aqua gumata
fiet viridem. Et si libi placet , acipe
de auro piumento et tere et simul
missce de biacha et de indico et fac
ut supra et erit viridis.
Ad idem.
Tolle viridem presimum et tere cum
aqua et dimite sicari et deinde tempera
cum aqua gumata. Et si vis magis cla-
rum, impone aliquantulum auri piumenti
et congrue collorabitur.
A fare verde hono cam spingerhino.
Recipe granelli de spino gerbino
quando sonno ben mature e metili in
uno vaso de vetrio e amaccali bene
cum le mano e metili al sole e lassali
stare tanto che leve suso li grappi e
quelle venacie. Poi li cola e premili
bene e gieta via quella venacia e grappi:
e se lo dicto sugo fusse una libra, me-
tice doi quatrini d'alumj de rodio spol-
verizato, poi lo pone al sole in vaso
de vetrio ben serrato e lassalo stare
— 89 —
;> o 4 dj, e ornili dj lo mistica 3 o 4
volte molto bene atorno e per spatio
de tempo. Se secasse, distempralo cum
ranno da ca])o, chiaro, cum uno poco
de gomma.
A fare verde.
Havve indico e macinalo cum zafa-
ramj asso e cum uno poco de biacha
e uno poco d'aqua gomata, e cum quella
aqua gomata macina le sopra diete
cose e vira verde.
A fare verde.
Tolli sugo de lierba morella et in-
corpora cum terra bianca la quale usa
li piliciarj e mistace uno poco d' aqua
gomata e sera verde.
A fare verde chiaro per miniare, op-
timo.
Recipe li gilgli azurrini scuri e pi-
stali bene e tranni lo sugo. Poi tolli
alumj de rodio disoluto in aqua e in
— 00 —
(|uesta aqua alumata ce bagna le peze
bianche de tovaglie doi o 3 volte e
omne volta le asciuga a 1' ombra. Poi
bagna la dita peza in lo dicto sugo 6 o
7 volte e omne volta la pone a sciugare
a l'ombra molto bene e poi la conserva
in bossola ben serata a ciò non vegha
l'aiere. Et quando la voraj operare,
tolli uno poco di quella peza e metila
a mollo in aqua gomata in una coccia,
tanto che stia coperta da la dita aqua,
e lassa stare per spatio d'una nocte e
poi la preme molto ben e rimenala in
la cocia a ciò lo colore escha fora. E
se te piace, per farlo più lustro, la poi
porre a molle in chiara d'ovo prepa-
rata e usalo per miniare o fare fogliame
in carta.
A fare 'oerde scuro.
Ahve grani de spingerbino che non
siano troppo maturi e pistali e cavane
lo sugo e poi fa similmente comò è di
sopra dicto in l'altra recetta da verde
chiaro.
— 01 —
A fare verde.
Tolli mirra e metila in uno vaso
vitriato e impe lo vaso d' aceto forte
bianco. Per spatio de alcuni dj questo
aceto farà fiore de sopra, e quello fiore
è bono verde ramo e fino.
A fare verde bono.
Ahvve mele e aceto forte ana^ el
tuo volere, e incorpora molto bene in-
siemi. Poi lo pone in uno vaso de ramo
ben coperto; poi lo pone socto lo litamj
ben caldo e stia in loco dove el sole
ferisci forte ; e fa che lo vaso stia socto
lo litamj uno pei per omne verso e
lassalo cosi stare per 15 dj. Poi lo cava
fora e trovarai tucta la matheria con-
vertita in verde ramo bello , in grado
perfecto.
A fare verde azurro.
Summe azurro nostrano e zafferami
ben mollo in aqua chiara e atritalo
sopra lo marmo cum lo azurro e in-
corpora bene insiemj tanto che vengna
bello verde, e lassa secare a l'ombra e
distemperalo cum aqua gomata. Et se
te piace, tu poi torre in loco de zaffe-
rami quella terra gialla, tenta cum lo
sugo de spino gerbino, e vira verde, o
vero cum lo sugo de spincerbino.
A fare aqua verde da dipengiare in
panno.
Havve fagioli maturj e metilj in
uno sachetto de canavaccio ben forte
e mitilo a stringere e tranni lo licore.
Mitilo a bulire e lassalo disimare per
mità; poi li pone uno poco de polve
de alumi de rocho e tolo dal foco e
sera bono e bella tenta.
A fare verde azurro naturali.
Tolli azurro de qualunqua sorte voj
ben subtilj e metilo a mollare in aqua
dolce. Poi tolli de lo verde ramo fmo
e macinalo cum aqua dolce ben subtilj,
poi li meti tanto zaiFaramj che diventa
- 93 —
verde sfur») , poi lo pone in uno cor-
notto di vetrio e mistalo bene. Poi lo
lassa reposare sì che vada ben al fondo,
la quale aqua te remarà di sopra a lo
verde ramo chiara, coilorita in verde;
la quale aqua verde se vole seperare
da lo dicto verde ramo cautamente.
Poi tolli el tuo azurro mollificato e
sepera via quella aqua quanto più poi,
et de po' tolli la dieta aqua verde e
gietala sopra a lo azurro e incorpora
ben l'uno cum l'altro, remenandolo ben
cum lo deto, e averai verde azurro per-
fecto e mantirà lo colore. E quando
fusse seco e tu lo volesci operare, gie-
tali de la sopraditta aqua verde e mo-
lifiea lo verde azurro cum lo deto; e
se fusse debili, distempralo cum gentili
gomma e sera perfetissimo verde azurro.
A fare verde bono.
Tolli li acini del pero citrino, ma-
turi al tempo de .... (1) e frani lo sugo.
Poi tolli al tra tanto vino bianco e mi-
li) Lacuna bianca nel ms.
stica insiemi e fa bulire per mila. Poi
tolli alumj de rocho in polvere el tuo
parere e gietalo suso quando bolle e
misticalo uno poco. Poi lo leva dal foco
e pollo a fredare , e comò è reposato
e fredato, e tu lo cola e serbalo in uno
vaso de vetrio e usalo a dipengiare.
A far verde alio modo.
Tolli la fiorata del guato e seccala
in polve , poi la stempera cum aqua
gomata e cum uno poco d' alumi de
rocho e sera bono verde.
A fare verde.
Ahvve verde ramo e macinalo cum
forte aceto molto ben subtilj. Tolli el
ditto verde ramo cum lo aceto macinato
e metilo in uno matone novo el quale
habia una concava in mezo e lassalo
stare tanto che la humidità e lo aceto
sia andata via , ciò è che lo matone
habia bevuto quella humidità; e così
continua 4 o 5 volte e omne volta
reintride el dito verderame cum novo
in liu ii>rii>>uut); e qiu>Ui se oliiuiiia la
purj^atione de lo verde ramo. E anco
.se fa la dita purgationc cum lo ranno
facto de cenere recotta al modo de
sopra. Poi tolli de lo dito verde ramo
depurgato, mistalo cum uno poco de
biaceha, o vero uno poco de oro piu-
mento, e dis^temperalo cum aqua gomata,
e vii'à Ik'IIo verde e bono.
.1 fare verde.
Recipe semina spini cervinj matura
et miete eas in caldario et tantumdem
aceti forti et albi, secundum quantum
est pondus semina predictorum, et fac
devenire usque ad medium, Postea cola
cum pezia panni lini et eum pone in
vitriato vase ; et cum vis operare, folle
de ipso et utere ad beneplacitum tuum.
Ad virideni fatiendum.
Summe aceti albi forti quantum vis
et in eo pone viridem ranmm in pul-
verem, subtilis reductum, etaliquatulum
pulvis aliiminis rorhi ed modieum zaf-
— 96 —
ferami et modioum succi ruvite et ali-
ci uantulum pulvis giimme arabici et
in aceto permite stare per 5 dies, et
deinde misce cum eo aliquantulum ce-
rase et efficitur color magis viridis.
A fare verde chiaro per minij, provato.
Reccipe de mense martij violaruni
et pista bene et extrahe succum in una
scutella vitriata et impone aliquantulum
aluminis rocci optime triti et misce
simul, Postea recipe pezias panni lini
albissimi et non nimis subtiles et in-
funde eas in dieta scutella ter vel
quatuor, et tanto plus tanto melius, et
prò qualibus vice sicca eas ad humbram ;
et cum vis eas operare, stempera aqua
gumata.
A fare giallo belitissimo pili che oro-
piumento o giallolino de Lamagna.
Tolli granelli de spingerbino quando
sonno ben mature e tranni lo sugo e
serbalo in una ampolla de vetrio ben
turata e lassa e usi stare per 15 dj. P]
(Hiainiu lu lo volai operare, tulli ranno
(la capo, forte, chiaro e bello, e per omne
mezo de ranno trilli una oncia (l'alunii
(le rocho in polvere e tallo bollire in-
siemi cum lo ranno per uno paternostro
in uno vaso vitriato. Poi tollo dal foco
e lassa refredare ; poi toUi per onine
hichiero de ranno alumato el terzo
d'uno bichiero de lo dicto sugo e in-
corpora bene insiemi cum lo dicto ranno
alumato clie diventarà ad modo d'una
afjua verde scura e lassa stare cosi in-
corporato una noe te e più. Poi tolli
terra biancha ben subtili, la quale opera
li piliciare, e incorpora cum lo dicto
i*anno verde, a poco a poco, in un vaso,
conio é una scutella, cum lo deto, e
tanta terra vi meti che vemgna duretta
ad modo de pasta e sempre mistica cum
lo deto quanto poi e pollo a secar al
sole. E se te paresse, tu poi dargli doi
o 3 bangni cum lo dicto ranno verde
a ciò che vengha più bello e cum più
vivo collore; et distempralo cum ranno
chiaro e allratanta chiara prepai'ata e
cum polvere de gomarabico e lassa
stare insiemi doi note e cum ({uello lo
- 98 —
dislenipera. E se tu lo vorai operare,
el dicto giallo, nante che sedie, ciò è
quando tu lo fai che è fresco, tolli de lo
ditto ranno verde e mistavi poco poco
terra biancha e dallo dove te piace e
rimarrà giallo belitissimo. E sappi che
lo dicto sugo ó bono tutto Tanno ed è
migliore stantìo che fresco ; e se se in-
durassi, mistali uno poco de ranno a
ciò diventi morbido.
A fare uno bello e naturali verde,
provato.
Tolli verde ramo e macinalo ben
subtili cum aqua, poi lo secca, poi tolli
de lo sopradito giallo e mistica cum
lo dito verde ramo, ciò è le tre parte
de verde ramo e una de giallo e vira
nobili verde durabili. E poi mistare più
e meno giallo comò te pare perché ,
comò più giallo vi meti, più chiaro vene.
A far uno verde scurissimo ; probata.
Havvi indico e macinalo ben sotili
poi incorporalo cum uno poco de lo
— 99 —
sopradii to giallo ed è facto: e distein-
paralo cum chiara o aqiia gomata.
A conciar verde azurri o azurri qìmndo
/'ussaro (jrossci.
Havve lo verde azurro o azurro e
melilo in una peza de panno de lino
slretta e lavalo in una scutella d'aqua
frescha e chiara; e corno l'ai ben lavato,
lo colore andarà al fondo , e quando
sera ben repossato, gieta via l'aqua de
sopra, poi li mecte uno poco de mele
bianco e netto e mistica bene, per in-
sino a tanto che farà una schiuma. Poi
lo macina in porfido molto bene, poi
lo pone in uno vaso vitriato e lavalo
cum aqua tepida tanto che l'aqua n'esca
chiara , poi lo lava cum liscia tepida,
poi cum l'aqua frescha doi o 3 volte,
poi lassalo ben repossare. Sepera via
quella aqua ben cautamente, poi lo di-
stempara cum chiara d' ova preparala
o cum colla de branche de rilaglie de
corami e starà bene.
— 100 —
A felice tentura verde da scrinare.
Recipe libre doi de verde ramo abru-
seiato et fanne polvere subtili e polla
a distillare a lambico et serva 1' aqua
ed è bona da scrivare et da tegnare
filo etc.
W^X^ vT? vT/ ^T- vT?-^T? vTr # ^T^ t^#^
Incipit distintio quinti capituli de
laccis et pavonatiis fiendis in
DIVERSIS MODIS, ET VERZINIS. Et
PRIMO, videlicet:
A fare laccha bona e bella.
Tolli libra 1 de cimatura de grana
de rosato e mectila in ranno fortissimo,
tacto de cenere, la quale usa li tintore,
in una pignatta vitriata nova, e polla
al foco a bullire e bolla pianamente
per spatio de doi paternostri. Poi mecti"
ei ranno e la cimatura per uno colla-
toro netto de panno de lino e premilo
forte cum mano si che tucto el l'anno
esca fora, e poi repone el dicto ranno
a bullire de novo senza a la cimatui'a,
e bolito, el gieta sopra a la cimatura
che è in lo collatoro e preme forte el
— 102 —
colatoro cum mano siche tutto el ranno
escha fora bene, e ripollo da parte e la
cimatura gietta via, et lava molto bene
el collatoro sì che non vi rimangha
veruno pelo de la dieta cimatura. Poi
tolli oncie cinque d' alumi de rocho
spolverizate subtili e metilo a poco a
poco per volta in el dito ranno per
infino che el ranno se strenge, che lo
conoscirai quando el dito ranno tuto
quasi se converti in una schiuma grossa
in fino al fondo; e mai se vole finare
de mistare el dicto ranno cum uno
cochiaro netto per infino che se fredda
bene e che se strengha. Poi meti el
ditto ranno stretto in lo dito collatoro
lavato e cola tucto lo ranno e la laeha
remarà de dentro; e lassala tanto stare
in lo dicto collatore eh' ella se seche
bene. Poi la pone in una catinella de
terra vitriata piena d' aqua fredda e
chiara e rimenela e sfregala bene cum
le mano tanto che se disfacia et tutta
quella schiuma che vene a summo da
principio, se vole gietar via cum una
penna: e lava ben lo colatoro e ripone
suso questa aqua ove hai stemperato
— 103 —
la lacha e 1* aqua chiara uscirà fora ,
insiemi eum lo aliimi e questa se chiama
la purgation de lo alumi. E quando la
dieta lacha sera quasi scinta e tu la
tra' del dicto colatoro e cum uno col-
tello largo la spiana in una tegola nova
e lassala seccare, a l'ombra, e nante che
se forniscila de secare fauni li itezi a
tuo modo e lassa secare ed é facta. E
sappi che quanto se fa quella purga-
tioni de lo alumi , tanto è piti bella ,
più viva, e melglio. E noia «questo se-
creto, che se tu voli che la lacha habbia
più vivo collore e mai non perda ,
quando la dieta cimatura bolle, metice
tanta assa fetida quanto una castagna
e starà bene.
A fare lacha per altro modo.
Reccipe cenere ricotta e fa capitello
e fanne ranno (la quale cenere usa li
tintore) e serbalo necto e chiaro. Poi
pone a bullire el dicto ranno in una
pignatta vitriata, e quando el ditto ranno
bolle, metice una cuppa de calcina viva
che non sia disolta, poi la cola cum uno
— 104 —
panno stretto et tolgli lo ranno, netto e
bello. Poi tolli doi petitti de questo
ranno e metilo in una pignatta nova
vitriata e metice meza libra de cima-
tura de grana mistando molto bene. Poi
la pone al fuoco chiaro e falla bollire
tanto che le tre parte revengna 1' una.
E quando è rentrata per terzo, e tu ce
pone tre once d'alumi de rocho; poi lo
fa bullire tanto che arentre per terzo:
poi la cola per uno telo de staccia in
uno vaso vitriato, poi la pone in uno
matone novo el quale habia uno con-
cavo in lo mezo e metice la dieta lacca
a poco a poco, se non ce pò capire tu-
cta , e lassala stare per spatio de 5 bore
e poi la cava e così farai per insino
che tu n' ài. Poi la pone in una lavella
a fornire de secare al sole ben caldo
e quando è per secarse, stendila in
suso una tavola ben polita; e quando
è ben secca fauni li pezi al tuo piacere.
A fare lacclia per altra via.
Tolli calcina viva e metila in uno
vaso a bullire cum tanta aqua che so-
— 105 _
pravantia a la calfina doi deta e mi-
stila bene ciim uno bastone e bolla per
spatio de 3 ave marie. Poi lassa fre-
dare per una notte, poi destilla per
filtro la ditta aqua che è sopra a la
calcina e in questa aqua pone el ver-
zino raso subtilmente, e fa che lo ver-
zino stia coperto da la dieta aqua. Poi
tolli fiore de farina o vero amido in
polvere e metilo in la ditta aqua dove
é el verzino e mistia molto bene in-
siemi e lassa cusi stare per una nocte.
Poi sepera la dieta aqua cautamente e
de quello amido o vero fiore de farina
ne fa una pallocta come se fusse pasta,
e polla a seccare in lo forno quando è
tratto el pane, o più tardo, per modo
che non se abruscia, e lassala ben se-
care. Poi la reintride cum la sopradi-
cta aqua del verzino, poi la lassa re-
posare e gietta via quella aqua e della
pasta ne fa pallotecti ad modo de avel-
lane e polla a sciùgare a l'ombra dove
non vi vada polvere né altra bruttura
ed è facta.
E se tu volesci fare che la dieta
laccha habbia vivo e perfecto collore,
— 106 —
tolli cimatura de f osato e polla a bol-
lire in la sopradicte aqua de calcina e
tanto bolla che arentre per metà; poi
la cola e in la dieta aqua pone a molle
el verzino e sequita la recieta al modo
de sopra.
A fare virzino da fiorir i minij, hotio.
Reccipe calcina in petra e fanne
polve e metila in chiara d' ova e rime-
nela bene cum uno bastone corno se
concia la chiara per lo cinabrio, e lassa
possare. Poi sepera via la sciuma e di-
stilla quella chiara per filtro. Poi tolli
del verzino, raso subtili cum vetrio o
vero cum la raspa, e metilo de dentro
in la dieta chiara stillata e lassalo stare
a molli doi dì; e vole essere tanta
chiara che lo verzino sia coperto , ed
è fatto
Ad idem, alio modo.
Ahvve calcina viva e metila a molle
in uno vaso cum tanta aqua che sopra-
vanza a la calcina 3 dete e rimenela
— 107 —
cum uno bastone molto bene per insino
a tanto che tu veghi che la calcina sia
bene disciolta: poi la lassa possare per
doi dì e colglie l'aqua chiara e bella.
Poi toUi de lo verzino raso e pollo a
mollo in la dieta aqua per spatio de 3
dì ; poi lo pone al foco a bollire per la
mità e mancho, poi li pone uno poco
de alumi pisto e uno poco de comma
arabico et tolo dal foco e lassa possare.
Poi lo cola, quando sarà freddo, cum una
peza de panno de lino e sarà bello
verzino.
A fare verzino per altra via.
Havve verzino e radilo subtilment,e
e metilo in uno vaso vitriato a mollo
cum tanta orina fredda e porificata da
le fecce che copra el verzino. Poi ce
pone alumi zucharino parte 2 et per
terza parte biacha e uno poco de gom-
ma pista e lassa stare a mollo doi dì.
Poscia la cola cum una pezza e pollo a
secare, poi la distempera cum aqua
gommata e sera fatto bello verzino.
— 108 —
A fare e coìiservare lo verzino in
polvere.
Summe verzinum et subtile rade et
pone in parascide et de supra infunde
claram ovi preparatam ita quod cope-
riatur verzinum, et impone de supra
aliquantulum de lumine rochi ita quod
non fatiat spumam ; et deinde mite u-
nam aut binam guctam mellis et per-
mite stare per unum diem naturaJem.
In secunda vero die addas aliquantulum
de cJara ovi rupta et abrade super de
predicto alumine , ut prius fecisti , ita
quod non fatiat spumam et sic faties
per tres vel quatuor dies. Postea cola
cum pettia munda panni lini et miete
in coculea et dimite siccari ad solem.
Postea abrade de coculea et serva pul-
verem et cum vis operari, miete de
dieta pulvere in coculea cum lexivio
ad mollificandum et fac velie tuum.
A fare pavonazo cum sugo de herbe.
Accipe peze de panno de lino grosse
e non siano nove, bianche, come è peze
109 —
(le tovaglie e peze de coltrice a.-.-; p..i
tolli alumi de rocho e disfallo in 1' a-
qua bolita. Poi lassa fredare e in quella
aqua alluna le peze e bagnale molto
bene; poi le scinga a l'ombra, poi tolli
lo sugo d' una herba che se chiama gi-
losia e in quello sugo bagna le peze
più e più volte, e da una volta a l'al-
tra lassale sciugare a l'ombra bene e
conservale in loco che non li dia ba-
vere, comò é una scatolla. E quando la
vorai operare, tolli uno poco de quella
peza e melila a mollo in una coccia
cum aqua gomata e lassa stare per spa-
tio de una bora, poi la spremi e con
quella dipengie.
Ad fatiendum collorem brasilium.
Reccipe verzinum sive brasilium et
rade et pone in aqua gumata ita quod
coperiat verzinum, in vase vitreato, per
diem et noctem, postea pone ad bul-
liendum donec tertia pars consumetur.
Postea pone intus de alumine rocci et
bulliat pariter, postea pone de forti a-
ceto albo quantum fuit tertia pars aque
— no —
et bulliat pariter, postea cola et serba
bene turatum.
Ad fatiendum verzinum per aliam
fortnam.
Abeas verzinum rasum et mitte in
Clara ovi preparata per duos dies. Po-
stea cola eum cum pezia panni lini
gutatim super matonem novum et fac
manere donec siccatur. Postea cum cur-
teilo elleva diligenter et repone et cum
vis eum operare, mollifica cum aqua et
scribe quicquid vis.
A fare collare de grana cum verzino.
Tolli verzino raso subtili et rnetilo
a mollo in ranno da capo, forte bene,
quanto te paia che sia bastevile, per
spatio de 3 dì. Poi lo fa bullire al fuoco
lento in uno pignatto vitriato per in-
fino a tanto che sia consumpta la quarta
parte, poi poni subito uno poco d' alumi
zucarino e uno poco d' alumi de rocho
spolverizato , poi lo mistica cum uno
bastone bene, e poi lo lassa frodare e
— Ili —
poi lo stilla per filtro e ripollo ben tu-
i-ato e haverai bono collore de grana.
A fare el verzino al fuoco.
Tolli meza oncia de verzino raso
sublile, poi tolli tanto vino biancho
quanto co[ti*a el dieto verzino, poi lo
l>one in uno pignat«llo vitriato novo e
lassalo mollare per spatio de uno di
naturali. Poi tolli una otava d'alumi
de rocho e altratanta gomma arabico
spolverizata ; poi lo pone in lo dicto
pignatello dal verzino e lassalo stare
uno altro di; poi lo pone a bullire al
foco e quando serra arentrato per mità
poi lo lassa fredare, poi lo cola cum
una peccia de panno de lino e serbalo
in ampolla de vetrio ben turata e serra
bono.
A fare verzino bono, provato, optimo.
Reccipe vercino collombino subtil-
mente l'aso e metilo a molli in ranno
da capo, fortissimo e chiaro, tanto che
lo dieto ranno avantia sopra al verzino
— 112 —
3 o 4 detii, e lassalo stare a molle in
in uno pignattino vitriato doi di natu-
rali. Poi li mete una bona piccicliata
de cimatura de grana . e fa che se mol-
lifica bene ; poi lo pone al fuocho a bui-
lire per mità; poi tolli uno poco d'alumi
de roccho e uno poco de gomma rabico
in polvere e uno poco de assa fetida e
lassa buUire per doi miserere piana-
mente, a ciò non se sparga per la schiu-
ma che farà. Poi lassalo refredare e co-
lalo cum una pezza e serbalo in am-
polla ben turata.
A fare el virzino al sole.
Tolli el verzino e radilo subtili,
poi lo pone in una coccia de pessci
grande, overo vaso de vetrio, cum tanto
vino vermilglio quanto che copra el
dicto verzino e lassalo mollificare per
uno di e una nocte a 1' ombra, in loco
che non li dia lo sereno. Poi lo me-
lerai al sole ben caldo e lassalo stare
3 o 4 bore. Poi tolli alumi de rocho
e uno poco de gomma e pista subtili
r uno e r autro: poi lo meti in lo dito
— 113 —
vei"zino, [ioì lassa stare al sole el
diete verzino 3 o 4 dì, ma la noct€ fa
che non stia a lo sereno. Poi lo cola e
serbalo in una ampolla ben tui'ata a
ciò non se mortificha, e serra bono.
A fare verzino alio modo.
Recipe verzino raspato ciim la ru-
spa, cum vitrio, e metilo in una scudella
vitria. Recipe verzinum et rade cum
vitrio et postea tolle c<»cleam et pone
in ipsa cum lingno rupta, cujus me-
dietas sit aqua clara, et permite per
unum diem et unam noctem. Hoc facto,
tolle ipsum et cum panno cola et ex-
prime in aliam cocleam et inmise tantum
alumem scabis quantum est unum gra-
num ciceris. Postea pone adsolem et
permicte scicari. Deinde serva et cum
volueris operari tolle aliquantulum aque
chicche et distempera bis cum ea aqua
et opera.
Ad fatiendium coloretn pavonatium.
Tolli fiori torchi, i quali nascano in
lo grano quando spiga, et tranni lo sugo.
— 114
Poi fa a modo di sopra in 1' altro pa-
vonazo cum le peze, ed é fatto.
A fare collare pavonazo perfetto per
operare in muro.
Havve terra gialla e ben neeta da
altre misture e ponila in uno vaso bi-
stugio 0 altro vaso che arestia a foco
e mecti lo dicto vaso cum la dieta terra
a cociare in fornace de matoni o vetrio.
E sappi che se tu lo mecti de sopra a
la fornace, vira uno collore commo ci-
nabrio rosso; e se tu mecti lo dicto vaso
in fundo de la fornace, in loco che habia
più caldo, vira uno collore pavonazo e
bello. E volse lassare stare el dicto vaso
in la fornace, da principio quando se
acende foco, per infìno che se sforna
la dieta coctura.
A fare verzino bellitissimo e durabili.
Tolli cenere de feccia e fanne liscia
bene chiara quanto tu poi, e se tu farai
la dieta liscia cum vino bianco è me-
glio che a farla cum l'aqua cumuna, ma
'xiiin- uìia e Ixiiia. Poi tolli verzino ben
raso subtili, la quantità che voli e pollo
a mollo in la dieta liscia per modo che
lo verzino sia coperto da la liscia e
non più, e lassa cusci stare per di uno
e una nocte. Poi lo pone al foco in uno
pignatino vitriato e lassalo bollire per
terzo, cioè che arentre la terza parte:
poi li pone tanto gomarabico ben pisto
quanto te paia che sia bastevili e las-
salo bulire uno poco poco, poi ce pone
uno poco de alumi de rocho ben subtili
e subito lo leva dal foco e lassalo re-
fredare e reposare: poi lo cola, cum pan-
no de lino e serballo in una ampolla
ben turata e le fecce gietta via.
A fare pavonazo chiaro e lucido per
operare in carta, cioè fare scatole
e pergamene.
Prima campegia le pergamene e
scattole e altre cose simili de cinabrio
cum acqua gomata distimperato e lassa
sciutare. Poi tolli verzino raso e pollo
a mollo in chiara d' ova ben fratta o di-
K'ituta e cIiImi-m. scn/M sdiiiini;». fariio
— 116 —
che lo verzino sia coperto da la dieta
chiara, e lassa stare per doi dì na-
turali. Poi separa lo verzino da la
cliiara, et de quella chiara collorita
darai 3 o 4 mane sopra a lo lecto de
lo cinabrio e omne volta lassa sciutare
a r ombria e haverai pavonazo chiaro
e laudabili. E sappi che a le diete par-
chamene non se li vole dare gesso de
niente de fora, ma solo dare lo cina-
brio in carta schietta corno sta, perché
se tu li daessi lo gesso, lo verzino lo
faria crepare per amore de la chiara.
E sopra al dicto pavonazo pòi fiorir cum
li altre collore e dipengiare corno a te
pare e piace, ed è probata.
A fare lacha bona.
Accipe orina d' homo quella quan-
tità che voy e mectila in uno vaso per
spatio de X dì, poi la poni in una pi-
gnatta e falla tanto bollire che non
facia più schiuma. Poi ne fa lixìa cum
cenere forte, poi tolli gomma de lac-
cha cruda e pistala minuta corno pa-
nico, poi la poni in uno pignatto novo
vitriato, poi vi poni de la dieta liscia
de hurina che sia ben chiara e necta
e miscola ben cum uno bastone e fa
che la hurina, o vero la dieta liscia, sia
calda quando la poni sopra a la gomma.
E commo è ben mista, poi ne cava fora
quella liscia pianamente, cosi colorata,
e metila in una concha vitriata; poi tolli
alumi de rocho ben subtili e stempe-
mlo cum aqua; poi de questa acqua alu-
mata ne poni in questa concha dove è
la liscia gomata e collorita : e quando
tu vede che se comincia a pigliare, non
ve ne mectare più. Poi tolli quella che
è aranpsa e mectila in una pezza a
modo de uno colatoro e apicala ad alto
e lassala scolare. Poi tolli quella scola-
tura e rimectila in su la pintola dove
arimase la gomma e mista bene. Poi
ne la cava e fa commo facesti prima ;
poi reitera un' altra volta e così ne fa
de 3 sorte. La prima è migliore, la se-
conda meno, la terza mancho. E sappi
che la liscia vole essere fortissima, facta
de hurina e de cenere recocta e me-
ctela sopra a la gomma in uno torce-
fecio, o colatoro, de panno de lino, poi
— 118 —
ve mecti suso lo ranno ben caldo più
volte, poi r aluma e secala, e quello che
te rimane nel colatoro ancho secalo da
da parte, ed è facto.
A fare laccha ut supra,per altro modo.
Summe gummam Iacee libras 5 et
eam pista et cribella cum spisso cri-
bello et demum habeas orinam huma-
nam pausatam per XX dies et stillatam
per filtrum, et habeas unum caldareum
parvum et pone ad ignem cum supra-
dicta hurina,^et quando videbis spumam,
habeas capitem foratam 1 miscolam per-
foratam et cum ea proice spumam que
supenatat urinam. Et quando urina erit
bene despumata et callida, habeas oncias
3 aluminis rochi spulverizati et pone in
burina et iterum fac bullire et de novo
buliendo acipe spumam cum predicto
capite, et quando erit bene spumata
et optime clara, accipe gummam Iacee
setaciatam et pone intus cum burina
alumata, semper miscendo ad lentum
ìgnem per spatium trium miserere. De-
.mum eleva ab igne et pone in uno vaso
— 119 —
ligneo nitido. Pos^tea toUe oncias 6 ver-
zini subtillissime spolverizati cum raspa,
aut pisto in brunzi mortario et pone
ad ignem in parva olla vitriata cum
modica aqua et fac bulire dictum ver-
zinum. Postea cola eum in vaso per
petiam lineam subtilem et spissam et
dimicte infrigidari per unum diem na-
turalem. Demum acipe hurinam aluma-
tam quam est in vase ligneo predicto
et pone intus hec aqua cocta cum ver-
zino et colata, et insimul bene misce.
Postea habeas libras 2 aluminis rochj
et pone in aqua clara, ut sit aqua in
quantitate duarum metatellarum, et fac
bulire insimul. Postea pone hanc aquam
alumatam intus in orina et misce bene
et permicte pausare per unum diem.
Demum cola per alium diem et dimiete
sicari; et quando erit apud sicitatem,
fac de ipsa frusta ad libitum et per-
micte ad isicitatem duredinem. Et nota
quod poteris componere laccha isto mo-
do de pluribus lapidibus et diversis
spetiebus, silicet de quo fit color cri-
musinus, de sanguine draconis, de grana,
de vermiculis, de minio, de verzino et
de floribus herbarum.
- 120 —
A fare laccha per altra fonyia.
Reccipe burina humana et ponas
in olla nova vitriata et pone ad igneni
et lac bene coqui ; et dum bullit, acipe
spumam que facit cum aliquo baculo et
tantum bulliat quod medietas consumi-
tur. Postmodum pone intus gumma Iac-
ee et bulliatur aliquantulum , gumara-
bici parva quantitate et modico etiam
aluminis zucharini vel aluminis roccj.
Quando bulito per spatium bunius bore ,
fatias banc materiam colare per pan-
num lineum raduni et permite pausare
in vase vitriato et laccba petit et ibit
ad fundum. Quando facto, proice uri-
nam que supra laccba erit, taliter quod
non proicias lacba. Postea permite laca
sicare, non ad ignem neque ad solem,
per se ipsa, et erit bona et perfecta
lacba.
Tolli verzino raso cum vetrio o cum
la raspa, la quantità che tu voli: Et se
— \n —
la raditura fusse pieno uno hichiero,
tolli la mità de lo dicto verzino e pollo
da canto e 1' altra mità mieti a molle
in tanto ranno da capo, che lo verzino
sia ben coperto da lo dicto ranno et
lassa stare a molle per lo spatio d'una
nocte. Poi lo pone a bullire al foco
temperatamente, et comò ha bulito per
una ave maria, et tu tolli de quello
verzino che reservasti et mettivini so-
pra a quello, che bolli a poco a poco,
et cusi continua per infìni che n' ai
sempre, staendo uno poco da una volta
al altra. Et comò non n' ài più, e dicto
verzino sia arentrato per mità, et tu tolli
tanto alumi de rocho quanto te pare
bastevili et metivilo dentro et mistalo
uno poco e sia ben spolverizato, et su-
bito poi lo leva dal foco e lassalo repo-
sare bene et fredare bene. Poi lo cola
per panno de lino raro, solamente per
quello che n' esce da sé , senza aspre-
mere le fecce de niente. Et poi lo pone
in una ampulla de vetrio ben obturata
et polla al solle ben caldo per uno di
0 doi, e sera bello e perfecto verzino
da scrivare. Et se tu lo volesti più
— 122 —
scuro, metice, quando bolli, fiuanlo uno
cece de calcina viva e sera facto.
Recipe una oncia de verzino raspato
cum la raspa o cum vetrio, e tolli el
terzo del dicto verzino et mectilo a
mollo in tanta acquaviti quanto stia
ben coperto, per lo spatio de uno dì
naturali, et mectici uno quatrino de
alumi de roccho pista, et poi lo pone
al foco et bolla per uno paternostro et
colalo et serbalo in una ampolla, et lo
verzino ancora reserba. Poi tolli el
resto de questo verzino, quelli altri doi
terze, et pollo a mollo in aceto ben
chiaro et ponce uno quatrino, o più, de
alumi et uno quatrino de goma rabico,
et lo aceto vole essere uno bono mezo
bichiero. Et lassalo stare a molle per
octo 0 dece di et poi ce repone a mollo
el verzino che restò de l' aqua vite ,
sopra a li altri doi terzi, al sole, et poi
ce agiungi uno altro quatrino de alumi
spolverizato et lassalo stare al sole in
uno vaso de vetrio per 4 o sei di, et
— 123 -
poi lo repone in una ampolla, collato
clied' è. Et (quando lo voi-ai adoperare,
tolli una parte de quello verzino de
acqua vite, che sarà giallo quasi, et mi-
staio, et amistalo cum la decima parte
de r altro verzino de lo aceto e scrivi
cum esso e sera bello. E se lo voi più
scuro, più verzino d'aqua viti ce pone;
et Io voi chiaro, ce ne pone meno. Et
se tu farai in questa forma, sera mel-
glio a fare dicto verzino: videlicet.
Tolli el verzino raso come de sopra,
poi tolli uno bechiero de aceto et bolla
per spatio de uno patre nostro et me-
ctice dentro 2 o 3 quatrini de alume
pesta, perché, bollendo lo aceto, 1' alu-
me se consuma et liquefasse meglio;
et se non se liquefasse tucta, non fa
nienti. Poi ce poni a molle lo verzino
et la gomma et polla al sole per 8 o
10 dì, et colalo, et sarà bello, et mistalo
cum r altro verzino de aqua vite che
vera chiaro o scuro, comò tu hai hauto
de sopra.
124
A fare collare nero per fedo.
ToUi uno orciolo d' aqua de scotano
et metilo a bolire tanto che calli la
quarta parte, et mectice una bona scu-
tella de loto de rota et falla callare
doi deta, et poi ce pone de lo vitriolo
romano pisto 3 once, et 3 once de galla
pista, et quando ce mecti queste cose,
fa bollire tanto che calli doi deta.
Tolli libra una de panicella et mec-
tila a bollire cum uno broco de lisciva
forte, tanto che calli quatro deta, et
raecti dentro ciò che voi che sia giallo.
Et se tu voli che questo giallo sia verde,
tolli una scutella de seme de ghebbi
et uno poco de verderamo spolveri-
zato, et colalo per panno et mecti den-
tro quello che fu giallo et sera verde.
A fare perfecto collare de grana car-
dinalesco cum virzino etc.
Tolli una libra de virzino et ra-
spalo, o vero taglialo a traverso minuto
quanto se pò, et mectilo a bollire in
— 125 -
a(]ua piovana chiara , o vero aqua de
fiume, ciò é che sia mezo broco, et fallo
bollire tanto che se sceme per mità;
et innante che leve la caldara dal fuo-
co, babbi una libi*a d' alumi de roco et
fallo bollire per uno patrinostri et sarà
virmiglio ; et levalo dal fuoco et lassalo
fredare tanto che tu ce possi tenere la
mano, et mectice dentro aceto bianco.
Et se tu el voli cardinalesco, non ce
niectare aceto, ma mectice lisìa forte et
hai'ai tre colore. Et se voli che quello
colore de prima deventa violato, remecti
quello che romane al fondo de la cal-
dara a bolire ne la più forte lisia che
poi bavere et fa clie calle le doi parte
et sera perfecto violato etc.
.4 fare laccha.
Recipe una oncia de laccha cruda,
overo grana, et mectila in uno pignatello
et mectivi suso urina d'homo, o vero ran-
no, tanto che sia coperta la dieta laccha,
et falla bollire al foco temperato meza
bora, senza fumi: et come bolle, sem-
pre mestala. Poi che ha cosci bollito.
— 126 —
lolli meza oncia de alnmi de Marocho
et meza oncia de sai gemmo et maci-
nali bene cum ranno et mectilo ne lo
pignatello nanze che romangna de bol-
lire; poi la leva subito dal fuoco et
lassalo fredare. Poi tolli una lavella et
uno petito di orina d' homo reposata, o
vero de ranno forte, et caccialo suso in
la lavella et mistica omne cosa insiemi
et remenala molto bene cum uno ba-
stone et polla per XV dì in loco che
non ce vada polvere, et remistalo omne
sera et omne matina. Et in capo de
15 dì bave uno sachetino de panno de
lino et colalo, et quello che romane in
lo colatoro pollo suso una tegola nova
e ben necta, et li la secha de bocto al
ombra et haverai lacha fina, et reponla
in una scatola et fanne pezze et etc.
A fare laccha per altro tnodo, per mi-
nij, fìna.
Recipe cimatura de scarlacto de
grana fìna et mectila in uno vaso vi-
triato et de sopra ce pone tanta orina
d' homo che la cimatura sia coperta
- 127 —
per doi dota do sopra de la orina d'ho-
mo, et polla bene coperta cum uno
panno in loco che non vega aiere, et
lassala costì stare tanto che dieta ci-
matura se im marcisca et sia fragida.
Et quando sera ben fragida, scola via
quella orina bene et poi macina la cima-
tura molto bene, e quando sera ben
macina, coprili sopra una peza de panno
de lino ben subtili et averai laca
fina etc.
A fare lacha.
Recipe panno, o veramente cima-
tura de grana, ma el rosato, o panno
de grana, è migliore perché ha più
substantia, et mecti in lescivia de ce-
nere de fava, e questa liscia vole essere
forte. Et fa cosci octo o dece volte ,
sempre mectendo dentro la cenere, et
colala che sera fortissima; et in la
dieta liscia poni et dicto collore corpo.
Tolli ahimè de rocho et mistica cum
la dieta lacca et polla a secare et è
facta. Et sappi che la cenere se pò
fare de cenere de cerro, o vero de fecia
de vino etc.
— 128 —
A fare lacha per altro modo.
Recipe libra una de gomma, la quale
porai in liscia fortissima fin che bolla, et
lassala disfare bene. Poi habi tre zayne
d' acqua tepida in la quale sia doi oncie
de alumi de rocho; ma prima mecti
r aqua in una concola grande et de
sopra buterai la liscia bulita, et lassa
stare cusci doi di. Poi tolli una zaina
et piglia questa gomma et aqua e liscia
et polla a colai'e in una sachecta de
tela et lassa uscire fora, et la lacha ro-
marà al fondo.
In'CIPIT DISTINTIO SEXTI CAPITULl AI)
purpurinos et colores aureatos
fatiendum: et ad scisas atque
MORDENTES AD AURUM PONENDUM. Et
PRIMO, AD FATIENDUM PURPURINUM
AUREUM.
A fare jmrpurino, scilicet colore de oro.
Reccipe argento vivo e stagnao vi-
netiano ana et tuo volere, et liiiuefae
ad ignem in siniul et diniite infrigi-
dari. Posila macina omnia insimul ;
postea toUe ampullam vitream et luta
eam cum luto pliilosofìco et dimite sie-
eari. Deinde pone intus dictas res et
pone in furnello cum lento igne, et ne
OS ampulle claudatur: et cum desine-
rit lacere fumum, subtrahe ignem et
cum fuei'it friddam, frango ampulla et
— 130 —
invenies purpurinum nobilem, qtiem ma-
cina super porfìdum subtile et stem-
pera cum aqua gummata et utere.
A fare purpurino per altro modo.
Tolli egualmente ariento vivo, stam-
gno romano, e fallo strugiare insiemi.
Quando è freddo, macinalo bene subtili.
Poi tolli solfo vivo, sale armoniaco ana,
cioè quanto fu l'argento vivo e lo sta-
gno, e macina omne cosa bene subtili
insiemi. Poi tolli una boccieeta e me-
ctive dentro le diete cose; poi la inlota
cum loto de sapientia e mettila in lo
fornello e falli el foco de carbone lento
e non obturare la bocca de la boccia e
quando non fumarà più, levali el foco;
e quando è freddo, rompi la boccia et
troverai el purpurino.
A fare collare d'oro bello per altra via.
Avve stagno batuto , solpho vivo ,
argento vivo e sale armoniaco, tanto de
r uno quanto de 1' altro; poi metti omne
cosa in una ampoljp, et inlutala cum
luto de sapiontia et serra la bocca della
ampulla cuiii una suvera; poi fora la
suvera cum una lesina in lo mezo e polla
al foco e falla tanto stare e cociare
temperatamente che per lo bugio escha
lo fumo giallo. Alora tolli via lo foco e
lassa fredare e rompi V ampolla et tro-
verai lo purpurino bello e bono; e di-
stemperalo cum aqua gomata ed ado-
jteralo a fare minij ed altre eosf.
^-1 /'are purpura secondo la quantità
che voi.
Havvi once I de sale armoniaco ,
once una et mezo de solpho, once 1
d'argento vivo e once 1 de stagno, poi
tolli una boccia cum lo collo basso basso
e inlutala cum luto de sapientia per in-
fino al collo. Poi tolli lo stagno e lo
argento vivo e incorporalo insiemi al
fuoco, poi lo macina cum le altre cose
sopradicte e metili in nella boccia e
polla in lo fornello e falli lo foco de
carbone e sia chiaro: e quando tu vedi
uscire el fumo, continua lo foco e las-
salo stare per infino che tu vedrai
— 132 —
uscire uno signo atorno a la bocea ad
modo d' argento e lassa fredare, poi lo
conserva. E quando lo vorai oparare,
tolli questo porporino e macinalo ; poi lo
pone in la ghievella cum aqua gomata
e lavalo doi o 3 volte cum dieta aqua
gomata e starà bene. Sappi che porta
asai aqua gomata e dàlia sopra li col-
lori e altri minij.
A fare collore d'oro per altra forma
Tolli once doi de stagno e metice
dentro una libra de argento vivo, e
comò sono bene incorporati insiemi, me-
ctice doi once de sale armoniaco ben
trito e mistica bene insiemi in uno vaso
de vetro, comò seria uno orinale, e me-
ctilo al fornello e falli lo foco tempe-
rato per uno di e mezo. Poi lo leva
dal foco e lassa fredare e trovarai col-
lore d'oro bello e cum lo quale pote-
rai scrivare, e distemperalo cum chiara
d'ova rupta bene.
— 133 —
A fare collare (foro bello e bono.
Tolli uno ovo de gallina e falli uno
bugio picolo e cava fora la chiara e lo
ventello lassa in la coccia ; poi lo impe
d'argento vivo e serra quello bugio
cum colla ; poi lo pone socto la gallina
covante per spatio de 30 di naturali e
haverai colore d'oro, e distempralo cum
aqua gommata.
Ad fatiendum fregios aureos cum pe-
rielio.
Recipe armoniacum et incide minu-
tatim cum curtello et pone in forti
aceto albo, vel in orina, ad mollifican-
dum per noctem , vel diem. Postea ma-
cina eum cum aliquantulo dare ovi et
fatias flores cum penna , vel scribe su-
per aurum cum pennello et fac fregium
et quidquid vis. Et cum siccum fuerit,
aliquantiilum sattage et pone aurum
et preme manum super aurum, et cum
cajttum fuerit aurum , habeas de bon-
bage, vel pedem leporis , et due super
— 134 —
aiiriiim et tolle auruni non captum. Et
si volueris facere fregium, vel flores
auri, cum penello super figuras, adde
aliquantulum et de ocra.
A mecte?'e oro senza lustro in suso li
collore.
Havve incenso, gumma biancha e
zuccaro candio ana e macina le predicte
cose insiemi e stemprale cum aceto
forte 0 cum vino e fallo tanto liquido
che non se abombola ; e vuole essere
ben remenato tanto che scurga bene
da lo pennello e dallo dove voi porre
r oro ; e quando è scinto, ponci suso
l'oro e fermalo cum lo bambagio; e
quando haverai premuto bene, sfregalo
cum lo bambagio e l'oro remarà necto
e bello,
A metter oro in su li libri, ciò è in
su le carte.
Avve chiara d'ova rupta cum liei
lacte, molto bene. Poi forai tanto goma-
rabico quanto una avellana, subtil mente
- i:?5 —
spulvciizaiu, e metilo a mollo in la dieta
cluai*a. Poi torai imo poco de zaferani
integro e metilo a molli in la dieta
chiara per lo spatio d'uno dì naturali.
Poi tolli un poco de spogna, e bagnala
in la dita compositione , o vero cum
uno penello, e gratalo dove tu voli me-
tere l'oro subtilmenti e subito meete
l'oro e poi lo ferma eum bambagie,
poi Io lassa ben sciucare e brunisce
cum dente e sera lustro.
De auraìido panno, vel tela.
Summe armoniacum et pone in mo-
dica orina et ibi stet per noctem. Postea
conficitur cum cerusa et modico melle
et tunc ponitur dieta ascisa uno die et
alio die pone aurum, et etiam valet
ad ponendum aurum in carta.
De auro collore ad aurandum.
Habeas gummam amangdolarum et
crocum et molle in mortario et recol-
lige in vase vitreo et pone insta ignem
ut calefatiat. Postea misce de clara ovi
— 136 —
fracta et pinge ubicumque volueris et
erit color aureus.
A fare mordente da mectere oro in
muro.
ToUi osso calcinato e subtili maci-
nato cum colla dolce, conio colla de
carta, poi lo lassa seccare. Poi che è
ben secho, remacinalo de novo cum olio
de semi de lino e fallo uno poco du-
retto. Poi tolli uno poco de vernici li-
quida e incorporala cum lo sopradicto
osso; poi li pone uno poco de croco,
quanto li dia collore , e vole essere uno
poco duretto. E quando voli mectere
l'oro in muro, la calcina conviene es-
sere secha; poi pone lo mordente non
troppo grosso e lassalo stare 5 o 6 di,
poi mecto suso 1' oro.
A scrivare de argento.
Pilglia marchasita che tengha de
argento e macinala in porfido ben sub-
tili cum aceto forte; poi lavala e pu-
rificala bene cum l'altro aceto, poi la
difjtempra cuiu aqua gumata, e scrivi
quello te pare,
A fare collore de argento bello e bono.
Tolli stamgno limato, argento vivo,
ana parte dei, pisto bene cum guma-
rabico humcottato in aqua e scrivi
quello te piace cum esso e lassa seca-
re, e poi le porai brunire.
A mectere a oro omne corpo.
Avve tartaro atreamento, ariento
vivo e sale, e distempera omne cosa
cum forti aceto- e scaldalo uno poco al
foco. Et quando tu voli dorare, pone
uno poco d'aqua in uno vaso, ciò è de
la sopradicta aqua, tanta che copra ciò
che tu ce giette.
Ad fatiendum aureum collorem prò
scribendo.
Reccipe succum celidonie et pone
in anipulla vitrea et bene clausa. Po-
natur sub timo equino, aut venatia, et
— 138 —
ibi maneat per mensem. Postea extra-
hatur et moUetur aliquantulum de au-
ropiumento cum ipso licore et remitatur
in fimo per quindecim dies. Tunc erit
purificatus. Quando autem vis seribere,
miete aliquas guctas dicti licoris in co-
clea , aut cornetto , deinde pone unum
folium am'i fini et liquefac insimul, po-
stea scribe cum penna quod vis, et
quando erunt sicce, burnias.
Ad fatiendum literas auratas.
Summe gissum cum quo ingissatur
tabulas et ocrea 1 cum aqua saccatoris
timgunt fìlum et modicum melle et
Clara ovi bene rupta cum spungia aut
aliter , et omnia ista insimul macina
per magnum spatiura. Deinde tolle mo-
dicum de sorde aurium et macina in-
simul ita quod currat scribendo. Deinde
scribe ubi vis et dimicte siccari. Postea
pone aurum de super et ferma eum
cum bombige, et quando fu erit siccum,
burnias cum dente lupino, vel vitule
lactentis, vel mule, aut bovi, vel cum
lapide aut tebbella.
— 13'J —
Ad scribendum aurum cum caliamo.
Tolle aqua cinabrij, salnitrij et unum
granum salis comunis ana, et unum fo-
lium auri fini, quem pone in una co-
clea simul cum predittis rebus in seco
per noctem, et in mane scribe et erunt
pule he rimo.
Ad fatieti(l((iii aquam ad aurandurn.
Habeas tres orciolos aque et libram
mediani aluminis rocci et untiam unam
tasi albi calcinati et viridem ramum quan-
tum est faba et manipulum unum salis
comunis et bene ad invicem pistentur
et tantum bulliat quod deveniat ad me-
dietatem vel plus, et cum aqua illa
pinge quod vis.
,1 fare scisa da mectere oro.
Abeas gissum subtilem quantum est
nux et macina cum aqua clara et fatias
eiuu aliqualiter sodum. Postea recipe
bolum armiuium quantum est faba et
— 140 —
macina eum de per se cum aqua clara ;
postea missce cum preditto gisso. De-
inde habeas collam nobilem distimpra-
tam et mite intus quantum necessarium
est. Post modum, pone intus aliquantu-
lum zucliari albi et aliquantulum fectie
auricularum et predieta insimul macina.
Et scias quod colla debet esse taliter
quod in macinando se adhereat porfido
aliquantulum. Et quando vis operare,
pone eam super callidum cenigem ut
bene liquescat. Et nota quod si colla
staret aliquibus diebus in vascillo di-
stemperata , esset melius et levius ; et
quando ascisa esset nimis grossa super
cartam, rade eam ut sit bene equalis et
subtilis; et quando vis super eam au-
rum ponere, balnea cum aqua clara et
pone aurum et firma cum bombice. Et
cum siccum fuerit bene, cum dente
burnias; et si esset nimis dulcis, pone
in aqua quando mictis aurum, pone
desuper ascisa , vel cum aqua , aliquan-
tulum dare ovi et bonum erit.
— 141 —
,4 fare xcixa fti'i- nìrcfnri' oro.
Recipe iiriiiuuiaeu ei macinalo senza
aqua: poi tolli sugo d'alglio e maeina
Io arinoniaco cuni lo ditto sugo e me-
ctice uno poco de bolarmino. E quando
fusse secco, se vole remacinare cum lo
dicto sugo; e dallo doi voi, poi mete
r oro.
A fare el profilo doro cum scisa.
Tolli gesso subtili e macinalo cum
chiara d'ovo che non sia rupia né di-
batuta, e' metice uno poco de mele ro-
sato e alcuna goccia de colla dolce a
tua discretione, cum uno poco de scar-
catura de orechie, e poi la li profili e
altro; e quando è secco, ansiace suso
uno poco e subito mette Y oro e calcalo
uno poco cum lo bambagie, poi lo bru-
nisse e sarà lustro e bello.
A fare lettere doro, provata e vera.
Avve oro fino e macinalo in porfido
cum alumi de rocho molto ben subtili ,
— 142 —
poi recolgli el dicto oro e alami maci-
nati molto bene e melilo in una scu-
della de vetrio. Poi lo lava più volte
cum aqna tepida e poi cum la fresca
e omni volta lassa possare a ciò l'oro
se ne vada in fundo. E quando 1' oro
sarà ben purificato e netto, lassalo se-
care ; e quando lo vorai operare , di-
stempralo cum aqua gomata e scrivi
quello te piace e lassa secare e poi lo
brunisse, parendoti.
A scrivat^e oro cum penna, ut supra.
Havve oro fino in folglio e mistalo
cum mele bianco in una scudella. Poi
lo macina in porfido, o vero macinalo
in porfido cum sale comuno molto bene
subtili, poi lo lava cum aqua tepida
ad modo de smalto e sequita comò di
sopra.
Ad idem per aliam viam.
Tolli uno poco de gomma bianca e
bella e chiara e metila a mollo in una
coccia cum uno poco d' aqua rosata i»er
— H3 —
spatio d* uno di naturali, o nocte. Poi
toUi una scudella vitriata ben necta e
unge la dieta scudella cum la dieta
gomma liquefatta. Poi tolli oro fino in
lolglio e mietalo euni la dieta gomma ;
poi lo pone a macinare ben subtili e
lavalo come tacesti de sopra, tanto che
sia ben lavato, purificato e necto ; e lo
distempra cum aqua gomata ut te
certiorem feci in aliis receptis, ut supi-a.
A fare scisa per brunire e porrp oro.
Havve gesso subtili, quanto una
noce, e uno poco de cinabrio quanto li
dia collore , e quanto seria doi fave
d' aloe pattico, e macina omne cosa cum
aqua cliiaia in porfido e in marmo, tanto
che sia sutilissima. Poi la lassa secare,
poi la macina de novo cum aqua go-
mata e chiara d'ove la mità più che
l'aqua gomata, e uno poco de mele ro-
sato e quanto una fava de zucharo can-
dio, e macina molto bene insiemi omne
cosa e, macinando, mectice uno poco de
bructura de orechio , e macinata che
sera, metila in lo corneto e lassala pos-
— 144 —
sare per spatio de doi o tre dì ; poi
gietta via tutta quella schiuma ch'ella
manderà di sopra, poi l'adopera ra-
dendo la parte grossa, poi ansciando,
e subito mete l'oro e brunissce.
A fare scisa bona e breve per mettere
oro.
Pilglia colla gentili che sia dolce,
cum uno poco de gesso subtili e uno
poco de zafferano e macina omnc cosa
insiemi. Poi lo pone dove voli e lassa
secare : poi, ansciandoce, mecti l' oro e
brunissce.
A fare colore d' oro da scrivare cum
penna, in carta e in tela.
Tolli stangno, argento vivo, ana, el
tuo volere. Prima pone lo stangno in
uno crugiolo a fundere, e quando sera
ben fuso, buttace dentro lo argento
vivo e mistalo molto bene cum uno
bastone e incorporali bene insiemi e
vira ad modo de polvere. Poi butta
questa polvere in una scutella, poi folli
— M5 —
solfo e alinvtanto siile armoniaeo eciiial-
luonte, quanto fu lo sopra ^cripto ar-
gento vivo, e pista menuto ben subtili
e miscola insiemi omne cosa e metila
in una boccia alutata dal collo in giuso,
e obtura molto bene la bocca cum uno
coperchio de ferro e disopra obtura
cum luto de sapientia. Poi la pone a
bullire al fuoco per infìno che le hu-
medità de le diete cose siano piallate
via e consumate cum fuoco temperato.
Poi lassa ft'edare e rompe lo vaso e
trovarai collere d'oro bello e bono. E
quando tu vorai seri vare, tolli de la
dita mistura e macinala cum chiara
d' ovo ben subtili , poi la pone in uno
cornecto e scrivi: poi ajwiremnno lu-
stre e belle.
A niectare oro in carta cum litera.
Tolli gesso subtili e macinalo cum
colla non troppo fort«, poi ce pone uno
l)oco de bolo arminio e uno poco de
candio e uno poco de zucaro rosso e
imo poco de mele rosato e macina in-
siemi e dallo (love voi: o (piando ò
- 146 —
secco, rade le parte grosse e ansiace
suso e subito mete l' oro, poi brunissce.
A fare scisa da brunire e porre oro.
Havve uno poco de gesso ben trito,
poi tolli la quarta parte de colla de
carte e polla a mollo cum l' aqua. Poi
macina omne cosa insiemi cum uno
poco de minio e sera bona.
A fare mordenti da metere oro in fi-
gure, in panno, in petra, in Ugno,
in gesso e in calcina o muro.
Recipe litargirio, verde ramo e uno
poco de ocria e macinale cum uno po-
cho de olio de seme de lino e cum uno
poco de vernice liquida e incorpora
molto bene insiemi; poi la comò se fa
per mectere oro.
A fare una aqua da doì'are omnia.
Summe Marchesitam auri, quam
optime tere super porfìdum cum aceto
acerrimo et inde bullant ut fiant sicut
- 147 —
sala. Postoa distilla per elembicum et
exibunt tres a«iue. Cum prima scribitur
in carta; cum secunda, que est rubea,
scribitur in tela, aut ferro, vel in j^isso
et, ea sicca, t'rij^atur cum panno aspero
et fiet aurum pulcrum et lustrum ; cum
t«rtia vero aqua, que est nigra, scribi-
tur super vitrium et, ea sicca, fricatur
cum acerrimo et aspero panno et fiet
aunim nolnlissinuim.
A far*' scisn pt'r metere oro in carta
e per brunire secondo ruso thodesco.
Invenies gissum subtilem et cretam
albam equaliter, et bene tempera cum
Clara ovi que sit rupta cum fici lacte
et ea tempera ad usum scribendi, et
scribe quid vis in carta prius cum dente
polita, et permicte siceari et inde rade
rudes partes. Deinde toUe claram cum
eroe ho colora tam et cum penello, pau-
latim, super mite clai-am et postea sta-
tim super mite folium auri aut argenti
et firma eum modicum cum bombace
et permite sicari ; et sicco, purifica cum
panis mulica prius cum dente polita et
peroptime manebit.
— U8 —
Ad auricellam purpuream fatiendam
Auricellam purpureum habet collo-
rem. Sed bulli acquam bene et capte-
facta, auricellam liquefac intus et frica
fortiter, et frica per stamineam in pa-
raside vitreo, et iterum bulli aquam
similiter ut prius fecisti et prò bis vel
ter. Cola acqua illam et sic fìlo croci et
gummi in testa ovi et calefac super pru-
nam et feceris bis vel ter. In sequenti
die, aquam predictam, cum resedit, bene
iterum cola per stamenea et colata tem-
pera, et in carta pone et scribe. Inde
permitte sicari. Postea tolle armoniacum
et ipsum fortiter tere cum urina et misce
aliquan tulum de cinaprio ; postea super
auricellam, cum penello vel pennam, quod
vis scribe, et permitte sicari. Hoc facto,
tolle fblium auri et digito parum vidat
et ad maximam druge foleum et super
armoniacum pone et cum digito ferma
bene, postea cum lapide, et noli fricare ;
et cum panis mulica purifica. Hoc fac
semel, vel bis, demum sublini capum
auricelle cum laccba vel cinabri et cla-
rius erit.
— 140 —
A(f idem, alio modo
Siimme lac ficus et misce cum clara
rubificata cum cinabrio, et, quando vis,
scribe in carta et permitte sicari. Deinde
super pone succum et noli fricare, sed
cum lapide firma et cum pane levis
purifica.
Ad faticìidum aquam azoch ad deau-
randiim pen)ias strutii et alia, valde
pulcherrime.
Primo fac stratum salis comunis in
urinali et super pone azoch vuaium
et super pone alembicum cum capite
valde ma^num, et sit orinale bene
longum et destilla aqua lento igne ,
post ea sena. Et cum vis operari ,
tolle de dieta aqua, cum qua madefa-
tias pennam strutii ab utroque latere
et dimicte bene sicari et sic fatias bis.
Tertia vice, balnea et non sicces, et su-
per eam sic balneatam extende Mia
solis ab, utra(iue parte et onde ad ignem
et scurla, quia tota ibi penna efficitur
aurea.
— 150 —
A fare scisa da porre oro in carta,
et in orane altro luogo.
Recipe colla de carta et mectili
uno poco d' aqua chiara et lassala stare
tre dì a l'ombra. Poi la pone al sole
tanto che diventa tucta putrefacta et
marcia et palorita, et se manchasse
l'aqua, agiongnicine. Et quando è ben
disfacta, fa polvere de tegoli o di coppi
rossi non tracotti, o vero gesso subtili
et misticale insiemi e poi dalla ove tu
voli, subtili, et de sopra pone l'oro et
lassa secare. De poi lo imbrunisce con
uno dente porcino o cavallino etc.
A ferrruire V oro in owine drappo che
voi.
Recipe fele de bò secco al fumo et
distemperalo cum gomarabico et scrivi
ove tu voli ; et comò è quasi secco, pone
sopra r oro et sarà bello, etc.
Incipit distintio septimi capituli de
cinabriis fiendis et multis aliis
diversis colloribus, et de mistu-
ris collorum et ad collores di-
STEMPERANDUM , SECUNDUM MaGI-
STRUM JaCOBUM DE ThOLETO. Et
primo: ad FATIENDUM cinabrium.
Ad cinabrium faciendum.
Reccipe argento vivo parte doi, sol-
pharo parte una. E prima disfà lo sol-
pho , de po' ce pone lo argento vivo e
misticali bene e redulli in polvere. De
poi lo pone in una ampolla lutata da
luto de sapientia insino al collo, poi 4a
pone sopra le cinige per insino a tanto
che le humidità sieno andate via. Poi
serra la bocca de la ampolla cum lo
bombagio e dalli lo foco uno poco
— 15-2 —
grande per insino che la materia monta
apresso al collo de l' ampolla e sia ben
rosso : de po' li tolli lo foco e lassa
fredare. E fatto.
Ad faciendum cinabriwm.
Summe lihram 1 sul[>huris vivi cum
una libra argenti vivi et quatuor un-
tias stangni et pone in crisole bene
obturato cum luto sapientie et quoque
tam diu quod cultellus non blueatur
a foraminibus crugibuli et habeas cina-
brium bonum.
Ad idem, alio ììmdo.
Accipe sulphur vivi libras tres et
pone in una paraside et coperi eam bene
cum alia paraside et fac subtus ignem,
et quando est liquefactum , pone intus
unam libram mercurij et incorpora bene
mistando dummodo induratur; et quando
frigidum fuerit, macina eum bene su-
per marmorrem et pone eum pulverem
in una bocia et claude os botie terra
et fac suctus unum modicum ignis, et
— 153 —
(|uando audes quod ellovatur in tantum
(luod iinpleat totani bociam, tunc re-
niove ab igne et dimite frigidari; de-
indo frange bociam et erit einabrium
perfeetum.
Ad faciomhim cinabìniim.
Tolli una parte de argento vivo et
doi parte de solfo giallo e necto e bene
macinato, \)0\ pone omne cosa in una
bocia , et incoprila legiermente cum
luto de sapientia. Poi la pone in lo
fornello et dalli da prima el foco li-
giero et copre la bocca de la bocia cum
una tegola, e (|uando tu vedrai lo fumi
giallo, continua lo foco per infino che
vedemi uscire el fumo rosso o verme-
glio. Alora foli via lo foco e quando
sarà freddo trovarai bello cinaprio.
Ad idi' III, alio modo.
Habeas unam ampullam vitream lu-
tata de luto sapientie usque ad sum-
mum colli. Deinde recipe partes duas
sulforis albi et bone triti et partem u-
— 154 —
nam argenti vivi. Postea pone in am-
pulla sopradicta et fac de earbonibus
ignem lepidissimum et circa eam cum
quatuor lapidibus, et pone ampullam
desuper et coperi eam cum tegula et
sepe discoperias; et quando videbis fu-
mum lividum , coperi dummodo videbis
exire fumum rubeum, Tunc tolle ab
igne quia factum erit.
A fare collore giallo per fiorire in oro
in carta.
Reccipe uno poco de zafarani e uno
poco de biaccha e stempera insiemi cum
aqua gomata et la lassa cusì stare, a
ciò se incorpora, per una mez' bora, e
sera fatto.
A fare hiancho bellitissimo.
Tolli cociole d'ova et vetrio bene
pisto et misticali insiemi, et poi la pone
in uno vaso de terra e mectilo in una
fornace per uno dì naturali ; poi lo cava
torà et serbalo. Et quando lo vorai ope-
rare, macinalo molto bene in marmo
et distemperalo cum aqua gomata.
- 15Ò —
A fare cinahrio brevimente.
Abeas libram 1 plumbi et mediam
libram mercurij et quatuor partes sul-
foris gialli et omnia insimul acriter
tere et pone in vase terreo ad ignem
per horas 14, et erit factum.
A fare camilìina.
Tolle cinabri um azurrum et ceru-
sam et macina insimul. Et si esset ob-
scurum, miete plus de cinabrio et de
azurro, et bonum erit.
A fare colore violato.
Prima tolli uno poco de indico et
uno poco de cinabrio et uno poco de
cirusa et macina ben sutile e distem-
pera e vira fino violato.
A fare collore per porre sopra letara
de l'oro in carta.
Summe virzinum abrasum et pone
in cornee to cum tiinta ovorum clara
— 156 —
preparata ut coperiatur, et climite ma-
nere ad solem per unum diem. Postea
exprime eum et serva in ampulla vi-
tria bene obturata; et quando neeesse
est, utere in li profili de la lectra de
la rossecta de 1' oro.
Ad fatiendum incarnatuni per incar-
nare figuras.
Tolle sinopiam et cerusam et miete
ubi vis incarnare; et cum siccum fuerit,
tolle nigrum et reinvenias oculos et
alia membra et illumina cum cerusa
viva et supercilia sinopia et nigrum
insimul et erit brunum. Luciula fiet de
nigro et puntum album, et in mascillis
umbra de sinopia rubea et bene stabit.
Ad incarnandum crucifìxum.
Abeas ocream et cerusam et ali-
quantulum de terra viride et misce si-
mul et pone in crucifixo. Et cum sicum
fuerit, reinvenias membra cum nigro
facto de carbone et misce cum eo ali-
quantulum de sinopia et expleas opus
culli cerasa et fac sicut tibi videtur.
Pilos làc de sinopia et carl»(»iic misto
et insimul piste.
Ad faciendum incarnatum.
Capia-s indicum mistuiii cuiu auii[>iu-
iiiento et fiet colorem viridein. Ocrea
et album insimul incorporata, veniet
incarnatio.
Iti' Ili, aliiis color vanillllnus.
Scias qnod ponendo cerusam cum
verzino erit color camillinus: et si vis
facere violatum , pone aliquantulum de
azurro: et si volueris facere viridem,
pone inodicum indici et aui-ipiumenti et
tìet viridem.
-1 fare l' arzica bona e bella.
Piglia libra una de herba gualda, la
quale opera li tentore, e tagliala bene
minuta, poi la pone in uno vaso vi-
triato, o vero stagnato, e metice tanta
aqua che copra la dieta herba e l'alia
— 15S —
tanto bulire che torni per mità, e se
mancassi 1' aqua , arigiognicine quanto
bolla e non più. Poi tolli once doi de
travertino molto ben macinato, o vero
doi once de biacca e meza oncia de
alumi de roccho ben subtiii; poi mete
tute queste cose a bulire in lo dicto
vaso subitamente, nante che 1' aqua se
fredda e mete queste cose a poco a
pocho, tuttavia remenando l'aqua, e
leva dal foco; e quando sarà presso che
fredda, e tu ne cava via l' aqua. Poi
tolli uno matone, novo, cavato in mezo
e metice dentro lo colore de V arzicha
e lassala reposare molto bene dentro,
poi la pone in su una asicella ben po-
lita a secare ed è fatto.
A far biacha.
Tolli lamine de piombo e metile di
sopra a lo vapore de lo aceto fortissimo
in uno vaso, e coprilo bene cum luto, e
metilo socto lo litami per doi mesi. Poi
rade la matheria che è la biacha che
tro varai sopra a le lamini e fa per lo
sopradito modo per insino che sono
consunte.
- 1Ò9 —
Avve calciiui de litargirio cum
piombo confectato insiemi al loco e sera
minio.
A far pasta da scolpire omìie lavoro
ciò è figure, medaglie e far forme.
Piglia biacha e mastice e pone la
mastice a mollo in tanta aqua chiara
che stia coperta, per spatio d'una no-
cte. Poi impasta la dieta aqua cum la
dieta biacca dura ad modo de pasta e
menala bene per le mano. E quando
vorai scolpire, un<;ite le mano cum
lardo bene, e menala bene per mano,
poi imprompta quello che tu voi e lassai
secare e vira necto e polito; e poila
fare venire de quello colore che tu voli
mistando insiemi cum la j)asta.
Recipe once una de draganti et me-
dili a mollo in tanta aqua che se co-
— 160 —
prino per spatio de uno dì et una no-
cte, et poi tolli una libra de biacca et
macinala cum lo dicto draganti mollo,
et poi lo indura ad modo de una pasta
et menalo molto bene per mano et mi-
stace uno poco de mele bianco a ciò
non crepe, et ungite le mano cum di-
cto mele et fa che sia ben remenata
e poi impronta quello te piace et vira
necto e bello ; et poila fare venire de
che collore tu voli , mistando cum essa
el dicto colore. Et comò tu hai impron-
tato, se vuole incolarla cum colla de
camicia et lassa sciugare, et, quando
sera bene sciucta et tu la polisce cum
uno matofFo de banbagio et vira lustra
corno uno osso.
Item, alius color (1).
Tolle viridem et cerusam et fac ve-
stimentum vel folium, postea umbra
(1) Qui nel ms. è una trasposizione dovuta senza
dubbio al copista che s'imbrogliò e, saltate parecchie
ricette, le inserì di poi. Questa ricetta infatti e le
seguenti dovrebbero seguire quella che ha per titolo
« Item, alius color camillinus . > come si deduce da
alcuni richiami , cancellati poi dallo stesso copista.
— 161 —
onni viride puro, postea profila cum
nigro vel virzino, deiiide illumina cum
cerusa et sic poteris lacere de omnibus
colloribus. FA quando vis facere flores
cum azurro, pone aliquantulum de vi-
tulo ovi; et quando rosas, pone unum
acinum salis.
Ad faciendum alium colorem camil-
Unum.
Azurrum cum albo misto est color
camillinus. Cum auripiumento est vi-
ridis pulcer. Cum zafaramino est etiam
viridis et cum sanguine draconis, aut
lacca, erit color purpureus.
Ad faciendum collorem rosatum opti-
mum et pulcrum.
Recipe lac untiam unam cum dimi-
dia, et tantumdem ceruse et macina
cum oleo seminis lini et cum clara ovi
preparata et pone in carta. Et si vis
magis coloratum et optimum, acipe tan-
tumdem grane et macina insiinul ot
habebis.
— 162 —
Ad fatiendum colorem perseum.
Habeas auripiumenti et lac, de u-
troque tantum, et insimul macina cum
Clara preparata et habebis.
A fare la rosecta per tniniare.
Tolli travertino subtilmente pisto e
tanto alumi de rocho quanto fu lo tra-
vertino et altratanto virzino raso e me-
cti lo virzino a bulire cum ranno forte
e quando bolle , mectice le sopradite
cose e fa bolire che arentre per mità
et poi lo cola per una peza rareta et
haverai bella rosetta.
Ad fatiendum quendam aquam que est
bona ad ponendum super figurìs et
alìis miniis.
Abeas oleum aloe , oleum seminis
lini , et vernice liquida, de uno quoque
tantum, et hoc fatias simul, bulire et
repone in ampuUa et quando opus est,
unge figuras aut minios ; dico ipsis de-
— 163 —
sicatis ol non auto. VA eruiit lustre et
pulcherrinie.
A fare olio (ì>' sciìii do Uno.
Pilglia uno ([uarto de semi de lino,
necta e pura, e amaeliala uno poco; poi
la pone in uno vaso al foco et cum uno
cochiaro la vieni mistando. Poi va più
volte in lo fondo del dito vaso cum lo
ditto cochiaro e falli spatio che se li
possa infundare la granatella; et volse
imborfarla cum uno poco d' aqua a ciò
divente morbida. Poi la mecte in panno
de lana forte e polla a li frescoli e u-
scirà fu ora l' olio.
A fare vernice liquida.
Tolli gomma de gineparo le doi
parte et olio de semi de lino e fa bu-
lire insiemi cum foco temperato e chiaro.
E se te paresse troppo sodo tu ce pone
più olio predicto e guarda che la flamba
non se li aprenda per che non lo jio-
riste spingiare, e se purre la spingesse,
viria negra e brutta. E bolla per meza
bora e sei-à facta.
— 164 —
A fare vernici liquida per altro modo.
Recipe libre 1 de olio de semi de
lino e metilo in una plgnata nova vi-
triata. Poi tolli mezo quarto de alumi
de rocho spolverizato e altratanto mi-
nio e cinabrio subtili macinati e meza
oncia de incenso ben trito, poi mista
omne cosa insiemi e ponile in lo dito
olio a bulire insiemi, mistando cum uno
bachetto. E quando 1' olio ha lo bollo
per volere prosperare de fora, habi
aparichiato una altra pignata vitriata
e metila apresso quella de lo olio per
modo che quello che se spande vada
in r altra pignatta a ciò che l' olio non
se spanda in terra , e in quello modo
la levare el bolore 3 o 4 volte di so-
pra , ed ongni volta retorna quello che
va di sopra in su quella di socto che
bolle. Facto questo, acende l' olio da lo
lato dextro cura una paglia apresso de
essa , ma lassa ardare 1' olio un poco
dal canto di sopra , per modo che la
pignata non arda de dentro per troppo
caldo , altramente 1' olio puzarìa. Et
— 185 —
quando tu acendi l" olio cum la paglia,
remove la pignata dal foco e lassa ar-
dare tanto che tu dichi tre patri no-
stri. Poi aramorta l'olio cum uno co-
verchio de ligno e mitilo sopra a la
pignata ; e aramorto che 1' è, remove lo
coperchio perchè el fumi escha fora,
poi ritornalo al foco, poi cosi fai-ai :i
volte e sera fatta.
Ad purgandiim cerusam.
Abbeas cerusam et eam pone in ol-
lam mundam et miete super ignem,
semper movendo cum baculo dictam
cerusam et efficitur alba.
Ad fatiendum colorem de cimatura
pamiorum. Cuius coloris erit, talein
colorem hahebis.
Pilglia calcina viva et cenerà reco-
cta tanto de 1' una quanto de 1' altra e
fa lisia per capitello, e tolli la liscia
necta e bella poi la pone in uno vaso
necto e fa bullire: e comò bulli, me-
ctice la cimatura de quel collere che
— 160 —
t»i voli , e quando liavei'à bulito tanto
che sia arentrata per terzo, e tu ce
pone uno poco de alumi de rocho a
tua discritione, poi la cola e polla a
sciugare in una tegola pollita o vero
in una tavola e distendila; e quando
sera quasi scinta, fanni li pezi a tuo
piacere ed è facto.
A fare aqua da dìpengiare in panno
de lino o de seta.
Ahvvi once 2 de sale armoniaco,
once 2 de sale gemmo, once 1 de sal-
nitrio e pista omne cosa insiemi, poi
le metti a lambichare e serba l' aqua
al bisogno e porai dipengiare suso in
omne panno che tu voi.
A fare aqua gialla da disignare e di-
pengiare in panno de lino o de
lana.
Tolli alumi de rocho once 1 , zafa-
rami 2, e uno poco de liscia e fa bu-
lire queste cose insiemi quanto che calli
per terzo, ed è facto.
— !»>7 —
Colla da fare Ouine forma che tu voli
per yietare figure.
Havvi bolarminio, fiore de farina
cum aqua chiara, e incorpora tanto che
sia duretta e fa che forma tu voli. E
ancora el solphano fa quello medesimo,
e sia solo disfatto.
A fare gesso suntili.
Piglia la chiavarda del gesso lucido
e metila a mollo in uno vaso, si che
r aqua stia di sopra al gesso, e miscola
molto bene omne di 3 o 4 volte, e in
capo de 5 dì tolli mia stacia e cola
fora l'aqua: e se tu la triti, sera più
subtili. De poi fanne pagnetti e mectile
sopra coppi novi, o vero matone, a ciò
che se scingano. Poi la ripone e fino
che se scingano guarda non vi vada
polvere né altra bructura, e sarà bello
ifesso subtili.
— 168 —
A fare una finestra de carta caprina
che parerà vetrio naturali.
ToUi una pelle de capretto o mon-
tone, 0 d' una capra, e macirala e depe-
lala senza calcina e radila subtilissima-
mente. Poi toUi una dragma de mele
spumato e necto e mistalo cum octo o
X chiara d' ova bene dibatuti insiemi
cum lo mele ad modo se dibacte la
chiara per lo cinabrio. Poi mecti la
dita pelle a mollo in la dieta chiara e
mele, e spremila cum mano in la dieta
compositione e poi la lassa stare a
molle in la dieta chiara per doi o tre
hore al più. Poi la tira fora e apichala
ben stesa ad uno telare e lassala sciu-
gare e fa che la sia bene tirata. Poi
la dipenge come te piace e lassa sciu-
gare bene li colori. Poi la invernica da
uno lato, ciò è da lo lato de li colore,
e polla a sciugare al sole temperato e
aparerà de vetrio.
— 169 —
Ad idem per aliam formane
Ahvvi carta de capretto o montone
rasa subtilmente e bagnala in aqua te-
pida , poi la stende in suso lo telaro e
lassa sciugare. Poi la dipenge e lassa
sciugare. Poi tolli olio de semi de lino
uno poco caldo e dallo di sopita a la
dita carta e lassa sciugare e sera corno
vetrio in aparentia.
Ad idem, in panno lini.
Havvi panno de lino ben polito e
fitto e pollo in su lo telaro ben tirato
e steso. Poi tolli chiara d'ova ben di-
batuta, poi seperala da la schiuma e
mistace per lo terzo de aqua de gom-
ma, poi la dà sopra a lo dito panno
cum una spongia tanto che lo panno
sia bene trapasato per tucto, e lassa
sciugare. Poi la dipengie cum gli ochi,
0 comò voi, e lassa sciugare. Poi li dà
una altra mano de la dita chiara e aqua
gomata e lassa sciugare. Poi li dà la
Airnice liquida e sera comò proprio
yetrio.
— 170 —
A fare aqua da tagliare el vetrio.
Tolli vitriolo che nassce per li mura
e fanne aqua a lambico e serbala bene
turata. Poi tolli vitriolo romano e pi-
staio bene e fanne aqua a lambico e
serbala bene turata. Poi tolli sale ar-
moniaco e fanne aqua a lo lambico e
serbala bene. E quando la vorai ope-
rare, tolli de le ditte aque de omne
una tanto e mistale insiemi e disegna
lo vetrio cum dita aqua e tagliarasse
dove sera bagnato cum dita aqua a tuo
piacere. Et ancora, se tu volesse tal-
gliare vetrii, o spechi grandi farli pi-
coli, tolli uno diamante fino e disegna
cum la punta de lo dicto diamante in
su lo spechio e subito lo mecte in aqua
e erompirasse subito percotendo lo ve-
trio dextramente dovi tu haverai toc-
cho cum lo diamante.
A fare terra da getare omne suttili
cosa.
Reccipe terra da fare pignatti sta-
ciata subtili, parte 20; sale comuno
— 171 -
parto una. Poi tolli mezo bochale d'a-
qua e falla bulire, poi ce pone quello
sale a disfare, poi lo lassa fredare, poi
impasta la terra cum la ditta, aqua sa-
lata e fanni pane e metila a cociare
tanto che tornano rossi ad modo foco;
poi la strita et staciala de novo e im-
pastala de novo cum la dieta aqua sa-
lata. Poi tolli la cosa che tu voli get-
tare o formare, in loco pollito o piano,
e tolli uno cierchiello e mecti dentro
la cosa che tu voli formare, poi mecti
suso la dieta terra e calcala bene; poi
la lassa seccare a lento foco, poi gieta
la tua fantasia e vira necta e bella.
A fare pasta da impromptare che a-
resta a foco.
Tolli schaglie de ferro e pumice e
pista bene omne cosa insiemi; poi im-
pasta cum chiara d'ova ben dibattuta;
poi imprompta quello che tu voli e
lassa secare adagio e diventerà, duris-
sima e arestarà a foco.
A fare pasta eum la quale poi fare
el bene e el mah; et poi disigillare
— 172 —
e sigillare omne letera e poi im-
j)romptare quello te piace. Diventare
durissiìna poi che haverai impron-
tato, e poi farla vinire de quello
collore che tu voli, ponendola a
sechare.
Piglia gomma draganti e gomara-
bico ana , e mecti tucti queste cose in
tanta aqua che stiano a molli per 2 o
3 hore, poi pistale bene in uno mor-
taro che siano bene piste , poi tolli li-
bre 1 de biacha per omne oncia de le
diete gomme e incorpora omne cosa in-
siemi comò pasta. E se tu la voi ca-
nida e bianca, non ce metare più niente.
E se tu la volesci d'altro colore collo-
rita, mistace quello collore che te piace
ben subtili e mista bene a ciò se in-
corporano r uno cum 1' altro e poi te
unge le mano cum olio de ruvita , o
olio de semi de lino, o olio de aman-
dole amare; poi piglia questa pasta e
menala molto bene intra le mano, e
comò è ben menata , porai impromptare
quello che te piace. Et quando la vo-
lesse mantinere liquida, dieta pasta, me-
— 173 —
ctila in una foglia de colo e sempre
starà morbida per omne tempo.
A fare sapone moschato.
Habbi uno vaso della capacità che
tu voi , facto di bona terra e sia ben
grosso a ciò la possanza de la calcina
non lo rompa ; e apresso del fondo vole
essere uno bugio el quale se convene
serrare cum uno spinello e, dal canto
dentro, nante el bugio, se vole metarce
uno tagliere e sopra al tagliere se vole
metarce una faldella de capeccio che
copra el fondo del vaso, e sopra al ca-
pecio, nante al bugio, mectice uno poco
de peza rada. Poi tolli doi parte de ce-
nerà de bagno e una parte de calcina
viva, poi la incorpora cum la cenerà,
poi la pone sopra a la peza che è so-
pra al capecio in lo vaso, e distendila
bene per tutto. Poi tolli aqua piovana
secondo che è la cenerà e mectila in
el va^o in doi o 3 fiate, perchè eUa
bolle e resciugase e vole essere tanta
aqua che stia sopra la cenerà doi deta
0 manco ; e quando non bolle più , lassa
- 174 -
ìslare ciisi tiieta una iiocte e la malina
cava la spinella e lassa colare el capi-
tello; e quando n' ài cavato uno bocale,
remitilo di sopra al vaso e vira uno
poco brutto; e questo fa doi o 3 volte
e r ultima volta lassa uno poco repo-
sare. Poi lassa colare, e se venisse
troppo forte, calca uno poco la cenerà
del vaso perchè la stopinella vole gie-
tare a filo, a ciò che lo capitello ven-
gna necto e bello. Poi che lo capitello
è tutto vinuto, che la cenerà sia senza
aqua , tolli meza brocha d' aqua e me-
tila sopra a la cenerà che è in lo vaso,
e colata che sera , remectila 3 o 4 volte
suso in lo vaso e l'ultima volta reco-
glie el capitello chiaro. E se voi sapere
quando lo capitello è facto fino, se co-
nosce in questo modo. Tiene uno ovo
frescho de sopra. Se lo ovo va al fondo
non è fino, e se sta a galla è fino. De-
poi tolli 9 bocali de questo capitello e
uno rotulo de sego de cervo o de va-
cha, che sonno libre 2,2 nove, e fallo
ben strugiare al foco e ben bolito me-
tarlo in questo capitello e sempre re-
menalo per spatio de meza bora, poi
- 175 —
lo lassa possare una notte o più; e se
tu ce voli metere musco o altre cose
odorifare, pulverizale bene subtili e me-
tili sopra al sego che è in lo capitello
e misticalo bene de vantaggio, poi Io
pone a reposare, poi lo pone al sole a
ciò che se afina meglio e restrimgie-
rasse per modo che lo porai apalotare,
ed è facto.
A faro 1(1 f'fiynphora bona.
Tolli libram 1 masticis et pone in
duabus libris aceti stillati et pone in
palla rotunda clausa, sub fimo, per 3
dies. Postea pone ad solem et obtura
bene eius os , propter pluvias in estate,
per 30 dies, et invenies massam con-
gellatam et habebis camphoram nobi-
lissimam.
A fare borace alixandrina.
Recipe alumi de rocho e l'anni pe-
zuoli de meza oncia 1' uno o circha ,
poi li pone in una pignatta vitriata, poi
li pone di sopra de lo lacte tanto che
- 17« -
lo lacte avanza di sopra a l'alumi doi
deta e omne dì li rimuta el lacte per
in sino a octo di, tanto che tu veghi
a la lingua che te paia dolce. Poi tolli
merolli de ossa de bovi e altratanto
olio d' amangdole e metile in una pi-
gnatta a disfare e poi lo cola e mectile
di sopra a la ditta pignatta de lo alumi
e lacte, e fa che lo dito olio e merolle
sopra avanzano 3 deta. Poi la pone al
sole per 3 mesci cioè giungno, luglio
e augusto e guarda non li piova né
vada polvere. E fatto.
A preparare el cinahrio per adoparare
a pernia e fare corpi.
Piglia del cinabrio la quantità che
voi e macinalo molto bene asciuto in
marmo o in porfido e poi lo macina
cum aqua chiara, o vero cum ranno da
capo, quanto sia ben subtili, quasi senza
tatto, e lassalo secare in su lo marmo,
poi lo mecti in lo cornetto e lavalo
molto bene cum ranno chiaro e forte,
tanto che sia bene netto. Poi de novo
el lava cum aqua chiara , tanto che tu
crede che ne sia ben uscito quello ran-
- 177 —
no. Poi ol lassa quasi secare, poi lo
lava de novo cum aqua calda e lassalo
posare e quasi seccare , poi metice so-
pra chiara d' ova preparata con zafe-
rami e cum rami de fico triti, e fallo
tanto liquido che scorgha bene per la
penna scrivendo. E se tu el voli per
fare corpi, metice uno poco de rosso
de ovo insiemi cum la chiara. E se tu
el voi per scrivare o fiorire, non ce
metare Io rosso de l'ovo. E per farlo
che non facia schiuma e lustro, metice
uno poco de scaccatura de orechie, e
se fusse troppo lustro, gietta via quella
chiara e metice de la nova dove non
sia zafarami né brutura de orechie; e
se se indurasse che non scorisse per la
penna, metice doi gocie d'aqua rosa.
E se volesi che la chiai*a non puza,
metice dentro uno poco de risagallo o
de canfora, e ciò è m la chiara.
A 'preparare azuro per fare corpi e
ppy fili opera r*' a p^nna.
Accipe lo azurro e motila in una
scudella vitriata , poi ce meti del mele
— 178 —
ben netto e incorpora bene insiemi.
Poi macina lo mele cum lo azurro so-
pra marmo, e tanto più sera macinato,
tanto vira più fino e migliore. Poi lo
remetti in quella scudella e lavalo cum
aqua ■ tepida tanto che 1' aqua n' escha
chiara; poi lo lava cum aqua frescha
e da r una volta a 1' altra lassa andare
lo azurro al fondo et tanto continua
che sia ben lavato e purificato. Poi
lassa sciugare lo azurro, poi lo mecti
in mollo in ranno da capo, netto e forte,
in uno vaso de vetrio come è uno bi-
chiere, e lassalo stare per spatio de 7
dì , e omne dì li muta el ranno. Poi ce
meti del novo, poi lo lava cum aqua
frescha e lassalo sciugare a l'ombra,
in loco che non vi vada polvere. E se
tu el voi adoparare per fare corpi , di-
stempralo cum colla de carta caprina,
0 vero colla de ritalglie de camosscio
bianco scamosciato e starà bene. E se
tu el voli per operare a penna, o per
minij, distempralo cum aqua gommata
e cum chiara d' ovo preparata e starà
bene.
A prepantì'i' la hiacha pei' dipetigiare.
Tolli la hiacha e lavala più volte
cum a(]ua calda. Poi tolli doi {granelli
(lo gomai'ahjca chiaro e 3 j^ranelli de
incen.so biancho e macinali molto bene
cum uno poco d'aqua chiara. Poi ce
metti la hiacha lavata e macina omne
cosa insiemi, poi la racogli e mitice
tanta aqua gomata quanto te pare che
comporta; e se fusse tropo dura, me-
tice uno poco d' aqua ehiai-a e stara
bene.
A prepaì'are el verfìe ramo da dipen-
f/iare.
Havvi verde ramo e macinalo cum
fortissimo aceto molto bene, poi lo pone.
Poi fa uno cavo in uno matone novo
e pone el dito verde ramo in quello
concavo, per insino a tanto che lo ma-
tone havem surbito quello aceto, e cosi
continua 3 o 4 volte, omne volta rema-
cinando lo verde ramo cum lo aceto.
Poi tolli uno poco de gomarabico e ma-
— 180 —
Cina insiemi; e se tu lo volesci più
chiaro, macinace uno poco de zalulino
et congrue colorabitur.
A preparare l' oropiumento per fare
corpi.
ToUi oropiumento et macinalo da
siucto, E sappi che è duro a macinarlo.
Per macinarlo presto, macinace insiemi
cum esso del vetrio e macinarasse pre-
sto; e come è ben macinato, distem-
pera cum aqua gomata e trolo d' ovo
rosso.
Ad fatiendum aquam gumatam.
Summe aquam claram in ciato vitri
cum gumarabico triturato et fac ali-
quantulum calefacere ad ignem, donec
sit bene liquefactum. Deinde serva in
ampulla et utere.
Ad distemprandum prasminum.
Accipe prasminum et eum tere cum
pura aqua et permite sicari; et cum
— 181 —
M> M|M,aie, tempera cum iuiiia g'um-
mata. Et si vis eiim magis claruni,
pone Clini eo de auropiiimento et con-
grue colorabitur.
Ad dislritipranduni. nùiiium.
Habeas miniiiin et tere cum aqua
pura et mitte in vase: et cum resederit,
separa aquam optime. Deinde tempera
cum aqua gummata.
A distempì'are el zallulino.
ToUi del zallulino la quantità che
voi et macinalo in porfido cum orina
frescha subtilissimamente e poi lo lassa
secare. Poi lo rimacina de novo cum
aqua chiara e lassa secare e poi lo di-
stempra cum aqua gummata e cum
uno poco de rosso d'ovo.
A distemprare la rossecta.
Piglia de la rossecta e macinala
bene cum aqua gummata et indopiasse
comò li altri collore. E quando è dura,
stemprala cum aqua chiara.
— 182 —
A preparaì'e el zafarcmiL
Abbi zafarami et melilo in la tua
cocia a mollo cum chiara preparata e
lassala stare a molle per 3 bore e sera
bello zallo.
A distemprare lacha per far corpi.
Tolli la laccha e macinala cum a-
qua gommata e cum doi o tre granelli
de incenso bianco e chiaro; e quando se
indurasse, stemprala cum aqua chiara.
A preparare le terre /per adoprare in
muro o in calcina.
Sappi che la terra pagonaza e terra
verde e omne terra da dipengiare in
muro, se macina prima da secco e poi
cum aqua chiara molto subtilmente.
Poi se lassa sechare, poi se distempra
cum aqua gummata ben tenace, o vero
cum r ovo, cioè chiara e rosso misto e
dibatuto ben insiemi, e cum lingno de
fico sminuzato in l'ovo. E cum esso di-
stempra tucte le terre e starà bene.
— 183 —
.4 campegiare e fare fogliami.
Se tu voli fare fogliami , campeggia
prima de quelli collore che tu voli e
lassali sciucare bene de vantaggio.
Se tu campeggio de verde, la pezola
de lo giglio è l'ombra sua e el zallu-
lino è lo suo relevo.
Se tu campeggie de azurro, l'ombra
sua è la pezola pavonaza e la biaccha
è el suo relevo.
Se tu campeggie de rosso, el suo
relevo è el verzino.
?-%^-%^'%^^-%^'%^'%^
An LAI'IDKS ANri.I.ORrM COMPONEXDOS,
S(;iL10ET GEMMAS PRETIOSAS , CLAR AS
P:T LAUDABILIS COLLORIS. ET MARGA-
RITAS, RUBINOS ET BALASCIOS, QUE
SUNT ARTIFITIALES ET NON NATU-
KALES POTERIS ITA COMPONERE CITO
ET FACILE.
t
Recipe de bono lapide qui vocatur
alabastrum costantinopolitanum quan-
lum vis, et illuni primo ignias ut igni-
tum feiTum et extingue in acetuni al-
bum acerrimum. Postea tere in brumzi
mortaiio subtiliter et totum pone in
oleo lini, ve! olive, ubi stet 3 diebus,
vel plus. Postea pone in cucurbita et
stilla per elembicum; cuius distilatio-
nem colige et serva. Et cum autem vis
colorare, pone in ipsa aqua quem colo-
— 180 —
rem vis et perpetue tenebit colorem.
Nam si vis habere zafirrum , intus pone
azurrum ultramarinum. Si vis babere
smaralgdum, intus pone viridem herem.
Si vis habere topatium , intus pone
oleum vittolorum ovorum gallinarum
et [misce?] quequidem aqua fiet cum
interposito collere 3 diebus rasine alumi
zucarini vel seaioli : deinde aquam eo-
loratam cola per pannum lineum spis-
sum et subtilem et idem fac quid vis.
Nam congela iuxta ignem ut veniat ad
duritiem paste et de tali pasta tolle
portionem et incide ad quam formam
vis lapidem, vel coppam, sive vasem,
bene buliendo cum olive oleo, vel oleo
seminis lini, aut oleo amangdolarum
amarum in freventi sole ad desicandum
super asidem politam, et erunt tam-
quam vere et naturales et hoc habeas
prò magno dono et utilitate.
Sic fiunt de cristallo lapides picti con-
trafacti ut topatij, zafìrri etc.
Abeas libram 1 cristalli optimi et
tere in mortario et cribra ut sit subti-
liter pulverizati. Postea pone 5 lib. os-
— 187 —
sum cervinuin combustum usque ad al-
bedinem perfectam. Si vero non poteris
babore cervinum ossimi, habeas bovi-
nuni ossum, sive bufFalinum. Deinde
lolle salis alcali lib. 5 et subtiliter tere
et eommisce bene insimul et hunc pul-
verem pone in forti olla coperta et luto
sapientie lutata et pone in fornace vi-
trialoi'um ubi stet quinque diebus vel
secptem ad plus, et illic fundatur vi-
trium. Postea superpone de bono azurro
et insinuil stempera et fìet color cili-
strinus et confizias zaftrros grossos vel
parvos quos actabis cum pelra que vo-
catur smiraglius. Si vis habere topa-
tium, pone de supra crocum. Si rubinos
elaros, pone cinabrium. Si obscuros,
pone verzinum. Si granatas pone ver-
zinum sive oricelle aut rose. Si iaspi-
des, pone exustum de auripiumento :
nani quod fit de vitro, fit de cristallo
ut predictum.
Ad fatiendum inargaritas.
Accipe vitrum cristallinum lucidis-
simum et subtiliter pulveriza quantum
potes et incorpora cum albumine ovi
— 188 —
et spuma lumace ; et de illa massa for-
ma perlas cum formis ut sit bene ro-
tunda et perfora cum una seta porci.
Deinde pone eas in uno vase cupo, ad
ignem, tantum quod fiant albe. Postea
extingue eas cum clara aqua et erunt
pulcherrime.
Ad fatiendwn pulcras scutes de cri-
stallo.
Habeas lapides vivos cristallinos ,
sive marmorinos, albos et de ipsis fac
calcina de quo vis. Deinde accipe de
ista calcina albissima rodulos 6, tartari
usti rodulos 2 et sai alcali rodulos u-
num et pone in fornace vi tri et ibi fac
fundere et poteris facere scutellas et
quodcumque volueris et erunt pulcre
ut cristallus. Et si pingis de croco ferri
et calefatias ad ignem picturas, erunt
sicut aurum finum.
Ad ruhinos componendum.
Tolle alumis rocci 2, 1 , salis nitri
3. 1 (1) et pulveriza subtiliter insimul.
(1) La cifra 1 forse significa unciits.
— 1S9 —
Deinde accipe verzinuni bulitum in vi-
num ad medium et cum dicto vino im-
pasta et incorpora dictos pulveres ad
modum sapoi-is et pone in vaso vitrio
cum parvo igne ut siccetur et in unam
massam reducetur, et leva ab igne et
dimiete stare per 7'" dies et invenies ma-
theriam in modum paste bene colora-
tam , et tao, aut forma, quod vis ad li-
bitum.
Ad /atiendum balasoios.
Aecipe lapidem cristalli puri et ha-
beas unam palectam ferri concavam et
ea miete lapidem et fac subtus ignem
bonum. Et cum fuerit ignita tota pa-
lecta cum lapide intus, habeas claram
et frigidam aquam surgentem et proice
unam guttam super dictum lapidem;
postea suaviler repone ad ignem, et
habeas sanguinem draconis finum, pul-
verizatum subtiliter, et fatias ex eo u-
nam maxam et unge lapidem et remite
ad ignem ut palecta veniat rubea cum
parvo igne. Deinde elleva ab igne et
permite frigidari insta ignem; et cum
— 190 —
fuerit quasi frigida, frica eam cum pet-
tia panni lini accerrimi et bene erit
facta.
Ad fatiendum pulcras perlas tamquam
vere et laudabilis coloris in apa-
rentia.
Habeas lapides pisscium de capiti-
bus , pulverizatos suctiliter et incorpora
cum albumine ovi, ut pasta. Forma po-
stea et fac ut sit bene rotunda. Post
perfora cum seta porci, per quod fora-
men pone setam equi et dimite ut ad
solem siccentur. Demum coque eas in
lacte recenti et dimicte fridare in loco
sine vento et pulverem, donec in du-
ritiem convertantur.
Ad fatiendum margarita^ sive perlas
tamquam naturales et optim,af! et
veras, sine dubio.
Summe mater perle, sive perlas
minutissimas aut lucidum illud quod
est in conchiliis perlarum et pulveriza
subtilissime _ et de eo pulvere acipe
— 101 —
liartt's dnas et i)arteiìi 1 albissiiiiam
gumainraliicam pulverizatam et misce
cum aqua roris. Demum informa optinie
et desieca ad humbram et ante quam
niultum indurescant, perfora cum seta
porcina et dimite fortiter durescere.
Postca poli piane cum quo poliunt au-
rifices lapides. Postea acipe tasum al-
bissimum et lac fìci et pone in eo lacte
dictum tasum pulverizatum e dimicte
ad^serenum in vasculo mundo et disol-
vetur. Postea miete perlas tuas in seta
caballi, aut in filo, et calefac bene eas
ad ignem ; postea merge eas in tali di-
solulione et eleva et dimitte sicari. De-
mum, iterum calefac dictam disolutio-
nem et sumerge et desica et sic landiu
reitera, donec habeas perlas luccidissi-
mas. Deinde sepelias eas in furfure or-
deatio per duas horas et frica optime
cum panno. Et quidam Ispanus dixit
mihi ut eas in succo limonum solverem
novem recottam et siccetur et cumglu-
tinetur cum glutine limatij et sint sicut
pasta et formentur. Postea accipe fru-
stum carnis veteri et marce, tauri, et
(|i\ i,].. fiiwfiirn et faota fnvfa in rni-ne.
— 192 —
colloca pei'las in singulis foveis et rei-
imge carnes et liga perfecte ne vaporet
l'unium perlarum et in fumo bene assa
et sint bone ad comedendum et erimt
bone et perfecte. Sed si forte erunt ni-
mis aduste, da comedere columbo per
diem, vel plus et erunt lucidissime.
Ad fatiendum perlas grossas de nd-
nutis.
Tere parvas margaritas in mortario
brunzi subtiliter. Bemum accipe citosi-
tatem citrorum et distilla per fìltrum
et de urina .et de aqua tasi quantum
est tertia pars aque citri et impasta
dictum pulverem cum hac aqua ita quod
deveniat sicut pasta et dimicte per tres
dies ad solem. Postea cunglutina dili-
genter et depone super vitruni et forma
margaritas ad libitum cum oleo mu-
scellino. Postea perfora cum porcina
seta, per quod foramen pone setam
equinam et dimite ad solem donec si-
centur. Demum pone in ventre piscis
bucefalli , eiectis interioribus , et sue ,
sive cuscias ventrem, et fac inde pa-
— 193 —
stillnm et coque et exerge et invenies
lapides duros : et friea eas cum l'urlare
ordei In panno, fortiter. Demum da eol-
lumbo, ve] ^allo, eomedere per dieni 1
vel amplius, sicut videtur, et iterum
IVica cum furl'ure ut prius. et erunt lu-
cidissime.
Ad tnaryaritas , sive perlas, clarifi^
Cd ìXihis.
Accipe perlas et lava fortiter in a-
qua limpidissima, in panno mundissimo,
et tune acipe saponem ultramarinum
et disolve in aqua et lava ut supra.
Ad fatieìidum smira Igdum de cristallo.
Habeas cristallum et miete in alu-
mine perdies duodecim, postea coque
in viride ere et erit smiraldius nobilis
in aparentia ut esset finum. Et sic po-
teris habere zafirrum et omnes lapides
pretiosos. Secundum colorem quod vis,
miete cristallum et fac in supra dicto
modo et habebis omnes lapides pretiosos
contrafaetos.
194 -
Ad fatiendum crisoUtum de cristallo,
Tolle cristallum et miete in alumine
per 25 dies. Demum coque in auripiu-
mento et apparebit crisolitum.
Ad fatiendum ambra.
Accipe cinerem fecie et fac lisci-
vium eum aceto albo fortissimo 3. De-
inde fac eum buUire per medium ut
revertatur et iterum cola per dictuni
cinerem et fac eum quiescere ut sit
bene clarum. Demum acipe ovorum, vi-
tella prò rubeis et albumina prò albis,
et perente bene et permitte per 3 dies
ad solem quiescere, donec fiant pudride.
Deinde tolle dictum acetum eum dictis
ovis in uno vase vitrio et pone ad
ignem et fac bullire, et per omni ovo
mitte % aque vite et mellis ana et
croci stemperati 3. 1, mirre 3. 5, gum-
me ceresarum 3.5. Stringentur ea, et
omnia sic preparata fac bullire per u-
nam horam et miete frigidari et forma
ambra ad libitum tuum et fora eam
— 105 —
rum porcina seta et postea un|,^^ ea
Clini olio semini lini. Demuni, quando
sint siece , iin^^e ea eum liquida vernice
et permitte sicare et erunt pulcheiriine.
.1'/ ambra fatiendum.
Tolle albumina ovorum gallinarum
et cum spunj^ia tantum perdi ute ne
aliqua spuma appareat, et mite ali-
quantulum aluminis rocci et colofonie
optime pulverizati , gume cerese, et per
[«innum cola et pone in ampulla bene
clausa et lutata, et pone in olla aque
piena et lac bulire per unam horam.
Demum pone ad refrigidare ad serenum
ut siccetur: postea involve in panno li-
neo et pone sub lìmo per 3 dies. Postea
erit liquida qua poteris ducere in ma-
num, et forma ambra et qnicquid vis
aliud et cum formabis ea, unge tuas
manus comuni oleo et foi-a ea et pone
ad siccandum et erunt facte.
Ad idem.
Habeas album ovorum ruptum in
modiini ad loniperundum cenabrium el
— 196 —
miete in ampulla ut impleatur et in
aceto accerrimo fac bulire donec con-
gelatur. Demum frange ampulla et for-
ma ambra.
Super eodem.
Piglia arsenico cristallino, alumi de
roccho bene pisto, ana, e distempera
queste cose cum chiara d' ova rucpta
bene. Poi mecte queste cose in uno
budello de castrone bene necto e fa
bullire tanto che diventa sodo. E quando
el vorai adoparare e indolcirlo, fa bu-
lire lo dicto budello cum aceto bianco,
poi forma li ambra a tuo piacere. Se
tu le voi fare gialli, mistace del zafa-
rami e remista bene insiemi in polvere,
poi lo cola cum panno de lino e cocilo
comò è dicto di sopra. E se le voi ros-
sce, mista cum la chiara del cinabrio,
cum li sandoli in polvere e fa come è
di sopra dicto. E se le voi verde, tolli
verde ramo e mista cum chiara e fa
corno di sopra. E se le volesce azurre,
tolli azurro e fa per lo modo sopra
dicto.
— l'.'T —
Ad iflfim ut supra.
Abeas ovuiuiu clara purificata et
coagula lento igne et l'ac ambra. Postea
dimite ipsam sicare ad solem et poteris
tacere de quolibet colore vis colorare ;
pone intus colorem. Secundum formam
rotundam debet coagulari.
Ad calcinandum cristallum.
Capias pecios cristalli parvos ut ca-
stanea et ipsos bene lava et desica.
Demum pone in igne reverberationis
donec rubiscentur, postea proice in a-
qua frigida et ita fac 4 vel 5 vicibus ,
deinde pista quia calcinatum est. Et
idem modo calcinabitur smiriglium.
Ad fìocandum cristallum.
Tolle cristallum et calefatias eum
valde fortiter et proice in aqua frigida
et ipse frange et reduc in pulverem;
et, eo pulverizato, recipe de ipso par-
— 198 —
Ics 5 et partem 1 de tartaro calcinato
et partem 1 de sale alcali et funde
insimul donec tartarum et sai alcali
consunientur ; et ibi colora ipsum de
quo collore vis colorare, si placet, et fac
de ipso opus tuum.
Ad fntienduni cristalluin contrafactum.
Habeas album triginta ovorum et
2. 2 salis comunis et bene spumatum.
Pone in ampullam ut bulliant donec
reducatur ad tertiuni et iterum replea-
tur ampulla et in ea ponatur 2. ij , et
iterum buliatur ut desicentur et pone
ad refrigerandum et forma quic vis.
Cum oleo erunt ambra et sine oleo a-
parebit cristallum.
Ad molifìcandum cristallum.
Accipe aluminis roci et tere bene
super marmorem cum fortissimo aceto.
Deinde pone in vase vitriato et fac bu-
lire donec desicetur. Hoc facto extrae
et iterum tere et sic fac vicibus 5. Po-
stea pone in ampulla vitriata sub fimo,
donec solveatur. Deinde aqua que su-
— 199 —
pernatet proiciatur et tane pol^ris dare
collorem cristallo et formare quicquid vis.
Id fatiendum lapides pretiosos cantra-
fnctos de n'istallo.
Abbeas aluminis rocce, aluminis zu-
carini, vitrioli romani, salis copertiim,
o)ia, et tere l)ene simili et pone in u-
rina colata et clara et diluito ut disol-
vatur et poteris colorare cristallum.
Pro zafirro pone azurriim, prò smiralgdo
IK)ne viride es, prò rubino cinaprium,
prò balasoio bi-asilem sive strupio, prò
iacinto celeste pater azurri, prò ama-
Btito exoricella et sic poteris habere
omnes lapides ponendo colorem. Me-
mento tamen quod cristallus et colores
debent resolvi ad modum coloris et mi-
scere et congelare; deinde bulliant in
modum lapidum.
A mollificare el cristallo per modo che
j)orai improntare e tagliare come
cera.
Recipe et cristallo fino e metilo a
molle in sangue d' agnello o de vitello
— 200 —
quando se amaza, e poco starà che sera
morbido. E corno sera freddo, retornarà
duro e lustro come prima.
Questa è una opera acuita fdosoficale,
ciò è fare coralli grossi de limicoli,
in questo modo.
Accipe quella quantità che tu voi
de li coralli picoli e pistali tanto e pol-
verizali tanto subtilmente che paiano
essere senza tatto. De poi tolli el sugo
de li limoni che sia ben depurgato in
questa forma. Tolli lo sugo e prima lo
distilla per uno panno de lana grosso,
e questo fa 3 o 4 volte. Poi lo distilla
per filtro tanto che sia bene chiaro, poi
impasta cum lo dicto sugo la predita
polvere in uno vaso de vetrio, e comò
sono bene incorporate' e imbeverate de
vantagio, fa che ce sia tanto sugo che
avanze sopra a la dita polvere doi o
tre deta. De poi tu vederai che produrà
di sopra una certa graseza o licore
grosso. Piglialo e pollo da parte in uno
vaso neto, poi tolli le polvere e lassale
secare tanto che tornano dure ad modo
d" uiiii j»a.>ia uno poco durelta, de la
quale pa^ta forma li coralli grossi, o
forma vasi, o imagine, o cavalli, o fi-
gure, o branchi de coralli, o quello che
te piace, e ix)lle in loco dove non sia
polvere, né furai , né vento, né sole e
lassa alquanto secare: ma prima che
siano fornite de secare, ungile cum
quella graseza o licore che reservasti,
de poi lassale seccar bene in tucto e
bavera opera polita e bella e vera e
de bono guadagno.
A ftirr ri'rniri' liijipiida hoitfi.
Ahvvi libro doi d'olio comuno et
doi libre de semi de lino fresca e fa
bullire insiemi in una pignatta vitriata
tanto che calla per mità. Poi la mecte
in uno altro vaso vitriato, comò uno
pignato, poi havvi uno tre pei e diso-
pra vi mecte la dieta pignatta e falli
de socto el foco chiaro. E comò comenza
a bullire, e tu ce pone 30 o quaranta
spighi de alglio mondato e ben alanato
sutili, poi ce pone uno poco de alumi
de rocljo a discretione e lassa bulire e
— 202 —
cociare. E se voi sapere quando è ben
cocta, tolli una penna de gallina e ba-
gnala in la dieta cocitura. Se la. penna
viene pellata e cocta , é facta ; e levala
dal foco e nante che se fredda mectice
una libra de vernice da scrivare, ben
pista, a poco per volta, e sempre vieni
mistando intorno cum uno bastone. Poi,
quando sera quasi fredda, e tu la cola
cum una stamegna; poi quando sera
fredda, mectice sei o 8 albuma d'ova
ben dibatuti e chiara, comò se fa per
lo cinabrio, e mista bene. Poi la mecti
uno dì al sole e mistala ad omne bora
e serbala al fresco e starà bene.
A fare cmahrio.
Abbi argento vivo e doi parte de
solpho bianco o giallo, e incorporalo, lo
solpho, ben trito, cum l'argento e pollo
in una boccia lutata de luto de sapien-
tia e lassa sciutare. Poi la pone nel
fornello e falli foco ligiero e copre la
boca del vaso cum una tegola e spesso
lo scopre e ricopre. Quando tu vedi vu-
scii'e el fumo giallo, sera apresso die
— 5n:ì _
liifiu, e la>>alu laiiiu .slaie e dalli lo
foco che faccia lo fumi rosso, quasi pa-
vonazo. Ahlora toli via lo foco e lassa
fredare ed è facto fino cinabrio.
A fare de cento perle ima bel fa perla
boìia de vantagio.
Tolli sugo de limoni i quali siano
mezanamente maturi e mectilo in una
sculella vitriata e distillalo per lingua
buina e fa che non vi possa andare
polve, né fumi , né altra bructura. Poi
pone lo dicto sugo in uno vaso de ve-
trio, corno è una tazza, poi medi in lo
dicto sugo quanti perii che tu voli e
siando le diete perle ben necte da
omne loto e sallaveza, e lassale stare
ben coverte per spatio die siano bene
mollificate. Da poi le remove dal sugo
e lavale bene cum aqua chiara, bene
scrillente, per modo che non remangha
nisciuna verdeza a le perle. Poi le^im-
pasta cum aqua de lumache, la quale
se fa in questo modo. Tolli le lumache
e mciiidale bene e mectili in una scu-
lella vitriata. Poi li pone suso uno poco
— 204 —
de sale ben trito a ciò depurga omne
baviglia; poi li pone suso uno altro
poco de sale armoniaco e lassale stare
cusì per uno di e una nocte e poi le
pone a stillare per lambico; e de que-
sta aqua usarai a la tua opera. Poi
babbi doi peze de vetrio ben polite in
cescheduna palma de le mano e cum
li dicti peze de vetrio le ritonda dex-
tramente , o vo' fare una o doi o 3
perle o quanto voli. E quando le diete
perle scranno ben retonde , mectile in
una seta de porcbo ben necta e forale
prima cum uno filo de argento o cum
una seta de cavallo longha, e mecte
queste perle in meze de doi scudelle
de vetrio suspese suso in la dieta se-
tuia de cavallo , per tal modo che le
diete perle stiano in mezo de le diete
doi scudelle in aiere, suso in le diete
sete, che le diete perle non tochano in
nisciuna parte e le diete scudelle siano
bene serate insiemi. Poi le pone al sole
a seccare , e quando scranno duri , tu
le pone suso de la polve de lo smiri-
glio cum uno canavaccio. Poi toUi se-
mola d' orzo e mista cum le diete perle
— 205 —
e polvere, e sfrega de novo molto bene
cum lo dicto canavaccio e scranno lu-
stre e belle.
Ad fatiendum zaffirrum et ipsum afi-
nando et coloramìo.
Accipe cristallum vel lapidem tran-
sparentem et quod vis accipe et eos
calefac fortiter. Demum estingue in
aqua frigida pluribus vicibus , postea
pistentur. Deinde tolle totidem de sale
alcheli et insimul funde et postea pone
in furnum et adde secum parum de
zaffirro. Et si vis quod fiet viridis, adde
parum de mineo. Et nota de callamita
femina aliquis dicit quod facit rubeum
transparentem. Et scias quod dicti la-
pides inveniuntur in montagna Sancti
Berardi et sunt perfecti et boni et cri-
stallini tamquam de propria minerà.
A fare collare d'oro.
ToUi ranno e ocria, ana, e macina
cum oleo de semi de lino. Poi ce mista
uno poco de verde ramo e de nero e
— 200 —
macina insiemi. Poi lo pone in uno
pignatino al foco, e quando cominza a
bolire, levalo dal foco e lavoralo dove
voi e sera in collor d'oro.
A porifìcare el zafìrro.
Ahvve el zafirro e lavalo cum lo
sale e aceto e poi lo tieni a mollo nello
aceto forte per 6 dì , e omne di li muta
l'aceto, e tanto fa chuscì che lo loto o
scista vada via ed è facto fino.
A fare vetrio rosso.
Tolti libra 1 de ramo e fundilo, e
quando è fuso mectice once 4 de piombo
e lassalo bene incorporare e bufalo in
r aqua fredda e vira minuto comò gra-
nelli de grano. Poi lo trita più, se poi;
poscia lo mecte nel vetrio e vira ve-
trio rosso da fare patrenostrl e altre
lavore. Item, nota, la limatura del ramo
messa nel vetrio, fa rosso, ma vole poco
foco ; e lo simili fa lo minio e la biacha.
.1 mocter oro in vrtrio.
Tolli veliche de veUiu subtilissimi,
che sieno de vetrio cristallino, polite e
necte e cocto quanto più poi, e rom-
pilo corno a te piace e nietivi suso l'oro
vero. E che frate (xioahnne me dis.se, per
apiccare bene 1' oro al vetrio se voleva
torre aqua de borace, quella borace ali-
sandrina che adoperano li orifici, e cum
quella apicare l'oro in su lo vetrio, la
quale aqua lo fa apichare bene. ?] quando
hay apicato el dicto oro in su lo vetrio
bianco, polo in su la bocha de la for-
nace, cioè dove stay a lavorare, in sì
facta forma che se scalde. Poi babbi
cura , comò è seccho : poi debbta el tuo
vetrio aparichiato nella fornace in su
lo quale voi mectere l' oro. Nel quale
vetro vole essere miscelato crocum ferri
subtilissimo de archimista; e questo vi
vole essere dentro a ciò che facia lo
lecto a r oro che parerà piii collorito.
Poi cava de la forma , cioè quella quan-
tità de vetrio che voi e scaldala in su
lo marino dovo lavorc i Iticliici'o o fa
— 208 —
presto. Poi la piglia cum lo ferro che
piglio li bichiere e pone suso la peza
dove è l'oro e pone l'oro a la parte
de socto, cioè fa che sia atramendoi
queste vetrie, poi le pone ne la fornace
a stendare cum uno altro ferro e stende
quella peza de l' oro si che sia ben
stesa e ben apiccata. Cavela fora e me-
tila di sopra a fredare dove mecti li
altri vetri , poi l' adopera al tuo lavoro
come te pare.
A dipengiare li vetrij cum li smalti de
omne collare che tu voli, corno sono
tazze 0 altre lavore de vetrio.
Tolli i smalte che tu voli adoperare
e fa che sieno ben tenere e corrente, e
pistali in su lo marmo o porfido nel
modo che fanno li orifìci. Poi lo lava
e pollo nel tuo vetro nello modo che
lo voi porre; poi lo lassa ben seccare.
Poi lo pone in su l' orlo della camera
dove se freddano li bichieri, dal lato
dove se cavano i vase frede e a poco
a poco lo spigni ne la camera , verso
lo foco eh' escie da la fornace ; e babbi
— 209 —
cura che non li metesci troppo presto
a ciò per tropo caldo non scopiassce.
Poi che vede che è ben caldo, tolo con
lo pontello e apiccalo al pontello e pollo
a la bocha de la fornace e a poco a
poco li dà el caldo metendolo dentro.
E quando tu vedi che i smalte lucano e
che sonno ben stesi e apicati , cavali
fora e pone a fredare nella camera, ed
è facto.
.1 fare vetrio incarnato.
Accipe libre cento de vetrio bianco
e metilo a cociare nella fornace; poi
toUi libre octo de maganese pisto, de
quello arso; poi tolli libre 8 de sale
alchali e mistica cum lo dicto maganese
e mect^ le diete cose in uno testo nella
caldara ad imbiancare per uno di e mi-
staio bene cum uno (1) ferro poi ca-
valo fora e pistalo e fanne polvere. Poi
(1) Qui fu tagliatii una carU della quale rimane
il margine interno Ma al tt-sto non manca nulla e la
mancanza della carta ^ anteriore o c<^nt«mporanea alla
copia. Infatti nel marcine ch« rimane, si legrge - ro-
cat - della stessa mauo che sciidse tutto il libro.
— 210 —
loi 3 libre de questa materia e mecte
sul vetrio , cioè in x libre de vetrio, e
mista bene cum lo ferro e lassalo afì-
nare. E se fusse troppo scuro, metivi
dentro vetrio bianco; e se fusse troppo
chiaro, agiongivi de la dieta matheria
e sera bono e perfecto.
A fare vetrio giallo per patrenostre o
ambre.
Tolli piombo libre 1 , stagno libre
doi e fundi e calcina e fa vetrio per
patrenostre.
A fare zallolìno da dipcyigiare.
Havve libre doi de questo stagno
e piombo calcinato e doi libre de questo
vetrio da patrenostri e doi libre etiam
de minio e meza libra de rena de Val
d'Arno sotilmente pista e mecti in for-
nace e fa affinare e sera perfecto.
Jncipiunt collores musaici. Et primo
ad fatiendum niateriaìn musicarum.
Accipe plumbum et stagnum, ana,
lib. 1, et funde insimul et calcina cum
sale coninìuni (|Uous(|iio t'norii lotum
jMilverizatuin ad fiirnuni reverboratio-
nis. Post funde. Cui adiun^e pondus
8ui tartari crudi et pulveriza et iterum
jiìisce de sale comuni et pone in turno
reverberationis per diem natui-alem.
Postea lava idem sai eum aqua com-
muni callida, post redde aliud sai et
iterum calcina ut prius, et sic fac tam-
diu quod sit calx alba. De quo accipe
lib. 1 , de vitro albo lib. 7 , et onc. 1
ossum calcinatum, et omnia insimul
misce et pone in patella vitri et fac
lundere e stet ita fusum in fusione per
tres dies et cum virj^a ferrea vide si
sit bene de<jrestum et comistum et erit
musaicum, seu vitrum album intus et
t?xtra, quo poteris comjwnere omnes
alios colores vitreos in tali forma. In
octo libris supra diete matherie pone
onciam 1 zattirri pulverizati et misce
bene simul cum vir^rha ferrea et cum
fuerit bene fusum, proba cum modico
si fuerit in colloro azurri; quod si non
esset, adde modicum de zfitiirro et stet
in fusione quo uscjue habeat Itonum
collurt'm. Po-Jicji |>i-(tico (>i (M"it in (ni'iiia
— 212 —
quo volueris. Custode autem a vento
quando proicis.
Alius modus musaici.
Tolle cristallum libram 1 et pone
ad ignem , et cum fuerit ignitum proice
in aquam ardentem in qua sit desolu-
tum pulvere aluminis rocci, et ita ex-
tingue 6 vicibus. Post, pulveriza super
porfidum et misce cum eo ter tantum
de cerusa pulverizata et pone in olla
ut sit semipiena et coperi et luta et
pone ubi decoquitur soda, et ibi stet
tantum sicut soda. Et cum infrigidatum
fuerit , invenies materiam tuam, prepa-
rata ad recipiendum omnes coUores quos
volueris.
Ad faciendum, m^usaicum croceum in
colore auri.
Capias de dieta matheria preparata
et pone cum ipsa onciam 1 croci ferri
et misce cum ea 8 libris de dieta ma-
teria preparata et alba, et stet quous-
que sit in collore auri. Si non fuerit,
adde adhuc de dicto crocho ferri et
certe fiet ut aurum.
Si autem volueris facere musaycum
riibenm, pone in dieta materia alba
onciam 1 alcucu, 1 es ustum in octo
libris diete materie et fiet rubeum. Si
autem volueris facere musaycum ni-
grum, funde unciam 1 (1) Martis et
unciam Jovis et proice desuper sul-
phur pulverizatum et fiet nigrum valde
bonum.
Ad fatiendmn musaicum rvheum.
Accipe partes 3 de dieta materia
alba et partes 1 calcis letitie, 1 solis,
et partem 1 cineris brasilii et partes
tres salis gemme pulverizati et misce
omnia simul multum bene super por-
fidum et pone fusioni in una patella
vitri in fumo vitri et stet per 4 vel 6
horas. Demum extrahe et habebis ru-
beum musaicum.
(1) Qui, e accanto al ^tri* della linea seguent*',
sono i spgni astroUgici e alchimistici dei due pianiti
e metalli. Segni che non trovandcsi più nelle moderne
tlp(graflt'; si ouimettono.
Ad fatiendmn niusaicum rosatum.
Tolle partes 3 de dieta materia et
partes 5 calcis letitie, 1 solis et partes
2 cineris pencholimi, 1 es ustum et
calcinatum et partes 3 salis gemme et
pulveriza omnia simul et l'ac ut supra
fecisti.
Ad fatiendum niusaicum granatum.
Habeas 3 partes diete materie et
partem 1 calcis solis, 1 auri et partem
mediam de maneriaci et partes 1 salis
gemine et fiat ut supra.
Ad fatiendmn musaicuni azurrum.
Tolle partes 3 diete materie et par-
tes 2 cum dimidia azurri ultramarini
et partes 3 salis gemme et fiet.
Ad. fatiendum musaicum viridem.
Capias partes 3 materie diete et
partes duas cum duabus oncis magis
calcis Martis et partes 3 salis gemme
ot lìot.
Ad fatiendum crisofitum , idest vitrum
rdìlornfiiiii in collore ov.ri. videlicet:
'l'olle de liictii inaleria puries 5, Sa-
turni arsi partes x, salis jjremme par-
tes X et pone omnia insimul in turno
])er 5 horas et fiet.
^•%^^^'%^-%^
IXCIPIUNT DIVERSI COLLORES QUIBIS VA-
SARIJ UTUNTUR PRO VASORUM PUL-
( KITUDINE, PER ORDINEM DICENDUM.
Ph' PRIMO;
A fare bianco fino de marzachotto.
Accipe libre iiij de stagno cocto, o
stagno calcinato, e libre ij de marza-
chotto e libre ij de petra e once iij de
termgietta, ed è provata per dipengiar
vase.
A fare biancho el vaso cocto senza di-
pentura, se tu voi che lo dicto vaso
sia biancho e necto.
Habeas libre cento de terragietta
macinata sutilmente cum aqua e cum
libre vinti de Jove spolverizato: e ma-
218 —
Cina tucto insiemi, poi mecti cum aqua
liquida e larà bianche.
A fare biancho de vetrio.
Tolli libre 5 de stagno e libre 3 de
petra fucara de la Mersa e libre ij de
bono vetrio. E se lo voi corregiare che
sia più bello, tolli una libra meno de
la dieta petra.
A fare bianco per mectare azurro.
Ahvve libre 8 de marzachotto e li-
bre 5 de petra e libre 4 de stagno.
A fare biancho per azurro.
Piglia libre 5 de vetrio biancho e
libre 3 de petra e 4 libre de stagno.
A fare biancho per azurro.
Tolli libre ij de marzachotto, una
libra de petra, una libra e mezo de
stagno.
- 219 -
.1 fare biancho.
Havvi libre 6 de sta{?no, libre 3 de
petra, libre 4 de marzachotto.
A fare biancho per azurro sutili spia-
mito.
Recipe nella pila libre 4 de marza-
cbotto, libre 2 de petra, libre 3 de
stajriK».
.1 fare biancho per dipengiare certe
(oUore divisati corno te pare.
Ahvve libre 6 de marzachotto, libre
9 de stagno, e libre 3 de petra.
A fare biancho per tnetare azurro
spianato.
Tulli libre G ile .stagno calcinatoi,
libre 3 de petra e libre 4 de marza-
eliortii.
— 220 —
A fare biancho.
Piglia libre 6 de marzachotto, libre
8 de petra e libre 9 de stagno fornito.
A fare Manco per azurro.
Tolli libre xij de marzacbotto e li-
bre xij de petra , e libre xiij de stagno
facto.
A fare biancho per azurro relevato.
Ahvve libre xx de stagno, libre x
de marzachotto e libre xij de petra.
A fare biancho per azurro relevato.
Havve libre 5 de marzachotto fino,
libre 6 de stagno cum piombo e libre
4 de petra.
Ad affinare i bianchi duri a focho.
Reccipe libre 6 de taso cocto e once
1 de manghanese.
- 221 —
.1 fare giallo el vaso.
Tolli solo la terragietta liquida e
sera zallo, e guarda che la terra non
tenga de ramo che lo farebbe verdeg-
giare.
A far giall'i da rltriuro (loniro.
Ahvve libre 6 de terragietta e dot
libre de petra de la versa (Aversa?)
e doi libre de tufo de quello de Civi-
teUa (l).
A fare verde el vaso.
Piglia loppe de le rame e macinale
subtili e farai verde bello.
A fare verde per invetriare.
Tolli libre xij de terragietta e libre
6 de petra e libre 1 e un oncia de
ramina.
(1) Qaale CÌTÌtella? In Italia si contano 25 co-
roani o frazioni di cornane di qoedto nome.
OO'i
A fare verde de vantaggio.
Tolli libre 4 de stagno, libre 2 de
marzacliotto, libre 2 de petra e once 4
de ramina.
A rnecter azurro a perielio.
Ahvve libre 1 de marzachotto, once
1 de zatfirro, once 3 de petra, e se
non fundcisse , vi mete uno quarto de
stagno venitiano.
Ad idem. A fare az.iirro per mectare
a penello.
Havve libre x de marzachotto, libre
doi de petra, libre 1 de azurro, once
1 de smalto e se non fundesse, mectivi
once 1 più de smalto.
Azurro per operare a perielio.
Tolli once 4 de marzachotto, once
1 de petra e tre quarti de azurro.
— 223 —
A:i(rro da pene fio.
Capias librai! XII de marziinhotto,
libre 4 de petra, libre I de azuro e
una oncia de smalto fornito.
A fare azurro rplecato a modo fìo-
n'ììtiiìo.
Piglia libre xij de marzacboto, libre
1 de petra, once 1 de smalto e una li-
i>ra de azurro.
Mecti ne la pila per lo bianco li-
bre 5 de stagno scharso, libre 4 de
marzachotto, libre ò de petra.
Per mertnre a pene//o.
Avve libre 1 de marzachotto, once
1 de azurro, doi o tre once de petra,
meza oncia de sai gemmo.
— 224 —
A fare azurro relevato per rnectare a
penello.
Tolli libre 7 de marzachotto, once
18 de petra , once 6 de azurro, once 3
de smalto azurrino.
A fare azurro violato.
Avve libre 4 de marzachotto, libre 1
de petra, libre 1 de azurro, once 1 de
manghanese; e se non fusse tanto vio-
lato, metivi meza oncia più de man-
ganese.
A fare colloide de azurrino bono.
Havve 18 once de ahetta, once 12
de petra, once 1 di azurro fino.
A fare azurro suhtili spianato.
Tolli once 18 de stagno, once 6 de
azurro e sei once de marzachotto.
— 225 —
.1 COCttirC, 'i/r\-/ i;//r/,i/l)'/\ attillilo O
piombo.
Pif^lia libre C de piombo e libre 25
de staj^^no e medilo in Ibrnello de re-
verberationo.
Tcrrn per ('ociarr vasi rodi.
Tolli lil>re 2 de terra secelia lavo-
i-ata e libre 3 de peira macinata pro-
vata.
A fare collore da cUpengiar vasp, come
vose damasco o de ìnayollica.
Ahvve once 2 de petra focara , once
1 de piombo, once 2 de crocho de Mar-
te, idest crocho de ferro; e vole foco
temperato ; e once 3 de marzachotto
ben purgato.
A fnrP nztirro da jii-iìcfìo.
Tolli libre xij do marzachouo, li-
bre 1 de azurro, lilire doi de petra e
lUKJ quarto de smalto vermifi^lio.
— 226 —
A fare zallo bello per minij o altro.
Recipe doi anconitani de fino ariento
e medili in uno crugiolo e mettili a
fondare e fa fuoco a vento. Poi, comò
sono fusi , metice solfaro giallo ben pi-
ste, e mista bene insieme ; e quando è
brusciato el dicto solfaro, aragiongivini
più , e cusi fa tanto che el dicto ariento
sia ben corupto. Poi cava la matheria
del crugiolo e gietala in canale de fer-
ro; e quando è fredda e tu la pista,
poi la macina in su lo porfido. Se non
se macinasse bene, ciò è che non fusse
tanto brusciata, iterum lo ritorna al
foco in lo dicto modo, e tanto fa così
che tu lo possi macinare subtilissima-
mente. Poi che è ben macinato la dieta
materia cum 1' aqua chiara, folli ocria
francese e pistala e polla in su una pa-
lecta de ferro e fa che sia tanta che
arivi a tre once e sei donai , o vero
denarati, o derate de sale communo arso,
e mista insiemi e scalda la dieta terra
in suso lo ferro cum lo sale arso per
infino a tanto che tome rossa. Poi la
— 227 —
macina cum lo dicto arienlo in una
piastra de octone, o voi in uno bacili
piano de olone , cum Y aqua chiara
quanto più subtili poi. Lassa siucare, e
quando lu voi adoperare, distenipralo
cum aqua gomata e adoprala dovi te
piace e haverai bello giallo per dipen-
giare e fiorire in nero, bianco, azurro,
e in verde, e doi voi, altrove.
A fare aqua da disolcare perle ecc.
Recipe sale armoniaco libre doi et
distillalo per lambicum et reduc in a-
quam et eam serva in ampullam tura-
tam et pone in dieta aqua perlas et
convertuntur in aquam etc. Hec est
aqua disolutionis margaritarum etc.
.1 l'ili' p'*rf'^ luitìirnli o quasi.
Recipe perle e pistali subtilmente ,
poi le pone in la sopradicta aqua a di-
solverle et pone a zelare la dieta aqua
cum le perle solute in la cenere calda.
E quando l'aqua è quasi andata via e
le perle remangano nel fondo del vaso,
— 228 —
et tu lo cava fora et ponli in albumi
d'ovo ben dibatuta conio per cinabrio,
et intridi le diete perle cum la dieta
chiara ad modo de pasta bene incorpo-
rata; et habi le forme et fanne perle
et lassale secchare et falli forare et
poi le pone a bollire in olio de seme
de lino et poi le toglie et caciaie in lo
gozo ad uno picioni per 5 bore et rin-
chiudi el picione in loco che lo possee
bavere et poi cavali et stropiciali in lo
remolo et poi in lo panno de lino. Et
in loco de le perle, anco se ce pone
la matre perle è bona , et farai perle
belle etc.
Item, le forme de fare diete perle
veglino essere d'argento Ano et dorate
ad modo de quelle de ciaravotana, ma
piccolini. Et anco ce sono multi che le
fanno forate ació possine poi mectare
una seta de porco per mezo el bucio,
a ciò siano piti facili a forare, etc.
A fare stiicho pei' fare coralli can-
tra facti.
Recipe corno bianco de bo e rom-
pilo et mectilo a mollo in ranno forti
— 229 —
por spatio (le XV di, \m lo fa bollire
al foco tanto che torni molle ad modo
de colla et per modo che se colarà cum
panno de lino o stiimejrna. Et collato
che sera, tolli cinabrio subtilissimo et
ben macinato de vantajrio et incorpora
cum la dieta colatura ad modo de pa-
sta et fauni paternostri cum le forme,
corno le perle de sopra , et poi li fa
bollire in olio de semi de lino et las-
sale seccare. Et se tu radesti el corno
sopradicto cum uno vetrio, et poi lo
meetesti a molle in lo modo sopradicto,
et moUifìcarasse in modo che lo colarai
più facilmente, et fa comò de sopra et
haverai coralli contrafacti et belli etc.
A fare collore d'oro per pegnare vose
de terra, prima vitriati.
Recipe argento puro calcinato et
abrusciato cum alume de arsenico, sol-
phoro, parte tre de calcina, gusce de
ova parte una, tucta cum chiara d'ova.
Mestica cum sugo de cilidonia e distem-
pera cum gomarablco et pigne li vase
inante che se cocano.
Incipit distintio opctavi cap. de tin-
tis ad tixgendum pannum , setam
et pellem ix camussium et multa
ALIA. Et DE CAMUSIJS FIENDIS PER
MULTOS ET DIVERSOS MODOS. Et PRIMO
AD TINGEXDUM CAMUSSIUM.
A tegnare caprecte in verzino.
Reccipe li caprecte e lavali e pre-
mili bene cum le mane, tanto che sia
bastevole. Poi tolli once nove de ver-
zino ben pisto et metilo in vintiquattro
bocali d' aqua comuna e 1 bocali d'aqua
de calcina viva: la quale calcina se
vole spengiare cum uno poco de liscia
de cenerà de vite, cioè mezo bichiere
de quella liscia; e quando lo vede che
conienza a lumare, e tu ce mecti tre
bocali d' aqua de calcina e mecti nel
— 232 -
dicto verzino e lassa bulire tanto che
manche el terzo. Poi lo cola e tolli li
caprecte e stendili tucti, uno sopra al
altro; poi tolli once quatro de alumi
de rodio cum quatro bocali d' aqua e
metti lo alumi a disfare in dieta aqua
al foco , e corno l' aqua è diminuita
tanto che sia tepida , e tu ne dà de
questa aqua a le pelle cum uno penello
da tucti doi li late de la pelle, una
volta , ligiermente. Poi le pone a sciu-
gare a 1' ombra tanto che se scingano
per mità; poi tolli el dicto verzino e
fallo bulire per uno quarto de bora,
poi lo leva dal foco e tolli once 1 de
fingreco e once 1 de semi de lino pi-
sto bene insiemi e metilo in nel aqua
del verzino, e lassa refredare che ven-
gna tepida , poi ne dà a le pelle doi o
tre volte per pelle e omne volta le
lassa sciugare che siano pastose a la
mano e non siano sedie in tucto. Poi
le mecte a la storta e a la stroppa. E
se più le voi piene de collore, quanto
più li darai la tinta,, tanto veranno più
cupi e mectile a sciugare al vento o
al aiere dove non habiano sole e me-
— 233 —
c'tilt* a La stroppa e fallo morbide, E
anche chi volesse più pieno collore,
tolli uno torlo d' ovo e mectilo in que-
sta a<iua de verzino e stempera insiemi
e mectilo per maestra in nella tenta e
V iranno beletissime.
A tegnare caprecte in vermiglw.
Tolli pelle de caprette alumate e
lavale bene, tanto che n' escha lo ala-
mi, e per omne dosina de pelle tolli
X once de verzino pisto o raspato cum
raspa e pollo al fuoco cum quella aqua
che te pare che sia bastevile per le
pelle. Ma il consueto è questo, che per
omne oncia de verzino vole tre bocali
d' acqua : e lassalo tanto bulire che el
verzino diventi quasi negro. Ahlofa le-
valo dal foco e lassalo posare per una
nocte e la matina aparerà uno certo
panno, e quello levalo via ligiermente
perchè faria macinare la pelle. Poi tolli
ima catinella e motivi una parte de
questa tinta e metila da parte; poi tolli
r altra mità e metivi dentro a bagnare
lo pelle a una a una : poi le concia
— 234 —
bene cum mano , cioè remmanale e
spremile bene cum le mano, poi le
cava fora e medile in su una corda a
sciuttare a l'ombria, senza vento e sole,
e quando scranno apresso che scinte,
e tu le rimecte in questa medesima
aqua , o 'in tinta , a una a una , comò
prima, e cavale legiermente e non le
torcere, e polle a sciugara al modo de
sopra: e quando sono apresso che scin-
te, tu le rimena per mano molto bene.
E per sua maestra, tolli doi once de
alumi de leccia e metila in una pignata
vitriata e fallo tanto bulire che calli
per metà, o più. Poi tolli de questa
aqua per sua maestra e poi quella pri-
ma intenta che reserbasti e mistace
uno poco de quella aqua maestra e mi-
scola bene insiemi e fanni el saggio
in su le mano. Se tu vede che non
agia asai collore e tu vi ne gionge uno
poco più , e guarda non vi ne mectisse
troppo perchè te darla la tinta troppo
cupa. E quando la tinta sera tepida,
vieni bagnando le pelle cum una spo-
gna da tucti doi li cante: poi le pone
così sgociolante in su una corda a sciu-
^are senza vento e senza sole, perchè
le faria incrudire troppo. E quando
sonno apresso che sciutte, e tu le stende
bene cum le mano e cum la stroppa,
tanto che siano ben morbide. E questa
è la migliore pratica e maestra che se
facia per tegnare.
A tegnare montone in vermiglio da lo
lato de la canie, per fare scajye.
Avve le pelle e lavale e storcile e
rimenale molto bene a tre o quatro a-
que ; poi toreele molto bene a la stroppa
a ciò n'esca quella aqua bene. Poi
babbi uno cavalecto e distendile molto
bene cum una costa d" asino , non che
taglie, e spremile bene; poi le stende
in una corda e lassale sciugare uno
poco, poi li dà la stroppa e poi le di-
stende in la funa e lassale sciugare.
E poi che è sciutte, e tu li dà la
stroppa 0 la steccha , tante volte che
sia bene sciucta, a ciò la tenta no'n
passa la pelle. E per omne dozina de
pelle de montone, toUi nove once de
virzino ben trito e metilo al foco cum
— 236 —
doi metadelle d' aqua per oncia de ver-
zino e fallo tanto bolire che advenga
per mità. Poi lo pone in uno vaso de
terra vitriata e coprilo bene che non
sfiate, poi lo cola e rimecte la feccia
che rimane al foco cum dece metadelle
d' aqua e fa bullire tanto che mancha
più che la mittà. Poi comenza a tim-
giare queste pelle cum questa ultima
aqua de fecie e dalini due mano de
questa ultima aqua e rimista le fecie
e, da una volta e l'altra, lassale sciu-
tare, e la terza volta tu li dà la stroppa
e aprele bene. Poi che sonno ben aper-
te, e tu li dà el primo collore questa
terza volta e dalglini doi mane, e quando
sono apresso che scinte, stropale ligier-
mente cum mano/Poi, la quarta volta,
tu vi ni mecte per dozina una meta-
delia e uno terzarulo de ranno in lo
collore per sua maestra, e alcuno ce
metti , per far più lustrenti e più pieno
el colore, doi torli d'ova; e quando
sono scine te, e tu le tengne cum que-
sta tenta che hai dato lì dentro la
maestra. E quando sonno scinte, e tu
le stroppa ligiermente e sono fatte.
- 237 —
.1 teynare montoni in vermilglio dal
canto del pelo per fare scarpe.
Abbi le pelle ben lavati e divolte
(la la calcina. Poi tolli once (juatro de
galla ben pista e l'alia Umto bolire che
arentre per terzo. Poi la lassa devenire
tepida e in questa aqua g'allata niecti
le i)elle e storcile bene, poi ce la lassa
stare per una nocte e poi le tira Cuora
e polle a seiutare, e quando sonno a-
presso che scinte e tu le stroppa e
stecchale. Poi tolli una oncia d' al unii
de rodio per pelle e fallo bulire in uno
padelocto cum una bocalecta d' aqua :
poi mecti le pelle a mollo in questa
aqua aluinata e spremile e storcile bene
si che n'esca via (jnella a([ua molto
bene. E poi tolli de la calcina in petra,
che non sia disciolta, e metila in una
catinella e metive tanta a<iua che so-
pravance uno deto e mista bene che se
disolva tucta de vantagio, poi lassala
riposare. E comò è ben riposata per
una nocte, e tu li leva via uno certo
solo o panno che la calcma produrà di
— 238 —
sopra a l'aqua, poi tolli doi bocali
d' aqna fresca e mectila in uno pade-
lecto. E quando bolli e tu vi pone den-
tro doi onci de verzino ben pisto e
fallo bollire tanto che manchi la mitade
e mectivi uno poco de gommarabico
pisto e levalo dal foco; e corno è te-
pido, e tu tolli le pelle e coscile de in-
torno intorno per modo che lo lato de
la carne vegna di fora, e lassa el collo
scoscito e per quello collo scuscito vi
metti la intenta e manegiala e rime-
nala molto bene de vantagio in qua e
in là cum la intenta 4 o 6 volte, tanto
che la intenta agiungha per tutte le
pelle. E se tu vollesci lo collore più
pieno, metivi per sua maestra, la de-
rieta volta, uno torlo d' ovo ben sbatuto
e metilo in la dieta intenta a poco^'a
pocho, tanto che te paia che sia pieno ;
poi lo mecte in la pelle e dalli bene
de intorno de là e di qua, remenando
la dieta pelle. Poi che sono tente e tu
le liscia in uno banco polito cum lo
vetrio e sono facte.
— 239 -
A tangere pelle de socnffo i,> rcrt/iiglio.
Itone e belle.
Havvi le sellini e lavale bene cum
r aequa chiara e lassale succare. Poi
tolli once 3 de alami de rodio per ce-
scuna scliina e fallo bollire; e quando
è tepido, che sia ben disfacto, danni doi
0 tre mane per sehina. Poi tolli per
omne schina libre 1 de galla ben pista
e medila a bolire un poco e lassala
refredare tanto che tu ce posse patere
la mano. Poi mecti questa aqua gallata
in una bigoncia e menerai la schina
molto bene per quella aqua e lassala
stare cusd un di e una nocte che se
molla bene. Poi la pone a sciucare e
insinentre che se sciuca e tu le palme-
già a ciò diventano morbide. E quando
è ben sciuta, tolli once 3 de verzino
per cescuna sehina, ben pisto, e per
omne oncia de verzino metivi doi bo-
cali d'a^iua, e poi ce medi doi bichiere
de aqua de alumi de fecia e polla in
lo verzino quando è cocto, poi ce mecti
meza oncia de gomarabico. Poi mecti
— 240 —
questa tinta in uno vaso de veti'io nelo
quanto poi , poi tolli quello ibndaecio
de verzino e mectiee dentro 3 bichiere
d' aqua e fallo bollire tanto che manchi
la niitade e cum questa aqua del fon-
daccio comencia a tegnare in su la
schina cum uno penello, o vero una
spogna, e fa che la tenta sia tepida e
cusì vi ni dà tante volte che sia asai,
, e non ce mectare troppo alumi de fecia,
che è sua maestra, a ciò non havesse
troppo collore. E quando tu li darai la
tinta, lassa sciugare per omne volta,
e quando è facta e tu la mena cum
mano e poi cum la stecca-, dal canto
de la carne, che divienta vorbida ed è
facto.
A teynare in vi^rmiglio.
Tolli meza libra de sandoli é meza
libra de robbia e fa bulire insiemi cum
aqua comuna per intìno divengha più
che la mità. Poi ce mecti meza foglieta
de ranno de capo per sua maestra. E,
più pino lo colore, mectiee una zupa
de calcina viva e fa bullire tanto che
— 211 —
arentre por tertio, poi nutrica lo pelle
]»tM' teiriiaiv (^oino in le altre recepte.
A tognari' in verzino bcllitissimo.
A>)bi libre 1 de verzino columbi no
ben trito e metilo a molle in aqua
chiara per spatio de doi di , poi lo me-
cte in uno caldaro de 3 o 4 bocali a
bullire, tanto che calli per terzo. Poi
ce medi doi once de calcina viva e 3
once de alumi de rodio, e se el collore
fusse chiaro, mectice doi once de fino
greco: e se lo volesti più pieno, mectice
una fogliecta de ranno bollo e sera bono
collore.
A legnare la pelle in collore de pavo-
tiazo bellitissima e bene.
Prima tolli la pelle concia in ca-
moscio e bagnala doi o 3 volte in l' a-
qua chiara e remenala e storciala. Poi
tolli doi once de alumi de rocho e me-
ctilo in doi bocali d' aqua comuna e
falli levare el bolore. Poi la lassa fre-
dare. Poi tolli la dieta pelle e bjignala
242
in la dieta aqua alumata e lavala e
storcila bene ; poi la pone a sciucare a
l'ombra, poi tolti doi once de verzino
ben pisto e metile in uno caldaro cum
3 bocali d'aqua e fallo tanto bollire
che arentre per terzo; e poi tolli la
dieta pelle ben scinta e stendila bene.
Poi tolli el verzino che sia tepido e
dallo sopra a la dieta pelle, soctile, cum
uno penello o spogna, e metila a sciu-
pare a r ombra e senza vento. Poi che
è scinta , dalli doi altre mane de lo di-
ete verzino, e sempre, da una mano a
l'altra, lassa seiutare. E de poi tolli
una zuppa de calcina viva e metila in
una peza de panno de lino e legala
bene ; poi tolli la dieta peza e bagnala
in quello verzino che te rimase, e comò
tu la bagni, cusì la vieni spremendo
in lo dicto verzino quello che ce n' u-
scirà. Poi tolli la pelle e daraili una
altra mano e lassa sciugare e sarà pa-
vonaza e bella. E se tu volesci tegnare
più che una pelle , tolli per omne pelle
doi once de alumi e doi once de ver-
zino e tanta aqua quanto fu dicto sopra,
e fallo tanto bulire.
Huv\i radice de nerba spagnola,
alias dieta sanguinarella , che li fan-
ciulli se la mectano al naso, o vero a
la lingua, per fare uscire el sangue. Poi
tolli una mectadella de aceto forte de
vino bianco e melivi dentro de questa
radice pista bene, e fa tanto bullire che
manchi la mità. Poi mecti questa tinta
in una catinella e, quanto è tepida, ver-
rai tingendo le pelle e dalini tante
mane che habia bona tinta, e de questa
radice fanne polvere perché è bona tu-
cto r anno per tegnare. Poi che le pelle
sonno scinte, menale per le mano a
ciò diventano morbide.
.1 tcngnfire oaprt'fio in verde.
Tolli de quelli grani o acini clie fa
questa herba, o arboi'e, che se chiama
olivella e alcuno la domanda fìoria, e
chi la chiama oriola, che fa la folglia
conio r orbaclio e fa la folglia in cruce
in su la rama, e in capo ce fa parechi
- 244 -
grani corno pepere nigri e sonno corno
acini, o pipere, de hellola e sonno ma-
ture nel mese de setempre. Colglie de
li dicli granelli once 1 per pelle, poi
tolli parechi ramictini de fico, tenere,
et talgliali in frustri menuti, poi di-
stempera cum doi scudelle d'aqua la
dieta olivella e bene sbactuti insiemi ,
e poi pone a bullire dieta aqua per imo
quarto d' hora , poi la pone a fredare
tanto che diventi tepida. E nante che
tu faci bulire , metice dentro uno bi-
chiere d'aceto forte, e comò sera divi-
nuta tepida e tu dà de questa intinta
a le pelle doi o tre mane, tanto che
sia ben tenta. E se le voi più cupi,
mectivi più de quelli granelli e vira
verde chiaro e bello.
A tegnare pelle in verde.
Accipe semina spini cervini matura
et miete in caldano et tantumdem for-
tis aceti, scilicet quantum est pondus
semina predictorum, et fac ut buliat
pariter. Demum cola cum peza alba
lini panni et eum pone in vitriato vase.
— ur, —
Va cum vis oporaiv, accise lu'llas et da
super eas collorem illum cum penello
et veniet virides et potes servare di-
ctum collorem, sive intintam, per to-
tum annum bene clausa.
A tegnare la pelle in verde.
Tolli del pero citrino quando sonno
mature e tranni el sugo. Poi tolli vino
bianco, bono e grande, e metilo in quello
sugo, cioè per omne pectito de sugo
dot de vino, e fa bullire insiemi tanto
che calli per mitade. Poi tolli uno pè
de lepore, o uno penello, o uno poco
de spogna, e bagna in quello sugo e
tegne le pelle una volta o doi secondo
che te pare che habia vivo collore. Per
omne volta vole essere scinta senza sole
e senza vento,
A fare tenta verde da tegnare panno,
o refe, o seta.
Recipe alumi de rocho e metilo a
struggiare in una caldara, e fallo bul-
lii'O tfiììto r-lie «^ flo^tniLn;» 1i<mi»' : poi
lo leva da lo foco e lassalo refredare
tanto che tu vi possci patere la mano.
Poi ce mecti dentro lo panno, o seta,
0 refe, e lassalo stare per uno di e una
nocte, poi lo tira fora e lassalo bene
sciucare. Poi tolli uno poco de verde
ramo e fallo bullire in la dieta aqua
e poi la leva via , e quando l' aqua sera
diventata tepida e tu vi mecti lo panno
e manegialo bene cum mano e pollo a
sciucare. E se tu li darai uno altro ba-
gno cum uno poco d' alumi de rodio ,
vira cum più vivo collore. E se più
cupo lo volesci, mectivi più verde ramo.
A tegnare pelle azurre.
Summe prò qualibet pelle onc. 1 de
indico et eum bene macina cum forti
aceto, et prò qualibet onc. indici unam
foglietam aceti, et infunde penellum aut
leporis pedem et da super pellas. De-
mum sica eas sine sole, deinde desuper
alteram vicem dicta,m tintam et per-
mite sicari et erunt pulcherrime. Et si
facies bulire aliquantulum dictum ace-
tum cum dicto indico, venient tibi mul-
tum magis dare et collori s piene.
— U7 -
A teynare la pelle in nero.
ToUi la pelle concia in scotano e
radila bene dal canto de la carne. Poi
tolli una piimice e puniiciala bene, jk)ì
toUi chiare d'ova e dalli dal canto che
tu hai puniiciato e lo lassa sciugare;
poi babbi lo nero fino e dallo cum lo
penello sopra a la dieta chiara d'ova
che desti sovra a la pelle, e polla a
sciugare. Poi babbi la maestra incorpo-
rata cuna r olio e dàlia sopra a lo nero
cum lo penello e polla a sciugare a
l'ombria. Poi la rompe a la torta, poi
la rompe a la stecca e sera morbida
comò seta e la sua maestra sci è aqua
de calcina viva mista cum olio com-
muno.
A fare tenta nera per tegnare pelle,
cioè tenta da calzolare fina, senza
ferro.
Ahvve uno caldaro d'aqua de sco-
tano frugata e falla tanto bullire che
calli quatro deta. Poi ce mecti de lo
lozo de rota e bolla tanto che calli doi
— 248 —
deta; e quando sera freda, cum questa
aqua tu porai tegnare la pelle e omne
bora sera più fina tenta.
A tegnare capreeti in nero fini e belli.
Tolli le pelle e lavale molto bene
a 3 o 4 aque , poi torcele e spremile
bene a la stecca o a la stroppa, tanto
che n' esca bene quella aqua , poi le
stende in suso una corda a sciugare. E
per una dozina de pelle de caprette
tolli once doi de verzino trito e fallo
bollire tanto che manche per mità, poi
lo leva dal foco e quando sera tepido
e tu li comencia a dare el collore e
premili bene cum le mano e, da l' una
volta e l'altra, lassale uno poco sciugare
e cosci fa 3 o 4 volte; poi la quarta
volta pone in nella tinta che hai tinti
li capretti, uno poco d' aqua de calcina
viva, che sia ben chiara, e questa è
la sua maestra e tinge la quarta volta
e polli a sciugare. E quando sono apresso
che sdutte e tu li dà la stroppa tanto
che sieno sciutte e poi tolli un poco
d'olio cum una spegna e dallo a li
capretto quanto ne ponno portare. Poi
li dà la stroppa a ciò l'olio penetra
bene le pelle. Facto questo, e tu rein-
goluppa onine pelle da per sé corno
uno pane e lassa stare cusi per una
nocte : poi dà la stroppa de novo e di-
stendile a l'ombra e sonno facte. E sappi
che quanto più le remorbidarai cum le
mano, tanto piti scranno morbidi e cusi
con la stroppa.
A tegtiare montonf n f-aprpttp in iipro,
belli e boni.
Piglia la pelle de capreto e de mon-
tone e lavala e storcila tanto che n'e-
sca r ac^ua chiara. Poi tolli galla ben
pista, che tu senti a la bocha che sia
forte, e metila in uno pignato e lassa
bullire. Poi lassa fredare che divente
tepida, poi tolli la pelle e gallala bene,
eh' ella sia bene gallata , poi lavala bene
cum l'aqua fresca e torcila bene che
n' esca quella aqua. Poi tolli tenta da
calzolare, cioè lagri mento (l), e mecti
11) 0 l' agrimtnio dal frane, agre'ménti Vedano
dotti in calzultTÌa
— 250 —
la pelle in la sopradita tenia e lassala
mollare per spailo de 4 bore, poi la
lava molto bene, tanto che n'esca l'a-
qua necta e chiara. Poi tolli liscia e
uno poco d' olio e bagna la sopradita
pelle e vira morbida ad modo d' una
seta.
Modo de conciare pelle cum lo pelo e
senza pelo, ciò è pelle de cerco, o
de lupo, 0 de tasso, o de lotrie, o
de capretti, o de capra, o d'altri
aniniali; ed è concia prohata.
Recipe pelle scorticate a stagione.
Non sieno de bestie che habiano insa-
nità e sieno secche senza sole o vero
alquanto insalate, e metile in una tina
d' aqua e lassale stare li dentro per spa-
tio de 5 dì naturali a ciò lo carnacio
sia ben macero; e in fra questi 5 dì re-
nova r aqua doi o tre volte a le diete
pelle per la puza che fanno. Poi le
cava fora e lassale scolare, e scolate
che sonno, pune l'una sopra a l'altra
in el banco da scarnare (pelo cum car-
ne, intende bene). Poi excarna le diete
pelle conio le [kh-v e [»oik- cioci runa
sopra a l' altra a ciò non te ven^^ano
guaste cum lo cortello: e scarnate che
sono, levale dal banco e lassale scolare
bene. Poi toUi uno barile d'aqua e falla
bulire e in questa aqua pone libre 4
de sale ; e corno el sale é disfacto bene,
e tu la lassa reft'edare tanto che di-
venta tepida; e in questa aqua tepida
nietice mezo pane de formento e me-
nalo bene per le mane tanto che sia
ben disfacto. Poi mecti in la dieta aqua
farina de grano, ma è meglio d'orzo,
cioè quella farina che te pare bastevile
e che l'aqua da la farina sia uno poco
spessa. La prima volta sappi che la fa-
rina non vuole essere staciata né sta-
mignata , ma vole essere con la remola
corno ella viene dal molino. Facto que-
sto, essendo l'aqua tepida cum la dieta
farina, mecti dentro le diete pelle ad
una ad una, e menandole bene cum
mano, senza extirarle; e fa che lo car-
naccio sia de socto , ben steso l' una
pelle sopra a l'altra, e lassale stare in
questo modo dentro per spatio de doi
dì. l>!ipoi lo tira fora o lassale ben sco-
lare per spatio de mezo giorno e la
sera le remecte in ne la dieta aqua e
lassacele stare dentro 3 di e mistale
bene, e in capo de 3 altre di fate purre
a questo modo e remetile purre de den-
tro e lassale stare per spatio de sei dì
in tucto, e questi altre doi dì de sopra;
e questo se fa perché el pelo se ferma
meglio. De poi le tra' fora de la dieta
concia e polle a sciugare a l' ombra per
spatio d' una nocte, poi le pone ordina-
tamente l'una sopra l'altra in tabole
o assci da scarnare e poi scarna conio
te pare, e scarnate che sonno, scruna-
tile bene. Poi tolti alumi de roccho che
sia in peze e non in polvere che è me-
glio, e mecti per xij pelle de lupo, o
de cervo, o simili a queste, xij libre
d'alume de rodio, che omne pelle ne
venga ad bavere una libra : e 24 petitti
d'aqua che vengano doi petitti per pelle
e lassa bene disfare lo alumi al foco
in questa, aqua e fa che l'aqua non
bolle cum lo alumi. Poi ce mecte den-
tro quatro libre de sale e corno è ben
disfacto, lassa tanto refredare l'aqua
che venga tepida. Poi mecte in com-
— 253 —
fotione le diete pelle e per omne pelle
li dà uno petitto de la dieta aqua eum
lo diete alami e sale, e menandole bene
per mano in nella dieta aqua tepida
per spatio de uno miserere, extirandole
et manegiandole ad una ad una bene
suetesopra ne la dieta aqua; poi l'ago-
luppa e ponle eum la dieta confetione
e ponile da parte e eosi la a tueti.
L'avanzo de le pelle e l'avanzo de
l'aqua che te remane, o vero eonfetio-
ne, gietala sopra a le diete pelle e fa
ehe le pelle sieno stese in la tina,
r una sopra a 1' altra , e lassale stare
dentro per spatio d' uno dì e d' una
nocte. E sappi che se sono pelle pi-
collini , conio è pelle de capretto, le
doi pelle vogliano una libra de alumi.
E de poi tirale fora e lassale scolare
per spatio de mezo dì, poi recoglie la
dieta scolatura eum questa altra aqua
ehe e' è advanzata de le pelle e ripolla
da parte. E poi per affinare perfeeta-
mente le diete pelle, tolli farina de
grano, ma è meglio de orzo, clie sia
afiorata , ciò è quella farina che te pare
che sia bastevile, e stemprala eum l' a-
— 254 —
qua de lo alami che rescivasti da parte,
e sia ben misticata la dieta farina cum
la dieta aqua ad modo d' una pasta
de fritelle; e poi in dieta pasta ee
meete IG ova cum le coze e cum
tucti chiare e vintelli, e rompili bene
insiemi e metice uno bichiere d'olio, o
manco clie inh , e mistica bene insiemi ;
poi fa che la dieta aqua sia uno poco
calda prima che tu ce mecte le diete
cose e mistica omne cosa bene insieme.
Poi folli le diete pelle ad una ad una
e indopiale per mezo, cioè che lo pelo
venga per de dentro e el carnazo sia
de fora e a ciò che el pelo non se ha-
bia troppo ad imbrutarse de la dieta
concia, e metile in la dieta concia, o
vero piuta , e sia competentemente li-
quida e mecti dentro le pelle ad una
ad una e fa che siano bene impastate
de la dieta piuta e pone 1' una sopra
a l'altra. E se te avanza de la dieta
piuta, gietala sopra a le diete pelle e
lassale stare per spatio de uno di e
una nocte. Poi tirale fore e polle a sciu-
pare al sole, o a l'ombra che è melglio,
e guarda bene che non le stirassce per
veruno modo per infino clie non sonno
sciiiehte. E quando seranno sciuchte,
sl'rejjrale bene sopra ad una steclia de
nierollo l^en tagliente, faeta a quello
niistiero, a ciò che la farina se ne ca-
gia tucta: poi le scarna cum lo cortelo
ben tagliente e serullale bene cum una
vengastra, poi le remena bene cum
mano a ciò che diventano morbide. E
sappi che questa concia è meglio d' a-
prile e de magio che in tutto 1' anno,
e anco de setenbre e de octobre. E
sappi che per le pelle picole, corno
sonno d'agnelli, o de volpe, se vogliono
conciare cum la mestra de le grande,
cum tucti i modi supradicti. E sappi
che la concia de le pelle senza pelo se
vole tenere tucti li modi sopradicti,
salvo che vogliano essere peliate le di-
ete pelle e in calcina, e poi li dà la
concia ordinatamente comò quelle dal
pelo: ma vogliono essere più remenate
assai cum mano, perchè levano più bella
trrana.
— 250 —
Concia per una pplle.
Havve alume de rocho in polvere
once 2, doi ova bene dibatuti, poi toUi
uno bono pugno de farina, ciò é el fiore,
e tanto sale quanto bastasse per insa-
lare una libra de carne e tanto olio
quanto condisse una menestra e una
bona foglieta d' aqua calda , e mecti
in la dieta aqua prima lo alumi ben
subtili, poi la farina e poi el sale e
miscola bene: poi mectice li ova e l'olio
e mista bene. E quando l' aqua è calda,
mecti dentro la pelle depilata e mane-
giala bene e strocila bene, traendola e
remitendola in la dieta aqua calda ; poi
premila e remenala in la dieta aqua
calda, poi lassala stare per una nocte
0 4 bore almancho, poi la tra' fora senza
astirarla e polla a sciugare e remenala
bene a la stroppa; poi la pumicia da
r uno lato e 1' altro ed è facto.
Ad camussium fatiendum.
Summe pellas depilatas in calce et
sint bene lotas in aqua. Demum habeas
calidani juiuaui v\ in oa pone prò qua-
lil)«»t polle onc. 5 aluminis roclii et
tantumdem de pasta levata eum farina
de frumento et fac ut farinatani et in-
tro miete pellas et de hinc inde din
manibus misce et perniicte per unani
noctem, deinde extrahe et sica ad hum-
briaui et remena ad torquam.
A fare camoscio cuni nervo o senza
nervo, cioè scamosciato da omne
parte.
Tolli uno linj^no reti indo e grosso
quanto è la eossa e longo quanto l' homo
e al muro apponiate come fanno li con-
ciatore da corrame. E se volesci fare
una pelle de capretto, subitamente in
uno dì tolli la pelle che sia frescha e
polla in suso questo ligno e cum una
costa de cortello per forza de braccia
li leva via el pelo e lo nervo. E se
fusse una pelle grande, falla stare in
calcina, conio fanno li conciatore quando
le vogliano conciar per corame, e poi
r apoggia al dicto ligno e per forza de
la costa li leva lo nervo, poi la lava
— 258 —
bene da la calcina. Poi tolli 3 fogliette
d'aqua e in la dieta aqua ce pone una
oncia e meza d'alume de rocho e mezo
.pugno de sale comuno e mecti l'aqua
al foco che se disfaccia le diete cose e
poi ce pone uno poco d'olio e levalo
dal foco. E quando è tepida l'aqua, e
tu ce pone uno ovo ben dibatuto bene
e mistalo bene in la dieta aqua poi ce
mecti la pelle 4 o 5 volte, e da una
volta a l'altra lassala uno poco sciu-
gare e l'ultima volta lassala bene sciu-
gare. Poi la mecte a lo lavello o a la
stroppa ed è facto.
A fare camoscio senza grasso.
Ahvve lacte, fiore de farina e olio
lavato cum ranno da capo a ciò le pelle
non vengano machiate, e mista omne
cosa insiemi cum aqua calda e mecte
le pelle in la dieta aqua per 3 dì e poi
le revolge da 1' altro lato per 3 altri
di, poi le pone a sciugare e non le
stirare, e quando sonno sciuchte e tu
li dà la stecha e stroppa.
— 259 —
A favo f-anum'iù hoiìo.
Piglia p«'r c'fsfuiia [n'Wv uiR-t- ;> ile
fiore de farina e uno biehiero de lacte
e una oncia de butiro e uno poco d'olio
e uno poco de pane de formento e di-
stempi*a omne cosa insiemi cum uno
poco de ranno da capo molto bene a
ciò le diete cose se incorporano insieme.
E se fusse poca concia, non ce agion-
giare se non de lo ranno chiaro e lassa
stare per 5 dì naturali, poi le pone a
sciutare e dalli la stroppa.
A fare cainoscio breinmente.
Reccipe once 1 de sapone bianco e
stempralo cum lo ranno, poi mecte le
pelle in lo dicto ranno per spatio de
quatro di e poi le pone a sciutare, poi
le stira a la stecca e scranno bianche
e morltide.
— 260 —
A fare camoscio che sia bianco e mor-
bido corno una seta.
Tolli grasscia de porco e strugila
in uno pignatto; poi tolli aqua calda
e distemprala cum farina, poi ce mecti
la dieta grasscia e mista bene insiemi ;
poi tolli uno altro vaso e stendice le
pelle, poi tolli uno bocale de lacte e
mecti sopra a le diete pelle, poi mecti
la dieta concia e fa che le pelle sieno
ben coperte da la concia e lassa stare
per 5 dì e scranno bianche e morbide.
A fare camoscio che aresti morbido
sempremay.
Ahvve lacte, farina d'orzo, olio la-
vato cum lo ranno, a ciò le pelle pi-
gliano morbideza e mista omne cosa
insiemi cum aqua tepida; poi ce pone
le pelle più volte e lassandole apresso
che sciucare da una volta a l' altra.
Poi le pone a sciutare a l'ombra e
dalli la stroppa.
— 2.51 —
.1 fiir>' rtììiio.seio clip arcstia a V aqua.
Tulli 4 u\a [tei- pt-lle e lacte assai,
ciò è uno bono bieliier per pelle, e uno
poco d'olio molto ben menato insiemi,
e poi ce mecti le pelle a molle per
spatio de 7 dì e omne dì le remena
subtusopra una volta e polle a seccare
e dalli la steccha.
.-1 scamo^'->"r'' ì'' ]>t>ìlp.
Havve le pelle e mcuiie a mollo in
l'aqua per 5 o 6 dì poi le pone a mollo
in l'aqua tepida per una nocte, poi le
leva via da la dieta aqua e levali via
el pelo per forza d' una costa de ca-
A-allo, poi le sciaqua cum aqua chiara
molto bene, e poi le pone a scollare
uno poco. Poi toUi alumi de rocho e
sia ben subtile e doi ova per pelle e
farina ben stacciata cum uno poco de
formento e mista bene insiemi cum
aqua calda ad modo de pasta da fritelli
e poi ce mecte le diete pelle per spatio
(It^ :i dì , peti le tira fora e lassale quasi
— 2()2 —
sciutare, poi tolli remola e mistala cum
aqua calda bene, poi ce pone le diete
pelle per 3 altri dì , poi le scinta bene
senza astirarli e dalli la steccha ed è
facto.
Ad camussium de cm'ta caprina fa-
ciendmn.
Accipe cartam pecudls et eam unge
oleo communi et due cartam inter ma-
nus fortiter. Postea distempra . saponem
cum liscivo capitis tepido et intromicte
dictam cartam et multum due manibus
quousque perficiatur et etiam due ad
torquam, sive steccam,
A fare camoscio de carta pecorina.
Havve la carta e mettila a molle
neir aqua per 3 dì naturali poi tirala
fora e lassala quasi sciugare per mità
e non la stirare de niente. Poi la pone
a molle nell' aqua tepida in uno vaso
e mistace cum quella aqua tepida una
pugnata de remola e mista bene omne
cosa insiemi e lassa euscì stare per doi
ili, i»c»i la liiii l'ora e lavala a dui u 0
aque, o tante che sia bene lavata e
spremuta. Poi tolli uno vaso e fallo più
che mezo d'aqua, poi ce pone tanto
alumi quanto tu credi che sia bastevile,
secondo la quantità che tu voli fare e
uno ovo o dui dilmtuto e falla ordina-
tamente. In prima mecte l'aqua in una
pignatta e talla scaldare al foco, poi
mete dentro lo alumi, e quando lo alumi
sera disfatto bene, e tu la lassa tanto
fi'edare che sia tepida. Poi la mecte in
una concila necta, poi li mecte uno
poco de tormento dismolglio e uno ovo
o doi e mista bene la dieta aqua alu-
mata cuni le diete cose , p<ìi ce mecte
dentro la carta sopi-adicta e remenala
bene in la dieta decoctione e poi lassa
stare per 3 di e fa che la dieta carta
stia ben coperta da la dieta concia e
stia in loco che non vi vada polvere
né altra brutui-a; i>oi cava torà la dieta
carta e spremila bene, poi facti da capo
e remenala iKMie intra le mano e poi
la pone a sciutare a l'ombra e non la
stirare per veruno canto e poi li dà la
stecca: è fatto.
- 204 —
A fare camoscio de carte pecorine scri-
tte o de carte de capretti scripte.
ToUi le carte scripte e metile a
molle in aqua in uno vaso, tanto che
siano bene coperte. Poi tolli una petra
de calcina o doi, secondo la quantità de
le carte, e melila in la dieta aqua e
lassala bene sciogliare e stare uno dì
naturali. Poi le sfrega cum la dieta
aqua cum mano, o vero tu le sfrega
cum calcina soda di sopra a la scri-
ptura, e poi che sono andate via le
letere, meteraile nella concia comò è
dicto di sopra de la caria caprina non
scripta.
A fare camoscio honissimo.
Piglia la pelle bene scarnata dentro
e de fora, e poi la creta tucta do farina
cum aqua ad modo de pasta da fare
cialde e lassala stare alcuni dì, cioè
per 3 0 più , poi la lava bene e mectila
in una concha. Poi babbi una pignata
nova vitriata e impila d' aqua e polla
— 2<>?> —
al fuco, cioè mecti uno mezo d'fuiiia
[tov polle e niecti una oncia e meza
d'alumi de rocho per pelle; poi mecti
lo dicto alunii a disfare in la dieta pi-
},niata e poi ce pone altratanto sale co-
muno, e corno sono ben disfacti e tu
leva dal foco la dieta pignata e mecti
l'aqua alumata e salata in una concha,
e conio la dieta aqua e divinuta tepida
e tu ce mecti 3 o 4 ova per pelle, bene
dibatuti, e mistali bene cimi la dieta
aqua, e poi li mecte uno poco de tor-
mente disfacto bene cum la dieta aqua
e mectice uno poco d' olio cioè manco
eh' el quarto d' una foglietta per pelle
e mistica bene omne cosa insiemi. Poi
ce pone le pelle e menale bene per la
dieta concia, e passati i tre di, cava
fora le diete pelle e spremili bene ad
una ad una, poi le remena per mano
ad una ad una ordinatamente, poi le
pone a sciutare in loco che non habiano
sole, né vento, né fumé, e ponele a la
stroppa o stecca.
A fare concia in camoscio bona et ocra
et probata.
ToUi le pelle stagionate e non siano
de bestie insane, e sieno le pelle sec-
che e melili in uno mastello d'aqiia a
molle per tre dì, poi le lava molto
bene in lo dicto mastello da omne im-
mundità che le pelle havessaro. E comò
sonno ben lavate, gietta via quella la-
vatura, poi tolli calcina nova e viva;
polla in lo dicto mastello e distempera
la dieta calcina cum aqua molto bene,
e comò la calcina è bene disfatta
e disolta e che ella sia bene bro-
dosa e liquida, et tu ce pone dentro le
diete pelle ad una ad una, sempre re-
menando la dieta aqua e calcina, e las-
sala stare a molle li dentro per 3 di
o 4, e più 0 meno secundo le pelle, e
per infino a tanto che se pelano bene.
Et omne di , o vero omne doi dì al più
le cava fora una volta da la dieta aqua
e calcina e polle sopra a lo dicto ma-
stello per una bora a scolare , poi le
ritorna déntro in lo mastello comò
- 2>',7 —
I»nina, e corno se pelano bene et
tu le pone a scolare in una cavij;lia
molto bene per doi bore. Poi babbi uno
i-avallecto da doi pei et mettice suso
le diete pelle ordinatamente, l'una so-
pirà l'altra; poi tolli uno bastone re-
tratto in forma d'una costa de cavallo et
manda giuso el pelo cum lo dicto bastone
molto bene a pelle per pelle. Poi che
sonno ben peliate, remectile a molle in
lo dicto mastello, dove te rimase la
dieta aqua e calcina, per spatio de 16
o 20 di , e omne capo de doi di le re-
mena molto bene in la dieta aqua cal-
cinata. De poi IG o 20 di et tu le cava
fora e [tortale a 1' aqua corrente e la-
vale e spremile molto bene a ciò la
calcina escha fora. Et comò sonno 'ben
lavate e necti, tolli lo dicto mastello
e gietta via quella aqua e calcina e la-
valo per modo cbe sia ben necte et
mectice tanta aqua tepida chiara quanto
tu crede che le pelle possano bene stare
a molle: poi ce pone dentro tanto de
remola grossa che la dieta aqua tepida
vemgna uno poco spessa; poi tolli le
diete pelle ben lavate e metile dentro
— 2t>8 —
in la dieta aqua remolata ad una ad
una e cosi le lassa stare per 3 di ; poi
le cava fora e lavale molto bene a
l'aqua corente a ciò tucta la remola
vada via, poi portale pelle ben lavate
ad una scala, o vero ad una caviglia,
poi tolli le diete pelle ad una ad una
e dalli lo toreholo e premile bene che
non ce rimagna niente d'aqua, e quanto
seranno meglio spremute e toreholate,
tanto più bianche viranno. Et se in lo
torcolare, le pelle facessero alcune ve-
sciche, apuntale e forale cum uno acho
a ciò la pelle se possa bene scolare da
la aqua. E comò le pelle sonno bene
scolate ad una ad una e bene spremute
de vantaggio, stendile cum le mano per
tuta' la pelle ad una ad una e pone
r una pelle sopra a l' altra bene distesa
al collo, a le branche e per tucta la
pelle. Poi tolli lo dicto mastello ben
necto, cum tanta aqua tepida quanto
tu poi comprehndare che le diete "pelle
possano ben ricevare e innanze più aqua
che no. Poi tolli una oncia de alumi
de rodio ben pisto, cum altratanto^ de
sale pisto, a misura e non a peso, e
iiieza oncia do goniarabieo bono pista,
poi pone lo diete polvere in lo dicto
mastello dove è la dieta aqua tepida
e romistale bene a ciò se disolvano;
poi tolli le diete pelle ad una ad una
bono stese e metile in la dieta aqua
tepida dove sonno disolute le diete
polvere, spremendole e remenandole
bone , a ciò pigliano meglio quella
aqua alumata et cuseì fa a polle
por pelle. E comò le pelle sono bene
remenate et inbeverate, e tu le pone
a scolare per una bora e ricoglie la
scolatura sopra a l' altra aqua che te
romase de le i)elle; poi tolli farina a-
fiorata tanta quanta te pare bastevili
a le pelle e distempra la dieta farina
cum la dieta scolatura de le pelle che
reservasti e di stemprala per modo che
sia comò pasta da fare tritelli. Poi pone
in la dieta pasta una oncia d'olio per
pelle, o vero uno ovo per pelle, e sappi
che quando tu distempre la dieta fa-
rina, la scolatura vole essere tepida e
non calda, e mistica bene insiemi. Poi
tolli le diete pelle ad una ad una e
metile in dieta pasta o eompositione e
— 270 -
lassale slare per 3 di naturali al più ,
poi tolli le pelle opino le venghaiio,
senza extirarle de niente e polle in su
una corda a secare a l'ombra. E corno
se venghano secando, cuscì le vieni sti-
rando, poi le pone a la steccha e re-
menale bene per mano a ciò levano più
bella grana e diventano più morbide,
ed è facto. Et sappi che omne pelle de
capretto, o simili a quelle, vogliano lo
alumi e le altre cose al peso dicto de
sopra. Et se l'ussaro pelle de castrone,
o capro, 0 altre simili, vogliano 3 oncie
de alumi per pelle, et cuscì 3 once
d'olio o vero 3 ove per pelle et una
oncia et mezo de gomarabica; e sequita
la recepta a lo sopradicto modo etc.
A tegnare sirìco o draippo roselo.
Tolli una libra de sirico e 4 once
de sapone e metilo in uno caldaro cum
aqua e bolla per infìno che vede apa-
rere lo sirico ad modo de stelluccie.
Da poi trailo fora e lavalo bene in aqua
chiara per infìno che lo sirìco sera facto
bianco e scolalo bene e torcilo cum
mano. Da poi lo stende. E questo se
la (juando lo sirico non è cocto; ma
poi toUi once 4 de alumi in uno altro
vaso pieolo, eum la bolitione, e strujjrllo
in aqua chiara. Como è structo, tolli
uno altro vaso maj^iore e impilo de
aqua chiara e mecti dentro lo dieto
alumi e poi ce pone lo dicto sirico e
stia li dentro tre di e tre nocte; poi
lo lava e ri menalo bene in aqua chiai'a
torcendolo bene cum mano, tanto che
quello alumi escha fora. Poi tolli uno
caldaro cum aqua chiara e t<^lli 3 once
de verzino trito e fallo bollire tanto
che arentra per terzo. Poi reimpe Io
dicto vaso d' aqua chiara e bolla de
novo, tanto che calli uno deto; poi le-,
vaio dal foco e parte per mezo la dieta
aqua de verzino, e in una de queste
parte ce pone lo dicto sirico e lassa
stare per infìno che se retreddi ; de poi
lo torce cum mano, poi lo repone in
l'altra aqua che reservasti e sia tanto
calda che tu ce possce patere la mano ;
poi lo scola e torcilo e stendilo al sole
e sera bello.
— 272 —
A tegnare sirico croceo, o vero giallo,
o refe.
Havve una libra de sirico con 4
once de sapone e bolla tanto che fac-
cia lo sopradicto signale de stellucie.
Da poi disteinprak) cum 4 once d'ai limi
corno è dicto di sopra e mecti dentro
lo sirico e stia a molle per uno dì na-
turali. Poi tiralo fora e non sia reme-
nato ne la dieta aqua, né lavato, ma
sia tracto fora e steso al sole per modo
che non se intrichi; poi folli doi libre
de herba roccia, ciò è panicella, e me-
tila a bullire in caldaro per insino che
sia ben cotta e confectata. Poi folli
uno vaso e metice aqua chiara e altra-
tanta aqua de la cocitura de la dieta
herba cocta, e tucti doi quelle aque
sieno ben calde che tu ce posse patere
le mano, poi mecti dentro lo sirico e
stia a molle per 3 o 4 bore, poi lo
torce, poi doi o 3 altre volte mecti lo
sirico a molle in la dieta aqua cotta e
sia ben calda senza altra mistura , poi
lo stende a sciutare.
— 273 —
. l tcgnare sirico pavonazo, o refe.
Vlivve once 4 de sapone e cocilo
corno è di sopra dicto che apare certe
stt^llucie e sia lavato in aqua chiara e
poi sia steso; e poi toUi uno vaso cum
aqua chiara e meetice doi libre de ro-
j^ollo ]tor una libra de sirico, se lo ro-
{Tollo (• buono. Se non fusse troppo
bono, melicene tre libre e fa ben bol-
lire cum lo sirico in uno caldaro per
doi ore e sia lo foco temperato: e poi
lo pone a fi*edare e poi torcilo bene e
metilo in uno panno de lana bene ne-
cto e stringilo bene e cuscì Io lassa
stare per 3 di; poi lo lava bene in
aqua chiara e torcilo bene e poi lo
stende a l' ombra, e corno è sciutto, me-
tilo in uno panno de lino ordinatamente
strecto.
A tegnare sirico violato, o re/e.
l'olii doi o tre libre de rogello e
partilo per mità e una parte sia messo
in aqua a bullire cum lo sirico e bolla
per una hora; poi tira l'ora lo sirico e
sia steso e revoltato ; da poi sia messo
r altra mità de rogello a bollire insiemi
cum lo sopradicto, per infino che are-
manga uno poco d' aqua. Poi levalo dal
foco e stia lo sirico in quella poca
d' aqua a refredarse per uno dì natu-
rali, poi sia torto e lavato in aqua
chiara e pollo a sciucare a l'ombra,
poi metilo in uno panno de lino agul-
lupato, competentemente strecto, comò
è dicto de sopra.
A tcgnar sirico negro, o refe.
Piglia libre meza de galla bene a-
machata e cocila in uno caldaro cum
aqua, che sia cocta bene, poi mecte
dentro lo sirico a bullire in nella dieta
aqua gallata per meza hora , poi lo
tira fora e pollo a sciutare al sole o al
vento; poi folli tre brocche de tenta
da calzolare e una broccha de quella
aqua gallata e folli doi pecci de loto
de rotta e mista omne cosa insiemi e
fa bullire per una hora. Poi lassala re-
fredare et molto bene reschiarare e poi
supera questa aqua chiara da le fecce
in uno altro vaso e in questa aqua
chiara mecte una oncia e meza de vi-
triolo ben pisto e pollo a bullire; e
conio ha buUito per uno quinto d' bora
e tu ce meeti mezo bichiero d'olio co-
muno, poi ce mecti lo sirice a bullire
per meza bora; poi toUi via dal foco
e lassalo cusì stare per uno dì e mezo,
poi tiralo fora e lavalo in aqua chiara
e torcilo bene, poi lo stende al sole ; e
questa tenta dummentre ch'ella dura
è buona per tegnare. E sapi che lo si-
rico deve essere semj>re cocto, e se non
fusse cocto non se porla legnare, e co-
dio in lo modo sopradicto cum lo sa-
pone; e quando lo sirico non fusse co-
cto, se cognosse in questa forma da lo
sirico che è cocto. Se vole mectare lo
sirico a la bocha e masticarlo uno ikkjo
e fa che sia bagnato cum la saliva e
di poi lo sfrega cum li deli, e se quella
parte ])agtìata sti-ido, non ò cocto.
•1 ^".1 .^....,-/..
Prinm fa lo sirico giallo cum pani-
cella, conio è di sopra dicto de lo sirico
— 276 —
giallo, poi tolli una libra de .sirico, once
4 de indico e metilo in uno caldareto
cum poca aqua a bullire per meza bora
o manco. Poi tola dal loco e coprila
per mezo di cum uno panno ; e se l' in-
dico non fusse desfato, atritalo cum li
deta in la dieta aqua e lassa reschia-
rare ; poi sepera l' aqua chiara da le
fece, poi mete la dieta aqua in uno
vaso che sia bono da tingiare ; e quando
tu vole tegnare, tolli la dieta aqua in-
dicata e metila a scaldare. Havi, poi
che è calda, una zuppa, corno uno ovo,
de calcina viva e meza libra de mele
per libra de indico e poi mecti in la
dieta aqua la terza parte de quella cal-
cina, e quando sera più calda, mecti
l'altra terza parte, e quando sera per
bollire, metice l'altra vanza, e alora re-
move la dieta aqua dal foco, perchè, se
bollisse, uscirla fora del caldaro; e mecti
la dieta bullitione in uno vaso e stia
bene coperta ad modo d'uno stufo; e
quando sera tanto fredda che tu ce
possce patere la mano, pianamente me-
ctice lo dicto sirico giallo e bagnato in
nel aqua chiara prima, e ben spremu-
i(t. Poi In meli in la dieta aqua indi-
cata e calda pianamente, e se havesjse
poco collore, de novo lo remecti in la
dieta tinta e cusi poterai fare più fiate
eum la dieta aqua, per infino che du-
rerà se tu la conserve. E quando tu
volesti legnare, renova la calcina e lo
mele e non in tanta quantità quanto
lirinia.
.1 teynare lo sirico verde seuro.
Ahvve lo sirico tento in coUore pa-
^ unazo, o vero violato, e tracto che l'hai
t'oiti, tingilo in lo ahimè, poi lo tegne
cum la panicella corno è dicto de sopra
in lo colore giallo, e cosci tinto, farai
corno è dicto di sopra in lo colore verde
et haverai verde scuro.
A tengnare lo sirico in turchino, o refe.
Tolli lo sirico cocto e lavato conio
è dicto di sopra de la cocitui-a de lo
sirico, cosci bianco e cocto senza alume,
conio è dicto di sopra; mectilo in la
dieta aqua indicata e haverai Wllo tur-
chino.
— 278 —
A toijnare in roselo.
Havve per omne li})ra de refe once
3 de alumi de rodio ben trito e mecti
lo dicio aliane in uno vaso cum l' aqua
al foco; e corno ha buUito uno poco,
e tu vi mecti dentro lo refe e levalo
dal foco e lassa cuscì stare lo refe nel
bagno per infino che se fredda , poi lo
tira fora e lavalo bene per insino che
n' esci r aqua chiara. Poi toUi once 1
de verzino in polvere, o raso, o raspato
cum la raspa e metice suso de l' aqua
e fallo bollire per una bora e meza.
Poi lo leva dal foco e colalo cum uno
panno de lino, poi pone la dieta colla-
tura e bullire, e quando sera per bol-
lire e tu ce pone lo dicto refe e lassalo
bullire per una bora. Poi cava fora lo
dicto refe e pollo sopra uno bastone
che se scinta ; poi mecti in lo dicto
bagno che t' è aromasto uno bichiero
de ranno fortissimo per cescuna libra
de refe e mista bene lo dicto bagno a
ciò se incorpora cum lo ranno ; poi tor-
nali lo dicto refe e ponilo a bullire per
— 279 —
uno (luai-to (l'hora e poi lo pone a seiii-
-i tey ilare refe in vcrzoiu.
'Folli verzino e cocilo in aqua tanto
che te paia che sia basttìvile ; poi tolli
lo refe e gallalo bene e poi lo lava a
l'aqua chiara, poi lo aluma e lassalo
quasi sciutare; poi scalda lo verzino e
mecte a tegnare lo refe più volte in
la dieta tenta e scingalo bene a l'ombra.
.1 tegnare refe in roselo.
Ahvve uno poco de robbia bene pista
e nietila in uno poco de ranno facto
de cenere de vite e fallo bullire e mecti
lo refe a bullire in lo dicto ranno per
una peza; poi lo leva dal foco e pollo
a sciutare. Como è scinto, e tu lo alu-
ma, poi lo pone a bullire in uno poco
de verzino ben cocto cum aqua e ranno
misto insiemi, poi Io sciuca al vento,
senzM -"'". " -"'"' i"'llo.
— 280 —
A tegnare in nero lo refe.
Toll'i fuligini, raditura de caldaro, o
ferri bene aruginati, e fa bullire queste
cose in vino vermiglio più che per
mità ; e quando sera divinuto tepido, e
tu ce pone lo refe ben collato e sciu-
cho, più volte in essa tinta, e vira bello
refe nigro.
A tegnare guarnello, o seta, in nero.
Ahvve una libra de limatura de
ferro, once 2 de galla bene pista , once
1 e meza de vitriolo romano, scorze
de mele granare, scorze de radice de
noce; poi" tolli once 2 de verzino ben
trito, poi tolli aceto bianco forte e fa
bullire orane cosa insiemi tanto che
torna per quarto, e poi lassa fredare.
Pone la dieta decotione al sole per 3
o 4 dì , e omne dì la mista 8 o x volte,
poi la cola: e quando tu vole tegnare,
mecti a bulire la dieta decotione e me-
tice la seta, o panno, a bullire dentro
per uno quarto d' bora e poi la scinta
H r ombra, e conio più ce la melerà,
piti s<' farà !>ona o piii fina.
.1 'in 1(1 il ijc.iii ncllu.
Tolli ^alla ben pista libre 5 e polla
in aqiia calda; poi ce pone libre x de
jù^nolato; poi ce pone libre 5 de vi-
Iriolo romano ben pisto e mista bene
insiemi multo bene e lassa stare per
una nocte, e sei*à bono.
A tegiiar Cosso in verde.
Capias acetum acerrimum, viridem
ereni subtilissimum , et pone in dicto
aceto, et intus pone ossa alba in aliquo
vase bene coperto et aliquantulum ca-
lefac et efficietur viridis.
A legnare l'osso in rosscio.
Tulle \t'rzinum rasum et pone in
olla vitriata, et intus pone de burina
et de liscivio, et intus pone de ossis,
et fient rubeis.
— 28:? —
A tegnare pelle in hretino cìdaro.
ToUi 12 bocali d'aqua e once 3 de
galla bene pista e fa tanto buUire che
arentre per terzo, e poi la cola e tolli
once 5 de vitriolo romano e metilo in
la dieta aqua gallata e poi tegne le
pelle. E se volesci bertino scuro rnetice
uno bocale de liscia, uno bichiero d'olio,
e mecti a bulire; ma non vole bulire
el vetriolo.
A fare inchiostro hono e da scrivare.
Tolli uno bocale de vino bianco
grande e bono, e once 4 de galla ama-
chata bene, e una manciata de scorze
de mele granare seche, e una manciata
de scorze de ornello fresco, raso cum lo
cortello, e una manciata de scorze de
radiche de noce fresche ; poi tolli once
2 e mezo de gomarabico e mistica omne
cosa insiemi cum lo supra dicto vino
e fa stare per 6 o 8 dì al sole e omne
dì le mista 4 o 6 volte molto bene;
poi ce pone doi once e mezo de vi-
— ■>'ì-:ì —
triolo romano e mistalo spesso e stia
cosci per alcuni di. Poi el pone al foco
a bullire per spatio d' uno miserere e
lassiilo fredare e poi lo cola e metilo
doi di al sole: e se ce mecti poi uno
poco d^aluini de rocho, farallo piti lu-
stro assiii e vira perfecto e bona in-
tinta da scrivare.
A tegiiar ossi bovini, buff'alini e cor
prini, dentro e di fora, in omne
colore.
Abeas de forti aceto et ossa miete
intus et ibi di miete stare per secptem
dies. Demura fac bullire cum alio aceto
usque ad medium, et quem colorem
vis colorare, pone i^jtus cum ipsis ad
bulliendum. Deinde pone intus cum
ossis aliquantulum de sale armoniaco
et dimite tantum bullire quod habeat
illum colurem intus et extra.
A tcg ìlare bosso in nero.
Recipe bussum et eum permicte in
oleo cum sulfure per unam noctem et
— 284 —
postea permicte bullire per horam imam
et fiet nigriim ut carbonem.
A tegnaì^e ossa in verde.
Tolli l'osso bene pollito e metilo
in uno vaso pieno de ranno e de lacte
de capra e de verde ramo ben subtili ,
e copri bene lo dicto vaso e mectilo
socto lo lìtame per spatio de x dì , e
sera facto verde dentro e de fora.
A fare colla che tene aqua e' olio.
Ahvve vernice liquida once meza,
biacca cruda, calcina viva e bene bianca
e chiara d' ova ana once meza, et in-
corpora insiemi a incolla quello che
tu voli.
Mirabilis colla ad cristallum, gemmas,
et super j^etram, vel lignum.
Accipe ceruse et confìce cum ver-
nice bene et incolla quicquid vis et di-
mite secare ad solem.
! / fdtii'iiihiiii f'olldia ad (ji'iiintns re-
tinouìds.
Suine vitrioli pulverizati partes 2,
iiiasticis [jartein 1 , picis partem 4 et
insimul disknnpra et erit colla for-
tissima.
.1 fari' l'-dHi: .r , . .i-ici.
Tolle terra gialla dal spillali ed uno
poco d' oropiumento in polvere e uno
poco de calcina viva e uno poco de
vernice liquida e mecti onine cosa in
uno pignatino e mista molto bene sopra
al foco et incolla, cusi calda, quello che
te pare.
A fare colla pei' li vase per altro modo.
Tolli vernice liquida, cerusa, e uno
poco de boUarminio perchè sia piti te-
nace e macina omne cosa insiemi e
incolla quello che te pare.
— 286 —
A fare (•olla jìcr ìignami.
Ahvve pece greca parte 2, polve
de matone e uno poco de mastice e
macina bene insiemi , poi incolla cum
uno ferro infocato quello che tu voli.
A mollificare l' osso.
Tolle sale comuno, vitriolo romano,
ana, e macinali insiemi molto bene, poi
distilla per lambico e serva l'aqua di-
stillata bene turata. E quando vorai
mollificare l'osso, o corno, o avorio,
metilo in la dieta aqua per spatio de
5 bore e molificarasse che porai im-
promptar quello che tu voli e indura-
rasse comò prima.
A fare colla de pescio.
Tolti ossa de luccio et de omne al-
tro pesscio grandicello e sechali ; poi li
spolveriza in lo mortaro de bronzo, e
poi mecti la dieta polve in una pignata
nova cum tanta aqua che te paia che
- 287 —
sia bastevile a li dicti os.sa, o polve, e
falla bollire lauto che sia ben liquefa-
eta; poi tocca quella aqua. Se t^rrà
insiemi è bona ed è facta. Poi la leva
dal loco e colala cimi uno panno de
lino e lassa fredare: poi ne fa li peze
e polla a scinirare ni vento senza polve.
Ad ingessanduni kibulas causa pin-
q>''nr1i.
.Vc(i|)c labulas et super eas da ter
vel quatuor vicibus cum colla bene cal-
lida: ab una vice ab alti-a permite si-
cari aliquantulum et ultima vice per-
niile sicari valde bene. Postea habeas
gissum pulverizatum et bene macina-
tum et sit subtile et distempera cum
aqua tepida et da super asideni cum
sticca et permite sicari. Quo facto, rade
eum gladio, scilicet partes grossas; de-
inde habeas gissum subtile cum colla
Clara bene et non nimis forte, et da
super gissum positura decies , si expe-
diens fuerit, cum penello; et desicato,
eum subtilissime rade si vis. Demum
designa cum carbone dolci aut de salce,
— 28» —
autdevite; et si non consentiret tibi,
habeas pennam anseris et sepera ni-
gredinem carboni. Et si vis ponere au-
rum, habeas bolarminium subtilissimum
et macinatum eum clara ovi fratta et
distempera eum aqua pura, videlicet
ciim uno ciato aque per unam horam
et tempera ipsnm bolarminium subti-
lissimum et da ubi vis ponere aurum,
nec dum bina vice sed multoties , usque
octo vice, adendo seniper bolarminium
ut grossus multipliciter, et sic habebis
intentum balneando eum aqua clara ubi
vis ponere aurum, bina vice. Sed po-
sito auro, memento stare per unam
horam ; et demum burnias ipsum aurum.
Ad ynolliflcandwin ossa.
Pone ossa in liscivio facto de calce
viva et cinera recotta cma, et maneant
per diem novem. Tunc habebis passa-
dutilem ad libitum, et si vis colorare,
impone quem colorem vis, et retucta
in forma, lineas eum oleo lini et dimi-
ote sicari per 7 dies in equi fimo.
yl (rijmtr i(i pelli' m t'i'i'tli'.
Tolli granelli de briigno che hanno
le spini del mese de setembre e metile
in uno- catino e piatale bene e lai^salo
bollire e levare suso quelli venaeioli
corno se fa co' lo vino , al sole per 3
di. Poi sepera lo licore necto da la
venacia e poi tolli alumi de rocho e
uno poco de burina e el dopio de l'o-
rina de aceto forte, bianco, e disfà lo
alumi in lo dicto aceto e urina; e
quando è ti-eddo, e tu alunia le pelle
cum lo dicto aceto e burina alumati; e
quando sonno quasi scinte e tu li dà
el bagno cum quello vino de le brugne
e scintale a l'ombra, e comò più li
darai, più bello collore haveranno e
haverai bona tenta verde per tegnai'e
pelle de camosscio.
.1 rof/nosriarp In ìnma fidila.
La iKìuia della galla se cognossce
.vf è minuta e se è crespa e se è soda
denti-o e a[)ara polverosa.
290
A cognosciare lo bono vitriolo.
La bontà de lo vitriolo se cognosse
se è cillistrino de dentro, e de fora
ben granoso.
Reccipe caseio de qualunque ragio-
ne, che sia vecliio mediocramente e ra-
dilo subtilmente conio se rade la carta,
o vero tu lo pialla bene subtili. Poi
tolli quella radetura e metila a mollo
in aqua chiara per uno di , poi cola
via quella aqua da la radetura cauta-
mente; poi tolli altratanta aqua calda,
0 manclio, quanto quella ch'hai getato
via, e de dentra a la dieta aqua calda
ce pone la dieta raditura e remenala
cum mano molto bene, conio se mena
la pasta da pane, e tanto la remena
in la dieta aqua calda che n' esca tucta
la graseza che ha el caseio, et vieni
mutando spesso spesso l'aqua: poi la
reduce e fanne uno pane e metilo in
uno vaso cum aqua chiara che lo dicto
— 291 —
pano stia sempre a molle. E quando lo
voi adoperare , tulli de quello pane la
quantità che voi e incorporalo bene
cum uno pochetino de calcina viva in
suso uno asse bene polito e cum uno
pistello de li'rno li compìglia insiemi.
Poi ce a{i:iongi uno poco de gesso sta-
tiate e ri mena da capo omne cosa in-
siemi per gran spatio, ed è diventata
colla de cascio per incolare lignanii e
vasa. E operala più frescha che poi,
lìorchè fa migliore presa.
.1 farp tenta verde et rossa et pavonaza
a teguare ossi . juiniù. rffi et ciò
che voli etc.
Recipe aceto bianco fortissimo quan-
to voi et pollo in uno vaso vitriato et
mecte suso bactitura de ramo et lima-
tura de ramo ben colorito rosso, vi-
triolo romano, alumi de rocho et uno
poco de verde raino. Omne cosa sia
bene macinato et mista cum lo aceto
et stia cusi per 7 o 8 di et nocte, et
questo aceto diventa bona tenta verde
per tegnare seta, osso, panno lineo et
292
altre cose et per clepegnare. Et se in
questa cocitura mecterai osso crudo o
cotto et faraicelo bolire et de poi stare
per uno spatio de mese, diventarà verde
in perpetuo. Nota che la bactitura de
lo ramo fresca fa miglior tenta. Et così
se pò fare de lo colore rosso comò è
dicto de lo verde et pavonazo cum lo
cinabrio, o minio et verzino et mecte
a tengnere omne cosa che voi e tigni-
rallo bene. Et simili se pò fare de
r oropiumento in giallo et fa comò de
sopra. Et se voi, in loco de lo aceto ce
pone r horina humana etc.
FINE.
1 \ 1 ) 1 ( • !•:
Incipit tratatcs de multis et divkr-
SIS AZrBRIS XATURALIBUS FIESDIS. Et
PRIMO niCESnCM EST DE COOSITIOSE
8PETIE ET XATTRA SCBSCRIPTl LAPI-
DIS LAZCLI EX QUO FIT AZURKl'M SA-
TITRALE, 81VE AZURRCM CLTRAMARI-
NUM. Et dicam de probatione ipsics
LAP1D18 Pag. Ò
Ad cognoscendum qualitatem et na-
turam honorum lapidum ab aliis,
sire a malia •>
Ad cognoscendum azurrum Alma-
neum, aive Teothonicum, ab alio;
et aliquam notifimn ipgiug lapidia
ex quo ftt predictum azurrum Al-
maneum - 6
Incipit pratica ad extrahendum azur-
rum de lapide lazuli et ipaum affi-
nando - ~
Modus autmn ponendi dictum pulve-
rem ipsius lapidis in pastillum . _ S
Aliuiii pastillum sic flt _ 11
A cavare l'oro de lo lapis lazuli . . _ 13
A fare aturro bona e aftnarlo per via
de pastillo ^ l'i
Modus ponendi supra dictum azurrum
in ixisUlìum 1'
— 294 -
A farf n::urro ultrainarinum per
alium madmn Pag. t6
Pratica a fare pastillo per cavare lo
azurro de lo dicto lapis lasuli . . „ 18
A fare a,surro e aflnarlo bene . . . „ 20
A dare bona ed bello collare a lo azurro
quando non fusse ben collorito . . „ 23
Pratica a sapere fare la preparatione
de lo azurro et porlo in lo pastillo
per aflnarlo „ 24
El modo a fare et pastillo et a/ftnare
la dieta preparatione de lo lapis
lasuli sopra dicto „ 25
FA modo da incorporare la sopradicta
petra pista in lo pastillo per affi-
narla optimamente „ 26
El modo da cavare la dieta polve da
lo pastillo per affinarla „ 27
Pratica a fare azurro de la Magna,
o vero azurro Thodesco, o vero
azurro Spagnuolo e aflnarlo oppor-
tunamente „ 29
A fare azurro per via de pastillo. . „ 33
Ad fatiendum azurrum per aliam
. viam ^ 35
Ad fatiendum azurrum x^er alium
modum ^ 36
Modus faciendi grossum azurrum . . „ 38
Ad fatiendum azurrum Alamaneum . „ 38
Ad extrahendum sol. 1 aurum de
lapide lazuli „ 39
Ad fatiendum azurì'um et cognosc&ìi-
duvi locum ubi nascitur . . . * . „ 40
Modo affinare el pastillo se caso fusse
che te venisse arso che non ne
uscisse V azurro. Pratica a rac-
conciarlo „ 45
Modo da fare el pastillo per lavorare
una de queste prete quando fusse
più fina de vantaggio più che l'altre ,. id
TsripiT SEC'Cxnrs TK \'
\/.rrri» per artikitiim kiksuis kl
\i:tificiai-iter fa<'TI8. Et primo di-
" f.jfdum et videsncm est de proba-
tioxe azcrrorl-m. si scst katcralia
DE MISERA. AS ARTIFICIALITER FACTA. Paff. 47
Modus coifiìoscendì aziirrum ultrama-
rinum ab artificiale per experien-
tiam et esainen - 17
.4/10 modo cogno8citur per experien-
tiam n ^^
Ad faciendum azurrum per ariiflcium „ 48
Ad faciendum azurrum per artiflcium „ 49
Ad faciendum azurrum artiflcialem . ^ 50
Ad azurrum faciendum _ 50
Ad faciendum azurrum _ :">-
A fare azurro ■">:'•
Ad fatiendum azurrum -VI
Modus fatiendi azurrum - -M
Ad azurrum faciendum , 5ò
Ad faciendum azurrum per alium
modum .» 55
Ad azurrum faciendum - 50
Ad azurrum faciendum _ 5<>
A fare azurro artificiale - 5ti
A fare azurro bono _ 57
Ad azurrum fatiendum _ 5*<
Ad fnciindum azurrum feriale 5vt
Ad faciendum azurrum _ 5!i
A fare azurro |>i
Ad azurrum faciendum '*^
Ad faciendum azurrum _ "il
Ad azurrum faciendum ...:.. _ ti-j
Ad azurrum faciendum _ ti2
A fare azurro _ 'i't
A fare azurro _ 'vS
A fare azurro de argento „ t>4
Ad fnfiendifm azurrum *H
i iliuiii moduìii .... "t
— 296 -
Ad idem per alinm formnm .... Pag.
A fare murra per muro in calcina .
A fare azurro per via d'acqua forte „
Incipit tertius capitui.us de azuhris
FIENDIS DE HERKARUM SUCCIS, QUlUtlS
UTUNTUR IN CARTA, SUPER MINIA ET
IN TELA ET IN 0IS80. Et PRIMO VI-
DELICET
Ad faciendum azurrum ex succo her-
barum
Ad idem; de azurro herbarum ... „
Super eodevi, de herbarum azurro . „
A fare la peza azurra de sugo d'erbe „
A fare azurro per altro modo cum
sugo „
Come se macina lo azurro per adope-
rare a penna e fare carpe .... „
Ad istemperare azurro per scrivare . „
El modo de aflnare li azurre quando
fussero grossi „
Ad idem ,,
Ad purgandum azurrum „
Ad colorandum azurrum. ..... „
Ad, multiplicandum azurrum ....
Ad colorandum azurrum optime . . „
Ad fatiendum indicum „
Ad fatiendum indicum ,,
A fare bello indico „
A fare indico „
A fare indico per altra via .... .,
Ad fatiendum indicum et confltionem
eius ,,
A fare indico „
A fare indicho alio modo „
A fare indico per altra forma ... „
Incipit quartus capitui>us de fiendis
viridibus uamis et deviridibus fa-
ctis cum ekharu.m succis in diversi»
Monis. Primo :
65
66
66
71
72
72
72
73
74
75
76
76
76
77
77
78
78
79
79
80
81
81
82
83
83
85
Ad faliendìim viritìetii rnminii . I' '_'• ^'
Arirdem di herem fiitii'nduin
Ad fatiendum viridem nimmii ...
Ad viridem rnmuin fatiendum
A fare verde da dipengiare in gesso ^ ^T
Ad viridem fatiendum - ^
Ad idem - •**
A fare verde bona cum spingerbino . « B-i
A fare verde - '^"^'
A fare verde '"'
A fare verde chiaro per miniare, o/i-
timo - ^■'
A fare verde scuro - "'
A fare verde '^'l
A fare verde bono .... i'I
A fare verde azurro - "1
A fare aqua verde da dipengiare in
panno '■'-'
A fare verde azurro naturali ''-
A fare verde bono - '"
A far verde alio modo - W
A fare verde - 9*
A fare verde !•'
Ad viridem fatiendum
A fare verde chiaro per minij, pr
rato
.1 fare giallo belitisaimo più che <-
piumento o giallolino de Lamagim
A fare uno bello e naturali verde,
provato
A far uno verde scurissimo ; jtrobnta „ US
A conciar verde azurri o azzurri quan-
do fussaro grossa - 9f>
.1 fare tentura verde da scrivare . . - 100
IsriPIT niSTISTlO QnSTI CAlMTri.I I>E
I.Af.'CIS ET l'AVOSATIIS FIESUIS IN IM-
\-ERSlS MOIM8, ET VERZISIS. Et PKIM".
vioei-ickt: '■''
— 298 —
A fare laccha hona e beila l'i»g- l*'l
A fare lacha per altro modo .... „ 103
A fare laccha per altra via .... „ 104
A fare virsino da fiorir i minij, bono „ 106
Ad idem, alio modo , KMi
A fare verzino per altra via .... „ 107
A fare e conservare lo versino in
polvere „ 108
A fare pavonazso cum sugo de herbe „ 108
Ad fatiendum collorem brasilium . . „ 109
Ad fatiendum vérzinum per aliam
formam „ 110
A fare collare de grana cum verzino „ 110
A fare el verzino al fuoco „ 111
A fare versino bono, provato, optimo „ 111
A fare el verzino al sole „ 112
A fare versino alio modo „ 113
Ad fatiendium colorem pavonatium . „ 113
A fare collare pavonazo perfetto per
operare in muro „ 114
A fare verzino bellitissimo e durabili „ 114
A fare jìavonaso chiaro e lucido per
operare in carta, cioè fare scatole
e pergamene „ 115
A fare lacha bona „ 116
A fare laccha ut suj)ra,per altro modo „ 118
A fare laccha per altra forma ... „ 120
(Recipe un'oncia de versino...) ... „ 122
A fare collare nero perfecto .... „ 124
A fare perfecto collare de grana car-
dinalesco cum virsino etc „ 124
A fare laccha „ 125
A fare laccha x>er altro modo, per mi-
nij, fina , 126
A fare lacha „ 127
A fare lacha per altro modo .... „ 128
Ini ipiT msnxi; ...... t .ìi-itui-i \iì
ITRIM-KISOS KT f'OI.ORES AUREATOS
t atiexoum: et ad scisas atqi'e mor-
KEXTE8 AD AURCM POXENDl'M. Et
PRIMO, AD FATIESDUM PURPURISUM
AUREL-M Pag. 129
A fare purpttrino, scilicet colore de
oro 129
A fare purpunno per altro modo. . „ 130
A fare collare d'oro bello per alfrn
via 130
A fare purpura secondo la quantità
che voi _ 131
A fare collare d'oro per altra forma „ 132
A fare collore d' oro bello e bona . . « 133
Ad fatiendum fregio» aureo» cum pe-
nello - 133
A mectere oro senza lustro in suso li
collore 1 14
A metter oro in su li libri, ciò è in
su le carte „ 134
De aurando panno, vel tela .... „ 135
De auro collare ad aurandum ... « 135
A fare mordente da mectere oro in
muro i:<»i
A scrivare de argento \''>'>
A fare collore de argento bello >■ lumo « lri7
A mectere a oro omne corpo .... , 137
Ad fatiendum aureum collorem prò
scribendo IHT
Ad fatiendum literas auratas ... _ V>
Ad gcrihendum aurum cum caliamo . „ 139
Ad fntiendam aquam ad aurandum . « 139
A fare scisa da mectere oro .... „ 139
A fare scisa per mectare oro. ... „ 141
A fare el profilo d' oro cum scisa . . „ 141
A fare lettere d' oro, provata e vera . „ 141
A'Scrivare oro cum penna, ut supra „ 142
— 300 —
Ad ideili per nliam viam '^iig- H'-i
A fare scisa per brunire e porre oro ., 143
A fare scisa bona e breve per mettere
oro ., 144
A fare colore d' oro da scrivare cum
penna, in carta e in tela .... „ 144
A mectare oro iti carta cum litera . ,. 145
A fare scisa da brunire e porre oro. ., ' 146
A fare mordenti da metere oro in fl-
(]ure, in panno, in petra, in liyno,
in gesso e in calcina o muro ... ,. 146
A fare un acqua da dorare omnia . „ 146
A fare scisa per metere oro in carta
e per brunire secondo V uso tho-
desco ., 147
Ad uuricéllam purpuream fatiendam ,, 148
Ad ideili, alio modo ., 149
Ad fatienduìn aquam azoch ad deau-
randum pennas strutii et alia valde
pulcherrime „ 149
A fare scisa da porre oro in carta,
et in orane altro luogo „ 150
A fermare l'oro in oiiine drappo che
voi „ 150
IkCIPIT DISTINTIO SKrTIMI CAPITULI DE
CINAHRIIS FIENDIS ET MUI.TIS ALIIS
DIVERSIS COLLORinUS, ET 1>E MISTL'RIS
COLLORUM ET AD C'OLI^ORES DISTEM-
PEKANDUM , SECUSUUM MaGISTRU.VI
.Jacobum de Tholeto. Et primo:
ad fatiendum cinabkicm „ 151
Ad cinabrium faciendum „ 1.51
Ad faciendum cinabrium „ 1.52
Ad idem, alio modo ,, 152
Ad faciendum cinabrium , 1.53
Ad idem alio modo 1.53
A fare collare giallo per fiorire in oro
in carta 154
— ^{.>\ —
A fare hinncho beUitissin :■ l")i
A fare cinabrìo hrecimpi" IV)
A fare camilUim l'>">
A fare colore riohi> 1 •">•"'
A fare collere per jthiir xnj, in Ui'iiu
de l'oro in carta ^ lóò
Ad fatìendiim incarnatum per incar-
nare fìguras l'i'i
Ad incarnanditm cruciflxum !"><>
Ad faciendìim incarnatum l'>~
Item, alias color cainillinus 1">T
A fare V arzicn bona e bella 1">"
A far biachn 1">'^
A fare minio brievemente l")!'
A far pasta da scolpire omne lavora
ciò è figure, medaglie e far forno
(Recipe once una de draganti) . ■ ~ 159
Item, nliiis color n 160
Ad faciendum alium colorem camil-
linum - 161
Ad faciendum collorem rosatum op-
timum et pulcrum _ llil
At fatiendum colorem perseum W2
A fare la rosecta per miniare ... _ lb"2
Ad fatiendum quendavi aquam que est „ 162
bona ad ponendum super figuris
et aliis miniia . . • - 162
A fare olio de semi de lino .... _ 163
A fare vernice liquida „ 16S
A fare vernici liquida per altro modo ,. 164
Ad purgandum cerusam 165
Ad fatiendum colorem de cimatura
pannorum. Cuius coloris erit, talem
colorem ìinbebis 16."3
A fare aqua da dipengiare in panno
de lino o de seta ........ „ 166
A fare aqua gialla da disignare e di-
pengiare in panno de lino o de lana „ 166
Colla da fare omne forma che tu voli
j„r iihl'irr p.jiirr Hi7
302 —
A fare gesso suctili
A fare una finestra de carta caprii
che parerà vetrio naturali.
Ad idem per aliam formam .
Ad idem in panno lini ....
A fare aqua da tagliare el vetrio
A fare terra da getare omne suttili
cosa
A fare pasta da impromptare che a-
resta a foco
A fare pasta cum la quale poi fare
el bene e el male, et poi disigillare
e sigillare omne letera e poi im-
promptare quello te piace. Diven-
tar d durissima poi che haverai im-
prontato , e poi farla vinire de
quello collare che tu voli, ponen-
dola a sechare
A fare sapone moschato
A fare la camphora bona
A fare borace alixandrina
A preparare el cinabrio per adopa-
rare a penna e fare corpi ....
A preparare asuro per fare corpi e
per adoperare a penna
A preparare la biaca per dipengiare
A preparare el verde ramo da dipen-
giare
A preparare V oropiumento per fare
corpi
Ad fatiendum aquam gumatam . . .
Ad distemprandum prasminum . . .
Ad distemprandum minùOit ....
A distemprare el zallulino
A distemprare la rossecta
A preparare el sa far ami
A distemprare lacha per far corpi .
A preparare le terre per adoprare
in muro o in calcina
A camp-, II, ir,' ,? f,,,-,' fogliami . . .
Pag. 167
„ 1(>S
„ 169
„ 169
„ 170
„ 170
„ 171
171
173
175
175
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180
180
180
181
181
181
182
182
182
183
Al) L.APIDE8 ASCLLORCM COMHOSFSIIOS.
SeiUICET OKMMAS PRETIOSAM. f-I,AHAS
KT LACDABILIS COLl.OKIS. Et MAKUA-
RtTAS, RUBINOS ET BALASCIOS. Qt'E
8UST ARTIFITIALES ET XOS SATURA-
UES POTERIS ITA COMPONERE CITO
ET FACILE Pag- !'*'>
Sic fiunt de cristallo Inpides picii con-
trnfncti ut topatij, zaftrri e.tc. . . _ 186
Ad fatiendum margaritas 187
Ad fatiendum pulcra» scutes de cri-
stallo 1S8
Ad rubinos componendum ISS
Ad fatiendum balatcios „ 185>
Ad fatiendum pulcras perlastnmquam
vere et laudabilis coloris in apa-
rentia - 1'*'
Ad fatiendum margarita» site perlas
tamqunm naturales et optimas et
verns, sine dubio . . . , 1!"
Ad fatiendum perlas grossas de mi-
nutis 192
Ad margaritas, sice perlas, clnrifl-
candas - 138
Ad fatiendum smiralgdum de cristallo ^ 190
Ad fatiendum crisolitum de cristallo _ 194
Ad fatiendum ambra _ 191
Ad ambra fatiendum _ 195
Ad idem 1^
Super eodem - 196
Ad idem ut supra _ 197
Ad calcinandum cristnllum .... _ 197
Ad flrnììdìim cristallum _ 197
Ad !/nfitìiiìum cristallum contrafactum > 198
Ad ìiìolìfìr<uidum cristnllum .... _ 198
Ad fatiendum lapides pretiosos can-
tra factos de cristallo 1 '■'
A mollificare el cristallo per modo
che porai improntare e tagliare
— 304 —
Questa è una opera ociilta fìlosnfìcnlp,
ciò è fare coralli (/rossi de ti pi-
coli, in questo modo Pftg'- ^^00
A fare vernice liqquida bona , '201
A fare cinahrio „ '202
A fare de cento perle una !> e Ila perla
bona de vantaqio '202
Ad fatiendum aaffirrum et ipsum afl-
nandum et colorando „ 205
A fare collore d' oro „ 205
A poriftcare el saflrro „ 206
A fare vetrio rosso 206
A mecter oro in vetrio '207
A dipengiare li vetrij cuvi li smalti
de oìiine collore che tu voli, corno
sono tazze o altre lavore de vetrio „ 208
A fare vetrio incarnato , 209
A fare vetrio giallo per patrcnostre
o ambre 210
A fare zallolino da dipengiare '210
Incipiunt collores musaici. Et primo
ad fatiendum materiam musicarum „ 210
Alias modus musaici „ 212
Ad faciendum musaicum croceum in
colore auri „ 212
Ad fatiendum musaicum rubeum . . „ 213
Ad fatiendum musaicum rosatum , . „ 214
Ad fatiendum musaicum granatum . „ 214
Ad fatiendum musaicum azurrum. . „ 214
Ad fatiendum musaicum viridem . . „ 214
Ad fatiendum crisolitum, idest vitrum
colloratum in collore auri, videlicet „ 215
Incipiunt diversi coIjLOres quibus va-
saeij utuntur pro vasorum pul^crl-
TUDINE, PER ORDINEM DICESDUM. Et
primo: „ 217
A fare bianco fino de marzachotto . „ 217
A fare biancho el vaso cacto senza di-
pentura, se tu voi che lo dieta vaso
sin biancìio e necto ,. 217
— 305 —
^1 fitre hUincho de vetrio Pag. 218
vi fare bianco per mectare azurro . „ 218
.1 fare biancho per azurro ^ 218
.1 fare biancho per azurro _ 218
.1 fare biancho 219
.1 fare biancho per azurro sutili
apianato _ 219
A fare bianco per dipengiare certe
collare divisati corno te pare ... „ 219
A fare biancho per melare azurro
spianato „ 219
A fare biancho ., 220
A fare bianco per azurro ^ 220
A fare biancho per azurro relevato . „ 220
A fare biancho per azurro relevato . ., 220
Ad affinare i bianchi duri a focho . „ 220
A fare giallo el vaso „ 221
A far giallo da vitriare dentro ... „ 221
A fare verde el vaso _ 221
A fare verde per invetriare 221
A fare verde de vantaggio _ 222
A mecter azurro a penello „ 222
Ad idem. A fare azurro per mectare
a penello 222
Azurro per operare a penello 222
Azurro da penello , 223
A fare azurro relevato a modo fio-
rentino „ 223
A fare azurro „ 223
Per mectare a penello „ 223
A fare azurro relevato per mectare a
penello „ 224
^1 fare azurro violato - 224
A fare collare de azurrino bono . . _ 224
A fare azurro aubtili spianato ... ,. 224
A cociare, idest calcinare, stagno e
piombo ~ 22.5
Terra per cociare vasi, rodi .... _ 225
A fare collore da dipengiar vase, come
vase il<i manco o de mngoUicn . . . ~ 22ò
— 30G —
A fare azurro da penello
A fare zallo bello per minij o altro .
A fare aqua da disolvare perle ere. .
A fare perle naturali o quasi . . .
A fare studio per fare coralli con-
trafacti
A fare collare d'oro per pegnare vase
de terra, prima vitriati
Incipit distintio opctavi cap. de tin-
tis at tingendum pannum, 8ktam
et pei.lem in camussium et multa
ALIA. Et de camusijs fiendis per
MULTO» ET DIVERSOS MODOS. Et
primo ad TINGENDUM CAMUSSIUM . .
A tegnare caprete in verzino ....
A tegnare caprete in vermiglio . . .
A tegnare montone in vermiglio da lo
lato de la carne, per fare scarpe .
A tegnare montoni in vermilglio dal
canto del pelo per fare scarpe . .
A tengere pelle de sovatto in vermi-
glio, bone e belle
A tegnare in vermiglio
A tegnare in versino bellitissimo . .
A tegnare la pelle in collare de pavo-
nazso bellitissima e bene ....
A tegnare in rosscio le pelle ....
A tegnare caprecte in verde ....
A tegnare pelle in verde
A tegnare la pelle in verde ....
A fare tenta verde da tegnare panno,
o refe, o seta
A tegnare pelle asurre
A tegnare la pelle in nero
A fare tenta nera per tegnare pelle,
cioè tenta da calzolare fina, senza
ferro
A tegnare caprecti in nero fini e belli
Pag.
■225
227
227
228
22ft
231
231
233
235
237
239
240
241
241
243
243
244
245
245
246
247
247
248
— 307 —
A tegnaì-e montone o caprette in nero,
belli e boni Pag. 249
Modo de conciare pelle cimi lo pelo e
senza pelo, ciò è pelle de cervo, o
de lupo, o de tasso, o de lotrie, o
de capretti, o de capra, o d' altri
animali; ed è concia probata. . . „ 250
Concia per una pelle „ 256
Ad camussium fatiendum _ 256
A fare camoscio cum nervo o senza
nervo, cioè scamosciato da omne
parte „ 257
A fare camoscio senza grasso ... ., 258
A fare camoscio „ 259
A fare camoscio brevimente .... „ :S9
A fare camoscio che sia bianco e mor-
bido corno una seta „ 260
A fare camoscio che aresti morbido
sempremay „ 260
A fare camoscia che arestia a l'aqua „ 261
A scamosciare le pelle „ 261
Ad camussium de carta caprina fa-
ciendum „ 262
A fare camoscio de carta pecorina . ., 262
A fare camoscio de carte j)ecorine
scripte 0 de carte de capretti scri-
pte ., 264
A fare camoscio bonissimo ., 264
A fare concia in camoscio bona et vera
et probata ^ 266
A tegnare sirico o drappo roscio . . „ 270
A tegnare sirico croceo, o vero giallo
f> refe ., 272
A tegnare sirico pavonazzo, o refe . „ 273
A tegnare sirico molato, o refe ... „ 273
A tegnar sirico negro, o refe .... „ 274
A tegnar sirico verde, o refe .... _ 275
A tegnare lo sirico verde scuro ... ., 277
A tengna re lo sirico in turchino, 0 refe „ 277
- 308 -
A feonare in roselo Pfig- '^~^^
A tegnare refe in verzino „ 279
A legnare refe in roseto « 279
A tegnare in nero lo refe ,, 280
A tegnare guarnello, o seta, in nero. ,. 280
A tegnar guarnello ,, 281
A tegnar V osso in verde „ 281
A tegnare l'osso in rosscio , 281
A tegnare pelle in bretino chiaro . . „ 282
A fare inchiostro bona e da scriva re ,, 282
-A tegnar ossi bovini, buffalini e ca-
prini, dentro e di fora, in ovine
colore , 283
A tegnare bosso in nero ,, 28S
A tegnare ossa in verde ,, 284
A fare colla che tene aqua e olio . . , 284
Mirabilis colla ad cristallum, genimas,
et super petram, vel lignum ... ,, 284
Ad fatiendum coll.iin ad gemmas re-
tinendas „ 285
A fare colla per vasa „ 285
A fare colla per li vaseper altro modo „ 285
A fare colla per Ugnami „ 286
A mollificare V osso „ 286
A fare colla de pescio „ 286
Ad ingessandum tabulas causa pin-
gendi „ 287
Ad molliflcandum ossa ,, 288
A tegnar la pelle in verde ,. 289
A conosciare la bona galla ,, 289
A cognosciare lo bono vitriolo ... „ 290
A fare tenta verde et rossa et pavon-
naza a tegnare ossi,- panni, refi, et
ciò che voli etc ,, 291
'210. Storia Siciliana di anonimo autore scritta in
dialetto nel Sec. XV, pubblicata a cura di
Stefano Vittorio Bozzo (Parte 1.* Prefazione) L. 7. —
211. Quattro Poemetti Sacri dei Secoli XIV e XV
a cura di Erasmo Percopo -
212. Viaggio in Inghilterra del Card. Rossetti a cura
di Giuseppe Ferx'aro » 5. —
lM3. Rime varie di Curzio da Marignolle con le
notizie intorno alla vita e costumi di lui ,
scritte da Andrea Cavalcanti, e raccolte da
Costantino Arlia ...» 5. —
214. Il Sacco di Volterra nel MCDLXXII a cura di
Ludovico Frati » G. ."n
215. Gli Spagnuoli e i Veneziani in Romagna, do-
cumenti pubblicati da Cori-ado Ricci . . . » 14. —
216. Diario di Gaspare Nadi, a cui-a di C. Ricci e
A. Bacchi della Lega » 13. —
217. La Caccia degli Uccelli di Vincenzo Tanara,
per cura di Alberto Bacchi della Lega . . » 15. —
218. La Guerra di CamoUia e la Presa di Roma,
rime del secolo XVI, a cura di Francesco
Mango , » 5. 50
219. Lamenti storici dei secoli XIV, XV e XVI, a
cura di Antonio Medin e Lodovico Frati . » 9. —
220. Una Confraternita di giovanetti Pistoiesi a
principio del secolo XVI, a cura di Pietro
Vigo » 4. —
221. I drammi di Antonio Marsi pubblicati da
I. Palmarini. Voi. I • . . . » '^ —
IN CORSO DI STAMPA
Storia Siciliana d* anonimo autore scritta in
dialetto nel Sec. XV, pubblicata a cura di
Stefano Vittorio Bozzo (Parte IL* Storia).
Là bella Camilla, poemetto inedito dì Piero
da Siena, a cura di Vittorio Fiorini.
Testi inediti di antiche rime volgari, messi
in luce da Tommaso Casini. Voi. II.
(xyneyera delle Clare Donne, di Sabadino de-
gli Aricnti, a cura di C. Ricci ed A. Bacchi
DELLA Lega.
Viaggio da Venezia a Costantinopoli di Tom-
maso Alberti, nel 1609, a cura di Alberto
Bacchi della Lega.
Narrativa della prigionìa di Ercole Fantuzzi,
a cura di Corrado Ricci.
Palmarini. I drammi pastorali di Antonio
Marsi. Voi II.
Canti del sec. XVI sulla battaglia di Bavenna,
a cura di C. Ricci
^,./l.l--.
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