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NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
ANNO TERZO 1883-84
PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
1884
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ELENCO DEI SOCII
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Abeille de Perrin Elz. Place des Palmiers 11—Hyéres (Var.).
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Failla Tedaldi Luigi—Castelbuono.
Fauvel Albert—Caen.
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Fiore Andrea Prof.—Liceo—Bologna.
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Speciale D." Seb. Prof. di Chimica—Catania.
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Tournier Henri, Villa Tournier—Péney près Gèneve.
Turati Conte Emilio, Via Meravigli—Milano.
Treves Fratelli, Editori—Milano.
Valiante B.—Napoli.
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Verein der Freunde der Naturgeschichte—Mecklenburg.
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Vimercati Prof. Guido Conte—Firenze.
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Von Emich Ritter Gustav—Budapest.
Wartig Ed.—Leipzig.
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Wiscott Max—Breslau.
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ANNO III 1) | IRE 1883
IL NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
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ST PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
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ABBONAMENTO ANNUALE
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GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda I’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 1.
F. Baudi—Note entomologiche. Ì
Enrico Ragusa—A/tre osservazioni al Catalogus Coleopterorum Europae et
Caucasi.
T. De-Stefani—Miscellanea Imenotterologica (cont. e fine).
Enrico Ragusa—Nota sui Brachinius Joenius e Siculus.
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
L. Facciolà—/ giovani del Gonostoma denudatum.
G. Riggio—Le piante insettivore e la funzione clorofillica della Drosera ro-
tundifolia.
A. Minà-Palumbo — Lepidotteri if uofagi (continua).
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PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
‘1883
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LI III. 1 OTTOBRE 1883. N. 0
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IL NATURALISTA SICILIANO
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NOTE ENTOMOLOGICHE
I. Sugli Eteromeri di Sicilia.
Zophosis punctata Br.: oltre la var. sicula rinvenni presso Trapani alcuni
esemplari che ne differiscono e che pel corpo leggermente bronzato, sensibilmente
più attenuato verso l’ estremità posteriore e pella punteggiatura delle elitre più
forte vanno rapportati alla var. Maillei Sol.
Erodius neapolitanus Sol. var. siculus Sol. : fra i numerosi individui rac-
colti presso Mondello ed anche a Trapani alcuni maschi hanno appena visibile
ed assai obbliterata la fossetta piligera del prosterno, caratteristica di questo sesso.
La var. vicinus Sol. è pure ovvia in dette località ed a Marsala
Pachychila Dejeanti Besser, specie non solo molto variabile nella statura, ma
anche nella scoltura del corpo : d’ordinario maggiore nelle regioni montuose, più
lucida e levigata, a punteggiatura superficiale; talora nelle regioni basse più pic-
cola, colla punteggiatura del torace assai più forte e più profonda e così più
densa.
Scaurus aegyptiacus Sol. : un esemplare femmina dei dintorni di Trapani è
consimile alla varietà di Sardegna pelle costole dorsali delle elitre poco elevate,
ma distinguesi pel torace più attenuato posteriormente, più fortemente punteg-
giato, massime nella metà posteriore.
Asida syriaca All.: di questa specie, che già designai vivere nell’ Isola di
Malta, ricevetti un esemplare raccolto presso Palermo, che presenta pure tutti i
caratteri di questa specie, è una femmina di grande statura.
Gonocephalum terrosum Kuùst. : nella collezione del Pro". A. Palumbo osser-
vai un esemplare raccolto in Sicilia che parvemi identico ai ferrosum di Sardegna.
Lichenum variegatum Kust. : specie ovvia presso Trapani che varia colle eli-
tre a squame ora variopinte, ora uniformemente bigio-biancastre.
Cossyphus tauricus Stev.: specie da annoverarsi fra Je italiane, dacchè ne
vidi diversi esemplari raccolti dal Capitano De Marchi nei dintorni di Roma, e
ne ebbi pure un individuo di Sicilia (1).
(1) Già nel 1876 Bul. Soc. Ent. Ital., nei Resoconti delle adunanze, pag. 29,
venne pubblicata una mia lettera, ove dicevo di aver preso il C. tauricus Stev.
in Sicilia, alla Navurra presso Altavilla. E. Ragusa.
A
Helops (Catomus) gibbithorax Gemm. trovasi anche in Sicilia, d’onde sinora
ne vidi due soli esemplari.
H. (Stenomax) exaratus Germ. : quasi tutti gli individui che vidi di Sicilia
variano pelle elitre a strie più profonde ed intervalli più convessi che in quelli
di Dalmazia ed Illiria.
H. (Nalassus) pallidus Curtis: alquanti esemplari raccolti dal Prof. A. Pa-
lumbo presso Trapani differiscono da quelli di Spagna e della Francia meridio-
nale pel torace un po’ più largo, più arrotondato ai lati, ad angoli posteriori più
ottusi (1). i
Gerandrius oetnensis Rottbg. : dall'esame dell’unico esemplare di questa specie
gentilmente comunicatomi dal sig. Ragusa, il quale concorda esattamente colla
descrizione datane dal Rottenberg , il cui esemplare tipico mi si riferì esser an-
dato distrutto, mi risulta esser esso una vera Cistela (ora Pseudocystela), che
pel complesso di sua struttura, benchè somigliante d’ aspetto ad alcune Cistele
esotiche, dovrebbe rapportarsi al sottogenere Gonodera Muls. L’ esemplare sici-
liano del sig. Ragusa, rinvenuto presso Castelbuono, è un maschio , ed ebbi la
ventura di trovarne uno identico, femmina, sbattendo i rami d’un’A dies pecti-
nata l’anno scorso nella valle del Pesio nelle Alpi marittime. In ambedue gli
esemplari emergono distinte le estremità degli organi sessuali; nel maschio i tre
primi articoli dei tarsi anteriori non sono dilatati, però sono meno esili che nella
femmina.
In entrambi scorgo l’aspetto ed i caratteri distintivi del genere Cstela, com-
preso quello delle unghie dei tarsi denticolate quasi a pettine : le antenne sono
filiformi, cogli articoli 4-7 nel maschio leggermente dilatati verso 1’ estremità ,
cilindrici nella femmina, l'articolo terzo men lungo che il quarto : il torace quasi
tronco alla base, cogli angoli posteriori non curvati all'indietro, ma acuti e lie-
vemente sporgenti lateralmente; il penultimo articolo dei tarsi senza appendice
membranosa. Distinguesi dalle specie nostrali del gruppo delle Gonodera pella
struttura del torace, come è descritto nel Berliner Ent. Zeit. 1870, pag. 296,
non come è raffigurato nella tav. Il, fig. 7, nella quale la forma del torace è
affatto sbagliata : inoltre il corpo al disopra è coperto d’ una villosità non guari
sottile, gialliccia, ed il fondo delle elitre è chiazzato di macchie brune somiglianti
(1) Nel recente Catalogo dei Coleotteri d’ Europa e Caucaso 1883 vedo ripro-
dotto a pag. 136, colonna 1, il nome di picipes Kiùst. invece di picipes Bon. sog-
giunto come sinonimo del Stenomax piceus St., lapsus calami che notavasi già
nel precedente Catalogo Stein et Weise a pag. 121, col. I. Inoltre debbo sog-
giungere che l’Helops (Nalassus) a/pigradus di recente descritto dal signor Fair-
maire negli Annali della Soc. Ent. di Francia 1882, p. CLXIX, che non solo tro-
vasi nelle adjacenze del Monviso, ma ben più frequente nelle Alpi marittime, in
particolare sull’ Abies pectinata, a parer mio non sarebbe che una forma alpina
dell’'Ecoffeti Kùst. di Francia e dei Pirenei.
SARE
a quelle di alcuni Erirhinus. La punteggiatura del capo e del torace è piuttosto
forte e rugosa, la superficie di questo è assai disuguale, cioè con varie impres-
sioni, quali ne presentano pure le elitre nella loro metà posteriore.
Gerandrius oculatus Baudi: dopo nuovo esame dell’esemplare descritto, rin-
viatomi dal sig. Ragusa, e mediante il confronto di altre specie di Helopidi per-
venutemi posteriormente, mi sono convinto appartenere esso al genere Z7e/ops e
più particolarmente al sotto-genere Catomus All. , da collocarsi metodicamente
presso gibbithorar o sphoerteollis, benchè il suo corpo sia privo di villosità ,
probabilmente perchè esemplare logoro ed in parte mutilato. Dalle due or citate
specie differisce pella statura del doppio maggiore, pel corpo affatto nero e pelle
strie delle elitre molto fine, formate di serie di piccoli punti in gran parte ob-
lunghi, il loro orlo marginale sensibilmente bisinuoso all’altezza del terzo e quarto
anello dell'addome.
Nel complesso di sua struttura ha l’aspetto d’un grosso Nephodes depilato, ed
è appunto per tale aspetto, pei suoi occhi grossi, trasversali, più approssimati fra
di loro al disopra che non lo siano d’ordinario negli ZHelops, come pure pel suo
metasterno piuttosto lungo e per altre poco importanti modificazioni di struttura,
che presunsi lo si potesse ravvicinare al Gerandrius del Rottenberg, indotto
anche in errore dalla figura. data dell’oetnensis, sbagliata come dissi di sopra.
Dal fin qui detto ne risulta che a mio avviso il genere Gerandrius dovrebbe
annullarsi per riguardo alle specie oefnensis che è una vera Cistela (Pseudo-
cistela) ed all’oculatus che è un vero Helops, resta la sp. sardiniensis All. che
vedo annoverata fra i Gerandrius nel recente Catalogus Coleopterorum Europae
et Caucasi ed. III 1883, specie di cui simora non conosco la descrizione.
Cistela (Pseudocystela) (Tsomira) paupereula n. sp. Oblongo-ovata, testacea,
parum dense pubescens, capite sat prothoraceque minus dense, distinete pun-
ctatis; elytris unistriatis, sat crebre punctatis, transversim substrigosis.
Mas antennis simplicibus, filiformibus; tarsorum anticorum articulis qua-
tuor primis haud dilatatis, infra fulvo-spongiosis: abdominis segmento quinto
apice rotundato.
Somigliantissima alla C. nitidula Kiesw. massime nella forma del torace: ne
differisce pel capo alquanto più densamente punteggiato, le antenne più lunghe,
filiformi, cogli articoli terzo e quarto uguali in lunghezza, poco più lunghi che
i tre o quattro seguenti « che son pure uguali fra loro; pel torace a punteggia-
tura più rada, disugualmente distribuiti, in modo che rimangono alcuni spazii
sul disco ed una lineetta longitudinale me lia levigati ; pelle elitre un po’ meno
allungate, più fortemente punteggiate, coi punti più profondi, alquanto più densi
e tutta la superficie di esse più sensibilmente strigosa per traverso, la sola stria
suturale impressa. Il corpo al disotto è rosso-testaceo ; î piedi conformati come
nella nitidula, però i tarsi anteriori non hanno articoli dilatati, solo i quattro
primi sono spongiosi al disotto.
Pelle sue antenne lunghe e I’ emergenza del pene l’ unico esemplare descritto
evidentemente è un maschio, che d'altronde, benchè abbia le antenne semplici,
Saga Se
puossi agevolmente distinguere dalla femmina della ritidula pel terzo articolo
delle antenne non più lungo del quarto e per avere una sola stria visibile sulle
elitre.
Fu rinvenuta dal Prof. A. Palumbo presso Riesi.
Ligria hirta Lin. : alcuni esemplari raccolti in Sicilia dal sig. Albera variano
pella loro statura assai più grossa; nel maschio le antenne hanno i due penul-
timi articoli più lunghi e 1’ ultimo meno che nella forma del continente ; il to-
race relativamente al sesso è meno attenuato anteriormente, la sua punteggiatura
più densa ed assai più forte : in ambo i sessi le elitre sono distintamente striate
e la villosità più disposta per serie longitudinali.
Notoxrus brachycerus Fald.: presso Cerda e nei dintorni di Sciarra rinvenni
quattro esemplari femmina d’una varietà assai spiccata di questa specie. Di sta-
tura piccola, appena uguale a quella normale del cornutus, capo e torace neri,
meno nel primo le parti della bocca, però l’estremità delle mandibole nera, nel
secondo il corno che è rossiccio all’estremità, anneriti quasi totalmente i femori
e parte delle tibie : le solite macchie nere delle elitre assai dilatate e nera pure
l’estremità delle medesime, cosichè sulle elitre non rimangono di tinta rossa che
due linee arcate in senso opposto, riunite alla sutura, in forma di un x e presso
l'estremità una macchia ovoide, rotonda posteriormente , trisinuosa sul davanti ,
d’ordinario non estesa sino al margine laterale. Frammezzo a questa varietà la
forma comune è assai più ovvia.
N. stculus Laf.: di questa specie, che presumo poco diffusa nelle collezioni,
non vedendola citata nè dal Rottenberg, nè dai Cataloghi della collezione del
Museo di Palermo, nè in quello del sig. Failla, rinvenni un certo numero di
esemplari in un canneto presso Catania, ove principalmente annidavano nella
ascella delle foglie della canna.
Anaspis (Larista) Truquii Baudi: specie da me descritta su esemplari di
Cipro a pag. 795, 1870, negli Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino,
Eteromeri parte seconda, che sembra anche ovvia in Sicilia sia presso Termini
ove ne raccolsi alcune, sia alla Ficuzza ove la trovò anche il sig. Albera in pa-
recchi esemplari.
Differisce per altro dagli esemplari di Cipro pel colorito del corpo sovente as-
saì più oscuro, colle antenne imbrunite non ai soli tre, ma anche ai cinque ul-
timi loro articoli. Facilmente riconoscibile il maschio pella forma del ventre quasi
longitudinalmente un po’ angoloso, con i singoli anelli ornati di due serie di
peli eretti e depressi nella metà; la femmina invece, massime se depilata, s’ap-
prossima alquanto alla Szaria vartans, dalla quale, oltre alla struttura delle
epipleure delle elitre visibili, benchè tenuissime, sino all’ estremità, si distingue
però sempre ancora pella statura più piccola, onde pure differisce dalla rujîtar-
sis, nonchè pel corpo più parallelo, massime pelle elitre non attenuate verso la
base, le loro lineette trasversali più distanti fra loro, il torace un pò meno ar-
rotondato ai lati.
Infine di questa stessa Larisa rinvenni nel decorso mese di luglio un esem-
a,
plare maschio sui colli di Torino, di statura un pò più forte, che quelli di Cipro
e di Sicilia, coi piedi, antenne e capo testacei, quest’ultimo sul vertice ed il to-
race bruni; sugli anelli ventrali ben sviluppate le serie di peli eretti neri, carat-
teristica della specie.
A.(Stlaria) scapularis Emery : ne trovai quattordici esemplari lungo la spiag-
gia del lato occidentale di Catania su fiori d’un’ombellifera che cresce fra le roc-
ce vulcaniche. Fra essi variano alcuni esemplari maschi pel torace leggermente
abbrunato sul disco , in altri la macchia omerale delle elitre è poco distinta, si
riconoscono per altro dalla varians pella pubescenza meno fina, di colore gial-
lognolo e pelle lineette trasversali delle elitre meno approssimate fra loro che in
detta specie, in cui la pubescenza è assai più fina e nericcia,
Del genere Mordellistena, oltre le specie più ovvie nel continente italiano, rin-
venni a Catania la rana Motsch., la paroula Gyll. presso Palermo, la confinis
a Trapani ed a Lentini, l’ episternalis più abbondante in diverse località del-
l’isola.
Stenalia bisecta n. sp. Elongata, atra, elytris testaceis, nigro-marginatis,
aureo-sericeis; pygidio crassiusculo; pedum posticorum tibiis validis, strigis
duabus obliquis, una superiore integra, altera media dimidiata, tarsorum ar-
ticulo primo striga sat conspicua notatis ; oculis limbo capitis postico conti-
guis; epimeris metasterni basi latis, intus valde rotundatis. Long. 4 mill.
Afline alla Zestacea, ma proporzionalmente più robusta, meno allungata e
meno ristretta posteriormente. Ne differisce pel capo un pò più grosso, gli occhi
onninamente contigui al lembo posteriore del capo, come nelle genuine Mordel-
listena; pel torace relativamente più lungo, le elitre un pò meno allungate, te-
stacee, coi margini laterale e sutural», nonchè una macchia quasi quadrata su
ciascun omero ed all’ incirca il quinto apicale neri, coperte d’ una molto meno
fina e meno densa villosità di bella tinta dorata; il corpo al disotto è ornato di
pubescenza bianco-argentea un pò meno fina che nella festacea, sull’ addome
detta pubescenza scorgesi pure alla base ed ai lati del primo anello, nonchè in
macchie progressivamente minori sui lati dei quattro segmenti anelli, sul rima-
nente dell’addome è nericcia, I piedi posteriori sono assai robusti, massime le
tibie, le quali oltre il solito intaglio subapicale ne portano altri due obliqui , il
primo al terzo anteriore, che attraversa tutto il lato esterno della tibia, l’altro al
terzo posteriore limitato alla metà della larghezza della tibia; il primo articolo
dei tarsi posteriori porta pure un intaglio ben distinto poco lungi dalla sua estre-
mità.
Le epimere del metasterno sono appena d’un terzo più lunghe che larghe alla
base, ivi più larghe che nella testacea, di forma consimili a quelle della brunne:-
pennis Muls. specie che ritengo distinta dalla festacea; ma il loro lato interno è più
arrotondato e conseguentemente appare più acuminato posteriormente. Non ostante
la contiguità degli occhi col lerabo posteriore del capo, di cui non rimane più
che un tenuissimo filo, tuttavia avuto riguardo alla forma generale del corpo e
delle epimere in particolare, credo debba annoverarsi fra le Sfenalia.
Ze
Mi fu inviata ad esaminare dal sig. Teodosio De-Stefani , che la raccolse in
Sicilia.
Del genere Cantharis (1) oltre la vescicatoria trovansi in Sicilia la Bassi,
la segetum ed anche la Perroudi di cui ricevetti un esemplare come di Sicilia
col nome di segetum, sotto il qual nome sinora ricevetti sempre delle Basstt.
La segetum, di cui posseggo soltanto esemplari di Algeria è più allungata che
le due affini or citate, meno però che la vescicatoria, ha il capo relativamente
piccolo, però poco arrotondato alla base, quivi quasi smarginato e meno densa-
mente punteggiato, i femori posteriori non ingrossati.
La Bassii ha pure il capo piccolo, quasi regolarmente arrotondato alla base,
ai suoi lati posteriori non più largo che gli occhi; il torace è mediocremente ar-
rotondato ai lati, ma presso la base leggermente ristretto da un’impressione obliqua
laterale, perlochè pare dipoi si dilati alquanto nell’orlo basale; lo scudetto è pres-
sochè uniformemente arrotondato ed uniformemente punteggiato.
La Perroudi ha forma consimile alla Bassti, ma il suo capo è più largo, co-
sichè alla base pare sopravanzi in larghezza gli occhi, è quasi tronco e smargi-
nato alla base ; il torace è lateralmente più retto nei suoi due terzi posteriori ,
sono appena visibili le impressioni laterali sui fianchi di esso presso l'orlo ba-
sale; lo scudetto è visibilmente smarginato ai lati verso la metà quindi arroton-
dato, impresso nel mezzo da una lineetta longitudinale liscia che dalla base ar-
riva sin presso la metà di sua lunghezza. Come la Bassi ha i femori poste-
riori sensibilmente ingrossati, arcati nel loro lato superiore.
Per lo più il capo sul vertice ed ai lati, il torace, le epimere e parte dell’ad-
dome sono di tinta aurea, o di rame metallescente pîù o meno spiccata.
Dello Sparedrus, Orsinii Costa ho trovato presso Castelbuono un esemplare
di forte statura e di colore bruno-testaceo.
Mycterus pulverulentus Kùst. : è ovvia in Sicilia una varietà di questa specie
che distinguesi particolarmente dagli esemplari che finora vidi di Sardegna ed AL
geria pel torace nel maschio assai meno densamente punteggiato, cosichè una parte
degli interstizii di esso appaiono nitidi, meno elevato sul suo disco anteriormente,
più visibilmente compresso ai lati. Le antenne d’ ordinario non sono completa-
mente testacee come in quelli, ma ora hanno i due primi articoli bruni, ora sono
brune con un anello basale rossigno, i palpi mascellari per lo più sono picei ,
coll’ultimo articolo talvolta rossigno alla base, alquanto più lungo che negli esem-
plari sardi; le tibie e tarsi bruni, od oscuramente picei : il quinto anello ventrale
è solo impresso a cadun lato d’un canaletto longitudinale obliquo, più corto e
più profondo. La femmina è poco dissimile da quella degli esemplari sardi, ma
(1) Nell’Agro Romano edin Calabria sembra ovvia una varietà del Lydus tré-
maculatus Fabr. le cui elitre sono affatto prive di macchie, uniformemente testa-
cee, coperte di villosità bianca alquanto più lunga, che nella forma genuina,
CRUI
ha l’ultimo articolo dei palpi mascellari più gracile che in quelli, le tibie ed i
tarsi di tinta rosso-testacea più chiara, il quinto anello ventrale più evidentemente
smarginato ai lati presso l’estremità, col lobo medio apicale quasi angoloso, come
pure il solco che contorna il lembo dello stesso anello nella sua metà è piegato
quasi ad angolo. Denominai in collezione siculus questa varietà.
II. Sugli Agabus chalconotus Panz. e fusco-aenescens Regimb.
Nel N. 10 dell’ anno 1882 a pag. 227 del Naturalista Siciliano a proposito
dell’ Agabus fusco-aenescens Regimb. il signor Ragusa (1) osserva che presu-
mibilmente questa specie fu sinora confusa e creduta il chal/conotus Panz. e che
è assai facile che questa confusione sia stata fatta con quelli rinvenuti in altre
parti d’Italia. In nota poi aggiunge a convalidare il suo asserto, che ricevette
dal sig. A. Palumbo un Agabus fusco-aenescens col nome di chalconotus serit-
tovi da me,
Osserverò a questo riguardo che tengo in collezione un Agabus d'Inghilterra
datomi dal Curtis col nome di cRhRalconotus, un altro di Nizza marittima e pa-
recchi di Sardegna controllati coi chalconotus così denominati da Erichson, fra
le cui mani passò la collezione sarda del R. Museo di Torino. Che alcuni anni
fa ricevetti dal sig. Albera una ventina circa di Agabus, i quali mi presentarono
tutti i caratteri di forma, scoltura e colorito identici ai chalconotus della mia col-
lezione, solamente questi esemplari di Sicilia sono di statura un pò più forte che
quelli di Sardegna.
Esaminati nuovamente quanti maschi mi trovai ancora di possedere, in niuno
di essi potei riscontrare i caratteri essenzialmente distintivi d’ esso sesso, quali
sono designati dal Regimbart pel suo fusco-aenescens , in particolare le unghie
dei tarsi anteriori molto incurvate e l’ultimo anello dell'addome puntato-strigoso
nella sua metà posteriore. In tutti essi le unghie dei tarsi anteriori sono bensi
più arcate che nella femmina, ma non possono dirsi molto curvate, l’ultimo anello
dell'addome è bensì sovente raggrinzato o coperto d’una specie di reticolatura so-
migliante ad una vermicolazione, ma non puossi perciò dire nè strigoso nè striato.
Inoltre ho al presente davanti agli occhi l’ esemplare del sig. Palumbo da me
designato per chalconotus e niuna differenza posso in esso trovare dai miei, se
non che desso è un individuo non completamente maturo, che perciò ha di tinta
bruna più chiara la bocca, la parte anteriore del capo, i lembi laterali del torace
e delle elitre, ma nello stesso tempo è un esemplare logoro, mancante di alcuni
piedi, di tutti i tarsi anteriori, che nulla meno dall’insieme del corpo e dall’ul-
timo anello dell'addome levigato riconosco per femmina.
(1) Correggasi la citazione del 1873, poichè la descrizione della detta specie sta
negli Annali della Soc. Ent. di Francia a pag. CXLVIII del bullettino del 1877.
el Bia
Infine ebbi dal sig. Ragusa stesso comunicazione dell’ Agabus denominatogli
dal sig. Regimbart per fusco-aenescens, tipico secondo il sig. Ragusa, ed in esso,
che è un esemplare maschio, non seppi rinvenire alcuna importante differenza
dai miei, nè riscontrarvi i caratteri che alla detta specie attribuisce il citato au-
tore, come del pari lo trovai conforme ad un esemplare maschio dell’ Agadus
chalconotus proveniente dall'Austria, fornitomi dal sig. Reitter.
FLAMINIO BAUDI.
_— cc ><—
ALTRE OSSERVAZIONI AL CATALOGUS COLEOPTERORUM
EUROPAE ET CAUCASI
Principio col correggere due gravi errori di stampa incorsi nel mio primo
articolo , ove si stampò Catalogus Coleoplerum invece di Coleopterorum, e
là dove dicevo che la Nebria var. Sicula Chaud. andava messa come va-
rietà della brevicollis F., misero la v. dopo la parola della, cambiando la
frase in varietà della v. brewvicollis F.
Nei Bembidion (Peryphus) manca presso la var. luridipes Gaut. il sa-
phireum descritto dal Gaut. come di Sicilia.
Fra i Dyschirius manca Vl attenuatus Putz. specie d’ Algeria e del Ma-
rocco, trovata in Andalusia dal Cav. Baudi (Nat. Stc., pag. 84, Anno 1).
Fra i Zabrus manca il politus Gaut. d’Anatolia.
A pag. 81, colonna 2°, linea 11, figura un Agabus fuscogeneus Regimb.
invece di fusco-aenescens.
Già nella 2° edizione del Cat. Stein e Weise, era notata una Bolitochara
var. bicolor. Ragusa, riportata credo dal Cat. dei Col. d’ Italia del Dottor
Stef. de Bertolini, che citava ‘una B. bicolorata Ragusa, da me difatti co-
municatagli ma non descritta, perchè trovata poi identica alla lunulata
Payk.
Si è omessa fra le Phalerie la cadaverina Fabr.
L’ Anthicus blandulus Baudi è una varietà del minutus Laf., e non una
specie distinta.
La Mordella palmae Emery e l’aradasiana Patti, sono due specie dedi-
cate a persone, bisognava dunque scrivere Zalmae e Aradasiana.
EnRIco Ragusa.
LA
MISCELLANEA IMENOTTEROLOGICA
(Cont. e fine V. N. prec.).
Pelopaeus, Lat.
Dirò ora di un caso di parassitismo, a mio credere di somma importanza,
osservato in una specie di Pelopaeus; ma accennerò prima allo Stilbum
splendidum, Fab., che quest'anno (1883) nel mese di maggio ho ottenuto
in sei esemplari da un nido di P. destillatorius, Latr. che avevo raccolto nel-
l’està dell’ anno precedente. Noto pure che il 26 agosto 1882, in un con-
dottino di un vecchio nido del P. spirifex, Fabr., trovai dieci ditalini della
Megachile argentata, Fabr., i quali a 2 luglio 1883 mi diedero tre esem-
plari dell’insetto perfetto. Una femmina per venir fuori dalla seconda cel-
letta, ha forato il fondo del ditalino soprastante, venendo ad uscire dall’aper-
tura superiore della prima cellula.
Ma il fatto più importante di cui voglio parlare, è quello, d’avere otte-
nuto da un nido di Zelopaeus una femmina della Sitaris muralis, Forst.
Si è saputo sempre che le larve delle meloide vivono esclusivamente a
spese degli imenotteri melliferi. Alcune di queste larve si tengono nascoste
nel calice dei fiori, sui quali si sono arrampicate appena uscite dall’ uovo,
che la madre ha deposto sul terreno: appena uu insetto entra a bottinare
su quei fiori, ecco le larvette all’assalto, ed attaccandosi saldamente ai peli
di quello vi si mantengono sino al momento opportuno in cui devono ab-
bandonarlo; altre larve si tengono nascoste nella stessa galleria dell’insetto
di cui sono i parassiti e si attaccano ai suoi peli appena ne esce, o vi
rientra per riparare da un acquazzone o da una cattiva giornata. In un
modo o nell’altro l’industre insetto porterà sul dorso il distruttore della sua
razza e con l’uovo lo deporrà nel proprio nido.
Per le sagge osservazioni di M. Fabre, di M." Newport e di altri lo
sviluppo di qualche meloide è stato studiato su alcuni melliferi nei più mi-
nuti particolari, ed a nessuno è mai venuto in mente che queste larve po-
tessero vivere a spese di un insetto non mellifero.
Come spiegarsi adunque la presenza d’ una Sttaris muralis, chiusa nel
suo bozzoletto, entro il condottino d’un nido del Pelopaeus spirifex ?
Ecco il fatto che io non ho saputo spiegarmi e sul quale sono costretto
fare alcune considerazioni.
Il Naturalista Siciliano, Anno III, ®
dnib e | PRES
Da un nido del P. spirifex, Fabr., raccolto il 28 agosto 1882 ne ottenni
dopo alcuni giorni una femmina della S. muralis, Forst., che di già io avevo
osservato nel condottino del Pelopaeus chiusa in un bozzoletto trasparen-
tissimo, al momento che ne raccolsi il nido. Questo fatto, come è ben na-
turale, mi parve stranissimo, tanto che non volevo prestar fede a’ miei pro-
prii occhi.
Sul proposito ho voluto consultare le osservazioni di M." Newport, di
Valery Mayet e di M." Fabre, per vedere se mai essi che con tanta pa-
zienza e sagacia hanno scoperto il parassitico processo delle larve di me-
loide, avessero mai fatto una simile osservazione; ma nessuno di loro ac-
cenna a qualche cosa di consimile, o tutto al più, si citano alcune di que-
ste larvette osservate sul corpo di una Ammophila hirsuta e di altri insetti
non melliferi; ma si ritiene che in questo caso le larvette si siano ingan-
nate e che presto o tardi devono perire, imperocchè lAmmophila hirsuta,
per esempio, non approvvigiona i suoi nidi che di bruchi e non vi accu-
mola punto miele; ma anche i Pelopacus non raccolgono miele e forniscono
i loro nidi di ragni.
Ora il fatto di avere ottenuta la Sttaris muralis dal nido del Pelopaeus
è già la prova che essa non si è ingannata, essa in quel nido ha dovuto
trovare le condizioni adatte al suo sviluppo, e se non vi ha rinvenuto del
miele, ha bensì trovato un piccolo uovo sufficiente per assicurare la tra-
sformazione della prima e coriacea larva nella seconda bianca e molliccia;
ma questa qui non può nutrirsi del miele dell’Antophora, del nettare tanto
micidiale (secondo M." Fabre) alla larvetta nella sua prima forma, e tanto
utile e necessario nella seconda: Essa invece non ha d’attorno che brutti
ragni. Per questo io credo che anche le larve della meloe non si siano pro-
babilmente ingannate attaccandosi ai peli dell’Ammophila, benchè non si sia
provato che si sviluppino nel nido di questa sfegide.
Intanto come farà oggi la larvetta della Sttaris per compire le altre me-
tamorfosi, che ancora le rimangono per giungere allo stato d’ insetto per-
fetto ?
Io non lo so.
Ecco il fatto da me osservato, ecco le considerazioni che io ne ho tratte;
ai più assidui osservatori dei misteri di natura, la conferma di quanto ho
esposto, ai più sagaci la spiegazione del fatto.
Cryptocampus saliceti, Fall.
Posseggo una. femmina di questa specie, che offre la stessa particolarità
del Cryptocampus nigricornis di Hartg. cioè, le cellule cubitali delle ali an-
e
teriori compariscono come due soltanto, però all’ala destra la prima venetta
transverso-cubitale si accenna visibilmente in modo che l’altra cellula esi-
ste, ma resta incompletamente chiusa. Da ciò chiaramente si rileva che
questa particolarità non può ritenersi come carattere specifico, ma sibbene
come una semplice anomalia, e di conseguenza credo, che il C. nigricornis
di Hartg, deve considerarsi come sinonimo del fuscicornis dello stesso au-
tore, dal quale non differisce in nulla.
Dalerus pratensis, Linn. n. var. testaceus.
I maschi che io posseggo di questa specie si allontanano dal tipo per la
colorazione dell’addome; questo, salvo il primo segmento, è testaceo senza
traccia alcuna di color nero sopra gli ultimi due o tre anelli.
Questa varietà potrebbe distinguersi con la seguente frase diagnostica :
Segmentis abdominis : nigro primo, testaceis vero aliis.
Emphytus Viennensis, Schk. n. var. nigricoxis.
Sì la femmina che il maschio di questa specie, almeno a giudicare dagli
individui siciliani, offrono alcune differenze dal tipo; differenze tali da po-
terci autorizzare alla creazione d’ una varietà. Tutti gli esemplari da me
raccolti mancano dei due punticini gialli al vertice, di più il terzo e la
base del quarto articolo delle antenne sono neri e non testacei come nel
tipo, inoltre al torace sotto l’inserzione delle ali si scorge una macchietta
gialla; ma il carattere più spiccato per cui si può distinguere questa va-
rietà, si è la colorazione degli ultimi due paia di cosce, che sono nere
quasi sino al ginocchio, come nel paio anteriore del tipo. Così, dicendo
Coxris intermedtis , posterioribusque nigris è sufficiente a far riconoscere la
varietà, e volendo anche semplificare ancora si potrebbe dire semplicemente
Coxis nigris.
Fra gli individui di questa varietà, posseggo un esemplare maschio, che
all’ala superiore destra manca della venetta transversale alla cellula lan-
ceolata, e presenta ancora una sola cellula radiale.
Come ben si vede diversi esempii ci dimostrano, che anche i caratteri
creduti i più costanti sono negli insetti, molto soggetti a variare, ed io
credo essere cosa ben fatta l’andare notando tutte queste anomale partico-
larità, perchè esse possono spesse volte, trovandosi riunite sopra un solo
individuo , creare molte difficoltà e delle false determinazioni. Anche un
esemplare di Selandria serva 2 presenta, sempre all’ala destra, un’anomalia
consimile, stantechè vi sono soltanto tre cellule cubitali, e ciò per l’obli-
terazione della seconda venetta transverso-cubitale.
S| are
Allantus viduus, Rossi, n. var. unifasciatus.
L’ Allantus viduus in molti individui manca delle due macchiette gialle
al quarto anello addominale, ed è sì comune questo caso, che è bene di-
stinguere con un nome gli esemplari così coloriti; perciò propongo di ele-
vare questi individui al grado di varietà e distinguerli col nome di unifa-
sciatus; volendo indicare che l’ addome ha una sola fascia gialla e tutti
gli altri anelli completamente neri.
Altri individui di questa specie mancano di una sola macchietta ed essi
sono da considerarsi come i passaggi della specie alla varietà; ne posseggo poi
un esemplare Q in cui sì il terzo, che il quarto anello addominale sono
completamente neri; ma un solo individuo non lo credo sufficiente per creare
una seconda varietà, non essendo esso neanco simile a quello di cui ci
parla il P. Or. Costa, nella sua Fauna del Regno di Napoli, dal quale dif-
ferisce per avere le tibie bianchicce come nel tipo.
Allantus Frauenfeldi, Giraud, n. var. montanus.
Tutti gli individui di questa specie che io ho raccolto nell’ isola, hanno
il quarto anello addominale completamente giallo, mentre è sempre nero
nel tipo. Questa varietà, che d’altronde trovasi anche in altri paesi d@'Eu-
ropa e con frequenza, io la chiamerei montanus; perchè i primi esemplari
che ho raccolti l’ ho t’ovato lungo le sponde di un ruscelletto ai piè d’un
monte. Questa varietà differisce ancora dal tipo Zrauenfeldi per avere le.
anche, i trocanteri e le cosce del secondo e terzo paio di piedi neri.
Phoenusa Doderleini, n. sp.
P. nigra, glabra. Antennis fulvis , subtus testaceis ; clypeo, labro, parti-
busque oriîs luteis, mandibulis fuscis. Thorace nigro, cuius pronoto et tegulis
albis, mesothorace ac epimeris luteis. Pedibus luteis, trocanteris fulvis. Alis
jalinis, stigmate pallido, nervulis fuscis. Abdomine nigro. TL Long. 4 a,
circa.
Questa Phoenusa ho raccolto in cinque esemplari nel mese di aprile
di quest’ anno (1883), essa non si avvicina a nessuna delle specie de-
scritte nella monografia dell’Ill. André di Beaune e perciò la ritengo come
specie inedita. È dessa un insettuccio di un nero lucente, liscio, con le an-
tenne brune di sopra e testacei sotto; ha il clipeo, il labro e le parti boc-
SIR
cali gialle, le mandibole nere. Il torace è pure nero, ma il pronoto e le
tegole sono d’un bianco di sale, il mesotorace porta due lineette gialle ed
una grande macchia dello stesso colore al disotto dell’inserzione delle ali,
queste sono jaline con lo stigma chiaro e le nervature brunastre; l’addome
è pero.
Ho voluto dedicare questa bestiolina al Prof. Cav. Pietro Doderlein in
segno di stima e di rispetto.
Teop. DE-STEFANI.
OT A.
SUI BRACHINUS JOENIUS E SICULUS
DI M. ZUCCARELLO PATTI
Nell’accademia Gioenia di Catania, del 15 dicembre 1844 il signor Ma-
riano Zuccarello Patti leggeva una sua memoria “ Sopra mus nuovi insetti
Siciliani appartenenti al genere Brackhinus. ,
Nessuno si occupò allora delle descrizioni che }’ autore ne dava, e re-
starono nell’oblio sino all’ aprile 1870, allorchè il chiarissimo sig. Crotch
inviava una copia delle diagnosi latine, al sig. de Marseul, che le pubbli-
cava nel settimo volume del suo giornale 1’ Abeille, aggiungendovi che dette
descrizioni indicavano chiaramente non trattarsi di veri Brachini.
Avendo ora io studiato questo gruppo per pubblicare le specie di Sicilia
nel mio catalogo sinonimico, per più di un mese ho perduto il mio tempo
con queste due descrizioni del Patti, che invano ho cercato di confrontare
non solo con dei Brachini, ma con dei Carabidi in particolare e con tutti i
coleotteri di Sicilia in generale, senza che mi fosse riuscito trovare insetti
che vi si avvicinino.
La conclusione delle mie ricerche è che non solo io sono convinto che
non si tratta di veri Brackini, come scrive il de Marseul, cosa che del resto
è provata, là dove il sig. Patti descrivendo l’addome lo dice composto di tre
segmenti, ia dubito ancora che l’autore, di una immaginazione assai poe-
tica, abbia ideato la descrizione d’insetti che non hanno mai esistito !
Non credo che il mio asserto, sembrerà strano; non essendo disgraziata»
Pdf 1:
mente la prima volta che vediamo persone affatto ignare d’ entomologia
con le loro descrizioni ingrossare le file delle specie sinonimiche.
Difatti cosa dobbiamo noi dire dell’autore di queste due nuove specie, il
quale principia col dirci che il nome di Brachini lo ideò a piacere dl si-
gnor Werber ! e così di seguito, passando alle proprietà degli insetti, scrive
che tirano dall’ano una pistolata. Citando |’ acido che molestati esplodono
esclama. Di qual natura è mai quest'acido singolare che racchiuso în parti
animali vwenti non li distrugge? Vi si trova esso sotto uno stato particolare
di combinazione , 0 diviene acido al solo contatto di un gas con V' ossigeno
dell’aria!
Del resto sono pronto a ritirare la mia opinione se mi si prova che in
Sicilia vivono non solo dei Brachini, ma coleotteri, che si assomiglino alla
seguente descrizione che ne dà l’autore :
È
Brachinus Joenius.
Corpore et thorace viridi: elytris longitudinaliter striatis. Capite, femo-
ribus ferrugineis. Oculis et tarsis nigris.
Questo grazioso drachino ha il suo corpo allungato che approssimasi mol-
tissimo alla forma del Brachinus crepitans. Ha le antenne gracilissime, lun-
ghe, rosso-ferruginose, terminano filiformi e di color nero, sono inserite in-
nanzi gli occhi.
La testa sessile al corsaletto e larghetta, e più apparisce per ragion della
prominenza degli occhi. Il labbro inferiore dilungato, le di cui estremità
terminano acutissime. Corsaletto di color verde lucido, allungato, rotondo,
più largo in avanti che in dietro, ed osservasi una piccolissima scannella-
tura longitudinale nel mezzo o per dir meglio nella sua parte superiore
del centro. Un piccolissimo scudetto lo munisce. Le elitre di un bel colore
verde, strette e rotondate alla base; più larghe alle estremità e superior-
mente si rivoltano pochissimo sullo addomine, e son marcate di strie finis-
sime longitudinali. Addomine verde scuro, liscio, lucido, poco prominente,
ovato quadrato, composto di tre segmenti, dei quali l’ultimo è larghetto e
rotondo. I primi quattro piedi sono molto avvicinati: le coscie grossette nel
mezzo, gambe di uguale grossezza in tutta la loro estensione. Tarsi a cin-
que articoli, di color nerastro. Cosce e gambe rosso-ferruginose. Lunghezza
totale dello insetto, millimetri nove, cioè :
Testa millimetri due; corsaletto mill. tre; elitre mill. cinque. — Totale
mill. nove.
SL]
Due soli individui ne ho sinora rinvenuti: uno sotto una pietra sita in
prossimità d’acqua corrente; il secondo nell’ orto di S. Maria di Gesù (vi-
cino Catania). Il terzo mi fu mandato insieme con altri insetti dal mio
amico Vincenzo Grosso Cacopardi, i quali, come anche il Brachino, furono
raccolti nelle Madonie.
HM.
Brachinus Siculus.
Capite viridi, punctatissimo. Oculis cinereis. Thorace et scutello rubro-
ferrugineis. Elytris fusco-viridibus, striatis, strus ad dimidium: inferius ru-
gosîis. Abdomine sub-rubro. Antennis pedibusque rubris.
Obs.—varietas=Antennis obscurioribus, tarsis migris.
La testa di questo rarissimo e vago Brachino è un po’ grandetta, in ra-
gione del suo piccolo corsaletto e di tutto il corpo. Essa è simile al bel-
lissimo color verde, e tutta osservasi di finissimi e moltissimi punteggia-
menti, che più bella la fanno apparire, ad occhio armato d’una lente o dal
microscopio : la sua parte frontale è poco prominente. Gli occhi molto con-
vessi, lisci, e circondano i lati della testa; il loro colore è oscuro-cenerino,
e la cornea piuttosto trasparente. Palpi e mandibule rosse. Antenne fili-
formi; il primo articolo è gracilissimo alla base e rosso; termina di color
nero e rotondo : le altre articolazioni rosso-scure. Corsaletto rosso, non molto
snello, più grossetto in avanti, e marcato di una piccolissima linea longi-
tudinale nel centro. Elitre oscuro-verdi, longitudinalmente marcate di strie,
le quali sono osservabili sin la metà delle elitre; laonde, il resto della loro
parte inferiore osservasi tutto scabroso.
Una linea rossa, ha principio dalla base centrale delle elitre , di modo
che, ciascheduna di esse ne partecipa d’una eguale porzione; ma però, la
linea ha fine dove incominciano le scabrosità delle elitre.—Addome rosso-
fusco. Le anche, le cosce, le gambe e tutte le articolazioni dei tarsi, rosse.
La lunghezza totale dello insetto millimetri nove, cioè :
Testa millimetri due; corsaletto mill. due; elitre mill. cinque.—Tot. nove.
Lo insetto che ho descritto lo rinvenni nel 1839 nella nostra plaja di
Catania, propriamente sotto una pietra circondata di poca acqua.
Nora.—Il signor Doul, sommo studioso della scienza entomologica , nel
1848 mi complimentò molti insetti della Corsica, tra i quali uno che ad-
dicesi al genere Brachinus, e che per molti caratteri è facile di apparte-
nere al Brachinus Siculus, che ho descritto, è degno di osservazione,
IAS
Esso solamente differenzia perchè, ha le antenne nerastre, ed i tarsi to-
talmente neri, e la testa un po’ più piccola del Brachinus Stculus. E forse
una distinta varietà ?
Possa questa mia nota servire di sprone ai miei colleghi di Sicilia a tro-
vare il vero posto sinonimico di questi due insetti, se no, lasciarli nell’oblìo
ove restarono tanto bene per 27 anni!
Palermo 15 settembre 1883.
FE. Ragusa.
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
Il
Gli Ostracodi.
(Cont. Vedi Num. prec.).
Gen. Aglaîia G. S. Brady.
A. pulchella Brady (1).
1868. Aglaza pulchella G. S. Brady. Les fonds de la mer. Vol. I, p. 94,
tav. XII, fig. 1-2.
Gli esemplari che rapporto a questa specie rispondono benissimo alle fi-
gure ed alla descrizione che ne dà lo scopritore e soltanto mi è d’ uopo
notare che gli esemplari da me raccolti presentano in ambe le valve un
carattere che non è indicato nella descrizione, cioè il margine anteriore ed
in continuazione a questo parte del ventrale si offrono finamente dentellati.
Siffatto carattere si presenta variamente sviluppato nei diversi individui e
tende a scomparire in taluni.
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo—Messina (Brady).
(1) 1 generi Aglata ed Argillaecia sono riposti alla fine della famiglia dei Cy=
pridae soltanto perchè furono dimenticati, il loro posto essendo invece al prin-
cipio della famiglia stessa, perchè affini ai generi Paracypris e Pontocypris.
five
DISTR. STRAT.
Rara nel quaternario antieo di Rizzolo.
Gen. Argillaecia G. O. Sars.
A. subreniformis n.
TSE ago:
Conchiglia oblonga, compressa, pressochè reniforme, coll’altezza che non
uguaglia la metà della lunghezza; guardata lateralmente 1’ estremità ante-
riore si offre obliquamente rotondata; l’estremità posteriore è più ristretta,
assottigliata , ottusa, anzi rotondata; il margine dorsale è arditamente ar-
cuato, colla massima altezza in mezzo, declive, con una gentile curva verso
il lato anteriore ed ancor più scosceso verso il posteriore, che è più di-
scosto ; il margine ventrale è regolarmente ed abbastanza curvo-concavo ;
guardando la conchiglia dal dorso ha forma compressa, ovato-oblonga, colla
maggiore spessezza alla metà, ed uguale all’altezza, coll’estremo anteriore
quasi acuminato, coll’estremità posteriore rotondata; guardata da una delle
regioni estreme offre un contorno molto vicino alla forma circolare, ma
dal lato dorsale si presenta un po’ sporgente ed angoloso; la superficie è
levigata.
Lunghezza Altezza Spessore
05m, o,gmm, o,gmm,
Questo ostracode che io riferisco al genere Argillaecia ha forma inter-
media tra l'A. eburnea, Brady dell’Isola Kerguelen e lA. messanensis del
porto di Messina, ma è perfettamente distinta dall’ una e dall’ altra; dalla
prima si distingue assai bene per |’ estremità posteriore rotondata e non
acuminata, dalla seconda la forma più gracile ed il margine ventrale ar-
cuato la separano nettamente.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Rarissima a Rizzolo!
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 3
e IRR
FAM. CYTHERIDAE
Gen. Cythere Muller.
C. convexa Baird.
1850. Cythere convera Baird. Brit. Entom. p. 174, tav. XXI, fig. 3.
db, punctata Jones. Monogr. Tertiary Entom., p. 24, tav. II,
fig. b-d, f-h (non a ed e).
1868.005 convexa Brady. Monogr. rec. Brit. Ostrac., p. 401, tav. XXIX,
fig. 19-27, tav. XXXIX, fig. 4.
1840015 5 Brady. Crosskey, Robertson. Mon. post-tert. Ent.,
pag. 150, tav. III fig. 14-17.
1860763 > Seguenza. Le form. terz. Reggio, p. 191, 288, 363.
Questa comunissima specie offre considerevoli variazioni nella forma più
o meno rotondata, più o meno convessa, come nella punteggiatura più o
meno grossolana, più o meno fina e variamente impressa.
Da tali caratteri variabili ne consegue che io non posso disgiungere come
distinta specie una forma che a prima giunta sembrerebbe distintissima per
la fina punteggiatura della conchiglia, per una specie di larga reticolazione for-
mata di linee rilevate, che manifestasi sulla regione anteriore e’ che perciò
tale forma si collega alla C. arborescens Brady; ma siffatti caratteri io ho po-
tuto riscontrarli in individui in cui la regione posteriore è appena promi-
nente come nella figura data dal Brady, ovvero abbastanza sporgente come
nella C. convexa. Inoltre le linee ramoso-reticolate della superficie formano
un carattere che si vede grado grado svanire da individuo ad individuo ,
che fanno così passaggio alla C. convera. Il carattere più rilevante quindi
colla sua incostanza perde l’importanza che gli si attribuisce.
Il signor Brady ha già riconosciuto che la C. arborescens non può rite-
nersi come distinta specie e nella sua monografia degli Ostracodi d’Inghil-
terra 1’ ha associato alla C. convera, ma poi negli Ostracodi post-terziarv
ed in altre pubblicazioni l’ha associato alla C. cicatricosa. Io non posso con-
venire con quest’ultima opinione per gli esemplari raccolti a Rizzolo, es-
sendochè essi, per le ragioni di sopra addotte, si collegano evidentemente
colla C. convera.
Denomino var. rizzolensis una forma che sembra ben distinta dalla co-
mune pei suoi caratteri marcati; ma che non parmi conveniente di disgiun-
gere come specie per talune transizioni, che mi ha offerto. Essa è grande,
E, SIA
più allungata della forma comune e sensibilmente più convessa, col mar-
gine ventrale più sinuoso, colla prominenza posteriore più sporgente. Il
margine anteriore ed infero-posteriore sono larghi ed ornati da grandi in-
cavi oltrechè presentano una finissima striatura radiante.
Tra gli altri esemplari uno ve ne ha molto calcificato, il quale per la
forma generale e per la scultura, formata di grandi pori e di piccoli in
maggior numero, ricorda abbastanza bene la Cypridina Haueri del Reuss,
ma io non credo che possa disgiungorsi dalla varietà or ora descritta.
La var. rizzolensis per la sinuosità maggiore del suo margine ventrale,
pel largo margine che la cinge alla regione anteriore, fornito di incavi ecc.
mostra una evidente analogia colla Cypridina galeata Reuss, la quale d’al-
tronde è poco convessa e differisce per altre ragioni.
In rapporto alla comune specie di cui parlo sarebbe molto importante
definire ancora la quistione se essa sia o no distinta dalla fossile Cypri-
dina punctata Reuss.
To non possiedo argomenti sufficienti per discutere intorno a ciò, ma
credo probabilissimo che le due specie sieno da associarsi in una.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna ed Irlanda, Baia di Biscaglia—Mediterraneo, Levante—
Messina!
DISTR. STRAT.
Nel plioceno e nel quaternario d’ Inghilterra, di Calabria! e di Sicilia!
—A Rizzolo è molto comune e variabile !
C. cicatricosa (Reuss.).
1849. Cypridina cicatricosa Reuss. Die fossilen Entom. Oest. tert., p. 27,
tav. IX, fig.-21, a, b.
1852. Cythere cicatricosa Bosquet. Ent. foss. tert., pag. 76, tav. III,
fig. 13.
1874. n È Brady. Crosskey, Robertson. Mon. post-terz. Ostr.,
p. 150, tav. III, fig. 14-17.
1878. H % Brady. Mon. Osir. Antwerp Crag., p. 387, tav.
LXIV, fig. 3a—3d.
1880. $ È Seguenza. Form. terz. Reggio, p. 191 e 288.
Questa specie è molto affine alla precedente, tanto che il sig. Brady dap-
prima l’avea associato a quella; ma oggi generalmente si tiene distinta pel
00) E
margine dorsale molto più curvo, per la regione posteriore non prominente e
per altre noté distintive di minor valore.
D1ISTR. GEOGR.
Pare che non sia conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Nei terreni terziarii di Francia e di Germania, nel plioceno e quater-
nario d’Inghilterra, del Belgio, e dell’Italia meridionale! — Rara a Rizzolo!
C. Speyeri Brady.
1868. Cythere Speyeri Brady. Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4, vol. II,
p. 222, tav. XV, fig. 8-11.
1868. A n Brady. Les fonds de la mer, tom. I, p. 99, tav. XII,
fig. 8-10.
1880. si a Brady. Rep. Chall., pag. 79, tav. XX, fig. 2, a-f.
x
La C. Speyeri è stata raccolta nel Mediterraneo per la prima volta , la
sua convessità, la sua seultura ed altri particolari la distinguono dalle due
precedenti. I pochi esemplari da me raccolti offrono quasi tutti più o meno
sviluppata o rudimentaria la spina che suole osservarsi verso la regione
posteriore del margine ventrale.
DISTR. GEOFR.
Tenedos, S. Vincenzo, Capo Verde, Isola dell’Ascenzione, Colon e Nuova
Provvidenza.
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
C. cimbaeformis n.
day die 6.
Conchiglia piccola, negli individui femminili, guardata lateralmente, è di
forma ovata quasi tetragona, coll’altezza maggiore presso della fronte, cioè
ad una distanza minore di un terzo della totale lunghezza, e d’un valore
che non raggiunge i due terzi della lunghezza stessa; l'estremità anteriore
è larga e completamente rotondata, col margine finamente denticolato dalla
regione frontale per una porzione del margine ventrale e sino al comin-
ciare del dorsale; ai finissimi dentelli, altri più sporgenti ma rari s’ inter-
pongono ; la regione posteriore è troncata, angolosa e prominente al di
sotto della parte centrale, la parte inferiore della prominenza porta alcune
CA; ESE
spine acute e sporgenti, ovvero brevi e spuntate ; il margine dorsale è
abbastanza incurvato e si termina posteriormente in un angolo poco mar-
cato, il ventrale è moderatamente curvo; veduta dal dorso la forma è ovato-
elongata, ma prominente ai due estremi; la larghezza è pressochè metà
della lunghezza, e la maggior larghezza trovasi ai due quinti circa dalla
estremità posteriore; ambi i margini sono curvi e convergono alle due estre-
mità in forma di angoli sporgenti, ma ottusi, ed angolato-spinulosi, il po-
steriore essendo più ristretto dell’ anteriore; guardata da un estremo ha
forma triangolare ad angoli rotondati coi lati abbastanza curvi e la base
ondulata. Le valve sono ornate da escavazioni numerose e grandi, di forma
allungata pressochè ovato-ellittica, ovvero in taluni individui ristretta in
mezzo in forma da rassomigliare alla cifra otto; aleune di tali escavazioni
più grandi e più profonde delle altre sono ordinate in serie curva, cin-
gendo la regione anteriore e disponendosi cogli assi maggiori in posizione
tale, come se irradiassero dal centro della conchiglia; i tubercoli del car-
dine sono prominenti e lucidi; il margine di ciascuna valva è cinto ad una
certa distanza da una specie di rialzo o ripiegatura, che diviene grado
grado sempre più esterno verso la regione dorsale, dove la distanza dal
margine diviene minima, ed invece si allontana dal margine ventrale cin-
gendo un’aia depressa e quasi appianata di forma ovato-ellittica che ve-
desi alla regione ventrale, perciò la massima distanza trai rialzi delle due
valve su tale regione non è alla metà della lunghezza, bensì ai due quin-
ti circa dall’ estremità posteriore; su tale ala inoltre esistono altri due
rialzi, più interni che corrono quasi parallelamente agli esterni, che par-
tono dai margini delle valve ai due estremi della regione ventrale e si al-
lontanano grado grado raggiungendo la massima distanza alla metà, e tal-
volta più presso della regione anteriore, e quindi chiudendo uno spazio
lanceolato; da siffatta disposizione deriva il non esatto parallelismo tra tali
rialzi e gli esterni; gli spazii interposti trai quattro rialzi della regione ven-
trale sono ornati da linee rilevate che s’intersecano ad angolo in varie di-
rezioni.
Negli individui maschili la forma della conchiglia è più gracile ed in ge-
nerale meno spinescente.
Lunghezza Altezza Spessore
ran 0,420, 0, 4mm,
Di gum, 0 44m, 0, qam,
O e 0,43. OA,
0, 8nm, 0,46mm,
0, 7um, 0,48mm, 0,36,
MIR
Questa bellissima specie ha la più grande affinità colla C. cymba Brady,
e si avvicina talmente a questa che fa credere a prima giunta non trat-
tarsi se non d'una lieve modificazione di essa, ma la diversa e distinta scul-
tura, il maggiore spessore che non è alla metà della conchiglia, e tanti
altri particolari differenze, che si conservano tutte costanti, mi hanno de-
ciso a riguardare la specie di Rizzolo come distinta dalla C. cymba.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta tra le viventi.
DISTR. STRAT.
Non rara a Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
i ile ez i ©°
I GIOVANI DEL GONOSTOMA DENUDATUM
Ai 24 marzo di quest’ anno catturai nelle acque di Messina, insieme a
vari Maurolicus, alcuni pesciolini immaturi che per la propria organizza-
zione mostravano di appartenere a qualche specie degli Sternoptychidi.
Studiati nelle loro particolarità e confrontati con le specie nostrane di que-
sta famiglia trovai che erano i giovani del Gonostoma denudatum Raf., ma
distinti dalle forme adulte per talune rimarchevoli disposizioni , le quali
provano come questa specie vada soggetta a metamorfosi.
Essi sono lunghi da 20 a 25 millimetri. Il corpo è allungato, molto
compresso, nudo e trasparente. La sua maggiore altezza cape 10-12 volte,
la lunghezza del capo poco più di 5 volte nella intiera lunghezza. Il pro-
filo superiore del capo ascende in linea mediocremente inclinata fino alla
nuca, indi scorre in linea retta fino alla coda. Il profilo inferiore del capo
è quasi orizzontale, leggermente convesso ed in lunghezza doppio del
superiore; poi si continua fino alla coda con andamento simile a quello
del dorso. L’ altezza del capo è un poco meno di metà della lunghez-
za. La mascella superiore è depressa, la inferiore prominente ed ab-
braccia completamente l’istmo pettorale. Lo squarcio della bocca è amplis-
simo. Gl’intermascellari sono assai piccoli e portano circa 7 denti acuti per
lato, dei quali quelli di mezzo più lunghi degli altri posti verso gli estremi.
NA SA
I mascellari adiacenti son lunghi, diretti in dietro, col margine convesso,
armato in tutto di circa 59 denti per lato, serrati, per alquanto rivolti al-
l’innanzi e di essi alcuni poco più lunghi degli altri. Il margine di queste
ossa passando in quello degl’intermascellari s’incava. Sulla mandibola nù-
merai pure 59 denti per lato, conici, più acuti e un poco più lunghi dei
superiori, serrati, diretti in alto, gradatamente più elevati d’avanti in die-
tro. La lingua giunge fino alla verticale abbassata dall’estremità della ma-
scella superiore. Gli occhi sono piccolissimi, puntiformi, neri, ravvicinati,
e perciò posti molto in alto. Il loro diametro entra 1 volta nello spazio
infraoculare, 2 volte nella distanza che li separa dall’ estremità della ma-
scella superiore. La massa encefalica traspare attraverso i tegumenti in fi-
gura di rombo. La fessura branchiale è largamente aperta e la sua branca
superiore obbliqua s’inoltra sì da comprendere più di metà della lunghezza
del capo. Le ali del petto s'inseriscono presso il margine inferiore del corpo
e sono strette, filiformi, lunghe un po’ meno di metà dei capo. Le ventrali
somigliano alle pettorali ed hanno pure la stessa lunghezza; in dietro giun-
gono fino all’origine dell’anale e talvolta anche un poco al di là. La dor-
sale nasce rimpetto a quest’ ultima ala, nel mezzo della totale lunghezza
del corpo od alquanto più innanzi. Queste due ultime ali sono più lunghe
che alte e terminano quasi nella stessa direzione. Sulla loro origine il pro-
filo del corpo s’innalza distintamente. La codale è poco men lunga del capo,
bilobata , coi primi raggi semplici spiniformi ed alquanto ricurvi. I raggi
delle ali sono articolati e divisi. L’ano si apre poco più innanzi dell’anale,
dietro la base delle ventrali ed è difficilmente visibile. La membrana bran-
chiostega ha verso la base 9 punti lucidi per lato e il margine inferiore o
libero fittamente punteggiato di nero. Mancano questi punti sull’istmo pet-
torale. Uno ve n’ha sul margine anteriore dell’opercolo e uno più in sotto.
Dalla sinfisi degli omeri al termine posteriore dell’ addome se ne contano
15 per lato, i quali sono più grossi nella parte media e mano mano più
piccoli verso le due estremità, specialmente in avanti. Di essi gli ultimi
due sono in contatto con quelli dell’ opposto lato. L’ ano si apre precisa-
mente innanzi al penultimo paio. Al di sopra di queste due serie inferior-
di punti avvene un’altra per lato composta di 7,i quali cominciano diver-
genti sopra la base delle pettorali e terminano, convergendo verso il mar-
gine inferiore del corpo, in direzione dell’ano. Fanno seguito alla serie ad-
dominale di punti altri 15 per lato, tra essi più distanti dei precedenti
e che si terminano alla radice della coda. Sulla porzione del cranio che
risponde all’encefalo vi sono punticini neri ed altri lungo il dorso, special.
mente alla base della dorsale. L’addome è oscuro per punti neri sulla sua
RESI. di
esterna superficie ed anche perchè lascia trasparire lo stomaco ch'è di color
nero turchinastro. Il profilo della detta cavità sotto la lente vedesi inoltre
listato di nero. Gli archi branchiali sostengono sul margine concavo una
serie di lunghi cilii muniti di brevi dentelli. Tra due cilii poi sorge una
spina più corta, acuta e liscia. Lo stomaco è alquanto allungato a guisa di
otricolo e la sua branca pilorica trae origine dall’estremo posteriore. L’in-
testino è dritto, uguale, biancastro.
Principali caratteri comuni ai giovani e agli adulti
del Gonostoma denudatum.
Il corpo è di forma allungata e compressa. La lunghezza del capo è la
5° parte circa della totale lunghezza. La mascella inferiore è prominente
Gl’intermascellari sono piccoli, specialmente in confronto coi mascellari su-
periori. Il margine dei mascellari superiori è convesso. Nel punto di con-
giunzione dei mascellari superiori cogli intermascellari, il margine è in-
cavato. La lingua giunge in direzione dell’ estremità della mascella supe-
riore. Gli archi branchiali portano lunghi cilii denticulati e tra questi una
spina più corta. La dorsale è opposta all’anale. I raggi piccoli della codale
sono ricurvi, spiniformi. Mancano punti lucidi sull’istmo pettorale. Esistono
due punti lucidi sull’apparato opercolare. Vi sono 9 punti lucidi sulla mem-
brana branchiostega per ciascun lato. I punti lucidi compresi tra la sinfisi
degli omeri e la base della pettorale sono più piccoli dei segmenti dell’ad-
dome. Esiste una vescica natatoria.
Principali differenze tra i giovani e gli adulti
del Gonostoma denudatum.
GIOVANI. ADULTI.
L'altezza del corpo entra 9 ‘2-12
volte nella intiera lunghezza.
L’occhio è compreso 2 volte nella
distanza che lo divide dall’estremità
della mascella superiore.
Sulle mascelle esiste una serie
di denti pressocchè uniformi.
L'altezza del corpo cape da 7 */;
a poco men di 8 volte nella lun-
ghezza totale.
L’ occhio entra una volta nella
sua distanza dall’ estremità della
mascelia superiore.
Sulle due mascelle negli inter-
valli di denti più lunghi esistono
denti molto più piccoli.
Ma
L’opercolo ha il margine postero-
superiore tagliato obbliquamente da
sopra in sotto e d’avanti in dietro.
La dorsale nasce nel mezzo della
lunghezza del corpo o alquanto più
innanzi.
Le pettorali sono lunghe quanto
le ventrali.
Le ventrali raggiungono l’ ori-
gine dell’anale.
L’ano si apre più in avanti del
principio dell’anale e del mezzo del
corpo, dietro la base delle ventrali.
Mancano punti lucidi sotto l’ e-
stremità della mandibola.
Dalla sinfisi degli omeri all’anale
vi sono inferiormente 18 punti per
lato.
Più in sopra ve n’ha una seconda
serie di 7 per lato, i quali comin-
ciano dal di sopra della base delle
. pettorali e terminano in direzione
dell’ano ove convergono con quelli
dell’opposto lato.
Tra il principio dell’ anale e la
radice della coda vi sono circa 12
punti per lato, più piccoli di quelli
dell'addome.
Mancano placche perlacee sul
margine inferiore della radice della
coda.
Il piloro nasce presso l’estremità
posteriore dello stomaco.
LI
L’opercolo è di figura parallelo-
gramma.
La dorsale nasce dietro il mezzo
della lunghezza del corpo.
Le pettorali sono in lunghezza
il doppio dolle ventrali.
Le ventrali non giungono fino
all’anale.
L’ano si apre immediatamente in-
nanzi l’origine dell’anale, dietro il
mezzo della lunghezza del corpo.
Sotto l’estremità della mandibola
vi sono due punti lucidi.
Dalla sinfisi degli omeri all’anale
vi sono inferiormente 21 punti per
lato.
Superiormente a questa serie av-
vene un’ altra di 15, la quale co-
minciando dal di sopra della base
delle pettorali va un poc’ oltre il
principio dell’ anale ed è parallela
a quella dell’opposto lato.
Tra l'origine dell’anale e la ra-
dice della coda si contano 19 punti
per lato, per grandezza uguali a
quelli dell'addome.
Sul margine inferiore delia ra-
dice della coda vi sono due placch e
perlacee.
Il piloro nasce nel mezzo della
lunghezza dello stomaco.
Le particolarità esposte credo sieno bastevoli a mostrare che i giovani
pesci da me rinvenuti rappresentano lo stato larvale del Gonostoma denu-
datun. Tra esse è notevole in ispecial modo la comune esistenza di una
spina negli intervalli dei cilii degli archi branchiali, la quale manca in
tutte le altre specie nostrane di Sternoptychidi. Del resto mentre mi sono
Il Naturalista Steiltano, Anno III,
4
in conoscenza i giovani di questa specie con l’aspetto degli adulti, no mi
è successo mai di vedere soggetti della forma ordinaria del. Gonosto-
ma denudatum così teneri come quelli di cui parlo. Confrontando i denti
delle mascelle nei due stati dell’ animale si vede che dapprima sono uni-
formemente sviluppati e che in prosieguo alcuni tra essi crescono a pre-
ferenza degli altri. L’ opercolo è meno completo nel giovine. Nei soggetti
ordinari questo pezzo verso la parte superiore della sua esterna superficie
offre una linea rilevata, la quale partendo dal suo margine anteriore va
obbliquamente in dietro e in sotto. Or è appunto questa linea che rappre-
senta nel giovane il margine estremo postero-superiore dell’opercolo, il quale
manca allora di quella porzione che sta al di sopra di essa cresta e che
più tardi viene a completare la figura rettangolare del pezzo. Nei giovani
la fessura branchiale superiormente si prolunga in avanti di più che negli
adulti. Il suo consecutivo restringimento è dovuto alla formazione di una
membrana, la quale si attacca da una parte al lembo superiore dell’oper-
colo e dall’ altra al bordo del mastoideo. Ma in realtà 1’ angolo superiore
della detta apertura trovasi più innanzi, ad egual distanza dall’ occhio e
dall’ angolo superiore dell’ opercolo,; come risulta incidendo la membrana
d’unione. La posizione differente della dorsale ci rivela che l'allungamento
del corpo nella metà anteriore deve con l’età preponderare su quello della
metà posteriore. Il cambiamento nella posizione dell’ ano non può essere
ragionevolmente spiegato che per il progressivo inoltrarsi del cavo addo-
minale in quella porzione del corpo che intercede tra l’ano e l’anale e che
ne viene così a poco a poco scavata. L’ ano ch’è in forma di una fessura
longitudipale pure retrocede verosimilmente per un semplice processo che
ha per effetto di spingere il suo angolo posteriore grado a grado in dietro
mentre si va chiudendo l’estremità opposta. Il mutamento infine nella po-
sizione del piloro si presta ad essere facilmente spiegato per l’allungamento
in dietro dell’ estremità posteriore dello stomaco; allora quel tratto si tro-
verà inserito ad angolo ad una certa distanza da questa estremità.
In conferma dell’identità specifica dei pesciolini che ho descritto col Go-
nostoma denudatun, restami a notare un ultimo fatto. La riproduzione di
questa specie, come pure d’altri Sternoptichidi di questo mare (Maurolicus
amethystino-punctatus Cocco, Argyropelecus hemigymnus Cocco), succede più
volte l’anno. Di ciò mi sono assicurato osservando femmine con uova in
tutte le stagioni. Or dopo l’ epoca in cui per la prima volta conobbi quei
giovani pesci mi occorse di ritrovarne altri alla fine di giugno e porto fede
che non debbano mancare nell’autunno e nell’inverno.
D, Luici FaccioLa?,
PGE a
UNA NUOVA FASE
DELLA
QUESTIONE DELLE PIANTE CARNIVORE
In un recente numero dei Comptes rendus de l’ Academie des Sciences (To-
mo XCVIII, n. 3, 16 luglio 1883) abbiamo letto una nota del chiarissimo signor
Ch. Mousset, presentata dall’ Illustre Duchartre, intorno lu funzione clorofillica
della Drosera rotundifolia. Questa nota ci ha invero recato molta sorpresa special-
mente per la prima parte delle sue conclusioni. Ci piace quindi riferirla, giac-
chè riguarda un argomento che ha destato in questi ultimi tempi l’ attenzione
di tuttii naturalisti e specialmente dei Botanici. Però onde meglio risalti la im-
portanza delle conclusioni del Mousset, crediamo utile prima di riferire l’articolo,
di far conoscere sommariamente lo stato attuale della scienza sul soggetto delle
piante insettivore.
La questione delle piante insettivore non è completamente nuova.
Sin dal 1771 l' Ellis (1) pel primo accennò il fatto che le foglie di Dionaca
eccitate dagl’insetti li catturano e li uccidono, egli però accennò il fatto senza
occuparsi del significato funzionale. Invece i veri fondatori della teoria delle
piante carnivore si devono considerare Whateley (1780) a Londra e Roth (1782)
a Brema; i quali dopo avere studiato il modo come le foglie di Drosera cattu-
rano e fanno morire gl’insetti, espressero l’idea, che ciò potesse aver luogo per
la nutrizione della pianta. In seguito (1791) un tal di Bartram avendo osservata
la Sarracenia che annegava gl’insetti nel liquido contenuto nelle sue foglie a ca-
lice (Ascidi), emise benchè dubbiamente, l’idea dell’azione digestiva di questo
liquido sugl’insetti annegati. Qualche tempo dopo un giardiniere inglese il Knight
coltivando delle piante di Dionaca muscipula ebbe l’idea, come riferiscono i si-
gnori Kirby e Spencer nella loro Introduzione all’ Entomologia (1818), di mettere
sulle foglie di questa pianta dei pezzetti di carne, ed osservò con sorpresa che
la loro vegetazione riusciva più vigorosa. Più tardi ancora, il Rev. D." Curtis
(1834) studiò pure la questione, ed ammise scientificamente il fatto di una vera
azione digestiva sulla carne mercè i liquidi secreti dalle foglie della Dionaea.
Dopo il Curtis altri osservatori accennarono talune altre particolarità, che per
brevità tacciamo, onde venire addirittura al vero periodo scientifico della que-
(1) Ellis. De Dionaea muscipula. Erlangen 1771.
OR
stione, aperta da un illustre scienziato italiano; il chiarissimo Federico Delpino
Prof. di Botanica nella R. Università di Genova.
Il Delpino fu il primo nel 1868 ad emettere una teoria generale sugli organi
insetticidi e sulla funzione carnivora delle piante, dandone una prima classifica-
zione (1); alla quale più tardi, in altro opuscolo , fece seguire altri esempî (2).
Dopo del botanico italiano una quantità di altri osservatori e scienziati stranieri
studiarono attentamente il fenomeno. Così il Camby , botanico americano, fece
delle esperienze sulla Dionaea, provandone un vero processo digestivo; una Miss
Treat di New Jersey, fece delle esperienze (1877), riferite dal Prof. Asa Gray;
sulla Drosera longifolia, e verificava che tanto con pezzetti di carne che con
mosche, le foglie di questa pianta si chiudevano in forma di sacco, ciò che non
si verificava con pezzettini di corpi inorganici; indi lo stesso Asa Gray osservò
gl’ insetti negli ascidi di Darlingtonia Californica; lo Stein (1873) nelle foglie
chiuse di Aldrovanda, mentre il D." Hooker (1874) sperimentava sul Nepenthes,
ed il Prof. Ferdinando Cohn sulla Aldrovanda e sulla Utricularia notando la
cattura degli insetti per parte di queste piante.
A capitanare tutti questi scienziati sorse il genio di Carlo Darwin. Questo in-
signe naturalista raccolse questi lavori isolati, e dopo varii anni di pazienti os-
servazioni ed esperienze, pubblicava nel 1875 il primo libro (3) che trattasse in
modo veramente completo questo importante soggetto; il quale a questo modo
entrava definitivamente nel campo della scienza.
Il Darwin maravigliato dal fatto di osservare quasi sempre la Drosera rotun-
difolia, con insetti catturati dalle sue foglie, pensò che ciò dovea essere diretto
alla nutrizione della pianta, e quindi volle istituire una serie di osservazioni ed
esperienze su questa ed altre piante ritenute a funzione carnivora. Ed è di queste
esperienze che lo scienziato inglese fece l’orditura del suo libro, nel quale, la parte
principale è riserbata alle Drosere, mentre gli ultimi capitoli trattano delle altre
piante a funzione carnivora cioè Dionaea, Aldrovanda, Drosophyllum, Pinguicula ecc.
La conclusione cui arriva il Darwin si è, che queste piante hanno la facoltà
di prendere gl’insetti, talune a guisa di trappola (Dionaea, Drosera), altre a guisa
di trabocchetti (Sarracenia, Nepenthes), e questi insetti vengono disciolti da li-
quidi speciali secreti dagli organi insetticidi. In altri termini ammette una vera
digestione, in seguito alla quale le sostanze albuminoidi liquefatte o peptonizzate
vengono assorbite dalla pianta, alla quale riescono necessarie per uno più vigo-
roso sviluppo. Dopo il Darwin varî altri si occuparono di questa questione, chi
pro, e chi contro le sue deduzioni.
(1) Delpino, Ulteriori osservazioni sulla dicogamia. In atti Soc. Ital. di Sc. na-
turali. Milano 1868.
(2) Delpino, Sulle piante a bicchieri. Nuovo giornale Bot. Ital., vol. III, 1871.
(3) Ch. Darwin, Insectivorous plants, London 1875.
seo =
Così lo Pfeffer (1877) mosse qualche obiezione a questa teoria: dicendo che se
la nutrizione azotata di queste piante è utile, non è certamente necessaria. Il
Francis Darwin (1878) invece, dopo avere fatto delle esperienze comparative col-
tivando cioè la Drosera con carne e senza, ne otteneva risultati favorevoli alla
tesi posta dal Darwin; cioè che le piante allevate con regime carnivoro davano
maggior copia di prodotto di quelle che n’erano prive.
Dopo di costoro il D." O. Drude tentò di nuovo l'argomento , di cui fece co-
noscere taluni particolari importanti, e concluse, analogamente allo Pfeffer, rite-
nendo facoltativa e non necessaria la funzione carnivora di queste piante.
Da ultimo il botanico russo Prof. Regel, coadiuvato da altri botanici, fece
pure delle esperienze sulla Drosera rotundifolia e longifolia; ma ne ottenne dei
risultati affatto negativi rispetto alla funzione carnivora.
Ecco abbozzato alla meglio lo stato attuale della questione delle piante carnivore.
Questi fatti, ad onta di qualche piccola obiezione , vengono oggigiorno am-
messi generalmente in iscienza, ed i libri moderni di botanica trattano della di-
gestione vegetale , indicando in prima linea la Drosera rotundifolia come quella
che è stata particolarmente illustrata dal Darwin, e su cui sono concordi gli 0s-
servatori nell’affermarne le proprietà insetticide ; tanto che il Pouchet parlando
della Drosera ebbe a dire: che ogni qualvolta s'incontra questa pianta nelle paludi,
si osserva che le sue foglie sono cosparse dei cadaveri delle loro vittime.
Recentemente, anche l’illustre Prof. Ph. Van Tieghem nel suo pregevole libro di
botanica a p. 207 (1) ammette una vera digestione nelle piante insettivore, mercè
la secrezione di liquidi speciali, che agiscono per la presenza di un principio azotato
analogo alla pepsina. Sole lamenta la mancanza di una prova diretta dell’assorbi-
mento delle sostanze disciolte; ma questa prova, dice, viene fornita indirettamente
dalle esperienze di Fr. Darwin, figlio al celebre Carlo, e che noi abbiamo più
sopra accennato. Il Van Tieghem va più oltre, e conchiude col dire: che il fatto
particolare della digestione degl’ insetti, si deve considerare come un caso par-
ticolare del fenomeno generale della digestione, e che in ultimo, a vero dire, tutte
le piante sono carnivore.
Riferite così brevemente le cose, passiamo a riassumere la nota pubblicata
dal Mousset, cui accennammo in principio, la quale è venuta a riaprire la qui-
stione, sollevando novelli dubbî, specialmente su quanto riguarda la Drosera ro-
tundifolia.
L’A.abitando in sito vicino al quale vegetavano una quantità di Drosera rotundi-
folia, volle studiare attentamente i costumi di questa interessante pianta, collocata
sinora alla testa delle carnivore.—Egli per ben tre anni di seguito studiò ed os-
servò questa pianta, tanto sul luogo, che nel suo laboratorio; ma con sua gran
sorpresa, nè ad occhio nudo, nè colla lente, gli fu mai dato di osservare un solo
(1) Ph. Van Tieghem, Traitè de Botanique. Paris 1882-3. Pubblicati fasc. I-VIII.
BIST 7) pt
insetto catturato dalle foglie di Droseri; notava solo di tempo in tempo pezzetti
di vegetali circostanti fra cui Politrico e Sfagno. Tuttavia, ad onta della mancanza
assoluta di nutrimento azotato, 1° A. osservava che la pianta cresceva, fioriva e
fruttificava in abbondanza in quei siti. Perlocchè rivolse la sua attenzione su di
un altro ordine d'idee e si prefisse lo studio della funzione elorofillica di questa
specie paragonandola a quella delle altre piante che vivono nella sua stessa lo-
calità e condizione.
LA. partì dal principio che qualunque pianta che non sia parassita deve alla
funzione clorofillica la quasi totalità dei suoi tessuti e del loro contenuto. A ri-
prova del suo quesito, l’ Autore instituiva una serie di esperienze comparative,
onde confrontare l’attività funzionale clorotillica della Drosera, con quella delle
altre piante che vivevano nella stessa località, cioè : Carex pauciflora, Sphagnum
capillifolium, Polytrichum commune, Oxycoecus palustris. Dal risultato delle sue
esperienze il Mousset era indotto a concludere, che la funzione clorofillica della
Drosera non differiva per nulla in intensità da quella delle altre piante esperi-
mentate. Chiudeva, infine, la sua nota dicendo: “ Che le foglie della Drosera ro-
tundifolia non gli hanno mai lasciato vedere un solo insetto catturato, e la loro
funzione clorofillica ha la stessa intensità di quella delle altre piante sulle quali,
e colle quali essa nasce e muore.,
Ecco il novello stadio della questione. Una sola cosa ci permettiamo fare 0s-
servare. Anche il Darwin ammetteva la funzione clorofillica (Piante insett. trad.
ital., pag. 15) nella Drosera, subordinandola, però, alla nutrizione azotata; mentre
le osservazioni del Mousset provererebbero l’eselusiva prevalenza della funzione
clorofillica. Ciò pel momento, ed in mancanza di altre osservazioni, ci prove-
rebbe solo un caso di adattamento particolare, in cui la pianta mancando com-
pletamente di nutrimento nitrogenato deve necessariamente ottenere tutto dalla
sua funzione clorofillica; la quale deve necessariamente attivarsi in modo note-
vole. Ad ogni modo, il fatto osservato dal Mousset, dell’assoluta mancanza d’in-
setti catturati sulle foglie di Drosera, è abbastanza degno di nota. Sarebbe cosa
molto utile, quindi, che coloro che avessero l'occasione di osservare la Drosera
rotundifolia vivente (1) vi prestassero bene la loro attenzione, studiandone accura-
tamente i costumi, onde stabilire qualche cosa di più preciso e conereto sopra
questo importante fenomeno di biologia vegetale.
Palermo, Agosto 1883.
Giuseppe RIGGIO.
(1) Parecchie delle specie annoverate fra quelle a funzione carnivora, cioè, le
due specie di Drosera rotundifolia e longifolia, Parnassia palustris , Pinguicula
ed Utricularia, vivono abbastanza comuni nei siti umidi e maremmosi dell’ alta
e media Italia; ma sinora nessuna di queste piante è stata indicata come appar-
tenente alla flora sicula.
15.
16.
1000
18.
19:
RI.
Re >
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
- (Cont. V. Num. prec.).
B. BOMBICI
I. Nitteolidi H. S.
Sarrothripa undulana IIbn.—Staudinger, p. 50.
C. ab. punctana IIbn.
Il bruco sul principio dell’ està probabilmente vive sul Quercus suber ed
ilex: Curò dice che tanto il tipo, che la varietà si nutrisce delle frondi di
quercia.
Piemonte, Lombardia, Liguria.
Hylophyla prasinana Lnn.—Staudinger, p. 51.
Il bruco si trova dall’ autunno alla primavera sulle querce (Curò , Lafitole;
Turati).
Piemonte, Lombardia, Parma, Alzate sulle querce.
Paras. vespari—-G/ypta evanescens Rtz., Mycrogaster ensiformis Riz.
Hylophyla bicolorana Fssl.—Staudinger, p. 51.
Dall’autunno alla primavera il bruco si trova sul robur (Curò).
In tutta Italia, Sardegna, Sicilia.
Paras. vesparI—Mycrogaster ensiformis Rtiz., Paniscus quercus Rtz., Pe-
rilampus violaceus Fbr., Pimpla variegata Riz., Anomalon ranthopus
Grv.
II. Litosidi
Nola togatulalis Hbn.—Staudinger, p. 51.
Il bruco in maggio e giugno vive sulle querce (Curò).
Istria, Pontevecchio, Piemonte, Dalmazia.
Nola cicatricalis Tr. —Staudinger, p. DI. :
Il bruco in maggio vive sulle querce (Curò), la farfalla si trova nei bordi
de’ boschi, e ne’ macchieti di querce, ove depone le uova.
Italia centrale.
. Nola strigula Schl.—Staudinger, p. 51.
Il bruco adulto si trova sulle querce (Curò, Lefitole) ne’ boschi di Alzate
(Turati).
In tutta Italia, Sicilia.
Nola confusalis IH. S.—Stau linger, p. 92,
23.
[N9)
(ud, |
26.
(AS)
nl
28.
ego
ad
Il bruco adulto in maggio, e primi di giugno si trova sulle querce (Curò).
Piemonte, Liguria, Sardegna.
. Lithosia griseola Hbn.—Staudinger, p. 58.
Il bruco vive sopra i licheni delle querce, la farfalla si trova ne’ boschi, e
vola in luglio ed agosto.
Lombardia, colli della Brianza, Parma.
Lithosia lurideola Znck.—Staudinger, p. 54.
Il bruco vive ne’ licheni delle querce, come la precedente.
Italia settentrionale, e centrale.
. Lithosia complana Lnn.—Staudinger, p. 54.
Il bruco in maggio vive sulla quercia , la farfalla in settembre si trova nei
boschi (Turati).
Padova, Veneto, Parma, Napoli, Lombardia.
Gnophria quadra Lnn.—Staudinger, p. 55.
Il bruco si nutre delle frondi di querce.
Alzate, Maccagno, Lago maggiore.
III. Arctidi Sph.
Spilosoma lubriciperda Esp.—-Staudinger, p. 59.
Il bruco in giugno vive sulle querce, trovato da Petagna.
Padova, Veneto, Parma, Milano, Brianza, Corsica.
IV. Cossidi H. S.
Cossus cossus Lnn.—Staudinger, p. 61.
Il bruco vive anche due anni dentro il tronco delle querce, è la specie più
nociva per le vaste gallerie che scava, sebbene la farfalla nello stato perfetto
è piuttosto rara, pure i bruchi sono frequenti, ed han richiamato l’attenzione
dei forestali per arrestarne la moltiplicazione, ma tutti i mezzi di distruzione
consigliati non han prodotto alcun vantaggio, la specie è sempre dannosa.
Lombardia, Piemonte, Parma, Corsica, Napoli, Sicilia nelle Madonie.
Paras. vesparI.—/ehneumon pusillator Lnn., Lissonota setosa Fbr.
Zeurera pyrina Lnn.—Staudinger, p. 61.
v. octopunctata B.
Il bruco vive due anni dentro il tronco della quercia, specie molto nociva
per le gallerie che scava, non molto diffusa ne’ boschi, perchè vive anche
sul pomo, pero, castagno, faggio, e sopra altre piante.
Lombardia, Toscana, Parma, Sicilia nelle Madonie.
(continua) A. Mina’ PALUMBO.
EnRrIco Ragusa Dirett. resp.
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ANNO III Cee NOVEMBRE TOSSE REA. Le
IL NATURALISTA ALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
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SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
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ABBONAMENTO ANNUALE
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Un NUMERO SEPARATO; (CON TAVOLE. Ve e e I O
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GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 2
Pierre Millière—Notes Leépidoptèrologiques.
Enrico Ragusg—Agabus fusco-aenescens e chalconotus.
G. Segueng®—Gli Ostracodi del Porto di Messina (con tavola) (continua).
M. Lojacono—Studit su piante cr stiche» rare o nuove della Flora di Sici-
lia (continua).
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
L. Facciola—Note sui pesci dello Stretto di Messina.
A. Minà-Palumbo—Lepidotteri Druofagi (continua).
A. Senoner—Cenni Bibliografici.
Enrico Ragusa—Notizie.
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PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
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ANNO III. 1 NOVEMBRE 1883. No.
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IL NATURALISTA SICILIANO
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NOTES LEPIDOPTEROLOGIQUES
On peut s’ étonner que les auteurs du grand Catalogue Allemand, qui
devaient connaître, lors de l’apparition de leur livre, la chenille de 1’ Eu-
crostis Indigenata, de Vill., par la description que j’en ai donnée au mois
de janvier 1867 (II, p. 300, pl. 82), aient fait entrer dans le genre Eu-
crostis, Hb., les trois Phalénites: Zmupararia, Gn., Herbaria, Hb, (Advolata,
Ev.), et O/ympiaria? HS. (Aureliaria, Mill.). On peut s’étonner de ce fait,
dis-je, par la raison que mon article sur Indigenata et les figures de sa
chenille, avaient paru quatre années avant que fut publiéc la seconde édi-
tion, celle de 1871, du “ Catalogue ou énumération méthodique des Lépi-
doptères , par Staudinger et Wocke.
Trois des chenilles sur quatre de ces Géomètres indùment placées dans
les Eucrostis européennes, sont connues; je les ai publiées à la méme épo-
que que celle d’Indigenata qui a, on se le rappelle, la téte globuleuse. Les
trois autres cheniiles possèdent le caractère si important des Nemoria : la
iéte profondément bifide. Ces trois dernières espèces sont done de vraies
Nemoria, et nullement des Eucrostis dout le caractère essentiel est d’avoir,
chez les chenilles, la tète globuleuse è tous les ages.
Jusqu'à ce jour, Indigenata représente donc seule en Europe, le genre
Eucrostis.
Un caractère sérieux fut omis dans la description de la chenille, lequel
fut passé sous silence par Berce qui, dans son 5° volume, a copié ce que
J en ai dit. Dès sa seconde mue, /Indigenata se montre avec le premier
segment porteur de quatre caroncules d’un rose vif, disposées en diadème,
et les 4°, 5°, 6°, 7°, 8° et 11° anneaux, sont surmontés d’ une caroncule
pyramidale, unique, également d’un rose vif.
Ce qui doit présenter chez cette chenille un plus récel intéret que ce qui
précède, est, chez celle de la première génération (1), la manière dont elle
(1) L’espèce a trois éclosions; ce dont je viens de m’assurer en élevant «Db 000
cette Indigenata.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 5
“inogate
se nourrit pendant la plus grande partie de sa vie. Fixée a la plante par
les pattes anales, la chenille d’Indigenata y demenre pendant le jour, cram-
ponnée solidement. Jusqu’à sa 4° mue inclusivement, elle semble ne pas
attaquer l’Euphorbe qui la nourrit, cependant il faut bien qu'elle en vive,
puisque, élevée en poche, sur la plante, elle ne cesse de grossir, lentement
il est vrai, pendant huit mois. A. la fin, j'ai reconnu que la chenilie de
cette Eucrostis absorbe lentement le suc laiteux de la plante nourriciére
dont les feuilles restent intactes, et qu'elle vit à la manière des Aphis.
La plante dans ces conditions se flétrit insensiblement et: sans cause ap-
parente. A la mi avril, la 4° mue de cette première génération accomplie,
les feuilles d’Euphorbe sont entamées seulement alors.
Pempelia Cingillella, Z.
Souvent certains végétaux sont entraînés par les torrents qui descendent
des hautes montagnes, mais ces arbustes ou plantes herbacées sont quelques
fois arrétés dans les plaines traversées par les fleuves dont les cours d’eaux
précités sont les affluents. Il s' en suit que les plantes ainsi transportées
prennent racine loin des lieux qui les ont vu naître, et s’y. acclimatent.
Les chenilles ou chrysalides de certains Lépidopières, fixées aux bran-
ches ou aux trones des végétaux ainsi déplacés, se développent en ces lieux
nouveaux pour elles, et les papillons s°y propagent è leur tour.
C'est un fait de cette nature que j'ai été à mèéme d’observer aux envi-
rons de Gréoulx (Basses-Alpes) sur les rives de Verdon et dans le lit du
fieuve méme où croit le Myricaria germanica.
Autre fois, en juillet 1862, j avais recueilli sur les bords de |’ Arve, è
Chamonix, une abondante quantité de Pimpelia Cingillella , espèce que je
supposais inédite et qui fut nommée Myricariella (Ic. I, p. 376, pl. 45
f. 3-7).
J'ai retrouvé cette Pimpelta non seulement à Gréoulx, mais aussi dans
b
la Rivitre de Geènes, sur plusieurs points de son étendue, ainsi que je le
dirai.
Un fait entièrement ignoré, je le crois du moins, se rapporte a ce Micro.
Pendant l’hiver, la chenille de la seconde génération, enveloppée dans une
coque blanchàtre, papyracée, impénétrable è | humidité, demeure sans se
transformer jusqu’au printemps. Ce n’est que 4 à 5 semaines avant l’éclosion
de l’insecte parfit, qua lieu la transformation de la chenille en chrysa-
lide. Celle-ci, certaines fois, emmaillottée dans sa coque placée au pied de
l’arbuste, demeure submergée assez longtemps et, dans ces conditions, si
anormales en apparence, semble ne pas souffrir,
— 25 —
Je dois ajouter que l’espèce vit également aux environs de Bordighéra,
d’Ospedaletti, de San Rémo et d'Albenga (Italie) sur le Tumarix gallica (1)
des bords de la mer; cependant la P. Cingillella du littoral méditerranéen
est générallement plus colorée, moins gris bleuàtre que celle des hautes
Alpes où ne se montre que le Myricaria.
Depuis quelque temps déjà, j’ ai fait de fàcheuses remarques à 1’ égard
de plusieurs espèces de Lépidoptères, lesquelles m’ ont démontré è quel
point ont tort certains entomologistes lorsque, désireux de recuillir les che-
nilles d’espèces rares, ils ramassent celles-ci aveuglement et sans mesure;
ne se rendant pas toujours compte qu’ en agissant ainsi, ils détruisent ou
tute fois, tendent à faire disparaître de l'habitat, le seul connu souvent,
l’espèce ou les espèces précieuses dont je viens entretenir le Nuturaliste
Sicilien.
Ce cas est plus particulibrement vrai en ce qui touche les Psychidae,
par la raison que les femelles sont absolument aptères.
Je pourrais en dire autant des Ocnogyna et Orgyiat, voire mème des So-
lenobia dont les 9, si non aptères, tout au moins semi-aptères pour les
deux premiers genres, sont dans l’impossibilité de voler et, par le fait, do
changer de place. |
Les Psychidae que je signale plus spécialement dans cette note, sont
une preuve certaine de ce que je veux dire.
Je dois avouer, en toute franchise, que je ne suis pas moi-méme, dans
le cas présent, exempt de quelques reproches. En effet, après avoir, pen-
dant plusieurs années, recueilli à l’époque de l’apparition des chenilles adul-
tes, les Psyche Siphella, Vesubiella et Apiformis, ainsi que celle d’ Epich-
nopteryx Subflavella, ces espèces semblent avoir disparu ou toute fvis sont
devenues fort rares sur les lieux qui me les ont précedemment fournies
abondemment. Ce fait s’explique, en se rappelant que les 9 sont aptères.
Les Ocnogyna Parasita et Chelonia Casta dont les chenilles recueillies pen-
(1) Ce qui semblerait prouver qu'on a eu tort de séparer le Myricaria germanica
(autrefois Tamaria germanica) da Tamaria gallica, est que ces arbustes nour-
rissent, l'un et l’autre, les mèmes chenilles : Pempelia Cingillella, Z., Agdistis Ta-
maricis, Z, et Teleia Tamariciella, Z.; chenilles qu on ne retrouve sur aucune
autre plante.
— 36 —
dant plusieurs années consécutives, la première à la Madone de Fenestra
(Italie) (2000".) non loin de St. Martin-Lantosque (Alpes-Maritimes), la
seconde, sur les collines du Lyonnais. Ces deux espèces, dis-je, ne se retrou-
vent plus que fort rarement après avoir été très abondantes en ces licux.
J'appelle done l’attention des véritables amis de la science entomologique
à l’égard des observations précitées, et les engage à ne pas suivre les dé-
plorables errements que je viens de signaler. Je crois devoir dire encore
qu'il en est souvent de méme pour quelques botanistes, envers certaines
plantes rares. En effet, ces botanistes imprudents enlèvent tout ce qu’ ils
peuvent emporter de ces intéressants végétaux, sans se soucier, en agissant
ainsi, des mécomptes qu’ils occasionneront à leurs collègues qui viendront
après cux.
Thamnonoma Acquiaria, Mill.
Jai cu pendant un récent séjour aux Thermes d’Acqui (Italie) en aodt
dernier (1883), l’ cxtréme satisfaction de retrouver les deux sexes de la
Thamnonoma Acquiaria, très rare Phalénite récemment publiée , d’ après
une Q unique (Lépidoptérologie, 1°" fascicule , p. 6, pl. I, fig. 14 et 15).
Après un intervalle de huit ans, j'ai retrouvé è Acqui, dans le voisi-
nage de l’établissement des Bains, au méme lieu, presque à la méme place
que la première fois, cette intéressante Zhamnonoma qui, la chose est cer-
taine ; a deux générations , puisque les derniers exemplaires d’ Acquiaria
ont été capturés è la fin d’ Aot, alors que la première femelle avait été
recueillie le 20 juin 1875.
Le 24 Aoùt dernier, j'ai obtenu une ponte de 52 ocufs fecondés d’ Ac-
quiaria. Lors de l’ éclosion de ces précieuses chenilles, éclosion qui a eu
licu le 1 septembre, j'ai eu, un instant l’espoir de les élever, mais il n’en
fut rien, hélas!... Quarante è cinquante espèces de plantes ayant été pré-
sentées aux jeunes chenilles, aucune d’ elles n'y a touché , et toutes sont
mortes misérablement....
A Vaide d’ une forte loupe, il m’a été possible de reconnaitre que la
chenille d’Acquiaria éclose d’un oeuf oblong, déprimé, d'un vert pale, lavé
de blanchàtre sur les bords, est, en sortant de l’ocuf, passablement allon-
gée, cylindrique, d’ un blanc teinté de blceuàtre, avec une grosse téte, et
dix pattes bien formées.
Tham. Acquiaria 3° ressemblo exactement à sa femelle par l’envergure,
et la disposition des ligues transversales, cependant il a l’abdomen plus
mince, ct les antennes sont pectinées, ou mieux fortement ciliées.
Pong - O
de
Les environs de la petite ville d’Acqui que j'ai visités avec plus de soin
qu’à l’époque de mes précédents voyages, m’ont paru posséder d’excellents
lieux de chasse. Je citerai à ce propos, quelques unes de mes captures en-
tomologiques dans ses vallons schisteux :
Polyommatus Thersamon, Esp.
Sesia Formicaeformis, Esp.
Id. Uroceriformis, Tr.
Zygaena Romeo, Dup.
Id. Dahurica, Bdv.
Psyche Febretta, Boyer de F. C.
Id. Silphella, Mill.
Mamestra Treitschkei, Bdv.
Eriopus Purpureofasciata, Piller.
Pusia Accentifera, Lef.
Catocala Pellex, Hb.
dd: Electa, Bkh.
Boarmia Secundaria, Esp., de grande taille.
dd: Iicaria, H.S.
Gnophos Sartata, Tr., race remarquable d’un gris verdatre.
Epione Apiciaria, Sch., dont j'espère élever la ‘chenille obtenue
ab ovo.
Cleta Pygmaearia Hb., figurée sous ses divers états dans un 7° fa-
scicule (pl. IV, fig. 6, et 7).
Selidosema Ericetaria, Vill., qui vole communément parmi les Do-
vycnium.
Apamea Chloris, Mill. (sp. nov.) (1).
Myelois Robiniella, Mill., rencontrée à l’état de chenille.
Enfin plusieures espèces de Plérophorides intéressantes:
Oxypetilus Brunneodactylus, Mill.
Edematophorus Lithodactylus, Tr.
Aciptilia Xanthodactyla, Tr.
Qui volent sur la lisiére des bois au coucher du Soleil.
Cannes Septembre 1883.
Pierre MILLIÈRE.
(1) Présentement à la gravure,
PeR (<L2a
AGABUS FUSCO-AENESCENS E CHALCONOTUS
NOTA
DI ENRICO RAGUSA
Dopo la nota pubblicata nell’ ultimo numero di questo periodico dall’ il-
lustrissimo Cav. Baudi, su questi due Agadus, la conclusione per la parte che
mi riguardava, era assai semplice; difatti o i due insetti erano unica specie,
o io avevo confuso i due esemplari della mia raccolta determinati per
fusco-aenescens dallo stesso D". Regimbart, con dei veri chalconotus.
Siccome ero sicuro del fatto mio, ho voluto spedire al D." Regimbart la
nota pubblicata dal sig. Baudi, pregandolo a volere ristudiare gl’insetti e
darmi il suo giudizio. La risposta non si fece aspettare: ebbi una gentilis-
sima e lunga lettera indirizzatami il 23 settembre scorso, dalla quale tolgo
i seguenti brani, onde provare che io non errai pubblicando quanto dissi
nella mia nota che diede origine a quella dell’illustre entomologo di
Torino, il quale a sua volta non aveva torto di non trovare differenze tali
fra i due Agabus da potervi scorgere due specie distinte, visto che lo
stesso D." Regimbart gli dà ragione, dicendo che la sua specie non è che
una razza locale o varietà, come si vedrà da ciò che mi scrisse.
“ Merci d’avoir pensé à moi pour cette communication qui m’a vivement
intéressé.
“Comme j'aime avant tout la vérité, principalement lorsqu’ il s’ agit de
Science, l’examen approfondi que j’ ai fait sur un bon nombre de chalco-
notus m’a conduit è admettre définitivement que 1’ Agabus fusco-aenescens
n° est qu’ une race du chalcorotus, race qui doit ètre surtout méridionale,
quoique j'en trouve quelques exemplaires dans nos environs.
“ Tandis que le chalconotus vrai a les antennes ferrugineuses avec le
sommet des 6 ou 7 derniers articles fortement rembruni, le fusco-ae-
nescens les a entièrement rousses avec une tache noiràtre sur le 11°; le chal-
conotus typique est très bronzé, foncé, méme chez des exemplaires très
immatures, avec une fine bordure mal limitée et ferrugineuse au pronotum
et aux élytres; chez l’autre, mème très adulte et très coloré, la teinte fer-
rugineuse occupe de chaque còté des mémes organes une assez large éten-
due, et les épipleures sont roux clair; le chalconotus typique gd a le dernier
segment abdominal lisse ou à peine pointillé le long du bord postérieur
Cragri
(en plus de la réticulation qui le recouvre comme le reste du corps); chez
l’autre, 3, la dernière moitié est couverte de corrugations longitudinales
généralement bien imprimées.—Enfin le chalconotus à une forme oblongue
étroite, tandis que l’autre est beaucoup plus ovale et plus élargi.
“Je partage donc l’opinion de M." Baudi qu'il n’y a qu’une seule es; èce,
mais que le fusco-genescens, représente une race bien définie, au point que
je n'ai pour ainsi dire trouvé que deux exemplaires vraiment intermé-
diaires. ,
—T -- Te 993 -—a____
GEROSERAZCODI
DEL
Pecore NESS
(Cont.OV. Ne prec):
P. punctata n.
Tav I, fig. 2 a-b.
Conchiglia di forma elongat:-lanceolata, allorchè si guarda lateralmente,
allargata in avanti ed assottigliata in dietro; il margine anteriore è obliqua-
mente rotondato, il posteriore lungamente e gradatamente restringendosi
sporge in una estremità abbastanza sottile, ma colla punta ottusa e roton-
data; il margine dorsale elevasi formando una larga curvatura che ha ap-
pena un indizio di angolosità al terzo anteriore circa; il margine ventrale
è quasi retto, porta una leggerissima insenatura verso i due quinti ante-
riori, ed è convesso lievemente alla regione posteriore. Il contorno risulta
quindi di forma lanceolata, colla maggior larghezza di oltre un terzo della
lunghezza e presso il terzo anteriore. Guardata dalla sutura dorsale mostrasi
lanceolata considerevolmente spessa e massimamente verso il terzo anteriore.
Guardando la conchiglia dal margine anteriore presenta un contorno lar-
gamente ovale per la considerevole convessità delle valve. La superficie è
molto distintamente punteggiata, quantunque le punteggiature sieno sottili
pure essendo ravvicinate e disposte con molta regolarità riescono molto ap-
pariscenti.
Lunghezza Altezza. Spessore
0,72 mm, 0, 3 mm, 0,23 nm,
—s 4)
Questa bella specie ha la più grande affinità colla P. dactylus Eger. Se
ne distingue intanto pel margine ventrale quasi retto, per l’estremità an-
teriore più obliqua, pel margine dorsale più convesso, per la regione po-
steriore meno ristretta, per la maggiore spessezza riposta al terzo antc-
riore, mentre nella P. dactylus è verso la metà, e sopratutto poi per la
distintissima punteggiatura.
Distinguesi benanco dalla P. mytiloides: perchè assottigliata alla regione
posteriore, pel margine ventrale meno sinuoso, pel margine dorsale più ele-
vato e più curvo, ma sopratutto pel colorito leggermente biondo e per la
marcatissima e ben distinta punteggiatura.
DISTR. GEOGR.
Rarissima nel porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Non conosciuta allo stato fossile.
P. polita n.
Tav. I, fig. 3 a-b.
Conchiglia ovato-oblonga, allorchè si guarda lateralmente , assottigliata
5 54) ) 5
gradatamente alla regione posteriore, colla massima altezza uguale ai due
quinti della lunghezza e riposta poco avanti della metà della conchiglia ;
la regione anteriore si restringe lievemente e porta il margine perfetta-
mente rotondato; la regione posteriore si protende molto allungata ed as-
sottigliata, ma |’ estremità sua quantunque abbastanza stretta è rotondata;
il margine dorsale è fortemente elevato e curvo senza indizio alcuno di
eu . . x . b) = LI
angolosità; il margine ventrale curvo là dove si connette coll’ anteriore è
retto in tutto il resto con indizii minimi di sinuosità. Il contorno della con-
chiglia guardata dal dorso assume forma lanceolata, colla sua maggior lar-
ghezza in mezzo, che uguaglia circa un terzo della lunghezza, i due lati
sono regolarmente convessi, l'estremità anteriore è acuta, la posteriore più
assottigliata ed acuminata; guardando la conchiglia dall’estreinità anteriore
presenta un contorno ovato. La superficie si presenta levigata e priva di
punteggiatura coll’ingrandimento ordinario, ma si manifesta fornita di pun-
teggiatura regolare ed estremamente sottile ad ingrandimenti maggiori (1).
Lunghezza Altezza Spessore
0,68 mm, 0,29 nm, 0,23 mm,
(1) Io son uso osservare gli ostracodi colla combinazione dell’ obbiettivo N. 4
coll’oculare N. 3 Hartnach, che porta un ingrandimento di 90.
E
Un solo è l’esemplare da me raccolto nei materiali pescati nel porto di
Messina, ma i suoi caratteri la distinguono eminentemente dalle altre spe-
cie. La più affine è la precedente, dalla quale basterebbero a distinguere
la nuova specie, l’ altezza e la spessezza maggiori riposti verso la metà
della conchiglia, ma inoltre la pretta curvatura del margine dorsale, il re-
stringersi della regione anteriore, la forma rettilinea del margine ventrale,
la punteggiatura superlativamente sottile della superficie ed altri caratteri
che concorrono a renderla ben distinta.
DISTR. GEOGR.
Porto di Messina !
DISTR. STRAT.
Non conosciuta allo stato fossile.
Gen. Argillaecia. G. O. Sars.
A. messanensis n.
Tav. 1, fig, 4. acc.
Conchiglia piccola, levigatissima, ovata; guardata lateralmente ha forma
ovato-oblonga, subtriangolare, coll’ altezza alla fronte poco maggiore della
estremità posteriore, coll’altezza massima alla regione mediana e che ugua-
glia i due quinti ed in taluni individui quasi la metà della lunghezza; l’e-
stremità anteriore è strettamente rotondata, la posteriore obliquamente ro-
tondata ; il margine dorsale è fortemente arcuato, prominente , gibboso e
quasi angoloso alla regione mediana; il margine ventrale quasi retto; guar-
data la conchiglia dalla regione dorsale offre una forma allungata, lievis-
simamente più spessa alla regione mediana, dove si ha uno spessore che
uguaglia il terzo circa della lunghezza; l’estremità posteriore è largamente
rotondata, l’anteriore è lievemente attenuata e si termina angolosa; guar-
data dall’estremo anteriore offre un contorno pressochè circolare. Li linea
commisurale dal lato ventrale offre due linee impresse ondulate che cor-
rono ai lati parallelamente. La superficie è levigata e vi si notano cinque
macchie lucide ovate, molto ravvicinate e disposte quasi a rosetta.
Lunghezza Altezza Spessore
Mmm R 9 q4mm
do 0,35mm, 0,24mm,
nm mm 9O7mm
05 Ss! . 0, 4 n . 0,27 .
0, 7rm, 0,35mm, 0,23mm,
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 6
ESRI. Ip
fe
Questa specie ha la maggiore affinità coll’A. badia Brady, che lo Chal-
lenger pescava in Australia, ma è perfettamente distinta per molti parti-
colari : HI dorso alla sua parte centrale è curvo siffattamente che risulta
gibboso e quasi angoloso, in modo che la forma generale ha un lontano an-
damento triangolare; l’ estremo anteriore più stretto ed il posteriore più
largo hanno tra loro una grande somiglianza. Guardata dal dorso si pre-
senta coll’estremità anteriore meno assottigliata.
DISTR. GEOGR.
Rara nel porto di Messina !
DISTR. STRAT,.
Sconosciuta allo stato fossile.
(continua) G. SEGUENZA.
——-—=<—_—_—+-—===- ”= x 4141__-—T+:
STUDII SU PIANTE CRITICHE RARE 0 NUOVE
DELLA FLORA DI SICILIA
Poa Attica Borss. Diagn. PI. or. (1853) Poa sylvicola, Guss. FI.
Tnarimp para
Tipicamente quale Gussone la descrive e come il signor HAcKEL mi avea fatto
notare, coi suoi stoloni moniliformi caratteristici questa specie cresce copiosa allo
Zucco.
Nonnea nigricans, D.C.
Copiosa trovasi nei margini dei sentieri a Trappeto.
Anagallis parviflora Link. et HorFrm. fl. port. I, p. 325.
Per la prima volta trovata da me quest’ anno nei luoghi erbosi umidi selva-
tici di Castelbuono alla Badia. Questa forma potrebbe ben essere distinta speci-
ficamente come si distingue la A. phRoenicea dalla A. coerulea per la costanza
dei suoi caratteri.
Physocaulos nodosus TAUSCH.
Oltre di Busambra, di S. Maria del Bosco, cito per questa pianta la località
delle Madonie, del Canale delle Neviere ove essa cresce nei luoghi sassosi cal-
cari,
Silene commutata Guss.
Bosco di Renda. Junio 1882.
Silene fuscata Link. var. fl. plenis.
Pochi piedi a fiori doppii trovai quest’ anno in maggio nei luoghi coltivati a
vigne presso Balestrate. Essa è di particolare bellezza.
Euphorbia coralloides Lix.
Rira trovai questa specie umicola a Castelbuono nei dumeti dei Monticelli.
Rubus hirtus W. et N. Rub. Germ., p. 95, t. 43. GREN. et Gopron FI. de
Emevolist. pi 543;
Noto le differenze che passano tra questa specie ed il R. Cupanianus specie
molto affine ma da non confondersi :
Ramis floriferis erectis rigidis non vero gracilibus, foliola fere obovato-cunea-
ta, apice summa praesertim fere abrupte acuminato-caudatis, intenss virentibus
utrinque sparse adpresseque pilosis, margine ciliatis subtus ad rachidem pri-
mariam aculeolatis; calycinis lacinits longis acuminatissimis. Panicula stricta
depauperata, floribus saepe solitarits fere racemosis, aculeis longis vie ad-
uncis basi parum dilatatis rubentibus numerosissimis, indumentum glanduli-
gerum valde copiosum laete rubellum, ramis floralibus et calycem dense ve-
stiens.
Var. discolor Mini Foltis supra sparse pilosis subtus fere tomentoso-incanis
ad margines longe ciliosis aculeis ac glandulis non rubellis nec ita copiosis
ut in typo. Habitu omnino praecedentis.
In dumetis elatis regionis Fagi all’Acqua della Sempria (Junio 1838), var. in
dumetis elatioribus alla Fontana della Madonna dell’Alto legi.
Ho determinato questa bella specie su un saggio di Basilicata di GASPARINI,
che reputo degno di autenticità. Tenore (Sylloge fl. neap.) indica questa specie
di Lucania. CesaTI (Comp.) è vero che non ne fa cenno. Se Gussone confuse
nel Prodromo questa specie col suo A. Cupantanus ciò non toglie che la specie
in esame ne sia abbastanza distinta. Tendo a credere che cessa possa riportarsi
meglio alla var. gracilis di GrEN. et Gopr.; ma in fatto di Rubi non e’ è da
farsi maestri. Così la mia var. discolor sebbene per l’abito è del tutto simile al-
l’ hirtus tipo, pure ha tali differenze da farmi ritenere che sia più esatto, se si
volessero seguire le idee dei Batologisti moderni, ritenerla a parte. Il /?. /erlus
non scende mai al di sotto dei 1000 m., mentre il f?. Cupanianus che è pro-
prio della regione del Castagno alle volte si incontra anche alla stessa altezza ,
LIRE 1 irpattt
senza però dar luogo a forme transitorie, ciò che è garanzia del valore dell’una
e dell’altra specie. La var. discolor è dei luoghi più eccelsi trovandosi a 1700 m.
Rubus Cupanianus Guss., var. grosse-tncisus MInI.
Differt a typo: foltis fere ut in tipo hispidis argute duplicato-ineisis ,
valde oblongato-ellipticis, non ovatis, patule ciliosis ad margines aculeis ni-
tide flavis parvis via aduncis, ramis valde articulatis, floralibus a rachide
paniculae patentissimis rigide divaricatis inferioribus praesertim fere subtus
fiexis. Habitus subproprius, ac foliis laete virentibus peculiaris. Herbaceus,
indumentum undique patule villosus subeglandulosus ac reliquis characteribus
ut in typo.
In sylvaticis regionis Castaneae, Castelbuono, basse falde del bosco alle Timpe
di Sfirrino.
Noto questa forma singolare non già che io voglia tener presente nei ARubus
le varietà dei tipi più o meno specifici; ma perchè questa agli occhi dei recenti
monografi di tale genere ha tutti i numeri per costituire una specie dell’ uguale
valore se non maggiore delle tante che più o meno generalmente sono ammesse.
Rubus collinus D. C. Cat. Hort. Monsp., p. 139.
In dumetis apricis regionis collinae Nebrodum, Castelbuono a Bocca di Cava,
Junio.
È una specie generalmente ammessa, il cui indumento fa presto riconoscere per
una appartenente alla Sezione dei Tomentosi. L’ affinità col gruppo dei Mru-
ticosi è più lontana, di quanto lo è quella dei T'omentosi, sebbene questa a mio
senso ha poca affinità con le specie di quest’ ultimo gruppo che conosco di Si-
cilia quale il A. siculus, il R. aetnicus. Trovo che la pianta che ho sott'occhio
ha molta affinità colla specie che il Lance descrive sotto il nome di A. parot-
florus nella sua opera Descrip. PI. Hisp. etc. e non esiterei riferirla a quella, se la
circostanza della dimensione dei fiori nella nostra pianta, non rigorosamente pic-
coli, non mi suggerisse di evitare tale avvicinamento, senza un esame più co-
scenzioso. Ì detti del LancE pel suo . parviflorus sono ben calzanti, in effetto
la specie di Spagna è quanto mai prossima al co/linus, onde alla nostra.
Helianthemum Allioni Tin. PI. rar. sic. fasc. 3, p. 49, /7. canum
Ey. in sched., Cistus.icanus At. , fi. ped., p. 1035 t45% i. 3 -200n
aliorum.
In glareoso-calcareis apricis, Passo della Botte, Junio 1883.
— d5 —
A seguire la dotta monografia del WiILLKOMM, questa specie o forma che si
voglia, rientra nel tipo principale 1'7el. canum Dun. Per chi voglia però distin-
guere cosa da cosa, 1/7. AZltonit come dice Tineo non è nè il canum, nè l’alpestre,
nè il marifolium, nè l oelandicum, nè il montanum che segnerebbe i limiti più
settentrionali di questo presunto tipo, secondo l’Ill. Autore delle Cistineae Europ.
Diremo però francamente che esso è il rappresentante dell’Z7. canum in Sicilia.
Questa pianta dà luogo a più forme sulle Madonie stesse. Quella sott’ occhio,
nonostante che non sia quella stessa descritta dal Tineo è una forma a foglie
obovate, e a quanto posso scorgere, sprovvista di peli glandulosi ai pedicelli, è
una forma che chiamerei volentieri strigosa, ove l’indumento della pagina supe-
riore differisce dalla inferiore densamente incana, essendo sparsa di lunghi cigli
su una superficie glabra di un bel verde. Se passiamo su qualche altra forma
sempre riferibile all’istessa specie del Tineo giungeremo all’ 77, nebrodense HELDR.,
distinto per l’indumento delle foglie utringue canae, specie che attinge le mas-
sime elevazioni sulle Nebrodi, acquistando altri caratteri prodotti dalle condizioni
dello ambiente, mentre Vl’ 77. A/Zioni è proprio dei luoghi più bassi e più ripa-
rati. In modo più ciffuso ho trattato delle innumerevoli forme degli Melianthemi
di Sicilia in un mio scritto che potrà comparire quanto prima.
Micromeria inodora BenTH. in D. C. Prodr. v. 12, p. 217. TAaymus
inodorus Desf. fl. atl. 2, p. 30, tab. 129! Satureja fasciculata, %
gracilis:Guss., sy fili sic., vol. II, pi 93. M.: Lo WA: PL Sic; rar,
exsicc. Cent. VII (nondum evulgata).
Questa pianta deve forse riferirsi alla var. y di Gussone della Satureja fa-
sciculata, sebbene le località di S. M. di Gesù citate da Gussone a'la sua var. @,
spettano alla sua var. Y, cioè a questa distintissima forma, se vogliamo , della
specie Rafinesquiana che io ho riconosciuto è la specie di Desfontaines e ciò per
ì confronti dei saggi di Algeria (Mustapha Gandog!) Orano (Santa Cruz, Debeaux!)
e per l’ esame della figura stessa della Flora Atlantica che si adatta benissimo
alla nostra pianta. Ho raccolto questa a S. Maria di Gesù, allo Sferrovecchio, ove
nel vivo calcare i suoi rami validi legnosi che costituiscono una forte ceppaja
sì attaccano intimamente.
La M. fasciculata varia moltissimo; ma non sono disposto a ritenere che le
sue forme debbano anche comprendere la pianta in esame che per molti riguardi
se ne distingue, massime poi per l’abito, che è particolare di questa specie. Que-
sta pianta non potrebbesi dire d’onde ha tratto il suo nome di inodora, poichè
al contrario le sue foglie contrite sono fortemente odorose come di resina !
Cito per ora la sola località di S. Maria di Gesù, sebbene la pianta cresca in
qualche altro sito presso Palermo; escludo anche per gli stessi dubbii la località
di Gussone (M. Cuccio) assegnata alla sua var. Y.
LR ARIA
Mentha Todari Mini in Plantae Siculae rariores exsicc. Cent. V,
N: 0008,
Caule elato robusto inferne stolonibus hypogaeis emittente, erecto valide te-
tragono superne ramoso, pilis albis retrorsis sparso, foliis magnis pettolalis,
summis tantum subsessilibus, inferioribus (caulinae mediaeque) vie oblongatis
latis ellipticis reliquis eracte ovatis, basi fere cordatis, parce acutatis, irregu-
lariter grosse crenato-serratis, serraturis remotiusculis; supra pilis brevibus
adpressis lareque obductis, subtus pilis copiosioribus crispulis tomento brevi
albicante laxo formantibus, nervis nitidis albidis longe cilioso-pilosis, undique
creberrime aureo-glandulosis; inflorescentia amplissima pedalis! ramis nu-
merosts validis, patulis corymboso-paniculatis, bracteis infimis folio confor-
mibus, sterilibus, successivis floriferis fere e basin lineari-subulatis adscenden-
tibus concavis verticillastris numerosissimis usque ad apicem distinetis, in
spicis cylindraceis, inferne longissimo tractu nudis digestis, (7-9 pollie.-longis)
in anthesim praesertim crassis compactisque, floribus majusculis intense ru-
bris pulcherrimis ; spica centralis lateralibus persaepe superante , calycibus
longe pedicellatis, pedicellis tubo calycino campanulato valide striato sparse
villoso subaequantibus , dentibus angustis lanceolato-subulatîis non conniven-
tibus, calyce maturo paullo aucto, corolla, e magnis, rubra, lobis aequalibus
latis ovatis,intus glabra,extus sub productione loborum praesertim, villosa aureo-
glandulosa, stamina inclusa filamentis brevissimis, antheris saepissime polline
destitutis, stylo breviter eeserto subaequaliter bifido lobis valde divergentibus,
ovario nuculis semper abortivis vidi!
Odor herbae primum laeviter resinosus dein gratissime camphoratus!
In humidis sylvaticis Acqua di Campanella, prope Godrano, 1 oct. 1881.
Specie per tutti i riguardi interessantissima, che trovo da paragonare solo alla
M. Ripartit. Che essa appartiene al gruppo dell’Aquaticae è ben evidente, ma
il modo dell’inflorescenza, la copia dei rami che costituiscono spesso una immensa
pannocchia nè l’allontanano di molto, e ci riporta nell’apparenza al gruppo della
M. sylvestris. Oltre a questi caratteri, questa forma ha altre singolarità che danno
luogo ad una serie di quistioni complicatissime che costituiscono le difficoltà del-
l’intelligenza esatta del polimorfo genere Mentha. Così la forma dei calici molto
ingranditi, che risponde ad un vizio di cui è affetto l’ovario di quasi tutti i fiori
da me esaminati, che è sempre sterile, e che invece di semi al suo interno ci
presenta una quantità di larve di Ditteri, ci richiamerebbe da un canto un qual-
che caso teratologico, certamente non limitato agli individui da me esaminati, ma
che si ripete altrove, perchè il BerroLoNI nella FI. Italica nella sua M. hir-
suta include come var. una var. f gallifera, che se non mi isbaglio può allu-
dere al caso nostro, per quanto improprio l epiteto di gallifera pare debba
suonare per il fenomeno che vengo di accennare nell’organo fruttifero di questa
DATE, (te
pianta. Dall’altro canto la presenza di altri calici (fruttiferi) normali, ma a quanto
pare anche sterili, ci richiamerebbe un qualche fatto di fiori cleistogami, perchè
le corolle di questi calici che conservano le normali dimensioni sono più piccole
di altre più vistose frammiste alle stesse spiche. Ed in ultimo la fusione di ca-
ratteri così disparati, che distinguono questa Mentha, suscita la viva quistione
dell’origine di queste innumere forme nel genere, se debbonsi o no attribuire alla
fecondazione crociata operantesi nella loro convivenza (1)
Lotus glareosus Borss. et REUT. Pug., p. 136. Lotus versicolor Tin.
PI. rar. sic. fasc.-2, p. 27. Ann. 1846.
In nemoribus apricis solo argilloso, /’ortella della Saracena vicino M. Soro
(Valdemone). Junio 1883.
Non credo che questa specie siciliana possa separarsi dalla specie del Bo1ssieR
tanto polimorfa. Il Z. Delortt le sta ancora vicino, L’ indumento nella nostra
pianta è circoscritto ai margini delle foglie che sono lungamente ciliose, per il
resto essa è glabra, e spetterebbe perciò alla var. a della Flora di Spagna. Il
vessillo è sin dall’ inizio di color rosso fuoco, le ali e la carena gialle. In se-
guito colla disseccazione il primo cangiasi come il resto del fiore, nel solito color
verde proprio ai congeneri (2).
(continua)
M. Losacono.
(1) È mia opinione che quanto si asserisce oggi sull’ibridismo delle Menthae,
non è ancora ben chiaro, e resta meglio a provarsi. Dirò per ora che nel luogo
ove cresce la M. Todari mancano altre forme. Non solo, in-una estesissima con-
trada di più che 30 Kil q., quanto può stimarsi quella di Ficuzza e vicinato, che
io ho battuto sin dalla prima adolescenza, io non ho mai visto un piede di M. syl-
vestris! Ciò che dovrebbe escludere recisamente l’idea di un’ibridazione tra i due
tipi aquatica e sylvestris, di cui il risultato potrebbe ritenersi la M. Todari. Opi-
nione del resto erronea, perchè questa forma nonostante la sua caratteristica in-
florescenza non ha cosa alcuna che possa addebitarsi all’ingerenza di una forma
qualsiasi della M. sylvestris.
(2) La publicazione del L. versicolor rimonta al 1846, e quella del L. glareosus
al 1852 se non erro. Se come io credo, l identità di queste due piante è incon-
trastata, spetta per i saputi diritti, la priorità a quel nome imposto da Tixeo.
fe
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
II
Gli Ostracodi.
{Cont.. Vedi Num. prec.).
C. venus n.
Tay Bent
Conchiglia piccola, guardata lateralmente è di forma ovato-oblonga, quasi
tetragonale, colla maggiore altezza che è presso la fronte, alla distanza di
un quarto della totale lunghezza, della quale in valore oltrepassa la metà;
l'estremità anteriore è larga e completamente rotondata, col margine in-
tiero, ma con rare piccolissime ed irregolari prominenze; la regione poste-
riore è troncata, angolosa e porta nella metà inferiore una prominenza larga,
dentellata o fornita di piccole spine al margine; il margine dorsale arcuato
porta un angolo ottuso, ma distinto, là dove è la maggiore altezza della con-
chiglia, e si termina posteriormente in altro angolo rotondato e meno di-
stinto, la porzione interposta trai due angoli è ben poco curva; il margine
ventrale è curvo-convesso nella porzione posteriore, leggermente sinuoso
tra la fronte e la parte mediana, d’ordinario sporge una piccola spina dal
margine ventrale assai presso la sporgenza posteriore; veduta dalla regione
dorsale la conchiglia si offre considerevolmente compressa, di forma allun-
gata ed assottigliata ai due estremi, che sono poi ottusi con piccole promi-
nenze angolose ai lati, il maggiore spessore che è di circa due quinti della
lunghezza totale trovasi al terzo posteriore, ce verso la metà il contorno
d’ambo i lati si appiana ovvero forma un lievissimo seno; guardata da una
estremità offre forma ovato-rotondata; le valve sono ornate da numerose
escavazioni ravvicinate, di forma e di grandezza variabili, sulla medesima
valva essendovene rotondate, allungate, poligonali, ma disposte di tal guisa
che una linea più o meno sottile s’interpone tra l’ una e l’ altra, in modo
che la riunione di tali linee forma una rete di fili prominenti in taluni
casi, depressi ordinariamente; una linea esile cinge a brevissima distanza
i
e parallelamente il margine anteriore; i due tubercoli cardinali sono pro-
minenti e lucidi.
Lunghezza Altezza Spessore
0,65mm, 0,870, 0,271m,
D.O5mmn piro 0,2,
0, ene 0,380, O, 29m.
O, Gu O, Ogmm. 02m,
0,54 mm, 0,2gmm, 0,22mm,
Questa piccola e bella specie è ben distinta pei suoi caratteri tutti pei
quali si allontana rimarchevolmente dalle conosciute. Essa è affine alle
specie precedentemente descritte, dalle quali la sua picciolezza e la forma
quatrangolare delle valve la distinguono benissimo. Si avvicina di più alla
precedente, ma oltre i cennati caratteri la distinguono la scultura e mille
altri particolari così nella forma, come nell’ornimentazione di eutrambe.
DISTR. GEOGR.
Una speciale varietà raccolta a Messina!
È DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
C. phascolina, n.
Tavo] fe, 8.
Conchiglia ovato-oblonga guardata lateralmente , colla maggiore altezza
distante dalla fronte circa ad un terzo della lunghezza, e che misura più
della metà di questa negli individui feminei, raggiungendo anco i tre quinti,
si mantiene invece minore nei maschili; la regione anteriore è completa-
mente rotondata ed alquanto obliqua, col margine intiero ; la regione po-
steriore sporge in un angolo più o meno ottuso e sovente rotondato , tale
sporgenza ha il suo margine superiore concavo ed invece convesso l’infe-
riore; il margine dorsale forma una curva con lontano indizio di angolo-
sità nella sua parte più elevata e nella posteriore, tra questi due punti la
curvatura è ben lieve; il margine ventrale s'incurva molto per costituire
la sporgenza posteriore , nel resto è poco curvo e forma un seno tra la
metà e l’estremo anteriore; veduta dal dorso la conchiglia ha forma ovato-
ellittica, angolosa alle due estremità, regolarmente convessa ai lati, e collo
spessore massimo equidistante dagli estremi e che supera la metà della
Il Naturalista Siciliano, Anno III. i;
= 50)
lunghez: a; guardata da un estremo ha forma ovato-rotondata. Le valve sono
ornate da una punteggiatura fina, poco distinta e variabile, col margine ben
delimitato, non punteggiato, ma fornito di finissima striatura trasversale.
Gl’individui maschili hanno forma più gracile.
Lunghezza Altezza Spessore
USSgIA, Obonm. 0,480.
ATEO «0A, Ol agni
Oo, O; bOnm, 0,490,
og 2ma; 0,450, 0,430,
Op, 0,43, O,420m,
Questa specie è benissimo caratterizzata dalla regolarissima convessità
delle valve, come dall’ integrità perfetta dei loro margini e dalla leviga-
tezza della superficie in modo che non offre mai spine, asprezza o scabro-
sità di qualunque natura, per tali caratteri e per la forma generale somi-
glia alla specie seguente, distinguendosi per essere più piccola, più con-
vessa, ed angolosa alla regione posteriore, che è prominente. La sua mag-
giore affinità par che si riscontri nella C. vi/losa G. O. Sars dalla quale è
intanto distintissima per la forma dell’estremità posteriore, per la grande
convessità delle valve, per la fina scultura e per varii altri caratteri.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Rara a Rizzolo!
C. albo-maculata, Baird.
1850. Cythere albo-maculata Baird. Brit. Entom., p. 169, tav. XX, fig. 7.
1868. S È Brady. Mon. Rec. brit. Ostrac., pag. 402,
tav. XXVIII, fig. 33-39.
1874. a - Brady. Post-tert. Entom. Scot., p. 149, tav. IX,
fig. 1-4.
Di questa specie ho raccolto un solo esemplare, che conviene esattamente
bene in tutti i caratteri assegnati a quella forma vivente.
DISTR, GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda, Norvegia, Levante, Capo Verde.
DISTR. STRAT.
cozia, Irlanda rnario—Rizzolo!
S , Irlanda nel Quaternario—Rizzolo!
C. :ejoderma, Norman.
1868. Cythere lejoderma Norman. Last Spetland Dredging Report., p. 291.
1870. A hi Brady. Ann. and Mag. N. H. 4th. ser. vol. VI,
p. 451, tav. XIX, fig. 11-13.
1874. 3, 3 Brady. Crosskey and Robertson. Mon. post-tert.
entom., pag. 149, tav. IX, fig. 5-6.
Non senza esitare riferisco a questa specie una sola valva, la quale guar-
data lateralmente ha una forma che può dirsi intermedia tra le due figure
pubblicate, e ciò che parmi ne l’allontani di più si è il difetto quasi com-
pleto d’angolosità alla regione dorsale, l’assottigliamento un po’ maggiore
della regione posteriore, la punteggiatura più frequente della superficie, ma
d’altro canto la forte convessità della valva, e la forma di tale convessità,
le striature marginali, ei due poderosi denti del margine dorsale mi fanno
quasi certo della esattezza della mia determinazione.
DISTR. GEOGR.
Shetland—Golfo di S. Lorenzo.
DISTR. STRAT.
Quaternario di Scozia—Rarissima a Rizzolo!
(continua) G., SEGUENZA.
———rrrrr-—e==>e>%>-=————-
IRE ES:
SUI PESCI DELLO STRETTO DI MESSINA
IV:
Scopelus uracoclampus n. sp.
L'altezza del corpo si comprende 4 volte o poco più nella lunghezza del
pesce esclusane la codale ed è poco più del doppio della spessezza. La
lunghezza del capo è la 4* parte della lunghezza totale e supera di *5 la
sua altezza. Il profilo del capo salisce rapidamente in linea convessa sul
muso, indi meno insino alla nuca; da qui monta ancora un poco fino alla
cha
origine della dorsale, donde va leggermente dechinando alla base della coda.
Il contorno inferiore del capo è più obbliquo, più lungo e meno convesso
del superiore, poi va in direzione orizzontale sino all’ano; da questo punto
ascende fino alla coda più che non si abbassi la porzione opposta del pro-
filo del dorso. L'occhio è di mezzana grandezza, circolare e non raggiunge
il profilo. Esso dista dall’estremità del muso *3 e dal contorno della bocca
‘3 del suo diametro. Questo poi cape 4 volte nella lunghezza del capo ,
meno di 2 volte nella sua distanza dall’ estremità posteriore dell’ initerma-
scellare, è minore dello spazio infraorbitario, è uguale alla distanza che
lo divide dall’altro anteriormente, come pure dal punto più vicino del mar-
gine discendente del preopercolo. Delle duo narici l'anteriore è più piccola
e rotonda, la posteriore allungata. Manca ogni traccia d’ apparato lucido
presso gli occhi. Il muso è assai ottuso. La bocca fendesi obbliquamente
per °/ della lunghezza del capo. L’intermascellare è in tutto scoperto, non
allargato in dietro, ove termina presso l'angolo della bocca. Il suo margine
è leggermente convesso e minutamente dentellato. La mandibola è appena
più corta sull’ estremità del muso , di figura ellittica allungata ma poste-
riormente incompleta. La sua larghezza cape 2 */4 volte nella lunghezza.
I suoi denti sono più numerosi dei superiori e coprono tutto il contorno
boccale dell’ osso che li porta. Le ossa articolari si toccano in quasi tutta
l'estensione del loro bordo interno tagliente. L’arco branchiale esterno porta
una serie di 19 lunghe setole denticulate ed aventi l’estremità ottusa; negli
archi branchiali consecutivi esse vanno rapidissimamente raccorciandosi, sic-
chè sul più interno sono appena indicate. Il preopercolo ha il margine an-
teriore rilevato, tagliente ed inclinato obbliquamente all’innanzi, il margine
postico-inferiore rotondato. La sua porzione squammosa viene divisa da una
profonda incisura orizzontale in due lobi. Gli altri pezzi opercolari non
hanno nessuna obbliquità. L’ opercolo ha il suo margine postico-superiore
perfettamente rotondato e senza angolo, il seno che sta al di sotto allun-
gato e non molto profondo, l’angolo postico-inferiore piuttosto prominente.
Il subopercolo è allungato, col lembo posteriore leggermente sinuato. L’in-
teropercolo lo ha rotondato.
La dorsale anteriore principia più vicino all’adiposa che all’estremità del
muso. Essa è più lunga che alta. Il suo 1° raggio è semplice, spiniforme,
metà o meno di metà della lunghezza del 2°. L’adiposa è lunghetta, stretta,
acuminata , alquanto più vicina al termine della dorsale anteriore che ai
primi raggi della codale, interamente radiata. Le pettorali sono brevi, non
misurando che metà della lunghezza delle ventrali, dalla cui base distano
quanto la propria lunghezza. Le ventrali nascono appena più in dietro del-
TUE gl
l'origine della dorsale e giungono fino all’ano. Il loro raggio esterno è assai
più breve degli altri, semplice, spiniforme. L’anale nasce un poco più in-
nanzi il fine della dorsale anteriore e termina in direzione dell’ adiposa.
Essa è quasi tanto lunga quanto alta. Il suo 1° raggio è corto, semplice,
metà del 2°; questo è la 4° parte circa del 3°. La codale è biloba, coi
primi raggi brevi, semplici, spiniformi.
1 D:*17)2 Dinumerosi, P. 15::V. 9; Au 14,0. 30-B.-9- Sql 1.L 36.
Il corpo, tranne il muso, è rivestito di squame piuttosto grandi, molto
caduche. I pezzi opercolari in tutta la loro superficie esteriore ne vengono
coperte in modo da non lasciare scorgere la loro configurazione. Quelle
della linea laterale sono un poco allungate in senso verticale , irregolar-
mente ellittiche, concentricamente striate su tutta la superficie e con una
profonda incisura nel mezzo dell’orlo posteriore. Le altre hanno varia forma
secondo la regione del corpo e sono pure in tutto striato.
Lo stomaco è conformato come nelle altre specie, cioè a guisa di un
sacchetto corto, dal mezzo del quale si stacca inferiormente una piccola
branca pilorica. L’intestino è breve e corre quasi dritto fino all’ano. Alla
sua origine si contavano in un esemplare cinque appendici piloriche. La
cistifellia è piccola, di forma sferica. La vescica natatoria è larga ed oc-
cupa quasi tutta la lunghezza del cavo del ventre.
Il colore generale è marrone piuttosto. Il muso e il contorno della bocca sono
scolorati. L’iride e la guancia argentine. Gli opercoli argentino-oscuri. Il corpo
è adorno di punti bleuastri cerchiati di nero. Uno di essi languisce dietro il mar-
gine discendente del preopercolo. Lungo il profilo dell'addome, dalla gola al-
l’ano, ve n’ha due serie parallele di sei. Innanzi la base delle ventrali se ne
osserva inoltre uno più in fuori di quelli delle due serie. AI di sopra del
primo di queste ne esistono altri due, di cui il superiore trovasi all’angolo
inferiore della pettorale. Su del terzo avvene uno. Sopra quello della basa
delle ventrali un altro in direzione obbliqua. Sopra il quarto due in linea
obbliqua per dietro. In sopra dell’ultimo altri tre disposti con esso in linea
anche obbliqua in dietro ed inarcata con la concavità verso questa parte.
Dopo un intervallo del detto ultimo punto della serie ventrale e perciò
dopo l’origina dell’anale, sonvene quattro su ciascun lato di questa pinna.
Dopo un secondo intervallo cinque. Sopra quest’intervallo tre posti a trian-
golo. Dopo un terzo intervallo altri due innanzi l’origine della codale, cui
fanno seguito montando due altri. La porzione del profilo del dorso com-
presa tra l’adiposa e la radice della coda è coperta da una pellicola ar-
gentina.
Conobbi per la prima volta questa specie a 10 Aprile di quest’ anno
sai le
su tre esemplari. Poi ne vidi altri in Maggio. Ora ne conservo una ven-
tina di esemplari tutti pressocchè della stessa lunghezza che non sor-
passa gli 11 centimetri ad eccezione di uno giovane che misura 5 cen-
timetri. Essi sono molto denudati delle scaglie ed aspetto perciò di otte-
nerne qualcuno in più lodevole stato per rilevarne una figura. Tra le par-
ticolarità indicate è assai caratteristica la brevità delle pettorali la quale
fa sì che l'apice di queste disti dalla base delle ventrali per uno spazio
più grande di quanto si osserva in tutti gli altri Scopeli che finora si co-
noscono, stando per quelli esotici che non ho alle descrizioni date dagli
autori. Riguardo all’apparato lucido notato sul margine superiore del tronco
della coda non saprei dire attualmente se costituisca un carattere sessuale,
mentre posso accertare che nello Scopelus Benoiti Cocco che lo ha meno
esteso e perlaceo piuttosto, è proprio dei maschi, non mancandone per tanto
una traccia nelle femmine, ma posta sul margine inferiore.
DES ETGIeRA Gero A
—-—D@®@ __——__
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.).
B. BOMBICI
V. Cocliopodi Bsd.
29. Heterogenea limacodes Hfn,—Staudinger, p. 62.
Il bruco nella fine dell’estate vive sulle querce (Curò, Lefitole),
Poggi di Alzate in Lombardia, Sicilia.
30. Heterogenea asella Schf.—Staudinger, p. 62.
Il bruco sulla fine dell’ estate si trova sulla quercia e sul leccio, nutrendosi
delle frondi (Lefitole specie poco nociva, perchè si nutrisce anche delle frondl
di faggio, e di noce.
Poggi di Alzate in Lombardia, Piemonte, Napoli, Corsica.
VI. Psichidi Bsd.
81. Psyche unicolor Hfn.—Staudinger, p. 64.
ee
I bozzoli si trovano attaccati ai tronchi delle querce al limite de’ prati, è
probabile che il bruco si nutrisce della quercia, e dei licheni (Turati).
Brianza, Milano, Italia meridionale.
32. Psyche Schiffermnelleri Och.—Staudinger, p. 64.
È dubbioso se il bruco vive sulle querce, il bozzolo si trova sul suo tronco.
Piemonte.
353. Epichnopteryx helicinella H. S.—Staudinger, p. 65.
I bruchi di questa rara specie si trovano sui tronchi delle querce nei boschi
di Alzate nella Brianza, probabilmente si nutrisce de’ licheni.
VII. Liparidi
84. Orgya gonostigma Fbr.—Staudi:ger, p. 65.
In aprile e maggio il bruco si trova sulla quercia, di cui si nutrisce.
Piemonte, Lombardia, Parma, Sicilia, Corsica.
Paras. MuscaRI—Doria concinnata Mgn., Tachina larvarum Lnn.
Paras, vespaRI—-£E ulophus bombiliformis Rtz., vive ne’ bruchi del G. Or-
gya, il Teleas Dalmanni secondo il Girard è parassito delle uova.
39. Orgya trigotephras Bsd.—Staudinger, p. 66.
a. ab. Corsica B.
Il bruco adulto in aprile e maggio vive sul Q. robur, ed ilex. Il tipo si
trova nel Nizzardo, la varietà in Corsica.
36. Dasychira pudibunda Lnn.—Staadinger, p. 66.
Il bruco si nutrisce delle frondi delle querce.
PaRrAS. MUSCARI— Taschina cantans Dsv.
PaRAS. vespari—Anagrus flavus Frst., Anomalon excavatum Riz., Cera-
phron albipes Lir., Hemiteles arcator Gr., Ichneumon balticus Rtz., sea-
lineatus Gr., Pimpla iustigator Fbr., pudibundus Riz., Trogus albosi-
gnatus Grv.
37. Laria nigrum Mllr.—Staudinger, p. 66.
Il bruco in maggio e giugno vive sulle querce (Melliere), ma si trova anche
sul tiglio, e sull’avellano.
Piemonte, Lombardia, Toscana; Parma.
38. Leucoma salicis Lnn.—Staudinger, p. 67.
Il bruco è molto dannoso in maggio e giugno al Q. suber L., divorando le
frondi, in alcuni anni ho veduto interi appezzamenti di boschi di sughero
interamente sfrondati. Il Passerini ha fatto sonoscere i danni prodotti da que-
sta specie nell’Italia centrale ; ed io ho pubblicato una nota sui danni pro-
dotti in un boschetto di sugheri vicino Tusa, Provincia di Messina, mentre
nello esteso bosco di sugheri di Geraci Sicu!o non l’ho mai trovato,
Italia intera, Corsica, Sicilia.
Paras. vespari—Mtcrogaster melanoschelus Riz., M. octonarius Riz., Pezo-
macus tenebrator Frst., Pimpla stercorator Fbr., Rogus praerogator Lnn.,
39.
49.
41.
SC 46
Bracon pallidus Grv., Compoplex assimilis Grv., Cryptus analis Grd., Te-
lenomus punetulatus, secondo Girard è parassito delle uova. Vi sono altri
parassiti vespari dell’antico G. “paris, che oggi è stato suddiviso, e credo
di menzionarli, perchè attaccano anche la saliets: Camploplea rapar Grv.,
Diplolopis chrysorrhoeae Sch., Iechneumon praerogator Lnn., Mesocho-
rus dilutus Rtz., splendidulus Grv., Pimpla varicornis Grv., Pteromalus
omnivorus Wl., Xorides dentipes Gml., irrigator Fbr., longicornis Rtz.,
Barchus compressus Fbr., Chrysolampus solitarius Rtz.
Parthesia chrysorrhoea Lnn.—Staudinger, p. 67.
Il bruco vive sulla quercia, in alcuni anni è molto dannoso, quando si svi-
luppa oltremodo , come fece alcuni anni addietro ne’ boschi di Avellino, e
di Sardegna, allora gli alberi restano sfrondati. È una specie polifuga, e ta-
lora è dannosa ad altre piante.
Tutta Italia, Corsica, Sicilia.
PaRras. vesparRI—Anagrus ovivorus Rnd., Diplolepis chrysorrhoeae Sch.,
Microgaster lactipennis Riz., Pimpla examinator Fbr., flavicans Fbr.,
Pteromalus rotundatus Rtz., Torimus anophleus Rtz.
Psilura monacha Lnn.—Staudinger, p. 67.
Il bruco è spesso dannoso al Q. robur nel maggio, siccome è una specie
piuttosto polifaga, perchè vive sui pini, peri, meli, quindi non è molto di
temere— Italia.
b)
Paras. vespaRIi—Aphidius flavedens Rtz., Campoplex rapax Grv., Ich-
neumon raptorius Grv., Perilitus unicolor Hrt., Pimpla eraminator Fbr.;
Trogus flavatorius Pnz., Xorides dentipes Gml., irrigator Fbr., Cryptus
analis Grd.
Ocneria dispar Lnn.—Staudinger, p. 67.
Il bruco si nutrisce delle frondi di quercia, negli anni che si moltiplica straor-
dinariamente diviene anche dannoso ad altre piante.
Piemonte, Lombardia, Parma, Napoli, Sardegna, Sicilia.
Paras. vesparI-—Campoplex conicus Rtz., Hemiteles fulotpes Grv., Me-
sochorus pectoralis Rtiz., Microgaster liparidis Riz., pubescens Bè, solt-
tarius Rtiz., melanoschelus Rtz., Trogus flavatorius Pnz.
Paras. Mmuscari—Taxrchina Moretii Dv., noctuarum Dv., quinquevittata
Hart., rustica FIl.,, Echynomya fera Ln., Exorista crassiseta Rnd., Ta-
schina larvincula Hrt.
2. Ocneria rubea Hbn.—Staudinger, p. 67.
Il bruco vive sulla quercia, comune in maggio e giugno, è polifaga e si nu-
trisce anche di altre piante.
Tirolo, Istria, Nizza, è riportata da Petagna; non conosco se altri l’han tro-
vato in Italia.
(continua) A. Mina’ PaLumBo.
few PisuiograriICI
Il signor Nehring dopo aver dato (Soc. degli amici di sc. nat. di Ber-
lino 1883) ragguaglio sui fossili abbondanti nelle cave di gesso presso We-
steregeln, diede anche alcune notizie storiche sul cavallo. Nell’epoca ter-
ziaria, osservò Nehring, aver vissuto nell'Europa un animale simile al ca-
vallo (Anchitherium, poi Hipparion) ed esser assolutamente constatato che
dall'epoca diluviale in poi visse in Europa un cavallo selvaggio, conosciuto
zoolozicamente per Equus caballus, non a distinguersi specificamente dal
cavallo addomesticato del giorno d’oggi. Detti resti fossili di cavallo trovansi
negli strati preglaciali, in quelli dell’epoca glaciale e nei depositi postgla-
ciali, in torbiere, in palafitte, tumuli preistorici ete. Il cavallo dell’epoca
diluviale dell'Europa centrale aveva ossa robuste, testa grossa ed una al-
tezza di m. 1, 50, dopo questa epoca però sino ai tempi delle foreste ger-
maniche il cavallo degenerò sì in grandezza che in robustezza e ciò in
causa del clima, della ristrettezza dei pascoli, dell’addomestichezza da parte
dell’uomo.—Nehring rimarca finalmente la patria del cavallo non esser so-
lamente l’Asia, ma l'Europa averlo posseduto da immemorabile tempo.
Il signor Fruwirth ci dà (Soc. austr. alem. degli Alpinisti di Salisbur-
go 1883) dei dati assai interessanti sulle caverne, e poi anche sugli ani-
mali (Triglobii) che vivono in esse; troviamo citate diverse specie di Hy-
pochlhon, alcuni molluschi (Carychium spelacum, Hydrobia vitrae), diversi
coleotteri (Adelops, Anophthalmus, Leptoderus, Machaerites, Sphodrus ete.),
diversi arachnidi (Obisium Deschmanni, Chermes cavicula , Hadites tegena-
O
rioides ed altri), alcuni crostacei (Tithanethes, Niphargus, Cyclops ete. Gili
animali abitanti nelle grotte sono per lo più piccoli, il colorito del loro
corpo è secondo il colore della località in cui vivono, oscuro in siti oscuri,
e chiaro se in luoghi chiari (la Epeira fusca di color bianco, sugli stallat-
titi), i loro movimenti sono lesti, l’udito sembra essere acuto, la vista ru-
dimentaria o del tutto mancante. In generale sono abbondanti le ossa fos-
sili di mammuth, rinoceronte, orso, volpe, lepre ete. La flora è rappresen.
tata da crittogame, nominatamente da funghi (Lenzites sepiaria , Polypo
rus velulinus, Agaricus petasiformis, Ozonium auriconum, Fibrillaria sub-
terranea etc.).
Il signor Reiber dà (Soc. di sc. nat. di Colmar 1883) uno schizzo zoo-
logico della cattedrale di Strasburgo; 12 sono gli uccelli che in parte an-
nidano sul duomo e in parte vivono per tutto l’anno in esso, e sono Falco
tuninculus, Strix flammea , Corvus monedula, Fringilla domestica, Sylua
tithys, Columba domestica, nel di cui nido vive parassita |’ Argas re/lerus;
poi 3 pipistrelli, un lepidottero (Bryophila muralis) che si nutre dei lepi-
dotteri microscopici, alcuni pochi arachnidi, e alcune formiche.
Il Dr Morawetz descrive (Imp. Accad. di sc. di Pietroburgo 1882) un
bastardo della Mabropyga cinerea Viell. e della Habr. melpoda Viell; que-
sto bastardo assomiglia di molto alla . melpoda, è però più piccolo, la
parte superiore del corpo è di color bruno più chiaro, la parte inferiore
più oscura etc.
Il sig. Vordermann dà (Soc. di sc. nat. di Batavia 1882) una contribu-
zione alla fauna ornitologica di Sumatra e vi descrive diverse nuove specie,
così Dicrurus sumatranus, Mycophoneus castaneus, Turdinus marmoratus
ed altri.
Il defunto capitano de Baldenstein scrisse nel 1822-24 un diario sui di-
versi fenomeni ornitologici nella Svizzera.-—Questo diario viene pubblicato
dal Colonello de Salis negli scritti della Società di scienze naturali a Coira
(1883); fra le molte osservazioni di alto interesse sono a menzionarsi quelle
sulla Muscicapa luctuosa e albicollis, Strix aluco etc.
Negli scritti della Società ornitologica di Vienna troviamo tanto nume-
rosi i lavori, che ad onta della loro importanza non possiamo che darne
brevi cenni. Negli ultimi numeri troviamo del Milne Edwards una memoria
sulla fauna della regione antartica; del Kocyan una enumerazione degli uc-
celli della Tatra settentrionale, e del Prof. Bennoni, una lista degli uccelli
del Trentino; di interesse è la notizia che ci dà il signor de Tchusi, aver
osservato cioè nel Salisburghese la Locustella luscinoides e il Pastor roseus,
1 RA
Il Prof. Hayek descrive (Soc. per la diffusione delle se. nat. Vienna
1883) la Zalleria punctata, una grande lacerta della Nuova Zelanda, di
colore griggiastro, di movimenti assai pigri e che vive nelle sabbie alla riva
del mare. Questa lacerta ha dei caratteri sì differenti dagli altri Saurii che
Giinther creò per essa un apposito gruppo—£hyn hocephalus e che può essere
affine all’ordine fossile dell’Anomodontia.—Questa Hallerit è in pericolo di
estinguersi, perchè viene perseguitata in causa della sua carne che ser-
ve di alimento agli abitanti e poi anche perchè viene ricercato per i
Musei.
Il sig. Hayek fa poi menzione del piccolo pesciolino : Fierasfer acus Kp.
della famiglia degli Ofidj del Mediterraneo, il quale si introduce nel corpo
della Holithuria tuberosa, nell’istesso modo come fa il Pagurus Bernhardus;
di assai interesse è vedere con quale astuzia questo pesciolino cerca il mo-
mento per arrivare al suo scopo.
Il D Haacke fa (Soc. zoolog. di Francoforte s. Meno, 1883) alcune os-
servazioni sul Zrachydosaurus rugosus e sul Tr. asper dell'Australia; que-
sta lacerta è vivipara, e il 7. asper maschio si distingue dalla fem-
mina per la forma della sua coda lunga e sottile, mentre quella della fem-
mina è breve e larga, gli embrioni del detto 7. asper hanno sul dorso delle
fasce trasversali gialle, come le si trovano nel rugosus già adulio.
Il sig. Peters descrive (R. Accad. di sc. di Berlino 1883), due nuovi Ba-
trachi del Madagascar, un Mantipus Hildebrandi n. g.,n. sp., ce un Phry-
nocara tuberatum n. g., n. sp., ambedue appartenenti al gruppo dei Dy-
scophi.
Nella 2° parte della memoria sui pesci del Giappone descritti dal Direttore
Steindachaer e dal Prof. Doderlein, troviamo un Melanostoma n. g. affine
allo Scombrox colla n. sp. japonicum; poi un Cypselichthys japonicus n. g.
n. sp.Il D. Steindachner ritiene l’Histiopterus recurvirostris Rich., quale rap-
presentante d’un nuovo genere, a cui in causa dell’ affinità col Pentaceros
denomina Pentaceropsis.
Il sig. Faust descrive (Im»>. Soc. dei Natur. di Mosca 1883) il genere
Dorytomus colle rispettive specie dell'Europa e dell’ Asia; fra le quali vi
sono anche diverse specie nuove come Dor. Schonherri dell’Italia, il quale
venne confuso assai spesso col Dor. Dejeani; Dor. Roelofsi, che vive nella
Siberia sui pioppi e che assomiglia molto al Tertrix; Dor. subcinctus della
Dauria; Dor. Nordenskioldi della Francia etc. ete.
Il sig. Bartels dà (Soc. di sc. nat. di Cassel 1883) notizie sulla fauna
entomologica dei dintorni di Cassel; fa menzione del Melosoma lapponicum,
di cui trovansi diverse varietà di differente colore, però non può essere
sa3 3 Mena
la varietà di color bleu, il maschio, e quella di color variegato la femmina.
Della /Rytodecta quinquepuncetata trovansi individui di colore del tutto
giallo chiaro e altri di colore nero oscuro.—Il Pelodius tardus dice avere
la proprietà di dare un suono acuto, fregando l’addome sulle strie elevate
ed incavate che trovansi sotto le elitre.
Il D.' Kittel continua ancor sempre la sua enumerazione dei Coleotteri
della Baviera negli scritti della Società di scienze naturali di Ratishon-
na (1883). (Questa Società portava per lo passato il nome di £ Società mi-
neralogico-zoologica).
Il Prof. Riley ci dà (Accad. di sc. nat. di St. Louis, Miss. 1882) dei dati
caratteristici del gruppo Microgaster dell'America settentrionale, nel quale
contansi i tre generi: Microplitis Fr., Microgaster Latr. e Apanteles Fr. e
poi ne descrive le rispettive specie, così: Microplitis cortynae, parassita
della Cortina zeae, Micropl. ceratomiae, inquilino della larva della Ceratomia
quadricornis, Apanteles megathyoni, inquilino della larva del Megathyinus
yuccae, Apanteles cacoeciae nella Cacoecia semiferana etc.
Il Capitano de Heyden dà (Soc. di se. nat. di Coira 1883) la lista degli
Imenotteri dell’Engadina superiore con dati di rispettiva distribuzione geo-
grafica.
I signori Brischk e Zaddach danno (Soc. econ. fis. K6nigsberg 1882) una
enumerazione descrittiva delle Tentredonidee e Siricidee, nominatamente
del genere Nematus, fra cui sono alcune nuove specie, così N. ardens,
assai somigliante al N. Zahraei, N. nigricornis, euristernus, il di cui carat-
tere distintivo è il colorito del margine dell'ala, per cui si avvicina all’N.
melanocephalus ete.
Tl DI Sagemihl dà (Soc. di sc. nat. di Dorpat 1883) una lista sistema-
tica delle Apidi del!a Est-Curlandia e Livlandia.
Dacchè nel 1881 fu introdotta a Strasburgo la luce elettrica per illu-
minare la cala di questa città, vi affluiscono ai rispettivi globi di vetro molti
lepidotteri sin allora rari e nuovi; per la maggior parte appajono verso
un’ora di notte, principalmente in tempo nebbioso e quello che è a rimar-
carsi sono maggiormente o°. Il D." Meyer ci dà la lista delle specie osser-
vate sino ad ora (Soc. di sc. nat. di Colmar 1883); vi troviamo notate fra
quelle che trovansi abbondanti: Sphina convoltulus, Dedlephila alpenor, Spi-
losoma urticae (nuova per la fauna dell’ Alsazia), Zeuzera pyrina ete.—Di
rado rinvengonsi: Acherontia atropos, Pleretes matronula (primo esemplare
osservato in Alsazia), Harpya bicuspis (nuova per l’Alsazia) e molti altri; an-
che un Attacus Yamamai fu preso etc.
La 2° parte del Catalogo dei lepidotteri dell’ Alsazia del defunto Pe-
yerimhof, fu riveduta dall’ Abb. Fettig e pubblicata nel Bull. della su ci-
tata Società di Colmar. A ciascuna specie trovasi l'indicazione della loca-
lità, dell’epoca della apparizione e altri dettagli per facilitarne la ricerca;
delle specie nuove havvi la rispettiva descrizione.
Il Prof. Riley descrive (Accad. di sc. nat. di St. Louis, Miss. 1882) alcune
nuove specie di Tortricidee americane, come Conchylis oenotherana, Excar-
tima monetiferanum, Paedisca celtisana, poi Proteoteras aesculana, n. g., n. sp.,
Melissopus latiferreana n. g., n. sp. (questo genere assomiglia di molto al-
l’Ecdytolopha Zell.), ete.
Il signor Knatz dà (Soc. di sc. nat. Cassel 1883) una semplice lista dei
lepidotteri dei dintorni di Cassel con osservazioni sul loro sviluppo.
Il signor D Christ. dà (Soc. di sc. nat. di Coira 1883) alcune osserva-
zioni caratteristiche sui lepidotteri diurni e sulle Zygenae della Vallata di
Traspor nei Griggioni.—Questi lepidotteri offrono delle forme alpine miste
con forme meridionali, così p. e. il D. Killias raccolse nella detta vallata
in un'altezza di 1200-1250 metri s. m.: Lycaena Eros, L. Donzelit con L.
meleager, cyUarus; Zygoena pilosella v. nubigena con Zyg. Lonicerae
transalpina, Erebia ceto, Ino Geryon v. chrysocephala ete., tutti con colo-
rito più intenso che altrove. Il sig. Christ ci descrive poi una particolare
varietà locale della Lycaena argon, cioè v. Killiasi, la quale si distingue
dalla specie tipica per la £ più piccola del g', al margine largo bianco
della frangia segue verso l’interno una zona talmente larga, da rimanervi
appena ‘3 o !/5 di spazio sulla superficie delle ali per un bleu oscuro in-
tenso; questa varietà fu trovata a 1000 metri d’altezza s. m. nella vallata
di Tarasp ; sul proposito della Erebia medusa v. Hippomedusa il D." Christ
non è d’opinione come il Prof. Killias esser essa la forma tipica, ed una
varietà della regione alpina, una Oeme con molti occhi, e non esser fuor
di dubbio che Medusa e Oeme siano due specie molto affini, i di cui estremi
sono assai facili a distinguersi, il che non si può dire delle varietà.
Il D." Kessler dà (Soc. di sc. nat. di Cassel 1883) dei dati biologici sulla
Schizoneura corni Fabr. e Schiz. lanigera Hausm.
Il sig. Mocsar ci dà (in lingua ungherese negli scritti della R. Accad.
di sc. di Budapest 1882) un prospetto della fauna delle Chrysidee dell’Un-
gheria. Tra le specie nuove troviamo : Ch. Fridwaldskyi vicina alla Chr.
basalis, Chr. fallax affine alla detta Chr. Fridwaldskyi, Chr. carinaeventris
simile alla Chr. angustifrons etc.
Il sig. E. Eckestein dà (Soc. di sc. nat. di Giessen 1883) la lista dei mol-
luschi osservati nei dintorni di Giessen; di qualche interesse è una Limnea
auricularia v. ampla Hartm. stata trasportata probabilmente colla Zlodaea
Sabre
canadensis, poi una Helix lapicida di color griggio chiaro con striatura trans-
versale, ma senza macchie; una varietà di Helix horlensis con fasce tras-
parenti etc.
Il D. Sluiter dà (Soc. di sc. nat. di Batavia 1882) osservazioni critiche
sulle Geplhyree dell'Arcipelago Malaico e descrive le nuove specie Aspido-
siphon fuscus, Phascolosoma nigritorquatus ete. — Esso descrive poi anche
una specie di Seraspis, che vive nel fango presso Batavia, e che ha qual-
che somiglianza colla Ser. scutata del mar Mediterraneo; si distingue però
da questa per le due spine sul margine bianco dello scudo addominale ;
questo verme è a classificarsi fra le Geophyree e non fra i Chetopodi.
Il sig. Vordermann descrive (I. c.) il verme di Sondari di Giava, una
delle più grandi specie di Lumbricus.
Il sig. Francotte dà (Soc. microscop. di Brusselles 1883) una descrizione
anatomica ed istologica d’una nuova specie di Deristomum, trovata in un
ruscello presso Andennen fra mezzo a grandi masse di Zubifex rivulorum, di
cui si nutre. Questo verme, Deristomum Benedenii, è di regolare lunghezza
(0m.096), davanti di color rosso, nei due terzi posteriori con 3 strisce longitu-
dinali; nel mezzo del corpo largo Om. 001, di color griggiastro; con macchie
oculiformi nell’età in cui gli organi sessuali non sono ancora sviluppati, le
quali però svaniscono nell’età adulta etc. etc.
Il Prof. Schulz descrive (Imp. Accad. di sce. di Vienna 1883) un nuovo
foraminifero della famiglia delle Miliolidee, dell'Adriatico, Calcituba poly-
morpha n. g., n. sp.; la valva che consta di calce carbonata, manca del
tutto di una certa forma tipica.
Il Prof. Ludwig dà (Soc. di sc. nat. di Giessen 1883) una lista delle
Holothuriae che si trovano nel Museo zoologico di Kiel. —Vi sono alcune
specie nuove, come Thyone spestabilis, Holothuria Marenzelleri , Hol. Ma-
gellani e varie altre; così pure trovansi delle osservazioni, così p. e. Micro-
dactylis caudata n. g. e n. sp. dello Sluiter essere identica alla Claudina Ran-
sonetii, la Holothuria mammiculata di Haaxe essere una Mol. pervicax v.,
Cystipus pleuripus una Holothuria pleuripus.
La Spongia comune dopo più o meno lungo uso scorgesi coprirsi qua e
là di uno strato nero, più o meno granuloso, di una spessezza di 5-6 m.m.
Il Prof. Dufour venne (Soc. di sc. nat. di Lausanne 1883) a riconoscere in
questo strato nero un piccolo fungo e nominatamente una Zorula, a cui
propone dare il nome specifico di or. spongicula.
Il sig. Klinge dà (Soc. di sc. nat. di Dorpat 1882) l’enumerazione siste-
matica descrittiva delle Equisetacee della Curlandia; caratteristica è fra le
molte altre l Equisetum Neleocharis che alta 2-3 m., forma folti boschi
IRR I OE
nelle paludi nei dintorni di Dorpat.—Dalla distribuzione #eografica ne e-
merge che |’ Europa conta 12 specie, l’ America 21, l'Asia 14 e l’ Africa
3 specie.
Il sig. Gandoger dà (Soc. imp. des Natur. Moscou 1883) una lista di nuove
specie di Mentha di diverse parti dell’ Europa. L’ Italia è rappresentata
da Menth. messanensis, panormitana, ambedue della Sicilia, e neapolitano-
rum di Napoli, etc., Pulegium messanense, Gussoneanum, panormitanum tutte
della Sicilia, adriaticum dell’Italia orientale.
Il sig. Maw classifica le specie di Crocus I. In involuerati; II. in nudiflori e
ciascuna di queste classi in fibromembranacei e in reticulati. Nel giorn. d’Ort.
di Vienna troviamo, presa dal Garden, la lista di circa 70 specie di Crocus,
così :
Ad 1: fibromembranacei: Cr. Imperati Ten. del Napolitano; Cr. suaveo-
lens Bert. Roma; Cr. versicolor Gawl., Alpi marittime; Cr. Biliotti Maw.
n. sp. di Trebisonda, simile al Cr. aérius, Cr. Malyi Vis. della Dalmazia;
Cr. Boissieri Maw, Cilicia, Cr. inidiflorus Heuff. del Banato, ete. — Reti-
culati : Cr. corsicus Maw della Corsica, assai spesso cambiato col miniîmus;
Cr. montenegrinus Ker., del Montenegro; Cr. danaticus Heuff. del Banato;
Cr. longiforus Raf., della Sicilia; Cr. salicus colle var. Orsini, Hauskneckti,
Puallasti ete.
Ad. II. fibromembranacei : Cr. nevadensis Amo et Campo, della Spagna,
le di cui foglie assomigliano a quelle del Carpetanus, Cr. atatavicus Reg. et
Sem. dell'Asia; Cr. laevigatus Bory et Chaub. delle isole Cicladi, assai spesso
preso per un Cr. Veneris Tapp. ete. Fra i Reticulati troviamo Cr. balkanen-
sis Janka del Balkan ritenuta dapprima per un Cr. dbanaticus; Cr. dalmaticus
Vis. della Dalmazia; Cr. susianus Ker. della Crimea; Cr. maesiacus Ker.
del Banato; Cr. Korolkowi Reg. et Maw, n. sp. del Turkestan, sim.le al-
I’ aureus; Cr. Danfordiae Maw n. sp., del Taurus; Cr. Tauri Maw n. sp.
della Cilicia etc.
Ii sig. Prof. Caspary descrive (Soc. econ. fis. Kònigsberg 1882) alcune nuove
forme di Pinus silvestris, rinvenute nelle diverse sue escursioni fatte in
Prussia, così la forma vergata, reflexa, erystranthera : enumera poi anche
alcune piante nuove per la flora della Prussia, così Aldrovanda vesiculosa,
Alisma parnassifolium, Holosteum umbellatun con peli allo stelo e sulle
foglie, Puccinia malvacearum, ete., fra le quali molte importate dalla Rus-
sia col frumento e per mezzo di animali, così anche la Salvia verticillata,
Saponaria vaccaria, Nepeta grandiflora, Potentilla digitato-flabellata etc.
Nell’adunanza della Società botanica prussiana tenuta nell’anno 1881 fu-
rono discussi diversi temi botanici e dati i risultati dei rispettivi studî (l. c.),
CA id
così p.e. il sig. Scharlak diede i caratteri distintivi dell’Allium acutangu-
Lum e AU fallax, il quale ultimo fu ritenuto da molti per una varietà del-
I’ acutangulum, e anche compreso nell’ Armeria vulgaris. L’ autore ri-
tiene ambedue per due specie distinte, il Prof. Caspary però osserva dover
prima studiare i prodotti dell’incrociamento dell'A. acutangulum ZF col fal-
lax 2 e dell’AN acutungulum © col fallax ZF e poi venire alla decisione
se siano vere specie distinte o una varietà dell’altra.
Nella memoria del Milne Edwards sulla fauna della regione antartica
(Soc. ornitol. di Vienna 1883), troviamo pochi dati sui Fuchi che formano
delle masse come sono i banchi di Sargasso formati dal Fucus natans. Fra
questi fuchi havvi la Macrocystis affine alle Laminarie, che forma abbon-
danti rami e nuota sul mare per una lunghezza di ben circa 300 m. senza
staccarsi dal fondo e se per caso staccatasi viene trasportata dalle onde e
continua a crescere alle sue estremità; poi havvi la Durvillea, la quale
non arriva ad una sì enorme lunghezza, è però di molto più grossa; vi sono
poi le Lessonee, il tronco delle quali ha bene spesso la grossezza di una
coscia d’uomo e le loro estremità terminano in una specie di foglie; le La-
minarie sono poco dissimili della Laminaria fascia dei mari europei.
Il Prof. Engelmann dà (Accad. di sc. nat. di St. Louis Miss. 1882) dati sto-
rici e caratteristici del genere Zsoetes dell'America settentrionale. Le specie
del detto genere vengono classificate come segue:
A. Tronco bilobo.
1. Specie sommerse nell’ acqua (/s. lucustris, Bolanderi, pygmaea, echi-
nospora, Tuckermanni.
2. Specie amfibie (Is. saccharata (sulla quale trovansi dispersi dei grani
di zucchero), riparzia, flacida, Howellii n. sp., melanospora, Engelmanni.
8. Specie terrestri (Zs. melanopoda, Butleri, e Nuttallii.
B. Tronco trilobo (Zs. cubana).
Poi seguono dati sulla distribuzione geografica.
Nel deserto tra Cairo e Suez e anche in alcuni altri luoghi dell’ Egitto
fu scoperto un nuovo Pancratium, il quale viene descritto (Giorn. ortic.
di Berlino 1883) dai signori Ascherson e Schweinfurth sotto il nome spe-
cifico di Puncratium Sikenbergii e che è affine al Pancratium maritimim
che vive sulle spiagge del Mediterraneo.
Di interesse è che la Elodea canadensis è, come scrive il sig. Rencker
nel Bull. della Soc. di sc. nat. di Colmar (1883), penetrata ora anche nel-
l’Alsazia, e il sig. Burkel ha scoperto nell’Alsazia la Viola sciaphila, della
quale rimarca come suo distintivo caratteristico l’odore del fiore.
Il Prof. Hoffmann dà (Soc. di sc. nat. di Giessen 1883) la lista delle
SCA e
stazioni dell'Europa centrale in cui furono fatte delle osservazioni fenolo-
giche e come Scala comparationis dà la lista delle piante che servirono a
dette osservazioni a Giessen sì rispetto alla prima fioritura, come alla prima
maturità dei frutti con osservazioni sulla temperatura, insolazione etc.
Il Vice Direttore Stur presentò alla Imp. Accademia di scienze a Vienna
(1883) una memoria sulla morfologia e sistematica delle felci della forma-
zione del Culm e del carbone.—Sino al presente servì quale segno carat-
teristico nella determinazione delle felci fossili la sola nervatura sulle fo-
glie; ora che si vanno scoprendo delle felci con la loro fruttificazione, rie-
sce possibile con questi due caratteri distintivi, fare degli studj compura-
tivi delle felci fossili e viventi, come pure degli studii sulla discendenza
di esse.—Il sig. Stur classifica queste felci fossili in Ophioglossacee (Rha-
copteris) (Schimp.) Sturemend. e Noeggerathia), in Marattiacee ( Aphlebio -
carpus Stur., Sphyropteris Stur., Hapalopteris Stur. etc.) e in Polypodia-
cee?? (Thyrsopteris Kre=Palacothyrsopteris Stur, Diplothmema Stur, ete.).
La determinazione delle Ophioglossacee e Marattiacee fossili è basata sui
rispettivi Sporangii; nelle Zolypodiacee questi corpi non furono ancor sco-
perti; i dati sulla fruttificazione, benchè limitati alla sola cognizione del
ricettacolo, concordano però del tutto con quelli delle Polypodiacee viventi.
Le Ophioglossacee de! Culm e del Carbone trovaronsi nello stesso numero
di specie come quelle dell’età presente, colla sola differenza che le prime
erano più grandi, più robuste. Le Marattiacee fossili superarono in ispecie
quelle or viventi; le Polypodiacee fossili erano in numero minore di quelle
or viventi; mancano nella formazione del Culm e del Carbone del tutto le
Gleicheniacee, le Osmundacee e le Schizaeacee.
Il professor Reinsch descrive nel giornale botanico “ Flora di Ratisbona,
(1883) alcuni corpi singolari unicellulari, simili alle Alghe, osservate da
lui nel carbone fossile della Russia centrale; su due tavole troviamo figu-
rate questi corpi ritenuti da lui per alghe e spore. Non solo per la forma,
per la sua ramificazione, quanto anche per la sua composizione chimica
simile a quella delle alghe, la struttura dei filamenti di questi corpicelli
ricorda alle Scytonemacee, i conceptaculi vuoti all’ estremità dei ramoscelli
stanno in relazione con certi fenomeni vitali (propagazione ?) della pianta;
ciò sarebbe in relazione colle Chroolepidee o con alcune Melanospermee
(Chaelopteris, Sphacelaria). Altri corpuscoli hinao una struttura del tut:o si-
mile a quella delle spore di crittogame vascolari (Sphagnum cymbifolium ,
humile ed altri).
Il Prof. Reinsch ha trattato questo argomento già nel 1841, e fatto co-
noscere la natura dei detti corpuscoli quali organismi di alghe.
ai (RES
Da un nido del P. spirifex, Fabr., raccolto il 28 agosto 1882 ne ottenni
dopo alcuni giorni una femmina della S. muralis, Forst., che di già io avevo
osservato nel condottino del Pelopaeus chiusa in un bozzoletto trasparen-
tissimo, al momento che ne raccolsi il nido. Questo fatto, come è ben na-
turale, mi parve stranissimo, tanto che non volevo prestar fede a’ miei pro-
prii occhi.
Sul proposito ho voluto consultare le osservazioni di M. Newport, di
Valery Mayet e di M." Fabre, per vedere se mai essi che con tanta pa-
zienza e sagacia hanno scoperto il parassitico processo delle larve di me-
loide, avessero mai fatto una simile osservazione; ma nessuno di loro ac-
cenna a qualche cosa di consimile, o tutto al più, si citano alcune di que-
ste larvette osservate sul corpo di una Ammophila hirsuta e di altri insetti
non melliferi; ma si ritiene che in questo caso le larvette si siano ingan-
nate e che presto o tardi devono perire, imperocchè lAmmophila hirsuta,
per esempio, non approvvigiona i suoi nidi che di bruchi e non vi accu-
mola punto miele; ma anche i Pelopaeus non raccolgono miele e forniscono
i loro nidi di ragni.
Ora il fatto di avere ottenuta la Sttaris muralis dal nido del Pelopaeus
è già la prova che essa non si è ingannata, essa in quel nido ha dovuto
trovare le condizioni adatte al suo sviluppo, e se non vi ha rinvenuto del
miele, ha bensì trovato un piccolo uovo sufficiente per assicurare la tra-
sformazione della prima e coriacea larva nella seconda bianca e molliccia;
ma questa qui non può nutrirsi del miele dell’Antophora, del nettare tanto
micidiale (secondo M." Fabre) alla larvetta nella sua prima forma, e tanto
utile e necessario nella seconda: Essa invece non ha d’attorno che brutti
ragni. Per questo io credo che anche le larve della meloe non si siano pro-
babilmente ingannate attaccandosi ai peli dell’ Ammophia, benchè non si sia
provato che si sviluppino nel nido di questa sfegide.
Intanto come farà oggi la larvetta della Stars per compire le altre me-
tamorfosi, che ancora le rimangono per giungere allo stato d’ insetto per-
fetto ?
Io non lo so.
Ecco il fatto da me osservato, ecco le considerazioni che io ne ho tratte;
al più assidui osservatori dei misteri di natura, la conferma di quanto ho
esposto, ai più sagaci la spiegazione del fatto.
Cryptocampus saliceti, Fall.
Posseggo una. femmina di questa specie, che offre la stessa particolarità
del Cryptocampus nigricornis di Hartg. cioè, le cellule cubitali delle ali an-
Z0)F. i. [ans
teriori compariscono come due soltanto, però all’ala destra la prima venetta
transverso-cubitale si accenna visibilmente in modo che l’altra cellula esi-
ste, ma resta incompletamente chiusa. Da ciò chiaramente si rileva che
questa particolarità non può ritenersi come carattere specifico, ma sibbene
come una semplice anomalia, e di conseguenza credo, che il C. nigricornis
di Hartg, deve considerarsi come sinonimo del fuscicornis dello stesso au-
tore, dal quale non differisce in nulla.
Dalerus pratensis, Linn. n. var. testaceus.
I maschi che io posseggo di questa specie si allontanano dal tipo per la
colorazione dell’addome; questo, salvo il primo segmento, è testaceo senza
traccia alcuna di color nero sopra gli ultimi due o tre anelli.
Questa varietà potrebbe distinguersi con la seguente frase diagnostica:
Segmentis abdominis : nigro primo, testaceis vero aliis.
Emphytus Viennensis, Schk. n. var. nigricoxis.
Sì la femmina che il maschio di questa specie, almeno a giudicare dagli
individui siciliani, offrono alcune differenze dal tipo; differenze tali da po-
terci autorizzare alla creazione d’ una varietà. Tutti gli esemplari da me
raccolti mancano dei due punticini gialli al vertice, di più il terzo e la
base del quarto articolo delle antenne sono neri e non testacei come nel
tipo, inoltre al torace sotto l'inserzione delle ali si scorge una macchietta
gialla; ma il carattere più spiccato per cui si può distinguere questa va-
rietà, si è la colorazione degli ultimi due paia di cosce, che sono nere
quasi sino al ginocchio, come nel paio anteriore del tipo. Così, dicendo
Coxis intermedtis, posterioribusque nigris è sufficiente a far riconoscere la
varietà, e volendo anche semplificare ancora si potrebbe dire semplicemente
Coxis nigris.
Fra gli individui di questa varietà, posseggo un esemplare maschio, che
all’ala superiore destra manca della venetta transversale alla cellula lan-
ceolata, e presenta ancora una sola cellula radiale.
Come ben si vede diversi esempii ci dimostrano, che anche i caratteri
creduti i più costanti sono negli insetti, molto soggetti a variare, ed io
credo essere cosa ben fatta l’andare notando tutte queste anomale partico-
larità, perchè esse possono spesse volte, trovandosi riunite sopra un solo
individuo , creare molte difficoltà e delle false determinazioni. Anche un
esemplare di Selandria serva Q presenta, sempre all’ala destra, un’anomalia
consimile, stantechè vi sono soltanto tre cellule cubitali, e ciò per l’obli-
terazione della seconda venetta transverso-cubitale.
See
Ampheterite, Olivina e Bronzite.
Diogenite, Bronzite.
Chladnite, Enstatite.
Bastite, Diopside ed Enstatite.
V. Augite, Bronzite, feldspato.
Howardite, Augite, Bronzite, Plagioclasio, Euvrite, Augite e Anortite.
Il Barone Schilling descrive (Soc. di sc. nat. di Dorpat 1882) un me-
teorite caduto nel giugno 1882 nel villaggio Tennasilm nell’Estlandia; que-
sto meteorite aveva il peso di 28 chilog., ma fu spezzato da zingari in
pezzi di diversa grandezza. Esso appartiene ai Chondriti, ed ha un peso
specifico di 3,525 a 3,561.
Il signor Eberhard descrive (1. c.) un meteorite caduto nel maggio 1874
a Sewrynkowo, Gov. Kurk in Russia; ha un peso di 98 chil. e rassomiglia
moltissimo a quello caduto nel 1859 in Algeri.
Il Prof. Greewingk descrive (1. c.) un pezzo di ferro nikelifero rinve-
nuto nelle sabbie di oro nell’Ural unitamente ad oro, ferro oligisto, Pista-
cite, granato, quarzo; in causa della poca quantità del materiale non potè
sottomettersi ad una dettagliata analisi per precisare se esso sia meteorico
o cosmico; si rinvennero bensì 2 010 di Nickel, ma questa quantità non
basta per precisare se sia ferro meteorico, avendo tutti i ferri meteorici
non meno di 5 0|0 di Nickel.
Dobbiamo far menzione della collezione dei Meteoriti che conservansi
nel Museo della Università di Dorpat; dalla lista rileviamo (I. c.) che il
Musco rappresenta 90 cadute di meteoriti e di 50 di ferro meteorico: me-
ritano menzione:
Honolulu caduto nel 1825 peso 1067 gr.
Pillistfer — 1863 — 20508 —
Nerft — 1864 — 10178 —
Tennasilm — 1872 — 3068 — e così via
Fra i ferri meteorici sono a notarsi:
Krasmojarsk caduto nel 1776 peso 367 gr.
Xiquipilo — 1784. — 360 —
Carthago —_ 1846 — 122 —
Werchne Udinsk — 1854 — 115 — e così via
Nel luglio 1882 cadde presso Pawlowka (Russia) un aerolito del peso
di kilogr. 2 !4, di forma poliedrica di cui il sig. Tchernyschow ci dà (Soc.
dp RES
geolog. di Berlino 1883) dettagliata notizia; la massa cristallino-granulare
consta di Anortite, di Diallaggio, Enstatite, nella quale trovansi dispersi
Olivina, Chromite, Nickel e Pirite. La crosta è di color nero piceo, oscuro,
splendente.—Questo meteorite ha la maggior somiglianza con quello di Mocs,
di cui abbiamo fatto menzione in questo periodico.
Il signor Lawrence Smith si occupa già da più di 50 anni nello studio
delle conerezioni che rinvengonsi nei meteoriti. Nell’Americ. Journ. of sc.
1883 troviamo alcuni dati sopra queste concrezioni. Smith trovò di tali no-
duli in quasi tutti gli Aeroliti, eccettuatone in quello di Dickson-County,
di Braunau e di pochi altri. Ve ne sono alcuni che constano essenzialmente
di zolfo e ferro e che sono conosciuti sotto il nome di Troilite; si credeva
quest’ultimo minerale identico alla Pirrolite, ma Smith constata questo Troi-
lite essere un minerale meteorico, che non ha rappresentante alcuno sulla
terra. — Altra concrezione di color giallo più chiaro dell’ antecedente è lo
Schreibersite, che rinviensi nelle fessure e cavernosità dei meteoriti, e che
pure è un minerale meteorico. Col Troilite trovasi meno spesso anche
una specie di grafite, che assomiglia moltissimo a quello del Cumberland
in Inghilterra, non cristallizzata, di cui ne fu trovato un pezzo del peso
di 92 gr. nel meteorite di Sevier County.—In due meteoriti furono rinve-
nute piccole quantità di Lawrencite, che è un minerale verde contenente
ferro, cloro e probabilmente anche Nickel. —Un nodulo contenente cromo,
zolfo e ferro, il così detto Daubreelite, fu trovato nel meteorite di Butsch,
e conosciuto un minerale meteorico. Fu rinvenuta poi anche una concre-
zione quasi del tutto di Cromite nero, e sotto il microscopio di color rosso
oscuro trasparente, che è una particolarità del Cromo e finalmente fu tro-
vato in alcuni Aeroliti, dell’Aragonite, la quale però ben probabilmente si
era formata appena dopo la caduta del rispettivo Aerolito. Se queste con-
crezioni possono dar qualche luce sulla formazione dei meteoriti, gli studj
non diedero ancora risultato alcuno; Smith però è d’opinione che il ferro
dei meteoriti deve per l’avanti essere stato di forma plastica.
Nei depositi di fosforite di Helmstedt, Bùddenstedt e Schlewecke (Sas-
sonia), furono ritrovati diversi fossili, dei quali il Direttore D." Geinitz ne
fa negli scritti della Soc. di sc. nat. Isis a Dresda (1883), rispettiva de-
scrizione. Un dente appartiene al Lophiodon rhinocerodes Reit., un altro
ad un Pycnodus Funkianus n. sp.;un cono di Stenonia Reidemeisteri Gein.
si avvicina alla Sten. austriaca di Unger.; poi trovansi molti Ammoniti,
fra cui Am. radians, Parkinsoni ed altri; i legni fossili di Helmstedt sono
assai ricchi di acido fosforico.
Il Professor Dames descrive (Accad. di sc. di Berlino 1883) alcuni re-
SIN
sti terziari di vertebrati rinvenuti nell’ isola del Birket-el-Qurum nel Fa-
jum (Egitto). Fra i mammali ritrovansi dei frammenti di teschio, vertebre
e coste di Zeuglodon, non ancor conosciuti in Egitto, e Dames osserva cor-
rispondere la specie mayor al Zeugl. macrospondylus e la specie minor al
Zeugl. brachyspondylus, le quali due specie però possono essere riguardate
come differenza di sesso, il primo cioè essere il maschio, il secondo la fem-
mina, e perciò dover ritenersi il nome di Zeugl. cetoides Owen. Tra i pesci
trovasi un Pvopristis Schweinfurthi n. sp. (denti e sega), Progymnodon Hil-
gendorfi n. g., n. sp.
Il Dr Jentzsch descrive (Soc. econ. fis. di Kònigsberg 1882) un dente
fossile di Maustodon Zaddachi n. sp., che appartiene al gruppo del Mast.
tapiroides, Ohiolicus e Borsoni e nel sottogenere Zygolophodon di Vacek.
Il Prof. Bassani descrive (Imp. Accad. di sc. di Vienna 1883) i pesci
fossili di Lesina; fra questi troviamo un Belenostomus lesinaensis Bass., che
sta in intimo rapporto col Bel. crassirostris di Pietraroja; un Leptolepis
neocomiensis Bass., al quale l’autore riferisce il Megastoma appenninum Co-
sta, e anche Sanginites pygmaeus Costa; al Thrissops exiguus Bass., viene
associato il Thriss. (Chirocentrites) microdon Heck. di Comen, e molti altri
figurati su 16 tavole. Nella seconda parte della memoria, Bassani ci dà os-
servazioni, rettifiche etc. sui pesci fossili di Pietraroja, Voirons, Crespano,
Comen ed altre località, come pure paragoni con le specie di Lesina e ne
determina anche le età dei diversì piani, a cui appartengono.
Sul proposito dell’età di Pietraroja, rimarca il D." Bassani; i pesci de-
scritti dal Costa sotto Hyptius, Sauropsidium, Cyprinus Aut., Tineo e Caeus
appartenere alla sotto classe dei Teleostei all'ordine dei Physostomus e alla
famiglia delle Clupeidee,—Hypsius Sebastiani, Sauropsidium laevissimum e
Saur. angusticauda esser molto analoghi al Leptolepis e costituire proba-
bilmente un’unica specie; nelle acque di Pietraroja aver vissuto i Condro-
sterigi, i Ganoiîdi ed i Teleostei, e questi aver vissuto anche in quelle di
Voirons; nei mari di Comen aver vissuto i Ganoidi e i Teleostei.
Dagli studj fatti dal D." Schròder (Soc. econ. fis. di Konigsberg 1882)
sui Cefalopodi silurici nei ciottoli diluviali della Prussia, si rileva dover
ritenersi Discoceras Barr. e Liluilus Breyn, quali due distinti generi ; il
primo contenere tutti i Liluili imperfetti (L. lamellosum, Decheni, antiquis-
simum etc.), il secondo contenere i Liluili perfetti e quelle forme descritte
da Boll sotto il nome di Ancistoceras e Strombolituites; troviamo descritto
un Trochalites macrostoma n. sp., che si avvicina al Tr. amonius Cour. ,
degli strati silurici dell'America settentrionale.
Il D." Bittner presentò all’ Imp. Accademia di scienze a Vienna (1882)
Cio
una memoria in cui descrive un Micropsis veronensis n. sp., dei dintorni
di Verona, e in una seconda, tratta dei Brachyuri terziari di Verona (Ra-
nina Marestiana Kon. v. Avesana, Notopus Beyrichi Bt., Pllyctenodes Ni-
colisi n. sp.) e dei Brachyuri del mioceno di Radoboj (Neptunus radobo-
Janus n. sp.j; Mioptax Socialis n. g., n. sp.) e finalmente descrive alcune
specie di Cancer del Mioceno dell'Austria (Cancer styriacus n. sp., 0. illy-
ricus n. sp., C, carniolicus n. sp.).
Il signor Haug (Annuario di min. e paleont. di Heidelberg 1883) ha
esaminato diverse forme di Chaetetes dei depositi mesozoici per determinare
se tutte le forme appartengano veramente al detto genere. Haug studiò le
forme del Trias, del Giura e della Creta e venne al risultato che Chae-
tetes recubariensis Schaur. di Recoaro appartiene al genere Monteculipora
(Subgenus Monotrypa); che Chaet. poliporus Qu. sia a ritenersi quale rappre-
sentante degli Stromatoporidi e che perciò gli conviene dare un nuovo nome
generico (Pseudochaetetes; Haug descrive poi un vero Chaetetes.-—Chaet. Be-
nekei—di Rovere di Velo.
Nel IV vol. dell’opera: Risultati dei viaggi nella China (China, Ergeb-
nisse etc.) del Barone Richlhofen, troviamo la descrizione dei fossili rac-
colti da esso nella China. I Trilobiti della formazione cambrica sono deter-
minati dal Prof. Dames; i Brachiopodi cambrici e altri fossili della forma-
zione silurica, devoniana e carbonifera dal Prof. Kayser; i foraminiferi del
carbone sono studiati dallo Schwager, e le piante dal Prof. Schenk.
Il signor Professore D." Neumayr presentò alla Imp. Accademia di scienze
(Vienna 1883) una memoria “ sulle zone climatiche durante |’ epoca giu-
rassica e cretacea. In essa viene constatato in queste due epoche una con-
catenazione delle singole regioni e la loro distanza dall’ Equatore, come
pure una distinzione d’una zona equatoriale, settentrionale; una tempera-
tura meridionale e una boreale; una provincia giurassica antartica però
non fu ancora constatata.
SR.
Alea
NOTIZIE
Il Prof. G. Seguenza venuto in Palermo per ragioni di famiglia e di-
moratovi per oltre un mese, si è occupato anco qui dei suoi attuali studî
sugli ostracodi viventi e fossili, ed ha ottenuto importantissimi risultati che
renderà più tardi di pubblica ragione.
Intanto sin da ora può annunciare che avendo esplorato le argille di Fi-
carazzi vi ha riconosciuto uaa fauna rimarchevole di ostracodi costituita di
specie trovate nelle argille quaternarie di Rizzolo. Tale fauna conferma il
sincronismo dei due depositi.
Il sig. Marchese Antonio De Gregorio ed il Prof. S. Ciofalo hanno for-
nito al Seguenza materiali argillosi e sabbiosi di diversi luoghi e di varî
piani geologici ed egli ha riconosciuto delle faune importanti di ostracodi
nei sedimenti quaternarii di Oreto, in quelli pliocenici di Altavilla, e nei
miocenici di Ciminna.
Dal Marchese di Monterosato si ebbe dei materiali provenienti dalle pe-
sche fatte nei mari di Palermo a varie profondità nei quali da un brevis-
simo esame ha riconosciuto comune la Bairdia subdeltoidea (v. Miinster),
e la Cythere subtrigona Seg. var. marginato-striata e più rara la Bairdia
formosa Brady.
*
*o
Sono lieto di annunziare che il nostro carissimo amico e collaboratore,
il signor Michele Lojacono, con decreto del 24 Agosto scorso è stato no-
minato Libero Docente di Botanica in questa nostra Università.
*
* *
Abbiamo ricevuto un ricco catalogo (N. 2) di libri ed oggetti di Storia
Naturale, edito dal signor Andrée Edm., 21 Boul. Bretonniere—Beaune.
Enrico Ragusa Dirett. resp.
DS
SSUUAVIVAVURIERUNUANITIVLKNVOVITITANAANERIUKKTANKAKKKKKODKATAKKKKKKVAKKKKKtUBKKKKKKKKKKKKKNKAKKKKTOKKKKKKKKKKRKOKKAVKKTKKKKKKKKYKATKKKKKKKK®KAKKKKKKLDENVOKVKOUUKKOGKKKDUTKKKKKVKKOKKKKKKKKTEOKKKKKKOKKKKKVOrKKEOENTOTKcKEtTooKKtKKDtONKATOTtUTITUTKKKKTtITKKKKTTTtTTIKKKKoKKTTKTKKKEKtho
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Hpeoaro
S607
21. BEL
ANNO III 1 DICEMBRE 1883
IL NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
SIT PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
a
ABBONAMENTO ANNUALE
CRIARI TE ne deine
PAESI COMPRESI: NELL’UNIONE-POSTALE - (00 ad 18 »
ALTRI PAESI . . . E eo ST i pre a a Va I CRE
UN NUMERO SEPARATO, CONIIAVOLEL I E ee e et ae ih di
» SRNZAS LAVORA RAISI ea
GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda l' Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 3.
E. Ragusa—Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua).
Ch. Brisout de Barneville—Ceutorhynchus Ragusae Ch. Bris.
M. Lojacono—Primo elenco briologico di Sicilia (continua).
. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
. Facciolà—Caratteri giovanili del Chlorophthalmus A gassizii.
. Seguenza—G/i Ostracodi del Porto di Messina (con tavola) (continua). /
. De Gregorio—Nuove Conchiglie del Postpliocene dei dintorni di Palermo.
. Doderlein—Ainvenimento di una specie di e: del genere Pimelepterus
nelle acque del golfo di Palermo.
March. di Monterosato—Conchiglie littorali mediterranee (cont.).
F. Minà-Palumbo—Lepidotteri Druofagi (continua).
Enrico Ragusa—Notizia.
—— te eee
PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
‘1883
miri. i, (‘ttt
PRI E e.
I
ANNO III. 1 DICEMBRE 1883. N. È
IL N ATURALISTA SICILIANO
CATALOGO RAGIONATO
DEI
COELELOERELERE ME STCILITA
(Cont. V. Num. prec.).
BRACHYNINI
Brachynus Weber
humeralis Ahr. . . .Il Cav. Baudi mi scrisse di aver ricevuto questa bel-
lissima specie, dal Ghiliani, che gliela mandava come
presa in Sicilia ed anche a me ne donava un esem-
plare, ma invece con l’indicazione. « Liguria. »
Fintantochè ritrovandola, non ci accertiamo dell’esi-
stenza di questa specie nell’ isola, non trovandola
notata in alcun catalogo locale, è con dubbio che io
la metto fra le specie di Sicilia.
exhalans Rossi . . . Questa specie già citata dal Romano, fu trovata comu-
nissima nella piana di Catania, dal Barone di Rot-
tenberg ; io stesso la raccolsi in numero a Siracusa,
nel maggio, sotto le pietre, in riva all’Anapo. È fa-
cilissima a riconoscersi per le quattro macchiette sulle
elitre.
Si sa che gl’insetti di questo gruppo, molestati, hanno
la singolare facoltà di lanciare con esplosione, dal-
lano, un vapore caustico, che macchia la pelle, ed
è fosforescente la notte.
psophia Serv.. . . . È specie piuttosto rara presso Palermo all’ Oreto, alla
Navurra, Ficuzza, Castelbuono, Piana di Catania,
(Rottenberg ed io) sotto le pietre in siti umidi; è ca-
ratteristica per le antenne senza macchie e l’addome
ferruginoso.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 8
TAR
bombarda Dej. . . . Dela Brulerie (loc. cit.) ne fa una varietà del B. pso-
phia, ma questa opinione non venne da tutti accet-
tata, e nel nuovo catalogo di Berlino è mantenuto
come una buona specie; esso varia dal psophia oltre
che per la macchia scutellare testacea, anche per il
colorito dell'addome che è pure testaceo.
Rottenberg lo raccolse nella Piana di Catania, io a
Siracusa sotto le pietre vicino l’Anapo.
Nella collezione von Heyden, esistono esemplari di
questa specie, raccolti in Sicilia, e portano il nome
di glabripennis Walt. in lit.
crepitans L. . . . . È una specie assai comune già citata dal Romano, da
Reiche, e dal Rottenberg che oltre averla raccolta a Pa-
lermo la prese pure abbondantemente nella Piana di
Catania assieme ad altri Brachynus presso le radici
dei pioppi, e sotto le pietre.
Questo insetto varia molto per la grandezza, la forma
del corsaletto, delle elitre, ed il colorito.
Non ho mai trovato esemplari, come quelli citati dal
sig. Aug. Rouget (Ann. Soc. Ent. di Francia, p. 21,
1850) che egli trovò presso Dijon nel 1840, rico-
perti di una produzione parassita; (Tav. 3, loc. cit.),
citazione che fa dire allo Schaum, (Erichson J. D.)
che non è raro trovare dei Brachini vivi, alle estre-
mità delle formazioni crittogamiche.
Aptinus Bonelli
atratus Dej. . . . . Romanocita questa specie come di Sicilia, mentre nes-
sun altro autore ci conferma questa scoperta impos-
sibile; essendo l’atratus un Aptinus bombarda Illig.
artefatto, al quale cioè, da un negoziante di insetti,
furono dipinte in nero, le antenne e le gambe per
poi venderlo come una specie rara!!!
Del genere Aptinus, fin’oggi, nessuna specie si è
trovata in Sicilia e lo stesso A. /talicus De]. citato
dal Ghiliani è invece un Brackynus del gruppo delle
specie atteri, inclusi dal Dejean nel genere Aptinus,
al quale certamente alludeva il Romano citando il
suo atratus.
= ua
v. obscuricornis Brull. Il nome ci dice come riconoscere dai crepitans questa
varietà che il Rottenberg raccolse a Palermo, dove
io stesso l’ho pure trovata abbondante in primavera
sotto le pietre, all’Oreto, nei campi vicino S. Maria
di Gesù, Navurra, e Ficuzza.
Il B. nigricornis citato dal Romano, dovea essere
questa varietà; ma non posso però dire nulla di po-
sitivo su tutti gl’ insetti raccolti e citati dal Roma-
no, visto che la collezione che io offri di acquistare
nel 1870 in Termini, oggi più non esiste, essendo
stata intieramente distrutta dagli AntArenus.
var. strepitans Duft. . Questa varietà trovasi con il tipo crepitans, e se ne
distingue per la statura sempre più piccola, per le
antenne tutte di color testaceo e per la base del to-
race, che è assai stretta.
Nella collezione von Heyden, esistono degli esem-
plari raccolti ‘in Sicilia dal Melly e dal Waltl che
portano il nome di suleipennis Waltl in lt.
immaculicornis Dej. . Questa bella specie non è affatto rara in Sicilia, tanto
che il Romano, il Ghiliani ed il Rottenberg, la dis-
sero comune; oltre averla io presa comunemente sotto
le pietre, in inverno, per ben due volte m’ accadde
assieme all’ amico De Stefani, di vederne in prima-
vera alcuni esemplari correre sugli sterchi vaccini,
certamente in cerca di piccole larve.
Si distingue oltre che per la grandezza, per le sue an-
tenne senza macchie, e per il color testaceo del petto.
var. ejaculans Fisch. . Si distingue dall’ mmaculicornis De]. per. le costole
delle elitre assai elevate e punteggiate.
La var. graecus De). citata dal De Bertolini nel suo
Cat. dei Coleot. d’ Italia. Soc. Ent. Ital. 1872, era
stata già dallo Schaum riunita alla var. ejaculans e
citata di Morea e Sicilia. i
explodens Duft.. . . Comunealla Navurra nel marzo, mentre nelle pianure
e nelle vallate trovasi già in gennajo e febbrajo.
Si riconosce facilmente al colore scuro dell’ addome
e per la macchia sul 3° e 4° articolo delle antenne.
Ì Brachinus joenius Patti e Siculus Patti, non sono
insetti che appartengono a questo genere; vedi mia
nota Nat. Sic., Anno III, N. 1.
608
var. glabratus Dej. . È una varietà dell’ explodens che si distingue per la
quasi o totale mancanza delle macchie sulle antenne,
e per le costole delle elitre che sono molto più visi-
bili, e per la statura assai piccola.
v. obscuricornis Godet. Della stessa piccola statura della varietà precedente,
questa se ne distingue per il colore oscuro dal 3° ar-
ticolo in poi delle antenne. È poco interessante, ma
piuttosto rara, e benchè il Barone di Rottenberg non
la cita nel suo pregevole catalogo, pure il Cav. Baudi
ne ebbe più esemplari che il Barone stesso raccolse
in Sicilia, ove io pure l’ho trovata.
sclopeta Fabr. . . . Comunissima in tutta l'isola, è la più facile a distin-
guersi per la macchia rossa sulla sutura delle elitre-
che la fa solamente assomigliare ad una piccola bom-
barda.
*
* >»
bellicosus Duf. . . . Bellissima specie fin’ ora trovata solamente sulle Ma-
donie, ove non è affatto rara, e trovasi fino nel giu-
gno. Ghiliani e Reiche la citano di Sicilia sotto il
nome di 2. italicus Dej.
andalusiacus Ramb. . Non è affatto rara in Sicilia, ove però fu certamente
confusa con altre specie e specialmente con la pso-
phia colla quale si scambia facilmente per la gran-
dezza, mentre è assai più larga; il disotto è nero
con il petto alle volte rossastro. Debbo alla gentilezza
del Cav. Baudi il conoscere che questa specie vive
da noi. Egli l’ebbe di Sicilia dal Cav. Ghiliani.
elongatus Tourn. . . Questo insetto fu descritto nel 1864 nel Bul. Soc. Ent.
Suisse, pag. 265, e pare sia stato trovato a Messina.
Io non lo posseggo, e benchè abbia pregato più volte
l’autore di mostrarmelo, non Vho mai visto, nè trovo
specie in collezione, che vi si avvicini; secondo l’au-
tore è vicina del festaceus Ramb., ma deve distin-
guersi da tutte le altre specie per le sue elitre opa-
che, di un azzurro violaceo , senza strie, nè coste,
guarnite di una pubescenza stretta assai fina, molto
corta e di un giallo dorato.
(continua)
E. Racusa,
Br
CEUTORHYNCHUS RAGUSAE CH. BRIS.
Breviter ovatus, converus, niger subnitidus, supra parce fusco subtus dense
niveo-squamosus; thorace transverso, obscure bituberculato, antice profunde
constricto, margine apice alte elevato, postice truncato, ante scutellum foveo-
lato, minus profunde punctato; elytris anguste striatis, basi suturae, margi-
nibusque infleris indeterminatae niveo-squamosis.
Long. 2 a 2 1/, mill.
Tète arrondie, plane entre les yeux, où la squamosité est blanchàtre, carenége
sur les vertex, à ponctuation fine et rugueuse, rostre cylindrique, un peu arqué,
robuste, un peu plus long que le prothorax, à ponctuation fine et rugueuse,
chez la femelle le rostre est un peu plus long et à ponctuation moins serrée; an-
tennes obscures, scape terminé en massue àllongée , funicule de 7 articles , le
2e subégal mais plus étroit que le 1er; prothorax court, convéxe, assez fortement
arrondi sur les còtés, présentant sa plus grande largeur, vers les ?/3 de sa lon-
gueur, fortement rétréci en avant, avec un profond étranglement derrière le bord
antérieur qui est, très relevé, tronqué à la base, obscurement tuberculéè de chaque
còté, avec un profond enfoncement devant l’écusson; surface couverte d’une pon-
ctuation rugueuse fine et peu profonde; on remarque quelques squamules blan-
ches vers la partie antérieure.
Elytres courtes, un peu plus longues que larges, arrondies en arrière, tran-
sversalement deprimées à leur base, finement strié-ponctuées, intervalles a pon-
ctuation fine et rugueuse, avec quelques murications distinctes vers 1’ extrèmité
des 7-9 intervalles, épaules arrondies, un peu saillantes; sous |’ écusson on re-
marque une courte tache de squamosité blanche, très dense et ca et la et vers
les còtés quelques autres squamules blanches, très éparses; dessous du corps à
squamosité blanche épaisse; pattes assez fortes, cuisses avec une dent très fine,
couverte d’un assez fort fasicule dentiforme, tarses d’un brun-obscure, leurs cro-
chets dentés a la base.
d' 4 tibias postérieurs armés à leur extrémité interne, d’ une petite epine; der-
nier segment abdominal largement deprimé, relevé de chaque cotè en arrière et
terminé en forme de dent saillante.
Cette espèce ressemble beaucoup aux plus petits exemplaires du C'. punctiger.
Gyll., elle s'en distingue par sa taille toujours petite , ses pattes plus robustes,
sou prothorax a ponctuation moins forte et beaucoup moins profonde; sou pygi-
dium entier où apeine très légérement sinueux.
Sicile (M.r Ragusa) Naples (ma collection).
CH. BrISOUT DE BARNEVILLE.
CARINO
PRIMO ELENCO BRIOLOGICO DI SICILIA
x
Questo è un primo studio dei Muschi Siciliani al quale ulteriore
seguito darò, mano mano che andrò studiando i materiali tuttora in-
determinati che possiedo, e quelli che mi sarà facile raccogliere nelle
escursioni nell’isola. Sinora nessuno si è occupato da noi, non dico
dello studio dei Muschi, ma anche di raccoglierli con proposito; in-
cidentalmente si sono presi, dove il caso li ha messi sotto mano,
onde la scarsezza dei materiali nostrani, non solo, ma l’incompleto
stato in cui gli esemplari si trovano; moltissimi senza organi di frut-
tificazione hanno perciò dovuto darmi fastidio e difficoltà alla deter-
minazione.—Da ciò si rileva il perchè queste notizie restino tuttora
così circoscritte, e perchè questo catalogo nel suo inizio stesso, pre-
senta sì poca roba. —Ma l'ho detto, questo è un inizio di studii più
accurati che potranno seguire.
Alfine di formare però un elenco completo di quanto sino ad oggi
si è fatto, ho creduto riunire le citazioni delle specie trovate sinora
in Sicilia. Questi lavori debbonsi a tre illustri botanici. Al Bivona
che nel 1813 nei suoi Manipoli dà per il primo un elenco di po-
che specie Palermitane, al De Notaris che nel suo « Syllabus mu-
scorum » riporta una buona quantità di specie raccolte dal Balsamo-
Crivelli, principalmente nella parte orientale dell’Isola, ed infine al
Bertoloni che nel suo XI volume della « Flora Italica » cita un’altra
discreta copia di specie comunicategli dall’indefesso egregio Profes-
sore Todaro.
In fine mi ha fatto piacere il leggere in questi giorni un brano
briologico del D."* L. Nicotra di Messina (1), che aggiunge altre spe-
cie alle misere cognizioni da noi possedute su questi vaghi vegetali.
In tutto non si citano qui che 82 specie! È facile il desumere quanto
ancora resta a fare. Infatti è d’uopo che le ricerche venghino d'ora
in poi fatte con attività; esse del resto debbono riuscire fruttuosis-
(1) Giorn. Bot. It., vw. XV, fasa. IV.
288 e
sime, poichè i punti più privilegiati dell’Isola, ove c'è ragione di aspet-
tarci che la coorte briologica debbe essere vastamente rappresentata,
restano ancora ad esplorarsi. Così sono le Nebrodi, ove le zone sel-
vatiche sono estese, vi sono tutte rappresentate, e si succedono dalla
regione dell’ Ulivo al Faggio, ed all’ Abete (che esisteva un tempo,
oggi non più); le estese selve del Val Demone, ove per 1 altitudine
e per l’orografica disposizione, dei climi relativamente frigidi vengono
a risultare.—Tutte e due regioni vergini pel Briologo, ed infine l’Etna
però sfiorato dal Balsamo , e con probabilità da botanici forestieri,
che spesso più che altrove capitano sul grande vulcano attirati per
una quantità di interessanti propositi.--In Sicilia, al pari come per
la Sardegna fu provato dal De Notaris, grazie alle perlustrazioni del
Comba, un tesoro di Muschi resta a scoprirsi, e ciò ci permetterà
di verificare che le due Isole briologicamente debbono avere molti
punti di contatto, oltre a ciò a constatare l’esistenza di nuove spe-
cie, per le condizioni proprie dell’Isola nostra.
Credo utile accennare che se scarso dei libri classici della Brio-
logia, non sono però del tutto privo di collezioni, stante l’ avere in
questi Erbarii, quelle di Husnot (Musci Gallici), di Germania e Fran-
cia editi da Billot, ed in seguito da F. W. Schultz, la collezione
portatile dello Schwàegrichen, nonchè i doni dello Schouw, Nyman,
Wickstrom, di Muschi di Scandinavia e di Danimarca, e pochi di
Willkomm dalla Spagna.
I. MUSCI ACROCARPI
Phascum
» curvicollum Hepw.
In herbidis Palermo M. L. Steilia BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
Pleuridium
» subulatum Br. et Scu.
In sylvaticis solo arenoso. Ficuzza M. L.
Gymnostomum
» rupestre SCHWAEGR.
Ad rupes in Montis Panormitanis Biv.
» tortile SCHWAEGR.
In saxosis ad muros in regione collinae. In Sicilia BALSAMO.
Weissia
» viridula Brin.
In M. Aetna Top. (in BERT, FI. It.).
Dicranell
»
Fissidens
»
a
varia Hepw.
In humentibus solo argilloso vulgatissima. Panormo M. L., Top.
DENOT.
bryoides HeDw.
In herbidis sylvaticis solo humente. Panormo. Top. (in BERT,
Eli di):
Pottia
» minutula ScHwAEGR.
In arvis argillosis. Messina NyMAn.
» truncatula BRucH.
In arvis herbidisque. Panormo Top. (in BERT, fl. It.).
Anacalypta
» Starkeana Nerset HornscH. £ brachyodus Scnimp. Weissia affinis
Hook. et T. Desmatodon Starkii var. brevidens.
In Sicilia ex BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
Leptotrichum
» subulatum BRucH.
In pascuis. In Sicilia. BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
Trichostomum
» convolutum Brin. Desmatodon nervosus Hoox. et T.
In Sicilia BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
» Barbula ScHwAEGR.
Admuros et ad rupes calcareas in regione campestre. Panormo.
M. L. /In Sicilia BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
» flavo-virens BrucH.
In syloaticis maritimis solo arenoso. Palermò alla Favorita M. L.
Messina Nym. BaLsamo (in De Nor. Syll.).
» tophaceum BrIp.
In Sicilia ex DE Nor.
Barbula
»
unguiculata Hepw.
Ad muros vetustos Panormo M. L.
squarrosa Biv. Schimp. Syn Muse, Eur. Zortula squarrosa De
Nor. Husnor (Musci Gallici, N. 365).
In aridis collinis Panormo? Ficuzza M. L.
Posseggo due esemplari di codesta bella specie che credo si trovi a
Palermo, dove fu indicata da Bivona per il primo; l'esemplare di
Ficuzza è senza frutto, ma senza dubbio è la stessa specie, che del
resto deve essere comunissima da noi, tanto nella regione marittima
che nella montana.
aloides Br. et ScH.
Ci (Ge
In argillosis pascuis maritimis secus vias, vulgatissima Panormo,
MESI.
» laevipila Brin.
Ad truncos Quercuum in sylvaticis. Ficuzza M. L.
Avea dapprima ritenuto che fosse la B. ruralis, ma il pelo apicale
delle foglie, in questa non è denticulato.—La nostra pianta sembre-
rebbe per l’abito la stessa della B. ruraliformis di BESCHERELLE ,
che non so dove è descritta, e perciò se debbe ritenersi sinonimo
della specie del Bripe. La taglia è robustissima , la seta lunga-
mente spirale, le foglie mucronate sono solo le superiori, il resto di
esse è sprovvisto di scorrenze apicali del nervo medio. Per queste ragio-
ni sono in dubbio su questa nostra pianta, che deve meglio studiarsi.
» muralis HeDw.
Ad muros ubique. Panormo M. L. Top. in Berr., fl. It. BALSAMO
(in DE Nor. Syll.).
Barbula
» cuneifolia BRID.
Ad terram argillosam. Sicilia Barsawo (in DE Nor. Syll.).
» subulata BRID.
In sylvaticis ad vias solo arenoso. Boschi di Ficuzza M. leg
» Mulleri Brucn. Tortula princeps De Nor.
Ad rupes în sylvis Ficuzza, M. L., In Sicilia BaLsamo, in DE
Nor. Syll.
» vinealis Brin. Tortula fallax 2 vinealis DE Nor. Syll.
Ad rupes calcareas humidas in nemoribus apertis. Ficuzza M. L.
» turgida Sw.
In Sicilia Nvm.
Specie dubbia, perchè non trovo descritta.
Grimmia
» leucophaea GREV.
Ad rupes arenaceas in montosis copiosa. M. Inici M. L. Ca-
stelbuono al Pizzo di Stefano M.L. Al Ferro M. L., BaLsamo
in De Nor. Syll.
» pulvinata SMITH.
Ad rupes in montosis M. Soro, (Val Demone) M. L.
Racomitriam
» lanuginosum Brin. ? an. n. sp.
Caules lari fleruosi intricati, apice adscendentes, coespitem latum
formantes, crebre ramulosi inferne nigrescentes denudati, supra
conspicue rufescentes, folia angustissime lanceolata, adscendendo
angustiora, longissime cuspidata pilifera validissime costata (costa
usque ad originem pili evidente) e tertio superiori late marginata
membranacea nitida pellucida, ibique denticulata vix inaequaliter
Il Naturalista Siciliano, Anno III, 9
=_=
cilioluta subundulata, cuspide longissimo subintegro vage arcuato-
flexo ut margines nitidissimo pulchreque albescente. Flores frue-
tique desiderantur.
In scoriis vulcanicis. Nicolosi nelle Sciare sotto Montarso (ZAp-
PANI).
Per la mancanza degli organi di fruttificazione è impossibile dire
se questa bellissima specie è il lanuginosum o una specie propria.
Differisce da questa specie, per la presenza dei larghi margini nivei,
per la lunghezza e la denticolazione dell’aresta apicale delle foglie,
e poi per la taglia e per un colorito particolare che dà nel giallo
mattone, su cui risaltano con grande eleganza, la bianchezza dei
margini evidentissimi e dei lunghissimi peli apicali arr'cciati squar-
rosìi.—Forse pel colorito speciale, si può addurre estremo stato di
siccità in cui la pianta si trovava all’epoca della raccolta (in Maz-
gio) e l’aridità del substratum; in ogni modo se la pianta è nuova,
potrebbe con ragione chiamarsi A. marginatum.
Hedwigia
» ciliata HeDw. Schistidium ciliatum Brin.
In Sicilia De Nor. (Syll.).
Orthotrichum
» Lyelli Hook. et TayL. DE Nor., Syll. Muse., p. 316.
Ad truneos Fagorum vetustorum cum Peltigera canina. Mad. M.L.
Un solo esemplare trovai per caso su altro Muschio tolto dal tronco
di un Faggio sulle Madonie, ove però deve ritrovarsi in abbondanza.
L’ho confrontato coi saggi di Husxnor, N. 127.
Come ben dice lo ScHImPER esso è simile all’ O, Zejocarpum, ma
del resto ne è del tutto distinto. È una specie nuova per 1’ Italia
continentale cennata dal DE Nor., solo in Sardegna. Essa è propria
piuttosto dell’ Europa media e della settentrionale. Questa scoverta
in Sicilia è un indizio della ricchezza briologica delle nostre alte
montagne ed un incitamento a positive ricerche.
» anomalum Hepw.
Indicato da BaLsamo. Panormo Top. (in Bert. FI. It.).
» Sturmit HoppE et HoRrnscH.
Indicato di molte località di Sicilia (quali?) da BaLsamo. Ho una
specie in frutto da Palermo stesso, colta nei monti e se mal non
mi ricordo sui tronchi di vecchi Elci. Io la ritengo lO, Sturmii,
ma non ho saggi di confronto, e lascio perciò di precisarla. Però
BERTOLONI dice dei denti del peristomio, che essi sono pallidi e ap-
pajati, ciò che non è nella mia pianta.
» rupestre SCHLEICH.
»
In Monte Aftna Barsawmo (in De Nor. Syll.).
diaphanum Scurap.
Ad rupes. Monti di Palermo Bivona.
(continua) M. Losacono.
ANO 3
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
FE
Gli Ostracodi.
(Cont. Vedi Num. prec.).
C. bicostata n.
Tav. fi. 1.
Conchiglia vitrea, guardata lateralmente di forma allungata e quasi qua-
drangolare, allargandosi leggermente da dietro in avanti; la maggiore al-
tezza non raggiunge la metà della lunghezza e trovasi al terzo dall’estremo
anteriore; la regione anteriore sì termina arrotondata, alquanto obliqua e
talvolta oscuramente angolosa; l’ estremità posteriore è troncato-rotondata
coi due angoli della troncatura bene rotondati; il margine dorsale è retto,
o presso a poco, nella sua porzione mediana o principale e s’incurva ai due
estremi formando al punto della maggiore altezza un angolo appena sen-
sibile; quasi retto è ancora il margine ventrale che s’incurva agli estremi
ed è lievemente concavo nel mezzo; guardando la conchiglia dal dorso si
presenta spessa, di forma allungato-cuneata, col maggiore spessore molto in
dietro, circa al sesto posteriore, uguagliando la metà della lunghezza to-
tale; i due margini sono leggermente incurvati alla parte anteriore, quasi
retti nella parte principale della loro lunghezza, poi si piegano formando
angolo ben distinto ai due punti del massimo spessore, e corrono diritti
obliquamente sino all'estremità dove si riuniscono ad angolo ottuso, ed in-
vece formano angolo acuto all’estremo anteriore; guardata da un estremo
ha forma quasi esagono-circolare; le valve sono ornate da due costole pres-
sochè rette, sporgenti, parallele e disposte obliquamente in rapporto alla
lunghezza della conchiglia, siffatto carattere è variabilissimo essendo le co-
stole più o meno sporgenti, più o meno oblique e variamente estese, non
pervenendo mai sino agli estremi delle valve; lo spazio interposto alle due
costole è appianato ; una piega ovvero un incavo trasversalmente obliquo
è leggermente accennato nella maggior parte degl’ individui, analogamente
a quello che si osserva nella C. tenera; la superficie è più o meno distin-
tamente punteggiata; la tessitura della conchiglia osservata per trasparenza
nei giovani esemplari e ad un ingrandimento un po’ forte è specialissima,
essa è come vessiculosa, costituita da numerose, piccole cavità sferiche nelle
maglie di una rete formata da nervature solide e trasparenti; tale rete è
variabilissima nei diversi individui ed anco nelle varie parti della stessa
valva, le maglie sono piccole o grandi, sempre poligone, talvolta allungate;
talune nervature talvolta si allungano e divengono più spesse disponendosi
quasi parallelamente alle due costole e sporgendo anco sulla superficie come
indizi di altre costole.
Lunghezza Altezza Spessore
OTon, O, Siam, sn
0099 0,46mm, Ole
Osa: 0,34, O;Son
OTO 0,3 orse 0:32
O0S0rt, 0,39mm, O.dz,
È evidente che la mia specie ha la più grande affinità colla C. tenera,
colla quale divide il generale andamento e taluni particolari, ma è certo
altresì che distinguesi a meraviglia per numerosi caratteri, oltrechè per
le due costole oblique e per la struttura, essa se ne allontana per la con-
vessità delle valve, per la forma angoloso-cuneata del contorno guardan-
dola dal dorso, come per la form esagonale guardata da un estremo.
È importante notare la grande variabilità delle due costole, le quali
sono più o meno estese come prominenti e variano anco in obbliquità e
giungono talvolta quasi a sparire del tutto.
DISTR. GEOGR.
Non conoscesi vivente.
DISTR. STRAT.
Non rara a Rizzolo!
C. multipunctata n.
Tar. J, fi. 9.
Conchiglia minima, guardata lateralmente negl’ individui feminei è di
forma ovato-oblonga, colla maggiore altezza che raggiunge appena la metà
della lunghezza e trovasi ai due quinti anteriori della conchiglia; la fronte
è larga, totalmente rotondata, col margine intiero, ma leggermente ango-
LI
loso ; l’ estremità posteriore si va restringendo gradatamente e si termina
pressochè troncato-rotondata, con un angolo abbastanza distinto alla parte
superiore ; il margine dorsale è abbastanza curvo con lievissimi indizî di
angolosità, e con un insensibile incavo alla parte posteriore; il margine
ventrale è quasi retto, lievemente incavato nel mezzo ; guardando la con-
chiglia dalla regione dorsale ha forma allungato-ovata e quasi lirata, ro-
tondata alla regione posteriore offre una larga e brevissima prominenza
mediana e due altre minime ed ottuse ai lati di questa, si restringe leg-
germente verso la parte anteriore dove si termina in una prominenza larga,
alquanto lunga, troncata, rettangolare, ed alla parte mediana della conchi-
glia vha un leggiero strozzamento ; dalla stessa regione dorsale ‘e meglio
ancora dalla ventrale si osserva che il margine delle valve è molto spesso
e distinto, in modo che l’associazione dei due margini forma una larga fa-
scia bipartita che cinge tutta la conchiglia e costituisce anco le due pro-
minenze anteriore e posteriore; guardata da un'estremità la conchiglia ha
un contorno ovato e quasi circolare; la superficie delle valve offre un mar-
gine depresso, distinto, e largo alla regione anteriore, che si estende re-
stringendosi dal lato del dorso sino alla parte più alta e per tutte le re-
gioni ventrale e posteriore, tale margine è ornato da linee radianti poco
ravvicinate; la parte convessa delle valve, che offre una lievissima depres-
sione trasversale mediana, è coperta da perforazioni ravvicinate e d’ ordi-
nario queste sono riunite a gruppi di tre, quattro ma più comunemente di
cinque, in certi individui invece si vedono punteggiature molto più grandi
ed angolose, probabilmente risultanti dalla confluenza delle punteggiature
di ciascun gruppo.
Credo che sieno maschili gl’individui più lunghi e a forma più gracile.
Lunghezza Altezza Spessore
4, 0,210, Os tAmn
0,45mm, 02908, 0, 14m,
0. 50m: Orzenn. 0,200m,
O:DSt. 0,260, 20m,
Questa piccola specie è affine a molte, ma ne è distintissima per varî
caratteri, così la C. pellucida Baird, la C. fuscata Brady, la C. affinis Brady
ne somigliano alquanto per le loro forme generali, ma se ne allontanano
-distintamente per la particolare scultura della mia specie, e per lo spesso
margine che cinge le sue valve e costituisce le due prominenze che si os-
servano agli estremi della conchiglia guardandola dal dorso. Così anco la
picciolezza della mia specie la separa dalle altre.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
C. crispata, G. S. Brady.
1865. C. cicatricosa G. O. Sars. Oversigt af Norges marine Ostracoder
p. 33.
1868. C. dadia (in parte) Brady. Brith. Ostrac., p. 399 (non C. dadia Nor-
man).
1868. Cythere badia Brady. Les fonds de la mer, tom. I, pag. 89.
1868. » crispata Brady. Ann. and Mag. Nat. hist., ser. 4, vol. II
pag. 221, tav. XIV, fig. 14 e 15.
1869. » Cicatricosa Brady and Robertson. Ann. and Mag. Nat. Hist.,
ser. 4, vol. III, p. 369, tav. XIX, fig. 13 e 14.
1874. » crispata Brady. Crosskey and Robertson. Post-tert. Ento-
mostr., p. 146, tav. XII, fig. 52, 53 e tav. XIII,
ode: i
1880. si 5 Brady. Rep. Challenger, pag. 72, tav. XIV, fi.
gura 8 a-d.
Gli esemplari che riferisco a questa specie corrispondono bene alla forma
tipica di cui si hanno descrizioni e figure varie; ma essa è ben rara nel
quaternario di Rizzolo.
Qualche individuo offre i caratteri dell'esemplare che vedesi figurato nel
Rep. Challenger, cioè ha una scultura più fina, perchè le escavazioni della
superficie sono più piccole dell’ ordinario e quindi di minore estensione i
tramezzi che le separano; inoltre la forma della conchiglia è più allungata.
Var. dentata n. Io chiamo con questo nome una Cythere che somiglia
molto all’esemplare figurato nel rapporto sugli Ostracodi dello Challenger;
ma che è più curva alquanto per una maggior curvatura del margine dor-
sale e del ventrale, un pochino più allargata alla regione anteriore, la
quale ha inoltre il margine dentellato con denti piccoli e ravvicinati , sif-
fatta dentellatura si estende ancora per il terzo anteriore del margine ven-
trale. La conchiglia guardata dalla regione dorsale presenta un contorno che
conviene colla forma ordinaria della C. crispata, differendo menomamente
per essere un po’ più allungato e colle angolosità sporgenti e rientranti
meno accusate.
ee
Fui sul punto di disgiungere questa forma, di cui raccolsi due esemplari,
siccome distinta specie, ma parmi evidente dai fatti e caratteri ricordati
che essa si lega al tipo della C. crispata per mezzo della forma intermedia
pescata dallo Challenger.
Il carattere distintivo più marcato della mia varietà è la dentellatura
del margine nella regione anteriore.
DISTR. GEOGR.
Porto Jackson, Isola Booby, Hong Kong, Inghilterra, Norvegia, Medi-
terraneo, Messina !
DISERSSTRAT
Quaternario dell’Irlanda, della Scozia e della Norvegia.
Rara a Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
——_—7—eeCa=>.p— ——
CARATTERI GIOVANILI
DEL
CETESROPEETEAILIMIUOSEE-S -SSEZIZI
In una mia nota precedente inserita in questo giornale (Ann. II, n. 7)
descrissi due specie di pesci che pel complesso della struttura spettavano
all’ordine dei Dendropteri Canestr., ma per talune particolari disposizioni
non potevano essere relegate in alcuna delle famiglie conosciute e perciò
fui indotto a proporre un nuovo gruppo (Pelopsidae) vicino agli Sterno-
piychidae e Scopelidae, caratterizzato nel modo seguente. * Il corpo è inte-
ramente nudo. Non esistono barbigli. Il margine superiore della bocca è
formato dai mascellari superiori e dagl’intermascellari. Questi portano denti,
quelli ne mancano. L’ apparato opercolare è perfettamente sviluppato. Le
fessure branchiali sono larghissime. Esiste una pinna adiposa. Sul corpo
mancano punti luminosi. ,,
Senonchè ulteriori raffronti mi hanno mostrato ad evidenza che una di
esse, la Pelopsia candida, altro non è che lo stato giovanile del Chloroph-
thalmus Agassiziù Bp. La quale scoperta mi ha fatto vedere praticamente
quanto possa riuscire incerta e pericolosa la classazione di pesci giovani,
DOES
il cui aspetto alle volte si presenta sì notevolmente diverso da quello degl;
adulti da far disconoscere, come dice il Liitken, anche la famiglia cui ap-
partengono.
Tuttavia la forma generale del corpo nei giovani della mentovata specie
non differisce da quella degli adulti, e come in questi il capo è contenuto
4 volte nella lunghezza totale. Il muso è largo e depresso e la mascella
inferiore sporge oltre la superiore che è come troncata. La lingua è li-
bera, larga e depressi in conformità del muso. La membrana branchiostega
ha 8 raggi. Il lato interno della concavità del primo arco branchiale e lo
esterno dell’arco seguente sono armati di una serie di appendici stiliformi.
Sul lato interno della concavità del secondo arco e sui due lati di quella
degli archi successivi vi è una serie di punte, di cui diremo in appresso,
diversissime dalle dette appendici. L'ala dorsale anteriore nasce innanzi
la metà del pesce, appena avanti la verticale innalzata dalla base delle
ventrali e contiene 11 raggi, dei quali il 1° è lungo più di metà del 2°,
L’adiposa è totalmente radiata e dista dall’ estremità della codale quanto
dall’origiîe della detta ala. Le pettorali 8’ inseriscono su di una linea ob-
bliqua per alquanto più vicina al margine del ventre che del dorso, sono
più lunghe delle ventrali, ma non giungono fino all’apice di queste. Esse
hanno 15 raggi. Le ventrali contengono 9 raggi, i quali vanno diminuendo
in lunghezza dal più esterno al più interno. L’ anale prende origine un
poco innanzi l’adiposa e dista dall’apice delle ventrali poco presso quanto
la lunghezza di queste. I suoi raggi sono al numero di 8. Nella codale,
biloba, si numeravano 41 raggi tra semplici e articolati. L’ano si apre in-
nanzi la metà del pesce, verso il mezzo della lunghezza delle ventrali e
quindi molto lontano dall’anale.
Cotesti caratteri s'incontrano anche nel Chlorophthalmus e per la loro im-
portanza bastano a provare che i giovani pesci di cui parlo sono specifi-
camente identici ad esso. Ora ne vedremo le dissomiglianze.
In quelli gl’ inframascellari formano la maggior parte del contorno su-
periore della bocca, ma non giungono ancora fino all’ estremo posteriore
dei mascellari adiacenti come negli esemplari adulti. Sul margine anteriore
della lingua esistono dei denti ricurvi in dietro e mancano sul resto della su-
perficie. Nei Chlorophthalmus ordinarî per converso non trovo denti sul detto
margine, sì bene alla superficie di essa. L'occhio sopporta un notevole cam-
biamento di grandezza in rapporto al capo. Dapprima è posto tutto late-
ralmente e il suo diametro cape più di una volta nella sua distanza dal-
l'estremità del muso, una volta giusta nello spazio interorbitale , 4 volte
nella lunghezza del capo. Poi va ingrandendo in proporzioni maggiori e
SLARIZA
nello stesso tempo inclinasi verso la linea mediana raccostandosi all’ altro
sul vertice, sicchè lo spazio infraorbitario si riduce ad uno stretto inter-
vallo insolcato. Il suo diametro in individui lunghi 73 millimetri già è di-
ventato maggiore della lunghezza del muso e cape poco più di 2 1% volte
nella lunghezza del capo. Allora l’ estremità posteriore dei mascellari su-
periori oltrepassa l’orlo anteriore dell’orbita, cui appena giungeva nel gio-
vane. In questo i frontali medî formano con la loro espansione una volta
sporgente all’orbita, volta che va a poco a poco disparendo nel successivo
accrescimento dell’animale. I pezzi opercolari primitivamente chiudono per
intero la fessura branchiale, anzi l’ oltrepassano di una porzione e i loro
margini liberi formano una curva piuttosto regolare. Negli esemplari a com-
pleto sviluppo questa linea si trova più vicina al contorno sottostante del-
l'apertura delle branchie, l’angolo postico-superiore dell’ opercolo in para-
gone si fa più sporgente e il seno che sta al di sotto più profondo. Le
punte in serie notate sul lato interno della concavità del 2° arco branchiale
e sui due lati dello stesso margine dei due archi successivi sono dapprima
semplici. Negli adulti si provvedono di un gruppo di spine acute. I raggi
delle pinne offrono la seguente composizione. Sono semplici, che significa
non articolati e non ramosi, il 1° raggio della dorsale e dell’anale e i raggi
esterni piccoli della codale. Tutti gli altri sono articolati e sfioccati all’apice
a guisa di pennello. I raggi medii della codale sono inoltre forcuti. L’ul-
timo della dorsale è duplice, ma i due membri di cui risulta sono ancora
tra essi congiunti e non divaricati. Cosiffatto è pure l’ultimo raggio anale.
Nel Chlorophthalmus ordinario restano semplici il 1° raggio della dorsale
e dell’anale e i primi raggi brevi della codale; sono articolati, ma non di-
visi il 2° raggio della dorsale, i due superiori e l’inferiore delle pettorali,
l'interno e l’ esterno delle ventrali, il 2° e 3° dell’ anale e alcuni raggi
esterni della codale. I due rami dell’ultimo raggio della dorsale e dell’anale
si son divisi tra essi fin dalla base. Gli altri raggi delle pinne sono arti-
colati e forcuti in pari tempo. È anche bifido, il ramo anteriore dell’ultimo
raggio duplice dell’anale. Laonde vi ha un’epoca in cui i raggi delle pinne,
eccettuati i medii della codale, sono ancora indivisi. Le due metà di cui
risultano non sono allora semplicemente addossate, ma intimamente saldate
tra esse. Nello stato definitivo dell’animale alcuni rimangono indivisi, come
l'esterno e l’interno delle ventrali, altri, e sono il maggior numero, si se-
parano in due rami. Su di alcuni raggi, in un giovane, ho constatato che
la scissione principia dall’apice di essi, donde poi s’inoltra verso la parte
opposta. In quello stato immaturo non vi è ancora produzione di scaglie.
Il corpo è bianco diafano e fa travedere le viscere dell’ addome e l’ asse
‘Il Naturalista Siciliano, Anno III. AO
AIAR
cerebro-spinale che sono invece di bianco-opaco; al di sopra e al di sotto
della linea laterale appariscono linee inclinate dovute agli interstizi dei
fascetti muscolari, sicchè per queste ultime qualità il corpo offre una certa
assomiglianza con quello dei Leptocephali. Nella regione della base delle
pettorali si vede per trasparenza una macchia nera assai marcata, a netto
contorno. Aperta la cavità del ventre si osserva sulla sua parete superiore
una porzione colorata del peritoneo, trasversalmente allungata, di figura
subellittica. Sono i due estremi segmenti rotondati di questa porzione che
formano la notata macchia nera di ciascun lato. Coll’avanzarsi dell’età que-
sta colorazione invade tutto il peritoneo, ma allora perde il carattere orna-
mentale non essendo più visibile esternamente sì per la perdita progressiva
della trasparenza del corpo come anche per la produzione di uno strato ar-
gentino sulla faccia esteriore di detta membrana. Le modificazioni più pro-
fonde succedono nel tubo digerente. Nei giovani questo va dritto dalla fa-
ringe all’ ano, ma nei suoi tratti presenta notevoli variazioni di calibro.
La porzione ingerente rappresenta un imbuto la cui porzione allargata
corrisponde alla faringe e la breve porzione stretta vien formata dall’eso-
fago. Il tratto gastro-intestinale è un altro imbuto che comunica con l’eso-
fago per la sua larga porzione. Nel Chlorophthalmus troviamo una ben di-
versa disposizione. L’esofago si continua in linea retta con lo stomaco che
è un sacculo a fondo chiuso, poco più largo e più o men rotondato. Dalla
parete ventrale e dal mezzo della lunghezza di questo tratto gastro-esofageo
si stacca ad angolo acuto una piccola branca pilorica, la quale si dirige
in avanti. Indi segue l’intestino provveduto alla sua origine di 7 ciechi. Non
è facile immaginare come dalla forma predetta si passi a questa più eom-
plicata. Si può ammettere che verso la parte posteriore dello stomaco venga
a formarsi un insaccamento, mentre il calibro della sua porzione anteriore
si rende più uniforme con quello dell’esofago. Quest’insaccamento avrebbe
per effetto di separare meglio l'intestino dallo stomaco di cui una parte
si riflette per costituire il piloro.
Ho voluto esaminare la struttura della mucosa gastrica nei due stati
dell’ animale. In essa mancano vere glandule tubulose e si hanno invece
cavità irregolari risultanti da un sistema di tramezzi e rivestite uniforme-
mente da elementi cilindrici. Sul margine di questi tramezzi si estende una
rete di capillari sanguigni. Nei giovani le cavità sono leggermente profonde
ed hanno piuttosto il carattere di areole.
I pesciolini di cui ho parlato sono lunghi 40 millimetri o all’ intorno.
Intanto conservo individui coi caratteri ordinarii di Chlorophthalmus poco
più grandi, aventi una lunghezza di 45 millimetri. In vero non è ammissibile
SIE
che nel poco tempo che si richiede a che il corpo da quella pervenga a
questa dimensione esso possa vestirsi delle ‘ultime divise. Ma ciò si spiega
con l’ammettere che taluni individui conservano più a lungo i tratti della
gioventù, come del resto se ne hanno esempî in altri pesci soggetti ad emi-
metamorfosi. Anzi si conoscono larve, per esempio quella del Dactylopterus
volitans, più grandi di alcuni esemplari dalle forme definitive della specie.
Io pure ho veduto soggetti di Motella communis con l'aspetto ordinario più
piccoli di quelli di colore argentino, già conosciuti sotto il nome di Bro-
smius exiguus Costa.
D." Luic1 FACcCcIOLA”.
GLI OSTRACODI
DEL
POE: DI MESSINA!
(Cont. V. N. prec.).
Gen. Macrocypris G. S. Brady.
M. setigera Brady.
Rep. Challeng., p. 48, tav. I, fig. 1.
Freschi, vitrei, e belli esemplari di questa specie sì pescano nel porto
di Messina, essi rispondono esattamente alla descrizione ed alle figure date
dallo scopritore, e sono forniti di tenuissimi peli variamente sparsi sulla
loro superficie e più o meno appariscenti, che talvolta invadono quasi tutta
la superficie ed altre volte si addensano in prossimità del margine ventrale.
DISTR. GEOGR.
Porto Jackson.—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
ST I
M. elongata Seg.
Tav. I, fig. 5 a-b.
1883. Macrocypris elongata Seguenza. Il Quaternario di Rizzolo. II (71 Na-
turalista Siciliano, Anno II, n. 9, pag. 204).
Conchiglia piccola, gracile, guardata lateralmente si presenta di forma
allungata con un certo andamento triangolare, colla maggiore altezza circa
alla metà e che uguaglia o supera di poco il terzo della lunghezza; l’estre-
mità anteriore è regolarmente rotondata, considerevolmente larga e appena
obliqua, la posteriore ne differisce pochissimo essendo insensibilmente più
obliqua e più ristretta; il margine dorsale è fortemente ed ugualmente ar-
cuato, elevandosi massimamente alla metà della conchiglia; il margine ven-
trale è leggermente sinuato nel mezzo; guardata dalla regione dorsale s;
offre di forma allungata e poco spessa per la leggiera convessità delle
valve, la quale aumenta pochissimo verso il centro acquistando così in quella
regione uno spessore che non uguaglia l’ altezza ; l’ estremità posteriore è
rotondato-angolosa, l’anteriore è un po’ più compressa ed assottigliata; guar-
data da un’estremità offre un contorno ovato-rotondato. La superficie è le-
vigata.
Lunghezza Altezza Spessore
0,71 mm, 0,28 mm, 0,22 mm,
Questa è una specie affine alla M. setigera, ma la regione anteriore e la
posteriore sono quasi uguali, le valve sono poco convesse, ed il margine
ventrale sinuoso.
DISTR. GEOGR.
Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
M. gracilis n.
Tav. I, fig. 6 a-b:
Conchiglia gracile, elongata; guardata lateralmente offre una forma molto
allungata e considerevolmente curvata in forma d’arco, la larghezza è poco
vi
diversa per la maggior parte della lunghezza ed appena maggiore verso
la metà; l’estremità anteriore è largamente rotondata ed alquanto obliqua,
la posteriore si restringe gradatamente terminandosi ottusa e rotondata; il
margine dorsale è assai curvo colla maggiore altezza pressochè alla metà
ed uguale ad un terzo della lunghezza, il margine ventrale è abbastanza
curvo-concavo , dal quale carattere ne risulta l’ aspetto generale in forma
d’arco che prende la conchiglia; essa guardata dal dorso dimostra una con-
vessità grande delle valve, in modo che lo spessore massimo oltrepassa i
due quinti della lunghezza ed è alla metà di essa, gli estremi si assotti-
gliano e divengono angolosi, ma l’anteriore è più gracile del posteriore ;
guardata da un estremo il contorno è pressochè circolare. La superficie è
levigata.
Lunghezza Altezza Spessore
0,1mm, 0,gmm, 0,4mm,
Questa specie è veramente rimarchevole e distintissima per la sua forma
allungata e curva, ed io non saprei ravvicinarla a veruna delle specie co-
nosciute neanco per farne la comparazione. E trai varii caratteri rimarche -
volissimi è notevole quello dell’ altezza della conchiglia la quale si man-
tiene pressochè uguale o ben poco variabile per la maggior parte della
sua lunghezza, il quale carattere si osserva benanco nello spessore della
conchiglia stessa, come vedesi presso a poco nella M. tumida Brady e nella
mia M. elongata.
DIST. GEOGR.
Molto rara nel porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Non conosciuta fossile.
M. trigona n.
Tav. T, fig. X.a-b.
1883. Macrocypris trigona Seguenza. Il Quaternario di Rizzolo. II. (7 Na-
turalista Siciliano, Anno II, n. 10, p. 225).
Conchiglia, guardata lateralmente, ovato-trigona, alquanto flessuosa, colla
massima altezza verso la metà, uguagliando presso a poco la metà della
TSMORv
lunghezza ; l’ estremità anteriore considerevolmente ristretta di fronte alla
massima altezza; è inoltre un pò obliquamente rotondata; la regione poste-
riore si va restringendo gradatamente e con molta regolarità sino all’estre-
mità che è ottusa rotondata e quasi angolosa; il margine dorsale è forte-
mente elevato e quasi gibboso alla parte media, dove forma un angolo molto
ottuso, in tutta la sua lunghezza è egualmente arcuato; il margine ventrale
porta un seno abbastanza distinto al terzo anteriore, ed è convesso poi da
questo punto all’ estremo posteriore; guardata dalla regione dorsale offre
una forma lanceolata. col maggiore spessore verso la metà ed uguale a
circa due quinti della lunghezza, colle estremità pressochè ugualmente as-
sottigliate. Guardata da un estremo offre un contorno ovato. La superficie
è levigata. |
Lunghezza Altezza Spessore
0,90mm, 0,47mm, 0,36mm,
0,87m, 0,41mm, 0,34%,
Questa specie ha molta analogia colla M. maculata Brady, dalla quale
si separa distintamente per l’altezza maggiore, per l’angolosità dorsale, per
l’ estremità posteriore. più ristretta, la forma generale laterale ha inoltre
una certa analogia con quella della Pontocypris simplex Brady, ma è di-
versissima allorchò si guarda dalla regione dorsale.
DistR. GEOGR,
Porto di Messina !
DisTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
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NUOVE CONCHIGLIE DEL POSTPLIOCENE
DEI DINTORNI DI PALERMO
Pecten Seguenzai De Greg.
Mi affretto a far conoscere una delle più importanti specie che possano rin-
venirsi in terreno sfruttato da lunghe e pazienti ricerche di paleontologi distin-
tissimi, e che presenta grande interesse per l'analogia della fauna che contiene,
con quella vivente nel Mediterraneo e nei mari artici. — Si tratta di un elegan-
SONE
tissimo Pecten affine al varius e all’ opercularis L., ma distinto di entrambi.
Ecco la sua definizione (1).
Forma orbicolare un po’ oblunga e asimetrica, più sviluppata verso la regione
ventrale posteriore. —Diametro anteroposteriore 52 mm, Lunghezza parauricolare
26mm, Spessore totale 20mm, Angolo estraumbonale 110°. Bordo umbo-antecar-
dinale e umbo-posteardinale abbastanza sinclinali (concavi). Orecchietta anteriore
abbastanza più sviluppata della posteriore. Angolo estremo dell’orecchietta poste-
riore 110», Seno dell’orecchietta anteriore della valva destra assai profondo, molto più
di quello della sinistra, sicchè (a valve chiuse) lascia comparire per un piccolo
tratto quest’ultima.
Coste molto simili a quelle dell’opercewlaris, 19-20. Tutta la superficie inoltre
è traversata da numerose costolette radianti filiformi, consistenti in una serie di
piccole squame erette. Tali costolette decorrono non solo negli spazî intercostali,
ma anche sulle stesse coste, quella di esse che coincide sullo spigolo di ciascuna
costa prende uno sviluppo considerevole: le squame si elevano infatti fino a 3mm
e mostrano una decisa tendenza ad accartocciarsi, trasformandosi in veri aculei;
sono un po’ più sviluppate sulla valva sinistra che nella destra.—Il numero delle
costolette interposte fra tali costolette spinose è per lo più di 5; di queste però
talune (specialmente la mediana) sono obsolete ; generalmente sono più svilup-
pate quelle più vicine alle spinose e tendono a divenire spinose anch’esse.
Il margine cardinale della valva destra è cristato, le creste dell’orecchietta an-
teriore sono assai grosse e salienti, anche le coste squamose di questa orecchietta
sono assai più rimarchevoli di quelle delle altre.
Questa specie sembra anche molto affine al subspinulosus Seg. (Reggio p. 187),
il cui nome dee cambiarsi, perchè già varie volte usato (D’Orb. Prodr. etc.). Non
si può identificarlo perchè non figurato, appartenente a un piano diverso, e de-
scritto assai sommariamente. Non di meno mostrai il nostro esemplare allo stesso
prof. Seguenza che lo irovò somigliante, ma diverso.—Potrebbe avere anche ana-
logia con lo histria Dod., ma questa specie non è finora nè descritta, nè figu-
rata, ma solo citata in un catalogo di fossili di un orizzonte molto diverso.—Dei
viventi più che all’opercularis parmi somigli al varius L. (spec. in Reeve, tav. 35,
f. 102). Ha pure molta analogia col P. pseudolima Sow. (Reeve, tav. 16, fig. 57);
ne è però abbastanza distinto.
Loc. Argille di Ficarazzi.
Ded. Ho voluto dedicare questa specie al carissimo amico il Prof. G. Seguenza,
le cui opere sono una vera illustrazione per l’Italia, e da cui la scienza ora at-
tende con ansia il compimento del suo grande lavoro sugli Ostracodi quaternarii .
(1) De GrEc. La nomenclatura da me adottata è quella proposta nel mio lavoro
Moderne nomenclature des gastéropodes et des nélécipodes.
It)
Ostrea cochlear Poli.
var. mutabunda De Greg.
Interessante varietà, di forma angustata e abbastanza arcuata con ripiegature
raggianti.
L’illustre sig. Gwyn Jeffreys nella sua nota « on the Mollusca in the Great
International Fisheries exhibition, p. 119, 1883 » sospetta che anche la cochlear
non sia che una mera varietà della edulis. Non si può che ammirare le larghe
vedute di questo grande scienziato il cui occhio sagace è avvezzo a scrutare i
veri limiti delle specie.—A me però sembra che (siano pure da considerarsi quali
diramazioni di unico tipo), ormai sono due specie così differenziate che non pos-
sono più assimilarsi. Le modificazioni secondarie che le avvicinano (come la no-
stra varietà) parmi debbano considerarsi come prodotti da mimetismo e da adat-
tamento alle circostanze locali, piuttosto che quali passaggi dall’una all’altra.
Loc. Calcare tufaceo delle falde di Monte Pellegrino.
Anomia patelliformis L.
f. striorbiculata De Greg.
(De Grec. Nuovi fossili terziarii, p. 2. 1 Maggio 18883).
Nella nota citata io designai tre forme dell’A. patelliformis L., di esse quella
che mi pare più ragguardevole perchè basata, non sulla forma, che varia secondo
l’oggetto cui è attaccata la conchiglia, ma sulla sua ornamentazione è la strior-
biculata. Come lo dice lo stesso nome, essa è intermedia alla orbiculata e striata
Broce.; ha l’ornamentazione della prima, la forma della seconda. Come ho già
detto è dessa molto interessante perchè collega la patelliformis tipo, con la ephip-
pium.
Loc. Argille di Ficarazzi (comunissima).
Palermo 4 Novembre 1883.
Marca. A. De GrEGORIO.
IMP
RINVENIMENTO DI UNA SPECIE DI PESCE
TDell’esotico Genere PIMAELEPTITERTOU€€S, Lac.
NELLE ACQUE DEL GOLFO DI PALERMO.
Nel ricco mare di Sicilia, del quale siamo tuttora ben lontani dal conoscere
le svariatissime produzioni animali e vegetali, abbiamo testè avuto la sorte di
rinvenire una interessante specie di pesce, appartenente alla famiglia degli Spa-
roidi, ed alla sotto-famiglia dei Pimeletterini, il Pimelepterus Boscit, Lacep;
specie indigena delle regioni calde dell’Atlantico, e del mare delle Isole Canarie.
Essa venne predata la mattina del giorno 10 corrente (Novembre) nelle adia-
cenze dell’Arenella presso Palermo, da pescatori locali, che sorretti dalla pratica
loro esperienza, ce l’additarono sotto il nome di Pisci mai più vistu e di Zip-
pulu impiriali.—Codesto pesce, di fatto, é novello per le acque del Mediterraneo,
e a più forte ragione per la fauna ittiologica della Sicilia.
Due caratteri principali emergono a prima vista dall'esame del corpo di que-
sto pesce, l’esistenza cioè, di pinne pressochè tutte estesamente rivestite di squame,
ed una conformazione al tutto eccezionale dell'apparato dentario.—Ed invero se si
eccettui la parte spinosa della natatoja dorsale, e le ultime estremità delle pinne
pettorali e ventrali, tutte le altre parti delle sue natatoje sono quasi interamente
coperte di esilissime squame subimbricate; mentre la sua bocca si trova armata
di due serie di denti, l’ anteriore delle quali, costituita da denti lunghi lanceo-
lati, sorge in un solo rango sull’orlo di entrambe le mascelle, e la seconda for-
mata da esilissimi denti villiformi, disposti in una unica e stretta fila semicir-
colare, spunta a qualche distanza dalla precedente nell’interno della cavità orale.—
I denti però della prima serie, oltre ai preaccennati caratteri, presentano un’altra
particolarità notevole, quella cioè di essere forniti di un tallone posteriore allun-
gato ed appuntito che si stende orizzontalmente, convergendo coi compagni,
verso l’ interno della bocca; mentre la loro parte superiore o coronaria, confor-
mata in una piramide triangolare acuta, compressa e ricurvata alquanto poste-
riormente, si rialza verticalmente sull'orlo delle mascelle, e si connette alla por-
zione orizzontale o sessile, sotto un angolo retto.—Il Vomere inoltre, i Palatini,
e la Lingua di questo pesce, sono altresì tapezzati di esilissimi denticini, che ne
rendono aspra l’intera superficie,
Codesta particolare conformazione dell’apparato dentario dell’ attuale pesce, ri-
corda una analoga disposizione profferta più o meno dalle specie pure esotiche
dei generi Pachimetopon, Girella, Scorpis ecce.; senonchè nella specie nostrana
i denti della prima serie, in luogo di essere. larghi, taglienti, crenellati , tricu-
Il Naturalista Siciliano, Anno III. io.
ME RON.
spidati, o villiformi, come in alcune specie dei generi suindicati, hanno il mar-
gine esterno triangolare, compresso ed alquanto uncinato, e quelli della seconda
serie, anzichè essere cordiformi, oppure consimili ai precedenti, si veggono mo-
dellati in forma di esilissimi denticini acuti, che restano inseriti, come si disse,
a qualche distanza dalla serie precedente, in una unica fila semicircolare interna;
particolarità che ravvicinano codesta specie a quelle della sottofamiglia dei Pt-
meletterini.
Per quanto concerne la giustatezza di codesta determinazione, dirò per primo,
niun dubbio esservi che l’attuale specie appartenga alla famiglia degli Sparotdi.
Il corpo compresso, ovoidale, allungato, rivestito di scaglie ctenoidi, finamente
dentellate, le guance scagliose, i pezzi opercolari inermi, ma scagliosi, l’ unica
dorsale avente la porzione spinosa pressochè di eguale lunghezza della molle,
l’anale con 3 spine, i raggi posteriori delle pettorali ramificati, le natatoje ad-
dominali inserite nella regione pettorale e composte di !/, raggi, caratteri tutti
che si rinvengono nella specie predetta, lo confermano pienamente.
Riguardo alla ulteriore sua determinazione generica, ed alla presunta sua cor-
rispondenza colle specie del genere Pimelepterus, dirò altresì che, giusta le re-
centi osservazioni ittiologiche, sonovi nella famiglia degli Sparoidi due partico-
lari gruppi di specie, caratterizzati dalla presenza di natatoje eminentemente sca-
gliose; il primo dei quali gruppi trovasi rappresentato dalla seconda sezione della
sottofamiglia dei Cantharini, e dai corrispondenti generi Pachimetopon, Dipte-
rodon, Proteracanthus, che vi sono inclusi (1); ed il secondo gruppo dalla sotto-
famiglia dei Pimeletterini, e dall’unico genere Pimelepterus che vi è contenuto.
Questi due gruppi, però, prescindendo dal carattere della presenza delle preac-
cennate due serie di denti che è comune ad entrambi, si trovano distinti fra loro,
perchè le specie del primo gruppo hanno la cavità orale priva di qualsiasi altra
sorta di denti, laddove quelle del secondo gruppo hanno il vomere, i palatini e
la lingua guarniti di esilissimi denti. Escludendo quindi a ragione le specie del
primo gruppo che non convengono al caso nostro, torna evidente che dobbiamo
rivolgere unicamente le nostre ricerche alle specie del secondo gruppo, a quelle
cioé del genere Pimelepterus che come l’attuale pesce presentano l’anzidetto ca-
rattere dentario; e fra esse all’ atlantica specie Pimelepterus Boscit Lacep., che
offre maggiori dati di somiglianza col pesce testè predato.
Tuttavia anche in codesto ultimo conguaglio specifico, evvi modo di avvertire
alquante particolarità distintive che non coesistono in entrambe le specie. Tali
sono ad esempio una forma alquanto più allungata del corpo negli individui
esteri in confronto dell'esemplare nostrano; una disposizione a scardasso in più
ranghi dei denti villiformi posteriori negli individui atlantici, anzichè in una
unica e stretta fila come nell’ esemplare nostrano. Le narici posteriori di quelli,
(1) Vedi Giinther, Catal. I, p. 413.
Cl ope
ovali, anzichè lineari come in quest’ ultimo, le natatoje pettorali di forma piut-
tosto ovale, anzichè lanceolate e ristrette come nel saggio nostrano ecc.
Alieno qual sono dal creare generi e specie novelle ove non ne risulti una
stretta necessità, ritengo tuttavia miglior consiglio ad onta di cotali differenze, ri-
ferire per ora il pesce testè predato alla specie Pimelepterus Boscit, già valida-
mente stabilita da Lacepede e successivamente illustrata da recenti ittiologi; an-
nettendovi però l'appellativo var. Sicula, onde ricordare cotali differenze, ed il
mare e la località ove essa venne pescata ; salvo il caso che , pel rinvenimento
di altri novelli esemplari Siciliani, ne fosse dato di rilevare altri caratteri distin-
tivi più essenziali e validi, onde separarnela definitivamente.
Dapoichè esistono parecchie figure che ritraggono abbastanza bene il Pimelep-
ferus Boscii, credo inutile di riferire qui l’effigie della varietà o specie testè re-
perta; della quale per lo contrario, trovo necessario di esporre alquanto più este-
samente i caratteri distintivi, calcandoli per confronto sulle dottissime descrizioni
che il Gunther, e gli Ittiologi Americani ne porsero delle specie affini all’ at-
tuale famiglia.
Caratteri del Pimelepterus Boscii, Lac.
Var. Sicula, Dod.
SINONIMIA
Pimelepterus Boscii Lacep. Hist. nat. Pois. IV, p. 429.
Cuv., Vol. VII, p. 258, pl. 187.—Dekay, New York Fn. Fish., p. 100, pl. 20, f. 56.
Valence in Webb. et Berth. Hist. Nat. Isl. Canar. Poiss., pl. 19 Gunth., Catal. I,
p. 497. Jordan et Gibbert Sinops. Fish. N.-America, p. 561.
Pimelepterus incisor Valenc, l. c., p. 47 (Nec Cuv.).
= flavolineatus Poey Sinops Pisc. Cubens., p. 324.
D. 11/2 A. 3/1 P. 15-16 V. 1; L. lat. 80. L. trans. 32. Raggi branch. 7.
Corpo ovale un po’ allungato, mediocremente compresso, completamente ri-
vestito di scaglie ctenoidi, aventi il margine esilissimamente crenellato.
Profilo del corpo, sì inferiore che superiore, notevolmente ricurvo; il superiore
di questi ascende gradatamente incurvandosi, senza veruna insenatura, o protu-
beranza intermedia, sino all’8° raggio spinoso della dorsale, d’onde discende con
declivio un po’ più rapido sino alla base della coda, ove risale per formare la
codale.
La maggiore altezza del corpo, presa dietro la base delle pettorali, è contenuta
un pò meno di 2 volte 1/, nella lunghezza totale del pesce, compresa la codale.
La lunghezza del capo (che è proporzionatamente breve), lo è 5 volte nella
stessa misura,
Lu QA e
Il muso è breve, ottuso, la bocca piccola, non protrattile, il mascellare supe-
riore breve, triangolare, rotondato posteriormente e coperto di minute scaglie.
L’intermascellare e la parte anteriore del muso sono lisci; la porzione poste-
riore della mandibola non è visibilmente scagliosa.
Il sottorbitale è alquanto più lungo che largo, e grossolanamente solcato, col
margine inferiore convesso, ma intero.
Gli occhi hanno mediocre dimensione; il diametro dell’orbita è contenuto 3 314
volte nella lunghezza totale del capo, 1 1[2 volte nello spazio interorbitale ed
1 1[4 volte nella lunghezza del muso.
Le narici sono situate avanti l’angolo superiore dell’orbita , alquanto distanti
fra loro; la narice posteriore è in forma di fessura allungata, l’anteriore più ro-
tondata.
Le guancie sono coperte di 10, 12 serie di piccole scaglie esilmente dentellate.
I pezzi opercolari sono inermi; il Preopercolo è bensì tapezzato di scaglie,
ma presenta un piccolo spazio marginale nudo e leggiermente striato coi margini
finissimamente seghettati. Il suo margine posteriore è dritto, l’angolo rotondato,
il margine inferiore leggermente convesso.
L’Opercolo è piuttosto grande, col margine posteriore rotondato intero, ma mu-
nito di una lieve prominenza posteriore. Gli altri pezzi opercolari sono coperti di
scaglie senza -veruna dentatura o spina.
Le scaglie del corpo sono piuttosto grandi, più alte che lunghe, col margine
posteriore elittico ed esilissimamente dentellato ; se ne contano circa 80 in una
linea longitudinale, e 32 circa in una trasversale. Il soprascapolare che sporge
alquanto all’esterno, presenta la forma di una scaglia più larga delle altre, col mar-
gine rotondato e la superficie esilmente radiata.
La linea laterale, mediocremente marcata , stendesi parallelamente al profilo
dorsale del pesce sino alla base della coda, d’onde prosegue rettilinea e s’insinua
nella natatoja codale. Le scaglie che la compongono sono contrasegnate da un
unico e leggiero rialzo del canale mucoso.
La dorsale è unica e formata di una parte spinosa e di una molle di pressochè
eguale lunghezza. Essa conta 11 raggi spinosi ed altrettanto molli, 1’ ultimo
doppio. Essa incomincia ad !/ anteriore della lunghezza totale del pesce, com-
presavi la codale, un po’ dietro l’inserzione delle ventrali, ed ai ?/, posteriori della
lunghezza delle pettorali, e termina al livello della 60® scaglia della linea laterale.
La sua parte spinosa è mediocremente consistente. Il suo primo raggio, spinoso
è breve, ed uguaglia circa la 14 del 2°, ed !/, del 6° e 7° raggio, che sono i più
lunghi, ed è pari ad 1% parti della lunghezza del capo. La distanza fra la dorsale
e la codale è presso a poco eguale all’ altezza della coda sotto l’ estremità poste-
riore della natatoja dorsale. Tutta la sua porzione molle, del pari che quella del-
l’anale, è pressochè interamente rivestita di squame.
L’anale è scagliosa e di pari estensione della dorsale molle. La sua origine
cade verticalmente alquanto dietro a quella della porzione molle della dorsale; le
sue spine sono forti; la prima è circa la metà meno lunga della seconda. La se-
ERE, - BISI
conda uguaglia i ? della lunghezza della più lunga spina dorsale; essa è più
forte, ma non più lunga della terza. I raggi sono quasi eguali tanto fra loro,
quanto a quelli della porzione molle della dorsale.
Le pettorali sono brevissime, lanceolate, e misurano circa 1/ della lunghezza
totale del pesce. La distanza che corre fra il loro apice e l'origine dell’ anale, è
pari alla lunghezza totale della porzione molle della dorsale. La sua porzione
basale è per la metà in lunghezza rivestita di scaglie.
La radice delle ventrali cade al terzo anteriore della lunghezza delle pettorali.
Questa pinna è del pari breve, per cui il suo apice resta notevolmente discosto
dall'apertura anale.—Codesta distanza è pari ai ?/} della estensione della porzione
molle della dorsale.
La codale è mediocremente sinuosa, coi lobi leggermente appuntiti ed egual-
mente lunghi; essa pure trovasi rivestita di scaglie fino quasi alla estremità dei
raggi.
I denti della serie anteriore, come già si disse, sono lanceolati, stretti, com-
pressi, coll’apice triangolare appuntito ed alquanto uncinato, e col tallone poste-
riore assottigliato, ed orizzontalmente convergente coi talloni attigui verso l’in-
terno della bocca. Di questi se ne contano 34 nella mascella superiore, e 32 nella
inferiore. Essi sono inseriti sull’orlo delle mascelle, ma i centrali od anteriori di
ciascuna mascella sono maggiori dei posteriori, che divengono vieppiù esili col
procedere verso l’interno. Per lo contrario, i denti della seconda serie o posteriore,
sono esili, villiformi, e disposti in una unica e stretta fila parallela e concentrica
alla serie precedente.— Vomere, palatini e lingua rivestiti di minutissimi denti.
Il colore del corpo è grigio uniforme, con tracce di una ventina di strette zone
longitudinali argentine più chiare. Le natatoje grigiastre uniformi.
Cenni anatomici. Vertebre. Se ne contano 10 dorsali, e 15, 16 codali.
Denti faringei superiori minutissimi vellutati, stesi su larga superficie ossea;
gli inferiori alquanto maggiori, a scardasso. L’ZEsofago è membranoso, ampio; lo
Stomaco in forma di sacco ovoidale membranoso, è fornito nelle due facce laterali
di un centro tendineo fibroso arrotondato.
Il Tratto pilorico è piuttosto lungo, colla parte posteriore più consistente fibro-mu-
scolare; guarnito all’ estremità di numerosissimi piccoli ciechi pilorici (oltre 100)
disposti a gruppi intorno allo stretto pilorico, ed estesi pur anco per notevole
tratto lungo la parete inferiore dell’intestino tenue.
Intestini membranosi, molto lunghi e larghi; regime interamente erbivoro, poi -
chè nel preparare il pesce, si sono trovati unicamente avanzi di alghe tanto nello
stomaco che negli intestini.
Vescica natatoja ovoidale, allungata, alquanto rigonfia nel mezzo; bipartita po-
steriormente , e terminata in due lunghe appendici che si stendono oltre la ca-
vità addominale, fra mezzo ai muscoli laterali del tronco fino all’apofisi ematoide
della quinta vertebra caudale.
Fegato bilobato, con piccolo lobo intermedio superiore. Cuore triquetro, piuttosto
piccolo.
NE Se
MISURE.
Lunghezza totale del corpo compresa la codale. . . . 0, 300
TjdemesclusaWdateodale RA 0, 240
Altezza: massima del corpo © Lo I E 0-15
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Idem delle-ventralitt. su, SR i Le e 0 OI
Idem dellianale ST , 062
Idem delle’ scaglie. ‘im media. een. : 0, 008
Il Pimelepterus Boscii è specie Atlantica che vive anche presso le Isole Ca-
narie. Essa, unitamente alle affinissime sue specie congeneri, appartiene alla
schiera dei pesci viaggiatori che si aggirano comunemente sul grande Oceano
inoltrandosi talvolta a grandi distanze dai continenti. A quanto narrano gli it-
tiologi, questi pesci sogliono altresì tener dietro alle navi in corso, onde appro-
fittare, tuttochè di regime piuttosto erbivoro, degli avanzi di pasto che si riget-
tano da bordo.—Perlocchè non sarebbe improbabile che, guidato da cotale istinto,
l'esemplare testé reperto abbia potuto attraversare lo stretto di Gibilterra ed inol-
trarsi sino ai mari della Sicilia, al seguito delle moltissime navi che oggidì vi
pervengono dalle più remote latitudini dell’ Oceano, Nè questo sarebbe il solo
esempio di siffatta immigrazione; mentre noi tutti ricordiamo ancora le belle
specie atlantiche predate in questi ultimi anni nei mari della Sicilia, quali sono
ad es. il Cybium Veranyi, Dod., il Lobotes aucetorum, Gunth., il Carane Ca-
rangus, C. V., la Molva vulgaris Flem ecc., le cui spoglie figurano tuttora nelle
vetrine del nostro Museo Zoologico; singolari avvenimenti onde la natura si vale
talvolta per modificare gradatamente le faune dei mari attuali, e renderne la po-
polazione vieppiù omogenea e generale.
Prof. P. DODERLEIR.
> denra
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
PEL
MARCHESE DI MONTEROSATO *
__—6€&
BRACHIOPODA
Cistella Gray.
1. C. cordata, Risso (Terebratula)—Eur. Mér. IV, 1826, p. 389 (Alpi Ma-
rittime).
= T. Neapolitana, Sc., 1833 (Napoli).
= Orthis bifida, O. G. Costa (Nap. e Sic.).
= Argiope Forbesii, (olim) Davids. (Med.).
2. C. cuneata, Risso, (Terebratula) —p. 388, f. 179 (Alpi Marit.).
= T. Soldaniana, (Risso) auct.
— Orthis pera, v. Mulfh. (Med.).
= T. scobinata, (non L.) Cantr. (Med.).
CONCHIFERA
Ostrea, L.
3. O. stentina, Payr.—Moll. Corse, 1826, p. 81, t. 3, f. 3 (Corsica).
= O. denticulata, (Born) Poli, Sc. (Nap. e Sic.).
= O. curvata, Risso—1826, p. 228, p. 155 (Alpi Marit.).
= 0. plicatula, (Gm.) Ph. (Nap. e Sic.).
= O. pauciplicata, Desh.—Exp. sc. Morée, p. 126, t. 18, f. 56 (Moréa).
= O. plicata, (Chemn.) Weink. (Med. e Adr.).
= O. obesa, (Sow.) Reeve—Conch. Icon. 1871, f. 84, (senza habitat; cfr.
col tipo della coll. Hanley).
= O. cristata, (Born) Hidalgo—Mol. mar. Esp. p. 119, t. 77, f. 1-2 (Spagna
Meridionale),
* Queste conchiglie furono raccolte dal Marchese De Gregorio nella spiaggia
di Carini presso Palermo, e gentilmente comunicatemi per determinarle.
ii e
= O. saxosa, (Graells) Hidalgo (Spagna Merid.).
= O. stentina, Monts. — Not. Conch. Civitav., 1877, p. 412, escl. syn.
(Med. e Adr.).
Pecten, Lamk.
4. P. multistriatus, Poli (Ostrea).
= ? P. pusio, L. (« Oc. Australiore »).
Sezione a sp. pellucide.
o. P. hyalinus, Poli (Ostrea) Nap. e Sic.
= P. virgo, Lk. (Taranto).
= P. pellucidus, (Lk.) Payr. (Corsica).
= P. pulcherrimus, e P. succineus, Risso (Alpi Marit.).
Tipo, forma costata e varietà di colorito.
6. P. incomparabilis, Risso—1826, p. 302, f. 154 (Alpi Marit.).
= P. Testae, (Biv. pat., ms.) Ph. — 1836, p. 81, t. 5, f. 17 (Palermo e
Trapani).
Non littorale, ma trovate alcune valve, per caso, sulla spiaggia.
Lima, Bruguiére
(= Radula (KI1.) H. e A. Adams).
= L. squamosa, Lk, (« Mers d’Amérique ») auct.
Ed altri nomi conosciuti.
Mantellum, Bolten.
Le sp. di Mantellum, differiscono dalle Limae, per essere aperte d’ambo i lati.
8. M. inflatum, Chemn. (Pecten).
= Ostrea fasciata, Gm.
= O. glacialis, (non Gm.) Poli (Nap. e Sic.).
= O. tuberculata, (Olivi) Brocc. (Adr.).
= Lima imbricata, Risso (Alpi Marit.).
= L. ventricosa, Sow. (Med.)
9. M. hians, Gm. (Ostrea) var. minor o Mediterranea, Monts.
= O. hians, Dillw. (la forma Britannica).
= L. bullata, (Turt.) Payr. (Corsica).
= L. levigata, Risso (Alpi Marit,).
=, tenera, (Turt.) Ph. (Nap. Sic.)
ga
Mr afragilis, (Gm) SeNap:):
= L. aperta, Hanley (le due forme).
sAytilus, L.
10. M. Galloprovinetalis, Lk. (Martigues).
Var. = M. flavus, Poli (Nap.) = M. succineus, Dan. e Sand. (Adr.).
Mytilaster, Montis. (nov. gen.).
Specie ordinariamente piccole a scultura increspata o con forti segni di accre-
scimen'o, margine ventrale sinuoso; cerniera con denti e cavità corrispondenti ;
lato ligamentare tutto denticolato distintamenje. Tipo: M. lneatus, Gm. (= M.
crispus, Cantr.).
11. M. minimus, Poli (Mytilus) Nap. e Sic.
= M. cylidraceus, Req. (Corsica) var.
= M. Blondeli, H. Martin, ms. (Martigues) var.
M. Liburnicus, Chieregh. sec. Brus. (Veneto).
Diverse var. di forma.
12. M. solidus, H. Martin. i
— Modiola solida, H. Martin, ms. (ex typo; Martigues).
Specie piccola, inflata, spessa, rugosa, albina, internamente opalizzata. Anche
di Palermo.
Modiola, Lamk.
(= Modiolus, Risso).
A. sp. barbate (tipiche).
13. M. barbata, L. (Mytilus).
= M. villosa, Nardo (Adr.).
14. M. phaseolina, Ph. — II, p. 51, t. 15, f. 14 (foss. Sic. e Calabrese).
= mM. laevis, Dan. e. Sand. (Dalmazia).
Valve sulla spiaggia, provenienti dalla zona laminare.
Il Naturalista Siciliano, Anno II,
ec Sr
B. specie sbarbate.
15. M. Adriatica, Lk. (Chioggia).
= Mytilus Cavolini, Sc. (Napoli).
= Modiola imberbis, Brus. (Dalmazia).
Gregariella, Monts. (nov. gen.).
Valve un terzo liscie e due terzi decussate ed ornate di epidermide barbata ;
cerniera dal lato anteriore a pieghe oblique rudimentarie; linea ligamentare cre-
nellata. Gregarie. Tipo: la specie seguente:
16. G. sulcata, Risso.
= Modiolus sulcatus, Risso, — 1826, p. 324 (Alpi Marit.).
= Mytilus Petagnae, Sc. (Mytilus) — lett. 1832 (Portici).
= Modiolus barbatellus, Cantr., 1855 (Adr.).
Miodiolaria, Beck.
17. M. supicta, Cantr.
= Modiolus subpietus, Cantr. — Bull. Ac. Brux. 1835 p. 27 (« Golfe de
Venise »).
= Modiola discrepans, (non Mtg.) e Modtola discors, (non L.), auct. (Med.
e Adr.).
= Modiola marmorata, Forbes —-1844 (Brit.).
= Modiola Poliana, Ph. — 1844 (Nap. e Sic.).
=" Modiola Europaea, D’Orb. (in Mus. Paris., fide Weinkauff).
18. M. costulata, Risso.
= Modiolus costulatus, Risso — p. 165, f. 165 (Alpi Marit.).
Loripes, Poli.
19 L. lacteus, (L.) auct.
= Lucina lactea, Desh.—Expl. de l’Algérie, t. 78, f. 6-8 (Algeria).
Varie forme più o meno tumide, subangolata, spessa, ruvida al tatto,
Var. = L. lactoides, Desh.—Expl. Alg., t. 80, f. 4 (Algeria).
Più rotonda e non subangolata.
20. L. Desmaresti, Payr. (Lucina) — p. 44, t. 1, f. 20 (Corsica).
= L. luteola, Desh.—Expl. Alg. t. 78, f. 1, 3 e 4 (Algeria).
Più grande della precedente ed obliqua, liscia, nitida bianca o luteola e zo-
nata,
Loripinus, Montis. (nov. gen.).
Valve tumide, orbicolari, tenuissime, cardine sprovvisto di denti.
21, L. fragilis, Ph. (Lucina)—I, p. 84 (Palermo).
= ? Venus edentula, (non L.) Brocc. (foss. subapp.).
= Tellina gibbosa, O. G. Costa e Loripes gibbosus, Sc. (Nap.).
= Lucina gibbosa, Desh.—Expl. Alg., t. 79, p. 5-7? (Algeria).
= Lucina bullula, Reeve—t. 10, f. 35 (senza habitat).
La Lucina edentula, L. (= L. Philippiana, Reeve) e la L. Schrammi, Cros-
se, due specie esotiche ; appartengono a questo gruppo delle Lucinae sprovviste
di denti.
Lucinella, Monts. (nom. prop.).
(= Cyclas, (non Brug.) KI., sec. H. e A. Adams).
Valve a scultura obliqua; cardine con due denti laterali.
22. L. commutata, Ph. (Lucina)—I, p. 32, t. 3, f. 15 (Sic.).
=? Cardium discors, Mig. (Britannica ?).
= Lucina divaricata (non L., sp. esotica) auct.
= Lucina pellucida, Caruana (Malta).
Ed altre specie di conchifere comuni e sulle quali non è da fare alcuna os-
servazione.
SOLENOCONCHIA
Dentalium, L.
23. D. vulgare, Da Costa (Brit.).
= D. Tarentinum, Lk. (Taranio).
(continua).
= 99 —
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. Vedi Num. prec.).
VIII. Bombicidi Bsd.
43. Bombyx ilicis Rmb.--Staudinger, p. 67.
Il bruco vive sul Q. ilex (Milliere).
Andalusia, non trovata in Italia.
44. Bombyx crataegi Lun.—Staudinger, p. 67.
Il bruco ordinariamente vive sul Crataegus oxyacantha, ma trovasi ancora
sulle frondi delle giovani querce.
Italia settentrionale, Parma, Napoli, Sicilia ?
PaRras. vespaRI—/chneumon oseillator Wsm., Pimpla rufata Grv., Pte-
romalus puparum Lnn.
45. Bombyx populi Lnn.—Staudinger, p. 68.
Il bruco in està si trova sul Q. robur.
Piemonte, Lombardia, Parma, Sicilia.
46. Bombyx neustria Lnn.—Staudinger, p. 68.
Talvolta il bruco è molto nocivo alle querce, particolarmente in Francia, e
qualche volta anche nel Piemonte.
Lombardia, Parma, Napoli, Sicilia.
Paras. vespARI—Encyrtus tardus Bè, Mesochorus ater Rtz., Mesostenus
ligator Grv., Microgaster gastropachae Bè, laetipennis Riz. , Perilitus
brevicornis Riz. rugator Riz., Pimpla flavicans Fbr., instigator Fbr., sca-
nica Grv., stercorator Fbr., Pteromalus Zellerii Riz., Rogus linearis Nees,
Teleas ovulorum Nee:, puncetatissimus Grv., Triphon gastropachae Bè,
neustriae Bè, Myina ovulorum Bjr., ed il Teleas terebrans secondo il
Ratzbourg è parassito delle uova.
Paras. MuscaRi—Erorista bombulans Dsv.
47. Bombyx Catax Lnn.—Staudinger, p. 68.
Il bruco vive sulla quercia (Petagna, Curò).
Piemonte, Nizzardo.
48. Bombyx vimicola Hbn.—Staudinger, p. 68.
Il bruco in maggio e giugno si nutrisce delle frondi di quercia (Curò).
Valle d’Isonzo, Istria ?
49. Bombyx trifolii Esp.—Staudinger, p. 68.
a. ab. medicaginis Bk.
b. v. codes Hbn.
se BB
Il bruco è polifago , si nutrisce di molte piante, ed anche delle frondi di
quercia, sebbene è una specie comune, pure è poco nociva.
Parma, Lombardia, Corsica, Sicilia, è stata anche trovata sulle querce della
foresta di Orleans, ove fece positivo danno.
PaRAS. MUSCARI—Echynomyza grossa Lnn.
Paras. vesparI—Peltastes dentatus Grv., Pimpla eraminator Fbr., Ano-
malon circumflerum Lnn., unicolor Fbr., il Telenamus punetulatus se-
condo Girard è parassita delle uova.
50. Bombyx quercus Lnn.—Staudinger, p. 69.
b. ab. spartii Hbn.
d. v. roboris Sch.
e. v. Sicula Stgr.
Il bruco vive sopra varie piante, ma con predilezione sulle querce, la .Si-
cula si trova frequente sui giovani cespugli di querce.
Piemonte, Liguria, Savo]a, Parma, Lombardia, Corsica, Sicilia.
Paras. MmuscaRI— Zriplocena bicolor Mgn.
PaRAS vEsPaRI—Cryptus migrator Fbr., obscurus Grv.? il Telenomus
puncetulatus secondo Girard è parassita delle uova.
51. Lasiocampa quercifolia Lnn.—Staudinger, p. 69.
Il bruco che io ho trovato in maggio e giugno sul sorbo, nespolo, pero, ca-
stagno, talvolta si nutre delle frondi di giovani querce,
Piemonte, Lombardia, Corsica, Sicilia nelle Madonie.
PARAS. vESPARI. — Ecyrtus embriophagus Hrtg. Ichneumon Rataburgii
Hrig.,
PaRrAS. MuScARI.—Masicera lasiocampa Dsv.
52. Lasiocampa pruni Lnn.—Staudingéer, p. 70.
Il bruco vive sulla quercia, e sopra altre piante.
Piemonte, Lombardia, Nizza, Savoja.
53. Lesiocampa tremulifolia Hbn.—Staudinger, Pec50:
Il bruco in autunno si nutrisce delle frondi di quercia (Curò).
Nizza, non conosco se sia stata trovata in altre parti d’Italia.
04. Lasiocampa ilicifolia Lnn.—Staudinger, p. 70.
Il bruco vive sulle querce e si nutrisce delle frondi.
Nel Piemonte e Nizza.
sò. Lasiocampa suberifolia Dpn.—Staudinger, p. 70.
Il bruco si nutrisce delle frondi del Q. pubescens, Auzeudri, e robur nella
fine di Giugno, e fila il bozzolo nella biforcatura de’ rami (Milliere).
Spagna, Francia meridionale, non trovata in Italia.
56. Lasiocampa otus Drr.—Staudinger, p. 70.
Il bruco si nutrisce di varie piante, ma fra noi vive sulla quercia nelle fo-
reste della Cava, di Lanzeria, di Castelbuono, ove si trovano di frequente
i bozzoli ne’ cavi de’ tronchi delle querce, e l’insetto perfetto si trova sem-
pre nelle foreste ghiandifere.
L’ho trovato la prima volta sulle Madonie, rinviensi anche nelle Calabrie.
07.
DO:
60.
61.
62
63.
64,
65.
ME
IX. Saturnidi Bsd.
Saturnia coccigena Kpd.—Staudinger, p. 71.
Il bruco vive sulle querce.
Trieste, Dalmazia, non ancora raccolta in Italia.
. Aglia tau Lnn.—Staudinger, p. 71.
Il bruco in maggio, giugno, luglio vive sulle querce.
Piemonte, Nizza, Savoja.
X. Drepanulidi Bsd.
Drepana falcataria Lnn.—Staudinger, p. 71.
Il bruco in giugno e luglio, e poi in autunno si trova sulle querce, ma si
nutre ancora dell’ontano, alno, e betula (Curò).
Piemonte, Toscana, Parma, Lombardia.
Drepana curvatula Bk.—Staudinger, p. 71.
Ha due generazioni, il bruco trovasi in giugno, e nell’autunno sulle querce.
Carniola, valli delle Alpi Giulie, non raccolta in Italia.
Drepana Harpagula Esp.—Staudinger, p. 71.
Il bruco si trova in giugno, e poi nell’autunno sulle querce (Curò).
Valli del versante meridionale delle Alpi Giulie, Sicilia.
. Drepana lacertinaria Lun.—Staudinger, p. 71.
Il bruco si nutre delle frondi di quercia in maggio e giugno, vive ancora
sulle betule, e sull’alno.
Padova, Veneto, Napoli.
Drepana binaria IHfîm.—Staudinger, p. 71.
Il bruco in maggio si nutre delle frondi di quercia (Curò, Turati, Lefitole).
Piemonte, Toscana, Lombardia, Calabria, la var. uncinola Bkh. trovasi in
Sardegna e Sicilia.
Drepana cultraria Fbr, — Sicula Espr.—Staudinger, p. 71.
Il bruco in giugno vive sulle querce (Lefitole) sebbene prediligge il faggio
(Curò).
Piemonte, Sicilia ?
XI. Notodontidi Bd.
Stauropus fagi Lnn.—Staudinger, 72.
Il bruco nella estate e nell’autunno vive sulle querce, specie polifaga si niu=
tre ancora del faggio, avellano e tiglio.
Piemonte, Toscana, Napoletano, Lombardia, Corsica.
PARAS. vESPARI-Metopius necatorius Fbr.
66.
67.
68.
69
PA
9
79.
76.
OR
Hybocampa Milhauseri Fbr.—Staudinger, 72.
Il bruco in settembre vive sulla quercia (Curò), si nutre ancora delle frondi
di faggio.
Italia.
Notodonta tremula Cl.—Staudinger, 72.
Il bruco in luglio ed agosto vive sulle querce, è specie polifaga si nutre
anche del tiglio, dell’olmo, del pioppo.
Piemonte, Lombardia.
Notodonta trepida Esp.—Staudinger, 73.
Il bruco in estate trovasi sul Q. robur (Curò).
Corsica, Lombardia, Nizza, Piemonte, Toscana.
Notodonta dromedarius Lnn.—Staudinger, 73.
Il bruco in giugno vive sulle querce nutrendosi delle frondi (Lefitole), si nu-
trisce anche delle betulle, dell’alno, e dell’avellano, perciò non è molto no-
civa.
Savoja, Alpi del Moncenisio, valli delle Alpi orientali, Parma.
Paras. vespari—Aulacus eraratus Grv. Brachistes obliteratus Nees.
. Notodonta chaonia S. V.—Staudinger, p. 73.
Il bruco in maggio e giugno vive sul Q. robur (Lefitole).
Napoli, Piemonte, Toscana.
Notodonta querna S. V.—Staudinger, p. 73.
Il bruco in agosto e settembre vive sulla quercia (Curò).
Nel versante meridionale delle Alpi Giulie.
Notodonta trimacula Esp.—Staudinger, p. 73
a. v. dodonaea Hbn.
Il bruco del tipo si trova nell’està sulla quercia nel Piemonte, Liguria e
Nizza. La varietà in luglio, agosto e settembre sulla quercia in Francia, e
Corsica.
. Notodonta argentina Schf.—Staudinger, p. 73.
Il bruco vive sulle giovani querce nell’està.
Bolzano, Nizza.
. Drynobia velitaris Hîn.—Staudinger, p. 74.
Da luglio ad ottobre il bruco vive sulle querce (Lefitole).
Piemonte, valli di Fenestrelle in Toscana, rara in Lombardia.
Drynobia melagona Bk.—Staudinger, p. 74.
Il bruco da luglio a settembre si trova sulle querce (Lefitole).
Francia, non è riportata d’Italia.
Cnethocampa processionea Lnn.—Staudinger, p. 74.
Il bruco vive sui perastri e pomastri, vive in società nella estiva stagione;
in taluni anni è molto nocivo sfrondando interamente gli alberi di quercia,
per cui si è consigliato lo sbrucolamento, perchè le uova ed i piccoli bruchi
sono occultati dentro sacchi setacei a forma di tende, che si osservano sugli
alberi, che ne sono attaccati.
Piemonte, Savoja, Lombardia, Parma, Napoli, Sicilia nelle Madonie.
Rev OL
PARAS. VESPARI :—Perilitus brevipennis Riz., ictericus Nees., Pimpla exami-
nator Fbr., processionae Rtz., Pteromalus omnivorus Wlk., rotundatus
Riz. Cubocephalus Germarii Riz.
Paras. muscari-Erorista libatria Hrtg., Masicera crassiseta Rnd. Exorista
lucorum Mgn.
77. Cnethocampa pytiocampa S. V.—Staudinger, p. 74.
Il bruco è comunissimo nelle pinete, ove è molto nocivo, è stato trovato
ancora sulle querce,
In tutta Italia, Corsica.
78. Phalera bucephala Lon.—Staudinger, p. 74.
Il bruco da luglio ad ottobre si trova sul Q. robur, e su altre querce. (Le-
fitole e Milliere).
Piemonte, Lombardia, Parma, Padova, Veneto, Corsica.
PARAS. VvESPARI:—Perilitus fasciatus Hrtg., Teleas punetatissimus Grv., que-
sta specie secondo Ratzburg è parassita delle uova.
79. Phalera bucephaloides O.—Staudinger, p. 74.
Il bruco in settembre ed ottobre trovasi sul Q. ile, e robur (Lefitole).
Lombardia, Nizza.
80. Pygaera curtula Lnn.—Staudinger, p. 75.
Il Petagna dice che il bruco vive sulla quercia, ed altri alberi.
Corsica, Milano, Piemonte.
(continua) F. Minà PaLumBo.
—=—S®@&&—_
NOTIZIA
I tre membri, scelti dalla Commissione internazionale geologica per studiare
insieme al Marchese De Gregorio il di lui progetto di una grande Rivista inter-
nazionale di geologia (Nat. Ste., N. 12, 1883), sono i signori Blanford (Mem-
bro del Geological Survey of India), Neumayr (Professore all’Università di Vien-
na), e Fontannes (Attaché au service de la carte géologique de France).
ope
ERRATA CORREGGE
Nel n.° precedente del giornale a pag. 51 invece di Scopelus uracoclam-
pus leggi Scopelus uraeoclampus.
Enrico Ragusa Dirett. resp.
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ANNO III 1 GENNAIO 1884 i NI.
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GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
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GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
°- Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 4.
M. Lojacono—Primo elenco briologico di Sicilia (cont. e fine).
March. di Monterosato—Conchiglie littorali mediterranee (cont.).
L. Facciolà—Note sui pesci dello Stretto di Messina (con tavola). 1C.
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
A. De Gregorio—Nota intorno ad alcune nuove conchiglie mioceniche di Si-
cilia.
F. Minà-Palumbo—Lepidotteri Druofagi (continua).
G. Seguenza—Gli Ostracodi del Porto di Messina (continua).
Sr.—Cenni Bibliografici.
F. Minà-Palumbo—Note di Storia Naturale Siciliana.
PALERMO
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ANNO III. 1 GENNAIO 1884. N. 4.
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PRIMO ELENCO BRIOLOGICO DI SICILIA
(Cont. e fine. V. Num. prec.).
Encalypta
» vulgaris Epw.
In herbidis solo arenoso-siliceo. M. Soro in Val Demone M. L.
Panormo Top., De Nor., M. Scuderi Messina Tin.
Le piante che ho, differiscono fra di loro; una è precisamente si-
mile agli esemplari di Huswnor (N. 188) colla calyptra larghissima
che non si adatta perfettamente alla capsula, V altra forma ha la
calyptra angusta perfettamente cilindrica, di un colore ocraceo, men-
tre nella prima tende al verde. Che una potrebbe essere la £.
commutata ? I caratteri in vero non corrispondono alla diagnosi
dello SCHIMPER.
Funaria
» hygrometrica Hepw.
Ubique vulgatissima.
» microstoma B. et E.
In humentibus adterram ac ad muros in sylvaticis. Ficuzza M. L
Physcomitrium
» pyriforme Brin.
In pratis montosis solo arenoso. Val Demone M. L.
Entosthodon
» curvisetus ScHimp. Physcomitrium Br. et Scu. De Nor.
In pascuis humentibus. Panormo Biv.
» Templetonit ScHWAEGR.
In fissuris rupium terra humente repletis. Ficuzza M. L.
Ex BaLsamo atque in Sicilia meridionalis.
Bryum
» torquescens Br. et ScH.
In arenosis herbidis humentibus in montosis elatis. Fosse di Pa-
lermo (Nebrodes) ad alt. 1900 m. s. m. Usque- ad marem de-
scendet. Messina BaLsamo.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 13
Cipe
» argenteum Lun.
In argillosis ad muros. Palermo M. L. Top. In ollis in Hort.
Bot. Pan.
» Donianum Grev. LB. platyloma ScuawaeGr. DE Nor. Syll.
In Sicilia ex BaLsamo (in De Nor, Syll.).
» capillare HeDw.
In muris ad arborum radices tam in regione maritima quam in
montana ubique coptosum. Palermo Top. DE Nor. M. L.
» coespiticium Lin.
Ubique in Sicilia. Palermo Top. M. L.
» pseudo-triquetrum ScuwaEGR. Br. ventricosum Swartz. De Nor.
In Sicilia ex BaLsamo in DE Nor. Syll.
Mnium
» undulatum Hepw. i
In M. Aetna al Milo, Vallone dello Stroppone Tin.! e del Con-
sultore Tin. Ad scaturigines Castelbuono a C'analicchio M. L.
Non ho mai visto questa specie in frutto; per l’ abito le piante di
Castelbuono si avvicinano molto allo Mn. insigne, che secondo
ScHimper è solo una varietà dell’ affine, ma un giudizio non può
darsi dalla sola ispezione delle foglie, credo bisognerebbe tornare
sull'argomento con più completa cognizione,
” punctatum Hepw.
In M. Aetna Vallone del Consultore Tin.!
Noto su questa pianta che le foglie cauline normali sono integer-
rime e quelle supreme, amplissime ed esattamente lata ovato-ellip-
tica, appena ondulate, ma quelle dei surculi, più piccole sono lie-
vemente sparse ciliato-denticulata. Questa pianta crescerebbe anche
sulle Nebrodi.
Bartramia
» stricta Brin.
M. Scuderi Nicotra. In Nebrodibus ad truncos arborum vetusto-
rum M. L.
» ithiphylla Brin.
In M. Aetna Bert. Messina NicoTRA.
» pomiformis Hepw.
In Sicilia De Nor. Messina Nicotra. M. Soro in Val Demone
M. L. cum Mnii spec. commixta.
Philonotis
» fontana Brin.
Ad fontes in montosis Polizzi. M. L. Messina. Vallone dei Pineti
Tin.! Milo (Aetna Tin. Polizzi fontana dei Castagneti Tin. M.
Soro (Val Demone) M. L. Fiume Oreto. Tin.
» rigida Brin.
| GRES
In aquosis Messina. BaLsamo.
Senza nome e senza etichetta determinai questa pianta raccolta da
Tineo, forse sulle Nebrodi.
Pogonatum
» nanum P. pe BeaUV.
In ericetis Messina Nyman, Nicorra, Val Demone M. L.
Confrontato coll’esemplare di Husnor, N. 36.
» aloides P. pe BeAUv.
In locis apricis solo siliceo , in ericetis. Castelbuono M, L. In
Sicilia De Nor.
Polytrichum
» commune Lin.
In uliginosis ad scaturigines. Acqua di Canalicchio. Castelbuono
M. L. Top.! Tin.! Acqua delle Forge M. L.
» juniperinum Hepw.
In sylvaticis solo arenoso. Castanea (Messina) NicoTRA.
» piliferum ScHREB.
In ericetis solo arenoso siliceo. M. Bommare NicoTRA.
» strictum MENZ.
In uliginosis Messina. NicoTRA.
II. MUSCI PLEUROCARPI
F'ontinalis
» antipyretica Lux.
In aquis lente fluentibus. Fiume delle Molinelle tra Agosta e
Melilli Tin. Oreto M. L. Ferro alla sorgiva (Madonie) M. L.
Mina’-PALUMBO.
Neckera
» complanata Br. et ScH.
Ad truncos arborum in nemoribus frigidis. Madonie al Passo
della Botte M. L.
Leucodon :
» sciurotdes SCHWAEGR.
Ad truncos arborum in regione collina. Palermo ex BERT.
» morensis SCHWAEGR.
Ad truncos Quercuum in nemoribus Ficuzza M. L. (sine fructu
in Octobri).
Visti gli esemplari di Huswnor trovo che lo sciuroides è molto dif-
ferente dal morensts, che si ritiene sia una var. del primo, tanto
che sembrano due generi diversi. Il ZL. morensis per l’abito è tale
qua'e simile al raro musco il Glyphocarpus Webbit delle Ca-
narie.
— 100 —
Pterogonium
» gracile Sw. Hypnum papulosum Nvywm. (ex ScHED.).
Ad arborum Oleae praesertim in regione campestre. Panormo
a S. Ciro Nyman. Sicilia BaLsamo.
Isothecium
» myurum Brip.
Ad arborum truncos in Sicilia ex De Nor.
Homalothecium
» sericeum BR. et ScH.
Ad truncos arborum ad sara calcarea ubique in montibus Pa-
normitanis copiosissimum. Renda, Ficuzza M. L. Catania Tix.
In Insula Pantelleria, ERRERA.
Brachythecium
» velutinum BR. et Scu.
In Sicilia (Messina) Nym.
» rivulare ScA.
In aquis. Gurgo di S. Andrea (Castronovo) M. L.
Plagiothecium
» undulatum B. et E.
In rupibus humentibus in nemoribus Ficuzza M. L.
Le foglie non sono distiche come alcuni autori le descrivono, sono
invece su più di due serie disposte e forse quadrifarie, come giu-
stamente altri Botanici menzionano, quel colorito verde biancastro
sfagnoideo, direi, che ScHImPER fa notare, non si rileva nel nostro,
che ha una tinta del più bel verde nella porzione dei fusti supe-
riori, mentre poi le basi del cespite colle foglie emorte sono del co-
lore di rosso mattone il più carico.
Scleropodium
» Illecebrum ScHWAEGR.
Ad muris Palermo. M. L. Catania Tin. Lipari a S. Angelo M. L.
Confrontato cogli esemplari di Husnor. (Musci Gallici) N. 598.
Eurhynchium
» striatum Scuimp. 8. meridionale.
Adterram ad truncos in syloatîcis elatis Ficuzza M. L. (sine
fructu).
» strigosum SCHIMP.
In Sicilia ex BaLsamo (in DE Nor. Syll.).
» praclongum ScnimP.
In umbrosis nemorum ad sara ac ad ligna putrida. Ficuzza M. L.
» Vaucheri ScHimP.
In umbrosis nemorum elatiorum, ad sara calcarea. Balzo della
Canna. Madonie M. L.
— 101 —
» circinnatum Scuimp, Hypnum circinnatum Brin. (non SANTI nec
Sav1). Leptodon Smithii MogRr.
Ad muros saraque calcarea in nemoribus. Ficuzza M. L.
Rhynchostegium
» rusciforme Br. et ScH.
In aquis lente fluentibus. Fiume di Sortino sotto i sepoleri del-
l'antico « Erbessus » Tin.
» Teesdali B. et E.
Ad sara madida. Panormo Top. (in Bert. fl. it.).
» tenellum OACKS.
Secus rivulos. In Panormo Top. (in Bert. fl. It.) Sicilia BaL-
SAMO.
Thamnium
» Alopecurum ScHImP.
Ad rupes umbrosas frigidas in Monte Busambra M. L.
Le nostre piante misurano più che 15 cent. alle volte 20; non l’ho
visto in altri luoghi.
Hypnum
» cupressiforme Lin.
In Sicilia BaLsamo. Messina Nyman.
» purum Lin.
In umbrosis sylvaticis ad sara calcarea Panormo M. L.
6 frondosum.
In Ins. Pantelleria nelle fumarole della Fossa dell'inferno Febr.
1880 (ERRERA).
Per le foglie, per l’ aspetto cei ramuli sembra questa una varietà
dell’57. purum, ma per le grandi dimensioni dei rami, per la lun-
ghezza di questi che giungono sino a 15 e più cent. e per la ra-
mificazione dei ramuli esattamente pennati, che simulano una fronda
di una qualche Felce, questa forma ha un abito particolare che ri-
fugge dalle forme comuni dell’. purum.
Sphagnum
» acutifolium EnRH.
Ad scaturigines Castelbuono all’Acqua di Canaliechio M. L.
M. Loysacono.
— 102 —
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
MARCHESE DI MONTEROSATO *
(Contin. v. num. prec.).
GASTROPODA
Chiton, L.
24. C. olivaceus, Spengl. (C. di Barberia).
= C. Stculus, Gray(Sic.) ed altri nomi conosciuti (ved. En. e Sin. parte II,
pid
Patella, L.
25. P. coerulea, (L.) auct.
= P. lugubris, Risso (Alpi Marit.).
= P. coerulea, Ph.-I, p. 109, t. 7, f. 5, grande varietà (Sic.).
="P. coerulea, Reeve—t. 13, f. 28 (Teneriffe).
= P. coerulea, Hidalgo-t. 50, f. 1-7 e t. 51, f. 1-2 (Spagna merid.).
="(P. fragilis, Ph.t; p. 110;ft..7, L-6./(Sic)tvar.
26. P. scutellaris, (B1.) Lk.—IV, p. 328 (senza habitat).
= P. scutellaris, Ph.—I, p. 109 (Sic.).
= P. subplana, Pot. e Mich.—Gal. de Douai, p. 524, t. 37, f. 3-4 (France).
= P. scutellaris, Reeve—t. 20, f. 49 (Nap.).
= P. coerulea, var. scutellaris, Hidalgo—t. 50, f. 8 (Spagna).
P. aspera, Reeve—t. II, f. 23 (Madera).
P. coerulea, var. aspera, Weink. (Med. e Adr.).
= P. aspera, Hidalgo -t. 53, f. 1, 2, 5 e 6 (Spagna).
Distinta per la sua spessezza, esterno ruvido, interno bianco perla. Da non
confondersi con la P. athletica degl’Inglesi.
27. P. aspera, (Lk.) Ph.—I, p. 11 (Sic.). Lamarck non dà habitat.
28. P. Tarentina, v.}Salis Marschlins — Reise (1793), p. 359, t. 6, Î. 21
(Taranto).
= P. Tarentina, Lk.—-1819, p. 332 (Golfe de Tarente).
* ErraTA—pag. 89, lin. 12 cylidraceus, leg: cylindraceus.
Pag. 90, lin. 14 supicta: leg: subpicta.
— 103 —
= P. Bonardi, Payr.—1826, p. 89, t. 3, f. 11 (Corsica).
= P. Bonnardi, Reeve—-t. 21, f. 51 (Med.).
= P. aspera, Hidalgo—t. 53, f. 3 e 4 (Spagna).
Specie distintissima. Anche abbondante nel Mar Ligure, coste di Provenza,
Mar Toscano ecc.
Patellastra, Monts. (nov. gen.).
Forma culminata, apice subcentrale, orlo subdentato, interno colorito.
29. P. Lusitanica, Gm. (Patella).
= P. punctata, Lk. (Taranto) = P. nigropunctata, Reeve (C. del Porto-
gallo); ed altri supposti nomi.
- Emarginula, Lk.
80. E. depressa, Risso—IV, p. 259, f. 151 (Alpi Marit.).
Littorale; da distinguersi dalla £. Huszardi, Payr., ch’è più grande e più ele-
vata.
Si. E. elongata, O. G. Costa—Ph. 1, bp 115, t. 7, f. 1, (Nap. e Sic).
E. reticulata, (non J. Sow.) Risso—1826, p. 260 (Alpi Marit.).
E Sicula, Pot. e Mich.—Gal. de Douai, 1838-44, p. 518, t. 36, f. 11,
escl. syn. (Sicilia).
32 E. cancellata, Ph.—1836, p. 114, t. 7, f. 15 (Sic.).
= E. squamulosa, Aradas (Sic.).
Fissurella, Bruguiére.
33. F. neglecta, Desh.—Exp. Morége 1833, p. 134 (Moréa).
F. Mediterranea, Sow.—Conch. Ill., f. 30 (Med.),
F. costaria, (non Bast., foss. mioc. Bord.) auct. (Med. e Adr.).
F. crassa, (non L.) O. G. Costa (Nap. e Sic.).
III
34. F. Graeca, (L.) auct.
= F. mamillata, Risso—p. 257, f. 145 (Alpi Marit.).
= F. corrugata, O. G. Costa. (Nap. e Sic.).
La forma depressa a reticulazione obsoleta.
35. F. gibba, Ph.
Due varietà di colorito.
36. F. nubecula, (L.) auct.
= F. Philippii, Req. (Corsica).
Diversi sinonimi e nomi impiegati per altre specie, attribuiti dal Prof. O. G.
Costa a diversi stadii d’età e di conservazione, come: F. lilacina , rosea, cin-
nabarina, viridis ecc.
— 104 —
Haliotis, L.
87. H. lamellosa, (Lk.) auct. Lamarck non dà habitat.
= H. tuberculata, (non L.) Risso, Payr., Ph., Weink. ed altri.
= H. lamellosa, Reeve—t. 5, f. 14 e 15 (Gibilterra).
= H. lamellosa, Hidalgo—t. 29, f. 4 e 5 (Spagna merid.).
Reeve e Hidalgo distinguono egregiamente 1° /7. fuberculata dalla H. lamel-
losa e le figurano entrambe. La prima è Atlantica, dall’isola Guernesey al Se-
negal ed attinge grandi dimensioni; la seconda è Mediterranea.
Var. striata; senza ondulosità==/7. bistriata, O. G. Costa (Nap.).
Juv.= ? 7. parva, (non L.) Risso—p. 252 (Alpi Marit.).
Juv. =? H. neglecta, Ph.—Zeitschr. fur Malak. 1848, p. 16 (Sic.).
38. H reticulata, Reeve (ex typo in Brit. Mus.).
— Reeve in Proc. Zool. Soc. 1846 e Conch. Icon., t. 14, f. 48 (habitat ?).
= ? H. varia, Risso—1826, p. 253 (Alpi Marit.).
= H. glabra, marmorata, bicolor, O. G. Costa (Nap. e Sic.); nomi cono-
sciuti ed istituiti anteriormente da altri autori per altre specie esotiche, ai quali
nomi si possono aggiungere: 7 pellucida , v. Salis 1793, p. 189 (Taranto) e
H. tuberculata, var. lucida, Req. p. 12 (Corsica).
= H. secernenda, Monts. (Med. e Adr.).
Numerose varietà di colorito : reticulatae, marmoratae, unicolores ecc.
Var. ex forma: bis-undata, Monts.; con due belle onde rilevate e sinuose,
raramente tre, prossime al bordo, in una superficie perfettamente liscia.
Gibbula, (Leach) Risso.
39. G. ardens, v. Salis.
= Trochus ardens, v. Salis Marschlins — Reise 1793, p. 376, t. 8, £. 9,
figurato al contrario (Taranto).
= G. sanguinea, (juv. et detr.) e G. dicolor, Risso—1826 (Alpi Marit.).
— T. Fermonii, Payr.—41826, p. 128, t. 6, f. 11 e 12 (Corsica).
Ed altri supposti nomi.
40. G. Philberti, Récluz (ex typo in coll. Hanley).
— Trochus Philberti, Récluz— Rev. Zool. Soc. Cuvierienne, Janv. 1843,
p. 11 (Le Golfe de Lion, ecc.).
=? T. Michaudi, BlI.—Faune Franc. (1826), p. 278 (Med.).
= T villicus, Ph.—II (1844) p. 152, 1. 15, f. 14 (Nap. e Sic.).
Il tipo di Rècluz confronta con la sua diagnosi. Jeffreys (Brit. Conch., II,
p. 312) lo riferisce indebitamente al Trochus o Gibbula cineraria, L., ch'è dei
mari del Nord, e qualche volta citato, per errore, come Mediterraneo.
— 105 —
4l. G leucophaea, Ph. (ex typo in coll. Hanley).
= Trochus leucophaeus, Ph.—I, p. 182, t. 10, f. 17 (Palermo).
Med. e Adr. Mischiato a torto col precedente.
G. varia, (L.) auct.
T. Roissyi, Payr.—-1826, p. 130, t. 6, f. 13 e 14 (Corsica).
G. depressa, Risso ms. (fide BI., in Faun. Franc. p. 285).
T. pallidus, Forbes—Rep. 4g. invert. (1843) p. 189 (Mar Egéo).
G. elata, Brus. (Adr.).
TATA
43. G pygmaea, Risso—1826, p. 137 (Alpi Marit.).
Non Trochus pygmaeus, Ph., di Magnisi (1844).
T. Racketti, (Payr.) auct. (Med. e Adr.).
T. tumidus, (non Mtg., Atl. e Nord-Atl.) Weink. ed altri. (Med. e Adr.).
T. e poi G. gibbosula, (Dan. e Sand.) Brus. (Adr.).
Ed altre interpretazioni più o meno scorrette.
ll
44. G. Adansonii, Payr.—1826, p. 127, t. 6, f. ? e 8 (Corsica).
= G. variegata, Risso—1826, p. 137 (Alpi Marit.) ex descript. et ex fide
Blainv. in Faun. Franc., p. 274.
= T. varians, Desh. (ex typo in Mus. Ecole des Mines) —Exp. Morée 1833,
p. 142, t. 18, f: 31-33 (Morèa), forma più grande e striata.;
Non bisogna confondere con questa specie le seguenti nè la G. Spratti, For-
bes (= 7. pictus, (non Woodw.) e 7. alveolatus, Ph.), specie dell'Arcipelago
Greco e delle coste di Barberia. La G. ni0osa, A. Adams, è anche da separarsi
e si trova a Malta (Fielden ed altri),
bi
5. G. Adriatica, Ph. (ex typo in coll. Hanley).
= T. Adriaticus, Ph.—II (1844), p. 153, t. 15, f. 10 (Trieste).
= T. olivaceus, (non Brown, 1827, sp. artica) Anton—1839 (Adr.).
= G. angulata, (Eichw.) Brus. (Adr.).
Non trovato fra Je specie raccolte in questa occasione, ma ne faccio menzione
per distinguerla dalle altre di questo gruppo e dalla seguente.
46. G. Agathensis, Récluz (ex typo in coll. Hanley).
= Trochus Agathensis, Réclaz—Rev. Zool. Soc. Cuvierienne, Janv. 1848,
p. 11 (Adge—Agatha degli antichi, nelle coste di Provenza e Cette). Non è At-
lantica.
Attribuita da Jeffreys (Brit. Conch. III, p. 213) ad una varietà del Trochus
o Gibbula umbilicata, Mtg., specie Atlantica e Nord-Atlantica. Recentemente
(Proc. Zool. Soc. 1883, p. 103) egli descrive l’animale di una varietà della G.
Il Naturalista Siciliano, Anno II. 14
— 106 —
umbilicata, conservandovi ancora il nome di Agathensis, e riunendola alla G.
umbilicaris, Gm., ch'è diversa e Mediterranea. La G. umbilicata , Mtg., alias
T. obliquatus, Gm.; T. lineatus, B1.; T. lineolatus, Pot. e Mich.; 7. Pennanti,
Ph. (T. semiglobosus, Aradas, come Siciliano) ecce., non penetra nel Mediter-
raneo, e perciò tutte le citazioni sono erronee.
47. G. purpurea, Risso.
Turbo purpureus, Risso—1826, p. 116, f. 48 (Alpi Marit.).
Trochus turbinoides, Desh. (ex typo)1. c. p. 143, t. 18, f. 28-30 (Moréa).
= Trochus Adansonii, (non Payr.) var. helicoides e poi T. helicoides, Ph.
(Nap. e Sic.).
= G. Ivanicsi, Brus., ex typo (Adr.).
Ed altri nomi, senza importanza, citati da Petit.
Ti
Numerosa varietà di colorito. Il tipo di Risso, è rosso di porpora. Jeffreys, re-
centemente (Proc. Zool. Soc. 1883, p. 118), riferisce la specie di Risso alla Ltt-
torina rudis, che nei nostri mari, vive nell’ Adriatico ed è ristretta alle pro-
vincie Venete e non in altri punti. La LZ. rudis, Maton 1807 (o meglio saxra-
tilis di Olivi, 1792) è specie eminentemente Atlantica e Nord-Atlantica e la sua
presenza nell’Adriatico, e forse nel Mar Nero (Middendorfî), fa supporre che vi
sia acclimatata. Sin ora, dagli scrittori sulle conchiglie Mediterranee il Turbo
purpureus, Risso, (opercule cornée), era stato riferito al Turbo sanguineus, L.
=Turbo coccineus, Desh.), che appartiene al genere C'ollonia di Gray (=? Can-
trainea, Jeffr.) per avere un opercolo calcareo,
48. G. Drepanensis, Brugnone (7rochus)—Misc. Malac. 1873, p. 13, Î. 24
(Trapani).
Monts. in Journ. Conch. 1877, p. 81, t. 3, f. 6 (Algeria).
Specie importante , generalmente distribuita ma scarsa. Coste di Provenza al
Roussillon (Dautzenberg); S. Pietro in Sardegna (Hagenmuller); Palermo, Ognina,
Pantelleria (Monts.).
49. G. Vimontiae, Monts. (nov. forma).
Più depressa, ad anfratti subangulati, liscia invece di striata a colorazione ver-
dastra con riflessi metallici.
Comunicata dalla fu Madame Vimont, alla cui memoria io la dedico.
Trovata in altri punti delle coste di Provenza (H. Martin, col nome manoscritto
di Margarita pulchella; Sollier ed altri); Bona (Hagenmuller); Mondello e Tra-
pani (Monts.).
50. G. umbilicaris, (L.) auct.
= Trochus fuscatus, (Born.) Gm., Desh. (Med. e Adr.).
— 107 —
— G. Mediterranea e G. desserea, Risso (Alpi Marit.).
Var. ex col. : Doriae, Tapparone-Canefri in Moll. Spezia 1879, p. 71. Va-
rietà a grandi macchie.
Phorcus, Risso.
51. P. Richardi, Payr.
— Monodonta Richardi, Payr—1826, p. 138, t. 7, f. 1 e 2 (Corsica).
= Turbo variegatus, Risso 1813 e Phorcus margaritaceus, Risso 1826 (Alpi
Marit.).
—= Trochus radiatus, Anton (Adr.) fide Philippi.
E var. ex col. 7
52. P. mutabilis, Ph. (Trochus).
= T. mutabilis, Fischer in cont. Kien.
= ?P. striatus, Risso—1826, p. 134 (fossile).
Provvisto di un largo ombelico come il precedente. Da non confonderlo con
le varietà della 7Trochocockhlea articulata.
Gibbulastra, Monts. (nov. gen. ?).
Genere o sezione ira la Gibbula e la Trochocochlea. La mancanza d’ombe-
lico lo distingue dalla Gibdula e la forma dell’apertura e sopratutto la mancanza
della callosità columellare dalla Trochocockhlea. Due specie nel Mediterraneo.
53. G. divaricata, L. (Trochus divaricatus).
= Monodonta Lessoni, Payr. (Corsica).
Ed altri nomi dati dal Prof. Brusina ai varì stadii d’età.
54. G. rarilineata, Mich.
— Trochus rarilineatus, Mich.—Extr. Bull. Hist. Nat. Bord. 1829, p. 7,
f. 12 (Coste di Provenza).
= T. Cossurensis, Calc. ms. (Isola d’Ustica).
= Gibbula purpurata, Brus.—Conch. Dalm., p. 26 (Adr.).
La sua base escavata e la forma caratteristica la distinguono facilmente dalla
precedente alla quale somiglia solo pel colorito e con la quale è indebitamente
munita.
Trochocochlea, Klein.
55. T. turbinata, Born (Trochus turbinatus).
— T. tessellatus, Gm. (nome riferito ad altre specie).
— 108 —
= Monodonta fragaroides, Lk. (Med.).
= M. Olivieri, Payr. (Corsica) ecc. ecc.
56. T. articulata, Lk. (Monodonta).
= M. Draparnaudi, Payr. (Corsica).
= M. tesellatus, e ? M. Ulvae, Risso.
Ed altri nomi. Da non riunirvi la 7. lineata (Trochus crassus, Pult.); ch'è
dei mari del Nord.
Zizyphinus, (Ziziphinus) Leach.
(=Conulus, Nardo, non Fitz. nec Kust.)
. Z. Laugieri, Payr. (Trochus)—1826, p. 126, t. 6, f. 3 (Corsica).
T. nigerrimus, (Ren.) BI. —Faune Franc., p. 262 (Med. e Adr.).
= T. sertopunetatus, BI.—1. c., p. 263, excel. fig. (Med.).
= T. maculatus, Risso—p. 128 (Alpi Marit.).
3
Jujubinus, Monts. (nov. sect.).
Conchiglie piccole, ornamentate, che formano un gruppo ben distinto dal Zi-
ayphinus.
58. Z. Matonti, Payr. (Trochus)—1826, p. 126, t. 6, f. 5e 6 (Corsica).
= T. vulgaris, Risso—1826, p. 129 (Alpi Marit.).
= T. Matoni, BI.-I. c., p. 264, t. 10, f. 6 (Med.).
= T. De Jacobi, Aradas, ex typo (Sic.).
Da non confondervi nè altri nomi, nè altre forme.
59. Z. depictus, Desh. (Trochus)—Exp. Morée (1833) p. 140, t. 18, f. 23-25,
ex typo in Mus. Ecole des Mines (Morèa).
T. Gravesi, Forbes—Rep. /&g. invert. (1844) p. 190 (Mar Egèo).
T. Sartorii, Aradas, ex typo (Sic.).
T. littoralis e poi T. parvulus, (non Ph.) Brus., ex typo (Adr.).
Varie forme, dimensioni e colorazioni, secondo le varie zone e le profondità.
Gruppo ricchissimo di specie delle quali mi limito a notare le due seguenti:
60. Z. aequistriatus, Monts.
Solido, a larga base, ruvido, non lucido, fortemente striato, base subangolata,
colorazione grigia a linee assidali interrotte nere. Gli esemplari detriti mostrano
una colorazione piuttosto rosea.
Anche di Taranto (Gravina); senza precisa località (coll. Hanley); Coste di
Provenza ecc. Comune in Palermo.
— 109 —
61. Z. Gravinae, Monts.—En. e Sin. p. 22 (Med. e Adr.).
Forma distintissima, di piccola statura (4 mill. alt.) macchiata; sotura ca-
ratteristica tubercolata in tutti gli anfratti.
Località : Castiglioncello, Isola Maddalena, Porto-pollo (Del Prete); Corsica
(Nevill); Martigues (Martin); Porto Venere e Cannes (Dautzenberg); Nizza (coll.
Risso); Villafranca (Hanley); S. Pietro in Sardegna (Hagenmuller); Tunisi (De-
champs); Sfax (Nerville); coste di Dalmazia (Brusina e Kleciak). Atl. — Canarie
ad Orotawa (M’ Andrew e British Museum).
Clanculus, Monifort.
(= Otavia, Risso).
62. C. corallinus, (Gm.) auct.
= Monodonta Couturii, Payr. (Corsica).
= Otavia corallina, Risso (Alpi Marit.).
ar. ex col.: corallina, atra, maculata, punctata ecc.
Clanculopsis, Monts. *
63. C. cruciatus, L. (Trochus).
= Monodonta Vieillotii, Payr., 1826 (Corsica).
= ? Gibbula rupestris, Risso, 1826 (Alpi Marit.).
64. C. Jussieui, Payr. (Monodonta) 1826 (Corsica).
=? G. morto, Risso.—1826 (Alpi Marit.).
Var. minor laevigata.
Tricolia, Risso.
65. 7. speciosa, v. Mulfh. (Turbo speciosus) 1824.
= Phasianella Vieuxii, Payr.—1826, p. 140, t. 7, f. 5 e 6 (Corsica).
T. Nicaeensis, Risso—1826, p. 122, f. 62 e 7. rubra, Risso, p. 123.
(Alpi Marit.).
Vaghissime e numerose varietà di colorito. Le varietà di forma si trovano nelle
coste di Barberia ed io le ho annoverate nel Boll. Malac. Ital., 1880, p. 222.
I
66. T. intermedia, Sc. (Phasianella) ex typo — Cat. Conch. Neap., p. 14,
f. 23 (Nap.).
* Boll. Malac. Ital., 1879, p. 222.
— 110 —
= P. intermedia, Ph.—II, p. 158, t. 25, f. 21, (ex typo in coll. Hanley).
Forma distinta a colorazione speciale. Anche di Corsica (Brit. Museum ; mio
gabinetto); isola Pianosa (Del Prete), d’ Elba (Appelius); Bona (Hagenmuller);
Falera (Morlet); C. di Barberia (Monts.). Laminare e coralligena; non littorale.
Tricoliella, Monts. (nov. sect.).
Sp. a spira meno elevata; gruppo della 7. pulla.
67. T. pulla, L. (Turbo pullus).
= Turbo flammeus, v. Salis—p. 377, t. 8, f. 11 (Taranto), var. mayor, co-
stante di forma e di colorito. Anche di altre località.
= Turbo pietus, Da Costa (forma Britannica).
= Phasianella pulchella, Récluz— 1. c., p. 10. (La Manche), var. di forma
e colorito. È
= Euthropia crassa, Brus. (Adr.), comprende il tipo e le var. di colorito.
68. 7°. punctata, Risso (Tricolia)—1826, p. 128 (Alpi Marit.).
= Phasianella tenuis, Mich. — Extr. Bul. Hist. Nat. Bord. 1829, p. 11,
f. 19-20 (Corsica ecc.).
Generalmente sparsa nel Mediterraneo, mischiata con la forma seguente.
69C1IkEobertiWBrus.
= P. pulla, var. Hoberti, Brus. — Conch. Dalm. 1865, p. 24 (Dalmazia).
Diversa evoluzione nella spira; ultimo anfratto sviluppato; penultimo gibboso.
Lucida, meno spessa, colorazioni vaghissime.
Var. ex col.: striata, Brus.; tutta coperta di linee rosse zig-zag, vaghissime.
Var. alternata, Monts.; a grandi macchie bianche sopra un fondo carminio.
Var. incomparabilis, Monts.—Tutta rosso carminio con macchie bianche alla
sotura.
Var. ex forma: major; punti e screziature ranciate a diversi sistemi,
Var. minor: più piccola.
Maravignia, Aradas (1840).
(= Fossarus, Ph. 1841).
70. M. Sicula, Arad. e Magg.—Atti Acc, Gioenia, Vol. XVII (1840), p. 42
(Sic.) ex typo in coll. Aradas.
= Turbo lucullanus, Sc. (pars_—Oss. Zool. 1832, p. 24 (Napoli al Castel
dell’Uovo); comprende due specie.
= Delphinula costata, Ph.—I (1836) p. 166 (Sic.) alludendo alla Nerita co-
stata di Brocchi, ch’è fossile subappennino.
— 111 —
= Stomatella costata, O. G. Costa—Fauna Regno di Napoli (9 ottobre 13838)
p- dl. 3, f. 2, 3 tupo e var..(Nap. e Siege
— Fossarus Adansoniù, Ph. — Arch. fur Nat. 1841, p. 42 e Moll. Sic.
(1844), p. 147, t. 25, f. 1 (Nap. e Sic.).
= F. Lanoei, Baudon, fide Petit.
= F, ambiguus (non Helix ambigua L.= Le Fossar, Adanson, del Se-
negal) Weink, ed altri.
= F, ambiguus, Monts.—Journ. Conchyl., 1877, p. 31.
La forma del Senegal è diversa. La forma senza coste, tutta regolarmente striata;
è stata distinta da Brusina col nome di Y. Kutschigianus.
(continua).
————_Tr_> > ce
mela
SUI PESCI DELLO STRETTO DI MESSINA
Na
Di un nuovo Gadido.
(con tavola).
Il pesce di cui vo’ parlare ha il corpo allungato; le ali senza verun rag-
gio spinoso; scaglie sottili cicloidi; due pinne dorsali occupanti quasi l’ in-
tiera lunghezza del dorso; la codale separata dalla dorsale posteriore e
dall’anale, uniloba; ventrali giugulari, ristrette, composte di parecchi raggi;
un barbiglio sotto il mento; fessure branchiali larghe; sette raggi branchio-
steghi; una vescica natatoria priva di canale pneumatico, ed appendici pi-
loriche.
Con tali caratteri esso si rivela evidentemente per un tipo dei Gadidi.
Cercando poi in quale dei generi che attualmente compongono questa fa-
miglia possa per avventura venir collocato, non ve n’ha alcuno, a mio cre-
dere, che in tutto gli convenga, bastando a distinguerlo il taglio poco men
che verticale della bocca. Epperò vengo a proporne uno novello che chia-
merò
— 112 —
Hypsirhynchus.
Pinnae dorsi duo. Analis una. Caudalis separata. Ventrales pluribus ra-
dis atque eminenti basi. Rictus adscendens. Ossa vomeris et palati laevia.
Membrana branchiostega septem. Squamae exiguae.
H. hepaticus.
Maxillae acquales, parvis dentibus instructae. Villus in mento. Situs ossis
ethmoidei proeminens. Linea dorsalis, ad ventrem opposita, admodum con-
vera. Pinna antica dorsi radiis quinque, primus quorum in breve filamen-
tum productus. Ventrales radiis septem. Cacca pylorica undecim. Corpus
fuscum.
Il corpo è compresso, specialmente in dietro. La sua maggiore altezza
si trova in direzione della parte media del ventre, sta 4 '/ volte nella lun-
ghezza del pesce ed è dupla della spessezza. Il capo è piccolo anzi che
no, più stretto del tronco; la sua lunghezza entra 5 ! volte nella lun-
ghezza totale. Il profilo monta obbliquamente in dietro, in linea dritta,
dalla sinfisi degl’intermascellari all’etmoide, che forma insieme ai peduncoli
di questi una tuberosità; da qui all’ occipite è incavato ; indi va fino alla
direzione dell’ano in linea fortemente convessa il cui punto più alto è sul-
l'origine della dorsale posteriore; poi continua a discendere quasi in linea
retta fino alla coda. Il profilo inferiore è molto obbliquo e retto sul capo
per la direzione ascendente della mandibola, sul ventre si fa convesso come
nella porzione opposta del dorso, indi va raccostandosi al superiore. Il muso
è breve, troncato sull’estremità da sotto in sopra e in dietro. Il taglio della
bocca è molto obbliquo, avvicinandosi più a una linea verticale che a una
linea orizzontale. Essa cavità perciò guarda in alto meglio che in avanti
e la mascella inferiore allorchè s’allontana dalla superiore si porta non solo
in basso, ma anche all’innanzi. Queste sono eguali. Gl’inframascellari re-
stringonsi alquanto verso l’ estremità inferiore e sono muniti di una serie
di piccoli denti uniformi. Oltre ai pediculi montanti, che son piccoli e ade-
renti all’etmoide, essi offrono nel mezzo della lunghezza un’apofisi larghetta
ed ottusa, la quale si dirige obbliquamente in basso al di sotto dei ma-
scellari adiacenti. Questi prolungano in sotto per un poco la mascella e
terminano in punta ottusetta. La mascella inferiore anteriormente è alquanto
più stretta della superiore, rotondata sul davanti e larga un poco men di
metà della lunghezza. Dalla ‘sua estremità pende un cirro lungo quanto
DER i
J'occhio. Gli ossi articolari sono per tutta la lunghezza tra essi allontanati
al di sotto della gola dove limitano uno spazio semiellittico. L'occhio è con-
tiguo al profilo, eguale allo spazio infraorbitale, come pure alla sua distanza
dall’estremità del muso, doppio di quella che lo divide dall’ angolo poste-
riore dell’opercolo. Vi sono due narici contigue, di cui la posteriore , più
grande, in contatto col margine anteriore dell’orbita. Il sottorbitale è sal-
dato col lagrimale e forma con questo una sola lamina allungata. La mem-
brana branchiostega è parzialmente unita all’istmo. Il preopercolo è rego-
larmente inarcato in una porzione di cerchio. L° opercolo offre due linee
rilevate 0 coste, una orizzontale che termina in una piccola punta spor-
gente o angolo posteriore di esso, l’altra diretta in basso e in dietro forma
il suo lembo anteriore e passa sul subopercolo. In alto lo stesso opercolo
non giunge fino all'angolo superiore della fessura branchiale, dove invece
vi è una membrana d’unione. Il subopercolo ha figura di un quarto d’ cl-
lissi. La sua estremità superiore finisce a punta che uniscesi a quella dell’oper-
colo. L’interopercolo è allungato. La lingua giunge insino al margine an-
teriore del vomere, è larga e triangolare. L'angolo superiore dell’apertura
delle branchie si trova all’unione del 3° superiore col 3° medio dell’altezza
del corpo.
La dorsale anteriore nasce in direzione della base delle pettorali. Il
suo primo raggio allungasi in breve filamento e misura quanto la metà
della lunghezza del capo. Gli altri raggi vanno gradatamente raccorcian-
dosi. La dorsale posteriore comincia immediatamente dopo e mantiene quasi
una medesima altezza in tutta la sua estensione. I suoi raggi, specialmente
inavanti, non possono rizzarsi essendo immersi in una sostanza mucosa e
circondati da una membrana comune. Le pettorali s'inseriscono nel mezzo
dell’altezza del corpo obbliquamente sopra una base carnosa, sono acumi-
nate, lunghe a un dipresso quanto il capo. I loro raggi scemano in lun-
ghezza sì in alto che in basso, ma qui viemaggiormente. Le ventrali son
più lunghe delle pettorali. La loro base forma un rilievo osseo. I raggi
poi si assottigliano a filamento all’estremità e decrescono in lunghezza verso
il lato interno. Il più lungo o esterno non arriva fino all’ ano. L’ anale è
simile alla dorsale lunga, coi primi raggi più corti, nasce bentosto die-
tro lano e termina nella stessa direzione della detta pinna. La codale è
acuta, separata dalla dorsale posteriore e dall’ anale. L’ ano è sporgente,
posto innanzi la metà del pesce. La linea laterale principia sopra ’' an-
golo della fessura branchiale, dapprima è inarcata con la concavità in alto,
poi dritta.
TRS ED 50 Raz Var, A. 45:60.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 15
— 114 —
Il fegato è straordinariamente grosso, formato di due ali longitudinali estese
fino all’ano ed occupanti tutta la parte superiore e i lati del ventre. Le vie dige-
renti sono disposte come in altri gadidi. Lo stomaco ha forma di sacco rotondato,
più largo dell’esofago. Il piloro è breve e nasce un po’ al di sotto del cardia.
L’ intestino piegasi una volta formando così due anse ed è più corto del
corpo. Le sue cieche appendici son tutte pressocchè di eguale lunghezza.
Il natatoio va dall’estremità anteriore dell’addome fino a poco dall’ano. È
distinto in due cavità da un collo stretto. La parte anteriore costituisce
due corna ottuse. Dietro l’inforcatura che ne risulta notasi una leggiera
cresta o sperone. La porzione posteriore è ovale. I reni occupano tutta la
lunghezza del ventre. Le glandule genitali invece sono cortissime e for-
mano un piccolo corpo subrotondo, leggermente sinuato, bianco. Nel breve,
intervallo tra questo corpo e il cul-di-sacco del natatoio si frammettono gli
ureteri.
Il colore del corpo è fosco-violaceo. L’iride argentino-oscura. Le pinne
sono nerastre, tranne le pettorali che son grigiastre trasparenti. La boeca
è biancastra, la lingua punteggiata di nero. Il foglio parietale del perito-
neo argentino-bleuastro.
Di questa rara specie ho veduto un solo esemplare preso a dì 7 aprile
di quest'anno. Esso avea il ventre enormemente gonfio per una gran quan-
tità di piccolissimi crostacei contenuti nello stomaco e tutti disposti in modo
da formare una massa rotonda a superficie perfettamente eguale.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA
Fic. 1. Il pesce di grandezza naturale.
Fic. 2. Vescica natatoria.
D." Lurci FaccioLa?.
— 115 —
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. Vedi Num. prec.).
RI.
Gli Ostracodi.
C. canaliculata (Reuss).
1850. Cypridina canaliculata Reuss. Haidinger's Abhand. Bd. III, p. 76,
tav..IX, fig. 12.
1858. Cythere canaliculata, Egger. Ostrah. der Miocaen-Schicht., Bd. V
p-:93,. tav. Viefig. 10,1.
1865. 5 È Brady. Trans. Zool. Soc. , vol. V, pag. 373
tav. LIX, fig. a-f.
1880. 5 $ Brady. Rep. Challenger, pag. 73, tav. XIV,
fio. 7 a-d.
Esemplari che rispondono esattamente ai caratteri di questa specie si
raccolgono con rarità a Rizzolo, ma i pochi che io vi rinvenni possiedono
precisamente tutti i caratteri.
Var. dentata n. Fra gli altri raccolsi qualche esemplare che porta al
margine anteriore dei denti considerevolmente sviluppati e che costituisce
quindi una distinta varietà, che denomino dentata, e che si collega colla
forma d’ Australia descritta dal Brady. Trans. Zool. soc. Vol, V, p. 373 »
tav. LIX, fig. 4 a-f.
DISTR GEOGR.
Australia, alla Baia Hobson, ed al Porto Jackson.—Isola Moncoeur.
DISTR. STRAT.
Formazione miocenica d’Austria—Quaternario di Rizzolo!
—- 116 —
C. concinna? Jones,
Var. problematica n.
Tawgglene...10;
1856. Cythere concinna Jones. Mon. tert. ent., p. 29, t. IV, fig. Ta-Tf.
1865. » c/avata G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac., p. 39.
1868. » concinna Brady. Mon. Rec. Brit. Ostr., p. 408, tav. XXVI,
fig. 28-33.
1874. pa Brady. Crosskey Robertson. Post-tert. Ent., pag. 160,
tav. IV, fig. 1-16.
È un solo esemplare quello che io denomino così, appunto perchè con
molto dubbio io 1’ associo alla specie sopranominata. I caratteri che m’in-
dussero a tale determinazione sono la generale conformazione laterale della
conchiglia colle sue angolosità e prominenze, il rialzo che cinge a certa
distanza il margine anteriore, il ventrale come il posteriore, una promi-
nenza mediana rotondata, la scultura punteggiata, irregolare, la forma del
contorno osservando la conchiglia e dalla regione dorsale, come da un e-
stremo.
I caratteri che distinguono il mio fossile dalla forma ordinaria della C. con-
cinna sono i seguenti : La forma generale della conchiglia è più gracile consi-
derevolmente, anco di quanto lo è negli individui maschili, colla fronte
più prominente, come più sporgente l’ estremità posteriore ; il rialzo che
cinge il margine si allontana di più dal contorno frontale come dal margine
posteriore, in modo che la depressione marginale diviene molto larga avanti
ed in dietro ed è segnata da linee radianti appena sensibili; i due margini
estremi offrono inoltre una crenatura sottilissima, che manca affatto nella
C. concinna.
I caratteri enumerati se si ripetessero in molti individui varrebbero forse
a distinguere specificamente la forma descritta, la quale non è rappresen-
tata che da un solo esemplare.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna , Irlanda, Norvegia, Golfo di S. Lorenzo, Spitzberge,
Stretto di Davis.
DISTR. STRAT.
Quaternario d'Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia, Canadà — Quaternario
Rizzolo !
— 117 —
C. oblonga Brady.
1865. Cythere oblonga. Brady. Trans. Zool. Soc., vol. V, p. 373, tav. 59,
fig. 5 a-d.
1866. È » Brady. Brith. Ent., pag. 400, tav. XXXI, fig. 14-17.
1880. % $ Seguenza. Le form. terz., pag. 362.
La C. oblonga varia considerevolmente nei suoi caratteri tanto nei vi-
venti come nei fossili. Difatti la convessità delle valve più o meno consi-
derevole, l’estremità posteriore che sporge variamente, offrendo sovente una
prominenza distinta e rotondata, la variabile dentellatura dei margini an-
teriore e posteriore, la scultura più o meno pronunciata e sovente diversa
assai, sono dati che dimostrano come questa specie si modifica.
Tra gli altri ho raccolto un esomplare che porta gl’ incavi della super-
ficie molto larghi e ravvicinati e |’ estremità posteriore si termina con al-
cune grosse crenature che ricordano molto da vicino la C. Lubockiana Brady;
ma gli altri caratteri mi fanno credere che tale conchiglia non si debba
disgiungere dalla specie di cui discorro.
Taluni esemplari poi mancano affatto della dentellatura del margine an-
teriore e dell’ estremità posteriore, ovvero offrono soltanto qualche indizio
della dentellatura suddetta.
DISTR. GEOGR.
Inghilterra, Baia di Biscaglia, Mediterraneo.
DisTR. STRAT.
Quaternario di Calabria! e di Sicilia! — Rizzolo!
C. foveolata n.
Tav. II, fig. 2.
Conchiglia ovato-elongata guardandola lateralmente , colla maggiore al-
tezza riposta al terzo anteriore circa, ed uguale quasi ad una metà della
totale lunghezza; l’ estremità anteriore è larga e perfettamente rotondata
col margine intiero; l'estremità posteriore offre un angolo ottuso alla parte
più elevata, quindi un seno che si connette con una prominenza rotondata,
la quale sporge dalla parte inferiore; il margine dorsale è moderatamente
curvo formando l'angolo ottuso, di cui ora parlai, alla parte posteriore, ed
un indizio di angolosità nella parte più elevata; il margine ventrale è mo-
— 118 —
deratamente incavato; guardata dalla regione dorsale, ha forma ovata, col
maggiore spessore poco posteriormente della metà, e che supera abbastanza
la metà della lunghezza, ma il contorno è irregolarmente ondulato ed ai
due estremi sono tre piccole smarginature in forma di angoli rientranti;
guardata la conchiglia da un estremo ha forma pressochè circolare, anzi
lo spessore supera l'altezza, e quindi il contorno si mostra più largo che
alto; la superficie è segnata da fossette di forma circolare alle quali se ne
associano altre ovate, poligone, allungate e tutte ravvicinate, strette e col-
legate in modo tra loro, che gl’interstizii che le separano sono stretti, pres-
sochè uguali e segnati da un sottile solco che disgiunge i margini dei due
incavi contigui; una scanalatura poi cinge il margine anteriore e si estende
assottigliandosi sino alla parte più elevata del margine dorsale.
Lunghezza Altezza Spessore
Oro, 0, 351008; 0,381,
0,76 O;36na; 0,41".
O.T9nm, O, 3gra, 0,438,
Questa specie a primo aspetto si crederebbe una particolare modificazione
della precedente, ma io fui indotto a separarla sopratutto dalla specialis-
sima scultura, la quale è perfettamente distinta; nella C. oblonga sono in-
cavi irregolarissimi più o meno allontanati, nella mia specie sono fossette
intimamente collegate tra loro con un inargine distinto ed acuto , che di-
viene più marcato per la linea impressa che tutte le circonda e lo disgiunge.
Inoltre il margine anteriore come il posteriore maucano affatto di dentel-
lature e quest’ultimo offre la prominenza rotondata più distinta.
A dire il vero la mia specie potrebbe essere una forma estrema della
C. oblonga, ma non avendo trovato vere transizioni, o forme intermedie,
tra l’una e l’altra conviene che io la ritenga siccome distinta.
.DistR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Rara nel quaternario di Rizzolo !
(continua) G. SEGUENZA.
— 119 —
SOT
INTORNO AD ALCUNE NUOVE CONCHIGLIE MIOCENICHE
DI SIC REM
PEL MARCHESE A. DE GREGORIO
Arca Fitchelopsis, De Greco. (Elenco foss. a Cardita Jonanneti 1 marzo 1883,
Nat. Sic. — Quelq. espèces nouv. d. tert. de 1’ Italie. Nov. 83. Ann. soc. mal.
Belg.). Sebbene questa specie quando è adulta è distintissima della Syracu-
sensis May. (in Coconi), non lo è tanto quando è giovine. Se ne distingue però,
oltre per gli altri caratteri, per le impronte muscolari più grandi, più oblunghe
e più profonde. Si presenta sotto duplice forma, luna quella più comune e ti-
pica figurata e descritta nei miei citati lavori, l’altra var. angustarea con l’area
cardinale più angusta. Il rinvenimento di questa specie nel miocene di Ciminna
è di molta importanza, convalidando la opinione da me già emessa cioè della
sincronizzazione dell'orizzonte di Ciminna con quello di Asolo.
Pecten (Janira) Ciminnensis De GrEG. Molto simile al Sappaulensis, DE
Grec. (Nuov, foss. terz. Maggio 83.—Quelq. esp. nouv. tert.); ne differisce per
l’umbone meno prominente, la superficie ornata di solchi obsoleti.—Molto comune
a Ciminna.
Pecten Stinconensis De Greco. (Quelq. esp. nouv. 1883). Affine al Tournali
SERR., ne differisce per i solchi interni più larghi e paralleli. Raro a Ciminna.
Propeamussium n. sot. g. Questo sottogenere è da me proposto per la specie
descritta di seguito. È ad esso forse che dovrebbero pure riferirsi i P. semira-
diatus e unguiculus Mayer (in Hofmann) etc.
Pecten (Propeamussium) Ceciliae De GreG. Conchiglia estremamente tenue
e compressa; con superficie interna ed esterna levigata. Diam. 35°". Spess. 4°".
La scultura consiste in filetti lineari sottilissimi, concentrici , e raggianti ; nella
regione periferica sono essi quasi del tutto cancellati, solo ve ne rimane qual-
cuno dei concentrici confondentesi con i segni di accrescimento. I filetti raggianti
sono distinti nella regione umbonale—Ciò che è più caratteristico in questa spe-
cie sono circa 9 raggi rossi color sangue, larghi abbastanza, quasi quanto gl’inter-
stizi. Detti raggi non sono punto prominenti all’esterno (nè a quanto pare) all’in -
terno, se se ne toglie forse parte della regione umbonale.—Essi non sono nè coste,
nè mere zone colorate; affettano l’interna struttura e si possono isolare del resto
della conchiglia come altrettante stecchette sottili.
— 120 —
La valva destra è appena convessa quasi piana; i raggi restano incastrati nella
parte interna, ma traspaiono; essi stanno nella regione umbonale, arrivano alla
mediana senza però traversarla tutta.
La valva sinistra è ancor più piana; infatti è appena appena convessa nella
regione umbonale, del resto è anche un po’ concava, ciò però è forse dovuto a
compressione subita nel fossilizzarsi. I raggi sono assai più marcati e appari-
scenti, traversano non solo la regione umbonale, ma anche la mediana.
Ha molta analogia coll Amussium lucidum Jeffr., da cui si distingue per le
zone colorate e per la diversa scultura principalmente pei filetti raggianti.
Di questa interessantissima specie la mia guida V. Meneguzzo trovò varî fram-
menti ed un esemplare, privo però delle orecchiette, nella contrada Terrebianche
in una marna bianca a forominifere che mi pare molto simile a quella di Malta.
Siliguaria Ragusai, De Gre. Elegantissima conchiglia tubulosa, ravvolta a
spira, con un diametro di circa 6 mm., longitudinalmente solcata. Solchi larghi
poco profondi, con rilievi filiformi. Rima situata nella fascia posteriore, formata
di una serie di forellini oviformi.—Miocene di Ciminna.
Ho dedicato questa specie all’insigne entomologo Sig. Enrico Ragusa, che fa tanto
onore all’isola nostra.
Palermo Dic. 1883.
—_—_—__—__——_Tc-s=9>="=———_—_——————__—————
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.)
XII. Cimatoforidi HS.
81. Asphalia ruficollis S. V.—Staudinger, p. 76.
Il bruco in giugno e luglio vive sul Q. robur (Letifole).
Valli meridionali delle Alpi Giulie, Piemonte, Liguria, dintorni di Tenda.
82. Asphalia diluta SV.—-Staudinger, p. 76.
In maggio e giugno trovasi il bruco sulle querce (Curò Lefitole).
Valli meridionali delle Alpi Giulie.
. Asphalia flavicornis Lnn.—Staudinger, p. 76.
Il bruco vive in giugno, luglio, settembre sulle querce (Lefitole)
Piemonte, Savoja, valli delle Alpi settentrionali ed orientali.
84. Asphalia ridens Fbr.—Staudinger, p. 76.
In giugno si trova il bruco sulle querce (Lefitole).
Nizza, Piemonte, Savo]a, Toscana.
C. Nottue.
ta)
(36)
— 121 -
85. Acronycta aceris Lnn.--Staudinger, p. 77
La farfalla trovasi sul tronco delle querce, il bruco vive sul tiglio, sull’ipo-
castano, e di raro sulle querce.
Liguria, Milano, Piemonte, Parma, Savoja, Sicilia.
86. Acronycta psi Lun.—-Standinger, p. 77.
Specie polifaga, Petagna, ed Ascona dicono che vive sulla quercia,
Brianza, Italia, Sicilia.
87. Acronycta rumicis Lnn.—Staudinger, p. 78.
La farfalla trovasi sul tronco delle querce, il bruco forse vive sulle mede-
sime, predilige le euforbie ed i Rumex.
Liguria, Parma, Piemonte, Savoja, Sicilia.
88. Bryophila muralis Frst.—glandifera Hbn.—Staudinger, p. 79.
La farfalla si rinviene sul tronco delle querce , il bruco si nutrisce dei li-
cheni che vegetano sul tronco.
Brianza, Milano, Piemonte, Savoja, Sicilia.
89. Moma Orion Esp.—Staudinger, p. 79.
La farfalla trovasi sul tronco delle querce: il bruco trovasi nell’agosto e set-
tembre sulle querce (Curò).
Liguria, Piemonte, Brianza, Savoja.
90. Thecophora fovea Tr.—Staudinger, p. 97.
Il bruco in primavera trovasi sulle giovani querce (Curò).
Carniola, Dalmazia.
91. Dryobota furva Esp.—Staudinger, p. 97. l
Il bruco vive sui fiori del Q. rodur ed ilex in maggio (Milliere) e nei
giovani germogli.
Italia continentale, Sardegna, Sicilia.
92. Dryobota roboris B. -Staudinger, p. 97.
I, Vi CeRrisb:
Il tipo in maggio e giugno vive sul Q. robur in Francia , la varietà si
trova sulla quercia in Dalmazia, in Italia si trova sul Q. subder ed ilex.
Italia settentrionale e Sardegna.
93. Dryobota Saportae Dpn.—Staudinger, p. 97.
Il bruco in primavera si nutrisce de’ fiori del Q. redur ed ilex.
Corsica, Liguria e Toscana.
94. Dryobota monochroma Esp.—Staudinger, p. 97.
a. v. suberis B.
Il bruco in giugno trovasi sul Q. suber in Francia ed Italia, la varietà in
Sardegna e Corsica.
95. Dryobota protea SV.—Staudinger, p. 97.
Il bruco in maggio si trova spesso sulla quercia comune, e sul Q. robur
(Curò).
Italia centrale, Valle di Gressoney, Sardegna, Corsica.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 16
— 12 —
96. Dichonia convergens S. V.—Staudinger, p. 98.
Il bruco in maggio vive sulle querce.
Valle di Sesia, Alpi orientali, Piemonte.
97. Dichonia aeruginea Hbn.—-Staudinger, p. 98.
a. v. miolenea Hbn.
Il bruco in maggio vive sul Q. austriaca.
Il tipo si trova nel Tirolo meridionale, Istria e Toscana, la varietà in To-
scana e Sicilia.
98. Dichonia aprilina Lnn.—Staudinger, p. 98.
Il bruco in maggio e giugno vive sulla quercia e suoi licheni.
Piemonte, Liguria, Savoja, Parma, Padova, Veneto, Sicilia.
99. Hadena Solieri H.—Staudinger, p. 100.
Il bruco in maggio vive sul Q. ilex (Milliere).
Liguria, Dalmazia, Italia meridionale, Sicilia.
100. Amphipyra pyramidea Lnn.—Staudinger, p. 113.
Il bruco vive sulle querce (Petagna, Curò).
Varese, Brianza, Calabria, Sicilia ?
101. Taeniocampa miniosa S. V.—Staudinger, p. 113.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Piemonte, Corsica.
102. Taeniocampa pulverulenta Esp.—Staudinger, p. 113.
Il bruco nel principio della state si trova sulle querce (Curò).
Italia centrale, settentrionale ed insulare.
103. Taeniocampa stabilis S. V.—Staudinger, p. 113.
Il bruco si nutrisee sulle querce, sui faggi ed alberi da frutto.
In tutta Italia.
104. Taeniocampa incerta Hîn.—Staudinger, p. 113.
Il bruco vive sulle querce (Lefitole).
Piemonte, Corsica.
105. Taeniocampa opima Hbn.—Staudinger, p. 114.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Nella valle d'Isonzo.
106. Mesogona acetosellae S. V.—Staudinger, p. 114.
Il bruco in estate si trova sulle querce (Curò).
Liguria, Italia centrale.
107. Dieycla Oo. Lon.—Staudinger, p. 114.
Il bruco in aprile e maggio vive sulle querce , e si trasforma sulle frondi
accartocciate, specie talora frequente e nociva.
Piemonte, Savoja, Padova, Veneto, Liguria.
108. Colymnia affinis Lon.—Staudinger, p. 115.
Il bruco in maggio e giugno si trova sulle querce, olmi, tremuli (Curò).
Ialia settentrionale, Piemonte, Corsica.
=--199 2
109. Colymnia trapezina Lnn.—Staudinger, p. 115.
Il bruco sul principio della estate vive sulle querce, aceri, faggi e salici
(Curò).
Italia settentrionale, Parma, Corsica, Sardegna.
110. Orthosia ruticilla Esp.—Staudinger, p. 116.
= ilicis Bsd.
Il bruco divora i fiori del Q. ilex (Milliere).
Firenze, Corsica.
111. Orthosia helvola Lnn.-—Staudinger, p. 116.
Il bruco in estate vive sulla quercia (Curò).
In tutta Italia.
112. Kanthia aurago S.V.—Staudinger, p. 117.
Il bruco in estate trovasi sulle querce e sui faggi (Curò).
Piemonte, Liguria occidentale, Toscana, Corsica.
113. Xanthia gilvago Esp.—Staudinger, p. 118.
Il bruco vive sulle querce ed olmi (Curò).
In tutta Italia.
114. Hoporina croceago S. V.—Staudinger, p. 118.
Il bruco in estate trovasi sulle querce, e sulle siepi di querce.
Piemonte, Parma, Toscana, Stupinigi, Gragnone.
115. Orrhodia erythrocephala S. V.—Staudinger, p. 118.
Il bruco in estate vive sulle querce, e le farfalle poi costituiscono la var.
glabra Hbn., mentre quelli che vivono sul Galtum e Plantago donano il
tipo.
Piemonte, Genova.
116. Scopelosoma satellitia Lnn.—Staudinger, p. 119.
Il bruco adulto in giugno si trova sulle querce, salice ed acero.
Piemonte, Italia settentrionale.
117. Xylina socia Rit.—Staudinger, p. 119.
Il bruco in maggio vive sulle querce (Curò).
Liguria, Piemonte.
118. Xylina furcifera Rit.—Staudinger, p. 119.
Il bruco in giugno si nutre della quercia, come specie polifoga, vive anche
sul pioppo, alno, betulle.
Piemonte, Toscana, Corsica.
119. Kylina ornithopus Rtt.—Staudinger, p. 120.
Il bruco in maggio e giugno vive sulla quercia, e la farfalla si trova spesso
attaccata ai tronchi, si nutrisce anche del salice e dell’olmo.
Piemonte, Alzate in Lombardia.
120. Cucullia argentina Fbr.—Staudinger, p. 124.
Il Petagna dice che si nutrisce della quercia.
Non trovata In Italia, propria della Germania e della Russia.
121. Pseudophia lunaris Sch.—Staudinger, p. 137.
— 124 —
Il bruco in luglio si nutrisce delle querce giovani, adulto si trova anche
in primavera.
Parma, ed in tutta Italia.
122. Cathephia alchymista Scr.—Staudinger, p. 137.
Il bruco in agosto vive sulla quercia.
Lombardia, Nizza, Parma, Corsica, Sardegna.
123. Catocala dilecta Hbn.—Staudinger, p. 137.
Il bruco in maggio si nutrisce delle giovani querce.
Italia settentrionale, Corsica, Sardegna.
124. Catocala sponsa Lun. —Staudinger, p. 137.
Il bruco adulto in maggio e giugno vive sulle querce.
Piemonte, Savoja, Padova, Parma, Napoli, Sardegna, Sicilia.
(continua) F. Minà PaLumBo.
5-37 £LIRIZAAa__
GLI OSERACODI
DEL
POrR'TO DI MESSINA.
(Cont. V. N. prec.).
Gen. Bairdia M’ Coy.
B. subdeltoidea Munster.
Tansdb.fig. 8.
Jahrbuch fur Mineralogie, pag. 64.
È questa la più comune specie di ostracode che vive nel porto di Mes-
sina, essa si offre colla forma tipica e con altre diverse varietà.
Il colore della conchiglia è vario, ora uniformemente chiaro, bianco, pa-
glino, grigiastro, giallo e raramente aranciato, ed ora macchiato o marmo-
rato di biancastro e di grigio-verdiccio, che fa passaggio al brunastro e
sino al bruno abbastanza scuro. Le macchie sono variabilissime in gran-
dezza ed in numero, come nella irregolare loro forma, e si ravvicinano
talvolta di tal maniera da divenire confluenti in modo che per graduati
passaggi si hanno degli individui in cui la conchiglia presenta un colore
grigio-scuro o bruno più o meno intenso ed uniforme. La superficie è fi-
namente punteggiata, ma più o meno distintamente.
— 125 —
La varietà tipica non è troppo comune, essa distinguesi in mezzo alle
numerose e graduali variazioni per la forma più larga e più rotondata in
tutte le sue parti, per la maggior convessità, per )’ estremità posteriore più
ottusa. Il suo colorito è sempre molto chiaro ed uniforme, e raramente
con indizii di macchie poco distinte.
La varietà più comune, che io cliamerei marmorata, si distingue per es-
sere alquanto più gracile, per avere il margine ventrale al suo estremo
posteriore quasi sempre distintamente crenato o dentato, il quale carattere
manca o è appena accennato nella forma tipica. È questa varietà che pre-
sentasi marmorata più ordinariamente con tutte quelle gradazioni descritte
di sopra, sino all’uniformità del colorito su tutta la superficie della conchi-
glia che è bianchiccia, paglina, aranciata, grigia o bruna.
La superficie di taluni individui rari è ricoperta di lunghi peli bruni,
che sono ravvicinati ai margini e specialmente alla regione posteriore, e
sparsi con rarità sulla maggior parte della superficie. Ciò dimostra che quei
peli cadono colla più grande faciltà, lasciando glabra la superficie del mag-
gior numero di esemplari.
È molto importante rimarcare le notevoli differenze che passano tra la
valva destra e la sinistra di questa specie, ed in modo particolare della
varietà che qui descrivo. Sono esse talmente diverse che a vederle sepa-
ratamente sembrerebbe che con sicurezza dovessero appartenere a ben di-
stinte specie. Difatti la valva destra differisce dalla sinistra per essere più
stretta e distintamente angolosa, pressochè pentagona, per avere la regione
anteriore distintamente troncata, il margine dorsale fornito di due angoli
ottusi, di cui l’anteriore è più elevato, e più distinto, mentre nella valva
sinistra il dorso è regolarmente arcuato; il margine ventrale è più forte-
mente sinuoso e manca affatto di dentellature alla sua regione posteriore.
Siffatte rimarchevoli differenze tra le due valve riscontransi benanco nella
forma tipica, ma in un grado molto minore, come lo dimostrano le figure
pubblicate dal Brady alla Tav. 57, fig. 8e, Sf del suo lavoro intitolato: On
new or imperfectly known Species of Marine Ostracoda.
Altra forma distinta più gracile è quella che io denomino Var. oblonga,
che diversifica per essere allungata e più stretta nella sua conformazione,
ed insieme più compressa, pei quali caratteri tutti assume un andamento
gracile che l’allontana considerevolmente dalla forma tipica, che è convessa,
alta e rotondata in tutte le sue parti.
Questa varietà è rara, essa è variabile come le altre quanto alle crena-
ture che suole presentare il margine ventrale nella sua porzione posteriore.
ME —
DISTR. GEOGR.
Abita l'Australia, le Indie occidentali, le isole turche, Creta, Serpho.—Il
porto di Messina!—Il mare di Palermo!
DISTR. STRAT.
Questa specie si crede da taluni che rimonti sino al cretaceo; trovasi
comunemente nel mioceno e plioceno d’Europa; io la raccolsi dall’Elveriano,
al quaternario in Calabria! ed in Sicilia!—A Rizzolo è rara!
B. messanensis n.
Conchiglia tumida; guardata lateralmente ha un contorno che si avvi-
cina al semicircolare, ma per una troncatura anteriore ha un avvicinamento
alla forma romboidale; la maggiore altezza è presso la metà e supera la
metà della lunghezza. Il margine anteriore è troncato obliquamente e di-
stintamente, quantunque la troncatura sia alquanto curva e gli angoli che
tale margine fa col margine dorsale e col ventrale sieno molto ottusi e
rotondati. Il margine dorsale fortemente ed egualmente curvo; il ventrale
è quasi retto nella maggior parte della sua lunghezza, ma s’incurva abba-
stanza alla regione posteriore , nel maggior numero degli esemplari però
offre un graduale e leggerissimo seno alla regione mediana della conchi-
glia. Il margine posteriore si termina in angolo ottuso, d’ ordinario abba-
stanza rotondato. Il contorno guardando la conchiglia dall’ estremità ante-
riore è di forma triangolare coi lati convessi. Guardandola dalla regione dorsale
essa ha forma ovale cogli estremi pressochè uguali, angolosi ed alquanto roton-
dati; colla maggiore spessezza nel mezzo, che uguaglia circa i due quinti della
lunghezza; la linea di commissura delle valve è ondulata, sulla regione dor-
sale il margine della valva sinistra si protende in forma arcuata sulla valva
destra. La superficie della conchiglia è levigata ovvero finissimamente punteg-
giata. Il colore è bianco-sporco tendente al paglino ovvero al grigio, e
passa al grigio ed al brunastro ora uniforme ed ora variamente macchiato.
Le macchie lucide sono disposte a rosetta irregolare ed al numero varia-
bile da sei a nove, di forma e di grandezza differente.
Lunghezza Altezza Spessore
iù jmm, O;bonm O42no,
don TRI se 0,400,
1, Imm, 0,61mm, 0,41mm,
Questa specie ha moltissima affinità colla B. inflata (Norman), della quale
fui sul punto di riguardarla siccome una distinta varietà, ma la grande co -
— 127 —
stanza dei suoi caratteri distintivi non permettono siffatta associazione. Di-
fatti la mia specie è di forma meno gracile perchè ha il margine dorsale
più fortemente curvo e quindi più alto alla regione mediana, la troncatura
della regione anteriore alquanto più stretta, la estremità posteriore meno
ottusa, ed alquanto più compressa ad ambi gli estremi. Manca inoltre delle
dentellature che sogliono affettare i due margini estremi e soltanto in qual-
che individuo si osservano lievissime crenature verso l’ estremo posteriore
del margine dorsale.
DISTR. GEOGR.
Non è rara nel porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Raccolta nel quaternario di Rizzolo!
B. expansa, Brady.
Rep. Challenger, p. 58, tav. XI, fig. 2a-e.
I due soli esemplari completi, che ho raccolto, si allontanano alquanto
dalla forma descritta da Brady. Essi presentano la troncatura anteriore al-
quanto più stretta, il dorso un pò più elevato e gibboso, i denti che or-
nano il margine infero-posteriore meno sviluppati. Inoltre il contorno della
conchiglia guardata dalla regione dorsale si offre un pò più assottigliato
nella regione posteriore.
DISTR. GEOGR.
Un solo esemplare pescato dallo Challenger ad Honululu—Due nel Porto
di Messina!
DISTR. STRAT,
Raccolta a Rizzolo!
B. formosa, G. S. Brady.
Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4, vol. II, p. 221, tav. XIV, fig. 5-7.
La forma pescata nel porto di Messina è affatto identica al tipo del Me-
diterraneo, caratterizzato dalla conformazione triangolare alquanto allungata,
e dalla punteggiatura regolarissima e bene sviluppata, solamente le spine
o denti marginali sono in minor numero e meno sviluppate.
Questo tipo mediterraneo poi differisce sensibilmente dalla forma pescata
— 128 —
nei mari del Brasile, la quale oltre i pochi denti marginali, è più elevata
e col dorso gibboso, è più rigonfia ed ha ben altra scultura.
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo.—Non rara a Messina!
DISTR. STRAT.
Plioceno e quaternario dell’Italia meridionale !'—Rara a Rizzolo !
B. complanata, G. S. Brady.
Brady. Brit. Assoc. Report., p. 210.
Frai viventi del porto di Messina ho raccolto un solo esemplare della
specie sopra nominata, che conviene benissimo colla forma tipica vivente
in Inghilterra.
DISTR. GEOGR.
Inghilterra—Messina !
DISTR. STRAT.
Plioceno di Calabria !'— Quaternario di Rizzolo !
FAM. CYTHERIDAE
Gen. Cythere Mull.
C. convexa, Baird.
Brit. Entom., p. 174, tav. XXI, fig. 3.
Questa specie non è rara nel porto di Messina e vi sì presenta colla
forma tipica e poco variabile.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda, Baia, Mediterraneo, Levante, —Messina!
DISTR. STRAT,.
Ne] plioceno e nel quateruario d'Inghilterra, di Calabria! e di Sicilia !—
A. Rizzolo è molto comune e variabile !
G. SEGUENZA.
(continua)
few Pisuiograrici
Il sig. D." Taschenberg dà (Soc. di sc. nat. di Halle 1883) un prospetto
della fauna dell’isola Sokotra nell'Oceano indiano. Esso rimarca che l’Ornis
assomiglia in generale a quella della parte N. E. dell’ Africa. I serpenti
hanno i loro analoghi nell’Arabia meridionale.—Il nuovo genere Puchyca-
lamus delle Amphisbenee ha i generi affini più vicini nelle parti occiden-
tali e orientali dell’Africa meridionale. — Del Chamaeleon monacha si co-
nobbe sino al presente quale patria il Madagascar, e per il Cham. calyp-
tratus i paesi del Nilo—Fra i molluschi terrestri vi sono 16 specie proprie
dell’isola, le altre hanno molta affinità con quelle del Madagascar, cosicchè
Goderin Austin è d’opinione che l’isola di Sokotra sia stata altre volte con-
giunta direttamente col Madagascar. Annovera una Sfenogyra socotorana
Mart., un Buliminus èstomodon Mart., ambedue nelle spaccature delle roc-
cie granitiche a 1000 m. d’altezza, un Bulim. socotrensis Pf., che vive sulla
Thoenya dactylifera.—Fra i crostacei troviamo menzionati Carnisoma car-
nifex Hbst., Telphura socotrensis Hilgdf, n. sp., affine alla 7. laevis ete.
Fra i Miriapodi havvi Collaria morsitans L., che appartiene al Subgenus
Collaria (Scolopendra) di Brath, cambiato in genere dal Taschenberg. Fra
gli Imenotteri havvi una nuova specie di Belanogaster tricolor—Fra i Co-
leotteri: Tyogus punctipennis n. sp., al primo aspetto assai somigliante al
Tr. africanus, Chamaerhipis bifoveolatus n. sp. ete. — Rapporto al Dipto-
dactylus Riebecki Pet., osserva Taschenberg esser questo un Zuprepes so-
cotranus Pet.
Il sig. Besnard fa menzione nelle sue “ Remarques ornithologiques , (Soc.
d’agric. sc. et arts Le Mans 1883) del Turdus torquatus, il quale trovasi
nel Dip. de la Sarthe di passaggio, in primavera in abito di nozze e si
ferma solo per quanto bisogna per cercarsi il necessario cibo ; in autunno
però, quando i cespugli del bianco spino, prugni e d’edera e principalmente
ip
quando la stagione è mite, il detto merlo si ferma finchè giunge il freddo;
qualche rara volta vedesi anche la Platalea leucorodia, abitante delle calde
regioni del vecchio continente, ne fu ucciso un individuo nello scorso ot-
tobre 1882 a Chahoué (Dip. de la Sarthe); anche un Mergus serrator dello
regioni artiche fu ucciso l’anno scorso nel detto Dipartimento de la Sarthe.
Di interesse è essere stata presa a Fresnay (Dip. de la Sarthe) un’Ar-
dea egretta nel Novembre 1882, in abito d’inverno, come ci racconta (I. c.)
il sig. Gueranger.
Il sig. Menzbier dà (Soc. Imp. dei Nat. di Mosca 1383) ragguagli sulla
fauna ornitologica nei govern. di Mosca e di Toula. — Sul proposito del-
l’Acanthis nota trovarsi la Ac. linaria Brehm sedentaria e VD Ac. betulorum
Sund. e canescens sibirica solo d’inverno in questi luoghi , trovarsi però an-
che in questa stagione un Acanthis di color rossastro che assomiglia all’Ac.
rufescens e un Ac. a becco grande somigliante all’ Ac. Hoelbolli; esser di
importanza per la determinazione della fauna della Russia europea la pre-
senza dell’ Acrocephalus magnirostris Lilj e dell’ duna caligata Lich. ; col
successivo taglio delle foreste tra i fiumi Wolga e Oka diminuirsi il nu-
mero degli uccelli e dirigersi questi verso Nord e sottentrare a questi
delle specie che vengono dal Sud.—Troviamo descrizioni del Pylloscopus
brevirostris Sbrickl. e del Ph. Eversmanni Bnp., poi l’ osservazione che
Lanius borea'is europaeus Bogd, è sinonimo del L. raparx Brehm ete. ete.
Negli scritti della Società ornitologica di Vienna 1883, troviamo fra le
molte notizie, alcune sugli uccelli rapaci, che si trovano nell’ Austria in-
feriore, fra iquali Circus aeruginosus, Falco tinunculus, Otus brachyotus, Ha-
liaetus abbicilla, Buteo vulgaris. —Del Milne Edwards troviamo un prospetto
della fauna antartica (famiglia dei pinguini, Aptenodytes. Eudyptes). — Vi
si fa poi menzione dell’opera del D. Mayr, Direttore del R. Museo di Sto-
ria Naturale di Dresda, nella quale trovansi illustrati gli scheletri di uc-
celli e nominatamente dei fasc. 4 e 5, in cui trovansi i cranj di 16 diverse
razze di colombi, poi della tanto rara Meteralocha, del Notornis Hochstetteri
e di altre specie. Merita menzione un’Aquila imperialis uccisa poco fa (per
quanto ci notifica il giornale “ Fr. n. Presse di Vienna ,) non molto lontano da
Francoforte sull’Oder, la quale ad un piede avea un anello, su cui trovavansi
H. Ks. o. A. Eperies. 10. 9. 1827, dunque quest’Aquila avea un’età di 56
anni, età non insolita, poichè si sa che questi uccelli arrivano ad alta
età; essa fu uccisa nel momento che avea nelle sue unghie un cane per
portarselo via.
Nel Danubio, al di sotto di Presburgo venne in Agosto a.c. pescato un Ac-
cipenser huso, che aveva una lunghezza di 328 cent. e pesava 230 kil., la
vescica sola aveva un peso di 2 kil. 75 decagr.—Nello stesso mese venne
pescato anche nel Danubio presso Tulln Austria inf. un SWurus glanis del
«4 o n
peso di 20 Kil. e di 1. 25 m. in lunghezza. — Nella Sava venne pescato
presso Brod un Accipenser huso lungo 340 cent. e di 224 kil. di peso, la
sola vescica pesava 5 Kil.
Il sig. Gentil dà (Soc. d’agric. sc. ed arti. Le Mans 1883) la lista descrit-
tiva dei pesci del Dipartimento de la Sarthe. Troviamo molte osservazioni
critiche, così p.e. doversi riportare al Phoxinus laevis come sinonimo l’Aphe; il
Leuciscus alburnoides de Sel. essere una varietà dell’AlDburnus lucidus Heck.
e Kner, Leuciscus Baldeneri essere una varietà dell’ Alburnus bipunctatus;
Leuciscus dolabratus poter essere un ibrido dell’ A/D. leuciscus; Clupea fal-
lax non essere che una giovine Alosa vulgaris e così via.
Una semplice lista di coleotteri del Dipartimento de la Sarthe ci dà il
signor Monnot (Soc. d’agric. se. ed arti. Le Mans 1883).
Il sig. Frivaldsky descrive (Museo Nazion. di Budapest 1883) alcuni co-
leotteri portati dal Xantus da Sarawak e Borneo, così Amphisternus tubi-
rifer vicino all’ A. hamatus, Eumorphus quadripustulatus, affine alle specie
cyanescens e Freyanus, Meilichius ferrugineus vicino al nigricollis, un An-
trisis Xanti, un po’ più piccolo del Saunderst; troviamo descritto un nuovo
genere dei Corynomalini, —Dryadites, che ha il suo posto tra Corynomalum
e Acmar, —un altro delle Siphidee, Idiochila a porsi tra il Necrophilus e
il Nodinus e vari altri.
Il Prof. Paszlavszky dà (I. c.) la lista dei Cinipedi dell’ Ungheria con
dei dati biologici ; vi sono diverse specie di Khodistes, Cynips, Andricus
Neuroterus, Dryophanta ete.
Il D. Kriechbaumer descrive (I. c.) alcune nuove specie di Imenotteri
del detto Museo, così Zchnewmon melanostigma , osservando però che que-
sto potrebbe essere il maschio dell’ Ichn. phacostigma Wesm., Amblyteles
pandur affine all’A. quadripunstorius, Xylonomus ephialtoides vicino al Xyl.
rufipes ete.
Il D." Mocsary dà (I. c.) un lavoro di somma importanza per gli studiosi
degli Imenotteri, cioè Liferatura Hymenopterorum in ordine alfabetico. Chi
ha esperienza in simili lavori riconoscerà quale fatica, quale pazienza siavi
di bisogno per compilare un simile lavoro.
Il signor Friese dà (Soc. di sc. nat. di Halle 1883) una semplice lista
degli Imenotteri del Saalthal nella Prussia, troviamo citata come nuova
specie per la fauna della Germania la Sapyga similis Th.
Il sig. Sickmann dà (Soc. di sc. nat. di Osnabruck 1883) la lista degli
Sfegidi stati osservati nei dintorni di Wellingholthausen, con molte osserva-
zioni, fra cui anche sulla decapitazione di questi insetti. Fa menzione d’un
Crossocerus quadrimaculatus; al quale strappatagli accidentalmente la testa,
continuò i suoi movimenti normali e morì solo dopo 17 ore; fa anche menzione
d’un Zehneuwmon a cui tagliata la testa, morì dopo 27 ore; a un Polistes
Too: —
pallipes venne strappato l'addome ed esso morì dopo 6 ore, mentre una Q
visse 41 ore dopo esserle stata troncata la testa ete. Vedesi anche su questo
proposito: “ Alcune osservazioni sulla decapitazione degli insetti Miriapodi di
Rie. Canestrini. Padova 1883 e Packard, Cambridge Entomolog. Club 1877.
Il sig. Sickmann ritiene il Pemphredon rugifer e lithufer per sole va-
rietà del Pemph. unicolor, così pure ritiene il Passaloecus borealis Dahlb. non
per una distinta specie, ma constata dover riunirsi al Pass. turionum Dahl.
Il D Morawitz ha pubblicato negli scritti della Imp. Accademia di sc.
di S. Pietroburgo (1881) una Memoria sui Bombus della Russia, in cui
espone che 4 in ciascuna specie trovasi nel maschio una forma speciale
dell’apparato genitale, onde in tante specie, altrettante forme differenti. , Il
Generale Radoczkowkzy si mette (Soc. imp. dei Nat. di Mosca 1883) a criti-
care questo lavoro; esso concede che in generale le particolarità negli organi
genitali possano servire a sciogliere qualche dubbio, in caso non siano suffi-
cienti gli altri caratteri, e che queste particolarità possano servire per separare
i generi, ma non essersi ancor riuscito a trovare in ciascuna specie un organo
genitale di special forma e troviamo citati varî Naturalisti che sono di questa
stessa opinione. — Sul proposito dell’ Hypopigium, viene citata l’ opera di
Westhoff (sulla struttura dell’Hypopigium della Tipula 1882), in cui viene
fatto vedere che le parti di cui consta questo Hypopigium portano diversi no-
mi, come forcipes, stipa, phallus, sagita, penis, spata ete. Segue l’enumera-
zione delle specie di Bombus descritte dal Morawitz nella detta sua opera,
nella quale troviamo molte emendazioni, osservazioni critiche del Generale
Radoczkowsky.
Il Prof. Lindemann descrive (1. c.) un insetto del Caucaso — Tapwnostola
frumentalis n. sp.—riconosciuto assai dannoso alla segala ; questo lepidot-
tero trovasi pure negli steli del Bromus tectorum e del Triticum repens. —
Esso descrive ancora due altri insetti della Russia meridionale dannosi al
frumento, cioè il Dorcadion carinatum e una Schizoneura, la quale ultima
però è ancora in dubbio se sia a riferirsi alla Schez. venusta del Passerini
o alla Schez. cerealium dello Szanislò.
Il sig. Kraus ha trovato nella grotta che porta il suo nome, presso Gams
in Stiria, il Troglophilus cavicola Koll. e dice di aver udito anche il suo
stridore (Soc. bot. zool. di Vienna 1888); esso si nutre del Phalangium opi-
lio, ciò viene constato dai numerosi resti che vi si trovano.
Il sig. Brunner de Wattenwyll descrive (I. c.) le diverse forme di alcuni
ortotteri per cui questi assomigliano ad altri insetti, come p. e. una Lo-
custa dei Phanoropteridi del Sudan descritta dal Brunner sotto il nome
specifico di Myrmecophana fallac n. sp. che assomiglia.del tutto ad una
formica, il Plerochrewa fallax, infecta e arrosa, tutte tre nuove specie, che
assomigliano a delle foglie secche.
Pro,
Il Professor Brauer descrive (Imp. Accad. di sc. di Vienna) due paras-
siti del Rhizotrogus solstitialis, cioè: Hirmoneura obscura Mg. e Phorostoma
lata.
Il sig. Nòrner descrive (Soc. bot. zool. di Vienna 1883) alcuni Derma-
leichidi, così Dimorphus Urogalli n. sp., Pterocolus corvinus Koch e Cra-
meria lunulata Mill., osservata su una Athene noctua. Il Dimorphus ha per
carattere distintivo lo svilupparsi degli organi sessuali solamente.in età di
già avanzata e che essi si trovano nell’ interno delle ninfe. — Nérner de-
scrive anche il modo usato da lui per conservare gli Acari; prendendo le
piume da uccelli vivi, le si tagliano alla loro estremità basale, prendendoli
da cadaveri, si strappano le piume; per studiàre la struttura interna, fa bi-
sogno avere un materiale vivo; lo si mette in una goccia di olio, di gli-
cerina o d’acqua sul porta oggetti, con ai lati piccoli frammenti di simili
copreoggetti e si copre poi il tutto col copreoggetti.
Il Professore Latzel fa parola (1. c.) dei Pauropidi, scoperti da Lubbok
nei dintorni di Londra. Il sig. Byder prende il Pauropus per tipo della fa-
miglia delle Pauropidee e l’Eurypauropus per tipo della famiglia delle Eu-
rypauropididee.—Latzel descrive 1’ Eurypauropus ornatus n. sp. e Eur. cy-
cliger n. sp., poi Pauropida agilia Laz. (Pauropus Auxleyi Lubb.) e Paur.
tardigrada Latz. (Euryp. ornatus e cycliger n. sp.).
Il sig. DI Tomisvary descrive (Mus. Nazion. di Budapest 1883) un nuovo
genere di Miriapodi—Anodontostoma octosulcatum—che ha il suo posto fra
gli Scolopendri heterostomini e crierifere ; troviamo dati anche i caratteri
distintivi dell’ZHeterostoma, Branchiostoma e Trematoptychus.
Il D.' Drasche descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) una nuova 8y-
nascidia--Polyclinoides diaphanum — di San Maurizio, che egli trovò nel-
l’Imp. Museo di Vienna coll’etichetta: Amaroucium proliferum M. E.— Il
sig. Drasche continua (I. c.) a dare i risultati della sua revisione degli esem-
plari di Nematodi originali di Molin e Diesing nel detto Imp. Museo.
Il signor Komacowices dà (Soc. di se. nat. di Hermannstadt 1883) un pro-
spetto sistematico della fauna malacologica della Transsilvania e in questo
si è proposto di ridurre la fauna pubblicata dal Bielz allo stato presente
della scienza; esso omette l’ uso dei nomi dei Musei e delle collezioni, ri-
tiene solo quelli che hanno le loro rispettive diagnosi e solo il nome di
quell’ autore che veramente ha pubblicato la rispettiva specie. — Parlando
della Daudebardia transsylvanica Bielz., troviamo citata la osservazione di
Boettger, non differire questa specie dalla D. Langi P.—-Troviamo la Hya-
lina Oscari n. sp. molto affine alla H. sucinacia Bòttg. del Caucaso, Mastus
transsylvanicus n. sp. affine all’M. carneolus Mouss. e turgidus Kob., Orcula
Jetschini n. sp. che si distingue dall’O. doliwm Drp.: anfractu regulariter
crescente, costis membranosis ete. — Un'altra osservazione del Béòttger tro-
—ANaneS
viamo citata sul proposito del Clausilium, molte specie fossili cioè mancare
di quello, le Clausilie essere forme di Balea trasformate ed esser questo
processo di trasformazione ancora in attività nella sezione Alopia. Si fa
menzione anche di Schmidt, il quale riunisce le Baleo-Clawsilie in rapporto
anatomico alle Alopie. Il sig. Komacowics dà esempî di trasformazione in
causa di circostanze locali, così egli osserva che | Alopia livida Mke, che
vive sulla cima del monte Bucses, sia venuta anche sul K6nigstein, ivi in
causa di certe circostanze locali si formano 4 piccole piegature e un pic-
colo Clausilium e diviene una CI. Fussiana Ross., nel discendere dal monte
deve perfezionarsi il suo Clausilium e alla metà del monte troviamo da-
togli il nome di CI. Lischeana, Ch.; è pervenuto alle faldi del Konigstein
troviamo la Clausilia nella sua maggiore perfezione che ha preso il nome
di v. obesa, e in questo modo troviamo dati altri esempi di trasformazione
per far conoscere la connessione delle Alopie col Clausilium con quelle
mancanti di esso.—-Il sig. Komacowics divide le Clausilie in 5 gruppi se-
condo il grado delle loro affinità e dei loro passaggi, cioè:
1. Gruppo della Clausilta glauca Bielz.
2. A S A livida Mke.
SE 3 L: 5 plumbea Ross.
4. È 5 n Bielzi Pfr.
5. A A È, bogatensis Blz
e finalmente troviamo descritte le specie di Clausiliastra, Idyla, Uncinaria
e Pirostoma. (La continuazione verrà data l’anno venturo).
Il sig. Gehrs ci dà (Soc. di sc. nat. di Hannover 1883) la lista dei mol-
luschi dei dintorni di Hannover.
Il sig. Hansen dà (Accad. r. di sc. di Brusselles 1882) l’enumerazione
descrittiva delle Anelidi della baja di Rio Janeiro raccolte da Benneden.
Il sig. Verrill dà (Mus. di zool. comp. di Cambridge 1883) |’ enumera-
zione descrittiva delle Antozoe raccolte mediante drenaggio all’ occasione
della spedizione del Blake nel 1877-79 e dal Fish-Hacok nel 1880-82 in
una profondità dalle 100 a 1200 tese, lungo la costiera della Carolina me-
ridionale, Georges Bank. Troviamo alcuni nuovi generi, così Lepidisia af-
fine alla Acanella, Stenogorgia affine alla Botocera ete., diverse nuove spe-
cie come: Kophobelemnon scabrum, Acanthogorgia muricata, Chrysogorgia
Foerkesti ete.
Il Parroco Barth dà (Soc. di se. nat. di Hermanstadt 1883) i risultati di
una escursione fatta da lui in alcune vallate e sul Paringul nella Transsil-
vania. Tra le molte piante raccolte da esso vogliamo menzionare: Astra-
galus dacicus Heuff. che rappresenta qui l’Astr. onobrychis, Veronica biha-
rensis Ker., nuova per la flora della Transsilvania, Silene commutata Schur.,
non identica alla Sil. sazatilis Sims. del Caucaso, come era d’opinione Schur.,
Foucedanum Rochelianum Heuff., Crepis Fussii Kov., Ricasola amplissima
De Not., Usnea longissima Ach. di più d’un metro in lunghezza, Silene Ler-
chenfeldiana Baumg., solo ancora a trovarsi nella Serbia, nella Macedonia
e nella Tracia, Allium xanthicum , solo ancora nella Moldavia, Aquilegia
transsylvanica Schur. (non identica all’Ag. glandulosa Fisch.), Veronica ni-
valis Schur. (non differente dalla Ver. serpyllifolia L.), Primula suaveolens
Bert. etc.
Il sig. Janka dà (Mus. nazion. di Budapest 1883) un prospetto analitico
delle Plumbaginee europee e delle Brassicee europee. Tra le prime tro-
viamo quale specie nuova l’Armeria sancta Jank. del monte Athos, simile
all’ A. Gussonei, poi la Statice spinulosa Janka di Fiume (che trovasi nel-
l’erbario di Sadler nel detto Museo).
Il sig. Sprenger di Portici ci dà nella Garten Zeitung di Berlino un pro-
spetto dei Narcissi che allignano in Italia. Egli osserva non essere ancor
deciso quali e quante specie sino ad ora descritte, siano vere specie,
quali siano forme e quali siano bastardi. Steudel divide i Narcissi in 17
generi incl. Narcissus, dei quali però ben pochi sono riconosciuti, come
Ajax e Queltia da Parlatore e Corbularia da altri autori. — Quale tipo di
un vero Narcissus è a riguardarsi Narec. poeticus; Ajax forma un vero ge-
nere per sè, nel quale si dovrebbe comprendere A). pseudo-narcissus, Narc.
incomparabilis e odorus; agli Hermioni appartengono Nare. tazetta e papy-
raceus; ai Phylogini, Narc. calathinus o N. odorus.—Il sig. Sprenger ci dà
la descrizione delle diverse specie di Narcissus con indicazione dei rispet-
tivi sinonimi e con dati sulla coltivazione delle specie più interessanti.
Troviamo Narc. italicus, Sims., N. Tenoriù Parl., N. papyraceus Gar.,
la quale specie viene assai spesso presa per N. unicolor, Ten., ed essa of-
fre diverse varietà fra le quali il N. Panizzianus, Barla, e Gennari di
Parlatore; N. tazetta Lois], il quale trovasi in grandi masse insieme all’ Aspho-
delus ed al quale è affine il tanto raro N. canaliculatus d’ Ischia; poi N.
poeticus colla var. diflorus, verbanense , patellaris ete., poi N. raduflorus,
biflorus, pseudo narcissus colla var. /. pl., la quale si trova unitamente
alla forma tipica mazimus ed altre, e finalmente N. incomparabilis, odorus,
e Jonquilla. |
Il Prof. Pancic ci dà nel suo opuscolo , Elementa ad floram principa-
tus Bulgariae, Belgrado 1883 , scritto in lingua serba, la flora del detto
principato, in cui trovansi descritte diverse nuove e rare specie di piante,
come Viola orbelica Panc., la quale vive unitamente al Cerastium saxicola,
Centaurea dissecta, Sempervivum Kopaonikense Panc., affine al Semp. Heuf-
feli, Senecio erubescens n. sp. intermedia fra Sen. jacobea e Sen. transsyl-
vanica; Cirsium heterostichum n. sp., simile al Cirs. anglicum, Campanula
MS
orbelica n. sp. affine alla Camp. Aucheri del Caucaso; Hieracium balkani-
cum Uechtr. in litt. prossimo al H. Schmidti, Allium melanantherum n. sp.;
(All. Moesiacum Pane.): vicino all’AÙ. tenvwiflorum e parciflorum; Anthemis
cinerea Panc. (Anth. absinthaefolia Panc.) etc.
In aggiunta alle osservazioni meteorologiche del 1881 e 1882 fatte dal
sig. Reissenberger a Hermanstadt troviamo (Soc. di sc. nat. di Hermanstadt
1883) anche le sue osservazioni phytofenologiche. Nel 1881 troviamo la
1ussilago farfara in fiore il 9 marzo, e il Galanthus nivalis Vl 11 marzo;
nel 1883 troviamo la detta Tussilago in fiore di già nel 27 febbraio e il
Galanthus nel 28 febbraio.
Il Prof. Grandeger continua a dare (Soc. Imp. dei Natur. a Mosca 1882)
la descrizione di nuove specie di Mentha della Francia, Spagna, Inghil-
terra, Germania etc. Nuove specie dell’Italia sono Mentha Caponiana, M.
nebrodensis e M. sicula (tutte tre in fl. exs. sic. del Todaro); poi M. Cesatà
e Pasqualii di Napoli, M. pisana di Pisa; del Tirolo italiano: poi M. tridentina
e tyrolensis etc.
Il sig. DI Henriques dà (Soc. Geograf. di Lisbona 1889) un prospetto
della flora della Serra da Estrella con una enumerazione delle rispettive
piante, come pure la lista delle piante raccolte da Tournefort nella detta
regione; su una delle tavole troviamo le altezze fino alle quali giungono
alcune piante, così Juniperus nana a 1800 m., Erica arborea, aragonensis,
Betula pubescens, Iex aquifolium dai 1500 ai 1700 m., il Solanum tube-
rosum e la Zea Mais si coltiva dagli 800 ai 1000 m.; a 300 m. vegeta
l’Agave americana, Opuntia vulgaris, Chamaerops humilis, Phoenix dactyli-
fera, Musa ensete, Eucalyptus globulus; è a menzionarsi poi la Lecanora
intercincta Nyl., che ha il suo posto tra la L. cervina e cinerea Lec., tar-
tarea Ach. v. crassissima Nyl., notevole per lo spessose del tallo, che è
di Om. 008, Verdascum Henriquesi Lange ad int. simile al Verd. nevadensis,
Silene elegans etc.
Il sig. Engelhardt dà (Soc. di sc. nat. Isis a Dresda 1883) una sem-
plice lista delle piante fossili rinvenute negli strati terziarì nelle miniere
di carbon fossile a Dux in Boemia; troviamo alcune specie come Evony mus
pseudo-dichotomus, Strychios grandifolia, diverse specie di Sphaeria, Ehy-
tisma, Xylomites ete., ma senza descrizione specifica.
Il sig. Criè dà (Accad. di sc. di Parigi 1883) i risultati dei suoi studî
comparativi sulla flora cocena dell'Ovest della Francia con quella d’Alum-
bay, isola Wight e Bournemouth in Inghilterra e questi studj constatano
l'affinità tra un certo numero di piante fossili dei terreni eoceni dell’ In-
ghilterra e quelle del grés coceno della Vandea, del Dip. du Maine, di Anjou,
fra le quali rimarcansi nominatamente : Lygodium Kaulfussi, Aneimia sub-
cretacea, Quercus Bournensis, Dodonea subglobosa e Symplocos britanica.
PIo5 e
Il D. Staub dà (Soc. geolog. ung. di Budapest 1883) i caratteri distin-
tivi delle alghe fossili (Confervites), le quali sono somiglianti alle Conferve,
viventi presentemente nelle acque dolci e saline ; ne descrive una nuova
specie dello scisto marnoso di Felek nella Transsilvania; osserva poi che
la Confervites capilliformis del Sieber sia a denominarsi Conf. Steberi ; che
quelle forme che Schimper prese per fibbre di radici d’una felce sono Con-
fervites Braunii Schenk.—Il D." Staub parlando (1. c.) della flora fossile della
suaccennata località di Felek (Cystoseira Partschi, Helit, Phragmites oenin-
gensis, Cyperites senarius, Pinus hepios ete.) videscrive anche un nuovo Bi-
bio — Bib. Kochii, affine al Bib. morio; esso fa parola anche di un Pinus
palaeostrobus rinvenuto nell'Ungheria (nel calcare nummulitico di Buda) e
ne dà i caratteri per i quali li distingue dall’or vivente P. strodus.
Il Prof. Handman ci dà (I. R. Istit. geolog. di Vienna) uno schizzo della
fauna fossile di S. Vito presso Hirtenberg nell’ Austria inferiore, la quale
fauna sarmatica egli crede dover riconoscere quale resto della fauna me-
diterranea miocenica. Fra le molte forme nuove troviamo descritte Pleu-
rotoma concinna , che appartiene al gruppo del PI. semimarginata Lam. ,
pretiosa Bell., Jouanetti Lam., inornata Bell. e splendida Handm.; Cerithium
vitense, che ha qualche somiglianza col Cer. lignitarum Eichw. ; Neritina
bifasciata simile alla Ner. Pachii Partsch ete.—Detto Professore ci dà rag-
guaglio anche del deposito di conchiglie sarmatiche nei dintorni di Hòlles
presso Matzendorf (Austria inferiore); si trovano due strati, l’uno pieno di
Cerithii, principalmente del Cerith. pictum, Valtro pieno di bivalve ; fra i
molti fossili raccolti da esso, troviamo molte forme nuove, fra le quali Buc-
cinum (Cominella) hollesense, che ha forma e scultura del Bucc. Neumayri
Horn. e Auing.; — Cerithium Bre neri che ha la forma del Cer. pictum
Bast. e che forma quasi il passaggio al gruppo del Cer. spina Partsch. e
Cer. scabrum Ol.; Paludina canaliculata a porsi tra Pal. Frauenfeldi Horn.
e Pal. stagnalis Bast. etc.
Nella seduta del 20 gennaio a. c. della Soc. Imp. dei Naturalisti di Mo-
sca il Prof. Trautschold mostrò alcune ossa di una nuova specie di Ar-
chegosaurus Streukenbergi rinvenuti nei sedimenti permici del Governo
di Viatka, questa specie differisce dagli altri Archegosauri per essere
il doppio più grandi ed avere il muso più prolungato, arrotondato alla sua
estremità.—Il sig. Trautschold ha pure mostrato delle ossa d’un Therma-
totherium n. g. rinvenuti pure nei sedimenti permici nei dintorni di Kasan.
Il D.' Bittner presentò all’Imp. Accademia di scienze a Vienna una memo-
ria, in cui descrive alcune nuove specie di Brachiuri del Vicentino e del
Veronese, così Ranina notopoides, Dromia Hilarionis, Lumbrus cocanus, Cya-
mocarcinus n. g., angustissimus n. sp. ed osserva poi Mepaticus Neumayri
Bittn., non appartenere agli Hepatidi, ma bensì agli Erisodi e a porsi vi-
GEO —
cino al Pilummnoides e all’Actumnus, e perciò dovere il rispettivo nome ge-
nerico cambiarsi in HMepatocarcinus; osserva poi anche che Cancer Beggiatoi
Mich., non sia altro che un male conservato Coeloma vigil A. Edw.
Venendo i Tentaculiti compresi da alcuni Paleontologi fra i molluschi,
da altri fra i vermi, da altri fra gli echini, il D.r Dewitz dà (Soc. di sc.
. nat. per la Sassonia e la Turingia, Halle 1883) la descrizione del Tenta-
culites ornatus, riserbandosi ad ulteriori studj il precisare a quali animali
recenti sia a riferirsi.
Il Professore Hantken tratta (R. Accad. di sc. di Budapest) della scaglia
cretacea degli Euganei, e descrive i foraminiferi che trovansi in essa; pre-
valgono le forme di Rotalia, poi piccole Nodosarie, le quali probabilmente
appartengono alla Discorbina canaliculata e delle Textilarie—La pietra cornea
nel calcare degli Euganei è pure ricca di Radiolarie ete.— I foraminiferi
di certe marne degli Euganei assomigliano del tutto a quelli che rinven-
gonsi negli strati a Clavulina Szaboi di Budapest.— Hantken descrive poi
i foraminiferi e Briozoi di Priabona, e molti anche di Nizza.
Il signor Hapke ha ricevuto alcuni frammenti del peso di 15 gr. del
ferro meteorico rinvenuto nello scorso autunno 1882 a Rancho de la Pica
nel Messico e ne dà la descrizione negli scritti della Società di sc. natu-
rali di Brema 1883). L’originale ha una forma prismatico-piramidale, un
peso di 46 kil. ed è coperto di una crosta sottile, griggia, quasi spleudente;
nella massa del resto omogenea si riconosce una struttura lamellare-cri-
stallina; il suo peso specifico è da 7, 74 a 7, 89, consta di 91, 78 0/0 di
ferro, 8, 35 0{0 di nikel, 0, 02 di cobalto con tracce di fosforo e carbonio.
Questo ferro ha molta rassomiglianza con quello di Tennessee.
Il meteorite caduto nello scorso febbraio a. c. ad Afianello presso Brescia
fu analizzato chimicamente dal Barone Foullon (Imp. Accad. di se. di Vien-
na 1883). Esso consta di Olivina (43, 77 010), Bronzite e Feldspato (41, 37),
Nikel (7, 66 0/0), Pirite magnetica (7, 45 0[0) ed acido fosforico in mi-
nima quantità, proveniente dal fosforo contenuto nello Schreibersite.
SR.
NOTE DI STORIA NATURALE SICILIANA
L’ELASMOTERIUM
« Si pretende che denti di Elasmoterio siano stati scoperti in Ungheria ed in
Sicilia dal 1830 al 1840. »
Da queste parole si rileva, che questo animale antidiluviano, che viveva col-
l’elefante e col bove si trova in Sicilia, per cui credo utile per le nostre ricerche
di dire qualche parola sulla sua storia.
Fischer nel 1808 descrisse la mascella inferiore di un animale che chiamò Ela-
smoterio pei denti formati a lamine, Alcuni denti furono rinvenuti nella steppa
dei Kirghisi sul mar Caspio, altri ne’ governi di Surataff e di Kharkof conser-
vati a Pietroburgo, una mascella inferiore trovata a Saratoff, conservata nell’ Ac-
cademia agronomica di Petrowstey, un frammento di cranio scoperto sul Reno
conservato nel Museo del Giardino delle piante a Parigi. Brandt ha descritto
un .cranio completo conservato nel Museo Zoologico di Pietroburgo , fu pescato
nel Volga, due miglia al Sud di Sarepta, fu comprato da Knobloth e donato al-
l'Accademia delle Scienze.
Potendo trovarsi in Sicilia, come è stato cennato , credo giovevole darne la
descrizione del cranio. i
È lungo Cm. 85, altezza compresa la mascella inferiore Cm. 55, larghezza
massima Cm. 42, dimensioni che superano di assai quelle de’ più grandi rino-
ceronti. La protuberanza frontale ha la forma di un emisfero alto Cm. 13, la
superficie è rugosa solcata dalla traccia di grossi vasi sanguigni, da cui doveva
partire un corno potente. La sezione del cranio davanti a quella protuberanza
frontale è stretta e compressa, che ricorda il cranio del cavallo e del bue, ha
l’ossificazione completa delle fosse nasali; la parte posteriore del cranio somiglia
molto a quella del rinoceronte, incisivi e canini mancano, molari cinque tanto
nella mascella inferiore, che superiore lunghi m. 0, 20 e conficcati nell’osso ma-
scellare per quattro quinti della loro lunghezza. Ogni dente è composto di la-
mine di smalto che si piegano, e si contorcono in modo da formare sulla su-
perficie della corona delle graziosissime figure increspate. Dalle dimensioni del
cranio l’animale poteva arrivare a quattro o cinque metri, nulla si conosce delle
sue estremità.
Attelabus curculionoides, Ln.
Come i botanici registrano i casi di albinismo che si osservano nelle piante ,
i Zoologi fan conoscere le aberrazioni di albinismo e di melanismo nei mammi-
feri, negli uccelli, e nei rettili, ugualmente gli entomologi portano 1’ attenzione
alla ricerca degli insetti affetti da melanismo.
Nelle regioni fredde i mammiferi spesso nell’ inverno presentano una pelurie
più chiara, e talune specie divengono interamente bianche, gli insetti prendono
Ra
colore più oscuro per quanto più elevati sono i luoghi del loro abitato, e De
Laarpe ne portò varì esempi dandone una spiegazione per l’influenza della viva
luce de’ raggi solari. Recentemente il Bellier de La Chavignerie riportando al-
cuni casì di melanismo ne’ coleotteri, fa conoscere che le specie di color verde
o verde-dorato sono quasi tutte suscettibili di passare al melanismo, e conferma
he talune specie come il Caradus Cristoforti presi sulle elevate vette de’ Pi-
renei presentano più soggetti neri: mostra anche che talune specie divengono
melaniche in alcune località, ed egli ha trovato la varietà nera della Cicindela
campestris nella Corsica soltanto nel lato orientale dell’ Isola a Porto Vecchio,
mentre la varietà nera della C. Germanica accompagna sempre il tipo.
Raccogliendo materiali per questo studio, io registro un caso di melanismo
dello Attelabus curculionoides L., che è tutto nero sopra e sotto, non differisce
in nulla dal tipo per la grandezza, e pe’ caratteri specifici, fu raccolto nelle Ma-
donie ad una elevazione di mm. 540, sopra querce giovani insieme ad altri saggi
della medesima specie nello stato normale.
Emigrazione del Myoxus glis Gml.
Si è scritto fra i mammiferi rosicanti le emigrazioni periodiche del Leming ,
si conoscono altre specie di topi, che per mezzo del commercio, come il Mus
decumanus, e rattus si sono diffuse in tutta Europa da divenire molto nocive;
nessuno ha cennato emigrazioni del IMiorus glis, ecco una osservazione nuova.
Il ghiro abita in tutta Europa, e sceglie per sua dimora le selve ghiandifere,
perciò da noi si trovava comunissimo nelle foreste del Gurgo, Lanceria, Gibil-
manna, dove in settembre ed ottobre era frequente osservarlo sugli alberi di querce
nutrendosi di ghiande, e di frondi. Allo avvicinarsi del freddo cade in profondo
letargo per tutto l'inverno per isvegliarsi in giugno, In questo stato d° iberna-
zione pastori e cacciatori pratici di conoscere i luoghi di loro ritirata ne facevano
carnificina, perchè provavano gran diletto a nutrirsi di quelle carni.
Nel bosco di Monticelli, e di Castelbuono, che è nel versante opposto del gruppo
de’ monti nebrodensi, e non molto distante, non se ne trovava neppure uno ;
sono circa sette anni, che ne’ boschi di Gurgo, e Lanseria van minorando , e
sono divenuti piuttosto rari; mentre nei boschi di Castelbuono si sono moltipli-
cati oltremodo, particolarmente in quest’ anno, che le foreste ghiandifere hanno
dato una produzione straordinaria.
Se la specie mancava del tutto nelle foreste ghiandifere di Castelbuono, ed
abbondava in quelle di Lanseria e Gurgo, dove fa difetto oggi, e da credere ad
una emigrazione, essendo la distanza pochi cnilometri, la causa movente della
emigrazione si deve attribuire alla guerra che l’ uomo gli faceva in ogni anno :
consimili osservazioni si sono verificate in altri animali, negli uccelli partico-
larmente.
Mina’ -PAaLUMBO.
EnRIco Ragusa Dirett. resp.
IMI! COTTE
ANNO III 1 FEBBRAIO 1884 N. 5.
IL NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
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ST PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
‘ABBONAMENTO ANNUALE
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PAESI COMPRESI NEBIL'IUNIONESPOSIPARE ME ALTE o
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GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda -l’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 5.
E. Ragusa—Cuatalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua).
A. De Gregorio—/ntorno al Pecten Pictus Sow. non Goldf. e al P. corneus
G. B. Sow. non I: Sow.
A. De Gregorio —Un nuovo Pecten (Amusium) vivente nella Nuova Caledonia.
A. De Gregorio—Vuovi Decapodi titonici.
A. De Gregorio—Una nuova Cypraea Pliocenica.
G. Seguenza—Della Lingulinopsis Carlofortensis Bornemann Ir.
March. di Monterosato—Conchiglie littorali mediterranee (cont.).
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
A. Cocco—/ndice Ittiologico del mare di Messina.
G. Seguenza—Gl Ostracodi del Porto di Messina (continua).
“——_e e
PALERMO
io Tess Virzì
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ANNO III. 1 FEBBRAIO 1884. N. 5.
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IL NATURALISTA SICILIANO
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CATALOGO RAGIONATO
DEI
COEEOSTqTIERIT e STELLTA
(Cont. V. Num. prec.).
DRYPTINI
Drypta Fabricius
dentata Rossi . . . . Questa elegantissima specie non è rara in primavera
sotto le pietre in siti umidi, e pare trovisi pure sotto
le corteccie degli alberi. Romano, Ghiliani e Reiche
la citano di Sicilia (1 primi sotto il sinonimo di emar-
ginata Fabr.). Io la posseggo della Navurra, Tra-
pani e dell’Oreto.
distineta Rossi . . . Trovasi come la precedente, ma la ritengo assai rara.
Romano la possedeva probabilmente di Termini, Ghi-
liani la cita di Paternò e Palermo, (cylindricollis
Fabr.). Rottenberg nel suo catalogo li di averla rac-
colta fra i Brachinus a Catania, ma credo invece
che egli raccolse la var. intermedia Ramb. essendo
tale 1} esemplare che egli mi donò sotto il nome
di distincta. Nel maggio scorso ne presi quattro
esemplari sotto una pietra presso il lago di Lentini.
In un esemplare gli articoli delle antenne sono tutti
unicolori, come osservasi negli esemplari della den-
tata che trovansi in Oriente, i quali secondo Bedel,
hanno pure il primo articolo intieramente ferrugi-
noso.
var. intermedia Ramb. Distinguesi per la forma della fascia suturale, che nel
centro è assai stretta. Ne presi una dozzina di esem-
plari assieme al tipo presso Lentini, ai quali manca
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl. 1077
— 130 —
la macchietta nera sul secondo e terzo articolo delle
antenne, el alcuni non hanno lateralmente sulle eli-
ire la striscia verde, Questa varietà pare propria non
solamente all’ Andalusia, ma a tutti i paesi meridio-
nali ove certamente spesso viene confusa col tipo.
Zuphium Latreille
olens Fabr. . . . . Pare chequesta stupenda specie non sia rara in Sicilia.
Romano la cita ed il Rottenberg, che me ne donò un
esemplare, ne prese in gran numero assieme ai Bra-
chini presso Catania e Siracusa; esso dice che l’in-
setto trovasi a grandi profondità ai piedi dei pioppi
e corre velocissimo sulla ruvida corteccia degli al-
DEEI
L’ esemplare di Sicilia che io posseggo distinguesi
oltre che per la grandezza, nell’avere le antenne tutte
ferruginose senza la macchia nera sul primo articolo.
Chevrolati Brull. . . Ho trovato questo rarissimo insetto solamente quattro
volte, sotto pietre profondamente interrate; due esem-
plari li presi sul Monte Pellegrino nel mese di dicem-
bre, e due altri nel maggio nel bosco della Ficuzza.
È stato descritto sotto i nomi di testaceum Klug. Nu-
midicum Luc. ed unicolor Germ.; quest’ ultimo
sinonimo è citato nel Cat. de Mars. 1868, con Sicilia
per patria.
Polystichus Bonelli
.
(I
connexus Foucr. il vittatus Brull. fasciolatus Fabr., ed io ne pos-
seggo quattro esemplari presi nel maggio nel bosco
della Ficuzza. Uno di questi fu determinato dal ca-
valiere Baudi per vittatus; difatti essi hanno tutti e
quattro le fasce rosse delle elitre che caratterizzano
il osttatus, pur non di meno io dubito trattisi di que-
sta specie, ma sia invece una varietà del fasciolatus
Rossi.
Ghiliani e Romano lo citano.
fasciolatus Rossi. . . Specie già citata dal Ghiliani sotto il sinonimo di di-
scotdeus Stev. e dal Romano. Rottenberg lo rac-
colse a Catania. Io ne posseggo 15 esemplari quasi
tutti donatimi dal mio amico De Stefani che ne rac-
colse un gran numero a Prizzi nell’ exfeudo Leone.
— 131 —
LEBIINI
Aétophorus Schmidt-Goebel (1).
var. ruficeps Gené . . Questa bella varietà dell’ imperialis Germ. mi fu spe-
dita in un esemplare preso in Sicilia ed appartenente
alla collezione del Dott. Stierlin che me lo donava
con altri insetti Siciliani.
Questa varietà è propria della Sardegna, e non è
dunque difficile che si trovi pure da noi; del resto
il tipo secondo Lucas (Expl. de l’Alg.) trovasi pure
in Algeria.
Demetrias Bonelli
unipunctatus Germ. . Piuttosto rara; il mio primo esemplare 1’ ebbi donato
dal Dott. Stierlin che lo possedeva di Sicilia. Ghi-
liani lo cita con dubbio e dice averlo preso a Seli-
nunte; quelli della mia raccolta sono di Siracusa.
atricapillus Linné . .Ghiliani e Romano lo citano, Rottenberg lo raccolse a
Catania e Siracusa, da dove provengono anche gli
esemplari della mia collezione ,, che io raccolsi nel
maggio.
Distinguesi dal precedente per il petto e la base del
ventre che sono neri, le elitre che non sono puntato-
striate e gli interstizit neppure.
Dromius Bonelli
linearis Oliv. . . . . Il Dromius più comune di Sicilia, e trovasi dal feb-
brajo al maggio sotto le pietre in riva ai fiumi, ma
specialmente sotto la corteccia degli alberi e fra le
erbe ove corre veloce.
Rottenberg lo raccolse a Catania.
(1) Questo genere nell’eccellente lavoro del sig. Bedel, Colcop. du Bassin de la
Seine, 1881, è stato giustamente riunito ai Demetrias, e ciò venne già accettato
‘mel Cat di Berlino;—se io lo mantengo, è solamente perchè dissi nel principio
di questo lavoro che avrei seguito la classificazione del Cat. Stein a Weise del 1877.
— 132 —
meridionalis Dej. . . Posseggo tre soli esemplari di questa specie, facile a
riconoscersi per i punti che ha sulle elitre tra la sesta
e settima stria. L’ho trovato in primavera sotto le cor-
tecce degli alberi e sono più robusti di quelli che
posseggo dalla Francia meridionale.
tottenberg lo prese presso Palermo sotto la corteccia
x degli alberi di olivo.
quadrimaculatus Linn. Ebbi un esemplare di questa specie nel 1869 dal far-
macista Zuccarelli di Catania, che me lo donò as-
sieme al Carabus auratus var. Siculus mì Ora io
dubito che questi insetti provengano dalla Francia,
e fintantochè con la cattura di nuovi esemplari non
sì sarà constata l’esistenza di queste specie in Sicilia,
è con dubbio che io le noto fra gl’insetti Siciliani.
bifasciatus Dej. . . . Alla Ficuzza non è raro in primavera battendo gli al-
beri di veder cadere nell’embrello questo elegante in-
settuccio, che trovasi pure ai piedi dei pioppi vicino
ai torrenti, o alle praterie.—Rottenberg non cita que-
sta specie, ed io temo che il suo fasciatus Dej.=ni-
griventris Thoms. sia invece questa specie.
melanocephalus De). . Questa specie non è rara presso | Oreto a Palermo, e
sembra prediliggere i giovani arbusti sotto la corteccia
dei quali tiensi nascosta; lho presa pure attaccata alle
erbe e sotto le pietre.
Rottenberg la trovò a Catania,
Gli esemplari della mia collezione mi erano stati de-
terminati dal Kiesenwetter per Sigma Rossi; fu in
seguito a questa determinaziono erronea che io feci
figurare nel mio catalogo del 10 settembre 1880, il
D. sigma.
nigriventris Thoms. . Rottenberg lo cita col sinonimo di fasciatus Dej. e dice
di averlo trovato sotto i pioppi a Catania,
Romano nel suo catalogo cita D. Punctatellus, Trun-
catellus, Quadrillum e due altre specie dubbie. Cer-
tamente il secondo è un Metabletus e l’ultimo il Lio-
nychus quadrillum.
(continua). EnRIcO RAGUSA,
— 133 —
INTORNO AL PECTEN PICTUS SOW. NON GOLDF.
E AL P. CORNEUS G. B. SOW. NON I. SOW
Entrambi i nomi di queste due belle specie esotiche viventi debbono
mutarsi perchè adoperati già per designare altre specie fossili.—Pel Pecten
pictus Sow. (Thes. Con., p. 62, tav. 20, f. 233—Hanley Rec. Biv., p. 277.
Catlow Reeve Nomenclator, p. 82.—Reeve Mon. Pecten, tav. 28, fig. 116)
dell’isola di Baicus (Filippine) propongo il nome di P. oweni in onore del
celebre naturalista Richard Oweni Superintendent of tle Nat. Hist. De-
partiment British Museum che segna uno degli apici più alti cui la scienza
possa arrivare. Pel Pecten corneus G. B. Sow. (Thes. conch., tav. 13,
f. 44, 45; tav. 20, f. 244,245; Catlow Reeve Nomencl., p. 81. Reeve Mon.
Pecten, tav. 81, fig. 141) degli stretti di Magalhaens propongo quello di
P. Jeffreysi in onore del più rinomato conoscitore delle conchiglie dell’In-
ghilterra e di quelle che vivono a grandi profondità; e il cui nome resta
intimamente legato al progresso della scienza malacologica dei nostri tempi.
80 Dic. 1883.
MarcÒ. A. DE GREGORIO.
UN NUOVO PECTEN (AMUSIUM)
vivente nella Nuova Caledonia
Pecten (Amusium) Milne Edwardsi De Greg.
De Greco. 1883, Sur le P. cristatus, Bronn et ses espècos affines des oceans.
Paris.
Elegantissima specie molto somigliante al Laurenti L. — La sua valva
destra è bianco-nivea, la sinistra di un bellissimo color rosco un pò pal-
lido con circa 28 zone anguste raggianti, color terra di Siena. Nell’interno
hanvi circa 28 tenui coste nella valva sinistra, 20 nella destra.
Prescindendo degli altri caratteri differenziali , dipendenti dalla diversa
— 194 —
colorazione, ciò per cui più facilmente si distingue la nostra specie da
quella di Gmelin consiste nell’assai minor numero di coste interne: Gmelin
infatti dice che la sua specie ne ha 48 (Syst. Nat., p. 3317); Reeve (Mon.
Pecten pl. 16, p. 58) ne enumera circa 40; Hanley (Rec. Biv., p. 274) ne
conta 47 nella sinistra, 41 nella destra; Deshayes (Enc. méth., p. 717) dice
che vi ha grand nombre de còtes, e nella figura 4, tav. 208, Enc. meth.
se ne contano più di 44.
Della Nuova Caledonia il sig. Bernard descrisse già un altro magnifico
Amusium (Descr. èsp. nouv. Journ. Conch., p. 48, pl. 1, f. 1, 1861) che
però è assolutamente distinto dal nostro. L’ esemplare descritto l’ho avuto
dal sig. R. Damon di Weymouth.
30 Dic. 1883.
MarcHÒ. A. De GREGORIO.
NUOVI DECAPODI TITONICI
Orhomalus rotulensis De Greg.
Piccolo frammento cilindro-conico , lungo 25", con diam.t"i di 8"n 5mm
alle estremità. Guscio munito di placchette tuberculose , rare, distanti fra
loro circa 6"", munito di una carena saliente e tuberculosa situata nella
faccia più concava. Alla regione esso mostra una struttura formata di strati
concentrici cellulosi.
Questa specie molto rara e interessante ma dubbia, ha qualche analogia
con lO. macrochirus Et. (Leth. Bruntr., p. 454, tav. 60, f. 6).
Loc. Contrada Rotoli presso Palermo.
Eryma rinellincola De Greg.
Una grande branca, che se terziaria, si direbbe appartenere a un cancer.
Essa è lunga al fianco dorsale 42"", al ventrale 28". La sezione è el-
littica, strangolata presso l’articolazione posteriore. Diametri estremi 25",
28%, Superficie ornata di tubercoletti distanti circa 1"" |’ uno dall’ altro.
Loc. Idem.
Genn. 1884,
Marca. A. De GREGORIO.
—- 195 —
UNA NUOVA CYPRAEA PLIOCENICA
Cypraea (Epona) Altavillensis De Greg.
Testa globosa spheroidalis, turgida, lucida, potius crassa; apertura paulo
arcuati; labris subparallelis, externo marginato, circiter 20 dentibus ornato
in faciem dorsalem evanescentem ; dentibus labri interni circiter 13, intus
notatis, extus productis evanescentibus.
Lung: 132». Larg. 6. Spessore Yam,
Ha analogia con la C. ovulata Lamark (Enc. méth., t. 355, f. 2), ma è
ancor più rigonfia e priva affatto di spira. Per la forma somiglia a quella
da me figurata nella monografia sulla fauna eocenica di S. G. Ilarione ,
tavs 6, f. 06;
Genn. 1884.
MarcHÒ. A. DE GrEGORIO.
— —-—_a="=è0=————_ c
DELLA LINGULINOPSIS CARLOFORTENSIS
BORNEMANN IR.
Nel vol. VI fascic. 1 degli Atti della Società toscana di Scienze Natu-
‘ali, il sig. D." L. G, Bornemann descrive con questo nome una grande
Foraminifera pescata nei fondi coralligeni di Carloforte in Sardegna ed in
una tavola annessa alla sua memoria figura molte variazioni di questa im-
portante specie polimorfa rappresentante di un genere sinora non cono-
sciuto trai viventi.
To voglio qui ricordare alla mia volta che trai numerosi foraminiferi pe-
scati nel mare di Messina, che da molto tempo mi propongo di pubblicare,
la Lingulinopsis carlofortensis vi è abbondantissima, vivendo comunemente
lungo lo stretto.
Le condizioni d’esistenza in cui pescasi tale specie nello Stretto di Mes-
— 156 —
sina sono affatto identiche a quelle in cui vive in Sardegna. Nei fondi co-
ralligeni dello Stretto di Messina si costituisce un ammasso roccioso sul
quale sviluppasi il corallo rosso, tale ammasso risulta dall’aggregato delle
‘solide conchiglie calcaree della Venus effossa, dell’Ostrea cochlear, del Ba-
lanus tulipiformis e del Pachylasma giganteum intimamente insieme con-
nesse ed associate a coralli diversi a variati briozoi, in mezzo ai quali vi-
vono numerosi molluschi. È appunto in tali condizioni che trovasi abbon-
dantemente la ZL. carlofortensis.
I numerosi esemplari che io possiedo da parecchi anni rispondono pre-
cisamente alle molte forme regolari ed anormali figurate dal sig. Borne-
mann ed altre ancora diverse se ne offrono per la grande variabilità nello
sviluppo di tale conchiglia. Quanto alle dimensioni degli esemplari messi-
nesi in generale sono pressochè uguali a quelli di Sardegna, ma taluni
anco li superano pervenendo alla ragguardevole lunghezza di oltre 6 mil-
limetri.
Altra particolarità offertami dalla Lingulinopsis che vive nello stretto di
Messina si è che le conchigliette da me raccolte sono altre bianche o gial-
liece ed il maggior numero invece colorate in bruno più o meno intenso.
Gli esemplari più freschi e i giovani sono sempre bianchi, e la colorazione
evidentemente deve attribuirsi ad una incrostazione, che mano mano au-
mentando rende più scuro il superficiale colorito della conchiglia, da ciò
ne derivano le gradazioni numerose; probabilmente tale incrostazione co-
mincia a formarsi dopo avvenuta la morte dell’animale.
Lo studio chimico di tale indumento vi scuopre soltanto dell’ ossido di
ferro, trattasi quindi alcerto di una patina di limonite che si va costituendo
lentissimamente , chi sa pel concorso di quali circostanze! Questo fatto si
collega colla scoperta che faceva lo Challenger nel fondo dell’ oceano di
incrostazioni e concrezioni di limonite.
È certo altresì che il fenomeno qui ricordato non si manifesta soltanto
sulla superficie della Lingulinopsts, invade invece le conchiglie tutte dei
molluschi, veruna esclusa, in modo che mano mano invecchiando imbruni-
scono.
Altro importante annuncio che mi sono proposto di fare in questa breve
nota si è quello dello stato fossile in cui ho benanco raccolto la L. car-
lofortensis.
Nelle sabbie quaternarie dei dintorni di Messina, di unita ad una fauna
di molluschi, di briozei e di coralli, quasi tutti viventi nel prossimo mare,
trovasi la specie di cui discorro, essa vi è poco abbondante; ma presenta
quelle variazioni numerose e quelle diverse anormalità nello sviluppo che
97 A
suole offrire allo stato vivente. Quanto alla grandezza degli individui fa
d’uopo dire che essi raggiungono delle dimensioni ancora maggiori di quelli
che vivono nello stretto avendone raccolto alcuno lungo mill. 7,5.
Questi fossili furono da me raccolti alla contrada Gravitelli presso Mes"
sina.
G. SEGUENZA.
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
PEL
MARCHESE DI MONTEROSATO
(Contin. v. num. prec.).
FAM. RISSOIDAE
Zippora, Leach.
Peristoma dilatato; columella subdentata; forme generalmente elate.
A. sp. aciculiformi (tipiche).
71. Z. auriscalpium, L. (Turbo).
= Rissoa acuta e R. acicula, Desm. (Med.).
= Carychium latilabre, Jan., f. Anton.
= Z. Drummondi, Leach. (Britann.).
— R. auriscalpium, Schw. — Uber fam. Rissoiden II, p. 13, t. 1,
(Med. e Adr.).
Tipo e var. minor-laevis, albida aut picto=R. pulchella, Risso (Alpi Marit.)
e R. auriscalpium, var. vitrea, Req. (Corsica); Schw.A1. e. Î. 1%.
(è
B. sp. del tipo della Aissoa elata.
72. Z. paradoxa, Monts. (nova forma).
Acutissima, translucida, unicolore (oro antico), ad apertura molto espansa ed
irregolarmente dilatata ; anfratti (7) rapidissimi, contorti , subcostati.
Anche di Magnisi e di Trapani (Monts.); Bona (Morlet); coste di Barberia
nelle spugne (Monts.); Sfax, esemplari perfetti (Nerville).
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 18
— 138 —
73. Z. elata, Ph. (Rissoa)—II, p. 124, t. 23, f. 3 (Taranto e Napoli).
Non si cita espressamente la figura data da Schwartz, che non confronta esat-
tamente col tipo di Philippi. Le due macchie nella parte esterna dell’ apertura
sono caratteristiche.
Anche di Tolone (Vimont); Ajaccio (Requien).
74. Z. oblonga, Desm. (Rissoa).
=" R. ablonga, auct. e Schw.l. c. p. lo, t. I, £. 3 (Med. e Adr.).
Abbondantissima e generalmente conosciuta. Var. major, minor e varie forme
nella medesima località. Anche nel Mar Nero.
79. Z. fragilis, Michaud (Aissoa)—Coq. gen. Rissoa, p. 12, f. 9 e 10 (C.
di Provenza).
Forma Mediterranea della Rissoa o Zippora membranacea, Ad. (=labiosa,
Mtg.). Anche Adriatica (Brusina ed altri); Arcipelago Greco (Conemenos).
Sabanea, Leach.
Nome che adotto per distingnere le Rissoae del tipo della /. parva, Da Costa,
(=? S. paucicostata, Leach) sp. Atlantica.
76. S. pulchella, Ph. (Rissoa)I, p. 155, t. 10, f. 12 mediocre (fossile di
Militello in Sicilia) e II, p. 128 (Palermo e Maguisi).
Schw.—l. c. p. 83, t. 2, f. 21 (Med. e Adr.).
Variabile nella forma, spessezza, costulazione, colorito.
77. S. radiata, Ph. (Rissoa) 41, p. 151, t. 10, f. 15 e II, p. 128 (Palermo
e Magnisi).
Schw.—l. c. p. 37, t. 2, f. 26 (Med.).
Comunissima ed estremamente variabile.
78. S. simplex, Ph. (Rissoa)—II, p. 129, t. 23, f. 1? (Maggnisi).
Schw.—l. c..p. 36, t. 2, f. 24 (Med. e Adr.).
Anche di Siria. (Ehrenberg, f. Philippi); coste di Barberia a Sfax (Nerville);
Palermo e Trapani (Brugnone ed altri).
79. S. plicatula, Risso (Alvania) sec. Sechw.Al. ce. p. 36, t. 2, f. 26 (sub-
fossile di Nizza, Marsiglia e Rodi).
Carini (De Gregorio); Palermo nel porto, Magnisi, Trapani (Moms.); Messina
(Seguenza, Benoit, Granata); Bona (Hagenmùller); Tunisi (Deschamps); Falera
(Morlet); Prevesa (Conemenos).
Molte specie appartenenti a questo gruppo nel Mediterraneo, tra le quali cito
soltanto la :
— 139 —
80. S. munda, Monts. (nova forma).
Conica, liscia, pellucida, lineata a zig-zag; apertura non ingrossata.
d)
Coste di.Barberia nella spugne (Monts.); Sfax (Nerville).
Apicularia, Monts. (nov. sect.).
81. A. similis, Sc. (Rissoa)—Cat. Regni Neap., p. 14, N. 28 (Taranto).
= R. apiculata, Dan. e Sand. (Dalmazia).
= R. similis, Ph. — II, p. 24, t. 23, f. 15 (Sic.) e Schw.Al. c. p. 38,
t. 3, f. 28, 28a (Med. e Adr.) escl. synon: A. arata, Récl. e A. ovatella, Forb.
Numerose varietà di forma : mayor, minor, solida, tenuis ecc.; ore amethi-
stino, albido ecc.
Var. rubrocineta, Dan. e Sand. (Dalmazia). Forma più solida del tipo, opaca,
fortemente costata, striata in senso spirale, con due zone rossastre. Var. ex
col.: fuloa, senza zone; Dalmazia (Stalio); Var. a/bina; Carini (De Gregorio);
Palermo (Monis.); Sebastopoli (Morlet).
Var. apicina, Monts. Più piccola, panciuta, apice estremamente assottigliato,
acuto; scuro. Comune a Trapani (Brugnone ed altri); Palermo scarsa (Monts.);
Var. ex col. : castanea; Trapani (Monts.).
Var. decurtata, Monts. Corta, assai panciuta, apice stiliforme, base ristretta.
Ognina e Palermo (Monts.). Var. ex col. : fulminea ; rossiccia, tutta ornata di
linee fulminee, angolate e flessuose bianche. Palermo, Trapani, Ognina, (Monts).
Var. striata ; ad anfratti senza coste, pellucida. Palermo, Trapani, Carini,
(Monts.). Anche Adriatica.
82. A. subcostulata, Schw. (Rissoa)_1]. c. p. 41, t. 3, f. 32 e 32a (Coste
di Provenza e di Spagna).
Diverse forme e varietà di colorito a scacchiera ed a zig-zag, oltre del tipo.
La R. costulata, Alder, come anche la A. arata, e la f. Guerini, Rècluz, sono
forme Atlantiche. La A. decorata, Ph. (=pulchella, Lanza), è Adriatica ed è
stata specificamente distinta,
83. A. melanostoma, Req.—Coq. Corse p. 53, N. 28 (Ajaccio).
Solidetta, acuta, attenuata all’ apice ed alla base, ventrosa, senza coste, leg-
germente striata alla base, lucida, fulva o castanea; bocca violacea a peristoma
sporgente. Diverse dimensioni, sempre più piccole della precedente.
Ognina, Palermo, Trapani (Monts.); Sardegna nella corallina (Monts.).
Var. amphorula, Brugnone ms. (ex typo\=var. minor-fulgida, Monts.
Costantemente più piccola (2 mill. 172 alt.), tulgida (quando è detrita), colore
d’opale con l’apice scuro. Carini ed Ognina (Monts.); Trapani (Brugnone).
84. A. Lia, (Benoit ms.) Monts. (nova forma), dal tipo di Messina.
Forma distinta, conica, fulva o castanea, ad apice ottuso, coi primi anfratti
subcostulati, l’ultimo per lo più sprovvisto di coste e spiralmente striato verso
la base; bocca rotonda, violacea.
SS —
Carini (De Gregorio); Ognina e Palermo (Monts ); Roussillon (Dautzenberg);
Porto-Venere (Del Prete); Livorno e Castiglioncello (Uzielli e Caifassi); Sardegna
nella corallina (Sulliotti); Algeria (Morlet, Joly). é
85. A. nitens, Monts. (nova forma).
= RR. nitida, Brugnone ms. (ex typo)—nome specifico impiegato per altre
specie della fam. Aissoidae (es. PR. nitida, Brus.).
Quasi cilindrica, a forma d’Aclis, regolarmente avvolta, con 6 anfratti turgidi,
convessi, levigati, cristallini; apertura rotondata, peristoma sempliee, Alt. mill. 2
cale lara do
Varie dimensioni; forme più o meno cilindriche.
Trapani (Brugnone e Monts.); Palermo ed Ognina (Monts.); Magnisi (coll.
Tiberi); Piombino (Del Prete); Marsiglia (Sollier).
La A. similis var. levis, Watson—Proc. Zool. Soc. 1873, p. 379, t. 25, f. 16a,
di Madéra, è una forma vicina. Altra parente è la A. gemmula di Fischer. —Les
fonds de la mer, p. 151; t. 23, f. 3, come del Golfo di Guascogna.
Rissoa, Fréminville,
86. A. vartabilis, v. Muhlfeld (Turbo) —Schw., 1. c. p. 44, t. 3, f. 85, 35a
(Med. e Adr.).
R. costata, Desm. (Med.).
R. costulata, Risso (Alpi Marit.).
Turbo Rissoanus, Delle Chiaje (Nap.).
R. Desmaresti, Forbes (Mar Egéo).
La forma più ovvia. Specie ricca di varietà, di forma e colorito,
AI]
87. R. ventricosa, Desm—Schw., l. c. p. 45, t. 8, f. 36 (Med. e Adr.).
Si cita fra i sinonimi la A. subventricosa, Cantr. (Ostia),
Varie dimensioni,
Persephona, Leach.
Come per la Sabanea , adotto questo nome per le specie a scultura puntata,
di cui un rappresentante è la P. rufilabris, Leach.
89. P. violacea, Desm. 1814—Schw. 1. c. p. 51, t. 3, f. 42 (Med. e Adr.).
= Turbo amethistinus, Ren. 1807, senza descrizione (Adr.).
= RR. purpurea, M’ Andrew (Canarie).
Altri nomi, come A. punctata, Pot. e Mich.; AR. llacina, Récluz; AR. pori-
fera, Lavén, sono riferibili a forme Atlantiche e Nord-Atlantiche.
Tipo e var. minor.
Esemplari detriti costituiscono la #. tricolor, Risso (Alpi Marit.).
(continua).
— 141 —
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. Vedi Nuna. prec.).
II.
Gli Ostracodi.
C. clathrata (Reuss.).
Tav. II, fig. 3.
1849. Cypridina clathrata Reuss. Haidinger Abhandl., III, p. 71, t. 9, fig. 31.
Gli esemplari che io rapporto alla specie del Brady vi corrispondono
quasi esattissimamente , in modo che io ritengo per fermo che la specie
del Quaternario di Rizzolo sia precisamente quella del mioceno di Boemia.
Non è così per le forme varie viventi che sono state riferite alla specie
del Reuss, tutte più o meno a creder mio se ne allontanano, e nemmeno
vi si possono rapportare le forme dette C. lyrata Reuss, C. latimarginata
Speyer. Per siffatte considerazioni ho soppresso tali nomi dalla sinonimia,
e le figure tutte del Brady nel Zool. trans. Tav. LIX (1).
Non credo inutile dare una descrizione degli esemplari che io riferisco
alla C. clathrata : Conchiglia ovato-oblonga, quasi quadrangolare guardan-
dola lateralmente, colla maggiore altezza al terzo anteriore ed uguale a
meno della metà della lunghezza; la regione anteriore larga, bene roton-
data ed alquanto obliqua, col margine finamente dentellato; la regione po-
steriore si restringe gradatamente ed è quasi troncata all’ estremità , dove
alla parte superiore si termina in un angolo ottuso, dalla metà in giù
sporge in una prominenza più larga che lunga, col margine estremo, obliquo
e fornito di dentelli acuti; il margine dorsale forma un angolo appena sen-
sibile nella sua parte più elevata, ed uno rotondato all’estremità posteriore,
tra questi due angoli la sua curvatura è leggiera ; il margine ventrale è
quasi retto con un lievissimo seno verso il terzo anteriore; guardata la con-
(1) Il sig. Brady ha associato dipoi tali forme alla C. tuberculata (Vedi Mon.
post-tert. Entom.).
E yo —
chiglia dal dorso ha forma ovata colle due estremità prominenti ma larghe,
colla maggiore larghezza al terzo posteriore che supera la metà della lun-
ghezza; la forma del contorno guardando la conchiglia da un estremo è
triangolare colla larghezza maggiore della lunghezza, coi lati convessi e
gli angoli arrotondati ; la superficie della conchiglia offresi ornata da una
reticolazione a maglie variate nella forma ed incavate, il margine ante-
riore è cinto assai prossimamente da un rialzo quasi lamelliforme; al centro
della conchiglia v’ha un indizio di prominenza rotondata.
Dai caratteri precedenti risulta chiaramente come la conchiglia descritta
riproduce bene la C. clathrata del Reuss; la minima differenza che io vi
noto consiste soltanto nella minor larghezza e maggior lunghezza della pro-
minenza posteriore, caratteri in vero abbastanza variabili in molte specie.
Var. minor n. Alcuni esemplari più piccoli, che io distinguo con questo
nome offrono la prominenza posteriore più breve,i dentelli marginali più
piccoli e la scultura della superficie a maglie più piccole e con incavature
più superficiali.
DIST. GEOGR.
Secondo il Brady vive in Norvegia ed all'Isola Hunde, ma come ho già
accennato di sopra le forme rapportatevi si discostano più o meno dai fos-
sili boemi, ed egli stesso più tardi li ha ripartito in varie specie.
DISTR. STRAT.
Mioceno superiore di Boemia—Quaternario di Rizzolo!
C. tuberculata (G. O. Sars.).
1865. Cythereis tuberculata G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac., p. 37,
1865. Cythere mutabilis, clathrata, var. lyrata, var. latymarginata Brady.
Trans. zool. Soc., p. 377, tav. LIX, f. 12, 13, 14.
1868. » ‘tuberculata Brady. Monogr. Rec. Brit. Ostrac., pag. 406,
tav. XXX, f. 25-41.
1 ESA: 5 Brady. Crosckey, and Robertson. Mon. post-tert.
Entom., p. 164, tav. V, fig. 7-12.
Qualche raro esemplare che io riferisco anco con un certo dubbio a que-
sta specie, s1 rapporta ad alcuna di quelle forme che il Brady avea riguar-
dato come varietà della C. clathrata, e perciò ha scultura formata d’incavi
piuttosto che di prominenze, e conviene poi nella forma e negli altri varii
caratteri.
— 143 —
DISTR., GEOGR.
Baia di Baffin, Inghilterra, Norvegia, Spitzberge, Baia di Biscaglia, Indie
occidentali, Golfo di S. Lorenzo—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra e di Norvegia —Rara a Rizzolo!
C. Wyville-Thomsoni Brady.
1880. Cythere Wyville-thomsoni Brady. Rep. Challenger, pag. 82, tav. XX,
fig. 4 a-f.
x
È una sola valva quella che io rapporto quasi senza esitare alla specie
sopradetta, difatti a guardarla lateralmente sono minime le differenze che
vi si riscontrano, cioè : Il margine anteriore porta dentelli alquanto più
grossi e meno ravvicinati, dopo la zona che lo cinge striata radialmente, suc-
cedono degl’incavi maggiori di quelli di tutta la superficie, disposti in serie
curva attorno l’ estremità anteriore; l’ estremità posteriore ha cinque denti
spiniformi acuti anzichè spuntati, la superficie colla sua scultura reticolato
foveolata risponde bene alla nominata specie. Al centro della valva v' ha
una rottura rotondata per la quale non può constatarsi bene la prominenza
centrale. Guardando l’unica valva dalla regione dorsale come dalla ventrale
il contorno colle prominenze anteriore e posteriore angolosa l’ una e den-
tata l’altra risponde precisamente alle figure date dal Brady e solamente
il margine della valva dal lato dorsale non offresi posteriormente così elar-
gato come vedesi nelle figure del Brady, o meglio quel cordoncino che lo
cinge ad una certa distanza non si allontana di troppo alla parte poste-
riore. Il contorno da un’estremità della valva ricorda anco quello della spe-
cie vivente cui la rapporto, soltanto l’angolo laterale è ottuso e rotondato.
Le piccole differenze notate non sono tali da far dubitare dell’esattezza
della determinazione specifica.
È notevole intanto una osservazione, quella cioè che i caratteri differen-
ziali testè cennati valgono a ravvicinare dippiù la Cythere di Rizzolo alla
C. Thierensiana Bosquet, colla quale la vivente è senza dubbio molto af-
fine.
DISTR. GEOGR.
Baia Balfour e Porto Christmas, Isola Kerguelea, Isola Heard, Stretto
Torres,
— 144 —
DISTR. STRAT.
Rarissima nel quaternario di Rizzolo !
C. antiquata (Baird).
1850. Cythereis antiquata Baird. Brit. Entom., p. 176, tav. XX, fig. 2.
1868. Cythere antiquata Brady. Mon. Brit. Ostr., p. 417, tav. XXX,
fig. 17-20.
1868. 5 È Brady. Les fonds de la mer. Vol. I, p. 89.
1868. 5 P Brady. Ann. and mag. of Nat. History, p. 220.
1869. » » » D) » »” ” ” p. 45.
1874. D a Bradl Crosskey, Robertson Mon. post-tert. “e
p. 170, tav. XII, fig. 8-10.
1880. 5 ” Seguenza. Le form. terz., p. 363.
Questa specie ben nota e comune nei mari d'Europa trovasi anco fossile
nel quaternario di molti luoghi.
A Rizzolo essa è comune e presenta molte variazioni sopratutto pel mo-
dificarsi variamente delle diverse parti e prominenze del margine e della
superficie.
Una piccola forma, che direi var. minor si distingue poco dall’ordinaria
ed offre anche le sue diverse gradazioni.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda, Baia di Biscaglia, Levante, Mediterraneo, —
Messina !
DISTR. STRAT.
Fossile nel quaternario d’Inghilterra, come di Calabria! e di Sicilia! —
Comune a Rizzolo!
C. Whiteii (Baird).
1850. Cythereis Whiteiù Baird. Brit. Entom., p. 175, tav. XX, fig. 3, 3a.
1868. Cythere Whiteii Brady. Mon. Brit. Ostr., p. 416, tav. XXX, fig. 21-24.
1868. 3 » Brady. Les fonds de la mer. Vol. I, pag. 89.
1870. : » Brady. Ann. and Mag. of Nat. Hist., p. 450.
1874. ho s Brady, Crosskey and Robertson. Post-tert. Entom.
pag. 169, tav. XII, fig. 1-3.
1880. > » Seguenza. Le form. terz., pag. 363.
— 145 —
Questa rara specie si presenta molto variabile a Rizzolo, sopratutto nel-
l'andamento e nello sviluppo delle prominenze marginali e della superficie,
siccome accade della specie precedente.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Levante, Golfo di S. Lorenzo.
DISTR. STRAT.
Quaternario—Inghilterra, Calabria! Sicilia !—Rara a Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
INDICE ITTIOLOGICO
DELIA REDI MESSINA
PROF. ANASTASIO COCCO
(PER cura DEL DoTT. LuIGI FACCIOLA’).
Socì chiarissima.
Non vuolsi certo riputare opera di grave momento il compilare un Ca-
talogo di oggetti naturali, ma senza dubbio è da grande utilità accompa-
gnata almeno per gli stranieri cui prendesse vaghezza di venire in cono-
scenza degli esseri che in una regione del globo si rinvengono.
Ed è sol per questo che impresi a noverarvi i pesci dei mari di Mes.
sina, come già prima di me avea fatto per quei dell’intiera Sicilia il Cu-
pani nel suo Panphyton Siculum tra gli antichi, e l'americano Rafinesque
Schmaltz colle svariate sue opere tra i moderni. Protesto però che questo
mio lavoro, frutto di molti anni e di assidue ricerche, non è al tutto com-
pleto, tra perchè non ho potuto studiare diligentemente tutte le condizioni
del mare di Messina, cosa che altra volta coadiuvato dall’ opera di alcuni
scienziati miei concittadini, mi è in animo mandare ad effetto, e perchè
alcuni pochi pesci notissimi ai pescatori sonomi tuttora ignoti.
Dovendo poi nell’ ordinamento dei pesci seguitare uno dei metodi più
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl, 19
— 146 —
accreditati, piacemi eleggere quello del mio chiarissimo amico il Principe
Bonaparte, che parmi meglio naturale, e più il diverrà per lo assiduo studio
ch’ei vi spende onde ridurlo a perfezionamento.
In questo catalogo che comprende 311 pesci, racchiusi in 160 generi, in
81 sottofamiglie ed in 42 famiglie, al nome scientifico terrà dietro il vol-
gare Messinese, del quale pochi pesci, che non sono in uso, ne mancano,
ed a schiarimento ve ne appongo alcuno sinonimico, e sopratutto del Ra-
finesque, le opere del quale lasciano ancora desiderio di venire convenien-
temente illustrate.
Se poi i tempi, e le mie condizioni sociali mi concederanno agio di spen-
dere ancora alcun tempo intorno allo studio dei pesci del mare di Mes-
sina, io nutro speranza di dare opera al Prodromus Ichthyologiae Messanensis
che da molti anni mi sta in animo di scrivere, nel quale le cose avranno
più ampio ed aggiustato schiarimento.
Concedetemi, Socî ornatissimi, indulgenza, non potendo per così poco
sperare più che tanto.
Messina 20 Settembre 1845.
CLASSE—Pesci
SOTTOCLASSE 1° — Elasmobranchi.
SEZIONE 12 — Plagiostomi.
ORDINE 1°—Selaciani.
FAMIGLIA 12 — Raidi.
(SOTTOFAMIGLIA 12 — Cefalotterini)
SOTTOFAMIGLIA 2a — Miliobatini
Genere 1° — Myliobatis
Sp. 1. Myliobatis aquila (Duméril, Elasmobr. p. 634). Taddarita
Raja aquila (Lin. Syst. I, p. 396).
Leiobatus aquila (Raf. Ind. p. 48).
Sp. 4.
Sp. 5.
Sp. 6.
— 147 —
(SOTTOFAMIGLIA 32— Anacantini)
SOTTOFAMIGLIA 42 — Trigonini
GenerE 2° — Pteroplatea
. Pteroplatea altavela (Miill. et Henle, p. 168).
Raja altavela (Lin. Syst. I, p. 396).
Trygon altavela (Bonap. Ic. Fn. It.).
Dasyatis altavela (Raf. Ind. p. 49).
GENERE 3° — Trygon
. Trygon pastinaca (Adanson).
Raja pastinaca (Lin. Syst. I, p. 396).
Dasyatis pastinaca (Raf. Ind. p. 61).
Uroxis Ujus? (Raf. App. Ind.).
Trygon violacea (1) (Bonap. Ic. Fn. It.).
SOTTOFAMIGLIA 58 — Raini
GENERE 4° — Raja
Raja maculata (Montagu, in Werner. Mem. II, p. 426)
Raja batis (Lin. Syst. I, p. 395).
Raja pigara (Raf. Caratt. p. 15).
Raja radula (Delar. Mém. Poiss. Ivic. in Mus.
Hist. nat. XIII, p. 321).
. Raja miraletus (Lin. Syst. I, p. 396).
8. Raja quadrimaculata (Riss. Hist. III, p. 150).
. Raja marginata (Lacép. Hist. nat. Poiss. V,
pi 660, bt. (20702)
Raja rostellata (Riss. Icht. p. 8, f. I e 2).
. Raja falsavela (Bonap. Ic. Fn. It.).
Bugghiu
idem
idem
Pisci fimmi-
nedda
Pichira
idem
iden
idem
(1) I pescatori fan fede ch’ esiste un Bugghiu (Trygon) di color violetto che
sarebbe il 7. violacea che ben distinguono dall’ altro , io però non l’ho mai ve-
duto,
Sp.
Sp.
Sp.
Sp.
Sp.
DI.
ala:
. 139.
. 14.
15.
16.
Li.
18.
— 148 -
Raja Jojenia (Cocco, Atti Acc. Gioenia, XI, p. 85). Pichira
Osservaz. Delle razze qui noverate la più comune è
la &. maculata, men rare sono la . miraletus e la
E. quadrimaculata, più rare però la E. radula, la R.
marginata, la R. falsavela e la È. Jojenia.
GeNERE 5° — Dasybatis
Dasybatis asterias (Bonap. Ic. Fn. It.). idem
Raja asterias (Delar. in Ann. Mus. p. 302).
Dasybatis aspera (Bonap. Ic. Fn. It.).
Dasybatis clavata (Bonap. ib.).
Raja clavata (Lin. Syst. p. 397).
GeNnERE 6° — Laeviraja
Laeviraja macrorhynchus (Bonap. Ie. Picara
Fn. It.) monaca
Raja oxyrhynchus (Riss. Hist. III, p. 156).
Laeviraja oxyrhynchus (Bonap. Ic. Fn. It.).
Raja macrorhynchus (Raf. Caratt. p. 15).
SOTTOFAMIGLIA 62 — Torpedinini
GeneRE 7° — Torpedo
Torpedo narke (Riss. Icht. p. 18). Tremula
Raja torpedo (Gm. L. Syst. I, p. 1504).
Torpedo unimaculata (Riss. Icht. p. 20, t. II, f. 3).
Torpedo ocellata (Raf. Ind. p. 60).
Torpedo variegata (Raf. ib., p. 65).
Torpedo Galvani (Riss. Icht. p. 21, t. II, f. 5). idem
Raja torpedo (Lin. Syst. I, p. 395).
Torpedo marmorata (Riss. Icht. p. 20, t. III, f. 4).
Torpedo immaculata (Raf. Ind. p. 60).
Torpedo punctata (Raf. ib. p. 61).
(continua).
— 149 —
GLI OSTRACODI
DEL
POR'TO DI MESSINA
(Cont. V. N. prec:).
C. Speyeri, Brady.
Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4, vol. II, p. 222, tav. XV, fig. 8-11.
Il tipo di questa specie è proprio del Mediterraneo, esso differisce dalla
precedente per la sua convessità , per la scultura e per altri caratteri. I
pochi esemplari raccolti nel porto di Messina rispondono bene coi caratteri
dati loro dalla descrizione di tale specie e portano la spina al margine poste-
riore della regione ventrale ora bene sviluppata ed ora rudimentaria.
DISTR. GEOGR.
Tenedos, S. Vincenzo, Capo Verde, Isola dell’Ascenzione, Colon e Nuova
Provvidenza—Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo !
C. venus n.
1883. Cythere venus Seguenza. Il Quaternario di Rizzolo II. (Il Natur. Sic.
Ann. II, N. 2, pag. 48, tav. I, fig. 7).
Conchiglia piccola, guardata lateralmente è di forma ovato-oblonga, quasi
tetragona, colla maggiore altezza che è presso la fronte, alla distanza di
un quarto della totale lunghezza, della quale in valore oltrepassa la metà;
l'estremità anteriore è larga, completamente rotondata, col margine intiero,
ma con rare, piccolissime ed irregolari prominenze ; la regione posteriore
è troncata, angolosa e porta nella metà inferiore una prominenza larga,
dentellata o fornita di piccole spine al margine; il margine dorsale arcuato
porta un angolo ottuso, ma distinto, là dove è la maggiore altezza della
conchiglia, e si termina posteriormente in altro angolo rotondato e meno
distinto, la porzione interposta trai due angoli è ben poco curva; il mar-
— 150 —
gine ventrale è curvo-convesso nella porzione posteriore , leggermente si-
nuoso tra la fronte e la parte mediana, d’ordinario sporge una piccola spina
dal margine ventrale assai presso la sporgenza posteriore; veduta dalla re-
gione dorsale la conchiglia si offre considerevolmente compressa, di forma
allungata ed assottigliata ai due estremi, che sono poi ottusi, con piccole
prominenze angolose ai lati, il maggiore spessore che è di circa due quinti
della lunghezza totale, trovasi al terzo posteriore, e verso la metà il con-
torno d’ambo i lati si appiana ovvero forma un lievissimo seno; guardata
da un’ estremità offre forma ovato-rotondata ; le valve sono ornate da nu-
merose escavazioni ravvicinate, di forma e di grandezza variabili, sulla me-
desima valva essendovene rotondate, allungate, poligonali, ma disposte di
tal maniera che una linea più o meno sottile s’interpone tra l’una e l’altra,
in modo che la riunione di tali linee forma una rete di fili prominenti in
taluni casi, depressi ordinariamente, una linea esile cinge a brevissima di-
stanza e parallelamente il margine anteriore; i due tubercoli cardinali sono
prominenti e lucidi.
Var. messanensis n.
Più gracile, meno angolosa, col margine ventrale più sinuoso, colla com-
missura delle valve ad angolo più acuto, colla scultura foveolata e poco o
mal distinta la reticolazione.
Lunghezza Altezza Spessore
0, 5mm, 0,281, 0,21mm,
UE at Ozonz: Ora.
La forma tipica è fossile del quaternario di Rizzolo, la forma vivente
nel porto di Messina io ve l’associo con molto dubbio, a titolo di varietà,
essa potrebbe anco essere una estrema modificazione della Cl. convera, ma
porta la maggiore spessezza molto anteriore, ed inoltre trai fossili di Riz-
zolo si trovano delle gradazioni verso questa forma, nel porto di Messina
non mi occorse di vedere dei termini intermedì tra questa e la C. conveva.
DISTR. GEOGR.
LI
La varietà è molto rara nel porto di Messina!
DISTRISSTRATI
Quaternario di Rizzolo! (Forma tipica).
— 151 —
C. Woodwardi Brady.
1868. Cythere Woodwardi G.S. Brady. Les fonds de la mer, vol. I, p. 93,
tav. X, fig. 19-21.
I pochi esemplari da me raccolti nel porto di Messina offrono la loro
altezza minore di quanto è rappresentata e descritta dallo scopritore, hanno
inoltre il margine ventrale più sinuoso.
DISTR. GEOGR.
Trovata dal Brady nel mare di Messina—Rara nel porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Non conosciuta fossile.
C. albo-maculata Baird.
Brit. Entom., p. 169, tav. XX, fig. 7.
Questa è specie rarissima nel porto di Messina, io non ne raccolsi che
un solo ma completo e ben caratteristico esemplare.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda, Norvegia, Levante, Capo Verde. — Porto di
Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Scozia, d’Irlanda.—Rizzolo !
C. tenera Brady.
1868. Cythere tenera G. S. Brady. Monogr. rece. Brit. Ostr., pag. 399,
tav. XXVIII, fig. 29-32.
1869. 3, » G. S. Brady. Ann. and Mag. of N. H., pag. 45-46.
1874. ì » G. S. Brady. Crosskey and Robertson. Mon. post-tert.
Entom., pag. 145, tav. XIII, fig. 6-7.
1880.
5 » G. S. Brady. Rep. Challenger, p. 63, tav. XII, fig.3a-f.
L’ unico esemplare raccolto, con molto dubbio e quasi provvisoriamente,
io lo riferisco alla specie sopranominata, dappoichè esso offre delle diffe -
— 152 —
renze, che bisogna sieno studiate sopra una serie d’individui. Il mio esem-
plare si presenta pressochè uguale in altezza per quasi tutta la lunghezza,
con un leggiero seno tanto sul dorso quanto al margine ventrale, entrambi
in corrispondenza. Guardando la conchiglia lateralmente, l’ estremità ante-
riore è quasi uguale alla posteriore, ma dal dorso l’estremità posteriore è
più rigonfia e rotondata di quanto offresi nel tipo della specie. L'individuo
che esamino del resto ha maggiore somiglianza, coi fossili quaternarî d’In-
ghilterra figurati dal Brady.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda, Shetland, Baia di Biscaglia, Baia Besika, Me-
diterranco—Messina !
DISTR. STRAT.
Quaternario di Scozia.
C. crispata Brady.
Ann. and Mag. N. H., Ser. IV, vol. II, p. 221, tav. XIV, fig. 14 e 15.
Gli esemplari che vi sì riferiscono variano abbastanza e nella conforma-
zione e nella scultura.
DISTR. GEOGR.
Porto Jackson, Isola Boaby, Hongkong, Harbour, Inghilterra, Norvegia,
Mediterraneo—Messina !
DISTR. STRAT.
Quaternario dell'Irlanda, della Scozia e della Norvegia. — Rara a Riz-
zolo!
(continua) G. SEGUENZA.
Spiegazione della 'lTavola II
Fig. 1. Hypsirhynchus hepaticus di gr. nat.
Fig. 2. Sua vescica natatoria. (V. il numero precedente del giornale pag. 111).
Enrico Ragusa Dirett. resp.
ILGURATFNMBHIHESHNAGOSKTNKHHTIHIOVIGAVKAVAVAKIIOHIVAKKKAKKHHRADHIOTIKHVAAMOOCIATOVOTVKTOKTODUIVETOVGKXKKTAKAKKAMKKVotot:KKKAATAKKtKtttCC{{(K{KKHKToKt TH itoKKEoKKKns
ANNO III 1 MARZO 1884 NO
IL NATURALISTA SICILIANO
depa GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
— eve T_T
bar 26/9 SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
emo
ABBONAMENTO ANNUALE
ER AE SEAT TE rea 0a
EREESt GO PRESIENELLIUNIDIS ROSTADES sto) RR
NIE RR I A e N SII
ER NERO SE RARARO. COR RANGLE e e e I i N DE
» SENZA VOR 11) > BA SA e e pr
(GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 6.
T. De-Stefani—/menoiteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia (cont.).
RMiarch. di Monterosato—Conchiglie littorali mediterranee (cont.).
EL. Facciolà—Note sui pesci dello Stretto di Messina.
P. Doderiein—A:correnza del Rhinobatus Halavi Ripp. nelle acque marine
della Steilta.
A. Cocco--Indice Ittiologico del mare di Messina (continua).
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
.F. Minà-Palumbo —Lepidotteri Druofagi (continua).
G. Seguenza—Gli Ostracodi del Porto di Messina (continua).
A. De Gregorio— Coralli. Giuresi di Stcilia.
A. Senoner—Cenni Bibliografici.
E. R.-— Notizie.
SULULORVILENERENENESGIOKKINIROTOKKK{oPEOKAKRKKEggHdOKKKCOndEKKAKggRtEGcKggtKEKEKKvtKLKKKKIAKLKKtoKeKtKKKKEtEKKttKKKKRKrKKgtLKNKtKKKKRKBtK(KKKtIATKtI
D)
VILLGIEEGLLVOCOLUIHAGKNIKKVAGKNKISUKAKAGKABTAARKKTKAKEKKABUKAKELKKAKKA(GIVUEDUATKSGRKTKATKKKAKKEBHAKKKKELKKAKtRKTEKKEEDERKogragrtiti
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PALERMO >
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11884
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IMENOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI
DELLA SICILIA
In questa breve memoria sopra alcuni imenotteri trovati in Sicilia quello
che mi par degno di nota non si è il numero delle specie nuov: che ver-
ranno descritte, esse sono ben poche, e poi negli insetti e specialmente
nell’ ordine degli imenotteri, poco studiato in Sicilia, di specie ancora
non conosciute è facile a riscontrarne. Quest’ordine nell’isola non ha avuto
amatori e solamente qualche straniero vi ha raccolto poche specie, per
la qual cosa negl imenotteri ci è da scoprire moltissimo, e nulla quindi
di straordinario di un più o meno lungo catalogo» di nuove specie; ma è
rimarchevole il fatto come il genere Pezomachus fosse rappresentato nel-
l’isola di specie assolutamente non conosciute, difatti i sei insetti di questo
genere che io vi ho riscontrati non possono riferirsi a nessuno dei già
descritti; questo a parer mio prova una cosa, cioè: che la maggior
parte degli insetti conosciuti del genere in parola si appartengono quasi
tutti al settentrione d'Europa, mentre le specie dei paesi più meridionali non
sono ancora bene studiate.
Cryptus bicolor, n. sp.
Niger. Antennis parte superiore fere medio albidis, palpis luteis. Laterbus
metathoracis spinosis et super duobus lineis exertis undulatis. Alis hjalinis,
stigmate nigro, venis fuscentibus, tegulis luteis. Pedibus rufis, coris nigris,
tibiis tarsisque posterioribus concoloribus, spinis tibiarum luteis. Abdominis
primo segmento apici fo, secundo omnino rufo, seguentibus nigris, ano
albo-maculato.
O Long. mill. 22 a 30.
Ad Sanctanympham, Juli 1882.
Le antenne di questo Cryptus sono nere con gli articoli 7-11 di un
bianco candido alla parte superiore; la testa è pure nera, i palpi lutei, il
Il Naturalista Siciliano, Anno II. 20
— 154 -
corsaletto nero con gli spigoli dello scudello del mesotorace lutei in parte,
il metatorace è più fortemente punteggiato del rimanente del corsaletto ,
inoltre esso porta due linee quasi parallele undulate e rilevate, una verso
il suo mezzo, l’altra forma il limite posteriore e termina alla mettà dei
lati declivi del metatorace in due piccole prominenze spiniformi. Le ali
jaline hanno le venature e lo stigma nero, le tegole sono giallognole in
parte.
Quest’insetto si avvicina al C. fuscipennis, Grav.; ma esso se ne distingue
facilmente sì per la colorazione di alcune parti, sì per la scultura gene-
rale del suo corpo. Conosco la sola femmina, la quale ha una lunghezza
che da 22 va sino a 30 millimetri.
Ho catturata questa specie in giugno nelle campagne attorno il piccolo
paese di Santa Ninfa in provincia di Trapani.
Pezomachus Riggii, n. sp.
Thorace longiore, exscutellato. Ni-
ger. Antennis rufo-fuscis, thorace ,
segmento 1 rufis, pedibusque nigri-
cantibus. Q.
Longitudo mill. 8-9. Antennae
rufo-fuscae, aliquando apicem ver-
sus obscuriores, articulo 1 semper
fusco. Thorax rufo-gibbulus, sine
macula metathoracis et prothoracis.
Scutelli indistincti. Pedes fuscentes,
coxis, trocanteris, genibus, tarsis ru-
fis, tibiis anterioribus luteis-fuscen-
tibus. Abdomen segmento 1vufo, re-
liquo nigro. Aculeus quintae partis
abdominis longitudine.
Ad Panormum, Castrumbonum,
Sanctanympham. Octobre, Aprile ,
Julio, Decembre 1880-1882-1883.
Pezomachus bicolor, Grav,
Thorace breviore latiore, exscu-
tellato. Niger; antennarum basi, tho-
race, segmento 1, pedibusque ru-
fis f.
Longitudo 1 !3 fere 2 linearum'
Antennae fuscae, basin versus dis-
tinctius aut obsoletius rufae, arti-
culo 1 semper fusco. Thorax macula
nigra laterali metathoracis rarius
macula fusca dorsali prothoracis.
Scutelli interdum rudimentum obso-
letum. Pedes rufi, rarius femoribus
Fferrugineis, tibiis posticis interdum
apice fusco. Abdomen segmento 1
rufo; 2 ut plurimum marginibus
Fferrugineis aut rufescentibus, obso-
letis, lateribus semper rufis; ultimis
interdum pallide marginatis. Acu-
leus quartae aut quintae partis ab-
dominis longitudine.
Il Pez. Riggii nella facies molto si assomiglia al P. dicolor, Grav. inoltre
alcune particolarità caratteristiche sono comuni ai due insetti, ma come
— 155 —
può vedersi dal confronto delle due descrizioni chiaramente risulta la dif-
ferenza delle due specie, a distinguere le quali basta solamente la forma
del torace che è breve o largo nel P. bicolor ed allungato e piuttosto
stretto nel P. Riggéi; il P. Riggii inoltre ha le mandibole rosse e l'addome
rivestito di una pubescenza serica appena visibile : Delle varietà notate da
Gravenliorst nessuna può riferirsi a questa specie.
Ho catturato quest’ insetto nelle campagne vicino Palermo nel mese di
ottobre 1880 e nell’aprile 1882, l’ho raccolto pure in Castelbuono nel lu-
glio del 1883 ed il mio amico Prof. Augusto Palumbo l’ha ritrovato nelle
campagne di Santa Ninfa nel settembre dello stesso anno.
Ho apposto a questa specie il nome del sig. Giuseppe Riggio come at-
testato di amicizia.
Pez. Ragusae, n. sp.
Similis P. Riggii. Niger, nitidissimus. Antennis rufis, articulis versus api-
cem nigris. Thorace rufo, oblongo , valde gibbulo. Pedibus rufis, femoribus
anterioribus et intermediis ante nigro-maculatis, ultimis articulis tarsorum
fuscis. Primo abdominis segmento rufo. Aculeo abdominis dimidio partis lon-
gitudine. 2 Long. mill. 10.
Ad Sancthanympham, Majo 1882.
Quest’insetto è levigato e lucente, di color nero con riflesso di ardesia;
le sue antenne rosse hanno diversi articoli verso l’estremità neri, in alcuni
individui le mandibole sono lutei in altri neri assolutamente; il corsaletto
è rosso più allungato che nella specie precedente e le sue gobbe sono assai
marcate, i piedi rossi del pari sono macchiati di nero sulla facce esterna
dei femori intermedii ed anteriori, macchia questa che in alcuni individui
si marca meno, in altri scomparisce del tutto. L’' aculeo è lungo quanto
mettà dell’addome.
Q Long. mill. 10.
Il Pez. Riggiì si avvicina un poco a questa specie, ma il color generale
nitidissimo e la scultura del corpo dividono nettamente le due specie. An-
che quest’insetto ho catturato nelle campagne di Santa Ninfa nel mag-
gio 1882.
A quest’altra specie ho dato il nome del mio più caro amico sig. Enrico
Ragusa, come attestato di affetto.
Do
Pez. semirufus, n. sp.
Caput rufum, mandibularum apice et palpis nigris, antennis rufis, arti-
culo terthio, quarto, quinto nigro-fasciatis, ultimis apicis quator articulis ni-
gris. Thorax vufus, brevis, gibbulus; metathorace valde erecto. Pedes rufi,
nigro-maculati, tibiis posticis et intermediis nigricantibus. Abdomen nigrum,
segmento primo rufo nigro-maculato. 2 Long. mill. 12.
Ignoto loco et epocha.
In questa specie di Pezomachus la mettà anteriore del suo corpo com-
preso il primo segmento dell’ addome è rossa; le antenne hanno gli arti-
coli 3°, 4° e 5° fasciati di nero, ma in questi articoli la loro estremità su-
periore resta colorita in rosso, gli ultimi quattro o cinque articoli termi-
nali sono completamente neri, è nero pure l’ apice delle mandibole ed i
palpi. I piedi rossi sono listati e macchiettati di nero, specialmente alle
tibie intermedie e posteriori in cui resta solamente un po’ di testaceo su
parte della loro faccia interna ed esterna. L’addome è nero, il solo primo
segmento è rosso con gli spigoli laterali neri ed una macchia dello stesso
colore sul suo centro presso il margine posteriore.
È assai rimarchevole in questa specie la struttura del metatorace il quale
forma una gobba molto elevata e robusta, e direi che essa sta a cavaliere
su l’altra gobba formata dal protorace, la quale è molto più piccola.
Il Pez. semirufus è così caratteristico che si distingue subito da tutte
le altre specie, e nè nel Gravenhorst, nè nel Foerster ho trovato specie
che vi si avvicinano.
Pez. pusillus, n. sp.
Niger, statura pusillus. Capite et antennis rufis, mandibularum apice nigro,
palpis luteis. Thorace rufo, oblongo-gibbulo, metathorace fusco. Pedibus rufo-
Ffuscis. Abdomine omnino nigro. Aculeo quartae partis abdominis longitudine.
Q Long. mill. 6.
ignoto loco et epocha.
È questa specie di dimensioni piccolissime , ha la testa ed il corsaletto
rossi, l'addome intieramente nero, l’ apice delle mandibole è pure nero, il
corsaletto al metatorace è fosco come pure sono i piedi specialmente il paio
posteriore; le antenne sono rosse e l’aculeo è brevissimo.
— 157 —
;
E questa specie molto distinta da tutte le altre per la sua piccolezza ,
carattere questo che unitamente alla sua colorazione non può farlo con-
fondere con nessun’altra specie.
Pez. carbonarius, n. sp.
Niger, nitidus. Thorace producto, metathorace valde gibbulo , scutellato.
Pedibus migris, trocanteris, genibus, tibiis tarsisque luteiscentibus. Aculeo
quartae partis abdominis longitudine. 2 Long. mill. 6-9.
Ad Panormum April. 1883.
È questa specie di color nero lucente, soltanto i trocanteri, le ginocchia,
parte delle tibie ed i tarsi sono di color luteo offuscato di nero; il torace
è gibboso ed ha il metatorace molto eretto nel quale inoltre è visibile lo
scudello.
Credo questi caratteri sufficienti a far riconoscere la specie non poten-
dosi essa riferire a nessun’altra, neanco al P. agis, Grav. dal quale dif-
ferisce grandemente e che pure è la specie a cui più si avvicina.
Quest’insetto l’ho catturato a Sferracavallo nei dintorni di Palermo nel-
l'aprile del 1883.
Stibeutes ? atratus n. sp.
Exilis, niger lucidulus, laevigatus. Secundo antennis articulo parvo luteo.
Thorace oblongo, gibbulo, exscutellato , lateribus vix sagrinatis. Pedibus ni-
gris, luteiscentibus. Secundo et tertio segmento abdominis magno. Aculeo longo
quam corpore. 2 Long. mill. 7.
Ad Sancthanympham Septembris 1883.
Il Dr Rudow di Perleberg a cui ho comunicato l’ insetto in parola, rie
conoscendo in esso una specie non descritta me lo ritornava proponendomi
di chiamarlo atratus; io conservo questo nome; ma riferisco con dubbio la
specie al genere Stibeutes, Faerst., perchè sebbene alcuni caratteri ve la
avvicinano pure altri non vi si trovano; così la grandezza del secondo
e terzo segmento dell’ addome, la rugosità della facce, la forma del cor-
saletto, che sebbene diviso nettamente in due gobbe pure è diverso di
quello dei Pezomachus, lo allontanano da quest’ ultimo genere, ma d’al-
tro canto mancano in quest’insetto molti altri caratteri del genere Stbewutes;
così le sue antenne non sono corte e spesse nè messe in rapporto all’ in-
setto stesso, nè messe in rapporto alle antenne d’un insetto del genere Pe-
E
zomachus, lo stesso possiamo dire per gli arti, gli scudelli del torace non
si distinguono punto. Per le su notate differenze non credo doversi col-
locare definitivamente l’insetto nel genere Shbeutes; e mentre esso diffe-
risce dai Pezomachus, specialmente per la delicatezza del suo corpo e la
lunghezza dell’ovopositore, mi uniformo all'idea del D." F. Rudow, il quale
crede che a causa di questo lungo ovopositore l’insetto potrebbe formare un
nuovo genere; ma la conoscenza di un solo individuo non basta a farci
stabilire i caratteri certi ed immutabili di un genere, e noi sappiamo che
i sessi, specialmente negli insetti, possono differire grandemente l’ un dal-
l’altro, ora i caratteri di un dato genere, debbono essere tali da abbrac-
ciare nettamente i contrassegui di questi sessi. Ritengo quindi che finchè
non sarà conosciuto il maschio della specie da me descritta, essa deve con-
servarsi nel genere Stwdeutes.
Ma se le differenze generiche da me notate per quest’insetto, non saranno
dai miei colleghi ritenute valide, ciò che non mi par possibile, la spe-
cie in parola rientrerà nel genere Pezomachus, vicino al Pez. carbonarius
di cui ha l’abito, ma al quale non si potrà mai riferire, sì per la delica-
tezza dei suo corpo, sì per la forma del torace, che nello St. atratus ,
forma due gobbe regolari, simmetricamente arrotondate e quasi di ugual
dimensione, mentre nel Pez. carbonarius le gobbe, relativamente, sono meno
distinte e quella posteriore è più grande dell’ anteriore; così la lunghezza
dell’ ovopositore nello Stib. atratus ed altri caratteri di minore importanza
separano nettamente le due specie.
Lo Stib. atratus è completamente nero, col secondo articolo delle an-
tenne piccolissimo e di color luteo, gli arti pure neri sono testacei ai tro-
canteri, alle tibie ed ai tarsi. Esso misura in lunghezza 7 mill.
Ho catturato quest'insetto nelle campagne vicino Santa Ninfa nel mese
di settembre 1883.
(continua) Tron. DE-STEFANI.
— 159 —
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
PEL
MARCHESE DI MONTEROSATO
(Contin. v. num. prec.).
FAM. RISSCIDAE
Alvania (Leach) Risso.
Forme costate; bocca internamente solcata, non dentata.
89. A. Montagui, Payr. (Rissoa),—Moll. Corse, p. 111, t. 5, f. 13 e 14
(Corsica).
—= A. Boria, Risso—p. 140, f. 132 (Alpi Marit.). .
Ed altri nomi.
Il tipo e qualche varietà di forma e colorito. L'A, Scehwartziana Brus. (an-
teriormente A, ebenea, ms.) è una forma Adriatica della medesima specie a co-
lorito castagno scuro.
90. A. lineata, Risso—p. 142, f. 120 (Alpi Marit.).
= PR. rugosula, Arad. (fossile Siciliano).
Numerose varietà di colorito : rufa, rosea (detrita), a/bina (non detrita), Zi-
neata (tipica) ecc.
Var. major, media, minor, elongata ecc.
Var.=A. costulosa, Risso—p. 142, f. 126 (Alpi Marit.).
Var.=A, corrugata, Brus. (Dalmazia); Prevesa (Conemenos).
x
91. A. Peloritana, Arad. e Ben. (Rissoa)—Conch. mar. Sic., p. 205, t. 4
f. 16 (Messina).
Anche di Bona (Hagenmuller) e di Palermo (Monts.).
»)
92. A. consociella, Monts. (nova forma).
Piccola forma tarchiata di questo’ gruppo (alt. mill. 2), spessa, solida, a co-
lorito ardente, a coste rette ed interrotte alla base come ‘nella A. Montagui, e
fortemente lirate; anfratti (5) tumidi, apertura rotondata e ingrossata esterior-
mente. Si direbbe una var. minor dell A. Montagui o una var. major della
seguente, come io l’avea già classificata (En. e Sin. p. 25).
Var. ex col.: flavida, coccinella, atra, rufa, nivea, fasciata ecc.
— 160 —
Pantelleria, Ognina (Monts.); Bandol e Porto-Venere nelle coste di Provenza,
Porto-Vecchio in Corsica e Castiglioncello (Del Prete); Roussillon (Dautzenberg);
Villafranca (Hanley); Livorno (Caifassi); Civitavecchia (Donati).
93. A. Zanciae, Calc. (Rissoa)—Cenno Moll. Sic. 1841, p. 29, t. 4, f. 12
(Pantelleria).
='A. scabra, (non Ph.) Monis—En. e Sin., p. 25 (Med. e Adr.).
= R. Schwartsii, (non Hòrnes) Benoit (nom. prop.). Sic.
Abbondantemente sparsa, costante nella sua piccola dimensione, nella forma
e negli ornamenti. Varia nel colorito: rufa, castanea, flavida, albina, oltre del
tipo, ch'è fulvo macchiato di bianco.
94.. A. scabra, Ph. (Rissoa) II, p. 126, t. 23, f. 8 (Magnisi).
= A. mutabilis, (Schw. ms.) Weink. Conch. Mitt.—II, p. 311 (Algeria).
Palermo, Mondello, Trapani, Pantelleria, Ognina (Monts.); Messina (Seguenza
e Granata); Catania (Aradas, col nome ms. di A. Etnea); Taranto (Tiberi); Dal-
mazia (Brusina); presso Atene a Falera (Morlet); Napoli (Tiberi); Civitavecchia
(Donati); Mar Tirreno (Appelius) ; Cette (Monts.); Alger (Joly); Bona (Hagen-
muller).
Alvinia, Montis. (nova sect.).
Nome che propongo per distinguere le piccole specie di A/vanta cingolate, a
scultura doppia nella quale predominano gli elementi spirali.
95. A. Weinkauffi, Schw. ms. (Aloania)—Weink. in Conch. Mitt. II, p. 312
(Algeria) dal tipo della coll. Weinkauff.
= Rissoa Weinkauffi, Monts. in Journ, Conchyl. 1877, p. 34, t. 3, £. 4
(Algeria).
La forma tipica si trova nelle sabbie littorali d’Algeri. Gli esemplari Siciliani
sono più delicati ed hanno una scultura più sottile, ma nello stesso tempo mo-
strano le carene più rilevate come nelle figure 4a e 4b, che ho dato nel Journ.
de Conchyliologie.
Varie località Siciliane.
96. A. subareolata, Monts. (Aloania) — Test. nuovi Sic. 1569, p. 9, f. 3
(Trapani).
— R. Caribaea, (non D’Orb. sp. esotica) Monts. in varie pubblicazioni.
Anche di Mondello, Pantelleria (Monts.); Napoli (Tiberi) ; Alger (Joly). Atl.
Canarie (M’ Andrew).
97. A. dictyophora, Ph. (Rissoa) II, p. 128, t. 23, f. 11 (Magnisi).
Scarsa e poco conosciuta. I miei esemplari sono di Magnisi; uno di Palermo.
— 161 —
98. A. Philippiana, Jefîr. (Rissoa)—Moll. Piem. 1860, p. 38, f. 4 e 5 (Foce
presso Genova).
— ? R. scabriuscula, Req.—-1848, p. 52 (Ajaccio).
Var. ex dimensione : major, minor, minima. (Med. e Adr.).
Var. ex forma: major-scabrida—Alger (Joly).
Var.=Alvania tessellata, (Schw. ms.) Weink. (ex typo) in Conch. Mitt. p. 311
(Algeria). Si avvicina alla A. angulata, Seg. ms. (foss. Sic.).
Var. col: flavida, albina, fusca , maculata, apice-fusco, vittata (Brus.) ecc.
Abbondante. Med, e Adr.
Acinus, Monts. (nov. gen. ?).
Nuova divisione per le specie mammillate , granellose, sprovviste di coste ;
bocca distintamente dentata. Tipo: la seguente —
99. A. cimex, L. (Turbo).
= R. cancellata, Desm. (Med.); Payr. ed altri.
= Turbo calathiscus, Laskey (Britan?).
= Alvania Europaea e A. Freminovillea, Risso—pp. 141 e 142, ff. 116
e 118 (Alpi Marit.).
— R. granulata, Ph. e R. calathiscus, Ph. (Nap. e Sic.).
Var. major, media (tipica), minor-depauperata. (Med. e Adr.).
Var. ex col: alba, rufa, fulva, castanea, sonata ecc. (Med. e Adr.).
Monstr. varicosa; Porto-Venere (Del Prete).
100. A. cingulatus, Ph. (Rissoa cingulata)--I, p. 152, e II, p. 128, t. 23,
f. 14 mediocre (Palermo e Magnisi).
Si congiunge con la precedente per le varietà di colorito. Si distingue per es-
sere più piccola, più sottile, per la trasparenza e per la scultura più obsoleta ,
dove predominano i cingoli spirali, specialmente verso la base.
101. A. suberenulatus, Schw. ms. (A/lvanta).
— ?R. granulata, (non Ph.) Req.—Coq. Corse 1848, p. 56 (Ajaccio).
Conosciuta anche come R. Oceani, D’Orb.
Abbondantissima in tutti i punti. Si riconosce facilmente dalla piccola statura,
non più di 1 mill. e 12 alta. Colorazione nivea e con leggiere macchie verso
l’apertura.
Var. ex col: fasciata. Isola di Pianosa (Caifassi); Cannes (Dautzenberg); Ajac-
cio ? (Requien). -
Il Naturalista Siciliano, Anno III, ZI
— 162 —
Acinopsis, Monts. (n00. gen. ?).
Comprende poche specie clatrate, consimili alle precedenti, ma che si distin-
guono essenzialmente per avere l’apert ura subcanalicolata alla base della colu-
mella e munita presso il carnale di un tubercolo sporgente e caratteristico.
102. A. cancellata, Da Costa (Turbo cancellatus) Brit.
= RR. crenulata, Mich.—Coq. gen. Rissoa 1832, p. 115, f. 1 e 2 (Med.),
descrizione e figura necessarie ad essere consultate, pel carattere indicato del ca-
nale e del tubercolo.
= ? Alvania verrucosa, Risso—1826, p. 144 (Alpi Marit.).
Var. minor, più piccola (da non confonderla con la seguente). (Med. e Adr.).
Esemplari varicosi occorrono scarsamente in tutte le località.
Colore dominante : a/bina; raramente fuloa 0 lineata 0 con una macchia larga
verso l’ apertura, che diviene rosea quando è detrita. La var. “ineata di Porto-
Pollo (Del Prete).
103. A. Airta, Monts. (nova sp.).
Mettà più piccola della precedente, più elevata, anfratti più scalati, ultimo an-
fratto meno ampio in proporzione. Si distingue pei 2 cingoli nel penultimo an-
fratto—nell’A. cancellata essendo costantemente 3. Colore: latteo.
Palermo, Ognina, Magnisi, S. Vito, Trapani (Monts.); Napoli (Tiberi).
Manzonia, Brus.
Labbro doppio a peristoma intiero e piano; bocca internamente semplice, ester-
namente provvista di forte callosità. Coste pliceformi, oblique. Area basale uni-
cingolata. Genere distinto dal Prof. Brusina (Ipsa Chieregh. Conchyl., p. 201
e 202) dai caratteri anteriormente espressi dal Dr. Manzoni (Journ, Conchyl. 1888,
p. 254). Tipo: la specie che segue. Altre specie di questo gruppo sono : la A.
crispa e la A. gibbera, Watson, di Madera.
104. M. costata, Adams (Turbo costatus) Brit.
= R. exigua, Michaud (Med.).
= RR. carinata, Ph. (Nap. e Sic.). Nome, prima e dopo, impiegato per altre
specie.
Tra i sinonimi si cita il Turdo plicatus di Muhlfeld,
Var. major, minor (più abbondante).
— 163 —
Galeodina, Montis. (nova sect.).
Una sola specie a spira breve ed apertura ampia; scultura cingolata, carinata;
irregolarmente ma quasi sempre varicosa o bivaricosa come nel genere Cassis.
Bocca internamente levigata; labbro marginato.
105. G. striatula, Da Costa (Turbo striatulus, non L.) Brit.
= Turbo carinatus, Mtg. (Brit.).
= Fissoa trochlea, Michaud—Coq. Rissoa, p. 16, f.3 e 4 pessima (Med.).
= PR. labiata, Ph.—-I, p. 155, t. 10, f. ? (subfossile di Mardolce presso
Palermo) e H, p. 127 (Napoli).
Carene più o meno salienti, (Med. e Adr.).
Var. minor-ecarinata, più piccola, spesso sprovvista di varici, non carinata.
La var. ? di Philippi, è lo stato giovine. Coste di Provenza (H. Martin); Vado
presso Genova (Doria); Taranto (Tiberi); Trapani, Magnisi, Palermo (Monts.).
(continua).
NOE:
SUIT PESCI DELLO STRETTO DI MESSINA
NI.
Del Trachypterus cristatus Bonelli.
Questa specie, tanto caratterizzata e distinta dalle altre congeneri per
la sinuosità del profilo del ventre, fu primitivamente illustrata dal Bo-
nelli (1).
T. Metaxà (2) la descrisse e rappresentò come nuova sotto il nome di
Trachypterus repandus.
Cuvier e Valenciennes (3) stando alla figura e alla descrizione date da
Bonelli, inclinano a considerarla siccome distinta, quantunque vicina al Tra-
chypterus Spinolae C. V., da cui differirebbe specialmente pel numero mi-
nore dei raggi della dorsale e per la disposizione delle macchie. In quanto
(1) Descrizione di una nuova specie di pesce del Mediterraneo , in (Mem. R.
Accad. di Torino, vol. XXIV, 1820, pag. 485-494, tav. IX.
(2) Mem. Zool. Med., Roma, 1833, pag. 53.
(3) Hist. nat. des Poiss. Tomo X, 1835, pag. 331-332.
— 164 —
alla conformazione a giogaia del ventre esprimono il dubbio se sia un fatto
naturale o piuttosto, in un animale sì poco consistente, dovuta ad una ca-
suale mutilazione. Essi la riportano col titolo di Tyachypterus Bonelli
CS
Risso (1), al dire del Giinther, sembra aver indicato col nome di Gym-
netrus mullerianus un pesce somigliante o tutt’affatto identico.
O. G. Costa (2) ne vide un esemplare piuttosto giovane e completo ,
pescato sulla costa di Posilipo. Messolo a confronto potè accertarsi, con la
figura e descrizione del Metaxa, che la configurazione singolare del ventre
era una condizione normale. Egli riconosce molta analogia tra il Trachyp-
ferus repandus Metaxà e il Trachypterus cristatus Bonelli. La figura che
ne dà è buona.
A. Costa (3) fece conoscere col nome di Trachypterus filicauda un gio-
vane individuo lungo 27 millim., esclusa la pinna codale, preso nel golfo
di Napoli. In esso il penultimo raggio caudale forma un lunghissimo fi-
lamento e i raggi del pennacchio dorsale mancano di espansioni membra-
nose, ma il ventre è sinuoso. Perciò può ritenersi come un giovane di
Trachypterus cristatus, essendo anche questa l’opinione di Canestrini.
Recentemente il pesce in discorso venne ammesso dal Giinther (4) sotto
la sua vera denominazione di Trachypterus cristatus, e da Canestrini (5)
col nome di 7Trachypterus repandus.
Giglioli (6) lo riporta come specie dubbia e mal nota.
Esso fu trovato nel golfo di Spezia (in Giint.), a Civitavecchia (Metaxà),
a Posilipo (9. Costa), a Messina ( Cocco), a Palermo (Doderlein) e vive
anche nell'Adriatico, ma è dapertutto raro.
Nell’està del 1882 il Prof. Giuseppe Seguenza acquistava ancor vivo e in
istato d’integrità soddisfacente un esemplare di questa specie preso nelle
acque di Messina. Assecondando gentilmente il mio desiderio di studiarlo
egli volle donarmelo. Intanto avendovi riscontrata qualche particolarità
degna di essere notata ho pensato di darne qui un breve ricordo.
La lunghezza del corpo, misurata dall’ estremità del muso alla ra-
(1) Wiegm. Arch. 1840, pag. 13.
(2) Fn. Nap. Tav. IX.ter
(3) Ann. Mus. Zool. di Napoli, anno I, pag. 51, tav I, fig. 3.
(4) Catal. Fish., Vol. III, 1861, pag. 301.
(5) Pesci (Fn. d'It.).
(6) Catal. Anf. e Pesci ital. 1880.
— 165 —
dice della coda, è in tutto 132 millimetri. La sua più grande larghezza
si trova in direzione della base delle ventrali e racchiudesi appena meno
di 3 ? volte nella detta lunghezza. Il capo vi entra 6 volte. Il corpo è
molto compresso e la sua spessezza va scemando sempre più d’ avanti in
dietro, ma sulla radice della coda si rigonfia alquanto. Il suo profilo dal-
l’ estremità del muso all’ origine del pennacchio s’ innalza rapidamente in
linea retta e forma con la linea del dorso un angolo ottuso, ma non ro-
tondeggiante come si scorge nella figura del Costa. Da quest’angolo va de-
chinando in leggiera linea convessa fino alla direzione dell’ano, donde segue
a discendere fino alla coda in linea sempre più dritta. Dall’ estremità del
muso poi agli angoli della mandibola è retto, indi incurvo fino all’ ano.
Questa seconda porzione è dolcemente flessuosa dapprima, in dietro forma
poi delle profonde sinuosità per modo che risultano tre lobi più distinti
degli altri e sempre più accentuati. Nell’ incavo dell’ ultimo lobo trovasi
l'apertura anale, cioè nell’angolo che forma la linea curva del ventre con
quella della porzione ristretta del corpo che seguita in dietro, la quale al
suo principio offre altri tre lobi meno sporgenti. L'occhio è alquanto più
vicino all’estremità superiore che all’inferiore del capo, comprendesi poco
men di 4 volte nell’ altezza di questo. Lo spazio infraorbitario è 23 del
diametro dell’occhio. L'apertura della boeca è poco men che verticale, pic-
cola e non giunge sotto il margine anteriore dell’occhio. Le. mascelle sono
eguali. Gl’intermascellari appena più corti dei mascellari adiacenti, i quali
inferiormente si allargano rotondandosi ed hanno il margine lievemente
intaccato. La dentatura è assai debole. In alto e nella parte media si no-
tano alcuni piccoli denti acuti, dei quali alcuni affatto rudimentarii. Sulla
mandibola se ne ha uno o due acuti per lato, posti anche verso la parte
media. La lingua è larghetta, rotondata sul margine anteriore, molle e
granulosa alla superficie. Lo spazio di gola scoperto è cuneiforme. La
membrana branchiostega ha 6 raggi. Il preopercolo è di forma semilunata,
con strie irradianti verso il margine convesso. L’ opercolo ha figura sub-
triangolare, il lembo posteriore è flessuoso formando tre seni che vanno
scemando di lunghezza e aumentando di profondità da sopra in sotto, e
strie radianti verso il margine libero, il quale è integro, meno sul seno
inferiore, che è leggermente laciniato. Il subopercolo è più lungo che largo,
col margine posteriore retto e lievissimamente intaccato, con strie dirette
da sotto in sopra. L’interopercolo ha forma presso a poco simile a quella
del pezzo precedente, il margine postero-inferiore leggermente intagliato e
strie dirette in dietro e in basso. La fenditura branchiale è semicircolare
e comprende 2[3 dell’ altezza del corpo. Sul margine concavo degli archi
— 166 —
LI
branchiali è inserita una doppia serie di appendici corte e grossette, ter-
minate sull’estremità da due punte acute. Coteste appendici vanno accor-
ciandosi verso l’arco più interno.
La linea laterale principia dall’ estremità superiore del preopercolo , si
inarca con la concavità in su nei suoi due terzi anteriori, poi diventando
leggermente convessa va a finire verso l’ origine della porzione ristretta
del corpo dietro l’ano. Essa è armata di spinette acute, che dapprima es-
sendo pochissimo distinte diventano in dietro sempre più appariscenti fin-
chè raggiungono la lunghezza di quelle che percorrono il margine infe-
riore della porzione stretta o retroanale del corpo, con le quali sembrano
continuarsi, ma. se ne distinguono perchè più ravvicinate tra sè. Queste
ultime dispongonsi in quattro serie, di cui due inferiori ai lati del margine
e due superiori. Le spine superiori sono situate in direzione degli inter-
valli delle spine inferiori e, come queste, opposte tra loro. Tale ordine
conservasi fino al terzo anteriore della porzione codale del corpo. Dipoi le
quattro notate serie riduconsi a due sole e le spine diventano alterne in-
sino alla base della natatoia codale ove terminano.
Il pennacchio comincia sull’ angolo antero-superiore del capo e si com-
pone di 6 raggi allungatissimi, che non mi è riuscito d’isolare nella loro
intierezza perchè tra essi inestricabilmente agglutinati, ma sono certo che
doveano misurare più volte la lunghezza totale del corpo. Essi erano riu-
niti da una membrana per una lunghezza a un dipresso eguale alla metà
di quella del corpo. Il primo estendevasi per 178 millimetri, ma dovea
esser più lungo mostrandosi troncato sull’estremità. Cominciando dal mezzo
della sua attuale lunghezza spicca a diverse altezze dei filamenti, di cui
si vedono quattro di varia lunghezza. Il secondo raggio offre, oltre a que-
sti filamenti, delle espansioni membranose di forma triangolare acuminata.
Negli altri raggi si osservano sole espansioni tra esse opposte. Nell’esem-
plare illustrato da Costa non è fatto cenno dei detti filamenti, mentre nel
mio mancano quelle acute apofisi notate dall’ A. lungo l’asse dei raggi.
Immediatamente dopo seguita la seconda pinna dorsale, di altezza ordinaria,
con 122 raggi. Essa è inarcata e va gradatamente abbassandosi verso la
coda. Le pettorali sono brevi, non misurando che una volta e mezzo il
diametro dell’ occhio, col margine posteriore rotondato. La loro base dista
dal profilo del ventre appena più del quarto dell’altezza totale del corpo.
Le ventrali sono impiantate quasi in corrispondenza dell’angolo posteriore
della base delle pettorali ed arrivano distese fino alla radice della coda ,
ma nello stato intatto doveano essere più lunghe, mostrando alcune delle
estremità mozzate. Nell’ esemplare figurato da Costa raggiungono infatti
— 167 —
l’estremo margine della pinna codale. Contengono 7 raggi semplici, la cui
lunghezza va scemando dal più esterno al più interno. Il raggio esterno
offre delle spinette lungo una porzione della sua lunghezza , cominciando
dalla base e delle piccole espansioni membranose in dietro, che pure esi-
stono nei raggi seguenti, eccetto i più interni. Manca affatto 1’ anale. La
codale non si trova sull’asse longitudinale del corpo, quale si osserva nella
figura mentovata del Costa, ma è rivolta obbliquamente in su. Ciò è do-
vuto non forse ad una fortuita deviazione prodotta dallo spirito in cui
stava il pesco o ad altra causa straniera, ma dal modo stesso d’inserzione
dei raggi, che è secondo una linea obbliqua da sopra in sotto e in dietro.
Questi raggi, al numero di 9, son tra essi riuniti in un lobo separato. Il
superiore però distaccasi in dietro dal resto della codale. Vi sono poi in-
feriormente alcuni pochi raggi diretti secondo il lungo asse del corpo, e
di cui nell’ esemplare in esame due soli vedonsi distintamente. Il più in-
feriore di essi prolungasi in delicato filamento e supera la lunghezza della
codale per una volta e un terzo a un di presso; la sua estremità nondi-
meno è mozzata, sicchè pare che dovea allungarsi di più. L’ esistenza di
questo raggio lungo affilato ci fa meglio persuadere dell’identità del Tra-
chypterus filicauda A. Costa con la specie di cui si parla, poichè come fu
detto innanzi l’autore trovò in quel giovane individuo il penultimo raggio
della caudale allungato in filamento. Nell’ individuo descrittoci da Bonelli
l’ultimo raggio inferiore della caudale era pure un poco più allungato degli
altri. Il margine posteriore di questa natatoia è fortemente frangiato, poi-
chè la membrana d’ unione pria d’arrivare alle estremità dei raggi forma
fra ogni due di questi un profondo seno.
Il corpo è coperto da uno strato argentino ed ha un aspetto dapertutto
granuloso, ma più distinto sui lati del ventre. L'osservazione microscopica
fa vedere che le granulazioni altro non sono che papille del derma, di
forma rotonda. Questa struttura si continua nella mucosa della cavità re-
spiratoria. Fatto notabilissimo è la presenza di squame sulla porzione ri-
stretta del corpo, delle quali non è facile avvedersi senza un’ attenta os-
servazione, essendo aderenti tra esse in modo che sembrano formare uni-
forme continuazione con lo strato argentino del resto del corpo. Esse sono
sottili, regolarmente rotonde, col margine intiero, larghe 0""5. Sotto la
lente fanno vedere tre strie arcuate concentriche, le quali restano aperte
verso il margine radicale. Sul corpo non si osservano punti neri, nè le fa-
sce fosche di cui è attraversato si mostrano formate dalla riunione di essi,
almeno all’ occhio nudo. Queste fasce nella porzione precaudale del corpo
sono interrotte sulla linea laterale. Quelle che stanno ai lati del dorso sono
— 168 —
al numero di sette, scendendo la prima dall’angolo anteriore superiore del
capo; disposte con un certo ordine alterno, essendo una più breve seguita
da un’altra più lunga. Non così le porzioni che stanno al di sotto della
linea laterale, le quali del resto rispondono alla direzione delle superiori.
Sulla coda poi le fasce abbracciano l’intiera altezza del corpo e sono poste
quasi ad eguale distanza l’una dall’altra. Le pinne nello spirito si mostrano
scolorite, ad eccezione della codale ch'è nerastra meno la membrana d’unione
dei due raggi superiori ed inferiori verso la base, e i raggi tutti, che sono
biancastri.
La cavità addominale non si estende infino al margine inferiore del corpo,
ma trovasi più in alto, in guisa che tagliando longi:udinalmente questo
margine s'incontra un tessuto compatto e non il cavo del ventre. Questa
conformazione esiste pure in altre specie di Trachypterus. Il pacchetto
viscerale è disposto come segue. Il fegato offre due ali addossate alle pa-
reti dello stomaco, una a sinistra di forma quadrangolare, l’altra a destra
più piccola, congiunta alla prima in avanti. Il tubo alimentare è confor-
mato come nel 7. taenia. Il tratto gastro-esofageo cioè ha forma conica
allungata di cui l'estremità cieca giunge quasi fino all’ano. Il piloro si fa
notare per la sua brevità e per la sua posizione ch’è poco al di sopra del
fondo gastrico. L’ intestino si porta dapprima in avanti aderendo allo sto-
maco, indi piegasi in dietro e va dritto fino all’ano. La sua porzione ascen-
dente è quasi per intero occupata da piccole appendici cieche non rima-
nendone libera che una stretta porzione di parete sul lato ventrale. La
mucosa gastro-esofagea è rilevata in forti pliche longitudinali, che giungono
fino all’ estremo posteriore dello stomaco e s° immettono anche nel piloro.
Dentro lo stomaco eravi un gamberello ed una conchiglia della specie La-
das Keraudreni Lesueur (Atlantidae). Le glandule genitali sono allungate
per tutto il cavo del ventre , filiformi. Il loro orifizio esterno si trova sul
contorno dell’ano.
Le vertebre sono al numero di 64, di forma cilindrica, striate nel senso
della lunghezza. Esse hanno molta somiglianza con quelle del Chauliodus
Stoani BI. Schn. Risulta dalla preparazione dello scheletro che le spine
acute, dianzi notate, di cui è armato il margine inferiore della porzione
ristretta del corpo, non sono già le emapofisi vertebrali sporgenti in fuori,
come credette il Costa ; invece sorgono dal mezzo di altrettanti scudetti,
ovvero scaglie più grosse di quelle che coprono questa parte del corpo.
Finalmente sono da notarsi alcune differenze, secondo gli esemplari 08s-
servati, nel numero dei raggi della dorsale posteriore e che potrebbero es-
sere in relazione con l’età dell’animale,
SEAG9
Numero dei raggi della 2% pinna dorsale :
114 (Bonelli).
120 (Metaxà).
120 (Doderlein).
122 (io).
122 (Doderlein).
127 (idem).
133 (idem).
134 (idem).
152 (Costa).
D Lurer FaccIOLA?.
REG "RR Ei NEZEA
DEL
RENO c TSE RUPE
NELLE ACQUE MARINE DELLA SICILIA
Fra le specie di pesci indigene del Mediterraneo più rare, che tuttavia
si lasciano prendere in certa copia nel mare di Sicilia, va certamente an-
noverato il &hinobatus Columnae Bonap. (Così detto Pesce violino, Squatino-
Raja del Colonna; Pisci citarra o pisci viulinu dei pescatori Siciliani).— È
questo un singolarissimo pesce appartenente all’ordine dei Plagiostomi, che
nella serie ittiologica forma il passaggio fra la famiglia dei Pesci-cani, e
quella delle Razze, per aver il corpo di forma romboidale allungata, gradata-
mente desinente in una lunga e grossa coda, come gli Squali, e contemporanea-
mente le pettorali allargate, carnose e cingenti esternamente la parte cen-
trale del corpo, come le Razze; talchè può dirsi, in certo modo, esser esso
il più raiforine pesce in figura di Squalo, e viceversa il più squaliforme
pesce della famiglia delle Raje.
Fra le specie appartenenti al genere &hinobatus che fin ora vennero se-
snalate nelle acque del Mediterraneo, il ERinobatus Columnae Bp. è indub-
biamente la specie più nota, più esattamente descritta, e ricordata dagli
II Naturalista Siciliano, Anno III. 22
Autori sì antichi che recenti d’ittiologia, i quali traendo partito da una parti-
colare conformazione delle cavità nasali, e delia maggior ampiezza ed esten-
sione delle valvole membranacee che vi sono contenute, ne formarono il tipo
d’un sottogenere, contradistinto dai sigg. Miiller ed Henle col nome di Syrrhina;
a differenza di parecchie altre specie congeneri, caratterizzate da una mi-
nore estensione delle predette valvole nasali anteriori, che vennero ritenute
nel sottogenere Ahinobatus prop. detto.
Il Rhinobatus Columnae Bp., di fatto, è la specie che apparisce più di
frequente nei mari della Sicilia, in particolare nei mesi di Febbrajo, Marzo
ed Aprile, e che vi si lascia cogliere in tale copia, in certe giornate di
marzo, da essere portata in venti e più esemplari sul mercato di Palermo.
Approfittando della quale favorevole circostanza, mi venne fatto di dotare
il Museo Zoologico di questa R. Università di parecchi esemplari di co-
desto pesce, di età e sesso diversi, e ritrarre da questi, mercè l’ assidua
ed intelligente opra dei preparatori di questo Museo, scheletri, organi dei
sensi, apparati interni di digestione, di respirazione, di circolazione, di ri-
produzione ecc.
Se si fosse trattato di accennare semplicemente la presenza di questa
specie nei mari della Sicilia, oppure di descriverne le particolarità carat-
teristiche, io non avrei certamente osato di farne parola, stante le belle
ed accurate descrizioni che ne diedero il Bonaparte nell’ Iconografia della
fauna d’Italia, il Costa nella sua fauna napoletana , i signori Miiller ed
Henle nei Plagiostomi, il Giinther, il Dumeril, e più recentemente il Mo-
reau nel INT volume dei Pesci di Francia; senonchè un motivo assai più
rilevante mi fu guida a compilare questa breve nota; ed eccolo:
Esaminando di fatto con certa attenzione gli esemplari dei Minobatus
che venivano portati sul mercato di Palermo, mi fu dato di notare che pa-
recchi di essi presentavano caratteri notevolmente diversi da quelli asse-
gnati a tipo al Rhinobatus Columnae Bp.
Cotali individui erano proporzionatamente più grandi dei comuni, in modo
da raggiungere la straordinaria dimensione di 1" 70 1" 80; lunghezza giam-
mai presentata dagli esemplari più adulti del &. Columnae; la pelle loro
era eminentemente scabra e granellosa ; il muso più sporgente ed acumi-
nato; la carena rostrale anzichè esser triangolare e allungata coi lati ret-
tilinei, come nel Columnae, inflettevasi nel mezzo verso l’asse centrale, in
guisa da interrompere quasi l’interpostavi doccia mediana, che rimaneva
però allargata alla base ed all’apice; le pettorali avevano il margine esterno
leggermente ondulato ed ottusamente angolato nel mezzo; la bocca era un
pò arcuata e guarnita di denti grandicelli, granuliformi ; disposti bensì a
230 24
mosaico, ma minori in numero, nè così esili come nel R. Columnae. Lungo la
linea mediana del dorso sorgeva inoltre una serie di grossi tubercoli un-
cinati, raggruppati insieme, e susseguiti da altri tubercoli minori, nè già
isolati e regolarmente spaziati come nel A. Columnae; altri consimili tuber-
coli si stendevano lungo l’orlo superiore ed interno delle orbite, non meno
che alla base della carena rostrale, e sulla spalla, nel punto preciso ove
la cintura scapolare si connette colle cartilagini basali delle pettorali, e
quel che più monta la valvola nasale, anteriore di codesti pesci, anzichè
essere estesa fino all'angolo delle narici, come nel Columnae, era breve e li-
mitata ai 2 terzi dell’ interna cavità nasale; carattere essenziale che esclu-
deva assolutamente cotali pesci dal gruppo Syrrhina, e li conguagliava alle
specie del sottogenere Ahinobatus prop. detto, e più particolarmente alla
specie Ahinobatus Halavi che vi fa parte.
Il Musco di Palermo possiede attualmente 3 magnifici esemplari di questa
particolare specie o forma di Rhinobatus, due femmine, cioè, della lunghezza
di 1" 70, 1" 80, ed un maschio lungo 1" 22, i quali presentano indistin-
tamente tutti i caratteri specifici segnalati dal Dumeril pel £. HMalavi a
p. 492, vale a dire Muso lungo senza prolungamenti speciali , con carena
mediana allargata alla base e ristretta nel mezzo, cute eminentemente ruvida
e granellosa, narici più grandi dello spazio internasale , meno lunghi delio
squarcio oraleece. caratteri tutti che si riferiscono unicamente al ff. Halavi
Forskal descritto dal Riippell nei suoi viaggi in Africa, p. 55, ed all’ an-
nessavi figura, Tav. XIV, fig. 2), cui i nostri esemplari somigliano quasi
perfettamente.
Confesso il vero, ho esitato lungamente a riferire codesti esemplari ad
una specie di Ahinobatus, che vive d’ordinario nel Mar Rosso e che acci-
dentalmente venne riscontrata dal Guichenot sulle coste dell’ Algeria ; ho
studiato diligentemente, ed in tutte le forme, la questione ; tanto più che
da un dottissimo mio amico erami stata ceduta, sotto il nome di A. Zalavi,
una specie differente di Ahinobatus, che maggiormente si conguaglia al
R. caemiculus, od al R. undulatus.—Ma finalmente ho dovuto arrendermi
alla evidenza ed alla costanza del fatto, e riconoscere addirittura, che il A/ino-
batus Halavi tipico del Riippel, è una delle specie di questo genere, che
comunque più raramente del /. Columnae, pure interviene, più o meno re-
golarmente, nelle acque marine della Sicilia.
Il Rhinobatus HAulavi Ripp. ebbe fin’ova parecchi illustri descrittori, fra
i quali giova ricordare oltre il Riippel sopracitato, i signori Miiller ed Henle
nei Plagiostomi a p. 120, il Guichenot nell’Exploration de l’Algerie p. 129,
il Gray Catal. Chondr. Fish. p. 93, il Giinther Catal. p. 497, il Klunziger
ero
Fish. Rroth. Meeres, p. 675, che lo crede identico col R. caemiculus, e da
ultimo i signori Kosmann e Raiiber nel loro Reise Roth. Meer. p. 80, che lo
conguagliarono al £. undulatus.
Tuttavia devo confessare che confrontando fra loro codeste varie descri-
zioni, mi sembrò di rilevare alquante più o meno notevoli differenze nella
indicazione dei caratteri distintivi della specie summentovata, talchè mi
nacque il sospetto, che abbandonando l’ antica formola tipica della specie
descritta dal Riippell, sieno state, più recentemento confuse, sotto il nome
di &. Halavi, parecchie specie più o meno affini.
Non sono di parere p. e. che il &. caemiculus, ed il R. undulatus pos-
sano conguagliarsi al &. Malavi, almeno al tipo che si avventura nelle
acque di Sicilia; il disco col margine ondulato, il muso rontratto nel mezzo
e dilatato all’apice, le narici brevi, la cute esilissimamente zagrinata e pres-
sochè liscia di quelli pesci, ne li renderebbero, mi sembra, abbastanza di-
stinti.
Ad evitare pertanto una ulteriore confusione in proposito, e tanto per fis-
sare il tipo della specie o varietà di A/inobatus che interviene nei mari
di Sicilia, quanto per assoggettare il mio qualsiasi parere al giudizio di
più dotti colleghi, ho creduto bene di espor re dettagliatamente i caratteri
della specie in discorso, onde poterla definitivamente o no, inserivere nella
fauna ittiologica di questo ricco mare.
CARATTERI DEL RHINOBATUS HALAVI RUPPELL
TIPO SICILIANO
SINONIMIA
1828 Ahinobatus (Ehinobatus) Halavi Riippell ex Forskal, Riippell, Atlas
Reise zu Africa, p. 55, taf. XIV, fig. 2.
1779 Raja Halavi, Forskil. Descript. anim. in. itin. Panon., p. 19 n. 18.
29? Le Ehinobate de la Mediterranée, Cuv., R. A. II, p. 396 (nota 2)
(pro parte).
1841 RRinobatus (Rhinob.) Halavi, Mill. Henl. Plagiost., p. 120.
1846? Glaucostegus Halavi Bonap., Catal. pesci Europ., p. 14 n. 38.
1850 Ahinobatus Halavi, Ripp. Guichenot Expl. Alg., p. 129.
1851 " Gray, Catal. Chondrop. Fish., p. 95.
1865 Ai Dumeril., Elasmobr., p. 496 n. 5.
— 173 —
1870 ERkinobatus Giinther, Catal. VIII, p. 442 n. 2.
1878 A Klunziger, fische Roth. Meeres, p. 675.
» È Doderl. Prosp. pesci Sicil., p. 32 (absque numero).
1879 e Kossmann und Riuber, Reise Roth. Meer, p. 32.
1880 5 Giglioli pesci Ital.. p. 52 n. 558.
VoLe. Pesce violino Halavi o maggiore; le Rhinobate Halavi (Franc.) Zisci
viulinu imperiali (Sic.).
Diaen. Rhinobatus cute dorsali scabrosa, unico aculeorum ordine in medio
dorsi; pinnis duabus dorsalibus, approximatis, in parte media caudae positis;
pinna caudali trapezoidea; colore dorsi flavo-griseo; partes laterales capitis
ante oculos albicantes, quasi pellucidae (Rippell. 1. c. p. 35).
Descriz. Disco cuoriforme 115 più lungo che largo, eguale in lunghezza
ai 2[5 della lunghezza totale del pesce; la maggiore sua larghezza è uguale
ad 113 circa della lunghezza del pesce; alquanto meno negli individui adulti.
Muso sporgente, triangolare, rotondato all’ apice, 4 12 volte più lungo
dello spazio internasale ; triplo dello spazio compreso fra le creste sopra-
cigliari.
Carena rostrale triangolare allungata, 7, 8 volte più lunga che larga
alla base (9 a 10 volte negli adulti), coi lati inflessî e confluenti fra loro
ad 13 della loro lunghezza, ed allargati alla base ed all’apice. La doccia
interpostavi è pressochè interrotta nel mezzo.
Occhi piuttosto piccoli, ovoidali, il diametro maggiore dell’orbita è contenuto
9 a 10 volte nello spazio preorbitale, e 2 1]2 volte nell’interorbitale. Spiragli
molto grandi, ovoidali, immediatamente annessi e retroposti agli occhi.
Bocca trasversale, leggermente arcuata, il doppio più larga dello spazio
internasale; guarnita di denti grandicelli, granuliformi, pavimentati, sub-
eguali in ambo le mascelle, tranne nelie estremità laterali della bocca ove
sono alquanto più minuti. Se ne contano 60 circa in una serie longitu-
dinale.
Narici grandi, allungate, in forina di fessura, obliquamente dirette dal-
l’avanti all’indietro, dall’esterno all’interno; 1]4 più lunghe dello spazio in-
ternasale, 1|2 più corte del diametro della bocca. Esistono 2 valvole mem-
branacce per narice.
La valvola nasale anteriore non è dilatata lateralmente, nè si estende fino
all'angolo interno delle narici; dal suo lembo inferiore spiccasi, come nel
Columnae, una larga appendice linguiforme, che incurvandosi, si volge
verso l’ angolo esterno della narice, senza aderirvi, dividendone la cavità
in 2 parti ineguali.
La valvola nasale posteriore è bilobata; il suo lobo esterno attraversa, in
a —
forma di larga appendice lamelliforme, dall’esterno all’interno, la cavità na-
sale; il suo lobo interno è stretto, semicircolare e tuttavia alquanto estro-
flesso sotto l’apertura delle narici.—La membrana pituitaria interna è mo-
dellata in numerosi filamenti pettiniformi verticali.
Le pettorali sono triangolari allungate , rotondate, e molto ottusamente
allungate nel loro margine esterno.
Le ventrali hanno forma trapezoidale, sono più lunghe che larghe, col
margine esterno rotondato, ed il posteriore notevolmente prolungato ed ap-
puntito.
Le dorsali sorgono sul dorso della coda, hanno forma trapezoidale , col
margine anteriore rotondato, ed il posteriore falcato e guarnito di una
lunga appendice basale.
La prima dorsale dista 3 volte la propria base dall'estrema base poste-
riore delle ventrali; la seconda rimane equidistante dalla prima, e dalla
base della codale.
La codale è di forma romboidale allungata, col lobo inferiore breve ma
rotondato nel suo margine inferiore, e col superiore allungato ed appun-
tito; 1[4 più lungo dell’inferiore.
Una falda cutanea in forma di carena prende origine poco dopo l’inser-
zione delle ventrali, e si stende fino all’ origine del lobo inferiore della
codale.
Tutta la parte superiore del corpo e della coda è eminentemente rugosa
e coperta di fittissimi tubercoli granuliformi rotondati, i quali gradatamente
divengono vieppiù minuti procedendo verso le parti laterali del disco e
della coda.
Lungo la linea mediana del dorso e della coda, sino oltre la prima dor-
sale, corre una serie di grossi tubercoli ottusi ed uncinati, aggruppati a 3
a4lungo l’asse longitudinale del corpo, e tramezzati e susseguiti da altri
tubercoli più esili ma granuliformi.
Un gruppo di consimili tubercoli uncinati sorge lungo l’orlo superiore ed
interno delle orbite, sulla base della carena rostrale, e sulla spalla nel
punto ove la cintura scapolare si connette colle cartilagini basali delle pet-
torali. La superficie inferiore del corpo è liscia.
Il colore del pesce, superiormente è grigio-bruno uniforme, tranne la
parte anteriore del muso che spicca per una tinta dianco-giallastra , e le
natatoje dorsali e la codale la cui tinta volge al grigio giallastro.
Una macchia variegata ed occhiuta emerge in ambo i lati del corpo sulla
regione della spalla, nel punto ove sorgono i preaccennati tubercoli unci-
nati. Tutta la faccia inferiore del corpo è bianco-giallastra,
— 175 —
MISURE 1° EsemP. Q 2° Es.Q 30 Es.g
Lunghezza totale del corpo
n del disco. : ; : 0,
Larghezza del disco. 7 > - 0,
Lunghezza della testa sino all’angolo po-
steriore dello spiraglio . È * 0,
Larghezza della testa a livello dello spira-
1" 800; da S700; 1° 230
750; 0,660; 0, 490 12
660; 0,590; 0, 410
375; 0,385; 0, 242
glio È 0, 450; 0, 405; 0, 280
Lunghezza del rostro 0, 300; 0, 265; 0, 200
È delle narici 0, 070; 0, 060; 0, 050
5 dello spazio internasale . 0, 060; 0, 050; 0, 040
Diametro dell’orbita . 0, 037; 0, 028; 0, 021
Spazio preorbitale 0, 310; 0, 280; 0, 200
» infraorbitale . 0, 090; 0, 080; 9; 060
Diametro longit. della bocca 0, 130; 0, 120; 0, 092
Distanza dall’apice del muso alle narici 0, 270; 0, 240; 0, 180
» Alla bocca. - 3 : ai 0, 280; 0,210
» @ll’ano : è - . 0; T705 0, 720; 0, 520
» alla prima dorsale . : 1° 130; 1" 030; 0, 740
» @lla seconda dorsale . 3 1" 380; Im 280; 0, 930
» alla codale lobo superiore. 1” 580; 1" 484; I {Edo
» @lle ventrali . i , 0, 725; 0, 650; 0, 480
Lunghezza dell’appendice copulativa. — = 0, 130
Palermo a di 14 Febbrajo 1884.
Pror, PIETRO DODERLEIN,
Sp.
— 176 —
INDICE ITTIOLOGICO
DibLi NLA, BE DI NESS TIE
DEL
PROF. ANASTASIO COCCO
(PER cura DEL DoTT. LuIci FACCIOLA’).
(Cont. Vedi Nuna. prec.).
(SOTTOFAMIGLIA 72 — Rinobatini)
(SOTTOFAMIGLIA 8a — Pristidini)
FAMIGLIA 22 — Squalidi
SOTTOFAMIGLIA 92 — Squatini
GENERE 8° — Squatina
. 19. Squatina angelus (Duméril, Zool. Annal. p. 102).
Squalus squatina (Lin. Syst. I, p. 398).
Rhyna squatina (Raf. Caratt. p. 14).
20. Squatina oculata (1) (Bonap. Ic. Fn. It.)
SOTTOFAMIGLIA 108 — $pinacini
GenerE 9° — Spinax
. 21. Spinax acanthias (Cuv. Régne Anim. IL, p. 130).
Squalus acanthias (Lin. Syst. I, p. 397).
. 22. Spinax Blainvillii (Bonap. Ic. Fn. It.).
Acanthias Blainvillii (Riss. Hist. III, p. 133, t. III, £. 6).
. 23. Spinax uyatus (Bonap. Ic. Fn. It.).
Squatru
squatruce-
Falu
idem
Ogghialuni
Caddutu
Ogghialoru
(1) I pescatori ne assicurano l’esistenza, e lo distinguono al colorito e alle
macchie : io non l’ho mai osservato.
Squalus uyatus (Raf. Caratt. p. 13, t. XIV, f. 2).
Squalus acanthias (Riss. Icht. p. 40).
Acanthias vulgaris (Riss. Hist. p. 131).
Sp. 24. Spinax niger (Cloquet in Dict. sc. nat.).
Squalus spinax (Lin. Syst. I, p. 398).
Acanthias spinax (Riss. Hist. III, p. 132).
Etmopterus aculeatus (Raf. Caratt. p. 14, t. XIII, f. 3
mala).
GeNnERE 10° — Centrina
Sp. 25. Centrina Salviani (Riss. Hist. IMI, p. 135).
Squalus centrina (Lin. Syst. I, p. 398).
Oxynotus centrina (Raf. Ind. p. 336).
SOTTOFAMIGLIA 11a — Scimnini
GENERE 11° — Scymnus
Sp. 26. Scymnus lichia (Cuv. Régne Anim. II, p. 392).
Seymnus nicagensis (Riss. Hist. III, p. 137, t. II, f. 4).
Squalus nicacensis (Riss. Icht. p. 43, t. IV, f. 6).
SOTTOFAMIGLIA 122 — Notidanini
GeNnERE 12° — Notidanus
Sp. 27. Notidanus griseus (Cuv. Régne Anim. IT, p. 128).
Squalus griseus (Gm. L. Syst. I, p. 1495).
Notidanus monge (Riss. Hist. III, p. 129).
Hexanchus griseus (Raf. Caratt., p. 14, Ind. p. 47).
GENERE 13° — ZMeptranchias
Sp. 28. Heptranchias cinereus (Raf. Caratt. p. 13.
Notidanus cinereus (Cuv. Régne Anim. II, p. 390).
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl,
idem
Piscì surici
Paddottula
Pisci vacca
Sarda ma-
sculina
23
Sp. 29.
— 178 —
SOTTOFAMIGLIA 132 — Lamnini
GenERE 14° — Lamna
Lamna cornubica (Cuv. Régne Anim. II, p. 388).
Squalus cornubicus (Gm. L. Syst. I, 1497).
Lamia cornubicus (Riss. Hist. III, p. 124).
Isurus Spallanzani ? (Raf. Ind. p. 60).
GenerE 15° — Oxyrhina
Sp. 30. Oxyrhina Spallanzani (Bonap. Ic. Fu. It.).
Sp. SI.
Sp. 32.
Sp. 33.
Isurus oxyrhynchus (Raf. Caratt. p. 12, t. XII, f. 1).
Canicola (Scilla, Corp. lapid. p. 83, t. I dente).
SOTTOFAMIGLIA 142 — Alopiadini
GENERE 16° — Alopias
Alopias vulpes (Bonap. Ic. Fn. It.).
‘Squalus vulpes (Gm. L. Syst. I, p. 1495).
Alopias macrourus (Raf. Caratt. p. 12).
Carcharias vulpes (Cuv. Régne Anim. II, p. 126).
SOTTOFAMIGLIA 154 — Squalini
GenEeRE 17° — Odontaspis
Odontaspis ferox (Agassiz Poiss. foss. HI, p. 87).
Squalus ferox (Riss. Icht. p. 38).
Carcharias ferox (Riss. Hist. p. 122).
Genere 18° — Carcharodon
Carcharodon lamia (Bonap. Ic. Fn. It.).
Squalus carcharias (Riss. Icht. p. 295).
Carcharias lamia (Riss. Hist. III, p. 119).
Tunnu pa-
lamaitu
Pisci cani
Pisci bande-
ra
Smidira
Cialandrunti
— 179 —
Genere 19° — Prionodon
Sp. 34. Prionodon glaucus (Mill. et Henle Plagiost. II, p. 36). Virdeddu
Squalus glaucus (Lin. Syst. I, p. 401).
Carcharias glaucus (Raf. Ind. p. 45).
Sp. 35. Prionodon lamia (Miill. et Henle Plagiost. p. 37, t. 12). idem
Squalus carcharias (Bonap. Ic. Fn. It.).
Osservaz. Questa specie sembra men comune della
prima : io l’osservai insieme al mio amico Riippel.
(continua).
TETTI =
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. V. Num. prec.).
KE.
Gli Ostracodi.
C. pellucida Baird.
Var. gracilis n.
Tav. I, fic. 10.
1850. Cythere pellucida Baird. Brit. Ent., p. 173, tav. XXI, fig. 7.
1865. 5 s G. O. Sars. Overs. of Norg. mar Ostrac., p. 31.
1868. 5 » G.S. Brady. Monogr. rec. Brit. Ostrac., p. 397,
tav. XXVIII, fig. 22-26, 28.
1868. È s G.S. Brady. Les fonds de la mer, tom. I, p. 89.
1869. 1: s G.S. Brady et Robertson. Ann. and Mag. N. H.,
vol. III, ser. IV, tav. XIX, fig. 10-12.
1869. È »s G. S. Brady. Ann. and Mag. of N. H, pag. 45.
1874. sla s G. S. Brady, Crosckey and Robertson. Mon. post-
tert. entom., p. 142, tav. III, fig. 20-24.
— 180 —
Un solo esemplare è quello che io riferisco a questa specie, ma se ne
discosta per varii caratteri, che m’indussero ad istituirne una varietà. Di-
fatti la mia Cythere è più allungata di quanto lo sia ordinariamente, è più
compressa, coll’ estremo posteriore più stretto guardandola lateralmente e
sì termina più acuta alle due estremità, allorquando si guarda il contorno
dal lato dorsale. Quantunque la forma generale dica proprio che si tratti
della C. pellucida, pure tutte le differenze descritte ne fanno almeno una
distinta varietà.
DISTR. GEOGR.
Norvegia, Gran Brettagna, Irlanda, Olanda, Golfo di S. Lorenzo, Medi-
terraneo.—Porto di Messina!
DISTK. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra e di Norvegia.
C. circumdentata n.
Conchiglia di consistenza sottile e quasi vitrea, guardata lateralmente ha
forma ovata, pressochè rettangolare, col margine cinto regolarmente di denti
quasi uguali, equidistanti, troncati e disgiunti da interstizii uguali a loro,
soltanto va esente da siffatta dentellatura il margine dorsale, la maggiore
altezza della conchiglia è poco in dietro del quarto anteriore ed oltrepassa
di poco i due quinti della lunghezza ; la regione anteriore è largamente
rotondata; la posteriore un pò più stretta è parimenti rotondata, il margine
ventrale retto forma angoli poco sensibili là dove si unisce al margine an-
teriore ed al posteriore, lo stesso dicasi del margine dorsale, il quale al-
l’angolo posteriore porta una spina ottusa; guardata la conchiglia dalla re-
gione dorsale offre un contorno tetragono pressochè romboidale , coi due
lati anteriori lievemente convessi, più lunghi e cinti da denti equidistanti,
lunghi e troncati, i due lati posteriori brevi, concavi, non dentati o appena,
l’estremità anteriore e posteriore larghe, bilobate ; il maggiore spessore è
al terzo posteriore ed uguaglia la metà della lunghezza; guardata da una
estremità la conchiglia si offre ottagonale cogli angoli spinescenti ; la su-
perficie di ciascuna valva è convessa, offre due costole, di cui l’una corre
parallelamente al margine ventrale, circa al quarto inferiore , estendendosi
quasi dal quarto posteriore ed incurvandosi sino alla metà del margine an-
teriore, l’altra è retta e corre parallelamente alla porzione retta della pre-
— 181 —
cedente ed a distanza uguale da essa e dal margine dorsale, entrambe sono
poco sporgenti quasi verticali e sormontate da denti prominenti, equidistanti
e troncati, molto analoghi a quelli marginali, ma alquanto più gracili. Il
x
granulo cardinale è grosso e splendente; la superficie tutta è segnata da
rare papille sporgenti.
Lunghezza Altezza Spessore
0,620, 072602, 0,30mm,
Questa specie è affine alla precedente e somiglia anco alla seguente. Si
distingue bene dalla C. White per la regolarità dei denti marginali, come
per le dentellature delle lamine longitudinali; manca inoltre ogni specie
di altra prominenza od ornamento escluse le tenui papille della superficie.
A dire il vero potrebbe taluno riguardare la forma testè descritta siccome
un’insigne varietà della precedente. La C. senilis Jones è molto somigliante
per la forma generale, alla nuova specie, manca intanto dei dentelli mar-
ginali, come anco di quelli che cingono le lamelle, pei quali caratteri se
ne allontanano grandemente.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta trai viventi.
DISTR. STRAT.
Rarissima a Rizzolo!
C. senilis (Jones).
1856. Cythereis senilis R. Jones. Monogr. Entom. tert., p. 37, tav. III,
fig. 8a e b.
1878. Cythere senilis. O.Terquem. Les Entom. ostrac. de l’ile de Rhodes,
p. 115, tav. XIII, fig. 14 a-c.
1880. È 3 Seguenza. Le form. terz., p. 363.
I’ unico individuo che riferisco con sicurezza a questa specie risponde
bene ai caratteri assegnati alla stessa, ma offre il fatto rimarchevole ricor-
dato dal Terquem, cioè che lateralmente essa risponde alla figura data dal
R. Jones, ma dal dorso o dalla regione ventrale l’aspetto è diverso. Il miò
esemplare intanto si accorda colle figure del Terquem.
Un carattere che manca tanto agli esemplari d'Inghilterra quanto a quelli
di Rodi, e che notasi nel mio, si è la presenza di papille sparse sulla su-
perficie della conchiglia; per cui chiamerei la mia var. papillosa.
rio —
DISTR. GEOGR.
Non so che siasi trovata vivente.
DISTR. STRAT.
Plioceno d’Inghilterra e di Rodi. —Quaternario di Rizzolo!
C. Stimpsoni Brady.
1868. C. Stimpsoni Brady. Les fonds de la mer., t. I, p. 78, tav. X, fig. 7 e 8.
1910 n Brady. Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4% vol. III p. 48,
tav. VII, fig. 9-12.
1880. ,, NI Brady. Rep. Challenger, p. 85, tav. XXI, fig. 6 a-k.
Questa specie è tra le più comuni delle argille quaternarie di Rizzolo
ed offre ivi quelle numerose forme che il Brady rappresentò nelle tavole
annesse al rapporto sugli Ostracodi pescati dallo Challenger, ed altre an-
cora; quindi delle forme grandi e piccole, elargate ed elongate, colla su-
perficie a larga ed a fina reticolazione, colla scultura prominente ed assai
distinta ovvero poco sviluppata.
Var. simplex n. Tra le tante forme presentatemi da questa specie una
se ne osserva molto rara, allungata, colla superficie priva dell’ordinaria re-
ticolazione, per cui ho creduto imporle il soprascritto nome.
Una quistione molto importante mi si è presentata a riguardo di questa
specie, che io non ho potuto definitivamente risolvere. Alcuni esemplari di
Cythere raccolti a Rizzolo furono da me riguardati siccome spettanti alla
C. Edwardsii Roemer, ma un più accurato e minuzioso esame mi ha fatto
riconoscere in tale forma caratteri siffatti da vederne ben chiara l'affinità
colla C. Stimpsoni, anzi, attesa la variabilità di quest’ultima, io sono quasi
sicuro che trattasi di una sua forma estrema. Difatii io ho potuto compa-
rare tra loro gli esemplari del mioceno di Benestare, che con tutta sicu-
rezza aveva rapportato alla C. Edwardsi, cogli esemplari del plioceno e
del quaternario di Calabria e di Sicilia, nonchè con esemplari viventi pe-
scati nel porto di Messina. Tale raffronto fatto con molta accuratezza non
mi ha dato verun carattere che valga costantemente a distinguere la C.
Edwardsii dalla C. Stimpsoni. Difatti la prima ha il margine anteriore più
largo e più rotondato, con una serie di fossette ben marcate che lo cinge,
le due carene longitudinali, meno obblique, una scultura più fina; ma tali
caratteri tutti variabili da individuo ad individuo si modificano talmente
da non potere cogliere una linea ben netta di demarcazione tra le due
forme, che perciò sembrami costituiscano una serie non interrotta di mo-
dificazioni di un solo tipo.
— 1859 —
Dalle figure della C. Edwardsii non ben si capisce quale siane la vera
scultura, anzi potrebbesi credere da taluno che sia affatto diversa da quella
della C. Stimpsoni, ma supplisce benissimo la descrizione, la quale la dice
rugoso-scrobiculata (Reuss), e molto meglio quella del Bosquet assai detta-
gliata : La surface de la voute dorsale est ornée de points creux arrondis ow
anguleux, peu profonds, disposés par series, entre lesquelles on remarque,
surtout à còtè des carènes, des rides transversales qui donnent à la surface
um aspect réticule.
Questa descrizione dice proprio che si tratta d’una scultura somigliante
a quella della C. Stimpsoni.
Dopo tutto ciò io credo assai probabile che le due specie si debbano
riunire in una sola, che in tal caso prenderebbe nome di C. Edwardsti
Roemer.
DISTR.. GEOGR.
Baia Vigo, Mediterraneo—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Calabria e di Sicilia! — Rizzolo !
C. emaciata Brady.
1866. Cythere emaciata Brady. Brit. Assoc. Report., p. 210.
1868. a A Brady. Monogr. Rec. Brit. Ostrac., p. 414, ta-
vola XXXI, fig. 31-37.
1874. a 3 Brady. Crosskey, Robertson. Post-tert. Entom. ,
p. 161, tav. IX, fig. 14-17.
1880. È > Seguenza. Le form. tert., pag. 363.
Rari esemplari raccolti a Rizzolo si riferiscono alla specie ricordata e
rappresentano una forma molto gracile.
DISTR GEOGR.
Gran Brettagna ed Irlanda.
DISTR. STRAT.
Quaternario d'Inghilterra, di Calabria! e di Sicilia! — Molto rara a Riz-
zolo.
(continua) G. SEGUENZA.
125.
— 184 —
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.)
Catocala promissa S.V —Staudinger, p. 188.
Il bruco adulto in maggio e giugno divora le frondi del Q. ilex, suber,
e robur.
126.
128.
150.
131.
132.
133.
134.
155.
Piemonte, Lombardia, Liguria, Parma, Corsica, Sardegna, Sicilia.
Catocala conjuncta Esp.—-Staudinger, p. 158.
Jl bruco adulto nell’està si nutrisce del Q. suber, ilex e robur.
Piemonte, Lombardia, Bologna, Parma, Sardegna, Sicilia.
. Catocala paeta Ltr.—Staudinger, p. 198.
Il bruco in està vive sulla quercia.
Propria della Germania.
Catocala mynphaea Esp.--Staudinger, p. 138.
Il bruco in maggio e giugno vive sul Q. ilex, suber, e coccifera.
Liguria, Dalmazia, Sardegna.
. Catocala conversa Esp.—Staudinger, p. 138.
Il bruco nell’estate vive sul Q. ea.
Liguria, Sardegna, Sicilia.
Catocala diversa Hbn.—Staudinger, p. 139.
Il bruco in maggio vive sul Q. robur (Curò).
Sicilia (Dreponchet).
Catocala mynphagoga Esp.—Staudinger, p. 139.
Il bruco in maggio sì trova sul Q. ilex, suber, robur.
Liguria, Sardegna, Sicilia.
Zanciognata emortualis Schf.—Staudinger, p. 140.
Bruco in maggio sulle querce (Curò).
Piemonte.
Herminia derivalis Hbn.—Staudinger, p. 141.
Il bruco con dubbio del Curò è riportato, che vive sulla quercia.
Nizzardo, Toscana, Napoli, Palermo.
Pechipogon barbalis Cl.—Staudinger, p. 141.
Il bruco vive sopra il Quercus (Curò).
Italia centrale e settentrionale.
Brephos parthenias Lnn.—Staudinger, p. 148.
Il bruco vive sulle querce, betulle, e faggi.
Piemonte, Lombardia.
— 185 —
D. GEOMETRE
156. Geometra papilionaria Lon.—Staudinger, p. 143.
Il bruco vive sulle querce (Milliere).
Piemonte.
137. Geometra vernaria Hbn.—Staudinger, p. 143,
Il bruco si nutrisce delle querce (Curò).
Ialia centrale e settentrionale, Corsica.
138. Phorodesma pustulata Ifn.—Staudinger, p. 144.
Il bruco in maggio si trova sulla quercia, e la farfalla ne’ luoghi sterposi
in prossimità delle querce.
Piemonte, Parma, Alpi marittime, Alzate in Lombardia, Calabria.
139. Nemoria viridata Lnn.—Staudinger, p. 144.
Il bruco è polifago, vive sulla quercia, sul bianco spino, sulla Ononis spi-
nosa e Colluna vulgaris.
Piemonte, Parma, Veneto, Sicilia.
140. Nemoria strigata Mill.—Staudinger, p. 145.
Il bruco in maggio e qualche volta in giugno si trova sulla quercia nu-
trendosi delle frondi.
Piemonte, Alzate in Lombardia, Corsica, Sicilia.
141. Jolis lactearia Lnn.—Staudinger, p. 145.
Il bruco in agosto e settembre vive sulla quercia (Lefitole, Milliére).
Piemonte, Brianza.
142, Zonosoma pupillaria Hbn.—Staudinger, p. 153.
Il bruco in maggio vive sul Q. lex ed altre specie di querce (Milliere).
Parma, Alzate, Sicilia, Corsica.
143. Zonosoma porata Fbr.—-Staudinger, p. 153.
Il bruco in giugno e settembre vive sulle querce, passa 1’ inverno nello
stato di crisalide (Milliere), ha due generazioni (Turati).
Parma, Lombardia, Sicilia, Corsica.
144. Zonosoma punctaria Lnn.—Staudinger, p. 158.
È Ha due generazioni, il bruco si trova in luglio e settembre sulle querce.
Milano, Brianza, Padova, Parma, Sicilia.
145. Zonosoma linearia Hbn.—Siaudinger, p. 158.
Ha due generazioni, in gingno e settembre trovasi sulle querce (Lefitole).
Piemonte, Valsasina.
146. Timandra amata Lun.
Staudinger, p. 153.
È specie polifaga, vive sulle querce, sul Rumer e sul Poligonum persi-
carita.
Lombardia, Veneto, selve di castagno in Napoli, Sicilia, Corsica,
147. Bapta bimaculata Fbr—Staudinger, p. 155.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Italia centrale e settentrionale.
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl. 24
— 186 —
148. Miatrocampa margaritaria Lnn.--Staudinger, p. 156.
Ha due generazioni in maggio e giugno e poi in settembre, si nutrisce
delle querce.
Parma, Piemonte, Lombardia, Brianza.
149. Metrocampa honoraria Sch.—Staudinger, p. 156.
Il bruco in agosto e settembre vive sulle querce (Milliere).
Piemonte, Liguria, Dalmazia, Calabria, Sardegna.
Staudinger, p. 156.
150. Eugonia quercinaria Hfn.
Il bruco è piuttosto polifago, vive sulle querce, tiglio e faggio, ha due ge-
nerazioni.
Bologna, Nizzardo, Dalmazia, Corsica.
151. Eugonia autunnaria Wn.—Staudinger, p. 156.
Il braco in giugno vive sulla quercia, ha una seconda generazione in au-
tunno, e la farfalla ha due apparizioni in aprile ed agosto.
Piemonte, Nizza.
(continua) F. Minà PacLumBo.
—___ ____—__—_T_——_— n. =@&—j0w——_——__t————6
GLEF OSERXCODI
DEL
PeR DIIMESSENEO:
(Cont. V. N. prec).
(. tuberculata (G. O. Sars.).
1865. Cythereis tuberculata G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac., p. 37.
1865. Cythere mutabilis, clattrata, var. lyrata, et ? var. latimarginata Bra-
dy. Trans. Zool. Soc., pag. 377, tav. LIX,
fig. 12, 13, 14.
1868. » tuberculata Brady. Monog. Rec. Brit. Ostrac., p. 406, tav. 30
fig. 25-41.
1874. = ; G. S. Brady, Crosskey and Robertson. Mon. post-
tert. Entom., pag. 164, tav. V, fig. 7-12.
Gli esemplari che rapporto a questa specie, mi lasciano tuttavia dub-
bioso, specialmente per la scultura della superficie, che presenta piuttosto
— 187 —
degl’ incavi anzichè delle prominenze , ovvero in qualche caso delle spor-
genze o meglio dei leggieri rialzi incavati. Mi determinò a riunire questa
forma alla nominata specie, la grande variabilità di scultura a cui va sog-
getta realmente la C. tuberculata, e d’altro canto le forme che assume la
specie del porto di Messina, tra le quali alcune mancano quasi del tutto
dei dentelli marginali alla regione anteriore come alla posteriore, carattere
che venne osservato anco dal Brady.
DISTR. GEOGR.
Baia di Baffin, Inghilterra, Norvegia, Spitzberg, Baia di Biscaglia, Indie
orientali, Golfo di S. Lorenzo.—Rara nel porto di Messina !
DISTR.. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra e di Norvegia.
C. Stimpsoni Brady.
Les fonds de la mer, t. I, p. 78, tav. X, fig. 7 e 8.
Ho veduto poche variazioni di questa specie che trovai molto rara nel
porto di Messina.
DisTtR. GEOGR.
Baia di Vigo, Mediterraneo—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Calabria! e di Sicilia ! — Rizzolo !
C. Edwardsii Roemer.
1838. Cytherina Edwardsit Roemer. Jahrb. fiir mineral. und geolog., von
Leonhard und Bronn., p. 518, tav. VII, fig. 27.
1838. 5 fimbriata Roemer. Op. cit., p. 518, tav. VI, fig. 29.
1849. Cypridina Edwards Reuss. Die fossil. Entomostr. ecc., p. 44, tav. X,
fig. 24 a, Db.
1850. Cythere Edwardsii Bosquet. Descr. des Entom. foss., p. 94, tav. IV,
fig. 14.
Questa specie è talmente affine alla precedente che credo probabilissimo
si debba riunire a quella, come una delle tante sue modificazioni (1). Gli
(1) Vedi: Gli Ostracodi di Rizzolo articolo C. Stimpsoni.
— 188 —
esemplari che ho raccolto nel porto di Messina par che convengano bene
colle figure e descrizioni pubblicate.
DISTR. GEOGR.
Porto di Messina!
IDISTR. STRAT.
Mioceno di Francia, di Germania, d'Austria, di Boemia—Calabria! —Plio-
ceno di Francia, di Belgio, d’Italia—Sicilia, Palermo—Calabria !'—Quater-
nario di Calabria!
C. emaciata Brady.
Brit. Assoc. Rep., p. 210. Monogr. Rec. Brit. Ostrac., p. 414, tav. XXXI,
fig. 31-37.
Si pescano esemplari tipici di questa specie nel porto di Messina seb-
bene raramente.
DISTR. GEOGR,
Gran Brettagna ed Irlanda—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra, di Calabria! e di Sicilia! — Rizzolo !
C. prava (Baird.).
Proc. Zool. Soc. parte XVIII, p. 254, tav. XVIII, fig. 13-15.
Gl’individui che vi riferisco , sull’ esempio del signor Terquem, li avea
rapportato alla C. corrugata Reuss. , ma la comparazione e lo studio più
accurato mi hanno condotto a credere più ragionevole l'associazione della
forma vivente a Messina, come i fossili di Rodi, alla C. prava, riguardan-
doli come speciali modificazioni di quest’ultima, quantunque essi se ne al-
lontanano non poco e sopratutto dalla forma pescata dallo Challenger; ma
la generale forma e le gradazioni depongono in favore di quest'ultima opi-
nione (Vedi fossili di Rizzolo, C. prava).
DISTR. GEOGR.
Oceano indiano, Isola Admiralty—Mediterraneo—Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Plioceno di Rodi—Quaternario di Rizzolo.
— 189 —
C. Jonesii Baird.
Brit. Entom., pag. 175, tav. XX, fig. 1.
Sì trova con molta rarità la Var. ceratoptera in esemplari delicati e quasi
diafani.
DISTR. GEOGR.
Norvegia, Gran Brettagna, Baia di Biscaglia, Mediterraneo, Levante—
Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Eoceno della Francia, e del Belgio—Mioceno superiore Calabria! —Plio-
ceno Suffolk, Rodi, Calabria !'—Quaternario d’Inghilterra—Rizzolo !
(continua) G. SEGUENZA.
CORALLI GIURESI DI SICILIA
PARTE SECONDA E TERZA
Rimando il lettore alla breve prefazione della prima parte Nat. Sic.,
N. 4, p. 73, alla Bibliografia, però in essa citata debbono aggiungersi le
seguenti opere : 1875 Mosely Struct. a. relat. Alcyonaria heliopora; 1879 Idem
Struct. Lasteridae; 1876 Idem Struct. Millepora Tahity; 1879 Trautschold
Ub. Iura Isjum; 1876-79 Idem Kalkbriiche v. Mjatschowa ; 1862 Ludwig
Palaeont. Ural’s Act. Bryoz.; 1879 Pillet Fromentel Lamenec; Lindstròm
Pal. form. Oberk. kor., 1865 Idem On zoant. rug.; 1870 Idem Nya koral
Gotl.; 1873 Idem Svenska und. koral.; 1873 Dyboski Mon. zoont. sclerod.;
1879 D’Acchiardi Nuova specie Trochocyath. tit.; 1881 Martin Wichmann
Beitr. G. Ost-Asien Austr.; 1881 Stevenson Colorado New Mexie (White
carb. invert.); 1839 Lee J. Edw Not. und zooph. York Chalk; 1882 De
Gregorio Coralli titonici di Sicilia ; 1872 Duncan Oa the struct. Guynia
annulata etc. 1883 Gaudry Les enchainements foss. prim.; 1883 Tomes On
great col. Madr.; 1883 Stoche Fragm. Afrik. W. Sahara; 1824 Enc. méth.
zooph. (Lam-x Bory S. Vicent Desl.); 1816 Tableau Enc. méth. moll. et
Polyp.; 1883 Whidborne Sous foss. ch. Moll. inf. ool. ; 1835-36 Phillips
Ill. geol. of. Yorkshire Mount. Limestone ; 1850 Mantel Pict. Atlas foss.
— 190 —
iem.; 1883 Sollas Descr. foss. spong. inf. 00l.; 1883 Tomes Som imp. Madr.
Coral Rag; 1883 Hudlesten Collect. foss. Rock-spec. Australia; 1882 Hiusler
Up. Sur. Austr. a. Listuol; 1882 Claypole Helicopora a N. Fenestel.; 1884
White Coral fossil Contr. Juv. Foss. Carbon. Foss. West. Stat.
Come si rileva facilmente da questo elenco la mia libreria si è molto
arricchita in questi ultimi mesi, nè ho risparmiato spesa di sorta per for-
nirla di ogni pubblicazione che riguarda le faune coralliche secondarie e
primarie. È superfluo notare che nel detto elenco ho omesso di citare i
molteplici lavori sui coralli terziari e recenti ch’ essa contiene e che ho
dovuto consultare di sovente.
I coralli da me descritti nella prima parte di questo lavoro (Nat. Ste. ,
Anno 1882, N. 4, 5) provenivano dalla zona da me detta a Calamophyllia
nebrodensis De Greg. e Thecosmilia Spadae Menegh. (eccetto l’Astrofungia
cidariformis che è titotinica). Quelli che ora descrivo provengono da due
zove : Quelli della 2% parte della stessa zona. Quelli della 3% parte dal ti-
tonio. — È superfluo dire di quanto interesse è lo studio di questi ultimi,
mentre si può dire che non esista che il mio lavoro Coralli titonici di Si-
cilia (che publicai nel Dicembre 1882) su questo soggetto. Nel citato lavoro
io descrissi le seguenti specie titoniche : Zittelspongia tithonica, Spongitiria
percepta, Peronella Aquilejensis, Astrofungia cidariforms, Anabacia Mene-
ghini, Thamnastrea irregulastrea, Th. titonica, Thecosmilia esitans, Isastrea
Ciofaloi, Latimacandra perdubia, L. Culiensis, Cyathocoenia Himerensis,
Cyathophora Quenstedti, Epismilia Nebrodensis, Ehypidogyra Culiensis,
Stylina Smilesi, St. miseriuscula, St. citriformis, St. Zitteli. St. himerensis,
St. propeirradians in tutto 21 specie. Avendo eseguito in questo lasso di
tempo nuove ed accurate ricerche nei depositi titonici sono ora in grado
di far conoscere molte altre specie.
PARTE SECONDA
Rhipidogyra mirmilla De Greg.
Calice lungo quasi 24", molto ellittico. Columella esile, lamellosa, un
pò ondulata, molto bislunga. Setti primarî e secondarî arrivanti ad essa
circa 24; altri setti minori interposti, ma che però non possono contarsi
atteso l’alterazione subita nel fossilizzarsi. Le muraglie paiono spesse e cel-
lulose, ma per la stessa causa non si vedono bene. Coste molto robuste,
circa 44 corrispondenti alle lamelle primarie e secondarie.
Questa specie ha molta somiglianza con la È. crassa From. (Pol. terz.
coral. tom. 9, f. 8) ha però un calice più ovale.
Loc. Aria u Cocu.
— 191 —
Montlivaultia lupensis De Greg.
Magnifica grande specie, cilindrica orbicolare; ne ho esaminato esemplari
lunghi 14 cm. con un diametro di 5 cm.; ma il D." Minà Palumbo mi scrive
di averne visto esemplari assai più grandi.
Sepimenti molto numerosi, piuttosto sottili, uniti fra loro con ricco tes-
suto endotecale. Quelli che arrivano al centro sembrano 32. Ne distinguo
5 ordini. — Epiteca abbastanza sviluppata immedesimata con la muraglia,
essa lascia in taluni punti trasparire le coste che sono fine e serrate. La
forma totale è cilindrica un pò conoide con qualche \ieve strangolamento
e somiglia a quella del Cvathophillum Stuchburyi (Edw. Brit. f. cor., p. 179,
lavi SL 1-2).
Loc. Rocca Lupa (Madonie), Pedagni.
Thecosmilia Spadae Menegh.
1880. D’Acchiardi. Cor. giur., p. 35, tav. 18, f. 3.
Esemplari identici alla citata specie ho rinvenuto in contrada Aria u
Cocu.
Isastrea Minai De Greg.
Grossissimo polipaio massiccio, tabulare. Polipieriti dritti, lunghi 15 cm.
‘con uu diametro di circa 5 cm., saldati per le muraglie completamente.
Calici alquanto impressi, irregolari, ellittici poligonali o suborbicolari. Setti
sottili, numerosissimi, difficile a contarsi. La sezione longitudinale ci mostra
un ricco o minuto tessuto endotecale consistente principalmente in nume-
rose delicate traverse. Accrescimento per fissiparità.
Questa specie è dedicata all’ illustre naturalista sig. Minà Palumbo di
Castelbuono.
Loc. Madonie (credo ai Monticelli).
Clausastrea Guntoni.
Grande polipaio largo 20 cm. e più ; molto affine alla CI. Pratt Edw.
(Brit. foss. cor., p. 117, tav. 22, f. 5). La sua sezione longitudinale ci mo-
stra delle lamelle diritte, verticali, parallele, molto approssimate fra loro,
piuttosto robuste, e dei processi lamellosi (traverse) che le intersecano oriz-
zontalmente.—La sezione trasversa ci mostra delle lamelle confluenti for-
manti delle stelle molto eleganti ma alquanto irregolari. —Ciascuna di esse
— vjgg e
contiene per lo più 6 lamelle, non di rado 7 ovvero 5. Queste si uniscono
nel centro senza ispessirsi, sicchè la columella non costa che del loro in-
contro. Distaccandosi dal centro per lo più si biforcano e si comunicano
da una stella all’ altra. È appunto per questa biforcazione e per la man-
canza di ispessimento columellare che questa specie si distingue da quella
del grande oolite sopra citata.
Loc. Primo pizzo di Monte Pellegrino (a sinistra di chi sale).
Ded. Questa bella specie è dedicata alla gentile e colta viaggiatrice Miss
Elisabeth Gunton di Rimmersfield.
Astrocoenia Vurraniensis.
Polipieriti liberi, cilindrici con un diametro di circa 6 mm., uniti fra loro
da cenenchima. Raggi settocostali robusti disposti in 3 cicli. I primari 6
arrivano alla columella, i secondari 6 non ci arrivano; i terziari 12 sono
ancor meno sviluppati, sicchè quando la superficie dei calici è corrosa non
si vedono, si distinguono bene però nella sezione orizzontale. In questa i
polipieriti hanno una rassomiglianza spiccata con quella della Stylina sul-
cata Trom. (Pol. Terr. corall., tav. 12, f. 2), però mentre nella specie di
Fromentel sono essi uniti per le coste, le quali si continuano dall’uno al-
l’altro, nella nostra i polipieriti sono un pò più distaccati gli uni dagli altri
e fra essi è interposto uno strato considerevole di materie che nei nostri
esemplari pare amorfa, ma che io ritengo debba essere cenenchimatosa.
Loc. Piano di Vurraina, Vaccaria, Fico.
Placosmilia lastinventa De Greg.
Calice ellittico, internamente lungo 21 mm. e largo 19 mm. Setti pri-
mari robusti 12, arrivanti presso la columella, però (sembra) senza toccarla.
Setti secondari più esili e più corti. Si nota pure un terzo ciclo di setti.
Columella estraordinariamente esile e lamellosa. Le muraglie paiono molto
robuste; nel nostro esemplare tal carattere pare esagerato, forse per inero-
stazione esterna.
Pare abbia molta analogia con la PI. corallina From. (Pol. ter. cor., tav. 4
f02))
Loc. È una specie molto rara; non ne posseggo che un individuo di con-
trada Aria u Cocu.
(continua) Marca. A. De GREGORIO.
few PisuiogRrArICI
Il signor Wiedemann ci dà (Soc. di sc. nat., Augsburg 1883) un pro-
spetto dei mammiferi che vivono nel circondario di Neuburg e Schwahen
con molte osservazioni sul loro modo di vivere etc.
Il sig. L. Vaillant scrive (Accad. di sc. di Parigi Novembre 1883) che anni
fa furono rinvenuti ad Amboulintsalve fra resti di Aepyornis e Hippopo-
tamus altri simili di Crocodilus robustus, che dee considerarsi per estinto,
poichè vivo non vi sì conosce rappresentante alcuno.
Questo Crocodillo che è assai robusto, lungo da 3 sino a 10 m. ap-
partiene alla sezione dei Bombifrons, particolarmente vicino al Coc. palu -
stris Less. (Bomb. indicus Gr.). — A Madagascar si trovano due specie di
Coccodrillo, il Coc. robustus e il C. Madagascariensis, l uno ricorda la
fauna delle Indie, l’altro per ia sua analogia col Coc. vulgaris v. suchus,
ricorda piuttosto la fauna africana.
Il signor D." Sewerzow descrive (Soc. dei Natur. di Mosca 1883) un ba-
stardo d’ Anas crecca ed A. boschas; dalla sua grandezza si scorge essere
il padre VA. crecca e la madre lA. doschas, della quale ultima esso ha i
piedi piccoli.—Sewerzow dà poi la lista dei bastardi degli Anatidi, e cita
Selys.-Longchamps, il quale è d’opinione che tutte le specie di questa fa-
miglia possano produrre dei bastardi, dei quali la maggior parte è sterile.
Sewerzow crede non doversi dar molto peso a questa opinione.
Il signor Langkavel (Soc. zoolog. Francoforte s. M. 1883) dà una lista
degli uccelli della Siberia con dei dati sulla loro distribuzione geografica;
troviamo accennato Merwla fuscata che trovasi anche in Italia e nel Belgio,
SOr9() —
Hirundo lagopida, la quale può essere identica con /7. dasypus, Emberyza
leucocephale, che fu veduta anche nell'Europa meridionale ete. +
Il sig. Simmermacher ci dà (1. c.) alcuni esempj di uccelli con qualche
anormalità, così un Corvus cornix e Culumba livia v. domestica con becco
contorto, un gallo domestico con due corna ete.
Il signor Petzeln parlò nella seduta della Soc. zool. botan. di Vienna
li 2 gennajo 1884 sul Z%chodroma muraria che fu osservato a Kalksburg
presso Vienna e sul Fulco Feldeggi osservato presso Spaiato.
Negli scritti della Soc. ornitologica di Vienna (1884) troviamo una nota
del prof. Schiavuzzi su un albinismo di Anthus palustris;—Il sig. Petzeln
dà la lista degli uccelli del Caucaso stati inviati all’Arciduca Principe ere-
ditario Rodolfo e da questo rilasciati al gabinetto imp. di Storia naturale;
come specie del tutto proprie al Caucaso sono indicate: Buteo Menetriesi,
Parus Michalowskii, alcune varietà, come fra le altre Cyanites coeruleus
v. persicus, Linota cannabina v. bella ete. — Di alto interesse sono le os-
servazioni sulla distribuzione geografica ete. — La baronessa Ulm.-Erbach
dà un prospetto della pollicoltura nel Giappone, essa fa menzione di un gallo
che porta una coda con circa 20 piume larghe ciascuna quasi 1j2 poll. e
delie quali la più lunga è di 13 piedi etc.
Dobbiamo accennare che in Aprile (4-14) a. c. avrà luogo una esposi-
zione di uccelli vivi di ogni razza, e d’ogni paese, e subito dopo (16-24
aprile (1) ) si terrà un congresso internazionale di Ornitologi, al quale presie-
derà in persona S. A. Imp. il principe ereditario Rodolfo.—Si tratterà del
progetto di una legge internazionale per la protezione degli uccelli, e di un
altro sul modo di estendere per tutta la terra abitata le osservazioni or-
nitologiche, e poi si parlerà sull’origine del gallo domestico e del modo di
elevare la pollicoltura.—Dobbiamo osservare esser questo il primo congresso
internazionale di ornitologi e perciò è ben certo che da ogni paese si ac-
correrà ad esso per conoscere di persona i sommi capi, i quali coi loro.
scritti hanno clevato ad alto grado gli studj dell’Ornitologia.
Il signor Direttore Steindachner descrive nelle sue notizie ittiologiche
(Imp. Accad. di sc., Vienna 1883) alcune nuove specie di pesci dell’ Au-
stralia, come Palaccus Vicentii, Labrichthys elegans, Gobius Haackei ed
altre.
Il signor Letzner descrive (Soc. sil. per la colt. patria, Breslavia 1883)
un nuovo IMa7dalinus, M. alpinus, affine al M. linearis trovato presso Macu-
(1) Il Congresso si terrà dietro nuove disposizioni li 7-14 Aprile.
eni —»
gnaga al M. Rosa; poi fa delle osservazioni critiche sui differenti colori
del Meleus Tischeri, Tychius venustus, Nanophyes lythri ete.
Il signor D." Kraatz descrive (Soc. di sc. nat. Briinn. 1883) il pene dei
Goliatidi e del genere Pachnoda, facendo rimarcare i caratteri di esso per
determinare distintamente la specie, come ne aveva già riconosciuto Thomson
l’importanza di quest’ organo. Kraatz su una tavola dà la figura delle di-
verse forme, che offre il forceps di alcune specie di Dieranorrhina, Endi-
cella, Taurhina, Chelorrhina, Pachida ete.
Il signor Kolb dà (Soc. di sc. nat., Augsburg 1883) la lista dei lepi-
dotteri dei dintorni di Kempten; fra le molte troviamo menzionati ad una
altezza di 67000 m. s. M. Parnasius delius, e Mnemosyne, Lycaeus Op-
tilete (in pianura), Anarta Melanopa, Plusia Hochenwarthi ete., furono an-
che prese una Dezlephila livornica e una Neri.
Il signor Laugier dà (Accad. di sc. Parigi 1883) i dettagli di un bruco
molto identico alla Acrolepia citri di Millière, ritrovata pure sui fiori dei
limoni e sul quale vive parassita un Zlasma.
Il signor Jakowlew descrive (in lingua russa, Soc. dei Natur. di Mosca
1883) tre nuove specie di Emitteri della Russia Asiatica, cioè Laszocoris
albomaculatus, Hadrocnemis rufescens, Coranus pectoralis, tutti tre del Tur-
kestan e poi dà la descrizione di diverse altre specie come Lygacus Han-
seni, Thelagmus breviceps, Geocoris maurus ed altre già enumerate nella
Rey. mens. d’Entom. di S. Pietroburgo 1883.
Tl Prof. Landois (Giornale di Miller : “ Die Natur. , Halle N. 44 de 1883)
propone agli entomologi della Germania di fondare a Miinster un Musco en-
tomologico nazionale con rispettivi preparati, biblioteca ete. Egli osserva che
dopo la morte di molti entomologi vanno disperse le loro collezioni, spesso
assai importanti e che sarebbe vero obbligo di conservarle alla scienza.
Il signor Ubaghs dà (Soc. Malac. Brusselles 1883), la lista dei mollu-
schi terrestri e fiuviatili dei dintorni di Mastricht. Troviamo enumerate
molte specie di Helix (lapicida, lucida, aspersa, acicula ete.), alcune di
Pupa (pygmaea, dolium, minutissima ete.), Clausilia Rolphi, Teitetbachiana,
laminati ete.), Lymnaea Kixkxi, fuscus e alcune anomalie della Stagnalis,
come quadrangulata, sinistrorsa, distorta ed altre descritte di già da Col-
lin negli scritti di questa Società, poi Anodonta, Unio, Dreissena etc.
Il signor Pelseneer dà (I. c.) una simile lista di molluschi dei dintorni
di Aeltre (Fiandra); troviamo solo due specie terrestri, la Mele pulchella
e Succinea putris; più numerose sono le fluviatili (Paludina, Bythinia, Lymnea,
Ciclas, Pisidium, Dreissena polymorpha in diverse forme, delle quali una
somigliante alla cockleata.
— 32 —
Il signor de Guerne descrive (I. c.) una rara anomalia di Planordis ro-
tundatus, di forma scalare ritrovata nelle acque di Bell Isle. Alcuni esem-
plari hanno tra i giri della spira piccoli mucchi di fango assai plastico,
altri offrono una conchiglia, a principio regolare, che si innalza da un piano
orizzontale come per formare una spirale a giri disgiunti ete. Queste ano-
malie sono in parte destre, in parte sinistre, in queste ultime la torsione
è più marcata; alcuni altri esemplari hanno la forma d’un Solarium in mi-
niatura ete.
Nella lista dei molluschi raccolti dalla spedizione Hallenberg e descritti
da Rob. Boog Walsen (Lin. Soc. Londra 1883) troviamo oltre le nuove spe-
cie: Nassaria Kampyla, Murex (Tribulus), acanthostephes (quasi simile al
M. aduneo spinosus), Scalaria tortiles (molto somigliante alla Sc. varicosa),
anche delle altre rinvenute dal Prof. Seguenza nel mioceno e plioceno in
Calabria e presso Messina, come Puncturella tuberculata (Rimula granu-
lata Seg., (Pumct. acuminata ( Fissurisepta rostrata Seg.) ete.
Il signor Retowsky dà nei Malacog. Blatt., che si pubblicano dal signor
Clessin a Francoforte s. M., un prospetto della fauna malacologica della Cri-
mea; vi fa delle osservazioni critiche, così p. e. essere la H7yalinia deila Bourg.
giovani esemplari della H. Arynikyi Cles. ; la Helix apicina v. Ramburi
Mab., esser piuttosto una 77. substriata e trovarsi anche presso Teodosia;
Buliminus rembus Bourg., essere assolutamente identico al B. cylindricus
v. obsoletus, Buliminus Humberti Bourg. essere dal B. obscurus Miill., sì
poco differente dal ben poter riconoscere non esser il primo distinta spe-
cie e aver Bourguignat scritta la sua specie su esemplari non perfettamente
sviluppati; così poi essere le varietà porcata, ruvida e frater della Clau-
silia gracilicosta sinonimi della detta Cluusilia.—Sul proposito della distri-
buzione geografica Retowsky divide i molluschi della Crimea in 4 gruppi:
I. 25 specie si trovano tutte nella zona germanica e con poche eccezioni
passano verso il Nord ed il Sud;
II. 10 specie sono alpine europee;
IIT. 5 specie trovansi in diversi paesi della zona mediterranea;
IV. 24 specie furono sino al presente ritrovate solamente nella Crimea.
Il signor Reckowsky ci dà (1. c.) la lista delle conchiglie transcaucasiche
gettate dalle onde del mare alla spiaggia presso Teodosia e Sudak; fra
queste vi sono anche alcune specie nuove come: Luliminus euzinus, che
sembra essere affine al B. Steversi, Bul. Clessini assai vicino al DB. ovu-
laris della Siria, Pupa pulchra assai vicina alla P. superstructa ete.—La
diagnosi e la descrizione delle specie enumerate da Reckowsky ci dà il si-
gnor Clessin (I. c.), e troviamo la Daudebardia Bocettgeri, che appartiene
DO:
al gruppo della D. transsylvanica, V Amalia Kalenzkoi, vicina alla A. cri
stata, la Hyalina Krynickiù vicina alla H. Kutaisiana, H. planaria vicina
alla H. transsylvanica etc.
Sul proposito delle specie descritte dal Bourguignat come nuove Clessine
Reckowski si trovano costretti far non poche osservazioni critiche.
Il signor Clessin fa parola (1. c.) del lavoro del signor Dybowsky sui
Gasteropodi del lago di Baikal, i quali sono descritti sulle loro differenze
anatomiche. Le specie del genere ZLimnorea (Baicalia) sono fondate sulla
forma dei denti linguali. Questo genere Limnorea vien diviso dal Dy-
howski in due sottogeneri: Lewcosia e Ligea; Clessin con Crosse e Dall
li ha aggruppati come segue :
Gen. Baicalia Mts., contiene le specie di forma conica simile alla 77ydrobia.
bect. Liabaicalia Mts.
B. angarensis, elata, Florii etc.
Sect. Dybowskia Dall.
D. ciliata, Drthiersii.
Sect. Maakia Cless.
B. costata e contabulata.
Gen. Gerstfeldlia Cless., contiene le specie uniformi simili alle Melanie.
Sect. Godlewskia.
B. Godlewski e pulchella.
Dect. Trachybaicalia.
B. turrifornus, carinata ete.
Le specie più grandi trovansi alla spiaggia e fra esse, in causa della
continua agitazione delle acque, bene spesso molte mostruosità di forme.
Il signor Dybowski descrive (1. c.) la Paludina vivipara della Russia ,
rapporto al suo colore (fasciato, unicolore, piceo e bruno-rosso), rapporto
alla sua forma (pyramidale, ottusa, etc.) e ritiene esser questa una specie
distinta.
Il signor D." Dunker descrive (I. c.) due nuove specie di Murez, il M.
Gundlachi di Cuba, affine al M. Reevei, e il M. serrato-spinosus dell’isola
di Flores, che si distingue dalle altre specie per la forma delie varici e
delle squame spinose.
Il signor Hazay dà (I. c.) il risultato di una sua escursione malacologica
fatta ai monti trachitici e calcarei dell’ Ungheria superiore. — Sul terreno
trachitico (Hegyalia, monti di Tokaj), si trovano diverse specie di Limax
(tenellus, unicolor), ma nessun Helix, probabilmente perchè il detto terreno
contiene poche tracce di calcare; diverse specie di Helix (fruticosa, lutescens,
expallescens etc.); si trovano bensì disperse su aleuni prati in vicinanza di
De OI
un ruscello, ma tutte di forma piccola e probabilmente trasportate da altri
luoghi e si trovano anche delle forme di Planorbis tra la spinorbis e il
rotundatus, probabilmente un prodotto dalla costituzione chimica dell’acqua,
e Hazay dubita che Plan. rotundatus sia una vera distinta specie.
I monti calcarei presso Nadaske (Comitato Torna.), offrono maggior nu-
mero di molluschi. Vi si trovano /7elzx carpathica, faustina, obvoluta, ru-
derata ed altri, Clausilia laminata v. Parcyssi, dubia ete., Bythinella tor-
nensis nelle acque termali di 10°, Lythoglyphus pannonicus e Ancylus flu-
viatilis.
Sul proposito del detto LythogIyphus Hazay rimarca esser questa una
Bythinella, perciò a denominarsi: Byth. pannonica, e la Byth. Heyne-
manniana esser quanto alla sua forma assai affine alla 5yth. pannontica.
Troviamo descritto poi anche il Lonax achwabi di Frauenfeld e constata
l'opinione del Heynemann, esser questo cioè del tutto identico col L. trans-
sylvanicus Heyn. e non doversi esso nemmeno ritenere per una varietà
(var. Schwabi), perchè il colorito non deve riguardarsi quale caratteristico
d’una varietà.
Il signor D.r Hilber presentò all’Imp. Accad. di sc. di Vienna (1883) la
continuazione del suo lavoro sui molluschi terrestri recenti e su quelli rin-
venuti nel Lòss nella China; vi si trovano descritte molte specie nuove.
La fauna del Lòss della China è nel suo carattere generico del tutto iden-
tico con quella del Lòss dell'Europa.
Il signor Craven ha scritto nelle Memorie (XII) della Soc. Malacologica
di Brusselles una monografia della Sinusigera; da quel tempo in poi esso
ha fatto una scoperta, la quale sconvolge del tutto la teoria esposta da
lui nella detta monografia; esso venne a riconoscere che questi piccoli or-
ganismi formano lo stato larvale di diversi molluschi. Esaminando alcune
conchiglie di Madera trovò essere ì primi giri di esse composti d’una Sinusige-
ra, così una Purpura, probabilmente Haemastoma,il di cui stato larvale (pullus)
è una Sinusigera intermedia tra la S. Huxleyi e la microscopica; un’altra
specie, probabilmente una Pisania ha per pullus una Sinusigera assai s0-
migliante alla S. cancellata; la Sin. perversa è la larva d’ un Triforsi o d'un
altro subgenus di Cerithium ete. Quando gli embrioni vengono trasportati in
causa di corrente, tempesta o altro dalla costiera in alto mare allora soltanto
si sviluppano a grandi dimensioni perchè si trovano in grandi profondità. Ben-
chè dunque il genere Sinusigera abbia a sparire dalla scienza pure Craven
crede che la detta sua monografia non abbia a perder il suo interesse,
principalmente quando si conoscono le specie dei molluschi, dei quali le
Sinusigere sono le larve.
e.
Il signor Warlomont diede nella seduta del 30 novembre 1883 della
Società microscopica di Brusselles i dettagli degli studj fatti nel laboratorio
zoologico di Villefranche sur mer sulle Tirole o Pterotrachea. Parlò sull’orga-
nizzazione di questi animali tanto differenti da tutti gli altri molluschi ;
parlò sulla disposizione degli integumenti, sul sistema nervoso, sulla strut-
tura dell'occhio; mostrando nello stesso tempo i rispettivi preparati.
Il signor Roule descrive (Accad. di sc. Parigi. Novembre 1883), le di-
verse forme delle Phallusiadee della Provenza, che egli divide in due gruppi,
cioè in Cionidee e Phallusiadee. Le prime constano di un solo genere Ciona,
colle due specie C. intestinalis e C. Savignyi, le quali oltre che nella Provenza
si trovano pure in molti mari dell'Europa, dell'America, e dell’Oceania; l’altra
fu trovata solo in un esemplare nel mare del Giappone.—Tutte le forme
delle dette Phallusiadee delle costiere della Provenza hanuo la particolarità
d’aver i loro intestini al lato sinistro delle branchie, mentre le Corallince
li hanno al lato destro e le Hypobythinee li hanno sulla faccia dorsale
delle branchie. Roule dà i risultati dei suoi studj sulla struttura anatomica,
che caratterizza le differenze dei generi Phallusia, Ascidea e Ascidiella.
Il signor Kunster descrive (Accad. di sc. Parigi 1883) alcuni Protozoi,
fra i quali sono principalmente a menzionarsi : Z'richomonas vaginalis, poi
un parassita che assomiglia alla Giardia agilis, ritrovata negli intestini di
una testudine, poi una Heteromita lacertae rinvenuta negli intestini della
Lacerta viridis.
Il sig. Cons. di Stato D." Regel descrive nel suo giornale (Gartenflora, nov.
1883) un Allium oviferum Rol. del Tibet (Sez. Rhizividium), il quale si distin-
gue dalle altre specie per non avere cipolla, per esser il suo stelo robusto,
breve, 46 angolare e trovarsi questo nelle ascelle delle foglie; i fiori essere
di color porpora violaceo etc. Il Direttore Regel descrive poi anche una
varietà longicalcarata della Linaria pilosa della Sicilia, Sardegna e Italia
meridionale. Questa varietà si distingue dalla rispettiva specie per essere
il ceppo più compatto, essere i peli biancastri ed i fiori grandi di color
lilla con palato giallo, il di cui sperone si fa di molto più grande che il
tubo. Backhouse mandò questa pianta al giardino botanico di S. Pietroburgo
sotto il nome di Linaria cymballaria mazima.
Il signor Tomaschek riferisce (Soc. di sc. nat. Briinn. 1883) d’aver sco-
perto nei dintorni di Briinn la Salvia aethiopis L., nuova per la flora di
qui, la quale è origiuaria nelle steppe della Russia meridionale, e venne in-
trodotta colla lana già in Ungheria, Moravia, Vienna, poi anche in Inghil-
terra etc.
Il signor Oborny ci dà (1. c.) un prospetto della flora della Moravia e
cc ape
Slesia. Dopo aver dato delle notizie sugli studj di botanica delle dette
provincie, poi sulla costituzione geologica, sull’orografia, climatologia, idro-
grafia, etc. viene all’enumerazione descrittiva delle crittogame (53 sp.), e
delle fanerogame (408 sp.) state sino al presente osservate nei detti paesi,
a ciascuna specie è aggiunta l’indicazione della provenienza con molte os-
servazioni di non poco interesse. Oborny osserva trovarsi alcune piante in
una certa località e mancare del tutto in altre, così p. e. trovarsi in
alcuni siti del plateau boemo moravo il Pinus sylvestris v. parvifolia, Hie-
racium graniticum Sch. Bip., H. fragile Jord., H. stiriacum A. Kern., Inula
intermixta J. Ker ed altri e queste specie non trovarsi altrove.
Il signor D. Franke dà (Soc. sil. p. la colt. patr. Breslavia 1888) i ri-
sultati di una sua escursione botanica fatta all’ Etna, e poi dà anche un
prospetto della flora di Messina con dei dati fenologici; vogliamo menzio-
nare solo il Phyllosiphon Arisari, parassita sul Arum arisarum, scoperto
nel 1878 dal Prof. Kiihn presso Nizza, il quale fu dal Prof. Cohn osser-
vato anche sull’Arisarum vulgare in Sicilia e Calabria, ma mai sull’A. ita-
licum; Cohn descrive anche lo sviluppo del detto fungo.
Il signor Wiese dà (Soc. degli amici di st. nat. del Meklenburg, Gii-
strow 1883) ulteriori notizie sulla flora di Schwerin; sul proposito del Cy-
tisus austriacus L., troviamo essere stata trovata una forma che si può
ritenere per un ibrido dell’austriacus e ratisbonensis, avendo esso i carat-
teri d’'ambedue queste specie; troviamo citati anche: A/uga reptans-genevensis,
Elscholzia Patrini, Hieracium austriacum, Veronica urticaefolia, Galium cru-
ciatum e molte altre tutte nuove per la flora di Schwerin.
Il signor Krauss dà (1. c.) una lista delle piante dei dintorni di Giistrow
con osservazioni di grande interesse; così p. e. è rimarchevole che il Dian-
thus carthusianus è qui assai comune, mentre nel poco distante Biitzow
manca del tutto, e viceversa trovasi quivi la Hedera in fiore, mentre a
Giistrow non la si è mai veduta in fiore ; la Cuseuta epithymum trovasi
quivi soltanto dal tempo della coltura del trifoglio, 1’ Equisetum marimum
trovasi sulla creta cenomiana ete.— Il signor Krause fa poi anche cenno
delle piante, che vivono pel solito nelle foreste, ma ora in località aperte
che mancano di queste già da un centinajo d’anni, come p. e. Astragalus
gliyciphillus, Anemme nemorosa, Adora maschatelina, Pteris aquilina ete.—
Krause crede essere ben d’alto interesse sciogliere il problema come queste
piante possano vivere mancanti dell'ombra degli alberi.
Il Prof. Goeppert dà (Soc. sil. p. la colt. patr. Breslavia 1883) alcune
notizie sulle così dette: “ Pilae marinae , anche Aegagropilae, le quali per
lo passato furono raccomandate empiricamente nelle malattie della pelle ,
ROS - A
gozzo etc. Queste pilae non sono che vecchie foglie della Zostera marina,
staccate dalla pianta, arrotolate in forma di piccole palle, di color bruno
giallo. Il Prof. Ròmer raccolse di queste palle nel golfo di Nizza in ogni
stadio di sviluppo. —La Conserva chtonoplastes dei laghi del Salisburghese
e della Svezia forma pure delle concrezioni, ma piane non rotonde.
Il Prof. Goeppert portò alla adunanza (5 marzo 1883) della su citata
Società delle piante in pieno fiore di non poco interesse, fra queste: Ga-
lanthus Elwisi del Montenegro, G. plicatus e Redoutii della Crimea, G. Im-
perati delia Dalmazia, Ehododendron precox del Himalayn, Primula Sib-
thovpi della Grecia etc. |
Il signor Limprecht descrive (I. c.) un nuovo Orfotrichum subalpinum ,
affine all Ort. Rogeri e rinvenuto sul Sordbus aucuparia nella Slesia (dal
Venturi trovato nella val di Rabbi e descritto sotto il nome di Ort. strami-
neum), poi il Brium micans (dal Parr. Kaurin trovato nella Norvegia e de-
scritto sotto Dr. arcticum f. minor) e il Br. opdalense, questo pure della
Norvegia e descritto dal Par. Kaurin sotto Dr. purpurascens.
Il signor Marchal dà (Soc. microscop. Brusselles 1883) la lista di alcuni
Pyrenomyceti nuovi per la flora del Belgio; così trovasi Soridaria hirta
E. Ch. che vive sugli escrementi del Daino; è conosciuta sino al presente
solo dalla Danimarca; — ZAypocopra macrospora Sacc., nei boschi di abete
sulla nuda terra fresca, unitamente al Saccolobus neglectus Boud.j Sporormia
intermedia Hedw. su escrementi di vacca con la bella Cercophora mirabilis
Fuck.; Sporormia gigantea Hans., pure in boschi di abete su escrementi
di conigli unitamente alla Sordaria fimifeda (Ces. et de Not.) e diverse
altre.
Il Barone Thiimen descrive (Giorn. illustr. della Soc. d’Ort. Vienna, no-
vembre 1883) un nuovo fungo scoperto da esso sull’ albicocco ( Armeniaca
vulgaris) e che egli denomina PhyMostieta vindobonensis Th. Questo fungo
si presenta sotto forma di macchie di color bruno, sulle quali osservansi
qua e là numerosi peritecii di color nero oscuro, i quali contengono delle
spore unicellulari ellittiche rispettivamente cilindriche, sui punti più oscuri
delle macchie, questi peritecii sono di già svanite ovvero lacerate in forma
di coppe e prive delle dette spore.
Il signor Britzelmeyer dà (Soc. di sc. nat. Augsburg 1883) la lista dei
funghi Dermini e Melanospori) della Baviera meridionale; troviamo descritte
alcune nuove specie così Agaricus adacquatus, affine allo scaber, Ag. ab-
sistens che ha il suo posto tra l’Ag. deglubens ed obscurus ete., poi anche
Coprinus divergens a porsi tra il C. fomentosus e niveus, Bolbitius contri-
bulans, poco differente dall’apicalis ete.
(o Te
EMI 3e) ==:
Il signor Errera parlò in una seduta della Soc. microscop. di Brusselles
(settembre 1883) sulla morfologia e fisiologia dei licheni; diede dei dettagli
sulla forma esterna, sulla struttura anatomica, sulla produzione delle spo-
re ete.; dimostrò l’intima connessione d’un fungo e di un’alga; comprovata
mediante l’analisi e sintesi. Coltivando isolatamente i gonidi e le spore dei
licheni, i primi st mostrano come vere alghe, questi non dànno che un mi-
celio d’ un fungo, riunendo sotto debite precauzioni le spore dei lichen;
colle cellule delle alghe vi si sviluppa un lichen o del tutto caratteristico,
ed Errera constata doversi i licheni definitivamente classificare fra i funghi,
Il signor Clev dà (Lin. Soc. Londra 1883) la lista delle Diatomece state
raccolte da Nares all’occasione della spedizione artica; fra le specie d’acqua
dolce trovansi Cymbella rupicola, Synedra pulchella v. saconica, Surirella
ovata, Eunolia arcus, ete.; fra le specie marine : Synedra niteschoidas, Gom-
phonema Kamtschaticum f. minor, Stauroneis asp era v. intermedia ed altre,
Nella seduta della Soc. zool. sel, di Vienna (novembre 1883) il signor
Fehlner descrisse alcuni muschi del monte Elwend, fra i quali un nuovo
Bryum elvendicum, e il Segretario della Società signor D. Beck, presentò un
lavoro del signor Krasan sui rapporti geotermici del suolo e il suo influsso
sulla distribuzione geografica delle piante, ed un altro del signor Solla
“ sulla flora del Testaccio in Roma. ,
Nella seduta del 3 dicembre il slgnor Miller descrisse tre nuovi bastardi,
Verbascum collinum, Cardius Moritziù e Card. Naegelii. Il sig. Heimerl
parlò poi (2 gennaio 1884) su due piante nuove per la flora dell’ Austria:
cioè la Coronilla australis dell’ Istria e il Cirsium Kormhuberi (pannonicum
Xx rivulare) scoperto nell’Austria inferiore.
Il signor Thiselton Dyer dà dettagliate notizie (Liu. Soc. Londra 1883)
su alcuni prodotti vegetali stati mandati al R. giardino di Kew, così: del-
l’ Indaco delle Indie (Irdigofera), della cera della Myrica cerifera e del
ERhus vernicifera, poi della Canfora della China, conosciuta sotto il nome
Ngai, una varietà d’Artemisia, del Copal (Zrackylobium Hornemannianum)
di Zanzibar (il Copal di Sierraleone deriva della Copaifera Guibourtiana),
si fa menzione anche della Trapa verbanensis de Not., i di cui semi (co-
nosciuti sotto il nome di frutti di lago), si usano per rosarj.
La questione delle piante carnivore non è ancora sciolta; la maggior
parte dei botanici nega la proprietà che le piante si nutrano di parti ani-
mali, ma vi sono molti altri i quali sussistono nell’ opinione che alcune
piante assorbiscano il sueco della carne; fra questi havvi anche il D." Deich-
mùller di Bonna, il quale dà i risultati delle sue osservazioni nel gior-
nale “ die Natur. ,, che pubblica il signor Mùller a Halle (N. 44 de 1883).
ii
Egli tenne in un piccolo acquario fra Riccia Auitans o Lemna minor anche
un Oscillaria, la quale penetrò tanto in alcuni pezzettini di carne di vitello,
gettati nel detto acquario, che in breve tempo questi erano del tutto sva -
niti, cioè assorbiti; anche le radici di una Alitriche verna si erano del tutto
internate in un pesce morto, per caso dimenticato nell’acquario, etc. Il D.
Deichmùller desidera che simili esperimenti venissero fatti da botanici, onde
venire in chiaro in quale modo le piante vive influiscano sulla carne morta,
e viceversa in quale modo questa influisca sulle piante, e finalmente se le
rispettive osservazioni abbiano qualche rapporto colle piante così dette car-
nivore.
Anche il D." Biirgen fece delle osservazioni sul proposito del nutrimento
di certe piante con degli insetti e ne parla nella “ Botan. Zeit. N. 35-36
de 1883 e nel su citato giornale “ Natur. , Egli aveva seminato della Dro-
sera rotundifolia , una parte delle piantine le nutrì, appena sviluppate le
foglie, con degli Afidi, l’altra parte la lasciò intatta; il risultato si fu che
le prime si svilupparono più vigorose e portarono più fiori, tutte però erano
sane e la secrezione delle glandole era normale. Bùrgen riconosce importante
allo sviluppo della Droseru rotundifolia, se all'organismo di essa vengano
per mezzo delle foglie apprestate delle materie animali, ma doversi fare delle
osservazioni su diversi generazioni per riconoscere se un tal modo di nu-
trizione sia necessario per la conservazione della specie.
Il signor Koch dà (Soc. degli amici di st. nat. Giistrow 1883) i risultati
degli studj fatti da Nathorst nelle torbiere del Meklenburg sul proposito
di piante fossili dell’epoca glaciale. Esso trovò dei frammenti di foglie di
Betula (odorata, nana, verrucosa), di Salix : reticulata, pyrenaica, arbuscula),
di Dryas octopelata ete., e viene alla conclusione che negli strati più pro-
fondi di queste torbiere sia rappresentata la flora artica (Dryas, Sulix re-
ticulata, retusa ? e polaris? e in parte Betula nana), negli strati al di sopra
di questi or accennati la flora subartica (Letula nana, odorata, Salix arbu-
scula e la Betula verrucosa, che forma il passaggio alla vegetazione delle
torbiere.
Il signor Renault parlò nella seduta del 5 novembre dell’Accademia di
scienze di Parigi, sulla famiglia delle Calamodendree coi suoi tre generi
Calamodendron, Arthropitus e Asolenoxylon, e descrisse Calamadendron con-
genium e striatum.
Il signor Consigl. intimo D." Geinitz annovera alcuni fossili stati trovati
nei depositi di fosfati di Helmstadt, Riddeaustedt etc. I più rilevanti sono
alcuni resti di Cetacei stati determinati dal Prof. V. Beneden per Packhy-
cetus robustus e humilis, i quali sono di qualche interesse, perchè derivano
204). =
da strati dell’ Oligoceno inferiore, i quali nel Belgio non contengono resti
di Cetacei; altri resti furono riconosciuti appartenere al ZLophiodon rhino-
cerodes Rit.; altri a Chimaera (Zschyodon) Agassizit Buckl, alla Spongia
phosphorìtiea Gein., e tatpinoides Gein., le quali ritrovansi attaccati su
rognoni di fosfati etc.
È uscito il 4° ed ultimo fascicolo del I volume dell’opera “ Fauna der
Gaskohle ete. del Prof. Fritsch di Praga. Questo fascicolo contiene la fami-
glia delle H7ylonomidee coi generi Hyloplesion, Sceleya, Ricnodon, Orthocoste,
e la famiglia delle Microbrachidee col genere Microbrachis; e anche in que-
sta dispensa sono, come nelle antecedenti, inserite nel testo numerose fi-
gure e oltre a ciò aggiunte 12 tavole con le figure descritte nel testo. In
questo I volume il Prof. Frietsch dà la descrizione di quei Stegocefali, in
cui manca la piegatura labirintica dei denti; nel II volume verrà data la
descrizione delle specie più grandi degli Stegocefali, i di cui denti sono
solcati alla base e la di cui sostanza è meno piegata labirinticamente.
Il D Frie osserva che sebbene lo scheletro dei detti Stegocefali abbia
grande somiglianza coi veri rettili, pure quelli non possono essere anno-
verati fra questi ultimi, poichè in ciascuno dei generi trovasi per lo meno
un carattere proprio degli Stegocefali; nella maggior parte d’ essi trovasi
un parafenoide, e dove manca questo havvi la piastra gutturale o arco bran-
chiale, il che dà a conoscere non trattarsi d’un rettile. Così pure gli Ste-
gocefali non possono essere considerati come tipo degli Urodeli or viventi;
anche il Branchiosaurus il più somigliante ad essi appartiene a tutt’ altra
serie che il Triton e la Salamandra or viventi. (Quest opera è di somma
importanza per gli studiosi di geologia e paleontologia e per |’ anatomia
comparata, come pure iu riguardo alla storia di Darwin; fu distinta dalla
Società geologica di Londra col premio di Lyell.).
Il signor D." Bittner descrive (Imp. Accad. di sc. Vienna 1883) un nuovo
Kchino—Micropsis veronensis del mioceno di Verona e che forma un anello
degli Echini dei depositi veronesi con gli altri eoceni dell'Europa meridio-
nale e dell’Egitto.
Il signor Lorial ha descritto già nel 1882 (Soc. di fis. e di stor. nat. Gi-
nevra) alcuni Echini della Toscana, del Vicentino, dell’Egitto e della Libia.
Il signor D. Frauscher descrive (I. R. Istit. geolog. Vienna 1883) due
Brachiopodi liasici dell’Untersberg presso Salisburgo; fra questi havvi una
nuova specie : la Rlhynchonellina Fuggeri, e la Eh. bilobata Gein.
Il signor Eichenbaum descrive (1. c.) dei Brachiopodi di Risano in Dal-
mazia, che trovansi in un calcare bianco cristallino assai duro; troviamo
descritti: RXynchonella bilobata Gem., Lh. Seguenzae Gem., cd una Eh,
SISI? A
Brusinai n. sp., la quale è molto affine alla RM. Seguenzae; troviamo date
anche delle osservazioni sul nome specifico &hynchonella ete.
Essendo questo giovine paleontologo colpito da immatura morte prima
che il suo lavoro fosse del tutto completo, ne diede la revisione il su ci-
tato D." Frauscher.
Il De Uhlig ci dà (1. c.) un prospetto della fauna dei Foraminiferi,
che trovansi impastati in un argilla sabbiosa grigia, oscura o nera (Orna-
tenthon) presso Tschulkovo nella Russia; fra le diverse specie ne troviamo
descritte anche alcune nuove, come : Glandulina Lahuseni, simile alla GI. an-
nuluta Terq., et Bert., Virginulina mosquensis, quanto alla forma vicina
alla striata Brady; Frondicularia Teisseyrei che ha qualche somiglianza colla
strigillata ete.; Uhlig dà poi anche alcune nozioni sul detto Ornatenthon.
Il signor Prof. Blaas esaminando i minerali Roemerite e Botriogene, ri-
conobbe (Accad. di sc. Vienna 1883), essere esse due specie distinte; il mi-
nerale di Fahlun, preso assai spesso per un Botriogene, essere una miscela
isomorfa di Sale amaro e d’una sostanza di ferro solfato, misto meccanica-
mente con un minerale fibroso, probabilmente Koramohalite.
Il signor Prof. Rumpf descrive (1. c.) alcuni cristalli di Andesina rinve-
nuti nel carbon fossile di Trifail (Stirin). Questa scoperta è d'interesse ge-
nerale perchè sino al presente non fu mai trovato un feldispato cristallizzato
nel carbon fossile. i
Il signor Daubrée diede nella seduta del 5 novembre 1883 dell’ Acca-
demia delle scienze di Parigi dei dettagli sul meteorite caduto il 28 gen-
najo 1883 a Saint Caprais de Quinsac (Gironde). Il suo peso è di 282 gr.;
la sua densità 3,3; in tutta la massa trovansi regolarmente distribuite nu-
merose particelle di ferro nativo, le quali penetrano nella crosta sin quasi
alla sua periferia. Le due particelle più grandi, di circa 0". 002 in dia-
metro, sono incluse in un piccolo rognone di splendore metallico, di colore
di bronzo della Pyrrhotina. La crosta esterna nerastra deve il suo colore
all’ossido di ferro; la parte pietrosa consta per la maggior parte di olivina
e di pirossena griggiastra ; secondo Daubrée appartiene questo meteorite
alla classe degli Sporasideriti.
A. SENONER.
NOTIZIE
Il Prof. D." Minà Palumbo pubblicava tempo fa nella Sicilia Agricola
delle Note di Entomologia agraria, e notava fra i coleotteri dannosi al fico,
la Lamia textor di Lin.
La scoperta di questa grossa e bella specie in Sicilia mi meravigliò non
poco, e difatti scrissi subito al D." Minà, a ciò mi spedisse almeno un esem-
plare della fextor, onde confrontarla con altri esemplari della mia colle-
zione di coleotteri europei. i
A rigor di posta n’ebbi spediti due esemplari che però, altro non erano
che il comunissimo Morimus asper Sulz.=lugubris F.
*
* *
Abbiamo ricevuro il primo fascicolo del 1884 della Deutschen Ent. Zeits-
chrift; esso contiene :
Neuer Beitrag zur Kiferfauna Griechenlands. Von E. Brenske u. Edm.
Reitter, unter Mitwirkung der Herren. D." Eppelsheim und Ganglbauer.
(Elierzu Taf. I u. ID).
Resultate einer coleopterologischen Sammel-Campagne wAhrend den Mona-
ten Februar bis April 1883 auf den jonischen Inseln. Von Edm. Reit-
ter in Médling bei Wien.
Antidarwinistische Skizzen von Johannes Schilde in Bautzen.
Synonymische Bemerkungen von J. Weise und G. Kraatz.
Beitrag zur Chrysomeliden-Fauna von Amasia, mitgetheilt von J. Weise.
Einige neue Chrysomeliden und Coccinelliden, beschrieben von dems.
Ueber die bekannten Clavigeriden-Gattungen. Von Edm. Reitter in Médling
bei Wien.
Neue deutsche Staphylinen, beschrieben von D." Eppelsheim.
Akis Kobelti Heyden nov. sp.
Ueber Eurytrachelus purpurascens v. Vollenh. var. capito und Eur. Ghi-
lianvi Gestro. Von Senator G. Albers zu Hannover.
Stitaris rufiventris nov. spec. von DI G. Kraatz.
Philonthus addendus Sharp. und PolyphyUa Ragusae von H. Fuss. in Cleve.
Beitrag zur Metamorphose der Kiferfamilie der Elateriden. Von Th. Be-
ling, Forstmeister zu Seesen am Harz. (Fortsetzung und Schluss nebst
Nachtrag).
Neue Kéfer-Arten aus Osch (Turkestan) von D." L. v. Heyden u. D.r G.
Kraatz.
Neue Kifer-Arten von Margellan (Turkestan) von D. G. Kraatz.
Neue Kifer-Arten aus Malatia im sudlichen Kleinasien von dems.
Ueber Tetrodontophora gigas Reuter. Von D." Ph. Bertkau in Bonn.
Einige Bemerkungen iiber Histeriden von J. Schmidt in Gollwitz bei Bran-
denburg.
Necrologe von Rolph, Wehneke und Le Conte.
Il 15 Febbrajo è uscito il secondo fascicolo della Wiener Entomologis-
che Zeitung, e contiene :
Reitter Edm., Coleopterologische Notizen.
Wachtl Fritz A., Beitrag zur Kenntniss der Lebensweise des Megastigmus
collaris Boh.
Réoder V. v., Dipteren von der Insel Sardinien.
Reitter Edm., Paederus Pelikani, eine neue Art von den jonischen Inseln.
Kowarz Ferdinand, Beitrige zu einem Verzeichnisse der Dipteren Bohmens
Literatur, Allgemeines.
Hemiptera.
Thysanoptera.
Pseudoneuroptera et Neuroptera, Lepidoptera.
Notiz.
*
*_*
Il sig. Ludwig Ganglbauer ha pubblicato nell’ottavo fascicolo delle Be-
stimungs-Tabellen der Europ. Coleop. il seguito del suo eccellente lavoro
sui Cerambycidae.
Sono 152 pagine e due tavole che unite alla prima parte, formano un
bel volume di 231 pagina con tre tavole. È un opera indispensabile ad
ogni entomologo.
E. R.
PREMIER CONGRES INTERNATIONAL
D’ ORNITHOLOGUES
Sous le patronage de Son Altesse Imp. et Roy. le Prince héritier Mon-
seigneur |’ Archiduc Rodolphe un congrès internationale d’ Ornithologues
se réunira pour la première fois à Vienne (Autriche) du 16 au 23 avril 1884.
L’ordre du jour du congrès portera sur les points suivants:
1. Projet d’une loi internationale protectrice des oiseaux.
2. Origine de la poule domestique et mesures à prendre pour l’amé-
lioration de l’elevage de la volaille en général.
3. Impulsion à donner pour l’établissement d’un résau de postes d’ob-
servation ornithologique s’étendant sur toute la terre habitée.
Vu le ròle important que le monde des oiseaux joue dans 1’ économie
de la nature, ou la grande portée de ses influences sur l’ agriculture, la-
quelle n’ est pas encore partout et suffisamment appréciée et vu que ce
n’est que pour un concours général et bien précisé qu'on peut dans toutes
les parties de la terre remédier à certains inconvénients et répondre à de
nombreuses questions scientifiques encore sans solution, il faut espèrer
qu’aucun Etat ne negligera d’ envoyer ses délégués à ce premier congrès
international, et qu’aucun ornithologue de profession ou amateur ne man-
quera d’y assister.
Pour les demandes d’admission et toutes les questions relatives au Congrès,
prière de s’adresser au président du Comité d’organisation et premier se-
eretaire de la société ornithologique M. le DI" Gustave de Hayek, Vienne
(Autriche), Marokkanergasse 3.
“nRIco Ragusa Dirett. resp.
IMITA RILITET SURE 0 il li ge AL
ANNO III 5 76,,4 APRILE 1884 Nor:
Np Lato *
IL NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
——_ ——— ele ——
SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
po
ABBONAMENTO ANNUALE
DIRITASRA] CI SIA d pera e Ra o Sio MIRO
PPARSICCONPRESI NELL'UNIONE POIBALE 1 MN UT LS
ARTISTS e i n pio ar ee
[NUMERO SEPARANO CONLTAWDEB |) a nn a LL 3
» SENZISERAMORER et e SR ee
(GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
’ Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 7
E. Ragusa—Cutalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua).
Millitre—Nychiodes Lividaria Hibn.
T. De Stefani—/menotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia (cont.)
B. Grassi—/ntorno all’anatomia dei Tisanuri (continua).
id. Lojacono—Studii su piante critiche rare o nuove della Flora di Stci-
lia (continua).
C. Cafici—Nota intorno ad alcuni nuovi Molluschi di Sicilia.
—_è0-d*-—__-
PALERMO
AGRARIO TRAI Virzì
“1884
VIFIEFSETEIEARAGABKHEKKKTRETITOKKKKKKKKKTEKKKKKKKKKKKKCKKR{KKKKORKORSGKGURKN VEDE KORATOKGLKATOE,pRIRGRBBRERIESURESTEtS(RKRKEBKETEGKERNK{KEGGENERtAKEKE&KEGEtUKKKK{KKRKKAKEReKtAGKggCEKRAtAGOLETEGKOKOETEoIRERKEKtAvOKKTERRELRAgEURagtAv(L(LAELRLERRORKKKRELKKKELIGELE”KESEngeSstetscKKKKKTE tek
GIANTANENIHIENIAVIMAIRNTAKITEKTVAVCKRNKACIVIKNKVITITKLKKKTKAXKKRKAKITKTOKTOKKKKKKKKKKKKKaBattKKKUKKtKNKKKKKKKAvWTOKKKKKHKKKKKTUKVAKKKTUSAGKEKKAKIgKKKKKKOLKAAKKKLAXKELKKAKKKTTKTKKKKKAKKAKXKKKKtAMgggaLithtaM\KcKKKIDiRBAdKKKKKK{K{KKiKiKKKKKKKKKKKttAKKKtKto{KertaKtiTasexKaKKKKtsteXisaKtRKAAHiT.
SMI
E]
ANNO IE 1 ea 1884. Ne
DOTT T7T©_—-<***-X-£-°
SSIS
Il, NATURALISTA SICILIANO
A n SSISANSSINSISTNA
IIS SSMSSSSNSISSSISSNISS ISSN SSISIISSNSSSSISMSNSSINNINI SANNITA:
CATALOGO RAGIONATO
DEI
COLROTTERT DI SICILIA
(Cont. V. Num. prec.).
Blechrus Motschulsky (1).
glabratus Duft. . . . Questa specie denominata oggi minutulus Goeze, è stata
descritta sotto molti nomi, che figurarono lungamente
come buone specie ; difatti anche nei cataloghi delle
specie Siciliane, noi lo troviamo sotto diversi nomi; ed
io stesso nel mio elenco (1880) notai oltre il glabratus,
il Maurus Sturm, ed il minimus Motsch.
Questa variabilissima specie è assai comune in Si-
cilia, e si trova quasi tutto 1’ anno, sui muri, sugli
alberi e sotto le pietre, in esemplari ora robusti (gla-
bratus Duft.), ora più piccoli (Maurus Sturm.) ed
ora piccolissimi (exzlis Schaum) (2); questa ultima
forma è però rarissima ed io non la posseggo che in
due soli esemplari.
Nel mio secondo elenco (Addenda 1881) notai una
varietà -interstitialis Kust., che il Cav. Baudi mi
scrisse di aver raccolto in Sicilia. Kuster(Kaf. Eur.14 2)
la descrisse come specie, sopra esemplari trovati nella
Spagna meridionale, e che distinguevansi per avere
alquanto rialzato lo spazio tra la seconda e terza linea
delle elitre; però già Schaum che aveva visto i tipi
nella collezione Kùster, dubitava assai che fosse una
(1) Quesito genere nel nuovo catalogo di Berlino è stato riunito con molto cri-
terio al genere Metabletus sotto al quale figura come sottogenere.
(2) Rottenberg lo raccolse a Catania su dei prati, presso a dei piccoli arbuscelli
di Tamarix.
— 194 —
buona specie, e de la Brulerie la cita come sinonimo,
ed è così che la troviamo notata nel nuovo catalogo di
Berlino,
plagiatus Duft. . . . Questa bella e distinta specie è assai rara, ed io la
posseggo in quattro soli esemplari trovati due in pri-
mavera sulla sabbia della spiaggia di Mondello presso
Palermo , e due nel giugno vicino al mare presso
Girgenti; in uno di questi esemplari le macchiette
biancastre delle elitre sono quasi scomparse, Rotten-
berg trovò questa specie comune presso Catania sotto
ì pioppi.
Metabletus Schmidt-Goebel
obscuroguttatus Duft. . Sembra comune presso Catania, ove lo raccolse Rot-
tenberg, nel di cui catalogo figura erroneamente sotto
il nome di obscurognathus. De Marchi me ne inviò
una dozzina d’esemplari da Mistretta, ed il Prof. A.
Palumbo altri, da Castelvetrano; a tutti manca la linea
gialliccia lungo Ja sutura delle elitre, descritta dagli
autori,
var. impressus De]. . A questa varietà riporto tre esemplari da me trovati a
Girgenti nel maggio, con le elitre di un nero bron-
zato con la sola macchia umerale visibile.
foveolatus Dej. . . . Rottenberg trovò questa bella specie, ma rara, nella sabbia
presso Catania.—Io ne trovai un esemplare presso il
lago nell’isola di Pantelleria, che si distingue per il
bel colorito cupreo e la sua grandezza; nel maggio ne
presi una dozzina d’ esemplari sotto le pietre presso
il mare a Girgenti.
foveola Gyll. . . . . Ne posseggo tre soli esemplari trovati uno a Sciacca nel
giugno, e due a Girgenti nel maggio sotto le pietre
presso al mare.
truncatellus L. . . . Fairmaire dice di possedere quest’insetto della Sicilia;
Bedel nel suo lavoro Coleop. du Bassin de la Seine
cita pure la Sicilia come patria di questa specie ; io
non la posseggo, nè credo che questo coleottero piut-
tosto settentrionale, trovisi da noi.
— 195 —
Lionychus Wissmann
quadrillum Duft. . . Rottenberg lo raccolse a Messina; iolo trovai poco raro
presso Castelbuono nell’alveo sabbioso di un torrente,
e lo posseggo pure di Milazzo. Negli esemplari ro-
busti le macchiette delle elitre sono assai notevoli per
la loro grandezza e per il loro colorito giallo, mentre
negli esemplari più piccoli sono sempre di un bel
bianco puro, contrariamente a quanto asserisce lo
Schaum nella Nat. Ins. Deutsch., ove è detto, che
allorquando le macchiette sono piccole sono sempre
di un giallo intensivo.—In un esemplare da me pos-
seduto sono visibili le sole macchiette umerali, ed un
altro individuo presenta le ultime due, in forma di
un piccolissimo punto bianco.— Questi due esempla-
ri formerebbero il passaggio alla var. bipunctatus
Heer (1).
maritimus Fairm. . . Rottenberg lo trovò abbondante sulla sabbia presso Mes-
sina assieme a degli Anthicus, e da lui ne ebbi il
solo esemplare che posseggo nella mia collezione.
albonotatus Dej. . . . Questa bellissima specie non è affatto raro incontrarla
sulla sabbia dell’ Oreto, Ficarazzi, Mondello, Castel-
buono, dall'aprile al luglio. Essa corre velocissima,
e si nasconde nelle fessure delle pietre durante le
ore più calde.
var.albomaculatus Luc. Assai più comune del tipo, e distinguesi facilmente per
le due fasce gialle delle elitre ridotte a semplice quat-
tro macchiette; in due piccolissimi esemplari trovat!
nel luglio a Castelbuono, esse sono talmente impic-
ciolite da formare quattro puntini.
Apristus Chaudoir
subaeneus Chaud. . . Comunissimo, specialmente nel giugno e luglio presso
i torrenti asciutti; è notevole per la sua grandissima
agilità, che rende assai difficile il prenderlo.
var. reticulatus Sch. . Questa varietà descritta come specie dallo Schaum
(Kàf. Griech., pag. 132) sopra cinque esemplari rac-
colti in Grecia, si distingue dal tipo per la sua gran-
(1) Nel Catalogo del Rottenberg tutti i Lyonichus sono notati nel genere A-
pristus.
— 196 —
dezza, per il corsaletto più piccolo, le elitre più lar-
ghe, e per la mancanza delle piccole rughe fra le
antenne. Fra i venti esemplari di subaeneze da me
posseduti, trovo tutti i passaggi a questa varietà, della
quale Baudi per il primo ci fa notare (at. Ste., p. 84),
l’esistenza in Sicilia, ove già il Ghiliani pare l’abbia
rinvenuta.
(continua). Enrico RAGUSA.
—__— =»eteesio ———_—_____r_—_r—-—-r_
NYCHIODES LIVIDARIA, HB.
VAR. RAGUSARIA, Mitr.
Si, déjà, deux variétés de cette superbe Phalénite ont été décrites et
figur6es (Ie. II, p. 77-79, pl. 60, 1-2) il est une troisième aberration de
Lividaria qui vient d’ étre découverte et élevée ex larva, par M. Enrico
Ragusa, de Palermo, laquelle est plus remarquable, peut-étre, que les deux
variétés précédentes.
Au premier abord on ne croit pas étre en présence d’ une Lividaria,
tant la nouvelle venue diffère du type et des aberrations précitées. La va-
riété Sicilienne a bien l’envergure et la coupe d’ailes de l’espèce ordinaire,
mais les lignes noires transversales si accusées chez cette dernière ont
disparu tout-à-fait, en dessus et en dessous, chez la nouvelle variété. Ce-
pendant ce qui distingue plus particulitrement cette curieuse Nyckiodes ,
sont les taches cunéiformes sub-terminales aux quatre ailes, d’un jaune de
Naples largement ombrées intérieurement de noir profond, et disposées
entre chaque nervure, au nombre de: sept taches aux ailes antérieures,
et six taches aux ailes postérieures. En dessous, les ailes sont uniformément
d’une gris fuligineux, ct ne possèdent qu’ un gros point cellulaire noir aux
secondes ailes, lequel manque absolument en dessus. Les antennes, chez
le g’, sont très plumeuses; la hampe est marquée ca et là de petits traits ho-
rizontaux jaune de Naples. |
Cette curieuse variété, qui paraît constante, a été rapportée è 1’ éiat
de chenille de la forét de Castelbuono (Sicile) et, d’ après la description
que M." Ragusa m’a fait de cette chenille, je n’ai pas hésité à reconnaître
l’inseete parfait pour une aberration de la Nycki0des Lividaria; variété remar-
quable que je dédie à M." Enrico Ragusa le savant directeur du Natura-
lista Siciliano.
PIERRE MILLIÈRE.
— 197 —
IMENOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI
DELA RI: PERA
(Cont. V. N. prec ).
Pompilus Antonini n. sp.
Niger, sericeo-micans. Prothorace lato, rotundato, declivi, margine postico
distineto ; metathorace truncato, parte superiore sericea-micante splendidis-
sima, marginibus » 2 lateralibus lunulatis bidentatis, T continuis. Alis fuscis
violascentibus, basi 9, basi et apice Î, hyalinis candidissimis. Pedibus nigris,
repercussione sericea-micante. Abdomine rufo, margine segmentorum infero
obscuro; primi basi fusca, quarti apice infero fascia cum lata, 2 praeteria
angulata ascendente ; ceteris segmentis migris sericeo fasciatis. 3° Parte an:
tica primi segmenti et lateribus sericeo-micuntibus, secundi angulo infero ,
et fascia tertii interrupta, quarti vero intigra sericeo micantibus, margine
tantum infero. Ano nigro. Long. DT mill. 19, 92 36.
Ad Agrigentum Julio 1885.
Questo bellissimo Pompilo, coperto intieramente d’una pubescenza sericeo-
candida splendidissima, ha la testa, le antenne, il corsaletto, le gambe e
gli ultimi anelli dell’ addome di un nero profondo ; il protorace è largo ,
convesso e dalla sua parte posteriore s’inclina e si assottiglia verso la parte
anteriore, sicchè questa è molto più stretta dell’altra, il margine posteriore
è molto distinto. Il metatorace è troncato con la parte superiore rivestita
d’una pubescenza molto ricca, sericea e splendidissima più lunga di quella
del restante del corpo, i suoi spigoli non sono retti, essi hanno la forma
d'una mezza luna con gli apici appuntiti da simulare due spinette, questo
carattere si trova nella femmina, nel maschio invece gli spigoli del meta-
torace sono regolari e continui. Le ali nella femmina sono violacee con la
base jalina candidissima, nel maschio, oltre alla base è anche l’apice dello
stesso colore. I piedi sono completamente neri soffusi d’una pubescenza se-
ricea che riflette più o meno intensa nente a secondo la luce, d'altronde
questo riflesso si marca anche sul resto del corpo. L’addome è rosso, col
margine inferiore degli anelli oscuro, come pure è oscura la base del primo
segmento; il restante di questo, il secondo, il terzo ed il quarto sono rossi,
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quest'ultimo ha la fascia del margine inferiore molto grande, e nella fem-
mina essa acquista una forma angolata al centro, che si prolunga sul dorso
dell’anello; il restante dell'addome è nero con gli anelli rivestiti di pube-
scenza sericea. La pubescenza nel maschio si osserva più intensa sui lati
e sulla parte superiore anteriore del primo segmento, nel secondo segmento
sono i soli angoli inferiori similmente rivestiti, il terzo ne porta una pic-
cola fascia al margine inferiore interrotta nel mezzo, nel quarto questa
fascia è più larga ed intiera; l’ano è nero.
Lunghezza del 3° mill. 19, della 9 mill. 86.
Ho avuto il maschio di questa specie dal sig. E. Ragusa clie lo cattu-
rava in Girgenti nel giugno del 1883.
Dedico questo bellissimo insetto a mio fratello Antonino per potergli
dare pubblicamente un pegno del mio affetto e spero che 1° umile dedica
possa tornargli gradita.
Cerceris moesta, n. sp.
Nigra punctulata. Facie superne triramosa albida; cum clypeo, mandibulis,
basi et apice excepto, primo articulo antennarum subto, abdominis tertio segmento
angulo infero pallide-flavis; segmento 2° interdum lavo bimaculato. Antennis
testaceis, scapo nigro superne, articulo primo omnino ; mandibularum basi,
clypei margine antico et tegulis alarum castaneis; apice mandibularum ni-
gro. Scutellis metathoracis lucidulis. Pedibus migris cum genibus, tibiis tar-
sisque luteis, praeteria tibiis vic nigro maculatis. Alis hyalinis, venis testa-
ceis; nervo subcostale alarum antice aterrimo. Valvula anale dorsale oblonga,
coriacea cum pilis rufescentibus lateribus. Long. 9 mill. 23-25.
Ad Sanctanympham Julio 1882.
Graecia (ex Coll. Radoschkowsky- Varsavia).
Questa Cerceris dal corpo robusto come la C. Ferreri, Lep. è di color
nero e ruvidamente punteggiata, in minor proporzione allo scudello e die-
troscudello del metatorace, i quali inoltre sono lucenti. Le mandibole, meno
la loro base e l’apice, il clipeo, la parte di sotto del primo articolo delle
antenne e la faccia sono di un giallo pallidissimo quasi bianco, questo co-
lore sulla parte superiore della facce si divide in tre lobi. In alcuni indi-
vidui sul dorso del secondo segmento sì trovano due macchiette gialle, sul
terzo segmento però gli angoli inferiori sono sempre di color giallo palli-
dissimo. Le antenne testacee hanno lo scapo, solamente alla parte dorsale,
ed il primo articolo per intiero di color bruno. L’ apice delle mandibole
è nero, la loro base, il margine anteriore del clipeo e le tegole delle ali
aliggre
sono di color marrone. Î piedi sono neri; ma le ginocchia, le tibie ed i
tarsi sono di color giallo; le tibie però nel colore giallo sono maculate
un poco in oscuro. Le ali sono jaline, le vene testacee, ma la nervatura sot-
tocostale delle ali anteriori è nerissima. La valvola anale-dorsale è coriacea
ed allungata, i suoi lati sono rivestiti di peli fulvicci. Lung. Q mill. 23-25.
Il maschio di questa specie non lo conosciamo.
Ho raccolto quest’insetto in Santa Ninfa nel mese di luglio 1882. Il ge-
nerale di artiglieria Radoschkowsky da Varsavia mi scrive, che possiede
un esemplare di questa nuova specie pervenutogli dalla Grecia.
Cere. ornata, Fab.
Dovendo descrivere una nuova varietà della C. ornata, Fab., trovata in
Sicilia, credo opportuno riportare dal Costa la descrizione del tipo e ciò
a doppio scopo, primo per far risaltare le differenze fra il tipo e la va-
rietà, in secondo per andare concentrando tutte quelle descrizioni che si
riferiscono ad insetti che vivono nell’isola, descrizioni che si trovano sparse
in molti libri e spesso in libri costosissimi.
“ C.ornata, Fabr—-9 Nigra, facie superius triramose cum clypeo genis-
« que, mandibulis apice excepto, antennarum ‘scapo infra (flagello infra fer-
“ rugineo), pronoti maculis duabus posticis, tegulis alarum, postscutello, ab-
« dominisque fasciis dorsalibus tribus (in segin. 2, 3, 5), prima basali, se-
“ cunda et tertia totum fere segmentum occupantibus, fasciaque ventrali in
“ seg. tertio, flavis: pedibus flavo fulvoque variis, basi nigris, femoribus ful-
“ vis; alis hyalinis , ad radialem apiceque fumatis ; metanoti arca dorsali
“ medio canaliculata, utrinque oblique plicato-striata; segm. secundo ventrali
“ ultra discum laeve, lateribus tantum punctato-varioloso. — Long. corp.
“ mill. 13; exp. al. mill. 22.
3 fascia tertia dorsali abdominis segmentum sextum, loco quinti , occu-
« pante; femoribus maxima parte nigris.
“ Variat. a) segmento secundo abdominali praeter fasciam baseos postice
linea utrinque transversa flava. TO.
b) segmento quarto 9, quinto Î'. fascia lata anterius profunde
emarginata.
c) fascia segmenti tertiv anterius media incisa.
d) d segmentis quinto et sexto fascia interrupta flava.
e) femoribus nigris, geniculis tantum flavis.
“« In questo secondo tipo del gruppo variabilis domina ordinariamente un
— 200 —
_-
rR
poco meno il giallo. Le antenne nel dorso sono nere; inferiormente il
« primo articolo è giallo, gli altri testacei.Il capo è come nella precedente (1).
Il torace ha di giallo soltanto due macchie sul protorace ed il dietroscu-
“ tello. Nell’ addome, il secondo anello ha la fascia o macchia trasversale
“ basilare, il terzo ed il quinto, nelle femmine, il terzo ed il sesto nei
«“ maschi, hanno un’ampia fascia più o meno intaccata nel mezzo del mar-
“ gine anteriore; il ventre ha una fascia intaccata interrotta sul terzo anello.
Quando il giallo prende maggiore dominio, sul secondo anello addomi-
nale oltre la fascia basilare vi ha due macchioline trasversali presso il
-
Da
margine posteriore, e sul quarto anello 9 o sul quinto d' vi ha pure due
CS
n
macchie ovvero una fascia anteriormente smarginata. Nei maschi talvolta
“i femori posteriori sono interamente neri.
« Philanthus ornatus, Fab. Ent. Syst. II, 290, 6.—Panz. Fn. germ. 63, 10,
Q typus.
© Cerceris ornata, part. Spin. Ins. Lig. 1, 99, 5.—V. Lind. 17713:
s vuriabilis, part. Dahlb. 196, 118.
« Philanthus semicinctus, Panz., 1. c. 47, 24, g' var. d.
“ Cercervis ornata, A. Cost. Imen. Ital. p. 91, n. 20.
Trovasi più o meno frequente in tutta l’Italia.
Cerc. ornata, Fab. n. var. Sicana.
Var. 9. Typo differt: Pedibus rufo-Aavis, abdomine non fasciato, tribus
cum maculis luteo pullidis, segmentorum 2 et 4 macula purva angulo infero,
tertiù magna lateralidus.
Ad Agrigentum Mijo 1SSÌI.
Questa bella varietà della C. ornata, Lat. si distingue dal tipo special-
mente per la colorazione dei piedi e per quella dell’ addome; mentre nel
tipo i femori ed i trocanteri sono nerastri nella sua varietà Sicana sono
di un giallo tendente al rosso, l’ addome poi non è fasciato ma porta so-
lamente una piccola macchia oblonga di un giallo pallidissimo agli angoli
inferiori del secondo e quarto anello, nel terzo si trova altra macchia dello
stesso colore, ma essa è più larga delle altre ed abbraccia tutto il lato
(1) L’A. descrive prin dell'ornata la Cere. emarginata, Pz. della quale d'altronde
è sinonimo,
— 201 —-
dell’anello, il rimanente dell’ addome ed il dietro scutello del metatorace
sono completamente neri.
x
Quest’insetto mi è pervenuto da Girgenti nel mese di maggio 1881.
Cerc. Brutia, Costa.
Di questa specie di Cerceris la sola femmina è stata sin’oggi conosciuta,
essa fu descritta da A. Costa che la rinveniva nella Calabria Ulteriore sulle
colline di Brancaleone, io'l’ ho ritrovata in Sicilia e propriamente nelle
campagne di Santa Ninfa in Provincia di Trapani nei mesi di luglio ed
agosto 1882 ; fra i non pochi individui raccolti ho trovato due maschi, i
quali sebbene non differiscano grandemente dalla femmina pure hanno di-
stintivi sufficienti per essere riconosciuti; ma pria di dare i segni caratte-
ristici del maschio credo opportuno riportare la descrizione del Costa per
così potersi avere sott'occhio i caratteri tutti dei due sessi.
“ C.Q clypeo convexro, punctato, margine infero obtuse tridenticulato den -
“ ticulo medio magis producto ; metanoti area dorsali irregulariter longitu-
«“ dinaliter plicata, segmento ventrali quinto margine postico in medio lacero-
“ crenato : nigra, facie superius triramose cum clypeo et genis, mandibulis
« apice excepto, maculis duabus posticis pronoti, tegulis alarum, postscutello,
“«“ vittis duabus posticis metanoti abdominisque fasciis dorsalibus quinque (in
“ segm. 1-5), secunda basali, tertia et quarta late et parum profunde emar-
« ginatis, quinto segm. totum occupante et anterius vix incisa, ac ventris
“«“ fascia în segm. tertio et macula utrinque in segm. quarto et quinto, flavis;
“ pedibus flavis, coxis, trochanteribus femoribusque posticis postice nigris ;
alis hyalinis, apice fumatis, venis fusco-testaceîs. — Long. corp. mill. 11,
exp. al. mill. 18.
-
Pai
LS
n
“ Femmina. Antenne nerastre, il primo articolo giallo inferiormente ; i
“ cinque segmenti testacei al di sotto e bruno-rossastri al di sopra, l’ ultimo
“ anche testaceo, posteriormente un pò scavato ed incurvato. Faccia ante-
“ riore del capo interamente gialla. Il lobo medio del clipeo prolungato
“un poco al di là de’ laterali, quasi rotondato ed ottusamente tridentato.
“ Torace con due grandi macchie sul protorace, le tegole alari, il dietro-
“ scutello per intero, ce due grandi macchie verticali sui lati del metatorace.
“ L’aja dorsale di quest’ultimo striato-pieghettata per lo lungo. L’ addome
“ ha un ampio cingolo sul primo anello, una fascia sul secondo che ne oc-
cupa tutta la metà anteriore, e tre altre fasce simili a quelle della specie
Il Naturalista Siciltano, Anno III: 26
-
n
— 202 —
« precedente (1). Piedi coloriti ancora nel modo stesso. Il quinto anello
“ ventrale è ancora come in quella.
“ Il maschio non lo conosciamo.
« Specie affine alla precedente (cioè alla C. dDupresticida, Duf.) dalla quale
« differisce organicamente pel clipeo più prolungato inferiormente e tri-
“ dentato, meno punteggiato ; in quanto a colori, per la fascia del primo
“ anello addominale e lc due strisce nel metatorace , che in quella man-
“ cano, e per la faccia interamente gialla.
“ Cerceris brutia. A. Cost. Imen. Ital. p. 93, n. 24.
C. brutia S'. Similis foemine, sed corpore minor, 6° segmento abdominale
magne fasciuto, valuula anali parva, non coriacea sed profunde punctata
cum margine infero semicirculari, denticulato; 5° segmento ventrale in medio
non lacero-crenato; clypco parte media elliptica, antennarum scapo ommino
luteo. Long. mill. 17 (2).
Ad Sanctanympham Julio ct Agusto 1882.
Il maschio è simile alla femmina, ma esso oltre ai caratteri comuni a
tutti i maschi delle Cerceris si distingue per altri particolari contrassegni;
così lo scapo è intieramente giallo, la parte media del clipeo ha una forma
più ellittica che non è nella femmina, il quinto segmento ventrale non è
crenato come in questa, ma è simile a tutti gli altri, il sesto segmento
porta sulla sua parte dorsale una larga fascia che lo ricopre quasi tutto ;
un altro carattere importantissimo è quello della valvola anale dorsale,
questa oltre all’essere più piccola di quella della femmina, non è coriacea
o zigrinata, ma invece è segnata da forte punteggiatura, il suo margine
posteriore è incavato ed i suoi lati terminano in due dentini.
(continua) Tron. DE-STEFANI.
(1) L’A. prima della C. brulia descrive la C. bupresticida Duf. È a questa specie
che con le parole e tre altre fasce simili a quelle della specie precedente , egli
allude.
(2) Il Prof. Costa assegna alla femmina 11 millimetri di lunghezza, io credo che
in ciò deve esserci deîl’errore, imperocchè i maschi ne misurano 17 e le femmine
che io posseggo hanno una lunghezza di 18-24 millimetri.
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INTORNO
ALL'ANATOMIA DEI TISANURI
NOTA PRELIMINARE
DEL PROF. B. GRASSI
(dal Laboratorio di Zoologia dell’Università di Catania).
Studiando la letteratura degli atteri propriamente detti (collemboli e ti-
sanuri), ho rilevato che la loro anatomia è appena parzialmente nota , e
che la loro embriologia è quasi affatto ignota (1); quel poco che se ne sa
è stato però sufficiente per far sorgere delle supposizioni alle quali se ne
possono aggiungere delle altre senza molta difficoltà.
Siccome tutte queste supposizioni mi si formarono punto di partenza e
indirizzarono le mie ricerche, così mi permetto sommariamente accennarle.
Vien generalmente ammesso che i tisanuri siano insetti molto primitivi
e quasi come i selachi degli insetti; non manca però qualcuno che, per
contrario, li creda insetti degenerati; si può inoltre sospettare che non
siano adulti. Se ci atteniamo al primo di questi tre supposti, possiamo ri-
tenere probabili questi altri:
(1) Riserbo di tener minuto calcolo della letteratura in argomento nella Memoria
estesa; qui mi limito ad osservare che, per es. nell’})apyx, non era stato riscon-
trato il vaso dorsale, neila campodea erano sfuggiti i tubi malpighiani, le glan-
dule salivari, ece. ecc.—È qui d’uopo soggiungere che l'anatomia dei collemboli,
pubblicata dal Prof. Parona (Delle Poduridi. 1878), è una semplice copia della
vecchia memoria del Nicolet (1844) ed è perciò infarcita di grossolani errori, er-
rori che, prima di uscirne la copia del Parona, erano già stati rettificati dal Lub-
bock, dal Meinert e dal Tullberg (veggasi ad es. quel che si riferisce alle stig-
mate), autori citati nella bibliografia del Parona stesso.
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1. Le tre forme principali dei tisanuri (campodea, japyx e lepismida) ve-
rosimilmente rappresentano quasi tre differenti gradi nella formazione de-
gl’insetti; ovvero, con maggiore esattezza, le campodee sono gli insetti più
prossimi agl’insetti primitivi, vengono quindi gli japyx che stanno quasi
tra le campodee e le lepismide , vengono infine le lepismide che stanno
tra gli Japyx e gl’insetti tipici. Non dico che gl’insetti tipici siano stati una
volta campodee, e poi japyx ed infine lepismide, ma voglio soltanto am-
mettere che gl’insetti tipici ebbero un lontanissimo progenitore comune, il
quale non era profondamente differente dalla campodea; un successivo pro-
genitore era, per alcuni caratteri, simile all’ japyx; un terzo progenitore,
successivo a questo secondo , avea alcuni caratteri delle lepismide attuali.
2. Le tre forme, benchè tutte vicine alla radice, divergono sensibilmente
l’una dall’altra, ec perciò rappresentano famiglie separate.
3. Il sistema tracheale presenta tre gradi di formazione nelle tre famiglie
in discorso, gradi che conducono alle condizioni generali degl’insetti.
4. Le prominenze laterali dorsali dei due segmenti posteriori del torace
delle lepismide si possono ritenere parti che negl’insetti tipici si trasfor-
marono in branchie dorsali, od in ale.
5. Gli annessi boccali degl’insetti tipici sono probabilmente tre paja di
zampe trasformate; colla loro trasformazione fecero subire cangiamenti alle
parti integumentali circostanti. Nella campodea e nell’japyx noi abbiamo una
modalità speciale; ma non già come pensano il Meinert, il Lubbock ece., una
condizione primitiva da cui sarebbero derivate tanto le disposizioni degli
insetti masticatori, quanto quelle dei succhiatori. In questi organi adunque,
a mio parere, (mi fondo del resto sui dati embriologici degl’insetti tipici) gli
insetti in discorso non hanno conservati caratteri primitivi, ciò che, per es.,
si osserva, per alcuni organi, anche nei selachi.
6. Alcuni ritengono gli ovopositori omologhi a membri addominali; ma
trovansi nel machilis (una lepismida), sugli stessi segmenti tanto i rudimenti
dei membri quanto gli ovopositori; non regge adunque la possibilità di omo-
loghizzare queste parti, a menochè non si supponga che i membri siano
stati una volta bifidi.
Il mio lavoro ha per iscopo precipuo di provare la bontà, o meno, delle
qui accennate supposizioni. Esso non è ancora terminato; nel campo ana-
tomico però ho già raccolto un numero non indifferente di fatti, che, credo
utile, far conoscere in questa nota preliminare; mi riserbo di esporli este-
samente, e col corredo delle figure, in una prossima Memoria, che formerà
il mio secondo lavoro sugli Artropodi (1).
(1) La prima intorno alle Api è in corso di stampa.
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Comincio con la campodea.
Nella struttura degl’integumenti, ciò che colpisce è la grande sottigliezza
della cuticola chitinosa; essa in generale diventa minima nelle parti laterali,
ventrali e negli spazî intersegmentali. L’ ipodermi è un semplice strato
sparso di nuclei tondeggianti, senza evidenti contorni cellulari (almeno così
appare sulle mie sezioni allestite con varî. processi).
Vi è un ganglio sopraesofageo (cervello), ed una catena ganglionare; in
quest’ ultima entrano un ganglio sottoesofageo , tre gangli toracici e sette
addominali; una commissura pari (una cioè a destra e l’altra a sinistra)
riunisce il ganglio sopraesofageo a quello sottoesofageo ; i singoli ganglii
della catena ganglionare sono congiunti da doppia commissura; |’ ultimo-
ganglio dà un tronco nervoso (probabilmente pari) piuttosto grosso, che va
ad innervare gli ultimi tre segmenti addominali.
In corrispondenza al labbro superiore, ho scoperto un ganglio piccolis-
simo (frontale) che probabilmente è riunito alla parte inferiore-anteriore
del cervello per mezzo di due nervi.
Il cervello è impari, ma ha tracce evidenti di una composizione per mezzo
di due gangli; alla parte anteriore laterale, fornisce i nervi antennali, verso
la parte mediana trasversale s’allarga. In corrispondenza a questo allarga-
mento, la superficie del cervello è irregolare per la presenza di parecchi
(tre paja?) lobetti di cellule ganglionari; uno di essi potrebbe forse inter-
pretarsi come lobo ottico atrofico. Il cervello, nella sua parte posteriore
è direttamente addossato all’esofago : forse gli fornisce dei ramoscelli ner-
vosi, che però non si rigonfiano in gangli secondarî. Credo che manchi il
simpatico. Il ganglio sottoesofageo è relativamente molto lungo, e s’estende
molto in avanti. In corrispondenza alle due larghe e corte papille del lab-
bro inferiore, vedonsi due accumuli di cellule che sembrano riunite, con i
loro proluigamenti, al ganglio sottoesofageo.
È notevole che i gangli tutti, per una parte della loro superficie esterna,
paiono a contatto coll’ ipoderma senza che ne la divida gangliolemma di
sorta; che vi si possa interporre un’ angusta lacuna ripiena di liquido nu-
tritizio, lo credo possibile, ma non l’ho verificato con certezza : in ogni caso
il rapporto è intimo; esso corrisponde ai punti di massima grossezza dei
gangli.
Nella catena ventrale, su quegli stessi punti, la superficie interna dei sin-
goli gangli è vicina all’ intestino, da cui resta però separata per un gan-
gliolemma incompleto e per una lacuna sanguigna. Questi rapporti sono
però alquanto alterati nel torace, e ciò per la presenza dei muscoli delle
zampe.
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Quel tessuto degl’ insetti tipici che qualcuno giudica omologo alla corda
dorsale, non esiste sulla campodea (1).
Sono organi di senso: 1° le antenne, alla cui estremità distale corri-
sponde una terminazione sensitiva specifica; 2° i palpi mascellari, nei quali
pure viene a finire un nervo. Le due grosse e corte papille del labbro in-
feriore contengono forse terminazioni nervose specifiche.
Riscontransi due organi, ch'io sarei tentato di giudicare occhi rudimen-
tali, lateralmente al supposto lobo ottico atrofico; sono però separati da
questo per un po’ di tessuto connettivo (?) in cui non ho mai riscontrato
alcun nervo; corrispondono presso a poco all’esterno delle due papille labiali
or ora accennate, hanno ad un dipresso forma lenticolare con una faccia
(profonda) piana, e l’altra (superficiale) convessa. Presso a poco al centro
della faccia piana, sta un cumulo di nuclei lunghi e circondati da scarsis-
simo protoplasma ; essi dànno dei prolungamenti cellulari che si portano
alla superficie convessa decorrendo tra certi elementi nucleati, lunghi, gra-
nulosi e disposti quasi radialmente, attorno al cumulo dei nuclei. Tutto il
corpo lenticolare, alla linea d’ unione delle sue due facce, è circondato da
un tessuto che pare connettivo; alla faccia esterna è ricoperto dall’ipoderma
coll’interposizione d’una lacuna sanguigna almeno verso la periferia.
Una terminazione speciale, ch’io ritengo indubbiamente nervosa, verifi-
casi in certe piccolissime, ma complicate appendici, che si trovano presso
a poco negli spazî intersegmentali (più vicine al segmento che sta ante-
riormente che a quello che si trova posteriormente) di sei anelli addominali,
al lato interno delle zampe rudimentali. Queste appendici sono già state
accennate da varî autori, ma nessuno ne diede una descrizione istologica;
esse si possono definire vescicole, che sono retrattili nella cavità addominale,
che comunicano ampiamente con questa e perciò contengono sangue. La pa-
rete è fatta di cuticola. Nella metà prossimale della vescicola non ho
potuto rilevare un evidente ipoderma; nella metà distale, invece del-
l’ ipoderma solito, trovansi delle cellule grosse, probabilmente di natura
ghiandolare; infine all’estremo distale incontrasi una cellula, che dà un pro-
lungamento verso il centro della vescicola. Questo prolungamento s’unisce
a parecchie (2?) cellule pluripolari, addossate l’una all’aitra e collocate nel
mezzo della vescicola. Io non ho potuto constatare che queste cellule s’uni-
scano ad un nervo; la cosa però è probabilissima. Infine, alla parete della
metà distale della vescicola attaccansi varìî muscoli, che si prolungano sino
nei segmenti addominali.
(1) E neppure sull’Japyx.
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Da quanto si disse è forse lecito desumere che le vescicole sono organi
d’aderenza, dominati da speciali muscoli, e regolati da una speciale termi-
nazione nervosa tattile; ciò è confortato dal fatto che abitualmente questi
organi stanno retratti nella cavità addominale. Che essi siano branchie sem-
bra poco probabile, soprattutto perchè mancano di trachee.
Il sistema tracheale è stato esattamente descritto dal Palmen; però i rap-
porti delle stigmate, stabiliti da quest’autore, diventano discutibili dopo le
mie osservazioni sullo japyx (Vedi più avanti).
Ritengo sicura la mancanza di anastomosi tracheali e di cordoni accen-
nanti a chiusura di trachee. Le trachee non hanno filo spirale, le stigmate
sono semplici fori senza uno speciale apparato valvolare. Le due trachee
addominali descritte dal Palmen, aderiscono alla superficie interna della catena
ganglionare.
Il sistema digerente è fatto d’un esofago, d’ un intestino medio e d’ un
retto.
L'apertura boccale è circondata da appendici complicate, che sono state
descritte con precisione dal Meinert. Quanto alle interpretazioni di questo
autore, riserbo pronunziarmi dopochè avrò intraprese le necessarie ricerche
embriologiche.
L’esofago è un semplice tubo di calibro presso a poco uniforme, e s’estende,
ad un dipresso, sino al secondo o terzo anello toracico. Esso risulta: 1° di
uno strato epiteliale tappezzato alla superficie libera da sottile cuticola ;
2° di una tunica muscolare striata.
L’ intestino medio è un semplice tubo diritto e di calibro uniforme ; si
estende dall’estremità dell’ esofago fin verso la metà dell'ottavo anello ad-
dominale.
Esso è fatto d’ uno strato di cellule epiteliali uniformi, e da una tu-
nica verosimilmente fibrocellulare. Alle volte le cellule epiteliali si pre-
sentano rigonfie e piene di vacuoli, alle volte il loro margine libero ap-
pare cuticolare, ma altre volte quest’ultimo carattere non è punto accennato.
L’intestino retto s’estende dall’estremità dell’intestino medio fino all’estre-
mità posteriore dell’animale.
È fatto : 1° d'una tunica muscolare striata; 2° d’un epitelio- semplice e tap-
pezzato internamente di cuticola. Questo epitelio, nella parte anteriore, è a
cellule piccole, e, disposte in modo, da formare numerose pieghe, che ven-
gono imitate anche dalla cuticola. Più indietro le cellule sono, almeno in
gran parte, grosse, probabilmente ghiandolari, e le pieghe sono in numero
di tre (vere plicae rectales). Più indietro ancora, le cellule conservansi grosse,
ma le pieghe non sono più visibili. Finalmente, all’estremità anale, le cel-
— 208 —
LI
lule acquistano i caratteri dell’ipoderma. Il retto è sostenuto in gran parte
da speciali mesenteri laterali.
Come annessi del tubo digerente, ho trovato i seguenti organi: 1° ghian-
dole salivari; 2° tubi malpighiani. Le ghiandole salivari sono collocate nel
celoma della parte posteriore del capo (regione lateral-ventrale e laterale),
sono pari, una, cioè, a destra e l’altra a sinistra, ed han figura di tubi ravvolti
a gomitolo. Il loro sbocco è unico, cioè a dire : il tubo d’un lato s’avvicina
a quello dell’altro e lo raggiunge alla linea mediana ventrale; si forma così
un canale unico poco avanti dell’estremità posteriore del labbro inferiore. Que-
sto canale decorre, per brevissimo tratto, lungo la linea mediana, alla super-
ficie esterna del sistema nervoso; s’apre quindi sul labbro inferiore press’a
poco verso la sua estremità anteriore.
Queste ghiandole riproducono adunque la disposizione delle cosidette ghian-
dole sericee dell’ape nell'uovo.
I tubi malpighiani formano una semplice corona di circa quattordici pic-
coli diverticoli dell’intestino al punto di unione dell’intestino medio col po-
steriore. Esci son tappezzati da un semplice epitelio e non contengono mai
cristalli.
Attorno all’ esofago stanno dei corpi ovoidali sulla cui natura non sono
punto in chiaro; non so se essi siano fatti di connettivo reticolare, ovvero
di tessuto ghiandolare; inclino però assai alla prima supposizione (1).
Ho trovato nelle campodee un vaso dorsale che s’estende dalla fine del
secondo segmento fin quasi all’ estremità posteriore dell’ addome; presenta
una parete muscolare con nuclei sporgenti nel lume del canale; le valvole
sono per lo meno nove paia e corrispondono agl’ intersegmenti ; il primo
paio è tra il secondo ed il terzo anello toracico ; gli altri si trovano nei
seguenti otto intersegmenti.
(continua).
(1) Al confine laterale del capo col torace, sotto all’ ipoderma, si trovano due
altri corpiccioli, uno, cioè, a destra e l’altro a sinistra, fatti di un tessuto appa-
rentemente cpiteliale. Si trovano anche nell’japyx. Che cosa sono ?
— 209 —
STUDII SU PIANTE CRITICHE RARE 0 NUOVE
DELLA FLORA DI SICILIA
(Cont. V. Num. prec.)
Centaursa busambarensis Guss. fl. sic. syn add., p. 873 excl. var. {
©C.cineraria BGuss. Sy vol. I, p. ott, excl.
In rupibus calcareis elatis M. Busambra. Junio Julio.
Centaurea incana TEN. (non Lac.) Lev. PI. exsicc. ex Abrutio. C.
cineraria var. y Guss. Syn., vol. II, p. 511, C. busambarensis B ob-
tusiloba Guss. in add. p. 873, C. nebrodensis Tin. ined.
In rupibus calcareis elatis in versuris borealibus Nebrodum. AI Canale delle
Neviere (M.L.) Dirupi di Isnello Guss.
Var. prostrata, Mini C. Parlatoris, 8 tomentosa Guss., l. c. C.
prostrata HueT.- exs. Sie. ann. 1855. Nyman Consp. FI. Eur. C. ci-
neraria-humilis Guss. exs. C. maculosa Guss.(non LAM.) ex Nebrodi-
bus et Montibus Abrutii. C. Parlatoris var. tomentosa M. L. PI. rar.
Sic. ‘exstec. Cent. I, N. 90.
Centaurea Parlatoris HeLDR. Ann. dell’Accad. degli Aspir. Natur.
Vellyfps287:/Guss, Syaetvol. Il p.1570. exe» var. 8 tomentosa i ©,
paniculata Bert. fl. Ital., v. IX, p. 314 var. 6 non Lin. C. pani-
culata Biv. Cent. 2, pi 23, excl. syn. praeter Cupani, C. Parlato-
Fispoar. drgala, M. LoPL Sie. rar. exsice. Cent. JIN, 290.
Var. virescens Guss.
Herba unique virescons habita omnino utin typo. Sine floribus vide specim.
ex M. Scuderi Tin.!
In asperis calcareis montosis apricis. NicoLosi (Tix.!) Madonie (Porcari!) Dirupi
d’Isnello, Marcato Grande, (M. L.!) Milocca (Nebrod.) (M. L.!) M. Scuderi (Tix.!)
Inter vineis Pedara (Aetna) TornaB.! Aquileja M. PaLumpo! S. Martino alla
Portella di S. Anna (M. L.).
(1) Questi studii riguardano principalmente i materiali da me raccolti nell’Isola
in questi ultimi anni dal 1878 al 1883 ed evulgati in Centurie sotto il titolo di
« Plantae Siculae rariores. » Nelle memorie già pubblicate nei numeri precedenti
in questa ed in quelli a venire non segno alcun ordine nella sequela delle deseri-
zioni; esse sono state fatte, direi, mano mano che il materiale mi si è presentato.
Il Noturalista Siciliano, Anno III. 2
Leb SS
Centaurea cineraria Lin. Guss. Syn.; vol. II, p, 9511, excl. var. @
GIÙ
In rupibus calcareis maritimis. Palermo M. Pellegrino! S. M. di Gesù. ! Le-
vanzo! Maretimo, Sciacca ac Cofani (ex GussonE).
Centaurea cinerea Lam. dict. enc. I, p. 669.
In rupibus calcareis maritimis M. Pellegrino, nelle rupi che guardano Mon-
dello! M. Gallo versante boreale, Sferracavallo M. L.! Bagheria, S. M. di Gesù
Tin.!
Var. soluntina Mim, Cent. soluntina Tin, ined.
Foliis caulinis bipinnatisectis, laciniis angustissime linearibus, apiculatis.
Ramis elatis strietis acutissime angulatis. Herba undique praeter foltis infi-
mis glabrata virescens. Forma insignis facies fere C. albae.
In rupibus calcareis maritimis boream spectantibus Catalfano Tin. ! Porc. M. L.l
È utile spiegare le ragioni che ci hanno condotto a sistemare queste specie
nel modo su esposto. Queste possono essere considerate come due tipi. Uno è
quello della C. cineraria che presso noi dà luogo alla C. busambarensis, alla
C. incana, ed alla sua forma prostrata dei luoghi elevatissimi, tutte e tre dei
luoghi montuosi, ed alla C. cinerea colla sua forma soluntina dei luoghi ma-
rittimi. L'altro tipo è quello della C. Parlatoris, specie malamente interpetrata
e vessata, che più pel suo abito comune a tanti altri tipi differenti, che per cri-
terii basati sul resto dei caratteri, non solo dal Tineo, da Brvona, ma anch> da
BertoLONI e dal Nyman, vediamo ingiustamente confusa colla vera C. panicu-
lata dai primi, associata dall’ultimo alla C. dissecta di TENORE. Io stesso par-
tendo dal concetto che la var. ? fomentosa di Gussone, della C. Parlatoris
dovea essere un quid simile di questa specie assunta come tipo, salvo a diffe-
rirne per l’indumento, nella mia Centuria di Piante rare siciliane, chiamai Par-
latoris la forma tomentosa e var. virgata, ciò che era il tipo stesso riconosciuto
dall’HeLpREICH a cui si adatta per intero la diagnosi di Gussone.
f stato un altro errore che mi affretto di correggere, checchè si pensi ora dello
studio delle specie. Nonostante che i principî attuali ne hanno avvilito singolar-
mente il valore, è questo sempre il cardine delle cognizioni botaniche ; io non
esito dunque diffondermi a mio bell’agio , dell’istesso modo come se stassi par-
lando delli caratteri istologici di una data regione anatomica, annettendo all’uno
ed all’ altro argomento 1 uguale interesse ed importanza. Come ben si vede ri-
nunzio a descrivere specie e ad affiggere questo nome dubbioso alle forme, le
chiamo forme che è il peggio che lor sì possa dire, ma disconoscere queste forme,
lasciarle nell’oblivione e interpetrarle a casaccio, non credo che in ogni evento,
la decadenza presso noi degli studì fitografici potrà permetterlo e tollerarlo. Tiro
I E
— 2141 —
dunque avanti, inspirandomi ai principî che guidarono i nostri vecchi maestri,
che altrove hanno tuttora imitatori la cui gran fama è inconcussa. Dunque la
C. Parlatoris è per me una specie tipica siciliana. Ciò che leggesi nel Com-
pendio della FI. Ital. può non esser vero; infatti BeRTOLONI, le cui citazioni di
località sono delle più accurate, per la sua var. g della pariculata, cioè la nostra
Parlatoris non cita che le sole località di Sicilia e Calabria.—Qui la vediamo sulle
Nebrodi, sull'Etna, sui monti di S. Martino presso Palermo, a Monte Scuderi,
e questa sua distribuzione ci avvisa che non ci debba essere intima relazione
tra la C. incana prostrata e la C. Parlatoris perchè altrove salvochè nelle
Nebrodi manca la prima. Le forme virescenti di Mandanici sono mere varietà
di essa, ciò lo si vede chiaro, è tutto quanto questa dà, poichè se altrove nelle
Madonie vediamo i rami abbreviarsi, divaricarsi e prostrarsi, l indumento ren-
dersi copioso, è un errore il credere che noi abbiamo per le mani la C. Par-
latoris; la grandezza ed i caratteri degli antodii ce lo dice chiaramente, e ci ri-
vela una forma della Centaurea cineraria che è la C.incana (C. nebrodensis
Tin.). Ho avuto abbastanza’ occasione di verificare sui luoghi questo fatto per
parlarne con conoscenza di causa. La C. Parlatoris cresce nel più arido calcare,
appare nelle falde delle Nebrodi a circa 700 m. (a Milocca) va su sino a 1000 m.
(alla Scala della Pernice ed a Marcato Grande). Nei luoghi dell’Etna, di Pedara
cresce nei vigneti secondo TorNABENE ed in quelli di S. Martino (Coste di S.
Anna) cresce copiosa sulle identiche località delle Nebrodi. Questa rifugge i luo-
ghi elevatissimi. —La forma tomentosa dell’incana, la C. incana var. prostrata
Mini è propria dei luoghi scoperti della regione del Faggio ,- scende giù sino a
1400 m.. (Favare, Sparviere); ma che essa assume perciò i caratteri della C.
Parlatoris? Niente affatto! In luoghi più bassi e riparati sulle rupi a perpen-
dicolo nei luoghi classici assegnati, da Gussowne alla sua var. C. (Dirupi di
Isnello), essa è già un bel cespuglietto , dai rami eretti, essa è la vera incana
di Ten., che può stare bene come specie, ben lontana dalla C. dbusambarensis
e dalla vera C. cineraria dai capitoli grandi quasi tanto come nella C. scabiosa,
come può ben stare come varietà la forma prostrata dell’altipiano del Faggio.
Potrei qui anch’io esser tacciato di quell’istesso difetto che spesso si vede pre-
valere nella discriminazione delle specie, di quella dose di personale modo di
intuito che è causa del frequente disaccordo nei lavori sistematici. Ma me ne
appello ai botanici che hanno studiato a fondo il genere e che hanno sott’occhio
le specie di Europa. C'è una Centaurea di Algeria battezzata per C. Parlatoris;
essa ne ha l’abito del tutto, ed il valente botanico il Cosson fidandosi su que-
st’ esterno aspetto non ha poi sbagliato di troppo. Questo saggio del Cosson di
Djebel Tougour (Batna) appartiene a un gruppo di specie spagnuole; essa segna
anzichè colla Sicilia, uno del tanti punti di contatto della Flora di Spagna con
quella dell’Africa Boreale. I caratteri dell’antodio, le appendici delle squame quasi
spiniformi, ci avvisano un’altra serie di affinità che non sia quella della C. cineraria,
essa è una forma della C. Funkti, ove sta la C. granatensis e forse la bombycina.
A questa pianta spetterebbe forse il nome di C. Cossoni. Non mi dò la pena
— 212 —
di descriverla, nè di regalare perciò una nuova specie ai botanici contemporanei,
risparmiando loro così la briga di dire e di contradire, ma ho detto tutto ciò, per
rilevare che bisogna distinguere e saper distinguere e non malauguratamente con -
fondere, in traccia di idee filogenetiche difficile a reperirsi, cose eterogenee, come
si fa al giorno d’oggi.
L’altro tipo della C. cineraria che abbiamo detto nelle Nebrodi, dà luogo alla
C. incana ed alla sua forma prostrata, (forma delle più alte montagne), è la C.
cinerea propria come la C. cineraria, dei luoghi marittimi presso Palermo, Vor-
rei prender per mano quei botanici Gggi tanto scarsi che si dilettano dello studio
delle specie, per mostrar loro quale interessante caso, presenta la distribuzione
geografica di questa specie, riconosciuta dapprima dal Lamarek , V autore della
Filosofia Zoologica! ma che forse in grazia delle particolarità qui appresso cen
nate potrebbe perdere questo valore, Nelle rupi calcaree di M. Pellegrino esposte
a mezzodì sta la vera C. cineraria, ma subito che l'esposizione di queste pareti
più o meno a strapiombo, muta vergendo verso occidente, noi vediamo il tipo
vergere insensibilmente verso la C. cinerea, diminuendo la pelurie, i rami al-
lungandosi , fintantochè in quelle esposizioni prettamente boreali vediamo com-
parire la C. cinerea quasi affatto glabra. Bisogna raccogliere le piante di questi
ultimi luoghi, a Mondello, a Sferracavallo per avere la C. cinerea tipica. Nei
luoghi che partecipano delle condizioni dell’ una e dell’altra, non avremmo che
forme ambigue che è difficile il sapere definire se spettano più alla C. cinerarta
che alla O. cinerea. La C. soluntina Tin, ined., che non esiterei chiamare specie,
se non fossi persuaso che tra la C. cineraria e C. cinerea è diflicile il segnare un
limite preciso, si trova nelle falde boreali del M. Catalfano, in condizioni iden-
tiche perciò alla C. cinerea alla quale essa deve riferirsi come mera forma. Si
distingue pei suoi rami gracili, rigidi, angolosi, allungati e per le foglie pennati-
sette a lacinie lineari, glabra come il tipo in ogni sua parte.
Prendendo di mira gli organi fiorali, che al postutto sono meno che il resto
suscettibili alle modificazioni dello ambiente, noi troviamo che le specie o forme
in parola si possono distinguere in tre gradazioni. —-Gli antodii sono minimi nella
C. Parlatoris, di mediocre grandezza nella C., incana, massimi nella C. cine-
raria e C. cinerea typica. La Centaurea busambarensis forma montana della
C. cineraria esclusiva di Busambra, è un’eccellente specie, che in Sicilia stessa
non trova una stretta analogia, che in certe piante dei monti della Cometa (Piana
Greci) che però hanno i lobi foliari ottusissimi ed esattamente ellittici. Conso-
relle alle dette specie siciliane sono le famose C. ragusina ed argentea, la C.
diomedea delle Isole Tremiti e forse la C, subtilis del Gargano.
C. Schouwii D. C. £ eriophora Guss.
In arvis montanis, Ficuzza M. L. (rarissima).
Varietà insigne che rammenta per V abbondanza dell’indumento floccoso-arac-
noideo degli antodii la vera C. ertophora di Spagna.
— 213 —
Gi calba Lin. M.. Bor Pio Sic; Tar. ‘exsivoo Cene. VI, N7 594.
In arvis argillosis prope Roccapalumba (rariss.).
C. solstitialis Lin. var. gracilis Mini, M. Loy. PI. Sic. rar. exsicc.
Cent:=L Ni 9t.
Ad vias Castelbuono, Geraci-Siculo, Julio-Augusto.
C.tagsana/Bror. M. Lot. PL Sicerar. exsico. Cent. VIN. 994
In collibus prope Alcamo (Leg. G. Taormina, Majo 1882).
C. cyanus Lin. C. umbrosa Huert. pE Pav. ined. PI. Sic. exsicc.
coli iS Mie Loro Pissic rar Cent V, N 498:
Questa pianta da noi è perfettamente spontanea. L’ ho raccolta nella regione
del Faggio nei luoghi erbosi fra i balzi dello Scalonazzo sulle Nebrodi.
Galatella Sorrentini Top. Ind. Sem. H. Bot. Panorm. M. Loy.
PI. Sic. rar. exsicc. Cent. VII, N. 688.
Inarvis argillosis secus alveos torrentium copiosa legi prope Sutera. Majo 1883.
Qualunque si fossero i caratteri fondati sulla presenza dei flosculi periferici er-
mafroditi o feminei, per l’abito questa pianta non mostra alcuna ragione per la
quale si possa toglierla dal gruppo Zripolia del genere Aster.
Anthemis chia Lin.
In herbidis arenosis maritimis prope Messina, Legit A. Borzi.
Anthemis punctata Van. Symb. bot. 2, p. 9, non Guss. nec
ALior.! Desf. fl. Atl. 2, p. 285, tab. 239!!
In praeruptis sylvaticis umbrosis mari imminentibus! Dirupi di Sferracavallo
e Malo Passo, Aprili-Majo.
Su questa bellissima specie che non deve confondersi colle forme della A. Cu-
paniana Top. (A. punetata Guss.) e sul gruppo dell'A. montana, ho scritto dif-
fusamente in un lavoro monografico tuttora inedito. Dico per ora che GussonE
ha a torto riferito lespecie siciliane dei nostri monti più o meno elevati a questa
specie dell’Africa Boreale, da me scoverta or son pochi anni nelle località su ci-
tate, ove essa lussureggia in modo singolare e cresce copiosa nei luoghi erbosi
ed ombreggiati frai balzi di Monte Gallo che guardano il mare. — Se GussonE
— 214 —
avesse conosciuto questa specie egli avrebbe meglio chiarito le forme specifiche
delle Anthemis siciliane, infatti è dalla conoscenza dell’A. punctata che si può car-
pire il nesso che passa tra A. cupaniana ed A. montana, il quale in pochi casi
sì mostra assai intimo, ma non mai al punto di rendere ambigua la conoscenza
dei due tipi, perchè si può dire che in Sicilia salvo nelle alte montagne delle
Nebrodi dapertutto si ritrova la Cupartana colle sue innumerevoli forme, men-
tre poi la A. montana assume quella forma che ho visto comune a tutta l’Italia
che è la A. Columnae Ten. (Cfr. CoLumn. phyt. 2, p. 23, t. 24)!
(continua) M. Losacono,
—r———_ r___-°.d-e=-- 4551 °
TINO
INTORNO AD ALCUNI NUOVI MOLLUSCHI
DITRSMEGOTISREA
PEL BARONE CORRADO CAFICI
Gen. Pomatias Sectio Personatus
Pomatias Boettgeri, Westerlund.
Testa conico-pyramidata, albido-lutescens, concolor, costis validis, obliquis,
distantibus, albis, substrictis, ad suturam arcuatis, ubique aequaliter (apice
lacvi excepto) ornata; anfractus 9, converi, ultimus rotundatus, antice sen-
sim sat alte ascendens; apertura rotundato-ovata, superne ad dextrum per-
obtusa; peristoma sub-simplex (vel obsolete sub-duplex), continuum, ad dextrum
paullisper auriculatum, margine columellari reflexro , perforationem super-
pendente.
Long. 11, diam. 4 (cum apert. 5) mm.
Vive presso Palermo nella località denominata Rocca della Petrazza.
L’ esemplare su cui il Dott. Westerlund di Romeby ha stabilito questa
specie trovasi nella mia collezione, e proviene da quella del sig. Benoit,
dal quale lo ricevetti col falso nome di P. Adami, Benoit (non Paulucci).
In seguito Benoit, avendo saputo che la Marchesa Paulucci aveva dato
il nome di P. Adamii ad una forma di Calabria fin dal 1879, corresse la
sua determinazione; ma io ignoro qual nome vi sostituì.
— 215 —
Nel “ Nuovo catalogo delle conchiglie terrestri e fluviatili della Sicilia,
pubblicato da questo autore nel 1882 è descritto fra le specie nuove un
P. silvanus vivente nelle Madonie, al quale convengono taluni caratteri
del P. Boettgeri; ma io non so determinarmi a riunirli. Per far ciò occor-
rerebbe il confronto con gli esemplari tipici dei quali si servì il Benoit
per creare la sua specie; imperocchè la descrizione che egli ne dà, essendo
incompleta, non fornisce elementi sufficienti ad un esatto paragone.
Gen. Planorbis. Sectio Hyppeutis.
Planorbis Syracusanus, Cafici.
Testa tenuis, nitida, fulvida , lenticularis, supra medio paullo depressa,
subtus anguste umbilicata, umbilico anfractus superiores non vel vix prae-
dente, a medio anfractus ultimi dilatato ; anfractus 3 ‘h-4, primo excepto
forte accrescentes, ultimus valde ampliatus, transversim striatus, supra con-
verus, ad peripheriam angulato-subcarinatus : apertura perobliqua, perverse
cordata : peristoma simplex, margine sinistro subrecto, dextro forte arcuatim
producto.
Diam. 3!» 3 */3 mm.
Vive in un ruscello dell’ex-feudo Bigeni presso Siracusa, ove io la rac-
colsi in scarso numero di esemplari nel dicembre del 1882.
Questa specie presenta molta analogia col P. complanatus, Linneo (1),
dal quale differisce specialmente per la forma generale della conchiglia
meno convessa, per l’ ombelico in proporzione più piccolo, non cilindrico
come nel complanatus, ma dilatato verso l'apertura e ristretto nella parte
superiore ; dal che ne deriva che non tutti i giri sono bene visibili allo
interno, mentre in quello si possono scorgere agevolmente; questi giri sono
anche in numero minore, contandone la specie di Linneo da 4 a 4 ‘2; lo
svolgimento ne è molto più celere; oltre a ciò sono meno convessi, sicchè
la spira ne risulta più depressa; in fine l’ultimo anfratto è molto più schiac-
ciato al di sotto che al di sopra verso il contorno esterno.
(1) Seguo l’autorevole opinione del Dott. Westerlund, il quale riferisce lIZelia
complanata, Linneo al P. Fontanus, Lightfoot.—Invece secondo Hanley la specie
di Linneo andrebbe riportata alla Segmentina nitida, Fleming.
— 216 —
Gen. Valvata.
Valvata Anapensis, Cafici.
Testa aperte pervio-umbilicata (umbilico ad aperturam paullo dilatato),
depresso-convexa, striatula, nitida, cornea; anfractus 4, celeriter accrescentes
(adeoque spira orbitu parva), convexi, satura lineari vel parum impressa
separati, ultimus rotundatus, antice non dilatatus, subtus dimidiam diametri
testae fere occupans.
Diam. 4, alt. 2 mm.
Non posseggo di questa bella specie che due soli individui raccolti da
me con l’animale sulle conferve che in tanta abbondanza vivono nelle acque
defluenti all’Anapo dal fonte Ciane.
È una forma interessante la quale si ravvicina per l'insieme dei suoi
caratteri alla V. macrostoma, Steenbuch.
Pur tuttavia se ne distingue agevolmente per minori dimensioni, per un
più rapido accrescimento dei giri, l’ultimo dei quali non tende ad espan-
dersi, ed infine per l'ombelico che va a restringersi tanto rapidamente da
lasciare scorgere appena la porzione superiore del penultimo giro, mentre
nella macrostoma si possono osservare facilmente quasi tutti.
Valvata Monterosati, Cafici.
Testa semigloboso-ovata, subscalariformis, apice obtusissimo oblique depresso,
pallide cornea, laevis, nilidula; anfractus 4, tres ultimi cylindracei, sutura
tenui impressa disfuncti, regulariter acerescentes, ultimus non dilatatus; um-
bilicus in profundo angustus, deinde rapide dilatatus, apertura rotunda, fere
sub anfractu penultimo affira, verticalis.
Diam. 2 *s, alt. 3 ?l3 mm.
Devo la conoscenza di questa specie al mio amico Marchese di Monte-
rosato, il quale me ne favorì alcuni esemplari che egli raccolse alla foce
del fiume Anapo.
Vizzini 1 Febbraio 1884.
EnRrIco Ragusa Dirett. resp.
ZI EUIUINEESIUFRIETENBUBGFETYOTGLTEFISHATBEGDITTUDTECCA[OKELELERITE(KEKKLKKKTERDAKKAKOKKKKKKKK VIGKKOKAKitiA Ki VI GiniTiKKtTKKEKKKKKKKKKKKA{iBESIAtiti IINELTERITARATEIIFATIKKIne=
*
ANNO III 1 MAGGIO 1884 NS:
IL NATURALESTA SICILIANO
0607 GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
Mag 28. Vi4A =) DA
SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
ID:
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ABBONAMENTO ANNUALE
A A AIA AES II NI n NINO Re DONO
PARSE COMPRESI NELECUNIPNE POSTALE OM SAL e ene
ADORA ER e id PERI ROS LI er MPI SO
UN NUMERO: SEPARAMRO: CON TAVOLE e pe IT SA
» SENZASITANOTE Bi PROSTATA IV
(GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO: DEL: NUM. 8.
T. De_Stefani—/menotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia (cont.)
G. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
March. di M interosato—Conchiglie littorali mediterranee (cont.).
L. Facciola—Caratteri di pesci giovani del mar di Messina.
B. Grassi-/ntorno all’anatomia dei Tisanuri (cont. e fine).
A. De Gregorio—Coralli Giuresi di Sicilia (continua).
F'. Minaà-Palumbo — Lepidotteri Druofagi (continua).
PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
Ì 1884
ORVOPEILERSOCOOOSUCREBKEDANAOGHOREOSUKKTKRARMRERINNOCA(OOLODHUKKKRVHTRGHKGATOKHLKUMKATKKEDKKKEAROKHETKKARA?AG8seSOoCovoGErocoSOKgOGKKOAGAGonKoGiniGononiosTOOOKOKAGKRKOHKOKARnKOOKKAKAGKGKONKOGosvIGHKRTAGiGOKEOKAGONEKKKKKHKKNKAKIKKKRKNARKKHESKKTAASKKKOKKKKASiEKKHKEniariHEnIKAKKnKE
GOLUELTATELIAKIEIHLITLVEKEGIRHKEKKKKKKKKKCECKULOKKELKNRELDEDKRKROELKEVEgRGENKEKKRERKnEKRKgGKKKKRKRKKKEGKKDKEKKKKGKRKE&KKKKKKRKKKLUKXKKEKKKKKKKKKKKKLKKKKKKKGKKKBKAKKKKKKLDERKKKKKKKRKRKKRKKKKKgKaLOKKKEKKO&KKROKKKKKKRKCKKOKKKEUKKKEKRKEGKUKLOKRKKKEXKFKLEKKKKKKRKKEdEKKERRKKKKEKEnKKKKKKKAT
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ANNO III. 1 MAGGIO 1884. NS
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IL NATURALISTA SIGILIANO
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IMENOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI
DELLA SICILIA
(Cont. V. N. prec.).
Crabro Hypsae, n. sp.
O. Niger, leviter punctulatus. Antennarum scapo, articulo primo secun-
doque, mandibulis, apice excepto, prothorace linea in medio incisa, callis hu-
meralibus, scutello et postscutello mesothoracis luteis. Pedibus luteis, coxis,
trocanteribus et basi femorum nigris. Abdomine fascis tribus (in seg. 2, 4,
et 5) luteis; fascia segmenti secundi medio interrupta. Articulis tarsorum ,
primo excepto, rubidis. Alis hyalinis-sordidis, venis rubidis. Long. mill. 8.
J. Statura minor, sexto segmento lutco fasciato, femoribus fere totis luteis
Antennarum articulis 8, 4 ct 5 apice dentato, articulo 5 longiore emargi-
nato. Long. maill. 6-7.
O. Var. Segmento primo lateribus maculatis.
d' Var. Antennarum articulo 2, scutello et postscutello mesothoracis et
sexto segmento abdominis nigris.
Ad Aumen Hypsam (Belice) et Castrumbonum Augusto 1882.
Questo leggiadro insetto si distingue facilmente dalle altre specie per il
numero delle fasce addominali. Esso è nero, finamente punteggiato, con lo
scapo e il primo e secondo articolo delle antenne giallo; il clipeo è rivestito
d’una pelurie argentina, l’apice delle mandibole è nero, il restante di esse
è giallo; gialla è pure una linea sul protorace, la quale è incavata nel suo
mezzo, sono anche gialli i calli umerali, gli scutelli del mesotorace, i piedi
e le tre fasce dell’addome, le anche però, i trocanteri e la base dei femori
sono neri; le fasce dell’addome sono disposte sul secondo, quarto e quinto
anello, quella del secondo è interrotta nel mezzo da una lineetta nera che
divide la fascia in due grandi macchie ovoidali, inoltre il color nero del
lembo posteriore dell’ anello ascende in forma di triangolo; il lembo infe-
Il Naturalista Siciliano, Anno II. 28
9180
riore del 4° e 5° anello è nero. Gli ultimi quattro articoli dei tarsi e gli
uncini sono di color rosso bruni, le ali jaline confuse con le vene rosso
ferruginose. °° Lung. mill. 8.
Il maschio differisce principalmente per la forma del 3°, 4° e 5° articolo
delle antenne la di cui estremità porta un piccolo dentino, il 5° articolo
inoltre è convesso e più lungo degli altri. Il sesto segmento dell’ addome
è fasciato pure di giallo, ed i femori sono totalmente o quasi di questo
stesso colore. Lung. mill. 6-7.
Alcuni individui di questa specie offrono alcune piccole differenze dal
tipo ; così posseggo una femmina che presenta due macchioline gialle sui
lati del primo segmento dell’addome; in un maschio il secondo articolo delle
antenne, lo scutello ed il dietroscutello del mesotorace ed il sesto segmento
dell'addome sono intieramente neri, inoltre questo stesso individuo ha la
fascia del secondo segmento largamente interrotta, come è del pari inter-
rotta quella del quarto, ma questa, da una sottilissima lineetta nera.
Ho catturato questa specie lungo le sponde del fiume Belice e 1’ ho ri-
cevuto da Castelbuono dal D." Minà Palumbo nel mese di agosto 1882.
Crab. validus, n. sp.
Niger, punctulatus. Corpore magno. Abdomine lucidulo leviter punctulato.
Mandibulis nigris cum macula dorsali in medio lutea. Clypeo argenteo-sericeo.
Antennarum scapo luteo, articulo primo luteo cum macula nigra, secundi
longiore, nigro cum basi lutea, solo apice articuli quinti dentato-emarginato.
Pronoti angulis anterioribus in spinam productis, super margine postico linea
vic emarginata, callis humeralibus, femoribus, media parte postica excepta,
tibiis et primo articulo tarsorum, mesothoracis scutello et postscutello, abdo-
minis fascis 4 (in basi segmento 2,4, 5, 6) luteis. Ultimis 4 tarsorum ar-
ticulis obscuris; tibiarum unterioribus parte interna nigra lineata. Alis hya-
linis via fumatis, venis obscuris, tegulis nigris et testaceis. Î' Long. null. 10.
Ad Sanctanympham Junio 1882.
Questa specie di Crabrone è somigliantissimo al precedente col quale
potrebbe facilmente esser confuso se la sua grossezza, quasi il doppio di
quello, non ci metterebbe in sull’avviso. Sebbene la dimensione negli in-
setti non sia di grande importanza, perchè nella stessa specie si pos-
sono riscontrare degli individui giganteschi come degli altri piccolissimi ,
pur non di meno la mole di quest’insetto risalta subito all'occhio, ed essa
è da annoverarsi nelle differenze tra le due specie, ma altre particolarità
più importanti separano il C. validus dal C. Hypsae.
— 219 —
Fra queste è importantissima quella delle antenne, in cui il solo quinto
articolo, che è convesso, porta un dentino alla sua estremità, il secondo
articolo poi è più lungo che quello della specie precedente; un altro ca-
rattere che differenzia ancora le due specie si è quello dell’addome, il quale
N
nel Crabro validus è punteggiato finamente e diversamente del corsaletto ,
mentre nel Crabro Hypsae la punteggiatura è uniforme; le altre ida
sì riferiscono alla disposizione del colore. Tutte queste particolarità sommate
ben ci convincono trattarsi di due specie distinte.
Il Crabro validus ha le mandibole nere con una macchia gialla nel mezzo
del loro dorso, il primo articolo delle antenne è macchiato di nero, la base
del secondo è gialla, come è pure gialla una linea sul pronoto, la quale
è intaccata nel suo mezzo al margine posteriore; i piedi sono gialli, le an-
che, i trocanteri e ta metà inferiore dei femori sono neri; gli ultimi quattro
articoli dei tarsi sono oscuri. Sono gialli lo scutello ed il dietroscutello del
mesotorace, e mentre nel C. Hypsae lo scutello è più largamente colorito
che il dietroscutello, nel C. validus succede precisamente il contrario. L’ad-
dome ha quattro fasce gialle disposte sul secondo, quarto, quinto e sesto
segmento, la fascia di quest’ ultimo segmento è frangiata, quella del sc-
condo intier'a e regolare e non si divide, come nel C. 4/ypsae, in due grandi
macchie ovoidali. Le ali sono jaline un po’ oscure ed oscure sono anche le
nervature. 3g Lung. mill. 10.
Anche questa specie ho catturato nelle campagne di ca Ninfa, in giu-
gno 1882.
Ectemnius punctulatus, n. sp.
Q Niger, punctulatus. Antennarum scapo, articulo 1 et 2, basi, mandi-
bulis apice excepto, linea antice pronoti interrupta, callis humeralibus, scu-
tellis mesothoracis et pedibus, coxis, trocanteribus et in partis femoribus ex -
ceptis, flavis. Abdominis maculis tribus in segmentis dorsalibus secundo, ter-
tio, quarto et fascia in segmento quinto emarginata medio superiore, flavis;
segqmentis ventralibus punctulatis. Ultimis tarsorum articulis rubidis. Alis
hyalinis, venis testaceis. Long. mill. 5.
Ad Sanctanympham, Augusto 1882.
Descrivo l’unica femmina che posseggo di questo piccolo Crabrone per-
chè convinto trattarsi d’ una specie non conosciuta. Essa è nera e tutto il
suo corpo è fittamente punteggiato, questa punteggiatura è più ruvida e
è più minuta. La
x
più sensibile al capo e sul corsaletto, quella dell'addome è
testa è coperta di scarsa pelurie bianco-argentina, che diviene più folta c
più splendente sulla facce ; le mandibole son gialle con l’apice nero, le
antenne hanno lo scapo, il primo articolo e la base del secondo giallo; è
gialla pure una linea, nel suo mezzo interrotta, sul davanti del protorace,
di questo colore sono pure i calli umerali, una linea sullo scutello del me-
sotorace, i piedi, meno però le anche, i trocanteri ed una piccola porzione
della base dei femori che sono neri; gialle pure sono le macchie dell’ ad-
dome, le quali sono disposte sul secondo, terzo, quarto e quinto anello,
quelle del terzo anello sono le più piccole e quelle del quinto si riuniscono
in modo da formare una larga fascia che nel mezzo s incurva al angolo.
La valvola anale è solcata, piccola e punteggiata. Gli ultimi articoli dei
tarsi sono rosso-oscuri e le ali jaline con le vence testacee. 2 Lung. mill. 5.
Ho catturato quest’ insetto nelle campagne di Santa Ninfa nel mese di
Agosto 1882.
Ectem. laevigatus n. sp.
d. Similis speciei precedenti. Abdomine laevigato cum maculis vel duabus
(in seg. 2 et 4) vel 4 (in seg. 2, 4, 5 et 6) fluvis. Articulis tursorum ob-
scuris, femoribus totis flavis. Antennarum articulo 6 irregulare. Alis hya-
lanis fumatis, venis obscuris. Long. mill. 7.
Ad Sanctanympham Augusto 1882.
Questa specie è vicinissima alla precedente della quale potrebbe essere
anche il maschio; ma per l’addome assolutamente liscio ho creduto dover-
nela separare; inoltre essa è di dimensioni maggiori, le macchie dell’ ad-
dome non sono costanti, mentre in alcuni individui ne esistono solamente
quattro, due disposte sui lati del secondo segmento, due altre sui lati del
quarto ; in altri individui invece di queste macchie ne esistono otto e di-
sposte sui lati del 2°, 4°, 5° e 6° segmeato, quelle del sesto però si riu-
niscono in una fascia. Per quanto poco interesse io annetto ai caratteri
tratti dal colorito pure mi pare che per esso la specie si riattacca alla pre-
cedente; ma non avendo prove certe che i due insetti si appartengono alla
stessa specie, ho creduto bene separarneli, salvo a riunirli per le ulteriori
osservazioni.
Gli ultimi articoli dei tarsi di questa specie sono oscuri ed il quinto ar-
ticolo delle antenne non è simile agli altri, esso è più robusto e la sua
estremità si termina in forma di piccolo dente; i femori inoltre sono to-
talmente gialli. Lung. mill. 7.
Ho catturato quest’insetto neila stessa località e nella stessa epoca della
specie precedente.
Ectm. Siculus, n. sp.
O Niger, punctulatus. Antennarum scapo luteo nigro-lineato ad basim in-
ternam, articulo primo luteo cum dorso nigro, mandibulis obscuris, apice
nigro. Prothorace antice linea interrupta, callis humeralibus, genibus, tibiis,
tarsis et maculis tribus abdominis (in seg. 2, 4, 5) luteis. Tibiis nigro-ma-
culatis, articulis tarsorum rubidis. Alis hyalinis fumatis, venis obscuris.
Long. mill. 6.
Ad Sanctanympham.
È questa una specie distintissima dalle precedenti. Il suo corpo è mas-
siccio ed intieramente punteggiato; ha le mandibole oscure con l’apice nero,
il primo e secondo articolo delle antenne sebbene gialli sono: il primo, dalla
parte interna con una linea nera, che giunge sin quasi alla sua metà, il
secondo ha nera l’estremità superiore; la linea gialla del protorace è più
piccola che nelle specie precedenti e più largamente interrotta nel mezzo;
sono gialli i calli umerali ma lo scutello del mesotorace è nero, neri sono
pure i femori, e le tibie sono macchiate di questo stesso colore; l'addome
è robusto ed ha la stessa forma di quello dell’Ectem. vagus, le tre coppie
di macchie che l’adornano sono di un giallo pallido e disposte sui lati del
secondo, quarto e quinto anello. Le ali sono jaline un pò fosche. Lung.
mill. 6.
Ho catturato questa specie in Santa Ninfa come le precedenti.
Crossocerus palmatus, n. sp.
d'. Ad similis Crossocerus luteipalpis, Lep. e Cross. palmipes, Lin. Niger,
oblongus. Scapo antice flavus, mandibulis migris, palpis pallidis, clypeo ar-
genteo-sericeo , vertice linca longitudinale impressa inter stemmata. Pronotj
margine postico in medio interrupto, maculique scutelli flavis, callis hume-
ralibus nigris, tegulis nigris ambito postico flavo, mesopleure mutica, meta-
noto levis. Coris antice nigris, trocanteris, femoribus, tibiisque flavis, parte
postica nigro lineata, tarsis brevibus dilatatis pallidis, primi articuli appen-
dice scutiforme ad apicem mnigro maculato , articulo ultimo nigro. Pedibus
intermediis et posticis nigro-luteis variegatis , tarsis regolaribus, intermediis
Favo-albidis, posticis nigris. Abdomine nitido, oblongo, subpetiolato, ano nigro*
Alis hyalinis vix fumatis, nervis, puncto marginali costaque fuscis. Long.
mill. 4 SA
Ad Sanctanympham.
Quest’altra piccola specie di Crabrone si avvicina un poco al Cross. lu-
teipalpis, Lep. (Cros. elongatus, V. Lind.) ed al Cros. palmipes , Lin., ma
esso è da separarsi assolutamente dell’una e l’altra specie; dal primo, per
la forma dei tarsi anteriori che lo fanno rientrare nella sezione a gambe
anteriori munite da un'appendice a forma di scudo, dal secondo per la man-
canza di tubercolo spiniforme al secondo segmento toracico, per il quale
carattere rientra nella sezione a mesopleure senza spine. Questi due impor-
tantissimi caratteri adunque lo separano nettamente dalle due specie sopra
citate. Esso ha lo scapo giallo anteriormente, le mandibole nere, i palpi
di un bianco sporco, il clipeo è rivestito d’una pubescenza sericea argen-
tina, gli ocelli hanno nel loro mezzo una piccola linea impressa; il margine
posteriore del pronoto interrotto nel mezzo è giallo, la macchia dello scu-
tello è pure gialla, ma i calli degli omeri sono neri come pure le tegole
alari, le quali però hanno il contorno posteriore giallo. Il secondo segmento
del torace non porta spinette di sorta, il metanoto è levigato e solamente
il suo mezzo è un poco crenulato. Le anche del primo paio di piedi sono
‘nere, i trocanteri, i femori e le tibie gialli, ognuna di queste parti però
è longitudinalmente nella porzione posteriore segnata da una lineetta nera;
gli articoli dei tarsi sono piccoli ed appiattiti, il primo articolo è molto
largo e porta un’appendice in forma di scudo il di cui margine è macchiato
di nero, è nero pure l’ultimo articolo e gli uncini. I piedi intermedî e po-
steriori sono neri variegati di giallo, nei femori il color giallo è pochissimo;
gli articoli dei tarsi intermedî sono quasi bianchi, quelli dell’ ultimo paio
neri. L’addome è nero, levigato, allungato e verso la sua base si assottiglia
in forma di picciuolo, l’ano è nero. Le ali sono jalino-confuse, le venette,
lo stigma ed il punto spesso quasi neri. g° Lung. mill. 4 1/2-5.
Di questa specie conosco esclusivamente il maschio che ho catturato nelle
campagne attorno Santa Ninfa.
In un’altra memorietta che mi propongo pubblicare quanto prima, darò
la descrizione di moltissime altre specie d’imenotteri siciliani che io ritengo
come inediti.
(continua) Tron. DE-STEFANI.
LE RORAO
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. V. Num. prec.).
Le
Gli Ostracodi.
C. plicatula (Reuss).
1349. Cypridina plicatula Reuss. Haidingers Abhaudl. III, p. 44, t. 10,
fig. 23.
1850. Cythere plicatula —Bosquet. Ent. foss. des Terr. tert. de la France,
p. 92, tav. 4, fig. 13.
1858. 5 Î Egger. Die Ostrac. der miocin-schichten ecc. ,
pas:098; tav. Vo fig. (0.
1865. 3 A Brady. Zool. trans. Vol. V, pag. 374, tav. LX,
figo
1850. n 5 Seguenza, Le form. tert., pag. 77, 124, 289, 363.
Gli esemplari che io riferisco a questa specie, che dal mioceno par che
siasi propagata sino ai nostri mari, rispondono alla forma che il Brady sco-
priva vivente nel Mediterraneo.
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo—Smirne.
DISTR. STRAT,
Mioceno. Vienna, Boemia, Gallizia, Moravia ecc. Dax e Leognan.
Nel plioceno di Perpignano.
Nel mioceno, plioceno e quaternario di Calabria!
Nel quaternario di Sicilia! — Rizzolo!
C. mirabilis n.
Tav ae. 4
LI
Conchiglia solida ben caratterizzata dalla sua conformazione, la quale è
ovato-quadrangolare guardandola lateralmente , allargata anteriormente e
— 994 —
ristretta alla parte posteriore, colle valve convesse alla parte centrale, de-
presse e quasi appianate alla periferia; colla maggiore altezza che rag-
giunge quasi i tre quinti della lunghezza ed è riposta al terzo anteriore ;
la regione anteriore è larga e rotondata un pò obliquamente, col margine
intiero, la posteriore si restringe grado grado e si termina, troncata obli-
quamente, col margine estremo leggermente sinuoso, ovvero abbastanza in-
cavato, che forma, coi due margini coi quali si connette, due angoli ben
distinti appena rotondati, di cui l’inferiore talvolta diviene prominente quasi
in forma di sperone; il margine dorsale forma un angolo rotondato nella
sua parte più alta, da dove si estende declive verso la parte posteriore e
quasi retto, leggermente convesso nel mezzo, con un leggiero incavo presso
l'angolo anteriore ed altro più marcato vicino l’angolo posteriore ; il mar-
gine ventrale è incavato leggermente o fortemente verso la regione ante-
riore ed invece s’incurva in forma convessa alla regione opposta; guardando
la conchiglia dalla regione dorsale si ha un contorno pressochè ovato ed
assottigliato alle due estremità che riescono prominenti ed ottuse, con due
prominenze angolose ai lati dell’ estremo posteriore, colla maggiore lar-
ghezza verso la metà dove è un insensibile incavo d’ ambo i lati, siffatta
larghezza uguaglia la metà della lunghezza; guardata da un estremo il con-
torno ha forma quadrangolare, cogli angoli rotondati, poco più lungo che
largo, gli angoli superiore ed inferiore portano ciascuno ai lati due ango-
losità minori; ciascuna valva presentasi regolarmente convessa nella sua
parte mediana, depressa e quasi appianata all’estreme regioni anteriore e
posteriore, un rialzo quasi retto corre accanto al margine ventrale e sporge
maggiormente verso la parte posteriore, in modo che può vedersi meglio
nella forma che assume guardandola dalla regione ventrale, allora i rialzi
delle due valve formano una specie di aia triangolare saggittata, bipartita
longitudinalmente dai due spessi margini delle valve; una costola sporgente
e spessa percorre diagonalmente ciascuna valva mantenendosi pressochè pa-
rallela al rialzo di cui ho parlato precedentemente, tale costola svanisce
alla regione anteriore e va a connettersi posteriormente con una promi-
nenza considerevole che è presso l'angolo postero-dorsaie e che costi-
tuisce la prominenza angolosa, che si osserva guardando la conchiglia dal
dorso; la superficie è segnata irregolarmente da fossette che formano una
serie curva più distinta attorno il margine anteriore, il quale è anco di-
sgiunto da tale serie per mezzo d’una zona appianata e liscia.
Lunghezza Altezza Spessore
OE 0,450, O:donn
0,81mm, 0,48mm, 0,41mm,
0,65%, 0,38mm, 0,321,
— 225 —
Var. scabra n.
Associo sotto questa denominazione a questa specie una conchiglia che
la somiglia nella forma generale e nei principali caratteri e che se ne al-
lontana per la costola mediana non distinta, per la superficie scabra invece
di essere foveolata, l’ indizio delle fossette esiste presso il margine ante-
riore.
Questa specie ha una certa somiglianza colla C. Ungeri Reuss, la quale
differisce per molti particolari e specialmente pel margine anteriore ben
dentato, per la forma e la scultura dello sperone posteriore.
Si avvicina ancora alla C. salebrosa Brady di Hong-Kong, che è molto
meno gracile, col margine anteriore dentato, senza la scultura caratteristica
e i particolari della superficie, colla regione posteriore dentata, e con un
contorno trigono guardando la conchiglia da un'estremità.
Ma ancor maggiore è l’ affinità che essa ha colla specie seguente dalla
quale la distinguono benissimo la minore gracilità, la scultura, i particolari
caratteri della superficie e la forma generale della conchiglia specialmente
nel contorno che offre guardandola dalla regione dorsale.
DistrR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Rara nel quaternario di Rizzolo!
C. rectangularis Brady.
1869. Cythere rectangularis Brady. Les fonds de la mer, pag. 153, tav. XVIII,
fig. 13-14.
Gli esemplari che riferisco a questa specie presentano considerevoli va-
riazioni nella forma generale siccome nelle varie parti della conchiglia, e
specialmente m'importa far notare come quel carattere che dà il nome alla
specie soltanto in qualche esemplare mostrasi distinto, negli altri la cre-
sta che cinge il margine ventrale e che s’inflette ad angolo alla regione
posteriore è poco sviluppata, in taluni poco distinta e quasi mancante
del tutto in altri, ovvero diversamente conformata alla parte posteriore, e
sopratutto discostandosi dal margine ventrale ; intanto si conserva sempre
uniforme il contorno della conchiglia guardata dalla regione dorsale.
Varia ancora nella flessuosità, nella prominenza, nello spessore ecc. di
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 29
— 226 —
quella specie di rialzo diagonale che in forma di costola spessa percorre
ciascuna valva dall’angolo antero-ventrale all'angolo postero-dorsals ed in
generale si offre molto più flessuosa di quanto non lo sia nella figura data
dal Brady.
Altro fatto da notarsi è quello che off:ono taluni individui per la loro
maggiore gracilità, per la quale si discostano alquanto dalla forma raccolta
dal Brady. Per tale carattere io sarei proclive a credere che l’ individuo
figurato dal Brady sia femmineo anzichè maschile, come egli lo crede, e
che sieno maschili invece quelli più gracili da me raccolti allo stato fossile.
DIST. GEOGR.
Colon-Aspinwall.
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
C. Audei, Bradv.
1869. Cythere Audei Brady. Les fonds de la mer. Vol. I, pag. 162, tav. XIX,
fig. 12-13.
L’ unico esemplare che io riferisco a questa specie conviene benissimo
in tutti i caratteri assegnati ad essa dal suo scopritore, e soltanto ne dif-
ferisce per una lieve modificazione consistente in un certo incavo che pre-
senta al suo estremo posteriore quel processo rilevato longitudinale che offre
la valva della conchiglia, ed inoltre le due sporgenze che risultano ai due
lati di tale incavo sono più prominenti, speciaimente la superiore, di quanto
si argomenta che sieno le corrispondenti parti dalle figure del Brady.
DISTR. GEOGR.
Isola Maurizio.
DISTR. STRAT.
Rarissima nel Quaternario di Rizzolo !
C. dissimilis, Brady.
1868. Cythere dissimilis Brady. Ann. and Mag. of nat. Hist., pag. 222,
tav. XVofis: 12-19%
Questa specie che vive nell’ arcipelago greco non è rara a Rizzolo e si
presenta esattamente identica alla vivente in tutti i suoi caratteri,
0 Lx
DISTR. GEOGR.
Tenedos.
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
—_r+-Twsî as -_
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
PEL
MARCHESE DI MONTEROSATO
(Contin. v. num. prec.).
FAM. RISSOIDAE ,È,
Thapsia, Monts. (nov. sect.)
Vocabolo desunto dalla località (7hapsus o TrRapsis, oggi Magnisi) dove fu
prima rinvenuta da Philippi. Si distingue dalle altre Rissoidae per la sua spira
turrita e per una somiglianza nell’andamento degli anfratti, delle coste e dei solchi
spirali, nonche per la forma del labbro esterno, con alcune Melanidae. Non
abbiamo altre Assoae di questo tipo.
106. 7. rudis, Ph. (/tissoa) —II, p. 128, t. 23, f. 12 (Magnisi).
Senza sinonimi.
Var. ex forma; mayor et minor. (Med. e Adr.).
Var. laevis, quasi liscia; scarsa in poche località.
Var. ex col. rufa 0 castanea ; rara, assieme al tipo, ch’ è color d’ oro con le
macchie soturali.
Cingula, (Flem.) auct.
Le Cingulae sono sprovviste di ombelico; la loro scaltura è spirale e semistriata;
la colorazione è composta di serie di macchiette predominanti verso la sutura.
++ Ai caratteri della Galeodina si può aggiungere l’ ingrossamento del depo-
sito calcareo ben delimitato nel labbro columellare come nella Nassa o Amyela
corniculum. Altra specie di questo gruppo è la Rissoa lactea, Mich. L’interno
della bocca è levigato senza nè solchi nè denti,
— 228 —
107. C. semistriata, Mtg. (Turbo semistriatus) (Brit.).
= Rissoa marmorata, Cante. (Sardegna).
= AR. subsulcata, Ph.—II, p. 129, t. 23, f. 16 (Palermo).
Non A. semistriata, Ph., specie del Mar Rosso.
Non rara e dovunque sparsa.
108. C. beniamina, Monts. (nom. emend.). »
— C. concinna, Monts.—Test. Nuovi Sic. 1869, p. 8, f. 2 (Palermo).
Non A. concinna, S. Wood (foss. del Crag) anteriormente pubblicata.
Il nome specifico di concinna è stato adottato da Watson per una forma con-
simile, ma non identica, di Madera.
Rara a Palermo, Mondello, Trapani, Ognina, Magnisi (Monts.); Coste di Pro-
venza (Sollier); Alger (Joly).
Altre specie di questo difficile gruppo nel Mediterraneo , alle isole Canarie e
fossili terziarii di Sicilia e di Calabria.
Cingulina, Monis. (nov. sect.).
Differisce dalla Cingula per la forma ottusa e globulare, per la sua colora-
zione unita, pel labbro ingrossato e sopratutto per la su'a perforazione.
109. C. obtusa, Cantr. (Rissoa)—Bull. Ac. Brux. 1842, p. 9 (Sardegna).
R. Alderi, Jeffr—Ann. and Mag. N. H. (1858), p. 127, t. 5, f.5 ac
(Brit.).
iv (Brit,):
— R. globosa, H. Martin ms., ex typo (C. di Provenza).
R. soluta, (non Ph.) Jeffr.—Brit. Conch. IV, p. 45 e V, p. 208, t. 68°
Non littorale. Specie dei fondi fangosi e coralligeni. (Med. e Adr.).
Cingilla, Monts. (nov. gen.?).
La scultura è composta di numerose strie spirali e assidali,, le quali produ-
cono una decussazione o delle punteggiature dove le strie s’incrociano. Altra ca-
ratteristica è il deposito allineato calcareo nel labbro columellare, che si continua
simo al punto d’inserzione.
110. C. trifasciata, Adams (Turbo trifasciatus) (Brit.).
=> Murbo cittalus,Donov: (Brit):
SI cingillus: Mie (Brit:).
Atlantica e Nord-Atlantica, Ricorlata come Mediterranea da Michaud, Forbes,
Requien ed altri, ma di località non verificate e probabilmente erronee. Gibil-
terra, è Il solo punto Mediterraneo bene accertato (Ponsonby).
=20900 a.
111. C. picta, Jeffreys (Rissoa). Madéra.
= R. picta, Watson—Proc. Zool. Soc. 1873, p. 381, t. 35, f. 18 (Madera).
Watson accennò alla somiglianza fra questa specie e la precedente. Le due
specie, quantunque ben distinte, si rassomigliano nei caratteri della forma co-
nica, delle punteggiature e del labbro columellare. Non Mediterranea, ma sol-
tanto: delle Canarie e di Madéra.
Onoba, H. e A. Adams.
112. O. striata, Adams (Turbo striatus) (Brit.).
= Rissoa minutissima, Mich. (Med.).
Ed altri numerosi nomi. Dubbia come Mediterranea. (Atl. e Nord-Atl.).
Nodulus, Monts.
(im. e-Sum, p. 26).
Peristoma completo e soluto. Forma peculiare.
113. N. contertus, Jefir. (Rissoa contorta)—Moll. Piem. 1860, p. 39, f. 6, 7
(Mar Ligure).
Var. ex col. rufa, pallida, lactea, fasciata (tipica). (Med. e Adr.).
114. N. intortus, Monts. (Rissoa intorta).—En. e Sin., p. 26 (Med. e Adr.).
Spira più breve, ultimo anfratto anche più soluto. Quasi liscia, la precedente
essendo striata.
Var. ex col. fulva, fusca, pallida, nivea. Manca la var. fasctata.
Pisinna, Monts.
(En. e Sin.; p. 26).
115. P. punctulum, Ph. (Rissoa)-I, p. 154, t. 10, bad (Magnisi) citata
nel sec. vol. come A. glabrata, v. Muhlf.
= RR. Mandralisci, Aradas, ex typo_.(Sic.).
= R.sabulum, (non Cantr.) Watson--Proc. Zool. Soc, 1873, p. 387, t. 36,
f. 25 (Madera).
Abbondante nella corallina. (Med. e Adr.).
Var. ex col. gilva, flavida, albina, oltre del tipo, ch'è sanguigno scuro.
Barleeia, Clark.
116. B. rubra, Mtg. (Turbo ruber) But.
= Rissoa fulva, Mich. (Med.).
= 290
Var. ex col. pallida=R. aurantiaca, Bras. (Dalmazia). (Med. e Adr.).
Var.= Turbo unifasciatus, Mtg. (Brit.), con una zona ben distinta sopra un
fondo p.ù chiaro. In poche località.
117. B. majuscula, Moats. (nov. forma).
= B. rubra, var. major, Monts., in varie pubblicazioni.
Ognina, tipo e var. al/bina (Monts.); Alger. (Joly) ; Isola di Lampedusa ed
altri punti, var. albina (Issel).
Più grande, turrita, con un magzior numero di anfratti.
Si avvicina alla /?. Gougeti, Michaud, del Senegal, c'è forse una Barleeia.
Paludestrina, (D'Orb.) auct.
Le Paludestrinae si possono distinguere per le loro conchiglie cornee, lucide,
trasparenti e subombilicate, come pure per la loro spira allungata e gli anfratti
convessi. È notevole la curva sigmoidea dei segni di accrescimento verso la so-
tura, tale da formare, vista di profilo, un leggiero seno. Le Paludestrinae hanno
molta affinità con alcune conchiglie d’acqua dolce, le quali sono state separate
in varî generi e che appartengono alla famiglia delle Pal/udinidae, ma con le quali
lo sarei disposto a non confondere.
118. P. cornea, Risso (Zeachia)—p. 10?, f. 33 (Alpi Marit.).
= Paludina muriatica, (non LX.) Ph.—Vol. I, p. 143 (Messina).
= Paludina Adjaciensis, Req. (Corsica).
Designata con nomi che non le competono.
Numerose forme e varietà locali. (Med. e Adr.).
/
Leachia, Risso (1824).
= Peringia, Pa'adilhe, 1870).
Non ZLeachia, Lesueur 1821==Loligopsis, Lk. 1812.
La specie che meglio rappresenta i caratteri di questo genere, come anche la
più conosciuta, è il Turbo uloae, Penn., specie più Atlantica che Mediterranea,
Ja quale ha ricevuto varì nomi generici e specifici. Le altre forme appartenenti
al genere Zeachia, che sembrano di generazioni di questo tipo, sono numerose nei
nostri mari ed abitano anch’esse le acque salmastre e la zona littorale. Esse rien-
trano pure nel dominio degli scrittori che trattano delle conchiglie d’acqua dolce,
tanto pel loro aspetto, che per la loro anatomia. Bourguignat e Paladilhe ne
hanno ben precisato le caratteristiche, ma si sono serviti per designarle del nuovo
nome generico di Peringia. La specie tipica di Risso (L. viridescens), risponde
convenientemente a questi caratteri, nè può confondersi con la Bithynta dello
stesso Risso, e quindi ho creduto adottarne il vocabolo. Estese informazioni sui
=> See
generi vicini, sebbene da un punto di vista più complessivo, sono date dal D.r
Fischer in un suo istruttivo articolo nel Journal de Conchyliologie (1870, p. 138
a 137). Come gli altri scrittori, egli tace sul genere Zeachia. Bourguignat nella
sua pregevole memoria intitolata : « Etude synonymique sur les Mollusques des
Alpes Maritimes » (Paris, 1861) riferisce la Zeackia in parte alla Bithynia ed
in parte alla Paludestrina. Suppongo che ne rigetti il nome per l assieme di
specie che vi sono comprese o per la collisione col genere Zeachia di Lesueur.
Nel genere Leachia (0 Peringia), il peristoma è attorniato da un piccolo bordo
ben circoscritto, la base è leggermente auricolata, la conchiglia è spessa ed opaca,
quasi conica e ad anfratti piani. Sovente l’ apice è corroso secondo le località e
occorrono mostruosità,
119. L. viridescens, Risso—p. 102, f. 85 (Alpi Marit.).
= Paludina Salinasit, Cale. e Arad. 1843 e Cenno Moll. Sie. 1845, p. 27,
t. 3, f. 17 (Catania).
Numerose forme e monstr. so/uta. (Med. e Adr.).
(continua).
CARAEPERIDI PESCO GIOVANI
DEL MAR DI MESSINA
1. Xiphias gladius Lin.
Di questa grossa specie conservo un esemplare della lunghezza di 0"®471,
catturato a dì 2 settembre del 1883. Il suo corpo è alquanto compresso
anteriormente, più rotondato in dietro. La spada, misurata dal margine an»
teriore dell’occhio, è appena più di '[3 della lunghezza del pesce (senza co-
dale); la sua faccia inferiore è scabra per fini dentelli, che diventano più
distinti verso i margini esterni. Anche i mascellari inferiori sono denticu-
lati. L'occhio sta al di sotto del profilo quanto al di sopra della mascella
La sua distanza dal margine posteriore dell’opercolo è uguale al suo lungo
diametro. Esso è alquanto allungato nel senso longitudinale del corpo e non
fa sporgenza al di fuori dell’orbita. Sonvi due narici per lato, circolari, con-
tigue, di cui la posteriore dista dal margine anteriore dell’occhio per ! del
diametro di questo. La dorsale comincia appena più in dietro dell’ angolo
della fessura branchiale e termina innanzi la base della codale. Il suo 1°
raggio è breve restando al di sotto della metà del 20, questo è pure a sua
"20gd =
volta meno lungo del 3°. Dal 4° in poi i raggi conservano quasi la mede-
sima altezza per la massima parte della natatoia e non cominciano a di-
scendere che verso la fine. In tutto se ne contano quarantaquattro. Una
delicata membrana li unisce quasi fino agli apici. I loro intervalli dapprin-
cipio son più stretti, indi divenuti più larghi si mantengono eguali nel resto
della pinna. La pelle che sta da un lato della sua base è ancora perfet-
tamente divisa da quella dell’altro lato e un poco distaccata dal connettivo
soggiacente, in modo che ne risultano due lembi cutanei longitudinali che
possono venire sollevati; allora si vede lungo la base della dorsale un tes-
suto biancastro scoperto. Questa soluzione di continuo della pelle si estende
per tutta la lunghezza della natatoia, ma in corrispondenza dei primi raggi
è meno apparente. Le pettorali sono lunghe, acuminate, falciformi, e con-
tengono 17 raggi. La linea d’inserzione della loro base non è obbliqua o
verticale, ma è diretta d’avanti in dietro, onde avviene che si muovono dal-
l’alto al basso e non da dietro in avanti. L’ anale principia più in dietro
deil’ano, in direzione dello spazio fra il 29° e 30° raggio della dorsale e
termina rimpetto al penultimo raggio della stessa pinna. Il suo 1° raggio
è ![3 della lunghezza del 20, ed ha in tutto 17 raggi. I lobi delli codale
son poco divaricati e le loro punte guardano piuttosto in dietro. Il corpo
è coperto di squame spinose che lo rendono scabro. Esse non sono già em-
bricate, come quasi sempre avviene nei Teleostei, ma poste una accanto
all’ altra come i mattoni di un pavimento. La loro forma è triangolare a
un dipresso, con un lato retto intiero e due lati irregolari per numerose
punte o spine che diventano più lunghe verso la parte prominente. Esse
sono disposte in modo che il lato retto cvincide con l’asse longitudinale del
corpo. A questo lato si unisce per sutura il lato omologo di un’altra scaglia
in modo che le due scaglie sembrano formarne una sola figura poco presso
di rombo. Inoltre le due porzioni sono un po’ inclinate sulla linea suturale.
La loro ordinaria larghezza è 0""6 all’ intorno. Da ciascun lato del dorso
e del ventre scorrono due serie di tubercoli spinosi, i quali sono scaglie
più grosse delle solite, più inclinate e perciò più sporgenti, provviste. di
processi spiniformi non solo sul contorno, ma benanco sulla linea di sutura
dove sono più forti e rivolti all’indietro. Dei visceri addominali noterò sol-
tanto la vescica natatoria, a pareti sottili argentine , allungata, semplice,
rotondata a cul-di-sacco in avanti, ristretta in dietro, occupante la metà
posteriore della lunghezza del ventre.
Il colore del pesce è argentino sui lati del capo, sui fianchi e sull’ ad-
dome, nero-violaceo sul dorso. La iride è argentina. La dorsale, le petto-
rali e la codale sono nerastre. Tra il 19° e 21° raggio dorsale vedesi una
macchia allungata neraturchinastra.
239 —
Se ora guardiamo il pesce adulto troveremo le più importanti differenze
nelle pinne e nel rivestimento cutaneo. La parte media della dorsale, del-
l’anale e della codale per confricazioni ed urti cui vanno incontro queste
pinne durante l’accrescimento dell’animale, si rompe e si consuma. Allora
appariscono sul dorso e dietro l’ ano due pinne che sono le estremità an-
teriore e posteriore dell’ unica dorsale ed anale. Allo stesso modo la coda
offre due punte molto divaricate. Il corpo si spoglia interamente delle squame
spinose che non vengono surrogate da altre qualunque sieno, sicchè resta
perfettamente nudo. Alcuni ittiologi non avendo distinto squame sul corpo
di questo pesce hanno supposto che fossero piccolissime. Cuvier e Valen-
ciennes dicono che l’asprezza della pelle è dovuta senza dubbio all’estrema
finezza delle scaglie mieroscopiche che la rivestono. Il suono di quest’espres-
sione sembra mostrare che eglino non hanno realmente vedute queste pro-
duzioni, sulle quali del resto non fanno altra parola. Giinther dice che man-
cano o sono rudimentarie. Io ho voluto cercarle con diligenza, ma non ne
ho mai trovate per quanto minime si vogliano. Il derma sì mostrò invece
sparso di piccole rilevatezze del proprio tessuto , alle quali devesi la sua
asperità al tatto. L’ epoca in cui succede la caduta delle scaglie sarebbe
piuttosto avanzata, poichè il Liitken dice di averle vedute in un esemplare
lungo 70 centimetri. Secondo Cuvier e Valenciennes la vescica natatoria
di questo pesce si estende per tutta la lunghezza dell’ addome. Nel mio
esemplare giovane essa occupa soltanto poco più di metà di questa lun-
ghezza. Dirò infine che l’ occhio nell’ adulto diventa fosco, perfettamente
rotondo e sporgente.
2. Cubiceps gracilis Low.
Questo pesce fu fatto conoscere per la prima volta da De Filippi e Ve-
rany su di un esemplare del Mediterraneo sotto il nome di Narvachus sul-
catus. Indi Lowe lo trovò nel mar di Madera e lo descrisse col titolo di
Cubiceps (Seriola) gracilis (1). Da noi non si era più visto pria che io l’avessi
rinvenuto in queste acque dove non è molto raro. Un soggetto lungo 008
è il più adulto che abbia mai trovato. Esemplari più giovani invece capi-
tano facilmente, tra’ quali taluni non hanno più di 21 millimetri. Essi, a
differenza degli adulti, hanno sul corpo sparsi de’ punti castagno-foschi e
(1) Ad esso deve anche riferirsi, secondo Lutken, il Trachelocirrus mediterra-
neus Doumet e con probabilità lAtimostoma capense Smith.
Il Naturalista Siciliano, Anno III 30
(094 —
mancano del solco al di sopra e al di sotto della linea laterale. Li ebbi
in febbraio, marzo, aprile e maggio, quasi sempre associati ai giovani della
specie seguente, ai quali un poco somigliano hell’aspetto.
3. Trachurus trachurus, Casteln.
Volgarmente si distinguono in Messina due maniere di Zrachurus, una
dal corpo più compresso e dal dorso più chiaro (Sauru chiattu, Sauru jancu),
l’altra dal corpo più rotondato e dal dorso più scuro (Sauru tundu, Sauru
niru). Esse corrispondono la prima al 7. trachurus Casteln., l’altra al 7.
melanosaurus Cocco (7. Rissoî Giglioli; 7. amia Riss.?). Altre differenze
tra queste due forme vengono offerte dalla lingua che è considerevolmente
più lunga ed appiattita sull’estremità nel trachurus, e dalle pinne ventrali
che sono molto più corte nel melanosaurus, perchè mentre in quello per
poco non giungono fino all’ano, in questo ne distano quanto la propria lun-
ghezza. Le altre pinne, l'armatura della linea laterale, l’ apparato operco-
lare, le appendici rigide del margine concavo degli archi branchiali, i denti
mascellari, vomerini e faringei, e le otoliti, presentano in entrambi una per-
fetta somiglianza. Ma non ho ancora confrontato il numero degli scudi che
coprono la linea laterale, le appendici piloriche, la vescica natatoria e le
glandule genitali. Intanto se si esaminano individui giovani di Trachurus
non si riesce a cogliere nessuna delle differenze innanzi notate. Ciò fa na-
scere il sospetto che le due forme possano rappresentare il maschio e la
femmina di una sola specie, sapendosi che certi caratteri sessuali si svi-
luppano tardivamente. Cercherò di risolvere tal quistione con osservare le
glandule generative. A parte di questo dirò che i giovani individui da me
veduti hanno una lunghezza di 25 a 58 millimetri, le ventrali relativa-
mente lunghe quanto nel 7. trachurus, il capo lungo la quarta parte o
incirca dell’intiero corpo; mancano della macchia nera sul seno del margine
posteriore dell’opercolo. Li ebbi in febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno,
luglio, settembre, novembre e dicembre. Questa ricorrenza così frequente
mostra che la riproduzione del pesce succede in tutto l’anno.
4. ‘Coryphaena sp.?
Poichè le specie di Coryphaena dei nostri mari dimandano di venire ul-
teriormente studiate e più sicuramente definite, mi limiterò a rilevare i pre-
cipui lineamenti di alcuni piccoli esemplari senza riferirli per adesso ad
alcuna determinata specie, non potendo nemmanco raffrontarli praticamente
con soggetti adulti che attualmente mi mancano sott’occhio.
— 2395 —
Il meno giovane fu preso in ottobre del 1878 ed è lungo 117 millimetri
in tutto. La sua altezza si racchiude 7 volte, la lunghezza del capo 5 >
nella intiera lunghezza. L'occhio sta una volta nella sua distanza dall’estre-
mità del muso e nello spazio infraorbitario. L'angolo della bocca va infino
al di sotto del centro dell’occhio. Sul suo contorno, sull’osso linguale, sul
vomere e sui palatini esistono piccoli denti acuti. Il capo superiormente è
piano con un leggiero risalto mediano. L’ ala dorsale comincia nella dire-
zione dell’orlo posteriore del preopercolo, ed ha 54 raggi. Le pettorali sono
impiantate obbliquamente, poco appuntate sull’estremità, hanno il margine
superiore convesso e l’angolo anteriore nel mezzo dell’altezza del corpo. Le
ventrali prendono inserzione sulla linea verticale che passa per quest’ an-
golo, epperò, un tantino più in dietro del margine posteriore della fessura
branchiale, son più lunghe delle pettorali e distano dall’ano meno della pro-
pria lunghezza. L’ anale ha origine notevolmente più in dietro del mezzo
della lunghezza del corpo anche toltane la codale e termina rimpetto alla co-
dale. Contiene 25 raggi. La linea laterale offre un carattere forse importante,
ed è che verso il mezzo della pettorale forma un arco prominente con la
convessità in su. Il capo superiormente e il dorso con la sua pinna sono
di color nero-bleuastro. Ai lati di questo vi sono serie di macchie meno
oscure del fondo. I lati del ventre hanno leggiera tinta bronzina. L’ iride
è giallo-verdiccia. L’estremità dei due lobi della coda sono bianche.
Alla medesima specie cui dovrà riferirsi questo individuo spettano sicu-
ramente altri due soggetti più giovani avuti il 20 ottobre del 1883. Sono
lunghi l’uno 0" 054, l’altro 0" 045. In essi il capo è relativamente più lungo
non racchiudendosi che 4 ![ volte nella lunghezza totale. Anche l’altezza
del corpo è un poco più grande in rapporto alla lunghezza, perchè vi cape
6-6 !» volte. L’ occhio è più grande e supera la sua distanza dall’ estre-
mità della bocca. Le pettorali sono più rotondate. I colori più varii. Il corpo
è attraversato da numerose fasce scure (circa 15), di cui alcune però non
ben distinte e complete. La faccia superiore del capo e la dorsale violacee.
L’addome e gli opercoli giallo-dorati. Le pettorali rosee posteriormente, la”
estremità della codale giallastra. Tutto ciò dà al pesce un aspetto singolare
TL’ esistenza di 54 raggi alla dorsale e di 25 anali ci porterebbe a rife-
rire gli esemplari suddeseritti alla C. pelagica Lac. In questa come pure
nella C. Rippurus Lin. l'origine dell’ anale, secondo Giinther, si trova nel
mezzo della lunghezza del corpo non compresa la codale. Nei nostri saggi
essa nasce notevolmente più in dietro come fu detto. Quindi se quella de-
terminazione specifica è esatta, tal differenza sarebbe dovuta all’età. Il si-
stema di colorazione è senza dubbio differente da quello degli adulti, nei
— 236 —
quali per esempio scompariscono totalmente le fasce oscure trasversali. Se-
condo il Liitken i giovani di Coryphaena sarebbero caratterizzati dalla pre-
senza di spine preopercolari, opercolare e sopraciliare. Di queste io non
scorgo vestigio nei pesciolini che ho sott'occhio, ma forse perchè più avan-
zati in età.
(continua) D." Lulei FACCIOLA?.
nno
ehe.
PNSIOZENTO
ALL'ANATOMIA DEI TISANURI
NOTA PRELIMINARE
DEL PROF. B. GRASSI
(dal Laboratorio di Zoologia dell’Università di Catania).
(Cont. e fine. V. Num. prec.)
Il vaso dorsale è collocato molto superficiale e sembra separato dall’ipo-
derma per una semplice lacuna. Alla parte laterale e ventrale esso è cir-
condato da tessuto adiposo e da lacune del celoma; queste lacune sono evi-
denti in corrispondenza ed in vicinanza agl’intersegmenti. Anteriormente
il vaso dorsale si prolunga in un’ aorta relativamente sottile; quest’ aorta
si tiene al di sopra del tubo esofageo, ha una parete propria (ovunque?)
e si può seguire anche al capo. In qualche punto appena, si trovano delle
fibre, che forse accennano ai muscoli aliformi. Non esiste quel diaframma
ventrale che ha trovato il Graber in molti insetti tipici. I globuli sanguigni
sono incolori, nucleati e di forma per lo più ovoidale; pare che il loro
numero varî collo stadio di digestione dell’animale; si trovano tanto nel vaso
che nella cavità addominale.
Il corpo adiposo non preseuta mai cristalli; sta nella cavità addominale
che però non occupa interamente, perchè lascia sempre liberi certi spazi.
— 237 —
Per la pos zione sopradetta delle valvole, questi spazî corrispondono sino
ad un certo punto alle regioni intersegmentali. Quindi è che una parte del
corpo adiposo viene ad avere una disposizione segmentale.
Non ho avuto sin’ ora femmine sessualmente mature, sicchè la mia de-
scrizione dei genitali non può esser completa.
La femmina è più grossa e più lunga del maschio.
Tanto le ovaia che i testicoli sono in numero di due. Nei giovani stanno
collocati alle regioni laterali dorsali; man mano che ingrossano s’estendono
verso il lato dorsale avvicinandosi l’uno all’altro fino a toccarsi nella linea
mediana, ed insinuandosi così tra l’intestino ed il vaso. I veri canali d’elimina-
zione dei prodotti sessuali sono due come le ovaia ed i testicoli; questi canali
sono retti e brevissimi; ad un estremo ciascuno di essi co munica coll’ovaio o
con il testicolo corrispondente; all’altro estremo i due canali si fondono in un
unico condotto brevissimo, che sbocca nel maschio su una papilla impari
ventrale mediana dell’ottavo segmento addominale. Lo sbocco, che è adunque
impari, nella femmina sembra circondato da tre papille (mediana posteriore
impari, anteriore laterale pari) (1). Oltre a ciò esiste nel maschio una ghian-
dola impari con traccia di formazione dalla fusione di due ghiandole, e
nella femmina un organo impari (vagina?) che decorre internamente al ca-
nale impari.
L’ovaio ed il testicolo sono semplici cordoni (mantenendo così le condi-
zioni embrionali, per es., delle api) e risultino d’epitelio germinativo e di
un involucro. Gli spermatozoi e le uova si sviluppano nella parte poste-
riore del cordone prima che nella parte anteriore. Siccome l’involuero del-
l’ovaio e del testicolo non prende parte allo sviluppo, e, non solo si con-
serva, ma almeno nel maschio diventa più spesso, così sembra che ovaio
e testicolo, dopo che hanno prodotto uova e spermatozoi, si trasformino in
ovidotti e vasi deferenti. Credo che tutte queste parti appartengano al me-
soderma; le vie d’eliminazione, che ho deseritte prima, apparterrebbero al-
l’entoderma; l’unione tra le parti mesodermica ed entod-rmica sarebbe sc-
condaria.
Nell’ovaio, che corrisponde ad un semplice tubo ovarico degli altri insetti,
sono intercalate tra le singole uova parecchie cellule nutritive. Non trovai
però un evidente follicolo cpiteliale attorno ail’uovo.
(1) Il Claus fa sboccare i genitali nel retto! !
— 258 —
Le campodee, per quanto io ho veduto, non subiscono metamorfosi : non
riscontrai alcuna muta, eccetto per gli uncini delle mascelle.
Le campodee mangiano detriti vegetali; si trovano qualche volta isolate,
ma, per lo più, in famigliole sotto le pietre e tra le foglie d’ opunzia, 0,
più di frequente, in angusti pertugi, o fessi che s’incontrano nel ter-
reno sotto le pietre. Fuggono la luce, di cui hanno una debolissima perce-
zione. Pare che abbiano sviluppato moltissimo il tatto e l’ olfatto. Non
possono vivere nei luoghi troppo umidi o troppo asciutti. Sono delicatissime .
S'incontrano in ogni stagione (di primavera, d’estate e d’autunno le cer-
cai nell’alta Italia, cioè nella provincia di Como e di Biella; d’inverno in
Sicilia).
La specie da me studiata, per quanto si può giudicare dalle insufficienti
descrizioni di Westwood e di Lubbock risponde alla campodea staphilinus
di Westwood. Credo che la C. succinea di Nicolet, non sia una specie dif-
ferente dalla C. staphilinus, e che il colore succineo dipenda dalla qualità
del nutrimento. La C. /ragilis di Meinert è forse unum et idem colla C.
staphilinus.
Vengo ora all’japyx.
La cuticola è in generale più grossa che nella campodea, in complesso
è relativamente grossa in corrispondenza alla parte dorsale e ventrale dei
singoli anelli; negli ultimi due anelli, quest’ispessimento della cuticola 0s-
servasi anche sulle parti laterali.
Il sistema nervoso non è molto dissimile da quello della campodea ; le
differenze principali sono queste che segnano. Esiste uno (o due?) ganglio
periesofageo press’a poco al punto d’unione del capo col torace. Il ganglio
sottoesofageo s'estende in avanti meno assai che nella campodea, ed è perciò
più ridotto in confronto con questa. Il sistema nervoso tutto ha un gan-
glio-nevrilemma; tra il ganglio-nevrilemma ed il sistema nervoso p. d.,
esiste una lacuna piena di liquido nutritizio in cui non vidi mai globuli
sanguigni. Esistono otto gangli addominali, uno per ciascuno dei primi otto
anelli: le commissure nella catena ganglionare sono pari e tutte lunghe,
eccetto l’ultima. Non esiste un vero simpatico. Dal lato esterno delle sin-
gole commissure (tutte?) dipartesi un nervo che va a congiungersi con un
= 1999%2
altro distaccatosi dal lato esterno del ganglio susseguente. Sc ciò si veri-
fichi anche nella campodea mi è ignoto.
Il cervello presenta tracce della sua composizione per mezzo di due gan-
gli, e verso la parte mediana s’ allarga, come nella campodea senza pre-
sentar però evidenti quei lobetti che ho descritti in quest’ultima.
Mancano gli organi che ho supposti occhi rudimentali, e, quasi al loro
posto, si trovano due organi ghiandolari che descriverò più avanti. Tra gli
organi di senso registro due papille retrattili (già accennate dal Meinert)
in rapporto col labbro inferiore.
Mancano le vescicole addominali.
Singolarissimo è dl sistema tracheale; vi sono undici paja di stigmate col-
locate lateralmente, là dove, cioè la cuticola è sottile. È ben difficile deter-
minare a quali segmenti corrispondano queste stigmate. È certo che sette
appartengono all’addome, cioè sono al davanti del margine posteriore dei pri-
mi segmenti addominali. Parrebbe che le altre quattro appartenessero al torace.
La prima, veduta nell’ animale supino, appare al davanti del margine
posteriore del primo segmento; veduta nell’ animale bocconi, mostrasi in
corrispondenza del pretergo (1). Questa prima stigmata è molto grande.
La seconda offresi alla vista soltanto ad animale bocconi (è quindi più av-
vicinata alla linea mediana dorsale di quel che non lo siano le stigmate
addominali, la prima e la terza toracica); è al livello delle inserzioni degli
arti sul secondo segmento. La terza stigmata è difficilmente visibile dal
lato dorsale, e facilmente invece dal lato ventrale; non so decidere se cor-
risponda al margine anteriore del terzo segmento o al presterno dello stesso.
La quarta offresi in una posizione simile a quella della seconda e corri-
sponde al terzo segmento.
Questa distribuzione delle stigmate è unica in tutti gl’insetti.
Esistono due tronchi tracheali longitudinali, l’uno cioè a destra e l’altro
a sinistra, sicchè le trachee d’un segmento comunicano con quelle dell’altro.
Non vi sono unioni trasversali eccetto in corrispondenza al nono segmento
addominale (commissura trasversale dorsale). Esistono dei rami dorsali e
ventrali disposti per segmenti, come nelle larve di molti insetti; i dorsali
s'avvicinano con le loro diramazioni al vaso dorsale, i ventrali si dirigono
ai gangli addominali.
Le trachee hanno un filo spirale; le stigmate sono semplicissime e non
hanno apertura valvolare.
(1) Per ora addotto la nomenclatura del Meinert.
= 940. =
Simile a quello della campodea è il tubo digerente; anche qui esistono
pieghe rettali e ghiandole salivari, le une e le altre simili a quelle della
campodea. Sembra però che ciascuna glandola salivare finisca in un organo;
l quale è lungo e piatto, assottigliato in avanti ed allargato all’ indietro
e sta nella regione laterale e lateral-ventrale della parte anteriore c media
del capo; è collocato sotto all’ ipoderma, ed è fatto di molte cellule retico-
vite (ghiandolari?). Lo sbocco delle ghiandole salivari mi è sfuggito. Man-
cano i tubi malpighiani; l’ano, come nella campodea, è terminale.
L'apparato genitale è più complicato che nella campodea; neppure lo
japyx mi s'è fin ora presentato sessualmente maturo, e però la mia descri-
zione deve rimanere incompleta. Le ovaia ed i testicoli sono pari, così pur
i condotti (canali) d’eliminazione dei prodotti sessuali; questi canali, a dif-
ferenza di quanto dissi per le campodee, sono piuttosto lunghi.
In avanti i canali maschili d’eliminazione si coatinuano nei testicoli, po-
steriormente quello d’un lato s'unisce al suo congenere dell’altro lato for-
mando così un unico e cortissimo canale, che sbocca al centro della base
di un organo cavo, retrattile in dentro e sostenuto da chitina.
Quest'ultimo organo, quand’ è retratto, si trova nascosto nella piega tra
l'ottavo ed il nono segmento ed ha figura di una cupola; questa cupola è
attaccata per la base alla parete del corpo e fornita sulla faccia interna di
due corpi palpiformi, uno, cioè a destra e l’altro a sinistra. Questi corpi
palpiformi, quando l’organo si arrovescia in fuori, diventano esterni.
I condotti deferenti presentano, un pò prima d’unirsi insieme, una lunga
ghiandola e, proprio viciuo al punto in cui s'uniscono insieme, presentano
delle dilatazioni (comunicanti tra loro?) che fanno pensare a vescicole sper-
matiche.
Ciascun ovaio (gli japyx sono a sesso separato, come le campodee) è fatto
da rami (5 o più?) forse disposti in ordine segmentale, i quali s'attaccano ad
un unico tronco che ha quindi un lungo tragitto: mi pare che questo tronco
si trasformi in condotto d’ eliminazione e che ciascun ramo dia origine ad
una serie di uova, le quali non offrono vere cellule nutritizie, sibbene un
evidente follicolo. Il ramo ovarico posteriore ha origine in vicinanza alla
apertura genitale esterna.
I due ovidotti finiscono in un canale unico, che, dopo brevissimo tra-
gitto, sbocca in un punto simile a quello dell’ apertura genitale maschile.
Esiste anche una sorta di vagina in cui stanno forse due papille e che
è collocata superficialmente rispetto all’or cennato canale (1).
(1) Lo sbocco esterno è impari sì nella/campodea che nell’japyx. L'ipotesi del Pal-
men (Morph. Jahrbuch 1884, N. 1) non pare adunque molto confortata dai tisanuri,
Sol
Vaso dorsale, sangue e corpo adiposo si comportano presso a poco come
nella campodea ; il vaso dorsale però anteriormente s’ estende nella metà
posteriore del secondo segmento toracico e, corrispondentemente l’aorta, si
trova appena nella metà anteriore del segmento stesso. Posteriormente corpo
adiposo e vaso terminano prima che nella campodea. Il vaso dorsale ap-
pare sospeso per mezzo di connettivo adiposo-fibroso che ne involge una
gran parte.
La specie di japyx da me studiata è il sol.fugus, descritto dal Meinert.
A Catania in dicembre avea gli uncini delle zampe uguali; adesso invece
li ha disuguali; notisi che allora era meno adulto che al presente.
Lo japyx si trova qualche volta isolato, ma per lo più in famigliole sotto
le pietre, appunto come la campodea; e come questa, si pasco di detriti
vegetali. Fin’ora l’ho cercato e trovato d’autunno a Rovellasca (piano lom-
bardo) e d’inverno a Catania; è assai più raro della campodea. Una volta
sola vidi un japyx che mutava la cuticola.
Finirò con un cenno sulle espansioni, o piastre laterali dorsali della le-
pisma. Esse son fatte da due lamine cuticolari che si saldano insieme al
margine libero; tra esse stanno ipoderma e rami tracheali; sono coperte di
squamme e di peli. Trovano probabilmente riscontro nelle prominenze laterali
dorsali delle larve di parecchi insetti tipici.
Se consideriamo le ipotesi sopra accennate .col lume dei fatti da me sco-
verti e degli altri già noti, egli appare probabile che i tisanuri siano in-
setti molto primitivi e che stiano tra loro nei rapporti che ho dianzi sup-
posti; è certo che gli japigi appartengono ad una famiglia differente di
quella delle campodee. Anche le altre ipotesi acquistano un certo grado di
probabilità. Ci riserbiamo però di concludere quando avremo rischiarata
tanto l’embriologia degl’insetti in discorso, quanto la morfologia della sco-
lopendrella (una specie di scolopendrella non è rara in Catania), dei col-
lemboli e delle nicolezie.
10 Febbraio 1884,
Il Naturalista Siciliano, Anno II, 31
— 242 —
AGGIUNTE
IT. Sì nell’japyx che nella campodea, il lato ventrale del primo anello
addominale è caratterizzato da speciali papille. Nella campodea ve ne sono
appena due; nel maschio queste due papille sono riunite assieme da una
piccola zona di corti peli, che mancano nella femmina. Mi pare certo che
vi corrispondano speciali terminazioni nervose. Una simile dis posizione
esprime l’intima parentela dei tisanuri coi collemboli (si ricordi che questi
ultimi hanno il tanto caratteristico tubo ventrale appunto al primo anello
addominale).
Nel lavoro esteso cercherò di provare che la differenza sessuale, quale
ho detto esistere nella campodea, accenna a ciò che una volta negl’insetti
lo sbocco dei genitali era, come in molti artropodi inferiori, ai primi seg-
menti addominali.
II. Intanto che questa Nota era in mano del tipografo, ho trovato ab-
bastanza numerosi esemplari d’ una Nicoletta , lunga un centimetro circa ,
che è forse la Geophila (Nicolet | ha battezzata senza darne i caratteri
specifici). Posso contraddire l’opinione del Lubbock che le nicolezie, cioè,
siano larve di altri insetti; esse formano un genere abbastanza naturale
della famiglia lepismida: la distribuzione delle stigmate, le trachee, le ap-
pendici sessuali esterne e l’apparato boccale trovano pieno riscontro nelle
lepismide.
Mancano gli occhi; le squamme sono, a così dire, rudimentali. Esistono
almeno sei lunghi tubi malpighiani.
Tl terzo anello delle antenne nel maschio porta uno sprone. Esistono vesci-
cole addominali uguali a quelle della campodea. Come nel machilis, il primo
anello addominale non possiede zampe rudimentali.
III. Nei machilis le due paia posteriori di zampe toracic he sono bifide:
molte zampe della scolopendrella si possono considerar bifide: le antenne
sono quasi hifide nel maschio della nicolezia: le papille del primo anello
addominale della campodea e dello japyx, le vescicole addominali della
campodea e della nicolezia, le papille e le appendici dei genitali esterni
probabilmente sono espressione di una preesistente bifidità degli arti. Anche
l'apparato boccale accenna a simili disposizioni. Concludo che la tanto ca-
ratteristica bifidità degli arti dei crostacei riscontrasi anche nei tracheati.
CORALLI GIURESI DI SICILIA
(Cont. V. Num. prec.).
Nebrospongia De Greg.
Propongo questo sottogenere per la specie seguente.
Nebrodensia (Nebrospongia) Meneghinii De Greg.
Spongiolo globuloso , elegantissimo , con un diametro di circa 25", La
sezione verticale mostra una gran quantità di sottili muraglie paliformi rag-
gianti da un centro (che è vicino ma che non tocca la base ed è ricacciato
alquanto in dentro), e da gran quantità di traverse sottili tabulari concen-
triche, che formano con quelle un tessuto a scacchi. Queste hanno però
qualche rara interruzione che avviene sempre nello stesso tubetto. Tali in-
terruzioni fanno sì che il tessuto celluliforme non sia dappertutto simile.
La sezione orizzontale mostra un tessuto di piccoli poligoni irregolari o
suborbicolari con un diametro di circa 1]2 ®"., le cui pareti sono esilissime;
qua e là si ha qualche interruzione, che forma un piccolo foro, e che è
(io credo) prodotta dell’arresto delle traverse di cui dissi di sopra.
Loc. Piano di Fico.
Ded. Questa specie è dedicata all’illustre professore di Pisa, onore della
geologia italiana.
PARTE TERZA
Tetrasmila pulchella De Greg.
Elegante spongido di forma un pò convessa superiormente, troncato e
scavato alla parte inferiore e senza peduncolo. Diametro di 10", La su-
perficie esterna ad occhio nudo si mostra finamente punteggiata. A _guar-
darsi con la lente si osserva che tali puntini non sono semplici ma accop-
piati sovente a due, talora a tre.—Si notano inoltre delle specie di stelle
irregolari distanti circa 5"", l’una dall’altra. Talune consistono in una pic-
cola depressione entro cui si osservauo delle macchiette bianche irregolari
puntiformi e lamellose. Altre sono però così composte: nel mezzo hanno
delle macchiette piccole tondeggianti, attorniate di altre macchiette bislunghe
e lamellose. Queste rassembrano immensamente a quelle della 7. corallina,
n
From. (Fromentel Intr. Étud. spong., tav. 4, fig. 10).
Loc. Falde del Monte Pellegrino.
Prophelia quidquid De Greg.
Sp. dub.
Questa specie non basata che su un solo alterato esemplare pare molto
simile alla Pr. corallina (From. Pal. terr. Cor., tav. 15, f. 17).
Loc. Falde del Monte Pellegrino.
Culiaespongia De Greg.
Propongo questo nome in sostituzione di quello di Zittelspongia (De Greg.
Coralli titon. di Sicilia, p. 2) essendo quest’ultimo nome stato già adope-
rato da altri come gentilmente me ne avverte l’istesso illustre Professore
di Monaco.
Nebrodensia De Greg.
Questo genere fu proposto da me nel Nat. Sic. V. 2, N. 4. Alle ana-
logie citate potrei aggiungere quella che ha col g. Dyctionema.
le) ole) le) q le)
Nebrodensia thitonincola De Greg.
È il più grande polipaio che io abbia rinvenuto finora nel titonio. La
sua struttura è semplicissima, infatti la sezione longitudinale ci mostra sot-
tilissimi sepimenti subparalleli, ma talvolta inclivantisi flessuosamente di
lato, distanti fra loro circa 13", traversati ad angolo retto da altri sepi-
menti che vengono a formare un elegante tessuto a scacchi. La sezione
trasversa ci mostra un tessuto di piccole cellette generalmente non qua-
drangolari ma sferoidali, disposte in taluni tratti con un certo ordine , in
altri no, tendendo in alcuni punti a subramificarsi.
Ha moltissima analogia con l’Aloeolites depressa e septosa (Milne Edwards
Brit. foss. cor., p. 157-8, tav. 45, f. 4, 5); se ne distingue solo per essere
le traverse più regolarmente per diritto l’una all'altra e formanti vere ta-
bule.
Il rinvenimento di questa specie è di molto interesse : 1° perchè questo
genere non era stato da me riuvenuto che nella zona a Calamophyllia ne-
brodensis De Greg. e Thecosmilia Spadae Menegh.; 2° perchè, come i più
reconti lavori sul giura tendono a dimostrare, le forme coralliche più sem-
plici che si credcano proprie dei terreni primitivi si è trovato invece che
nel giura acquistano grande sviluppo senza allontanarsi molto dai loro tipi.
Loc. Falde di Monte Pellegrino,
— 245 —
Nebrodensia Billiemensis De (reg.
Polipieriti raggianti assai minuti con muraglie sottilissime, traverse con -
centriche pure sottilissime a guisa di strati. Si distingue appena dalla N.
Bellampana, De Greg.
Loc. Castellana (Billiemi).
Papillionius, De Greg.
Propongo questo sottogenere per la specie seguente.
Chastetes (Capillionius) miliopolipus De Greg.
Elegante piccolo polipaio di forma globulosa, rotondeggiante ovvero bis-
lunga (sovente 20 "".), formato di angustissimi polipieriti semplici paral-
leli fra loro, che alla superficie esterna non si mostrano che a guisa di
puntini. Nello spazio di 1". se ne possono contare circa 3, da ciò si può
avere un’idea della loro piccolezza. A guardarli ad occhio nudo non si ap-
palesano che a guisa di un punteggiamento. Colla lente però si vede che
la loro forma è sferico-poligonale e che nel mezzo di ciascuno di essi ci
ha per lo più un piccolo stiletto in mezzo, è appunto principalmente per
questo carattere che ho proposto il nuovo sottogenere.
Loc. È una delle specie più comuni nel calcare titonico delle falde di
Monte Pellegrino.
Polifinius De Greg.
Propongo questo sottogenere pel Chaetetes capilliformis ete. Mich. e per
le due specie seguenti etc.
Chaetetes (Polifinius) erctensis De Greg.
Grosso polipaio massiccio, cilindrico. Il mio frammento è lungo 60""., e
ha un diametro di 35"", Ad occhio nudo non si veggono che degli strati
orizzontali convessi, regolari, distanti circa 5". l’uno dall’altro. Osservan-
dolo però con una buona lente si osserva nella sezione verticale una strut-
tura simile (se non identica) a quella del Ch. capiliformis Mich., e nella
superficie orizzontale un tessuto di minutissimi punti. Questa specie diffe-
risce dal Ch, miliopolipus De Greg., per la presenza di strati orizzontali
— 246 —
convessi, la mancanza dello stiletto in mezzo ai polipieriti, e per essere
questi più sottili.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Chaetetes (Polifinius) anabaciopsis De Greg.
Di forma globulare rotondeggiante. Superficie superiore convessa, infe-
riore concava con una fossetta in mezzo che in qualche individuo pare co-
sparsa di sostanza cpitecale. Polipieriti esilissimi, stiliformi, raggianti.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Daniopsis De Greg.
Propongo questo sottogenere per la specie seguente.
F'avosites (Daniopsis) Castellensis De Greg.
Polipaio subgloboso. Diam. 35®®, I polipieriti alla superficie esterna for-
mano un tessuto di piccoli fori pentagonali semplicissimi del diametro di
un ago sottile, con pareti piuttosto robuste.—La sezione verticale mostra
una struttura molto caratteristica : essa consta di specie di bacchettine lon-
gitudinali subparallele, che costituiscono le pareti laterali dei polipieriti ,
e di processi orizzontali che s'incontrano con queste ad angolo subretto.—
È da osservare che nell'incontro di detti processi con quelle avviene un
ispessimento, sicchè tutti i piccoli tubi comunicano fra loro e sono formati
delle bacchettine verticali (che costituiscono la muraglia) e dei processi
orizzontali che col loro incrociarsi costituiscono come tanti anelli per diritto
l’uno all’altro sostenuti da quelle. Da ciò si rileva che tutte le celle deri-
vatene vengono a comunicare fra loro.
Loc. Contrada Castellana (sotto la scala di Montelepre).
(continua) Marcun. A. De GREGORIO.
156.
159.
160.
161.
163.
164.
165,
166.
— 247 —
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.).
Selenia tetralunaria Hfn.—Staudinger, 157.
Il bruco in maggio e giugno si trova sulla quercia (Curò).
Piemonte, Dalmazia, Napoli, Sicilia.
. Odontopora bidentata Cl.—Staudinger, p. 157.
In agosto e settembre il bruco riaviensi sulle querce.
Piemonte, Parma, Alpi marittime.
Himera pennaria Lnn.—Staudinger, p. 158.
Il bruco in maggio e giugno sulle querce e sulle betulle.
Valle di Locana in Piemonte, Parma,
Crocallis elinguaria Lnn.—Staudinger, p. 158.
Il bruco in maggio e giugno sulle querce (Curò).
Alto Nizzardo, Camaldoli, Piemonte, Dalmazia.
Eurymene delabraria Lnn.—Staudinger, p. 158.
Questa specie ha due generazioni, il bruco si trova in maggio e giugno,
e poi in settembre ed ottobre sulla quercia (Lefitole).
Piemonte, Parma, Sicilia.
Urapteryx sambucaria Lnn.—Staudinger, p. 158.
Il bruco in autunno vive sulla quercia (Milliére), ma come polifago è poco
da temere, nutrendosi del sambuco, tiglio, pero e del melo.
Italia centrale, e settentrionale, Dalmazia, Corsica.
Macaria notata Lnn.—Staudinger, p. 160.
In giugno e settembre il bruco si trova sulla quercia (Curò).
Piemonte, Parma.
Hybernia leucophaearia Sch.—Staudinger, p. 161.
Bruco sulla quercia nell’estate (Curò).
Boschi di Alzate in Lombardia, Piemonte, Toscana.
Hybernia aurantiaria Esp.—Staudinger, p. 161.
Il bruco in maggio e giugno vive sulla quercia, e sul tiglio.
Piemonte.
Hybernia marginaria Bk.—Staudinger, p. 161.
Bruco in maggio e giugno sulla quercia,
Boschi di Alzate, Liguria, Toscana.
Hybernia defoliaria Cl.—Staudinger, p. 161.
Il bruco quantunque vive sugli alberi da frutto, pure qualche volta si nutre
della quercia, ed una volta sola la trovai cennata come nociva alle querce.
Piemonte, Liguria, Sardegna.
— d4ì —
167. Anisopteryx aceraria Schf.—Staudinger, p. 161.
Qualche volta il bruco è stato trovato sulle querce, ordinariamente vive
sull’acero.
Piemonte, Carso.
168. Anisopteryx aescularia Schf.—Staudinger, p. 161.
Specie polifaga, in maggio si trova sulla quercia, sul prugno, ligustro ed
ipocastano.
Liguria, Toscana.
169. Phigalia pedaria Fbr.—Staudinger, p. 162,
Bruco in maggio e giugno sulle querce, Milliére la trovò sul Q. robur.
Piemonte, Regione alpina.
170. Biston hispidarius S. V.--Staudinger, p. 162.
In maggio il bruco si nutrisce sulla quercia (Carb).
Italia settentrionale, Toscana.
171. Biston pomonarius Hbn.—Staudinger, p. 162.
Bruco polifago in maggio e giugno vive sulla quercia, si trova anche sul
faggio, pero, e melo.
Valle di Exilles in Piemonte, ove è rarissima.
172. Biston hirtarius Cl.—Staudinger, p. 162.
Il bruco vive sulla quercia (Milliére).
Calabria, Corsica.
73. Biston stratarius Hfn.—Staudinger, p. 162.
Ha due generazioni in luglio, agosto, e settembre, il bruco ordinariamente
vive sulle querce, si nutre ancora delle betulle, pioppi, e tiglio.
Liguria, Piemonte, Toscana?
174. Boarmia occitanaria Dpn.—Staudinger, p. 164.
Il bruco vive sul Q. suber ed ile.
Nizza,
175. Boarmia ilicaria Hbn.—Staudinger, p. 164.
In maggio e giugno sul Q. robur ed ilex.
Dalmazia.
176. Boarmia roboraria Sch.—Staudinger, p. 165.
Il bruco vive di preferenza sul Q. rodur in maggio, giugno e settembre
(Milliére), si trova anche sulle betulle e faggi.
Alto Nizzardo, Sicilia.
177. Boarmia consortaria Fbr.—Staudinger, p. 165.
Il bruco vive di preferenza sul Q. robur in maggio, agosto, settembre
(Milliére).
Piemonte, Parma, Corsica.
178. Boarmia luridata Bk.—Staudinger, p. 165.
Il bruco è polifago, si nutre sulla quercia, avellano, betulla.
Piemonte.
(continua) F. Minà PacLumpo.
EnRIco Racusa Dirett. resp.
uri.
$ 6007
ANNO III, 1 GIUGNO 1884 N99”
On AUSACE BS, (E5%4
Stabilimento Tipografico Virzì
— 1884
- ATURALISTA SICILIANO -
= | Lo 4 i | =
= GIORNALE DI SCIENZE NATURALI =
s — rev =
E SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE =
= ABBONAMENTO ANNUALE =
= ARI E AA CP e eo a Od =
= LAHSYGOMPRESFNELI UNIONE POSTALE Va ua O Ra ONE =
È ALTRI PAESI . » 14 » Ss
SUN: NUMERO: BEPARATO, ICONE TANOLBIA, o il dala ingl id
= i; » SENZAMEANOREE ARI e oa ae E =
= GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO \=
= Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione =
= al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89. =
E SOMMARIO DEL NUM. 9. =
= E. Ragusa—Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua). Ss
= C. Parona—Una parola di risposta al prof. Grassi Battista. =
= G. Seguenza—G/i Ostracodi del Porto di Messina (continua). =
= A. De Gregorio—Coralli Giuresi di Sicilia (coRtinua). s
= GG. Seguenza—-// Quaternario di Rizzolo (cont.). =
= M. Lojacono—Studti su piante critiche, rare o nuove della Flora di Sici- E
= lia (continua). =
= A. Cocco—/ndice Ittiologico del mare di Messina (continua). s
i =
= PALERMO =
ATINTTITHNINIINIINITITHIHKITTITITITTIMTIMNEIVWIKKIKKIKKKIKOIKK OH KRKAKATKKTKKATKKKBIKVISIATIAIKKKKATAFITITAKATIVIASEAALKNKNKSKIALIAHINOKKAKKIVKKANKAKKAiKrAnnannanannA tinti
ANNO III. 1 GIUGNO 1884. N. 9.
SIT <**_*>*<*<*<-<**-<-<*-<_**<***° ©_‘*—££<°©**-<*-<**-<—<<*°--:55>-<--X-KAK
IL NATURALISTA SICILIANO
LEA IRE DONI. -<X-”X_--<<£r--<
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CATALOGO RAGIONATO
DEI
Coe Lotte DEEesTOCIL5IA
(Cont. V. Num. prec.).
Ambiystomus Erichson
Mauritanicus Dej. . . Rottenberg dice che lo raccolse a Catania presso dei
pioppi, ma raro; una volta però lo trovò copioso in
riva al mare; io non lo posseggo nè posso dire se il
rottenberg trovò in Sicilia il tipo o la varietà.
var. albipes Sturm (1). Questa varietà si distingue dal tipo per il colore intie-
ramente rosso-testaceo delle gambe e specialmente
delle antenne ; il D." Schaufuss la descrisse ultima-
mente (Nunquam otios, II, pag. 546 ) come una
nuova specie di Sic.lia, sotto il nome di A. rufi-
cornis.
levantinus Reitter . . Questa nuova specie descritta nel 1883, si conosceva
solamente delle isole Jonie, Morea, e Andalusia ; io
l’ho scoperta al lago di Lentini nel mese di maggio,
ove la raccolsi in numero, assieme al mio amico Luigi
Failla.
metallescens Dej. . . A Catania nell’aprile e maggio sotto i pioppi e la cor-
teccia degli olivi, Rottenberg lo trovò comune; io ne
posseggo una ventina d’esemplari presi tutti presso
l’Oreto nel maggio e specialmente nel giugno , Sotto
le pietre.
(4) Il Sig. Edm. Reitter nel suo pregevolissimo lavoro « Revision der europaei-
schen Amblystomus-Arten (Wiener Entom. Zeit. 1883, pag. 139-143), mentre nel-
l’enumerazione delle specie (pag. 139) cita come sola varicià dell'A. mauritanicus
la e. ruficornis, nella parte descrittiva (pag. 140) nota invece la rar. albipes Sturm.
mettendovi in sinonimia l'A. ruficornis Schauf.; è facile comprendere che ciò è
stato una semplice svista.
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl, 32
niger Heer. . . . . Questa specie creduta varietà, è stata sempre confusa
con la specie precedente. Rottenberg la raccolse as-
sieme alla metallescens ed io pure, ma è assai più
rara di questa; ne posseggo quattro soli esempla-
ri (1).
Lebia Latreille
fulvicollis F.. . . . La più grande specie del genere che trovasi da noi dal-
l’ottobre al luglio, generalmente sotto le pietre, ma
non è affatto raro battendo gli alberi di vedersela ca-
dere nell’ombrello da caccia.
È facile distinguerla dalla pubipennis Dufour (citata
erroneamente nel catalogo Romano), per il petto che
invece di azzurro è rosso in quest’ultima specie, che
del resto non trovasi in Sicilia.
cyanocephala L. . . Questa bella specie è variabilissima sia per il colorito
che dall’azzurro scuro passa al più bel verde, sia per
la forma del corsaletto, che qualche volta è legger-
mente ristretto alla base, con gli angoli posteriori
ordinariamente subottusi ed un poco arrotondati alla
punta, mentre spesso lo sono assai meno; ma il loro
lato posteriore è sempre più o meno arrotondato; que-
sto non era il caso per l’ esemplare 9 di Sicilia che
figurava nella collezione del Dejean, sotto il nome di
coeruleocephala Dahl, che lo stesso Chaudoir era
disposto a considerare come una specie distinta qua-
lora ne avesse visto più esemplari. Ora io che ne ho
visto e ne posseggo molti esemplari, non sono dispo-
sto a considerarli nemmeno come semplici varietà.
Ho trovato questa specie poco rara, nel maggio e giu-
gno sugli olmi ed i faggi, nel bosco della Ficuzza,
in quello di Castelbuono, e sulle Madonie.
(1) Questa specie mi era stata determinata per A. Sardous Baudi, oggi sino-
nimo di Raymondi Gaut., e sotto questo nome la citai nel mio catalogo del set-
tembre 1880. Nello stesso errore incorsero i Signori De Stefani e Riggio nel loro
catalogo della col. del R. Mus. Zool. di Palermo 1882. — Del resto io credo che
non sarà difficile il trovare pure questa specie, ed ora che possediamo il lavoro
del Reitter gli entomologhi Siciliani dovrebbero studiare meglio questo piccolo
gruppo.
var, annulata Brull.
Sgobi:
. Questa varietà della cyanocephala, descritta sopra esem-
plari di Grecia, e che trovasi pure in Sicilia, è stata
certamente fin oggi confusa con il tipo, giacchè nes-
suno la cita di quest'isola. Essa si distingue per avere
tutti gli articoli delle antenne marcati di rosso alla
base, e le elitre un poco più fortemente puntate.
Io ne posseggo molti esemplari trovati in maggio
presso il lago di Lentini specialmente sulle erbe.
crux-minor L. . . . Romanoe Ghiliani citano questa. specie come di Sicilia;
L)
var. nigripes Dej.
trimaculata Villers .
scapularis Iourcr. .
var. lepida Brull.
io non la posseggo; ho ragione di credere che 1’ in-
setto dei cataloghi di questi autori, sia invece la va-
rietà seguente.
. I tre esemplari da me posseduti appartengono tutti alla
var. communimacula Dahl di Sicilia, avendo il solo
primo articolo delle antenne, rosso; non credo però
che debbasi a ciò attaccare importanza, visto che lo
stesso Chaudoir nella sua ultima monografia (1870)
dice di possedere un esemplare della var. communima-
cula con tre articoli rossi: e difatti gli autori del ca-
talogo di Berlino non tennero conto di questa varietà.
I miei esemplari li ho trovati due nel luglio sulle Ma-
donie ed uno presso al lago di Pergusa (Castrogio-
vanni) nel giugno scorso.
la cyathigera Rossi, una delle Lebie più comuni
della Sicilia e trovasi dal gennajo in poi sui muri
soleggiati presso Palermo, e credo in tutta l’isola, Ne
posseggo un esemplare che varia dagli altri per una
macchia nera triangolare alla base delle elitre come
nella ecrue-minor; un altro esemplare presenta una
varietà di colorito sulle elitre assai più rimarchevole,
avendo il disegno a forma di fiore nero, riunito in
unica larga fascia, che lo fa assomigliare ad una
grossa var. lepida.
In questi due esemplari il colore delle gambe e delle
antenne è come nel tipo.
. Questa specie (7urcica Fabr.) è comunissima special-
mente in maggio, nel bosco della Ficuzza, ove battendo
le querce e gli altri alberi può raccogliersi a centinaja.
. Posseggo un solo esemplare di questa graziosissima va-
rietà della Rumeralis Dej., scoperto e donatomi dal
mio amico Luigi Failla-Tedaldi che lo trovò nel mag-
gio sotto una pietra, presso al fiume che tocca la sta-
zione di Motta S. Anastasia.
— 252 —
‘frovasi illustrata e descritta negli Annali della Soc.
Ent. di Francia 1855.
Cymindoidea Laporte
Famini Dej. . . . . Specie rarissima che io posseggo fin'ora in soli due esem-
plari, uno datomi dall’ amico De Stefani, e trovato
nel gennajo ad Alcamo, l’altro trovato da me stesso nel
maggio sotto una pietra alla Navurra.
Rottenberg ne trovò pure due (Platytarus Faminit)
nel piano di Catania presso dei pioppi. Questa specie
è la Bufo dello Schaum.
(continua). Enrico Ragusa.
— rr + CI a —
UNA PAROLA DI RISPOSTA
AL PROFESSORE RA TSISIUDSA TER SATA
Il Prof. Grassi Battista in uno scritto (Nuturalista Siciliano , Ann. III),
distribuito in copie a parte anche a chi poco gliene importava e non di-
menticando di sottolineare quanto riguardava il sottoscritto nelle copie de -
stinate a Tizio piuttostochè a Sempronio, fa sapere come il mio lavoro sulle
Poduridi (1878), per ciò che riflette la loro anatomia, è una semplice copia
della vecchia memoria del Nicolet, 1844, ed è perciò infarcita di grossolani
CHTOTI.z
Non curandomi di far rimarcare il linguaggio del Prof. Grassi Battista,
perchè oramai si è reso noto a tutti, potendo il lettore averne altri saggi,
non rari, nè meno scortesi, mi preme far conoscere come : dettando quel
lavoro sulle Poduridi, primo a comparire in Italia, io intendevo dare sem-
plici cenni sulla loro organizzazione, mai nascondendo che essi non fossero
improntati sulla vecchia memoria del Nicolet, indicandolo chiaramente, quasi
ad ogni pagina, in quel breve sunto anatomico. È appunto per tale riflesso
che non credetti necessario rovistare in altre opere, o lavori, per fare della
erudizione e per dare l’ultimo risultato della scienza in uno scritto, d’ in-
dole più sistematica che di anatomia.
Inoltre è bene che il lettore sappia come nella predetta mia Memoria,
1878, ebbi a citare soltanto il Lubbock (Bibliografia, p. 6, 7) ec che perciò,
=]
LI
i e
in gran parte, non ha carattere di esattezza quanto asserisce il Professor
Grassi Battista nelle ultime linee della predetta Nota: errori che prima
di uscirne la copia del Parona, erano già stati rettificati dal Lubbock, dal
Meinert,e dal Tullberg..... autori citati nella bibliografia del Parona stesso.
Li indicai soltanto nella bibliografin della seconda memoria 1879 (Atti Soc.
Ital. di Sc. nat.).
Questa piccola rettifica la faccio, affinchè il Prof. Grassi Battista, se me
lo permette, ne voglia fener minuto calenlo nella letteratura in argomento
nella Memoria estesa, che promette; ed in questo caso sarà bene che sappia,
per essere sempre più esatto, come il Meinert si era occupato delle Cam-
podee, le quali, si conosce, spettano ai Tisanuri e non alle Poduridi. È di
queste ultime che esclusivamente tratta la mia pubblicazione, accennata dal
Prof. Grassi Battista.
Spiacemi ad ogni modo che il Prof. Grassi Battista abbia tenuto parole
così poco garbate (pur supponendo dovesse dire la verità) verso chi, con
ripetuti scritti, fu da lui pregato onde gli inviasse copia di sue pubblica-
zioni e materiale; ed al quale fu, durante gli anni Universitarj, legato da
amicizia, quando non si dovesse dire di riconoscenza.
Prof. Corrapo PARONA.
Genova, Aprile 1884.
__ _—_T_____ > o -@—i0,gr= —_— x.
GLROSERAGODÌ
DEL
Porre MM ESSE
(Comesvesni. precs)i
Gen. Cytheridea Bosquet.
C. punetillata Brady,
Anne Mag. Nate Hist.; ser. HI vol. XVI; pi? 189, tav. DX fig 9-11.
Quelli pescati nel porto di Messina sono esemplari di forma tipica.
DISTR. GEOGR.
Baia di Baffin, Golfo di S. Lorenzo, Spitzberg, Norvegia, Gran Bretta-
gna—Rara nel porto di Messina!
— 254 —
DISTR. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra, di Calabria! di Rizzolo!
C. torosa (Jones).
Ann. Mag. Nat. Hist., Ser. IL vol. VI, p. 27, tav. III, fig.
Questa specie può dirsi comune nel porto di Messina, gli esemplari varî
da me esaminati presentano più o meno distinto quell’infossamento trasver-
sale che sogliono offrire ambe le valve e mancano di papille prominenti
sulla superficie, per cui spettano alla Var. teres Brady e Robertson.
DISTR GEOGR.
Norvegia, Gran Brettagna, Irlanda, Levante, mare di Azof — Porto di
Messina !
DISTR. STRAT,
Quaternario d’Inghilterra—Rizzolo !
Gen. Loxoconcha G. O. Sars.
L. Avellana (G. S. Brady).
Lay I, 0:
Normania avellana Brady. Trans. Zool. Soc., vol. V, p. 882, tav. LXI,
iso:
Questa specie che vive in Australia ed alle Indice offresi affatto identica
nel porto di Messina, ma la forma tipica vi è rara, invece è molto comune
una forma che trovai a Rizzolo, fossile nei quaternario antico, e che chiamai
Var. mediterranea n.
Essa differisce dal tipo per avere l’estremità anteriore più larga, minor
curvatura nel margine ventrale, e la smarginatura posteriore alquanto più
in alto, siccome la punteggiatura della superficie sembra bene spesso al-
quanto più sottile.
Tali differenze si notano e negl’individui maschili e nei feminei.
È notevole come questa varietà si collega molto intimamente col tipo ,
per gradazioni intermedie.
DISTR. GEOGR.
Porto Jakson, Australia, Tongatabu, Indie occidentali—Comune nel porto
di Messina!
— 255 —
DISTR. STRAT,
Quaternario di Calabria! e di Sicilia! — Rizzolo!
L. tumida Brady.
Ann. and Magaz. of. N. H., pag. 45, 46 e 48.
Anco questa è una specie comune del porto di Messina, dove si presenta
ben poco variabile.
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo, Baia Besika, Pireo, Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Calabria! e di Sicilia! — Rizzolo!
L. lata Brady.
Les fonds de la mer, vol. I, p. 89 e 102.
Non differisce in nulla dalla forma descritta dal Brady, pescata ai Dar-
danelli ed a Costantinopoli.
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo—Costantinopoli, Dardanelli.— Rara nel porto di Messina !
DISTR. STRAT.
Rara a Rizzolo!
L. tenuis n. sp.
Tavgglne, 1:
Conchiglia piccola, tenue, guardata lateralmente di forma ovato-romboi-
dale, convessa e maggiormente presso la metà del margine ventrale, col-
l'altezza massima che supera la metà della lunghezza raggiungendo quasi
i due terzi della stessa, e trovasi verso il terzo anteriore; l’estremo ante-
riore è largo ed obliquamente rotondato, la regione posteriore invece si
restringe obliquamente terminandosi quasi ad angolo rotondato, che occupa
la parte elevata di quell’estremità; il margine dorsale s’incurva nel punto
più elevato e corre quasi retto nel resto posteriore; il margine ventrale è
lievissimamente sinuoso nella parte anteriore, in modo che sembra quasi
— 256 —
retto e corre parallelamente al dorsale, posteriormente poi forma una larga
curvatura; guardando la forma dalla regione dorsale il contorno si presenta
ovato-rombico, colla maggior larghezza in mezzo e quasi uguale ai due
terzi della lunghezza, coll’estremità acute, ma la posteriore maggiormente;
guardando la conchiglia da un'estremità si ha un contorno ovale colla mag-
gior larghezza al terzo posteriore, coll’estremità superiore acuta, colla re-
gione ventrale rotondata e provvista in mezzo d’una prominenza acuta. La
superficie della conchiglia è fornita di fina e folta puuteggiatura.
Lunghezza Altezza Spessore
OA: Oo, OS pr:
Questa specie è ben distinta per la sua sottigliezza, per la forma quasi
romboidale, la gibbosità presso il margine ventrale e la fina e folta pun-
teggiatura. Somiglia alquanto alla ZL. tumida, ma è più piccola colla pun-
teggiatura più fina, coll’estremità posteriore quasi angolosa non ismarginata
e molto diverso il contorno guardata la conchiglia da un estremo.
DISTR. GEOGR.
Molto rara nel porto di Messina !
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo !
L. seminulum n.
Tav Itis co.
Conchiglia di forma ovato-ellittica guardata lateralmente, con una con-
vessità crescente verso il margine ventrale, colla maggiore altezza in mezzo
e superiore alla metà della lunghezza; l’estremità anteriore è strettamente
rotondata, la posteriore si restringe graditamente e si termina più stretta,
ma rotondata parimenti; il margine ventrale ed il dorsale sono ugualmente
convessi e danno così alla conchiglia la forma specialissimi pressochè el-
littica; guardandola dal dorso ha forma ovata, angolato-ottusa anteriormente
quasi acuminata posteriormente, lo spessore massimo presso la metà ugua-
glia quasi i due terzi della lunghezza totale ; il contorno si mostra ovato
e privo di angoli allorchè si guarda da un’ estremità. La superficie è ri-
coperta da grosse punteggiature rotondate e ravvicinate, ne va esente sol-
tanto uno stretto margine che contorna la regione posteriore.
Lunghezza Altezza Spessore
Obi, O, 36m, O9Snn
m7amm Amm A7mm
0,75mm, 0,45mm, 0,47mm,
— 257 —
Questa specie per la sua particolare forma si distingue bene dalle co-
nosciute, le quali presentano in vario grado un’obliquità in senso opposto
delle estremità loro, questa invece è diritta di forma ovato-ellittica.
Idue soli esemplari da me raccolti nel porto di Messina si allontanano
alquanto dai fossili di Rizzolo per avere l’ estremità posteriore meno ri-
stretta e più rotondata; ma io ho creduto che non si debbano disgiungere
dai fossili per questa sola differenza.
DISTR. GEOGR.
Molto rara nel porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Rara a Rizzolo!
(continua) G. SEGUENZA.
— ED
CORALLI GIURESI DI SICILIA
(Cont. e fine V. Num. prec.).
Spongitamnia De Greg.
Propongo questo sottogenere per la specie seguente.
Thamnastrea (Spongitamnia) busillis De Greg.
Polipaio subcilindrico, ramificato, lungo circa 25"®., largo 5"® A guar-
darsi ad occhio nudo non lascia discernere alcun carattere , guardandolo
però con la lente si osserva esser tutto formato di piccole lamelle avvici-
nate le une alle altre. Sono queste molto brevi, talune quasi stiliformi,
altre un pò allungate; non credo però arrivino mai a 1"., disposte senza
alcun ordine. Inoltre qua e là alla distanza di circa 1"., si trovano dello
piccole stelle. Queste hanno un diametro non maggiore di 1"%., e sono for-
mate da 10 brevi lamelle regolarmente confluenti, non arrivauti però mai
al centro, anzi lasciando un vuoto considerevole in mezzo.
Loc. Falde del Monte Pellegrino.
Mirmidia De Greg.
Propongo questo nuovo sottogenere per la specie seguente.
Il Naturalista Siciliano, Anno III. 32
— 208 —
Meandrina ? (Mirmidia) serafina De Greg.
Corallo globuloso di circa 12", di diametro. La sua struttura consiste
in fori esilissimi cilindrici quasi visibili ad occhio nudo, riempiti di sostanza
calcarea, con delle interruzioni anguste bislunghe simili a geroglifici.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Thecosmilia panormitana De Greg.
Polipaio cilindrico, abbastanza ramificato. Le ramificazioni però non molto
divergenti, nè perfettamente dritte, ma alquanto contorte. Coste tenui, re-
golari, circa 44, continuantesi all’interno del polipaio per diritto alle lamelle,
possono quindi ben dirsi raggi setto-costali. Diametro sezionale 8"", La-
molle tenui numerosissime tanto che difficilmente possono contarsi, regolari,
confluenti al centro. Epiteca mancante quasi dappertutto il polipaio, forse
distrutta dalla fossilizzazione; ne resta però in un ramo di essa. La lun-
ghezza totale non saprei assegnarla, supera certo 50M.
Questa specie ha moltissima analogia con la Th. esitans, De Greg. (Co-
ralli titonici p. 5).
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Isastrea? Brugnonii De Creg.
Elegante polipaio globulare, per lo più maggiore di 15®® di diametro
Calici orbiculo-elissoidali, irregolari, da 2"®, a 3". poco impressi, sovente
per erosione affatto levigati. Lamelle circa 30, regolari, confluenti, non co-
municanti da un polipierito all’altro, ma separate da tessuto apparentemente
amorfo. Columella spongiosa.
Clausastreà gentilis De Greg.
Elegantissimo polipaio di forma tabulare. Calici un pò scavati in mezzo;
dal centro dell’uno a quello dell'altro corre una distanza di circa 4®® //,
Le lamelle si vedono molto distintamente con la lente, ma difficilmente si
possono contare: sono esse circa 20 a calice, e si continuano per diritto
dall’uno all’altro, spesso inflettendosi elegantemente ad angolo. La lunghezza
totale del polipaio non arriva a 25®®., ma il mio è un frammento.
Loc. Fade di Monte Pellegrino.
— 259 —
Cyathocoenia f. Pedagnensis De Greg.
Elegante polipaio dendroide con calici larghi circa */3®®, distanti l’ uno
dall’altro circa altrettanto. I bordi dei calici abbastanza sporgenti e roton-
deggianti; corrodendoli con un pò di acido vi si osservano 12 raggi setto-
costali piuttosto robuste ma brevi.
Ho considerato questa specie come forma e non come vera specie stante
l'analogia stretta che ha con la C. himerensis De Greg. (Coralli titonici ,
p. 7). Se ne distingue per la mancanza degli strangolamenti, pei calici più
prominenti, molto più numerosi e quindi più avvicinati fra loro.
Loc. Pedagni (Calcare titonico?)
Cyathophora Quenstedeti De Greg. var. elaborata De Greg.
De GREG. Coralli titonici, p. 7.
Polipaio dendroide cilindrico, piuttosto grosso, il mio frammento è lungo
70mm., largo 25", I calici sono alquanto protuberanti, larghi quasi 2"®,,
così alterati da non lasciar discernere alcun preciso carattere. La sezione
longitudinale ci mostra però l’interno dei polipieriti che sono traversati lon-
gitudinalmente dalle lamelle, e trasversamente da traverse tabulari oriz-
zontali, regolari, alquanto convesse. La sezione orizzontale invece ci mo-
stra tre cicli di lamelle, cioè 6 più robuste e bislunghe che non arrivano
alla columella (la quale manca), traversano la muraglia e si prolungano
al di fuori e sono quindi veri raggi setto-costali; altre 6 minori interposte
fra quelle, meno bislunghe tanto esternamente che internamente; ed altre
dodici ancora più deboli e più corte interposte una in ciascuno interstizio.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Epismilia Nebrodensis De Greg.
var. syphiocamplos De Greg.
Due individui addossati l’uno all’altro, lunghi 12%®,, larghi 4". Si di-
stinguono dalla specie tipo da me descritta per la forma più cilindrica e
pel calice più angusto e coartato. I setti principali visibili nel calice sono 12.
Calc. Falde del Pellegrino.
Epismilia meditabunda De Greg.
Corallo cilindrico con un diametro di 6", Lamelle esilissime ma distinte
in quattro ordini; le primarie 6. Ricco tessuto endotecale.
Falde del Pellegrino.
— 260 —
Rhypidogyra nebulosa De Greg.
Elegante polipaio. Calice ellittico lungo 17, largo 9 ‘/, piuttosto scavato,
con bordi rotondeggianti, muraglia abbastanza solida. Lamelle primarie circa
382 piuttosto solide, regolari, passanti attraverso la muraglia e trasparenti
all’esterno a traverso l’epiteca che è levigata. Fra le lamelle ve ne ha qual-
cuna secondaria intermedia, molto sottile. Ricco tessuto endotecale cellu-
loso. La columella pare manchi o sia formata di pali; atteso l’ alterazione
non se ne può però giudicare con esattezza. Sembra che qualche lamella
nel saggiungerla si ripieghi sopra se stessa ad U, continuandosi con la la-
mella vicina.
Loc. Falde del Monte Pellegrino.
Rhypidomontivoltia De Greg.
Propongo questo sottogenere per la specie seguente.
Rhypidogyra (Rhypidomontivoltia cupulinus De Greg.
Polipaio cilindrico compresso, con sezione ellittica. Columella esile la-
mellosa. Setti primarî regolari ispessiti presso la columella senza toccarla.
Setti secondarî non si osservano con la lente. Tessuto endotecale e esotecale
molto sviluppato. La forma del calice forse per erosione) appare convessa.
A guardarsi di fianco pare una Montlivaultia, dal calice una Rhypidogyra,
d’onde il nome del genere che propongo.—Il calice rammenta molto quello
della Denobrogyra Dalli De Greg.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Dendrogyra Dalli De Greg.
Specie molto elegante e rara. Calici lunghi quasi 20". larghi 5®®., el-
littici, molto arcuati. Sepimenti distinti, regolari discosti circa 1"®, |’ uno
dall’altro (parlo dei primarî, perchè di secondarî non ne vedo, forse a causa
di alterazione). Essi raggiungono al centro una specie di columella lami-
nare che divide per metà i calici parallelamente ai bordi. Pare però che
non la tocchino, ma ne restino distaccati per un piccolo tratto. In prossi-
mità di essa s’ispessiscono alquanto.
Interessante è l’analogia che ha questa specie con la D. rastellina (Mi-
cheliu Ice. zooph., tav. 18, f. 7. Fromentel Pol. Gray p. 16, tav. 14, f. 2).
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Ded. Questa specie è dedicata all’illustre Naturalista di Washington.
— 261 —
Stylina Lefévrei De Greg.
Di forma tabulare. Polipieriti cilindrici del diametro di circa 1", !/», di-
stanti altrettanto l’uno dall’ altro. Setti primarî arrivanti al centro 6; setti
secondarî rudimentali 6, interposti regolarmente in ciascun interstizio. Co-
lumella abbastanza solida. — Non posso dare altri dettagli stante l’ altera-
zione subita, però quelli che ho dato mi paiono sufficienti per la caratte-
rizzazione della specie. Essa è infatti somigliante a quelle da me descritte
nel mio opuscolo “ Coralli Titonici, , ma distinta da esse.—È molto simile
inoltre alla Sf. Bernensis Et. (Leth. Bruntr. p. 366, tav. 5, f. 5), ne dif-
ferisce pei setti primarî che non arrivano alla columella.
Loc. Falde di Monte Pellegrino.
Ded. Ho dedicato questa bella specie al mio illustre amico sig. Th. Le-
fèvre a testimonianza di stima e di rispetto.
Stylina Zitteli De Greg.
De Grec. Coralli titon. di Sicilia, p. 10.
Avendo rinvenuti molti esemplari ben conservati di questa specie nel
calcareo titonico delle falde di Monte Pellegrino, sono in grade di rettifi-
care un carattere essenziale. I setti primarî arrivanti al centro sono 6, i
secondarî altrettanti, il numero delle coste è di circa 20. Questa specie si
distingue dalla St. Lefévrei De Greg., quasi esclusivamente pel molto minor
diametro dei polipieriti. Essendo questo un carattere differenziale costante
riesce agevole distinguere queste due specie. Fra i molti esemplari che ho,
uno ha polipieriti non perfettamente saldati fra loro, ma separati da un
esilissimo interstizio pieno di cenenchima, il quale forma attorno ad essi
(nella sezione) altrettanti eleganti poligoni.
Marca. A. De GREGORIO.
— 262 —
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. V. N. prec.).
II.
Gli Ostracodi.
C. deformis (Reuss.).
Var, edentula n.
Tav; fis00
1849. Cypridina deformis Reuss. Die fossilen Entomostraceen des oster-
reichische Tertiarbeckens, pag. 69. Tav. IX,
fig. 25.
Fui lungamente dubbioso intorno alla determinazione di questa Cythere,
che mentre è vicinissima alla specie cui la rapporto siccome varietà, gran-
demente si avvicina ancora alla C. obtusalata Brady pescata dallo Challenger,
e forse le tre diverse forme non costituiscono che unica specie.
La forma del Quaternario di Rizzolo differisce da quella miocenica per-
chè non porta dentellature alla prominenza posteriore, per una lieve de-
pressione trasversale che partendo dalla prominenza aleforme di ciascuna
valva traversa la parte mediana della conchiglia e svanisce assai prima di
raggiungere la regione dorsale; in taluni individui tale carattere è quasi
mancante. Tali caratteri distinguono la mia Cythere anco dalla specie del
Brady ed inoltre fa d’uopo notare che in quest’ ultima la prominenza po-
steriore è molto larga e fornita di grossi denti, la sporgenza aliforme sopra
ciascuna valva si protende verso il margine ventrale e lo oltrepassa al-
quanto colla sua parte più elevata, laddove ciò non avviene nè nella forma
miocenica, nè in quella di Rizzolo. La scultura par che sia molto somi-
gliante nelle tre forme qui ricordate.
I pochi esemplari da me raccolti offrono ancora i seguenti fatti: C° è
qualche individuo più gracile degli altri che probabilmente è maschile; la
valva destra è molto più larga della sinistra, quest’ ultima è quindi assai
più gracile e porta un forte seno al margine ventrale, insomma tra le due
valve passano quelle differenze che si notano tra le valve di un individuo
della C. convera.
— 263 —
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta trai viventi.
DIiSTR. STRAT.
In varii piani del Mioceno nel bacino di Vienna, in Boemia e presso
Bordeaux.
Rara la varietà descritta a Rizzolo !
C. Haidingeri (Reuss).
1849. Cypridina Haidingeri Reuss. Die fossilen Entomostraceen des oster
reichischen Tertiirbechens, p. 78, tav. X, fig. 13
1850. Cythere Haidingeri Bosquet. Description des Entomostr. foss. ecc.-
p. 125, tav. VI, fig. 10.
Gli esemplari che io riferisco a questa specie sono molto belli e rispon-
dono bene alle figure date dal Bosquet eccetto alcune lievi differenze che
ricorderò qui appresso.
La differenza più rimarchevole dalla fig. 13a del Reuss consiste nella
forma dell’ estremità posteriore della conchiglia guardata lateralmente ; in
quella figura essa è larga col margine poco curvo e dentellato, invece nella
fig. 10a del Bosquet, oltrechè la forma generale della conchiglia è più gra-
cile, il margine dell’estremità posteriore è angolato nel mezzo, dentato sol-
tanto nella metà inferiore. Come ho detto di sopra i miei esemplari di Riz-
zolo convengono meglio colle figure del Bosquet, ma l’estremità posteriore
per la sua forma variabile fa passaggio da questa a quella del Reuss, inoltre
la prominenza mediana delle valve è più sporgente, la bella scultura della
superficie più marcata in taluni individui, nei quali le prominenze sono
anco più nettamente distinte e sopratutto quella che è presso l’ angolo
postero-dorsale, la quale diviene anco sporgente oltre l’usato.
Qualche esemplare dei pochi raccolti si presenta alquanto più piccolo ed
un pò più gracile, probabilmente trattasi d’individui maschili.
Questa è una di quelle forme bellissime che vissero in periodi terziari;
più o meno antichi e che ora si scuoprono o viventi nei nostri mari ovvero
fossili nei depositi quaternaril.
Essa par che sia comparsa sin dal più antico periodo eocenico e cono-
scesi sino al mioceno superiore , la scoperta negli strati di Rizzolo è una
importante aggiunzione alla fauna quaternaria di Sicilia e forse non tarderà
che tale specie venga scoperta trai viventi.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta ancora nella fauna attuale.
— 264 —
DISTR. STRAT.
Il Bosquet la riporta da numerose località della Francia e da tutti i pe-
riodi dell’Eoceno.—Da varii piani del mioceno l’ ha descritto il Reuss, il
quale l’ha raccolto in varie località del bacino di Vienna, della Boemia,
della Moravia, della Stiria ecc.
È rara nell'antico quaternario di Rizzolo !
C. prava, Baird.
1850. Cythereis prava —Baird. Proc. Zool. Soc. parte XVIII, p. 254,
tav. XVIII, fig. 13-15.
1850. A deformis Baird, Proc. Zool. Soc., tav. XVIII, fig. 4-6.
1868. > prava Brady.Les fonds de la mer, vol. I, pag. 100, tav. XIV
fig. 7-8.
1878. a corrugata Terquem. Les Foramin et les Entom.-Ostrac. de
Rhodes, pag. 118, tav. XIII, fig. 20. (Non Reuss).
1880. 3 prava Brady, Rep. Challenger, pag. 92. Tav. XXII°
fig. 4 a-f.
La Cythere di cui vado a discorrere, fu per molto tempo da me ritenuta
siccome riferibile alla C. corrugata Reuss, rapportandomi alla forma figu-
rata dal Terquem, ma uno studio minuzioso ed un’ accurata comparazione
degli esemplari della C. corrugata raccolti nel tortoniano di Calabria, di
quelli pescati nel porto di Messina e degli altri del quaternario di Rizzolo
mi hanno condotto nella convinzione, che una relazione intima lega la specie
del Reuss a quella del Brady; ma che il miglior modo di considerare tali
forme sia quello di disgiungere specificamente la forma miocenica riferen-
dola alla specie del Reuss, e ciò perchè più piccola e fornita d’una scul-
tura più grossolana e di altri caratteri distintivi; invece poi la forma di
Rizzolo, quella del porto di Messina e 1’ altra del plioceno di Rodi credo
spettino alla specie del Brady; infatti i viventi del porto di Messina of-
frono delle gradazioni, una vera transizione verso la forma fossile di Rodi,
che il Terquem descrisse col nome di corrugata.
Gli esemplari pescati dallo Challenger offrono caratteri ed una scultura
più grossolana e diversa, che non corrispondono con quella dei viventi del
porto di Messina e meno ancora coi fossili, ma il sig. Brady ha osservato
delle gradazioni, dei termini intermedii, tra queste varie forme.
DISTR. GEOGR.
Oceano indiano —Isola Admiralty—Mediterraneo—Porto di Messina!
— 265 —
DISTR. STRAT.
Plioceno di Rodi.—Rarissima nel quaternario di Rizzolo!
C. bimamillata n.
\ Tav. II, fig. 6.
Conchiglia minima di forma ovato-quadrangolaro guardata lateralmente,
più larga alla parte anteriore, colla maggiore altezza circa al terzo ante-
riore ed uguale quasi ai tre quinti della lunghezza; il margine anteriore
è largo, curvo, un po’ obliquo ; la regione posteriore è troncata nella sua
parte superiore, prominente invece nella inferiore, tale prominenza si re-
stringe rapidamente e poi si termina anch'essa troncata; il margine dorsale
forma un angolo ottuso nella sua parte più alta, quindi diviene declive e
poco curvo e fa un angolo rotondato là dove si connette col margine po-
steriore.
Il margine ventrale offre un seno al terzo anteriore ed è convesso nel
resto; guardando la conchiglia dalla regione dorsale si offre un contorno
esagono, allungato nel senso della linea cardinale, i due lati paralleli a
tale linea sono leggermente concavi, e per tutta la loro lunghezza è il mas-
simo spessore che supera la metà della lunghezza totale, gli altri quattro
lati offrono una protuberanza; il contorno che si offre al guardare la con-
chiglia da una estremità è di forma triangolare, col lato ventrale sinuoso,
gli altri due curvi.
La superficie delle valve è uniformemente reticulato-foveolata, presso il
margine ventrale dal terzo anteriore ha origine una prominenza che ele-
randosi grado grado si estende sino oltre il terzo posteriore terminandosi
arrotondata, altra sporgenza in forma mammillata è presso il margine dor-
sale quasi al quarto posteriore della totale lunghezza, dimodochè la super-
ficie di ciascuna valva risulta bimammillata; presso l’angolo antero-dorsale
v'ha il granulo cardinale grosso e lucido.
Lunghezza Altezza Spessore
0,45mm, 0,2gmm, 0,25mm,
La piccola specie e molto rara or ora descritta, per esser fornita di due
prominenze sopra ciascuna valva, somiglia Jontanamente alla C. Ha:dingeri,
ma è distintissima per la scultura molto uniforme, per la forma diversa
delle due prominenze, pei margini non dentellati, per la forma differen-
Il Naturalista Siciliano, Anno II, 33
— 266 —
tissima del contorno allorchè la conchiglia si guarda dalla regione dorsale
e per molti altri caratteri.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
DISTR. STRAT.
Rarissima a Rizzolo!
STUDII SU PIANTE CRITICHE RARE 0 NUOVE
DELLA FLORA DI SICILIA
(Cont. V. Num. prec.).
Anthemis Columnae Ten. var. alpina Lev. PI. sicc. ex Abrutio,
M. Lo3. PI. sic. rar. Cent. VII, N. 689 A. hRirpina TEN. ined.! Ab-
synthium montanum Abrotani foeminae fiore Column. Phyt. 2, p. 23,
t. 24 (quoad typum) A. montana var. minor Guss. Syn. II, p. 488!
In locis editissimis in regione aperta ultra vegetationem Fagi praesertim solo gla-
reoso, Monte Salvatore alt. 1850 m. Serre di Quacedda, (forma minus depressa
ac canescens). Nebrodes. Legi 9 Julio 1888.
La vera A. Columnae di cui ho il tipo autentico di M. Vergine (Principato
Ulteriore) è pianta più sviluppata di questa delle località citate delle Nebrodi che
è la forma dei luoghi più elevati tale quale l’ho visto comunicata dal sig. Levier
dagli Abruzzi. Nessun dubbio dunque dell’ esistenza della Columnae in Sicilia
non solo, ma dell’identità dei due tipi di M. Vergine e degli Abruzzi che rap-
presentano per quanto ho potuto rilevare per studì speciali sul genere, la A. mon-
tana d’Italia. La quistione si ridurrebbe dunque a sapere cosa è la A. montana
di Lin., quistione intricatissima che dipoi non è ora il luogo di chiarire. Fo però
notare che la A. Columnae discotdea Lev. comunicatami anche dal sig. Levier
dagli Abruzzi non deve confondersi colle due forme precedenti. Quest'ultima se-
condo proposto da Gussone (Cfr. Syn. Add., p. 868), si deve chiamare A. Mi-
cheliana. È dannoso fidarsi sulla presenza o l’ assenza del raggio in questo ge-
nere. Io non vi annetto grande importanza e convengo che molte forme discoidee
sono ben lungi dal rappresentare specie, e facilmente sì riconducono ai loro tipi
radiati, ma quando come nel caso della pretesa A. Columnae discoidea noi ve-
diamo entrare altri caratteri di abito etc., allora è insano usare criterì restrittivi
confondendo assieme cose disparate.
— 06,
Cirsium Vallis-Demonii Mini. Cricus feror D. C. f Lobeltii D. C.
Prodr., vol. VI, p. 637, C. Lobelti TEN. éx parte et certe var. f syll.,
p. 415, Cirsium Lobelit Mini PI. Sic. rar. exsicc. Cent. V, N. 582.
Herba caule elato valido sulcato, ramis rigidis patulis apice corymbosis,
foliis radicalibus circumscripttone oblonga acuta, pinnatisectis, segmentis cre-
berrimis e basi ad medium gradatim majoribus versus apicem dein sensim
decrescentibus angustissime linearibus subarcuatis (deorsum flexis) utrinque
geminis nempe venis a nervulo secundario ortis e basi distinetis, unico tripar-
tito valide 3-spinoso; costa primaria angustissima anguste alata, secundartis
etiam robustis ac insigniter prominentibus, omnibus nitidissimi (ut spinae)
fulvescentibus, validis; indumento in pagina inferiore niveo-incano, supra in-
signiter strigoso, ad margines cilioso; foliis caulinis satis distantibus basi au-
riculatis (non decurrentibus) auriculis fere flabellato-spinuliferis. Capitulis
satis magnis, foliis floralibus fere ad spinam pinnatam reductis, capitulo cin-
gentibus ac satis superantibus, late campanulatis, squamis eatimis linearibus
subulatis pungentibus glabratis patulis, intimis dilatatis tenuioribus innocuis.
Floribus roseis, pappo densissime plumosus, achaenits obscure ochraceis.
In apertis nemorum in pascuis montosis sterilibus, in dumetis sylvaticis, e su-
prema regione collina (900 m.) usque ad limites regionis Fagi, in Sicilia septen-
trionali. Val Demone al Gurgo di Scavioli, Acquasanta, Cartolari, M. Soro 1500-
1700 m. s. m., Julio-Augusto.
Var. floribus albis. In Calabria inter pagum Serram et Coenobium Sancti Bruni
(Legit F. V. Zwierlein. Augusto 1883.
La quistione del Cirs. Zobelii è delle più intricate. Sotto il nome di C. Lo-
belii io evulgai nelle mie Centurie di Piante Siciliane una pianta che per tutti
i riguardi si allontana dalle descrizioni del BerToLONI, di Bossier, di CESATI
e PassERINI. Anzi i caratteri da questi botanici assegnati al C. Zobelit escludono
ogni idea che la pianta mia corrisponda alla specie Tenoreana. Testè infatti mi
ebbi dal Caldesi sotto il nome di C. Zobelzi un esemplare del Faentino total-
mente diverso dalla pianta di Sicilia. Temei che l'autenticità dell’esemplare del
Caldesi dovesse mettersi in dubbio, ma pur troppo egli va in perfetta regola, le
descrizioni degli Autori citati riflettono perfettamente la pianta del Faentino , e
l affinità che BertoLONI fa rilevare del C. Zobelit col C. ertophorum ben si
rilevano nella pianta di Caldesi. Gli altri Autori ai quali debbo aggiungere Nyman
nel suo Conspectus Fl. Europeae) sono concordi nel riconoscere nel C'. Lo-
belii una stretta analogia col C. eriophorum, onde ho dovuto convincermi che
la pianta del sig. Caldesi è il C. Zobeltt del TENORE.
È strano però che ora io venga ad asserire che anche la pianta di Sicilia è
— 268 —
anche il C. Zobelti di Tenore. Ecco come io ho ragione di credere che sta la
cosa. Nonostante 1° evidenza del saggio di Faenza io non ho creduto perder di
mira quanto leggesi nel Prodromo ove sotto il C. ferox sta la var. 8 Lobelii con
una breve frase caratteristica e poi aggiungesi v. sicc. comm. a Cl. Auct.). Adun-
que ciò a cui allude De Candolle è la vera pianta autentica di Tenore. Fatto
tanto importante quanto l’altro che risulta dai detti stessi del BeRTOLONI e che
prova che Bertoloni stesso ricevè il suo saggio da Tenore. Intanto vediamo una
pianta del Tenore prettamente ascritta da De Candolle al C. ferox, l’altra dallo
stesso autore data al Bertoloni, riferita da questi con non minore asseveranza al
C. ertophorum. Ora chi conosce le due specie non può supporre che l’uno o l’altro
degli eminentissimi Autori sull’essenza del C. Lobelii abbiano potuto abberrarsi
al punto di assegnargli affinità così disparate, onde e’ è ragione di credere che
come spesso avveniva a Tenore, questi abbia comunicato a quei Botanici sotto
lo siesso nome due cose ben diverse, per mero equivoco, o se vogliamo accen-
nare ad una versione più esatta, ma che però deporrebbe poco a favore del tatto del
Tenore, che sotto il suo C. Lobelti nella sua var. ae nella sua var. 8 egli con-
fondeva due cose essenzialmente distinte. La pianta del Bertoloni infatti è qualche
cosa che si avvicina all’eriophorum, mentre dall'altro verso giustamente dice De
Candolle che il Zobelii del TENORE più o meno sta vicino al C. ferox.
Ciò posto, bisogna conservare alla var. £ dell’ eriophorum di BerroLONI (la
pianta di Caldesi) il nome di C. Zobelii e considerarlo del resto con CEsaTI,
Borssier, NyMAn, come specie dall’eriophorum per tutti i versi distintissima, e
dare al C. Lobelii di D. C. posto sotto il C. feroe, un altro nome che io ho
creduto trarre dalla regione da dove sinora questa pianta in Sicilia è stata tro-
vata.
La nostra pianta è dell’ estrema Italia continentale ed insulare pare si trovi
negli Abruzzi. Tenore non la riporta di Calabria, ma nell’anno scorso una va-
rietà di esso a fiori bianchi o flavescenti è stata trovata a Serra S. Bruno dal-
l’amico mio Barone F. von Ziwierlein. Im Sicilia sembra questa pianta sia abba-
stanza circoscritta. Infatti sinora essa non si conosce che dei luoghi più elevati
del Valdemone ove io nel giugno 1883 la colsi sino sulla vetta di M. Soro a cir-
ca 1700 m.
Le allusioni di TENoRE della sua pianta alle figure del DALEcHAMP, del LoBeL,
di Doponeo, sono più che dubbie. Le figure di quei vecchi Autori nella loro estrema
rudezza svelano piuttosto una affinità col Cirs. italicum; d'altronde qualcuno di
quelli autori dice che la pianta è annua, Ciò che non debbe credersi tanto pel
Lobelti quanto pel nostro C. Vallis-Demonii che al contrario del C. italicum,
sono biennali.
Cirsium Lobelii TEN. ex parte exel. var. 8 non D. C. Prodr. C.
Lobelii BorssieR fl. Orient. ! C. hellenicum Borss.! CesAaTI, PASSER.
GIBELLI, Comp. fl. Ital.! NyMAN Conspect. fl. eur. II, p. 405. C. erio-
phorum 8 Ber. fl. ital. 9, p. 29, sub. Cirs. eriophorum capitulis
— 269 —
minoribus! C. eriophorum 8 spurium D. C. Prodr.! C. spurium Linn.
Hort. Ups. p. 249.? Carduus Boriyarti Savi fl. Pis. Caruel Comp. fl.
Tosc.
Caule elato ramis apice dense corymbosis, foliis radicalibus..... caulinis
(summis) pinnatipartitis segmentis lineari-lanceolatis utrinque geminis uno
prevalido reliquo persaepe spinulas subnudas utrinque instrueto nervis subtus
prominentissimis ut costa primaria eburneis, capitulis ad apicem ramorum
numerosissimis parvulis, brevissime pedunculatis, foliis floralibus valde redu-
etis fultis, umbilicatis, eracte ovatis ad collum conspicue constrictis, undique
dense arachnoideo-tomentosis, squamis indumento omnino ob leetis, parte api-
calt solo evidente, apici squamarum sub lente ciliolata fusca purpurascente,
vie dilatato-spathulata dein in spinam minimam recta via pungente desinente,
floribus pallide roseis. Herba elata undique pallidissime virescens, indumento
ad caulem lare arachnoideoì, rami atque partes supremae caulis sub indu-
mento pallide rubescentes, corymbo denso formantes, capitula numerosa ter-
minalia ac arillaria quod structura magnitudineque illa C. ferocis aemulan-
tia. Stirps a C. eriophoro omnino aliena !
Ex Agro Faentino benevole misit amicus L. CALDESI.
(continua) M. Losacono,
— ee rta
INDICE ITTIOLOGICO |
DELI ANEDI MESSINA
PROF. ANASTASIO COCCO
(PER cura pEL DorT. LuiGi FACCIOLA?).
(Cont. Vedi Num. prec.).
GeNnERE 20° — Galeus
Sp. 36. Galeus canis (Bonap. ex Rondel. Pisc. lib. XIII, cap. V,
Pa3l0): Palumbu
Squalus galeus (Lin. Syst. I, p. 399).
Carcharias galeus (Riss. Hist. III, p. 121).
GeNnERE 21° — Echinorhinus
Sp. 37. Echinorhinus spinosus (Bonap. Ic. Fn. It.). Pisci cardu
Squalus spinosus (Gm. L. Syst. I, p. 1500).
Scymnus spinosus (Riss. Hist. III, p. 136).
Osservaz. Questo pesce è assai raro, m'è intervenuto di
osservarlo solo due volte in molti anni di ricerche.
Sp. 38.
Sp. 39.
Sp. 40.
Sp. 4l.
Sp. 42.
— 270 —
SOTTOFAMIGLIA 162 — Mustelini
GENERE 22° — Mustelus
Mustelus plebejus (Bonap. Ic. Fn. It.).
Squalus mustelus (Lin. Syst. I, p. 400).
Mustelus laevis (Kiss. Hist. III, p. 127.
Galeus mustelus (Raf. Ind. p. 46).
Mustelus vulgaris (Mill. et Henle, p. 190, t. 27, f. 1).
(SOTTOFAMIGLIA 172— Cestracionimini)
(SOTTOFAMIGLIA 18a — Trienodontini)
SOTTOFAMIGLIA 198 — 8cillini
GENERE 23° — Scyllium
Scyllium canicula (Cuv. Régne Anim. II, p. 124).
Squalus canicula (Lin. Syst. I, p. 399).
Squalus catulus (Lin. ib. p. 400).
Galeus catulus (Raf. Ind. p. 46).
Scyllium caniculus (Riss. Hist. III, p. 116).
Scyllium stellare (Riss. ib.).
Squalus stellaris (Lin. Syst. I, p. 399).
Galeus stellaris (Raf. Ind. p. 46).
GENERE 24° — Pristiurus
Pristiurus melanostomus (Bonap. Introd. Ic. Fn. It.)
Scyllium melanostomum. (Bonap. Ic. Fn. It.).
Galeus melanostomus (Raf. Caratt. p. 13).
Scyllium Artedi (Riss. Hist. III, p. 117).
SOTTOFAMIGLIA 202 — Zigenini (Cocco)
GenEeRrE 25° — Sphyrna
Sphyrna zygaena (Raf. Ind. p. 46).
Squalus zygaena (Lin. Syst. I, p. 399).
Palumbu
senza denti
Jattupardu
idem
Vaccaredda
Magnusa
—_ 271 -
Zygaena malleus (Cuv. Régne Anim. II, p. 127).
Sphyrna tiburo ? (Raf. Ind. p. 47).
Osservaz. La singolarità di questo Plagiostomo mi fa
sospettare di poter costituire il tipo di una nuova sot-
tofamiglia : esaminerò meglio questo argomento quando
sarò per compilare il mio Prodromo d’ Ittiologia Mes-
sinese.
ORDINE 2°—Olocefali.
FAMIGLIA 3*— Chimeridi
SOTTOFAMIGLIA 218 — Chimerini
GENERE 26° — Chimaera
Sp. 43. Chimaera monstruosa (Lin. Syst. I, p. 401). Pisci suricì
Chimaera mediterranea (Riss. Hist. III, p. 168).
SOTTOCLASSE 2% — Lofobranchi
SEZIONE 22 — Signati
OrpINE 3° — Osteodermi
FAMIGLIA 48 — Signatidi
SOTTOFAMIGLIA 228 — Pegasini)
SOTTOFAMIGLIA 232 — Signatini
GenEeRE 27° — Typhle
Sp. 44. Typhle heptagonus (Raf. Caratt. p. 18). Sirpuzza di
Syngnathus typhle (Lin. Syst. I, p. 416). mari
GengRrE 28° — Siphostoma
Sp. 45. Siphostoma acus (Raf. Caratt. p. 18). idem
Syngnatus pelagicus (Lin. Syst. I, p. 416).
Sp. 46. Siphostoma viridis (Raf. App. Ind. p. 56). idem
Syngnathus viridis? (Riss. Icht. p. 65).
Sp. 47.
Sp. 48.
Sp. 49.
— 272 —
GENERE 29° — Nerophis
Nerophis maculata (Raf. App. Ind. p. 57).
Syngnathus papacinus? (Riss. Icht. p. 69).
Nerophis corallina (Cocco, ined.).
Osservaz. Questo Nerofe che osservai insième al mio
chiaro amico sig. Riippel, da lui la prima volta rinve-
nuto nel nostro mare, è di colore corallino senza altra
mescolanza. Ignorando se il ch. naturalista di Frankfort
l’abbia pubblicato l’ho chiamato Nerofe color di corallo
per indicarne la tinta.
GeNnERE 30° — Hippocampus
Hippocampus brevirostris (Cuv. Régne Anim. II, p.
363).
Syngnatus hippocampus (Lin. Syst. I, p. 417).
Hippocampus heptagonus (Raf. Caratt. p. 18).
Hippocampus antiquus (Riss. Hist. III, p. 183).
Hippocampus rosaceus? (Riss. Hist. INI, p. 184).
Osservaz. La sottofamiglia dei Signatini uol essere
attentamente studiata, ed in questa parte il mio catalogo
patisce qualche difetto, poichè io suppongo dover essere
più numerose le specie. Ho in animo di fare ogni per-
quesizione onde delucidare tutto quanto spetta ai ge-
neri Typhle, Syphostoma, Syngnatus, Nerophis, Scy-
phius, ecc. in altro mio lavoro.
(continua).
Cavad-
duzeu
ENRIco Ragusa Dirett. resp.
Aug NE a A AS
SUUTCTHINTETEHUNNELITIKEHREPTATKKHAKKKEHEKCKKKSeIKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKAKKKKi XKR KKKKKKKKtiti AINITITLTINIKITIKI{IITHNTIKAXTKTKTTTK(KKKTKKKKKttcontktrtnntanati
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ANNO III 1 LUGLIO 1884 N. 10:
IENATURALISTA SIGILIANO
| SS 33 MARMI
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
i vane tt; “gl
1 | SI PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
ABBONAMENTO ANNUALE
1 TR RE AR i RI MRI TALE OA DLE I PORN API Ta AIA” CO MMUE IRIS LETI)
PAESI COMPRESI NELL’UNIONE POSTALE . . . RO A a E
EBREI PAS E IA PNT SENI MRO VS CIMA IRE
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» SENZA RAVOLEI ie 0 AR O A I NT o
GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 10.
E. Ragusa—Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua).
March. di Monterosato—C'onchiglie littorali mediterranee ((cont.).
M. Lojacono— Studii su piante critiche, rare o nuove della Flora di Sici-
lia (continua). :
G. Seguenza—/! Quaternario di Rizzolo (cont.).
L. Facciolà—Note sui pesci del mar di Messina.
Bellier de la Chavignerie—Note sur la Nychiodes Ragusaria Mill.
EF. Minà-Palumbo—Lepidotteri Druofagi (CRERINZI
A. Senoner—Cenni Bibliografici.
VANGENELKIIEREASEHRISOREDASAVGKHAGRUUIHRARROUKSKENENGARAGOGCUSCHGTIDIDAGERUIV&KKKKKRBROLKKENAKKKKRUKEUDERKKHKARoKttELKCKKKGKKStUKKKRKKKKKKTAGIEDAsogKsoonKpKovUIKKRKILRNTIiAvEnKAKAKTvnK:igtititrtAtpize
PALERMO
Stabilimento Tipografico Virzì
11884
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ANNO III. 1 LUGLIO 1884. N. 10.
IL, NATURALISTA SICILIANO
CATALOGO RAGIONATO
DEI
COEPLOgerEeri: DE SEC ter
(Cont. V. Num. prec.).
Cymindis Latreille
Chaudoiri Fairm. . . Questa rarissima specie Siciliana, descritta nel 1869
Stett. Ent. Zeit. pag. 231, è conosciuta fin’ oggi in
due soli esemplari, uno il tipo è nella collezione dello
stesso Fairmaire, l’altro nel Museo di Berlino. Essa
forma con due altri Cymindis francesi di una gran-
dissima rarità, la canigulensis Fairm. e la Baudueri
i Perris, un gruppo a parte, caratteristico per gli an-
goli del pronoto che sono arrotondat
axillaris F. (1.) . . Questa specie battezzata con una ventina di nomi diffe-
renti, è stata certamente una delle cause che fan sem-
brare difficile lo studio di questo interessante ma va-
riabile gruppo; de la Brulerie {loc. cit.) ne stabili la
sinontinia riducendo molte specie a varietà, ma io
credo che con lo studio il loro numero sarà rimpic-
ciolito ancora. La vera axillaris è rara in Sicilia, ed
io la posseggo solo in pochi esemplari trovati presso
Palermo dal maggio al luglio. Rottenbere dice di
averla trovata a Nicolosi.
(1) De Marseul nel suo ultimo catalogo in corso di pubblicazione, ne cita la var.
meridionalis Chaud. come di Sicilia, assegnandole per sinonimo la Sicelidis Rei-
che; ora questa varietà si trova invece nel mezzogiorno della Francia (monogr.
pag. 65) e la Sicelidis è invece sinonimo della var. alpina Chaud.
Il Naturalista Siciliano, Anno II 35
CORI
var. alpina Dej. . . Dahl trovò questa varietà sulle montagne della Sicilia,
teiche l’ebbe pure dai monti presso Catania e la de-
scrisse Coleop. Hefte III, pag. 3, sotto il nome di
Sicelidis, io la posseggo in cinque esemplari trovati
iutti sulle alture delle Madonie, due di questi furono
da me comunicati allo Chaudoir che li determinò.
Secondo me tutte le aezl/aris che vivono sulle alture
delle nostre montagne appartengono a questa varietà.
var. lineola Dufour (1). Bella varietà, da me già notata nel mio cat. del 1880,
sotto il sinonimo di lneata Dej.; essa si distingue
facilmente per le macchiette umerali prolungate fino
alle estremità delle elitre in forma di una linea. Io
la posseggo in tre esemplari, in uno dei quali la li-
nea caratteristica è interrotta nel centro ; li ho tro-
vati nei dintorni di Palermo, Rottenberg la trovò a
Girgenti.
var. fascipennis Kust. Nel Nat. Ste. Anno I, pag. 5, illustrai l'esemplare da
me posseduto e dissi già allora come illustri ento-
mologhi, fra i quali il Kiesenwetter, |’ avessero cre-
duta una nuova specie, e siccome l’avevo trovata
presso Castelbuono la denominai allora Nebrodensis
notandola così nel mio catologo del 1880.
humeralis Foucr. . . Noto questa specie solamente perchè il sig. Fairmaire
mi scrisse di possederla dalla Sicilia, io dubito che
trovisi da noi; Chaudoìr nel suo Essai monographique
sur le genre Cymindis» Berl. Ent. Zeit. 1873, pag. 59,
dice di non averne visto individui provenienti dal-
l’Italia meridionale; io stesso, Bul. Ent. Ital. Ann. V,
pag. 175, Elenco dei coleotteri raccolti sul Monte Pel-
legrino, la citai a torto.
angularis Gyll. . . . Anche di questa specie Baudi mi scrisse di averne rice-
vuto un esemplare come di Sicilia, dallo stesso Chau-
doir, il quale però differisce da quelli di Boemia ne-
gli angoli posteriori del torace più sporgenti all’ in-
fuori, Siccome la patria di questa specie è la Svezia,
la Finlandia e la Siberia, io dubito vi sia stata una
confusione di patria.
(1) A questa varietà alludeva certamente il Rottenberg notando la lineata Sch.
che è pure una varietà dell’ axri/laris, ma della Russia, ed anche il Ghiliani in-
corse nello stesso errore notando la lneata Schon. da lui presa a Girgenti.
— 279 —
var. crenata Chaud. . Anche questa varietà mi fu determinata dallo stesso Chau-
doir, che vide i tre esemplari da me trovati sulle al-
ture delle Madonie. Io credo che anche qui abbiamo
una razza alpina della var. lneola, differendo da
questa come la var. alpina dalla azillaris,
Menas Mot.
variolosa F. . . . . È la comune miliaris F., che si trova dalla primavera
all’ autunno quasi sempre sotto le pietre. Chaudoir
dice che gli esemplari che si trovano da noi, sono
assai più piccoli di quelli che si trovano nell'Europa
temperata, ciò che non è sempre, giacchè io ne pos-
seggo esemplari grandi 9 o 10 mill.
v. cyanoptera Chaud (1). Varietà che si distingue dalla variolosa per il corsa-
letto meno corto quasi tanto lungo che largo, meno
arrotondato ai lati, la punteggiatura degli intervalli
meno serrata, ma più forte, la pubescenza meno vi-
sibile, le elitre assai più lucide e tutto 1’ insetto più
piccolo (7 o 8 mill.). Anche questa per me sarebbe
una razza alpina della variolosa, ed infatti l'ho tro-
vata solamente sulle aride alture delle Madonie sotto
le pietre, dal maggio al luglio.
Masoreus Dejean.
Wetterhalli Gyll. (2). . Rottenberg per il primo dice di aver trovata in Sicilia,
a Siracusa questa specie. Io non la posseggo, ma
avendo invece la var. affinis, che trovasi specialmente
nei paesi meridionali, dubito che il Rottenberg avesse
anche lui trovata la varietà e non la specie.
(1) A questa varietà riporto la punctatissima descritta dal Motschulsky come di
Sicilia; opinione del resto, già emessa con dubbio dallo Chaudoir.
(2) Il Dott. Schaum (Erichson Ins. Deutsch. pag. 306) descrive questo insetto
con le elitre subéiliter punetato-striatis, anche Redtenbacher (Fauna Austriaca 1874),
lo ripete, mentre le strie non sono affatto puntate, e difatti noi troviamo che De-
Jean, Sturm e ultimamente anche il Bedel (loc. cit.) dicono le elitre solamente
striate. Non so di altri che prima di me abbiano fatto osservare questo errore ,
in ogni modo mi lusingo che non sia inutile la mia ripetizione.
var. affinis Kust.
aegyptiacus De).
crux-major Linn.
= roper
. A questa varietà riporto gli esemplari della mia colle-
zione, che del resto oltre la grandezza, ed all’infuori
della regione umerale, per il colore nerastro delle eli-
tre, non offrono veramente una varietà interessante.
Il Cav. Baudi ed io ne ebbimo esemplari dal Capi-
tano De Marchi che li raccolse a Mistretta; io ne
trovai una sola volta due esemplari nel mese di giu-
gno, sotto una pietra dentro il tempio dell’antica Ege-
sta, oggi Segesta. Un solo esemplare fra quelli da
me posseduti di Sicilia, ha sulle elitre i due punti
presso la terza stria.
Nel nuovo catalogo di Berlino hanno fatto dell’a/fi-
nis una varietà dell’ aegyptiacus, altra specie che
trovasi pure in Sicilia, e che il de la Brullerie rite-
neva varietà della WetterRalli. Io ritengo invece che
la var. affinis appartenga a quest’ultima, e sono poi
pienamente d’accordo con gli autori di quel catalogo
nel ritenere ]’ aegyptiacus una buona specie, distinta
per la forma più larga del corsaletto, e per quella
delle elitre.
» +. Rottenberg ne trovò quattro esemplari sotto boscaglie
sulle dune al mezzogiorno di Catania; li paragonò ad
esemplari egiziani e trovatili identici, credette di aver
fatta una nuova scoperta per la fauna europea, men-
tre già il Ghiliani aveva notata questa specie come
di Sicilia, ed il Reiche nel 1861 (Ann, Soc. Ent. dj
Francia), la descriveva come nuova specie Siciliana
sotto il nome di rotundipennis. Io ne posseggo due
soli esemplari trovati e donatimi dal mio amico Si-
gnor Leech, che li prese nel maggio sotto una pietra
sotto il ponte ferroviario tra Girgenti e Porto Empe-
docle.
PANAGAEINI
Panagaeus Latreille
. Gil Ghiliani e Romano citavano questa specie come
trovata in Sicilia; Dieck la trovò presso Siracusa, ove
io stesso l’ho sempre raccolta nel giugno sotto le pietre
lungo Vl Anapo; è specie assai rara da noi, e non la
posseggo che in soli 7 esemplari.
(continua) E, RAGUSA,
— 277 —
CONCHIGLIE LITTORALI MEDITERRANEE
PEL
MARCHESE DI MONTEROSATO
(Contin. v. num. prec.).
120. L.? elongata, Ph. (Rissoa)-I, p. 154, t. 10, f. 16 (Magnisi).
= Cingula Schlosseriana, Brus. — Boll. Malac. Ital. 1870, p. 9 (Med. e
Adr.).
Var. major. La var. minor di Brusina corrisponde al tipo di Philippi.
Tipo e var. Palermo, Trapani, Cgnina, Magnisi (Monts.).
Peringiella, Montis.
(En. e Sin. p. 27 e p. 54 in nota).
Gruppo di specie ben distinte per il peristoma marginato e per avere conchi-
glie incolori, senza perforazione, subdolioliformi, a spira discendente e ad apice
ottuso. Le evoluzioni sono simili a quelle dell’ Onoba. La Peringiella si può
confondere con la Pisinna (ved. num. prec.), ma quest'ultima sezione generica
manca del peristoma marginato ed ha lapertura d’altra conformazione. Il genere
Plagiostyla di Fischer (tipo: P. Asturiana) è vicino, ma ha una conchiglia
più lucida, ventrosa e la spira papillosa.
121. P. nitida, Brus. ms. (Cingula) e var. elongata—Monts. in En. e Sin.
pe av. (Med: le Adr.).
Varie forme, alcune delle quali si accostano alla Assoa punetum, Cantr. di
Civitavecchia.
Varie località Siciliane (Monts.); Livorno (Appelius).
122. P. Epidaurica, Brus. (Cingula)—Contr. Moll. Dalm., p. 29, 1. 3, f. 10
(Dalmazia).
Prossima alla A. balteata, Manzoni, delle Canarie e Madera.
Anche di Palermo, Trapani, Ognina, Magnisi (Monts.).
Altre specie nel Mediterraneo e alle Canarie.
— 278 —
Setia, H. e A. Adams.
Piccole specie più o meno ombelicate ad anfratti convessi e spira turrita, il
cui tipo è la Rissoa pulcherrima di Jeffreys, che manca al Mediterraneo. Vivono
a fior d’acqua nella zona subterrestre assieme alle Patellae, sotto le pietre o nella
Corallina ed in prossimità delle Littorinae.
123. S. fusca,. Ph. (Truncatella ?)— Wiegm. Arch. 1841, p. 53, t. 5, f. 5
(Palermo).
= fissoa paludinioides, Cale. — Monog. gen. Spirorbis e Succinea, Pal.
1841 p. 10 e Cenno Moll. Sic. 1845, p. 27, t. 3, f. 16 male (Pantelleria e Ca-
tania) riferita dall’autore alla Paludina Porri di data anteriore.—Giorn. L’ Oc-
chio, V, N. 142 (anno?).
= Truncatella ? fusca, Ph.—Moll. Sic. II, (1848), p. 134, t. 14, f. 4 (Pa-
lermo).
Palermo abbondantissima, tipo e var. vittata, seriata, albina (Monts.); Pan-
telleria e Trapani, tipo e var. a/bina (Monts.); Ognina, var. fulva (Zuccarelli);
Civitavecchia, var. a/bina (Donati); Napoli, tipo (coll. Tiberi); Corsica, var. al-
bina-.nella Corallina (Del Prete); Sardegna, tipo (Sulliotti); Marseille, var. vit-
tata (Sollier); Tunisi, tipo (Deschamps); Alger, var. albina (Joly).
Variabile nella forma più o meno turrita.
124. S. globulinus, Monts. (nov. sp.?).
Più corta, quasi globulare a colorazione uniforme e ombelico assai visibile.
Alt milliit,;0lone. d'4e.
Porto-vecchio in Corsica (Del Prete).
125. S. pygmaea, Mich. (Rissoa)—Ccq. Rissoa, p. 21, p. f. 25-26 (Med.).
Livorno (Appelius); Castiglioncello (Del Prete); Civitavecchia (Donati); Magnisi
(Philippi, Tiberi); Corsica (7, Requien).
126. S. Sciutiana, Arad. e Ben. (Rissoa)—Conch. viv. mar. Sic. 1870, p. 211,
t. 5, f. 1 col nome di . Zancleana (Messina, dal tipo). Comunicata anche col
nome ms, di A. affinis ;*.. i
Si distingue dalle precedenti per la quasi mancanza di ombelico e per essere
più piccola della .S. fusca. Colorazione : fuloa senza fasce.
i. Non A. affinis, Jeflr.—Proc. Zool. Soc. Feb. 1884, p. 124, t. 9, £. 8 (Vigo).
Soi
127. S. inflata, Monts. (nom. emend.).
= $. fusca, var. major-inflata, Monts.—En. e Sin., p. 27 (Messina).
La più grande di questo gruppo, alta mill. 2 1, larga mill. 1 1/,, verdastra
a forma di Amnicola, sotura impressa, base convessa, ombelico aperto.
Soltanto a Messina nelle alghe del porto (Benoit).
128. S. turriculata, Monts. (nom. emend.).
= S$. fusca, var. minor-turriculata, Monts.—En. e Sin., p. 27.
Lattea, opaca, turricolata a spira scalare, quasi cilindrica, apice depresso; cm-
belico profondo ma ristretto; Alt. mill. 2, larg. 1.
Palermo, abbondante ma locale all’Arenella (Monts.); Trapani scarsa (Monts.);
Civitavecchia (Donati); Marseille (Sollier) ; Dalmazia a Puntebianche (Klecak);
Var. ad epidermide scura (Brugnone e coll. Monts.).
129. ,S. soluta, Ph. (Rissoa)_II, p. 130, t. 23, f. 18 (Palermo e Sorrento).
Cfr. col tipo di Philippi nella coll. Hanley.
Non A. soluta degli Inglesi ed altri scrittori, sopra citata col nome di Cin-
gulina obtusa.
Piccolissima ad anfratti assai convessi e base dilatata, color di paglia con l’apice
più scuro.
Trapani (Monts.); Magnisi (Tiberi, Monts.); Mondello (Brugnone).
130. .S. amabilis, Monts.--En. e Sin., p. 27 (Med. e Adr.).
= Rissoa pulcherrima, (non Jeffreys) auct.
Trapani (Brugnone e Monts.); Arenella, Mondello (Monts.); Livorno (Caifassi);
Alger (Joly). Anche di Cette (coll. Monts.).
131. S. Alleryana, Arad. e Ben. (Rissoa). — Conch. viv. mar., Sic. 1870,
pool d- 4 ii dl dal'upo @reRrapani):
= R. ambigua, Brugnone.—Misc. Malac. 1873, p. 9, f. 14 (Trapani).
Mondello e Carini (Monts.).
Var. solidula, Monts.—En. e Sin., p. 27 (Trapani e Mondello); più solida
ed opaca.
132. S. limpida, Monts. (nov. sp.).
Piccola, turrita, esile, ad anfratti discendenti, trasparente come il vetro, lim-
pida, con due leggiere macchie verso l'apertura.
Alger (Joly); coste di Provenza (Sollier); Ognina (Monts.).
133. S? Messanensis, Seg. (Rissoa).—in Arad. e Ben, , Conch. viv., mar.
Sic. 1870, p. 81 (Porto di Messina, dal tipo).
Poggio
Parvisetia, Monts. (nov. sect.).
Spira assai corta; apice ottuso, bocca espansa e semilunare vista di profilo ;
peristoma patulescente; senza perforazione nè ombelico,
134. P. Scillae, Seg. (Rissoa)—in Arad. e Ben., Conch. viv. mar. Sic. 1870
p. 315, t. 5, f. 4 (Messina, dal tipo).
= R. brutia, Tib. ms, (fossile di Pezzo in Calabria).
Microsetia, Monts. (nov. sect.).
Specie microscopiche, fulgide, fortemente colorate , per lo più fasciate , senza
ombelico.
135. M. Cossurae, Cale. (Rissoa). — Mon. gen. Spir. e Suce., Pal. 1841,
p. 10 (Pantelleria).
= R. fasciata, Req.—Coq. Corse 1848, p. 56 (Ajaccio).
= R. Joenia, Amato f. Benoit (Catania).
PR. fasciata, Caruana (Malta).
Setia Cossurae, Brus., che cita il nome ms. di A. verillata (Dalmazia)
Le fasce che la caratterizzano sono alle volte più larghe ed in minor numero,
Varie località Siciliane.
Il
136. M. micrometrica, Seg. (Rissoa) — in Arad. e Ben. Conch. viv. mar.
Sic STO. pos ldmt. 05, E a (Messina)
Differisce per le proporzioni dalla I. Cossurde.
137. M. fulgida, Adams (Helix fulgidus) Brit.
= R. fulgida, Jeffr.—Brit. Conch. IV, p. 43 e V, t. 68, f. 6 (Bril.).
= S. fulgida, Brus., che cita il nome di 7. afomus ms. (Dalmazia).
Var. pallida, Jeflr. (Brit.).
bi poretvare Medie tAde.
158. M. coelata, Monts. (nov. forma).
Simile alla M. fulgida, var. pallida, ma più grande, non così fulgida e più
trasparente.
Ognina, nella Corallina (Monts.).
139. M. ochroleuca, Brus. (Setia)--Journ. Conchy1. 1869, p. 247 (Dalmazia).
Messina (Granata); S. Vito (Brugnone). Quaternario di Melazzo (Seguenza).
0 [e
Pseudosetia, Monts. (nov. gen. ?).
Le seguenti hanno la forma di una vera Setta, ma abitano Ie zone profonde
e le conchiglie hanno altra sostanza.
140). P. turgida, Jefîr. (Rissoa)— Ann. and Mag. Nat. Hist., June 1870, p. 8
(Dròbak and Vallò, da 40 a 100 fts.).
= R. soluta, (non Ph.) var. laevis, M. Sars (Norvegia).
— R. obtusispira, Seg. ms. (foss, Siciliano e Calabresé).
=. oblita, Tiberi ms. (foss, di Pezzo).
Non Mediterranea.
d4l SP: tamidula, G. 0° Sars Cingula)-L c:, p. 174, t. 10, f. 2 (Nor-
Vegia).
142. P. Ficaratiensis, Brugnone (fissoa)—Mise. Malac., 2°, 1876, p. 21 (dal
tipo di Ficarazzi).
143. P. macilenta, Monis. (Setia)—En. e Sin. p. 27 (Palermo da 20 a 250
metri); Napoli, abissicola (Acton).
In riassunto abbiamo le seguenti divisioni generiche : Zippora, Sabanea, A picu-
laria, Rissoa, Persephona, Alvania, Alvinia, Acinus, Acinopsis, Manzonia (1),
Galeodina, Thapsia, Cingula, Cingulina (2) Cingilla, Onoba, Nodulus, Pisinna,
Barleeta, Paludestrina, Leachia, Peringiella, Setta, Parvisetta, Microsetia,
Pseudosetta, alle quali si debbono aggiungere Z/yala e Ceratia e forse altre sud-
divisioni.
(continua).
(1) = Flemingia, Jeffr.—Proc. Zool. Soc. Feb. 1884, p. 116.
(2) Altra specie di questa suddivisione è la tissoa concinnata, Jelle. di Creta.
Il Naturalista Siciliano, Anno MI. 36
ORGE
STUDII SU PIANTE CRITICHE RARE 0 NUOVE
DELLA FLORA DI SICILIA
(Cont. V. Num. prec.).
Cirsium misilmerense Tin. ined. CESATI, PASSERINI e GIBELLI
Compend. fl. Ital., p. 483. Nyman Conspectus fl. Eur., v. II, p. 406.
C. lanceolatum 8 Ten. syll., p. 413; quoad plantam ex Lucania?
Caule firmo valido sparse arachnoideo-lanuginoso, simplici v. jurta apicem
breviter ramuloso-corymboso, anthodiis 1-6 subcongestis ferente, foltis in-
ferioribus (radicalibus) pinnatisectis, circumscriptione oblongis, costa valida
(sed non prominente) percursis, utrinque angustiuscule alata, jugis paucis 5 8,
laciniis bipartitis subaequivalidis una simplici v. spinulis latere exteriore
instructa, altera 2-8 flabellato-spinosa, omnibus nervibus crassis nitidis aureis
exquisite sulcatis, spinis validis (aureis ) terminatis ; pagina inferiore in-
dumento arachnoideo-floccosa supra insigniter longe strigosa, ad margines
inflera, ibique in parte superiore praesertim undique conspicue spinoso-ci-
liosis; foliis caulinis ad basin utrinque in lobulos spinosos vix decurrentibus de-
sinentibus, quoad formam infimis subsimilibus, valide spinosis, ad apicem satis
diminutis; capitulis magnitudinis C.lanceolati basi bracteis cinetis, sessilibus
persaepe 2-6 ad apicem caulis subcondensatis, bracteis minutis pedunculo abbre-
viatissimo fulcrantibus, ample campanulatis non umbilicatis, squamis in spiris
arctissimis digestis, numerosissimis glabratis (intimis exceptis) subeonformibus,
angustissime linearibus subulatis rectis, extimis lariuscule intricatis, basi vix
dilatatis coriaceis fere inter se concretis, longu tractu virescentibus, sensim
in spinam longam pulchre auream desinentibus, modice vulnerantibue; flores
rubri, achaenia non vidi. Herba elata, caule sulcato sub indumento laro rubri-
da. Stirps quoad structuram folium radicalium inter C. Lobelii et C. ferocem
media, quoad faciem et formam foltum (superiorum praesertim) ob laciniam
terminalem angustatam ac longe caudatam fere C. italicum referens, quoad an-
thodium valde ad C. lanceolatum accedens!
In arvis argillosis secus margines torrentium alla Fiumara di Misilmeri al
Mulino D. Cola. Aug. (Tin.), (M. L.).
Ho indicato le affinità di questa pianta; essa sta vicina al C. lanceolatum e
per l’abito anche di più alla var. firmus di PrEst, credei infatti daprincipio che C.
misilmerense e C. firmus potessero rappresentare la stessa cosa, ma la specie
di PrEsL a quanto pare non è che una forma del C. lanceolatum mentre que-
sta specie del Tino è specie distintissima a cui forse debbe spettare il sinonimo
23 PRA
di C. lanceolatum & di TENORE (Sylloge) dagli antodii glabri subinvolucrati, dalle
foglie canescenti di sotto che il chiarissimo autore temea a ritenere come specie di-
stinta. Credei pure che a questa nostra specie dovesse spettare il sinonimo di C.
Rosani, ma piuttosto io ritengo che il Rosani debba riferirsi alla var. firmum
(C. firmus PrEsL.) del C. lanceolatum.
Cirsium lanceolatum Lin. Guss. fl. sic. syn., vol. II, p. 4468 fir-
mum Top. pl. sic. exicc. Cent., VI, N. 528 C. firmus PrESL. del prag.
Gussi, l.. ec.
Differt a typo, squamis anthodiis apice herbaceo fuscescente brevissime spinulosis
fere mnocuis, foliis radicalibus valide ac nitideque nervatis, profundius divisis
partitionibus rigidioribus ac magis divaricatis longeque spinescentibus.
In arvis argillosis prope Palermo al Fiume Oreto M.L.
Cirsium italicum D. C. Cat. H. Monsp. p. 96.
var. fl. albis.
In arvis argillosis in montosis F/cuzza M. L.
Cirsium lucanicum Mini. GASPARR. ined. in PI. sicc. ex Lucania.
Caule pumilo simplici, foltis subtus niveo-incanis supra conspicue strigosis,
pinnatisectis, infimis costa subtus nitida prominente percursts, striete alata,
segmentis lanceolatis indivisis sed utrinque lobulis spinosis instrucetis , lobo
terminali angustato ac elongato (fere ut in C. italico) caulinis basi conspicue
auriculato-palmato-dilatatis spinulosis (non ewcurrentibus!) condensatis et
caulem dense vestientibus spinis adscendendo validioribus ac magis flavicantibus,
capitulo parvo (in specimine meo solitario) quoad formam et magnitudinem
fere C. Lobelii (C. eriophorum cephalis minoribus BeRT.!)umbilicato sessile
bracteis brevibus suffulto , squamis lana lara involutis ex sicco fulvis versus
apicem virescentibus in spinam rectam mediocrem flavicantem desinentibus, flo-
res rubri, achaenia non vidi.
In Lucania (Gasp.) ex sched. authent. (an C. Rosani)?
Ho descritto questa specie in questa raccolta essendo molto distinta ed interes-
sante, perchè mentre pei suoi caratteri dell’abito molto si avvicina al C. itali-
cum, se ne allontana decisamente poi per lo indumento delle foglie, per la loro
forma che sta vicino al vero C. Lobelii. I capitoli piccoli, umbilicati, ristretti al
collo, rammentano ancora quest’ultima specie, ma la struttura delle squame è sin -
golare, e se si tiene presente la serie degli altri caratteri riferiti, si rileverà di leg-
gieri come questa specie non trova riscontro tra le altre conosciute.
LI
L+Qgdie
Herniaria empedocleana Mini. 7. Fontanesii Mini (non Gav) in
sched. (Sect. Tetramerae).
Pere, nnisundique pallidissime incano-velutina, indumento, partibus floralibus
erceptis, pilis albis densissimis, in caulibus praesertim satis elongatis subre-
trorsis, constante; ramis e caudice basi crasse lignoso, tortuoso, numerosis-
simis, intricatis, abbreviatis, infimis rigide divaricatis, intermedtis satis elon-
gatis, floralibus dense cymosit corymbulosis; folits opposttis (non fasciculatis)
infimis fere glabratis v. tantum papilloso-puberulis ellipticis ad basi vix at-
tenuatis ad apicem cilio unico mucronulatis, vetustis saepe involutis ad mar-
gines, stipulis fuscis parvis breviter triangulis undique longe ciliosis, floribus
numerosissimis glomerulatis; nec racemosis, nec spicato-glomeratis sed in cymis
corymbulosis condensùtissimis, monotcis, tetrameris, calyeis tubo pilis longis rec-
tis altis hamatis intermixtis hispido, laciniis valde inaequalibus ac difformibus
binis externis herbaceis carnosissimis, deltoideo-obovatis, angulatis e basi usque
ad medium conspicue exrcavatis poculiformibus, apici acutiusculis in fossula
glabratis, interioribus membranaceis subpetaloideis margine albo-hyalinis in-
flexo vix circumscriptis, ciliosis, coeterum glabratis albo-virescentibus, ovato-
triangularibus, antheris magnis late ellipticis aureis, stylis rudimentaritis. Sti-
pulae tn partibus junioribus breviter latissime triangulae valde ciliosae, folia
suprema breviter obovata, crassiora, laciniae calycinae eracte decussatae.
In aridis marnaceis mari finitimis cum Reaumuria vermiculata ac Statice
Smith, prope Porto Empedocle. Junio 1883.
Avea dapprincipio ritenuta questa pianta la 7. Fontanesti o la H. hemistemon
del gruppo delle Tetramerae, ma un esame più attento mi svelò delle differenze
con la descrizione del Gav (Duch. revue Bot. ann. 2, 1846-47, p 371). Qui in-
fatti le foglie non sono fasciculate (caulibus pyenophyllis Gay), mancano i rami
sterili, i fiori non possono dirsi in alcun modo « interrupte spicatis, » dubito poi
che fossero ermafroditi, poichè non sono mai riuscito a distinguere chiaramente
nè un rigonfiamento del tubo calicino che accenni ad un ovario perfetto, nè i
due lobi stilari. Quel che poi Gay dice delle lacinie calicine per la sua onta-
nesit, non può addirittura applicarsi alla nostra pianta; nella Fontanesii, esse, pa-
ragonate le esterne alle interne, sono un poco più brevi e più ristrette poi stricte
erectis (?); ciò non basta a rilevare il carattere delle lacinie quali sono nella pianta
im esame, ove bisogna notare la loro completa difformità di struttura e di consi-
stenza, le esterne essendo carnose poculiformi, mentre le interne rappresentano
per la loro consistenza tenue e pel colorito, quasi un invoglio corollino, Gay parla
infine dell’utriculo, degli stili, delle loro proporzioni colle lacinie del calice, cosa
vana qua, perchè a quanto pare i fiori sono unisessuali.
) DE
Sinapis hispida ScHousB. S. alba Guss. pro parte.
In arvis Siciliae ac in cultis, saepe gregaria. Montemaggiore.
Salvia Gussonei Nym. Consp. FI. Eur. S. candidissima Guss. prodr.
fl. sic. suppl., p. 5 (non VaÒr nec Horem. et Lk. S. patula Dese.
Sfargented Guss. Syn,.fl..sic,, v..I, pres, Don Lin. nec SIBTH.Iet
SM.
Herba tota longe densissimeque argenteo -lanata, foltis rosulatis, radicalibus
basi latissime ovatis fere tantum latis quam longis v. vie oblongatis subeor-
datis v. in petiolum attenuatis grosse irregulariter crenato-sinuatis laeviter
lobatis, caulinis sessilibus oblongis, summis acute lanceolatis virescentibus ul
ramis paniculae patule villosis glanduloso-viscosis , ramis (more gregis) ri-
gide brachiatis, bracteis late ovautis acuminatis spinoso-aristulatis, calycis lim-
bi fere attingentibus ac fulcrantibus, calycibus campanulatis undique pa-
tule ciliosis, subaequaliter labiatis, laciniis labii supertoris 2 tertia abortica
omnino obliterata v. ad apiculum inconspicuum reductum , inferioris e basi
minus concretis binis supremis subconformibus, ovatis aristulato-spinescen-
tibus, corolla majuscula calyce 2-3plo longiora, galea maxima conspicue fal-
cata, staminibus longe exsertis, stylo in anthesim falcato dein vage flexco, co-
rollam duplo ultraque superante.
In aridis calcareis montosis meridiem spectantibus. Monte di Cammarata.
Junio-Julio.
Come Gussone pel primo fece rilevare, questa pianta è distinta dal'a vera specie
Linneana ; almeno per quanto riguarda le piante della Spagna come quelle dei
monti La Sagra (Willkomm) di Casatabonela in arvis (HurTER)! a la Venta de
la Carlota (MacvnaguT!) da me osservate —In queste, la forma delle foglie è ob-
longata e le sinuosità segnano quasi dei lobi, l’indumento è poco copioso, onde
le foglie direbbonsi virescenti, sebbene superficialmente lanato-floccose, le brattee
riguardo alla loro dimensione relativamente a'la lunghezza dei fiori direbbonsi
piccole, anche i calici in quanto alla forma, ed alle proporzioni dei denti non
concordano con quelli della piana di Sicilia. La copia dell’indumento , la lun-
ghezza dei peli ed il loro candore, a questa più che a quella di Spagna farebbe
spettare il nome di argentea.
Avverto che nel confronto, ho solo tenuto presente i saggi di WiLLKomw, poiché
quelli di IIureR ha caratteri ben anormali che farebbero sospettare a qualche va-
rietà o forma insigne da distinguere dalla vera argentea.
In questi tali principalmente, e’ è da notare la grande eopia dei fiori in ogni
verticillo ed in compenso la loro tenue dimensione, addippiù la pelurie densa del
‘dgg
caliee, i rami della pannocchia che direbbonsi fastigiati quasi, e certo non bra-
chiati come nel gruppo. Ho distinto questa forma col nome di var. breviflora.
La pianta del Gargano è del tutto identica alla pianta di Sicilia.
Vicia Seguenzae HuEeT. exsicc. ex Sicilia ann. 1855, CESATI, PAS-
SERINI e GIBELLI, Compend., p. 689 (inter species dubias rejecta) Ny-
MAN, Conspect. fl. Eur., v. I, .p. 205.
Annua, glaberrima , ramis numerosis gracilibus, debilibus, erecto-adscen-
dentibus, laeviter angulatis, foltis infimis bijugatis cirrhosis, parvulis, foliolis
linearibus, successivis remote 3-6 jugis, foliolis angustissime linearibus, apicu-
latis, petiolo gracili in cirrho simplice desinente, stipulis parvulis linearibus su-
bulatis basi auriculatis serrulatis; pedunculo mutico folto duplo ultraque supe-
rante (6-7pollic.), paueifloro, flor. 5-7, secundis, calycibus virescentibus, tubo
obconico, lubio super. basi subaequali truncato, dente infimo labii inferioris, bi-
nis intermediis longiore, corolla pulchre roseo-violacea, legumine (immaturum)
lato lineare, apice attenuato, basi styli breviter rostrato.
In arvis cultisque Siciliae meridionalis prope Licata, alle Case della Palma.
Aprili 1882 (M. L.!)
Questa pianta è stata ritenuta un’ibrida della V. peregrina e della V. sicula;
così leggesi nel Nyman, L’avvicinamento è molto esatto; infatti per le sue parti
vegetative essa si assomiglia alla V. peregrina, mentre che per i fiori essa sta
vicino alla V. sicula. Ma con quali criterj si possa ritenere un prodotto ibrido, io
non saprei dirlo invero. Dove io colsi questa pianta non c’era nè l'una nè Valtra dei
supposti parenti. Ma stimo superfluo il contradire queste ipotesi. La nostra pianta
è una distintissima specie per quanto rara, e circoscritta, almeno per quanto si-
nora se ne sa, nella parte meridionale dell’Isola,
(continua)
M. Losacono,
DS: A
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. V. N. prec.).
JE.
Gli Ostracodi.
C. convoluta Brady.
1868. Cythere convoluta G. S. Brady. Ann. and. Mag. Nat. Hist., ser. 4,
vol. IL, p. 182, tav. XII, fig. 3-4.
1880. : è G. S. Brady. Rep. Challenger, p. 92, tav. XXII,
fig. 3 a-d.
I miei esemplari per la scultura rassomigliano molto meglio alle figure
delle forme pescate dallo Challenger, taluni di essi sono di forma più al-
lungata e rappresentano al certo gl’individui maschili.
Vi rapporto ancora, ma con molto dubbio, una valva di forma cuneata
e di scultura un pò diversa, la quale può annettervisi a titolo di varietà,
ma è probabilissimo che si debba separare alloraquando i rinvenimenti di
altri individui saranno per dimostrare la costante diversità di tale Cythere.
Noto ancora essere molto affine a questa specie la C. retiformis Terquem
e che un accurato esame comparativo potrebbe farle associare insieme.
DISTR. GEOGR.
Il tipo della specie è dall’ isola Maurizio. — Pescata dallo Challenger a
Tongatabu ed Honolulu.
DISTR. STRAT.
Quaternario inferiore di Rizzolo!
C. tarentina Bairl.
1850. Cythere tarentina Baird. Proc. Zool. soc. Annulosa, tav. XVIII,
fig. 31-33.
1868. ° n Brady. Ann. and Mag. of Nat. Hist., pag. 220.
1868. È n Brady. Les fonds de la mer, tom. I, pag. 89.
1869. Pa a Brady. Ann. and Mag. ecc., pag. 45 e 46.
1878. A 3 Brady. Transactions of the Zool. Soc., pag. 390,
tav. LXIII, fig. la-1d.
e ogg
I tenui e vitrei esemplari che si riferiscono a questa specie rispondono
bene esattamente ai viventi di varî luoghi del Mediterraneo.
Variabili soltanto nello sviluppo c nel numero delle spine disuguali che
ornano il margine anteriore e la posteriore estremità, come anco nello svi-
luppo della piega rilevata che cinge il margine ventrale e della spina nella
quale essa costantemente si termina.
DISTR. GEOGR.
In varî luoghi del Mediterraneo.—Arcipelago Greco, Dardanelli ece.
DISTR. STRAT.
Crag di Antwerp—Quaternario di Rizzolo !
C. subtrigona Seg.
‘Var. marginato-striata Seg.
1880. Cythere subtrigona Seg. Le form. terz. di Reggio, pag. 61,77, 125, 193,
Tav. VIE Sfig. 20 fig
Questa specie è legata alla precedente da un’affinità ben grande e sì ri-
marchevole da far nascere il dubbio sc non forse converrebbe meglio riu-
nire insieme le duo forme. Pure la mia specie un pò più allungata nella
forma, con un largo margine , che cinge la regione anteriore e la poste-
,
riore, sottilmente striato e fornvito di numerosi denti, priva di spina alla
ripiegatura lungo il margine ventrale e colla superficie punteggiata, foveo-
lata ovvero reticolato-foveolata par che si distingua bene.
Molto affine a questa par che sia la C. cordiformis Terquem, nella quale
par che manchi la piega rilevata presso il margine ventrale come risulta
e dalla descrizione e dalle figure, nel resto somiglia moltissimo alla mia.
DISTR. GEOGR.
L’ho trovata vivente nel mare di Palermo.
DISTR. STRAT.
La C. subtrigona comparisce in Calabria dal Langhiano! e quindi si con-
tinua nell’Elveziano! nel Tortoniano! sino allo Zaneleano!
Trovasi comune nel Quaternario inferiore di Rizzolo !
— 289 —
C. Jeffreysii Brady.
1868. Cythere Jeffreysii Brady. Monogr. Rec. Brith. Ostr., p. 412, tav. XXIX,
fig. 51-55.
A Brady, Crosskey, Robertson, A. Monogr. post-tert.
Entomostr. of Scotland, p. 156, tav. III, fig. 18-19
1874. i;
Riferisco a questa specie una sola valva, la quale per la forma, per le
dentellature, e per la scultura corrisponde esattamente.
DISTR. GEOGR.
Gran Brettagna, Irlanda.
DISTR. STRAT.
Inghilterra nel quaternario.—Rarissima Rizzolo !
C. latimarginata Speyer.
Vàr. siculà n.
1863. Cythere latimarginata Speyer. Die Ostrac. der Casseler Tertitirbild.,
p. 22, tav. III, fig. 3 a-d.
1865. G abyssicola G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac., p. 43.
1874. 5 latimarginata Brady. Crosskey, Robertson Monogr. Post-terz.
Entom. of. Scotland ecc., p. 163, tav. XVI
fig. 6.
1877. A lalimarginata Brady. Trans. of the Zool. Soc. of London.
pag. 389, tav. LXIV, fig. Sa-8d.
I due individui che rapporto con sicurezza a questa specie, rispondono
esattamente in quasi tutti i caratteri alla specie cui li riferisco. Il margine
largo e rilevato si offre cinto di fine dentellature alle regioni, anteriori e
posteriore; nel mezzo delle valve la sporgenza rotondata è poco distinta
perchè poco prominente; il contorno della conchiglia tanto guardandola dai
lati, come dal dorso e dalla regione ventrale risponde quasi esattamente,
ma la superficie è mancante di punteggiature ed inoltre lo spesso margine
dal lato dorsale presso l'estrema regione posteriore offre due prominenze,
che sporgono ai lati in forma di angoli pressochè retti.
Quest'ultimo carattere è veramente rimarchevole ed il solo che distingue
la varietà siciliana. A
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl al
Norvegia e Shetland.
— 290 —
DISTR. GEOGR,
DISTR. STRAT.
Mioceno medio. Cassel--Crag di Antwerp. Quaternario inferiore di Riz-
zolo!
1850.
1852.
1856.
1856.
1862.
1880.
Cythereis Jones
Cythere ceratoptera
Cythereis cornutu
Cythere ceratoptera
Cythereis fimbriata
n Subcoronata
Pz) n»
A spectabilis
o Jones
Cythere Tonesti
” ”
v) b))
» ”
»” »”
» Ceratoplera
C. Jonesii (Baird.).
Baird. Brit. Entom., pag. 175, tav. XX, fig. 1.
Bosquet. Entom. foss. terr. tert. France, p. 114,
tav: 0VI, -fig02,
(giovane) Jones. Monogr. tert. Entom., p. 39,
taya LV, fig.9.
Jones. Monogr. tert. ent., p. 39, tav. IV,
feti. O
Norman. Ann. Mag. N. H, ser. III, vol. IX,
tav. III, fig. 9.
Speyer. Ostrac. Casseler Tertirbild., p. 38,
tavhy fiero
Brady. Trans. zool. Soc. , vol. V, pag. 384,
tav. LX. fig. 9 a-c.
Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac., p. 46.
Norman. Nat. Hist. Trans. Northumberland and
Durham, vol. I, pag. 21, tav. VII, fig. 5-8.
Brady. Monogr. Rec. Brit. Ostrac., pag. 418,
tav. XXX, fig. 13-16.
et var. ceratoptera Brady. Les fonds de la mer
vol. I, pag. 89, tav. XIV, fig. 5-6.
Brady. Crosskey and Robertson Monogr. post-
tert. Entom. ecc., pag. 171, tav. XII, fig. 4-7.
Terquem. Foram. et Entom.-Ostrac. de Rho-
des, pag. 86, 122 e 123, tav. XIX, fig. 12-13.
Brady. Trans. of the zool. Soc. , pag. 395,
tiv. LXVI, fig. 2a-2d.
Seguenza. Le form. terz. ecc., pag. 125, 290.
Mi associo col signor Brady, riconosciuta la grande variabilità della C.
Jonesi, a riguardare siccome varietà di questa la C. ccratoptera. Difatti
non possono assegnarsi limiti precisi tra queste due forme là dove esse
sono comuni, come a Rizzolo.
— 291 —
DISTR. GEOGR.
Mediterraneo, Levante—
Norvegia, Gran Brettagna, Baia di Biscaglia
Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Eoceno della Francia e del Belgio—Plioceno—Suffolk, Rodi, Calabria !
Quaternario—Inghilterra, Calabria! comune a Rizzolo !
(continua) G. SEGUENZA.
TRIOTTT.E
SUI PESCI DELLO STRETTO DI MESSINA
Vale
Del Krohnius filamentosus.
Il Prof. Cocco in una lettera indirizzata ad Augusto Krohn di Livonia
Intorno ad alcuni nuovi pesci del mare di Messina (1) fece conoscere col
nome di Arokhnius filamentosus una forma singolarissima di pesciolino dona-
togli da questo medesimo naturalista che lo avea qui rinvenuto.
Esso ha il corpo allungato, compresso e nudo. La porzione anteriore che
comprende il capo e l’addome è rotonda, col profilo superiore simile al pro-
filo inferiore, più larga e molto più breve rispetto alla porzione caudale
che va mano mano restringendosi e si protrae in un sottile e lunghissimo
filamento. La bocca è terminale. Il mento porta un cirro. I raggi branchio-
steghi sono al numero di sei. Le fessure branchiali ampie. Esistono due
pinne dorsali, di cui l'anteriore più alta nasce sulla nuca e si compone di
pochi raggi, l’altra più bassa comincia ad una breve distanza dal termine
della prima ed occupa tutto il dorso. Le pettorali sono anormalmente con-
formate, poichè invece degli ordinarî raggi risultano di un’espansione mem-
(1) Giornale del Gabinetto letterario di Messina. Anno III, Tomo V, Fasc. XXV,
Gennaio e Febbraio 1844, pag. 21-30, tav. 2.
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branosa discoidale, simile a paletta, sospesa dietro l’ arco omerale da una
specie di peduncolo stretto. Le ventrali son giugulari, coi raggi molto pro-
lungati in altrettanti filamenti. L’anale trae origine innanzi la dorsale po-
steriore ed è lunga come questa. Mancano raggi spinosi in tutte le pinne.
Tali essendo i principali tratti della sua esterna configurazione, il pesce
di cui si parla viene naturalmente a collocarsi tra gli Anacantini, coi quali
inoltre ha comune un altro importante carattere che è la mancanza di ca-
nale pneumatico nella vescica natatoria.
Cocco predetto nel suo citato opuscolo dice che il novello genere po-
trebbe appartenere alla famiglia dei tenioidi di Cuvier, e a quella tribù che
ha il muso corto ela bocca fessa obbliquamente. Nel suo Indice ittiologico
del mar di Messina (1) lo registrò invece tra’ Gadidi nella sottofamiglia dei
Lotini del sistema di Bonaparte (Prodr. syst. ichth.). Ma riguardo a questa
ultima posizione fa osservare. “ Ho per ora ascritto alla sottofamiglia dei
Lotini il mio AYohnio, tuttavia non è improbabile che dietro maturo esame
esso possa costituire una sottofamiglia distinta che direbbesi de’ Krohnini.,
Mentre però la classificazione del pesce nella famiglia dei Gadidi che fanno
parte degli anacanthini nel sistema ittiologico di Giinther, potrebbe riuscire
giusta, l’ulteriore e più speciale asseguamento del suo posto oggi non è più
da ritencrsi.
C. Bonaparte (2) sospettando che fosse il giovine ‘del Trachypterus re-
pandus Metaxà lo scrisse con segno d’interrogazione tra i sinonimi di questa
specie.
In febbraio del 1865 venne trovato un altro esemplare nel golfo di Na-
poli e fu illustrato dal prof. Achille Costa in una nota ittiologica inserta
nell’Annuario del Museo zoologico di Napoli (3). Esso è più grande di quello
veduto primitivamente e misura 120 millimetri oltre al filamento in che si
protrae l’estremo posteriore e che in sè racchiude poco men di due volte
la lunghezza del corpo. Questo filamento mancava in gran parte nell’esem-
plare descritto da Cocco, facile com’ è a distrarsi per la sua sottigliezza.
Costa nominato crede che il X. rappresenti lo stato immaturo di un’altra
specie che dovrà appartenere ai Tenioidi, ma dissente dall’idea che possa
riferirsi a qualche Trachypterus, perchè in individui giovanissimi di questo
(1) Ms. 1846. In corso di pubblicazione nel presente periodico.
(2) Catal. met. 1846.
(3) Anno V, 1865, pag. 41-43. Osservaz. sul Krohnius filamentosus e sullo svi-
luppo della pinna codale nei Trachypterus.
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genere, usciti da pochi giorni dallo stato di uovo, esistono già i caratteri
proprî, tra cui la presenza della pinna caudale, che è assente nel X. non
ostante esso sia in paragone molto di più sviluppato. Oltre a ciò fa osser-
vare che nel X. i raggi della dorsale anteriore non si allungano in fila-
menti, i quali nei piccoli Trachypteri sono in proporzione del corpo lunghi
come negli adulti, che mentre in quello esiste una lunga anale, questi in
tutto ne mancano. A ciò puossi aggiungere la posizione differente delle ven-
trali, che sono toraciche, cioè al di sotto delle pettorali nei 7yrachypterus,
e innanzi ad esse, ovvero giugulari nel X.; di più in questo la dorsale an-
teriore nasce più in dietro, sulla nuca, e la pettorale è pure diversamente
organizzata. Contro il sospetto dell’ identità specifica del KX. col Trackhyp-
terus repandus emesso dal Bonaparte, sta poi, oltre alle notate differenze,
l'osservazione fatta dallo stesso Costa di esemplari assai giovani di 7ra-
chypterus col profilo del ventre sinuoso e perciò con bastante ragione ri-
feribili al repandus.
Il prof. G. Canestrini trattando de’ pesci della fauna d’Italia ha parlato
del Krohnius in una annotazione alla famiglia degli Ofidini (1), sostenendo
l'opinione del prof. Costa intorno alla sinonimia proposta dal Principe. Egli
ritiene invece che il XK. rappresenti lo stato giovanile di una specie
appartenente agli Ofidini, specie che attualmente non sappiamo quale sia.
Ma si può osservare in contrario che mentre in essi esiste un'unica dorsale,
nel XK. questa pinna offre una separata porzione anteriore.
Carlo Emery (2) avendo rilevato una somiglianza fra taluni caratteri del
Krohnius filamentosus e del Macrurus coelorhynchus emise 1° idea che il
primo di questi due pesci potesse essere la forma larvale dell’ altro. Se-
nonchè in altra sua pubblicazione (3) considerando la diversa posizione della
bocca che è infera nei Macrurus, mentre è terminale nel X. volle piuttosto
rapportare questo pesce a qualche specie del genere Corynhaenoides o Ma-
lacocephalus (Macruridae), ma più probabilmente di quest’ ultimo, che non
manca nel Mediterraneo, ed in cui le ventrali sono giugulari, anzichè to-
raciche come nel primo.
Cotesta identificazione venne riportata dal D." Decio Vinciguerra in un
suo lavoro bibliografico sulle emimetamorfosi de’ pesci (4) nell’ accennare
le ricerche del predetto Emery intorno a quest’'argomento.
(1) Fn. d’It. Parte lII, Pescì, pag. 192.
(2) Note ittiologiche, in Atti Soc. it. sc. nat., vol. XXI, 1878.
(3) Contrib. all’Ittiol, in Atti Accad. Lincei, Classe se. fis. vol. HI, ser. II, 1879.
(4) Bollett. scientif. Ann. IJ, n. 3, 1880.
Po vagdi_
In gennaio del 1882 io rinveniva in queste acque del Peloro un pesce
che per la propria struttura dichiaravasi evidentemente come un tipo dei
Macruridi. Ma i suoi caratteri ben lo distinguevano da ogni altra specie
conosciuta di questa famiglia, nè lo faceano entrare in alcuno dei generi
in essi compresi. Pur non di meno, fatto un esame comparativo delle sue
varie parti col JMecrurus coelorhiynchus, fui indotto a ritenerlo come larva
di questo (1). Ignorando allora che il sig. Emery avesse modificato la sua
primitiva opinione, secondo cui il X. dovea considerarsi il giovine del M.
coelonhynehus, dissi che tale opinione, dopo la scoverta di quel pesce, non
era più ammissibile.
Esso però era stato ritrovato prima di me dal prof. Giglioli, il quale
mi scrivea di averlo pescato a grandi profondità sul Washington uell’agosto
del 1881, credendolo allora il giovine del Malacocephalus lacvis Sow.; ma
dietro studî ulteriori e l’esame pratico di un Malacocephalus del Musco bri-
tannico potè accertarsi che era specie diversa da questo e la chiamò /y-
menocephalus italicus.
Addì 27 ottobre del 1882 ebbi un giovane esemplare di M. caelorhyn-
chus, lungo non più che 58 millimetri, in tutto simile all’ adulto. Questa
scoperta mi ha fatto pensare che la supposta larva del M. cadlorhynehus
da me annunziata potesse invece appartenere a una specie diversa. Ma ri-
cordandomi che in altri pesci soggetti a metamorfosi taluni individui indos-
sano assai per tempo le ultime divise, ancora non saprei essere abbastanza
sicuro per dire se l’ Hymenocephalus debba ritenersi come una specie di-
stinta oppure come una forma larvata di altra più grande, sia di Macrurus,
sia di Coryphenoides, che a simiglianza di esso hanno le ventrali al di sotto
delle pettorali.
Ho voluto riportare questi fatti per l'interesse che potrebbero avere nella
questione del Krohnio. Imperciocchè se questo pesce rappresenta una forma
imperfetta di qualche tipo dei Macruridi, essa non sarà per certo di un
Macrurus, nè di un Coryphenoides, o dell’Zymenocephalus italicus. Ma quel
che non parmi sicuro è appunto lo ammettere che il X. sia una forma em-
brionale, tuttocchè il lunghissimo filo della coda ed i raggi filamentosi delle
ventrali sembrano indicarla. Ma non mancano forme adulte e ben definite
provviste di simili prolungamenti, e qui bastami ricordare il Zrachypterus
cristatus Bonelli (7. repandus Metaxà), in cui i raggi della dorsale ante-
(1) Bollett. scientif, An. IV, n. 1, 1882.
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riore e delle ventrali e qualche raggio della caudale sono considerevolmente
allungati in delicati filamenti.
Frattanto dopo le primitive descrizioni dateci dal Cocco e dal Costa, nes-
suno avea più rinvenuto quel rarissimo pesce, talchè ben pochi saranno i
musei che possano vantarlo. Il Giinther nel suo Catalogo non lo ha ripor-
tato. Fortuna volle però che io ne ritrovassi due esemplari in queste acque,
uno piccolo a 15 gennaio del 1883, altro più grande e meno incompleto
a 21 marzo del presente anno. Ai principali caratteri della specie dianzi
notati ora infine non sarà inutile aggiungere talune altre particolarità.
Il profilo del capo, per la forma rotonda di questo, salisce rapidamente
insino all’origine della dorsale anteriore, donde nell’esemplare più giovine
discende con simile inclinazione fino alla radice della porzione ristretta del
corpo, ma nel più grande si continua con quello del dorso in linea retta
che va leggermente abbassandosi in dietro, sicchè mentre nel primo forma
un incavo dietro la nuca, questo manca nell’altro. Il taglio della bocca è
obbliquo e giunge fin sotto al margine anteriore degli occhi. Le mascelle
sono eguali, fornite di finissimi denti in una serie. Il margine superiore
della bocca è formato dai mascellari superiori e dagl’inframasceliari. La
lingua è corta. Le ossa articolari della mandibola non si toccano pei loro
margini interni, sicchè lasciano allo scoperto l’istmo pettorale. Il villo men-
tale non è più lungo del diametro dell’occhio. Questo è mediocre, circo-
lare, contiguo al profilo, eguale alla distanza che lo divide dall’ estremità
del muso, e poco più grande dello spazio interorbitario. Il preopercolo si
inarca leggermente ed è poco obbliquo. L’opercolo è di forma triangolare
ed offre due coste, di cui una si dirige verso l’angolo posteriore, 1’ altra
verso l’apice ove si prolunga in una spina che sporge esteriormente. Il
subopercolo è allungato. L’interopercolo è pure un poco più lungo che
largo. La membrana branchiostega è parzialmente attaccata all’istmo e i
suoi raggi andando verso l'esterno fannosi più lunghi. Le fessure bran-
chiali sono ampie. Gli archi dello stesso nome al numero di quattro per
lato. La dorsale anteriore nasce in direzione della radice del peduncolo
delle pettorali e contiene circa 8 raggi, di cui il 1° è più lungo degli al-
tri. La posteriore è molto più bassa c dista dal termine della prima per
circa due diametri dell’occhio ; i suoi primi raggi sono assai brevi e diffi-
cili a vedersi. Perciò nella figura data da A. Costa questo spazio è rap-
presentato molto più grande di quanto in vero non sia. Le pettorali s' in-
seriscono un poco al di sotto dell’angolo superiore dell’apertura delle bran-
chie. Il tessuto del loro peduncolo e del disco in cui si allargano è molle,
biancastro. Questo poi viene ingrandito da una zona periferica a guisa di
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frangia, più sottile, trasparente, la quale veduta al microscopio risulta di
numerosi e delicatissimi raggi, simili a quelli che formano la prima adi-
posa degli Sternoptichidi e Scopelidi. Un altro caso di simile organizza-
zione delle pettorali fu da me incontrata in alcuni pleuronetti di sim -
metrici spettanti al genere /eloria di Cocco, nei quali però esse man-
cano di peduncolo. Le ventrali, per la posizione delle pelvi sospese alle
ossa della spalla, s'inseriscono sotto la gola. L’anale nasce in direzione del
termine della dorsale anteriore, e quindi innanzi l’ angolo che forma la
parte anteriore allargata del corpo con quella ristretta che seguita. I suoi
primi raggi compresi fino a quest’angolo , sembrano formare una porzione
di pinna separata a causa del profilo incurvo del ventre, ma tra essa e i
primi raggi seguenti non esiste intervallo. Questa pinna è più alta della dor-
sale corrispondente. L’ano è un orificio rotondo posto nel mezzo della breve
distanza che corre tra la base delle ventrali e il principio dell’anale.
I visceri addominali presentano le seguenti disposizioni. L’esofago è un
tubo stretto che si dirige in basso piuttosto che indietro e si attacca ad un
piccolo cul-di-sacco globuloso 0 stomaco come la canula al corpo di una
pipa. L’orifizio pilorico si trova sul lato ventrale, circondato da una quin-
dicina di piccole appendici cieche. Segue l’intestino, breve, piegato una
volta. Il fegato è diviso in due porzioni quasi di uguale grossezza, poste
su ciascun lato del ventre. Evvi una vescica natatoria piriforme.
Il ‘peritoneo delle pareti dell'addome è nerastro sul lato dorsale, argen-
tino con punti neri sui lati. Il contorno pupillare dell’iride dorato. Dietro
la pettorale vi è una gran macchia. nerastra irregolare, formata dalla riu-
nione di piccioli punti che più radi vedonsi sul capo. La base di ciascun
raggio anale è segnata da un punto nero. La porzione ristretta del corpo
è bianca trasparente.
D. Luci FACCIOLA”.
Messina, 12 Aprile, 1884.
—LB0R
TrOoTiE
SUR LA NYCHIODES RAGUSARIA MILL,
A propos de la Nychiodes nouvelle de Sicile décrite par M." Millière
dans le Natùralista Siciliano, 1884 page 196, je rappellerai que j’ avais
déjà signalé, en Sicile, il y a un peu plus de vingt années une Nycehiodes
qui, si elle n’est pas la méme que celle dont parle notre honorabie collègue,
doit en étre du moins très-voisine. Voici en effet.ce qu’on peut lire dans
un travail sur les Lépidoptères de la Sicile que j'ai publié dans les An-
nales de la Societt Entomologique de France (an. 1860, page 700): “ Ny-
chiodes Lividaria Hubn. Var.? j'ai pris dans les Madonie, au commencement
“ de juillet, sur une montagne élevée et dépourvue de grands végétaux ,
“un individu femelle beaucoup plus grand que toutes les Lividaria que
“j'ai vues. Aux ailes supérieures la ligne basilaire a disparu, et il ne
“ reste plus que quelques vestiges de la coudée. Les mèmes ailes ont sur
“le disque une grande tache fauve très fondue. Je regrette de n’avoir pu
“ observer qu’ un seul exemplaire, car cette Géométre pourrait peut étre
“ constituer une nouvelle espòce. ,,
M. Milliére a omis de faire connàitre quel est le végétal dont se nourrit
la Nychiodes qu'il décrit (1). D’après Guenée (speczes général, des Lépidoptères,
tom. 9, page 221), et d’apròs mes propres observations la Nychiodes Li-
vidaria qu'on trouverait jusqu'en Sibérie, vit sur les Prunus.
Aux Entomologistes qui résident en Sicile de s’assurer si le genre Ny-
chiodes Lédérer, qui, jusqu'à présent, ne renferme qu’une seule espèce, n’en
contiendrait pas plusieurs en Sicile.
BELLIER DE LA CHAVIGNERIE.
(1) Il signor Millière nulla poteva dirci della pianta sulla quale vive il bruco
di questa nuova farfalla, visto che ebbe da me comunicato sola mente l’ insetto
perfetto per determinarlo. 1
Io nulla posso dirne, giacchè il bruco mi fu regalato durante un’ escursione
sulle Madonie dal mio amico Failla, che se lo trovò addosso, certamente caduto
da un albero. Subito incrisalidatosi mi diede questa Nychiodes della quale pos-
siedo pure due femmine uguali a quella descritta dal Bellier, e siccome sono an-
che io dello stesso parere, mi propongo quanto prima d’illustrare i due sessi.
FnRICO Racusa.
179.
180.
181.
182.
183.
184.
185.
186.
188.
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LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.).
Boarmia angularia Thb.—Staudinger, p. 165.
Il bruco vive sui licheni delle querce? (Curò).
Piemonte, Corsica, Sardegna,
Boarmia crepuscularia S.V.—Staudinger, p. 165.
Il bruco rinviensi sulle querce (Curò).
Piemonte, Corsica. .
Dasydia obfuscata Wen-Zez-—Millière, Icon. I, 10,
Il bruco vive sul Q. sessiliflora (Milliére).
Alpi marittime.
Halia gesticularia Hbn.—Staudinger, p. 171.
Il bruco ordinariamente vive sul Q. robur, trovasi anche sul Q. ilex (Mil-
liére).
Andalusia.
Halia contaminaria Hbn.—Staudinger Cat., p. 171.
Ha due apparizioni, il bruco si trova sul Q. robur in maggio, giugno, €
poi in settembre ed ottobre (Lefitole).
Boschi di Alzate, Piemonte, Toscana.
Paras, vespaRIO: Campoplex pugillator Grv., attacca molte specie di questo
genere.
Lythria Purpuraria Lnn.—Staudinger, p. 176.
Il bruco vive sul Pol/ygonum aviculare e sui Rumex, pure qualche volta
si è trovato sulla quercia.
Padova, Parma, Venezia, Napoli.
Cheimatobia Brumata Lnn.--Staudinger, p. 181.
Il bruco in primavera vive sulle querce (Curò).
Piemonte, Parma, Sicilia,
Cidaria Silerata Hfn.—Staudinger, p. 183,
Il bruco in maggio e giugno vive sulle querce,
Piemonte, Lombardia.
. Cidaria Dilutatata S. V.—Staudinger, p. 185.
Il bruco è piuttosto polifago, trovasi in maggio e giugno sulle querce, sul
faggio, e sui salici.
Piemonte, ne’ monti del lago di Como, Corsica.
Cidaria Lapidata Hbn.—Staudinger, p. 192.
Il bruco si nutre delle frondi del Q. ilex e subder (Curò).
Nizzardo.
='bdge
189. Eupithecia Irriguata Hbn.—Staudinger, p. 193.
Il bruco si nutrisce delle frondi del Quercus (Curò).
Piemonte, Dalmazia, Alpi, Corsica, Sardegna, Sicilia.
190. Eupithecia Massiliata Mllr.—Staudinger, p. 196.
Il bruco ordinariamente vive sulla Tamarix gallica, ma in maggio e giu-
gno si è trovato sulle frondi del Q. iler, e Milliére 1’ ha raccolto sul Q.
suber e coccifera.
Marsiglia, non trovata in Italia.
191. Eupithecia Peyerimhoffata Mllr.—Staudinger, p. 196.
Il bruco si nutrisce delle frondi del @ coccifera (Staudinger).
Francia non trovata in Italia.
192. Eupithecia Cocciferata Mllr.—Staudinger, p. 199.
a. v. semitinetaria Mb.
Il bruco vive sul Q. coceifera, ilee, e suber in aprile e maggio (Millière).
Il tipo nel Nizzardo, la varietà in Corsica.
193. Eupithecia Abbreviata Stp.—Staudinger, p. 199.
Il bruco vive sulle nuove frondi del Q. robur (Millière).
Italia Centrale, Toscana.
194. Eupithecia Dodoneata Gn.—Staudinger, p. 199.
Il bruco si nutre del Q. rodbur, ed in giugno Millière l’ha trovato sull’ilex
Nizzardo, Liguria, Corsica.
E. Pyralidina.
195. Agrotera Nemoralis Scp.—Staudinger, p. 214.
Il bruco probabilmente vive sulle querce (Curò).
Tutta Italia.
196. Nephopteryx Spissicella Fbr.—Staudinger, p. 222.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Tutta Italia.
197. Acrobasis Consociella Hbn.—Staudinger, p. 226.
Bruco sulle querce (Curò).
Alpi marittime, Napoli, Sardegna.
198. Acrobasis Sodalella Z]l.—Staudinger, p. 226.
Il bruco forse vive sulle querce (Curò).
Nizza, Toscana.
199. Acrobasis Tumidella Zk.—Staudinger, p. 226.
Bruco sulle querce (Curò).
Piemonte, Valtellina.
200. Acrobasis Rubrotibiella Fbr.—Staudinger, p. 226.
Bruco sulle querce (Curò).
Toscana, Sardegna.
— 300 —
F. Tortricina.
201. Teras Literana Lnn.—Staudinger, Cat., p. 223,
Il bruco vive sulle querce (Curò), e la farfalla trovasi ne’ boschetti di querce,
anche Millière trovò 1 bruchi sulla quercia.
Ita'ia e Sardegna.
202. Teras Sponsana Fbr.—Staudinger, p. 234.
Il bruco si trova sulla quercia (Curò).
Toscana.
203. Teras Ferrugana Tr.—Staudinger, p. 234.
Il bruco vive sulle querce (Curò), Milliére lo trovò sul Q. robur, si nu-
trisce anche sulle betulle e sui faggi.
Specie molto nociva, perchè lega con fili di seta le frondi recenti.
Tutta Italia.
204. Teras Quercinana Z]l.--Staudinger, p. 235.
Il bruco si nutrisce delle frondi delle querce (Curò).
Brianza, Carniola, Toscana, Sardegna, Corsica.
205. Tortrix Crataegana Hbn.—Staudinger, p. 285,
Il bruco è stato trovato sulla quercia, ed il sinonimo roberana Hbn. vive
sul Q. robur.
Francia non trovata in Italia.
Paras. Vespar —Perilitus gracilis Riz.
206. Tortrix Xylosteana Lnn.—Staudinger, p. 295.
Il bruco vive sulle frondi della quercia, lega le frondi, le rode, le guasta.
Parma, Sardegna, Sicilia.
207. Tortrix Corylana Fbr.—Staudinger; p. 256.
Il bruco in maggio si nutrisce delle frondi di quercia (Milliére) vive anche
sull’avellano.
Francia, non trovata in Italia.
208. Tortrix Lecheana Lnn.—Staudinger, p. 236.
Trovasi ne’ boschi di querce, ed il bruco si nutrisce delle querce , olmi,
aceri.
Piemonte, boschi di Alzate in Lombardia.
209. Tortrix Muscuiana IHhn.—Staudinger, p. 297.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Piemonte, Toscana.
210. Tortrix Diversana Hbn.—Staudinger, p. 287.
Bruco sulle querce (Curò).
Valle di Wippacco in Toscana.
211. Tortrix Loeffingiana Lnn.—Staudinger, p. 238.
Il bruco si nutrisce delle frondi di quercia (Curò).
Italia, Sardegna, Corsica.
(continua) F. Minà PaLumBo.
few Pisuiograrici
Il signor A. de Petzeln dà in apposito opuscolo pubblicato dalla Società
zoul. botan. di Vienna unitamente al II volume (1883) i risultati dei viaggi
fatti dal defunto Natterer negli anni 1817-1835 nel Brasile; esso contiene
i mammali raccolti da esso, uno schizzo dell’itinerario cte.
Il D.' Bolan descrive (Soc. zool. di Francoforte a. M. 1854) il Didun-
cutus strigirostris, il quale forma il passaggio dai colombi all’estinto Didus
ineptus; esso trovasi alle isole Sunda, ma è gran pericolo doversi contare
in non molto tempo tra le forme estinte; Bolan dà anche dei dati come
questo colombo si comporta tenuto in prigionia.
Dagli scritti della Società Ornitologica di Vienna (1884) abbiamo ad ac-
cennare una lista di uccelli del Caucaso con note del D." Radde e de Pet-
zeln, nella qual fauna trovansi rappresentanti di quella dell’ Europa cen-
trale, del Mediterraneo, della Persia ete.; poi troviamo annotazioni della
signora Ulm-Erbach, nata Siebold; sull’ allevamento del volatile nel Giap-
pone (galli con code mostruose, di 13 piedi in lunghezza, galli pugnaci,
oche con un corno sul becco ete.): poi il signor Kadich ci dà i risultati
delle suc escursioni ornitologiche nelle alpi deli Austria superiore e alcuni
dati sull’uccellagione della Eringilla pyrrhula. I signor Meyer riferisce su
un Tetrao medius, femina, presa in Sassonia e il Prof. Csolkor sull’Epitke-
lioma contagiosum che attacca .il volatile. Di questo Zetrao, ritenuto, ma
non constatato per un ibrido di 7. tetrir e uragallus. ci dà osservazioni di
alto interesse; il D." Wurm nel Zool. Gast. (Scc. zool. di Francoforte 1884)
e il signor Gòtz. (Soc. ornitologica) ha tentato di allevare questo ibrido.
Il signor Schiavuzzi dà notizia d’ un’ Anas boschas ucciso presso Monfal-
ag
cone, il quale non aveva il solito collare bianco e nemmeno il gozzo e il
petto di color bruno castagno, ma invece cerano queste parti di color cinereo
con strisce orizzontali più oscure; troviamo poi una lista di uccelli del Bel-
gio, un’ altra del mar Pacifico. Il Prof. Hayck ci dà la traduzione d’ una
notizia sull'origine del gallo domestico scritta da Cambrige Phillipi ecc.
Quanto al I Congresso Internazionale Ornitologico che ebbe luogo qui
a Vienna lo scorso aprile fu conchiuso :
1. Che debbonsi estendere le stazioni per le osservazioni ornitologiche
per tutto il mondo, prendendo per base quelle dell’Austro-Ungheria e Ger-
mania, e a queste siano unite anche quanto possibile le osservazioni me-
teorologiche e le fenologiche di piante ed animali; che devesi dare una
enumerazione delle specie degli uccelli del proprio paese ecc.
2. Quanto all’ allevamento del volatile, debbonsi occupare razional-
mente le rispettive Società unitamente alle Società agrarie e che 1’ istru-
zione di tale allevamento venga introdotto nelle scuole agrarie; che si fac-
ciano ricerche nelle caverne ossifere della China sull’origine del gallo do-
mestico ecc.
3. Quanto alla protezione degli uccelli si stabilì solamente che la caccia,
l’uccellagione , il commercio degli uccelli e delle rispettive uova sia proi-
bita durante la prima metà dell’anno, ma fu costituito un comitato, il quale
abbia a fare ulteriori studj e nel venturo congresso abbia a darne i ri-
sultati.
L'esposizione degli uccelli era di grande importanza scientifica, così p.e. la
collezione delle aquile (Ag. fulva e chrysaetos) del Conte Dzieduszy, la
quale diede prove abbastantemente comprovate esser queste non due specie
distinte, ma formare il passaggio da una all’altra; poi nella collezione del Prof.
Brusina (Musco di Zagrabia) trovaronsi fra molte altre interessanti delle ano-
malie (1) (Cypselus apus, Sylvia atricapilla, Passer domesticus ecc., albini,
più un Pusser domesticus con un becco di pappagallo, un ibrido di Numida
meleagris, con Gallus domesticus ecc.), poi vi era una collezione della Nuova
Guinea, Nuova Zelanda del D." Fischer, un’altra dell’Equador del Barone
Gabriel, una del Caucaso di S. A. il Principe ereditario Rodolfo ece. Tra
gli uccelli viventi vi erano alcuni Vidua, i soli che trovansi presentemente
nel continente, alcune rare Hyphantornis, pappagalli, fagiani, moltissimi
canarini ecc., questi a prezzi straordinarî, da 80 a 100 fr.; ciufolotti (Fring.
pyrrula) a 200-400 fr. ccc.
Devesi far menzione d’un opuscolo “ Schitzet die Insecten und gebct
den Voegelfang frei; Wien 1884, del P. Giovanni Salvadore, il quale dà
a divedere che gli uccelli insettivori non portano i tanto vantati vantaggi,
(1) Anomalien von Véògeln ecc. (Società ornitologiea Vienna 1883).
RE ARS
essi divorano molto più insetti utili, che dannosi; molto più vantaggio da-
rebbero gli insetti carnivori, i parassiti ecc., e sul proposito delle lagnanze
che il numero degli uccelli si diminuisce in causa dell’uccellagione, il Sal-
vadori comprova esser questa erronea; parla anche del Roccolo non tanto
dannoso quanto si crede ecc. Il Salvadori dà prove delle sue osservazioni
fatte in campo e non al tavolino ecc.
Il signor Fischer descrive (Soc. zool. di Francoforte s. M. 13884) il Psa-
modromus hispanicus Fitz., il quale abita le dune con poca vegetazione di
piante spinose lungo il littorale mediterraneo della Francia meridionale.
Il signor Fischer ci dà anche dettagli della vita di questo grazioso rettile,
che egli tiene nel suo terrario.
Il Prof. Laudois fa menzione (!. c.) d'un Zritontaentatus con 6 zampe;
normali sono le due anteriori c le due posteriori, ma dalla destra di queste
ultime si sono sviluppate due altre, un pò più piccole (11 mm.) delle zampe
normali (14 mm.); il piede anteriore anormale conta 5 dita, il posteriore 4.
Il signor Gadeau de Nerville diede all’ Accademia di scienze di Parigi
(Rev. scientif. di Parigi, 12 gennajo 1884) la notizia che era stato pescato
nell'alto mare presso Treport (Seine inf.) un’Orca gladiator Gray (Delphinus
Orca Fab.) di 5, 50 m. in lunghezza, con 32 denti grandi a cono appiat-
tito e un pò arcuati in ciascuna mandibola.
Il signor Wajgel descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) le due specie
di Petromyzon, et. Planner e Auviatilis, e viene al risultato che esami-
nando la dentatura, ritenuta da molti quale carattere principale, come pure
altri caratteri anatomici, non esservi alcuna differenza tra queste due specie,
e che il Auviatilis è solo un individuo adulto del Planeri.
Sulla fisiologia della vescica natatoria dei pesci tratta il signor Bieletzky
negli scritti della Società di scienze naturali di Charkow (1883) in lingua
russa.
Il signor Miller Lud. descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) alcuni
nuovi coleotteri della Grecia, così Bembidium parnassicum affine al miti
dulum, Aphodius flavipennis affine all’obscurus, Phylobius (Pseudomyllocerus)
albidus, affine al sinuatus ecc.
Il signor Kohl esaminando le collezioni degli Imenotteri nel Museo Im-
periale di Vienna vi rinvenne molte specie non ancor determinate e che
egli va descrivendo negli scritti della Soc. zool. botan. di Vienna (1883);
fra questi sono : Arpactophilus Steindachneri e Pison punctulatum dell’Au-
stralia, Notogonia deplanata del Ceylon, Palarus latifrons del Capo di Buona
Speranza e vari altri.
Il signor Chewirew dà (Soc. di sc. nat. di Charkow 1883, in lingua russa),
una semplice lista degli Imenotteri (Z/ymenoptera terebrantia) della Russia.
SEMO (1
Il Dr Kriechbaumere dopo aver fatte (Soc. di sc. nat. di Regemburg 1884)
alcune osservazioni sulla Perineura, Z'enthredopsis e Ebolia, descrive la
Tenthredopsis semirufa 9 e d.
Q abdomine rufo , segm. primo, basiq. secundi medio et ultimi nigris;
long. 8 4: mm., exp. al. 19 mm.
Pr
d abdomine rufo, basi apice nigro; long. 9 mm., exp. al. 17 mm.
In caso che questi due fossero veramente nuove specie l’autore propone
il nome di Tenthr. linbilabris alla 9, e di congiungens’ al d'.
Dal D." Mòschler abbiamo (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) una contri-
buzione alla fauna dei lepidotteri della Caffreria; tutte le specie enume-
rate da Mòschler furono raccolte nel giardino della stazione dei Missionarj
a Baziya; trovansi descritti diversi nuovi generi (Muurilia, Epissona, Alu-
ra ecc.), varie nuove specie ( Dionychopus simailis, Alamis caffraria ecc.).
Il signor Ragenhofer dando (I. c.) dei dati sulla vita del distinto Natu-
ralista A. Marno, morto a Chartum l’anno scorso, vi dà anche la deseri-
zione di alcuni insetti scoperti da esso, così Colias Marnoana n. sp., vicina
alla Hiale, Doratopterya afra n. g., n. sp. ecc.
Il signor Mick descrive (I. c) alcune nuove specie di Ditteri, così Do-
casia morionella dell'Austria superiore, Hydromyza Ticefli del Salisburghese,
Onesia polita dell'Austria inferiore, Fabricia magnifica della Carintia.
Il signor Jarochewsky dà (Soc. di sc. nat. Charkow 1883) in lingua russa
il 5° supplemento della sua enumerazione descrittiva dei Ditteri del go-
verno di Charkow con dei dati sulla loro diffusione nella Ixussia europea.
Troviamo fra le molte specie: Pagonia pyrilosa, Melitrophus formosus, Mal-
lota cristalloides, Gonia vacua, Brachichela spinijera ecc.
Il Prof. Redtenbacher consegnò all’Imp. Accademia di scienze di Vienna
(1884) un suo lavoro, in cui dà un prospetto delle larve dei Myrmeleonidi,
e vi descrive alcune nuove forme.
Il signor Jacovlow dà (Soc. Imp. dei Nat. di Mosca 1884) una enume-
razione descrittiva degli Emitteri della Russia (in lingua russa).
Il Conte Keyserling (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) continua a dare la
enumerazione descrittiva degli Arachnidi dell’America; vi sono alcuni nuovi
generi e specie, così p. e. Berdrana (che si distingue per la total mancanza
di pungiglioni), colla specie strioluta n. g., n. sp., bo lalithorax n. g.,
n. Sp. ecc.
Il signor Nòrner descrive (I. c.) il Cheylethus heteropalpus (Ch. parasi-
tivorax)di Megnin, il quale acaro fa la caccia agli altri consimili, vivendo
sulla pelle dei conigli, esso distrugge il Listrophoras gibbus Pag.; esso tro-
vasi però anche su colombi e su piccole specie della famiglia dei passeri.
Nella seduta dell’Accademia di scienze di Parigi nel Dicembre 1883 (Rev.
— 49 —
scient. di Parigi 5 genn. 1884), fu data lettura d’un lavoro dei signori Me-
gnin e Trouessart “ sulla morfologia e classificazione dei Sarcoptidi plumi-
coli., I detti autori dividono la sottofamiglia delle Analgesae in tre gruppi,
in Pterochideae, Analgescae e Proctophyllodeae, ai quali si può aggiungerc
un quarto gruppo, cioè quello delle Demogliphege per due generi che si
distinguono dagli altri per la corazza dorsale per tutte le età e per le ven-
tose copulatrici nel maschio adulto.
| Le Pterolicheae sono Acari di forme robuste, i di cui maschi, talvolta,
poco differenti dalla femmina, mostrano eccezionalmente una disugualità
nello sviluppamento delle zampe posteriori.
Le Analgeseae formano il prototipo della detta sottofamiglia. I maschi
sono rimarchevoli per l’ enorme sviluppo delle due paja delle zampe po-
steriori (Protalges) o solamente d’uno d’esse (Pteralopes, Analges). In questi
due gruppi le femmine adulte hanno sempre l’addome intiero, senza ap-
pendice.
Le ProctophyUlodeae hanno l’ addome con due prolungamenti conoidei
in forma di forca.
Quanto alla sinonimia del Dermalchus Koch; questo deve rimaners si-
nonimo di Analges ; il nome di Dimorphus Hall., deve esser cangiato in
Megninia Berl.; il nome di Alloptes Can. deve esser conservato per le specie,
nelle quali il maschio ha il quarto pajo di zampe più sviluppato delle altre.
AU. crassipes Can. è la specie tipica. Si devono separare non solo i tipi
dei generi Pseudalloptes e Pteralloptes, ma anche tutte le altre specie pa-
rassite degli insetti descritti da Canestrini.
Il Barone D." Drasche descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) alcuni Ne-
matodi rinvenuti nella Z'estudo graeca; oltre la Oryris longicollis Sch. e V A-
tractis ductylura Dy, trovansi anche come specie nuove Ocyris uncinala ,
robusta, dentata ecc.
Il signor Weiss, dà (Soe. di st. nat. Isis di Dresda 1883) la lista dei mol-
luschi rinvenuti nella Lusazia superiore meridionale; essendo questa loca-
lità assai povera di strati calcari, sono perciò anche rare quelle specie che
ne hanno bisogno di questo minerale. Fra le specie di Helix trovansi : ne-
moralis, hortensis, arbustorum, hispida, obvoluta, ecc.; fra le Clausilie : la-
minata, plicatula, filograna, orthostoma, dubia ecc., poi Margaritana, mar-
garitifera, Unio, ater e così via.
Il signor Hesse descrive (Malac. BI. di Clessin 1883) alcune Limacee di
Tanger e di Gibilterra, così Purmacella Valenciennesi, Limax panormitanus
v. Ponsombyi Hesse, non molto differente dalla rispettiva specie tipica, Ar70n
Moreleti, la Parmacella calyculata menzionata da Kobelt, viene ritenuta dal
Hesse per una Parm. Valenciennesi, ecc.
di: E)
Il signor Friedel dà (I. c.) i risultati delle sue ricerche malacologiche
fatte nella Prussia occidentale e nella orientale; troviamo menzionati tra
le molte: Lythoglophus Nalicoides, Dreyssena polymorpha, Helix nemoralis
di color giallo, rossastro e biancastro con 1 e con 5 fasce, Vivipara vera ecc.,
e alla spiaggia del mare Baltico : Tellina baltica, Mya truncata ecc. Fos-
sili furono trovati: Paludina diluviana, caratteristica pel Diluvium inferiore
d’una gran parte della Germania settentrionale, Ostrea Rippopus, Scrobicu-
laria piperata, la quale trovasi vivente ancora alla spiaggia del Baltico nel
Meklenburg. Nella Prussia orientale merita essere oltre ciò menzionata
anche l’ambra, la quale trovasi talora in pezzi vistosi, frammisti con fram-
menti di Fucus vesiculosus, Pinus sylvestris, con conchiglie Bythinia, Neri-
tina, Valvata, Dreyssena, Balanus ecc., con foraminiferi, diatomee, anche
colla Glauconite, una terra bleu verdastra, nella quale trovansi impastate :
Ostraca, Pectunculus, Spondytus ecc.
Jl signor Hazay descrive (I. c.) le differenze anatomiche della Limax
transylvanica e della L. Schwabi e viene a constatare non essere identiche
queste due specie, come ritiene il signor Heynemann. Il signor Hazay dà
poi anche i risultati dei suoi studj sulle ZLimacee del gruppo Gulnaria
Leach., nominatamente sulla differenza ed incostanza delle forme della con-
chiglia, sui caratteri anatomici cce., e descrive Gulnaria auricularia, ovata,
come le trasformazioni delle forme della conchiglia, dando le rispettive fi-
gure.
Il signor Ulieny descrive (1. c.) una nuova specie di Helix della Moravia,
Helix Clessini, ritenuta per lo passato per una transsylvanica, e ne dà i ca-
ratteri distintivi così anche della N. solaria, della H. Lubomirski Slos.,
colle quali essa ha qualche affinità.
La fauna della profondità delle coste della Sahara, del Senegal, dell’isola
di Capo Verde contiene un certo numero di molluschi, i quali nei mari
artici (p. e. Finmarca) sono comuni e la di cui distribuzione geografica deve
essere assai grande. Il signor Fischer dà alcuni esempj: Fusus islandicus
dell’ Irlanda e della Finmarka, trovasi anche nelle grandi profondità del
golfo di Guascogna e anche in vicinanza di Capo Cantin Scaphander
puncto-striatus della Finmarca e del Nord dell’ America, vive anche nei
mari profondi (Golfo di Guascogna), poi lungo tutta la costa dell’Africa sino
al Senegal (1139-2215 m.).
La gigantesca Lima excavata, era nota sino adesso solo alle coste della
Scandinavia, ora fu trovata viva anche nel Sud del Capo Bajador; fossile
la si trova in Sicilia.
Pecten septem-radiatus, specie comune in Vardò, trovasi in diverse profondità
sino al Capo Bajador ecc. Unitamente a queste specie furono rinvenuti ancora
COMI so
molti altri molluschi (Fusus, Marginella, Corbula, Natica, Trochus, ece.), non co-
nosciuti sino adesso nell'Atlantico settentrionale. È cosa singolare che i limiti
delle loro profondità vanno crescendo quanto si va avvicinando all’Equatore;
così p.e. il detto Scaphander nella Scandinavia trovasi in una profondità di 20
a 250 tese, e al Capo Ghir di 2200 m.; la Neaera arctiea vive in Vadsò in una
profondità di 60 a 100 tese, al Capo Ghir di 2075 m. e alle Azore di 2994 m.,
da ciò ne segue che sulla distribuzione degli animali marini influisce molto
più la temperatura dell’acqua di quello che l’intensità della luce ecc.
Di sommo interesse sono i risultati degli studj che ha fatto il signor Fi-
scher sulla fauna della profondità dei mari subtropicali (Compt. rend. T. 97,
1883). Assai grande ne è la differenza della fauna della superficie da quella
della profondità dei mari dell’Africa subtropicale, diversi sono î generi, e
se i resti di queste forme, le quali appartengono alle stesse epoche, si tro-
vassero in istato fossile, si potrebbe ritenerle come appartenenti a due di-
versi periodi o a due mari disgiunti l’uno dall’altro.
Il D Marenzeller dà (Imp. Accad. di sc. di Vienna 1884) osservazioni
critiche sulle 33 specie di Zerebelle ( Amfitriti) dell’ Adriatico e del Medi-
terraneo, dalle quali si desume che tutte le specie degli autori più recenti
erano di già conosciute, escluse due, da Linnée, Pallas, Fabricius, Risso,
Delle Chiaje, Miller e Marenzeller ne può constatare solamente 13 spec!e,
delle quali ne dà la lista. Di queste 13 specie sono forme specifiche del
Mediterraneo: Amphitrite variabilis e rubra, Pista cretacea e Thelepus tri-
serialis, le altre tutte vivono anche nell'Oceano atlantico : Terebella lingu-
lata Graube appartiene alle Zrichobranchidee ed è la stessa specie che Bo-
bretzky e Marion descrissero sotto il nome di Octobranchus Giardi e perciò
è a nominarsi Octobranchus lingulatrs.
Tl signor Dybowsky dà (Soc. di sc. nat. di Charkow 1883) una nota sulle
Spongille della Russia meridionale, descrive Mayenia fluviatilis Auct., Do-
silia Stepanowi n. sp. e per confronto anche Dos. Badeyi Cart. di Nuova
York con rispettive figuro.
Il signor Solla dà (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) uno schizzo della ve-
getazione del Testaceo di Roma. Fa menzione dell’Allium siblirsutum, Cro-
cus suaveolens, Anemone hortensis, Trifolium subterrancum, Ophrys enthredi-
nifera, aranifera, Hedypnoîs rhagadioloides ece.; dà anche le dimensioni di
grandezza di alcune piante, così p. e. Bunias eracago (3-5 dm.), Euphorbia
peplus (1-3 dm.), Rumex bucephalophora (1-3 dm.) ece., così pure dà una li-
sta delle piante secondo la stagione della loro fioritura ecc.
Il signor L. Vucotinovie dà in lingua croata (Acc. di se. di Zagrabia 1883)
un prospetto delle querce che si trovano nel circondario di Zagreb (Agram.).
Sono 47 specie divise in:
DASO-
I. Quercus pubescentes.
a) fructibus sessilibus (Q. lanuginosa, susedana, pyramidata, Borbasti,
Pilari ecc.
b) fructibus pedicellatis (Q. <Wicifolia, Wormastiny, Streimti.
II. Quercus montanae.
a) fructibus sessilibus (Q. angulata, lancifolia ecc.
b) fructibus pedicellatis (Q. castanoides, columbaria e stipitata.
TIT. Quercus lucorum (Q. peduneulata colle varietà: microcarpa , macro-
phylla e cuneifolia, Ettingeri, aurata, fitipendula colla var. Aaccida.
I principali caratteri su cui sono basate le dette specie sono le foglie,
i frutti e la cupula.
Il signor Vucotinovie ci dà (1. c. 1884) anche una lista descrittiva delle
Rose, le quali allignano nci dintorni di Zagrabia e nel littorale Croatico e
ci dà su queste alcune osservazioni, così esser /t. gallica e austriaca iden-
tiche, le diverse modificazioni che alcune offrono essere per lo più locali;
R. gallica offrire molti ibridi colla . arvensis v. repens, ove queste due
piante vivono insieme frammiste o anche a qualche lontananza; le ose
canine sembrano recedere dalle Rose d’altre regioni, ciò però l’autore ascrive
principalmente al suolo e al clima; meritano menzione la £. gentilis, la
R. balsamea che Vucotinovie ritiene una A. croatica, la rara R. Vucotino-
vicii ecc.
Noi troviamo descritte :
I. Synstilac : Rosa baldensis Kern., colla var. atrata Christ.. conspicua
Barb. ecc.
II. Gallicanae : R. seskinensis Borb. et Vuo., ogulensis D. et V., hy-
brida gracilenta Vuc. (austriacaxKarvensis), submissa Vue., (gallica Xrepens.),
Vucotinovicit Borb.
INI. Caninac: R. syntrichistyla Rip., damalis Beehst., laxifolia Borb.,
subhispida Vue. ecc.
IV. Rubiginosae: R. schlosseri Vuc., zagrabiensis Br, et Vue. ecc.
V. Cinnamomeae : R. balsamea Kit., gentilis Sterub., lucida Ehrh ecc.
VI. Pimpinellifolia : R. pimpinellifolia L., spinosissima L. (nelle quali due
l’autore non trova differenza alcuna, eccetto che la prima ha fiori rossi, e
la seconda fiori bianchi), Riparti D. ecc.
Il signor MùlIner descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) alcune piante
ibride nuove per la flora dell'Austria, così Carduus crispusx de/loratus Hall.
0. Moritzì Brugg. e Carduus defloratusx personatus Mich.=C. personatus
xdefloratus Gron.==0. Nicgeli Brugg., e poi anche Verbascum thapsusXni-
grum=V. collinum Schrad.
Il signor Hakel presentò all’ Imp. Accademia di scienze (Vienna 1884)
un suo lavoro “ Gramina nova vel minus nota. ,
pei
Il Prof. Reichardt descrive (Soc. zool. bot. di Vienna 1883) quattro nuove
specie di piante raccolte dall’ambasciatore signor Ad. Varnhagen, nel Bra-
sile, cioè : Lippia(Rhodocnemis) marrubiifolia affine alla hederaefolia, Leu-
cothae Varnhageniana affine alla crassifolia, Ocimum formigense vicino al
carnosum, Myrcia cardiophylla vicino alla superba.
Il Prof. Willkom dà nel periodico della Società d’orticoltura di Vienna 1884
uno schizzo della vegetazione del Portogallo e rimarca constare questa per
lo più di piante introdotte sì a tempi preistorici che istorici da altri paesi,
dalle Azore, da Madeira per mezzo di uccelli, da venti ecc. Le più ri-
marchevoli piante sono fra altre: Davallia canariensis, una felce che vive
sul Quercus suber, Cerasus lusitanica con foglie coriacee come quelle del
Laurus Laurocerasus, Myrica faya delle Azore, Ehododendron ponticum,
Amaryllis belladonna, Gomphocarpus fruticosus , Aloe, Agave, Opuntia ed
altre che si sono acclimatizzate. La vegetazione del Portogallo rappresenta
un passaggio dalla flora dell'Europa centrale a quella del Mediterraneo e
ciò trovasi principalmente nelle provincie settentrionali, ove vegetano : Quer-
cus toeza, Castanea vesca, Rhamnus frangula, Arbutus unedo, Ilex aquifo-
lium ecc. Nei giardini e parchi di Lisbona, Coimbra, Cintra e Oporto al-
lignano vigorosamente piante di ogni paese e zona, Camellti, Thea chinensis
Cubaea spectabilis, Livistona chinense, Catalpa syringaefolia, Cedrus deo-
dora ecc. 4%
Il Prof. Willkom ci dà (l. c.) anche dati sul Conophallus (Amorpho-
phallus) titanum con un fiore il più grande che porti una pianta su questa
terra, il fiore pesa da 6 a 8 kilogr.; esso parla anche sul Nelumbium spe-
CIOSUM.
La firma Damman in Portici raccoglie semi di piante che crescono spon-
tanee in Italia, le coltiva nel suo Stabilimento orticolo, le coltiva e poi le
manda in grandi masse all’ estero. Damman descrive (con figura) quattro
orchidee (Gartenflora 1884): Serapias cordigera L., la più singolare e di
colore più oscuro delle Orchidee europee: Aceras anthropophora R., una
orchidea elegante e assai interessante; Orchis longicruris Link., var. fol.
maculatis Syn. (0. undulatifolia Biv.) di Sorrento, una delle più belle Or-
ehidee dell’Italia e d’una forma non mai stata osservata, nè descritta sino
adesso; Orchis pauciflora Ten. dei monti napoletani, di rara bellezza. Dam-
man dà il metodo di coltivazione e raccomanda dette orchidee, con molte
altre, a voler coltivarle in giardini.
S. Ecc. Regel, il Direttore della Gartenflora, aggiunge: crescere l’Aceras
anthropophora anche al Reno, le altre tre orchidee doversi coltivare in Ger-
mania e in Russia in vaso e in serra fredda.
Il signor Schiller dà (Soc. di sc. nat. Isis di Dresda 1883) la lista dei
DARIO,
muschi che si trovano nelle lande di Dresda, sono 8 specie di muschi fron-
dosi, 24 Epatiche e 7 Sphagni.
Le più interessanti specie sono Gymnostomm tenue, Encalypta ciliata, Hyp-
num crista castrensis, Hyp. molluscum, Fissidens incurvus, Liochlaina lan-
ceolata ecc.
Il Prof. Reinsch esaminando microscopicamente alcune monete (d’argento,
di rame e di bronzo) da più anni in corso vi trovò nelle. incrostazioni e
nei sedimenti della loro superficie, numerosi Batterii e anche delle Alghe
unicellulari; così delle forme di Oscillaria, Spirillum, Vibrio e di Maicrococci,
poi un piccolissimo Chrococcus ed un’altra alga affine ad una /almella (Pleu-
rococcus vulgaris). Su monete di data più recente sono più numerose i Bat-
terii, di quello che le alghe, e questi organismi sono a riguardarsi quale
causa partecipante dell’erosione sulla superficie delle dette monete. Reinsch
dà poi (flora di Ratisbona 1884), la diagnosi del Crocococcus monetarum Sp.
e del Pleurococcus monetarum Sp.
Nell’ Annuario botanico (1883) pubblicato a Klausenburg in lingua un-
gherese dal Prof. D.' Kanitz troviamo alcune notizie di alto interesse, ma
noi possiamo far conoscere solo alcune; così quella del Prof. Kanitz stesso
sull’ Anemone angulosa Lam., dando dettagli per dichiarare esser questa
l’An. transsylvanica di Fuss.; cita anche 1’ opinione del Prof. Roeper, il
quale riporta la descrizione della An. angulosa di Lamark stesso, nella quale
trovasi “j°en conserve des brins dans mon herbier , questi brins però, dice Roe-
per, sono tutt'altro che d’Anemone, sono piuttosto 0drins di Cortusa Mathioli;
Roeper a suo tempo scrisse sull’etichetta, “ Creatores hujus species sunt. :
Lamarckius Wustris, error humanus et confusio mirabilis. Kanitz cita poi
anche Schur ecc. Schaarschmidt dà l’elenco delle alghe ritrovate nella Serbia-
Bosnia; poi d.scrive un nuovo Phlyctidium Haynaldi rinvenuto nell’ Orto
botanico di Klausenburgo sull’Ulotrichis zonata e che è affine al Ph. ma-
millatum e al subangulosum.
Il Dr Simkovies descrive una nuova Quercus Zaynaldiana di Deva nella
Transilvania; le foglie somigliano a quelle della Q. conferta, la corteccia
a quella del Q. cerris ecc., poi descrive l’Inula hybrida Baumg., che viene
ritenuta per una pianta ibrida dell’In. aspera Porr. ed Zn. ensifolta L., su
questa Inula danno osservazioni critiche anche Bordas e Janka.
Il signor Herder dà (Imp. soc. dei Naturalisti di Mosca 1884) la lista
delle “ Plantac Radeanae monopetalac , con indicazione della rispettiva
letteratura, provenienza, distribuzione geografica ecc.
Il signor Tichomirow dà (I. c.) notizie botanico-farmacologiche dell’Abrus
precatorius LL.
Nella Revue de botanique (Rev. scient. di Parigi 24 genn. 1884), tro-
viamo le seguenti notizie.
ii
Il signor Dorsselt dà come risultato dei suoi studj sui Licheni, constare
questi d’un fungo e di un’alga; descrive alcune specie di Lecidea, Peltigera,
Lobaria, Solorina, nelle quali il fungo è associato a diverse alghe; vi sono
2-3 specie di alghe di diversi colori agglomerati in colonie a contatto dei
filamenti del fungo (Swensk. Ve ABag. VITE,
Il signor Lemaire dà la lista delle Desmidiee osservate nei Vogesi; fra
le diverse specie sono a rimarcarsi due Cosmarium e uno Staurostrum, come
pure il Cosm. Novae Semliae Will. della Nuova Zelanda (Liste des Des-
midiées dans les Vosges jusqu'a 1882, Nancy 1883).
Il signor Bethke descrive alcuni bastardi di Viola (V. arenaria , mira-
bilis, canina, silvatica, palustris ecce.). Un esame microscopico dimostra la
sterilità del polline e degli ovuli negli ibridi, eccetto della V. cpipsita=pa-
lustris, la quale nei suoi fiori cleistogami contiene del seme (Uber die Ba-
starde der Veilchenarten. Kònigsberg. Inaugural Dissertation).
Il signor Camus dà un prospetto della flora dei colli Euganei presso Pa-
dova, la quale offre delle piante di grande varietà, così delle piante alpine
(Trifolium alpestre, Centaurea montana, Asplenium septentrionale ece.), delle
piante delle spiagge del mare (Linum maritimum, Sonchus maritimus ecc.)
e delle piante di lontani paesi (Grammitis leptophyUlla, Orobanche speciosa ecc.)
Sul proposito di questa varietà di piante, Camus deduce, che ai tempi prei-
storici questi Euganei formarono un’ isola in mezzo ad un paese inondato
e che a questa epoca le correnti portarono dalle Alpi delle speciali specie
che rimasero poi in un completo isolamento in mezzo ad una flora del tutto
diversa (Quelques mots sur la flore des monts Euganégen. F. des Naturali-
stes 1883).
Il signor Rosoll dà (Imp. Accad. di sc. di Vienna 1884), i risultati dei
suoi studj su una materia colorante gialla scoperta da esso sulle foglie in-
volucrali di aleune specie di Helichrysum e di altre piante, ed anche di un
altro pigmento non conosciuto sino al presente, rinvenuto nel protoplasma
dei parafisi dei funghi, e finalmente dà dei dati sulla Saponina e Strich-
nina nei tessuti dello Strychnos ecc.
Il Vice Direttore D. Stur dà (I. R. Ist. Geol. 1884) contribuzioni alla
flora fossile di South Wales in Inghilterra, nella quale prevale la LPecop-
terîs Serlii Brgt., della quale alcuni esemplari presentano un passaggio della
nervatura di Pecopteris, Alethopteris e Neuropteris a quella di Dycopteris
e Lonchopteris, nervatura osservata già dal Goeppert nella sua Neuropteris
conjugata; questa Pecopteris si trova anche nel Banato, e anche nella Mo-
ravia negli strati di Rossitz. Stur fa menzione anche d’un Lepidodendron
in forma di Alodendron, della Neuropteris Lochii e di molte altre di inte-
resse per uno o altro riguardo.
CS 2Rg 3 III
Il signor Engelhardt descrive (Soc. di sc. nat. di Isis Dresda 1883) al-
cune piante terziarie della Bosnia, in una marna di grana fina presso Vi-
segrad; sono Myrica Hakeacfolia, Cinnamomum Schechzeri, Rhamnus Eri-
dani, Sapotaciles ambigua ccc.
Il Prof. Nehring parlando (Annuario agrario di Berlino 1884) degli Equidi
fossili del Diluvio della Germania, osserva : appartenere questi o all’Eguus
caballus fossilis, ovvero all’Eg. hemionus fossilis (i resti di quest’ultimo però
piuttosto rari); l'_Eg. cab. foss. assomigliare sì in quanto alla dentatura, come
alla forma del cranio e dello scheletro al nostro cavallo domestico; poi l’Eg.
cab. foss. minor di Woldrich rinvenuto a Nussdorf presso Vienna potere
riguardarsi solo quale rappresentante di una razza più grande di cavallo
diluviale. Il cavallo, il quale al tempo del diluvio visse nelle steppe della
Germania settentrionale era un animale grande, pesante e talmente affine
all’Eg. caballus germanicus Sans., da poterlo ritenere quale predecessore di
questa razza, perciò essere questo cavallo diluviale a nominarsi Eq. cab.
Ffoss. v. germanica. Nehring aggiunge provenire le razze più piccole del
nostro cavallo domestico dall’asino e anche dalle razze più piccole del ca-
vallo diluviale; 1 4. Remmionus avere esistito col cavallo diluviale, e da esso
provenire probabilmente l’asino domestico ecc.
Il Prof. Trautschold descrive (Imp. Soc. dei Nat. di Mosca 1884) un dente
di Edestes vorax , altri di Cymatodos reclinatus n. sp., e poi un altro di
Enacanthus margaritatus n. g. e n. sp. della Russia.
Il signor Marsh descrive (Amer. Journ. of the science 1884) un nuovo
Diplodocus del Jura superiore dei Monti rocciosi d’ America, appartenente
ai Dinosauri; esso è affine ai Coccodrilli e assomiglia al Belodon del Trias;
questo Sauro aveva una lunghezza di 30-40 p., era acquatico ed erbivoro.
Il Prof. Kusta descrive (Soc. di sc. nat. Lotos, Praga 1883) un nuovo
Arachnide Anthracomartus Krejcii, rinvenuto nella formazione carbonifera
presso Rakonitz (Boemia); questo è affine all’ Anth. Volkeltanus Karsch.
della Slesia prussiana.
Il Prof. Brusina ci dà anche nel suo lavoro “le Nerotodonte della Dal-
mazia e della Slavonia, (Soc. malacol. di Francoforte s. M. 1884) dei dati
tratti dalla sua corrispondenza col signor Bourguignat sul proposito di molte
inesattezze sì nell’ascrivere alla Dalmazia specie di fossili non mai trovatevi
sì nel creare delle specie nuove senza il minimo fondamento. Così p. e.
Bourguignat dice avere scoperto nelle Marne a Melanopsidi alcune Vivi-
pare (Neumayri, Pauloviciana, Bajamontiana), mentre Brusina dà prove ab-
bastanti di non essere mai state rinvenute nella Dalmazia una qualche Vi-
vipara, così pure non mai la Hydrobia (non Nematurella) sirmica Neum,
non la Melanoptychia Mojsisovicii Neum. e molte altre. Il Prof. Brusina ci
Si
dà poi una lista sulla distribuzione orizzontale e verticale dei molluschi
della Marna a Melanopsidi della Dalmazia con descrizione di alcune specie
nuove o poco conosciute, troviamo un Pisidium Bellard Brus., vicino al
P. fossarinum, Lythoglyphus Tripaloi Brus. (Lith. pannicum Brus.) simile
al L. pygmaeum Frauenf. recente ete. Nella enumerazione descrittiva delle
Neritacee terziarie della Dalmazia, troviamo di nuovo critiche osservazioni
su molti errori, in cui incorse il Bourguignat , le quali comprovano abba-
stantemente la manìa del detto malacologo di fabbricare a tutta possa specie
nuove, così p. e. tutte le nuove specie di Ga?lardolia appartengono alla
Neritodonta Larkovici, le due specie di Calvertia sono due Nerit. sinjana,
il carattere su cui è basata la Petrettinia Letourneuxi di Bourguignat non
è che una rottura accidentale meccanica della piastra columellare, e questa
specie è la Petr. semidentata e così via. Vi segue poi la descrizione del
Neritodonta n. g., affine al Theodorus di Martens e che forma un anello
tra il Theodoxus europeo e il Clithon M. delle spiagge dell’ Oceano delle
Indie e della Polinesia, e poi troviamo le descrizioni delle specie di Ne-
ritodonta, colle loro mutazioni; anche qui fa conoscere Brusina l’imore del
sig. Bourguignat a creare generi e specie nuove, così individui della Nerzto-
donta (Neritina) Sinjana Brus. (Neritina Grateloupiana Neum.) diedero occa-
sione al Bourguignat per creare due nuovi generi e cinque nuove specie, dalla
Neritodonta (Neritina) semidentata Sandb. e di alcuni esemplari corrosi Bour-
‘guignat creò due nuovi generi ecc. Per ultimo Brusina dà alcune osserva
zioni sulle 67 specie di Emericia, sulle Clausilie dalmate, e anche qui tro-
vansi molte critiche fatte da esso su innumerevoli errori commessi dal Bour-
guignat.
Il Professor Brusina ci dà ancora un prospetto della fauna degli strati
a Congeria di Zagrabia (nelle Beitr. di Palaeont. f. Osterr. Ung. u. f. Or.
di Mojsisovics e Neumayr di Vienna 1884). Questa fauna è rimarchevole
perchè in quasi ciascuna località trovansi fossili di particolare specie, la
maggior parte delle quali appartiene a gruppi di forme e sottogeneri che pre-
sentemente mancano del tutto o che sono per estinguersi o vi si trovano dei
generi del tutto nuovi come fra le molte la Dreissonomya, Valenciennesia ecc.
Questa fauna può compararsi fra le faune recenti con quella del mare
Caspio e d’Aral rapporto all’affinità sistematica. Nella descrizione di questa
fauna troviamo alcuni nuovi generi (Zagrabica, che ha qualche somiglianza
colla Benedictia dell'Asia, Boskovicia che è una Limnea ecc.), poi diverse
nuove specie del genere Adacne, Zagrabica ece., 4 tavole ci dànno le fi-
gure delle nuove specie ecc.
Il Prof. Cobalcescu rinvenne nei dintorni di Jassy un deposito di fossili
sarmatici frammisti con degli altri di acqua dolce; i primi erano del tutto
Poca
corrosi, gli ultimi perfettamente ben conservati, dal che si deduce cho
fossili sarmatici vennero colà trasportati da una corrente unitamente a ghiajat
e sabbia, mentre quelli d’acqua dolce vissero nel luogo stesso. Fra i fos-
sili sarmatici troviamo: Cerithium Duboisi, pictum, rubiginosum, Mactra
podolica, Turbo Neumayri n. sp., Latirus Pauli n. sp. (questi due non poter
provenire da strati sarmatici, appartenendo essi a generi marini: fra le specie
d’acqua dolce sono enumerate Bythinia dentaculata, Pisidium Jassiensis ,
Corbicula Jassiensis, Cyclas subnobilis e poi diverse nuove specie lisce di
Vivipara (Viv. Giureseui, Virginiae, Romanoi ecc.), che sono affini a specie
or viventi. Il Professor Cobalecsu ritiene (I. R. Istit. Geolog. di Vienna 1884)
questo deposito di natura fluvio-lacustre e appartenere alla più recente fase
dell’epoca delle Paludine.
Il signor De Gregorio nota (Imp. Soc. dei Nat. di Mosca 1883) essere
li Pecten pyxidatus Brochi una bella specie del terziario superiore, ma non
convenirgli il dato nome, perchè questo fu dato già dal Born ad una specie
recente; poi Bronn aver descritto un Pecten excisus, ma essendo questa
specie del tutto identica col pyxidatus, perciò Bronn stesso lo mise come
sinonimo di questo; avvi poi un P. excisus di Pusch., il quale nome dee
pure esser cambiato come i due or citati; ne segue dunque che il nome
di P. pyridatus Born. va dato alla specie recente, quello di P. excisus
(Bronn.) De Greg. alla specie terziaria, e alla specie cretacea deve darsi
una nuova nomenclatura, per la quale De Gregorio propone quella di 7'rawt-
scholdi.
Dal signor Cotteau fu presentata all'Accademia di Parigi (Rev. scientif.
di Parigi, 19 gennajo 1884) una nota sugli Echinidi terziarj di Saint Palais
Charente inf.); fra le 21 specie che trovansi descritte, sono 13 proprie a
questa località; le più interessanti sono Goniopygus pelasgiensis, abbondante
nel terreno cretaceo, Sismondia Archiaci, riunito dall’ Archiac per errore
all’ Echinocyamus subcaudatus del terreno terziario di Antibes, Gualtiera
Orbignyi ecc.
Dal signor Thomas fu presentata alla detta Accademia (1. c.,9 febb. 1884)
un lavoro sulia formazione continentale (terrestre e lacustre) dell'Algeria.
Oltre molte specie nuove di molluschi Thomas rinvenne nel plioceno dei
resti di Cynocephalus, di Hipparion unitamente a resti di cavallo, di An-
tilope ecc. Nel Quaternario furono trovati molti oggetti di selce che danno
un’idea dell’industria dell’uomo quaternario nell’Algeri, e con questi un AWz-
noceros, il quale, giudicando da un dente molare, aveva la dentatura del
Eh. tictorinus, ma senza dubbio non aveva la pelle sì spessa come la va-
rietà dei ghiacciai della Siberia, poi un gigantesco Bubalus antiquus, un
Bos primigenius, marritanicus, un Equus asinus atlanticus con una denta-
tura che sembra un atavismo di Hipparion.
LE —
Il D." Bittner descrive (Imp. Accad. di sc. di Vienna 1883) alcuni Bra-
chyceri fossili del terziario di Verona (Notopus Beyrichi Bitt., Phlyctenodes
Nicolisi n. sp., Ranina Marestiana K6n. var. avesana), altri di Radaboj
(Neptunus radobojanus, Stenaspis e Mioplax socialis n. g., n. sp. e poi anche
alcune nuove specie di Cancer della Stiria e della Carniola.
Il signor Amon descrive ( Accad. di sc. di Monaco 1883) alcune Me-
duse fossili tratte dagli strati litografici di Eichstadt (ARizostomites admi-
randus, Eh. lithographicus); poi anche un Medusiles latilobatus della pie-
tra focaja cretacea di Amburgo; a cui segue una lista di tutte le Meduse
fossili conosciute sino adesso. Quanto all’Hexarhizltes insignis Haick. Amon
ritiene questo per una forma di Ahizostomites lithographicus.
Sul proposito del Medusites cretaceus Kner. il D." Uhlig rimarca in una
Nota a detta memoria (Ist. geol. di Vienna 1884), non esser questo un fos-
sile, ma solo una infiltrazione di ferro ossidato idrato.
Van den Broeck dà (Soc. geolog. Lille 1883) notizia di una massa er-
ratica glaciale trovata isolata nella sabbia della Champine, trasportata quivi
dalla Scandinavia; essa consta di granito tipico del Nord con feldspato pla-
giostasio, orthose, quarzo, mica ecc., ha una lunghezza di 0" 80 su 0" 53 di
larghezza e 0” 60 d’altezza.
Dobbiamo far menzione d’un lavoro del Prof. Reyer (Geologisch technisch
u. culturhistor. Studien Wien. 1884) in cui troviamo la descrizione geolo-
gica dell’isola d’Elba con dati sulle sue miniere, poi notizie sulle miniere
di Monte Catini e sui suffioni, un altro articolo ci dà uno schizzo di Vol-
terra, un altro delle Maremme di Toscana, poi anche alcune parole sulla
malaria ecc.
Il D." Rolle nel suo opuscolo “ Die hypothetischen Organismen Reste
in Meteoriten , (Wiesbaden 1884, dice aversi ritrovato in questi ultimi
tempi in alcuni meteoriti, come p. es. in quello di Kaba una sostan-
za bituminosa, la quale ricorda a corpi vegetali ed animali, ed aversi
perfino scoperte delle forme animali e queste principalmente nei Chondriti.
O. Hahn fu il primo a scoprire di queste forme, le quali furono poi con-
statate dal D." Weinland, riconosciute per resti organici di diverse classi
di animali; così pure rimarcò alcuni meteoriti, come quello di Knyahynia
esser composti del tutto di tali forme appartenenti a Radioliti, funghi e
benanche a Rbhizopodi, Coralli, principalmente però a Favositi o Tabulati;
resti di Echinodermi, di vertebrati, di vegetali, però non essere stati an-
cora osservati; tutte queste forme essere probabilmente resti di animali ma-
rini, esser questi di straordinaria piccolezza, le cellule di questi problema-
tici coralli meteorici esser 10-12 volte più piccole delle più minute dei co-
ralli terrestri. Il D." Rolle cita le opinioni di Lassaulx e di Wiechmann
contro l'ipotesi di Hahn e Weinland.
= DO =
Lassaulx “die sogen. Versteiner ungen in den Meteorsteinen. Bonner Zei-
tung 1882 N. 141, fa menzione su questo proposito dell’Eozoon canadense
preso per un grande foraminifero che poi alla fine fu riconosciuto non
per un organismo, ma bensì per un Lusus naturae; fa menzione dei pic-
coli globuli di Olivina, Enstatite Nikcl, Cromo ece., distribuiti nella massa
di alcuni meteoriti e distinti dal Rose col nome di Chondrite e questi glo-
buli sono del tutto identici alle forme figurate dall’Hahn e Weinland come
funghi, foraminiferi ecc. Oltreciò è a rimarcare aver Daubrée e Meunier
prodotto artificialmente dei meteoriti, persino la struttura caratteristica dei
Chondriti, il qual fatto fa riconoscere assurda l'ipotesi di Hahn e Weinland,
poichè i coralli constano di calce carbonata e solamente pochi foraminiferi
constano di silice.
Wiechmann “ Fusion structures in meteorites , (Annals of the New York
Acad. of sc. 1882, N. 10, dice trovarsi in alcuni meteoriti certe forme di
particolare struttura, le quali non sono forme cristalline, ma nemmeno forme
amorfe e che Zirkel nomina Cristallite; esse formano delle aggregazioni di
cristalliti, denominate da Wiechmann fusione strucheres, e di queste forme
se ne trovano nei meteoriti di Weston, Cabarras County ecc. e queste forme
sono del tutto analoghe agli organismi scoperti da Hahn e Weinland. Wieckh-
man parla poi della struttura della crosta del meteorite di Aigle, e su quelli
meteoriti che contengono del carbonio (Alais, Bokkevell, Kaba, Orguei! ecc).
Il signor Daubrée presentò li 11 febbraio a. c. all’Accad. di scienze di
Parigi un frammento di meteorite caduto li 19 novembre 1881 presso Odessa.
Alle 7 di mattina si scorse al di sopra della città una splendidissima striscia
di luce, e quasi nello stesso momento cadde anche una massa nera di circa
8 kilog. in peso; e in una lontananza di circa 40 Kkilom. N. N. E. cadde
presso a poco nello stesso tempo un altro voluminoso meteorite.
SR.
EnRIco Ragusa Dirett. resp.
N
2A/AVVFABUHUKLELAELINRUKGELELKOLKELHMANEKKLKKKKKKKKKKKKOOCKKKOHGSKKGRKKEGKOKKKGOGeKKKORKCOgKOKK&NKERKKROKAKerKrKKKKKOgRKKKKOKRKKKKKNKAKKOKoKKDK,KKOREKKRKRRE,KRGKRKKLKKAKCKLKKRKKOKKOGEKELKEKRKKRKE (E OKKOREOEEVERKRKELKrKKLDELERARgKTOKKKK. KR. TEKKEKECKK (KR KKO {TELE KKRKECKEKIRKTE VERTE TIA Kigiszt
ANNO III kigr 007 1 AGOSTO 1884 N. ii.
LACA
IL NATURALISTA SICILIANO
GIORNALE DI SCIENZE NATURALI
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ST PUBBLICA OGNI PRIMO DI MESE
fa
ABBONAMENTO ANNUALE
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ED NSNUMERO SEPNRATOCONETAVOLEI GR 0 I RE LL
» SENZA e AVIO N09 i) IRR III e RESI d
GLI ABBONAMENTI, COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda |’ Amministrazione e Redazione
» alsig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 11.
. Ragusa—Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia (continua).
. De-Stefani—Nota sul genere Choreia e descrizione di una nuova specie
trovata in Sicilia.
. Seguenza—// Quaternario di Rizzolo (cont.).
- Bertée—Curatteri sessuali secondari d'alcuni Saurii viventi in Sicilia(cont.).
. Ragusa_Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia.
. Seguenza—Gli Ostracodi del ‘Porto di Messina (continua).
. Minà-Palumbo —Lepidotteri Druofagi (continua).
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ANNO IT 1 AGOSTO 1884. N. 11.
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IL NATURALISTA SIGILIANO
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DADDIAIAITDTDTA
CATALOGO RAGIONANO
DEI
Cer ogrEeri DEISTETEIA
(Cont. V. Num. prec.).
Callistus Bonelli
lunatus Fabr. . . . . Nel mio catalogo 1880, citai questa specie perchè la
trovai notata in quello del Romano, e trattandosi di
un genere e di una specie tanto distinta non sup-
posi vi potesse essere errore nella determinazione ;
anzi essendo notata come var., e siccome in paesi me-
ridionali (Portogallo) trovasi la var. gratiosus Chaud.,
riteneva si trattasse di questo insetto; vedo ora però
che il Romano oltre al suo luratus vi ha aggiunto
accanto un altro Callistus, il quadripustulatus Gory,
che non potrebbe essere che il sinonimo del Pana-
gaeus bipustulatus F., il quale non credo il Ro-
mano possa aver confuso con il crux-major, poichè
egli aveva già notata questa specie. Ora fintantochè
non ritroviamo questi insetti, sarà assai difficile di
dire cosa erano (1), e se il genere Callistus sia rap-
presentato in Sicilia.
(1) Nel 1870 e 1872 offrii agli eredi del Romano di comprare la collezione, ab-
bandonata agli authrenus ed intieramente guasta, essi si rifiutarono allora ed an-
che nel 1882 di cedermela ; in quell'epoca qualche elitra ancora attaccata agli
spilli, avrebbe potuto bastare a sciogliere simili problemi, oggi questo stesso non
esiste più, e così tanti anni di lavoro per ammassare le ricchezze della nostra
fauna sono perduti per la scienza ! Quanto meglio sarebbe stato venderla o rega-
larla ad un Museo Siciliano !
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl, 38
— 303 —
CHLAENIINI
Chlaenius Bonelli
Epomis Bon.
circumscriptus Duft. . Specie piuttosto rara che trovasi nelle vallate presso
Palermo, dall’aprile al giugno; l’ho trovata alla Fa-
vorita, al fiume Oreto, a Lentini ed a Balestrate,
Rottenberg la dice poco rara a Catania e Siracusa .
ed il Romano e Ghiliani pure la citano.
velutinus Duft. . . .Il tipo è assai raro in Sicilia, essendo gli esemplari
che vi si trovano quasi sempre la var. auricollis.
Rottenberg lo raccolse a Siracusa, e noi lo troviamo
notato in tutti gli elenchi dei coleotteri dell’isola, ma
certamente ben pochi ve lo trovarono; io stesso posso
riportarvi pochi esemplari della mia raccolta.
var. auricollis Gené. . È una varietà poco interessante, e noi vediamo in al-
tre specie il colore del corsaletto dal verde-smeraldo
(velutinus) passare al rame-rosso (var. auricollis). È
comunissimo tutto l’anno in tutta l’ isola, sotto le
pietre, presso i torrenti, i fiumi, i laghi, e special-
mente nei giardini di aranci della Conca d’oro. Si
trova sempre in numero, e tramanda più forte l’odore
alcalino che hanno i CA/aenius, il quale anzi in questa
specie si conserva anche dopo la morte. L’aenetcollis
del Romano è certamente questa varietà.
var. Borgiae Lefebvre . Questa bellissima varietà fu scoperta in Sicilia da Ales-
sandro Lefebvre nel 1824, e credo la descrisse negli
Ann. della Soc. Lin., Paris 1827. Dejean descriven-
dola ed illustrandola nella sua Icon. 1887 cita il Le-
febvre come autore. Si trova pure notata dal Romano,
Ghiliani, Reiche ed anche dal Rottenberg che la de-
scrive, ma non la riconobbe. Non è affatto rara, e tro-
vasi come la var. auricollis ; il colore dei femori,
in parte o quasi tutti neri, invece di giallo-ferruginosi,
la rende facile a riconoscersi. Dejean dice che il cor-
x
saletto è un poco più largo anteriormente di quell®
var. Faillae Ragusa (1).
festivus Fabr.. . . .
spoliatus Rossi . .
variegatus Foucr.
viridipunctatus Goeze .
— 303 —
del velutinus, ma ciò varia, avendone io degli esem-
plari dove invece è più stretto.
Bellissima varietà che si avvicina alla Borgiae per
il colore dei femori, sempre tutti neri, ma ne diffe-
risce oltrechè per la strettezza del corsaletto e la minor
grandezza, per lo stretto bordo esteriore delle elitre
giallo-ferruginoso, che esiste solamente ai lati e spa-
risce totalmente all’ apice delle medesime. Ne pos-
seggo due esemplari che hanno il primo articolo delle
antenne con una piccola macchia nera, ed il terzo
articolo quasi tutto nero. È più rara della var. Bor-
giae, e trovasi specialmente in autunno.
Nedico questa nuova varietà al mio carissimo amico
Luigi Failla Tedaldi da Castelbuono.
Il Cav. Baudi fu il primo che trovò questa specie in
Sicilia, e me ne inviò un esemplare, che è ancora
il solo che io posseggo ; niente di difficile che sia
stato confuso con il velufinus, ma ciò nonostante io
lo ritengo assai raro in Sicilia.
. La specie più comune, e trovasi in tutta l’isola, spe-
cialmente presso le acque dei fiumi e dei torrenti. Gli
esemplari da me raccolti al lago dell’isola di Pantel-
leria, ove era abbondantissima, sono di colore verde-
rame scuro, ed hanno il corsaletto di color rame-rosso
come nella var. auricollis del velutinus.
Questa graziosa specie non è rara all’Oreto dal marzo
al giugno; l’ho pure trovata presso il laghetto di Reb-
bottone, a quello di Lentini, a Siracusa, e ne ho
da Castelvetrano (A. Palumbo). Romano, Ghiliani e
Rottenberg lo notano come agrorum Oliv. che ne
è sinonimo.
Anche questa conosciutissima specie (l’antico C4/. ve-
stitus di Payk.) è piuttosto comune in primavera
nei dintorni di Palermo, sotto le pietre, in siti umidi.
Essa varia un poco nella grandezza, ed alcuni esem-
plari, invece di avere il corsaletto verde lo hanno di
un bel ceruleo.
(1) var. Faillae var. nov. Capite thoraceque viridi-aeneis, nitidis; thorace
punctis sparsis impressis; elytris viridibus, pubescentibus, striatis, interstitiis
subtilissime granulatis; margine lateralibus obscure flavo-ferrugineo; femo-
ribus nigris; antennis, tibits tarsisque testaceis.
Long. 13-15 mill,
var. Oreteus Ragusa
— 8304 —
. Descrissi questa varietà nel Nat. Sic., Anno I, pag. 6
illustrandola a Tav. I, fig. 8. È rarissima e non pos-
seggo fin’oggi che i due esemplari da me trovati allora
presso l’Oreto, Essa varia dal vestitus Payk., come la
mia var. Faillae dalla var. Borgiae, solamente nel-
l Oreteus la totale mancanza del disegno giallo al-
l’apice delle elitre, le dà un aspetto assai più robusto
del tipo, mentre nella /ar/lae è tutto al contrario.
chrysocephalus Rossi. Bellissima specie che si trova sotto le pietre, dal di-
cembre all’ aprile, in siti elevati e poco coltivati ; è
celerissima, ed appena scoperta , si nasconde nelle
fessure del terriccio ove è poco facile il prenderla.
Alcuni esemplari sono di un colore opaco azzurro-
nerastro, altri sono lucenti e di un azzurro che spesso
varia al più bel violetto.
tristis Schaller. . . . Luigi Failla scoprì quest’insetto nel maggio sulle rive
azureus Duft.
del lago di Lentini (1) sotto le pietre ed i giunchi
secchi, dove ripetutamente io stesso l’ ho ritrovato,
ma sempre raro; quest'anno ne presi pure un esem-
plare a Siracusa sotto una pietra sulla riva sinistra,
entrando nell’Anapo.
Dinodes Bonelli.
. Splendida specie, poco rara nell’inverno, sotto le pietre
p) 2} b]
e fra le screpolature del terriccio dei campi delle al-
ture. In alcuni esemplari osservasi il terzo articolo
delle antenne solamente rosso a metà. Romano oltre
questa specie cita un D.rufipes che è sinonimo del-
l’azureus; ora siccome in taluni esemplari Siciliani
il colorito delle gambe invece di rosso è rimbrunito,
ma non intieramente nero, come gl’ individui citati
dallo Chaudoir (Monografia Chl., pag. 58. Genova
1876) che trovansi nella provincia di Costantine in
Algeria, così io credo che il Romano abbia denomi-
nati questi, azureus, e quelli con le gambe intiera-
mente rosse, rufipes.
(continua). EnRrIco Ragusa.
(1) Vedi mia nota Nat. Sic. Anno I, pag. 226.
— 305 —
INOSLE
SUL
GENERE CHOREIA E DESCRIZIONE DI UNA NUOVA SPECIE
TROVATA IN SICILIA
Westwood nel 1833 dava il nome di Choreia ad un insetto che sin dal
1820 era stato compreso da Dalman nel genere Eucyrtus; la sola specie
sin oggi conosciuta è stata l’ qnepta, Dalm., che si è rinvenuta in Inghil-
terra, in Germania, in Austria, nella Svezia ed in Francia, per come si
rileva dal catalogo di A. Dours (1874).
Quest’insetto offre alcune particolarità rimarcabilissime tanto nel colorito
che nella struttura, così mentre alcuni individui hanno ali molto svilup-
pate, altri ne sono privi: Il D." Mayr da Vienna ha ricevuto da Fòrster
una femmina con ali lunghe, queste erano di color bruno con l’ orlo più
chiaro; il Dr Rudow di Perleberg invece dallo stesso Fòrster ha ricevuto
altre due femmine prive di ali e un altro esemplare mancante di ali ne
ha anche avuto dal D." Mayr; lo stesso D." Rudow ne ha trovato altri in
simile stato nel Brandenburg ed in Turingia. In quanto al colorito alcuni
maschi hanno la testa verde come le femmine, altri invece di un verde
bruno; il colore generale dell’insetto è normalmente di. rame-bruniccio, gli
esemplari raccolti dal Rudow sono invece di un rosso-bruno.
Nell'aprile del 1882 nei dintorni di Palermo io trovava due femmine del
genere in parola, che per molteplici caratteri si allontanano dalla specie
inepta, Dalm., oggi avendo sottomesso uno di questi insetti all’ esame del
D. Mayr ho acquistata la certezza trattarsi d’una specie non conosciuta e
quindi la descrivo sotto il nome di Choreia Proserpina2. Ho voluto dare il
nome di Proserpina alla nuova specie, perchè quest'anno 1884 essendo an-
dato nei primi giorni di maggio in Castrogiovanni, l’antica Enna, sotto le
pietre attorno il poetico lago di Pergusa, ho trovato un altro esemplare 9
della nuova Choreia; or la mitologia ci tramanda che Proserpina figlia del
primo Giove e di Cerere sorella di Bacco creduta da alcuni la stessa Diana
e la Luna, mentre raccoglieva fiori nei campi di Castro Janni in Sicilia
fu rapita da Plutone che la fece sua sposa, onde si crede regina dell’ In-
ferno.
— 306 —
La Ch. Proserpinae a me pare che presenta qualche differ enza dai ca-
ratteri assegnati dal Mayr a questo genere nel suo libro Die Europaischen
Encyrtiden: Non ho potuto procurarmi la descrizione originale del West-
wood, ma ritengo esattissima quella del Mayr, il quale l’ha scritta sull’in-
setto in natura. Le differenze che io rimarco si riferiscono alla femmina,
la quale ha gli articoli della clava molto più grossi dell’ottavo articolo del
flagello e non del sesto articolo, come dice Mayr, che per essere messo in
rapporto con quelli deve supporsi come il più grosso degli articoli del fla-
gello, or nella CR. Proserpinae sono il settimo e l’ottavo i più grossi ar-
ticoli del flagello, specialmente 1’ ottavo che è poco meno largo di quelli
della clava, sebbene sia molto più breve. L'articolo terminale della clava
non è tagliato obliquamente, esso invece ha l’apice un poco appuntito.
La scoperta d’ una nuova Choreia la reputo interessante, tanto che ho
creduto bene scriverne una nota apposita; ma pria di dare i caratteri della
nuova specie voglio premettere la descrizione del genere e quella della
specie inepta onde far risaltare viemmeglio le differenze tra le due specie;
aggiungerò pure la sinonimia che ne dà il sig. G. Mayr.
Choreia, Westw.
Sin. Choreia, Westw. Mag. of. Nat. Hist. VI, 1833, p. 122.
Choreius, Westw. Shil. Mag. X, 1837, p. 441.
Choria, Wollenh. Schets. 1871, Tab. VII.
Crantor, Haliday. Ent. Mag. I, 1833, p. 268.
O Antenne corte inserite vicino all'orlo della bocca, lo scapo non allar-
gato giunge appena all’orlo posteriore della fossa facciale, anello più lungo
che largo e più lungo del primo articolo del flagello; gli altri articoli del
flagello non compressi, vanno ingrandendosi gradatamente sino alla fine. Il
primo articolo è lungo e grosso, il sesto più lungo che grosso. La clava è
cilindrica, composta di tre articoli più grossi di tutti gli altri articoli del-
l'antenna e tagliata alla sua estremità un poco obliquamente.
La fossetta facciale è molto impressa ed assai grande, callosità grande
ed obliquamente connessa nel suo centro, fronte e vertice non deelivi, ocelli
poco visibili e disposti in linea curva.
Il mesonoto è corto, più largo che lungo, lo scutello è piano con l’apice
fortemente arrotondato e non curvato.
Il primo e secondo segmento addominale sono grandi, la terebra è poco
prominente.
Le ali sono per lo più rudimentarie, cornee e non sorpassano lo scutello;
— 307 —
allorquando le ali sono sviluppate, il nervo marginale è lungo ed uguale al
nervo stigmatico, il nervo sottomarginale è appena più lungo.
d' Il maschio differisce per le antenne.
Lo scapo è un po’ più lungo dell’orlo della fossa facciale, l’anello è più
lungo che largo, ma più lungo di quello della femmina, il flagello è lungo
e regolare con gli articoli molto ravvicinati, cilindrico ed ornato di peli
corti. Il primo articolo del flagello è molto lungo, tre volte più lungo che
largo, il sesto articolo è il più corto; la clava è cilindrica con l’ estremità
arrotondata, più robusta che i due ultimi articoli e tanto lunga quanto questi
due articoli presi insieme.
Fronte e vertice molto larghi, più larghi che nella femmina.
Choreia inepta, Dal.
Sin. Encyrtus ineptus, Dalm. Vet. Ac. H. 1820 p. 367, Nees Hym. La
M. 1834, p. 255.
Sphenolepis inepta, Nees, H. 1, 1834, p. 258.
Choreius ineptus, Westw, Shil. Mag. X, 1837, p. 441.
Choreia inepta, Fòrst. Hym. Sud. II, 1856, p. 35.
Choreia nigroaenea, Westew. Mag. Nat. H. V. 1833, p. 122.
TQ. Nero bruna, più o meno del color del rame, la femmina sovente ha
la testa verde, il maschio dello stesso colore o pure d’un verde nerastro.
Le antenne del maschio sono di un rosso fuoco; quelle della femmina bruni
col flagello rosso fuoco. I tarsi e le tibie in parte rosso fuoco. La fronte,
il vertice ed il torace superiormente appena zigrinati. Ali rudimentarie.
Lung. 1-1,3 mm.
Choreia Proserpinae, De-St. n. sp.
Tav. II, fig. 3.
Ch. 9. Spadicea, aptera: clava, capite toraceque obscurioribus. Clava cum
articulo apicis rotundato non secto. Metanoto spinoso. Tibis anticis dilatatis,
calcaratis. Abdominis annulo primo magno, seguentibus parvis. Terebra vix
exerta. Long. mm. 2.
Ad Panormum, Aprile 1882, ad Ennam, majo 1884.
È questa Choreia di un biondo baio con la clava delle antenne, la testa
ed il corsaletto un po’ più oscuri. Il torace è adorno di peli bianco-griggi
molto ricchi al pronoto, ed al metatorace, lo scudo del mesotorace è nudo.
I peli che ornano le antenne sono fulvi, lo scapo è lungo, come pure lo
— 308 —
anello; il primo articolo del flagello molto sviluppato, gli altri articoli che
sono assai piccoli sì ingrossano gradatamente sino alla fine, l'articolo api-
cale della clava con l’ estremità conica. Ali nulle, solamente è visibile il
vestigio della loro inserzione. Il metanoto porta ai suoi lati esterni una
spinetta il di cui apice è nero. Tibie anteriori speronate. Addome lucente,
col primo segmento assai largo tanto che quasi da solo forma tutto l’ ad -
dome, gli altri segmenti sono piccolissimi, appena visibili ed ornati di pochi
peli fulvi, la terebra è brevissima. 9. Lung. mm. 2.
Tron. DE-STEFANI.
— e ><=—
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cont. V. N. prec.).
IRE
Gli Ostracodìi.
C. acanthoderma Brady.
1880. Cythere acanthoderma Brady. Rep. Challenger., p. 104, tav. XVIII,
fig. 5 a-e.
Le poche valve che vi riferisco hanno forma allungata e più compressa,
ma sono ben caratterizzate dalle grosse spine coll’estremità bi o tripartita.
L’estremità posteriore nei miei esemplari porta talune spine più gracili e
semplici.
È probabile che la C. hystriv Reuss debbasi associare alla presente
specie.
DISTR. GEOGR.
Il Brady dice che questa specie come la seguente e la C. dictyon pos-
sono riguardarsi come cosmopolite, essendo numerose le stazioni nelle quali
furono pescate dallo Challenger.
DISTR. STRAT.
Molto rara nel Quaternario di Rizzolo !
— 309 —
C. dasyderma Brady.
1880. Cythere dasyderma Brady. Rep. Challenger, pag. 105, tav. XVII,
fis. 4 a-f., XVIII, fig. 4 a-f.
Questa specie non è rara a Rizzo!o; gli esemplari che io vi rapporto of-
frono considerevoli variazioni sì nella f rma ora breve e quasi quadrango-
lare ed ora più allungata, come nella scultura che si modifica molto da
individuo ad individuo ; ma negli esemplari di Rizzolo predomina la scal-
tura spinescente e quasi tutti sono irti di spine sottili e sovente più lun-
ghe di quelle che ornano gli esemplari figurati dal Brady. La superficie
della conchiglia offre sovente inoltre delle prominenze, delle ripiegature
irregolari, trasversali, oblique o in altro modo, che rendono molto variabile
il suo aspetto generale.
Importa notare che tra tanta variazione la forma generale della conchi-
glia, sia guardata lateralmente come dalla regione dorsale o dagli estremi,
si conserva con relativa costanza, o variabile in limiti molto ristretti.
DistR. GEOGR,
Questa specie è sparsa ancor più generalmente della precedente.
DISTR. STRAT,
Poco comune nel quaternario di Rizzolo!
C. tenera Brady (1).
1868. Cythere tenera Brady. Monogr. Recent. Brith. Ostrac., pag. 399,
tav. XXVIII, fig. 29-32.
1874. Pi » Brady, Crosskey and Robertson. Man. post-tert. Entom.,
pag. 145, tav. XIII, fig. 6-7.
1880. 5 » Brady. Report Challenger., pag. 63, tav. XII, fig. 3 a-f.
l’unico esemplare di questa specie risponde molto bene a quello figu-
rato tra gli Ostracodi delle pesche dello Challenger, tanto nella sua forma
laterale, quanto nel contorno allorchè si guarda dal dorso e dalla fronte.
(1) Questa e la seguente ultima specie del genere furono rinvenute nel mentre
la presente memoria era sotto i torchi, quindi non si poterono ordinare a norma
delle affinità che offrono, furono messe perciò alla fine del gruppo generico cui
spettano.
Il Naturalista Siciliano, Anno II. 39
— 810 —
La superficie intanto è finissimamente punteggiata come negli esemplari
che si pescano nei mari d’Inghilterra, qualche rara papilla anco vi si os-.
serva.
DISTR. GEOGR.
Mari d’Inghilterra, Baia Vigo. Mediterraneo.—Baia di Biscaglia.
DISTR. STRAT.
Quaternario—Scozia—Rizzolo!
C. miserrima, n.
TavSbe fe 5%
Conchiglia piccola, rigonfia, di forma ovato-ellittica guardata lateralmente,
con un’altezza che raggiunge i tre quinti della totale lunghezza e la mag-
giore elevazione è al terzo posteriore; la regione anteriore si restringe al-
quanto e si termina ben rotondata, insensibilmente obliqua; la posteriore
è strettamente ed un po’ obliquamente troncata, con un angolo ottuso alla
parte superiore ed una piccola prominenza mediana ; il margine ventrale
è fortemente convesso con un lievissimo seno verso il terzo anteriore, il
margine dorsale è parimenti arcuato con forte curvatura. Guardata dal dorso
la forma è ovato-acuminata , col massimo spessore al terzo posteriore ed
uguale o alquanto superiore alla metà della lunghezza, i lati sono forte-
mente convessi, la regione frontale si restringe gradatamente in una pro-
minenza abbastanza sporgente ottusa all’ ultima estremità, la regione po-
steriore è rotondata con due piccole promineaze presso la parte mediana.
Guardata la conchiglia dalla fronte ha forma ovato-trigona cogli angoli la-
terali ben rotondati, con quello superiore alquanto acuto. La superficie è
lievemente reticolato-foveolata, siffatta scultura è meglio manifesta nella re-
gione mediana delle valve.
Lunghezza Altezza Spessore
0,55 mm, 0,32 mm, 0,29 mm,
La mia specie è ben distinta e qualche affinità parmi che l'abbia colla
C. Falklandi Brady, ma questa distinguesi per essere più lunga, meno gib-
bosa sulle valve, diversa per varî caratteri e sinanco per la scultura.
DISTR. GEOGR.
Non conosciuta vivente.
— sS11 —
DISTR. STRAT.
Quaternario—Rizzolo!
Gen. Cytheridea Bo-quet
C. papillosa Bosquet.
Var. laevis Brady
1852 Cytheridea papillosa Bosquet. Eutom. foss. tert. de la France p. 42,
lav. 1lono:-5.
1865. Cythere Bradyi Norman Nat. Hist. Trans. Northum. and Durham.
Volst p..15.tavi Vi fig. 58.
1865 Cyprideis Bairdiù ‘G.0.Sars. Owersigt of Norges mar. Ostrac. p. 52
1865. Cytheridea papillosa Brady. On neu or imperf. Known spec. of mar.
Ostrac. Trans. Zool. Soc. vol. V, p. 370 tavo-
la LVIII, fig. 8 a-g.
1868. P n Brady. Monogr. Ra So Ostrac. Trans. Lin.
Soc. vol. XXVI; p. 423, tav. XXVII fig. 1-6.
1874. s ; Brady. Grosakip La ea Mon. Post-tert.
entom. pag. 176 Tav. VI fig. 12-15.
Si 5 È Brady. Mon. ostr. Antwerp. pag. 396. Tav.
LXII f. 1 a-d.
Questa specie molto rara a Rizzolo offresi in vero cogl’ indizi delle pa-
pille superficiali e quindi in uno stato intermedio tra la forma tipica e la
varietà.
DIST. GEOGR.
Baia di Baffin, Golfo di S. Lorenzo, Norvegia, Spitzberg, Gran Bret-
tagna.
Disto stra
Eoceno di Francia e del Belgio—Mioceno di Francia —Quaternario d’Iu-
ghilterra, di Norvegia e del Canadà —Rarissima a Rizzolo !
(continua) G. SEGUENZA.
CARATTERI SESSUALI SECOTDARI
D'ALCUNI SAURIMNIVENTISANE CUS
DEL DOTTOR F. BERTÉ
Prof. ord. d’Anatomia umana normale, generale e descrittiva
nella R., Università di Catania.
Essendo stato lo scorso anno scolastico incaricato dell’ insegnamento
della Zoologia c Anatomia comparata nell’ Università di Catania, ebbi la
buona occasione d’osservare un gran numero di saurii, raccolti nei dintorni
della città. Ne profittai per lo studio dei caratteri sessuali secondari d’essi,
c notai ben presto talune particolarità che a cagione della loro costanza
non mi parvero indegne d’una speciale menzione, segnatamente perchè non
ne vidi cenno alcuno nei trattati d’ Erpetologia, che qui potei consultare.
Il sig. Prof. M. Lessona, a cui feci motto nell'agosto passato dello mie os-
servazioni, inviandogli una certa quantità dei saurii medesimi, in cui esse
furon rilevate, ne confermava alcune, e per altre m’incoraggiava a nuove
indagini. In questa primavera infatti ripetei le osservazioni, anche con lo
scopo di raccogliere sufficiente materiale per recare a termine le ricerche
anatomiche, da tempo intraprese, sull’uovo dei rettili, e persuaso altresì dj
non far cosa inutile dall’autorevole sentenza del chiarissimo prof. P. Doder-
lein, che nella sua : l2/vista della fauna sicula dei vertebrati, Palermo 1881:
trova strana la scarsezza della Fauna erpetologica della Sicilia, solo com -
posta di 33 o 34 specie permanenti, e 2 o 3 accidentali; oud’egli ha ra-
gione di sospettare che non siavi stata a sufficienza stuliata, e che altre
specie restino tuttora a scoprire e distinguere.
Certo il miglior modo di mettere in sodo i caratteri sessuali secondari
è lo studiarli sul vero e nei luoghi adatti. Come nella Sardegna osservai
per la tilighetta (Notoph. Fitz.) che: la lunghezza maggiore del corpo, la
quale si manifesta con la maggiore distanza delle gambe anteriori dalle po-
steriori e con un numero maggiore di squame addominali : è la nota più sicura
per distinguere la femina dal maschio; così in Sicilia ho tratto segni distin-
tivi sessuali per il ramarro, per la lucertola delle mura e un po’ per il gecco.
E credo valga la pena che siano continuate le osservazioni; imperocchè lo
studio dei caratteri sessuali in generale, divenuto ora così attraente dopo
— 313 —
le pubblicazioni di Darwin, di Mantegazza ece., non può altrimenti, per
le applicazioni alla razza umana, che fondarsi sull’osservazione dei rettili,
classe di vertebrati taato vicina ai mammiferi e tanto poco modificata dal
domesticamento e simili influeaze.
Le seguenti osservazioni sono coordinate sulla classificazione e sulle deseri-
zioni del più recente libro di storia naturale finoggi comparso, che è ap-
punto la: Illustrirte Naturges:-hichte der Thiere, herausgegeben von Phi
lipp Leopold Martin, con prefazione al trattato dei Rettili del D." Friedrich
Knauer; Lipsia F. A. Brockhaus 1882.
Regno animale.
Classe 3°% — Rettili.
Ordine 4° — Saurit.
Gruppo 1° — Ftssi(lngui.
Famiglia 5* — Lacertini.
Genere 59—Zucertole vere.
Specie 2*—Lacerta viridis Gesner (op. cit., pag. 84).
Il ramarro (leciti, Catania, Messina; vannuzzu, Palermo ecc.) nei din-
torni di Catania è abbondante e quasi unicamente rappresentato dalla forma
disegnata da Bovaparte (/corografia della Fauna Italica, T. II) sotto il nome
di mentocerulea con qualche lieve cifferenza, che sotto dirò. Lo smagliante
colorito di questa forma non è comune ai due sessi che in casi veramente
eccezionali; e bastavami l’osservazione della prima ventina d’esemplari per
farmi accorto d’ alcune differenze, che mi resero facile il riconoscimento
della femina. Ai ramarri dei dintorni di Catania non si può applicare quanto
sì legge nel libro di Martin, che cioè: d’ordinario è maschi sono unifor-
memente verdi: anzi io non ne ho visto un solo di tal tinta; tutti erano
invece d’un verde punteggiato di nero, anziechè muechiato, come la figura
mentocerulea di Bonaparte. Molto meno poi ho visto qui femine d'un bel-
lissimo verde uniforme; ne occorrono bensì di colorito druno-verde con ocelli
neri al di sopra, e giallo paglia al di sotto (non mai verde-grigio, Martin);
ma anche queste sono assai rare.
La distinzione sessuale per via del colorito deve cercarsi nei ramarri ,
e credo in molti altri animali, all’ epoca dello svilappo delle funzioni ri-
produttive; la quale pel ramarro catanese corrisponde molto approssimati-
vamente al tempo, in cui la femina ha raggiunto la statura totaie di 25-
— 314 —
ctm., misurando il corpo 7-9 ctm. dalla fenditura orale alla cloaca. Fra gli
animali di tale statura notai quasi costantemente nella femina i particolari
seguenti di colorito : Tinta uniformemente brunastra o variamente scereziata
di punti neri al dorso, bianchiccia al ventre; due linee dorsali continue, o
poco interrotte, di piccoli ocelli bianco-neri, le quali alle volte s'allungano
su parte della coda; due altre linee più laterali, ai fianchi, c più spesso
interrotte, talvolta come catene di macchie ocellate, le quali cominciano
all’attaccatura delle gambe anteriori e terminano a quella delle posteriori.
La gola ha squame di color madreperla. II maschio di questa statura
probabilmente già maturo alla riproduzione, porta nel massimo numero
dei casi i caratteri dell’adulto, vale a dire apparisce già verde al dorso,
più o meno fittamente punteggiato di nero, e giallo-canarino al ventre.
Col crescere della statura il colorito testè descritto della femina, che,
come è noto, appartiene pure al maschio piccolo, ma che da esso è la-
sciato ioteramente a questa età, si va lentissimamente modificando col mesco-
larsi ad un pò di verde al dorso, e a un pò di giallo al ventre, c queste tinte
come dissi, possono acquistare talfiata la vivacità di quelle del maschio, ma
per ordinario rimangono atfievolite da altre sfumature; onde è in parte esatto
ciò che afferma il sig. Lubarsch (System. Grundr. d. Zoologie, 1 Th. p. 88)
esser cioè le femine della Lac. vir. in generale più chiare. In quasi tutti
i miei esemplari non ho poi veduto sulla femina adulta il bell’azzurro della
gola del maschio, ma soltanto sopra un fondo madreperla una vera sfu-
matura di ceruleo, più appariscente agli orli della boecr e sui confini della
faccia dorsale colla ventrale del collo. Nel Martin si legge: Molto spesso
la gola del maschio è colorita d’un bellissimo turchino : io aggiungo : sempre
nel ramarro adulto maschio del Catanese, e quasi mai nella femina adulta.
Le quattro linee d’ocelli sopra descritte si conservano nella femina in una
maniera più o meno distinta per tutta la vita.
In conchiusione : il colorito del ramarro è uguale per i due sessi nelle
prime epoche della vita; all’approssimarsi della maturità riproduttiva (sta-
tura di circa 30 etm., 7-9 del corpo) il maschio assume rapidamente le
tinte vivacissime proprie della varietà; la femina per lo meno nell’80 p. 100
dei casi si riconosce alla tinta meno viva e più mescolata, alla pallidezza
dell’ azzurro della gola, su fondo madreperla, alla persistenza delle quat-
tro lince ocellate. Forse la statura della femina perfettamente adulta è più
piccola di quella del maschio; forse la testa è proporzionatamente più pic-
cola; ma su questi segni di maggior valore morfologico, che non sieno quelli
del colorito, non posso sicuramente pronunciarmi.
Di tutte le varietà siciliane della Lac. virid. notate nel: Prospetto degli
— 815 —
studii d'Erpetologia in Sicilia, Palermo 1863, del chiarissimo Dott. F. Minà-
Palumbo, e nel libro sopra citato del prof. Doderlein, io non ne ho scon-
trata alcuna; nemmeno quella che il Sava (cit. da questi due autori) dice
somigliare alla Lac. ocellata, e vivere alle falde dell’ Etna. Potrebbe so-
spettarsi che la ZL. sicula o blineata di Rafinesque sia il ramarro giovine,
e verisimilmente la femina da me sopra descritta, la quale a Catania è spe-
cializzata dai contadini col nome di cibia o cicibia, ed oltre al colorito ha
di particolare che vive nei luoghi umidi, canneti, fossatelli, stagni; alla vista
dell’uomo si arresta a guardarlo fiso; inseguita si slancia nell’acqua e dopo
un tuffo ricompare all’altra sponda. Non avendo veduto, come sopra dissi
alcana femina d’ un verde uniforme bellissimo, non potrei affermare con
Martin che tal varietà sia quella siciliana, che fu da Rafinesque detta Luc.
chloronota (1).
(continua).
(1) Nel Martin si legge : Le voca (della Luc. vir.) della grossesza d’un fagiuolo
(5-8) vengono deposte cce. A parte l’ indeterminatezza, spesso inevitabile nelle
scienze descrittive, del paragone con oggetti noti (nei fagiaoli siciliani ad es. il
diametro maggiore varia dai 5 ai 20 mm.) io posso quanto al numero delle uova
affermare d’averne incontrato non meno di 8 e non più di 17 già mature ; vuoi
che stessero ancora nel mesovario , rabescato di numerosi vasellini sanguigni ,
con l’area germinativa a guisa d’ una macchia giallognola chiara, dorsalmente
sopra la sfera giallo-rossa del vitello; vuoi che fossero già penetrate nell’ovidutto,
di forma ellittica, e d’un giallo reso più chiaro ed opaco dall’interposizione della
parete dell’ovidutto, dall’ispessimento del corio e dall’albume già acquistato.
Le differenze sessuali di colorito da me segnate nella Lace. vir. concordano in
più punti con quelle trovate dal D.r Camerano nell’ Anguis fragilis. V. Atti d.
R. Accad. d. scienze di Torino, vol. XIV. Adun. 15, VI, 59. Osserveazioni intorno
ai caratt. sess. second. dell’Anguis fragilis Linn,
Spe
COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI
DELLA SICILIA
DI ENRICO RAGUSA
Cicindela circumdata var. imperialis Klug,
Un esemplare di questa bellissima varietà l’ebbi donato dal mio amico
De-Stefani, che lo ricevette da Trapani come Cicindola circumdata Dej.
Ne vidi poi un secondo esemplare nella collezione del Prof. Aug. Palumbo
a Castelvetrano, ed anche questo era della stessa provenienza. Quest’ in-
setto in Sardegna non è raro e sappiamo dal Gené (De quisbusdam inse-
ctis Sardinae) che si trova presso al mare, vicino le saline, nel mese di
giugno; e così i nostri colleghi di Trapani, volendo possono farne ricca
messe.
Aggiungendo alla fauna Siciliana questa nuova varietà di Cicindela, ri-
corderò come nello scorso agosto, ed ora nel luglio ho trovata comune, in
una piccola località a destra del golfo di Mondello, e propriamente presso
la piccola torre bianca, la bellissima varietà aphrodisia della C. littoralis,
e fra questa riuscimmo assieme all’amico De-Stefani a prendere otto stu -
pendi esemplari della rarissima var. lugens. m.
Lebia trimaculata Villers var. Destefanii Ragusa.
Tav. II, fig. 8.
Nigra; thorace, elytris pedibusque rufis ; elytris maculis scutellari tribus
nigris, maculis posticis tribus nigro, media didyma communi.
Long. 6-7 mill.
Differisce dal tipo per avere tre punti neri *.* presso lo scutello alla
base delle elitre, posti in modo da formare un triangolo (come spesso ac-
cade) se congiunti, come nella rar. crux-minor L.
In escursioni fatte nel luglio scorso, passando per il boschetto della Real
Favorita, e battendo le querce, presi abbondante questa bella ed interes-
santissima varietà che con vero piacere dedico al carissimo compagno di
escursioni, all’illustre imenotterologo Teodosio De-Stefani.
ol
Falagria gratilla Fr.
Questa specie nen è rara in Sicilia, cd io ne posseggo cinque esemplari
determinatimi dallo stesso Fauvel; è per ciò che la citai nel mio secondo
elenco di Coleotteri Siciliani, agosto 1881.
Ora il signor Fauvel nelle sue Rectifications au Catalogus Coleop. Eur.
et Cauc. nella Delenda a pag. 84 della Revue d'Entomologie toglie la gra-
tilla Er., dicendo che è una specie dell'Asia occ., rettificazione erronea tanto
più che pare sia stata da altri trovata in Grecia, in Russia e nel Cauca-
so (1).
Anisoplia marginata Kraatz.
L’illustre Dr G. Kraatz, nel primo fascicolo della Deutsche Ent. Zeit.
1883, pag. 17-24, in un interessantissimo articolo Ueber die Arten der Gat-
teng Anisoplia descrive a pag. 20 e 21 questa nuova specie di Sicilia, sopra
due individui spediti dal Dahl al signor von Heyden sotto il nome di va-
riegata.
In una escursione fatta nel giugno dell’anno scorso sulle Madonie, vi-
sitando una località detta la Madonna dell’ Alto, trovai abbondantissima la
specie del Kraatz, e potei raccoglierla in tutte le sue varietà, in modo da
accertarmi che essa altro non è che una varietà della A. villosa Goeze
agricola Fabr.
La descrizione del D. Kraatz fu fatta su dg, ed io ne posseggo esem-
plari che oltre dell’avere il margine delle elitre oscurato, hanno alla base
delle medesime la macchia quadrata che vediamo in altre specie, mentre
in altri si osserva pure una fascia che dal centro si riunisce a quella mar-
ginale.
Questa fu pure la sola specie trovata dal Iomano che la riconobbe be-
nissimo ed a pag. 22 nelle sue “ Osservazioni , scriveva :
Anisoplia agricola var. Differisce dalla specie di questo nome deseritta
da Castelnau perchè non ha, o ha leggerissime strie, e piuttosto corte poco
elevate nelle elitre. La femina offre su quest'ultime una macchia obbliqua
(1) Ricevuta la Wiener Entomol. Zeitung, vedo che il Sig. Reitter rettifica an-
ch’egli l’asserzione del Fauvel avendo egli stesso trovata la /. gratilla alle isole
Jonie.
Il Naturalista Siciliano, Anno ll. 40
— 318 —
nel mezzo di ciascheduna, la sutura e tutto l'orlo laterale e posteriore, ne-
rastri.
Si avvicina essa pure moltissimo alla Melolonta campestris femina di La-
treille, Hist. nat. des ins. n. 19.,
È anche una delle tre specie trovate nel 1859 dal Bellier ip Sicilia (4-
gricola Fab., arvicola Ol., tempestiva Er.), e citate dal Reiche negli Ann.
Soc. Ent. Fr. 1860. A_ proposito di quest’ultima a pag. 18-19 il D.r Kraatz
mette lA. pallidipennis Gyll. in sinonimia della depressa Er., e ritiene che
questa specie non si trova in Sicilia, ma che la specie siciliana ritenuta
per pallidipennis sia inveco la tempestiva Er., che noi troviamo difatti no-
tata dal Reiche e che io stesso ho trovata in due volte (sei esemplari) nel
Piano della Battaglia sulle Madonie.
Attalus semitogatus Fairm.
Nello scorso luglio fra i Coleotteri speditimi dal mio raccoglitore da Mes-
sina, trovai una diecina d’ esemplari di questa bellissima specie scoperta
in Algeria e descritta nel 1863.
La scoperta in Europa di quest’insetto, non è una novità, e certamente
fu una dimenticanza il non citarla nell'ultimo catalogo di Berlino, giacchè il
signor Abeille de Perrin nel suo “ Supplément à la Monographie des Ma-
lachides d’ Europe et des pays voisins. Nat. Sic. Anno I, pag. 177, , di-
ceva come il Capitano Defargues avesse preso è Hyéres in riva al mare
un esemplare di questa specie. x
Alcuni individui ricevuti da Messina presentano il torace senza la mac-
chietta bruna, mentre quella delle elitre a riflesso metallico , inclina più
all’impiccolirsi che all’allargarsi, ec sulla sutura, solamente in pochi esem-
plari è visibile fino ai duce terzi.
Callicnemis Latreillei Lap.
L’anno sccrso il signor Vito Beltrami mi spediva assieme ad altri co-
leotteri raccolti a Licata, 2 esemplari di questa rara specie, nuova per la
fauna Siciliana.
(continua)
— 819 —
GIRIFOSERACODI
DEL
POTRO REN Best:
(Cont... N No prued
Gen. Xestoleberis G. O. Sars.
X. depressa G. O. Sars.
Overs. of Norg., pag. 68.
Questa specie fu riguardata siccome propria dei mari settentrivnali e
quindi esclusa dalla fauna mediterranca. Le mie ricerche me l hanno of-
ferto nel plioceno e quaternario di Calabria e di Sicilia, e più recente-
mente esaminando molti esemplari della X. intermedia del porto di Mes-
sina mi venne fatto di constatare che taluni individui, più piccoli degli
altri, bisogna che si ascrivano sicuramente alla specie del Nord.
Quindi la X. depressa fa parte della fauna mediterranea, ma gli esem-
plari che la rappresentano sono più piccoli di quelli pescati dallo Chal-
lenger.
DISTR. GEOGR.
Inghilterra, Norvegia, Spitzberg, Golfo di S. Lorenzo —Messina !
DISTR. STRAT.
Zancleano ed Astiano—Calabria! — Quaternario —Inghilterra, Norvegia,
Canada, — Calabria! Sicilia! — Rizzolo!
X. producta Seguenza.
hay. ho 3
“po 76 . 27 POSI ‘ Di
Seguenza. Le form. terz. Reggio, pag. 291.
Conchiglia di forma allungata, semiovale, allorchè si guarda lateralmente,
colla regione ventrale perfettamente appianata, colla maggiore altezza alla
metà della conchiglia, essa non uguaglia la metà della lunghezza; l’estremità
— 320 —
anteriore si restringo gradatamente terminandosi ottusa, la regione poste-
riore è rotondata, ma forma un angolo pressochè retto alla parte inferiore
dove il suo margine si connette col margine ventrale, che è retto o lic-
vissimamente convesso, il margine dorsale è convesso abbastanza; ma tal-
volta nella parte più elevata diviene poco convesso, quasi appianato, sono
forse tali individui di sesso maschile; guardando la conchiglia dal dorso
ha forma ovato-acuminata, colla regione anteriore prominente in un rostro
acuto, che si origina più o meno bruscamente, colla estremità posteriore
rotondata, coi margini laterali poco convessi e poco convergenti; la mas-
sima larghezza è circa ai due quinti posteriori ed oltrepassa la metà della
lunghezza; guardandola da un estremo ha formi trigona col margine infe-
riore retto e i laterali convessi. La superficie è levigata.
Lunghezza Altezza Spessore
0,631 0 Qumm 0 sb5mm
s . ) . b) $
Questa specie ha la sua massima affinità colla mia X. testudo, del Saa-
riano di Calabria, dalla quale è ben distinta pel rostro e pel dorso meno
elevato. Ha considerevole avvicinamento colla precedente per 1’ appiana-
mento della regione ventrale, ma la forma generale ed il rostro ne la di-
stinguono nettamente.
DISTR. GEOGR.
Un solo individuo nel Porto di Messina !
DISTR. STRAT.
Astiano— Calabria !--Quaternario Rizzolo!
X. intermedia Brady.
Les fonds de la mer. Vol. I, pag. 94, 89, tav. XXII, fis. 3-7.
Questa, nel porto di Messina, è tra le più comuni specie del genere,
essa offre più gracili e distinti gl’ individui maschili, che inoltre sogliono
essere ordinariamente più piccoli dei feminei.
DISTR. GEOGR.
Propria del Mediterranco—Pescata dallo Challenger con caratteri un pò
diversi allo Stretto Torres—Comune a Messina!
DISTR. STRAT.
Raccolta nel quaternario di Rizzolo !
-- 821 —.
X. margaritea Brady.
Trans. Zool. Soc., vol. V, p. 370, tav. LVIII, fig. 6 a-d.
Allo stato fossile ho creduto questa siccome distinta specie dalla viventu
ma l’ulteriore studio comparativo mi ha convinto che la mia X. pustulosa
bisogna che si associi alla X. margaritea propria del Mediterraneo e che
vive abbondantemente nel porto di Messina.
DISTR GEOGR.
Comune nel Mediterraneo—Maurizio —Isola Booby.—Messina!
DISTR.' STRAT,
Quaternario di Calabria! e di Sicilia!-— Rizzolo!
X. labiata Brady et Robertson.
Ann. and Mag. of N. H., pag. 116, tav. IV, fig. 8-15.
Ecco un’altra delle specie eredute esclusive dei mari settentrionali com-
partire nel Medi terraneo conservando precisamente le forme e i caratteri
tutti coi quali si presenta nel Nord. Gl’individui maschili sono molto ben
distinti dai feminei per la forma più gracile e per varî caratteri.
Nel porto di Messina è questa una delle specie più comuni e si distingue
bene dalle precedenti per la forma oblongo-trigona guardata lateralmente,
e per una specie di labro sporgente che presentano le valve all’ angolo
infero-posteriore più prominente nella valva destra.
DISTR. GEOGR.
Isola Scilly.—Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario di Rizzolo!
X. saccata n.
Conchiglia degl’individui feminei, guardata lateralmente, di forma allun-
gata molto, che sì restringe poco aila regione anteriore, la maggiore al-
tezza è riposta dietro la metà della conchiglia ec non raggiunge in valore
la metà della lunghezza, auzi resta considerevolmente minore; l'estremità
lo) ) o)
— 9722 —
anteriore è largamente ed obliquamente rotondata, la posteriore poco più
larga, rotondata, con un indizio di angolosità in basso; il margine superiore
è curvo abbastanza ; l’ inferiore è concavo, lievemente convesso alla parte
posteriore; guardando la conchiglia dalla regione dorsale il contorno si pre-
senta allungato-piramidale, perchè gradatamente restringendosi in avanti
si termina in puuta acuta, ed invece largamente rotondato in dietro; la
larghezza massima uguaglia pressochè l’altezza ed è riposta ai due quinti
posteriori.
La conchiglia degl’individui maschili è più gracile guardata lateralmente
ed offre un angolo prominente sebbene rotondato alla regione postero-in-
feriore; guardata dal dorso è più compressa, colla maggior larghezza presso
la metà, e colla regione posteriore strettamente rotondata. La superficie
della conchiglia è levigatissima siccome porcellana smaltata, ma presenta
esilissime papille, che anco al microscopio sono poco visibili e fa d’ uopo
un più forte ingrandimento. Le valve in ambi i sessi, guardate interna-
mente, presentano forti linee radianti al margine anteriore, ed una spor-
genza labiata all’angolo postero-anterior:, più distinta nella valva destra.
Quivi ciascuna valva offre una specie di insenatura, maggiore nelle femine
e più sviluppata nelle valve destre.
Lunghezza Altezza . Spessore
0,70mm, 0,33mm, 0;g4mm.
0,609n, 029, 0,240,
0 g{mm 0;370m 0,9 9ran
) . x .
0,65mm, 0,25mm, 0,25mm,
Questa specie ha tutto l andamento della precedente, di cui ne ripro-
duce anco i particolari caratteri, come la’ forma labiata delle valve all’an-
golo postero-inferiore; ma si distingue pure assai bene per la forma allun-
gata e più gracile, per l’estremità anteriore larga e rotondata, pel margine
dorsale meno curvo, pel margine ventrale concavo.
DISTR. GEOGR.
Porto di Messina!
DISTR. STRAT.
Quaternario—Rizzolo!.
(continua). G. SEGUENZA.
og:
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Count. V. Num. prec.).
212. Tortrix Viridana Lnn.—Staudinger, p. 233.
Il bruco ordinariamente vive sulle querce (Milliéro),
Boschi di Alznte, Sicilia, Corsica.
213. Tortrix Paleana HIbn.—Staudinger, p. 238.
Il bruco sulle querce (Curò).
A Regoledo, e sui monti della Brianza.
214. Tortrix Amplana IHbn.—Staudinger, p. 238.
Il bruco vive nella ghianda, in alcuni anni è molto nocivo.
In tutta Italia, Sardegna, Sicilia.
Parass. VEspar. E molto esteso il numero de’ parassiti del G. Tortrix.
Campoplex intermedius Riz.
Gn lineolatus Bè.
— pugillator Grv.
Chelonus multiarticulatus Riz.
- rufipes Latr.
A lisa oculator Riz.
Aphidius inclusus Riz.
Brachistes Perristi Rund.
Elachistes fenestratus Nees.
Encyrtus truncatellus Dlm.
Entodon geniculatus Hrtg.
Entodon strobilanus Riz.
Rogas linearis Nees.
Ephialtes glabratus Kt.
Eubadizon pectoralis Nees.
Glypta cicatricosa Rtz.
_ dubia Riz.
Jehneumon stimolator Grv.
— laevis Riz.
Perilitus cinctellus Bè.
— dilutus Rtz.
Pimpla graminellae Schr.
—_ flavipes Grv.
_ instigator Fbr.
— rifata Grv.
a scanica Grv.
Pteromalus crassipes Riz.
Sphinetus serotinus Grv.
Paras, Mmuscari—-Maniera pupivora Dsv. — Matopia bisignata Dsv.—Tachina
larvarum Lnn.
215. Cheimatophila Tortricella IHhn.—Staudinger, p. 241.
Il bruco vive sulle querce (Curò) e la farfalla si trova ne’ luoghi boschivi
sulle querce.
Piemonte, Lombardia, Pratovecchio.
216. Olindia Hybridana Hbn.-Staudinger, p. 242.
Il Curò con dubbio riporta che il bruco vive sulla quercia,
Pratovecchio, le due varietà in Piemonte.
— 324 —
217. Penthina Profundana S. V.—Staudinger, p. 247.
Bruco sulle querce (Curò).
Liguria, Sardegna.
218. Penthina Corticana Hbn.—Stavdinger, p. 247.
Bruco sulle querce (Curò).
Piemonte,
219. Petalea Festivana Ilbn.
Il Millière trovò a Lione il bruco ne’ rami del Q. rodbur.
Staudinger, Cat., p. 252.
Wippacco, Tirolo meridionale, Nizza, Toscana, Sicilia.
220. Grapholitha Tripunctana Fhr—Staudinger, p., 200.
Il bruco vive sulle querce (Curò).
Italia, Sardegna.
221. Carpocapsa Grossana Ilw.-—Staudinger, p. 258.
Il bruco in autunno vive nella ghianda del Q. iler.
Napoli,
222, Carpocapsa Amplana IHbn.—Staudinger, p. 259.
Il bruco vive nelle ghiande, che fa cadere immature , allora esce per sot-
terrarsi, si chiude in un forte bozzolo, e ne esce alla fine di giugno. Mil-
liére la trovò sul Q. robur, ilex e suber.
Italia. Sicilia.
223. Carpocapsa Splendana Ibn. Staudinger, p. 258.
Il bruco vive nelle ghiande, che fa cadere prematuramente, in alcuni anni
è molto funesto.
Italia, Sicilia, Sardegna.
224. Phthoroblastis F'imbriana Hw.—Staudinger, p. 259.
Il bruco vive nelle querce malate, e sul @Q. rodur (Milliére).
Germania, non trovata in Italia.
225. Phthoroblastis Argyrana Hbn.—Staudinger, p. 259,
Il bruco vive sotto il muschio delle querce (Milliére).
Germania, non trovata in Ita'ia,
226. Phthoroblastis Plumbatana Zll.—Staudinger, p. 259.
Il bruco vive sul Q. robur (Milliére).
Dalmazia.
Phthoroblastis Costipunctana Ilw.—Staudinger, p. 259.
Il bruco vive nelle galle delle querce (Curò).
Brianza.
8. Steganoptycha Corticana Hbn.—Standinger, p. 261.
Il bruco si nutre delle frondi di quercia,
Europa.
(continua) F. Mina’-PaLumpbo.
EnRIco Ragusa Dirett. resp.
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IL NATURALISTA SICILIANO
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UN NUMERO SEPARATO, CON TAVOLE «uu .0 + a ale ela e a ue e 1925
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GLI ABBONAMENTI COMINCERANNO DAL 1° DI OTTOBRE DI OGNI ANNO
Indirizzare tutto ciò che riguarda l’ Amministrazione e Redazione
al sig. ENRICO RAGUSA, in Palermo, Via Stabile N. 89.
SOMMARIO DEL NUM. 12.
F. Berte— Caratteri sessuali secondari d'aleuni Saurii viventi in Sicilia (cont.
e fine).
A. Cocco—/ndice Ittiologico del mare di Messina (continua).
E. Ragusa—Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia.
A. Calabrò Lombardo—La Morfologia della colonna vertebrale dei Clupeidi
(cont.) (con tavole). ly
M. Lojacono—Una escursione botanica in Lampedusa (continua).
C. F. Ancey — Etudes sur quelques Mollusques terrestres inédits ou mal
connus.
F. Minà-Palumbo—Lepidotteri Druofagi (continua).
G. Seguenza—/!/ Quaternario di Rizzolo (cont.).
E. Ragusa—-\ychiodes Bellieraria nov. sp. (con tavola). 11
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IL NATURALISTA SIGILIANO
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CARATTERI SESSUALI SECONDARI
'ALCUNI:SAURIEVIVENTIIN:SICILIA
DEL DOTTOR F. BERTE
Prof. ord. d’Anatomia umana normale, generale e descrittiva
nella R. Università di Catania.
(Cont. e fine V. Num. prec.).
Specie 5*—Lacerta muralis.
Le mie osservazioni sulla lucertola mur.le (sicil. Zucerta) ebbero ad ob-
bietto una grandissima quantità d’ esemplari presi nei dintorni di Catania
e nella Piana di Milazzo dal maggio al novembre 1883 e ripetute pei din-
torni di Catania nel corrente giugno. Il colorito di questi saurii varia per
gradazioni così numerose; così diversamente mescolate, che a gran fatica,
secondo il predominio della tinta più diffusa io potei l’anno scorso raggrup-
parli nei seguenti tre tipi: 1°--dorso verde finamente punteggiato di nero,
fianchi e coda grigio-bruni, ventre rosso-mattone chiaro; 2°—dorso bruno
screziato, con sfumatura verde o senza, addome biancastro; 3° dorso verde
macchiato nero, o viceversa, ventre bianchiceio o rossiccio pallidissimo, raro
vivo. Manca il tipo nigriventris Bon. Tutti o quasi gli adulti presentano
le due serie più laterali delle squame addominali, tinte di cilestrino o gial-
lognolo, raro verde, mescolati o no; sopra l’attaccatura delle gambe anteriori
una macchia turchina in un cerchio nero, o in mezzo a macchiette e puntini
neri.
Quest'anno mi confermai in siftatte osservazioni; ma ebbi ad accorgermi,
come s’ accorgerà il lettore, che i miei tipi differiscono dalle varietà sici-
liane descritte da Bedriaga (v. Martin, p. 66, op. cit.). A quella che egli
chiama neapolitana, che in ultima analisi è V’aldiventris Bon., s'avvicina il
mio 8° de A quella detta viridiocellata, esclusiva della Sicilia, corrisponde
al mio 2° tipo, salvo nel carattere fondamentale della varietà, cioè la mae-
Il Naturalista Siciliano, Anno IIl. 41
chia verde al di sopra dell’attaccatura delle gambe anteriori, che invece è
turchina. Non trovo alcuna varietà cui rassomigliare il mio tipo 1°, che
mi sembra possa essere l’olivacea di Rafinesque.
Della varietà Pod. mur. sic. olivaceus albiventris Bon., ma coll’ addome
bianchiccio, ho incontrato soltanto tre individui, e tutti e tre femine; del-
l’altra varietà siculus macul. rubiv. Bon. due soli maschi. Un contadino
assai pratico mi ha ripetutamente assicurato che a parte d’acqua vive una
lucertola perfettamente simile alla murale, ma tutta verde. Ho ragione di
credere che si tratti della seconda varietà ora cennata di Bonaparte.
Queste osservazioni mi fecero nascere dei dubbi intorno alla pratica uti-
lità delle classificazioni fondate sulle differenze di colorito nelle lucertole,
i quali dubbî aumentarono quando nell’ ultima pagina del libro di Martin
lessi la rettificazione che K. (Knauer) fu costretto fare alla già adottata
classificazione di Bedriaga dopo la pubblicazione del prof. Th. Eimer: Un-
tersuchungen diber den Bau der Mauereidechse ecc. Troschel’s Arch. 46 e
47 Jahrg. Nella quale opera sopra criterì assai più solidi, quelli cioè ap-
prestati dalla morfologia, vengono ammesse tre varietà principali di lucer-
tole murali; la striata, la macchiata e la unicolore; la prima (= campestris
De-Betta) con 5 sottovarietà; la seconda con 4, la terza con 2.
Era necessario premettere questi cenni intorno al colorito in generale,
perchè il lettore abbia la spiegazione della minore nettezza dei caratteri
sessuali della lac. mur. in faccia a quelli della lac. vir. Non mi fu age-
vole infatti trarre da tanta e così straordinaria diversità di tinte quelle che
contrassegnano la femina; e debbo anzi confessare che solo nella metà dei
casi mi fu dato riconoscerla con certezza. Generalmente parlando il colo-
rito della femina è meno vivo, meno screziato, meno mescolato di quello
del maschio; predominano la tinta bruna screziata o tendente al bronzino,
e la tinta grigio-terrea. Gli ocelli al di sopra dell’attaccatura delle gambe
anteriori sempre d’un turchino pallido, o sbiadito affatto; meno vivi e tali
fiata mancanti i colori delle squame della prima serie addominale. I
pori femorali piccolissimi e più numerosi che nel maschio. La statura del
maschio in media eguale a mm. 205; nella femina, sempre riconosciuta
adulta alla maturità delle uova, mm. 181. Questi caratteri della lucerta
murale siciliana rendono la femina assai simigliante alla tolighetta niedda
(nera) di Sardegna e più ancora alla Notoph. moreotica, secondo è disegnata
da Bonaparte (1).
(1) Quasi tutti gli individui della lac. mur. erano infestati dai comuni acari rossi
e qualcuno da vermini, come nel tiro (gong. ocell. Vagl.). Vedi pel confronto
La distinzione del sesso nella tilighetta; e : Sull'apparecchio uro-genitale femineo
del tiro: da me pubblicati due anni or sono.
— 327 —
Gruppo 30—Crassilingui.
Famiglia 5°—-Ascalaboti.
Genere 15°— Platidattilo.
Specie 1°— Platidattilo facetano.
(op. cit. pag. 108).
Il gecco delle mura (tignusu di rocca Palermo; zeazzamita Catania; sa-
lamitu Messina, e qua e là scurpiuni) deve alla vita notturna la scarsa va-
rietà del suo colore; onde non si può aspettare che i due sessi differiscano
considerevolmente per questo rispetto. Posso nonpertanto notare un’ into-
nazione, mi si passi il vocabolo, meno fosca e in generale meno accentuata
nel colorito della femina ; sicchè in questa predomina la tendenza grigio-
chiara e uniforme sulla variata, maculata, ondulata. Non ho ancora nella
femina visto per es. quelle chiazze nere su fondo grigio chiuso, che ren-
dono all’ occhio del popolo il geeco così orrido e pauroso, più che non sia
ributtante.
Carattere sessuale alquanto meno infedele mi riuscì la statura; il gecco che
dalla punta del muso alla fenditura della cloaca misura più di 65 millimetri,
70 circa di coda, quando l’avea, risultò spessissimo maschio. La media delle
mie misurazioni è stata questa: femina, corpo 62 mm.; coda 67; maschio,
corpo 74, coda 80; cioè 129 : 154.—Nella descrizione di Martin è detto che
la parte inferiore del corpo è Dianchiccia non maculata; io l'ho trovata in-
vece il più delle volte gialliccia, la qual tinta diviene bianchiccia all’ ap-
pressarsi della muda.—Infine, malgrado la comune credenza che nella coda
riprodotta delle lucertole si rinnovino fra le altre cose il derma e l'’ epi-
dermide, in nessuno dei gecchi da me esaminati io vidi ad occhio nudo
nella coda riprodotta le serie dei tubercoli cutanei della non riprodotta.
Catania, giugno 1884.
_____=-+
ERRATA CORRIGE
Nel fascicolo di Agosto a pag. 305 linea 19 e 20 dove si legge: Oggi
avendo sottomesso uno di questi insetti all'esame del Dv Mayr..... leggasi
invece : Oggi avendo sottomesso uno di questi insetti all'esame del D Rudow...
Pag. 306, linea 31 dove si dice Connessa, leggasi Convessa.
MED:
INDICE ITTIOLOGICO
DEL: MA RERTDI MESSER
DEL
PROF. ANASTASIO COCCO
(PER cuRrA DEL Dott. Lurci FACCIOLA’).
(Cont. Vedi Num. prec.).
SOTTOCLASSE 3° — Pomatobranchi
SEZIONE 82 — Plettognati
ORDINE 4° — Sclerodermi
FAMIGLIA 54 — Balistidi
SOTTOFAMIGLIA 242 — Balistini
GenERE 81° — Balistes
Sp. 50. Balistes capriscus (Gm. L. Syst. I, p. 1471).
Sp. 51.
Capriscus porcus (Raf. App. Ind. p. 58).
Balistes annularis? (Raf. Caratt. p. 16, t. VIII, f. 1).
Balistes lunulatus (Riss. Hist. III, p. 175).
Balistes capriscus (Riss. Icht. p. 51, non Lin.).
Osservaz. Osservai più volte una Baliste lunga un piede
e mezzo incirca, la quale corrisponde a quella di cui
ne dà la descrizione il Risso sotto il nome di Balistes
vetula ed eziandio alla B. annularis di Rafinesque nelle
quali i raggi esterni della pinna caudale prolungansi
più degli altri, incurvandosi in dentro: questi raggi 08-
servansi tali nella nostra specie di cui indico il colorito.
Il corpo è bianchiccio con larghe macchie fosche ed
alcuni riflessi violetti sull’ alto del dorso. Petto bianco
con macchie fosche. Ventre bianco. Dorsale 1 fosca-
carnicina, la 2° fosco-bruna con leggiera tinta gialliccia
superiormente. Delle linee violette tra i raggi, ed ai
lati di essi de’ tratti trasversali dello stesso colore. Pet-
Pisci porcu
— 329 —
torali cinericcie macchiate di fosco. Anale più chiara
della dorsale, con macchie flessuose gialle e violette, il
giallo però predomina. Caudale del colore delle dorsali,
i raggi allungati bruni, La pinna ventrale, la di cui
spina è lunga quanto essa, è alta, ha color bruno-car-
nicino senza macchie. Iride bruno-marrone. Pupilla nera.
Niuna macchia cinge la base della codale. Il prolun-
gamento de’ raggi esterni sarebbe mai un carattere di
sesso, che distinguerebbe il maschio, come avviene di
taluni Gobii, nell’Aulopo filameutoso, nel Tilosuro nelle
ali del dorso? Questo fatto merita attenzione.
(SOTTOFAMIGLIA 258 — Ostracionini)
ORDINE 5° —- Gimnodonti
(FAMIGLIA 68 — Tetraontidi)
SOTTOFAMIGLIA 268 — Tetraodontini
SOTTOFAMIGLIA 272 — Diodontini
, FAMIGLIA 72 — Ortagoriscidi
SOTTOFAMIGLIA 288 — Ostagoriscini
GeNERE 32° — Orthagoriscus
Sp. 52. Orthagoriscus mola? (Cuv. Régne Anim. II, p. 369). Mola.
Tetraodon mola (Lin. Syst. I, p. 412).
Orthragus oblongus ? (Raf. Caratt. p. 17).
OsseRrvaz. Il pesce da me osservato per le dimensioni sta
tramezzo all’Orthagoriscus mola e all’ Orthragus oblon-
gus, dapoichè la lunghezza del suo corpo supera poco
più di un quarto la larghezza e non è uguale come nel
primo, nè doppia come nel secondo. È poco scabro, rosso-
violetto sul dorso, argentino foschiccio ai lati. Pettorali
nerastre con riflessi violetti. Dorsale ed anale nerastre.
Iride nerastra, con una linea argentina che circonda la
pupilla nerastra. Una membrana molle, bianca, come
Sp. 53. Acipenser sturio (Lin. Syst. I, p. 403).
— 330 —
gelatinosa cinge il globo dell’occhio, in modo che pre-
mendo questo in dentro da essa vien tutto ricoperto. Una
leggiera carena ottusa da dietro ciascun occhio prolun-
gasi in avanti in direzione verticale dell’apertura delle
branchie. Uno spazio argentino largato cinge la base
della caudale.
SEZIONE 42 — Micrognati
ORDINE 6° — Sturioni
(FAMIGLIA 88 — Poliodontidi)
SOTTOFAMIGLIA 29a— Poliodontini
FAMIGLIA 9% — Acipenseridi
SOTTOFAMIGLIA 308 — Acipenserini
GeNERE 33° — Acipenser
Sturio vulgaris (Raf. App. Ind. p. 58).
Osservaz. A dir propriamente lo Sturione non è pesce
del mare di Messina, in cui non sboccano fiumi. Io però
l’osservai due volte al mercato preso nei mari di Gioia
nelle Calabrie, ed è per questo che lo novero in questo
Catalogo.
SEZIONE 52 — Teleostomi
ORDINE 7° — Ganoidei
(FAMIGLIA 103 + Loricaridi)
SOTTOFAMIGLIA 318 — Loricarini
(FAMIGLIA 11 — Siluridi)
SOTTOFAMIGLIA 328 — Callictini
Sturiuni.
— 331 —
SOTTOFAMIGLIA 338 -— Pimelodini
SOTTOFAMIGLIA 34a -— Silurini
(FAMIGLIA 122 — Lepidosteidi)
SOTTOFAMIGLIA 352 — Lepidosteini
SOTTOFAMIGLIA 362 — Polipterini
FAMIGLIA 188 — Tetragonuridi
SOTTOFAMIGLIA 372 — Tetragonurini
GENERE 34° — Tetragonurus
Sp. 54. Tetragonurus Cuvieri (Riss. Icht. p. 347, t. 10, f. 37).
OsseRrvaz. Questo pesce che non m'è venuto fatto di ve-
dere che una sola volta, era un piccolo individuo lungo
incirca sei pollici, che certo fu trasportato dalle onde,
ma non è conosciuto dai pescatori e perciò privo di nome
volgare.
FAMIGLIA 148 — Macruridi
SOTTOFAMIGLIA 382 — Macrurini
GeneRE 35° — Lepidoleprus
Sp. 55. Lepidoleprus trachyrhynchus (Riss. Icht. p. 197, t. VII,
f. 21) Pisci surici
Oxycephas scabrus (Raf. Caratt. p. 31, Ind. t. I, f. 2).
GeNnERE 36° — Macrurus
Sp. 56. Macrurus coelorhynchus (Bonap. Intr. Fn. It.). idem
Macrurus rupestris (Bloch, I, p. 152).
Lepidoleprus coelorhynchus (Riss. Icht. p. 200, t. VII,
f. 22).
Rss —
ORDINE 8°—Ctenoidei
FAMIGLIA 15*—Pleuronettidi
SOTTOFAMIGLIA 392 — Soleini
GENERE 37° — Solea
Sp. 57. Solea vulgaris (Cuv. Régne Anim. II, p. 342). Linguata.
Pleuronectes solea (Lin. Syst. I, p. 457).
Solea buglossa (Raf. Ind. p. 14).
Sp. 58. Solea lascaris (Riss. Icht. p. 311).
(continua).
last
COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI
DELLA SICILIA
DIE NRIECORRE:G USA
Chlaenius velutinus var. Borgiae De).
Il seguito al mio catalogo ragionato, era già pubblicato allorchè ricevetti
copia dello scritto del Lefebvre nelle Memoires de la Soc. Lin. de Paris
1827, T. VI, II P. e trovo ch'egli descrisso di Sicilia solamente una Ce-
tonia squamosa ed una Chrysomela sicula, aggiungendo l’osservazione se-
guente, che ci spiega perchè l’ autore della var. Borgiae sia il Dejean e
non Lefebvre.
« Observations. Je me proposais de réunir dans un seul fascicule tous les
jnsectes, ou nouveaux ou inédits, que j'avais recueillis dans mon voyage
en Sicile, dans les années 1824 et 1825; mais la publication de ces mé-
moires a été retardée par diverses circonstances, depuis huit mois qu' ils
sont terminés, et je crois inutile, aujourd’hui que quelques-uns de ces in-
sectes ont déjà paru dans plusieurs ouvrages de les reproduire ici de nouveau.
Tels sont, dans le Species géneral des coléoptères de M. le comte Dejean:
1. le Chlaenius Borgiae, t. II, p. 311;
2. le Carabus Lefebvri, t. II, p. 177.
3. la Stagona europea, t. II, p. 468.
La découverte en Europe de ce dernier insecte, que M. le comte Dejean
venait de recevoir de Sicile, au moment où j'arrivai; à Paris, est je crois
d’autant plus curieuse que, jusqu’ù présent, ce genre ne semblait appar-
— 333 —
tenir qu'aux grandes-Indes, aux còtes de la Barbarie, et de l’Egypte; j'ai
lieu de présumer que cette Siagone n'est qu'une variété de la S. depressa
d’Egypte, vu l’extréme similitude qu'elle présente avec elle. ,
Exilia timida var. lugubris Ragusa.
Taw. IM, fig. 6:
hi
Questo longicorne non è raro in Sicilia, e già Fairmaire è citato dal
Mulsant, (Longicorne de France, pag. 195) per avere ricevuta l’Exilia t-
Nora.—Nella monografia dei Cerambycidae pubblicata nelle Bestimmungs-
Tabellen VII-VIII, Vienna 1882-1884 dal sig. L. Gangelbauer, l’autore a
pag. 19 in una nota dice: “ Il dare dei nomi a delle varietà di colori, che
si trovano nella stessa località assieme ad individui con la colorazione nor-
male, lo ritengo u trastullo senza scopo. Razze locali invece, anche quando
non sono caratteristiche che per una colorazione costante, meritano tutta
la nostra considerazione ed anche un nome speciale. ,,
Con questo sistema noi vediamo difatti che l’autore mette in sinonimia
una quantità d’interessantissime varietà, lasciando sole quelle ch’ egli ri-
tenne razze locali! Ma lo sono queste? chi lo prova? esse appartengono ©
quasi tutte a faune ancora pochissimo conosciute, e dove neppur si sa se
esistano i tipi! Difatti se il signor Gangelbauer avesse saputo che da uoi
in Sicilia oltre alla var. aetnensis Bassi si trova il tipo del Purpuricenus
Kohleri Lin. con quasi tutte le altre varietà descritte , allora certamente
anche questa conosciutissima varietà che esiste in quasi tutte le collezioni,
e mi è sempre stata tanto dimandata, sarebbe inesorabilmente passata in
sinonimia! Del resto, domando io, se egli non ammette che le sole varietà
che non si trovano con il tipo, perchè descrive egli la nuova varietà Le-
deri differente del Clytus arietis L. per avere la prima e seconda fascia
costantemente più larga che nella forma normale? Chi ci dice che l’Aga-
panthia Sicula da lui descritta come nuova specie, nou sia invece una sem-
plice razza locale? visto che in altre specie dello stesso genere i peli più o
meno lunghi non hanno grande importanza secondo lui! Cosicchè se invece
di trovarla io questa varietà lugubris a casa mia, assieme alla tipica £xi-
lia, V avesse trovata sulle Madonie o nei boschi dell’ Etna un altro ento-
mologo che non trovava il tipo, egli solo era in dritto di darle un nome
accettato, perchè, razza locale? ma io sono sicuro invece che in queste
date condizioni egli ne avrebbe fatta una nuova specie !
Tornando ora all’argomento, io metto inveco una grandissima importanza
Il Naturalista Siciliano, Anno HI, |, 42
— 334 —
mida dalla Sicilia. Nel settembre 1874 in una stanza ove era deposta una
quantità di legna di sommacco, ne trovai un buon numero di cui posseg-
go ancora molti esemplari e fra questi rinvenni la nuova var. lugubris,
a tutte le varietà, albinismi, melanismi, anomalie, aberrazioni, mostruosità
c tutto ciò infine che può svelarci il perchè una specie varia gradatamente,
o no, e per quali combinazioni a noi ancora ignote, rimpiazza in date lo-
calità ed in dati climi, totalmente, o in parte il tipo. Io credo che so-
lamente studiando e descrivendo tutte le diverse varietà che si vanno for-
mando e sempre più accentuando in una specie, noi potremmo arrivare
ad avere un giusto criterio della detta specie e la vera descrizione della
forma tipo; omettendo ciò, si cadrà sempre nell’altro eccesso; e trovando in
sito inesplorato, sotto clima e flora differente, una varietà molto accentuata
e della quale ci mancano le descrizioni di altre varietà della stessa specie
che vi si avvicinino, vedremo sempre nuove specie !
Chi sa quante specie rarissime e poco conosciute, avvicinate e parago-
nate con altre varietà ad una forma tipo, non finirebbero coll’essere che va-
rietà di specie conosciute; ora per ottenere ciò, bisogna però avere dei grandi
materiali e raccogliere sempre, e tutto.
Trastulliamoci pure a dare dei nomi alle varietà, e noi vedremo che con
quanto maggiore ardore un insetto è ricercato , tanto più presto ne sco-
priremo la biologia, che sarà poi la vera chiave di molti problemi irreso-
luti; certamente l’ entomologo esordiente cercherà con più ardore una va-
rietà ch’ei trova citata nel catalogo, e che per l’estetica della sua collezione
potrà collocarvi con una etichetta portante un nome, anzichè una var.? op-
pure un a. D. c.
Prendiamo ad esempio i lepidotterologi che non hanno tralasciato di no-
minare la minima varietà; or bene cosa vi hanno rimesso? quanto più a-
vanzato del nostro, non è il loro studio, e come saremmo felici di avere
nel 1884 un catalogo di coleotteri compilato, uguale a quello sui Lepidotteri
dello Staudinger del 1870!
Con questa mia nota, non intendo poi approvare di dare dei nomi ai più
leggieri scherzi di riflesso di colorito, come si è usato fare in questi ultimi
tempi per certe famiglie; nomi che sarà difficile bandire, ora ‘che gli au-
tori del nuovo catalogo di Berlino, li hanno accettati ed i quali, per essere
concludenti, dovevano, una volta accettate in parte per i Cerambici, le ve-
dute del Gangelbauer , o togliere tutte le varietà che non sono razzo lo-
cali, o lasciarle tutte.
“
— 985 —
che si distingue per la totale mancanza delle macchie umerali ed apicali,
e della fascia mediana; è tanto caratteristica, che se non l’avessi trovata
in compagnia del tipo, con molta facilità potevo cadere nell’ errore di
farne una nuova specie.
Altri individui presentano le sole due macchie apicali (var. apicalis m.) ed
abbiamo così il passaggio graduato dalla tipica timida alla var. lugubris.
Helodes nebrodensis Ragusa nov. sp.
Oblongo-ovatus, fuscus, griseo-pubescens , crebre punctatus, prothorace et
antennarum basi, scutello, pedibusque ex parte, testaceis.
Long. 4 mill.
Oblongo ovato, la testa nera, ricoperta di peli grigi, punteggiata, con
le mandibole ed i palpi testacei; le antenne nere con i tre primi articoli
testacei; il corsaletto testaceo lucente, quasi del doppio più largo che lungo,
coi bordi laterali leggermente rivoltati, ricoperto di punti abbastanza grossi,
e qualche pelo grigio ; lo scutello testaceo , punteggiato ; le elitre di un
bel nero lucente sono ricoperte di punti simili a quelli del corsaletto, ed
hanno specialmente sui bordi laterali dci peli grigi dorati; il petto e l’ad-
dome sono oscuri, il primo punteggiato come le elitre, il secondo assai più
leggermente e ricoperto dei medesimi peli delle elitre; le gambe testacee
hanno nel o i femori oscurati.
o. Allungato, stretto, l’ ultimo segmento addominale arcuato e marcato
di una impressione sferica; 4° 5° 6° e 7° articolo delle antenne a base te-
stacea; i femori oscurati.
O. Di forma più larga; l’ultimo segmento addominale intiero e di color
testaceo; le gambe testacec.
Si avvicina per la piccolezza del 3° articolo delle antenne, ed il colorito
delle elitre alla nigripernnis Tourn., ma ne differisce oltre che per la forma
dell'ultimo segmento addominale del gd, per il color delle antenne ece.
Trovai questa bellissima specie in due soli esemplari TL nel basso delle
Madonie nei primi di luglio dell’anno scorso.
(continua).
— 336 —
SULLA
MORFOLOGIA DELLA COLONNA: VERTEBRALE DEL CLUPRIDI
NOTA PRELIMINARE
PER
ANTONINO CALABRO’ LOMBARDO
La filogenesi, corroborata anche dalla ontogenesi, deila colonna verte-
brale dei pesci ossei, ovvero il graduale sviluppo e differenziamento dello
scheletro interno dei Teleostei, studiati secondo l’ordine sistematico di loro
naturale successione e dipendenza, è stata illustrata dai lavori del Miiller,
Gegenbaur, Balfour, Goette, Bruch, Pouchet , Harting, Leydig, Cleland,
Grassi, assodando fatti e traendo conclusioni morfologiche importanti, re-
lativi alla corda, agli archi, alle costole è reste dei pesci medesimi.
Dei generi Engraulis e Clupea studiai le specie £. encrasicholus e C.
sardina.
I sistemi adottati ed i mezzi usati posso compendiarli così :
a) Esame microscopico di differenti stadj degli individui giovanissimi
sul fresco, schiarendoli talvolta colla glicerina o colla soluzione acquosa al
20 p. 0j0 di potassa caustica.
6) Uso del microtomo per i tagli trasversi degli individui medesimi,
preparati a ciò a seconda recenti ed accreditati metodi di tecnica micro-
scopica.
c) Esame microscopico delle sezioni ottenute.
Ciò premesso, passo alla sommaria esposizione dei principali fatti osser-
vati e delle rispettive conclusioni.
sa
Nei più giovani individui esaminati, la corda si presenta costituita da
diversi strati concentrici, cioè :
1. Di una membrana esterna, (in relazione cogli archi)detta elastica
d’alcuni autori;
2. Della membrana propria della corda;
3. E, verso il centro, della sostanza propria della corda.
In individui di stadio più avanzato, concentricamente alle prime mem-
brane, e verso l’interno, se ne manifesta una terza csilissima.
La membrana esterna cresce di spessore col crescere della lunghezza
della corda.
La membrana propria della corda cresce pure, ma più della membrana
esterna,
Alla superficie interna della membrana propria della corda, si addensano
le cellule della sostanza centrale della corda medesima. Lo strato circolare
formato da queste cellule, o strato cpitelimorfo, resta chiuso in una zona
circolare, compresa tra il perimetro interno della membrana propria stessa
e quello della nuova membrana esilissima.
Il contorno della membrana elastica si presenta rigonfio agli estremi del
diametro orizzontale della corda. Ad ognuno di questi rigonfiamenti, o gozzi,
s'affaccia l'estremo interno o prossimale del miotomo mediano orizzontale,
che givide la muscolatura dell’animale in superiore o dorsale ed inferiore
o ventrale. L'altro estremo del miotomo predetto, mette capo alla linea me-
diana longitudinale della muscolatura rossa. Nella Clupea sardina adulta
si trovano de’ pezzi cartilaginei intermuscolari nel piano mediano orizzon-
tale, passante per questa linea. Che questo fatto abbia relazione co’ pezzi
cartilaginei intermuscolari, accennati dal Miiller?
Anche accosto alla base degli archi superiori ed inferiori, al lato esterno,
la membrana esterna presenta dei rigonfiamenti identici a’ primi, da’ quali
si dipartono i miotomi obbliqui, o setti intermuscolari, che, col loro estremo
distale, mettono capo verso la mettà della retta orizzontale, esistente sul
piano mediano omonimo, precedentemente accennato.
La nuova membrana esilissima si differenzia nell’epoca della formazione
della vertebra anficele. La corda resta strozzata e quindi si piega a zig-zag
nella regione in cui si riuniscono i due coni della vertebra. Si vede, in-
vece, a contorno circolare continuo nella regione interna vertebrale. La
corda guardata isolatamente presenta la forma di rosario.
In uno stadio che chiamerò (N. 1) tutti gli archi si presentano cartila-
ginei. Nella regione critica gli archi superiori si presentano più sviluppati
degli inferiori. I posteriori sono più sviluppati degli anteriori. Si nota as-
senza di costole. Gli archi posteriori si presentano rivestiti da un involucro
di tessuto osteoide; mentre quelli anteriori presentano l’involuero osteoide
— 938 —
meno spesso. In altri termini, negli archi il processo di calcificazione o il
differenziamento della sostanza intercellulare in tessuto osteoide, procede
dalla regione codale a quella del tronco. In ogni arco superiore, la propor-
zione di questo tessuto osteoide cresce dalla regione prossimale a quella
distale. Ciò prova come il processo di calcificazione si inizia all’ estremità
prossimale. Gli archi superiori anteriori sono distaccati lateralmente. Quelli
della regione media accennano ad accostarsi lateralmente. Il congiungimento
avviene negli archi della regione critica.
Dalla estremità distale dei due archi, unica per |’ avvenuto congiungi-
mento, si parte un’ apofisi cartilaginea ; corta negli archi primi congiunti;
crescente gradatamente in quelli successivi; di massima lunghezza (doppia
di quella degli archi cui appartiene) negli archi della regione posteriore
codale. L’apofisi è rivestita da tessuto osteoide di spessore decrescente dalla
regione prossimale alla distale, alla cui estremità manca affatto. Questo in-
volucro di tessuto osteoide, che avvolge l’apofisi, pare sia il prolungamento
tubiforme di quello stesso originatosi all’ estremità distale degli archi ap-
pena congiunti.
Gli archi inferiori, nella regione critica, (19"*? vertebra a contare dall’an-
teriore) accennano all’ accostamento laterale interno. Tale congiungimento
si verifica negli archi seguenti posteriori. Dall’ estremo distale, unico per
l'avvenuta congiunzione, si distacca l’apofisi involuerata da esile strato o-
steoide, come negli archi superiori. Il raccordamento che determina il con-
giungimento laterale interno degli archi inferiori, è curvilineo : il grado di
curvatura riesce più sensibile negli archi successivi: nella regione codale
questo raccordamento è ad angolo acuto. Questo passaggio dal raccordamento
a curva di massimo, medio e minimo raggio a quello ad angolo acuto, di
grado sempre decrescente è notevolissimo, inquantochè avviene gradatamente,
senza passaggi bruschi e repentini, e dagli archi anteriori verso quelli po-
steriori: Natura non facit saltum. Dalla 26°? vertebra in poi, verso la re-
sione codale, al fianco esterno d’ogni arco si pronunzia lo sviluppo d’una
lamella osteoide, allineata secondo la lunghezza dell'arco e rendentesi sem-
pre più evidente negli archi successivi posteriori.
In uno stadio più avanzato (N. II) gli archi superiori anteriori persistono
ad essere separati gli uni dagli altri. Si presentano con accenno di esile
involucro osteoide. In confronto allo stadio precedente si presentano allun-
gati. L’allungamento è avvenuto se non esclusivamente, almeno a gran pre-
di
ferenza verso l’estremità distale ed è avvenuto senza la preformazione di
cartilagine. Alla parte posteriore della regione critica gli archi si presentano
cartilaginei, riuniti da una corta apofisi spinosa. Archi e apofisi hanno un
involucro osteoide. Simili a questi ultimi sono gli archi della coda, i quali
però presentano un’apofisi che in complesso è molto più lunga e non è rav-
volta da tessuto osteoide alla sua estremità distale.
Gli archi anteriori inferiori si presentano cartilaginei, involucrati da esile
strato di tessuto osteoide. I primi archi anteriori inferiori sono accosti a
quelli superiori corrispondenti. Gradatamente, nei successivi, la distanza che
li separa cresce s no alla regione media del tronco, e, procedendo verso
la regione codale, conservano la distanza consentita dalla forma della co-
lonna vertebrale. Agli archi anteriori inferiori si affacciano le costole; la-
sciando interposto uno strato di tessuto procondrale. Gli archi inferiori della
regione critica persistono ad essere congiunti alla loro estremità. Da questa
sì parte un’aposi spinosa.
(continua).
— «© DT _
UNA ESCURSIONE BOTANICA IN LAMPEDUSA
Era bujo quand» il mattino del 5 aprile assieme al mio egregio amico il si-
gnor Barone F. von Zwierlein di Wiesbaden, ci posimo sul treno che da Pa-
lermo va a Porto Empedocle, da dove dovevamo imbarcarei sul battello che set-
timanalmente va all'Isola di Lampedusa. Il Barone andava piuttosto allo scopo
di osservare la Fauna di quell’Isola, che la lora, che era ciò che da gran tempo
io avevo ideato di studiare. Ma sino all’ottobre scorso non c’era tra la Sicilia e
Lampedusa servizio regolare, sè non con barche, onde quell’ Isola era stata per
ognuno, uno degli angoli più reconditi del Mediterraneo. Grazie al vapore però
ogni difficoltà era eliminata e colla prima primavera il nostro progetto venne a
realizzarsi. Il Barone in completo assetto di esploratore e di Naturalista era im-
ponente; egli era stracarico di ogni utensile atto a far preda animale, tenea
anco fra le mani un enorme fiasco destinato a rinchiudere rettili.
L’egregio amico trovato il suo posto, procurava invano sottrarsi agli ultimi at-
tacchi di Morfeo, io affacciatomi allo sportellino, godevami l’aria pura e balsa-
mica del mattino, impregnata dai profumi che emanavano le foreste di aranci.
La linea costeggia il mare sin’ oltre Termini. È una corsa di kilom. 38 tra i
più bei giardini ed orti, ove coi più razionali sistemi si coltivano i più svariati
prodotti, che forniscono alla capitale le primizie in ogni genere di frutta, di le-
— 340 —
gumi ecc. A queste contrade amenissime , subito che da Cerda in poi inoltrasi
nell’interno, succedono scene ben diverse.
La ferrovia è tracciata lungo il tortuoso corso del fiume Torto, essa ne segue
sino a certo punto i meandri. La strada sale poi sino a Lercara, ove tocca il punto
culminante che fa da spartiacqua dei due bacini, l'uno del Torto che scarica le
acque nel Tirreno, l’altro del Platani, sul quale scorre la linea subito lasciata Ler-
cara, e che depone le acque nel mare Africano. Bello è pel botanico, anche pel
solo rapido sguardo che si ha dal treno sulla campagna , l’ osservare i margini
ed i prati vicini smaltati di piante non comuni, o almeno speciali di questo ter-
ritorio come il Carduus corymbosus Ten., la Diplotaxris crassifolia D. C.; la
Moricandia arvensis Lin. , il Sonehus Nymanni Tin. È d’interesse anche pel
Geologo, l’osservare le formazioni gessose costituire delle potenti masse che me-
ritano il nome di montagne, dalle cui viscere si estrae lo zolfo. Infatti oltre Ler-
sara da Acquaviva a Comitini, sì è in pieno centro di uno dei più ricchi terri-
torii zolfiferi di Sicilia e lo gesso sembra che si associi a questo prezioso mine-
rale, ed in ogni caso ne rivela il giacimento. Ma pel tourista scesvro di speciale
scopo, pel viaggiatore vago di scene pittoresche, della successione di viste sva-
riate, l'impressione di questa parte dell’Isola non deve essere delle più felici, ed
io convengo che il paese è monotono e squallido a dirittura.
Da Sciara in poi sino a Comitini, se si eccettui quel tratto dei boschi di Granza,
nei pressi di Montemaggiore, che a destra della strada fa una rapida apparizione,
non c'è da vedere piu un albero.
La cultura del suolo consiste esclusivamente in cereali. Solo i campi di Sulla
(Hedysarum coronarium) naturalmente costituiti e rispettati dall’uomo, rompono
il monotono verde dei campi, col loro colorito sanguigno. Aggiungesi poi che
nel gruppo montuoso da Acquaviva a Campofranco, prmcipalmente , la roccia
è viva e spoglia di ogni strato arabile, onde viene anco a mancare quest’ altra
attrattiva ed il terreno tutt’attorno è della più squallida apparenza. Infatti le rocce
gessose se in Sicilia come ‘altrove albergano delle piante speciali, che sembra non
sappiano fare a meno di questo principio, ed hanno una flora caratteristica , in
totale la vegetazione vi è povera, è magra la verdura. Quelle schiene brulle, dal
colorito tetro delle formazioni gessose, l’ingrato contorno delle rocce che non si
prestano ad uno squarciamento, nè ad una alterazione che ne dislochi i fianchi
e ne varii i contorni, dando origine ai picchi, alle guglie, alle falde scoscese,
abrupte o a perpendicolo, come si è per le montagne calcaree, e che perciò creino
i burroni, le gole, le valli profonde, sono monotone, mancano di attrattiva , di
quella varietà delle nostre formazioni calcaree tanto comuni, ma sempre altret-
tanto variate e pittoresche, che assumono forme proprie e danno ai luoghi im-
pronte caratteristiche, vuoi anco per le mille tinte della roccia, come per le into-
nazioni della luce che le dardeggia, da farli parere infuocati, o lasciando nelle om-
bre, i cupi e profondi burroni. Per queste stesse ragioni le regioni vulcaniche
recenti, a cui aggiungesi il tetro colorito delle lave, riescono così tristi e dere-
litte,
Ai
Il monte di Cammarata, piramide altissima dalle larghissime basi, compensa
però a dovizie la miseria dello spettacolo. Il profilo di quell’eccelsa cima, una delle
più alte di Sicilia (1545 m.) segue sempre il viaggiatore da un capo all’ altro
quasi della via.
Quando già le tinte vaporose di cui si orna Vorizzonte, in fondo a cui sta Gir-
genti sull’alto colle, annunziano già l’avvicinarci a'l’altro mare, si è gia a Cal-
dare centro delle linee Catania e Licata e Girgenti-Palermo, stazione perciò che
presenta un movimento insolito alle altre fermate di Sicilia. Si è in un altipiano
dolcemente ondulato , tuito verde di seminati. Là vicino vi sono le moféte dei
Macalubbi. Da Caldare al mare non è che una calata. Tralascio di decantare i
pittoreschi dintorni di Girgenti, che sovra un’alta rupe comanda l'immensa e sva-
riata pianura, perchè tal panorama mon puossi osservare che da chi stassi su
qualche bel balcone dell’ Albergo dei 'Tempii o Belvedere e non da chi sta in
basso, chiuso in un vagone, che vi trascina a P. Empedocle, la marina di Gir-
genti, porto dal quale noi dovevamo salpare per giungere alla nostra meta; ani-
mato per il commercio degli zolfi che vi sboccano ‘da tutti i centri zolfiferi della
provincia di Girgenti e dove stanno legni di ogni bandiera a caricare l’indispen-
sabile minerale, al riparo dei brutti scherzi di quell’infido mare che è l’Africano,
col quale noi non più tardi delle 6 pom. dovevamo fare la conoscenza.
Uno degli incidenti più disperati che possa capitare a dei Botanici e che de-
cidono dell’esito di una escursione, dovea colpirci al nostro arrivo. Per regola -
mento ferroviario, che io @ priori e senza discussione di causa, chiamerei colla
moda, tunisino, quella merce indispensabile che è la carta pel botanico, conse-
gnata in 5 pacchi al nostro dipartirci da Palermo, con voce franca ed autorevole,
dal Capo Stazione, ci venne annunziato che non sarebbe arrivata quel giorno. E
noi che dovevamo imbarearci alle 6! Fu la sola volta che in due anni che avevo
avuto ragione di apprezzare la estrema educazione del mio compagno, che non
può trovare paragone che nella immensa dose di sangue freddo, caratteristico del
Paese d’onde il Barone vantava origine, che a quell’annunzio sentii scappargli
un s. d. dei più enfatici, parola di cui egli avea presto saputo apprezzare in
Sicilia il grande valore, e di cui facea uso nelle estreme circostanze. Dalla parte
mia, la strambezza della disposizione che era causa del nostro serio imbarazzo,
il modo inurbano, mi esasper) al punto, che rincarendo sulla dose, io mi permisi
azzeccare tutte quelle espressioni della circostanza ed invero fui in procinto di
venire alle mani col Capo di quell’ Ufficio a cui ripetea che quei regolamenti
sono contrarii ad ogni senso comune e che egli avea torto a volerne sostenere
equità; poichè chi viaggia dopo aver pagato per i bagagli quelle tariffe speciali,
pretende, ed a diritto, che i suoi effetti si trovino sul posto ov’è egli arrivato, per
potere recarsi poi ove gli aggrada. Non saremmo andati a Lampedusa se a Porto
Empedocle fortunatamente non ci fosse capitata una brutta cartaccia che ci sem-
brò una provvilenza. Ebbi il tempo da P. Empedocle recarmi sul luogo ove cre-
sce la Reaumiria vermiculata non ancora in fiore, e quel buon telesco osser-
vatala attentamente, quale una delle più pregevoli rarità della Flora Siciliana ed
Il Naturalista Siciliano, Anno MII, 43
— 342 —
Europea, religiosamente ne prese qualche ramettino, lasciando che il resto avessse
potuto riperpetuare la preziosa specie. Quale giusto concetto della scienza e quanta
passione per essa!....
Il tempo era bellissimo, fatti gli ultimi preparativi ci avviammo al porto ove
chiedemmo del vapore. Eccolo, ci si rispose, il Tortoli, disegnandoci un piccolo
battello che ci sembrò un guscio di noce, tra i grossi vapori ancorati accanto.
Candidamente confesso che in quel momento mi parve che gli rispettabili signori
della Compagnia di Navigazione avessero voluto prendersi spasso di me, e giuo-
carmi qualche brutto tiro! tanto avventuroso mi parea Vl’ affidarsi su un fragile
legno come il Tortoli, ai capricci di un mare capriccioso, quale è quello che bagna
la nostra costa meridionale. E le mie preoccupazioni non erano prive di fonda-
mento come in seguito dirò; ma replico il mare era splendido, e messe da banda
quelle riflessioni, salimmo sul ponte per gustare un tramonto di sole incantevole
e la calata della notte che rischiarata da una luna in sul crescere ci si prese n-
tava attraente per tutti i riguardi.
Il Tortoli strisciava sulle onde, maestoso e già la costiera splendente di lumi
mano mano si dileguava ai nostri sguardi. Un silenzio completo regnava sul
ponte e non si udiva che il rumore cadenzato della macchina, rumore concilia-
tivo anzichè no del sonno, per chi sta bene sul mare, del resto tanto attraente.
Non c’era meglio di fare che dormire, così feci. Io non ebbi conoscenza delle
ore che passarono, fintantochè il giorno si affacciò, quando eravamo già ai pressi
dell’Isola di Linosa; vuol dire che dormii saporitamente. Salii a guardare lo spet-
tacolo. Linosa era giù vicina e ci si presentava in tutti i suoi minuti dettagli.
È on piacere vivissimo, comune a tutti i mortali vedere terra in mare; per me fu
un piacere speciale, proprio ai botanici, mirare una terra pressochè ignota, e
coll’ imaginazione mi promettevo trovare su quel suolo piante mai viste. Tanto
più quelle previsioni pareano fondate perchè l’aspetto di quell’Isola non potea es-
sere più promettente. Essa dal lato di tramontana, sotto quelle tinte dorate che
il sole sorgente le riflettea, velate dai vapori marini, infatti era proprio ri-
dente! Essa è montuosa. Una elevazione piuttosto centrale primeggia sulle altre
costituendo un picco di un 400 m. di elevazione. Le falde di essa e tutto il ver-
sante boreale, verdeggiavano per le folte macchie che doveano costituire i fruti-
ceti più interessanti pel botanico. Esse scendeano sin quasi a lambire il ma-
re. Più oltre la costiera selvaggia, irta di acutissimi scogli, che cingea tutto
il littorale, per la natura delle rocce di lava nerissima impediva colà lo svi-
luppo di ogni vegetazione. Quei nerissimi scogli bagnati più che dai flutti
da una copiosissima rugiada mattutina, di cui gli effetti erano visibilissimi sul
ponte che ne era bagnato, luccicavano al sole e per quanto inospitali e brulli
fossero in realtà, davano all’Isola un’ aria di frescura partico\are, Direi con una
frase comune che quell’Isola, or ora fosse sorta, quasi una misteriosa divinità ma-
rina dai flutti del mare africano, per ammaliarmi con la sua verdura. In fondo
c’era del vero in ciò, tutto accennava infatti che l’annata in quelle Isole era stata
piovosa, chè la primavera era in sul cominciare, e che i calori non aveano potuto
— 343 —
ancora operare la distruzione della vegetazione erbacea, con quella rapidità, come
avviene da noi e massime nelle piccole Isole, quando la stagione è stata secca
e la primavera precoce. Buonissime speranze dunque! Ma chi avrebbe potuto
credere allora che su quell'Isola che io rasentava col vapore, io non dovevo questa
volta porre il piede! Eppure fu così, causa il Tortoli ed Eolo combinatosi con lui.
Girammo l'Isola sino a Libeccio ove e’ è il solo centro abitato, un pugno
di casipole bianchissime, che a me fecero una bella impressione. Là il bat-
tello fermasi per fare il servizio postale, infatti uno schifo ammantato nelle
pieghe di una bandiera rossa e bianca tempestata di leoni, si avanzò verso noi,
prese il più microscopico sacchetto postale che s'è mai imaginato, e tosto noi vol-
gemmo la prora al Sud in rotta per Lampedusa. Il mare tra le due Isole si dice
estremamente profondo, esso vien detto il Canale di Linosa. Tra le due ci sono
ben 18 miglia di mare. Dicesi invece, che tra Lampedusa e la Costa Africana
che sta a 60 miglia nella sua massima projezione nordica che è Madia, ci sono
dei bassi fondi, tali che per lo più il fondo del mare si rende visibile. Credo
che ciò è un fatto noto e positivo; quali si siano però le inferenze da trarre da
esso, per le relazioni che esistivano tra il continente africano e questo scoglio di
Lampedusa, io non saprei precisarlo. Lampedusa dopo due ore circa di rotta c
appari infatti come un vero scoglio, anzi dico meglio, come un vero baluardo di
rocce bianche, che tali si potrebbero dire di fronte alle tetre tinte dell’Isola vul-
canica per eccellenza ch» venivamo di lasciare. L'impressione mi era poco grata.
Quella linea uniforme di rocce che svelava una superficie piatta e la mancanza
di elevazioni, l’assenza completa di qualsiasi tinta verde che accennasse ad una
vegetazione , il tutto contribuiva a farmi lasciare con rammarico Linosa, e vi
sarei restato se il positivismo tedesco non avesse preponderato sulla fantasia ita-
liana. D'altronde tale quale Lampedusa ci si mostrava, eran pur troppo note a
noi le sue specialità, perchè al postutto coll’ avvicinarci non ci cominciasse a
sorridere il pensiero, di presto trovarci in contatto con una quantità di cose note
sole per fama, e che doveano appagare qualsiasi desiderio botanico.
(continua) M. Losacono,
POST a
ETUDE SUR QUELQUES MOLLUSQUES TERRESTRES
INEDITS OU MAL CONNUS
Partula Layardi, Brazier.
Cette espèce récemment découverte à Vate, l’une des Nouvelles-Hébrides,
est assez remarquable pour que l’on s°y arréte un moment.
Il serait très-possible que cette forme qui rappelle un peu, en petit, cer-
tains Placostylus, qui habitent cet Archipel et la Nouvelle-Calédonie , ne
fùt pas une vraie Partule, et c'est ce que | étude seule de |’ animal fera
connaître. Comme dans tous les cas, elle appartient è un groupe assez re-
marquable sous le rapport des seuls caractères de la coquille pour mériter
un nom de sous-genre, soit dans les Partula, soit dans les Bulimnus, nous
proposons pour elle une coupe spéciale sous le nom de Diplomorpha, coupe
qui peut étre ainsi caractérisée :
Coquille solide, intermédiaire comme forme entre les Partules vraies et
les Placostylus, à tours obtus au sommet, sub arrondis è la périphérie, ra-
pidement croissants, peu nombreux, le dernier très-grand, ombilie petit, en
partie recouvert par l’expansion columellaire du peristome. Ouverture assez
allongée , colorée en rouge pourpre ou en jaune intérieurement ; la colu-
melle légèrement anguleuse extérieurement, l’axe columellaire formant sou-
vent à l’intérieur un très-fort pli. Péristome calleux très-6pais, réfléchi ,
blanc, les bords réunis par une callosité. Ouverture munie è sa partie pa-
latale d’une très-forte dent.
Partula radiata, Pease Mss.
= P. compressa, Pease non Pfr.
= P. compressa, Pîr. in mus. Godeffr. (errore !).
Long. ‘20; lat. 11 mill;dat. ‘apert. 7; long. ap. #1milll
(©)
Testa subpyramidata, apice subacuta, solida, subnitida, brunnea strigisque
dilutioribus sabobliquis ornata, spiralibus lineis tenuissimis sculpta, anguste
perforata. Spira conica; anfr. 6 sat rapide, sed regulariter crescentibus, striis
incrementi vix perspicuis; subplanulati, sutura lineari separati, ultimus ma-
gnus, medio ut compressus, praesertim prope aperturam, dimidiam circa totius
— 345 —
testac partem occupans. Apertura subrecta, ovalis-emarginata, dente palatali
uno (in varietate deflciente) munita. Peristomium album, late planeque re-
Hexum, planum, ad columellam angulatum, umbilicum ex parte tegens; mar-
ginis dextri superam ad partem minus latum, deinde subito ante medium dente
uno valido, fere ut in P. dentifera, munitum.
Var.: Dente palatali deficiente.
Ou a confondre cette espèce qui est spéciale à l’îie de Raiatea, avec la
P. compressa, Pfr., des îles Fidji, espèce rare et tout è fait differente de
celle-ci. Le Muséum Godeffroy la répandue dans les collections sous ce
nom erroné, et presque tous les exemplaires qui portent le nom de com-
pressa, appartiennet à notre coquille. Par ses caractéres elle se rapproche
un peu de la P. dentifera, Pfr., mais elle est bien caractérisée par la com.
pression de son dernier tour.
Chondrus Geoffreyi, n. sp.
Long.: 8. 4 mill.
Testa perforata, cornea, nitidula, subtranslucens, turrita, sublente striis
incrementi subobliquis impressa. Spira subovato-clongata, apice obtusa; anfr.
8 regulariter crescentibus, subrotundatis; primis magis ad peripheriam ro-
tundatis, ultimus tertiam saltem (aut magis) testae totius partem occupans.
Apertura subobliqua, ovalis emarginata , incrassata, columella flecuosa, pe-
ristomio albido, refleco, ad columellam dilatato, umbilicum semitegente; mar-
ginibus callo ad marginum junctionem validiore, ad superam partem exteri
labii tubersulum efficiente; dente valido ante mediam partem dextri marginis
sito.
Mazenderan (Perse septentrionale).
Cette espèce que j'ai recue de M. Geoffrey Nevill, auquel je me fais un
plaisir de la dédier comme è l’un des malacologistes qui ont contribué da-
vantage à faire connaître la faune si intéressante de l’Asie Centrale et Mé-
ridionale, avait été assimilée par cet auteur au Bul. anatolicus, Issel, dont
il ne la considérait que comme une variété (1). Elle en est cependant très-
distinete au point de vue spécifique, et doit en étre séparée; elle varie sous
(1) Hand list of Mollusca in the Indian Museum Calcutta (Genre Buliminus
N. 122) 1878.
— 346 —
le rapport de la forme de la spire qui est plus ou moins allongée dans
les divers exemplaires que je dois è l’obligeance de M." Nevill; mais les
caractères de l’ouverture sont constants.
C. F. AncEy.
RISATA
Page 209, avant la note 1, ajoutez ce membre de phrase:
.... Non du type de l’espèce, mais d’une forme chinoise de la province
î i Ì
de Hunan, décrite comme variété Zunancola par M. V. Gredler. Cette
forme est, selon moi, complètemert distinete du Bul. rufistrigatus, et doit
7) o) 5)
en étre séparée sous le nom qui lui à été imposé.
ADDENDA
P. 165, avant la mention de l’/elix (Camena) Ruppelli, ajoutez.
XNXIXa.—Helix (Fruticicola) Orithyia, v. Martens.
Quelques exemplaires de cette Hélice ont été rapportés des parties oc-
cidentales de la province de Se-tchuen. Les exemplaires typiques ont été
récoltés dans la région du Léòss (province de Honan), par M. Ferd. v.
Richthofen; ceux de l’abbé David paraissent bien conformes au type, autant
que les figures qu’en donne M. V. Martens dans les Mémoires de l’ Aca-
démie impériale des sciences de Saint Petersbourg, me rendent capable d’en
Juger. L’espèce varie sous le rapport des bandes transversales qui peuvent
disparaître en certains cas; les spécimens du Se-tchuen en présentent un
commencement.
C. F. AncEy.
Errata dans les contributions à la Faune de l Afrique orientale.
Par une erreur d’impression, le nom générique d’ Eccoptomenus a étè
mis à la place de celui d’Abacetus avant la description d’une espèce nou-
velle de ce genre provenant de l’Uzagara (1882, p. 69); la patrie d’ une
espèce abyssinienne (Popilia heraspila), à étè omise dans le méme travail.
— 547 —
LEPIDOTTERI DRUOFAGI
(Cont. V. Num. prec.).
G. Tineina.
229. Kysmatodoma Melanella Hw.--Staudinger, p. 267.
Il bruco vive ne’ licheni del Q. robur (Milliére).
Dalmazia.
230. Tinea Vinculella IT. S.—Staudinger, p. 271.
Il bruco vive sulle querce (Stainton).
Italia cent. e merid.
231. Incurvaria Muscalella Fbr.—Staudinger, p. 272.
Il bruco si nutre delle frondi di quercia (Curò).
Tutta Italia.
232. Adela Viridella Scp.—Staudinger, p. 274.
Il bruco si nutre su varie specie di querce (Stainton).
Europa.
233. Calantica Dealbatella Zll.—Staudinger, p. 277.
Il bruco si nutre delle frondi di querce (Stainton).
Italia cent., Sicilia.
254. Argyrethia Cornella Fbr—Staudinger, p. 280.
Il Petagna dice che il bruco si nutre del parenchima dell frondi di quercia.
Europa centrale.
235. Cerostoma Radiatella Dup.—Staudinger, p. 282.
Il bruco vive sulle querce (Curò-Turati).
Piemonte, Toscana, Napoletano.
236. Cerostoma Sylvella Lun. —Staudinger, p. 282.
Il bruco vive sulle querce (Curò-Turati).
Liguria, Toscana, Dalmazia.
237. Cerostoma asperella Lun.—Staudinger, p. 282.
E probabile che il bruco vive sulle querce (Curò-Turati).
Piemonte, Istria, Pratovecchio, Dalmazia.
238. Chimabacche Fagella Fbr.—Staudinger, p. 283.
In maggio e giug1o il bruco lega le frondi delle querce (Milliére).
Italia cent. e settent.
239. Chimabacche Phryganella Hbn.
Bruco sulle frondi delle querce (Curò-Turati).
Piemonte, Lombardia.
Staudinger, p. 289.
— 348 —
240. Psoricoptera Gibosella Z]l.—Staudinger, p. 289.
Il bruco vive sulle querce (Milliére).
Europa centrale.
241. Gelechia Peliella 'Tr.—Stauainger, p. 290.
Il bruco vive sulle querce, e cade battendo i rami (Milliére, Curò, Turati),
Piemonte, Lombardia, Liguria, Sardegna.
242. Bryotropha Basaltinella Zll.—Staudinger, p. 292.
I bruchi trovansi sulle giovani frondi delle querce ordinarie (Milliére).
Francia.
245. Bryotrophila Driadella Hw.—Staudinger, p. 298.
Attacca le frondi delle giovani querce (Curò-Turati).
Italia cent., Sicilia, Sardegna.
244. Teleia Humeralis Zll.—Staudinger, p. 295.
Il bruco vive sulle querce (Stainton) Curò la riporta particolarmente del
Q. suber.
Italia.
245. Teleia Triparella Zll.—Staudinger, p. 295.
Bruco sulle frondi di quercia (Mann, Curò, Turati,
Toscana e forse tutta Italia.
246. Doryphora Carchariella ZIl.—Staudinger, p. 298.
Il bruco si trova sulle querce (Curò).
Tirolo meridionale, Dalmazia.
247. Epidola Stigma Stdn.—Staudinger, p. 303.
Il bruco vive sulle querce (Stainton).
Andalusia.
248. Holoscopia Forficella Hbn.—Staudinger, p. 305.
Il bruco si trova nelle cortecce fracide di quercia (Curò-Turati).
Italia cent. e setten.
249. Lecithocera Laticornella Zll.—Staudinger, p. 805.
b. v. pallicornella Std.
Il bruco vive sulla quercia (Stanton).
Piemonte.
250. Carcinia Quercana Fbr.—Staudinger, p. 305.
I bruchi si trovano ne’ boschi di querce (Milliére, Curò, Turati).
Italia.
251. Symnoca Signatella H.S.-Staudinger, p. 305.
Il bruco vive negli interstizii e sulle fenditure della scorza delle querce.
Spagna, non trovata in Italia.
252. Harpella Forficella Sep.—Staudinger, p. 306.
Il Petagna riferisce che il bruco vive nel legno antico di quercia.
Italia, Dalmazia.
(continua) F. Mina’--PaLumpo,
— 349 —
IL QUATERNARIO DI RIZZOLO
(Cent. V. N. prec.).
II
Gli Ostracodi.
C. punctillata Brady
1865. Cytheridea punctillata Brady Ann. Mag. Nat. Hist. ser. III vol. XVI
p. 189 tav. IX fig. 9-11.
1865. Cyprideis proxima G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac. p. 54,
1868. Cytheridea punctillatu Brady Monogr. Brit. Ostr. p. 424 tav. XXVI
fig. 35-38.
1868. " T Brady. Ann. Mag. Nat. Hist. p. 182.
1874. A 5 Brady Crosskey and Robertson. Mon. post-tert.
Entom.- p. 11%, tav. VIS. 1-11
1880. 3 5; Seguenza. Le form. terz. p. 363.
Questa specie mi ha offerto soltanto qualche esemplare, il quale si ap-
partiene a quella speciale forma che porta la regione posteriore ristretta
DISTR. GEOGR.
Baia di Baffin, Golfo di S. Lorenzo, Spitzberg, Norvegia, Gran Bret-
tagna.
DISTR. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra—di Calabria !—di Rizzolo !
C. torosa (Jones)
1850. Candona torosa Jones. Ann. Mag. Nat. Hist. ser. II, vol. VI,
p. 27 tav. fis 6.
1856. Cyprideis torosa Jones. Monogr. Tert. Entom. p. 21, tav. II,
fig. 1 a-i.
1864. Cyprideis torosa Brady. Trans. Tyneside Nat.Field. Club. vol. VI,
p. 108, tav. III fig. 11-23.
1865. i Pa G. O. Sars. Overs. Norg. mar. Ostrac. p. 51.
— 950 —
1868. Cytheridea torosa Brady. Les fonds de la mer. vol. I pag. 89.
1868. n 5 Brady. Monogr. Rec. Brit. Ostrac. p. 425 tav.
XXVIII f. 7-12.
1868. » littoralis Brady. Nat. Hist. Trans. Northumb. and Du-
rham. vol. III p. 125.
1870. pu d070Sa Brady and Robertson. Ann. Mag. N. H. ser.
IV,.«vol VI*p. 21 tav. VINI £.. 6-7 Var.Seres
vol.3N0DSp.921
1874. È È Brady Crosskey and Robertson Mon. post-tert.
Entom. p. 178 tav. VI f. 1-2
A questa Cytheridea spetta qualche esemplare, che deve rapportarsi alla
Var. teres.
DISTR. GEOGR.
Norvegia, Gran Brettagna, Irlanda, Levante, Mare di Azof.
DISTR. STRAT.
Quaternario d’Inghilterra—Rara a Rizzolo!
C. Milleri (Munster)
1830. Cythere Miilleri Miinster, Iahrb. fiir, Mineralogie, 1830, p. 62.
1835. 5 5, Miinster. Neues Iahrb. p. 446.
1838. Cytherina Miilleri ’Roemer Neues Iahrb. fur Mineralogie p. 516,
tav. VI fig. 6.
1849. 5 i Reuss Die. fossilen Entomestracen des òster-
reichischen Tertiàr-beckens p. 15 tav. VIII,
fig. 21 a-b.
1849. A intermedia Reuss. Die foss. ec. p. 86 tav. XI fig. 12.
1849. 5 seminulum Reuss. Die foss. ec. p. 59 tav. IX fig. 5-8.
1852. Cytheridea Milleri —Bosquet. Ent. foss. tert. ec. p. 39 tav. II f. 4.
1855. Bairdia hagenowi Reuss. Beitrage zur Charakteristik der tertiar-
schichten des nord-lichen und mitteleren Deut-
schlands. pag. 60 tav. IX f. 93.
1855. Cytheridea heterostigma Reuss. Beitr. zur Charakter. ec. p. 60 tav. IX,
f. 94.
1856. * È Jones. Mon. tert. Ent. p. 41, tav. V f. 4a-c,
O tav NI, LO\a-b, d 1-4
1856. 3 5 Egger. Die ostrac. mioc-sch. p. 18 tav. II fig. 7.
1863. 5 5; Speyer. Die ostrac. Casscler p. 48 tav. I fig. 8.
1865. > È Brady. Trans. Zool. Soc. Lond. 5 p. 371 tav.
LVII, fig. 11 a-d.
— 301 —
1868. Cytheridea heterostigma Brady. Les fonds de la mer vol. I pag. 89.
1869. È Pai) Brady. Ann. and mag. of. N. H. pag. 45.
1873. n È Brady. Mon. ostr. of Antwaerp. p. 398, tav.
LXII f. 4 a-e.
1878 5 $ Terquem. Les for. les entom.-ostr. de Rhodes
pag. 86 e 125 tav. XIV fig. 19 a-d.
Come altrove così a Rizzolo presentasi variabile molto questa Cytheridea
di antica origine. Difatti essa varia nella scultura, che è distintissima e
fortemente impressa in taluni individui ed invece poco marcata in altri.
Inoltre le spine del margine anteriore come del posteriore sono variabi-
lissime nel loro sviluppo e divengono anco talvolta appena discernibili.
DISTR. GEOGR.
Vive tuttavia in Australia come nel Mediterraneo, in Levante, a Smirne.
— Mare di Termini-Imerese!
DISTR. STRAT.
Trovasi molto sparsa in Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, Austria,
dalla formazione Eocenica sino alla Pliocenica —Poco comune nel Quater-
nario di Rizzolo!
C. castanea Brady.
1869. Cytheridea castanea G. S. Brady Les fonds de la mér vol. I pag. 117
tav. XIII fig. 19-21 e pag. 217.
1869. 5 ci G. S. Brady. Ann. and Mag. of nat. hist. pag. 46.
L'unico esemplare che io riferisco a questa specie è grande ma si al-
lontana dalla forma tipica pei seguenti caratteri, l’estremità posteriore non
si protende inferiormente in un’estremità angolosa, ma si termina da quel
lato in una spina abbastanza sviluppata ; la regione anteriore manca di
vere spine ed invece porta tre piccole prominenze. Del resto l’andamento
e la forma generale della conchiglia, la superficie levigata con papille ri-
levate e sparse, nonchè le modificazioni trovate dallo scopritore negli esem-
plari pescati nel golfo di Guascogna mi accertano dell’esattezza della de-
terminazione.
Il mio esemplare ha un colorito quasi aranciato per una parte soltanto
della sua superficie, anco questo carattere parmi che venga a confirmare
la determinazione, essendochè tale coloramento può credersi un residuo del
colorito scuro che dovea avere la conchiglia nello stato di vita.
— 352 —
DISTR: GEOGR.
Mediterraneo—Alessandretta—Golfo di Guascogna.
DISTR. STRAT.
Rarissima nel quaternario di Rizzolo !
(continua). G. SEGUENZA.
—_——t——_—,>-- ETTI ZT—4_-
NYCHIODES. BELLIERARIA NOV. SP.
Tav. II, fig. 2.
Essendo la figura di questa nuova specie abbastanza ben riuscita, è inutile
il dilungarmi in descrizioni; dirò solamente che è la specie più grande del
genere, e si distingue oltrechè per la grandezza, per il suo colorito che ri-
corda intieramente l’Aberr. A. figurata dall’illustre Cav. Milliére, nel II vo-
lume della sua splendida £conographie et descript. des Chemil. et Lepid.
inedits, inoltre si osserva nel c° le antenne che sono più robuste e petti-
nate che nella Lividaria, specie che vive pure in Sicilia, essendo stata scoa
perta nella medesima località della mia Bellieraria, dal mio ottimo amico
e collega Luigi Failla Tedaldi, che in questa occasione mi ha gentilmente
comunicato il solo esemplare o° da lui posseduto.
La Bellieraria fu da me presa anni sono in due soli esemplari DT, tra
i boschi di Castelbuono e le Madonie; siccome il sig. Bellier de la Cha-
vignerie ne trovò pure sulle Madonie un esemplare 9 della quale egli disse
allora che era “ plus grande que toutes les Lividariu que Jai vues,, e più
oltre “ Je regrette de n'avoir.. pu observer quiun seul exemplaire, car cette
Geomètre pourrait peut-etre constituer une nouvelle espèce, , io ritengo che
l’insetto :scoperto nel 1859‘dal signor Bellier sia la 9 del 9 da me d--
scritto, ed è perciò che mi sono permesso di dedicarlo al suo primo sco-
pritore , al quale la fauna. sicula va debitrice di molte altre belle sco-
perte.
Palermo, 25 Agosto 1884.
> [i
EnRICO Ragusa.
EnRIco Ragusa Dirett. resp.
INDICE ALFABETICO
DELLE
MATERIE CONTENUTE NEL TERZO VOLUME
del Maturalista Siciliano
—T >>}, o Co___
ENTOMOLOGIA
A Alura, p. p. 48.
Acherontia atropos, p. p. 4. Amblystomus levantinus Reitt., p. 249,
Acinax, p. p. 19. | — Mauritanicus Dej, p. 249.
Aciptilia Xanthodactyla Fr., p. 37. —_ v.albipes Sturm., p. 249.
Acrobasis consociella Hbn., p. 299. gd metallescens, p. 249,250.
- rubrotibiella Fbr., p. 299. = niger Heer., p. 250.
- sodalella ZIl., p. 299. oe Raymondi Gaut., p. 250.
_ tumidella Zk., p. 299. | -- ruficornis Schauf. p. 249.
Acronycta aceris Linn., p. 121. = Sardous Baudi, p. 250.
_ psi Linn., p. 121. Amblytheles pandur Kriech, p. p. 19.
si rumicis Linn., p. 121. a — quadripunetorius, p.p.19.
Acrolepia eitri Mill., p. p. 81. Amphipyra »yramidea Linn., p. 122.
Adela viridella Scp., p. 347. Amphisternus hamatus, p. p. 19.
Adelops, p. p. 1. -- tubirifer Friv., p. p,19.
Aétophorus imperialis Germ., p. 131, Anagrus flavus Frst., p. 55.
— Lu vatuleeps Gene pigli. — ovivorus Rnd., p. 56.
Agabus chalconotus Panz., p. 7,38. Anarta melanopa, p. p. 31.
— fusco-aenescens Reg., p.7, 38. Anaspis scapularis Emery, p. 5.
pria Gangelb., p. 333. — Truquii Baudi, p. 4.
SEMI a p. 55. Andricus, p. p. 19.
Aglia tau Linn., p. 94. Anisoplia agricola Fabr., p. 317,318.
Akis Kobelti Heyden, p. p. 42. — arvicola Ol. p. 318.
Alamis caffraria Moschler, p. p. 48. — depressa Er., p. 318.
Alisa oculator Rtz., p. 323. — marginata Kraatz., p. 317.
‘ Allantus Frauenfeldi Giraud, p. 12. | — pallidipennis Gyll., p. 318.
— —v. montanus De Stef. p. 12. — tempestiva Er., p. 318.
— viduus.Rossi, p. 12. — variegata Kraatz, p. 317.
— —v.unifasciatus De St. p. 12. — Villosa Goeze, p. 317.
N.B. Il p. p. si riferisce alla paginazione a parte dei Cenni bibliografici e
delle Notizie.
— 354 —
Anisopteryx aceraria Schf., p. 248.
-- aescularia Schf., p. 248.
Anomalon circumflexum Linn., p. 98.
_ excavatum Rtz., p. 55.
-- unicolor Fbr., p. 93.
_ xanthopus Grv., p. 51.
Anophthalmus, p. p. 1.
Anthicus blandulus Baudi, p. 8.
— minutus Laf., p. 8.
Antrisis Saundersii, p. p. 19.
— xanti Friv., p. p..19.
Apamea chloris Mill., p. 87.
Apanteles cacoeciae, p. p. 4.
-_ megathyoni, p. p. 4.
Aphidius flavedens Rtz., p. 56.
— inclusus Rtz., p. 323.
Aphis, p. 54.
Aphodius flavipennis Mill., p. p. 47.
— obscurus, p. p. 47.
Apristus subaeneus Chaud., p. 195.
— var. reticulatus Sch., p. 195.
Aptinus andalusiacus Ramb., p. 60.
— atratus Dej., p. 58.
— —v.obscuricornis Brall., p. 59.
— —v. strepitans Duft., p. 59.
— bellicosus Duft., p. 60.
— bombarda Illig., p. 58.
— elongatus Tourn., p. 60.
— explodens Duft., p. 59.
— —var. glabratus Dej., p. 60.
— —v.obscuricornis Godet, p.60.
— immacaulicornis Dej., p. 59.
— —-var. ejaculans Fisch., p. 59.
— —var. graecus; Dej.,:p. 59.
—. Italicus Dej., p. 58.
— sclopeta Fabr., p. 60.
Avgyrethia Cornella Fbr., p. 347.
Arpactophilus Steindachneri K., p.p.47.
Asida syriaca All., p. 1.
Asphalia diluta, S. V., p. 120.
— flavicornis Linn., p. 120.
—_ ridens Fbr., p. 120.
Asphalia ruficollis S. V., p. 120.
Attacus Yamamai, p. p. 4.
Attalus semitogatus Fairm., p. 318.
Attelabus curculionoides Linn., p.p.27.
Aulacus exaratus Grv., p. 95.
B
Bapta bimaculata Fbr., p. 185.
Barchus compressus Fbr., p. 56.
Belanogaster tricolor, p. p. 17.
Bembidion nitidulum, p. p. 47.
— parnassicum Mill., p. p. 47.
— saphireum Gaut., p. $.
— var. luridipes Gaut., p. 8.
Biston hirtarius CI., p. 248.
— _ hispidarius S. V., p. 248.
— pomonarius Hbn., p. 248.
—. stratarius Hfn., p. 248.
Blechrus exilis Schaum , p. 193.
— glabratus Duft., p. 193.
=. .v. Interstitialis Kust., p. 193%
— maurus $turm., p. 193.
— minimus Motsch., p. 193.
— minutulus (oeze, p. 198.
— plagiatus Duft., p. 194.
Boarmia angularia Thb., p. 298.
— crepuscularia S. V., p. 298.
— consortaria Fbr., p. 248.
— ilicaria Hbn., p. 37, 248.
— luridata Bk., p. 248.
— occitanaria Dpn., p. 248.
— roboraria, Sch., p. 248.
—. secundaria Esp., p. 37.
Bolitochara var. bicolor Rag., p. 8.,
— bicolorata Rag., p. 8.
— lunulata Payk., p. 8.
Bombyx catax Linn., p. 92.
— crataegi Linn., p. 92.
— ilicis Rmb., p. 92.
— neustria Lnn., p. 92.
— populi Lnn., p. 92.
Bombyx quercus Lnn., p. 93.
—. — ab. spartii Hbn., p. 93.
— —v. Sicula Stgr., p. 93.
=. Lvéirobons Schio pi 93:
— rimicola Hbn., p. 92.
—. trifolii Esp., p. 92.
== icocles Hbuo:,p.;92.
— — ab. medicaginis Bk., p.92.
Bombus, p. p. 20.
Brachichela spinigera, p. p. 48.
Brachistes obliteratus Nees, p. 95.
— . Perrisii Rnd., p. 323.
Brachynus bombarda Dej., p. 58.
_ crepitans L., p. 14, 58.
-_ exhalans Rossi, p. 57.
(00)
-- glabripennis Waltl., p. 5
— humevalis Ahr., p. 57.
—_ italicus Dej., p. 60.
- Joenius Patti, p. 14, 50.
_ nigricornis, p. 59.
— psophia Serv., p. 57,98.
— Siculus Patti, p. 15, 59.
Bracon pallidus Grv., p. 56.
Brephos parthenias Linn., p. 184.
Bryophila muralis Frst., p. 121,p.p.2.
Bryotropha basaltinella ZIl., p. 348.
- dryadella Hw., p. 348.
C
Cacoecia semiferana, p. p. 4.
Calantica dealbatella Zll., p. 347.
Callienemis Latreillei Lap., p. 318.
Ca llistus lunatus Fabr., p. 301.
— —-v. gratiosus Chaud., p. 301.
— quadripustulatus Gory, p.301.
Campodea, p. 204, 238.
Campodea fragilis Meinert, p. 238.
— staphilinus Westw., p.238.
_ succinea Nicolet, p. 238.
Campoplex assimilis Grv., p. 56.
= conicus Rtz., p. 56.
|
|
|
|
|
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|
|
dd —
Campoplex intermedius Rtz., p. 323.
— lineolatus Bé, p. 323.
-- pugillator Grv., p.298,323
= rapax Grv., p. 56.
Cantharis Bassii, p. 6.
—. Perroudi, p. 6.
— segetum, p. 6.
— vescicatoria, p. 6.
Carabus auratus var. Siculus, p. 132.
— Cristoforii, p. p. 28.
— Lefebvrii Dej., p. 332.
Carcinia quereana Fbr., p. 348.
Carpocapsa amplana Hbn., p. 324.
— erossana Hw., p. 324.
—_ splendana Hbn., p. 324.
Cathephia alehymista Sch., p. 124.
Catocala conjuneta Esp., p. 184.
— conversa Esp., p. 184.
—. dilecta Hbn., p. 124.
— diversa Hbn., p. 184.
T electa ‘Bkh., p.137.
-—- nymphaea Esp., p. 184.
— nymphagoga Esp., p. 184.
pacta Ltr., p. 184.
— pellex Hb,, p. 37.
— promissa S. V., p. 184.
— sponsa Lnn,, p. 124.
Catomus, p. 3.
Ceraphron albipes Ltr., p. 55.
Ceratomia quadricornis, p. p. 4.
Cerceris Brutia Costa, p. 201%
— bupresticida Duf., p. 202.
— emarginata Pz., p. 200.
— Ferreri Lep., p. 198.
— moesta De Stef., p. 198.
— ornata Fbr., p. 199.
— —v. Sicana De Stef., p.200
— variabilis Dahlb., p. 200.
Cerostoma asperella Lnn., p. 347.
-- radiatella Dup., p. 347.
= sylvella Lnn., p. 847.
Cetonia squamosa Lef., p. 332.
— 356 —
‘Ceutorhynchus Ragusae Brisout, p. 61.
Chamaerhipis bifoveolatus T., p. p. 17.
Cheimatobia brumata Lnn., p. 298.
Cheimatophila tortricella Hbn., p.323.
Chelonia casta, p. 80.
Chelonus multiarticulatus Rtz., p. 323.
—. rufipes Latr., p. 329.
Chimabacche fagella Fbr,, p. 947.
- phryganella Hbn.,p.347.
Chelorrhina, p. 51.
Chlaenius aeneicollis, p. 302.
— agrorum Olivi, p. 308.
— chrysocephalus Rossi,p. 304.
— circumseriptus Duft., p.302.
— festivus Fbr., p. 505.
— spoliatus Rossi, p. 303.
— tristis Schaller, p. 304.
— . velutinus Duft., p. 302,332.
— var.auricollis Gené, p. 302.
— v.BorgiaeLefeb., p. 302, 332.
— v. Faillae Rag., p. 303, 304.
— vestitus Payk, p. 503.
— viridipunctatus Goez., p.303.
— —var. oreteus Ragusa, p. 304.
Choreia inepta Dal., p. 305, 307.
— nigroaenea Westw, p. 307.
— Proserpinae De St., p. 305,307.
Choreius ineptus Westw., p. 307.
Choria, p. 306.
Chrysis angustifrons, pi pio.
— basalis, p. p. ©.
—. carinaeventris, p. p. >.
— fallax, p. p.ò.
— Fridwaldskyi, p. p. 5.
Chrysolampus solitarius Rtz., p. 56.
Chrysomela sicula Lef., p. 332.
Cicindela aphrodisia, p. 816.
— campestris, p. p. 28.
— cireumdata Dej., p. 316.
— var.imperialis Klug.,p.316.
— germanica, p. p. 28.
— . littoralis, p. 316.
Cicindela var. lugens Rag., p. 316.
Cidaria silerata Hfn., p. 298.
—' dilutata: SV, p298,
— lapidata Hbpn., p. 298.
Cistela nitidula Kiesw., p. 3.
— paupercula Baudi, p. 3.
Cleta pygmaearia Hb., p. 37.
Clytus arietis L., p. 333.
-- v. Lederi Gangb., p. 333.
Cnethocampa processionea Lun., p. 95.
—_ pytiocampa S. V., p. 96.
Colias marnoana Ragen., p. p. 48.
— Hiale, p. p. 48.
Colymnia affinis Lnn., p. 122.
— 1irapezina Lnn., p. 123.
Conchylis oenotherana, p. p. 5.
Coranus pectoralis, p. p. 51.
Corynomalum, p. p. 19. .
Cortina zeae, p. p. 4.
Cossus cossus Lun., p. 82.
Cossyphus tauricus Stev., p. 1.
Crabro Hypsae De Stef., p. 217, 218.
— c-validus De Stef., p. 218,219.
Crantor, p. 306.
Crocallis elinguaria Lnn., p. 247.
Crossocerus elongatus V. Lind., p. 222.
— luteipalpis Lep., p. 221,222.
— palmatus De Stef., p. 221.
— palmipes Lin., p. 221.
— quadrimaculatus, p. p. 19.
Cryptocampus fuscicornis, p. 11.
— nigricornis Hartg., p.10,11.
Cryptocampus saliceti Fall., p. 10.
Cryptus analis Grd., p. 56.
— bicolor De Stef., p. 153.
— migrator Fbr., p. 95.
—/ obscurus Grv., p. 93.
Cubocephalus Germarii Rtz., p. 96.
Cucullia argentina Fbr., p. 123.
Cymindis angularis Gyll., p. 274.
— var.crenata Chaud,, p. 275.
— axillaris F., p. 273.
MT
Cymindis — v. alpina Dej., p. 274.
— —. v.lineola Dufour,p.274.
— —. v. meridionalis p. 279.
—v.fuscipennis K. p. 274.
— Baudueri Perris, p. 273.
-- canigulensis Fair., p.278.
_ Chaudoiri Faîrm., p. 275.
—. « humeralis Fourc., p. 274.
— — lineata Sch, p. 274.
— Nebrodensis, p. 274.
— Sicelidis Reiche , p. 274.
Cymindoidea Famini Dej., p. 252.
Cynips, p. p. 19.
d@I
Dalerus pratensis Linn., p. 11.
— — v.testaceus Linn., p. 1l.
Dasychira pudibunda Linu., p. 55.
Dasydia obfuscata Wen-Zez, p. 298.
Deilephila elpenor, p. p. 4.
_ livornica, p. p. 31.
-- neril, p. p. sl.
Demetrias atricapillus Linn. , p. 191.
— unipunctatus Germ., p. 151.
Dichonia aeruginea Hbn., p. 122.
— — v. miolenea Hbn., p.122.
‘—. aprilina Linn., p. 122.
— convergehs S. V., p. 122.
Dicycla 00, Linn., p. 122.
Dieranorrhina, p. p. 31.
Dinodes azureus Duft., p. 304.
—. rufipes, p. 304.
Dionychopus similis Moschler, p.p. 48.
Diplolopis chrysorrhoeae Sch., p. 56.
Diptodactylus Riebecki Pet., p. p. 17.
Docasia morionella Mick., p. p. 48.
Doratopteryx afra Ragen., p. p. 48.
Dorcadion carinatum, p. p. 20.
Doria concinnata Mgn., p. 55,
Doryphora earchariella ZIl., p. 348.
Dorytomus Dejeani, p.p. 3.
Vie,
2° Nordenskioldi, p. p.
— Roelofsi, p. p. 3.
(l]
— Scehonherri, p. p.
- subcinetus, p. p.
Drepana binaria Hffn., p. 94.
— — v. uncinola Bkh., p. 94.
— cultraria Fbr., p. 94.
—..curvatula Bk., p. 04.
—. falcataria Lnn., p. 94.
— Harpagula Esp., p. 94.
— lacertinaria Lon,, p. 9.
—. Sicula Espr., p. 94.
Dromius bifasciatus Dej., p. 132.
— fasciatus Dej., p. 132.
—_ linearis Oliv., p. 131.
— melanocephalus Dej., p. 132.
— meridionalis Dej., p. 132.
— nigriventris Thoms., p. 132.
-- punctatellus, p. 132.
— quadrillum, p. 182.
— quadrimaculatus Linn., p.132.
-—— sigma Rossi, p. 132.
— truncatellus, p. 182.
Dryadites, p. p. 19.
Drynobia melagona BK., p. 95.
-— velitaris Hfn., p. 95.
Dryobota fulva Esp., p. 121.
— monochroma Esp., p. 121.
=. = W.;suberis Bi, p. 121.
— protea S..V., p. 121.
— — roboris B., p. 121.
— — v. cerris B., p. 121.
— Saportae Dpn., p. 121.
Dryophanta, p. p. 19.
Drypta dentata Rossi, p. 129.
— distineta Rossi, p. 129.
— var. intermedia Ramb., p. 129.
— emarginata Fabr., p. 129.
Dyschirius attenuatus Putz., p. 8.
— 358 —
Ebolia, p. p. 48.
Ecyrtus embriopbagus Hrtg., p. 93.
Ectemnius laevigatus De Stef., p. 220.
- punctulatus De Stef., p.219.
— siculus De Stef., p. 221.
— vagus, p. 221.
Eedvytolopha, p. p. 5.
Echynomya fera Lun., p. 56.
Echynomyza grossa Lnn., p. 93.
Elachistes fenestratus Nees, p. 323.
Emphytus viennensis Schk., p. 11.
= L'AVOMDOTI COMISO pWUbik
Eneyrtus ineptus Dalm., p. 307.
—' tardus Bé, p. 92.
— truneatellus Dalm., p. 323.
Endicella, p. p. SL.
Entodon geniculatus Hrtg., p. 325.
— strobilanus Rtz., p. 323,
Epidola stigma Stdn., p. 348.
Ephialtes glabratus Rtz., p. 825.
Epichnopteryx helicinella, H. $., p. 55.
Eri subflavella, p. 95.
Epione apiciaria Sch., p. 37.
Epissona, p. p. 48.
Erebia ceto, p. p. 5.
— medusa v. hippomedusa, p. p. 5.
Eriopus purpureofasciata Piller, p. 37.
Erirhinus, p. 5.
Erodius naeapolitanus Sol., p. 1.
— —. var. siculus Sol., p. 1.
— —. var. vicinus Sol., p. 1.
Eubadizon peetoralis Nees, p. 328.
Eucrostis indigenata De Vill., p. 55.
Eugonia autunnaria Wn., p. 186.
— quercinaria Hfn., p. 186.
Eulophus bombiliformis Rtz., p. 55.
Eumorphus eyanescens, p. p. 19.
— Frevanus, p. p. 19.
— quadripustulatus Fr., p.p.19.
Eupithecia abbreviata Stp., p. 299.
— cocciferata MlIr., p. 299.
— v, semitinetaria Mb.,p, 299.
— dodoneata Gn., p. 299.
— irriguata Hbmn., p. 299.
-- Massiliata MIlr., p. 299.
— Pevyerimbhoffata MIlIr., p.299,
Euprepes socotranus Pet., p. p. 17.
Eurymene delabraria Lnn., p. 247.
Eurytrachelus Ghilianii Gestro, p.p. 42.
— purpurascens, v. Vol-
lenh..-p. ip. 42%
— var. capito, p. p. 42,
Exartima monetiferanum, p. p. 5.
Exilia timida, var. lugubris Rag.p. 333.
— —. var. apicalis Rag., p.380.
Exorista bombulans Dsv., p. 92.
— crassiseta Rnd., p. 56.
— libatrix Hrtg., p. 96.
— lucorum Mgn., p. 96.
Ei
Fabricia magnifica, Mick, p. p. 48.
Falagria gratilla Er., p. 317.
G
Gelechia peliella Tr., p. 348.
Geocoris maurus, p. p. 9I.
Geometra vernaria Hbn., p. 185.
— papilionaria Linn., p. 185.
Gerandrius sardiniensis All., p. 3.
- oculatus Baudi, p. 3.
_ oetnensis Rottbg., p. 2,3.
Glypta cicatricosa Rtz., p. 923.
— dubia Rtz., p. 323.
‘— evanescens Rtz., p. 31.
Gnophos sartata Tr., p. 37.
Gnophria quadra Lnn., p. 32.
Gonia vacua, p. p. 48.
— 359 —
Gonocephalum terrosum Kiist., p. 1.
Gonodera, p. 2.
Grapholitha tripunetana Fbr., p. 324.
EH
Hadena Solieri H., p. 122.
Hadrocnemis rufescens, p. p. 51.
Halia contaminaria Hbn., p. 298.
— gesticularia Hbn., p. 298.
Harpella forticella Scp., p. 348.
Harpyia bicuspis, p. p. 4.
Helodes nebrodensis Rag., p. 389.
— nigripennis Tourn., p. 335.
Helops alpigradus Fairm., p. 2.
— Ecoffeti Kust., p. 2.
— exaratus Germ., p. 2.
— gibbithorax Germ., p. 2,3.
— pallidus Curtis, p. 2.
— sphoericollis, p. 3.
Hemiteles arcator Gr., p. 54.
— fulvipes Grv,, p. 56.
Herminia derivalis Hbn., p. 184.
Heterogenea asella Schf., p. 54.
—_ limacodes Hfn., p. 54.
Himera pennaria Lun., p. 247.
Holoscopia forficella Hbn., p. 348.
Hoporina eroceago S. V., p. 128.
Hybernia aurantiaria Esp., p. 247.
— defoliaria CI., p. 247.
— leucophaearia Sch., p. 247.
— marginaria Bk., p. 247.
Hybocampa Millhauseri Fabr., p. 95.
Hydromyza Tiefli Mick., p. p. 48.
Hylophyla bicolorana Fssl., p. 51.
— prasinana Lon.,, p. 81.
Iapix, p. 204, 238.
— solifugus Meinert, p. 241.
Ichneumon balticus Rtz., p. 55.
— laevis Rtz., p. 323.
— melanostigma Kriek,,p.p. 19.
— oscillator Wsm., p. 92.
— phaeostigma Wesm,, p. p.19.
— praerogator Lnn., p. 56.
— pusillator Lon., p. 32.
— raptorius Grv., p. 56.
— Ratzburgii Hrtg., p. 93.
— sexlineatus Gr., p. 55.
—. stimolator Grv., p. 328.
Idiochila, p. p. 19.
Ineurvaria muscalella Fbr., p. 347.
Ino Geryon v. chrysocephala, p.p. d.
Iolis lactearia Lnn., p. 185.
Isomira (v. Cistela), p. 3.
L
Lamia textor Lnn., p. p. 42.
Laria nigrum MIlr., p. 55.
Larisia (v. Anaspis), p. 4.
Lasiocampa ilicifolia Lun., p. 93.
_ otus Drr., p. 93.
—_ pruni Lnn., p. 93.
- quercifolia Linn., p. 93.
—_ suberifolia, Dpn. p. 93.
— tremulifolia Hbn., p. 93.
Lasiocoris albomaculatus, p. p. 51.
Lebia cyanocephala L., p. 250.
— — v. annulata Brull., p. 251.
— ceyathigera Rossi, p. 251.
— coeruleocephala Dahl., p. 250.
— cerux-minor L., p. 251.
— —v.communimacula D., p. 251.
—-. — var. nigripes Dej., p. 251.
—. fulvicollis F., p. 250.
— humeralis Dej., p. 251.
— —var. lepida Brull., p. 251.
—. pubipennis Dufour, p. 250.
— scapularis Fourer., p. 251.
— trimaculata Villers, p.251, 316.
— 360 —
Lebia —v. De Stefanii Rag., p. 316.
— turcica Fabr., p. 251.
Lepismida, p. 204.
Leptoderus, p. p. 1.
Leucoma salicis Linn., p. 50.
Lichenum variegatum Kiist., p. 1.
Ligria hirta Lin., p. 4.
Lionvehus albonatus Dej., p. 195.
— —v.albomaculatus Luc.,p.195.
— maritimus Fairm., p. 195.
— quadrillum Duft.,p.152,195.
— —v. bipunetatus Heer., p.195.
Lissonota setosa Fbr., p. 52.
Lithosia complana Lun., p. 52.
— griseola Hbn., p. 52.
— _ lurideola Zock., p. 32.
Locusta, p. p. 20.
Lycaena argon, v. Killiasi, p. p. ©.
— cvllarus, p. p. 5.
— Donzelii, p. p. ©.
— Eros, p. p. 5.
— meleager, p. p. 5.
Lydus trimaculatus Fabr., p. 6.
Lygaeus Hanseni, p. p. 51.
— Optilete, p. p. 31.
Lythria purpuraria Lon., p. 298.
M
Macaria notata Lnn., p. 247.
Machaerites, p. p. 1.
Machilis, p. 204.
Magdalinus alpinus Letz., p. p. 30.
— linearis, p. p. 30.
Mallota cristalloides, p. p. 48.
Mamestra Treitschkei Bdv., p. 37.
Maniera pupivora Dsv., p. 323.
Masicera crassiseta Rnd., p. 96.
-— — lasiocampa Dsv., p. 93.
Masoreus aegyptiacus Dej., p. 276.
— rotundipennis Reiche, p.276.
Masoreus Wetterhalli Gyll., p. 275.
— —v. affinis Kust., p. 275,276.
Matopia bisignata Dsv., p. 323.
Maurilia, p. p. 48.
Megachile argentata Fabr., p. 9.
Megathymus vuccae, p. p. 4.
Meilichius ferrugineus Friv., p. p. 19.
— — nigricollis, p. p. 19.
Meleus Tischeri, p. p. 31.
Melissopus latiferreana, p. p. 5.
Melitrophus formosus, p. p. 48.
Melolontha campestris Latr., p. 318.
Melosoma lapponicum, p. p. 3.
Menas variolosa F., p. 275.
— — var. cyanoptera, Ch., p.275.
Mesochorus ater Rtz., p. 92.
_ dilutus Rtz., p. 56.
—- pectoralis Rtz., p. 56.
= splendidulus Gry., p. 56.
Mesogona acetosellae S. V., p. 122.
Mesostenus ligator Grv., p. 92.
Metabletus, p. 132.
— foveola Gyll., p. 194.
—_ foveolatus Dej., p. 194.
— obscuroguttatus D., p.194.
e —v.impressus Dej.,p. 194.
- truncatellus, p. 194.
Metopius necatorius Fbr., p. 94.
Metrocampa margaritaria Lun., p. 186.
—_ honoraria Sch., p. 156.
Microgaster, p. p. 4.
—_ ensiformis Rtz., p. 31.
_ gastropachae Bè, p. 92.
E laetipennis Rtz., p. 56,92.
— liparidis Rtz., p. 56.
- melanoschelus p. 55, 56.
_ octonarius Rtz., p. 55.
—_ pubescens Bè, p. 56.
— solitarius Rtz., p. 56.
Microplitis ceratomiae, p. p. 4.
— cortynae, p. p. 4.
Mordella Aradasiana, p. 8.
— 361 —
Mordella Palmae Emery, p. 8.
Mordellistena confinis, p. 3.
a episternalis, p. ©.
Ut
-# nana Motsch., p.
- parvula Gyll., p. 5.
Moma orion Esp., p. 121.
Morimus asper Sulz., p. p. 42.
— lugubris F., p. p. 42.
Mycterus pulverulentus Kust., p. 6.
= siculus; po7.
Mvyina ovalorum Bjr., p. 92.
Myrmecophana fallax Brun., p. p. 20.
N
Nalassus (V. Helops), p. 2.
Nanophyes Iythri, p. p. 31.
Nebria brevicollis, p. 8.
— — var. Sicula Chaud.,p. 8.
Necrophilus, p. p. 19.
Nematus ardens, p. p. 4.
— euristernus, p. p. 4.
— Fahraei, p. p. 4.
-—- melanocephalus, p. p. 4.
— migricornis, p. p. 4.
Nemoria advolata Ev., p. 33.
— aureliaria Mill., p. 33.
— herbaria HD., p. 33.
— imperaria Gn., p. 33.
-- 0lympiaria H. S., p. 33.
— strigata Mill., p. 185.
— viridata Lnn., p. 185.
Nephodes, p. 3.
Neuroterus, p. p. 19.
Nephopteryx Spissicella Fab., p. 299.
Nieoletia geophila, Nicol., p. 242.
Nodinus, p. p. 19.
Nola cicatricalis Tr., p. 31.
— confusalis H. S., p. 81.
— strigula Schl., p. 51.
— togatulalis Hbn., p. 931.
Il Naturalista Siciliano, Anno IT.
|
|
Notodonta argentina Schf., p. 95.
_ chaonia S. V., p. 95.
_ dromedarius Lnn., p. 93.
— querna S. V., p. 95.
—_ tremula CI., p. 95.
— trepida Esp., p. 95.
—_ trimacula Esp., p. 95.
-- — v. dodonea Hbn., p. 95.
Notoxus brachycerus Fald., p. 4.
— cornutus, p. 4.
= esieulus Laf.; pedi
Notogonia deplanata Kohl., p. p. 47.
Nychiodes Bellieraria Rag., p. 352.
—_ lividaria Hubn., p. 196, 297, 352.
— v. Ragusaria Mill., p. 196, 297.
O
Ocneria dispar Lun., p. 56.
— _ rubea Hbn,, p. 56.
Ocnogyna parassita, p. 35.
Odontopora bidentata CI., p. 247.
Oedematophorus lithodactylus T.,p.37.
Olindia hybridana Hbn., p. 323.
Orgyia, p. 35.
— gonostigma Fbr., p 55.
— trigotephras Bsd., p. 55.
ab. Corsica B., p. 55.
Orrhodia erythrocephala S. V., p.123.
Orthosia helvola Lnn., p. 123.
= Avilieis (Bed. pi 123.
—seruticilla Esp:=pe423:
Oxypetilus brunneodacetylus Mill.,p.37.
P
Pachida, p. p. 31.
Pachnoda, p. p. 31.
Pachychila Dejeanii Besser, p.1.
Paedisca celtisana, p. p. 5.
Pagonia pyrilosa, p. p. 48.
BG —
Panagaeus bipustulatus F., p. 301.
— erux-major Lin., p. 276.
Paniscus quercus Rtz., p. 81.
Parnassius delius, p. p. 51.
- mnemosine, p. p. 51.
Parthesia chrysorrhoea Linn. , p. 50.
Passaloecus borealis Dahlb., p.p. 20.
— turionum Dahlb., p. p. 20.
Pechipogon barbalis CI., p. 184.
Pelarus latifrons Kohl., p. p. 47.
Pelobius tardus, p. p. 4.
Peltastes dentatus Grv., p. 93
Pelopacus destillatorius Latr., p. 9.
è spirifex abit, p. 09.
Pempelia cingillella Z., p. 54.
Pemphredon lithiifer, p. p. 20.
_ rugifer, p. p. 20.
— unicolor, p. p. 20.
Penthina corticana Hhn,, p. 324.
—.<« profundana SV. p.i024.
Perilampus violaceus Fb., p. 31.
Perilitus brevicornis Rtz., p. 92.
— brevipennis Rtz., p. 95.
— cinctellus Bè, p. 323.
— dilutus Rtz., p. 323.
—. fasciatus Hrig., p. 96.
— gracilis Rtz., p. 300.
— ictericus Nees, p. 96.
— rugator Rtz., p. 92.
— unicolor Hrt., p. 56.
Perineura, p. p. 48.
Petalea festivana Hbn., p. 824.
Pezomachus bicolor Grav., p. 154.
— carbonarius De Stef. , p.
157, 158.
-- - pusillus De Stef., p. 156.
-— Ragusae De Stef., p. 155.
— kiggii De Stef., p. 154,155.
_ semirufus De Stef., p. 156.
— tenebrator Frst., p. 55.
Peryphus, p. 8.
Phaleria cadaverina Fabr., p. 8.
Phalera bucephala Lnn., p. 96.
— bucephaioides O., p. 95.
Phigalia pedaria Fbr., p. 248.
Philanthus ornatas Fbr., p. 200.
— semicinetus Panz., p. 200.
Philonthus addendus Sharp., p. p. 42.
Phoenusa Doderleini De Stef.. p. 12.
Phorodesma pustulata Hfn., p. 185.
Phorostoma lata. p. p. 21.
Phthoroblastis argyrana Hbn., p. 324.
—_ costipunctana Hw., p.324.
— fimbriana Hw., p. 324.
- plumbatana ZIl..p.324.
Phylobius albidus Miller, p. p. 47.
— — sinuatus, p. p. 47.
Phytodecta quinquepunetata, p. p. 4.,
Pimpla examinator Fbr., p. 56, 93, 96.
— flavicans Fbr., p. 56, 92.
— flavipes Grv., p. 325.
—. graminellae Sehr., p. 323.
— instigator Fbr., p. 55, 92, 323.
— processionae Rtz., p. 96.
— pudibundus Rtz., p. 55.
— rufata Grv., p. 92, 323.
—. scanica Grv., p. 92, 323,
= stercorator, Fab: pro5:393:
—. varicornis Grv., p. 56.
— variegata Rtz., p. Sl.
Pison punetulatum Kohl., p. p. 47.
Pleretes matronula, p. p, 4.
Plusia accentifera Lef., p. 97.
— Hochenwarthi, p. p. 51.
Polistes pallipes, p. p. 19.
Polyommatus thersamon Esp. , p. 37.
Polysticus connexus Fouer., p. 130.
— — discoiueus Slev., p. 130.
sea: fasciolatas Rossi, p. 130.
_ vittatus Brull., p. 150.
Polyphylla Ragusae Fuss., p. p. 42.
Pompilus Antonini De Stef., p. 197.
Proteoteras aesculana Riley, p. p. 5.
Pseudocystela, p. 2,3.
— 363 —
Pseudophia lunaris Seh., p. 128. Selandria serva, p. 11.
|
Pseudonyllocerus, p. p. 47. | Selenia tetralunaria Hfn., p. 247.
Psilura monacha Linn., p. 56. | Sesia formicaeformis Esp., p. 37.
Psoricoptera Gibosella ZIl., p. 348. | <> arocentormis! Er, p.9
Psyche apiformis, p. 35. | Siagona depressa, p. 383.
— ‘febretta Boyer, p=sdr. | — europaea, p. 332.
— silphella Mill., p. 35, 37. | Silaria variaus, pi A.
-— Schiffermnelleri Och., p. 55. | — rufitarsis, p. 4.
— unieolor Hfn., p. 54. | Sitaris rufiventris Kraatz, p. p. 42.
— vesubiella, p. 35. — muralis Forst., p..9.
Pteromalus erassipes Rtz., p. 323. | Solenobia, p. 35.
= omnivorus Wlk.,p.56,96. | Sparedrus Orsinii Costa, p. 6.
è puparum Lun., p. 92. | Sphenolepis inepta Nees, p. 807.
Tai rotundatus Ittz., p. 56,96. | Sphinetus serotinus Grv., p. 323.
3a Zellerii Rtz., p. 92. Sphinx convolvolus, p. p. 4.
Pterochrexa arrosa Brun., p. p. 20. Sphodrus, p. p. 1.
n fallax Brunn., p. p. 20. | Spilosoma lubriciperda Esp., p. 32.
— infecta Brun., n. p. 20. | —=-urticae, pi. \p,.4.
Purpuricepus Kéhleri Linn., p. 833. | Steganoptycha corticana Hbn., p, 324.
= v. actnensis Bassi, p.333. Stenalia bisecta Baudi, p. 5.
Pygaera curtula Linn., p. 96. | — brunneipennis Muls., p. 5.
— testacea, p. 5.
R i Stenomax (v. Helops), p. 2.
piceus St., p. 2.
Rhizotrogus solstitialis, p. p. 21 Stilbum splendidum Fabr., p. 9.
5 € DI . . .
Rhodistes, p. p. 19.
Rogus linearis Nees, p. 92, 3
Stauropus fagi Lnn., p. 94.
99 i Svymmnoca signatella H. S., p. 348.
4). È
sha € A E S
, SÉ sema ericetaria Vill., p. 37.
— praerogator Lin., p. 55. Selidosema ericetaria Vill., }
S fa
Sapyga similis Th., p. p. 19. i Tachina cantans Dsv., p. 55.
Sarrothripa undulana Hbn., p. 31. | — larvarum Lon.,.p.. 55, 329.
—. —ab.punctana Hbn., p. 31. | — larvincula Hrt., p. 56,
Saturnia coccigena Kpd., p. 94. I -- Moretii Dv., p. 56.
Sceaurus aegyptiacus Sol., p. 1. | — noctuarum Dv., p. 56.
Schizoneura cerealium Szanislò,p.p.20, | — quinquevittata Hart., p. 56.
—. rustica Fll., p. 56.
Taeniocampa incerta Hfn., p. 122.
- miniosa S. V., p. 122.
#“ opima Hbn., p. 122,
_ corni Fabr., p. p. 5.
_ lanigera Hausm., p. p. 5.
— venusta Passer., p.p. 20.
Scopelosoma satellitia Lnn., p. 123.
Taenincampa pulverulenta Esp., p. 122.
-_ stabilis S..V., p. 122.
Tapinostola framentalis Lind,, p. p. 20.
Taurhina, p. p. 81.
Tetrodontophora gigas Reuter, p. p. 43.
Teleas Dalmauni, p. 55.
— terebrans, p. 92.
— ovulorum Nees, p. 92.
— punctatissimus Grv., p. 92,96.
Teleia humeralis ZII., p. 548.
— tamariciella Z., p. 35.
— triparella ZII., p. 348,
Telenomus punetulatus, p. 56, 93.
Tenthredopsis congiungens, p. p. 48.
_ limbilabris, p. p. 48.
— semirufa, p. p. 48.
Teras ferrugana T., p. 300.
—_ literana Lnn., p. 300.
— quercinana Zll., p. 300.
— sponsana Fbr., p. 300.
Thamnonoma acquiaria Mill., p. 36.
Thecophora fovea Tr., p. 121.
Thelagmus breviceps, p. p. 81.
Timandra amata, p. 185.
Tinea vinculella H. S., p. 347.
Tipula, p. p. 20.
Torimus anophleus Rtz., p. 56.
Tortrix corylana Fbr., p. 300.
— crataegana Hbn., p. 800.
— diversana Hbn., p. 300,
— Loeffingiana Lnn., p. 300.
— musculana Hbn., p. 300.
— Lecheana Lnn., p. 300.
— xylosteana Lnn., p. 300.
Triphon gastropachac Bè, p. 92.
— neustriae Bè, p. 92.
Triplocena bicolor Mgn., p. 93.
Troglophilus cavicola Koll., p. p. 20.
Trogus africanus, p. p. 17.
— albosignatus Grv., p. 55.
— flavatorius Pnz., p. 56.
— puncetipennis Tasch., p. p. 17.
Tychius venustus, p. p. 31.
364 —
3:
Urapterix sambucaria Lnn., p. 247.
Xanthia aurago S. V., p. 123.
— gilvago Esp., p. 4123.
Xorides dentipes Gml., p. 56.
— irrigator Fbr., p. 56.
-— — longicornis Rtz., p. 56.
Xylina furcifera Rtt., p. 123.
— ornithopus Rtt., p. 123.
22. s0e'a- Bb, pid93:
Xylonomus ephialtoides Kr., p.p. 19.
— rufipes, p. p. 19.
Xysmatodoma melanella Hw., p. 347,
Z
Zanclognata emortnalis Sehf., p. 184.
Zeuzera pyrina Lun., p. 82, p. p. 4.
— —. v. octopunctata B., p. 32.
Zonosoma linearia Hbu., p. 185,
_ porata Fbr., p. 185.
— punetaria Lnn., p. 185.
_ pupillaria Hbn., p. 185.
Zophosis punetata Br., p. 1.
n — var, sicula, p. 1.
var. Maillei, p. 1.
Zuphium Chevrolati Brull., p. 150.
—. numidicum Lue., p. 180.
— olens Fabr., p. 130.
— testaceum Klug., p. 130.
— unicolor Germ., p. 130.
Zygaena dahurica Bdv., p. 37.
—.. lonicerae, p. p..5.
— pilosella v. nubigena, p. p. 5.
— romeo Dup,, p. 37.
— transalpina, p. p. 5.
— 86
MALACOLOGIA
A
Abacetus, p. 346.
Acinopsis cancellata De Costa, p.162.
— hirta Monts., p. 162.
Acinus cimex L., p. 161.
— cingulatus Ph., p. 161.
-- suberenulatus Schw., p. 161.
Alvania Boria Risso, p. 159.
— consociella Monts., p. 159.
— corrugata Brus., p. 159.
— costulosa \Risso, p. 159.
— Europaea Risso, p. 161.
— Freminvillea Risso, p. 161.
— Lanciae Cale., p. 160.
—_ lineata Risso, p. 159.
— Montagui Payr., p. 159.
— mutabilis Weink., p. 160.
— Peloritana Arad. e Ben.,p.159.
— scabra Ph., p. 160.
— Schwariziana Brus., p. 150.
— tessellata Weink., p. 161.
— verrucosa Risso, p. 162,
Alvinia dietyophora Ph., p. 160.
— Philippiana Jeffr., p. 161.
—_ subareolata Monts., p. 160.
— Weinkauffi Schw., p. 160.
Alo) ia livida Mke., p. p. 22.
Amalia cristata, p. p. 83.
— Kalenzkoi, p. p. 33.
Amnicola, p. 279.
Amusium, p. 153, 134.
Amycela corniculum, p. 227.
Anodonta, p. p. 31.
Aneylus fluviatilis, p. p. 34.
Apicularia Lia Monts., p. 139.
— melanostoma Req., p. 139.
— —v.amphorula Brugn., p. 139.
— —v.minor-fulgida Ms., p. 139.
Apicularia nitens Monts., p. 140.
— similis Sc., p. 139.
— subeostulata Schw., p. 139.
Argiope Forbesii Davids., p. 87.
Arion Moreleti Hesse, p. p. 49.
Ascidia, p. p. 39.
Ascidiella, p. p. 35.
B
Baicalia angarensis, p. p. 33.
— — carinata, p. p. 33.
— contabulata, p. p. 33.
—- costata, p. p. 55.
— - elata, p. p. 83.
— Florii, p. p. 83.
— Godiewsckii, p. p. 33.
ni
— pulchella, p. p. 33.
— turriformis, p. p. 33.
Barleeia majuscula.Monts, p. 250.
— rubra Mts., p. 229.
-- — v.major Monts., p. 250.
Buliminus anatolicus Issel, p. 345.
— Clessini Rechow., p. p. 32,
— eylindricus, p. p. 32.
= — v.obsoletus, p. p. 32.
—. euxinus Reckow, p. p. 32.
— Humberti Bourg., p. p. 32.
— istomodon Mart., p. p. 17.
— obscurus Miîll., p. p. 32.
-— ovularis, p. p. 32.
— rembus Bourg., p. p. 82.
— rufistrigatus, p. 346.
— Sieversi, p. p. 32.
ese gogparensis PE, pi p.ot7.
Bvthinella Heynemaoniana , p. p. 34.
— pannonica, p. p. 34.
— tornensis, p. p. 34.
Bythinia, p. 230, p..p. 31, 50.
— 366 —
Camena, p. 546.
Cantrainea, p. 106.
Cardium discors Mtg., p. 91.
Carychium latilabre Jan., p. 137.
— spelaeum, p. p. 1.
Ceratia, p. 281.
Cerithium, p. p. 34.
Chiton olivaceus Spengl., p. 102.
— Siculus Gray, p. 102.
Chondrus Geoffreyi Ancey, p. 345.
Ciclas, p. p. 31.
Cingilla picta Jeffr. p. 229.
— trisfasciata Adams, p. 228.
Cingula beniamina Monts., p. 228.
— concinna Monts., p. 228.
— Epidaurica Brus., p. 277.
—- nitida Brus., p. 277.
— Schlosseriana Brus., p. 277.
— semistriata Mtg., p. 228.
— tumidala G. O. Sars, p. 281.
Cingulina obtusa Cantr., p. 228, 279.
Ciona intestinalis, p. p. 35.
— Savignyi, p. p. 85.
Cistella cordata Risso, p. 87.
—. cuneata Risso, p. 87.
Clanculopsis cruciatus L., p. 109,
ni Jussieui Payr., p. 109.
Clanculus corallinus Auet., p. 109,
Clausilia Bielzi Pfr., p. p. 22.
— bogatensis Blz., p. p. 22.
— _ dubia, p. p. 34, 49.
— filograna, p. p. 49.
— . Fussiana Ross., p. p. 22.
— glauca Bielz., p. p. 22.
— gracilicostata, p. p. 32.
— laminata, p. p. 81, 34, 49.
— — v. Pareyssi, p. p. 34.
— — v. dubia, p. p. 34.
—_ lischéana Ch., p. p..22.
—_ livida Mke., pi p. 22.
Clausilia orthostoma, p. p. 49.
— plicatula, p. p. 49.
—. plumbea Ross., p. p. 22.
— Rolphi, p. p. 81.
— Teitetbachiana, p. p. 31,
Clausiliastra, p. p. 22.
Collonia, p. 106.
Conulus, p. 108,
=
Corbula, p. p. 51.
i)
Daudebardia Boettgeri, p. p. 32.
=iilansi Poppi
—_ transsylvanica Bielz., p.p. 21,38.
Delphinula costata Ph., p. 110.
Dentalium Tarentinam Lk., p. 91.
_ vulgare De Costa, p. 91.
Dipl6inorpha, p. 344.
Dreyssena cochleata, p. p. 81.
— polymorpha, p. p. 81, 50.
Dybowskia ciliata Drth., p. p. 95.
E
Eccoptomenus, p. 346.
Elodaea canadensis, p. p. 6.
Emarginula cancellata Ph., p. 105.
_ depressa Risso, p. 105.
_ elongata O. Costa, p. 105.
— Huzardi Payr., p. 103.
— reticulata Risso, p. 103.
— Sicula Pot. e Mich.,p.105.
—_ squamulosa Aradas, p.103.
Euthropia crassa Brus., p. 110.
fi
Fissurella cinnabarina, p. 103.
— — corrugata O. Costa, p. 108.
— costaria Auct., p. 103.
— 367 —
Fissurella crassa O, Costa, p. 103.
— gibba PA, p. 103.
—.- Graeca.Auct., p. 103.
— — lilacina, p. 103.
— mamillata Risso, p. 103.
— mediterranea Sow., p. 103.
— neglecta Desh., p. 105.
— nubecula Auct., p. 103.
— Philippii Req., p. 103.
— rosea, p. 105.
— viridis, p. 103.
Flemingia, p. 281.
Fossarus Adansonii Ph.. p. 111.
— ambiguus Monts., p. 111.
— Kutschigianus, p. 111.
— Lanoei Baudon, p. 111.
Fruticicola, p. 546.
Fusus islandicus. p. p. 50.
G
Galeodina striatula Da Costa, p. 163.
Gibbula Adansonii Payr., p. 105.
— Adriatica Ph., p. 105.
— Agathensis Recluz, p. 105.
— angulata Brus., p. 105.
— ardens v. Salis, p. 104.
— bicolor Risso, p. 104.
— depressa Risso, p. 105.
— desserea Risso, p. 107.
— Drepanensis Brugnone, p.106.
— elata Brus., p. 105.
—_ gìbbosula Brus., p. 105.
— Ivapicsi Brus., p. 106.
— leucophaea Ph., p. 105.
— mediterranea Risso, p. 107.
— nivosa Adams, p. 105.
— Philberti Recluz, p. 104.
— purpurata Brus., p. 107.
— purpurea Risso, p. 106.
-—- pygmaea Risso, p. 105.
— rupestris Risso, p. 109.
Gibbula sanguinea, p. 104.
— Spratti Forbes, p. 105.
— umbilicaris Auet,, p.106.
AR — v. Doriae T. Can.,p.107.
— umbilicata Mtg., p. 105, 106.
— varia Auct., p:.105.
— variegata Risso, p. 105.
— Vimontiae Monts., p. 106.
Gibbulastra divaricata L., p. 107.
— rarilineata Mich., p. 107.
Gerstfeldlia, p. p. 33.
Godlewskia, p. p. 33.
Gregariella sulcata, p. 90.
Gulnaria auricularia, p. p. 50.
— ovata, p. p. 50.
H
Haliotis bicolor 0. Costa, p. 104.
— bistriata O. Costa, p. 104.
— glabra O, Costa, p. 104.
— lamellosa Auct., p. 104.
— marmorata Costa, p. 104.
—. neglecta Ph., p. 104.
= oparra \hiss0, 4 pi 40-45
— pellucida v. Salis, p. 104.
—_ reticulata Reeve, p. 104.
—. secernenda Monts.. p. 104.
— tuberculata Risso, p. 194.
v. lucida Req., p. 104,
— varia Risso, p. 104.
Helix acicula, p. p., 31.
— ambigua L., p. 11l.
= \apicma, pi p: 32.
_ — v. Ramburi Mab.,p. p.32.
— arbustorum, p. p. 49.
—MIASPersa, pi pi ole
—. carpathica, p. p. 34.
— Clessini Ulieny, p. p., 50.
— complanata Lin., p. 215.
— expallescens, p. p. 33.
— faustina, p. p. 34.
— 368 —
Helix fruticosa, p. p. 383.
— fulgidus, p. 280.
—. hispida, p. p. 49.
— hortensis, p. p. 6, 49.
— lapidicida, p. p. 6, 31.
-- Lubomirski Slos., p. p. 50.
— lutescens, p. p. 83.
— nemoralis, p. p. 49, 50.
— obvoluta, p. p. 34, 49.
— Orithbyia, v. Mart., p. 346.
— pulchella, p. p. 31.
— Lruderata; ‘p. p. 84.
-— Ruppelli, p. 346.
— solaria, p. p. 50.
-- substriata, p..pi 32.
— transsylvanica, p. p. 50.
Hvala, p. 281.
Hyalina deila Bourg., p. p. 82.
— Kryoikyi Cles., p. p._ 32,39.
— Kutaisiana, p. p. 33.
— Oscari Komac., p. p. 21.
— planaria, p. p. 33.
—- sucinacia Béottg., p. p. 21.
— transsylvanica, p. p. 33.
Hydrobia, p. p. 338.
— vitrae, p. p. 1.
I
Idyla, p. p. 22.
J
Jujubinus, p. 108.
L,
Ladas Keraudreni Lesueur, p. 168.
Leachia cornea Risso, p. 230.
— elongata Ph., p. 277.
— viridescens Risso, p. 230, 281.
Leucosia, p. p. 93.
Liebaicalia, p. p. 98.
Lima aperta Hanley, p. 89.
Lima bullata Payr., p. 88.
— excavata, p. p. 50.
— fragilis Se., p. 89.
— imbricata Risso, p. 88.
— levigata Risso, p. 88.
— tenera Ph., p. 88.
— squamosa Lk., p. 88.
— ventricosa Sow., p. 88.
Limax achwabi Frauenf., p. p.834.
— panormitanus, p. p. 49.
— — v.Ponsombyi Hes., p. p. 49.
-—- Schwabi, p. p. 34, 59.
— tenellus, p. p. 33.
— transsylvanicus Heyu.,p.p.34,50.
— unicolor, p. p. 39.
Limnaea auricularia, p. p. d.
_ — v.ampla Hartm., p. p. 5.
_ distorta, p. p. 81.
- fuscus, p. p. 81.
— Kixkx), pipe Sk
- quadrangulata, p. p. 81.
— sinistrorsa, p. p. 51.
— stagnalis, p. p. 81.
Limnorea, p. p. 99.
Littorina rudis Maton, p. 106.
— saxatilis Olivi, p; 106.
Loligopsis, p. 230.
Loripes Desmaresti Payr., p. 90.
— gibbosus Se., p. 91.
— lacteus Auct., p. 90.
— lactoides Desh., p. 90.
- luteola Desh., p. 90.
Lovipinus fragilis Ph., p. 91.
Lucina bullata Reeve, p. 91.
— divaricata Auct., p. 9.
— edentula L., p. 9l.
— gibbosa Desh., p. 9I.
— lactea Desh., p. 90.
— pellucida Caruana, p. 91.
— Philippiana Reev., p. 91.
— Schrammi Crosse, p. 9I.
Lucinella commutata Ph., p.9!.
— 369 —
Lythoglyphus Nalicoides, p. p. 90.
— pannonicus, p. p. 34,57.
= pygmaeum Frau.,p.p.57.
_ Tripaloi Brus., p. 07.
M
Maakia, p. p. 33.
Mantellum hians Gm., p. 88.
— — v. minor, p. 88.
— — v,. mediterranea M.,p.88.
-— inflatum Chemn., p. 88.
Manzonia costata Adams, p. 162.
Maravignia Sicula Arad., p. 110.
Margarita pulchel!a Martin, p. 106.
Margaritana margaritifera, p. p. 49.
Marginella, p. p. 51.
Mastus carneolus Monss., p. p. 21.
—_ transsylvanicus Komac.,p.p.21.
— turgidus Kob., p. p. 21.
Microsetia coelata Monts., p. 280.
— Cossurae Calc., p. 280.
— fulgida Adams, p. 280.
— — v. pallida Jeffr., p. 280.
— - mierometrica Seg.. p. 280.
— ochroleuca Brus., p. 280.
Modiola Adriatica Lk., p_ 90.
2 barpata 1; pu 90.
— discors Auct., p. 90.
— diserepans Auct., p. 90.
— Europaea D'Orb., p. 90.
— imberbis Brus., p. 90.
— laevis Dan. e Sand., p. 99.
— marmorata Forbes, p. 90.
_ phaseolina Ebhospa 89:
— Poliana Pl, p. 90.
— solida H. Martin, p. 89.
— villosa Nardo, p. 89.
Modiolaria costulata Risso, p. 90.
_ subpicta Cantr., p. 90.
Modiolus barbatellus Cantr., p. 90.
Il Naturalista Siciliano, Anno IV,
Modiolus costulatus Risso, p. 90.
— subpictus Cantr., p. 90.
— suleatus Risso, p. 90.
Monodonta articulata, p. 108
— Couturii Payr., p. 109.
- Draparnaudì Payr, p. 108.
-- fragaroides Lk., p. 108.
_ Lessoni Payr., p. 107.
— Richardi Payr., p. 107.
— Olivieri Payr., p. 108.
— tessellatus, p. 108.
-— Ulvae Risso, p. 108.
- Vieillotii Payr., p. 109.
Murex aconthostephes, p. p. 52.
— adunco-spinosus, p. p. 32.
— Gundlachi Dunker, p.p. 55.
— Reevei, p. p. 33.
— serrato-spinosus Dunk., p. p. 93.
Mya truncata, p. p. 50.
Mytilaster Blondeli H. Martin, p. 89.
- crispus Cantr., p. 89.
_ cylindraceus Req., p. 89.
Liburnieus Chiereg., p. 89.
— lineatus Gin., p. 89.
- minimus Poli, p. 89.
— solidus Martin, p. 89.
Mytilus Cavolini Se., p. 90.
— flavus Poli, p. 39.
— Galloprovincialis Lk., p. 89.
— Petagnae Sc., p. 90.
— succineus Dan. e Sand., p. 89.
N
Neaera arctica, p. p. 51.
Nassa corniculuma, p. 227.
Nassaria Kampyla, p. p. 22.
Natica, p. p. 51.
Neritina, p. p. 50.
Nodulus contortus Jeffr., p. 229.
— . intortus Monts., p. 229.
O
Onoba, p. 277.
striata Adams, p. 229.
Orcula dolium Drp., p. p. 21.
Jetschini Komac., p. p.
Orthis bifida O. Costa, p. 87.
pera, v. Mulfh., p. 87.
cochlear, p. 186.
Ostrea
— cristata Hidalgo, p. 87.
curvata Risso, p. 87.
denticulata Poli, p. 87.
fasciata Gm., p. 88.
glacialis Poli, p. 88.
hians Dillw., p. 88.
obesa Reeve, p. 87.
plicata Weink., p. $7.
plicatula Ph., p. 87.
saxosa Hidalgo, p. 83.
stentina, p. 97, 88.
tuberculata Brocch,, p. 88.
\E
Paludestrina cornea Risso, p.
Paludina, p. p. 81.
Adjacensis Req., p. 250.
muriatica Ph., p. 250.
Porri, p. 278.
— 370 —
Patella coerulea Auct., p. 102.
fragilis Ph., p. 102.
lugubris Risso, p. 102.
scutellaris Lk., p. 102.
subplana Pot. e Mich.,p.102.
tarentina v. Salis, p. 102.
Patellastra lusitanica Gm., p. 103.
Pecten
nigropuncetata, p. 105.
puncetata Lk., p. 103.
corneus Sow., p. 133.
cristatus Bronn., p. 133.
hyalinus Poli, p. 88.
incomparabilis Risso, p. 88.
Jeffreysi De Greg., p. 133.
Laurenti L., p. 133,
Milne Edwardsi De Gr.,p. 133.
multistriatus Poli, p. 88.
Oweni De Greg., p. 133.
pellucidus Payr., p. 88.
pictus Sow., p. 133.
pulcherrimus Risso, p. 88.
pusio L., p. 88.
septem-radiatus, p. p. 50.
succineus, p. 88.
Testae Ph., p. 88.
virgo Lk., p. 88.
Peringia, p. 230.
Peringiella Epidaurica Brus., p. 277.
nitida Brus., p. 277.
Persephona rufilabris Leach., p. 140.
violacea Desm., p. 140.
Phallusia, p. p. 35.
Phasianella alternata Monts., p. 110.
Hoberti Brus., p. 110.
incomparabilis Mts., p. 110.
intermedia Ph., p. 110.
pulchella Recluz, p. 110.
pulla, p. 110.
tenuis Mich., p. 110.
Vieuxii Payr., p. 109.
Phorcus margaritaceus Risso, p. 107.
mutabilis Ph,, p. 107,
Salinasii Cale. e Ar., p. 231.
vivipara Dybws., p. p. 33.
Parmacella calyculata Kob., p. p. 49.
— Valenciennesi Hes., p. p. 49.
Partula compressa Pease, p. 344, 345.
dentifera Pfr., p. 345.
Layardi Brazier, p. 944.
radiata Pease, p. 344.
Parvisetia Scillae Seg., p. 280.
Patella aspera, p. 102, 103.
athletica, p.. 102.
Bonardi Payr., p. 103,
— 871 —
Phorcus Richardi Payr., p. 107.
— striatus Risso, p. 107.
Pirostoma, p. p. 22.
Pisania, p. p. 984.
Pisidium, p. p. 51.
Pisinna, p. 279.
— puncetulum Ph., p. 229,
Plagiostyla Asturiana, p. 277.
Planorbis complanatus Lin., p. 215.
— Fontanus Lightfoot, p. 215,
— rotundatus, p. p. 32.
— spinorbis, p. p. 34.
— Syracusanus Cafici, p. 215.
Pomatias Adami Ben., p. 214.
— Boettgeri West., p.214,215.
—. silvanus, p. 215.
Popilia hexaspila, p. 346.
Pseudosetia Ficaratiensis, p. 281.
— macilenta Monts., p. 281.
—_ tumidula G. O. Sars.,p.281,
— turgida Jeffr., p. 281.
Pterotrachea, p. p. 35.
Puneturella acuminata, p. p. 32.
— tuberculata, p. p. 32.
Pupa dolium, p. p. 31.
— minutissima, p. p. 31.
— pulchra Reckow., p. p. 32.
— pygmaea, p. p. 81.
— superstructa, p: p. 32.
Purpura Haemastoma, p. p. 84.
RR
Rissoa acicula Desm,, p. 137.
— acuta Desm., p. 137.
— affinis Jeffr., p. 278. è
— Alderi Jeffr., p. 228.
— Alleryana Arad. et Ben., p.279.
— ambigua Brugnone, p. 279.
— apiculata Dan. e Sand., p. 139.
—+ arata Réel., p. 139.
— atomus Brus., p. 280.
Rissoa auriscalpium Schew., p. 137.
— — v. Vitrea Req., p. 137.
— aurantiaca Brus., p. 230.
—. balteata Manz., p. 277.
— Brutia Tib., p. 280.
— calathiscus Ph., p. 161.
— cancellata Desm., p. 161.
— caribaea Monts., p. 160.
—. carinata Ph., p. 162.
— cingulata Ph., p. 161.
— concinna S. Wood., p. 225.
— concinnata Jeffr., p. 281.
— contorta Jeffr., p. 229,
— costata Desm., p. 140.
—. costulata Risso, p. 139, 140.
— cerenulata Mich., p. 162.
— cerispa Watson, p. 162.
— decorata Ph.; p. 139.
— Desmaresti Forbes, p. 140.
— ebenea Brus,, p. 159.
—.-.elonzata Ph, p._277.
— Etnea Arad,, p. 160.
— exigua Michaud, p. 162.
— fasciata, p. 280.
— Ficaratiensis Brugnone, p. 281.
— fulgida, p. 280.
— fulva Mich., p. 229.
— gemmula Fischer, p. 140.
—_ gibbera Watson, p. 162.
— glabrata v. Miihlf., p. 229.
— globosa Martin, p. 228.
— Gougeti Michaud, p. 230.
— granulata Ph., p. 161.
— Guerini Récluz., p. 139.
—. intorta Monts,, p. 229.
— Joenia Amato, p. 280.
-—-. labiata Ph., p. 163.
— labiosa Mtg., p. 1838.
— lactea Mich., p. 227.
— lilacina Récluz, p. 140.
— Mandralisci Arad., p. 229.
-- marmorata Cantr., p. 229.
— 372 —
Rissoa membranacea Ad., p. 188.
Sabanea munda Monts., p.
Messanensis Seg., p. 279.
micrometrica Seg., p. 280.
miputissima Mich., p. 229.
nitida Brugnone, p. 140.
oblita Tiberi, p. 281.
obtusa Cantr., p. 228.
obtusispira Seg., p. 281.
oceani D’Orb., p. 161.
ovatella Forbes, p. 139.
paludinioides Cale., p. 278.
parva Da Costa, p. 158.
pieta Jeffr., p. 229.
porifera Lavén, p. 140.
pulchella Risso, p. 1837, 159.
pulcherrima Jeffr., p. 278, 279.
punctata Pot. e Mich., p. 140.
punetulum Ph., p. 229.
punetum Cantr., p. 277.
purpurea M'Andrew, p. 140.
rudis .Ph., p. 227.
sabulam Watson, p. 229.
scabriuscula Req., p. 161.
Schevartzii Benoit, p. 160.
Scillae Seg., p. 280.
Sciutiana Ar. e Ben., p. 278.
similis Ph., p. 139, 140.
soluta, p. 228, 279, 281.
subsulcata Ph., p. 228.
subventricosa Cantr., p. 140.
140.
trochlea Mich., p. 165.
turgida Jeffr., p. 281.
variabilis v. Mihlf., p. 140.
ventricosa Desm., p. 140.
vexillata Brus., p. 280.
Weinkauffi Monts., p. 160.
Zancleana, p. 278.
tricolor Risso, p.
139
Ico
Sabanea paucicostata Leach., p. 138.
— plicatula Risso, p. 138.
—. pulchella*Phip:0138ì
— radiata Ph ‘piios;
—- simplex Ph., p. 198.
Scalaria tortilis, p. p. 32.
= (varicosa, pi 'p. sgi
Scaphander puncto-striatus, p.p. 50,
Serobicularia piperata, p. p. 50.
Segmentina nitida Flem., p. 215.
Setia Alleryana Arad. e Ben., p. 279.
— — v. solidula Monts., p. 279.
— amabilis Monts., p. 279.
-- Cossurae Brus., p. 280.
— fulgida Brus., p. 280.
— ‘fuscaCbhi, piSseisì
— — v. major-inflata Mts.p. 279.
— — v. minor-turriculata, p. 279.
— globulinus Monts., p. 278.
— limpida Monts., p. 279.
281.
279;
— ochroleuca Brus., p. 280.
— macilenta Monts., p.
— Messanensis Seg., p.
— pygmaea Mich., p. 278.
— Seiutiana Arad. e Ben., p.
— soluta Ph., p. 279.
— (turriculata Monts., p. 279. ,
Sinusigera cancellata, p. p. 94.
= Huxleyi, p. p. 34.
— microscopica, p. p. 54.
278.
= perversa, p. p. 94.
Solarium, p. p. 82.
Stenogyra socotorana Mart., p. p. 17.
Stomatella costata O. Costa, p. 111.
Succinea putris, p. p. 81. y
E
Tellina baltica, p. p. 50.
— gibbosa O. Costa, p. 91.
Terebratula Neapolitana Se., p. 87.
— — scobinata Cantr., p. 87.
— 379 —
Terebratula soldaniana Auct., p. 87.
Thapsia rudis Ph., p. 227.
Trachybaicalia, p. p. 33. .
Tricolia intermedia Sc., p. 109.
— Nicaeensis Risso, p. 109.
— rubra Risso, p. 109.
—. speciosa v. Muhlf., p. 109.
Tricoliella Hoberti Brus., p. 110.
_ pulla L., p. 110.
—_ punetata Risso, p. 110.
Triforis, p. p. 94.
Triton, p. p. 40.
Trochus Adansonii, p. 105, 106.
— adriaticus Ph., p. 105.
— Agathensis Réeluz., p. 105.
— alveolatus Ph., p. 105.
— ardens, v. Salis Mars, p. 104.
— Cossurensis Calc., p. 107.
—. crassus Pult., p. 108.
— De Jacobi Arad., p. 108.
— divaricatus, p. 107.
— Fermonii Payr., p. 104.
— gibbosula Brus., p. 105.
— Gravesi Forbes, p. 108.
— helicoides Ph., p. 106.
— leucophaeus Ph., p. 105.
— lineatus BI., p. 106.
—_ lineolatus Pot. e Mich., p.106.
— littoralis Brus., p. 108.
— maculatus Risso, p. 108.
— matoni BI., p. 108.
— Michaudi BI., p. 104.
—. mutabilis Fischer, p. 107.
— nigerrimus BI., p. 108.
— obliquatus Gm.. p. 106.
— olivaceus Anton., p. 105.
— pallidus Forbes, p. 105.
— parvulus Brus., p. 108.
— Pennanti Ph., p. 106.
— Philberti Récluz, p. 104.
— pictus Ph., p. 105.
—— pygmaeus Ph., p. 105.
Trochus Racketti Auct., p. 105.
— radiatus Anton., p. 107,
— rarilineatus Mich., p. 107.
— Roissyi Payr., p. 105.
— Sartorii Arad., p. 108.
— semiglobosus Arad., p. 106.
—. seriopunctatus BI., p. 108.
— tessellatus Gm., p. 107.
— tumidus Weink., p. 105.
— turbinatus, p. 107.
— turbinoides Desh., p. 106.
— varians Desh., p. 105.
— villicus Ph., p. 104.
— vulgaris Risso, p. 108.
Trochoeochlea articulata L.,p.107,108.
_ lineata, p. 108.
—_ turbinata Born., p. 107.
Truncatella fusea Ph., p. 278.
Turbo amethistinus Ren., p. 140.
— calathiscus Laskey, p. 161.
— cancellatus Da Costa, p. 162.
— carinatus Mtg., p. 163.
— cingillus Mtg., p. 228.
— . coccineus. Desh.,. p; 106.
—. costatus Adams, p. 162.
— flammeus, v. Salis, p. 110.
— lucullanus Sec., p. 110.
—. pictus Da Costa, p. 110.
— plicatus, v. Muhlf., p. 162.
— pullus, p. 110.
— purpureus Risso, p. 106.
— Rissoanus Delle Chiaje, p. 140.
— ruber Mts., p. 229.
—_ sanguineus L., p. 105.
— semistriatus Mto., p. 228.
— speciosus, p. 109.
— striatulus Da Costa, p. 163.
—. striatus Da Costa, p. 229.
— trifasciatus Adams, p. 228.
— unifasciatus Mtg., p. 239.
— variegatus Risso, p. 107.
— vittatus Donov., p. 228,
5
6
VO
.
Uncinaria, p. p. 2
Uhio, paprrat.
— ater, p. p. 49.
Vv
Valvata, p. p. 50.
— Anapensis Cafici, p. 216.
— macrostoma Steenb., p. 216.
— Monterosati Cafici, p. 216.
Venus effossa, p. 195.
Vivipara vera, p. p. 60.
Z
Zippora auriscalpium L., p. 137,
— Drummondi Leach., p. 137.
— elata Ph., p. 138.
— fragilis Michaud, p. 188.
— oblonga Auct., p. 138.
— paradoxa Monts., p. 137.
Zizyphinus aequistriatus Monts ,p.108.
_ depictus Desh., p. 108.
— Gravinae Monts., p. 109.
_ Laugieri Payr., p. 108.
Matonii Payr., p. 108,
ZOOLOGIA IN GENERALE ©
A
Acanella, p. p. 22.
Acanthias Blainvillii Risso, p. 176.
— spinax Risso, p. 177.
— vulgaris Risso, p. 177.
Acenuthis betulorum Sund., p. p. 18.
—. canescens, p. p. 18.
— Hoelbollis, p. p. 18.
— linaria Brehm., p. p. 18.
— rufescens, p. p. 18.
— sedentaria, p. p. 18.
Acanthogorgia muricata, p. p. 22.
Acipenser huso, p. p. 18, 19.
— sturio Lin., p. 330.
Acrocephalus magnirostris Lilj.,p.p.18.
Alburnus bipunetatus, p. p. 19.
— leuciscus, p. p. 19.
— lucidusHeck. e Kner, p.p.19.
Alloptes crassipes Can., p. p. 49.
Alopias vulpes Bonap., p. 178.
— macrourus }raf.. p. 178.
Alosa vulgaris, p. p. 19.
Amaroucium proliferum M.E., p. p. 21.
Amphitrite rubra, p. p. 51.
—_ variabilis, p. p. 51.
Analges, p. p. 49.
Anas boschas, p. p. 29, 45.
— \ereoca, p: pi 29
Anguis fragilis, p. 915.
Anodontostoma octosulcatum, p. p. 21.
Anthus palustris, p. p. 30.
Aptenodytes, p. p. 18.
Aquila chrysaetos, p. p. 46.
—. fulva, p. p. 46.
— imperialis, p. p. 18.
Ardea egretta, p. p. 18.
Argillaecia badia Brady, p. 42.
-- messanensis Seg., p. 4l.
Argyropelecus hemigymnus Coc,, p.26.
Aspidosiphon fuscus, p. p. 6.
Athene noctua, p. p. 21.
Atimostoma capense Smith., p. 233.
Atractis dactylura Dy., p. p. 49.
B
Bairdia complanata Brady, p. 128.
— expansa Brady, p. 127.
(1) Sotto questo titolo si sono comprese tutte le altre branche della Zoologia, per le
quali non si reputò necessaria la compilazione di un indice speciale.
— 975 —
Bairdia formosa Brady, p. 127, p.p. 16.
— inflata Norm., p. 126.
— messanensis Seg., p. 126.
— subdeltoideaMiins.,p.p.16 p.124.
— — v. marmorata Seg., p. 125.
— — v. oblonga Seg., p. 125.
Balanus, p. p. 50.
— tulipiformis, p. 1396.
Balistes annularis Raf., p. 328.
— capriscus Gm., p. 328.
— lunulatus Risso, p. 328.
— vetula Risso, p. 328.
Berbrana striolata Keyserl., p. p. 48.
Batocera, p. p. 22.
Bombifrons indicus Gr., p. p. 29.
Branchiostoma, p. p. 21.
Bugghiu, p. 147.
Buteo Menestriesi, p. p. 30.
— vulgaris, p. p. 18.
C
Caddutu, p. 176.
Calcituba polymorpha, p. p. 6.
Capriscus porcus Raf., p. 328.
Caranx carangus C. V., p. 86.
Carcharias ferox Risso, p. 178.
— galeus Risso, p. 269.
— glaucus Linn., p. 179.
— lamia Risso, p. 178.
-_ vulpes Cuv., p. 178.
Carcharodon lamia Bp., p. 178.
Carnisoma carnifex Hbst., p. p. 17.
Centrina Salviani Risso, p. 177.
Chamaeleon calyptratus, p. p. 17.
_ monacha, p. p. 17.
Chauliodus Sloani Bl. Schn., p. 168.
Chermes cavicula, p. p. 1.
Cheylethus heteropalpus Megn., p.p.48.
-- parasitivorax, p. p. 48.
Chimaera mediterranea Risso, p. 271.
— monstruosa Lin., p. 271.
Chlorophthalmus Agassizii Bp., p. 71.
Chrysogorgia Foerkesii, p. p. 22.
Cialandruni, p. 178.
Circus aeruginosus, p. p. 18.
Claudina Ransonetii, p. p. 6.
Clupea fallax, p. p. 19.
— sardina, p. p. 336, 337.
Collaria morsitans L., p. p. 17.
Columba domestica, p. p. 2, 30.
— _ livia, p. p. 30.
Corvus cornis, p. p. 30.
—Tmoredula, pi pr2.
Coryphaena hippurus Lin., p. 235.
"=" pelagica Lac., p. 285.
Coryphaenoides, p. 293.
Crocodilus madagascariensis, p. p. 29.
— palustris Less., p. p. 29.
a robustus, p. p. 29.
_ vulgaris, p. p. 29.
Cubiceps gracilis Lowe, p. 238.
Cyanites coeruleus, p. p. 30.
Cybium Veranyi Dod., p. 86.
Cyclops, p. p. 2.
Cypselichthys japonicus, p. p. 3.
Cypselus apus, p. p. 46.
Cypridina Edwardsii Reuss., p. 187.
Cystipus pleuripus, p. p. 6.
Cythere albo-maculata Baird., p. 151.
— clathrata Brady, p. 186.
-- — v. lyrata Brady, p. 186.
- —v.latimarginata Br.p.186.
— convexa Baird., p. 128.
—. corrugata Reuss. , p. 188.
— crispata Brady, p. 152.
— Edwardsii Bosquet, p. 187.
—- emaciata Brady, p. 188.
— Jonesii Baird., p. 189.
— — v.ceratoptera, p. 189.
— mutabilis Brady, p. 186.
— prava Baird, p. 188.
—. Speyeri Brady, p. 149.
— Stimpsoni Brady, p. 187.
Cythere subtrigona Seg., p. p. 16.
— — v.marginato-striata,p.p.16.
— tenera Brady, p. 151.
— tuberculata Brady,p.186,187.
—. venus Seg., p. 149.
— — v.messanensis Seg.,p.150,
— Woodwardi Brady, p. 151.
Cythereis tuberculata Sars., p. 186.
Cytherina Edwardsii Roem., p. 187.
— fimbriata Roem,, p. 187.
NO)
Dactylopterus volitans, p. 75.
Dasyatis altavela Raf., p. 147.
— pastinaca Raf., p. 147.
Dasybatis aspera Bonap., p. 148.
— asterias Bonap., p. 148.
— clavata Bonap., p. 148.
Delphinus Orca Fabr., p. p. 47.
Deristomum Benedenii, p. p. 6.
Dermalichus, p. p. 49.
Dicrurus sumatranus, p. p. 2.
Didunculus strigirostris, p. p. 45.
Dimorphus, p. p. 49.
Dipterodon, p. 82.
Dosilia Baileyi Cart., p. p. 51.
— Stepanowi Dybow., p. p. 51.
E
Ebo iatithorax Keyserl., p. p. 48.
Echinorhinus spinosus Bonap., p. 269.
Emberyza leucocephale, p. p. 30.
Engraulis encrasicholus, p. 396.
Epeira fusca, p. p. 2.
Etmopterus aculeatus Raf., p. 177.
Eudyptes, p. p. 18.
1a)
Falco Feldeggi, p. p. 30.
DI‘?
— tinunculus, p. p. 2, 18.
Fierasfer acus Kp., p. p. 3.
Fringilla domestica, p. p. 2.
— pyrrhula, p. p. 45, 46.
G
Galeus canis Bonap., p. 259.
— catulus. Raf., p. 270.
— melanostomus Raf., p. 270.
— mustelus Raf., p. 270.
— stellaris Raf., p. 270.
Gallus domesticus, p. p. 46.
Giardia agilis, p. p. 95.
Girella, p. 31.
Glaucostegus Halavi Bonap., p. 172.
Gobius Haackei Steind., p. p. 50.
Gonostoma denudatum Raf., p. 22.
Gywmnetrus mullerianus, p. 164.
Ja
Hadites tegenarioides, p. p. 1.
Haliaetus albicilla, p. p. 18.
Halleria punctata, p. p. 3.
Heptranchias cinereus Raf.,, p. 177.
Heteralocha, p. p. 18.
Heteromita lacertae, p. p. 95.
Heterostoma, p. p. 21.
Hexanchus griseus Raf., p. 177.
Hippocampus antiquus Risso, p. 272.
— brevirostris Cuv., p. 272.
_ heptagonus Raf., p. 272.
— rosaceus Risso, p. 272.
Hirundo dasypus, p. p. 30.
— lagopida, p. p. 30.
Histiopterus reeurvirostris Rich.,p.p.3.
Holothuria magellani, p. p. 6.
_ mammillata, p. p. 6.
_ Marenzelleri, p. p. 6.
— pervicax, p. p. 6.
-- pleuripus, p. p. 6.
— tuberosa, p. p. 3.
Hymenocephalus italicus Gigl., p. 294.
Hyphantornis, p. p. 46.
Hypsirhynchus hepaticus Face.112,152.
Idiochila, p. p. 19.
Isurus oxyrhvnchus Raf., p. 178.
— Spallanzani Raf., p. 178.
J
Jattupardu, p. 270.
Ke
Kophobelemnon scabrum, p. p. 22.
Krohnius filamentosus Cocco, p. 291.
L
Labrichthys elegans Steind., p. p. 30.
Lacerta albiventris Bon., p. 825.
— bilineata Raf., p. 315,
— cbloronota Raf., p. 315.
— muralis, p. 325.
—_ neapolitana Bedr., p. 325.
— _ nigriventris Bon., p. 325.
— sicula Raf., p. 315.
— viridiocellata, p. 325.
Tag SVEN as 3S
—* viridis Gesn., p. 313, p.p. 35.
Laeviraja macrorhynehus Bp., p. 148.
— 0xyrhynchus Bona p., p.148.
Lamia cornubicus Riss., p. 178.
Lamna cornubica Cuv., p. 178.
Lanius borealis europaeus , p. p. 18.
— rapax Brehm., p. p. 18.
Leiobatus aquila Raf., p. 146.
Lepidisia, p. p. 22.
Lepidoleprus coelorbynchus Ris,,p.331.
— trachyrhynchus Riss.,p.331.
Il Naturalista Siciliano, Anno Ili,
Leuciscus alburnoides de Sel., p.p.19.
— Baldeneri, p. p. 19.
— dolabratus, p. p. 19,
Linguata, p. 332.
Linota cannabina, p. p. 80.
Listrophoras gibbus Pag., p. p. 48.
Lobotes auetorum Giintl., p. 86.
Locustella luscinoides, p. p. 2.
Loxoconcha avellana Brady, p. 254.
_ lata Brady, p. 255.
_ seminulum Seg., p. 256.
SE tenuis Seg., p. 255.
— tumida Brady, p. 255.
Lumbricus, p. p. 6.
M
Macrocypris elongata Seg., p. 76.
— gracilis Seg.. p. 76.
— maculata Brady, p. 78.
_- setigera Brady, p. 75:
- trigona Bea... pa ZL
Macrurus coelorhynehus, p. 293, 381.
— rupestris Bloch, p. 381.
Magnusa, p. 270.
Ma!acocephalus laevis-Sow., p. 294.
Mantipus Hildebrandi Peters, p. p. 8.
Maurolicusamethystino-pucetatus Coe-
Cpt.
Mayenia fluviatilis Auct., p. p. 51.
Megninia, p. p. 49.
Melanostoma japonicum, p. p. 3.
Mergus serrator, p. p. 18.
Merula fuscata, p. p. 29.
Micophoneus castaneus, p. p. 2.
Mierodactylis caudata, p. p. 6.
Mola, p. 329.
Molva vulgaris Flem., p. 86.
Motelia communis, p. 75.
Muscicapa albicollis, p. p. 2.
Q
_ luctuosa, p. p. 2
47
Mus decumanus, p. p. 28.
— rattus, p. p. 28.
Mustelus laevis Risso, p. 270.
— plebejus Risso, p. 270.
— vulgaris M, H., p. 270.
Myliobatis aquila, p. 146.
Myoxus glis Gwm., p. p. 23.
N
Narvachus suleatus De Fil.e Var.p 233.
Nerophis corallina Cocco, p. 272.
maculata Raf., p. 272.
Niphargus, p. p. 2.
Notidanus cinereus Cuv., p.
—- griseus Cav., p. 177.
- monge Risso, p. 177.
Noternis Hochstetteri, p. p. 18.
Numida meleagris, p. p. 46.
O
Obisium Deschmanni, p. p. 1.
Octobranchus Giardi, p. p. 51.
Odontaspis ferox Agass., p 178.
Ogghialoru, p. 176.
Ogghialuni, p. 176.
Orca gladiator Gray, p. p. 47.
Orthagoriscus mola Cuv., p. 329.
Orthragus oblongus Raf., p. 329.
Otus brachyotus, p. p. 18.
Oxycephas scabrus Raf., p. 331.
Oxynotus centrina, Raf., p. 177.
Oxyrrhina Spallanzani Bp., p. 178.
Oxyris dentata Drasche, p. p. 49.
EP
Pachimetopon, p. 81, 82.
LE
lingulatus, p. p. 51.
longicollis Sch., p. p. 49.
robusta Drasche, p. p. 49.
uncinata Drasche, p. p. 49.
=" Rae =
Pachycalamus, p. p. 17.
Pachylasma giganteum, p. 136.
Paddottula, p. 177.
Pagurus bernhardas, p. p. 3.
Palaecus Vicentii Steind., p. p. 30.
Palumbu, p. 269.
senza denti, p. 270.
Parus Michalowskii, p. p. 380.
Pentaceros, p. p. 3
Pesce violino, p.
Petromyzon fluviatilis, p. p. 47.
Passer domesticus, p. p. 45.
Pastor roseus, p. p. 2.
Pelopsia candida, p. 71.
Pentaceropsis, p. p. 8.
LOD:
Planeri, p. p, 47.
Phascolosoma nigritorquatus, p. p. 6.
Phoxinus laevis, p. p. 19.
Phylloscopus brevirostris Sbric.,p.p.18-
Eversmanni Bup., p.p.18.
Picara monaca, p. 148.
Pichira, p. 149.
Pista
— v.Sicula Dod., p. 83.
flavolineatus Poey, p. 83.
incisor Valene., p. 85.
Pimelepterus Bosci Lacep., p. 81,83,86.
sci bandera, p. 178.
cani, p. 178.
cardu, p. 269.
citarra, p. 169.
fimminedda, p. 147.
porcu, p. 328.
suriéà, ‘p.1477 271
vacca, p. 177.
viulinu, p. 169.
— imperialis, p. 173.
cretacea, p. p. 51.
Platalea leucorodia, p. p. 18.
Platidattilo facetano, p. 327.
Pleuronectes solea Lin., p. 382.
Polyclinoides diaphanum Drase,,p.p.21.
Pontocypris dactylus Eger, p. 40.
Pontocypris mytiloides, p. 40.
— polita Seg., p. 40.
_ punetata Seg., p. 39.
— simplex Brady, p. 73.
Prionodon glaucus M. H., p. 179.
a lamia M. H., p. 179.
Pristiurus melanostomus Bp., p. 270.
Protalges, p. p. 49.
Proteracanthus, p. 82.
Psamodromus hispanicus Fitz., p.p. 47.
Pseudalloptes, p. p. 49.
Pteroplatea altavela M. H., p. 147.
Pteralcptes, p. p. 49.
R
Raja altavela Lin., p. 147.
— aquila Lin., p. 146.
— asterias Delar., p. 148.
— batis Lin., p. 147.
— clavata Lin., p. 148,
— falsavela Bonap., p. 147, 148.
— halavi Forskàl, p. 172.
— Jojenia Cocco, p. 148.
— maculata Mont., p. 147, 148.
— marginata Lacép., p. 147, 148.
— miraletus Lin., p. 147, 148.
— oxyrhynchus Risso, p. 143.
— pastinaca Lin., p. 14/.
— pigara Raf., p. 147.
— quadrimaculata Risso, p.147,148.
— radula Delar., p. 147, 143.
— rostellata Risso, p. 147.
— torpedo Lin., p. 148.
Rhinobatus caemiculus, p. 171, 172.
— Columnae Bp., p. 169,170,171.
— halavi Rupp.. p. 169, 171, 172.
— undulatus, p. 171, 172.
Rhyna squatina Raf., p. 176.
Rhynchocephalus, p. p. 3.
S
Sarda masculina, p. 177.
Sauru chiattu, p. 284.
— jancu, p. 234.
— niru, p. 234.
— tundu, p. 234.
Scolopendra, p. p. 17.
Scombrox, p. p. 3.
Scopelus Benoiti Cocco, p. 54.
— uraeoclampus Face., p.51,96.
Scorpis, pi SI.
Scurpiuni, p. 327.
Scyllium Artedi Kisso, p. 270.
— canicula Cuv., p. 270.
— — caniculus Risso, p. 270.
— melanostomum Bp., p. 270.
—. stellare Risso, p. 270...
Scymous lichia Cuv., p. 177.
— nicaeensis Risso, p. 177.
— spinosus Risso, p. 209.
Scyphius, p. 272.
Seraspis scutata, p. p. 6.
Silurus glanis, p. p. 18.
Siphostoma acus Raf., p. 271.
—_ viridis Raf., p. 271.
Sirpuzza di mari, p. 271.
Solea buglossa Iisso, p. 332.
— lascatis Risso, p. 332.
— vulgaris Cuv., p. 332.
Solamitu, p. 327.
Sphyrna tiburo Raf., p.-271.
— zygaen: Raf, p. 270.
Spinax acanthias Cuv., p. 178.
— Blainvillii Bp., p. 176.
— niger Cloquet, p. 19%,
— uyatus Bp., p. 176.
Squalus acanthias Lin., p. 16, a.
— canicula L'n., pi 270.
— carcharias Bp., p. 179.
== 10SO ine
Squalus catulus Lin., p. 270.
— eentrina Lin., p..177.
— cornubicus Risso, p. 178.
— ferox Risso, p. 178.
— galeus Lin., p. 269.
— glaucus Lin., p. 179.
— griseus Gm., p. 177.
— mustelus Lin., p. 270.
— nicaeensis Risso, p. 177.
— RRpidaa iper
— spinosus Gm., p. 269.
— squatina Lin., p. 176.
2 ja us aligop. vid
— zygaena Lin., p. 270.
Squatina angelus Dum., p. 176.
— oculata Bp., p. 176.
Stenogorgia, p. 22.
Strix aluco, p. 2.
flammea, p. 2.
Sturio vulgaris Raf., p. 3590.
Sturiuni, p. 950.
Sylvia atricapilla, p. 45.
—. titbys, p.2.
Synascidia, p. 21.
Syngnathus hippocampus Lin., p. 272.
— papacinus Risso, È BI2:
— pelagicus Lin., p. 271.
-- tvphle ‘Lin., p. 971.
— viridis Iisso, p. 271.
nb
Taddarita, p. 146.
Terebella lingulata Graube, p. p. 5I.
Testudo gracca, p. p. 49.
Tetragonurus Cuvieri Risso, p. 801.
Tetrao medius, p. p. 45.
— tetrix, p. p. 45.
— urogallus, p. p. 45.
T'etraodon mola Lin., p. 329.
Thelepus triserialis, p. p. 51.
Thelphusa laevis, p. p. 17.
= socotrensis Hilgd., p. p. 17.
Thyone spectabilis, p. p. 0.
Tichodroma' muraria, p. p. 30.
Tignusu di rocca, p. 327.
Tithanethes, p. p. 2.
nea Galvani Risso, p. 148.
— immaculata Raf., p. 148.
— marmorata Risso, p. 148.
— narke Risso, p. 148.
— ocellata Raf., p. 148.
— punetata Raf., p. 148.
— unimaculata Risso, p. 148.
ah variegata Raf., p. 148.
Torula spongicula, p. p. 6.
Trachelocirrus mediterraneus, p. 233.
Trachurus amia Risso, p. 234.
— melauosaurus Cocco, p. 234.
_ Rissoi Gigl., p. 234.
_ trachurus, p. 234.
Trachydosaurus asper, p. p. 3.
— rugosus Casteln., p. p. 3.
Trachypterus Bonelli C. V., p.-164.
— cristatus Bon., p. 163, 164,
— filicauda A. Cost., p. 164, 167.
— repandus Metaxà, p. 163.
— Spinolae C. V., p. 163.
Trematoptychus, p. p. 21.
Trichomonas vaginalis, p. p. 35.
Triton taeniatus, p. p. 47.
Tubifex rivulorum, p. p. 6.
Turdinus marmoratus, p. p. 2.
Turdus torquatus, p. p. 17.
Trygon altavela Bp., p. 149.
— pastinaca Adans., p. 147.
-- violacea Bp., p. 147.
Typhle heptagonus Raf., p. 271,
ie
Uroxis ujus Raf,, p. 147.
— 381 —
v
Vaccaredda, p. 270.
Vidua, p. p. 46.
Virdeddu, p. 179.
x
Xestoleberis depressa Sars., p. 319.
— intermedia Brady,p.319,320.
Xestoleberis labiata Br. e Rob., p. 321.
— margariteae Brady, p. 321.
— producta Ses., p. 319.
— pustnlosa Seg, p. 321.
dh
Jul
— saccata Seg., p. 32
Xiphias gladius Linn., p. 23
Z
Zygaena malleus, p. 271.
Zzazzamita, p. 327.
BOTANICA
A
Abies pectinata, p. 2.
Abrus precatorius L., p. p. 04.
Aceras anthropophora, p. p. 53.
Adoxa maschatelina, p. p. 37.
Agaricus absistens Britz., p. p. 37.
- — adacquatus Britz., p. p. 37.
— deglubens, p. p. 37.
— obseurus, p. p. 37.
— petasiformis, p. p. 2.
— scaber,: p. pdl
Agave americana, p. p. 24.
Ajuga reptans-genevensis, p. p. 96.
Aldrovanda, p. 28.
— vesiculosa, p. p. 7.
Alisma parnassifolium, p. p. 7.
Alitriche verna, p. p. 39.
Allium acutangulum, p. p. 8.
— fallax, p. p. 8.
— melanantherum Pane., p.p. 24,
— oviferum Rol., p. p. 35.
— parviflorum, p. p. 24.
— subhirsutum, p. p. 51.
— tenuiflorum, p. p. 24.
— xanthicum, p. p. 23.
Aloe; p. p. 53.
Amaryllis belladonna, p. p. 33.
Amorphophallus, p. p. 53.
Anacalypta Starkeana, p. 64,
Anagallis coerulea, p. 42.
— parviflora, p. 42.
— phoenicia, p. 42,
Anemone angulosa Lam., p. p. 54,
— hortensis, p. p. 51.
— nemorosa, p. p. 36.
— transsylvanica, p. 54.
Anthemis absinthaefolia, p. p. 24.
— chia Lin., p. 213.
— — ceinerea Panc., p. p. 24.
— Columnae Ten., p. 214,266.
— Cupaniana Tod., p. 213.
— hirpina Ten., p. 266.
— Micheliana, p. 266.
—. montana, p. 213, 214, 266.
—- punctata, p. 218, 214.
Aquilegia glandulosa Fisch., p.p. 23.
— transsylvanica Schur.,p.p.23.
Arbutus unedo, p. p. 53.
Arisarum vulgare, p. p. 36.
Armeniaca vulgaris, p. p. 37.
Armeria Gussonei, p. p. 23.
— 382 —
Armeria saneta Jank., p. p. 23.
Arum arisarum, p. p. 56.
— italicum, p. p. 36.
Asphodelus, p. p. 23.
Asplenium septentrionale, p. p. 55.
Astragalus dacicus Heuff., p. p. 22.
- glyciphillus, p. p. 86.
_ onobrychis, p. p. 22. -
3
Barbula aloides Br. et Sch., p. 64.
— cuneifolia Brid., p. 65.
—. laevipila Brid., p. 65.
—- Mulleri Bruch., p. 65.
— muralis Hedw., p. 65.
— ruraliformis Besch., p. 65.
— ruralis, p. 65.
— squarrosa Biv., p. 64.
— subulata Brid., p. 65.
—' turgida Sw,, p. 65.
— unguiculata Hedw., p. 64.
—. vinealis Bridel, p. 65.
Bartramia ithipbylla Brid., p. 98.
— pomiformis Hedw., p. 98.
— strieta Brid., p. 98.
Betula pubescens, p. p. 24.
Bolbitius apicalis, p. p. 37.
lor)
— contribulans, p. p. 37.
Brachythecium rivulare Sch., p. 100.
— velutinus Br. et Sch., p. 100.
Bromus tectorum, p. p. 20.
Bryum argenteum Lin., p. 98.
— capillare Hedw., p. 93.
— coespiticium Lin., p. 93.
— Donianum Grev., p. 98.
— —@ platyloma Schw, p. 98.
— elwendicum Felhl., p. p. 38.
— micans, p. p. 37.
— opdalense, p. p. 37.
— pseudo triquetrum Schw., p. 98.
— torqueseens Br. et Sch., p. 97.
*
Bryum ventricosum Swartz., p. 98.
n AAA E
Buvias eracago, p. p. DI.
C
Campanula Aucheri, p. p. 24.
— orbelica Pancie , p. p. 24.
Carduus corymbosus Ten., p. 340.
— crispus, p. p. 52.
—. defloratus Hall., p. p. 52.
— Moritzii Brugg., p. p. 38.52.
— Negelii Brugg., p. p. 33,52.
— personatus Mich., p. p. 52.
Castanea vesca, p. p. 53.
Catalpa syriugaefolia, p. p. 53.
Cedrus deodora, p. p. 5.3.
Centaurea alba Lin., p. 213,
— argentea, p. 212.
— bombycina, p. 211.
— busambarensis Guss., p.209,210.
—. cineraria Guss., p. 209, 210.
— cinerea, p. 210.
— Cossoni, p. 211.
— cyanus Lin., p. 215.
— diomedea, p.,212.
-— dissecta Ten., p.:210 p. p. 23.
— eriophora, p. 212.
— Fuukii, p. 211.
— granatensis, p. 21L.
— .incana Ten,,.p. 209,
— maculosa Guss., p. 209.
— montana, p. p. 55.
— nebrodensis Tin., p. 209, 211.
— paniculata Biv., p. 209.
— “Paxlatoris, p, 209, 210.
— var. prostrata M. L., p.. 209,
— var. tomentosa. M. L., p.. 209.
— var. virgata M. L., p. 209.
— ragusina, p. 212.
— scabiosa, p. 211.
— Schouwii D. C.,.p. 212.
— solstitialis Lin., p. 213,
— 383 —
Centaurea solstitialis v. gracilis p. 213.
— soluntina Tineo, p, 212.
— subtilis, p. 212.
—_ togana Brot p. 213.
— umbrosa Huet., p. 215,
Cerastium saxicola, p. p. 25.
Cerasus lusitanica, p. p. 59.
Cercophora mirabilis Fuck., p. p. 37.
Chrococcus, p. p. 54.
Chroocoecus monetarum Sp., p. p. dI.
SI | di
Cirsium anglicum, p. p. 23.
— eriophorum Bert., p. 267,258.
— firmus Presl., p. 282, 283.
— hellenicum Boiss., p. 268.
— heterostieum Panc., p. p. 23.
— italieum, p. 268, 283.
— Kornhuberi, p. p. 33.
— lanceolatum, p. 232, 283.
—_ lucanicum M. L., p. 283.
— Lobelii Ten., p. 267, 268, 282.
-- Misilmerense Tin,, p. 282.
— pannonicum, p. p. 38.
«jw . 3)
— rivulare, p. p. 33.
— spurium Lin., p. 269.
— Vallis-Demonis M. L., p. 267,
Cistus canus All. p. 44.
Cnicus ferox D. C., p. 257, 265.
— — È Lobelii D. C., p. 267.
Colluna vulgaris, p. 185.
Conferva chtonoplastes, p. p. 37.
Conophallus titanum, p. p. 53.
Copaifera Guibourtiana, p. p. 38
Coprinus divergens, p. p. 37.
— niveus, p. p. 37.
—, tomentosus, p. p. 37.
Coronilla australis, p. p. 38.
Cortusa Mathioli, p. 54.
Cosmarium Novae Semliac Wil.,p.p.d5.
Crataegus oxyacantha, p. 92.
Crepis Fussii Kov., p. p. 23.
Crocus aérius, p. p. 7.
— atatavicus Reg. e Sem.,p. p. 7,
-Crocus aureus, p. p. 7.
— balkanensis Janka, p. p. 7.
— banaticus Heuff., p. p. 7.
— Biliottii Maw, p. p. 7.
— Boissieri Maw, p. p. 7.
— carpetanus, p. p. 7.
— corsicus Maw, p. p. ©.
— dalmaticus Vis., p. p. 7.
— Danfordiae Maw, p. p. 7.
— Imperati Ten., p. p. ©.
-— iridifloras Heuff., p. p. 7.
— Korolkovi Rec. e Maw, p.p. 7.
>; b)
— laevisatus Bory. e Ch., p.p. 7.
— longiflorus Raf., p. p. 7.
— maesiacus Ker., p. p. 7.
— malyi Vis., p. p.
ii go RI
22 MIDITMUS,, pi pod.
— montenegrinus Ker., p. p. 7.
— nevadensis Amo e C., p. p. 7.
— salicus, p. p. 7.
- — —v. Hausknecehti, p.p.7.
v. Orsinii, p. p. 7.
_ 23 dv PAASIps. Poche
— suaveolens Bert., p. p. 7, ol.
— susianus Ker., p.
| PS
=
— Tauri Maw, p. p.
NS)
— veneris Tapp., p. p.
— versicolor Gawl., p. p. ©.
Cubaca spectabilis, p. p. 53.
Cuscuta epithymum, p. p. 36.
Cymbella rupicola, p. p. 38.
Cytisus austriacus L., p. p. 56.
— ratisbonensis, p. p. 36.
D
Darlingtonia Californica, p. 28.
Davallia canariensis, p. p. 53.
Desmatodon nervosus Hook. e T., p.64.
— Starkii, p. 64.
Diauthus carthusianus, p. p. 36.
Dicranella varia Hdw., p. 64,
— 384 —
Dionaea muscipula, p. 27.
Diplotaxis crassifolia D. C., p. 340.
Drosera rotundifolia, p. 27-80, p. p. 89.
— longifolia, p. 28, 29.
Drosophyllum, p. 28.
Durvillea, p. p. 8.
HE
Elodea canadensis, p. p. 8.
Elsholtzia Patrini, p. p. 56.
Encalypta ciliata, p. p. 54.
— commutata, p. 97.
—_ vulgaris Edw., p. 97.
Entosthodon curvisetus Schimp., p.!!7.
— Templetonii Schw., p. 97.
Equisetum heleocharis, p. p. 6.
— maximum, pp. 86.
Erica aragonensis, p. p. 24.
— arborea, p. p. 24.
Eucalyptus globulus, p. p. 24.
Eunotia arcus, p. p. 38.
Euphorbia coralloides Lin., p. 43.
_ peplus, p. p. 51.
Eurhynchium circinnatum Sch.,p.p.101.
— praelongum Sch., p. 100.
— striatam Schimp.,p. 100.
— — { meridionale, p. 100.
— strigosum Schimp.,p.100.
_ Vaucheri Schp., p. 100.
E
Fibrillaria subterranea, p. p. 2.
Fissidens brvoides Hedw., p. 64.
— incurvus, p. p. d4.
Fontinalis antipyretica Liu., p. 99.
Fucus natans, p. p. 8.
— vesiculosus, p. p. 50.
Funaria hygrometrica Hedw., p. 97.
— microstoma B. e C., p. 97.
G
Galanthus Elwisii, p. p. 87.
—_ Imperati, p. p. 37.
—, Sanivalis apo po 240
— plicatus, p. p. 37.
— Redoutii, p. p. 37.
Galatella Sorrentini Tod., p. 213.
Galium cruciatum, p. p. 30.
Glyphocarpus Webbii, p. 99.
Gomphocarpus fruticosus, p. p. 53.
Gomphonema Kamtschaticum, p. p. 38.
Grammitis leptophylla, p. p. 55.
Grimmia leucophaea Grev., p. 65.
—. pulvinata Smith, p. 65.0
Gymnostomum rupestre Schw., p. 63.
— tenue, p. p. 54.
— tortile Schw., p. 63.
Iab
Hedera, p. p. 36.
Hedwigia ciliata Hdw., p. 66.
Hedypnois rhagadioloides, p. p. dl.
Hedysarum coronarium, p. 340.
Helianthemum Allioni Tin,, p. 44.
— alpestre, p. 45.
— canum Ej., p. 44, 45.
-_ marifolium, p. 45.
_ montanum, p. 45.
_ nebrodense Heldr., p. 45.
— oelandicum, p. 45.
Helichrysum, p. p. 55.
Herniaria empedocleana M. L, p. 284.
— Fontanesii M. L., p. 284.
— hemistemon, p. 284.
Hieracium austriacum, p. p. 56.
— balkanicum Uechtr., p. p. 24.
— fragile Jord., p.'p. 96.
-- graniticum Sch. Bip., p. p. 86.
— Schmidt, p. p. 24.
— stiviacum A, Kern. p. p. 86,
n 9852
Holosteum umbellatum, p. p. 7.
Homalothecium sericeum B.e Sc.,p.100.
Hypnum circinnatum Brid., p. 101.
— crista-castrensis, p. p. D4.
— cupressiforme Lin., p. 101.
— molluscum, p. p. 54.
— purum Lin., p. 101.
8 frondosum, p. 101.
Ilex aquifolium, p. p. 24, 53.
Indigofera, p. p. 38.
Inula aspera Porr., p. p. 54.
— ensifolia L., p. p. 54.
-- hybrida Baumg., p. p. 54.
— intermixta Ker., p. p. 36.
Isoetes Bolanderi, p. p. 8.
— Bautleri, p. p. 8.
— cubana, p. p. 8.
— echinospora, p. p. 8.
— Engelmanni, p. p. 8.
— flacida, p. p. 8.
— ' Howellii, p. p. 8.
— lacustris, p. p. 8.
— melanopoda, p. p. 8.
— melanospora, p. p. 8.
— Nuttallii, p. p. 8.
— pygmaea, p. p. 8.
— riparia, p. p. 8.
— saccharata, p. p. 8.
‘l'uckermanni, p. p. 8.
Isothecium myurum Brid., p. 100.
J
ST =
Juniperus nana, p. p. 24.
L
Laminaria fascia, p. p. Sd.
Laurus laurocerasus, p. p. 53.
Il Naturalista Siciliano, Anno III,
Lecanora cervina, p. p. 24.
— cinerea Lec,, p. p. 24.
—. intercincta, p. p.-24.
— —tartarea Ach., p. p. 24.
—_ v.crassissima Nyl., p.p. 24.
Lecidea, p. p. 50.
Lemna minor, p. p. 39.
Lenzites sepiaria, p. p. 2.
Leptotrichum subulatum, p. 64.
Leucodon morensis Schw., p. 99.
— sciuroides Schw., p. 99.
Leucothae crassifolia, p. p. 53.
— Varnhageniana Reich., p.p.53.
Linaria cymballaria maxima, p. p. 35.
= \pilosa. p. ‘p. 30.
— v.longicalcarata, p. p. 35.
Linum maritimum, p. p. 53.
Liochlaina lanceolata, p. p. 54.
Lippia hederaefolia, p. p. 53.
— marrubiifolia Reich., p. p. 53.
Livistona chinense, p. p. 53.
Lobaria, p. p. 55..
Lotus Delorti, p. 47.
— glareosus Boiss. e Reut., p. 47.
—- versicolor iT'in., p. 47.
“MI
Macrocystis, p. p. $.
Mentha Cesatii, p. p. 24.
— Cupaniana, p. p. 24.
— hirsuta, p. 46.
— messanensis, p. p. ‘.
— neapolitanarum, p. p. 7.
-— nebrodensis, p. p. 24.
— panormitana, p. p. 7.
— Pasqualii, p. p. 24.
— pisana, p. p. 24.
— Ripartii, p. 46.
— sicula, p. p. 24.
— sylvestris, p. 46.
— Todari M. L., p. 46.
48
— Sì —
Mentha tridentina, p. p. 24.
-— tyrolensis, p. p. 24.
Micromeria inodora Benth., p. 45.
Mnium insigne, p. 98.
— punctatum Hedw., p. 98.
— undulatum Hedw., p. 98.
Moricandia arvensis Lin., p. 340.
Musa ensete, p. p. 24.
Myrica cardiophylla, p. p. 53.
— cerifera, p. p. 38.
— faya, p.'p.-93.
— superba, p. p. 539.
vi PI FETMANI 5
Myricaria germanica, p. 34, 30.
N
Narcissus Barlae, p. p. 23.
— biflorus, p. p. 23.
— calathinus, p. p. 23.
— canaliculatus, p. p. 23.
— Gennarii, p. p. 23.
— incomparabilis, p. p. 23.
— italicus Sims., p. p. 23.
— jonquilla, p. p. 23.
— maximus, p. p. 23.
— odorus, p. p. 23.
— Panizzianus, p. p. 23.
— papyraceus Gar., p. p. 23.
— poeticus, p. p. 23.
— — v. biflorus, p. p. 23.
— patlellaris, p. p. 23.
— — verbanense, p.p.23.
-- pseudo-narcissus, p. p. 23.
— — radiiflorus, p. p. 23.
— ‘tazzetta Loisl., p. p. 23.
— Tenorii Parl., p. p. 23.
— unicolor Ten, p. p. 23.
Neckera complanata Br. et Seh., p. 99.
Nelumbium speciosum, p. p. 53.
3} 9
Nepenthes, p. 28.
Nepeta grandiflora, p. p. 7.
Nonnea nigricans -D. C., p. 42.
O
Ocimum carnosum, p. p. 53.
— formigense Reich., p. p. 583,
Ononis spinosa, p. 185.
Ophrys aranifera, p. p. 51.
— tenthredinifera, p. p. 51.
Opuntia, p. p. 58.
— vulgaris, p. p. 24.
Orchis longieruris Link., p. p. 53.
— pauciflora Ten., p. p. 53.
— undulatifolia, p. p. 53.
Orobanche speciosa, p. p. 55.
Orthotrichum anomalum Hedw., p. 66.
— diaphanum Schrad., p. 66.
— Lvellii Hook. et Tayl. p. 66.
— Rosgeri, p. p. 37.
— rupestre Schleich., p. 66.
— stramineum, p. p. 37.
— — sturmii Hop. e Horn., p. 66.
— subalpinum Limpr., p. p. 37,
Oscillaria, p. p. 99, 54.
Ozoniur auriconum, p. p. 2.
io
Palmella, p. p. 54.
Pancratiuam maritimum, p. p. 8.
— Sikenbergii, p. p. 8.
Pelticera, p. p. 55.
Peucedanum Rochelianum H., p. p. 23.
Phascum curvicollum Hedw., p. 63.
Philonotis fontana Brid., p. 98.
— — rigida Brid., p. 98.
Phillostieta vindobonensis Th., p.p.37.
Phlyctidium Haynaldi, p. p. 54,
—_ mamillatum, p. p. 54.
— subangulosum, p. p. 54.
Phoenix dactylifera, p. p. 17, 24.
Phyllosiphon arisari, p. p. 86.
Physcomitriam pyriforme Brid., p. 97.
Physocaulos nodosus Tausch., p. 42.
— 387 —
Pinguicula, p. 28.
Pinus sylvestris, p. p. 7, 36, 50.
— — f. erystrantera, p. p. 7.
-- — v. parvifolia, p. p. 36.
= — f. reflexa, p. p. T.
= — f. virgata, p. p. 7.
—. strobus, p. p. 25.
Plagiothecium undulatum B.et E.,p.100,
Pleuridium subulatum Br. et Sch.,p.63.
Pleurococcus monetarum, p. p. 54.
— vulgaris, p. p. 54.
Poa attica Boiss., p. 42.
— sylvicola Guss., p. 42.
Pogonatum aloides Beauv., p. 99.
_ nanum Beiuv., p. 99.
Polygonum aviculare, p. 298.
_ persicaria, p. 185.
Polyporus velutinus, p. p. 2.
Polytrichium commune Lin., p. 99.
-— Juniperivum Hedw.,p.99.
— piliferum Schreb., p. 99.
-- strietum Menz., p. 99.
Potentilla digitato-flabellata, p. p. 7.
Pottia minutula Schw., p. 64.
— truncatula Bruch., p. 64.
Primula Sibthorpi, p. p. 37.
— suaveolens Bert., p. p. 23.
Pteris aquilina, p. p. 36.
Pterogonium gracile Sw., p. 100.
Puccinia malvacearum, p. p. 7.
x
Pulegium adriaticum, p. p.
— Gussoneanum, p. p. 7.
— panormitanum, p. p. 7
— messanense, p. p. 7.
Q
Quercus angulata, p. p. 52.
— aurata, p. p. 52.
— austriaca, p. 122.
— Auzeudri, p. 93.
— Borbasii, p. p. 52.
Quercus castanoides, p. p. 92.
— cerris, p. p. 54.
— coccifera, p. 299.
— columbaria, p. p. 52.
— conferta, p. p. 54.
— Ettingeri, p. p. 52.
— filipendula, p. p. 52.
— — v. flaccida, p. p. 52.
-- Haynaldiana Simk., p. p. 54.
— ilex,p.31,509,56,92,96 121,184.
— . ilicifolia, p. p. 52.
— lancifolia, p. p..52.
— lanuginosa; p. p. 92.
— — pedunculata, p. p. 52.
_ — var. cuneifolia, p. p. 52.
— — var.macrophylla,p.p.52.
— var.microcarpa, p.p. 52.
«> -Bilarip. pri
— pubescens, p. 93.
— pyramidata, p. p. 52.
— robur,p.31,50,56,92,93,96,121,
299, 300.
— sessiliflora, p. 298.
— stipitata, p. p. 52.
— Streimii, p...p..d2:
— — suber,p,121,184,299, p. p. 03.
— — susedana, p. p. 52.
— >. tozza,:p-. pid
— Wormastiny, p. p. 92.
R
Racomitrium lanuginosum Br., p. 65.
a marginatum M.L., p. 66.
Reaumuria vermiculata, p. 284, 341.
Rhamnus frangula, p. p. 53.
Rhodoenemis, p. p. 53.
Rhododendron ponticum, p. p. 53.
—_ Presox;. Di Pad
Rhus vernicifera, p p. 38.
Rhynchostegium Teesdali B.et E.,p.101.
— rusciforme Br. et Sch., p.101.
— 388 —
Rhyncostegium tenellum Oack., p. 101.
Ricasola amplissima De Not., p. p. 23.
Riccia fluitans, p. p. 39.
Rosa arvensis, p. p. 52.
— austriaca, p. p. 52.
— baldensis Kern., p. p. 52.
— — v. atrata Christ., p. p. 52.
— balsamea Kit., p. p. 52.
— conspicua Barb., p. p. 52.
— croatica, p. p. 52.
— damalis Bechst, p. p. 52.
— gallica, p. p. 52.
— gentilis Sterub., p. p. 52.
— hybrida gracilenta Vuc., p. p. 52.
— laxifolia Borb,, p. p. 52.
— lucida Ehrh., p. p. 52.
-— ogulensis D. et V., p. p. 52.
— pimpinellifolia L., p. p. 52.
— Ripartii D., p. p. 52.
— scholosseri Vuc., p. p. 52.
— seskinensis Borb. e Vuc., p.p. 52.
— spinosissima L., p. p. 52.
— subhispida Vuc., p. p. 52.
— submissa Vuc., p. p. 52.
— syntrichistyla Rip., p. p. 52.
— Vucotinovicii Borb., p. p. 92.
— zagrabiensis Br. et Vuc., p. p. 52.
Rubus aetnicus, p. 44.
— collinus D. C., p. 44.
— Cupanianus Guss,, p. 43, 44.
— v.grosse-incisus M.L.,p.44.
— i artus WEWeEEN ip. 043;
— —.w. discolor M. L., p. 43.
— parviflorus, p. 44,
— siculus, p. 44.
Rumex, p, 121, 185, 298.
— bucephalophora, p. p. 51.
S
Saccolobus neglectus Boud., p. p. 37.
Salvia aethiopis L., p. p. 35.
Salvia argentea Guss., p. 285.
— candidissima Guss., p. 285.
— Gussonei Mym., p. 285.
— patula Desf., p. 285.
—. verticillata, p. p. 7.
Saponaria vaccaria, p, p. 7.
Sarracenia, p. 27.
Satureja fasciculata, p. 43.
— gracilis Guss., p. 45.
Schistidium ciliatum Brid., p. 66.
Scleropodium Illecebrum Schw., p.100.
Sempervivum Heuffeli, p. p. 23.
_ Kopaonikense, p. p. 23.
Senecio erubescens Panc., p. p. 23.
—. jacobea, p. p. 23.
—- transsylvanica, p. p. 23.
Serapias cordigera L., p. p. 53.
Silene commutata, p. 43, p. p. 22.
— elegans, p. p. 24.
— fuscata Link., p. 43,
— Lerchenfeldiana Baumg.,p.p.23,
— sasxatilis Sims., p. p. 23.
Sinapis alba Guss., p. 285.
— hispida Schousb., p. 285.
Solanum tuberosum, p. p. 24.
Solorina, p. p. 53.
Sonchus maritimus, p. p. 55.
— Nymanni Tin., p. 340.
Sorbus aucuparia, p. p. 37.
Sordaria fimifeda Ces.e De Not.,p.p.37.
— hirta, p. 37.
Sphagnum acutifolium Ehrh,, p. 101.
= cymbifolium, p. p. 9.
— humile, p. p. 9.
Spirillum, p. p. 54.
Sporormia gigantea Hans., p. p. 37.
- intermedia Hedw., p. p. 37.
Statice Smithii, p. 284.
— spinulosa Janka, p. 23.
Stauroneis aspera, p. p. 38.
- — v. intermedia, p.p. 38.
Staurostrum, p. p. 55.
— 389 —
Strychnos, p. p. 55.
Surirella ovata, p. p. 38.
Synedra nitzschoides, p. p. 38.
— pulchella, v.saxonica p. p. 38.
S5
Tamarix gallica, p. 35, 299.
—. germanica, p. 35.
Thamnium Alopecurum Schimp.,p.101.
Thea chinensis, p. p. 53.
Thymus inodorus Desf., p. 45.
Tortula fallax ? vinealis De Not.,p.65.
— princeps De Not., p. 65.
— squarrosa De Not., p. 64.
Trachylobium Hornemannianum,p.p.58.
Trapa verbanensis De Not., p. p. 88.
Trichostomum Barbula Schw., p. 64.
— convolutum Brid., 64.
— flavo-virens Bruch., p. 64.
— tophaceum Brid., p. 64.
Trifolium alpestre, p. p. 55.
— subterraneum, p. p. dI.
Triticum repens, p. p. 20.
Tussilago farfara, p. p. 24.
{Ul
Ulotrichis zonata, p. p. 54.
Utricularia, p. 28.
Usnea longissima Ach., p. p. 23.
v
Verbascum collinum, p. p. 38, 52.
Henriquesi Laug., p.p. 24.
— nevadensis, p. p. 24.
—_ nigrum, p. p. 52.
—- thapsus, p. p. 52.
Veronica biharensis Ker., p. p. 22.
— nivalis Schur., p. p. 23.
— serpyllifolia L., p. p. 25.
— urticaefolia, p. p. 36.
Vibrio, p. p. 54.
Vicia peregrina, p. 286.
— Seguenzae Huet., p. 286.
— sicula. p. 286.
Viola arenaria, p. p. 55,
— canina, p. p. 55.
— epipsila, p. p. 95.
— mirabilis, p. p. Do.
— palustris, p. p. 55.
— sciaphila, p. p. 8.
— silvatica, p. p. 50.
W
Weissia affinis Hook., p. 64.
—. viridula Brid., p. 63.
Z
Zea mais, p. p. 24.
Zostera marina, p. p. 87.
PALEONTOLOGIA
A
Adacne, p. p. 57,
Aglaîa pulchella Brady, p. 16.
Alethopterix, p. p. 55.
Alodendron, p. p. 55.
Alveolites depressa, p. 244.
Alveolites septosa, p. 244.
Ammonites Parkinsoni, p. p. 13.
-- radians, p. p. 13.
Amussium lucidum Jeffr., p. 120.
Anabacia Meneghini De Gr., p. 190.
Anchitherium, p. p. 1.
Ancistoceras, p. p. 14.
— 390 —
Aneimia suberetacea, p. p. 24.
Anomwia ephippium, p, 80.
— patelliformis L., p. 80.
— striorbiculata De Gr., p. 80.
Anomodontia, p. p. 8.
Anthracomartus Kreycii Kusta,p.p.56.
—- Volkelianus Kars., p.p. 56.
Antilope, p. p. 58.
Aphlebiocarpus, p. p. 9.
Area Fitchelopsis De Greg., p. 119.
— Syracusensis May., p. 119.
E ERRE è GE e are 9
Archegosaurus Streukenbergi, p.p.25.
Argillaecia eburnea Brady, p. 17.
-- messanensis, p. 17.
— subreniformis Seg, p.17.
Arthropitus, p. p. 99.
Asolenoxylon, p. p. 39.
Astrofungia cidariformis, p. 190.
Astrocoenia Vurraniensis De Gr.,p.192.
B
Bairdia hagenowi Reuss., p. 350.
Belenostomus erassirostris, p. p. 14.
— lesinaensis Bass., p.p.14.
Belodon, p. p. 56.
Benedictia, p. p. 37.
Betula nana, p. p. 89.
— odorata, p. p. 39.
—. verrucosa, p. p. 39.
Bibio Kochii, p. p. 25.
— morio Staub., p. p. 25.
Boskovicia, p. p. 57.
Bothrodendron, p. p. 10.
Box mauritanicus, p. p. 58,
— primigenius, p. p. 58.
Branchiosaurus, p. p. 40.
Bubalus antiquus, p. p. 58.
Buccinum héllesense H., p. p. 25.
—... Neumayri H. e A., p. p..25.
Bythinia tentaculata, p. p. 58.
C
Caeus, p. p. 14.
Calamodendron congenium, p. p. 39.
—_ striatum, p., p. 39.
Calvertia, p. p. 57.
Cancer, p. 59.
—- Beggiatoi Mich., p. p. 26.
— carniolicus Bitt., p. p. 15.
— - illyricus Bittner, p. p. 15.
— - styriacus; pi. pi ha
Candona torosa Jones, p. 349.
Cerithium Breneri, p. p. 25.
— Duboisi, p. p. 58.
— lignitarum Eichw., p. p. 25.
—:. pickum. Bast.,p. p. 25, 68.
— rubiginosum, p. p. 58.
— scabrum Ok, p. p., 29,
—. spina Partsch., p. p. 25.
—. Vitense;: p. pi, 25.
Chaelopterix, p. p. 9.
Chaetetes anabaciopsis De G., p. 246.
-- Benekei Haug., p. p. 15.
— capilliformis Mich., p. 245.
- eretensis De Greg., p. 245.
— miliopolipus De Gr., p. 245.
_ poliporus Qu., p. p. 15.
-- recubariens Scham. p.p.15.
Chimaera Agassizii Buckl., p. p. 40.
Chirocentrites, p. p. 14.
Cinnamomum Schechzeri, p. p. 06.
Clausastrea gentilis De Greg., p. 258.
_ Guntoni De Gr., p. 191.
Pratti Edw., p. 191.
Clavulina Szaboi, p. p. 26.
Clithon, p. p. 57.
Coeloma vigil A. Edw., p. p. 26.
Cominella, p. p. 25.
Confervites Braunii, p. p. 25.
—_ capilliformis Sieb., p.p. “5.
si Sieberi, p. p. 25.
Corbicula Jassiensis, p. p. 58.
= $i =
Crocodilus robustus, p. p. 29.
Culiaespongia, p. 244.
Cvamocarcinus angustissimus, p. p. 25,
Cyathocoenia Himerensis, p. 199, 259.
= Pedagnensis De Gr., p. 259.
Cyathophillum Stuchburyi E., p. 191,
Cyathophora Quenstedti De G., p. 19).
-- — v.elaborata De G.,p.259.
Cyclas subnobilis, p. p. 58.
Cymatodos reclinatus Traut., p. p. 56.
Cynocephalus, p. p. 58.
Cyperites senarius, p. p. 25.
Cypraea Altavillensis De Gr., p. 135.
— ovulata Lk., p. 135.
Cyprideis Bairdii O. Sars, p. 811.
— — proxima O. Sars, p. 349.
— — torosa Brady, p. 349.
Cypridina cicatricosa Reuss., p. 19.
— — clathrata Reuss., p. 141.
_ deformis Reus., p. 262.
_- Haidingeri Reuss., p. 263,
— Haueri Reuss., p. 19.
_ galeata Reuss., p. 19.
_ plicatula Reuss., p. 223.
_ punetata Reuss., p. 19.
Cyprinus, p. p. 14.
Cystoseira Helii, p. p. 25.
_ Partschi, p. p. 25.
Cythere abyssicola Sars, p. 289.
— acanthoderma Brady, p. 308.
— affinis Brady, p. 69.
— — albo-maculata Baird., p. 50.
—. antiquata Brady, p. 144.
—. arborescens Brady, p. 18.
— Audei Brady, p. 226.
— badia Brady, p. 70.
— bicostata Seg., p. 67.
—. bimamillata Seg., p. 265.
— Bradyi Norman., p. 811,
— canaliculata Reuss., p. 115.
— ceratoptera Bosq., p. 290.
-— cicatricosa B., p. 18, 19, 70.
Cythere cimbaeformis Ses., p. 2).
circumdentata Seg., ». 180.
elathrata Reuss., p. 141, 142.
clavata Sars, p. 116.
— v. problematica S., p.116.
concinna Jones, p. 116.
convexa Baird, p. 18, 262,
— v. rizzolensis Seg., p. 18,19.
convoluta Brady, p. 287.
cordiformis Terq., p. 288.
corrugata Reuss., p. 264.
erispata Brady, p. 70, 71.
— v. dentata Seg., p. 70.
cymba Brady, p. 22.
dasyderma Brady, p. 309,
deformis, p. 262.
var. edentula Seg., p. 262.
dyction, p. 308.
dissimilis Brady, p. 226.
Edwardsii Roemer,p.182,183.
emaciata Brady, p. 183.
foveolata Seg., p. 117.
fuscaia Brady, p. 69.
Haidingeri Bosq., p. 263,265.
hystrix Reuss., p. 308.
Jeffreysii Brady, p. 289.
Jonesii Brady, p. 290.
latimarginata Sp., p. 141,289.
— var. Sicula Seg., p. 289.
lejoderma Norm., p. 141.
Lubockiana Brady, p. 117.
lyrata Reuss., p. 141.
mirabilis Seg., p. 223.
— v. scabra Seg., p. 225.
miserrima Seg., p. 310.
Miilleri Miinst., p. 350.
multipunctata Seg., p. 68.
mutabilis Brady, p. 142.
oblonga Brady, p. 117, 118.
obtusalata Brady, p. 262.
pellucida Brd., p. 69,179,180.
— var. gracilis, p. 179.
— 392 —
Cythere phascolina Seg., p. 49.
— plicatula Bosq., p. 223.
— prava Baird, p. 264.
— punctata Jones, p. 18.
— rectangularis Brady, p. 225.
— retiformis Terq., p. 287, 288.
— salebrosa Brady, p. 225.
— senilis Terq., p. 181.
De — v.papillosa Seg., p.181.
— Speyeri Brady, p. 20.
— Stimpsoni Brady, p. 182,183.
_ — v.simplex Seg.,p.182,188.
— subtrigona Seg., p. 288.
-- —v.marginato-striata,p.288.
— tarentina Baird., p. 287.
— tenera Brady, p. 67,68, 309.
— Thierensiana Bosq., p. 143.
— tuberculata Brady, p.141,142.
- Ungeri Reuss., p. 229.
— “ villosa Sars, p. 90.
—cavenus' Ses, pi 48.
— Whiteii Brady, p. 144.
— Wyville-Thomsoni Br.,p. 143.
Cythereis antiquata Baird., p. 144.
— cornuta Jones, p. 290.
— . corrugata Terq., p. 264.
— deformis Baird, p. 264.
— fimbriata Norm., p. 290.
— Jonesii Baird, p. 290.
prava Baird, p. 264.
— senilis Jones, p. 181.
— — spectabilis Sars, p. 290.
— subeoronata Speyer, p. 290.
— tuberculata Sars, p. 142.
— Whiteii Baird., p. 144,181.
Cyiheridea castanea Brady, p. 351.
_ heterostigma R.,p. 350,351.
- littoralis Brady, p. 350.
— Miilleri Bosq., p. 350.
E papillosa Bosq., p. 311.
_ — v. laevis Brady, p. 311.
— puvctillata Brady, p. 349.
Cytheridea torosa, p. 349, 350.
— v. teres, p. 350.
Cyterina intermedia Reuss., p. 350.
— Miilleri Roemer, p. 350.
— seminulum Reuss., p. 350.
D
Daniopsis, p. 246.
Dendrogyra Dalli De Greg., p. 260,
- rastellina Michel., p. 260,
Didus ineptus, p. p. 45.
Diplothmema, p. p. 9.
Diplodocus, p. p. 56.
Discoceras, p. p. 14.
Discorbina canaliculata, p. p. 26.
Dodonea subglobosa, p. p. 24.
Dreissonomya, p. p. 57.
Dromia Hilarionis Bittner, p. p. 25
Dvcopterix, p. p. 55. i
Dyctionema, p. 244.
Hi
Echinocyamus subcaudatus, p. p. 58.
Edestes vorax, p. p. 56.
Elasmoterium, p. p. 27.
Enacanthus margaritatus Tr., p.p. 56.
Enteromorphon, p. p. 10, 11.
EKozoon canadense, p. p. 60.
Epismilia meditabunda De G., p. 259.
— Nebrodensis De G., p. 190,259.
— — v. syphiocamplos, p.259.
Equus asinus atlanticus, p. p. 58.
— caballus, p. p. 1.
fossilis, p. p. 06.
— minor, p. p. 56,
germanicus S.,p.p.56.
fos. v.german.,p.p.06.
— hemionus fossilis, p. p. 56.
Eryma rinellincola De Greg., p. 134.
Evonymus pseudo-dichotomus,p.p.24.
= Yig
EF
Favosites Castellensis, p. 246.
Filices, p. p. 10.
Fissurisepta rostrata Seg., p. p. 32.
Frondicularia strigillata, p. p. 4l.
= Teisseyrei Uhlig,p.p.4l1.
G
Gaillardolia, p. p. 57.
“ Glandulina annulata Terq., p. p. 4l.
_ Lahuseni Uhlig, p. p. 4l.
Goniopygus pelasgiensis, p. p. 98.
2ualtiera Orbignyi, p. p. 58.
ne
Hapalopterix, p. p. 9.
Hepaticus Neumayri Bitt., p. p. 25.
Hepatocarcinus, p. p. 26.
Hexarhizltes insignis Haick., p.p. 59.
Hipparion, p. p. 58.
Hydrobia sirmica Neum., p. p. 56.
Hyloplesion, p. p. 40.
Hyptius Sebastiani, p. p. 14.
I
Isastrea Brugnonii De Greg., p. 258.
— Ciofaloi De Greg.,.p. 190.
—' Minai De Gres ip. 191.
Ischyodon, p. p. 40.
J
Janira, p. 119.
L
Latimacandra Culiensis De G., p. 190,
190,
— perdubia De Greg., p.
Il Naturalista Siciliano, Anno TII.
Ì
Latirus Pauli Cobal., p. p. 58.
Lepidodendron, p. p. 55.
_ tenerrinum, p. p. 10.
Leptolepis neocomiensis Bass., p.p.14.
Liluilus antiquissimum, p. p. 14.
—. Decheni, p. p. 14.
— lamellosum, p. p. 14.
Lophiodon rhinocerodes R., p. p. 13.40,
Lygodium Kaulfussi, p. p. 24.
Lythoglyphus Tripaloi Brus., p. p. 57.
_ pannicum Brus, p. p. 5°.
M
Mactra podolica, p. p. 58.
Mastodon Borroni, p. p. 14.
— Ohiolicus, p. p. 14.
— . tapiroides, p. p. 14.
— Zaddachi Jent., p. p. 14.
Meandrina serafina De Greg., p. 258.
Medusites latilobatus, p. p. 59.
—' ceretaceus Kner., p. p. 59.
Megastoma appenninum C., p. p. 14.
Melanoptychia Mojsisovicii N., p.p. 56.
Mierobrachis, p. p. 40.
Micropsis veronensis Bitt., p. p. 15,40.
Mioptax Socialis Bittner, p. p. 15,539.
Mirmidia, p. 257.
Monotrypa, p. p. 15.
Monteculipora, p. p. 15. a
Montlivaultia lupensis De Gr., p. 191.
Myrica Hakenefolia, p. p. 56.
N
Nebrodensia Bellampana De Gr.,p.245.
- Billiemensis De Gr., p.245.
— Meneghini De Gr., p. 243.
—- thitonineola De Gr., p. 244.
Nematurella, p. p. 56.
Noptunus radobojanus Bitt., p.p. 15.
49
— 394 —
Neritina bifasciata, p. p. 25.
— Grateloupiana Neum., p.p. 57.
= PachiiJPartach,p. p. 20,
Neritodonta Larkovicii, p. p. 97.
— — semidentata Sand., p. p.57.
— i Sinjana: Brus., pi ip. Dil.
Neuropteris conjugata, p. p. 95.
-- Lochii, p. p. 55.
Noeggerathia, p. p. 9.
Normania Avellana Brady, p. 204.
fe
Notopus Beyrichi Bt., p. p. 15.
O
Orhomalus macrochirus Et., p. 194.
— rotulensis De Gr., p. 194.
Orthocoste, p. p. 40.
Ostrea cochlear Poli, p. 80.
— v.mutabunda De Greg., p. 80.
— hippopus, p. p. 90.
Ex
Pachycetus humilis, p. p. 39.
— robustus, p. p. 39.
Paleothyrsopteris, p. p. 9.
Paludina canaliculata, p. p. 25.
— diluviana, p. p. 50.
— Frauenfeldi Horn, p. p. 25.
— stagnalis Bast., p. p. 25.
Papillionius, p. 245.
Paracypris, p. 16.
Pecopteris Serlii Brgt., p. p. 55.
Pecten Ceciliae De Greg., p. 119.
— excisus Bronn., p. p. 58.
— histrix Dod., p. 79.
— Ciminnensis De Greg., p. 119.
— opercolaris L., p. 79.
— pseudolina Sow., p. 79.
— pyxidatus Broc., p. p. 58.
— Sappaulensis De Gr., p. 119.
— Seguenzai De Greg., p. 78.
Pecten semiradiatus Mayer, p. 119.
— subspinulosus Seg., p. 79.
— Tournali Serr., p. 119.
-- Trautscholdi De Gr., p. p. 58.
— unguiculus Mayer, p. 119.
-— varius L., p. 79.
Peronella Aquilejensis De G., p. 190.
Petrettinia Letourneuxi Bourg., p.p.57.
— semidentata, p. p. 57,
Phlyctenodes Nicolisi Bitt., p. p. 15,59.
Phragmites oeningensis, p. p. 25.
Pinus hepios, p. p. 25.
— palacostrobus, p. p. 25.
Pisidium Bellardii Brus., p. p.
Ce
ni
— _; fossarinumj (p. p. 57.
— . Jassiensis, p. p. 58.
Placosmilia corallina From., p. 192.
_ lastinventa De Gr., p. 192.
Pleurotoma concinna Hand., p.p. 25.
— . inornata Bell.,. p. p. 25.
— «Jouanetti Lam., p. p. 25.
— © pretiosa Bell., p. p. 25,
— semimarginata Lam,, p.p. 25.
— — splendida Handm., p. p. 25.
Polifinius, p. 245.
Pontocipris, p. 16.
Progymnodon Hilgendorfi D., p.p. 14.
Propeamussium, p. 119.
Prophelia corallina From., p. 244.
-- quidquid De Greg., p. 244.
Propristis Schweinfurthi Dam., p.p. 14.
Pseudochaetetes, p. p. 15.
Pycenodus Funkianus Geinitz, p. p. 13.
Quercus Bournensis, p. p. 24.
IX
Ranina Marestiana Kon., p. p. 15, 59,
— —var. avesana, p. p. 15, 59.
— notopoides Bitt., p. p. 25.
— 395 —
Rhacopterix, p. p. 9.
Rhamnus Eridani, p. p. 56.
Rhinoceros tichorhinus, p. p. 58.
Rhizostomites admirandus A., p. p. 59.
— lithographicus A., p. p. 59.
Rhynchonella bilobata Gem., p.p. 40.
— Brusinai Eich., p. p. 41.
— Seguenzae Gm., p.p. 40.
Rhynchonellina bilobata Gein.,p. p.40.
_ Fuggeri Fraus., p. p. 40.
Rhypidogyra crassa From., p. 190.
— Culiensis De Gr., p. 190.
= cupulinus De Gr., p. 260.
— mirmilla De Gr., p. 190.
_ nebulosa De Gr., p. 260.
Rhypidomontivoltia, p. 260.
Rhytisma, p. p. 24.
Ricnodon, p. p. 40.
Rimula granulata Seg., p. p. 32.
Rissoa labiata Ph., p. 163.
— rugosula Arad., p. 159.
Rotalia, p. p. 26.
0)
Salix arbuscula, p. p. 39.
— polaris, p. p. 39.
— reticulata, p. p. 39.
— retusa, p. p. 39.
— pyrenaica, p. p. 39.
Sanginites pygmaeus Costa, p. p. 14.
Eko
.
Sapotaciles ambigua, p. p. 56
Sauropsidium angusticauda, p. p. 14.
-- laevissimum, p. p. 14.
Scoleya, p. p. 40.
Scrobicularia piperata, p. p. 50.
Siliquaria Ragusai De Greg., p. 120.
Sismondia Archiaci, p. p. 58.
Sphacelaria, p. p. 9.
Sphaeria, p. p. 24.
Sphyropteris, p. p. 9.
Spongia phosphoritiea Gein., p. p. 40.
Spongia tatpinoides Gein., p. p. 40.
Spongitamnia, p. 257.
Spongitiria percepta De Gr., p. 190.
Stenaspis socialis Bitt., p. p. 59.
Stenomia austriaca Unger, p. p. 13.
— Reidemeisteri Gein., p.p. 13.
Strombolituites, p. p. 14.
Strychios grandifolia, p. p. 24.
Stylina citriformis De Greg., p. 190.
— himerensis De Greg., p. 190.
— Lefévrei De Greg., p. 261.
— miseriuscula De Greg., p. 190.
— Smilesi De Greg., p. 190.
—._ sulcata From., p. 192.
— Zitteli De Greg., p. 190, 261.
Symplocos britanica, p. p. 24.
dl;
Tentaculites ornatus Dewitz, p. p. 26.
Tetrasmila pulchella De Greg., p. 243.
_ corallina From., p. 243.
Thamnastrea busillis De Gr., p. 257.
— irregulastrea De Greg., p. 190.
— titonica De Greg., p. 190.
Thecosmilia esitans De G., p. 190,258.
— panormitana De Gr., p. 258.
— Spadae Menegh., p. 191.
Theodoxus, p. p. 57.
Thermatotherium, p. p. 25.
Thrissops exiguus Bass., p. p. 14.
—... mierodon Heck., p. p. 14.
Thyrsopteris, p. p. 9.
Trilobiti; -p: p.a 15.
Trochalites amonius Cour., p. p. 14.
-- macrostoma Schr., p.p.14.
Turbo Neumayri Cobal., p. p. 58.
ad
Valeneiennensia, p. p. 57.
Virginulina mosquensis Uhlig., p.pAl.
—_ striata Brady, p. p. 4l.
Vivipara Bajamontiana, p. p. 56.
— Giurescui, p. p. 58,
— Neumayri, p. p. 56.
— © Pauloviciana, p. p. 56.
— Romano, p. p. 08.
— Virginiae, p. p. 58.
X
Xylomites, p. p. 24.
MINERALOGIA
A
Acido fosforico, p. p. 26.
Aerolito, p. p. 12, 13.
Ambra, p. p. 50.
Ampheterite, p. p. 12.
Andesina, p. p. dl.
Andesite quarzosa, p. p. IL.
Anortite, p. p. 12, 13.
Apatite, p. p. 11.
Aragonite, p. p. 13.
Arenaria, p. p. 11.
Augite, p. p. 12.
B
Barite, p. p. 1l.
Bastite, p. p. 12.
Blenda, p. p. 11.
Botriogene, p. p. 41.
Bournonite, p. p. 11.
Bronzite, p. p. 11, 12; 26.
C
Carbonio, p. p. 26, 60.
Chassignite, p. p. il.
Chladnite, p. p. 12.
Chondrite, p. p. 11, 59, 60.
396 —
Z
Zagrabica, p. p. 57.
Zeuglodon brachyspondylus, p. p. 14.
cetoides Owen., p. p. 14.
macrospondylus, p. p. 14.
Zittelspongia tithonica De G., p. 190.
Zygolophodon, p. p. 14.
tinabro, p. p. 11.
Cloro,
pip.at9:
Cobalto, p. p. 26.
Copalina, p. p. 11.
Cristallite, p. p. 60.
Cromite, p. p. 13.
Cromo, p. p. 18, 60.
IR)
Daubreelite, p. p. 13.
Ferro,
Diallaggio, p.-p. 13.
Diogenite, p. p. 12.
Diopside, p. p. 12.
Hi
Enstatite, p. p. 12, 13, 60.
Euvrite, p. p. 12.
EF
Feldspato, p. p. 12, 26, 41, 59.
Di. P. 11,13, 20.
p-111, 125720.
nativo, p. p. 41.
nickelifero, p. p. 12.
meteorico, p.
oligisto, p. p. 12.
ossidato idrato, p. p. 59.
— 397 —
Fosforite, p. p. 13. Ore; pops2.
Fosforo, p. p. 26. Ortosa, p. p. 59.
G | E
Galenite, p. p. 11. Pachnolite, p. p. 11.
Glauconite, p. p. 50. I
Grafite, p. p. 13. Piombo molibdato, p. p. 11.
Pirite, pi p. 13.
Pallasite, p. p. 11.
Grahamite, p. p. 11.
Pirite magnetica, p. p. 26.
Granato, p. p. 12.
i 3 Rip Pirosseno, p. p. 11, 26, 41.
Granit . p. 59
ranito, p. p Pirrolite, p: p. 13.
Pistacite, p. p. 12.
lat
Plagioclasio, p. p. 11, 12.
Pyrrhotina, p. p. 26, 41.
Howardite, p. p. 12.
Q
qy 50
Quarzo, p. p. 12, 59.
K
Koramohalite, p. p. 41.
dr
Je;
Rame grigio, p. p. 11.
Lawrencite, p. p. 18. Roemerite, p. p. 4l.
Laxmannite, p. p. 11, 13.
S
M Schreibersite, p. p. 18, 26.
Scisto micaceo talcoso, p. p 11.
Marcasite, p. p. 11. Siderophyrite, p. p. 11.
Mesosiderite, p. p. J1.
Meteorite, pi p-Li;t12;° 26: 415655)
Mica, p. p. 59.
AR
Troilite, p. p: 13.
"a Vv
At pae 0). Vauquelinite, p. p. 11.
O Z
Olivina,.p. 11, 12, 13, 26, 60. Zolfo, p. p. 13.
— 398 —
INDICE DEI LAVORI ORIGINALI
è o
Avxcey C. F.Etude sur quelques mollusques terrestres inédits ou mal connus,
p. 344.
Baupr F.—Sugli Eteromeri di Sicilia, p. 1.
— Sugli Agabus chaleonotus Panz. e fusco-anenescens Regimb., p. 7.
BeLLieR DE LA ChavieneRIE—Note sur la Nychiodes Ragusaria Mill., p. 297.
Berte D." Fr.— Caratteri sessuali secondari d’ aleuni sauri viventi in Sicilia,
p. 312, 325.
Caricr Bar. C.—Nota intorno ad alcuni nuovi molluschi di Sicilia, p. 214.
CarLagrò Lomparpo A.-—Sulla morfologia della colonna vertebrale dei Clupeidi,
p. 356.
Cocco Pror. A.—-Indice ittiologico del mar di Messina, p. 145,176, 269, 328.
De Gregorio MarcH. A.—Nuove conchiglie del Postpliocene dei dintorni di Pa-
lermo, p. 78.
— Nota intorno ad alcune nuove conchiglie mioceniche di Sicilia,
p. 119. i
_ Intorno al Pecten pictus e al Pect. corneus, p. 133.
— Un nuovo Pecten vivente nella Nuova Caledonia, p. 133.
—_ Nuovi Decapodi titonici, p. 184.
— Una nuova Cypraea pliocenica, p. 155.
= Coralli giuresi di Sicilia, p. 189, 248, 207.
De Srerani T.—Miscellanea Imenotterologica, p. 9.
— Imenotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia, p. 153,197,217.
— Nota sul genere Choreia e descrizione di una nuova spceie tro-
vata in Sicilia, p. 305.
DoperLein Pror. P.—Rinvenimento di una specie di pesce dell’ esotico genere
Pimelepterus nelle acque del Golfo di Palermo, p. $1.
— Ricorrenza del Rhinobatus halavi Riipp. nelle acque marine della
Sicilia, p. 169.
FaccioLa” D." L.—I giovani del Gonostoma denudatum, p. 22.
- Note sui pesci dello stretto di Messina , p. 51, 111, 163, 291.
— Caratteri giovanili del Chlorophthalmus Agassizii, p. 71.
= Caratteri di pesci giovani del mar di Messina, p. 231.
Grassi Pror. B.—Intorno all’anatomia dei Tisanuri, p, 203, 256.
Losacoxo Pror. M.—Studii su piante critiche rare o nuove della flora di Sici-
lia, p. 42, 209, 266, 282.
= Primo elenco Briologico di Sicilia, p. 62, 97.
—_ Una escursione botanica in Lampedusa, p. 339.
— 399 —
MiLuiere P.—-Notes lépidoptérologiques, p. 33.
— Nychiodes lividaria Hb., var. Ragusaria Mill., p, 196.
Mina” Paruxpo D." F.—Lepidotteri druofagi, p.31,54,92,120,184,247,298,323,347.
Moyxrerosaro Marca.—Conchiglie littorali mediterranee, p. 87,102,137,159,227,277.
Parona Pror. C.-Una parola di risposta al Prof. Grassi Battista, p. 252.
Ragusa E.—Altre osservazioni al Catalogus coleopterorum Europae et Caucasi,
DESDE
_ Nota sui Brachinus Joenius e Siculus di M. Zuccarello Patti, p. 13.
—_ Agabus fusco-aenescens e chalconotus, p. 33.
— Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia, p.57,129,193,249,273,301.
— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia, p. 316, 332.
Nychiodes Bellieraria, p. 352.
Riario D." G._—Una nuova fase della questione delle piaute carnivore, p. 27.
SegueNza Pror. G.AIl Quaternario di Rizzolo, p. 16, 48, 67,115, 141, 179, 223,
262, 287, 308, 349.
— Gli Ostracodi del porto di Messina, p. 39, 75, 124, 149, 186, 253, 319.
- Della Lingulinopsis Carlofortensis, p. 135.
BIBLIOGRAFIA E NOTIZIE
Senoner—-Cenni bibliografici, p., p. 1, 17, 29, 45.
Ragusa E.—Notizie, p. p. 16, 42.
Mina” Parumgo D." F.—-Note di Storia naturale Siciliana, p. p. 27.
Prémier Congrés international. d’Ornitologues, p. p. 27.
Fic.
Fio.
Fic.
Fio.
Fia.
Fia.
Fic.
Fic.
Fia.
or
10.
Spiegazione della Tavola prima
. Pontocypris interposita n.
1. Veduta lateralmente. la. Guardata dalla regione ventrale. 1b. Ve-
duta dal dorso. lc. Rappresentata dall’estremo anteriore.
. Pontocypris calabra Seg.
2. 2a. Due individui veduti lateralmente, probabilmente di diverso
sesso. 2b. Una valva veduta dal dorso.
. Macrocypris inflata n.
8. Veduta lateralmente. 3a. Una valva guardata dal dorso. 3b. Dalla
regione anteriore.
. Macrocypris compressa n.
4. Guardata lateralmente. 4a. Una valva veduta dal dorso.
. Argulaecia subreniformis n.
5. Guardata lateralmente. 5a. Una valva guardata dal dorso. 5b. Guar-
data dall’estremo anteriore.
. Cythere cymbaeformis n.
6. Un individuo femmineo veduto lateralmente. 6a. Lo stesso -ve-
duto dal dorso. 6b. Dalla regione ventrale. Gc. Dalla regione po-
steriore. 6d. Un individuo maschile guardato di lato.
. Cythere venus n.
7. Un individuo guardato lateralmente. 7a. Lo stesso veduto dal
dorso. 7b. Veduto dalla regione ventrale. 7c. Guardato dalla re-
gione anteriore.
. Cythere phaseolina n.
8. Un individuo femmineo rappresentato lateralmente. 8a. Lo stesso
veduto dal dorso. 8b. Guardato dalla regione anteriore.
. Cythere multipunctata n.
9. Un individuo femmineo veduto lateralmente. 9a. Lo stesso dalla
regione dorsale. 9b. Dall’estremità anteriore.
Cythere concinna Jones var. n.
Guardata lateralmente.
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ANNO Il IL NATURALISTA SICILIANO TAV. II
I. Nychiodes lividaria var. Ragusària Mill. d.
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3
» Bellieraria Ragusa. d'
(‘horeia Proserpinae Destefani 9:
» » UMISIORGSE
» » c'orsaletto!
. Exilia_ timida var.lugubris Ragusa.
Lyeistopterus anorachilus Ragusa.
. Lebia cyathigera var. Destefanii Ragusa.
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DANA
Es‘ (i
lég LArbesuperoni congiubiermelta sezione basversa della corda giovane
aflliidecarislagincericto quarseblCollulecariilaginee agglomarate.
clbeaso superiore sinistro della conda: dManbrannestama della corda
e/llenbranaprgpiadebia vordaS!Sestanzaprvni della corda.
gfletic goszomediano sinistro dellasosta
VEDA dochiitionori congiunti. quastaligura congelila co 4a) lo scherma deluse dalarna
VIZZIAA afbpofisi.Glfantidi congiunginerto degli arkicltlMlglo} Vede |
Hg1t/MuscXaturasenerreyMusckatura rossa hi) (arlagine
cetermuscilane?iMascolatuna interiore nfberzo interiorento)edihy N
È pellenbo di conguanginerto deglianki interiori.g/Apofese. " |
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duo di stadio pcisi avanzato del nrecedente £/ Membrana esilissima
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l'Y o. af VGNKO CULVIIMER AL CHLUL' CAN CULAG LICGL AGG OIECI LAZ, bl VEMUCO GEL
or) JA, 2,}). PII ainivan A PENA IS A RETI ESSERI GENI 19/5; VASCO IO pe AI RESORT.
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