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IL RISORGIMENTO D' ITALIA,
IL RISORGIMENTO D' ITALIA
NARRATO
DAI PRIKCIPI DI CASA SAVOIA
DAI PARLAMENTO.
(1848-1878.)
Tsrsft «disione.
.^'
FIRENZE,
G. BARBÈRA, EDITORE.
1888.
Xiro^\ Soo. <g«B^^;i^
/IharvardN
university
LIBRARY
l NOV 9 1956/
Proprietà letteraria.
A SUA ALTEZZA REALE
YITTOEIO EMANUELE
PRINCIPE DI NAPOLI
Altezza Reale,
La generazione che ha rifatto V Italia viene
meno
Come d'autunno si levan lo foglie
L'una appresso dell'altra,
e si discolorano le vive ricordanze degli stupendi
avvenimenti e degli affetti che li animavano. Ma
perchè il progresso non consente l' oblio, e perchè
le tradizioni maggiori di un grande Stato de-
vono essere continuate, è necessario dare alla gio-
ventù r agevolezza di apprenderle, massimamente
quando valgono a sublimarla. Ecco il pensiero che
ha dato origine a questo libro, nel quale sono
uniti insieme documenti memorabili, che in ma-
niera singolare fanno la storia del nostro risorgi-
mento. Qui si parla per operare e per trarre dai
rapidi racconti nuovi impulsi a cimenti nuovi.
VI K nVA, ALTEZZA REALE VITTOBIO EMAIOJELE
Qui Jiou ML oorca di acquistar gloria dalle parole,
iim ih% iaibl bouòfioi a un popolo, clie avea lunga
Il ardtnito brama di indipendenza, di unione, di li-
h<irti\. l/animosa sapienza di queste pagine eteme
rllmn lo Hpirito della vita nazionale di trent'anni.
NiU ItigKt^rlo mì sonte ohe gli autori e i motori
ìM patrio risorgimento appariranno anclie piìi
Uraiull (M)l tompo, come le Alpi vedute da lontano.
Vttulro air oooellonza e conseguire splendore
(li kI^^ì'I*^ ^ impresa difficile per ogni dove, ma
[Ah \n Italia, poroliò si deve gareggiare con le
mauiorlu di uomini variamente grandi in ogni
tttmpo, j^ra questi saranno eminenti i liberatori
dalla j)atrla.
I l^riuoipi di Oasa Savoia, movendo da Mo^
riana, Heguivano da otto secoli con imperturbabile
gagliardla il loro cammino a meta gloriosa, ri-
splendendo sempre per valore guerriero e per virtù
civili. Fra tante ruine di Principi e di Stati, soli
rimanevano di so sicuri, acquistando continuata-
mente la fiducia di popolazioni valorose e forti;
finché Carlo Alberto mise fra Tarmi la corona, i
figli, la vita per T indipendenza d'Italia, e mar-
tire ne mori.
Neir antica età Eoma aveva conquistato ed
unito per forza d'armi l'Italia; nel tempo no-
stro, per contrario cammino, Vittorio Emanuele,
uniti in concorde volere tutti gì' Italiani, li ha gui-
dati a Eoma. Egli riposa glorioso nel Pantheon,
PBINOIPE DI KAPOLT. VII
He della libertà, dirimpetto a Raffaello Sanzio so-
vrano neir arte. L' arte e la libertà sono i sempi-
temi amori del popolo italiano.
In questo volume sono felicemente descritti
a dolori, le speranze, i timori, le gioie della ma*
gnanima impresa, comuni ai Principi, al Popolo,
al Parlamento. E v' è sapienza politica del mo-
derno vivere civile.
Altezza Beale,
L' Italia, avendo per guida l' Augusto Prin-
cipe Padre Vostro, prosegue sicura nella via della
civiltà e guarda amorosa ai giovani, pensando
che il conservare la libertà non è meno difficile
che r acquistarla.
A Voi, Principe della gioventù, ardente ama-
tore della patria e degli studi, sarà caro rian-
dare in questo volume i fatti gloriosi della Casa
Vostra, che sono fatti d' Italia. Con Voi i gio-
vani italiani da questi maravigliosi ricordi e ma-
gnanimi esempi prenderanno conforto e vigore
a opere condegne per la grandezza civile del
nostro paese.
Eoma, 21 aprile 1888,
FILIPPO MARIOTTI.
INDICE.
Pabtb Psiha.
CARLO ALBERTO E IL PARLAMENTO SUBALPINO.
I. 2848, Febbraio 8. — PROCLAMA col quale il Re Carlo Alberto an-
nunzia la risolazione di concedere a* suoi popoli lo Statuto. Pag. 3
II. Marzo 4. — Statuto fondamentale della Monarchia di Savoia. . 6
III. Marzo 28. — Carlo Alberto, alla notizia della gloriosa cacciata
degli Austriaci da Milano, annunzia ai popoli della Lombardia
e della Venezia che accorre in loro soccorso. Proclama ... 20
lY. Marzo 29, — Carlo Alberto, partendo per la Lombardia, prende
commiato da' suoi popoli. Proclama 21
y. Marzo 81, — Proclama diretto dal Re Carlo Alberto air esercito,
giunto con rapida marcia sulle rive dell'Adda 22
VI. Marzo 81, — Secondo Proclama di Carlo Alberto ai popoli della
Lombardia e della Venezia 24
VIL Maggio 8, — DISCORSO della Corona per V apertura della I* Le-
gislatura del Parlamento subalpino 25
Vili. Maggio 26, — Indirizzo del Senato del Regno in risposta al
- medesimo 29
IX. Giugno 7. — Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta
al medesimo 85
X. Maggio 28, — Proclama di Carlo Alberto ai popoli della Venezia
dopo la Tittoria di Pastrengo e T arrivo dell* esercito sotto
le mura di Verona 40
XI. Luglio ^5. — Proclama del Re Carlo Alberto ali* esercito dopo
i rovesci di Custoza e di Volta 41
XII. Agosto 7. — Proclama di Carlo Alberto ai popoli dello Stato
Sardo nel ricondurre sulla destra del Ticino il suo esercito,
costretto ad accettare T armistizio detto di Salasco 48
Xni. Agotto 7, — Ordine dkl giorno di Carlo Alberto ali* esercito,
per rialzarne gli animi 45
XIV. AgoHo 10, — Nuovo Proclama di Carlo Alberto a* suoi popoli
per spiegare lo cause dei rovesci patiti 46
X INDICE.
XV. Agosto 28. — Carlo Alberto ordina all' esercito di prestar già-
ramento allo Statuto. Pboolama Pag. 48
XYI. Settembre 14. — Pboolaha del Re Carlo Alberto alla Guardia
Nazionale 49
XYII. 1849, Febbraio 1. — DisooRSo pronunziato dal Re Carlo Al-
berto per l'apertura della II» Legislatura del Parlamento
subalpino 50
XYIII. Febbraio SO. — Risposta del Senato del Regno 63
XIX. Marzo 2. — Risposta della Camera dei Deputati 56
XX. Marzo IS. — Pboolaha rivolto dal Re Carlo Alberto alla Guar-
dia Nazionale nel momento di riprendere le ostilità contro
l'Austria 69
XXI. Marzo 16. — Pboolaha del Re Carlo Alberto ai Savoiardi nella
stessa occasione. 60
XXII. Marzo 26. — Vinto 1* esercito sardo a Mortara ed a Novara,
il Principe Eugenio di Carignano, luogotenente generale del
Re, annunzia al popoli che Carlo Alberto ha abdicato a favore
di suo figlio Vittorio Emanuele. Pboqlama 61
XXIII. Marzo 26, — Pboolaha diretto nella stessa occasione dal
Principe Eugenio alla Guardia Nazionale 62
XXIV. Marzo 27. — Indibizzo a Carlo Alberto, votato dalla Camera
dei Deputati alla notizia della sua rinunzia al trono 63
XXV. Maggio 14'15. — Pabolb rivolte dal Re Carlo Alberto alla
Deputazione incaricata di recargli in Oporto l' Indirizzo della
Camera dei Deputati 65
XXVI. Marzo 29. — Indirizzo a Carlo Alberto votato dal Senato
del Regno nella stessa occasione 67
XXVII. Maggio 81. — Pabole dette dal Re Carlo Alberto nel rice-
vere la Deputazione incaricata di recargli in Oporto l'Indi-
rizzo del Senato 68-
Parte Seconda.
VITTORIO EMANUELE II E IL PARLAMENTO SUBALPINO.
I. 1849, Marzo 27. — Pboolaha emanato dal Re Vittorio Emanuele II
nel momento dì assumere la Corona 7d
IL Marzo 29. — Indibizzo ietto da una Deputazione incaricata di
presentare gli omaggi del Senato al Re Vittorio Emanuele II
in occasione della sua assunzione al trono 74
III. Marzo 29. — Risposta del Re Vittorio Emanuele II all' Indirizzo
presentatogli dal Senato in occasione della sua assunzione
al trono 76
IV. Marzo 29. — Pabole pronunziate dal Re Vittorio Emanuele II
avanti alle due Camere dopo aver prestato il giuramento di
fedeltà allo Statuto 76
INDICI. XI
V. Luglio 8, — Proclama rìTolio dal Be Titiorio Emanoele II
a' suoi popoli nel riprendere il Governo dopo una pericolosa
malattia Pag. 76
VI. Luglio 80, — Discorso pronunziato dal Ke Vittorio Emanoele II
per r apertura della III» Legislatora del Parlamento sabalpino. 82
VII. Agosto 18,.— Risposta del Senato del Beerno 85
Vili. Agotto 22, — Risposta della Camera dei Deputati 89
IX. Novembre 20, — Proclama riTolto dal Re Vittorio Emanuele II
agli elettori in occasione dello scioglimento della Camera dei
Deputati eletta nel luglio 1849 90
X. Dicembre 20. — DISCORSO pronunziato dal Re Vittorio Emanuele II
per r apertura della 1* Sessione della IV* Legrislatura del
Parlamento subalpino 98
XI. Dicembre 20, — Proclama rivolto dal Be Vittorio Emanuele alla
Guardia Nazionale nella medesima occasione 95
XII. 1850, Gennaio 6. — Indirizzo del Senato in risposta al Discorso
della Corona del 20 dicembre 1849 96
XIII. Oennaio 5, — Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta
al Discorso medesimo 98
XIV. Maggio 21, — Proclama del Re Vittorio Emanuele II agli abi-
tanti della Savoia nel recarsi a visitare quella parte de' suoi
Stati 100
XV. Novembre 28, — Discorso del Re Vittorio Emanuele II per l'aper-
tura della 2« Sessione della IV» Legislatura del Parlamento. 101
XVI. Novembre 80, ~ Risposta del Senato del Regno 103
XVII. Novembre 28, — Risposta della Camera dei Deputati 106
XVIII. 1852, Marzo 4, — Discorso del Re Vittorio Emanuele II al-
l' apertura della 8* Sessione della IV» Legislatura del Parla-
mento 107
XIX. Marzo 7;8. ~ Risposta del Senato del Regno 109
XX. Marzo 9, — Risposta della Camera dei Deputati IH
XXI. 1858, Dicembre 19, — Discorso del Re Vittorio Emanuele II
all'apertura della 1* Sessione della V» Legislatura del Parla-
mento 113
£XII. Dicembre ;8$. — Risposta del Senato del Regno 115
IXIII. Dicembre ;8$. — Risposta delia Camera dei Deputati .... 117
KXIV. 1855, Oennaio 21, — Indirizzo dì condoglianza del Senato
del Regno al Re Vittorio Emanuele II per la morte delle Re-
gine Maria Teresa e Maria Adelaide 119
XXV. Oennaio 26, — Indirizzo di condoglianza presentato dalla
Camera dei Deputati al Re Vittorio Emanuele lì nella stessa
occasione. 121
XXVI. Febbraio 12. — Indirizzo di condoglianza del Senato del
Regno al Re Vittorio Emanuele II per la morte del Duca
Ferdinando di Genova 122
XXVII. Aprile 14, — Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanuele II
al corpo dell'esercito sardo che partiva per la Crimea. ... 124
XII INDICE.
XXVIII. Novembre 12, ~ Disoosso del Re TittorioEmaonele II airaper-
tura della 2* Sessione della Y*^ Legislatura del Parlamento. Pag. 125
XXIX. Novembre i5. — Risposta del Senato del Regno 126
XXX. Novembre 17, — Risposta della Camera dei Dopatati 128
XXXI. 18^6, Giugno 15, — Pboolaha rivolto dal Re Vittorio Ema-
naele II al corpo dell* esercito sardo rednce dalla Crimea. . . 180
XXXII. 1857, Gennaio 7. — Disoobso del Re Vittorio Emanuele II
all'apertura della 8* Sessione della V» Legislatura del Par-
lamento 181
XXXIII. Gennaio 12. —Risposta del Senato del Regno 132
XXXIV. Gennaio 12, — Risposta della Camera dei Deputati .... 134
XXXV. Dicembre 14, — DisooBSO del Re Vittorio Emanuele II al-
l' apertura della 1* Sessione della VI* Legislatura del Par-
lamento 135
XXXVI. Dicembre 29, — Risposta del Senato del Regno 137
XXXVII. 1858, Gennaio 20, — Risposta della Camera dei Deputati. 189
XXXVIil. 1859, Gennaio 10. — DisooBSO pronunziato dal Re Vittorio
Emanuele II all' apertura della 2'^ Sessione della VI» Legisla-
tura del Parlamento 141
XXXIX. Gennaio iP. — Risposta del Senato del Regno H3
XL. Gennaio 15, — Risposta della Camera dei Deputati 144
XLI. Aprile 27, — Pboolama del Re Vittorio Emanuele II all'eser-
cito, dopo la dichiarazione di guerra fatta dall'Austria alla
Sardegna 145
XLII. Aprile 29, — Pboolama rivolto nella stessa occasione dal
Re Vittorio Emanuele II ai popoli d'Italia 147
XLIII. Maggio 80. — Pboolama del Re Vittorio Emanuele II ali* eser-
cito, dopo la vittoria riportata a Palestre, Vinzaglio e Ca-
saline 148
XL1V. Maggio 81. — Pboolaha del Re Vittorio Emanuele II al-
l' esercito dopo la seconda giornata di Palestre 149
XLV. Giugno 9. — Pboolama del Re Vittorio Emanuele II ai popoli
della Lombardia, entrando a Milano per effetto della vittoria
di Magenta 151
XLVI. Giugno 25. — Pboolama diretto dal Re Vittorio Emanuele II
all'esercito il giorno seguente alla battaglia di Solferino e
San Martino 158
XLVII. Luglio 12. — Pboolama col quale il Re Vittorio Emanuele II
prende congedo dall' esercito dopo la stipulazione dei preli-
minari di Villafranca 154
XLVIII. Luglio 18, — Pboolama rivolto nella stessa occasione dal
Re Vittorio Emanuele II ai popoli della Lombardia 155
XLIX. 1860, Marzo 25. — Pboolama del Re Vittorio Emanuele II
ai popoli dell' Italia centrale dopo l' annessione dell' Emilia
e della Toscana 156
I . Aprile 1. — Pboolama rivolto dal Re Vittorio Emanuele II agli
abitanti della Savoia e della contea di Nizza in seguito alla
INDICE. xm
firma del trattato per la cessione di quelle provincie alla
Francia " Pag. 157
LI. Aprile ;?. — DtsooBSO del Be Vittorio Emanuele II air apertura
della VII* Legislatura del Parlamento, accresciuto dai rappre-
sentanti della Lombardia e dell* Italia centrale 159
LII. Aprile 14. — Risposta del Senato del Regno 161
LUI. Aprile 14. — Risposta della Camera dei Deputati 163
LIY. Settembre 11, ~ Proclama riyolto dal Re Vittorio Emanuele II
air esercito nel momento d* intraprendere la campagna del-
l' Umbria e delle Marche 165
LV. Ottobre 4, — Ordine del giorno del Re Vittorio Emanuele II
air esercito dopo la battaglia di Castelfidardo e la presa di
Ancona 167
LVI. Ottobre 4. — Ordine del giorno del Re Vittorio Emanuele II
alla marina militare nella stessa occasione 168
LVII. Ottobre 9. — Pboolama rivolto dal Re Vittorio Emanuele II
ai popoli delP Italia meridionale nel momento di passare il
Tronto ivi
LVIII. Ottobre 19. — Indirizzo che la Camera dei Deputati eletta
dopo l'annessione delle Provincie della Lombardia e dell'Italia
centrale, nel metter fine a' suoi lavori, dirigeva al Re Vittorio
Emanuele II guerreggiante nelle provincie napoletane 174
LIX. Ottobre 22. — Indirizzo diretto nella stessa occasione al Re
Vittorio Emanuele II dal Senato del Regno 176
LX. Novembre 7. — Proclama del Re Vittorio Emanuele II ai popoli
dell'Italia meridionale nel giorno del suo ingresso in Napoli. 177
LXI. Dicembre 1. — Proclama del Re Vittorio Emanuele II ai po-
poli delia Sicilia nel giorno del suo ingresso in Palermo. . . 178
LXII. 1861» Gennaio 7. — Proclama col quale il Re Vittorio Ema-
nuele II annunzia ai popoli delle provincie napoletane la no-
mina del Principe Eugenio a suo luogotenente generale nelle
medesime. 179
Parte Terza.
VITTORIO EMANUELE II E IL PARLAMENTO ITALIANO.
f. 1861, Febbraio 18. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II all'aper-
tura dell' VIII* Legislatura del Parlamento nazionale, la prima
del Parlamento italiano 18S
II. Febbraio ^5. — Risposta del Senato del Regno 185
III. Marzo 18. — Risposta della Camera dei Deputati 1 83
IV. Febbraio 21. — Progetto di legge relativo all' assunzione dei
titolo di Re d* Italia da parte del Re Vittorio Emanuele II e
dei suoi successori 190
V. Febhtaio 24. — Relazione al Senato intorno al progetto di legge
surriferito 191
XIV INDICE.
VI. Marzo IL — Rrlazione con cui il presidente del Consiglio pre-
sentava alla Camera dei Deputati il progetto di legge intorna
al titolo di Re d' Italia Pag. 195
VII. Marzo 14. — Relazionb sul medesimo disegno di legge, fatta
dalla Commissione della Camera dei Deputati 196
Vili. Giugno 8. — Ordine del giorno del Re Vittorio Emanuele II
air esercito nella ricorrenza della prima festa nazionale oc-
corsa dopo la fondazione del Regno d'Italia 200
IX. 1868f Giugno 18. — Indirizzo rivolto dalla Camera dei Deputati
al Re Vittorio Emanuele II in seguito alla dichiarazione fatta
dall* Episcopato riunito, in Roma circa la necessità del potere
temporale 202
X. Agosto 8. — Proolaha indirizzato dal Re Vittorio Emanuele II
alla nazione in occasione del movimento tentato dal generale
Garibaldi nel 1862 204
XI. 1863 f Maggio 25. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II airaper-
tura della 2* Sessione deirVIII» Legislatura del Parlamento. 205
XII. Giugno 1. — Risposta del Senato del Regno 207
XIII. Giugno 8. — Risposta della Camera dei Deputati . 209
XIV. 1865, Novembre 18. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II
air apertura della IX* Legislatura del Parlamento, convocato
per la prima volta in Firenze 213
XV. Dicembre 4. —Risposta del Senato del Regno 216
XVI. Dicembre 15. -— Risposta della Camera dei Deputati 218
XVII. 1866, Giugno 20. — Proclama rivolto dal Re Vittorio Ema-
nuele II alla nazione dopo la dichiarazione di guerra ali* Au-
stria nel 1866 222
XVIII. Giugno 20. — Proclama del Re Vittorio Emanuele II alla
Guardia Nazionale nella stessa occasione 225
XIX. Giugno 21, — Proclama del Re Vittorio Emanuele II air esercito
neir intraprendere l'ultima guerra per l'indipendenza nazionale. 226
XX. Dicembre 15, — Discorso del Re Vittorio Emanuele II all'aper-
tura della 2* Sessione della IX<^ Legislatura del Parlamento. 227
XXI. Dicembre 28. — Risposta del Senato del Regno . 280
XXII. 1867, Gennaio 1. — Risposta della Camera dei Deputati . . , 233
XXIII. Marzo 22. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II all'aper-
tura della 1^ Sessione della X<^ Legislatura del Parlamento . 235
XXIV. Marzo 81» — Risposta del Senato del Regno 288
XXV. Aprile 4. — Risposta della Camera dei Deputati 240
XXVI. Ottobre 27. — Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanuele II
agli Italiani in occasione dell'impresa dei volontari nell'Agro
romano 243
XXVII. 1868f Febbraio 3. — Indirizzo di congratulazione della Ca-
mera dei Deputati al Re Vittorio Emanuele II in occasione del
matrimonio del Principe Umberto colla Principessa Margherita. 245
KXVIII. Febbraio 7. — Indirizzo del Senato del Regno al Re Vittorio
Emanuele il nella stessa occasione 246
IKDIOE. XY
XXIX. Febbraio 7. — Indirizzo rivolto nella stessa occasione dal
Senato del Regno al Prìncipe Umberto Pag. 2k7
XXX. Febbraio 7. — Indirizzo diretto nella stessa occasione dal
Senato del Regno alla Duchessa di Genova 248
XXXI. 1869, Novembre iS. — Discorso per l'apertura della 2* Ses-
sione della X» Legislatura del Parlamento, letto, a nome del
Re Vittorio Emanuele II, da una Commissione di alti digni-
tari dello Stato 249
XXXII. Novembre SS. — Risposta del Senato del Regno 251
XXXIII. Novembre 24. — Risposta della Camera dei Deputati . . . 253
XXX lY. 1870^ Dicembre 5. ~ Discorso del Re Vittorio Emanuele II
air apertura della 1* Sessione dell' XI* Legislatura del Par-
lamento 255
XXXY. Dicembre 13. — Risposta del Senato del Regno 258
XXXVJ. Dicembre 12. — Risposta della Camera dei Deputati . . . 269
XXXVIT. 1871, Novembre 27, — Discorso del Re Vittorio Emanuele II
all'apertura della 2» Sessione dell' XI* Legislatura del Par-
lamento, convocato per la prima volta in Roma 265
XXXVIIL Dicembre 5. - Risposta del Senato del Regno 268
XXXIX. Dicembre 4. — Risposta della Camera dei Deputati .... 270
XL. 1873, Novembre 15. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II
all'apertura della 8* Sessione dell' XI* Legislatura del Par-
lamento 273
XLI. Novembre 29. — Risposta del Senato del Regno 276
XLII. Novembre 25. — Risposta della Camera dei Deputati 279
XLIII. 1874, Marzo 16. — Indirizzo rivolto dal Senato del Regno al
Re Vittorio Emanuele II in occasione del 25o anniversario
della sua assunzione al trono 282
XLIV. Marzo 23. — Parolr dette dal Re Vittorio Emanuele II nel
ricevere la Deputazione incaricata di presentargli l'indirizzo
approvato dal Senato 283
XLV. Marzo 16. — Indirizzo rivolto dalla Camera dei Deputati al
Re Vittorio Emanuele II nella stessa occasione 284
XLVI. Marzo 23. — Parole dette dal Re Vittorio Emanuele II
alla Deputazione incaricata di presentargli l'indirizzo della
Camera dei Deputati 286
XLVII. Novembre 23. — Discorso del Ru Vittorio Emanuele II al-
l'apertura della 1* Sessione della XII* Legislatura del Par-
lamento 287
XLVIII. Novembre 30. — Risposta del Senato del Regno 289
XLIX. Novembre 30. — Risposta della Camera dei Deputati .... 291
L. 1876, Marzo 6. — Discorso del Re Vittorio Emanuele II al-
l' apertura della 2* Sessione della XII* Legislatura del Par-
lamento 295
LI. Marzo 10. — Risposta del Senato dei Regno 297
LII. Marzo 11. —Risposta della Camera dei Deputati 209
LUI. Novembre 20. — Discorso pronunziato dal Re Vittorio Ema-
XYI iKDioa.
nnole II ali*Apertara della 1* Sessione della XIII* Legislatara
del Parlamento Pag. 302
LIV. Dieembre h — Risposta del Senato del Regno 805
LV. Novemhre 28, — Risposta della Camera dei Dopatati 309
LSU 1877, Giugno 2. — Indirizzo diretto dal Senato del Regno al
Re Vittorio Emanuele lì in occasione del SO^ anniversario della
promulgazione dello Statuto 312
LVII. Giugno 2, — Indirizzo rivolto nella stessa occasione al Re
Vittorio Emanuele II dalla Camera dei Deputati 314
ASSUNZIONE AL TRONO DEL RE UMBERTO I.
I. 1878, Gennaio 9. — Proolama col quale il Re Umberto I annunzia
alla nazione la morte di Vittorio Emanuele II 319
II. Gennaio 19. — Disoorso pronunziato dal Re Umberto I al Par-
lamento, dopo aver prestato il giuramento prescritto dallo
Statuto 320
Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati e Ministeri
dall* attuazione dello Statuto alla fine del regno di Vittorio
Emanuele II 323
Parte Prima.
CARLO ALBERTO
E IL PARLAMENTO SUBALPINO.
Proclama cól quale il Be Carlo Alberto annunma la
risoluzione di concedere d suoi popoli lo Statuto,
quale complemento delle riforme attuate nel 1846
e nel 18é7.
[8 febbraio 1848.]
CARLO ALBERTO
per la grazia di Dio Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme ;
Duca di Savoia, di Genova, di Monferrato, d'Aosta, del €hia-
blese, del Genovese e di Piacenza; Principe di Piemonte e
di Oneglia ; Marchese d* Italia, di Saluzzo, d* Ivrea, di Susa,
di Cova, del Maro, di Oristano, di Cesana e di Savona ; Conte
di Moriana, di Ginevra, di Nizza, di Tenda, di Eomonte, di
Asti, di Alessandria, di Goceano, di Novara, di Tortona, di
Vigevano e di Bobbio ; Barone di Vaud e del Faucigny ; Si-
gnore di Vercelli, di Pinerolo, di Tarantasia, della Lomellina
e della Valle di Sasia, ec. ec. ec.
I popoli che per volere della Divina Provvidenza
governiamo da diciassette anni con amore di padre,
hanno sempre compreso il Nostro affetto, siccome Noi
cercammo di comprendere i loro bisogni ; e fu sempre
intendimento Nostro che il Principe e la Nazione fos-
sero coi più stretti vincoli uniti pel bene della patria.
Di questa unione ognor più salda avemmo prove
ben consolanti nei sensi, con cui i Sudditi Nostri ac-
colsero le recenti riforme, che il desiderio della loro
4 CARLO ALBERTO [1848
felicità Ci avea consigliate per migliorare i diversi
rami di amministrazione, ed iniziarli alla discussione
dei pubblici affari.
Ora poi che i tempi sono disposti a cose maggiori,
ed in mezzo alle mutazioni seguite in Italia, non du-
bitiamo di dar loro la prova la più solenne che per
Noi si possa della fede che conserviamo nella loro
devozione e nel loro senno.
Preparate nella calma, si maturano nei Nostri
Consigli le politiche istituzioni, che saranno il com-
plemento delle riforme da Noi fatte, e varranno a
consolidarne il benefizio in modo consentaneo alle
condizioni del paese.
Ma fin d'ora Ci è grato il dichiarare, siccome col
parere dei Nostri Ministri e dei principali Consiglieri
della Nostra Corona abbiamo risoluto e determinato
di adottare le seguenti basi di uno Statuto fonda-
mentale per istabilire nei Nostri Stati un compiuto
sistema di governo rappresentativo.
Art. 1. La Eeligione Cattolica, Apostolica e Komana
è la sola Eeligione dello Stato.
Gli altri culti ora esistenti sono tollerati confor-
memente alle Leggi.
Art. 2. La persona del Re è sacra ed inviolabile.
I suoi Ministri sono risponsabili.
Art. 3. Al Re solo appartiene il potere esecutivo.
Egli è il Capo supremo dello Stato. Egli comanda
tutte le forze di terra e di mare: dichiara la guerra:
fa i trattati di pace, d' alleanza e di commercio : no-
mina a tutti gì' impieghi : e dà tutti gli ordini neces-
sarii per l'esecuzione delle Leggi senza sospenderne o
dispensarne l' osservanza.
Art. 4. Il Re solo sanziona le Leggi, e le promulga.
Art. 5. Ogni giustizia emana dal Re, ed è ammi-
1848] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 5
nistrata in suo Nome. Egli può far grazia e commu-
tare le pene.
Art. 6. Il Potere legislativo sarà collettivamente
esercitato dal Re e da due Camere.
Art. 7. La prima sarà composta da Membri nomi-
nati a vita dal Re ; la seconda sarà elettiva, sulla base
del censo da determinarsi.
Art. 8. La proposizione delle Leggi apparterrà al
Re ed a ciascuna delle Camere.
Però ogni Legge d'imposizione di tributi sarà
presentata prima alla Camera elettiva.
Art. 9. Il Re convoca ogni anno le due Camere :
ne proroga le sessioni, e può disciogliere la elettiva :
ma in questo caso ne convoca un'altra nel termine
di quattro mesi.
Art. 10. Nessun tributo può essere imposto o ri-
scosso se non sarà consentito dalle Camere e sanzio-
nato dal Re.
Art. 11. La stampa sarà libera, ma soggetta a Leggi
repressive.
Art. 12. La libertà individuale sarà guarentita.
Art. 13. I Giudici, meno quelli di Mandamento, sa-
ranno inamovibili dopo che avranno esercitate le loro
funzioni per uno spazio di tempo da determinarsi.
Art. 14. Ci riserviamo di stabilire una Milizia Co-
munale composta di persone che paghino un censo
da fissare.
Essa verrà posta sotto gli ordini delle Autorità
Amministrative, e la dipendenza del Ministero dell'In-
terno.
Il Re potrà sospenderla o discioglierla nei luo-
ghi dove crederà opportuno.
Lo Statuto fondamentale, che d'ordine Nostro vien
preparato in conformità di queste basi, sarà messo in
6 CARLO ALBERTO [1848
vigore in seguito all' attivazione del nuovo ordinamento
dello amministrazioni comunali.
Mentre così provvediamo alle più alte emergenze
doir ordine politico, non vogliamo più oltre differire di
compiere un desiderio, che da lungo tempo nutriamo,
con ridurre il prezzo del sale a trenta centesimi il chi-
logranima fino dal primo di luglio prossimo venturo,
a benefizio principalmente delle classi più povere, per-
suasi di trovare nelle più agiate quel compenso di
pubblica entrata, che i bisogni dello Stato richiedono.
Protegga Iddio V era novella che si apre pei No-
stri popoli, ed intanto ch'essi possano far uso delle
maggiori libertà acquistate, di cui sono e saranno
degni, aspettiamo da loro la rigorosa osservanza delle
leggi vigenti, e la imperturbata quiete tanto neces-
saria ad ultimare l' opera dell' ordinamento interno
dello Stato.
Dato iu Torino addì otto febbraio miUe ottocento quarantotto.
Carlo Alberto.
II.
Statuto fondamèìitale dèlia Monarchia di Savoia.
[4 marzo 1848.]
CARLO ALBERTO
per la grazia di Dìo Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalem-
me, Duca di Savoia e di Genova, ec. ec. ec, Principe di Pie-
monte, ec. oc. oc.
Con lealtà di Re e con affetto di padre, Noi ve-
niamo oggi a compiere quanto avevamo annunziato
ai Nostri amatissimi Sudditi, col Nostro proclama
1848] B IL PAELAMENTO SUBALPINO. 7
dell' 8 dell'ultimo scorso febbraio, con cui abbiamo
voluto dimostrare, in mezzo agli eventi straordinari
che circondavano il paese, come la Nostra confidenza
in loro crescesse colla gravità delle circostanze, o
come, prendendo unicamente consiglio dagli impulsi
del Nostro cuore, fosse ferma Nostra intenzione di
conformare le loro sorti alla ragione dei tempi, agli
interessi ed alla dignità della Nazione.
Considerando Noi le larghe e forti istituzioni rap-
presentative contenute nel presente Statuto fondamen-
tale come un mezzo il più sicuro di raddoppiare quei
vincoli d'indissolubile affetto che stringono all'Itala
Nostra Corona un popolo, che tante prove Ci ha dato
di fede, di obbedienza e d' amore, abbiamo determi-
nato di sancirlo e promulgarlo, nella fiducia che Iddio
benedirà le pure Nostre intenzioni, e che la Nazione
libera, forte, e felice si mostrerà sempre più degna del-
l' antica fama, e saprà meritarsi un glorioso avvenire.
Perciò di Nostra certa scienza. Regia Autorità,
avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato
ed ordiniamo in forza di Statuto e Legge fondamentale
perpetua ed irrevocabile della Monarchia, quanto segue:
Art. 1. La Religione Cattolica, Apostolica e Ro-
mana è la sola Religione dello Stato.
Gli altri culti ora esistenti sono tollerati con-
formemente alle Leggi.
Art. 2. Lo Stato è retto da un Governo Monar-
chico e Rappresentativo.
Il Trono è ereditario secondo la Legge Salica.
Art. 3. Il potere legislativo sarà collettivamente
esercitato dal Re e da due Camere : il Senato e quella
dei Deputati.
Art. 4. La persona del Re è sacra ed inviolabile.
Art. 5. Al Re solo appartiene il potere esecutivo.
8 CABLO ALBERTO [1848
Egli è il Capo supremo dello Stato ; comanda tutte
le forze di terra e di mare : dichiara la guerra : fa
i trattati di pace, d'alleanza, di commercio ed al-
tri, dandone notizia alle Camere tosto che l'interesse
e la sicurezza dello Stato il permettano, ed unendovi
le comunicazioni opportune. I trattati che importas-
sero un onere alle finanze, o variazione di territorio
dello Stato non avranno effetto se non dopo ottenuto
l'assenso delle Camere.
Art. 6. Il Re nomina a tutte le cariche dello Stato:
e fa i decreti e regolamenti necessari per l' esecuzione
delle Leggi senza sospenderne l' osservanza o dispen-
sarne.
Art. 7. Il Re solo sanziona le Leggi e le promulga.
Art. 8. Il Re può far grazia e commutare le pene.
Art. 9. Il Re convoca in ogni anno le due Camere :
può prorogarne le sessioni, e disciogliere quella dei
Deputati ; ma in quest' ultimo caso ne convoca un'al-
tra nel termine di quattro mesi.
Art. 10. La proposizione delle Leggi apparterrà
al Re ed a ciascuna delle due Camere. Però ogni
Legge d'imposizione e di tributi, o di approvazione
dei bilanci e dei conti dello Stato sarà presentata
prima alla Camera dei Deputati.
Art. 11. Il Re è maggiore all' età di diciotto anni
compiti.
Art. 12. Durante la minorità del Re, il Principe
suo più prossimo parente nell'ordine della successione
al Trono sarà Reggente del Reguo, se ha compiuti
gli anni ventuno.
Art. 13. Se per la minorità del Principe chiamato
alla Reggenza, questa è devoluta ad un parente più
lontano, il Reggente che sarà entrato in esercizio
conserverà la Reggenza fino alla maggiorità del Re.
1848} E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 9
Art. 14. In mancanza di parenti maschi la Reg-
genza apparterrà alla Regina madre.
Art. 15. Se manca anche la Madre, le Camere, con-
vocate fra dieci giorni dai Ministri, nomineranno il
Reggente.
Art. 16. Le disposizioni precedenti relative alla
Reggenza sono applicabili al caso in cui il Re mag-
giore si trovi nella fisica impossibilità di regnare.
Però se V erede presuntivo del Trono ha com-
piuti diciott'anni, egli sarà in tal caso di pien diritto
il Reggente.
Art. 17. La Regina madre è tutrice del Re finché
egli abbia compiuta V età di sette anni ; da questo
punto la tutela passa al Reggente.
Art. 18. I diritti spettanti alla podestà civile in
materia beneficiaria o concernenti all'esecuzione delle
provvisioni di ogni natura provenienti dall'estero, sa-
ranno esercitati dal Re.
Art. 19. La dotazione della Corona è conservata
durante il Regno attuale, quale risulterà dalla media
degli ultimi dieci anni.
Il Re continuerà ad avere F uso dei Reali pa-
lazzi, ville e giardini e dipendenze, non che di tutti
indistintamente i beni mobili spettanti alla Corona,
di cui sarà fatto inventario a diligenza di un mini-
stro risponsabile.
Per r avvenire la dotaz ione predetta verrà sta-
bilita per la durata di ogni Regno dalla prima Le-
gislatura, dopo l'avvenimento del Re al trono.
Art. 20. Oltre i beni che il Re attualmente pos-
siede in proprio, formeranno il privato suo patrimonio
ancora quelli che potesse in seguito acquistare, a ti-
tolo oneroso o gratuito, durante il suo Regno.
Il Re può disporre del suo patrimonio privato
IO CAELO ALBERTO [1848
sia per atti fra vivi, sia per testamento, senza essere
tenuto alle regole delle Leggi civili che limitano la
quantità disponibile.
Nel rimanente il patrimonio del Ke è soggetto
alle Leggi che reggono le altre proprietà.
Art. 21. Sarà provveduto per legge ad un asse-
gnamento annuo pel Principe ereditario giunto alla
maggiorità od anche prima in occasione di matrimo-
nio ; air appannaggio dei Principi della famiglia e del
sangue Reale nelle condizioni predette ; alle doti delle
Principesse ; ed al dovario delle Regine.
Art. 22. Il Re salendo al trono, presta in presenza
delle Camere riunite il giuramento di osservare leal-
mente il presente Statuto.
Art. 23. Il Reggente, prima di entrare in funzioni,
presta il giuramento di essere fedele al Re, e di os-
servare lealmente Io Statuto e le Leggi dello Stato.
Dei diritti e dei doveri dei cittadini.
Art. 24. Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro
titolo grado, sono eguali dinanzi alla Legge.
Tutti godono egualmente i diritti civili e politici,
e sono ammessibili alle cariche civili e militari, salve
le eccezioni determinate dalle Leggi.
Art. 25. Essi contribuiscono indistintamente nella
proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato.
Art. 26. La libertà individuale è guarentita.
Niuno può essere arrestato o tradotto in giudi-
zio, se non nei casi previsti dalla Legge, e nelle forme
ch'essa prescrive.
Art. 27. Il domicilio è inviolabile. Ninna visita
domiciliare può aver luogo se non in forza della Legge,
e nelle forme che essa prescrive.
1848] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 11
Art. 28. La stampa sarà libera, ma una Legge ne
reprime gli abusi.
Tuttavia le Bibbie, i Catechismi, i libri liturgici
e di preghiere non potranno essere stampati senza il
preventivo permesso del Vescovo.
Art. 29. Tutte le proprietà, senza alcuna eccezione,
sono inviolabili.
Tuttavia quando l'interesse pubblico legalmente
accertato lo esiga, si può essere tenuti a cederle in
tutto od in parte mediante una giusta indennità con-
formemente alle Leggi.
Art. 30. Nessun tributo può essere imposto o ri-
scosso se non è stato consentito dalle Camere e san-
zionato dal Ke.
Art. 31. Il debito pubblico è guarentito.
Ogni impegno dello Stato verso i suoi Creditori
è inviolabile.
Art. 32. È riconosciuto il diritto di adunarsi pa-
cificamente e senz'armi, uniformandosi alle Leggi che
possono regolarne l' esercizio nell' interesse della cosa
pubblica.
Questa disposizione non è applicabile alle adu-
nanze in luoghi pubblici od aperti al pubblico, i quali
rimangono intieramente soggetti alle Leggi di polizia.
Bel Senato.
Art. 33. Il Senato è composto di Membri nominati
a vita dal Ke, in numero non limitato, aventi l' età
di quarant'anni compiuti, e scelti nelle categorie se-
guenti:
1) Gli Arcivescovi e Vescovi dello Stato;
2) Il Presidente della Camera dei Deputati ;
3) I Deputati dopo tre legislature, o sei anni
di esercizio ;
VJ CARLO ALBERTO [1848
4) I Ministri di Stato;
ft) 1 Ministri Segretari di Stato;
r») (}li An^lmsciatori ;
7) (Ui Inviati straordinari dopo tre anni di tali
Ainv^ioui ;
H) 1 pvinù Vivsidenti, e Presidenti del Magistrato
(li ()uHMH^iono della Camera dei Conti ;
U) l primi riH>8Ìdenti dei Magistrati di Appello ;
10) li* Avvocato generale presso il Magistrato
(li tluHHH^iono od il Procuratore generale, dopo cin-
{\\\o unni di tnn^ioui;
11)1 Prosidonti dì classe dei Magistrati d'Ap-
l^Uo diipo tre anni di funzione;
PJ) 1 (\nisiglion del Magistrato di Cassazione e
disila Cuniera dei Conti dopo cinque anni di funzioni ;
13) (ili Avvocati generali, o Fiscali generali
preaao i Magistrati d* Appello, dopo cinque anni di
funzioni ;
11) Oli Ufflziali generali di terra e di mare;
Tuttavia i Maggiori Generali e i Contr' Ammi-
ragli dovranno avere da cinque anni quel grado in
attiviti;
15) 1 Consiglieri di Stato dopo cinque anni di
funzioni ;
10) I Membri dei Consigli di Divisione dopo tre
elezioni alla loro ))residenza;
17) Gli Intendenti generali dopo sette anni di
esercizio ;
18) I Membri della llegia Accademia delle Scienze
dopo sette anni di nomina ;
19) I Membri ordinari del Consiglio superiore
d' Istruzione pubblica dopo sette anni di esercizio ;
20) Coloro che con servizi, o meriti eminenti
avranno illustrata la patria;
1848] E IL PABLAMENTO StJBALPIKO. 13
21) Le persone che da tre anni pagano tremila
lire d' imposizione diretta in ragione dei loro beni,
o della loro industria.
Art. 34. I Principi della Famiglia Reale fanno di
pien diritto parte del Senato. Essi seggono immedia-
tamente dopo il Presidente. Entrano in Senato a ven-
tun anno, ed hanno voto a venticinque.
Art. 35. Il Presidente ed i Vice-Presidenti del Se-
nato sono nominati dal Re.
Il Senato nomina nel proprio seno i suoi Se-
gretari.
Art. 36. Il Senato è costituito in Alta Corte di
Giustizia con decreto del Re per giudicare dei cri-
mini di alto tradimento, e di attentato alla sicurezza
dello Stato, e per giudicare i Ministri accusati dalla
Camera dei Deputati.
In questi casi il Senato non è corpo politico.
Esso non può occuparsi se non degli affari giudiziari
per cui fu convocato, sotto pena di nullità.
Art. 37. Fuori del caso di flagrante delitto, niun
Senatore può essere arrestato se non in forza di un
ordine del Senato. Esso è solo competente per giudi-
care dei reati imputati ai suoi Membri.
Art. 38. Gli atti coi quali si accertano legalmente
le nascite, i matrimoni e le morti dei Membri della
Famiglia Reale sono presentati al Senato, che ne or-
dina il deposito nei suoi Archivi.
Bella Camera dei BeputatL
Art. 39. La Camera elettiva è composta di Depu-
tati scelti dai Collegi elettorali conformemente alla
Legge.
Art. 40. Nessun Deputato può essere ammesso alla
U CABLO ALBERTO [1848
Camera se non è suddito del Ke, non ha compiuta
r età di trent' anni, non gode i diritti civili e politici,
e non riunisce in sé gli altri requisiti voluti dalla Legge.
Art. 41. I Deputati rappresentano la Nazione in
generale, e non le sole Provincie in cui furono eletti.
Nessun mandato imperativo può loro darsi dagli
elettori.
Art. 42. I Deputati sono eletti per cinque anni:
il loro mandato cessa di pien diritto alla spirazione
di questo termine.
Art. 43. Il Presidente, i Vice-Presidenti e i Segre-
tari della Camera dei Deputati sono da essa stessa
nominati nel proprio seno al principio d' ogni ses*
sione per tutta la sua durata.
Art. 44. Se un Deputato cessa per qualunque mo-
tivo dalle sue funzioni, il Collegio che l'aveva eletto
sarà tosto convocato per fare una nuova elezione.
Art. 45. Nessun Deputato può essere arrestato,
fuori del caso di flagrante delitto, nel tempo della
sessione né tradotto in giudizio in materia criminale
senza il previo consenso della Camera.
Art. 4G. Non può eseguirsi alcun mandato di cat-
tura per debiti contro dì un Deputato durante la ses-
sione della Camera, come neppure nelle tre settimane
precedenti e susseguenti alla medesima.
Art. 47. La Camera dei Deputati ha il diritto di
accusare i Ministri del Re, e di tradurli dinanzi al-
l' Alta Corte di Giustizia.
Bisposkioni comuni alle due Camere,
Art. 48. Le sessioni del Senato e della Camera dei
Deputati cominciano e finiscono nello stesso tempo.
Ogni riunione di una Camera fuori del tempo
1848] B IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 15
della sessione dell' altra è illegale, e gli atti ne sono
intieramente nulli.
Art. 49. I Senatori e i Deputati prima di essere
ammessi all'esercizio delle loro funzioni prestano il
giuramento di essere fedeli al Re, di osservare leal-
mente lo Statuto e le Leggi dello Stato, e di eserci-
tare le loro funzioni col solo scopo del bene insepa-
rabile del Re e della Patria.
Art. 50. Le funzioni di Senatore e di Deputato
non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità.
Art. 51. I Senatori ed i Deputati non sono sinda-
cabili per ragione delle opinioni da loro emesse e dei
voti dati nelle Camere.
Art. 52. Le sedute delle Camere sono pubbliche.
Ma quando dieci Membri ne facciano per iscritto
la domanda esse possono deliberare in segreto.
Art. 53. Le sedute e le deliberazioni delle Camere
non sono legali né valide se la maggiorità assoluta
dei loro Membri non è presente.
Art. 54. Le deliberazioni non possono essere prese
se non alla maggiorità de' voti.
Art. 55. Ogni proposta di Legge debb' essere dap-
prima esaminata dalle Giunte che saranno da ciascuna
Camera nominate per i lavori preparatorii. Discussa
ed approvata da una Camera, la proposta sarà tra-
smessa all'altra per la discussione ed approvazione;
e poi presentata alla sanzione del Re.
Le discussioni si faranno articolo per articolo.
Art. 56. Se un progetto di Legge è stato rigettato
da uno dei tre poteri legislativi, non potrà essere più
riprodotto nella stessa sessione.
Art. 57. Ognuno che sia maggiore d' età ha il di-
ritto di mandare petizioni alle Camere, le quali deb-
bono farle esaminare da una Giunta, e dopo la re-
16 OABLO ALBEBTO [1848
lazione della medesima, deliberare se debbano essere
prese in considerazione, ed in caso affermativo man-
darsi al Ministro competente, o depositarsi negli uf-
fizi per gli opportuni riguardi.
Art. 58. Nissuna petizione può essere presentata
personalmente alle Camere.
Le Autorità costituite hanno solo il diritto di
indirizzare petizioni in nome collettivo.
Art. 59. Le Camere non possono ricevere alcuna
deputazione, né sentire altri fuori dei propri Membri,
dei Ministri e dei Commissari del Governo.
Art. 60. Ognuna delle Camere è sola competente
per giudicare della validità dei titoli di ammessione
dei propri Membri.
Art. 61. Così il Senato come la Camera dei De-
putati determina per mezzo d'un suo regolamento
interno il modo secondo il quale abbia da esercitare
le proprie attribuzioni.
Art. 62. La lingua italiana è la lingua oflSiciale delle
Camere. È però facoltativo di servirsi della francese
ai Membri che appartengono ai paesi in cui questa
è in uso, od in risposta ai medesimi.
Art. 63. Le votazioni si fanno per alzata e seduta,
per divisione e per isquittinio segreto.
Quest' ultimo mezzo sarà sempre impiegato per
la votazione del complesso di una Legge, e per ciò
che concerne al personale.
Art. 64. Nessuno può essere ad un tempo Senatore
e Deputato.
Dei Ministri.
Art. 65. Il Re nomina e revoca i suoi Ministri.
Art. 66. I Ministri non hanno voto deliberativo
1848] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 17
neir una o nell' altra Camera se non quando ne sono
Membri.
Essi vi hanno sempre l'ingresso, e debbono es-
sere sentiti semprechè lo richieggano.
Art. 67. I Ministri sono risponsabili.
Le Leggi e gli Atti del Governo non hanno vi-
gore se non sono muniti d' una firma di un Ministro.
•■«
DéW Ordine Giudiziario.
Art. 68. La Giustizia emana dal Re, ed è ammi-
nistrata in Suo Nome dai Giudici ch'Egli istituisce.
Art. 69. I Giudici nominati dal Re, ad eccezione
di quelli di Mandamento, sono inamovibili dopo tre
anni di esercizio.
Art. 70. I Magistrati, Tribunali e Giudici attual-
mente esistenti sono conservati. Non si potrà dero-
gare all' organizzazione giudiziaria se non in forza di
una Legge.
Art. 71. Ninno può essere distolto dai suoi Giu-
dici naturali.
Non potranno perciò essere creati Tribunali o
CJommissioni straordinarie.
Art. 72. Le Udienze dei Tribunali in materia civile,
ed i dibattimenti in materia criminale saranno pub-
blici conformemente alle Leggi.
Art. 73. L'interpretazione delle Leggi in modo per
tutti obbligatorio spetta esclusivamente al potere le-
gislativo.
Art. 74. Le Istituzioni Comunali e Provinciali, e
la circoscrizione dei Comuni e delle Provincie sono
regolate dalla Legge.
z
18 OARLO AL6EBT0 [1848
Disposmoni generali.
Art. 75. La leva è regolata dalla Legge.
Art. 76. È istituita una Milizia Comunale sovra
basi fissate dalla Legge.
Art. 77. Lo Stato conserva la sua bandiera; la coc-
carda azzurra è la sola nazionale.
Art. 78. Gli Ordini Cavallereschi ora esistenti sono
mantenuti con lo loro dotazioni. Queste non possono
essere impiegate in altro uso fuorché in quello pre-
fisso dalla propria istituzione.
Il Re può creare altri Ordini, e prescriverne gli
Statuti.
Art. 79. 1 titoli di Nobiltà sono mantenuti a coloro
che vi hanno diritto. Il Re può conferirne dei nuovi.
Art. 80. Ninno può ricevere decorazioni, titoli o
pensioni da una potenza estera senza l'autorizzazione
del Re.
Art. 81. Ogni Legge contraria al presente Statuto
è abrogata.
JDisposmoni transitorie.
Art. 82. Il presente Statuto avrà il pieno suo ef-
fetto dal giorno della prima riunione delle due Ca-
mere, la quale avrà luogo appena compiute le elezioni;
fino a quel punto sarà provveduto al pubblico servi-
zio d'urgenza con Sovrane Disposizioni, secondo i modi
e le forme sin qui seguite, ommesse tuttavia le inte-
rinazioni e registrazioni dei Magistrati che sono fin
d'ora abolite.
Art. 83. Per l'esecuzione del presente Statuto il
Re si riserva di fare le Leggi sulla stampa, sulle eie-
1848] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 19
zioni, sulla Milìzia Comunale, e sul riordinamento del
Consiglio di Stato. ^
Sino alla pubblicazione della Legge sulla stampa
rimarranno in vigore gli ordini vigenti a quella re-
lativi.
Art. 84. I Ministri sono incaricati e risponsabili
della esecuzione, e della piena osservanza delle pre-
senti disposizioni transitorie.
Dato a Torino addi quattro del mese di marzo, l'anno del Si*
gnore miU' ottocento quarantotto, e del Begno Nostro il deci-
mottavo.
CARLO ALBERTO.
H Miniatro e primo Segretario di Staio per gli
Affari deW Interno
BORELLI.
H primo Segretario di Stato per gli Affari Ee-
cleaiasticif di Grazia e di Giustizia, Beg»
gente la Gran Cancelleria
AVET.
Il primo Segretario di Stato per gli Affari di
Finanze
DI BEVEL.
Il primo Segretario di Stato dei Lavori Puh»
blici, deU^ Agricoltura e del Commercio
DES AMBROIS.
Il primo Segretario di Stato per gli Affari
Esteri
E. DI SAN MARZANO.
H primo Segretario di Stato per gli Affari di
Guerra e Marina
BROGLU.
H primo Segretario di Stato, per la Ptihhlica
Istruzione
C. ALFIERI,
20 CABLO ALBERTO [1848
III.
Carlo AlhertOy citta notma della gloriosa cacciata de-
gli Austriaci da Milano, avvenuta nelle cinque ce-
lebri giornate dal 18 al 22 mariso 18à8, armunda
ai popoli della Lombardia e della Venezia che ac-
corre in loro soccorso, iniziando la guerra delV in-
dipendenza nazionale. Pboolamà.
[23 mano 1848.]
CARLO ALBERTO, EC. EC. EC.
Popoli della Lombabdia e della Venezia!
.1 destini d'Italia si maturano: sorti più felici ar-
ridono agl'intrepidi difensori di conculcati diritti.
Per amore di stirpe, per intelligenza di tempi, per
comunanza di voti Noi ci associammo primi a quel-
P unanime ammirazione che vi tributa l'Italia.
Popoli della Lombardia e della Venezia, le Nostre
armi che già si concentravano sulla vostra frontiera
quando voi anticipaste la liberazione della gloriosa
Milano, vengono ora a porgervi nelle ulteriori prove
quell'aiuto che il fratello aspetta dal fratello, dal-
l'amico P amico.
Seconderemo i vostri giusti desiderii fidando nel-
l'aiuto di quel Dio, che è visibilmente con Noi, di
quel Dio che ha dato all'Italia Pio IX, di quel Dio
che con sì maravigliosi impulsi pose P Italia in grado
di fare da so.
E per viemmeglio dimostrare con segni esteriori
il sentimento dell'unione italiana vogliamo che 1^
Nostre truppe entrando sul territorio della Lombardia
1848] E IL PABLAMENTO SUBALPIKO. 21
e della Venezia portino lo Scudo di Savoia sovrap-
posto alla Bandiera tricolore italiana.
Torino, il 23 marzo 1848.
Carlo Alberto.
IV.
Carlo Alberto, partendo per la Lombardia a capo
d!un esercito, composto stdle prime di soli 25,000 mo-
mini, prende commiato da! suoi popoli, affidando
loro la tutela della tranquillità interna dello Stato.
Froclama.
[29 marzo 1848.]
CARLO ALBERTO, EC. EC. EC.
A' SUOI AMATISSIMI PoPOLI.
I doveri di Re, gli obblighi che Ci stringono ai sa-
cri interessi d'Italia C'impongono di portarci co'miei
Figli nelle pianure lombarde ove stanno per decidersi
i destini della Patria italiana.*
L'Esercito, Nostra lunga cura ed amore, Ci segue;
un gran numero di valorosi Cittadini spontaneo è ac-
corso a dividere con Noi le fatiche della guerra ed i
pericoli delle battaglie.
* AssDmendo personalmente il comando dell* esercito, Carlo Alberto
scioglieTa la promessa contenuta in una lettera diretta fin dal 2 set-
tembre 1847 al conte di Castagnetto, affinchè ne desse comanicazìone
si Congresso agrario di Casale. < Ajoutez seulement — diceva il Ee in
qnella lettera, rimasta famosa — que, si jamais Dieu nous flt la gràce
de pouvoir entreprendre une guerre d'indépendance, que c'est moi seul
qui commandera l'armée ; et qu'alors je suis résolu à faire pour la cause
Guelphe ce que Schamil fait contre l'immense empire russe.... Ah, le beau
jour que colui où nous pourrous jeter le cri de l'indépendance natio-
naie ! > V. BaoFFKRio, Storia del FarlametUo nibalpino, voi. I, Documenti.
22 OARLO ALBERTO [1846
Il Nostro cuore esulta a sì solenne ed universale
entusiasmo ; bello e glorioso per Noi è l' esser Duce
di Popoli generosi alla santa impresa iniziata dal
Sommo Pio.
Alle Milizie Comunali del Regno, all'affetto del
Popolo commettiamo con piena fiducia la guardia
della mia Famiglia e la custodia dell'ordine pubblico,
primo fondamento di ogni libertà.
Fedeli Savoiardi, valorosi Liguri, alla vostra fede,
al vostro onore, al poderoso vostro braccio affidiamo
la difesa dei Nostri confini e delle Nostre spiaggie;
nell'assenza dei vostri fratelli dell'Esercito sarete
pacati e dignitosi guardiani delle Libere Istituzioni e
della integrità della Patria.
Dato dal Nostro Quartier Generale in Voghera,
addì 29 di marzo 1848.
Carlo Alberto.
V.
Proclama diretto dal Re Carlo Alberto alV esercito
giunto con rapida marcia sulle rive deWAdda in-
seguendo il maresciallo JRadetzTcy in ritirata verso
il quadrilatero.
[31 marzo 1848.]
CARLO ALBERTO, ec. ec. ec.
Soldati !
Passammo il Ticino, e finalmente i nostri piedi
premono la sacra terra lombarda! Ben è ragione
ch'io lodi la somma alacrità colla quale, non curando
1848] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 23
le fatiche di una marcia forzata, percorreste nello spa-
zio di 72 ore 110 miglia. Molti di voi accorsi dagli
estremi confini dello Stato appena poteste raggiun-
gere le nostre bandiere in Pavia; ma or non è tempo
di pensare al riposo : di questo godremo dopo la vit-
toria.
Soldati ! Grande e sublime è la missione a cui la
Divina Provvidenza ha voluto ne' suoi alti decreti
chiamarci: noi dobbiamo liberare questa nostra co-
mune Patria, questa Sacra Terra Italiana dalla pre-
senza dello straniero che da più secoli la conculca e
l'opprime: ogni età avvenire invidierà alla nostra i
nobilissimi allori che Iddio ci promette: tra pochi
giorni, anzi tra poche ore noi ci troveremo a fronte
del nemico : per vincere basterà che ripensiate le glo-
rie vostre di otto secoli, e gì' immortali fatti del po-
polo milanese; basterà vi ricordiate che siete soldati
italiani. Viva l' Italia !
Dal Nostro Quartier Generale in Lodi, li 31 marzo 1848*
CARLO ALBERTO.
Il Ministro della Guerra
FRANZINI.
24 CABLO ALBEBTO [1848
VI.
Secondo Proclama di Carlo Alberto ai popoli détta
Lombardia e della Venejuia, per raccomandare a
tutti la concordia nella guerra contro lo straniero.
[31 marzo 1848.]
CARLO ALBERTO, EC. EC. EC.
Italiani della Lombabdia, della Venezia,
DI Piagenza e Reggio!
Chiamato da quei vostri concittadini nelle cui mani
una ben meritata fiducia ha riposto la temperarla di-
reziono della cosa pubblica, e sopratutto spinto vi-
sibilmento dalla mano di Dio, il quale, condonando
allo tante sciagure sofferte da questa nostra Italia le
colpe antiche di lei, ha voluto ora suscitarla a nuova
gloriosissima vita, io vengo fra voi alla testa del mio
esercito, secondando così i più intimi impulsi del mio
cuore. Io vengo tra voi non curando di prestabilire
alcun patto ; vengo solo per compiere la grande opera
dal vostro stupendo valore così felicemente incomin-
ciata.
Italiani! In breve la nostra patria sarà sgombra
dallo straniero ! E benedetta le mille volte la Divina
Provvidenza la quale volle serbarmi a così bel giorno,
la quale volle che la mia spada potesse adoperarsi a
procacciare il trionfo della più santa di tutte le cause.
Italiani, la nostra vittoria è certa! le mie armi,
abbreviando la lotta, ricondurranno fra voi quella si-
curezza che vi permetterà di attendere con animo
sereno e tranquillo a riordinare il vostro interno reg-
gimento ; il voto della nazione potrà esprimersi vera-
1848] E IL FABLAMENTO SUBALPINO. 25
cernente e liberamente; in quest'ora solenne vi muo-
vano sopratutto la carità della patria e Tabborri mento
dolle antiche divisioni, delle antiche discordie le quali
apersero le porte d' Italia allo straniero ; invocate
dall'Alto le celesti ispirazioni, e che l'angelico spirito
di Pio IX scorra sopra di voi : Italia sarà !
Dal Nostro Quartier Generale in Lodi; il 81 marzo 1848.
CARLO ALBERTO.
H Ministro della Guerra
FRANZINL
VIL
Discorso della Corona per V apertura della T Le-
gislatura del Parlamento nazionale^ pronunziato da
S. A. B, il Principe Eugenio di Carignano^ nomi-
nato da Carlo Alberto Luogotenente generale del
Begno durante la guerra di Lombardia,^
[8 maggio 1848.]
SiGNOBi Sbnatobi! Signobi Deputati!
Vengo in nome del Re ad aprire la prima ses-
sione del Parlamento Nazionale.
La Provvidenza ci chiama ad inaugurare nella
• CARLO ALBERTO
FRR LA GRAZIA DI DIO RE DI SARDEGNA, EC.
Considerando la necessità che, durante il tempo in cui dovremo
staro assenti dai Nostri Stati pel comando dell'Esercito che ci gloriamo
di condurre dove lo chiama la difesa della Indipendenza italiana, sia
provveduto al regolare andamento del pubblico servizio mercè l'istitu-
zione di un Nostro Rappresentante, il quale abbia 1' autorità di prov-
vedere senza ritardo agli affari correnti ed a quelli d'urgenza;
Attesa pure l'assenza dei Principi Reali, i quali Ci seguono al-
26 CABLO ALBERTO [1848
nostra Patria il regime rappresentativo in una delle
epoche più memorande per l' Italia e per V Europa.
Circondati da un fosco orizzonte noi uniti da mu-
tuo amore, da mutua confidenza tra Popolo e Principe,
avemmo in pace dalla saviezza del Re le riforme e le
instituzioni che assicurano al Paese la forza e la libertà.
Turbata poi la nostra felicità interna dal duolo
di fratelli italiani che lo straniero conculcava, la Na-
zione sorse sdegnata e si strinse al suo Capo per so-
stenere r onore e V indipendenza d' Italia.
Iddio ha finora benedette le nostre Armi; l'Eser-
cito ammirabile non meno per la disciplina, che pel
valore, aggiunge nuova gloria all'antica sua fama; la
Croce di Savoia innestata al Vessillo dell' Unione Ita-
liana sventola sulle rive dell' Adige.
La nostra Armata di mare ha salpato da Genova.
Se ella incontrasse nemici, ho ferma e personale fidu-
cia che ella si mostrerà degna del nostro glorioso
Re, del nostro glorioso Esercito.
Al campo l'ardore dei nostri soldati in mezzo ai
disagi della guerra: nell'interno il rapido attivarsi, ed
il nobil contegno della Milizia Comunale : da ogni parte
l'accordo delle opinioni e delle volontà dimostrano
l'Esercito, e presi in considerazione i sentimenti di devozione alla
Nostra Corona e di affetto alla Patria, dei quali conosciamo animato
il Principe Eugenio di Savoia-Carignano, mio amatissimo Cugino, che
sappiamo degno della piena Nostra confidenza, e di quella della Nazione,
Abbiamo ordinato, ed ordiniamo quanto segue
lì Principe Eugenio di Savoia-Carignano è nominato a Nostro Luogo-
tenente Generale durante la prossima Nostra assenza dagli Stati Nostri.
Egli provvederà in nome Nostro, sulla relazione dei ministri rispon-
sabili, negli affari correnti o nelle cose di urgenza, firmando i Reali De-
creti, i quali saranno contrassegnati e vidimati nelle solito forme.
Gli altri affari continueranno ad esserci rassegnati dai rispettivi
ministri, ec. ec.
Dato ad Alessandria, il 28 di marzo 1848.
1848] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 27
quanto sia vivo l'amor patrio in tutta la Nazione,
quanto essa sia forte e matura pei suoi alti destini.
La Sardegna, rigettato il funesto retaggio di an-
tichi privilegi, volle essere unita con più stretti vin-
coli alla Terraferma, e fu accolta dalle altre Provin-
cie come diletta sorella.
La Savoia, cagione di momentaneo dolore,^ fu tosto
causa di verace consolazione. I Savoiardi si mostra-
rono degni figli della Patria, saldo baluardo d' Italia.
La Liguria a queste contrade subalpine più di
fresco unita, a loro con vieppiù tenaci nodi ogni giorno
si stringe; nuovo argomento alla salute d'Italia.
All'estero le potenze che hanno con noi comuni
le forme di governo, e quelle in cui il popolo stesso
regge lo Stato, ci danno prove delle loro simpatie.
Si sono riannodate le relazioni diplomatiche col
Governo Costituzionale di Spagna un tempo sospese.
In Italia le disgiunte parti tendono ogni giorno
ad avvicinarsi, e quindi vi è ferma speranza, che un
comune accordo leghi i Popoli, che la natura destinò
a formare una sola Nazione.
Signori, il Governo del Re comprende la gravità
della missione, a cui è chiamato in tempi cotanto
difficili, ma pieni d'avvenire. Come ebbe il coraggio
d'assumerla, così avrà quello di proseguirla.
Voi gli presterete il vostro concorso per consoli-
dare, e compiere l' opera di rigenerazione, a cui egli
si è accinto. L'Europa, che ha gli occhi sopra di
Boi, ci vedrà vincere difficoltà inseparabili dai pri-
mordii d' una vita novella, mercè una potenza sem-
pre invincibile, quella dell' Unione.
* Il 2 aprile 1848 una mano dì anarchici, raccoltasi in Lione sotto
il nome di Voracea, avendo all' improvviso invaso la Savoia sguarnita di
presidio, no era stata bravamente cacciata dalla popolazione.
28 CABLO ALBEBTO [1848
Il Ministero vi presenterà il bilancio per l'anno
1849 e vi proporrà ad un tempo i provvedimenti in-
dispensabili per far fronte alle gravi spese necessi-
tato dalle attuali circostanze, e dalla riduzione del-
l' imposta sul sale.
La riforma della patria legislazione, che fu la
prima cura del Re nel salire al trono, verrà con-
dotta a termine, mercè di un Codice di procedura
civile e dell' ordinamento d' istituzioni giudiziarie
conformate rigorosamente al sistema costituzionale.
Vi sarà presentato un progetto di legge sul Con-
siglio di Stato, che statuisca le attribuzioni consul-
tive di questo Corpo. Un altro se ne prepara, che
metta le istituzioni municipali e provinciali in armo-
nia coi nostri ordini politici.
L' organizzazione della pubblica istruzione, sulla
quale si fondano le più belle speranze della Patria,
verrà sottoposta al vostro esame. Altri progetti vi
saranno pur rassegnati per la revisione delle leggi
sui boschi, sulle acque e sulle strade, non che per
migliorare altri rami d' amministrazione e coordinare
le leggi attuali colla nuova forma del Governo, acciò
il principio di libertà e di progresso che lo anima,
si diffonda per ogni dove a vivificare tutte le parti
del Corpo sociale e a benefizio morale ed economico
specialmente delle classi più numerose.
Se avviene che la desiderata fusione con altre
parti della Penisola si compia, si promuoveranno
quelle mutazioni nella legge che valgano a far gran-
degcjiare i destini nostri, a farci aggiungere quel
grado di potenza, a cui pel bene d' Italia ci vuole la
Provvidenza condurre.
Signori, il Re, commettendomi l'alto incarico di
rappresentarlo in mezzo a Voi, mi ha ordinato dì
1848] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 29
esprimervi il suo affetto, di assicurarvi della profonda
confidenza che ripone nei vostri lumi, nella vostra
devozione alla Patria. Voi ben comprendete quanto
dolce sarebbe stata al suo cuore la consolazione d' ini-
ziare in persona l'era novella apertaci dal magna-
nimo suo senno.
Le necessità della guerra gliene impongono il sa-
crifizio.
Conceda Iddio un pronto e vittorioso ritorno a
quello che io tengo in luogo di padre, ed a cui la
Nazione è debitrice di tanti benefizi.
Vili.
Indirizzo del Senato del Eegno in risposta al Di-
scorso deTla Corona délV 8 maggio 1848, compilato
da una Commissione di cui era relatore il senatore
G. Manno, e modificato in puhhlica seduta.
[Approvato il 26 maggio 1848.]
n Senato del Eegno, presentandosi al cospetto di
V. A. S., inchina nella Vostra persona V alto Rappre-
sentante dell' Augusto Monarca che vi destinò ad
aprire in suo Real nome la prima sessione del Par-
lamento nazionale, e a dare al reggimento rappre-
sentativo auspicii tali che promettono all'Italia, an-
nunziano all'Europa, fausto e glorioso avvenire.
Era al certo turbata la serenità della lunga pace
europea da fosche previsioni, da intestino collidersi
di ragionevoli popolari voti e di aspre repulse. La
Provvidenza ci preservò dal ricevere questo ammae-
stramento della sventura: perchè ci concedette nel
30 CABLO ALBSBTO [1848
Principo reggitore dei nostri destini quella sapienza
elio conosce da lontano tempo i bisogni del popolo,
(inolia magnanimità e quel consiglio che gli appa-
gaììo in tempo opportuno. Il popolo non reclama
ciuaiido giustamente spera. E il regno di Carlo Al-
borio, iuj^igurato con la libertà civile, svolgeva ogni
(lì, noi succedersi di ottime leggi, di salutari disci-
])\\\u\ di generosa protezione ad ogni utile coltura
(l(^ir umano ingegno, i semi della politica libertà. I
r(»f(gimento rappresentativo fu per altri popoli uno
Hlau(no ad altra meta : per noi non fu che un passo.
lUlimmo noi le voci di provocata ira; ammiram-
mo la magnanima riscossa, le eroiche fazioni dei fra-
tini li nostri della Lombardia; paventammo con essi,
non fosso altro la vittoria popolare che indugio a tre-
niiMida vendetta. Fu commosso Carlo Alberto dal
cruccii^so nostro compianto; e il Re leale, che avea
veduto violati già da una vicina potenza, a danno
dello sue ragioni, a danno dell' Italia, i politici trat-
tati, i quali guarentivano ad ogni Stato di essa la
propria indipendenza, dovette anche porger orecchio
al grido dell'umanità, che imponeagli di frapporsi
tra l'oppressore e le sue vittime; dovette porgerlo
air imperioso consiglio che gli veniva dal sentimento
della comune italica stirpe, dalla previsione di comuni
nazionali destini, dalla necessità di volgere ad italico
benefizio quella ardenza di popolari spiriti, quel mo-
vimento di anime sdegnose, che altrimenti sarebbe
forse degenerato in italico scompiglio.
Che se fuvvi chi appellò abbandono di politiche
obbligazioni questa magnanima risoluzione, perchè se
ne accagionerà chi salva, in quanto lo stringersi de-
gli avvenimenti il concede, le sorti italiane, e non
chi, avendo potuto in tempi cheti e di lunga prova,
1848] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 31
onorare la dignità della Nazione, indirizzare fausta-
mente le sue sorti, compiere le larghe promessioni
dei giorni pericolosi, conculcò o lasciò conculcare
ogni legittimo diritto, ogni ragionevole speranza?
Iddio benedice palesemente le nostre armi : ed il
valoroso nostro esercito prende già V abito di non in-
terrotte vittorie. Così conceda Iddio che l'abito dei
pericoli giornalieri incontrati (oltre ai nostri voti)
dal Re, sia per noi argomento solo di plauso, non mai
di sgomento.
Sia del pari gloria e auspicio per V esercito V ani-
mo ed il braccio dei Principi di Savoia, mostratisi
degni discendenti di eroica dinastia.
Il Senato pertanto acclama animosi, longanimi,
valenti i nostri prodi. Egli invoca sopra di essi la
celeste protezione ; egli confida pienamente nel genio
dell'augusto suo capitano e noli' alleanza della for-
tuna guerresca e della constituzionale risponsabilità,
la quale fa che non per la storia sola si registrino le
grandi gesto, ma per lo Statuto ancora si spieghino.
I prosperi augurii accompagnino Tarmata nostra
di mare; e il suo stendale, già raccapriccio di bar-
bari, sia oggi conforto a tanti popoli itahani, pei
quali la gloria marittima è domestica gloria.
Sia lenimento al dolore di tante famigliari dol-
cezze abbandonate dall' una e dall' altra milizia, V ani-
mo grande e patriotico dei rimasi nei propri lari ; i
quali non lamentano la assenza di tanti amati, perchè
il ritorno dei valorosi sarà rallegrato dall'annunzio
della compiuta italica liberazione.
Sia pur conforto alla vita del campo, al rischio
dei cimenti l' esempio dell' animo virile, della costanza
di cuore zelante che la milizia cittadina spiega sotto
ai nostri occhi, nel proteggere in ogni parte dello
32 CABLO ALBBBTO [1848
Stato l'ordine pubblico. Forti petti vanno incontro
ai nostri nemici: forti petti rinfrancano chi rimane.
La Sardegna ha abbandonato volonterosa il re-
taggio delle antiche sue instituzioni ; funesto certa-
mente, se avesse esso durato in questo lume di tempi,
in questa fortuna di vicende tutte fauste per lei, tutte
promettitrici di quel rifiorimento che è talvolta mala-
gevole a trattare fra soci, sicuro sempre tra fratelli.
La Savoia ha incominciato la sua era costituzio-
nale, cimentandola. Gelosa del glorioso vessillo dei
suoi reali, fiera delle tradizioni del suo valore, fre-
mente per l'onta minacciatale da insane bande rac-
cogliticce, le quali osarono sperare che la sorpresa
opererebbe ciò che opera il timore, mostrò in poche
ore, come all' impeto dei ribaldi soprasta in ogni in-
contro r impeto, anche disordinato, dei fedeli.
Il nostro concorso sarà sempre spontaneo e calo-
roso per conservare alla monarchia, in ogni qualunque
evento, questa importante e nobilissima sua provincia.
La Liguria, che scende in campo con la storica
sua valentia, e col generoso slancio del suo popolo
per la causa italica, stringe la destra ai confratelli
suoi politici ; e mettendo in comune con essi i molti
interessi che a noi l' univano, gli affetti, le simpatie,
le fraterne sorti inseparabili, toglie ai nemici nostri
r ultima speranza d' infiacchirci con la discordia.
Il Senato è lieto della concorde volontà che a noi
unisce le potenze governate da istituzioni alle nostre
uniformi, o rette a popolo. Questo accordo di senti-
menti e d' interessi spianerà le difficoltà che talvolta
muovono dal conciliare la politica fiducia che quelli
inspirano con la politica prudenza che questi impon-
gono : difficoltà che il Governo ha sempre saggiamente
superato.
1848] E IL FABLAMENTO SUBALPINO. 33
La Spagna darà a noi e riceverà imito condegno
della rannodata politica amistà.
E il darà soprattutto l'Italia nostra, che madre
amorevole vuole i figliuoli suoi forti e poderosi ; ma-
dre saggia non riconosce altra forza che nell' unione
compiuta di quelli fra i suoi popoli che primi aflfron-
teranno lo straniero nei giorni di nuovi pericoli.
Unione di cui si ha un'arra preziosa nell'atto gene-
roso e spontaneo dei popoli di Piacenza, che impa-
zienti noi siamo di poter con le forme parlamentarie
acclamare nostri politici fratelli. L'Italia è Nazione,
è Patria. Nazione, essa segue il generale movimento
europeo che ricompone le naturali o storiche associa-
zioni, disordinate dalla moderna politica. Patria, for-
tifica il nostro braccio con la più santa delle umane
carità e dà all' eroico nostro sforzo la rigidezza di un
nobile orgoglio che si riscatta.
Che se mai a stabilire quella unità di dominio
politico dovrà il Re promuovere le annunziateci mu-
tazioni nella legge, il Senato, quantunque non tratto
per óra ad alcuna precisa sentenza, dichiara eh' egli
avrà unicamente in mira, nelle sue deliberazioni, la
potenza della Corona, le libertà del popolo, la gran-
dezza e la fortuna dell' Italia ; non mai le prerogative
personali comunicate ai suoi membri dallo Statuto,
che ognuno è pronto a deporre di tutto buon grado
nelle mani del Re, dal quale al solo scopo e col solo
desiderio di promuovere il maggior bene dello Stato
e di tutta Italia, le ha ricevute.
Il Governo del Re si è presentato a noi col mi-
gliore degli auspicii, franchezza d' intenzioni, vigoria
di opere. La Nazione applaudì nei collegi elettorali
alla sapienza del Re, che pose in mani così fide, così
operanti il sacro deposito delle nascenti nostre insti-
8
34 OABLO ALBEBTO [1848
tuzioni. Dov' è tanta fiducia, ogni previsione di disac-
cordo è fallace.
Allorché si presenterà il bilancio finanziere per
r anno 1849, allorché si proporranno i provvedimenti
indispensabili a far fronte alle gravi spese cagionate
dalle presenti condizioni del tempo e dalla diminu-
zione ordinata nel prezzo del sale, il Senato non so-
lamente porrà studio, ma anche impegno vivissimo
perché alla grandezza delle imprese rispondano mezzi,
i quali, mercé i più ampi apprestamenti guerreschi, val-
gano a conseguire con le sole armi nazionali lo sgom-
bramento dello straniero dall' ultima terra italiana.
Faranno soggetto di seria disamina per noi le
leggi della civile processura; alle quali dee precedere
l'annunziatoci ordinamento novello delle giudiziarie
instituzioni, conformate rigorosamente al sistema co-
stituzionale : perchè non può essere uniformità di giu-
dizi, prima che le giurisdizioni eccentriche sieno ri-
dotte ad unità di principio ed a corrispondenza di
azione con la legge fondamentale.
Saranno del pari argomento di attenta discussione
i progetti di legge, per mettere in armonia cogli ordini
novelli politici le instituzioni municipali e provinciali ;
pel governo delle selve, per la riforma del Consiglio
di Stato e soprattutto pel riordinamento di quella
pubblica istruzione che è il palladio dei futuri nostri
destini ; perchè i lumi ugualmente e largamente di-
stribuiti generano uniformità di pensieri e di giudizi.
Il Re commettendo a voi. Serenissimo Principe,
r alto officio di rappresentarlo, ha voluto che restasse
a noi r onore di vedere assiso nel Parlamento nazio-
nale un Principe del Real suo sangue. Noi tutti sen-
tiamo il pregio del rinunziare che voi feste in tal
guisa alla partecipazione vostra in quelle guerresche
1848J E IL FABLAMENTO SXTBALFINO. 35
fazioni, che furono sempre gloria immanchevole del-
l' illustre prosapia.
Kitorni a voi il glorioso padre vostro. Ritorni a
noi il Sovrano amato, il Legislatore saggio, l'intre-
pido guerriero, padre pure a noi tutti. Ritorni col
trionfo, con le acclamazioni dell'intera Patria, con
l'ammirazione dell'Europa, con la devozione e la
gratitudine degli antichi e dei novelli suoi fedeli, colla
rivendicata indipendenza italiana.
IX.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona dell' 8 maggio 1848, compi-
lato da una Commissione di cui era relatore U de-
putato Pietro di Santarosa e modificato in pubblica
seduta.
[Approvato il 7 giugno 1848.]
Sebenissimo Pbincipe!
I Deputati del Popolo porgono per mezzo Vostro,
Nobile Rappresentante della Reale Corona, l'espres-
sione dell'amore e della gratitudine della nazione
all'Augusto Monarca che, riconoscendone i diritti e
secondandone i voti, la chiamò alla libertà ed alla
indipendenza.
La Provvidenza, maturando i tempi, condusse la
Famiglia Italiana ad assidersi nel consesso delle Na-
zioni libere e potenti. Il mutuo amore fra Principe e
Popolo ci schiuse la via, la mutua fiducia ci assicura
r acquisto di questa nuova grandezza ; e la storia scri-
verà che i popoli governati dal Re Carlo Alberto
giunsero alla libertà, diritto imprescrittibile dei pò-
36 OABLO ALBERTO [1848
poli, senza quelle commozioni che afflissero altre parti
di Europa.
Al grido della generosa ira lombarda rispose lo
slancio unanime della Nazione, il maraviglioso corag-
gio dell' Esercito, l'eroismo del Ke e dei Principi Reali.
La bandiera tricolore che il Ke spiegava fra gli
applausi del popolo fu e sarà benedetta da Dio, per-
chè simbolo di una nazionalità dalla sua sapienza
creatrice stabilita.
La Patria era profondamente commossa alle prova
di valore de' suoi figli; la fiducia nel supremo Capi-
tano comprimeva l'ansietà che destavano i pericoli
della guerra, e gli ostacoli d' ogni sorta che s' incon-
trano dai combattenti. La resa di Peschiera e la splen-
dida giornata di Goito, che scompose le forze e recise
le speranze del nemico, fanno oramai sicura l'Italia
delle nuove sue sorti.
Confermata dalla vittoria e consacrata dal sangue
dei prodi accorsi da ogni parte d'Italia, l'Unione e
r Indipendenza Italiana, ninno sarà che non consenta
volonteroso ogni maniera di sacrifici; sorgeranno
dalla terra lombarda ordinate schiere a raddoppiare
le file dei fratelli che stanno pugnando, e sarà irre-
sistibilmente cacciato lo straniero che conculcava su-
perbo, e feroce disertava le nostre contrade.
La Nazione è sicura che la flotta emulerà la gloria
dell' esercito, e, anelando a' nuovi destini di cui sono
arra le memorie del passato e la celebrata perizia dei
nostri uomini di mare, non dubita che il Governo
non prenda pensiero del militare e commerciale na-
viglio, doppio elemento di prosperità e di potenza.
Sardegna, Savoia, Liguria, Piemonte non formano
più che un solo popolo, che una sola famiglia. Pia-
cenza, Parma, Guastalla, Modena e Reggio vollero as-
1848] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 37
sociare le loro sorti alle nostre. Noi le accogliemmo
in fraterno amplesso sperando, congiunti, in un più
grande avvenire.
L' accordo delle opinioni e l' ardente amore di pa-
tria che infiamma gl'Italiani darà il nobile esempio
di un popolo che, mentre si difende con egregio va-
lore da' forestieri nemici, si compone tranquillamente
a sicura libertà riformando le sue leggi ed ordinando
per tutto lo Stato quella Guardia Nazionale che &
già di sé buona prova, e sarà saldissima guarentia
delle libere instituzioni. La Camera si rende certa che
il Governo porrà la più operosa sollecitudine nel
pronto armamento ed ordinamento di essa.
La Camera si rallegra delle simpatie delle nazioni
straniere che hanno con noi comuni le forme di go-
verno, o che si reggono a popolo ; e mentre ha ferma
fiducia che l'Italia farà da sé, dichiara corrispon-
dere colla più leale riconoscenza alle solenni dimo-
strazioni della Repubblica Francese verso l'Italia.
Proclamando il principio di libertà e d' indipendenza,
come sola base delle relazioni internazionali, fa voti
che sia questa oramai la sola norma d' ogni diplomazia,
e spera che il Governo sarà per scegliere fedeli e sa-
gaci rappresentanti a promuovere quel salutare prin-
cipio presso le estere potenze e specialmente presso
quei popoli che stanno rivendicando la propria nazio-
nalità. Così, all' uscire dalla lotta presente, verrà assi-
curata all'Italia l'amicizia di tutti i popoli della terra.
Intanto facciam plauso alle riannodate relazioni
colla Spagna, lungamente da tutti desiderate, e della
cui interruzione si doleva altamente la Nazione.
Il popolo comprende la gravità della missione che
accettò il Ministero in tempi difficilissimi, e siccome
la pubblica guarentia riposa sopra la sincera rispon-
38 OABLO ALBEBTO [1848
sabilità del Governo, la rigenerazione della Patria
sorgerà compiuta dal perfetto accordo dei poteri.
Il Bilancio sarà oggetto di coscienzioso esame e
di ponderate deliberazioni. Non dubitiamo di trovare
seguiti in esso i principii di un giusto sistema di
finanza, che distribuisca equamente le imposte, che
tenda ad esonerare le classi ridotte allo stretto vi-
vere, e che mantenga una esatta economia del pub-
blico denaro, evitandone lo spreco in pensioni non
meritate, in impieghi e stipendi superflui, in ispese
non giustificate da un utile scopo. Sicura da questo
lato, la Camera non ricuserà il suo voto a quelle mag-
giori gravezze che le straordinarie circostanze de'tempi
potranno richiedere, avuto anche riguardo alla dimi-
nuzione del prezzo del sale introdotta a sollievo del
povero e ad incremento dell' agricoltura. .
Molto fece il Re pel miglioramento della legisla-
zione, ma ci gode V animo che il Governo comprenda
il molto che resta da farsi, onde, nelle disposizioni e
nelle forme, le leggi, le instituzioni giudiziarie, colla
pubblica salvaguardia dei Giurati, le municipali e le
provinciali vengano poste in armonia cogli ordini po-
litici e sociali felicemente inaugurati.
La Camera si adopererà efficacemente a che la
proclamata eguaglianza dei cittadini al cospetto della
legge politica e civile sia un diritto, una verità per
tutti, senza distinzione di culto.
Il Governo asseconderà il voto dell' universale rior-
dinando la pubblica istruzione che informar debbo la
crescente generazione alla virtù, indispensabile fon-
damento alla vera libertà. La Camera apprezza il no-
bile divisamente, confidando che si estenderà ognor
più r istruzione gratuita ne' suoi elementi al povero,
e che, portata negli studi superiori a quell'altezza
1848] E IL PABLAMEXTO SUBALPINO. 39
donde si gode vera luce, varrà a preparare gli uo-
mini che debbono reggere ed illustrare la Patria.
A questo scopo e a quello dell'educazione d'entrambi
i sessi, e al migKoramento delle sorti del corpo inse-
gnante, la Camera accoglierà con favore tutte le pro-
posizioni che le saranno sottoposte.
Con pari ardore concorrerà in tutti quei provve-
dimenti che giovino a coordinare l'amministrazione
dello Stato al maggiore sviluppo degl'interessi mo-
rali e materiali del corpo sociale, e specialmente a
benefizio delle classi meno agiate e più numerose.
I Deputati del popolo desiderano che l'agricoltura,
r industria, ed il commercio, sorgenti delle ricchezze
dello Stato, siano sempre fra le precipue cure del
Governo, e che le istituzioni di beneficenza, di cui è
così ricca questa Italiana Terra, siano poste sotto la
vigile guardia della Nazione ed abbiano un ordina-
mento efficace ed educativo.
Ora che i nostri voti si vanno compiendo con la
fusione di altre Provincie sorelle, la Camera vede con
gioia avvicinarsi il giorno in cui dal sufifragio univer-
sale deve sorgere un'Assemblea Costituente che, so-
pra basi liberissime e popolari, fondi uno Statuto il
quale valga a render forte, grande e gloriosa la Mo-
narchia che abbia a capo il Principe propugnatore
dell'Indipendenza Italiana. La fortissima Sicilia si è
composta a libertà ; Napoli anch' essa tergerà le sue
lagrime, e Italia tutta sarà una e felice.
La Nazione unanime affretta co' suoi voti l'istante
in cui QUEGLI che tutti teniamo in luogo di Padre,
torni trionfante in mezzo ai suoi figli, circondato da
quella luce immortale che brilla in fronte ai libera-
tori dei popoli e ai benefattori dell'umanità.
1
40 OABLO ALBEBTO [1848
X.
Carlo Alberto, vinti gli Austriaci a Pastrengo e in^
altri fatti cP armi e giunto sotto le mura di Ve-
rona, invoca la cooperatone dei Veneti per com-
piere V impresa felicemente iniziata. Froolamà ai
popoli della Venezia,
[23 maggio 1848.]
CARLO ALBERTO, EC. EC. EC.
Giunti sulle rive dell'Adige, il nostro sguardo ed
il nostro pensiero si volgono direttamente a voi, po-
poli della Venezia, a voi che sul rompere della guerra
comprendemmo tutti nelle parole ispirateci dalla con-
dizione di codeste italiane provinole, che si vanno via
via liberando dalla oppressione straniera.
Noi abbiamo mosso le nostre armi per assicurare
r indipendenza italiana. Iddio ha benedetto finora la
santa impresa, ma a compierla si ricercano fiducia e
costante fermezza in tutti quelli che vi prendono parte.
Quanto è irremovibile la nostra intenzione di spingere
r impresa al fine che abbiamo altamente dichiarato
neir assumerla, altrettanto viva è la fiducia che voi
sarete per secondare le nostre mire ed i nostri sforzi.
Così quelle, come questi non hanno altro scopo che
r intiera liberazione della comune patria dal giogo
straniero.
Questo è il voto di tutta Italia, questa la necessità
dei tempi, questo il supremo dovere che abbiamo ri-
soluto di compiere.
1848] E Hi PARLAMENTO SUBALPINO. 41
La vostra fiducia risponda dunque alla mia e la
causa per cui combattiamo non fallirà a compiuta
vittoria.
Dal Kostro Quartìer Generale in Sommacampagna,
il 23 maggio 1848.
Carlo Alberto.
XI.
Succeduti ai trionfi riportati daìV esercito piemontese
a Pastrengo, a Goito, a Peschiera, a Staffalo e
altrove i rovesci di distoma e di Volta, che Voi-
hligano a retrocedere davanti alle forze soverchianti
del nemico, già vincitrici a Vicenza, Carlo Alberto,
ricusato un armistizio oneroso, si rivolge ai soldati
e ai popoli per ridestarne il coraggio e invitarli
a proseguire la lotta. Proclama.
[28 lugUo 1848.]
Soldati !
Le mirabili prove di coraggio nel combattimento,
di fortezza nel sopportare i disagi, che avete dato in
questi ultimi giorni, mi hanno commosso profonda-
mente. L'inimico pagò assai caro l'acquisto delle
nuove sue posizioni: nella nostra ritirata portiamo
duemila prigionieri ; egli non può vantarsi di un solo
trofeo.
Alla vista delle privazioni e degli stenti derivati
dalla mancanza di viveri, al pensiero di lasciar la
Lombardia aperta a incursioni barbariche, l'animo mio
cedette all'idea di cercare la sospensione delle osti-
lità : ma le condizioni che mi si proponevano, erano
42 CABLO ALBERTO [1848
tali che ognuno di voi avrebbe dovuto arrossirne.
L'onore dell' armata risplende in faccia a tutta l'Ita-
lia, a tutta l'Europa; ninno potrà rapirglielo giammai,
ed il vostro Re ne sarà sempre geloso sostenitore.
Fra brevi giorni ritorneremo a fronte di quel ne-
mico che tante volte abbiamo veduto fuggire dinauzA
a noi : fra pochi giorni lo faremo pentire della sua
audacia. Que' pochi che sregolatamente si ritrassero,
ripiglino tosto le loro file. Io conto su di voi con
fiducia, figli prediletti della patria, che versate il
sangue per la sacra causa dell'indipendenza italiana.
Popoli dell'Alta Italia!
Dopo vari combattimenti, nei quali il nostro eser-
cito, non ostante l'inferiorità delle forze, seppe ottenere
con mirabile coraggio non pochi successi, sopraflFatto
dal numero, sfinito dalla stanchezza per le continue
fazioni sotto un calore eccessivo e per la mancata
provvista di viveri, perdette e ripigliò, ma in defini-
tiva non potè conservare le posizioni conquistate lujigo
il Mincio, ed accerchiato quindi nei contorni di Goito
si trovò ridotto ad una di quelle crisi terribili, nelle
quali un supremo sforzo ha per effetto orrende stragi.
In queste gravi circostanze che premevano il no-
stro cuore come Re, e come capo di quel prode e
benamato esercito, sentito un consiglio di guerra,
cercammo di porre un termine a tanta effusione di
sangue col proporre al nemico una sospensione d' armi.
Ma le condizioni da lui apposte furono tali che non
seppimo risolverci a porle nemmeno in discussione,
pensando dovessimo esporci con voi a qualunque estre-
mità, piuttosto che compromettere l' onore e l' inte-
resse della patria.
Italiani ! Armatevi e provvedete al pericolo col-
1848J E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 43
l'energia che il pericolo aumenta nei forti eredi di
tante glorie. Preferirete l'ultimo sacrifizio all'umilia-
zione ed alla perdita della vostra indipendenza. L'eser-
cito, sostenuto dall' amor patrio in mezzo ai dolori ed
alle disgrazie, è pronto ancora a dare per la Patria
quanto gli avanza di sangue, e spero che la Provvi-
denza non ci abbandonerà nella difesa della santa causa,
a cui è consacrata la mia vita e quella de' miei Figli.
Dal Nostro Quartier Generale di Bozzolo, il 28 luglio 1848.
Carlo Alberto.
XII.
Proclama di Carlo Alberto ai popoli dello Stato
Sardo nel ricondurre sulla destra del Ticino il
suo esercito, nuovamente vinto in un estremo sforzo
per salvare Milano e costretto ad accettare V ar-
mistizio detto di Salasco.
[7 agosto 1848.]
Amatissimi miei Popoli!
La sorte della guerra, che da prima perseverante
arrise al valor sommo della prode nostra armata, ve-
nutaci contraria per la fatalità di molte prepotenti
circostanze, ci obbligò ad indietreggiare in faccia al
nemico. In questa mossa però ci stava a cuore la
bella metropoli della Lombardia, e, persuasi di tro-
varla provvista abbondantemente, ci disponemmo a
volgere ogni nostra cura alla sua difesa.
Tutte le truppe vennero da noi guidate sotto le
sue mura, pronte a valorosa resistenza, quando eb-
44 OABLO ALBERTO [1848
birao ad apprendere che si difettava colà di danaro
e di munizioni da bocca e da guerra, mentre le no-
stre erano state in gran parte consumate nella bat-
taglia datasi ivi subito dopo il nostro arrivo. Con-
correva ad aggravare la nostra condizione che il gran
parco era stato incamminato verso Piacenza, né po-
tea farsi retrocedere, perchè erano intercette le vie
dal nemico.
Queste circostanze allora ci mostrarono quanto
nell'urgenza del bisogno, nell' incalzar del pericolo,
fosse necessità suprema il cercar ogni via per salvar
Milano e V armata, e risparmiare un' inutile effusione
di sangue ; e ciò ottenemmo mediante una convenzione
per cui, evacuandosi da noi la piazza, ci veniva la-
sciato libero il passo fino al di qua del Ticino, e re-
stavano, per quanto possibile, garantite le sostanze e
le vite dei Milanesi.
Eccovi, diletti popoli, perchè Tarmata, in cui
stanno tutte le vostre affezioni, fa ritorno fra voi. Se
un contrario destino le negò il conseguimento del-
l' alto scopo di sua generosa missione, riede in ogni
modo preclara pel titolo di forte e guerriera, che con
tante fatiche e con tanto eroismo si acquistò pugnan-
do; riede temuta e tale da proteggervi sempre con-
tro ogni attentato nemico.
Accoglietela, partecipando della fama che si ha
guadagnata, e rendetele meno penoso il dolore delle
sue avversità col fraterno vostro sorriso.
Stanno fra le sue file i Principi miei figli, e vi
sto Io, pronti tutti a nuovi sagrifizi, a nuove fatiche,
a spendere la vita per la cara terra nativa.
Vigevano, 7 agosto 1848.
Carlo Alberto.
1848] B IL PABLAMENTO SUBALPINO. 45
xm.
Ordine del giorno di Carlo Alberto alV esercito,
per rioUeame gli animi e disporli a nuovi cimenti.
[7 agosto 1848.]
Soldati !
Le sorti della guerra ci costringono a ripassare il
Ticino. Pur l' ultimo combattimento sotto le mura di
Milano onora il vostro coraggio, e se la mancanza di
munizioni ci tolse di continuarne la difesa come era
ardente nostro desiderio, anche questa ritirata costò
assai cara all'inimico.
Soldati ! Sollevate gli animi sconfortati, ordinatevi
tosto e fortemente. Io voglio che la disciplina più se-
vera sia mantenuta, e che ogni infrazione di essa sia
punita col massimo rigore : la polizia sia meglio cu-
rata, e le proprietà dei cittadini sempre inviolabil-
mente rispettate. Nei momenti difficili è necessaria
più che mai V unità e la subordinazione.
La causa dell' indipendenza italiana, che abbiamo
preso a sostenere, è nobilissima e santa sovra tutte
le altre. Essa fu il sospiro dei passati secoli, e testé
ancora il voto delle popolazioni si pronunziava per
noi libero, aperto ed unanime. Passeranno i giorni
deH\-. versa fortuna, e il diritto trionferà della forza
brutale. Che ninno disperi ! Che tutti adempiano il
proprio dovere !
Dal Quartìer Generale principale^ Vigevano 7 agosto 1848.
Cablo Alberto,
46 CABLO ALBIBTO [18i8
XIV.
Nuovo Proclama di Carlo Alberto a^stm popoli per
spiegare le cause dei rovesci patiti e anmnmtt
il fermo proposito di riprender le armi se non
ottiene ddlV Austria buone condizioni di pace.
[10 agosto 1848.]
Al Popoli del Regno.
L' indipendenza della terra italiana mi spinse alla
guerra contro il nostro nemico. — Secondato dal va-
lore della mia armata la vittoria sorrise in prima
alle nostre armi. — Né Io, né i miei Figli abbiamo
retroceduto al pericolo. — La santità della causa rad-
doppiava il nostro coraggio.
11 sorriso della vittoria fu breve; il nemico in-
grossato. — Il mio .esercito quasi solo a combattere.
— La mancanza dei viveri ci costrinse ad abbando-
nare le posizioni per noi conquistate, le terre già fatte
libere dalle armi italiane.
Coli' esercito Io mi era ritirato alla difesa di Mi-
lano ; ma stanco dalle lunghe fatiche, non poteva que-
sto resistere a una nuova battaglia campale, perchè
anche la forza del prode soldato ha i suoi limiti.
L'interna difesa della città non poteva soste-
nersi. — Mancavano danari, mancavano sufficienti mu-
nizioni di guerra e di bocca. — Il petto dei cittadini
avrebbe forse potuto per alcuni giorni resistere, ma
per seppellirci sotto le rovine — non per vincere il
nostro nemico.
Una convenzione fu da me iniziata : dai Milanesi
medesimi fu proseguita, fu sottoscritta.
1848] E IL PABLAIOENTO SUBALPINO. 47
Non ignoro le accuse colle quali si vorrebbe da
alcuni macchiare il mio nome ; — ma Dio, e la mia
coscienza sono testimoni della integrità delle mie ope-
razioni. — Abbandono alla storia imparziale il giudi-
carne.
Una tregua di sei settimane fu stabilita per ora
col nemico; e avremo nell'intervallo condizioni ono-
rate di pace, o ritorneremo un'altra volta a com-
battere.
I palpiti del mio cuore furono sempre per la in-
dipendenza italiana; ma Italia non ha ancora fatto
conoscere al mondo che può fare da sé.
Popoli del regno ! Mostratevi forti in una prima
sventura. — Mettete a calcolo le libere instituzioni che
sorgono nuove fra voi. — Se, conosciuti i bisogni dei
popoli, Io primo ve le ho concedute, Io saprò in ogni
tempo fedelmente osservarle.
Bicordo gli evviva con i quali avete salutato il
mio Nome; essi risuonavano ancora al mio orecchio
nel fragore della battaglia. — Confidate tranquilli nel
vostro Ke. -— La causa dell' indipendenza italiana non
è ancora perduta.
Dato a Vigevano, 10 agosto 184S.
Carlo Alberto.
4S CABLO ALBERTO [1848
XV.
Carlo Alberto rivolge parole di fiducia e d^ incorag-
giamento alV esercito che si va riordinando e au-
mentando di numero e gli ordina di prestar giu-
ramento allo Statuto. Pboclamà.
[28 agosto 1848.]
Soldati !
Mentre il tempo dell' armistizio trascorre, il mio
governo provvede energicamente ai mezzi di ricomin-
ciare la guerra.
Da ogni parte nuovi fratelli, nuovi compagni ac-
corrono con ispontanea alacrità sotto quelle bandiere
che già faceste sventolare sulP Adige.
So i disagi, le privazioni, le prolungate fatiche
poterono toglierci la vittoria, il riposo ottenuto ed
una severa disciplina faranno rinascere i giorni del
trionfo.
Soldati, a voi tocca provare siccome non siete pro-
strati pel rovescio della fortuna; a voi tocca mo-
strare alla patria, che tutto si ripromette da voi, sic-
come ad ogni evento ella può contare sulla fedeltà
dei vostri petti, e sul vostro indomito valore.
Ai nuovi soldati sarà stimolo la memoria delle
vostre glorie passate ; non mancando il vostro nobile
esempio, essi saranno alteri di mostrarsi degni di voi.
Così al termine dell' armistizio, o si otterranno
patti consentanei ai diritti della nazione, o quando
r onore lo voglia, vi vedrà il nemico tornare con ri-
destato entusiasmo a combattere per quell'italiana
indipendenza che è il voto di tutti, e lo scopo di tutti
i nostri sacrilici.
1848j E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 49
Sappia intanto la patria, che pone in voi tutte le
sue speranze, come siete vincolati indissolubilmente
di amore e di fede a quelle libere instituzioni che
sono il fondamento dei nuovi destini d' Italia.
Ordino perciò, che quanto prima tutti indistinta-
mente i capi ed uffiziali dell' esercito di terra e di
mare, non che tutti i soldati che lo compongono, pre-
stino il loro giuramento allo Statuto, col quale atto
solenne verrà con più stretto legame sancita l'unità
della nazione, rendendo inseparabile la qualità di cit-
tadino da quella di soldato, a questa attribuendo
tutti quei diritti che la legge accorda indistintamente
a tutti i nostri fedeli ed amatissimi popoli.
Alessandria, addì 2S agosto 1848.
Carlo Alberto.
XVI.
^Proclama del Be Carlo Alberto
alla Cruardia Nazionale.
[14 settembre 1848.]
Militi della Guardia Nazionale !
Allorquando io partiva a capo dell' esercito che si
accingeva a combattere per la sacra causa dell' indi-
pendenza italiana, commetteva a voi la mia famiglia
e la capitale del regno. Il fatto mostrò quanto foste
degni della mia fiducia : il vostro patriotismo chiarì
come foste meritevoli de' nuovi destini ai quali è chia-
mata la nostra patria. Nel ritrovarmi tra voi il mio
cuore non può a meno di esprimervi il mio affetto,
la mia gratitudine.
50 CABLO ALBERTO [1848
In questi solenni momenti daremo nuovo esempio
della concordia che in queste contrade unì da tanti
secoli Popolo e Principe, della concordia, della mutua
fiducia che ci faranno riconoscere degni della libertà
e della indipendenza alla quale ho dedicata la vita,
alla quale sono rivolti tutti i miei pensieri, tutte le
mie cure, tutti i miei sforzi.
Torino, addi li di settembre 1848.
Carlo àlbebto.
XVII.
Discorso pronunnato dal Be Carlo Alberto per Vaper-
tura della II Legislatura del Parlamento, allorcliè
il Piemonte, attendendo V esito della mediamone
offerta dalla Francia e dalV Inghilterra, si apparec-
chiava alla seconda campagna per V indipendenza
nazionale, e, colla promessa di una Costituente, pro-
curava di stringere tutti gli Stati italiani in lega
contro V Austria,
[lo febbraio 1849.3
Signori Senatori! Signori Deputati!
Grato e soave conforto al mio cuore è il ritrovarmi
tra voi che rappresentate sì degnamente la nazione,
e il convenire a questa solenne apertura del Parla-
mento.
Quando esso s'inaugurava per la prima volta, di-
versa era la nostra fortuna, ma non maggiore la no-
stra speranza; anzi questa nei forti è accresciuta, perchè
air efficacia dei nostri antichi titoli si aggiunge Pam-
1849] E Hi PABLAMBNTO SUBALPINO. 51
raaestramento dell'esperienza, il merito della prova, il
coraggio e la costanza nella sventura.
L'opera a cui dovrete attendere in questa seconda
Sessione è moltiplico, varia, difficile e tanto più de-
gna di voi. !
Kiguardo agli ordini interni dovrà essere nostra
cura di svolgere le istituzioni che possediamo, met-
terle in armonia perfetta col genio, coi bisogni del
secolo, e proseguire alacremente quell'assunto che
verrà compiuto dall'Assemblea Costituente del Kegno
dell'Alta Italia.
Il Governo costituzionale si aggira sopra due car-
dini : il Re ed il Popolo. Dal primo nasce l' unità e
la forza, dal secondo la libertà e il progresso della
nazione.
Io feci e fo la mia parte, ordinando fra i miei
popoli libere istituzioni, conferendo i carichi e gli
onori al merito e non alla fortuna, componendo la
mia Corte coli' eletta dello Stato, consacrando la mia
vita e quella de' miei figli alla salute e indipendenza
della patria.
Voi mi avete degnamente aiutato nella difficile
impresa. Continuate a farlo, e persuadetevi che dal-
l' unione iìitima dei nostri sforzi dee nascere la feli-
cità e la salute comune.
Ci aiuteranno nel nobile arringo l'affetto e la stima
delle nazioni più colte ed illustri d'Europa, e special-
mente di quelle che ci sono congiunte coi vincoli co-
muni della nazionalità e della patria. A stringere vie-
meglio questi nodi fraterni intesero le nostre industrie ;
o se gli ultimi eventi dell'Italia centrale hanno sospeso
l'effetto delle nostre pratiche, portiamo fiducia che
non siano per impedirlo lungamente. La confederazione
dei Pbincipi e dei Popoli italiani è uno dei voti più
52 OABLO ALBERTO [1849
cari del nostro cuore, e useremo ogni studio per man-
darla prontamente ad effetto.
I miei ministri vi dichiareranno più partitamente
qual sia la politica del Governo intomo alle quistioni
che agitano la Penisola, e mi affido che siate per giu-
dicarla sapiente, generosa e nazionale.
A me si spetta il parlarvi delle nostre armi e della
nostra indipendenza, scopo supremo d'ogni nostra
cura. Le schiere dell'esercito sono rifatte, accresciuta
fiorenti, e gareggiano di bellezza, di eroismo colla no-
stra flotta; e io testé visitandole potei ritrarre dai
loro volti e dai loro applausi qual sia il patrio ardore
che le infiamma.
Tutto ci fa sperare che la mediazione offertaci da
due Potentati generosi ed amici sia per aver pronto
fine. E quando la nostra fiducia fosse delusa, ciò non
c'impedirebbe di ripigliare la guerra con ferma spe-
ranza della vittoria.
Ma per vincere uopo è che all'esercito concorrala
nazione ; e ciò, o signori, sta in voi. Ciò sta in mano
di quelle provincie che sono parte così preziosa del
nostro regno e del nostro cuore ; le quali aggiungono
alle virtù comuni il vanto proprio della costanza e
del martirio. Consolatevi dei sacrifici che dovrete
fare, perchè questi riusciranno brevi e il frutto sarà
perpetuo. Prudenza e ardire insieme accoppiati ci sal-
veranno. Tale, signori, è il mio voto, tale è l' ufficio
vostro ; nel cui adempimento avrete sempre l' esempio
del vostro Principe.
1849] E Hi PAELAIOINTO SUBALPINO. 53
XVIII.
Indirizzo del Senato del Segno in risposta al Di-
scorso della Corona del T febbraio 1849, compilato
da una Comissione composta dei senatori Picolet,
Sauli, Peyron, Giidio e Gibrario, relatore, e modi-
ficato in pubblica seduta.
[ApproTato il 20 febbraio 1849.]
Sibe!
I. Da un trono cinto di nuovo splendore, rifondato
qual fu sulla libertà dei popoli, fortificato dal senti-
mento di nazionalità e d'indipendenza, desiderosamente
aspettata e sempre più cara ci giunge, o Sire, la po-
tente vostra parola.
II. Un anno è corso dacché Vostra Maestà con atto
magnanimo di giustizia e di sapienza ha dischiuso alla
nazione la via delle franchigie costituzionali. Ora, a
nuovo pegno dell' inviolabilità di tali franchigie ornai
immedesimate nel popolo, divenuto un diritto ed un
bisogno comune, abbiamo udito dal labbro degli au-
gusti vostri Figliuoli il giuramento che, reduci dai
campi testimoni del vostro e del loro valore, hanno
prestato al cospetto del Parlamento nazionale.
III. U cominciamento di una nuova era sociale non
può mai essere pienamente tranquillo ; poiché molte
nobili e grandi passioni s'infiammano, e lavorano al-
l'opera rigeneratrice; ma levansi anche passioni anti-
sociali e malvagie; e fin le buone talora divergono o
trasmodano. Epperò, affinchè il moto del progresso
e del legale sviluppo delle nostre istituzioni sia più
regolare e più spedito, è necessario che il Governo
54 CABLO ALBEBTO [1849
di V. M. adoperi efficacemente a conciliare le varie
opinioni e confonderle nel patrio sentimento di libertà
e d' indipendenza ; e spieghi tutta V autorità e tutto
il vigore necessario per far osservare pienamente lo
Statuto e le leggi ; per impedire ogni usurpazione di
quei diritti che soli appartengono all'azione dei poteri
costituzionali ; per ristabilire quel rispetto alle leggi,
agli uffici, alle persone, che guarentisce la pubblica
tranquillità, ed è inseparabile dalla vera uguaglianza,
dalla vera libertà, così giustamente care ad un popolo
elio ha il sentimento dei propri diritti, la coscienza
do' suoi doveri.
IV. L'intima unione tra il Re ed il Popolo è ele-
mento indestruttibile di forza e di libertà. Nello esa-
minare le leggi che verranno proposte, onde conformar
sempre più le nostre istituzioni al genio e ai bisogni
del secolo, il Senato non dimenticherà mai questo
grande principio e ne promuoverà costantemente l'ap-
plicazione ; riputandolo opera non punto difficile in
un paese dove il Re ha sapientemente e paternamente
iniziato ciò che poteva soddisfare ai giusti desiderii
dei popoli, secondarne i nobili affetti, o consolarne
i dolori.
V. Ma se prima condizione di forza e di libertà
appresso a noi è l' unione intima del Principe e del
Popolo, importa anche sommamente all'interesse d'Ita-
lia ed alla causa dell'indipendenza che gli altri Stati,
cui ci stringo il dolce vincolo di fratellanza e di nazio-
nalità, concorrano insieme con noi alla difesa comune.
Il Senato confida nella sapiente, generosa e nazio-
nale politica del Governo di V. M., e intanto non può
lasciare d'esprimere alla M. V. come s'associ intera-
mente ai sentimenti d'inviolabile divozione professati
in questi tempi difficili da V. M. e dal suo Ministero
1849} E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 55
verso il capo visibile della Chiesa cattolica, per i quali
vi mostrate, o Sire, degno erede della fede e della
pietà dell'augusta vostra Dinastia.
VI. I popoli fidenti nel cuore e nelle armi proprio
non temono la guerra ; ma consapevoli de' mali che
seco adduce, non la imprendono se non quando i sa-
cri interessi e Toner della nazione imperiosamente la
vogliono. Di quest'onore non ha l'Italia miglior in-
terprete, né più intrepido campione di V. M. ; onde,
se la mediazione che hanno interposta due nazioni
potenti ed amiche, più specialmente interessate al
mantenimento della pace europea, non potesse riuscire
al fine sperato, siamo sicuri che risponderanno eroi-
camente, Sire, al vostro appello le antiche provincie
del regno e quelle che, per voto spontaneo testé ag-
gregate, hanno acquistato un nuovo titolo alle nostre
più care simpatie ed all' ammirazione del mondo col-
r imperterrita costanza con cui sopportano la dura
oppressione del nemico.
A consolidare il trono costituzionale dell'Alta Ita-
lia concorreranno a gara la gloriosa nostra armata di
terra e di mare, memore dell'antica fama, già segna-
lata per illustri prove in questa guerra medesima, e
parte della generosa milizia nazionale coli' opera del
combattere; gli altri cittadini col mantener l'ordine
interno, coi sussidi, coi conforti, colle preghiere, coi
voti e con quella serena aspettazione di chi confida
nel braccio dei forti, nella simpatia d'ogni nazion
generosa, nell'energia dell'unanime consentimento
nella santità d' imperscrittibili conculcati diritti.
56 CABLO ALBEBTO [1849
XIX.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta d
Discorso della Corona del T febbraio 1849, com-
pilato da una Commissione composta dei deputai
Depretis, Colla, Mauri, MeUana, Beta, Montesemoh
e Gabella, relatore, e modificato in pubblica seduta.
[Approvato il 2 marzo 1849.]
Sibe!
Cliiaraati a tutelare in tempi difficilissimi gl'inte-
ressi della nazione, ci conforta il pensiero dell'accordo
meraviglioso che per singolare privilegio regna nel
nostro Stato fra Principe e Popolo : grande elemento
di forza e principale fondamento delle nostre speranze.
Questo accordo, o Sire, è dovuto alla lealtà che
voi poneste nel riconoscere e mantenere intatti i diritti
della nazione, e al generoso abbandono col quale con-
sacraste all'indipendenza italiana la vostra vita e quella
dei vostri Figli.
Le prime nostre parole devono perciò attestarvi la
viva e profonda riconoscenza del popolo, il quale col
suo amore e col suo voto conferma e consolida la vo-
stra Corona. Né vi sarà ingrata l'Italia che vi dovrà
tanta parte della sua redenzione.
Il primo Parlamento si apriva nella gioia delle
recenti istituzioni e nell'ebbrezza della vittoria. So-
praggiunta r avversità, il vostro animo stette fermo
nei magnanimi disegni. Ed ora la nazione da voi in-
terrogata, fatta anch' essa più forte nella sventura,
persiste nel volere ad ogni costo la libertà e l'indi-
pendenza. Noi siamo, o Sire, i rappresentanti di questi
due principii.
1849] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 57
Voi circondandovi dell' eletta del popolo e confe-
rendo le cariche e gli onori al solo merito, noi rivol-
gendo le nostre precipue cure all'ordinamento delle
Finanze, del Municipio, della Milizia Nazionale, del-
l' Istruzione pubblica, e delle altre civili istituzioni,
daremo al principio democratico quel maggiore svi-
luppo che nello stato di guerra ci sarà consentito. Ma
solo la Costituente del regno potrà mettere le nostre
istituzioni in perfetta armonia col genio e coi bisogni
del secolo.
Il vostro Governo tentò con lodevole intendimento
di stringere fra i diversi Stati d'Italia una potente
confederazione iniziatrice dei futuri destini nazionali.
Noi confidiamo che esso vorrà promuovere l'unione
dei popoli italiani qualunque possa essere per le re-
centi mutazioni la forma dei loro Governi ; e che ri-
conoscendo nei popoli il diritto di costituirsi, saprà
opporsi e protestare, ove occorra, contro qualsivoglia
intervento nell'Italia centrale, ed ottenere da quelle
Provincie che contribuiscano con ogni mezzo alla guerra
nazionale.
Nel conquisto della nostra indipendenza saremo
secondati dalle simpatie delle nazioni civili. Il Governo
s' adoprerà di stringere più intimi legami con quelle
che sono ordinate a libertà, e specialmente colle due
grandi potenze che già ci hanno dato prove di ami-
cizia e di affetto.
Stringiamoci alla generosa Ungheria che combatte
una stessa guerra contro lo stesso nemico. E quando i
vicini Slavi tenteranno levarsi a dignità di nazione,
abbiano da noi quegli aiuti che la comunanza degli
interessi richiede.
Kincorati dall'energico voto della nazione, la quale
non può durare più oltre nella fatale incertezza, i de-
68 CABLO ALBERTO [1&49
putati del popolo vi confortano, o Sire, a rompere
gl'indugi e bandire la guerra. Sì, guerra, e pronta.
Noi confidiamo nelle nostre armi. Nelle armi sole e
nel nostro diritto abbiamo fiducia.
L'esercito, orgoglio nostro, speranza d'Italia, torni
sui campi che furono testimoni del suo valore, e con
fatti gloriosi ripari ai danni sofferti, e ristori la for-
tuna delle armi nostre. La flotta, che con eroica co-
stanza tenne illesa Venezia dalle navi nemiche, aiuti
potentemente i successi della guerra, e rinnovi sul-
r Adriatico le prove che un tempo fecero famoso sui
mari il valore italiano.
Voi, Sire, il diceste : non ci tornino inutili le prime
prove; ci sia maestra l'esperienza. L'abilità dei capi,
l'intelligenza degli amministratori raddoppi colla fidu-
cia il valore dei soldati. Le riserve pronte alla riscossa,
le milizie mobili esercitate alle militari discipline, la
guardia nazionale ordinata ed in armi, e, dove stringa
il pericolo, il popolo intero assicurino la vittoria alle
nostro bandiere.
Liberiamo, una volta dall' oppressione straniera
tanta parte del regno, e dall'iniquo martirio que' no-
stri fratelli, i quali, come furono costanti e magnanimi
nella sventura, così ci saranno nel cimento forti e ri-
soluti compagni. Affrettiamoci di dare la mano al-
l'eroica Venezia che dura incolume nella lotta ineguale.
La nazione è pronta, per il grande conflitto, ad
ogni sacrifizio. Già troppi ne abbiamo fatti, ed inu-
tilmente, al desiderio della pace europea. Per la guerra
ci saranno lievi anche gli estremi.
1849] fi tL PAltLAÌIfil^O StJBALPIKOj 59
XX.
Proclama rivólto dal He Carlo Alberto olla Guardia
Nazionale nel momento di riprendere le ostilità
coìitro V Austria,
[13 marzo 1849.]
Al Militi della Guabdia Nazionale.
Nel procinto di avviarmi dove mi chiama V onore,
ed il voto de' miei popoli, mi è grato manifestarvi
quanto sia grande la fiducia che in Voi ripongo.
L' affettuosa sollecitudine colla quale già vegliaste
alla guardia della mia Famiglia, alla custodia della*
pubblica quiete, alla difesa della Monarchia e delle
libertà costituzionali, mi assicura, che Voi risponde-
rete con pari zelo ed ardore al nuovo appello che v' in-
dirizzo. Le condizioni del paese non sono meno d'allora
solenni : i tempi non sono meno difficili : la vostra fer-
mezza, il vostro onore, la vostra fede saprà vincere
ogni ostacolo.
Forte del vostro braccio, il mio governo potrà man-
tenere r ordine pubblico, che è compagno inseparabile
della vera libertà : qualunque attentato si volesse com-
mettere contro le nostre instituzioni potrà essere col
vostro concorso represso.
Sicuro da questo lato Io, che ho consacrato la
mia vita e quella de' miei Figli alla causa dell' indi-
pendenza italiana, saprò lieto affrontare e fatiche e
pericoli per ottenere una pace onorata, e perchè pos-
sano ritornare fra breve nel seno delle loro famiglie
quei generosi vostri fratelli, che sono pronti a com-
60 OABLO ALBSETO [1849
battere contro lo straniero, ed a versare il loro san-
gue per la Patria.
Torino, addi 13 marzo 1849.
Carlo Alberto.
XXI.
Proclama rivòlto dal Be Carlo Alberto ai Savoiardi
nella stessa occasione,
[16 marzo 1849.]
Bbaves Savoyards!
L'armistice est dénoncé, et dans peu de jours nous
reprendrons la lutte contro notre implacable ennemi.
Dans cet instant solemnel, votre Roi s'adresse à
vous avec confiance, car votre antique valeur et votre
fidelitó inébranlable furent dans tous les périls les plus
sùrs soutiens do notre Maison.
Vous saurez conserver dans nos nouveaux combats
la réputation glorieuse qui fait de vous l'émulation
de tonte Tarmée; vos vaillans bataillons nous con-
duiront à la victoire.
Braves enfans de la Savoie ! la lutte sera glorieuse
et bientót chacun de vous s'écriera avec orgueil au
sein de sa famille : < J'étais un des libérateurs de
ritalie ! >
Du Quartier General principal, Alexandrie, 16 mars 1849.
Charles- Albert.
1849] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. ^ 61
XXIL
Vinto V esèrcito sardo a Mortara ed a Novara nei-
giorni 21 e 23 marzo 1849, il Principe Eugenio
di Carignano, incaricato nuovamente di reggere il
potere sovrano durante V assenza del Be, annunzia
ai popoli che Carlo Alberto, avendo fatto invano ogni
sforzo per cambiare la fortuna delle armi o morire
sul campo, ha risoluto di abdicare a ^ favore di suo
figlio Vittorio Emanuele, Duca di Savoia.
[26 marzo 1849.]
EUGENIO DI SAVOIA, EC. EC.
Doloroso annunzio debbo comunicarvi. Il Re Carlo
Alberto, dopo aver intrepido incontrato le palle ne-
miche, visto il rovescio delle nostre armi, non volle
piegare all'avversa fortuna, e preferì coronare la sua
vita con un nuovo sacrificio. Nel giorno 23 marzo ha
abdicato la sua Corona a favore del Duca di Savoia.*
* Ecco in quali termini Carlo Cadorna, ministro presso il Ee a)
campo, dava la notizia del doloroso episodio a' suoi colleghi, i quali alla
lor Tolta la comunicaTano al Parlamento : < S. M. Carlo Alberto stette
sempre esposto al fuoco ot' era maggiore il pericolo : le palle fischia*
vano del continuo sul di lui capo : molti caddero morti Ticino a lui :
anche a notte egli continuava a stare sugli spalti della città ov' era
ridotta la nostra difesa: il generale Giacomo Durando dovette trasci*
Darlo pel braccio perchè cessasse di correre, ormai inutilmente, rischi
terribili. — Generale, rispose il Re, è questo il mio ultimo giorno ; lascia-
temi morire. — Quando il Re vide lo stato infelice dell'esercito, e gli parve
impossìbile resistere ulteriormente, e quindi necessario di chiedere una
sospensione d*armi e forse di accettare condizioni cui ripugnava l'animo
sao, disse che il suo lavoro era compiuto ; eh' ei non potea più renderò
servigio al paese, cui da diciotto anni avea consacrato la sua vita ; che
aveva invano sperato di trovare la morte nella battaglia ; che in seguito
ft jnatoro riflesso aveva risolato di abdicare. Erano presenti i Duchi di
62 OABLO ALBBBTO [1849
Perpetua starà per lui la riconoscenza dei popoli ed
il nostro riverente affetto.
Stringiamoci intorno al nuovo Re, degno emulatore
delle virtù paterne nelle battaglie ed integro custode
delle franchigie costituzionali sancite dall' augusto
Genitore.
VIVA IL RE VITTORIO EMANUELE I
Torino, addì 26 marzo 1849.
XXIII.
Proclama diretto nella stessa occasione
dal Principe Eugenio alla Guardia Nadonale,
[26 maMO 1849.}
Alla Guàrdia Nazionale.
Il Re Carlo Alberto ha nel giorno 23 corrente
abdicata la sua Corona a favore del Duca di Savoia.
Io vi do annunzio della sua abdicazione coli' animo
dolorosamente commosso. Egli nella vita privata ser-
berà grata rimembranza verso di Voi per lo zelo e
per r opera che prestaste nella custodia dell' augusta
sua Famiglia, nel mantenimento dell' ordine e della
pubblica quiete.
Voi non cesserete, confido, di prestare al degno
suo Erede il vostro amore, e di nutrire verso di Lui
Savoia di Genova, il ministro Cadorna, il general maggiore e gli aia-
tanti di S. M. Alle vivo istanze fattegli perchè revocasse la detta de-
cisione, Carlo Alberto fermamente soggiunse : La mia risoluzione è presa;
io non sono più il Re : il Re è Vittorio mio figlio. » Atti della Camera
dei Deputati, seduta del 26 marzo 184:8.
1849] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 63
quei sentimenti di fedeltà e di affetto, che mostraste
air augusto suo padre.
VIVA VITTORIO EMANUELE!
Torino; il 26 marzo 1849.
Eugenio di Savoia.
XXIV.
Indirizzo a Carlo Allerto votato ddUa Camera dei
Deputati alla notizia della sua rinunma al trono,
e dettato da una Commissione composta dei deputati
Lan^a, Marco, Ravina, Bosellini, Michelini G. S.,
Boncompagni e Mauri, relatore.
[Approvato il 27 marzo 1849.]
Sire!
Fra questo lutto della patria, fra quest'ira miste-
riosa di casi, i deputati del popolo subalpino vengono
a riverire in voi la Maestà della sventura ; vengono
a sciogliere un sacro debito in nome d'Italia tutta.
Noi comprendiamo, o Sire, l'alto vostro dolore,
noi sentiamo tutte le ambascio del vostro cuore di
re, di soldato, di cittadino, e rispettiamo la risolu-
zione a che vi siete condotto.
Ma se gli errori della fortuna e degli uomini hanno
indotto in voi lo sconforto delle anime nobili e grandi,
non vi hanno certo scemata la fede nella causa di
cui vi feste il soldato, e di che ora siete il martire
più venerando. Essa del vostro martirio si fa più
grande, più sacra; essa ne trae nuovi documenti da
opporre ai ciechi sospetti delle parti, nuovi argomenti
64 CABLO ALBERTO [1849
l>er insegnare ai presenti ed ai futuri che il suo trionfo
esige i più grandi sacrifici.
E a questa causa, o Sire, il vostro nome consa-
crato dalla gloria e dalla sventura, sarà pur sempre
un vessillo, una forza. No: il vostro arringo non è
compiuto, perchè su tutte le lahhra, in tutti i cuori
risuona ancora quella magnanima vostra parola che
tanto ci riconfortò dopo i primi disastri ; la causa
deir italiana indipendenza non è perduta.
Voi siete consociato, o Sire, a tutte le vicissitudini
di questa gran causa; ed anche scomparendo dalla
scena in cui si agitano i suoi destini, rimarrete del
continuo nel pensiero, nell'animo, nella speranza dei
suoi propugnatori.
No, o Sire: togliendovi agli sguardi del vostro po-
polo, voi non potete venir meno nella sua ammirazione,
nella sua gratitudine, nell' amor suo. Voi vivrete con
noi in quello Statuto nel quale avete aflFratellati i vo-
stri coi nostri diritti, in quelle liberali istituzioni di
che secondaste l'incremento, in quegli ordini militari,
che provvidamente tentaste di ampliare; vivrete in
perpetuo nella memoria nostra e dei futuri, esempio
unico ed imitabile del Re cittadino e soldato, educato
alla scuola dei nuovi tempi ed investito dell'aura loro.
Singolarmente, o Sire, voi vivrete nel vostro au-
gusto figlio e successore, a cui saranno luce i vostri
esempi, ed a cui deponendo la corona voi insegnaste
a che sole condizioni si possa di questi giorni nobil-
mente portarla.
Sire, voi avete voluto precorrere il giudizio della
storia e dei posteri, e lo potevate. Dio vi conceda le
consolazioni della calma solinga, del silenzio pensoso
in elio avete voluto rifuggirvi. Vi seguiranno nel vo-
stro ritiro assai crucciose, assai gloriose memorie.
1849] fi IL PABLAMENTO SUBALPINO. 65
Possano le une passar leggiere sul vostro cuore ; pos-
sano le altre soavemente riconfortarvi. Di questo noi
vi stiamo in fede che vi accompagneranno sempre i
voti della gratitudine, della riverenza, dell' affetto del
popolo subalpino, di quegli altri popoli infelici, che voi
anelavate di rifare italiani, di tutta Italia a cui il nomo
di Carlo Alberto sarà il glorioso simbolo delle sue non
periture speranze.
XXV.
Parole dette dal Re Carlo Alberto alla Beputasione
estratta a sorte dalla Camera dei Deputati per
recargli in Oporto V Indirizzo approvato dalla me"
desima nella seduta del 27 marzo 18é9,
[14 e 15 maggio 1849.]
Non so trovare espressioni che bastino per rin-
graziare la Camera. Essa non poteva fare cosa che
tornasse più grata al mio cuore. La di lei dimostra-
zione mi sarà di perenne consolazione pel rimanente
della mia vita. Ho sempre e sopratutto desiderato la
stima e l'affetto della nazione. Ho fatto quanto era
in me per il trionfo della causa italiana; né in ciò
fui indotto da considerazione alcuna di personale in-
teresse. Nei diciotto anni del mio regno ho avuto co-
stantemente in mira il maggior bene dei miei popoli;
ho procurato di migliorarne gli ordini e le institu-
zioni; particolarmente ho sempre rivolto il pensiero
alla nazionalità ed alla indipendenza d' Italia.
La guerra che abbiamo sostenuta contro l' Austria
era giustissima : bastava a renderla tale il contegno
che tenne in addietro quella potenza verso di noi.
66 CABLO ALBEBTO [1819
quando pure, voluta dal Parlamento e da tutta la na-
zione, non fosse giustificata dal dritto di rivendicare
la indipendenza nazionale. Almeno io fui sempre con-
vinto della giustizia di questo dritto, quantunque pur
troppo debba confessare che non tutti avessero un
aguale sentimento. Questa guerra non poteva nem-
meno dirsi imprudente, perchè se, come alcuni corpi,
tutti i soldati avessero combattuto nella seconda cam-
pagna nel modo stesso che combatterono nella prima,
le nostre armi sarebbero state certamente vittoriose.
Dopo r infelice battaglia di Novara, nella quale ho
più e più volte esposta la mia vita, desiderando d' in-
contrare la morte, era mia intenzione di ripiegarmi
sopra Alessandria e Genova per continuare la lotta;
ma i miei generali mi dissero che questa ritirata era
impossibile nello stato in cui si trovava il nostro eser-
cito. Quindi, costretto di venire a patti col nemico,
ho deliberato a preferenza di abdicare, anziché sot-
toscrivere condizioni che offendessero V onor mio :
abdicando portavo speranza che il nemico si sarebbe
indotto da questo atto a convenzioni meno gravi e
meno dure pel paese. Non ostante però la mia abdi*
cazione, se mai sorgesse una guerra contro l'Austria,
qualunque sia la potenza da cui le venga mossa, ac-
correrò spontaneo anche qual semplice soldato fra le
file dei di lei nemici. Solo non potrei ritornare in
Italia, perchè non voglio colla mia presenza creare
ostacoli: colà ho lasciato mio figlio, e farà egli.
L'animo mio è profondamente angosciato per le
sventure che pesano sopra l' Italia dopo il rovescio di
Novara; ho sentito col più grande cordoglio i tristi
casi di Brescia e di Bergamo : la miseranda sorte dei
Lombardi e dei Veneti mi affligge vivamente il cuore.
In mezzo a tante cause di dolore l'animo mio si
1849] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 67
solleva d' alquanto allorché ricordo le prove di va-
lore che diedero negli ultimi fatti molti uffiziali, ed
alcuni corpi, fra i quali mi è grato particolarmente
menzionare l' artiglieria piemontese e la lombare a. Mi
solleva del pari il pensiero e la speranza che, venendo
maggiormente diffuso il sentimento di nazionalità e
di indipendenza, si conseguirà un giorno ciò che io
ho tentato. Questo è il voto che nel mio ritiro faccio
costantemente per 1* infelice mia patria.
Ieri dopo la lettura dell'indirizzo ero talmente
commosso che mi sono dimenticato di ringraziare
anche la Camera per la deliberazione da lei presa
di farmi innalzare un monumento. Le manifesti ella
questo sentimento per me; ma nel tempo stesso la
preghi a nome mio di tralasciare 1* eseguimento di
siffatta determinazione. L'animo mio è abbastanza
soddisfatto dell'intenzione che fu espressa. Sarebbe
una spesa troppo grave per il paese. In ora, che già
tante gravezze pesano sopra di esso, sarei dolente che
si dovessero accrescere per me.
XXVL
Indirizzo a Carlo Alberto votato dal Senato del He-
gno alla notizia della sua abdicazione, e dettato da\.
senatore Giacinto Provana di Collegno.
[Approvato il 29 marzo 1849.]
Sibb!
Il Senato del Regno deve la sua esistenza allo Sta-
tuto dalla M. Y. concesso ai suoi popoli. Esso è stato
più d' una volta testimonio delle sublimi qualità che
Gd CABLO ALBEBTO . [1849
rendevano la M. V. oggetto di amore de' suoi popoli
e di pubblica ammirazione.
Al desiderio di far dividere ad altre nobili Pro-
vincie d' Italia queir indipendenza di cui da tanti se-
coli godono i popoli subalpini V. M. aveva consacrato
In sua vita. La sorte delle armi fu avversa; e Y.M.
illesa, malgrado ogni sforzo di valore, ha creduto di
dover cedere alla fortuna e rinunciare al trono.
Vittorio Emanuele, testimonio ed imitatore della
prodezza di Y. M., continuerà sul trono per la felicità
dei suoi popoli le virtù paterne; ma frattanto il Se-
nato del Ilcgno profondamente commosso nel separarsi
da V. M. ha voluto esprimerle solennemente una volta
ancora la sua riconoscenza per le libertà sancite, la
sua ammirazione pel valore senza pari spiegato onde
sostenere T onore delle armi e l' antica fama della
nazione.
Spera il Senato che la M. Y. nella sua vita privata
si degnerà di ricordare i sentimenti di cui abbiamo
V onoro di rassegnarle la sincera e fervorosa espres-
sione.
XXVII.
PAitOLK (lette dal lìc Carlo Alberto nel ricevere la
JDepiitaj:ioHC detta dal Senato del Segno per re-
cargli in Oporto V Indirizzo approvalo dal mede-
sima il 39 marzo 1S49.
[31 maggio 1819.3
La testimonianza così distinta di stima e d' affetto
datami dal Senato giunge carissima al mio cuore.
La nazione può aver avuto prìncipi migliori di me,
ma ninno che T abbia amatA tanto. Per farla libera,
1849] B IL FASLAIOCNTO SUBALPINO. 6S
indipendente e grande, per renderla pienamente fe-
lice ho fatto tntti i miei sforzi, ho compiuto con
pronto e lieto animo tutti i sagrifizi. Il mio personale
interesse non ehhe mai il menomo peso nella bilancia
degli interessi pubblici. Ma anche i sagrifizi hanno
un limite che non si può varcare, ed è quando non
s'accordano più coli' onore. Vidi giunto il momento
in cui avrei dovuto tollerar cose alle quali l'animo
mio altamente ripugnava. Invidiai la sorte di Terrone
e di Fassalacqua, cercai la morte e non la trovai
Allora conobbi che non avevo altro partito che rinun-
ziar la Corona. La divina Provvidenza non ha per-
messo per ora si compiesse la rigenerazione italiana.
Confido che non sarà che differita, e che non riusci-
ranno inutili tanti esempi virtuosi, tante prove di
generosità e di valore date dalla nazione, e che un'av-
versità passeggiera ammonirà solamente i popoli ita-
liani ad essere un'altra volta più uniti ond' essere
invincibili.
Parte Seconda.
VITTORIO E3IA^XELE II
E IL PARLAMENTO SUBALPINO.
Proclama emanato dei Be Vittorio Emanuele H
nel momento di assumere la Corona.
[27 mano 1S49.]
Cittadini !
Fatali aYTenimenfi e la Tolontà del Teneratissimo
mio Genitóre mi chiamarono assai prima del tempo
al trono de' miei avi.
Le„ circostanze fra le quali io prendo le redini de!
Governo sono' tali, che senza il più efficace concorso
di tutti difficilmente io potrei compiere Fnnico mio
voto, la salate della patria comune.
I destini delle nazioni si maturano nei disegni di
Dio ; r uomo vi debbe tutta la sua opera ; a questo
debito noi non abbiamo fallito.
Ora la nostra impresa debbe essere di mantenere
salvo ed^ illeso V onore, di rimarginare le ferite della
pubblica fortuna, di consolidare le nostre istituzioni
costituzionali
A questa impresa scongiuro tutti i miei popoli ;
io mi appresto a dame solenne giuramento, ed attendo
dalla nazione in ricambio aiuto, affetto e fiducia.
Torino, addì 27 marzo 1849.
Vittorio Emanuele.
74 VITTOBIO EUAinTSLB H [1845
II.
Indirizzo letto da una Deputazione del Senato, com'
posta del presidente Manno e dei senatori Della
Torre, Colla, CoUi, BalU-Fiovera, Gallina e Gr
Irario, e incaricata di presentare gli omaggi del
primo ramo del Parlamento ci Be Vittorio JEmO'
nude II in occasione della sua assunzione cH trono.^
[Approvato il 29 marzo 1849.]
Sire!
Nel grave dolore da cui è compreso pei funesti
avvenimenti che si sono testé compiuti, il Senato è
ansioso di esprimere a V. M. il conforto e la speranza
che ritraggo dal vedere salito al trono de' suoi avi
un principe caro alla nazione che ne ammira le rare
qualità, caro all' esercito tra le cui file si è tante volte
e così nobilmente segnalato. L'eccelso vostro Genitore
ha con un ultimo e lamentato sacrificio posto il sug-
gello a quei meriti che renderanno perpetuamente glo-
rioso in Italia il nome dell'instauratorc delle nostre
libertà. V. M., incaricata dell'alta missione di man-
tenerle e di promuoverne il legale sviluppo, troverà
sempre il leale concorso del Senato, il quale si pregia
di recarle in questi primi momenti il tributo de'suoi
omaggi e della sua fedele divozione.
* Anche la Camera dei Deputati inviò in tale occasione ad inchi-
nare il nuovo Sovrano una sua Deputazione, composta del vice-presi-
dente Bunico, dei deputati Lanza, Rattazzi e Josti; ma né le sue pa-
role, nò quelle di AMttorio Emanuele in risposta alle medesime vennero
testualmente conservate. Il vice-presidente Bunico reso soltanto verbal-
mente conto dell'abboccamento alla Camera nella seduta del 28 marzo.
1849] B IL FABLAMSKTO SUBALFOTO. 75
IIL
Risposta del Ite Vittorio Emanuele II àW Indirizzo
presentatogli dal Senato in occasione ddla sua as-
sunzione al trono.
[29 mazzo 1849.]
Bingrazio il Senato dei sentimenti che mi esprìme.
e dei quali faccio il massimo conto. La nostra patria
Ila subito e subisce prove altamente dolorose e cru-
deli. La mia speranza, il mio Toto più ardente era di
poter versare tutto il mio sangue per essa. Anche
questo conforto mi è mancato. Ora il mio conforto,
il mio impegno sono di rimarginare il più presto e
meglio che si potrà le nostre piaghe; di far godere
alla nazione giorni più fortunati all'ombra di quelle
istituzioni che il Be mio desideratissimo padre ha con
tanta sapienza proclamate.
A questo fine ho bisogno del concorso di tutti i
buoni. Mi è grato l'assicurarvi che io m'appoggio
sul leale concorso del Parlamento, sul concorso di
ogni classe di cittadini. La quantità di mali a cui si
debba prestar rimedio è immensa. Lnmenso ha da
essere l' impegno di tutti nel cooperare al rimedio.
Dal mio canto son disposto ad ogni personale sacri-
ficio. Contate sulla mia costanza, sulla mia fermezza,
oome io conto sui vostri lumi e sul vostro patriottismo
76 VITTOBIO EMANUELB U [1849
IV.
Parole pranun/Hate dal Be Vittorio Emanuele II
avanti aUe due Camere dopo aver prestato U giur
ramento di fedeltà allo Statuto.
[29 marzo 1849.]
Nello assumere il reggimento dello Stato in queste
circostanze, delle quali più d'ogni altro sento l'im-
mensa gravità e l'amarezza, ho già espresso alla na-
zione quale fosse il proposito dell'animo mio. Il con-
solidamento delle nostre istituzioni costituzionali, la
salute e l'onore della patria comune faranno il costante
soggetto del mio pensiero, cui mi affido di poter com»
piere coli' aiuto della divina Provvidenza ed il concorso
vostro. Profondamente compreso dalla gravità de' miei
doveri, ho compito davanti a voi il solenne atto del
giuramento che dovrà compendiare la mia vita.
V.
H 15 maggio 1849 il Be Vittorio Emanuele II, af-
franto dalle fatiche morali e fisiche sostenute, era
stato colto da sì grave malattia, che aveva dovuto
confidare provvisoriamente il Governo al Duca di
Genova, suo fratello. * Intanto il paese, turbato dalle
* Regio Decreto 21 maggio JS49 che delega il Governo
al Duca di Genova durante la malattia del Re Vittorio Emanuele IL
Attesoché per la malattia da cui testò fummo travagliati, e che seb-
bene attualmente, la Dio mercè, volga al suo termino, richiede pur tut»
i49] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 77
passioni di parte, cól nemico in casa, V esercito
scomposto, le finanze in disordine, versava in gra-
vissime condizioni. Ter disporre gli animi alla
calma, ai sacrifizi inevitabili, e massime alla dura
necessità della pace, e per chiamare sui pericoli
che correvano la libertà e V indipendenza dello
Stato V attenzione degli elettori, i quali dovevano
in breve riunirsi per eleggere una nuova Camera
in luogo di quella sciolta dopo Novara, il Be, nel
riprendere le redini del Governo, etnanava il se-
guente Fboclama.
[3 lugUo 1849.]
Al Popoli del Regno.
Nel riassumere coli' esercizio de' miei doveri la
firma degli affari, che per la malattia onde fui tra-
tayia aicnm giorni di convalescenza, non ci è possibile V occuparci del
pubblico servizio;
Considerando alla necessità di provvedere senza ritardo agli affari
correnti ed a quelli d'urgenza;
Sentito il Consiglio dei ministri, sulla proposta del ministro segre-
tario di Stato per gli affari dell' interno, abbiamo detcrminato e deter-
miniamo :
Articolo unico. L'amatissimo nostro fratello Ferdinando Maria Al-
berto, duca di Genova, è delegato, Unchè lo stato di salute non ci per-
metta di riprendere le cure dello Stato, a provvedere in nome nostro,
sulla relazione dei ministri risponsabili, negli affari correnti e nelle
cause d'urgenza, firmando i reali decreti i quali saranno contrassegnati
e yidimati nelle solite forme.
Il presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri segretari di
Stato sono incaricati, ciascuno in ciò che lo concerne, dell' esecuzione
del presente decreto, il quale sarà registrato all' UiUzio del Controllo
generale, pubblicato ed inserto nella Eaccolta degli atti del Governo.
Torino, 21 maggio 1849.
VITTORIO EMANUELE.
PINELLI.
Parte Seconda.
VITTORIO EMANUELE II
E IL PAELAMENTO SUBALPINO.
80 VITTORIO BMANUELB TL [1849
quale io mi sia veramente, e di quali calunnie fui
fatto segno; e di leggieri ne saran fatti accorti, ove
sieno nemici leali : ove noi fossero, saprò amarli egual-
mente e saprò perdonare, purché non avversino e non
turbino quelle leggi e quegli ordini che, stabiliti da
Re Carlo Alberto, ho giurato difendere e man-
tenere.
Le nostre libere istituzioni hanno nemici di più
fV un genere, ed in più d' un modo potrebbero perire:
ma contro i più gravi pericoli possono trovar ferma
e sicura difesa nella volontà e nel senno dell'uni-
versale.
D' ambedue ha date prove il Paese nel passato, e
dovrà darne nell' avvenire ; saldo volere, e senso pra-
tico sono i caratteri del suo Popolo. È giunta occa-
sione di applicare al bisogno queste preziose £a,coltà.
L'Europa minacciata nella sua esistenza sociale,
è costretta oramai a scegliere fra questa e la libertà.
L' una e l' altra potrebbero esistere unite non solo,
ma aiutarsi a vicenda, ove fosse negli uomini operar
giusto e temperato pensare: ma ciò non è, o è raro
pur troppo.
Costretti a scegliere fra le due, non esitano i po-
poli, né i governi. Se volgiamo intorno lo sguardo ne
vediamo numerosi gli esempi. Vediamo in più luoghi
la società, scalzata ne' suoi fondamenti dagli eccessi
della libertà, volgersi sbigottita a chi la salvi, anche
a costo di perdere i beneficii d'una libertà vera ed
onesta.
Sta in voi, nel vostro senno preservarvi da questi
estremi, non rendere la libertà impossibile, né impra-
ticabile lo Statuto. Da voi dipende consolidare que-
gli ordini che stabiliva Re Carlo Alberto, render
compiuti i suoi voti, e se vi è avviso aver seco ob-
1849] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 81
blighi di gratitudine, tenete per fermo, che nessun
segno potreste mostrarne che fossf> di Lui e di voi
più degno, né che gli riuscisse più accetto.
Gli Ordini politici, le Costituzioni, gli Statuti non
gli stabilisce, né gli rende adatti a' veri bisogni di un
popolo il Decreto che gli promulga, bensì il senno
che li corregge, ed il tempo che li matura: e questo
lavoro dal quale solo può sorgere la potenza e la fe-
licità d' uno Stato, si conduce coli' azione calma e per-
durante del raziocinio, non coli' urto delle passioni:
si conduce procedendo a gradi per le vie del possi-
bile e non gettandosi a slanci inconsiderati per sen-
tieri che r esperienza da secoli ha dimostrato impra-
ticabili.
Una pace che non potrà essere se non onorata e
degna di noi darà campo, lo spero, al senno del Po-
polo e de' suoi Legislatori onde riparare alle ingiurie
della fortuna, e collocare questo Kegno in quel grado
che gli compete fra gli Stati liberi e civili.
La mia Casa unita da secoli alle pubbliche ven-
ture, a parte in ogni tempo de' lutti come delle alle-
grezze comuni, è ora, mercè il Ke Carlo Alberto,
stretta con un nuovo vincolo a questa nobil parte
d' Italia. Solo segno de' miei desiderii, solo scopo delle
mie parole é il rendere questo vincolo indissolubile,
e restaurare con esso la forza, la dignità, e le fortune
dello Stato. Coli' aiuto della Provvidenza, col concorso
franco ed operoso dell'universale, non sarà vana la
mia promessa, né tradita la speranza d' un avvenire
che cancelli là memoria delle sofferte sventure; e
potrà Re Carlo Alberto, che vorrà Iddio donare
alle nostre tante e così ardenti preghiere, godersi,
anco lontano, nel nobile pensiero d'aver poste alla
sua fama quelle fondamenta che sole son degne d' un
6
82 VITTORIO EMANtTEL» 11 [1849
Principe, la felicità del suo Popolo assicurata da ri-
spettate e libere istituzioni.
Dato dal E. CasteUo di Moncalieri il 3 luglio 1849.
VITTORIO EMANUELE.
D' AZEGLIO.
VI.
Discorso pronunciato dalBe Vittorio Emanuele li per
V apertura della III Legislatura del Parlaìnento,
[30 luglio 1849.]
Signori Senatori! Signori Deputati!
L' opera alla quale vi chiama lo Stato in questa
nuova Sessione è grave e difficile, ma per ciò appunto
è sovr' ogni altra onorevole. Nel compierla con for-
tezza e prudenza acquisterete validi titoli alla rico-
noscenza del paese che tanto aspetta da voi.
Le prove della fortuna, che per gli animi rimessi
e volgari si risolvono in pretto danno, possono pei
cuori animosi volgersi in beneficio e profitto.
Un popolo forte si matura alla scuola delle avver-
sità. Gli sforzi che esso fa per uscire da una difficile
posizione gli insegnano a distinguere la realtà dalle
illusioni; V informano della più rara, come della più fe-
conda fra le virtù della vita pubblica: la perduranza.
Io v' invito a mostrarla, ed io stesso, guidato dai
grandi esempi paterni, saprò darne prova pel primo.
Io v'invito a mostrare insieme quella serena ed
illuminata fermezza che ha salvato tanti popoli ge-
nerosi.
1849] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 83
È dell' essenza dei Governi rappresentativi che vi
siano opinioni e partiti diversi ; ma vi sono questioni
talmente vitali, vi sono occasioni nelle quali è tal-
mente urgente il pericolo della cosa pubblica, che
soltanto dall' obblio delle passioni di parte e delle
gare personali è possibile aspettare salute.
Tal è l'occasione presente: i negoziati coli' Austria
sembrano presso al loro termine; quando saranno con-
chiusi, il Parlamento ne riceverà dai miei ministri
comunicazione e delibererà sulla parte che lo Statuto
lo chiama ad esaminare.
Io v' invito, signori, a porre in questa delibera-
zione quella sapienza pratica che viene imposta dallo
stato presente d' Italia e d' Europa. Ella è onorevole
cosa per chi si commette alla fortuna saperne viril-
mente accettare i giudicii.
Le nostre relazioni colle potenze estere sono ge-
neralmente amichevoli od in via di divenirlo. Alla
Francia ed all'Inghilterra, che ci accordarono l'ap-
poggio della loro potente parola, è dover nostro l'espri-
mere gratitudine.
Non meno della questione esterna avrà ad occu-
parvi l'interna, onde riparare ai danni delle passate
vicende. Ordine, miglioramenti ed economia, sono gli
effetti cui tendono le leggi che verranno sottoposte
al vostro esame.
Esse avranno per oggetto gli ordini militari onde
correggere quei difetti resi evidenti da una dura espe-
rienza; il riordinamento del Consiglio di Stato; la
riforma di alcune parti dei nostri Codici civile e pe-
nale onde renderli più consentanei alle nostre politi-
che istituzioni, e ridurre ad effetto quell'eguaglianza
legale e politica proclamata dallo Statuto.
Sarete pure chiamati a deliberare su alcune altre
84 VITTOEIO EMANUELE II [1849
proposizioni dirette ad introdurre nei vari rami della
cosa pubblica i miglioramenti dai tempi richiesti. Io
raccomando specialmente alla vostra sollecitudine
quelle che hanno per iscopo il soddisfare al più alto
ed urgente bisogno dell'epoca nostra: l'educazione
popolare.
La condizione delle pubbliche finanze richiede la
massima vostra cura. È forza provvedere alle gravi
necessità presenti, e ad un tempo stabilire un sistema
finanziere che valga a mantenere inconcusso quell'alto
credito di cui il Piemonte ha sempre mai goduto.
Io confido che il mio Governo, mercè l'efficace
vostro concorso, potrà coli' introdurre in ogni ramo
del pubblico servizio tutti i miglioramenti possibili,
raggiungere questo doppio scopo senza soverchiamente
gravare i nostri popoli.
Se le norme della più severa economia ci sono im-
poste dalle attuali nostre condizioni, esse non deb-
bono estendersi alle grandi opere di pubblica utilità,
che, col fecondare le risorse dello Stato, danno frutti
senza paragone maggiori dei sacrifizi che esse ri-
chieggono.
Quindi non giudicherete inopportune le proposte
che vi saranno fatte per condurre a compimento rin-
cominciata rete di strade ferrate, dalle quali ridondar
debbono infiniti vantaggi materiali, e quello morale,
non meno importante, di rendere ognor più stretti
i legami di simpatia e d'interesse che uniscono fra
loro lo Provincie dello Stato.
Io son certo che vi mostrerete solleciti ad asse-
condare il voto più caro del mio cuore, quello cioè
di promuovere efficacemente il miglioramento della
condizione fisica o morale della classe più numerosa
e meno agiata. Coli' estendere viemaggiormente i be-
1849J E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 85
neficii della civiltà, col fare in modo che allo svolgi-
mento delle istituzioni politiche corrispondano veri
pregressi sociali, adempiremo non solo ad un sacro
dovere di umanità, ma renderemo altresì più salde
ed inconcusse le basi sulle quali riposa il moderno
incivilimento, la famiglia e la proprietà.
Signori senatori, signori deputati, il Piemonte, raf-
fermando quelle istituzioni che sole possono darci sta-
bile e vera libertà, acquisterà il raro vanto di essersi
saputo guardare dagli eccessi d' anarchia, come di
reazione, che turbano altre parti d'Europa.
Se la posizione nostra è travagliosa e difficile, essa
è pure confortata da molte speranze. Dopo quellst che
ci porge la fiducia nella Provvidenza, la maggiore è
nella virtù, nell'amor patrio, nella saviezza vostra,
ed in essa confida lo Stato, ed io pienamente confido.
VII.
Indirizzo del Senato in risposta al Discorso della
Corona del 30 luglio 1849, compilato da una Com-
missione composta dei senatori Cesare Alfieri, Colla,
Saldi, Sdopis e Giulio, relatore,
[Approvato il 13 agosto 1819.]
Sire!
Un nuovo vincolo stringe oggi la nazione al suo
Re: il comune dolore! * All'angoscia del vostro cuore
< Alcuni giorni dopo l'apertura della Sessione, era giunta la notizia
della morte del Re Carlo Alberto, avvenuta in Oporto addi 28 luglio.
L'iscrizione incisa sopra la cassa di piombo dove riposa la salma di
quel Re nei sotterranei della basilica di Superga, compendia egregiamente
le vicende del principe il quale, fin dal 5 aprile 1820, annunziando a
86 YITTOBIO EMANUELE n [1849
risponde l' universale compianto : rara e sublime te-
stimonianza dell'ammirazione e della gratitudine di
tutto un popolo, per le rare virtù, pei sublimi bene-
fizi del padre vostro e suo: pegno di unione indissolu-
bile con l'augusta vostra Dinastia, chiamata a regnare
in dolorose congiunture e tra formidabili difficoltà.
La M. V., calcando con piede sicuro le grandi orme
paterne, si mostra matura di consiglio sul trono,
quanto si mostrò forte di cuore e di braccio sul campo.
L' esempio vostro, o Sire, sarà scorta al Senato nel-
r adempiere con fortezza e prudenza i gravi doveri
che gli impongono lo Statuto e le condizioni presenti
della patria.
Le severe lezioni della sventura non andranno per-
dute : «covri di illusioni lusinghiere, ma costanti ne' ge-
nerosi propositi, noi faremo opera che, serbando illese
le ragioni della libertà e dell' ordine, la monarchia
costituzionale di Savoia spanda largamente d'intorno
il lume dell' esempio, il conforto della speranza.
Il Senato, fedele alle massime finora seguite, con-
scio dei bisogni e dei sentimenti del popolo, sarà sem-
pre alieno dalle gare di persone e dalle passioni di
Gino Capponi la nascita di Vittorio Emanuele II, scriveva: «La na-
scita di mio figlio è quella di un principe veramente italiano; ma.
nello attaccamento per la nostra bella patria, non mi supererà sicura-
mente giammai. » (Vedi Carraresi, Lettere di Gino Capponi e di altri
» tut, voi. 0, pag. 186.) Eccola:
carlo alberto di savoia
be abdicatario di sardegna
nacque li 2 ottobre 1798
salì al trono li 27 aprile 1831
abdicò a novara li 23 marzo 1849
morì in oporto (portogallo) li 28 luglio 1819
nell'età d'anni 50 mesi 9 giorni 27.
(Vedi ClBBAElo, Notizie mila vita di Carlo Alberto inixiatore e mar*
ìir« della indipendenza d* Italia, Torino 1861, pag. 257.)
1849] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 87
parte, né mai porrà in oblio che nelP esercizio delle
sue prerogative costituzionali è posta una forza mo-
deratrice che è dover suo di volgere al pubblico bene.
Nel ricevere V annunzio che le nostre relazioni con
le potenze estere sono generalmente amichevoli od in
via di divenir tali, noi facciamo eco alla voce di gra-
titudine proferita da V. M. verso due grandi nazioni
amiche.
Memori che, se la fortuna non ci arrise, voi però,
Sire, nulla ometteste perchè la pace fosse auspicata
dalla vittoria, noi aspettiamo la comunicazione del
trattato coli' Austria, fidenti che, mantenendo illeso
r onore della nazione ed intere V indipendenza e la
politica importanza che sono avito nostro retaggio, ci
serberà pure la simpatia de' popoli generosi. Nel pon-
derare i sagrifizi che ci fossero domandati non di-
menticheremo quali sieno le condizioni nostre presenti
e quelle d'Italia e d'Europa.
Le leggi che verranno presentate al Senato saranno
oggetto della più attenta nostra considerazione. Le
istituzioni costituzionali metteranno nell' intelligenza
e nel cuore del popolo più profonde e ferme radici,
quand' esso venga a gustarne i frutti, mercè di più
perfetti codici di leggi adeguate a' suoi bisogni, con-
formi all' indole ed a' costumi suoi, preparate dalle
meditazioni di un Consiglio d'uomini eminenti che
maturamente ne ponderino tutte le disposizioni.
I buoni ordini militari, più che il numero dei sol-
dati, fanno i popoli forti in guerra; noi confidiamo
che la legge che ci sarà presentata darà all' esercito
un ordinamento degno del suo alto valore, degno
della inconcussa ^ua fede.
Noi abbracceremo alacremente ogni occasione di
promuovere l' educazione del popolo come valido mezzo
88 VITTOBIO EMANUELE n [1849
di vantaggiarne la condizione, di ammaestrarlo al-
l' adempimento dei suoi doveri, all'esercizio de' suoi
diritti, e di premunirlo contro quelle dottrine sovver-
titrici che, audacemente bandite, hanno troppo facile
accesso negli animi non corroborati dagli insegna-
menti della morale e dai conforti della religione.
L' ordine nell' amministrare, la saggia parsimonia
nello spendere, molto potranno per restaurare le pub-
bliche finanze, per mantenere inconcusso quell'alto
credito cui dovremo ricorrere, e del quale andiamo
debitori alla prudenza nel contrarre impegni, alla scru-
polosa fedeltà nell' adempierli, e ad un rigoroso si-
stema di bilanci e di computi che alcune delle più
colte nazioni non hanno dubitato di imitare.
Ma se urgenti necessità ci imporranno nuovi ca-
richi, essi riusciranno men gravi ai contribuenti,
quando sotto la tutela delle leggi si svolgano all' aure
della pace e della libertà i semi fecondi della nazio-
nale ricchezza.
Il Senato farà plauso ad ogni proposta per cui,
senza contrarre obblighi troppo onerosi, lo Stato trovi
i mezzi di condurre a fine rincominciata rete di strade
ferrate, di congiungere per esse a dispetto delle Alpi
le nostre marine con le grandi vie del commercio eu-
ropeo, di vivificare così e dì stringere tra loro con
nuovi vincoli tutte le parti del regno.
Diffondere l'istruzione conveniente a ciascuno; pro«
muovere con un sano sistema economico e con utili
lavori i progressi del commercio, della navigazione e
dell'industria; fomentare i miglioramenti dell'agri-
coltura nudrice di popoli e custode del buon costume
tutelare con buone leggi, rigorosamente eseguite, le
persone, l' onore, le sostanze di ciascuno e la tran-
quillità di tutti, senza la quale il traffico languisce
1849] B IL PARLAMENTO SUBaIìPINO. 8£
e il lavoro s'arresta; tali, o Sire, sono i mezzi per
cui, secondo il voto del vostro cuore paterno, verrà
a migliorarsi la condizione delle classi meno agiate
col solo soccorso della carità privata, e di quella pub-
blica beneficenza che, da essa traendo V origine, bastò
finora a tenerci immuni dalle conseguenze cui con-
dusse altrove il sistema della carità legale. Il con-
corso del Senato in così benefica impresa non verrà
mai meno al Governo di V. M.
Dal cielo, ove cinge l'immortale corona dovuta
alle sue virtù ed a' suoi dolori, veglierà il magnanimo
Carlo Alberto su questa patria da lui sì fortemente
e teneramente amata. Egli inspirerà alla intera na-
zione sentimenti di giustizia, di moderazione, di con-
cordia; egli otterrà dalla divina Provvidenza che si
raffermino e si fecondino quelle libere istituzioni di
cui ci fece dono con lealtà di Be e con affetto di padre.
Vili.
Indirizzo della Camera dei Dentati in risposta al
Discorso della Corona del 30 luglio 1849, dettato,
per incarico del Presidente, dal deputato Bosellini.
[Approvato il 22 agosto 1849.]
Sibe!
Da che la vostra voce convocò il Parlamento alla
nuova Sessione legislativa, una irreparabile sciagura
venne ad accrescere la universale mestizia: ciò che
era allora un' affannosa apprensione si mutò di lì a
poco in dolorosa certezza, e noi nel rispondere oggi
a quella voce, in tanto lutto nazionale, cediamo per
90 TITTOBIO EHAKUXLB n [18
prima cosa al bisogno di rinnovarvi, o Sire, le nosti
condoglianze profonde.
Ma come il dolore accomuna oggi la nazione ec
il suo principe, cosi li accomunano le cagioni del con-
forto, il quale non sarà scarso se ci mostreremo de-
gni di ricevere il retaggio degli alti benefizi e degli
splendidi esempi che eterneranno la gloria del ma-
gnanimo Re del quale tutti piangiamo amaramente la
perdita.
Scorta da questo pensiero, la Camera dei Deputati
si accinge a por mano air opera a cui dallo Statuto
è chiamata : ella porrà ogni suo studio nel? esaminar
quello leggi che i ministri di Vostra Maestà propor-
ranno alle sue deliberazioni, e nel promuovere tutti
quei miglioramenti che dai bisogni del paese sono
richiesti. La Camera dei Deputati sente il grave de-
bito che le impone il mandato della nazione e quella
fiducia che alla Maestà Vostra, o Sire, piacque di
esprimerle.
Così col sincero concorso di tutti i poteri dello
Stato, Isella fraterna concordia di tutti gli animi, ri-
storati i danni sofferti, potrà il Piemonte perdurare
con invitta costanza nella gloriosa via dischiusa dal
vostro magnanimo Genitore verso quella meta a cui
la Provvidenza visibilmente sospinge i popoli subal-
pini nello sorti future della grande famiglia italiana.
IX.
Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanuele II agli
elettori in occasione dello scioglimento della Camera
dei Deputati eletta nel luglio 1849, che aveva ri-
1849] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 91
casato di ratificare la pace concima colF Austria,
e noto sotto U nome di Proclama di Moncalieri,
[20 novembre 1849.]
VITTORIO EMANUELE II
RE DI SARDEGNA, ec. ec.
Nella gravità delle circostanze presenti, la lealtà
che io credo aver dimostrata sinora nelle parole e
negli atti dovrebbe forse bastare ad allontanare dagli
animi ogni incertezza. Sento ciò non ostante, se non
la necessità, il desiderio di volgere ai miei popoli pa-
role che sieno nuovo pegno di sicurezza, ed espres-
sione al tempo stesso di giustizia e di verità.
Per la dissoluzione della Camera dei Deputati le
libertà del paese non corrono rischio veruno. Esse
sono tutelate dalla venerata memoria di Re Carlo Al-
berto, mio padre ; sono affidate all' onore della Casa
di Savoia ; sono protette dalla religione de' miei giu-
ramenti: chi oserebbe temere per loro?
Prima di radunare il Parlamento, volsi alla Na-
zione, e più agli elettori, franche parole. Nel mio pro-
clama del 3 luglio 1849 io li ammoniva a tener tali
modi, che non si rendesse impossibile lo Statuto. Ma
soltanto un terzo o poco più di essi concorreva alle
elezioni. Il rimanente trascurava quel diritto, che è
insieme stretto dovere di ognuno in un libero Stato.
Io aveva adempiuto al dover mio : perchè non adem-
pierono al loro?
Nel discorso della Corona io faceva conoscere, e
non era pur troppo bisogno, le tristi condizioni dello
Stato. Io mostrava la necessità di dar tregua ad ogni
passione di parte, e risolvere prontamente le vitali
92 VITTORIO EMANUELE U [1849
questioni che tenevano in forse la cosa pubblica. Le
mie parole erano mosse da profondo amor patrio e
da intemerata lealtà. Qual frutto ottennero?
I primi atti della Camera furono ostili alla Corona.
La Camera usò d'un suo diritto. Ma se io aveva di-
menticato, essa non doveva dimenticare.
Taccio della guerra fuor di ragione mossa dall' Op-
posizione a quella politica che i miei ministri leal-
mente seguivano, e che era la sola possibile.
Taccio degli assalti mossi a detrimento di quella
prerogativa che m' accorda la legge dello Stato. Ma
bene ho ragione di chiedere severo conto alla Camera
degli ultimi suoi atti, e ne appello, sicuro, al giudizio
d' Italia e d' Europa.
Io firmava un Trattato coli' Austria, onorevole e
non rovinoso. Così voleva il bene pubblico. L'onore
del Paese, la religione del mio giuramento volevano
insieme che venisse fedelmente eseguito senza dop-
piezza cavilli. I miei ministri ne chiedevano l'as-
senso alla Camera, che, apponendovi una condizione,
rerulcva tale assenso inaccettabile, poiché distruggeva
la reciproca indipendenza dei tre Poteri, e violava
così lo Statuto del Regno. Io ho giurato mantenere
in esso giustizia, libertà nel suo diritto ad ognuno.
Ilo promesso salvar la Nazione dalla tirannia dei par-
titi, qualunque siasi il nome, lo scopo, il grado degli
uomini che li compongono.
Questa promessa, questi giuramenti li adempio di-
sciogliendo una Camera divenuta impossibile ; li adem-
])io convocandone un' altra immediatamente ; ma se
il Paese, se gli Elettori mi negano il loro concorso,
non su me ricadrà oramai la responsabilità del futuro,
ne' disordini che potessero avvenire non avranno a
dolersi di me, ma avranno a dolersi di loro.
1849] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 93
Se io credetti dover mio il far udire in quest' oc-
casione parole severe, mi confido che il seni o, 1 1 giu-
stizia pubblica conosca eh' esse sono impresse ai tempo
stesso d' un profondo amore de' miei popoli e dei loro
veri vantaggi, che sorgono dalla ferma mia volontà
di mantenere la loro libertà, e di difenderla dagli
estemi, come dagli interni nemici.
Giammai sin qui la Casa di Savoia non ricorse in-
vano alla fede, al senno, all'amore dei suoi popoli.
Ho dunque il diritto di confidare in loro nell'occa-
sione presente, e di tener per fermo che, uniti, po-
tremo salvar lo Statuto ed il Paese dai pericoli che
lo minacciano.
Dato dal nostro reale casteUo di Moncalieri
il 20 novembre 1849.
VITTORIO EMANUELE.
M. D'AZEGLIO.
X.
Discorso pronunziato dal Ee Vittorio Emanuele II
per V apertura della T Sessione della IV Legislar
tura del Parlamento.
[20 dicembre 1849.]
SiGNOBi Senatori! Signobi Deputati!
I fatti che m'indussero a sciogliere il Parlamento,
e che dopo un appello al paese mi conducono oggi
a convocarne un nuovo, non debbono arrecarci scon-
forto.
94 VITTOTIIO EMANUELE U [184£
Essi ci maturarono a quella scuola, alla quale
sola si apprende la vita politica, la scuola dell'espe-
rienza.
Essi furono occasione di un nobile esempio di fidu-
cia e concordia tra popolo e principe.
Essi diedero campo al paese di palesare ch'egli è
atto a sostenere i suoi ordini politici e meritevole delle
sue libertà.
Le condizioni nostre che io diceva gravi, or fanno
quattro mesi, non sono di molto mutate.
Più agevoli bensì divennero le nostre relazioni colle
potenze amiche, come più saldo si è fatto il nostro
credito ; ma le più importanti questioni sia interne,
che esterne, sono tuttora pendenti.
Questa situazione incerta ci terrebbe, ove durasse,
riputazione al di fuori e disgusterebbe il paese di quelle
istituzioni che, promettendo buona amministrazione
progresso, avessero invece incagliato questo, e posta
quella in disordine.
Il riparare a queste fatali conseguenze sta ora
in voi.
Sorge nel mio cuore una nuova e più ferma fidu-
cia circa le future sorti del paese e delle nostre isti-
tuzioni. Gli elettori udirono la mia voce. Concorsero
numerosi alle elezioni. Io sono felice di potere in que-
sta solenne occasione esprimere loro la mia gratitu-
dine. Il beneficio ch'essi arrecarono alla cosa pub-
blica io lo considero fatto a me stesso; l'ho anzi più
in grado e più caro, pensoso qual sono prima del
pubblico che del mio proprio bene.
Non accade di accennare le questioni che per la
loro urgenza richiedono una immediata soluzione. Vi
son note abbastanza. Non mi resta adunque se non a
raccomandarne alla vostra prudenza il pronto giudicio.
1849] E IL l^ARLAMENTO StJBALPIKO. 95
Signori Senatori ! Signori Deputati !
Onde rafforzare quegli ordini politici che istituiva
Ke Carlo Alberto, mio padre d'augusta memoria, io
feci quant' era in poter mio. Ma a voler eh' essi get-
tino profonde radici nei cuori e nelle volontà dell' uni-
versale non basta volontà o decreto di Ke, se non
s'aggiunge la prova, che li dimostri utili veramente
e benefici nella loro pratica applicazione. '
Quest'indispensabile sanzione è ormai affidata alla
vostra virtù. Io vi rammento che giammai maggiore
occasione non vi si offerse di usarla, ed in nome di
quella patria che tutti abbiamo cotanto addentro nel
cuore io vi chiedo che, posto in disparte ogni altro
pensiero, abbiate quel solo che può rimarginare le sue
ferite ed arrecarle onore e salute.
XI.
Proclama rivolto dal Be Vittorio Emanuele
alla Guardia Nazionale nella medesima occasione.
[20 dicembre 1849.]
Uffiziali e Militi della Guardia Nazionale!
La presenza vostra sotto le armi in questa solen-
nità dell'apertura del Parlamento vi dichiara tutto
il mio pensiero: l'attuazione delle libere instituzioni
come fondamento della felicità dei popoli. A questa è
unicamente rivolta ogni mia cura.
Voi non niegaste mai il vostro concorso al man-
tenimento dell'ordine; Voi deste continue prove di
affetto e di devozione al Trono ed alla mia Famiglia.
% VITTORIO EMANUELE U [1849
Non verrà mai meno la mia riconoscenza e l'affetto
mio verso di Voi, siatene certi.
A Voi qui presenti indirizzo queste parole, che
pure vorrei fossero udite da tutta la Guardia Nazio-
nale del Regno, colla quale formate una sola fami-
glia, ed in cui è uguale la mia fiducia.
Uffiziali e Militi! Proseguite, come faceste finora,
neir adempimento dei vostri doveri. Ordine e libertà
siano la vostra divisa; ed Io sarò sempre con Voi,
com'è pure sin d'ora con Voi mio Figlio.
Torino, 20 dicembre 1849.
VITTORIO EMANUELE.
GALVAGNO.
XII.
Indirizzo del Senato in risposta al Discorso della Co-
rona del 20 dicenibre 1849, compilato da una Com-
missione composta dei senatori Sclopis, Cesare Al-
fieri, Colla, Gallina e Cibrario, relatore.
[Approvato il 5 gennaio 1850.]
Sire!
Il fortunato accordo tra principe e popolo è un
fatto già antico nella monarchia di Savoia.
Erano sacri al principe gli interessi della nazione.
Fu cara al popolo una signoria intesa a migliorare le
condizioni morali e materiali del paese, a tutelarne
r indipendenza, propugnarne 1' onore.
Questo fatto, raro nella storia delle nazioni, noi
siamo persuasi che non verrà meno giammai.
1850] E IL PABLAMBirrO SUBALPINO. 97
Anzi noi siamo convinti che gli ordini costituzio-
nali, felicemente instaurati dal magnanimo Carlo Al-
berto, porgeranno al popolo più frequente l'occasione
di chiarirlo ; e già, o Sire, V. M., fra le altre prove
che ne ha meritamente ricevute, quella a buon diritto
ne vien rammentando degli elettori in gran numero
accorsi al suo appello, onde procedere ad uno degli
atti più importanti della vita politica, l'elezione dei
deputati.
Ed in voi, Sire, riposa degnamente la fiducia
della nazione, in voi che vi associaste con tanta in-
tensità d'affetto e con tanta efficacia di volontà ai
nostri destini.
Il medesimo accordo V. M. può aspettarsi di tro-
vare nelle deliberazioni del Parlamento condotte con
quella sincerità e con quel rigore d'illuminata coscienza
su cui si fondano i buoni Governi costituzionali ; onde
seguirà e agevolezza d'interne riforme, e sempre mag-
giore accrescimento sia del credito pubblico, sia degli
amichevoli Jiostri rapporti colle potenze estere.
Mantenere illesa la libertà e l'indipendenza, riguar-
dandovi, Sire, come il loro primo campione;
Difendere la religione, senza la quale non solo le
libertà periscono, ma la società si dissolve;
Diffondere l'istruzione elementare, affinchè il po-
polo impari di buon' ora a conoscere i suoi diritti ed
suoi doveri, a distinguere la giusta libertà dall'in-
sofferenza d' ogni autorità, i suoi veri amici da que' che
cercano di corromperlo e fuorviarlo ;
Migliorare, per quanto le circostanze il consentono,
la condizione delle classi povere;
Provvedere alle strettezze dell' erario, senza alte-
rare le sorgenti della riproduzione;
Introdurre negli ordini militari, giudiziari e am-
7
98 VITTORIO SMAKtTELE h [1850
ministrativi quelle riforme che il reggimento costitu-
zionale richiede,
Ecco, o Sire, i punti sui quali ci sembra doversi
rivolgere l'attenzione del Governo, la severa disamina
del Parlamento.
Il Senato vi promette, o Sire, il suo pronto e leale
concorso. Esso ha piena fede nel Re e nello Statato.
Esso è convinto che la nazione, generosa e prudente,
saprà mostrare all' Europa com' essa è matura per
r esercizio degli alti diritti cui fu chiamata a par-
tecipare.
XIII.
Indirizzo détta Camera dei Deputati in risposta al
Discorso ddìa Corona del 20 dicembre 1849, dettato,
per incarico del Presidente, dal deputato Bpncom-
pagnL
[Approvato il 5 gennaio 1860.]
Sibe!
L' amore della patria e delle libertà costituzionali
che vive nel vostro cuore e che sta espresso nelle pa-
role indirizzate da voi al Parlamento ci commosse a
gratitudine, ad affetto, a riverenza.
L' amore della patria e delle libertà costituzionali
vive pure in tutta la nazione. Essa lo dimostrò, allor-
quando, rispondendo alla chiamata di V. M., e non
curando i disagi che opponeva P inclemenza della sta-
gione, gli elettori concorrevano numerosi a compiere
il più sacro dovere, e ad esercitare il più prezioso
diritto di liberi cittadini.
L' amore della patria e delle libertà costituzionali
sancite dallo Statuto ispirerà le nostre deliberazioni.
1850] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 99
senza lasciar luogo od a spirito di parte, od a privati
riguardi.
La gravità delle nostre condizioni, anziché disani-
marci, ci darà stimolo a perseverante e forte volere
nel procurarvi d' accordo col Governo i rimedi. Corri-
sponderemo air invito di V. M. ed al desiderio uni-
versale coir adoperare quanto sta in noi affinchè il
concerto di tutte le grandi potestà dello Stato, mi-
gliorando l' amministrazione pubblica, portando in
tutte le sue parti quegli spiriti di libertà e di pro-
gresso che informano i nostri ordini politici, la nazione
riconosca a prova di esperienza quanto questi possano
riuscire utili e^ benefixìi nella loro pratica applicazione.
Sire, interpreti del voto della nazione, noi vi por-
tiamo l'espressione della sua inalterabile devozione
alla persona ed alla dinastia di V. M. Questi senti-
menti sono antichi nei popoli retti dalla Casa di Sa-
voia. Ebbero argomento a ravvivarsi vieppiù, dappoiché
il Re vostro padre, di augusta e venerata memoria, e
la M. V. si fecero propugnatori valorosi dell'indipen-
denza italiana, fondatori e mantenitori di libere isti-
tuzioni.
Noi portiamo fiducia che questo regno darà un
grande e salutare esempio all'Italia, mostrando col
fatto come in questi tempi fortunosi, quando tanti
troni vacillarono, quello della dinastia di Savoia sia
rimasto sicuro e glorioso, perchè fondato sull'amore
della nazione, sulla concordia tra principe e popolo,
sulla fede dall'uno e dall'altro serbata allo Statuto
che introdusse fra noi le libere istituzioni.
Noi portiamo fiducia che questo regno, protetto
dall'aiuto onnipotente di Dio, retto dal senno e cu-
stodito dal valore di V. M., unito di intenzioni e di
voleri, forte d'armi, fiorente d'industria, di coltura.
100 YITTOBIO EBIANUELB U [1850
di libertà, potrà tenere il grado che gli compete tra
gli altri Stati d'Italia, e stabilire per l'avvenire i fon-
damenti di più lieti e più gloriosi destini.
XIV.
Proclama rivólto dal Re Vittorio Emanuele H agli
abitanti ddla Savoia nel recarsi per la prima
vòlta dopo aver cinto la Cd'hona a visitare quéUa
parte de* suoi Stati.
[21 maggio 1850.]
Habitants db la Savoie!
Ep me rendant au milieu de vous, je remplis un
voeu bien cher à mon coeur.
Un ancien pacte existe entro nous, scellé par huit
siècles d'honneur,de loyauté et d'amour réciproque.Ni
le temps, ni les révolutions, ni les désastres n'ont pu
l'ébranler. Nous avons le droit d'en étre fiers, et j'ai
besoin de vous dire que j'en suis fier et heureux.
Témoin de la brillante valeur de vos soldats sur
les champs de bataille de Monzambano, de Pastrengo,
de Sainte-Justine, de Sainte-Lucie et de Volta, j'ai re-
nouvelé ce pacte, sous le feu de l'ennemi, avec vos
enfants mes frères d'armes.
Je viens maintenant le renouveler avec leurs pères,
avec vous qui, menacés dans vos foyers par une at-
taque insensée,^ au moment où la voix de l'honneur
en avait éloigné les défenseurs, avez fait payer cher à
l'agresseur sa folle présomption.
* Tedi la nota a pair. 27.
1850] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 101
Habitants de la Savoie !
Je vous amène mon fils, afin qu'il puise à de si
nobles exemples, et qu'il apprenne do bonne heure
que le dévouement des peuples est le prix de la ju-
stice et de la loyauté des Kois.
Pénétré moi-mème de cette grande vérité, j'ac-
cueillerai vos demandes et j'examinerai vos besoins,
avec le désir que les intérèts de l'Etat n'opposent
aucun obstacle à raccomplissement de vos voeux.
En m'éloignant de nouveau de cet antique berceau
de ma famille, pour retourner où m'appellent mes de-
voirs de Roi, j'emporterai la certitude que je puis
compter sur vous: de votre coté comptez sur moi.
Nos institutions, notre indépendance, nos droits
protégés par la foi de mes serments, comme par la
sagesse et la valeur de mes peuples, sont à l'abri de
tout danger.
Sachons par nos vertus, par notre dévouement à
la religion de nos pères, et par notre amour pour la
patrie, mériter la plus haute, la plus puìssante des
protections, celle de la divine Providence.
VICTOR EMMANUEL.
M- D'AZEGLIO.
XV.
Discorso pronunciato dal Ee Vittorio Emanuele II
per T apertura détta Sf Sessione della IV Legista-
tura dei Parlamento.
[23 novembre 1850.]
SiGNOBi SbnatobiI Signobi Deputati!
All'aprirsi della scorsa Sessione io volgeva a voi
parole di fiducia e di speranza.
102 VITTOBIO EMANUELB H [1850
Gli atti vostri le hanno pienamente giustificate, ed
io provo in cuore profondo contento nel rendervene
in quest'occasione solenne testimonianza.
Sulle basi gettate dall'augusto mio Genitore già
sorge e si assoda Tedifizio delle nostre istituzioni mercè
l'assennata prudenza del Parlamento, e la confidente
tranquillità dei popoli dello Stato.
In ogni tempo l'impresa più degna dell'umana virtù
fu l'ordinare uno Stato a quella libertà che unicamente
riposa sovra giuste leggi imparzialmente applicate, ed
universalmente ubbidite.
Proseguiamo nella grand' opera, e sorga dal suolo
italiano il nobile esempio di un popolo il quale seppe
pure, fra tanto lavoro di distruzione, trovare animo e
senno ad edificare.
A tale efietto importa primieramente ordinare la
finanza. La crescente prosperità del paese ne porge
materialmente i modi; come la sperimentata prontezza
de' popoli del Piemonte a' necessari sacrifizi è per
agevolarne le vie.
Richiamo le vostre maggiori sollecitudini sulle
leggi che i miei ministri vi proporranno a questo
scopo, non che su quelle che al miglioramento delle
vario amministrazioni sia civili che militari si life*
risrono.
Io confido che gli accordi commerciali testé con-
olùtisi o in via di stringersi con alcune nazioni, ed i
Ortiul>ÌM.nicnti che sono per introdursi nelle leggi eco-
nntnirho, daranno al nostro commercio estensione ed
Ili ili miiggiori.
1.0 Inumo pacifiche relazioni fra il mio Governo
\^ ^li Slnli esteri non hanno sofferte alterazioni.
t.o vww. del mio Governo non giunsero sin ora a
5^u»«Mfnp U) difficoltà che occorsero colla Corte di Roma
1850] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 103
in conseguenza di leggi che i poteri dello Stato non
potevano ricusare alle sue nuove condizioni politiche
e legali. Norma degli atti come delle pratiche usate
fu quella costante riverenza che tutti professiamo verso
la Santa Sede, unita ad un fermo proposito di man-
tenere inviolata l'indipendenza della nostra legisla-
zione.
Fedeli ai nostri doveri e perseveranti nell'esercizio
dei nostri diritti, confidiamo che il tempo e la bene-
fica influenza del senso religioso, come della civiltà,
ci condurranno a quell'accordo che è fra i primi bi-
sogni dello stato sociale.
1 Principi della mia casa non poser mente ad adu-
nar tesoro, paghi a quello solo della stima e dell'amore
dei loro popoli- Fu vostra cura il mostrare che quella
non tanto era nobile imprevidenza, quanto meritata e
ben posta fiducia.
In questa nuova prova del vostro aftetto, come nel-
l'operosa ed unanime prontezza con che reggeste al
peso d' una lunga Sessione, scorgo il sicuro pegno d' un
perfetto accordo fra i poteri che reggono lo Stato.
Forti, perchè concordi, trapasseremo incolumi le
gravi condizioni presenti, e ci condurremo a quella
sicura ed onorevole stabilità che può derivar soltanto
dalla fiducia dei popoli fondata sulla fede de' Principi,
e sulla probità dei Governi.
Indirizzo del Senato del Regno in risposta al Di-
scorso della Corona del 23 novembre 1850, compi-
lato da una Commissione composta dei senatori
104 VITTORIO EMANUELE II [1850
I Di San Mareano, Di Collegno CHacinio, Di Cól-
legno Luigi, Pinelli e Sclopis, relatore.
[Approvato il 80 novembre 1850.]
i
Sibe!
Le parole che V. M. pronunziava sull' aprirsi di
questa Sessione parlamentare vi furono accolte con
unanime applauso; espressione ad un tempo di rico-
noscenza, d'ossequio e d'affetto. Esse rimarranno pro-
fondamente scolpite negli animi nostri.
Le più dure prove si vincono allorché si mira ad
uno scopo provvido e grande, allorché un Principe
generoso indirizza il suo Governo per una via franca
e sicura.
Tale é la condizione nostra, o Sire, e per quanto
possano essere gravi le difficoltà da cui siamo circon-
dati, il nobile esempio che ci proponeste sarà meta
ai desiderii, conforto ai travagli, premio alla perseve-
ranza d'un popolo degno di quelle libere istituzioni
a cui fu dal magnanimo Padre vostro chiamato.
Così sul suolo italiano, ricco di tante memorie,
sacro per tante sventure, la virtù dell'opera s'aggua-
glierà all'altezza del concetto ispirato dalla ragione
dei tempi e dal dettame della sapienza civile.
Al beneficio di tranquillità esterna che ci promet-
tono le buone e pacifiche relazioni tra il Governo di
V. M. e gli Stati esteri, siamo lieti di aggiungere la
speranza che l'opportunità degli accordi commerciali
ed i miglioramenti nelle varie leggi, specialmente nelle
economiche, ci aprano l' adito a nuove sorgenti di pub-
blica e privata prosperità.
Noi non dubitiamo, o Sire, che i popoli del vostro
Regno porgano pronti e sufficienti i mezzi onde rior-
dinar le finanze. Su questo importantissimo oggetto
1850J E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 105
porterà il Senato con ogni sollecitudine un esame esteso
e profondo, persuaso, siccome egli è, che la vigoria d'un
paese si determini anzitutto dall'ordine interno del suo
finanziere sistema.
Quando la legislazione di uno Stato si mantiene
nella indipendenza ed integrità del suo officio, e la
religione esercita largamente a prò d' un popolo fedele
ed incivilito la benefica influenza che da lei sola pro-
cede, allora si può guardare con occhio sereno al pre-
sente ed all'avvenire.
Il Senato fa voti perchè tale felicità sia assicurata
al regno della M. V. che per tanti titoli ne è meri-
tevole.
Un vincolo antico e santo, contro cui non valsero
né mutare di tempo, né variare di fortuna, stringe la
patria nostra ai suoi Principi. L'onore della vostra
Casa, o Sire, è un vanto della nazione, e quella con-
cordia che le felicita entrambe è un pegno di fausti
destini.
La M. V. col presagire che trapasseremo incolumi
le gravi condizioni presenti si é fatta interprete della
fiducia e del costante proposito dei popoli, dalla prov-
videnza d'Iddio alle sue cure affidati.
Questa fiducia non andrà fallita ; questo proposito
sarà mantenuto coU'accordo dei poteri dello Stato, e
col concorso di tutti i cittadini che sanno apprezzare
la saviezza dei nostri ordini costituzionali, la probità
del Governo, la fede ed il valore del Ke.
lOG VITTOBIO EMANUELE II [185C
XVII.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 23 novembre 1850, com-
pilato, per incarico del Presidente, dal deptdato
Brofferio.^
[Approvato il 28 novembre 1850.]
Siee!
Le sublimi vostre parole suonarono alla nazione
come un annunzio di domestica felicità, e avranno lon«
tano eco dove si soffre e si spera. Permettete, o Sire,
che noi vi diciamo che i voti della patria furono rare
volte così degnamente interpretati.
Col mantenere le nostre istituzioni voi vi rendeste
grande : promovendole, vi rendeste immortale.
La Camera elettiva andrà superba di concorrere
nella gloriosa opera di edificazione, a cui valorosamente
attendete; e non sarà infecondo sopra la terra l'esem-
pio di un italiano popolo, che fra le lotte e le mine
sa resistere e perseverare.
La libertà, o sia che si conquisti, o sia che si di-
fenda, è frutto sempre di magnanimi sacrifizi. La na-
zione saprà nobilmente sostenerla.
Noi attendiamo con lieto animo che ci siano pre-
sentati i miglioramenti a cui tutti aneliamo. Il pro-
gresso non è soltanto legge dello Statuto, è provvidenza
della umanità. Il rispetto alle religiose tradizioni e il
' Prima del Brofferio, aveva ricevuto anche in questa occasione
tale incarico il deputato Boncompagni ; ma lo schema d' indirizzo da
lui disteso avendo suscitato qualche osservazione, perchè entrava in ap-
l)rezzamenti politici a cui un lato della Camera non credeva di poter
ailerire, egli rinunziò all' ufficio, e il Presidente, per delecrazione deÌPAs*
semblea, lo affidò al rappresentante del colle{?io di Caraglio.
1852] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 107
sentimento dei patrii diritti sono la base della civiltà
europea. Voi sapete, o Sire, e saprete ognora colle-
garli entrambi con virile sapienza; la nazione ve ne
ringrazia altamente.
I supremi reggitori che hanno sacra sopra ogni cosa
la felicità della patria sono sdegnosi delle proprie for-
tune ; quindi non è meraviglia che sia tributo la fiducia
quando è specchio la lealtà.
Sono gravi le condizioni presenti, voi lo diceste, o
Sire; ma noi pure abbiam fede nell'avvenire. Proteg-
gono l'Europa i destini dell'umanità; sul Piemonte Dio
pose custode la virtù del Principe e la costanza della
nazione.
xvni.
Discorso pronunciato dal Be Vittorio Ema/nucU II
aìV apertura della 5* Sessione della IV Legislatura
del Parlamento,
[4 marzo 1852.]
SiGNOBi Senatobi! Signobi Deputati!
La Sessione del 1851, della quale reggeste con ope-
rosità costante le prolungate fatiche, riuscì vantag-
giosa allo Stato quanto onorevole al Parlamento.
I bilanci, principal cardine degli ordini rappresen-
tativi, per la prima volta stanziati; le libertà econo-
miche sancite per legge e raffermate da trattati; la
finanza accresciuta; la pubblica sicurezza^ rassodata,
fanno fede che l'opera vostra degnamente rispose ai
bisogni dello Stato ed alla mia aspettazione.
La nuova Sessione sarà, sotto tali auspicii, feconda
del Dari di ottimi effetti.
108 VITTORIO EMANUELE II [1852
Le amichevoli relazioni del mio Governo cogli Stati
esteri si mantengono inalterate.
I miei ministri vi presenteranno nuovi trattati colla
Svezia e colla Francia. Il Governo di questa grande
nazione si mette con noi sulla via di que' principii
economici che raffermano le amicizie degli Stati per
mezzo del reciproco benefizio.
Essi vi presenteranno importanti leggi relative al
riordinamento delle amministrazioni centrali, degli
studi, e ad altre gravi materie d' interno reggimento.
Con queste leggi e con ogni suo atto il mio Go-
verno intende ad operare, grado a grado ed opportu-
namente, quelle riforme civili, le quali, lungi dal de-
bilitare l'autorità, la conservano e la rendono più forte,
ponendola iniziatrice d'ogni reale miglioramento.
Sarà suo debito proseguire nell' ardua ma onorata
impresa di portare a compimento il ristauro della no-
stra finanza, e chiedere perciò nuovamente il vostro
concorso.
Nelle più gravi occasioni non mai venne meno quello
spirito di volontario sacrificio eh' è antica virtù de' po-
poli dello Stato; l'esperienza del passatoci fa sicuri
quali siano per mostrarsi nell'avvenire, ed in essi pie-
namente confido.
E dovere d'ogni Governo dar norma e sicurezza
allo stato civile delle famiglie. La legge che a tal fine
vi verrà presentata, quantunque di carattere pura-
mente civile, si connette però ad interessi religiosi e
morali che alla vostra coscienza è commesso il tutelare.
L'antica fede dei padri nostri, quella che diede al
Piemonte virtù bastante a superare così perigliose
prove, sia guida alle vostre menti, cosicché ne rimanga
illeso il venerando retaggio. A questo fine medesimo
sono intese le pratiche aperte con la Corte di Roma.
1862] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 109
Sinceri e riverenti nel condurle, confidiamo possano
giungere a conciliare i diritti dello Stato con i veri
interessi della Beligione e della Chiesa.
Signori Senatori ! Signori Deputati !
Ripensando le passate fortune dello Stato e raf-
frontandole colle presenti, dobbiamo tutti sentire in
cuore profonda gratitudine verso la Provvidenza che
così palesemente ha benedetta l' opera nostra.
Piena è la fiducia tra popoli e Principe; eguale
quella che meritamente riponiamo tutti nel valore e
fedeltà dell'esercito.
Salda concordia lega i poteri dello Stato tra loro,
e ne sia lode a Voi che in gravi occasioni preponeste
ad ogni altro rispetto il pensiero del pubblico bene.
Devoti alle istituzioni che,^ggi compie il quarto anno,
l'augusto mio Padre instaurava, duriamo nell' intra-
presa via, riposando in quella fede che abbiamo scam-
bievole — Io nel vostro spontaneo ed efficace aiuto
— Voi nella leale e ferma mia volontà.
XIX.
Indirizzo dd Senato del Begno in risposta al Discorso
della Corona del 4 marzo 1852, dettato da una
Commissione composta dei senatori Alfieri Cesare,
Bes Ambrois, Di Follone, Sauli Lodovico e Di Ba-
gnolo, relatore.
[Approvato il 12 marzo 1852]
Sibe!
Dalla fiducia che la M. V. con nobilissime parole
poneva nel Parlamento, il Senato trasse per sé argo-
110 YITTOBIO EMAKUSLB n [185'^
mento di onorevole compiacenza; desunse pei popoli
non fallibile speranza che l'inclita Monarchia di Sa-
voia, fatta più salda dalla sua base costituzionale, sarà
per spargere su di essi nuovi benefizi, e per confer-
mare ed accrescere le glorie antiche. E tanto è in ciò
più inconcussa la loro speranza, eh' eglino ben sanno
come all'innato splendore della Dinastia vostra, voi
aggiungete, Sire, la generosità del proporre, la lealtà
dell'attenere, la fermezza dell'eseguire.
Sì, o Sire, quello spirito di volontario sacrificio,
che l'alta sapienza della M. V. seppe scorgere nei po-
poli del suo Stato, non verrà meno giammai, sempre-
chè esausti i mezzi tutti di ogni possibile non inde-
coroso risparmio, non si vedrà dalla somma delle cose
emergere quel pareggiamento di parti, che solo è scopo,
è vanto solo d'ogni ben composta finanza. Ne abbia
la M. V. mallevadrice la non dubbia fede della nazione,
la provata sua costanza.
Confortevoli parole vi piacque. Sire, darne sui ne-
goziati che dal vostro Governo s'iniziarono alla Corte
di Roma. Alla sublimità del Seggio Apostolico, alla
santità degli interessi che vi si trattano, solo si ad-
dice quella sincerità e quella reverenza con cui vi
piacque, o Sire, solennemente manifestare, che ven-
gano condotte queste delicate e gravi trattazioni dal
vostro Governo. Fervidi sono i voti del Senato per-
chè quanto dalla religiosa vostra sollecitudine venne
incominciato, da essa si prosegua e si compia col fe-
lice successo dalla M. V. a noi presagito, onde ciò che
l'autorità della legge comanda, dai cittadini con in-
tiera pace della coscienza s'adempia.
Porrà, Sire, ogni acume di studio, ogni efficacia di
perseveranza nell' assecondare le paterne mire della
M. V. che mercè le Icffci annunziateci tendono a co-
1852] B IL PAELAMBNTO SUBALPINO. Ili
ronare il magnifico edifizio delle libere istituzioni, in-
nalzato dal magnanimo Re, che vi fu padre. Ed avrà
così il Senato, avrà l'intera nazione novelle ragioni di
gratitudine verso quel Principe, che valoroso e ga-
gliardo corse già i campi di guerra, ora leale e gene-
roso alla legge giurata serba incontaminata la fede.
XX.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 4 marzo 1852, compilato,
per incarico del Presidente, dal deputato Michelan-
gelo Castelli.
[Approvato il 9 marzo 1852.]
Sibb!
La nazione accolse con gratitudine ed entusiasmo
le parole con le quali la M. V. apriva la Sessione par-
lamentare del 1852.
La soddisfazione da voi mostrata per V opera com-
piuta dalla Camera in concorso col vostro Governo,
mentre costituisce per noi la più grata ricompensa, è
auspicio sicuro, che né animo, né costanza ci falliranno
nella presente Sessione.
Il beneficio di quei principii economici per mezzo
dei quali ci siamo legati colle estere nazioni, ed i nuovi
trattati che ci vengono annunziati, coli' assicuranza
delle amichevoli relazioni tra lo Stato nostro e gli Stati
esteri, ci lasciano sperare che la via in cui camminiamo,
e l'attitudine che manterremo, siano per essere nuove
guarentigie del nostro avvenire economico e politico.
Le riforme civili, i miglioramenti nelle amministra-
zioni, nella pubblica istruzione, ed in ogni maniera di
112 TiTTOsio raiAancsLB n [IS^
intorno reggimento che ci saranno j^^esentati dai to-
Htri Ministri, saranno pei Rappresentanti ddla nar
ziono oggetto di esame profondo ed accorato.
Noi non ci dissimuliamo, o Sire, qnali siano le con-
dizioni della nostra finanza; ma il paese goaidandosi
d* intorno h* accorgerà al paragone che ninn sacrifizio
\)\\ò dirni troppo grave a chi ne abbia in compenso ia-
di|)(*n(lonza e libere istituzioni.
don vivo interesse la Camera ha inteso Fannnnzio
(li (| noi lo loggi che mirano ad assicurare lo stato ci-
vilo della fiimiglia.
iHpirandoci ai principii cui si è informata la vita
roligioHa civile dei nostri padri, noi cercheremo in
ogni nostra deliberazione di tutelare con eguale fer-
nu^zza la dignità, l'indipendenza dello Stato, ed il vero
l)on(^ d(^lla religione.
Siro! So lo passate condizioni del paese, raffrontate
(M)ll(^ proRonti, unanimi ci uniscono a voi in un sen-
iinì(»ni() di gratitudine verso la Provvidenza, questo
Hoiilinionio in noi tutti si riporta da essa all'augusto
vostro nomo — a quel nome che è a noi guarentigia
inlalllhihì dol prosonto, ed alla nazione di quell'avve-
niro v\n^ dovo osaero premio alla lealtà, alla costanza,
(mI ai Hju'rilizi incontrati per quei principii che ono-
nuM) non hoIo il trionfo, ma anche la sventura.
Un popolo, olio a fronte delle attuali vicissitudini
(1(^1 nionilo ]K)litico, entra nel quinto anno della sua
vitn, eostiiiizionalo, può nutrire ferma fiducia che le
ÌHÌ,itiizioni ad esso largite dal magnanimo vostro Ge-
niionì, consacrato dalla sua memoria, resisteranno in-
ooncMisso ad ogni nemico sforzo.
Voi ricordaste, o Sire, dal vostro Trono la fede
senni bievolo tra voi ed il popolo, eguale a quella che
noi dobbiamo riporre nel valore e nella fedeltà del-
1853] S IL PAKTiAmtNTO SUBALFIKO. 113
r esercito — Voi ci invitaste a perdurare nell' intra-
presa via, ed a riposare nella ferma e leale vostra
volontà.
Qaeste parole, che troveranno un'eco in tutta Eu-
ropa, ci confortano ad ogni prova, e rimarranno im-
presse in tutti i cuori, sinché siano sacri i nomi di
Riconoscenza — di Patria — di Onore.
XXI.
JDtscorso pronundato dal Be Vittorio Emanuele II
alP apertura della T Sessione della V Legislatura
del Farlamento.
[19 dicembre 1853.]
Signori Senatobi! Signobi Deputati!
Nel dare principio ad una nuova Legislatura, io
rammento con orgoglio come è presso a compiersi il
sesto anno dacché l'augusto mio Genitore inaugurava
in quest'antica monarchia le libertà costituzionali.
La nazione le accolse con esultanza, ne usò con
saviezza, e camminando in istretta confidente unione
col suo Re, si mostrò conscia dei suoi veri interessi,
degna dei suoi destini.
A questa indissolubile unione, resa più splendida
dal nobile contegno del paese, è dovuta la crescente
simpatia dei popoli i più civili, l' ognora più stretta
amicizia dei Governi più illuminati d'Europa.
Li questa unione il mio Governo trovò forza ba-
stante per mantenere incolume in circostanze dolorose
e difficili la dignità nazionale, per preservare da ogni
insulto il nobile principio d'indipendenza che sta in
cima dei miei e dei vostri affetti,
8
114 VITTOBIO EMANUELE II [1853
La Camera eletta nel 1849 aveva già corso una
lunga e faticosa carriera; chiamata a riparare alle
conseguenze di gravi e non meritati disastri, aveva
compiuto, col concorso dell'altro ramo del Parlamento,
la sua penosa missione, consentendo quelle tasse che
una inevitabile necessità forzava il mio Governo a do-
mandare. Ma essa approvò ad un tempo giuste riforme
economiche, rinforzò ed accelerò il moto industriale
e commerciale, inaugurò l'apertura di quella gran rete
di vie ferrate che riunisce fin d'ora i Liguri ai Subal-
pini, e starà monumento della potenza e grandezza
del genio italiano.
Al Parlamento che vengo quest' oggi ad aprire in-
comberà un mandato non meno importante.
Recato a compimento l' edificio della quasi ristau-
rata finanza, procederà alacremente nella via delle ri-
forme economiche, fatta ornai sicura dai lumi di non
dubbie esperienze; ed estendendo ai prodotti del suolo
i principii fecondi del libero scambio, procurerà ai pro-
prietari largo compenso colla riforma del catasto e con
istituzioni di credito innanzi alle quali verrà a dile-
guarsi l'usura.
Assicurata l'indipendenza del potere civile, esso
proseguirà, nella sfera d'azione che gli compete, l'opera
delle intraprese riforme, intese queste ad accrescere,
non a menomare l'affetto e la riverenza dei popoli per
la religione degli avi nostri, a rendere più efficace,'
non ad infievolire la sua salutare influenza.
Dovrà provvedere perchè meglio si conformino coi
nuovi ordini il reggimento e l'amministrazione dei co-
muni e delle provincie, perchè si compia la riforma
dei Codici, si tuteli la pubblica sicurezza, si costitui-
sca la magistratura, si riformino le varie parti del
pubblico insegnamento.
1853] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 115
Il valoroso nostro esercito, che si va continuamente
segnalando per nuovo progresso, sarà eziandio oggetto
delle vostre sollecitudini.
SiONOEi Senatori! Signori Deputati!
Nel compiere questa missione, io confido in Dio,
nella saviezza e concordia dei grandi poteri dello Stato,
nel buon senso e patriottismo di cui la nazione ha dato
sì nobili e sì recenti prove. Fidate voi in Me, ed uniti
coroneremo il grande edificio che la mano di mio Padre
innalzava, e che la mia saprà difendere e conservare.
XXII.
Indirizzo del Senato del Begno in risposta al Discorso
della Corona del 19 dicembre 1853, dettato da una
Commissione composta dei senatori Cesare Alfieri,
De Margherita, Giulio, Sclopis e Massimo d'Aze-
glio, relatore,
[Approvato il 28 dicembre 1853.]
Sire!
Le nobili parole colle quali voi apriste la quinta
Legislatura del regno, risplendono di quella sicura
lealtà che è antico vanto della vostra Casa. Le udiva
il Senato con rispettosa esultanza, altero a buon di-
ritto nello scorgere onorate da Governi amici ed al-
trettanto bene usate dai popoli dello Stato quelle li-
bertà che Re Carlo Alberto proclamava e che stanno
oramai per virtù vostra su valide fondamenta.
Così raflFermati gli ordini politici, e resa segno al
rispetto di tutti la nostra indipendenza, fu cura del
vostro Governo, secondato dal Parlamento, di por mano
116 VITTORIO EMANUELE II [1853
a vaste ed efficaci riforme. Il potere civile richiamato
verso la naturale sua sede; tolti ad antichi ceppi
commercio e V industria ; fatti meno costosi e più ra-
pidi i contatti morali e materiali, mercè l'elettricità
ed il vapore. Voi già potete, guardando al cammino
fatto, rallegrarvi, o Sire, di un bene nel quale aveste
tanta e così degna parte.
Ma voi ci ammonite che il da farsi è ancor molto,
mentre all'edificio della restaurata finanza dite desi-
derarsi tuttora quel culmine senza il quale non può
dirsi- compiuto. Il Senato confida che il senno e le cure
dei ministri di Vostra Maestà sapranno essere pari al
grande assunto ; che il ristauro delle finanze si com-
pirà principalmente con un procedere per assegnate
spese e per saggio economie, raccomandato dalla con-
dizione del paese, voluto dalle strettezze dei tempi;
che si renderanno praticamente proficue quelle riforme
che si riferiscono alla tutela dei veri interessi della
religione, all'amministrazione comunale, all'insegna-
mento, alla pubblica sicurezza, ai Codici ed ai mezzi
di agevolare alla rispettata nostra magistratura la si-
cura e pronta amministrazione della giustizia.
Sire !
Iddio che benedice alla serbata fede dei principi,
come dei popoli, non fallirà alla fiducia che in Lui
riponete. Egli saprà spirare sensi di concordia nei
grandi poteri, e di ottenibili desiderii nell'universale;
ed il Senato del Regno, posponendo, come è suo co-
stume e suo debito, ogni altro rispetto al bene del Re
e della patria, potrà farsi non inutile aiuto all' opera
vostra.
1853] E IL FABLAMENTO SUBALPINO. 117
XXIII.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 19 diQemire 1853, com-
pilato, per incarico del Presidente, dal deputato
Carlo Cadorna.
[Approvato il 28 dicembre 1853.]
SlBE !
La Camera dei Deputati è lieta di potere col primo
dei suoi atti indirizzarsi a voi. Le nobili e generose
parole colle quali inauguraste la presente Legislatura
hanno commosso la nazione, la quale vi lesse la storia
fedele degli atti del vostro Regno.
Essa ricorda con orgoglio che voi combatteste
valorosamente a fianco del magnanimo vostro Geni-
tore per l'indipendenza dell'Italia. Essa sente che al
senno ed alla politica temperanza, per cui va lodata
nel mondo, voi deste efficace conforto e valido fon-
damento colla fiducia che le ha inspirata la vostra
fermezza in tempi difficili e l'inconcussa vostra lealtà.
Essa si compiace di avere salvato insieme con voi dal
generale eccidio tutte le sue libertà, di avere tenuti
incolumi col vostro concorso l' indipendenza e l' onore
nazionale da ogni attentato, e di portare con voi alta
e incontaminata la bandiera, che è il simbolo dei no-
stri voti e delle nostre speranze.
Questo nobile popolo, o Sire, ha nel suo cuore l'au-
gusto vostro nome profondamente scolpito e circonda
la sacra vostra persona e la vostra Dinastia della sua
devozione e della sua riconoscenza.
Noi ce ne portiamo mallevadori, noi che, usciti ora
118 VITTORIO BMANUELE II [1853
dal suo seno, partecipiamo a tutti i suoi sentimenti
ed ai suoi affetti.
Ringraziamo la Divina Provvidenza che ci abbia
destinati all'onore ed alla ventura di provare all'Eu-
ropa che il regno della legge è assicurato in quelle
nazioni nelle quali il Principe è palladio delle libertà.
Voglia Iddio che la felicità di cui ha privilegiato
questo Regno sia il preludio di quegli alti destini a cui
speriamo Egli l'abbia nei suoi imperscrutabili decreti
riservato.
Continuando l'opera della precedente Legislatura,
presteremo al Governo di V. M. quel concorso che per
noi si potrà il più efficace all'incremento dell'agricol-
tura, dell'industria e del commercio, non meno che
al perfezionamento ed alla diffusione dell'educazione e
dell'istruzione. Niun sacrificio ci parrà grave, il quale
sia richiesto alla difesa dell'onore nazionale, al con-
solidamento ed allo sviluppo delle istituzioni costitu-
zionali che r augusto vostro Genitore ha inaugurate
e che fioriscono sicure all' ombra del vostro Trono.
Ogni nostra opera sarà indirizzata all'attuazione di
quel progresso morale, intellettuale e materiale che è
la vita delle nazioni.
Sire !
Uniti e stretti intorno a voi, sentiamo crescere il
nostro coraggio o le nostre forze. Benedica Iddio e
renda perpetua questa unione, e conservi V. M. lun-
gamente all'amore ed alla riconoscenza del suo popolo.
1855] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 119
XXIV.
Indirizzo di condoglianza del Senato del Regno al
Re Vittorio Emanuele II per la morte delle Regine
Maria Teresa, sua madre, e Maria Adelaide, sua
consorte, passate di questa vita addì 12 e 20 gen-
naio 1855, dettato dall'Ufficio di Rresidenisa.
[Deliberato il 21 gennaio 1855.]
Sire!
Con pochi giorni d'intervallo due delle maggiori
sciagure che poteano portar la costernazione nel vostro
animo, ha mandato Iddio all'augusta vostra famiglia.
E quella famiglia vastissima, che i cittadini tutti dello
Stato formano stretta ed unanime attorno al vostro
Trono, angoscia vasi anch' essa profondamente nel dolor
vostro e nel proprio.
E come non accostarsi a tanta vostra afflizione,
come non commuoversi a condoglianza, quando man-
cano così inopinatamente in faccia a voi, o Sire, man-
cano alla vostra prosapia, mancano alla nazione le due
eccelse donne regali, destinate non solo a beare l' in-
timo vostro consorzio, ma a presentare ancora a noi
come un'arra e un'immagine durevole della divina
beneficenza?
Non havvi in alcun tempo, in alcun luogo, uguale
esempio di tanta unanimità di dolore, quanta si ma-
nifesta nel paese nostro, senza distinzione di politiche
opinioni, per sì lagriraevoli perdite. Di così propagata,
così sincera concordia di compianto non altrove deve
cercarsi la spiegazione, se non nell' amore, che i citta-
dini tutti sentono altissimo, e sgombero da ogni pen-
siero di politiche ansietà o di politici voti, per la sacra
120 YITTOBIO EliAHUELB H [1855
persona di V. M, ; non altrove se non nella tradizio-
nale potenza dei sentimenti nostri monarchici, i quali
non che mutati, afforzatisi con franchigie liberamente
date, confidentemente accolte, lealmente sostenute,
fanno sì che la nazione, immedesimata nelle glorie,
nelle speranze del sovrano, non mai partecipi cosi
pienamente ai travagli di lui, come allorquando egli
ò colpito nelle più intime, nelle più vive affezioni del-
l' animo suo.
In tale uniformità di mesti offici la Presidenza del
Senato del Regno, autorizzata nella tornata del 21 gen-
naio a rappresentarlo, condolendosi con voi, o Sire,
dove tributarvi le stesse espressioni che escono con
gemito da tutti i cuori, che suonano su tutte le labbra.
Solo ci tocca di aggiungere al cordoglio nostro una
cagione che informasi dall' esser proprio ; dappoiché
il carattere deli' alto nostro mandato, i vincoli che ci
stringono alla Maestà Vostra, la personale nostra rive-
renza alla memoria del magnanimo Re padre vostro
dello due lagrimate Regine, sono argomenti speciali
perchè a noi sia durissimo il pensiero del doversi le
passate vostre gioie tramutare in tanto lutto.
Noi confidiamo, o Sire, che Iddio, il quale avea
vibrato su quelle auguste fronti un raggio della sua
bontà, il quale avea acceso nel loro cuore tanta copia
e tanto fervore di virtù, il quale aveane così dolce-
mente abituati ad inchinare in esse gli angeli delle
nostre speranze, serberà loro in sede più serena, più
secura, la stessa missione.
1855] E IL FABLAMENTO SUBALPINO. 121
XXV.
Indirizzo di condoglianza ^presentato dalla Camera
dei Deputati al Ee Vittorio Emanuele II nella
stessa occasione^ e dettato daW Ufficio di Presidenza.
[Approvato il 26 gennaio 1855]
Sibb!
Allorquando alla Camera dei Deputati già contri-
stata dalla morte della vostra augusta Genitrice, la
cui memoria vivrà sempre nella venerazione e nella
gratitudine della nazione, pervenne l'annunzio della
nuova e crudele sciagura che vi colpiva nella persona
che aveste più cara, un solo pensiero sorse nel-
l'animo, un solo desiderio entrò nel cuore di tutti
noi, quello di confortare, se pure fosse possibile, un
tanto cordoglio, esprimendovi il rispettoso affetto che
sentiamo per la vostra persona, facendovi conoscere
come sia nostro il vostro dolore. Noi piangiamo V im-
mensa sventura del Ke e della Reale Famiglia con cui
la nazione ebbe sempre comuni e le gioie e gli affanni.
Noi piangiamo la perdita di una Regina a cui la bontà
valse l' amore di tutti, in cui lo splendore del trono
abbellì le virtù di donna, di sposa e di madre.
Sire ! Iddio, che nei suoi decreti imperscrutabili
ad ogni pensiero umano, volle sottoporvi a così dure
prove, può Egli solo darvi un conforto che sia propor-
zionato al vostro dolore, ispirandovi il coraggio della
rassegnazione, come sui campi di battaglia vi ispirava
il coraggio del valore, come nella vita civile vi ispira
il coraggio della fortezza e della perseveranza per cui
le istituzioni liberali, mercè la vostra lealtà, mante-
nute illese in tempi difficilissimi, formano la gloria
122 VITTORIO EMANUELE H [1855
della vostra Corona. Valga intanto a sollievo del vostro
cuore la certezza dei premi che una divina promessa
assicura alla virtù e che rallegreranno ora V anima
di colei che non è più fra noi.
Possa pure contribuire qualche sollievo a tanto
vostro lutto l'affetto di tutto un popolo, in cui ogni
persona, ogni famiglia pianse ai vostri dolori, come a
domestica sciagura. Possa pure contribuire qualche
sollievo a tanto vostro lutto l'irremovibile proponi-
mento, che rinnoviamo in questi solenni momenti
di dolore, di cooperare sempre con Voi a tutto ciò che
assicurerà la prosperità dell' Augusta Famiglia che vi
cresce intorno, in cui si raccoglie il nostro amore,
in cui riposano le nostre speranze, in cui rivive la
madre, e la regina che piangiamo perduta.
XXVI.
Indirizzo di condoglianza del Senato del Regno al
Re Vittorio Emanuele II ^}cr la morte del Duca
Ferdinando di Genova, suo fratello, avvenuta il
10 febbraio 1855, compilato dal presidente Manno.
[Deliberato il 12 febbraio 1855.]
Sire!
Allorché io dovetti dar lettura al Senato del Regno
della lettera ministeriale nella quale gli si annunziava
in maniera officiale il novello luttuoso avvenimento
che colpì r animo di V. M., io ebbi anche a leggere
sul viso costernato di coloro che mi ascoltavano, come
questa nuova calamità era da noi tutti tenuta per cala-
mità nazionale.
1855] E IL PARLAMBNTO SUBALPINO. 123
La nazione era paga e gloriosa nel vedere accanto
al vostro trono un Principe, le cui doti eccelse di
mente e di cuore avevano anche ricevuto sì luminosa
illustrazione dal militare coraggio, e dalla bellica
perizia.
La nazione aveva pure per tanti anni fatto plauso
a quella fraterna dilezione della M. V. per l'augusto
suo germano, la quale inspirata dagli alti paterni
avvedimenti, e raffermata nella comune domestica
istituzione, poteva lasciar luogo alla fiducia, che Iddio
lo avesse destinato a scemare nell'int-mo vostro con-
sorzio il gran vóto lasciatovi dalle dcplo/ato recenti
vostre sciagure.
La perdita di tanto Principe, il disinganno di tanta
speranza non lasciano più luogo che all' universale
compianto. E il Senato del Regno, commosso nel più
profondo dell'animo dal vostro e dal suo cordoglio,
non può che rassegnarvi, o Sire, i sentimenti, che
r acerba sua angoscia può meglio eccitare che espri-
mere.
Avendo a tal uopo il Senato commesso alla sua
Presidenza l'onorevole mandato di presentarvi il triste
officio della sua condoglianza, io che nella piena della
personale mia afflizione sento mancarmi ogni mezzo
intellettuale per poter dare alle mie parole il movi-
mento e r impronta dell' altissimo nostro rammarico,
sono ridotto a supplicare la M. V., acciò che voglia
tener conto in questa mia rispettosa lettera della par-
tecipazione lealissima di tutti i Senatori al vostro
cruccio, e delle ragioni per cui a me non è dato di
eguagliare col mio omaggio tanta intensità di dolore.
124 TITTOBIO EMANUELE n [1855
XX va
Pboclamà rivolto dal Re Vittorio Emanuele II al corpo
dell' esercito sardo die partiva per la Crimea, in
adempimento del trattato d! alleanza concluso il
26 gennaio 1855 fra la Sardegna, la Francia e
V Inghilterra contro la Russia.
[14 aprile 1855.]
Ufficiali, sott' ufficiali e soldati!
Una guerrca fondata sulla giustizia, da cui dipen-
dono la tranquillità dell' Europa e le sorti del nostro
paese, vi chiama in Oriente.
Vedrete lontane terre, dove la Croce di Savoia non
è ignota; vedrete popoli ed eserciti valorosi, la cui
fama riempie il mondo. Vi sia di stimolo il loro esem-
pio e mostrate a tutti come in voi non è venuto meno
i valore dei nostri padri.
Io vi condussi altre volte sul campo dell'onore, e,
lo rammento con orgoglio, divisi con voi pericoli e
travagli ; ogi,à, dolente di separarmi da voi per qual-
che tempo, il mio pensiero vi seguirà dappertutto, e
sarà un giorno felice per me quello in cui mi sia dato
di riunirmi a voi.
Soldati !
Eccovi le vostre handiere. Generosamente spiegate
dal Magnanimo Carlo Alberto, vi ricordino la patria
lontana, ed otto secoli di nobili tradizioni. Sappiate
difenderle; riportatele coronate di nuova gloria, ed i
vostri sacrifizi saranno benedetti dalle presenti e dalle
future generazioni.
Alessandria, 14 aprilo 1855.
Vittorio Emanuele.
1855] B IL PABLAMENTO SUBALPINO. 125
XXVIII.
Discorso pronunziato dal Be Vittorio Emanuele II
all'apertura della 2* Sessione della V Legislatura
del Parlamento.
[12 novembre 1855.]
SiGNOBi Senatobi! Signobi Deputati!
L'anno che è presso a finire fu pel mio cuore un
tempo di prove crudeli. Le alleviò bensì il vedere le
lagrime dell'intiera nazione associata ai lutti della mia
Casa. Ma in mezzo ai dolori Iddio mi sostenne nel-
l'adempimento dei miei doveri.
Volto lo sguardo alla gran lotta che ferve da due
anni in Oriente, non esitai ad unire le mie armi a
quella parte che combatte per la causa della giustizia
e della civiltà, e per la indipendenza delle nazioni. A
ciò mi spingevano e il desiderio di concorrere al trionfo
dei principii medesimi che noi propugniamo, e i ge-
nerosi istinti dei popoli subalpini, e le tradizioni della
mia famiglia. I nostri soldati, uniti ai valorosi eserciti
di Francia, d' Inghilterra e di Turchia, secondati dallo
zelo e dall'attività della nostra marina, hanno diviso
con loro pericoli e glorie, ed accresciuta l'antica fama
di queste bellicose contrade.*
Voglia Iddio coronare con sempre maggiori suc-
cessi gli sforzi comuni a rendere presto possibile una
pace durevole, assicurando a ciascuna nazione i suoi
legittimi diritti.
Le spese della guerra renderanno necessario un
nuovo ricorso al credito pubblico.
^ Specialmente mercè la loro condotta alla battaglia della Cernaia,
finta dalle armi alleate il 16 agosto di quell'anno.
126 VITTORIO BMAKTJKLE II [1855
La scarsità dei raccolti, il rinnovato flagello del
cholera, uniti ad altre inaspettate contingenze, scema-
rono le pubbliche entrate. Se contro al voto del mio
cuore la necessità ci costringe a chiedere nuovi sa-
crifizi alla nazione, il mio Governo per altro cercò il
modo di rendere più sopportabile il peso di alcune im-
poste. Esso vi sottoporrà progetti di legge indirizzati
a meglio ordinarne la distribuzione nella parte spe-
cialmente che gravita sulla classe meno agiata.
Altre leggi destinate a migliorare l'amministra-
zione politica ed economica dello Stato, l'ordinamento
giudiziario, la pubblica istruzione, saranno di nuovo
proposte alla vostra discussione.
Signori Senatori ! Signori Deputati !
Nell'ardua missione che vi è affidata voi prosegui-
rete a dar prove di quella prudenza ed operosità, di
quell'affetto costante agli interessi del paese per cui
vi siete segnalati finora.
Noi continueremo così il nobile esempio di un Re
e di una nazione legati da vincoli indissolubili di amore
e di fede, nella gioia come nel dolore, e sempre con-
cordi nel mantenere illese le due gran basi della fe-
licità pubblica: ordine e libertà.
XXIX.
INDIRIZZO del Senato del Becjno in risposta al Discorso
della Corona del 12 novembre 1855, compilato dal-
V ufficio di Presidenza,
[Approvato il 15 novembre 1855.]
Sire !
lì Senato udì, commosso e riconoscente, le nobili
parole con le quali V. M. volle inaugurare la nuova
Sessione parlamentare.
1855] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 127
Le crudeli sventure che afflissero T animo vostro
ebbero dal sentimento nazionale il più efficace con-
forto che possa offrirsi al cuore di un Re : l'amore ed
il compianto di un popolo.
Quel coraggio che manteneste invitto tra immensi
dolori avrà da Dio il compenso di giorni più lieti. Egli
benedice le vostre armi, o Sire! e là in Oriente, ove
la M. V. rivolge con giusta compiacenza lo sguardo,
il vostro esercito, mirabile per valore e per disciplina,
aggiunge nuovo splendore al vessillo della patria, e
continuando la serie dei grandi fatti che illustrarono
r augusta vostra Casa, prepara con i vostri potenti
alleati, ai popoli civili un avvenire degno di così ge-
nerosi sforzi e della giustizia della causa, alla quale
con magnanima risoluzione vi associaste.
Il Senato confida che essa sarà coronata da felice
successo, e che una pace onorata e durevole sarà per
soddisfare al più inviolabile dei diritti, l'indipendenza
delle nazioni.
Le necessità dell'erario saranno con la più viva
sollecitudine ponderate dal Senato; esso ha fiducia che
il Governo di Vostra Maestà non vorrà sottoposta la
già grave condizione del paese ad altri carichi, fuor
quelli che da inevitabili contingenze siano richiesti, ed
il cui saggio ed equo compartimento ne renda più pro-
ficuo il provento alla pubblica finanza e più soppor-
tabile il peso ai contribuenti.
Saranno pure oggetto di profonda disamina le altre
leggi che verranno riproposte alla discussione del Par-
lamento.
Sibe!
Quando i vincoli che stringono il Re e la nazione
hanno per fondamento V amore e la fede, essi durano
128 VITTORIO KMANUBLB H [1855
inalterabili in mezzo alle vicende prospere od avverse
dei tempi; forti di questa unione, noi attendiamo
fidenti l'avvenire che là provvidenza di Dio riserba
ai popoli giusti, ordinati e liberi.
XXX.
Indirizzo déUa Camera dei Deputati in risposta d
Discorso della Corona del 12 novembre 1855, det-
tato, per incarico del Presidente, dal deputalo Luigi
Torelli.
[17 novembre 1855.]
SlEK !
Per tre volte nel volgere di pochi mesi di gue-
st' anno la Camera dei Deputati si presentava alla
Maestà Vostra, interprete del dolore che affliggeva la
nazione per le crudeli perdite che la Provvidenza im-
poneva alla Maestà Vostra ed alla nazione intera.
Confortava la speranza che 1' animo fortissimo di
Vostra Maestà, rattemprato nel pensiero della sublime
missione di Capo di un popolo libero e generoso,
avrebbe opposto alla grande sventura pari forza di
animo. Né fallirono le speranze. Nel mezzo alle dolo-
rose prove, voi, guidato dall' istinto guerriero e ge-
neroso proprio di Casa Savoia, giudicaste qual parto
conveniva alla vostra nazione nella gran lotta per la
civiltà e libertà. Senza titubanza, e nei momenti i più
difficili, voi uniste le vostre armi a quelle delle grandi
nazioni già impegnate nella guerra, e pochi mesi dopo
la vittoria salutava quella bandiera che il prode vo-
stro esercito riceveva dalle vostre mani ed è vessillo
di gloria e speranza italiana.
1855] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 129
La lotta gigantesca c'impone gravi sacrifizi. La
Camera elettiva, conscia della dura necessità, volgerà
ogni studio ad attenuare la gravezza dei pubblici pesi
col più equo riparto, e darà opera perchè in ogni al-
tro ramo si segua quel progresso che genera la forza
e consolida gli Stati.
Avvenimenti superiori ad ogni possanza umana,
come la calamità di raccolti falliti per una serie di
anni, hanno contribuito ad aggravare la posizione del
paese; ma confortati dall' esempio delle due grandi
nazioni alleate nella lotta, che con eroica costanza sop-
portano eguali pesi, noi speriamo sostenere egual prova.
Possano sì grandi sforzi, e per sì giusta causa, essere
coronati da adeguati successi. Fiano un giusto premio
al vostro cuore gli encomi che già tributarono e tri-
buteranno a voi ed al vostro esercito le nazioni al-
leate che vi accingete a visitare nel viaggio, nel quale
sarete sempre accompagnato dai voti del vostro po-
polo esultante dei vostri onori.* La nazione a voi
strettamente unita, e giustamente superba di essere
rappresentata dai suoi prodi soldati sui campi della
gloria, può aspirare con diritto a quel grande sviluppo,
al quale sono chiamati i popoli che, come il vostro,
hanno la ventura di aver a capo un Principe egual-
mente fermo sul campo, sul trono e nella fede.
' Si aUude al viaggio che il Re si disponeva a fare in Francia e
in Inghilterra per conferire personalmente coi Sovrani suoi alleati. In-
fatti Vittorio Emanuele partì da Torino a quella volta il 20 novemhre.
130 TITTOBIO EMANUELS n [1856
XXXI.
Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanuele H al corpo
di spedizione sardo, reduce daUa Crimea dopo la
firma del trattato di pace stipulato il 30 marzo 1856
a Parigi da un Congresso europeo, davanti ed quale
i rappresentanti della Sardegna avevano per la
prima volta portata ufficialmente la quistione ita-
liana.
[15 giugno 1856.] ^
Ufpiotalt, sott' ufficiali e soldati!
È scorso appena un anno dacché io vi salutava,
dolente di non esservi compagno nella memorabile im-
presa. Or lieto vi riveggo, e vi dico: Avete ben meri-
tato della patria.
Voi rispondeste degnamente all'aspettazione mia,
allo speranze del paese, alla fiducia dei nostri potenti
alleati, che oggi ve ne danno una solenne testimonianza.
Fermi nelle calamità che afflissero una eletta parte di
voi, impavidi nei cimenti della guerra, disciplinati sem-
pre, voi cresceste di potenza e di fama questa forte
prediletta parte d'Italia.
niprendo le bandiere che io vi consegnava, e che
riportate vittoriose dall' Oriente. Le conserverò come
ricordo delle vostre fatiche, e come un pegno sicuro
che, quando l'onore e gli interessi della nazione m'im-
ponessero di rendervele, esse sarebbero da voi sui
campi (li guerra dovunque, sempre, ed in egual modo
difese, e da nuove glorie illustrate.
Torino, 15 giugno 1856.
Vittorio Emanuele.
1857] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 131
XXXII.
Discorso pronuneiato dal Be Vittorio Emanuele II
aCC apertura della 5* Sessione della V Legislatura
del Parlamento.
[7 gennaio 1857.]
SiGNOBI SeNATOBI! SiGNOBI DEPUTATI !
Quando io venni tra voi ad inaugurare la passata
Sessione, una gran guerra combattevasi in Oriente.
La Sardegna vi concorse con vigore e disinteresse. I
nostri soldati di terra e di mare, gareggiando di ogni
militare virtù coi più famosi eserciti del mondo, con-
tribuirono alla pacificazione dell' Europa, crebbero la
rinomanza del paese.
Il Parlamento, interprete dei sentimenti della na-
zione, ha già adempiuto un debito di riconoscenza e
di aflfetto, tributando a quei prodi meritati encomi.
Associandomi a voi in questa solenne circostanza, mi
è grato ripetere che hanno bene meritato della patria.
Il Congresso di Parigi ha posto fine alla guerra,
rese più stretti i vincoli di alleanza che ci uniscono
a Francia ed Inghilterra, ristabilì gli antichi legami
d'amicizia coli' Imperatore delle Russie.
La Sardegna ne uscì con fama di politica prudenza,
di civile coraggio. Per la prima volta in un consesso
europeo gl'interessi d'Italia furono propugnati da po-
tenza italiana, e venne dimostrata ad evidenza la ne-
cessità pel bene universale di migliorarne le sorti.
Il mio Governo, sicuro del vostro concorso, con-
fortato dal sentimento nazionale che non cessa di ma-
nifestarsi con grandi e spontanee dimostrazioni, pro-
se^ruirà costante nella politica che abbiamo iniziata.
132 VITTORIO BMANUBLB H [1857
Il ritorno della pace, più favorevoli raccolti, il pro-
gressivo sviluppo della ricchezza nazionale avendo mi-
gliorata la condizione del pubblico erario, discuterete
per la prima volta un bilancio in cui le spese e le
entrate ordinarie si pareggiano pienamente.
Men preoccupati dagli argomenti di finanza, voi
potrete, o signori, nella presente Sessione portare a
compimento le riforme dell'amministrazione provin-
ciale, dell'ordinamento giudiziario, dell'istruzione, non
che di altri rami di pubblico servizio sui quali già
siete stati altre volte chiamati a deliberare.
Signori Senatori I Signori Deputati 1
Le dure prove che, coli' aiuto della Provvidenza,
abbiamo superate, le grandi opere ultimate in mezzo
a straordinarie difficoltà finanziarie, la parte da noi
presa nella politica europea, posero in chiaro l'effi-
cacia e la bontà delle istituzioni che il mio magnanimo
Genitore a' suoi popoli largiva. Kese più solide dal
tempo, fatte feconde dall'unione intima del Trono colla
nazione, esse assicureranno alla patria nostra un av-
venire di prosperità e di gloria.
XXXIII.
Indirizzo del Senato del Begno in risposta al Discorso
della Corona del 7 gennaio 1857, compilato dal-
V Ufficio di Presidenza,
[12 gennaio 1857.]
Sire!
Pura e splendida gloria è quella che s'acquista con
le armi impugnate a difesa della giustizia, a tutela
della indipendenza e del riposo dei popoli; i vostri
1857] B IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 133
soldati di terra e di mare, ministri di civiltà e di pro-
gresso, hanno cresciuto onore alla nazionale bandiera,
meritati i vostri encomi, la riconoscenza ed il plauso
della nazione.
Costante ne' suoi generosi intendimenti, forte per
antiche e confermate alleanze e per rinnovate amici-
zie, il Governo di V. M., propugnando con fermezza e
con prudenza gli interessi d'Italia, che sono pure in-
teressi d'Europa, continuerà a riscuotere le benedi-
zioni della nazione, di cui ha fatto ascoltar la voce
nel congresso delle grandi potenze.
Il ragguaglio delle spese e delle entrate, un sistema
di amministrazione che, nel dare efficacia alla rap-
presentanza degli interessi locali, nulla detragga alla
unità ed alla forza dell' azione governativa ; un ordi-
namento giudiziario che sempre meglio assicuri la
pronta, severa e non dispendiosa amministrazione della
giustizia: un complesso di leggi, per cui lo Stato pro-
muova l'incremento del sapere, provveda alla educa-
zione del popolo, dia all'opera degl'insegnanti de-
corosi compensi, e senza fare dell'insegnamento un
monopolio, riserbi a sé stesso i mezzi di reprimere ogni
pericoloso trascorso: l'applicazione insomma in tutte
le parti del civile reggimento de' grandi principii pro-
clamati dallo Statuto, sono fonti d'interna prosperità
e di potenza al di fuori ; il Senato del regno, osser-
vatore e custode di quei grandi principii, apporterà
l'attenzione più matura nell'esame del bilancio e delle
leggi che dai ministri di Y. M. saranno proposte alle
sue deliberazioni.
SlBB I
La Divina Provvidenza, la quale non vien meno
ai Principi ed ai popoli che non vengon meno a sé
134 VITTORIO IKAHUBLB n [1857
stessi, coronerà gli alti propositi della M. Y., gli stadi
del Parlamento, i voti della nazione, e mantenendo
quella stretta unione che fa la nostra forza, ci assi-
sterà nel proseguimento dell'opera gloriosa, preparata
dagli augusti vostri Predecessori, iniziata dal magna-
nimo Padre vostro.
XXXIV.
Indirizzo della Camera dei DepiUati in risposta al
Discorso della Corona del 7 gennaio 1857, dettato^
per incarico del Presidente, dal deputato Buffa.
[Approvato il 12 gennaio 1857.]
SirbI
Non fu mai così caro ai Deputati del vostro po-
polo presentarvi l'omaggio della loro lealtà ed affe-
zione, come ora che possono salutarvi cinto di nuova
gloria dallo armi e dal valore di esso, e vi veggono
tenero incontrastato nella nostra Penisola e davanti
all'Europa quell'alto posto che già vi era assegnato
nel cuore di tutti.
Accresciuto così lo splendore della vostra Casa e
rinvigorito le speranze di sorti migliori per la patria
comune, sentiamo di potere con animo più tranquillo
continuare la difficile open delle riforme interne; nella
quale ci sarà di non picciolo conforto il pensiero che
i gravi sacrifizi sopportati con serena costanza dal
vostro popolo cominciano finalmente a conseguire l'in-
tento desiderato.
FaI ora, preceduti da V. M., ci avanziamo sicuri
verso l'avvenire, e più che mai per l' addietro confi-
diamo che, svolgendo con assiduo studio nelle nuove
1857J E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 135
leggi i vitali principii racchiusi nello Statuto, n' ab-
biano più rapido miglioramento le condizioni morali
ed economiche dello Stato, ed alla gloria esterna pie-
namente corrisponda l'interna prosperità.
XXXV.
Discorso pronunisiato dal Be Vittorio Emanuele II
alV apertura della T Sessione della VI Legislatura
del Parlamento,
[14 dicembre 1857.]
SiGNOEi Senatoki ! Signori Deptttati i
Nel ritrovarmi in mezzo a voi dopo le recenti ele-
zioni, mi è grato il manifestarvi la fiducia che la nuova
Legislatura adempirà l'alta sua missione con patriot-
tismo e senno pari a quello di cui già diede prova la
Legislatura che ha testé compiuto il suo mandato. Non
dubito rinvenire in voi il medesimo forte e leale con-
corso nello applicare e svolgere quei principii liberali
sui quali riposa, oramai in modo irremovibile, la no-
stra politica nazionale.
Le nostre relazioni colle potenze straniere si man-
tengono regolari e soddisfacenti.
L'interruzione delle relazioni diplomatiche con uno
Stato vicino,* avvenuta per cagioni che l'Europa ha po-
tuto apprezzare, sussiste tuttora ; essa però non pose
ostacolo al corso normale dei rapporti civili e com-
merciali dei due paesi.
* Le relazioni diplomatiche fra la Sardegna e T Austria erano state
rotte fin dal 1858, in conseguenza del sequestro posto dal Governo di
Vienna sui beni derli emigrati lombardi.
136 VITTORIO EMANUELE H [lfó7
Ilo ordinato al mio Governo di comnnicarvi nnoTt
trattati conchiusi nell'interesse della pubblica giustizia,
(lolla navigazione e del commercio colla Spagna, colla
Danimarca e colla Persia.
L'aumento dei nostri interessi commerciali nei paesi
stranieri ha reso indispensabile un miglior ordinamento
del servizio consolare. Vi sarà sottoposto un progetto
por attuare questa grave riforma.
Dai miei ministri vi verranno pure presentati vari
progetti sopra importanti argomenti d' intema ammi-
nistrazione.
Sarà possibile, mercè una rigorosa economia, il
mantenere nei bilanci il pareggio fra le entrate e le
sposo ordinarie, nonostante gli sfavorevoli eventi che
si opi)osero al regolare sviluppo delle risorse dell
Stato. Converrà nondimeno ricorrere al credito pe
l)rovvcdero alle grandi opere iniziate alla Spezia e al
Conisio a difesa dello Stato, a vantaggio ed onore dell
nazione.
SiGNoui Senatori! Signori Deputati!
Volgono oramai dieci anni dacché il mio auguste^
(uMiitoro, chiamando i suoi popoli a libertà, dava lor(^
lo Statuto. Informando l'intiera mia vita a quell'atto
inapfnaninio, ho dedicato ogni mia forza a fecondare
il ponsicro che glielo aveva dettato.
Possa la sua memoria, che oggi simboleggiata in
marmo confido alla vostra venerazione,* ispirare tutte
lo vostro deliberazioni pel bene e per la gloria del
i'iomonto e della comune patria italiana.
* Appunto in quoi {riorni era stata collocata nel Palazzo Madama
ài Torino, resilienza dol Sonato, dove si teneva la seduta reale, la statua
del \iv Carlo Alberto, opera dello scultore Cevasco, donata dal Re Vit-
torio Enumuolo al Parlamento.
1857J E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 137
XXXVI.
Indirizzo del Senato del Begno in risposta al Di-
scorso della Corona del là dicembre 1857, compi-
lato dall'Ufficio di Presidenza.
[Approvato il 29 dicembre 1857.]
Sibe!
Alle generose parole che Vostra Maestà proferiva
jell' aprirsi di questa sesta Legislatura s' accordano
spontanei e rispettosi i sentimenti, non che del Parla-
mento, della intiera nazione.
In questo popolo assennato e leale il concorso dei
poteri dello Stato non sarà mai per mancare ai prov-
vedimenti di un Governo saggio e liberale.
Alla fiducia che la Maestà Vostra ci manifesta ri-
sponderanno sollecitamente il nostro zelo ed il nostro
amor per la patria.
Così procedendo, migliori vieppiù si faranno le con-
dizioni interne del paese, e si manterrà anche all'estero
r intemerato decoro della Corona sotto cui fioriscono le
libere nostre istituzioni.
Siamo lieti di udire che le nostre relazioni colle
potenze straniere continuino ad essere regolari e sod-
disfacenti. E se rimangono tuttora interrotti i rap-
porti diplomatici con uno Stato vicino a noi, non di-
scostandoci dalla ragione e dalla equità, godiamo di
vedere che si seguano i dettami della civiltà odierna,
non interrompendosi perciò il corso delle relazioni ci-
vili e commerciali tra i due paesi.
Tutto quello che tende ad accrescere facilità al
commercio, appoggio alla pubblica giustizia, protezione
ai nostri nazionali dimoranti in lontane contrade, sarà
138 VITTOBIO VMASJIKLM U [1B57
sempre vlal Senato altamente apprezzato e yigorosa-
meute pn3mosso.
Ciia rigorosa e costante economia è necessità im-
periosa pel nostro paese che in tempi difficili ha già
sostenuto tante gravezze.
n Senato non ometterà certamente di secondare
a tutto potere, nei limiti delle costituzionali sue fa-
coltà, l' azione del Governo onde giungere a questo
importantissimo scopo. Esso sarà non meno attento e
circospetto nella scelta e nella misura dei mezzi di
soddisfare ai contratti impegnL
La Maestà Vostra con intendimento non meno be-
nevolo che sapiente ha voluto ornare la nostra sede
colla venerata effigie dell' augusto e magnanimo suo
Genitore, che, dopo averci retti con illuminato governo,
compì r opera della nostra rigenerazione politica dan-
doci lo Statuto, e promosse la felicità degli aviti do-
minii rannodandone la gloria con quella della comune
patria italiana.
L' atto che ci si rappresenta in questa effigie rac-
chiude il doppio simbolo d' affetto alia legge e di pron-
tezza alia difesa, ed in esso stanno riposte per noi la
storia del passato, 1' ammaestramento del presente, le
guarentigie delF avvenire.
Degnatevi, Sire, di accogliere colla consueta beni-
gnità il riverente omaggio che il Senato del vostro Re-
gno depone ai piedi del Trono.
185d] E IL PABLAMdTO SUBALPINO. 139
XXXVU.
Indirizzo déUa Camera dei Deputati in risposta ci Di-
scorso déUa Corona del M dicembre 1857, dettato,
per incarico dd Presidente, dal deputato Marco.
[ApproTsto il 20 gennaio 1856.]
Sibb!
L' effigie dell' angasto vostro 6eDÌtore, ìnaagnrata
con pietà figliale dinanzi all' aula del Senato lo stesso
giorno che vi piacque di portarvi in mezzo al Parla-
mento, richiamò alla mente di ognuno tutta quella
serie di avvenimenti da cui il suo ed il vostro nome
emersero splendidi di gloria. Re Carlo Alberto suona
magnanimità, Re Vittorio Emanuele suona valore, co-
stanza, lealtà, le più belle gemme che ornino dia-
dema reale.
Noi, memori del passato, fidenti nell' avvenire, sen-
tiamo ora tutta la gioia di potervi rassegnare l'espres-
sione dei nostri sentimenti di devozione alla vostra
persona, verso cui stanno rivolti gli sguardi non solo
del vostro popolo, ma d' Italia e d' Europa.
Superate difficoltà di ogni maniera, per cui ci
spinse la Provvidenza a fine di temperarci a maggior
vigore e d'innalzarci a più alti disegni, vinceremo,
stretti con voi, ancora le presenti, dando in mezzo
all' urto delle passioni e degl' interessi il nobile esem-
pio, presso noi già antico, di unione intima ed indisso-
lubile di Popolo e Re.
Le passate Legislature da voi, o Sire, commen-
date, ne lasciarono eredità di grandi fatti nazionali.
Noi e' inspireremo a quegli stessi sentimenti onde ori-
ginarono, colla norma sempre del bene del paese.
140 VITTOBIO BMÀNUELB n [1858
Fermi nei principii liberali, i nostri sforzi saranno
tutti intenti a svolgerne gli effetti, per mettere in ar-
monia fra loro le parti che costituiscono il nostro
edifizio politico, che riposa oramai sopra base irremo-
vibile.
La fermezza e la lealtà di Vostra Maestà sì nel-
r interno che all' estero, mentre vi collocarono fra i
più venerati sovrani, accrebbero altresì a questo re-
gno l'amicizia dei primari Stati d'Europa. Le rela-
zioni politiche e commerciali ristorate ed accresciute,
l'incremento dei traffichi e delle industrie ne sono
una prova. Noi ve ne ringraziamo e ci protestiamo
riconoscenti.
La finanza dello Stato, già migliorata, avrà tutta
la nostra attenzione per introdurre il pareggio fra le
entrate e le uscite, mediante quella parsimonia saggia
e previdente che, mentre allevia da un lato il contri-
buente, non scemi dall' altro le forze del paese, non
turbi i pubblici servizi e non interrompa le grandi
opere iniziate che mirano a guarentire l' indipendenza
dello Stato, a metterlo in condizione di adempiere i
doveri che gli possono venire imposti dalla sua poh-
tica nazionale, ad avvicinare le popolazioni poste di
qua e di là da' monti, e ad assicurare il benessere
economico e morale di tutti.
Sire l
Il vessillo tricolore che sventola dalla cima delle
Alpi a quella dell'Appennino testimonia alla patria
comune italiana che qui principe e popolo ne com-
prendono i destini.
1859] E Hi PARLAMENTO SUBALPINO. 141
xxxvm.
Discorso pronundcUo dal Be Vittorio Emanuele II
cUC apertura deUa 2" Sessione deUa VI Legislatura
del Parlamento, quando già, nei convegni di Pioni-
bières, il conte di Cavour e V Imperatore Napoleo-
ne III avevano gettato le basi délV alleanza franco-
sarda per la liheroMone delle provincie italiane
soggette all'Austria.
[10 gennaio 1859.]
SionTOBi Senatori I Signori Deputati !
La nuova Legislatura, inaugurata or fa' un anno,
non ha fallito alle speranze del paese, alla mia aspet-
tazione.
Mediante il suo illuminato e leale concorso Noi ab-
biamo superate le difficoltà della politica interna ed
estera, rendendo così più saldi quei larghi principii di
nazionaUtà e di progresso sui quali riposano le nostre
libere istituzioni.
Proseguendo nella medesima via, porterete questo
anno nuovi miglioramenti nei vari rami della legisla-
zione e della pubblica amministrazione.
Nella scorsa Sessione vi furono presentati alcuni
progetti intorno all'amministrazione della giustizia.
Kiprendendone l'interrotto esame, confido che in
questa verrà provveduto al riordinamento della Ma-
gistratura, alla istituzione delle Corti d'assisie ed alla
revisione del Codice di procedura.
Sarete di nuovo chiamati a deliberare intorno alla
riforma dell'amministrazione dei comuni e delle prò-
142 VITTORIO SMÀNUELB n [1859
vincie. U vivissimo desiderio ch'essa desta vi sarà di
eccitamento a dedicarvi le speciali vostre cure.
Vi saranno proposte alcune modificazioni alia legge
sulla Guardia Nazionale affinchè, serbate intatte le basi
di questa nobile istituzione, sieno introdotti in essa
quei miglioramenti suggeriti dall'esperienza atti a ren-
dere la sua azione più efficace in tutti i tempi.
La crisi commerciale da cui non andò immune il
nostro paese, e la calamità che colpi ripetutamente la
principale nostra industria, scemarono i proventi dello
Stato ; ci tolsero di vedere fin d'ora realizzate le con-
cepite speranze di un compiuto pareggio tra le spese
e le entrate pubbliche.
Ciò non v' impedirà di conciliare, nell'esame del fu-
turo bilancio, i bisogni dello btato coi principii di se-
vera economia.
Signori Senatori ! Signori Deputati !
L'orizzonte in mezzo a cui sorge il nuovo anno
non è pienamente sereno; ciò nondimeno vi accinge-
rete colla consueta alacrità ai vostri lavori parla-
mentari.
Confortati dall' esperienza del passato, andiamo ri-
solutamente incontro alle eventualità dell'avvenire.
Quest' avvenire sarà felice, riposando la nostra po-
litica sulla giustizia, sull'amore della libertà e della
patria.
Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò cre-
dito nei Consigli dell'Europa, perchè grande per le
idee che rappresenta, per le simpatie eh' esso inspira.
Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché
nel mentre che rispettiamo i trattati, non siamo in-
sensibili al grido di dolore che da tante parti d' Italia
si leva verso di Noi.
1859] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 143
Forti per la concordia, fidenti nel nostro buon
diritto, aspettiamo prudenti e decisi i decreti della
Divina Provvidenza.
XXXIX.
Indirizzo del Senato del Eegno in risposta al Discorso
della Corona del 10 gennaio 1859, compilato dal-
l'Ufficio di Presidenza.
[Approvato il 19 gennaio 1859.]
SiBE !
Sorgono nella vita dei popoli tali solenni con-
giunture, che comandano di stringere colla prudenza
il freno ai desiderii, di conformare con 1^ concordia
l'energia della volontà.
Nel richiamarci all'opera delle civili riforme, alla
cura delle desiderate economie, la M. V. scorge in un
turbato orizzonte indizi di complicazioni e forse di
pericoli non molto lontani. Ferma nel rispetto dei trat-
tati, quanto sollecita delle sorti italiane, eila c'in-
cuora a sperare dalla Divina Provvidenza il rimedio
di non meritati dolori.
Il Senato del Regno, fedele al suo mandato, appor-
terà al Governo di V. M. il leale concorso dei suoi
studi e della sua esperienza pel miglioramento delle
leggi e della interna condizione dello Stato, fatta in
alcune parti meno lieta dalla scarsezza di qualche
ricolta e dagli effetti di una lunga crisi commerciale.
Intenti a cooperare con voi per riparare ai mali
passati, per provvedere alla prosperità dell'avvenire,
noi comprenderemo sempre in un solo affetto, in un
144 VITTORIO BMANUBLB 11 [1859
sol voto, in una sola speranza, la gloria di V.M., l'onore
della sua Corona, la libertà, la grandezza e la felicità
della patria.
XL.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta d
Discorso della Corona del 10 gennaio 1859, dettato,
per incarico del Presidente, dal deputato Correnti
[15 gennaio 1859.]
SiBE !
La Camera elettiva, confortata dalla vostra appro-
vazione e dai vostri consigli, si accinge a rendervi quei
ringraziamenti, che soli sono degni di voi, colP asse-
condare alacre ed unanime gli alti propositi maturati
nella vostra mente e nei desiderii della nazione.
Le proferte di leggi che V. M. ci annunzia, dirette a
riordinare la magistratura, a rendere più pronta ed
efficace T amministrazione della giustizia, a dare uno
stabile assetto alle franchigie dei comuni e delle Pro-
vincie, e a ricostituire la Guardia Nazionale per forma,
ch'ella possa più attamente concorrere col vostro va-
loroso esercito alla difesa del territorio dello Stato,
ci sono novella prova del senno con cui la M. V. sa
accordare le necessità d'una forte disciplina civile
colle ragioni della libertà.
E di questo sicuro senno sarà più che mai mestieri
pei tempi gravi e difficili, che forse ci sovrastano, e
ai quali la M. V. volle prepararci esortandoci a spe-
rar bene della patria, e a bene augurare dell'avvenire.
E voi avete veramente diritto, o Sire, di trarre dal
passato auspicii di speranza e promesse di fiducia. Il
vostro popolo, ricorrendo col pensiero gli eventi for-
1859] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 145
tunosi e vari di questi ultimi dieci anni, sa a prova
che la vostra voce non lo ha mai ingannato, anche
quando addolorata e austera consigliava rassegnazione,
anche quando dimandava sacrifici, di cui non si po-
tevano veder subito i frutti. Ed ora la vostra voce,
cara e autorevole a tutte le genti civili, compatendo
con magnanima pietà ai dolori d'Italia, destò certo
il ricordo delle solenni promesse della diplomazia, che
fin qui rimasero inadempite; ma nel tempo stesso calmò
le cieche impazienze, e afforzò nei popoli la fede nella
provvidenza della civiltà e nella potenza riparatrice
della pubblica opinione.
Se questo arbitrato consolatore, se questo appello
alla ragione pubblica dovesse attirare pericoli o mi-
naccio sul vostro sacro capo, la nazione, che venera
in voi il suo Principe lealissimo, che vi riconosce come
il possente intercessore della causa della libertà di-
nanzi ai Consigli europei, che vede tutte le ire delle
fazioni umiliarsi davanti al grand' esempio della vostra
fedeltà, che sa come in voi e per voi siasi infine tro-
vato il segreto, perduto da tanti secoli, della concordia
italiana, s'accoglierà tutta intorno a voi e mostrerà
com'essa abbia riappreso l'arte antica di conciliare
l'ubbidienza del soldato colla libertà del cittadino.
XLL
Thoclàma rivólto dal Be Vittorio Emanuele II al-
V esercito, dopo la dichiarazione di guerra fatta
dalV Austria alla Sardegna.
[27 aprile 1859.]
Soldati!
L'Austria che ai nostri confini ingrossa gli eser-
citi, e minaccia d' invadere le nostre terre, perchè la
10
146 VITTOBIO EMANUISLE U [1859
libertà qui regna con l'ordine, perchè non la forza
ma la concordia e l'affetto tra popolo e Sovrano qui
reggono lo Stato, perchè qui trovano ascolto le grida
di dolore d'Italia oppressa; l'Austria osa intimare a
noi, armati soltanto a difesa, che deponiamo le armi
e ci mettiamo in sua balia.
L'oltraggiosa intimazione doveva avere condegna
risposta. Io la ho disdegnosamente respinta.
Soldati! Ve ne do l'annuncio, sicuro che farete
vostro l'oltraggio fatto al vostro Ke, alla nazione.
L' annunzio che vi do è annunzio di guerra. AlParmi
dunque, o soldati!
Vi troverete a fronte di un nemico che non vi è
nuovo ; ma s' egli è valoroso e disciplinato, voi non ne
temete il confronto: e potete vantare le giornate di
Goito, di Pastrengo, di Santa Lucia, di Sommacam-
pagna, di Custoza stessa, in cui quattro sole brigate
lottarono tre giorni contro cinque corpi d'armata.
Io sarò vostro duce. Altre volte ci siamo conosciuti
con gran parte di voi nel fervore delle pugne ; ed io,
combattendo a fianco del magnanimo mio Genitore,
ammirai con orgoglio il vostro valore.
Sul campo dell'onore e della gloria, voi, son certo,
saprete conservare, anzi accrescere, la vostra fama di
prodi.
Avrete a compagni quegli intrepidi soldati di Fran-
cia, vincitori di tante e segnalate battaglie, di cui
foste commilitoni alla Cernaia, e che Napoleone III,
sempre accorrente là dove vi è una causa giusta da
difendere e la civiltà da far prevalere, c'invia gene-
rosamente in aiuto in numerose schiere.
Movete dunque fidenti nella vittoria, e di novelli
allori fregiate la vostra bandiera : quella bandiera che
coi tre suoi colori, e colla eletta gioventù, qui da ogni
1869] E IL PAELAMBNTO SUBALPINO. 147
parte d'Italia convenuta, e sotto a lei raccolta, vi ad-
dita che avete a compito vostro l'indipendenza d'Ita-
lia : questa giusta e santa impresa, che sarà il vostro
grido di guerra.
Torino, 27 aprile 1869.
Vittorio Emanuele.
XLII.
pRoriAVA rivólto nella stessa occasione
Cai Be Vittorio Emanuele H ai popoli d'Italia.
[29 aprile 1859.]
Popoli del Eegno!
L'Austria ci assale col poderoso esercito che, si-
mulando amor di pace, ha adunato a nostra offesa
nelle infelici provincie soggette alla sua dominazione.
Non potendo sopportare l'esempio dei nostri ordini
civili, né volendo sottomettersi al giudizio di un Con-
gresso europeo sui mali e sui pericoli dei quali essa
fu sola cagione in Italia, l'Austria viola la promessa
data alla Gran Brettagna, e fa caso di guerra d' una
legge d'onore.
L'Austria osa domandare che siano diminuite le
nostre truppe, disarmata e data in balìa quell'animosa
gioventù che da tutte parti d' Italia è accorsa a difen-
dere la nostra bandiera dell'indipendenza nazionale.
Geloso custode dell'avito patrimonio comune di
onore e di gloria, io do lo Stato a reggere al mio ama-
tissimo Cugino, il Principe Eugenio, e ripiglio la spada.
Coi miei soldati combatteranno le battaglie della
libertà e della giustizia i prodi soldati dell'Impera-
tore Napoleone, mio generoso alleato.
14d TITTOBIO EMAinJILE U [1859
Popoli d^ Italia!
L'Austria assale il Piemonte perchè ha perorata
la causa della comune patria nei Consìgli dell'Europa;
perchè non fu insensibile ai vostri gridi di dolore.
Così essa rompe oggi violentemente quei trattati
che non ha rispettato mai. Così oggi è intero il diritto
della nazione, ed io posso in piena coscienza sciogliere
il voto fatto sulla tomba del mio magnanimo Genitore!
Impugnando le armi per difendere il mio Trono, la
libertà de' miei popoli, l'onore del nome italiano, io
combatto pel diritto di tutta la nazione.
Confidiamo in Dio e nella nostra concordia, con-
fidiamo nel valore dei soldati italiani, nell'alleanza
della nobile nazione francese, confidiamo nella giusti-
zia della pubblica opinione.
Io non ho altra ambizione che quella di essere il
^^rimo soldato della indipendenza italiana.
Viva l'Italia!
Torino, 29 aprile '1859.
VITTORIO EMANUELE.
C. CAVOUR.
XLIII.
Proclama del Be Vittorio Emanuele II alV esercito,
dopo la vittoria riportata dal medesimo a Falestro,
Vinzaglio e Casalino il 80 maggio, anniversario
della h attaglia di Goito nel 1848,
[30 maggio 1859.]
Soldati!
La prima nostra battaglia segnò la prima nostra
vittoria. L' eroico vostro coraggio, il mirabile ordine
1859] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 149
delle vostre file, l'ardire e la sagacia dei capi hanno
oggi trionfato a Palestre, a Vinzaglio, a Casaline.
L'avversario ripetutamente attaccato abbandonava,
dopo ostinata difesa, le forti sue posizioni alle vostre
mani. Questa campagna non poteva aprirsi sotto più
felici auspicii.
Il trionfo di oggi ci è arra sicura, che altre vit-
torie voi riserverete alla gloria del vostro Re, alla fama
della valorosa armata piemontese.
Soldati!
La patria esultante vi esprime per mezzo mio la
sua riconoscenza, e, superba delle nostre battaglie,
essa già addita alla storia i nomi degli eroici suoi
figli, che per la seconda vòlta nel memorabile giorno
del 3Ò maggio hanno valorosamente combattuto per lei.
Dal Torrione, 80 maggio 1859.
Vittorio Emanuele.
XLIV.
Proclama del Be Vittorio Emanuele II aW esercito
dopo la seconda giornata di Falestro.
[31 maggio 1859.]
Soldati !
Oggi un nuovo e splendido fatto d'armi è stato
segnalato da novella vittoria. Il nemico ci attaccava
vigorosamente nelle posizioni di Palestre. Portando
poderose forze contro la nostra destra, tendeva ad
impedire la congiunzione delle nostre colle truppe
del maresciallo Canrobert. L'istante era supremo. Di
150 Ysm^wxo wmàmmm n [Ì8N
gran lunga inferiori in wub&kh^ aU^aTMnariò etano
te nostre schiere. Ma statano a fronto é^ assali-
tori le Talorose truppe della 4^diri8kme, guidate dal
generale Gialdini, e V ìmpareggiaìbìle 3* reggimento dei
Zuavi, il quale, operando in questo gjkand ooll'esei^
cito sardo, possentemente contribuiva sH^ vittoria.
Micidiale fu la mischia. M|i alla pecfine le truppe
alleate respinsero il n^nico dopo av^gli t^to toccare
gravissime perdite, fra le quali un g^meoBBiì» e parec-
chi ufficiali. À mille circa sommano i prigionieri au-
striaci. Otto cannoni furono presi alla baiemeita, cinque
dai Zuavi, tre dai nostri. Nello stesso mentre in coi
avveniva il combattimento di PalestrOt il g^ierale
Fanti con pari successo recingeva colle tnq^pe ddla
2* divisione un altro attacco diretto dbigli ioistrìaci
sopra Gonfienza.
S. M. V Imperatore, nel visitare il campo di battar
glia, esprimeva le sue più sentite congratulazioni, ed
apprezzava V immenso vantaggio di questa giornata.
Soldati !
Perseverate in questi vostri sublimi propositi, ed
Io vi assicuro che il Cielo coronerà la vostra opera
così coraggiosamente iniziata.
Dal Quartiere Generale principale al Torrione, 81 mag»
gio 1859.
ViTTOEio Emanuele.
1859] £ IL PASLAHSNTO SUBALPIXO. 151
XLV.
Proclama rivolto dal Be Vittorio Emanude II ai po-
poli della Lombardia, entrando a Milano per ef-
fetto della vittoria di Magenta.
[9 giugno 1859.]
Popoli di Lombardia!
La vittoria delle armi liberatrici mi condace fra voi.
Ristaurato il diritto nazionale, i vostri voti raflfer-
mano l'unione col mio regno che si fonda nelle guaren-
tigie del vivere civile. La forma temporanea che oggi
do al governo è richiesta dalle necessità della guerra.
Assicurata T indipendenza, le menti acquisteranno la
compostezza, gli animi la virtù, e sarà quindi fondato
un libero e durevole reggimento.
Popoli di Lombabdia!
I Subalpini hanno fatto e fanno grandi sacrificii
per la patria comune; il nostro esercito, che accoglie
nelle sue file molti animosi volontari delle vostre e
delle altre provincie italiane, già diede splendida
prova del suo valore, vittoriosamente combattendo
per la causa nazionale.
L'Imperatore dei Francesi, generoso nostro alleato,
degno del nome e del genio di Napoleone, facendosi
duce dell'eroico esercito di quella grande nazione,
vuole liberare l' Italia dalle Alpi all' Adriatico.* Fa-
* Nel proclama rivolto dall' Imperatore Napoleone III al jiopolo fran-
cese addi 3 maggio 1859, pochi giorni prima di partire per la campagna
d' Italia, si leggeva la seguente frase : « L'Autriche a ameno les
ehoses à cotte extrémité, quUl faut qu'elle domine jusqu'aux Alpes, oa
152 VITTOBIO EMANUELE II [1859
cendo a gara di sacrifici, seconderete questi magna-
nimi propositi su i campi di battaglia, vi mostrerete
degni dei destini a cui l'Italia è in ora chiamata dopo
secoli di dolori.
Dal Quartiere Generale principale di Milano, 9 giugno 1859.
Vittorio Emanuele.
que l'Italie soit libre jusqa'à l'Adriatique. » — Ecco ora il proclama che
rimperatore diresse agli Italiani dopo il sao arrivo a Milano:
« Italiani !
> La fortuna della guerra mi conduce oggi nella capitale della Lom-
bardia ; or vengo a dirvi perchè ci sono.
> Quando V Austria aggredì ingiustamente il Piemonte, io mi sona
deciso di sostenere il mio alleato, il Re di Sardegna: 1* onore e gl'in-
teressi della Francia me lo imponevano. I vostri nemici, che sono i miei,
hanno tentato di sminuire la simpatia eh' era universale in Europa per
la vostra causa, facendo credere eh' io non facessi la guerra che per
ambizione personale o per ingrandire il territorio della Francia. Se mai
v' hanno uomini che non comprendano il loro tempo, io non sono certo
nel novero di costoro. L' opinione pubblica è oggi illuminata per modo
che si diventa piti grande per l' influenza morale esercitata che per iste-
rilì conquiste, e quest' influenza morale io la cerco con orgoglio contri-
buendo a far libera una delle più belle parti d' Europa. La vostra ac-
coglienza mi ha già provato che voi m'avete compreso.
Io non vengo tra voi con un sistema preconcepito, per ispossessare
sovrani, o per imporre la mia volontà ; il mio esercito non si occuperà
che di due cose: combattere i vostri nemici e mantenere l'ordine interno;
esso non porrà ostacolo alcuno alla libera manifestazione de' vostri legit-
timi voti. La Provvidenza favorisco talvolta i popoli come gì' individui,
dando loro occasione di farsi grandi d'un tratto; ma a questa condizione
soltanto, che sappiano approfittarne. Il vostro desiderio d' indipendenza
così vagamente espresso, così sovente deluso, si realizzerà se saprete
mostrarvene degni. Unitevi dunque in un solo intento, la liberazione
del vostro paese. Organizzatevi militarmente: volate sotto le bandiere
di Re Vittorio Emanuele, che vi ha così nobilmente mostrata la via del-
l' onore. Ricordatevi che senza disciplina non vi ha esercito, e ardenti
del santo fuoco della patria, non siate oggi che soldati : domani sarete
liberi cittadini di un grande paese,
» Dal Quartiere Generale di Milano, 8 giugno 1859.
» Napoleone. »
1859] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 153
XLVL
Proclama diretto dal Be Vittorio Emanuele II al-
V esercito il giorno segtiente alla battaglia di Sol-
ferino e San Martino.
[25 giugno 1859.]
Soldati !
In due mesi di guerra dalle invase sponde della
Sesia e del Po voi correste di vittoria in vittoria alle
rive del Garda e del Mincio. Nella via gloriosa da voi
percorsa, in compagnia del generoso e potente nostro
alleato, voi deste ovunque le più splendide prove di
disciplina e di eroismo. La nazione va altera di voi :
l'Italia tutta, che conta con orgoglio tra le vostre file
i migliori suoi figli, plaude alla vostra virtù, e dalle
gesta vostre trae augurio e fiducia nei suoi futuri
destini. Ora fuvvi nuova e grande vittoria: nuova-
mente spargeste il vostro sangue, vincendo un nemico
grosso di numero e protetto da fortissime posizioni.
Nella giornata, oramai famosa, di Solferino e San
Martino, voi respingeste, combattendo dall'alba a notte
chiusa, preceduti dagli intrepidi vostri capi, i ripetuti
assalti del nemico, e lo forzaste a ripassare il Mincio,
lasciando nelle mani vostre e sul campo di battaglia
uomini, armi e cannoni.
Dal suo canto l'esercito francese ottenne eguali
risultati ed egual gloria, dando nuove prove di quel-
l'impareggiabile valore che da secoli chiama l'am-
mirazione del mondo su quelle eroiche schiere.
La vittoria costò gravi sacrifizi ; ma da quel no-
bile sangue, largamente sparso per la più santa delle
cause, imparerà l'Europa come l'Italia sia degna di
sedere fra le nazioni.
154 VITTORIO EMANUELB II [1859
Soldati!
Nelle precedenti battagKe io ebbi spesso occasione
di segnalare all'ordine del giorno i nomi di molti
di voi. Oggi io porto all'ordine del giorno l'intiero
esercito.
Dal Quartiere Generale principale di BiyolteUa, il 25 giu-
gno 1859.
Vittorio Emanuele.
XLVn.
Froclama cól quale il Re Vittorio Eman/ueìe H pren-
deva congedo dcdV esercito dopo la sHpulajsfione dei^
preliminari di pace di Villafranca.
[12 luglio 1859.]
Soldati !
Dopo due mesi di campagna noi giungevamo vit-
toriosi sulle rive del Mincio. Le nostre armi, unite a
quelle valorose dei nostri alleati, hanno trionfato per
ogni dove.
Il vostro coraggio, la vostra disciplina, la vostra
perseveranza, vi fecero ammirare da tutta l'Europa.
11 nome del soldato italiano corre oggigiorno venerato
sullo labbra di tutti.
Io, che ebbi la gloria di comandarvi, ho potuto
apprezzare quanto di eroico e di sublime vi fosse nel
vostro contegno durante il periodo di questa guerra.
Egli è inutile, o soldati, che io ripeta che avete acqui-
stato il più gran titolo alla mia riconoscenza e a quella
della patria.
1859] b il pablamento subalpino. 155
Soldati!
Importanti affari di Stato mi chiamano alla capi-
tale. Io affido il comando dell'esercito al distinto e
prode generale La Marmora, che ha diviso con noi
i pericoli e le glorie di questa campagna. Ora vi an-
nuncio la pace; ma se mai nell'avvenire l'onore della
patria nostra vi richiamasse alla pugna, voi mi rive-
drete alla vostra testa, sicuro che noi marceremo di
bel nuovo alla vittoria.
MonzambanO; 12 lugUo 1859.
Vittorio Emanuele.
XLVIII.
Fboclama rivolto nella stessa occasione
dal Be Vittorio Emanuele II ai popoli della Lombardia.
[18 lugUo 1859.]
Popoli della Lombabdia!
H Cielo ha benedetto le nostre armi. Col possente
aiuto del magnanimo e valoroso nostro alleato, l' Im-
peratore Napoleone, noi siamo giunti in pochi giorni
di vittoria in vittoria sulle rive del Mincio. In oggi
io ritorno fra voi per darvi il fausto annuncio che
Iddio ha esauditi i nostri voti.
Un armistizio, seguito da preliminari di pace, ha
assicurato ai popoli della Lombardia la loro indipen-
denza, secondo i desiderii da voi tante volte espressi.
Voi formerete d'ora innanzi cogli antichi nostri Stati
una sola libera famiglia. Io prenderò a reggere le
136 TiTTORio sxjiaruzLS n [1860
vostre sorti, e sicuro di troTare in voi quel concorso
di cui ha d' uopo il capo dello Stato per creare una
novella amministrazione, io vi dico: Popoli della Lom-
bardia, fidate nel vostro Re : Egli provvedere a sta-
bilire sovra solide ed imperiture basi la felicità delle
vostre contrade, che il Cielo ha affidato al suo governo.
Milano, li 13 lngHo 1859.
Vittorio Emanuele.
XLIX.
Proclama dei Re Vittorio Emanuele II ai popoli deV
V Italia centrale dopo V annessione ddV Emilia e
della Toscana.
[25 marzo 1860.]
Popoli dell'Italia oentbale!
I vostri voti sono soddisfatti. Voi siete uniti cogli
altri miei popoli in una sola monarchia: questo pre-
mio hanno meritato la vostra concordia e la perse-
veranza.
Grande benefizio è questo per la nostra patria, per
la civiltà. Ma perchè se ne raccolga ogni miglior frutto,
è necessario il perdurare ancora nella virtù, di cui
avete dato mirabile esempio, e sovra tutto è neces-
saria la ferma volontà di sacrificio, senza la quale male
si compiono, male si assicurano le grandi imprese.
Io pongo in voi quella fede che non indarno avete
posta in me. Il patto che ci lega indissolubile, è patto
d' onore verso la patria comune e la civiltà universale.
Io non ebbi in passato altra ambizione che quella
di porre a cimento la vita per l'indipendenza d'Italia,
1860] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 157
8 di dare ai popoli l' esempio della lealtà, per cui,
ristorandosi la pubblica morale, si dà colla libertà
saldo fondamento agli Stati.
Ora ho l'ambizione di procacciare a Me ed alla
mìa Famiglia dai popoli nuovamente uniti quella de-
vota affezione per cui vanno celebrati i Subalpini:
ambisco di fortificare gl'Italiani nella unanimità di
quei nobili sentimenti per la quale si forma il forte
temperamento dei popoli, che sa provare V avversa e
preparare la buona fortuna.
Torino, addì 25 marzo 1860.
VITTORIO EMANUELE.
FARINI.
L.
Proclama rivólto dal Be Vittorio Emanuele II agli
abitanti della Savoia e della contea di Ni^^a in se-
guito alla firtna del trattato per la cessione di quelle
provincia alla Francia,
[lo aprile 1860.]
Atjx habitans db la Savoie et db Nice.
Un traité, conclu le 24 mars, établit que la réu-
nion de la Savoie et de Nice à la Franco aura lieu
avec l'adbésion des populations, et la sanction du
Parlement.
Quelquó pénible qu'il me soit de me séparer de
provinces qui ont fait si longtemps partie des Etats
de mes ancètres, et auxquelles tant de souvenirs me
158 VITTOKIO EMANUELE U [186C
rattachent, j'aì dù considérer que les changements
territoriaux, amenés par la guerre en Italie, justifiaient
la demande que mon auguste allié PEmpereur Napo-
léon m'a adressée pour obtenir cette réunion. J'ai dù
en outre tenir compte des services immenses que la
France a rendus à l'Italie ; des sacrifices qu'elle a faits
dans l'intérèt de son indépendance, des liens que les
batailles et les traités ont formés entre les deux pays.
Je ne pouvais méconnaitre, d'ailleurs, que le dévelop-
pement du commerce, la rapidité et la facilité des
Communications augmentent chaque jour davantage
Timportance et le nombre des rapports de la Savoie
et de Nice avec la France. Je n'ai pu oublier enfin
que des grandes affinités de race, de langage et de
moeurs rendent ces rapports de plus en plus intimes
et naturels.
Toutefois ce grand changement dans le sort de
vos provinces ne saurait vous ètre impose. Il doit
étre le résultat de votre libre consentement. Telle
est ma ferme volente : telle est aussi l'intention de
l'Empereur des Frangais. Pour que rien ne puisse
géner la libre manifestation de vos voeux, je rappelle
ceux parmi les principaux fonctionnaires de l'ordre
administratif, qui n'appartiennent pas à votre pays,
et je les .remplace momentanément par plusieurs de
vos concitoyens entourés de l'estime et de la consi-
dération generale.
Dans ces circonstances solennelles, vous vous mon-
trerez dignes de la réputation que vous avez acquise.
Si vous devrez suivre d'autres destinées, faites en sorte
que les Frangais vous accueillent comme des frères,
qu'on a depuis longtemps appris à apprécier et à
estimer. Faites que votre réunion à la France soit un
lien de plus entre deux nations dont la mission est
1860] E IL PABLAMENTO SUBALPINO. 159
de travailler de concert au développement de la ci-
vilisation.
Tìirin, 1" avril 1860.
VICTOR EMMANUEL.
C. CAVOUR.
LI.
Discorso pronundato dal Be Vittorio Emanuele 11
(dV apertura della VII Legislatura del Parlamento^
accresciuito dai rappresentanti della Lombardia e
delV Italia centrale.
[2 aprile 1860.]
SiGNOEi Sbnatobi! Signori Deputati!
L' ultima volta che io apriva il Parlamento, ia
mezzo ai dolori dell' Italia ed ai pericoli dello Stato,
la fede nella divina giustizia confortavami a bene au-
gurare delle nostre sorti.
In tempo brevissimo un' invasione respinta, libera
la Lombardia per gloriose gesta di eserciti, libera
r Italia centrale per maravigliosa virtù dei popoli, ed
oggi qui raccolti intorno a me i rappresentanti dei
diritto e delle speranze della nazione.
Di tanto bene andiamo debitori ad un alleato ma-
gnanimo, alla prodezza de' suoi e dei nostri soldati,
alla annegazione dei volontari, alla perseverante con-
cordia dei popoli, e ne rendiamo merito a Dio, che
senza aiuto sovraumano non si compiono imprese me-
morabili alle presenti ed alle future generazioni.
Per riconoscenza alla Francia, pel bene d' Italia,
per assodare la unione delle due nazioni, che hanno
160 VITTORIO EMANUELE II [1860
comunanza di origini, di principii e di destini, abbi-
sognando alcun sacrifizio, ho fatto quello che costava
di più al mio cuore.
Salvi il voto dei popoli e V approvazione del Par-
lamento, salve in risguardo della Svizzera le guaren-
tigie del diritto internazionale, ho stipulato un trat-
tato sulla riunione della Savoia e del circondario di
Nizza alla Francia.
Molte difficoltà avremo ancora a superare, ma,
sorretto dalla opinione pubblica e dall' amore dei po-
poli, io non lascierò ofi;*endere né menomare verun
diritto, veruna libertà.
Fermo, come i miei maggiori, nei dommi cattolici
e neir ossequio al Capo supremo della religione, se
r autorità ecclesiastica adoperi armi spirituali per in-
teressi temporali, io nella sicura coscienza, e nelle tra-
dizioni degli avi stessi, troverò la forza per mante-
nere intera la libertà civile e la mia autorità, della
quale debbo ragione a Dio solo ed ai miei popoli.
Le Provincie dell' Emilia hanno avuto ordinamento
conforme a quello delle antiche; ma nelle toscane,
che hanno leggi ed ordini propri, era necessaria una
temporanea provvisione particolare.
Il tempo breve e gli eventi rapidi hanno impedito
di preparare le leggi che dovranno dare assestamento
e forza al nuovo Stato. Nel primo periodo di questa
Legislatura non avrete a discutere che le più urgenti
proposte. I miei Ministri prepareranno poi, colle de-
bite consulte, i disegni sui quali nel secondo periodo
dovrete deliberare.
Fondata sullo Statuto la unità politica, militare e
finanziera, e la uniformità delle leggi civili e penali,
la progressiva libertà amministrativa della provincia
e del comune rinnoverà nei popoli italiani quella splen-
1860] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 161
dida e vigorosa vita che, in altre forme di civiltà e
di assetto europeo, era il portato delle autonomie dei
municipi, alle quali oggi ripugna la costituzione degli
Stati forti ed il genio della nazione.
SiGNOEi Sbnatobi! Signobi Deputati!
Nel dar mano agli ordinamenti nuovi, non cer-
cando nei vecchi partiti che la memoria dei servigi
resi alla causa comune, noi invitiamo a nobile gara
tutte le sincere opinioni per conseguire il sommo fine
del benessere del popolo e della grandezza della pa-
tria. La quale non è più l' Italia dei Romani, né quella
del medio evo: non deve essere più il campo aperto
delle ambizioni straniere, ma deve essere bensì l'Italia
degli Italiani.
LII.
Indirizzo del Senato in risposta al Discorso della Co-
rona del 2 aprile 1860, compilato dall' Ufficio di
Presidenza.
[Approvato il 14 aprile 1860.]
Sibe!
Durante il corso dei grandi avvenimenti che si
compivano tra l' ultima Sessione legislativa e questo
faustissimo giorno, i nostri voti sempre vi seguirono,
o Sire, e tra i pericoli a cui vi esponeste per l'onore
della Corona e la salute della patria, l'ansia del nostro
affetto si ragguagliava allo slancio del vostro valore.
Una guerra altrettanto breve quanto gloriosa, nella
quale voi e il potente vostro alleato misuraste il nu-
mero delle vittorie su quello ielle battaglie, ottenne
splendidi risultamenti, e tali da preparare nuovi ed
u
162 VlTTOfttO XMÀKtTlfiLI H [1860
alti destini a quell'Italia che vi acclamava Be, mentre
vi salutava liberatore. U Senato, che ne partecipò i do-
lori, ne partecipa ora l'esultazione, e s'allegra della
vostra gloria personale, che è un nazionale trionfo.
Il doloroso sacrificio, che V. M. s' impose per as-
sodare l'unione di due nazioni in una scambievole
fiducia ed in più stretti legami, è pure dal Senato
profondamente sentito : sia almeno a voi. Sire, ed a noi
conforto il pensiero che pel concorso di virtù che s'im-
prontano di carattere uguale, la divina Provvidenza
avvalori le nostre più care speranze.
Il Senato si farà un dovere di cooperare col mag-
gior zelo a quei provvedimenti che si richiedono per
r ordinamento di uno Stato, in cui lo provincie nuove
gareggiano colle antiche d'amore e di fede verso
l'augusto Sovrano, non che di civile prudenza e di
caldissimo affetto per la libertà e per l' indipendenza
della patria.
Se alcun grave ostacolo rimane ancora, V. M., se-
guendo gli esempi di fermezza e di moderazione dei
suoi gloriosi antenati, saprà superarlo, dimostrandosi
ad un tempo Principe cattolico e Re costituzionale.
E per questa, come per ogni altra impresa, avrà nel
legittimo esercizio dei suoi diritti plaudenti e coope-
ranti il Parlamento e la Nazione.
Il Senato, che sente lo splendore e Y autorità sua
accresciuti dai tesori di civile sapienza che gli recano
nuovi onorandi colleghi da tante illustri provincie,
oggi aggregate al vostro regno, nutre ferma fiducia
che non si tarderà a raggiungere, anche in ciò che
riguarda V interna amministrazione, quella felicità che
conviensi al merito di magnanimi sacrifizi con tanto
senno o sì gran cuore sostenuti.
1860] E IL PARLAME5?T0 SUBALPINO. 1G3
LUI.
/^DIRIZZO ddla Gamet^a dei Depurati in risposta al
Discorso della Corona del 2 aprile 18G0, dettato,
per incarico del Presidente, dal deputato Tema.
[Approvato il 14 aprile 1860.]
Sibe!
La solenne parola colla quale la M. V. annunziò
usciti propizi quei presagi, fra cui s' aperse V ultima
Sessione legislativa, è scesa negli animi commossi e
grati dei rappresentanti del vostro popolo, dei rap-
presentanti sopratutto di quelle provincie, di cui non
indarno prendeste a compatire ai dolori e a proteg-
gere le speranze.
Se non tutte le speranze poterono ora essere esau-
dite, né tutti i dolori venir alleviati, la Provvidenza
ha pur benedetto altamente le vostre prove di valore
e di lealtà; essa ha consacrato colla vittoria delle
armi e con quella del suffragio popolare il desiderio
unanime di undici milioni d'Italiani.
Mercè V aiuto d' un possente alleato, mercè la pro-
dezza degli eserciti e l'annegazione dei volontari,
mercè il senno e la mirabile fermezza dei popoli. Voi
avete aggiunto alle antiche le nuove provincie della
Lombardia, dell'Emilia e della Toscana, e composto
con esse quel forte Stato italiano, che sarà ormai il
fondamento incrollabile della nazione.
Adunati ora intorno a voi, i rappresentanti di que-
sto Stato, custode e vindice dei diritti e delle sorti
d' Italia, sentono il debito di ringraziarvi per quanto
avete operato in beneficio della patria comune.
Essi sanno che, se non fallì la costanza nella scia-
164 VITTORIO EMANt£LE II [1860
giira, se non venne meno la fede tra i pericoli, vostro
è il vanto d' aver sorretti gli animi e dato il primo
l'esempio dei grandi sacrifizi. Ed ora che v'è chiesto
il sacrificio maggióre e il più grave al vòstro cuore,
ora che alla fortuna d' Italia cedete il possesso di no-
bili e fedeli provincie, essi sentono vivissimo il vostro
rammarico e si stringono con affetto più intenso in-
torno al vostro Trono.
Gravi difficoltà rimangono ancora a superare. Ma
voi traete dalla devozione dei popoli, dalla sicurezza
del diritto, dalla riverenza *di tutte le genti civili tal
forza che basta a rintuzzare ogni offesa, a fiaccare
ogni minaccia. In un animo, quale è il vostro, pro-
fondamente devoto alla fede degli avi e conscio del
bene operato, nulla possono, se travolte a conflitti ed
intenti mondani, le armi spirituali. Nulla ha da te-
mere per esse la vostra autorità dovunque è sacro il
nome di patria e vivo il culto delle civili virtù. Sim-
bolo venerato delle comuni speranze, quest' autorità
è pei vostri popoli e per V Italia il più alto e prezioso
dei beni : nessuno può tentare di menomarne lo
splendore.
Discusse le più urgenti proposte, noi attenderemo
che il maturo consiglio del Governo di V. M. ci porga
a deliberare le leggi regolatrici del nuovo Stato. Nella
varietà degli ordini che ressero le provincie insieme
aggregate, noi cercheremo V unità che stringe ma noe
aggioga; noi, lasciando a ciascuna quel parziale svol-
gimento di forze da cui prende impronta la nativa
civiltà, recheremo in uno quei vincoli supremi nel cui
nodo sta la saldezza degli Stati. Questo felice con-
nubio delle gloriose tradizioni isteriche colle nuove
sorti italiane ci venne già da voi additato ; ad esso
sarà affidata la futura prosperità della nazione.
1860] e il parlamento subalpino. 165
Sibe!
Questa vita novella che, mercè vostra, s' apre a sì
gran parte d'Italia; questo sì bello esempio di civili
virtù; questa sì rara concordia degli animi, se fanno
contrasto colle commozioni e coi dolori resi più gravi
d' altre provincie italiane, fanno pur fede della ma-
turità dei comuni destini e del valore delle acquistate
libertà. Noi, qui raccolti presso a voi, quali membri
d'una dispersa famiglia che si riconoscono e si ab-
bracciano esultando, pur colla gioia amareggiata dal
pietoso desiderio degli assenti, noi sentiamo tutto il
pregio di quella vostra parola che annunzia un'Italia
nuova, l'Italia degl'Italiani. Questa parola ci sarà
presente in ogni nostra deliberazione, sarà il lume
d' ogni nostro consiglio. Essa varrà a noi di stimolo,
agli altri, meno di noi fortunati, di conforto e di au-
gurio. A tutti sarà bello un giorno il ripeterla, poi-
ché avrà consociata la grandezza della nazione alla
gloria imperitura del vostro nome.
LIV.
Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanuele 11 alV eser-
cito nel momento d! intraprendere la campagna del-
V Umbria e delle Marche.
[11 settembre 1860.]
Soldati I
Voi entrate nelle Marche e nell' Umbria per ri-
staurare l' ordine civile nelle desolate città, e per dare
ai popoli la libertà di esprimere i propri voti. Non
avete a combattere potenti eserciti, ma a liberare in-
felici Provincie italiane dalle straniere compagnie, di
166 vmoBio ■■*»■»« . [1€60
ventura. Kon andate a vendicare le inginrìe &tte t
Uè all'Italia, ma ad impedire che gU odii popolari
rompano a vendetta della mala aignorìA. Ora insegne-
rete coli' esempio il perdono delle offése e la tolleranza
cristiana a ctii stoltamente paragonò aìVtdcmtiamo^
l'amore alla patria italianii.
In pace con tutte le grandi potenze, ed alieno da
ogni provocazione, io intendo togliere dal centro d'Ita-
lia una cagione perenne di turbamento e di discordia.
Io voglio 'rispettare la sede del capo della Chiesa, ai
quale sono sempre pronto a dare, in accordo colle
potenze alleate ed amiche, tutto quelle guarentigie di
indipendenza e di sicurezza che i suoi ciechi consi-
glieri ei sono indarno ripromessi dal fanatismo della
Betta malvagia cospirante contr o la mia autorità, e la
libertà della nazione ■^•^^i^P^^^MC.
Soldati l
Mi accusano di ambizione. Si : bo una ambizione :
ed è quella di ristanrare i principii dell' ordine mo-
rale in Italia, e di preservare l'Europa dai continui
pericoli della rivoluzione e della guerra.
11 settembre 1860.
VITTORIO EMANUELE.
CAVOUH. — FAEIHI.
' Nel proclama diletto dal ftoncrale Lamoricière air esercito poi
tiRcio. assumendone addi 8 aprila 1S60 il comandi), ai IcEgovauo quvsl
parole : • La revolution, conime autrcfois l'Isltimiame, inenacc nujouid'li.
1860] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 167
LV.
Ordine DEL giorno diretto dal Be Vittorio Emanuele II
cUr esercito dopo la battaglia di Castelfidardo e la
presa di Ancona.
[4 ottobre 1860.]
Soldati !
Sono contento di voi, perchè voi siete degni del-
l' Italia. Colle armi avete vinto i nemici, col contegno
i calunniatori del nom^ italiano. I vinti che rimando
liberi parleranno dell'Italia e di voi alle genti stra-
niere. Essi avranno imparato che Dio premia chi lo
serve colla giustizia e colla carità, non chi opprime
i popoli e conculca il diritto delle nazioni.
Noi dobbiamo fondare nella libertà la forte mo-
narchia italiana. Ci aiuteranno i popoli coli' ordine e
colla concordia. L' esercito nazionale accrescerà sem-
pre più la gloria che da otto secoli splende sulla Croce
di Savoia.
Soldati !
Io piglio il comando. Mi costava troppo non tro-
varmi il primo là dove può essere il pericolo.
Ancona; 4 ottobre 1860.
Vittorio Emanuele.
' 1G8 VITTOMO EMANUELE U [1860
LVI.
Ordine del giorno diretto dal Re ViMorio Urna-
nude II alla marina militare nétta stessa occa-
sione.
[4 ottobre 1860.]
Soldati della mabika!
Avete ben meritato di Me e della patria. Le vo-
stre gesta sotto le mura di Ancona sono degne degli
eredi delle glorie di Pisa, di Venezia e di Genova.
Soldati !
La nazione vi guarda con orgoglio, il vostro Re vi
ringrazia. Sono grandi i destini della marina italiana.
Ancona; 4 ottobre 1860.
Vittorio Emanuele.
LVIL
Proclama rivolto dal Re Vittorio Emanmle II ai popoli
delV Italia meridionale nel momento di passare il
Tronto colV esercito, per compiere V annessione di
quelle provincie al Regno.
[9 ottobre 1860.]
Al POPOLI dell'Italia meridionale.
In un momento solenne della storia nazionale e
dei destini italiani, rivolgo la mia parola a voi, po-
poli dell' Italia meridionale, che, mutato lo Stato nel
nome mio, mi avete mandato oratori di o^^ni ordine
1860] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 169
di cittadini, magistrati e deputati dei municipi, chie-
dendo di essere restituiti nell'ordine, confortati di
libertà ed uniti al mio Regno.
Io voglio dirvi quale pensiero mi guidi, e quale sia
in me la coscienza dei doveri, che deve adempiere chi
dalla Provvidenza fu posto sopra un Trono italiano.
Io salii al Trono dopo una grande sventura nazio-
nale. Mio Padre mi diede un alto esempio, rinunziando
la Corona per salvare la propria dignità, e la libertà
de' suoi popoli. Carlo Alberto cadde colle armi in pu-
gno, e morì nell'esilio. La sua morte accomunò sem-
pre più le sorti della sua Famiglia e quelle del popolo
italiano, che da tanti secoli ha dato a tutte le terre
straniere le ossa dei suoi esuli, volendo rivendicare il
retaggio di ogni gente che Dio ha posta fra gli stessi
confini, e stretta insieme col simbolo di una sola
favella.
Io mi educai a quello esempio e la memoria di
mio Padre fu la mia stella tutelare. Fra la Corona e
la parola data, non poteva per me essere dubbia la
scelta mai. RajBfermai la libertà in tempi poco pro-
pizi A libertà, e volli che, esplicandosi, essa gittasse
radici nel costume dei popoli, non potendo io avere
a sospetto ciò che ai miei popoli era caro. Nella li-
bertà del Piemonte, fu religiosamente rispettata la
eredità che l'animo presago del mio augusto Geni-
tore aveva lasciato a tutti gli Italiani. Colle franchi-
gie rappresentative, colla popolare istruzione, colle
grandi opere pubbliche, colla libertà dell'industria e
dei traffici, cercai di accrescere il benessere del mio
popolo, e volendo sì rispettata la religione cattolica,
ma libero ognuno nel santuario della propria coscienza,
e ferma la civile autorità, resistetti apertamente a
quella ostinata e procacciante fazione, che si vanta la
170 VITTOEIO EMANUELE II [1860
sola amica e tutrice dei troni, ma che intende a co-
mandare in nome dei Ee, ed a frapporre fra il prin-
cipe ed il popolo la barriera delle sue intolleranti
passioni.
Questi modi di governo non potevano essere senza
efifetto per la rimanente Italia. La concordia del prin-
cipe col popolo nel proponimento della indipendenza
nazionale e della libertà civile e politica, la tribuna
e la stampa libera, l' esercito che aveva salvata la tra-
dizione militare italiana sotto la bandiera tricolore,
fecero del Piemonte il vessillo e il braccio d'Italia.
La forza del mio principato non derivò dalle arti
di un' occulta politica, ma dall' aperto influsso delle
idee e della pubblica opinione. Così potei mantenere
nella parte di popolo italiano riunita sotto il mio
scettro, il concetto di una egemonia nazionale, onde
•aascer dovea la concorde armonia delle divise Pro-
vincie in una sola nazione.
L'Italia fu fatta capace del mio pensiero, quando
vide mandare i miei soldati sui campi della Crimea
accanto ai soldati delle due grandi potenze occiden-
tali. Io volli far entrare il diritto d' Italia nella realtà
dei fatti e degli interessi europei. Al Congresso di Pa-
rigi, i miei legati poterono parlare per la prima volta
all' Europa dei vostri dolori. E fu a tutti manifesto
come la preponderanza dell' Austria in Italia fosse
infesta all' equilibrio europeo, e quanti pericoli cor-
vessero la indipendenza, la libertà del Piemonte, se la
rimanente penisola non fosse francata dagli influssi
stranieri.
11 mio magnanimo alleato, l' Imperatore Napo-
leone III, senti che la causa italiana era degna della
grande nazione sulla quale impera. I nuovi destini
della nostra patria furono inaugurati da giusta guerra.
1860] E IL PARLAMENTO SUBALPINO. 171
I soldati italiani combatterono degnamente accanto
alle invitte legioni della Francia. I volontari accorsi
da tutte le provincie e da tutte le famiglie italiane
sotto la bandiera della Croce sabauda, addimostrarono
come tutta T Italia mi avesse investito del diritto di
parlare e di combattere in nome suo. La ragione di
Stato pose line alla guerra, ma non ai suoi effetti, i
quali si andarono esplicando per la inflessibile logica
degli avvenimenti e dei popoli.
Se io avessi avuto queir ambizione che è imputata
alla mia Famiglia da chi non si fa addentro nella ra-
gione dei tempi, io avrei potuto essere soddisfatto
dello acquisto della Lombardia. Ma io avea speso il
sangue prezioso dei miei soldati non per me, per.
r Italia. Io aveva chiamato gli Italiani all' armi : al-
cune Provincie italiano avevano mutato gli ordini in-
terni per concorrere alla guerra d' indipendenza dalla
quale i loro principi abborrivano. Dopo la pace di Vil-
lafranca, quelle provincie domandarono la mia pro-
tezione contro il minacciato ristauro degli antichi
Governi. Se i fatti dell'Italia centrale erano la con-
seguenza della guerra alla quale noi avevamo invitati
i popoli, se il sistema delle intervenzioni straniere
doveva essere per sempre sbandito dall' Italia, io do-
veva sostenere e difendere in quei popoli il diritto
di legalmente e liberamente manifestare i voti loro.
Ritirai il mio Governo, essi fecero un Governo or-
dinato: ritirai le mie truppe, essi ordinarono forze
regolari : ed a gara di concordia e di civili virtù ven-
nero in tanta riputazione e forza, che solo per violenza
d'armi straniere avrebbero potuto esser vinti. Grazie
al senno dei popoli dell'Italia centrale, l'idea monar-
chica fu in modo costante affermata, e la monarchia
moderò moralmente quel pacifico moto popolare. Così
172 VITTORIO EMANUELE n [1860
l'Italia crebbe nella estimazione delle genti civili, e
fu manifesto all'Europa come gl'Italiani siano ac-
conci a governare sé stessi.
Accettando l'annessione, io sapeva a quali difficoltà
europee andassi incontro. Ma io non poteva mancare
alla parola data agli Italiani nei proclami della guerra.
Chi in Europa mi taccia di imprudenza, giudichi con
animo riposato che cosa sarebbe diventata, che cosa
diverrebbe l'Italia il giorno nel quale la monarchia
apparisse impotente a soddisfare il bisogno della ri-
costituzione nazionale.
Per le annessioni, il moto nazionale, se non mutò
nella sostanza, pigliò forme nuove: accettando dal
diritto popolare quelle belle e nobili provincie, io do-
veva lealmente riconoscere l'applicazione di quel prin-
cipio, né mi era lecito di misurarla colla norma dei
miei affetti ed interessi particolari. In suffragio di quel
principio, io feci per l' utilità dell' Italia il sacrificio
che più costava al mio cuore, rinunciando due nobi-
lissime Provincie del Eegno mio.
Ai Principi italiani che han voluto essere miei ne-
mici, ho sempre dato schietti consigli, risoluto, se vani
fossero, ad incontrare il pericolo che l'accecamento
loro avrebbe fatto correre ai troni, e ad accettare la
volontjl dell'Italia. Al Granduca io aveva indarno of-
ferta l'alleanza prima della guerra. Al Sommo Pon-
tefice, nel quale venero il Capo della Religione dei miei
avi e de' miei popoli, fatta la pace, indarno scrissi of-
ferendo di assumere il vicariato per V Umbria e per le
Marcile. Era manifesto che quelle provincie, contenute
soltanto dalle armi di mercenari stranieri, se non ot-
tenessero la guarentigia di governo civile che io pro-
poneva, sarebbero tosto o tardi venute in termine di
rivoluzione.
iy(>OJ E IL PAKLAMKNTO SUBALPINO. 173
Non ricorderò i consigli dati per molti anni dallo
potenze al re Ferdinando di Napoli. I giudizi che
nel Congresso di Parigi furono proferiti sul suo Go-
verno, preparavano naturalmente i popoli a mutarlo
se vane fossero le querele della pubblica opinione e
le pratiche della diplomazia. Al giovane suo succes-
sore io mandai offerendo alleanza per la guerra del-
l' indipendenza. Là pure trovai gli animi chiusi ad
ogni affetto italiano, e gli intelletti abbuiati dalla
passione. Era cosa naturale, che i fatti succeduti nel-
r Italia settentrionale e centrale sollevassero più e
più gli animi nella meridionale.
In Sicilia questa inclinazione degli animi ruppe in
aperta rivolta. Si combatteva per la libertà in Sicilia,
quando un prode guerriero, devoto all' Italia ed a Me,
il generale Garibaldi, salpava in suo aiuto. Erano Ita-
liani. Io non poteva, non doveva rattenerli. La caduta
del Governo di Napoli raffermò quello che il mio cuore
sapeva: cioè quanto sia necessario ai Re l'amore, ai
Governi la stima dei popoli.
Nelle due Sicilie il nuovo reggimento si inaugurò
col mio nome. Ma alcuni atti diedero a temere che non
bene interpretasse per ogni rispetto quella politica,
che è dal mio nome rappresentata. Tutta l' Italia ha
temuto che, all' ombra di una gloriosa popolarità, di
una probità antica, tentasse di riannodarsi una fazione
pronta a sacrificare il vero trionfo nazionale alla chi-
mera del suo ambizioso fanatismo.
Tutti gli Italiani si sono rivolti a Me, perchè scon-
giurassi questo pericolo. Era mio obbligo il farlo,
perchè nell'attuale condizione di cose non sarebbe
moderazione, non sarebbe senno, ma fiacchezza ed im-
prudenza il non assumere con mano ferma la dire-
zione del moto nazionale, del quale sono responsabile
174 VITTOMO KMAKtTELE 11 [1860
dinanzi all' Europa. Ho fatto entrare i miei soldati
nelle Marche e nell'Umbria disperdendo quell'accoz-
zaglia di genti d'ogni paese, d'ogni lingua, che qui si
era raccolta, nuova e strana forma di intervento stra-
niero, e la peggiore di tutte. Io ho proclamato l'Italia
degli Italiani, e non permetterò mai che l' Italia di-
venti il nido di sètte cosmopolite, che vi si raccolgano
a tramare i disegni o della reazione o della demagogia
universale.
Popoli dell'Italia mebidionale!
Le mio truppe si avanzano fra voi per raffermare
l'ordine ; io non vengo ad impervi la mia volontà, ma
a far rispettare la vostra. Voi potrete liberamente
manifestarla: la Provvidenza che protegge le cause
giuste, ispirerà il voto che deporrete nell'urna.
Qualunque sia la gravità degli eventi, io attendo
tranquillo il giudizio dell' Europa civile, e quello della
storia, perchè ho la coscienza di compiere i miei do-
veri di Ile e di Italiano. In Europa la mia politica
non sarà forse inutile a riconciliare il progresso dei
popoli colla stabilità della monarchia. In Italia so che
io chiudo r èra delle rivoluzioni.
Dato in Ancona, addì 9 ottobre 1860.
VITTORIO EMANUELE.
FARINI.
LVIII.
Indirizzo che la Camera dei Deputati eletta dopo V an-
nessione delle Provincie della Lombardia e delV Italia
centrale, nel metter fine a' suoi lavori, dirigeva al
1860] fi IL PAftLAMSKTO 8tJBAL]?lK0. 175
Ee Vittorio Emanuele II, guerreggiante nelle Pro-
vincie napoletane, e che il deputato Giorghn dettava
per incarico del Presidente,
[Approyato il 19 ottobre 1860]
Sibe!
Questa Camera, che deve la sua origine alle re-
centi annessioni dell'Emilia e della Toscana, sarà
presto sciolta ' da un evento egualmente fortunato,
l'annessione di nuove e più estese provincie, per la
quale potrà dirsi, se non in fatto, certo virtualmente
compita la liberazione e l' unificazione dell' intera pe-
nisola.
Così nessun Parlamento avrà mai una storia più
gloriosa di questo, perchè i termini tra i quali si
trova compresa la sua breve esistenza sono veramente
e resteranno ì fatti più grandi del nostro nazionale
risorgimento, perchè a lui fu dato di ratificare il
primo di questi due fatti, e di apparecchiare il se-
condo, mediante il pieno e leale concorso che si gloria
(li aver prestato alla politica del vostro Governo.
Ma i Deputati delle provincie che già si chiamano,
presto si chiameranno antiche, non potrebbero se-
pararsi senza pensare che a voi principalmente, o
Sire, si deve il merito dei maravigliosi successi ai
quali ebbero l'onore di cooperare.
Né essi crederebbero di essere stati interpreti fe-
deli della nazione che rappresentano, se il loro forse
ultimo atto non fosse un' espressione solenne di quella
profonda e devota riconoscenza che in tutti i modi e
in tutte le occasioni vi ha manifestata l' Italia.
E nessun momento per far giungere sino a voi
l'omaggio della nazionale riconoscenza potrebbe es-
• Essa infatti venne sciolta il 17 dicembre 18fiO.
176 iriftdBio inqliilÉ^ (im
sere più opÌN>rt!ino di quello iNd'^ìÉ^èa^^M
stra, alla testa del suo yaloMsè ^^oito^ aÉl^tta il
compimento dell' alta iioapf^s^ die, asdoàrando eol-
V unità del Regno rindip«id»za della nazione itidiana
e il libero e regolare svolgimento delle s^ grandi
facoltà, apre all' Euiropa una nuova èra di proap^ità,
di progresso e di pace.
Possa, o Sire, l'affetto e la fede ebe l'Italia ri-
pone in Toi sostenere il vostro e il nostro coraggio
tra le difficili prove, che forse ci dividono ancora dal
giorno, in cui un nuovo e maggiore Parlamento, wt
nito intorno a voi, acclami il Liberatore col titolo
augusto che deve associare indissolubtlmeaite i destini
d'Italia a quelli della vostra nobile Stirpe.
UJL
Indirizzo diretto nella stessa occasione al He Vittorio
Emanuele II dal Senato del Begno e dettato dal
senatore De Gori.
[Approvato il 22 ottobre 1860.]
Sire !
Seguitata dall' esercito valoroso, incontrata dai ge-
nerosi volontari, invocata ed acclamata da tanto po-
polo, la M. V. reca agli Italiani del mezzodì l' indi-
pendenza, r ordine e la libertà. L' indipendenza per
la quale una nazione dee bastare a sé stessa; l'ordine
che riposa sulle grandi verità del cristianesimo; la
libertà che, segnando colla legge i diritti di tutti e i
doveri di ciascuno, nobilita a un tempo gli affetti dei
popoli e la forza depili imperi.
1860] E IL PABLAMBNTO SUBALPINO. 177
In tanto solenne momento, il Senato del Regno,
dopo d' avere col suo voto concorso alla riunione delle
genti italiane, e confortato nel suo cammino il Go-
verno di V. M., vuole direttamente ricordarvisi, o Sire,
ed offerirsi cooperatore ad estendere e consolidare
nella patria comune lo Statuto che V. M. salvava a
Novara e custodiva a Torino; onde in questo patto
fondamentale di franchigie e di sicurtà gli Italiani
trovino virtù, prosperità e grandezza, e senza osci-
tanze, senza discordie, senza improntitudini si compia
la splendida opera che Carlo Alberto Magnanimo ini-
ziava, e che voi, o Sire, proseguite col patrio ardi-
mento d'Italiano, di soldato e di Re.
LX.
'Proclama rivolto dal Be Vittorio Emanuele II ai po-
poli dell' Italia meridionale nel giorno del suo inr
gresso in Napoli.
[7 novembre 1860.]
Al POPOLI NAPOLETANI E SICILIANI.
Il suffragio universale mi dà la sovrana potestà di
queste nobili provincie. Accetto quest' altro decreta
della volontà nazionale, non per ambizione di Regno,
ma per coscienza d'Italiano. Crescono i miei, crescono
i doveri di tutti gli Italiani. Sono più che mai neces-
sarie la sincera concordia e la costante abnegazione.
Tutti i partiti debbono inchinarsi devoti dinanzi alla
maestà dell' Italia che Dio solleva. Noi dobbiamo in-
staurare un Governo che dia guarentigia di viver li-
bero ai popoli, e di severa probità alla pubblica opi-
i 12
j
m ^^^ftlTTOSls BUiimtELE n [li
ÙMM. lù faccio assegnamento sul concorso (?fficace di
tatta Ift gente onesta. Dove nella legge ha freno il
potere e presidio la libertà, ivi il Governo tanto può
pd pabblico bene, quanto il popolo vale per la virtil.
All' Europa dobbiamo addimostrare che, se la ir-
M Bi sti bilfe forza degli eventi superò le convenzioni
fondate niDe aeoolari rrantvod' Italia, mxH^piaiii»
lìstonure nella naxiòiia oaita Timpero di <pW|^ i»
matalnU dommi, aenia dei quali ogni ■ocictt 4 !&•
ferma, ogni «ttont& oombattata ed inoerta.
Proclama rivolto Sei Be Vittorio Emamiete II ai pò-
iwlt ddla SieUia U giorno dd ano imgreSfO m Pa-
lermo.
[!• diembrc ISSO.]
Popoli dblla Sicilia!
Coir animo profondamente commosso io metto il
piede in questa isola illustre che già, quasi augurio
dei presenti destini d'Italia, ebbe per Principe uno
degli avi miei, che a' giorni nostri elesse a suo Ee il
mio rimpianto fratello, e che oggi mi chiama con una-
nime suffragio a stendere su di essa i beneficii del
vivere libero e della unità nazionale. Grandi cose in
breve volgere di tempo si sono operate: grandi cose
rimangono ad operarsi : ma ho fede che, con l' aiuto
di Dio e delie virtù dei popoli italiani, noi condur-
remo a compimento la ma,gDaninia impresa. II go-
verno che io qui vengo ad instaurare sarà governo di
riparaitione e di concordia. Esso, ricettando sincera-
1861] B IL PARLAMENTO SUBALPINO. 179
mente la religione, manterrà salve le antichissime
prerogative che sono decoro della Chiesa siciliana e
presidio della podestà civile : fonderà un' amministra-
zione la quale ristauri i principii morali di una so-
cietà bene ordinata, e con incessante progresso eco-
nomico, facendo rifiorire la fertilità del suo suolo, i
suoi commerci, l'attività della sua marina, renda a
tutti proficui i doni che la Provvidenza ha largamente
profusi sopra questa terra privilegiata.
Siciliani 1
La vostra storia è storia di grandi gesta e di ge-
nerosi ardimenti: ora è tempo per voi, come per tutti
gli Italiani, di mostrare all' Europa, che se sapemmo
conquistare col valore l' indipendenza e la libertà, le
sappiamo altresì conservare colla unione degli animi
e colle civili virtù.
Palermo, !<> dicembre 1860.
VITTORIO EMANUELE.
G. B. CASSINIS.
LXII.
Proclama cól quale il Be Vittorio Emanuele li annun-
cia ai popoli ddle provinde napoletane la nomina
del ptincipe Eugenio a suo luogotenente generale
nelle medesime in sostituzione di Luigi Carlo Farini
[7 gennaio 1861.]
Italiani delle Provincie napoletane!
Le cure di Stato mi costrinsero a separarmi con
rammarico da voi. Non saprei darvi maggior prova
di affetto che inviandovi il mio amato cugino, prin-
cipe Eugenio, al quale soglio affidare, in mia assenza,
il reggimento della monarchia. Egli governerà, le Pro-
vincie napoletane in mio nome e con quei poteri che
esercitai io stesso e che delegai all' illustre uomo di
'Stato, cui grave lutto domestico ' ritrae dall'onorato
' ufficio. Ponete nel principe Eugenio quella fiducia
della quale mi deste prove non dubbie, e mentre nt-
' tendo i vostri rappresentanti al Parlamento, agevo-
late colla vostra concordia e col vostro senno civile
l' opera di unificazione che egli viene a promuovere.
L'Europa che da due anni guarda meravigliando i
grandi fatti che si compiono in Italia, apprenderà
dalia ventura condotta clie le provincie napoletano,
se più tardi vennero nel consorzio delle liberate so-
relle, non sono meno ardenti nel volere fortemente
l' unità, della patria comune.
Torino, 7 gennaio ISSI..
VITTORIO EMAMUEUi.
Parte Terza.
VITTORIO EMANUELE II
E IL PARLAMENTO ITALIANO.
I.
Discorso pronunziato dal Be Vittorio Emanuele II
all'apertura della Vili Legislatura del Parlamento
najsionale, la prima del Parlamento italiano.
[18 febbraio 1861.]
Signori Senatori! Signori Deputati!
Lìbera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto
della Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei
popoli, e per lo splendido valore degli eserciti, V Italia
confida nella virtù e nella sapienza vostra. A voi si
appartiene il darle istituti comuni e stabile assetto.
Neir attribuire le maggiori libertà amministrative a
popoli che ebbero consuetudini ed ordini diversi, ve-
glierete perchè la unità politica, sospiro di tanti se-
coli, non possa mai essere menomata. L' opinione delle
genti civili ci è propizia; ci sono propizi gli equi e
liberali principii che vanno prevalendo nei consigli
d' Europa. L' Italia diventerà per essa una guarentigia
di ordine e di pace, e ritornerà efficace istrumento
della civiltà universale.
L'Imperatore dei Francesi mantenendo ferma la
massima del non intervento, a noi sommamente be-
nefica, stimò tuttavia di richiamare il suo inviato. Se
questo fatto ci fu cagione di rammarico, esso non al-
terò i sentimenti della nostra gratitudine, né la fidu-
cia nel suo affetto alla causa italiana. La Francia e
IM VITTORIO EMASUKLE n [ISfil
l' ItalJa, oha ebbero comune la stirpe, le tradizioni, il
cOBtam*, BtrÌDsero sui campi di Magenta e di Solftrino
nn nodo ohe sarà indissolubile. Il Governo ed il popolo
d' Inghilterra, patria antica della libertà, afiermaroDO
altamente il nostro diritto ad essere arbitri delle pro-
prie sorti, e ci furono largbi di confortevoli uffici, dei
quali durerH imperìtara la riconoscente memoria.
Salito Bai trono di Pmssìa un leale ed illaafare Frùi-
cìpe,* gli mandai on ambasciat»e a Mgno di,5»u)KaBa
verso di lui e di simpatia verso lanoli^ saKÌone ger-
manica, la qnale, io spero, verri tentpn pftL ndla
persuasione che l' Italia, costìtaita neUa sua nnitA na-
turale, non pad offendere i diritti, nd gli intereasi delle
altre nazioni.
SlOHpSI SSKATOBlt 81OITOBI DEPUTATI !
Io sono certo che voi sarete solleciti a fornire al
mio Governo i modi di compiere gli armamenti di
terra e di mare. Coti il B^no d' Italia, posto in con-
dizione di non temere offesa, troverà più facilmente
nella coscienza delle proprie forze, la ragione dell' op-
portuna prudenza. Altra volta la mia parola suonò ar-
dimentosa, essendo savio cosi lo osar^ d tempo, come
lo attendere a tempo. Devoto all' Italia, non ho mai'
esitato a porre a cimento la vita e la corona : ma
nissuno ha il diritto di cimentare la vita e le sortì
di una nazione.
Dopo molte segnalate vittorie, l' esercito itfdiano,
crescente ogni giorno in fama, conseguiva nuovo ti-
tolo di gloria espugnando una fortezza delle pid
formidabili.' Mi consolo nel pensiero che là si chia-
' Il He, poi Imper&toiB Guglielmo I, di coi la Genniuiìa intera
piange oggi la peiditn.
* Dopo tre mesi d'assedio. Gaeta orasi arrosii nelle mani del geue-
late Claldlni il 1S febbraio 1861.
18G1] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 185
deva per sempre la serie dolorosa dei nostri conflitti
civili.
L' armata navale ha dimostrato nelle acque di An-
cona e di Gaeta che rivivono in Italia i marinari di
Pisa, di Genova e di Venezia,
Una valente gioventù, condotta da un capitano che
riempì del suo nome le più lontane contrade, fece ma-
nifesto che né la servitù, né le lunghe sventure val-
sero a snervare la fibra dei popoli italiani. Questi
fatti hanno inspirato alla nazione una grande confi-
denza nei propri destini. Mi compiaccio di manifestare
al primo Parlamento d' Italia la gioia che ne sento
il mio animo di Ke e di soldato.
II.
Indirizzo del Senato del Eegno in risposta al Di-
scorso della Corona del 18 febbraio 1861, compi-
lato dalV Ufficio di Presidenza,
[Approvato il 26 febbraio 1861.]
SibeI
La voce di V. M. ci annunzia V avvenimento per
cui s' adempie quel voto di unità politica, vagheggiato
da tanti eletti spiriti, promosso da tanti nobili cuori,
accompagnato da tanta pietà e da tante lagrime.
Travaglio di molti secoli, spiegasi ora, mercè di
un prodigioso concorso di cause diverse tutte a noi
propizie, la grandezza d' Italia. Il valore degli eserciti,
il senno dei popoli hanno raggiunto tale scopo che
pochi anni addietro pareva eccedere ogni umana pre-
visione.
Fidando nell'appoggio dell'opinione delle ejenti più
flTTOniO EMANCELE n [1861
civili, e nella coiiforinita di principii ispirati da libe-
rali inclinazioni, e sorretti da illuminata esperienza,
noi francamente speriamo che ci si darà modo di mo-
etrare come chi rivendica il suo diritto è per ciò stesso
più disposto a rispettare l' altrui ; come l' Italia, costi-
tuita nella naturate sua condizione, è destinata a raf-
fermare anziché a turbare la -vera firmonia e il giusto
equilibrio delle potenze d' Europa.
Il Senato è felice di unirsi alla Maestà Vostra nel
credere cbo l' Imperatore dei Francesi non abbando-
nerà 1 generosi propositi, che furono a lui sorgente
di splendida gloria, a noi di valido aiuto, che Tennero
consacrati dalle gesta dei prodi, dalle acclamazioni dei
popoli.
Il sangue latino non disdirà la sua origine, e le '
varie vicende delle sorti passate si confonderanno in
un mutuo accordo d'interessi, d'aspirazioni e d'affetti.
Quel conforto che la libera e possente Inghilterra
nrn.'ijó nei più gravi cimenti alla causa dei popoli li-
beri non è mancato nelle presenti contingenze all' Ita-
lia, come non può venirci meno nell'avvenire.
Non sarà vana al certo la fiducia che noi ripo-
niamo nello schietto giudizio e nel profondo sentire
della generosa Germania, dove ad un Principe degno
della nazione che regge, già si sono per cura sollecita
di Vostra Maestà aperti i sensi di onoranza e di sim-
patia che gli si addicono.
Tra ì valorosi facile è sempre l' intendersi.
La moderazione e la calma sono la prerogativa dei
forti. E noi che seguimmo con procellosa gioia gli
ardimenti vostri, Sire, noi oggi ascoltiamo riverenti
i consigli di prudenza che escono da! vostro labbro.
Conoscere le ragioni del tempo presente è assicurarsi
quelle dell' avvenire.
1861] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 187
La nazione intera non potrà se non applaudire a
tutto che si faccia onde afforzare l' esercito e V ar-
mata navale, verso di cui nessun elogio sarebbe mai
troppo.
L' indole militare del popolo italiano, che si spie-
gava con tanto impeto da una gioventù gagliarda, gui-
dato da un capitano di virtù antica, e che ben si può
chiamare figlio prediletto della vittoria, accenna che
oramai l'Italia si procaccerà colle sue proprie forze,
sotto la protezione della Provvidenza, gli elementi tutti
della disciplina interna e dell' esterna difesa.
L'ordinamento del nuovo regno formerà oggetto
delle più assidue meditazioni del Senato, affinchè ri-
sponda a quanto ricerca il presente e raccomanda il
passato.
La Casa vostra. Sire, aveva da più remoti tempi
pigliato il grande assunto di vegliare sui casi d' Italia
e di procurarne l' indipendenza. Il magnanimo vostro
Genitore ravvivò ed ampliò l' illustre concetto col lar-
gire ai suoi popoli le franchigie costituzionali e col-
r iniziare il moto del nazionale riscatto ; voi. Sire,
foste chiamato alle ultime e decisive lotte, nelle quali,
ponendo a cimento vita e corona, ne riportaste il me-
ritato guiderdone: l'amore d'Italia, l'ammirazione
d' Europa.
■
VITTORIO E1I.1NCET.B li [1861
in.
Jsnintzzo cJeUa Camera dei Deputati in risposta ol
Discorso della Corona del 18 febbraio 1861, dei-
iato, per incarico del Presidente, dal deputato
X. G. Farini.
[AppruviLta il 13 mano 13^1.]
Rappresentanti della nazione libera ed unita quasi
tntta, noi ci contìdiamo nel vostro animo di Re ita-
liano e di valoroso Soldato.
Voi sapete che il nostru pensiero si volge pietoso
alla desolata Venezia, e clie l' Italia aSiinnosa aspira
alla sua Roma. Le vittorie degli eserciti di terra e di
mare, le gesta dei volontari condotti da un maravi-
glioso capitano, la virtù militare delle guardie nazio-
nali hanno ravvivata negl' Italiani la confidenza nelle
proprie forze. Ma né questo sentimento, né i favori
della buona fortuna tolgono pregio ai consigli della
prudenza : sarà ristaurata la riputazione del senno,
come quella del valore italiano. Timidi consigli non
può temere l' Italia da un Re, che per la sua libertà
ha saputo porre a cimento la vita e la corona.
L' Imperatore Napoleone e la Francia non indarno
&inno a sicurtà colla nostra riconoscenza. Quasi nuovo
benefizio scese nei nostri cuori ai passati giorni la
franca parola del Principe imperiale, unito a voi per
vincoli del sangue ed all'Italia per antico affetto,'
Alt' amicizia dell' Inghilterra, fondata nel i
1861] E IL PARLAMBNTO ITALIANO. 189
amore della libertà, andiam grati dei morali aiuti, che
sono potenti nelle battaglie della civiltà.
Agli uffici di onoranza degnamente resi per voi
al nuovo Ee di Prussia, ed alle testimonianze di sim-
patia verso la nobile nazione germanica, aggiungiamo
una parola grata pel voto parlamentare propizio al-
l' unità d'Italia.*
Questa unità, nella quale sola l' Italia può trovare
stabile assetto, la Chiesa vera indipendenza, l'Europa
naturale equilibrio, questa unità politica, o Sire, sarà
da noi gelosamente tutelata nell'opera legislativa, alla
quale ci poniamo. Fautori di ogni maggiore libertà
amministrativa, ci guarderemo da tutti i pericoli delle
discordie, da tutte le tentazioni delle borie municipali.
Sarà lieve ai popoli italiani ogni carico che abbia
per fine di accrescere gli armamenti, come fu caro ai
generosi Subalpini il sopportarne tanti per preparare
l'impresa che omai si compie.
Sibe!
Neil' anniversario della vostra nascita i suffragi di
tutto un popolo pongono sul vostro capo benedetto
dalla Provvidenza la corona d'Italia.* Questo degno
premio hanno la fortezza degli Avi vostri, il sacrifizio
del Padre, la fede che voi, unico fra gli antichi reg-
gitori d' Italia, avete tenuto alla causa della libertà e
del dritto popolare.
* Nella seduta del 6 febbraio 1861 la Camera dei Deputati prus-
siana, su proposta del deputato Yincke, ed a malgrado dell'opposizione
del Governo, aveva approvato un emendamento al progetto di risposta
al Discorso della Corona in cui si esprimevano sentimenti di viva sim-
patia per la causa italiana.
• Vedi qui appresso i Documenti IV, V, VI e VII.
190 tifioito «toMniai A ' [ùn
vr.
Pbo&mtto di legge rdatke affàmmeeime M iMo X
Be éPBàlia da pcurte M Se VUterto Mmmmée li
e dei suoi eueceeeari, preee^itato al Semeh dSpm-
eidmOe dd CkmsigUo dei MkUan, Carnato Òmmr}
(SI iUMtetfD 18tU
SicoroBi!
I maiaTigliosi eventi dell' ultimo bieumio Iiftono
con insperata {«oeperità di sneeeesl riiiidte in un solo
Stato quasi tutte le sparae membra delta naakme.
Alla varietà dei principati fra so divernL e troppo so-
venti infra di sd pugnanti per disformitft d'intendi-
menti e consigli politici, è finalmente succeduta Punita
di governo fondata sulla salda base della ìfonarehia
nazionale. H Begno d' Italia ò o|^ un &tto ; questo
fatto dobbiamo affermarlo in cospetto dei popoli itsr
liani e dell'Europa.
Per ordine di S. M., e sul concorde avviso del
Consiglio dei Ministri, ho quindi l'onore di presen-
tare al Senato il qui unito disegno di legge, per cui
il Re, nostro augusto signore, assume per sé e per i
successori suoi il titolo di Re d'Italia.
Fedele interprete della volontà nazionale, già in
mille modi manifestata, il Parlamento, nel giorno so-
lenne della seduta reale, coli' entusiasmo della rico-
noscenza e dell'affetto, acclamava Vittorio Emanuele II
Re d'Italia.
' A causa della loro grande importanza per la storia e per le re*
lazioni fra la Casa di Savoia e il Parlamento, stimiamo utile includei e
in questa pubblicazione i documenti IV a VII, quantunque rigorosa»
mente non appartengano alla stessa categoria degli altri.
1861] E IL PARLAMEKTO ITALIANO. 191
Il Senato sarà lieto di dare per il primo sollecita
sanzione al voto di tutti gli Italiani, e di salutare col
nuovo titolo la nobile Dinastia, che, nata in Italia,
illustre per otto secoli di gloria e di virtù, fu dalla
Provvidenza Divina serbata a vendicar le sventure, a
sanar le ferite, a chiudere l'era delle divisioni italiane.
Col vostro voto, o signori, voi ponete fine ai ricordi
dei provinciali rivolgimenti, e scrivete le prime pa-
gine di una nuova storia nazionale.
Progetto di legge.
Articolo unico. Il Re Vittorio Emanuele II assume
per sé e suoi successori il titolo di Re d'Italia.
V.
Relazione intorno al progetto di legge surriferito^
fatta al Senato dalV Ufficio centrale, composto dei
senatori De Gori, Giuliani, Giorgini Gaetano, Niutta
e Matteucci, relatore.
[24 febbraio 1861 J
Signori 1
L'Ufficio centrale cui affidaste l'incarico di rife-
rire sulla proposta di legge, colla quale S. M. Vittorio
Emanuele II deve assumere il titolo di Re d' Italia,
è interprete dei sentimenti del Senato, lieto di poter
dare il primo sanzione a quella legge che i rappre-
sentanti della nazione, nel memorando giorno della
seduta reale, avevano invocato con fervorosi segni di
ossequio, di affetto e di gratitudine.
Il vostro Ufficio fu unanime nel riconoscere cli6
quella proposta di legge lia la sua origine e ragione
Itt VITTÙHIO ElUSrELII li [18^1
ÌB nn &tI:o già solennemente compiuto dalla volontà
BUÙHule, che la coscienza dei popoli civili acckma
oome nti principio d" ordine e di proj;resso per l' Eu-
n^a, fl che la Prorridenza ha manifestamente pro-
noMO coir ainto di potenti alleati, e ispirando nel-
Fuinio degli Italiani senno, ardimento, concordia pari
alla grandezza dell'impresa.
Focbi sono i popoli che più di noi abbiano àaWu
natura ricevuto virta tanto caratteristiche per un' esi-
stenza propria; pochi ì popoli che più di noi, rima-
nrado deboli e soggetti allo straniero, come per lun-
ghe e oote sventure già fummo, nuocerebbero alla
pace europea, all' equilibrio politico dei grandi Stati,
al progresso dell' ordine civile e morale nel mondo.
Né crediamo che amor di patria e' illuda affermando
esser questo il più solenne esempio che oGFra la storia
di un popolo, il quale per concordia mirabile di vo-
lontà è giunto a costituire un grande Stat;o, stringenilo
insieme i moltiplici elementi della nazione, da tanti
secoli divisi e dispersi, e contrapponendo alle violenze
dei suoi nemici, più che altro, l' infiueuza invincibile
delle forze morali,
L' augusto nostro alleato l' Imperatore dei Fran-
cesi ben comprese queste verità, allorché ci aesiateva
colle armi a liberare la Lombardia, e unitamente al-
l' Inghilterra affermava nei Consigli europei che non
doveva essere fatta violenza agli Italiani, né impedito
loro di costituirsi in ano Stato forte.
Le varie provincie della penisola non fecero che
seguire le loro naturali inclinazioni, che spegnere gli
antichi germi di debolezza, che provvedere ai supremi
bisogni di un popolo Ubero, costituendo in mezzo al-
l' Europa uno Stato potente, che è per sé e per i vicini
un elemento nuovo di pace e di civiltà.
1861] E IL PABLAMESTO ITALIANO. 193
Questo Stato ha un nome: è il Regno d'Italia,
nome che comprende il territorio naturale occnpato
da ogni gente italiana e sta a significare la nostra
costituzione politica; questo nome esprime che l'ul-
timo termine dei rivolgimenti italiani è la creazione
di una Monarchia nazionale.
Acclamando Vittorio Emanuele Be d' Italia, la na-
zione ha voluto premiare quella illustre Dinastia ita-
liana che col senno civile, col coraggio militare, con
spiriti indomiti d'indipendenza, rendeva il popolo
subalpino degno delle libere istituzioni e custode della
bandiera nazionale ; ha voluto rendere omaggio alla
venerata memoria del magnanimo Be Carlo Alberto ed
all'ardito patriottismo del Be.
Il titolo di Be d'Italia pone in atto il concetto
intero della volontà nazionale, cancella i simboli delle
nostre interne divisioni, è per l' animo d' ogni Italiano
un pegno di grandezza e di unione, accresce l'auto-
rità del Governo del Be nei Consessi europei, ed offre
alle grandi potenze, in mezzo alle quali il Begno
d'Italia prende posto, degna occasione per accettare
il risorgimento politico di un popolo che ha tanto
contribuito alla civiltà universale. Salutando con que-
sto nuovo titolo r illustre discendente di una delle più
antiche e nobili dinastie, i grandi Stati d'Europa
stringeranno coU'Italia quei vincoli di concordia, di
fratellanza, d'interessi comuni, che sono oramai il
solo fondamento delle relazioni diplomatiche fra popoli
liberi e cristiani.
Questi Stati, al pari di noi, custodi gelosi della pace
e dell'ordine, porgeranno in tal modo nuova forza all'au-
torità del Governo e del primo Parlamento italiano,
affinchè con quella sapienza e moderazione che devono
dominare nei consigli di un grande Begno possano
13
194 YmoBio muvmm n ' £18B1 '
essere risoluti gli ardui proUemi che iotoresfiiaio la
pace dell'Italia e del xiiondo, noa oh^ la graiideaa e
Ja liberti spirituale della Ghieea.
Siffatte conrinziom persnadeTano l'Ufficio centrale
a proporre al Sexmto l'adozioiie dell'articolo di legge
presentato dal Ministero.
Questa adozione ha perdlmplioita una diaposiiioiie
legislativa, di cui sembra no^ possa ^sére contestato
la ragione e la conTenienzai e per la quale il £fttto
memorando ed il principio giuridico della novella Mo-
narchia siano ognora presenti al popolo italiano e
congiunti al nome de' suoi Be.
La Prqvridenza Divina, che mai ti rivela m^lio
nella sua bontà e nella sua giustìria ohe quando muove
e dirige la volontà dei popoli a riconquistare dritti
manomessi o perduti ; la virtùt la concordia e la
perseveranza italiana che la mixabilB opera hanno
compito, debbono iu»ociarsi al nome del Boi sic-
ome la ragione più sacra e la forza più salda del
Regno.
Perciò l'Ufficio centrale vi propone l'aggiunta di
un secondo articolo che completa la legge in questo
intendimento.*
L'Ufficio centrale vuol anche esprimere la fiducia
che il Governo del Ee otterrà dall'animo affettuoso
e benevolo del nostro augusto Monarca che il figlio
primogenito del Re d'Italia s'intitoli costantemente
Principe di Piemonte.
Questo titolo rimarrà a ricordare ai nostri Ee la
terra nativa ed un Regno glorioso e civile di otto
secoli, sarà un segno imperituro di onoranza reso dagli
* Su proposta del Governo, questo secondo articolo venne ritirato
dair Ufficio centrale durante la pubblica discussione avvenuta in Se*
nato, per farne oggetto di una legge speciale.
1861] B IL PARLAMENTO ITALIANO. 195
Italiani tutti a quella provincia che fu il primo scudo
della loro libertà e della loro indipendenza.
Si augura il vostro Ufficio centrale che vorrete
accogliere il progetto di legge così ampliato, con quella
unanimità di voti, con quei sentimenti di gratitudine
e di riverenza che devono accompagnare il primo e
i\ più grande atto che la volontà nazionale compie
in cospetto del mondo.
VI.
Eelazione con cui il presidente del Consiglio dei Mi-
nistri, Cavour, presentava alla Camera dei Depu-
tati il progetto di legge intorno al titolo di Be
d'Italia, approvato dal Senato nella seduta del
26 febbraio 1861.
CU marzo 1861.]
SiGNOBI !
Ho r onore di presentare alla Camera dei Deputati
il qui unito disegno di legge, col quale il Re nostro
augusto signore assume per sé e suoi successori il
titolo di Re d'Italia.
La commozione che desta negli animi cotesta pro-
posta, il plauso onde fu accolta, significa altamente
che un gran fatto si è compiuto, e che una nuova era
incomincia.
È una nobile nazione, la quale, per colpa di for-
tuna e per proprie colpe caduta in basso stato, con-
culcata e flagellata per tre secoli da forestiere e do-
mestiche tirannie, si riscuote finalmente invocando il
suo diritto, rinnovella sé stessa in una magnanima
ITTOBIO EMANUBLB 11 [1801
lotta per dodici anni esercitata, ed afferma Bè stessa
in cospetto del mondo.
È questa nobile nazione che, serbatasi costante
nei lunghi giorni delle prove, serbatasi prudente nei
giorni dalie prosperità insperate, compie oggi l' opera-
delia sua costituzione, si fa uua di reggimento e d'isti-
tuti, come una già la rendono la stirpe, ìa lingua, ta
religione, lo memorie degli strazi sopportati e le spe-
ranze dell' intiero riscatto.
Interpreti del nazionale sentimento, voi già avete,
nel giorno solenne dell' apertura del Parlamento, sa^
lutato Vittorio Emanuele II col nuovo titolo che l' Italia
da Torino a Palermo gli ha decretato con riconoscenta
affetto. Ora è mestieri convertire in legge dello Stato
quel grido d'entusiasmo. Il Senato del Regno l'ha di
già sancita con unanime voto: voi, o signori, io ne
sono certo, la confermerete coUa stessa concordia dì
suffragi, affinchè il nuovo Regno possa presentare
senza maggior indugio nel consesso delle nazioni col
glorioso nome che gli compete.
VII.
Relazione 5uZ medesimo schema di legge, fatta alla
Camera dàUa Commissione composta dei deputati
Bicasóli Bettino, Cipriani, Paternostro, Pepoìi
Gioachino, Moccio, Audinot, Natoli, Sarracco e
Giorgini Giovanni Battista, relatore.
SlGNOKI 1
La Commissione incaricata di riferire aul progetto
di legge, per cui il Re Vittorio Emanuele II assume
il titolo di Re d'Italia, ha bisogno appena di avver-
tire come questa legge, tanto per il suo oggetto,
1861] B IL PABLAMENTO ITALIANO. 197
quanto per la sua importanza, non abbia nulla di co-
mune con quelle sulle quali noi siamo d'ordinario
chiamati a deliberare. Dal punto di vista costituzionale
ella potrebbe credersi fors' anco superflua. I titoli del
Re Vittorio Emanuele II alla Corona d'Italia sono
scritti in dodici anni di prodezza, di fede, di costanza.
Questi titoli furono riconosciuti da migliaia di volon-
tari riuniti intorno al glorioso vessillo, eh' egli aveva
raccolto dalla polvere di Novara per innalzarlo al sole
di Palestro e di San Martino; riconosciuti dalle cento
città, che sotto gli occhi stessi dei loro tremanti op-
pressori piantavano sulle loro torri questo glorioso
vessillo; riconosciuti, validati, sanciti dal suflFragio
unanime della nazione. Il diritto di Vittorio Emanuele II
al Regno d'Italia emana dunque dal potere costituente
della nazione ; egli vi regna in virtù di quegli stessi
plebisciti ai quali si deve la formazione del Regno
d' Italia.
Il voto che il Governo ci chiede non è dunque un
atto nuovo destinato a produrre tale o tal altro effetto
giuridico ; è la ripetizione, o, per dir meglio, il rias-
sunto finale, il compendio magnifico di tutti gli atti,
mediante i quali il popolo italiano ha in tanti modi
e in tante occasioni manifestata la sua volontà ; è,
per dirlo colle parole della relazione che precede il
progetto di legge, un' aff"ermazione solenne del diritto
nazionale, un grido cP entusiasmo convertito in legge.
Ma la significazione e il valore morale del voto
non dispensavano la Camera dall' obbligo di conside-
rare le pratiche conseguenze, che pc5r avventura avreb-
bero potuto derivarne.
Parve anzi alla maggioranza degli uffizi che, se
questo grido di entusiasmo dovesse essere nel tempo
stesso la formula ufficiale per l' intestazione degli atti,
-.. -■-'
196 waammo mi— iii n- - |WI
questa formula non «tnMd m WH» tmìhtmtn
MeMcaok rem ddla MoMMPehia iiiiiiof f ilhli M vt
frigio unireraale.
^n nn tnin nrnpn^ ni ipimln miniTi h Migtinrim
patera essere cxms^gidia sia osa'caMnfaan la hgp
proposta dal Goremo, sìa ùA pravfedera per wam
d'una legge speciale e sttoesesim.
Gli uffizi non esitarono a pioiisaiiarsipQrfMto
secondo partito.
Prima di tutto dorerà eonndefanni dha la loffii^
nella forma sotto la quala em atata pg ópo sl a i aieit
già ottenuta V approrazbne del Senateb^ BMemMaii,
noif arrebbe dovuto essere di ihioto eottoposta sUft
deliberazioni di quell' Assemblea. Saiablia tfaito doto*
roso che un atto politico di tanta ]mpertaiis% aq^
tato con un'impazienza cod Tira e coiA eoafidsnle
dall' intera nazione, si trorasuBe ritardato. Il aeeoaAi
partito aveva inoltre il vantaggio di separare af^ponto
le questioni secondarie, sulle quali sì possono avere
opinioni diverse, dal grande atto polìtico, la grandezza
e r efficacia del quale starebbe tutta nella prontezza
e neir unanimità dei sufiFragi.
Ritenuto dunque che non dovesse più a lungo dif-
ferirsi, né subordinarsi a tutti gì' incidenti d'una que*
stione parlamentaria il primo e solenne atto col quale
r Italia vuole affermare sé stessa al cospetto del mondo,
la vostra Commissione non aveva che a proporvi, da
una parte, l'approvazione pura e semplice della leggo
colla quale il Re Vittorio Emanuele II assume il titolo
di Re d' Italia, e assicurarsi, dall' altra, che il suo Go-
verno ci avrebbe, senza indugio, presentata la pro-
posta di legge, diretta a mettere negli atti pubblici
r intitolazione del Re in armonia col diritto pubblico
del Refluo.
«61] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 199
E sebbene l'impegno formale preso dal Governo
lei Ee nella discussione di questa medesima legge che
ìbbe luogo in Senato bastasse ad escludere ogni dubbio
a questo riguardo, tuttavia la Commissione desiderò
interpellare il Presidente del Consiglio, che, recatosi
nel suo seno, confermò e ripetè le dichiarazioni già
fatte nell'altra Camera dal suo collega il Ministro
della giustizia; aggiungendo di più come il solo mo-
tivo che aveva finora trattenuto il Governo dal pre-
sentare la proposta di legge sull'intestazione degli
atti pubblici fosse stato un sentimento di rispetto verso
la Camera elettiva, che non s' è anche pronunziata su
questa prima legge, della quale quella seconda non
sarebbe che la conseguenza ed il compimento.
Le questioni che furono sollevate in seno degli
uffizi in ordine alla intestazione degli atti pubblici
sono per tal modo riservate alla discussione che avrà
luogo quando ci sia presentata la legge relativa.
Il voto che oggi ci si chiede conserva dunque il
carattere puramente nazionale che il Governo ha vo-
luto dargli, e la Commissione unanime confida che
sarà veramente un grido d'entusiasmo convertito in
legge.
Ci sono delle oasi nei deserti della storia; ci sono
nella vita delle nazioni dei momenti solenni, che po-
trebbero ch\9LmsiTSÌ la, poesia della storia; momenti di
trionfo e d'ebbrezza, nei quali l'anima, assorta nel
presente, si chiude ai rammarichi del passato, come
alle preoccupazioni dell' avvenire.
Noi traversiamo una di quelle oasi ; noi siamo in
uno di quei momenti ; e come mai in tale momento
si sarebbe invano fatto appello all'entusiasmo della
Camera? Come mai il nostro voto non sarebbe oggi
immediato ed unanime? Quale tra i sentimenti che
* 900 ■ ~ TiTTonio KMiNDELE h ^^ibH
ci aoimano potrebbe essere più forte di quello ched
rianisoe tutti — l'amore d'Italia?
Bendiamoci una volta giustizia ! quanti qui conve-
nuti dfdle Tflrio parti d'Italia sediamo su questi scanni:
Che poca gente ornai yì b1 desia, 1
quao^ sediamo sui banchi di questa Camera, tutti sb» 1
biamo diversamente lavorato per la medesima caaBftJr'
tutti abbiamo portato la nostra pietra al grand' edìi'
firao, sotto il qualo riposeranno le future generazioni
Qui i TolODtari di Calatafìmi potrebbero mostrafd^
flul petto le gloriose cicatrici ; qui i prigionieri £
Sant'Elmo, intorno ai polsi, il callo delle pesanti
catene ; qui colla canizie, colle rughe precoci, oratori,
BCrìttori, apostoli dì quella fede che fece i soldati ed
i martiri; qui ì generali che vinsero le nostre bat-
taglie ; qui gli nomini di Stato ohe gòrepuurono lo
nostre politiche ; di qni parta unanime adunque qnel
grido di entusiasmo ! qui finalmente l' aspettata fra le
nazioni sì levi, e dica : Io sono V Italia! '
Vili.
Ordine del giorso rivolto dcU Se Vittorio Emanuele II
aìl'esercHo nella ricorrenza della prima festa nagio-
naie occorsa dopo la fondazione dd Segno Slteiia.
[2 giugno 1861.]
Ufficiali, so tt' ufficiali e soldati!
Volgono ora tredici anni che il mio augusto Geni-
tore, varcando il Ticino per combattere la guerra della
' Il progetto ai legge, npprovato dalla Camera il Umario.fu san-
lionnb) dal Ke ed entrò a far parte del diritta pubblico dello Stata
il n dello stesso mese,
1861] E IL PAELAMENTO ITALIANO. 201
patria indipendenza, vi consegnava la bandiera trico-
lore colla croce di Savoia, pronunciando le fatidiche
parole : I destini d! Italia si maturano. Con quella ban-
diera voi rispondeste all' augurio con brillanti vittorie
arrestate per un momento da contraria fortuna. Ma
la forza delle virtù e la costanza nei propositi la fe-
cero sventolare nuovamente gloriosa in lontane regioni
accanto alle insegne dei più potenti eserciti d' Europa.
Poscia ricalcando i campi lombardi, memori ancora
di Goito e di Pastrengo, voi coglieste splendidi allori
insieme alle illustri aquile francesi. Nuova luce di glo-
ria rifulse allora sulla intiera penisola, ed i popoli
d'Italia, stringendosi con voi intorno al vessillo della
indipendenza nazionale, compierono opere e fatti che
i più tardi nepoti ricorderanno con riconoscenza ed
amore.
Oggi i destini d' Italia sono maturi.
Soldati !
A voi consegno le nuove bandiere in nome del-
l' Italia redenta. Sulle loro freccie sono scolpiti i nomi
delle combattute battaglie. Alle vostre virtù affido
questi segni di lealtà e di onore, in cui lo scudo della
mia Famiglia, glorioso per otto secoli di valore, è in-
nestato al simbolo del nazionale riscatto.
Torino, 2 giugno 1861.
Vittorio Emanuele.
fOniO EMANUELE II
[18fi2
IX.
Iubirizzo rivótto dalla Cantera dei Deputati al R-
Vittorio JEtaanuàe II in seguito alla dichiarmw
fatta dalF Episcopato riunito in Boma àrea la w-
cesaità dd p(^ere ÌP»iporale, dettato da una C»-
missione composta ihì deputati LìHgi Cario Fami,
Vitwauo Sieei, Orispi e Boncompagni, reìaton.
il 18 giDgno 1SB3.]
.Il
VescoTÌ quasi tutti stranieri all' Italia, raccoltilt.i
Boma per una solennità religiosa, lanciarono cont^'
la patria nostra contumelie, rese più gravi dalla n?*:
gazione del nostro diritto nazionale, e dati' iuvocazios* '
della violenza straniera.
All' inaudita dottrina che vtiol Roma mancipio
dell'orbe cattolico, e i tini della religione incompa-
tibili con r indipendenza della penisola, noi rispon-
diamo, o Sire, raccoglienti ci intomo a voi, e procla-
mando agli Italiani ed ai Romani che siamo risoluti
a mantenere inviolato il diritto della nazione e quello
della sua metropoli tenuta a forza sotto una signoria,
a cui essa ripugna.
Noi ci inspireremo, o Sire, a quella irremovibile
constanza di cui siete così grande esempio alla nostra
patria ed al mondo. Ai nostri nemici, quali che essi
siano, noi opporremo !a serena fiducia del popolo ita-
liano nella giustizia della sua causa, nell' efficacia dei
suoi liberi ordinamenti, nel valore dell' esercito e dei
cittadini, pronti a concorrere con esso alle battaglie
nazionali, e soprattutto, o Sire, nel vostro valore, nella
1862] E TL PARLAMENTO ITALIANO. 203
vostra lealtà, nella riverenza che inspira universal-
mente il nome vostro.
Sono queste le ragioni per cui l'opinione univer-
sale delle genti civili sente ora di dover ammettere
r Italia fra le nazioni signore di sé.
Certi di vedere uniti a noi quanti per natura e
per diritto appartengono all'italiana famiglia, cre-
diamo non lontano il momento in cui saranno tronchi
gì' indugi che si frappongono all' adempimento del
voto che acclamò Roma capitale del Regno.
Le parole che risuonarono testé al Vaticano di-
chiararono impossibili i temperamenti, per cui la di-
plomazia credè conciliabile col potere temporale che
manomette Roma, il diritto d'Italia medesimato in
quello della vostra Corona. Cotesto linguaggio non ci
sgomenta ; esso ha tolto ogni motivo a quelle esita-
zioni che mettono a dura ed ardua prova la mode-
razione del vostro popolo.
Mentre prelati stranieri, immemori della natura
tutta religiosa e spirituale del loro augusto ministero,
aflfermano tanto solennemente un voto di riazione po-
litica : mentre dai luoghi governati a nome del pon-
tefice, uomini scellerati portano la desolazione nelle
Provincie meridionali del Regno, V Europa dovrà pure
convincersi che la vostra autorità, o Sire, e quella
delle leggi del libero popolo, a cui è gloria avervi a
capo, possono solo dare pacifico assetto alle cose di
Roma, liberando l'Italia e l'Europa da quella con-
fusione di poteri e da quel conflitto che conturba le
coscienze e mette in pericolo la pace del mondo.
#• • :';.\' ■•-..
201 . tmcmo wmàammm Ui * [18®
X-
Proclama indirieeato dei Se Vittorio Mnamde II
àUa namone in occasione dà movmei^ teniato
dal generale Garibcddi nd''lM2,
It aliasti!
Nel momento in cui V Europa rende omaggio al
senno della nazione e ne riconosce i diritti, è doloroso
al mio cuore ohe giovani inesperti ed illusi, dimentichi
dei loro doveri, della gratitudine ai nc^stri migliori
alleati, facciano segno di guerra il nome di Boma,
quel nome al quale intendono concordi i votì e gli
sforzi comuni.
Fedele allo Statuto da me giurato, tenni alta la
bandiera dell' Italia fatta sacra dal sangue e gloriosa
dal valore dei miei popoli. Non segue questa bandiera
chiunque violi le leggi e manometta la libertà e la si-
curezza della patria facendosi giudice dei suoi destini.
Italiani!
Guardatevi dalle colpevoli impazienze e dalle im-
provvide agitazioni. Quando l'ora del compimento
della grande opera sarà giunta, la voce del vostro Ee
si farà udire tra voi. Ogni appello che non è il suo,
è un appello alla ribellione, alla guerra civile.
La responsabilità ed il rigore delle leggi cadranno
su coloro che non ascolteranno le mie parole. Re ac-
clamato dalla nazione, conosco i miei doveri. Saprò
conservare integra la dignità della Corona e del Par-
1863] E IL PAKLAMENTO ITALIANO. 205
lamento per avere il diritto di chiedere all' Europa in-
tera giustizia per F Italia.
Torino, 3 agosto 1862.
VITTOEIO EMANUELE.
U. RATTAZZI.
GIACOMO DURANDO.
R. CONFORTI.
A. PETITTI.
QUINTINO SELLA.
C. MATTEUCCI.
DEPRETIS.
C. DI PERSANO.
PEPOLL
XI.
Discorso pronunziato dal Be Vittorio Emanuele II
aW apertura della ^ Sessione delV Vili Legisla-
tura del Parlamento nazionale.
d [25 maggio 1863.]
SiGNOEi Senatori ! Signobi Deputati !
Neir aprire questa nuova Sessione come Re d'Italia,
sono lieto di ringraziarvi per quanto operaste durante
un lungo periodo di oltre due anni.
Voi affermaste i diritti della nazione alla completa
sua unità; questi diritti saprò mantenerli inviolati.
Iniziati appena i lavori parlamentari, la Provvi-
denza ci rapiva quelF uomo illustre che tanto mi coa-
diuvò nell' ardua impresa della nostra rigenerazione.*
* Camillo Cavour, com' è noto, era morto il 6 giugno 1861.
[^TITTOIUO BMANTTKLB li [186>
Questo lutto fu mio : al pari Ai me lo risenti l'Itali*
£■ tutta.
La massima parte delle potenze riconobbe il niiovu-
[ Begno. Nel conserto di esse la nostra voce si farà udirà
l- devota al trionfo della giustìzia, propugnatrice dei prior
; cipii di libertà e di nazionalità.
Il matrimonio di mia figlia col giovine Re di PoP'
topallo, mentre sanciva un' utile alleanza fra due Uberi
Stati, a me provava, come sempre, che le gioie dell».
mia Casa sono quelle della nazione.
Trattati di commercio furono conchiusi colla Fra*
eia, col Belgio, colla Svezia, colla Turchia ; e stanno ,
per conchiuderai coli' Inghilterra e coli' Olanda. Cosi
le relazioni di benevolenza fra i Governi si accrescono
per comunanza d'interessi fra i popoli.
Due anni or sono, intorno alle gloriose armi subal-
pine, si ordinavano i soldati delle nuove proviucie.
Oggi andiamo alteri di un esercito italiano, in cui ri-
splende eguale il valore, egnsile la disciplina. La ma-
rina, ricca di tanti buoni elementi, e per l'incremento
della quale foste cosi solleciti, non sarà certo seconda
all' esercito nei suoi progressi. Il mio più fervido voto
A che la nazione possa affidarsi sccura sulla forza
delle proprie armi ; e tale la ravvisi l' Europa intera.
La libertà viene producendo ovunque i suoi effetti
di ordine e di prosperità.
Se in alcune provincie la sicurezza pubblica abbi-
sogna di efBcaci provvedimenti, il mio Governo non
manclierà a questo supremo dovere. Le guardie na-
zionali, già tanto benemerite della patria, vi contri-
buiranno col loro zelo. La Francia riconosce la op-
portunità di accordi militari a tal fine, ed è pronta a
stabilirli con noi.
In ogni parte del Regno si dà opera sollecita ai
1863] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 207
lavori pubblici. Varcato il Tronto dalla locomotiva, è
prossimo il tempo che tutte le parti d' Italia saranno
congiunte per vicinanza, come lo sono per affetto.
Il vostro compito più arduo e più urgente è quello
di unificare le leggi del Regno, avvalorando in pari
tempo lo svolgimento di tutte le forze locali.
Raccomando soprattutto alle cure del Parlamento
le disposizioni relative al riordinamento della finanza.
Se al nostro appello concorsero i capitali d'Europa,
fidenti nel nuovo ordine di cose, il corrispondervi
colla prontezza dei sacrifizi è un debito d'onore.
SiGNOBi Senatobi! Signor: Deputati!
Sulla base dello Statuto consolidare la libertà, e
colla libertà acquistare la intera indipendenza ed unità
della patria, tal è l' intento al quale abbiamo consa-
crato la nostra vita.
A conseguirlo si richiede concordia, senno ed ener-
gia. L' Italia ha mostrato di possedere in alto grado
tutte queste doti. Perdurando in esse, umana forza
non potrà distruggere ciò che abbiamo edificato ; ed
io securo ed impavido affretto con piena fede il com-
pimento dei destini d'Italia.
XII.
Indirizzo del Senato in risposta al Discorso della Co-
rona del 25 maggio 1863, compilato daW Ufficio
di Presidenza.
[Approvato il !<> giugno 1863.]
Sibb!
La parola di V. M., devota ai principii di giusti-
zia, di libertà, di nazionalità, suona sempre autorevole
e desiderata all'Italia.
.E n [im 1
Noli' epoca in cui i destini della naziuoe pende-
ÌTano ancora incerti, combattuti come erano da fiere
iHinlrario fortune, la voce di V. M. apriva il cuore
alle più lieto speranze; e queste non fnrono di'luse.
Ora che il vostro valore, la vostra sapienza e h
TÌrtù italiana ha fuso tutta quasi la penisola in un
solo Regno, V. M. afferma che saprà, mantenere i J
suoi diritti all'intera unità, e noi vi crediamo, o Sire, I
* confidiamo in voi. I
Consolidar la libertà, ordinar la finanza e l'ainmi-
nist razione, tale è ora l' arduo compito che ci rimane.
Se in questa difficile ma gloriosa impresa vi manca,
Sire, il aeono ed il cuore di quell' insigne statista
:che vi coadiuvò nell'opera della rigenerazione e la
,cni perdita immatura l'Italia compiange con voi, sup-
plirà il concorso d' altre menti elette, d' altri animi
generosi, supplirà il concorso di tutti gli Italiani che
ben sanno non potersi fondare un gran Regno senza
conoscere e praticare concordemente, universalmente |
la virtù dell' abnegazione e del sacrificio.
Il matrimonio d' una leggiadra e virtuosa Princi'
pessa con un Re saggio e liberale rallegrò il pa^mo
vostro cuore. V. M. ha sentito una volta di più che
h gioie della sua Famiglia sono gioie della nazione.
Le principali potenze d' Europa hanno riconosciuto
il nuovo Begno. Trattati di commercio introducendo
nuova comunanza d'interessi, aggiungono nerbo e di-
gnità alla nazione. Ma il maggior prestigio deriverà
dalla forza e saggezza delle istituzioni che si verranno
ordinando, dalla sufficienza e dal regolare esercizio
della finanza, dalla pace pubblica mantenuta, e soprat-
tutto dall' esemplare patriottismo della guardia na-
zionale, da quel mirabile esercito che si sta accre-
scendo, e dalla marineria la quale ha già gareggiato
1863] E IL PÀBL AMÉNTO ITALIANO. 209
di valore coli' esercito ; onde quando sia allargata la
giusta proporzione coli' ampiezza dello Stato, e pode-
rosa sui due mari, l' Italia sarà quale V. M. la vuole
e noi la vogliamo, ammirata, rispettata e temuta.
Sire, per tutte queste imprese voi potete far asse-
gnamento sul cordiale, sull'operoso concorso del Se-
nato ; voi troverete, noi ne siam certi, non solo nel
Parlamento, ma in tutti gli ordini dei cittadini, la
concordia, il senno e l'energia che voi invocate ad
accelerare il compimento dei destini d' Italia ; e sarà
la più gloriosa delle conquiste, in termine di pochi
anni mostrare al mondo un' Italia libera, forte, ordi-
nata, tranquilla.
XIII.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 25 maggio 1863, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Andreucd, Bertólami, Monticelli e Tema, relatore,
[Approvato il 2 giugno 1863.]
Sire!
Nel raccoglierci intorno a voi la prima volta dopo
d' aver proclamato il nuovo Regno, noi sentiamo l' or-
goglio di potervi dire Ee d'Italia e di parlarvi in
nome della nazione quasi interamente costituita.
Più di due anni son corsi dacché la vostra voce,
additandoci il compito a noi serbato, ci incuorava a
far pieni i destini del paese. Noi confidiamo che que-
sto periodo non sia passato senza frutto. Affermando,
come abbiamo fatto, i nostri diritti alla compiuta unità
dell'Italia, noi abbiamo posta la meta dei nostri sforzi
14
210 rtÉfemo muémmm--ti (Mm
e data alla Tcmirs paarok f eapMHrfom dléB^iìsoIiita
Tolontà nasionak.
Una grande aratura ei ha coligli udì itteglk^ ddr
r opera nostra. Banunentando la iméHa déU^ nomo
insigne che sì gito parte ebbe nella i^resanto loartiina
d' Italia, voi non richìamaite soltanto la' ^nmmmm di
un lutto profondamente sentito, ma 1' ^wipie altrsrt
di una Tito nobilmente spesa néU' attuate il ipaii eoa-
oetto deUa patria. Fedeli al pietoso riowdòi nei non
verremo meno all'insilamento che in ese^ « aeOQj^e.
Noi ci raUegriamo die il mi^^gior ms^ero dieUe
potenze abbia riconosciuto il nuovo Begut^ #^hé tn^
tati di commercio conchiusi o presso '^ eonobilidem
saldino i vincoli che ci stringono a Gt)vemì e popoli
amici. Queste più intime relazioni cogli altri Stati,
se danno forza alla nostra unità, crescono del pari
autorità alla vostra parola. Forte qual dote del con-
senso della vostra colla volontà della itasbìie, m
potrete, dovunque ne sorga il bisogno, sostenere con
efficacia i principii che sono il fondamento del nostro
Regno. Chiedendo la giustizia pei popoli, propugnando
i loro diritti alla nazionalità ed alla libertà, l'Italia
non farà che affermare sempre più sé medesima.
Il matrimonio dell'augusta vostra Figlia col Be
di Portogallo fu letizia quasi domestica per l'intera
nazione, e le città tutte del Regno gareggiarono nel-
r esprimervi questo loro sentimento. Partecipi d' ogni
vostra gioia, noi dobbiamo aver caro che questo ma-
trimonio renda più stretti i legami d'amicizia fra due
popoli affini per origine e per affetto alle libere isti-
tuzioni.
L'esercito italiano è gloria e sollecitudine suprema
della nazione. Fatto oggi numeroso intorno al nucleo
dell'esercito subalpino, esso ha conservato, ingran-
1863J B IL PABLAMBNTO ITALIANO. 211
dendosì, le tradizioni di fedeltà, di disciplina, di pro-
dezza che resero illustre nell'armi l'antico Piemonte.
Esso ha mostrato nel vigoroso suo ordinamento che
la fibra militare risponde con pari energia in ogni
parte d'Italia. Noi confidiamo che anche l'armata
di mare potrà fra non molto emulare questa sua flo-
ridezza. E poiché in ogni provincia si viene ordinando
la milizia mobile cittadina, poiché il maneggio del-
l' armi va diventando costume nel popolo che s' ad-
destra ai futuri sagrifizi, noi dobbiam credere non
lontano il momento in cui la nazione possa fidare
sicura nelle proprie forze per giungere al compimento
de' suoi destini.
Ad accomunare interessi ed affetti, a fare che il
concetto dell'unità si traduca per tutti in consorzio
di vita, noi non indugiammo a sancire tutte le spese
dirette a migliorare ed accrescere le interne comuni-
cazioni. La locomotiva percorre già la più gran parte
della penisola ; tra breve essa avrà suscitato in ogni
punto d'Italia quel moto operoso che è il più pos-
sente risveglio di civiltà, e la forza e la grandezza
dei popoli liberi.
Questi risultati non saranno senza efficacia anche
per quelle provincie ove ora abbiamo a deplorare le
tristi condizioni della sicurezza pubblica. Ma intanto
l'urgenza del male chiede pronti e vigorosi provve-
dimenti, e noi non dubitiamo che il Governo saprà
ricorrervi.
La nazione intera, recando spontanea la sua offerta
in favore dei danneggiati, ha provato quanto le sta
a cuore il liberar quelle provincie dai disastri che le
affliggono. A questo fine già s' adoperano con mirabile
sacrificio Esercito e Guardia Nazionale ; e vi concor-
rerà, speriamo, la conclusione degli accordi militari
inisiati dalla Frauda. Qualoti^ "fmrnsSSiaMAo di-
retto a ridar quiete a^ quéDe provmcie non fiora ebe
accostard sanpre più alla meta finale ?diite daSa
nazione.
La nnoTa Sessione si annnngja grate e laboriosa
per le mdte leggi che attendono le nostoe delìto»
sdoni È d'uopo che il paese s'adagi in un doreTok
assetto amministrativo, e che di paro allo ardgersi
della yita economica e ernie proceda il riordinamento
della pubblica finanza. Noi non Terremo meno al-
l' obbligo che incombe alla Bappresaitansa nazionale.
Noi sappiamo che il credito mm d mantiene sensa
Governo ordinato e sicuro, e che i capitali accorrono
secondo la misura dd sacrifizi impesti dal paese. E
noi porremo ogni cura affinchè l' unificadone l^pflla-
tiva risponda a questi bisogni, e, dando valore e
libertà alle forze locali, stringa in un tutto compatto
i grandi interessi nadonali.
Sire, volgendoci a considerare il cammino percorso,
noi abbiamo motivo di esser lieti del presente e di
guardare sicuri all'avvenire che ci attende. Questo
ardore che avviva le forze più intime della nazione,
questa crescente prosperità dei popoli, questo attrito
inusato di commerci e di industrie, sono il frutto nar
turale delle nuove libertà, e noi lo salutiamo come
il principio e la promessa di una nuova grandezza
per l'Italia. Ormai la nostra nazione ha mostrato
d' esser degna del posto cui aspira. Pronta ai grandi
sagrifizi, essa ha provato che gli entusiasmi si accop-
piano in lei alla maturità del senno ed alla longani-
mità dei propositi.
Certo ancor molto ci resta da operare prima di
giungere alla meta propostaci. Né noi possiamo dimen-
ticare che v' hanno ancora in Italia dolori da sanare
1865] E IL PAKLAMBNTO ITALIANO. 213
e speranze insoddisfatte da adempiere. E noi ne af-
frettiamo il momento, sicuri del nostro diritto, ani-
mosi ma senza temerità, crucciati degli indugi ma
senza vane querele. Se non che in questo attendere,
Sire, noi non possiamo non guardare con affetto
sempre più intenso a quanti sono in Italia disgiunti
dal nuovo Regno, che lo invocano, che anelano a noi,
che al par di noi tutti ripongono nel glorioso vostro
nome l'augurio e la scorta dei loro destini.
XIV.
DiscoBSO pronunciato dal Re Vittorio Emanuele II
all'apertura della IX Legislatura del Parlamento
nazionale, convocato per la prima volta in Firenze.
[18 novembre 1865.]
SiGNOBi Senatori! Signobi Deputati!
Allorquando nella città generosa, che seppe custo-
dire i destini d'Italia nella rinascente sua fortuna,
io inaugurava le sedute del Parlamento, le mie parole
furono mai sempre d' incoraggiamento e di speranza.
Vi seguirono costantemente fatti luminosi.
Coir animo aperto alla stessa fiducia, oggi vi ho
riuniti intorno a me in questa nobile sede d'illustri
memorie. Qui pure, intenti alla piena rivendicazione
della nostra autonomia, sapremo vincere qualunque
ostacolo.
Sul chiudersi dell'ultima Legislatura, per ossequio
al Capo della Chiesa, e nel desiderio di soddisfare
agl'interessi religiosi delle maggioranze, il mio Go-
verno accolse proposte di negoziati colla Sede ponti-
fida; ma li dovette ismttéstèqiÈmSùtÈ^
stare offsri i diritti della aik OmM e della i^^
La pienesza dei tem]^ # la fonsa iiiehtttabìle de|^
eventi soìoglieranno le vartezue tra il B^na d'Italki
ed il Papato. JL noi frattanto inoombe di eerlbar fede
alla Convenzione del 16 eettembre, eoi la Franom darà
pare, nel tempo stabilito, eeeoosione eomjj^Mia.
Là virtù ddi' aspettare è oggidì,^ iifto pd pas-
sato, resa agevole idi* Italia. Dai i^mo ohe io vdW
le ultime parole al Parlamento, le oondiaioni sue si
fecero migliori.
A progredire nell'opera nostra ci ccmfiMrlanó le
simpatie dei popoli civili. Per comunanza d'interessi,
per legami di gratitodine, ci maittmiianio in istietti
accordi colla Francia. Piarne in boone rdaskaii colla
più parte d^ altri Stati europei, e coi Gtovetm ddk
due Americhe. Un vasto campo fu aperto bì commerci
da vantaggiosi trattati conchiusi coli' Inghilterra, la
Russia, l' Olanda, la Danimarca, la Svizzera, come già
colla Francia, la Svezia, il Belgio, la Turchia e la
Persia. La Spagna poc'anzi riconobbe il Regno d'Ita-
lia ; la Baviera e la Sassonia anch' esse hanno testé
manifestato lo stesso proposito, che, in Germania, la
Prussia, il gran ducato di Baden e le Città Anseati-
che già effettuarono.
Rimangono così afforzati i vincoli fra i popoli della
razza latina; e colle nobili genti germaniche sarà dato
agli Italiani di meglio intrecciare interessi ed aspira-
zioni, onde si estingueranno vieti pregiudizi e rancori.
In tal guisa l'Italia, prendendo il posto che le com-
pete fra i grandi Stati d' Europa, contribuirà vieppiù
al trionfo della giustizia e della libertà.
Questa, all'interno, già produsse frutti mirabili.
In pochi anni, nelle amministrazioni, ne' pubblici la-
1865] B IL PAUL AMENTO ITALIANO. 215
Tori, ne' codici, negli ordinamenti militari si otten-
nero risultati, pei quali altrove travagliarono parec-
chie generazioni e si dovettero deplorare lotte intestine.
Tante difficoltà superate sono di lieto augurio per
r avvenire.
I miei Ministri vi presenteranno disegni di leggi
per dare compiuto assetto all' unificazione legislativa
del Regno, redimere dall' ignoranza le classi men for-
tunate, migliorare le condizioni del credito, spingere
le opere pubbliche più urgenti. Emenderete altre leggi,
come r esperienza o l' opportunità consigliano.
La difficoltà maggiore è di riparare lo squilibrio
della finanza, senza togliere alla nazione d' esser ro-
busta d' armi in terra ed in mare. Mi è sommamente
doloroso che, per necessità imprescindibile, abbiansi
a chiedere dal mio popolo nuovi sacrifizi. Certo non
vi farà difetto, o signori, la sua virtù : me ne stanno
mallevadori quelli che già sostenne con meravigliosa
costanza. Ma io vi raccomando di ripartire gli oneri
nel modo il più equo e il men gravoso possibile, pur
riducendo nei più stretti limiti le pubbliche spese.
II popolo italiano deve sgombrarsi da quegli avanzi
del passato, che gli tolgono di svolgere appieno la
sua vita novella. Voi quindi avrete eziandio a delibe-
rare intorno la segregazione della Chiesa dallo Stato,
e la soppressione delle corporazioni religiose.
Procedendo in tal maniera, insidie di nemici o
malvagità di fortune non varranno a distruggere
l'opera vostra.
Un mutamento profondo, inevitabile, va attuan-
dosi ne' popoli europei. L'avvenire è in mano di Dio.
Se pel compimento delle sorti d'Italia sorger doves-
sero nuovi cimenti, sono certo che intorno a me si
stringerebbero un'altra volta i prodi suoi figli. Ove
216 TiTTOBio uamDBUi n (1866
prevalesse la forza morale deBa eiviltà, bob manche-
rebbe di ìFame suo prò il maturo semao ddUà nazione.
SiGNOBi Sbnatobi! SioxroBi Def0tatx1
>
Perchè ad ogni incontro il diritto e F onore d'Italia
restino inviolati, è mestieri di francam^te progredire
sulla via della nazionale {jblitica.
Io, sicuro nel vostro concorso, fidente d^' affetto
del popolo e nel valore dell' esercito, mm verrò rsmo
all' impresa nobilissima, che dobbiamo tramandare
compiuta alle future generazioni.
XV.
Indirizzo del Senato dd Begno m rispt^ta di di-
scorso ddla Corona dd 18 novembre 1865, com-
pUatOf per délegamne deW Ufficio di Presid^MOi
dal senatore Cibrario.
[Approvato il 4 dicembre 1865.]
Sire!
Sulle rive della Dora, come su quelle dell'Arno,
famose ambedue per diverse glorie, suonò sempre gra-
dita ai nostri cuori l' efficace parola di V. M., la quale,
iniziando i lavori d'una nuova Sessione legislativa,
conferma le nostre speranze e fa balenare agli occhi
nostri l'immagine d'un lieto avvenire.
Non può riuscire al compimento di magnanimi in-
tenti se non chi, avendo fede in essi e nella propria
virtù, nulla intanto trascura di ciò che possa agevo-
larne il buon successo. Questa fede l'Italia la par-
tecipa pienamente con V. M., e i grandi poteri dello
Stato sono concordi col popolo nella volontà di ri-
1865] E Hi PABLAMENTO ITALIANO. 217
muovere con fermezza e prudenza gli ostacoli che ancor
c'impediscono di raggiungere lo scopo, senza la pe-
ricolosa pretesa di forzar la mano agli eventi, rispet-
tando religiosamente i trattati, aiutandoci bensì costan-
temente e lealmente di quella forza morale irresistibile
che produce il visibile e quotidiano generalizzarsi della
coscienza del diritto delle nazioni.
Il Senato si compiace nello scorgere che, mercè
la saviezza dei suoi atti, il novello Regno raccoglie
le simpatie dei popoli e dei Governi stranieri, come lo
provano i trattati di commercio conchiusi colle prin-
cipali potenze ed il recente riconoscimento per parte
della Spagna, e quello di cui già diedero intenzione
la Baviera e la Sassonia.
Se dolce torna ai cuori italiani l' amistà colle genti
cognate, di razza latina, non riesce loro men cara
quella che proferiscono le valorose stirpi germaniche
e le slave ; poiché una sola è a questi tempi la mis-
sione di tutti i popoli civili, ed è quella di promuo-
vere bensì i materiali interessi, ma d'assicurare ad
un tempo il trionfo della giustizia e della libertà.
Sire, il Senato non dubita che negli sperimenti
d'una desiderabile conciliazione colla Santa Sede, il
Governo di V. M. avvertirà sempre a discernere gli
spirituali interessi dai temporali, e non sarà mai per
ammettere un partito che leda i diritti della sua Co-
rona e della nazione.
n Senato apporterà dal suo canto tutta la matu-
rità de' suoi consigli e delle sue deliberazioni nell'esame
delle leggi indicate da V. M., ossia che tendano a se-
parare le ragioni della Chiesa da quelle dello Stato,
a sopprimere la personalità civile delle corporazioni
religiose, od a compiere l' unificazione legislativa del
Regno ; s' occuperà eziandio con ispecial cura di quelle
S18 TEROBio mummm n [1865
che giusUmeiite inerébbe ài' ytàfotm mm» di Y. IL
di dover annimciare, le quali, per ripamve «Uo mpàr
tibrio deUa finanza, impormuio duotì sidiBpeDttbiE
sacrifiad alla naidone, e delle altee che, me(^ eoom-
partendo gli aeravi e sempUficamdo i jaetodi di ri-
scossione, renderanno più tollerabile £1 pew> ed il
rigore dell' imposte ; di queUe infine che, soemaado
le spese senza nuocere alla regolarità de' pubblici se^
Tizi ed alla forza di terra e di mare rfeUeeta daBe
condizioni della Monarchia, rendenumo aMmo impo-
nente il disavanzo.
Sire, il Senato d persuaso al pari di V. IL che la
nazione stretta in vincolo indissolubile col suo Be
saprà compiere V opera co^ glcriosaanente inoomiib
ciata, senza temer mai che prevalgano insidie di ne-
mici, malvagità dì fortune. Imperocehd il fi^gno
d'Italia, a chi ben lo riguardi, appare non tanto opera
di senno umano, quanto mirabile provvidenia di Dio.
XVI.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta oi
Discorso della Corona del 18 novembre 1865, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Correnti, Coppino, Bargoni, Sabini e Domenico
Berti, relatore.
[Approvato il 18 dicembre 1865.]
Sire !
Le parole di speranza che la V. M. ci rivolgeva
nello inaugurare le tornate di questa nuova Legisla-
tura sono tenute dai rappresentanti della nazione in
1865] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 219
quella fede che è dovuta al Ee che pose più volte u
cimento la vita e la Corona per i suoi popoli, e le cui
promesse ebbero costante riprova negli splendidi fatti
della nostra restaurazione nazionale.
Il linguaggio di V. M. ci conferma nella certezza
che il vostro Governo, al quale toccò in sorte il no-
bilissimo ufficio di comporre in unità di Eegno le genti
italiche, proseguirà da questa monumentale città che
ci donò il vincolo nazionale della lingua l'opera in-
cominciata con tanti sacrifizi e con tanta gloria nella
fedele e valorosa Torino.
L'Italia accolse con lieto animo la notizia di nuove
testimonianze di simpatia a noi date dalle estere na-
zioni. Questo Eegno, che è parte integrante dell'or-
dinamento politico europeo, puossi ormai dire ricono-
sciuto e dalle genti che ci sono più affini per sangue
e dai più cospicui popoli della Germania.
La civiltà che si propaga mercè gli ordini liberi
accomuna le razze, tempera e spegne le gelosie, gli
odii, e sradica i pregiudizi che da tanto tempo tra-
vagliano le nazioni d'Europa.
Ci conforta l' udire che siamo in buone relazioni
con quasi tutti gli Stati, e che i nobili legami di
amicizia stretti sui campi di battaglia tra l' Italia e
la Francia continuano ad essere avvalorati da intenti
di comune interesse.
La nazione approfitterà del vasto campo che i trat-
tati di commercio aprono alla sua operosità economica,
e farà quanto è da sé per moltiplicare e migliorare
la produzione onde si alimentano i traffichi e le in-
dustrie.
Noi riconosciamo vero, o Sire, che all'efficacia
degli ordini liberi andiamo debitori se in breve vol-
gere di tempo si introdusse medesimezza di leggi ci-
220 rrnoBXC^ WKÉXcmm u (IBfS
vilii militari ed aimninirtnitiTg in pmnmSm vrtto da
oonsuetudim ed ordinammti dtymii.
Quest'opera di unifioazìoiie, ehe non ha tmemtio
nella storia dei popoli, pnossi a nigione dbdamare i&e-
ravigliosa.
La Camera, apprezzando i motÌTÌ che indussero il
GoTemo di Y. M. a troncare i negoadati con Boisi,
è persuasa che le prerc^tiye deUa Corona e i diritti
della nazione saranno sempre manteniotì inodiu&i.
Toma necessario ed indispensabile eh» siaim, con h^
informate a libertà, definiti e dirtinti i rapporti ehe
corrono tra lo Stato e la. Chiesa. I rappiMentaotì
della nazione faranno perciò soggetto di matora de-
liberazione i disegni di legge dei quali si è jgià riecH
nosciuta l' urgenza intomo all' abolizione deUe etnpO'
razioni religiose.
Mentre essi confidano nel ÀToreroIe au&agfo die
sat^ per dare l' opinione pubblica dell' Eurqpaefttfah
lica alla separazione di ciò che è della Chiesa da ciò
che compete alla nazione, sono lieti che gli accordi
colla Francia sanzionati dalla Convenzione del 15 set-
tembre comincino ad avere la loro esecuzione.
Lo sgombero di milizie amiche, ma straniere, dal
nostro suolo è novella conferma del principio del non
intervento su cui si fonda il giure internazionale delle
società moderne.
Eiesce a noi, o Sire, altrettanto doloroso quanto
al magnanimo vostro cuore lo squilibrio della finanza.
I rappresentanti della nazione porranno tutta la loro
opera per venirvi al riparo. E mentre non dubitano
che il popolo saprà assoggettarsi a tutti i sacrifizi
che si richiedono alla tutela della dignità e della
libertà dello Stato, cureranno perchè siano equamente
ripartite le gravezze, ridotte e sindacate efficacemente
1865] a IL PABLAMJNTO ITALUNO. 221
le spese, restaurato il credito, senza di cui la ric-
chezza nazionale illanguidisce e scemano i proventi
delle imposte.
Daranno altresì volenterosi il suflFragio a tutti quei
provvedimenti che hanno per iscopo di diffondere e
di rendere proficua l' istruzione e V educazione popo-
lare, fonte precipua di prosperità e potenza dello
Stato.
In tal guisa il Regno Italico acquisterà sempre
maggior forza ed autorità così al di dentro, come al
di fuori, e potrà raggiungere la meta a cui ò chìa^
mato dai voti unanimi della nazione.
Gli ordini liberi che lo reggono e che vanno at-
tuandosi anche in quelle monarchie, che per la loro
composizione vi parevano repugnare, conferiranno a
dar prevalenza a quella forza morale che già rendette
per il passato, e renderà per V avvenire più agevolo
all'Europa la risoluzione di molte quistioni: saprà
certamente l' Italia trarre partito da questa forza mo-
rale che già le fu di non lieve giovamento.
In caso diverso, o Sire, il volere vostro e quello
concorde del popolo e del Parlamento che in voi si
confidano, supererà con indomata costanza gli ostacoli
che si oppongono alla piena signoria di noi.
Ben diceste, o Sire, che V opera incominciata vuole
essere tramandata compiuta ai nostri figli. E come
nei passati cimenti, così nei futuri, l'Italia si strin-
gerà intorno alla nazionale bandiera, che tante glorie
ricorda, e risponderà degnamente ai vostri incorag-
giamenti.
222 VITTOBIO EMANUELE U [1866
XVII.
Proclama rivolto dal Be Vittorio Etnanuele II àUa
nazione dopo la dichiara0ione di guerra aWAur
stria nel 1866.
[20 giugno 1866.]
Italiani !
Sono corsi ormai sette anni che l'Austria, assa-
lendo armata i miei Stati, perchè io aveva perorata
la causa della comune patria nei consigli di Europa,
e non ero stato insensibile ai gridi di dolore che si
levavano dall' Italia oppressa, ripresi la spada per di-
fendere il mio trono, la libertà dei miei popoli, l' onore
italiano e combattere pel diritto di tutta la nazione.
La vittoria fu pel buon diritto ; e la virtù degli
eserciti, il concorso dei volontari, la concordia ed il
senno dei popoli e gli aiuti di un magnanimo alleato
rivendicarono quasi intiera la indipendenza e la libertà
d'Italia.
Supreme ragioni che noi dovemmo rispettare ci
vietarono di compiere allora la giusta e gloriosa im-
presa : una delle più nobili ed illustri regioni della
penisola, che il voto delle popolazioni aveva riunito
alla nostra Corona, e che una eroica resistenza, e una
continua e non meno eroica protesta contro il restau-
rato dominio straniero ci rendeva particolarmente
sacra e cara, rimase in balia dell' Austria.
Benché ciò fosse grave al mio cuore, nondimeno
mi astenni dal turbare l'Europa desiderosa di pace,
che favoriva colle sue simpatie il crescere ed il fon-
dersi del mio Regno.
Le cure del mio Governo si volsero a preferenza ad
1866] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 223
accordare gli ordinamenti interni, ad aprire ed alimen-
tare le fonti della pubblica prosperità, a compire gli
armamenti di terra e di mare, perchè l' Italia, posta
in condizione di non temere offesa, trovasse più facil-
mente nella coscienza delle proprie forze la ragione
delle opportune prudenze, aspettando che si maturasse
col tempo, col favore dell'opinione delle genti civili
e degli equi e liberali principii che andavano preva-
lendo nei consigli d' Europa, V occasione propizia di
ricuperare la Venezia e di compiere e di assicurare
la sua indipendenza. Quantunque l'aspettare non fosse
senza pericoli e senza dolori entro confini mal circo-
scritti e disarmati, e sotto la perpetua minaccia di
un inimico, il quale nelle infelici provincie rimaste
soggette alla sua dominazione aveva accumulati i suoi
formidabili argomenti della ojffesa e della difesa : collo
Bpettacolo continuo innanzi agli occhi dello strazio,
che egli faceva delle nostre popolazioni, che la con-
quista e una spartizione iniqua gli avevano dato, pure
io seppi frenare, in omaggio alla quiete di Europa, i
miei sentimenti di Italiano e di Re, e la giusta impa-
zienza de' miei popoli. Seppi conservare integro il di-
ritto di cimentare opportunamente la vita e le sorti
della nazione : integra la dignità della Corona e del
Parlamento, perchè l'Europa comprendesse che doveva
dal canto suo giustizia intiera all'Italia.
L' Austria ingrossando improvvisamente sulla no-
stra frontiera, e provocando con un atteggiamento
ostile e minaccioso, è venuta a turbare l' opera paci-
fica e riparatrice intesa a compiere l'ordinamento del
regno, e ad alleviare i gravissimi sacrifici imposti ai
miei popoli dalla sua presenza nemica nel territorio
nazionale.
Alla ingiustificata provocazione ho risposto ripren-
dendo ìa "axaà, che già. si tiducevano alla proporzione
ddle necesBÌtik della interna sicurezza : e voi aTete
dato UDO Bpettacolo meraviglioso e grato a! mio coora
colla prontem g con l' entusiasmo con che siete ac-
oorei alla mia tocc nelle fìle gloriose dell' esercito
dei Tolontari. .
Ifondimemo quando le potenia ami<die tentarooo
dì risolvere le difficoltà sasoitatiidlJl' Aoatria inOe^
mania ed in ItaliA per via di un Co^;tq8bOi io toUÌ
dare im ultimo Begso da miri BODtiilLeQti di ooDciliii-
none all'Europa, e mi afiettai di adèriTTÌ.
L' Austria rifiutò anche qneata volta i negonàaiS!, e
Respinse ogni accordo, e diede $1 mondo untfnoT^
prova che se confida ndle sue forze, Bon confida ^^■
mente nella bontà della sua caost e nella ginstìtàa dà
diritti che usurpa.
Voi pare potete confidare nelle vostra forze, Ita-
liam, guardando orgogliosi ìl florido entcite e la
formidabile marma pei quali né cure né sacrifìci fu-
rono risparmiati ; ma potete anche confidare nella
santità del vostro diritto, di cui ormai è immancabile
la sospirata rivendicazione.
Ci accompagna la giustizia della pubblica opinione,
ci sostiene la simpatia dell' Europa, la quale sa che
l' Italia indipendente e sicura del suo territorio diven-
terà per essa una guarentigia d'ordine e di pace, e
ritornerà efficace strumento della civiltà universale.
IlALIAHI !
Io do lo Stato a reggere al mio amatissimo cugino
il principe Eugenio, e riprendo la spada di Goito, di
Pastrengo, di Palestre e di San Martino.
Io sento in cuore la sicurezza che scioglierò pie-
namente questa volta il voto fatto sulla tomba del
1866] B IL PABLAMBNTO ITALIANO. 225
mio magnanimo Genitore. Io voglio essere ancora il
primo soldato della indipendenza italiana.
Viva Italia !
Dato da Firenze, lì 20 giugno 1866.
VITTORIO EMANUELE.
EICASOLI.
XVIII.
Proclama diretto dal He Vittorio Emanuele li
aUa Guardia Nazionale nella stessa occasione.
[20 giugno 1866.]
Ufficiali, Sott' Ufficiali e Militi della Guardia
Nazionale del Kegno!
Io lascio il reggimento dello Stato al mio amatis-
simo cugino, il principe Eugenio, e torno a combattere
le supreme battaglie per la libertà e la indipendenza
d'Italia. Mentre le forze di terra e di mare riven-
dicano alla nazione il suo diritto contro le minaccio
e le provocazioni dell'Austria, voi la manterrete or-
dinata e composta perchè nell' ossequio alle leggi for-
tifichi le sue libertà e si prepari degnamente al glo-
rioso avvenire che l'aspetta. Voi costituiste questo
Regno coi vostri voti: serbatelo intatto adesso colla
vostra disciplina e colle armi cittadine. A voi commetto
con piena fiducia la tutela della sicurezza e dell'ordine
pubblico, e tranquillo vado là dove la voce d'Italia
mi chiama.
Firenze, li 20 giugno 1866.
VITTORIO EMANUELE.
RICASOLI.
V Esercito wB* i i Hr a gr mim » , ttiUimm fturra ftr
UTncuu, Bon'Umeuii ■ SoshaxiI
rione, n chiamo alle anaL Qoffte ^ricb di goem
8ar& per Toi, come lo Ai Ban^sà, grido di gioia. QsalB
■ia il -rostro dorerà, lun vste-fin^-iWiMùBO ohe
bea lo conosoete. fidenti aaBa-^Ìiirthl>g"ili|iHi acati»
causa, forti del nortro diiil||ii.lMli.*m JUlèlliWi ii"
le armi la noafaca niiitiu., . ., ,-i ,-' ,-;'^i{-7i:;i • ■.'.:
Ufficiali, Sott'UifiouIiI i Soi.datiI
ÀBBumo oggi nuovamente il comando dell* eaercito
per adempiere al dovere che a me ed a voi spetta,
di rendere lìbero il popolo della Venezia, che da lungo
tempo geme sotto ferreo gic^o. Voi vincerete, ed il-
vostro nome sarà benedetto dalle presenti e fatare
generazioni.
Fireuxe, SI giugno 1860.
Vittorio Emanuele.
1866] B Hi PABLAMBNTO ITALIAKO. 227
XX.
Discorso pronun^ato dal Be Vittorio Emanuele II
aW apertura della 2^ Sessione della IX Legisla-
tura del Parlamento na^iorude, dopo V acquisto
della Venezia e la partenza delle mUieie francesi
da Boma.
[15 dicembre 1866.]
SiGKOBi Senatobi! Signobi Deputati!
La patria è libera finalmente da ogni signorìa stra-
niera. L'animo mio esulta nel dichiararlo ai rappre-
sentanti di venticinque milioni di Italiani. La nazione
ebbe fede in me, io l'ebbi nella nazione. Questo grande
avvenimento, coronando gli sforzi comuni, dà nuovo
vigore all'opera della civiltà, e rende più sicuro l'equi-
librio politico dell'Europa.
n pronto ordinamento militare, e la rapida unione
de' suoi popoli acquistarono all'Italia quel credito che
le era necessario, perchè potesse conseguire, per virtù
propria e per concorso di efficaci alleanze, la sua in-
dipendenza. Aggiunse stimolo e conforto a questa opera
laboriosa la simpatia dei Governi e dei popoli civili,
alimentata ed accresciuta dal coraggioso perseverare
delle Provincie venete nel comune proposito del na-
zionale riscatto. Il trattato di pace con l' Impero au-
striaco, che vi verrà presentato, sarà seguito da nego-
ziati che rendano più agevoli i reciproci «cambi.
n Governo francese, fedele agli obblighi assunti
colla Convenzione di settembre 1864, ha già ritirato
le sue milizie da Eoma. Dal canto suo il Governo itar
VITTOSIO EMANUELE U [1666
liano, raantcnendo gli impegni presi, ha rispettato, e
rispetterà il territorio pontificio. La buona intelligenza
con r Imperatore dei Francesi al quale ci legano im-
coli di amicizia e di gratitudine, la temperanza dei
Romani, la sapienza del PonteSce, il sentimento reli-
gioso ed il retto giudizio del popolo italiano aiuteranno
a diatinguere e conciliare gli interessi cattolici e le
aspirazioni nazionali che si confondono e si agitano
in Boma. Ossequioso alla Religione dei nostri mag-
giori, che è pure Ja massima parte degli
Italiani, io rendo ( .e i pari tempo al principio
di libertà che informa le nostre istituzioni e che, ap-
plicato con sincerità e con h ghezza, gioverà a rimuo-
vere le cagioni delle vecch differenze fra la Chiesa
e lo Stato. Questi nostri vvedimenti, rassicurando
le coscienze cattoliche, Ìa>.«.uno, io spero, esaudito Ìl
mio voto che il Sommo Pontefice continui a rimanere
indipendente in Roma.
L' Italia è sicura di sé ora che, al valore dei suoi
figli, non ìsmentitosi mai nella varia fortuna, in terra
ed in mare, nelle file dell' esercito, come in quelle
dei volontari, aggiunse a saldo propugnacolo della
sua indipendenza 1 formidabili baluardi ohe servirono
a renderla soggetta. L' Italia pertanto pud ora e deve
volgere tutti i snoi sforzi all' incremento della sua
prosperità. Come gli Italiani furono mirabilmente con-
cordi nell' affermare la propria indipendenza, Io sieno
ora nell' adoperarsi con intelligenza, con ardore e con
indomabile costanza a far rifiorire le condizioni eco-
nomiche della penisola. Vari disegni di legge vi saranno
presentati per ottenere questo intento.
Tra le arti dì pace favorite dalla nuova BÌcurczza
dell' avvenire, non saranno trascurati quei provvedi-
menti che valgano a perfezionare secondo i dettami
1866] E IL PAELAMENTO ITALTA170. 229
della esperienza i nostri ordinamenti militari, onde
col minor dispendio possibile non manchi all' Italia
la forza necessaria a sostenere il posto che le si ad-
dice fra le grandi nazioni.
I provvedimenti testé presi intorno agli ordini
amministrativi, e quelli che vi saranno proposti,
massime per ciò che concerne le riscossioni delle im-
poste e la contabilità dello Stato, contribuiranno a
migliorare la pubblica amministrazione.
n mio Governo ha provveduto anticipatamente a
quanto occorre per le spese del prossimo anno e pei
pagamenti straordinari di ogni maniera. Esso vi ri-
chiederà pel 1867 la continuazione dei provvedimenti
approvati pel 1866. Per tal guisa il potere legislativo
avrà campo di maturamente discutere i disegni di
legge che gli verranno presentati per fornire allo
Stato i mezzi necessari a' suoi bisogni, per miglio-
rare l'assetto delle imposte e perequarle tra le vario
Provincie del Kegno. Se nei popoli d'Italia, come io
ne ho pienamente fede, non verrà meno quella ope-
rosità che fece ricchi e potenti i nostri maggiori, non
sarà necessario un lungo corso di tempo, perchè la
pubblica fortuna raggiunga il suo definitivo assetto.
SiGNOBi Sbnatobi! Signobi Deputati!
L' Italia è ora lasciata a sé stessa. Là sua respon-
sabilità è pari alla potenza a cui é giunta ed al pieno
uso che essa può fare delle sue forze. L'avere in
breve tempo operato grandi cose cresce in noi l'ob-
bligo di non mancare al nuovo compito, che è quello
di saperci governare colla vigoria richiesta dalle con-
dizioni sociali del Begno, e colla larghezza voluta dalle
nostre istituzioni. La libertà negli ordini dello Stato,
l'autorità nel Governo, la operosità nei cittadini, l'im-
230 VITTOEIO SMAIOJELE H [1866
pero della legge sopra ogni cosa, faranno l'Italia pari
ai suoi destini, pari alla aspettazione che di sé ha
destato nel mondo.
XXI.
Indirizzo del Senato del Begno in risposta al Discorso
della Corona del 15 dicembre 1866, compilato dcd-
V Ufficio di Fresidenza.
[Approvato il 28 dicembre 1866.]
Sibb!
Estremi sacrifici, magnanimi ardimenti, quali non
poteva produrre fuorché la chiara coscienza d' un di-
ritto e la forte volontà di farlo prevalere, guidarono
r Italia al glorioso compimento de' suoi destini, otte-
nuto mercé due nobili e poderose alleanze, e per vie
diverse da quelle che la saggezza umana poteva
prevedere.
L' Italia ne rende le prime grazie alla Provvidenza,
indi al suo Re che le fu splendida guida, all' armata
di terra e di mare ed ai volontari che sparsero in-
trepidi il sangue per la patria, all'aiuto di due grandi
nazioni, all'appoggio morale ed alla simpatia di altre.
Accresciuta, mercé la felice conclusione della pace,
d'illustri e desiderate provincie e di formidabili di-
fese, essa si stringe confidente intomo al Trono,
aspettando quell'accordo cui V. M. accenna tra la
Chiesa e lo Stato, che é voto e speranza non solo
degli Italiani, ma di tutto l' orbe cattolico, e che dee
farsi per modo, che la Chiesa, veramente libera e in-
dipendente nella sublime sua sfera, non rechi impe-
dimento allo Stato neir esercizio dei suoi diritti
sovrani e nello svolgimento delle sue legittime aspi-
1866] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 231
razioni. Questo sarà il suggello della nostra grandezza
ed anche il principio d'una restaurazione del senti-
mento religioso, se in alcun luogo, per l'asprezza delle
passate controversie, fosse per avventura debilitato.
V. M., coli' usato suo senno, proclama giustamente
che, fatta l'Italia, è tempo d'ordinarla definitivamente
provvedendo alle condizioni interne militari, economi-
che, amministrative. Il Senato pienamente s'accorda
nel concetto di costituir le forze militari in modo, che
senza troppo dispendio l'Italia possa sostenere il posto
che le si addice fra le grandi nazioni. Ma spera che,
riformando gli ordini militari, si scioglierà il problema
in modo definitivo, essendo le frequenti modificazioni
in questa materia un flagello per la finanza.
Risparmi e grandi risparmi sono indispensabili
per ristaurare le condizioni dell' erario. Il Senato spera
«he il Governo di V. M., già entrato per questa via,
vorrà proseguire coraggiosamente il suo compito. Né
sfuggirà alla sua saviezza la considerazione che una.
non dispregevole fonte di risparmio si troverà nel
fuggir quel sistema d' incessanti mutazioni di funzio-
nari provinciali, il quale ha nell'ordine amministra-
tivo e nell'interesse delle province conseguenze più
lamentevoli ancora che nell' economico.
L' amor della patria fa tollerare i tributi, ancorché
gravissimi, alla fortuna privata. Ma ciò che più dif-
ficilmente si tollera sono i modi vessatorii nel riscuo-
terli; è l'ingiusta ripartizione; è l'incertezza d'alcune
basi di stima, causa di frequenti dispendiose contro-
Tersie per i contribuenti.
Il Senato ha udito con lieto animo dall'augusto
vostro labbro, o Sire, la promessa di leggi riparatrici
di questi gravi inconvenienti. Nell'esame di cotesto
leggi il Senato adoprerà tutta quella diligenza e ma-
232 VITTOBIO SMANUELE H [1866
turità di consìglio che la M. Y. e l'Italia sono in
diritto d'aspettarsi.
Sire, il Senato non può a meno di render omaggio
ad un altro grande principio da V. M. proclamato.
Ogni sollecitudine del Ee e del suo Governo per far
rifiorire le condizioni economiche d' Italia sarebbe di
gran lunga insufficiente, se non l'avvalora e lo feconda
l'attività, l'iniziativa individuale. L'intervento del
Governo nelle imprese economiche è utile in certi
casi ; più spesso nuoce. L' agricoltura, l' industria, il
commercio, offrono inesauribili fonti di prosperità al
lavoro individuale intelligente e perseverante, al lavoro
collettivo di società private fornite di sufficienti capi-
tali e della necessaria istruzione.
Il Senato desidera con V. M. che la nostra forte
ed ingegnosa gioventù non dimentichi che, non di-
scutendo sempre, ma sibbene operando, i nostri avi
arricchirono ed illustrarono la patria.
La pubblica istruzione ne' suoi vari rami, e spe-
cialmente nella Tecnica, richiamerà le cure del vostro
Governo e tutta l'attenzione del Senato. Finora, pur
troppo, si è fatto un infelice sperimento di vari sistemi
con pochissimo frutto. Speriamo sia giunta l' ora d'un
ordinamento definitivo stabilito su fondamenti migliori
Sire, il Senato è persuaso che l'Italia sente la gran-
de responsabilità che le incombe ; che saprà usare della
libertà senza abusarne; che il Governo col senno, e
colla maturità de' suoi consigli, colla stabilità de' suoi
propositi, col valore degli uomini da esso adoperati,
acquisterà quell'autorità di cui ha bisogno per ben
governare ; e che pei governanti come pei governati
l'impero della legge sarà intiero, evidente, assoluto,
perenne.
1867J E IL PABLAMENTO ITALIANO. 23S
XXII.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 15 dicembre 1866, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Andreuccio Massa, Mordini, Valussi e Massarani,
relatore.
[Approvato il 1« gennaio 1867.]
Sire!
Quando la Maestà Vostra saliva al trono, l' Italia,
dopo avere stancato l'avversità, come aveva un tempo
soggiogato la fortuna, cercava indarno nelle sparse
membra sé stessa. Voi la incuoraste a bene sperare ;
le faceste abilità di riprendere, con la costanza e col
senno, il suo posto nella estimazione delle genti, e
nell' amicizia delle più generose ; e foste degnamente
sortito a proclamare, dopo diciassette anni di regno,
che la patria era libera da ogni signoria straniera.
Unita in remote età, ma per oltrepotenza d' impe-
rio, oggi più felicemente essa è una per virtù di con-
cordi voleri. L' affidò la coscienza del proprio diritto,
confessato alteramente, anche nelle distrette della ser-
vitù, da tutti 1 suoi figli ; la scórse il valore dei suoi
soldati, che in terra e in mare, regolari e volontari,
cimentaronsi con un coraggio maggiore d' ogni for-
tuna ; r afforzò col braccio di potenti alleanze il con-
senso del mondo civile, che omai dal libero assetto
di ciascuna stirpe riconosce le malleverie più sicure
di ordine e di pace per tutte.
Rivendicata con nobilissima corona di provincie
all'Italia, Venezia anch'essa è messaggiera di pace.
Insieme coi temuti baluardi, che, pur ieri strumento
d'oppressione, oggi sono propugnacolo d'indipendenza,
essa ci ocMBiiietto V etempo ddls oiifaitmo difiBst, il
retaggio ddle tradisiom jtf|teiti ; e ooar«iift nano
ri^lgendo lo ioiido,ooii ralteoe acUite. » X>KÌ6Bte k
antiche ine del eomatarao wtoiwiiÉlet fla'md Pfaiàaihe
e operoso gmiio dell'epoca «i eUiuÉa * liiifieieare
r omie non ancor aoMiceUata èai awlil n^gpaii
Noi pdnoiineramo qaert^Àa di gaalftcha wJWMmi
e d'accordi, deUberando sai inttefeo ctmVMtao
d'Austria, che il Ootenaio di T. IL M Ila torti pre»
sentatp ; e auguriamo che gli ntterìori nfKJ^iiilti eoa
qaella potenza meniao a naolfeQqi^ iOfnfq^^
della natura e dell' ìftorii^ la diffiAd^à,*!^
scono per entrambe le parti daII%aiiMi^^ Wa
fittizia postura dei mntoi confieL ; , .;
Un piti alto e piti oompleM» jpgnjWinpa m. MP^
in Boma. Sgomberata pniitndment^.daBa wdljaà^Jbsut
cesi, la citt& etema vede UMOXfktaBmif^
seno quella incòndita nusoela delle nmime «eaa ^JaDa
divine, che atfasnde ordine e nonna dalla pienetta dM
tempi. In questa noi confidiamo ; e la aspetteremo os-
sequienti alla libertà delle coscienze e alla fede dei
trattati, non meno che costanti interpreti delle aspi-
razioni nazionali.
Quind' innanzi le nostre cure potranno essere pre-
cipuamente intese a ravviare F equilibrio nelle finanze,
a migliorare l'organamento e a prosperare l'economia
dello Stato. Ci tarda di perfezionare, secondo recenti
esperienze suggeriscono, gli ordini della milizia e le
armi, perchè, fornito al paese un valido schermo, pos-
sano rendersi al lavoro le braccia non necessarie per
la difesa, e pel Tesoro onerose; e intantochè da-
remo opera a distribuire, giusta più meditata ragione,
il carico delle imposte, a incitare, per quanto può
essere da savie leggi, la produzione, e a ristorare il
1867] B IL PARLAMENTO ITALIANO. 235
pubblico credito, porremo altresì vigorosamente la
mano in quel soverchio dei congegni amministrativi,
che moltiplica gli attriti e logora le forze, procurando
che la semplicità conferisca alla speditezza e frequenza
delle transazioni, e torni così doppiamente in beneficio
dell'erario nazionale.
Tutte le provvisioni che il Governo di V. M. ci
verrà presentando con siffatti intendimenti, saranno
da noi maturate con istudio e solerzia pari al costante
desiderio del meglio.
Sire, la nazione italiana atterrà le promesse che
di sé ha date al mondo nei giorni fortunosi delle sue
prove. Compresi dei nuovi doveri, sospinti dalle giuste
impazienze del pubblico voto, confortati dalla vostra
reale parola, noi ripigliamo l'intermesso ufficio, de-
liberati di fare quanto è da noi perchè libertà e in-
dipendenza, sospiratissimi beni, suscitino, secondo è
loro natura, dalle viscere stesse del paese le potenze
dell' intelletto e della volontà, svolgano i germi della
pubblica e privata ricchezza, e ne assicurino i frutti,
sì che questa Italia, arbitra omai della sua fama come
delle sue sorti, versi novellamente un condegno tributo
alla civiltà universale.
xxm.
Discorso pronuneiato doU Ite Vittorio Emanuele II
dJX apertura della T Sessione della X Legislatura
del Farlammto nazionale.
[22 marzo 1867.]
Signori Senatori! Signori Deputati!
Per il bene d' Italia, la quale mi affidava le sue
sorti, stimai opportuno che la rappresentanza del
asg ysnnat wtismai a - pBBÌ
paeu bì rìtemprasM' an«r8or{;eiilì cM Mnffivgio tuuóo-
Bale. Io ooBfido -che eUa tì ablnft «ttfnta la cosdeiui
delle grarì DeceBsit& della patria, e U fottat di pnr-
Tedervi.
Fa già il tempo degli audaci propositi e delle ar-
dite imprese. Io le incontrai fidente nella santità della
caosa ehe Dio mi chiamò a difendere. La nazione ri-
Bpose Toleoterosa alla mia Toce. Con opera concordo
e persereraiite acquistammo la indipendenza e man-
tenemmo la libertà,. Ma ora che la sua esistenza è assi-
curata, l' Italia richiede che nelle intemperanze e nelle
gare non si disperda la vigoria delle menti e degli
animi, ma si raccolga a darle ordini stallili e sapienti,
sicché, riposata e tranquilla, fecondi gli elementi di
Tita e di prosperità che le largì la Provvidenza.
La nazione domanda che Parlamento e Governo
{ntendano con risolutezza a quest' opera riparatrice.
I popoli amano e pregiano le istituzioni in ragione dei
benefizi ohe loro apportano. È necessario mostrare
che le nostre istituzioni soddìsfeno alle più nobili
aspirazioni della operosità e della dignità nazionale,
e sono in pari tempo di guarentigia al buon ordinar
meato dello Stato a al benessere delle popolazioni, af-
finchè non iscemi in queste la fede nella libertà che fa
r onore e la forza della nostra politica ricostituzione.
Ad ottenere questo intento, il mio Governo pre-
senterà alle vostre deliberazioni un disegno compiuto
di riordinamento amministrativo che fortifichi ad un
tempo la libertà e 1' autorità, che renda più facili e
meno costose le relazioni fra amministratori e am-
ministrati. Mentre la provincia ed il comune potranno
atteggiarsi e muoversi sempre più liberi nella sfera
delle loro attribuzioni, si deve raccoglier nelle mani
del capo della provincia una maggior somma di facoltà
1867] B Hi PABLAMENTO ITALIANO. 237
governative, scemando così gl'incomodi dell'accentra-
mento con un rimedio che accresca saldezza al vin-
colo della unità.
Vi saranno presentati in pari tempo i disegni di
legge per rendere più semplici ed uniformi i modi
della riscossione delle imposte, per correggere alcune
parti del sistema contributivo, e per ottenere, con un
metodo più razionale di contabilità, il sicuro riscontro
e la pronta dimostrazione dell'uso del pubblico denaro.
Le necessità e gli impegni dello Stato vietano per
ora di alleggerire, come vorrei, le gravezze che pe-
sano su i miei popoli : ma una legittima liquidazione
dell'asse ecclesiastico, una severa economia nelle spese,
una diligente applicazione delle nuove leggi, un'au-
stera moralità mantenuta in tutte le parti della pub-
blica amministrazione, faranno sì che le imposte rie-
scano intanto meno moleste. Solo la pronta discussione
e la efficace attuazione delle proposte riforme pos-
sono restaurare il nostro credito ed allontanare la
necessità di nuove tasse. La questione delle finanze
importa oggi per l' Italia non solo una suprema que-
stione d' interesse, ma anche una questione d' onore
e di dignità nazionale. Il Parlamento vorrà, non ne
dubito, volgere tutta la sua operosità a risolverla.
In occasioni solenni già promettemmo all' Europa
che saremmo per lei una forza di civiltà, di ordine e
di pace, quando fossimo reintegrati nel nostro essere
di nazione. Ora ci tocca di mantenere la promessa, e
rispondere alle speranze che abbiamo fatto concepire
di noi.
SiGKOBi Senatori ! Signori Deputati!
L'onore, la salute, l'avvenire d'Italia sono adesso
nelle vostre mani. Se fu gloria l'avere con tanti sa«
[1867
l crifici condotta a compimento l'opera clella oosti»'
I indipendenza, ed impresso alla nazione il moto ed ìL
vigore della vita, sarà, gloria non minore l' ordinarla
' ìa sé stessa e farla sicara dì sé, rispettata, prosperi.
1 fi forte.
SXIV.
iNDinizzo del Senato del 'Regno in risposta al Discorso '
della Corona del 32 mareo 1867, cotapilata dd-
V Uffiào di Fresidensa.
[Approvato il 31 mnrui ISOT.] J
SibbI I
H bene d' Italia, clie f^ià mosse in campo il braccio
e la spada della Maestà Vostra, move quest' oggi il
vostro senno civile a provvedere ad altri gravi fran-
genti e vi ha persuaso d'interrogare di nuovo i pen-
samenti della nazione nei suoi comizi riconvocata.
Dio, favorendo la più legittima delle cause, chiu-
deva per noi i! tempo delle magnanime ire e dei felici
ardimenti e ci consentiva il privile^o invidiato di
acquistare l'indipendenza serbando inviolata la HbertiL
Kon saranno, o Sire, i frutti preziosi dell'una e del-
l'altra manomessi o indugiati da sterilì gare, smo-
data ambizione, spìrito fitzioso di parte. Peroccliè la
nazione sente le dure necessitar e i perìcoli sovra-
flt&nti e vorrà oggi mai travagliarsi a ricomporre sé
stessa e fecondare i germi copiosi dì prosperità e gran-
dezza largitile da natura e apparecchiatile dai ricchi
avanzi e gloriosi d'una civiltà la più antica dell'Oc-
cidente.
Quindi il Parlamento e il Governo udiranno gì' in-
viti urgenti che la Maestà Vostra addirizza loro al-
1867] E Hi pablamento italiano. 23^
l'opera riparatrice, né scorderanno la vostra sentenza
yerìssìma che i popoli amano e pregiano le istituMoni
in ragione dei benefici, che loro apportano. Alle nostre,
ancor troppo giovani, fa gran bisogno di provare che
esse promovono ed assicurano per ogni parte l'atti-
vità e moralità nazionale e il benessere comune e
privato. Allora soltanto crescerà fede e amore verso
quelle larghe franchigie da cui procede la forza e
r onore più segnalato nel nostro risorgimento.
Il Senato aspetta con desiderio un disegno intero
di riordinamento amministrativo il quale agevoli e
renda meno costose le relazioni fra Governo e gover-
nati, e ne risulti maggior vigorezza all' Autorità in-
sieme e alla libertà, i due cardini d' ogni bene ordi-
nato corpo sociale.
Per un verso debbono agli interessi locali provvedere
con più latitudine gì' interessati medesimi. Per l'altra
debbono nei capi delle provincie aumentare le facoltà
e r azione. Così mentre scemeranno gli sconci e gli
errori d'un accentramento eccessivo, stringerannosi
davvantaggio i vincoli della unità dello Stato.
Con non minor desiderio aspetta il Senato le altre
proposte di legge per fare uniformi, semplici e rispar-
nùevoli i modi del riscuotere le imposizioni, correg-
gere queste in parecchie parti, correggere gli ordini
e i metodi di computisteria, talché ne segua ad ogni
momento una spedita e certa verificazione dello stato
e uso del pubblico erario.
Duole al core paterno di V. M. che non sia fatti-
bile per al presente di alleviare le comuni gravezze»
Spera per lo manco il Senato che mediante le eco-
nomie e una esatta applicazione delle prefate riforme,
e col liquidare equamente l' asse ecclesiastico e sopra-
vegliare la probità di qualunque ufficio ed atto am-
210 iirfmmmutìmmmm £IMf
miiustraiiTo, i popoB «TMè» m ^MMqpiaÉÉa
«Yvenire^ sonDOrtiiio nwagimti il peió «ifaiÉlcu
n Senato p^ k ma ptrto afifljdMnrà^^Inte
a tali materie, oQnTÌnto jriceomQ i^^ è.. ohe solo b
pronta lor disoumone eiÒM^hiidcàie jmd jnMoanil
nostro credito e ximaTere J? infortonia di . anon hù' ,
xellì, e che le qneetioai di fiiuoisa iionpmainmlgoao
tutto quanto Teeeere noftro eoooconicai n» imgim
in gran comproiaeieo la lealtà l^tOB0re^Ifa#L
Demmo parola lacqnitiando Pjtorteiìoaiia di 'Am
incremento di dtiltà-^e pegno di paoe^* d'.aqpiflim
all' Europa. Giunge Toim di attener Ja. prfmmm a pr
reggiare coi filiti le speranae i^pMcbéÀ ìosi auMÌIite.
Il Senato, pieno di gratitudhie kì'imitAé^^
ed eccitamenti, non ihÉhA menò Al'tSftia aiko dia
i tempi fanno laborioìEK) e diffiicdlé. Ttièfi lÀlNi^^
che riordinare interiormente la pileria è diiib pdlfainà,
quiete, floridezza e splendore tornerà bello e glorioso,
quanto averla redenta dal lungo giogo straniero,
quanto aver ricongiunto le lacere membra della sua
persona immortale.
XXV.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta ci
Discorso della Corona del 22 mareo 1867 ^ dettato
da una Commissione composta deijd^utaii Poerio,
Messedaglia, Begnoli, Siccardi e Fàbriei Gio-
vanni, relatore.
[Approvato il 4 aprile 1867.]
Sire !
I rappresentanti della nazione sentono profondo il
dovere di dedicarsi a ricomporre e compiere V ordi-
1867] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 241
namento dello Stato : a ciò li conforta la parola della
Maestà Vostra, e li spinge la fiducia del paese che
pur dianzi li elesse.
Se necessari furono gli audaci propositi e le ardite
imprese a rivendicare la libertà e l'indipendenza della
patria per secoli oppressa, varranno ora a mantenerle
intègre la prudenza e vigile fermezza del Governo
della Maestà Vostra, e la sollecita costante operosità
della rappresentanza nazionale. Così V Italia sarà pari
alla aspettazione che di sé seppe ridestare nel mondo,
e piglierà tra le genti europee il posto che pure le
spetta.
Assicurata è l' esistenza d' Italia, come nazione ;
perciocché, se arduo riesce costituirla nel suo regolare
intemo organismo, impossibile sarebbe disfarla, e rom-
pere nuovamente la sua unità.
Ma se tal sicurezza da un lato ci affida, dall' altro
non sarebbe savio consiglio in quella riposarci tran-
quilli, e non intendere con alacrità, con ardore inde-
fesso alla meta della organica nostra ricostituzione ;
onde conviene che alla soddisfazione delle aspirazioni
più generose, tenga dietro il rinvigorire delle condi-
zioni di forza e d'interna prosperità.
Così la fede nei liberi ordini, che, auspice la Maestà
Vostra, fu raro pregio del nostro risorgimento, viep-
più si afforzerà, e diverrà incrollabile nell'animo degli
Italiani.
Che se l'ansia generosa di conseguire il fine su-
premo della indipendenza nazionale riaccese in essi
emulo ardore, ora con più pacato ma non meno intenso
proponimento vorranno assicurarne i benefici frutti.
La rappresentanza nazionale esaminerà con cura
solerte i disegni di leggi amministrative, che dalla
Maestà Vostra le vennero annunziati, mirando sempre
16
^* svolgere conTeiiientemente le libertà comunali e prò*
I TÌnciali, e ad agevolare le relazioni fra amminiatratori
I fl amministrati.
I Assestare con mano risoluta e pronta le finanze
I dello Stato è necessiti suprema universalmente sea-
tita ; a tal fine gioverà per formo semplificare e render
' meno costosa ìa riacosBlone delie imposte, con'eggerne
le imperfezioni, e meglio assicurarne la legittima ero-
' gazione. E a ciò varranno altresì quei larghi provve-
I dimenti di ben ponderate e "evere economie, e qad
' migliore assetto ed equa lir dazione dell'asso ecde-
eiastico, che le necessità ] )liclie instantemente it-
, chieggono.
La rappresentanza oazioi le è tanto piti penetrata
della importanza somma di riordinare efficacemente
Q prontamente l'amministrazione e la finanza dello
Stato, in quanto che sol per tal modo potrà il nostro
credito acquistare la sua naturalo espansione, e po'
tranne più ampie schiudersi le fonti delia pubbUcan
ricchezza. Cosi all'Italia ordinata e forte sarfl datv
raggiungerà il compimento dei nazionali destini, e
soddisfare alla missione di civiltà che le è propria.
Sire, il desiderio che sta nel vostro cuore sta pare
nel nostro ; noi aspiriamo ad un saldo ordinamento
interno, il quale ci faccia sicuri che l' Italia sarà una
nazione paga della sua sorte, operosa, e per ogni dove
e da tutti rispettata.
1867] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 243
XXVI.
Proclama rivòlto dal Ee Vittorio Emanuele agii Itor
liani in occasione ddT impresa dei volontari net-
VAgro romano,
[27 ottobre 1867.]
Italiani !
Schiere dì volontari, eccitati e sedotti dall'opera
di un partito, senza autorizzazione mia, né del mio
Governo, hanno violato le frontiere dello Stato. Il ri-
spetto egualmente da tutti i cittadini dovuto alle leggi
ed ai patti intemazionali sanciti dal Parlamento e da
me, stabilisce in queste gravi circostanze un inesora-
bile debito d'onore. L'Europa sa che la bandiera
inalzata nelle terre vicine alle nostre, sulla quale fu
scritta la distruzione della suprema autorità spiri-
tuale del capo della religione cattolica, non è la mia.
Questo tentativo pone la patria comune in un grave
pericolo, e ingiunge a me l' imperioso dovere di sai-
vare ad un tempo l'onore del paese, e di non con-
fondere in una due cause assolutamente distinte, due
obiettivi diversi.
L'Italia deve essere rassicurata dai pericoli che può
correre: l'Europa deve essere convinta che l'Italia,
fedele ai suoi impegni, non vuole né può essere per-
turbatrice dell' ordine pubblico. La guerra col nostro
Alleato sarebbe guerra fratricida fra due eserciti che
pugnarono per la causa medesima.
Depositario del diritto della pace e della guerra,
non posso tollerarne l' usurpazione. Confido quindi che
la voce della ragione sia ascoltata, e che i cittadini
italiani che violarono quel diritto si porranno pron-
SM. mnamo wmiaamm n pMf
tftmente di«tro la Hbm déDa nostre fanij^d. I peri-
Golii che il disordine e gl'inooiisiilti protranti possono
creare fra nd, derono essere scongiiirati numtenendo
ftrma raiitorit& del Governo e la bmolabilitfc deOi
L' onore del paese è neUe mie mani e questa fida-
eia che ebbe in me la nasone nei suoi giorni pift
Inttnosi non può fiurmi difetto. AUoréhà la calma lia
rientrata negli animi, e T ordine pnbUioo pienameote
ristabilito, il mio Governo, d'aooordo odUa Fisncia,
secondo il TOto dd Fsilaìnentoi, onnià con ogni ksttà
e sferzo di trovare nn utpe cosqiMiiniettto cbevslgi
a porre nn termine alla grave ed importante qw-
stione dei BomanL
IxALuai!
Io feci e fero sempre a fidanas col vostro mmf^
come Toi lo feceste con ra&tto dd vostro Be per
qneKta grande patria, la qnale, mercè i oomnni ts*
orifizi, tornammo finalmente nel novero delle nazioni,
e che dobbiamo consegnare ai nostri figli integra ed
onorata.
Firenze, 27 ottobre 1867.
VITTORIO EMANUELE.
MENABREA.
CAMBRAY-DIGNY. .
GUALTERIO.
CANTELLI.
BERTOLÈ-VIALE.
A. MARI.
1868] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 245
XXVII.
Indirizzo di congratulazione rivolto dalla Camera
dei Dentati al Re Vittorio Emanuele II in oc--
casione dd matrimonio del Principe Umberto colla
Principessa Margherita, figlia del Dtica Ferdi-
nando di Genova, dettato, per incarico deW Ufficio
di Presidenza, dal deputato Massari.
[Approvato il 3 febbraio 1868.]
Sire!
La lieta novella, della quale la M. Y. si è com-
piaciuta darci l'annunzio, esaudisce una delle più care
speranze della nazione.
Alla gioia che il matrimonio di S. A. B. il Princips
Umberto con S. A. R. la Principessa Margherita reca
all' animo di Y. M., si associano esultanti gP Italiani,
che in quel matrimonio ravvisano appagato un loro
vivo desiderio, e consacrato nuovamente l'avvenire
indissolubile della Dinastia e della patria unità.
E questo sentimento di soddisfazione amorevole e
reverente cresce pensando che la Giovanetta augusta,
la quale viene ora ad allegrare con le sue grazie e con
le sue virtù l' antica reggia di Casa Savoia, discende
dal valoroso Principe, più che fratello della M. Y.,
suo compagno nei pericoli delle battaglie per la indi-
pendenza nazionale.
Disposando alla figlia del Duca di Genova l' erede
della Corona, la M. Y. intreccia le più splendide ri-
membranze del passato con le più sante speranze
dell' avvenire, e rende, a nome della nazione, pietoso
omaggio di affetto alla memoria del Principe illustre.
Sia tanta eredità dì esempi generosi e di nobili
246 VITTOBIO EMANUELE U [1868
tradizioni raccolta ed ampliata dagli augusti Sposi a
maggior lustro dell' inclita stirpe, a beneficio perenne
dell' Italia.
Questo, o Sire, è l'augurio nostro.
Nel porgerlo alla M. V. la Camera dei Deputati
sa che l' augurio non tornerà vano, e che nessun altro
potrebbe giungere più gradito al cuor vostro di So-
prano e di padre.
XXVIU.
Indirizzo del Senato del Eegno al He Vittorio Ema-
nuele II, nella stessa occasione, compilato dàlf Uf-
ficio di Presidenjsa e letto dal senatore Cibrario.
[ApproTato il 7 febbraio 1868.]
Sire!
Il Senato ha inteso con giubilo il fausto annuncio
degli sponsali dell'augusto Principe Ereditario con
S. A. R. la Principessa Margherita di Savoia.
A questo giubilo s'associa la nazione impaziente
di veder assicurata la perpetuità d' una stirpe che
colla magnanima perseveranza di generosi propositi,
col senno e colla mano,^ giunse ad ottenere il difficile
intento, sospiro di tanti secoli, di riunire in uno le
sparto membra d' Italia.
E vieppiù si rallegra la nazione vedendo come si
ritempri per così dire in sé stesso il glorioso sangue
di Savoia, congiungendo al degno Erede del primo Re
d'Italia già nobilmente provato sui campi di battaglia
la leggiadra e virtuosa figlia dell' invitto espugnator
di Peschiera, Ferdinando Duca di Genova.
Così con felice innesto il fausto imeneo riunisco
la memoria dei primi successi dell' armi italiane con
1868] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 247
quella del loro definitivo trionfo ; o coli' alta virtù che
dai due lati concorre, ci affida che il cielo coronerà
i voti della nazione conformi a quelli di Vostra Mae-
stà, rallegrando, e fortificando di scelta e numerosa
prole la patriottica vostra Stirpe, a tutela della libertà,
della grandezza e dell' indipendenza d' Italia.
XXIX.
Indirizzo rivolto nella stessa occasione dal Senato del
Begno cH Principe Umberto^ compilato dalV Uffi-
cio di Presidenza e letto dal senatore Cibrario.
[Approvato il 7 febbraio 1868.]
Altezza Beale!
Il Senato e l'Italia hanno inteso con sensi d'in-
timo compiacimento il fausto annuncio degli sponsali
conchiusi tra V. A. R. e l'augusta sua cugina la Prin-
cipessa Margherita di Savoia.
V. A. R., figliuolo di un Re guerriero e patriota,
guerriero e patriota Ella pure, impalma la figliuola
del glorioso vincitor di Peschiera.
Gli auspicii che brillano suU' augusto imeneo sono
tutti italiani. Qui maturo senno, forti propositi, zelo
tenace ed operoso pel pubblico bene ; là congiunto ad
ogni maniera di leggiadria, ad ogni più amabile virtù,
quell'alto sentire che è proprio della vostra illustre
Prosapia, le cui sorti, immedesimate nelle sorti d' Italia,
saranno, lo speriamo, mercè le illustri vostre nozze,
con perenne felicità assicurate.
Si degni TA. V. R. di gradire l'espressione di
questi rispettosi sentimenti.
^K XXX. ■
Imjìirizzo diretto nella stessa occasione dd Senato
del Jiegno alla Dudicssa di Genova, compilato ed-
V Ufficio di Tresidenza e letto dal senatore (^^^^ J
■■■ [Appronto il 7 febbriiia 1B68.] ^^^bJ
n Smmìo li & ima grata pcem Bi a £ immrhk
a T. A. B.10IW iberniti eo^pÉtalaaknifflr^ia- I
■picatìniini ipoMaU fidiiMMiilu ooMMwà twt S-A-B.
la Frind^eiw llari^ierita • l*aTC<>>tQ fi3Biq?0 di Pn-
moote.
Il Senato noa l'ingaaiia a&nuaiido eba oiioa
notìzia poteva iìomÌt ^ aocetta <Ba .nmnan En
lun ha dimestìoato il patijottinM fd, il fakfc dd
oom^anto «nginto OooM^tadi T, A. .
Ella Ba che 1* A. V. è figlinola di -tale dM eanlibe
sempre un grand' uomo snche quando non fosse un
savio Re ; né può che essergli grata delle nobili cure
con bI splendido successo da luì rivolte a volgariz-
zare iu Germania il culto del massimo fra i poeti
italiani.
Inclito rampollo di tali stirpi, iuform^lta dall'an-
gusta Genitrice alle più rare virtù, ricca di ogni
maniera di grazie, l'eccelsa Sposa darà, nell'altis-
simo grado che le è destinato, invidiabili esempi, e
sarà, circondata dall' amore e dalla riverenza dei popoli
di cui è chiamata ad assicurare i destini.
Il Senato supplica V. A. R. e l' augusta Sposa di
gradire l' espressione di questi sinceri sensi che sono,
possiamo affermarlo, quelli della intera nazione.
.869] £ IL PARLAMENTO ITALIANO. 249
XXXI.
Discorso per V apertura della ^" Sessione della X Le-
gislatura del Parlamento, letto, a nome del Re Vit"
torio Emanuele II che trovavasi a San Rossore
convalescente da gravissima malattia, da una Com-
missione reale composta del ministro guardasigUU
Vigliani e dei senatori Bes Ambrois, Cibrario,
Conforti e Buchoqué, alti dignitari dello Stato.
[18 novembre 18C9.]
SiGNOEi Senatori! Signori Deputati!
Sua Maestà ci ha onorati dell' incarico di aprire
in suo npme la presente Sessione del Parlamento.
Sua Maestà fu profondamente commossa delle vi-
vissime testimonianze di affetto che da ogni parte del
Regno si manifestarono durante la sua recente ma-
lattia. Nell'ansia del pericolo scoppia spontaneo il
sentimento del cuore. Sua Maestà vuole che ne sia
altamente espressa la sua riconoscenza.
La Provvidenza ha dato alla Casa di Savoia un
Figlio, all' Italia un Principe.' La nazione ne gioisce,
sentendosi ognor più collegata alla Dinastia che la
regge. Il Re confida che sarà nuovo pegno dell'unità
e della libertà della patria.
Sua Maestà vi assicura per nostro mezzo che le
sue relazioni con tutti gli Stati sono sommamente be-
nevole. Se la pace è il voto di tutti coloro che amano
il progresso dei popoli, lo è maggiormente degl' Ita-
* S. A. B. il Principe di Napoli nacque addi 11 novembre 1869.
Ftittoiho kmandki.e li [18M]
liani, i quali souo intesi ad un'opera d'interno rior-
dinamento.
n Governo di Sua Maestà non ba creduto di porre
llnio ostacolo a ciò clte i \'eacovi del Regno bì re-
ohino al Ooucilio in Roma. Sua Maestfl augura clie
da queir Asiemblea esca una parola conciliatrice della
fede e della scienza, della religione e della civiltà, ìia^.
in ogni evento, la nazione è sicura clie- il He serbeift
intatti i diritti dello Stato e la propria dij^nità.
Comporre una buona amiuioistrazione e ristorare
le finanze, è questo il giusto desiderio delle popola-
zioni, e ciò che il Re aspetta dal concorde lavoro del
Senato, deUa Camera dm Deputati e del ano GoTemo.
A questo fine importantisBimo è prìou ed vigente
condizione ]a Totazione del bilancio. Sua Haesti ve
lo raccomanda fortemmte, « & assegaaiiumto oellft
vostra saviezza e nella vostra alaorìtàidM potr^
compiere quest'opera con tutta la sollAcitadiiie.
In seguito alla votazione del bilancio, il suo Go-
verno vi presenterà alcune leggi per le quali, correg-
gendo e migliorando le imposte attuali, si provveda
alle necessità dell' erario. La nazione non ha rifug-
gito da alcun sacrifizio per naantenere inviolata la
fede a tutti gì' impegni contratti ; spetta al Governo
ed al Parlamento di fare che questi sacrifizi siano
veramente efficaci.
Insieme ai provvedimenti di finanza, vi saranno
proposte eziandìo altre leggi che mirano a semplifi-
care l'amministi-azione, a promuovere l'industria ed
il credito, ad unificare la legislazione ed Ìl diritto
penale, a riordinare la nostra forza di terra e di mare,
a trasformare la gtiardia nazionale, ad assegnare a
ciascuno la parte di responsabilità che gli compete
nella cosa pubblica.
mi
1
1869] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 251
SiGNOBi Senatori! Signori Deputati!
Un progresso economico della nazione si mostra
evidente agli ocelli di tutti. Dovunque ferve la vo-
lontà d' istruirsi e di produrre. Sono questi gli effetti
della libertà lealmente e largamente praticata. Sua
Maestà spera che questo progresso sarà assecondato
dall'opera legislativa, e che il Parlamento volgerà
tutta la sua sollecitudine a promuovere la pubblica
prosperità.
XXXII.
Indirizzo dei Senato del Begno in risposta al Di-
scorso della Corona del 18 novmnbre 1869, compi-
lato dall'Ufficio di Presidenza.
[Approvato il 23 novembre 1869.]
Sire!
Nello inaugurare la presente Sessione, un' eco della
augusta e sempre desiderata parola di V. M. ci ha
recato sensi di gratitudine per V afifanno che V intera
nazione ha dimostrato nel grave pericolo corso dalla
M. V., e per la doppia gioia che ha risentita nello
scorgere il felice vostro ristabilimento, coronato dalla
(lascita d'un Principe lungamente invocata con voti
concordi.
In un paese dove la Monarchia ha fondato con
rara abnegazione e sublime coraggio la libertà, l'in-
dipendenza, dove il Re la mantiene con la più co-
stante ed illibata lealtà, i popoli non separano mai
le loro sorti da quelle del loro Sovrano, ma ne assa-
porano le gioie, ne partecipano i dolori.
11 Senato ha inteso con piacere la buona corri-
.JIS VITTORIO EHAKEEIE II lla>3
tpondenza clie corre fra l'Italia e le potenze estere.
— La pace ò un bisogno ed un voto conaune dei po-
poli, i quali hanno necessità, d' attendere a migliorare
le loro inteme condizioni sulle quali riposa la loro
Trera felicità. — Le migliori relazioni fra la Chiesa e
lo Stato gioverebbero a conseguirla. Speriamo con
T. M. che dal prossimo Concilio Ecumenico possa
nscire una parola conciliatrice.
Sollecito di promuovere il benessere della nazione
Compromesso dalle condizioni poco liete del pubblico
erario, voi accennate con ragione, o Sire, doversi
porre anzitutto per base d'ogni riforma economica
od amministrativa la votazione d'un regolare bilan-
cio. Tale è pure, o Sire, la nostra opinione, e però
V. M. può essere persuasa che votato il bilancio, il
Senato esaminerà colla massima attenzione i provve-
dimenti destinati a comporre una buona amministra-
none ed a ristorar la finanza ; a procacciare che le
tasse esistenti gittino quel maggior provento che se
ne dee giustamente ritrarre, affinchè in un paese già
tanto aggravato, men prossimo si faccia sentire il bi-
sogno d'imporre nuovi balzelli.
Ma le buone leggi non bastano, ss nella loro ap-
plicazione gli agenti d' ogni classe non si inspirano
a prìacipii d'alta moralità,; se non adoperano quel
senso pratico e quella regolarità e moderazione di
forme che sole possono rendere sopportabili i più duri
sacrifizi ad una nazione, la quale, con gran ragione
sollecita d' assicurare il proprio avvenire, ha dato già
tante prove d'una devozione senza limiti alla causa
comune.
Né minore prontezza e buon volere apporterà il
Senato nella discussione dell'altre leggi importanti
accennate nel Messa;!gio Reale, snll' industria, sul ere-
1869] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 253
dito, sul dritto penale, sulla unificazione legislativa,
sul riordinamento della forza di terra e di mare, sulla
trasformazione della guardia nazionale, e sulla respon-
sabilità dei pubblici funzionari. Solo desidera che le
leggi che si voteranno, possano bastare un lungo nu-
mero d'anni sicché mettan radice ed acquistino au-
torità, essendo troppo manifesto che il rimutarle so-
vente toglie ad esse ogni credito, e rimette ogni cosa
in questione. E ad un tempo il Senato fa voti perchè,
cessando le gare e le contese extralegali, nulla in-
ceppi rallenti il grandioso progredire d'una nazione,
che, conscia dei propri destini, è risoluta a raggiun-
gerli, rinnovando antiche glorie di primato civile,
me'i'cè l'esempio assai raro d'una Monarchia incar-
nata nella libertà.
XXXIII.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 18 novembre 1869, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Domenico Berti, Correnti, De Sanctis, PisanélU
e Chiaves, relatore.
[Approvato il 24 novembre 1869.]
SiBE !
La condizione di cose, nella quale oggi ci è dato
di rivolgere all'augusto Capo dello Stato la nostra
rispettosa parola, è singolarmente grave.
Come dalla Maestà Vostra, così da noi è alta-
mente sentita la necessità che i sacrifizi fatti dalla
nazione per provvedere ai bisogni dell' erario e man-
tener fede ai contratti impegni raggiungano lo scopo
VITTOBtO EMANt'EtE It [1B69
olie solo puft giustific.irli; e come le popolazioni ita-
liane desiderano, così noi riconosciamo con voi, o Sire,
elio il rimedio al male si avrà soprattutto dalla mi-
gliorata amministrazione e dall'assetto della finanza.
Nello apprestarsi a tal uopo, con quella cura so-
lerte che r urgenza impone, a discuterò il bilancio
coli' Amministrazione a cui Vostra Maestà Bara per
affidare il governo della cosa pubblica,' la rappresen-
tanza nazionale sa di adempiere al principale fra' suoi
doveri.
Essa esaminerà altresì i disegni di legge clic la
Maestà Vostra le annunziava, e sarà in partioolar modo
sollecita di quelli per cui si riesca ad ottenere in ma;;-
gior copia i necessari risparmi e che tendano a svilup-
pare le forze produttive del paese.
£ mirabile inrero, o Sire, lo sluioio ed il propo-
sito con coi gì' Italiani d' ogni parte del Bagno danno
ojiera all' incremento dei lOró commerci e delle in-
dustrie loro ; è tale &tto codesto che reca davvero
conforto ; e più ne recherebbe se non fosse il pensiero
della condizione finanziaria dello Stato che cosi poco
risponde alle migliorate condizioni economiche della
nazione.
Né che questo incremento si rallenti è luogo a
temere ; dappoiché lasceranno schiudersi ognor più
vive ed ampio le fonti della ricchezza pubblica e le
amichevoli relazioni cogli altri Stati, e la pace non
minacciata, e le guarentigie della libertà.
Della quale libertà, o Sire, a voi piacque con gentile
pensiero additarci qual nuovo pegno il ram pollo augastn
che Dio testé concedeva alla vostra gloriosa stirpe;
tale lo aveva colle sue manifestazioni di esultanza
' In aegiiitn iilla Totsiiono per la Domini àeì Presidente della Ca-
1870J B IL PAStAHKKTO italuxo. ^
già salutato l' intera nazione, che nella indissolabilità
dell'accordo tra Principe e popolo trova la migliore
sicurtà per le sae istituzioni, al modo stesso che tì
trovò il più efficace sussidio a costituirsi una ed in-
dipendente, e yì troverà mai sempre la più salda
tutela de' suoi diritti, e, qualunque evento si compia
sulle rive del Tevere, la più valida ragione delle sue
speranze.
Ed era ben anco mercè di quel sacro vincolo, a
cui non ha fallito mai la giurata fede, che il popolo
italiano trepidava pur dianzi pei vostri giorni, ed
esultò allo svanire del pericolo ; ed è pur ragione, o
Sire, che la vita del Prìncipe, cimentata le tante volte
in battaglia per la causa nazionale, sia lungamente
conservata all' affetto della ricostituita nazione.
XXXIV.
Discorso pronwmato dal Re Vittorio Emanuele II
aW apertura della T Sessione déW XI Legislatura
del Parlamento, dopo V annessione di Soma al
Begno d^ Italia.
[5 dicembre 1870.]
Signori Senatori ! Signori Deputati !
L' anno che volge al suo termine ha reso attonito
il mondo per la grandezza degli eventi che niun giu-
dizio umano poteva prevedere. Il nostro diritto su
Roma noi lo avevamo sempre altamente proclamato.
e di fronte alle ultime risoluzioni, cui mi condusse
l'amor della patria, ho creduto dover mio di convo-
care i nazionali comizi.
TITTOEIO KMANHELE II [1870
Con Roma capitalo d' Italia ho sciolto la mia pro-
'jnessa e coronata l'impresa che ventitré auni or sono
_ Teniva iniziata dal magnanimo naio Genitore.
Il mio cuore di Re e di figlio prova una gioia
solenne nel salutare qui raccolti per la prima volta
tutti i rappresentanti della nostra patria diletta, e
nel pronunciare queste parole: t L'Italia è libera eil
una, ormai non dipende più che da noi il farla
grande e felice. >
Mentre qui noi celebriamo questa solennità inau-
gurale dell' Italia compiuta, due grandi popoli del
■ Continente, gloriosi rappresentanti della civiltà mo-
derna, si straziano in una terribile lotta.
Legati alla Francia e alla Prussia dalla memoria
di recenti e benefiche alleanze, noi abbiamo dovuto
obbligarci ad una rigorosa neutralità, la quale ci era
anche imposta dal dovero di non accrescere l' incendio
e dal desiderio di poter sempre interporre una pa-
rola imparziale fra le parti belligeranti. E questo
dovere di umanità e di amicizia noi non cesseremo
dall' adempierlo, aggiungendo ì nostri sforzi a quelli
delle altre potenze neutrali per metter fine a ima
guerra che non avrebbe mai dovuto romperai fra due
nazioni la cui grandezza è egualmente necessaria alla
civiltà del mondo.
L'opinioue pubblica, consacrando col suo appoggio
questa politica, ha mostrato una volta di pia che
l' Italia libera e concorde è per l' Europa un elemento
d'ordine, di libertà e di pace.
Quest'attitudine agevolò il compito nostro quando,
per la difesa e per l' integrità del territorio nazionale,
e per restituire ai Romani l' arbitrio dei loro destini,
i miei soldati, aspettati come fratelli e festeggiati come
liberatori, entrarono a Roma. Roma, reclamata dal-
1870] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 257
r amore e dalla venerazione degl' Italiani, fu così resa
a sé stessa, all' Italia ed al monlo inoderno.
Noi entrammo in Roma in nome del diritto na-
zionale, in nome del patto che vincola tutti gli Ita-
liani ad unità di nazione ; vi rimarremo mantenendo
le promesse che abbiamo fatto solennemente a noi
stessi : libertà della Chiesa ; piena indipendenza della
Sede Pontificia nell'esercizio del suo ministero reli-
gioso, nelle sue relazioni colla cattolicità.
Su queste basi, e dentro i limiti dei suoi poteri,
il mio Governo ha già dato i provvedimenti iniziali,
ma per condurre a termine la grande opera si richiede
tutta l'autorità, tutto il senno del Parlamento.
L' imminente trasferimento della sede del Governo
a Roma ci obbliga a studiar modo di ridurre alla mas-
sima semplicità gli ordinamenti amministrativi e giu-
diziari, e rendere ai comuni e alle provinole le attri-
buzioni che loro spettano.
Anche la materia degli ordinamenti militari e
della difesa nazionale vuole essere studiata, tenendo
conto della nuova esperienza di guerra. Dalla terribile
lotta che tiene tuttora attenta e sospesa 1' Europa
sorgono insegnamenti che non è lecito di trascurare
a un Governo che vuole tutelato l'onore e la sicu-
rezza della nazione.
Su tutti questi temi vi saranno sottoposti disegni
di legge, e sulla pubblica istruzione eziandio, che vuol
essere annoverata essa pure fra gì' istrumenti più
efficaci della forza e della prosperità nazionale.
Ci converrà poi riprendere colla più grande ala-
crità l'opera forzatamente interrotta dell'assetto de-
finitivo delle nostre finanze.
Compiuta finalmente l'Italia, non vi può più essere
fra voi altra gara che quella di consolidare con buone
17
ì
adi
yiTIOBIO EMANUELE li [1(
'. un edificio che tutti abbiamo contribuito
erigf^re.
drcNOM Senatoiu! Signori Deputati!
Mentre l'Italia s'inoltra sempre più sulle vie dei
progresso, una grande nazione, che lo è sorella per
stirpe e per gloria, affida ad un mio figlio la missione
di reggerà i suoi destini.' Io sono lieto dell' onore che,
) alla mìa Dinastia, 6 reso insieme all' Italia, e
ini auguro che la Spagna grandeggi e prosperi me-
diante la lealtà, del Principe e il senno del popolo.
Codesto accordo & il più saldo fondamento degli Stati
moderni che vedono così assicurato dinanzi a loro uti
lungo avvenire di concordia, di progresso, di libertà.
XXXV.
Indìrizzo dei Senato del Bpgno hi risposta al Dksorsn
della Corona del 5 dicembre 1870, compilato, per
inamco dell' Ufficio di Prestdensa, dai s&iatore Ma-
miatti.
[Approvato il 13 dicembFe 1B70.]
Sirb!
Il Senato del Regno rendevi grazie solenni delle
calde e sapienti parole che testé pronunziaste nel-
Y aula parlamentare, colmando i cuori italiani di con-
solazione, di fiducia e di gratitudine. Né il cuore stesso
della Maestà Vostra le potè proferire senna gioia su-
blime addirizzandole per la prima volta ai rappre-
' Addi 16 novembre 1B70 le Cortes lii Spagna avevano eletto ao-
Trano il principe Amedeo ili Savoia, duca d'Aoata. clie ai
il 4 dicembre successivo.
1870] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 259
sentanti d'ogni parte d'Italia e loro annunziando che
lo stendardo nazionale è inalberato per sempre sulla
cima del Campidoglio.
Nessun figliuolo di Re vendicò e compiette, come
la Maestà Vostra, con devozione e coraggio eroico, i
paterni proponimenti. Voi, dando Roma all'Italia, sua
capitale gloriosa e desideratissima, scioglieste appieno
il gran voto e confermaste a voi stesso il titolo sacro
e invidiato di Re Galantuomo.
Gli ansiosi pericoli, le sventure, le trepidazioni di
ventitré anni sono oggidì compensate ad esuberanza,
poiché vi condussero a potere affermare dall' alto del
trono che l' Italia è libera ed una, e ormai non di-
pendere più che da noi il farla grande e felice. E di-
verrà, del sicuro, grande e felice, se un senso operoso
del dovere, se il risorgimento nostro morale pareg-
gerassi a quello delle sorti politiche.
Ma sebbene voi siate compreso, o Sire, da giusta
letizia per l' Italia compiuta, nuUameno vi é forza di
riflettere che in questo mentre due nazioni potenti e
eultissime si lacerano con lunga e terribile guerra,
e sembrano far dubitare dei vantati progressi della
età che viviamo.
Il Senato approva la rigorosa neutralità osservata
dal vostro Governo inverso due popoli a cui la pe-
nisola è debitrice di alleanze recenti e fruttuose, e
fra cui ci affrettammo d'interporre uffici schietta-
mente amichevoli.
Piaccia a Dio che l' intervenir nostro premuroso
ed assiduo in unione con altri Stati giunga a mettere
fine a un conflitto troppo ingiurioso all'umanità, troppo
dannoso all' Europa, cui fa ugual bisogno la scienza,
la prosperità e la forza della Francia e della Ger-
mania. Tale su questi frangenti é il giudicio non già
I
ITTORIO KMANrELE II [1870
di pochi, ma d'ogni ordine di cittadini, per quella
imparzialità di animo che !' Italia assume dal sentirsi
nata a crescere al mondo i pegni e le guarentigie di
equilibrio e di paco internazionale.
Salvochè per adempiere quest' alta di lei missione
fra i popoli, conveniva serrare l' ultima porta rimaste
dischiusa di qua dall' Alpi a qualunque straniero, e
restituirà ai Romani il diritto imprescrittibile di poter
disporre di sé medesimi.
Pur ciò, Sire, voi comandaste che te truppe ita-
liano entrassero nella Città Eterna, dove le accolse
una festa ed una esultazione si fatta, che mai non fu
mostrata maggiore a nessuna milizia liberatrice, e
dove l' antico e tacito patto fraterno fu suggellato
dall' autoriti irrefragabile d'un solenne plebiscito.
Spetta ora al Parlamento di provvedere perchè
le coscienze più timorate s'acquietino; l'alto ufficio
spirituale della Santa Sede rimanga intatto e indi-
pendente, rimandano franche lo relazioni di lei con
l' universo cattolico e vi si aggiunga l' esempio, che
intendiamo porgere a tutti, di allargare al possibile
le libertà della Chiesa, la quale oggimai non avrà im-
pedimento nessuno per ritemprarsi nelle venerande
tradizioni dei secoli antichi.
Il Senato applaude a Vostra Maestà, sentendola
assicurare che la traslazione in Roma della sede ca-
pitale è imminente ; e che ciò porge occasione al
vostro Governo di studiar dì nuovo una maggiore
semplicità negli ordinamenti giudiciari e ministrativi,
dilatando in pari tempo le attribuzioni e le libertà
provinciali e municipali, che sono, del certo, le più
feconde e conformi in tutto all'indole nostra.
Il Senato altresì è lieto di apprendere dalia vo-
stra bocca che non andranno perduti per noi i copiosi
1870] E TL PARLAMENTO ITALIANO. 261
ammaestramenti che la guerra attuale scrive col san-
gue di migliaia di yalorosi, e ci movono a credere
che cittadino e soldato debbono essere un nome solo,
e che tanto cresce la probabilità del vincere quanto
le armi sono più dotte e disciplinate. Ciò studieremo
con zelo nelle proposte ministeriali; per ciò stesso
aspettiamo premurosi i disegni di legge promessi circa
la istruzione pubblica, che Vostra Maestà reputa a
gran ragione strumento primo ed efficacissimo della
potenza nazionale.
Ma i nervi della guerra come della pace sono
eziandio le buone finanze ; e intorno ad esse ripiglie-
remo, Sire, le nostre cure incessanti, con desiderio di
racquistare al possibile il tempo involontariamente
perduto.
Su questo tema e sovr' altre proposte di legge che
piaccia al vostro Governo di presentarci, noi adope-
reremo tanto maggiore diligenza e ponderazione in
quanto, come l'avverte la Maestà Vostra, compiuti
oggimai il riscatto e l'unificazione della patria, si
dileguano le cagioni dei passati dissidi!, e solo ci
resta di gareggiare nobilmente fra noi nel fornir quella
di buone leggi e condurre insino al fastigio il monu-
mento incrollabile a cui tutti gli onesti ed i generosi
recarono la loro pietra.
Sibe!
La lealtà proverbiale dei Principi di Savoia, e
sopratutto la vostra, cimentata da mirabili prove
mossero la nazione spagnuola a chiedervi un gran sa-
crificio, concedendo a lei il vostro figliuolo Amedeo
per reggerne ed accertarne i destini.
L'Italia partecipando a quel sacrificio e privan-
dosi insieme con voi d' una cara parte di sé mede-
lima, goda tnttavolta che un degno rampollo di vostra
stirpe chiamato a stringere Io scettro glorioso di
Oturlo V, dedichi tutto sé stesso al felice l'iBorgimcnto
d'un popolo affratellato con noi di achiatta, di genio,
dì civiltò,, di sventuro, e saldo come noi nel propositi
di conciliare quindi innanzi la libertà e il Principato,
il progresso e l' ordine, le istituzioni popolari e l'au-
torità delle leggi.
XXXVI.
Ismnizzo della Camera dei Deputati in risposta d
Discorso della Corona dd 5 dicembre 1S7Q, M-
taio da una Commissione composta dei deputaii
Andreucci, Depretis, Mordini, Fisaneìli e MicheUif-
gelo Caetani di Sennoneta, relatore.
[ApproTuto 11 13 akambra 1870,]
SlIlE ! I
L' Italia ebbe sempre fede nella lealtà e nolle pro-
messe del suo Be.
E invero, tostochò fu consentito da straordinarie
■vicende, la M. V. non tardò il grande e sospirato
atto di sciogliere la Religione dai ceppi mondani del
potere temporale e di rivendicare, in nome del diritto
nazionale e dei voti acclamati in Parlamento, Roma
all' Italia.
Compensati sono alfine i dolori di tante genera-
zioni e il martirio dei nostri più sovrani intelletti,
imperocché sulla caduta degli ultimi avanzi della teo-
crazia or si erga, mercè vostra, vittoriosa la civiltà,
e si erga pure al fianco suo bella di vita nuova la
patria nostra libera ed una e dello proprie sorti ormai
arbitra essa sola.
1870] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 263
Più grande avvenimento e più benefico nelle sue
conseguenze il mondo non vide mai n "11' età moderna!
Così ha raggiunto il suo t'elico compimento la
grande impresa a cui sacrificò vita e corona il ma-
gnanimo vostro Genitore, e così è stata sciolta la
storica promessa che alla M. V. inspirarono la filiale
pietà e l'amore di patria.
Per la qual cosa allorché sulle vostre labbra ri-
suonò con legittima compiacenza un tanto ricordo, il
plauso dei rappresentanti del paese non fu se non
l'eco fedele del sentimento nazionale di gratitudine
verso il Principe eletto che il popolo nel suo schietto
ed espressivo linguaggio, aveva già chiamato Be Ga-
lafUtiomo,
Alla Camera nuova, sorta per opportuno consiglio
vostro dai generali comizi e completata dai rappre-
sentanti delle Provincie restituite ultime alla patria,
spetta adesso il prendere arditamente e saviamente
le mosse onde affrontare e risolvere le odierne diffi-
coltà della questione romana, pur rispettando e as-
sicurando la libertà della Chiesa e la indipendenza
del sommo Pontefice nell' esercizio del suo ministerio
spirituale.
Intanto essa accolse con manifesta letizia la reale
parola sull'imminente trasferimento a Roma della
sede del Governo.
Quivi ispirandosi ai bisogni della nazione ed alle
memorie dell'antica sapienza, la Camera elettiva porrà
tutto lo studio e tutta la diligenza nel rendere, giusta
il desiderio di V. M., più semplice, più economica
V amministrazione dello Stato, e nell' affrettare la ri-
composizione della travagliata finanza.
Né opera meno solerte essa darà perche si ag-
giunga gagliardia e saldezza agli ordini militari, e
I
TITTomo EMANUELE II [1879
perditi tra le moltitudini si spanda copiosamente il
tesoro della pubblica istruzione. I buoni studi q le
hnone armi sono oggi una suprema necessità per
l' Italia.
Alla nostra contentezza presente e alle speranza
Se. il più acerbo contrasto la guerra immane che com-
batte Francia e Germania. Mentre essa strappa uu
grido di dolore ai popoli civili, è come un lutto lìi
liimiglia per l' Italia che a quelle due illustri e potcu-
tissime nazioni si sente unita da incancellabili me-
morie di sangue versato insieme sui campi di battaglia
e di grandiose imprese in comune ideate e compiuta
Obbedendo alla volontà nazionale, con forma ao-j
lenue manifestata in Parlamento, il Governo di V
, osservò ed osserva la pift stretta neutralitA. Esso
dunque tutto il diritto d'interporsi fra i belligeranl
con una parola di pace, ed i rappresentanti del pat
sono lieti di associarsi alla Maestà Vostra nello aafl
gurio che al più presto !' occasione si presenti dr
proferirla con efficacia.
Sire '.
Nel momento stesso in cui l'Italia coronava l'edi-
fizìo della sua unità, la grande e nobile nazione di
Spagna, bramosa di giustizia e di libertà, offrÌTa la
Corona d'Isabella la Cattolica all'illustre vostro figlio
Principe Amedeo.
In questa offerta, degna del vostro nome, i rap-
presentanti del paese, pur deplorando la perdita di
un così valoroso soldato, ravvisano la più solenne ma-
nifestazione della fede che i popoli liberi hanno nei
patti giurati da Casa Savoia e un meritato omaggio
reso alla concordia che regnò sempre in Italia fra
Principe
1871] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 2Gt
XXXVII.
Discorso pronunciato dal Be Vittorio Emanuele II
air apertura della 2" Sessione della XI Legislatura
del Parlamento, convocato per la prima volta in
Roma,
[27 novembre 1871.]
Signori Senatori! Signori Deputati!
L'opera a cui consacrammo la nostra vita è com-
piuta. Dopo lunghe prove di espiazione, V Italia è
restituita a sé stessa e a Roma. Qui dove il nostro
popolo, dopo la dispersione di molti secoli, si trova
per la prima volta raccolto nella maestà dei suoi rap-
presentanti, qui dove noi riconosciamo la patria dei
nostri pensieri, ogni cosa ci parla di granfi ezza, ma
nel tempo istesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri.
Le gioie di questi giorni non ce li faranno dimenti-
care. Noi abbiamo riconquistato il nostro posto nel
mondo difendendo i diritti della nazione. Oggi che
l'unità nazionale è compiuta e si riapre una nuova
era della storia d'Italia, non falliremo ai nostri prin-
cipii. Risorti in nome della libertà, dobbiamo cercare
nella libertà e nell' ordine il segreto della forza e
della conciliazione.
Noi abbiamo proclamato la separazione dello Stato
dalla Chiesa, e riconoscendo la piena indipendenza
dell' autorità spirituale, dobbiamo aver fede che Roma
capitale d' Italia possa continuare ad essere la sede
pacifica e rispettata del Pontificato. Così noi riusci-
remo a tranquillare le coscienze, come con la fermezza
dei propositi, eguale alla temperanza dei modi, abbiamo
saputo compiere l' unità nazionale, mantenendo inal-
terate le amichevoli relazioni colle potenze estere. Le
1
TUTORIO BMAKUBLB II [1871
proposte legislative che vi saranno presentate per re-
golare le condizioni degli enti ecclesiastici, informan-
dosi allo stesso principio di libertà, non riguarderanno .
elle lo l'appreeentanze giuridiche, e la forma del poa- J
Beesi, lasciando intatte quelle religiose istituzioni, chfr I
bauno parte nel governo della Chiesa univei-sale. 1
Oltre questo argomento gravissimo, le questioni I
r«conomiche e finanziarie richieggono principalmente l6 j
, vostre cure. Ora che l' Italia è costituita, si deve pen-
sare a farla prospera collo assetto delle sue finanze;
o ciò non può mancare se non ci vien meno quella
virtù e perseveranza onde è sorta la vita della nazione.
Le buone finanze ci daranno i mezzi di rinforzare gli
ordini militari. I miei voti più ardenti sono per la pace,
e nulla ci fa temere che possa venire turbata, ma l'or-
dinamento dell'esercito e della marina, la rinnova-
ì deììe armi, le opere di difesa del territorio na-
aionale esigono lunghi e maturi studi, e l'avvenire
potrebbe chiederci severo conto di ogni improvvido
ritardo. Voi esaminerete ì provvedi mei iti clic a tale
scopo vi saranno presentati dal mio Governo. Non
mancheranno altre proposte di grave momento, come
quella riguardante l' antonoraia dei comuni e delle
Provincie, il decentramento amministrativo in quella
misura che non scemi forza allo Stato, e quelle per
un unico codice penale, per riformare l'istituzione dei
giurati, e per crescere uniformità ed efficacia agli
ordini giudiziari. Noi verremo per tal modo vantag-
giando la pubblica sicurezza, senza la quale volgonsi
in pericolo perfino i beneficii della libertà.
SiOKoni Senatori ! Signobi Deputati !
Un vasto campo di lavoro vi sta dinanzi. Compiuta
l'unità, nazionale, saranno, lo spero, meno ardenti le
1871] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 267
lotte dei partiti, che oramai gareggeranno solo nel
promuovere lo svolgimento delle forze produttive della
nazione : e mi gode V animo allo scorgere che già si
manifesti a più indizi la crescente operosità della
nostra popolazione. Al risorgimento politico seguita
da vicino il risorgimento economico, si moltiplicano
le istituzioni di credito, le associazioni commerciali,
le mostre di arti e d'industria, i pubblici congressi
degli studiosi. Conviene che Parlamento e Governo
assecondino questo fecondo moto ampliando e raf-
forzando l'insegnamento professionale e scientifico,
aprendo nuove vie di comunicazione e nuovi sbocchi
al commercio.
L'opera meravigliosa del traforò del Cenisio è com-
piuta, sta per essere intrapresa quella del San Got-
tardo : la via mondiale, che percorrendo V Italia riesce
a Brindisi, e avvicina l'Europa all'India, troverà aperti
i tre varchi alla vaporiera per attraversare le Alpi.
La celerità dei viaggi, l'agevolezza degli scambi ac-
cresceranno le amichevoli relazioni che già ci legano
ai popoli transalpini, e ravviveranno le nobili gare del
lavoro e della civiltà. L'avvenire ci si schiude innanzi
ricco di liete promesse: a noi tocca rispondere ai fa-
vori della Provvidenza col mostrarci degni di rappre-
sentare fra le grandi nazioni la parte gloriosa d' Italia
e di Boma.
XXXVIII.
[isnj
Indirizzo dei Senato del Regno in risposta ai Discorsa
della Corona del 37 novembre 1871, letto, in nomi
déW Ufficio di Tresidenea, dai senatore Ilamiani.
lApprofnto il 5 flicombrc iS7I.]
Sire!
Quelle parole da voi pronunziate: l'opera a m
■ mnsacrammo la nostra vita è compiuta, ci colmfirono
di letizia, d'ammirazione e di gratitudine. Pensammo
l' Italia tornata signora di s6, Roma restituita all'Ita-
lia, ventitré anni di cimenti e di prove, la vostra-
lealtà e costanza premiata di gloria immortale.
In questa metropoli augusta, dove la patria nostm,
divisa Q squarciata per lunghi secoli, si ricongiunge
la prima volta nella persona e autorità, de' propri \
rappresentanti; in questa cìttfl imperitura onde si
origina la storia e la civiltà delle schiatte latine, noi
non iscorderemo che ogni cosa parla di eroismo e
grandezza, perchè vi si mantenne saldissimo quel culto
del dovere la cui dimenticanza espiammo con ineffa-
bili sciagure, e il cui risorgimento durevole ci serberit
le nuove fortune e il riacquisto prezioso della libertà.
Né questa, Sire, vogliamo disdetta ad alcuno,
assai meno alla Religione e alia Chiesa, che per pro-
pria natura sono indipendenti e inviolabili; e quanto
è più da cercare la unione morale fra esse e lo Stato,
tanto diviene piiì necessaria la separazione loro giu-
rìdica.
Così noi, dimorando rispettosi d'accanto alla libera
Sede del Pontificato, proseguiremo a tranquillare le
coscienze cattoliche.
1871] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 269
Aspettiamo per tutto ciò con fiducia dal vostro
Governo il disegno di legge il quale debbe, giusta
sempre le massime di libertà, definire le condizioni
degli enti ecclesiastici.
Sollecitati dalla Maestà Vostra, noi torneremo, cor
maggior quiete e non minore diligenza, a studiare e
curare i gravi interessi economici e finanziari della
nazione, ai quali tanto più bisogna il reintegrarsi ed
il rifiorire, quanto importa oggi di spendere non poco
ed a tempo negli armamenti di terra e di mare. Che
sebbene V Italia sia per tutti gli Stati pegno naturale
di pace e d'equilibrio europeo, la Maestà Vostra ci
avverte con gran saviezza di crescere di previdenza e
sollecitar le difese.
Approviamo il concetto di riordinare e allargare
al possibile le franchigie ministrative locali, cagione
feconda di operosità, guarentigia insieme di ordine e
conservazione. Ma fondamento primo di ordine e con-
servazione è la sicurezza pubblica. Onde noi aspet-
tiamo desiderosi dal vostro Governo le proposte di
legge che mirano a convalidare ed unificare il Codice
penale e V Autorità giudiziaria e togliere alla salutare
istituzione dei giurati le mende che 1' esperienza ha
messo in palese.
Compiuta r unità della patria, assodato, all' ombra
della vostra Corona, l' impero della legge e delle fran-
chigie statutali, l'energia popolare, non più frastor-
nata da esigenze politiche, si volge ai lavori di pace
e di civiltà, e la Maestà Vostra ne accenna con giusto
compiacimento i segni e le prove e fra queste le vi-
scere delle Alpi traforate da parte e parte con ardi-
mento e perseveranza degne dell'Italia antica.
Le leggi della natura non mutano, e se noi non
mancheremo troppo a noi stessi, la felice postura della
fJO VITTORIO EMANUELE n [1871
penilola per mezzo al Mediterraneo la costituirà fra
brere uqo dei centri invidiati del commercio mondiale.
Opportunamente, o Sire, ci ricordaste gli studiosi
Congressi o l'insegnamento professionale e scientifieo.
Attendiamo che il vostro Governo ci inviti ad accre-
Bcerìo e migliorarlo, memori ohe nell'età «dìen» ogm
fona, ogni rìocbetn, ogni prevalenza drile nunpidli-
da vasto e profonòi sapere. - •
Smt
L' c^ra a cui d dùamate é lopranudo Umio»
e dìffidte. furo d reobiomo a d^b> M MoeMnla
senza orgt^lio e sema riltA. Fortonati darraio n
potrem rioBcire non ingrati alla Fxorndeiua, noe
troppo inferiori alle memorie di Roma «alla trim&le
grandezza ohe Bpirs dalla dma.det Bette Colli
I
XXXIX.
INDIRIZZO della Camera dei Deputati in risposta d
Biscorso della Corona del 27 novembre 1871, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Mari, Mingketti, Uattaezi, Uicasoli e Pisandli,
relatore.
[ApproTsto il 4 dicembro 1S71.]
Sibb!
La parola che affermava compiuta l' opera a cui
la M. V. Ila consacrato la vita, fu gioia di tutti i
cuori italiani.
L'aver potuto profferire quella parola è stato il
più alto, il più degno premio della lealtà del Principe,
della fede del popolo.
1871] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 271
Con questi auspizi T Italia, per secoli soggetta e
divisa, è riuscita ad affrancarsi, a riunire le sue sparse
membra, e, ponendo fine a un funesto e doloroso di-
vorzio, ricongiungerle al suo capo, Roma.
E qui la M. V. è stata salutata con un grido
di piena esultanza da tutti i rappresentanti di quel
popolo del quale in altro tempo sentì un grido di
dolore.
Raccolti nella città eterna, noi rappresentanti d' Ita-
lia avremo perennemente innanzi agli occhi lo spet-
tacolo vivo della grandezza dei nostri padri, perenne
documento della grandezza dei nostri doveri e saldo
augurio dell' avvenire.
In nome della libertà, con nuovo e mirabile esem*
pio, si è fondato il Regno d' Italia ; e con quel nome
il nuovo Regno ha preso posto nel consorzio delle genti
civili.
Noi non potremmo fallire ai nostri principii; ed
essi saranno la nostra guida nelle relazioni estere,
nella politica interna.
L'Italia, che non minaccia il diritto di alcuno, che
anche tra le ansie di una politica affannosa è stata
pegno di ordine e di pace all' Europa, può con fonda-
mento sperare che mai non vengano meno le amiche-
voli relazioni che la stringono alle altre nazioni.
Fidenti nella libertà, noi proclamammo la separa-
zione dello Stato dalla Chiesa, cioè la piena restaura-
zione del potere civile, il sincero rispetto per le cre-
denze religiose.
Questa è la via nella quale ci siamo posti, nella
quale persisteremo ; e vi persisteremo colla coscienza
che solo in quella guisa rimarranno inviolate le ra-
gioni dello Stato e sarà ad un tempo assicurata
l'indipendenza dell'autorità spirituale.
272 VITTORIO EMANUELE II [I87i
Però anche noi abbiamo fede che, sperimentata
l'equità e la costanza dei nostri propositi, perfioo
nelle coscienze più dubbiose, succederà all'esitanza
la sicurezza, e che Eoma, capitale d' Italia, non ces-
serà di essere fida e propizia sede del Pontificato.
A questi principii, che oramai costituiscono il di-
ritto pubblico del Regno d'Italia, ci inspireremo nel-
l' esaminare le proposto legislative che concernono le
condizioni degli enti ecclesiastici. Avremo a cuore
tutti i grandi interessi della nazione, e saremo heti
di poter dare il nostro appoggio alle proposte del Go-
verno di V. M.
Saranno pure studiosamente esaminate dalla Ca-
mera elettiva le altre proposte che V. M. ci annunziò,
riguardanti la finanza, 1' ordinamento civile, l' ammi-
nistrazione della giustizia, gli ordini militari.
Tutti sentono quanto importi alla sicurezza, al
decoro e alla prosperità del paese l'assetto della pub-
blica finanza, una maggiore efficacia nella vita ammi-
nistrativa, la retta amministrazione della giustizia, il
vigore degli ordini militari. Ogni incauto ritardo po-
trebbe portare danno e dolore.
Sì, Sire, una maggiore operosità si risveglia in
questa antica patria, che la M. V. ha richiamata ad
una nuova e giovine vita. È maggiore l'attività de' com-
merci ; maggiore 1' attività delle industrie ; maggioro,
in ogni rispetto, 1' attività delle menti : e siamo lieti
di udire come il Governo senta l'obbligo di assecon-
dare questo spontaneo moto della nazione, ed aiutarlo
a raggiungere una meta benefica.
Certo, una nuova era si apre per l' Italia ; una
terza storia comincia per Roma. Le doti proprie del
popolo italiano, non più intese alla conquista del
mondo, non più implicate col s:overno spirituale delle
1873] E IL PABLAMKNTO ITALIANO. 273
nazioni, dovranno e potranno rivolgersi tutte sopra
sé stesso e promuovere quelle virtù, fecondare quelle
forze che un tristo passato teneva impedite e com-
presse.
L' Italia non ha sospirato per tanti anni Roma,
non l' ha ricercata con tanta ansietà, non ha udito
<»n tanta esultanza dalla bocca della M. Y. la parola
ohe diceva compiuta l' opera della vita sua, se non
perchè era certa che qui, fiduciosa nel suo Re, sicura
ne' suoi confini, padrona del suo fato, avrebbe sen-
tito correre nelle sue riunite membra piena e rigo-
gliosa la vita.
La voce della M. Y. che addita agli Italiani il
nuovo arringo, e li invita a percorrerlo animosi, è la
Toce stessa che finora, accompagnando la coscienza
del popolo, ha precorso con sicurezza gli eventi.
Quella voce sarà sprone e conforto a tutti gli animi
italiani; e concordi e fidenti tutti ci adopreremo
perchè la nuova era e la nuova storia risponda al-
l'alto concetto del Principe che l'ha dischiusa, e sia
degna del nome glorioso d' Italia e di Roma.
XL.
Discorso pronundato dal Be Vittorio Emanuele II
alP apertura della 3" Sessione ddV XI Legislatura
del Parlamento.
[15 novembre 1873.]
Signori Senatori! Signori Deputati!
Quando io inaugurava in Roma l' ultima Sessione
del Parlamento, vi invitai a rivolgere tutti i pensieri
sÀV ordinamento interno dello Stato. L' impresa a cui
274 VITTOBIO EMANUELE H [1873
vi esortava era lunga, difficile, severa. Ma il vostro
patriottismo ed i progressi già fatti, mi sono oggi un
pegno sicuro della vostra perseveranza. Essa sola potrà
farci toccare la meta a cui ci spronano i voti più ar-
denti delle popolazioni. La operosità che si risveglia
in tutte le parti del Regno, ci manifesta clij all'Italia
mancava soltanto la unità e la libertà per svolgere
le forze onde è sì largamente dotata. Io confido in
cotesta crescente operosità, e sarà cura del mio Go-
verno assecondarla col mantenimento della sicurezza
pubblica e dell'ordine, elementi indispensabili del
lavoro e del progresso.
L' Italia ha mostrato che Roma poteva divenire la
capitale del Regno senza che fosse menomata la indi-
pendenza del Pontefice nell' esercizio del suo ministero
spirituale, e nelle sue attinenze coli' orbe cattolico. Ri-
soluti di rispettare il sentimento e la libertà religiosa,
noi non permetteremo che sotto il manto di questi
sacri diritti si attenti alle leggi ed alle istituzioni
nazionali.
Sono lieto di assicurarvi che le nostre relazioni
con tutte le potenze sono amichevoli. Queste buone
relazioni ricevettero una solenne sanzione nella visita
che feci testé all'Imperatore Austro-Ungarico e all'Im-
peratore di Germania. Le dimostrazioni di cordiale
simpatia che ho ricevuto da quei Sovrani e dai loro
popoli erano rivolte all'Italia risorta, che ha saputo
acquistare il posto che le compete fra le nazioni civili.
L' Austria e V Italia furono già avversarie sul campo
di battaglia. Tolta la cagione della lunga contesa,
rimase solo la fiducia nei comuni interessi e nei van-
taggi di una sicura amicizia. Questa amicizia mi è
tanto più grata, perchè si associa con quegli afi'etti
di famiglia, che un dovere più alto e più imperioso
1873] E IL PAKLAMBNTO ITALIANO. 275
aveva potuto dominare, ma non ispegnere nel mio
cuore.
L'Italia e la Germania si costituirono entrambe
in nome dell'idea nazionale, entrambe seppero fon-
dare gli ordini liberi sulle basi di una monarchia as-
sociata per lunghi secoli ai dolori come alle glorie
della nazione. Le relazioni fra i due Governi conformi
alle simpatie fra i due popoli sono una guarentigia
pel mantenimento della pace. Noi desideriamo di vi-
vere in pace con tutte le nazioni, ma io sarò sempre
il fermo custode del diritto e della dignità nazionale.
Perciò la nazione deve confidare anzitutto nelle pro-
prie forze. Io vi raccomando quindi le leggi che hanno
per oggetto di compiere l' ordinamento dell' esercito e
la difesa dello Stato. Voi non potete farmi cosa più
grata, che occuparvi del bene e della forza di quel-
l' esercito che io conosco, che mi conosce, che diede
e darà sempre i primi esempi dell' abnegazione e del-
l' onore.
Con pari sollecitudine vi raccomando la nostra
marina di guerra. Essa è degna dell'avvenire a cui
la chiamano le sue antiche memorie. Voi vi occupe-
rete eziandio dei modi per poter condurre a termine
quei grandi lavori che lo Stato ha intrapreso per dar
vita e prosperità a tutte le sue provincie.
Ma agli apparecchi di guerra, come alle feconde
opere della pace, alla prosperità ed al credito, come
alla dignità ed alla forza dello Stato, è indispensabile
fondamento una buona finanza. Il popolo italiano non
si è mai rifiutato ai sacrifici che gli furono richiesti
a questo fine. Spetta a voi di deliberare quei provve-
dimenti che valgano a trarne tutto il profitto, e dare
al paese quella piena sicurezza nell'avvenire, alla quale
essoanela, e che ha meritato di conseguire. H restauro
EMANUELE ir I
f della finanza potrà solo iar cessare il male, che tuttì.
deploriamo, del corso forzato. Però è dover nostro
d'ora studiarci di attenuarne gli effetti, regolandolo
con severe discipline. A tal uopo vi sarà, presentata
una l(!p;ge speciale.
Durante la Sessione il mio governo vi presentert;
altre leggi importanti sulla materia giudiziaria, BuUa
pubblica istruzione e suU' amministrazione civile.
SiGNOKi Senatoei ! Signori Deputati !
Nella pace che io confido durevole, nell' ordi»,
interno, nell' unione fra i poteri dello Stato, le istitn-
zioni libere ai svolgeranno insieme coi pregressi civili'
e col benessere delle popolazioni. Cosi solamente nò'
potremo dire di aver compiuta l' opera nostra, e, col*
r aiuto di Dio, assicurata ai nostri figli quella patri»'
ohe stava in cima dei nostri pensieri, quando
, prove del passato le tenemmo una feda invincìbìls.
l'Oggi come allora io confido nella nazione; sento
i come allora la nazione confida nel Re.
XLI.
IsDiBizzo del Senato del Begno in risposta al Discorso
della Corona del 15 novanbre 1873, dettato, per
inc(mco dcB* Ufficio di Fresidema, dal senatore la-
barrini.
[ApproTAto n 29 uoTsmbre ISTI.]
Sibb!
Il Senato accolse sempre con riverenza e fiducia
la parola della M. V., cosi nei giorni di prova, come
ora che qui iu Roma godiamo dì veder compiuta
l'unità, e l'indipendenza della patria.
r^~\
1873] E n. PARLAÌftNTO ITAUAKO. 277
n principio fecondo della libertà che informa tutte
le nostre istituzioni, applicato anche alla Chiesa, ci
ha dato il modo di risolvere la questione più ardua
dei tempi moderni. La coscienza del mondo cattolico
deve essere rassicurata, dacché il Pontefice, libero
neir esercizio deUa spirituale autorità, mostrò la sua
piena indipendenza nelle relazioni con tutte le nazioni
cattoliche. Perseverando in questa via, e mantenendo
inviolato in faccia a tutti l'impero della legge, il Se-
nato confida che il tempo aiuterà a toglier di mezzo
le difficoltà inerenti ad ogni grande mutamento.
Noi seguimmo con animo appagato la M. Y. nelle
visite recenti alle Corti imperiali di Vienna e di Ber-
lino. La intiera nazione esultò delle liete accoglienze
fatte al suo Re; nò mai si vide accordo amichevole
di monarchi, cui rispondesse tanto vivace il sentimento
dei popoli.
n Senato intende la sodisfazione della M. Y. di
av-er ristabilito relazioni cordiali con la Casa Impe-
riale d' Austria ; come apprezzò il sacrificio degli af-
fetti di famiglia al bene della patria, che Y. M. seppe
imporre al suo cuore, finché durò la contesa che tenne
divise le due nazioni.
Noi siamo lietissimi di apprendere dalla M. Y.
che le relazioni dell' Italia con tutte le potenze sono
amichevoli, e che la pace é assicurata. L'Italia che
ha potuto costituirsi nazione indipendente, mercè il
rispetto che trovò in Europa il suo diritto, non può
non rispettare i diritti delle altre nazioni.
Colla pace, avrà rapido incremento la nuova vita
economica che si é ridestata in tutte le provincie ita-
liane ; e, per impulso d' una legislazione liberale, po-
tremo veder cresciuta, coll'operosità privata, la pubblica
ricchezza. L'unità dello Stato che ha tolto di mezzo
J78 TITTOniO EMANITELE n [1873
ì vincoli interni, e le istituzioni libere che assicurano
tutti i diritti e tutti gì' interessi, sono la protezione
più efficace dell' industria e del lavoro nazionale.
Goal potrà provvedersi efficacemente al ristauro
della finanza, che, a giusta ragione, forma soggetto
delle soUecitadini della M. V, Il Senato presterà tutto
la sua cooperazione al Governo in cosa di tanto vitale
importanza, convinto com' è, che rialzare il credito
dello Stato ed ordinane la finanza, sia rendere alla
nazione, con la pienezza delle sue forze, il sentimento
della sua sicurezza.
A questo fine supremo debbono esser diretti gli
sforzi del Governo e de! paese ; giacché, come ci ram-
menta la M. V., la buona finanza è fondamento alla
forza ed alla dignità dello Stato, e sola può dar moiìo
tdi provvedere, con quella larghezza che si desidera,
air esercito, alla marina ed alle opere pubbliche.
L' esercito, questa difesa permanente della nostra
indipendenza, questa scuola di disciplina, di abnega-
zione e di spirito nazionale per la gioventù italiana,
come sta a cuore alla M. T., cosi richiamerà tutta Is
diligenza del Sonato nello studio delle leggi che deb-
bono compirne l' ordinamento.
Smx!
L' Italia ha ripreso il suo poBto fra le nazioni, la.
libertà entrata nel costume è guarentigia, non peri-
colo dell' ordine interno. Nulla piil contrasta alla
nostra civiltà di tornare alle sue tradizioni gloriose.
La nazione confida nel stio Re : questo nobile senti-
mento che le diede fermezza di virili propositi nel
passato, la rassicura anch' oggi nelle speranze del-
l' avvenire.
1873] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 279
XLH.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 15 novembre 1873, dei-
tato da una Commissione composta dei deputati
Coppino, Correnti, Finzi, Nicotera e Lioy, relatore,
[Approvato il 25 novembre 1873.]
SiBE !
La voce di V. M. risuona sempre gradita alla na-
zione. Essa che fu V eco generosa dei nostri dolori e la
annunziatrice delle nostre fortune e dei nostri trionfi,
oggi è il più autorevole stimolo al compimento delle
opere che la patria si aspetta da noi.
Il popolo italiano, che vi offrì il suo sangue quando
combatteste le patrie battaglie, vi ha seguito con pen-
siero plaudente allorché vi recaste sulle rive del Da-
nubio e della Sprea. Codesto viaggio, o Sire, prova
novella della vostra devozione agli interessi nazionali,
come fruttò nobili consolazioni al vostro cuore, così
fu salutato come consacrazione del principio di nazio-
nalità che, introdotto nel diritto pubblico europeo,
potrà preparare più durevoli e umane soluzioni a quelle
difficoltà le quali fin qui vennero commesse all'ar-
bitrio della spada.
Siamo lieti di avere udito da voi confermare che
le nostre relazioni con tutti gli Stati sono amiche-
voli. Memoria di antiche amistà ci avvince a quei
popoli, che ci confortarono di consigli e di aiuti nelle
ardue prove che abbiamo attraversate ; ed ora, spente
le ambizioni e le gelosie, ai vinti e ai vincitori egual-
mente funeste, stendiamo con viva contentezza la mano
anco a quelle genti che ebbimo di fronte sui campi
TITTOEIO EWAKDELE n [l®"'
di hattaslia, e che adesso ci sono compagne ndk
nobili gare della liberti e del progresso.
Così potremo volgere tutti i nostri pensieri e h
nostro cure a quelle riforme amministrative che da
tanto tempo si aspettano, che tutti invocano. Romit
b pegno di concordia e di stabilità per l' Italia, comò
r Italia è divenuta una forza pacificatrice nel mondo;
essa è entrata nel consesso dei popoli lìberi non aspi-
rando ad altre vittorie che a quelle benefiche del
lavoro, del sapere e della civiltà.
Sara, indimenticabile per tutti i secoli, o Sire, quel
momento quando voi avete annunziato, in nome delia
libertà delle coscienze, il rispetto pel sentimento reli-
gioso, il quale, essendo persuasione di affetto e ispi-
razione di carità, non potrebbe rivolgersi in arma di
fazioni e di i ivili discordie senza farsi degenere e senza
meritamente cadere sotto il rigore delle leggi tutrici
e vindici della comune libertà.
Persuasi che della forza e della prosperità nazio-
nale sono indispensabile fondamento le buone finanze,
stndieremo le leggi che ci sono promesse per condurle
a meta sicura, e le altre che intanto valgano ad atte-
nuare i danni del corso forzoso. La nazioBe non ricusò
di sobbarcarsi alle gravezze necessarie per mantenere
r integrità del suo credito e del suo onore, ma noi
dobbiamo far si che i sacrifizi a coi le popolazioni,
conscie dei bisogni dello Stato e confidenti nell'av-
venire, si rassegnano, siano insieme ed efficaci nei loro
risultamenti e per quanto è possibile meno nocivi alla
vita economica del paese.
Come la Maestà Vostra ce ne conforta, noi asse-
conderemo volenterosi il vostro Governo per dare
all'amministrazione civile più naturale e spedito pro-
cedere, riordinare l'amministrazione giudiziaria, dif-
■1
"1
1873} B III PABLAMENTO ITALIANO. 281
fondere l'istruzione e l'educazione del popolo, propor-
zionare alle presenti condizioni economiche il compenso
degli ufficiali dello Stato, e compiere i grandi lavori
intrapresi per infondere vita e prosperità in tutte le
provinole del Regno.
Tra le leggi che dovremo discutere in questa Ses-
sione, sentiamo, o Sire, la suprema importanza di
quelle concementi la difesa dello Stato. Noi rivolge-
remo attenzione speciale alle proposte che ci saranno
presentate intorno alla marineria, cui la postura della
penisola assegna difficili e gloriosi doveri, e al defi-
nitivo assetto di queir esercito che fu sempre primo
a porgere ogni più nobile esempio di abnegazione e
di onore, non solo quando co' suoi petti si fece ba-
luardo dell'indipendenza nazionale, ma anche dovunque
una pubblica sventura ha reclamate le sue mani forti
non meno che pie.
SibeI
Colla coscienza della vostra fede intemerata voi
diceste : Io confido nella nasone ; e la nazione vi ri-
sponde che essa confida nel Re fondatore dell'unità
d'Italia, nel Re che dei diritti e della dignità della
oatria è fermo custode.
'M
XLIII.
' Indihizzo rivolto dal Senato dd Regno al ite Vittorio
Emanuele II in occasione del 35" anniversario della
t assunzione al trono, compilato, per incanco
deli' Ufficio di Presidenza, dal sencUore Todamti&i^
[ApproTatd il 18 mino 1874-1 '
SibeI
Sono oggi compiti venticinque anni dacché voi
cìngeste l'avita, corona dei Re Sabaudi. Raccolta in
un giorno di sventura sopra un campo di battaglia,
1 solo le rendeste lo splendore antico, ma la
faceste degna dell' Italia risorta. La Croce di Savoia,
insegna gloriosa della vostra Casa, divenuta simbolo
sacro dell' unità nazionale, sventola sulle torri delle no-
stre cento città ; ed ha preso il luogo di tutte le inse-
gne delle signorie cadute con la dominazione straniera.
Quale storia memoranda avranno questi venticinque
anni del vostro Regno ! La libertà, mantenuta anche
quando pareva meritorio proscriverla ; la guerra d' in-
dipendenza due volte ripresa, e due volte condotta a
buon fine ; dinauzato non che seguito l' impeto dei po-
poli anelanti di cancellare le divisioni antiche; l'unità
della patria che sembrava sogno d'anime generose,
felicemente compiuta ; data persona e parola nel con-
certo delle nazioni a quest' Italia ieri conculcata e
derisa ; composto, per quanto era da noi, il funesto dis-
sidio tra r Italia e la Chiesa, senza rinnegare la fede
dei nostri maggiori; son questi gli avvenimenti stu-
pendi che riempiono questo quarto di secolo.
Noi, testimoni fortunati di così splendida succes-
sione di eventi, rendendo omaggio alla M. V. in questo
1874] B Hi PARLAMENTO ITALIANO. 283
luogo ed in questo giorno, quasi non crediamo a noi
stessi ; e ringraziamo la Provvidenza di essere vissuti
fino a veder soddisfatto in così breve tempo il voto
di tante generazioni.
Felice il Re che può unire il suo nome al risor-
gimento del suo popolo ; felice il popolo che trovò nel
suo Re il propugnatore coraggioso dei suoi diritti !
Questa ventura toccò a voi, o Sire; e non per cieco
capriccio di sorte, ma come premio meritato di va-
lore, di patriottismo e di lealtà.
Tutta Italia saluta con giubilo questo giorno ben
augurato. I popoli vi acclamano, perchè riconoscono
in voi r espressione più alta e più risoluta del sen-
timento nazionale. Dinanzi a voi non sono antago-
nismi di parti, rivalità di dottrine ; e' è T Italia, e' è
la nazione che in voi si sente rassicurata e difesa.
Sibe!
Il Senato del Regno non poteva rimaner muto ia
mezzo a tanta pubblica esultanza. Coli' omaggio delle
sue felicitazioni, esso vi saluta liberatore di' Italia^ e
vi prega da Dio, che ha in mano i destini dei popoli
e dei Re, giorni prosperi e tranquilli, nella pace d' un
regno lungo e glorioso.
XLIV.
Parole dette dal Re Vittorio Emanuele II nel rice-
vere la Deputojsione incaricata di presentargli V in-
diriiszo approvato dal Senato il 16 marzo 187à,
[23 marzo 1874.]
Accetto con grato animo gli augurii del Senato
del Regno. Rivolgendo indietro lo sguardo al lungo
aS4 TITTORIO EMASIJKLE H |18TJ
periodo elle abbiamo insieme percorso, sento cbe pos-
siamo con patrio orgoglio raìlegrarci dei risultati ot-
tenuti. Il Senato del Regno cooperò efficacemente alla
redenzione d'Italia, tutelando in ogni occasione i prin-
cipii della giustizia e di una savia e ferma politica. Se
la impresa nazionale potè essere compiuta, egli è per-
chè abbiamo mantenuta indissolubilmente congiunta
la libertà coli' ordine, l'indipendenza nazionale col
I rispetto della indipendenza altrui, la rivendicazione
dei diritti dello Stato colla osservanza della Religione
dei nostri padri, il progresso colla tradizione. A per-
severare in questa via io fo grande assegnamento sa
i consigli del Senato, e mi unisco ad esso per pregare
Iddio che protegga sempre l'Italia.
^
XLV.
Indirizzo rivolto dalla Camera del Deputati al Be
Vittorio Emanuele II nella stessa occasione, com-
pilato daW Ufficio di Presidenza e letto dal, tfcpa-
taio Giuseppe Massari.
[Appronto 11 IS mano 1814.]
Siqe!
Venticìngae anni or sono la M. Y. saliva sul trono
dal quale l'augusto Genitore, sfidata indamo la morte
sul campo di battaglia, volontariamente scendeva. .
Egli legava a voi, o Sire, la eredità di onorate
sventure da riparare e di grandi destini da compiere.
Voi raccoglieste quella eredità coli' animo deli-
berato a cancellare i decreti dell'avversa fortuna.
In quel giorno luttuoso prometteste a voi atesso di
i
1874] B IL PARLAMENTO ITALIANO. 285
fare l'Italia. Questo fu il vostro voto a Novara il
23 marzo 1849. Lo avete sciolto.
Nel volgere di pochi anni avete percorsa una via
secolare. Era via aspra, faticosa, irta di difficoltà e
di pericoli: ma voi con l'illibata fede, col proposito
pertinace, con l'inflessibile volere, non cedendo né
ad illusioni né a sgomenti, confidando nella giustizia
della causa, nella virtù delle libere istituzioni, nel-
r amore dei popoli, avete superate le difficoltà, avete
aflErontati e vinti i pericoli. Giungeste alla meta : oggi
l'Italia, libera ed una, tiene il posto che ad essa
compete tra le genti civili.
CJongiungendo le più illustri tradizioni del passato
con le più elevate aspirazioni dell'epoca presente,
avete compito la maggiore opera di civiltà dei tempi
moderni. Avete fatta dell'Italia una nazione e di
questa nazione un esempio di libertà, una guarentigia
di pace. Gol ricuperare agli Italiani la loro capitale,
avete meritato il plauso riconoscente della coscienza
umana, salvando da un danno comune gli interessi
della Religione e quelli della civiltà.
SiBs!
In questo giorno solenne per voi, per l'augusta
vostra Dinastia, per l'Italia, si compendia un memo-
rabile periodo storico di venticinque anni. Fra tanta
grandezza di rimembranze, sorge più vivo negli animi
nostri il sentimento della gratitudine verso V.M. È il
sentimento della nazione. La Gamera dei Deputati
prega la M. V. ad accoglierne la espressione reve-
rente ed affettuosa.
Si, Sire, l'Italia vi é gratissima: l'Europa vi
ammira: vi glorificherà la storia.
TrrTOBIO EUANCELE II
XLVl.
I
Parole dette dal Re Vittorio Emanuele II alla JDe-
putaeione incaricata di presentargli V indirizzo vi>-
tata daUa Camera dei Deputati il 16 marzo lS7i.
La espreBSÌone dei sentimenti della Camera dei
Deputati in questo giorno torna più che mai grata al
Non ambizione di regno, nò desiderio di
gloria, ma il solo sentimento del dovere mi spinse a
continuare la grande opera iniziata da mio Padre,
e che coli' aiuto di Dio e pel senno del popolo ita-
liano e pel valore delle armi abbiamo compiuta. Fra
gli erenti di questi venticinque anni trascorsi rimarrà,
memorabile l' esempio della libertà esercitata cosi
degnamente dal Parlamento, e rimasta inalterata in
mezzo a tutte le agitazioni, le vicende ed i pericoli,
per r intimo accordo della Corona con i rappreseo-
tanti della nazione. Collo Statuto costituzionale abbiamo
acquistato la indipendenza e la unità della patria, collo
Statuto costituzionale sapremo consolidare e dare al
popolo italiano quella grandezza e quella prosperità,
alla quale i nostri comuni e concordi sforzi debbono
essere incessantemente rivolti.
1874] E IL PABIÀMENTO ITALIANO. 287
XLvn.
Discorso pronundato dal Be Vittorio Emanuele II
all' apertura della T Sesiione della XII Legista'
tura del Parlamento.
[23 novembre 1874.]
Signori Senatori ! Signori Deputati !
Il mio primo pensiero, nel ritrovarmi in mezzo ai
rappresentanti della nazione, è di rivolgere parole di
gratitudine al popolo italiano per le cordiali sue dimo-
strazioni nel venticinquesimo anniversario del mio
regno. Quelle dimostrazioni tornarono tanto più grate
al mio cuore, quanto furono più spontanee ed univer-
sali. Pari air affetto di cui mi ha dato prova il paese
io confido che sarà lo zelo della nuova legislatura nel
proseguire l' opera del riordinamento dello Stato. La
legislazione civile fu unificata: dev'esserlo anche la
penale. Essa è stata soggetto di maturi studi nel Se-
nato, e vi sarà riproposta.
10 spero che dalle discussioni vostre escirà un Co-
dice degno della scienza e del nome italiano. La
riforma del giure commerciale, desiderata dal paese
e promessa dal Governo, avrà principio dalle Società.
L'ingerenza governativa vi sarà ristretta, la respon-
sabilità degli amministratori resa più efficace.
11 mio Governo vi proporrà alcuni provvedimenti
per ristabilire la pubblica sicurezza in quelle Provin-
cie dove fosse gravemente turbata. Voi seguirete nello
accoglierli l' esempio delle nazioni più civili e dei Par-
lamenti più gelosi delle pubbliche libertà, le quali
cadono in dispregio dei popoli, se non guarentiscono
la sicurezza delle persone e degli averi.
1
irloj
"tiTIOUIO ItMAKLEl.E II [1ST4
I nuori ordinamenti militari fecero buona prova,
' ed io sono altero scorgendo i progressi dell' esercito,
I al quale mi legano i più vivi affetti, e le più care
' ti-adizioni della mia vita. Bisogna compiere l'opera e
provvedere anche alla difesa dello Stato.
La marina militare, da cui dipende tanta parte
della nostra fiJucia nell'avvenire, sarà pure argomento
delle vostre dclilierazioni.
II mio Governo vi presenterà progetti di legge
tesi a riordinare alcune imposte, a fine di ripartirlo
più equamente e renderle più semplici e fruttnosR
Sarà questo il principio di nna graduata riforma
nostro sistema tributario ed amministrativo, il quale,
creato in momenti difficili e concitati, ha bisogno di
una ponderata revisione. Intanto bisogna far sosta a
nuove spese ; il Parlamento avrà quindi ad occuparsi
di quelle sole per le quali fu già preso impegno, e la
cui urgenza aia evidente. Però il mio Governo nel
proporvele vi indicherà insieme nuovi provvedimenti
atti a farvi fronte. Non dipartendovi da tali norme
voi riuscirete a porre nel bilancio del Regno l'equi-
librio, che è il più ardente desiderio della nazione.
Il conseguimento di questo fìne sar& compenso e cod'
forto ai tanti sacrifizi che il popolo ha sostenuto con
nobile coraggio. Cosi il risorgimento italiano, scevro
di ogni macchia, avrà anche questo vanto, si raro
nella storia dei mutamenti politici, dì non aver accolto
mai il pensiero di venir meno alla pubblica fede.
SiONom Senatori! Signobi Deputati I
Sono lieto di assicurarvi che ci troviamo in buo-
nissime relazioni con tutte le potenze estere. Io ricevo
con gioia continue testimonianze del pregio in cui è
tenuta dalle altre nazioni l'amicìzia dell'Italia. È que-
1874] E IL PABL AMENTO ITALIANO. 289
sto il premio della moderazione e della fermezza del
nostro contegno. Perseverando in esso, V Italia con-
tinuerà a dimostrare come la libertà congiunta col-
r ordine possa risolvere i più ardui problemi, e non
fallirà alla sua meta gloriosa. La Provvidenza ci ha
assistito in ogni passo, e quest' anno è stata larga al
paese di raccolti copiosi. Ne avranno sollievo le classi
meno agiate, al cui bene il mio pensiero è ognora
rivolto. Ringraziamo insieme Iddio e colla costante
virtù dei propositi e degli atti continuiamo a meri-
tarne la protezione e l'aiuto.
XLVllI.
Indirizzo del Senato del Regno in risposta al Di-
scorso della Corona del 23 novembre 1874, com-
pilato, per incarico delV Ufficio di Presidenza, dal
senatore Tabarrini,
[ApproTato il 30 noTembre 1874.]
Sibe!
Con la stessa riverente fiducia con la quale il Se-
nato del Regno udiva in passato la parola animosa
di V. M. che preludeva alle battaglie della patria ed
ai grandi fatti dell' unificazione d' Italia, ascolta oggi
quella più pacata che lo invita a provvedere al riordi-
namento dell' amministrazione e della finanza. L' opera
a cui la M. V. ci chiama è più modesta, ma non è
meno importante al bene dello Stato.
Il primo bisogno dei popoli è la sicurezza delle
persone e degli averi, senza la quale isterilisce la
prosperità pubblica, e le istituzioni più liberali non
hanno virtù di produrre i loro benefici effetti. I nemici
19
TJTTCIMO EMANDELE II [1874
della liberti non vorrebbero meglio che vederla con-
sumarsi nel!' anarchia e maccliiarBi di opere dì aangoe.
Ma questo non avverrà tra noi, educati alla scuola
di dolorose esperienze che la presente fortuna non ci
fa dimenticare ; ed il Senato esaminerà con ogni cura
i provvedimenti che gli saranno proposti per aggiunger
forza alla legge, ed assicurare la tutela dei cittadini,
A ciò varrà pure l' unificazione delle leggi penali;
l il Codice che deve compierla, come è stato sog-
getto dei nostri studi, cosi sarà tra breve argomento
delle nostre discussioni ; nelle quali non porteremo
proconcetti di scuole, ma la luce serena della scienza
e i) sentimento delle condizioni morali della nazione,
Il principio della libertà che informa la nostra
gislazione economica, se consiglia a ristringere sem-
pre più l'ingerenza de! Governo nelle private transa-
sriooi, deve peraltro accrescere le guarentigie del ca-
F pitale associato, e rendere efficace la responsabilifi
r,di chi assumo la gestione degli interessi collettivi. Non
irà. perciò senza compiacenza che il Senato accoglierà
la proposta d' una riforma legislativa sulle Società
commerciali,
L' assetto delta finanza, tanto giustamente racco-
mandato dalla M, V,, è stato sempre nei voti dei
Senato, come una necessità superiore ad ogni effimero
temperamento, È ormai tempo di misurare le spese
colle entrate, e di ricavare dalle imposte, meglio or-
dinate e più equamente repartite, quanto occorre per
i veri bisogni dello Stato. Così potremo, secondando
il nobile desiderio della M. V., provvedere all'ordina-
mento dell'esercito che è nostro presidio e nostra gloria,
ed alla marina militare che è pure nostra speranza.
Questa revisione delie leggi tributarie possiamo
faro con pensata risolutezza, oggi che non ci incalzano
1874] E IL PABLAMBNTO ITALIANO. 291
urgenze prepotenti, né siamo distratti da esterne
complicazioni. E poiché la Provvidenza ci consolò di
ubertosi raccolti, si potrà più agevolmente riuscire
a rassodare il credito, ed a rendere vieppiù saldo il
convincimento che l'Italia manterrà sempre integra
la pubblica fede. Per tal modo gioveremo a tutti
gì' interessi, restituendo alle cose il loro giusto valore.
Sire !
Il Senato si gloria di essere stato il primo a pro-
porre un'attestazione solenne di riconoscenza alla
M. V., in occasione del venticinquesimo anniversario
del suo regno ; e vide con gioia rispondere al suo
invito tutta la nazione, che salutò in voi il suo libe-
ratore. Quella politica che condusse l' Italia al com-
pimento dei secolari suoi voti, e che ci meritò la stima
e r affetto di tutte le nazioni civili, confida il Senato
che sarà mantenuta; perchè se gli Stati si formano
coli' audacia e coli' entusiasmo, si mantengono e si
afforzano coli' ossequio alle leggi, e coi consigli della
ragione e della giustizia.
XLIX.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 28 novembre 1874, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Chiaves, Mancini, Messedaglia, Teruzzi e Cor-
renti, relatore,
[Approvato il 30 novembre 1874.]
Sire!
Dacché saliste al trono dei vostri Avi, ogni anno
ha segnato un passo verso il compimento delle spe-
VITTOBIO EMANTJKI.B II [ISTI
ranze nazionali ; onde ben a ragione il popolo italiano
celebra e celebrerà in perpetuo gli aunivergari del suo
primo Re, come feste della patria. Le sincere mani-
festazioni d' affetto, che da ogni parte della penisola
salutarono l'anno venticinquesimo del vostro glorioso
regno, fecero solenne testimonianza, che a voi si deve
quell'unanimità di fede, la quale iia creata e man-
terrà infrangibile l'unità d'Italia.
Ispirati da questi sentimenti, persuasi che oniw
la grand' opera della instaurazione politica è compiuta,
noi accogliamo con riconoscenza l'invito, che dalla
vostra augusta parola ci vico fatto, di consacrare le
nostre forze principalmente alla riforma degli ordini
amministrativi ; e vi rendiamo grazie di averci ricor-
dato il dovere di curare l' equa e proporzionata distri-
buzione dei carichi, primo elemento della giustizia
sociale. Per ciò aspettiamo con impazienza le proposto
del vostro Governo per ridurre ad efficaco speditezza
e semplicità l'azione degli uffici governativi, o por ren-
dere meno complicata l'applicazione, meglio ponderata
la ripartizione, e più profìcua l'esazione delle imposte.
Per quanto gravi sieno : sacrifizi a cui ci ha ob-
bligati la condizione delle nostre tìnanze, la nazione
li ha sopportati coraggiosamente nella speranza che
sì possano nna volta pareggiare alle pubbliche entrate
le spese, le quali devono essere ricondotte nei limiti
della più stretta necessità. A nessuno mai però cadde
in animo di cercare economie in espedienti, che non
potrebbero essere uè proposti, né accolti se non di-
menticando che noi siamo i custodi dell'indipendenza
e dell' onor nazionale, beni supremi che vogliamo tra-
smettere intemerati ai nostri tìgli.
Le vantaggiate condizioni economiche, l' istruzione
diffusa a benefizio dì quelle classi popolari, a cui la
1874J E IL PAELAMBNTO ITALIANO. 203
M. V. ha costantemente rivolti i suoi pensieri, la
pronta e imparziale applicazione delle leggi, la fermezza
nel far rispettare da tutti i diritti dello Stato, sono,
voi ce lo avete insegnato più volte, le migliori gua-
rentigie dell' ordine pubblico. Che se, in onta della
progrediente civiltà, la sicurezza degli averi e delle
persone venisse in qualche parte d' Italia gravemente
turbata, il Parlamento non potrà certo dimenticare,
che le leggi voglionsi proporzionare alle circostanze in
mezzo alle quali si deve raggiungere il supremo line
della pubblica pace.
Come la santità delle leggi e dei magistrati, così
le provvide istituzioni militari sono pegno di pace e
di sicurezza. Parlandoci del vostro affetto per V eser-
cito, voi, Sire, ci obbligate a ricordare che l'Italia
deve alle tradizioni della vostra augusta Casa, e al
vostro esempio, l'invidiata fortuna d'aver potuto tra-
sfondere la sicurezza di secolari e gloriose esperienze
nelle milizie della nazione ringiovanita. Noi accettiamo
con gioia la buona novella, che per bocca d' un tanto
giudice ci annunzia l' esercito rinvigorito dai nuovi
ordinamenti, e ci promette provvigioni atte ad assi-
curare la difesa del territorio nazionale, ed a miglio-
rare le condizioni della marineria militare, alla quale
la fatidica parola del Re assegna un gran compito
neir avvenire.
Più vicine promesse, e accolte con non minore
gratitudine, ci porta l'annunzio che si porrà subito
mano agli ultimi lavori per compiere la unificazione
legislativa. Il Codice penale, quando dal terribile di-
ritto di punire non vada mai disgiunto il sacro dovere
di correggere, porrà il suggello alla legislazione ita-
liana, che riuscirà così una nuova affermazione e una
nuova vittoria del genio nazionale.
V.ac
^ r.ru
I
1
TITTOBIO BMANCELE U ^ISll
Né meno gloriosa ed utile &a.rebbQ l'altra fatica,
.a cui e' invita, la M. V., di ripigliare a disamina il
Codice commerciale, cominciandone la riforma con
una legge che dia norma allo Società, nelle quali yuolsi
lasciare più larga parte alle sperienze di nuovi con-
gegni economici, rendendo nel tempo stesso possibik
verso gli anam ini s tra tori una più efficace vigilanza
repressione degli abusi.
SiebI
L' Italia ricongiunta nel vostro nome in una sola
ifamiglia, costituita in un popolo solo intomo alla
vostra bandiera, sente in sé la forza di conservarsi,
di difenderai, di muoversi con passo fermo e sicuro
sullo vie del progresso. E però le altre nazioni, come
ce ne assicura V, M., onorando il Re d' Italia, cei--
cando l' amicizia del suo Governo, chiamaudo i dele-
gati italiani a sedere nei tribunali di paco, che sosti-
tuiscono all'arbitrio della forza la conciliazione do!
diritto, mostrano d' esser persuasi che voi avete saputo
creare un nuovo elemento d' ordine e di stabilità in
quest'Europa ancora sgomenta da recenti e formi-
dabili commozioni.
Noi ringraziamo con voi di gran cuore la Prov-
videnza, che ci ha manifestamente condotti, in mezzo
a tanta varietà e incertezza di casi, ad una meta, la
quale parve possibile solo quando fu raggiunta; e
aggiungiamo i nostri voti perchè il popolo italiano
continui a meritare i favori del Cielo, e la simpatia
dei popoli civili colla fedeltà dei propositi, colla co-
Btai!za del lavoro, colla salutare ostinazione della
concordia.
1876] E Ed PAKLAMEirrO ITALIANO. 295
Discorso pronunciato dal Re Vittorio Emanuele II
all' apertura della 2^ Sessioìie della XII Legisla-
tura del Parlamento.
[6 marzo 1876.]
Signori Senatori ! Signori Deputati !
• L' anno trascorso dacché io mi trovai in mezzo a
voi, deve esserci cagione di conforto e di speranza.
Le condizioni interne furono bqpne : le relazioni estere
pienamente cordiali. L' obbligo di adempiere un patto
internazionale con un Sovrano amico, maturò nel mio
Governo l' idea del riscatto delle ferrovie. L' Italia
affronta con ardire un problema gravissimo, che già
da tempo occupa i Governi ed i Parlamenti delle na-
zioni più civili. Vi sarà presentato un trattato col-
r Austria-Ungheria e un progetto di legge per V acqui-
sto e l'esercizio delle ferrovie principali del Regno,
e per provvedere i capitali necessari a compierle.
Sebbene una così grande innovazione arrechi qualche
aggravio al tesoro, pure io confido che in questa Ses-
sione per la prima volta si potrà pareggiare V entrata
e la spesa dell'anno senza aumentare le imposte.
11 buon volere col quale si prosegue V opera deli-
cata e paziente della revisione daziaria, d'accordo
colla Francia, la Svizzera e l' Austria-Ungheria, mi
persuade che durante la Sessione potranno esservi
presentati nuovi trattati di commercio. E mio desi-
derio che siano emendati i difetti rilevati dalla espe-
rienza, vantaggiato l'erario, aperto ai prodotti italiani
più ampio e più sicuro mercato, serbando incolumi
i principii del libero scambio.
f
■ SII
Alcune leggi importanti per l' ordinamento deiU
giuEtizia, per la istruzione Bopratutto popolare, per lil
riforma, tributaria ed amministrativa, non poterono
essere votate nella scorsa Sessione. Ho ordinato al
mio Governo di riproporvele, e le raccomando alla
vostra sollecitudine.
Ho potuto io medesimo nei campi di istruzions
scorgere con altero compiacimento i progressi dal
nostro esercito. È tempo di rivolgere un pensiero
più sollecito alla marina, clie merita, come l'esibì:-
cito, l' aEFutto del paese e le cure del Parlamento.
Mio supremo voto ò di dare all'Italia quella legittima
fiducia nelle sue forze che mantiene salda l'ÌDdipea"g
denza a assicura la tutela dei propri diritti. I
Signori SenatoeiI Signori Deputati!
L' Italia ebbe una conferma delle sue buone rela-
zioni internazionali nella visita dell'Imperatore di
Austna-Ui)f;heria e dell'Imperatore di Germania, Io
fui sommamente lieto di ospitarli. Venezia e Milano
si mostrarono degne interpreti del sentimento della
nazione. In quelle dimostrazioni di cordiale amicizia
fra i Sovrani vi era il pegno della simpatia duratura
fra i popoli.
La insurrezione nella Erzegovina e nella Bosnia
diede luogo a negoziati fra le potenze garanti della in-
tegriti dell'Impero Ottomano. Ho creduto conveniente
di prendervi parte per ristabilire d' accordo con esse
la tranquillità nell' Oriente, ed assicnrare le sorti
delle popolazioni cristiane. S. M. il Sultano accolse
di buon grado le proposte fattegli a questo fine. Io
auguro cbe la pronta e fedele esecuzione dello annun-
ziate riformo varrà a pacificare quelle contrade e a
preparare loro un migliore avvenire. L'Italia adem-
1876] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 297
pira ai suoi doveri di grande potenza, contribuendo
coi Governi amici al mantenimento della pace. Intenta
a svolgere le sue libere istituzioni e la sua prospe-
rità, essa saprà usare la propria influenza in modo
da procacciarsi il rispetto e la fiducia delle nazioni
civili.
LI.
INDIRIZZO del Senato del Begno in risposta al Di-
scorso della Corona del 6 marzo 1876, scritto, per
incarico dell'Ufficio di Presidenza, dal senatore
Tabarrini,
[Approvato il 10 marzo 1876.]
Sire!
Il Senato del Regno, lieto di avere udito la parola
franca e rassicurante della M. V., partecipa alla di
lei soddisfazione per il tranquillo e prospero proce-
dimento delle cose pubbliche durante l'ultima Ses-
sione della presente Legislatura.
Le amichevoli relazioni che uniscono l'Italia alle
più potenti nazioni d' Europa ebbero solenne attesta-
zione nelle visite dell'Imperatore Austro-Ungarico e
dell'Imperatore di Germania; ed il plauso di Venezia
e di Milano che salutò gli Ospiti augusti, fece palese
come l'Italia vedesse in quel fatto più che una cor-
tesia di Monarchi amici del suo Re.
Il Senato apprese con viva compiacenza dalla M. V.
che in occasione dei moti recenti dell'Erzegovina e
della Bosnia, il Governo Italiano ha preso degna parte
alle trattative diplomatiche, entrando nel concerto
delle grandi potenze, e cooperando con esse, non senza
speranza di buon successo, a migliorare la sorte delle
popolazioni cristiane di quelle regioni.
Confidiamo cbo i nostri consigli riescano tanto pid
I Eutoreroli, quanto sono più disinteressati.
A ralTorzai'o le buone relazioni internazionali assai
potrà giovare anche la rinnovazione dei trattati di
commercio; e se la revisione delle tariffe si fari con
vantaggio dei nostri commerci e delle nostre indu-
strie, senza offesa dei principiì di libertà economica
che informano la nostra legislazione daziaria, la pro-
flperìtfl nazionale e la finanza ne avranno del pnri
, notftljile incremento.
II Senato porrà ogni cura nello studio delle le^gì
che si proporranno sul riscatto e Bull' esercizio delle
principali lìnee ferroviarie del Regno, a cui diede ni(i«|
tivo l'esecuzione di un patto già stipulato con un Gff«
verno amico. In Italia le ferrovìa hanno una ìmpo^"
tanza tutta speciale, perchè furono a sono mezzo
necessario e potentissimo dell' unità uazionalc. Ln
questione da risolvere è ariiua quanto altra mai, e
tocca a dottrine e ari interessi moltiplioi; ma noi la
studieremo senza preconcetti di scuole, e nel solo ri-
guardo di far cosa utile alla nazione, e non dannosa
alla finanza. La quale, se, malgrado dei carichi che
potrebbero venirle da questa ardita innovazione, si
troverà in tale stato da fare sperare che in questa
Sessione, senza aggravio di nuove imposte, si pareggi
finalmente l'entrata colla spesa, sarà un fatto gran-
dissimo di cui col Senato si rallegrerà tutta la na-
zione, ansiosa di vedere una volta ordinata la sua
economia e rassicurato il suo credito.
E noi vorremmo di gran cuore che le condizioni
finanziane ci consentissero fin d'ora di fare sul bi-
lancio delio Stato un più largo assegno alla marina
di guerra, la quale insieme all' esercito a cui già prov-
vedemmo, come per la M. V. cosi è per il Senato
1876] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 299
argomento di premurosa sollecitudine. L' esercito e
la marina sono insieme saldo presidio e scuola virile
alla nazione, che acquista ogni dì più il sentimento
della sua forza e gode di vedere nella M. V. il custode
più geloso della sua indipendenza.
Sire !
La devozione del Senato verso la M. V. vi è nota
e non abbisogna di nuove attestazioni. Tutti i prov-
vedimenti legislativi che i vostri Ministri ci propor-
ranno sulla istruzione popolare, sull'ordinamento della
giustizia e sulla riforma tributaria, saranno da noi
esaminati e discussi senza spirito di parte e con mente
serena. La pace di Europa che V. M. ci assicura non
minacciata, favorisce queste riforme interne che deb-
bono cementare l'unità nazionale e togliere ogni ca-
gione di mala contentezza.
La pace è il supremo bisogno dei popoli civili;
essa stringe sempre più i vincoli di fratellanza fra le
nazioni, assicura la remunerazione del lavoro, e pro-
muove lo svolgimento ordinato delle pubbliche libertà.
LIT.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 6 marzo 1876, dettato da
una Commissione composta dei deputati De Sanctis,
Luszatti, Maiorana, Puccioni e Massari, relatore.
[Approvato 1' 11 marzo 1876.]
Sire!
La parola augusta della M. V. scende sempre gra-
dita al cuore dei rappresentanti della nazione.
VITTORIO EM.\SUELB II [ISTfi'
Quella parola, che, nei giorni del dolore, ci fu
conforto a credere ed a sperare nei destini della psr
tria italiana, oggi avvalora il nostro proposito di rete
dere quei destini sempre più sicuri e durevoli.
Le gravi questioni del riscatto delle ferrovie e delll-'
revisione daziaria, sulle quali la M. V. lia richiamati'
la nostra attenzione, saranno argomento delle noatn
più serie considerazioni, e noi arrecheremo nell'esai»
minarle quel paziente buon volere che è ispirato e aon
retto dalla sollecita premura verso gì' interesai d^
paese, e la ferma risoluzione di reintegrare l'equifr;
brio della finanza, e di serbare incolumi quei prittf
, eipii di libertà, dai quali s'informa tutta la noal
legislazione, e la cni attuazione è uno dei grandi
, toli di gloria della M. V.
Né riscuoteranno minore attenzione per parte nO*
, fltra le proposte di legge sull' ordinamento della
- Btizia, aull' istruzione popolare e sulla riforma tribu-
^' taria ed amministrativa, clie V, M. lia ordinato al suo
Governo di riproporci.
I progressi del nostro esercito che la M. V. ha
con compiacimento giustamente altero ravvisati sui
campi d' istruzione, ci attestano che le cure del Par-
lamento hanno sortito l' intento desiderato, e che è
appagato in tal guisa il supremo voto della M. V., di
dare all' Italia quella legittima fiducia nelle sue forze,
che mantiene salda la indipendenza ed assicura la
tutela dei propri diritti. Non cesseremo da quelle
cure e, secondando il giusto desiderio della M. V.,
le rivolgeremo con uguale ed affettuosa premura alla
marineria, che è pure tanta parte della difesa e della
grandezza della nazione.
Le relazioni di amicizia con le potenze estere eb-
bero splendida conferma nella visita, che l'Imperatore
. r\
1876] E IL PAELAMEKTO ITALIANO. 301»
d'Austria-Ungheria in aprile deiranno scorso, e l'Im-
peratore di Germania in ottobre dello stesso anno
resero a V. M. La ospitalità cordiale usata dalla M. V.
ai due Sovrani amici corrispose pienamente ai desi-
derii ed agli affetti dell'Italia. Venezia e Milano fu-
rono degne interpreti dei sentimenti di V. M. e di
quelli di tutta la nazione. Le auguste visite e le fe-
stevoli accoglienze sono argomento di soddisfazione e
di orgoglio per voi, o Sire, e per l'Italia, e guaren-
tigia nuova ed efficace per la pace dell'Europa.
Partecipando ai negoziati fra le potenze garanti
della integrità dell' Impero Ottomano, la M. V. è stata
guidata dal pensiero di assicurare in pari tempo la
tranquillità dell'Oriente, e le sorti delle popolazioni
cristiane. Le buone accoglienze fatte dal Sultano alle
proposte che a quel line gli erano rivolte attestano
la deferenza con la quale oggi è dovunque ascoltata
la voce del primo Re d'Italia.
Sibb!
L'Italia, grazie alla M. V., ha sciolto il suo de-
bito verso la civiltà, ponendo fine a quella domina-
zione, che della civiltà medesima era la negazione
assoluta: ma con ciò i doveri suoi non sono cessati.
È diventata una grande potenza, e deve contribuire
con i Governi amici al mantenimento della pace. Noi
portiamo fiducia che la patria nostra non sarà mai
per tralasciare l'adempimento di questo dovere, e,
duce la M. V., mentre saprà svolgere le sue libere
istituzioni e la sua prosperità, saprà pure usare la
propiia influenza in guisa da riscuotere sempre più
la reverenza e la fiducia delle genti civili.
■■Viti omo bmanttble r
l.III.
Ultimo Bisoonso pronuneiato dal Be Vittorio Emor
nuele II all' apeiiura del Parlamento, inaugurai}-
dosi la T Sessione della XIII Legislatitra,
SioNOKi Sebatobi 1 Signori Deputati !
Contristato da domestico lutto,' a cui veggo con
riconoscenza prendere sì viva parte il mio popolo, io
vengo oggi a cercare la migliore delle consolazioni
mpimento di un dovere, E per verità non mi
accailde mai d' inaugurare questa solennità senza sen-
tirmi crescere in cuore la fede nei destini d'Italia,
e nell'avvenire delle libere istituzioni che abbiamo
giurato. In mezzo ai nuovi rappresentanti della nazione
cbe hanno potuto studiare ria vicino i bisogni e i dp-
siderii delle popolazioni, e che se ne faranno inter-
preti fedeli, io riveggo col pensiero la storia del nostro
risorgimento, e rendo omaggio all' opera indefessa
delle precedenti Legislature, che couBolidarono l' unità
italiana.
Ma nel tempo stesso sento il dovere di ricordarmi
che da venti anni, quasi ogni volta che io diressi la
parola agli eletti dalla nazione, ebbi a raccomandar
loro di rendere semplice, spedita, economica l'azione
tutelare dello Stato. Per raggiungere quest' intento i
Ministri, che io, seguendo le indicazioni dei voti par-
lamentari, ho chiamato con piena ed aperta fiducia
a reggere Io Stato, vi dovranno presentare molte prò-
1876] E IL PABLAMENTO ITALIANO. 303
poste di leggi che io raccomando alla vostra patriotica
sollecitudine.
Le precedenti amministrazioni si sono studiate,
in questi ultimi anni, di ravvicinare le rendite dello
Stato alle spese. Il pareggio dei bilanci non è più
una meta lontana, ma un beneficio vicino, di cui
cominceremo fin d'ora a godere gli effetti. E pos-
siamo sperare di mettere mano fra breve a togliere
gradatamente i disordini del corso forzato. L' attuale
Legislatura deve affrettare questa opera di liberazione.
Il mio Governo avrà cura a tal uopo di preparare gli
opportuni provvedimenti. Intanto ho desiderato che
prima di tutte le altre, si chiamino ad esame le pro-
poste intese a scemare la durezza delle esazioni, ed
a distribuire più equamente le attuali gravezze. Noi
non possiamo diminuire le spese gik tanto parcamente
misurate per l' esercito e per la fiotta ; noi non pos-
siamo abbandonare quei lavori, i quali, estendendo i
beneficii delle comunicazioni dall' un capo all'altro
d' Italia, possono trasfondere in ogni parte del paese
la forza di compiere la sua economica trasformazione.
Si è potuto temere che eventi minacciosi avessero
a distrarci da questi provvidi pensieri. Ma le relazioni
pienamente amichevoli che abbiamo sempre mante-
nute con tutti gli Stati esteri ci affidano che prevar-
ranno consigli di moderazione, a cui il mio Governo
ha dato il più efficace concorso. Fedele a tutti gli
impegni assunti, l'Italia non dimenticherà mai che,
prendendo posto fra le grandi potenze, ha accettato
una missione di progresso e di civiltà. Sperando nei
benefizi della pace, voi userete, ne sono certo, questo
tempo propizio per consolidare le nostre istituzioni.
Importa sgravare il Governo dalle ingerenze sover-
chie obbligando Provincie e comuni ad operosa autono-
BU VITTO
mia. Allo proposte che vi Terranno prtisentate in questa
nuova Sessione per assicurare l'esercìzio delle fran-
chigie locali, si accompagneranno quelle per rendere
più pronta e più sicnra la vigilanza governativa sulla
regola^it^ dei conti delle pubbliche ammìnistrai^iom
delle opere pie. Altre proposte vi saranno presentate
per mijrliorare le condizioni economiche degli ufficiali
dello Stato, elevandone ad un tempo la dignità col
rendere giudicabili tutti i loro atti. Il Codice penale
ed il Codice di commercio che saranno, sottoposti alle
vostre deliberazioni, coroneranno la grande opera della
unificazione legislativa.
Ci rimane poi ad affrontare un problema fin qui
intentato. Le libertà concesse nel nostro lìegiio alla
Chiesa tanto largamente quanto in nessun altro Stato
cattolico, non possono essere applicate in modo che ne
vengano offese le pubbliche libertà, o menomati i di-
ritti della sovranità nazionale. 11 mio Governo presen-
terà al vostro esame i provvedimenti nccessiiri per
dare efficacia alle riserve e alle condizioni indicate nella
stessa legge che sanciva le franchigie ecclesiastiche.
Oltre la revisione dei trattati di commercio, il mio
Governo presenterà al vostro esame le sue proposte
sull' assetto definitivo che vuoisi dare all' esercizio
delle strade ferrate e delle lineo postali marittime.
Infine converrà pensare risolutamente a ristaurare la
marineria italiana, a condurre senza indugi a termine
il ben avviato ordinamento dell' esercito. Noi dob-
biamo anche incominciare quelle opere di difesa, le
quali rafforzino i maraviglioai baluardi concessi dalla
Provvidenza al nostro paese.
Ho desiderato che si richiamasse a studio la legge
elettorale, affinchè sempreppiù largo riesca il concorso
dei cittadini all'atto più importante della vita politica.
1876] E IL PAKLAMENTO ITALIANO. 305
Con questo gran tema di studio il mio Governo vi
presenterà la proposta di una compiuta sistemazione
delle scuole popolari. È necessario di rendere più effi-
cace e più proficuo l' insegnamento, e di estendere a
tutti l' obbligo di abilitare l' ingegno all' esercizio delle
discipline civili, come dev' essere per tutti mantenuto
r obbligo dell'educazione militare.
SiGNOBi Sbnatobi! Sigkobi Deputati!
Da sei anni celebriamo in Eoma la festa della unità
nazionale. Dalla integrata unità avremo frutti di gloria
e prova di sapienza civile. Molto si è fatto, ma molto
rimane a fare. Rimane V opera che vuole maggioro
pazienza di lavoro e maggiore concordia di intenti,
quella di consolidare tutto T edificio governativo, e,
dove occorre, correggerlo. A questo non si può riuscire
che con una gara sincera di operosità e di costanza.
Io vi addito la via, e sono certo che anche in queste
battaglie pel riscatto civile, la mia voce troverà risposta
di nobili sacrifici, e di gloriose vittorie.
LIV.
Indirizzo del Senato del Begno in risposta al Di-
scorso della Corona del 20 novembre 1876, disteso,
per incarico deW Ufficio di Presidenza, dal sena-
tore Tdbarrini.
[Approvato il l^ dicembre 1876.]
Sire!
La sventura recente che ha colpito la M. V. nelle
sue afl;ezioni più care, non poteva avere conforto più
degno del compianto del popolo italiano ; al quale si
rJIQg TITTOBIO BUAmiELB ]I [ISTS'V
associa con vivo sentimento il Senato de! RegQo, che I
partecipò sempre alle gioie e ai dolori vostri. La ma- I
morìa di una Principessa tanto virtuosa e tanto amata M
rimarrà incancellabile nel cuore della nazione, come ■
nelle tradizioni domestiche della Casa di Savoia, ugosì- I
mente ricche di eroismo virile e di femminile virtù.
La fede noi destini d' Italia e nell' avvenire della
Ubere istituzioni, che la M. V. ci ha confermato nel-
l'inaugurare la XIII Legislatura, cresce animo al Se-
nato per proseguire alacremente l'opera dell'ordina-
mento dello Stato a cui siamo accinti. Progredire
deve essere perfezionare, e perciò richiede opera in-
^M cessante, mostrandosi sempre lontano il fine dell»
^H perfezione che si vorrehhe raggiungere. ■
^V II Senato è convinto al i)ari di V. M. che il con-*
gegno amministrativo che si dovè impiantare in mezzo
a difficoltà gravissime ed incalzati da necessità pre-
potenti, ha bisogno di essere corretto e semplitìcato.
^^ Senza punto disconoscere i meriti di quanto fu fatto,
^^ dobbiamo ora riprendere l'opera con paziente co-
stanza; e, giovandoci della esperienza, emendarla in
tutto quello che può avere di difettoso. Perciò il Se-
nato, che non contrastò mai le riforme reclamate dal
paese, esaminerà, senza preconcetti e col solo intento
del pubblico bene, tutte le proposte che gli verranno
fatte dai Ministri che V, AL, in omaggio al voto del
Parlamento, chiamò a reggere lo Stato.
E singolare cura porremo nella riforma delle leggi
tributarie, premendo a tutti che, senza turbare l'eco-
nomia delle entrate pubbliche che ci ha tanto avvi-
cinati al pareggio del bilancio, siano tolto le vessa-
zioni e le ingiustizio della esazione, fonte inesausta di
malcontento. Sarebbe poi il maggiore dei benefizi, se
il (roverno, uscito dalle difficoltà del disavanzo annuo,
1876J K IL PARLAMENTO ITALIANO. 307
potesse fin d' ora preordinare i mezzi necessari a to-
gliere il corso forzato alle carte di credito, ciò che fu
sempre per noi più un desiderio che una speranza.
Liberi da questa servitù che ci impoverisce e ci mi-
naccia, potremo con più coraggio e larghezza prov-
vedere alle opere pubbliche di cui difettano alcune
Provincie, al compiuto assetto dell'esercito e della
flotta, ed alla più valida difesa dei valichi alpini.
Le franchigie locali, le condizioni e la responsa-
bilità degli ufficiali dello Stato, i codici delle pene e
del commercio, complemento necessario all'unifica-
zione legislativa, saranno pure argomento di riforme
importanti, le quali troveranno in Senato animi ben
disposti e menti apparecchiate a studiarle.
L' esame della leggo sulla istruzione popolare più
largamente diffusa e resa dovere civile, ci farà strada
allo studio della riforma elettorale, ripugnando di
estendere il diritto al suffragio a chi non abbia co-
scienza illuminata per esercitarlo degnamente. La re-
visione dei trattati di commercio, e la sistemazione
definitiva dell'esercizio delle linee ferroviarie riscat-
tate, saranno pure provvedimenti legislativi che toc-
cano i più vitali interessi della nazione.
Il problema arduo delle relazioni dello Stato colla
Chiesa fu da noi risoluto col principio fecondo della
libertà; e questa soluzione, togliendoci i danni di con-
trasti e di lotte sempre deplorabili, ci valse l'appro-
vazione dell'Europa civile. Se peraltro le prerogative
dello Stato non si credessero abbastanza tutelate, il
Senato esaminerà le leggi di complemento che gli
verranno proposte, non d'altro sollecito che di man-
tenere inviolato il principio della piena libertà di co-
scienza, che, è la pietra angolare del nostro diritto
pubblico interno su questa materia.
legi
di (
VlTTOmC) EMAHUELB 11 [iSIB ^
Annunziandoci questi gravi argomenti di riformo
legislative, V. M, ci chiama ad uu' opera di pace b
di concordia. Aggiungiamo i nostri voti alla spemuza
da voi manifestata che la pace d' Europa si manterrà,
a malgrado degli avvenimenti che ia minacciano in
Oriente. In ogni evento, confidiamo che le relazioni
amichevoli conservate dal Groverno di V. M. coi po-
tentati Btranieri, mentre daranno autorità ai suoi con-
Bigli di moderazione disinteressata, ci salveranno dal
pericolo di trovarci involti in contese che non toc- j
chino r onore e gì' interessi d' Italia. I
Sibb! ^
Voi ci raccomandate la concordia, e lo vostro no-
bili parole troveranno un eco fedele nel Senato del
Regno, il quale per sua natura deve tenersi estraneo
alle parti politiche, c!ie sono la vita della Camera
elettiva. La costituzione dell' Italia fu opera dì tutti,
e tutti ugualmente dobbiamo adoprarci a consolidaro
e correggere l'edilizio che abbiamo inalzato. Gli au-
spici! dell' avvenire si hanno a trarre dalla grandezza
del momento presente, non dalle misere tradizioni
delle antiche discordie municipali. La nazione, ora
che in Roma sente compiuta la sua unità, vuole atti
di buon governo, applicazione sincera degli istituti di
libertà, e non sterile agitazione di partì. Il Senato
darà il suo concorso ad ogni savia riforma, non d'al-
tro ambizioso che di cooperare con V. M. e cogli eletti
della nazione a tutto ciò che può conferire alla sicu-
rezza ed alla prosperità della patria.
1876] E n. PABLAMKirTO ITALIAKO. 309
LV.
Indirizzo della Camera dei Deputati in risposta al
Discorso della Corona del 20 novembre 1876, det-
tato da una Commissione composta dei deputati
Ahignente, Macchi, Martini, Messedaglia e Cor-
renti, relatore.
[ApproTato il 28 novembre 1876.]
L' Italia, usa da langhi anni ad associarsi a tutte
le gioie e tutte le speranze dell'augusta vostra Casa,
vede oggi con nuova ammirazione come voi sapete
trarre anche dal dolore argomento per darci nobili
esempi di operosa rassegnazione. Il nome della Prin-
cipessa, di cui piangiamo la perdita, rimarrà nella
storia austero ricordo d'amore e di virtù. Essa fu
maggiore delle sue fortune, e degna dell'eroica Fami-
glia a cui venne assunta.
Voi, Sire, accogliendo con aperta e incoraggiante
fiducia i nuovi eletti della nazione, avete loro addi-
tata la via del dovere, mostrando come sapete com-
piere il vostro. Noi ci sforzeremo di rispondere alla vo-
stra aspettazione. Lunga ed ardua è l' opera alla quale
voi ci confortate, e che la volontà nazionale ci im-
pone. L'eredità di lavoro lasciatoci dalla precedente
Legislatura, già per sé stessa ci avrebbe obbligati ad
assidua operosità: discutere quei codici che ancora
mancano a dar compiuta l'unificazione legislativa,
ponderare i nuovi trattati di commercio, riordinare il
servizio delle poste oltremarine e delle ferrovie, esten-
derne i benefizi a quelle parti d'Italia che ancora ne
difettano, assodare e mantenere l' equilibrio effettivo
del bilancio.
A questo compito, già sì grave, si aggiunge ora
f
^ Bt.
'SIC VITTORIO EMANt^LB n [tSf
la felice neceBaitiV di affrontare il grave tema propo»J
Btoci dalla M. V.: quello di rivedere tutto l'edificiftj
governativo per ridurne a robusta semplicità, i coa-l
gegni, allargare il campo delle franchigie amministrw-a
tive, e ricondurre Io Stato al suo naturale ufficio dj"
tutore e mallevadore delle pubbliche libertà, e l'altro '
non meno difficile, né meno urgente di attenuare i
disagi delle esazioni e le sproporzioni delle gravezze
pubbliche, senza discapito del tesoro nazionale.
In quest' opera di ritocchi e di compensi noi ci
studieremo di procedere cauti e avvisati, desiderando
di poter meritare alla nostra volta la onorata testi-
monianza, che voi, Sire, avete resa alle precedenti
Legislature, le quali ebbero la gloria di aiutarvi a ri-
costituire l'unità nazionale. Cosi sia riservata ai no-
stri aforzi la fortuna dì poter liberare il paese lìai
disordini del corso forzato, e di ravviarlo alla sua eco-
nomica rigenerazione !
Per raggiungere questa meta, ci è necessaria la
pace. Noi confidiamo che il senno del vostro Governo,
in mezzo a gravi difficoltà, da gran tempo preparate
e prevedute, saprà mantenerla : ma noi sentiamo che
il Re e il paese vogliono una pace onorata e sicura;
e però accoglieremo confidenti le proposte intese a
conchiudere il nuovo ordinamento dell' esercito, a ri-
fondare la marineria, a rafforzare dei necessari muni-
menti le nostre frontiere. Forte della sua postura
geografica, e più della sua lealtà, della sua fedeltà ai
trattati, della sua devozione pei veri interessi della
civiltà europea, l' Italia desidera di potersi tutta con-
sacrare agli studi ed al lavoro: e per ciò appunto
essa sente che deve esser tanto forte, da poter rima-
nere, dietro le sue Alpi e sotto la guardia del suo
valoroso esercito, paziente, prudente e rispettata.
1876] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 311
E come essa desidera la pace con tutti, così deve
studiare di aver pace in sé stessa. Le parole che V. M.
ha pronunciate, ci annunziano, e noi le aspettiamo
con impazienza, nuove proposte di legge, che avvalo-
rino, colle necessarie riserve, le condizioni apposte
alle libertà già si largamente consentite alla Chiesa
cattolica. Né meno accetti ci saranno i nuovi disegni
per diffondere con più sollecita efficacia l'istruzione
popolare, prima condizione di libertà vera. L'obbligo
della coscrizione scolastica renderà agevoli e naturali
i provvedimenti da voi con sì magnanima fiducia pro-
vocati per la riforma della legge elettorale, la quale
ora troppo parcamente misura il diritto elementare
del voto ai cittadini, che sono chiamati tutti a sov-
venire la patria co' tributi, e a difenderla colle armi.
Sibe!
Voi r avete detto : la nuova Legislatura ha la mis-
sione di compiere la riforma amministrativa, e di co-
minciare la liberazione economica. Naturale che, dopo
avere fatto ed edificato a dettato degli eventi, si ri-
vegga e si corregga a scuola d'esperienza. Noi non
porteremo certo sull'opera dei nostri predecessori una
mano irriverente e frettolosa. E ci starà sempre in-
nanzi al pensiero la benevola ammonizione con cui
V. M. ci esortava a gara di pazienza e di sincerità.
Quella voce, che nei giorni dell' abbandono e del do-
lore ha insegnato la speranza ai nostri popoli, non
avrà invano raccomandato, nei giorni della fortuna,
la santa concordia degli intenti, e la nobile emula-
zione dell'onore.
LVI.
1 XsDiiirzzo diretto dal Senato del Regno al Me W-
torio Emanuele II in occasione del 3(f aMm'wr-
) ddla promulgatone dello Statuto, dettalo, a ,
nome dell' Ufficio di Fresideiìsa, dal senatore Tu- j
harrini.
[Appronta il 2 gingno 1877.]
SireI
Volge ormai il trentesimo anno dacchù il magmi-
I iiimo Re Carlo Alberto sancì nello Statuto le pub-
bliclie libertà, e lìandita la guerra nazionale, chiamii
i popoli d' Italia a combattere per l' indipendenza
d'Italia, La memoria di quel gran fatto si volle con-
sacrare dalla nazione riaorta, ed oggi è giorno di
r-festa per tutti gì' Italiani : oggi il Re, V esercito e il
popolo, uniti in un pensiero o in un affetto, celobrano
qui, tra i monumenti della romana grandezza, il com-
pimento dei fati d'Italia.
Ora che il tempo trascorso in mezzo a tante for-
tune ci fa considerare da che movemmo ed ove slam
giunti, come superammo gli ostacoli e come si cementò
la concordia, un sentimento spontaneo di riconoscenza
si desta negli animi verso la M. V., alla quale dob-
biamo di essere riusciti in un'impresa tentata indarno
da secoli, e creduta temeraria anco dagli audaci.
II Senato del Regno, interprete di questo senti-
mento universale, è lieto di poterlo manifestare con
franca parola alla M. V, in questo giorno solenne.
Alla vostra fede, alla vostra costanza indomabile
dobbiamo, o Sire, se non ci smarrimmo nei pericoli, se
sapemmo usare dei prosperi eventi. Al vostro nome si
1877] E IL PARLAMENTO ITALIANO. 313
calmarono le diffidenze dell' Europa verso un popolo
nuovo che chiedeva il suo posto nella vita politica
moderna, dopo averlo avuto grandissimo nella storia.
Dinanzi alla Croce di Savoia, simbolo incontaminato
di valore, d' unità e di indipendenza, scomparvero le
rivalità antiche, si sopirono i dissidi recenti.
Ora l'Italia, ordinata e composta in sé stessa,
vuole la pace, che è la condizione d' ogni attività pro-
ficua, e di ogni fecondo svolgimento delle sue forze;
ma è pure, la mercè vostra, fatta oramai tale da po-
tere affrontare senza sgomento le complicazioni che
turbassero momentaneamente le buone relazioni dei
popoli.
Siano qualunque gli eventi, la nazione per mezzo
dei suoi rappresentanti si stringe a voi con quella
fiducia che ebbe nei giorni delle dure prove, con quel-
r affetto col quale vi salutò nell' ora del trionfo, e rin-
nova oggi quel sacro patto che le valse la liberazione
dal dominio straniero e 1' unità del reggimento. Forti
del vostro nome, del nostro diritto, e della nostra
concordia, noi guardiamo sicuri l' avvenire, anche in
mezzo alle nubi che l' offuscano.
Sibe!
Accogliete coli' usata benevolenza l'omaggio del
Senato in questo giorno che ci rammenta i primi
albori della libertà, e la grande impresa a cui si ac-
cinse, con una fede cresciuta e consacrata dalla sven-
tura, il vostro augusto Genitore. Voi, che con sacrifizio
di affetti e con pertinacia di volontà proseguiste l'opera
e la conduceste a compimento, voi, con quel popolo
di cui risuscitaste la virtù, saprete all' occorrenza di-
fenderla.
I-TITTOEIO ElIANTTELE n [IWRi
1
LVIL
IHDiEizzo rivólto neUa stessa occasione al Ile Vittorio
Emanuele II dalla Camera dei Deputati, steso da
una Commissione composta dei deputati Correnti,
Sella e Domenico Farini, relatore.
In questo giorno solenne perchè destinato a ricor-
dare Io Statuto largito dal grande vostro Genitore, a
da voi, in mezzo a fortunose vicende, mantenuto con
patriottica Jealtil, noi, rappresentanti del popolo itii-
liano, sentiamo l' oljbligo di attestare alla Maestà Vo-
stra la nostra devozione. Imperocché, sino da quando,
nei giorni della servitù, il popolo italiano intuì nei
giuramenti da voi solo mantenuti e nel vostro osbi>-
quio alla libertà, la grande forza che avrebbe fatta
leva alle male signorie onde era oppresso, lo Statuto
■ costituzionale diventasse simbolo e cemento della unitil
della patria e, nel nome vostro e nella acclamazione
di questo patto, fossero vinte le lotte nazionali.
Sui campi di battaglia, nei consigli dell'Europa,
forte del diritto del popolo italiano, voi non esitaste,
o Sire, a porre a cimento la Corona e la vita a prò
della grande missione animosamente assunta, valoro-
samente proseguita, pertinacemente compiuta. Ed il
popolo italiano a tempo osando, attendendo a tempo,
eletto voi, prima che a Re, a moderatore o guida dei
propri destini, attinse dal vostro nome e dal vostro
esempio la concordia che procaccia il successo, la ma-
gnanima longanimità, che lo av\, .ora, la impavida
energia che lo difende,
E Re e popolo gareggiarono, per cittadina virtù t
1877] e il pablambnto italiano. 315
Sibe!
Da questa comunanza di sentimenti, di afifetti, di
propositi ; da questo indissolubile fascio di volontà e
di forze, durante il grande spazio di tempo decorso
dal 4 marzo 1848 ad oggi, e nel quale voi aveste
tanta parte, noi ripetiamo la conquista del presente ;
a questo affidiamo la sicurezza dell' avvenire.
Il perchè, o Sire, festeggiandosi oggi per la tren-
tesima volta lo Statuto del Regno, noi, qui adunati
nella capitale della ricostituita nazione, abbiamo vo-
luto confermarvi la immutabile fede degli Italiani nel
loro Re e nei destini della patria.
ASSUNZIONE AL TRONO
DEL BE UMBEBTO I.
r.
Proclama col quale il Re Umberto I
annunzia alla nazione la morte di Vittorio Emanuele II
[9 gennaio 1878.]
Italiani !
La più grave delle sventure ci ha improvvisamente
colpiti.
Vittorio Emanuele II, il fondatore del Regno d'Ita-
lia, r instauratore dell' unità nazionale, ci fu tolto.
Io raccolsi il suo ultimo respiro che fu per la na-
zione, e il suo ultimo voto che fu per la felicità del
popolo, a cui ha dato la libertà e la gloria.
La sua voce paterna che risonerà sempre al mio
cuore, m'impone di vincere il dolore e mi addita il
mio dovere.
In questo momento un solo conforto è possibile:
mostrarci degni di lui — io col seguirne le orme — '
voi col serbarvi sempre devoti a quelle cittadine virtù,
per cui egli potè compiere l'ardua impresa di fare
grande ed una l' Italia.
Io custodirò l'eredità dei grandi esempi che egli
mi lascia, di devozione alla patria, di amore operoso
di ogni civile progresso e di fede inconcussa a quelle
libere istituzioni, che largite dall'augusto mio avo Re
I
AaSl'NKIONE AL TUONO [iSiS
Carlo Alberto, religiosamente difeso e fecondate ih
mio Padre, aono orgoglio e forza dt;lla mia Gas.!.
Soldato, coni' essi, dell'indipendenza nazionale, nu
earó il più vigile difensore.
Meritarmi l'amore del mio popolo, quale già l'ebbe
il mio augusto Genitore, sarà l'unica mia ambÌ£Ìaii<^'
Itauahi!
Il vostro primo Re è morto, il suo successore vi
proverà che le istituzioni non muoiono.
Stringiamoci insieme ; e in quest' ora di supremo
dolore raffermiamo quella concordia di propositi o di
.affetti che fu sempre presidio e salute d'Italia.
Dato dal Palazzo del Quiricale, 11 9 gan
II.
Discordo pronumiiafo dal Be Umberto I al Parla-
mento, dopo aver prestato il giuramento prescritto
d(Ulo Stattdo.
(19 gennaio 1S78.]
I.e parole che nei primi momenti d! dolore di-
ressi al mio popolo, vengo ora a ripeterle ai suoi rap-
presentanti.
Io mi sento incoraggiato a riprendere i doveri della
vita dal vedere come il lutto della mia Casa abbia
trovato un' eco sincera in ogni parte del nostro paese,
come la benedetta memoria del Ke liberatore abbia
fatto di tutte le famiglie italiane una sola famiglia.
1878] DEL BB UMBERTO I. 321
Tanta unanimità di affetti fu di gran lenimento
anche al cuore della mia diletta consorte la Eegina
Margherita, la quale educherà il nostro amatissimo
Figlio ai gloriosi esempi del suo grand' Avo.
Né meno confortevoli ci sono stati nell' improvviso
lutto il compianto di tutta Europa ed il concorso di
augusti Principi ed illustri personaggi stranieri che
crebbero solennità e significanza agli onori resi al
nostro primo Re nella capitale del Regno.
Questi pegni di rispetto e di simpatia che ricon-
sacrano il diritto italiano, e pei quali devo qui espri-
mere la mia profonda riconoscenza, rafforzano la per-
suasione che r Italia libera ed una è una guarentigia
di pace e di progresso.
A noi tocca di mantenere il paese a sì grande
altezza.
Noi non siamo nuovi alle difficoltà della vita pub-
blica. Pieni di utili insegnamenti sono gli ultimi tren-
t' anni della storia nazionale, nei quali, per alterne
prove d' immeritate sventure e di preparate fortune,
si compendia la storia di molti secoli.
Questo è il pensiero che mi affida nell' assumere
gli alti doveri che mi si impongono.
L'Italia, che ha saputo comprendere Vittorio Ema-
nuele, mi prova oggi quello che il mio gran Genitore
non ha mai cessato d' insegnarmi : che la religiosa
osservanza delle libere istituzioni è la più sicura sal-
vaguardia contro tutti i pericoli.
Questa è la fede della mia Gasa, questa sarà la
mia forza.
Il Parlamento, fedele alla volontà nazionale, vorrà
guidarmi nei primi passi del mio regno con quella
lealtà d'intenti che il glorioso Re, di cui tutti cele-
brano la memoria, seppe inspirare anche nella viva
21
iSSTNZIONB AL TRONO EC. [1878]
emulazione doi partiti e nell' inevitabile conflitto delle
opinioni.
Bincerita di pensieri, concordia di amor patrio mi
accompagneranno, ne sono certo, nell' ardua via che
prendiamo a percorrere, in fine della quale io non
ambisco che meritare questa lode : Egli fu degno M
Padre.
PRESIDENTI
DEL SENATO E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E MINISTERI
dall' attuazioke dello statuto alla fike del begko
DI
YITTORIO EMANUELE II.
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(n) Il mioistero deUa mu-ina rimase unito a
(»| Il ministero d'' agricoltura, ioduetrla è i
benché per poiM mesi, il 2S dlceiubiis L311.
] quello dell» guerra fino al
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pò dall' 11 ottobre 1850 al 29 maggio 1852, durante il quale fu annesso al mi-
sso i! 26 febbraio 1852, ricostituito il 18 luglio 1860 e nuovamente soppresso,
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AL GENNAIO 1878.
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Angioletti
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