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Full text of "Il Libro dei Colori, segreti del secolo XV;"

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V  /• 


'.-^ 


SCELTA 


DI 


CURIOSITÀ  LETTERARIE 

INEDITE  0  RARE 

DAL  SECOLO  XIII  AL  XVII 
JPOXDAT.A.    E    DIRETTA. 

DA 

FRANCESCO    ZAMBRINI 


DISPENSA    CCXXII 

Prezzo  L.  10  .  ^  lI  (f^ 


'-^Ih 


Di  questa  SCELTA  usciranno  otto  o  dieci  volu- 
metti all'anno;  la  tiratura  di  essi  verrà  eseguita 
in  numero  non  maggiore  di  esemplai"!  202:  il  prezzo 
sarà  uniformato  al  numero  dei  fogli  di  ciascheduna 
dispensa,  e  alla  quantità  degli  esemplari  tirati:  sesto, 
carta  e  caratteri,  uguali  al  presente  fascicolo. 

Ditta  Romagnoli  Dall'Acqua. 


DISPENSE  STAMPATE 

DOPO  LA  PUBBLICAZIONE  DEL  CATALOGO' 

Giugno   1884 


200.  Storia   di   Campriano   contadino,   a   cura  di  , 

Albino  Zenatti .     .     .  " .     .     .    .     .     .    .     .  L.     5.  — 

201.  I  due  primi  libri  della  Storia  di  Merlino,  ri- 

stampati per  cura  di  Giacomo  Ulrich      .     .    »    12.  — 

202.  Cronaca  Bolognese  di  Pietro  di  Mattiolo,  pub- 

blicata da  Corrado  Ricci »    14.  — 

203.  La  Buca  di  Monferrato,  lo  Studio  d'Atene  e 

,       il  Cagno,  poemetti  satirici,  per  cura  di  L.  Frati   »    12.  — 

204.  Celli  G.  B.  Lezioni  Petrarchesche,  per  cura  di 

Carlo  Negi'oni . ,     .     .    »    11.50 

205.  Trissino  G.  Giorgio.  La  Sofonisba,  per  cura' 

di  Franco  Paglierani     . \    »      4.  — 

206.  Feste  pel  conferimento  del  patriziato  Romano 

a  Giuliano  e  Lorenzo  De'  Medici,  per  cura  di 

Olindo  Guerrini »      5.  — 

207.  Itinerario  di  Lodovico  Varthema,  nuovamente 

posto  in  luce  da  Alberto  Bacchi  della  Lega   »    12.  — 

208.  Statuto  inedito  dell'  arte  degli  Speziali  di  Pisa, 

per  cui-a  di  Pietro  Vigo »      3.  59 

209.  Il  Dialogo  di  .Salomone  e  Marcolpho,  per  cura 

di  E.  Lamma »      4.  — 


IL 


LIBRO  DEI  COLORI 


SEGRETI  DEL  SECOLO  XV 

PUBBLICATI^ 

DA 

0.  GUERRINI  E  C.  RICCI 


JBOLOOISA 

Presso  Romagnoli  Dall'Acqua 
1887. 


Edizione  di  soli  202  esemplari 
per  ordine  numerati 

N.  82 


BOLOGNA   -    SOCIETÀ    TIP.   AZZOGCIDI 


^^^€^'^-  -oj!  '^-  -oj  -y^'-o 


PREFAZIONE 


I. 


La  critica  d'arte,  all'estero  come 
in  lUilia,  ha  preso  e  va  prendendo 
oggi  uno  sviluppo  tanto  più  conside- 
revole quanto  più  si  è  andata  e  si 
va  spogliando  del  ciarpame  retorico 
cui  si  dà  il  nome  pomposo  di  estetica 
o  filosofia  dell'arte. 

L'inizio  della  nostra  storia  arti- 
stica era  solido  e  severo  nei  ricettari 
del  Genuini,  nelle  note  del  Ghiberti, 
neir  autobiografìa  del  Cellini,  nel- 
r  opera  immensa  del  Vasari.  La  base 
delie  considerazioni  era  per  ciascun 
artefice  la  tecnica  e  la  bellezza  della 
forma  rispetto  ai  tempi  e  ai  luoghi. 


I  molti  errori  in  che  caddero,  per 
inesperienza  o  mancanza  di  notizie, 
non  toccano  la  bontà  del  loro  sistema. 

Ma  come  decadde  l' arte,  decadde 
ben  presto  la  critica,  e  fu  sostituita 
da  una  metafisica  inconcludente.  L'ac- 
cademia penetrò  in  quella,  come  era 
penetrata  nella  letteratura  e  nella 
vita,  e  passarono  anni  ed  anni  senza 
che  gli  studi  in  quella  regione  dello 
scibile  avanzassero  di  qualche  passo. 
Non  mancò  nei  due  secoli  scorsi  qual- 
che storico  municipale  che  scrivesse 
e  vantasse  la  vita  e  il  valore  degli 
artisti  suoi  compaesani,  non  mancò 
chi  mostrasse  buoni  intendimenti,  co- 
me il  Baldinucci;  ma  tutti  questi 
scrittori  non  isfuggirono  alla  regola 
comune  e  la  parte  biografica  scris- 
sero più  fidati  alle  tradizioni  che  ai 
documenti,  e  del  calore  giudicarono 
accademicamente  con  poche  iperbo- 
liche  frasi  divenute  di  moda. 

Sulla  fine  del  settecento,  in  gra- 
zia   del    serio    indirizzo    dato    agli 


studi  in  genere  dal  Baccliini,  dal 
Muratori,  dal  Tirabosclii,  dal  Maffei 
e  da  molti  altri,  la  critica  e  la  storia 
dell'arte  fecero  un  passo  a  bastanza 
notevole  col  Lanzi,  col  Cicognara, 
col  D'Agincourt,  col  Rosini,  con 
Amico  Ricci,  e  parecchi  altri  che 
non  mancarono  d'un  certo  indirizzo 
e  di  buone  vedute. 

Il  loro  difetto  fu  di  voler  far 
troppo.  Non  si  tennero  paghi  allo 
studio  d'una  sola  epoca  artistica  e 
d'un  solo  artefice.  Non  misurarono 
le  loro  forze.  Vollero  abbracciare, 
percorrere  un  lato  intero  dell'arte 
e  anche  tutta,  come  il  D'Agincourt,  e 
non  poterono  quindi  fare  opere  se 
non  imperfettissime. 

Intanto,  in  scienza  come  in  let- 
tere e  in  arte,  si  venivano  a  poco  a 
poco  stabilendo  due  forme  di  critica 
e  due  serie  di  critici,  che  oggi  si 
definiscono  coi  nomi  di  accademici 
e  positivisti.  I  primi  continuarono  e 
continuano    le    k)ro    logomachie  sul 


bello,  sul  vero  e  sul  buono,  spez- 
zando l'arte  in  rinasci'nienti  e  mezzi 
rinascimenti,  in  decadenze  e  soste 
immaginarie  e  false.  Gli  altri  s'ac- 
corsero che  dal  secolo  XI  al  secolo 
XVI  non  fu  che  una  sola  progres- 
sione, per  quanto  varia,  e  si  diedero 
corpo  ed  anima  a  cercar  documenti 
e  argomenti  tecnici  e  storici,  a  defi- 
nire le  scuole  e  a  considerarne  la 
fisiologia  e  le  formule.  Messi  su 
quest'  indirizzo,  fecero  e  fanno  tuttora 
molto  bene  alla  storia  artistica  il 
Milanesi,  il  Cavalcasene,  il  Morelli, 
il  Frizzoni,  il  Venturi,  il  Toschi,  il 
Cantalamessa  ed  altri  pochissimi. 

II. 

La  critica  positiva  oggi  ricerca 
tutti  gli  argomenti  che  la  possano 
aiutare  nel  suo  lungo ,  faticoso  e 
difficile  lavoro,  e  non  sappiamo  se 
alcuno  abbia  finora  intravveduto  tutto 
l'utile  che  le  può  provenire  dalla 
pubblicazione  di  libri  simili  a  questo. 


—    VII    — 


Tutti  sanno  che  una  volta  gli 
artisti  non  si  procuravano,  come 
oggi,  i  colori  già  preparati  per  dipin- 
gere, in  molti  negozi  d'una  città.  La 
fatica  di  preparare  i  colori  era  allora 
la  prima,  cui  si  dovevano  assogget- 
tare gli  artefici  ammessi  nello  studio 
0  nella  bottega  d'un  maestro,  e 
poiché  al  maestro  importava  molto 
che  le  tinte  e  le  mestiche  non  fos- 
sero difettose  e  non  riuscissero,  a 
lungo  andare,  fatali  al  lavoro  com- 
piuto e  al  suo  buon  nome,  crescendo 
o  screpolando^,  la  fatica  fu  giudi- 
cata sempre  di  grande  delicatezza  e 
di  grave  responsabilità. 

Nessun  pittore  sfuggì  da  quel 
tirocmio.  Giotto  come  Raffaello,  Ma- 
saccio come  il  Perugino,  tutti  in- 
somma cominciarono  dal  preparare 
colori. 

Questo  lavoro,  diremo  cosi,  chi- 
ìnico  presentava  molte  utilità,  di  cui 
ci  basterà  notare  le  principali.  Pri- 
ma   di   tutto,  lentamente   suggeriva 


—  vili  — 

ai  giovani  artisti  molti  espedienti 
neir  impiego  dei  colori  e  molta  cono- 
scenza del  loro  valore  rispetto  ai 
toni;  garantiva,  se  non  in  tutto,  in 
gran  parte  la  durevolezza  dei  dipinti, 
oggi  malamente  fidata  agli  ignoti 
facchini  d'una  drogheria;  contribuiva, 
a  seconda  delle  diverse  ricette  o  se- 
greti, a  metter  molte  varietà  e  distin- 
zioni fra  il  colorito  d'una  scuola  e 
quello  d' un'altra;  finalmente  salvava 
r  umanità,  cui  incombono  tante  altre 
sventure,,  dai  dilettanti  di  pittura  non 
meno  terribili  dei  filodrammatici  o 
delle  ragazze  che  pestano  sul  piano- 
forte la  Stella  confidente. 

Ij' arte  della  pittura  fino  a  tutto 
il  secolo  XVI  è  stata  un  vero  segreto. 

È  noto  che  il  Bandinello  pregò 
Andrea  del  Sarto  a  fargli  il  ritratto 
appunto  per  iscoprire  il  modo  d'usare 
i  colori  e  imparare  qualche  cosa 
sulla  mistura  delle  tinte.  Andrea  se 
ne  accorse,  trovò  maniera  di  deludere 
la  curiosità  di  Baccio,  e  narrò  pub- 


lilicamonte  la  mal  riuscita  astuzia 
(li  costui,  che  fu  giudicata,  né  più  né 
meno,  una  cattiva  azione. 

Oggi  anche  i  profani  comprano 
da  per  tutto  colori  e,  purtroppo,  li 
adoperano  senza  misericordia. 


III. 


Al  critico  d'arte  non  può  sfug- 
gire l'importanza  di  tutto  ciò.  Il 
solo  fatto  che  in  ogni  scuola  o  bot- 
tega si  preparavano  i  colori  per  le 
opere  che  vi  si  dovevano  eseguire, 
basta  a  rendere  indisj)ensabile  lo 
studio  progressivo  di  questi  ricettari. 
Ogni  maestro  possedeva  segreti  cer- 
tamente noti  a  molti  altri  artisti,  ma 
ne  possedeva  sempre  alcuni  speciali 
o  trovati  da  lui  medesimo  o  appresi 
da  chi  li  aveva  scoperti  o  nella  bot- 
tega ove  continuavano  per  tradizione, 
come  si  ha  in  vari  passi  del  Cennini. 

È  naturale  che  a  lungo  andare, 
per  ia  comunicazione   e   la  f ratei- 


lanza  che  passava  fra  i  pittori,  quei 
segreti  venissero  lentamente  a  diffon- 
dersi e  a  farsi  notori.  Il  Vasari 
infatti  nella  vita  di  Agnolo  Gaddi, 
scrive  degli  avvertimenti  del  Cennini  : 
«  Non  fa  bisogno  ragionare,  essendo 
oggi  notissime  tutte  quelle  cose  che 
costui  ebbe  per  gran  segreti  e  raris- 
sime in  que'  tempi.  » 

Ma  come  parecchie  ricette  e  me- 
stiche  in  processo  di  tempo  diventa- 
vano conosciute,  parecchie  nuove 
erano  a  poco  a  poco  tentate  e  occul- 
tamente operate  dai  nuovi  artisti,  con- 
tribuendo così  a  uno  sviluppo  chi- 
mico continuo  della  scala  cromica 
fermatosi  ai  nostri  giorni  o  diventato 
mestiere,  con  grave  danno  dell'arte, 
tranne  forse  per  pochi  artisti  inglesi 
che  oggi  ritornano  alle  pratiche  ed 
alle  ricerche  intelligenti  dei  vecchi 
maestri. 

Migliaia  d'esempi  di  nuove  incette 
si  potreijbero  suggerire,  cercando 
negli  storici  dell'  arte. 


—    XI    — 


Il  Vasari  crede  ad  esempio  che 
Margaritoiie  fosse  il  primo  a  consi- 
derare quello  che  bisogna  fare 
quando  si  lavora  in  tavole  di  legno 
e  continua  :  «  Fu  egli  l' inventore 
del  modo  di  dare  il  bolo  e  mettervi 
sopra  l'oro  in  foglie  e  brunirlo.  » 
È  vero  che  tutte  queste  cose  erano 
state  fatte  assai  prima  di  Margari- 
tone,  ma  la  testimonianza  dello  sto- 
rico aretino  resta  a  provare  quale 
fosse  appunto  l'attività  degli  artisti 
nella  ricerca  di  nuovi  elementi  tecnici. 

Leonardo,  l' uomo  universale  per 
eccellenza,  non  lasciò  intentato  que- 
sto importante  argomento  dei  colori 
e  delle  mestiche,  quantunque  non 
gli  tornasse  a  buon  fine.  Il  Vasari 
insiste  anzi  nel  rimproverarlo  per 
questo:  «  Imaginandosi  di  volere 
a  olio  colorire  in  muro,  fece  una 
composizione  d' una  mistura  sì  grossa 
per  lo  incollato  muro,  che  conti- 
nuando a  dipingere  cominciò  a  colare 
(li  maniera,  che  in  breve  abbandonò 


—   XII   — 

vedendola  guastare.  »  E  dopo  aver 
detto  che  tentò  modi  st^^anissimi 
nel  cercare  nuove  composizioni  per 
dipingere  e  vernici  per  mantenere 
le  opere  fatte,  racconta  che  il  qua- 
dro della  Vergine  che  fu  di  Baldas- 
sarre Turini  da  Pescia,  Datario  di 
Leone  X,  «  sia  per  colpa  di  chi  lo 
ingessò  0  pur  per  qrielle  sue  tante 
capricciose  misture  delle  7nestiche 
e  de'  coloìH  »  si  guastò  senza  ri- 
medio. 

Da  queste  stesse  parole  si  com- 
prende intanto  che  il  Vasari  non  sa- 
peva in  che  le  capricciose  Tnisture 
delle  mestiche  e  de'  colori  usate  da 
Leonardo  consistessero  e  se  al  Vasari, 
che  tanto  s'occupava  d'arte  e  di 
tecnica  d'arte,  erano  ignote,  c'è  ben 
ragione  di  credere  che  fossero  veri 
segreti  fuori  che  per  certi  scolari 
del  maestro. 

Anche  il  mite  Raffaello  tentò 
ricette  senza  buon  successo.  «  Se 
non  avesse,  nota  lo   storico  descri- 


—    XIII    — 

vendo  la  Trasfigurazione,  in  que- 
st'opei*a  quasi  per  capriccio  adoperato 
il  nero  fumo  da  stampatori,  il  quale, 
come  più  volte  si  è  detto,  di  sua 
natura  diventa  sempre  col  tempo  più 
scuro  ed  offende  gli  altri  colori  coi 
quali  è  mescolato,  credo  che  que- 
st'opera sarebbe  ancora  fresca.  » 

Dunque,  oltre  a  regole  tecniche 
generali,  è  lecito  cercarne  alcune 
peculiari  a  ciascun  artefice  e  conse- 
guentemente di  ciascuna  scuola.  Ces- 
sato un  po'  r  orgasmo  estetico,  la 
critica  si  è  data  ad  anatomizzare  le 
forme  pittoriche.  Ha  studiato  l' indole 
degli  artisti,  varia  nelle  varie  regioni; 
ne  ha  indagato  le  origini  e  le  modi- 
ficazioni seguite  ad  influenze  esterne, 
ha  scoperto  certe  linee  simpatiche 
e  inconscie  proprie  dello  spirito  dei 
singoli  maestri;  ha  guardato  nei 
paesaggi  di  fondo  la  natura  del  paese, 
ha  fatto  tesoro  dei  valori  del  colorito. 

Lo  studio  di  questi  trattati  dei 
colori,   fatto    in   larga  scala   e   con 


—    XIV    — 

coscienza,  darà  un  altro  mezzo  di 
speculazione.  Ogni  pittore  o,  se  si 
vuole,  ogni  scuola  aveva  qualche 
tinta  chimicamente  speciale.  Qualora 
si  cerchi,  con  l'aiuto  dei  ricettari, 
di  determinare  le  sostanze  che  la 
compongono,  si  avrà  forse  un  altro 
filo  per  girare  nell'immenso  labirinto 
della  storia  artistica. 

Con  l'aiuto  di  lenti  a  bastanza 
forti,  per  un  esempio  qualsiasi,  è 
intanto  stato  possibile  accorgersi  che 
negli  azzurri,  apparentemente  uguali, 
usati  dal  Francia  e  dal  Perugino, 
entrano  sostanze  ben  differenti.  Non 
pretendiamo  di  dare  la  nostra  opi- 
nione come  un  mezzo  infallibile  e 
perpetuo  di  ricerche  e  di  scoperte. 
Noi  diciamo  semplicemente  agli  stu- 
diosi :  «  Neil'  esame  che  voi  fate  di 
un'opera  cercate  la  qualità  dei  colori 
e  anche  questo  mezzo  qualche  volta 
vi  potrà  tornare  di  qualche  utilità.  » 


—    XV    — 


IV. 

La  preparazione  dei  colori  era 
tutt'  altro  che  facile.  Il  Vasari ,  scri- 
vendo, che  per  eccezione  lo  Stamina 
imparò  «  nello  spazio  di  molti  anni 
non  solamente  il  disegno  e  la  pratica 
dei  colori  »  ma  diede  saggi  di  pit- 
tui*a  notevoli,  lascia  pensare  che  la 
pratica  de'  colori  per  lo  più  costasse 
lunghe  fatiche.  Infatti  lo  Stamina, 
come  Lorenzo  de'  Bicci ,  fu  molto  ac- 
curato nell'attuazione  dei  secreti  e 
il  suo  affresco  sul  Palazzo  di  Parte 
Guelfa  fatto  per  la  vendita  di  Pisa 
ai  Fiorentini  nel  1 406  durò  e  in  parte 
dura  non  ostante  l'aria,  le  pioggie 
e  l'esser  volto  a  tramontana. 

Date  quindi  tutte  queste  difficoltà 
e  questo  interesse  degli  artisti  nel 
preparar  i  colori,  era  facile  che  a 
qualcuno  d'  essi  venisse  la  voglia  di 
scriverne  e  svelarne  i  secreti.  Come 
si  scrissero  i  secreti  relativi  alle  arti 


dell' adornamento  del  corpo,  e  della 
cucina,  ed  alle  arti ,  affini  alla  pittura 
àeìYorefìceì^ia,  della  tm^sia,  del  mu- 
saico, del  dipingere  i  vetri  ecc.  è 
naturale,  diciamo,  che  non  mancas- 
sero anche  i  trattatisti  dei  colori. 

Opere  di  simile  natura  esistono 
inedite  in  varie  biblioteche  e  alcune 
antiche  e  recenti  si  trovano  anche 
a  stampa. 

Però  dobbiamo  confessare  che  que- 
sto genere  di  studi  è  stato  più  colti- 
vato all'estero  che  fra  di  noi.  Trat- 
tati sulla  natura  dei  colori,  sulla  loro 
proprietà ,  sul  modo'  di  comporli  e  di 
usarli  ecc.  ecc.  scrissero  Pierre  de 
Saint  Omer,  ShefFer,  Guglielmo  Lin- 
ton,  il  French,  l'Andre ws,  Giovanni 
Ashley,  Teodoro  Fielding,  l' Eastlake, 
il  Pittakys,  Eduardo  Muston,  l'Har- 
ry, Edmondo  Barber,  il  De-Massoul,  il 
Moore,  Ernesto  Schulz,  Arclais  de 
Montamy,  il  Gautier,  il  Watin,  Davy, 
il  Didron,  Carlo  Hayter,  Roberto  Boy, 
il    Brougniart,    il    Boyle,    Giovanni 


—    XVII    — 

Burnet,  Federico  Reimann,  il  conte 
Caylus  e  parecchi  altri  di  cui  dimen- 
tichiamo o  ignoriamo  i  nomi. 

Ma  fi^  tutti  i  citati  ben  pochi 
si  sono  dati  allo  studio  dei  ricettari 
antichi,  ed  hanno  pensato  di  pubbli- 
carli 0  ripubblicarli.  Il  Muratori, 
sempre  sapiente  indagatore,  ne  com- 
prese r  importanza  e  produsse  nel 
tomo  II  delle  sue  Antichità  italiane 
qualche  saggio  d'antiche  ricette.  Altri 
stampò  i  trattatelli  d' Eraclio,  di  Teo- 
filo, di  Archerio,  di  Simone  Porzio, 
del  Tilesio  ecc. 

Fra  gli  italiani,  che  scrissero  sui 
colori  e  stamparono  antichi  segreti 
per  tinte  o  mestiche,  possiamo  regi- 
strare avanti  tutti  il  Cennini,  che 
dettò  il  notissimo  Trattato  della  pit- 
tura edito  dal  Milanesi;  Lodovico 
Dolce  cui  si  deve  il  dialogo  nel  quale 
si  ragiona  delle  qualità,  diversità  e 
proprietà  dei  colori  (15G5);  il  Va- 
sari in  alcuni  capitoli  della  sua  in- 
troduzione alle  Vite:  Antonio  Carac- 


dolo,  di  cui  si  trova  Le  livre  de 
quatre  couleurs  stampato  a  Parigi 
nel  1759;  Alberto  Guidotti  che  trattò 
particolarmente  delle  vernici  della 
China  e  del  Giappone  usate  in 
Francia  e  in  Inghilterra  (1784)  ;  il 
Beltramini  autore  dei  due  discorsi 
Della  mestica  e  della  pittmm  stam- 
pati ad  Imola  nel  1796;  Lorenzo 
Marcucci  col  noto  libro  pubblicato 
in  Roma  e  annotato  da  Pietro  Pal- 
maroli  sull'esordio  di  questo  secolo 
Saggio  analitico-chimico  sopra  i 
colori  minerali  e  mezzi  di  procu- 
rarsi gli  artefatti,  gli  sìnalti  e  le 
vernici  ed  osservazioni  sopra  la 
pratica  del  dipingere  ad  olio  tenuta 
dalle  scuole  fiorentina,  veneziana 
e  fiam^tninga ,  e  finalmente  qualche 
memoria  del  Bizio  intorno  a  speciali 
colori,  come  la  porpora,  la  lacca 
verde  ottenuta  dal  caffè  ecc.  Anche 
sopra  arti  affini,  quali  la  miniatura, 
il  musaico,  i  vetri  dipinti  ecc.,  non  man- 
cano, come  abbiamo  detto,  segreti  spe- 


XIX    — 

ciali.  Sulla  miniatura  Demetrio  Sala- 
zaro  pubblicò  in  Napoli  un  vecchio 
ricettario,  che  fu  ristampato  con  molte 
correzioni  dal  Lecoy  de  la  Marche; 
rispetto  al  musaico  abbiamo  i  tre  trat- 
tati dei  sec.  XIV  e  XIV  editi  dal 
Milanesi,  e  pei  vetri,  fra  gli  altri, 
un  trattatello  edito  dal  Lisini  in  Siena 
nel  1885. 

Abbiamo  citati  questi  nomi  non 
per  ostentare  una  facile  erudizione, 
ma  soltanto  per  mettere  in  maggiore 
evidenza  l' importanza  del  nostro  li- 
bro, che  riempie  la  gl'ave  lacuna  che 
si  trova  fra  il  Genuini  e  i  cinque- 
centisti. Non  ci  siano  pertanto  rimpro- 
verate le  dimenticanze  e  l' inesattezze 
che  il  cultore  di  simili  studi  può  ri- 
scontrare fra.  queste  succinte  notizie. 


11  codice  che  ha  servito  alla  pre- 
sente edizione,  appartiene  alla  R.  Bi- 
blioteca dell'  Università  di  Bologna  e 


—    XX    — 

si  trova  tra  i  Manoscritti  col  n^  2861. 
Da  quel  che  si  legge  nelle  carte  di 
guardia,  si  ha  che,  pare  nel  secolo 
XVII ,  il  codice  fu  di  un  tal  Giovanni 
Battista  Nozzi,  il  quale  numerò  le 
carte  e  le  trovò  240.  Poi,  verso  la 
metà  del  secolo  scorso,  fu  comprato 
dal  P.  Giovanni  Grisostomo  Trom- 
belli ,  celebre  abate  di  San  Salvatore 
in  Bologna,  probabilmente  per  conto 
dell'abbazia,  ricca  di  molti  libri  e 
manoscritti.  All'epoca  dell'invasione 
francese  il  nostro  Codice,  come  quasi 
tutti  quelli  dell'  abbazia  suddetta ,  fu 
trasportato  a  Parigi  nella  Biblioteca 
Nazionale  di  cui  porta  ancora  il  bollo 
rosso  ;  poi  ritornò  con  gli  altri  (pur- 
troppo non  con  tutti  !  )  e  riprese  nella 
Biblioteca  di  S.  Salvatore  il  suo  nu- 
mero 165.  Coir  ultima  soppressione 
degli  ordini  religiosi  pervenne  alla 
Biblioteca  dell'  Università  di  Bologna 
dove  rimarrà ,  speriamo,  al  sicuro  da 
nuove  emigrazioni  o  pericoli. 


—    XXI    — 

Il  Codice  consta  di  241)  carte,  nu- 
merate al  i-ecto  da  mano  dello  scorso 
secolo,  più  due  carte  di  guardia ,  una 
al  principio,  l'altra  alla  fine.  Il  Xozzi 
che  le  numerò  per  240,  tenne  conto 
di  una  numerazione  della  stessa  mano 
che  vergò  il  codice,  che  si  vede  an- 
cora apparire  qua  e  là  all'  angolo  in- 
feriore destro  al  recto  delle  earte  : 
numerazione  imprecisa  che  lo  indusse 
in  errore.  Delle  249  carte,  sono  bian- 
che quelle  numerate  39,  40,  59,  60, 
72,  73,  74,  87,  88,  89,  90,  91,  92, 
93,  94,  134,  223,  224,  225,  220,  227, 
228,  246,  247,  248  e  249.  La  prima 
carta  è  bianca  al  recto,  segnata  solo 
colle  iniziali  I.  G.  B.  N..  che  sono  il 
segno  di  G.  B.  Nozzi.  Le  carte  58 , 
71 ,  86  e  222  sono  ])ianche  al  rove- 
scio. La  carta  245  contiene  un  prin- 
cipio d'indice,  di  mano  assai  tarda, 
che  comprende  solo  le  prime  22 
ricette. 

II  codice  misura  mill.  150  X  110, 
contiene  quasi   sempre  15  linee  per 


pagina  (qualche  volta  una  di  j)iù  o 
una  di  meno,  ma  assai  di  rado)  con 
richiami  alla  fine  d'ogni  quinterno, 
con  rubriche  ed  iniziali  rosse  senza 
ornamenti ,  scritto  con  inchiostro  leg- 
germente sbiadito  in  qualche  pagina , 
e  con  carattere  (jfuasi  rotondo,  chiaro 
ma  con  parecchie  abbreviazioni,  che 
deve  -essere  circa  della  metà  del  se- 
colo XV.  Rilegato  in  carta  pecora, 
porta  scritto  sul  dorso  di  mano  del 
passato  secolo,  della  stessa  mano  che 
numerò  le  carte  «  Segreti  per  colori. 
M.  S.  del  secolo  XV.  »  Il  codice  è 
inedito.  Solo  Michelangelo  Gualandi 
nelle  sue  «  Memorie  originali  italiane 
risguardanti.le  Belle  Arti  »  Serie  III, 
pag.  110,  ne  stampò  alcune  righe  del 
principio  e  della  fine,  ed  una  ricetta 
«  A  mollificare  l'osso  »  dove  in  cin- 
que righe  introdusse  dieci  mostruosi 
errori  di  lettura,  evidente  dimostra- 
zione della  nessuna  pratica  del  Gua- 
landi In  cose  paleografiche.  Il  che, 
se  ci  consola,  pensando  che  il  libro 


—    XXIII    — 

sfu^rgi  allora  ad  una  pubblicazione 
che  sareblie  stata  uno  strazio,  non 
ci  fa  troppo  coraggio  nell' accettare 
con  fiducia  la  lezione  delle  altre  a)se 
antiche  contenute  in  quelle  «  Me- 
morie ». 


VI. 


Evidentemente  questo  non  è  un 
ti'attato  originale,  ma  una  compila- 
zione. Lo  stesso  compilatore  lo  con- 
fessa quando  nell'intestatura  del  libro 
settimo  dice  =  secundura  Magi- 
strum  Jacobuììi  de  Tholeto  =  e 
forse  sono  citazioni  del  trattato  spa- 
gnuolo  le  frasi  =  et  quidam  Ispa- 
nus  dixit  mihi  =  e  =:  frate  Gio- 
hanne  me  disse  =  che  s' incontrano 
in  quel  libro.  Non  è  tuttavia  difficile 
che  il  compilatore,  certamente  pra- 
tico della  materia  di  cui  trattava, 
abbia  inserito  qualche  ricetta  di  sua 
invenzione  e  molte  altre  raccolte 
dalla  pratica  più  che  da  trattati  an- 


tecedenti.  l)t>l  resto  lo  stile  è  sempre 
quello  e  le  ricette  latine  sono  di 
([uello  stesso  clie  dettò  le  italiane. 
Il  metodo  di  esposizione ,  la  lingua 
stessa,  mal  velata  dal  grosso  latino 
che  noi  diamo  con  tutti  i  barbarismi, 
i  solecismi,  gli  idiotismi  e  gli  spro- 
positi del  testo,  è  sempre  quella. 
Poca  attenzione  occorre  per  vederlo 
chiaro. 

Compilazione  dunque ,  poiché , 
d'altronde,  in  queste  cose  non  s'in- 
venta che  di  rado  ;  ma  compilazione 
fatta  da  uno  solo,  con  un  metodo 
solo.  E  se  anche  l' esemplare  da  cui 
traemmo  la  presente  stampa  fosse 
una  copia  e  non  l' originale ,  come 
anche  noi  stimiamo,  certo  il  copista 
non  fu  colpevole  di  gravi  altera- 
zioni ;  tutt"  al  più  modificò  l' orto- 
grafia, se  pure  la  modificò.  In  ogni 
modo  noi  siamo  sempre  del  parere 
che  ripetiamo,  cioè  che  il  compilatore 
fu  uno  solo  il  quale  acconciò  le  di- 
verse ricette  in  uno  stampo  suo  \)ar- 


—    XXV    — 

ticolare  e  che  scrisse  verso  la  metà 
del  secolo  XV.  Al  che,  per  gli  inten- 
denti non  fa  ostacolo  il  veder  qual- 
che volta  ricordato  il  legno  brasile, 
saj)endosi  troppo  bene  che  il  legno, 
notissimo  in  Europa  nel  secolo  XV, 
diede  il  nome  al  paese  nel  quale  se 
ne  trovò  gran  copia.  Quando  Cabrai 
approdò  a  Porto  Seguro  nel  1500, 
da  molto  tempo  il  legno  brazil  tin- 
geva in  rosso  le  stoffe  degli  europei. 
L'Asia  ne  mandava  in  quantità. 

Ma  chi  fu  il  compilatore?  Con- 
fessiamo candidamente  non  solo  d'i- 
gnorarlo, ma  di  non  poter  fare  nem- 
meno qualche  plausibile  ipotesi  in 
proposito.  Nessun  colophon  ce  lo  dice, 
nessun  indizio  ce  lo  fa  sospettare. 
Ora  troviamo  romanesimi  spiccati 
come  cocciole  d' ora  per  gusci  d'ova, 
concola  per  catino,  insinente  per 
insino  ecc.  Ora  abbiamo  misure  na- 
poletane come  rolulos,  terzarulo,  o 
monete  bolognesi  come  i  bolognini 
della    seconda    ricetta   ecc.    Altrove 


—    XXVI    — 

abbiamo  «  doi  anconitani  de  fino 
ariento.  »  In  un  luogo  si  vuole  «  meza 
libra  de  rena  de  Val  d'Arno  »  e  in 
un  altro  si  ricorda  che  le  calamite 
«  inveniuntur  in  montagna  Sancii 
Berardi.  »  Non  mancano  parole  e 
forme  inbubbiamente  indigene  della 
Valle  del  Po,  venezianismi  e  persino 
francesismi  spaccati.  Che  concludere 
dunque?  E  sono  accenni  e  ricordi  di 
troppe  regioni  per  trarre  argomenti 
a  favore  d' una  sola  !  Preferiamo  con- 
fessare ingenuamente  che  non  sap- 
piamo e  non  sospettiamo  nulla.  Il 
carattere  stesso,  oltre  che  probabil- 
mente è  di  copista,  non  testimonie- 
rebbe  tutt'  al  più  che  in  favore  del- 
l'Alta  e  Media  Italia.  Troppo  larga 
regione,  come  si  vede,  per  acconten- 
tarsene. 

Comunque,  lasciando  ad  altri  le 
induzioni ,  se  vorranno  farne  o  se  si 
potrà  farne  coli'  aiuto  di  altri  codici, 
se  ce  ne  sono,  finiamo  coli' avvertire 
che  il  manoscritto  della  Universitaria 


di  Bologna  è  scritto  tutto  dalla  stessa 
mano,  meno  poche  ricette  alla  fine 
di  qualche  capitolo,  scritte  di  mano 
contemporanea  al  codice  ma  di  cal- 
ligrafia più  lunga  e  più  esile.  Le  ru- 
briche di  queste  ultime  ricette  fu- 
rono scritte  con  inchiostro  rosso  ora- 
mai sbiadito  e  che  deciframmo  col- 
r aiuto  della  lente;  mentre  quelle 
scritte  dalla  prima  mano  sono  ancora 
splendidamente  rosse  e  fresche  come 
di  ieri;  il  che  almeno  fa  testimonianza 
favorevole  alla  bontà  delle  ricette 
del  nostro  compilatore. 


Olindo  Guerrini 
Corrado  Ricci 


^— ~<M3  ^S»"'    '» 


IL  LIBRO  DEI  COLORI 


Incipit  tratatus  de  multis  et  diver- 
sis    azurris    naturalibus  fiendis. 

Et  PRIMO  DICEXDUM  EST  DE  COGNI- 
TIOXE  SPETIE  ET  NATURA  SUBSCRIPTI 
LAPIDIS  LAZULI  EX  QUO  FIT  AZUR- 
RUM  NATURALE,  SIVE  AZURRUM  UL- 
TRAMARINUM.  Et  DICAM  DE  PRO- 
BATIONE    IPSIUS    LAPIDIS. 

Ad  cognoscendum  qualitatetn  et  natur 
ram  honoi^m  lapidum  ah  aliis,  sive 
a  nialis. 

Sappi  che  lo  lapis  lazuli  é  una 
petra  de  minerà  che  vieni  ultra  mare. 
Molti  la  vendino  in  polvere  e  alcuni 
la  vendino  in  pezi  integri;  e  sonno  de 
più  ragioni  ed  è  multo  più  fina  una 
pietra  che  un'  altra.  Alcune  petre  sonno 
de  collore  pavonazo,  alcune   de  colore 


violato  scuro  e  tiene  la  sua  vena  de 
rosso  e  in  alcuni  de  li  suoi  canthoni 
ha  la  terra  rossa  e  non  è  la  dieta 
preta  troppo  splendente,  quasi  ad  modo 
de  smalto.  E  se  la  sua  vena  fusse 
biancha,  o  vero  fusse  in  qua  e  in  là 
alcuna  gocia  de  bianco  e  sia  tenera  a 
rompere ,  queste  cotale  prete  non  sonno 
troppo  fini  perchè  non  se  ne  po'  cavare 
oltra  a  la  meza  de  buon  azurro  e  a 
mercatare  queste  cotale  prete  se  ne 
scapita  in  grosso;  in  però  non  se  ne 
vole  impaciare  che  qualunque  non  ha 
bona  pratica.  Molti  dicano  che  lo  lapis 
lazuli  optimo  è  una  preta  che  celestri- 
neggia  e  pare  che  tenga  in  sé  uno 
colore  violato  cum  sentille  de  vene 
d'  oro  e  ha  misture  de  prete  bianchetto 
ed  è  asa'  ben  dura  a  romperla.  E  nota 
che  questa  è  la  sperienza  de  sapere 
quale  sonno  bone  e  quale  sonno  rei. 
Prima  toUi  uno  pezo  de  le  diete  prete 
e  metila  in  nel  fuoco  e  farla  ben  info- 
care de  vantagio  ;  poi  il  tra'  fora  e  las- 
sala frodare  da  sé  stessa,  e  quando  sarà 
refredata,  se  la  dieta  preta  sta  in  uno 
colore  che  non  smortisca,  è  bona.  Ma 


se  migliorasse  collere  che  lo  mantenga, 
è  perl'octa  e  bona.  Ma  quele  che  mu- 
tano la  bellezza  dal  primo  collore ,  è  da 
considerar  in  quanti  gradi  se  mutano; 
per  che  ce  sonno  de  quelle  che  quanto 
più  smontano  tanto  sonno  più  fini.  E 
poniamo  che  lo  smontare  non  procedesse 
da  la  quantità  de  la  terra  de  la  preta, 
ciò  é  che  quello  cotanto  che  tene  de 
azurro  è  de  bona  natura.  Ma  se  proce- 
desse da  le  misture  che  sonno  cum  la 
preta,  non  di  meno  è  da  fare  la  defi- 
rentia  per  lo  callo,  imperhò  che  ren- 
derla meno.  E  questo  se  cognosse  quan- 
do è  stato  in  el  fuoco  non  torna  tuta 
d'  uno  collore,  ma  in  alcuno  luoco  se 
mantieni  meglio  che  in  uno  altro.  Ma 
se  devenise  che  la  preta  perdesse  tutto 
el  colore  suo,  questa  tale  preta,  da  qua- 
lunque parte  fussero  cavate,  non  sonno 
de  ultra  mare  e  non  sonno  fini,  e  per 
consequentia  non  ne  poresti  cavare 
azurro  ultramarino  perchè  lo  suo  fun- 
damento,  ciò  è  la  preta,  non  è  de  ultra 
mare.  E  ben  che  fussero  de  ultra  mare, 
possino  tenere  tanto  poco  de  sostantia 
ciie  non  seria  da  impaciarsive.  Imperhò 


che  faresti  la  spesa  senza  utili  alcuno. 
E  li  prezi  de  le  diete  prete  in  ne  le 
parte  de  Ytalia,  comunamente  comba- 
tino  da  li  doi  ducati  infine  a  cinque  la 
libra,  e  secondo  che  sonno  più  o  meno 
belle. 

Ad  cognoscendum  azurrum  Alvnaneum, 
sive  Teothonicum, ab  alio; et  aliquam 
notitiam  i'psius  lapidis  ex  quo  fit 
^ìredictum  azurrum  Almaneum. 

Sappi  che  lo  azurro  de  Lamagna  è 
de  più  maineri  secondo  che  elio  è  ma- 
nifesto a  chi  de  esso  ha  alcuna  notitia 
e  sperientia.  Imperhò  che  sole  bavere 
in  sé,  la  preta  clie  se  ne  fa  el  dicto 
azurro,  parte  de  vena  camillina  e  parte 
terra  e  de  collore  croceo;  e  sonno  fran- 
gibili a  romperle  cum  l'ognia,  e  quilli 
sono  più  nobili  azurri  de  Lamagna 
che  se  trovino  e  soglino  essere  più 
penetrabili  e  trasparenti.  A  chi  tiene 
ben  gli  occhi  fissi  in  questo,  la  espe- 
rientia  dà  multo  più  dotrina  che  altra 
cosa.  E  li  prezi  loro  in  partibus  Ytale 
combatono  da  li  12  boloernini   la  libi'a 


a  li  vinti  boi.  e  por  insino  30  boi. 
la  libra,  quando  l'ussaro  avanta^iati  in 
colore  e  in  aparentia.  E  sapi  che  li 
prozi  de  li  azurri  tracti  e  affinati,  co- 
niunamente  combatino  da  uno  ducato 
in  fino  a  3  ducati  la  libra  e  più  e 
meno,  secondo  che  sono  belli. 

Incipit  pratica  ad  extraheìidum  azur- 
runi  de  lapide  lazuli  et  ipsum  affi- 
nando. 

Duplex  est  azurrum,  sive  naturale 
et  artificiale  :  et  ipsorum  vero  affinatio 
in  modo  assignatur  isto.  Accipiatur  la- 
pidem  istum  qui  est  mineralis  et  ignia- 
tur  post  lavationem  lexivij  inter  pru- 
nas  ignitas  :  postea  extinguatur  in  per- 
l'ecto  et  acerrimo  aceto  albo.  Postea 
frange  ipsum  cum  malico  in  ferrea 
ancudenea  et  elige  bonas  partes  et 
subtiliter  terrantur  in  mortareo  hereo 
optime  coperto  ne  vapor  eius  evalescat. 
Et  cum  fuerit  peroptime  tritum,  ponatur 
in  patella  terrea  et  desuper  pone  aquam 
calidam  sive  lexivium  calidum  cum 
modico  molle  abluto,  et  ipsum  azurrum 


—  8  — 

manibus  fricando  vel  cum  baculo  ut 
exeat  azurrum  afinatum;  et  nota  quod 
predicta  aqua  efficitur  viridis  colloris. 
Postea  cola  per  pannum  lineum  in  la- 
vella  terrea  bene  vitriata:  post  aquam, 
sive  lexivium,  quod  melius  est,  effunda- 
tur,  et  pulvis  lazuli  in  lavella  residens. 
Postea  ablue  dictum  lazurinum  cum 
aqua  tepida  et  non  nimis  calida,  in  por- 
fido, donec  salsedo  lexivii  exeat  et  per- 
mitte  ipsum  azurrum  ad  umbram  sic- 
cari  in  bursia  camussi.  Et  nota  quod 
si  non  est  boni  colloris,  vel  tendens  ad 
pallorem,  dequoque  in  pulverem  dedu- 
ctum  in  bono  lexivio  vel  aqua  pura, 
postea  per  pannum  cola  et  impone  ali- 
quantulum  aluminis  jameni,  vel  glasso, 
et  missce  cum  tuo  azurro  jam  affinato 
et  per  hoc  dat  bonum  collorem  et  augu- 
mentabitur  in  pondere. 

Modus  autem  ponendi   dictum  pulve- 
rem ipsius  lapidis  in  pastillwm. 

Accipe  de  mastice  lib.  unam,  ragia 
pini  collata  lib.  mediam  et  de  sapone  ca- 
prino vel  aretino  lib.  mediam,  cera  nova 


lib.  duas,  vernicis  liquide  lib,  duas,  olei 
seminis  lini  onciam  1.  Primo  funde  ce- 
ram  et  saponem  in  olla  vitriata,  postea 
pone  ragiam  et  pulverem  masticis,  po- 
stea vernicis  et  oley  et  cum  spatula 
misce  ut  incorporantur.  Postea  tenta  si 
fuerit  eottura  et  spissum,  dico,  ponendo 
guttam  unam  in  aquam  :  si  firmatur, 
bene  est;  si  non,  coque  ut  dum  firmatur. 
Quo  viso,  cola  per  pannum  lini  in  quo- 
dam  vaso  pieno  aqua  clara  et  frigida 
et  serva.  Quando  volueris  eo  uti,  acipe 
tantum  de  dicto  pastillo  quantum  de 
pulvere  lapidis,  et  incorpora  mineram 
tuam  in  subtilissimam  pulverem  redu- 
ctum  cum  predito  pastillo  Postea  mite 
dictum  pastillum  cum  dicto  pulvere 
mistura  in  quodam  vase  vitriato  et  in 
dicto  vase  sit  aquam  claram  usque  ad 
medium  vel  tribus  digitis  ad  plus  supra 
pastillum,  et  dimite  stare  in  dita  aqua 
per  15  dies,  et  quanto  plus,  tanto  me- 
lius.  Postea  extrahe  dictum  pastillum  de 
dieta  aqua  et  habeas  lescivium  bonum 
et  forte  et  cum  ditto  lescivio,  aliquan- 
tulum  calido,  extrahe  azurrum  de  dicto 
pastillo  pT  ipsum  manibus    fricando   in 


—  10  — 

alico  vaso  vitriato  et  paulatim  de  dicto 
liscivio  calido  desuper  mitendo  et  quando 
videbis  azurrum,  extrahe  de  per  se  et 
mite  in  alio  vase  vitriato  et  sic  continua 
donec  habeas  alios  duos  azurros  varia- 
tos,  non  ita  bonos  quantum  primum  et  de- 
monstrabitur  per  experientiam.  Et  cum 
dicto  liscivio  facias  aliquantulum  bulire 
quemlibet  sortem  de  per  se  et  cum  uno 
coclareo  acipias  spumam  suuavis  et  in- 
geniose,  et  quando  erit  sic  operatum, 
permicte  sic  stare  per  diem  et  noctem 
donec  totum  azurrum  petat  fundum. 
Postea  sepera  liscivium  ab  azurro  cum 
spongia  et  ablue  dictum  azurrum  cum 
Clara  aqua  donec  omnis  salsedo  liscivii 
exseat  et  permicte  possare  donec  azur- 
rum petat  fundum:  postea  eice  aquam 
suprastantem  et  dictum  azurrum  per- 
micte sicari  ad  humbram.  Postea  con- 
serva eum  in  corio  agnilino  vel  aretino 
et  cave  ne  a,yev  nimis  tanget  eum. 
Sunt  quidam  qui  de  sola  mastice  et 
coUolbnia  faciunt  pastillum  et  sias  quod 
pastillos  faciunt  per  multos  et  diversos 
modos  et  meliorem  unum  quam  alterum 
et  magis  breviorem.  Et  intellige  ({uod 


—  11  — 

azurrum  ultra  marinuqi  debet  aliinaii 
per  eapitellum  et  non  per  pa.stillunij 
quia  grossum  est  et  non  ponderosuiu. 
Nullo  modo  extrahitur  pastillo  nisi  bo- 
no  capitello,  sapone  romano  infecto,  et 
dictum  azurrum  ultramarinum,  vel  Al- 
maneum,  vel  Ispaneum  vel  de  Lombar- 
dia aportatum,  affinatur  hoc  modo  per 
viam  capitelli.  Acipe  lescivium  de  cine- 
l'ibus  crebellatis  et  sit  bene  clarum  ;  in 
quo  disolve  sap(jnem  romanum  in  bona 
quantitate  ut  sit  bene  vischosum;  in 
quo  pone  mineram  tuam  in  subtilissi- 
mum  pulverem  reductam;  postea  ad 
ignem  fatias  aliquantulum  bolire  tatias 
et  euni  move  piane  et  moderate  cum 
spatiila.  Postea,  paulatim  effuso  capitello, 
invenies  azurrum  pulcherimum  in  tun- 
do  vasis  atfinatum:  postea  eum  lava 
cum  pura  aqua  ut  auferatur  ab  eo  vi- 
scositas  et  postea  colabis  per  pannum 
lineuni  et  habebis  azurrum  valde  natu- 
ralem. 

Aliiim  pastilluin  sic  fìt. 

Summe  ragia  pini  optime  sicce  on- 
cias   0,    niasficis   oiK-ias   (> .    cov*^  nove 


oncias  2,  olei  seminis  lini  oncias  4. 
Hec  omnia  pone  super  ignem  et  fac  per 
omnia  ut  supra  habuisti  in  alio  pastillo. 
Et  quando  vis  dictum  pastillum  cuni 
pulvere  incorporare,  subito  acipe  dictum 
pastillum  de  aqua  et  ipsam  ducas  per 
manus  multum  bene,  perunta  manus  de 
oleo  lini  ;  et  si  dictum  pastillum  bene 
estenderetur,  bene  est;  si  non,  reitera  de- 
cotionem  donec  se  possi  bene  extendire 
et  ducere  per  manus  sicut  cera.  Tunc 
habeas  porfidum  et  undem  unge  cuni 
oleo  lini  et  desuper  pone  dictum  di- 
tum  pastillum  extensum  super  dictum 
porfidum,  sicut  splanata,  et  aspergas  su- 
bito de  dito  pulvere  lazuli  desuper  et 
ipsum  manibus  incorporando  donec  u- 
nam  lib.  dicti  pulveris  incorporetur 
cum  sexdecim  untijs  dicti  pasiillj.  Et 
hoc  facto,  pone  dictum  panem  pastilli 
cum  pulvere  incorporato  in  aquam  fri- 
gidam  in  quodam  vaso  vitriato  et  per- 
mite  stare,  ut  supra  in  allo  pastillo  non 
tam  bono,  et  sequere  ut  supra.  Et  nota 
quod  si  vis  ipsum  collorare,  acipe  modi- 
cum  aque  artentis  et  intus  in  ipsa 
aqua  pone  aliquantulum  de  virzino  bono. 
Tamen  non  est  de  arte  azurrorum. 


—  13  — 

A  rara  re  l'oro  fir  lo  lapis  lazuli. 

Accipe  dictum  lapidem  mineralem 
azuiTinum  et  eum  frange  in  ancudenea, 
sive  in  mortare  hereo  coperto,  et  pone 
ipso  in  quodam  vase  ut  sit  de  aqua 
frigida  et  videbis  venas  aureas  habentes 
et  illud  est  bonum.  Et  si  vis  aurum, 
accipe  ipsum  paulatim  paulatim. 

A  fare  azurro  bono  e  afinarlo  per  via 
de  pastillo. 

Recipe  de  lapide  lazuli  quantum  vis 
et  eum  pista  in  mortareo  hereo  valde 
bene  et  caute  ;  postea  macina  ipsum  in 
porfido  eum  clara  aqua  quantum  po- 
tasi ut  veniat  subtile  quasi  sine  tactu, 
quia  melius  operabitur.  Deinde  dimicte 
eum  sicari. 

Modus  ponendi  supra  dictum  azurrum 
in  pastillum. 

Summe  per  omni  libra  lardi,  libram 
unam  ragia  pini  et  untiam  unam  pe- 
gule  spagnole  Postea  habeas  oUam  unam 


—   14  — 

multum  netidam  a  pinguedine.  Deinde 
mitte  lardum  dictum  in  ditta  olla  ad 
colandum  et  quando  colatum  fuerit,  tunc 
mite  ragia  pini  munda  et  mistica  bene 
ut  incorporantur.  Postea  impone  de  su- 
perdictam  pegulam  spagnolam  et  in 
simul  incorpora  valde  bene  ut  deveniat 
sicut  aqua;  deinde  impone  desuper  ali- 
quantulum  olei  comunis  vel  seminis  lini, 
postea  remove  ditam  ollam  ab  ingne 
semper  mistando  cum  baeulo  dum  refri- 
giatur.  Et  quando  vis  mitere  dictum  pul- 
verem  lapidis  lazuli  in  hunc  pastillum, 
accipe  tanto  de  dicto  pastillo  quanto 
de  dicto  lapide  in  pulverem  redutto,  de- 
inde recipe  dictum  pastillum  et  mite 
eum  ad  ignem  ad  liquefatiendum  in 
quodam  vase  vitriato;  et  cum  liquefa- 
ctum  fuerit  ad  modum  aque,  tunc  im- 
pone lapidem  tuum  et  mistica  bene  cum 
uno  baeulo,  postea  sepera  eum  ab  igne 
et  dimite  sic  stare  a  sero  usque  ad 
mane  vel  plus.  Deinde  calefac  eum  ad 
ingnem  ut  deveniat  quasi  liquidum  et 
habeas  ad  ignem  ollam  unam  aque  ple- 
nam,  dico  quod  aqua  sit  tepida;  et  non 
calida  et  in  ipsa  olla  cum  aqua  tepida 


mite  alquantulum  dietimi  pastillum.  Po- 
stea  habeas  eatinum  unum  vitriatum 
cum  aqua  calida  et  mite  intus  dictum  pa- 
stillum, semper  misticando,  et  quando 
pastillum  deficit  de  azurro,  renova  sem- 
per aquam  magis  calidam.  Et  nota  quod 
si  pastillum  frangeretur ,  cave  ne  tu 
misticas ,  sed  dimite  ipsum  stare  ali- 
quantulum  et  sepera  aquam  a  pastillo 
et  desuper  pastillum  impone  de  alia 
aqua  magis  ealida  per  supradictum  mo- 
dum  et  mistica.  Et  nota  quod  quando 
azzurrum  mutat  colorem  statim  sepera 
aquam  azurinam  in  alio  vase  et  erit  aliud 
azurrum  et  erit  minoris  pretij  quara 
primum.  Et  si  vis  retornare  alia  vice 
in  pastillo  i)er  modum  supraditum  ve- 
niet  ut  primum  azurrum.  Et  intelige, 
quando  tu  acipias  azurrum  secundum , 
extmctum  de  pastillo,  tu  potes  eum  re- 
mictere  alia  vice  in  pastillo;  veniet  tibi 
meliorem  azurrum.  Et  nota  quod  omnes 
pulveres  lapidum  lazulorum  ut  mictan- 
tur  in  pastillum,  deficiunt  et  callant  per 
medium  et  si  vis  extrahere  penitus  azur- 
rum de  pastillo ,  fac  eum  bulire  in  lexi- 
vio  dummodo  pastillus  deveniat  albus, 


—  16  — 

postea  acipe  azurrum  illum  et  eum  quo- 
que per  hunc  modum.  Aceipe  primum 
catinum  et  sic  reitera  cum  aliis  et  cola 
in  uno  alio  catino  per  unam  petiam 
spissam  panni  lini  albam  et  aceipe  aite- 
rum  catinum  netidum  e  poi  mena  la  dita 
peza  suso  per  li  fondi  e  tuto  lo  azurro  bono 
uscirà  fuori,  per  che  se  se  stringesse,  in- 
traria  in  la  pezza,  e  poi  mettilo  in  quello 
che  sia  colato  con  la  pezza  e  poi  lo  lassa 
possare  insino  che  è  tutto  al  fundo.  Poi 
gietta  via  l'acqua  et  fallo  bulire  con 
liscia  chiara  tanto  che  bolla  uno  poco, 
poi  giettalo  in  uno  catino  et  lassalo 
possare  tanto  che  vada  al  fondo,  poi 
cava  la  liscia  fuora  dextramente  et 
1  n  g  e  n  i  o  s  e  cum  una  spongna  ,  poi 
mecti  dentro  de  1'  aqua  chiara  e  misti- 
calo  bene,  poi  lassa  possare,  e  cava 
fora  l'aqua  per  lo  modo  che  cavasti  la 
liscia,  poi  lascialo  seccare  a  l'ombra  et 
servalo  in  bursia. 

A  fare  azurro  ultramarinum per  alium 
modum. 

Tolli   della    petra    minerale    de   lo 
lapis  lazuli,  la  quale  tene  de  vene  d'oro 


—  17  — 

ed  è  di  follure  cillistrino  e  quella  è  la 
più  fina;  de  la  quale  pietra  ne  farai  tre 
sorte.  Prima,  elleggie  le  più  necte  e  le 
più  belle,  le  quale  non  tengono  de  spetie 
de  alcuna  altra  petra  overo  de  terra.  Se- 
cundo,  elleggie  la  mezana  sorte.  Tertio, 
elleggie  quelle  che  avanzano,  che  è  la 
terza  sorte  e  metti  omniuna  da  per  se 
e  poi  metti  quelle  che  tu  vuoi  lavorare 
in  uno  crugiolo  e  coprilo  cum  una  te- 
gola et  mectilo  al  fuoco  de  carbonj 
overo  in  lo  forno  caldo  tuto  uno  di  e 
poi  ammortalo  cum  aceto  forte,  poi  lo 
pista  di  uno  mortaro  de  bronzo  ben 
coperto;  poi  lo  stamegna  ben  sotilj  et 
poi  pone  lo  azurro  in  uno  catino  vi- 
triato  cum  aqua  pura  e  rimenalo  cum 
mano  e  cum  uno  bastoni  et  lassalo  re- 
possare.  Poi  cava  l'aqua  con  una  spogna 
moderatamente,  poi  torai  lo  azurro  et 
macinalo  sopra  uno  porfido  molto  bene; 
poi  lo  porai  in  aqua  pura,  in  uno  catino  ; 
poi  lo  lassa  repossare  per  spatio  d'uno 
patre  nostro,  poi  mecti  quella  aqua  in 
uno  vaso  di  vetrio  netto.  Imperhò  che 
lo  azurro  sotilissimo  è  quello  che  ro- 
marà  al  fondo,  e  quello  azurro  più  grosso 
che   te  romarà,    atritalo  bene   una  al- 


—  18  — 

tra  volta  corno  prima,  et  poi  cava 
l'aqiia  azurra  et  mectila  da  parte  e  fa 
corno  prima;  poi  la  trita  de  novo  et  cusì 
farai  tante  volte  infino  a  tanto  che  c'è 
niente  de  azuro  e  quando  tu  haverai 
poste  tutte  l'aque  da  per  se,  lassale  ben 
possare  sì  che  tutto  lo  azurro  vada  al 
fondo  e  l'aqua  remanga  chiara  de  so- 
pra. Poi  cava  l'aqua  cum  la  spogna  corno 
è  di  sopra  ditto  e  quando  l'averai  tutta 
cavata,  molto  ben  lava  lo  dito  azurro 
cum  lo  ranno  da  capo,  tepido,  et  reme- 
nalo molto  bene  cum  lo  bastone  et  lassa 
possare;  poi  cava  la  liscia  corno  l'aqua 
et  lassa  secare  a  l'ombra:  et  questa  è 
verissima  preparatione. 

Pratica  a  fare  pastillo  per  cavare  lo 
azurro  de  lo  dicto  lapis  lazuli. 

Piglia  ragia  de  pino  oncie  viij ,  pece 
greca  oncie  iiij  ,  mastice  oncie  meza , 
olio  de  semi  de  lino  oncie  ij,  poi  tolli  uno 
pignatto  vitriato  e  pollo  sopra  a  uno  tre- 
piei  cum  lo  foco  socto  lento  e  chiaro ,  e 
conio  comincia  ad  esser  caldo,  mectice 
prima  l'olio  de  semi   de  lino  e  lasselo 


uno  poco  scalilaro  ,  poi  ce  iK)ne  la  [ìoce 
'^veca.  spolveriz;xta  e  incor[>ora  molto 
bene  cum  1'  olio ,  misticando  cimi  uno 
bastoni  per  insino  che  sera  cotto;  che 
lo  cognoseerai  in  quando  sera  cotto,  al 
signo  de  l'altro  pastillo.  Poi  lo  cola  corno 
l'altro,  e  quando  sera  freddo  in  l'acqua, 
mecti  la  pignatta  al  fuoco,  come  facisti 
prima,  e  quando  comincia  a  scaldarse, 
toUi  oncie  4  de  semi  de  lino  e  poi  meti 
el  dicto  pastillo,  e  quando  sera  ben  di- 
sfatto, meti  vi  una  oncia  de  trementina, 
sempre  menando  bene.  Poi  tolli  la  pi- 
gnatta e,  così  bolendo,  mectivi  oncie  viij 
de  polvere  de  la  dieta  petra,  ben  sotili, 
a  poco  a  poco,  ne  la  pignatta,  sempre 
bolendo  competentimente.  Poi  gietta  lo 
pastillo  neir  acqua  fredda  e  necta ,  in 
uno  catino;  e  quando  sera  freddo,  ongniti 
le  mano  cum  olio  de  lino  e  tolli  lo 
pastillo  e  tiralo  in  qua  e  in  là  con  mano 
comò  pasta.  E  quando  l'averai  ben  me- 
nato ,  remetilo  in  la  sua  aqua  e  las- 
salo stare  alcuni  dì ,  e  ongni  dì  li  muta 
r  aqua  doi  o  3  volte ,  e  in  capo  de  5 
di  tolli  lo  pastillo  e  cum  Taqua  de  mele 
calda  :  ciò  é  ,  tolli   x    mesure  de   aqua 


—  20  — 

cliiara  e  una  de  mele  e  bolla  la  decima 
parte  de  hora  una,  e  schiumala  bene, 
poi  la  cola  cum  panno  de  lino  ed  è 
fatta.  E  lava  lo  dicto  pastillo  cum  la  di- 
eta aqua  de  meli  calda  e  cava  lo  azurro 
la  prima  volta.  La  seconda  volta  sia  uno 
poco  più  calda  e  la  terza  uno  poco  più, 
comò  ne  l'altra  pratica.  E  sapi  che  la 
prima  volta  è  grande  fatiga  a  cavarlo, 
in  la  seconda  meglio  e  in  la  terza  me- 
glio. La  ragion  è  che  omni  volta  l'aqua 
è  uno  poco  più  calda  :  ma  guarda  che 
non  fusse  in  tuto  tanto  calda  che  lo 
pastillo  se  dissolvesse  ;  e  se  purre  ocu- 
risse  ,  aiutalo  getando  supra  1'  aqua 
fredda.  E  abbi  cura  che  la  prima  aqua 
sia  tepida,  la  seconda  più  ,  la  terza  più, 
imperhochè  altramenti  non  lo  caveristi 
mai. 

A  fare  azurro  e  afinarlo  bene. 

Torrai  la  petra  lazuli  e  pistala  in 
uno  mortaro  di  bronzo  più  cautamente 
che  tu  poi,  a  ciò  non  stìnta;  e  quando 
sera  ben  pisto,  se  questa  polvere  bavera 
colore  verde,  sci  è  da  macinare  sopra 


—  21  — 

lo  marmo,  o  porfido,  cum  lo  mele  chiaro 
e  bello  e  bianco.  Ma  se  non  tene  de 
colore  verde,  macinalo  cum  acqua  go- 
mata  ben  forte  sopm  [wrfido,  tanto  che 
venga  quasi  impalpabile,  ad  modo  de 
onguento  ;  de  poi  lo  metti  in  uno  catino 
vetriato  e  metice  di  sopra  tanta  quan- 
tità d'  aceto  forte  de  vin  bianco  che  la 
materia  venga  coperta  e  mistica  bene 
e  lassa  cosci  stare  per  4  o  5  bore.  Da 
poi  ne  cava  lo  aceto  cautamente  e  lava 
la  materia  cum  acqua  frescha  3  o  4 
volte,  o  per  insino  che  se  schiare:  da 
poi  inchina  lo  catino  al  ragio  del  sole 
che  n'  escha  totalmente  1'  acqua.  De  poi 
se  vole  aconciare  el  dicto  azurro  in 
questo  modo.  Tolli  una  pignatta  nova 
cum  uno  poco  de  ragia  de  pino  e 
uno  poco  de  cera  nova  e  uno  poco 
d' olio  comuno  e  uno  poco  de  vino 
a  tua  descritione,  e  tucte  queste  cose 
incorpora  cum  lo  dicto  azurro  per  modo 
che  vegna  liquido  corno  mele;  e  cola 
prima  la  dieta  matheria  cum  panno  de 
lino,  poi  la  pone  sopra  a  lo  azurro,  a 
poco  a  poco,  incorporando  bene  cum  uno 
bastone  :  e  fa  elio  magiormente  habunda 


la  dieta  matheria  die  non  mancha,  per- 
chè se  mancasse  alcuna  parte,  lo  azurro 
se  perderla;  e  alhora  pone  la  dieta  ma- 
theria cum  lo  azurro  incorporato,  sopra 
uno  panno  de  lino  grosso  e  raro  de 
trama  e  sia  humido,  e  ponilo  al  catino 
de  l'aqua  chiara  pieno.  Alhora  tene  el 
dicto  panno  da  ongni  capo  cum  mano 
e  lo  azurro  in  mezo  del  dicto  panno  e 
va  menando  el  panno  in  là  e  in  qua 
corno  volesti  crevellare  in  fra  doi  aque, 
e  alhora  la  dieta  matheria  se  vole  are- 
colare  per  uno  panno  frugato,  che  ve- 
gna  corno  pillole,  e  la  terra  e  la  fecia 
vada  tucta  in  fundo  del  catino,  e  alhora 
sera  signo  che  lo  azurro  sera  ben  pur- 
gato ;  e  la  dieta  adunatione  de  lo  azurro 
se  vole  porre  in  uno  panno  de  lino  fru- 
sto, seperato  in  qua  e  in  là,  et  adu- 
nalo tucto  insiemi  e  mai  se  vole  ces- 
sare de  menare  le  mano  per  lo  dicto 
azurro  e  rimarà  optimo  e  buono  azurro 
in  el  panno;  e  subito  remitilo  in  uno 
vaso  necto,  a  poco  a  pocho;  e  volse  in- 
corporare cum  lo  dicto  azurro  de  1'  olio 
comuno,  tanto  che  sia  ben  liquido  e 
quasi  tutto  olio,  e  stando  sopra  al  foco. 


-  23  - 

mei  ice  uno  jìoco  de  sapone  bianco  molto 
ben  asotigliato  e  bactuto  per  doi  patri 
nostri.  Alliora  fortemente  pone  el  ca- 
pitello, insiemi  li  roini»e,  e  poi,  quando 
sera  ben  cotta  la  dieta  matheria,  in  uno 
saclietto  facto  de  pelo  cavallo  admodum 
stacia  e  sempre  sfregando  cum  mano 
overo  cum  doi  bastone.  Dapoi  pone  in  el 
sachetto  el  capitello  e  sfregalo  si  che 
tucto  lo  azurro  escha  fuora.  De  poi  lava 
et  dicto  azurro  cum  lo  capitello  facto 
de  sermenti,  e  facto  questo  doi  o  3  vol- 
te, metilo  a  seccare  a  1'  ombra  corno  a 
te  piace;  e  quando  sera  ben  secco,  se 
non  havesse  in  tutto  bello  collore,  farai 
in  questo  modo,  comò  segui  tara  de  socto. 

A  dare  bono  et  bello  collore  a  lo  azurro 
quando  ìwn  /tesse  ben  collorito. 

Reccipe  parecchi  ova  e  falli  tanto 
ìx)llire  che  diventano  duri.  De  po'  apri 
li  dicti  ova  per  mezo  cum  uno  cortello 
et  leva  via  el  torno  giallo  et  impe  lo 
albumi  duro  de  li  dicti  ova  de  polvere 
ben  sotili  de  sale  armoniaco,  et  de  poi 
copri  con  V  altra  parte  de  li  dicti  ova 


—  24  - 

et  ligali  ben  che  non  se  aprino  et  polli 
in  una  pignatta  vitriata  nova  per  una 
noeti,  in  loco  che  sia  ben  humido,  et  la 
matina  haverai  l' aqua  facta  del  sale 
armoniaco.  La  quale  porai  sopra  a  lo 
azurro  in  tanto  che  sia  tutto  coperto 
da  la  dieta  acqua  et  renderalli  beletis- 
simo  collore  et  dopio  pregio  che  prima; 
et  seccalo  a  l'ombra  et  serbalo  in  saculo 
de  curamj  in  una  scatola,  et  fa  che  senta 
meno  haiere  che  poi. 

Pratica  a  sapere  fare  la  preparatione 
de  lo  azurro  et  porlo  in  lo  pastillo 
per  afinarlo. 

Accipe  la  preta  de  lo  lapis  lazuli 
che  habia  vene  d'  oro,  et  quanto  è  de 
più  puro  collore  e  necto  da  1'  altre  mi- 
sture, tanto  è  migliore  et  de  più  per- 
fecta  sorta.  Lo  poi  ponere  in  uno  coccio 
et  lassala  tanto  stare  sopra  al  fuoco  de 
carboni  che  doventa  ben  infocata  et  ros- 
scia  et,  cosi  infocata,  gietala  in  lo  aceto 
forte,  et  così  farai  3  o  4  volte,  omni 
volta  reinfocandola  et  spingendola  in 
nuovo  aceto  bianco,  perchè  lo  calcina  me- 


—  25  — 

glio  per  poterla  pistare  et  redurla  in 
polvere.  E  se  lo  lapis  lazuli  non  fusse 
de  perfeeta  sorte,  non  se  vole  infocare 
perché  perderia  lo  collore.  E  sappi  che 
è  multo  meglio  torre  lo  lapis  lazuli 
pisto  e  reduto  in  polvere  perchè  se  vede 
meglio  de  che  colore  1'  è.  Ma  se  sonno 
im  pezi,  se  voglino  pistare  nel  mortaro 
de  bronzo,  coperto  molto  bene  per  che 
la  povere  non  valesca  al  vento.  Poi  lo 
macina  sopra  al  porfido  e  quando  sera 
ben  sotilissimo,  lasselo  seccare  e,  quando 
è  secco,  lo  poi  macinar  cum  liscia  overo 
cum  draganti,  per  che  lo  fa  più  palpa- 
bili, et  lasselo  secare.  Et  questo  è  quanto 
a  la  preparatione  de  lo  dicto  lapis  la- 
zuli. 

El  triodo  a  fare  el  pastillo  et  affinare 
la  dieta  -preparatioìie  de  lo  lapis 
lazuli  sopra  dicto. 

Recipe  oncie  3  de  ragia  de  pino, 
oncie  1  de  pece  spagnola,  oncie  1  de 
olio  de  semi  de  lino  e  mecti  omni  cosa 
al  fuoco  in  una  pignatta  vitriata,  a  bu- 
lire  pianamente;  e  tanto  bolla  che,  gie- 


—  2G  — 

tandone  una  goccia  in  aqua  IVedda  e 
poi  pigliandola  cum  li  dela  bagnali,  non 
se  apicha  a  le  deta:  alliora  è  cocta.  E 
cosci  calda  tolla  dal  fuoco  e  subito  co- 
lala in  uno  panno  e  ricogliendolo  in  uno 
catino  d'  acqua  fredda;  e  quando  el  pa- 
stillo  è  ben  indurato,  ongniti  le  mano 
cum  r  olio  de'  semi  de  lino  e  piglia  la 
dieta  compositione  e  tirala  in  là  e  in 
qua  come  se  fa  el  vischio,  poi  lo  reduce 
ad  modo  d'  im  pane  ;  e  conservare  el 
poi  longho  tempo,  o  voli  in  aqua  o 
senza  acqua:  e  questo  basta  alla  com- 
positione del  pastillo. 

El  modo  da  incorporare  la  sopradicta 
petra  pista  in  lo  pastillo  per  affi- 
narla optimamente. 

Summe  de  la  polve  de  lo  dicto  lapis 
lazuli ,  per  onine  libra  oncie  X  de  lo 
dicto  pastillo  e  mectilo  in  una  pignatta 
vitriata  e  fallo  tanto  scaldare  che  sia 
per  bollire.  Alhora  folli  lo  dicto  lapis 
in  polvere  e  metilo  a  poco  a  poco  in 
la  pignatta  e  misticalo  bene  insiemi 
cum    uno   bastone  e  gietalo  così  caldo 


—  27  — 

in  uno  catino  d'acqua  fredda;  i)0i  on- 
diti lo  mano  cum  V  olio  de'  semi  de  lino, 
come  facesti  la  prima  volta  e  tiralo 
molto  bene  a  ciò  se  incorpora  bene  ;  poi 
lo  reduce  corno  uno  pane  e  rimetilo  in 
uno  catino  d' aqua  fredda  e  chiara  e 
poilo  tenere  quanto  voli  ;  ma  vole  al- 
manco stare  per  15  di  naturali.  Et  que- 
sto basta  in  quanto  a  la  incorporai  ione 
de  la  polve. 

El  modo  da  cavare  la  dieta  2ìolve  de 
lo  pastillo  per  affinarla. 

Quando  volli  cavare  el  sopradicto 
azurro  del  pastillo,  pone  el  dicto  pa- 
stillo in  uno  catino  vitriato  et  metivi 
de  r  aqua  tepida ,  e  vole  esser  tanta 
aqua  che  stia  4  deta  sopra  al  pastillo, 
e  lassalo  cuscì  stare  per  dire  X  patter- 
nostri.  Poi  sparge  via  quella  aqua  e 
metice  de  l'altra  aqua  calda  e  fa  cuscì 
3  0  4  volte  tanto  che  el  pastillo  se 
scalde  de  dentro;  poi  tolli  doi  bastoni 
longhi  mezo  bracio  e  grossi  uno  deto, 
polliti  et  necti  per  tucto  e  tondi  in 
capo,  e  cum  questi  bastone  se  vole  re- 


-  28   - 

menare  el  (lieto  pastillo  ne  la  dieta 
acqua  ealda  e  re  voltando  quello  dentro 
de  fora  cum  li  dicti  bastoni,  e  tanto 
farai  e  uscì,  scambiando  l' aq^ua  calda,  per 
infìno  che  lo  azurro  cominciarà  ad  hu- 
scir  fora  del  pastillo;  e  quando  l'aqua 
è  ben  piena  de  azurro,  voita  quella 
aqua  azurra  in  uno  altro  catino,  reti- 
nendo  el  pastillo  nel  fondo  del  catino 
cum  li  dicti  bastone;  poi  li  rimecte 
suso  de  l'acqua  più  calda,  e  tanto  fa  cu- 
scì  che  n'  escha  fora  tucto  lo  azurro.  Et 
quando  tu  vederai  uscir  fora  el  cina- 
raccio  che  è  di  collore  smorto,  metilo  da 
parte  in  uno  altro  vaso  perchè  non  è 
bono  appresso  quello  de  prima.  Mecti 
la  prima  lavatura  3  o  4  volte  nel  ca- 
tino e  altratanto  nel  secondo  e  tucte 
r  altre  nella  terza  sorte.  El  primo  sera 
più  pieno  de  collore  ma  non  sera  così 
sutili;  il  secondo  bavera  assai  buono 
collore ,  ma  non  comò  el  primo  ;  e  el 
terzo  sera  de  color  bianchetto  e  sera 
sutilissimo.  Poi  mecte  ciascuno  da  per 
sé  e  ca varai  1'  acqua,  e  poi  purga  lo 
azurro  cum  gli  ova  sbactuti  cum  una 
rama  de  fico  e  impasta  lo  dicto  azurro 


-  20- 

cuni  essa  liscia  tanto  che  la  liscia 
n'  escha  chiara,  renovando  spesso  la 
dieta  liscia,  e  poi  lo  pone  a  secare 
a  r  ombra  dove  non  vi  vada  polve  e 
serbalo  in  saculo  camusij. 

Pratica  a  fare  azurro  de  la  Magna,  o 
vero  azurro  TJwdesco,  o  vero  azurro 
Spagnolo  e  afìnarlo  opportunamente. 

Tolli  de  lo  lapis  minerali  de  collere 
de  smalto  o  vero  de  coUore  crocio  e 
rompilo  bene  e  acapalo  da  l'altre  mi- 
sture et  mundutii,  poi  lo  pista  molto 
bene  in  uno  mortaro  de  bronzo  coperto, 
per  modo  che  non  sfiuta  e  non  vada 
la  polvere  a  l'aiere,  poi  lo  staccia  cum 
una  stacia  subtili;  poi  tolli  liscia  for- 
tissima e  chiara,  facta  de  cenere  re- 
cotta,  cum  la  quale  lava  la  polvere  de 
lo  ditto  lapis  in  fino  a  quatro  o  cinque 
volte  e  coglie  tucta  la  lavatura  in  uno 
catino  e  lassa  ben  scolare  la  liscia  da 
lo  azurro  che  starà  in  lo  fondo  de  lo 
catino.  Poi  tolli  del  mele  molto  ben 
netto  e  bianco  e  vieni  macinando  lo 
dicto  azurro  cum  lo  dicto  mele  a  pocho 


-   30  — 

a  poco  in  su  lo  porfido,  per  modo  che 
vegna  solili.  Et  come  sera  tutto  maci- 
nato bene,  babbi  4  o  5  catini  vitriati, 
poi  metti  el  dito  azurro  in  uno  catino, 
nel  quale  stempera  el  dicto  azurro  cum 
liscia  forte,  remenandolo  bene  cum 
mano,  e  quando  sera  bene  stemperato 
e  tu,  presto  presto,  scola  in  uno  altro 
vaso  e  cuscì  seguita  lo  lavare  per  in- 
fine ne  vieni  la  liscia  chiara;  e  lassa 
romanere  lo  azurro  grosso  al  fondo,  e 
de  novo  remacina  quello  grosso  che 
t'  è  romasto  al  fondo ,  corno  prima  ;  e 
comò  è  macinato,  metilo  insiemi  cum 
lo  primo  e  lavalo  tucto  insiemi,  comò 
da  prima  ;  e  conio  tu  l' haverai  ben 
lavato,  lassalo  reposare  per  uno  pater- 
nostro, poi  scolalo  pianamente  in  uno 
altro  catino,  poi  lava  tante  volte  che 
se  ne  cava  lo  sotile  e  poi  de  novo 
macina  el  grosso,  se  te  piace,  come  di 
sopra  è  dicto,  e  tucto  lo  ricoglie  in- 
siemi, grosso  e  suctili,  cioè  el  primo, 
el  secondo  et  el  terzo.  E  da  poi  che 
r  ài  molto  ben  lavato,  tanto  che  n'esca 
la  liscia  chiara,  lassalo  ben  scolare  da 
la  liscia,  poi  lo  metti  in  una  pignatta 


—  31  — 

viti'iata  e  medivi  sopra  de  lo  aceto 
forte  e  bianco,  tanto  che  lo  azurro  stia 
coperto,  e  tanta  quantità  de  sale  coni- 
muno  che  sia  suttìcienti,  e  lassa  cussi 
stare  per  doi  di  naturali  e  poi  scola 
el  dicto  aceto  in  uno  catino,  e  comò  è 
scolato,  lavalo  a  tre  o  a  quatro  aque 
chiare,  e  tuete  quelle  aque  bucta  in  su 
lo  aceto  che  cavasti  prima  de  lo  azurro, 
a  ciò  se  vi  fusse  ninna  cosa  bona,  la 
quale  mecti  insiemi  cum  lo  buono.  Da 
poi  sepera  lo  azurro  buono  dal  arrosso 
in  questo  modo.  Tolli  uno  pignatto 
novo  vitriato,  nel  quale  mecti  el  dicto 
azurro  ;  poi  tolli  liscia  ben  calda  quanto 
se  li  possa  soffirire  la  mano  e  habi  del 
sapone  raso  ben  sottili  cum  lo  cortello, 
e  vole  essere  tanto  che  sia  per  omne 
libi*a  de  azurro  meza  oncia  de  sapone; 
e  mistica  tute  queste  cose  insiemi.  Poi 
babbi  uno  sachecto  cum  lo  quale  tu 
volte  e  travolte  molto  bene  le  diete 
cose  per  insino  a  tanto  che  facia  una 
bona  schiuma.  De  poi  scola  la  dieta 
pignatta  in  uno  catino,  caute,  timndo 
suso  la  schiuma  cum  uno  cochiaro.  In 
fini  romane  solamente  lo  grosso,  e  da 


—  32  — 

poi  tolli  la  dieta  schiuma  et  de  novo 
lo  rimecti  in  una  altra  pignatta  cum 
uno  altro  poco  de  liscia  nova  et  fa  el 
simili  commo  da  prima;  poi  scola  nel 
primo  catino  el  grosso  che  te  remane, 
remacinalo  una  altra  volta  e  fa  commo 
prima;  poi  vieni  lavando  quello  che  è 
in  nel  sapone  cum  liscia  ben  chiara  et 
netta;  poi  tolli  uno  pignatto  vitriato, 
cum  orina,  et  fa  bullire  la  dieta  orina 
ne  la  quale  mecti  per  omni  libra  d' a- 
zurro  meza  oncia  de  goma  rabico  et 
schiumalo  molto  bene  e  metili  dentro 
alcuna  cosa  odorifera.  E  quando  ha  bu- 
lito,  levalo  dal  fuoco,  et  comò  è  refre-. 
dato  e  tu  vi  mecti  dentro  lo  azurro  e 
lassalo  cusì  stare  per  una  nocte,  e  poi 
scola  via  la  ditta  orina,  e  poi  pone  a 
sciugare  lo  dicto  azurro  a  l'ombra,  e  apre 
el  dicto  azurro  spesso  cum  uno  bastone, 
poi  lo  ripone  in  uno  sachecto  de  corami 
innanti  che  sia  in  tutto  fornito  de  sciu- 
gare, e  menalo  ben  per  mano  :  overo  tu 
lo  pone  in  una  viscicha  de  bove  la 
quale  sia  attuata  in  questo  modo.  Farai 
stare  la  visica  in  lo  aceto  e  sale  per 
una  nocte  e  servalo  bene  e  haverai  a- 
zurro  simili  a  l' oltramarino. 


—  33  — 

A  fare  azurro  per  via  de  pastillo. 

Tolli  ragia  de  pino  oncie  iij,  pece  greca 
once  1,  e  pista  la  pece  e  mistica  omne 
cosa  cum  olio  et  metilo  a  bullire  a  poco 
a  poco,  e  mectilo  in  una  pignata  vi- 
triata  in  fino  a  tanto  che  sera  cotto;  e 
questo  se  cognossce  in  questo  modo. 
Tolli  una  gocia  de  la  dita  compositione 
e  gietala  in  l'aqua  fredda  e  se  non  se 
apiccha  a  li  deta  che  siano  bagnati,  è 
cocta.  Poi  quando  è  cotta,  tolli  uno  ca- 
tino vitriato  cum  aqua  fredda  e  cola 
la  dita  compositione  in  questa  aqua 
cum  uno  panno,  spremendo  e  retor- 
cendo cum  uno  ligno  fesso,  sì  che  tutto 
vegna  fora  del  panno,  e  lassalo  indurare 
jino  pocho  ne  l'aqua.  Poi,  quando  voli 
operare  el  ditto  pastillo,  rescaldalo  uno 
poco  e  tolli  per  omne  meza  libra  de 
pastillo  una  libra  d' azurro ,  ciò  è  la 
petra.  Pista  in  polvere  sotili  e  mista 
insiemi  la  polve  al  pastillo,  molto  bene 
incorporando;  poi  lo  lassa  stare  per  8 
di  naturali  ;  poi  tolli  uno  catino  vitriato 
e  metice  dentro  de  l'aqua  tepida  e  metti 


—  Si- 
lo pastillo  in  questa  aqua  e  lavalo 
molto  bene  corno  se  lava  lo  vischio , 
tirando  e  remenando  in  qua  e  in  là 
cum  mano ,  e  guarda  che  tu  non  lo 
rompi  ;  e  cusì  farai  in  fino  a  tanto  che 
l'aqua  deventa  azurra,  renovando  spesso 
l'aqua.  Alhora  pone  quella  aqua  azurra 
da  parte,  poi  tolli  uno  altro  catino  cum 
l'aqua  che  sia  uno  pocho  più  calda  che 
l'altra  prima,  e  mecti  dentro  lo  pastillo 
e  fa  comò  prima  intanto  che  diventa 
azurra:  e  serbala  da  parte  conio  prima; 
e  farai  cuscì  in  fino  a  tanto  che  l'aqua 
non  diventa  più  azurra  e  metti  omne 
aqua  da  per  se,  coperta,  e  lassala  tanto 
possare  che  lo  azurro  sia  andato  al 
fondo  ;  poi  cava  tutta  1'  aqua  cum  una 
spogna  cautamente,  che  lo  azurro  non 
se  mova.  Poi  che  sera  cavata  tucta. 
l'aqua,  lassa  seccar  lo  azurro  nel  fondo 
del  catino  e  conservalo:  e  sappi  che 
lo  primo  è  perfecto  azurro  e  vale 
cinque  ducale  l'oncia;  lo  secondo  vale 
mancho  e  così  lo  terzo. 


—  35  — 

Ad fatu'mhiin  nz-umiiu imi'  itiaiifi  cmtn. 

Accipe  lapis  lazuli  bene  multunupie 
mimdum  a  terra  et  a  superfluitate  et 
maxime  a  marehesita,  et  sit  coloratus 
colore  violatij,  et  ipsum  tere  in  mor- 
tario  brunzi,  postea  macina  super  por- 
fìdiim  sive  marmorem  suctiliter.  Postea 
desicha  ipsum,  deinde  fac  pastillum 
ex  istis  rebus  :  videlicet ,  sume  prò 
una  libra  dicti  lapidis,  uncias  quatuor 
cere  nove  et  tantumdem  colofonie  et 
untias  quatuor  pice  navalis  et  untiam 
unam  incensi  pulverizati,  et  unam  ollam 
habeas  vitriatam  in  qua  liquefac  ceram, 
super  quam  pone  untias  5  olei  seminis 
lini.  Sed  primo  non  ponas  nisi  medie- 
tatem  dicti  olei  lini  et  aliam  partem 
serva:  deinde  pone  omnes  alias  res, 
pulverizatas,  que  pulverizanda  sunt,  et 
quando  erunt  distrute  sive  disolute, 
tunc  cola  per  pannum  lineum  in  uno 
vase  vitriato  sicut  est  lavella,  in  quo 
sit  aqua  Clara  et  frigida.  Tunc  sume 
pastillum  cum  pulverem  lazuli  et  pone 
in    marmore  et  simul    bene    incorpora 


—  3G  — 

unum  cum  reliquo.  Signum  vero  per- 
fette incorporationis  est  quando  trando 
pastillum  cum  iilanibus,  frange.  Tamen 
debet  incorporari  ad  modieum.  Proice 
qualibus  ad  quantitatem  unius  castanee 
et  tunc  ex  omnibus  fìat  panis  unus  et 
permicte  stare  diebus  ter  aut  quatuor. 
Et  quando  vis  exthraere  azurrum,  ex- 
trahe  ipsum  cum  callida  aqua  ita  tamen 
quod  unus  proiciat  aqua  super  manus 
tuas  et  tu  move  pastillum  lavando 
ipsum  et  aqua  cadat  in  vase  vitriato, 
seperando  aquam,  terram  et  mutando 
tantum  quod  plus  non  colloretur,  et 
permitte  posare  et  sepera  aquam  et 
cola  azurrum  per  pannum  subtile  et 
permitte  sicari  et  erit  factum. 

Ad   fatiendwm    azurrum    'per    alium 
modum. 

Summe  lapidem  lazurrinum  libram 
unam  et  eum  tere  bene  et  cribra  per 
pannum  lineum.  Postea  tere  eum  sub- 
tiliter  in  porfìdo  et  permicte  siccari. 
Deinde  accipe  pecem  grecam  et  picem 
navalem,  olibanum,  masticem  et  ver- 


—  37  — 

nicem  annarij  et  ceram  no  vani  nuindam 
2,  4,  2,  oleum  comune  2,  1.  Omnia 
ista  fundantur  in  patella  et  fortiter  in- 
corporentur.  Postea  habeas  parasidem 
unam  aque  dare  plenam  et  cola  per 
pannum  omnia  que  intus  fusisti,  scilicet 
in  patella ,  et  tunc  aeipe  de  oleo  et 
unge  tibi  manus  et  acipe  ea  que  in 
paraside  posuisti  et  due  bene  ad  ignem 
ac  sieetur  cera.  Postea  paulatim  incor- 
pora dictum  pulverem  lazurinum  et 
perniile  dita  massa  stare  ad  modum 
palle  per  3  aut  4  dies,  et  tanto  plus, 
tanto  melio  erit.  Deinde  accipe  unum 
vas  cupum  et  magnum  ut  sit  vitriatum 
et  intus  pone  dittam  pallam  et  infunde 
de  aqua  calida.  Deinde  remove  eum 
cum  baculo  de  ligno  et  due  fortiter, 
quousque  aqua  fuerit  bene  colorata  col- 
loris  azurri  et  sepera  illam  et  pone  de 
nova  aqua  calida  et  fac  sicut  prius  et 
mite  in  alia  paraside  et  sic  reitera 
dummodo  aqua  venit  colorata.  Et  si 
tibi  videtur  quod  remanserit  de  azurro 
in  ditta  palla,  accipe  de  comuni  lescivio 
quasi  bulito  et  miete  desuper  palla  et 
due  ibrtiter  et  reiK)ne  in  tertia  lavatura 


-  38  - 

cum  alia  aqua  azurra.  Postca ,  quando 
aqua  erit  clara,  proice  illa  ut  nil  re- 
maneat  et  lune  coperias  parasides  dictas 
cum  stamenia  ad  solem  et  dimicte  si- 
cari et  hoc  non  debetur  facere  nisi  per 
tempus  clarum. 

Modus  faciendi  grossuni  azurrwn. 

Summe  lapis  qui  dicitur  viterola 
de  Lamanea  et  est  ad  instar  pumicis. 
Tere  ipsum,  sine  aliquo  licore,  subtiliter. 
Tunc  recipe  modicum  terbentine  et  cere 
nove  et  pice  navalis  et  pone  ad  lique- 
fatiendum.  Quando  erunt  liquefacta  , 
tunc  miete  intus  pulverem  dicti  lapi- 
dis  et  move  baculo  ut  sint  bene  admi- 
sia  ;  et  inde  habeas  aquam  calidam  et 
accipe  misculam ,  sive  baculum  et  move 
tantum  quod  azurrum  exiat,  mutando 
semper  aquam  et  secuando  ad  partem; 
et  permicte  sicari  et  serva  in  bursia 
corj. 

Ad.  fatiendum  azurrum  Alamaneuin. 

A  fare  azurro  comò  de  Lamagna , 
tolli  la  rasscia  quella  parte  che  tu  vole, 


—  so- 


cio ò  quella  rassia  che  vene  de  Lama- 
gna,  la  quale  è  corno  petra.  Rompila  in 
su  lo  marmo  e  macinala  molto  bene  , 
poi  tolli  gomma  raltico  e  doi  parte  più 
che  la  gomma  de  aqua,  e  stempra  la 
dieta  gomma  e  cum  quella  aqua  gom- 
mata stempera  la  dieta  rasscia;  e  quando 
sonno  bene  incorporate  e  tu  tolli  ranno 
forte  facto  de  cenere  de  sciermenti  e 
lava  lo  dicto  azurro  cum  esso  ranno 
doi  o  3  volt€ ,  poi  lo  lassa  andare  al 
fondo  e  sepera  lo  ranno  e  lassalo  sec- 
care ed  è  facto. 

Ad    extrahendum    sol.    1    aurum    de 
lapide  lazulì. 

Ahvve  lo  lapis  lazuli  e  tritalo  bene 
subtili  in  su  l'ancudini  overo  in  mor- 
taro  de  bronzo ,  o  voi ,  spolverizalo  in 
porfido,  metendolo  ad  infocare  prima  nel 
foco.  Poi  conio  è  ben  trito,  tolli  per 
omne  libra  de  la  dieta  polve,  una  oncia 
de  mercurio  vivo  e  miscola  insiemi  cum 
la  dieta  polvere  ben  de  vantagio.  Poi 
tolli  panno  de  lino  che  non  if;ia  troppo 
ficto,  overo  una  stamegna  et,  in  ([ua- 
lunqua  tu  voli,  mectivi  dentro  le  diete 


-  40  — 

cose,  ciò  è  la  dieta  polvere  cum  lo 
ariento  vivo,  e  spremi  la  dieta  peza  a 
ciò  n'  escha  lo  argento  insiemi  cum 
r  oro  :  poi  pone  lo  dicto  ariento  in  uno 
crugiolo  e  pollo  al  foco.  Lo  argento  an- 
darà  via  in  fumi  e  el  sole  remarà  in 
lo  fondo. 

Ad  fatiendum  azurrum  et  cognoscen- 
dum  locum  uhi  nascitur. 

Tolli  lo  lapis  lazuli,  lo  quale  è  petra 
che  viene  de  Organia,  de  paese  de  Tar- 
taria,  e  la  se  cava  la  dieta  petra  de  le 
montagne  che  sonno  in  quelli  paesi,  e 
là  se  trovano  zaffiri  et  altre  petre  pre- 
tiose.  E  ancora  se  cava  la  dieta  petra 
in  le  parte  Damasco  e  in  le  parte,  de 
Cipre  e  la  gente  de  quelli  parte,  che 
sonno  Tartari  e  infideli,  la  chiamano  in 
loro  lingua  agiara  ciò  è  petra  de  azurro. 
E  quando  voi  lavorare  la  dieta  petra, 
prendila,  e  se  la  dieta  petra  fusser  in 
zuppi  grossi,  meeti  i  peze  nel  fuoco 
che  arda  da  omne  parte  e  lassali  stare 
nel  foco  per  x  hore  e  fa  che  habia 
bene  el  foco  da  omne  pane  ;  e  se  più 


—  iì  - 

la  lasserai  stare  nel  foco,  più  se  alfì- 
narà.  E  se  tu  la  mecte  in  una  pignatta, 
ancoi-a  se  affina  melglio  in  questo  modo. 
Tolli  una  pignatta  non  vitriata  e  mecti 
de  intorno  de'  carboni,  e  la  pignatta 
vuole  essere  forata  nel  fondo  cum  spessi 
bugi  e  cum  alcuni  bugi  de  intorno. 
Poi  poni  in  la  dieta  pignatta  bugiata 
li  pezi  de  lo  dicto  lapis  grossi  e  la 
dieta  pignatta  vole  esser  sospesa  in 
uno  trepei.  Poi  che  sera  la  dieta  petra 
ben  cocta  e  ben  infocata  per  lo  dicto 
spatio,  habi  liscia  forte,  facta  de  cenere 
de  Cerro  o  de  cenere  da  vetrio,  ciò  è 
soda.  Tanto  megliore  sera  la  liscia  se 
tu  vi  pone  de  1'  una  e  de  l' altra  ce- 
nere aita  e  cum  uno  pochetino  de  cal- 
cina viva  ;  e  fa  liscia  chiara  e  necta 
quanto  piìi  poi.  Poi,  cuscì  calda,  mecti 
la  petra  in  lo  dicto  ranno  freddo  e  lassa 
stare  per  3  dj ,  poi  sepera  la  dieta 
liscia  e  lassa  resciugare  la  dieta  petra, 
poi  la  pista  in  uno  mortaro  de  metallo 
e  fa  polvere  più  subtili  che  poi  ;  e  se 
la  dieta  polvere  tenesse  d' oro,  farai 
cum  lo  argento  vivo  comò  è  di  sopra 
dicto  ;  e  comò  è  ben   staciato,  che   sia 


—  42  — 

ben  subtili,  mectila  in  una  concila 
d'  aqua  fredda  e  mista  bene  cum  una 
mescola  necta  bene,  e  poi  la  lassa  ben 
reposare  in  quella  aqua  che  la  polvere 
sia  ben  andata  al  fondo  e  omne  cati- 
vità  rimarrà  de  sopra,  e  sepera  1'  aqua 
da  la  polve  cum  una  spogna  piana- 
mente, che  non  movi  la  dieta  polvere 
o  dicto  azurro  ;  e  se  vedesci  che  non 
fosse  ben  depurgato,  lavalo  una  altra 
volta  a  lo  dicto  modo,  e  comò  sera 
ben  depurgato,  lassalo  sciugare,  poi  lo 
macina  in  su  lo  porfido  cuscì  d'asciuto, 
quanto  più  poi,  a  poco  per  volta  ;  e  se 
te  fusse  fadiga  a  macinar  d' asciuto, 
m  etico  uno  poco  d'  aqua.  Poi  che  1'  ài 
macinato  subtili,  metilo  in  uno  vaso 
de  terra  vitriato,  largo  e  piano  e  sten- 
diyilo  suso  e  lassalo  sciugare  bene  ; 
poi  lo  aremacina  in  lo  dicto  porfido  et 
stacialo  che  sia  ben  subtili.  Poi  se 
vole  darli  la  concia  cum  lo  pastillo, 
cioè  cum  questa  maestra.  Tolli  oncie  1 
de  ragia  biancha,  oncie  1  de  incenso, 
oncie  8  de  pece  greca,  oncie  1  ^  de 
tremintina,  oncie  1  de  olio  de  semi  de 
lino.  Se  voi  fare  magior  quantità,  fallo 
secondo  questa,  proportione.  Poi   babbi 


—  43  — 

uno  tegami  vitriato  e  pollo  al  foco 
sulli  tre  pej  e  fa  fuoco  de  bragia  e 
non  de  fiamma.  Prima  mecti  in  lo  dicto 
tegami  Y  olio  e  lassalo  uno  poco  scal- 
dare, e  poi  la  pece  greca,  e  mescola 
insiemi  cum  una  mescola  necta  ;  e 
quando  la  pece  è  ben  disfatta,  metivi 
la  rasina  e  vene  sempre  miscolando, 
poi  lo  incenso,  poi  la  trementina  e 
mista  e  fa  che  lo  foco  sia  molto  tem- 
perato a  ciò  non  se  acenda  dentro; 
poi  levalo  dal  foco  e  colalo  cum  uno 
canavacio  ad  modo  d' uno  colatoro.  Poi 
tolli  uno  catino  de  terra  vitriato  e 
fallo  mezo  d' aqua  chiara  e  fredda  e 
mecti  quello  canavacio  sopra  a  lo  ca- 
tino, poi  cola  e  metivi  suso  quella  deco- 
tione  che  è  in  lo  dicto  tegami  e  fa 
bene  colar  dentro  in  questa  aqua.  Poi- 
ché r  ay  colata  tucta,  cavala  de  1'  aqua 
e  ponila  in  loco  che  non  se  imbrutti. 
E  se  voi  affinare  una  libra  de  azurro, 
tolli  doi  libre  de  questo  pastillo  e  anco 
comportarà  una  oncia  de  azui-ro  più  ; 
poi  tolli  uno  tegami  necto,  vitriato  e 
ponilo  al  foco  temperato  e  mitivi  on- 
cie  1  più  de  pece  greca  e  bastaratti 
per    farne    magior   quantità    e    metivi 


—  44  — 

dentro  l' olio  e  la  come  de  sopra  e 
lassalo  strengiar  adagio.  Poi  leva  lo 
tegami  dal  foco  e,  così  caldo,  metivi  su 
la  polvere  de  lo  lapis  lazuli  e  mista 
bene  ;  e  quando  sera  ben  incorporato, 
prima  che  se  freddi,  babbi  una  concila 
d' aqua  fresca  e  metivi  in  su  questa 
materia,  cosci  calda,  che  bay  nel  te- 
gami, e  tucta  la  materia  andarà  al 
fondo  e  arapicarassi  insiemi  ;  e  comò 
è  ben  arapicata,  cavala  de  l' aqua  e 
rimenala  per  mano  comò  pasta,  tirando 
e  distendendola  bene  ;  poi  la  pone  ne 
l'aqua  del  catino  e  se  s' apicha  a  le  mano, 
ongiti  le  mano  cum  1'  olio  de  semi  de 
lino  e  lassa  star  in  la  dieta  aqua  per 
6  dj,  mutando  l'aqua  d'  estate  doj  volte 
al  dj  e  de  inverno  una  volta.  E  quando 
voi  cavare  lo  dicto  azurro,  toUi  uno 
catino  vitrio  e  metivi  dentro  el  dicto 
pastillo  et  habi  aqua  tepida  e  lassa  re- 
scaldar el  dicto  pastillo  e  comprimilo 
cum  una  miscola,  e  vienlo  spremendo  ; 
e  quando  lo  pastillo  è  ben  disfacto, 
metivi  uno  poco  d' aqua  più  calda,  o 
vero  rescalda  quella  aqua  medesima 
in  qualche  vaso,  e  così  cum  quella  me- 
desima aqua  calda  lo  lava  8  volte  ;  poi 


—  45  — 

lassa  refredare  e  el  pastillo  riniarà  de 
sopra  e  l' azurro  andarà  al  fondo,  e 
tene  coperta  la  dieta  aqua  a  ciò  non 
vi  vada  alcuna  brutura;  poi  cava  l'aqua 
de  sopra,  insiemi  cum  lo  pastillo,  pia- 
namente, che  r  azurro  che  è  in  lo  fondo 
non  se  muova  ;  poi  pone  quell'  aqua  a 
scaldare  e  ritornala  sopra  a  lo  azurro 
e  lassa  poi  reposare  e  el  pastillo  ari- 
verà  a  sommo  :  poi  sepera  la  dieta  aqua 
e  falla  bulire  e  ritornala  bulita  sopra 
lo  azurro  al  dicto  modo  e  cava  fora 
el  pastillo  se  poi,  che  è  bono  per  cha- 
var  de  li  altre  azure  e  riponilo  in  loco 
netto  e  sappi  che  el  primo  azurro  è 
più  fino,  lo  secondo  meno,  lo  terzo 
manche;  e  serbali  in  saculo  camusci  o 
vero  in  albio  de  terra  vitriato. 

Modo  affinare  el  pastillo  se  caso  fttsse 
che  te  venisse  arso  che  non  ne 
uscisse  r  azurro .  Pratica  a  rac- 
co ticia  rio. 

Tolli  uno  pagnolo  e  metivi  dentro 
aqua  fredda  e  ponilo  al  foco,  e  quando 
è  calda,  metivi  dentro  lo  pastillo  arso, 
e  corno  se  cominza  a  rescaldarse  ca- 


—  46  — 

vaio  fora  e  babbi  uno  tegami  vitriato 
e  pollo  al  foco  e  motivi  dentro  el  pa- 
stillo  e  dalli  el  foco  lento  e  giongivi 
sopra  del  pastillo  queste  cose.  Se  fussero 
in  fra  lo  azurro  e  lo  pastillo  libre  doi, 
folli  oncie  1  de  cera  nova,  oncie  1  de 
olio  de  oliva,  oncie  1  de  trementina  e 
miscola  omne  cosa  bene  insiemi  cum 
lo  pastillo  e  leva  el  tegami  dal  foco  e 
metivi  dentro  aqua  fredda  e  lassalo 
refredare,  poi  lo  rimena  e  extiralo  come 
prima;  e  se  se  apicasse  a  le  mano,  on- 
giti  le  mano  cum  olio  e  per  questo 
modo  lo  riconciarai;  e  cavane  poi  lo 
azurro  conio  di  sopra  e  sera  fino  azurro. 

Modo  da  fare  el  pastillo  per  lavorare 
una  de  queste  prete  quando  fusse 
più  fina  de  vantaggio  più  che  l' altre. 

Pilglia  oncie  4  de  ragia  bianclia  e 
oncie  8  de  pece  greca,  oncie  1  de  tre- 
mentina, oncie  1  de  mastice,  oncie  1 
de  olio  de  semi  de  lino  e  questo  ado- 
pera per  una  libra  de  la  dieta  petra 
d'  azurro  e  fa  la  pratica  comò  di  sopra. 


>{. ..  ^v  ^  ^  1 1  .p  ,..  .p.  I ..  ,.  .pp  ,p  m  III  m 


Incipit  secundus  tractatus  de  multis 
azurris  per  artifitium  fiendis  et 

ARTIFICIALITER  FACTIS.  Et  PRIMO 
DICENDUM  ET  VIDEXDUM  EST  DE  PRO- 
BATIONE  AZURRORUM,  SI  SUNT  NA- 
TURALIA  DE  MINERÀ,  AN  ARTIFICIA- 
LITER   FACTA. 

Modus  cognoscendi  azurncm  ultrama- 
rinum  ab  artificiale  -per  eayperien- 
tiam  et  esamen. 

Accipe  pulverem  minere  eius  aut 
paruni  de  azurro  extraeto  de  minerà 
et  eum  pone  super  laminam  ferri  igni- 
tam  et  nitidam  absque  erugine.  Si 
non  inutaverit  collorem,  optimum  est. 
Si  vero  revertit  ad  nigredinem,  parum 
valot.    Si    vero    affalsatum    est ,   cinis 


—  48  - 


smortua  efficietur.  Si   vero   revertatur 
ad  albedinem,  artificialiter  factum  est. 

Alio   modo  cognoscitur  per   experieU' 
tiam. 

Pone  aliquantulum  de  azurro  in 
manu  tua,  aut  pone  in  scutella,  et  de- 
super infunde  aquam  claram  et  frica 
cum  digitis  postea  subito.  Si  aderet 
per  manus  rimulas  aut  per  scutellam, 
azurrum  illud  valde  pulcrum  et  bonum 
est.  Aliter,  non. 

Ad  faciendum  azurrum  per  artifìcium. 


Abbeas  libram  unam  limature  heris, 
et  tantumdem  salis  armoniaci,  aut  pa- 
rum  minus,  et  solutum  sit  sai  in  aqua 
tartari,  sive  oleo;  deinde  cum  aqua 
ista  fac  lutum  de  viride  heris  et  miete 
in  cucurbita  vitri  coperta  et  sigillata 
ad  modum  factum  elembicum  cecum  et 
dimitte  sub  fimo  calido  quindecim  die- 
bus.  Postea  extrahe  quod  est  intus  et 
miete  in  crugibulo  et  miete  in  loco 
fusionis  discoperto  tantum  ut  fundatur. 


-   49  — 

Deinde  extrahe  et  ciim  refrigidatum 
fuerit,  ducas  super  lapidem  cum  oleo, 
sive  aqua  tartari  et  permicte  siccari 
et  habebis  azurrum.  Et  si  vis  illumi- 
nare ipsum,  mitte  verzinum  abrasum 
in  vino  albo  et  collora,  ut  babuisti  in 
alia  recepta  de  azurro  naturale. 

Ad  faciendum  azurrum  per  artifìcium. 

Tolli  parte  quatro  d'  una  petra  ul- 
tramarina che  se  ebiama  mercurio  e 
volse  solimare  secondo  el  loro  modo, 
ciò  è  che  se  vole  tenere  in  su  la  pia- 
stra infocata  e  acesa  per  spatio  d'  uno 
pezo  a  ciò  che  se  possa  spolverizare. 
Poi  tolli  doi  parte  de  sale  armoniacho 
e  una  parte  de  solfano  e  macina  bene 
omne  una  da  per  se  e  poi  le  mistica 
bene  e  mectile  in  uno  vaso  de  vetrio 
e  lutalo  cum  luto  de  sapientia  o  vero 
philosophico,  e  lassa  secare.  Poi  lo  mecti 
in  lo  fornello  e  dalli  el  fuoco  mode- 
rato ;  e  (juando  tu  vederai  uscire  el 
fumo  biancho  per  la  bocca  del  vase, 
non  fare  più  foco,  e  quando  è  freddo, 
rompe  lo  vaso  cautamente  e  troverai 
buono  azurro. 


—  50  — 

Ad  faciendum  azurrum  artificialem. 

Summe  de  lapide  pillerò  marmoreo 
et  tantundem,  ad  extimationem,  de  flore 
mectalli  quo  tintores  utuntur,  et  tere 
simul  bene  et  fac  deinde  bullire  in  vino 
riibeo  bono  et  pone  ad  solem  ut  sicce- 
tur.  Postea  iterum  tere,  adendo  de  di- 
cto  flore  et  sicca  ;  deinde  iterum  tere 
et  sicca  ;  postea  accipe  de  viride  ere 
et  de  indico  et  bene  simul  tere.  Deinde 
habeas  lac  calvisej,  aliter  vocata  amido, 
et  simul  misce  donec  color  tibi  placet 
et  pone  ad  solem  ut  siccetur  et  erit 
factum. 

Ad  azurrum  faciendum.. 

Recipe  vitrioli  romani  libram  unam, 
salis  nitrij  libram  mediam,  cinabrij  on- 
cias  2,  aluminis  rocce  oncias  3,  salis 
armoniaci  onciam  1,  auri  piumenti  on- 
ciam  1,  viridis  eris  onciam  unam  et 
quodlibet  per  se  terratur  subtiliter,  de- 
inde insimul  corporentur,  et  postea 
pone  ad  distillandum  per  elembiccum. 


—  51  — 

primo  cum  h^ne  lentissimo,  et  aecipe 
aquam  primam  per  se  donec  erubescat 
elembiccum.  Tunc  remove  aquam  illam 
per  se  et  collige  aquam  aliam  per  se, 
seilieet  secundam  aquam,  et  seias,  ut 
supra  dixi,  ignis  primus  esse  debet 
lentus  per  6  horas  :  deinde  auge  for- 
tini ignem  donec  alembicum  albescit 
et  non  amplius  mictet  fumum  rubeum 
qui  in  vase  apparebit.  Tunc  dimite  fri- 
gidari et  supradicta  aqua  est  fortior 
quara  aquam  mundi,  nam  hoc  aqua 
solvit  et  corrodit  et  in  aqua  rediget 
omnia  que  sub  celi  sunt,  videlicet  la- 
pides  et  mectalla,  et  est  alba  et  clara 
sicut  aqua  fontis  et  si  calefit  emitet 
fumum  rubicundissimum,  durum  et  for- 
tem,  et  ideo  serva  eam  bene  obturata. 
Et  cura  vis  azurrum  tacere,  aecipe  se- 
cundam aquam  quam  servasti  et  in  ea 
disolve  viridem  eris  et  tene  eam  in 
vase  vitri  et  aliquantulum  calefac  ad 
ignem,  in  modum  orifici,  quia  citius 
disolveretur;  et  disolutum  desuper  pone 
de  calce  Jovis  et  evapora  aquam  et  in 
fundo  vasis  invenies  azurrum  valde 
pulcrum.    Et    si    vis    eum    pulcriorem 


—  52  — 

quasi  azurrum  ultramarinum  in  apa- 
rentia,  accipe  limaturam  eris  vel  octoni 
subtilissimam  et  pone  in  predicta  aqua 
et  fac  ut  supra  ut  disolvatur  et  diso- 
lutam  superpone  calcem  Jovis  et  fac 
ut  supra  et  habebis  azurrum  meliorem 
quam  Alamaneum  ;  et  in  aparentia  et  in 
collore  est  sicut  azurrum  ultramarinum. 
Et  si  in  ista  aqua  disolveris  marchesi- 
tam  ut  supra,  pulcrum  pavonatium  in- 
venies.  Et  si  disolveris  in  ea  ferrum 
limatum  et  in  tali  aqua  posueris  es 
ustum,  invenies  colorem  rubicundum 
qui  vocatur  minius. 

Ad  faciendum  azurrum. 

Accipe  calcina  marmorina  o  vero 
travertina  in  petra  viva  libre  1,  verde 
ramo  libre  1,  sale  armoniaco  libre  2 
et  macina  omne  cosa  subtili  e  impasta 
cum  aqua  vite  in  modo  de  una  pasta 
de  pane  durecta,  poi  pone  la  dieta 
compositione  in  uno  panno  de  lino 
grosso  e  forte  e  ponilo  socto  lo  litami 
per  spatio  d'  uno  mese.  De  po'  el  tra' 
fora,  essendo  tornato  duro  in  forma  de 


—  53  — 

petra  ;  e  non  tornando  duro,  lassalo 
tanto  stare  sotto  lo  litanie  caldo  che 
diventi  duro  e  de  poi  lo  pista  subtili 
e  macinalo  in  marmo,  subtili.  Poi  tolli 
per  omne  libra  de  la  dieta  composi- 
tione,  oncie  2  de  fiore  de  guato  e  ma- 
cina de  compagnia  e  sborfandoli  cum 
uno  poco  d' aqua  vite  e  incorpora  bene 
insiemi.  Poi  lassa  sciutare  e  serbalo  in 
saculo  de  camosscio  che  non  stia  a 
r  ayre. 

A  fare  azurro. 

Tolli  sale  armoniaco  lib.  2,  limatura 
de  olone  lib.  2  e  fa  solimare  sei  o  7 
volte  e  pone  lo  azurro  che  é  in  fondo 
sopra  uno  marmo,  steso,  in  loco  humido 
e  disolverasse  in  aqua  cilistrina,  e  el 
simile  fa  del  sale  armoniaco,  e  agiugni 
insiemi  e  imbevirà  lo  azurro  de  sopra 
ditto  sopra  el  marmo  e  imbeverarasse 
presto,  e  pollo  a  secare.  E  sappi  che 
se  pò  fare  de  omne  metallo,  ma  l'octone 
e  lo  ramo  è  più  digno  e  cum  manche 
spesa  ;  e  el  dicto  azurro  vale  ducale  4 
la  libra. 


Ad  fatiendum  azurrmn. 

Accipe  sale  armoniaco  oncie  1,  verde 
ramo  oncie  6  e  macina  queste  polve 
ben  subtili  cum  oleo  de  tartaro  sopra 
marmo  ;  poi  lo  pone  in  uno  vaso  vi- 
triato  e  lassalo  stare  alcuni  dj  e  tro- 
verai lo  verde  ramo  convertito  tucto 
in  azurro  asai  bello. 

Modus  fatiendi  azurrum. 

Recipe  testas  ovorum  gallinarum 
bene  lotas  et  mitte  in  olla  nova  et 
luta  luto  sapientiae  et  calcina.  Deinde 
tere  subtile  super  lapidem.  Tunc  accipe 
indicum  bene  mundum  et  liquefactum 
cum  aqua  comuni  et  cum  isto  colore 
misce  super  lapidem,  terendo  dictam 
calcem  paulatim  paulatim ,  quousque 
habeat  collorem  bonum.  Si  autem  non 
habes  dictum  colorem  indici,  loco  ipsius 
pone  spumam  guati  tintorum.  Eodem 
modo  fac  ut  supra  et  scias  quod  quando 
guatum  bulit  in  caldarea  tintorum,  de- 
bes  spumam  auferre   et  miscere  cum 


—   ÙO    — 


diclis  testis  ovorum  et  poste<a  .sicca  et 
serba. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Summe  salnitrij  affinati,  limature 
octonis,  salis  armoniaci,  sulphuris  vivi, 
ealcis  vive,  (um  oncias  1.  Pro  quolibet 
terantur  que  terenda  sunt  et  pone  in 
olla  vitriata  et  superpone  acetum  abal- 
bum  fortissimum  ut  supra  notet  pulve- 
ribus  et  luta  ollam  luto  sapientie  et 
pone  sub  fimo  diebus  5  ;  deinde  macina 
ipsum  et  repone  in  bursia  camusscì. 

Ad  faciendum    azurrum   per    alium, 
mtìdum. 

Tolle  unam  dragmam  indici  et  bene 
molle  et  habeas  multum  lac  turtuma- 
gli  et  simili  misce  et  bene  incorpoi-a 
et  pone  ad  solem  et  dimitte  sicari  et 
re  pone. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Invenies  marmorem,  sive  traverti- 
num  colloris  albissimi  et  quoquatur  in 


—  56  — 

furno  in  panni  lini  lutato  luto  sapien- 
te. Deinde  accipiatur  cals  et  ponatur  in 
aqua  et  lavetur  ter  vel  quatuor;  postea 
accipe  indicum  et  lavetur  in  aqua  et 
calx  illius  aque  potetur,  deinde  siccetur 
in  umbram  et  iteretur  operatio  donee 
collor  tibi  placeat. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Recipe  marmorem  albissimum  et 
alla  ipsum  in  igne  per  diemque  noctem, 
et  cum  calcinatum  fuerit,  super  alium 
marmorem  subtile  tere.  Deinde  recipe 
spumam  indici,  sive  guatj  quam  in  cal- 
dana tintorum  est,  et  imbibe  predictum 
pulvererem  fortiter,  et  cum  siccum 
fuerit,  iterum  imbibe  et  hoc  ta,mdiu 
facies  donec  collor  azurri  tibi  placeat 
et  sica  et  cum  opus  fuerit,  tolle  et 
utere  ipso. 

A  fare  azurro  artificiale. 

Accipe  sale  armoniaco  parte  1,  ver- 
de ramo  parte  2,  biacha  parte  meza. 
Spulverizali    bene    insiemi    e    impasta 


—  57  — 

cuin  olio  de  tartaro  e  pone  omne  cosa 
in  uno  vaso  de  vetrio  alutato  al  modo 
filosofico.  Poi  che  è  secho  lo  loto,  po- 
nilo in  lo  forno  del  pane  quando  el 
pane  se  coce.  Poiché  sera  cocto  el  pane 
7  volte,  aera  facto. 

A  fare  azurro  bono. 

Summe  lo  terzo  d' una  libra  de  cal- 
cina raarmorina  o  travertina  et  oncie  4 
de  verde  ramo  et  oncie  doi  de  sale  ar- 
moniaco,  poi  macina  omne  cosa  insiemi 
cum  aceto  forte  e  biancho  ad  modo 
d'  uno  sapore,  poi  lo  mecti  in  una  am- 
polla bene  turata  et  mectila  a  l'ayere 
per  tre  di  et  tre  nocte  ;  poi  la  socterra 
e  fa  che  habia  aqua,  vento  e  sole  e 
avere  e  lassala  stare  per  spatio  de  6 
mesi  e  fa  che  ella  partecipa  de  lo  in- 
verno e  de  la  state,  e  in  capo  de  sei 
mesci,  0  circha,  cavaràla  fora  e  rompila 
e  trovarai  lo  azurro  del  quale  te  ne 
alegrarai  ;  e  macinalo  sotili  in  marmo 
cum  liscia  forte  e  pollo  in  uno  vaso 
vitriato  e  lassa  posare  tanto  che  vada 
al  fondo,  poi  sepera  la  liscia  e   lavalo 


un  altra  volta  cum  liscia  dolce  dolco 
e  chiara  e  fa  comò  prima.  Poi  lo  lava 
cum  aqua  chiara  e  fredda,  poi  lo  lassa 
possare  e  lo  azurro  bono  andarà  al 
fondo  e  el  grosso  starà  per  l'aqua  ad 
modo  d'  uno  endico  ;  e  cava  fora  quella 
a<iua  cilistrina  cum  una  spongna  per 
modo  che  non  conturbi  lo  azurro  che 
è  al  fondo  e  lassa  secare  a  1'  ombra  e 
haverai  azurro  bello  e  bono,  e  serbalo 
in  corami  che  non  senta  ayere. 

Ad  azurrum  fatiendum. 

Recipe  verde  ramo  oncie  6,  sale 
armoniaco  oncie  1,  giersa  cruda  oncie  1 
e  macina  cescum  subtili  da  scinto,  poi 
le  mista  insiemi  e  imbevera  le  diete 
polvere  cum  aqua  de  tartaro  che  l'aqua 
sopravanza  a  le  diete  polvere,  e  mecti 
omne  cosa  in  una  ampolla  e  obtura 
bene  la  bocca  de  1'  ampolla  e  legala  in 
lo  collo  e  apiccala  al  fumo  sopra  a  la 
catena  per  alcuni  dj  e  trovarai  lo  a- 
zurro,  el  quale  macinalo  bene  e  serbalo. 


—  59  — 

Ad  faciendum  azurrum  feriale. 

Ut  habeas  azurrum  feriale  per  mu- 
rum ,  recipe  ampulla  vitrij  et  intus 
pone  tantum  de  pulvere  travertinj  bene 
trituratj  et  subtilj  ut  dimidiam  sit,  et 
desuper  pone  acetum  fortissimum  di- 
stillatum  per  elembicum  ut  vas  sit 
plenum  et  os  eius  optime  sigillatum,  et 
pone  sub  fimo  aut  venacia  per  unum 
mensem,  postea  extrahe  et  habebis  a- 
zurrum,  quod  tare  et  serba. 

Ad  faciendmn  azurrum. 

Summe  laminas  argenteas  subtilis- 
simas  et  liga  ingeniose  super  vaporem 
aceti  fortissimi  in  olla,  ita  quod  rema- 
neat  unius  digiti  de  vaeuitate  inter 
acetum  et  laminas,  et  coperi  bene  ol- 
lam  ut  non  respiret  et  pone  eam  in 
loco  callido  ut  est  fimus  aut  venatia 
per  unum  mensem;  et  descoperias  et 
videbis  azurrum  super  laminas,  que 
frica  et  rade  et  repone  dictas  laminas 
ut  supra  et  sic   reitera,   donec   consu- 


—  60  — 

mentur  ;  et  si  non  habes  laminas  ar- 
genti, loco  ipsius  pone  laminas  octoni 
et  fias  ut  supra,  sed  non  ita  pulerum. 

A  fare  azurro. 

Accipe  parte  1  de  solpho  vivo  et 
parte  doi  de  vitriolo  romano  spolveri- 
zati  subtili  e  parte  doi  de  argento  vivo 
e  mecti  le  sopradicte  polve  in  una  am- 
polla bene  incorporate  e  cocilo  come  lo 
cinabrio,  e  quando  sera  cocto  farà  fumi 
azurro.  Alhora  tolli  via  el  foco  e  quando 
sera  freddo,  macinalo  e  serbalo. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Summe  oncie  doi  d' argento  vivo, 
oncie  tre  de  solphino  et  oncie  quatro 
de  sale  armoniaco  e  macina  ben  subtile 
lo  solfo  e  lo  sale  predicti.  Poi  tolli  una 
ampolla  che  habia  el  collo  longo  et  in- 
lutala cum  luto  de  sapientie  de  fora, 
grosso  uno  deto  dal  collo  in  giù  e  las- 
salo sciuctare.  Poi  mecti  queste  cose 
sopra  diete  in  nel  ampolla  e  obtura  la 
bocca  de  l'ampolla  cum   suvera  e  las- 


—  61  — 

.Sili  in  el  mezo  un  foro  picolino  :  poi 
mecti  questa  ampolla  in  uno  pignatte 
novo,  non  vitriato,  quasi  pieno  de  ce- 
nerà, che  sia  coperta  sino  al  mezo  del 
collo  da  la  dieta  cenerà,  e  poi  poni  la 
dieta  pignatta  al  foco  de  carbone  e  dalli 
el  foco  lento  lento,  da  prima  per  4 
bore  ;  poi  lo  vieni  crescendo  per  infino 
a  tanto  cbe  vederai  uscire  de  la  dieta 
ampolla  furai  bianco  o  vero  fumi  azurro. 
Albora  subito  levali  el  foco  e  lassa  re- 
Iredare,  poi  rompe  l' ampolla  e  macina 
lo  azurro  in  porfido  subtili,  poi  serbalo 
in  loco  senza  avere  e  barai  bono  azurro. 

Ad  faciendum  azwrum. 

Accipe  alumj  de  rocho,  vitriolo  ro- 
mano ,  salnetrio,  ana  oncie  1  e  stilla 
per  lambicco ,  poi  serba  l' aqua  bene 
obtui-ata;  poi  torrai  calcina  de  cociole 
d'ova  e  macinala  cura  la  dieta  aqua 
stillata  e  lassa  secare  e  così  farai  3  o 
4  volte;  poi  torrai  aceto  fortissimo  e 
per  omne  libi'a  d' aceto  torai  oncie  5 
de  verde  ramo  e  macinalo  cura  lo  dicto 
aceto  :  poi  lo  pone  a  stillai'C    per  lara- 


—  62  — 

bieco  e  cum  quello  aceto  stillato  imbe- 
vera  e  macina  la  sopra  dieta  calcina 
3  o  4  volte:  poi  lo  secca  e  serbalo  in 
bursia  corij  et  haverae  bello  azurro  e 
così  porai  fare  cum  la  calcina  del  tra- 
vertino 0  marmo:  ma  la  calcina  delle 
cocciole  è  meglio. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Ahbeas  ampulla  de  puro  cupro  et 
pone  intus  calcem  de  albo  marmore, 
ita  ut  dimidia  sit  et  adibe  acetum  album 
fortissimum  ut  piena  sit,  et  eam  pone 
in  callido  loco  copertam  optime,  per 
unum  mensem.  Postea  extrahe  et  ma- 
cina dictam  massam ,  adendo  sibi  de 
color  indici  et  repone  et  est  factum. 

Ad  azurrum  faciendum. 

Tolli  orina  e  mectila  in  uno  vaso 
de  terra  vitriato  e  el  vaso  vole  essere 
per  metà.  Poi  tolli  piastre  de  ramo  a 
modo  de  caldare,  grosse,  e  mectili  in 
ayere  che  stia  discosto  da  la  orina  doi 
deta,  et  obtura  el  vaso  e  lassa  stare  a 


-  «3  — 

UMiiiMic  de  (lui  mese  e  vederai  sopra 
le  lumini  lo  azurro.  E  se  tu  le  vorai 
radare,  se  ponno  radare.  E  se  tu  le  vo- 
lesseie  lassar  stare  tanto  che  tucti  ven- 
gano frangibili,  e'  Tarasse  in  secte  mesi. 

A  fare  azurro. 

Recipe  verde  ramo  oncie  2,  sale 
armoniaco  oncie  1 ,  biacha  oncie  ^ , 
spulvezati  insiemj,  e  impasta  cum  olio 
de  tartaro  e  pone  tute  (lueste  cose  in 
uno  vaso  de  vetrio  lutato  de  luto  phi- 
losophico  e  metilo  in  lo  forno  del  pane. 
Quando  sera  cocto  el  pane  tì  o  7  volt«, 
e'  sera  facto. 

A  fare  azurro. 

Tolli  indico,  verde  i-amo  ben  ma- 
cinato et  babbi  molto  lacle  de  torto- 
maglio  e  macina  ben  insiemj ,  poi  lo 
pone  al  sole  a  seccare  bene,  poi  lo  lava 
et  è  facto  bono  azurro. 


—  64  — 

A  fare  azurro  de  argento. 

Havve  oncie  3  d'argento  e  oncie  1 
de  ramo  e  fondi  insiemj  e  fanni  piastre 
sutilissime  e  polle  sopra  a  lo  vapore 
de  l'aceto,  sospese,  in  uno  vaso  ben  co- 
perto che  non  possa  evaporare.  Poi  lo 
pone  socto  lo  litamj  ben  caldo  per  30 
dj  e  lo  azurro  remarà  atacato  a  le  la- 
mine e  levalo  via.  Poi  reitera  la  pra- 
tica per  insino  le  laminj  scranno  bone. 

Ad  fatiendum  azurrum. 

Recipe  salis  armoniaci  oncias  1,  vi- 
ridis  eris  oncias  3.  Confìtiantur  simul 
cum  tartari  aqua ,  donec  molle  fiat  ut 
pasta  vel  modicum  plus,  et  ponatur  in 
fumo  calido  in  vase  vitrio  pero  ti  me 
obturato  et  stet  ibi  per  aliquos  dies  et 
invenies  azurrum  bonum  et  reserva 
in  vase  plonbato,  si  ve  saculo  camusij. 

Ad  idem  per  alimn  modum. 

Accipe  oncias  2  rami  combusti  et 
onciam  1  sulphoris  et  onciam  1  feccis 


—  65  — 

vini  et  terantur  omnia  et  impastentur 
cuni  burina  distillatam  per  filtrum  tribus 
vicibus  ;  vel  impasta  cum  aceto  albo 
forti;  postea  pone  in  aliquo  vase  vitriato 
et  bulliat  ad  ignem  et  commisciatur 
bene.  Postea  elleva  et  pone  in  vitreo 
vase.  Os  eius  obtura  et  dimicte  stare 
ad  solem  per  15  dies  et  invenies  azur- 
rum  et  si  non  fuerint  celiati  burina 
sive  aceto,  dimicte  in  fumo  posi  extra- 
ctionem  panis. 

Ad  idem  per  alinm  formam. 

Summe  limaturam  ramj  subtilis- 
simam  libram  1 ,  calcis  vive  oncias  3, 
tartaii  pulverizati  subtiliter  et  calcinati, 
quia  melius  erit  quam  crudi,  oncias  5, 
terre  viridis  oncias  4,  salis  armoniaci 
onciam  1.  Omnia  confice  insimul  cum 
acen'imo  aceto  albo  ut  sit  ad  modum 
paste,  et  potius  magis  spisse,  et  pone 
in  vase  ^itrio  vel  terreo  vitriato,  per- 
optime  obturato  ut  non  respiret  et  pone 
sub  equino  fimo  vel  venatias  et  ibi 
maneat  bene  coperto  per  3  vel  duos 
pedes  circum  circha,  per  15  dies;  de- 
mum    extrabe    et   trita   bene  eum  in 


—  66  — 

porfido  et  repone  in  bursia  camusi.  Et 
scias  quod  hoc  azurrum  magis  boniim 
est  per  muros  in  calcina  quam  in  aliis 
rebus. 

A  fare  azurro  'per  muro  in  calcina. 

Havve  calcina  de  marmo  ben  sotili 
e  canida,  e  metila  in  una  pignatta  vi- 
triata  nova,  tanta  che  sia  meza  o  mancho 
più  tosto  che  più,  e  sappi  che  la  cal- 
cina vole  essere  freschissima  e  bene 
sotili.  Poi  empi  la  pignata  de  fortissimo 
aceto  rosso  o  bianco,  poi  copre  la  dieta 
pignatta  cum  luto  che  non  respire,  poi 
la  pone  sucto  lo  litami  de  cavallo,  overo 
socto  la  venacia,  per  uno  mese  o  40,  dj 
naturali ,  poi  descopre  el  vaso  e  tro- 
verai de  sopra  azurro  bono  per  muro 
e  bello,  e  de  socto  fecia,  ciò  è  calcina, 
la  quale  gieta  via. 

A  fare  azurro  per  via  d'aqua  forte. 

Tolli  vitriolo  romano  libra  1 ,  sal- 
netrio  afiinato  libra  meza ,  e  cinabrio 
oncie   4   e    tucte    queste    cose    macina 


-  67  — 

ben  suhtilissiinj  e  i>oi  le  mista  insiemi 
molto  bene  e  polle  in  una  boccia  e 
distillale  per  lambicco,  prima  cum  lento 
foco,  e  coglie  la  prima  aqua  per  intìni 
che  lo  lambico  se  comincia  a  far  croceo 
0  vero  rosigiare.  Alhora  remove  l'am- 
polla e  mectinie  una  altra  e  tura  bene 
le  iunture  che  non  spirano  e  coglie 
l'altra  aqua  e  la  prima  gietta  via  che 
non  vale  niente  a  questa  opera  e 
alhora  cominza  a  fare  uno  poco  maggior 
foco  che  prima  e  fa  che  l'ampolla  re- 
ceva  bene  i  fumi  da  la  bocia  grandi 
per  fino  che  tu  vedi  che  ne  vieni.  Serva 
questa  aqua  bene  turata  che  non  respire, 
e  questa  aqua  è  bona  da  fare  azurro  bono 
quasi  simili  a  lo  azurro  oltramarino: 
et  è  bona  ancora  da  dorare  omne  la- 
voro. 

Prima ,  se  tu  voli  fare  azurro,  tolli 
calcina  de  stagno  e  metila  in  uno  vaso 
de  vetrio,  o  vero  vetriato,  e  de  sopra 
repone  de  la  dieta  aqua  forte  dieta  de 
sopra,  tanto  che  sopra  avanze  mezo 
deto  de  sopra  a  la  calcina ,  e  lassa 
stare  cosi  tanto  che  la  calcina  sia  ben 
andata  al  fondo  e  ben  colorita.  Poi  se- 


para  1'  aqua  e  troverai  azurro  bono  e 
bello  :  del  quale  azurro  venderai  ducati 
5  d'oro  la  libra. 

E  se  tu  volesci  fare  la  calcina  de 
stagno,  tolli  de  lo  stagno  e  pollo  in  uno 
vaso  de  terra  e  metilo  al  foco  e  las- 
salo desfare;  et  corno  è  disfatto,  non 
finare  mai  de  mistarlo  per  infìno  a 
tanto  che  se  fredda  e  non  lo  lassare 
apiare  insiemj  e  sera  facto  calcina  cum 
la  quale  poi  fare  el  dicto  azurro.  An- 
cora poi  fare  la  dieta  calcina  de  stagno 
in  uno  altro  modo.  Tolli  limatura  de 
stagno  e  polla  in  una  olla  vitriata  e 
de  sopra  ce  pone  aceto  distillato  per 
lambicco  e  copri  bene  la  dieta  olla  e 
polla  sub  fimo  e  lassa  tanto  stare  che 
lo  stagno  e  aceto  siano  disoluti;  per- 
chè se  convertirà  in  polvere  subtilis- 
simo,  quasi  senza  tatto  e  cum  questo 
poi  fare  el  sopra  dicto  azurro. 

E  se  tu  volesce  dorare  ferro  o  al- 
tro, tolli  la  cosa  che  tu  voli  dorare  e 
invernicala  e  lassa  sciucare,  poi  designa 
"quello  che  te  piace  in  la  dieta  vernice; 
poi  vi  mete  de  sopra  de  la  dieta  aqua 
e  scalda  al  foco  ;  poi  comò  è  ben  calda, 


—  69  — 

sfrega  cum   panno   de  lino  e  vira  do- 
rata bello. 

Recipe  liscivium  forte  et  indicum 
quantum  vis  et  macina  eum  cum  dicto 
liscivio  et  pone  tantum  emdicum  se- 
cundum  vis  ut  sit  coloratum.  Videlicet, 
si  vis  ut  sit  magis  coloratum ,  pone 
magis  indicum  ad  macinandum  cum 
dicto  liscivio  frigido;  demum  facias 
dictum  liscivium  bollire  cum  dicto  in- 
dico per  spati  um  unius  miserere  et 
postea  extrahe  ab  igne  et  inmediate 
pone  in  eo  unum  modicum  aluminis 
rocci  pulverizati  et  misce  et  dimicte 
frigidari  dummodo  tepidum  fìat  et  quasi 
frigidum;  demum  pone  eum  in  petia 
linea  et  frica  super  pellem  camusciam 
et  fiat  azurrum  ;  et  sicca  ad  meridiem 
aut  ad  ignem  et  quando  erit  sica,  frica 
manibus  et  reduce  eam  ad  morbi  tatem 
et  e  it  facta  pulcram  pellem  turchinam. 


•s^-- 


Incipit  tertius  capitulus  de  azurris 
fiemdis  de  herbarum  succis,  quibus 
utuntur  in  carta,  super  minia  et 

IN    TELA    ET    IN    GISSO.    Et    PRIMO  VI- 
DELICET  : 

Ad  facievdum  azurrwn  ex  succo  her- 
barum. 

Primo  collige  in  principio  mensis 
julij  illos  flores  violatos  qui  nascuntur 
in  campis  et  ex  succo  eorum  impleas 
unam  ampullam  vitream  et  desuper 
infunde  l'orteni  aoetum  vel  orinam  usque 
ad  summum  et  sit  opti  me  copertam  et 
pone  sub  fimo  aut  sub  acervo  calcis 
vive  vel  sub  venatias  per  15"*  dies; 
postea  extrahe  et  invenies  azurrum 
factum. 


-  72  -, 

Ad  idem,  de  azurro  herharum. 

Collige  flores  azurrinos  qui  vocantur 
oculos  pulcini  et  fac  eos  buUire  cum 
aceto  et  cum  pagina  pulverizata  et  alu- 
minis  roci,  ita  quod  vasculum  non  possit 
aspirari.  Postea  coUabis  per  pannum 
et  habebis  bonum  collorem  azurrinum 
et  poteris  servare  per  totum  annum 
flores  siccos. 

Super  eodem,  de  herharum  azurro. 

Reccipe  fiore  de  peselli  salvatice  e 
toUi  solamente  quello  fiore  che  è  de 
dentro  in  suso  l'altro  fiore,  el  quale  è 
pavonazo  scuro  e  quelli  pista  e  cavani 
lo  sugo  e  incorpora  lo  dicto  sugo  cum 
biacca  e  haverai  coUore  cilestro  dura- 
bili. È  provata. 

A  fare  la  peza  azurra  de  sugo  derhe. 

Tolli  de  le  pomellj  de  la  chacabassia 
e  sfregali  bene  in  uno  panno  de  lino 
grosso   e  bianco ,  non  novo ,  da  omne 


—  73  - 

lato  de  la  pezza.  Poi  tolli  uno  catino 
pino  de  orina,  poi  pone  questa  pezza 
sopra  a  questo  catino  per  modo  che 
non  tochi  l'orina  e  lassala  stare  3  o  4 
dj  e  poi  la  leva  e  sera  diventata  azurra. 
E  quando  la  voi  operare,  tolli  uno  poco 
de  quella  peza  e  metila  in  una  cocia 
e  metice  uno  poco  de  aqua  gomata  e 
lassa  stare  a  mollo  per  uno  misererò 
e  poi  lo  spremi  e  cum  quella  spremi- 
tura dipenge  quello  che  te  piace  in 
carta  sopra  a  li  minij  e  altrove,  e  sera 
bello  collore. 

A  fare  azurroper  altro  modo  cum  sugo. 

Summe  stercho  canino  biancho  e 
spolverizalo  ben  sotilj  e  stempralo  cum 
orina  ad  modo  de  collore  e  cum  questo 
stercho  stemperato  cum  orina,  scrive, 
dipenge  quello  che  tu  voli  e  lassalo 
sechare.  Poi  tolli  lo  sugo  de  li  granelli 
d'ellebe  e  pollo  cum  lo  penello  sopra 
le  lettere  e  fogliami  della  mistura  dello 
sterclio  e  subito  diventara  collore  azurro 
bello.  E  se  misti  el  dicto  sugo  cum  lo 
stercho  e  cum  l' orina  e  mistica  bene 
insiemj,  vira  azurro  ut  supra. 


—  74  — 

Corno  se  macina  lo  azurro  por  adope- 
rare a  penna  e  fare  corpe. 

Accipe  lo  azurro  e  mectilo  in  una 
scudella  vitriata  e  poi  mectivi  del  mele 
ben  necto  e  incorpora  ben  insiemi.  Poi 
macina  el  mele  insiemj  cum  lo  azurro 
supra  marmo  o  porfido  e  macinalo  tanto 
che  venga  quasi  senza  tacto  :  e  quando 
sera  ben  macinato,  aremetilo  in  quella 
scudella  e  lavalo  più  volte  cum  aqua 
tepida,  e  poi  che  sera  ben  lavato  cum 
l'aqua  tepida,  lavalo  cum  aqua  chiara 
e  da  r  una  volta  a  1'  altra  lassa  andar 
lo  azurro  al  fondo  e  tanto  continua 
che  sia  ben  lavato,  purificato  e  necto. 
Poi  tolli  lo  dicto  azurro  e  metilo  a 
mollo  in  ranno  da  capo,  necto  e  chiaro, 
in  uno  vaso  de  vetrio  comò  è  uno  bi- 
chiere  e  lassalo  stare  per  spatio  de  7 
dj,  e  omne  doi  o  3  dì  mutali  lo  ranno 
novo.  Poi  lo  lava  molto  ben  cum  aqua 
frescha  e  chiara  e  lassalo  sciugare  a 
l'ombra,  in  loco  che  non  vi  vada  pol- 
vere. E  se  tu  el  voli  adoperare  per 
fare  corpe,  distemperalo  cum  colla  de 


—  75  — 

rotaglie    de    camoscio    bianco   e    starà 

1(0110. 

Ad  isk'fHpi'rare  azurro  per  scrivare. 

Reccipe  de  qualunque  sorta  de  azurro 
te  piace  e  macinalo  legiermente,  cum 
chiara  d'ova  preparata  e  lisciva  da  capo, 
sopra  porfido;  poi  mectilo  in  lo  cornecto. 
E  conio  elio  é  ben  reposato  e  tu  giecta 
via  quella  liscia  e  chiara  e  cosci  fa  3 
o  4  volte  e  l'ultima  volta  gieta  via  la 
liscia  e  lasselo  ben  scolare  e  lasselo 
seccare.  E  quando  tu  lo  voraj  operare, 
mectice  uno  poco  d'aqua  gomata  e  mi- 
sticalo  bene  ;  e  corno  è  ben  possato , 
gietta  via  quella  aqua  gomata  e  metice 
de  la  nova  e  doperalo.  Alcuno  lo  tem- 
pera cum  chiara  e  aqua  gomata.  Ma 
se  tu  lo  conciarai  cura  chiara,  se  vola 
renovarla  quasi  omne  dj,  perchè,  stan- 
doce  troppo,  fa  lo  azurro  negro.  E  se 
tu  ce  misti  de  la  bruttura  de  le  orechie, 
lo  fa  più  corrente  asai.  E  alcuni  dicano 
che  metendo  de  l' a^iua  gomata  in  lo 
azurro  deventa  nero  e  dicano  che  se 
de'  macerare  in  liscia  facta  de  cenerà 


—  Te- 
de Cerro  o  cener  recocta  e  distempe- 
rarlo poi,  quando  sera  sciuto,  cum  chiara 
e  torno  d'ovo;  e  questo  lo  fa  più  bello 
e  più  lucente  e  più  pino. 

El  modo  de  afinare  li  azurre  quando 
fussero  grossi. 

Se  tu  avessi  azurri  che  non  fussero 
necti,  tolli  lo  dicto  azurro  in  l'orina  a 
molli  per  spatio  de  uno  mese  o  più , 
poi  lo  lava  cum  aqua  chiara  e  distem- 
peralo corno  di  sopra  e  vira  necto  e 
bello. 

Ad  idem. 

Accipe  lo  azurro  e  temperalo  cum 
chiara  d' ovo  e  draganti  sbatuti  ben 
insiemi  e  ben  incorporati  l' uno  cum 
l'altro  e  con  quello  tempera  el  tuo 
azurro. 

Ad  purgandum  azurrum. 

Si  azurrum  esset  nimis  terrestre, 
sic  purgatur.  Recipe  cinerem  candidum 


—  77  — 

et  niundum  et  totidem  de  viva  calce 
et  sit  bene  alba ,  et  acetum  et  aquam 
equaliter  et  mite  in  vase  novo  et  mundo 
et  fac  simili  cum  cineribus  et  calce 
bulire.  Postea  permite  infrigidari  et 
clarificari  et  cum  tali  liscivio  lava 
azurrum  et  sias  quod  post  talem  lava- 
tionem  azurrum  apparebit  nigrum  ;  et 
deinde  lava  cum  vino  albo  dictum  azur- 
rum nigrum  et  permicte  sicari,  deinde 
pone  eum  in  coculeam  cum  aliquantulo 
aque  gumate  per  quartam  partem. 

Ad  colorandum  azurrum. 

Reccipe  verzinum  et  subtile  rade 
cum  vitro  et  pone  rasuram  illam  in 
Clara  ovj  preparata,  per  diem  et  noctem 
ita  quod  rasura  illa  sit  coperta  a  dieta 
Clara,  cum  modico  aluminis  rocci  pul- 
verizati.  Deinde  colabis  hec  omnia  cum 
peiia  panni  linj  alba  et  cum  predicta 
Clara  colorata  temperabis  azurrum. 

Ad  ìnultiplicandum  azurrum. 

Tolle  azurrum  cum  modico  ceruse 
et    misce    simul    et   distempera    cum 


-  78  - 

Clara  ovij  et  si  vis  magis  clarum,  miete 
plus  de  cerusa  et  multiplicabitur. 

Ad  colorandam  azurrum  optime. 

Invenies  oleum  amamgdolarum  ama- 
rum  oncias  3  et  totidem  oley  olive  et 
pone  in  lapideum  vasem  et  fac  bullire 
cum  azurro  sine  fumo  per  7  horas  et 
sic  ter  vel  quatuor  facies.  Postea  ablue 
cum  liscivio  tepido,  deinde  cum  frigida 
aqua  et  clara ,  ut  sit  bene  mundum  ; 
postea  sicca  et  coloratum  erit  congrue 
et  tempera  eum  quomodo  vis. 

Ad  fatiendwm  endicum. 

Reccipe  guatum  in  herba  et  eum 
pista  valde  bene  subtiliter  et  fac  pal- 
lottas  sicut  poma.  Postea  recipe  per 
omni  libra  dicti  guati  ontias  duas  salis 
comunis  et  ontias  tres  sulpliur  vivi  et 
onciam  unam  aluminis  rocci  ;  deinde 
bene  trita  omnia  simul  et  misce  cum 
dieta  herba.  Postea  pone  omnia  in  uno 
vase  rameo  cum  aqua  clarissima  et 
stempera  ad   modum   salse  non   nimis 


claiv;  pustca  pone  supor  ij?nom  claruni 
el  tìic  tantum  .«tare  ut  voniat  ad  moduni 
pa^te;  jx)stea  pone  super  unam  tabulani 
et  t«nde  aliquantulum  subtile.  Hinc  ad 
modicum,  incide  cum  gladio  ut  tibi 
placet  et  mite  sicari  et  erit  factum 
indicum  finum. 

A(f  fatietìdum  indicum. 

Tolli  once  doi  de  gesso  subtilj  e 
macinalo  con  X  once  de  guato  secco, 
ciò  è  el  fiore,  e  macina  ben  subtilj  e 
poi  ce  mistica  uno  poco  de  albume 
d'ova,  ciò  è  chiara  d'  ova  preparata  e 
incorpoi-a  omne  cosa  ben  insiemi,  poi 
el  pone  a  sciugare  al  sole,  e  quando 
è  seccho,  fanni  pezi  comò  te  pare.  E 
nota  che  quando  tu  el  macini,  mectice 
uno  poco  d'alumi  de  rocho  disoluto  in 
af^ua  e  sera  bono  e  bello  indico. 

A  fare  bello  indico. 

Reccipe  partem  unam  floris  guatj 
qui  flos  colligitur  in  caldarea  tintorum 
quanto  guatum  dequoquatur,  et  ipsum 


bene  coque  in  pilla  terrea  donec  pero- 
ptime  comburetur.  Postea  tere  eum 
subtile ,  deinde  accipe  terram  albam 
qua  utunt  pelliparij  et  pulveriza  et 
tolle  de  ea  partes  5  et  bene  missia 
cum  pulvere  predicto  guati.  Postea  cum 
aqua  clara  omnia  simul  coniunge  super 
lapidem  ad  modum  colloris  de  indico. 
Extende  super  tabulam  politam  et  di- 
mite aliquantulum  sicari  ad  solem , 
postea  fac  parva  frustra  et  iterum  di- 
mite sicari  ad  solem.  Hoc  .facto,  acipe 
de  primo  composito  et  fac  unum  bro- 
dium  aliquantulum  currens  et  impone 
ipsa  frustra  ut  imbibantur,  deinde  ex- 
trahe  et  sica  ad  solem  vel  ad  ignem; 
deinde,  si  non  est  satis  coloratum,  rei- 
tera, donec  videtur  tibi.  Postea  sicca 
et  serva  quod  factum  erit. 

A  fare  indico. 

Tolli  gesso  macinato  subtilmente 
per  terza  parte  e  fiore  de  guato  per 
sesta  parte  e  mistica  e  macina  bene 
insiemi  tanto  che  vengha  ad  modo  de 
pasta,,  che  habbia  bono  collore.  Poi  tolli 


-  81   — 

aqua  allunata  cuin  alumi  de  rocho  e 
reintridi  questo  gesso  e  fiore  de  novo 
cum  la  dieta  aqua  alumata ,  eum  più 
fiore  de  guato  novo,  tanto  che  sia  corno 
una  farinata.  E  nauti  che  tu  ce  niecti 
r  aqua  alumata ,  se  vole  stendare  lo 
gesso  e  lo  fiore  in  uno  marmo,  o  vero 
sasso  vivo ,  in  fino  che  è  ben  secho  ; 
poi  se  vole  reintridare  de  novo  cum 
la  dieta  aqua  alumata.  Poi  lo  stende  e 
lassalo  secare  si  che  sia  ben  secho  e 
ripollo. 

A  fare  indico  per  altra  via. 

Reccipe  fiore  de  guato  e  impasta 
insiemi  cum  orina  e  aceto  forte  e  fanne 
uno  migliacio  e  secalo  al  sole.  E  se  elio 
bianchigiasse,  metice  più  fiore  de  guato 
e  cusi  fa  tanto  che  habbia  bello  coUore  ; 
poi  ne  fa  peze  e  fornisscelo  de  secare 
e  sera  facto. 

Ad  fatiendum  eiidicum  et  confìtionem 
eiìis. 

Primo  sciendum  est  quod  grana 
istius  coUoris  fit  de  quadam  herba  que 


^  82  — 

vocatur  guatum  et  illa  herba  co(|uetur 
in  vase  donec  nil  de  substantia  rema- 
neat,  deinde  disicatur  et  diversis  no- 
minibus  nominetur  et  in  diversis  par- 
tibus  confìcitur;  et  quasi  azurrum  est. 

A  fare  indico. 

Tolli  gesso  curato,  macinato  subtili 
e  mistalo  cum  fiore  de  guato  e  tanto 
lo  vieni  macinando  che  sia  comò  pasta 
intrisa  brodosa,  per  modo  che  habia 
bono  collore.  Poi  tolli  alumi  de  rocho 
e  distempralo  in  l'aqua  calda,  poi  rein- 
tridi de  novo  lo  dicto  gesso  e  fiore 
cum  la  dieta  aqua  alumata  per  modo 
che  sia  comò  una  farinata  liquida  e 
lassalo  cuscì  stare  per  infino  che  se 
cominzia  a  stregnare.  Poi  lo  stende  e 
lassalo  educare.  Poi  de  novo  lo  intridi 
cum  la  dieta  aqua  alumata  e  fior  de 
guato  e  de  novo  lo  stendi  in  una  ta- 
vola de  noce,  o  asse  ben  polita,  o  marmo, 
o  petra  ben  polita,  e  lassalo  quasi  se- 
care. Poi  ne  fa  li  pezi  a  tuo  piacere  e 
lassalo  fornir  de  secare  e  sera  bono 
indico. 


—  S3  — 

.1  far  indicho  alio  modo. 

Ahvve  fiore  de  guato  e  amido  ben 
canido,  e  impasta  insiemi  cum  orina 
preparata  e  stillata  per  filtro  e  cum 
aceto  bianco  e  forte  ,  tanto  de  1'  uno 
quanto  de  l'altro,  e  fanne  uno  migliacio 
e  secalo  al  sole;  e  se  vinisse  che  non 
fusse  ben  colorito,  metivi  più  fiore  e 
tanto  vi  ni  mecti  che  habia  bono  e 
vivo  collore,  ed  è  facto. 

A  fare  indico  per  altra  forma. 

Tolli  guato  in  herba  e  pistalo  bene 
e  mectilo  al  sole  in  uno  vaso  e  fa  che 
lo  sole  li  dia  de  continuo;  e  lassalo 
stare  più  dj  e  orane  di  lo  bagna  cum 
orina  per  infìno  a  tanto  che  invermi- 
nisce e  farà  vermini  grossi,  de  collore 
azurro.  Poi  tolli  quelli  vermini  e  pi- 
stali  e  tranne  el  sugo  per  uno  panno 
de  lino  non  troppo  strecto.  Poi  lassalo 
reposare  per  se  medesimo ,  e  comò  se 
comincia  a  stregnare  e  tu  ne  fa  una 
fooacia  comò  so  Ux^-o  jiasfn.  non  troppo 


—  84  — 

grossa  e  medila  a  secare:  e  quando 
tierà  apresso  che  secca,  che  lo  sugo  se 
tirarà  bene ,  e  ne  fa  i  pezze  comò  te 
pare  e  lassali  compire  de  secare,  ed  è 
facto. 


Incipit  quartus  capitulus  de  fiendis 
viridibus  ramis  et  de  viridibus 
factis  cum  erbarum  succis  in  di- 
VERSis  MODis.  Primo: 

Ad  f attendimi  viridem  ramum. 

Accipe  fecte  de  ramo  subtilissimi 
t't  mectile  in  uno  vaso  e  poi  lo  pone 
socto  lo  litami  de  eavallo,  socto  terra, 
in  loco  humido,  socio  3  palmi,  e  lassalo 
stare  30  o  40  dj.  Poi  el  tra'  fora  e 
sborfa  molto  bene  cum  aceto  fortissimo 
le  diete  lamine ,  poi  le  ritorna  socto 
quello  litami  in  quello  vaso  e  stiano 
ben  coperte  per  spatio  d'uno  mese  e 
sera  facto  verde  ramo. 


—   80  — 

Avirdem  di  herem  fatiendum. 

ToUi  uno  catino  de  ramo  cum  uno 
coperchio  che  li  stia  sogillato  e  inpe 
lo  catino  de  fortissimo  aceto ,  poi  lo 
copri  cum  lo  suo  coperchio  e  lassalo 
stare  per  60  dj  socto  terra,  che  habbia 
caldo  e  humido.  Poi  tolli  fora  el  vaso 
e  rade  via  el  verde  ramo  che  se  teni 
al  fondo.  Poi  remectili  suso  quello  aceto 
e  tornalo  al  modo  di  sopra  e  fa  simil- 
mente, per  infìno  a  tanto  che  lo  catino 
ne  mena. 

Ad  fatiendum  viride^n  ranmm. 

Summe  le  piastre  de  ramo  e  sos- 
pendile sopra  a  lo  vapore  de  lo  aceto 
forte,  in  una  pignatta  coperta  cum  creta, 
ben  obturata  che  non  spire.  Poi  lo  pone 
in  lo  litami,  o  vero  venacia  al  tempo 
de  vendemia,  per  spatio  de  15  dj.  Poi 
apre  la  dieta  pignatta  e  troverai  el 
verde  ramo  che  sera  apicato  a  quelle 
piastre  e  rade  via  quello  e  poi  lo  torna 
al  modo  sopra  dicto. 


—  87  - 

Ad  viridem  ì-nmam  fatiendum. 

Habbi  ramo  subtilissimo  e  l'anni 
peze  de  meza  oncia  o  d'una  oncia  l'uno, 
e  aconciale  in  uno  vaso  vitriato  cum 
sale  comuno,  ciò  è  uno  stratx)  de  la- 
mine e  uno  de  sale;  poi  inmpe  lo  vaso 
d'aceto  forte  e  copri  lo  vaso  cum  luto 
de  sapientia  e  mietilo  socto  terra  per 
uno  mese,  in  loco  humido  e  callido,  e 
sera  facto  bono  verde  ramo. 

A  fori'  ci'ixh'  d(i  diiK'tiijKrri'  m  yesso. 

Tolli  oncie  5  de  forte  aceto  bianco, 
poi  tolli  batitura  de  ramo,  vitriolo  ro- 
mano ana  e  uno  poco  d'alumi  de  rocho, 
e  macina  omne  cosa  insiemi  e  lassalo 
secare;  e  quando  tu  lo  voraj  operare, 
stempralo  cum  aqua  gomata  e  sera 
bono  verde. 

Ad  viridem  fatiendum. 

Invenies  auripiumentum  et  iudicum 
de  Ba^adon  et  tere  bene  cum  aqua  et 


ciim  resideril,  tere  cum  aqua  gumata 
fiet  viridem.  Et  si  libi  placet ,  acipe 
de  auro  piumento  et  tere  et  simul 
missce  de  biacha  et  de  indico  et  fac 
ut  supra  et  erit  viridis. 

Ad  idem. 

Tolle  viridem  presimum  et  tere  cum 
aqua  et  dimite  sicari  et  deinde  tempera 
cum  aqua  gumata.  Et  si  vis  magis  cla- 
rum,  impone  aliquantulum  auri  piumenti 
et  congrue  collorabitur. 

A  fare  verde  hono  cam  spingerhino. 

Recipe  granelli  de  spino  gerbino 
quando  sonno  ben  mature  e  metili  in 
uno  vaso  de  vetrio  e  amaccali  bene 
cum  le  mano  e  metili  al  sole  e  lassali 
stare  tanto  che  leve  suso  li  grappi  e 
quelle  venacie.  Poi  li  cola  e  premili 
bene  e  gieta  via  quella  venacia  e  grappi: 
e  se  lo  dicto  sugo  fusse  una  libra,  me- 
tice  doi  quatrini  d'alumj  de  rodio  spol- 
verizato,  poi  lo  pone  al  sole  in  vaso 
de  vetrio    ben  serrato   e  lassalo   stare 


—  89  — 

;>  o  4  dj,  e  ornili  dj  lo  mistica  3  o  4 
volte  molto  bene  atorno  e  per  spatio 
de  tempo.  Se  secasse,  distempralo  cum 
ranno  da  ca])o,  chiaro,  cum  uno  poco 
de  gomma. 

A  fare  verde. 

Havve  indico  e  macinalo  cum  zafa- 
ramj  asso  e  cum  uno  poco  de  biacha 
e  uno  poco  d'aqua  gomata,  e  cum  quella 
aqua  gomata  macina  le  sopra  diete 
cose  e  vira  verde. 

A  fare  verde. 

Tolli  sugo  de  lierba  morella  et  in- 
corpora cum  terra  bianca  la  quale  usa 
li  piliciarj  e  mistace  uno  poco  d'  aqua 
gomata  e  sera  verde. 

A  fare  verde  chiaro  per  miniare,  op- 
timo. 

Recipe  li  gilgli  azurrini  scuri  e  pi- 
stali  bene  e  tranni  lo  sugo.  Poi  tolli 
alumj  de  rodio   disoluto   in   aqua  e  in 


—  00  — 


(|uesta  aqua  alumata  ce  bagna  le  peze 
bianche  de  tovaglie  doi  o  3  volte  e 
omne  volta  le  asciuga  a  1'  ombra.  Poi 
bagna  la  dita  peza  in  lo  dicto  sugo  6  o 
7  volte  e  omne  volta  la  pone  a  sciugare 
a  l'ombra  molto  bene  e  poi  la  conserva 
in  bossola  ben  serata  a  ciò  non  vegha 
l'aiere.  Et  quando  la  voraj  operare, 
tolli  uno  poco  di  quella  peza  e  metila 
a  mollo  in  aqua  gomata  in  una  coccia, 
tanto  che  stia  coperta  da  la  dita  aqua, 
e  lassa  stare  per  spatio  d'una  nocte  e 
poi  la  preme  molto  ben  e  rimenala  in 
la  cocia  a  ciò  lo  colore  escha  fora.  E 
se  te  piace,  per  farlo  più  lustro,  la  poi 
porre  a  molle  in  chiara  d'ovo  prepa- 
rata e  usalo  per  miniare  o  fare  fogliame 


in  carta. 


A  fare  'oerde  scuro. 


Ahve  grani  de  spingerbino  che  non 
siano  troppo  maturi  e  pistali  e  cavane 
lo  sugo  e  poi  fa  similmente  comò  è  di 
sopra  dicto  in  l'altra  recetta  da  verde 
chiaro. 


—   01   — 

A  fare  verde. 

Tolli  mirra  e  metila  in  uno  vaso 
vitriato  e  impe  lo  vaso  d'  aceto  forte 
bianco.  Per  spatio  de  alcuni  dj  questo 
aceto  farà  fiore  de  sopra,  e  quello  fiore 
è  bono  verde  ramo  e  fino. 

A  fare  verde  bono. 

Ahvve  mele  e  aceto  forte  ana^  el 
tuo  volere,  e  incorpora  molto  bene  in- 
siemi. Poi  lo  pone  in  uno  vaso  de  ramo 
ben  coperto;  poi  lo  pone  socto  lo  litamj 
ben  caldo  e  stia  in  loco  dove  el  sole 
ferisci  forte  ;  e  fa  che  lo  vaso  stia  socto 
lo  litamj  uno  pei  per  omne  verso  e 
lassalo  cosi  stare  per  15  dj.  Poi  lo  cava 
fora  e  trovarai  tucta  la  matheria  con- 
vertita in  verde  ramo  bello ,  in  grado 
perfecto. 

A  fare  verde  azurro. 

Summe  azurro  nostrano  e  zafferami 
ben    mollo    in    aqua    chiara    e  atritalo 


sopra  lo  marmo  cum  lo  azurro  e  in- 
corpora bene  insiemj  tanto  che  vengna 
bello  verde,  e  lassa  secare  a  l'ombra  e 
distemperalo  cum  aqua  gomata.  Et  se 
te  piace,  tu  poi  torre  in  loco  de  zaffe- 
rami  quella  terra  gialla,  tenta  cum  lo 
sugo  de  spino  gerbino,  e  vira  verde,  o 
vero  cum  lo  sugo  de  spincerbino. 

A  fare  aqua   verde  da   dipengiare  in 
panno. 

Havve  fagioli  maturj  e  metilj  in 
uno  sachetto  de  canavaccio  ben  forte 
e  mitilo  a  stringere  e  tranni  lo  licore. 
Mitilo  a  bulire  e  lassalo  disimare  per 
mità;  poi  li  pone  uno  poco  de  polve 
de  alumi  de  rocho  e  tolo  dal  foco  e 
sera  bono  e  bella  tenta. 

A  fare  verde  azurro  naturali. 

Tolli  azurro  de  qualunqua  sorte  voj 
ben  subtilj  e  metilo  a  mollare  in  aqua 
dolce.  Poi  tolli  de  lo  verde  ramo  fmo 
e  macinalo  cum  aqua  dolce  ben  subtilj, 
poi  li  meti  tanto  zaiFaramj  che  diventa 


-  93  — 

verde  sfur») ,  poi  lo  pone  in  uno  cor- 
notto  di  vetrio  e  mistalo  bene.  Poi  lo 
lassa  reposare  sì  che  vada  ben  al  fondo, 
la  quale  aqua  te  remarà  di  sopra  a  lo 
verde  ramo  chiara,  coilorita  in  verde; 
la  quale  aqua  verde  se  vole  seperare 
da  lo  dicto  verde  ramo  cautamente. 
Poi  tolli  el  tuo  azurro  mollificato  e 
sepera  via  quella  aqua  quanto  più  poi, 
et  de  po'  tolli  la  dieta  aqua  verde  e 
gietala  sopra  a  lo  azurro  e  incorpora 
ben  l'uno  cum  l'altro,  remenandolo  ben 
cum  lo  deto,  e  averai  verde  azurro  per- 
fecto  e  mantirà  lo  colore.  E  quando 
fusse  seco  e  tu  lo  volesci  operare,  gie- 
tali  de  la  sopraditta  aqua  verde  e  mo- 
lifiea  lo  verde  azurro  cum  lo  deto;  e 
se  fusse  debili,  distempralo  cum  gentili 
gomma  e  sera  perfetissimo  verde  azurro. 

A  fare  verde  bono. 

Tolli  li  acini  del  pero  citrino,  ma- 
turi al  tempo  de  ....  (1)  e  frani  lo  sugo. 
Poi  tolli  al  tra  tanto    vino   bianco  e  mi- 
li)  Lacuna  bianca  nel  ms. 


stica  insiemi  e  fa  bulire  per  mila.  Poi 
tolli  alumj  de  rocho  in  polvere  el  tuo 
parere  e  gietalo  suso  quando  bolle  e 
misticalo  uno  poco.  Poi  lo  leva  dal  foco 
e  pollo  a  fredare ,  e  comò  è  reposato 
e  fredato,  e  tu  lo  cola  e  serbalo  in  uno 
vaso  de  vetrio  e  usalo  a  dipengiare. 

A  far  verde  alio  modo. 

Tolli  la  fiorata  del  guato  e  seccala 
in  polve ,  poi  la  stempera  cum  aqua 
gomata  e  cum  uno  poco  d' alumi  de 
rocho  e  sera  bono  verde. 

A  fare  verde. 

Ahvve  verde  ramo  e  macinalo  cum 
forte  aceto  molto  ben  subtilj.  Tolli  el 
ditto  verde  ramo  cum  lo  aceto  macinato 
e  metilo  in  uno  matone  novo  el  quale 
habia  una  concava  in  mezo  e  lassalo 
stare  tanto  che  la  humidità  e  lo  aceto 
sia  andata  via ,  ciò  è  che  lo  matone 
habia  bevuto  quella  humidità;  e  così 
continua  4  o  5  volte  e  omne  volta 
reintride  el  dito  verderame  cum  novo 


in  liu  ii>rii>>uut);  e  qiu>Ui  se  oliiuiiia  la 
purj^atione  de  lo  verde  ramo.  E  anco 
.se  fa  la  dita  purgationc  cum  lo  ranno 
facto  de  cenere  recotta  al  modo  de 
sopra.  Poi  tolli  de  lo  dito  verde  ramo 
depurgato,  mistalo  cum  uno  poco  de 
biaceha,  o  vero  uno  poco  de  oro  piu- 
mento,  e  dis^temperalo  cum  aqua  gomata, 
e  vii'à  Ik'IIo  verde  e  bono. 

.1  fare  verde. 

Recipe  semina  spini  cervinj  matura 
et  miete  eas  in  caldario  et  tantumdem 
aceti  forti  et  albi,  secundum  quantum 
est  pondus  semina  predictorum,  et  fac 
devenire  usque  ad  medium,  Postea  cola 
cum  pezia  panni  lini  et  eum  pone  in 
vitriato  vase  ;  et  cum  vis  operare,  folle 
de  ipso  et  utere  ad  beneplacitum  tuum. 

Ad  virideni  fatiendum. 

Summe  aceti  albi  forti  quantum  vis 
et  in  eo  pone  viridem  ranmm  in  pul- 
verem,  subtilis  reductum,  etaliquatulum 
pulvis  aliiminis  rorhi  ed   modieum  zaf- 


—  96  — 

ferami  et  modioum  succi  ruvite  et  ali- 
ci uantulum  pulvis  giimme  arabici  et 
in  aceto  permite  stare  per  5  dies,  et 
deinde  misce  cum  eo  aliquantulum  ce- 
rase et  efficitur  color  magis  viridis. 

A  fare  verde  chiaro  per  minij, provato. 

Reccipe  de  mense  martij  violaruni 
et  pista  bene  et  extrahe  succum  in  una 
scutella  vitriata  et  impone  aliquantulum 
aluminis  rocci  optime  triti  et  misce 
simul,  Postea  recipe  pezias  panni  lini 
albissimi  et  non  nimis  subtiles  et  in- 
funde  eas  in  dieta  scutella  ter  vel 
quatuor,  et  tanto  plus  tanto  melius,  et 
prò  qualibus  vice  sicca  eas  ad  humbram  ; 
et  cum  vis  eas  operare,  stempera  aqua 
gumata. 

A  fare  giallo  belitissimo  pili  che  oro- 
piumento  o  giallolino  de  Lamagna. 

Tolli  granelli  de  spingerbino  quando 
sonno  ben  mature  e  tranni  lo  sugo  e 
serbalo  in  una  ampolla  de  vetrio  ben 
turata  e  lassa  e  usi  stare  per  15  dj.  P] 


(Hiainiu  lu  lo  volai  operare,  tulli  ranno 
(la  capo,  forte,  chiaro  e  bello,  e  per  omne 
mezo  de  ranno  trilli  una  oncia  (l'alunii 
(le  rocho  in  polvere  e  tallo  bollire  in- 
siemi cum  lo  ranno  per  uno  paternostro 
in  uno  vaso  vitriato.  Poi  tollo  dal  foco 
e  lassa  refredare  ;  poi  toUi  per  onine 
hichiero  de  ranno  alumato  el  terzo 
d'uno  bichiero  de  lo  dicto  sugo  e  in- 
corpora bene  insiemi  cum  lo  dicto  ranno 
alumato  clie  diventarà  ad  modo  d'una 
afjua  verde  scura  e  lassa  stare  cosi  in- 
corporato una  noe  te  e  più.  Poi  tolli 
terra  biancha  ben  subtili,  la  quale  opera 
li  piliciare,  e  incorpora  cum  lo  dicto 
i*anno  verde,  a  poco  a  poco,  in  un  vaso, 
conio  é  una  scutella,  cum  lo  deto,  e 
tanta  terra  vi  meti  che  vemgna  duretta 
ad  modo  de  pasta  e  sempre  mistica  cum 
lo  deto  quanto  poi  e  pollo  a  secar  al 
sole.  E  se  te  paresse,  tu  poi  dargli  doi 
o  3  bangni  cum  lo  dicto  ranno  verde 
a  ciò  che  vengha  più  bello  e  cum  più 
vivo  collore;  et  distempralo  cum  ranno 
chiaro  e  allratanta  chiara  prepai'ata  e 
cum  polvere  de  gomarabico  e  lassa 
stare  insiemi  doi  note  e  cum  ({uello  lo 


-  98  — 

dislenipera.  E  se  tu  lo  vorai  operare, 
el  dicto  giallo,  nante  che  sedie,  ciò  è 
quando  tu  lo  fai  che  è  fresco,  tolli  de  lo 
ditto  ranno  verde  e  mistavi  poco  poco 
terra  biancha  e  dallo  dove  te  piace  e 
rimarrà  giallo  belitissimo.  E  sappi  che 
lo  dicto  sugo  ó  bono  tutto  Tanno  ed  è 
migliore  stantìo  che  fresco  ;  e  se  se  in- 
durassi, mistali  uno  poco  de  ranno  a 
ciò  diventi  morbido. 

A   fare   uno    bello   e   naturali  verde, 
provato. 

Tolli  verde  ramo  e  macinalo  ben 
subtili  cum  aqua,  poi  lo  secca,  poi  tolli 
de  lo  sopradito  giallo  e  mistica  cum 
lo  dito  verde  ramo,  ciò  è  le  tre  parte 
de  verde  ramo  e  una  de  giallo  e  vira 
nobili  verde  durabili.  E  poi  mistare  più 
e  meno  giallo  comò  te  pare  perché  , 
comò  più  giallo  vi  meti,  più  chiaro  vene. 

A  far  uno  verde  scurissimo  ;  probata. 

Havvi  indico  e  macinalo  ben  sotili 
poi    incorporalo   cum    uno    poco   de  lo 


—  99  — 

sopradii to  giallo  ed  è  facto:    e  distein- 
paralo  cum  chiara  o  aqiia  gomata. 

A  conciar  verde  azurri  o  azurri  qìmndo 
/'ussaro  (jrossci. 

Havve  lo  verde  azurro  o  azurro  e 
melilo  in  una  peza  de  panno  de  lino 
slretta  e  lavalo  in  una  scutella  d'aqua 
frescha  e  chiara;  e  corno  l'ai  ben  lavato, 
lo  colore  andarà  al  fondo ,  e  quando 
sera  ben  repossato,  gieta  via  l'aqua  de 
sopra,  poi  li  mecte  uno  poco  de  mele 
bianco  e  netto  e  mistica  bene,  per  in- 
sino  a  tanto  che  farà  una  schiuma.  Poi 
lo  macina  in  porfido  molto  bene,  poi 
lo  pone  in  uno  vaso  vitriato  e  lavalo 
cum  aqua  tepida  tanto  che  l'aqua  n'esca 
chiara ,  poi  lo  lava  cum  liscia  tepida, 
poi  cum  l'aqua  frescha  doi  o  3  volte, 
poi  lassalo  ben  repossare.  Sepera  via 
quella  aqua  ben  cautamente,  poi  lo  di- 
stempara  cum  chiara  d'  ova  preparala 
o  cum  colla  de  branche  de  rilaglie  de 
corami  e  starà  bene. 


—  100  — 

A  felice  tentura  verde  da  scrinare. 

Recipe  libre  doi  de  verde  ramo  abru- 
seiato  et  fanne  polvere  subtili  e  polla 
a  distillare  a  lambico  et  serva  1'  aqua 
ed  è  bona  da  scrivare  et  da  tegnare 
filo  etc. 


W^X^  vT?  vT/ ^T- vT?-^T?  vTr  #  ^T^  t^#^ 


Incipit  distintio  quinti   capituli   de 
laccis    et    pavonatiis    fiendis   in 

DIVERSIS      MODIS,     ET      VERZINIS.     Et 
PRIMO,  videlicet: 

A  fare  laccha  bona  e  bella. 

Tolli  libra  1  de  cimatura  de  grana 
de  rosato  e  mectila  in  ranno  fortissimo, 
tacto  de  cenere,  la  quale  usa  li  tintore, 
in  una  pignatta  vitriata  nova,  e  polla 
al  foco  a  bullire  e  bolla  pianamente 
per  spatio  de  doi  paternostri.  Poi  mecti" 
ei  ranno  e  la  cimatura  per  uno  colla- 
toro  netto  de  panno  de  lino  e  premilo 
forte  cum  mano  si  che  tucto  el  l'anno 
esca  fora,  e  poi  repone  el  dicto  ranno 
a  bullire  de  novo  senza  a  la  cimatui'a, 
e  bolito,  el  gieta  sopra  a  la  cimatura 
che  è  in  lo  collatoro  e  preme  forte  el 


—  102  — 

colatoro  cum  mano  siche  tutto  el  ranno 
escha  fora  bene,  e  ripollo  da  parte  e  la 
cimatura  gietta  via,  et  lava  molto  bene 
el  collatoro  sì  che  non  vi  rimangha 
veruno  pelo  de  la  dieta  cimatura.  Poi 
tolli  oncie  cinque  d'  alumi  de  rocho 
spolverizate  subtili  e  metilo  a  poco  a 
poco  per  volta  in  el  dito  ranno  per 
infino  che  el  ranno  se  strenge,  che  lo 
conoscirai  quando  el  dito  ranno  tuto 
quasi  se  converti  in  una  schiuma  grossa 
in  fino  al  fondo;  e  mai  se  vole  finare 
de  mistare  el  dicto  ranno  cum  uno 
cochiaro  netto  per  infino  che  se  fredda 
bene  e  che  se  strengha.  Poi  meti  el 
ditto  ranno  stretto  in  lo  dito  collatoro 
lavato  e  cola  tucto  lo  ranno  e  la  laeha 
remarà  de  dentro;  e  lassala  tanto  stare 
in  lo  dicto  collatore  eh'  ella  se  seche 
bene.  Poi  la  pone  in  una  catinella  de 
terra  vitriata  piena  d' aqua  fredda  e 
chiara  e  rimenela  e  sfregala  bene  cum 
le  mano  tanto  che  se  disfacia  et  tutta 
quella  schiuma  che  vene  a  summo  da 
principio,  se  vole  gietar  via  cum  una 
penna:  e  lava  ben  lo  colatoro  e  ripone 
suso   questa   aqua   ove  hai  stemperato 


—    103  — 

la  lacha  e  1*  aqua  chiara  uscirà  fora  , 
insiemi  eum  lo  aliimi  e  questa  se  chiama 
la  purgation  de  lo  alumi.  E  quando  la 
dieta  lacha  sera  quasi  scinta  e  tu  la 
tra'  del  dicto  colatoro  e  cum  uno  col- 
tello largo  la  spiana  in  una  tegola  nova 
e  lassala  seccare,  a  l'ombra,  e  nante  che 
se  forniscila  de  secare  fauni  li  itezi  a 
tuo  modo  e  lassa  secare  ed  é  facta.  E 
sappi  che  quanto  se  fa  quella  purga- 
tioni  de  lo  alumi ,  tanto  è  piti  bella , 
più  viva,  e  melglio.  E  noia  «questo  se- 
creto, che  se  tu  voli  che  la  lacha  habbia 
più  vivo  collore  e  mai  non  perda , 
quando  la  dieta  cimatura  bolle,  metice 
tanta  assa  fetida  quanto  una  castagna 
e  starà  bene. 

A  fare  lacha  per  altro  modo. 

Reccipe  cenere  ricotta  e  fa  capitello 
e  fanne  ranno  (la  quale  cenere  usa  li 
tintore)  e  serbalo  necto  e  chiaro.  Poi 
pone  a  bullire  el  dicto  ranno  in  una 
pignatta  vitriata,  e  quando  el  ditto  ranno 
bolle,  metice  una  cuppa  de  calcina  viva 
che  non  sia  disolta,  poi  la  cola  cum  uno 


—   104  — 

panno  stretto  et  tolgli  lo  ranno,  netto  e 
bello.  Poi  tolli  doi  petitti  de  questo 
ranno  e  metilo  in  una  pignatta  nova 
vitriata  e  metice  meza  libra  de  cima- 
tura de  grana  mistando  molto  bene.  Poi 
la  pone  al  fuoco  chiaro  e  falla  bollire 
tanto  che  le  tre  parte  revengna  1'  una. 
E  quando  è  rentrata  per  terzo,  e  tu  ce 
pone  tre  once  d'alumi  de  rocho;  poi  lo 
fa  bullire  tanto  che  arentre  per  terzo: 
poi  la  cola  per  uno  telo  de  staccia  in 
uno  vaso  vitriato,  poi  la  pone  in  uno 
matone  novo  el  quale  habia  uno  con- 
cavo in  lo  mezo  e  metice  la  dieta  lacca 
a  poco  a  poco,  se  non  ce  pò  capire  tu- 
cta ,  e  lassala  stare  per  spatio  de  5  bore 
e  poi  la  cava  e  così  farai  per  insino 
che  tu  n'  ài.  Poi  la  pone  in  una  lavella 
a  fornire  de  secare  al  sole  ben  caldo 
e  quando  è  per  secarse,  stendila  in 
suso  una  tavola  ben  polita;  e  quando 
è  ben  secca  fauni  li  pezi  al  tuo  piacere. 

A  fare  lacclia  per  altra  via. 

Tolli  calcina  viva  e  metila   in  uno 
vaso  a  bullire  cum  tanta  aqua  che  so- 


—    105  _ 

pravantia  a  la  calfina  doi  deta  e  mi- 
stila  bene  ciim  uno  bastone  e  bolla  per 
spatio  de  3  ave  marie.  Poi  lassa  fre- 
dare  per  una  notte,  poi  destilla  per 
filtro  la  ditta  aqua  che  è  sopra  a  la 
calcina  e  in  questa  aqua  pone  el  ver- 
zino raso  subtilmente,  e  fa  che  lo  ver- 
zino stia  coperto  da  la  dieta  aqua.  Poi 
tolli  fiore  de  farina  o  vero  amido  in 
polvere  e  metilo  in  la  ditta  aqua  dove 
é  el  verzino  e  mistia  molto  bene  in- 
siemi e  lassa  cusi  stare  per  una  nocte. 
Poi  sepera  la  dieta  aqua  cautamente  e 
de  quello  amido  o  vero  fiore  de  farina 
ne  fa  una  pallocta  come  se  fusse  pasta, 
e  polla  a  seccare  in  lo  forno  quando  è 
tratto  el  pane,  o  più  tardo,  per  modo 
che  non  se  abruscia,  e  lassala  ben  se- 
care. Poi  la  reintride  cum  la  sopradi- 
cta  aqua  del  verzino,  poi  la  lassa  re- 
posare e  gietta  via  quella  aqua  e  della 
pasta  ne  fa  pallotecti  ad  modo  de  avel- 
lane e  polla  a  sciùgare  a  l'ombra  dove 
non  vi  vada  polvere  né  altra  bruttura 
ed  è  facta. 

E  se  tu    volesci    fare   che   la  dieta 
laccha  habbia  vivo  e  perfecto  collore, 


—  106  — 

tolli  cimatura  de  f osato  e  polla  a  bol- 
lire in  la  sopradicte  aqua  de  calcina  e 
tanto  bolla  che  arentre  per  metà;  poi 
la  cola  e  in  la  dieta  aqua  pone  a  molle 
el  verzino  e  sequita  la  recieta  al  modo 
de  sopra. 

A  fare  virzino  da  fiorir  i  minij,  hotio. 

Reccipe  calcina  in  petra  e  fanne 
polve  e  metila  in  chiara  d'  ova  e  rime- 
nela  bene  cum  uno  bastone  corno  se 
concia  la  chiara  per  lo  cinabrio,  e  lassa 
possare.  Poi  sepera  via  la  sciuma  e  di- 
stilla quella  chiara  per  filtro.  Poi  tolli 
del  verzino,  raso  subtili  cum  vetrio  o 
vero  cum  la  raspa,  e  metilo  de  dentro 
in  la  dieta  chiara  stillata  e  lassalo  stare 
a  molli  doi  dì;  e  vole  essere  tanta 
chiara  che  lo  verzino  sia  coperto ,  ed 
è  fatto 

Ad  idem,  alio  modo. 

Ahvve  calcina  viva  e  metila  a  molle 
in  uno  vaso  cum  tanta  aqua  che  sopra- 
vanza  a   la  calcina  3  dete  e  rimenela 


—  107  — 

cum  uno  bastone  molto  bene  per  insino 
a  tanto  che  tu  veghi  che  la  calcina  sia 
bene  disciolta:  poi  la  lassa  possare  per 
doi  dì  e  colglie  l'aqua  chiara  e  bella. 
Poi  toUi  de  lo  verzino  raso  e  pollo  a 
mollo  in  la  dieta  aqua  per  spatio  de  3 
dì  ;  poi  lo  pone  al  foco  a  bollire  per  la 
mità  e  mancho,  poi  li  pone  uno  poco 
de  alumi  pisto  e  uno  poco  de  comma 
arabico  et  tolo  dal  foco  e  lassa  possare. 
Poi  lo  cola,  quando  sarà  freddo,  cum  una 
peza  de  panno  de  lino  e  sarà  bello 
verzino. 

A  fare  verzino  per  altra  via. 

Havve  verzino  e  radilo  subtilment,e 
e  metilo  in  uno  vaso  vitriato  a  mollo 
cum  tanta  orina  fredda  e  porificata  da 
le  fecce  che  copra  el  verzino.  Poi  ce 
pone  alumi  zucharino  parte  2  et  per 
terza  parte  biacha  e  uno  poco  de  gom- 
ma pista  e  lassa  stare  a  mollo  doi  dì. 
Poscia  la  cola  cum  una  pezza  e  pollo  a 
secare,  poi  la  distempera  cum  aqua 
gommata  e  sera  fatto  bello  verzino. 


—  108  — 

A    fare    e   coìiservare    lo    verzino    in 
polvere. 

Summe  verzinum  et  subtile  rade  et 
pone  in  parascide  et  de  supra  infunde 
claram  ovi  preparatam  ita  quod  cope- 
riatur  verzinum,  et  impone  de  supra 
aliquantulum  de  lumine  rochi  ita  quod 
non  fatiat  spumam  ;  et  deinde  mite  u- 
nam  aut  binam  guctam  mellis  et  per- 
mite  stare  per  unum  diem  naturaJem. 
In  secunda  vero  die  addas  aliquantulum 
de  cJara  ovi  rupta  et  abrade  super  de 
predicto  alumine ,  ut  prius  fecisti ,  ita 
quod  non  fatiat  spumam  et  sic  faties 
per  tres  vel  quatuor  dies.  Postea  cola 
cum  pettia  munda  panni  lini  et  miete 
in  coculea  et  dimite  siccari  ad  solem. 
Postea  abrade  de  coculea  et  serva  pul- 
verem  et  cum  vis  operari,  miete  de 
dieta  pulvere  in  coculea  cum  lexivio 
ad  mollificandum  et  fac  velie  tuum. 

A  fare  pavonazo  cum  sugo  de  herbe. 

Accipe  peze  de  panno  de  lino  grosse 
e  non  siano  nove,  bianche,  come  è  peze 


109  — 


(le  tovaglie  e  peze  de  coltrice  a.-.-;  p..i 
tolli  alumi  de  rocho  e  disfallo  in  1' a- 
qua  bolita.  Poi  lassa  fredare  e  in  quella 
aqua  alluna  le  peze  e  bagnale  molto 
bene;  poi  le  scinga  a  l'ombra,  poi  tolli 
lo  sugo  d'  una  herba  che  se  chiama  gi- 
losia  e  in  quello  sugo  bagna  le  peze 
più  e  più  volte,  e  da  una  volta  a  l'al- 
tra lassale  sciugare  a  l'ombra  bene  e 
conservale  in  loco  che  non  li  dia  ba- 
vere, comò  é  una  scatolla.  E  quando  la 
vorai  operare,  tolli  uno  poco  de  quella 
peza  e  melila  a  mollo  in  una  coccia 
cum  aqua  gomata  e  lassa  stare  per  spa- 
tio de  una  bora,  poi  la  spremi  e  con 
quella  dipengie. 

Ad  fatiendum  collorem  brasilium. 

Reccipe  verzinum  sive  brasilium  et 
rade  et  pone  in  aqua  gumata  ita  quod 
coperiat  verzinum,  in  vase  vitreato,  per 
diem  et  noctem,  postea  pone  ad  bul- 
liendum  donec  tertia  pars  consumetur. 
Postea  pone  intus  de  alumine  rocci  et 
bulliat  pariter,  postea  pone  de  forti  a- 
ceto  albo  quantum  fuit  tertia  pars  aque 


—  no  — 

et  bulliat  pariter,  postea  cola  et  serba 
bene  turatum. 

Ad   fatiendum    verzinum    per    aliam 
fortnam. 

Abeas  verzinum  rasum  et  mitte  in 
Clara  ovi  preparata  per  duos  dies.  Po- 
stea cola  eum  cum  pezia  panni  lini 
gutatim  super  matonem  novum  et  fac 
manere  donec  siccatur.  Postea  cum  cur- 
teilo  elleva  diligenter  et  repone  et  cum 
vis  eum  operare,  mollifica  cum  aqua  et 
scribe  quicquid  vis. 

A  fare  collare  de  grana  cum  verzino. 

Tolli  verzino  raso  subtili  et  rnetilo 
a  mollo  in  ranno  da  capo,  forte  bene, 
quanto  te  paia  che  sia  bastevile,  per 
spatio  de  3  dì.  Poi  lo  fa  bullire  al  fuoco 
lento  in  uno  pignatto  vitriato  per  in- 
fino a  tanto  che  sia  consumpta  la  quarta 
parte,  poi  poni  subito  uno  poco  d' alumi 
zucarino  e  uno  poco  d' alumi  de  rocho 
spolverizato ,  poi  lo  mistica  cum  uno 
bastone  bene,  e  poi  lo  lassa  frodare  e 


—  Ili  — 

poi  lo  stilla  per  filtro  e  ripollo  ben  tu- 
i-ato  e  haverai  bono  collore  de  grana. 

A  fare  el  verzino  al  fuoco. 

Tolli  meza  oncia  de  verzino  raso 
sublile,  poi  tolli  tanto  vino  biancho 
quanto  co[ti*a  el  dieto  verzino,  poi  lo 
l>one  in  uno  pignat«llo  vitriato  novo  e 
lassalo  mollare  per  spatio  de  uno  di 
naturali.  Poi  tolli  una  otava  d'alumi 
de  rocho  e  altratanta  gomma  arabico 
spolverizata  ;  poi  lo  pone  in  lo  dicto 
pignatello  dal  verzino  e  lassalo  stare 
uno  altro  di;  poi  lo  pone  a  bullire  al 
foco  e  quando  serra  arentrato  per  mità 
poi  lo  lassa  fredare,  poi  lo  cola  cum 
una  peccia  de  panno  de  lino  e  serbalo 
in  ampolla  de  vetrio  ben  turata  e  serra 
bono. 

A  fare  verzino  bono,  provato,  optimo. 

Reccipe  vercino  collombino  subtil- 
mente  l'aso  e  metilo  a  molli  in  ranno 
da  capo,  fortissimo  e  chiaro,  tanto  che 
lo  dieto  ranno  avantia  sopra  al  verzino 


—  112  — 

3  o  4  detii,  e  lassalo  stare  a  molle  in 
in  uno  pignattino  vitriato  doi  di  natu- 
rali. Poi  li  mete  una  bona  piccicliata 
de  cimatura  de  grana .  e  fa  che  se  mol- 
lifica bene  ;  poi  lo  pone  al  fuocho  a  bui- 
lire  per  mità;  poi  tolli  uno  poco  d'alumi 
de  roccho  e  uno  poco  de  gomma  rabico 
in  polvere  e  uno  poco  de  assa  fetida  e 
lassa  buUire  per  doi  miserere  piana- 
mente, a  ciò  non  se  sparga  per  la  schiu- 
ma che  farà.  Poi  lassalo  refredare  e  co- 
lalo cum  una  pezza  e  serbalo  in  am- 
polla ben  turata. 

A  fare  el  virzino  al  sole. 

Tolli  el  verzino  e  radilo  subtili, 
poi  lo  pone  in  una  coccia  de  pessci 
grande,  overo  vaso  de  vetrio,  cum  tanto 
vino  vermilglio  quanto  che  copra  el 
dicto  verzino  e  lassalo  mollificare  per 
uno  di  e  una  nocte  a  1'  ombra,  in  loco 
che  non  li  dia  lo  sereno.  Poi  lo  me- 
lerai al  sole  ben  caldo  e  lassalo  stare 
3  o  4  bore.  Poi  tolli  alumi  de  rocho 
e  uno  poco  de  gomma  e  pista  subtili 
r  uno  e  r  autro:  poi  lo  meti  in  lo  dito 


—  113  — 

vei"zino,  [ioì  lassa  stare  al  sole  el 
diete  verzino  3  o  4  dì,  ma  la  noct€  fa 
che  non  stia  a  lo  sereno.  Poi  lo  cola  e 
serbalo  in  una  ampolla  ben  tui'ata  a 
ciò  non  se  mortificha,  e  serra  bono. 

A  fare  verzino  alio  modo. 

Recipe  verzino  raspato  ciim  la  ru- 
spa, cum  vitrio,  e  metilo  in  una  scudella 
vitria.  Recipe  verzinum  et  rade  cum 
vitrio  et  postea  tolle  c<»cleam  et  pone 
in  ipsa  cum  lingno  rupta,  cujus  me- 
dietas  sit  aqua  clara,  et  permite  per 
unum  diem  et  unam  noctem.  Hoc  facto, 
tolle  ipsum  et  cum  panno  cola  et  ex- 
prime in  aliam  cocleam  et  inmise  tantum 
alumem  scabis  quantum  est  unum  gra- 
num  ciceris.  Postea  pone  adsolem  et 
permicte  scicari.  Deinde  serva  et  cum 
volueris  operari  tolle  aliquantulum  aque 
chicche  et  distempera  bis  cum  ea  aqua 
et  opera. 

Ad  fatiendium  coloretn  pavonatium. 

Tolli  fiori  torchi,  i  quali  nascano  in 
lo  grano  quando  spiga,  et  tranni  lo  sugo. 


—  114 


Poi  fa  a  modo  di  sopra  in  1'  altro  pa- 
vonazo  cum  le  peze,  ed  é  fatto. 

A  fare  collare  pavonazo  perfetto  per 
operare  in  muro. 

Havve  terra  gialla  e  ben  neeta  da 
altre  misture  e  ponila  in  uno  vaso  bi- 
stugio  0  altro  vaso  che  arestia  a  foco 
e  mecti  lo  dicto  vaso  cum  la  dieta  terra 
a  cociare  in  fornace  de  matoni  o  vetrio. 
E  sappi  che  se  tu  lo  mecti  de  sopra  a 
la  fornace,  vira  uno  collore  commo  ci- 
nabrio  rosso;  e  se  tu  mecti  lo  dicto  vaso 
in  fundo  de  la  fornace,  in  loco  che  habia 
più  caldo,  vira  uno  collore  pavonazo  e 
bello.  E  volse  lassare  stare  el  dicto  vaso 
in  la  fornace,  da  principio  quando  se 
acende  foco,  per  infìno  che  se  sforna 
la  dieta  coctura. 


A  fare  verzino  bellitissimo  e  durabili. 

Tolli  cenere  de  feccia  e  fanne  liscia 
bene  chiara  quanto  tu  poi,  e  se  tu  farai 
la  dieta  liscia  cum  vino  bianco  è  me- 
glio che  a  farla  cum  l'aqua  cumuna,  ma 


'xiiin-  uìia  e  Ixiiia.  Poi  tolli  verzino  ben 
raso  subtili,  la  quantità  che  voli  e  pollo 
a  mollo  in  la  dieta  liscia  per  modo  che 
lo  verzino  sia  coperto  da  la  liscia  e 
non  più,  e  lassa  cusci  stare  per  di  uno 
e  una  nocte.  Poi  lo  pone  al  foco  in  uno 
pignatino  vitriato  e  lassalo  bollire  per 
terzo,  cioè  che  arentre  la  terza  parte: 
poi  li  pone  tanto  gomarabico  ben  pisto 
quanto  te  paia  che  sia  bastevili  e  las- 
salo bulire  uno  poco  poco,  poi  ce  pone 
uno  poco  de  alumi  de  rocho  ben  subtili 
e  subito  lo  leva  dal  foco  e  lassalo  re- 
fredare  e  reposare:  poi  lo  cola,  cum  pan- 
no de  lino  e  serballo  in  una  ampolla 
ben  turata  e  le  fecce  gietta  via. 

A  fare  pavonazo  chiaro  e  lucido  per 
operare  in  carta,  cioè  fare  scatole 
e  pergamene. 

Prima  campegia  le  pergamene  e 
scattole  e  altre  cose  simili  de  cinabrio 
cum  acqua  gomata  distimperato  e  lassa 
sciutare.  Poi  tolli  verzino  raso  e  pollo 
a  mollo  in  chiara  d'  ova  ben  fratta  o  di- 
K'ituta   e   cIiImi-m.   scn/M    sdiiiini;».   fariio 


—  116  — 

che  lo  verzino  sia  coperto  da  la  dieta 
chiara,  e  lassa  stare  per  doi  dì  na- 
turali. Poi  separa  lo  verzino  da  la 
cliiara,  et  de  quella  chiara  collorita 
darai  3  o  4  mane  sopra  a  lo  lecto  de 
lo  cinabrio  e  omne  volta  lassa  sciutare 
a  r  ombria  e  haverai  pavonazo  chiaro 
e  laudabili.  E  sappi  che  a  le  diete  par- 
chamene  non  se  li  vole  dare  gesso  de 
niente  de  fora,  ma  solo  dare  lo  cina- 
brio in  carta  schietta  corno  sta,  perché 
se  tu  li  daessi  lo  gesso,  lo  verzino  lo 
faria  crepare  per  amore  de  la  chiara. 
E  sopra  al  dicto  pavonazo  pòi  fiorir  cum 
li  altre  collore  e  dipengiare  corno  a  te 
pare  e  piace,  ed  è  probata. 

A  fare  lacha  bona. 

Accipe  orina  d' homo  quella  quan- 
tità che  voy  e  mectila  in  uno  vaso  per 
spatio  de  X  dì,  poi  la  poni  in  una  pi- 
gnatta e  falla  tanto  bollire  che  non 
facia  più  schiuma.  Poi  ne  fa  lixìa  cum 
cenere  forte,  poi  tolli  gomma  de  lac- 
cha  cruda  e  pistala  minuta  corno  pa- 
nico, poi  la  poni  in  uno  pignatto  novo 


vitriato,  poi  vi  poni  de  la  dieta  liscia 
de  hurina  che  sia  ben  chiara  e  necta 
e  miscola  ben  cum  uno  bastone  e  fa 
che  la  hurina,  o  vero  la  dieta  liscia,  sia 
calda  quando  la  poni  sopra  a  la  gomma. 
E  commo  è  ben  mista,  poi  ne  cava  fora 
quella  liscia  pianamente,  cosi  colorata, 
e  metila  in  una  concha  vitriata;  poi  tolli 
alumi  de  rocho  ben  subtili  e  stempe- 
mlo  cum  aqua;  poi  de  questa  acqua  alu- 
mata  ne  poni  in  questa  concha  dove  è 
la  liscia  gomata  e  collorita  :  e  quando 
tu  vede  che  se  comincia  a  pigliare,  non 
ve  ne  mectare  più.  Poi  tolli  quella  che 
è  aranpsa  e  mectila  in  una  pezza  a 
modo  de  uno  colatoro  e  apicala  ad  alto 
e  lassala  scolare.  Poi  tolli  quella  scola- 
tura e  rimectila  in  su  la  pintola  dove 
arimase  la  gomma  e  mista  bene.  Poi 
ne  la  cava  e  fa  commo  facesti  prima  ; 
poi  reitera  un'  altra  volta  e  così  ne  fa 
de  3  sorte.  La  prima  è  migliore,  la  se- 
conda meno,  la  terza  mancho.  E  sappi 
che  la  liscia  vole  essere  fortissima,  facta 
de  hurina  e  de  cenere  recocta  e  me- 
ctela  sopra  a  la  gomma  in  uno  torce- 
fecio,  o  colatoro,  de  panno  de  lino,  poi 


—  118  — 

ve  mecti  suso  lo  ranno  ben  caldo  più 
volte,  poi  r  aluma  e  secala,  e  quello  che 
te  rimane  nel  colatoro  ancho  secalo  da 
da  parte,  ed  è  facto. 

A  fare  laccha  ut  supra,per  altro  modo. 

Summe  gummam  Iacee  libras  5  et 
eam  pista  et  cribella  cum  spisso  cri- 
bello  et  demum  habeas  orinam  huma- 
nam  pausatam  per  XX  dies  et  stillatam 
per  filtrum,  et  habeas  unum  caldareum 
parvum  et  pone  ad  ignem  cum  supra- 
dicta  hurina,^et  quando  videbis  spumam, 
habeas  capitem  foratam  1  miscolam  per- 
foratam  et  cum  ea  proice  spumam  que 
supenatat  urinam.  Et  quando  urina  erit 
bene  despumata  et  callida,  habeas  oncias 
3  aluminis  rochi  spulverizati  et  pone  in 
burina  et  iterum  fac  bullire  et  de  novo 
buliendo  acipe  spumam  cum  predicto 
capite,  et  quando  erit  bene  spumata 
et  optime  clara,  accipe  gummam  Iacee 
setaciatam  et  pone  intus  cum  burina 
alumata,  semper  miscendo  ad  lentum 
ìgnem  per  spatium  trium  miserere.  De- 
.mum  eleva  ab  igne  et  pone  in  uno  vaso 


—  119  — 

ligneo  nitido.  Pos^tea  toUe  oncias  6  ver- 
zini subtillissime  spolverizati  cum  raspa, 
aut  pisto   in    brunzi    mortario  et  pone 
ad  ignem  in  parva   olla    vitriata    cum 
modica  aqua  et  fac  bulire  dictum  ver- 
zinum.  Postea   cola  eum    in   vaso  per 
petiam  lineam  subtilem  et  spissam   et 
dimicte  infrigidari  per  unum  diem  na- 
turalem.  Demum  acipe  hurinam  aluma- 
tam  quam  est  in  vase   ligneo  predicto 
et  pone  intus  hec  aqua  cocta  cum  ver- 
zino et  colata,  et  insimul  bene  misce. 
Postea  habeas  libras  2  aluminis   rochj 
et  pone    in  aqua  clara,  ut  sit   aqua  in 
quantitate  duarum  metatellarum,  et  fac 
bulire  insimul.  Postea  pone  hanc  aquam 
alumatam  intus  in  orina  et  misce  bene 
et  permicte    pausare    per  unum  diem. 
Demum  cola  per  alium  diem  et  dimiete 
sicari;  et  quando  erit   apud  sicitatem, 
fac  de    ipsa    frusta  ad  libitum  et   per- 
micte ad  isicitatem  duredinem.  Et  nota 
quod  poteris  componere  laccha  isto  mo- 
do   de    pluribus    lapidibus   et    diversis 
spetiebus,  silicet  de  quo  fit  color  cri- 
musinus,  de  sanguine  draconis,  de  grana, 
de  vermiculis,  de  minio,  de  verzino  et 
de  floribus  herbarum. 


-  120  — 

A  fare  laccha  per  altra  fonyia. 

Reccipe  burina  humana  et  ponas 
in  olla  nova  vitriata  et  pone  ad  igneni 
et  lac  bene  coqui  ;  et  dum  bullit,  acipe 
spumam  que  facit  cum  aliquo  baculo  et 
tantum  bulliat  quod  medietas  consumi- 
tur.  Postmodum  pone  intus  gumma  Iac- 
ee et  bulliatur  aliquantulum ,  gumara- 
bici  parva  quantitate  et  modico  etiam 
aluminis  zucharini  vel  aluminis  roccj. 
Quando  bulito  per  spatium  bunius  bore , 
fatias  banc  materiam  colare  per  pan- 
num  lineum  raduni  et  permite  pausare 
in  vase  vitriato  et  laccba  petit  et  ibit 
ad  fundum.  Quando  facto,  proice  uri- 
nam  que  supra  laccba  erit,  taliter  quod 
non  proicias  lacba.  Postea  permite  laca 
sicare,  non  ad  ignem  neque  ad  solem, 
per  se  ipsa,  et  erit  bona  et  perfecta 
lacba. 


Tolli  verzino  raso  cum  vetrio  o  cum 
la  raspa,  la  quantità  che  tu  voli:  Et  se 


—  \n  — 

la  raditura  fusse  pieno  uno  hichiero, 
tolli  la  mità  de  lo  dicto  verzino  e  pollo 
da  canto  e  1'  altra  mità  mieti  a  molle 
in  tanto  ranno  da  capo,  che  lo  verzino 
sia  ben  coperto  da  lo  dicto  ranno  et 
lassa  stare  a  molle  per  lo  spatio  d'una 
nocte.  Poi  lo  pone  a  bullire  al  foco 
temperatamente,  et  comò  ha  bulito  per 
una  ave  maria,  et  tu  tolli  de  quello 
verzino  che  reservasti  et  mettivini  so- 
pra a  quello,  che  bolli  a  poco  a  poco, 
et  cusi  continua  per  infìni  che  n'  ai 
sempre,  staendo  uno  poco  da  una  volta 
al  altra.  Et  comò  non  n'  ài  più,  e  dicto 
verzino  sia  arentrato  per  mità,  et  tu  tolli 
tanto  alumi  de  rocho  quanto  te  pare 
bastevili  et  metivilo  dentro  et  mistalo 
uno  poco  e  sia  ben  spolverizato,  et  su- 
bito poi  lo  leva  dal  foco  e  lassalo  repo- 
sare bene  et  fredare  bene.  Poi  lo  cola 
per  panno  de  lino  raro,  solamente  per 
quello  che  n'  esce  da  sé ,  senza  aspre- 
mere le  fecce  de  niente.  Et  poi  lo  pone 
in  una  ampulla  de  vetrio  ben  obturata 
et  polla  al  solle  ben  caldo  per  uno  di 
0  doi,  e  sera  bello  e  perfecto  verzino 
da  scrivare.    Et    se    tu    lo    volesti  più 


—  122  — 


scuro,  metice,  quando  bolli,  fiuanlo  uno 
cece  de  calcina  viva  e  sera  facto. 


Recipe  una  oncia  de  verzino  raspato 
cum  la  raspa  o  cum  vetrio,  e  tolli  el 
terzo  del  dicto  verzino  et  mectilo  a 
mollo  in  tanta  acquaviti  quanto  stia 
ben  coperto,  per  lo  spatio  de  uno  dì 
naturali,  et  mectici  uno  quatrino  de 
alumi  de  roccho  pista,  et  poi  lo  pone 
al  foco  et  bolla  per  uno  paternostro  et 
colalo  et  serbalo  in  una  ampolla,  et  lo 
verzino  ancora  reserba.  Poi  tolli  el 
resto  de  questo  verzino,  quelli  altri  doi 
terze,  et  pollo  a  mollo  in  aceto  ben 
chiaro  et  ponce  uno  quatrino,  o  più,  de 
alumi  et  uno  quatrino  de  goma  rabico, 
et  lo  aceto  vole  essere  uno  bono  mezo 
bichiero.  Et  lassalo  stare  a  molle  per 
octo  0  dece  di  et  poi  ce  repone  a  mollo 
el  verzino  che  restò  de  l' aqua  vite , 
sopra  a  li  altri  doi  terzi,  al  sole,  et  poi 
ce  agiungi  uno  altro  quatrino  de  alumi 
spolverizato  et  lassalo  stare  al  sole  in 
uno  vaso  de  vetrio  per  4  o  sei  di,  et 


—  123   - 

poi  lo  repone  in  una  ampolla,  collato 
clied'  è.  Et  (quando  lo  voi-ai  adoperare, 
tolli  una  parte  de  quello  verzino  de 
acqua  vite,  che  sarà  giallo  quasi,  et  mi- 
staio,  et  amistalo  cum  la  decima  parte 
de  r  altro  verzino  de  lo  aceto  e  scrivi 
cum  esso  e  sera  bello.  E  se  lo  voi  più 
scuro,  più  verzino  d'aqua  viti  ce  pone; 
et  Io  voi  chiaro,  ce  ne  pone  meno.  Et 
se  tu  farai  in  questa  forma,  sera  mel- 
glio  a  fare  dicto  verzino:  videlicet. 
Tolli  el  verzino  raso  come  de  sopra, 
poi  tolli  uno  bechiero  de  aceto  et  bolla 
per  spatio  de  uno  patre  nostro  et  me- 
ctice  dentro  2  o  3  quatrini  de  alume 
pesta,  perché,  bollendo  lo  aceto,  1'  alu- 
me se  consuma  et  liquefasse  meglio; 
et  se  non  se  liquefasse  tucta,  non  fa 
nienti.  Poi  ce  poni  a  molle  lo  verzino 
et  la  gomma  et  polla  al  sole  per  8  o 
10  dì,  et  colalo,  et  sarà  bello,  et  mistalo 
cum  r  altro  verzino  de  aqua  vite  che 
vera  chiaro  o  scuro,  comò  tu  hai  hauto 
de  sopra. 


124 


A  fare  collare  nero  per  fedo. 

ToUi  uno  orciolo  d'  aqua  de  scotano 
et  metilo  a  bolire  tanto  che  calli  la 
quarta  parte,  et  mectice  una  bona  scu- 
tella  de  loto  de  rota  et  falla  callare 
doi  deta,  et  poi  ce  pone  de  lo  vitriolo 
romano  pisto  3  once,  et  3  once  de  galla 
pista,  et  quando  ce  mecti  queste  cose, 
fa  bollire  tanto  che  calli  doi  deta. 

Tolli  libra  una  de  panicella  et  mec- 
tila  a  bollire  cum  uno  broco  de  lisciva 
forte,  tanto  che  calli  quatro  deta,  et 
raecti  dentro  ciò  che  voi  che  sia  giallo. 
Et  se  tu  voli  che  questo  giallo  sia  verde, 
tolli  una  scutella  de  seme  de  ghebbi 
et  uno  poco  de  verderamo  spolveri- 
zato,  et  colalo  per  panno  et  mecti  den- 
tro quello  che  fu  giallo  et  sera  verde. 

A  fare  perfecto  collare  de  grana  car- 
dinalesco cum  virzino  etc. 

Tolli  una  libra  de  virzino  et  ra- 
spalo, o  vero  taglialo  a  traverso  minuto 
quanto  se  pò,  et   mectilo  a  bollire  in 


—  125  - 

a(]ua  piovana  chiara ,  o  vero  aqua  de 
fiume,  ciò  é  che  sia  mezo  broco,  et  fallo 
bollire  tanto  che  se  sceme  per  mità; 
et  innante  che  leve  la  caldara  dal  fuo- 
co, babbi  una  libi*a  d'  alumi  de  roco  et 
fallo  bollire  per  uno  patrinostri  et  sarà 
virmiglio  ;  et  levalo  dal  fuoco  et  lassalo 
fredare  tanto  che  tu  ce  possi  tenere  la 
mano,  et  mectice  dentro  aceto  bianco. 
Et  se  tu  el  voli  cardinalesco,  non  ce 
niectare  aceto,  ma  mectice  lisìa  forte  et 
hai'ai  tre  colore.  Et  se  voli  che  quello 
colore  de  prima  deventa  violato,  remecti 
quello  che  romane  al  fondo  de  la  cal- 
dara a  bolire  ne  la  più  forte  lisia  che 
poi  bavere  et  fa  clie  calle  le  doi  parte 
et  sera  perfecto  violato  etc. 

.4  fare  laccha. 

Recipe  una  oncia  de  laccha  cruda, 
overo  grana,  et  mectila  in  uno  pignatello 
et  mectivi  suso  urina  d'homo,  o  vero  ran- 
no, tanto  che  sia  coperta  la  dieta  laccha, 
et  falla  bollire  al  foco  temperato  meza 
bora,  senza  fumi:  et  come  bolle,  sem- 
pre mestala.    Poi  che  ha  cosci  bollito. 


—  126  — 

lolli  meza  oncia  de  alnmi  de  Marocho 
et  meza  oncia  de  sai  gemmo  et  maci- 
nali bene  cum  ranno  et  mectilo  ne  lo 
pignatello  nanze  che  romangna  de  bol- 
lire; poi  la  leva  subito  dal  fuoco  et 
lassalo  fredare.  Poi  tolli  una  lavella  et 
uno  petito  di  orina  d'  homo  reposata,  o 
vero  de  ranno  forte,  et  caccialo  suso  in 
la  lavella  et  mistica  omne  cosa  insiemi 
et  remenala  molto  bene  cum  uno  ba- 
stone et  polla  per  XV  dì  in  loco  che 
non  ce  vada  polvere,  et  remistalo  omne 
sera  et  omne  matina.  Et  in  capo  de 
15  dì  bave  uno  sachetino  de  panno  de 
lino  et  colalo,  et  quello  che  romane  in 
lo  colatoro  pollo  suso  una  tegola  nova 
e  ben  necta,  et  li  la  secha  de  bocto  al 
ombra  et  haverai  lacha  fina,  et  reponla 
in  una  scatola  et  fanne  pezze  et  etc. 

A  fare  laccha  per  altro  tnodo,  per  mi- 
nij,  fìna. 

Recipe  cimatura  de  scarlacto  de 
grana  fìna  et  mectila  in  uno  vaso  vi- 
triato  et  de  sopra  ce  pone  tanta  orina 
d' homo  che   la    cimatura    sia  coperta 


-  127  — 

per  doi  dota  do  sopra  de  la  orina  d'ho- 
mo, et  polla  bene  coperta  cum  uno 
panno  in  loco  che  non  vega  aiere,  et 
lassala  costì  stare  tanto  che  dieta  ci- 
matura se  im marcisca  et  sia  fragida. 
Et  quando  sera  ben  fragida,  scola  via 
quella  orina  bene  et  poi  macina  la  cima- 
tura molto  bene,  e  quando  sera  ben 
macina,  coprili  sopra  una  peza  de  panno 
de  lino  ben  subtili  et  averai  laca 
fina  etc. 

A  fare  lacha. 

Recipe  panno,  o  veramente  cima- 
tura de  grana,  ma  el  rosato,  o  panno 
de  grana,  è  migliore  perché  ha  più 
substantia,  et  mecti  in  lescivia  de  ce- 
nere de  fava,  e  questa  liscia  vole  essere 
forte.  Et  fa  cosci  octo  o  dece  volte , 
sempre  mectendo  dentro  la  cenere,  et 
colala  che  sera  fortissima;  et  in  la 
dieta  liscia  poni  et  dicto  collore  corpo. 
Tolli  ahimè  de  rocho  et  mistica  cum 
la  dieta  lacca  et  polla  a  secare  et  è 
facta.  Et  sappi  che  la  cenere  se  pò 
fare  de  cenere  de  cerro,  o  vero  de  fecia 
de  vino  etc. 


—  128  — 

A  fare  lacha  per  altro  modo. 

Recipe  libra  una  de  gomma,  la  quale 
porai  in  liscia  fortissima  fin  che  bolla,  et 
lassala  disfare  bene.  Poi  habi  tre  zayne 
d'  acqua  tepida  in  la  quale  sia  doi  oncie 
de  alumi  de  rocho;  ma  prima  mecti 
r  aqua  in  una  concola  grande  et  de 
sopra  buterai  la  liscia  bulita,  et  lassa 
stare  cusci  doi  di.  Poi  tolli  una  zaina 
et  piglia  questa  gomma  et  aqua  e  liscia 
et  polla  a  colai'e  in  una  sachecta  de 
tela  et  lassa  uscire  fora,  et  la  lacha  ro- 
marà  al  fondo. 


In'CIPIT     DISTINTIO     SEXTI     CAPITULl     AI) 

purpurinos  et  colores  aureatos 
fatiendum:   et    ad    scisas    atque 

MORDENTES  AD  AURUM  PONENDUM.  Et 
PRIMO,  AD  FATIENDUM  PURPURINUM 
AUREUM. 

A  fare  jmrpurino,  scilicet  colore  de  oro. 

Reccipe  argento  vivo  e  stagnao  vi- 
netiano  ana  et  tuo  volere,  et  liiiuefae 
ad  ignem  in  siniul  et  diniite  infrigi- 
dari.  Posila  macina  omnia  insimul  ; 
postea  toUe  ampullam  vitream  et  luta 
eam  cum  luto  pliilosofìco  et  dimite  sie- 
eari.  Deinde  pone  intus  dictas  res  et 
pone  in  furnello  cum  lento  igne,  et  ne 
OS  ampulle  claudatur:  et  cum  desine- 
rit  lacere  fumum,  subtrahe  ignem  et 
cum  fuei'it  friddam,  frango  ampulla  et 


—  130  — 

invenies  purpurinum  nobilem,  qtiem  ma- 
cina super  porfìdum  subtile  et  stem- 
pera cum  aqua  gummata  et  utere. 

A  fare  purpurino  per  altro  modo. 

Tolli  egualmente  ariento  vivo,  stam- 
gno  romano,  e  fallo  strugiare  insiemi. 
Quando  è  freddo,  macinalo  bene  subtili. 
Poi  tolli  solfo  vivo,  sale  armoniaco  ana, 
cioè  quanto  fu  l'argento  vivo  e  lo  sta- 
gno, e  macina  omne  cosa  bene  subtili 
insiemi.  Poi  tolli  una  boccieeta  e  me- 
ctive  dentro  le  diete  cose;  poi  la  inlota 
cum  loto  de  sapientia  e  mettila  in  lo 
fornello  e  falli  el  foco  de  carbone  lento 
e  non  obturare  la  bocca  de  la  boccia  e 
quando  non  fumarà  più,  levali  el  foco; 
e  quando  è  freddo,  rompi  la  boccia  et 
troverai  el  purpurino. 

A  fare  collare  d'oro  bello  per  altra  via. 

Avve  stagno  batuto ,  solpho  vivo , 
argento  vivo  e  sale  armoniaco,  tanto  de 
r  uno  quanto  de  1'  altro;  poi  metti  omne 
cosa  in   una  ampoljp,  et  inlutala  cum 


luto  de  sapiontia  et  serra  la  bocca  della 
ampulla  cuiii  una  suvera;  poi  fora  la 
suvera  cum  una  lesina  in  lo  mezo  e  polla 
al  foco  e  falla  tanto  stare  e  cociare 
temperatamente  che  per  lo  bugio  escha 
lo  fumo  giallo.  Alora  tolli  via  lo  foco  e 
lassa  fredare  e  rompi  V  ampolla  et  tro- 
verai lo  purpurino  bello  e  bono;  e  di- 
stemperalo cum  aqua  gomata  ed  ado- 
jteralo  a  fare  minij  ed  altre  eosf. 

^-1    /'are  purpura   secondo  la  quantità 
che  voi. 

Havvi  once  I  de  sale  armoniaco , 
once  una  et  mezo  de  solpho,  once  1 
d'argento  vivo  e  once  1  de  stagno,  poi 
tolli  una  boccia  cum  lo  collo  basso  basso 
e  inlutala  cum  luto  de  sapientia  per  in- 
fino al  collo.  Poi  tolli  lo  stagno  e  lo 
argento  vivo  e  incorporalo  insiemi  al 
fuoco,  poi  lo  macina  cum  le  altre  cose 
sopradicte  e  metili  in  nella  boccia  e 
polla  in  lo  fornello  e  falli  lo  foco  de 
carbone  e  sia  chiaro:  e  quando  tu  vedi 
uscire  el  fumo,  continua  lo  foco  e  las- 
salo   stare    per    infino    che    tu    vedrai 


—  132  — 

uscire  uno  signo  atorno  a  la  bocea  ad 
modo  d' argento  e  lassa  fredare,  poi  lo 
conserva.  E  quando  lo  vorai  oparare, 
tolli  questo  porporino  e  macinalo  ;  poi  lo 
pone  in  la  ghievella  cum  aqua  gomata 
e  lavalo  doi  o  3  volte  cum  dieta  aqua 
gomata  e  starà  bene.  Sappi  che  porta 
asai  aqua  gomata  e  dàlia  sopra  li  col- 
lori e  altri  minij. 

A  fare  collore  d'oro  per  altra  forma 

Tolli  once  doi  de  stagno  e  metice 
dentro  una  libra  de  argento  vivo,  e 
comò  sono  bene  incorporati  insiemi,  me- 
ctice  doi  once  de  sale  armoniaco  ben 
trito  e  mistica  bene  insiemi  in  uno  vaso 
de  vetro,  comò  seria  uno  orinale,  e  me- 
ctilo  al  fornello  e  falli  lo  foco  tempe- 
rato per  uno  di  e  mezo.  Poi  lo  leva 
dal  foco  e  lassa  fredare  e  trovarai  col- 
lore d'oro  bello  e  cum  lo  quale  pote- 
rai scrivare,  e  distemperalo  cum  chiara 
d'ova  rupta  bene. 


—  133  — 

A  fare  collare  (foro  bello  e  bono. 

Tolli  uno  ovo  de  gallina  e  falli  uno 
bugio  picolo  e  cava  fora  la  chiara  e  lo 
ventello  lassa  in  la  coccia  ;  poi  lo  impe 
d'argento  vivo  e  serra  quello  bugio 
cum  colla  ;  poi  lo  pone  socto  la  gallina 
covante  per  spatio  de  30  di  naturali  e 
haverai  colore  d'oro,  e  distempralo  cum 
aqua  gommata. 

Ad  fatiendum  fregios  aureos  cum  pe- 
rielio. 

Recipe  armoniacum  et  incide  minu- 
tatim  cum  curtello  et  pone  in  forti 
aceto  albo,  vel  in  orina,  ad  mollifican- 
dum  per  noctem ,  vel  diem.  Postea  ma- 
cina eum  cum  aliquantulo  dare  ovi  et 
fatias  flores  cum  penna ,  vel  scribe  su- 
per aurum  cum  pennello  et  fac  fregium 
et  quidquid  vis.  Et  cum  siccum  fuerit, 
aliquantiilum  sattage  et  pone  aurum 
et  preme  manum  super  aurum,  et  cum 
cajttum  fuerit  aurum ,  habeas  de  bon- 
bage,  vel  pedem  leporis ,  et  due  super 


—  134  — 

aiiriiim  et  tolle  auruni  non  captum.  Et 
si  volueris  facere  fregium,  vel  flores 
auri,  cum  penello  super  figuras,  adde 
aliquantulum  et  de  ocra. 

A  mecte?'e  oro  senza  lustro  in  suso  li 
collore. 

Havve  incenso,  gumma  biancha  e 
zuccaro  candio  ana  e  macina  le  predicte 
cose  insiemi  e  stemprale  cum  aceto 
forte  0  cum  vino  e  fallo  tanto  liquido 
che  non  se  abombola  ;  e  vuole  essere 
ben  remenato  tanto  che  scurga  bene 
da  lo  pennello  e  dallo  dove  voi  porre 
r  oro  ;  e  quando  è  scinto,  ponci  suso 
l'oro  e  fermalo  cum  lo  bambagio;  e 
quando  haverai  premuto  bene,  sfregalo 
cum  lo  bambagio  e  l'oro  remarà  necto 
e  bello, 

A  metter  oro  in  su    li   libri,  ciò  è  in 
su  le  carte. 

Avve  chiara  d'ova  rupta  cum  liei 
lacte,  molto  bene.  Poi  forai  tanto  goma- 
rabico  quanto  una  avellana,  subtil mente 


-  i:?5  — 

spulvciizaiu,  e  metilo  a  mollo  in  la  dieta 
cluai*a.  Poi  torai  imo  poco  de  zaferani 
integro  e  metilo  a  molli  in  la  dieta 
chiara  per  lo  spatio  d'uno  dì  naturali. 
Poi  tolli  un  poco  de  spogna,  e  bagnala 
in  la  dita  compositione ,  o  vero  cum 
uno  penello,  e  gratalo  dove  tu  voli  me- 
tere  l'oro  subtilmenti  e  subito  meete 
l'oro  e  poi  lo  ferma  eum  bambagie, 
poi  Io  lassa  ben  sciucare  e  brunisce 
cum  dente  e  sera  lustro. 

De  auraìido  panno,  vel  tela. 

Summe  armoniacum  et  pone  in  mo- 
dica orina  et  ibi  stet  per  noctem.  Postea 
conficitur  cum  cerusa  et  modico  melle 
et  tunc  ponitur  dieta  ascisa  uno  die  et 
alio  die  pone  aurum,  et  etiam  valet 
ad  ponendum  aurum  in  carta. 

De  auro  collore  ad  aurandum. 

Habeas  gummam  amangdolarum  et 
crocum  et  molle  in  mortario  et  recol- 
lige  in  vase  vitreo  et  pone  insta  ignem 
ut  calefatiat.  Postea  misce  de  clara  ovi 


—  136  — 

fracta  et   pinge  ubicumque  volueris  et 
erit  color  aureus. 

A  fare  mordente  da   mectere  oro   in 
muro. 

ToUi  osso  calcinato  e  subtili  maci- 
nato cum  colla  dolce,  conio  colla  de 
carta,  poi  lo  lassa  seccare.  Poi  che  è 
ben  secho,  remacinalo  de  novo  cum  olio 
de  semi  de  lino  e  fallo  uno  poco  du- 
retto.  Poi  tolli  uno  poco  de  vernici  li- 
quida e  incorporala  cum  lo  sopradicto 
osso;  poi  li  pone  uno  poco  de  croco, 
quanto  li  dia  collore ,  e  vole  essere  uno 
poco  duretto.  E  quando  voli  mectere 
l'oro  in  muro,  la  calcina  conviene  es- 
sere secha;  poi  pone  lo  mordente  non 
troppo  grosso  e  lassalo  stare  5  o  6  di, 
poi  mecto  suso  1'  oro. 

A  scrivare  de  argento. 

Pilglia  marchasita  che  tengha  de 
argento  e  macinala  in  porfido  ben  sub- 
tili cum  aceto  forte;  poi  lavala  e  pu- 
rificala bene  cum  l'altro  aceto,  poi  la 


difjtempra  cuiu   aqua    gumata,  e  scrivi 
quello  te  pare, 

A  fare  collore  de  argento  bello  e  bono. 

Tolli  stamgno  limato,  argento  vivo, 
ana  parte  dei,  pisto  bene  cum  guma- 
rabico  humcottato  in  aqua  e  scrivi 
quello  te  piace  cum  esso  e  lassa  seca- 
re, e  poi  le  porai  brunire. 

A  mectere  a  oro  omne  corpo. 

Avve  tartaro  atreamento,  ariento 
vivo  e  sale,  e  distempera  omne  cosa 
cum  forti  aceto-  e  scaldalo  uno  poco  al 
foco.  Et  quando  tu  voli  dorare,  pone 
uno  poco  d'aqua  in  uno  vaso,  ciò  è  de 
la  sopradicta  aqua,  tanta  che  copra  ciò 
che  tu  ce  giette. 

Ad  fatiendum   aureum   collorem  prò 
scribendo. 

Reccipe  succum  celidonie  et  pone 
in  anipulla  vitrea  et  bene  clausa.  Po- 
natur  sub  timo  equino,  aut  venatia,  et 


—  138  — 

ibi  maneat  per  mensem.  Postea  extra- 
hatur  et  moUetur  aliquantulum  de  au- 
ropiumento  cum  ipso  licore  et  remitatur 
in  fimo  per  quindecim  dies.  Tunc  erit 
purificatus.  Quando  autem  vis  seribere, 
miete  aliquas  guctas  dicti  licoris  in  co- 
clea ,  aut  cornetto ,  deinde  pone  unum 
folium  am'i  fini  et  liquefac  insimul,  po- 
stea scribe  cum  penna  quod  vis,  et 
quando  erunt  sicce,  burnias. 

Ad  fatiendum  literas  auratas. 

Summe  gissum  cum  quo  ingissatur 
tabulas  et  ocrea  1  cum  aqua  saccatoris 
timgunt  fìlum  et  modicum  melle  et 
Clara  ovi  bene  rupta  cum  spungia  aut 
aliter ,  et  omnia  ista  insimul  macina 
per  magnum  spatiura.  Deinde  tolle  mo- 
dicum de  sorde  aurium  et  macina  in- 
simul ita  quod  currat  scribendo.  Deinde 
scribe  ubi  vis  et  dimicte  siccari.  Postea 
pone  aurum  de  super  et  ferma  eum 
cum  bombige,  et  quando  fu  erit  siccum, 
burnias  cum  dente  lupino,  vel  vitule 
lactentis,  vel  mule,  aut  bovi,  vel  cum 
lapide  aut  tebbella. 


—  13'J  — 

Ad  scribendum  aurum  cum  caliamo. 

Tolle  aqua  cinabrij,  salnitrij  et  unum 
granum  salis  comunis  ana,  et  unum  fo- 
lium  auri  fini,  quem  pone  in  una  co- 
clea simul  cum  predittis  rebus  in  seco 
per  noctem,  et  in  mane  scribe  et  erunt 
pule  he  rimo. 

Ad  fatieti(l((iii  aquam  ad  aurandurn. 

Habeas  tres  orciolos  aque  et  libram 
mediani  aluminis  rocci  et  untiam  unam 
tasi  albi  calcinati  et  viridem  ramum  quan- 
tum est  faba  et  manipulum  unum  salis 
comunis  et  bene  ad  invicem  pistentur 
et  tantum  bulliat  quod  deveniat  ad  me- 
dietatem  vel  plus,  et  cum  aqua  illa 
pinge  quod  vis. 

,1  fare  scisa  da  mectere  oro. 

Abeas  gissum  subtilem  quantum  est 
nux  et  macina  cum  aqua  clara  et  fatias 
eiuu  aliqualiter  sodum.  Postea  recipe 
bolum    armiuium  quantum  est    faba  et 


—  140  — 

macina  eum  de  per  se  cum  aqua  clara  ; 
postea  missce  cum  preditto  gisso.  De- 
inde habeas  collam  nobilem  distimpra- 
tam  et  mite  intus  quantum  necessarium 
est.  Post  modum,  pone  intus  aliquantu- 
lum  zucliari  albi  et  aliquantulum  fectie 
auricularum  et  predieta  insimul  macina. 
Et  scias  quod  colla  debet  esse  taliter 
quod  in  macinando  se  adhereat  porfido 
aliquantulum.  Et  quando  vis  operare, 
pone  eam  super  callidum  cenigem  ut 
bene  liquescat.  Et  nota  quod  si  colla 
staret  aliquibus  diebus  in  vascillo  di- 
stemperata ,  esset  melius  et  levius  ;  et 
quando  ascisa  esset  nimis  grossa  super 
cartam,  rade  eam  ut  sit  bene  equalis  et 
subtilis;  et  quando  vis  super  eam  au- 
rum  ponere,  balnea  cum  aqua  clara  et 
pone  aurum  et  firma  cum  bombice.  Et 
cum  siccum  fuerit  bene,  cum  dente 
burnias;  et  si  esset  nimis  dulcis,  pone 
in  aqua  quando  mictis  aurum,  pone 
desuper  ascisa ,  vel  cum  aqua ,  aliquan- 
tulum dare  ovi  et  bonum  erit. 


—  141   — 

,4   fare  xcixa  fti'i-   nìrcfnri'  oro. 

Recipe  iiriiiuuiaeu  ei  macinalo  senza 
aqua:  poi  tolli  sugo  d'alglio  e  maeina 
Io  arinoniaco  cuni  lo  ditto  sugo  e  me- 
ctice  uno  poco  de  bolarmino.  E  quando 
fusse  secco,  se  vole  remacinare  cum  lo 
dicto  sugo;  e  dallo  doi  voi,  poi  mete 
r  oro. 

A  fare  el  profilo  doro  cum  scisa. 

Tolli  gesso  subtili  e  macinalo  cum 
chiara  d'ovo  che  non  sia  rupia  né  di- 
batuta,  e'  metice  uno  poco  de  mele  ro- 
sato e  alcuna  goccia  de  colla  dolce  a 
tua  discretione,  cum  uno  poco  de  scar- 
catura  de  orechie,  e  poi  la  li  profili  e 
altro;  e  quando  è  secco,  ansiace  suso 
uno  poco  e  subito  mette  Y  oro  e  calcalo 
uno  poco  cum  lo  bambagie,  poi  lo  bru- 
nisse e  sarà  lustro  e  bello. 

A  fare  lettere  doro,  provata  e  vera. 

Avve  oro  fino  e  macinalo  in  porfido 
cum  alumi  de  rocho  molto  ben  subtili , 


—  142  — 

poi  recolgli  el  dicto  oro  e  alami  maci- 
nati molto  bene  e  melilo  in  una  scu- 
della  de  vetrio.  Poi  lo  lava  più  volte 
cum  aqna  tepida  e  poi  cum  la  fresca 
e  omni  volta  lassa  possare  a  ciò  l'oro 
se  ne  vada  in  fundo.  E  quando  1'  oro 
sarà  ben  purificato  e  netto,  lassalo  se- 
care ;  e  quando  lo  vorai  operare ,  di- 
stempralo cum  aqua  gomata  e  scrivi 
quello  te  piace  e  lassa  secare  e  poi  lo 
brunisse,  parendoti. 

A  scrivat^e  oro  cum  penna,  ut  supra. 

Havve  oro  fino  in  folglio  e  mistalo 
cum  mele  bianco  in  una  scudella.  Poi 
lo  macina  in  porfido,  o  vero  macinalo 
in  porfido  cum  sale  comuno  molto  bene 
subtili,  poi  lo  lava  cum  aqua  tepida 
ad  modo  de  smalto  e  sequita  comò  di 
sopra. 

Ad  idem  per  aliam  viam. 

Tolli  uno  poco  de  gomma  bianca  e 
bella  e  chiara  e  metila  a  mollo  in  una 
coccia  cum  uno  poco  d' aqua  rosata  i»er 


—  H3  — 

spatio  d*  uno  di  naturali,  o  nocte.  Poi 
toUi  una  scudella  vitriata  ben  necta  e 
unge  la  dieta  scudella  cum  la  dieta 
gomma  liquefatta.  Poi  tolli  oro  fino  in 
lolglio  e  mietalo  euni  la  dieta  gomma  ; 
poi  lo  pone  a  macinare  ben  subtili  e 
lavalo  come  tacesti  de  sopra,  tanto  che 
sia  ben  lavato,  purificato  e  necto  ;  e  lo 
distempra  cum  aqua  gomata  ut  te 
certiorem  feci  in  aliis  receptis,  ut  supi-a. 

A  fare  scisa  per  brunire  e  porrp  oro. 

Havve  gesso  subtili,  quanto  una 
noce,  e  uno  poco  de  cinabrio  quanto  li 
dia  collore ,  e  quanto  seria  doi  fave 
d' aloe  pattico,  e  macina  omne  cosa  cum 
aqua  cliiaia  in  porfido  e  in  marmo,  tanto 
che  sia  sutilissima.  Poi  la  lassa  secare, 
poi  la  macina  de  novo  cum  aqua  go- 
mata e  chiara  d'ove  la  mità  più  che 
l'aqua  gomata,  e  uno  poco  de  mele  ro- 
sato e  quanto  una  fava  de  zucharo  can- 
dio,  e  macina  molto  bene  insiemi  omne 
cosa  e,  macinando,  mectice  uno  poco  de 
bructura  de  orechio ,  e  macinata  che 
sera,  metila  in  lo  corneto  e  lassala  pos- 


—  144  — 

sare  per  spatio  de  doi  o  tre  dì  ;  poi 
gietta  via  tutta  quella  schiuma  ch'ella 
manderà  di  sopra,  poi  l'adopera  ra- 
dendo la  parte  grossa,  poi  ansciando, 
e  subito  mete  l'oro  e  brunissce. 

A  fare  scisa  bona  e  breve  per  mettere 
oro. 

Pilglia  colla  gentili  che  sia  dolce, 
cum  uno  poco  de  gesso  subtili  e  uno 
poco  de  zafferano  e  macina  omnc  cosa 
insiemi.  Poi  lo  pone  dove  voli  e  lassa 
secare  :  poi,  ansciandoce,  mecti  l' oro  e 
brunissce. 

A  fare  colore  d' oro  da   scrivare  cum 
penna,  in  carta  e  in  tela. 

Tolli  stangno,  argento  vivo,  ana,  el 
tuo  volere.  Prima  pone  lo  stangno  in 
uno  crugiolo  a  fundere,  e  quando  sera 
ben  fuso,  buttace  dentro  lo  argento 
vivo  e  mistalo  molto  bene  cum  uno 
bastone  e  incorporali  bene  insiemi  e 
vira  ad  modo  de  polvere.  Poi  butta 
questa  polvere  in  una  scutella,  poi  folli 


—   M5  — 

solfo  e  alinvtanto  siile  armoniaeo  eciiial- 
luonte,  quanto  fu  lo  sopra  ^cripto  ar- 
gento vivo,  e  pista  menuto  ben  subtili 
e  miscola  insiemi  omne  cosa  e  metila 
in  una  boccia  alutata  dal  collo  in  giuso, 
e  obtura  molto  bene  la  bocca  cum  uno 
coperchio  de  ferro  e  disopra  obtura 
cum  luto  de  sapientia.  Poi  la  pone  a 
bullire  al  fuoco  per  infìno  che  le  hu- 
medità  de  le  diete  cose  siano  piallate 
via  e  consumate  cum  fuoco  temperato. 
Poi  lassa  ft'edare  e  rompe  lo  vaso  e 
trovarai  collere  d'oro  bello  e  bono.  E 
quando  tu  vorai  seri  vare,  tolli  de  la 
dita  mistura  e  macinala  cum  chiara 
d'  ovo  ben  subtili ,  poi  la  pone  in  uno 
cornecto  e  scrivi:  poi  ajwiremnno  lu- 
stre e  belle. 

A  niectare  oro  in  carta  cum  litera. 

Tolli  gesso  subtili  e  macinalo  cum 
colla  non  troppo  fort«,  poi  ce  pone  uno 
l)oco  de  bolo  arminio  e  uno  poco  de 
candio  e  uno  poco  de  zucaro  rosso  e 
imo  poco  de  mele  rosato  e  macina  in- 
siemi e  dallo   (love    voi:    o    (piando    ò 


-   146  — 

secco,  rade    le   parte  grosse  e  ansiace 
suso  e  subito  mete  l' oro,  poi  brunissce. 

A  fare  scisa  da  brunire  e  porre  oro. 

Havve  uno  poco  de  gesso  ben  trito, 
poi  tolli  la  quarta  parte  de  colla  de 
carte  e  polla  a  mollo  cum  l' aqua.  Poi 
macina  omne  cosa  insiemi  cum  uno 
poco  de  minio  e  sera  bona. 

A  fare  mordenti  da  metere  oro  in  fi- 
gure, in  panno,  in  petra,  in  Ugno, 
in  gesso  e  in  calcina  o  muro. 

Recipe  litargirio,  verde  ramo  e  uno 
poco  de  ocria  e  macinale  cum  uno  po- 
cho  de  olio  de  seme  de  lino  e  cum  uno 
poco  de  vernice  liquida  e  incorpora 
molto  bene  insiemi;  poi  la  comò  se  fa 
per  mectere  oro. 

A  fare  una  aqua  da  doì'are  omnia. 

Summe  Marchesitam  auri,  quam 
optime  tere  super  porfìdum  cum  aceto 
acerrimo  et  inde  bullant  ut  fiant  sicut 


-    147  — 

sala.  Postoa  distilla  per  elembicum  et 
exibunt  tres  a«iue.  Cum  prima  scribitur 
in  carta;  cum  secunda,  que  est  rubea, 
scribitur  in  tela,  aut  ferro,  vel  in  j^isso 
et,  ea  sicca,  t'rij^atur  cum  panno  aspero 
et  fiet  aurum  pulcrum  et  lustrum  ;  cum 
t«rtia  vero  aqua,  que  est  nigra,  scribi- 
tur  super  vitrium  et,  ea  sicca,  fricatur 
cum  acerrimo  et  aspero  panno  et  fiet 
aunim  nolnlissinuim. 

A  far*'  scisn  pt'r  metere   oro   in  carta 
e  per  brunire  secondo  ruso  thodesco. 

Invenies  gissum  subtilem  et  cretam 
albam  equaliter,  et  bene  tempera  cum 
Clara  ovi  que  sit  rupta  cum  fici  lacte 
et  ea  tempera  ad  usum  scribendi,  et 
scribe  quid  vis  in  carta  prius  cum  dente 
polita,  et  permicte  siceari  et  inde  rade 
rudes  partes.  Deinde  toUe  claram  cum 
eroe  ho  colora  tam  et  cum  penello,  pau- 
latim,  super  mite  clai-am  et  postea  sta- 
tim  super  mite  folium  auri  aut  argenti 
et  firma  eum  modicum  cum  bombace 
et  permite  sicari  ;  et  sicco,  purifica  cum 
panis  mulica  prius  cum  dente  polita  et 
peroptime  manebit. 


—  U8  — 

Ad  auricellam  purpuream  fatiendam 

Auricellam  purpureum  habet  collo- 
rem.  Sed  bulli  acquam  bene  et  capte- 
facta,  auricellam  liquefac  intus  et  frica 
fortiter,  et  frica  per  stamineam  in  pa- 
raside  vitreo,  et  iterum  bulli  aquam 
similiter  ut  prius  fecisti  et  prò  bis  vel 
ter.  Cola  acqua  illam  et  sic  fìlo  croci  et 
gummi  in  testa  ovi  et  calefac  super  pru- 
nam  et  feceris  bis  vel  ter.  In  sequenti 
die,  aquam  predictam,  cum  resedit,  bene 
iterum  cola  per  stamenea  et  colata  tem- 
pera, et  in  carta  pone  et  scribe.  Inde 
permitte  sicari.  Postea  tolle  armoniacum 
et  ipsum  fortiter  tere  cum  urina  et  misce 
aliquan  tulum  de  cinaprio  ;  postea  super 
auricellam,  cum  penello  vel  pennam,  quod 
vis  scribe,  et  permitte  sicari.  Hoc  facto, 
tolle  fblium  auri  et  digito  parum  vidat 
et  ad  maximam  druge  foleum  et  super 
armoniacum  pone  et  cum  digito  ferma 
bene,  postea  cum  lapide,  et  noli  fricare  ; 
et  cum  panis  mulica  purifica.  Hoc  fac 
semel,  vel  bis,  demum  sublini  capum 
auricelle  cum  laccba  vel  cinabri  et  cla- 
rius  erit. 


—  140  — 

A(f  idem,  alio  modo 

Siimme  lac  ficus  et  misce  cum  clara 
rubificata  cum  cinabrio,  et,  quando  vis, 
scribe  in  carta  et  permitte  sicari.  Deinde 
super  pone  succum  et  noli  fricare,  sed 
cum  lapide  firma  et  cum  pane  levis 
purifica. 

Ad  faticìidum  aquam  azoch  ad  deau- 
randiim  pen)ias  strutii  et  alia,  valde 
pulcherrime. 

Primo  fac  stratum  salis  comunis  in 
urinali  et  super  pone  azoch  vuaium 
et  super  pone  alembicum  cum  capite 
valde  ma^num,  et  sit  orinale  bene 
longum  et  destilla  aqua  lento  igne , 
post  ea  sena.  Et  cum  vis  operari , 
tolle  de  dieta  aqua,  cum  qua  madefa- 
tias  pennam  strutii  ab  utroque  latere 
et  dimicte  bene  sicari  et  sic  fatias  bis. 
Tertia  vice,  balnea  et  non  sicces,  et  su- 
per eam  sic  balneatam  extende  Mia 
solis  ab,  utra(iue  parte  et  onde  ad  ignem 
et  scurla,  quia  tota  ibi  penna  efficitur 
aurea. 


—   150  — 

A  fare   scisa   da  porre  oro  in  carta, 
et  in  orane  altro  luogo. 

Recipe  colla  de  carta  et  mectili 
uno  poco  d' aqua  chiara  et  lassala  stare 
tre  dì  a  l'ombra.  Poi  la  pone  al  sole 
tanto  che  diventa  tucta  putrefacta  et 
marcia  et  palorita,  et  se  manchasse 
l'aqua,  agiongnicine.  Et  quando  è  ben 
disfacta,  fa  polvere  de  tegoli  o  di  coppi 
rossi  non  tracotti,  o  vero  gesso  subtili 
et  misticale  insiemi  e  poi  dalla  ove  tu 
voli,  subtili,  et  de  sopra  pone  l'oro  et 
lassa  secare.  De  poi  lo  imbrunisce  con 
uno  dente  porcino  o  cavallino  etc. 

A  ferrruire  V  oro  in  owine  drappo  che 
voi. 

Recipe  fele  de  bò  secco  al  fumo  et 
distemperalo  cum  gomarabico  et  scrivi 
ove  tu  voli  ;  et  comò  è  quasi  secco,  pone 
sopra  r  oro  et  sarà  bello,  etc. 


Incipit  distintio  septimi  capituli  de 
cinabriis  fiendis  et  multis  aliis 
diversis  colloribus,  et  de  mistu- 
ris  collorum   et   ad  collores    di- 

STEMPERANDUM ,      SECUNDUM      MaGI- 
STRUM     JaCOBUM     DE     ThOLETO.     Et 

primo:  ad  FATIENDUM  cinabrium. 

Ad  cinabrium  faciendum. 

Reccipe  argento  vivo  parte  doi,  sol- 
pharo  parte  una.  E  prima  disfà  lo  sol- 
pho ,  de  po'  ce  pone  lo  argento  vivo  e 
misticali  bene  e  redulli  in  polvere.  De 
poi  lo  pone  in  una  ampolla  lutata  da 
luto  de  sapientia  insino  al  collo,  poi  4a 
pone  sopra  le  cinige  per  insino  a  tanto 
che  le  humidità  sieno  andate  via.  Poi 
serra  la  bocca  de  la  ampolla  cum  lo 
bombagio    e    dalli    lo    foco    uno    poco 


—  15-2  — 

grande  per  insino  che  la  materia  monta 
apresso  al  collo  de  l' ampolla  e  sia  ben 
rosso  :  de  po'  li  tolli  lo  foco  e  lassa 
fredare.  E  fatto. 

Ad  faciendum  cinabriwm. 

Summe  lihram  1  sul[>huris  vivi  cum 
una  libra  argenti  vivi  et  quatuor  un- 
tias  stangni  et  pone  in  crisole  bene 
obturato  cum  luto  sapientie  et  quoque 
tam  diu  quod  cultellus  non  blueatur 
a  foraminibus  crugibuli  et  habeas  cina- 
brium  bonum. 

Ad  idem,  alio  ììmdo. 

Accipe  sulphur  vivi  libras  tres  et 
pone  in  una  paraside  et  coperi  eam  bene 
cum  alia  paraside  et  fac  subtus  ignem, 
et  quando  est  liquefactum  ,  pone  intus 
unam  libram  mercurij  et  incorpora  bene 
mistando  dummodo  induratur;  et  quando 
frigidum  fuerit,  macina  eum  bene  su- 
per marmorrem  et  pone  eum  pulverem 
in  una  bocia  et  claude  os  botie  terra 
et  fac  suctus  unum  modicum  ignis,  et 


—  153  — 

(|uando  audes  quod  ellovatur  in  tantum 
(luod  iinpleat  totani  bociam,  tunc  re- 
niove  ab  igne  et  dimite  frigidari;  de- 
indo frange  bociam  et  erit  einabrium 
perfeetum. 

Ad  faciomhim  cinabìniim. 

Tolli  una  parte  de  argento  vivo  et 
doi  parte  de  solfo  giallo  e  necto  e  bene 
macinato,  \)0\  pone  omne  cosa  in  una 
bocia ,  et  incoprila  legiermente  cum 
luto  de  sapientia.  Poi  la  pone  in  lo 
fornello  et  dalli  da  prima  el  foco  li- 
giero  et  copre  la  bocca  de  la  bocia  cum 
una  tegola,  e  (|uando  tu  vedrai  lo  fumi 
giallo,  continua  lo  foco  per  infino  che 
vedemi  uscire  el  fumo  rosso  o  verme- 
glio.  Alora  foli  via  lo  foco  e  quando 
sarà  freddo  trovarai  bello  cinaprio. 

Ad  idi' III,  alio  modo. 

Habeas  unam  ampullam  vitream  lu- 
tata de  luto  sapientie  usque  ad  sum- 
mum  colli.  Deinde  recipe  partes  duas 
sulforis  albi  et  bone  triti  et  partem  u- 


—  154   — 

nam  argenti  vivi.  Postea  pone  in  am- 
pulla  sopradicta  et  fac  de  earbonibus 
ignem  lepidissimum  et  circa  eam  cum 
quatuor  lapidibus,  et  pone  ampullam 
desuper  et  coperi  eam  cum  tegula  et 
sepe  discoperias;  et  quando  videbis  fu- 
mum  lividum ,  coperi  dummodo  videbis 
exire  fumum  rubeum,  Tunc  tolle  ab 
igne  quia  factum  erit. 

A  fare  collore  giallo  per  fiorire  in  oro 
in  carta. 

Reccipe  uno  poco  de  zafarani  e  uno 
poco  de  biaccha  e  stempera  insiemi  cum 
aqua  gomata  et  la  lassa  cusì  stare,  a 
ciò  se  incorpora,  per  una  mez' bora,  e 
sera  fatto. 

A  fare  hiancho  bellitissimo. 

Tolli  cociole  d'ova  et  vetrio  bene 
pisto  et  misticali  insiemi,  et  poi  la  pone 
in  uno  vaso  de  terra  e  mectilo  in  una 
fornace  per  uno  dì  naturali  ;  poi  lo  cava 
torà  et  serbalo.  Et  quando  lo  vorai  ope- 
rare, macinalo  molto  bene  in  marmo 
et  distemperalo  cum  aqua  gomata. 


-  15Ò  — 

A  fare  cinahrio  brevimente. 

Abeas  libram  1  plumbi  et  mediam 
libram  mercurij  et  quatuor  partes  sul- 
foris  gialli  et  omnia  insimul  acriter 
tere  et  pone  in  vase  terreo  ad  ignem 
per  horas  14,  et  erit  factum. 

A  fare  camilìina. 

Tolle  cinabri  um  azurrum  et  ceru- 
sam  et  macina  insimul.  Et  si  esset  ob- 
scurum,  miete  plus  de  cinabrio  et  de 
azurro,  et  bonum  erit. 

A  fare  colore  violato. 

Prima  tolli  uno  poco  de  indico  et 
uno  poco  de  cinabrio  et  uno  poco  de 
cirusa  et  macina  ben  sutile  e  distem- 
pera e  vira  fino  violato. 

A  fare  collore  per  porre  sopra  letara 
de  l'oro  in  carta. 

Summe  virzinum  abrasum  et  pone 
in  cornee to  cum    tiinta   ovorum    clara 


—  156  — 

preparata  ut  coperiatur,  et  climite  ma- 
nere  ad  solem  per  unum  diem.  Postea 
exprime  eum  et  serva  in  ampulla  vi- 
tria  bene  obturata;  et  quando  neeesse 
est,  utere  in  li  profili  de  la  lectra  de 
la  rossecta  de  1'  oro. 

Ad  fatiendum  incarnatuni  per  incar- 
nare  figuras. 

Tolle  sinopiam  et  cerusam  et  miete 
ubi  vis  incarnare;  et  cum  siccum  fuerit, 
tolle  nigrum  et  reinvenias  oculos  et 
alia  membra  et  illumina  cum  cerusa 
viva  et  supercilia  sinopia  et  nigrum 
insimul  et  erit  brunum.  Luciula  fiet  de 
nigro  et  puntum  album,  et  in  mascillis 
umbra  de  sinopia  rubea  et  bene  stabit. 

Ad  incarnandum  crucifìxum. 

Abeas  ocream  et  cerusam  et  ali- 
quantulum  de  terra  viride  et  misce  si- 
mul  et  pone  in  crucifixo.  Et  cum  sicum 
fuerit,  reinvenias  membra  cum  nigro 
facto  de  carbone  et  misce  cum  eo  ali- 
quantulum  de  sinopia    et  expleas  opus 


culli  cerasa  et  fac  sicut  tibi  videtur. 
Pilos  làc  de  sinopia  et  carl»(»iic  misto 
et  insimul  piste. 

Ad  faciendum  incarnatum. 

Capia-s  indicum  mistuiii  cuiu  auii[>iu- 
iiiento  et  fiet  colorem  viridein.  Ocrea 
et  album  insimul  incorporata,  veniet 
incarnatio. 

Iti' Ili,  aliiis  color  vanillllnus. 

Scias  qnod  ponendo  cerusam  cum 
verzino  erit  color  camillinus:  et  si  vis 
facere  violatum ,  pone  aliquantulum  de 
azurro:  et  si  volueris  facere  viridem, 
pone  inodicum  indici  et  aui-ipiumenti  et 
tìet  viridem. 

-1  fare  l' arzica  bona  e  bella. 

Piglia  libra  una  de  herba  gualda,  la 
quale  opera  li  tentore,  e  tagliala  bene 
minuta,  poi  la  pone  in  uno  vaso  vi- 
triato,  o  vero  stagnato,  e  metice  tanta 
aqua  che  copra   la  dieta   herba  e  l'alia 


—   15S  — 

tanto  bulire  che  torni  per  mità,  e  se 
mancassi  1'  aqua ,  arigiognicine  quanto 
bolla  e  non  più.  Poi  tolli  once  doi  de 
travertino  molto  ben  macinato,  o  vero 
doi  once  de  biacca  e  meza  oncia  de 
alumi  de  roccho  ben  subtiii;  poi  mete 
tute  queste  cose  a  bulire  in  lo  dicto 
vaso  subitamente,  nante  che  1'  aqua  se 
fredda  e  mete  queste  cose  a  poco  a 
pocho,  tuttavia  remenando  l'aqua,  e 
leva  dal  foco;  e  quando  sarà  presso  che 
fredda,  e  tu  ne  cava  via  l' aqua.  Poi 
tolli  uno  matone,  novo,  cavato  in  mezo 
e  metice  dentro  lo  colore  de  V  arzicha 
e  lassala  reposare  molto  bene  dentro, 
poi  la  pone  in  su  una  asicella  ben  po- 
lita a  secare  ed  è  fatto. 

A  far  biacha. 

Tolli  lamine  de  piombo  e  metile  di 
sopra  a  lo  vapore  de  lo  aceto  fortissimo 
in  uno  vaso,  e  coprilo  bene  cum  luto,  e 
metilo  socto  lo  litami  per  doi  mesi.  Poi 
rade  la  matheria  che  è  la  biacha  che 
tro varai  sopra  a  le  lamini  e  fa  per  lo 
sopradito  modo  per  insino  che  sono 
consunte. 


-   1Ò9  — 

Avve  calciiui  de  litargirio  cum 
piombo  confectato  insiemi  al  loco  e  sera 
minio. 

A  far  pasta  da  scolpire  omìie  lavoro 
ciò  è  figure,  medaglie  e  far  forme. 

Piglia  biacha  e  mastice  e  pone  la 
mastice  a  mollo  in  tanta  aqua  chiara 
che  stia  coperta,  per  spatio  d'una  no- 
cte.  Poi  impasta  la  dieta  aqua  cum  la 
dieta  biacca  dura  ad  modo  de  pasta  e 
menala  bene  per  le  mano.  E  quando 
vorai  scolpire,  un<;ite  le  mano  cum 
lardo  bene,  e  menala  bene  per  mano, 
poi  imprompta  quello  che  tu  voi  e  lassai 
secare  e  vira  necto  e  polito;  e  poila 
fare  venire  de  quello  colore  che  tu  voli 
mistando  insiemi  cum  la  j)asta. 


Recipe  once  una  de  draganti  et  me- 
dili a  mollo  in    tanta  aqua  che  se  co- 


—  160  — 

prino  per  spatio  de  uno  dì  et  una  no- 
cte,  et  poi  tolli  una  libra  de  biacca  et 
macinala  cum  lo  dicto  draganti  mollo, 
et  poi  lo  indura  ad  modo  de  una  pasta 
et  menalo  molto  bene  per  mano  et  mi- 
stace  uno  poco  de  mele  bianco  a  ciò 
non  crepe,  et  ungite  le  mano  cum  di- 
cto mele  et  fa  che  sia  ben  remenata 
e  poi  impronta  quello  te  piace  et  vira 
necto  e  bello  ;  et  poila  fare  venire  de 
che  collore  tu  voli ,  mistando  cum  essa 
el  dicto  colore.  Et  comò  tu  hai  impron- 
tato, se  vuole  incolarla  cum  colla  de 
camicia  et  lassa  sciugare,  et, quando 
sera  bene  sciucta  et  tu  la  polisce  cum 
uno  matofFo  de  banbagio  et  vira  lustra 
corno  uno  osso. 

Item,  alius  color  (1). 

Tolle  viridem  et  cerusam  et  fac  ve- 
stimentum   vel   folium,  postea   umbra 

(1)  Qui  nel  ms.  è  una  trasposizione  dovuta  senza 
dubbio  al  copista  che  s'imbrogliò  e,  saltate  parecchie 
ricette,  le  inserì  di  poi.  Questa  ricetta  infatti  e  le 
seguenti  dovrebbero  seguire  quella  che  ha  per  titolo 
«  Item,  alius  color  camillinus .  >  come  si  deduce  da 
alcuni  richiami ,  cancellati  poi  dallo  stesso  copista. 


—  161   — 

onni  viride  puro,  postea  profila  cum 
nigro  vel  virzino,  deiiide  illumina  cum 
cerusa  et  sic  poteris  lacere  de  omnibus 
colloribus.  FA  quando  vis  facere  flores 
cum  azurro,  pone  aliquantulum  de  vi- 
tulo  ovi;  et  quando  rosas,  pone  unum 
acinum  salis. 

Ad  faciendum   alium   colorem  camil- 
Unum. 

Azurrum  cum  albo  misto  est  color 
camillinus.  Cum  auripiumento  est  vi- 
ridis  pulcer.  Cum  zafaramino  est  etiam 
viridis  et  cum  sanguine  draconis,  aut 
lacca,  erit  color  purpureus. 

Ad  faciendum  collorem  rosatum  opti- 
mum et  pulcrum. 

Recipe  lac  untiam  unam  cum  dimi- 
dia,  et  tantumdem  ceruse  et  macina 
cum  oleo  seminis  lini  et  cum  clara  ovi 
preparata  et  pone  in  carta.  Et  si  vis 
magis  coloratum  et  optimum,  acipe  tan- 
tumdem grane  et  macina  insiinul  ot 
habebis. 


—  162  — 

Ad  fatiendum  colorem  perseum. 

Habeas  auripiumenti  et  lac,  de  u- 
troque  tantum,  et  insimul  macina  cum 
Clara  preparata  et  habebis. 

A  fare  la  rosecta  per  tniniare. 

Tolli  travertino  subtilmente  pisto  e 
tanto  alumi  de  rocho  quanto  fu  lo  tra- 
vertino et  altratanto  virzino  raso  e  me- 
cti  lo  virzino  a  bulire  cum  ranno  forte 
e  quando  bolle ,  mectice  le  sopradite 
cose  e  fa  bolire  che  arentre  per  mità 
et  poi  lo  cola  per  una  peza  rareta  et 
haverai  bella  rosetta. 

Ad  fatiendum  quendam  aquam  que  est 
bona  ad  ponendum  super  figurìs  et 
alìis  miniis. 

Abeas  oleum  aloe ,  oleum  seminis 
lini ,  et  vernice  liquida,  de  uno  quoque 
tantum,  et  hoc  fatias  simul,  bulire  et 
repone  in  ampuUa  et  quando  opus  est, 
unge  figuras  aut  minios  ;  dico  ipsis  de- 


—  163  — 

sicatis  ol  non  auto.  VA  eruiit   lustre  et 
pulcherrinie. 

A  fare  olio  (ì>'  sciìii  do  Uno. 

Pilglia  uno  ([uarto  de  semi  de  lino, 
necta  e  pura,  e  amaeliala  uno  poco;  poi 
la  pone  in  uno  vaso  al  foco  et  cum  uno 
cochiaro  la  vieni  mistando.  Poi  va  più 
volte  in  lo  fondo  del  dito  vaso  cum  lo 
ditto  cochiaro  e  falli  spatio  che  se  li 
possa  infundare  la  granatella;  et  volse 
imborfarla  cum  uno  poco  d'  aqua  a  ciò 
divente  morbida.  Poi  la  mecte  in  panno 
de  lana  forte  e  polla  a  li  frescoli  e  u- 
scirà  fu  ora  l' olio. 

A  fare  vernice  liquida. 

Tolli  gomma  de  gineparo  le  doi 
parte  et  olio  de  semi  de  lino  e  fa  bu- 
lire  insiemi  cum  foco  temperato  e  chiaro. 
E  se  te  paresse  troppo  sodo  tu  ce  pone 
più  olio  predicto  e  guarda  che  la  flamba 
non  se  li  aprenda  per  che  non  lo  jio- 
riste  spingiare,  e  se  purre  la  spingesse, 
viria  negra  e  brutta.  E  bolla  per  meza 
bora  e  sei-à  facta. 


—  164  — 

A  fare  vernici  liquida  per  altro  modo. 

Recipe  libre  1  de  olio  de  semi  de 
lino  e  metilo  in  una  plgnata  nova  vi- 
triata.  Poi  tolli  mezo  quarto  de  alumi 
de  rocho  spolverizato  e  altratanto  mi- 
nio e  cinabrio  subtili  macinati  e  meza 
oncia  de  incenso  ben  trito,  poi  mista 
omne  cosa  insiemi  e  ponile  in  lo  dito 
olio  a  bulire  insiemi,  mistando  cum  uno 
bachetto.  E  quando  1'  olio  ha  lo  bollo 
per  volere  prosperare  de  fora,  habi 
aparichiato  una  altra  pignata  vitriata 
e  metila  apresso  quella  de  lo  olio  per 
modo  che  quello  che  se  spande  vada 
in  r  altra  pignatta  a  ciò  che  l' olio  non 
se  spanda  in  terra ,  e  in  quello  modo 
la  levare  el  bolore  3  o  4  volte  di  so- 
pra ,  ed  ongni  volta  retorna  quello  che 
va  di  sopra  in  su  quella  di  socto  che 
bolle.  Facto  questo,  acende  l' olio  da  lo 
lato  dextro  cura  una  paglia  apresso  de 
essa ,  ma  lassa  ardare  1'  olio  un  poco 
dal  canto  di  sopra ,  per  modo  che  la 
pignata  non  arda  de  dentro  per  troppo 
caldo ,   altramente    1'  olio   puzarìa.    Et 


—  185  — 

quando  tu  acendi  l"  olio  cum  la  paglia, 
remove  la  pignata  dal  foco  e  lassa  ar- 
dare  tanto  che  tu  dichi  tre  patri  no- 
stri. Poi  aramorta  l'olio  cum  uno  co- 
verchio  de  ligno  e  mitilo  sopra  a  la 
pignata  ;  e  aramorto  che  1'  è,  remove  lo 
coperchio  perchè  el  fumi  escha  fora, 
poi  ritornalo  al  foco,  poi  cosi  fai-ai  :i 
volte  e  sera  fatta. 

Ad  purgandiim  cerusam. 

Abbeas  cerusam  et  eam  pone  in  ol- 
lam  mundam  et  miete  super  ignem, 
semper  movendo  cum  baculo  dictam 
cerusam  et  efficitur  alba. 

Ad  fatiendum  colorem  de  cimatura 
pamiorum.  Cuius  coloris  erit,  talein 
colorem  hahebis. 

Pilglia  calcina  viva  et  cenerà  reco- 
cta  tanto  de  1'  una  quanto  de  1'  altra  e 
fa  lisia  per  capitello,  e  tolli  la  liscia 
necta  e  bella  poi  la  pone  in  uno  vaso 
necto  e  fa  bullire:  e  comò  bulli,  me- 
ctice  la  cimatura    de    quel  collere  che 


—   160  — 

t»i  voli ,  e  quando  liavei'à  bulito  tanto 
che  sia  arentrata  per  terzo,  e  tu  ce 
pone  uno  poco  de  alumi  de  rocho  a 
tua  discritione,  poi  la  cola  e  polla  a 
sciugare  in  una  tegola  pollita  o  vero 
in  una  tavola  e  distendila;  e  quando 
sera  quasi  scinta,  fanni  li  pezi  a  tuo 
piacere  ed  è  facto. 

A  fare  aqua  da  dìpengiare  in  panno 
de  lino  o  de  seta. 

Ahvvi  once  2  de  sale  armoniaco, 
once  2  de  sale  gemmo,  once  1  de  sal- 
nitrio  e  pista  omne  cosa  insiemi,  poi 
le  metti  a  lambichare  e  serba  l' aqua 
al  bisogno  e  porai  dipengiare  suso  in 
omne  panno  che  tu  voi. 

A  fare  aqua  gialla  da  disignare  e  di- 
pengiare in  panno  de  lino  o  de 
lana. 

Tolli  alumi  de  rocho  once  1 ,  zafa- 
rami  2,  e  uno  poco  de  liscia  e  fa  bu- 
lire  queste  cose  insiemi  quanto  che  calli 
per  terzo,  ed  è  facto. 


—    !»>7  — 


Colla  da  fare  Ouine  forma  che  tu  voli 
per  yietare  figure. 

Havvi  bolarminio,  fiore  de  farina 
cum  aqua  chiara,  e  incorpora  tanto  che 
sia  duretta  e  fa  che  forma  tu  voli.  E 
ancora  el  solphano  fa  quello  medesimo, 
e  sia  solo  disfatto. 

A  fare  gesso  suntili. 

Piglia  la  chiavarda  del  gesso  lucido 
e  metila  a  mollo  in  uno  vaso,  si  che 
r  aqua  stia  di  sopra  al  gesso,  e  miscola 
molto  bene  omne  di  3  o  4  volte,  e  in 
capo  de  5  dì  tolli  mia  stacia  e  cola 
fora  l'aqua:  e  se  tu  la  triti,  sera  più 
subtili.  De  poi  fanne  pagnetti  e  mectile 
sopra  coppi  novi,  o  vero  matone,  a  ciò 
che  se  scingano.  Poi  la  ripone  e  fino 
che  se  scingano  guarda  non  vi  vada 
polvere  né  altra  bructura,  e  sarà  bello 
ifesso  subtili. 


—  168  — 

A  fare  una  finestra  de  carta  caprina 
che  parerà  vetrio  naturali. 

ToUi  una  pelle  de  capretto  o  mon- 
tone, 0  d'  una  capra,  e  macirala  e  depe- 
lala senza  calcina  e  radila  subtilissima- 
mente.  Poi  toUi  una  dragma  de  mele 
spumato  e  necto  e  mistalo  cum  octo  o 
X  chiara  d' ova  bene  dibatuti  insiemi 
cum  lo  mele  ad  modo  se  dibacte  la 
chiara  per  lo  cinabrio.  Poi  mecti  la 
dita  pelle  a  mollo  in  la  dieta  chiara  e 
mele,  e  spremila  cum  mano  in  la  dieta 
compositione  e  poi  la  lassa  stare  a 
molle  in  la  dieta  chiara  per  doi  o  tre 
hore  al  più.  Poi  la  tira  fora  e  apichala 
ben  stesa  ad  uno  telare  e  lassala  sciu- 
gare  e  fa  che  la  sia  bene  tirata.  Poi 
la  dipenge  come  te  piace  e  lassa  sciu- 
gare  bene  li  colori.  Poi  la  invernica  da 
uno  lato,  ciò  è  da  lo  lato  de  li  colore, 
e  polla  a  sciugare  al  sole  temperato  e 
aparerà  de  vetrio. 


—  169  — 

Ad  idem  per  aliam  formane 

Ahvvi  carta  de  capretto  o  montone 
rasa  subtilmente  e  bagnala  in  aqua  te- 
pida ,  poi  la  stende  in  suso  lo  telaro  e 
lassa  sciugare.  Poi  la  dipenge  e  lassa 
sciugare.  Poi  tolli  olio  de  semi  de  lino 
uno  poco  caldo  e  dallo  di  sopita  a  la 
dita  carta  e  lassa  sciugare  e  sera  corno 
vetrio  in  aparentia. 

Ad  idem,  in  panno  lini. 

Havvi  panno  de  lino  ben  polito  e 
fitto  e  pollo  in  su  lo  telaro  ben  tirato 
e  steso.  Poi  tolli  chiara  d'ova  ben  di- 
batuta,  poi  seperala  da  la  schiuma  e 
mistace  per  lo  terzo  de  aqua  de  gom- 
ma, poi  la  dà  sopra  a  lo  dito  panno 
cum  una  spongia  tanto  che  lo  panno 
sia  bene  trapasato  per  tucto,  e  lassa 
sciugare.  Poi  la  dipengie  cum  gli  ochi, 
0  comò  voi,  e  lassa  sciugare.  Poi  li  dà 
una  altra  mano  de  la  dita  chiara  e  aqua 
gomata  e  lassa  sciugare.  Poi  li  dà  la 
Airnice  liquida  e  sera  comò  proprio 
yetrio. 


—  170  — 

A  fare  aqua  da  tagliare  el  vetrio. 

Tolli  vitriolo  che  nassce  per  li  mura 
e  fanne  aqua  a  lambico  e  serbala  bene 
turata.  Poi  tolli  vitriolo  romano  e  pi- 
staio  bene  e  fanne  aqua  a  lambico  e 
serbala  bene  turata.  Poi  tolli  sale  ar- 
moniaco  e  fanne  aqua  a  lo  lambico  e 
serbala  bene.  E  quando  la  vorai  ope- 
rare, tolli  de  le  ditte  aque  de  omne 
una  tanto  e  mistale  insiemi  e  disegna 
lo  vetrio  cum  dita  aqua  e  tagliarasse 
dove  sera  bagnato  cum  dita  aqua  a  tuo 
piacere.  Et  ancora,  se  tu  volesse  tal- 
gliare  vetrii,  o  spechi  grandi  farli  pi- 
coli,  tolli  uno  diamante  fino  e  disegna 
cum  la  punta  de  lo  dicto  diamante  in 
su  lo  spechio  e  subito  lo  mecte  in  aqua 
e  erompirasse  subito  percotendo  lo  ve- 
trio dextramente  dovi  tu  haverai  toc- 
cho  cum  lo  diamante. 

A  fare  terra  da  getare   omne   suttili 
cosa. 

Reccipe  terra  da  fare  pignatti  sta- 
ciata    subtili,    parte  20;    sale    comuno 


—  171   - 

parto  una.  Poi  tolli  mezo  bochale  d'a- 
qua  e  falla  bulire,  poi  ce  pone  quello 
sale  a  disfare,  poi  lo  lassa  fredare,  poi 
impasta  la  terra  cum  la  ditta,  aqua  sa- 
lata e  fanni  pane  e  metila  a  cociare 
tanto  che  tornano  rossi  ad  modo  foco; 
poi  la  strita  et  staciala  de  novo  e  im- 
pastala de  novo  cum  la  dieta  aqua  sa- 
lata. Poi  tolli  la  cosa  che  tu  voli  get- 
tare o  formare,  in  loco  pollito  o  piano, 
e  tolli  uno  cierchiello  e  mecti  dentro 
la  cosa  che  tu  voli  formare,  poi  mecti 
suso  la  dieta  terra  e  calcala  bene;  poi 
la  lassa  seccare  a  lento  foco,  poi  gieta 
la  tua  fantasia  e  vira  necta  e  bella. 

A  fare  pasta  da   impromptare  che  a- 
resta  a  foco. 

Tolli  schaglie  de  ferro  e  pumice  e 
pista  bene  omne  cosa  insiemi;  poi  im- 
pasta cum  chiara  d'ova  ben  dibattuta; 
poi  imprompta  quello  che  tu  voli  e 
lassa  secare  adagio  e  diventerà,  duris- 
sima e  arestarà  a  foco. 

A  fare  pasta  eum  la  quale  poi  fare 
el  bene  e  el  mah;  et  poi  disigillare 


—  172  — 

e  sigillare  omne  letera  e  poi  im- 
j)romptare  quello  te  piace.  Diventare 
durissiìna  poi  che  haverai  impron- 
tato, e  poi  farla  vinire  de  quello 
collore  che  tu  voli,  ponendola  a 
sechare. 

Piglia  gomma  draganti  e  gomara- 
bico  ana ,  e  mecti  tucti  queste  cose  in 
tanta  aqua  che  stiano  a  molli  per  2  o 
3  hore,  poi  pistale  bene  in  uno  mor- 
taro  che  siano  bene  piste ,  poi  tolli  li- 
bre 1  de  biacha  per  omne  oncia  de  le 
diete  gomme  e  incorpora  omne  cosa  in- 
siemi comò  pasta.  E  se  tu  la  voi  ca- 
nida  e  bianca,  non  ce  metare  più  niente. 
E  se  tu  la  volesci  d'altro  colore  collo- 
rita,  mistace  quello  collore  che  te  piace 
ben  subtili  e  mista  bene  a  ciò  se  in- 
corporano r  uno  cum  1'  altro  e  poi  te 
unge  le  mano  cum  olio  de  ruvita ,  o 
olio  de  semi  de  lino,  o  olio  de  aman- 
dole amare;  poi  piglia  questa  pasta  e 
menala  molto  bene  intra  le  mano,  e 
comò  è  ben  menata ,  porai  impromptare 
quello  che  te  piace.  Et  quando  la  vo- 
lesse mantinere  liquida,  dieta  pasta,  me- 


—  173  — 

ctila  in    una    foglia   de  colo  e  sempre 
starà  morbida  per  omne  tempo. 

A  fare  sapone  moschato. 

Habbi  uno  vaso  della  capacità  che 
tu  voi ,  facto  di  bona  terra  e  sia  ben 
grosso  a  ciò  la  possanza  de  la  calcina 
non  lo  rompa  ;  e  apresso  del  fondo  vole 
essere  uno  bugio  el  quale  se  convene 
serrare  cum  uno  spinello  e,  dal  canto 
dentro,  nante  el  bugio,  se  vole  metarce 
uno  tagliere  e  sopra  al  tagliere  se  vole 
metarce  una  faldella  de  capeccio  che 
copra  el  fondo  del  vaso,  e  sopra  al  ca- 
pecio,  nante  al  bugio,  mectice  uno  poco 
de  peza  rada.  Poi  tolli  doi  parte  de  ce- 
nerà de  bagno  e  una  parte  de  calcina 
viva,  poi  la  incorpora  cum  la  cenerà, 
poi  la  pone  sopra  a  la  peza  che  è  so- 
pra al  capecio  in  lo  vaso,  e  distendila 
bene  per  tutto.  Poi  tolli  aqua  piovana 
secondo  che  è  la  cenerà  e  mectila  in 
el  va^o  in  doi  o  3  fiate,  perchè  eUa 
bolle  e  resciugase  e  vole  essere  tanta 
aqua  che  stia  sopra  la  cenerà  doi  deta 
0  manco  ;  e  quando  non  bolle  più  ,  lassa 


-  174  - 

ìslare  ciisi  tiieta  una  iiocte  e  la  malina 
cava  la  spinella  e  lassa  colare  el  capi- 
tello; e  quando  n' ài  cavato  uno  bocale, 
remitilo  di  sopra  al  vaso  e  vira  uno 
poco  brutto;  e  questo  fa  doi  o  3  volte 
e  r  ultima  volta  lassa  uno  poco  repo- 
sare. Poi  lassa  colare,  e  se  venisse 
troppo  forte,  calca  uno  poco  la  cenerà 
del  vaso  perchè  la  stopinella  vole  gie- 
tare  a  filo,  a  ciò  che  lo  capitello  ven- 
gna  necto  e  bello.  Poi  che  lo  capitello 
è  tutto  vinuto,  che  la  cenerà  sia  senza 
aqua ,  tolli  meza  brocha  d'  aqua  e  me- 
tila  sopra  a  la  cenerà  che  è  in  lo  vaso, 
e  colata  che  sera ,  remectila  3  o  4  volte 
suso  in  lo  vaso  e  l'ultima  volta  reco- 
glie el  capitello  chiaro.  E  se  voi  sapere 
quando  lo  capitello  è  facto  fino,  se  co- 
nosce in  questo  modo.  Tiene  uno  ovo 
frescho  de  sopra.  Se  lo  ovo  va  al  fondo 
non  è  fino,  e  se  sta  a  galla  è  fino.  De- 
poi  tolli  9  bocali  de  questo  capitello  e 
uno  rotulo  de  sego  de  cervo  o  de  va- 
cha,  che  sonno  libre  2,2  nove,  e  fallo 
ben  strugiare  al  foco  e  ben  bolito  me- 
tarlo  in  questo  capitello  e  sempre  re- 
menalo   per  spatio  de  meza   bora,  poi 


-  175  — 

lo  lassa  possare  una  notte  o  più;  e  se 
tu  ce  voli  metere  musco  o  altre  cose 
odorifare,  pulverizale  bene  subtili  e  me- 
tili sopra  al  sego  che  è  in  lo  capitello 
e  misticalo  bene  de  vantaggio,  poi  Io 
pone  a  reposare,  poi  lo  pone  al  sole  a 
ciò  che  se  afina  meglio  e  restrimgie- 
rasse  per  modo  che  lo  porai  apalotare, 
ed  è  facto. 

A  faro  1(1  f'fiynphora  bona. 

Tolli  libram  1  masticis  et  pone  in 
duabus  libris  aceti  stillati  et  pone  in 
palla  rotunda  clausa,  sub  fimo,  per  3 
dies.  Postea  pone  ad  solem  et  obtura 
bene  eius  os ,  propter  pluvias  in  estate, 
per  30  dies,  et  invenies  massam  con- 
gellatam  et  habebis  camphoram  nobi- 
lissimam. 

A  fare  borace  alixandrina. 

Recipe  alumi  de  rocho  e  l'anni  pe- 
zuoli  de  meza  oncia  1'  uno  o  circha , 
poi  li  pone  in  una  pignatta  vitriata,  poi 
li  pone  di  sopra  de  lo  lacte  tanto  che 


-  17«  - 

lo  lacte  avanza  di  sopra  a  l'alumi  doi 
deta  e  omne  dì  li  rimuta  el  lacte  per 
in  sino  a  octo  di,  tanto  che  tu  veghi 
a  la  lingua  che  te  paia  dolce.  Poi  tolli 
merolli  de  ossa  de  bovi  e  altratanto 
olio  d' amangdole  e  metile  in  una  pi- 
gnatta a  disfare  e  poi  lo  cola  e  mectile 
di  sopra  a  la  ditta  pignatta  de  lo  alumi 
e  lacte,  e  fa  che  lo  dito  olio  e  merolle 
sopra  avanzano  3  deta.  Poi  la  pone  al 
sole  per  3  mesci  cioè  giungno,  luglio 
e  augusto  e  guarda  non  li  piova  né 
vada  polvere.  E  fatto. 

A  preparare  el  cinahrio  per  adoparare 
a  pernia  e  fare  corpi. 

Piglia  del  cinabrio  la  quantità  che 
voi  e  macinalo  molto  bene  asciuto  in 
marmo  o  in  porfido  e  poi  lo  macina 
cum  aqua  chiara,  o  vero  cum  ranno  da 
capo,  quanto  sia  ben  subtili,  quasi  senza 
tatto,  e  lassalo  secare  in  su  lo  marmo, 
poi  lo  mecti  in  lo  cornetto  e  lavalo 
molto  bene  cum  ranno  chiaro  e  forte, 
tanto  che  sia  bene  netto.  Poi  de  novo 
el  lava  cum  aqua  chiara ,  tanto  che  tu 
crede  che  ne  sia  ben  uscito  quello  ran- 


-  177  — 

no.  Poi  ol  lassa  quasi  secare,  poi  lo 
lava  de  novo  cum  aqua  calda  e  lassalo 
posare  e  quasi  seccare ,  poi  metice  so- 
pra chiara  d' ova  preparata  con  zafe- 
rami  e  cum  rami  de  fico  triti,  e  fallo 
tanto  liquido  che  scorgha  bene  per  la 
penna  scrivendo.  E  se  tu  el  voli  per 
fare  corpi,  metice  uno  poco  de  rosso 
de  ovo  insiemi  cum  la  chiara.  E  se  tu 
el  voi  per  scrivare  o  fiorire,  non  ce 
metare  Io  rosso  de  l'ovo.  E  per  farlo 
che  non  facia  schiuma  e  lustro,  metice 
uno  poco  de  scaccatura  de  orechie,  e 
se  fusse  troppo  lustro,  gietta  via  quella 
chiara  e  metice  de  la  nova  dove  non 
sia  zafarami  né  brutura  de  orechie;  e 
se  se  indurasse  che  non  scorisse  per  la 
penna,  metice  doi  gocie  d'aqua  rosa. 
E  se  volesi  che  la  chiai*a  non  puza, 
metice  dentro  uno  poco  de  risagallo  o 
de  canfora,  e  ciò  è  m  la  chiara. 

A   'preparare  azuro  per  fare  corpi  e 

ppy  fili  opera  r*'  a  p^nna. 

Accipe  lo  azurro  e    motila    in    una 
scudella  vitriata ,  poi  ce  meti  del  mele 


—  178  — 

ben  netto  e  incorpora  bene  insiemi. 
Poi  macina  lo  mele  cum  lo  azurro  so- 
pra marmo,  e  tanto  più  sera  macinato, 
tanto  vira  più  fino  e  migliore.  Poi  lo 
remetti  in  quella  scudella  e  lavalo  cum 
aqua  ■  tepida  tanto  che  1'  aqua  n'  escha 
chiara;  poi  lo  lava  cum  aqua  frescha 
e  da  r  una  volta  a  1'  altra  lassa  andare 
lo  azurro  al  fondo  et  tanto  continua 
che  sia  ben  lavato  e  purificato.  Poi 
lassa  sciugare  lo  azurro,  poi  lo  mecti 
in  mollo  in  ranno  da  capo,  netto  e  forte, 
in  uno  vaso  de  vetrio  come  è  uno  bi- 
chiere,  e  lassalo  stare  per  spatio  de  7 
dì ,  e  omne  dì  li  muta  el  ranno.  Poi  ce 
meti  del  novo,  poi  lo  lava  cum  aqua 
frescha  e  lassalo  sciugare  a  l'ombra, 
in  loco  che  non  vi  vada  polvere.  E  se 
tu  el  voi  adoparare  per  fare  corpi ,  di- 
stempralo cum  colla  de  carta  caprina, 
0  vero  colla  de  ritalglie  de  camosscio 
bianco  scamosciato  e  starà  bene.  E  se 
tu  el  voli  per  operare  a  penna,  o  per 
minij,  distempralo  cum  aqua  gommata 
e  cum  chiara  d'  ovo  preparata  e  starà 
bene. 


A  prepantì'i'  la  hiacha  pei'  dipetigiare. 

Tolli  la  hiacha  e  lavala  più  volte 
cum  a(]ua  calda.  Poi  tolli  doi  {granelli 
(lo  gomai'ahjca  chiaro  e  3  j^ranelli  de 
incen.so  biancho  e  macinali  molto  bene 
cum  uno  poco  d'aqua  chiara.  Poi  ce 
metti  la  hiacha  lavata  e  macina  omne 
cosa  insiemi,  poi  la  racogli  e  mitice 
tanta  aqua  gomata  quanto  te  pare  che 
comporta;  e  se  fusse  tropo  dura,  me- 
tice  uno  poco  d' aqua  ehiai-a  e  stara 
bene. 

A  prepaì'are  el  verfìe  ramo  da  dipen- 
f/iare. 

Havvi  verde  ramo  e  macinalo  cum 
fortissimo  aceto  molto  bene,  poi  lo  pone. 
Poi  fa  uno  cavo  in  uno  matone  novo 
e  pone  el  dito  verde  ramo  in  quello 
concavo,  per  insino  a  tanto  che  lo  ma- 
tone havem  surbito  quello  aceto,  e  cosi 
continua  3  o  4  volte,  omne  volta  rema- 
cinando lo  verde  ramo  cum  lo  aceto. 
Poi  tolli  uno  poco  de  gomarabico  e  ma- 


—  180  — 

Cina  insiemi;  e  se  tu  lo  volesci  più 
chiaro,  macinace  uno  poco  de  zalulino 
et  congrue  colorabitur. 

A  preparare  l' oropiumento  per  fare 
corpi. 

ToUi  oropiumento  et  macinalo  da 
siucto,  E  sappi  che  è  duro  a  macinarlo. 
Per  macinarlo  presto,  macinace  insiemi 
cum  esso  del  vetrio  e  macinarasse  pre- 
sto; e  come  è  ben  macinato,  distem- 
pera cum  aqua  gomata  e  trolo  d'  ovo 
rosso. 

Ad  fatiendum  aquam  gumatam. 

Summe  aquam  claram  in  ciato  vitri 
cum  gumarabico  triturato  et  fac  ali- 
quantulum  calefacere  ad  ignem,  donec 
sit  bene  liquefactum.  Deinde  serva  in 
ampulla  et  utere. 

Ad  distemprandum  prasminum. 

Accipe  prasminum  et  eum  tere  cum 
pura    aqua    et    permite  sicari;  et  cum 


—  181  — 

M>  M|M,aie,  tempera  cum  iuiiia  g'um- 
mata.  Et  si  vis  eiim  magis  claruni, 
pone  Clini  eo  de  auropiiimento  et  con- 
grue colorabitur. 

Ad  dislritipranduni.  nùiiium. 

Habeas  miniiiin  et  tere  cum  aqua 
pura  et  mitte  in  vase:  et  cum  resederit, 
separa  aquam  optime.  Deinde  tempera 
cum  aqua  gummata. 

A  distempì'are  el  zallulino. 

ToUi  del  zallulino  la  quantità  che 
voi  et  macinalo  in  porfido  cum  orina 
frescha  subtilissimamente  e  poi  lo  lassa 
secare.  Poi  lo  rimacina  de  novo  cum 
aqua  chiara  e  lassa  secare  e  poi  lo  di- 
stempra cum  aqua  gummata  e  cum 
uno  poco  de  rosso  d'ovo. 

A  distemprare  la  rossecta. 

Piglia  de  la  rossecta  e  macinala 
bene  cum  aqua  gummata  et  indopiasse 
comò  li  altri  collore.  E  quando  è  dura, 
stemprala  cum  aqua  chiara. 


—  182  — 

A  preparaì'e  el  zafarcmiL 

Abbi  zafarami  et  melilo  in  la  tua 
cocia  a  mollo  cum  chiara  preparata  e 
lassala  stare  a  molle  per  3  bore  e  sera 
bello  zallo. 

A  distemprare  lacha  per  far  corpi. 

Tolli  la  laccha  e  macinala  cum  a- 
qua  gommata  e  cum  doi  o  tre  granelli 
de  incenso  bianco  e  chiaro;  e  quando  se 
indurasse,  stemprala  cum  aqua  chiara. 

A  preparare  le  terre /per  adoprare  in 
muro  o  in  calcina. 

Sappi  che  la  terra  pagonaza  e  terra 
verde  e  omne  terra  da  dipengiare  in 
muro,  se  macina  prima  da  secco  e  poi 
cum  aqua  chiara  molto  subtilmente. 
Poi  se  lassa  sechare,  poi  se  distempra 
cum  aqua  gummata  ben  tenace,  o  vero 
cum  r  ovo,  cioè  chiara  e  rosso  misto  e 
dibatuto  ben  insiemi,  e  cum  lingno  de 
fico  sminuzato  in  l'ovo.  E  cum  esso  di- 
stempra tucte  le  terre  e  starà  bene. 


—  183  — 

.4  campegiare  e  fare  fogliami. 

Se  tu  voli  fare  fogliami ,  campeggia 
prima  de  quelli  collore  che  tu  voli  e 
lassali  sciucare  bene  de  vantaggio. 

Se  tu  campeggio  de  verde,  la  pezola 
de  lo  giglio  è  l'ombra  sua  e  el  zallu- 
lino  è  lo  suo  relevo. 

Se  tu  campeggie  de  azurro,  l'ombra 
sua  è  la  pezola  pavonaza  e  la  biaccha 
è  el  suo  relevo. 

Se  tu  campeggie  de  rosso,  el  suo 
relevo  è  el  verzino. 


?-%^-%^'%^^-%^'%^'%^ 


An     LAI'IDKS    ANri.I.ORrM    COMPONEXDOS, 

S(;iL10ET  GEMMAS   PRETIOSAS ,  CLAR AS 

P:T   LAUDABILIS  COLLORIS.   ET   MARGA- 

RITAS,    RUBINOS    ET     BALASCIOS,    QUE 

SUNT    ARTIFITIALES     ET     NON     NATU- 

KALES   POTERIS   ITA    COMPONERE  CITO 

ET    FACILE. 

t 

Recipe  de  bono  lapide  qui  vocatur 
alabastrum  costantinopolitanum  quan- 
lum  vis,  et  illuni  primo  ignias  ut  igni- 
tum  feiTum  et  extingue  in  acetuni  al- 
bum acerrimum.  Postea  tere  in  brumzi 
mortaiio  subtiliter  et  totum  pone  in 
oleo  lini,  ve!  olive,  ubi  stet  3  diebus, 
vel  plus.  Postea  pone  in  cucurbita  et 
stilla  per  elembicum;  cuius  distilatio- 
nem  colige  et  serva.  Et  cum  autem  vis 
colorare,  pone  in  ipsa  aqua  quem  colo- 


—  180  — 

rem  vis  et  perpetue  tenebit  colorem. 
Nam  si  vis  habere  zafirrum ,  intus  pone 
azurrum  ultramarinum.  Si  vis  babere 
smaralgdum,  intus  pone  viridem  herem. 
Si  vis  habere  topatium ,  intus  pone 
oleum  vittolorum  ovorum  gallinarum 
et  [misce?]  quequidem  aqua  fiet  cum 
interposito  collere  3  diebus  rasine  alumi 
zucarini  vel  seaioli  :  deinde  aquam  eo- 
loratam  cola  per  pannum  lineum  spis- 
sum  et  subtilem  et  idem  fac  quid  vis. 
Nam  congela  iuxta  ignem  ut  veniat  ad 
duritiem  paste  et  de  tali  pasta  tolle 
portionem  et  incide  ad  quam  formam 
vis  lapidem,  vel  coppam,  sive  vasem, 
bene  buliendo  cum  olive  oleo,  vel  oleo 
seminis  lini,  aut  oleo  amangdolarum 
amarum  in  freventi  sole  ad  desicandum 
super  asidem  politam,  et  erunt  tam- 
quam  vere  et  naturales  et  hoc  habeas 
prò  magno  dono  et  utilitate. 

Sic  fiunt  de  cristallo  lapides  picti  con- 
trafacti  ut  topatij,  zafìrri  etc. 

Abeas  libram  1  cristalli  optimi  et 
tere  in  mortario  et  cribra  ut  sit  subti- 
liter  pulverizati.  Postea  pone  5  lib.  os- 


—  187  — 

sum  cervinuin  combustum  usque  ad  al- 
bedinem  perfectam.  Si  vero  non  poteris 
babore  cervinum  ossimi,  habeas  bovi- 
nuni  ossum,  sive  bufFalinum.  Deinde 
lolle  salis  alcali  lib.  5  et  subtiliter  tere 
et  eommisce  bene  insimul  et  hunc  pul- 
verem  pone  in  forti  olla  coperta  et  luto 
sapientie  lutata  et  pone  in  fornace  vi- 
trialoi'um  ubi  stet  quinque  diebus  vel 
secptem  ad  plus,  et  illic  fundatur  vi- 
trium.  Postea  superpone  de  bono  azurro 
et  insinuil  stempera  et  fìet  color  cili- 
strinus  et  confizias  zaftrros  grossos  vel 
parvos  quos  actabis  cum  pelra  que  vo- 
catur  smiraglius.  Si  vis  habere  topa- 
tium,  pone  de  supra  crocum.  Si  rubinos 
elaros,  pone  cinabrium.  Si  obscuros, 
pone  verzinum.  Si  granatas  pone  ver- 
zinum  sive  oricelle  aut  rose.  Si  iaspi- 
des,  pone  exustum  de  auripiumento  : 
nani  quod  fit  de  vitro,  fit  de  cristallo 
ut  predictum. 

Ad  fatiendum  inargaritas. 

Accipe  vitrum  cristallinum  lucidis- 
simum  et  subtiliter  pulveriza  quantum 
potes  et   incorpora  cum   albumine  ovi 


—  188  — 

et  spuma  lumace  ;  et  de  illa  massa  for- 
ma perlas  cum  formis  ut  sit  bene  ro- 
tunda  et  perfora  cum  una  seta  porci. 
Deinde  pone  eas  in  uno  vase  cupo,  ad 
ignem,  tantum  quod  fiant  albe.  Postea 
extingue  eas  cum  clara  aqua  et  erunt 
pulcherrime. 

Ad  fatiendwn  pulcras   scutes  de  cri- 
stallo. 

Habeas  lapides  vivos  cristallinos , 
sive  marmorinos,  albos  et  de  ipsis  fac 
calcina  de  quo  vis.  Deinde  accipe  de 
ista  calcina  albissima  rodulos  6,  tartari 
usti  rodulos  2  et  sai  alcali  rodulos  u- 
num  et  pone  in  fornace  vi  tri  et  ibi  fac 
fundere  et  poteris  facere  scutellas  et 
quodcumque  volueris  et  erunt  pulcre 
ut  cristallus.  Et  si  pingis  de  croco  ferri 
et  calefatias  ad  ignem  picturas,  erunt 
sicut  aurum  finum. 

Ad  ruhinos  componendum. 

Tolle  alumis  rocci  2,  1 ,  salis  nitri 
3.  1  (1)  et  pulveriza  subtiliter  insimul. 

(1)     La  cifra  1  forse  significa  unciits. 


—  1S9  — 

Deinde  accipe  verzinuni  bulitum  in  vi- 
num  ad  medium  et  cum  dicto  vino  im- 
pasta et  incorpora  dictos  pulveres  ad 
modum  sapoi-is  et  pone  in  vaso  vitrio 
cum  parvo  igne  ut  siccetur  et  in  unam 
massam  reducetur,  et  leva  ab  igne  et 
dimiete  stare  per  7'"  dies  et  invenies  ma- 
theriam  in  modum  paste  bene  colora- 
tam ,  et  tao,  aut  forma,  quod  vis  ad  li- 
bitum. 

Ad  /atiendum  balasoios. 

Aecipe  lapidem  cristalli  puri  et  ha- 
beas  unam  palectam  ferri  concavam  et 
ea  miete  lapidem  et  fac  subtus  ignem 
bonum.  Et  cum  fuerit  ignita  tota  pa- 
lecta  cum  lapide  intus,  habeas  claram 
et  frigidam  aquam  surgentem  et  proice 
unam  guttam  super  dictum  lapidem; 
postea  suaviler  repone  ad  ignem,  et 
habeas  sanguinem  draconis  finum,  pul- 
verizatum  subtiliter,  et  fatias  ex  eo  u- 
nam  maxam  et  unge  lapidem  et  remite 
ad  ignem  ut  palecta  veniat  rubea  cum 
parvo  igne.  Deinde  elleva  ab  igne  et 
permite  frigidari  insta  ignem;   et  cum 


—  190  — 

fuerit  quasi  frigida,  frica  eam  cum  pet- 
tia  panni  lini  accerrimi  et  bene  erit 
facta. 

Ad  fatiendum  pulcras  perlas  tamquam 
vere  et  laudabilis  coloris  in  apa- 
rentia. 

Habeas  lapides  pisscium  de  capiti- 
bus  ,  pulverizatos  suctiliter  et  incorpora 
cum  albumine  ovi,  ut  pasta.  Forma  po- 
stea  et  fac  ut  sit  bene  rotunda.  Post 
perfora  cum  seta  porci,  per  quod  fora- 
men  pone  setam  equi  et  dimite  ut  ad 
solem  siccentur.  Demum  coque  eas  in 
lacte  recenti  et  dimicte  fridare  in  loco 
sine  vento  et  pulverem,  donec  in  du- 
ritiem  convertantur. 

Ad  fatiendum  margarita^  sive  perlas 
tamquam  naturales  et  optim,af!  et 
veras,  sine  dubio. 

Summe  mater  perle,  sive  perlas 
minutissimas  aut  lucidum  illud  quod 
est  in  conchiliis  perlarum  et  pulveriza 
subtilissime _  et    de    eo    pulvere    acipe 


—  101  — 

liartt's  dnas  et  i)arteiìi  1  albissiiiiam 
gumainraliicam  pulverizatam  et  misce 
cum  aqua  roris.  Demum  informa  optinie 
et  desieca  ad  humbram  et  ante  quam 
niultum  indurescant,  perfora  cum  seta 
porcina  et  dimite  fortiter  durescere. 
Postca  poli  piane  cum  quo  poliunt  au- 
rifices  lapides.  Postea  acipe  tasum  al- 
bissimum  et  lac  fìci  et  pone  in  eo  lacte 
dictum  tasum  pulverizatum  e  dimicte 
ad^serenum  in  vasculo  mundo  et  disol- 
vetur.  Postea  miete  perlas  tuas  in  seta 
caballi,  aut  in  filo,  et  calefac  bene  eas 
ad  ignem  ;  postea  merge  eas  in  tali  di- 
solulione  et  eleva  et  dimitte  sicari.  De- 
mum, iterum  calefac  dictam  disolutio- 
nem  et  sumerge  et  desica  et  sic  landiu 
reitera,  donec  habeas  perlas  luccidissi- 
mas.  Deinde  sepelias  eas  in  furfure  or- 
deatio  per  duas  horas  et  frica  optime 
cum  panno.  Et  quidam  Ispanus  dixit 
mihi  ut  eas  in  succo  limonum  solverem 
novem  recottam  et  siccetur  et  cumglu- 
tinetur  cum  glutine  limatij  et  sint  sicut 
pasta  et  formentur.  Postea  accipe  fru- 
stum  carnis  veteri  et  marce,  tauri,  et 
(|i\  i,]..   fiiwfiirn  et   faota  fnvfa   in  rni-ne. 


—  192  — 

colloca  pei'las  in  singulis  foveis  et  rei- 
imge  carnes  et  liga  perfecte  ne  vaporet 
l'unium  perlarum  et  in  fumo  bene  assa 
et  sint  bone  ad  comedendum  et  erimt 
bone  et  perfecte.  Sed  si  forte  erunt  ni- 
mis  aduste,  da  comedere  columbo  per 
diem,  vel  plus  et  erunt  lucidissime. 

Ad  fatiendum  perlas   grossas  de   nd- 
nutis. 

Tere  parvas  margaritas  in  mortario 
brunzi  subtiliter.  Bemum  accipe  citosi- 
tatem  citrorum  et  distilla  per  fìltrum 
et  de  urina  .et  de  aqua  tasi  quantum 
est  tertia  pars  aque  citri  et  impasta 
dictum  pulverem  cum  hac  aqua  ita  quod 
deveniat  sicut  pasta  et  dimicte  per  tres 
dies  ad  solem.  Postea  cunglutina  dili- 
genter  et  depone  super  vitruni  et  forma 
margaritas  ad  libitum  cum  oleo  mu- 
scellino.  Postea  perfora  cum  porcina 
seta,  per  quod  foramen  pone  setam 
equinam  et  dimite  ad  solem  donec  si- 
centur.  Demum  pone  in  ventre  piscis 
bucefalli ,  eiectis  interioribus ,  et  sue , 
sive  cuscias  ventrem,  et  fac    inde   pa- 


—  193  — 

stillnm  et  coque  et  exerge  et  invenies 
lapides  duros  :  et  friea  eas  cum  l'urlare 
ordei  In  panno,  fortiter.  Demum  da  eol- 
lumbo,  ve]  ^allo,  eomedere  per  dieni  1 
vel  amplius,  sicut  videtur,  et  iterum 
IVica  cum  furl'ure  ut  prius.  et  erunt  lu- 
cidissime. 

Ad    tnaryaritas ,    sive    perlas,  clarifi^ 

Cd  ìXihis. 

Accipe  perlas  et  lava  fortiter  in  a- 
qua  limpidissima,  in  panno  mundissimo, 
et  tune  acipe  saponem  ultramarinum 
et  disolve  in  aqua  et  lava  ut  supra. 

Ad  fatieìidum  smira Igdum  de  cristallo. 

Habeas  cristallum  et  miete  in  alu- 
mine  perdies  duodecim,  postea  coque 
in  viride  ere  et  erit  smiraldius  nobilis 
in  aparentia  ut  esset  finum.  Et  sic  po- 
teris  habere  zafirrum  et  omnes  lapides 
pretiosos.  Secundum  colorem  quod  vis, 
miete  cristallum  et  fac  in  supra  dicto 
modo  et  habebis  omnes  lapides  pretiosos 
contrafaetos. 


194  - 


Ad  fatiendum  crisoUtum  de  cristallo, 

Tolle  cristallum  et  miete  in  alumine 
per  25  dies.  Demum  coque  in  auripiu- 
mento  et  apparebit  crisolitum. 

Ad  fatiendum  ambra. 

Accipe  cinerem  fecie  et  fac  lisci- 
vium  eum  aceto  albo  fortissimo  3.  De- 
inde fac  eum  buUire  per  medium  ut 
revertatur  et  iterum  cola  per  dictuni 
cinerem  et  fac  eum  quiescere  ut  sit 
bene  clarum.  Demum  acipe  ovorum,  vi- 
tella prò  rubeis  et  albumina  prò  albis, 
et  perente  bene  et  permitte  per  3  dies 
ad  solem  quiescere,  donec  fiant  pudride. 
Deinde  tolle  dictum  acetum  eum  dictis 
ovis  in  uno  vase  vitrio  et  pone  ad 
ignem  et  fac  bullire,  et  per  omni  ovo 
mitte  %  aque  vite  et  mellis  ana  et 
croci  stemperati  3.  1,  mirre  3.  5,  gum- 
me  ceresarum  3.5.  Stringentur  ea,  et 
omnia  sic  preparata  fac  bullire  per  u- 
nam  horam  et  miete  frigidari  et  forma 
ambra   ad    libitum    tuum  et  fora  eam 


—  105  — 

rum  porcina  seta  et  postea  un|,^^  ea 
Clini  olio  semini  lini.  Demuni,  quando 
sint  siece ,  iin^^e  ea  eum  liquida  vernice 
et  permitte  sicare  et  erunt  pulcheiriine. 

.1'/  ambra  fatiendum. 

Tolle  albumina  ovorum  gallinarum 
et  cum  spunj^ia  tantum  perdi ute  ne 
aliqua  spuma  appareat,  et  mite  ali- 
quantulum  aluminis  rocci  et  colofonie 
optime  pulverizati ,  gume  cerese,  et  per 
[«innum  cola  et  pone  in  ampulla  bene 
clausa  et  lutata,  et  pone  in  olla  aque 
piena  et  lac  bulire  per  unam  horam. 
Demum  pone  ad  refrigidare  ad  serenum 
ut  siccetur:  postea  involve  in  panno  li- 
neo et  pone  sub  lìmo  per  3  dies.  Postea 
erit  liquida  qua  poteris  ducere  in  ma- 
num,  et  forma  ambra  et  qnicquid  vis 
aliud  et  cum  formabis  ea,  unge  tuas 
manus  comuni  oleo  et  foi-a  ea  et  pone 
ad  siccandum  et  erunt  facte. 

Ad  idem. 

Habeas  album  ovorum  ruptum  in 
modiini  ad  loniperundum  cenabrium  el 


—  196  — 


miete  in  ampulla  ut  impleatur  et  in 
aceto  accerrimo  fac  bulire  donec  con- 
gelatur.  Demum  frange  ampulla  et  for- 
ma ambra. 

Super  eodem. 

Piglia  arsenico  cristallino,  alumi  de 
roccho  bene  pisto,  ana,  e  distempera 
queste  cose  cum  chiara  d' ova  rucpta 
bene.  Poi  mecte  queste  cose  in  uno 
budello  de  castrone  bene  necto  e  fa 
bullire  tanto  che  diventa  sodo.  E  quando 
el  vorai  adoparare  e  indolcirlo,  fa  bu- 
lire lo  dicto  budello  cum  aceto  bianco, 
poi  forma  li  ambra  a  tuo  piacere.  Se 
tu  le  voi  fare  gialli,  mistace  del  zafa- 
rami  e  remista  bene  insiemi  in  polvere, 
poi  lo  cola  cum  panno  de  lino  e  cocilo 
comò  è  dicto  di  sopra.  E  se  le  voi  ros- 
sce,  mista  cum  la  chiara  del  cinabrio, 
cum  li  sandoli  in  polvere  e  fa  come  è 
di  sopra  dicto.  E  se  le  voi  verde,  tolli 
verde  ramo  e  mista  cum  chiara  e  fa 
corno  di  sopra.  E  se  le  volesce  azurre, 
tolli  azurro  e  fa  per  lo  modo  sopra 
dicto. 


—   l'.'T  — 


Ad  iflfim  ut  supra. 

Abeas  ovuiuiu  clara  purificata  et 
coagula  lento  igne  et  l'ac  ambra.  Postea 
dimite  ipsam  sicare  ad  solem  et  poteris 
tacere  de  quolibet  colore  vis  colorare  ; 
pone  intus  colorem.  Secundum  formam 
rotundam  debet  coagulari. 

Ad  calcinandum  cristallum. 

Capias  pecios  cristalli  parvos  ut  ca- 
stanea  et  ipsos  bene  lava  et  desica. 
Demum  pone  in  igne  reverberationis 
donec  rubiscentur,  postea  proice  in  a- 
qua  frigida  et  ita  fac  4  vel  5  vicibus , 
deinde  pista  quia  calcinatum  est.  Et 
idem  modo  calcinabitur  smiriglium. 

Ad  fìocandum  cristallum. 

Tolle  cristallum  et  calefatias  eum 
valde  fortiter  et  proice  in  aqua  frigida 
et  ipse  frange  et  reduc  in  pulverem; 
et,  eo  pulverizato,  recipe  de  ipso  par- 


—  198  — 

Ics  5  et  partem  1  de  tartaro  calcinato 
et  partem  1  de  sale  alcali  et  funde 
insimul  donec  tartarum  et  sai  alcali 
consunientur  ;  et  ibi  colora  ipsum  de 
quo  collore  vis  colorare,  si  placet,  et  fac 
de  ipso  opus  tuum. 

Ad  fntienduni  cristalluin  contrafactum. 

Habeas  album  triginta  ovorum  et 
2.  2  salis  comunis  et  bene  spumatum. 
Pone  in  ampullam  ut  bulliant  donec 
reducatur  ad  tertiuni  et  iterum  replea- 
tur  ampulla  et  in  ea  ponatur  2.  ij ,  et 
iterum  buliatur  ut  desicentur  et  pone 
ad  refrigerandum  et  forma  quic  vis. 
Cum  oleo  erunt  ambra  et  sine  oleo  a- 
parebit  cristallum. 

Ad  molifìcandum  cristallum. 

Accipe  aluminis  roci  et  tere  bene 
super  marmorem  cum  fortissimo  aceto. 
Deinde  pone  in  vase  vitriato  et  fac  bu- 
lire  donec  desicetur.  Hoc  facto  extrae 
et  iterum  tere  et  sic  fac  vicibus  5.  Po- 
stea  pone  in  ampulla  vitriata  sub  fimo, 
donec  solveatur.  Deinde  aqua  que    su- 


—  199  — 

pernatet  proiciatur  et  tane  pol^ris  dare 
collorem  cristallo  et  formare  quicquid  vis. 

Id  fatiendum  lapides  pretiosos  cantra- 
fnctos  de  n'istallo. 

Abbeas  aluminis  rocce,  aluminis  zu- 
carini,  vitrioli  romani,  salis  copertiim, 
o)ia,  et  tere  l)ene  simili  et  pone  in  u- 
rina  colata  et  clara  et  diluito  ut  disol- 
vatur  et  poteris  colorare  cristallum. 
Pro  zafirro  pone  azurriim,  prò  smiralgdo 
IK)ne  viride  es,  prò  rubino  cinaprium, 
prò  balasoio  bi-asilem  sive  strupio,  prò 
iacinto  celeste  pater  azurri,  prò  ama- 
Btito  exoricella  et  sic  poteris  habere 
omnes  lapides  ponendo  colorem.  Me- 
mento tamen  quod  cristallus  et  colores 
debent  resolvi  ad  modum  coloris  et  mi- 
scere  et  congelare;  deinde  bulliant  in 
modum  lapidum. 

A  mollificare  el  cristallo  per  modo  che 
j)orai  improntare  e  tagliare  come 
cera. 

Recipe  et  cristallo  fino  e  metilo  a 
molle  in  sangue  d'  agnello  o  de  vitello 


—  200  — 


quando  se  amaza,  e  poco  starà  che  sera 
morbido.  E  corno  sera  freddo,  retornarà 
duro  e  lustro  come  prima. 

Questa  è  una  opera  acuita  fdosoficale, 
ciò  è  fare  coralli  grossi  de  limicoli, 
in  questo  modo. 

Accipe  quella  quantità  che  tu  voi 
de  li  coralli  picoli  e  pistali  tanto  e  pol- 
verizali  tanto  subtilmente  che  paiano 
essere  senza  tatto.  De  poi  tolli  el  sugo 
de  li  limoni  che  sia  ben  depurgato  in 
questa  forma.  Tolli  lo  sugo  e  prima  lo 
distilla  per  uno  panno  de  lana  grosso, 
e  questo  fa  3  o  4  volte.  Poi  lo  distilla 
per  filtro  tanto  che  sia  bene  chiaro,  poi 
impasta  cum  lo  dicto  sugo  la  predita 
polvere  in  uno  vaso  de  vetrio,  e  comò 
sono  bene  incorporate' e  imbeverate  de 
vantagio,  fa  che  ce  sia  tanto  sugo  che 
avanze  sopra  a  la  dita  polvere  doi  o 
tre  deta.  De  poi  tu  vederai  che  produrà 
di  sopra  una  certa  graseza  o  licore 
grosso.  Piglialo  e  pollo  da  parte  in  uno 
vaso  neto,  poi  tolli  le  polvere  e  lassale 
secare  tanto  che  tornano  dure  ad  modo 


d"  uiiii  j»a.>ia  uno  poco  durelta,  de  la 
quale  pa^ta  forma  li  coralli  grossi,  o 
forma  vasi,  o  imagine,  o  cavalli,  o  fi- 
gure, o  branchi  de  coralli,  o  quello  che 
te  piace,  e  ix)lle  in  loco  dove  non  sia 
polvere,  né  furai ,  né  vento,  né  sole  e 
lassa  alquanto  secare:  ma  prima  che 
siano  fornite  de  secare,  ungile  cum 
quella  graseza  o  licore  che  reservasti, 
de  poi  lassale  seccar  bene  in  tucto  e 
bavera  opera  polita  e  bella  e  vera  e 
de  bono  guadagno. 

A   ftirr   ri'rniri'  liijipiida   hoitfi. 

Ahvvi  libro  doi  d'olio  comuno  et 
doi  libre  de  semi  de  lino  fresca  e  fa 
bullire  insiemi  in  una  pignatta  vitriata 
tanto  che  calla  per  mità.  Poi  la  mecte 
in  uno  altro  vaso  vitriato,  comò  uno 
pignato,  poi  havvi  uno  tre  pei  e  diso- 
pra vi  mecte  la  dieta  pignatta  e  falli 
de  socto  el  foco  chiaro.  E  comò  comenza 
a  bullire,  e  tu  ce  pone  30  o  quaranta 
spighi  de  alglio  mondato  e  ben  alanato 
sutili,  poi  ce  pone  uno  poco  de  alumi 
de  rocljo  a  discretione  e  lassa  bulire  e 


—  202  — 

cociare.  E  se  voi  sapere  quando  è  ben 
cocta,  tolli  una  penna  de  gallina  e  ba- 
gnala in  la  dieta  cocitura.  Se  la.  penna 
viene  pellata  e  cocta ,  é  facta  ;  e  levala 
dal  foco  e  nante  che  se  fredda  mectice 
una  libra  de  vernice  da  scrivare,  ben 
pista,  a  poco  per  volta,  e  sempre  vieni 
mistando  intorno  cum  uno  bastone.  Poi, 
quando  sera  quasi  fredda,  e  tu  la  cola 
cum  una  stamegna;  poi  quando  sera 
fredda,  mectice  sei  o  8  albuma  d'ova 
ben  dibatuti  e  chiara,  comò  se  fa  per 
lo  cinabrio,  e  mista  bene.  Poi  la  mecti 
uno  dì  al  sole  e  mistala  ad  omne  bora 
e  serbala  al  fresco  e  starà  bene. 

A  fare  cmahrio. 

Abbi  argento  vivo  e  doi  parte  de 
solpho  bianco  o  giallo,  e  incorporalo,  lo 
solpho,  ben  trito,  cum  l'argento  e  pollo 
in  una  boccia  lutata  de  luto  de  sapien- 
tia  e  lassa  sciutare.  Poi  la  pone  nel 
fornello  e  falli  foco  ligiero  e  copre  la 
boca  del  vaso  cum  una  tegola  e  spesso 
lo  scopre  e  ricopre.  Quando  tu  vedi  vu- 
scii'e  el    fumo  giallo,  sera  apresso  die 


—  5n:ì  _ 

liifiu,  e  la>>alu  laiiiu  .slaie  e  dalli  lo 
foco  che  faccia  lo  fumi  rosso,  quasi  pa- 
vonazo.  Ahlora  toli  via  lo  foco  e  lassa 
fredare  ed  è  facto  fino  cinabrio. 

A  fare  de  cento  perle  ima  bel  fa  perla 
boìia  de  vantagio. 

Tolli  sugo  de  limoni  i  quali  siano 
mezanamente  maturi  e  mectilo  in  una 
sculella  vitriata  e  distillalo  per  lingua 
buina  e  fa  che  non  vi  possa  andare 
polve,  né  fumi ,  né  altra  bructura.  Poi 
pone  lo  dicto  sugo  in  uno  vaso  de  ve- 
trio,  corno  è  una  tazza,  poi  medi  in  lo 
dicto  sugo  quanti  perii  che  tu  voli  e 
siando  le  diete  perle  ben  necte  da 
omne  loto  e  sallaveza,  e  lassale  stare 
ben  coverte  per  spatio  die  siano  bene 
mollificate.  Da  poi  le  remove  dal  sugo 
e  lavale  bene  cum  aqua  chiara,  bene 
scrillente,  per  modo  che  non  remangha 
nisciuna  verdeza  a  le  perle.  Poi  le^im- 
pasta  cum  aqua  de  lumache,  la  quale 
se  fa  in  questo  modo.  Tolli  le  lumache 
e  mciiidale  bene  e  mectili  in  una  scu- 
lella vitriata.  Poi  li  pone  suso  uno  poco 


—  204  — 

de  sale  ben  trito  a  ciò  depurga  omne 
baviglia;  poi  li  pone  suso  uno  altro 
poco  de  sale  armoniaco  e  lassale  stare 
cusì  per  uno  di  e  una  nocte  e  poi  le 
pone  a  stillare  per  lambico;  e  de  que- 
sta aqua  usarai  a  la  tua  opera.  Poi 
babbi  doi  peze  de  vetrio  ben  polite  in 
cescheduna  palma  de  le  mano  e  cum 
li  dicti  peze  de  vetrio  le  ritonda  dex- 
tramente ,  o  vo'  fare  una  o  doi  o  3 
perle  o  quanto  voli.  E  quando  le  diete 
perle  scranno  ben  retonde  ,  mectile  in 
una  seta  de  porcbo  ben  necta  e  forale 
prima  cum  uno  filo  de  argento  o  cum 
una  seta  de  cavallo  longha,  e  mecte 
queste  perle  in  meze  de  doi  scudelle 
de  vetrio  suspese  suso  in  la  dieta  se- 
tuia  de  cavallo ,  per  tal  modo  che  le 
diete  perle  stiano  in  mezo  de  le  diete 
doi  scudelle  in  aiere,  suso  in  le  diete 
sete,  che  le  diete  perle  non  tochano  in 
nisciuna  parte  e  le  diete  scudelle  siano 
bene  serate  insiemi.  Poi  le  pone  al  sole 
a  seccare ,  e  quando  scranno  duri ,  tu 
le  pone  suso  de  la  polve  de  lo  smiri- 
glio  cum  uno  canavaccio.  Poi  toUi  se- 
mola d'  orzo  e  mista  cum  le  diete  perle 


—  205  — 

e  polvere,  e  sfrega  de  novo  molto  bene 
cum  lo  dicto  canavaccio  e  scranno  lu- 
stre e  belle. 

Ad  fatiendum  zaffirrum  et  ipsum  afi- 
nando  et  coloramìo. 

Accipe  cristallum  vel  lapidem  tran- 
sparentem  et  quod  vis  accipe  et  eos 
calefac  fortiter.  Demum  estingue  in 
aqua  frigida  pluribus  vicibus ,  postea 
pistentur.  Deinde  tolle  totidem  de  sale 
alcheli  et  insimul  funde  et  postea  pone 
in  furnum  et  adde  secum  parum  de 
zaffirro.  Et  si  vis  quod  fiet  viridis,  adde 
parum  de  mineo.  Et  nota  de  callamita 
femina  aliquis  dicit  quod  facit  rubeum 
transparentem.  Et  scias  quod  dicti  la- 
pides  inveniuntur  in  montagna  Sancti 
Berardi  et  sunt  perfecti  et  boni  et  cri- 
stallini tamquam  de  propria  minerà. 

A  fare  collare  d'oro. 

ToUi  ranno  e  ocria,  ana,  e  macina 
cum  oleo  de  semi  de  lino.  Poi  ce  mista 
uno   poco  de  verde  ramo  e  de  nero  e 


—  200  — 

macina  insiemi.  Poi  lo  pone  in  uno 
pignatino  al  foco,  e  quando  cominza  a 
bolire,  levalo  dal  foco  e  lavoralo  dove 
voi  e  sera  in  collor  d'oro. 

A  porifìcare  el  zafìrro. 

Ahvve  el  zafirro  e  lavalo  cum  lo 
sale  e  aceto  e  poi  lo  tieni  a  mollo  nello 
aceto  forte  per  6  dì ,  e  omne  di  li  muta 
l'aceto,  e  tanto  fa  chuscì  che  lo  loto  o 
scista  vada  via  ed  è  facto  fino. 

A  fare  vetrio  rosso. 

Tolti  libra  1  de  ramo  e  fundilo,  e 
quando  è  fuso  mectice  once  4  de  piombo 
e  lassalo  bene  incorporare  e  bufalo  in 
r  aqua  fredda  e  vira  minuto  comò  gra- 
nelli de  grano.  Poi  lo  trita  più,  se  poi; 
poscia  lo  mecte  nel  vetrio  e  vira  ve- 
trio rosso  da  fare  patrenostrl  e  altre 
lavore.  Item,  nota,  la  limatura  del  ramo 
messa  nel  vetrio,  fa  rosso,  ma  vole  poco 
foco  ;  e  lo  simili  fa  lo  minio  e  la  biacha. 


.1   mocter  oro  in  vrtrio. 

Tolli  veliche  de  veUiu  subtilissimi, 
che  sieno  de  vetrio  cristallino,  polite  e 
necte  e  cocto  quanto  più  poi,  e  rom- 
pilo corno  a  te  piace  e  nietivi  suso  l'oro 
vero.  E  che  frate  (xioahnne  me  dis.se,  per 
apiccare  bene  1'  oro  al  vetrio  se  voleva 
torre  aqua  de  borace,  quella  borace  ali- 
sandrina  che  adoperano  li  orifici,  e  cum 
quella  apicare  l'oro  in  su  lo  vetrio,  la 
quale  aqua  lo  fa  apichare  bene.  ?]  quando 
hay  apicato  el  dicto  oro  in  su  lo  vetrio 
bianco,  polo  in  su  la  bocha  de  la  for- 
nace, cioè  dove  stay  a  lavorare,  in  sì 
facta  forma  che  se  scalde.  Poi  babbi 
cura ,  comò  è  seccho  :  poi  debbta  el  tuo 
vetrio  aparichiato  nella  fornace  in  su 
lo  quale  voi  mectere  l' oro.  Nel  quale 
vetro  vole  essere  miscelato  crocum  ferri 
subtilissimo  de  archimista;  e  questo  vi 
vole  essere  dentro  a  ciò  che  facia  lo 
lecto  a  r  oro  che  parerà  piii  collorito. 
Poi  cava  de  la  forma ,  cioè  quella  quan- 
tità de  vetrio  che  voi  e  scaldala  in  su 
lo  marino  dovo  lavorc  i    Iticliici'o  o  fa 


—  208  — 

presto.  Poi  la  piglia  cum  lo  ferro  che 
piglio  li  bichiere  e  pone  suso  la  peza 
dove  è  l'oro  e  pone  l'oro  a  la  parte 
de  socto,  cioè  fa  che  sia  atramendoi 
queste  vetrie,  poi  le  pone  ne  la  fornace 
a  stendare  cum  uno  altro  ferro  e  stende 
quella  peza  de  l' oro  si  che  sia  ben 
stesa  e  ben  apiccata.  Cavela  fora  e  me- 
tila  di  sopra  a  fredare  dove  mecti  li 
altri  vetri ,  poi  l' adopera  al  tuo  lavoro 
come  te  pare. 

A  dipengiare  li  vetrij  cum  li  smalti  de 
omne  collare  che  tu  voli,  corno  sono 
tazze  0  altre  lavore  de  vetrio. 

Tolli  i  smalte  che  tu  voli  adoperare 
e  fa  che  sieno  ben  tenere  e  corrente,  e 
pistali  in  su  lo  marmo  o  porfido  nel 
modo  che  fanno  li  orifìci.  Poi  lo  lava 
e  pollo  nel  tuo  vetro  nello  modo  che 
lo  voi  porre;  poi  lo  lassa  ben  seccare. 
Poi  lo  pone  in  su  l' orlo  della  camera 
dove  se  freddano  li  bichieri,  dal  lato 
dove  se  cavano  i  vase  frede  e  a  poco 
a  poco  lo  spigni  ne  la  camera ,  verso 
lo  foco  eh'  escie  da  la  fornace  ;  e  babbi 


—  209  — 

cura  che  non  li  metesci  troppo  presto 
a  ciò  per  tropo  caldo  non  scopiassce. 
Poi  che  vede  che  è  ben  caldo,  tolo  con 
lo  pontello  e  apiccalo  al  pontello  e  pollo 
a  la  bocha  de  la  fornace  e  a  poco  a 
poco  li  dà  el  caldo  metendolo  dentro. 
E  quando  tu  vedi  che  i  smalte  lucano  e 
che  sonno  ben  stesi  e  apicati ,  cavali 
fora  e  pone  a  fredare  nella  camera,  ed 
è  facto. 

.1  fare  vetrio  incarnato. 

Accipe  libre  cento  de  vetrio  bianco 
e  metilo  a  cociare  nella  fornace;  poi 
toUi  libre  octo  de  maganese  pisto,  de 
quello  arso;  poi  tolli  libre  8  de  sale 
alchali  e  mistica  cum  lo  dicto  maganese 
e  mect^  le  diete  cose  in  uno  testo  nella 
caldara  ad  imbiancare  per  uno  di  e  mi- 
staio  bene  cum  uno  (1)  ferro  poi  ca- 
valo fora  e  pistalo  e  fanne  polvere.  Poi 


(1)  Qui  fu  tagliatii  una  carU  della  quale  rimane 
il  margine  interno  Ma  al  tt-sto  non  manca  nulla  e  la 
mancanza  della  carta  ^  anteriore  o  c<^nt«mporanea  alla 
copia.  Infatti  nel  marcine  ch«  rimane,  si  legrge  -  ro- 
cat  -  della  stessa  mauo  che  sciidse  tutto  il  libro. 


—  210  — 

loi  3  libre  de  questa  materia  e  mecte 
sul  vetrio ,  cioè  in  x  libre  de  vetrio,  e 
mista  bene  cum  lo  ferro  e  lassalo  afì- 
nare.  E  se  fusse  troppo  scuro,  metivi 
dentro  vetrio  bianco;  e  se  fusse  troppo 
chiaro,  agiongivi  de  la  dieta  matheria 
e  sera  bono  e  perfecto. 

A  fare  vetrio  giallo  per  patrenostre  o 
ambre. 

Tolli  piombo  libre  1 ,  stagno  libre 
doi  e  fundi  e  calcina  e  fa  vetrio  per 
patrenostre. 

A  fare  zallolìno  da  dipcyigiare. 

Havve  libre  doi  de  questo  stagno 
e  piombo  calcinato  e  doi  libre  de  questo 
vetrio  da  patrenostri  e  doi  libre  etiam 
de  minio  e  meza  libra  de  rena  de  Val 
d'Arno  sotilmente  pista  e  mecti  in  for- 
nace e  fa  affinare  e  sera  perfecto. 

Jncipiunt  collores   musaici.    Et  primo 
ad  fatiendum  niateriaìn  musicarum. 

Accipe  plumbum  et  stagnum,  ana, 
lib.  1,  et  funde  insimul  et  calcina  cum 


sale  coninìuni  (|Uous(|iio  t'norii  lotum 
jMilverizatuin  ad  fiirnuni  reverboratio- 
nis.  Post  funde.  Cui  adiun^e  pondus 
8ui  tartari  crudi  et  pulveriza  et  iterum 
jiìisce  de  sale  comuni  et  pone  in  turno 
reverberationis  per  diem  natui-alem. 
Postea  lava  idem  sai  eum  aqua  com- 
muni callida,  post  redde  aliud  sai  et 
iterum  calcina  ut  prius,  et  sic  fac  tam- 
diu  quod  sit  calx  alba.  De  quo  accipe 
lib.  1 ,  de  vitro  albo  lib.  7 ,  et  onc.  1 
ossum  calcinatum,  et  omnia  insimul 
misce  et  pone  in  patella  vitri  et  fac 
lundere  e  stet  ita  fusum  in  fusione  per 
tres  dies  et  cum  virj^a  ferrea  vide  si 
sit  bene  de<jrestum  et  comistum  et  erit 
musaicum,  seu  vitrum  album  intus  et 
t?xtra,  quo  poteris  comjwnere  omnes 
alios  colores  vitreos  in  tali  forma.  In 
octo  libris  supra  diete  matherie  pone 
onciam  1  zattirri  pulverizati  et  misce 
bene  simul  cum  vir^rha  ferrea  et  cum 
fuerit  bene  fusum,  proba  cum  modico 
si  fuerit  in  colloro  azurri;  quod  si  non 
esset,  adde  modicum  de  zfitiirro  et  stet 
in  fusione  quo  uscjue  habeat  Itonum 
collurt'm.  Po-Jicji  |>i-(tico  (>i  (M"it    in  (ni'iiia 


—  212  — 

quo  volueris.    Custode  autem    a   vento 
quando  proicis. 

Alius  modus  musaici. 

Tolle  cristallum  libram  1  et  pone 
ad  ignem ,  et  cum  fuerit  ignitum  proice 
in  aquam  ardentem  in  qua  sit  desolu- 
tum  pulvere  aluminis  rocci,  et  ita  ex- 
tingue  6  vicibus.  Post,  pulveriza  super 
porfidum  et  misce  cum  eo  ter  tantum 
de  cerusa  pulverizata  et  pone  in  olla 
ut  sit  semipiena  et  coperi  et  luta  et 
pone  ubi  decoquitur  soda,  et  ibi  stet 
tantum  sicut  soda.  Et  cum  infrigidatum 
fuerit ,  invenies  materiam  tuam,  prepa- 
rata ad  recipiendum  omnes  coUores  quos 
volueris. 

Ad  faciendum,   m^usaicum  croceum   in 
colore  auri. 

Capias  de  dieta  matheria  preparata 
et  pone  cum  ipsa  onciam  1  croci  ferri 
et  misce  cum  ea  8  libris  de  dieta  ma- 
teria preparata  et  alba,  et  stet  quous- 
que  sit  in  collore  auri.    Si  non  fuerit, 


adde   adhuc    de    dicto  crocho    ferri  et 
certe  fiet  ut  aurum. 

Si  autem  volueris  facere  musaycum 
riibenm,  pone  in  dieta  materia  alba 
onciam  1  alcucu,  1  es  ustum  in  octo 
libris  diete  materie  et  fiet  rubeum.  Si 
autem  volueris  facere  musaycum  ni- 
grum,  funde  unciam  1  (1)  Martis  et 
unciam  Jovis  et  proice  desuper  sul- 
phur  pulverizatum  et  fiet  nigrum  valde 
bonum. 

Ad  fatiendmn  musaicum  rvheum. 

Accipe  partes  3  de  dieta  materia 
alba  et  partes  1  calcis  letitie,  1  solis, 
et  partem  1  cineris  brasilii  et  partes 
tres  salis  gemme  pulverizati  et  misce 
omnia  simul  multum  bene  super  por- 
fidum  et  pone  fusioni  in  una  patella 
vitri  in  fumo  vitri  et  stet  per  4  vel  6 
horas.  Demum  extrahe  et  habebis  ru- 
beum musaicum. 


(1)  Qui,  e  accanto  al  ^tri*  della  linea  seguent*', 
sono  i  spgni  astroUgici  e  alchimistici  dei  due  pianiti 
e  metalli.  Segni  che  non  trovandcsi  più  nelle  moderne 
tlp(graflt';  si  ouimettono. 


Ad  fatiendmn  niusaicum  rosatum. 

Tolle  partes  3  de  dieta  materia  et 
partes  5  calcis  letitie,  1  solis  et  partes 
2  cineris  pencholimi,  1  es  ustum  et 
calcinatum  et  partes  3  salis  gemme  et 
pulveriza  omnia  simul  et  l'ac  ut  supra 
fecisti. 

Ad  fatiendum  niusaicum  granatum. 

Habeas  3  partes  diete  materie  et 
partem  1  calcis  solis,  1  auri  et  partem 
mediam  de  maneriaci  et  partes  1  salis 
gemine  et  fiat  ut  supra. 

Ad  fatiendmn  musaicuni  azurrum. 

Tolle  partes  3  diete  materie  et  par- 
tes 2  cum  dimidia  azurri  ultramarini 
et  partes  3  salis  gemme  et  fiet. 

Ad.  fatiendum  musaicum  viridem. 

Capias  partes  3  materie  diete  et 
partes  duas   cum   duabus    oncis    magis 


calcis  Martis  et  partes  3  salis   gemme 

ot   lìot. 

Ad  fatiendum  crisofitum ,  idest  vitrum 
rdìlornfiiiii  in  collore  ov.ri.  videlicet: 

'l'olle  de  liictii  inaleria  puries  5,  Sa- 
turni arsi  partes  x,  salis  jjremme  par- 
tes X  et  pone  omnia  insimul  in  turno 
])er  5  horas  et  fiet. 


^•%^^^'%^-%^ 


IXCIPIUNT  DIVERSI  COLLORES  QUIBIS  VA- 
SARIJ  UTUNTUR  PRO  VASORUM  PUL- 
(  KITUDINE,  PER  ORDINEM  DICENDUM. 
Ph'    PRIMO; 

A  fare  bianco  fino  de  marzachotto. 

Accipe  libre  iiij  de  stagno  cocto,  o 
stagno  calcinato,  e  libre  ij  de  marza- 
chotto e  libre  ij  de  petra  e  once  iij  de 
termgietta,  ed  è  provata  per  dipengiar 
vase. 

A  fare  biancho  el  vaso  cocto  senza  di- 
pentura,  se  tu  voi  che  lo  dicto  vaso 
sia  biancho  e  necto. 

Habeas  libre  cento  de  terragietta 
macinata  sutilmente  cum  aqua  e  cum 
libre  vinti  de  Jove  spolverizato:  e  ma- 


218  — 


Cina  tucto  insiemi,  poi  mecti  cum  aqua 
liquida  e  larà  bianche. 

A  fare  biancho  de  vetrio. 

Tolli  libre  5  de  stagno  e  libre  3  de 
petra  fucara  de  la  Mersa  e  libre  ij  de 
bono  vetrio.  E  se  lo  voi  corregiare  che 
sia  più  bello,  tolli  una  libra  meno  de 
la  dieta  petra. 

A  fare  bianco  per  mectare  azurro. 

Ahvve  libre  8  de  marzachotto  e  li- 
bre 5  de  petra  e  libre  4  de  stagno. 

A  fare  biancho  per  azurro. 

Piglia  libre  5  de  vetrio  biancho  e 
libre  3  de  petra  e  4  libre  de  stagno. 

A  fare  biancho  per  azurro. 

Tolli  libre  ij  de  marzachotto,  una 
libra  de  petra,  una  libra  e  mezo  de 
stagno. 


-  219   - 

.1  fare  biancho. 

Havvi  libre  6  de  sta{?no,  libre  3  de 
petra,  libre  4  de  marzachotto. 

A  fare  biancho  per  azurro  sutili  spia- 
mito. 

Recipe  nella  pila  libre  4  de  marza- 
cbotto,    libre    2    de    petra,  libre  3  de 

stajriK». 

.1   fare   biancho  per   dipengiare  certe 
(oUore  divisati  corno  te  pare. 

Ahvve  libre  6  de  marzachotto,  libre 
9  de  stagno,  e  libre  3  de  petra. 

A    fare    biancho    per    tnetare    azurro 
spianato. 

Tulli    libre   G  ile    .stagno  calcinatoi, 
libre  3  de  petra  e  libre    4   de    marza- 

eliortii. 


—  220  — 

A  fare  biancho. 

Piglia  libre  6  de  marzachotto,  libre 
8  de  petra  e  libre  9  de  stagno  fornito. 

A  fare  Manco  per  azurro. 

Tolli  libre  xij  de  marzacbotto  e  li- 
bre xij  de  petra ,  e  libre  xiij  de  stagno 
facto. 

A  fare  biancho  per  azurro  relevato. 

Ahvve  libre  xx  de  stagno,  libre  x 
de  marzachotto  e  libre  xij  de  petra. 

A  fare  biancho  per  azurro  relevato. 

Havve  libre  5  de  marzachotto  fino, 
libre  6  de  stagno  cum  piombo  e  libre 
4  de  petra. 

Ad  affinare  i  bianchi  duri  a  focho. 

Reccipe  libre  6  de  taso  cocto  e  once 
1  de  manghanese. 


-  221   — 


.1  fare  giallo  el  vaso. 

Tolli  solo  la  terragietta  liquida  e 
sera  zallo,  e  guarda  che  la  terra  non 
tenga  de  ramo  che  lo  farebbe  verdeg- 
giare. 

A  far  giall'i  da   rltriuro  (loniro. 

Ahvve  libre  6  de  terragietta  e  dot 
libre  de  petra  de  la  versa  (Aversa?) 
e  doi  libre  de  tufo  de  quello  de  Civi- 
teUa  (l). 

A  fare  verde  el  vaso. 

Piglia  loppe  de  le  rame  e  macinale 
subtili  e  farai  verde  bello. 

A  fare  verde  per  invetriare. 

Tolli  libre  xij  de  terragietta  e  libre 
6  de  petra  e  libre  1  e  un  oncia  de 
ramina. 

(1)  Qaale  CÌTÌtella?  In  Italia  si  contano  25  co- 
roani  o  frazioni  di  cornane  di  qoedto  nome. 


OO'i    


A  fare  verde  de  vantaggio. 

Tolli  libre  4  de  stagno,  libre  2  de 
marzacliotto,  libre  2  de  petra  e  once  4 
de  ramina. 

A  rnecter  azurro  a  perielio. 

Ahvve  libre  1  de  marzachotto,  once 
1  de  zatfirro,  once  3  de  petra,  e  se 
non  fundcisse  ,  vi  mete  uno  quarto  de 
stagno  venitiano. 

Ad  idem.  A  fare  az.iirro  per  mectare 
a  penello. 

Havve  libre  x  de  marzachotto,  libre 
doi  de  petra,  libre  1  de  azurro,  once 
1  de  smalto  e  se  non  fundesse,  mectivi 
once  1  più  de  smalto. 

Azurro  per  operare  a  perielio. 

Tolli  once  4  de  marzachotto,  once 
1  de  petra  e  tre  quarti  de  azurro. 


—    223  — 

A:i(rro  da  pene  fio. 

Capias  librai!  XII  de  marziinhotto, 
libre  4  de  petra,  libre  I  de  azuro  e 
una  oncia  de  smalto  fornito. 

A   fare  azurro    rplecato   a    modo    fìo- 
n'ììtiiìo. 

Piglia  libre  xij  de  marzacboto,  libre 
1  de  petra,  once  1  de  smalto  e  una  li- 
i>ra  de  azurro. 

Mecti  ne  la  pila  per  lo  bianco  li- 
bre 5  de  stagno  scharso,  libre  4  de 
marzachotto,  libre  ò  de  petra. 

Per  mertnre  a  pene//o. 

Avve  libre  1  de  marzachotto,  once 
1  de  azurro,  doi  o  tre  once  de  petra, 
meza  oncia  de  sai  gemmo. 


—  224  — 

A  fare  azurro  relevato  per  rnectare  a 
penello. 

Tolli  libre  7  de  marzachotto,  once 
18  de  petra ,  once  6  de  azurro,  once  3 
de  smalto  azurrino. 

A  fare  azurro  violato. 

Avve  libre  4  de  marzachotto,  libre  1 
de  petra,  libre  1  de  azurro,  once  1  de 
manghanese;  e  se  non  fusse  tanto  vio- 
lato, metivi  meza  oncia  più  de  man- 
ganese. 

A  fare  colloide  de  azurrino  bono. 

Havve  18  once  de  ahetta,  once  12 
de  petra,  once  1  di  azurro  fino. 

A  fare  azurro  suhtili  spianato. 

Tolli  once  18  de  stagno,  once  6  de 
azurro  e  sei  once  de  marzachotto. 


—  225  — 

.1       COCttirC,       'i/r\-/        i;//r/,i/l)'/\     attillilo      O 

piombo. 

Pif^lia  libre  C  de  piombo  e  libre  25 
de  staj^^no  e  medilo  in  Ibrnello  de  re- 
verberationo. 

Tcrrn  per  ('ociarr  vasi  rodi. 

Tolli  lil>re  2  de  terra  secelia  lavo- 
i-ata  e  libre  3  de  peira  macinata  pro- 
vata. 

A  fare  collore  da  cUpengiar  vasp,  come 
vose  damasco  o  de  ìnayollica. 

Ahvve  once  2  de  petra  focara ,  once 
1  de  piombo,  once  2  de  crocho  de  Mar- 
te, idest  crocho  de  ferro;  e  vole  foco 
temperato  ;  e  once  3  de  marzachotto 
ben  purgato. 

A   fnrP  nztirro  da  jii-iìcfìo. 

Tolli  libre  xij  do  marzachouo,  li- 
bre 1  de  azurro,  lilire  doi  de  petra  e 
lUKJ  quarto  de  smalto  vermifi^lio. 


—  226  — 

A  fare  zallo  bello  per  minij  o  altro. 

Recipe  doi  anconitani  de  fino  ariento 
e  medili  in  uno  crugiolo  e  mettili  a 
fondare  e  fa  fuoco  a  vento.  Poi,  comò 
sono  fusi ,  metice  solfaro  giallo  ben  pi- 
ste, e  mista  bene  insieme  ;  e  quando  è 
brusciato  el  dicto  solfaro,  aragiongivini 
più ,  e  cusi  fa  tanto  che  el  dicto  ariento 
sia  ben  corupto.  Poi  cava  la  matheria 
del  crugiolo  e  gietala  in  canale  de  fer- 
ro; e  quando  è  fredda  e  tu  la  pista, 
poi  la  macina  in  su  lo  porfido.  Se  non 
se  macinasse  bene,  ciò  è  che  non  fusse 
tanto  brusciata,  iterum  lo  ritorna  al 
foco  in  lo  dicto  modo,  e  tanto  fa  così 
che  tu  lo  possi  macinare  subtilissima- 
mente.  Poi  che  è  ben  macinato  la  dieta 
materia  cum  1' aqua  chiara,  folli  ocria 
francese  e  pistala  e  polla  in  su  una  pa- 
lecta  de  ferro  e  fa  che  sia  tanta  che 
arivi  a  tre  once  e  sei  donai ,  o  vero 
denarati,  o  derate  de  sale  communo  arso, 
e  mista  insiemi  e  scalda  la  dieta  terra 
in  suso  lo  ferro  cum  lo  sale  arso  per 
infino  a  tanto  che  tome  rossa.   Poi  la 


—   227  — 


macina  cum  lo  dicto  arienlo  in  una 
piastra  de  octone,  o  voi  in  uno  bacili 
piano  de  olone ,  cum  Y  aqua  chiara 
quanto  più  subtili  poi.  Lassa  siucare,  e 
quando  lu  voi  adoperare,  distenipralo 
cum  aqua  gomata  e  adoprala  dovi  te 
piace  e  haverai  bello  giallo  per  dipen- 
giare  e  fiorire  in  nero,  bianco,  azurro, 
e  in  verde,  e  doi  voi,  altrove. 

A  fare  aqua  da  disolcare  perle  ecc. 

Recipe  sale  armoniaco  libre  doi  et 
distillalo  per  lambicum  et  reduc  in  a- 
quam  et  eam  serva  in  ampullam  tura- 
tam  et  pone  in  dieta  aqua  perlas  et 
convertuntur  in  aquam  etc.  Hec  est 
aqua  disolutionis  margaritarum  etc. 

.1  l'ili'    p'*rf'^  luitìirnli  o  quasi. 

Recipe  perle  e  pistali  subtilmente , 
poi  le  pone  in  la  sopradicta  aqua  a  di- 
solverle et  pone  a  zelare  la  dieta  aqua 
cum  le  perle  solute  in  la  cenere  calda. 
E  quando  l'aqua  è  quasi  andata  via  e 
le  perle  remangano  nel  fondo  del  vaso, 


—  228  — 

et  tu  lo  cava  fora  et  ponli  in  albumi 
d'ovo  ben  dibatuta  conio  per  cinabrio, 
et  intridi  le  diete  perle  cum  la  dieta 
chiara  ad  modo  de  pasta  bene  incorpo- 
rata; et  habi  le  forme  et  fanne  perle 
et  lassale  secchare  et  falli  forare  et 
poi  le  pone  a  bollire  in  olio  de  seme 
de  lino  et  poi  le  toglie  et  caciaie  in  lo 
gozo  ad  uno  picioni  per  5  bore  et  rin- 
chiudi el  picione  in  loco  che  lo  possee 
bavere  et  poi  cavali  et  stropiciali  in  lo 
remolo  et  poi  in  lo  panno  de  lino.  Et 
in  loco  de  le  perle,  anco  se  ce  pone 
la  matre  perle  è  bona ,  et  farai  perle 
belle  etc. 

Item,  le  forme  de  fare  diete  perle 
veglino  essere  d'argento  Ano  et  dorate 
ad  modo  de  quelle  de  ciaravotana,  ma 
piccolini.  Et  anco  ce  sono  multi  che  le 
fanno  forate  ació  possine  poi  mectare 
una  seta  de  porco  per  mezo  el  bucio, 
a  ciò  siano  piti  facili  a  forare,  etc. 

A  fare  stiicho   pei'  fare   coralli   can- 
tra facti. 

Recipe  corno  bianco  de  bo  e  rom- 
pilo et  mectilo  a  mollo  in   ranno  forti 


—  229  — 

por  spatio  (le  XV  di,  \m  lo  fa  bollire 
al  foco  tanto  che  torni  molle  ad  modo 
de  colla  et  per  modo  che  se  colarà  cum 
panno  de  lino  o  stiimejrna.  Et  collato 
che  sera,  tolli  cinabrio  subtilissimo  et 
ben  macinato  de  vantajrio  et  incorpora 
cum  la  dieta  colatura  ad  modo  de  pa- 
sta et  fauni  paternostri  cum  le  forme, 
corno  le  perle  de  sopra ,  et  poi  li  fa 
bollire  in  olio  de  semi  de  lino  et  las- 
sale seccare.  Et  se  tu  radesti  el  corno 
sopradicto  cum  uno  vetrio,  et  poi  lo 
meetesti  a  molle  in  lo  modo  sopradicto, 
et  moUifìcarasse  in  modo  che  lo  colarai 
più  facilmente,  et  fa  comò  de  sopra  et 
haverai  coralli  contrafacti  et  belli  etc. 

A  fare  collore  d'oro  per  pegnare  vose 
de  terra,  prima  vitriati. 

Recipe  argento  puro  calcinato  et 
abrusciato  cum  alume  de  arsenico,  sol- 
phoro,  parte  tre  de  calcina,  gusce  de 
ova  parte  una,  tucta  cum  chiara  d'ova. 
Mestica  cum  sugo  de  cilidonia  e  distem- 
pera cum  gomarablco  et  pigne  li  vase 
inante  che  se  cocano. 


Incipit  distintio  opctavi  cap.  de  tin- 
tis  ad  tixgendum  pannum ,  setam 
et  pellem  ix  camussium  et  multa 

ALIA.  Et  DE  CAMUSIJS  FIENDIS  PER 
MULTOS  ET  DIVERSOS  MODOS.  Et  PRIMO 
AD    TINGEXDUM    CAMUSSIUM. 

A  tegnare  caprecte  in  verzino. 

Reccipe  li  caprecte  e  lavali  e  pre- 
mili bene  cum  le  mane,  tanto  che  sia 
bastevole.  Poi  tolli  once  nove  de  ver- 
zino ben  pisto  et  metilo  in  vintiquattro 
bocali  d' aqua  comuna  e  1  bocali  d'aqua 
de  calcina  viva:  la  quale  calcina  se 
vole  spengiare  cum  uno  poco  de  liscia 
de  cenerà  de  vite,  cioè  mezo  bichiere 
de  quella  liscia;  e  quando  lo  vede  che 
conienza  a  lumare,  e  tu  ce  mecti  tre 
bocali  d' aqua   de  calcina  e   mecti   nel 


—  232  - 

dicto  verzino  e  lassa  bulire  tanto  che 
manche  el  terzo.  Poi  lo  cola  e  tolli  li 
caprecte  e  stendili  tucti,  uno  sopra  al 
altro;  poi  tolli  once  quatro  de  alumi 
de  rodio  cum  quatro  bocali  d' aqua  e 
metti  lo  alumi  a  disfare  in  dieta  aqua 
al  foco ,  e  corno  l' aqua  è  diminuita 
tanto  che  sia  tepida ,  e  tu  ne  dà  de 
questa  aqua  a  le  pelle  cum  uno  penello 
da  tucti  doi  li  late  de  la  pelle,  una 
volta ,  ligiermente.  Poi  le  pone  a  sciu- 
gare  a  1'  ombra  tanto  che  se  scingano 
per  mità;  poi  tolli  el  dicto  verzino  e 
fallo  bulire  per  uno  quarto  de  bora, 
poi  lo  leva  dal  foco  e  tolli  once  1  de 
fingreco  e  once  1  de  semi  de  lino  pi- 
sto  bene  insiemi  e  metilo  in  nel  aqua 
del  verzino,  e  lassa  refredare  che  ven- 
gna  tepida ,  poi  ne  dà  a  le  pelle  doi  o 
tre  volte  per  pelle  e  omne  volta  le 
lassa  sciugare  che  siano  pastose  a  la 
mano  e  non  siano  sedie  in  tucto.  Poi 
le  mecte  a  la  storta  e  a  la  stroppa.  E 
se  più  le  voi  piene  de  collore,  quanto 
più  li  darai  la  tinta,,  tanto  veranno  più 
cupi  e  mectile  a  sciugare  al  vento  o 
al  aiere  dove  non   habiano  sole  e  me- 


—  233  — 

c'tilt*  a  La  stroppa  e  fallo  morbide,  E 
anche  chi  volesse  più  pieno  collore, 
tolli  uno  torlo  d'  ovo  e  mectilo  in  que- 
sta a<iua  de  verzino  e  stempera  insiemi 
e  mectilo  per  maestra  in  nella  tenta  e 
V iranno  beletissime. 

A  tegnare  caprecte  in  vermiglw. 

Tolli  pelle  de  caprette  alumate  e 
lavale  bene,  tanto  che  n'  escha  lo  ala- 
mi, e  per  omne  dosina  de  pelle  tolli 
X  once  de  verzino  pisto  o  raspato  cum 
raspa  e  pollo  al  fuoco  cum  quella  aqua 
che  te  pare  che  sia  bastevile  per  le 
pelle.  Ma  il  consueto  è  questo,  che  per 
omne  oncia  de  verzino  vole  tre  bocali 
d'  acqua  :  e  lassalo  tanto  bulire  che  el 
verzino  diventi  quasi  negro.  Ahlofa  le- 
valo dal  foco  e  lassalo  posare  per  una 
nocte  e  la  matina  aparerà  uno  certo 
panno,  e  quello  levalo  via  ligiermente 
perchè  faria  macinare  la  pelle.  Poi  tolli 
ima  catinella  e  motivi  una  parte  de 
questa  tinta  e  metila  da  parte;  poi  tolli 
r  altra  mità  e  metivi  dentro  a  bagnare 
lo  pelle   a    una   a    una  :  poi    le    concia 


—   234  — 

bene  cum  mano ,  cioè  remmanale  e 
spremile  bene  cum  le  mano,  poi  le 
cava  fora  e  medile  in  su  una  corda  a 
sciuttare  a  l'ombria,  senza  vento  e  sole, 
e  quando  scranno  apresso  che  scinte, 
e  tu  le  rimecte  in  questa  medesima 
aqua ,  o  'in  tinta ,  a  una  a  una ,  comò 
prima,  e  cavale  legiermente  e  non  le 
torcere,  e  polle  a  sciugara  al  modo  de 
sopra:  e  quando  sono  apresso  che  scin- 
te, tu  le  rimena  per  mano  molto  bene. 
E  per  sua  maestra,  tolli  doi  once  de 
alumi  de  leccia  e  metila  in  una  pignata 
vitriata  e  fallo  tanto  bulire  che  calli 
per  metà,  o  più.  Poi  tolli  de  questa 
aqua  per  sua  maestra  e  poi  quella  pri- 
ma intenta  che  reserbasti  e  mistace 
uno  poco  de  quella  aqua  maestra  e  mi- 
scola  bene  insiemi  e  fanni  el  saggio 
in  su  le  mano.  Se  tu  vede  che  non 
agia  asai  collore  e  tu  vi  ne  gionge  uno 
poco  più ,  e  guarda  non  vi  ne  mectisse 
troppo  perchè  te  darla  la  tinta  troppo 
cupa.  E  quando  la  tinta  sera  tepida, 
vieni  bagnando  le  pelle  cum  una  spo- 
gna  da  tucti  doi  li  cante:  poi  le  pone 
così  sgociolante  in  su  una  corda  a  sciu- 


^are  senza  vento  e  senza  sole,  perchè 
le  faria  incrudire  troppo.  E  quando 
sonno  apresso  che  sciutte,  e  tu  le  stende 
bene  cum  le  mano  e  cum  la  stroppa, 
tanto  che  siano  ben  morbide.  E  questa 
è  la  migliore  pratica  e  maestra  che  se 
facia  per  tegnare. 

A  tegnare  montone  in  vermiglio  da  lo 
lato  de  la  canie,  per  fare  scajye. 

Avve  le  pelle  e  lavale  e  storcile  e 
rimenale  molto  bene  a  tre  o  quatro  a- 
que  ;  poi  toreele  molto  bene  a  la  stroppa 
a  ciò  n'esca  quella  aqua  bene.  Poi 
babbi  uno  cavalecto  e  distendile  molto 
bene  cum  una  costa  d"  asino ,  non  che 
taglie,  e  spremile  bene;  poi  le  stende 
in  una  corda  e  lassale  sciugare  uno 
poco,  poi  li  dà  la  stroppa  e  poi  le  di- 
stende in  la  funa  e  lassale  sciugare. 
E  poi  che  è  sciutte,  e  tu  li  dà  la 
stroppa  0  la  steccha ,  tante  volte  che 
sia  bene  sciucta,  a  ciò  la  tenta  no'n 
passa  la  pelle.  E  per  omne  dozina  de 
pelle  de  montone,  toUi  nove  once  de 
virzino  ben  trito  e  metilo  al  foco  cum 


—  236  — 


doi  metadelle  d' aqua  per  oncia  de  ver- 
zino e  fallo  tanto  bolire  che  advenga 
per  mità.  Poi  lo  pone  in  uno  vaso  de 
terra  vitriata  e  coprilo  bene  che  non 
sfiate,  poi  lo  cola  e  rimecte  la  feccia 
che  rimane  al  foco  cum  dece  metadelle 
d'  aqua  e  fa  bullire  tanto  che  mancha 
più  che  la  mittà.  Poi  comenza  a  tim- 
giare  queste  pelle  cum  questa  ultima 
aqua  de  fecie  e  dalini  due  mano  de 
questa  ultima  aqua  e  rimista  le  fecie 
e,  da  una  volta  e  l'altra,  lassale  sciu- 
tare,  e  la  terza  volta  tu  li  dà  la  stroppa 
e  aprele  bene.  Poi  che  sonno  ben  aper- 
te, e  tu  li  dà  el  primo  collore  questa 
terza  volta  e  dalglini  doi  mane,  e  quando 
sono  apresso  che  scinte,  stropale  ligier- 
mente  cum  mano/Poi,  la  quarta  volta, 
tu  vi  ni  mecte  per  dozina  una  meta- 
delia  e  uno  terzarulo  de  ranno  in  lo 
collore  per  sua  maestra,  e  alcuno  ce 
metti ,  per  far  più  lustrenti  e  più  pieno 
el  colore,  doi  torli  d'ova;  e  quando 
sono  scine  te,  e  tu  le  tengne  cum  que- 
sta tenta  che  hai  dato  lì  dentro  la 
maestra.  E  quando  sonno  scinte,  e  tu 
le  stroppa  ligiermente  e  sono  fatte. 


-  237  — 

.1  teynare   montoni   in   vermilglio  dal 
canto  del  pelo  per  fare  scarpe. 

Abbi  le  pelle  ben  lavati  e  divolte 
(la  la  calcina.  Poi  tolli  once  (juatro  de 
galla  ben  pista  e  l'alia  Umto  bolire  che 
arentre  per  terzo.  Poi  la  lassa  devenire 
tepida  e  in  questa  aqua  g'allata  niecti 
le  i)elle  e  storcile  bene,  poi  ce  la  lassa 
stare  per  una  nocte  e  poi  le  tira  Cuora 
e  polle  a  seiutare,  e  quando  sonno  a- 
presso  che  scinte  e  tu  le  stroppa  e 
stecchale.  Poi  tolli  una  oncia  d'  al  unii 
de  rodio  per  pelle  e  fallo  bulire  in  uno 
padelocto  cum  una  bocalecta  d'  aqua  : 
poi  mecti  le  pelle  a  mollo  in  questa 
aqua  aluinata  e  spremile  e  storcile  bene 
si  che  n'esca  via  (jnella  a([ua  molto 
bene.  E  poi  tolli  de  la  calcina  in  petra, 
che  non  sia  disciolta,  e  metila  in  una 
catinella  e  metive  tanta  a<iua  che  so- 
pravance uno  deto  e  mista  bene  che  se 
disolva  tucta  de  vantagio,  poi  lassala 
riposare.  E  comò  è  ben  riposata  per 
una  nocte,  e  tu  li  leva  via  uno  certo 
solo  o  panno  che  la  calcma  produrà  di 


—  238  — 

sopra  a  l'aqua,  poi  tolli  doi  bocali 
d' aqna  fresca  e  mectila  in  uno  pade- 
lecto.  E  quando  bolli  e  tu  vi  pone  den- 
tro doi  onci  de  verzino  ben  pisto  e 
fallo  bollire  tanto  che  manchi  la  mitade 
e  mectivi  uno  poco  de  gommarabico 
pisto  e  levalo  dal  foco;  e  corno  è  te- 
pido, e  tu  tolli  le  pelle  e  coscile  de  in- 
torno intorno  per  modo  che  lo  lato  de 
la  carne  vegna  di  fora,  e  lassa  el  collo 
scoscito  e  per  quello  collo  scuscito  vi 
metti  la  intenta  e  manegiala  e  rime- 
nala molto  bene  de  vantagio  in  qua  e 
in  là  cum  la  intenta  4  o  6  volte,  tanto 
che  la  intenta  agiungha  per  tutte  le 
pelle.  E  se  tu  vollesci  lo  collore  più 
pieno,  metivi  per  sua  maestra,  la  de- 
rieta  volta,  uno  torlo  d' ovo  ben  sbatuto 
e  metilo  in  la  dieta  intenta  a  poco^'a 
pocho,  tanto  che  te  paia  che  sia  pieno  ; 
poi  lo  mecte  in  la  pelle  e  dalli  bene 
de  intorno  de  là  e  di  qua,  remenando 
la  dieta  pelle.  Poi  che  sono  tente  e  tu 
le  liscia  in  uno  banco  polito  cum  lo 
vetrio  e  sono  facte. 


—  239  - 

A  tangere  pelle  de  socnffo  i,>  rcrt/iiglio. 
Itone  e  belle. 

Havvi  le  sellini  e  lavale  bene  cum 
r  aequa  chiara  e  lassale  succare.  Poi 
tolli  once  3  de  alami  de  rodio  per  ce- 
scuna  scliina  e  fallo  bollire;  e  quando 
è  tepido,  che  sia  ben  disfacto,  danni  doi 
0  tre  mane  per  sehina.  Poi  tolli  per 
omne  schina  libre  1  de  galla  ben  pista 
e  medila  a  bolire  un  poco  e  lassala 
refredare  tanto  che  tu  ce  posse  patere 
la  mano.  Poi  mecti  questa  aqua  gallata 
in  una  bigoncia  e  menerai  la  schina 
molto  bene  per  quella  aqua  e  lassala 
stare  cusd  un  di  e  una  nocte  che  se 
molla  bene.  Poi  la  pone  a  sciucare  e 
insinentre  che  se  sciuca  e  tu  le  palme- 
già  a  ciò  diventano  morbide.  E  quando 
è  ben  sciuta,  tolli  once  3  de  verzino 
per  cescuna  sehina,  ben  pisto,  e  per 
omne  oncia  de  verzino  metivi  doi  bo- 
cali  d'a^iua,  e  poi  ce  medi  doi  bichiere 
de  aqua  de  alumi  de  fecia  e  polla  in 
lo  verzino  quando  è  cocto,  poi  ce  mecti 
meza  oncia  de   gomarabico.  Poi   mecti 


—  240  — 

questa  tinta  in  uno  vaso  de  veti'io  nelo 
quanto  poi ,  poi  tolli  quello  ibndaecio 
de  verzino  e  mectiee  dentro  3  bichiere 
d' aqua  e  fallo  bollire  tanto  che  manchi 
la  niitade  e  cum  questa  aqua  del  fon- 
daccio comencia  a  tegnare  in  su  la 
schina  cum  uno  penello,  o  vero  una 
spogna,  e  fa  che  la  tenta  sia  tepida  e 
cusì  vi  ni  dà  tante  volte  che  sia  asai, 
,  e  non  ce  mectare  troppo  alumi  de  fecia, 
che  è  sua  maestra,  a  ciò  non  havesse 
troppo  collore.  E  quando  tu  li  darai  la 
tinta,  lassa  sciugare  per  omne  volta, 
e  quando  è  facta  e  tu  la  mena  cum 
mano  e  poi  cum  la  stecca-,  dal  canto 
de  la  carne,  che  divienta  vorbida  ed  è 
facto. 

A  teynare  in  vi^rmiglio. 

Tolli  meza  libra  de  sandoli  é  meza 
libra  de  robbia  e  fa  bulire  insiemi  cum 
aqua  comuna  per  intìno  divengha  più 
che  la  mità.  Poi  ce  mecti  meza  foglieta 
de  ranno  de  capo  per  sua  maestra.  E, 
più  pino  lo  colore,  mectiee  una  zupa 
de  calcina  viva  e  fa  bullire   tanto  che 


—  211   — 

arentre  por  tertio,  poi  nutrica  lo  pelle 
]»tM'  teiriiaiv  (^oino  in  le  altre  recepte. 

A  tognari'  in  verzino  bcllitissimo. 

A>)bi  libre  1  de  verzino  columbi  no 
ben  trito  e  metilo  a  molle  in  aqua 
chiara  per  spatio  de  doi  di ,  poi  lo  me- 
cte  in  uno  caldaro  de  3  o  4  bocali  a 
bullire,  tanto  che  calli  per  terzo.  Poi 
ce  medi  doi  once  de  calcina  viva  e  3 
once  de  alumi  de  rodio,  e  se  el  collore 
fusse  chiaro,  mectice  doi  once  de  fino 
greco:  e  se  lo  volesti  più  pieno,  mectice 
una  fogliecta  de  ranno  bollo  e  sera  bono 
collore. 

A  legnare  la  pelle  in  collore  de  pavo- 
tiazo  bellitissima  e  bene. 

Prima  tolli  la  pelle  concia  in  ca- 
moscio e  bagnala  doi  o  3  volte  in  l' a- 
qua  chiara  e  remenala  e  storciala.  Poi 
tolli  doi  once  de  alumi  de  rocho  e  me- 
ctilo  in  doi  bocali  d' aqua  comuna  e 
falli  levare  el  bolore.  Poi  la  lassa  fre- 
dare.  Poi  tolli  la  dieta  pelle  e  bjignala 


242  

in  la  dieta  aqua  alumata  e  lavala  e 
storcila  bene  ;  poi  la  pone  a  sciucare  a 
l'ombra,  poi  tolti  doi  once  de  verzino 
ben  pisto  e  metile  in  uno  caldaro  cum 
3  bocali  d'aqua  e  fallo  tanto  bollire 
che  arentre  per  terzo;  e  poi  tolli  la 
dieta  pelle  ben  scinta  e  stendila  bene. 
Poi  tolli  el  verzino  che  sia  tepido  e 
dallo  sopra  a  la  dieta  pelle,  soctile,  cum 
uno  penello  o  spogna,  e  metila  a  sciu- 
pare a  r  ombra  e  senza  vento.  Poi  che 
è  scinta ,  dalli  doi  altre  mane  de  lo  di- 
ete verzino,  e  sempre,  da  una  mano  a 
l'altra,  lassa  seiutare.  E  de  poi  tolli 
una  zuppa  de  calcina  viva  e  metila  in 
una  peza  de  panno  de  lino  e  legala 
bene  ;  poi  tolli  la  dieta  peza  e  bagnala 
in  quello  verzino  che  te  rimase,  e  comò 
tu  la  bagni,  cusì  la  vieni  spremendo 
in  lo  dicto  verzino  quello  che  ce  n'  u- 
scirà.  Poi  tolli  la  pelle  e  daraili  una 
altra  mano  e  lassa  sciugare  e  sarà  pa- 
vonaza  e  bella.  E  se  tu  volesci  tegnare 
più  che  una  pelle ,  tolli  per  omne  pelle 
doi  once  de  alumi  e  doi  once  de  ver- 
zino e  tanta  aqua  quanto  fu  dicto  sopra, 
e  fallo  tanto  bulire. 


Huv\i  radice  de  nerba  spagnola, 
alias  dieta  sanguinarella ,  che  li  fan- 
ciulli se  la  mectano  al  naso,  o  vero  a 
la  lingua,  per  fare  uscire  el  sangue.  Poi 
tolli  una  mectadella  de  aceto  forte  de 
vino  bianco  e  melivi  dentro  de  questa 
radice  pista  bene,  e  fa  tanto  bullire  che 
manchi  la  mità.  Poi  mecti  questa  tinta 
in  una  catinella  e,  quanto  è  tepida,  ver- 
rai tingendo  le  pelle  e  dalini  tante 
mane  che  habia  bona  tinta,  e  de  questa 
radice  fanne  polvere  perché  è  bona  tu- 
cto  r  anno  per  tegnare.  Poi  che  le  pelle 
sonno  scinte,  menale  per  le  mano  a 
ciò  diventano  morbide. 

.1  tcngnfire  oaprt'fio  in  verde. 

Tolli  de  quelli  grani  o  acini  clie  fa 
questa  herba,  o  arboi'e,  che  se  chiama 
olivella  e  alcuno  la  domanda  fìoria,  e 
chi  la  chiama  oriola,  che  fa  la  folglia 
conio  r  orbaclio  e  fa  la  folglia  in  cruce 
in  su  la  rama,  e  in  capo  ce  fa  parechi 


-  244  - 

grani  corno  pepere  nigri  e  sonno  corno 
acini,  o  pipere,  de  hellola  e  sonno  ma- 
ture nel  mese  de  setempre.  Colglie  de 
li  dicli  granelli  once  1  per  pelle,  poi 
tolli  parechi  ramictini  de  fico,  tenere, 
et  talgliali  in  frustri  menuti,  poi  di- 
stempera cum  doi  scudelle  d'aqua  la 
dieta  olivella  e  bene  sbactuti  insiemi , 
e  poi  pone  a  bullire  dieta  aqua  per  imo 
quarto  d'  hora ,  poi  la  pone  a  fredare 
tanto  che  diventi  tepida.  E  nante  che 
tu  faci  bulire ,  metice  dentro  uno  bi- 
chiere  d'aceto  forte,  e  comò  sera  divi- 
nuta  tepida  e  tu  dà  de  questa  intinta 
a  le  pelle  doi  o  tre  mane,  tanto  che 
sia  ben  tenta.  E  se  le  voi  più  cupi, 
mectivi  più  de  quelli  granelli  e  vira 
verde  chiaro  e  bello. 

A  tegnare  pelle  in  verde. 

Accipe  semina  spini  cervini  matura 
et  miete  in  caldano  et  tantumdem  for- 
tis  aceti,  scilicet  quantum  est  pondus 
semina  predictorum,  et  fac  ut  buliat 
pariter.  Demum  cola  cum  peza  alba 
lini  panni  et  eum  pone  in  vitriato  vase. 


—  ur,  — 

Va  cum  vis  oporaiv,  accise  lu'llas  et  da 
super  eas  collorem  illum  cum  penello 
et  veniet  virides  et  potes  servare  di- 
ctum  collorem,  sive  intintam,  per  to- 
tum  annum  bene  clausa. 

A  tegnare  la  pelle  in  verde. 

Tolli  del  pero  citrino  quando  sonno 
mature  e  tranni  el  sugo.  Poi  tolli  vino 
bianco,  bono  e  grande,  e  metilo  in  quello 
sugo,  cioè  per  omne  pectito  de  sugo 
dot  de  vino,  e  fa  bullire  insiemi  tanto 
che  calli  per  mitade.  Poi  tolli  uno  pè 
de  lepore,  o  uno  penello,  o  uno  poco 
de  spogna,  e  bagna  in  quello  sugo  e 
tegne  le  pelle  una  volta  o  doi  secondo 
che  te  pare  che  habia  vivo  collore.  Per 
omne  volta  vole  essere  scinta  senza  sole 
e  senza  vento, 

A  fare  tenta  verde  da  tegnare  panno, 
o  refe,  o  seta. 

Recipe  alumi  de  rocho  e  metilo  a 
struggiare  in  una  caldara,  e  fallo  bul- 

lii'O   tfiììto  r-lie  «^  flo^tniLn;»    1i<mi»' :    poi 


lo  leva  da  lo  foco  e  lassalo  refredare 
tanto  che  tu  vi  possci  patere  la  mano. 
Poi  ce  mecti  dentro  lo  panno,  o  seta, 
0  refe,  e  lassalo  stare  per  uno  di  e  una 
nocte,  poi  lo  tira  fora  e  lassalo  bene 
sciucare.  Poi  tolli  uno  poco  de  verde 
ramo  e  fallo  bullire  in  la  dieta  aqua 
e  poi  la  leva  via ,  e  quando  l' aqua  sera 
diventata  tepida  e  tu  vi  mecti  lo  panno 
e  manegialo  bene  cum  mano  e  pollo  a 
sciucare.  E  se  tu  li  darai  uno  altro  ba- 
gno cum  uno  poco  d'  alumi  de  rodio , 
vira  cum  più  vivo  collore.  E  se  più 
cupo  lo  volesci,  mectivi  più  verde  ramo. 

A  tegnare  pelle  azurre. 

Summe  prò  qualibet  pelle  onc.  1  de 
indico  et  eum  bene  macina  cum  forti 
aceto,  et  prò  qualibet  onc.  indici  unam 
foglietam  aceti,  et  infunde  penellum  aut 
leporis  pedem  et  da  super  pellas.  De- 
mum  sica  eas  sine  sole,  deinde  desuper 
alteram  vicem  dicta,m  tintam  et  per- 
mite  sicari  et  erunt  pulcherrime.  Et  si 
facies  bulire  aliquantulum  dictum  ace- 
tum  cum  dicto  indico,  venient  tibi  mul- 
tum  magis  dare  et  collori  s  piene. 


—  U7  - 

A  teynare  la  pelle  in  nero. 

ToUi  la  pelle  concia  in  scotano  e 
radila  bene  dal  canto  de  la  carne.  Poi 
tolli  una  piimice  e  puniiciala  bene,  jk)ì 
toUi  chiare  d'ova  e  dalli  dal  canto  che 
tu  hai  puniiciato  e  lo  lassa  sciugare; 
poi  babbi  lo  nero  fino  e  dallo  cum  lo 
penello  sopra  a  la  dieta  chiara  d'ova 
che  desti  sovra  a  la  pelle,  e  polla  a 
sciugare.  Poi  babbi  la  maestra  incorpo- 
rata cuna  r  olio  e  dàlia  sopra  a  lo  nero 
cum  lo  penello  e  polla  a  sciugare  a 
l'ombria.  Poi  la  rompe  a  la  torta,  poi 
la  rompe  a  la  stecca  e  sera  morbida 
comò  seta  e  la  sua  maestra  sci  è  aqua 
de  calcina  viva  mista  cum  olio  com- 
muno. 

A  fare  tenta  nera  per  tegnare  pelle, 
cioè  tenta  da  calzolare  fina,  senza 
ferro. 

Ahvve  uno  caldaro  d'aqua  de  sco- 
tano frugata  e  falla  tanto  bullire  che 
calli  quatro  deta.  Poi  ce  mecti  de  lo 
lozo  de  rota  e  bolla  tanto  che  calli  doi 


—   248   — 

deta;  e  quando  sera  freda,  cum  questa 
aqua  tu  porai  tegnare  la  pelle  e  omne 
bora  sera  più  fina  tenta. 

A  tegnare  capreeti  in  nero  fini  e  belli. 

Tolli  le  pelle  e  lavale  molto  bene 
a  3  o  4  aque ,  poi  torcele  e  spremile 
bene  a  la  stecca  o  a  la  stroppa,  tanto 
che  n'  esca  bene  quella  aqua ,  poi  le 
stende  in  suso  una  corda  a  sciugare.  E 
per  una  dozina  de  pelle  de  caprette 
tolli  once  doi  de  verzino  trito  e  fallo 
bollire  tanto  che  manche  per  mità,  poi 
lo  leva  dal  foco  e  quando  sera  tepido 
e  tu  li  comencia  a  dare  el  collore  e 
premili  bene  cum  le  mano  e,  da  l' una 
volta  e  l'altra,  lassale  uno  poco  sciugare 
e  cosci  fa  3  o  4  volte;  poi  la  quarta 
volta  pone  in  nella  tinta  che  hai  tinti 
li  capretti,  uno  poco  d' aqua  de  calcina 
viva,  che  sia  ben  chiara,  e  questa  è 
la  sua  maestra  e  tinge  la  quarta  volta 
e  polli  a  sciugare.  E  quando  sono  apresso 
che  sdutte  e  tu  li  dà  la  stroppa  tanto 
che  sieno  sciutte  e  poi  tolli  un  poco 
d'olio  cum    una    spegna   e  dallo    a   li 


capretto  quanto  ne  ponno  portare.  Poi 
li  dà  la  stroppa  a  ciò  l'olio  penetra 
bene  le  pelle.  Facto  questo,  e  tu  rein- 
goluppa  onine  pelle  da  per  sé  corno 
uno  pane  e  lassa  stare  cusi  per  una 
nocte  :  poi  dà  la  stroppa  de  novo  e  di- 
stendile a  l'ombra  e  sonno  facte.  E  sappi 
che  quanto  più  le  remorbidarai  cum  le 
mano,  tanto  piti  scranno  morbidi  e  cusi 
con  la  stroppa. 

A   tegtiare  montonf  n  f-aprpttp  in  iipro, 
belli  e  boni. 

Piglia  la  pelle  de  capreto  e  de  mon- 
tone e  lavala  e  storcila  tanto  che  n'e- 
sca r  ac^ua  chiara.  Poi  tolli  galla  ben 
pista,  che  tu  senti  a  la  bocha  che  sia 
forte,  e  metila  in  uno  pignato  e  lassa 
bullire.  Poi  lassa  fredare  che  divente 
tepida,  poi  tolli  la  pelle  e  gallala  bene, 
eh'  ella  sia  bene  gallata ,  poi  lavala  bene 
cum  l'aqua  fresca  e  torcila  bene  che 
n'  esca  quella  aqua.  Poi  tolli  tenta  da 
calzolare,  cioè  lagri mento  (l),  e  mecti 

11)  0  l'  agrimtnio  dal  frane,  agre'ménti  Vedano 
dotti  in  calzultTÌa 


—   250  — 

la  pelle  in  la  sopradita  tenia  e  lassala 
mollare  per  spailo  de  4  bore,  poi  la 
lava  molto  bene,  tanto  che  n'esca  l'a- 
qua  necta  e  chiara.  Poi  tolli  liscia  e 
uno  poco  d'  olio  e  bagna  la  sopradita 
pelle  e  vira  morbida  ad  modo  d'  una 
seta. 

Modo  de  conciare  pelle  cum  lo  pelo  e 
senza  pelo,  ciò  è  pelle  de  cerco,  o 
de  lupo,  0  de  tasso,  o  de  lotrie,  o 
de  capretti,  o  de  capra,  o  d'altri 
aniniali;  ed  è  concia  prohata. 

Recipe  pelle  scorticate  a  stagione. 
Non  sieno  de  bestie  che  habiano  insa- 
nità e  sieno  secche  senza  sole  o  vero 
alquanto  insalate,  e  metile  in  una  tina 
d' aqua  e  lassale  stare  li  dentro  per  spa- 
tio de  5  dì  naturali  a  ciò  lo  carnacio 
sia  ben  macero;  e  in  fra  questi  5  dì  re- 
nova r  aqua  doi  o  tre  volte  a  le  diete 
pelle  per  la  puza  che  fanno.  Poi  le 
cava  fora  e  lassale  scolare,  e  scolate 
che  sonno,  pune  l'una  sopra  a  l'altra 
in  el  banco  da  scarnare  (pelo  cum  car- 
ne, intende  bene).  Poi  excarna  le  diete 


pelle  conio  le  [kh-v  e  [»oik-  cioci  runa 
sopra  a  l' altra  a  ciò  non  te  ven^^ano 
guaste  cum  lo  cortello:  e  scarnate  che 
sono,  levale  dal  banco  e  lassale  scolare 
bene.  Poi  toUi  uno  barile  d'aqua  e  falla 
bulire  e  in  questa  aqua  pone  libre  4 
de  sale  ;  e  corno  el  sale  é  disfacto  bene, 
e  tu  la  lassa  reft'edare  tanto  che  di- 
venta tepida;  e  in  questa  aqua  tepida 
nietice  mezo  pane  de  formento  e  me- 
nalo bene  per  le  mane  tanto  che  sia 
ben  disfacto.  Poi  mecti  in  la  dieta  aqua 
farina  de  grano,  ma  è  meglio  d'orzo, 
cioè  quella  farina  che  te  pare  bastevile 
e  che  l'aqua  da  la  farina  sia  uno  poco 
spessa.  La  prima  volta  sappi  che  la  fa- 
rina non  vuole  essere  staciata  né  sta- 
mignata ,  ma  vole  essere  con  la  remola 
corno  ella  viene  dal  molino.  Facto  que- 
sto, essendo  l'aqua  tepida  cum  la  dieta 
farina,  mecti  dentro  le  diete  pelle  ad 
una  ad  una,  e  menandole  bene  cum 
mano,  senza  extirarle;  e  fa  che  lo  car- 
naccio  sia  de  socto ,  ben  steso  l' una 
pelle  sopra  a  l'altra,  e  lassale  stare  in 
questo  modo  dentro  per  spatio  de  doi 
dì.  l>!ipoi  lo  tira  fora  o  lassale  ben  sco- 


lare  per  spatio  de  mezo  giorno  e  la 
sera  le  remecte  in  ne  la  dieta  aqua  e 
lassacele  stare  dentro  3  di  e  mistale 
bene,  e  in  capo  de  3  altre  di  fate  purre 
a  questo  modo  e  remetile  purre  de  den- 
tro e  lassale  stare  per  spatio  de  sei  dì 
in  tucto,  e  questi  altre  doi  dì  de  sopra; 
e  questo  se  fa  perché  el  pelo  se  ferma 
meglio.  De  poi  le  tra'  fora  de  la  dieta 
concia  e  polle  a  sciugare  a  l' ombra  per 
spatio  d'  una  nocte,  poi  le  pone  ordina- 
tamente l'una  sopra  l'altra  in  tabole 
o  assci  da  scarnare  e  poi  scarna  conio 
te  pare,  e  scarnate  che  sonno,  scruna- 
tile bene.  Poi  tolti  alumi  de  roccho  che 
sia  in  peze  e  non  in  polvere  che  è  me- 
glio, e  mecti  per  xij  pelle  de  lupo,  o 
de  cervo,  o  simili  a  queste,  xij  libre 
d'alume  de  rodio,  che  omne  pelle  ne 
venga  ad  bavere  una  libra  :  e  24  petitti 
d'aqua  che  vengano  doi  petitti  per  pelle 
e  lassa  bene  disfare  lo  alumi  al  foco 
in  questa,  aqua  e  fa  che  l'aqua  non 
bolle  cum  lo  alumi.  Poi  ce  mecte  den- 
tro quatro  libre  de  sale  e  corno  è  ben 
disfacto,  lassa  tanto  refredare  l'aqua 
che  venga   tepida.  Poi    mecte  in  com- 


—  253  — 

fotione  le  diete  pelle  e  per  omne  pelle 
li  dà  uno  petitto  de  la  dieta  aqua  eum 
lo  diete  alami  e  sale,  e  menandole  bene 
per  mano  in  nella  dieta  aqua  tepida 
per  spatio  de  uno  miserere,  extirandole 
et  manegiandole  ad  una  ad  una  bene 
suetesopra  ne  la  dieta  aqua;  poi  l'ago- 
luppa  e  ponle  eum  la  dieta  confetione 
e  ponile  da  parte  e  eosi  la  a  tueti. 
L'avanzo  de  le  pelle  e  l'avanzo  de 
l'aqua  che  te  remane,  o  vero  eonfetio- 
ne,  gietala  sopra  a  le  diete  pelle  e  fa 
ehe  le  pelle  sieno  stese  in  la  tina, 
r  una  sopra  a  1'  altra ,  e  lassale  stare 
dentro  per  spatio  d' uno  dì  e  d' una 
nocte.  E  sappi  che  se  sono  pelle  pi- 
collini ,  conio  è  pelle  de  capretto,  le 
doi  pelle  vogliano  una  libra  de  alumi. 
E  de  poi  tirale  fora  e  lassale  scolare 
per  spatio  de  mezo  dì,  poi  recoglie  la 
dieta  scolatura  eum  questa  altra  aqua 
ehe  e'  è  advanzata  de  le  pelle  e  ripolla 
da  parte.  E  poi  per  affinare  perfeeta- 
mente  le  diete  pelle,  tolli  farina  de 
grano,  ma  è  meglio  de  orzo,  clie  sia 
afiorata ,  ciò  è  quella  farina  che  te  pare 
che  sia  bastevile,  e  stemprala  eum  l' a- 


—  254  — 

qua  de  lo  alami  che  rescivasti  da  parte, 
e  sia  ben  misticata  la  dieta  farina  cum 
la  dieta  aqua  ad  modo  d' una  pasta 
de  fritelle;  e  poi  in  dieta  pasta  ee 
meete  IG  ova  cum  le  coze  e  cum 
tucti  chiare  e  vintelli,  e  rompili  bene 
insiemi  e  metice  uno  bichiere  d'olio,  o 
manco  clie  inh ,  e  mistica  bene  insiemi  ; 
poi  fa  che  la  dieta  aqua  sia  uno  poco 
calda  prima  che  tu  ce  mecte  le  diete 
cose  e  mistica  omne  cosa  bene  insieme. 
Poi  folli  le  diete  pelle  ad  una  ad  una 
e  indopiale  per  mezo,  cioè  che  lo  pelo 
venga  per  de  dentro  e  el  carnazo  sia 
de  fora  e  a  ciò  che  el  pelo  non  se  ha- 
bia  troppo  ad  imbrutarse  de  la  dieta 
concia,  e  metile  in  la  dieta  concia,  o 
vero  piuta ,  e  sia  competentemente  li- 
quida e  mecti  dentro  le  pelle  ad  una 
ad  una  e  fa  che  siano  bene  impastate 
de  la  dieta  piuta  e  pone  1'  una  sopra 
a  l'altra.  E  se  te  avanza  de  la  dieta 
piuta,  gietala  sopra  a  le  diete  pelle  e 
lassale  stare  per  spatio  de  uno  di  e 
una  nocte.  Poi  tirale  fore  e  polle  a  sciu- 
pare al  sole,  o  a  l'ombra  che  è  melglio, 
e  guarda  bene  che  non  le  stirassce  per 


veruno  modo  per  infino  clie  non  sonno 
sciiiehte.  E  quando  seranno  sciuchte, 
sl'rejjrale  bene  sopra  ad  una  steclia  de 
nierollo  l^en  tagliente,  faeta  a  quello 
niistiero,  a  ciò  che  la  farina  se  ne  ca- 
gia  tucta:  poi  le  scarna  cum  lo  cortelo 
ben  tagliente  e  serullale  bene  cum  una 
vengastra,  poi  le  remena  bene  cum 
mano  a  ciò  che  diventano  morbide.  E 
sappi  che  questa  concia  è  meglio  d' a- 
prile  e  de  magio  che  in  tutto  1'  anno, 
e  anco  de  setenbre  e  de  octobre.  E 
sappi  che  per  le  pelle  picole,  corno 
sonno  d'agnelli,  o  de  volpe,  se  vogliono 
conciare  cum  la  mestra  de  le  grande, 
cum  tucti  i  modi  supradicti.  E  sappi 
che  la  concia  de  le  pelle  senza  pelo  se 
vole  tenere  tucti  li  modi  sopradicti, 
salvo  che  vogliano  essere  peliate  le  di- 
ete pelle  e  in  calcina,  e  poi  li  dà  la 
concia  ordinatamente  comò  quelle  dal 
pelo:  ma  vogliono  essere  più  remenate 
assai  cum  mano,  perchè  levano  più  bella 
trrana. 


—  250  — 

Concia  per  una  pplle. 

Havve  alume  de  rocho  in  polvere 
once  2,  doi  ova  bene  dibatuti,  poi  toUi 
uno  bono  pugno  de  farina,  ciò  é  el  fiore, 
e  tanto  sale  quanto  bastasse  per  insa- 
lare una  libra  de  carne  e  tanto  olio 
quanto  condisse  una  menestra  e  una 
bona  foglieta  d' aqua  calda ,  e  mecti 
in  la  dieta  aqua  prima  lo  alumi  ben 
subtili,  poi  la  farina  e  poi  el  sale  e 
miscola  bene:  poi  mectice  li  ova  e  l'olio 
e  mista  bene.  E  quando  l' aqua  è  calda, 
mecti  dentro  la  pelle  depilata  e  mane- 
giala  bene  e  strocila  bene,  traendola  e 
remitendola  in  la  dieta  aqua  calda  ;  poi 
premila  e  remenala  in  la  dieta  aqua 
calda,  poi  lassala  stare  per  una  nocte 
0  4  bore  almancho,  poi  la  tra' fora  senza 
astirarla  e  polla  a  sciugare  e  remenala 
bene  a  la  stroppa;  poi  la  pumicia  da 
r  uno  lato  e  1'  altro  ed  è  facto. 

Ad  camussium  fatiendum. 

Summe  pellas  depilatas  in  calce  et 
sint  bene  lotas  in  aqua.  Demum  habeas 


calidani  juiuaui  v\  in  oa  pone  prò  qua- 
lil)«»t  polle  onc.  5  aluminis  roclii  et 
tantumdem  de  pasta  levata  eum  farina 
de  frumento  et  fac  ut  farinatani  et  in- 
tro  miete  pellas  et  de  hinc  inde  din 
manibus  misce  et  perniicte  per  unani 
noctem,  deinde  extrahe  et  sica  ad  hum- 
briaui  et  remena  ad  torquam. 

A  fare  camoscio  cuni  nervo  o  senza 
nervo,  cioè  scamosciato  da  omne 
parte. 

Tolli  uno  linj^no  reti  indo  e  grosso 
quanto  è  la  eossa  e  longo  quanto  l' homo 
e  al  muro  apponiate  come  fanno  li  con- 
ciatore da  corrame.  E  se  volesci  fare 
una  pelle  de  capretto,  subitamente  in 
uno  dì  tolli  la  pelle  che  sia  frescha  e 
polla  in  suso  questo  ligno  e  cum  una 
costa  de  cortello  per  forza  de  braccia 
li  leva  via  el  pelo  e  lo  nervo.  E  se 
fusse  una  pelle  grande,  falla  stare  in 
calcina,  conio  fanno  li  conciatore  quando 
le  vogliano  conciar  per  corame,  e  poi 
r  apoggia  al  dicto  ligno  e  per  forza  de 
la  costa  li  leva    lo   nervo,   poi  la  lava 


—  258  — 

bene  da  la  calcina.  Poi  tolli  3  fogliette 
d'aqua  e  in  la  dieta  aqua  ce  pone  una 
oncia  e  meza  d'alume  de  rocho  e  mezo 
.pugno  de  sale  comuno  e  mecti  l'aqua 
al  foco  che  se  disfaccia  le  diete  cose  e 
poi  ce  pone  uno  poco  d'olio  e  levalo 
dal  foco.  E  quando  è  tepida  l'aqua,  e 
tu  ce  pone  uno  ovo  ben  dibatuto  bene 
e  mistalo  bene  in  la  dieta  aqua  poi  ce 
mecti  la  pelle  4  o  5  volte,  e  da  una 
volta  a  l'altra  lassala  uno  poco  sciu- 
gare  e  l'ultima  volta  lassala  bene  sciu- 
gare.  Poi  la  mecte  a  lo  lavello  o  a  la 
stroppa  ed  è  facto. 

A  fare  camoscio  senza  grasso. 

Ahvve  lacte,  fiore  de  farina  e  olio 
lavato  cum  ranno  da  capo  a  ciò  le  pelle 
non  vengano  machiate,  e  mista  omne 
cosa  insiemi  cum  aqua  calda  e  mecte 
le  pelle  in  la  dieta  aqua  per  3  dì  e  poi 
le  revolge  da  1'  altro  lato  per  3  altri 
di,  poi  le  pone  a  sciugare  e  non  le 
stirare,  e  quando  sonno  sciuchte  e  tu 
li  dà  la  stecha  e  stroppa. 


—  259  — 

A  favo  f-anum'iù  hoiìo. 

Piglia  p«'r  c'fsfuiia  [n'Wv  uiR-t-  ;>  ile 
fiore  de  farina  e  uno  biehiero  de  lacte 
e  una  oncia  de  butiro  e  uno  poco  d'olio 
e  uno  poco  de  pane  de  formento  e  di- 
stempi*a  omne  cosa  insiemi  cum  uno 
poco  de  ranno  da  capo  molto  bene  a 
ciò  le  diete  cose  se  incorporano  insieme. 
E  se  fusse  poca  concia,  non  ce  agion- 
giare  se  non  de  lo  ranno  chiaro  e  lassa 
stare  per  5  dì  naturali,  poi  le  pone  a 
sciutare  e  dalli  la  stroppa. 

A  fare  cainoscio  breinmente. 

Reccipe  once  1  de  sapone  bianco  e 
stempralo  cum  lo  ranno,  poi  mecte  le 
pelle  in  lo  dicto  ranno  per  spatio  de 
quatro  di  e  poi  le  pone  a  sciutare,  poi 
le  stira  a  la  stecca  e  scranno  bianche 
e  morltide. 


—  260  — 

A  fare  camoscio  che  sia  bianco  e  mor- 
bido corno  una  seta. 

Tolli  grasscia  de  porco  e  strugila 
in  uno  pignatto;  poi  tolli  aqua  calda 
e  distemprala  cum  farina,  poi  ce  mecti 
la  dieta  grasscia  e  mista  bene  insiemi  ; 
poi  tolli  uno  altro  vaso  e  stendice  le 
pelle,  poi  tolli  uno  bocale  de  lacte  e 
mecti  sopra  a  le  diete  pelle,  poi  mecti 
la  dieta  concia  e  fa  che  le  pelle  sieno 
ben  coperte  da  la  concia  e  lassa  stare 
per  5  dì  e  scranno  bianche  e  morbide. 

A  fare  camoscio   che   aresti   morbido 
sempremay. 

Ahvve  lacte,  farina  d'orzo,  olio  la- 
vato cum  lo  ranno,  a  ciò  le  pelle  pi- 
gliano morbideza  e  mista  omne  cosa 
insiemi  cum  aqua  tepida;  poi  ce  pone 
le  pelle  più  volte  e  lassandole  apresso 
che  sciucare  da  una  volta  a  l' altra. 
Poi  le  pone  a  sciutare  a  l'ombra  e 
dalli  la  stroppa. 


—  2.51  — 

.1  fiir>'  rtììiio.seio  clip  arcstia  a   V aqua. 

Tulli  4  u\a  [tei-  pt-lle  e  lacte  assai, 
ciò  è  uno  bono  bieliier  per  pelle,  e  uno 
poco  d'olio  molto  ben  menato  insiemi, 
e  poi  ce  mecti  le  pelle  a  molle  per 
spatio  de  7  dì  e  omne  dì  le  remena 
subtusopra  una  volta  e  polle  a  seccare 
e  dalli  la  steccha. 

.-1  scamo^'->"r''  ì''  ]>t>ìlp. 

Havve  le  pelle  e  mcuiie  a  mollo  in 
l'aqua  per  5  o  6  dì  poi  le  pone  a  mollo 
in  l'aqua  tepida  per  una  nocte,  poi  le 
leva  via  da  la  dieta  aqua  e  levali  via 
el  pelo  per  forza  d'  una  costa  de  ca- 
A-allo,  poi  le  sciaqua  cum  aqua  chiara 
molto  bene,  e  poi  le  pone  a  scollare 
uno  poco.  Poi  toUi  alumi  de  rocho  e 
sia  ben  subtile  e  doi  ova  per  pelle  e 
farina  ben  stacciata  cum  uno  poco  de 
formento  e  mista  bene  insiemi  cum 
aqua  calda  ad  modo  de  pasta  da  fritelli 
e  poi  ce  mecte  le  diete  pelle  per  spatio 
(It^  :i  dì ,  peti  le  tira  fora  e  lassale  quasi 


—  2()2  — 

sciutare,  poi  tolli  remola  e  mistala  cum 
aqua  calda  bene,  poi  ce  pone  le  diete 
pelle  per  3  altri  dì ,  poi  le  scinta  bene 
senza  astirarli  e  dalli  la  steccha  ed  è 
facto. 

Ad  camussium   de  cm'ta   caprina   fa- 
ciendmn. 

Accipe  cartam  pecudls  et  eam  unge 
oleo  communi  et  due  cartam  inter  ma- 
nus  fortiter.  Postea  distempra .  saponem 
cum  liscivo  capitis  tepido  et  intromicte 
dictam  cartam  et  multum  due  manibus 
quousque  perficiatur  et  etiam  due  ad 
torquam,  sive  steccam, 

A  fare  camoscio  de  carta  pecorina. 

Havve  la  carta  e  mettila  a  molle 
neir  aqua  per  3  dì  naturali  poi  tirala 
fora  e  lassala  quasi  sciugare  per  mità 
e  non  la  stirare  de  niente.  Poi  la  pone 
a  molle  nell'  aqua  tepida  in  uno  vaso 
e  mistace  cum  quella  aqua  tepida  una 
pugnata  de  remola  e  mista  bene  omne 
cosa  insiemi  e  lassa  euscì  stare  per  doi 


ili,  i»c»i  la  liiii  l'ora  e  lavala  a  dui  u  0 
aque,  o  tante  che  sia  bene  lavata  e 
spremuta.  Poi  tolli  uno  vaso  e  fallo  più 
che  mezo  d'aqua,  poi  ce  pone  tanto 
alumi  quanto  tu  credi  che  sia  bastevile, 
secondo  la  quantità  che  tu  voli  fare  e 
uno  ovo  o  dui  dilmtuto  e  falla  ordina- 
tamente. In  prima  mecte  l'aqua  in  una 
pignatta  e  talla  scaldare  al  foco,  poi 
mete  dentro  lo  alumi,  e  quando  lo  alumi 
sera  disfatto  bene,  e  tu  la  lassa  tanto 
fi'edare  che  sia  tepida.  Poi  la  mecte  in 
una  concila  necta,  poi  li  mecte  uno 
poco  de  tormento  dismolglio  e  uno  ovo 
o  doi  e  mista  bene  la  dieta  aqua  alu- 
mata  cuni  le  diete  cose  ,  p<ìi  ce  mecte 
dentro  la  carta  sopi-adicta  e  remenala 
bene  in  la  dieta  decoctione  e  poi  lassa 
stare  per  3  di  e  fa  che  la  dieta  carta 
stia  ben  coperta  da  la  dieta  concia  e 
stia  in  loco  che  non  vi  vada  polvere 
né  altra  brutui-a;  i>oi  cava  torà  la  dieta 
carta  e  spremila  bene,  poi  facti  da  capo 
e  remenala  iKMie  intra  le  mano  e  poi 
la  pone  a  sciutare  a  l'ombra  e  non  la 
stirare  per  veruno  canto  e  poi  li  dà  la 
stecca:  è  fatto. 


-  204  — 

A  fare  camoscio  de  carte  pecorine  scri- 
tte o  de  carte  de  capretti  scripte. 

ToUi  le  carte  scripte  e  metile  a 
molle  in  aqua  in  uno  vaso,  tanto  che 
siano  bene  coperte.  Poi  tolli  una  petra 
de  calcina  o  doi,  secondo  la  quantità  de 
le  carte,  e  melila  in  la  dieta  aqua  e 
lassala  bene  sciogliare  e  stare  uno  dì 
naturali.  Poi  le  sfrega  cum  la  dieta 
aqua  cum  mano,  o  vero  tu  le  sfrega 
cum  calcina  soda  di  sopra  a  la  scri- 
ptura,  e  poi  che  sono  andate  via  le 
letere,  meteraile  nella  concia  comò  è 
dicto  di  sopra  de  la  caria  caprina  non 
scripta. 

A  fare  camoscio  honissimo. 

Piglia  la  pelle  bene  scarnata  dentro 
e  de  fora,  e  poi  la  creta  tucta  do  farina 
cum  aqua  ad  modo  de  pasta  da  fare 
cialde  e  lassala  stare  alcuni  dì,  cioè 
per  3  0  più ,  poi  la  lava  bene  e  mectila 
in  una  concha.  Poi  babbi  una  pignata 
nova  vitriata  e  impila  d'  aqua   e  polla 


—  2<>?>  — 

al  fuco,  cioè  mecti  uno  mezo  d'fuiiia 
[tov  polle  e  niecti  una  oncia  e  meza 
d'alumi  de  rocho  per  pelle;  poi  mecti 
lo  dicto  alunii  a  disfare  in  la  dieta  pi- 
},niata  e  poi  ce  pone  altratanto  sale  co- 
muno,  e  corno  sono  ben  disfacti  e  tu 
leva  dal  foco  la  dieta  pignata  e  mecti 
l'aqua  alumata  e  salata  in  una  concha, 
e  conio  la  dieta  aqua  e  divinuta  tepida 
e  tu  ce  mecti  3  o  4  ova  per  pelle,  bene 
dibatuti,  e  mistali  bene  cimi  la  dieta 
aqua,  e  poi  li  mecte  uno  poco  de  tor- 
mente disfacto  bene  cum  la  dieta  aqua 
e  mectice  uno  poco  d'  olio  cioè  manco 
eh'  el  quarto  d' una  foglietta  per  pelle 
e  mistica  bene  omne  cosa  insiemi.  Poi 
ce  pone  le  pelle  e  menale  bene  per  la 
dieta  concia,  e  passati  i  tre  di,  cava 
fora  le  diete  pelle  e  spremili  bene  ad 
una  ad  una,  poi  le  remena  per  mano 
ad  una  ad  una  ordinatamente,  poi  le 
pone  a  sciutare  in  loco  che  non  habiano 
sole,  né  vento,  né  fumé,  e  ponele  a  la 
stroppa  o  stecca. 


A  fare  concia  in  camoscio  bona  et  ocra 
et  probata. 

ToUi  le  pelle  stagionate  e  non  siano 
de  bestie  insane,  e  sieno  le  pelle  sec- 
che e  melili  in  uno  mastello  d'aqiia  a 
molle  per  tre  dì,  poi  le  lava  molto 
bene  in  lo  dicto  mastello  da  omne  im- 
mundità  che  le  pelle  havessaro.  E  comò 
sonno  ben  lavate,  gietta  via  quella  la- 
vatura, poi  tolli  calcina  nova  e  viva; 
polla  in  lo  dicto  mastello  e  distempera 
la  dieta  calcina  cum  aqua  molto  bene, 
e  comò  la  calcina  è  bene  disfatta 
e  disolta  e  che  ella  sia  bene  bro- 
dosa e  liquida,  et  tu  ce  pone  dentro  le 
diete  pelle  ad  una  ad  una,  sempre  re- 
menando la  dieta  aqua  e  calcina,  e  las- 
sala stare  a  molle  li  dentro  per  3  di 
o  4,  e  più  0  meno  secundo  le  pelle,  e 
per  infino  a  tanto  che  se  pelano  bene. 
Et  omne  di ,  o  vero  omne  doi  dì  al  più 
le  cava  fora  una  volta  da  la  dieta  aqua 
e  calcina  e  polle  sopra  a  lo  dicto  ma- 
stello per  una  bora  a  scolare ,  poi  le 
ritorna     déntro    in    lo    mastello    comò 


-  2>',7  — 

I»nina,  e  corno  se  pelano  bene  et 
tu  le  pone  a  scolare  in  una  cavij;lia 
molto  bene  per  doi  bore.  Poi  babbi  uno 
i-avallecto  da  doi  pei  et  mettice  suso 
le  diete  pelle  ordinatamente,  l'una  so- 
pirà l'altra;  poi  tolli  uno  bastone  re- 
tratto in  forma  d'una  costa  de  cavallo  et 
manda  giuso  el  pelo  cum  lo  dicto  bastone 
molto  bene  a  pelle  per  pelle.  Poi  che 
sonno  ben  peliate,  remectile  a  molle  in 
lo  dicto  mastello,  dove  te  rimase  la 
dieta  aqua  e  calcina,  per  spatio  de  16 
o  20  di ,  e  omne  capo  de  doi  di  le  re- 
mena molto  bene  in  la  dieta  aqua  cal- 
cinata. De  poi  IG  o  20  di  et  tu  le  cava 
fora  e  [tortale  a  1'  aqua  corrente  e  la- 
vale e  spremile  molto  bene  a  ciò  la 
calcina  escha  fora.  Et  comò  sonno 'ben 
lavate  e  necti,  tolli  lo  dicto  mastello 
e  gietta  via  quella  aqua  e  calcina  e  la- 
valo per  modo  cbe  sia  ben  necte  et 
mectice  tanta  aqua  tepida  chiara  quanto 
tu  crede  che  le  pelle  possano  bene  stare 
a  molle:  poi  ce  pone  dentro  tanto  de 
remola  grossa  che  la  dieta  aqua  tepida 
vemgna  uno  poco  spessa;  poi  tolli  le 
diete  pelle  ben  lavate  e  metile  dentro 


—  2t>8  — 

in  la  dieta  aqua  remolata  ad  una  ad 
una  e  cosi  le  lassa  stare  per  3  di  ;  poi 
le  cava  fora  e  lavale  molto  bene  a 
l'aqua  corente  a  ciò  tucta  la  remola 
vada  via,  poi  portale  pelle  ben  lavate 
ad  una  scala,  o  vero  ad  una  caviglia, 
poi  tolli  le  diete  pelle  ad  una  ad  una 
e  dalli  lo  toreholo  e  premile  bene  che 
non  ce  rimagna  niente  d'aqua,  e  quanto 
seranno  meglio  spremute  e  toreholate, 
tanto  più  bianche  viranno.  Et  se  in  lo 
torcolare,  le  pelle  facessero  alcune  ve- 
sciche, apuntale  e  forale  cum  uno  acho 
a  ciò  la  pelle  se  possa  bene  scolare  da 
la  aqua.  E  comò  le  pelle  sonno  bene 
scolate  ad  una  ad  una  e  bene  spremute 
de  vantaggio,  stendile  cum  le  mano  per 
tuta'  la  pelle  ad  una  ad  una  e  pone 
r  una  pelle  sopra  a  l' altra  bene  distesa 
al  collo,  a  le  branche  e  per  tucta  la 
pelle.  Poi  tolli  lo  dicto  mastello  ben 
necto,  cum  tanta  aqua  tepida  quanto 
tu  poi  comprehndare  che  le  diete  "pelle 
possano  ben  ricevare  e  innanze  più  aqua 
che  no.  Poi  tolli  una  oncia  de  alumi 
de  rodio  ben  pisto,  cum  altratanto^  de 
sale  pisto,  a  misura   e  non   a  peso,  e 


iiieza  oncia  do  goniarabieo  bono  pista, 
poi  pone  lo  diete  polvere  in  lo  dicto 
mastello  dove  è  la  dieta  aqua  tepida 
e  romistale  bene  a  ciò  se  disolvano; 
poi  tolli  le  diete  pelle  ad  una  ad  una 
bono  stese  e  metile  in  la  dieta  aqua 
tepida  dove  sonno  disolute  le  diete 
polvere,  spremendole  e  remenandole 
bone ,  a  ciò  pigliano  meglio  quella 
aqua  alumata  et  cuseì  fa  a  polle 
por  pelle.  E  comò  le  pelle  sono  bene 
remenate  et  inbeverate,  e  tu  le  pone 
a  scolare  per  una  bora  e  ricoglie  la 
scolatura  sopra  a  l' altra  aqua  che  te 
romase  de  le  i)elle;  poi  tolli  farina  a- 
fiorata  tanta  quanta  te  pare  bastevili 
a  le  pelle  e  distempra  la  dieta  farina 
cum  la  dieta  scolatura  de  le  pelle  che 
reservasti  e  di  stemprala  per  modo  che 
sia  comò  pasta  da  fare  tritelli.  Poi  pone 
in  la  dieta  pasta  una  oncia  d'olio  per 
pelle,  o  vero  uno  ovo  per  pelle,  e  sappi 
che  quando  tu  distempre  la  dieta  fa- 
rina, la  scolatura  vole  essere  tepida  e 
non  calda,  e  mistica  bene  insiemi.  Poi 
tolli  le  diete  pelle  ad  una  ad  una  e 
metile  in  dieta  pasta  o  eompositione  e 


—  270  - 

lassale  slare  per  3  di  naturali  al  più , 
poi  tolli  le  pelle  opino  le  venghaiio, 
senza  extirarle  de  niente  e  polle  in  su 
una  corda  a  secare  a  l'ombra.  E  corno 
se  venghano  secando,  cuscì  le  vieni  sti- 
rando, poi  le  pone  a  la  steccha  e  re- 
menale bene  per  mano  a  ciò  levano  più 
bella  grana  e  diventano  più  morbide, 
ed  è  facto.  Et  sappi  che  omne  pelle  de 
capretto,  o  simili  a  quelle,  vogliano  lo 
alumi  e  le  altre  cose  al  peso  dicto  de 
sopra.  Et  se  l'ussaro  pelle  de  castrone, 
o  capro,  0  altre  simili,  vogliano  3  oncie 
de  alumi  per  pelle,  et  cuscì  3  once 
d'olio  o  vero  3  ove  per  pelle  et  una 
oncia  et  mezo  de  gomarabica;  e  sequita 
la  recepta  a  lo  sopradicto  modo  etc. 

A  tegnare  sirìco  o  draippo  roselo. 

Tolli  una  libra  de  sirico  e  4  once 
de  sapone  e  metilo  in  uno  caldaro  cum 
aqua  e  bolla  per  infìno  che  vede  apa- 
rere lo  sirico  ad  modo  de  stelluccie. 
Da  poi  trailo  fora  e  lavalo  bene  in  aqua 
chiara  per  infìno  che  lo  sirìco  sera  facto 
bianco  e   scolalo    bene    e    torcilo  cum 


mano.  Da  poi  lo  stende.  E  questo  se 
la  (juando  lo  sirico  non  è  cocto;  ma 
poi  toUi  once  4  de  alumi  in  uno  altro 
vaso  pieolo,  eum  la  bolitione,  e  strujjrllo 
in  aqua  chiara.  Como  è  structo,  tolli 
uno  altro  vaso  maj^iore  e  impilo  de 
aqua  chiara  e  mecti  dentro  lo  dieto 
alumi  e  poi  ce  pone  lo  dicto  sirico  e 
stia  li  dentro  tre  di  e  tre  nocte;  poi 
lo  lava  e  ri  menalo  bene  in  aqua  chiai'a 
torcendolo  bene  cum  mano,  tanto  che 
quello  alumi  escha  fora.  Poi  tolli  uno 
caldaro  cum  aqua  chiara  e  t<^lli  3  once 
de  verzino  trito  e  fallo  bollire  tanto 
che  arentra  per  terzo.  Poi  reimpe  Io 
dicto  vaso  d' aqua  chiara  e  bolla  de 
novo,  tanto  che  calli  uno  deto;  poi  le-, 
vaio  dal  foco  e  parte  per  mezo  la  dieta 
aqua  de  verzino,  e  in  una  de  queste 
parte  ce  pone  lo  dicto  sirico  e  lassa 
stare  per  infìno  che  se  retreddi  ;  de  poi 
lo  torce  cum  mano,  poi  lo  repone  in 
l'altra  aqua  che  reservasti  e  sia  tanto 
calda  che  tu  ce  possce  patere  la  mano  ; 
poi  lo  scola  e  torcilo  e  stendilo  al  sole 
e  sera  bello. 


—  272  — 

A  tegnare  sirico  croceo,  o  vero  giallo, 
o  refe. 

Havve  una  libra  de  sirico  con  4 
once  de  sapone  e  bolla  tanto  che  fac- 
cia lo  sopradicto  signale  de  stellucie. 
Da  poi  disteinprak)  cum  4  once  d'ai  limi 
corno  è  dicto  di  sopra  e  mecti  dentro 
lo  sirico  e  stia  a  molle  per  uno  dì  na- 
turali. Poi  tiralo  fora  e  non  sia  reme- 
nato ne  la  dieta  aqua,  né  lavato,  ma 
sia  tracto  fora  e  steso  al  sole  per  modo 
che  non  se  intrichi;  poi  folli  doi  libre 
de  herba  roccia,  ciò  è  panicella,  e  me- 
tila  a  bullire  in  caldaro  per  insino  che 
sia  ben  cotta  e  confectata.  Poi  folli 
uno  vaso  e  metice  aqua  chiara  e  altra- 
tanta  aqua  de  la  cocitura  de  la  dieta 
herba  cocta,  e  tucti  doi  quelle  aque 
sieno  ben  calde  che  tu  ce  posse  patere 
le  mano,  poi  mecti  dentro  lo  sirico  e 
stia  a  molle  per  3  o  4  bore,  poi  lo 
torce,  poi  doi  o  3  altre  volte  mecti  lo 
sirico  a  molle  in  la  dieta  aqua  cotta  e 
sia  ben  calda  senza  altra  mistura ,  poi 
lo  stende  a  sciutare. 


—  273  — 

.  l  tcgnare  sirico  pavonazo,  o  refe. 

Vlivve  once  4  de  sapone  e  cocilo 
corno  è  di  sopra  dicto  che  apare  certe 
stt^llucie  e  sia  lavato  in  aqua  chiara  e 
poi  sia  steso;  e  poi  toUi  uno  vaso  cum 
aqua  chiara  e  meetice  doi  libre  de  ro- 
j^ollo  ]tor  una  libra  de  sirico,  se  lo  ro- 
{Tollo  (•  buono.  Se  non  fusse  troppo 
bono,  melicene  tre  libre  e  fa  ben  bol- 
lire cum  lo  sirico  in  uno  caldaro  per 
doi  ore  e  sia  lo  foco  temperato:  e  poi 
lo  pone  a  fi*edare  e  poi  torcilo  bene  e 
metilo  in  uno  panno  de  lana  bene  ne- 
cto  e  stringilo  bene  e  cuscì  Io  lassa 
stare  per  3  di;  poi  lo  lava  bene  in 
aqua  chiara  e  torcilo  bene  e  poi  lo 
stende  a  l' ombra,  e  corno  è  sciutto,  me- 
tilo in  uno  panno  de  lino  ordinatamente 
strecto. 

A  tegnare  sirico  violato,  o  re/e. 

l'olii  doi  o  tre  libre  de  rogello  e 
partilo  per  mità  e  una  parte  sia  messo 
in  aqua  a  bullire  cum  lo  sirico  e  bolla 


per  una  hora;  poi  tira  l'ora  lo  sirico  e 
sia  steso  e  revoltato  ;  da  poi  sia  messo 
r  altra  mità  de  rogello  a  bollire  insiemi 
cum  lo  sopradicto,  per  infino  che  are- 
manga  uno  poco  d' aqua.  Poi  levalo  dal 
foco  e  stia  lo  sirico  in  quella  poca 
d'  aqua  a  refredarse  per  uno  dì  natu- 
rali, poi  sia  torto  e  lavato  in  aqua 
chiara  e  pollo  a  sciucare  a  l'ombra, 
poi  metilo  in  uno  panno  de  lino  agul- 
lupato,  competentemente  strecto,  comò 
è  dicto  de  sopra. 

A  tcgnar  sirico  negro,  o  refe. 

Piglia  libre  meza  de  galla  bene  a- 
machata  e  cocila  in  uno  caldaro  cum 
aqua,  che  sia  cocta  bene,  poi  mecte 
dentro  lo  sirico  a  bullire  in  nella  dieta 
aqua  gallata  per  meza  hora ,  poi  lo 
tira  fora  e  pollo  a  sciutare  al  sole  o  al 
vento;  poi  folli  tre  brocche  de  tenta 
da  calzolare  e  una  broccha  de  quella 
aqua  gallata  e  folli  doi  pecci  de  loto 
de  rotta  e  mista  omne  cosa  insiemi  e 
fa  bullire  per  una  hora.  Poi  lassala  re- 
fredare  et  molto  bene  reschiarare  e  poi 


supera  questa  aqua  chiara  da  le  fecce 
in  uno  altro  vaso  e  in  questa  aqua 
chiara  mecte  una  oncia  e  meza  de  vi- 
triolo  ben  pisto  e  pollo  a  bullire;  e 
conio  ha  buUito  per  uno  quinto  d'  bora 
e  tu  ce  meeti  mezo  bichiero  d'olio  co- 
muno,  poi  ce  mecti  lo  sirice  a  bullire 
per  meza  bora;  poi  toUi  via  dal  foco 
e  lassalo  cusì  stare  per  uno  dì  e  mezo, 
poi  tiralo  fora  e  lavalo  in  aqua  chiara 
e  torcilo  bene,  poi  lo  stende  al  sole  ;  e 
questa  tenta  dummentre  ch'ella  dura 
è  buona  per  tegnare.  E  sapi  che  lo  si- 
rico  deve  essere  semj>re  cocto,  e  se  non 
fusse  cocto  non  se  porla  legnare,  e  co- 
dio in  lo  modo  sopradicto  cum  lo  sa- 
pone; e  quando  lo  sirico  non  fusse  co- 
cto, se  cognosse  in  questa  forma  da  lo 
sirico  che  è  cocto.  Se  vole  mectare  lo 
sirico  a  la  bocha  e  masticarlo  uno  ikkjo 
e  fa  che  sia  bagnato  cum  la  saliva  e 
di  poi  lo  sfrega  cum  li  deli,  e  se  quella 
parte  ])agtìata  sti-ido,  non  ò  cocto. 

•1   ^".1 .^....,-/.. 

Prinm  fa  lo  sirico  giallo  cum  pani- 
cella,  conio  è  di  sopra  dicto  de  lo  sirico 


—  276  — 

giallo,  poi  tolli  una  libra  de  .sirico,  once 
4  de  indico  e  metilo  in  uno  caldareto 
cum  poca  aqua  a  bullire  per  meza  bora 
o  manco.  Poi  tola  dal  loco  e  coprila 
per  mezo  di  cum  uno  panno  ;  e  se  l' in- 
dico non  fusse  desfato,  atritalo  cum  li 
deta  in  la  dieta  aqua  e  lassa  reschia- 
rare ;  poi  sepera  l' aqua  chiara  da  le 
fece,  poi  mete  la  dieta  aqua  in  uno 
vaso  che  sia  bono  da  tingiare  ;  e  quando 
tu  vole  tegnare,  tolli  la  dieta  aqua  in- 
dicata e  metila  a  scaldare.  Havi,  poi 
che  è  calda,  una  zuppa,  corno  uno  ovo, 
de  calcina  viva  e  meza  libra  de  mele 
per  libra  de  indico  e  poi  mecti  in  la 
dieta  aqua  la  terza  parte  de  quella  cal- 
cina, e  quando  sera  più  calda,  mecti 
l'altra  terza  parte,  e  quando  sera  per 
bollire,  metice  l'altra  vanza,  e  alora  re- 
move la  dieta  aqua  dal  foco,  perchè,  se 
bollisse,  uscirla  fora  del  caldaro;  e  mecti 
la  dieta  bullitione  in  uno  vaso  e  stia 
bene  coperta  ad  modo  d'uno  stufo;  e 
quando  sera  tanto  fredda  che  tu  ce 
possce  patere  la  mano,  pianamente  me- 
ctice  lo  dicto  sirico  giallo  e  bagnato  in 
nel  aqua  chiara  prima,  e  ben  spremu- 


i(t.  Poi  In  meli  in  la  dieta  aqua  indi- 
cata e  calda  pianamente,  e  se  havesjse 
poco  collore,  de  novo  lo  remecti  in  la 
dieta  tinta  e  cusi  poterai  fare  più  fiate 
eum  la  dieta  aqua,  per  infino  che  du- 
rerà se  tu  la  conserve.  E  quando  tu 
volesti  legnare,  renova  la  calcina  e  lo 
mele  e  non  in  tanta  quantità  quanto 
lirinia. 

.1  teynare  lo  sirico  verde  seuro. 

Ahvve  lo  sirico  tento  in  coUore  pa- 
^  unazo,  o  vero  violato,  e  tracto  che  l'hai 
t'oiti,  tingilo  in  lo  ahimè,  poi  lo  tegne 
cum  la  panicella  corno  è  dicto  de  sopra 
in  lo  colore  giallo,  e  cosci  tinto,  farai 
corno  è  dicto  di  sopra  in  lo  colore  verde 
et  haverai  verde  scuro. 

A  tengnare  lo  sirico  in  turchino,  o  refe. 

Tolli  lo  sirico  cocto  e  lavato  conio 
è  dicto  di  sopra  de  la  cocitui-a  de  lo 
sirico,  cosci  bianco  e  cocto  senza  alume, 
conio  è  dicto  di  sopra;  mectilo  in  la 
dieta  aqua  indicata  e  haverai  Wllo  tur- 
chino. 


—  278  — 

A  toijnare  in  roselo. 

Havve  per  omne  li})ra  de  refe  once 
3  de  alumi  de  rodio  ben  trito  e  mecti 
lo  dicio  aliane  in  uno  vaso  cum  l' aqua 
al  foco;  e  corno  ha  buUito  uno  poco, 
e  tu  vi  mecti  dentro  lo  refe  e  levalo 
dal  foco  e  lassa  cuscì  stare  lo  refe  nel 
bagno  per  infino  che  se  fredda ,  poi  lo 
tira  fora  e  lavalo  bene  per  insino  che 
n'  esci  r  aqua  chiara.  Poi  toUi  once  1 
de  verzino  in  polvere,  o  raso,  o  raspato 
cum  la  raspa  e  metice  suso  de  l' aqua 
e  fallo  bollire  per  una  bora  e  meza. 
Poi  lo  leva  dal  foco  e  colalo  cum  uno 
panno  de  lino,  poi  pone  la  dieta  colla- 
tura e  bullire,  e  quando  sera  per  bol- 
lire e  tu  ce  pone  lo  dicto  refe  e  lassalo 
bullire  per  una  bora.  Poi  cava  fora  lo 
dicto  refe  e  pollo  sopra  uno  bastone 
che  se  scinta  ;  poi  mecti  in  lo  dicto 
bagno  che  t' è  aromasto  uno  bichiero 
de  ranno  fortissimo  per  cescuna  libra 
de  refe  e  mista  bene  lo  dicto  bagno  a 
ciò  se  incorpora  cum  lo  ranno  ;  poi  tor- 
nali lo  dicto  refe  e  ponilo  a  bullire  per 


—   279  — 

uno  (luai-to  (l'hora  e  poi  lo  pone  a  seiii- 

-i  tey ilare  refe  in  vcrzoiu. 

'Folli  verzino  e  cocilo  in  aqua  tanto 
che  te  paia  che  sia  basttìvile  ;  poi  tolli 
lo  refe  e  gallalo  bene  e  poi  lo  lava  a 
l'aqua  chiara,  poi  lo  aluma  e  lassalo 
quasi  sciutare;  poi  scalda  lo  verzino  e 
mecte  a  tegnare  lo  refe  più  volte  in 
la  dieta  tenta  e  scingalo  bene  a  l'ombra. 

.1  tegnare  refe  in  roselo. 

Ahvve  uno  poco  de  robbia  bene  pista 
e  nietila  in  uno  poco  de  ranno  facto 
de  cenere  de  vite  e  fallo  bullire  e  mecti 
lo  refe  a  bullire  in  lo  dicto  ranno  per 
una  peza;  poi  lo  leva  dal  foco  e  pollo 
a  sciutare.  Como  è  scinto,  e  tu  lo  alu- 
ma, poi  lo  pone  a  bullire  in  uno  poco 
de  verzino  ben  cocto  cum  aqua  e  ranno 
misto  insiemi,  poi  Io  sciuca  al  vento, 
senzM  -"'".  "  -"'"'  i"'llo. 


—  280  — 


A  tegnare  in  nero  lo  refe. 

Toll'i  fuligini,  raditura  de  caldaro,  o 
ferri  bene  aruginati,  e  fa  bullire  queste 
cose  in  vino  vermiglio  più  che  per 
mità  ;  e  quando  sera  divinuto  tepido,  e 
tu  ce  pone  lo  refe  ben  collato  e  sciu- 
cho,  più  volte  in  essa  tinta,  e  vira  bello 
refe  nigro. 

A  tegnare  guarnello,  o  seta,  in  nero. 

Ahvve  una  libra  de  limatura  de 
ferro,  once  2  de  galla  bene  pista ,  once 
1  e  meza  de  vitriolo  romano,  scorze 
de  mele  granare,  scorze  de  radice  de 
noce;  poi"  tolli  once  2  de  verzino  ben 
trito,  poi  tolli  aceto  bianco  forte  e  fa 
bullire  orane  cosa  insiemi  tanto  che 
torna  per  quarto,  e  poi  lassa  fredare. 
Pone  la  dieta  decotione  al  sole  per  3 
o  4  dì ,  e  omne  dì  la  mista  8  o  x  volte, 
poi  la  cola:  e  quando  tu  vole  tegnare, 
mecti  a  bulire  la  dieta  decotione  e  me- 
tice  la  seta,  o  panno,  a  bullire  dentro 
per  uno  quarto  d'  bora  e  poi  la  scinta 


H  r ombra,  e  conio  più  ce    la   melerà, 
piti  s<'  farà  !>ona  o  piii  fina. 

.1    'in  1(1  il     ijc.iii  ncllu. 

Tolli  ^alla  ben  pista  libre  5  e  polla 
in  aqiia  calda;  poi  ce  pone  libre  x  de 
jù^nolato;  poi  ce  pone  libre  5  de  vi- 
Iriolo  romano  ben  pisto  e  mista  bene 
insiemi  multo  bene  e  lassa  stare  per 
una  nocte,  e  sei*à  bono. 

A  tegiiar  Cosso  in  verde. 

Capias  acetum  acerrimum,  viridem 
ereni  subtilissimum ,  et  pone  in  dicto 
aceto,  et  intus  pone  ossa  alba  in  aliquo 
vase  bene  coperto  et  aliquantulum  ca- 
lefac  et  efficietur  viridis. 

A  legnare  l'osso  in  rosscio. 

Tulle  \t'rzinum  rasum  et  pone  in 
olla  vitriata,  et  intus  pone  de  burina 
et  de  liscivio,  et  intus  pone  de  ossis, 
et  fient  rubeis. 


—  28:?  — 

A  tegnare  pelle  in  hretino  cìdaro. 

ToUi  12  bocali  d'aqua  e  once  3  de 
galla  bene  pista  e  fa  tanto  buUire  che 
arentre  per  terzo,  e  poi  la  cola  e  tolli 
once  5  de  vitriolo  romano  e  metilo  in 
la  dieta  aqua  gallata  e  poi  tegne  le 
pelle.  E  se  volesci  bertino  scuro  rnetice 
uno  bocale  de  liscia,  uno  bichiero  d'olio, 
e  mecti  a  bulire;  ma  non  vole  bulire 
el  vetriolo. 

A  fare  inchiostro  hono  e  da  scrivare. 

Tolli  uno  bocale  de  vino  bianco 
grande  e  bono,  e  once  4  de  galla  ama- 
chata  bene,  e  una  manciata  de  scorze 
de  mele  granare  seche,  e  una  manciata 
de  scorze  de  ornello  fresco,  raso  cum  lo 
cortello,  e  una  manciata  de  scorze  de 
radiche  de  noce  fresche  ;  poi  tolli  once 
2  e  mezo  de  gomarabico  e  mistica  omne 
cosa  insiemi  cum  lo  supra  dicto  vino 
e  fa  stare  per  6  o  8  dì  al  sole  e  omne 
dì  le  mista  4  o  6  volte  molto  bene; 
poi  ce  pone  doi  once   e    mezo    de    vi- 


—  ■>'ì-:ì  — 

triolo  romano  e  mistalo  spesso  e  stia 
cosci  per  alcuni  di.  Poi  el  pone  al  foco 
a  bullire  per  spatio  d'  uno  miserere  e 
lassiilo  fredare  e  poi  lo  cola  e  metilo 
doi  di  al  sole:  e  se  ce  mecti  poi  uno 
poco  d^aluini  de  rocho,  farallo  piti  lu- 
stro assiii  e  vira  perfecto  e  bona  in- 
tinta da  scrivare. 

A  tegiiar  ossi  bovini,  buff'alini  e  cor 
prini,  dentro  e  di  fora,  in  omne 
colore. 

Abeas  de  forti  aceto  et  ossa  miete 
intus  et  ibi  di  miete  stare  per  secptem 
dies.  Demura  fac  bullire  cum  alio  aceto 
usque  ad  medium,  et  quem  colorem 
vis  colorare,  pone  i^jtus  cum  ipsis  ad 
bulliendum.  Deinde  pone  intus  cum 
ossis  aliquantulum  de  sale  armoniaco 
et  dimite  tantum  bullire  quod  habeat 
illum  colurem  intus  et  extra. 

A  tcg ìlare  bosso  in  nero. 

Recipe  bussum  et  eum  permicte  in 
oleo  cum  sulfure  per  unam  noctem  et 


—  284  — 

postea  permicte  bullire  per  horam  imam 
et  fiet  nigriim  ut  carbonem. 

A  tegnaì^e  ossa  in  verde. 

Tolli  l'osso  bene  pollito  e  metilo 
in  uno  vaso  pieno  de  ranno  e  de  lacte 
de  capra  e  de  verde  ramo  ben  subtili , 
e  copri  bene  lo  dicto  vaso  e  mectilo 
socto  lo  lìtame  per  spatio  de  x  dì ,  e 
sera  facto  verde  dentro  e  de  fora. 

A  fare  colla  che  tene  aqua  e'  olio. 

Ahvve  vernice  liquida  once  meza, 
biacca  cruda,  calcina  viva  e  bene  bianca 
e  chiara  d' ova  ana  once  meza,  et  in- 
corpora insiemi  a  incolla  quello  che 
tu  voli. 

Mirabilis  colla  ad  cristallum,  gemmas, 
et  super  j^etram,  vel  lignum. 

Accipe  ceruse  et  confìce  cum  ver- 
nice bene  et  incolla  quicquid  vis  et  di- 
mite secare  ad  solem. 


!  /  fdtii'iiihiiii  f'olldia  ad   (ji'iiintns  re- 
tinouìds. 

Suine  vitrioli  pulverizati  partes  2, 
iiiasticis  [jartein  1 ,  picis  partem  4  et 
insimul  disknnpra  et  erit  colla  for- 
tissima. 

.1  fari'  l'-dHi:    .r  ,    .  .i-ici. 

Tolle  terra  gialla  dal  spillali  ed  uno 
poco  d' oropiumento  in  polvere  e  uno 
poco  de  calcina  viva  e  uno  poco  de 
vernice  liquida  e  mecti  onine  cosa  in 
uno  pignatino  e  mista  molto  bene  sopra 
al  foco  et  incolla,  cusi  calda,  quello  che 
te  pare. 

A  fare  colla  pei'  li  vase  per  altro  modo. 

Tolli  vernice  liquida,  cerusa,  e  uno 
poco  de  boUarminio  perchè  sia  piti  te- 
nace e  macina  omne  cosa  insiemi  e 
incolla  quello  che  te  pare. 


—  286  — 

A  fare  (•olla  jìcr  ìignami. 

Ahvve  pece  greca  parte  2,  polve 
de  matone  e  uno  poco  de  mastice  e 
macina  bene  insiemi ,  poi  incolla  cum 
uno  ferro  infocato  quello  che  tu  voli. 

A  mollificare  l'  osso. 

Tolle  sale  comuno,  vitriolo  romano, 
ana,  e  macinali  insiemi  molto  bene,  poi 
distilla  per  lambico  e  serva  l'aqua  di- 
stillata bene  turata.  E  quando  vorai 
mollificare  l'osso,  o  corno,  o  avorio, 
metilo  in  la  dieta  aqua  per  spatio  de 
5  bore  e  molificarasse  che  porai  im- 
promptar  quello  che  tu  voli  e  indura- 
rasse  comò  prima. 

A  fare  colla  de  pescio. 

Tolti  ossa  de  luccio  et  de  omne  al- 
tro pesscio  grandicello  e  sechali  ;  poi  li 
spolveriza  in  lo  mortaro  de  bronzo,  e 
poi  mecti  la  dieta  polve  in  una  pignata 
nova  cum   tanta  aqua  che  te  paia  che 


-  287  — 

sia  bastevile  a  li  dicti  os.sa,  o  polve,  e 
falla  bollire  lauto  che  sia  ben  liquefa- 
eta;  poi  tocca  quella  aqua.  Se  t^rrà 
insiemi  è  bona  ed  è  facta.  Poi  la  leva 
dal  loco  e  colala  cimi  uno  panno  de 
lino  e  lassa  fredare:  poi  ne  fa  li  peze 
e  polla  a  scinirare  ni  vento  senza  polve. 

Ad    ingessanduni    kibulas    causa  pin- 

q>''nr1i. 

.Vc(i|)c  labulas  et  super  eas  da  ter 
vel  quatuor  vicibus  cum  colla  bene  cal- 
lida: ab  una  vice  ab  alti-a  permite  si- 
cari aliquantulum  et  ultima  vice  per- 
niile sicari  valde  bene.  Postea  habeas 
gissum  pulverizatum  et  bene  macina- 
tum  et  sit  subtile  et  distempera  cum 
aqua  tepida  et  da  super  asideni  cum 
sticca  et  permite  sicari.  Quo  facto,  rade 
eum  gladio,  scilicet  partes  grossas;  de- 
inde habeas  gissum  subtile  cum  colla 
Clara  bene  et  non  nimis  forte,  et  da 
super  gissum  positura  decies ,  si  expe- 
diens  fuerit,  cum  penello;  et  desicato, 
eum  subtilissime  rade  si  vis.  Demum 
designa  cum  carbone  dolci  aut  de  salce, 


—  28»  — 

autdevite;  et  si  non  consentiret  tibi, 
habeas  pennam  anseris  et  sepera  ni- 
gredinem  carboni.  Et  si  vis  ponere  au- 
rum,  habeas  bolarminium  subtilissimum 
et  macinatum  eum  clara  ovi  fratta  et 
distempera  eum  aqua  pura,  videlicet 
ciim  uno  ciato  aque  per  unam  horam 
et  tempera  ipsnm  bolarminium  subti- 
lissimum et  da  ubi  vis  ponere  aurum, 
nec  dum  bina  vice  sed  multoties ,  usque 
octo  vice,  adendo  seniper  bolarminium 
ut  grossus  multipliciter,  et  sic  habebis 
intentum  balneando  eum  aqua  clara  ubi 
vis  ponere  aurum,  bina  vice.  Sed  po- 
sito  auro,  memento  stare  per  unam 
horam  ;  et  demum  burnias  ipsum  aurum. 

Ad  ynolliflcandwin  ossa. 

Pone  ossa  in  liscivio  facto  de  calce 
viva  et  cinera  recotta  cma,  et  maneant 
per  diem  novem.  Tunc  habebis  passa- 
dutilem  ad  libitum,  et  si  vis  colorare, 
impone  quem  colorem  vis,  et  retucta 
in  forma,  lineas  eum  oleo  lini  et  dimi- 
ote  sicari  per  7  dies  in  equi  fimo. 


yl    (rijmtr    i(i  pelli'   m    t'i'i'tli'. 

Tolli  granelli  de  briigno  che  hanno 
le  spini  del  mese  de  setembre  e  metile 
in  uno-  catino  e  piatale  bene  e  lai^salo 
bollire  e  levare  suso  quelli  venaeioli 
corno  se  fa  co'  lo  vino ,  al  sole  per  3 
di.  Poi  sepera  lo  licore  necto  da  la 
venacia  e  poi  tolli  alumi  de  rocho  e 
uno  poco  de  burina  e  el  dopio  de  l'o- 
rina de  aceto  forte,  bianco,  e  disfà  lo 
alumi  in  lo  dicto  aceto  e  urina;  e 
quando  è  ti-eddo,  e  tu  alunia  le  pelle 
cum  lo  dicto  aceto  e  burina  alumati;  e 
quando  sonno  quasi  scinte  e  tu  li  dà 
el  bagno  cum  quello  vino  de  le  brugne 
e  scintale  a  l'ombra,  e  comò  più  li 
darai,  più  bello  collore  haveranno  e 
haverai  bona  tenta  verde  per  tegnai'e 
pelle  de  camosscio. 

.1   rof/nosriarp  In  ìnma  fidila. 

La  iKìuia  della  galla  se  cognossce 
.vf  è  minuta  e  se  è  crespa  e  se  è  soda 
denti-o  e  a[)ara  polverosa. 


290 


A  cognosciare  lo  bono  vitriolo. 

La  bontà  de  lo  vitriolo  se  cognosse 
se  è  cillistrino  de  dentro,  e  de  fora 
ben  granoso. 


Reccipe  caseio  de  qualunque  ragio- 
ne, che  sia  vecliio  mediocramente  e  ra- 
dilo subtilmente  conio  se  rade  la  carta, 
o  vero  tu  lo  pialla  bene  subtili.  Poi 
tolli  quella  radetura  e  metila  a  mollo 
in  aqua  chiara  per  uno  di ,  poi  cola 
via  quella  aqua  da  la  radetura  cauta- 
mente; poi  tolli  altratanta  aqua  calda, 
0  manclio,  quanto  quella  ch'hai  getato 
via,  e  de  dentra  a  la  dieta  aqua  calda 
ce  pone  la  dieta  raditura  e  remenala 
cum  mano  molto  bene,  conio  se  mena 
la  pasta  da  pane,  e  tanto  la  remena 
in  la  dieta  aqua  calda  che  n'  esca  tucta 
la  graseza  che  ha  el  caseio,  et  vieni 
mutando  spesso  spesso  l'aqua:  poi  la 
reduce  e  fanne  uno  pane  e  metilo  in 
uno  vaso  cum  aqua  chiara  che  lo  dicto 


—  291  — 

pano  stia  sempre  a  molle.  E  quando  lo 
voi  adoperare ,  tulli  de  quello  pane  la 
quantità  che  voi  e  incorporalo  bene 
cum  uno  pochetino  de  calcina  viva  in 
suso  uno  asse  bene  polito  e  cum  uno 
pistello  de  li'rno  li  compìglia  insiemi. 
Poi  ce  a{i:iongi  uno  poco  de  gesso  sta- 
tiate e  ri  mena  da  capo  omne  cosa  in- 
siemi per  gran  spatio,  ed  è  diventata 
colla  de  cascio  per  incolare  lignanii  e 
vasa.  E  operala  più  frescha  che  poi, 
lìorchè  fa  migliore  presa. 

.1  farp  tenta  verde  et  rossa  et  pavonaza 
a  teguare  ossi .  juiniù.  rffi  et  ciò 
che  voli  etc. 

Recipe  aceto  bianco  fortissimo  quan- 
to voi  et  pollo  in  uno  vaso  vitriato  et 
mecte  suso  bactitura  de  ramo  et  lima- 
tura de  ramo  ben  colorito  rosso,  vi- 
triolo  romano,  alumi  de  rocho  et  uno 
poco  de  verde  raino.  Omne  cosa  sia 
bene  macinato  et  mista  cum  lo  aceto 
et  stia  cusi  per  7  o  8  di  et  nocte,  et 
questo  aceto  diventa  bona  tenta  verde 
per  tegnare  seta,  osso,  panno  lineo  et 


292 


altre  cose  et  per  clepegnare.  Et  se  in 
questa  cocitura  mecterai  osso  crudo  o 
cotto  et  faraicelo  bolire  et  de  poi  stare 
per  uno  spatio  de  mese,  diventarà  verde 
in  perpetuo.  Nota  che  la  bactitura  de 
lo  ramo  fresca  fa  miglior  tenta.  Et  così 
se  pò  fare  de  lo  colore  rosso  comò  è 
dicto  de  lo  verde  et  pavonazo  cum  lo 
cinabrio,  o  minio  et  verzino  et  mecte 
a  tengnere  omne  cosa  che  voi  e  tigni- 
rallo  bene.  Et  simili  se  pò  fare  de 
r  oropiumento  in  giallo  et  fa  comò  de 
sopra.  Et  se  voi,  in  loco  de  lo  aceto  ce 
pone  r  horina  humana  etc. 


FINE. 


1  \  1  )  1  (  •  !•: 


Incipit  tratatcs  de  multis  et  divkr- 

SIS  AZrBRIS  XATURALIBUS  FIESDIS.  Et 
PRIMO  niCESnCM  EST  DE  COOSITIOSE 
8PETIE  ET  XATTRA  SCBSCRIPTl  LAPI- 
DIS  LAZCLI  EX  QUO  FIT  AZURKl'M  SA- 
TITRALE,      81VE     AZURRCM     CLTRAMARI- 

NUM.  Et  dicam  de  probatione  ipsics 

LAP1D18 Pag.         Ò 

Ad  cognoscendum  qualitatem  et  na- 
turam  honorum  lapidum  ab  aliis, 
sire  a  malia •> 

Ad  cognoscendum  azurrum  Alma- 
neum,  aive  Teothonicum,  ab  alio; 
et  aliquam  notifimn  ipgiug  lapidia 
ex  quo  ftt  predictum  azurrum  Al- 
maneum -  6 

Incipit  pratica  ad  extrahendum  azur- 
rum de  lapide  lazuli  et  ipaum  affi- 
nando  -  ~ 

Modus  autmn  ponendi  dictum  pulve- 

rem  ipsius  lapidis  in  pastillum     .      _  S 

Aliuiii  pastillum  sic  flt _        11 

A  cavare  l'oro  de  lo  lapis  lazuli  .    .      _        13 

A  fare  aturro  bona  e  aftnarlo  per  via 

de  pastillo ^       l'i 

Modus  ponendi  supra  dictum  azurrum 

in  ixisUlìum 1' 


—  294    - 

A     farf    n::urro     ultrainarinum    per 

alium  madmn Pag.    t6 

Pratica  a  fare  pastillo  per  cavare  lo 

azurro  de  lo  dicto  lapis  lasuli  .    .      „        18 

A  fare  a,surro  e  aflnarlo  bene     .    .    .      „        20 

A  dare  bona  ed  bello  collare  a  lo  azurro 

quando  non  fusse  ben  collorito .    .      „        23 

Pratica  a  sapere  fare  la  preparatione 
de  lo  azurro  et  porlo  in  lo  pastillo 
per  aflnarlo „        24 

El  modo  a  fare  et  pastillo  et  a/ftnare 
la  dieta  preparatione  de  lo  lapis 
lasuli  sopra  dicto „        25 

FA  modo  da  incorporare  la  sopradicta 
petra  pista  in  lo  pastillo  per  affi- 
narla optimamente „        26 

El  modo  da  cavare  la  dieta  polve  da 

lo  pastillo  per  affinarla „        27 

Pratica  a  fare  azurro  de  la  Magna, 
o  vero  azurro  Thodesco,  o  vero 
azurro  Spagnuolo  e  aflnarlo  oppor- 
tunamente   „        29 

A  fare  azurro  per  via  de  pastillo.    .      „        33 

Ad  fatiendum  azurrum  per  aliam 
.  viam ^        35 

Ad    fatiendum    azurrum    x^er    alium 

modum ^        36 

Modus  faciendi  grossum  azurrum .    .      „        38 

Ad  fatiendum  azurrum  Alamaneum  .      „        38 

Ad    extrahendum    sol.    1    aurum    de 

lapide  lazuli „        39 

Ad  fatiendum  azurì'um  et  cognosc&ìi- 

duvi  locum  ubi  nascitur  .    .    .    *  .      „        40 

Modo  affinare  el  pastillo  se  caso  fusse 
che  te  venisse  arso  che  non  ne 
uscisse  V  azurro.  Pratica  a  rac- 
conciarlo     „       45 

Modo  da  fare  el  pastillo  per  lavorare 
una  de  queste  prete  quando  fusse 
più  fina  de  vantaggio  più  che  l'altre      ,.        id 


TsripiT  SEC'Cxnrs  TK  \' 

\/.rrri»  per  artikitiim  kiksuis  kl 
\i:tificiai-iter  fa<'TI8.  Et  primo  di- 
"  f.jfdum  et  videsncm  est  de  proba- 
tioxe  azcrrorl-m.  si  scst  katcralia 

DE  MISERA.  AS  ARTIFICIALITER  FACTA.     Paff.  47 

Modus  coifiìoscendì  aziirrum  ultrama- 
rinum  ab  artificiale  per  experien- 

tiam  et  esainen -  17 

.4/10  modo  cogno8citur  per  experien- 

tiam n  ^^ 

Ad  faciendum  azurrum  per  ariiflcium      „  48 

Ad  faciendum  azurrum  per  artiflcium      „  49 

Ad  faciendum  azurrum  artiflcialem  .      ^  50 

Ad  azurrum  faciendum _  50 

Ad  faciendum  azurrum _  :">- 

A  fare  azurro ■">:'• 

Ad  fatiendum  azurrum -VI 

Modus  fatiendi  azurrum -  -M 

Ad  azurrum  faciendum ,  5ò 

Ad    faciendum    azurrum    per    alium 

modum .»  55 

Ad  azurrum  faciendum -  50 

Ad  azurrum  faciendum _  5<> 

A  fare  azurro  artificiale -  5ti 

A  fare  azurro  bono _  57 

Ad  azurrum  fatiendum _  5*< 

Ad  fnciindum  azurrum  feriale 5vt 

Ad  faciendum  azurrum _  5!i 

A  fare  azurro |>i 

Ad  azurrum  faciendum '*^ 

Ad  faciendum  azurrum _  "il 

Ad  azurrum  faciendum    ...:..       _  ti-j 

Ad  azurrum  faciendum _  ti2 

A  fare  azurro _  'i't 

A  fare  azurro _  'vS 

A  fare  azurro  de  argento „  t>4 

Ad  fnfiendifm  azurrum *H 

i  iliuiii  moduìii  ....  "t 


—  296  - 

Ad  idem  per  alinm  formnm     ....   Pag. 
A  fare  murra  per  muro  in  calcina   . 
A  fare  azurro  per  via  d'acqua  forte      „ 

Incipit  tertius  capitui.us  de  azuhris 

FIENDIS  DE  HERKARUM  SUCCIS,  QUlUtlS 
UTUNTUR  IN  CARTA,  SUPER  MINIA  ET 
IN  TELA  ET  IN  0IS80.  Et  PRIMO  VI- 
DELICET 

Ad  faciendum  azurrum  ex  succo  her- 

barum 

Ad  idem;  de  azurro  herbarum    ...  „ 

Super  eodevi,  de  herbarum  azurro      .  „ 

A  fare  la  peza  azurra  de  sugo  d'erbe  „ 
A   fare   azurro  per   altro  modo  cum 

sugo „ 

Come  se  macina  lo  azurro  per  adope- 
rare a  penna  e  fare  carpe  ....  „ 
Ad  istemperare  azurro  per  scrivare .  „ 
El  modo  de  aflnare  li  azurre  quando 

fussero  grossi   „ 

Ad  idem ,, 

Ad  purgandum  azurrum „ 

Ad  colorandum  azurrum.    .....  „ 

Ad,  multiplicandum  azurrum  .... 

Ad  colorandum  azurrum  optime     .    .  „ 

Ad  fatiendum  indicum „ 

Ad  fatiendum  indicum ,, 

A  fare  bello  indico „ 

A  fare  indico „ 

A  fare  indico  per  altra  via    ....  ., 
Ad  fatiendum  indicum  et  confltionem 

eius ,, 

A  fare  indico „ 

A  fare  indicho  alio  modo „ 

A  fare  indico  per  altra  forma   ...  „ 

Incipit  quartus  capitui>us  de  fiendis 
viridibus  uamis  et  deviridibus  fa- 
ctis  cum  ekharu.m  succis  in  diversi» 
Monis.  Primo  : 


65 
66 
66 


71 
72 
72 

72 

73 

74 

75 

76 

76 
76 
77 
77 
78 
78 
79 
79 
80 
81 

81 
82 
83 
83 


85 


Ad  faliendìim  viritìetii  rnminii  .    I'  '_'•     ^' 

Arirdem  di  herem  fiitii'nduin 

Ad  fatiendum  viridem  nimmii      ... 

Ad  viridem  rnmuin  fatiendum 

A  fare  verde  da  dipengiare   in  gesso      ^        ^T 

Ad  viridem  fatiendum -        ^ 

Ad  idem -        •** 

A  fare  verde  bona  cum  spingerbino  .      «        B-i 

A  fare  verde -        '^"^' 

A  fare  verde '"' 

A  fare  verde  chiaro  per  miniare,  o/i- 

timo -        ^■' 

A  fare  verde  scuro -        "' 

A  fare  verde '^'l 

A  fare  verde  bono ....        i'I 

A  fare  verde  azurro -        "1 

A   fare   aqua  verde  da  dipengiare  in 

panno '■'-' 

A  fare  verde  azurro  naturali ''- 

A  fare  verde  bono -        '" 

A  far  verde  alio  modo -        W 

A  fare  verde -        9* 

A  fare  verde !•' 

Ad  viridem  fatiendum 

A   fare   verde  chiaro  per  minij,  pr 

rato 

.1  fare  giallo  belitisaimo  più  che  <- 

piumento  o  giallolino  de  Lamagim 
A    fare    uno   bello   e   naturali  verde, 

provato  

A  far  uno  verde  scurissimo  ;  jtrobnta      „        US 
A  conciar  verde  azurri  o  azzurri  quan- 
do fussaro  grossa -        9f> 

.1  fare  tentura  verde  da  scrivare  .    .      -      100 

IsriPIT  niSTISTlO  QnSTI  CAlMTri.I  I>E 
I.Af.'CIS  ET  l'AVOSATIIS  FIESUIS  IN  IM- 
\-ERSlS  MOIM8,  ET  VERZISIS.  Et  PKIM". 

vioei-ickt: '■'' 


—  298  — 

A  fare  laccha  hona  e  beila l'i»g-  l*'l 

A  fare  lacha  per  altro  modo  ....  „  103 

A  fare  laccha  per  altra  via    ....  „  104 

A  fare  virsino  da  fiorir  i  minij,  bono  „  106 

Ad  idem,  alio  modo ,  KMi 

A  fare  verzino  per  altra  via  ....  „  107 
A    fare    e    conservare    lo  versino   in 

polvere „  108 

A  fare  pavonazso  cum  sugo  de  herbe  „  108 

Ad  fatiendum  collorem  brasilium  .    .  „  109 
Ad    fatiendum    vérzinum   per    aliam 

formam „  110 

A  fare  collare  de  grana  cum  verzino  „  110 

A  fare  el  verzino  al  fuoco „  111 

A  fare  versino  bono,  provato,  optimo  „  111 

A  fare  el  verzino  al  sole „  112 

A  fare  versino  alio  modo „  113 

Ad  fatiendium  colorem  pavonatium  .  „  113 
A  fare   collare  pavonazo  perfetto  per 

operare  in  muro „  114 

A  fare  verzino  bellitissimo  e  durabili  „  114 
A  fare  jìavonaso  chiaro  e  lucido  per 
operare  in  carta,  cioè  fare  scatole 

e  pergamene „  115 

A  fare  lacha  bona „  116 

A  fare  laccha  ut  suj)ra,per  altro  modo  „  118 
A  fare  laccha  per  altra  forma  ...  „  120 
(Recipe  un'oncia  de  versino...)  ...  „  122 
A  fare  collare  nero  perfecto  ....  „  124 
A  fare  perfecto  collare  de  grana  car- 
dinalesco cum  virsino  etc „  124 

A  fare  laccha „  125 

A  fare  laccha  x>er  altro  modo,  per  mi- 
nij, fina ,  126 

A  fare  lacha „  127 

A  fare  lacha  per  altro  modo  ....  „  128 


Ini  ipiT    msnxi;       ......    t  .ìi-itui-i    \iì 

ITRIM-KISOS     KT     f'OI.ORES     AUREATOS 

t  atiexoum:  et  ad  scisas  atqi'e  mor- 

KEXTE8      AD      AURCM      POXENDl'M.      Et 
PRIMO,      AD      FATIESDUM      PURPURISUM 

AUREL-M Pag.  129 

A  fare  purpttrino,  scilicet  colore  de 

oro 129 

A  fare  purpunno  per  altro  modo.  .  „  130 
A  fare  collare  d'oro  bello  per  alfrn 

via 130 

A  fare  purpura  secondo  la  quantità 

che  voi _  131 

A  fare  collare  d'oro  per  altra  forma      „  132 

A  fare  collore  d'  oro  bello  e  bona  .  .  «  133 
Ad  fatiendum  fregio»  aureo»  cum  pe- 

nello -  133 

A  mectere  oro  senza  lustro  in  suso  li 

collore 1  14 

A    metter   oro   in  su  li  libri,  ciò  è  in 

su  le  carte „  134 

De  aurando  panno,  vel  tela    ....      „  135 

De  auro  collare  ad  aurandum  ...  «  135 
A   fare   mordente   da  mectere  oro  in 

muro i:<»i 

A  scrivare  de  argento \''>'> 

A  fare  collore  de  argento  bello  >■  lumo      «  lri7 

A  mectere  a  oro  omne  corpo  ....  ,  137 
Ad   fatiendum   aureum   collorem  prò 

scribendo IHT 

Ad  fatiendum  literas  auratas     ...       _  V> 

Ad  gcrihendum  aurum  cum  caliamo  .      „  139 

Ad  fntiendam  aquam  ad  aurandum   .      «  139 

A  fare  scisa  da  mectere  oro   ....      „  139 

A  fare  scisa  per  mectare  oro.    ...      „  141 

A  fare  el  profilo  d' oro  cum  scisa  .    .      „  141 

A  fare  lettere  d'  oro,  provata  e  vera .      „  141 

A'Scrivare  oro  cum  penna,  ut  supra      „  142 


—  300   — 

Ad  ideili  per  nliam  viam '^iig-  H'-i 

A  fare  scisa  per  brunire  e  porre  oro  .,  143 
A  fare  scisa  bona  e  breve  per  mettere 

oro .,      144 

A  fare  colore  d' oro  da  scrivare  cum 

penna,  in  carta  e  in  tela  ....  „  144 
A  mectare  oro  iti  carta  cum  litera  .  ,.  145 
A  fare  scisa  da  brunire  e  porre  oro.  .,  '  146 
A  fare  mordenti  da  metere  oro  in  fl- 

(]ure,  in  panno,  in  petra,  in   liyno, 

in  gesso  e  in  calcina  o  muro ...  ,.  146 
A  fare  un  acqua  da  dorare  omnia  .  „  146 
A  fare  scisa  per  metere  oro  in  carta 

e  per   brunire  secondo   V  uso   tho- 

desco .,      147 

Ad  uuricéllam  purpuream  fatiendam      ,,      148 

Ad  ideili,  alio  modo .,      149 

Ad  fatienduìn  aquam  azoch  ad  deau- 

randum pennas  strutii  et  alia  valde 

pulcherrime „      149 

A  fare  scisa  da  porre  oro  in   carta, 

et  in  orane  altro  luogo „      150 

A  fermare  l'oro  in  oiiine  drappo  che 

voi „      150 

IkCIPIT  DISTINTIO  SKrTIMI  CAPITULI  DE 
CINAHRIIS  FIENDIS  ET  MUI.TIS  ALIIS 
DIVERSIS  COLLORinUS,  ET  1>E  MISTL'RIS 
COLLORUM  ET  AD  C'OLI^ORES  DISTEM- 
PEKANDUM  ,       SECUSUUM       MaGISTRU.VI 

.Jacobum    de    Tholeto.   Et    primo: 

ad  fatiendum  cinabkicm „  151 

Ad  cinabrium  faciendum „  1.51 

Ad  faciendum  cinabrium „  1.52 

Ad  idem,  alio  modo ,,  152 

Ad  faciendum  cinabrium ,  1.53 

Ad  idem    alio  modo 1.53 

A  fare  collare  giallo  per  fiorire  in  oro 

in  carta 154 


—  ^{.>\  — 

A  fare  hinncho  beUitissin  :■  l")i 

A  fare  cinabrìo  hrecimpi"  IV) 

A  fare  camilUim  l'>"> 

A  fare  colore  riohi>  1  •">•"' 

A  fare  collere  per  jthiir  xnj, in  Ui'iiu 

de  l'oro  in  carta ^  lóò 

Ad  fatìendiim  incarnatum  per  incar- 
nare fìguras l'i'i 

Ad  incarnanditm  cruciflxum !"><> 

Ad  faciendìim  incarnatum l'>~ 

Item,  alias  color  cainillinus 1">T 

A  fare  V  arzicn  bona  e  bella 1">" 

A  far  biachn 1">'^ 

A  fare  minio  brievemente l")!' 

A  far  pasta  da  scolpire  omne  lavora 
ciò  è  figure,  medaglie  e  far  forno 

(Recipe  once  una  de  draganti)  .    ■      ~  159 

Item,  nliiis  color n  160 

Ad  faciendum  alium   colorem  camil- 

linum -  161 

Ad  faciendum  collorem   rosatum   op- 
timum et  pulcrum _  llil 

At  fatiendum  colorem  perseum W2 

A  fare  la  rosecta  per  miniare    ...      _  lb"2 

Ad  fatiendum  quendavi  aquam  que  est      „  162 
bona    ad  ponendum  super   figuris 

et  aliis  miniia   .    .    • -  162 

A  fare  olio  de  semi  de  lino     ....      _  163 

A  fare  vernice  liquida „  16S 

A  fare  vernici  liquida  per  altro  modo      ,.  164 

Ad  purgandum  cerusam 165 

Ad  fatiendum    colorem    de    cimatura 
pannorum.  Cuius  coloris  erit,  talem 

colorem  ìinbebis 16."3 

A  fare  aqua  da  dipengiare  in  panno 

de  lino  o  de  seta  ........      „  166 

A  fare  aqua  gialla  da  disignare  e  di- 
pengiare in  panno  de  lino  o  de  lana      „  166 
Colla  da  fare  omne  forma  che  tu  voli 

j„r  iihl'irr  p.jiirr Hi7 


302  — 


A  fare  gesso  suctili 

A  fare  una  finestra  de  carta  caprii 

che  parerà  vetrio  naturali. 
Ad  idem  per  aliam  formam    . 
Ad  idem  in  panno  lini     .... 
A  fare  aqua  da  tagliare  el  vetrio 
A  fare  terra  da  getare  omne  suttili 
cosa 

A  fare  pasta  da  impromptare  che  a- 
resta  a  foco  

A  fare  pasta  cum  la  quale  poi  fare 
el  bene  e  el  male,  et  poi  disigillare 
e  sigillare  omne  letera  e  poi  im- 
promptare quello  te  piace.  Diven- 
tar d  durissima  poi  che  haverai  im- 
prontato ,  e  poi  farla  vinire  de 
quello  collare  che  tu  voli,  ponen- 
dola a  sechare  

A  fare  sapone  moschato 

A  fare  la  camphora  bona 

A  fare  borace  alixandrina 

A  preparare  el  cinabrio  per  adopa- 
rare  a  penna  e  fare  corpi  .... 

A  preparare  asuro  per  fare  corpi  e 
per  adoperare  a  penna 

A  preparare  la  biaca  per  dipengiare 

A  preparare  el  verde  ramo  da  dipen- 
giare   

A  preparare  V  oropiumento  per  fare 
corpi  

Ad  fatiendum  aquam  gumatam  .    .    . 

Ad  distemprandum  prasminum  .    .    . 

Ad  distemprandum  minùOit     .... 

A  distemprare  el  zallulino 

A  distemprare  la  rossecta 

A  preparare  el  sa  far  ami 

A  distemprare  lacha  per  far  corpi   . 

A  preparare  le  terre  per  adoprare 
in  muro  o  in  calcina 

A  camp-, II, ir,'  ,?  f,,,-,'  fogliami      .     .     . 


Pag.  167 

„  1(>S 

„  169 

„  169 

„  170 

„  170 

„  171 


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182 

182 
183 


Al)  L.APIDE8  ASCLLORCM  COMHOSFSIIOS. 
SeiUICET  OKMMAS  PRETIOSAM.  f-I,AHAS 
KT  LACDABILIS  COLl.OKIS.  Et  MAKUA- 
RtTAS,  RUBINOS  ET  BALASCIOS.  Qt'E 
8UST  ARTIFITIALES  ET  XOS  SATURA- 
UES  POTERIS  ITA  COMPONERE  CITO 
ET    FACILE Pag-    !'*'> 

Sic  fiunt  de  cristallo  Inpides  picii  con- 

trnfncti  ut  topatij,  zaftrri  e.tc.    .    .      _      186 

Ad  fatiendum  margaritas 187 

Ad  fatiendum  pulcra»  scutes  de  cri- 
stallo       1S8 

Ad  rubinos  componendum ISS 

Ad  fatiendum  balatcios „      185> 

Ad  fatiendum  pulcras  perlastnmquam 
vere  et  laudabilis  coloris  in  apa- 

rentia -      1'*' 

Ad  fatiendum  margarita»  site  perlas 
tamqunm  naturales  et    optimas  et 

verns,  sine  dubio  .    .    .    , 1!" 

Ad  fatiendum  perlas  grossas  de   mi- 

nutis 192 

Ad    margaritas,   sice   perlas,    clnrifl- 

candas -      138 

Ad  fatiendum  smiralgdum  de  cristallo      ^      190 
Ad  fatiendum  crisolitum  de  cristallo      _      194 

Ad  fatiendum  ambra _      191 

Ad  ambra  fatiendum _      195 

Ad  idem      1^ 

Super  eodem -      196 

Ad  idem  ut  supra _       197 

Ad  calcinandum  cristnllum     ....      _      197 

Ad  flrnììdìim  cristallum _       197 

Ad  !/nfitìiiìum  cristallum  contrafactum    >      198 
Ad  ìiìolìfìr<uidum  cristnllum     ....       _       198 
Ad  fatiendum  lapides  pretiosos  can- 
tra factos  de  cristallo 1  '■' 

A  mollificare  el  cristallo  per  modo 
che    porai   improntare    e    tagliare 


—  304  — 

Questa  è  una  opera  ociilta  fìlosnfìcnlp, 
ciò  è  fare  coralli  (/rossi  de  ti  pi- 
coli,  in  questo  modo Pftg'-  ^^00 

A  fare  vernice  liqquida  bona ,      '201 

A  fare  cinahrio „      '202 

A  fare  de  cento  perle  una  !>  e  Ila  perla 

bona  de  vantaqio '202 

Ad  fatiendum  aaffirrum  et  ipsum  afl- 

nandum  et  colorando „      205 

A  fare  collore  d' oro „      205 

A  poriftcare  el  saflrro „      206 

A  fare  vetrio  rosso 206 

A  mecter  oro  in  vetrio '207 

A  dipengiare  li  vetrij  cuvi  li  smalti 
de  oìiine  collore  che  tu  voli,  corno 
sono  tazze  o  altre  lavore  de  vetrio      „      208 

A  fare  vetrio  incarnato ,      209 

A  fare  vetrio  giallo  per  patrcnostre 

o  ambre 210 

A  fare  zallolino  da  dipengiare '210 

Incipiunt  collores  musaici.  Et  primo 

ad  fatiendum  materiam  musicarum      „      210 

Alias  modus  musaici „      212 

Ad  faciendum  musaicum  croceum   in 

colore  auri „      212 

Ad  fatiendum  musaicum  rubeum  .  .  „  213 
Ad  fatiendum  musaicum  rosatum  ,  .  „  214 
Ad  fatiendum  musaicum  granatum  .  „  214 
Ad  fatiendum  musaicum  azurrum.  .  „  214 
Ad  fatiendum  musaicum  viridem  .  .  „  214 
Ad  fatiendum  crisolitum,  idest  vitrum 

colloratum  in  collore  auri,  videlicet      „      215 
Incipiunt  diversi  coIjLOres  quibus  va- 
saeij  utuntur  pro  vasorum  pul^crl- 

TUDINE,    PER    ORDINEM    DICESDUM.    Et 

primo: „      217 

A  fare  bianco  fino  de  marzachotto     .      „      217 
A  fare  biancho  el  vaso  cacto  senza  di- 
pentura,  se  tu  voi  che  lo  dieta  vaso 
sin  biancìio  e  necto ,.      217 


—  305  — 

^1  fitre  hUincho  de  vetrio Pag.  218 

vi  fare  bianco  per  mectare  azurro     .  „  218 

.1  fare  biancho  per  azurro ^  218 

.1  fare  biancho  per  azurro _  218 

.1  fare  biancho 219 

.1    fare    biancho    per    azurro    sutili 

apianato _  219 

A    fare   bianco  per  dipengiare  certe 

collare  divisati  corno  te  pare ...  „  219 
A    fare   biancho  per   melare    azurro 

spianato „  219 

A  fare  biancho .,  220 

A  fare  bianco  per  azurro ^  220 

A  fare  biancho  per  azurro  relevato  .  „  220 

A  fare  biancho  per  azurro  relevato  .  .,  220 

Ad  affinare  i  bianchi  duri  a  focho     .  „  220 

A  fare  giallo  el  vaso „  221 

A  far  giallo  da  vitriare  dentro  ...  „  221 

A  fare  verde  el  vaso _  221 

A  fare  verde  per  invetriare 221 

A  fare  verde  de  vantaggio _  222 

A  mecter  azurro  a  penello „  222 

Ad  idem.  A  fare  azurro  per  mectare 

a  penello 222 

Azurro  per  operare  a  penello 222 

Azurro  da  penello ,  223 

A  fare  azurro  relevato  a  modo  fio- 
rentino     „  223 

A  fare  azurro „  223 

Per  mectare  a  penello „  223 

A  fare  azurro  relevato  per  mectare  a 

penello „  224 

^1  fare  azurro  violato -  224 

A  fare  collare  de  azurrino  bono     .    .  _  224 

A  fare  azurro  aubtili  spianato  ...  ,.  224 
A   cociare,  idest  calcinare,  stagno  e 

piombo ~  22.5 

Terra  per  cociare  vasi, rodi  ....  _  225 
A  fare  collore  da  dipengiar  vase,  come 

vase  il<i manco  o  de  mngoUicn .    .    .  ~  22ò 


—  30G  — 

A  fare  azurro  da  penello 

A  fare  zallo  bello  per  minij  o  altro  . 
A  fare  aqua  da  disolvare  perle  ere.  . 
A  fare  perle  naturali  o  quasi  .  .  . 
A    fare   studio  per  fare  coralli  con- 

trafacti 

A  fare  collare  d'oro  per  pegnare  vase 

de  terra,  prima  vitriati 

Incipit  distintio  opctavi  cap.  de  tin- 
tis  at  tingendum  pannum,  8ktam 
et  pei.lem  in  camussium  et  multa 
ALIA.  Et    de  camusijs    fiendis    per 

MULTO»      ET      DIVERSOS     MODOS.     Et 
primo    ad    TINGENDUM    CAMUSSIUM   .      . 

A  tegnare  caprete  in  verzino  .... 

A  tegnare  caprete  in  vermiglio  .    .    . 

A  tegnare  montone  in  vermiglio  da  lo 
lato  de  la  carne,  per  fare  scarpe . 

A  tegnare  montoni  in  vermilglio  dal 
canto  del  pelo  per  fare  scarpe  .    . 

A  tengere  pelle  de  sovatto  in  vermi- 
glio, bone  e  belle 

A  tegnare  in  vermiglio 

A  tegnare  in  versino  bellitissimo    .    . 

A  tegnare  la  pelle  in  collare  de  pavo- 
nazso  bellitissima  e  bene     .... 

A  tegnare  in  rosscio  le  pelle  .... 

A  tegnare  caprecte  in  verde    .... 

A  tegnare  pelle  in  verde 

A  tegnare  la  pelle  in  verde     .... 

A  fare  tenta  verde  da  tegnare  panno, 
o  refe,  o  seta 

A  tegnare  pelle  asurre 

A  tegnare  la  pelle  in  nero 

A  fare  tenta  nera  per  tegnare  pelle, 
cioè  tenta  da  calzolare  fina,  senza 
ferro 

A  tegnare  caprecti  in  nero  fini  e  belli 


Pag. 


■225 

227 
227 

228 

22ft 


231 
231 
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247 
248 


—  307  — 

A  tegnaì-e  montone  o  caprette  in  nero, 

belli  e  boni Pag.  249 

Modo  de  conciare  pelle  cimi  lo  pelo  e 
senza  pelo,  ciò  è  pelle  de  cervo,  o 
de  lupo,  o  de  tasso,  o  de  lotrie,  o 
de  capretti,  o  de  capra,  o  d' altri 
animali;  ed  è  concia  probata.    .    .      „      250 

Concia  per  una  pelle „      256 

Ad  camussium  fatiendum _      256 

A  fare  camoscio  cum  nervo  o  senza 
nervo,   cioè   scamosciato   da   omne 

parte „      257 

A  fare  camoscio  senza  grasso     ...      .,      258 

A  fare  camoscio „      259 

A  fare  camoscio  brevimente    ....      „      :S9 
A  fare  camoscio  che  sia  bianco  e  mor- 
bido corno  una  seta „      260 

A  fare  camoscio   che   aresti   morbido 

sempremay „      260 

A  fare  camoscia  che  arestia  a  l'aqua      „      261 

A  scamosciare  le  pelle „      261 

Ad  camussium  de  carta   caprina  fa- 

ciendum „      262 

A  fare  camoscio  de  carta  pecorina   .      .,      262 
A   fare    camoscio   de    carte  j)ecorine 
scripte  0  de  carte  de  capretti  scri- 
pte        .,      264 

A  fare  camoscio  bonissimo .,      264 

A  fare  concia  in  camoscio  bona  et  vera 

et  probata ^      266 

A  tegnare  sirico  o  drappo  roscio  .  .  „  270 
A  tegnare  sirico  croceo,  o  vero  giallo 

f>  refe .,      272 

A  tegnare  sirico  pavonazzo,  o  refe  .  „  273 
A  tegnare  sirico  molato,  o  refe  ...  „  273 
A  tegnar  sirico  negro,  o  refe  ....  „  274 
A  tegnar  sirico  verde,  o  refe  ....  _  275 
A  tegnare  lo  sirico  verde  scuro  ...  .,  277 
A  tengna re  lo  sirico  in  turchino,  0  refe      „      277 


-  308    - 

A  feonare  in  roselo Pfig-  '^~^^ 

A  tegnare  refe  in  verzino „  279 

A  legnare  refe  in  roseto «  279 

A  tegnare  in  nero  lo  refe ,,  280 

A  tegnare  guarnello,  o  seta,  in  nero.  ,.  280 

A  tegnar  guarnello ,,  281 

A  tegnar  V  osso  in  verde „  281 

A  tegnare  l'osso  in  rosscio ,  281 

A  tegnare  pelle  in  bretino  chiaro   .    .  „  282 

A  fare  inchiostro  bona  e  da  scriva  re  ,,  282 
-A   tegnar  ossi  bovini,   buffalini  e  ca- 
prini, dentro  e  di  fora,  in  ovine 

colore ,  283 

A  tegnare  bosso  in  nero ,,  28S 

A  tegnare  ossa  in  verde ,,  284 

A  fare  colla  che  tene  aqua  e  olio  .    .  ,  284 
Mirabilis  colla  ad  cristallum,  genimas, 

et  super  petram,  vel  lignum  ...  ,,  284 
Ad  fatiendum  coll.iin  ad  gemmas   re- 

tinendas „  285 

A  fare  colla  per  vasa „  285 

A  fare  colla  per  li  vaseper  altro  modo  „  285 

A  fare  colla  per  Ugnami „  286 

A  mollificare  V  osso „  286 

A  fare  colla  de  pescio „  286 

Ad  ingessandum  tabulas   causa  pin- 

gendi „  287 

Ad  molliflcandum  ossa ,,  288 

A  tegnar  la  pelle  in  verde ,.  289 

A  conosciare  la  bona  galla ,,  289 

A  cognosciare  lo  bono  vitriolo    ...  „  290 
A  fare  tenta  verde  et  rossa  et  pavon- 
naza  a  tegnare  ossi,-  panni,  refi,  et 

ciò  che  voli  etc ,,  291 


'210.  Storia  Siciliana  di  anonimo  autore  scritta  in 
dialetto  nel  Sec.  XV,  pubblicata  a  cura  di 
Stefano  Vittorio  Bozzo  (Parte  1.*  Prefazione)  L.     7.  — 

211.  Quattro  Poemetti  Sacri  dei  Secoli  XIV  e  XV 

a  cura  di  Erasmo  Percopo - 

212.  Viaggio  in  Inghilterra  del  Card.  Rossetti  a  cura 

di  Giuseppe  Ferx'aro »      5.  — 

lM3.  Rime  varie  di  Curzio  da  Marignolle  con  le 
notizie  intorno  alla  vita  e  costumi  di  lui , 
scritte  da  Andrea  Cavalcanti,  e  raccolte  da 
Costantino  Arlia ...»      5.  — 

214.  Il  Sacco  di  Volterra  nel  MCDLXXII  a  cura  di 

Ludovico  Frati »      G.  ."n 

215.  Gli  Spagnuoli  e  i  Veneziani  in  Romagna,  do- 

cumenti pubblicati  da  Cori-ado  Ricci  .     .     .    »    14.  — 

216.  Diario  di  Gaspare  Nadi,  a  cui-a  di  C.  Ricci  e 

A.  Bacchi  della  Lega »    13.  — 

217.  La  Caccia  degli  Uccelli  di   Vincenzo   Tanara, 

per  cura  di  Alberto  Bacchi  della  Lega   .     .   »    15.  — 

218.  La  Guerra  di  CamoUia  e  la  Presa  di   Roma, 

rime   del  secolo   XVI,   a  cura  di  Francesco 

Mango , »      5.  50 

219.  Lamenti  storici  dei  secoli  XIV,  XV  e  XVI,  a 

cura  di  Antonio  Medin  e  Lodovico  Frati     .    »      9.  — 

220.  Una   Confraternita   di   giovanetti  Pistoiesi  a 

principio  del  secolo  XVI,  a  cura  di  Pietro 

Vigo »      4. — 

221.  I    drammi   di   Antonio   Marsi   pubblicati    da 

I.  Palmarini.  Voi.  I •     .     .     .   »      '^   — 


IN   CORSO  DI  STAMPA 


Storia  Siciliana  d* anonimo  autore  scritta  in 
dialetto  nel  Sec.  XV,  pubblicata  a  cura  di 
Stefano  Vittorio  Bozzo  (Parte  IL*  Storia). 

Là  bella  Camilla,  poemetto  inedito  dì  Piero 
da  Siena,  a  cura  di  Vittorio  Fiorini. 

Testi   inediti  di  antiche  rime  volgari,  messi 

in  luce  da  Tommaso  Casini.  Voi.  II. 

(xyneyera  delle  Clare  Donne,  di  Sabadino  de- 
gli Aricnti,  a  cura  di  C.  Ricci  ed  A.  Bacchi 
DELLA  Lega. 

Viaggio  da  Venezia  a  Costantinopoli  di  Tom- 
maso Alberti,  nel  1609,  a  cura  di  Alberto 
Bacchi  della  Lega. 

Narrativa  della  prigionìa  di  Ercole  Fantuzzi, 

a  cura  di  Corrado  Ricci. 

Palmarini.  I  drammi  pastorali  di  Antonio 
Marsi.  Voi  II. 

Canti  del  sec.  XVI  sulla  battaglia  di  Bavenna, 

a  cura  di  C.  Ricci 


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