I MAN PESTI
ìlil
LANCIATI ESA
«ETTI - BOCCIONI - GARBA
BUSSOLO - BALLA - SEVEBINI
PBATELLA ^^^-^
DE SAINT POINT-APOLLINAIBI
PALAZZESCHI
PALA72ESCH
MOVIMENTO FUTURISTA
diretto da F. T. MARINETTI
POESIA >^
F. T. MARINETTI — PAOLO BUZZI — A. PALAZ-
ZESCHI — E. CAVAGCHIOLI — CORRADO CO-
VONI — LIBERO ALTOMARE — LUCIANO FOL-
GORE — G. CARRIERI — G. MANZELLA-FRON-
TINI — MARIO BÉTUDA — AURO D'ALBA —
ARMANDO MAZZA — DINAMO CORRENTI —
FRANCESCO CANGIULLO — GIOVANNI RAPINI —
ARDENGO SOFFICI — TAVOLATO — GUGLIELMO
JANNELLI.
PITTURA
U. BOCCIONI — C. D. CARRÀ — L. RUSSOLO —
G. BALLA — G. SEVERINI — A. SOFFICI, eCC.
MUSICA KjN/ •
BALILLA PRATELLA /^ r\
SCULTURA ^^
UMBERTO BOCCIONI f^f^)
AZIONE FEMMINILE
la poetessa valentine de saint-point
ARTE DEI RUMORI
LUIGI RUSSOLO
ANTIFILOSOFIA
GIOVANNI RAPINI
Direzione del inovimeiito futurista:
COitSO VENEZI A,6MniLANO
AVAILABLE
vìQQ OpOO>o
MARINETTI.
Fondazione e Manifesto del
futurismo.
Pubblica fo dal ''Figaro" di Parigi il 20 Febbraio J909.
Avevamo vegliato tutta la notte — i miei amici
ed io — sotto lampade di moschea dalle cupole di ot-
tone traforato, stellate come le nostre anime, perchè
come queste irradiate dal chiuso fulgóre di un cuore
elettrico. Avevamo lungamente calpestata su opulenti
tappeti orientali la nostra atavica accidia, discuten-
do davanti ai confini estremi della logica ed anne-
rendo molta carta di frenetiche scritture.
Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti, poi-
ché ci sentivamo soli, in quell'ora, ad esser desti e
ritti, come fari superbi o come sentinelle avanzate,
di fronte all'esercito delle stelle nemiche, occhieg-
gianti dai loro celesti accampamenti. Soli coi fuochisti
che s'agitano davanti ai forni infernali delle grandi
navi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance
arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa,
soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter
d'ali, lungo i muri della cittòj.
Sussultammo ad un tratto, all' udire il rumore
formidabile degli enormi tramvai a due piani, che
passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori,
come i villaggi in festa che il Po straripato squassa
e sràdica d'improvviso, per trascinarli fino al mare,
sulle cascate e attraverso i gorghi di un diluvio.
Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascol-
tavamo l'estenuato borbottìo di ijreghiere del vec-
chio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei palazzi mo-
ribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo
— 4 —
subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili
famelici.
— Andiamo, diss'io ; andiamo, amici ! Partiamo !
Finalmente, la mitologia e l'ideale mistico sono supe-
rati. Noi stiamo per assistere alla nascita del Cen-
tauro e presto vedremo volare i primi Angeli !....
Bisognerà scuotere le porte della vita per provarne
i cardini e i chiavistelli !.... Partiamo ! Ecco, sulla
terra, la i)rimissima aurora ! ISTon v'è cosa cbe agguagli
lo splendore della rossa spada del sole che schermeg-
gia per la prima volta nelle nostre tenebre millenarie !...
Ci avvicinammo alle tre belve sbuffanti, per pal-
parne amorosamente i torridi ijetti. Io mi stesi sulla
mia macchina come un cadavere nella bara, ma su-
bito risuscitai sotto il volante, lama di ghigliottina
che minacciava il mio stomaco.
La furente scopa della pazzia ci strapiDÒ a noi
stessi e ci cacciò attraverso le vie, scoscese e profonde
come letti di torrenti. Qua e là una lampada malata,
dietro i vetri d'una finestra, c'insegnava a disprezzare
la fallace matematica dei nostri occhi perituri.
Io gridai : — Il fiuto, il fiuto solo, basta alle belve !
E noi, come giovani leoni, inseguivamo la Morte,
dal pelame nero maculato di pallide croci, che correva
via pel vasto cielo violaceo, vivo e palpitante.
. Eppure non avevamo un'Amante ideale che er-
gesse fino alle nuvole la sua sublime figura, ne una
Regina crudele a cui offrire le nostre salme, contorte
a guisa di anelli bisantini ! Nulla, per voler morire,
se non il desiderio di liberarci finalmente dal nostro
coraggio troj)po pesante !
E noi correvamo schiacciando su le soglie delle
case i cani da guardia che si arrotondavano, sotto i
nostri pneumatici scottanti, come solini sotto il ferro
da stirare. La Morte, addomesticata, mi sorpassava
ad ogni svolto, per porgermi la zampa con grazia, e
a quando a quando si stendcA^a a terra con un rumore
di mascelle stridenti, mandandomi, da ogni pozzan-
ghera, sguardi vellutati e carezzevoli.
— 5 —
— Usciamo dalla saggezza come da un orribile
guscio, e gettiamoci, come frutti pimentati d'orgoglio
entro la bocca immensa e tòrta del vento !... Diamoci
in pasto all'Ignoto, non già per disperazione, ma sol-
tanto per colmare i profondi pozzi dell'Assurdo !
Avevo appena pronunziate queste parole, quando
girai bruscamente su me stesso, con la stessa ebrietà
folle dei cani che voglion mordersi la coda, ed ecco ad
un tratto venirmi incontro due ciclisti, che mi diedero
torto, titubando davanti a me come due ragionamenti,
entrambi persuasivi e nondimeno contradittorii. Il
loro stupido dilemma discuteva sul mio terreno....
Che noia ! Auff !... Tagliai corto, e, pel disgusto, mi
scaraventai colle ruote all'aria in un fossato....
Oh ! materno fossato, quasi pieno di un'acqua
fangosa ! Bel fossato d'officina ! Io gustai avidamente
la tua melma fortificante, che mi ricordò la santa mam-
mella nera della mia nutrice sudanese.... Quando mi
sollevai — cencio sozzo e puzzolente — di sotto la
macchina capovolta, io mi sentii attraversare il cuore,
deliziosamente, dal ferro arroventato della gioia. !
Una folla di pescatori armati di lenza e di natu-
ralisti podagrosi tumultuava già intorno al prodigio.
Con cura paziente e meticolosa, quella gente dispose
alte armature ed enormi reti di ferro per pescare il
mio automobile, simile ad un gran pescecane arenato.
La macchina emerse lentamente dal fosso, abban-
donando nel fondo, come squame, la sua pesante car-
rozzeria di buon senso e le sue morbide imbottiture di
comodità.
Credevano che fosse morto, il mio bel pescecane,'^
ma una mia carezza bastò a rianimarlo, ed eccolo ri-
suscitato, eccolo in corsa, di nuovo, sulle sue pinne
possenti !
Allora, col volto coperto della buona melma delle
officine — impasto di scorie metalliche, di sudori inu-
tili, di fuliggini celesti — noi, contusi e fasciate le
braccia ma^impavidi, dettammo le nostre prime vo-
lontà a tutti gli uomini vivi della terra ;
— 6 —
Manifesto dei futurismo.
** 1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'a-
bitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno
elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità
pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il
movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di
corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo
si è arricchita di una bellezza nuova : la bellezza della
velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno
di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo....
un automobile ruggente, che sembra correre sulla mi-
traglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il
volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata
a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore,
sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico
fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nes-
suna opera che non abbia un carattere aggressivo può
essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita
come un violento assalto contro le forze ignote, per
ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli !..
Perchè dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo
sfondare le misteriose porte dell'Impossibile ? Il Tempo
e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto,
poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipre-
sente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra — sola
igiene del mondo — il militarismo, il patriottismo, il
gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si
muore e il disprezzo della donna.
._ 7 —
10. 1:^01 vogliamo distruggere i musei, le biblio-
teche, le accademie d'ogni specie, e combattere con-
tro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal la-
voro, dal piacere o dalla sommossa : canteremo le
maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle
capitali moderne ; canteremo il vibrante fervore not-
turno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente
lune elettriche ; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi
che fumano ; le officine appese alle nuvole pei contorti
fili dei loro fumi ; i ponti slmili a ginnasti giganti che
scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio
di coltelli ; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte,
le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d' acciaio imbrigliati di
tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica
garrisce al vento come una bandiera e sembra applau-
dire come una folla entusiasta.
È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo
nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria,
col quale fondiamo oggi il « Futurismo ■», perchè vo-
gliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena
di professori, d' archeologhi, di ciceroni e d' anti-
quarii.
Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato
di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl'innumerevoli
musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli.
Musei : cimiteri !... Identici, veramente, per la si-
nistra promiscuità di tanti corpi che non si conoscono.
Musei : dormitori pubblici in cui si riposa per sempre
accanto ad esseri odiati o ignoti ! Musei : assurdi macelli
di pittori e scultori che vanno trucidando si ferocemen-
te a colpi di colori e di linee, lungo le pareti con-
tese !
Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all'anno,
come si va al Camposanto nel giorno dei morti.... ve-
lo concedo. Che una volta all'anno sia deposto un omag-
gio di fiori davanti alla Gioconda, ve lo concedo....
Ma non ammetto che si conducano quotidianamente
a passeggio per i musei le nostre tristezze, il nostro fra-
gile coraggio, la nostra morbosa inquietudine. Perchè
volersi avvelenare ? Perchè volere imputridire ?
E che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se
non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò
di infrangere le insuperabili barriere opposte al desi-
derio di esprimere interamente il suo sogno ?... Am-
mirare un quadro antico equivale a versare la nostra
sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla
lontano, in violenti getti di creazione e di azione.
Volete dunque sprecare tutte le vostre forze mi-
gliori, in questa eterna ed inutile ammirazione del
passato, da cui uscite fatalmente esausti, diminuiti
e calpesti ?
In verità io vi dichiaro che la frequentazione quo-
tidiana dei musei, delle biblioteche e delle accademie
(cimiteri di sforzi vani, calvarii di sogni crocifìssi, re-
gistri di slanci troncati !...) è, per gli artisti, altrettanto
dannosa che la tutela prolungata dei parenti per certi
giovani ebbri del loro ingegno e della loro volontà
ambiziosa. Per i moribondi, per gl'infermi, pei pri-
gionieri, sia pure : — l'ammirabile passato è forse un
balsamo ai loro mali, poiché per essi l'avvenire è sbar-
rato.... Ma noi non vogliamo più saperne, del passato,
noi, giovani e forti futuristi !
E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita
carbonizzate ! Eccoli ! Eccoli !... Suvvia ! date fuoco
agli scaffali delle biblioteche !... Sviate il corso dei ca-
nali, per inondare i musei !... Oh, la gioia di veder gal-
leggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le
vecchie tele gloriose !... Impugnate i picconi, le scuri,
i martelli e demolite, demolite senza pietà le. città ve-
nerate !
I più anziani fra noi, hanno trent'anni : ci rimane
dunque almeno un decennio, per compier l'opera no-
— 9 —
stra. Quando avremo quarant' anni, altri uomini più
giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino,
come manoscritti inutili. — Noi lo desideriamo !
Verranno contro di noi, i nostri successori ; ver-
ranno di lontano, da ogni parte, danzando su la ca-
denza alata dei loro primi canti, protendendo dita
adunche di predatori, e fiutando caninamente, alle
porte delle accademie, il buon odore delle nostre menti
in putrefazione, già promesse alle catacombe delle bi-
blioteche.
Ma noi non saremo là.... Essi ci troveranno alfine
— una notte d'inverno — in aperta campagna, sotto
una triste tettoia tamburellata da una pioggia mono-
tona, e ci vedranno accoccolati accanto ai nostri ae-
roplani trepidanti e nell'atto di scaldarci le mani al
fuocherello meschino che daranno i nostri libri d'oggi
fiammeggiando sotto il volo delle nostre immagini.
Essi tumultueranno intorno a noi, ansando per
angoscia e per dispetto, e tutti, esasperati dal nostro
superbo, instancabile ardire, si avventeranno per uc-
ciderci, spinti da un'odio tanto più implacabile in-
quantochè i loro cuori saranno ebbri di amore e di
ammirazione per noi.
La forte e sana Ingiustizia scoppierà radiosa nei
loro occhi. — L'arte, infatti, non può essere che vio-
lenza, crudeltà ed ingiustizia.
I più anziani fra noi hanno trent'anni : eppure,
noi abbiamo già sperperati tesori, mille tesori di forza,
di amore, d'audacia, d'astuzia e di rude volontà; li ab-
biamo gettati via impazientemente, in furia, senza
contare, senza mai esitare, senza riposarci mai, a per-
difiato.... Guardateci ! Non siamo ancora spossati !
I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poiché
sono nutriti^ di fuoco, di odio e di velocità !... Ve ne
stupite ?... È logico, poiché voi non vi ricordate nem-
meno di aver vissuto ! Eitti sulla cima del mondo,
noi scagliamo una volta ancora, la nostra sfida alle
stelle !
—-lo-
ci opponete delle obiezioni ?... Basta ! Basta ! Le
conosciamo.... Abbiamo capito !... La nostra bella e
mendace intelligenza ci afferma che noi siamo il rias-
sunto e il prolungamento degli avi nostri. — Forse !...
Sia pure !.... Ma che importa ? Non vogliamo inten-
dere !... Guai a chi ci ripeterà queste parole infami !..
Alzate la testa !...
Eitti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta
ancora, la nostra sfida alle stelle !...
MABINETTI.
Uccidiamo il Ghiaro di Luna!
Apri/e 1909.
1.
— Olà ! grandi poeti incendiari, fratelli miei fu-
turisti !.... Olà ! Paolo Buzzi, Palazzeschi, Cavacchioli,
Govoni, Altomare, Folgore, Boccioni, Carrà, Bussolo,
Balla, Severini, Pratella, D'Alba, Mazza ! Usciamo
da Paralisi, deA^astiamo Podagra e stendiamo il gran
Binario militare sui fianchi del Gorisankar, vetta del
mondo !
Uscivamo tutti dalla città, con un passo agile e pre-
ciso, che sembrava volesse danzare cercando ovunque
ostacoli da superare. Intorno a noi, e nei nostri cuori,
l'immensa ebrietà del vecchio sole europeo, che bar-
colla^va tra nuvole color di vino.... Quel sole ci sbattè
sulla faccia la sua gran torcia di porpora incandescente,
poi crepò, vomitandosi tutto all'infinito.
Turbini di polvere aggressiva ; acciecante fusione di
zolfo, di potassa e di silicati per le vetrate dell'Ideale !...
Fusione d'un nuovo globo solare che jDresto vedremo
risplendere !
— Vigliacchi ! — gridai, voltandomi verso gli abi-
tanti di Paralisi, ammucchiati sotto di noi, massa
enorme di obici irritati, già pronti per i nostri futuri
cannoni.
«Vigliacchi ! Vigliacchi !... Perchè queste vostre
strida di gatti scorticati vivi ?... Temete forse che ap-
picchiamo il fuoco alle vostre catapecchie ?... Non an-
cora !... Dovremo pur scaldarci nell'inverno prossimo !...
— 12 —
Per ora, ci accontentiamo di far saltare in aria tutte
le tradizioni; come ponti fradici !... La guerra ?... Eb-
bene, sì : essa è la nostra unica speranza, la nostra
ragione di vivere, la nostra sola volontà !... Si, la
guerra ! Contro di voi, che morite troppo lentamente,
e contro tutti i morti che ingombrano le nostre strade !...
« Sì, i nostri nervi esigono la guerra e disprezzano
la donna, poiché noi temiamo che braccia supplici
s'intreccino alle nostre ginocchia, la mattina della par-
tenza !... Che mai pretendono le donne, i sedentari,
gl'invalidi, gli ammalati, e tutti i consiglieri prudenti ?
Alla loro vita vacillante, rotta da lugubri agonie, da
sonni tremebondi e da incubi grevi, noi preferiamo la
morte violenta e la glorifichiamo come la sola che sia
degna dell'uomo, animale da preda.
« Vogliamo che i nostri figliuoli, seguano allegra-
mente il loro capriccio, avversino brutalmente i vec-
chi e sbeffeggino tutto ciò che è consacrato dal tempo !
« Questo v'indigna ? Mi fischiate ?... Alzate la
voce !... Non ho udita l'ingiuria ! Piìi forte ! Che cosa ?
Ambiziosi ?... Certamente ! Siamo degli ambiziosi,
noi, perchè non vogliamo strofinarci ai vostri fetidi
velli, o gregge puzzolente, color di fango, canalizzato
nelle strade antiche della Terra!... Ma «ambiziosi»
non è la parola esatta ! Noi siamo piuttosto dei gio-
vani artiglieri in baldoria !... E voi dovete, anche a
vostro dispetto, abituarvi al frastuono dei nostri
cannoni! Che cosa dite ?... Siamo pazzi ?... Evviva!
Ecco finalmente la parola che aspettavo !,.. Ah ! Ah !
Bellissima trovata !... Prendete con cautela questa
parola d'oro massiccio, e tornatevene presto in pro-
cessione, per celarla nella più gelosa delle- vostre can-
tine ! Con quella parola fra le dita e sulle labbra, po-
trete vivere ancora venti secoli.... Per conto mio, vi
annuncio che il mondo è fradicio di saggezza !...
« È perciò che noi oggi insegnamo l'eroismo meto-
dico e quotidiano, il gusto della disperazione, per la
quale il cuore dà tutto il suo rendimento, l'abitu-
dine all'entusiasmo, l'abbandono alla vertigine....
— 13 — •
« Noi insegnamo il tuffo nella morte tenebrosa sotto
gli ocelli bianchi e fissi dell'Ideale.... E noi stessi daremo
l'esempio, abbandonandoci alla furibonda Sarta delle
battaglie, che, dopo averci cucita addosso una bella
divisa scarlatta, sgargiante al sole, ungerà di fiamme
i nostri capelli spazzolati dai proiettili.... Così appunto
la calura di una sera estiva spalma i campi d'uno sci-
volante fulgóre di lucciole.
« Bisogna che gli uomini elettrizzino ogni giorno
i loro nervi ad un orgoglio temerario !.... Bisogna che
gli uomini giuoehino d'un tratto la loro vita, senza
spiare i biscazzieri bari e senza controllare l'equilibrio
delle roideites, stando chini sui vasti tappeti verdi della
guerra, covati dalla fortunosa lamiiada del sole. Bi-
sogna, — capite 1 — bisogna che l'anima lanci il
corpo in fiamme, come un brulotto, contro il nemico,
l'eterno nemico che si dovrebbe inventare se non
esistesse !....
« Guardate laggiù, quelle spiche di grano, allineate
in battaglia, a milioni.... Quelle spiche, agili soldati
dalle baionette aguzze, glorificano la forza del pane, che
si trasforma in sangue, per sprizzar dritto, fino allo
Zenit. Il sangue sappiatelo, non ha valore né splendore,
se non liberato, col ferro o col fuoco, dalla prigione
delle arterie ! E noi insegneremo a tutti i soldati armati
della terra come il sangue debba essere versato....
Ma, prima, converrà ripulire la grande Caserma dove
voi pullulate, insetti che siete !... Ci vorrà poco....
Frattanto, cimici, potete ancora tornare, per questa
sera, agl'immondi giacigli tradizionali, su cui noi non
vogliamo più dormire ! »
Mentre volgevo loro le spalle, io sentii, dal do-
lore della mia schiena, che troppo a .lungo avevo tra-
scinato, nella rete immensa e nera della mia parola,
quel popolo moribondo, coi suoi ridicoli guizzi di pesce
ammucchiato sotto l'ultima ondata di luce che la sera
spingeva alle scogliere della mia fronte.
14
2.
La città di Paralisi, col suo gridìo di pollaio, coi
suoi orgogli impotenti di colonne troncate, con le sue
cui)ole tronfie che partoriscono statuette mescliine,
col capriccio dei suoi fumi di sigaretta sopra bastioni
puerili offerti ai buffetti.... scomparve alle nostre spalle,
danzando al ritmo dei nostri passi veloci.
Davanti a me, ancora distante alcuni chilometri,
si delineò ad un tratto il Manicomio, alto sulla groppa
di una collina elegante, che sembrava trotterellare come
un puledro.
— Fratelli, — diss'io — riposiamoci per l'ultima
volta, prima di muovere alla costruzione del gran Bi-
nario futurista !
Ci coricammo, tutti fasciati dall'immensa follia
della Via Lattea, all'ombra del Palazzo dei vivi, e
subito tacque il fracasso dei grandi martelli quadrati
dello spazio e del tempo.... Ma Paolo Buzzi, non poteva
dormire, poiché il suo corpo spossato sussultava ad
ogni istante alle punture delle stelle velenose che ci
assalivano da ogni parte.
— Fratello ! — mormorò — scaccia lontano da
me codeste api che ronzano sulla rosa porporina della
mia volontà !
Poi si riaddormentò nell'ombra visionaria del Pa-
lazzo ricolmo di fantasia, da cui saliva la melopea cul-
lante ed ampia della eterna gioia.
Enrico Cavacchioli sonnecchiava e sognava ad
alta voce :
— Io sento ringiovanire il mio corpo ventenne !...
Io ritorno, d'un passo sempre più infantile, verso la
mia culla.... Presto, rientrerò nel ventre di mia madre !...
Tutto, dunque, mi è lecito!... Voglio preziosi gingilli
da rompere.,., città da schiacciare, formicai umani da
sconvolgere !... Voglio addomesticare i Venti e tenerli
a guinzaglio.... Voglio una muta di venti, fluidi levrieri,
per dar la caccia ai cirri flosci e barbuti.
La respirazione dei miei fratelli dormenti fingeva
— 15 —
il sonno di un mare possente, su una spiaggia. Ma l'en-
tusiasmo inesauribile dell'aurora traboccava già dalle
montagne, tanto copiosamente la notte aveva dovunque
versato profumi e linfe eroiche. Paolo Buzzi, brusca-
mente sollevato da quella marea di delirio, si contorse,
come nell'angoscia di un incubo.
— Li udite i singhiozzi della terra ?... La Terra
agonizza nell'orrore della luce !... Troppi soli si china-
rono al suo livido capezzale! Bisogna lasciarla dormire!...
Ancora! Sempre!.. Datemi delle nuvole, dei mucchi di nu-
vole, per coprire i suoi occhi e la sua bocca che piange !
A queste parole il Sole ci porse dall'estremità del-
l'orizzonte, il suo tremulo e rosso volante di fuoco.
— Alzati, Paolo ! — gridai allora. — Afferra quella
ruota !... Io ti proclamo guidatore del mondo !... Ma,
ahimè, noi non potremo bastare al gran lavoro del
Binario futurista ! Il nostro cuore è ancora pieno di
un ciarpame immondo : code di pavoni, pomposi
galli di banderuole, leziosi fazzoletti profumati !...
E non abbiamo ancora scacciate dal nostro cervello
le lugubri formiche della saggezza.... Ci vogliono dei
pazzi !... Andiamo a liberarli !
Ci avvicinammo alle mura imbevute di gioia solare,
costeggiando una sinistra vallata, ove trenta gru me-
talliche sollevano stridendo, dei vagoncini pieni d'una
biancheria fumigante, inutile bucato di quei Puri,
lavati già da ogni sozzura di logica
Due alienisti comparvero, categorici, sulla soglia
del Palazzo. Io non avevo fra le mani che uno smagliante
fanale d'automobile ; e fu col suo manico di lucido ot-
tone che inculcai loro la morte.
Dalle porte spalancate, pazzi e pazze scamiciati,
seminudi, eruppero a migliaia, torrenzialmente, cosi
da ringiovanire e ricolorare il volto rugoso della Terra.
Alcuni vollero subito brandire, come bastoni d'a-
vorio, i campanili lucenti ; altri si misero a giuocare al
cerchio con delle cupole.... Le donne pettinavano le
loro lontane capigliature di nuvole con le acute punte
di una costellazione.
— 10 —
— O pazzi, o fratelli nostri amatissimi, seguitemi !..,
Noi costruiremo il Binario sulle cime di tutte le mon-
tagne, fino al mare ! Quanti siete ?... Tremila ?... Non
basta ! D'altronde la noia e la monotonia troncheranno
in breve il vostro bello slancio.... Corriamo a domandar
consiglio alle belve dei serragli accami)ati alle porte
della Capitale. Sono gli esseri più vivi, i più sradicati,
i meno vegetali ! Avanti !... A Podagra ! A PodagTa !...
E partimmo, scarica formidabile di una chiusa
immane.
L'esercito della follia si avventò di pianura in pia-
nura, colò per le valli, ascese rapido alle cime, con lo
slancio fatale e facile d'un liquido entro enormi vasi
comunicanti, e infine mitragliò di grida, di fronti e di
pugni le mura di Podagra che risuonò come una cam-
pana.
Dopo avere ubbriacati, uccisi o calpestati i guardiani,
la gesticolante marea inondò l'immenso corridoio mel-
moso del serraglio, le cui gabbie, piene di velli danzanti
ondeggiavano nel vapore delle urine selvatiche e oscil-
lavano più leggiere che gabbie di canarini fra le braccia
dei pazzi.
Il regno dei leoni ringiovanì la Capitale. La ribellione
delle criniere e il voluminoso sforzo delle groppe inar-
cate a leva scolpivano le facciate. La loro forza di tor-
rente, scavando il selciato, trasformò le ^ne in altret-
tanti tunnel dalle vòlte scoppiate. Tutta la tisica ve-
getazione degli abitanti di Podagra fu infornata nelle
case, le quali, piene di rami urlanti, tremavano sotto
la impetuosa grandinata di sgomento che crivellava
i tetti.
Con bruschi slanci e con lazzi da clowns, i pazzi
inforcavano i bei leoni indifferenti, che non li senti-
vano, e quei bizzarri cavalieri esultavano ai tranquilli
colpi di coda che ad ogni istante li gettavano a
terra.... Ad un tratto, le belve si arrestarono, [i pazzi
tacquero, davanti alle mura che non si muovevano
più....
— I vecchi son morti 1 .... I giovani sono fuggiti !....
— 1.7 —
Meglio così !... Presto ! Siano divelti i parafulmini
e le statue !... Saccheggiamo gli scrigni colmi d'oro !...
Vergile e monete !... Tutti i metalli preziosi saranno
fusi, pel gran Binario militare !...
Ci iDrecipitammo fuori, coi pazzi gesticolanti e le
pazze scarmigliate, coi leoni, le tigri e le pantere ca-
valcate a nudo da cavalieri che l'ebbrezza irrigidiva
contorceva ed esilarava freneticamente.
Podagra non fu più che un immenso tino, pieno
di un rosso vino dai gorghi spumosi, che colava vee-
mente dalle porte, i cui ponti levatoi erano imbuti
trepidanti e sonori....
Attraversammo le rovine dell'Europa ed entrammo
nell'Asia, sparpagliando lontano le orde terrorizzate
di Podagra e di Paralisi, come i seminatori gettano
la semente con un gran gesto circolare.
3.
A notte piena, eravamo quasi in cielo, su l'alti-
piano persiano, sublime altare del mondo, i cui gra-
dini smisurati portano popolose città. Allineati al-
l'infinito lungo il Binario ansavamo su crogiuoli di
barite, di alluminio e di manganese, che a quando
a quando spaventavano le nuvole con la loro esplo-
sione abbagliante; e ci sorvegliava, in cerchio, la mae-
stosa ronda dei leoni che, erette le code, sparse al vento
le criniere, foravano il cielo nero e profondo coi loro
ruggiti tondi e bianchi.
Ma, a poco a poco, il lucente e caldo sorriso della
luna traboccò dalle nuvole squarciate. E, quando
ella apparve infine, tutta grondante dell'inebriante
latte delle acacie, i pazzi sentirono il loro cuore stac-
carsi dal petto e salire verso la superficie della liquida
notte.
Ad un tratto, un grido altissimo lacerò l'aria ; un
rumore si propagò, tutti accorsero... Era un pazzo
giovanissimo, dagli occhi di vergine, rimasto fulmi-
nato sul'^Binario.
— 18 —
Il suo cadaYere fu subito sollevato. Egli teneva fra
le mani un fiore bianco e desioso, il cui pistillo s'agi-
tava come una lingua di donna. Alcuni vollero toc-
carlo, e fu male, poiché rapidamente, con la facilità
di un'aurora che si propaga sul mare, una verdura
singhiozzante sorse per prodigio dalla terra increspata
di onde inattese.
Dal fluttuare azzurro delle praterie, emergevano
vaporose chiome d'innumerevoli nuotatrici, che schiu-
devano sospirando i petali delle loro bocche e dei loro
occhi umidi. Allora, nell'inebbriante diluvio dei pro-
fumi, vedemmo crescere distesamente intorno a noi
una favolosa foresta, i cui fogliami arcuati sembra-
vano spossati da una brezza troppo lenta. Vi ondeg-
giava una tenerezza amara.... Gli usignuoli bevevano
l'ombra odorosa con lunghi gorgoglìi di piacere, e a
quando a quando scoppiavano a ridere nei cantucci
giocando a rimpiattino come fanciulli vispi e mali-
ziosi. Un sonno soavissimo vinceva lentamente l'eser-
cito dei pazzi, che si misero a urlare dal terrore.
Irruenti, le belve si precipitarono a soccorrerli.
Per tre volte, stretti in gomitoli balzanti, e con assalti
uncinati di rabbia . esplosiva, le tigri caricarono gli
invisibiJi fantasmi di cui ribolliva la profondità di
quella foresta di delizie.... Finalmente, fu aperto un
varco : enorme convulsione di fogliami feriti, i cui
lunghi gemiti svegliarono i lontani echi loquaci ap-
piattati nella montagna. Ma, mentre ci accanivamo,
tutti, a liberar le nostre gambe e le nostre braccia
dalle ultime liane affettuose, sentimmo a un tratto
la Luna carnale, la Luna dalle belle coscie calde, ab-
bandonarsi languidamente sulle nostre schiene af-
frante.
Si udì gridare nella solitudine aerea degli alti-
piani :
— Uccidiamo il chiaro di Luna !
Alcuni accorsero alle cascate vicine : gigantesche
ruote furono inalzate, e le turbine trasformarono la
velocità delle acque in magnetici spasimi che s'ar-
— 19 -
rampicarouo a dei Ali, su per alti pali, fino a dei globi
luminosi e ronzanti.
Fu così che trecento lune elettriche cancellarono
coi loro raggi di gesso abbagliante Cantica regina verde
degli amori.
E il Binario militare fu costruito. Binario stra-
vagante che seguiva la catena delle montagne più
alte e sul quale si slanciarono tosto le nostre veementi
locomotive impennacchiate di grida acute, via da una
cima all'altra, gettandosi in tutti i precipizi e prrampi-
candosi dovunque, in cerca di abissi affamati, di svolti
assurdi e d'impossibili zig-zag.... Tutt'intorno, da lon-
tano, l'odio illimitato segnava il nostro orizzonte irto
di fuggiaschi.... Erano le orde di Podagra e di Para-
lisi, che noi rovesciammo nell'Indostan.
Accanito inseguimento.... Ecco scavalcato il Gange !
Finalmente il soffio impetuoso dei nostri petti fugò
davanti a noi le nuvole striscianti, dagli avA^olgimenti
ostili, e noi scorgemmo all' orizzonte i sussulti verda-
stri dell'Oceano Indiano, a cui il sole metteva una fan-
tastica museruola d'oro.... Sdraiato nei golfi di Oman
e del Bengala, esso preparava perfidamente l'inva-
sione delle terre.
All'estremità del promontorio di Cormorin, or-
lato di una poltiglia di ossami biancastri, ecco l'Asino
colossale e scarno la cui groppa di cartapecora gri-
giastra fu incavata dal peso delizioso della Luna....
Ecco l'Asino dotto, dal membro prolisso rammendato
di scritture, che raglia da tempo immemorabile il
suo rancore asmatico contro le brume dell'orizzonte,
dove tre grandi vascelli s'avanzano immobili, con le
loro velature simili a colonne vertebrali radiogra-
fate.
Subito, l'immensa mandra delle belve cavalcate
dai pazzi protese sui flutti musi innumerevoli, sotto il
turbinio delle criniere che chiamavano l'Oceano alla
— 20 —
riscossa. E l'Oceano rispose all'appello, inarcando un
dorso enorme e squassando i promontori prima di
prender lo slancio. Esso provò lugamente la propria
forza, agitando le anche e ripiegando il ventre so-
noro fra le sue vaste fondamenta elastiche. Poi, con
un gran colpo di reni, l'Oceano potè sollevare la pro-
pria massa e sormontò la linea angolosa delle rive....
Allora, la formidabile invasione cominciò.
Noi marciavamo nell'ampio accerchiamento delle
onde scalpitanti, grandi globi di schiuma bianca che ro-
tolavano e crollavano, docciando le schiene dei leoni....
Questi, allineati in semicerchio intorno a noi, prolun-
gavamo da ogni parte le zanne, la bava sibilante e gli
urli delle acque. Talvolta, dall'alto delle colline, guar-
davamo l' Oceano gonfiare progressivamente il suo
profilo mostruoso, come un'immensa balena che si spin-
gesse innanzi su un milione di pinne. E fummo noi che
lo guidammo così fino alla catena dell'Imalaia, aprendo,
come un ventaglio, il formicolìo delle orde in fuga che
volevamo schiacciare contro i fianchi del Gorisankar.
— Affrettiamoci, fratelli miei !.... Volete dunque
che le belve ci sorpassino ! ISioì dobbiamo rimanere
in prima fila malgrado i nostri lenti passi che pom-
pano i succhi della terra.... Al diavolo queste mani
vischiose e questi piedi che trascinano radici !... Oh !
noi non siamo che poveri alberi vagabondi ! Vogliamo
delle ali !.... Facciamoci dunque degli aeroplani.
— Saranno azzurri ! — gridarono i pazzi — az-
zurri, per sottrarci meglio agli sguardi del nemico, e
per confonderci con l'azzurro del cielo, che, quando c'è
vento, garrisce sulle vette come un'immensa bandiera.
E i pazzi rapirono mantelli turchini alla gloria
dei Budda, nelle antiche pagode, per costruire le loro
macchine volanti.
Noi ritagliammo i nostri aeroplani futuristi nella
tela color d'ocra dei velieri. iVlcuni avevano ali equili-
branti e portando i loro motori, s'inalzavano come avol-
toi insanguinati che sollevassero in cielo vitelli convulsi.
Ecco : il mio biplano multicellulare a coda diret-
— 21 —
tiva : 100 IIP, 8 cilindri, 80 chilogrammi.... Ho fra
i i)iedi una minuscola mitragliatrice, che posso scaricare
premendo un bottone d'acciaio....
E si parte, nell'ebbrezza di un'agile evoluzione,
con un volo vivace, crepitante, leggiero e cadenzato
come un canto d'invito a bere e a ballare.
— Urrà ! Siam degni finalmente di comandare il
grande esercito dei pazzi e delle belve scatenate !...
Urrà ! Noi dominiamo la nostra retroguardia : l'Oceano
col suo avviluppamento di schiumanti cavallerie!...
Avanti, pazzi, j^azze, leoni, tigri, e pantere ! Avanti,
squadroni di flutti !... I nostri aeroplani saranno per
voi, a volta a volta, bandiere di guerra e amanti ap-
j)assionate ! Deliziose amanti che nuotano, aperte le
braccia, sull'ondeggiar dei fogliami, o che indugiano
mollemente sull'altalena della brezza !... Ma guardate
lassù, a destra, quelle spole azzurre.... Sono i pazzi,
che cullano i loro monoplani sali' amaca del vento
del sud !.... Io intanto, sto seduto come un tessitore
davanti al telaio e vo tessendo l'azzurro serico del
cielo !.... Oh ! quante fresche vallate, quanti monti
burberi, sotto di noi !... Quanti greggi di pecore rosee,
sparsi sui declivi delle verdi colline che si offrono
al tramonto !.... Tu le amavi, anima mia !... ì^o ! IsTo I
Basta ! Tu non godrai più, mai più, di simili insi-
pidezze !... Le canne colle quali un tempo facevamo
delle zampegne formano l'armatura di questo aero-
plano !... Nostalgia ! Ebbrezza trionfale !... Presto
avremo raggiunti gii abitanti di Podagra e di Paralisi,
poiché voliamo rapidi ad onta delle raffiche avverse....
Che dice l'anemometro ?... Il vento che ci è contrario
ha una velocità di cento chilometri all'ora !... Che
importa? Io salgo a duemila metri, -per sorpassare
l'altix)iano.... Ecco ! Ecco le orde !... Là, là, davanti
a noi, e già sotto ai nostri piedi !... Guardate, laggiù,
a picco, fra gli ammassi di verdura, la tumultuante
follia di quel torrente umano^ che s' accanisce a fug-
gire !... Questo fracasso ?... È lo schianto degli al-
beri ! Ah ! Ah ! Le orde nemiche sono ormai cacciate
— 22 —
contro l'alta muraglia del Gorisankar !... E noi diamo
loro battaglia !.... Udite 1 Udite i nostri motori come
applaudono ?... Olà, grande Oceano Indiano, alla ri-
scossa ! ')
L'Oceano ci seguiva solennemente, atterrando le
mura delle città venerate e gettando di sella le torri
illustri, vecchi cavalieri dall'armatura sonora, crollati
giù dagli arcioni marmorei dei templi.
— Finalmente ! Finalmente ! Eccoti dunque da-
vanti a noi, gran popolo formicolante di Podagrosi
e di Paralitici, lebbra schifosa che divora i bei fianchi
della montagna... ]SJ"oi voliamo rapidi contro di voi,
fiancheggiati dal galoppo dei leoni, nostri fratelli, e
abbiamo alle spalle l'amicizia minacciosa dell'Oceano,
che ci segue da vicino por impedire che s'indietreggi !...
È soltanto una precauzione, poiché non vi temiamo !...
Ma voi siete innumerevoli !.... E potremmo esaurire
le nostre munizioni, invecchiando durante la carne-
ficina !... Io regolerò il tiro !... L'alzo a ottocento metri !
Attenti !... Fuoco j... Oh ! l'ebbrezza di giocare alle
biglie della Morte !... E voi non potrete carpircele !...
Indietreggiate ancora ? Questo altipiano sarà presto
superato !... Il mio aeroplano corre sulle sue ruote,
scivola sui pattini e s'alza a volo di nuovo !... Io vado
contro il vento !.... Bravissimi, i pazzi !... Continuate
il massacro !.... Guardate ! Io tolgo l'accensione e calo
giù tranquillamente, a volo librato, con magnifica
stabilità, per toccar terra dove più ferve la mischia !
« Ecco la furibonda còpula della battaglia, vulva
gigantesca irritata dalla foia del coraggio, vulva in-
forme che si squarcia per offrirsi meglio al terrifico
spasimo della vittoria imminente ! È nostra, la vitto-
ria.... ne sono sicuro, poiché i pazzi lanciano già al cielo
iloro cuori, come bombe !... : L'alzo a cento metri ! ...
Attenti !... Fuoco !... Il nostro sangue '?... Sì ! Tutto il
nostro sangue, a fiotti, per ricolorare le aurore amma-
late della Terra !... 8ì, noi sapremo riscaldarti fra le
nostre braccia fumanti, o misero Sole, decrepito e fred-
doloso, che tremi sulla cima del Gorisankar !..
BOCCIONI, CABRA, BUSSOLO, BALLA, SE-
VEBINI
Manifesto dei pittori futuristi.
// Febbraio 1911.
Agli artisti giovani d'Italia!
Il grido di ribellione che noi lanciamo, associando
i nostri ideali a quelli dei poeti futuristi, non parte
già da una chiesuola estetica, ma esprime il violento
desiderio che ribolle oggi nelle vene di ogni artista
creatore.
IsToi vogliamo cambattere accanitamente la reli-
gione fanatica, incosciente e snobistica del passato,
alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribel-
liamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle
vecchie statue, degli oggetti vecchi e all'entusiasmo
per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo,
e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disde-
gno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante
di vita.
Compagni ! ^oi vi dichiariamo che il trionfante
progresso delle scienze ha determinato nell'umanità
mutamenti tanto profondi, da scavare un'abisso fra
i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della
radiosa magnificenza del futuro.
Noi siamo nauseati dalla pigrizia vile che dal Cin-
quecento in poi fa vivere i nostri artisti d'un inces-
sante sfruttamento delle glorie antiche.
Per gli altri popoli, l'Italia è ancora una terra di
morti, un'immensa Pompei biancheggiante di sepolcri.
L'Italia invece rinasce, e al suo risorgimento politico
— 24 —
segue il risorgimento intellettuale. Nel paese degli
analfabeti vanno moltiplicandosi le scuole : nel paese
del dolce far niente ruggono ormai officine innume-
revoli : nel paese dell'estetica tradizionale spiccano
oggi il volo ispirazioni sfolgoranti di noidtà.
È vitale soltanto quell'arte che trova i propri ele-
menti nell'ambiente che la circonda. Come i nostri
antenati trassero materia d'arte dall'atmosfera reli-
giosa che incombeva sulle anime loro, così noi dob-
biamo ispirarci ai tangibili mii'acoli della vita contem-
Ijoranea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la
Terra, ai transatlantici, alle Dreadnougìit, ai voli me-
ra-vàgliosi che solcano i cieli, alle audacie tenebrose
dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per
la conquista dell'ignoto. E possiamo noi rimanere in-
sensibili alla frenetica attività delle grandi capitali,
alla psicologia nuovissima del nottambulismo, alle fi-
gure febbrili del viveur, della cocotte, deìVajjache e del-
l'alcoolizzato?
Volendo noi pure contribuire al necessario rinno-
vamento di tutte le espressioni d' arte, dichiariamo
guerra, risolutamente, a tutti quegli artisti e a tutte
quelle istituzioni che pur camuffandosi d'una veste
di falsa modernità, rimangono invischiati nella tra-
dizione, nell'accademismo e sopratutto in una ripugnante
pigrizia cerebrale.
ISToi denunciamo al disprezzo dei giovani tutta
quella canaglia incosciente che a Eoma applaude a
una stomachevole rifioritura di classiscimo rammolito;
che a Firenze esalta dei nevrotici cultori d'un arcaismo
ermafrodito ; che a Milano rimunera una pedestre e
cieca manualità quarantottesca ; che a Torino incensa
una pittura da funzionari governativi in j^ensione, e
a Venezia glorifica un farraginoso patinume da alchi-
misti fossilizzati ! Insorgiamo, insomma, contro la
superficialità, la banalità e la facilità bottegaia e cial-
trona che rendono profondamente spregevole la mag-
gior parte degli artisti rispettati di ogni regione d'Italia.
Via, dunque, restauratori prezzolati di vecchie
— 25 ~
croste ! Via, archeologhi affetti di necrofllia cronica !
Via, critici, compiacenti lenoni ! Via, accademie got-
tose, professori ubbriaconi e ignoranti ! Via !
Domandate a questi sacerdoti del vero culto, a
questi depositari delle leggi estetiche, dove siano oggi
le opere di Giovanni Segantini : domandate loro per-
chè le Commissioni ufficiali non si accorgano dell'esi-
stenza di Gaetano Previati ; domandate loro dove
sia apprezzata la scultura di Medardo Eosso !... E
chi si cura di pensare agli artisti che non hanno an-
cora vent'anni di lotte e di sofferenze, ma che pur
vanno preparando opere destinate ad onorare la patria?
Hanno ben altri interessi da difendere, i critici pa-
gati ! Le esposizioni, i concorsi, la critica superficiale
e non mai disinteressata condannano l'arte italiana
all'ignominia di una vera prostituzione !
E che diremo degli specialisti ? Suvvia ! Finiamola,
coi Eitrattisti, cogl'Internisti, coi Laghettisti, coi Mon-
tagnisti !... Li abbiamo sopportati abbastanza, tutti
codesti impotenti pittori da villeggiatura.
Finiamola con gli sfregiatori di marmi che ingom-
brano le piazze e r)rofanano i cimiteri ! Finiamola con
l'architettura affaristica degli appaltatori di cementi
armati ! Finiamola coi decoratori da strapazzo, coi
falsificatori di ceramiche, coi cartellonisti venduti e
cogli illustratori sciatti e balordi.
Ed ecco le nostre conclusioni recise : Con questa
entusiastica adesione al futurismo, noi vogliamo :
1. Distruggere il culto del passato, l'ossessione
dell'antico, il pedantismo e il formalismo accademico,
2. Disprezzare profondamente ogni forma di imi-
tazione.
3. Esaltare ogni forma di originalità, anche se
temeraria, anche se violentissima.
4. Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia
di pazzia con cui si sferzano e s'imbavagliano gl'in-
novatori.
5. Considerare i critici d'arte come inutili o dannosi.
6. Eibellarci contro la tirannia delle parole :
— 26 —
armonia e buon gusto, espressioni troppo elastiche,
con le quali si potrebbe facilmente demolire V opera
di Eembrandt e quella di Goya.
7. Spazzar via dal campo ideale dell' arte tutti
i motivi, tutti i soggetti già sfruttati.
8. Eendere e magnificare la vita odierna, in-
cessantemente e tumultuosamente trasformata dalla
scienza vittoriosa.
Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere
della terra ! Sia sgombra di mummie la soglia del fu-
turo ! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari !
BOCCIONI, CABRA, BUSSOLO, BALLA, SE-
VEBINI
Lidi pittura futurista.
Manifesto tecnico.
// aprile 1910.
Nel primo manifesto da noi lanciato l'8 marzo
1910 dalla ribalta del Politeama Chiarella di Torino,
esprimemmo le nostre i3rofonde nausee, i nostri fieri
disprezzi, le nostre allegre ribellioni contro la vol-
garità, contro il mediocrismo, contro il culto fanatico
e snobistico dell'antico, che soffocano l'Arte nel no-
stro Paese.
Noi ci occupavamo allora delle relazioni che esi-
stono fra noi e la società. Oggi invece, con questo
secondo manifesto, ci stacchiamo risolutamente da
ogni considerazione relativa e assurgiamo alle più alte
espressioni dell'assoluto i)ittorico.
La nostra brama di verità non può più essere ap-
pagata dalla Forma ne dal Colore tradizionali !
Il gesto per noi, non sarà più un momento fermato
del dinamismo universale : sarà, decisamente, la Ben-
sazione dinamica eternata come tale.
Tutto si muove, tutto coxre, tutto volge rapido.
Una figura non è mai stabile davanti a noi ma appare
e scompare incessantemente. Per la persistenza della
immagine nella retina, le cose in movimento si molti-
plicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni,
nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa
non ha quattro gambe : ne ha venti e i loro movimenti
sono triangolari.
— 28 —
Tutto in arte è convenzione, e le verità di ieri sono
oggi, per noi, pure menzogne.
Affermiamo ancora una volta che il ritratto, per
essere un'opera d'arte, non j)uò né deve assomigliare
al suo modello, e che il pittore ha in se i paesaggi che
vuol produrre. Per dipingere una figura non bisogna
farla : bisogna farne l'atmosfera.
Lo spazio non esiste più : una strada bagnata dalla
pioggia e illuminata da globi elettrici s'inabissa fino
al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di
chilometri ; ma la casa che ci sta davanti non ci ap-
pare forse incastonata dal disco solare 1 Chi può credere
ancora all'opacità dei corjDi, mentre la nostra acuita e
moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscui'e manifesta-
zioni dei fenomeni medianici ? Perchè si deve continuare
a creare senza tener conto della nostra potenza \dsiva
che può dare risultati analoghi a quelli dei raggi X ?
Innumerevoli sono gli esempi che danno una san-
zione positiva alle nostre affermazioni.
Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram
che corre sono una, dieci, quattro, tre ; stanno ferme
e si muovono ; vanno e vengono , rimbalzano sulla
strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a
sedersi, simboli persistenti della a ibrazione universale.
E, talvolta sulla guancia della persona con cui parliamo
nella via noi vediamo il cavallo che passa lontano.
I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e
i divani entrano in noi, così come il tram che passa
entra nelle case, le quali alla loro volta si scaraventano
sul tram e con esso si amalgamano.
La costruzione dei quadri è stupidamente tradizio-
nale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone
poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore nel
centro del quadro.
Come in tutti i campi del pensiero umano alle im-
mobili oscurità del dogma è subentrata la illuminata
ricerca individuale, così bisogna che nell'arte nostra
sia sostituita alla tradizione accademica una vivifi-
cante corrente di libertà individuale.
— 29 —
Noi vogliamo rientrare nella vita. La scienza
d'oggi, negando il suo passato, risponde ai bisogni
materiali del nostro tempo ; ugualmente, l'arte, ne-
gando il suo passato, deve rispondere ai bisogni in-
tellettuali del nostro tempo.
La nostra nuova coscienza non ci fa più conside-
rare l'uomo come centro della vita universale. Il do-
lore di un uomo è interessante, per noi, quanto quello
di una lampada elettrica, che soffre, e spasima, e grida
con le più strazianti espressioni di dolore; e la musi-
calità della linea e delle pieghe di un vestito moderno
ha per noi una potenza emotiva e simbolica uguale
a quella che il nudo ebbe per gii antichi.
Per concepire e comprendere le bellezze nuove di
un quadro moderno bisogna che l'anima ridiventi pura ;
che l'occhio si liberi dal velo di cui l'hanno coperto
l'atavismo e la cultura e consideri come solo controllo
la Natura, non già il Museo !
Allora, tutti si accorgeranno che sotto la nostra
epidermide non serpeggia il bruno, ma che vi splende
il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, l'az-
zurro e il violetto vi danzano, voluttuosi e carezzevoli!
Come si può ancora veder roseo un volto umano,
mentre la nostra vita si è innegabilmente sdoppiata
nel nottambulismo ? Il volto umano è giallo, è rosso,
e verde, è azzurro, è violetto. Il pallore di una donna
che guarda la vetrina di un gioielliere è più iridescente
di tutti i prismi dei gioielli che l'affascinano.
Le nostre sensazioni pittoriche non possono essere
mormorate. Noi le facciamo cantare e urlare nelle no-
stre tele che squillano fanfare assordanti e trionfali.
I vostri occhi abituati alla penombra si apriranno
alle più radiose visioni di luce. Le ombre che dipin-
geremo saranno più luminose delle luci dei nostri pre-
decessori, e i nostri quadri, a confronto di. quelli im-
magazzinati nei musei, saranno il giorno più fulgido
contrapposto alla notte più cupa.
Questo naturalmente ci porta a concludere che
non può sussistere pittura senza divisionismo. Il divi-
— 30 —
sionismo, tuttavia, non è nel nostro concetto un ìuezno
tecnico che si possa metodicamente imparare ed ap-
plicare. Il divisionismo, nel pittore moderno, deve
essere un COMPLEMENTAEISMO CONGENITO,
da noi giudicato essenziale e fatale.
E in fine respingiamo fin d'ora la facile accusa di
barocchismo con la quale ci si vorrà colpire. Le idee
che abbiamo esi)oste qui derivano unicamente dalla
nostra sensibilità acuita. Mentre haroccìiismo significa
artifìcio, virtuosismo maniaco e smidollato, l'Arte, che
noi preconizziamo è tutta di spontaneità e di potenza.
NOI PROCLAMIAMO:
1) CHE IL COMPLEMENTAEISMO CONGENITO
È UNA NECESSITÀ ASSOLUTA NELLA
PITTURA, COME IL VERSO LIBERO
DELLA POESIA E COME LA POLIFONIA
NELLA MUSICA ;
2) CHE IL DINAMISMO UNIVERSALE DEVE
ESSERE RESO COME SENSAZIONE DI-
NAMICA ;
3) CHE NELUINTERPETRAZIONE DELLA NA-
TURA OCCORRONO SINCERITÀ E VER-
GINITÀ ;
4) CHE IL MOTO E LA LUCE DISTRUGGONO
LA MATERIALITÀ DEI CORPI.
NOI COMBATTIAMO :
1) CONTRO IL PATI NUME E LA VELATURA
DA FALSI ANTICHI ;
2) CONTRO L'ARCAISMO SUPERFICIALE ED
ELEMENTARE A BASE DI TINTE PIATTE
— 31 —
CHE RIDUCE LA PITTURA AD UNA IM-
POTENTE SINTESI INFANTILE E GROT-
TESCA ;
3) CONTRO IL FALSO AVVENIRISMO DEI SE-
CESSIONISTI E DEGLI INDIPENDENTI,
NUOVI ACCADEMICI D'OGNI PAESE;
4) CONTRO IL NUDO IN PITTURA, ALTRET-
TANTO STUCCHEVOLE ED OPPRIMEN-
TE QUANTO L'ADULTERIO NELLA LET-
TERATURA.
Voi ci credete pazzi. Noi siamo invece i Primitivi
di una nuova sensibilità completamente trasformata.
Fuori dall'atmosfera in cui viviamo noi, non sono
che tenebre. Noi Futuristi ascendiamo verso le vette
più eccelse e più radiose, e ci proclamiamo Signori
della Luce, poiché già beviamo alle vive fonti del Sole.
MABINETTI, BOCCIONI, CARRI, RUS-
80L0
Contro Venezia passatista.
27 Apri/e 1910.
Noi ripudiamo l'antica Venezia estenuata e sfatta
da voluttà secolari, che noi pure amammo e posse-
demmo in un gran sogno nostalgico.
Eipudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di
antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e del-
l' imbecillità universali, letto sfondato da carovane
di amanti, semicupio ingemmato i)er cortigiane cosmo-
polite, cloaca massima del passatismo.
I^oi vogliamo guarire e cicatrizzare questa città
putrescente; piaga magnifica del passato. Noi vo-
gliamo rianimare e nobilitare il popolo veneziano, de-
caduto dalla sua antica grandezza^ moriìnizzato da
una vigliaccheria stomachevole ed aA'vilito dall'abi-
tudine dei suoi piccoli commerci loschi.
Noi vogliamo preparare la nascita di una Ve-
nezia industriale e militare che possa dominare il
mare Adriatico, gran lago Italiano.
Affrettiamoci a colmare i piccoli canali puzzolenti
con le macerie dei vecchi palazzi crollanti e lebbrosi.
Bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cre-
tini, e innalziamo fino al cielo l'imponente geometria
dei ponti metallici e degli opifici chiomati di fumo,
per abolire le cur^e cascanti delle vecchie architetture.
Venga finalmente il regno della divina Luce Elet-
trica, a liberare Venezia dal suo venale chiaro di luna
da camera ammobiliata.
— 33 —
i'8 luglio 1910, 800000 foglietti contenenti questo
manifesto furono lanciati dai poeti e dai pittori futuristi
dalValto della Torre delV Orologio sulla folla che tornava
dal Lido. Così cominciò la campagna che i futuristi so-
stengono da 3 anni contro Venezia passatista.
Il seguente Discorso contro i Veneziani, improv-
visato dal poeta Marinetti alla Fenice, suscitò una ter-
ribile battaglia. I futuristi furono fischiati, i passatisti
furono picchiati.
I pittori futuristi Boccioni, Riissolo, Carrà punteg-
giarono questo discorso con schiaffi, sonori. I pugni di
Armando Mazza, poeta futurista che è anche un atleta
restarono memorabili.
Discorso futurista di Marinetti ai Veneziani
Veneziani !
Quando gridammo : « Uccidiamo il chiaro di luna ! »
noi pensammo a t^, vecchia Venezia fradicia di ro-
manticismo !
Ma ora la voce nostra si amplifica, e soggiungiamo
ad alte note « Liberiamo il mondo dalla tirannia del-
l'amore ! Siamo sazi di avventure erotiche, di lussuria,
di sentimentalismo e di nostalgia « !
Perchè dunque ostinarti Venezia, a offrirci donne
velate ad ogni svolto crepuscolare dei tuoi canali ?
Basta ! Basta !.... Finiscila di sussurrare osceni
inviti a tutti i passanti della terra o Venezia, vecchia
rufi&ana, che sotto la tua pesante mantiglia di mosaici,
ancora ti accanisci ad apprestare estenuanti notti ro-
mantiche, querule serenate e paurose imboscate !
Io pure amai, o Venezia, la sontuosa penombra del
tuo Canal Grande, impregnata di lussurie rare, e il
pallore febbrile delle tue belle, che scivolano giù dai
balconi per scale intrecciate di la-mxji, di fili di pioggia
e di raggi di luna, fra i tintinni di spade incrociate..
— 34 —
Ma basta! Tutta questa roba assurda, abbominevole
e irritante ei dà la nausea ! E vogliamo ormai che le
lampade elettriche dalle mille pimte di luce taglino e
strajjpino brutalmente le tue tenebre mistero se. am-
malianti e persuasive !
Il tuo Canal Grande allargato e scavato, diventerà
fatalmente un gran porto mercantile. Treni e tramvai
lanciati per le grandi vie costruite sui canali finalmente
colmati vi porteranno cataste di mercanzie, tra una folla
sagace, ricca e affaccendata d'industriali e di commer-
cianti !...
Non urlate contro la pretesa bruttezza delle loco-
motive dei tramvai degli automobili e delle biciclette
in cui noi troviamo le prime linee della grande estetica
futurista. Potraniio sempre servire a schiacciare qual-
che lurido e grottesco professore nordico dal cappelluc-
cio tirolese.
Ma voi volete prostrarvi davanti a tutti i forestieri,
e siete di una servilità ripugnante !
Veneziani ! Veneziani ! Perchè voler essere ancora
sempre i fedeli schiavi del passato, i lerci custodi del
più grande bordello della storia, gl'infermieri del più
triste ospedale del mondo, ove languono anime mor-
talmente corrotte dalla lue del sentimentalismo?
Oh ! le immagini non mi mancano, se voglio de-
finire la vostra inerzia vanitosa e sciocca come quella
di un figlio di grand'uomo o di un marito di cantante
celebre ! I vostri gondolieri, non potrei forse parago-
narli a dei beccliini intenti a scavare cadenzatamente
delle fosse in un cimitero inondato "?
Ma nulla può offendervi, poiché la vostra umiltà
è smisurata !
Si sa, d'altronde, che voi avete la saggia preoc-
cupazione di arrichire la Società dei grandi alberghi,
e che appunto per questa vi ostinate ad imputridire
senz^a muovervi !
Eppure, voi foste un tempo invincibili guerrieri
e artisti geniali, navigatori audaci, ingegnosi indu-
striali e commercianti instancabili.... E siete divenuti
— 35 —
camerieri d'albergo, ciceroni, lenoni, antiquari, fro-
datori, fabbricanti di vecchi quadri, pittori plagiari
e copisti. Avete dunque dimenticato di essere anzi-
tutto degl'Italiani, e che questa parola, nella lingua della
storia, vuol dire : costruttori deìV avvenire ?
Oh ! non vi difendete coll'accusar gli effetti av-
vilenti dello scirocco ! Era ben questo vento torrido e
bellicoso, che gonfiava le vele degli eroi di Lepanto !
Questo stesso vento africano accellererà ad un tratto,
in un meriggio inferiiale, la sorda opera delle acque
corrosive che minano la vostra città venerabile.
Oh ! come balleremo, quel giorno ! Oh ! come plau-
diremo alle lagune, per incitarle alla distruzione I
E che immenso ballo tondo danzeremo in giro all'il-
lustre ruina! Saremo tutti pazzamente allegri, noi, gli
ultimi studenti ribelli di questo mondo troppo saggio !
Così, 0 Veneziani, noi cantammo, danzammo e ri-
demmo davanti all'agonia dell'isola di File, che morì
come un sorcio decrepito dietro la diga d'Assuan, im-
mensa "trappola dalle botole elettriclie, nella quale
il genio futurista dell' Inghilterra imprigiona le fug-
genti acque sacre del XD.o !
Alzate pure le spalle, e gridatemi che sono un bar-
baro, incapace di gustare la divina poesìa che ondeggia
sulle vostre isole incantatrici !
Via ! non avete motivo di esserne molto orgogliosi !...
Liberate Torcello, Burano, l'Isola dei Morti, da
tutta la letteratura am.malata e da tutta l'immensa
fantasticheria romantica di cui le hanno velate i poeti
avvelenati dalla febbra di Venezia, e potrete, ridendo
con me considerare quelle i?ole come mucchi di sterco
che i mammouth lasciarono cadere qua e là nelP at-
traversare a guado le vostre i^reistoriche lagune !
Ma voi le contemplate stupidaniente, felici di
marcire nella vostra acqua sporca, per arricchire senza
fine la Società dei Grandi Alberghi, che prepara con
cura le notti eleganti di tutti i grandi sulla terra !
Certo, non è cosa da poco, l'eccitarli all'amore.
Sia pure vostro ospite un Imperatore, bisogna che egli
— 36 ~
navighi lungamente nel sudiciume di questo immenso
acquaio pieno di cocci istoriati, bisogna che i suoi
gondolieri zappino coi remi parecchi chilometr, di
escrementi liquefatti, in un divino odor di latrina
passando accanto a barche ricolme di belle immondi-
zie, tra equivoci cartocci galleggianti, per poter giun-
gere da vero Imperatore alla sua mèta, contento di sé
e del suo scettro imperiale !
Ecco, ecco quale fu la vostra gloria fino ad oggi,
o Veneziani !
Vergognatevene ! Vergognatevene! e gettatevi supini
gli uni sngli altri, come sacchi pieni di sabbia per for-
mare il bastione, sul confine, mentre noi prepareremo,
una grande e forte Venezia industriale, commerciale e
militare sull'Adriatico, gran lago italiano !
BALILLA PRATELLA
Manifesto dei musicisti futu-
risti.
7/ Gennaio I9JI.
Io mi rivolgo ai giovani. Essi soli mi dovraiiuo
ascolti^re e mi potranno comprendere. C'ò chi nasce
vecchio, spettro bavoso del passato, crittogama tu-
mida di veleni : a costoro, non parole, né idee, ma una
imposizione unica : fine.
Io mi rivolgo ai giovani, necessariamente assetati
di cose nuove, presenti e vive. Mi seguano dunque
essi, fidenti e arditi, per le vìe del futuro, dove già i
miei, i nostri intrepidi fratelli, poeti e pittori futuristi,
gloriosamente ci precedono, belli di violenza, audaci
di ribellione e luminosi di genio animatore.
Or è un anno, una commissione composta dei
maestri Pietro Mascagni, Giacomo Orefice, Guglielmo.
Mattioli, Eodolfo Ferrari e del critico Gian Battista
Xappi, proclamava la mia opera musicale futurista
intitolata « La Sina cPVargóun » — su un poema pure
mio ed in versi liberi — vincitrice, fra tutte le altre
concorrenti, del premio di L. 10.000 destinato alle spese
di esecuzione del lavoro riconosciuto superiore e degno,
secondo il lascito del bolognese Cincinnato B aruzzi.
L'esecuzione avvenuta nel dicembre 1909 nel Teatro
Comunale di Bologna, mi procurò un successo di grande
entusiasmo, critiche abiette e stupide, generose difese
di amici e di sconosciuti, onore e copia di nemici.
Essendo entrato, così trionfalmente, nell'ambiente
musicale italiano, in contatto col pubblico, cogli edi-
tori e coi critici, ho potuto giudicare con la massima
serenità il mediocrismo intellettuale, la bassezza mer-
— 38 —
cantile e il misoenismo che riducono la musica ita-
liana ad una forma unica e quasi invariabile di melo-
dramma volgare, da cui risulta l'assoluta inferiorità
nostra di fronte all'evoluzione futurista della musica
negli altri paesi.
In Germania infatti, dopo l'èra gloriosa e rivo-
luzionaria dominata dal genio sublime di Wagner,
Eiccardo Strauss eleva il barocchismo della strumen-
tazione fin quasi a forma vitale d'arte, e sebbene non
possa nascondere, con maniere armoniche ed acustiche
abili, complicate ed appariscenti, l'aridità, il mercan-
tilismo e la banalità dell'anima sua, nondimeno si
sforza di combattere e di superare il passato con un
ingegno innovatore.
In Francia, Claudio Debussy, artista profonda-
mente soggettivo, letterato più che musicista, nuota
in un lago diafano e tranquillo di armonie tenui, delicate,
azzurre e constantemente trasparenti. Col simbolismo
strumentale e con una polifonia monotona di sensazioni
armoniche sentite attraverso una scala di toni interi —
sistema nuovo, ma sempre sistema, e, di consegueza, vo-
lontaria limitazione — egli non giunge sempre a coprire
la scarsità di valore della sua tematica e ritmica unila-
terali e la mancanza quasi assoluta di svolgimento ideo-
logico. Questo svolgimento consiste per lui nella primiti-
va e infantile ripetizione periodica di un tema breve e
povero o di un andamento ritmico monotono e vago.
Avendo ricorso, nelle sue formole operistiche ai concetti
stantii della Camerata fiorentina, che nel 1600 dava na-
scita al melodramma, non è ancora pervenuto a riforma-
re completamente l'arte melodrammatica del suo paese.
Nondimeno, più d'ogni altro egli combatte gagliardamen-
te il passato e in molti punti lo supera. Idealmente più
forte di lui, ma musicalmente inferiore è G. Charpentier.
In Inghilterra, Edoardo Elgar. coll'animo di am-
pliare le forme sinfoniche classiche, tentando maniere
di svolgimento tematico più ricche e multiformi va-
riazioni di uno stesso soggetto, e cercando non nella
— 39 —
varietà esuberante degli strumenti, ma nella varietà
delle loro combinazioni effetti equilibrati e consoni
alla nostra complessa sensibilità, coopera alla distru-
zione del passato.
In Eussia, Modesto Mussorgski, rinnovato attra-
verso l'anima di Nicolò Eimsky-Korsakoff, coll'in-
nestare l'elemento nazionale primitivo nelle formole
ereditate da altri e col cercare verità drammatica
e libertà armonica, abbandona e fa dimenticare la
tradizione. Cosi procede ancbe Alessandro Glazou-
now, pur rimenendo ancora primitivo e lontano da
una pura ed equilibrata concezione d'arte.
In Finlandia e nella Svezia, pure attraverso l'ele-
mento musicale e poetico nazionale, si alimentano
tendenze innovatrici, e le opere di Sibelius ne danno
conferma.
E in Italia ?
Insidia ai giovani e all'arte, vegetano licei, conser-
vatori ed accademie, musicali. — In questi vivai della
imjjotenza, maestri, e professori, illustri deficienze,
perpetuano il tradizionalismo e combattono ogni sforzo
per allargare il campo musicale.
Da ciò repressione prudente e costringimento di
ogni tendenza libera e audace ; mortificazione costante
della intelligenza impetuosa ; appoggio incondizionato
alla mediocrità che sa copiare e incensare; prostitu-
zione delle grandi glorie musicali del passato, quali
armi insidiose di offesa contro il genio nascente ; li-
mitazione dello studio ad un vano acrobatismo che si
dibatte nella perpetua agonia d'una coltura arretrata
e già morta.
I giovani ingegni musicali che stp^gnano nei conser-
vatori hanno fissi gii occhi suiraffascinante miraggio
dell' oiDera teatrale sotto la tutela dei grandi editori
La maggior parte la conduce a termine male e peggio,
per mancanza di basi ideali e tecniche ; pochissimi
arrivano a vedersela rappresentata, e di costoro i più
— 40 —
sborsaudo del denaro, per conseguire successi pagati
ed effinieri o tolleranza cortese.
La sinfonia pura, ultimo rifugio, accoglie gli ope-
risti mancati, i quali, a loro discolpa, predicano la
fine del melodramma c(»me forma assurda e antimusi-
cale. Essi d'altra i)arte confermano la tradizionale
accusa di non essere gli italiani nati per la sinfonia,
dimostrandosi inetti a ri '.'he in questo nobilissimo e vi-
tale genere di composizione. La causa del loro doppio
faìUmento e unica, e da non ricercarsi nelle innocen-
tissime e non mai abbastanza calunniate forme me-
lodrammatiche e sinfoniche, ma neUa loro impotenza.
Essi si valgono, nella loro ascèff^ione, di quella iw- 1
lenne turlupinatura che si chiama musica fatta bene,
falsificazione dell'altra vera e grande, co]3Ìa senza va-
lore venduta ad un pubblico che si lascia ingannare
per volontà projjria.
]Ma i rari fortunati che attraverso a tutte le ri-
nunzie sono riusciti ad ottenere la protezione dei
grandi editori, ai quali vengono legati da contratti-
capestro illusori ed umilianti, rappresentano la classe
dei servi, degli imbelli, dei volontariamente venduti.
I grajidi editori- mercanti imperano ; assegnano
limiti commerciali alle forme melodrammatiche, pro-
clamando, quali modelli da non doversi superare ed
insuperabili, le opere basse, rachitiche e volgari di
Giacomo Puccini e di Umberto Giordano.
Gli editori pagano poeti perchè sciupino tempo ed
intelligenza a fabbricare e ad ammannire — secondo
le ricette di quel grottesco pasticciere che si chiama
Luigi mica — quella fetida torta a cui si dà il nome di
libretto d'opera.
Gli editori scartano qualsiasi opera che per combi-
nazione sorpassi la mediocrità ; col monopolio diffon-
dono e sfruttano la loro merce e ne difendono il campo
d'azione da ogni temuto tentativo di ribellione.
Gli editori assumono la tutela ed il privilegio dei
gusti del pubblico, e colla complicità della critica, rie-
vocano, quali esempio o monito, tra le lagrime e la
— 41 —
commozione generale, il preteso nostro monopolio
della melodia e del bel canto e il non mai abbastanza
esaltato melodramma italiano, jDesante e soffocante
gozzo della nazione.
Unico Pietro Mascagni, creatura di editore, ha
avuto anima e potere di ribellarsi a tradizioni d'arte,
a editori, a pubblico ingannato e viziato. Egli, con
l'esemj)io personale, primo e solo in Italia, ha svelato
le vergogne dei monopolii editoriali e la venalità della
criti(;a, ed ha affrettata l'ora della nostra liberazione
dallo czarismo mercantile e dilentantesco nella musica.
— Con molta genialità Pietro Mascagni ha avuto dei
veri tentativi d'innovazione nella parte armonica e
nella parte lirica del melodramma, pur non giungendo
ancora a liberarsi dalle forme tradizionali.
L'onta e il fango che io ho denunziato in sintesi rap-
presentano fedelmente il passato dell'Italia nei suoi rap- \
porti con l'arte e coi costumi dell'oggi: industria deimor- '
ti, culto dei cimiteri, inaridimento delle sorgenti vitali.
Il Futurismo, ribellione della vita della intuizione 1
e del sentimento, primavera fremente ed impetuosa,
dichiara guerra inesorabile alla dottrina, all'individuo :
e all'opera che ripeta, prolunghi o esalti il passato a;
danno del futuro. Esso proclama la conquista della]
libertà amorale di azione, di coscienza e di concepi-l
mento ; proclama che Arte è disinteresse, eroismo, di-ì
sprezzo dei facili successi. j
Io dispiego all'aria libera e al sole la rossa bandiera
del Futurismo, chiamando sotto il suo simbolo fiam-
meggiante quanti giovani compositori abbiano cuore
per amare e per combattere, mente per concepire,
fronte immune da viltà. Ed urlo la gioia di sentirmi
sciolto da ogni vincolo di tradizione, di dubbi, d'oppor-
tunismo e di vanità.
Io che ripudio il titolo di maestro, come marchio di
uguaglianza nella mediocrità e nell'ignoranza, confermo
qui la mia entusiastica adesione al Futurismo, porgendo
al giovani agli arditi, ai temerari, queste mie irrevocabili
— 42 —
CONCLUSIONI
1. - CONVINCEEE I GIOVANI COMPOSITOEI
A DISEETAEE LICEI, CONSEEVATOEII E AC-
CADEMIE MUSICALI, E A CONSIDEEAEE LO
STUDIO LIBEEO COME UNICO MEZZO DI EI-
GENEEAZIONE.
2. - COMBATTEEE CON ASSIDUO DISPEEZ-
ZO I CEITICI, FATALMENTE VENALI E IGNO-
EANTI, LIBEEANDO IL PUBBLICO DALL'IN-
FLUENZA MALEFICA DEI LOBO SCEITTI. FON-
DAEE A QUESTO SCOPO UNA EIVISTA MUSI-
CALE INDIPENDENTE E EISOLUTAMENTE
AVVEESA AI CEITEEII DEI PEOFESSOEI DI
CONSEEVATOEIO E A QUELLI AVVILITI DEL
PUBBLICO.
3. - ASTENEESI DAL PAETECIPAEE A
QUALUNQUE CONCOESO CON LE SOLITE BU-
STE CHIUSE E LE EELATIVE TASSE D'AM-
MISSIONE, DENUNZIANDONE PUBBLICAMEN-
TE LE MISTIFICAZIONI E SVELANDO LA IN-
COMPETENZA DELLE GIUEIE, GENEEALMEN-
TE COMPOSTE DI CEETINI E DI EAMMOLLITI.
4. - TENEESI LONTANI DAGLI AMBIENTI
COMMEECIALI O ACCADEMICI, DISPEEZZAN-
DOLI, E PEEFEEENDO VITA MODESTA A LAUTI
GUADAGNI PEE I QUALI L'AETE SI DOVESSE
VENDEEE.
5. - LIBEEAEE LA PEOPEIA SENSIBILITÀ'
MUSICALE DA OGNI IMITAZIONE O INFLUEN-
ZA DEL PASSATO, SENTIEE E CANTAEE CON
— 4.3 —
L'ANIMA EIVOLTA ALL'AVVENIRE, ATTIN-
GENDO ISPIEAZIONE ED ESTETICA DALLA
NATUEA, ATTEAVEESO TUTTI I SUOI FENO-
MENI PEESENTI UMANI ED EXTEAUMANI ;
ESALTAEE L'UOMO-SIMBOLO EINNOVANTESI
PEEENNEMENTE NEI VAEII ASPETTI DELLA
VITA MODEENA E NELLE INFINITE SUE EE-
LAZIONI INTIME CON LA NATUEA.
6. - DISTEUGGEEE IL PEEGIUDIZIO DELLA
MUSICA « FATTA BENE » — EETTOEICA ED
IMPOTENZA — PEOCLAMAEE UN CONCETTO
UNICO DI MUSICA FUTUEISTA, CIOÈ ASSO-
LUTAMENTE DIVEESA DA QUELLA FATTA
FINOEA. FOEMAEE COSÌ IN ITALIA UN GUSTO
MUSICALE FUTUEISTA, E DISTEUGGEEE I
VALOEI DOTTEINAEI, ACCADEMICI E SOPO-
EIFEEI, DICHIAEANDO ODIOSA, STUPIDA E
VILE LA FEASE : < TO ENI AMO ALL'ANTICO ».
7. - PEOCLAMAEE CHE IL EEGNO DEL
CANTANTE DEVE FINIEE E CHE L'IMPOE-
TANZA DEL CANTANTE EISPETTO ALL'OPEEA
D'AETE COEEISPONDE ALL'IMPOETANZA DI
UNO STEUMENTO DELL'OECHESTEA.
8. - TEASFOEMAEE IL TITOLO ED IL VA-
LOEE DI « LIBEETTO D'OPEEA » NEL TITOLO
E VALOEE DI « POEMA DEAMMATICO O TEA-
GICO PEE LA MUSICA » SOSTITUENDO ALLE
METEICHE IL VEESO LIBEEO. OGNI OPEEISTA
D'ALTEONDE, DEVE ASSOLUTAMENTE E NE-
CESSAEIAMENTE ESSEEE AUTOEE DEL PEO-
PEIO POEMA.
9. - COMBATTEEE CATEGOEICAMENTE
LE EICOSTEUZIONI STOEICHE E L'ALLESTÌ-
— 44 —
MENTO SCENICO TEADIZIONALB E DICHIA-
RAEE STUPIDO IL DISPREZZO CHE SI HA PEL
COSTUME CONTEMPORANEO.
10. - COMBATTERE LE ROMANZE DEL
GENERE TOSTI E COSTA, LE STOMACHEVOLI
CANZONETTE NAPOLETANE E LA MUSICA
SACRA, CHE NON AVENDO PIÙ ALCUNA RA-
GIONE DI ESSERE, DATO IL FALLIMENTO
DELLA FEDE, È DIVENTATA MONOPOLIO
ESCLUSIVO D'IMPOTENTI DIRETTORI DI CON-
SERVATORIO E DI QUALCHE PRETE INCOM-
PLETO.
11. -PROVOCARE NEI PUBBLICI UNA OSTI-
LITÀ SEMPRE CRESCENTE CONTRO LE ESU-
MAZIONI DI OPERE VECCHIE CHE VIETANO
L'APPARIZIONE DEI MAESTRI NOVATORI, ED
APPOGGIARE INVECE ED ESALTARE TUTTO
CIO' CHE IN MUSICA APPAIA ORIGINALE E RI-
VOLUZIONARIO, RITENENDO UN ONORE L'IN-
GIURIA E L'IRONIA DEI MORIBONDI E DEGLI
OPPORTUNISTI.
Ed ora la reazione dei passatisti mi si riversi pure
addosso con tutte le sue furie. Io serenamente rido e
me ne infìscliio : sono asceso oltre il passato, e chiamo
ad alta voce i giovani musicisti intorno alla bandiera
del Futurismo che, lanciato dal poeta Marinetti nel
Figaro di Parigi, ha conquistato, in breve volgere di
tempo i massimi centri intellettuali del mondo.
BALILLA PBATELLA
La Musica futurista.
Manitesto tecnico.
29 Marzo 1911.
Tutti gli innovatori sono stati logicamente futu-
risti, in relazione ai loro tempi. Palestrina avrebbe
giudicato pazzo Bach, e così Bach avrebbe giudicato
Beethoven, e cosi Beethoven avrebbe giudicato Wa-
gner.
Bossini si vantava di aver finalmente capito la
musica di Wagner leggendola a rovescio ! Verdi, dopo
un'audizione ^^"'oiiveriiire del Tannhàiisef, in una let-
tera a un suo amico chiamava Wagner matto.
Siamo dunque alla finestra di un manicomio glo-
rioso, mentre dichiariamo, senza esitare, che il con-
trappunto e la fuga, ancor oggi considerati come il
ramo più importante dell'insegnamento musicale, non
rappresentano altro che ruderi appartenenti alla storia
della polifonia, propriamente di quel periodo che corre
dai fiamminghi fino a G. S. Bach. In loro sostituzione,
la polifonia armonica, fusione razionale del contrap-
punto con l'armonia, impedirà al musicista, una volta
per sempre, di sdoppiarsi fra due culture : una tra-
passata di qualche secolo, l'altra contemporanea ; in-
conciliabili fra di loro perchè prodotte da due ben dif-
ferenti maniere di sentire e di concepire. La seconda,
per ragioni logiche di progresso e di evoluzione, è già
lontana ed irraggiungibile conseguenza della prima con
l'averla riassunta, trasformata e di gran lunga sorpas-
sata.
— 46 —
L'armonia, anticamente sottintesa nella melodia
— suoni susseguentisi secondo diversi modi di scala
— nacque quando ciascun suono della melodia fu con-
siderato in rapporto di combinazione con tutti gli altri
suoni del modo di scala a cui appartenava.
In tal maniera si arrivò a comprendere che la me-
lodia è la sintesi espressiva di una successione armo-
nica. Oggi si grida e si lamenta che i giovani musicisti
non sanno più trovare melodie, alludendo senza dubbio
a quelle di Eossini, di Bellini, di Verdi o di Ponchielli....
Si concepisca invece la melodia armonicamente ; si
senta l'armonia attraverso diverse e più complesse
combinazioni e successioni di suoni, ed allora si tro-
veranno nuove fonti di melodia.
Si finirà così una volta per sempre di essere dei
vili imitatori d'un passato che non ha più ragione di
essere, e dei solleticatori venali del gusto basso del
pubblico.
Noi futuristi proclamiamo che i diversi modi di
scala antichi, che le varie sensazioni di maggiore, mi-
nore, eccedente, diminuito, e che pure i recentissimi
modi di scala per toni interi non sono altro che semplici
particolari di un unico modo armonico ed atonale di
scala cromatica. Dichiariamo inoltre inesistenti i va-
lori di consonanza e di dissonanza.
Dalle innumerevoli combinazioni e dalle svariate re-
lazioni che ne deriveranno fiorirà la melodia futurista.
Questa melodia altro non sarà che la sintesi delV armonia,
simile alla linea ideale formata dall'incessante fiorire
di mille onde marine dalle creste ineguali.
Noi futuristi proclamiamo quale progresso e quale
vittoria dell'avvenire sul modo cromatico atonale, la
ricerca e la realizzazione del modo enarmonico. Mentre
il cromatismo ci fa unicamente usufruire di tutti i
suoni contenuti in una scala divisa per semitoni mi-
nori e maggiori, l'enarmonia, col contemplare anche
le minime suddivisioni del tono, oltre al prestare alla
nostta sensibilità rinnovata il numero massimo di
— 47 —
suoni determinabili e combinabili, ci permette anche
nuove e più svariate relazioni di accordi e di timbri.
Ma sopra ogni cosa Venarmonia ci rende possibili
l'intonazione e la modulazione naturali ed istintive
degl'intervalli enarmonici, presentemente infattibili
data l'artificiosità della nostra scala a sistema tempe-
rato, che noi vogliamo superare. Noi futuristi amiamo
da molto tempo questi intervalli enarmonici che tro-
viamo solo nelle stonature dell'orchestra, quando gli
strumenti suonano in impianti diversi, e nsi canti
spontanei del popolo, quando sono intonati senza preoc-
cupazioni d'arte.
Il ritmo di danza: monotono, limitato, decrepito
e barbaro, dovrà cedere il dominio della polifonia ad
un libero procedimento poliritmico, limitandosi a ri-
manerne un particolare caratteristico.
Perciò si dovranno considerare relativi fra di loro
i tempi pari, dispari e misti, come già similmente si
considerano i ritmi binari, ternari, ternari- binari e bi-
nari-ternari. Una o più battute in tempo dispari in
mezzo od a chiusura di un periodo di battuta in tempo
pari o misto e viceversa non si dovranno più con-
dannare con le leggi ridicole e fallaci della così detta
quadratura, disprezzabile paracqua di tutti gli impo-
tenti che insegnano nei conservatori.
L'alternarsi e il succedersi di tutti i tempi e di tutti
i ritmi possibili troveranno il loro giusto equilibrio so-
lamente nei senso geniale ed estetico dell'artista crea-
tore.
La conoscenza dell'istrumentazione si dovrà con-
quistare sperimentalmente. La composizione istru-
mentale si concepisca istrumentalmente, immaginando
e sentendo un^ orchestra particolare per ogni particolare
e diversa condizione musicale dello spirito.
Tutto ciò sarà possibile quando, disertati i conser-
vatori, i licei e le accademie, e determinatane la chiu-
sura, si vorrà finalmente provvedere alle necessità del-
l'esperienza, col dare agli studi musicali un carattere
di libertà assoluta. I maestri d'oggi, trasformati negli
— 48 —
esperti di domaui, saranno guide e collaboratori ogget-
tivi degli studiosi, cessando di corrompere inconscia-
mente i geni nascenti, col trascinarli dietro la propria
personalità e con l'imporre lori i propri errori e i ]}to-
prì criteri.
Per l'uomo,, la verità assoluta sta in ciò che egli
sente umanamente. L'artista, coll'interpretare vir-
ginalmente la natura, l'umanizza rendendola vera.
Cielo, acque, foreste, fiumi, montagne, intrichi di
navi e città brulicanti, attraverso a l'anima del mu-
sicista si trasformano in voci meravigliose e possenti,
che cantano umanamente le passioni e la volontà
dell'uomo, per la sua gioia e per i suoi dolori, e gli sve-
lano in virtù dell'arte il vincolo comune e indissolu-
bile che lo avvince a tutto il resto della natura.
Le forme musicali non sono altro che apparenze
e frammenti di un unico tutto ed intero. Ogni forma
sta in rapporto alla potenzialità di espressione e di
svolgimento del motivo passionale generatore e alla
sensibilità e intuizione dell'artista creatore. La reto-
rica e l'ampollosità procedono da una sproporzione
fra il motivo passionale e la sua forma esplicativa,
prodotta nella maggior parte dei casi da influenze
acciecanti di tradizioni, di cultura, di ambiente e
spesso da limitazione cerebrale.
Il solo motivo passionale impone al musicista la
propria esplicazione formale e sintetica, essendo la
sintesi proprietà cardinale dell' espressione e dell'e-
stetica musicale.
Il contrasto di più motivi passionali ed i rapporti
fra i loro caratteri espressivi e fra la loro potenzialità
di espansione e svolgimento, costituiscono la sinfonia.
La sinfonia futurista considera come sue massime
forme : il Poema sinfonico, orchestrale e vocale e VOpera
teatrale.
Il sinfonista puro trae dai suoi motivi passionali
svolgimenti, contrasti, linee e forme, con fantasia
— 49 —
ampia e libera, non dovendo attenersi ad alcun cri-
terio che non sia il suo senso artistico di equilibrio e
di proporzione, e trovando il suo fine nel complesso
dei mezzi espressivi ed estetici propri della pura arte
musicale. Questo senso di equilibrio futurista altro
non è che il raggiungimento della massima intensità
di espressione.
L'operista attrae, in cambio, nell'orbita dell'ispi-
razione e dell'estetica musicale tutti i riflessi delle
altre arti — concorrenza potente alla moltiplicazione
dell'efficacia espressiva e comunicativa. — L'operista
deve concepire conseguenti alla sua ispirazione ed
estetica musicale questi altri elementi secondari-
La voce umana pure essendo massimo mezzo di
espressione, perchè nostra e da noi proveniente, sarà
circonfusa dall' orchestra, atmosfera sonora, piena di
tutte le voci della natura, rese attraverso l'arte.
La visione del poema sceneggiato balza alla fan-
tasia dell'artista creatore per una sua particolare ne-
cessità, sorta dalla volontà di esplicare i motivi pas-
sionali generatori ed ispiratori. Il iioema drammatico
o tragico non si potrà concepire per la musica, se non
sarà in conseguenza di uno stato di anima musicale e
nell'unica visione, dell'estetica nusicale. L'operista,
creando ritmi nel collegare le parole, crea già musical-
mente ed è autore unico dell'opera propria. Musi-
cando invece la poesia d'altri, egli rinuncia stupida-
mente alla sua particolare fonte di ispirazione origi-
nale, alla sua estetica musicale, ed assume da altri
la parte ritmica delle sue melodie.
K-? Il verso libero è il solo adatto, non essendo obbli-
gato a limitazioni di ritmi e di accenti monotonamente
ripetentesi in 'forme ristrette ed insufficienti. L' onda
polifonica della poesia umana trova nel verso libero
tutti i ritmi, tutti gli accenti e tutti i modi per potersi
esuberantemente esprimere, come in una affascinante
sinfonia di parole. Tale libertà di espressione ritmica
e propria della musica futurista.
L'uomo e la moltitudine degli uomini sulla scena
— so-
nori debbono più imitare facilmente il comune par-
lare, ma debbono cantare, come quando noi, inconsci
del luogo e dell'ora, presi da un'intima volontà di
espansione e di dominio, prorompiamo istintivamente
nell'essenziale ed affascinante linguaggio umano. Canto
naturale, spontaneo, senza la misura dei ritmi o degl'in-
tervalli, artificiosa limitazione dell'espressione, che ci fa
rimpiangere l'efficacia della parola.
1. — BISOGNA CONCEPIRE LA MELODIA
QUALE UNA SINTESI DELL'ARMONIA CON-
SIDBEANDO LE DEFINIZIONI AEMONICHE DI
MAGGIORE, MINORE, ECCEDENTE E DIMI-
NUITO, COME SEMPLICI PAETICOLAEI DI UN
UNICO MODO CEOMATICO ATONALE.
2. — CONSIDEEAEE LA ENAEMONIA CO-
ME UNA MAGNIFICA CONQUISTA DEL FUTU-
EISMO.
3. — INFEANGEEE IL DOMINIO DEL EIT-
MO DI DANZA, CONSIDEEANDO QUESTO EITMO
QUALE UN PAETICOLAEE DEL EITMO LIBEEO,
COME IL EITMO DELL'ENDECASILLABO PUÒ
ESSEEE UN PAETICOLAEE DELLA STEOFA IN
VEESI LIBEEI.
4. — CON LA FUSIONE DEL'AEMONIA E
DEL CONTEAPPUNTO, CEEAEE LA POLIFONIA
IN UN SENSO ASSOLUTO, NON MAI USATO
FINO AD OGGI.
6. — CONSIDEEAEE LE FOEME MUSICALI
CONSEGUENTI E DIPENDENTI DAI MOTIVI
PASSIONALI GENEEATOEI.
7. — NON SCAMBIAEE PEE POEMA SIN-
FONICA I SOLITI SCHEMI TEADIZIONALI, TEA-
PASSATI E SEPOLTI DELLA SINFONIA.
__ 51 —
8. — CONCEPIRE L' OPERA TEATRALE
COME UNA FORMA SINFONICA.
9. — PROCLAMARE LA NECESSITÀ ASSO-
LUTA CHE IL MUSICISTA SIA AUTORE DEL
POEMA DRAMMATICO O TRAGICO PER LA SUA
MUSICA. L'AZIONE SIMBOLICA DEL POEMA
DEVE BALZARE ALLA FANTASIA DEL MUSI-
CISTA, INCALZATA DALLA VOLONTÀ DI ESPLI-
CARE MOTIVI PASSIONALI. I VERSI SCRITTI
DA ALTRI COSTRINGEREBBERO IL MUSICISTA
AD ACCETTARE DA ALTRI IL RITMO PER LA
PROPRIA MUSICA.
10. — RICONOSCERE NEL VERSO LIBERO
L'UNICO MEZZO PER GIUNGERE AD UN CRI-
TERIO DI LIBERTÀ POLIRITMICA.
11. — PORTARE NELLA MUSICA TUTTI I
NUOVI ATTEGGIAMENTI DELLA NATURA, SEM-
PRE DIVERSAMENTE DOMATA DALL'UOMO
PER VIRTÙ DELLE INCESSANTI SCOPERTE
SCIENTIFICHE. DARE L' ANIMA MUSICALE
DELLE FOLLE, DEI GRANDI CANTIERI INDU-
STRIALI, DEI TRENI, DEI TRANSATLANTICI,
DELLE CORAZZATE, DEGLI AUTOMOBILI E
DEGLI AEROPLANI. AGGIUNGERE AI GRANDI
MOTIVI CENTRALI DEL POEMA MUSICALE IL
DOMINIO DELLA MACCHINA ED IL REGNO
VITTORIOSO DELLA ELETTRICITÀ.
GABINETTI.
Contro la Spagna passatista.
Pubbl. dalla rivista " Promefeo „ di Madrid - 6 i ugno 191].
Ho sognato d'un gran popolo : — certo del vostro,
Spagnuoli !
L'ho visto avanzarsi, d'età in età, conquistando
le montagne, salendo sempre più in alto, verso la grande
luce che splende oltre le cime inaccessibili.
Dall'alto dello Zenit, ho contemplato in sogno
le vostre innumerevoli navi ben cariche formanti, lunghi
cortei di formiche sulla verde prateria del mare, cosi
da congiungere isole ad isole, come tanti formicai, e
indifferenti ai cicloni, pedate formidabili di un dio che
voi non temete.
Quanto a voi, costruttori di città, soldati e bifolchi,
camminavate di un passo forte che faceva le strade,
trascinando una lunga retroguardia di donne, di fan-
ciulli, e di xjerfìdi monaci.
E furono questi che vi tradirono, attirando sul
vostro esercito in marcia tutti i pesanti climi d'Africa,,
stregoni e lenoni aerei che complottano nelle cupe gole
della Sierra i^evada.
Mille brezze avvelenatrici spiavano il vostro pas-
saggio ; mille morbide primavere dall'ali di vampiro
vi assopirono voluttuosamente. Subito le lupe della
lussuria, urlarono in fondo ai boschi. Ai lenti soffi
rosei del crepuscolo, gli uomini schiacciarono sotto i
baci le donne ignude fra le loro braccia. Forse spera-
vano essi di fare impazzire di gelosia le stelle, inafferra-
bDi, perdute lontano, nell'abisso delle notti !... Oppure,
la paura di morire li spingeva a ripetere senza fine
1 giuochi della morte nei letti dell'amore ! — Certo,
— 53 —
le ultime fiamme dell'Inferno che andava spegnendosi
lambii'ono le loro schiene di maschi accaniti sui bei
sessi golosi....
E frattanto il vecchio sole cristiano moriva in
un tumulto di nuvole striate di sangue, che scoppia-
rono ad un tratto, per vomitare, rossa e ribollente, la Ei-
voluziono francese, formidabile uragano di giustizia.
Nell'immensa inondazione di libertà, cancellate
finalmente tutte le strade dell'autorità, voi gridaste
lungamente la vostra angoscia ai monaci sornioni che
facevan cauti la ronda intorno alle vostre ricchezze
ammucchiate.
Ed eccoli tutti chini su di voi, borbottando :
« Figliuoli, entrate, entrate, con noi nella catte-
drale di Dio !... È antica, ma solida ancora ! Entrate,
pecorelle.... Biparatevi in questo ovile ! Ascoltate le
sante campane amorevoli, che fanno ondeggiare i
loro suoni come le Andaluse fanno ondeggiare i loro
Iftanchi rotondi. IsToi abbiamo coperti di rose e di viole
gii altari della Madonna. La penombra delle cappelle
è misteriosa come quella della camera nuziale. Le
fiamme dei nostri ceri sono simili ai garofani rossi che
ridono tra i denti delle vostre languide femmine....
Venite ! Avrete amore, profumi, oro e seta, e avrete
anche delle canzoni, poiché la Vergine è indulgente !.... »
A queste parole, voi staccaste gii occhi dalle co-
stellazioni indecifrabili, e la vasta paura dei firmamenti
vi spinse nei portici affamati della cattedrale, sotto la
voce liquefacente dell'organo, che vi spezzò completa-
mente le ginocchia.
Ed ora che vedo ?.... Nella notte impenetrabile,
la cattedrale trema sotto la rabbia di una pioggia scro-
sciante. Il terrore soffocante solleva a stento, dovunque,
giganteschi macigni di tenebre. L'uragano con una voce
desolata accompagna i gemiti lunghi dell'organo, e
a quando a quando le loro voci commiste si prolun-
gano in un fracasso di mina. Sono le mura del chiostro
che crollano !...
— 54 — -
Spagnuoli! Bpagnuoli! Che mai aspettate, così at-
terrati dallo spavento, con la faccia al snolo nell'am-
morbante fetore dell'incenso e dei fiori fradici, in
questa navata di cattedrale, arca immonda che non può
salvarvi dal diluvio, bestiame cristiano, né condurvi al
cielo?.,. Alzatevi! Arrampicatevi fino alle vostre ve-
trate ancora spalmate di mistica luna, e contemplate
lo spettacolo degli spettacoli !...
Ecco levarsi subitamente in un prodigio, più alta
che le sierras di ebano, la sublime Elettricità, unica
e divina madre dell'umanità futura, l'Elettricità dal
torso guizzante d'argento vivo l'Elettricità dallo mille
braccia sfolgoranti e violette....
Ecco ! Ecco !... Essa lancia da ogni parte le sue Fol-
gori di diamante, giovani, danzanti e nude, che cor-
rono, per azzurre scale serpeggianti, all'assalto, al-
l'assalto della Cattedrale nera !
Sono più di diecimila, palpitanti, affannate, che si
scagliano all'assalto sotto la pioggia, scavalcando i
muri, cacciandosi dappertutto, mordendo il ferro fu-
mante delle grondaie e spezzando, con tuffi pazzeschi,
le madonne dipinte delle vetrate.
Ma voi tremate in ginocchio come alberi schiantati in
un torrente.... Alzatevi!... I più anziani si affrettino a
sollevare sulle loro spalle la miglior parte delle vostre ric-
chezze. Agli altri, ai più giovani un compito più allegro!...
Siete voi gli uomini di vent'annif Sta bene: Ascoltatemi! , .
Brandite un candelabro d'oro massiccio e servite-
vene come di una mazza volteggiante, per fracassare
il cranio ai monaci e ai sagrestani !...
Poltiglia sanguinosa, rossa imbottitui'a con cui
tapperete i buchi della vòlta e le vetrate infrante.
Una sanguinante armatura di diaconi e d'arcidia-
coni, d'arcivescovi e di cardinali, incastrati l'uno nel-
l'altro, intrecciate le braccia e le gambe, sosterrà le
mura pieganti della navata !
Ma affrettatevi dunque, prima che le Folgori trion-
fanti si avventino su di voi per punirvi della vostra colpa
millenaria !...
— 55 —
Poiché voi siete colpevoli del delitto d'estasi e di
sonno. Poiché voi siete colpevoli di non aver voluto
Aàvere e di avere assaporata la morte a piccoli sorsi..
Colpevoli di aver soffocato in voi lo spirito, la volontà
e l'orguglio conquistatore, sotto tristi guanciali d'a-
more, di nostalgia, di lussuria, e di preghiera !.
Ed ora sfondate i battenti della porta, che scric-
chiolano sui loro cardini vivi !... La bella terra di Spagna
è stesa davanti a voi, tutta bruciata dalla sete e tutta
pesta da un sole implacabile. Essa vi mostra il suo ventre
abbrustolito e disseccato.... Correte, correte dunque a
soccorrerla !... Perchè mai indugiate 1 Ah ! un fossato
vi arresta ; il gran fossato medioevale che difendeva
la Cattedrale.... Ebbene: colmatelo, vecchi, gettandovi
le ricchezze che vi oi^primono la schiena !... Giù, giù
tutto insieme : quadri sacri, statue immortali, chitarre
grondanti di chiaro di luna, arnesi preferiti dagli avi,
metalli e legni preziosi !... Il fossato è troppo vasto,
e non vi resta più nulla per riempirlo ?... A voi, dunque !
Sacrificatevi ! Gettatevi giù alla vostra volta !... I vostri
vecchi corpi ammucchiati prepareranno la strada alla
grande speranza del mondi).
E voi, giovani, voi, coraggiosi, passate sopra !...
Che c'è ?... Ancora un ostacolo '?... Ah ! non è altro che
un cimitero !... A galoppo !... A galoppo !... Attraver-
satelo sgambettando come una banda di scolari in
baldoria !... Sconvolgete le erbe, le croci e le tombe !...
Come rideranno i vostri avi !... Kid eranno di una gioia
futurista, felici, follemente felici di sentirsi calpestati
da piedi più possenti dei loro !
Che cosa portate"?.. Delle zappe?... Sbarazzatevene!..
Esse non hanno scavato altro che fosse mortuarie !...
Per sconvolgere la terra della vita inebriante,
ne fucinerete delle altre, fondendo l'oro e l'argento degli
ex-voto !
Finalmente, finalmente, voi potete scatenare i
vostri sguardi liberati sotto il vasto garrire rivolu-
zionario delle bandiere dell'aurora !
— 56 —
I fiumi in libertà vi iudiclieranno la via !.. I fiumi
che snodano alfine le loro verdi e seriche sciarpe di
frescura sulla terra dalla quale avete spazzate via le im-
mondizie clericali I
Poiché, sappiatelo bene, Spagnuoli) il vecchio cielo
cattolico lasciando piover giù le sue ruiue ha fecon-
dato involontariamente la siccità del vostro grande
Altipiano centrale !
Per calmare la vostra sete durante la vostra marcia
entusiastica mordetevi fino al sangue le labbra, che
vorrebbero ancora pregare, perchè imparino a comandar
al Destino schiavo !... Camminate dritto !... Dovete
disabituare dalla terra le vostre ginocchia indolenzite
poiché ormai non le piegherete più se non per schiac-
ciare i vostri antichi confessori, bizzarri inijinocchia-
toi !
Essi agonizzano — udite 1 — sotto questo crollare
di pietre e questi urti pesanti di frana che cadenzano
i vostri passi.... Ma guai a voi se volgete la testa....
La vecchia Cattedrale nera può ben sprofondarsi, a
poco a poco, con le sue vetrate mistiche e i suoi buchi
di vòlta debitamente otturati con la fetida poltiglia
dei monaci e dei sagrestani !
CONCLUSIONI FUTURISTE
Il progresso della Spagna contemporanea non potrà
comxùersi senza la formazione di una ricchezza agri-
cola e di una ricchezza industriale.
Spagnuoli ! Voi giungerete infallibilmente a questo
risultato mediante l'autonomia municipale, e regio-
nale, divenuta indispensabile, e l'istruzione popolare,
alla quale il governo deve consacrare ogni anno i 60
milioni di jìesetas assorbiti dal culto e dal clero.
Bisogna per questo estirpare in modo totale, e non
parziale, il clericaUsmo, e distruggere il suo corollario,
collaboratore e difensore : il Carlismo.
La monarchia abilmente difesa da Canalejas,
— 57 —
sta facendo appunto ora qiiesta bella operazione chi-
rurgica.
Se la monarchia non riesce a condurla a termine,
se vi sarà, da parte del primo ministro o dei suoi suc-
cessori, debolezza o tradimento, verrà la volta della
repubblica radico-socialista, con Lerroux e Igiesias,
che, con mano rivoluzionaria, farà un taglio più pro-
fondo e forse definitivo nella carne avvelenata del
paese.
Frattanto gli uomini politici, i letterati e gii ar-
tisti devono lavorare energicamente, coi loro libri,
i loro discorsi le loro conferenze e i loro giornali, a
trasformare completamente l'intellettualità spagnuola.
1.) Essi devono, per giungere a questo, esaltare
l'orgoglio nazionale sotto tutte le sue forme ;
2.) Difendere e sviluppare la dignità e la libertà
individuali ;
3.) Propagare e glorifl.care la scienza vittoriosa e il
suo eroismo quotidiano ;
4.) Di^^dere nettamente l'idea di patria d'eser-
cito potente e di guerra possibile dall'idea di monarchia
reazionaria e clericale ;
5.) Fondere l'idea di patria, d'esercito potente
e di guerra possibile con l'idea di progresso e di pro-
letariato libero. Educare patriotticamente il pro-
letariato.
6.) Trasformare senza distruggerle tutte le qua-
lità essenziali della razza spagnuola e cioè : l'amore del
pericolo e della lotta, il coraggio temerario, l'ispira-
zione artistica, la spavalderia arrogante e la destrezza
muscolare che aureolarono di gloria i vostri poeti,
i vostri cantori, i vostri danzatori, i vostri Don Gio-
vanni, e i vostri matadores.
Tutte queste energie traboccanti possono essere
canalizzate nei laboratori e nelle officine, sulla terra,
sul mare e in cielo, per le innumerevoli conquiste
della scienza ;
7.) Combattere la tirannia dell' amore, l'osses-
sione della donna ideale, gli alcool del sentim.ento
— 58 —
e le monotone battaglie dell'adulterio, che estenuano
gli uomini di venticinque anni.
8.) Difendere la Spagna dal maggiore dei peri-
coli e dalla più grave della epidemie intellettuali ;
il passatismo, cioè il culto metodico e stupido del pas-
sato, l'immondo commercio delle nostalgie storiche.
Sappiate, sappiate, Spagnuoli, che la gloriosa
Spagna d'un tempo non è assolutamente nulla di fronte
alla Spagna che le vostre mani futuriste fabbricheranno
un giorno.
Semplice problema di volontà che bisogna risol-
vere, spezzando brutalmente il circolo vizioso di preti,
di toreros, e di suonatori di serenate, nel quale vivete
ancora.
Vi lagnate nel vostro paese del fatto che i monelli
delle vostre città morte, possono liberamente lanciare
dei sassi contro i preziosi merletti di pietra dei vostri
Alhambra e contro le vecchie vetrate inimitabili delle
vostre chiese !
Oh ! via ! date dei dolci a codesti monelli benefici
poiché vi salvano senza volerlo, dalla più infame e perni-
ciosa delle industrie: lo sfruttamento degli stranieri.
Quanto ai turisti milionari, impotenti voyeiirs
stupefatti che fiutano le tracce dei grandi uomini d'a-
zione e si divertono talvolta a coprire i loro fragili
cranii con un vecchio elmo di guerriero, — disprezzateli
tutti, con la loro stupidaggine chiacchierona e col de-
naro con cui possono arricchirvi ! Impedite loro di ve-
nire a visitare la vostra Spagna, come vengono a vi-
sitare Eoma, Venezia, Firenze, ideali cimiteri !...
So bene che c'è chi si sforza di allucinarvi coi gua-
dagni enormi che potrebbe darvi il coumiercio sapiente
del vostro glorioso passato.... Sputatevi sopra, e vol-
tate la testa !...
Voi siete degni, Spagnuoii, di essere dei lavoratori
eroici non già dei ciceroni, dei lenoni, dei pittori copisti,
dei restauratori di vecchi quadri, degli archeologhi pe-
danti e dei fabbricanti di falsi capolavori.
— 59 —
Guardatevi dall'attirare sulla Spagna le grottesche
carovane dei ricconi cosmopoliti, che portano a spasso
il loro snobismo ignorante, la loro stupidità inquieta
la loro sete morbosa di nostalgia e i loro se?si restii,
invece d'impiegare le loro ultime forze e le loro ricchezze
alla costruzione del Futuro !...
I vostri alberghi sono pessimi, le vostre cattedrali
minano.... Tanto meglio! tanto meglio! Eallegratevene!
Rallegratevene ! Avete bisogno di grandi porti com-
mercianti, di città indu-gtriali, di campagne ubertose
irrigate dai vostri grandi fiumi ancora inoperosi.
Voi non ambite, che io sappia, di fare della Spagna
una Spagna di Baedecker, stazione climatica di primo
ordine : mille musei, centomila panorami e rovine
illustri a volontà !
BOCCIONI, CABRA, BUSSOLO, BALLA, SE-
VEBINI.
Prefazione al Catalogo delle
Esposizioni di Parigi, Lon-
dra, Berlino, Bruxelles, Mo-
naco, Amburgo, Vienna, ecc.
Febbraio 1912.
Dalla famosa serata dell'8 marzo 1910 al Teatro
Chiarella di Torino, dove, al fiauco del poeta Marinetti
lanciammo il nostro primo manifesto della Pittui'a fu-
tmista contro migliaia d'avversari, noi abbiamo molto
combattuto, molto conquistatoe intensamente lavorato!
E oggi possiamo affermare senza alcuna boria, che
questa Esposizione di Pittura futurista è la più im]3or-
tante manifestazione dell'arte Italiana, da Michelan-
gelo ad oggi.
Noi siamo infatti, dopo secoli di letargo, i soli gio-
vani italio.ni che veramente si preoccupino di rinnovare
la pittura e la scultura del nostro grande paese, ob-
brobriosamente disonorate dalla più vile apatia intel-
lettuale e dal commercialismo più spudorato.
Le esposizioni futuriste di Parigi, Londra, Berlino,
Bruxelles, Amburgo, Amsterdam, l'Aja, Monaco,
Vienna, Budajjest che suscitarono cosi vasto tumulto
di polemiche hanno dimostrato che solo per noi oggi
l'Italia è all'avanguardia della pittura mondiale.
Con un accanito fervore di ricerche, abbiamo ra-
pidamente maturato e superato in noi stessi tutte le
meravigliose fasi della ijittura francese nel dicianno-
vesimo secolo, fino alle ultime espressioni dei nostri
amici Fauves e Cubisti, dai quali, malgrado la nostra
stima e la nostra amicizia personale, dissentiamo.
— 61 —
L'importanza decisiva della nostra rivolu;donc ar-
tisitica è stata cimstatata dai maggiori critici esteri, fra
i quali ci basta citare Brooke, del Times, P, G. Konody,
della Pali Mail Gazette, Herwarth Walden della rivista
Ber Stiirm, Eay Nyst della Belgìgue artistique et
liUéraire, e il poeta Gustave Kahn. L'illustre crea-
tore del verso libero francese, che è anche il i^iù moderno
critico d'arte parigino, proclamò infatti in due arti-
coli del Mercure de Franee che « certamente non si vide
mai un movimento novatore altrettanto importante, dopo
le 'prime esposizioni dei Pointillistes. «
*
* *
Pure ammirando l'eroismo dei nostri amici Cubisti,
pittori di altissimo valore, che hanno manifestato un
lodevole disprezzo per il mercantilismo artistico e un
odio possente contro l'accademismo, noi ci sentiamo
e ci dichiariamo assolutamente opposti al^a loro
arte.
Essi si accaniscono a dipingere l'immobile, l'ag-
ghiacciato e tutti gli aspetti statici della natura. Ado-
rano il tradizionalismo di Poussin, d'Ingres, di Corot,
invecchiando e pietrificando la loro arte con una osti-
nazione passatista che rimane, per noi, assolutamente
incomprensibile.
Con dei punti di vista assolutamente avveniristici,
invece, noi cerchiamo uno stile del movimento, il che
non fu mai tentato prima di noi.
Ben lontani d all'appoggiarci sull'esempio dei Greci
e degli Antichi, noi esaltiamo incessantemente l'intui-
zione individuale, con lo scopo di fissare leggi comple-
tamente nuove, che possano liberare la pittura dall'on-
deggiante incertezza nella quale si trascina.
t4 ó La nostra volontà di dare, quanto più sia possibile,
ai nostri quadri una costruzione solida non potrà certo
ricondurci ad una tradizione passata qualsiasi. Ne
siamo convinti !
Tutte le verità imparate nelle scaole o negli studi
— 62 —
sono per noi abolite. Le nostre mani sono abba-
stanza libere e abbastanza vergini per ricominciare
tutto.
È indiscutibile che molte affermazioni estetiche
dei nostri compagni di Francia rivelano una specie di
accademismo larvato.
Non è infatti un ritornare all'Accademia, il dichia-
rare che il soggetto, in pittura, ha un valore assolu-
tamente insignificante ?
Noi dichiariamo invece che non può esistere pit-
tura moderna senza il punto di partenza di una con-
cezione assolutam.ente moderna, e nessuno può con-
traddirci quando affermiamo che la nostra pittura
è fatta di concezione e sensazione finalmente riimite.
8e i nostri quadri sono futuristi, è perchè essi rap-
presentano, il risultato di concezioni etiche, estetiche
politiche, e sociali, assolutamente futuriste. 'f,
Dijjingere fi.ssaudo il modello in T)osa è un'assur-
dità, e una viltà mentale, anche se il modello è tradotto
nel quadro in forme lineari, sferiche o cubiche.
Dare un valore allegorico ad un nudo qualunque,
traendo il significato del quadro dall'oggetto che il
modello tiene in mano^ o da quelli che gli sono disposti
intorno, è, secondo noi, la manifestazione di una men-
talità tradizionale o accademica.
Questo metodo alquanto simile a quello dei Greci,
di Eaffello, di Tiziano, del Veronese è tale da disgustarci !
Pur ripudiando l'impressionismo, noi disapproviamo
energicamente la reaziojie attuale, che vuole uccidere
l'essenza dell'impressionismo, cioè il lirismo e il mo-
vimento, fi
Non si può reagire contro la fugacità dell'impressio-
nismo, se non superandolo.
Nulla è più assurdo che il combatterlo adottando
le leggi jjittoriche che lo precedettero.
I punti di contatto che la nostra ricerca dello stile
j)uò avere con ciò che si chiama arte classica non ci ri-
guardano affatto.
Altri cercheranno e troveranno certamente queste
— 63 -
analogie, che in ogni caso, non possono essere consi-
derate come un ritorno a dei metodi, e delle concezioni
e a dei valori trasmessi dalla x)ittura classica.
* *
Alcuni esempi chiariranno la nostra teoria.
Noi non vediamo alcuna differenza fra uno di quei
nudi che si chiamano comunemente artistici, e una
tavola d'anatomia. C'è invece, una differenza enorme
fra uno di quei nudi artistici e la nostra concezione iu-
turista del corpo uma^no.
La prospettiva com'è intesa daUa maggioranza dei
pittori ha per noi lo stesso valore che essi attribuiscono
a un idrogetto d'ingegneria.
La simultaneità degli stati d'animo nell'opera d'arte:
ecco la mèta inebbriante della nostra arto.
Spieghiamoci ancora per via d'esempi. Dipingendo
una persona al balcone, vista daiPinterno, noi non li-
mitiamo la scena a ciò che il quadrato della finestra
permette di vedere ; m.a ci sforziamo di dare il comple^'so
di sensazioni plastiche provate dal i)ittore che sta al
balcone : brulichio soleggiato della strada, doppia fila
delle case che si prolungano a destra e a sinis'traj
balconi fioriti, ecc. TI che significa simultaneità d'am-
biente, e quindi dislocazione e smembramento degli
oggetti, sijarpagliamento e fusione dei dettagli, li-
berati dalla logica comune e indipendenti gli uni dagli
altri.
Per far vivere lo spettatore al centro del quadro,
secondo l'espressione del nostro manifesto, bisogna
che il quadro sia la sintesi di quello che si ricorda e di
quello che si vede.
Bisogna rendere l'invisibile che si agita e che vive
al di là degli spessori, ciò che abbiamo a destra, a si-
nistra e dietro di noi, e non il piccolo quadrato di vita
artificialmente chiuso come fra gli scenari d'un teatro.
Nel nostro manifesto, abbiamo dichiarato che bi-
sogna dare la sensazione dinamica, cioè il ritmo parti-
— 64 —
}
colare di ogni oggetto, la sua tendenza, il suo mo-
vimento, o per dir meglio la sua forza interna.
Si ha l'abitudine di considerare l'essere umano sotto
i suoi diversi aspetti di movimento o di calma, di agi-
tazione allegra o di gravità malinconica.
Ma nessuno si accorge che tutti gli oggetti cosidetti
inanimati rivelano nelle loro linee, della calma o della
follia, della tristezza o della gaiezza. Queste tendenze
diverse danno alle linee di cui sono formati un senti-
mento e nn carattere di stabilità pesante o di leggerezza
aerea.
Ogni oggetto rivela, per mezzo delle sue linee, come
si scomporrebbe secondo le tendenze delle sue forze.
Questa scomposizione non è guidata da leggi fìsse
ma varia secondo la personalità caratteristica del-
l'oggetto che è poi la sua psicologia e l'emozione di
colui che lo guarda.
Inoltre, ogni oggetto influenza l'oggetto vicino, non
per riflessi di luce (fondamento del primitivisyno impres-
sionista) ma per nna reale concorrenza di linee e delle
reali battaglie di piani, secondo la \egge di emozione
che governa il quadro (fondamento del primitivismo
futurista.) Ecco perchè, fra la rumorosa ilarità degli
imbecilli, noi dicemmo :
« Le sedici persone che avete intorno a voi in un
tram che corre sono una, dieci, quattro, tre: stanno ferme
e si muovono ; canno e vengono, rimbalzano sulla strada,
divorate da uno, zona di sole, indi tornano a sedersi, sim-
boli persistenti della vibrazione universale. E, talvolta
sulla gnancia della persona con cui parliamo nella via
noi vediamo il cavallo che passa lontano, I nostri corpi
entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano
in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le
(luali alla lor volta si scaraventano sul tram e con esso
si amalgamano ».
65
Il desiderio d'intensificare l'emozione estetica- fon-
dendo, in qualche modo, la tela dipinta con l'anima
dello spettatore ci ha spinti a dichiarare che questo
deve ormai essere posto al centro del quadro.
Esso non assisterà, ma x)arteciperà all'azione.
Se dipingiamo le fasi di una sommossa, la folla irta
di i)ugni e i rumorosi assalti della cavalleria si tradu-
cono sulla tela in fasci di linee che corrispondono a
tutte le forze in conflitto secondo la legge di violenza
generale del quadro.
Queste ' linee-forze devono avvihippare e trasci-
nare lo spettatore, che sarà in qualche modo obbli-
gato a lottare anch'egli coi personaggi del quadro.
Tutti gli oggetti, secondo ciò che il pittore Boc-
cioni chiama felicemente trascendentalismo fisico, ten-
dono verso l'infinito mediante le loro linee-forze, delle
quali la nostra intuizione misura la continuità.
Noi dobbiamo appunto disegnare queste linee-
forze per ricondurre l'opera d'arte alla vera pittura.
Noi interpretiamo la natura dando sulla tela queste
linee come i principii o i prolungamenti dei ritmi che
gli ogetti imprimono alla nostra sensibilità.
W Dopo aver dato per esempio, in un quadro, la
spalla o l'orecchio destro di una figura noi troviamo
assolutamente inutile dare ugualmente la spalla o l'orec-
chio sinistro della stessa figura.
Non disegnamo i suoni, ma i loro intervalli vi-
branti. Non dipingiamo le malattie, ma i loro sintomi
e le loro conseguenze.
Chiariremo ancora la nostra idea con un confronto
tratto dalla evoluzione della musica.
Non solo noi abbiamo abbandonato in modo ra-
dicale il motivo interamente sviluppato secondo il suo
movimento fisso e quindi artificiale, ma tagliamo,
bruscamente e a piacere nostro, ogni motivo, con uno
o più altri motivi, di cui non offriamo mai lo sviluppo
— 66 —
intero, ma semplicemente le note inziali, centrali o
finali.
Come vedete, c'è in noi, non solo varietà, ma caos
e urto di ritmi assolutamente opposti, che rincondn-
ciamo nondimeno ad un'armonia nuova,
Noi giungiamo cosi a ciò clic chiamiamo la pittura
degli stati (Vanimo.
Nella descrizione pittorica dei diversi stati d'animo
plastici di una partenza, certe linee peri^endicolari,
ondulate e come spossate, qua e là attaccate a forme
di corpi vuoti, possono facilmente esprimere il languore
e lo scoraggiamento.
Linee confuse, sussultanti, rette o curve, che si
fondono con gesti abbozzati di richiamo e di fretta,
esprimeranno un' agitazione caotica di sentimenti.
Linee orizzontali, fuggenti, rapide e convulse, che
taglino brutalmente visi dai profili vaghi e lembi di
campagne balzanti daranno l'emozione plastica che
suscita in noi colui che parte.
*
È quasi imx)0ssibile esprimere con parole i valori
essenziali della pittura.
Il pubblico deve dunque convincersi che per com-
prendere sensazioni estetiche alle quali non è abi-
tuato, deve dimenticare completamente la propria
cultura intellettuale, non per impadronirsi dell'opera
d'arte, ma per abbandonarsi a questa.
Noi iniziamo uiia nuova epoca della pittura.
Noi siamo ormai sicuri di realizzare concezioni della
più alta importanza e della più assoluta originalità.
Altri ci seguiranno, che con altrettanta audacia e
altrettanto accanimento conquisteranno le cime da noi
soltanto intraviste. Ecco perchè ci siamo proclamati
i irnmiiivi di una sensibilità compìciameyite rinno-
vata.
67
*
* *
In alcuni dei quadri da noi presentati al pubblico,
la vibrazione e il movimento moltiplicano innume-
revolmente ogni oggetto.
Così noi abbiamo realizzato la nostra famosa af-
fermazione del cavallo in corsa, che non ha quattro
zampe ma venti.
Si possono inoltre notare nei nostri quadri, delle
macchie, delle linee, delle zone di colore, che non cor-
rispondono a nessuna realtà ma, secondo una legge
della nostra matematica interna, preparano musi-
calmente ed aumentano l'emozione dello si^ettatore.
Noi creiamo, così in qualche modo, un ambiente
emotivo, cercando a colpi d'intuizione le simpatie e
gli attaccamenti che esistono fra la scena esterna (con-
creta) e l'emozione interna (astratta). Quelle linee,
quelle macchie, quelle zone di colore apparentemente
illogiche e inesplicabili sono appunto le chiavi miste-
riose dei nostri quadri.
Ci si rimprovera certamente di voler troppo de-
finire ed esprimere in modo evidente i legami sottili
che uniscono il nostro interno astratto con l'esterno
concreto.
Come volete, d' altronde, che noi accordiamo una
assoluta libertà di comprensione ad un pubblico che
continua a vedere come gli fu insegnato, con occhi
falsati dall'abitudine ?
Noi andiamo distruggendo ogni giorno in noi e nei
nostri quadri, le forme realistiche, e i dettagli evidenti
che ci servono ancora a stabilire un ponte d'intelli-
genza fra noi e il i)ubblico. Perchè la folla goda del
nostro meraviglioso mondo spirituale che le è ignoto,
noi siamo ancora costretti a darle delle indicazioni
materiali.
Così noi rispondiamo alla curiosità grossolana e
semplificatrice che ci circonda, coi lati brutalmente
realistici del nostro primitivismo.
— 68 —
CONCLUSIONE
La x^ittura futurista contiene tre nuove concezioni
della pittura :
1. Quella che risolve la questione dei volumi nel
quadro, opponendosi alla liquefazione degli oggetti,
r-onseguenza fatale della visione impressionista.
2. Quella che ci porta a tradurre gli oggetti se-
condo le linee-forze che li caratterizzano, e mediante
le quali si ottiene un dinamismo iilastico assolutamente
nuovo ;
3. Quella (conseguenza naturale delle altre due)
che vuol dare l'ambiente emotivo del quadro, sintesi
dei diversi ritmJ astratti di ogni oggetto, da cui scatu-
risce una fonte di lirismo pittorico fino ad oggi igno-
rata.
TALENTINE DE 8ATNT-P0INT
Manifesto delia donna futurista
25 Marzo 1912.
« Noi vogliamo glorificare la guerra,
sola igiene del mondo, il militarismo,
il patriottismo, il gesto distruttore dei
libertari, le belle idee per cui si muore e
il disprezzo della donna ».
(Primo ^Manifesto del Futurismo).
L'Umanità è mediocre. La maggioranza delle donne
non è superiore né inferiore alla maggioranza degli
uomini. Esse sono uguali. Tutte e due meritano lo
stesso disprezzo.
Il complesso dell'umanità non fu mai altro che il
terreno di coltura dal quale balzarono i genii e gli eroi
dei due sessi. Ma, nell'umanità come nella natura, vi
sono momenti più prox)izì alla fioritura. Nelle estati
dell'umanità come il terreno ò arso di sole, i genii e
gli eroi abbondano. Noi siamo all'inizio di una prima-
vera ; ci manca ancora una profusione di sole, cioè
molto sangue sx)arso.
Le donne come gli uomini, non sono responsabili
dell'arenamento di cui soffrono gli esseri veramente
giovani, ricchi di linfa e di sangue.
È ASSUEDO DIVIDEEE L'UMANITÀ IN
DONNE E UOMINI ; essa è composta soltanto di
FEMMINILITÀ e di MASCOLINITÀ.
Ogni superuomo, ogni eroe, iDcr quanto sia epico,
ogni genio per quanto sia possente, è l'espressione
prodigiosa di una razza e di un'epoca solo perchè è
— 70 —
composto, ad un tempo, di elementi femminili e di
elementi maschili di femminilità e di mascolinità :
cioè un essere comf>leto.
Un individuo esclusivamente virile non è altro che
un bruto ; un individuo esclusivamente femminile
non è altro che una femmina.
Avviene delle collettività e dei momenti dell'u-
manità come degli individui. I periodi fecondi, in cui
dal terreno di cultura in ebullizione balzano fuori in
maggior numero genii ed eroi, sono periodi ricchi di
mascolinità e di femminilità.
I periodi che ebbero solo delle guerre poco fecon-
de d' eroi rappresentati\d, perchè il soffio epico li
livellò, furono periodi esclusivamente virili ; quelli
che rinnegarono l'istinto eroicOj, e che, rivolti verso il
passato, s'annientarono in sogni di pace, furono pe-
riodi in cui dominò la femminilità.
ìvToi viviamo alla fine di uno di questi periodi.
CIO CHE MANCA DI PIÙ ALLE DONNE COME
AGLI UOMINI È LA VIRILITÀ.
Ecco perchè il Futurismo, con tutte le sue esage-
razioni, ha ragione.
Per ridare una certa virilità alle nostre razze in-
torpidite nella femminilità bisogna trascinarle alla
virilità, fino alla brutalità.
Ma bisogna imporre a tutti, agli uomini e alle donne
ugualmente deboli, un dogma nuovo di energia, per
arrivare ad un periodo di umanità superiore.
Ogni donna deve possedere non soltanto delle
virtù femminili, ma delle qualità virili ; altrimenti
è una femmina. E l'uomo che ha soltanto la forza ma-
schia, senza l'intuizione, non è che un bruto.
Ma nel periodo di femminilità in cui viviamo, solo
l'esagerazione contraria è salutare. ED È IL BRUTO
CHE SI DEVE PROPORRE A MODELLO.
Non più donne di cui i soldati debbano temere
« le braccia in fiore che s'intrecciano alle ginocchia il
mattino della partenza » ; donne infermiere che per-
— 71 —
petuino le debolezze e le vecchiezze, addomesticando
gli uomini pei loro piaceri personali o ^ei loro bisogni
materiali ! Noni più donne che facciano figli solo per
se stesse, riparandoli da ogni pericolo, da ogni avventura
cioè da ogni gioia ; che disputano laUoro; figliuola al-
l'amore e il loro figliuolo alla guerra ! Non più donne
piovre dei focolari, dai tentacoli che esauriscono il
sangue degli uomini e anemizzano i fanciulli ; DONNE
BESTIALMENTE AMOEOSE, CHE DISTRUG-
GONO NEL DESIDERIO ANCHE LA SUA FORZA
DI RINNOVAMENTO !
Le donne sono le Erinni, le Amazzoni ; le Semi-
ramide, le Giovanna d'Arco, le Giovanna Hachette ;
le Giuditta e le Caroline Corday ; le Cleopatra e le Mes-
salina, le guerriere che combattono più ferocemente
dei maschi, le amanti che incitano, le distruggitrici
che spezzando i più fragili contribuiscono alla sele-
zione, mediante l'orgoglio o la disperazione, « la di-
sperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento ».
Che le prossime guerre suscitino delle eroine simili
a quella magnifica Caterina Sforza che, mentre so-
steneva l'assedio della sua città, vedendo dall'alto
delle mura il nemico minacciare la vita di suo figlio
per obbligarla ad arrendersi, mostrando eroicamente
il proprio sesso, gridò : « Ammazzatelo pure ! Mi ri-
mane lo stam^Do per farne degli altri ! »
Sì, « il mondo è fradicio di saggezza », ma, per istinto,
la donna non è saggia, non è pacifista, non è buona.
Perchè ella manca totalmente di misura, ella di-
venta, in un periodo sonnolento della umanità, troppo
saggia, troppo pacifista, troppo buona.
Il suo intuito, la sua immaginazione, sono ad un
tempo la sua forza e la sua debolezza.
Ella è l'individualità della folla ; fa corteo agii eroi,
o, se questi mancano, sostiene gl'imbecilli.
Secondo l'apostolo, incitatore spirituale, la donna,
incitatrice carnale, immola o cura, fa scorrere il sangue
0 lo terge, è guerriera o infermiera.
— V72 —
La stessa donna, in una stessa epoca, a seconda
delle idee ambienti, raggruppate intorno all'avveni-
mento del giorno, si stende sulle rotaie per impedire
ai soldati di partire per la guerra, o si getta al collo del
campione sportivo vittorioso.
Ecco j)ercliè nessuna rivoluzione deve rimanerle
estranea ; ecco perchè invece di disprezzare la donna,
bisogna rivolgersi a lei.
È la conquista più feconda che si possa fare ; è la
più entusiasta, che, alla sua volta, moltiplicherà le
reclute.
Ma si lasci da canto il Femminismo. Il Femminismo
è un errore iDolitico. Il Femminismo è un errore ce-
rebrale della donna, un errore che il suo istinto ri-
conoscerà.
Ì^ON BISOGNA DAEE ALLE DONNE NESSU-
NO DEI DIRITTI RECLAMATI DAL FEMMINI-
SMO. L'ACCOEDAR LORO QUESTI DIRITTI NON
PRODURREBBE ALCUNO DEI DISORDINI AU-
GURATI DAI FUTURISTI, MA DETERMINEREB-
BE, ANZI, UN ECCESSO D'ORDINE.
L'attribuire dei doveri alla donna equivale a farle
perdere tutta la sua potenza feconda. I ragionamenti
e le deduzioni del Femminismo non distruggeranno
la sua fatalità iDrimordiale ; non posson far altro che
falsarla e costringerla a manifestarsi attraverso de-
viazioni che conducono ai peggiori errori.
Già da secoli si cozza contro l'istinto della donna,
null'altro si pregia di lei che la grazia e la tenerezza.
L'uomo anemico, avaro del proprio sangue, non le do-
manda più che di essere un'infermiera. Essa si è la-
sciata domare. Ma gridatele una parola nuova, lan-
ciate un grido di guerra, e con gioia, cavalcando di
nuovo il suo istinto, essa vi precederà verso conquiste
insperate.
— 73 —
Quando le vostre armi dovranno servire, la donna
le forbirà. Essa contribuirà, di nuovo, alla seleziono.
Infatti se non sa ben discernere il genio, perchè
ne giudica dalla rinomanza passeggera, la donna seppe
sempre premiare il più forte, il vincitore, colui che trion-
fa pei propri muscoli e pel proprio coraggio. Essa non
può sbagliare, su questa superiorità che s' impone
brutalmente.
EIACQUISTI LA DONNA LA SUA CRUDELTÀ
E LA SUA VIOLENZA CHE FANNO CH'ELLA SI
ACCANISCA SUI VINTI, PEECHÈ SONO VINTI,
fino a mutilarli. Cessate di predicarle la giustizia spi-
rituale che invano s'è sforzata d'acquistare.
DONNE, RIDIVENTATE SUBLIMAMENTE IN-
GIUSTE, COSIE TUTTE LE FORZE DELLA NA-
TURA !
Liberate da ogni controllo, ritrovato il vostro istin-
to, voi riprenderete posto fra gli Elementi, opponendo
la fatalità alla cosciente volontà dell'uomo.
Siate la madre egoista e feroce, che custodisce gelosa-
mente i suoi ì3Ìccoli avendo su loro ciò che si chiama i
dmtti e i doveri, FINCHÉ ESSI ABBIANO FISICA-
MENTE BISOGNO DELLA SUA PROTEZIONE.
Che l'uomo, liberato dalla famiglia, viva la pro-
pria vita d'audacia e di conquista, non appena ne
abbia la forza fìsica, e quantunque sia figlio, e quan-
tunque sia padre.
L'uomo che semina non si ferma sul primo solco
che feconda.
Nei miei Poèmes d''Orgueil, come nel La Soif et les
Mirages, io ho rinnegato il sentimentalismo come una
debolezza spregevole, perchè lega delle forze e le im
mobilizza.
LA LUSSURIA È UNA FORZA, perchè distrugge
i deboli, eccita i forti a sjDeudere energie, dunque al
loro rinnovamento. Ogni poj)olo eroico è sensuale :
la donna è per esso il più esaltante trofeo.
— 74 —
La donna deve essere madre o amante. Le vere
madri saranno sempre amanti mediocri, e le amanti
saranno madii insufficienti per eccesso. Uguali di
fronte alla vita, queste due donne si completano. La
madre che riceve il figlio fa, con del passato dell'av-
venire. L'amante dispensa il desiderio che trasporta
verso il futuro.
CONCLUDIAMO :
La donna, che colle sue lagrime e il suo sentimen-
talismo ritiene l'uomo ai suoi piedi, è inferiore alla
prostituta che spinge il suo maschio per vanagloria
a conservare col revolver in pugno la sua spavalda
dominazione sui bassifondi della città. Questa femmina
coltiva almeno una energia che potrebbe servire mi-
gliori cause.
DONNE, PEE TEOPPO TEMPO SVIATE FEA
LE MOEALI E I PEEGIUDIZI, EITOENxiTE AL
VOSTEO ISTINTO SUBLIME : ALLA VIOLENZA
E ALLA CEUDELTÀ.
Per la fatale decima del sangue, mentre gli uomini
guerreggiano e lottano, fate dei figli, e, tra essi, in
olocausto all'Eroismo, fate la parte del Destino.
Non li allevate per voi, cioè per la loro diminuzione,
bensì in una larga libertà, per uno sviluppo completo.
Invece di ridurre l'uomo alla servitù degli esecra-
bili bisogni sentimentali, spingete i vostri figliuoli e
i vostri uomini a superarsi.
Siete voi che li fate. Voi avete su loro ogni potere.
ALL'UMANITÀ VOI DOVETE DEGLI EEOI.
DATEGLIELI.
BOCCIONI
La Scultura futurista.
// Rprile 1912.
La scultura nei monumenti e nelle esposizioni di
tutte le città d'Europa offre uno spettacolo così com-
passionevole di barbarie, di goffaggine e di monotona
imitazione, che il mio occhio futurista se ne ritrae con
profondo disgusto !
Nella scultura d'ogni paese domina l'imitazione
cieca e balorda delle formule ereditate dal passato,
imitazione che viene incoraggiata dalla doppia vi-
gliaccheria della tradizione e della facilità. Nei paesi
latini abbiamo il peso obbrobrioso della Grecia e di
Michelangiolo, che è sopportato con qualche serietà
d'ingegno in Francia e nel Belgio, con grottesca im-
becillaggine in Italia. Nei paesi germanici abbiamo un
insulso goticume grecizzante, industrializzato a Berlino
o smidollato con cura effeminata dal professorume
tedesco a Monaco di Baviera. Nei paesi slavi, invece,
un cozzo confuso tra il greco arcaico e i mostri nor-
dici ed orientali. Ammasso informe di influenze che
vanno dall'eccesso di particolari astrusi dell'Asia, alla
infantile e grottesca ingegnosità dei Lapponi e degli
Eschimesi.
In tutte queste manifestazioni della scultura ed
anche in quelle che hanno maggior soffio di audacia
innovatrice si perpetua lo stesso equivoco : l'artista
copia il nudo e studia la statua classica con l'in-
genua convinzione di poter trovare uno stile che cor-
risponda alla sensibilità moderna senza uscire dalla
tradizionale concezione della forma scultoria. La quale
concezione col suo famoso e ideale di bellezza » di cui
— 76 —
tutti parlano genuflessi, non si stacca mai dal periodo
fidiaco e dalla sua decadenza.
Ed è quasi inspiegabile come le migliaia di scultori
che continuano di generazione in generazione a co-
struire fantocci non si siano ancora chiesti perchè le
sale di scultura siano frequentate con noia ed orrore
quando non siano assolutamente deserte, e perchè
i monumenti si inaugurino sulle piazze di tutto il mondo
tra l'incomprensione o l'ilarità generale. Questo non ac-
cade per la pittura, a causa del suo rinnovamento con-
tinuo, che, per c[uanto lento, è la più chiara condanna
dell'opera plagiaria e sterile di tutti gli scultori della
nostra epoca !
Bisogna che gii scultori si convincano di questa
verità assoluta : costruire ancora e voler creare con
gli elementi egizi, greci o michelangioleschi è come voler
attingere acqua con una secchia senza fondo in una
cisterna disseccata !
Non vi può essere rinnovamento alcuno in un'arte
se non ne viene rinnovata 1' essenza, cioè la visione
e la concezione della linea e delle masse che formano
l'arabesco. Non è solo riproducendo gii aspetti este-
riori della vita contemporanea che l'arte diventa espres-
sione del projprio temiDO, e i)erciò la scultui'a come è stata
intesa fino ad oggi dagli artisti del secolo passato e del
presente è un mostruoso anacronismo !
La scultura non ha progredito, a causa della ri-
strettezza del campo assegnatole dal concetto acca-
demico del nudo. Un'arte che ha bisogno di spogliare
interamente un uomo o una donna per cominciare la
sua funzione emotiva è un'arte morta ! La i^ittura s'è
rinsanguata, ai^profondita e allargata mediante il pae-
saggio e l'ambiente fatti simultaneamente agire sulla
figura umana o su gli oggetti, giungendo alla nostra
futurista COMPENETEAZIONE DEI PIANI. {Ma-
nifesto tecnico (iella Pittura futurista ; 11 Aprile 1910).
Così la scultura troverà nuova sorgente di emozione,
quindi di stile, estendendo la sua plastica a quello ohe
— 77 —
la nostra rozzezza barbara ci ba fatto sino ad oggi con-
siderare come suddiviso, impalpabile, quindi inespri-
mibile plasticamente.
Noi dobbiamo partire dal nucleo centrale dell'og-
getto che si vuol creare, per scoprire le nuove leggi,
cioè le nuove forme che lo legano invisibilmente ma
matematicamente all'INFINITO PLASTICO APPA-
EENTE e all'INFINITO PLASTICO INTEEIOEE.
La nuova plastica sarà dunque la traduzione nel gesso,
nel bronzo, nel vetro, nel legno, e in qualsiasi altra
materia, dei piani atmosferici che legano e intersecano
le cose. Questa visione che io ho chiamato TEASOEN-
DENTALISMO FISICO {Conferenza sulla Pittura fu-
turista al Circolo Artistico di Roma ; Maggio 1911)
potrà rendere plastiche le simpatie e le affinità miste-
riose che creano le reciproche influenze formali dei
piani degli oggetti.
La scultura deve quindi far vivere gli oggetti ren-
dendo sensibile, sistematico e plastico il loro prolun-
gamento nello spazio, poiché nessuno può più dubitare
che un oggetto finisca dove un altro comincia e non
v'è cosa che circondi il nostro corpo: bottiglia, auto-
mobile, casa, albero, strada, che non lo tagli e non lo
sezioni con un'arabesco di curve rette.
Due sono stati i tentativi di rinnovamento moderno
della scultura : uno decorativo per lo stile, l'altro pret-
tamente plastico per la materia. Il primo anonimo e
disordinato, mancava del genio tecnico coordinatore,
e, troiDpo legato alle necessità economiche dell'edilizia,
non produsse che pezzi di scultura tradizionale più o
meno decorativamente sintetizzati e inquadrati in
motivi 0 sagome architettoniche o decorative. Tutti
i palazzi e le case costruite con un criterio di modernità
hanno in loro questi tentativi in marmo, in cemento
o in x^lacche metalliche.
Il secondo più geniale, disinteressato e poetico,
ma troppo isolato e frammentario, mancava di un pen-
siero sintetico che affermasse una legge. Poiché nel-
— 78 -
l'opera di rinnovamento non basta credere con fer-
vore, ma occorre propugnare e determinare qualche
norma che segni una strada. Alludo al genio di Me-
dardo Eosso, a un Italiano, al solo grande scultore mo-
derno che abbia tentato di aprire alla scultura un campo
più vasto, di rendere con la plastica le influenze d'un
ambiente e i legami atmosferici che lo avvincono al
soggetto.
Degli altri tre grandi scultori contemporanei, Con-
stantin Meunier nulla ha portato di nuovo nella sen-
sibilità scultoria. Le sue statue sono quasi sempre fu-
sioni geniali dell'eroico greco con l'atletica umiltà
dello scaricatore, del marinaio, del minatore. La sua
concezione plastica e costruttiva della statua e del
bassorilievo è ancora quella del Partenone o dell'eroe
classico, pur avendo egli per la prima volta tentato
di creare e divinizzare soggetti prima in lui disprezzati
o lasciati alla bassa riproduzione veristica.
La Bourdelle porta nel blocco scultorio una seve-
rità quasi rabbiosa di masse astrattamente architet-
toniche. Temperamento appassionato, torvo, sincero
di cercatore, non sa purtroppo liberarsi da una certa
influenza arcaica e da quella anonima di tutti i taglia-
pietra delle cattedrali gotiche.
Bodin è di una agflità spirituale più vasta, che gli
permette di andare dall'impressionismo del Balzac
all'incertezza dei Borghesi di Galais e a tutti gli altri
peccati michelangioleschi. Egli porta nella sua scul-
tura un'ispirazione inquieta un impeto lirico grandioso,
che sarebbero veramente moderni se Michelangiolo e
Donatello non li avessero avuti, con le quasi identiche
forme, quattrocento anni or sono, e se servissero invece
ad animare una realtà completamente ricreata.
Abbiamo quindi nell'opera di questi tre grandi in-
gegni tre influenze di periodi diversi: greca in Meunier;
gotica in La Bourdelle; della rinascenza italiana in
Eodin.
L'opera di Medardo Eosso è invece rivoluzionaria
modernissima, più profonda e necessariamente ri-
— 79 —
stretta. lu essa non si agitano eroi né simboli, ma il
piano d'una fronte di donna o di bimbo accenna ad
una liberazione verso lo spazio, clie avrà nella storia
dello spirito una importanza ben maggiore di quella
che non gii abbia dato il nostro tempo. Purtroppo le
necessità impressionistiche del tentativo hanno li-
mitato le ricerche di Medardo Bosso ad una specie di
alto 0 bassorilievo, la qual cosa dimostra che, la figura
è ancora concepita come mondo a sé, con base tradi-
zionale e scopi ej)isodici.
La rivoluzione di Medardo Eosso, per quanto im-
portantissima, parte da un concetto esteriormente
pittorico, trascura il problema d'una nuova costru-
zione dei piani e il tocco sensuale del iDollice, che imita
la leggerezza della pennellata impressionista, dà un
senso di vivace immediatezza, ma obbliga alla ese-
cuzione rapida dal vero e toglie all'opera d'arte il suo
carattere di creazione universale. Ha quindi gli stessi
pregi e difetti dell'impressionismo pittorico, dalle cui
ricerche parte la nostra rivoluzione estetica, la quale,
continuandole, se ne allonta^na fino all'estremo op-
posto.
In scultm'a come in pittura non si può rinnovare
se non cercando LO STILE DEL MOVIMENTO, cioè
rendendo sistematico e definitivo come sintesi quello
che l'impressionismo ha dato come frammentario,
accidentale, quindi analitico. E questa sistematizza-
zione delle vibrazioni delle luci e delle compenetra-
zioni dei piani produrrà la scultura futurista, il cui
fondamento sarà architettonico, non soltanto come co-
struzione di masse, ma in modo che il blocco scultorio
abbia in sé gli elementi architettonici dell'AMBIENTE
SCULTORIO in cui vive il soggetto.
Naturalmente noi daremo una scultura D'AM-
BIENTE.
Una composizione scultoria futurista avrà in sé
i meravigliosi elementi matematici e geometrici che
compongono gli oggetti del nostro tempo. E questi
oggetti non saranno vicino alla statua come attributi
— 80 —
esplicativi o elementi decorativi staccati, ma, seguendo
le leggi di una nuova concezione dell'armonia, saranno
incastrati nelle linee muscolari di un corpo. Così, dal-
l'ascella di un meccanico potrà uscire la ruota d'un
congegno, così la linea di un tavolo potrà tagliare la
testa di chi legge, e il libro sezionare col suo ventaglio
di pagine lo stomaco del lettore.
Tradizionalmente la statua si intaglia e si delinea
sullo sfondo atmosferico dell'ambiente in cui è esposta :
La pittura futurista ha superata questa concezione
della continuità ritmica delle linee in una figura e
dell'isolamento di essa dal fondo e dallo SPAZIO
AVVILUPPANTE INVISIBILE. « La poesia futu-
rista — secondo il poeta Marinetti — doi)0 aver di-
strutta la metrica tradizionale e creato il verso libero
distrugge ora la sintassi e il periodo latino. La poesia fu-
turista è una corrente spontanea ininterrotta di ana-
logie, ognuna riassunta intuitivamente nel sostantivo
essenziale. Dunque, immaginazione senza fili e parole
in libertà ». La musica futurista di Balilla Pratella
infrange la tirannia cronometrica del ritmo.
i '/! Perchè la sciUtura dovrebbe rimanere indietro, le-
gata a leggi che nessuno ha il diritto di imporle 1 Eo-
vesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l'ASSOLUTA
E COMPLETA ABOLIZIONE DELLA LINEA FI-
NITA E DELLA STATUA CHIUSA. SPALANCHIA-
MO LA FIGURA E CHIUDIAMO IN ESSA L'AM-
BIENTE. Proclamiamo che l'ambiente deve far parte
del blocco plastico come un mondo a se e con leggi
proprie ; che il marciapiede può salire sulla vostra ta-
vola e che la vostra testa può attraversare la strada
mentre tra una casa e l'altra la vostra lampada allaccia
la sua ragnatela di raggi di gesso.
Proclamiamo che tutto il mondo apparente deve
precii)itarsi su di noi, amalgamandosi, creando un'ar-
monia colla sola misura dell'intuizione creativa ; che
una gamba un braccio o un oggetto, non avendo im-
portanza se non come elementi del ritmo plastico, pos-
— 81 —
sono essere aboliti, uon per imitare un frammento greco
0 romano, ma per ubbidire all'armonia che l'autore
vuol creare. Un insieme scultorio, come un quadro,
non può assomigliare che a sé stesso, poiché la figura
e le cose devono vivere in arte al di fuori della logica
fisionomica.
Così una figura può essere vestita in un braccio
e nuda nell'altro, e le diverse linee d'un vaso di fiori
possono rincorrersi agilmente fra, le linee del cappello
e quelle del collo.
Così dei piani trasparenti, dei vetri, delle lastre
di metallo, dei fili, delle luci elettriche esterne o in-
terne potranno indicare i piani, le tendenze, i toni,
i semitoni di una nuova realtà.
Così una nuova intuitiva colorazione di bianco, di
grigio, di nero, può aumentare la forza emotiva dei
piani, mentre la nota di un piano colorato accentuerà
con violenza il significato astratto del fatto plastico !
Ciò che abbiamo detto sulle LINEE-FORZE in
pittura {Prefazione -manifesto al catalogo della 1^ Espo-
sizione futurista di Parigi; Ottobre 1911) può dirsi an-
che per la scultura, facendo vivere la linea muscolare
statica nella linea-forza dinamica. In questa linea
muscolare predominerà la linea retta, che é la sola cor-
rispondente alla semplicità interna della sintesi, che
noi contrapponiamo al barocchismo esterno della ana-
lisi.
Ma la linea retta non ci condurrà alla imitazione
degli egizi, dei primitivi o dei selvaggi, come qualche
scultore moderno ha disperatamente tentato per li-
berarsi dal greco. La nostra linea retta sarà viva e
palpitante ; si presterà a tutte le necessità delle in-
finite espressioni della materia, e la sua nuda severità
fondamentale sarà il simbolo dalla severità di acciaio
delle linee del macchinario moderno.
Possiamo infine affermare che nella scultura l'ar-
tista non deve indietreggiare davanti a nessun mezzo
pur di ottenere una RE ALT A'. Nessuna paura è più stu-
— 82 —
pida di quella clie ci fa temere di uscire dall'arte che
esercitiamo. Non v'è né pittura, ne scultura, ne musica,
ne poesia, non v'è che creazione ! Quindi se una com-
posizione sente il bisogno d'un ritmo speciale di mo-
vimento che aiuti o contrasti il ritmo fermato del-
riNSIEME SCULTOEIO (necessità dell'opera d'arte)
si potrà applicarvi un qualsiasi congegno che possa dare
un movimento ritmico adeguato a dei piani o a delle
linee.
Non possiamo dimenticare che il tic-tac e le sfere
in moto di un orologio, che l'entrata o l'uscita di uno
stantuffo in un cilindro, che l'aprirsi e il chiudersi di
due ruote dentate con l'apparire e lo scomparire con-
tinuo dei loro rettangoletti d'acciaio, che la furia
di un volante o il turbine di un'elica, sono tutti ele-
menti plastici e pittorici, di cui un'opera scultoria
futurista deve valersi. L'aprirsi e il richiudersi di una
valvola crea un ritmo altrettanto bello ma infinita-
mente più nuovo di quello d'una palpebra animale !
CONCLUSIONI :
1. — Proclamare che la scultura si prefigge la
ricostruzione astratta dei piani e dei volumi che de-
terminano le forme, non il loro valore figurativo.
2. — ABOLIEE IN SCULTURA come in qual-
siasi altra arte IL SUBLIME TRADIZIONALE DEI
SOGGETTI.
3. — Negare alla scultura qualsiasi scopo di
costruzione episodica veristica, ma affermare la ne-
cessità assoluta di servirsi di tutte le realtà per tor-
nare agli elementi essenziali della sensibilità plastica.
Quindi percependo i corpi e le loro parti come ZONE
PLASTICHE, avremo in una composizione scultoria
futurista, piani di legno o di metallo, immobili o mec-
canicamente mobili, per un oggetto, forme sferiche
pelose per i capelli, semicerchi di vetro per un vaso,
fili di ferro e reticolati per un piano atmosferico, ecc.
~ 83 —
4. — Distruggere la nobiltà tutta letteraria e
tradizionale del marmo e del bronzo. Negare l'esclu-
sività di una materia per la intera costruzione d'un
insieme scultorio. Affermare che anche venti materie
diverse iDossono concorrere in una sola opera allo scopo
dell'emozione plastica. Ne enumeriamo alcune : vetro,
legno, cartone, ferro, cemento, crine, cuoio, stoffa,
specchi, luce elettrica, ecc. ecc.
5. — Proclamare che nell'intersecazione dei piani
di un libro con gli angoli d'una tavola, nelle rette di
un fiammifero, nel telaio di una finestra, v'è più ve-
rità che in tutti i grovigli di muscoli, in tutti i seni
e in tutte le natiche di eroi o di veneri che ispirano
la moderna idiozia scultoria.
6. — Che solo una modernissima scelta di sog-
getti potrà portare alla scoperta di nuove IDEE
PLASTICHE.
7. — Che la linea retta è il solo mezzo che possa
condurre alla verginità primitiva di una nuova co-
struzione architettonica delle masse o zone scultorie.
8. — Che non vi può essere rinnovamento se
non attraverso la SCULTURA D'AMBIENTE, per-
chè con essa la plastica si svilupperà, prolungandosi
potrà MODELLARE L'ATMOSFERA che circonda
le cose.
9. — La cosa che si crea non è che il ponte tra
l'INPINITO PLASTICO ESTERIORE e L'INFI-
NITO PLASTICO INTERIORE, quindi gli oggetti
non finiscono mai e si intersecano con infinite com-
binazioni di simpatia e urti di avversione.
10. — Bisogna distruggere il nudo sistematico,
il concetto tradizionale della statua e del monumento !
11. — Rifiutare coraggiosamente qualsiasi la-
voro, a qualsiasi prezzo, che non abbia in sé una pura
costruzione di elementi plastici completamente rin-
novati.
BOCCIONI
Prefazione al Catalogo della
1^ Esposizione di scultura
futurista a Parigi.
Qiugno-Luglìo 1913.
Le opere che presento al pubblico parigino nella
Prima Esposizione di Scultura Futurista (Galerie La
Boètie, 20 giugno-16 luglio 1913) sono il punto di par-
tenza del mio Manifesto tecnico della Scultura futu-
rista, pubblicato ril aprile 1912.
L'aspirazione tradizionale di fissare nella linea il ge-
sto, e la natura e l'omogeneità della materia impiegata
(marmo o bronzo) hanno contribuito a fare della scul-
tura l'arte statica per eccellenza.
10 quindi pensai che scomponendo questa unità di
materia in parecchie materie, ognuna delle quali servisse
a caratterizzare, con la sua diversità naturale, una di-
versità di peso e di espansione dei volumi molecolari,
si sarebbe già potuto ottenere un elemento dinamico.
11 problema del dinamismo in scultura non dipende
però soltanto dalla diversità delle materie ma prin-
cipalmente dalla interpretazione della forma.
La ricerca della forma sul cosi detto vero allonta-
nava la scultura (come la pittura) dalla sua origine
e perciò dalla mèta verso la quale oggi s'incammina :
l'architettura.
L'architettura è per la scultura, quello che la com-
posizione è per la pittura. E la mancanza di architettura
è uno dei caratteri negativi della scultura impressio-
nista.
Lo studio preimpressionistico della forma, seguendo
un procedimento analogo a quello dei Greci, ci con-
— 85 —
duce fatalmente a forme morte, e quindi all'immobilità.
Questa immobilità è la caratteristica della scultura
cubista.
Tra la forma reale e la forma ideale, tra la forma nuova
(imj)ressionismo) e la concezione tradizionale (greca)
esiste una forma variabile, in evoluzione, diversa da
qualsiasi concetto di forma finora esistito : forma in
moto (movimento relativo) e moto della forma (moAÌ-
mento assoluto).
Solo questa doppia concezione della forma può dare
l'attimo di vita plastica nel suo manifestarsi, senza
estrarlo e trasportarlo fuori dal suo ambiente vitale,
senza fermarlo nel suo moto, insomma senza ucciderlo.
Tutte queste convinzioni mi spingono a cercare, in
scultura, non già la forma pura, ma il ritmo plastico
puro, non la costruzione dei corpi, ma la costruzione
delVsizione dei corjri. 'Non già, quindi, come nel passato,
un'architettura piramidale, ma un'architettura spi-
ralica. Un corpo in moto non è dunque per me un corpo
studiato fermo e poi reso come in movimento, ma un
corpo veramente in moto, cioè una realtà vivente, as-
solutamente nuova e originale.
Per rendere un corpo in moto, io non do, certo la
sua traiettoria cioè il suo passaggio da uno stato di
riposo a un altro stato di ri^joso, ma mi sforzo di fissare
la forma che esprime la sua continuità nello spazio.
L'osservatore intelligente comprenderà facilmente
come da questa costruzione architettonica a spirale
sia scaturita la svnnilianeità scultoria, analoga alla
simultaneità pittorica, da noi proclamata ed espressa
nella 1^ Esposizione futurista di Parigi [Galerie Ber-
nheim ; febbraio 1012).
Gli scultori tradizionali fanno girare la statua su
sé stessa davanti allo spettatore, o io spettatore intorno
alla statua. Ogni angolo visuale dello spettatore ab-
braccia quindi vm lato della statua o del gruppo, e ciò
non fa che aumentare l'immobilità dell'opera scul-
toria.
— 86 —
La mia costruzione architettonica a spirale crea
invece davanti allo .spettatore una continuità di forme
che gli permette di seguire, attraverso la forma-jorza
che scaturisce dalla /orma reale, una nuova linea chiusa
che determina il corpo nei suoi moti materiali.
La forma-forza è, con la sua direzione centrifuga,
la potenzialità della forma reale.
La forma, nella mia scultura è percepita quindi
I)iù astrattamente. Lo spettatore deve costruire ideal-
mente una continuità (simultaneità) che gli viene
suggerita dalle forme forze, equivalenti della potenza
espansiva dei corpi.
Il mio insieme scultorio si svolge nello spazio dato
dalla profondità del volume, mostrando lo spessore
di qualsiasi profilo, e non tanti profili immobili e si-
luettistici.
Abolito qunque il ijrofilo come valore a sé, ogni
profilo contiene l'accenno degli altri j)rofili (precedenti
e susseguenti) che formano l'insieme scultorio.
Inoltre, il mio genio ha incominciato a sviluppare
e si propone di realizzare, per mezzo delle sue ricerche
assidue e appassionate, il concetto di fusione d'am-
biente e oggetto, con conseguente compenetrazione di
•piani. Io TC'A propongo insomma di far vivere la figura
nel suo ambiente, senza renderla schiava di luci ar-
tificiali o fisse, 0 di un piano d'appoggio. Tali proce-
dimenti distruggerebbero P <> architettonico » e do-
vrebbero troppo ricorrere all'aiuto della pittura, secon-
do l'errore fondamentale della scultura impressionista.
Allargando quindi la concezione dell'oggetto scul-
torio ad una risultante plastica di oggetto e ambiente
si avrà la necessaria abolizione della distanza che esiste,
per esempio, tra una figura e una casa lontana 200 metri.
Si avranno, inoltre, il prolungarsi di un corpo nel raggio
di luce che lo colpisce e l'entrare di un vuoto nel pieno
che gli passa davanti.
Io ottengo tutto questo unendo dei blocchi atmo-
sferici ad elementi di realtà più concreti.
— 87 —
Quindi, se una calotta sferica (equivalente plastico
di una testa) è attraversata dalla facciata di un pa-
lazzo il semicerchio interrotto il quadrato della fac-
ciata che lo interrompe formano insieme una figura
nuova, una nuova unità composta di ambiente -t og-
getto.
Bisogna dimenticare completamente la figura chiusa
nella linea tradizionale e dare invece la figura come
centro di direzioni plastiche nello spazio.
Gli scultori schiavi delle tradizioni del mestiere
mi domandano terrorizzati come potrò fermare la
periferia dell'insieme scultorio, dato che in scultura
la figura si ferma nella linea che fatalmente determina
la materia isolata nello spazio (sia, questa materia,
creta, gesso, marmo, bronzo, legno, o vetro).
A costoro io rispondo che io posso far sfumare la
periferia di un insieme scultorio nello spazio, coloren-
done di nero o di grigio gli estremi contorni con gra-
dazione di chiari verso il centro. Così creo un chiaro-
scuro ausiliare che mi dà un nucleo nell'ambiente atmo-
sferico (primo risultato dell'impressionismo). Questo
nucleo serve ad aumentare la forza del nucleo scul-
torio nel suo ambiente composto di direzioni plasti-
che (dinamismo).
Quando non giudico necessario servirmi delle co-
lorazioni, trascuro questo mezzo materiale di espan-
sioni o sfumature nello spazio, e lascio vivere le sinuo-
sità, le interruzioni, la corsa di rette e di curve nella
direzione suggerita dal moto dei corpi.
Avremo, ad ogni modo, il risultato di uscire final-
mente dalla ripugnante e odiosa continuità della fi-
gura gTeca^ gotica o michelangiolesca.
MABINETTI
Manifesto tecnico della lette-
ratura futurista.
// Maggio 1912.
In aeroplano, seduto sul cilindro della benzina,
scaldato il ventre dalla testa dell'aviatore, io sentii
l'inanità ridicola della vecchia sintassi ereditata da
Omero. Bisogno furioso di liberare le parole, traendole
fuori dalla prigione del periodo latino ! Questo ha na-
turalmente, come ogni imbecille, una testa previdente
un ventre, due gambe e due piedi piatti, ma non avrà
mai due ali. Appena il necessario per camminare, per
correre un momento e fermarsi quasi subito sbuffando !
Ecco che cosa mi disse l'elica turbinante, mentre
filavo a duecento metri sopra i possenti fumaiuoli di
Milano. E l'elica soggiunse :
1. — BISOGNA DISTEUGGERE LA SINTASSI
DISPONENDO I SOSTANTIVI A CASO, COME
NASCONO.
2. — SI DEVE USAEE IL VERBO ALL'IN-
FINITO, perchè si adatti elasticamente al sostantivo
e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva
o immagina. Il verbo all'infinito può, solo, dare il
senso della continuità della vita e l'elasticità dell'in-
tuizione che la percepisce.
3. — SI DEVE ABOLIRE L'AGGETTIVO per-
chè il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale.
L'aggettivo avendo in se un carattere di sfumatura,
è inconcepibile con la nostra visione dinamica, poiché
suppone una sosta, una meditazione.
4. — SI DEVE ABOLIRE L'AVVERBIO, vec-
— 89 —
chia fìbbia che tiene unite l'una all'altra le parole. L'av-
verbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono.
5. _ OGKI SOSTANTIVO DEVE AVEEE IL
SUO DOPPIO, cioè il sostantivo deve essere seguito,
senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per
analogia. Esempio : uomo-torpediniera, donna-golfo,
folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto.
Siccome la velocità aerea ba moltiplicato la nostra
conoscenza del mondo, la percezione per analogia di-
venta sempre più naturale per l'uomo. Bisogna dunque
sopprimere il come, il quale, il così, il simile a. Meglio
ancora, bisogna fondere direttamente l'oggetto col-
l'immagine elle esso evoca, dando l'immagine in iscor-
cio mediante una sola parola essenziale.
6. —ABOLIRE AI^CHE LA PUNTEGGIA-
TURA. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi
e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente
annullata, nella continuità varia di uno stile vivo che
si crea da se, senza le soste assurde delle virgole e dei
punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le
loro direzioni, s'impiegheranno segni della matematica:
-I X : = > <, e i segni musicali.
7. — Gli scrittori si sono abbandonati finora
all'analogia immediata. Hanno paragonato per esem-
pio l'animale all'uomo o ad un altro animale, il che
equivale ancora, press' a poco, a una specie di foto-
grafia. (Hanno paragonato per esempio un fox-terrier
a un piccolissimo puro-sangue. Altri, più avanzati,
potrebbero paragonare quello stesso fox-terrier tre-
pidante, a una piccola macchina Morse. Io lo paragono
invece, a un'acqua ribollente. V'è in ciò una GRA-
DAZIONE DI ANALOGIE SEMPRE PIÙ VASTE,
vi sono dei rapporti sempre più profondi e solidi, quan-
tunque lontanissimi.
L'analogia non è altro che l'amore profondo che
collega le cose distanti, apparentemente diverse ed
ostili. Solo per mezzo di analogie vastissime uno stile
orchestrale, ad un tempo policrono, polifonico, e po-
limorfo, può abbracciare la vita della materia.
— 90 —
Quando nella mia Battaglia di Tripoli, ho parago-
nato una trincea irta di baionette a un'orchestra,
una mitragliatrice ad una donna fatale, ho introdotto
intuitivamente una gran parte dell'universo in un
breve episodio di battaglia africana.
Le immagini non sono fiori da scegliere e da co-
gliere con parsimonia, come diceva Voltaire. Esse
costituiscono il sangue stesso della poesia. La poesia
deve essere un seguito ininterrotto d'immagini nuove
senza di che non è altro che anemia e clorosi.
Quanto più le immagini contengono rapporti vasti,
tanto più a lungo esse conservano la loro forza di stu-
pefazione. Bisogna — dicono — risparmiare la mera-
viglia del lettore. Eh ! via ! Curiamoci, piuttosto, della
fatale corrosione del tempo, che distrugge non solo
il valore espressivo di un capolavoro, ma anche la
sua forza di stupefazione. Le nostre vecchie orecchie
troppe volte entusiaste non hanno forse già distrutto
Beethoven e Wagner ? Bisogna dunque abolire nella
lingua tutto ciò che essa contiene in fatto d'immagini
stereotipate, di metafore scolorite, e cioè quasi tutto.
8. —NON VI SONO CATEGOEIE D'IMMA-
GINI, nobili o grossolane o volgari, eccentriche o na-
turali. L'intuizione che le percepisce non ha né pre-
ferenze né partiti-presi. Lo stile analogico è dunque pa-
drone assoluto di tutta la materia e della sua intensa
vita.
9. — Per dare i movimenti successivi d'un og-
getto bisogna dare la catena delle analogie che esso
evoca, ognuna condensata, raccolta in una parola
essenziale.
Ecco un esempio espressivo di una catenai di ana-
logie ancora mascherate e appesantite dalla sintassi
tradizionale.
« Eh sì ! voi siete, piccola mitragliatrice, una donna
affascinante, e sinistra, e divina, al volante di un^invi-
sibile centocavalli, che rugge con scoppii d'' impazienza.
Oh ! certo fra poco balzerete nel circuito della morte,
verso il capitombolo fracassante o la vittoria !... Volete
— 91 —
che io vi faccia dei madrigali pieni di grazia e di colore ?
A vostra scelta signora.... Voi somigliate per me, a un
tribuno proteso, la cui lingua eloquente, instancabile, col-
pisce al cuore gli tiditorì in cerchio, commossi... Siete,
in qtiesto momento, un trapano onnipotente, che fora
in tondo il cranio troppo duro di questa notte ostinata....
Siete, anche, un laminatoio, un tornio elettrico, e che
altro f Un gran cannello ossidrico che brucia, cesella
e fonde a poco a poco le punte metalliche delle ultime
stelle !.... (« Battaglia di Tripoli »).
In certi casi bisognerà unire le immagini a due a due,
come le palle incatenate, che schiantano, nel loro
volo tutto un gruppo d'alberi.
ìk 1 Per avviluppare e cogliere tutto ciò che vi è di
più fuggevole e di più inafferrabile nella materia, bi-
sogna formare delle ST^,ETTE_RETT TVTMMAGT-
ISil O ANALOGIE, che verranno lanciate nel mare
misterioso dei fenomeni. Salvo la forma a festoni
tradizionale, questo periodo del mio llafarJca il
futurista è un esempio di una simile fitta rete di
immagini :
« Tutta Vacre dolcezza della gioventù scomparsa gli
saliva su per la gola, come dai cortili delle scuole sal-
gono le grida allegre dei fanciulli verso i maestri affac-
ciati al parapetto delle terrazze da cui si vedono fug-
gire i bastimenti.... ».
f.,-;! Ed ecco ancora tre reti d'immagini :
« Intorno al pozzo della Bumeliana, sotto gli olivi
folti, ire cammelli comodamente accovacciati nella sab-
bia si gargarizzavano dalla contentezza, come vecchie
grondaie di pietra, mescolando il ciac-ciac dei loro spu-
tacchi ai tonfi, regolari della pompa a vapore che dà
da bere alla città. Stridori e dissonanze futuriste, nel-
Vorchestra profonda delle trincee dai pertugi sinuosi e
dalle cantine sonore, fra Vandirivieni delle baionette,
archi di violino che la rossa bacchetta del tramonto in-
fiamma di entusiasmo....
« ^' il tramonto- direttore d^ orchestra, che con un ge-
sto ampio raccoglie i flauti sparsi degli uccelli negli
— 92 —
alberi, e le arpe lamentevoli degli insetti, e lo scriccMolìo
dei rami, e lo stridìo delle pietre. E'' lui che ferma a un
tratto i timpani delle gamelle e dei fucili cozzanti, per
lasciar cantare a voce spiegata s^ilV orchestra degli stru-
menti in sordina, tutte le stelle d^oro, ritte, aperte le
braccia, sulla ribalta del cielo. Ed ecco una gran dama
allo spettacolo.... Vastamente scollacciato, il deserto in-
fatti mette in mostra il suo seno immenso dalle curve
liquefatte, tutte verniciate di belletti rosei sotto le gemme
crollanti della prodiga notte. )) {(■('^2^12,^12, di Tripoli»).
10. — Siccome ogni specie di ordine è fatal-
mente un prodotto dell'intelligenza cauta e guardinga
bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo
un MAXIMUM DI DISORDINE.
^11. — DiarJBJJGGEBE ISELLA LETTEEA-
TURA_L'« IO », cioè tutta la psicologia. L'uomo com-
pletamenlè"~srrariato dalla biblioteca e dal museo,
sottoposto a una logica e ad una saggezza spaventose,
non offre assolutamente più interesse alcuno. Dunque,
dobbiamo abolirlo nella letteratura, e sostituirlo fi-
nalmente colla materia, di cui si deve afferrare l'es-
senza a colpi d'intuizione, la qual cosa non potranno
mai fare i fisici né i chimici.
Sorprendere attraverso gli oggetti in libertà e i
motori capricciosi la respirazione, la sensibilità e gli
istinti dei metalli, delle pietre, del legno, ecc. Sosti-
ci tuire la psicologia dell' uomo, ormai esaurita, con
\ L'OSSESSIONE LIRICA DELLA MATERIA.
"-^ Guardatevi dal prestare alla materia i sentimenti
umani, ma indovinate piuttosto i suoi differenti im-
pulsi direttivi, le sue forze di compressione, di dila-
tazione, di coesione, e di disgregazione, le sue torme
di molecole in massa o i suoi turbini di elettroni. Non
si tratta di rendere i drammi della materia umaniz-
zata. È la solidità di una lastra d'acciaio, che c'interessa
per se stessa, cioè l'alleanza imconprensibile e inumana
delle sue molecole o dei suoi elettroni, che si oppon-
gono, per esmjjio, alla penetrazione di un obice. Il
calore di un pezzo di ferro o di legno è ormai più ap-
— 93 —
passionante, per noi, del sorriso o delle lagrime di
una donna.
Noi vogliamo dare, in letteratura, la vita del mo-
tore, nuovo animale istintivo del quale conosceremo
l'istinto generale allorcliò avremo conosciuto gl'istinti
delle diverse forze che lo compongono.
ì^ulla è più interessante, per un poeta futurista,
che l'agitarsi della tastiera di un pianoforte mecca-
nico. Il cinematografo ci offre la danza di un oggetto
che si divide e si ricompone senza intervento umano
Ci offre anche lo slancio a ritroso di un nuotatore i
cui piedi escono dal mare e rimbalzano violentemente
sul trampolino. Ci offre infine la corsa d'un uomo a
200 chilometri all'ora. Sono altrettanti movimenti
della materia, fuor dalle leggi dell'intelligenza e quindi
di una essenza più significativa.
- "Bisogna introdurre nella letteratura tre elementi
che fui'ono finora trascurati :
1. Il rumore (manifestazione del dinamismo
degli oggetti ;
^ 2. Il peso (facoltà di volo degli oggetti) ;
V 3. L'odore (facoltà di sparpagliamento degli
ogge^ttr
Sforzarsi di rendere per esemi^io il paesaggio di
odori che percepisce un cane. Ascoltare i motori e ri-
produrre i loro discorsi.
La materia fu sempre contemplata da un io di-
stratto, freddo, troppo preoccupato di sé stesso, pieno
di pregiudizi di saggezza e di ossessioni umane.
L'uomo tende a insudiciare della sua gioia giovane
o del suo dolore vecchio la materia, che possiede una
ammirabile continuità di slancio verso un maggiore
ardore, un maggior movimento, una maggiore sud-
divisione di sé stessa. La materia non é né triste né
lieta. Essa ha per essenza il coraggio, la volontà e la
forza assoluta. Essa appartiene intera al poeta divi-
natore che saprà liberarsi dalla sintassi tradizionale,
pesante, ristretta, attaccata al suolo, senza braccia e
senza ali perchè é soltanto intelligente. Solo il poeta
— 94 —
asintattico e dalle parole slegate potrà penetrare la
essenza della materia e distrnggere la sorda ostilità
che la separa da noi.
Il periodo latino che ci ha servito finora era un gesto
pretensioso col quale l'intelligenza tracotante e miope
si sforzava di domare la vita multiforme e misteriosa
della materia. Il periodo latino era dunque nato morto.
' Le intuizioni profonde della vita congiunte l'una
all'altra, parola per parola, secondo il loro nascere illo-
gico, ci daranno le linee generali di una PSICOLOGIA
IIS^TUITIVA DELLA MATEEIA. Essa si rivelò al
^£gAo spirito dall'alto di un aereoplano. Guardando gli
oggetti, da un nuovo punto di vista, non più di faccia o
per di dietro, ma a picco, cioè di scorcio, io ho potuto
spezzare le vecchie pastoie logiche e i fili a piombo
della comprensione antica.
Voi tutti che mi avete amato e seguito fin qui,
poeti futuristi, foste come me frenetici costruttori
d'immagini e coraggiosi esploratori di analogie. Ma le
vostre strette reti di metafore sono disgraziatamente
troppo appesantite dal piombo della logica. Io vi con-
siglio di alleggerirle, perchè il vostro gesto immensi-
ficato possa lanciarle lontano, spiegate sopra un oceano
più vasto.
Noi inventeremo insieme ciò che io chiamo L'IM-
MAGINAZIONE SENZA FILI. Giungeremo un giorno
ad un'arte ancor più essenziale, quando oseremo sop-
primere tutti i primi termini delle nostre analogie per
non dare più altro che il seguito ininterrotto dei se-
condi termini. Bisognerà, per questo, rinunciare ad
essere compresi. Esser compresi, non è necessario.
Noi ne abbiamo fatto a meno, d'altronde, quando
esprimevamo frammenti della sensibilità futurista me-
diante la sintassi tradizionale e intellettiva.
La sintassi era una specie di cifrario astratto che
ha servito ai poeti per informare le folle del colore,
della musicalità, della plastica e dell'architettura del-
l'universo. La sintassi era una specie d'interprete o
di cicerone monotono. Bisogna sopprimere questo in-
— 95 —
termediario, perchè la letteratura entri direttamente
nell'universo e faccia corpo con esso.
Indiscutibilmente la mia opera si distingue net-
tamente da tutte le altre per la sua spaventosa po-
tenza di analogia. La sua ricchezza inesauribile d'im-
magini uguaglia quasi il suo disordine di punteggia-
tura logica. Essa mette capo al primo manifesto fu-
turista, sintesi di una 100 HP lanciata alle più folli ve-
locità terrestri.
Perchè servirsi ancora di quattro ruote esasperate
che s'annoiano, dal momento che possiamo staccarci
dal suolo "? Liberazione delle parole, ali spiegate del-
l'immaginazione, sintesi anagogica della terra abbrac-
ciata da un solo sguardo e raccolta tutta intera in
parole essenziali.
Ci gridano : « La vostra letteratura non sarà bella !
Non avremo più la sinfonia verbale, dagli armoniosi
dondolìi, e dalle cadenze tranquillizzanti ! » Ciò è bene
inteso ! E che fortuna ! Noi utilizziamo, invece, tutti
i suoni brutali, tutti i gridi espressivi della vita vio-
lenta che ci circonda, "facciamo COEAGGIOSA-
MENTE IL « BEUTTO « IN LETTEEATUEA, E
UCCIDIAMO DOVUNQUE LA SOLENNITÀ. Via!
non prendete di quest'arie da grandi sacerdoti, nel-
l'ascoltarmi ! Bisogna sputare ogni giorno sull'J.?-
tare delVArte ! Noi entriamo nei domimi sconfinati
della libera intuizione. Dopo il verso libero, ecco fi-
nalmente LE PAEOLE IN JjIBEETA' !
Non c'è ^Iff-Tiiiesfo, niente d assoluto né di siste-
matico. Il genio ha raffiche impetuose e torrenti mel-
mosi. Esso impone talvolta delle lentezze analitiche
ed esplicative. Nessuno può rinnovare improvvisa-
mente la propria sensibilità. Le cellule morte sono
commiste alle vive. L'arte è un bisogno di distrug-
gersi e di sparpagliarsi, grande inaffiatoio di eroismo
che inonda il mondo. I microbi — non lo dimenticate
— sono necessari alla salute dello stomaco e dell'in-
testino. Vi è anche una specie di microbi necessaria
alla vitalità dell' AETE, QUESTO PEOLUNGAMEN-
— 96 —
TO DELLA FOEESTA DELLE NOSTRE VENE,
che si effonde, fuori dal corpo, nell'infinito dello spa-
zio e del tempo.
Poeti futuristi! Io vi ho insegnato a odiare le biblio-
teche e i musei, per prepararvi a ODIAEE L'INTEL-
LIGENZA, ridestando in voi la divina intuizione, dono
caratteristico delle razze latine. Mediante l'intuizione,
vinceremo l' ostilità apparentemente irriducibile che
separa la nostra carne umana dal metallo dei motori.
Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno mec-
canico. Con la conoscenza e l' amicizia della mate-
ria, della quale gli scienziati non possono conosce-
^re che le reazioni nsico-chimiche, noi prepariamo la
creazione dell'UOMO MECCANICO DALLE PAETI
CAMBIABILI. Noi lo libereremo dall'idea della morte,
e quindi dalla morte stessa, suprema definizione del-
l'intelligenza logica.
Risposte alle obiezioni.
// agosto 1912.
Disprezzo gli scherzi e le ironie innumerevoli, e
rispondo alle interrogazioni scettiche e alle obiezioni
importanti lanciate dalla stampa europea contro il
mio Manifesto tecnico della letteratura futurista.
1. — Quelli che hanno capito ciò che intendevo
per odio delV intelligenza hanno voluto scorgervi la
influenza della filosofia di Bergson. Certo costoro non
sanno che il mio primo poema epico : La Gonquete
des Eioiles, pubblicato nel 1902, recava nella prima
pagina, a guisa di epigrafe, questi tre versi di Dante :
« O insensa-ta cura dei mortali,
Quanto son difettivi sillogismi
Quei che ti fanno in basso batter Vali. »
(PARADISO - Canto xi)
~ 97 —
E questo pensiero di Edgardo Poe :
« .... lo spirito poetico — codesta facoltà più su-
blime di ogni altra, ormai lo sappiamo, — poiché ve-
rità della massima importanza non potevano esserci
rivelate se non da quelV Analogia la cui eloquenza,
irrecusabile per l'immaginazione, nulla dice alla ra-
gione inferma e solitaria. «
(edgaedo POE - Colloquio fra Monos e Una)
Assai prima di Bergson questi due geni creatori
coincidevano col mio genio affermando nettamente il
loro odio per l'intelligenza strisciante, inferma e so-
litaria, e accordando tutti i diritti all' immaginazione
intuitiva e divinatrice.
2. — Quando parlo d'intuizione e d' intelligenza
uon intendo già di parlare di due dominii distinti e
nettamente separati. Ogni spirito creatore ha potuto
constatare, dura^nte il lavoro di creazione, che i feno-
meni intuitivi si fondevano coi fenomeni dell'intel-
ligenza logica.
È quindi impossibile determinare esattamente
il momento in cui finisce l'ispirazione incosciente e
comincia la volontà lucida. Talvolta quest'ultima ge-
nera bruscamente l'ispirazione, talvolta invece l'accom-
pagna. Dox)o T)arecchie ore di lavoro accanito e penoso,
lo spirito creatore si libera ad un tratto dal peso di
tutti gli ostacoli, e diventa, in qualche modo, la i)reda
di una strana spontaneità di concezione e di esecu-
zione. La mano che scrive sembra staccarsi dal corpo
e si prolunga in libertà assai lungi dal cervello, che,
anch'esso in qualche modo staccato dal corpo e dive-
nuto aereo, guarda dall'alto, con una terribile lucidità,
le frasi inattese che escono dalla penna.
Questo cervello dominatore contempla impassibile
0 dirige, in realtà, i balzi della fantasia che agitano
la mano % È impossibile rendersene conto. In quei mo-
menti, io non ho potuto notare, dal punto di vista fisio-
logico, che un gran vuoto allo stomaco.
— 98 —
Per intuizione, intendo dunque uno stato del pen-
siero quasi interamente intuitivo e incosciente. Per
intelligenza, intendo uno stato del pensiero quasi in-
teramente intellettivo e volontario.
3. — La poesia ideale che io sogno, e che altro
non sarebbe se non il seguirsi ininterrotto dei secondi
termini delle analogie, non ha nulla a che fare con l'al-
legoria. L'allegoria, infatti, è il seguirsi dei secondi ter-
mini di parecchie analogie, tutte legate insieme logi-
camente. L'allegoria è anche, talvolta, il secondo ter-
mine sviluppato e minuziosamente descritto^ di una
analogia.
Al contrario io aspiro a dare il seguirsi illogico,
non iHÙ esplicativo, ma intuitivo, dei secondi termini
di molte analogie tutte slegate e molto spesso opposte
l'una all'altra.
4. — Tutti gli stilisti di razza hanno potuto
constatare facilmente che l'avverbio non è soltanto
una parola che modifica il verbo, l'aggettivo o un
altro avverbio, ma anche un legamento musicale che
unisce i differenti suoni del periodo.
5. — Credo necessario sopprimere l'aggettivo
e l'avverbio, perchè sono ad un tempo, e a volta a volta,
i festoni variopinti, i panneggi a sfumature, i piedi-
stalli, i parapetti e le balaustrate del vecchio periodo
tradizionale.
È appunto mediante un uso sapiente dell'aggettivo
e dell'avverbio, che si ottiene il dondolìo melodioso
e monotono della frase, il suo sollevarsi interrogativo
e commovente e il suo cadere riposante e graduale di
onda sulla spiaggia. Con una emozione sempre iden-
tica, l'anima trattiene il fiato, trema un poco, sup-
plica di essere calmata e respira infine ampiamente
quando l'ondata delle parole ricade, con la sua pun-
teggiatura di ghiaia e la sua eco finale.
L'aggettivo e l'avverbio hanno una triplice fun-
zione : esplicativa, decorativa e musicale, mediante
la quale indicano l'andatura grave o leggiera, lenta o
rapida del sostantivo che si muove nella frase. Sono,
— 90 —
a volta a volta, 1 bastoni o le grucce del sostantivo. La
loro lunghezza e il loro peso regolano il passo dello
stile che è sempre necessariamente sotto tutela, e gli
impediscono di riprodurre il volo dell'immaginazione.
Scrivendo per esempio : « Una donna giovane e
bella cammina rapidamente sul lastricato di marmo »,
lo spirito tradizionale si affretta a spiegare che quella
donna è giovane e bella, quantunque l'intuizione dia
semplicemente un movimento bello. Più tardi, lo spi-
rito tradizionale annuncia che quella donna cammina
rapidamente, e aggiunge infine che essa cammina su
un lastricato di marmo.
Questo procedimento puramente esplicativo, privo
d'imprevisto, imposto anticipatamente a tutti gli ara-
beschi, zig-zag e sobbalzi del pensiero, non ha più ra-
gione di essere. È quindi press'a poco sicuro che non
s'ingannerà chi farà il contrario.
Inoltre è innegabile che abolendo l'aggettivo e
l'avverbio si ridarà al sostantivo il suo valore essen-
ziale, totale e tipico.
Io ho, d'altronde, un'assoluta fiducia nel senti-
mento di orrore che provo pel sostantivo che si avanza
seguito dal suo aggettivo come da uno strascico o da
un cagnolino. Talvolta, quest'ultimo è tenuto a guin-
zaglio da un avverbio elegante. Talvolta il sostantivo
I)orta un aggettivo davanti e un avverbio di dietro,
come i due cartelloni d'un uomo-sandwich. Sono al-
trettanti spettacoli insopportabili.
6. — Perciò appunto io ricorro alla aridità
astratta dei segni matematici, che servono a dare le
quantità riassumendo tutte le spiegazioni, senza riem-
pitivi, ed evitando la mania pericolosa di perder
tempo in tutti i cantucci della frase, in minuziosi
lavori da cesellatore, da gioielliere o da lustrascarpe.
7. — Le parole liberate dalla punteggiatura ir-
radieranno le une sulle altre, incroceranno i loro di-
versi magnetismi, secondo il dinamismo ininterrotto
del pensiero. Uno spazio bianco, più o meno lungo,
indicherà al lettore i riposi o i sonni più o meno lunghi
— 100 —
dell'intuizione. Le lettere maiuscole indicheranno al
lettore i sostantivi che sintetizzano una analogia do-
minatrice.
8. — La distruzione del j)eriodo tradizionale,
l'abolizione dell'aggettivo, dell'avverbio e della punteg-
giatura determineranno necessariamente il fallimento
della troppo famosa armonia dello stile, cosicché il
poeta futurista potrà finalmente utilizzare tutte le ono-
matopee, anche le più cacofoniche, che riproducono
gl'innumerevoli rumori della materia in movimento.
Tutte queste elastiche intuizioni, con le quali io
completo il mio Manifesto tecnico della letteratura futu-
rista, sono sbocciate successivamente nel mio cervello
mentre creavo la mia nuova opera futurista, della
quale ecco un frammento fra i più significativi :
BATTAGLI
PESO + ODORE
Mezzogiorno j flauti gemiti solleone tumbtumb allar-
me Gargaresch schiantarsi crepitazione marcia Tin-
tinnìo zaini fucili zoccoli chiodi cannoni criniere ruote
cassoni ebrei frittelle pani-all'olio cantilene botte-
gucce zajffate lustreggio cispa puzzo cannella
muffa flusso e riflusso pope rissa sudiciume tur-
bine aranci-in-fiore filigrana miseria dadi scacchi carte
gelsomino H- nocemoscata -J- rosa arabesco mosaico
carogna pungiglioni acciabattìo mitra-
gliatrici =: ghiaia -+- risacca -\- rane Tintinnìo zaini
fucili cannoni ferraglia atmosfera = piombo -h lava
-f- 300 fetori + 50 profumi selciato materasso detriti
sterco-di-cavallo carogne flic-flac ammassarsi cammelli
asini tiBinb-tuuum cloaca Souk- degli- argentieri dedalo
seta azzurro galabieh porpora aranci moucharabieh
archi scavalcare biforcazione piazzetta pullulìo
concerìa lustrascarpe gandouras buruous
— 101 ~
formicolìo colare trasudare policronìa avviluppamento
escresceuze fessure tane calcinacci demalizione acido-
fenico calce pidocchiume Tintinnìo zaini
tatatatata zoccoli chiodi cannoni cassoni frustate panno-
da-uniforme lezzo-d'agnelli via-senza-uscita a-sinistra
imbuto a-destra quadrivio chiaroscuro bagno-turco
fritture muschio giunchiglie fiore- d'arancio nausea
essenza-di-rosa insidia ammoniaca artigli esciementi
morsi carne -f- 1000 mosche frutti secchi carrube ceci
pistacchi mandorle regimi-banani datteri tumbtumb
cusscuss-ammnfflto aromi zaf-
ferano catrame uovo -fradicio cane-bagnato gelsomino
gaggia sandalo garofani mature intensità ribollimento
fermentare tuberosa Imputridire sparpagliarsi furia
morire disgregarsi pezzi briciole polvere eroismo
tatatata fuoco-di-fucileria pie pac puri pan
pan mandarino lana-fulva mitragliatrici raganelle
ricovero-di-lebbrosi piaghe avanti carne-
madida sporcizia soavità etere Tintinnìo zaini fucili
cannoni cassoni ruote benzoino tabacco incenso anice
villaggio rovine bruciato ambra gelsomino case sven-
tramenti abbandono giarra- di- terracotta tumbtumb
violette ombrìe pozzi asinelio asina cadavere sfracel-
lamento sesso esibizione aglio bromi anice
brezza pesce abete-nuovo rosmarino pizzicherie palme
sabbia cannella.
Sole oro bilancia piatti piombo cielo seta calore
imbottitura porpora azzurro torrefazione Sole = vul-
cano -h 3000 bandiere atmosfera precisione corrida
furia chirurgia lampade raggi bisturi
scintillìo biancherie deserto clinica X 20000 brac-
cia 20000 piedi 10000 occhi mirini scintillazione
— 102 —
attesa operazione sabbie forni-di-navi Italiani Ara-
bi 4000 metri battaglioni caldaie comandi stantuffi
sudore bocche fornaci perdio avanti
olio tatatata ammoniaca > gaggìe viole stercbi rose
sabbie barbaglio-di-specchi tutto camminare aritme-
tica tracce obbedire ironia entusiasmo
ronzìo cucire dune guanciali zigzags rammendare piedi
mole scricchiolìo sabbia inutilità mitragliatrici = ghiaia
+ risacca + rane Avanguardie : 200
metri caricate-alla-baionetta avanti Arterie rigon-
fiamento caldo fermentazione capelli ascelle rocchio
fulvore biondezza aliti -t- zaino 18 chili prudenza =
altalena ferraglie salvadanaio mollezza : 3 brividi co-
mandi sassi rabbia nemico calamita leggerezza gloria
eroismo Avanguardie : 100 metri mi-
tragliatrici fucilate eruzione violini ottone pim pum
pac pac tim tum mitragliatrici tataratatarata
Avanguardie : 20 metri battaglioni-formiche
cavalleria-ragni strade-guadi generale-isolotto staffette-
cavallette sabbie-rivoluzione obici-tribuni nuvole-gra-
ticole fucili- martiri shrapnels-aureole moltiplicazione
addizione divisione obici-sottrazione granata-cancella-
tura grondare colare frana blocchi valanga
Avanguardie : 3 metri miscuglio andirivieni in-
collarsi scollarsi lacerazione fuoco sradicare cantieri
frana cave incendio pànico acciecamento schiacciare
entrare uscire correre zacchere Vite-razzi
cuori-ghiottonerie baionette-forchette mordere trin-
ciare puzzare ballare saltare rabbia cani-esplosione
obici-ginnasti fragori-trapezi esplosione rosa gioia ven-
tri-inaffiatoi teste-foot-ball sparpagliamento
Cannone 149-elefante artiglieri-cornacs issa-oh
— 103 —
collera leve lentezza pesantezza centro carica fantino
metodo monotonia allenatori distanza gran-premio pa-
rabola X luce zang-tumb-tuuum mazzp infinito Mare =
merletti-smeraldi-freschezza-elasticità-abbandono-mol-
lezza corazzate-acciaio-concisione-ordine Bandiera-di-
combattimento (prati cielo-bianco-di-caldo sangue) =
Italia forza orgoglio-italiano fratelli mogli madre in-
sonnia gridìo-di-strilloni gloria dominazione caffè rac-
conti-di-guerra Torri cannoni-virilità-vo-
late erezione telemetro estasi tumb-tumb 3 secondi
tumbtumb onde sorrisi risate eie ciac plaff pluff glu-
glugluglu giocare-a-rimpiattino cristalli vergini carne
gioielli perle iodio sali bromi gonnelline gas liquori
bolle 3 secondi tumbtumb ufficiale bian-
chezza telemetro croce fuoco drindrin megafono alzo-
4-mila-metri tutti- a- sinistra basta fermi-tutti sban-
damento-7-gradi erezione splendore getto forare im-
mensità azzurro -femmina sverginamento
accanimento corridoi grida labirinto materassi sin-
ghiozzi sfondamento deserto letto precisione telemetro
monoplano loggione applausi monoplano
= balcone-rosa-ruota-tamburo trapano -tafano > di-
sfatta-araba bue sanguinolenza macello ferite rifugio
oasi umidità ventaglio freschezza siesta stri-
sciamento germinazione sforzo dilatazione-vegetale
sarò-più-verde-domani restiamo-bagnati serba-questa-
goccia-d'acqua bisogna-arrampicarsi-3-centimetri-per-
resistere-a-20-grammi-di-sabbia-e-3000-grammi-di-tene-
bre via-lattea-albero-di-cocco stelle-noci-di-cocco latte
grondare succo delizia.
P RAT ELLA
Lia distruzione della quadra-
tura.
18 Luglio 1912.
Il ritmo è un cuore umano che pulsa ; i suoi ac-
centi di POSA e eli MOTO sono ondate di sangue vivo
che ad esso affluiscono e da esso traboccano.
Il movimento della mano concei3Ìto come. unità
di misura del tempo, a guisa del piede che nella danza
batte il suolo, costituisce il cardine del ritmo.
Movimento di due accenti (il 1^ di posa ed il
20 di moto) = ritmo binario.
Movimento di tre accenti (il 1° di posa, U
2° ed il 30 di moto) = ritmo ternario.
Gli accenti alia lor volta si suddividono bina-
riamente e ternariamente in sottoaccenti di posa
e di moto, alla maniera degli accenti, ma in propor-
zione minore della metà 0 di un terzo.
Il diverso modo di abbinarsi del ritmo binario
col ritmo ternario e viceversa produce il ritmo
MISTO.
Il movuviento di ritmo binario offre due com-
binazioni di suddivisione MISTA: a = (bin-ter.), h =
(ter-bin).
Il movimento di ritmo ternario offre sei com-
binazioni di suddivisione mista : a = (bin-bin-ter.),
h = (ter-bin-bin.), c = (bin-ter- ter.), d = (ter-
ter-bin.), e = (bin-ter-bin.), / = (ter-bin-ter.).
— 105
Riepilogando avremo :
Movimento di
Ritmo binario di
Ritmo ternario di
SuDD. binaria.
» TERNARIA.
» MISTA. (IT. 2 combina-
zioni).
SUDD. binaria.
» ternaria.
» mista. (]sr. 6 combina-
zioni).
I rapporti rilevati fra accento e movimento sono
gli stessi fra movimento e misura di tempo.
misura di tempo di 2 movimenti o di un numero
movimenti multiplo di 2 (l'uno di posa e l'altro
DI MOTO e così costantemente) = misura binaria.
Misura di tempo di 3 movimenti o di un numero di
movimenti multiplo di 2 (uno di posa e due di moto
e cosi costantemente) — misura ternaria ; e ciò
indipendentemente da ogni singola specie di ritmo
relativa a ciascun movimento.
II diverso modo di abbinarsi dei movimenti di
RITMO binario COÌ MOVIMENTI DI RITMO TERNARIO e
viceversa durante una misura di tempo produce una
SUCCESSIONE DI MOVIMENTI DI RITMO MISTO.
L'unione di una misura binaria di tempo con una
MISURA ternaria e viceversa produce la misura mista.
— 106
Riepilogando avremo :
SUDD. BINARIA.
» MISTA.
Binaria con mo- ] ( Sudd. binaria.
viMENTi DI 1 Ritmo ternario di ' » ternaria.
j ( » mista.
Sudd. binaria,
ternaria.
MISTA.
\ Ritmo misto di
ì
i Sudd. binaria.
Ritmo binario di ! » ternaria.
Ternaria con mo-
vimenti DI
(
mista.
l Sudd. binaria.
Ritmo ternario di ] » ternaria.
Ritmo misto di .
» mista.
i Sudd. binaria.
» ternaria.
( » mista.
Ritmo binario di
Mista con movi-
menti di
[ Sudd. binaria.
j » ternaria.
( » mista.
l Sudd. binaria.
Ritmo ternario di J >■> ternaria.
( » ansTA.
[ Sudd. binaria.
Ritmo misto di . . j » ternaria.
( » mista.
Affermo che :
1. — I concetti comuni di tempo pari e di tempo
dispari sono sbagliati.
3 9
I tempi 4 e g si trovano classificati fra i tempi di-
— 107 —
5 7
SPARI. Anche i tempi 4^4— di misura mista — do-
vrebbero appartenere alla classe dei tempi dispari,
dal momento che il 5 ed il 7 sono numeri dispari co-
me il 3 ed il 9. Ed allora ?
Il tempo ^, classificato fra i tempi pari, come mul-
tiplo di 2 è di misura binaria, come multiplo di 3
è di misura ternaria.
Le vecchie classificazioni di tempo pari e di tempo
dispari sono dunque insufficienti allo scopo, travi-
sando e RENDENDO CONFUSO IL CONCETTO DEL TEMPO.
Perciò i TEMPI si dovranno distinguere nel modo
seguente :
Tempi di misura binaria = il movimento mol-
tiplicato PER 2 0 PER I suoi multipli.
Tempi di ivnsuRA ternaria = il movimento mol-
tiplicato PER 3 0 PER I SUOI MULTIPLI.
Tempi di misura mista = combinazione dei due
GENERI PRECEDENTI (BIN-TER) E (TER-BIN).
La sintesi di questo principio — legge naturale del
ritmo nella musica — si completa cosi :
Accento e sottoaccento di ritmo binario == il
movimento diviso per 2 0 PER I SUOI MULTIPLI.
Accento e sottoaccento di ritmo ternario =
IL movimento diviso per 3 0 PER I SUOI MULTIPLI.
La formazione delle specie jvhste è stata già suf-
ficientemente dimostrata.
2. — Il ritmo binario ed il ritmo ternario
sono fra di loro sincroni ed equivalenti.
Due sottoaccenti, due accenti, due movimenti
equivalgono rispettivamente A tre sottoaccenti,
A tre accenti ed a tre movimenti e viceversa, per
una durata di tempo uguale. Per questa ragione si di-
cono relativi fra di loro due tempi, le cui misure
contengano uno stesso numero di movimenti, ma che i
movimenti dell'una siano di una specie di ritmo e quelli
dell'altra siano di un'altra specie.
I tempi fra di loro relativi sono per conseguenza
— 108 —
anche sincroni ed equivalenti. Il movimento cade
CON l'accento di posa, la misura di tempo comincia
COL movimento e con l'accento di posa. Il fenomeno
della BiNARiETÀ e della ternarietà si effettua conse-
guentemente per via degli accenti e dei movimenti
DI moto ; dipendendo questi ultimi in qualunque caso
dal rispettivo accento e movimento di posa ini-
ziale IDENTICO ed unico per le due specie di ritmo.
Un nuovo comune errore viene distrutto da questa
legge : cioè quello di concepire come di posa il terzo
ACCENTO NEL RITMO TERNARIO ed il tcrzo movi-
mento NELLA MISURA TERNARIA DI TEMPO C per duC
ragioni :
a) Non essendo possibile la successione im-
mediata DI DUE ACCENTI O MOVIMENTI DI POSA.
b) Non POTENDOSI considerare sincroni ed
EQUIVALENTI DUE RITMI, DEI QUALI L'UNO ABBIA UNA
POSA ED UN MOTO, L' ALTRO ABBIA UNA POSA, UN MOTO
ED UNA SECONDA POSA.
3. — La MASSIMA EFFICACIA RITMICA SI MANI-
FESTA MEDIANTE L'ESPRESSIONE MELODICA ; LA COM-
PLICAZIONE POLIFONICA NEUTRALIZZA L'EFFICACIA DEL
RITMO.
Il presente assioma, campo di aviazione della mu-
sica futurista, troverà in seguito nuove e definite con-
clusioni ad esso attinenti.
Per ora faccio osservare anzitutto che essendo
l'espressione musicale una sintesi — pensiero me-
lodico — i numerosi elementi che vi partecipano
debbono quindi sacrificare in parte e proporzional-
mente la loro individualità e cooperare di comune
accordo all'esaltazione dell'effetto sintetico.
Beethoven e Eossini conoscevano perfettamente
questo principio ; perciò la loro musica pare più varia
di ritmo, che non sembri quella di Wagner e di Strauss,
sebbene con questi ultimi il ritmo abbia assunto una
varietà di movimenti nepjjure intravista in sogno
dagli altri due maestri.
Strauss ha affogato il ritmo nel ritmo, contrap-
— 109 —
ponendo ritmi a ritmi, che si sono neutralizzati a
vicenda ed hanno generato l'arìtmica.
In pratica la contrapposizione di due ritmi
DIFFERENTI riesce efficace finché si può regolare coi
MOVIMENTI ; oltre a questo limite produce confu-
sione ARÌTMICA e la quasi impossibilità di esecu-
zione SIMULTANEA, ESATTA 6 SENZA CONCESSIONI da
parte di una delle due specie di ritmo.
Vedere come esempio, nelle prime battute del preludio
del Parsifal di Wagner, la contrapposizione di un ritmo
TERNARIO AFFIDATO Al LEGNI f . — 3 -+- 3 ) ad Un RITMO
BINARIO AFFIDATO AGLI ARCHI ( , 2 4-2 LENTO . L'CSC-
cuzione simultanea dei due ritmi non potrà mai risul-
tare CHIARA e PRECISA, dato che una bacchetta bat-
tente DUE MOVIMENTI nou è guida sicura a chi debba
CALCOLARNE TRE.
4. — Dietro le conclusioni precedenti, è
ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE TROVARE UNA NUOVA
MANIERA DI SEGNARE IL TEMPO, CORRISPONDENTE ALLA
CONCEZIONE ESATTA E COMPLETA DI QUESTO.
I segni attuali non considerano la relatività dei
TEMPI, non esprimono la diversa conformazione dei
tempi di misura MISTA e concettualmente alterano la
RELATIVITÀ DEI VALORI DELLE FIGURE MUSICALI.
Basti dire che lo stesso Strauss, nella concezione
FORMALE della sua musica, commette errori di rela-
tività RITMICA.
Cito esempi tolti da Salomè. (Riduzione francese-ita-
liana per canto e pianoforte).
Pag. 30. IS'ARRABOTn : Divina, non lo 2)osso, noi
posso....
( Tempo tagliato contro . j - errore di relatività.
Pag. 20 Secondo soldato : ....questo noi non lo
sajìpiam, augusta....
4 3 \
. contro . J - ERRORE ingiustificabile !
no —
Nuoya maniera di considerare
e segnare il tempo.
Movimento di ritmo binario : !'=(„-. re-
lativo DEL Movimento di ritmo ternario :
1^ _ '3 3
^ ~ 8 "4
Tempi di misura binaria:
2' =3 ( ^ - Tempo tagliato ) relativo di 2' = f ? - ^ ) ;
4' = { Tempo ordinario - . ; relativo di
4 = (^ 8 - 4 J '
4H-2'= ( ) RELATIVO di 4-1-2' = ( '.
Tempi di m,isura ternaria:
3^ = (4-2) i^ELATivo di 3' = f 8 - 4) ;
3-h3' = (Ì-T^, RELATIVO di 3 4-3' = .
' \ 8 4 /
Tempi di misura mista:
2 + 3' = ( ^ì RELATIVO di 2 -h 3' = i ) ;
3 -h 2' = /^ j RELATIVO di 3 H- 2' == ^ ,
3 -h 4' = \ \\ RELATIVO di 3 -I- 4 = ^ ; ,
4 + 3' = (l) RELATIVO di 4 -}- 3' = 1.
— Ili —
Come ben si vede il numero grande indica
la quantità dei movimenti che compongono la
misura di tempo ; il 2 piccolo indica i due accenti
del ritmo binario, il 3 piccolo indica i tre accenti
del ritmo ternario. i due numeri grandi sommati
indicano i diversi e ben distinti modi di battere
i tempi di misura mista e di misura composta.
Nello stesso tempo la Minima sia eletta de-
finitivaimente ed invariabilmente, in qualsiasi
caso, rappresentante esclusiva del movimento.
Conseguentemente la Semiminima rappresenterà
l'accento e la Croma il sottoaccento.
Le duine e le quartine esprimeranno invaria-
bilmente IL ritmo binario nella ternarietà come
LE LORO equivalenti E RELATIVE TERZINE E SESTINE
esprimeranno invariabilmente il ritmo ternario
nella binarietà.
5. — Nello svolgimento generale del ritmo,
GLI accenti, I SOTTOACCENTI ED l MOVIMENTI DI MOTO
SONO DIPENDENTI DAI RISPETTIVI ACCENTI, SOTTOAC-
CENTI E MOVIMENTI DI POSA ; I SOTTOACCENTI DI POSA
SONO DIPENDENTI DAGLI ACCENTI DI POSA E DI MOTO,
COME GLI ACCENTI DI POSA SONO DIPENDENTI DAI MO-
VIMENTI DI POSA E DI MOTO. In QUALUNQUE IVOSURA DI
TEMPO, SIA ESSA BINARIA, TERNARIA, MISTA, SEMPLICE,
O COMPOSTA, TUTTI I MOVIMENTI, TUTTI GLI ACCENTI E
TUTTI I SOTTOACCENTI — SIA DI POSA CHE DI MOTO —
DIPENDONO RELATIVAMENTE DAL MOVIMENTO DELL'AC-
CENTO E DAL SOTTOACCENTO DI POSA INIZIALE DELLA
MISURA DI TEMPO.
Ora possediamo finalmente il principio scienti-
ficamente ASSOLUTO DEL RITMO NELLA FORMULA :
(1, 2 e 3 e loro multipli) sta a (1 : 2 e 3 e loro multi-
pli) e possediamo il mezzo pratico e malleabile
onde fissarlo nelle sue più complicate, capricciose,
LONTANE ED INSOSPETTATE RELAZIONI e COMBINA-
ZIONI, CHE UN ARTISTA DI GENIO SAPPIA SCOPRIRE.
Ma ciò non basta ; dal principio teorico-pratico
112
occorre passare ai grandiosi risultati derivanti dalla
sua evoluzione concettuale e formale.
La parola umana per mezzo del ritmo, insegna come
la sua origine si debba ricercare nel canto, primitiva
maniera d'espressione comune all'uomo ed all'animale.
Perciò essa possiede due valori : l'uno intellettivo
E CONVENZIONALE, ESPRESSIVO E REALE L'ALTRO. In
altri termini, il suo ritmo e la sua articolazione — la
parola è un canto articolato — indipendentemente
dal suo significato particolare, risvegliano in chi l'a-
scolta una sensazione corrispondente a quella, provata
dal lontanissimo creatore della parola stessa, attraverso
uno stato d'animo affine. Di qui il valore musicale
(ritmico) della poesia.
La SUCCESSIONE istintiva degli accenti nel ritmo
MUSICALE E NEL RITMO DELLE PAROLE È LA MEDESIMA,
POGGIANDO SOPRA UNA BASE UNICA.
Negli esemi^i segno con un accento circonflesso
le sillabe di posa (forti) e con un accento acuto le
sillabe di moto (deboli).
RItsìio l)iiiario.
Oàr-né; tér-r:i; mé-ra-mOn-tc; ecc.
Il 2 1 11 2 1111 2 I i 1 21 I
2 I
Vé-ló-cé: co -lo -ré; tém-pé-st}i: ecc.
2
Il 21
1 2
TU ' ; ré ' ; ciò ' ; ecc.
il 2 1 11 -2 1 11 2|
" tu ; ;^ ré ; * ciò , ecc.
1L_JI 1L_1^| Il i\
— 113 —
Ritmo ternario.
Fùl-gi-dó; c-té-ró-gé-né-ó; à-gita-nó; ecc.
Il 2 3 I 111 2 3[ Il 2 3[| I ]J2_| l
1 2 12 3
Ant-àr-tì-có; ; é-vén-dó-si; ér-bà-cé-ó; ecc.
1 2 311 111 2 31 I 11123
Gió-vìn ' ; ver -gin ' ; càr-dìn ' ; ecc.
I 1 2 3| I 1 2 3| I 1 2 3|
'• ' si; ^ ' va; '^ ' nò; ecc.
|1 2 8 I |1 2 3[ |1 2 3|
Ritmo misto.
Còn-té-stà-bì-lé; sù-scét-tì-bì-lé; cóm-mén-dc-vó-lé; ecc.
IIJ 2| I 1 2 3|| Ili H_| IL_H_J|| l|_l ?_1 I 1 - 3||
1 2 1 2 1 2
Và-lì-dà-mén-té; à-stró-nó-mì-à; crì-só-bé-rìl-ló ; ecc.
Il 1 2 3 I IJL 2^11 l[l 2- 3 I [ 1 2][ [| 1 2 3| jj 2_||
I 1 2 I I 1 2_| I 1 2 I
Ar-tì-sti-cà-mén-té ; é-lét-tró-ma-gné-té ; ecc.
I 11 2 3 111 2 II I 11 2 3 I I 1 2 li
Có-ré-ó-gra-fi co ; 4-j)ò-cà-lìt-tì-có ; ecc.
1 U 21 I 1 II I I I 1 21 11 2 3 II
I puntini .... sotto l'accento, indicano pausa di un
ACCENTO.
Verso la fine del medioevo, al tempo dei trovatori,
quando una grande fede stava per trasformarsi, noi
— 114 —
troviamo accanto alla musica religiosa ed a quella po-
polare un terzo genere : la musica borghese.
Genere elegante, amoroso, facile, di proporzioni
ridotte, buono per la digestione tranquilla, per l'amore
licenzioso, per la casa del nobile dilettante e per quella
del principe. Genere da salotto, a piccole forme, con
frequenti cadenze ad ogni periodo di una determinata
lunghezza.
Di ([ui hanno principiato le piccole danze da
SALOTTO MONORITJnCHE, LE ARIETTE SULLO SCHEMA
DELLE PICCOLE DANZE ed il preconcetto della quadra-
tura NELLA COMPOSIZIONE. Epidemia che ha attraver-
sato tutti i secoli dal suo nascere e che oggi ancora in-
fetta l'intero campo musicale.
I trovatori di buona memoria, amore e gioia dei
nostri grandi librettisti, trattarono la poesia a mo'
della musica ; il fatto anzi deve essere avvenuto con-
temporaneamente, jDerchè a quei tempi la poesia non
andava mai disgiunta dalla musica (canto) ; e precisa-
mente per una ragione ritmico-musicale il verso deve
aver perduto il suo primo metro quantitativo.
Sirventese, ballata, canzone, canzone a ballo,
sonetto ecc. sono termini comuni alla musica ed alla
poesia, con accenni alla piccola danza quadrata da
salotto. Le forme simmetriche, misurate, ripetentisi
dopo dati periodi con lo stesso ritmo e con le stesse
cadenze- RIME, sono pure comuni alle due arti ; il
poema di Dante e la sinfonia di Beethoven vanno
soggetti entrambi alla tirannia di una quadratura
di piccola danza borghese. ]^on dico niente degli
altri.
In poesia il verso libero ha segnato la fine della
schiavitù, facendo trionfare il ritmo individuale delle
parole, che sotto l'impulso di uno stato d'animo si com-
binano in sinfonie di suoni e di ritmi fino ad oggi ri-
maste sconosciute.
In musica i tentativi di Wagner, di Strauss, di De-
bussy e di Mascagni non hanno risolto il problema, pur
aprendo nuove e diverse vie.
— 115 —
Strauss, sulle orme di Wagner, ha per cosi dire
siNFONizzATO IL RECITATIVO, introducendo mutamenti
di tempo specialmente dove l' espressione musicale
non conserva la maniera continuativa : per questo
l'effetto va quasi totalmente perduto.
Cosi dicasi più o meno degli altri ; i quali in verità,
usando di frequente il cambiamento della misura nel
tempo, non arrivano con questo a dare varietà e li-
bertà assoluta al pensiero ritmico.
Al Mascagni spetta il merito particolare di avere
intuito con felice risultato il valore ritmico della
parola cantata.
L'introduzione del ritmo libero nella musica
è una nuova conquista del futurismo.
Prima di esporre le nostre ultime conclusioni, vo-
glio dimostrare per mezzo dell'analisi ritmica di alcuni
VERSI liberi del poeta Paolo Buzzi, come nei suddetti
versi l'alternarsi dei ritmi binario e ternario e la forma-
zione dei ritmi misti siano di una libertà ritmica as-
solutamente nuova e come fra verso e verso non esista
alcun legame di simimetria.
*" Nói Siam gli à-strà-lì, '*' ì san -ti, '~ i dé-mó-nì-à-cì :
ll_^l l_i 1_L| 1J__2| lilJl li !l IL_ÌI IJ_^| |l_l_i|
slam le me - té -ó -ré ver -ti -gì -nò -sé chiù -sé néll' à-tó-mó u-mà-nó :
i_i ^_?_1 1?_1_J.I !i__J_±i 1J_^Ì |J_^_J_I I ^^ l^^ll IJL_1|
2 rì-pé-tià-mó, ;* fra noi, ' le scòs-sé dé-gli li-nì-vér-sì fuò-rì-déll'ór-bité :
|1 2 3| j_l 2_] |1 ■2J \ 1 2 3| 1^^ 2| | 1 2 3 [ [1 2| | 1 2 3 | |1 2 Bj
^ prò- pà- ghia- mó, 7 fra noi, 'là spé-cié dèi cà-tà-clì-smi ém-pi-ré-à-lì!
|1 2 B[ j_J^ 2_| |1 2| I 1 2 S| |_1 2^1 [ 1 2 3 I |J^ 2^1 \1 2 3 I [1 2|
CONCLUSIONI:
1. — La musica futurista consegue un'asso-
luta libertà di ritmo, col lasciare alla sua frase
espressiva la multiforme varietà e l'indipen-
— 116 —
DENZA INDIVIDUALE CHE IL VERSO LIBERO HA TROVATO
NELLA PAROLA.
La FRASE, SINTESI MELODICA DELL'ESPRESSIONE
MUSICALE VOLUTA — che può Gssere composta di una
0 più misure di tempo — ^ oltre all'assumere la libertà
ritmica particolare di ciascuna misura, si può arricchire
di nuove movenze ritmiclie col concepire le misure che
la compongono disuguali fra di loro nel nu^niero
DEI movimenti o NEL RITMO DI QUESTI : alternando,
cioè, 0 facendo succedere binariaìiente e ternaria-
mente MISURE di TE]MP0 BINARIE, TERNARIE E MISTE
IN UNA SOLA FRASE.
2. — IL PERIODO MUSICALE, COMPOSTO DI UNA
0 PIÙ FRASI, NELLA SUA CONCEZIONE FORMALE SI DEVE
ATTENERE ALLO STESSO PRINCIPIO DI LIBERTÀ E DI VA-
RIETÀ GIÀ STABILITO PER LA FORMAZIONE DELLA FRASE :
ALTERNANDO CIOÈ, O FACENDO SUCCEDERE BINARIA-
MENTE E TERNARIAMENTE FRASI, ALLA LORO VOLTA
UGUALI 0 DISUGUALI FRA DI LORO PER IL NU3IER0 E PER
LA DIFFERENZA DI SPECIE RIT^nCA DELLE MISURE DI
TEMPO CHE LE COMPONGONO.
3. — Così DICASI DELLA SUCCESSIONE E DEL-
l'ALTERNAZIONE BINARIE E TERNARIE DEI PERIODI,
CHE NEL COSIPLESSO SINFONICO COSTITUISCONO LA
sintesi musicale melodica, espressione predoimi-
nante voluta.
4. — In tal maniera l'intera concezione
iviusicale viene a riassumersi nella formula scien-
tifica del ritmo (1x2 e 3 e loro multiplista a
(1 : 2 e 3 e loro multipli) e nello stesso tempo
possiede finalmente la libertà di sviluppare la
formula in tutte le combinazioni e proporzioni
possibili, stabilendo le seguenti unità relative
moltiplicabili e divisibili ad una stessa maniera :
« Sottoaccento - accento - movimento - misura
di tempo - frase - periodo - sinfonia ».
Il movimento, in qualunque caso, rappresenta sem-
pre l'unità ritmica CARDINALE.
5. — La quadratura, con le sue simmetrie
— 117 —
e cadenze di piccola danza borghese, viene di-
strutta e sostituita dall' intuizione libera di
relazioni ritmiche istintive e simpatiche.
6. — Caduto il criterio del tempo stabile
CADONO PURE GL'INSIGNIFICANTI TERMINI DI ANDANTE,
ALLEGRO, ALLEGRETTO, ece.
Questi vengono sostituiti da un termine ri-
spondente ALLO STATO D'ANIMO IN CUI SI TROVA L'AR-
TISTA CREATORE IN QUEL DATO MOMENTO.
Noi abbiamo definitivamente distrutto la quadra-
tura SECOLARE. Acclamiamo dunque al sentimento
LIBERO DEL RITMO E DELL'ESPRESSIONE, libero COmC
la PAROLA, come il verso FUTURiSTA,comeil volo della
FANTASIA, come il BATTITO DEL CUORE.
Nessun direttore d'orchestra potrà mai sottomettere
i battiti del cuore al dominio di una bacchetta —
MELANCONICO PENDOLO SONNECCHIANTE.
L'ordine è un vecchio poliziotto, che non ha
buone gambe per correre ; noi, futuristi, creiamo il
nuovo ordine del disordine.
VALENTINA DE 8AINT-P0INT
Manifesto futurista della Lus-
suria.
// Gennaio 1913.
RISPOSTA ai giornalisti disonesti che mutilano le frasi per
render ridicola l'Idea;
alle donne che pensano quello che ho osato dire ;
a coloro pei quali la Lussuria non è ancora altro che
peccato ;
a tutti coloro che nella Lussuria raggiungono solo il Vizio,
come nell'Orgoglio raggiungono solo la Vanità.
La Lussuria, concei)ita fuor di ogni concetto mo-
rale e come elemento essenziale del dinamismo della
vita, è una forza.
Per una razza forte, la lussuria non è, più che non
lo sia l'orgoglio, un peccato capitale. Come l'orgoglio,
la lussuria è una virtù incitatrice, un focolare al quale
si alimentano le energie.
La Lussuria è l'espressione di un essere proiettato
al di là di sé stesso ; è la gioia dolorosa d'una carne
il dolore gaudioso di uno sbocciare ; è l'unione car-
nale, quali si siano i segreti che uniscono gli esseri;
è la sintesi sensoria e sensuale di un essere per la mag-
gior liberazione del proprio spirito ; è la comunione
d'una particella dell'umanità con tutta la sensualità
della terra ; è il brivido pànico di una particella della
f'AT*r^
LA LUSSURIA È LA RICEECA CARNALE DEL-
L'IGNOTO, come la Cerebralità ne è la ricerca spiri-
tuale. La Lussuria è il gesto di creare, ed è la Crea-
zione.
— 119 —
La carne crea come lo spirito crea. La loro crea-
zione di fronte all'Universo è uguale. L'una non è su-
periore all'altra, e la creazione spiiituale dipende dalla
creazione carnale.
Noi abbiamo un corpo e uno spirito. Eestringere
l'uno per moltiplicare l'altro è una prova di debolezza
e un errore. Un essere forte deve realizzare tutte le
sue possibilità carnali e spirituali. La Lussuria è pei
conquistatori un tributo che loro è dovuto. Dopo una
battaglia nella quale sono morti degli uomini, È NOE-
MALE CHE I VINCITOBI, SELEZIONATI DALLA
GUEEEA, GIUNGANO FINO ALLO STUPEO, NEL
PAESE CONQUISTATO, PEE EICEEAEE DELLA
VITA.
Dopo le battaglie, i soldati amano le voluttà, in
cui si snodano, per rinnovarsi, le loro energie incessan-
temente assaltanti. L'eroe moderno, eroe di qual-
siasi dominio, ha lo stesso desiderio e lo stesso pia-
cere. L'artista, questo grande medium universale, ha
lo stesso bisogno. Anche l'esaltazione degl'illuminati
di religioni abbastanza nuove perchè ciò che conten-
gono d'ignoto sia tentatore, non è altro che una sen-
sualità sviata, spiritualmente, verso un'immagine fem-
minile sacra.
L'AETE E LA GUEEEA SONO LE GEANDI
MANIFESTAZIONI DELLA SENSUALITÀ' ; LA
LUSSUEIA È IL LOEO FIOEE. Un popolo esclu-
sivamente spiritualista o un popolo esclusivamente
lussurioso sarebbero condannati alla stessa decadenza :
la sterilità.
LA LUSSUEIA INCITA LE ENEEGIE E SCA-
TENA LE FOEZE. Essa spingeva spietatamente gli
uomini primitivi alla vittoria, per l'orgoglio di portare
alla donna i trofei dei vinti. Essa spinge oggidì i grandi
uomini d'affari che dirigono le banche, la stampa, i
traffici internazionali, a moltiplicare l'oro creando dei
centri, utilizzando delle energie, esaltando le folle, per
— 120 —
adornarne, magnificarne l'oggetto della loro lussuria.
Questi uomini, affaticati ma forti, trovano tempo per
la lussuria, motore principale delle loro azioni e delle
reazioni di queste, ripercosse su moltitudini e mondi.
Anche presso i j)opoli nuovi, dove la sensualità
è ancora scatenata o confessata, e che non sono dei
bruti primiti^d ne i raffinati delle vecchie civiltà, la
donna è ugualmente il grande principio galvanizzante
al quale tutto è offerto. Il culto riservato che l'uomo
ha per lei non è che la spinta incosciente d'una lus-
suria ancora sonuecchiante. Presso questi popoli, come
presso i popoli nordici, per ragioni diverse, la lussuria
è quasi esclusivamente procreazione. Ma la lussuria,
quali si siano gli aspetti sotto i quali si manifesta,
detti normali od anormali, è sempre la suprema sti-
molatrice.
La vita brutale, la vita energica, la vita spirituale,
in certi momenti esige una tregua. E lo sforzo per lo
sforzo chiama fatalmente lo sforzo pel x>iacere. Senza
nuocersi a vicenda, questi sforzi si completano e realiz-
zano pienamente l'essere totale.
La lussuria è per gli eroi, pei creatori spirituali,
per tutti i dominatori, l'esaltazione magnifica della
loro forza ; è per ogni essere un motivo di superarsi
col semplice scopo di selezionarsi, d'esser notato, d'es-
ser scelto, d'essere eletto.
Sola, la morale cristiana succedendo alla morale
pagana, fu portata fatalmente a considerare la lus-
suria come una debolezza. Di quella gioia sana che è
l'espansione d'una carne possente, essa ha fatto una
vergogna da nascondere, un vizio da rinnegare. L'Ka
coperta d'ipocrisia, e questo ne ha fatto un peccato.
CESSIAMO DI SCHEENIEE IL DESIDEEIO,
questa attrazione ad un tempo sottile e brutale di due
carni, qualunque sia il loro sesso, di due carni che si
vogliono, tendendo verso l'unità. Cessiamo di scher-
nire il Desiderio, camuffandolo con le vesti compas-
sionevoli delle vecchie e sterili sentimentalità.
Non è la lussuria, che disgrega e dissolve ed anni-
— 121 —
cliila ; sono piuttosto le ipnotizzanti complicazioni
della sentimentalità, le gelosie artificiali, le parole che
inebbriano e ingannano, il patetico delle separazioni
e delle fedeltà eterne, le nostalgie letterarie : tutto
l'istrionismo dell'amore.
DISTEUGGIAMO I SINISTEI STEACCI EO-
MANTICI, margherite sfogliate, duetti sotto la luna,
tenerezze pesanti, falsi pudori ipocriti. Ohe gli esseri,
avvicinati da un'attrazione fisica, invece di parlare
esclusivamente delle fragilità dei loro cuori, osino
esprimere i loro desideri, le preferenze dei loro corpi,
e presentire le possibilità di gioia o di delusione della
loro futura unione carnale.
Il pudore fisico, essenzialmente variabile secondo
i tempi e i paesi, non ha che il valore effimero di una
virtù sociale.
BISOGNA ESSEEE COSCIENTI DAVANTI AL-
LA LUSSUEIA. Bisogna fare ciò che un essere raffi-
nato e intelligente fa di se stesso e della propria vita ;
BISOGNA FAEE DELLA LUSSUEIA UN'OPEEA
D'AETE. Fingere l'incoscienza, lo smarrimento, per
spiegare un gesto d'amore, è ipocrisia, debolezza,
stoltezza.
Bisogna volere coscientemente una carne come ogni
cosa.
Invece di darsi e di prendere {par couj) de foudre,
per delirio o inconscienza) degli esseri forzatamente
moltiplicati dalle illusioni inevitabili deg'indomani im-
previsti, bisogna sceglier sapientemente. Bisogna —
guidati dall'intuizione e dalla volontà — valutare le
sensibilità e le sensualità, e non accoi)piare e non com-
piere se non quelle che possono completarsi ed esaltarsi.
Con la stessa coscienza e la stessa volontà diret-
trice, si devono condurre al parossismo le gioie di
questo accoppiamento, sviluppare tutte le possibili-
tà e far sbocciare tutti i fiori dai germi delle carni
unite. Si deve fare della lussuria un'opera d'arte fatta,
come ogni opera d'arte, d'istinto e di coscienza.
— 122 —
BISOGNA SPOGLIAEE LA LUSSUEIA DI
TUTTI I VELI SENTIMENTALI CHE LA DEFOE-
MANO. Solo per viltà furono gettati su di essa tutti
questi veli, poiché il sentimentalismo statico è soddi-
sfacente. Nel sentimentalismo ci si riposa, dunque
ci si diminuisce.
In un essere sano e giovane, ogni volta che la lus-
suria è in opposizione con la sentimentalità, la lussuria
vince. La sentimentalità segue le mode, la lussuria è
eterna. La lussuria trionfa, perchè è l'esaltazione gau-
diosa che spinge l'essere al di là di sé stesso, la gioia
del possesso e della dominazione, la perpetua vitto-
ria da cui rinasce la perj)etua battaglia, l'ebbrezza di
conquista più inebbriante e più sicura. E questa con-
quista sicura é temporanea, dunque da cominciare
incessantemente.
La Lussuria é una forza, perchè affina lo spirito
col far fiammeggiare il turbamento della carne. Da
una carne sana, forte, purificata dall'amplesso, lo sjji-
rito balza lucido e chiaro. Solo i deboli e gli ammalati
vi si impantanano vi si diminuiscono. E la lussuria è
una forza, poiché uccide i deboli ed esalta i forti, coo-
perando alla selezione.
La Lussuria è una forza, infine, perchè non conduce
mai all'insipidezza del definitivo e della sicurezza che
vengono dispensate dalla pacificante sentimentalità.
La lussuria è la perpetua battaglia mai vinta. Dopo il
passeggiero trionfo, nello stesso effimero trionfo, è
l'insoddisfazione rinascente che spinge l'essere, in una
orgiastica volontà, ad espandersi e a superarsi.
La Lussuria è pel corpo ciò che lo scopo ideale è
per lo spirito : la Chimera magnifica, semijre afferrata
mai presa, e che gii esseri giovani e quelli avidi, ineb-
briati di lei, inseguono senza posa.
LA LUSSUEIA È UNA FOEZA.
BUSSOLO
L'arte dei l^umori.
// Marzo 1913.
Caro Balilla Pratella, grande mnsìcista futurista,
A Eoma, nel Teatro Costanzi affollatissimo, mentre
coi miei amici futuristi Marinetti, Boccioni, Carrà,
Balla, Soffici, Papini, Cavacchioli, ascoltavo l'esecu-
cuzione orchestrale della tua travolgente MUSICA
FUTUEISTA, mi apparve alla mente una nuova arte
che tu solo puoi creare : l'Arte dei Eumori, logica
conseguenza delle tue meravigliose innovazioni.
La vita antica fu tutta silenzio. Nel dicianno-
vesimo secolo, coU'invenzione delle macchine, nacque
il Eumore. Oggi, il Eumore trionfa e domina sovrano
sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita
si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori
più forti che interrompevano questo silenzio non erano
né intensi, ne prolungati, ne variati. Poiché se tra-
scuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli ura-
gani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura
é silenziosa.
In questa scarsità di rumori, i primi suoni che
l'uomo potè trarre da una canna forata o da una
corda tesa, stupirono come cose nuove e mirabili. Il
suono fu dai popoli primitivi attribuito agli dèi, con-
siderato come sacro e riservato ai sacerdoti, che se ne
servirono per arricchire di mistero i loro riti. Nacque
cosi la concezione del suono come cosa a sé, diversa
e indipendente dalla vita, e ne risultò la musica^
mondo fantastico sovrapposto al reale, mondo invio-
labile e sacro. Si comprende facilmente come una si-
mile concezione della musica dovesse necessariamente
— 124 —
rallentarne il progresso, a paragone delle altre arti. I
Greci stessi, con la loro teoria musicale matematica-
mente sistemata da Pitagora, e in base alla quale
era ammesso soltanto l'uso di pochi intervalli conso-
nanti, hanno molto limitato il campo della musica,
rendendo cosi impossibile l'armonia, che ignoravano.
Il Medio Evo, con gli sviluppi e le modificazioni
del sistema greco del tetracordo, col canto gregoriano
e coi canti popolari, arricchì l'arte musicale, ma con-
tinuò a considerare il suono nel suo svolgersi nel tempo,
concezione ristretta che durò per parecchi secoli e che
ritroviamo ancora nelle più complicate polifonie dei
contrappuntisti fiamminghi. Non esisteva Vaccordo ;
lo sviluppo delle parti diverse non era subordinato al-
l'accordo che queste parti potevano produrre nel loro
insieme ; la concezione infine, di queste parti era oriz-
zontale, non verticale. Il desiderio, la ricerca e il gusto
per l'unione simultanea dei diversi suoni, cioè per
Vaccordo (suono complesso) si manifestarono grada-
tamente, passando dall'accordo perfetto assonante e
con poche dissonanze di passaggio, alle complicate,
e i)ersistenti dissonanze che caratterizzano la musica
contemporanea.
L'arte musicale ricercò ed ottenne daiDprima la
purezza la limpidezza e la dolcezza del suono, indi
amalgamò suoni diversi, preoccupandosi però di ac-
carezzare l'orecchio con soavi armonie. Oggi l'arte
musicale, complicandosi sempre più, ricerca gli amal-
gami di suoni più dissonanti, più strani e più aspri per
l'orecchio. Ci avviciniamo così semijre più al sìiono-
r umor e.
QUESTA EVOLUZIONE DELLA MUSICA È
PARALLELA AL MOLTIPLICARSI DELLE MAC-
CHINE, che collaborano dovunque coll'uomo. Non
soltanto nelle atmosfere fragorose delle grandi città,
ma anche nelle campagne, che furono fino a ieri nor-
malmente sileziose, la macchina ha creato oggi tanta
varietà e concorrenza di rumori, che il suono puro,
— 125 —
nella sua esiguità e monotonia, non suscita più emo-
zione.
Per eccitare ed esaltare la nostra sensibilità, la
musica anelò sviluppandosi verso la più complessa po-
lifonia e verso la maggior varietà di timbri o coloriti
strumentali, ricercando le più complicate successioni
di accordi dissonanti e preparando vagamente la crea-
zione del RUMOEE MUSICALE. Questa evoluzione
verso il « suono -rumore » non era possibile prima d'ora.
L'orecchio di un uomo del settecento non avrebbe
potuto sopportare l'intensità disarmonica di certi ac-
cordi prodotti dalle nostre orchestre (triplicate nel nu-
mero degli esecutori rispetto a quelle di allora). Il no-
stro orecchio invece se ne compiace, poiché fu già edu-
cato dalla vita moderna, così prodiga di rumori sva-
riati. Il nostro orecchio però non se ne accontenta,
e reclama più ampie emozioni acustiche.
D'altra parte, il suono musicale è troppo limitato
nella varietà qualitativa dei timbri. Le più complicate
orchestre si riducono a quattro o cinque classi di stru-
menti, differenti nel timbro del suono: strumenti ad
arco, a pizzico, a fiato in metallo, a fiato in legno, a
percussione. Cosicché la musica moderna si dibatte
in questo piccolo cerchio, sforzandosi vanamente di
creare nuove varietà di timbri.
BISOGÌ^A EOMPERE QUESTO CERCHIO RI-
STRETTO DI SUONI PURI E CONQUISTARE LA
VARIETÀ' INFINITA DEI « SUONI- RUMORI ».
Ognuno riconoscerà d'altronde che ogni suono porta
con sé un viluppo di sensazioni già note e sciupate,
che predispongono l'ascoltatore alla noia, malgrado gli
sforzi di tutti i musicisti novatori. Noi futuristi ab-
biamo tutti profondamente amato e gustato le ar-
monie dei grandi maestri. Beethoven e Wagner ci
hanno squassato i nervi e il cuore per molti anni. Ora
ne siamo sazi e GODIAMO MOLTO PIÙ NEL COM-
BINARE IDEALMENTE DEI RUMORI DI TRAM
— 126 —
DI MOTOEI A SCOPPIO, DI CAEEOZZE E DI
FOLLE VOCIAIS^TI, CHE NEL EIUDIRE, PEE
ESEMPIO, L'« EEOICA » O LA e PASTOEALE ».
Non possiamo vedere quell'enorme apparato di
forze che rappresenta nn'orcliestra moderna senza
provare la più profonda delusione davanti ai suoi
meschini risultati acustici. Conoscete voi spettacolo
più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a rad-
piare il miagolio di un violino ? Tutto ciò farà natui'al-
mente strillare i musicomani e risveglierà forse l'at-
mosfera assonnata delle sale di concerti. Entriamo
insieme, da futuristi, in uno di questi ospedali di suoni
anemici. Ecco : la prima battuta vi reca subito all'orec-
chio la noia del già udito e vi fa pregustare la noia della
battuta che seguirà. Centelliniamo così, di battuta in
battuta, due o tre qualità di noie schiette aspettando
sempre la sensazione staordinaria che non viene mai.
Intanto si opera una miscela ripugnante formata dalla
monotonia delle sensazioni e dalla cretiuesca commo-
zione religiosa degli ascoltatori buddisticamente ebbri
di ripetere per la millesima volta la loro estasi più o
meno snobistica ed imparata. Via ! Usciamo, poiché
non iDotremmo a lungo frenare in noi il desiderio di
creare finalmente una nuova realtà musicale, con
un'ampia distribuzione di ceffoni sonori, saltando a
pie pari violini, pianoforti, contrabbassi ed organi
gemebondi. Usciamo !
Non si potrà obiettare che il rumore sia soltanto
forte e sgradevole all'orecchio. Mi sembra inutile enu-
merare tutti i rumori tenui e delicati, che danno sen-
sazioni acustiche piacevoli.
Per convincersi poi della varietà sorprendente dei
rumori, basta pensare al rombo del tuono, ai sibili del
vento, allo scrosciare di una cascata, al gorgogliare
d'un ruscello, ai fruscii delle foglie, al trotto d'un ca-
vallo che s'allontana, ai sussulti traballanti di un
carro sul selciato e alla respirazione ampia, solenne e
— 127 ~
bianca di una città notturna, a tutti i rumori che fanno
le belve e gli animali domestici e a tutti quelli che può
fare la bocca dell'uomo senza parlare o cantare.
Attraversiamo una grande capitale moderna, con
le orecchie più attente che gli occhi, e godremo nel
distinguere i risucchi d'acqua, d'aria o di gas nei
tubi metallici, il borbottìo dei motori che fiatano e pul-
sano con una indiscutibile animalità, il palpitare delle
valvole, l'andirivieni degli stantuffi, gli stridori delle
seghe meccaniche, i balzi dei tram sulle rotaie, lo schioc-
car delle fruste, il garrire delle tende e delle bandiere.
Ci divertiremo ad orchestrare idealmente insieme il
fragore delle saracinesche dei negozi, le porte sbatac-
chianti, il brusìo e lo scalpiccio delle folle, i diversi fra-
stuoni delle stazioni delle ferriere, delle filande, delle tipo-
grafie,delle centrali elettriche e delle ferrovie sotterranee.
Né bisogna dimenticare i rumori nuovissimi della
guerra m.oderna. Recentemente il poeta Marinetti,
in una sua lettera dalle trincee bulgare di Adrianopoli,
mi descriveva con mirabili parole in libertà l'orche-
stra di una grande battaglia :
« ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare spazio
con un accordo TAM-TUUUMB ammutinamento di 500
ecìd per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo alV in-
finito Nel centro di quei TAM-TUtJUMB spioxcicati
ampiezza 50 cJiilometri quadrati balzare scoppi tagli pu-
gni batterie a tiro rapido Violenza ferocia regolarità
questo basso grave scandere gli strani folli agitatissimi
acuti della battaglia Furia affanno oreccìiie occhi narici
aperti ! attenti ! forza ! che gioia vedere udire fiutare
tutto tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare a per-
difiato sotto morsi schiaffi traali-traalc frustate pic-pac-
pum-tumb bizzarrie salti altezza 200 metri della fucileria
Giù giù in fondo alV orchestra stagni diguazzare buoi buf-
fali 2>ungoU carri pluff plo.ff impennarsi di cavalli fiic
flac zing zing sciaaacJc ilari nitriti iiiiiiii.... scolpiecii
— 128 —
tintinnii 3 battaglioni bvlgari in marcia croooc-craaac
(lento due tempi) Sciumi Marilza o Karv avena croooc-
craaac grida degli ufficiali sbatacchiare come piatti d''ot-
tone pan di qua paacTc di là cing BUUTJM cing ciah
(presto) ciaciacia ciaciaaJc su giù là là intorno in alto
attenzione sulla testa ciaach bello ! Vampe vampe vampe
vampe vampe vampe ribalta dei forti laggiù,
dietro quel fumo Sciulcri Pascià comunica telefonica-
mente con 27 forti in turco in tedesco allò ! Ibraim ! Bìt-
dolf ! allò ! allò ! attori ruoli echi suggeritori scenari di
fumo foreste applausi odore di fieno fango sterco non
sento più i miei piedi gelati odore di salnitro odore di
marcio Timpani flauti clarini dovunque basso alto uc-
celli cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza verde
mandre don- dan- don- din bèèèè Orchestra i jìazzi ba-
stonano i professori d^orchestra questi bastonatissimi suo-
nare suonare Grandi fragori non cancellare precisare
ritagliandoli rumori più piccoli minutissimi rottami di
echi nel teatro ampiezza 300 chilometri quadrati Fiumi
Maritza Tungia sdraiati Monti Ròdopi ritti alture palchi
loggione 2000 shrapnels sbracciarsi esplodere fazzoletti
bianchissimi pieni d'^oro TUM-TUMB 2000 granate
protese strappare con schianti capigliature nerissime
ZANG-TUMB-TUMB-ZANG-TUMB-TUUUMBTorc^ie-
stra dei rumori di guerra gonfiarsi sotto una nota di si-
lenzio tenuta nelValto cielo pallone sferico dorato die sor-
veglia i tiri ».
NOI VOGLIAMO INTONAEE E EEGOLAEE
AEMONICAMENTE E EITMICAMENTE QUESTI
SVAEIATISSIMI EUMOEI. Intonare i rumori non
vuol dire togliere ad essi butti i movimenti e le vibra-
zioni irregolari di tempo e d'intensità, ma bensì dare
un grado o tono alla più forte e predominante di queste
— 129 —
vibrazioni. Il rumore infatti si differenzia dal suono
solo in quanto le vibrazioni che lo producono sono
confuse ed irregolari, sia nel tempo che nella intensità.
OGNI EUMOEE HA UN TONO, TALORA AN-
CHE UN ACCORDO CHE PREDOMINA NELL'IN-
SIEME DELLE SUE VIBRAZIONI IRREGOLARI-
Ora, da questo caratteristico tono predominante de-
riva la possibilità pratica di intonarlo, di dare cioè ad
un dato rumore non un solo tono ma una certi) varietà
di toni, senza perdere la sua caratteristica, voglio dire
il timbro che lo distingue. Cosi alcuni rumori ottenuti
con un movimento rotativo possono offrire un' intera
scala cromatica ascendente o discendente, se si au-
menta o diminuisce la velocità del movimento.
Ogni manifestazione della nostra vita è accompa-
gnata dal rumore. Il rumore è quindi famigliare al
nostro orecchio, ed ha il potere di richiamarci imme-
diatamente alla vita stessa. Mentre il suono, estraneo
alla vita, sempre musicale, cosa a sé, elemento occa-
sionale non necessario, è divenuto ormai per il nostro
orecchio quello che all'occhio è un viso troppo noto,
il rumore invece, giungendoci confuso e irregolare dalla
confusione irregolare della vita, non si rivela mai in-
teramente a noi e ci serba innumerevoli sorprese. Siamo
certi dunque che scegliendo, coordinando e dominando
tutti i rumori, noi arricchiremo gli uomini di una nuova
voluttà insospettata. Benché la caratteristica del rumore
sia di richiamarci brutalmente alla vita, L'ARTE DEI
RUMORI NON DEVE LIMITARSI AD UNA RI-
PRODUZIONE IMITATIVA. Essa attingerà la sua
maggiore facoltà di emozione nel godimento acustico
in sé stesso, che l'ispirazione dell'artista saprà trarre
dai rumori combinati.
Ecco le 6 famiglie di rumori dell'orchestra futurista
che attueremo presto, meccanicamente :
Rombi
Tuoni
Scoppii
Scrosci
Tonfi
Boati
2
Fischi
Sibili
Sbuffi
Bisbigli
Mormorii
Borbottìi
Brusii
Gorgoglìi
130
Stridori
Scricchiolìi
Fruscìi
Ronzii
Crepitìi
Stropiccìi
Rumori ot-
tenuti £ per-
cussione sui
metalli, fe-
gni, pcl!i,pie-
tre, terre-
cotte, ecc.
6
Voci di ani-
mali e di uo-
mini : Gridi,
Strilli, Gemi-
ti, Urla, Ulu-
lati, Risate,
Rantoli, Sin-
ghiozzi.
In questo elenco abbiamo racchiuso i più carat-
teristici fra i rumori fondamentali ; gli altri non sono
che le associazioni e le combinazioni di questi. I MO-
VIMENTI EITMICI DI UN EUMOEE SONO IN-
FINITI. ESISTE SEMPRE COME PER IL TONO,
UN RITMO PREDOMINANTE, ma attorno a questo
altri numerosi ritmi secondari sono pure sensibili.
CONCLUSIONI :
1. — I musicisti futuristi devono allargare ed
arricchire sempre più il campo dei suoni. Ciò risponde
a un bisogno della nostra sensibilità. Notiamo in-
fatti nei compositori geniali d'oggi una tendenza verso
le più complicate dissonanze. Essi, allontanandosi
sempre più dal suono puro, giungono quasi al suono-
rumore. Questo bisogno e questa tendenza non potranno
essere soddisfatti che colVaggiunta e la sostituzione dei
rumori ai suoni.
2. — I musicisti futuristi devono sostituire alla
limitata varietà dei timbri degl'istrumenti che l'or-
chestra possiede oggi, l'infinita varietà di timbri dei
rumori, riprodotti con api)ositi meccanismi.
3. — Bisogna che la sensibilità del musicista,
liberandosi dal ritmo facile e tradizionale, tro^d nei
rumori il modo di ampliarsi e rinnovarsi, dato che ogni
— 131 —
rumore offre l'unione dei ritmi più diversi, oltre a quello
predominante.
4. — Ogni rumore avendo nelle sue vibrazioni
irregolari UN TONO GENEEALE PEEDOMINANTE,
si otterrà facilmente nella costruzione degli strumenti
che lo imitano una varietà sufficientemente estesa
di toni, semitoni e quarti di toni. Questa varietà di
toni non toglierà a ogni singolo rumore le caratteri-
sliche del suo timbro, ma ne amplierà solo la tessitura
o estensione.
5. — Le difficoltà pratiche per la costruzione
di questi strumenti non sono gravi. Trovato il prin-
cipio meccanico che dà un rumore, si potrà mutarne
il tono regolandosi sulle stesse leggi generali dell'a-
custica. Si procederà per esempio con la diminuzione
o l'aumento della velocità, se lo strumento avrà un
movimento rotativo, e con una varietà di grandezza
o di tensione delle parti sonore, se lo strumento non
avrà movimento rotativo.
6. — Non sarà mediante una successione di ru-
mori imitativi della vita, bensì mediante una fanta-
stica associazione di questi timbri vari e di questi
ritmi vari, che la nuova orchestra otterrà le più com-
plesse e nuove emozioni sonore. Perciò ogni strumento
dovrà offrire la possibilità di mutare tono, e dovrà
avere una più o meno grande estensione.
7. — La varietà dei rumori è infinita. Se oggi,
mentre noi possediamo forse mille macchine diverse,
possiamo distinguere mille rumori diversi, domani,
col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distin-
guere died, venti, o TRENTAMILA RUMORI DI-
VERSI, NON DA IMITARE SEMPLICEMENTE MA
DA COMBINARE SECONDO LA NOSTRA FAN-
TASIA.
8. — Invitiamo dunque i giovani musicisti ge-
niali e audaci ad osservare con attenzione continua
tutti i rumori, per comprendere i vari ritmi che li
compongono, il loro tono principale e quelli secon-
— 132 —
dari. Paragonando poi i timbri vari dei rumori ai tim-
bri dei suoni, si convinceranno di quanto i primi sono
più numerosi dei secondi. Questo ci darà non solo la
comprensione ma anche il gusto e la passione dei rumori.
La nostra sensibilità moltiplicata, dopo essersi con-
quistati degli occhi futuristi avrà finalmente delle orec-
chie futuriste. Così i motori e le macchine delle nostre
città industriali potranno un giorno essere sapiente-
mente intonati, in modo da fare di ogni officina una
inebbriante orchestra di rumori.
Caro Pratella, io sottopongo al tuo genio futurista
queste mie constatazioni, invitandoti alla discussione.
Non sono musicista ; non ho dunque predilezioni acu-
stiche, né opere da difendere. Sono un pittore futurista
che proietta fuori di sé in un'arte molto amata la sua
volontà di rinnovare tutto. Perciò più temerario di
quanto potrebbe esserlo un musicista di professione,
non preoccupandomi della mia apparente incompetenza
e convinto che l'audacia abbia tutti i diritti e tutte
le possibilità, ho potuto intuire il grande rinnovamento
della musica mediante l'Arte dei Eumori.
MABINETTJ
Distruzione deìla sintassi.
Immaginazione senza fili.
Parole in liiiertà.
// Maggio I9l8.
LA SENSIBILITÀ FUTUEISTA.
\ Il mio « Manifesto tecnico della Letteratura futu-
rista » (11 Maggio, 1912) col quale inventai il lirismo
essenziale e sintetico, V immaginazione senza fili e le
farole in libertà, concerne esclusivamente l'ispirazione
poetica.
La filosofia, le scienze esatte, la politica, il gior-
nalismo, l'insegnamento, gli affari, pur ricercando forme
sintetiche di espressione, dovranno ancora valersi
della sintassi e della punteggiatura. Sono costretto
infatti, a servirmi di tutto ciò per potervi esporre la
mia concezione.
Il futurismo si fonda sul completo rinnovamento
della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi
scoperte scientifìclie. Coloro che usano oggi del tele-
grafo, del telefono e del grammofano, del treno, della
bicicletta, della motocicletta, dell' automobile, del
transatlantico, del dirigibile, dell'aeroplano, del cine-
matografo, del grande quotidiano (sintesi di una gior-
nata del mondo) non pensano che queste diverse
forme di comunicazione, di trasporto e d'informazione
esercitano sulla loro psiche una decisiva influenza.
Un uomo comune può trasportarsi con una gior-
nata di treno, da una piccola città morta dalle piazze
deserte, dove il sole, la polvere e il vento si divertono
in silenzio, ad una grande capitale, irta di luci, di gè-
— 134 —
sti e di grida.... L'abitante di un villaggio alpestre, può
palpitare d'angoscia ogni giorno, mediante un giornale,
con i rivoltosi cinesi, le suffragette di Londra e quelle
di New York, n dottor Carrel e le slitte eroiche degli
esploratori polari. L' abitante pusillanime e seden-
tario di una qualsiasi città di provincia può conce-
dersi l'ebrietà del pericolo seguendo in uno spettacolo
di cinematografo, una caccia grossa nel Congo. Può
ammirare atleti giapponesi, boxeurs negri, eccentrici
americani inesauribili, parigine elegantissime, spenden-
do un franco al teatro di varietà. Coricato poi nel suo
letto borghese, egli può godersi la lontanissima e co-
stosa voce di un Caruso o di una Burzio.
Queste possibilità diventate comuni, non suscitano
curiosità alcuna negli spiriti superficiali, assoluta-
mente incapaci di approfondire qualsiasi fatto nuovo
come gli arabi che guardavano con indifferenza i primi
aeroplani nel cielo di Tripoli. Queste possibilità sono
invece per l'osservatore acuto altrettanti modificatori
della nostra sensibilità, poiché hanno creato i seguenti
fenomeni significativi :
1 — Accelleramento della vita, che ha oggi, un
tmo raj)ido. Equilibrismo fisico, intellettuale e senti-
mentale sulla corda tesa della velocità fra i magnetismi
contradittorii. Coscienze molteplici e simultanee in uno
stesso individuo.
2 — Orrore di ciò che è vecchio e conosciuto.
Amore del nuovo, dell'imprevisto.
3 — Orrore del quieto vivere, amore del pericolo
e attitudine all'eroismo quotidiano.
4 — Distruzione del senso àelVal di là e aumen-
tato valore dell'individuo che vuol vivre sa vie secondo
la frase di Bonnot.
5 — Moltiplicazione e sconfinamento delle am-
bizioni e dei desideri umani.
6 — Conoscenza esatta di tutto ciò che ognuno
ha d'inaccessibile e d'irrealizzabile.
7 — Semi-ugualianza dell'uomo e della donna, e
minore slivello dei loro diritti sociali.
■A
— 135 ~
^8 — Deprezzamento dell'amore (sentimentalismo
o lussuria), prodotto della maggiore libertà e facilità
erotica nella donna e dall'esagerazione universale del
lusso femminile. Mi spiego : Oggi la donna ama più
il lusso che l'amore. Una visita a una grande sartoria
fatta in compagnia d'un banchiere amico, panciuto,
podagroso, ma che paga, sostituisce perfettamente il
più caldo convegno d'amore con wn giovane adorato.
La donna trova tutto l'ignoto dell'amore nella scelta
di una toilette straordinaria, ultimo modello, che le sue
amiche non hanno ancora. L'uomo non ama la donna
priva di lusso. L'amante ha perso ogni prestigio, l'Amore
ha perso il suo valore assoluto. Questione complessa, che
mi accontento di sfiorare.
9 — Modificazione del patriottismo diventato
oggidì l'idealizzazione eroica della solidarietà commer-
ciale, industriale e artistica di un popolo.
10 — Modificazione della concezione della guerra,
diventata il collaudo sanguinoso e necessario della
forza di un popolo.
11 — Passione, arte, idealismo degli Affari. Nuova
sensibilità finanziaria.
12 — L'uomo moltiplicato dalla macchina. Nuovo
senso meccanico, fusione dell'istinto col rendimento del
motore e colle forze ammaestrate.
13 — Passione, arte e idealismo dello Sport. Con-
cezione e amore del « record ».
14 — Nuova sensibilità turistica dei transatlan-
tici e dei grandi alberghi (sintesi annuale di razze di-
verse). Passione per la città. Negazione delle distanze
e delle solitudini nostalgiche. Derisione del divino si-
lenzio verde e del paesaggio intangibile.
15 — La terra rimpicciolita dalla velocità. Nuovo
senso del mondo. Mi spiego : Gli uomini conquistarono
successivamente il senso della casa, il senso del quar-
tiere in cui abitavano, il senso della città, il senso della
zona geografica, il senso del continente. Oggi posseg-
gono il senso del mondo ; hanno mediocremente bi-
sogno di sapere ciò che facevano i loro avi, ma biso-
— 136 —
gno assiduo di sapere ciò che fanno i loro contemporanei
di ogni parte del mondo. Conseguente' necessità, per
l'individuo, di comunicare con tutti i popoli della
terra. Conseguente bisogno di sentirsi [centro, giudice
e motore dell' infinito esplorato e inesplorato. Ingiganti-
mento del senso umano e urgente necessità di fissare
ad ogni istante i nostri rapporti con tutta l'umanità.
16 — Nausea della linea curva, della spirale e del
tourniquet. Amore della retta e del tunnel. Abitudine
delle visioni in scorcio e delle sintesi visuali create dalla
velocità dei treni e degli automobili che guardano dal-
l'alto città e campagne. Orrore della lentezza, delle mi-
nuzie, delle analisi e delle spiegazioni minute. Amore
della velocità, dell'abbreviazione e del riassunto. « Bac-
contami tutto, presto, in due parole ! ».
17 — Amore della profondità e dell'essenza in
ogni esercizio dello spirito.
Ecco alcuni degli elementi della nuova sensibilità
futurista che hanno generato il nostro dinamismo pit-
torico, la nostra musica antigraziosa senza quadratura
ritmica, la nostra Arte dei rumori e le nostre parole in
libertà.
LE PAEOLE IN LIBERTÀ.
Scartando ora tutte le stupide definizioni e tutti i
j ^confusi verbalismi dei professori, io vi dichiaro che
V il lirismo è la facoltà rarissima di inebbriarsi della vita
V^ di inebbriarla di noi stessi. La facoltà di cambiare in
vino l'acqua torbida della vita che ci avvolge e ci at-
traversa. La facoltà di colorare il mondo coi colori
specialissimi del nostro io mutevole.
Ora supponete che un amico vostro dotato di que-
sta facoltà lirica si trovi in una zona di vita intensa
(rivoluzione, guerra, naufragio, terremoto ecc.) e venga,
immediatamente dopo, a narrarvi le impressioni avute.
Sapete che cosa farà istintivamente questo vostro
amico lirico e commosso '?...
— 137 —
Egli comincerà col distruggere brutalmente la sin-
tassi nel parlare. Non perderà tempo a costruire i pe-
riodi. S'infischierà della punteggiatura e dell'agget-
tivazione. Disprezzerà cesellature e sfumature di lin-
guaggio, e in fretta vi getterà affannosamente nei
nervi le sue sensazioni visive, auditive, olfattive, se-
condo la loro corrente incalzante. L'irruenza del va-
pore-emozione farà saltare il tubo del periodo, le val-
vole della punteggiatura e i bulloni regolari dell'agget-
tivazione. Manate di parole essenziali senza alcun or-
dine convenzionale. Unica preoccupazione del narratore
rendere tutte le vibrazioni del suo io.
^- — Se questo narratore dotato di lirismo avrà inoltre
una mente popolata di idee generali, involontariamente
allaccerà le sue sensazioni coU'universo intero scono-
sciuto o intuito da lui. E per dare il valore esatto e
le proporzioni della vita che lia vissuta, lancierà delle
immense reti di analogie sul mondo. Egli darà cosi
il fondo analogico della vita, telegraficamente, cioè
con la stessa rapidità economica die il telegrafo im-
pone ai reporters e ai corrispondenti di guerra, pei loro
racconti superficiali. Questo bisogno di laconismo non
risponde solo alle leggi di velocità che ci governano,
ma anche ai rapporti multisecolari che il pubblico e il
poeta hanno avuto. Corrono infatti, fra il pubblico e
il poeta, i rapporti stessi che esistono fra due vecchi
amici. Questi possono spiegarsi con una mezza parola,
un gesto, un'occhiata. Ecco perchè l'immaginazione
del poeta deve allacciare fra loro le cose lontane sen:^a
fili conduttori, per mezzo di parole essenziali in libertà.
MOETE DEL VEESO LIBEEO.
Il verso libero dopo avere avuto mille ragioni d'esi-
stere è ormai destinato a essere sostituito dalle parole
in libertà.
L'evoluzione della poesia e della sensibilità umana
ci ha rivelati i due irrimediabili difetti del verso libero .
— 138 —
1. — Il verso libero spinge fatalmente il poeta a
facili effetti di sonorità, giochi di specclii previsti, ca-
denze monotone, assurdi rintocchi di campana e ine-
vitabili risposte di echi esterni o interni.
2. — TI verso libero canalizza artificialmente la cor-
rente della emozione lirica fra le muraglie della sintassi
e le chiuse grammaticali. La libera ispirazione intui-
tiva che si rivolge direttamente all'intuizione del let-
tore ideale si trova così imprigionata e distribuita come
un'acqua potabile per l'alimentazione di tutte le intel-
ligenze restie e meticolose.
Quando parlo di distruggere i canali della sintassi,
non sono né categorico, ne sistematico. Nelle parole
in libertà del mio lirismo scatenato si troveranno qua
e là delle traccie di sintassi regolare ed anche dei veri
periodi logici. Questa disuguaglianza nella concisione
e nella libertà è inevitabile e naturale. La poesia non
essendo, in realtà, che una vita superiore, più raccolta
e più intensa di quella che viviamo ogni giorno, —
è come questa composta di elementi ultravivi e di ele-
menti agonizzanti.
Non bisogna dunque preoccuparsi troppo di questi
ultimi. Ma si devono evitare ad ogni costo la retto-
rica e i luoghi comuni espressi telegraficamente.
L'IMMAGINAZIONE SENZA FILI.
Per immaginazione senza fili, io intendo la libertà
assoluta delle immagini o analogie, espresse con parole
slegate e senza fili conduttori sintattici e senza alcuna
punteggiatura.
« Gli scrittori si sono abbandonati finora all'analogia
immediata. Hanno paragonato per esempio l'animale
all'uomo o ad un'altro animale, il che equivale ancora,
press'a poco a una specie di fotografìa. Hanno para-
gonato per esempio un fox-terrier a un piccolissimo
puro sangue. Altri più avanzati, potrebbero para-
gonare quello stesso fox-terrier trepidante, a una pie-
— 139 —
cola macchina Morse. Io lo paragono invece, a un'acqua
ribollente. Ve in ciò una gradazione di analogie sempre
più vaste, vi sono dei rapporti sempre più profondi e
solidi, quantunque lontanissimi. L'analogia non è altro
che l'amore profondo che collega le cose distanti, ap-
parentemente diverse ed ostili. Solo per mezzo di ana-
logie vastissime uno stUe orchestrale, ad un tempo po-
licromo, polifonico e polimorfo, può abbracciare la vita
della materia. Quando nella mia Battaglia di Tripoli,
ho paragonato una trincea irta di baionette a un'or-
chestra, una mitragliatrice a una donna fatale, ho
introdotto intuitivamente una gran parte dell'universo
in un breve episodio di battaglia africana. Le immagini
non sono fiori da scegliere e da cogliere con parsimonia,
come diceva Voltaire. Esse costituiscono il sangue stesso
della poesia. La poesia deve essere un seguito ininter-
rotto d'immagini nuove, senza di che non è altro che
anemia e clorosi. Quanto più le immagini contengono
rapporti vasti, tanto più a lungo esse conservano la
loro forza di stupefazione.... » {Manifesto della lettera-
tura futurista).
L'immaginazione senza fili, e le parole in libertà
c'introdurranno nell'essenza della materia. Collo scoprire
nuove analogie tra cose lontane e apparentemente op-
poste noi le valuteremo sempre più intimamente. In- '
vece di umanizzare animali, vegetali, minerali (sistema
sorpassato) noi potremo animalizzare, vegetalizzare\
miner alizzar e, elettrizzare o liquefare lo stile, facendolo
vivere della stessa vita della materia. Es., per dare la
vita di un filo d'erba, dico : « sarò più verde domani ».
Colle parole in libertà avremo : LE METAFOEE CON-
DENSATE. — LE IMMAGINI TELEGEAFICHE.
— LE SOMME DI VIBEAZIONI. — I NODI DI
PENSIEEI. — I VENTAGLI CHIUSI O APEETI
DI MOVIMENTI. — GLI SCOECI DI ANALOGIE.
— I BILANCI DI COLOEE. — LE DIMENSIONI,
I PESI, LE MISUEE E LA VELOCITÀ DELLE
— 140 —
SENSAZIONI. — IL TUFFO DELLA PAEOLA ES-
SENZIALE NELL'ACQUA DELLA SENSIBILITÀ,
SENZA I CEECHI CONCENTRICI CHE LA PA-
EOLA PEODUCE. — I EIPOSI DELL'INTUI-
ZIONE. — I MOVIMENTI A DUE, TEE, QUATTEO,
CINQUE TEMPI, — I PALI ANALITICI ESPLI-
CATIVI CHE SOSTENGONO IL FASCIO DEI FILI
INTUITIVI.
,MOETE DELL'IO LETTEEAEIO - MATEEIA E
VITA MOLECOLAEE.
Il mio manifesto tecnico combatteva Possessione
deWio che i poeti hanno descritto, cantato, analizzato
e vomitato fino ad oggi. Per sbarazzarsi di questo io
ossessionante, bisogna abbaiijcLaB^a?e-4' abitudine di mna-
nizzare la natura attribuendo passioni e preoccupa-
ziòììi'iiBaainfì—^-M-aiitrnsli," all^ piante, alle à,cque, alle
pietre e alle nuvole^ Si deve esprimere invece l'infini-
taniente piccolo che ctncirconda, l'impercettibile, l'in-
visibile, ^agitazione degli atomi, il movimento Brow-
niano, tutte le ipotesi appassionate e tutti i domimi
esplorati dell'ultra-microscopia. Mi spiego : non già
come documento scientifico, ma come elemento intui-
tivo, io voglio— intip durre nella poesia l'infinita vita
molecolare che deve meS^Colarsì, nell'opera d'arte, co-
gli spettacoli e i drammi dell' infinitamente grande,
poiché questa fusione costituisce la sintesi integrale
della vita.
Per aiutare in qualche modo l'intuizione del mio
lettore ideale io impiego il carattere corsivo per tutte
le parole in libertà che esprimono l'infinitamente pic-
colo e la vita molecolare.
— 141 —
AGGETTIVO SEMAFORICO - AGGETTIVO-FAEO
O AGGETTIVO-ATMOSFERA.
E"oi tendiamo a sopprimere ovunque P aggettivo
qualificativo, poiché presuppone un arresto nella in-
tuizione, una definizione troppo minuta del sostanti-
vo. Tutto ciò non è categorico. Si tratta di una ten-
denza. Ciò che è necessario è il servirsi dell'aggettivo
il meno possibile e in un modo assolutamente diverso
da quello usato fino ad oggi. Bisogna considerare gli
aggettivi come segnali ferroviari o semaforici dello stile,
che servono a regolere lo slancio, i rallentamenti e gli
arresti della corsa, delle analogie. Si potranno così ac-
cumulare anche 20 di questi aggettivi semaforici.
10 chiamo aggettivo semaforico, aggettivo-faro o
aggettivo- atmosfera l'aggettivo separato dal sostantivo
isolato anzi in una parentesi, e diventato così una
specie di sostantivo assoluto, più vasto e più potente
di quello propriamente detto.
L'aggettivo semaforico o aggettivo-faro, sospeso in
alto della gabbia invetriata della parentesi, lancia
lontano tutt'intorno la sua luce girante.
11 profilo di questo aggettivo si sfrangia, dilaga in-
torno, illuminando, impregnando e avviluppando tutta
una zona di parole in libertà. Se, per esempio, in un ag-
glomeramento di parole in libertà che descrive un viag-
gio in mare, io pongo i seguenti aggettivi semaforici tra
parentesi: (calmo azzurro metodico abitudinario) non
soltanto il mare è calmo azzurro metodico abitudinario,
ma la nave, le sue macchine, i passeggieri, quello che
io faccio e il mio stesso spirito sono calmi azzurri me-
todici abitudinari.
VEEBO ALL'INFINITO.
Anche qui, le mie dichiarazioni non sono catego-
riche. Io sostengo però che in un lirismo violento e/di-
namico, il verbo all'infinito sarà indispensabile, poiché.
— 142 —
tondo come una ruota, adattabile come una ruota a
tutti i vagoni del treno delle analogie, costituisce la
velocità stessa dello stile.
Il verbo all' infinito nega per sé stesso l'esistenza
del periodo ed impedisce allo stile di arrestarsi e di se-
dersi in un punto determinato. Mentre il VEEBO AL-
L'INFINITO È EOTONDO e scorrevole come una
ruota, gli altri modi e tempi del verbo sono o trian-
golari, o quadrati, o ovali.
ONOMATOPEE E SEGNI MATEMATICI.
Quando io dissi che « bisogna sputare ogni giorno
fiulV Altare delVArte » incitai i futuristi a liberare il li-
rismo dall'atmosfera solenne piena di compunzione
e d'incensi che si usa chiamare l'Arte coll'A maiu-
scolo. L'arte coll'A maiuscolo costituisce il clericali-
smo dello spirito creativo., Incitavo per ciò i futuristi
a distruggere e a beffeggiare le ghirlande, le palme, e
le aureole, le cornici preziose, le stole e i paludamenti
tutto il vestiario, storico e il bric-à brac romantico che
formano una gran parte di tutta la poesia fino a noi.
Propugnavo invece un lirismo rapidissimo, brutale
e immediato, un lirismo che a tutti i nostri predecessori
deve apparire come antipoetico, un lirismo telegrafico,
che non abbia assolutamente alcun sapore di libro, e,
il più possibile, sapore di vita. Da ciò, l'introduzione
coraggiosa di accordi onomatopeici per rendere tutti
i suoni e i rumori anche i più cacofonici della vita
moderna.
L'onomatopea che serve a vivificare il lirismo con
elementi crudi e brutali di realtà, fu usata in poesia
(da Aristofane a Pascoli) più o meno timidamente.
Noi futuristi iniziamo 1' uso audace e continuo del-
l' onomatopea. Questo non deve essere sistematico.
Per esempio il mio Adrianopolì Assedio - Orchestra e
la mia Battaglia Peso Odore + esigevano molti accordi
onomatopeici. Semi^re allo scopo di dare la massima
— 143 —
quantità di vibrazioni e una più profonda sintesi della
vita, noi aboliamo tutti i legami stilistici, tutte le lucide
fìbbie colle quali i poeti tradizionali legano le immagini
nel loro periodare. Ci serviamo invece dei brevissimi
od anonimi segni matematici e musicali, e poniamo
tra parentesi delle indicazioni come : (presto) (più
presto) (rallentando) (due tempi) per regolare la ve-
locità dello stile. Queste parentesi possono anche ta-
gliare una parola o un accordo onomatopeico.
RIVOLUZIONE TIPOGRAFICA.
Io inizio una rivoluzione tipografica diretta contro
la bestiale e nauseante concezione del libro di versi
passatista e dannunziana, la carta a mano seicentesca,
fregiata di galee, minerve e apolli, di iniziali rosse a
ghirigori, ortaggi, mitologici nastri da messale, epigrafi
e numeri romani. Il libro deve essere l'espressione fu-
turista del nostro pensiero futurista. ISTon solo. La mia
rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipo-
grafica della pagina, che è contraria al flusso e riflusso,
ai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella pa-
gina stessa. Noi useremo perciò in una medesima pa-
gina, tre 0 quattro colori diversi dHnchiostro, e anche
20 caratteri tipografici diversi, se occorra. Per esempio :
corsivo per una serie di sensazioni simili o veloci, gras-
setto tondo per le onomatopee violente, ecc. Con questa
rivoluzione tipografica e questa varietà multicolore di
caratteri io mi propongo di raddoppiare la forza espres-
siva delle parole.
Combatto l'estetica decorativa e preziosa di Mal-
larmé e le sue ricerche della parola rara, dell'agget-
tivo unico insostituibfle, elegante, suggestivo, squisito.
Non voglio suggerire un'idea o una sensazione con
delle grazie o delle leziosaggini passatiste : voglio anzi
afferrarle brutalmente e scagliarle in pieno petto al
lettore.
Combatto inoltre l'ideale statico di Mallarmé, con
— 144 —
questa rivoluzioue tipografica che mi permette d'im-
primere alle parole (già libere, dinamiche e siluranti)
tutte le velocità, quelle degli astri, delle nuvole, degli
aeroplani, dei treni, delle onde, degli esplosivi, dei glo-
buli della schiuma, marina, delle molecole, e degli atomi.
Realizzo così il é^ principio del mio Primo mani-
festo del Futurismo (20 febbraio 1909) : « ì^Toi affer-
miamo che la bellezza pel mondo si è arricchita di
una bellezza nuova : la bellezza della velocità ».
LIRISMO MULTILINEO.
Ho ideato inoltre il lirismo multilineo col quale riesco
ad ottenere quella simultaneità lirica che ossessiona an-
che i pittori futuristi, lirismo multilineo, mediante il
quale io sono convinto di ottenere le più complicate
simultaneità liriche.
Il poeta lancerà su parecchie linee parallele parecchie
catene di colori, suoni, odori, rumori, pesi, spessori, ana-
logie. Una di queste linee potrà essere per esempio odo-
rosa, l'altra musicale, l'altra pittorica.
Supponiamo che la catena delle sensazioni e ana-
logie pittoriche domini sulle altre catene di sensazioni
e analogie: essa verrà in questo caso stampata in un
carattere più grosso di quelli della seconda e della
terza linea (contenenti l'una, per esempio, la catena
delle sensazioni e analogie musicali, l'altra la catena
delle sensazioni e analogie odorose).
Data una pagina contenente molti fasci di sensa-
zioni e analogie, ognuno dei quali sia composto di 3
0 4 linee, la catena delle sensazioni e analogie pitto-
riche, (stampata in un carattere grosso) formerà la
prima linea del primo fascio e continuerà, (sempre
nello stesso carattere) nella prima linea di ognuno de-
pli altri fasci.
La catena delle sensazioni e analogie musicali (2* li-
nea), meno importante della catena delle sensazioni e
analogie pittoriche (1^ linea), ma più importante di
— 145 —
quella delle sensazioni e analogie odorose (3-^ linea) sarà
stampata in un carattere meno grosso di quello della
prima linea e più grosso di quello della terza.
OETOGRAFIA LIBEEA ESPEESSIVA.
La necessità storica dell'ortografia libera espressiva è
dimostrata dalle successive rivoluzioni che hanno sem-
pre più liberato dai ceppi e dalle regole la potenza li-
rica della razza umana.
1 — Infatti, i poeti, incominciarono colPincanalare
la loro ebrietà lirica in una serie di flati uguali con ac-
centi, echi, rintocchi o rime prestabilite a distanze
fisse (METEICA TEADIZIONALE). I poeti alter-
narono poi con una certa libertà questi diversi fiati
misurati dai polmoni dei poeti precedenti.
2 — I poeti, più tardi, sentirono che i diversi
momenti della loro ebrietà lirica dovevano creare fiati
adeguati di diversissime e impreviste lunghezze, con
assoluta libertà di accentazione. Giunsero così al VEE-
SO LIBEEO, ma conservarono però sempre l'ordine
sintattico delle parole, affinchè l'ebrietà lirica potesse
colar giù nello spirito dell'ascoltatore, pel canale lo-
gico della sintassi.
3 — Oggi noi non vogliamo più che l'ebrietà li-
rica disponga sintatticamente le parole prima di lan-
ciarle fuori coi fiati da noi inventati, ed abbiamo le
PAEOLE IN LIBEETÀ. Inoltre la nostra ebrietà
lirica deve liberamente deformare, riplasmare le pa-
role, tagliandole e allungandone, rinforzandone il cen-
tro o le estremità, aumentando o diminuendo il numero
delle vocali e delle consonanti. Avremo così la nuova or-
tografia che io chiamo libera espressiva. Questa defor-
mazione istintiva delle parole corrisponde alla nostra
tendenza naturale verso l'onomatopea. Poco importa
se la parola deformata, diventa equivoca. Essa si spo-
serà cogli accordi onomatopeici, o riassunti di rumori,
e ci permetterà di giungere presto all'accordo anoma-
la
— 146 —
topeico psicMeo, espressione sonora ma astratta di una
emozione o di un pensiero puro. Mi ,si obbietta che le
mie PAROLE IN LIBEETA', la mia immaginazione
senza fili esigono declamatori speciali, sotto pena di
non essere comprese. Benché la comprensione dei
molti non mi preoccupi, risponderò che i declamatori
futuristi vanno moltiplicandosi e che d'altronde qual-
siasi ammirato poema tradizionale esige, per esser gu-
stato, un declamatore speciale.
GUILLAUME APOLLINAIRE
L'antitradizione futurista.
29 Giugno I9l3.
Manifesto-sintesi.
ABBASSILPowMiir Aliniiné ^Skorsusu
otalo ATl^cramir MOnigma
QUESTO MOTOSE DI TUTTE LE TENDENZE
IMPEESSIONISMO «FAUVISME» CUBISMO
ESPEESSIONISMO PATETISMO DBAMMATISMO
OEFISMO PAEOSSISMO DINAIIJSMO PLA-
STICO PAROLE IJS' LIBERTA' INVEN-
ZIONE DI PAROLE,
DISTRUZIONE
Soppressione
Senza
rimpianto
I— I
©
H
OH
©
1— t
oc
0^
©
02
del dolore poetico
degli esotismi snob
delia copia in arte
delle sintassi fmà condannate
dall'uso in tutte le lingue).
dell'aggettivo
della punteggiatura
dell'armonia tipografica
dei tempi e delle persone
dei verbi
dell'orchestra
della forma teatrale
del sublime falso-artistico
del verso e della strofa
delle case
della critica e della satira
dell'intreccio nelle nar-
razioni
della noia
©
H
I— I
M
O
©
— 148 —
COSTRUZIONE
1. Tecniche continuamente rinnovate
o ritmi
Letteratura pura PA-
EOLE IN LIBEETÀ
INVEI^fZION^E DI
PAROLE
Plastica pura (5 .sensi)
Creazione invenzione pro-
fezia
DESCBIZIONE ONO-
MATOPEICA
Continuità
simultaneità
in opposizione
al
particolarismo
e alla
divisione
i
N
N
PI
E)
Musica totale
DEI EUMOET
e AETE
Mimica universale e Arte
delle luci
MACCHINISMO Torre
Eiffel Brooklyn e grat-
tacieli
Poliglottismo
Civiltà pura
Nomadismo epico esplo-
ratorismo urbano AE-
TE DEI VIAGGI e del-
le passeggiate
Antigrazioso
Fremiti diretti per mezzo
di grandi spettacoli li-
beri circhi music-halls
ecc. ecc.
h
H
>
i
149 —
2, Intuizione velocità ubiquità
Libro o vita imprigionata o fonocinemato-
grafia o IMMAGINAZIOi^rE SENZA FILI
Tremolismo continuo o onomatopee più in-
ventate che imitate
Danza-lavoro o coreografìa pura
Linguaggio veloce caratteristico impressio-
nante cantato fischiato o corso
Diritto delle genti e guerra continua
Femminismo integrale o differenziazione in-
numerevole dei sessi
Umanità e appello all'oltre-uomo
Materia o TRASCENDENTALISMO FI-
SICO
ANALOGIE E GIUOCHI DI PAEOLE
trampolino lirico delle lingue calcolo Cal-
cutta guttaperca pergamena Agamennone
ameno anormale animale malanimo Mar-
mara aromatico
Colpi
ferite
u u u flauto rospo nascita delle perle apremina
MERDA
ai
Critici
Pedagoghi
Professori
Musei
Trecentisti Quattrocenti-
sti Cinquecentisti
E ovine
Pàtine
Storici
Venezia Versailles Pom-
pei Bruges Oxford No-
rimberga Toledo Béna-
res, ecc.
Difensori di paesaggi
Filologi
Scrittori di saggi
— 150
Néo e post
Bayreuth Firenze Mont-
martre e Monaco di Ba-
viera
Lessici
Buougustismi
Orientalismi
Dandismi
Spiritualisti o veristi (sen-
za sentimento della real-
tà e dello spirito)
Accademismi
I fratelli siamesi D'An-
nunzio e Eostand
Dante Shakespeare Tol-
stoi Goethe
Dilettantismi merdeg-
gianti
Eschilo e teatri d' Grange
e di Fiesole
India Egitto Fiesole e la
teosofìa
Scientismo
Montaigne Wagner Bee-
thoven Edgard Poe
Walt Whitman e Bau-
delaire Manzoni Car-
ducci e Pascoli
ROSE a
MAEINETTI — PICASSO — BOCCIONI — APOL-
LIIS^AIEE — PAUL FOET — MEECEEEAU — MAX
JACOB — CAEEÀ — DELAUI^J^AY — HENEI
MATISSE — BEAQUE — DEPxiQUIT — SEVE-
EIISTE — SEVEEINI — DEEAIN — BUSSOLO
AECHIPBKKO — PEATELLA — BALLA —
F. DIVOIEE — ìf . BEAUDUIN — T. VAELET —
BUZZI — PALAZZESCHI — MAQUAIEE — PA-
PIRI — SOFFICI — FOLGOEE — COVONI —
MONTFOET — E. FEY - CAVACCHIOLI —
D'ALBA — ALTOMAEE — TEIDON — MET-
ZINGER — GLEIZES — JASTEEBZOFF — EOY-
ÈEE .— SALMON — CASTIAUX — LAUEEN-
CIN — AUEEL — AGEEO — LEGEE ~ VA-
LENTINE DE SAINT-POINT — DELMAELE —
I^ANDINSKY — STRAWINSKY — HERBIN —
— 151 —
A. BILLY — G. SAUVEBOIS — PICABIA — MAE-
CEL DUCHAMP ~ B. CENDEAES — JOUVE —
H. M. BAEZUN — G. FOLTI — MAC OELAl^f —
F. FLEUEET -- JAUDON — MAISTDIN — E. DA-
LIZE — M. BEESIL — F. CAECO — EUBINEE —
BETUDA — MANZELLA-FEONTINI —A, MAZZA
T. DÉEÈME — GIANNATTASIO — TAVOLATO —
DE GONZAGUES-FEIEK — C. LAEEONDE.
e. D. CABRA
La pittura dei suoni, rumori
e odori.
// Agosfo I9I3.
Prima del 19° secolo, la pittura fu l'arte del silenzio.
I pittori dell'antichità, del Rinascimento, del Sei-
cento e del Settecento non intuirono mai la possi-
sibilità di rendere pittoricamente i suoni, i rumori,
e gli odori, nemmeno quando scelsero a tema delle
loro composizioni fiori, mari in burrasca e cieli in
tempesta.
GÌ' impressionisti, nella loro audace rivoluzione
fecero qualche confuso e timido tentativo di suoni,
e rumori pittorici. Prima di loro, nulla, assolutamente
nulla !
Però dichiariamo subito che dal brulichìo impres-
sionista alla nostra pittura futurista dei suoni, rumori
e odori c'è un'enorme differenza, come fra un brumoso
mattino invernale e un torrido e scoppiante meriggio
d'estate, o, meglio ancora, come fra i primi accenni
della gravidanza e l'uomo nel pieno sviluppo delle sue
forze. Nelle loro tele i suoni e i rumori sono espressi
in modo così tenue e sbiadito come se fossero stati per-
cepiti dal timpano di un sordo. Non è il caso di fare
qui una disamina particolareggiata dei principii e delle
ricerche deg'impressionisti. Non è il caso d' indagare
minuziosamente tutte le ragioni per le quali i pittori
impressionisti non giunsero alla pittura dei suoni, dei
— 153 —
rumori e degli odori. Diremo soltanto che essi, per ot-
tenere questo risultato avrebbero dovuto distruggere :
1. Il volgarissimo trompe-Vceil prospettico, gio-
chetto degno tutt'al più di un accademico, tipo Leo-
nardo, o di un balordo scenografo per melodrammi ve-
risti.
2. Il concetto dell'armonia coloristica, concetto
e difetto caratteristico dei Francesi, che li costringe
fatalmente nel grazioso, nel genere Watteau, e perciò
nell'abuso del celestino, del verdino, del violettino
e del roseo. Abbiamo già detto più volte quanto disprez-
ziamo questa tendenza al femminile, al soave, al tenero.
3. L'idealismo contemplativo, che io ho definito
mimetismo sentimentale della natura apparente. Que-
sto idealismo contemplativo contamina le costru-
zioni pittoriche degl'impressionisti, come contaminava
già quelle dei loro precedessori Corot e Delacroix.
4. L'aneddoto e il particolarismo che (pure es-
sendo, come reazione, un antidoto alla falsa costru-
zione accademica) li trascina quasi sempre nella fo-
tografia.
Quanto ai post- e weo-impressionisti, come Matisse,
Siguac e Seurat, noi constatiamo che, ben lungi dal-
l'intuire il problema e dall'affroutare le difficoltà del
suono e del rumore e dell'odore in pittura, essi prefe-
rirono rinculare nella statica, pur di ottenere una mag-
gior sintesi di forma e di colore (Matisse) e una siste-
matica applicazione della luce (Seurat, Signac).
Noi futuristi affermiamo dunque che portando nella
pittura l'elemento suono, 1' elemento rumore e l'ele-
mento odore tracciamo nuove strade. Abbiamo già
creato negli artisti l'amore per la vita moderna essen-
zialmente dinamica, sonora rumorosa e odorante, di-
struggendo la stupida manìa del solenne, del togato,
del sereno, dell'ieratico, del mummificato, dell'intel-
lettuale, insomma.
L'IMMAGINAZIONE SENZA FILI, LE PA-
EOLE IN LIBEETÀ, L'USO SISTEMATICO
— 154 —
DELLE ONOMATOPEE. LA MUSICA ANTI-
GEAZIOSA SENZAQUADEATUEA EITMICA E
L'AETE DEI EUMOEI sono scaturiti dalla stessa
sensibilità -che ha generato la pittura dei suoni, dei
rumori e degli odori.
È indiscutibile che : 1. il silenzio è statico e che
i suoni, rumori e odori sono dinamici; 2. suoni, rumori
e odori non sono altro che diverse forme e intensità
di vibrazione ; 3. qualsiasi succedersi di suoni, rumori
odori stampa nella mente un arabesco di forme e di
colori. Bisogna dunque misurare queste intensità e
intuire questo arabesco.
LA PITTUEA DEI SUONI, DEI EUMOEI
E DEGLI ODOEI NEGA:
1. Tutti i colori in sordina, anche quelli ottenuti
direttamente, senza il sussidio trucchistico delle pà-
tine e delle velature.
2. Il senso tutto banale del velluto, della sete
delle carni troppo umane, troppo fini, troppo morbide
e dei fiori troppo pallidi e avvizziti.
3. I grigi, i bruni, e tutti i colori fangosi.
4. L'uso dell'orizzontale pura, della verticale pura
e di tutte le linee morte.
5. L'angolo retto, che chiamiamo apassionale.
6. Il cubo^ la piramide e tutte le forme statiche.
7. L'unità di tempo e di luogo.
LA PITTUEA DEI SUONI, DEI EUMOEI
EDEGLI ODOEI VUOLE :
1. I rossi, rooooosssssi roooooosssissssimi che
griiiiiiidano.
2. I verdi i non mai abbastanza verdi, veeeeeer-
diiiiiissssssimi, che striiiiiidono ; i gialli non mai abba-
stanza scoppianti ; i gialloni-polenta ; i gialli- zafferano
i gialli-ottoni.
3. Tutti i colori della velocità, della gioia, della
baldoria, del carnevale più fantastico, dei fuochi di
— 155 —
artifizio, dei café-chantants e dei music-halls, tutti i co-
lori in movimento sentiti nel tempo e non nello spazio.
4. L'arabesco dinamico come l'unica realtà creata
dall'artista nel fondo della sua sensibilità.
5. L'urto di tutti gli angoli acuti, che già chia-
mammo gli angoli della volontà ;
6. Le linee oblique che cadono sull'animo del-
l'osservatore come tante saette dal cielo, e le linee di
profondità.
7. La sfera, l'ellissi che turbina, il cono rovec: ciato,
la spirale e tutte le forme dinamiche che la potenza
infinita del genio dell'artista saprà scoprire.
8.}; La prospettiva ottenuta non come oggettivi-
smo di. distanza ma come compenetrazione sogget-
tiva di forme velate o dure, morbide o taglienti.
8. Come soggetto universale e sola ragione d'es-
sere del quadro, la significazione della sua costru-
zione dinamica (insieme architetturale polifonico).
Quando si parla di architettura si pensa a qualche cosa
di statico. Ciò è falso. Noi pensiamo invece a una ar-
chitettura simile all'architettura dinamica musicale
resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in
movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle co-
struzioni metalliche quando sono sentite in uno stato
d'animo violento e caotico.
10. Il cono rovesciato (forma naturale dell'esplo-
sione), il cilindro obliquo e il cono obliquo.
11. L' urto di due coni per gli apici (forma natu-
rale della tromba marina) coni flettili o formati da
linee curve (salti di clown, danzatrici);
12. La linea a zig-zag e la linea ondulata.
13. Le curve elissoidi considerate come rette
in movimento ;
14. Le linee, i volumi e le luci considerati come
trascendentalismo plastico, cioè secondo il loro ca-
ratteristico grado d'incurvazione o di obliquità, deter-
minato dallo stato d'animo del pittore.
15. Gli echi di linee e volumi in movimento.
16. Il complementarismo plastico (nella forma
— 156 —
e nel colore) basato sulla legge dei contrasti equiva-
lenti e sull'urto dei colori più opposti dell'iride. Questo
complementarismo è costituito da uno squilibrio di
forme (perciò costrette a muoversi). Conseguente di-
struzione dei pendants di volumi. Bisogna negare que-
sti pendants di volumi, poiché simili a due grucce non
permettono che un solo movimento avanti e indietro
e non quello totale, chiamato da noi espansione sfe-
rica nello spazio.
17. La continuità e la simultaneità delle tra-
scendenze plastiche del regno minerale, del regno ve-
getale, del regno animale e del regno meccanico.
18. Gl'insiemi plastici astratti, cioè rispondenti
non alle visioni ma alle sensazioni nate dai suoni, dai
rumori, dagli odori, e da tutte le forze sconosciute che
ci avvolgono.
Questi insiemi plastici, polifonici e poliritmici
astratti risponderanno a necessità di disarmonie in-
terne che noi, pittori futuristi, crediamo indispensa-
bili alla sensibilità pittorica. Questi insiemi plastici
sono, per il loro fascino misterioso, più suggestivi di
quelli creati dal senso visivo e dal senso tattile, perchè
più vicini al nostro spirito plastico puro.
Noi pittori futuristi affermiamo che i suoni, i ru-
mori e gli odori si incorporano nell'espressione delle
linee, dei volumi e dei colori, come le linee, i volumi
e i colori s'incorporano nell'architettura di un'opera
musicale. Le nostre tele esprimeranno quindi anche
le equivalenze plastiche dei suoni, dei rumori e degli
odori del Teatro, del Music-Hall, del cinematografo,
del postribolo, delle stazioni ferroviarie, dei porti, dei
garages, delle cliniche, delle of&cine, ecc. ecc.
Bai punto di vista della forma : vi sono suoni, ru-
mori e odori concavi e convessi, triangolari, elissoi-
dali, oblunghi, conici, sferici, spiralici, ecc.
Dal punto di vista del colore : vi sono suoni, rumori
e odori gialli, rossi, verdi, tui'chini, azzurri e violetti.
Nelle stazioni ferroviarie, nelle officine, in tutto
— 157 —
il mondo meccanico e sportivo, i suoni, i rumori e
gli odori sono in predominanza rossi ; nei ristoranti
e nei caffè sono argentei, gialli e viola. Mentre i suoni
i rumori e gli odori degli animali sono gialli e blu,
quelli della donna sono verdi, azzurri e viola.
Non esageriamo affermando clie gli odori bastano
da soli a determinare nel nostro spirito arabeschi di
forme e di colori tali da costituire il motivo e giusti-
ficare la necessità di un quadro. Tanto è vero che se
noi ci chiudiamo in una camera buia (in modo che il
senso della vista non funzioni) con dei fiori, della ben-
zina o con altre materie odorifere, il nostro spirito
plastico elimina a poco a poco le sensazioni di ricordo
e costruisce degl' insiemi plastici specialissimi e in
perfetta rispondenza' di qualità, di peso e di movimento
con gli odori contenuti nella camera. Questi odori,
mediante un processo oscuro, sono diventati forza-
ambiente determinando quello stato d'animo che per
noi pittori futuristi costituisce un puro insieme pla-
stico.
Questo ribollimento e turbine di forme e di luci
sonore, rumorose e odoranti è stato reso in parte da
me nel Funerale Anarchico e in Sobbalzi di fiacre, da
Boccioni negli Stati d''animo e nelle Forze d^una strada,
da Bussolo nella Rivolta e da Severini nel Pan-Pan,
quadri violentemente discussi nella nostra prima espo-
sizione di Parigi (febbraio 1912). Questo ribollimento
implica una grande emozione e quasi un delirio nel-
l'artista, il quale per dare un vortice, deve essere un
vortice di sensazioni, una forza pittorica, e non un
freddo intelletto logico.
Sappiatelo dunque ! Per ottenere questa pittura
totale, che esige la cooperazione attiva di tutti i sensi,
pittura-stato d'animo plastico deW universale, bisogna
dipingere, come gli ubbriachi cantano e vomitano,
suoni, rumori e odori!
MABINETTI.
Il Teatro di varietà.
Pubblicato dal « T)aily-Mail» 21 J^ovembre 19/3.
Abbiamo un profondo schifo del teatro contemiio-
raneo (versi, prosa e musica) perchè ondeggia stupi-
damente fra la ricostruzione storica (zibaldone o plagio)
e la riproduzione fotografica della nostra vita quoti-
diana; teatro minuzioso, lento, analitico e diluito, de-
gno tutt'al più dell'età della lampada a petrolio.
IL FUTUEISMO ESALTA IL TEATEO DI VA-
EIETA' perchè:
1 . Il Teatro di Varietà, nato con noi dall'elettrici-
tà, non ha fortunatamente, tradizione alcuna, né mae-
stri, né dogmi, e si nutre di attualità veloce.
2. Il Teatro di Varietà è assolutamente pratico,
perchè si propone di distrarre e divertire il pubblico con
degli effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stu-
pore immaginativo.
3. Gli autori, gli attori e i macchinisti del Teatro
di Varietà hanno una sola ragione d'essere e di trion-
fare : quella d'inventare incessantemente nuovi ele-
menti di stupore. Da ciò, l'impossibilità assoluta di
arrestarsi e di ripetersi, da ciò una emulazione accanita
di cervelli e di muscoli, per superare i diversi records
di agilità, di velocità, di forza, di complicazione e di
eleganza.
4. Il Teatro di Varietà, solo, utilizza oggi il cine-
matografo, che lo arricchisce d'un numero incalcola-
bile di visioni e di spettacoli irrealizzabili (battaglie,
tumulti, corse, circuiti d' automobili e d' aeroplani,
viaggi, transatlantici, profondità di città, di campagne,
d'oceani e di cieli.
— 159 —
5. Il Teatro di Varietà, essendo una vetrina ri-
muneratrice d'innumerevoli sforzi inventivi, genera
naturalmente ciò che io chiamo il meraviglioso futurista,
prodotto dal meccanismo moderno. Ecco alcuni ele-
menti di questo meraviglioso : 1. caricature possenti ;
2. abissi di ridicolo ; 3. ii"onie impalpabili e deliziose ;
4. simboli avviluppanti e definitivi; 5. cascate d'ilarità
irrefrenabili; 6. analogie profonde fra l'umanità, il
mondo animale, il mondo vegetale, e il mondo mec-
canico ; 7. scorci di cinismo rivelatore ; 8. intrecci
di motti spiritosi, di bisticci e d'indovinelli che ser-
vono ad aerare gradevolmente l'intelligenza; 9. tutta
la gamma del riso e del sorriso per distendere i
nervi; 10. tutta la gamma della stupidaggine, dell'im-
becillità, della balordaggine e dell'assurdità, che spin-
gono insensibilmente l'intelligenza fino all'orlo della
pazzia; 11. tutte le nuove significazioni della luce, del
suono, del rumore e della parola, coi loro prolunga-
menti misteriosi e inesplicabili nella parte piìi inesplo-
rata della nostra sensibilità; 12. cumulo di avveni-
menti sbrigati in fretta e di personaggi spinti da destra
a sinistra in due minuti (a ed ora diamo un'occhiata
ai Balcani »: Ee N^icola, Enver-bey, Daneff, Venizelos,
manate sulla pancia e schiaifì tra Serbi e Bulgari, un
couplet, e tutto sparisce); 13. pantomime satiriche
istruttive ; 14. caricature del dolore e della nostalgia,
fortemente impresse nella sensibilità per mezzo di gesti
esasperanti per la loro lentezza spasmodica esitante
e stanca; parole gravi ridicolizzate da gesti comici,
camuffature bizzarre, parole storpiate, smorfie, buf-
fonate.
6. Il Teatro di Varietà è oggi il crogiuolo in cui
ribollono gli elementi di una sensibilità nuova che si
prepara. Vi si trova la scomposizione ironica di tutti
i prototipi sciupati del Bello, del Grande, del Solenne,
del Eeligioso, del Feroce, del Seducente e dello Spaven-
tevole ed anche l'elaborazione astratta dei nuovi
prototipi che a questi succederanno.
Il Teatro di Varietà è dunque la sintesi di tutto
— 160 —
ciò che l'umanità ha raffinato finora nei propri nervi
per divertirsi ridendo del dolore materiale e morale ;
è inoltre la fusione ribollente di tutte le risate, di tutti
i sorrisi, di tutti gli sghignazzamenti, di tutte le con-
torsioni, di tutte le smorfie dell'umanità futura. Vi si
gustano l'allegria che scuoterà gli uomini fra cento anni,
la loro poesia, la loro pittura, la loro filosofia, e i balzi
della loro architettura.
7. Il Teatro di Varietà offre il più igienico fra
tutti gli spettacoli, pel suo dinamismo di forma e di co-
lore (movimento simultaneo di giocolieri, ballerine,
ginnasti, cavallerizzi multicolori, cicloni spiralici di dan-
zatori trottolanti sulle punte dei piedi). Col suo ritmo
di danza celere e trascinante, il Teatro di Varietà trae
per forza le anime più lente dal loro torpore e impone
loro di correre e di saltare.
8. Il Teatro di Varietà è il solo che utihzzi la
collaborazione del pubblico. Questo non vi rimane
statico come uno stupido voyeur, ma partecipa rumo-
rosamente all'azione, cantando anch'esso, accompa-
gnando l'orchestra, comunicando con motti imprevisti
e dialoghi bizzarri cogli attori. Questi polemizzano buf-
fonescamente coi musicanti.
Il Teatro di Varietà utilizza il fumo dei sigari e
delle sigarette per fondere l'atmosfera del pubblico con
quella del palcoscenico. E poiché il pubblico collabora
così colla fantasia degU attori, l'azione si svolge ad un
tempo sul palcoscenico, nei palchi e nella platea. Con-
tinua poi alla fine dello spettacolo, fra i battaglioni
di ammiratori, smockings caramellati che si assiepano
all'uscita per disputarsi la stella ; doppia ^dttoria finale :
cena chic e letto.
9. Il Teatro di Varietà è una scuola di sincerità
istruttiva pel maschio, poiché esalta il suo istinto ra-
pace e poiché strappa alla donna tutti i veli, tutte
le frasi, tutti i sospiri, tutti i singhiozzi romantici che
la deformano e la mascherano. Esso fa risaltare, invece
tutte le mirabili qualità animali della donna, le sue
forze di presa, di seduzione, di perfidia e di resistenza.
— 161 —
1 0. Il Teatro di Varietà è una scuola d'eroismo pei
differenti reeords di difficoltà da vincere e di sforzi
da superare, che creano sulla scena la forte e sana atmo-
sfera del pericolo. (Es. Salti della morte, Looping the
loop in bicicletta, in automobile, a cavallo).
M . Il Teatro di Varietà è una scuola di sottigliezza,
di complicazione e di sintesi cerebrale, per suoi clowns,
prestigiatori, divinatori del pensiero, calcolatori pro-
digiosi, macchiettisti, imitatori e parodisti, i suoi gio-
colieri musicali e i suoi eccentrici americani, le cui fan-
tastiche gravidanze figliano oggetti e meccanismi in-
verosiijiili.
12. Il Teatro di Varietà è la sola scuola che si possa
consigliare agli adolescenti e ai giovani d'ingegno,
perchè spiega in modo incisivo e rapido i problemi
più astrusi e gli avvenimenti politici più complicati.
Esempio : Un anno fa, alle Folies-Bergère, due dan-
zatori raiDpresentavauo le ondeggianti discussioni di
Cambon con Kinderlon-Watcher sulla questione del
Marocco e del Congo, con una danza simbolica e si-
gnificativa che equivaleva ad almeno 3 anni di studi
di politica estera. I due danzatori rivolti al pubblico,
intrecciate le braccia, stretti l'uno al fianco dell'altro,
andavano facendosi delle reciproche concessioni di ter-
ritori, saltando avanti e indietro, a destra e a sinistra,
senza mai staccarsi, tenendo ognuno fissi gli occhi allo
scopo, che era quello di imbrogliarsi a vicenda. Davano
un'impressione di estrema cortesia, di abile ondeggia-
mento, di ferocia, di diffidenza, di ostinazione, di me-
ticolosità, insuperabilmente diplomatiche.
Inoltre il Teatro di Varietà spiega luminosamente
le leggi dominanti della vita :
a) necessità di complicazioni e di ritmi diversi;
b) fatalità della menzogna e della contraddizione
(es. : danzatrici inglesi a doppia faccia : pastorella e
soldato terribile) ;
e) onnipotenza di una volontà metodica che mo-
dffica le forze umane;
11
— 162 —
d) sintesi di velocità + trasformazioni (esem-
pio : Fregoli ).
13. Il Teatro di Varietà deprezza sistematicamente
l'amore ideale e la sua ossessione romantica, ripetendo
a sazietà, colla monotonia e l'automaticità di un me-
stiere quotidiano, i languori nostalgici della passione.
Esso meccanizza bizzarramente il sentimento, deprezza
e calpesta igienicamente l'ossessione del possesso car-
nale, abbassa la lussuria alla funzione naturale del
coito, la priva di ogni mistero, di ogni angoscia de-
deprimente di ogni idealismo anti-igienico.
Il Teatro di Varietà dà invece il senso e il gusto
degli amori facili, leggieri e ironici.. Gli spettacoli di
cafiè-concerto all'aria aperta sulle terrazze dei Casinos
offrono una divertentissima battaglia fra il chiaro di
luna spasmodico, tormentato da infinite disperazioni,
e la luce elettrica che rimbalza violentemente sui gio-
ielli falsi, le carni imbellettate, i gonnellini multicolori,
i velluti, i lustrini e il sangue falso delle labbra. Natu-
ralmente l'energica luce elettrica trionfa, e il molle e
decadente chiaro di luna è sconfitto.
14. Il Teatro di Varietà è naturalmente antiac-
cademico, primitivo e ingenuo, quindi più significativo
per l'imprevisto delle sue ricerche e la semplicità dei
suoi mezzi. (Es. : il sistematico giro di palcoscenico che
le chanteuses fanno, alla fine di ogni couplet, come belve
in gabbia).
15. Il Teatro di Varietà distrugge il Solenne, il
Sacro, il Serio, il Sublime dell'Arte coU'A maiuscolo.
Esso collabora alla distruzione futurista dei capolavori
immortali, plagiandoli, parodiandoli, presentandoli alla
buona, senza apparato e senza compunzione, come un
qualsiasi numero d'attrazione. Cosi, noi approviamo
incondizionatamente l'esecuzione del Parsifal in 40
minuti, che si prepara in un grande Music-hall di
Londra.
16. Il Teatro di Varietà distrugge tutte le nostre con-
cezioni di prospettiva, di proporzione, di tempo e di
spazio. (Es. : porticina e cancelletto alti 30 centimetri
— 163 —
isolati in mezzo al palcoscenico, e da cui certi eccentrici
americani passano aprendo e ripassano ricliiudendo
con serietà, come se non potessero fare altrimenti).
17. Il Teatro di Varietà ci offre tutti i records rag-
giunti finora : massima velocità e massimo equilibrismo
e acrobatismo dei giapponesi, massima frenesia musco-
lare dei negri, massimo sviluppo dell'intelligenza degli
animali (cavalli, elefanti, foche, cani uccelli ammaestrati)
massima ispirazione melodica del Golfo di Napoli e delle
steppe russe, massimo spirito parigino, massima forza
comparata delle diverse razze (lotta e boxe), massima
mostruosità anatomica, massima bellezza della donna.
18. Mentre il Teatro attuale esaltala vita interna,
la meditazione professorale, la biblioteca, il museo,
le lotte monotone della coscienza, le analisi stupide
dei sentimenti insomma (cosa e parola immonde) la
^psicologia, il Teatro di Varietà esalta l'azione, l'eroismo,
la vita all' aria aperta, la destrezza, l'autorità del-
l'istinto e dell'intuizione. Alla psicologia, oppone ciò
che io chiamo fisicofollia.
19. Il Teatro di Varietà offre infine a tutti i paesi
'jhe non hanno una grande capitale unica (così l'Italia)
va riassunto brillante di Parigi considerato come fo-
colare unico e ossessionante di lusso e di. piacere ultra
raffinato.
IL FUTURISMO VUOLE TEASFORMARE IL
TEATRO DI VARIETÀ IX TEATRO DELLO
STUPORE, DEL RECORD E DELLA FISICO-
FOLLIA.
1. Bisogna assolutamente distruggere ogni logica
negli spettacoli del Teatro di Varietà, esagerarvi singo-
larmente il lusso, moltiplicare i contrasti e far regnare
sovrani sulla scena l'inverosimile e l'assurdo. Esempio :
(Obbligare le chanteuses a tingersi il décolleté, le braccia
e specialmente i capelli, in tutti i colori finora trascu-
rati come mezzi di seduzione. Capelli verdi, braccia
— 164 —
violette, décolleté azzurro, chignon arancione, ecc. In-
terrompere nna canzonetta facendola continuare da un
discorso rivoluzionario. Cospargere una romanza d'in-
sulti e di parolaccie, ecc).
2. Impedire che una serie di tradizioni si stabi-
lisca ne] Teatro di Varietà. Combattere perciò ed abolire
le Revues parigine, stupide, o tediose quanto la tra-
gedia greca, coi loro Compero et Commère, che eserci-
tano la funzione del coro antico, e la loro sfilata di
personaggi e d'avvenimenti politici, sottolineati da
motti di spirito, con una logica e un concatenamento fa-
stidiosissimi. Il teatro di Varietà non deve essere,
infatti, quello che i)ur troppo è ancora oggi, quasi sem-
pre un giornale più o meno umoristico,
3. Introdurre la sorpresa e la necessità d'agire fra
gli spettatori della platea, dei palchi e della galleria.
Qualche proposta a caso : mettere della colla forte su al-
cune iDoltrone, perchè lo spettatore, uomo o donna, che
rimane incollato, susciti l'ilarità generale, (il frack o la
toilette danneggiato sarà naturalmente pagato all'uscita)
— Vendere lo stesso posto a dieci persone: quindi ingom-
bro, battibecchi e altèrchi. — Offrire posti gratuiti a
signori o signore notoriamente pazzoidi, irritabili o
eccentrici, che abbiano a provocare chiassate, con gesti
osceni, pizzicotti alle donne, o altre bizzarrie. Cospar-
gere le poltrone di polveri che provochino il prurito,
lo sternuto ecc.
4. Prostituire sistematicamente tutta l'arte classica
sulla scena, rappresentando per esempio in una sola
serata tutte le tragedie greche, francesi, italiane, con-
densate e comicamente mescolate. — Vivificare le opere
di Beethoven, di Wagner, di Bach, di Bellini, di Chopin,
introducendovi delle canzonette napoletane. — Met-
tere a fianco a fianco sulla scena Zacconi, la Duse, e
Mayol, Sarah Bernhardt e Fregoli. — Eseguire una
sinfonia di Beethoven a rovescio, cominciando dal-
l'ultima nota. — Eidurre tutto Shakespeare ad un solo
atto. — Fare altrettanto con tutti gli attori più vene-
rati. — Far recitare Emani da attori chiusi fino al collo
— 165 —
in tanti sacchi. Insaponare le assi del palcoscenico,
per provocare divertenti capitomboli nel momento più
ti'^jgico.
5. Incoraggiare in ogni modo il genere degli eccen-
trici americani, i loro elìetti di grottesco esaltante,
di dinamismo spaventevole,, le loro grossolane trovate,
le loro enormi brutalità, i loro panciotti a sorprese e
i loro pantaloni i)rofondiconie stive di bastimenti, da cui
uscirà con mille altre cose la grande ilarità futurista
clic deve ringiovanire la faccia del mondo.
Poiché, non lo dimenticate, noi futuristi siamo dei
GIOVANI AETIGLIEEI IN BALDOEIA, come pro-
clamammo nel nostro manifesto « Uccidiamo il chiaro
dì luna » fuoco + fuoco + luce contro chiaro di luna e
vecchi firmamenti guerra ogni sera grandi
città brandire réclames luminose Immensa
faccia di negro (30 m. altezza + 150 m, altezza della
casa = 180 m.) aprire chiudere aprire chiudere occhio
d'oro altezza 3 m. FUMBZ FUMEZ MANOLI
FUMEZ MANOLI GIGARETTES
donna in camicia (50 m. + 120 altezza della casa = 170 m. )
stringere allentare busto viola roseo lilla azzurro
spuma di lampadine elettriche in una coppa di
champagne (30 m.) frizzare svaporare in una bocca
d'ombra réclames luminose velarsi mo-
rke sotto una mano nera tenace rinascere continuare
prolungare nella notte lo sforzo della giornata umana
coraggio + follia mai morire né fermarsi nò addor-
mentarsi réclames luminose = formazione
e disgregazione di minerali e vegetali centro della
terra circolazione sanguigna nei volti ferrei
delle case futuriste animarsi imporporarsi (gioia col-
lera su su ancora presto più forte ancora) appena le
tenebre pessimiste negatrici sentimentali nostalgiche
— 166 —
assediano la città risveglio sfolgorante delle
vie che canalizzano durante il giorno il brulichio fu-
moso del lavoro due cavalli (altezza 30 m.)
far ruzzolare con una zampa palle d'oro
GIOCONDA ACQUA PURGATIVA
incrociarsi di trrrr trrrrr Elevated trrrr trrrrr sulla testa
trombeeebeeebeette fiiiiiiischi sirene d'autoambidanze +
pompe elettriche trasformazione delle
vie in splendidi corridoi condurre spingere logica ne-
cessità la folla verso trepidazione + ilarità 4- frastuono
del Music-hall FOLIES-BERGÈRE
EMPIRE CRÈME-BCLIPSE tubi di mercurio rossi
rossi rossi turchini turchini turchini violetti
enormi letteje-anguille d'oro fuoco porpora diamante
sfida futurista alla notte piagnucolosa
sconfitta delle stelle calore entgsiasmo fede convin-
zione volontà penetrazione d'una reclame luminosa
nella casa di rimpetto schiaffi gialli a quel pedagroso
in pantofole bibliofile che sonnecchia
3 specchi lo' guardano la reclame s'immerge
nei 3 abissi rossodoooorati aprire chiudere aprire chiu-
dere delle profondità di 3 miliardi di chilometri
orrore uscire uscire jDresto cappello bastone
scala tassametro si^intoni zuu zuoeu eccoci
barbaglio del promenoir solennità delle pan-
tere-cocottes fra i tropici della musica leggiera
odore tondo e caldo della gaiezza Music-hall = ven-
tilatore instancabile del cervello futurista del mondo.
MARINETTI, BOCCIONI, CABRA, BUSSOLO
Programma politico futurista.
// Offobre 1913.
Kleffori Futuristi ! col vostro voto cercate di
realizzare il seguente programma :
[TALIA SOVEANA ASSOLUTA. — LA PAEOLA
ITALIA DEVE DOMI ^f ARE SULLA PAROLA
LIBERTA'
TUTTE LE LIBERTA' TRA1>5^NE QUELLA DI
ESSERE VIGLIACCHI, PACIFISTI, ATTUTA-
LI ANI.
UNA PIÙ GRANDE FLOTTA E UN PIÙ GRANDE
ESERCITO ; UN POPOLO ORGOGLIOSO DI
ESSERE ITALIANO, PER LA GUERRA, SOLA
IGIENE DEL MONDO E PER LA GRANDEZZA
DI UN' ITALIA INTENSAMENTE AGRICOLA
INDUSTRIALE, E COMMERCIALE.
DIFESA ECONOMICA E EDUCAZIONE PATRIOT-
TICA DEL PROLETARIATO.
POLITICA ESTERA CINICA, ASTUTA AGGRES-
SIVA — ESPANSIONISMO COLONIALE — LIBE-
RISMO.
IRREDENTISMO. — PANITALIANISMO. — PRI-
MATO DELL' ITALIA.
ANTICLERICALISMO E ANTISOCIALISMO.
— 168 —
CULTO DEL PEOGEESSO E DELLA VELOCITA'
DELLO SPOET, DELLA FOEZA FISICA, DEL
COEAGGIO TEMEEAEIO, DELL' EEOISMO E
DEL PEEICOLO, CORTEO L'OSSESSIONE
DELLA CULTUEA, L'INSEGNAMENTO CLAS-
SICO, IL MUSEO, LA BIBLIOTECA E I EU-
DEEI — SOPPEESSIONE DELLE ACCADEMIE
E DEI CONSEEVATOEII.
MOLTE SCUOLE PEATICHE DI COMMEECIO,
INDUSTEIA E AGEICOLTUEA. — MOLTI
ISTITUTI DI EDUCAZIONE FISICA. — GIN-
NASTICA QUOTIDIANA NELLE SCUOLE. —
PEEDOMINIO DELLA GINNASTICA SUL LI-
BEO.
UN MINIMO DI PEOFESSOEI, POCHISSIMI AV-
VOCATI, POCHISSIMI DOTTOEI, MOLTISSI-
MI AGEICOLTOEI, INGEGNEEI, CHIMICI,
MECCANICI E PEODUTTOEI DI AFFAEI.
ESAUTOEAZIONE DEI MOETI, DEI VECCHI E
DEGLI OPPOETUNISTI, IN FAVOEE DEI
GIOVANI AUDACI.
CONTEO LA MONUMENTOMANIA E L'INGE-
EENZA DEL GOVEENO IN MATEEIA DI
AETE.
MODEENIZZAZIONE VIOLENTA DELLE CITTA'
PASSATISTE (EOMA, VENEZIA, FIEENZE,
ECC.).
ABOLIZIONE DELL' INDUSTEIA DEL FOEE-
STIEEO, UMILIANTE ED ALEATOEIA.
169
QUESTO PROGRAMMA VINCERÀ
Il programma
clerico-moderato-liberale
Monarchia e Vaticano
Odio e disprezzo del popolo
Patriottismo tradizionale
e commemorativo.
Militarismo intermittente.
Clericalismo.
Protezionismo gretto o li-
berismo fiacco.
Culto degli avi e scetti-
cismo.
Senilismo e moralismo
Opportunismo e affarismo
Forcaiolismo.
Culto dei musei, delle ro-
vine, dei monumenti.
Industria del forestiero.
Ossessione delia cultura.
Accademismo.
Ideale di un Italia archeo-
logica bigotta e poda-
grosa.
Quietismo ventraiolo.
Vigliaccheria nera.
Passatismo.
Il programma democratico
repubblicano-socialista
Repubblica
Popolo sovrano.
Internazionalismo pacifi-
sta.
Antimilitari smo .
Anticlericalismo.
Liberismo interessato.
Mediocrazia e scetticismo.
Senilismo e moralismo.
Opportunismo e aiìarismo,
Demagogismo.
Culto dei musei, delle ro-
vine, dei monumenti.
Industria del forestiero.
Sociologia da comizio.
Razionalismo positivista.
Ideale di una Italietta bor-
ghesuccia, tirchia e sen-
timentale.
Quietismo ventraiolo.
Vigliaccheria rossa.
Passatismo.
PALAZZESCHI
Il ccntrodolore.
29 Dicembre 1913.
« Dio non à né corpo, né mani, né piedi, è un puro
e semi)licissimo spirito ».
Ma chi volle dare un'immagine agli uomini di que-
sto fattore dell'universo, dovette servii\si di una im-
magine umana e ce lo fece vedere uomo. Fu un omone
grande grande, o nudo, dalle membra e dai muscoli
ciclopici, 0 con un magnifico peplo e con sandali,
con capelli e barba meravigliosi, con l' indice titanico
della mano levata in aria terribile di comando : luce
o tenebre, vita o morte.
Se uomo volete rafSgurarvelo, per comodità del
vostro cervello, questo spirito supremo ed infinito,
perchè grande, quando voi dovete forzatamente fis-
sare dei limiti a questa grandezza ? La vostra non potrà
mai arrivare alla sua, dunque pensate addirittura ad
un uomo come voi e sarete al vostro posto. Perchè in
peplo e non in tait ? Porche in coturno e non con un
comune paio di scarpe walk-over ì Perché un'immagine
seria e relativamente grande è più facile di una re-
lativamente piccola e allegra. È il suo spirito che voi
dovete riuscire a scoprii'e ; il suo corpo, che non esiste,
potete raffìgurarvelo come vi pare e piace.
Se io me lo figuro uomo, non lo vedo né più grande
né più piccino di me. Un omettine di sempre media
statura, di sempre media età, di sempre medie propor-
zioni, che mi stupisce per una cosa soltanto : che
mentre io lo considero titubante e spaventato, egli
mi guarda ridendo a crepapelle. La sua faccettina
— 171 —
rotonda divinamente ride come incendiata da una
risata infinita ed eterna, e la sua pancina tremola,
tremola in quella gioia. Perchè dovrebbe questo spirito
essere la j)erfezione della serietà e non quella dell'al-
legria ? Secondo me, nella sua bocca divina si accentra
l'universo in una eterna motrice risata. Egli non à crea-
to no, rassicuratevi, per un tragico, o malinconico, o
nostalgico fine; à creato perchè ciò lo divertiva. Voi
lavorate per alimentare bene voi e i vostri figli, non per
fare con essi lunghi sbadigli di fame. Egli lavorò per
tenere alimentata la gioia sua ed offrirne alle sue degne
creature. E comprenderete bene che por divertirsi
tutti in eterno, ce ne vogliono dei curiosi ed eterni
spettacoli !
Come avevate potuto pensare che egli avesse creato
se ciò fosse stata cosa tediosa ? Come poteva venirci
da questa forza smisurata, opera da perditempo senza
spirito ! Bando dunque a tutta la vostra serietà, se
volete comprendere qualche cosa di lui e della sua
creazione, e specialmente di questa i)iccolissima parte
che ci riguarda: la nostra terra. Il sole sarà, por esempio,
il suo giuoco preferito per lunghe interminabili partite
di pallone ; la luna il suo specchio comico dalla luce
tutta bitorzoluta, cosicché egli potrà vedervisi nelle più
ridicole maniere. La nostra terra non è dunque che
uno di questi suoi tanti giocattoli fatto precisa-
mente così : un campo diviso da una fittissima macchia
di marruche, spini, pruni, pungiglioni. À posto l'uomo
da un lato dicendo ad esso : attraversala, là è la gioia,
è il largo, la vita degli eletti, vivrai coi pochi corag-
giosi che come te l'attraversarono. Eiderai del dolore
dei poltroni, dei paurosi, dei caduti, dei vili, dei vinti.
Fino dal primo momento l'uomo è in massima parte
rimasto fuori a lamentarsi, a considerare lo spessore
dell'oscuro ammasso del prunaio, a misurare la pro-
porzione, la lunghezza, la quantità, la posizione degli
spunzoni, a tentare di contarne il numero, a cercarvi
un introvabile pertugio, a far paragoni fra questo e
quello, invece di buttarvisi dentro risoluto. Alcuni
— 172 —
vi sono in mezzo, incaiDaci di andare avanti o indietro,
preferendo vivere con un pruno in un occhio, piut-
tosto che affrontarne uno non si sa dove. Questi
gridano disperatamente, e i loro lagni scoraggiano
semiDre più quelli che sono ancora fuori, mentre fanno
sempre più sganasciare dalla risa e tenersi la pancia
per non liquefarsi dalla gioia, quei pochissimi che vivono
ridendo, protetti dal loro signore, che al centro di
tutte le cose ride più di loro.
Il piagnucolamento delle moltitudini esterne, sol-
letica i)erennemente il bollore della loro allegrezza ;
le grida disperate di quelli che stanno dentro la siepe
gli fanno dare lanci di giubilo. Ecco press'a poco il
giuoco.
L'uomo che attraverserà coraggiosamente il dolore
umano godrà dello si)ettacolo divino del suo Dio.
Egli si farà simile a lui, attraversando questo pur-
gatorio di spine eh' egli gli à imposto per godere
primo lui e comunicare la stessa gioia ai suoi diletti,
egli, corpo umano, ma perfettissimo, che non à sulle
sue membra di gioia una sola cicatrice di dolore.
Uomini, non siete creati, no, per soffrire ; nulla
fu fatto nell'ora di tristezza e per la tristezza; tutto
fu fatto per il gaudio eterno. Il dolore è transitorio
(voi soli ne eternate l'esistenza con la vostra paura) ;
la gioia è eterna. Ecco il vero j)eccato originale, ecco
il solo fonte battesimale. Vili ! Paurosi ! Poltroni !
Incerti ! Eitardatari ! Passate la macchia ! SE CEE-
DETE CHE SIA PEOFONDO CIÒ CHE COMU-
NEMENTE S'INTENDE PEE SEEIO SIETE DEI
SUPEEFICIALI. La superiorità dell'uomo su tutti
gli animali è che ad esso solo fu dato il privilegio
divino del riso. Essi non potranno mai comunicare
con Dio. Un piccolo e misero topo, può farci udire
il suo pianto, i suoi lamenti ; nessun animalo ci à
fatto ancora udire una calda sonora risata.
Che il riso (gioia) è più profondo del pianto (dolore),
ce lo dimostra il fatto che l'uomo, ajjpena nato, quando
è ancora incapace di tutto, è però abilissimo di lunghi
i
— 173 —
interminabili piagnistei. Prima che possa pagarsi il
lusso di una bella risata avrà dovuto seguire una buona
maturazione.
BISOGNA ABITUAESI A EIDERE DI TUTTO
QUELLO DI CUI ABITUALMENTE SI PIANGE,
sviluppando la nostra profondità. L' UOMO NON
PUÒ ESSERE CONSIDERATO SERIAMENTE CHE
QUANDO RIDE. La serietà in tal caso ci viene dalla
ammirazione, dall'invidia, dalla vanità. QUELLO CHE
SI DICE IL DOLORE UMANO NON È CHE IL
CORPO CALDO ED INTENSO DELLA GIOIA RI-
COPERTO DI UNA GELATINA DI FREDDE LA-
GRIME GRIGIASTRE. Scortecciate e troverete la
felicità.
Si è fino alla nausea fatto del vieto romanticismo
sopra le sventure umane ; le deformità del corpo, le
malattie, le passioni, la miseria, la vecchiaia, i cata-
clismi, le carestie, furono ritenute sciagure tutte da
bagnare di pianto. Se esse fossero state un tantino
approfondite, noi le avremmo già come le fonti più
vive della nostra allegrezza. Nulla fu creato con malin-
conia, ricordatelo bene ; NULLA È TRISTE PRO-
FONDAMENTE, TUTTO È GIOIOSO.
Un giorno natura, questa vecchia pittrice da ac-
cademia, dopo avere impartite al suo quadro mille
spasmodiche sfumature di luci e di colori, coi suoi tra-
monti e colle sue aurore, mille toni di verde e di az-
zurro, « Ecco ! — ella avrebbe detto alla fine aprendo
la porta del suo studio a un uomo senz'occhi : — venite,
guardate ! ». E credete proprio che essa fosse cosi scioc-
china da farlo, se ciò non era spiritoso 1
Il cieco ci rappresenta la profondità, il privilegio
di tutte le viste. Egli à chiusa ìq sé la gioia di tutte le
luci e di "tutti i colori. Se voi lo guardate, con aria la-
grimosa ;siete dei poveri cervellini da tre centesimi.
E ridetegli "'pure in faccia, a questo beniamino ! Na-
tura ve lo indica per questo. Siete ancora degli esseri
compassionevoli? Egli non vi vedrà. Siete ancora dei
vili paurosi ? Ma egli è il solo che non potrà battersi
con voi.
Un gobbo, natura ve lo indica perchè gli ridiate
— 174 —
dietro, e proprio dietro nella schiena essa gli pose
il tesoro della sua giocondità. Un poeta gobbo che con-
tinuasse per tutta la vita a cantare dolorosamente
non potrebbe essere mai e poi mai un uomo profondo,
ma il più superficiale di questa terra. Egli si sarebbe fer-
mato a piagnucolare alla superfìcie della sua gobba
come un fanciullo alla parola « bao » dopo averci
rubato lo scrigno del suo tesoro dorsale per non essere
stato capace di penetrarlo.
MAGGIOE QUANTITÀ DI RISO Uj^ UOMO
EIUSCIEÀ A SCOPEIEE DENTEO IL DOLOEE ,
PIÙ EGLI SAEÀ UN UOMO PEOFONDO.
Non si può intimamente ridere se non dopo aver
fatto un lavoro di scavo nel dolore umano. L'uomo
che ride del riso stesso, o servendosi della gioia già
scavata da altri, o è un poltrone, o un impotente,
e ride, come se uno g;li facesse il solletico sotto la gola,
un riso meccanico. E come se uno credesse di sfamarsi
guardando mangiare. Cosi furono fino ad ora le arti,
il teatro, la letteratura : galleggiare sul dolore umano,
servirsi della gioia già scavata da un altro, facendocela
vedere già fuori senza insegnarci il modo di scuoprirla.
IL SOLILOQUIO DI AMLETO, LA GELOSIA DI
OTELLO, LA PAZZIA DI LEAE, LE FUEIE DJ
OEESTE, LA FINE DI MAEGHEEITA GAUTIER,
I GEMITI DI OSVALDO, VEDUTI ED ASCOLTA-
TI DA UN PUBBLICO INTELLIGENTE DEVONO
SUSCITAEE LE PIÙ CLAMOEOSE EISATE.
Fissate bene in viso la morte, ed essa vi fornirà
tanto da ridere per tutta la vita. IO AFFEEMO ES-
SEEE NELL' UOMO CHE PIANGE, NELL' UOMO
CHE MUOEE, LE MASSIME SORGENTI DELLA
GIOIA UMANA.
BISOGNA EDUCAEE AL EISO I NOSTEI FI-
GLI, al riso più smodato, più insolente, al coraggio di
ridere rumorosamente non appena ne sentano la ne-
cessità, all'abitudine di approfondire tutti i fantasmi,
tutto le apparenze funebri e dolorose della loro infan-
zia, alla capacità di servirsene per la loro gioia.
— 175 —
Per esercitare questo spirito di esplorazione nel
dolore umano, fino dai primi anni li sottoporremo
a prove facili. Gli forniremo giocattoli educativi,
fantocci gobbi, ciechi, cancrenosi, sciancati, etici,
sifilitici, che meccanicamente piangano^ gridino, si
lamentino, vengano assaliti da epilessia, peste, colera,
emorragie, emorroidi, scoli, follia, svengano, rantolino,
muoiano. Poi la loro maestra sarà idropica, ammalata di
elefantiasi, oppure secca secca, lunga, con collo di
giraffa. Le due saranno alternate ad insaputa della
scolaresca, messe vicino, fatte piangere, fatte tirarsi i
capelli, i pizzicotti, dire ahi ! ohi ! in tutti i toni pos-
sibili e immaginabili, nelle maniere piti desolanti.
Un maestro piccolino piccolino, gobbo rachitico,
ed uno gigantesco dalla faccia impubere, dalla voce
esilissima, e dal pianto come un filo di vetro. Un altro
lo bastonerà, o lo rimprovererà con voce cavernosa,
mentre il gobbettino gli farà il pizzicorino dietro i gi-
nocchi. I varii tipi messi insieme, alternati, fatti pian-
gere, rincorrere, dire ahi ! ohi ! in tutti i toni, fatti mo-
rire.
Gl'insegnanti entreranno nelle classi sempre con
svariata sapientissima maniera. Una mattina il mae-
stro sarà fasciato per male di denti; una mattina avrà
gonfia una guancia come per una patatata ricevuta
o levandosi il cappello avrà sopra il cranio lucido
lua enorme bitorzolo in mezzo, roseo lucente grosso
come una mela, bubboni e furoncoli geniali, bendaggi,
e fisserà gii alunni, e girerà per la classe serio, irato
o malinconico, nostalgico, romantico, stupidamente
innamorato della maestra idropica, o non corrisposto
dalla giraffa. Sarà zoppo, guercio, marcio, sciancato.
A seconda delle loro più o meno intense qualità na-
turali saranno questi insegnanti retribuiti.
Per abituare i loro alunni a ridere sinceramente
di tutte le cose dette serie dovranno certo possedere
specialissime attitudini, intelligenza pratica delle gio-
vani coscienze, dei teneri cervelli.
La signora idropica darà tre enormi soffi e cadrà
— 176 —
morta sulla sua poltrona. Quella lunga lunga secca,
col collo di giraffa, morirà con lanci da cavalletta e ca-
drà contro il muro colle gambe all'insù, dopo aver per-
corso in tutti i sensi la sua classe. Lunghe sapienti
lezioni di boccacce, di pianti i più svariati, di tutti i
possibili lamenti. Si faranno nel cortile della scuola
falsi funerali : le bare verranno, dopo l'estrema bene-
dizione del cadavere, scoperte e trovate piene di dol-
ciumi o di figurine per i più piccoli, o partiranno da
esse centinaia di topolini, prima bianchi, poi grigi, poi
neri, o il cadavere sarà di pasta frolla per i più grandi,
di cioccolata per i più piccoli, ed essi se ne contenderan-
no allegramente le membra. O si alzerà in aria terribile,
o all'alzarsi del coperchio il suo naso si eleverà oltre
due metri sulla sua faccia, per i più grandi ancora.
I tardivi, QUELLI PREDISPOSTI IRRIMEDIA-
BILMENTE ALLA MALINCONIA, incapaci di ad-
dentrarsi un solo millimetro nell' interno delle cose,
quelli che ridono poco e male, gì' imbecilli insomma
delle nuove generazioni VERRANNO prima CURATI
con amore, con lezioni private, con ogni possibile mez-
zo, per sviluppare ogni loro possibilità, verranno poi
espulsi, MESSI IN APPOSITI RICOVERI, DOVE
CRESCERANNO E VIVRANNO i poveri infelici scrii.
Le morti delle persone più care, tutte le loro scia-
gure, vi forniranno i momenti della vostra gioia più
intensa. Pensate : essi ne toccano in quegli istanti
il fondo e ve ne comunicano la profondità, che voi
rispecchiandoli sottrarrete dal dolore. Io credo che
anche un povero idiota che sia stato per tutta la vita
incapace di vedere da se, dovrà almeno ricordarsi
in quell'ora i soffi della maestra idropica, gli stii^ac-
chiamenti di quella lunga e secca, i gemiti, i gridi, le
boccacce degli insegnanti ecc. ; il funerale dal quale
saltarono fuori tanti topolini, quello nel quale il cada-
vere gonfiò gonfiò e sali per l'azzurro, o quello nel
quale gustò un delizioso dito di pasta dolce, o un occhio
caramellato. Oh ! i baccanali dei nuovi fvmerali ! I
ritorni dai cimiteri, nuovi carnevali! Gli spettacoli
— 177 —
negli ospedali, teatri delle nuove generazioni ! Pensate
alla nostra felicità e a quella dei nostri malati abituati a
vedersi intorno facce tetre che rispecchiano la morte,
quando si vedranno intorno negli appositi palchetti di os-
servazione, dame gobbe torte guercie, piene di bubboni,
in décolleté, sbirciarli coi loro occhialini ; elegantissimi
giovani intignati, senza naso, gobbi, guerci, guardarli
ridendo a crepapelle, come non si sentiranno essi
padroni della gioia che è in fondo alla loro stessa carne ? ^
Tutto è da sperare dalla buona educazione dei giovani.
Combattiamo dunque una educazione falsa e sba-
gliata, il rispetto umano, la compostezza, la linea,
la bellezza, la giovinezza, la ricchezza, la pulizia,
la libertà ! Cioè, approfondiamo queste cose e trove-
remo in esse la loro ultima sostanza, il vero.
Eidere quando se ne à voglia, quando cioè il
nostro ingegno, il nostro istinto più profondo ce ne
suggeriscono il diritto, sviluppare questa che è la sola
facoltà divina dell'essere umano. Ò veduto persone
giovani, in special modo fanciulli, scappare a ridere
istintivamente alla not zia di una sciagura che col-
piva la loro famiglia o taluno dei loro amici. Se vi
fosse stato taluno che avesse rimproverato quella
creatura precocemente geniale, sviandola dal giusto
cammino sul quale istintivamente muoveva i primi
suoi passi, per colui s'innalzi pure la ghigliottina,
che il giocondo spettacolo dell'universo non è per i
suoi occhi.
Io affermo che anche nelle attuali circostanze
della nostra coscienza umana rovesciata, sviata da
una falsa educazione, l'uomo il più grave, il più ma-
turo, che dopo aver superata una delle più gravi diffi-
coltà della sua vita non si è sentito la voglia di fare uno
sgambetto e non l'abbia addirittura fatto, era indegno
di sincere quella battaglia. D'ora in poi, pensate,
tutta la nostra vita sarà una serie interminabile di
sgambetti.
Giovani, la vostra comx3agna sarà gobba, orba,
sciancata, calva, sorda, sganasciata, sdentata, puz-
12
^ 178 —
«olente, avrà gesti da scimmia, voce da pappagallo, ecc.
Sono queste le sole creatiire clie hanno in loro realiz-
zato già il patrimonio della felicità. I^on vi attardate
sulla sua bellezza, se disgraziatamente per voi ella vi
sembra bella, approfonditela, e ne avrete la deformità.
N"on vi adagiate mollemente sull'onda del suo profumo;
una spira acuta di quel puzzo ch'è la verità profonda
della sua carne che adorate, potrebbe un giorno sor-
prendervi, sfasciare d'un tratto il vostro fragile sogno,
farvi prigionieri del dolore. Non vi attardate sull'ora
breve della vostra e della sua giovinezza, rimarrete
per forza a galla sul dolore umano. Approfonditela
e ne avrete la vecchiaia, verità che altrimenti vi ri-
marrà sconosciuta quando la possederete e sarete preda
della nostalgia. Non vi fermate a nessun grado del
deforme, del vecchio, essi non hanno come il bello
e il giovane un limite ; essi sono infiniti.
Voi godrete di più a veder correre tre carogne,
rassicuratevi, che tre puro-sangue. Il puro sangue à
in sé la carogna che sarà ; cercatela, scuopritela, non
attardatevi sulle sue linee di fugace splendore. Pen-
sate con gioia alla sua ed alla vostra vecchiaia. In
fondo ad essa è la profondità della vostra vita. Avrete
la gioia di creare un nuovo essere. Pensate alla feli-
cità di vedervi crescere attorno tanti piccoli gobbettini,
orbiciattoli, nanerelli, zoppuncoli, esploratori divini
di gioia. Invece di far mettere la parrucca alla vostra
compagna, se non è calva del tutto voi la farete ra-
dere fino alla lucidità, e fatele imbottire la schiena,
se non è proprio gobba.
Sganasciata sia la mobilia della vostra casa ; sedie,
letti, tavolini che cadono, che si rovesciano, che s'in-
frangono. Quando le vostre scarpe sono nuove pensa-
tele e vedetele vecchie e rotte, per carità non cer-
cate di vederle in buono stato quando saranno sfa-
sciate: voi sarete perduti. Sganasciate, sdrucite mental-
mente il mobilio della vostra casa, rompete mental-
mente le vostro scarpe, i vostri abiti. Prevedete fra
i vostri figli un gobbo, o sappiate vedere uno storpio
— 179 —
nel vostro figlio più sano, una vecchia bagascia rauca
in lina giovinetta dalla voce d'usignuolo. Approfondi-
te, approfondite sempre ; fissate la vecchiaia.
Venite ! Venite ! Nuovi eroi, nuovi genii della ri-
sata, sbucate nelle nostre braccia che vi attendono,
fra le nostre bocche che ridono ridono ridono, fuori
dalla macchia pungente del dolore umano.
CONCLUSIONI
NOI FUTURISTI VOGLIAMO GUAEIRE LE
EAZZE LATINE, E SPECIALMENTE LA NOSTRA,
DAL DOLORE COSCIENTE, LUE PASSATISTA
aggravata dal romanticismo cronico, dall'affettività
mostruosa e dal sentimentalismo pietoso che deprimono
ogni italiano. Vogliamo perciò sistematicamente :
1. DISTRUGGERE IL FANTASMA romantico
ossessionante e doloroso DELLE COSE dette GRAVI,
estraendone e sviluppandone il ridicolo, col sussidio
delle scienze, delle arti, della scuola.
2. Combattere il dolore fisico e morale con la
loro stessa parodia. Insegnare ai bambini la massima
varietà di sberleffi, di boccacce, di gemiti, lagni, strilli,
per preservarli dagli abituali pianti.
3. Svalutare tutti i dolori possibili, penetrandoli,
guardandoli da ogni lato, anatomizzandoli freddamente.
4. INVECE DI FERMARSI NEL BUIO DEL
DOLORE, ATTRAVERSARLO CON SLANCIO,
PER ENTRARE NELLA LUCE DELLA RISATA.
5. Crearsi fino da giovani il desiderio della vec-
chiaia, per non essere prima turbati dal fantasma di
essa, poi da quello di una giovinezza che non potemmo
godere. Sapersi creare la sensazione di tutti i possi-
bili mali fisici e morali nell'ora di maggior salute e
di serenità della nostra vita.
6. Sostituire l'uso dei profumi con quello dei puz-
zi. Fate invadere un salone da ballo da un odore fresco
di rose e voi lo cullerete in un vano passeggero sorriso,
— 180 —
fatelo invadere da quello più profondo della merda
(profondità umana stupidamente misconosciuta) e
voi lo farete agitare nell'ilarità, nella gioia. Voi pren-
dete ai fiori le loro cime, i loro j)etali: siete dei super-
ficiali; essi vi domandano quello che ci avete in fonde
al vostro corpo di più intimo, di più maturo per la
loro felicità: sono più profondi di voi.
7. Trarre dai contorcimenti e dai contrasti del
dolore gli elementi della nuova risata.
8. Trasformare gli ospedali in ritrovi divertenti,
mediante five o' clock thea esilarantissimi, café-chan-
tants, clowns. Imporre agli ammalati delle fogge co-
rnicile, truccarli come attori, per suscitare fra loro una
continua gaiezza. I visitatori non potranno entrare
nei palchetti delle corsie se non dopo esser passati per
un apposito istituto di laidezza e di schifo, nel quale
si orneranno di enormi nasi foruncolosi, di finte bende,
ecc. ecc.
9. Trasformare i funerali in cortei maschera-
ti, predisposti e guidati da un umorista che sappia
sfruttare tutto il grottesco del dolore. Modernizzare
e rendere comfortables i cimiteri mediante buvettes,
bars, skating, montagne russe, bagni turchi, palestre.
Organizzare scampagnate diurne e bals masqués not-
turni nei cimiteri.
10. Non ridere nel vedere uno che ride (plagio
inutile), ma saper ridere nel vedere uno che piange.
Istituire società ricreative nelle stanze mortuarie,
dettare epitaffi a base di bisticci, calembours e doppi
sensi. Sviluppare perciò quell'istinto utUe e sano che
ci fa ridere di un uomo che cade per terra e lasciarlo
rialzare da se comunicandogli la nostra allegria.
11. Trarre tutto un nuovo comico fecondo da
una mescolanza di terremoti, naufragi, incendi, ecc.
12. Trasformare i manicomi in scuole di per-
fezionamento per le nuove generazioni.
INDICE
MARINETTI. — Fondazione e Manifesto del futa-
turismo Pag, 3
MARINETTI. — Uccidiamo il Chiaro di Luna! . » 11
Boccioni - CareI - Bussolo - Balla - Seve-
RiNi. — Manifesto dei pittori futuristi ...» 23
Boccioni - Carrà - Eussolo - Balla - Beve-
rini. — La pittura futurista. Manifesto tec-
nico » 27
Marinetti - Carrà - Boccioni - Eussolo. —
Contro Venezia passatista » 32
Pratella. — Manifesto dei musicisti futuristi . » 37
Pratella. — La musica futurista. Manifesto
tecnico » 45
Marinetti. — Contro la Spagna passatista . . » 52
Boccioni - Carrà - Eussolo - Balla. — Pre-
fazione al Catalogo delle Esposizioni di Pa-
rigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco, Am-
burgo, Vienna, ecc » 60
Talentine de Saint-Point. — Manifesto della
Donna futurista , » 69
— 182 —
Boccioni. — La scultura futurista » 75
Boccioni. — Manifesto della 1'^ Esposizione di
' scultura futurista » 84
'i2v[ARiNETTi — Manifesto tecnico della letteratura
futurista » 88
Pratella. — La distruzione della quadratura . » 104
Talentine db Saint-Point. — Manifesto futu-
rista della Lussuria » 118
Bussolo. - L^Arte dei rumori » 123
t:fMAEiNETTi. — Distruzione della sintassi. - Im-
maginazione senza fili. - Parole in libertà . . » 133
Guillaume Apollinaire. — U antitradizione
futurista » 117
jOaerÀ. — La ^pittura dei suoni, rumori e odori » 152
" Marinetti. — Il Teatro di Varietà .... » 158
Marinetti - Boccioni - Carrà Bussolo. —
Programma politico futurista » 167
Palazzeschi. — H Gontrodolore » 170
Indice v 181
FIRENZE 1914 — EDIZIONI DI " LACERBA „
NX I Manifesti del futurismo
60
M3
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