West Virginia University Libraries
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SRERIA FORNI
DEC 11955
WEST VIRGfWM UMIVERS/TV
MEDICAL SCHOOL LIbS
This hook mi
taken from th(
building.
ISTITUZIONI
ANOTOMICHE
DEL SIGNOR
L. M. A. CALDANI
TRADOTTE IN ITALIANO
SCIENCEe
fi- ^
GAETANO CASTELLANI
Dottore in phosofia e mediciita, professore di chirurgu b di cwnica
NEL tlCEO E NEGLI OSPITALI DI BRESCIA , SOCIO DELLE ACCADEMIE
DEGLI APATISTI E GEORGOFILI DI FIRENZE, DEGLI ANIMOSI DI BOLOGlfA,
DI QUELLA DI VENEZIA E DI BRESCIA , MEMBRO PRO: MEDICO DELLA
COMMISSIONE DIP.\RTIMENTALE DI SANITÀ' DEL MELLA .
TOMO II PARTE II
CONTENENTE LA SPLANCNOLOGIA
TER BETTONI
TIPOGRAFO DIPARTIMENTALE
BRESCIA MDCGGVII
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in 2009 with funding from
Lyrasis Members and Sloan Foundation
http://www.archive.org/details/istituzionianoto22cald
Questa Edizione è sotto la salvaguardia
delia legge jg. Fiorile anno IX. , essendosi
adempiti: le prescrizioni superiori in proposito
di Stampe .
INDICE
DEI CAPI
CHE SI CONTENGONO
NELLA U. PAATE DEL n. VOLUME
Capo VIGESIMOTERZO. Des^V in-
tegumenti comuni del Corpo u-
mano pag. i
CAPO VIGESIMOQUARTO. DelV Ah-
domine, e primieramente del Peri-
toneo , del Mesenterio , e del-
l' Omento ?» i3
CAPO VIGESIMOQUINTO. Del Ven-
tricolo j> aS
CAPO VIGESIMOSESTO. DegV Inte-
stini e dei Vasi lattei . . . j, 3o
CAPO VIGESIMOSETTIMO . Del
Pancreas » 4^
IV
CAPO VIGESIMOTTAVO. Del Fe-
gato 9> ^'
CAPO VIGESIMONONO Della Milza „ 6-2
CAPO TRIGESIMO. Dti Reni, delle
Capsule atrabiliari ^ degli Ureterj ,
e della Vescica orinarla . . „ 67
CAPO TRlGESHMOPFxIMO. Delle parti
genitali degli Uomini • • • » 79
CAPO TKIGESIMOSEGONDO . Ddle
parti gcviitali delle Donne . . ,,102
CAPO TRIGESIMOTERZO Dell' Utero
gravido sj i^o
CAPO TRIGESIMOQUARTO . Del
Torace ,. 129
CAPO TRIGESIMOQUINTO . Del
Collo ,, 1S8
CAPO TRIGESIMOSESTO. /?e/ Ca/jo „ 193
ISTITUZIONI A.NOTOMIGHE
PARTE QUARTA
CAPO VIGESIMOTERZO
DegV Integumenti comuni del Corpo umano.
l
5 «8. Imprendiamo ora a spieirare l'ultima
parte deile Istituzioni AnotoEniche , vale a
dire la Splancnologìa ; la quale vt- rsa parti-
cola «-mf^nte sulla fabbrica dei visceri ; sulla
loro h^ura , situazione, connessione, ed uso.
Noi pr,ncipierenio , come molti hanno fatto,
dagli integunu^nti comuni ; per poi passare ai
visceri , prunieramente a cpie' contenuti nel-
l'abdomine; \\\ secondo luoi!0 a quei nfl pet-
to; terzo a quei, che sono nel collo; quarto
finalmente a quei d«-lla testa.
5jf) Due sono gT Inteonmentì comu-
ni, che vestono il corpo d'ogni intorno,
e lo dift^ndono: la cutf cioè, e la membrana
adiposa .
52 o La cute è una membrana coerente
sempre colla sottoposta adiposa, e coutinua
JPAATE ir. 1
con tutte quelle tonache , che investono i
forami e le cavità che si trovano nell'esterna
SLipeificie del Corpo umano. In questa mem-
b'ana si hanno a consiilerare la sua diversa
grossezza e densità ; la sostanza ; e certi
CO' piiscoli , delti papi' le : ì fonti dell esala-
zione ed inalazione ; / follicoli ; ed il di lei
uso ; e fi'.a'mente alcuni ripari.
La grossezza e densità maggiore trovasi
nella parte capillare della testa , e nella fac-
cia Dosieriore di tutto il tronco, e delle estre-
mità; nella pianta del p'ede; nella palma
delle mani ( nei quai ultimi luoghi tenace-
mer.te è attaccata colla sottoposta membrana
pin^uediuosa , ed ha dei solcìii più profondi ) \
fìndmente nel lato esterno dei2;ii arti. Minore
è poi la grossezza nelle regioni antetiori , e
intt-rne di tutto il corpo; e p ii ancora dove
si stende sulle labbra, sugli occhi e ad al-
tre parti interne.
La sosianza è cellulosa . e questa sensi-
bile dove si congiunge coli' ad posa ; nella
qual faccia è scavata da fossette dispone ia
certo ordine di simmetria, e, come sembra,
fatte apposta per dar robustezza ai lobetti
pmgued no«;i , e quindi ancora all'adiposa. Per
alt'o dove scorgesi piìi densa , anzi, per cosi
dire . seccata a foggia di cuojo , fa vedere la
medesima sostanza cellulare, ogni qual vol-
ta si inetta alla macerazione. Quindi è for-
nlta (V una forza elastica, e di contrazione,
secondo che porta la natura cellulosa ; e tra
le sue celle componenti vi si inseiiscono dei
vasi d'o2;ni sorta.
I vasi arteriosi , venofi , linfatici , cosi
anco i nervi, derivano reciprocamente dai
tronchi vicini de' vasi, e de' nervi. Da tutti
questi vengono generate certe prominenze
picciolissime, che cliiamansi papille, le eguali
fanno aspra cenasi da per tutto la cute.
Le papille adunc|ue sono composte da
vasi e nervi d' ogni genere legati tra loro
per mezzo della ceìlulosità, dalla quale sono
sostenuti, e riguardo ai nervi li dà piuttosto
a vedere il senso , che il proprio aspetto. A
foggia di corpicciuoli s' alzano dalla superfi-
cie esterna della cute , e sono fatti la mag-
gior parte in una forma a qualche maniera
fotondetta. Certune piuttosto lunghe rappre-
sentando fila tenuissime^ principalmente dopo
la macerazione , si trovano nelle labbra ; di
lunghe parimenti , e disposte in ordine para-
lello appariscono costantemente sotto le un-
ghie. Per altro sono più grosse, più frequenti
ed un po^ più alzantisi in quei luoghi, nei
quali Io richiede la perfezione del senso dei
tatto , per quanta se ne può aspettare dagli
organi dei sensi.
L'esalazione si fa dalle arteriuzze cuta-
nee 5 di cui le boccucce sono aperte nel-
4
r esterna superficie della cute . Da cjiieste
bocche soite il vapore naturalmente invisibile,
che chiamasi per spìr azione insensibile , o per-
spirabile Santoriauo : se poi quelle bocche
per certe cause violente vengano di più aper-
te , quel vapore esce dalla cute a guisa di
sudore. Che queste siano le strade della per-
spirazione e del sudore , lo dimostra massi-
lìiamente l'injezione colorata nelle arterie
delia cute.
Inalazione . I fonti di questa non si pos-
sono scoprire col medesimo artificio delle in-
iezioni. Tuttavia appartengono quasi tutti al
sistenìa de' linfatici , e parimenti alle boccuc-
ce delle piccole vene, e ai minimi meati ,
ovvero pori, come li chiamano , e questi in-
or^a/iiri , in quanto non appartengono alle
estiemità dei vasi. Imperciocché tutte quasi
le cose che sono applicate alla cute, venen-
do in qualche porzione portate nella massa
del sann,ue ( come dimostrano gli effetti, clie
derivano dalle cose applicate ) abbastanza
provano esservi gli organi della inalazione.
Follicoli. Tra la sostanza della cure vi
stanno certi corpicciuoH, rotondi e concavi,
i quali, perchè contendono un umore seba-
ceo, chiaraansi perciò, glandule sebacee. Nella
te>ta prìnc'palmente, accanto alle orecchie, e
nelle orecchie medesime ^ nell" orbicelo del
naso e nelle sue ale , nel solco che divide
5
le nle dalla faccia, nel lembo delle palpe-
bre, si trovano fVfquerui di (jiHr-sLe giandule ;
ne mancano in altri luoghi. Ma entro la so-
stanza della cute hanno luogo ancora altri
corpuscoli lunghetti, come tante borsette bul-
biformi, che accenneretno «li sotto.
L' uso della cute è di metter limici in
certa maniera alla periferia della cute , e
difendere le parti che copre. Ma T uso prin-
cipale si è di avvisare la mente delle quali-
tà tangibili dei corpi per mezzo delle papil-
le ( imperciocché la cute è l'organo primario
del senso del tatto), e far strada ai pori ,
de' quali è fornita , ai peli , ed agli umori ,
3 quali ritenuti o respinti potrebbero causar
malattia.
I ripari poi della cute nuli' altro sono se
non che parti della cute stessa , a' quali si
die' il nome di Reticolo ^ e di Epidermide,
ossia Cuticola.
52 1. Il Reticolo è nn muco steso sopra la
cute, il quale fluido si fa nell'acqua, e sec-
cato o reso più solido dall' arte rappresenta
una certa tenue membrana priva di vasetti
e di nervi , e perciò inorganica e quasi con
singolari picciole vagine copre e serra le
papille : le quali vagine essendo molto impic-
ciolite neir apice , quindi questa membrana
mirata in opposizione al lume rappresenta
una fallace figura di rete. Mella lingua dei
quadrupedi si veggono delle caselle, ovvero
forami ; ma non per questo mal farebbe chi
volesse pensare tale essere la fabbrica della
]ini2;iid umana, la quale è priva di siffatto
Reticolo Ner»li abitatori dell'Etiopia codesto
lleticolo è nero; e quando preparasi , trovasi
attaccato ora in alcuni luoghi alla cute, ora
poi , e più frequentemente , in alcuni luoghi
alla Cuticola ; il che non si dovea tacere ,
affinchè non si attribuisse il nero , o altro
color ©scuro a parti , che di sua natura sono
dotate d' altro colore.
U uso poi del Reticolo, in quanto che è un
muco, è tale, di conservare cioè la mollezza
delhi cute , e delle papille , affinchè atte
siano a fare i loro officj ; sì anco di sommi-
nistrare materia per formare la Cuticola , e
riparare questa, e le unghie.
522. La Cuticola, la quale dai Greci fu
divtta Epidermide , è una membrana , essa
pure inorganica come il Reticolo, perchè non
ha né vasi, né nervi. Imperocché sembra es-
sere l'esterna superficie del Reticolo conden-
sata quasi in una lamina cornea dalla pres-
sione e forza dell' aria , e degli altri corpi.
Essa è solcata in varj lu!\ghi , non altri-
menti che la cute, ed è continua con tutte
quelle membrane , e copre i forami , e le
cavità , e i canali aperti esternamente : per
lo che ha una grossezza ineguale , come si
vede c]iÌ3iamente paragonando tra loro le
parti della Cuticola che coprono la cute in
diversi luoghi. Vdi di tutte poi è grossa la
Cuticol:^ che veste le palme delle mani, e le
piante dei piedi .
Colla macerazione, e adoprando l'acqua
bolitnte nei cadaveri si st-para dalla tuie ,
che vi sta sotto. Questi agenti , se si eccet-
tui la macerazione preparata ad arte , e i
vescicanti la separano dalla cute nei vivi : e
allora la sua superficie interna , quella cioè
che corrisponde alia cute si mira inttrsparsa
di fila lenuissime e cortissime, come da rotti
vasetti , per mezzo de' quali si attaccava alla
cute. St'parasi ancora, e cade per alcu-
ne malartie ; per cui avviene spt^sso , che
paja la Cuticola composta di squame pii
o meno den>e e laigh^ , le quali però
sono morbose. Provano finalmente l'esala-
zione e r inalazione che la Cuticola è in-
tersparsa d' innumerevoli , e niiulmi fo-
rami ; e lo confermano i peli or p ù gros-
si , ed or pili tenui , ed altri a guisa di la-
nugine sortiti da essa; e l'olio e il sevo,
che la ungono, de' quali il primo viene som-
minisfito dalla membrana pinguedinosa , l'al-
tro dalle glindule sebacee.
L' uso dell' Epidermide colla sua natura
cornea è di difendere le parti che vi stanno
sotto; impedire una troppa effusione di umo-
a
ri ; e iniperìire anclie il dolore , the si sen-
tirtbbe ntì toccare i corpi , mancando la Cu-
ticola : finainìpnte dar passaggio all' unto
oleoso e stbaceo, sì anco alla traspirazione
ed al sndore.
1 Peli accennati poc' anzi sono cinti d'i
un c^rio involto membranoso che ha la forma
di bulbo, di cui la parte ottusa sta fiita
dove nella sostanza della cute, dove nt-lTadi-
posa , e dove ancoia , sebbene rare volte ,
nelle glandule sebacee: la parte acuta riguarda
la »«uperfi(ie «Iella cute, e nella sede del
po'o , pt^r cui scute il pelo, tenaceniente
s' immt-flesima rolla cute stessa, e colla tu-
ticola. L' involio che tinge è piuttosto duro,
e foinito di moltìss mi vasetti, e ragliandolo
ne sorte un umor sanguigno. A (juesto in-
volto ne sta sorto un aliro, paiimente mem-
braro^o, e piuttosto limgo, quasi immedesi-
mato col pelo. D co quasi ^ peuhè una certa
materia viscosetta^ piuttosto pingue, in poca
copia però , si litrova tra questo secondo
involto, dalla quale si unge il pelo nudo.
Il pelo poi è composto di cinqii*^ o dieci fila
elastiche unite tra loro per mez7o d' una
brevissima cellulare : e sortendo dalla cute
sp nge la sovrapposta Cuticola, dalla quale vien
circondato e corroborato come da corteccia.
L' u<o de' peli sembra esser questo , che,
generalmente parlando, impediscano un troppo
attrito alla cute; riscaldino quelle parti, che
coprono in ([uantuà^ e facciano quasi di con-
dotto air olio subciitaneo , aiTinche si possa
stendere su la rute medesima, e con ciò dare
ad essa rnollt-zza , e li^ciatu^a ; finalmente
apportino altri vantaggi, che noi accenneremo
a suo luoo;o .
Le Unghifi sono pai ri, che appartengono
anch' esse alla storia anotomica della cute ;
sono queste poste in quel solco della cute ,
che è scavato nella paite esirema delle dita.
Si notano in queste la radice, V apice ^ il
corpo, e i lati. La prima è dentro il solco
indicato, come anche i lati; l'apice è quella
parte , che si \\<ì il costume di tagliare ; il
corpo è quello che sta di mezzo tra la radice
e r aj^ice , e i lati . Un po' avanti la ladice
vedesi una certa macchia bianca , in altri
più picco'a. in altri piìi grande, della figura
di luna . la quale per ciò chiamasi comune-
mente lunule.
Sta sodamente attaccata alla cute nella
faccia interna : il reticolo poi che vi sta sotto
e immedesimato è disposto in linee paralelle
un poco alzancisi, in quantochè le papille in
quella sede serbano anch' esse un ordine pa-
ra lei lo , e sono riposto in que' solchi , che
sono compresi dalle linee eminenti del reti-
colo. La cuticola poi si continua per ogni
dove col lembo dell' unghia , così the pajono
IO
le unghie fabbricate dalla cuticola e dal reti-
colo; conciosiachè massimamente coi medesimi
artifici si separino dalla cute che s.ià sotto ,
siano insensibili ; siano prive di vasi : e se a
caso si perdano, rinascano a forma di muco,
il cjuale a poco a poco si condensa , e si
essica, come vegliamo avvenire nella cuticola
che rinasce. Forse la ma;i;ir,iore densità e
grossezza del reticolo , e della cuticola , sì
dove queste due coprono le palme delle mani
e le piante de' piedi, sì dove formano 1' un-
ghia , e la quale sembra nata d j una mag-
giore tenacità de' principj componenti , e da
lina maggior copia di terra , questa densità ,
dissi , e grossezza fo''se è primigenia ; quasi
la natura, prevedendo l'avvenire, enn que>ta
particolare e più robusta difesa abbia 'voluto
allontanare e difendere da crrte ingiurie.
ÌJ* uso delle unghie è di sostenere e rassodare
la punta delie dita, affinchè, espiando noi le
qualità tangibili dei corpi, non cedano le pa-
pille piegandosi in dietro . Colf ajnto di esse
appigliamo dei corpi piccoli; di esse ci ser-
viamo di grattare , con che cacciamo e que-
tlanvo le molestie che ci pizzicano : e final-
mente colle unghie stracciamo , e dividiamo
certi corpi .
523. U Adiposa membrana è un velamento
d'una ineguale grossezza, il quale è sotto la
:ute quasi in ogni luogo , e che si frappone
II
tra muscoli e muscoli, e in mezzo a' fascetti
delle libre carnose: anzi sembra la stessa es-
sere {[nella , la quale nella faccia inferiore si
ril Hsi in gaisa , che formi delle celle un poco
più cTiaUili talte per ricevere la pinguedine.
La sua fabbrica è comune coll^ altre cel-
lulose: è fatta, vale a dire, di fila e di
lamette a cui vi si uniscono moltissimi va-
setti, e principalmente i linfatici; i quai fili
e 1 un'atte sono disposte in modo singolare;
e dove più larghe , e dove più anguste for-
mano quindi borsette d' ineguale grandezza ,
entro le quali si getta la pinguedine sudando
dai pori delle arterie.
Quelle celle principalmente sono più gran-
di, che più abbondano di grasso; imperciocché
nelle più piccole vi si trova un fluido gela-
tinoso, ossia una linfa, come vediamo in ca-
daveri assai estenuati , ne' quali un liquor
glutinoso tien luogo di grasso o di pinguedine.
Queste cellette sono tra loro comuni-
canti (i): non è però che la contenuta pin-
guedine cada per forza della propria gravità
(i) Nep;H u.-celli acquatici, e nello Struzzo camelo
avvi un grasso flaido , cosicché collo sbatterlo qua e
i si può caccìjre, e far sortire tutto per una ferita
tta nella cute Allero de purtium hum. corp. praecip,
br. et funcc. Tom I pag fio.
Questo umore poi è fluido ancora in noi .
12.
nei luoghi inferiori del corpo, per questo pro-
babilmente perchè il solido celluioso for-
nito di forza di contrazione , le arterie
che pulsano , i muscoli che agiscono , le ve-
nucce che riassorbiscono ; in una parola la
vita propria di questo solido , e delle partì ,
che gli stanno attorno, agita incessantemente
il contenuto umore, e caccia e ricaccia nelle
cellette vicine , come anco nelle venucce ,
che si aprono dentro le cellette medesime .
L' uso della membrana pinguedinosa è di
difendere le parti dal freddo, di riempire non
poche cavità; moderare l'attrito di certe parti;
esser ad altre di sostentamento; raddolcire
r acrimonia degli umori , render bianca , e
liscia la cute; ungere le parti vicine; e con-
servare in esse lubricità^ e mobilità.
i3
CAPO VIGESIMOQUARTO
Deir Abdomine ,
e primieramente
Del Peritoneo f del Mesenterio > e dell" Omento.
I,
624, Il Peritoneo è una tonaca, in cui
sono da considerarsi la sostanza .> il sito r>
r estensione , il principio , le produzioni , i
vasi.) e V uso ^ La sostanza è membranosa ,
vale a dire , composta di fili e di lamette ; se
non che i fili chela compongono, mi sembrano
disposti in forma di rete , d' onde viene una
robustezza assai acconcia . affinchè questa te-
nue tonaca tirata quasi meravigliosamente ri-
torni alla primiera estensione.
Il sito di questa tonaca è nell" abdomine ,
di cui veste la cavità interna : levÌ2;ata nella
faccia interna , che è rivolta verso questa ca-
vità ; esternamente si fa un poco aspra per
un tessuto spugnoso. Quella faccia è bagnata
d' un rugiadoso umore linfatico : questa poi
contiene nelle cellette, ovvero nella sostanza
spugnosa del grasso non per ogni dove , ma
in diversa copia in diversi luoghi , massima-
mente poi ai reni , dove il grasso quasi ri-
dondante 5 nei cadaveri fatto piuttosto duro ,
circonda questi due visceri.
L" estensione è piuttosto grande ; imper-
ciocché non solamente mette confine alla ca-
vità deir abdomine , ma veste ancora molti
visceri quasi per ogni dove , altri ne cinge
solamente in parte, ad altri si stende sopra;
finalmente convertesi quasi in produ7Ìopi os-
servabili e in altre minori , o piuttosto è
continua con esse .
Il princìpio non si può determinare ; im-
perciocché essendo egualmente attaccato a
molte parti , e non formando in alcun luogo
un sacco aperto, quindi non v' è alcuna ra-
gione , per cui possiamo dire che cominci
piuttosto da una parte che dall' altra ^ o da
alcun viscere particolaire.
Ma delle produzioni molte se ne annoverano:
pur quelle che più delle altre si distinguono
in grandezza, e in ecc^ellenza d' ufficio, sono
il Mesenterio e Y Ooìento .
Veno;ono al Peritoneo i Vasi dai luoghi
vicini: vale a dire, dalle venette, ed arte-
riuzze freniche, dalle lombari , dalle sacre,
dalle mammarie. Sono inoltre sparsi qua e là
in questa tonaca molti linfatici ; ma i nervi
che comunemente s' attribuiscono a questa
membrana vegnenti dai frenici, lombari, e
sacri , sono piuttost© erranti per essa , onde
metter capo nelle parti vicine. Imperciocché
tagliasi questa, e dividesi nei vivi in occasione
di alcune operazioni chirurgiche senza dolore.
i5
quando però a caso non si offenda nel far
r operazione un qualche nervetto che vi sia
appoi>;iriaio per andare alle parti vicine.
S'^rve il Peritoneo a circosciivere per così
dire l'estensione a moltissimi visceri dell' ab-
domine ; a corroborarli , e a tenerli legati
tra loro col mezzo ancora di produzioni mi-
nori, di cui si parlerà n^-l descrivere i visce-
ri ; e delle quali alcune bisogna vedere nei
cadaveri,- perchè non soffrono una descrizione
facile ad intendersi, essendo diverse in persone
diverse di numero , grandezza , grossezza ,
situazione, e per altre condizioni Col rugia-
doso umore conserva la lubricità nella super-
fìcie di quei visceri che sono contenuti nel-
r abJomine ; impedisce che si attacchino in-
sieme ; e colle innumerevoli boccucce di vasi
assorbenti , onde è fornito , previene T adu-
namento del vapore in acqua morbosa.
52 5. Il Mesenterio poi , ossia la primaria
produzione del Peritoneo, è un viscere p ù o
meno pingue , il quale sta in mezzo agli in-
testini , che pendono da esso. Offre questo
viscere alla considerazione dei2;li Anotomici la
sua origine , la connessione , la sostanza , la
divisione , j vasi , e 1' uso .
L* origine di questo viscere bassi dalle tre
vertebre superiori de' lombi. Da questa sede
come da centro diffondesi , e si spiega in am-
pia circonferenza; cioè quasi per tutta la ca-
ì6
vita dell' abtiomine , con porzioni però in-
eouali.
La connessione e una sola ^ propriamente
parlando , colle vertebre de' lombi poio fa
accennate; iriipereiocchè la circonfeien/a pen-
de sciolta ; ma ha inseriti tutti gP intestini ,
i quali sono compresi e sost<-nnti dalla dop-
pia membrana di questo viscere
La sostanza è la medesima del Perironeo^
anzi col Peritoneo stesso è una sola ed itien-
tica membra[id : se non che tra la duplicata
lametta del medesimo Peritoneo, che fa il
Mesenterio , si frappone una pinii;ue cellulo-
sa , continua con cju^dla che esternamente si
appoggia al Peritoneo ; entro i cancelli di cui
qua e là di spesilo veggonsi co'Iocati dei cor-
picciuoli generalmente rotondetti. ma alquan»
to compressi , vale a diie <>|andule del gene-
re linfatico , le quali diconsi gtandule me^
sentericlie.
Divisione. Siccome poi gl'intestini si tlivi-
dono comunemente in due porzioni , in tenui
cioè, e crassi), qutid queta porzione del
Peritoneo duplicato colla pinguedine frappo-
sta , a cui sono inerenti i due intesimi tenui
inferiori e più lunghi, ritiene il semplice nome
^\ Mesenterio ^ P altra poi, la quale entro la
sua duplicatura riceve la maggior parte dell'in-
testino duodeno, e del pancieas, ed a cui sono
Wgati gì' intestini crassi , chiamati mesocolon.
I?
In qnal maniera poi il Peritoneo abbracci
gli altri visceri , ed attribuisca ad essi la la-
mina esterna; ad altri \i sìa steso sopra so-
lamente in qualche parte, e in qual maniera
venera prodotto il mesenterio dal medesimo
Peritoneo , come insegnano comunemente gli
Anotomici ; per quanto appartirne a me non
lo posso indicar meglio di quel che feci nelle
Istituzioni Fisiologiche ; e perciò pensai noa
inutile cosa il trasportar quivi quella descri-
zione , mutate poche cose.
Posto il sacco principale del Peritoneo ,
che limita ci<è la cavità dell' abdomiae , e
perciò v^^ste superiormenre il diafragn>.a ; an-
teriormente la faccia interna dei miiscoli ad-
dominali ; inferiorm* nte tutta la cavità della
pelvi ; posteriormente le vertebre de' lombi ,
e i muscoli adjacenti ; fin<j.ìti nell' animo che
accanto a questa miembr.ana in varj luoghi ,
fuorché nella parate arjteriore , vi sieno i
primi principi d; tutti i visceri abdominali ,
Questi primi prìncip) a poco a poco e gra-
datamente svolgendosi urteranno il Peritoneo ,
al quale più. o meno si aggiungeranno, secondo
che più o meno si prolunjiheranno oltre la
propria sed.e . Saranno qundi cinti per ogni
dove dal Peritoneo il fegato, la milza, il
ventricolo, i testicoli nel feto, se eccettui
però quel luogo solamente , per cui si fanno
strada vasi e nervi ui questi visceri: l'utero^
FARTE IV, a
j8
la vescica , V intestino retto non per ogni
dove , perchè non si producono affatto oltre
quei luoghi, dai quali dicerr.mo nascere quelli;
niente affatto poi i reni colle capsule atrabi-
lari , così niente V aorta abdominale , e la
vena cava inferiore , perchè non cacciano
fuori dal proprio luogo la parete del Perito-
neo , da cui sono coperte; più di tutti mas-
simamente poi urtano e spingono la parete
posteriore del Peritoneo medesimo quasi tutti
gf intestini per accostarsi fino alla parete
anteriore . Così questi intestini non tanto
sono vestiti quasi per ogni dove da qnella
lamina del Peritoneo, ma questa lamina me-
desima, che lo spazio riempie tra T intestini e
le vertebre , e la quale perciò è raddoppiata
( frapponendovisi vasi , \nervi , pinguedine , e
glandule ) costituisce uvi viscere che tiene
sospesi gì' intestini , il quale chiamasi il/e-
senterio .
I Vasi arteriosi vendono al mesenterio
dall' aorta abdominale,- i veno.^i appartengono
alla vena porta ; i nervi che vanno agi' inte-
stini, derivano dal vago, e dal simpatico gran-
de. Con tutte queste cose, e colla pinguedine
osservasi insieme nel mesenterio una doppia
serie di vasi lattei o linfatici , vale a dire
sotto ciascheduna lamina; dei quali, terminata
che avremo la storia degli intestini tenui 9
avremo a parlare .
19
L' uso principale del mesenterio si fa ma-
nifesto dalle cose fin cpii dette Sostiene cioè
gf intestini nella propria loro sede ; conduce
agli stessi i vasi e i nervi; dà luogo acconcio
alle glandule, e a' valletti linfatici; finalmente
somministra la pinguedine al fegato per for-
marne la bile .
526. U Omenfo , ossia Rete , ovvero Epi-
ploon è un'altra, e questa nobile produzione
del Peritoneo , o piuttosto il Peritoneo stesso
estenualo, quasi , e spiegato nell'Omento;
nel quale s' hanno a notare il sitò , la di\^isione ,
le connessioni , la sostanza, i vasi, e V uso.
TI sito di questo viscere è nell' abdomine
subito sotto quella parte di Peritoneo , che
copre anteriormente 1' abdomine medesimo .
Una qualche porzione di esso, e questa molto
minore, trovasi immediatamente sotto il dia-
fraiima tra i due orifici dello stomaco : la
o >
porzione maggiore pende dal fondo dello sto-
maco stesso , e si produce inferiormente ora
più. 5 ora meno, secondo la varia copia di grasso
che contiene .
La divisione n' è triplice. Quella porzione
che sotto il diaf agma poggia sn 1' arco mi-
nore del ventricolo tra i due orificj di questo
Viscere , chiamasi piccolo Omento , ovvero
Omento Epatico-gastrico ; quella , che molto
pili grande è esternamente aderente al fondo
del ventricolo, dicesi Omento maggiore, ovvero
20
Omento gastrocolico: la terza porzione final-
mente, a cui diedero il nome di Omento co-
lico, è una pioduzione dell'Omento maggiore,
la quale andando ingiù dal destro lato, va a
finire in una punta acuta sopra 1' intestino
cieio .
La co/772^^Jzo/2<» dell' omento minore si fa
cogli anzidetti orificj del ventricolo , cioè con
quelle pairi che sono presso detti orificj ; e
perciò coir esofago, coi diafragma, col fega-
to, e roT intestino duodeno a destra. Quella
poi Bell'Omento minore, che sciolto ondeggia
inferiormente, si fa anteriormente col fondo
del ventricolo ; a sinistra , colla parte infima
della milza, a cui somministra una certa la-
mina esteriore, e col pancieas ; a destra, col
legamento proveniente dal Peritoneo, il quale
congiunge V intestino colon ed il duodeno
colla vescichetta della bile.
Sostanza. L' Omento è composto dalla
doppia lamina del Peritoneo. Tra il raddop-
piamento evvi la pinguedine contenuta nelle
cellette e quasi disposta a solchi, i quali ora
incontrandosi insieme, ora allontanandosi rap-
presentano una certa spezie di rete; siccome
in forma di rete sono ordinati i moltissimi
vasi dell' Omento ; per lo clie questo viscere
è detto ancora Mete . Una di queste lamine
è anteriore, l'altra posteriore, le quali si
toccano solamente, ma non si uniscono tra
21
loro ; imperciocché si possono separare l' nr.a
dall' altra col semplice impulso dell' aria ,
facendo a questo fine una picciola ferita iu
wna lamina ; o cacciando un piccol tubo ia
■una singoiar apertura , che v' è alla radice
di quel minimo lobo del fegato che di cesi
lobo dello Spi gelio, tra i legamenti, che uni-
scono il colon ed il duodeno intestino alla
vescichetta del fiele ; o finalmente se presa
una lamina col pollice , e f altra colf indice
dell' altra mano si tirino discostandole una
dall' altra .
In qual maniera poi T Omento stesso venga
prodotto dal Peritoneo , come insegnano co-
munemente, così io son solito a dimostrarlo.
Il Peritoneo stendente il diafragma discende
sopra la faccia anteriore del ventricolo ; arri-
vato al fondo di questo viscere si estenua »
s' allontana da esso , e portasi sopra gì' in-
testini, alle volte fino al pube. Da questa
sede questa lamina membranosa ritornando
in se ascende posteriomente paralella a se
stessa, e contigua. Nelf ascendere nel colon
trasverso, alla di cui faccia anteriore stretta-
mente si attacca , e superato questo ritorna,
al fondo del ventricolo, e &i fa continua al)'a
lamina posteriore e e^^cerna dello stesso Ven-
tricolo, e ritorna n ^-H' ascendere al diafragma .
A quali altri luoghi s attacchi X Omento ,
fuorché al v^^^ntrìcolo , e all' in^?stìno colon.
2 2
da noi già si è Jetto poco sopra. Quella parte
poi del Peritoneo raddoppiato, che sta tra il
diafragma e 1' arco superiore del ventricolo ,
costituisce r Omento piccolo , continuo coi
Peritoneo che copre il diafragma .
I Fasi arteriosi, almeno i principali, sono
prodotti dall'arteria celiaca, detta gastro-fpi-
ploica da noi descritta altrove (N. 409). I
venosi si aprono nella vena porta (N. 4^-+)'
i nervi, alcuni, ma per lo piii tenui si nel
piccolo , che nel grande Omento , vanno al
fondo del ventricolo: i quali non esser distri-
buiti per tutto l'Omento sì può congetturare
da CIÒ , che ne' vivi in occasione di aL'une
ferite nell'abdomine, caduto T Omento si può
tagliar via e rompere senza dolore. Ne man-
cauvi in questo viscere dei vasi linfatici; im-
perciocché alla lamina anteriore dell' Omento
( e tanto nel grande quanto nel piccolo , e
per Io pii^i a destra vicino agii archi del ven-
tricolo ) vi stanno alcune glandule congloba-
te, e più frequentemente l' una o l'altra, che
fanno vedere la presenza dei linfatici.
L' uso dell Omento è di separare la pin-
suedine da mischiarsi nel san2;ue nella vena
porta : imperciocché egli è certo ritrovarsi
ne\le vene di questo viscere non altrimenti
che negli alrri vasi dei globerti pinguedinosi,
conciosiacosachè veggansi not\ tanto in un re-
cente cadavere umano ^ ma ne vivi aniiaali
ancora questi globettl dentro le vene rosse
mesenteriche (i; massimamente quando pre-
nionsi dolcemente colle dita le strie pingue-
dinose . L' altro uso è di condurre , e ordi-
nare i vasi distribuiti per il medesimo, e
d' impedire la mutua concrezione tra gì' in-
testini e gli altri visceri per mezzo d' un
olio sottile , che trassuda pei suoi pori in
qualche porzione ( come lo dimostra cliiara-
ramxente la mano che ungesi di grasso se
conducesi sopra T Omento d' un vivo animale
aperto di fresco ) ; finalmente a difendere
principalmente gF intestini dal troppo freddo .
CAPO VIGESIMOQUINTO
Del Ventricolo,
527. il Ventricolo , ossia Stomaco è un
viscere piuttosto grande e concavo, nel quale
s' hanno a riflettere il sito , la figura , le
divisioni, le connessioni , la struttura ossia
(i) Tra i varj autori che osservarono la pinguedine
nel sangue, (ciò che si nega da alcuni moderni J si
dee pregiar moltissimo V illustre Morgagni nostro pre-
decessore ( Adv Anai. IL pag 16. Animad. VI. j il
quale non proferì forse mai cosa che non avesse veduto
co'proprj ocelli^ e confermata più 3' una volta.
24
fahbrica, 'e rughe e le vahule , i vasi final-
mente, e l' uso .
11 sito del ventricolo è nella parte supe-
riore di mezzo e quasi sinistra dell'abdomine ,
subito sotto il diafragma tra il fegato e la
milza; onde viene a occupare quella regione,
che dicesi Epigastrica.
Siffatta è la figura , che rassomiglia mol-
tissimo a una borsa da caccia, massimamente
quando è vuoto , e levato dal suo luogo si
mette su d' una tavola . Diversamente poi ha
un' altra e incostante figura secondo la varia
sua pienezza , e la pressione delle parti che
gli stanno d' attorno .
La divisione appartiene alle sue facce, agli
arclii, aL>;li orificj , al sacco cieco , e al seno
avanti il piloro. Le facce sono due, altret-
tanti ancora sono gli orificj, e gli archi. Una
faccia è anteriore, l'altra quasi pcìsteriore :
uno degli orificj è superiore e a sinistra con-
tinuo coir esofago , a cui si ha fatro il nome
di cardia; l'altro alquanto inferiormente è
posto a destra continuo coli' intestino iluo-
deno, e chiamasi piloro <> che vuol dire pot-
tinajo. Gli archi, come dicemmo,, sono due.
Il minore , e alquanto posteriore giace tra
;in orificio e l'altro; il maggiore, e insieme
alquanto anteriore, particolarmente quando lo
stoniaco è di^te-o , guarda ingiù, e misura
ìa luoHiezza del viscere. A sinistra accanta
2S
alla milza sorge gonfio il ventricolo contro
il diafragma ; e questo gonfiamento chiamasi
sacco cicco : gonfiasi ancora alquanto nella
parte anteriore eli qua deir orificio inferiore ;
e questo luogo dicesi il seno avanti il piloro.
Ha connessione con molti visceri , e supe-
riormente coir esofago, il quale prolungandosi
spiegasi nel ventricolo: similmente superior-
mente , ma a destra , coli' Omento picciolo y
col diafragma j, e col fegato : a sinistra colla
milza per mezzo de' vasi sanguigni si arteriosi
che venosi , detti vasi brevi , e per mezzo
della produzione dell' Omento: a destra e
inferiormente col primo intestino: finalmente,
come notammo altrove, dal suo fondo, ossia
arco maggiore sta sospeso l'Omento maggiore,
per opra del quale il ventricolo stesso si lega
al colon trasverso .
La struttura , ossìa fabbrica è composta
di cinque o , se piace , di sette membrane
ovvero tonache. La più esterna di tutte, e
questa comune deriva dal Peritoneo ; siegue
dopo questa la tonaca carnosa , in cui osser-
vasi un triplice ordine di fibre; vale a dire
di longitudinali , di circolari , e di obblique ,
le quali piìi interne di tutte hanno origine
da uno strato particolare di circolari che
mutano direzione . A questa muscolar mem-
brana sta sotto un' altra tonaca , a cui si dà
il nome di nervosa, più grossa delle altre.
26
continua colla cute delie fauci e dell'esofago,
c d' una fabbrica cellulosa; imperciocché si
muta in un tessuto spugnoso soffiando valida-
mente il fiato dentro il ventricolo inverso.
Finalmente la più interna di tutte, e questa
assai tenue, cospersa di rainimi velli un poco
eminenti, i quali veggonsi solamente, se im-
mergasi neir acqua tepida , e perciò dicesi
villosa ; la quale è fornita d' innumerevoli
forami clie appartengono alle estremità delle
arterie e delle vene-, ed ai condotti brevissimi
dei follicoli stillanti muco . Tra V una e
r altra di queste indicate tuniche havvi una
breve cellulosa , onde si possono stabilire tre
tuniche cellulose: la prima cioè quella che è
posta tra l'esterna e la carnosa, e la quale
non di rado contiene nelle sue celle la pin-
guedine ; la seconda tra la carnosa , e la
nervosa: finalmente la terza sta tra questa e
la villosa. Siccome poi i fili di queste cellu-
lose trapassano per le tuniche principali , per
lo che queste cellulose comunicano tutte tra
loro ; perciò se alcuno ama di stabilirne una
sola delle tre cellulose la quale compisca il
numero di cinque delle tuniche componenti
il ventricolo, noi non saremo ripugnanti .
Le rughe , ovvero pieghe , così anco le
vahule alcune più o meno prominenti dentro
la cavità del ventricolo, ricercano anch' esse
un' anotoaìica descrizione . E primieramente
la villosa e la terza cellulosa coerente colla
villosa stessa, siccome sono più ampie della
cavità del ventricolo, così fanno delle pieghe
ossia rughe, dentro le quali si leva alquanto
la tonaca nervosa , le quali trattengono gli
alimenti (e i succhi ancora del ventricolo),
che si trovano principalmente al fondo del
ventricolo; ma-simamente nello stomaco di
quelli , ne' quali non crebbe in una insigne
ampiezza il ventricolo per una troppa e co-
tidiaua replezione de' cibi ; imperciocché una
troppa distensione fa perde^• le rughe. Pari-
menti queste due tuniche all' orificio superiore
sorgono in pieghe, le quah si conformano in
una certa specie di valvula che in certa guisa
rassomiglia una stella : al contrario poi queste
tuniche stes-e all' orificio inferiore ossia pilo-
ro , intervenendo la tunica carnosa ancora ,
fanno una valvula anulare, con cui più an-
gusto si fa quest'orificio, affinchè i cibi con-
tenuti crudi ancora non cadano troppo presto
dalla cavità del ventricolo .
I Vasi arteriosi del ventricolo sono pro-
dotti dalla celiaca ; i venosi poi vanno alla
vena porta ; i nervi , per verità molti , sono
somministrati dall' uno e dall' altro plesso
deir esofan^o ovvero pajo vago , e dall' inter-
costale ancora; i linfatici molti anch' essi
stanno tra mezzo alle tuniche del ventricolo,
aperti colle loro boccucce nella cavità di
28
questo viscere , e nelle celle dì quelle mem-
brane , che separano le tuniche principali.
L' uso del ventricolo è di ricevere gli ali-
menti 3 cangiati già più o meno nella bocca,
nelle fauci, e nell'esofago; ritenerli , cuo-
cerli ;, ossia risolverli in principj componenti ,
in 2;uisa tale che dagli alimenti molto diversi
fra loro ne risulti una terza sostanza , la
quale cangi moltissimo le qualità delle cose
inghiottite ; e le cose concotte , o quelle che
resistono alla concozione, cacciarle fuora a
poco a poco dal piloro le une dopo le al-
tre , e spingerle quindi nell' intestino duo-
deno .
I quai usi per intenderli pili facilmente ,
d* uopo è annoverare ad uno ad uno i van-
taggi delle membrane che costituiscono il ven-
tricolo.
ÌSesterna adunque ossia la membrana comu-
ne, sebben tenue, circoscrive tuttavia i li-
miti alla distensione dello stomaco , con che
aggiugne robustezza alle altre tuniche: e in-
fatti se questa in qualche luogo venga a in-
debolirsi , o a distruggersi , succede tosto una
gastrocele ossia eruia del ventricolo , caccia-
tesi fuori le tuniche interne, che più soste-
nute non sono dalT esterna. La carnosa fa il
moto vermicolare del ventricolo , per ' mezzo
del quale le cose contenute internamente si
mischiano insieme, e a dati tempi sono cac-
29
ciati per il piloro allargato. La nervosa soni-
mi nistra fortezza , e conduce i vasi e i ner-
vi ; da quelli separasi un tenue e mucoso
umore , questi poi difendono il ventricolo in
guisa che irritati dall' efficacia di quelle cose
che sono nocive mettono nel ventricolo dei movi-
menti inordinati, per cui le cose contenute sono
cacciate o per in su o per ingiì^i. La villosa
fornita di innumerabili pori , lascia spargere
i succhi nella cavità del ventricolo , i quali
ungono le pareti di questo , e impediscono in
certa maniera ia molestia degli stimoli ; as-
sorbisce gii umori più tenui , onde acconcia-
mente si possa avere una presta riparazione
di forze. Le cellulose somministrano l'unto,
che molli conserva le altre tonache ; ordina-
no i vasi , e li ritenaono nelle loro sedi: e
tra queste la terza , ovvero la pm interna di
tutte dà luo<To a dei follicoli mucosi , che in
istato naturale si veggono solamente col mi-
croscopio , massimamente vicmo all' orificio
superiore ; affinchè per brevissima strada il
muco spargasi dentro il ventricolo per i con-
dotti di quei follicoli, e lo unga leggermen-
te, e affinchè inoltre col liquido tinnissimo
che stilla dalle arteriuzze , e probabilmente
ancora insieme col vapor della bile , che dal-
l' intestino vicino sorge nello stomaco si com-
ponga il succo gastrico d' un indole per 1©
più salsa , amara , e dissolvente.
So
CAPO VIGESIMOSESTO
Degr intestini e dei Vasi Lattei,
C ,
528 V-^r Intestini altro non sono, che
un lungo canale, membranoso , mobile, il
quale si estende dal ventricnjo fino all'ano;
nel quale sono da notarsi la divisìnne , la
connessione , il sito , i giri , la fabbrica , i
vasi , e gii usi
La divisione degli intestini si fa in due
maniere ; imperocché primieramente si divi-
dono in tenui , e grossi; poscia tanto questi
che quelli si considerano con)posti di tre por-
zioni. Tenui poi si dicono o grossi non tanto
per la maggiore o minore gro.^sezza delle
tuniche componenti, quanto per riguardo alla
loro ampiezza . Il primo de' tenui chiamasi
Duodeno: il secondo Digiuno: il terzo Ileo.
Tra i grossi ha il primo luogo il Cicco ; a
cui succede il Colon , il quale finisce nelT in-
testino Retto.
529. Il Duodeno cosi drtto, perchè è circa
di dodici dita trasverse, sebbene varia sia la
di lui lunghezza, principia dal piloro, dal
quale vien separato per mezzo d' un certo
seno o fossa circolare : ascende alquanto ; di
poi piegatosi discende alquanto posteriormen-
Si
te, e in forma d'un arco dolce; coperto dal
Peritoneo anteriormente solamente non per
ogni dove, va da destra a sinistra , fa-
cendosi strada tra le lamine del mesocolo .
Quindi traforato quasi il mesocolo , dove si
congiunge col mesenterio , ovvero mutasi nel
mesenterio, riceve il nome d'intestino digiuno.
Nella cavità di c[uel leggier arco riceve inse-
rita la più grossa estremità di quella gian-
duia, che dicesi Pancreas^ che in quella sede
f;i le veci del mesenterio ; della qual gianduia
il canale escrecorio, congiunto più frequente-
mente col condotto comune della bile, e scor-
rendo obbliquamente per le lamine delT inte-
stino medesimo , colla sua bocca alquanto
prominente a foggia d' una papilla , apresi
nella cavità dell'intestino stesso, nel qual
luogo sollevansi delle pieghe più grosse pro-
venienti dalla tonaca villosa , e dalla terza
cellulosa .
5^3o. Il Digiuno adunque è continuo col
duodeno, ed ebbe questo nome, perchè per
r ordinario trovasi vuoto per la tenuità e
diluzione del Chilo , per la quantità de vasi
assorbenti , per il moto peristaltico forse più.
valido , e per 1' efficacia maggiore della bile .
Siccome poi il di lui principio si può asse-
gnare , per lo contrario non ha assegnati ac-
curatamente i suoi confini . Dal mancare del
color rosso , e dalla mancanza delle valvule
3a
voì'ero alcuni che si prendesse il principio del-
l' \Wo e il fine del Digiuno, così anco da altri
segni assai incerti: imperciocché il color rosso
a poco a poco si perde, ed è certo che l'in-
testino Ilt^o non e mancante di valvule. Laonde
si può afFeimare ciò solamente, che il Digiuno
cioè è più corto c\t\V lieo , e che occupa la
sede che sia neli' abdomine sopra l'umbilico.
S'^i. L' Ileo ebbe nome dalla sua sede;
perchè colla sua più gr-^n parte è situato sotto
r umbilico tra gì" I!ii ; nella minore poi
( neir uno e nelT altro lato ) è condotto at-
torno all'intestino Digiuno. Suol essere più
lungo del Digiuno , e ancora più angusto: la
maggiore strettezza però è al suo fine, che è
nella destra regione de gì' Ilii. Imperciocché
ivi r Ileo ascende alquanto , ed apresi in un
ampio intestino, nominato Colon; e con tutte
le sue tonache, fuorché coli' esterna, e queste
immedesimate colle tonache simili del mede-
simo intestino Colon si produce ali|nanto più
alto dentro la cavità di questo C<»si ne na-
sce una valvula , detta vnlvula dfl colon ,
ossia un' espansione membranosa fornita di
due labbra, uno superiore cioè, l'altro in-
feriore, che è p'ù lungo di quello: e queste
labbra un po' tumidette sono rette ne' loro
angoli da certe redini, le quali, una per
parte, sono chiamate ritegni della valvula
del colon.
532, \S Intestino cieco , che è il primo tra
i grossi, per questo dicesi cicco perchè rap-
presentarne un piccol sacco rotondetto , è
clii\iso nell'altra estremità. Questo sacco suo-
le formarsi per l'ordinario in tre vesciche ,
ovvero celle alquanto elevate , e non sorpas-
sa la grandezza d' un pugno ; perocché la di
lui estensione è di circa tre dita trasverse .
Sta dopo il fine dell' ileo , ovvero sotto la
valvula del colon ; e siede nel muscolo in-
terno iliaco , a cui è legato per mezzo del
Peritoneo , dal quale è coperto per la maggior
parte. Nella di lui cavità si apre un piccolo
intestino, come un' appendice^ che dalla sua
figura dicesi appendice vermiforme , della me-
desima fabbrica degli intestini ^ alla di cui
bocca vi sta una certa specie di valvula; e
tra le toniche di questa piccola appendice vi
stanno nascosti dei follicoli mucosi , da' quali
r umore che viene separato cade nella cavila
del cieco.
533. Il Colon i chiamato così perchè sem-
bra composto di varie cellette , come volte ,
disposte in lunghezza ^ è continuo non tanto
coir ileo , quanto col cieco : imperocché pro-
dotto da questo ascende nella reo;ion epicolica
del suo lato sopra il rene , e sotto il fegato.
In questo luogo s' inclina prima alquanto in-
dietro , piegasi in se stesso , per andar quasi
direttamente , cammioando sotto il ventrico-
PARTE JV. 3
34
Io , nel Iato sinistro clelT abdomine verso la
milza : arrivato al qual luogo va alquanto
insù, e fatta una piegatura, dalla parte ester-
na air interna discende posteriormente per la
regione epicolica sinistra avanti il rene di
questo lato andando a poco a poco all' inter-
no. Quivi al fine interno della regione iliaca
sinistra si riflette insù poco al di là dell' ul-
tima vertebra de' lombi ; di poi di nuovo
torna in giù, e allora comincia ad essere il
Eetto .
534. Il Retto adunque ha principio dal
fine del colon ; e discende quasi rettamente ,
d' onde trasse il nome , sopra la faccia an-
teriore dell' osso sacro , ed ha fine al dere-
tano .
La connessione degl' Intestini altra si può
dire quasi comune , ed altra propria. Vale a
dire il digiuno ^ 1* ileo , il cieco , e il colon
sono attaccati al mesenterio , di cui abbiamo
parlato altrove , e sono sostenuti da esso; il
duodeno poi e il cieco , il colon , e il ret-
to sono attaccati in varj luoghi , e sono te-
nuti nelle sedi particolari. Del duodeno, e
del cieco già si è detto: ma il colon continuo
al cieco tanto è legato dal mesocolo e dal-
l'omento , cosicché a destra e a sinistra una
breve porzione dell' omento , che è prodotta
dal Peritoneo raddoppiato , lega il colon alle
parti , avanti le quali passa , e quindi alla
35
tunica adiposa dei reni ; parimenti ;, dove
giace traversalmente , all' omento maggiore ,
e al ventricolo ; e finaliìiente nell' una e
reir altra regione epicolica ai muscoli che si
trovano nella sede posteriore delT abdomine
dietro il Peritoneo. Il retto poi vien legato
posteriormeute alla faccia anteriore dell' osso
sacro e del coccige in guisa tale the il vin-
colo pria lasso si fa poi più stretto per gra-
dii nella di lui parte inferiore : imperciocché
il Peritoneo , dal quale è coperto anterior-
mente e ai lati , nella sede superiore si ri-
lassa un poco da una parte e dall' altra , e
costituisce una specie di mesenterio che si
gonfia dalla pinguedine che v' è tra mezzo ,
che dagli Anotomici chiamasi Mesoretto , e
che a poco a poco e gradatamente va nel
mesocolo. Inoltre per mezzo de' muscoli nella
sua parte inferiore è ritenuto V intestino ret-
to a certi determinati luoghi , dello sfintere
cioè, degli elevatori dell' ano , e del cocci-
geo ; e infine parimenti inferiormente e an-
teriormente con qualche sua porzione è at-
taccato lo stesso retto colla prostata, e colla
vescica urinaria , o colla vagina, secondochè
parlasi del maschile , o femminile sesso.
Il sito, che è occupato dagli intestini ;, è
manifesto dai luoghi sinquì detti. Sono cioè
contenuti nella cavità dell' abdomine , e in
tal maniera , che altri sono tenuti fermi a?
36
luoghi particolari, altri poi siano quasi liberi.
I grossi principalmente ritenuti nelle sedi
particolari occupano in certa qual maniera la
circonferenza dell' abdomine , e abbracciano i
tenui come in centro , particolarmente poi il
digiuno e V ileo , i quai due possono quasi
andar vagando per V alxlomine.
Le circo n'^oì LI zioni appartengono principal-
mente al digiuno e all'ileo : imperciocché sic-
come sono lunghi, e sono contenuti in uno
spazio angusto , e sono dotati di mobilità ;
quindi avviene, che piegati , e ripiegati qua-
si in mille Roggie , qua concorrendo insieme
con alcune porzioni, là separandosi, figurano
una certa spezie d' un lungo serpente attor--
tio^liato e intrecciato in nodi incerti , o di
vermi gro^sissimi ammucchiati in una massa.
La fabbrica è quasi la medesima di quella
del ventricolo, cioè membranosa; e in verità
sette membrane ovyero tuniche compongono
il tubo dfgli intestini, se consideriamo il tes-
suto celluioso, che sta tra mezzo alle quattro
tuniche principali, come distinto in tre mem-
brane . L' Esterna , e questa comune viene
dal mesenterio ovvero Peritoneo , il quale ,
come abbiamo detto , veste la massima parte
de»li intestini , o quasi tutti gì' iutestini- La
Carnosa^ che a questa succede, è formata
solamente d' un doppio piano di fibre , cioè
di longitudiaali , che stanno esternamente 5 e
3/
di quasi circolari , clie sono più serrate delle
prime, e di sito piii interne. La Nervosa,
Jdìù grossa delle altre, è composta d' nim
densa , e strettamente unita cellulosa , la
cjuale si può mutare in un tessuto spungoso,
riversando l'intestino, e spingendovi dell'aria.
La Villosa finalmente, la più interna di tut-
te, è cospersa di villi piìi lunghi negli iute--
scini tenui, e particolarmente nel digiuno, di
più corti poi e d' un altra fabbrica negli
intestini srossi .
Questa struttura membranosa e comune a
tutti gì' intestini ; ne' quali pure deggiono
osservarsi alcune differenze. E primieramente
la villosa è forata di pìcciolissimi buchi in-
numerevoli , la quale nelf intestino colon sin-
golarmente 5 in cui sia prima ftato messo
dell'inchiostro, mostra un'elegante reticella.
Quindi è avvenuto , che alcuni uomini chia-
rissimi abbiano attribuito agli intestini un' altra
tonaca , più interna di tutte , la quale no-
minarono cribrosa . Quei forami ( i quali at-
tesa la loro specie e disposizione simmetrica
assurdamente forse direbbousi inorganici J ap-
partengono alle estremità de' vasi esalanti e
inalanti , sì anco ai mucosi follicoli i quali
stanno come nel proprio luogo nella terza
cellulosa, che appoggiasi alla villosa. E questi
follicoli si trovano ancora più nunierosi nel-
r intestino duodeno, e più pochi nel digiuno.
38
frequenti alla fine dell' Ileo ; e di sì piecola
mole , che spesso uopo sia di Microscopio per
poterli vedere e conoscere .
L' Interna villosa , e la cellulosa appoggiata
a questa, più lunghe delle altre tuniche fanno
delle rughe ossia piegature, dentro le quali
levasi un poco la tonaca nervosa . Queste
rughe sono disposte a guisa d' arco che quasi
compie il circolo : imperciocché ì" estremità
dell* arco medesimo frequentemente assai con-
corrono nell' arco vicino o superiore o infe-
riore . Chiamano questi archi prominenti vai-
vale degli intestini, e conniventi , perchè erette
non chiudono affatto la cavità. Queste valvule
poi sono massimamente evidenti nel digiuno ;
appena nel duodeno, e nelT ileo , nel quale,
se si crede ad alcuni moderni, nel di lui
principio ancora non ve ne sono alcune, e
delle quali 1' officio è d' intercettare e ritar-
dare il chilo, affinchè più perfettamente la-
vorato possa esser assorbito dai velli . Per lo
contrario negli intestini grossi , anzi quasi so-
lamente nel colon , non solamente V una , o
l'altra tonaca, ma tutte che lo compongono,
fanno delle pieghe qua e là più o meno emi-
nenti nell'interno; per il che questo intestino
sembra composto di ampie celle che si succe-
dono per lungo, e connesse insieme, dentro
le quali la fece s'inaridisce, perchè è ritar-
data in esse .
Inoltre in questo intestino medesimo, come
anco nel cieco , le fibre carnose longitudinali
sono disposte in altra maniera, che nei tenui.
Imperocché dal piano esterno della tunica car-
nosa dell'intestino retto ascendono tre funicoli,
i quali scorrendo per il colon , e più brevi
dell intesiino , contraggono questo intestino
medesimo nelle celle poco fa accennate , di
poi prodotti fino nel cieco hanno fine nella
piccola appendice vermifoime. A cotesti funi-
coli diedero il nome di legamenti del colon .
Da questo intestino medesimo, alle volte
ancora dal cieco negli nomini pingui, pendono
delle ampolle , ossia vescichette oblunghe pin-
guedinose , chiamate appendici adipose , o
epiploiche. Similmente nei grassi sotto l'esterna
tonaca di tutti gì' intestini evvi ammassata ora
in minor copia, ed ora in maggiore quantità
della pinguedine, la quale sta nelle borsette
della vicina cellulosa; di quella cioè che v' è
frammezzo alla tunica esterna e alla carnosa.
Ma il retto inoltre è circondato da una
copiosa pinguedine , affinchè si possa oppor-
tunamente dipartire con facilità : è fornii»
della tonaca nervosa più grossa continua alla
ente, la di cui villosa ossia interna, parimenti
più grossa e continua alla cuticola , è per-*
forata di più grandi pori che appartengono ai
follicoli ovvero seni mucosi , dall' umor dei
quali è mantenuto lubrico l'intestino* Questa
4'g)
stessa nervosa, e la villosa al 'deretano sorge
alquanto in linee salienti trasverse, come in
colonne , raddoppiata sopra il fine del retto ,
e cosi flì la figura d' un anello valvuloso che
sostiene le feci che facilmente caderebbero .
Finalmente questo intestino è fornito di fibre
forti trasverse ^ che si trovano sotto le longi-
tudinali ; e queste fibre più grosse alla fine
si hanno per un singoiar muscolo circolare ,
che chiamano sfintere interno , per distin-
guerlo dal vero sfintere esterno , in cui s' in-
seriscono per la maggior parte alcuni muscoli
detti eUs^atori dclT ano; de' quali io parlerò
tostoché avrò descritto lo sfintere . Avverti-
sco qui di passaggio, che questi da altri sono
descritti da chi in una da chi in altra ma-
niera. Questa differenza poi , come fu notato
da chiarissimi autori , sembra doversi ripetere
dalla diversità de" corpi umani.
535. Lo Sfintere esterno pertanto vedesi
sotto la cute , la quale circonda la bocca del
deretano: egli è un muscolo assai tenue, per
l'ordinario pallidetto, composto di due fascet-
ti , destro c'oè e sinistro ( i quali hanno ori-
gine dai lati esterni dell' osso coccige ) dav-
vicino inerente alla cute , e ao;li elevatori
dell' ano ; i quai fascetti , parlando degli uo^
mini , anteriormente convenendo insieme si
producono nel bulbo dell' uretra , e da' quali
nascono i muscoli acceleratori , de' quali par-
41
J^remo altrove. Se poi parlasi delle femmine,
comprendono in certa maniera il varco della
vagina ,, onde la benda muscolare indi nata
chiamasi da alcuni muscolo costrittore del conno.
Questi fascetti carnosi adunque immedesimati
nello sfintere anteriormente tra il bulbo dell'ure-
tra e l'ano s'uniscono insieme; posteriormente poi
tra l'ano medesimo e il coccige, dai cui lati estre-
mi 5 come accennammo , nascono, per così dire.
536. Gli Elevatori deir ano , uno per
parte , hanno principio patte dall' osso del
pube internamente circa il lembo estremo del
forame ovale , dalla membrana aponevrotica
stesa sopra il muscolo otturatore interno , e
dai lati della pelvi quasi fino al processo
acuto dell' ischio ; parte poi da questo mede-
simo processo, anzi dalla sua faccia interna,
e dalla tuberosità ancora di quest' osso. Le
fibre discendendo da questi luoghi hanno fine
la maggior parte nello sfintere esterno ; altre
negli uomini si producono sopra la prostata ,
e ^opra il collo della vescica; (le quali fibre
tuttavia siccome sono più pallide , rare volte
assai si possono vedere) altre terminano nel-
r osso stesso del coccige : finalmente poste-
riormente queste fibre istesse convengono
in un tendine, il quale sta tra il coccige
e l'ano \ al cui sfintere esterno alcune ancora
si avvicinano talvolta in questo luogo, siccome
altre nelle femmine si fanno inerenti alla vagina.
42
I Vasi degli intestini , e questi assai nu-
merosi, sono quasi quelli, i quali ricordammo
poco fa parlando del mesenterio. Dissi quasi,
perchè il duodeno riceve alquanti rami arte-
riosi dalla celiaca. Lo stesso dicasi de' nervi;
i quali come si è notato, procedono dall' in-
tercostale principalmente, e dall'ottavo pajo,
ossia vago. Allora aggiugnemmo , che tra la
lamina raddoppiata del Peritoneo , da cui è
composto il mesenterio, havvi una doppia se-
rie di vasi lattei ovvero linfatici : altra cioè
sotto la lamina anteriore , e altra sotto la
posteriore ; della qual doppia serie parlerò
subito che avrò indicali gli usi primarj degli
intestini.
L' Uso adunque principale degli intestini è
di digerire, e cuocere piìi perfettamente gli
alimenti già dij2;eriti e cotti prima nel ven-
tricolo, e quindi fare la così detta seconda
digestione ; per cui la parte nutritiva de' cibi
possa essere assorbita dalle boccucce de' vasi
lattei , la più grossa poi e T escrementizia
venir condensata dalla bile piìi viscida che
s' immischia nella materia , la quale fatta
più densa dentro gì' intestini grossi e consi-
stente, forma le feci che si espellono a dati
tempi . Gli Ufficj poi singolari delle tonache
componenti gì' intestini sono simili a quelli ,
che abbiamo detto esser proprj alle tonache
del ventricolo.
43
537. i y^osl Lattei f ovvero Chiliferi sono
del genere dei linfatici ; imperciocché è la
medesima struttura affatto, che altrove (N. 26)
abbiamo descritto , e V ufficio medesimo :
poiché mancando il chilo , assorbiscono un
tenuissimo umore gelatinoso , cioè la linfa
particolarmente dalla cavità degl' intestini , e
Io portano pel condotto toracico nel corso
del sano'ue. Intorno a questi vasi deggionsi
riflettere queste cose: vale a dire, il tempo
di osservarli ; la maniera che si ricerca per
osservarli; la loro origine; la distinzione \ il
progresso ; il fine ; e quindi la cisterna del
chilo ; // condotto toracico ; e /' uso di que-
sti vasetti.
Il tempo di osservare questi vasetti non è
sempre acconcio ; imperciocché il liquor luci-
dissimo , del quale in mancanza di chilo so-
no riempiuti , impedisce che non cadano sì
facilmente sott' occhio ; quindi a dimostrare
questi vasi uopo è scegliere il tempo , in cui
r animale pria ben pisciuto , e principal-
mente nutrirò di latte mostra questi vasetti
gonfi d' un liquor bianco , e perciò opaco ,
che è il chilo. Dico animale: imperciocché
rare volte si possono vedere negli uomini , o
piuttosto ne' cadaveri umani ; se non a caso
morta sia la persona d' una morte improvvi-
sa e violenta, ripieni essendo prima lo stoma-
co e gì' intestini di cibo , e s' affretti subito
44
l'Anatomico , mentre caldo ancora è il cor-
po, a investigare questi canali; e se con una
industria particolare non si empisca di mer-
curio il sistema di questi.
La maniera che si ricerca per 1' osserva-
zione è questa : devesi cioè negli animali in-
dustriosamente aperti legar strettamente su-
bito il fine del condotto toracico, o la vena,
che tiene in certa maniera il luogo della sub-
clavia sinistra tra il cuore e l'inserimento di
questo condotto. La qual operazione però ( se
non m'ingannano i miei orchi) non impe-
disce che non si evacuino non molto dopo i
vasetti chiliferi che serpeggiano per le tuni-
che degli intestini e tra le lamine del me-
senterio , e si sotraggano quindi dagli occhi :
ciò che avviene ancora allora quando si in-
tercetta il mesenterio alla sua coda ossia al-
l'origine con un altro legame sebben fortis-
simo : il qual fenomeno , se non m' inganna
nel giudizio , sembra indicare una qualche
comunicazione dei vasi lattei colle vene me-
seraiche.
L' orìgine di questi vasetti viene dai velli
degli intestini tenui ; rade volte da quelli che
sono alla tonaca interna dei grossi. Sono cioè
1 velli le radici dei vasi lattei. 0 sia poi che
nel centro di ciascun vello risep-iza una ve-
scichetta oblunga , e questa picciolissima , co-
me un ampolla , o sia che da molti vasetti
45
lattei sottilissimi sia composta ( imperocché
non mancano osservazioni fatte col microsco-
pio, che favoriscono alTana, e all' alci a fab-
brica ) è poi lo stesso; imperciocché, o l'am-
polla, o l'ammasso de' lattei, per dir così, si
apre nel continuo vasetto latteo. Questi va-
setti poi trapassano obblicpiamente per le to-
niche degli intestini, tosto sotto la lamina
anteriore e posteriore d^l mesenterio , fin-
ché arrivano a qualche gianduia conglobata
mesenterica , per la quale entrano la mag-
gior parte , e quasi la compongono ; mentre
altri stesi sopra le glandule stesse vanno ad
altri simili corpicciuoli nn po' più lontani.
Quindi n'è nata la distinzione in lattei del
primo , e del secondo genere : stanno i primi
tra gli intestini, e le glandule; gli ultimi
poi hanno sede oltre le glandule stesse Quelli
sono tenui , ma più numerosi , e turgidi so-
no d' un chilo men acquoso; questi sono più
ampj , più pochi però, e scorrenti d'un chilo
più diluito.
Il progresso è questo , che superate le
gianduia mesenteriche , o escendo da queste
vanno essi al centro del mesenterio medesi-
mo, oltre il quale mettono il chilo e la lin-
fa in un ricettacolo particolare Questo ricet-
tacolo , nel quale convengono molti altri lin-
fatici procedenti dalle parti inferiori del corpo^
e dai visc«ri abdominali , chiamasi cisterna
4^
del chilo. Questo ricettacolo per V ordinario
è doppio , semplice più di rado , o triplice ,
o quadrii^lo; e rappresenta un vasetto oblun-
go, ovale, e più largo non poco degli altri
linfatici , e di ineguale grandezza , se sia
doppio o triplo.
Il fine per tanto de' vasi lattei è in certa
maniera la cisterna del chilo, la quale più
comunemente sta dietro al Peritoneo tra l'ul-
tima vertebra del dorso e la prima de' lombi
quasi in mezzo al corpo di queste vertebre ;
anzi tra 1' appendice destra del diafragma ,
e il lato corrispondente dell'aorta abdominale;
dair azione delle quali parti viene di quando
in quando compressa la cisterna medesima.
11 Condotto Toracico vien fuori dalla no-
jninata cisterna , dopoché questa ha superato
l'ultima vertebra del dorso. Indi sorge diret-
tamente quasi fino alla sesta vertebra cam-
minando tra l'aorta e la vena azigo. Da
questa sede a poco a poco e gradatamente piega
a sinistra : la massima piegatura poi suol es-
sere circa r ottava vertebra o la nona , co-
minciando dalle inferiori, sopra le quali tiene
il lato sinistro , e va accanto la subclavia di
questo lato , ascendendo fino al lembo supre-
mo della settima vertebra del collo , quella
cioè che si articola colla prima del dorso .
Indi si riflette dalle parti interne alle ester-
ne , e dalle posteriori alle anteriori : e fatto
47
quindi un arco discende per aprirsi o semplice
o diviso in due in quella vena , o nella vi-
cina giugolare interna, o nell una e nell'al-
tra, se doppio sia questo condotto, colia sua
bocca fornita d' una valvula ( siccome tutto
questo sistema di vasetti è interrotto di spes-
sissime valvule ).
E questo condotto dalla cisterna fino alla
vena subclavia , non sempre ne* luoghi mede-
simi , si divide talvolta in due , i quali fan-
no un' isola ora maggiore , ed ora minore ,
perchè convengono di nuovo in uno ad un
intervallo ora più lungo ora pivi corto. Sap-
piano inoltre gli Studenti essere stato osser-
vato talvolta che un altro di questi condotti
si apre nella subclavia destra ; che le vene
intercostali sono portate nel tronco dell' azi-
go or dietro questo tenero condotto , ed ora
avanti lo stesso ; e finalmente che si aprono
in esso molti linfatici, de' quali altri derivano
dalle glandule conglobate che si appoggiano
allo stesso condotto.
L' uso di tutto il sistema di questi vasi
è questo, di ricevere non solamente il chilo
ma anche la linfa ancora quasi tutta , la quale
separasi dalle arteriuzze in diverse parti del
corpo : urtano inoltre , e spingono V uno e
r altro liquore per portarlo colla massa del
sangue.
48
CAPO VIGESIMOSETTIMO
Del Pancreas.
538. Il Pancreas è un viscere non molto
grande contenuto nella cavità dell' abdomine;
nel quale gli Anotomici considerano il sito,
la figura , le connessioni , la fabbrica , i
vasi 5 e finalmente 1' uso .
Il sito del pancreas è nella parte superiore
e posteriore quasi dell' abdomine subito sotto
r arco del diafragma accanto al ventricolo
stando a traverso tra il fegato e la milza.
La figura è lunga, la quale si suole pa-
ragonare a qualche foggia ad una lingua di
cane; poiché mirato più attentamente il pan-
creas sembra esser composto di quasi tre por-
zioni coerenti e connesse insieme ( una delle
quali ha una superficie quasi piana ) che de-
terminano la grossezza dello stesso viscere .
Quindi al pancreas si dà una forma triango-
lare così prodotta in lungo, che sia di otto
o nove pollici; la grossezza d' un pollice, la
larghezza poi di due . Con una estremità
guarda a sinistra , e coli' altra a destra ; la
quale essendo più grossa assai della sini-
stra si può quindi chiamare il Caj)o del
Pancreas.
49
La sua connessione è tale clie a sinistra è
legato alla milza ; a destra poi sia inerente
alla faccia concava dcir intestino duodeno , e
a cjuella supplisca in luogo del mesenterio ;
vale a dire, il Pancreas scorrendo da sinistra
a destra a poco a poco si fa giosso , e arri-
vato al duodeno si riflette ingiù , e si forma
in un capo grosso , che si caccia in quella
parte concava del duodeno. Inoltre il Pan-
creas anteriormente è compreso dalle lamine
del mesocolo alle quali è legato; siccome
posteriormente ai reni succenturiati, all'aorta
abdoniinale, e alle parti vicine per mezzo di
cellulose produzioni . È congiunto finalmente
ancora coi vasi della milza.
La fabbrica del Pancreas è affatto glan-
dulosa , e si annovera m.eritamente tra le
glandule conglomerate. Picciolissime granella,
dalle quali è composto , mettono un tenue e
breve condotto , il quale è un canale escre-
torio proprio di quell' acino. Siccome poi i
granelli sono quasi innumerevoli , cosi pari-
mente questi condotti sono numerosissimi , e
a guisa delle vene convenienti assieme formano
dei canali un po' piti grandi , da' quali poi
insieme uniti si forma un certo condotto co-
mune escretori©, rarissime volte doppio, o
triplice, come è comune a mt>lti augelli, e
il eguale scorre quasi per 1' asse del viscere
stesso, ma un poco verso al di dietro. Questo
PARTE ir. 4
So
condotto escretorio è quel principale , clie
per lo più unito col condotto comune delia
bile, e andando obbliquamente tra le lamine
del mesenterio apresi finalmente nella cavità
di questo intestino con una eminente papilla,
Ja quale è coperta quasi da una ruga come
da una valvula . Anzi nel medesimo condotto
ne confluisce un altro minore che deriva dal-
l' estremità più grossa del pancreas: dal the
è avvenuto, che questo quasi capo del pan-
creas sia stato considerato da eccellentissimi
Anotomici come un altro piccolo j?ancreas.
11 pancreas non di rado riceve alquanti
vasi arteriosi da vicino dal tronco della celia-
ca ; ma la maggior parte di questi vasi li
somministra 1' arteria splenica , cioè il ramo
sinistro della stessa celiaca. Le vene del pan-
creas si portano alla vena splenica. I nervi-
vengono dal pajo vugo e dall' intercostale.
Escono finalmente da questo vincere alcuni
linfatici, siccome ancora da molti altri; cioc-
ché fu primieramente osservato forse dal no-
stro antecessore chiarissimo Veslingio, e con-
fermato dalla grande perizia de' moderni
Dissettori nello scoprire e riempire questi
vasetti linfatici .
L^ uso di questa gianduia è di separare
nella propria sostanza un umore simile in
tutte le doti alla saliva; e spanderlo nell'in-
testino duodeno; quindi gli alimenti cangiati
5i
già nel ventiicolo rentier simili a' nostri nmo-
ri ; mescolar più intiraaniente gli oleosi cogli
acquosi; attenuare , «.liluire tutto, e meglio
convertirlo in una e medesima indole; a tem-
perare infine la densità , e 1' acrimonia della
bile cistica per una confezione più lavorata
del chilo , e per una sollecita custodia degli
intestini : imperocché mancando per 1' ostru-
zione del pancreas cotesto umore , succedono
tosto acri dolori d' intestini , infiammazioni ,
diarree , e dissenterie .
CAPO VIGESIMOTTAVO
Del Fegato.
539. Il Fegato è un viscere grande posto
nel destro ipocondrio subito sotto il diafragma
dal quale pende , e il quale perciò è quasi
cinto dalle coste in guisa tale, che ascende
anteriormente dall' ultima spuria fino quasi
alla quinta vera . Di questo viscere meritano
d' esser notate la figura , la superfìcie , i le-
gamenti, dai quali è sostenuto nella pro-
pria sede e sta congiunto ad altre parti , la
divisione in lobi, la struttura., i vasi^ la
vescichetta del fiele coerente a onesto, e final-
mente r uso ■
52
La sua fi^wd ^ tale che non si può de-
scrivere accuratanifute con parole . Rappre-
senta una massa atro-rossa p'ù o meno , e
piuttosto dura; dove convessa e dove concava;
qua grossa particolarmente al di sopra e a
destra; là attenuata in punta principalmente
al di sotto e a sinistra; dove liscia; e altrove
a^pra da proniinen/e e da solchi; e finalmente
irì una sede p ù prodotta all' ingiù che nel-
r altra . Gt-neralmente parlando rassomiglia
ad una tuberosità co ì inegualmente compressa,
che superiormente e a destra è pili grossa ,
che inferiormente e a sinistra.
Due sono le superficie: una anteriore e al-
quanto convessa ; X altra posteriore e schiac-
ciata ; quella liscia , e co/i ancora lareral-
mente ; questa poi interrotta di prominenze e
di solchi. Tra i quali solchi tre principalmen-
te hanno da notarsi più o meno profondi. Uno
è trasversale scavato nella sostanza del fega-
to, e dicesi comunemente fossa trasversa del
fegato: T altro corrispondente a questo a per-
pendicolo, e patimenti profondo guarda in
giù : il terzo finalmente meno depresso degli
altri , e che sta quasi indiretto coli' infe-
riore, occupa la sede superiore.
Nel primo si stanno riposti i canali quasi
tutti , che entrano nel fegato e che escono da
esso, i nervi ancora e le membrane che si
(disperdono per T interna sostanza di questo
53
viscere : jnassimamente poi stavvi riposta la
coda della vena porta , i di cui rami entra-
no nella carne del fegato, e quindi la cir-
conferenza ossia il lembo di questo seno tras-
verso ha sparse qua e là delle incisure fatte
apposta per ricevere quei rami: e alle quali
incisure vi stanno alcune eminenze, che gli
Antichi chiamarono porte , donde fu dato il
nome alla vena principale del fegato.
Per il solco inferiore scorre nel feto la ve-
na umbilicale ; la quale nel corpo adulto si
conforma poi nel legamento rotondo del fe-
gato , donde nominarono questo solco fossa
umbilicale. Dietro a quella vena, che si apre
nella vena porta , non di rado accanto alla
fossa trasversa vi si trova una certa porzione
della sostanza del fegato ora maggiore , ed
ora minore, a cui diedero il nome di ponte ^
o istmo del fegato ; il quale è composto alle
volte dalla sola tunica esterna del fegato.
Nel feto finalmente occupa il solco supe-
riore un tubo ossia canale venoso , il quale
partendosi dal seno della vena porta ascende
superiormente e posteriormente per aprirsi
nella vena cava inferiore: questo nei nati col
progresso del tempo si fa solido perdendosi
la cavità. Questo poi si fa , perchè non rice-
ve più il sa.wgue dalla vena ombelicale , la
quale nel feto derivando colie sue radici dal-
la placenta dell' utero distribuisce il sangue
54
che contiene parte per il sinistro lobo del fe-
gato , parte lo porta al tubo venoso , ossia
al canale cpn notato.
I legamenti dai quali è fermato e soste-
nuto il fegato se ne annoverano quattro prin-
cipali , i quali procedono dal peritoneo che
copre il diafragma. Imperciocché questa mem-
brana da destra e da sinistra discendendo nel
fegato forma il legamento sì destro che sini-
stro fabbricato dalla raddoppiata lamina del
peritoneo medesimo , con cui il fegato è ri-
tenuto superiormente da una parte e dall'al-
tra nella propria sede . Il terzo legamento
p il spiec!:ato degli altri sta in mezzo a quei
due primi , e deriva parimente dal medesimo
ptritoupo dupplicato ; e siccome dalla faccia
jconi-ava del diafragma viene nel fegato, alla
di cui convessità si adatta, e si fa inerente
alla di lui sostanza; perciò rappresenta in
per.ta maniera una falce , il cui manubrio ,
per dir così , prodotto in giù oltre il fegato
s' inserisce nell' ombelico. La parte superiore
di questo legamento , che rassomiglia una fal-
ce , dicesi legamento sospensorio del fegato ;
r inferiore , vale a dire, quella che s'esten-
de dal fegato fino all'ombelico, la quale nel
suo raddoppiamento abbraccia la vena ombe-
licale, frapponendosi una pingue cfllulosa tra
questa vena , e le lamine del legamento ,
forma il legamento rotondo di questo viscere.
55
Final mente il fegato nella faccia posteriore e
superiore è attaccato al diafragma , il cjuale
aitaccamento chiamano alcuni mal acconcia-
mente les.cimento coronario. Altre connessioni
di minor importanza, e mena-principali indi-
cammo già nel descrivere gli omenti, e gl'in-
testini.
La divisione del fegato in porzioni par-
ticolari , ossia lobi , è piuttosto finta che ve-
ra. Tuttavia comunemente si suole considerare
come composto di tre lobi ; uno maggiore e
destro; l'altro minore e sinistro; il terzo fi-
nalmente minimo e superiore insieme e po-
steriore. Vale a dire , la poco fa accennata
fossa ombelicale divide il legato in lobo de-
stro e sinistro . 11 lobo minimo e questo
codato , colla coda che guarda obbliquamente
in giù , sta posteriormente e superiormente ,
e contiene nella faccia posteriore, e nei lati
il tronco della cava ascendente; imperciocché
la faccia anteriore di questa vena è ricevuta
da un certo leonrier solco del fegato .
La struttura di questo viscere è assai oscu-
ra , il che forse si ha da dire ancora degli
altri visceri . Sembra tuttavia membranosa e
massimamente vasculosa: imperciocché la mem-
brana esterna del fegato , che fìf2;lia è del
peritoneo, e sotto la quale trovasi un tessuto
celluioso molle e brevissimo, le cui fila, se
gli occhj non m' ingannano , s' immergono prò-
56
fonrlamente , per dir così , nella carne del
fegato; questa membrana, dissi, particolar-
menie poi una certa cellulosa robusta, chia-
mata capsula del Glissonio, s insinua nella
fossa trasversa . Quindi contiene arteriuzze ,
venucce , nervetti , e vasetti linfatici , i quali
tutti insieme si tmiscono in 2;ranella costi-
tuenti la sostanza del fegato Da questi gra-
nelli derivano dei canaletti chiamati pori bi-
liari , i quali a poco a poco confluiscono in
maggiori, e finalmeute da quella fossa tras-
versa sboccando con doppio tubo convenziono
tosto in uno detto Condotto Epatico E que-
sto condotto discendente da quella fo5sa in-
corre in un altro condotto ad aii2;olo acutis-
simo , il quale sorge dalla vescichetta del fie-
le, e da questi insieme uniti vien formato un
certo condotto chiamato Colidoco comun-e .
I vasi derivano da tre fonti. Gli Arteriosi
nati principalmente dal ramo destro della ce-
liaca, insieme coi nervetti mandati dal pajo
vago e intercostale, vauno errando per tutta
la sostanza del fegato confiiunti insieme colle
picciole vene per anastomosi ; tra le quali
vene altre sono somministrate dalla vena por-
ta , e altre dalla cava ascendente. Il tronco
cioè della vena porta, che a destra è formato
dalla vena mesera'ca, e a sinistra dalla sple-
nica poco dopo il conflusso si getta nella fos-
sa tr"" sversa del fegato ; nella qual sede lo
5?
Stesso tronco chiamasi seno della vena porta.
Quivi dividesi in due rami principali , uno
destro e più corto , K altro sinistro e più lun-
go , nel quale , se parliamo del feto , sbocca
la vena ombelicale. Da questo seno derivanti
altri rami minori di numero incerto si disper-
dono pel fegato fino alle granella notate di
sopra. Con questi estremi vasetti venosi co-
municano le discendenze della vena cava in-
feriore per ricevere il sangue che avanza
dalla separazione della bile, e portato in
rami gradatamente più grandi;, conviene final-
mente nel tronco della medesima vena cava
con doppio o triplice ramo . A queste produ-
zioni della vena cava fu dato il nome di
vena cava epatica ; i di cui sorcoli alcuni
apronsi nei pori biliari per assorbire qualche
cosa da portare nel sangue . Finalmente dai
luoghi interni del fegato escono moltissimi
linfatici minimi profondi, che poscia s'ingran-
discono, sì fanno superficiali, e sotto la lamina
del peritoneo che gì' investe si fanno vedere,
e sotto ciò che forma il legamento sospensorio;
e parte ascendono oltre il diafragma nel petto
per andare alle glandule (N. 44^) toraciche;
parte vanno alle glandule conglobate che par-
ticolarmente riseggono nella fossa trasversa del
fegato, poggiantisi ai tronchi de' vasi .
540. La Vescichetta del fiele è un reci-
piente membranoso, piriforme, col fondo che
58
guarda in giù ed in avanti , il collo poi in
su e air indietro , in cui deoo-iono notarsi il
sito, la connessione, la struttura ^ il condotto
ossia canale, i vasi, e Vaso.
Il sito della vescichetta è nella parte schiac-
ciata del fegato , e sempre nel lobo destro :
imperciocché havvi in questo una fossa scavata,
a cui si adatta la parte anteriore della vesci-
chetta , se eccettuiamo una parte del fondo,
la quale per ordinario pende tra il fegato .
La connessione si fa per membrane , per
vincoli celluiosi, per vasi , e per un canale
che esce dalla medesima . Vale a dire , la
membrana del fegato esterna copre la vesci-
chetta , e r abbraccia nella parte superiore ,
e con ciò la ritiene nella sua sede : una ro-
busta cellulosa congiunge strettamente la pa-
rete, per dir così, anteriore della vescichetta
colla 5-ostanza del fegato. Vasi arteriosi e ve-
nosi , i quali nominansi cistici, linfatici an-
cora e nervetti , siccome tutti vengono da
vasi e nervi epatici , tengono fermo nel pro-
prio luogo questo recipiente medesimo . Il
canale finalmente, che fa questo medesimo
nfificio, è il condotto cistico; e quindi ancora
V epatico, ovvero [[poro biliare; in quantochè
ambidue uniti tra loro convengono in un ca-
nale detto colidoco comune .
La struttura è membranosa: imperciocché
oltre il peritoneo che veste parte della vesci*
S(
ebetta, una robusta cellulosa, tarerà di lu-
centi fibre ornata, e di niolia pinguedine nei
grassi (fuoicliè dove la vescichetta medesima
è attaccata col ffgato ) è una tonaca nervosa
più grossa delle altre , la quale parimente è
d'una struttura cellulosa; e finalmente una
villosa ossia vascolosa, e questa la più interna
di tutte, la quale ha la figura di una rete;
queste membrane , dico , compongono la Ve-
scichetta del fiele . La reticina poi coperta
di muco ( dalle osservazioni recentissime del
Ch. Federico Augusto Waltero (ij di Berlino)
non è fatta dalle rughe o pieghe della mem-
brana interna, ma dalle propagini dell'epatica
arteria , e principalmente da quelle della
vena porta . Questi vasetti colle loro estre-
mità apronsi, entro la cavità della vescichetta,
e gli arteriosi poi somministrano quel muco ,
che unge la faccia interna ; e i venosi o as-
sorbiscono qualche cosa , con che si ottiene
la spessezza della bile contenuta; o apparte-
nendo essi singolarmente alla vena porta ,
forse spandono qualche cosa , che conferisce
a una più accurata elaborazione della bile
cisticqi .
A questo recipiente fu dato un condotto ,
il quale sorge dal di lui collo , con ripetute
(i.) Adnot. Accad.
6o
piegature , e quindi interrotto da pieghe os-
sia rughe interne. Prima ascende un poco, di
poi discende , e ad angolo assai acuto si uni-
sce col condotto epatico, col quale compone
il condotto comune colidoco discendente, e
scorrente tra le lamine dell' intestino duode™
no , per aprirsi nella cavità dello stesso in-
testino convenendo per ordinario col condotto
pancreatico. Nella faccia interna poi di que-
sto condotto massimamente circa il principio
vi si trovano molte boccucce portanti muco ;
dalle quali, come io penso, vien sommini-
strato in non poca parte quel muco, il quale
unge la tonaca interna della vescichetta , e
quella difende siccome assai sensibile dall'ir-
ritamento della bile cistica.
I vasi della vescichetta dissi esser comuni
cogli epatici, e non ostante chiamarsi vasi
cistici I nervi venendo dal plesso epatico ,
secondo le recenti osservazioni del sullodato
Waltero , vanr)o errando per la sola vascu-
losa ossia villosa. Non pochi linfatici , e assai
gonfi vidi pili d' una volta nei cani ;, e negli
agnelli portarsi per i lati , e pel corpo della
vescica, de' quali era stato legato bene d'in-
torno il mesenterio presso alla sua origine
(quando faceva vedere a' miei Uditori i vasi
lattei). Per altro sono visibili ancora spesse
volte ne* cadaveri umani , e vanno lamben-
do il condotto cistico , di poi il colidoco co-
6i
niune , per andare poi alla gianduia linfatica
che sta alla fine dello stesso canale colidoco
vicino al pancreas.
Serve il fegato a separare dal sangue della
"vena porta la bile, e a portarla nel condot-
to epatico per ì pori biliari , e quindi nelT in-
testino duodeno ; massimamente se non havvi
alcun impedimento. Altrimenti la bile traboc-
cante dal fegato , la quale dicesi perciò bile
epatica , per il condotto cistico , il quale è
congiunto col poro biliare , si fa strada nella
"vescichetta,- il di cui uso quindi è manifesto.
Imperciochè riceve entro se la bile , la quale
dalla dimora, e dal riassorbimento venoso, e
forse ancora dal vapore dell' abdomine tra-
dotto nella vescichetta medesima per i pori
inorganici, si fa spessa e amara , e acquista
un colore giallo scuro , e chiamasi bile cisti-
ca . E questa parte dalla situaLÌone della ve-
scichetta inclinata quasi orizzontalmente , e
parte dalla forza di contrazione , e di elasti-
cità delle tuniche ( principalmente quando la
vescichetta sia ridondante da una troppa co-
pia di bile) e parie finalmente dalla pres-
sione dell' intestino colon che vi sta sotto
viene cacciata fuori dalla vescichetta mede-
sima , per esser portata nell' intestino duode-
no per il condotto colidoco. Cosi mischiata al
succo pancreatico diventa meno acre, ma ben
acconcia peiò a rendere gli ahmenti piìi si-
niiìi al nostri umori ; a lubricare gì' intesti-
ni , e a conservare a questi il moto neces-
sario. Il qnal ultimo ufficio è tanto certo,
che mancando la bile , il ventre si fa som-
mamente stiiico , ne facilmente si può rilas-
sare coir ajuto de' purganti.
CAPO YIGESiMONONO
Della Milza
541. l_Ja Milza è un viscere posto an-
ch' egli neir abdomine , d un color rosso
scuro , che non è sempre della medesima
grandezza : anzi suol essere questa sì varia ,
e tanto è dilferente ancora secondo la natu-
ra, che non si può in alcun modo rettamente
determinare. In questo viscere considerano gli
Anotomici il sito, il numero ancora ;, la fgu-
ra , le connessioni , la struttura , i vasi , e
r uso .
Il sito della milza è nella sinistra e su-
prema parte dell' abdomine sotto il diafragma,
tra il ventricolo e il diafragma medesimo dove
corrisponde alle coste spurie in questa itàQ ,
ed è quasi sollevata .
Una è per l'ordinarlo. Non mancano però
esempj di due , e di tre milze ancora ? se
63
vogliamo prestar fede atl alcuni autori. Io
stesso pure vidi più d' una volta tra le la-
mine deir Omento vicino un' altra milza,
quasi succenturiata , come la chiamano, ma
molto pili piccola della vera milza.
La figura è incostante , generalmente però
ella è elittica;, nella estremità superiore, colla
quale è sospesa dal diafragma, piuttosto grossa
e ottusa guardando insù e indietro; nell'altra
più tenue mirando in giù e in avanti . Ras-
somiglia quasi ad uovo assai grande diviso
per Tasse; di cui la parte convessa, e que-
sta levigata è rivolta alle coste; la piana poi,
la quale è un poco schiacciata corrisponde
al ventricolo, e al pancreas. Questa iaccia
schiacciata ha in mezzo una fessura , ovvero
un canale circoscritto da due labbra un poco
gonfie, per cui altri vasi entrano, altri ne
escono , infarcita quasi direi di qualche pin-
guedine , e di alcune glandale conglobate.
Finalmente nei lati , quasi limitando le coste
la faccia schiacciata , veggonsi talvolta certe
incir^ure , per le quali sembra la milza com-
posta di due , tre , o qnattro lobi , i quali
tutti vanno come a congiugnersi nel centro
del viscere.
La connessione della milza colle altre vi-
scere è moltiplice. Imperciocché s' attacca per
mezzo de' vasi brevi altrove accennati col ven-
tricolo ; pende dal diafragma per mezzo d'un
64
legamento , che è prodotto dal Peritoneo che
copre il diafragma stesso : tiene quasi inseri-
to il pancreas nella di lei parte schiacciata :
finalmente è unita ali" omento maggiore, al-
l'intestino colon, e al rene sinistro per vin-
coli prodotti dal Peritoneo.
La struttura ossia fabbrica è composta di
vasi e di membrane. Due membrane ha la
milza : lina esterna che nasce dall' omento
maggiore; l'altra sta sotto questa ;, ed è fi-
glia dei Peritoneo , che discende raddoppiato
dal diafragma , e forma il legamento, dal
quale è sospesa la milza ; di poi spiegato ve-
ste tutta d" intorno la sostanza di questo vi-
scere ; e inoltre arrivato a quel canale poco
fa descritto insieme colla lamina celluiosa
mandata dall'omento, e coi vasi che or ora
Terremo a indicare, entra nella sostanza della
milza. Quindi lacjerando la milza vi si osser-
vano delle minime cellette , come nn tessuto
spungoso , le quali veggonsi per tutto intrise
di sangue Ma non havvi alcuna effusione in
istato naturale; imperocché una injezione co-
lorita fatta a dovere, la quale ben s'acco-
modi , passa dalie arterie nelle vene , senza
che si faccia alcun spargimento del liquore
che si inietta La fabbrica dunque della mil-
za è per la massima parte vascolosa; e i va-
setti disposti per verità in una maniera sin-
golare , come vedremo qui in appresso , dalle
65
accennate minime cellette icv.o commessi e
sostenuti ; le quali nascono dalle membrane
involvfiiti.
I Fasi in nigione della mole di questo
viscere sono assai ampj. Impercciochè il ramo
sinistro dell' arteria celiaca quasi tutto si dis-
perde per la milza; e per ordinario quasi dal
suo principio fino presso alla milza e inter-
rotto da ripetute piegature; dalle quali sem-
bra in certa guisa togliersi l'impeto del san-
gue che vi scorre. In egual maniera vanno
z' serpendo i rami per la milza ; se non che
piegati in archi e sempre minori , tanto dalla
convessità , quanto dalla cavità degli archi
mandano dei rami , che formano reti , che
vanno a finire in penicilli. Questi penicilli poi,
queste reti hanno per compagne delle venne-
ce 5 le quali s' uniscono in rami grada-
tamente sempre magg'oii , e formano in
fine una vena principale , la quale esce da
quel suaccennato canale oblungo ossia fessura
della milza : riceve inserite delle altre venuc-
ce minori ; per lo p'ù anco la vena emorroi-
dale interna; e andando da sinistra a destra
somministra la radice sinistra della vena por-
ta. I nervi sono pochi, i quali vengono dal
plesso splenico de! nervo intercostale : i lin-
fatici poi ( di rado assai visibili ;, se non si
riempiscano di mercurio, il che a stento si
può ottenere ) sorgendo dalla sostanza della
PARTE IV. 5
66
milza serpeggiano per le lamine di qnesto vi-
scere, e vanno alle gUmdule conglobate , che
stanno ai tronchi dei vasi della milza, e da
questi spanilono il contenuto liquore nella ci-
sterna tiel chilo.
L' Uso dflla milza sembra esser quello dì
servire a'Ia separazione della bile ; di accre-
scere cioè questa separazione e di promover-
la ; sì perchè dia materia col suo sangue a
una più abbondante separazione; sì perchè con
questo medesimo sangue quasi arterioso di-
luisca quello , che per la vena mesenterica
ascende nel fegato; il quale pieno d'olio som-
ministrato dalle viscere pingui facilmente si
ritarderebbe dentro la vena porta; si final—
mente perchè frammischi colla bile principj
di natura alcalina generali principalmente dai
vapore dell' abdomine : nel quel umore questi
stessi principi sono mascherati meno che ne-
gli altri , e legati dalla mescoianzji di altri
principj.
67
CAPO TRIGESIMO
Dei Reni ,
Delle Capsule atrabiliari , degli Ureteri ,
e
Della Vescica Orinaria.
542. 1 Reni sono visceri che stanno nella
regione de" lombi dietro al peritoneo , e in
quella cellulosa membrana posta d'intorno al
peritoneo medesimo ; delle quali l' istoria ano-
tomica versa intorno al numero 5 figura , si-
to , connessione , fabbrica , vasi , canali escre-
tori , e usi.
Due sono di numero; un rene cioè per
parte alle vertebre de' lombi. Questo almeno
è quello che avviene comunemente : imperoc-
ché rari sono gli esempj o d'un maggior nu-
mero , 0 di situazione cambiata.
La figura rassomiglia ad un fagiuolo , in
perciò riguardansi due facce alquanto conves-
se , due lati, e due estremità. Una faccia è
anteriore, T altra posteriore, liscia una e
l'altra negli adulti, nei feti, ed in alcuni
animali composte di varj lobi uniti insieme.
Un lato convesso guarda esteriormente , l'altro
poi schiacciato internamente ; ai quai ultimi
lati si guardano vicendevolmente i reni. Delle
^8
estremila una è superiore e più grossa, l'al-
tra un poco più tenue è inferiore Nel lato
coiiCdvo vedesi una fessura circoscritta da un
labbro per parte tumidetto , e spesso inter-
rotto di alcune fessure ; la qual fessura è
occupata da' tronchi de' vasi renali , e questa
gii anoiomici chiamano ilo.
La posizion loro fu indicata già di sopra;
stanno per altro nella parte suprema e po-
steriore dell' abdomine, appoggiati ali* ultima
vertebra del dorso, e alle quattro prime dei
lombi ; e perciò avanti le due ultime coste
spurie , e avanti il muscolo psoa, il quadrato
de' lombi, e il trasverso delT abdomine del
suo lato. Ov.cupano questa sede ora ad eguale
alte/7a , ora diversamente; imperciocché alle
volte il rene destro, alle volte il sinistro è un
po' più alto del suo compagno; più frequen-
temente poi è pHi allo il sinistro , massima-
mente quando il fegato è un po' più prolun-
gato all'ingiù. La loro lunghezza poi si estende
al più air imervallo di cinque vertebre.
La connessione di questi visceri si fa con
molti aliri EJ primieram»^nre una certa pin-
guedinosa membrana gonSa d' un grasso più
duro contenuto nelle cellette , e la quale di-
cesi tunica adiposa dei reni , veNte affatto
d' intorno i reni, e li lega internamente ai
lombi; e inoltre alle appendici del diafragma,
ni muscolo psoa , e al quadrato de' lombi .
1
69
Siccome poi sono coperti anteriormente dal
peritoneo , il quale manda da se varie pro-
duzioni, quindi per mezzo di queste produzioni
amendue i reni sono annessi in certa guisa
all' intestino colon ; il destro al fegato, il sinistro
alla milza, tutti e due alla vescica oiinaria col
mezzo d' un certo canale per parte dell' uno
e dell'altro; superiormente poi sono legati
a due glandule , a cui fu dato il nome di
reni succeìitiirìati , ovvero di capsule atra-
biliari .
643. I Beni succenturiatì poi, ovvero Ca/)-
sule atrablliari non sono altro che dne par-
ticole glandulose , una per parte , in cui gli
Anotomici considerano il sito , la fìgfira , le
cojinessioni , la fabbrica , i vasi , e T uso .
Il sito di queste particole è sopra i reni
acquali si appoggiano, e perciò dietro al
peritoneo, dove corrisponde alla patte poste-
riore e più alta dell' abdomine .
La figura non è sempre la medesima ,
generalmente però è oblunga negli adulti e
compressa; e in tal modo alle volte, che sem-
bra triangolare . Ma non è neppure sempre
la medesima grandezza; imperciocché abbiamo
dalle osservazioni esser queste glandule molto
pm grandi nei feti che negli adulti; cosicché
superino talvolta la grandezza dei reni , e
abbraccino questi dalla cima fino circa a metà
della loro altezza.
• La connessione di queste capsule sì ha
c®lla parte superiore dei reni, e col diafragma
per mezzo d'una certa cellulosità; e la qua!
cellulosa congiunge ancora la capsula destra
col felpato , e la sinistra colla milza e col
pancreas : finalmente i vasi loro proprj le
uniscono ai vasi renali, alT aorta, e alla vena
cava abdominale.
La fabbrica sembra glandulosa , e simile
a quelle glandule , che sono chiamate con-
glomerate (N. 53) ; e i lobi delle quali sono
lefyaiì da una tenue ma valida membrana . La
differenza, che havvi non di rado, è questa,
che internamente è coricava e T una e l'altra
particella , o 1' una o l' altra , ed ha dentro
la sua cavità un lìquor nero ; nel the è dit^
fedente dalle altre conglomerate.
I vasi vendono ai reni succenturiati dalle
etkinlsenti , o dal tronco dell' aorta e della
cava abdominale , massimamente secondoche
parlasi o di uno o dell'altro rene. Dai gan-
^Ij celiaci ^N. 5 io) derivando certi nervetti
si portano sopra i reni succenturiati ; ma fi-
nora è incerto se vadano ad insinuarsi nella
sostanza di questi . Quei linfatici finalmente ,
che derivano dalle borse interne di queste
particelle, concorrpno e si frammischiano con
quei che sono proprj dei reni.
V uso loro fin' ora è ignoto, non essendosi
per anco trovato il condotto escretorio; seni-
7^
brano esser più utili ne' feti, attesa la mag-
giore grandezza di queste glanclule in propor-
zioie agli uomini: ma quale sia questa uti-
lità , si ignora affatto.
La f'ibhrica dei reni, è qnnsi tutta v.isco-
losa. Dico quw^i ^ conciojiacosac! è i vasi com-
ponenti sono compresi da una membrana
proptia de' reni, tenue ma assai robusta , che
facilmente si può separare dalla carne de' reni
che vi sta sotto , ìa quale arrivati all' ilo ,
insieme co' vasi medesimi , e colle cellette
della tunica adiposa , porta i vasi medesimi ,
e li distribuisce dentro i reni con un ordine
affatto singolare, liuperciocclè genernlmente
parlando ciascun rene è formato di globic-
ciuoli quasi piramidali , de' quali la base tiene
la circonferenza dei reni, l'apice poi promi-
nente alquanto in modo di papilla si converte
all' interno. Quella parte che sia alla circon-
ferenza chiamasi sostanza corticale , ossia cor-
teccia de' reni ; ma quella che tosto succede
a que-ta , e affatto continua, dicesi sostanza
striata o midollìre , o ancora sostanza tubo^
Iosa Quella che a prima vista sembra carne
rossiccia, è composta di vasi, i quali piegati
pria in archi , poscia scorrendo a foggia di
serpenti, si dispongono in granella , ossia in
piccioli ^oiìiitoli di mmiuii vasi coli' iniei vento
cY una certa cellulosa sostanza ; questa poi è
comporta di canaletti, i quali sono i condotti
7a
delle granella, e rappresentano strie fatte a
foggia di piramidi , la punta delle quali con-
venga in una papilla. Per altro nel numero
di queste piramidi havvi della varietà , come
nella direzione, nel vicendevole attaccamento,
ed anco nel fine. Comunque sia, attorno al-
l'apice, ossia quasi al colio delle papille evvi
attaccato un tubetto membranoso . dentro il
quale vi sta prominente una , o due , alle
volte ancora tre papille , le quali sono vestite
da una polposa membrana pertugiata di aperti
forami, dai quali va distillando l'orina nel
canale che v' è continuo.
Quei vasi poi , che compongono la mas-
sima parte dei reni , sono discendenze del-
l' aorta , e della vena cava abdominale ; e
diconsi vasi renali, o emulgenti ; cioè da
quell'arteria, dopoché ha mandato la mesen-
terica superiore , esce da ambedue i lati un
ramo più di spesso unico (alle volte due, di
rado tre, o quattro), e questo grosso, il
quale entra nella parte schiacciata de' reni
diviso in rametti minori ; siccome dalla cava
ascendente , sopra le lombali , escono si-
mili rami , i quali vanno p iiimenti all' ilo
dei reni. Questi vasi si portano alla corteccia,
e si vanno seminando tra pijamidi e piramidi
alla maniera poco fa accennata . Avanti poi
di approfondarsi nella carne de' reni, con al-
cune discendenze vanno errando per la tonaca
73
adiposa, e per i reni succenturiatì (nel qual
lato i vasi emulgenti provvedono a questi reni).
Vanno ai reni nervi pochi e tenui derivanti
dal plesso renale , dalla di cui sostanza in-
terna sorgono dei linfatici profondi , i quali
accompagnano i vasi^ e che alle volte balzano
affli occhi da se stessi : mentre al contrario
i superficiali di rado si possono vedere, par-
ticolarmente quando i reni sono in istato
naturale.
I Canali escretorj dei reni sono di doppio
genere: imperciocché altri si possono dire pro-
prj , altri poi si possono chiamare comuni re-
lativamente alle papille. I proprj sono quelli
che sboccando da ciascun granfilo formano
per la massima parte la sostanza striata dei
reni: i comuni poi sono quelli che abbracciano
le papille. Il numero di questi è incostante ,
perchè, come avvisammo, due o tre papille si
aprono talvolta in un canale. Generalmente
sogliono essere otto o nove. Da questi se ne
compongono tre pel vicendevole loro conflusso ;
e mentre convergenti sì fanno verso V ilo dei
rem , insieme uniti si legano in un solo nella
cavità fatta a foggia d' imbuto , a cui si dà
il nome di pelvi dei reni , la quale prodotta
oltre V ilo tante volte nominato va a formare
un canale, che chiamasi uretere.
L' uso de' reni è di separare l' orina dal
sangue delle arterie renali , e di trasmetterla
74
di continuo filo negli ureteri , e da questi
nt-lla vescica cieli' oiina.
544- C^'i Ureteri sono due canali mem-
branosi, d'intagliale grandezza ancora ne le-
ti; hanno a considerarsi in quelli T origine t
il progresso , la fine , la fabbrica , i vasi , e
r uso.
\J orig'ne essi hanno dalla cavità fatta a
guisa d' imbuto, che abbiamo detto cliiamarsi
pelvi de" reni ; e la quale prodotta oltre l' ilo
de* reni si contrae a poco a poco in questo
canale , cioè uno per parte.
Progresso. Siccome poi la pelvi dei reni ,
insieme coi reni istessi de' quali fa parte , sia
dietro al periioneo; così egualmente gli ure-
teri camminano dietro il peritoneo medesimo,
si piegano alla maniera della lettera S , e
avanti il canale deferente del suo lato ( il
quale dai testicoli per 1' inguine discende
nella pelvi ossea , e col quale vanno in cer-
ta maniera a croce ) si portano finalmente
nella vescica orinaria che scà nella medesima
pelvi ossea.
Il fine adunque è nella vescica delP orina:
per le cui tuniche trapassano prima con ob-
bliqao ma piuttosto lungo tratto, avanti di
aprirsi con una mollo angusta bocca in que-
sto recipiente medesimo nella sede inferiore e
quasi poster ore.
La fabbrica loro è del tutto membranosa:
poiché anteriormente sono vestiti dal perito-
neo , il quale urtano un poco nella parte
d'avanti: di poi una cellulosa appoggiata al
peritoneo non senza qualche pinguedine cir-
conda questi canali, de' quali la parte più
grossa è formata da una singolar tunica ner-
vosa assai sensibile. A questa succede poi in-
ternamente una villosa fornita alquanto di
muco per impedire gl'irritamenti dell' orina
che passa. Ambedue queste tuniche sono con-
tinue con altrettante membrane interne della
vescica orinaria: la più interna poi con quella
che veste le papille dei reni.
Dal fin qui detto è manifesto 1' uso di que-
sti canali : trasmettono cioè alla vescica ori-
naria l'orina separata dal sangue nella cor-
teccia dei reni, e messa nei canali più gran-
di a poco a poco della sostanza tubulosa dei
reni , e di là nwlla loro pelvi.
545. La Vescica orinarla poi è un reci-
piente membranoso situato nella pelvi ossea
anteriormente; in cui s' hanno a notare la
figura 5 la connessione s la fabbrica j qualche
sfintere, i vasi , e V uso-
La figura non è la medesima in ogni età.
Imperciocché ne' feti è più lunga , e sorge
ancora più sopra il pube che negli adulti ,
ed osservasi più larga che lunga nelle fem-
mine : Imperocché ne' feti non furono ancora
compressi dalla forza della respirazione i vi-
76
sceri che sono contenuti nella cavità dell' ab-
domine ; e le femmine, per lo più vergogno-
se ritengono più lungamente l'orina, il che
fa a poco a poco aggrandire la vescica • e
questa grandezza si accresce non poco dal-
l' utero gravido che comprime la vescica Per
altro ha una figura ovale , di cui la parte
che guarda insù dicesi fondo , quella che
guarda in giù , collo , il quale è posto più
alto nella parete anteriore, e, per così dire,
piana della vescica ; rispetto alla parete po-
steriore 5 che è molto più convessa , dove è
volta verso l'intestino retto, e più profonda-
mente ancora discende nella pelvi.
La connessione poi della vescica è tale ,
che è legata a moltissime parti . Primiera-
mente cioè nella sede superiore è sospesa dal-
Torabelico per mezzo dell' uraco ( N. 382 ) e
delle arterie ombelicali . Secondariamente è
attaccata anteriormente colle ossa del pube
per mezzo d' un tessuto celluioso, ed anco del
peritoneo , il quale coprendo il fondo e la
faccia posterioie della vescica lega questo re-
cipiente nei lati agli ossi suddetti In terzo
luogo posteriormente, e insieme inferiormente
non so'amente cogli ureteri , ma ancora colle
vescichette seminali , e colP intestino retto
nel nostro sesso , nel femminile poi colla va-
gina dell' utero : In quarto luogo finalmente
inferiormente in tutti due i sessi cogli stro-
77
menti della generazione per mezzo d* un cer-
to canale continuo colla vescica , il quale
chiamasi uretra.
La fabbrica è composta dì tuniche . Tre
poi sono le tuniche proprie , oltre la comune
prodotta dal peritoneo , il quale , come ab-
biamo detto , si stende sopra la parte «ipc-
riore e posteriore della vescica. La più inter-
na è la villosa sporcata alquanto di muco
per torre gli irritamenti dell' orina ; a que-
sta è sovrapposta un'altra tunica più grossa,
che è detta la Jifrvosa , d' un' indole cellu-
losa condensata , che fa una piega , ovvero
ruga quasi alla bocca dell'uretra, e tra le
cui piccole cellette qua e là vi sono dei mi-
nimi follicoli mucosi : questa tunica nervosa ,
più grossa nel luogo in cui entrano gli ure-
teri , e vi si appoggiano , ed attaccano nel
decorso che fanno , è circondata principal-
mente da un doppio strato di fibre carnose
di quasi longitudinali, e di trasverse che si
tagliano vicendevolmente in croce , dalle quali
avviene che in alcun luogo vi siano delle ca-
selle d'ineguale grandezza; le quali alle vol-
te lasciano che le tuniche interne cacriate in
fuori si conformino in vescichette , come tan-
te ernie della vescica , le quali portano tal-
volta nel seno loro dei calcoli Fmalmente
una cellulosa più lassa colla pinguedine è
quella , che compie esternamente il numero
78
delle tuniche, e che attacca anteriormente la
vescica alle ossa del pube.
Qualche sfintere è formato dalle fibre tras-
verse, che adornano la parte del collo in ispe-
cie d' arco; e che negli uomini sono attaccate
collo sfintere dell'ano, nelle donne col muscolo
constrittore della vulva (N. S33) che circonda
in certa maniera l'apertura della vagina.
I Vasi di questo recipiente , tanto arterio-
si , quanto venosi vengono dagli ipogastrici ,
da^li emorroidali, daMi ombelicali, e alle
volte ancora dagli epigastrici ; e nel sesso fem-
minile dagli uterini ancora. Il plesso poi dei
nervi ipogastrico somministra i nervi alla ve-
scica , la copia de' quali e la forza fa che
ella abbia una somma sensibilità.
L' uso della vescica è di ricevere nella
sua cavità per mezzo degli ureteri l' orina
già stata separata ne' reni , di ritenerla , e
finalmente di cacciarla fuori. Quindi in essa vi
sono tre forami , de' quali due già accennati
appartengono agli ureteri , che camminano ,
come abbiamo detto , per le tuniche della
vescica , che in questa sede formano un cor-
po un po' più grosso rotondo insieme cogli
ureteri prodotto inferiormente dentro la vescica.
II terzo forame è anteriore , e inferiore, con-
tinuo a quel canale , che abbiamo detto chia-
marsi uretra , della quale parleremo nel capo
seguente.
72
CAPO TRIGESIMOPRIMO
Delle parti vergognose degli uomini,
546. l-je partì vergognose degli uon:"ini
sono composte da un apparecchio di moke
insidine . Imperciocché lo Scroto , i Testicoli
ovvero Didimi , gli J''pididimi ossia le Pro-
state, i Vasi deferenti ovvero eiaculatorj, le
Vescichette seminali ^ 1' Uretra, il Pene, e
i Muscoli spettanti all' Uretra e al Pene ;
tutte queste parti dico , sì ancora vasi e w.'rvi
sono quelle che compongono gli organi deila ge-
nerazione negli uomini, nelle quali tutte come
pure in ciascheduna di esse deggionsi osservare
molte cose.
547. Lo Scroto è una certa borsa mem-
branosa, che sotio r angolo del pube sta
pendente dal Pene; si produce più o meno
inferiormente; ed è fornita di grossi peli negli
adulti. Mirar si deggiono in esso una certa
linea biancuccia chiamata Sutura, h fabbrica,
la divisione^ i vasi, e V uso.
La Sutura ossia quella linea bianchiccia
è più sensibile nei fanciulli e nei giova-
ni ; da cui si fa che lo scroto è di-
viso quasi in due parti , destra e sinistra ; e
sembra far le veci come d' una colonna ? in
So
cui s' inseriscano come in luogo comune certe
rughe o pieghe, in che formasi in certe cir-
costanze lo scroto. Per altro questa linea , che
da alcuni vien detta ancora rafe^ principian-
do talvolta dair ano si produce pel perineo ,
e lo scroto fino all' estremità del pene; e
sembra in certa guisa indicare che la cavità
dello scroto è divisa in due laterali.
La fabbrica per la massima parte è quasi
la medesima degli integumenti comuni. Dissi
quasi f perchè a comuni integumenti, da' quali
è composto Io scroto , e ne' quali riseggono
molte glandule sebacee, internamente havvi
unita una certa membrana rossiccia , che no-
masi Dartos , dalla cui forza di contrazione
gì' integumenti medesimi si mettono talora in
quelle pieghe poco fa accennate; sebbene sia
ella priva affatto d'ogni specie e struttura
muscolare. Questa rossett.i membrana sem-
brami quella , che dagli Antichi fu detta Eri-*
troide: il qual nome Io veggo modernamente
dato al muscolo cremastere , di cui parlere-
mo da qui a poco.
La di'^isione della cavità dello scroto sì fa
dal medesimo dartos , il quale circondando
largamente ciascun testicolo , e involgendolo
come in una borsa particolare quindi fa che
in quefla faccia dove si guardano queste bor-
se vicendevolmente , si uniscano insieme , e
così formino il setto, che divide lo scroto in
8i
due cavità , destra cioè e sinistra : il qual
setto però frequentemente non ascende fino
al pene , e perciò non divide perfettamente
la cavità principale dall' imo al sommo.
Riceve lo scroto i Vasi arteriosi e venosi
dagli ipogastrici:, e principalmente dai puden-
di ; i nervi poi da quelli che escono interna-
mente dalla midolla spinale per i forami in-
feriori dell' osso sacro.
Serve lo scroto a contenere , e tener so-
spesi i testicoli ; e per quanto egli può , di-
fenderli dalle ingiurie esterne; e col setto che
li separa fare che i testicoli non si freghino
insieme con molestia.
548. I Testicoli ovvero Didimi sono due
corpicciuoli abbastanza noti ne' quali abbiamo
a considerare gì' invoglimenti , la figura , i
vasi , la fabbrica , e 1' uso.
Tre invoglimenti furono dati a ciascun te-
sticolo ; il primo de' quali è una tenuissima
tunica carnosa prodotta dalle fibre del mu-
scolo obbliquo interno dell' abdomine e dalle
ossa del pube, e alle volte ancora dalla cre-
sta dell'osso ilio, e dal muscolo trasverso del-
l' abdomine. Essa spiegasi in una borsa , la
quale lassamente non strettamente circonda il
testicolo fuorché nella parte inferiore e al-
quanto posteriore ; vale a dire dove si por-'
tano i vasi che entrano e che escono dal te-
sticolo ; nel qual luogo osservasi una certa
PARTE ly. 6
8:
produzione , quasi un processo attaccato infe-
riormente al testicolo raeclesirao. Inoltre que-
sta tunica , a mio giudizio , ossia questo mu-
scolo che dicesi cremastere , ovvero elevatore ,
non manca di fibre lendinose disposte in gui-
sa di tela , per mezzo delle quali si unisca
alle tuniche vicine.
Il secondo involto dei testicoli è membra-
noso , d' una figura piriforme , il di cui pie-
dicello pende dall'anello abdominale ; il cor-
po poi continuo allo stesso piedicello sta nello
scroto. Questo involto è rinserrato dal cre-
mastere , ed è formato parte dal peritoneo
medesimo , e parte dalla cellulare , che sta
attorno a questa tonaca. La faccia interna
del peritoneo , alla regione dell' anello abdo-
minale, ora si deprime in una fossetta j ora
è segnata da una certa cicatrice ; men-
tre nella faccia esterna dalla medesima so-
stanza del peritoneo viene composta una
certa retina membranosa , la quale discen-
dendo per r anello lambisce anteriormen-
te il cordone spermatico , e vicino al capo
dell'epididimo, mentre par quasi che sva-
nisca s si spiega in una borsa , la quale
largamente abbraccia il testicolo ; al di cui
lembo superiore , rivoltandosi essa quasi
in se stessa internamente , abbracciando la
piccola porzione del cordone quasi tra le
due lamine , ovvero duplicatura come la
chiamano , perciò suole cliiamaisl vaginale
comune (i).
Frattanto codesta vaginale continua al pe-
ritoneo, e riflessa in se stessa e internamente,
ossia questo processo del peritoneo veste il
testicolo e l'epididimo; e a queste parti va
tanto strettamente unito , che da alcuni è
riputato come un'altra lamina dell' albuginea
che or ora saremo ad additare ; per questo
motivo rassomiglia al pericardio , il quale
rivolgendosi in se stesso dà la tonaca esteriore
al cuore, alle orecchiette, e ai tronchi dei
vasi maggiori ; e questa parte del peritoneo
continua ( ripeto ) colla precedente, la quale
(i) Non mancherà forse chi pretenda che !a vaginale
comune sia quel tessuto celluioso, che sta sotto il
cremastere i e che poi la propria vaginale del testicolo
sia quel sacco , entro cui il testic«lo medesimo è quasi
sospeso , e nel quale in occasione di ernia congenita
si contiene il nudo intestino appoggiato al testicolo
medesimo, e talvolta ancora attaccato insieme. Se
ciò è , non convenirebbe egli meco per verità in qnnn-
to al nome , non in quanto alla sostanza h imperc'ic-
cliè sicurissimamente quel sacco , che io chiamo vagi-
nale comune, è una produzione del peritoneo, (come
lo ha confermato ancora il chiarissimo Wrisbergio ) ,
ìa quale non solamente è aderente al testicolo e al-
l'" epididimo , ma da questa ancora f con qualche por-
zione J sono compresi quasi per ogni dove i vasi del
cordone . Quindi è avvenuto , che questa porzione del
peritoneo ( il quale a cilindro inverso deve necessaria-
mente essere circondato e dal testicolo per ogni verso,
e dal cordone in qualche parte ) 1* abbia chiamata
vaginale comune .
84
si unisce al testicolo, e all'epididimo, forma
la propiia^vaginale del testicolo » e dell' epi-
didimo
In vece^della redina membranosa prodotta
dal peritoneo verso il testicolo ( rade volte
negli adulti ,» spesso negli appena nati, sem-
pre poi nei feti , de' quali i testicoli uscirono
appena dall' abdomine ) evvi un canale ossia
tubo formato dal peritoneo , e continuo alla
vaginale comune, la quale ora più refitamente
merita questo nome; mentre dentro questo ca-
nale anzi posteriormente sorgono alquanto dei
vasetti che compongono il cordone spermatico,
alla stessa guisa affatto che i visceri posti
dietro il peritoneo urtano questa tunica in
avanti , e a se l' aggiungono.
Finalmente conciocosachè i vasetti compo-
nenti il cordone spermatico uniti tra loro per
mezzo d' una cellulare vestiti siano ali' intorno
da questa cellulare medesima , quindi questo
involto ottenne il nome di vaginale propria
del cordone» La sua massima parte si è dal
raddoppiamento del peritoneo , al qual raddop-
piamento si frappone ancora quella cellulosa^
la quale , mentre passano que' vasi per la
fessura abdominale , viene somministrata dai
muscoli stessi dell' abdomine.
Queir involto de' testìcoli , che abbraccia
la sostanza del testicolo j, chiamasi tunica ner-^
vosa , o albuginea ; nella quale se si consi-
r
8
derl il peritoneo attaccato fortemente ad esse
esternamente , e l'albuf^inea composta di due
lamine , si potrà accrescere , come hanno
fatto molti, il numero dei velamenti spettanti
propriamente al testicolo. Checché ne sia ,
l'albuginea veste ancora F epididimo, il quale
perciò lega co! testicolo medesimo.
La figura dei testicoli è quasi ovale, ma
alquanto appianata^ con una estremità e que-
sta più acuta che guarda in su e alquanto
esternamente , coli' altra poi ottusa che guarda
in gin e alquanto internamente.
Il testicolo riceve i vasi dalle arterie e
vene spermatiche , delle quali si è da noi
parlato altrove . Le arterie poi appena o nep-
pure appena ramose si portano nel testicolo ,
divise forsi in vasetti minimi apparentemente
nodosi, i quali si chiamano seminìferi: e al
contrario le vene che escono dalla sostanza
del testicolo e che ascendono fanno tra se
innumerevoli anastomosi. Così dalle accennate
arteriuzze , venucce , e nervetti derivanti dal
plesso spermatico, e dai linfatici ancora in-
sieme uniti per mezzo d'una cellulosità, vien
formato il corpo oblungo, e quasi conica, che
fu detto corpo piramidale'^ ovvero, atteso il
diametro delle vene , e la moltiplice anasto-
mosi delle stesie , corpo varicoso , o pampini-
forme , il quale è situato dietro il peritoneo
Isella cellulosa che a questo s' appoggia.
86
L:i fabbrica adunque del testicolo è vasco-
losa e membranosa ; imperciocché da tutia la
faccia interna dell' albuginea nasce una molle
cellulosa, la quale disposta irregolarmente in
certi piccioli setti comprende qua e là cellette
maggiori o minori, tra le quali sono chiusi i
vasetti seminiferi poco fa additati. Questi setti
poi , da noi stati dimostrati tutti gli anni
( per lo che non mi so trattenere di fare le
pili alte meraviglie, come siano questi recen-
temente rigettati dalT anotomia ) questi setti,
dissi , convengono a quella parte del testicolo ,
che corrisponde all'epididimo; dove si con-
vertono o piuttosto convengono in una benda
quasi bianchiccia , la quale è composta dalla
medesima cellulosa condensata , che si nomina
corpo cf Iginoro. Tra le lamine di questa
benda , e sopra 1' istessa ancora , a' miei oc-
chi vi si stendono a fows. di rete venti cir-
ca , e spesso ancora in maggior numero va-
setti seminiferi un po' più grandi nati dai più
piccioli , i quali finalmente sboccano dall' al-
buo;inea del testicolo per formare il capo
dell'epididimo, e poi questa particella ancora.
L' uso dei testicoli è di separare il seme
virile dal sangue.
54.9. Gli Epididimi, che dagli antichi fu-
rono detti ancora Prostate , sono due cor-
picciuoli oblunghi , uno per parte , ne' quali
abbiamo a considerare il sito, la figura, la,
87
connessione, la struttura ^ V origine , \o, fine,
e r uso .
Il sito loro è di star appoggiati al margine
supremo dei testicoli anzi alquanto posterior-
mente. Coprono in certa maniera il lembo
esterno e posteriore del testicolo.
ha figura rappresenta un cordone o piuttosto
un verme fornito di capo e di coda , e fatto in
guisa che nella parte superiore sia più grosso e
più convesso; nella inferiore poi verso il te-
sticolo quasi piano. Il capo rotondo sta este-
riormente e superiormente ; il corpo alquanto
impicciolito lambisce nel discendere il margine
posteriore del testicolo : la coda poi ancor
più impicciolita guarda in giù , e interna-
mente.
La sua connessione si fa col testicolo stes-
so , e con un certo canale nomato vaso de-
ferente. E questa connessione è fatta per
mezzo de' vasetti seminiferi e della tunica
albuginea , sì ancora del peritoneo , che co-
stituisce la vaginale propria del testicolo , e
dell* epididimo. Vale a dire il capo di questa
particella è continuo co' vasetti maggiori se-
miniferi che sorgono dal testicolo, e colla
tunica albuginea , e col peritoneo immedesi-
mato a questa tunica : la parte di mezzo ,
per r intervento di queste membrane si at-
tacca col testicolo ma lassamente , e questo
tratto membranoso nato da questa tunica
88
raddoppiata 5 coraechè comprende una cavità.
Io chiamano sacco cieco. Finalmente la coda
deir epididimo unita fermamente collo stesso
testicolo si risolve nel vaso deferente che de-
scriveremo fra poco.
Origine e fine. Devesi la prima ai canali
seminiferi un po' più grossi, i quali dicemmo
parte appoggiati al corpo Igmoriano , parte
compresi dentro la di lui sostanza. Poiché
questi canaletti rinchiusi nella tunica albugi-
nea formano il capo dell' epididimo. La fine
è nella parte del testicolo inferiore interna e
posteriore , dove ha principio il vaso de-
ferente.
La struttura è vascolosa e membranosa.
Vascolosa di fatti perchè è composta quasi
d' un vasetto solo che ritorna in se stesso
pressoché in infiniti giri, aggiungendovisi una
molle cellulosa , che rassoda , e quasi forma
i giri e le piegature. Dissi (juasi , perchè il
capo dell' epididimo è fatto di canaletti pie-
gati fuori del testicolo vicino a mille volte in
guisa che rappresentino una specie di cono ,
di cui la punta guarda il testicolo. Questi
coni poi venti e più si risolvono in quel va-
setto , dal quale vien formato 1' epididimo ;
siccome questa particella medesima va a finire
poi nel vaso deferente.
Serve 1' epididimo a ricevere il seme virile
eeparato e preparato nei testicoli; come sem-
89
bra ancora a perfezionarlo, e a tradurlo nel
vaso deferente.
55o. Il i'aso deferente adunque non è
altro che il canale continuo coir epididimo ;
di cui il principio è dalla parte inferiore ,
interna, e posteriore dello stesso epididimo.
Da qui sorge tortuoso verso 1' epididimo , e
per mezzo d' una tunica cellulosa è coerente
in parte co' vasi spermatici. Bisogna poi ve-
dere qual sia il progresso di questo canale ,
quale la fine , la struttura , e 1' uso final-
mente.
Il progresso è questo : ascende essa dal-
l' epididimo fino all' anello abdorainale , il
quale subito superato , allontanasi dai vasi
spermatici; si piega all'interno dietro al pe-
ritoneo 5 e discende nella pelvi alla sede in-
feriore e posteriore della vescica orinarla ; nel
qual luogo 1' uno e 1' altro canale alquanto
dilatato cosi avvicinasi al suo compagno , che
si attacchino insieme ambidue.
Il fine angusto parte è nei due ricettacoli
oblunghi , vale a dire , le vescichette semi-
nali che giacciono esternamente vicine a
questi canali , e ai quali sono legate insieme
colla accennata sede della vescica orinaria ; e
parte poi nell'uretra. Vale a dire, l'estre-
mità del vaso deferente ha due picciole boc-
che ; con una delle quali , e questa laterale
apresi in quelle vescichette; colf altra poi pel
90
canaletto comune ancora alle medesime ve-
scichette apresi nelT uretra ; affinchè in certe
circostanze il seme virile ora sia ricevuto
nelle vescichette seminali , ed ora per retto
tramite si getti nell' uretra.
La struttura è membranosa e insieme
spungosa : ma tuttavia piuttosto tenace e ro-
busta. Poiché tra le due membrane , ovvero
tonache , delle quali è composta , vi si frap-
pone un tessuto spungoso ma tenuissirao.
L' uso è di tradurre il seme somministra-
to dair epididimo o alle vescichette seminali ,
o all'uretra, di che i' ultimo avviene nel
coito venereo.
55 1. Le Ve?cichette seminali sono due ri-
cettacoli oblunghi , uno per parte , composti
di celle comunicantisi insieme; le quali cioè
raffigurano piccioli intestini ramosi , o piut-
tosto un intestino che ritorna in se molte
volte , e quindi interrotto da piegature . In
questi ricettacoli sono a considerarsi il sito ,
la grandezza , la struttura ^ la fine , i vasi ,
e r uso.
Sito. Abbiamo detto poco ta che questi due
ricettacoli sono posti alla parte inferiore e
posteriore della vescica orinaria.
La grandezza delT uno e dell' altro ricet-
tacolo è di circa tre dita trasverse di lun-
ghezza , non oltrepassan.d0 un dito trasverso
la larghezza.
91
Struttura. Sono formate queste due vesci-
chette di membrane piuttosto grosse unite in
un tubetto piegato molte volte , come avvi-
sammo di sopra. Per altro la membrana este-
riore viene dal peritoneo che copre posterior-
mente la vescica ; V interna poi dalla mem-
brana propria , grossa , apparentemente fatta
a fossia di rete , e unta d' un muco più o
meno ridondante.
La fise rassomiglia un canaletto , che da
alcuni si ha per il condotto escretorio , in cui
apresi il vaso deferente del suo lato, e il
quale congiunto con questo vaso medesimo ,
sotto la membrana interna dell' uretra , scor-
rendo nella sede posteriore, con una bocca
picciolissima apresi da una parte e dall'altra
nella vallicella della prostata , che or ora de-
scriveremo , ai lati d' una certa prominenza ,
come d' una caruncola che sorge da quella
valletta. Queste due boccucce comuni al vaso
deferente e alle vescichette seminali diconsi
bocche seminali.
Le vescichette seminali hanno i vasi co-
muni con quelli che provvedono alla vescica
e air intestino retto ; lo nesso dicasi de' ner-
vi . Mekelio scopri i linfitici , i quali , fa-
cendo rottì-?;io di vasi assorbenti , attraggono la
parte più sottile del seme nel proprio seno, af-
finchè venga portato colla linfa degli altri si-
mili vasetti nel sangue.
92
L' uso è di conservare fuori del tempo del
coìto lo sperma separato nel testicolo, perfe-
zionato neir epididimo , e tradotto dal vaso
deferente in questo recipiente , e di sparger-
lo neir uretra nelT atto del coito.
552. La Prostata è un corpo duro simile
in certo modo a una gianduia, il quale su-
bito avanti il collo della vescica abbraccia il
principio dell'uretra; e in cui noi verremo a
considerare la grandezza , la figura, \2l fab-
brica , la cavità singolare^ i forami, la pro-
minenza , i vasi , e 1' uso.
La grandezza generalmente negli adulti è
eguale a una castagna , e spesse volte ancora
la supera.
La figura è globosa , ma fatta a foggia
di cuore , di cui la base è rivolta posterior-
mente alla vescica , la punta poi giiar(la
avanti. Quantunque poi la prostata sia glo-
bosa , nulla di meno si deggiono considerare
in essa due porzioni , delle quali una molto
più grossa è inferiormente , e s' appoggia al-
l' intestino retto; l'altra poi più tenue è po-
sta superiormente , e rivolta alle ossa del
pube , air angolo de' quali è attaccata. Tra
queste due porzioni cammina l' uretra.
Fabbrica. Questo corpo è composto di molti
piccioli follicoli 5 quasi caverne mucose , non
tanto uniti tra di se quanto compresi per
ogni dove da una dura membrana cellulosa ;
93
de' quali i condotti escretorj raettono il pro-
prio umore nel)' uretra con dieci o dodici
circa bocche, che apronsi nella medesima.
La cavità della prosi ata è una certa val-
letta scolpita nella parete posteriore di essa,
nella quale dilatasi 1' uretra , e che fa quasi
le Teci d' un recipiente , dentro a cui sparso
dalle bocche seminali il liquor prolifico degli
uomini si mischia e si confonde colf umore
della prostata medesima.
I forami appartengono ai condotti escre-
torj della piostata medesima poco fa accen-
nati, e parimenti al seno particolare un poco
più grande scavato in una certa prominenza,
dai quale mandasi un tenue liquore, ma al-
quanto viscoso , ed in assai poca quantità.
Questa prominenza abbracciando il seno
poco fa nominato , rappresenta un colletto
oblungo , il quale sorge dalla valletta della
medesima prostata , ed il quale o per la gran-
dezza o per la figura dicesi dagli Anotomici
grano d' orzo, caruncola seminale , capo gal-
linaceo. E chiamalo ancora verumontano , il
quale un po' dietro la sua estremità anteriore
qua e là ha una bocca seminale.
I vasi della prostata derivano dai medesimi
fonti, i rami de' quali per così dire, vanno
disseminandosi per le vescichette seminali ,
peli' intestino retto, per la vescica dell'orina,
per V uretra , e pel pene. Vale a dire la
massima parte vengono da' rami ipogastrici ,
e pochi dai crurali ; i nervi poi sono sommi-
nistrati dai lombali e dai sacri.
Dal fin qui detto se ne conosce V uso :
serve cioè a separare quell'umore viscosetto,
il quale frammischiasi col seme virile , e a
questo serve forse di veicolo , Lubrica ancora
l'uretra e modera la sua troppa sensibilità.
Forse ancora porta robustezza all' uretra , la
quale rassoda e sostiene . Finalmente fa di
punto fisso alle fibre componenti la tunica
carnosa della vescica , affinchè contraendoéi
stringano la cavità della vescica , e spingano
fuora r orina .
553. L' Uretra è un canale membranoso
continuo col collo della vescica urinaria , il
quale si produce ancora dalla vescica fino
all'estremità del pene. In questo canale sono
da notarsi il sito, la lunghe'zza , la piegatu-
ra > la cavità, la prominenza, la fabbrica^
la fine , i forami , le ghindale , i muscoli
inseriti nel medesimo , e 1' uso .
Sito . Quasi tutta V uretra è nella faccia
inferiore del pene . Imperciocché ivi la parte
superiore delT uretra medesima è ricevuta da
un certo piccolo solco , che a questo fine ha
il pene in quel luogo.
La lunghezza non è la medesima in tut-
ti ; generalmente poi negli adulti nell' erezio-
ne del pene è di dieci, dodici , e alle volte
ancora tredici pollici di Parigi.
90
La piegatura è questa, che faccia come la
lettera ò\ Imperciocché discende anteriormen-
te , quando esce dal collo della vescica ,
ascende poscia all' angolo del pube , e da
questa sede discende di nuovo , e pende fino
alla fine del membro.
La cavita è quasi cilindrica, e della gran-
dezza d'una penna da scrivere. Dissi quasi
cilindrica ; poiché è più larga nella valletta
della prostata; e parimenti dopo la prostata,
dove l'uretra sembra spiegarsi in una specie
di bulbo ; si finalmente nel glande , dove
questa dilatazione dalla sua qualunque figura
nomasi fossa naviculare.
Una prominenza trovasi nell' uretra nella
sua faccia inferiore un po' in qua della prostata.
Questa prominenza, che è simile a un bulbo,
fu detta bulbo delT uretra.
La fabbrica è spungosa ossia cavernosa.
Cioè la tunica interna di questo canale, che
è la più sottile , è continua colla cuticola e
colla cute, che vanno poi a formare la mem-
brana interna della vescica h' esterna poi è
più grossa e più densa. Tra 1' una e 1' altra
tunica contiensi un tessuto spungoso più o
meno gonfio di sangue rósso.
Fine. Questo corpo spungoso , che si rin-
chiude nelle tuniche dell' uretra, quando ar-
riva al collo del pene, si spiega nel capo di
questo ; il quale si unisce bensì coi corpi
^6
spungosi dello stesso pene, ma non comunica
con essi.
Molti forami trovansi nell' uretra. Imper-
ciocché oltre a quelli che appartengono ai.
condotti escretori della prostata, oltre le bocche
seminali e il seno della caruncola seminale ;
alcuni brevi canaletti mucosi, nominati ancora
seni mucosi trovansi nella cute spungosa , che
fa la tonaca interna deU" uretra; e dalle prò-
prie loro boccucce stillano un umore visco-
setto , da cui è unta 1' uretra medesima.
Questo canale inoltre ha alcune glandule,
che separano un altro liquore, con cui un—
gesi lo stesso internamente. Per lo piìi sono
due, e stanno tra la prostata e il bulbo.
Sogliono essere generalmente ritondette , e
grosse al più come un pisello. Diconsi comu-
nemente glandule del Coupero. Se poi nel-
r angolo y che fa la piegatura dell' uretra
sotto le ossa del pube, vi sia una terza gian-
duia , e un' altra parimenti situata tra le
membrane dell'uretra, la quale subito ab-
braccia il bulbo che nasce sotto la prostata ,
e le quali glandule tutte vengono accennate
da alcuni autori chiarissimi , non è facile il
definire ; conciossiachè altri Anotomici speri-
mentatissimi le abbiano messe in dubbio. Per
altro avendole anche noi vedute alcune volte ,^
sospettiamo non trovarsi esse in tutti i cor-
pi , 0 essere talvolta tanto picciole , che
97
senza una grandissima diligenza sfuggano da-
gli occhi.
L' uretra ha ancora i suoi muscoli posti
massimamente al suo bulbo; altri de' quali
comprimono e contraggono questo , e altri lo
rilassano. Cioè dallo sfintere dell* ano partono
da una parte e dall' altra delle fibre imme-
desimate a' vicini corpi cavernosi del pene ,
le quali composte in un muscolo tenue , pia-
no , e piuttosto lungo stanno attorno al bulbo
dell'uretra, e vi si attaccano. Da quella parte
poi dove questi muscoli si guardano vicende-
volmente , e s' immedesimano , osservasi una
certa linea bianca tirata longitudinalmente, co-
me un tendine, dentro la quale distesi con una
tendinosa espansione quasi s' immedesimano
coir uretra stessa. Chiamansi Acceleratori. A
questi altri se ne aggiungono, i quali nasco-
no dal tubercolo dell' ischio internamente , e
direttamente vanno al bulbo, a cui si uni-
scono. Diconsi Dilatatori trasversi. Finalmente
dalla parte anteriore dello sfintere certe fibre,
prodotte a foggia di triangolo si attaccano
parimenti al bulbo dell' uretra. C'niamano
questo muscolo dilatatore posteriore dell' ure-^
tra o ancora triangolare dell uretra.
554. Il Pene, la cui forma, situazione,
e grandezza varia , e V uso noti sono a tut-
ti , è composto di tre corpi , i quali attesa la
loro fabbrica interna chiamansi nervospungosi ,
PARTE n\ ^
98
ovvero cavernosi. Due di questi sono proprj
veramente dd pene ; il terzo poi è quello ,
che abbiamo detto appartenere all' uretra , e
spiegarsi nel capo del pene. In questa parte
adunque del corpo umano restano da osser-
vare le cose seguenti: V origine e la fine dei
corpi cavernosi , la struttura di questi , il
collo , e il glande del pene , si finalmente certe
glandule poste nel collo , un legamento par-
ticolare , i muscoli , gì' integumenti , e i vasi.
\J origine dei corpi cavernosi si ha dal
tubercolo dell' osso ischio , sì anco dalla con-
giunzione di esso coir osso del pube.
Il loro principio è sottile , ma piuttosto
spiegato, il quale è sodamente attaccato al
luogo accennato per mezzo d' una dura e
fibrosa cellulare.
Il progresso di questi corpi è così , che
da quella origine vanno internamente , in
avanti , e insieme superiormente ; vadano poi
verso r angolo del pube , quindi si accostino
tra loro, e insieme si uniscano, lasciando in-
feriormente un leggier solco dopo il loro con-
giungimento , per cui scorre l' uretra , come
poco fa abbiamo avvertito.
Il fine di questi corpi è subito sotto il
glande, da cui quasi vengono coperti; al-
l' istessa maniera che il capo de' funghi è
sostenuto dal loro pedicello a cui sono attac-
cati , e sopra quello si appoggia.
99
La struttura poi è questa. Una certa mem-
brana assai robusta mette limiti esternamente
alla loro grossezza , e non è interrotta in ve-
run luogo, fuorché in quella sede dove que-
sti corpi si uniscono tra loro ; imperciocché
là questa tunica esterna, che da alcuni chia-
masi involto nervoso , è disposta in fili pa-
ralelli, lasciando frammezzo alcuni intervalli,
per cui può passare liberamente il sangue da
un corpo nell' altro. Pettine chiamano , stante
la sua figura/ questa disposizione , ovvero que-
sto setto quasi denticolato frapposto a corpi
cavernosi. Questo involto poi nervoso contiene
una sostanza spungosa ossia cellulosa; turgide
essendo le cellette di sangue più o meno, il
quale è portato dalle arterie, e Tiene rias-
sorbito dalle venucce che si aprono in quelle
cellette. E codeste vene se pigramente fac-
ciano il loro officio nel mentre che le arterie
compagne portano abbondantemente del san-
gue ^ moltissimo accrescono V erezione.
Il collo è la parte estrema dei corpi ca-
vernosi , che distingue , e separa il peuf dal
glande , ossia capo di esso ; e la quale per-
ciò è più stretta e dej pene, e del glande.
Il ghiande è la parte che resta del pene
dotata di papille sensibilissime, che si vede
eminente oltre il coUo , e che è continua a
questo, in cui il margine gonfietto che succede
tosto al collo dicesi corona del pene. 11 re-
JOO
stante del medesimo pene dopo la corona a
poco a poco si va estenuando per l'ordinario,
finché termini in ispecie d una punta rotonda
ora più ora meno ottusa , e avente un fora-
me, che è poi il fine dell'uretra. E questo
fiorame £d un solco scolpito nella parte inie«
riore del glande.
Alcune glandule sebacee sono poste sotto
una tenue cute , che si stende sopra il collo
del pene , e sulla fine dei di lui corpi caver-
nosi ; le quali separando un unto, che mo-
dera r attrito , e che divenendo facilmente
dirò cosi rancido , partorisce alle volte delle
esulcerazioni incoramode.
Legamento. Il pene è sostenuto , e legato
alle ossa del pube , o piuttosto alla sincon—
drosi di queste per mezzo d'una certa espan-
sione membranosa e robusta ,3 cui sta attorno
in varj. luoghi per lo più della pinguedine.
Questa membrana più o meno dopo le ossa
del pube annessa al dorso del pene fa il le-
gainc'ji,^ sospensorio del pene.
Due Mus'oii , detti impiopriamente eret-
tori , si stendono sotto il principio de' corpi
cavernosi. Impercioccliè il loro principio si è
dallo stesso tubercolo dell' osso ischio , un
poco posteriormente di quello che il principio
de' corpi cavernosi ; e con un tendine piutto-
sto largo s inseriscono all' involto nervoso di
questi corpi , dove insieme convengono sotto
Ibi
T angolo del pube , e ancora un po' più in
avanti. Eretto il pene lo tir;-,no in gin , non
in su; e fanno che piegato 11 pene o nell'uno
o neir altro lato non tngga da quella dire-
zione, che ricercasi per entrare nella vagina
della donna.
GV integumenti del pene, che sono comuni,
formano il prepuzio , e il frenulo ; cioè quella
cute , la quale colla sottoposta cellulosa cir-
conda largamente il pene medesimo, si pro-
duce oltre il glande; dipoi ripiegando in se
stessa internamente va al collo, a cui sì im^
medesima , per poi estenuata subito e tesa
condursi sopra il glande dotata dappertutto di
moltissime papille nervose. Questa cute du-
pliciita, la quale si può tradurre sopra il
glande , e ritirare a piacere, è il prepuzio,
il quale è legato al glande medesimo subito
sotto il f()rame dell' uretra , e al qual vin-
colo diedero il nome di frenulo.
X vasi del pene tanto arteriosi quanto ve-
nosi derivano quasi tutti dalla pudenda co-
mune , alcuni però d<ù altri rami della stessa
ipogastrica : i linfatici parte errando per la
cellulosa che sta sotto la cute , parte com-
pagni delle arterie del pene vanno alle glan-
dule inguinali. I nervi finalmente sono figli
di quelli , che ultimi di tutti escono dai fo-
rami anteriori dell'osso sacro.
102
CAPO TRIGESIMOSECONDO
Delle pudende delle Donne.
555. VjT'li organi muliebri , ossia le parti
genitali delle donne sogliono divìdersi in due
classi , esterne cioè , ed interne. Il Monte di
Venere , il Conno , le Ninfe , la Clitoride ,
Y Orificio dell uretra^ X Imene , la Bocca della
vagina sono le parti esterne : le interne poi so-
no la Vagina , 1' Utero , e i suoi legamenti^
le Ovaja , e le Tube Falloppiane. Di tutte
queste trattar si deve , per indicarne il sito ^
la figura , la fabbrica , V origine , e la fi-
ne i le glandute che vi sono sparse , i vasìì
finalmente , e V uso.
556". Il Monte di Venere è una prominen-
za che sta anteriormente sopra le ossa del
pettine , la quale è composta dai comuni in-
tegumenti ; ridondante però essendo la mem-
brana adiposa , principalmente pelle vergini ;
pd è fornita di peli più o meno spessi, gros-
si , e ricciuti.
557. Il Conno.» ossia la Vulva , è quella
fessura oblunga che sta sotto il monte di Ve-
nere , che è formata da due labbra piìi o
meno eminenti , e prodotte all' ingiù.
La sua fabbrica è fatta di comuni integu-
io3
menti facenti un angolo in su e in giù. La
cute poi , la quale è più grossa, e ornata di
peli nella faccia esterna , quando si riflette
in se stessa per formare raddoppiata la parte
interna delle labbra , si assottiglia molto , è
liscia , rossa , quasi livida , e assai sensibile.
Tra questa cute raddoppiata havvi un plesso
insigne di vasi , per cui avviene che nell* at-
to venereo le labbra di questa fessura si gon-
fino ; quindi la fessura medesima si faccia piìi
o meno stretta ; per accrescere il senso del
piacere reciproco.
558. Le Ninfe sono due particelle feb-
bricate anch' esse di comuni integumenti. Va-
le a dire quella cute sottile, che forma la
parte interna dei labbri della vulva , subito
sotto r angolo che fanno superiormente i lab-
bri medesimi , piegasi , e s' alza in guisa che
«onvertesi quasi in due labbra interne mino.?
ri , spesso rugose nel lembo che definisce la
loro lunghezza.
La fabbrica pertanto di queste parti si fa
dalla cuce raddoppiata ; tra il cui raddoppia-
mento però un tessuto spungoso vascolare
contiensi , come un corpo cavernoso , il quale
gonfiandosi nella libidine venerea muove la
tensione delle ninfe ^ e ne fa quasi Terezione .
La figura di queste parti è in certa ma-
niera semielittica ; imperciocché quando si
producono all' ingiù , a poco a poco prima si
io4
fanno larghe , di poi a egual grado la lar-
ghezza loro va scemando nel progresso , fin-
ché esse svaniscano.
La fine loro è alle volte circa T orificio
deir uretra , ma per Tordinario circa 1' ori-
ficio della vagina.
Di glandule di genere sebaceo ornate sono
le ninfe: molte di quelle si 'trovano in quel
solco che divide i labbri del conno dalle nin-
fe medesime. Né mancano nella faccia inter-
na di .queste parti certi seni mucosi , dalla
bocca de' quali voltata alla vagina mandasi
un fluido muco più o meno nel coito ve-
nereo .
Uso. Per la somma tenuità della cute di
esse, nude quasi essendo le papille , hanno
una sensibilità esquisita. Quindi piuttosto che
ad altro sembrano date per accrescere la li-
bidine venerea.
559. La Clitoride è una particella nascosta
nell'angolo superiore del conno; di cui una
picciola parte si può per ordinario solamente
vedere allargando le labbra del conno , stan-
do la parte restante sotto le ossa del pube ,
e le gambe di questo.
La sua fabbrica è la medesima di quella
del pene virile. Imperciocché é composta dei
due corpi cavernosi , ossia nervo-spungosi na-
scenti dalTosso ischio internamente e inferior-
mente e congiunti in un solo sotto T angolo
i«5
del pube, aggiugnendovisi un involto nervo-
so che abbraccia validamente questi corpi, sì
anco un legamento membranoso , il quale
dalla sincondrosi del pube discende nel dorso
della clitoride , e vi si affigge ; onde chia-
masi legamento sospensorio.
La sua figura è simile a quella del pene,
ma ristretta quasi sempre a picciola mole ;
imperciocché non arriva alla grossezza e gran-
dezza del dito mignolo , sebbène alle volte
abbia rassomigliato alla grandezza ed esten-
sione del pene. Per esprimere più accurata-
mente questa somiglianza, e collo e glan-
de ma non perforato , e assai sensibile fini-
scono anteriormente i corpi cavernosi di essa.
Inoltre non manca a questo glande il prc"
puziOf e il frenulo, derivante l'uno e l'altro
dagli integumenti comuni : dal qual frenulo
con doppio principio da una parte e dall' al-
tra , sembrano quasi generarsi le ninfe poco
fa descritte; restandovi un certo minimo seno
tra questo doppio principio, in cui si nascon-
dono alcune glandule sebacee come nel collo
della clitoride.
Due muscoli furono dati alla clitoride, dei
quali r origine , il progresso, e la fine con-
vengono perfettamente coi muscoli erettori
del pene ; quindi essi pure sono chiamati
erettori.
IJ uso è di accrescere il piacere venereo :
io6
jmpercioccliè nel coito la clitoride , die pri-
ma era quasi nascosta per intiero, e floscia,
si gonfia, s'irrigidisce, ovvero si erige, spesso
ancora si produce fuori dell' angolo supremo
del conno, e acquista una maggiore sensibilità.
5 60. L' orificio dell' uretra si trova subito
sotto la clitoride tra il principio delle ninfe.
Questo canale più largo ordinariamente del-
l' uretra virile appena è lungo un pollice , e
nella sua fine figura una grossa eminente
papilla , la quale colla bocca qua?i triango-
lare fornita di una o due caruncole si vede
talvolta protuberante allargando le due ninfe.
La fabbrica dell' uretia è membranosa :
imperciocché è formata dalla cuticola e dalla
cute che veste internamente la vescica dell'ori-
na , continua colla cute esterna , e frapponen-
dovisi molta cellulosa tra la cute duplicata
prominente nella papilla.
Molte glandule vi sono nella sostanza del'»
V uretra ; e sono del genere delle semplicis-
sime, le quili separano e mandano un muco,
che serve a togliere ogni irritamento dell'ori-
na che si scarica. E questo umore nell' atto
venereo mandasi alle volte in copia grande
dai ricettacoli indicati.
Serve 1' uretra a dar passo all' orina.
56 1. L' Imene è una picciola membrana
data solamente al sesso donnesco verginale ,
perforata , tenue , avente una figura alle
volte anulare , alle volte ancora ovale , o se-
railunare , colla cavità volta verso la bocca
dell' uretra. Il forame poi , e la figura di
questa membrana allora solamente si veg-
gono , quando si allargano le labbra delle
pudende.
Sito. Occupa la parte quasi inferiore della
pudenda, e si stende alla bocca della vagina
che ora veniamo a descrivere. Imperocché
sorge quasi dal perineo , ovvero subito sopra
r angolo inferiore del conno ; nel qual luogo
questo anello membranoso è più largo , e
gradatamente estenuandosi in larghezza ascen-
de fino a serrare più o naeno la bocca della
vagina.
La sostanza dell' imene è della medesima
natura della fabbrica interna del conno , la
quale , come abbiamo veduto , è composta
dagli integumenti comuni ; anzi dagli inte-
gumenti ripiegati in se stessi ; cosicché l' ime-
ne sia composto dalla cute raddoppiata.
502. La bocca della vagina nasce dall'ime-
ne ; ossia è lo stesso forame dell' imene , che
conduce alla vagina quasi chiusa dall' imene
nelle vergini, e principalmente nelle fanciulle.
Rotto r im^ne vi restano dei corpicciuoli a
foiT'^ia di franale» che stanno alla bocca della
vagina. Questi corpicciuoli , alcuni de quali
appartengono alle colonne della vagina , per
U loro figura sono chiamati caruncole mirtiformi.
loS
L* uso deir imene sembra quello di servire
alla custodia della castità. Imperciocché quan-
tunque da un frequente fregamento , e quindi
da una continua pressione possa rilassarsi, né
perciò rompersi nel primo coito; tuttavia ren-
dendo essa più stretta V apertura della vagi-
na , e in quelle , che non conobbero mai
maschio, essendo la vagina piuttosto angusta,
non è un'assurda congettura, che l'integrità
dell' imene colla strettezza della vagina senza
alcun artificio acquistata , e la quale perciò
resista ai presidj emollienti e rilassati , sono
i segni principali d' un incorrotta verginità.
I vasi delle parti esteme, che fin' ora ab-
biamo descritte, nascono dalle pudende, e
dagli altri rami de' vasi ipogastrici : i nervi
poi da quelli che sboccano dai forami degli
ossi sacri: i linfatici poi vanno principalmente
alle glandule inguinali.
563. La Vagina è un canale lungo sette o
otto dita trasverse, ma ^ì ineguale ampiezza.
Principia dalla cervice dell' utero la quale
abbraccia, e colla quale è continuo; ha fine
poi a quella bocca, di cui abbiamo di sopra
parlato.
Il sito di questo canale è tra la vescica
orinaria , e T intestino retto : colle quali parti
si attacca, massimamente nella sede inferiore,
per mezzo però d' una cellulosa , la quale
col coltello, adoprando gran diligenza, si può
109
dalle parti indicate staccar in guisa, che re-
sti sola intiera la vagina.
Progresso e fine. Nata la vagina dalla
cervice deil" utero va nel discendere alquanto
in avanti ; dpoi cammina quasi transversa
anteriormente e inferiormente per quindi ter-
minare alle pudende.
La sostanza è membranosa. Impercioccliè
è composta da una c^^llulosa robusta, densa,
e grossa, per la quale vanno errando moltis-
simi vasi form^ìnti un plesso insigne condotto
inferiormente attorno alla vagina. Sopra questa
cellulosa si stende per breve tratto superior-
mente e posteriormente il peritoneo; interna-
mente poi la cute e la cuticola , e questa
piuttosto grossa , e fornita di rughe quasi
trasverse, che più eminenti sono nella parete
anteriore della vagina e inferiormente, veste
questo canale ; e questa cute è ornata (ì'i
moltissime papille nervose un poco eminenti.
Che sia qualche cosa di carnoso mischiato a
queste tuniche si può congetturare principal-
mente da ciò , che si veggono talvolta certe
picciole fibre or longitudinali , ed ora obbli-
que dall'esterno all'interno, tenui assai an-
cora nelle donne robuste ; e da ciò che si
vede un modo di ristrin^'inento e di rilassa-
mento nella cortissima vagina delle puerpere.
Sfintere. Attorno alla bo(ca della vagina
veggonsi certe fibre a fogiiia di cìrcolo j che
110
prodotte c!a ima parte e dall'altra dallo sfin-
tere dell'ano passano nella vagina. Cosi van-
no a formare un muscolo cliiamato Constrit-
tore del conno.
Colonne. Nella parete sì posteriore che
anteriore di questo canale la membrana in-
terna piegnta sorge quasi in una linea, che
va pressoché a misurare la lunghezza della
vagina. Ambedue queste linee sono chiamate
colonne 9 delle quali l'anteriore spesso nella
sede inferiore è biforcata. Queste colonne ,
che appena si puonno vedere in una vagina
verginale, hanno fine nell' imene, o nelle
caruncole mirtiformi , o attorno a queste, se-
condo che osservansi o nelle vergini , o in
donne corrotte.
Le glandule , o piuttosto i seni firucosi
in molta quantità spandono il proprio liquo-
re in questo canale , il quale con ciò conser-
vano molle, e lubrico, e così moderano an-
cora la troppa sensibilità.
La vagina ha i suoi vasi derivanti dagli
ipogastrici , e principalmente da quei rami ,
che formano la pudenda comune, e 1' emor-
roidale media nata per lo più da questa . I
nervi vengono dal plesso ipogastrico, e dai
nervi sacri.
Uso. La vagina fu data per il congresso
venereo, e per il passaggio di tutte quelle
cose 5 che in certi tempi sono contenute nella
J 1 1
cavità dell' utero , e che sono mandate alle
tolte dai vasi di questo viscere > sì anco del-
l' istessa vagina.
564. L' Utero è un certo recipiente , la
di cui cavità circoscritta da grosse pareti
apresi con una bocca singolare nella vagina .
In questo viscere abbiamo a considerare il
61 to, la figura , la connessione per i lega-
menti particolari , la sostanza , la cavità , i
forami , le glandule, i vasi finalmente, e
r uso .
Sito. Giace T utero nella pelvi ossea, la
quale come un setto divide quasi in due ca-
vità .• anteriore cioè , in cui sta la vescica
dell' orina; e posteriore, che è occupata dal-
l' intestino retto.
La figura dell' utero è tale , che rappre-
senti una zucca inversa, ma un poco com-
pressa ; la faccia anteriore però suol essere
meno convessa che la posteriore. Questa sin-
golar figura ha fatto, che l'utero si consideri
come diviso in tre parti, ovvero regioni: nella
suprema cioè e più larga, che dicesi fondo;
inferiore e questa stretta, che collo appella-
si o ceri^ice , prominente alquanto entro la
vagina ; e quella di mezzo tra queste due ,
che si può chiamare corpo dell' utero.
Connessione. L'utero nella sede superiore
sembra libero. Ne' suoi lati poi si connette
c<?n alcune parti per mezzo di quattro lega-
Ila
nienti , dalla descrizione de* quali si vedrà la
sua connessione.
Legamenti, Due di questi diconsi tereti
ovvero rotondi , e due lati. Questi ultimi
aventi superiormente un margine piuttosto
grosso sono formati dal peritoneo che co-
pre r utero, il quale partendo dai lati del-
l'' utero medesimo si raddoppia , frapponen-
dovìsi una tenue cellulosa con vasi , e con-
giungono r utero e il principio della vagina
coi lati della pelvi ossea. I rotondi poi deri-
vano anch'essi dal peritoneo che veste l'ute-
ro, unendovisi dei vasi, delle fibre carnose ,
e la medesima tenue cellulosa; le quali cose
unite tutte in forma di cordone , o piuttosto
d' una benda, pria sì conducono sopra il fon-
do dell' utero , e vi sono attaccate ; poscia si
scostano dai lati dell'utero, e tenendo in
avanti vanno nella pelvi, e finalmente escono
dalla fessura abdominale; le parti componenti
separandosi in guisa , che la membrana cel-
lulare svanisca nella pinguedine vicino alla
pudenda; le fibre carnose sembrino immedesi-
m arsi col muscolo esterno obbliquo ; i vasi
poi concorrano coi rami dell' epigastrica.
La sostanza dell' utero è composta di mem-
brane, di vasettr, e di carni. È densa e stipata
neir utero verginale , e fuori del tempo di
gravidanza ; molle , spungosa , con fibre e
vasi molto aperti in un utero gravido, le cui
ii3
vene si spiegano in certi ampj sen\. Una delle
membrane è esterna, e viene somministrata
dal peritoneo, come abbiamo veduto; l'altra
assai tenne, e polposa , la quale apparisce
piena di fiocchi , se si ni**tta alla macerazio-
ne , attornia la cavità dell* utero , non mai
messa in dubbio dal nostro immortale Prede-
cessore Morgagni (i), o disgiunta dalle tuni-
che dell'utero delle donne , al contrario diche
è stato scritto da alcuno in una operetta par-
ticolare. Tra r una e 1' altra membrana del-
l' utero stanno molta cellulosa , vasi , e fibre
carnose, che formano a vario e quasi inestri-
cabil ordine molti strati , sì anco certi ner-
vetti , dalle quali cose tutte vit-ne composta
la sostanza dell' utero . I fiocchi poi della
membrana interna appartt^ngono principal-
mente ai vasi, dai quali pane procedono i
menstrui muliebri , parte si riassorbiscono gli
umori da mandarsi nei vasi venosi più gran-
di. Inoltre questa membrana è unta ancora
da un muco che distilla più o meno da' seni
particolari.
La Cavità è triangolare, anzi rappresenta
un triangolo isoscele la di cui base guarda in
su, l'apice in giù prodotto nella cervice del-
l'utero. I lati sono un poco incurvati, colla
(i) De sedd. et causs. morbb. Epist. 47- n. ii. ai, 3i
PARTE ir. 8
M4
convessità guardandosi vicendevolmente . La
cervice pron)inente dentro la vagina s' in-
crespa internamente con pieghe eminenti di-
sposte in certa maniera a foggia di palma;
queste pieghe poi , come vaivule, frammi-
schiate spesso con altre pit-ghe fatte a guisa
eli rete formano la così detta da alcuni ruga
palmare^ quasi fosse costantemente una sola,
oppure fosse propria d'una parete sola della
cervice interna. L'orificio finalmente della cer-
vice, che si apre nella vagina, dalla sua
qualunque figura, chiamasi bocca di tinca.
I forami parte sono minori , parte mag-
giori. A quelli appartengono le estremità dei
vasetti , e certi seni turgidi per lo più d'un
latteo umore nelle famiulle; come anco alcu-
ni pori maggiori che stanno tra le pieghe
della rug-i palmare , dai quali mandasi un
liquor mucoso ; sì finalmente due orificj , che
hanno sede negli angoli alla base dì quel
tr!an2;olo isoscele , e conducono in un canale
cent nuo, cioè nella Tuba Falloppiana , di
cui parleremo dipoi II forame maggiore apre-
si nella cervice, se si può chiamar forame
quella apertura in cui si contrae la cavità
dell' utero
Certe ulandule mucose ";eneralmente roton-
de, gonfie d'un umore tralucente, disperse
internamente per la cervice mo'Jtransi qua e
là, or congiunte tra loro, ed ora disgiunte.
n5
ù' incerto numero > dalle quali credo conte-
nersi , e mandarsi un denso liquore , e stop-
parsi in certa maniera la bocca dell' utero .
Questi globuzzi furono malamente giudicati da
alcuni per Veri uovicini.
I Vasi dell' utero vengono dagli spermati-
ci , e dagli ipogastrici ^ i quali maravigliosa-
mente torti, e involti insieme a molte ano-
stomosi convengono tra loro. I linfatici mas-
simamente numerosi si uniscono in due plessi,
uno de' quali accompagna i vasi spermatici ,
Taltro gì' ipogastrici. Quest' ultimo plesso nella
gravidanza (i^ è assai visibile , conciosiacosa-
chè il diametro de' linfatici componenti sia
uguale a una penna da scrivere. Fuori della
gravidanza non sono visibili. Finalmente l'u-
tero ha i suoi nervi vegnenti dall' intercosta-
le, e dal plesso renale, ed ipogastrico.
565. Le Ovaje sono due corpicciuoli bian-
chicci nelle donne adulte per ordinario com-
posti apparentemente di picciolissimi grani
uniti insieme, uno per parte, e che appena
arrivano alla grandezza d' un mezzo uovo di
colomba, annessi al fondo dell' utero per un
legamento particolare derivante da quel peri-
toneo , che si parte dall'utero medesimo.
(i) VeiH il Chiar. Cruiksaak anat des vaisseaux
absorbans etc. des absorbans de la matrice.
ii6
Questo legamento poi è una parte , o piut-
tosto un margine più grosso di quel lega-
iDento lato, che abbiamo ravvisato di sopra.
Il sito deir ovaja ( imperciocché conviene
ad ambidue quel che diremo di una ) è vi-
cino al fondo dell' utero : quindi è abbrac-
ciato dal peritoneo, che duplicato forma il
legamento lato ; e dietro la Tuba Falloppia-
na , di cui parleremo da qui a poco , è so-
stenuto , e appoggialo.
La figura è semielittica , colla convessità
per lo più volta in su , e colla superficie
piana voltata in giù.
Connessione. Congiungesi l' oraja co' vasi
spermatici , e quindi con altre ed altre par-
ti ; coir utero per mezzo del legamento de-
scritto , coi lati della pelvi stessa per il me-
desimo legamento , finalmente si unisce alla
Tuba Falloppiana per mezzo d' una certa
espansione membranosa , tenue assai , fornita
di vasi la quale dalla sua singoiar figura
chiamasi ala di pipistrello.
La sosianza per la massima parte è cellu-
losa , e vascolosa. Nelle cellette vi stanno dei
picciolissimi corpicciuoli, come tante vescichet-
te; dentro le quali pare assai probabile (i) che
(i) Vedi tra le altre le opere degli illustri amic^
Carlo Bonnst > e Lazzaro Spallanzani.
117
SI contenga un vero uovo , ossia il principio
tleir uomo clie avrà a nascere. Nel luogo di
questi uovicini ( cjuand' essi cioè maturi e
fecondati usciti dall' ovaja furono assorbiti
nelle Tuhe Falloppiane ) quei vasetti , che
prima univano l'uovo quasi al suo calice, a
poco poco lussureggiami si formano in un
corpicciuolo granoso , coperto da una rima o
cicatrice , il quale prima concavo , poi soli-
do , e avente un color di fango, perciò chia-
masi corpo fangoso, (i) Finalmente la cellu-
losa , le vescichette , i vasi sono compresi
quasi da pertutto dal peritoneo, fuorché nella
parte inferiore , poiché tra le lamine del pe-
ritoneo 5 che compongono il legamento lato,
indicammo già esser situate le ovaje. Per al-
tro la superficie dell' ovaja è levigata nelle
fanciulle, le ovaje stesse sono picciolissime ,
crescono coli' andar del tempo, che facilmen-
te non si può definire; dipoi vanno calando,
e quasi si seccano nelle vecchie.
L' uso sembra questo di alimentare i gfT-
jui ossia i principj dei feti avvenire , i quali
tal volta o si svilupparono dentro le ovaje
(i) 0;ini qualvolta abbiamo incisi cadaveri di puer-
pere, abbiamo sempre osservato che il corpicciuolo
fangoso v'era solamente in un' ovaja sola. Per lo . Iie
sembra una particella , che nasce solamente fatta la
concezioaci siccome giustamente fu proposto da molti>
n8
stesse , e arrivarono a maturità, o dentro le
tube che ora veniamo a descrivere ; o final-
mente nella cavità stessa dell' abdoraine ; il
qual fenomeno non si può forse meglio spie-
gare in altra maniera , che col supporre che
il germe stando già prima dentro la vesci-
chetta dell'ovaia non abbia potuto riceversi
dalla Tuba Falloppiana^ e quindi portarsi
neir utero.
566. Le Tube Falloppiane sono due par-
ticelle oblunghe , ros?e-scure , di lunghezza
circa otto o nove dita trasverse , una per
parte ; in una estremità assai angusta attac-
cate air utero , coli' altra poi libera , e più
larga pendenti dentro la pelvi; e di queste è
maggiore 1' ampiezza in quella parte che è
di mezzo tra le due estremità.
Sito . Stanno vicino ai lati dell'utero, dal
cui fondo qua e là traggono origine, e cam-
minano avanti le ovaje.
Figura. Rappresentano un tubo ossia ca-
nale un poco incurvato, d un diametro ine-
guale , come avvisammo poco fa j il quale
termina nella estremità pendula e fluttuante,
ornata di frangie, ossia fimbrie; onde codesta
estremità fa detta da alcuni espansione fo-
gliacea.
La connessione àtWt iMhe si ha colla cavità
deir utero negli angoli alla base di quel
triangolo isoscele , che si figura dalla cavità
119
dell* utero. Impercioccliè la bocca che ivi si
trova , assai angusta , e spesso chiusa nei
caiiaveri che non ammetta nemmeno un filo
di seta, è il principio delle tube medesime;
r altra connessione è colle ovaje per mezzo
di queili membranosa espansione, che abbia-
mo detto nominarsi ala di pipistrello.
La sostanza n' è membranosa , cavernosa ,
e perciò fornita di moltissimi vasetti, frappo-
nendovisi probabilmente delle fibre carnose,
in quantochè le fimbrie dell' estremità penda-
la si convertono alle volte all' ovaja , e a
questa si attaccano, e tutta la tuba viene
ao'itata da un legqicT moto vermiculare. La
sostanza cavernosa ( simile all'auto a quella
che costituisce i corpi cavernosi del pene )
è contenuta tra una doppia membrana , una
esterna cioè che si fi^rma dal peritoneo; l'al-
tra interna che è continua colla membrana
interna dell' utero.
Glandule. Codeste tube non sono prive di
follicoli che stanno dietro la loro tunica in-
terna ; conciociiaeosachè la cavità , che con-
tengono, sia sempre coperta d'un rauco piut-
tosto copioso , e che mai non manca.
Le tube hanno ancora i proprj vasi , non
altrimenti che le ovaje , i quali sono comuni
coir utero , e quelli singolarmente , che di-
consi spermatici.
Hanno probabilmente un doppio uso\ di
120
ricevere cioè lo sperma gettato nell'utero, e
panato all' ovH)a ; di poi col suo complesso ,
e moto peristaltico di mungeie il picciol ovo
d^ir ovaja , maturo già, e fecondalo dalla
forza dello sperma, e di portai lo nella cavità
dell' utc'ro. Imperciocché le tube nell' atto
venereo s' irrigidiscono , quasi si infiammano,
gonfian-i, e si alzano; quindi colla loro estre-
mità lag'iuzzata volte verso l' ovaja , s'attac-
cano a questa partice'la per spargere su l'uo-
vo maturo l' umore dell'uomo fecondatore; il
qual uovo dilf effijacia di questo liquore
messo in rarefazione, e gonfiandosi, attenuci
pria la membrana esterna dell' ovaja , poscia
la rompe, e viene atratto, e riassorbito nella
cavità della tuba aderente.
CAPO TRIGESIMOTERZO
Dell Utero gravido.
T
567. Ì-J Utero gracido contiene il feto,
le secondine, e un'acqua particolare; delle
quali cose parlercno brevemente, poiché quelle
cose che appartengono all' Anotomia , sogliono
più diffusamente trattarsi da' Maestri dell'ar-
te Ostetricia. Diremo adunque alcune cose
della grossezza dell' utero gravido ; delle se-
12Ì
eondine e della sostanza , e de" vasi loro ;
delia natura dt^W acqua , in cui sta nuotante
il feto; e finaimence di alcune differenze
principali che passano tra un feto, ed un
nato di alcuni anni.
La grossezza delle pareti dell'utero gravi-
do supera anzi che eguagli la naturale gros-
sezza, massimamente parlando del fondo del-
l'utero. Imperciocché ì vasi , e principalmente
i venosi si dilatano moltissimo, e formano
dei plessi quasi varicosi , i quali sono posti
singolai mente tra li membrana interna del-
l' utero , e le sue fibre carnose. Quindi ne
siegue una mollezza dell'utero, il quale pri-
ma sembrava assai duro , e fabbricato di to-
nache stipate e assai coerenti tra loro.
Le Secondine sono membrane che invol-
vono il feto come in un uovo. Gli Anoto-
mici ne annoverano due principalmente ; co-
rion cioè, e amnion ; tra le quali come in
sua sede particol;ire sta un corpo grosso ro"
londo, che dicesi la placenta.
La Corion è una tenue tonaca piena di
vasi , avente quasi la fijjura di rete dove è
aderente all' utero . Nella faccia opposta poi
che corrisponde all' amnion sta sopra a quella
un' altra tonaca , che a'cuni hanno chiamata
membrana media delT uovo , altri pretendono
che sia un' altra lamina del corion e questa
interna . Tra questa membrana media del-
132
r uovo e la corion , o se si ama meglio tra
una pagina e 1' altra della corion, e per lo
più al fondo dell' utero, sta la placenta .
U Amnìon è la membrana più interna
di tutte , più robusta della corion e della
membrana media , priva di vasi sensibili, la
quale è unita alla membrana media dell'uovo
per mezzo d'una cellulosità; e questa rivol-
ta sopra il funicolo ombelicale, che veste
esternamente, si rilassa per ordinario al cen-
tro della placenta in guisa, che quello spazio
introducendovi dell' aria si possa mutare ia
una bolla (0- La cavità circoscritta dall'am-
nion contiene un' acqua , e il feto sospeso
in essa.
La Placenta è un corpo rotondo concavo
convesso, il quale in quella parte che è ade-
rente all' utero sembra fabbricato dì globetti
piani uniti insieme; in quella poi che guarda
il feto, ha sparsi qua e là vasetti grandi e
piccioli. Questo fornirò di tale grossezza nel
centro che superi un pollice parigino, a po-
co a poco va assottigliandosi verso la cir-
conferenza. La sua sostanza è vascolosa prin-
cipalmente, e i vasi derivano dagli ombeli-
cali ( N. 382 ). Vale a dire le due arterie
(i) Due volte abbiamo veduto questa bolla piena
d'acqua in un embrione di eirca due mesi.
123
ombelicali , e una vena la quale si conduce
attorno a queste arterie a guisa di spira , si
uniscono in un corto cordone fornito d' una
sostanza spungosa molle e quasi fragile, il
quale nasce dall' ombelico del feto , ed è
contorto quasi a spira. I vasi componenti poi
si vanno disseminando co' loro rami per la
placenta , la quale compongono per la mas-
sima parte. Dico per la massima pane , in
quanto che dove questo corpo grosso si con-
nette coir utero , ivi dei fiocchetti vascolosi
uterini qua e là messi profondamente nella
placenta concorrono anch' essi a comporla .
Quindi si può facilmente spiegare perchè senza
alcuna comunicazione , come dicono , imme-
diata dei vasi dell' utero e degli ombelicali ,
comprimendo colie dita la placenta in un
utero gravido, oppure comprimendo l'utero, il
sangue da quella in questo recipiente; o da
questo passi in quella. La placenta adunque
parte appartiene all' utero ossia alla madre ,
e parte al feto. In qual maniera poi si con-
servi un qualche commercio tra gli umori
della madre e del feto, si è da noi spiegato
nelle Istituzioni Fisiologiche.
Se poi alla Corion si sovrapponga un^ altra
membrana, la quale involga l'uovo per tut-
to ; con moltissime produzioni si metta nella
placenta ; e la quale perchè cade nel parto
colle altre secondine , fu perciò detta mem-^
124
hrana cadente dell' utero , ellfficile è assai ii
giudicarlo ; conciosiacosachè appresso alcuni
non altra cosa sia questa membrana che la
tunica interna dell' utero ; appresso altri poi
la lamina esterna delia Corion ; anzi siavi
luogo a sospettare che voglia alcuno che
codesta membrana in questione sia un sem-
plice tessuto inorganico nato dalla linfa con*
crescibile.
L' acqua 3 entro cui nuota il feto, scatu-
risce probabilmente dai vasetti della placenta ,
e delle secondine. Imperciocché da nessun
esperimento, che sia abbastanza certo, si può
arguire almeno negli uomini che essa trassudi
dalla superficie interna dell' amnion. Ha una
natura propria a coagularsi; e perciò potrebbe
sembrare per la massima parte una linfa che
scaturisce dai vasi esalanti, la quale aderendo
alla cute del feto, vi stende sopra all' istessa
cute quasi una lamina mucosa.
Le differenze principali poi , che passano
tra un feto , e un fanciullo di alcuni anni ,
sono queste :
I. Manca il feto di quella fossetta scolpita
nel mezzo dell' abdomine ; la quale chiamasi
ombelico , e la quale nasce a poco a poco
dopo distrutto il funicolo ombelicale. Aperta
è dall' ombelico fino al fegato la vena ombe-
licale ; aperta è dalla vescica dell' orina al-
l'ombelico l'una e l'altra arteria ombelicale;
12$
aperto ancora il tubo venoso ( N. 537 ) ^^^
portava il sangue della placenta alla vena
cava; i quai vasi non ricevendo piii il sangue
coli' andar del tempo quasi sempre s' insoli-
clano. Per questa entrata del sangue ombeli-^
cale nel lobo sinistro del fegato, questo lobo
per Io più si produce fino alla milza ( al
contrario di quello che è stato , non ha già
gran tempo , insegnato da alcuni moderni ) ;
d' onde ne viene che tutto il fegato in ragion
del feto sembri più grande ; e infatti a pro-
porzione delle altre parti sia più grande che.
in un corpo adulto.
IL II ventricolo ridonda più o meno d' un
umor glutinoso , al quale vi è frammischiato
certissimamente un liquor atto al coagulo ,
quando subito si faccia ad osservarlo ; e gl'in-
testini grossi , la piccola appendice vermifor-
me , e non di rado ancora una parte dell'in-
testino ileo non piccola , sono piene d' una
materia glutinosa verdescura , la quale chia-
masi meconio.
III. La bile cistica non ha amarezza , ed
è più diluta. Il sangue sembra più acquoso ;
l'orina torbida, densa, senza acredine, con-
tenuta in una vescica oblunga , la quale
ascende sopra il pube fino quasi all' ombelico.
IV. I reni sembrano composti di globi, e
per la maggior parte coperti di sopra , e
compresi come in una borsa particolare dai
126
reni succenturiati più grandi, dentro ai qviali
contiensi un umore quasi latteo , non oscuro
o sanguigno come negli adulti.
V. I tronchi de' nervi dell' abdomine , i
ganglj, e i plessi sono più molli, più visibili,
e uniti tra loro da una lassa cellulosa, non
da una densa e stipata; il che sembra aver
luogo nel restante sistema de' nervi.
VI. I testicoli stanno nell' abdomine un
po' sotto i reni , e appoggiati al muscolo
psoa sono quasi sostenuti da un certo cilindro
conico , la di cui base volta in su è attaccata
al testicolo medesimo , la punta poi guarda
in giù all' anello dell' abdomine ; nel qual
luogo nel peritoneo d'un tenero feto abbiamo
veduto una piega, di poi una fossetta, final-
mente un sacchetto sotto l' anello prodotto ;
dove perciò dal peritoneo comincia il canale
che sì stende verso lo scroto. Questo cilindro
è composto dal muscolo cremastere volto quasi
air insù ; una certa mucosa cellulare occupa
r asse di questo cilindro; la sua faccia ante-
riore è coperta dal peritoneo ; la posteriore è
legata al muscolo psoa. I vasi appartenenti
al testicolo stanno in una cellulosa, che ester-
namente è attaccata al peritoneo, e quasi
trasversalmente.
Quando il testicolo dalla sua prima sede di-
scendendo allo scroto s' avvicina ( ciò che forse
si deve al peso del testicolo che di giorno in
127
giorno prende incremento ; al moto (i) di
questa picciola pane , e alla forza di contra-
zione della cellulosa e del cremastere ) tutto
ciò che componeva il cilindro s' inverte in
guisa, che quello che era interno si fa ester-
no, e così al contrario. Disceso il testicolo
nello scroto, il forame aperto nell'abdomine
si chiude, e il canale medesimo si unisce colla
vicina cellulosa , co>icchè nasca la fossetta o
cicatrice nella faccia inteii>a del peritoneo, e
il canaletto poco fa accennato diventi una
redine solida membranosa , che non senza
qualche difficoltà si può scoprire negli adulti.
VII. Che se parliamo delle parti che stanno
fuori dell' abdomine e nel sesso femminile ,
d'uopo è avvertire che le ninfe nel feto sono
assai più prominenti , e che quasi affatto sì
levano fuori delle labbra della vulva ; che
quella membrana , chiamata imene , è tanto
visibile, e così spiegata , che se non si di-
scostano i labbri del conno , non appaja ve-
run orificio della vagina ; e che si trova una
certa piega cutanea serailunare all' angolo
inferiore della vulva , la quale discostate le
labbra , ascende per lo più quasi fino all' ori-
ficio della vagina.
(i) Questo moto quasi peristaltico, e proprio del
testicolo lo ha tenuto per morboso il Chiar. Swietea
Cora, in Aphor, Boer. §. 586.
128
vili. I Polmoni nel petto sono caduti; fa-
cili a risolversi in lobeiti ancor minmi con
una leggiera macerazione ; e piìi gravi del-
l' acqua , se il fefco non ha ancor respirato ,
o non abbia cominciato la putredine. Tra le
lamine del mediastino anteriore , che si ver-
rà a descrivere _, havvi una gianduia insigne,
chiamata Timo, e della quale gli adulti so-
no privi.
IX. Il Tubo arterioso ( N. 3 ^9 ) è am-
pio, ed evvi ancora un foiame aperto ovale
scolpito nel setto delle orecchiette del cuore,
o piuttosto dei seni venosi ; impeiciocchè non
sì è per anco imm^^desimata U vulva apposta
a questo forame colla estremità superiore di
esso.
X. Nel Capo , oltre una grandezza piut-
tosto insigne, se si paragoni questo ventre
col restante del corpo, vi si nota una distan-
za tra le ossa principalmente del sincipite ,
dove superiormente si corrispondono tra loro
e all'osso della fronte. Poiché non ancora
arrivali sono in quella sede massimamente
alla loro giusta grandezza ins'eme cogli ossi
della fronte ; e inoltre vi resta una specie di
fossetta , che volgarmente dicesi fontanella ,
o fonte pulsatile , perchè ivi si sente il pol-
so delle arterie del cervello; e si vede col-
r occhio nella perspirazione l'alzarsi del cer-
tello, e nella ispirazione l'abbassarsi. Oltre-
129
diche la sutura sagittale si produce per l'osso
della fronte fino ai nasali : la mascella infe-
riore è composta almeno di due pezzetti di
osso; non vi sono alcuni seni delle narici ,
non vi sono quasi mai denti ; negli alveoli
però di essi si nascondono due o tre principi
gelatinosi di denti. Mancano della parte ossea
del meato uditorio, e la sua entrata è chiusa
da una membrana continua colf epidermide ,
la quale cade coli' andar del tempo; T anello
osseo , a cui si connette la membrana del
timpano , si può separare dal restante ossp
del timpano; e finalmente gli ossi hanno le
epifisi distinte dalla diafi?,i; sono quasi molli;
e i capi loro, le cavità corrispondenti, le
apofisi finalmente non ancora perfettamente
compiute fanno che le congiunzioni delle ossa
istesse differenti siano in certa maniera dalle
congiunzioni e dalla forma degli ossi degli
adulti.
CAPO TRIGESIMOQUARTO
Del Torace.
568. Il Torace , ossia Petto composto
esternamente di ossi , cartilagini e d' inte-
guraenti comuni , di che i\à noi si è parlato
ne' capi superiori;, offre alla considerazione
PARTE IV. 9
i3o
anotomica le Mammelle poste anteriormente
e esternamente al petto; la Pleura^ un dop-
pio Mediastino , i Polmoni , la gianduia Ti-
mo , il Pericardio , e il Cuore.
569. Le Mammelle sono due corpi emi-
sferici , più o meno tumidf tti , e sostenentisì
nel sesso femniinile , massimamente se parlia-
mo delle vergini , delle giovani , e delle lat-
tanti. Nel nostro ses<o parimenti si danno
mammelle, le quali nei grassi agognano quelle
delle donne sì nella grandezza, che nella for-
ma , e talvolta ancora nelP uso; non man-
cando esempj di uomini che hanno dato il
latte ai bambini. In queste s' hduno a con-
siderare li grandezza , la forma esterna , la
fabbrica , i vasi in fine e 1' uso.
La grandezza di questi corpi è varia non
solamente nei sesso del medesimo genere, ma
secondo la diversità del tempo nel medesimo
individuo ancora ; imperciocché nelle donne
al tempo della pubertà cominciano a lussureg-
oiare; ne cresce la mole fino a una certa
età , che si f^jcilmente non si può definire ;
sì ancora quando s' avvicinano i mestrui ; e
più ancora quando si gonfiano dal latte ; al
contrario cadono . diventano fl=iccide , e quasi
spariscono mancando i mestrui a cagion del-
l' età , e vertendo la vecchiezza.
La forma esterna, come poco fa abbiamo
detto , è globosa ed emisferica ; nel di cui
i3 f
centro havvi una macchia, color di rosa nelle
vergini , oscura , e a poco a poco negra tal-
volta diventa pel lungo uso di lattare, e per
la Vecchiezza : il qual coloie deriva dal reti-
colo che sta sopra l' epidermide. Questa mac-
chia vien chiamata area , nella quale vi si
vedono jpesso prominenti certi tubercoli pic-
ciolissimi , cioè glandule sebacee fornite tal-
volta di peli. Ma dal mezzo dell' area sorge
un tubercolo più grosso, nominato capezzolo y
grosso più o meno come la punta in circa
del dito mignolo, rugoso particolarmente nella
cima , e quasi scavato in una fossetta , la
sostanza del quale non è cavernosa , ma la
maggior parte tubolosa ; anzi i tubetti sono
contorti in piega , quando il capezzlolo è de-
presso, e floscio; al contrario poi «ono retti,
e quindi più o meno prodotti , ogniqualvolta
questi tubetti abbondano di latte, o di qualche
altro umore.
La fabbrica è di membrane , di pingue'li-
ne, di vasetti, di glandule, e di tubetti. Im-
perocché subito sotto gì* integumenti comuni
( tra quali havvi gran porzione di pinguedi-
ne , a cui ascriver si deve la maggior parte
del volume delle mammelle ) vedesi un tes-
suto celluioso spiegato quasi a foggia di to-
nica e distribuito in fibre, e lamette, le quali
dividono, e insieme uniscono i gìobetti ossia
le picciole masse di pinguedine, e le granella
i3.
t^lanflulose. Né a questo solo serve il tessuto
celluioso, che da alcuni vien decto membrana
esterna della mammella , ma abbraccia per
ocni dove il corpo intiero della mammella ,
e la lega al sottoposto muscolo pettorale ;
laddove questa tonaca cellulosa è più robu^
sta , e da alcuni vien riputata la membrana
interna della mammella.
Una Gianduia maggiore o minore in ra^
gion della mole delle poppe medesime , ve-
stita di pinguedine , e con pezzetti di questa
ancor in mezzo, concorre a formare la mam-
mella ; e questa gianduia è del numero delle
così dette conglomerate. E adunque composta
d'un ammasso di granelli, le di cui picciole
masse quasi distinte qua e là tra di esse per
mezzo della macerazione facilmente si separano
tra loro, cosi che la struttura si vede tubulosa
insieme e cellulosa. E la tubulosa appartiene
non tanto ai vasi arteriosi e venosi , ma a
canaletti ancora che facilmente si veggono
ne' cadaveri delle lattanti , i quali si chia-
mano condotti galastofori , o lattiferi; e so-
no condotti escretori di quei granelli.
Codesti condotti minori sono quasi innu-
merabili , alcuni de' quali però nascono anco-
ra dalle cellette del grasso che vi sta intor-
no; e andando dalla circonferenza nel centro,
alla maniera delle vene convengono insieme,
Ile però si fanno più larghi , anzi sembra che
33
SI facciano più angusti quanto più si acco-
stano al capezzolo , e uniti insieme e colle
parti vicine formano il corpo bianchiccio più
o meno spiegato e duro che sta sotto l'area.
Da questa sede sorgendo i tubetti vanno
scorrendo per la sostanza del capezzolo , e
neir apice di questo si aprono in otto, die-
ci, dodici? e talvolta ancora quindici bocche.
Portansi alle mammelle vasi arteriosi , ve-
nosi, linfatici, e nervi. I primi derivano mas-
simamente da quelle arterie e vene che al-
trove indicammo essere mammarie I linfatici
nascono dalla sostanza cellulosa della mam-
mella, e dai tubetti lattiferi, e vanno alle
glandule conglobate delle ascelle. I nervi fi-
nalmente derivano dalle discendenze de' nervi
superiori dorsali.
L' uso delle mammelle è di separare il
latte dal sangue nella sostanza dei granelli ,
e indi per i condotti lattiferi con qualche
porzione di pinguedine riassorbita da questi
portarlo al capezzolo; del quale i tubetti di-
stesi e prolungati dall'affluenza del latte fan-
no duro e prominente lo stesso capezzolo ;
con che apresi una via più Tacile al latte ;
anzi perchè massimamente dalla forza del
succhiare , la vasculosa sostanza del capezzo-
lo essendo riempiuta più copiosamente , e
perchè ne viene quasi uno spazio vuoto den-
tro la bocca del fanciullo , tutta la mole
N
34.
della mammella viene compressa esternamente
dalla pressione dell' aria.
570. La Pleura è una tonaca semplice ,
la quale non solamente veste internamente la
cavità del torace , ma la divide ancora dal^
l'alto al basso in due altri minori , in de-^
stra cioè e sinistra. In questa membrana so-
no da notare due facce '^ le sue connessioni ;
la maniera inoltre con che circonda altre parti,
e forma il doppio mediastino come un setto;
la sua fabbrica , vasi , e uso ; diremo final-
mente d'una certa gianduia compresa da uno
de' mediastini , la quale si nomina Timo.
Le facce , una è interna , levigata , e
unta d' un rossiccio umore : esterna l'altra,
e aspra , per così dire , per un tessuto cel-
luioso ; per mezzo del quale si attacca colle
parti vicine. 11 tessuto celluioso poi al dorso
principalmente , e sotto lo sterno contiene
più o meno della pinguedine.
Le connessioni sono superiormente colla
clavicola 5 presso la quale la pleura ascende
un poco , e coi rami di . alcuni vasi maggio-
ri ; inferiormente con tutta la faccia del dia-
fragma ; anteriormente si lega per tutto al-
l'osso dello sterno; posteriormente alle verte^
bre del dorso e all' aorta» sovra cui si stende;
finalmente si unisce a tutte le coste , ai mu-
scoli intercostali , e ai polmoni ancora sopr^
i quali si conduce ogni dove come un iute«
I35
gumento. Questo poi si vede manifestamente ,
se si faccia a separare la pleura dalle coste ,
andando massimamente d'avanti all' indietro;
imperciocché quando si è arrivato alle verte-
bre del dorso, si vede, che la medesima mem-
brana ritornando, per così due, in se stessa
si sopraggiunge ai polmoni
La maniera poi colla quale la pleura vela
i polmoni, e la ma«;sima parte del pericardio,
ossia quel sacco, che contiene il cuore, s'in-
tende , se concepiscasi che questa membrana
è composta di due sacchi , che si spiegano
dentro tutta la cavità del torace : i quai sac-
chi , sotto lo sterno , o piuttosto qua e là
sotto quella estremità delie coste con che
s' inseriscono nello sterno , unendosi insieme
formano il setto fabbricato quindi da una
doppia lamina , e che si produce per tutta
la lunghezza del torace da! torace fino alle
vertebre del dorso. Tra le lamine di questo
setto havvi un intervallo, in cui sta il cuore
contenuto dal suo pericardio , il quale è ade-
rente al tessuto celluioso della pleura; e an-
teriormente evvi quella gianduia insigne nei
nati di fresco , e che degenera poi negli adul-
ti e ne' vecchi in un tessuto celluioso , la
quale chiamasi Timo.
Fingasi ora col pensiero che i primi prin-
cipj dei polmoni sieno riposti nella base del
cuore, e che spiegandosi a poco a poco ur-
i36
tino la pai-ete del setto , che corrisponde ai
suo lato; questa parete cedendo ossequiosa ai
polmoni che sono già dietro a svolgersi , veste
per ogni dove questi visceri medesimi. Così i
sacchi della pleura e si conducono interna-
mente sopra il torace , e fanno il setto che
divide la cavità del petto in due , e formano
finalmente la tonica esterna dei polmoni.
571. 11 Mediastino altro è anteriore, al-
tro posteriore. Vale a dire le lamine della
pleura , che formano la paite anteriore del
setto indicato teso dal pericardio fino allo
sterno , fanno il mediastino anteriore , le di
cui lamine subito avanti il cuore si uniscono
insieme, e subito si discostano, per dar luo^
go a) Timo\ quella parte poi del setto me-
desimo che accanto al cuore è situata tra il
pericardio e le vertebre del dorso , e si spor-
ge fino air undecima vertebra del dorso me-
desimo , questa è il mediastino posteriore ; tra
le cui lamette componenti evvi uno spazio
pieno di cellulosità , per cui passano la tra-
chea o sia r aspera arteria , una porzione
dell'aorta, l'esofago, la vena azigo , e il
condetto toracico . Oucft' ultimo mediastino
non inclina né all' una rè all' altra parte del
torace : e in questo è dilffiente dal media-
stino anteriore , che discende un poco obbli-
quamente dalle parti destre e superiori alle
sinistre e inferiori : quindi è clie la cavità
i3f
destra del torace supera alquanto la sinistra
di ampiezza.
La fabbrica della pleura è cellulosa : nella
sua grande tenuità però stirata moltissimo ,
densa, e quinci robusta cosi die resiste va-
lidamente alla macerazione, fornita di vasi
d'ogni sorta , e moltissimi che vengono dai
mammarj , dagli intercostali , e dai frenici
altrove descritti , sì ancora dall' azigo princi-
palmente e dalla cava superiore, se si tratta
dei canaletti venosi : i linfatici poi , de' quali
abbonda , appartengono al condotto toracico 5
ovvero spandono il proprio umore in esso.
\u' uso della pleura si sa dal sin qui detto:
imperciocché ai polmoni serve d' integumento
determinando la loro estensione ossia dimen-
sione; coir umor lubrico di che è unta la sua
faccia interna , conserva libero il moto dei
polmoni: co' mediastini^ in cui si forma, so-
stiene il diafragma , e conferma nella propria
sede il pericardio e il cuore, e forse ancora
serve al rilassarsi del diafragma, e finalmente
aoir uno e V altro mediastino impedisce che
i vizj d' una cavità non si comunichino facil-
mente all'altra; e se a caso uno dei polmoni
per r aria che si caccia per una ferita nel
sacco corrispondente della pleura difenda iner-
te e cada , resti V altro immune dall' effi^
cacia della pressione dell'aria, e non si tolga
affatto la respirazione.
i38
572. 11 Timo ^ come poco fa dicemmo, è
una gianduia, di cui importa conoscere il
sito , il numero . la forma , V estensione , la
fabbrica y i vasiy e T wso.
Il sito è quello , che abbiamo indicato di
sopra; giace cioè subito sotto lo starno tra
quelle due lamine della pleura discostate, che
formano il mediistino anteriore, e s'appoggia
al pericardio, e ai tronchi de' vasi, che su-
periormente derivano dal cuore , e s' inseri-
scono nel cuore medesimo.
Se ne cerchi il numero, il Timo è un sol
corpo glandiforme , almeno a prima vi>ta , il
quale però per mezzo <!* una sezione più di-
ligente sembra che si possa dividere in due
per lo meno glandule particolari di grandezza
ineguale dall' insù all' ingiù : in maniera tale
però , che la porzione che resta a destra
discenda un po' più di quella che sta a si-
nistra.
Lunga n' è la forma , e composta di glo-*
betti uniti insieme, e terminata inferiormente
per r ordinario da tre estiem tà più tenui ,
da due poi superiormente. Quesie estremità
diconsi da alcuni corni, de* quali i superiori
sono convergenti a guisa di cono, e gl'infe-
riori sono conformati in un globo un poco
ovale.
\/ estensione ella è per l'ordinario d'esser
prodotta nel collo superiormente fino a una
i39
gianduia particolare, la quale chiamasi f^lan*
dilla tireoidea, colla quale s'immedesima alle
volte per opra d' una certa appendice ; ciò
che suole essere più comune alla destra por-
zione del Timo ; inferiormente poi arrivi tal-
volta a mezzo l'altezza del pericardio, e
più spesso ancora discenda, anzi alle volte si
proluughi fino al diafragma.
La fabbrica sembra glandulosa : impercioc-
ché è fatta di minimi lobi , ognun de' quali
è cinto da una membrana singolare ; i quali
lobi poi insieme uniti per mezzo d' una ceU
lulosità si formano in quella gianduia, vale
a dire, nel Timo. Ferita questa gianduia e
compressa manda un succo di latte, il quale
si condensa nelT infusione dello spirito di vi-
no; se per la ferita vi si sofFj dell' aria ,
st gonfiano prima i lobi; poscia crescendo la
forza del soffiamento, tutta la gianduia si
gonfia, e si converte in un tessuto spungoso.
Quindi la forma, il succo, e la sua natura
concrescibile sembrano dimostrare che s' ac-
costano al vero quelli che pretendono esser il
Timo una gianduia conglobata o sia linfati-
ca , ma d' una tessitura un poco più lassa
di quella , che è propria delle altre glan-
dule di questa sorte.
I vasi arteriosi e venosi non vengono sem-
pre dai medesimi [fonti : per Io più sono di-
scendenze delle tireoidee superiori e inferioii;
140
ma non di rado ancora nascono dalle mani»
marie, dalle freniche, dalle bronchiali, e in
fine dalle subclavie.
L' uso finora n' è ignoto , conciossiacosaché
non siasi ritrovato alcun condotto escretorio ;
né per quanto abbiano investigato gli Ano-
toniici , hanno potuto ritrovare linfatici infe-*
renti ed efferenti, così che non vi resti dubbio
alcuno della natura di gianduia conglobata.
Quello non sembra dubbio , per quanto pos-
siamo congetturare , cioè che è d' un uso
grandissimo nel feto; di alcuno appena negli
adulti , ne' quali come abbiamo detto , col
progresso del tempo si dissipa ^ ovvero dege-*
nera in una densa cellulosa. Ma qual è que-
st' uso? Questo è quello che non si sa.
573. Il Pericardio è una certa borsa , la
quale é contenuta tra i sacchi della pleura ,
come abbiamo già avvisato ; intorno alla quale
sta bene indicare la sostanza , la figura ,
la grandezza , le connessioni , i vasi , e fi-^
nalmente T uso.
La sostanza n' è membranosa : imperocché
una sola membrana , levigata interiormente ,
assai robusta però , e quasi lendinosa forma
il pericardio. Imperciocché la pleura che vi
sta appoggiata , e per mezzo di cellulosità
coerente col pericardio medesimo , non veste
per ogni dove questo sacco; conciossiacosaché
nella sede anteriore tra le lamette del media-
141
ètino anteriore vi stiano il Tirao , e alcuni
vasi con della pinguedine ; nella sede poste-
riore poi tra le lamette del mediastino poste-
riore abbiano luogo quelle cose che abbiamo
accennato di sopra nel descrivere questo me-
diastino.
La figura sebbene dicasi esser tale , che
convenga moltissimo colla fio;ura del cuore
che verremo or ora a indicare ; tuttavia con-
tenendosi in questo sacco oltre il cuore i
tronchi ancora dei vasi maggiori, i quali sono
legati da questa membrana medesima , quindi
si scosta non poco da quella figura. Imper-
ciocché sorge direi quasi , dal diafragma »
nella qual sede questo sacco è più largo: va
a poco a poco più stretto , e conformandosi
in un cono concavo a sinistra , e andando
a sinistra si fa largo. Da queste estre-
mità quasi sorgendo il pericardio s' incli-
na dal lato sinistro a destra moltissimo ,
poco poi dal lato destro a sinistra : e questi
due lati concorrono quasi insieme superior-
mente circa a mezza altezza del tronco della
vena cava discendente), e all'arco dell'aorta,
dove essa manda i tre rami notissimi. Dissi
che quei lati concorrono quasi insieme , per-
chè cioè si terminano pressoché in due pro-
cessi, chiamati da alcuni corni anteriori per
distinguerli dai due corni posteriori.
La grandezza è varia secondo la varia
142
mole del cuore ; generalmente però il peri-
cardio è tanto spiegato , che abbastanza co-
modamente può ricevere e contenere il cuore.
Le connessioni poi sono queste: inferior-
mente si attacca con larga base al tendine
del diafragma per mezzo d' una densa cellu-
losa : e nella sua maggior parte laterale sì
ancora posteriormente un poco e anterior-
mente coi sacchi della pleura , dove cioè è
composto da essi V uno e l'altro mediastino,
come abbiamo detto; fìnalm.ente superiormen-
te coi tronchi dei vasi congiunti al cuore.
Sopra il qual viscere si stende, non altrimenti
che sopra le sue orecchiette: imperciocché
dopo arrivato questo sacco a quella altezza
che abbiamo notato di sopra , torcendosi in
se stesso per così dire ^ e incurvato all' in-
terno , abbraccia per ogni dove gli anzidetti
tronchi , e si produce sopra il cuore mede-
simo. Questi luoghi del pericardio , per cui
trapassano i tronchi di alcuni vasi , sogliono
da alcuni chiamarsi forami del pericardio.
I vasi arteriosi del pericardio vengono dalle
arterie mediastine, dalle freniche , dalle in-
tercostali, dalle bronchiali, ed altre, ed han-
no per compagne le vene del medesimo no-
me. Se poi vadano nervi al pericardio io non
oso definirlo , sebbene io non li abbia mai ri-
trovati a bella posta ricercati: i linfatici poi
mettono il loro umore uel condotto toracico.
14^
li' uso di questo sacco è dì contenere il
cuore, e tenerlo sospeso nella sua sede , e
di renderlo lubrico con queir umore , che si
separa dalle sue arteriuzze , e di difenderlo
ancora , affinchè i vizj inerenti ai polmoni ,
o occupanti le cavità del petto non si comu-
nichino a questo viscere principale.
574. Il Cuore è il viscere principale di
tutti gii altri; di cui è d' uopo considerare
il sito , la grandezza , la fgura , la 5o-
stanza , le cavità ossia i ventricoli , il setto
chp divide queste cavità, le membrane ovvero
valvule sì arteriose , che venose che sono
pendenti dentro Io stesso , le appendici o
oreccJiiette ^ il setto che divide queste appen-
dici, che mostra le reliquie del forame ovale ,
la vahula Eustachiana 5 le connessioni , i
vasi tanto i comuni, che i proprj , e final-
mente T uso.
Il sito del cuore è quasi in mezzo alla
cavità del torace, dove è pressoché compreso
dai [jolmoni Aperto il pericardio , nel quale
sta rinchiuso , vediamo che questo viscere
sta quasi a traverso,* in gui^a tale però che
a destra guarda un po' superiormente, e a
sinistra inferiormente.
La sua grandezza non solamente è varia
secondo f età , ma è diversa ancora secondo
r incostanza della natura ; per lo che addi-
viene che in piccioli corpi si trovi talvolta
144
un gran cuore , e un picciolo in grandi , e
senza alcun danno della salute , almeno che
se ne accorga. In tanta diversità adunque
sembra meglio fatto di non determinar nulla
intorno alla sua grandezza naturale , e peso.
La Figura è tale che rappresenta quasi
un mezzo cono , sebbene non affatto . La
base di questo semicono sta a destra, ed al-
quanto in su , V apice poi, a cui si dà il
nome di mucrone , a sinistra , e ingiù. Uno
dei lati si produce superiormente e un poco
anteriormente , e chiamasi margine ottuso
del cuore ; V altro poi inclinando inferior-
nemente , e alquanto indietro s' appoggia al
diafragma , e finendo in punta dicesi comu-
nemente margine acuto del cuore. Inoltre in
questo viscere è bene osservare due facce ,
iMia anteriore e alquanto convessa , V altra
posteriore e piana.
La sostanza è carnosa , e parte ancora
tendinosa, fnipponendorisi esteriormente della
pinguedine aderente principalmente ai tronchi
de"* vasi proprj , oltre membrane , vasi , e
nervi. Anzi quella delle membrane che è
esterna , e abbraccia il cuore per ogni verso
strettamente , deriva dal pericardio rivoltato
in se stesso all' interno, come poco fa abbia-
mo detto ; quella poi che è interna e pro-
pria , è tenuissima , e non senza gran diffi-
coltà in qualche porzione, né sempre si può
145
separare tini Hiscetti carnosi ai quali è ine-
rente*. Nelle caini poi , che compongono la
massima parte del onore, osservasi un ordine
triplo almeno di libre che non si facilmente
si può sviluppare. Uno tenue assai sta al-
l' esterno, quello cioè, che dalla sede ante-
riore deir orecchietta destra venendo , e dal
seno posteriore , e dall' adiacente orecchietta
(delle quali orecchiette diremo tra poco) di-
scende obbliquamente verso 1' apice; nel qual
luogo le libre sembrano contorcersi quasi a
foggia di turbine. L'altro di mezzo più grosso
scorre con tale obbliquità tanto anteriormente
che posteriormente, così che sembra quasi tras-
verso. Il terzo ordine finalmente desìi altii
più spesso, è composto di fibre ancor pli^i ob- -
blique, le quali vanno quasi con doppio tratto
spirale, dalla base cioè alla punta; e di nuo-
vo dalla punta alla base , frammischiandovisi
delle fibre, altre che vanno dirette principale
mente all'interno, ed altre che vanno con
altra via ed ordine diverso; onde da quelle
prime si formano poi quei travicelli, o picciole
colonne 5 che vanr^o ornando il ventricolo,
nelle quali si inseriscono ceni fili tendinosi
che appartengono alle valvule che presto ac-
cenneremo; di qnest' ubimi poi sono tessute
certe reti ornate e distinte di caselle ineguali.
Ventricoli. Le fibre ora descritte non cosi
scorrono pel cuore, che compongano un mii-
pai;t£ jf. io
146
scolo solido. Imperciocché questo viscere è
composto di dut* muscoli concavi , e quinci
fornito di altrettnnte cavità che si nominano
ventricoli^ che sono d'una capacità ineguale:
poiehè certamente negli adulti il ventricolo
destro ossia anteriore è pii^i ampio del sini-
stro o posteriore, le di cui pareti, se i-i pa-
raii^onano con quelle del ventiicolo anteriore ,
sono più grosse non poco.
Il setto è una certa massa carnosa, che è
frammezzo alle indirate cavità. Imperciocché
le fibre interne dell'uno, e dell'altro musco-
lo , d<ìve questi si guardano vicendevolmente ,
si frammisclìiano insieme, e si attaccano. Cosi
formano il setto , che dalla base si produce
fino alla punta ; e quindi fa , che non vi sia
alcuna comunicazione tra le cavità ossia ven-
trii-oli.
Vahiile venose. Furono date all' uno e
air altro ventricolo due bocche alla base del
cuore indicate non di rado da un cerchio al-
quanto bianco; d'elle quali una si può dir ve-
nosa, l'altra arteriosa, poiché ad una corri-
sponde una vena, all'altra ui\' arteria. Dalla
bocca venosa del ventricolo anteriore dipende
un anello tendinoso or piìi or meno prodotto
verso la punta del cuore , il quale nel mar-
ame inferiore spesse volte gonfio un poco,,o
a>pro da piccole piominenze si risolve in fili
lendinosi^ molti de' quali facendosi convergenti
»4'
insieme s' insinuano in que' travicelli , o co-
lonnette accennate di sopra; le quali colonnette
sono dette da alcuni muscoli papillari. Codesto
anello, sebbene superiormente continuo, tut-
tavia perchè in tre luoghi inferiormente si
estende , perciò si considera come diviso in
tre porzioni , che dall' officio loro sono thia-
nìate vah'ule , e attesa la loro figura, t/iglo-
cluni ovvero tricuspidali . Similmente dalla
bocca venosa del ventricolo posteriore mandasi
un anello della medesima natura , co' suoi
fili tendinosi infissi nelle colonnette più grosse
di questo ventricolo. Questo anello si vede
pili sensibilmente diviso in due parti , che
per la figura loro particolare, e uso diconsi
vah'ule mitrali.
Valvule arteriose. In quella maniera che
alla bocca venosa, così all'arteriosa vi stanno
tre membranette tendinose semilunari , colla
parte arcata corrispondenti ai venrricolì del
cuore , e ann,esse a questo viscere ; cella
parte opposta poi, la quale si può paragonare
alla corda sottotesa all'arco (e questa sciolta
e libera fuorché nelle estremità ) , conversa
all' arteria che sbocca qua e là dal cuore. A
queste membranette diedero il nome di val-
vule semilunari, le quali in mezzo alla sede
di ciascuna corda or accennata fanno un cor-
picciuolo quasi calloso d'una fio;ura quasi trian-
golare, il quale dicesi corpuscolo d' Aranzio.
148
Orecchiette. Lentia e l'altra bocca venosa
conduce ad una borsa carnosa d' una gran-
(lezza ineguale: imperciocché quella che è
anteriore, è molto più capace della sinistra
o posteriore. Ma supplisce il difetto di questa
un certo seno per la massima parte carnoso ,
il quale dai quattro tubi (N. 416) delle vene
polmonali. Codeste borse , che sono come ap-
pendici del cuore si nominano orecchiette; le
ih cui membrane sono comuni con quelle che
abbracciano le carni del cuore , frapponendo-
visi delle fibre muscolari obbliquamente e a
croce camminanti, si ancora per altre ed
altre direzioni. Inoltre 1' orecchietta anteriore
si apre nelT una , e nell'altra vena cava, la
posteriore poi nel seno ( N. 4*^) ^^lle vene
polmonali.
Setto II seno ora accennato in quella
parte che guarda T orecchietta anteriore , sì
unisce con questa appendice medesima del
cuore , e nasce quindi il setto delle orec-
chiette :, serbando la medesima direzione del
setto del cuore. Codesto setto poi guardato
in faccia al lume lascia vedere uno spa-
zio ovale chiuso da una membrana dia-
fana : e questo spazio fu il forame ova-
le nel feto, pelli sede superiore però aper-
to solamente in guisa che il sangtie del-
l' orecchietta anteriore potesse passare nel
seno e nell' orecchietta posteriore. Nato il fé-
i49
t'o, e respirando, quell'apertura superiore del
forame si va strinpiendo di giorno in giorno ,
e finalmente si chiude, peicìiè il lembo supe-
riore deir apposta membrana si unisce a po-
co a poco col margine del forame stesso.
Valvula Eustachiaiia. Il margine del fo-
rame ovale dalla parte anteriore è tumidet-
to , onde sorgono quasi due picciole colonne ,
una destra, l'altra sinistra; da quest'ultima,
e talvolta ancora sotto di essa discende nel-
l'altro corno una membrana lunata , la quale
gradatamente spiegandosi , e andando a de-
stra, lambisce quasi mezza la base della orec-
chietta anteriore , colla quale si unisce col
suo lembo convesso nella sede anteriore. Que-
sta membrana, che i'aUula à" Eustachio ap-
peUasi , alle volte è fatta a foggia di rete ,
e coir altro corno all' altra picciola colonna
del forame ovale , in quel luogo ordinaria-
mente , dove apresi nella orecchietta medesi-
ma la bocca duella vena coronaria che descri-
veremo fra poco : la qual bocca ritrovasi
sotto questa valvula. L' altro lembo di (j'ie-
sta valvula cioè il concavo guarda quasi po-
steriormente. Per altro codesta valvula è po-
sta in tal maniera e spiegata in cuisa , che
sembra dividere come con un setto particola-
re l'orecchietta anteriore dalla vena cava
ascendente ( di cui la vista copre talvolta
fino a metà , e oltre aKcora ). Per opra di
5o
qaesto setto poi il sangue ascendente per la
cava inferiore si dirige nel feto al forame
ovale: ma negli adulti questo setto pare che
impedisca che il sangue non ritorni facilmente,
nella medesima cava per la forza dell'orec-
chietta che si contrae.
Le connessioni di questo viscere con al-
cune parti sono queste : per mezzo dei due
mediastini , i quali come abbiamo detto sono
annessi per la maggior parte al pericardio ,
è attaccato allo sterno, alle vertebre del dor-
so , ed al diafragma ; e finalmente per mez-
zo dei vasi , che sorgono dalla di lui base ,
è aderente a quelle parti , alle quali sono
legati i vasi stessi . Subito dopo la base il
cuore è libero per ogni dove , e non è rat-
tenuto da alcun vincolo.
1 Fasi comuni sono due arterie e due
vene. Delle arterie una , che dicesi la poi—
monale j nasce dal ventricolo anteriore del
cuore, e si disperde co' suoi rami per i pol-
moni; l'altra che è V aorta esce dal ventri-
colo posteriore del cuore , e distribuisce i
suoi rami per tutto il corpo Delle vene poi
quella che è a destra , è la vena cava al-
trove descritta , e corrisponde alla bocca ve-
nosa del ventricolo anteriore ; quella poi che
stè a sinistra , o piuttosto di dietro , è la
^ena polmonale . Ha ancora il cuore molti
Unitici , i quali in alcuni cadaveri sono vi-
iSi
sibili nella superficie del cuore anche ad oc-
chio nudo ; massimamente tra vasi e vasi, e
ira le strie pinguedinose
1 Fasi prop'j sono due picciole arterie
dette le coronarie , alle c[aali corrisponde una
vena del medesimo non^»" ; intorno all'origine
de' quali vasi, sito e distribuzione si è da
noi parlato altrove ( N. 401 e 417 ) non
altrimenti che de' nervi ( N 5o5 e seg. )
che appartengono al cuore , e sono prodotti
dal nervo intercostale e dal vago Rimane
ad avvisare solamente che le bocche delle ar-
terie coronarie sono situare p-ù frequencemen-
te sopra che sotto le valvule semilunari del-
l' aorta , e che tra le orecchiette e i ventri-
coli sono aperte molte picciolissime bocche ,
che sembrano appartenere a delle picciole ve-
ne , e per le quali spandesi una qualche
porzione di sangue , clie ricevuto hanno le
vcnucce dalle piccole arterie.
Uso. Da questo viscere si fa la circolazio-
ne del sanGjue. Imperciocché mentre si con-
trae il cuore ( la cjual contrazione chiamasi
sistole ) Cìccia il sangue ricevuto dalie orec-
chiette nelle arteiie comunicanti. Mentre poi
si rilassa ( il ciual rilassamento chiamasi dia-
stole) riceve il sangue dalle orecchiette, e
dalle connesse pani carnose delle vene che si
contraggono. Quando il cuore si rilassa, le val-
vule triglochini e mitrali si accostano alle pa-
reti del cuore , con che apresì la strada al
sangue che è per entrare ; ina al contrario
quando il cuore si contrae^ queste stesse val-
vule discostandosi dalle pareti , e converse
alla base si spiegano come un velo, e chiu-
dono la bocca venosa ; onde avviene che il
sangue si apra la strada per la bocca arte-
riosa. Quindi si allargano le arterie, le quali
subito dopo dal sangue ricevuto contraendosi
cacciei ebbero qualche parte di questo liquore
verso il cuore : nò tuttavia ne ritorna per
questa strada al cuore , perchè le valvule se-
milunaii spiegate, e perciò convenienti insie-
me, sostengono il sangue che ritorna; e con
quel corpicciuolo triangolare accennato di so-
pra, che occupa la sede di mezzo della corda
chiudono quello spazio triangolare ancora , che
è lasciato necessariamente dai ire archi che
si toccano insieme in un certo punto.
SjS. I Polmoni sono due visceri, ne' quali
fa di mestieri osservare il sito loro , la
grandezza , la Jigura , la connejisione , la
divisione , la sostanza , quai sieno i canali
che ricevono e mandano fuori V aria , quali
le glandule , i vasi, e finalmente V ufficio
che fanno.
Il sito dei polmoni è nel torace , dove con
quella faccia che si guardano vicendevolmente,
quasi abbracciano una parte del cuore conte-
nuto però nel suo pericardio.
i5S
La grandezza è tale, che riempiono per-
fettamente runa e l'altra cavità del torace;
imperciocché naturalmente non restavi spazio
veruno tra i sacchi della pleura e i polmoni;
il quale si fa tosto che o si offende alcun
poco la pleura che veste dentro il petto, o
sia in un animale vivente , o sia in un ca-
davere , oppure se caccisi con gran forza
dell' aria nelT aspera-arieria.
Figura, S' accomodano alle cavità del to-
race , le quali essendo concave per ogni dove
( se si eccettua la parte inferiore di queste ,
la quale è convessa per il diafragma che si
solleva dentro la cavità del petto ) e termi-
nando superiormente in un cono ottuso al-
quanto assottigliato, perciò generalmente par-
lando , la forma dei polmoni e tale , che le
loro basi concave s'appoggiano sul diafragma;
le punte sieno alquanto rotonde ; la faccia
posteriore ed esterna evidentemente convessa
guardi il dorso e i lati ; quella d' avanti poi
meno convessa guardi lo sterno e la parte
cartilaginosa delle coste.
Connessione. Per mezzo dell'uno e del-
l' altro mediastino i polmoni sono attaccati
allo sterno ed alle vertebre del dorso. Per
mezzo de' vasi, che sono inseriti nel cuore,
f!!Ì congiungono con questo viscere principale ;
finalmente hanno una connessione colf aspera-
arteria o sia trachea da attendersi principal-
iSa
niente, formando i rami di quest'arteria mol-
ta parte dei polmoni
Divisione Ciascun polmone dividesi prima
in alcuni lobi principali; in tre ordinaria-
mente, il destro de'quali il superiore e l' in-
feriore superano di grandezza quello di mez-
zo , che spesso è picciolo ; in due lobi poi
quasi sempre dividesi il polmone sini>tro Que-
sti lobi sono composti di altri minori che si
ponno risolvere in altri minimi , i quali uni-
sce insieme un breve tessuto celluioso ; e
questa risoluzione almeno in gran parte si
può eseguire nei polmoni d' un feto umano,
o di animali piovani di san^^ue caldo. Per al-
tro il tessuto celluioso, che congiuuge i lo-
bi, conduce ancora i vasi , e li sostiene
tanto i ma cociori , che i minimi , i quali si
van disseminando pei polmoni.
La sostanza n è membranosa , spungosa,
vascolosa , e alquanto ancora carnosa. La
prima deriva dalla pleura , la quale veste
per tutto i polmoni , non altrimenti che da
quella tonaca , che veste internamente l'aspera-
arteria. La spungosa è somministrata da quel
tessuto celluioso , che s' appoggia alla pleura
dove cinge le cavità del torace; e sottosta
poi alla pleura stessa , dove essa abbraccia i
polmoni; e deriva parimenti dai rami estremi
dell* aspera-arteria che sono distribuiti per i
polmoni. La vascolosa poi è formata dall' ar-
i5S
teiia e dalla vena polmonale , e da alcune
discendenze dell' aorta toracica ora davvicino,
e ora da lontano , aG;2;iunG;endovi dei condotti
della linfii non pochi convenienti nel canala
toracico. Ricevono finalmente i polmoni le
sostanza carnosa dai rami biella trachea.
I canali acrei non sono altro che rami
deir aspera-arteria o trachea ( N. 892 ) , la
(juale air aito del torace accanto allo sterno
si divide in dae rami, che sono propriamente
/^ronchi, e la struttura de' quali, la medesima
di quella della trachea, parte è membranosa ,
\rine cartilaginosa , e carnosa. Le cartilagini
raffigurano segmenti di circoli disposti tras-
versalmente e in ordine paralello. Siccome poi
sono segmenti , cosi dove la cartilagine non
compie il circolo (ciò che avviene nella parte
posteriore ) , havvi una tonaca carnosa , alla
quale internamente è unita una memÌ3rana
assai sensibile continua colla cute della bocca,
e che veste T interna superficie della trachea
e di tutti i bronchi. Per opra di questa mem-
brana interna, e di quella robusta cellulosa
esterna sono attaccati insieme que' segmenti
cartihiginosi : e questa connessione accrescono
e confermano alcune fibre carnose frapposte
alle cartilagini, come si frappongono alle coste
! muscoli intercostali. E queste fibre formano
certi piccioli e cortissimi muscoli chiamati
mcsocondriaci , ovvero intercartilaginosi . I
I56
Bronchi poi propriamente detti vanno al pol-
mone del suo lato , dentro cui con ripetute
divisioni vanno estinguendosi gradatamente in
guisa che diminuendosi di mole a poco a poco
i segmenti cartilaginosi , non più serbando
r ordine paralello , vi resti solamente ciò che
è membranoso fornito forse di alcune fibre
carnose. Questo membranoso che resta, forma
le comunemente dette vescichette dei polmoni^
le quali nel tempo della inspirazione ricevono
l'aria, e ricevuta la cacciano in gran parte,
quando espiriamo.
Alcune glandule atro-cerulee per 1* ordina-
rio , e queste spesse volte insigni stanno prin-
cipalmente alle divisioni dei bronchi ; sono
poi del genere delle linfatiche , o sia delle
conglobate , e dagli Anotoraici sono dette
glandule bronchiali. Altre glandule minori ,
ossia tanti follicoli, o caverne mucose stanno
dietro la tonaca interna de' bronchi , le quali
mandano un muco che si mischia al vapore
che si esala , e quindi si fa che la medesima
tonaca rimanga unta, e così perda la troppa
sensibilità.
I vasi, dei polmoni sono di due specie^ una
serve a fare, e conservare la circolazione del
sangue, l'altra al nutrimento di questi vi-
sceri. Servono alla circolazione i vasi polmo-
nali\ cioè T arteria polraonale (N. SqS) e la
vena del medesimo nome f N. 416 ); alla
iS?
nutrizione poi servono le arterie broncJiia-
li ( N. 408 ) così dette , perchè seguono la
divisione dei bronclii, e le vene bronchiali ri-
portano il sangue che avanza, le quali sbocca-
no per Io più a destra neWazigo (N. 417); a
sinistra poi nella intercostale superiore (N.418).
Tutti questi vasi però comunicano tra di loro.
Né mancano ai polmoni molti linfatici già da
noi stati indicati. I nervi finalmente vengono
ai polmoni somministrati dal doppio plesso
polmonale (N. 509), il quale nasce dai rami
deir intercostale , e particolarmente da quelli
del nervo \asLo.
L' uso principale di questi visceri è la re-
spirazione , senza cui non si conserverebbe
forse il calor del sangue ; non si caccerebbero
le cose nocevoli,- non vi sarebbe in noi, come
in molti animali , la circolazione dell' umor
vitale; ninna voce e loquela, nessun odorato;
e non potrebbonsi talvolta e assai di spesso
cacciar fuori le feci , F orina , anzi i feti e
le secondine. I quai buoni offici derivano tut-
ti , come da fonte principale, dai polmoni.
58
CAPO TRIGESIMOQUINTO
Del Collo.
N.
576. l\ el Collo, di cui abbiamo descrit-
to altrove le ossa, i muscoli moventi, i va-
si, e i nervi , che appartengono immediata-
mente ad esso; nel Collo, dico , stanno la
Laringe , Y Aspera-arteria 0 Trachea , V Os-
so joide , e i suoi muscoli', finalmente la
Faringe con parte delT Esofago, il quale
avanti di descrivere parleremo della Lingua ,
della Cavita della Bocca , e delle fauci ( seb-
bene stiano nel ventre supremo o sia nella
testa ) per non sembrar di dividere cjuelle
cose, che sono di sua natura unite.
577. La Laringe è un breve tubo forma-
to in una singoiar maniera ; il quale è il
principio dell' aspera-arteria o trachea ; in
cui sono a notare il sito , le cartilagini com-
ponenti, e le loro connessioni reciproche; le
membrane; i legamenti; le cavità ossia ven-
tricoli ; la bocca particolare, ossia la glotti-
de, i muscoli; le glandule ; i vasi finalmen-
te, e r uso.
Il sito della Laringe è nella parte supe-
riore e anteriore del collo , subito sotto gli
integumenti comuni , dove più evidentemente
scorgesi nella massima parte singolarmente
deirli uomini quella prominenza chiamata il
Forno d' Adamo.
Le cartilatiini componenti sono cinque .
L' inferiore chiamasi cartilagine Cricoìdea ; le
due posteriori diconsi Ariteiioidee ; la quarta
anteriore chiamasi Tìreoidea\ la quinta finale
mente, anteriore parimenti e superiore, Epl^
glottide.
La Cricoìdea raffigura un anello , da cui
n' ha avuto il nome . La parte stretta di
questo anello guarda in avanti , la parte
larga posteriormente , dove si trovano due
fossette leggieri lunghette ( una per parte )
divise da una linea eminenie per il colloca-
mento di alcuni muscoli. Nel margine supre-
mo di questa parte posteriore sorgono due
leggieri prominenze per \ articolazione col-
r aritenoidi. Inferiormente è attaccata alle
prime anella deda trachea ; lateialmente si
articola ( essendovi tramezzo una fossetta
una per parte ) co' due processi inferiori del-
la cartilagine tireoidea , a cui si congiunge
per mezzo di alcuni legamenti , e muscoli;
posteriormente infine per mezzo di fibre car-
nose colla faringe.
Le Ariteneoidee rappresentano in certo
modo una piramide colla sua base , che è
concava , insistente sulle eminenze della car-
tilagine cricoìdea , e colla punta piegata un
i6o
poco in dietro. Queste cartilagini hanno due
facce , ed altrettanti lembi o Iati : la faccia
anteriore è un poco convessa ; la posteriore
poi è concava: un lato è internamente , e
quasi tocca il lato simile della cartilagine
compagna ; 1' altro poi è esternamente , e
termina , come in una apofisi , in un pro-
cesso eminente , nel quale la base in questa
sede esterna è più spiegata che nell'interna.
Si articolano adunque colla cricoidea , e so-
no attaccate insieme parte per mezzo di
membrane, e parte per mezzo di muscoli:
e quasi in simil maniera si congiungono colla
cartilagine tireoidea, e coli' epiglottide, come
presto si vedrà.
La Tireoidea , ovvero scutiforme è una
cartilagine più spiegata delle altre, la quale
giace sopra la parte stretta della cricoidea ,
e avanti le cartilagini aritenoidee. Ha quasi
la figura di due paralellogrammi , che nella
parte anteriore convengono insieme in un
angolo. La parte eminente di questo angolo
è il Pomo d' Adamo , a cui corrisponde in-
ternamente una fossa lunghetta , la quale si
può chiamare /b55a della cartilagine tireoidea;
il lato supremo dell'un e l'altro paralellogram-
mo nella s^de anteriore si piega in un arco
nel discendere avanti di unirsi al suo cora-
pa2;no : il lato basso è parimente alquanto
inarcato con una leo;o;iera cavità volta verso
i6i
k crlcoidea: il lato esterno è quasi retto, e
termina da una parce, e dall altra in due
processi, a guisa di corni ; de' quali i supe-
riori si uniscono per mezzo di legamenti col-
r osso joide , il quale sta sopra la laringe ,
non altrimenti che per opra di muscoli : gli
inferiori poi coi lati s' uniscono della cricoi-
dea con una spezie di art colo più sodo: alla
qual cartilagine , come pure alla epiglottide ,
allo sterno, e alla faringe è annessa la me-
desima tireoidea per mezzo di muscoli e di
membrane.
La Epiglottide h una cartilagine più moU
le delle altre , la quale nella sua figura ras-
somiglia alla foglia dell'Edera. Sorge dal se-
no , che tengono in mezzo quegli archi , nei
quali sono figurati i lati snperiori di uno e
dell' altro paralellogrammo componente la ti-
reoidea. Colla sua base adunque, diro così,
che guarda in avanti, è annessa a questa car-
tilagine, e alla base della lingua e alle cor-
na dell'osso joide per mezzo di robusti lega-
menti membranosi: i lati sono liberi non al-
trimente che la punta, la quale rivolta insù
guarda posteriormente. Delle membrane adun-
que , e alcune fibre carnose, le quali sono
visibili in pochi cadaveri, legano questa epi-
glottide non tanto alla tireoidea, che alle ari-
tenoidee e all'osso joide. Per lo che è avve-
nuto, che queste fibre si sono riputate da
PARTE IV. Il
102
alcuni per muscoli , i quali si chiamano T/-
reopiglottfi , Arìepigìotteì , e loepiglottei.
Membrane. Quesie cartilagini , che negli
adulti non di rado s' innossano , stando tra
doppia lamina ossea un tessuto osseo celluio-
so , vestite del suo peiicondrio, si uniscono tra
loro ancora per mezzo di membrane , e di
muscoli. Tra le membrane tiene il luogo
principale quella , che piti interna di tutte ,
assai sensibile, continua colla Cute della boc-
ca j, è unta d' un mucoso umore.
Legamenti Questa membrana interna, te-
sa , piuttosto grossa , e quasi tendinosa , è
disposta dentro la laringe pressoché in quattro
funicoli, due da una parte e dall'altra, stanti
trasversalmente in siffatta guisa, che derivati
dalla fossa della tireoidea , e" facendo un an-
golo , a poco a poco si fanno divergenti ne!
progresso , e finalmente s' inseriscono nelle
aritenoidee. Questi funicoli sono i legamenti
della glottide; de' quali due sono superiori,
e altrettanti inferiori, e questi sono più grossi
di quelli , e un po' più accorciati.
Ventricoli. Tra un lejT-amento e 1* altro del
o
medesimo lato evvi uno spazio , o sia una
cavità parabolica ; le quali dagli Anotomici
sono chiamate ventricoli della laringe
Bocca. ì^tWa. laringe evvi un' apertura trian-
golare,- quella, vale adire, che è compresa dai
quattro accennati legamenti; e a questa aper-
63
tura > ossia bocca continua colla cavità del-
l' aspera-arteria, si dà il nome di Glottide.
Muscoli, Questa apertura vien retta e mo-
derata da molti muscoli:- Sterno-tireoidei ,
Jo-tireoidei , Crico-tireoidei , Cnco-aricenoidei
posteriori , Crico-aritenoidei laterali , Arile-
midei obbliqui , Aritenoideo trasverso , Tiro-
aritenoideo maggiore , e Tiro-arìtenoidco mi-
nore. Nomi tutti, come si vede, cavati dagli
inserimenti loro.
Gli Sterno-tireoidei nascono a guisa di bende
dalla parte superiore e posteriore dello ster-
no, e dalla vicina clavicola sotto gli sterno-
joidei: ascendono meno spiegati nella cartila-
gine scutiforme , in cui s' infiggono per così
dire con obbliqua sezione , cioè colla parte
interna quasi nella fine di questa cartilagine,
colla superiore poi e più laterale fino a mezzo
r altezza della medesima cartilagine. Tirano
ingiìi questa cartilagine , e sembrano insieme
piegarla alquanto in avanti.
I Muscoli lo-tireoidei, o Tiro-joidei molto
più accorciati deglisterno-tireoidei ora descritti,
ma fatti alla medesima forma, hanno principio
un po' dalla base dell'osso joide , e colla più
gran parte poi dalle corna di questo osso. Da
questa sede portansi in giù , e alquanto ob-
bliquamente all' esterno , e hanno la fine co-
mune cogli sterno-tireoidei. Tirano in giù l' os-
so joide , o la cartilagine scutiforme in su ,
i6.
se Tosso joide sia tenuto fermo. Questi due
muscoli sembrano comprimere la tireoiciea nei
iati ; per la quel compressione si fa , che i
legamenti della glottide si fanno tesi , e si
diminuisca alquanto 1' ampiezza della glottide
medesima ,
I muscoli Crico-tiroidei sono assai corti ,
ma a proporzione della loro brevità un po'
grossi j r uno e 1' altro de' quali , rare volte
poi o l* uno o r altro , è composto di quasi
due corpi. Sorgono quasi anteriormente dal
lembo supremo della cricoidea , e obbliqua-
niente ascendendo all'esterno s'attaccano al
lembo inferiore e laterale della tireoidea* L'of-
ficio di questi è di tirare in su la parte as-
sotti;i,liata della cricoidea ; per lo che la fac-
cia larga posteriore di essa col suo margine
posteriore, ruota nella parte posteriore . In
queuo girare , la base pure delle aritenoidee
è spinta indietro, onde si tirano i legamenti
inferiori .
Li Crico-aritenoidei posteriori stanno in
quella fossetta lunga che dicemmo osservarsi
nella faccia posteriore della cricoidea . Nate
le fibre dalla circonferenza di questa fossetta
ascendono esternamente convergenti, ed han-
no fine nel processo esterno della base della
aritenoidea del suo lato . Ruotano le arite-^
noidee dal di dietro in avanti ; vale a dire
\\ prp.cesso esterno si gira nella parte posfe-^
i65
ììote, l'interna parte poi della arltenoidea si
conduce in avanti ; onde si rilassano i lega-
menti , e s' inirrandisce la glottide.
I Crico-aritenoidei laterali, più piccoli dei
su nominati, nascono dai Iati della cricoidea ,
e dal lembo suo superiore di essa ; vanno in-
sù e posteriormente, per cacciarsi nel processo
poco fa accennato della aritenoidea. Servono
parimente a ruotare le aritenoidee sopra la
cricoide, ma in contraria guisa dei posteriori ;
per lo che aprono bensì posteriormente il
piccolo pertugio della glottide, ma distendono
un poco i legamenti.
Gli Aritenoidei ohbliquì , ovvero ari-arìte-
Tioìdei nascendo dalla base di una aritenoidea,
anzi posteriormente ed esternamente , si por-
tano obbliquamente verso 1' apice dell' altra
aritenoidea, al di cui' lato esterno s'infiggono
un po' al di sotto del suddetto apice. Quindi
onesti due muscoli andando in decussazione
avvicinano una all'altra le aritenoidee; strin-
gono perciò la glottide; ma, se ho da credere
a miei occhi, si rilassano insieme i leg.-ìnenti.
L' Àritenoideo trasveno , ossia solitario
trovasi sotio i precedenti, cioè avanti di essi.
Nasce con picciole fibre da cjuasi tutto il
margine esterno di una aritenoidea sola , e
andando a traverso va al margine simile del-
l' altra aritenoidea. Cosp'ra alla medesima
azione cogli obbliqui.
66
Il Tiro-aritenoìdeo maggiore , uno per par-«
te, ha principio dalla parte inferiore di quella
fossetta , che abbiamo detto corrispondere in-
ternamente al pomo d' Adamo , e discende
obblicfuaraente ali" indietro avendo fine nella
aritenoidea del suo lato un po' sotto V apice
di essa. Trae quindi in avanti la parte su-
prema di questa cartilagine; quindi spinge un
poco indietro la tjase , per lo che avviene che
i legamenti inferiori della glottide , a' quali
s' '"appoggia esternamente con uu tiro-arite-
noideo minore , si mettano più o meno in
tensione.
Il Tiro-aritenoìdeo minore ha principio dalla
parte superiore della suaccennata fossetta della
tireoidea, e discendendo obbliquamente cammirta
sopra il tiro-aritenoideo maggiore, il quale
taglia a croce, per inserirsi poi in fine nella
base dell' aritenoidea del suo lato. Conduce
la parte inferiore di questa cartilagine in avan-
ti : quindi piega la base in dietro, con che
i supremi legamenti della glottide si disten-
dono più o meno in ragione della contrazione
del. muscolo medesimo.
Le Glandule spettanti alla laringe sono
molte. La più insigne è quella , che gian-
duia tireoìdea appellasi 3 e raffigura la Luna
crt-scerte. Con mezza sua parte sta sotto i
primi anelli della trachea , colle corna ri-
volte in su più o meno elevate , per me^zo
1 6'2
clelle quali s'attacca alla cartilagine tireoidea ,
e alla fine della faringe : una certa appendice
parimente glandiilosa da mezzo F aico di
questa gianduia si produce talvolta in su ; la
quale, come abbiamo ved ito recentemente
ancora , si connette colla base delT osso joide.
A quale specie poi di glandule appartenga,
e qual ne sia 1' uso , non si è ancora sco-
perto. Spesso da essa sbocca un condotto lin-
fatico da una parte e dall'altra, il quale a
destra si apre in un vaso linfatico (N. 43),
a sinistra poi nel canale toracico. Inoltre so-
pra le aritenoidi siavvi anteriormente un muc-
chio di follicoli muciferl , il quale il Chiar.
Morgagni, attesa la sua figura, chiamò glan-
àula gnomonica. Simili follicoli non mancano
sotto l'interna membrana della laringe e della
trac hea , e massimamente nella sede dei ven-
tricoli della laringe medesima.
578. La Trachea ossia Aspera-arteiia è
un tubo della medesima Struttura dei bronchi
poco avanti (N 670) descritti. Imperciocché
stanno i bronchi all' aspera-arteria , come i
rami di ogni canale al tronco , dal quale de-
rivano Giace quindi subito sotto la laringe,
a cui è annessa , e occupa il sito anteriore e
jnedio soito q\' integumenti del collo , e a
questo tubo posteriormente è attaccato l'eso-
fago per mezzo d' una cellulosa.
J vasi della laringe arteriosi vengono dalle
i68
carotidi esterne, e talvolta ancora dalle snb-^
clavie ; i venosi parimente dalle giiigolarr
esterne. I nervi dati a quelito tubo sono i
ricorrenti, di cui parlammo nella Nevrologia.
L' u^o di questo tubo è di dar strada al-
l' aria che entra , ed esce dai polmoni , e di
servire alla voce e alla loquela.
57^^. L' 0350 Ioide, cosi detto perchè ha
la figura defila lettera greca v. , perlo^^chè fu
nominato ancora osso ypsiloideo, è un ossetto
piuttosto tenue di cui fa d' uopo conoscere
la composizione, il sito, le connessioni, i
muscoli moventi , e 1" uso.
Composizione. Primieramente è composto
di tre pt-zzetti d'osso, de' quali quello di
mezzo pili corto ma più grosso degli altrj
due, dicesi base: corni poi si chiamano gli
altri due , de' quali se ne congiunge uno per
parte alla base stessa. Alla principal compo-
sizione di questo vi si aggiungono due cor-
picciuoli per ordinario cartilaginosi , i quali
avendo la figura d' un grano di Tormento ,
perciò sogliono chiamarci assetti triticei.
Sito. Sta r osso joide nella sede superiore
e anteriore del collo subito sotto la lingua ,
e c;iace a traverso in tal guisa , che la base
sta in avanti , le corna occupano i iati , gli
ossetti triticei poi posti al di sopra sono ine-
renti e s' appoggiano a quel luogo, dove le
corna s' articolano colla base.
169
Le connessioni sono moltlpllci : perciocché
per mezzo di legamenti è annesso alla carti-
lagine tireoidea , e pei mezzo di muscoli pa-
rimente : e muscoli ancora lo legano alla
apofisi stiloidea delle ossa delle tempia, alla
scapula, allo sterno, alla mascella inferiore,
alla faringe, e finalmente alla lingna.
I Muscoli sono dieci : vale a dire cinque
paja 5 col nome cavato dalle inserzioni : chia-
iTiansi Stilo-Joidei, Costa-joidei , Sterno-joidei,
Milo-joidei , Genio-joidei.
Gli Slilo-joidei derivando dal processo sti-
Ioide discendono obbliquamente dalle parti
posteriori , ed esterne in avanti e all'interno,
e finiscono nell'osso joide., dove la base è
coerente colle corna. Questo fine poi per lo
più è bipartito, e per l'apertura ch'indi ne
nasce paésa il tendine del muscolo digastrico
o biventre (N 359). Se poi manca l'aper-
tura , allora il tend'ue del digastrico si con-
nette collo stilo joideo per mezzo di mem-
brane , o di legamenti Servono a tirare in
1 •
su r osso joide e posteriormente , quando agi-
scono ambidue , oppure lo tirano ciascuno ai
suo lato , se uno solo separatamente si con-
tragga.
Costa-joldei. Dalla costa suprema della
scapula vicino alla radice del processo cora-
coideo , o da questa radice stessa , dove è
scavata T incisura ( N. aaS), ascendono in
170
avanti delle fibre figuranti prima una benda,
e finiscono nel!' articolazione della base del-
l'osso joide colle corna nel luogo inferiore.
Così compongono un lungo muscolo uno per
parte ^ ma tenue, il quale circa alla metà
dì sua lunghezza ha interposto un tendine
dato forse per robustezza . Questi muscoli
quando agiscono insieme, conducono l'osso joide
in giù e posteriormente, e in uno dei lati»
se uno o T altro solo di questi muscoli si fac-
cia aa;ire .
Sterno'joidei . L'origine di questi si è si
dalla parte suprema interna dello sterno qua
e là subito sotto la gola, sì ancora dalla
vicina clavicola, o dal legamento che attacca
lo sterno colla clavicola mv^desima . E questi
muscoli pure rappresentano una benda distin-
ta talvolta da una tendinosa intersezione ( per
lo più nella faccia posteriore ) . Dalla indi-
cata sede prodotti in su s'attaccano sodamen-
te alla parte inferiore della base dell'osso
joide . Servono ad abbassare questo ossetto ,
quando si contraggono.
I Milo-joidei sono due muscoli piani, te-
nui, e spiegati, i quali solamente dalla parte
superiore, dove sono voltati contro la lingua,
sono distinti tra loro da una linea bianchic-
cia. Nascono da tutta la linea ossia spina,
che sta prominente nella faccia interna della
mascella inferiore ; come ancora dalle aspe-
171
rità, che parimenti internamente sorgono più
o meno dal mento. Le fibre prodotte da que-
sti luoghi convengono nella base dell' osso joi-
de come da circonferenza al centro. Dall' a-
zione di queste vien tratto in su codesto os-
setto, e in avanti, e insieme in un de' lati ,
secondochè agisce il muscolo destro, o il sinistro.
I Genio-joidei derivanti da quelle asprez-
ze che si mostrano nel genio o mento , più
grossi degli altri muscoli dell' osso joide ,
aventi quasi una forma rettangolare, e quasi
immedesimati insieme , vanno in dietro, per
attaccarsi al lembo supremo della base di
questo osso. Quando si fanno muovere , con-
ducono in avanti e insù l'osso joide ; il qual
ossetto se sia stato tirato in giù dagli st^'no-
joidei , e costa-jodei , e in questo stato si
contraggano i muscoli genio-joidei;, allora de-
primono la mascella inferiore ; ciò che sem-
bra potersi fare ancora talvolta dai milo-joidei,
per la medesima cagione.
L' uso dell' osso joide è non solamente di
sostentare la lingua , a cui è annessa , ma
di servire ancora ad alcuni movimenti della
lingua medesima , della laringe , e della fa-
ringe ; poiché in esso s' inseriscono dei mu-
scoli, che appartengono alle parti, che ab-
biamo ora accennate.
58o. La Lìngua è nn vìscere , che sta
poggiato sopra 1' osso joide ; come abbiamo
17^
detto poco fa.; ed è attaccata ad esso ; ai di
cui moti perciò sempre obbedisce. Neil' esa-
minare questo viscere ofFronsi agli Anotomici
da considerarsi il sito , la figura , la divisio-
ne , i legamenti , le connessioni , i muscoli ,
la sostanza , le glandule , gì' integumenti ,
le papille 5 i vasi finalmente , e T uso.
Sito e figura. Queste due cose sono note
a tutti : se non che se guardiamo alla fi-
gura, ella è diversa , e varia , secondochè
la lingua tiensi o nella sua sede , o si eac-
cia fuori, o si tira in dietro , o si piega la
punta insù o ingiù. Quando è tenuta nella
sua sede , ha una figura piana-ovale , la di
cui estremità anteriore è spiegata un po' me-
no della posteriore .
Divisione. Attesa questa figura , divìdesi in
base, e in apice ; in due superficie, e in due
lati. L' apice guarda in avanti , la base in-
dietro : delle superficie una è superiore, l'al-
tra inferiore ; e i lati un poco convessi si
dividono in destro , e sinistro. La superficie
superiore ha un certo solco, ossia linea che
.scorie per mezzo la lunghezza della lin;^ua
stessa, con che è divisa la lingua quasi in
parte destra , e sinistra.
Legamenti e connessioni . L' integumento
della lingua , di cui parleremo da qui a po-
co , sotto la lingua raddoppiato discendendo
lega questa particella alle glandule, che vi
.73
Stanno sotto. Chiamasi questo legamento il
frenulo Un altro legamento , che vien fuo-
ri dalla parte suprema della fcJssa tireoi-
dea (N. ^^6) congiunge colla lingua la car-
tilagine scutiforme. Per altro il medesimo in-
volto della lingua prodotto sopra l'epiglottide
si dispone in tre pieghe, una in mezzo alle
altre due, che uniscono la base dell'epiglot-
tide colla base della lingua. Inoltre altri le-
gamenti membranosi, continui alla base della
lingua legano questa parte aJla mascella in-
feriore, e alle parti vicine: come fanno alcuni
muscoli particolari , i quali veniamo ora a
descrivere.
Muscoli. La lingua è annessa per opra dei
muscoli al proce.'so stiloideo delle ossa delle
tempia , ali' osso joide , alla mascella inferio-
re, al palato molle, e alla faringe. Questi
muscoli sono quattro paja, nominati dai loro
inserimenti. Chiamansi Stiloi^lossi , Joglossi ,
Genioglossi ., e Linguali.
Gli Stiloglossi nati dall' accennato processo
stiloide vanno in giù , e in avanti insieme e
all'interno per finire nei lati della base della
lingua, producendosi tuttavia le fibre nel
corpo stesso della lingua. Servono a tirar in
su la lingua, in dietro, e a un lato e all'al-
tro; la quale però spiegano nella base, se
si contragga 1' uno e 1' altro nel medesimo
tempo ; a un lato poi solamente, se un s®lo
di questi agisca.
«74
Gli Joglossi derivano dalla base dell' osso
Joide , e dalle sue cornale dagli ossi triti-
cei. Da questa sede vanno in su al corpo
della lingua : e quindi agendo le fibre insie-
me tutte ritirano la lingua inferiormente e
posteriormente, e la contraggono nella base,
la stringono, o a sinistra, o a destra secon-
dochè si contra2;G^ono le fibre destre o sinistre.
Questa triplice origine fece, che gli Joglossi
si dividessero in tre muscoli particolari , le
fibre de' quali realmente non serbano la me-
desima direzione. Imperocché quelle che na-
scono dalla base dell' osso joide costituiscono
i muscoli basioglossi ; quelle nate dalle corna
i ceratoglossi ; e quelle poi , che vengono
dagli ossetti triticei spesso cartilaginosi , i
condroglossi. Quindi è facile il comprendere,
perchè sia avvenuto , che alcuni , e non sen-
za ragione abbiano dato alla lingua non quat-
tro , ma sei paja di muscoli principali ; e in
Tero i basioglossi non hanno niente di comune
co' ceratoglossi; sebbene questi si possano con-
fondere dagli imperiti coi rondroglossi.
I Genioglossi più alti di tutti , i quali
sono inseriti internamente al mento, vanno
paralelli dal mento alla lingua inferiormente.
Le fibre di questi parte s' affiggono alla lin-
gua medesima in quel luogo propriamente
dove gli joglossi sembrano aver fine; e quindi
si portano con varia direzione pel corpo ;, e
I7S
per l'apice della lingua; parte poi, e queste
inferiormenjte vanno ai lati , e si attaccano
colla faringe ; nnentre intanto altre con un
tendine tenue assai aderenti sono alla base
dell' osso joide. Servono a condur la lingua
in su , e in avanti , e la tirano ancora alle
parti opposte, ogniqualvolta vogliamo contrar-
re o queste fibre o quelle.
I Linguali hanno sede nella superficie in-
feriore della lingua qua e là accanto, ai mar-
gini della lingua medesima : imperciocché ivi
un fascetto di fibre scoprasi coperto dall' in-
tegumento della Ingua, il quale internamente
aderente al genioglosso cammina dalla base
fino alla punta. Per lo che accorcia la lin-
gua, e questa cacciata fuori o tirata in dietro
serve forse a piegarla , concorrendovi però
delle altre fibre , e perciò la incurva più o
meno o al palato osseo, o al concavo, che è
sotto la lingua.
La sostanza della lingua , come ri vede
dalla descrizione di questi muscoli , è per la
la massima parte carnosa , frammischiate es-
sendovi delle celle che contengono della pin-
guedine, particolarmente alla base dei nervi,
vasi, glandule, le quali cose tutte sono con-
tenute neir integumento speziale della lingua.
Le Glandule , ossia semplici follicoli occu-
pano la base della lingua nella faccia supe^
riore. Questi follicoli spandono un rauco , più
176
frequentemente pel poro^ o meato in che sì
aprono superiormente , talvolta poi ciascuno
mette un breve condotto ; i quai condotti
concorrendo insieme formano un canaletto
prodotto dalla base dell osso joide fino alla
terza parte incirca della lunghezza di tutta
la lingua. La bocca di questo canaletto , o
piuttosto il suo luogo incontrasi nella super-
ficie superiore della lingua posto tra i mu-
cosi follicoli or ora accennaci. Ma di rado
assai ritrovasi e il canaletto, e la sua aper-
tura. Per lo più osservasi solamente una spe-
cie di forame coperto in certa guisa da una
o dall'altra papilla informe : per la qua!
cosa a questa specie di forame hanno dato
il nome di forame cieco.
Integumenti. Una tunica grossa piuttosto
densa , massimimente nella faccia suprema
della lingua, e ne'suoi lembi , continua colla
cine della bocca veste le carni , i vasi , e i
nervi,- di che è composta la lingua. Questo
involto si può chiamate corpo papillare , in
quantochè aspro si fa in certa tal maniera
dai picciolissimi tubercoli , che diconsi papille
( eccetto però la superficie inferiore della
lingua ). E a questo involto cutaneo stavvi
steso sopra un altro integumento mucoso fi-
glio della cuticola , che fa le veci della cu-
ticola stessa e del reticolo , e chiamasi pe-»
riglottide.
177
Le papille sono quelle picclole tuberosità
accennate poco fa ; delle quali è pieno il
corpo papillare, e le quali sono eminenti più
o meno dalla superficie superiore della lingua.
Havvì di queste papille un triplice ordine.
Sette, otto, o nove circa, ora più ora meno
trovansi subito dietro il forame cieco disposte
in forma d' arco o piuttosto d' angolo ottuso
coir apertura volta in avanti ; oppure dove
non siavi alcun forame, dietro la fossetta, la
quale rappresenta in certa guisa il forame.
Raffigurano quasi un cono inverso; la di cui
punta perciò s' immerge nella sostanza della
lingua; la base guardando in su depressa nella
fossetta suole essere vestita d' un certo circolo
bianchiccio , e da quella fossetta suole alzarsi
un colletto o due. Queste papille chiamansi
coniche inverse , da altri papille troncate. Al-
tre papille, che dalla figura loro diconsi fun-
giformi , costituiscono un altro ordine, e re-
gnano più distesamente pel dorso , e pei lati
della lingua. Il terzo ordine finalmente delle
papille , che superano in copia le altre , sta
massimamente alla punta della lingua. A que-
ste per la figura loro, s' è dato il nome di
papille coniche^ rette ^ o piramidali', da altri
ancora chiamate villose.
I vasi della lingua arteriosi sono generati
dalle carotidi esterne: le vene poi apparten-
gono alle giugolarii e i rami di queste, i
paute or, ^a
178
quali sì veggono qua e là al frenulo della
lingua, chiamansi Vene ranine, sopra le quali
spjrjTono esternamente le arteiiuzze del mede-
simo nome. I nervi vengono dal quinto, ot-
tavo, e nono pajo. Questi vasi insieme coi
(damenti nervosi invisibili e col tessuto cellu-
ioso compongono le papille anzidette. 1 va-
setti linfatici poi vanno alle vicine glandule
«>:iu2olari.
L' uso della lingua è vario: cioè di distin-
guere i sapori , di servire alla masticazione ,
air inghiottire , e alla loquela . Quindi T or-
dine del discorso richiede ora , che parliamo
anotomicamente de' fonti della saliva , vale a
dire, delle glandule Parotull , delle Mascel-
lari y delle Sublinguali, di quelle della boc-
ca, deWe Labòiali, delle Labbra, del Palato ,
delle Gengive, delle Fauci finalmente, della
Faringe e dell' Esofago ; le quali cose tutte
servono al masticare, alT inghiottire , e al
parlare.
58 1. Le Parotidi sono due glandule con-
glomerate (N. S3) una per lato della faccia,
occupante quello spazio sotto la cute , che
dalla gola si stende fino all' angolo della
mascella inferiore. Da questa sede spiegasi la
parotide più o meno in avanti ; sta sopra il
muscolo massetere, e si produce come in due
corni , de' quali il superiore è posto sotto la
gola ; 1^ altro inferiore e insieme più corto
179
tocca il marnine della mascella inferiore; nel
c|ual luogo havvi ancora la 'glantlula mascel-
lare , di cui parleremo fra poco , e colla
quale per lo più si unisce , ed è quasi con-
tinua. Parte (Iella parotidc si estende ancora
in dietro sotto V oreccliio in altri più , in
altri meno. Esce da quella il condotto nomi-
nato Stenoniano composto dai canaletti degli
acini concorsi insieme, il quale, cammin fa-
cendo avanti il muscolo massetere e il bucci-
natore , pertugia poscia questo , e dentro la
cavità della bocca si apre alT altezza in circa
e alla sede del terzo dente molare della ma-
scella superiore . A questa gianduia stanno
sopra esternamente delle altre glandule mi-
nori d' un numero incerto , le quali appae-
tengono al genere delle conglobate (N. 52) .
583. Le Grandule mascellari stanno una
per parte nella faccia interna della mascella
inferiore , ed il suo proprio luogo è tra il
muscolo pterigoideo interno (N. 359 ) ^ f 'an-
golo della medesima mascella . Le glandule
sono minori della parotide , al di cui corno
inferiore sono per lo più attaccate , e ?ono
annoverate tra le glandule conglomerate. Per
\à più gran parte hanno una Ibrma globosa ;
ma verso il mento mettono un' appendice ,
per mezzo della quale si uniscono frequente-
mente colle sub-linguali . I canaletti degli
acini componenti formano un condotto fscre-
i8o
torio comune uno per parte, il quale clila-*
ìiiasi condotto Wartoniano , e che partendo
«lalla sede posteriore della gianduia apresi
colla sua boccuccia sotto la lingua, qua e là
a quel legamento chiamato frenulo.
583. Le Sublinguali , ovvero Riviniane
sono due glandule deil' ordine delle conglo-
merate , le più picciole delle glandule sali-
tali , delle quali il sito si fa noto dallo stesso
nome, e stanno sopra il muscolo milo-joideo.
Hanno come una figura ovale , colla estre-
mità più contratta volta in avanti. I canaletti
brevi , che nascono dagli acini componenti ,
parte formano due o un condotto escre-
torio comune , il quale concorre quasi
sempre nel condotto "Wartoniano ; parte fo-
rano la membrana che veste la bocca sotto
la lingua, e andando non in avanti ma piut-
tosto air esterno , colla loro boccuccia si
aprono non lungi dalla gianduia medesima
dentro la cavità della bocca.
584. Quelle della bocca , e [abbiali. La
parte interna della bocca è fornita di molti
follicoli come a foggia di lente sparsi qua e
là , i quali spandono dal proprio poro o
meato un muco dentro la cavità della bocca.
E questi follicoli, per la diversità del luo-
q;o , in cui stanno , hanno sortito un diverso
nome. Laonde quelle che stanno vicine al
condotto Stenoniano e nelle vicinanze > cha-^
iSi
tliansi glandule della bocca : lahhiali quelle
che ornano internamente le labbra : Molari
quelle che si trovano attorno ai denti di que-
sto nome: Palatine finalmente quelle che sono
poste nella membrana che copre il palato
osseo, e il molle ancora: e queste poi rap-
presentano piuttosto piccioli seni oblunghi ^
che follicoli o caverne.
I Vasi arteriosi che si attribuiscono a que-
ste glandule salivali nascono dai rami della
carotide esterna ; le vene poi riportano ai
tronchi della medesima spezie il sangue rice-
vuto dalle arterie , che avanza dalla separa-
zione della saliva. De' filamenti nervosi prin-
cipalmente vanno errando per le glandule
salivali , e sono figlj del secondo e terzo ra-
mo del quinto pajo, non altrimenti che della
dura porzione del nervo acustico.
L' uso di queste glandule e dei follicoli è
di separare reciprocamente la saliva e \\\\
muco , il quale insieme col vapore della boc-
ca somministrato dai fonti esalanti si fram-
mischia cogli alimenti , per servire alla loro
concozione , per cavare da essi il principio
saporoso , affinchè , trovando la strada lubri-
cata , possano essere inghiottiti ; finalmente
serbano umida la cavità della bocca , acc'ò
facile sia , e spedita la loquela.
585. Quante sieno le labbra a tutti è no-
to. Da queste principia la cavità della bocca,
ì'Ó2
e sono composte dì muscoli altrove già tle=-
scritti e delineati , e di comuni integumenti .
Uno è superiore , inferiore l' altro. Dove so-
lìo rubicondi , ivi la cute è assai sottile , e
a questa parte prominente fornita di moltis-
simi vasetti si diede il nome di prolabbro .
Dove le labbra si uniscono diconsi angoli delle
labbra: ma si attaccano ancora colle gengive
sotto, e sopra a mezzo i denti incisori mercè
d'un certo frenulo prodotto dalla cute interna.
586. Il Palato è doppio , osseo l'uno, l'al-
tro molle e pendulo, che si chiama anche
velo del palato. Quello è composto delle os-
sa mascellari , sopra al quale si stende una
grossa membrana e spugnosa continua alla
cute e alla cuticola; la quale indietro riflet-
tendosi in se stessa , e sorgendo per farsi
continua con quella che veste le narici, con-
tiene tra questo raddoppiamento delle fibre
carnose , che servono a muovere diversamen-
te questo palato medesimo.
587. Le Gengive sono parti membranose ,
composte dalla membrana che cinge interna-
ynente le labbra e la cavità della bocca , e
il periostio delle mascelle ; la sostanza che sta
trammezzo a queste membrane è come spun-
gosa e fornita di moltissimi vasetti.
588. Le Fauci non sono altro che una
certa cavità piuttosto ampia , che si trova
dietro il palato molle ora descritto ; ed è
83
circoscritta da quelle partì che ora vengo ad
accennare. Cioè nella sede superiore dalla
base del cranio^ e principalmente dalla apofisi
basilare dell' osso occipite , e dalla parte di
mezzo dell'osso sfenoideo; inferiormente dalla
faringe ; posteriormente dalla suprema farin-
ge medesima ; finalmente in avanti e lateral-
mente dal palato molle ; dietro al quale e
superiormente e insieme esternamente qua e
là apresi un forame la maggior parte cartila-
ginoso, che conduce al timpano dell'orecchio
per il canale nominato tuba Eiistacìdana.
I vasi arteriosi delle labbra , del palato ,
e delle fauci provengono dalle discendenze dei
rami che escono dall' esterna carotide: i ve-*
nosi appartengono alle gingolari estertie : i
nervi poi di queste parti vengono dal secondo
e terzo ramo del quinto pajo , quei delle
labbra vengono ancora dalla dura porzione
del nervo acustico.
V uso delle labbra è evidente nella pro-
nuncia di alcune lettere , nel prendere gli
alimenti , e nel masticarli. A quest' ultimo
ufficio serve ancora il palato , come anco
air inghiottire ; le fauci servono all' inghiot-
tire , al respirare , e a parlare : le gengive
infine sembrano date a tener sodi in certo
modo i denti ne' proprj alveoli.
589. La Faringee è il tubo, che principia
dalle fauci, quasi tutto muscolare, e i di cui
i84
muscoli, quasi tutti spiegati in guisa di meni-*'
brana, sono compresi d' ogni intorno come
(la due tuniche; una interna detta nervosa, la
quale è continua colla cute della bocca ;
l' altra esterna, che è cellulosa . Ecco poi
quelle cose che vengono in questo tubo consi-
derate dagli Anotomici : il sito , la connes-
sione , la figura , un triplice orificio , ì mu-
scoli , le glandule y ì vasi , e i" uso.
Il sito della faringe è subito dietro le
fauci, e perciò nella bocca, e nella parte
suprema del collo; imperciocché posteriormente
tiene le vertebre superiori del collo : ante-
riormente ha la lingua , 1' osso joide , e la
laringe; superiormente 1' osso basilare co' suoi
processi pterigoidei ; gli uni e gli altri ossi
tanto i temporali , quanto i palatini e 1' a-'
pofisi occipitale ; inferiormente in fine ha
Y esofago.
La connessione di questo tubo colle altre
parti è moltiplice: è legato principalmente
per mezzo d' una cellulosa al corpo delle
vertebre del collo ; alla lingua , all' osso joi-
de, alla laringe per mezzo di varj muscoli;
altri muscoli ancora , e membrane legano su-
periormente la faringe non solo alle ossa
suaccennate , ma ancora all' apofisi basilare
dell' osso occipite, alla mascella inferiore là
agli ultimi denti molari , e finalmente ai
processi stiloidei e ai pterigoidei.
i8i
Figura . Questo tubo raffigura in cer-
to modo un infundibolo compresso alquan-
to da in avanti all' indietro . La parte
larga è la superiore ; si stringe poi alquanto
la faringe alla sede dell' osso joide; poscia
dilatasi dietro la laringe , e facendosi a poco
a poco più angusta finisce poi nell' esofago.
Si può dunque considerare fornito di due ^pa-
reti ; uno posteriore e questo continuo , e la
maggior parte carnoso , anteriore T altro , il
quale è annesso alla faccia posteriore della
laringe , quasi affatto membranoso fuorché
superiormente, dove si congiunge colle ossa
palatine , e coi lati della lingua non lungi
dalla base di questa. Questa parete , arrivata
colla sua parte membranosa alla sede supe-
riore della laringe , è forata quasi d'un ampio
buco , che è T orificio delle fauci.
Triplice orificio. Questo forame alle fauci ^
che chiamasi ancora istmo delle fauci , è
l'orificio anteriore, il quale nella patte su-
periore è terminato dal palato molle e dal-
l' uvola , e nella inferiore dalla base della
lingua. L' altro orificio è superiore , che si
apre nelle narici interne. Il terzo final-
mente è posto inferiormente, e corrisponde
air esofago.
I Muscoli che sono contenuti tra le due
accennate membrane, se si eccettuino la parte
superiore del muscolo stilo-faringeo , e il
l86
principio eli altri che sono attaccati alle ossa
clije stanno cV attorno , questi muscoli , dico ,
sono molti. E primieramente dal processo stì-
Ipideo delle ossa delle tempia discendono ante-
riormente e internamente delle fibre carnose
conformate prima in un tenue funicello, poscia
spiegate lambiscono i lati supremi della faringe,
e quelli della tireoidea, a cui sono attaccate.
Le cliiamano muscolo stilo- faringeo , il di
cui ufficio è di tirare in su la faringe , e
insieme alquanto allargarla. Siccome poi per
mezzo di alcune fibre s' inserisce ai processi
tanto superiori che inferiori della cartilagine
tireoidea , perciò serve a condurre in su e in
dietro ancora la laringe. Le carni restanti
della farinose , sebbene sembrino comporre
molti muscoli , si ponno tuttavia ridurre a tre
ordini; cioè ai constrittori superion , medj ,
e inferiori.
I Constrittori superiori sono fibre carnose ,
le quali nate da molti luoghi superiori parte
carnosi e parte rondinosi , e infine ossei for-
mano come la parte superiore della faringe.
Le principali tra queste però sono quelle che
derivano dai processi pterigoidei, dalle ma-
scelle, e principalmente dalla inferiore vicino
af^ìi ultimi denti molari , e finalmente dalla
fingua medesima. Codeste fibre sono dette da
alcuni muscoli pterigo-faringei, milo-faringei >
glossa-faringei. Se poi costiiu'iscono i muscoli
187
constrittori della faringe , si vede V officio
di queste fibre.
Constrittori medj Dalle corna dell* osso
joide , e non di rado ancora , essendovi tra
mezzo un picciolo spazio, dagli ossetti triti-
cei di esso sorgono come delle altre carni ,
di cui la maggior parte riflessa posteriormente
colle fibre convergenti ascende all' apofisi ba-
silare dell'osso occipite; per l'ordinario poi,
anzi quasi sempre intervenendo una tenue
membrana tendinosa inserita in questa apofisi.
Queste fibre convenendo posteriormente in an-
golo colle compagne loro, siccome escono da
due luoghi dell' osso joide , e si dividono
quasi in due muscoli , sono i constrittori medj
della faringe , ai quali altri diedero il nome
di io-faringei.
I Constrittori inferiori sono alcune fibre
carnese generate dalla cartilagine tireoidea e
dalla cricoidea , le quali a poco a poco più
spiegate, e andando posteriormentt; costitui-
scono la parte posteriore e inferiore della
medesima faringe. A queste fibre si è dato
ancora il nome di muscoli T ire 0- faringei , e
Crico- faringei. Questo tubo adunque è com-
posto dai tre accennati ordini di muscoli , i
quali tutti, come dal nome loro è chiaro,
contraendosi ordinatamente stringono la farin-
ge dopa che è stata allargata dagli alimenti
inghiottiti. Ma tra il raddoppiamento di quel-
i88
la membrana mucosa e piuttosto grossa, dalla
quale è composto il palato molle fornito del-
l' uvola , abbiamo detto esser contenute delle
carni divise in muscoli particolari , i quali
ora veniamo a descrivere.
Il Constrittore deli' istmo delle fauci è un
muscolo che sorge dai Iati della lingua poco
avanti la base di questa , ascendendo nel
palato molle ossia nel pendulo , e producendo
delie fibre fino nell' uvola, Cliiamasi da altri
muscolo glosso- sta filino. Qual sia il di lui
officio lo dichiara il nome di constrittore .
Il Palato- faringeo , ovvero secondo alcuni
il f aringo- stafilino dipende dal lembo delle
ossa palatine (N. 147 ); e le di lui fibre
disperse pel palato molle costeggiano nel di-
scendere i lati della stessa faringe , la quale
tirano in su , e la contraggono in accorcia-
mento, mentre abbassano il velo del palato.
Ele^mtore del palato molle . Dalla tuba
Eustachiana ( N. 588 ) deriva una carne for-
mata in funicolo , il quale andando in giù
e all' indentro finisce nel palato molle ovvero
nel pendulo. Da altri nomasi questo muscolo
salpingo-stafìlino , per T azione del quale
vien condotto insù e indietro il velo pendu-
lo s e insieme ancora si contrae un poco ,
ovvero si rende meno spiegato.
L' Uvola poi , la quale sta in mezzo di
questo velo, è una particella in altri più, in
189
altri meno conica e gonfietta , coli' apice ,
che guarda in su. La sua fabbrica conviene
perfettamente con quella del palato molle
( N. 585). Questa particella vien tratta in
diverse partì non tanto dall' azione dei mu-
scoli che stanno dentro la raddoppiata mem-
brana del velo palatino , quanto da quella
d' altri, che sinominano azigo jàeW uvola ,
e circonflesso del palato. i
U Azigo dell' uvola è una congerie di fi-
bre y spesso appena rosse , o neppure rosse ,
disposta a fogi^ia di cono , colla base fitta
nelle ossa palatine, colla punta corrisponden-
te air apice dell' uvola. Non di rado a me
si offrirono queste fibre a fi^ggia d' un doppio
tenue fascette^ i quai fascettì derivando dalle
ossa palatine, vicino al setto delle narici ,
distinti tra loro da una leggier linea bian-
chiccia , vengono nel!' uvola, la cui lunghez-
za vanno misurando , e compongono parte
della sua grossezza. Comunque siasi però,
egli è certo che 1' officio di queste fibre è
di contrarre 1' uvola in guisa che si fijccia
più corta.
Circonflesso del palato. Dalla tuba Eusta- ♦
chiana , la quale è ossea vicino alla cavità
del timpano dell'orecchio, in cui si apre,
e. nel restante tratto parte cartilaginosa , e
parte membranosa ; da questa tuba , dico ,
liasce con doppio principio tendinoso un mu-»
190
scolo ( vale a dire in minima porzione dalla
parte ossea , nella restante poi dalla cartila-
ginosa ) , il qual muscolo ha come la forma
d' un triangolo ottusangolo ; e prolungato in
giù e indentro viene fino alT uncino o pic-
ciol amo ( N. 140) dell' apofisi pterigoidea
interna , aggiungendovisi poco prima un ten-
dine, il quale s'aggira attorno all'uncino;
poscia andando quasi trasversalmente e spie-
gato in aponevrosi conviene colla aponevrosi
del suo compagno alla sede della sutura delle
ossa palatine ; al margine delle quali è va-
lidamente attaccato , come anco alla mem-
brana che si stende sopra queste ossa , e i
luoghi vicini. Attesa la sua sede , e piega-
tura attorno 1' uncino or indicato , fu detto
circonflesso del palato; da alcuni poi musco-
lo nuovo della Tuba. Commuove la parte
membranosa della tuba, e la preme alla car-
tilaginosa , con che si stringe il diametro di
essa tuba : tende inoltre la parte suprema
del palato molle, e trae 1' uvola all' ingiù.
Glandule. Il velo del palato , come abbia-
mo detto, fa un arco; ma quest' arco è
•come sostenuto da quattro picciole colonne ,
due in avanti , e due posteriori. Le colonnet-
te anteriori sono i muscoli s:losso-sta filini ,
ossia il constrittore dell' istmo delle fauci ;
i posteriori poi appartengono al muscolo pa-
lato-faringeo, ovvero faringo-stafìlino. Nel.
191
lo spazio che divide queste colonnette , il
quale è occupato da una membrana, vi so-
no due glandule, una per lato, che dagli
Anotomici chiamate vengono amìgdale , ov-
vero tonsille. Sono composte di follicoli^ o
cavernette mucifere unite insieme mercè una
breve cellulare , la quale col proprio robu-
sto involto comprende l'aggregato di queste
caverne , aggiugnendovisi un altro involto
dalla membrana interna della faringe, la
quale copre i suaccennati muscoli , e ante-
riormente fa una piega , quasi una specie
di valvula , forse fatta apposta per modera-
re la troppa effusione del muco dai meati di
que' follicoli. Oltredichè dietro la tonaca in-
terna della faringe trovasi una gran copia di
queste cavernette , ma non formata in foggia
d'una gianduia composta; le quali cavernette
col loro umore frammischiato a quel che tras-
suda dalla faringe lubricano la strada all' in-
ghiottimento de' cibi.
590. VEsofago è un canale la maggior
parte carnoso, il quale è continuo alla fa-
rinose, e sta quindi nel collo e nel petto su-
bito dietro l' aspera-arteria, colla quale si
congiunge per me^zo d' una membrana cel-
lulosa . Discende quasi rettamente avanti ai
corpi delle vertebre dalla sua origine fino
alla fine ; se non che nel petto un poco so-
pra r aorta si piega a destra , per ritornar
192
poi subito alla sinistra , e trapassando le car-
ni del diafragma che in questa sede si apro-
no, spiegasi subito nel ventricolo. La mem-
brana interna ì' ha comune con quella della
farino;e ; dietro alla quale si ritrovano simil-
mente delle cavernette mucose. Una tonaca
carnosa composta di forti fibre circolari ab-
braccia questa membrana , colla quale è at-
taccata , stendendovisi sopra un' altra tonaca
tessuta di fibre longitudinali . Le circolari
stringono il tubo e lo prolungano; più corto
poi lo fanno nel contraersi 1« longitudinali,
e insieme Io allargano .
I Fasi arteriosi vengono alla faringe e
all'esofago dall'aorta principalmente, dalle
corotidi , e dalle intercostali ; talvolta ancora
1' esofago riceve questi vasi dalle figlie della
subclavia , e delle bronchiali. Le vene poi
riportano il sangue alle giugolari esterne, e
alla azigo . I Nervi sono prodotti dal quinto
e ottavo pajo. I linfatici finalmente vanno
alle numerose glandule giugolari.
!93
CAPO TRIGESIMOSESTO
Del Capo.
59i.V^gnun vede qual sia la forma, e
il sito del Capo : questo dividesi in singolari
regioni , delle quali abbiamo noi altrove par-
lato, come ancora delle sue ossa , integu-
menti , capelli , e muscoli. Ma olFronsi agli
Anotomlci da esaminare in questo ventre su-
periore del corpo umano altre cose : che so-
no il Cervello, e gli altri tre organi de' sen-
si esterni,- l'odorato cioè, la vista, e l'udito;
poiché r istromento del tatto lo abbiamo già
considerato nella descrizione degli integumenti
comuni ; 1' organo del gusto poi si è da noi
poco fa spiegato per conservare il medesimo
ordine nell' accennare auotomicamente le parti
del corpo umano ;, cbe argomento e materia
somministra alle pubbliche nostre prelezioni.
592. 11 Cervello è un viscere grande, poi-
ché riempie il cranio. Dei particolari ripari
furono dati a questo viscere : il cranio cioè
( coperto del suo periostio o pericranio) , due
membrane , ovvero tre: una esterna più gros-
sa delle altre , che dura meninge chiamasi
ovvero dura madre : V altra posta sopra a
questa chiam.ata pia meninge , ovvero pia mu-
JPARTE IV. ^3
194
dre composta di due lamine , delle quali
r esterna se taluno vuol chiamarla , come
li^nno Auto alcuni , aracnoidea , tre allora
saranno gP integumenti molli ossia membra-
nosi del cervello (\).
593. Abbiamo già mostrato nell'Osteologia
di quante e di quali ossa sia fabbricalo il
Cranio. Per poter poi esaminare adequata-
mente il cervello contenuto nel cranio, devesi
questo tagliare con una sega orizzontalmente ,
conducendo la sezione dalla parte quasi infima
deir 0850 frontale fino alla medesima sede
dell' osso occipite. Eseguito diligentemente il
taglio che non si offenda cosa alcuna conte-
nuta in questa cavità, con una leva, quando
ciò non posfa farsi tirando colle dita, si dee
rimuovere la parte superiore dalla inferiore ,*
il che si fa ora con minore ed ora con mag-
giore difficoltà , e allora guardando interna-
mente nella parte stata levata del cranio
appariscono certi punti rossi , i quali danno
a vedere i vasetti comuni al cranio stesso e
(1) Pretendono alcuni che I' Aracnoidea non sia una-
lamina della pia meninge , massimamente perchè non
è cosi largamente spiegata conìe la pia meninge pro-
priamente detta ; né come fa questa , s" insinua nei
rivolgimenti, o giri intestiniformi del cervello. Ma la
lamina esterna ancora della dura meninge si estende
meno dell' interna , e tuttavia tutte e due le lamine
compongono ufla membrana sola.
195
alia dura meninge , mercè i quali principal-
mente questa membrana è attaccata per tutto
a questo coperchio osseo.
S94. La Dura Meninge è la principale tra
gr involti membranosi elei cervello, e il più
esterno di tutti; in che considerano gli Ano-
tomici la estensione^ le connessioni, la strut-
tura , i processi , le cavità particolari , ossia
seni, \e glandule , i vasi finalmente, e V uso.
L' Estensione di questa membrana è tale ,
che nella faccia esterna si accomodi alla ca-
vità del cranio; e inoltre copra quei fora-
mi, e si porti ancora più o meno oltre , i
quai forami sono scolpiti nel cranio medesimo,
e sono trapassati da alcuni vasi e nervi , o
conducono a certe minime cavità , che si ri-
trovano dentro alcuni ossi. Quindi tra le sue
principali produzioni, oltre di quella, dalla
quale sono cinte le orbite internamente , de-
vesi aver in riflesso quella massimamente ,
che si stende per la teca delle vertebre lino
alla fine dell' osso sacro.
Connessione . Per mezzo de' vasetti e di
nn tessuto celluioso breve assai ma robusto
si unisce al cranio dove fortemente e dove
debolmente, massimamente alla base, e a
certi leggieri solchi , dentro i quali stanno
nascosti in qualche parte dei seni da noi al-
trove (N. 41'*^) descritti.
Struttura. Questa membrana è composta di
196
(lue lamine : esterna 1' una , interna 1' altra.
Queste hanno una natura cellulosa , ma sti-»
pata moltissimo e dtnsa; e in alcuni luoghi
veggo' si alcune fila che vanno a croce quasi
tendinose; d'onde Forse n' è avvenuto , che
alcuni hanno pensato che a questo involto
non manchi ancora la struttura muscolare.
Processo. La lamina interna della dura
meninole, umida più che T esterna d'un va-
pore esalabile , si scosta dall' esterna alla se-
de della sutura sagitt-ie ( N. 126), e pro-
dotta inferiormente iorraa il setto composto
di due lamine insieme unite, il quale frap-
posto al lobi del cervello ha la forma di fal-
ce , colla punta piantata nella cresta di gal-
lo ( N. 141 ) stando posteriormente Taltra
parte restante , la quale a poco a poco gra-
datamente cresce in larghezza , ossia s' im-
merge più profondamente tra quei lobi. Chia-
mano questo setto processo falcato^ ovvero
falce della dura meriinge , che all' eminenza
crociforme ( N. i33) dell'osso occipite spie-
gasi moltissimo qua e là , e cosi si converte
in un altro setto ^ posto quasi orizzontalmen-
te, contenendo un ampio forame, per cui
passa la midolla del cervello, e si fa conti-
nua colla midolla del cerebello. A quest' altro
setto diedero il nome di tentorio , il quale ,
attesa la sua situazione , costituisce i cosi
phiamati da altri processi trasversi della dtj-
»97
ta. meninge. Questa lamina interna ancora
della dura meninge sorge alquanto posterior-
mente alla sede inferiore [nincipalmente del-
l'osso occipite, e cacciatasi alquanto tra i
lobi del cerebello forma iì picciolo setto , 'che
è la falce , ossia il processo falcato uel ce-
rebello. Codesti processi sostengono le parti ,
alle cjuali si frappor.gono . nelle w.rie posi-
zioni del corpo , affinchè una noa resti com-
pressa dall'altra con danno.
Seni Là dove questa lamina interna si se-
para dalla esterna, lascia dei piccoli spazj
quasi triangolari, dati a ricever il sangue che
ritorna dalle vene del cervello. Questi mini-
mi spazj , ora comunicanti insieme^ ora con-
tinui e in nessun luogo interrotti , sono i seni
da noi già descritti ( N. 418 ), de' quali quasi
tutti il sangue per quelli che diconsi laterali
spandesi nella coda , ossia bulbo ( N. 4 1 a )
della vena o;iun;olare interna.
Certe glandule , di cui non si sa ancor
bene la vera fabbrica , veggonsi nella dur^
meninge in luoghi incerti, di naaìero paii-
menti incerto, e di va«io volume. Alcuni non-
dimeno le vogliono delle conHobate : ma l'abi-
to loro , come avvertimmo m altro Inogo
( N. 443 ) , è tale , che non mostra eviden-
temente abbastanza la strutcura delle con-
globate.
I Vasi arteriosi ven2;ono somministrati dal-
1' una e dall'altra carotide, e dalle vertebra-
li: i venosi sono i seni poco fa accennati,
alcuni de' quali minori apronsi nelle vene
vertebrali,
L' uso di questa membrana è di vestire
internamente il cranio , e così far le veci
del periostio interno , e riempire le cavità
minori del cranio stesso, e legarle colle emi-
nenze vicine : con che si ottiene che il cer-
vello non si possa muovere, e che quindi per
minima cagione non si offenda.
695. L' Aracrwidea , ovvero la lamina
esterna della pia meninge , è una tunica te-
nuissima , che agogna in certa maniera la
tela de' ragni , donde prese il nome (1). In
questa fa di mestieri conoscere il sito^ Y esten-
sione , la connessione , le glandule , i vasi ,
e r uso.
Sito. Sta sotto la dura meninge , dalla
quale sembra separata mediante principal-
mente un vapore^ che alle volte raccogliesi
in acqua , quando per lo contrario è stretta-
mente attaccata alla lamina interna della pia
menin2;e.
Estensione. Spiegasi per tutti quei luoghi ,
(1) Se alcuno vuole avere 1' aracnoidea per una tu-
nica particolare , e non per una lamina esterna della
ia meninge, come è piaciuto ai chiarissimi Winslow»
idley , ed altri j io non contraddirò al certo.
199
<:lie sono occupati flalla tliiia meninge, ossia,
per parlare più propriamente, si stende sopra
il cervello, e le sue produzioni. Quindi an-
ch' essa entro la teca delie vertebre larga-
mente abbraccia il funicolo spinale come la
meninge dura. Per altro quando 1' aracnoidea
arriva a quella parte di questo funicolo , che
chiamasi coda di cavallo , là certamente
questa tunica è più spiegata che la dura me-
ringe ; poiché essa si caccia tra i fili che
compongono la coda, forma certe lamette più
ampie, da cui questi fili sono legati tra loro.
Connessione. È aderente alla lamina interna
( vale a dire , se così piace , alla dura me-
ninole ) quasi per ogni dove : imperciocché
alla base del cervello trovansi certi luoghi ,
in cui questa tonaca separata dalla lametta
interna rappresenta un velo steso sotto alcune
parti del cervello medesimo , e trasferito da
una sede all'altra. Inoltre mercè il legamento
dentìculato, di cui parleremo poi, si connette
dentro la teca delle vertebre colla lamina
interna della dura meninge.
Le Glandule sono le medesime, che abbia-
mo detto appartenere alla dura meninge :
sembrano sedere sopra la stessa aracnoidea ,
in quantochè sono collocate tra le fibre di
queir involto che si aprono,
Dei vasi nessuno fino ad ora si è vera-
mente trovato in questa membrana. Sarà
200
forse che questi vasetti non cadono sott' oc-
chio , perchè composta questa membrana so-
lamente (li picciolissimi linfatici? Vi furono,
se ben mi ricordo, alcuni uomini chiarissimi,
che cosi la pensarono.
Uuso forse è questo, ili confermare e so-
stentare i vasi della lamina propria interna ,
ossia della pia meninge, i quali tra i giri
del cervello discendono con questa stessa me-
ninge. Per altro si può riputare per una qual-
che difesa del cervello, che garantisca in certo
modo questo viscere, talmente che impedisca ,
che se qualche cosa siasi sparsa sotto la dura
meninge , non s' insinui troppo facilmente in
quei giri intestiniformi del cervello, non sen-
za qualche detrimento della economia del
medesimo.
696. La Pia Meninge, ovvero la lamina
interna di questa membrana, è un altro in-
volto membranoso del cervello, il quale veste
più davvicino la sostanza di questo viscere.
Questa lamina dagli Anotomici consideraca
mostra degne d'osservazione la struttura sua,
l'estensione, le connessioni, i vasi, e Vaso.
La struttura è cellulosa, come quella della
sua lamina esterna ; con questa differenza
però che dove in essa non si veggono vaset-
ti , per lo contrario in questa lamina i vasi
tessuti dentro sono evidenti , e copiossissirai-
L' estensione è un poco p'ù grande di
201
cjuelìa degli altri involti del cervello già de-
scritti. Imperocché non solamente si diffonde
per tutti quei luoghi , per cui abbiamo det-
to stendersi la dura meninge , e la lamina
esterna della pia ossia l'aracnoidea ; ma inol-
tre forma certi piccioli setti composti dalla
doppia lametta cacciati tra quei rivolgimenti
del cervello , che sono rappresentati dai giri
intestiniformi del cervello medesimo , sì anco-
ra tra le lamette trasverse del cerebello; an-
zi questa meninge trapassa il cordone spina-
le , poiché lo divide quasi in due colonnette,
e veste di piia le cavità interne del cervello,
e i collicelli ,• esce finalmente dai forami del
cranio , e non solamente involge i nervi , ma
s' insinua ancora nella loro sostanza.
Le connessioni di questo involto parte si
fanno colla di lui lamina esterna, come poc'an-
zi abbiamo avvertito , parte colla sostanza
del cervello , del cerebello , e del cordone
spinale. Dentro il cranio ancora è attaccato
colla dura meninge per mezzo delle vene del
cervello, le quali si aprono nei già descritti
seni di questa meninge.
I vasi arteriosi vengono dalle carotidi in-
terne e dalle vertebrali : le vene vanno ai
seni della dura meninge , e da questi alle
giugolari interne per la massima parte , sì
ancora alle vertebrali.
L' uso della pia Meninge principale si è
202
di condurre i vasi sanguigni nel cervello, di
ordinarli , e quasi distribuirli pei suoi vatj
rivolgimenti, aperture , collicelli, e recessi.
Ò97. Contemplando gli Anotoraici il cer-
vello , ne osservano la figura , la divisione ;
la sostanza esterna , e interna ; il Corpo
calloso; il Setto lucido-, la Fornice; ì Ven-
tiìcoli ; i Plessi coroidei ; i Corpi striati ; ì
Talami dei nervi ottici; le Eminenze quadri-
gemine^ la Valvula grande; V Infondibolo e
gianduia pituitaria ; le Gambe dello stesso
cervello; la Protuberanza anulare; la J//—
dolla oblungata ; i Nervi che derivano da
questa midolla; i Vasi finalmente che s' in-
seriscono dentro lo stesso cervello ;, e de' quali
è composto , e ne viene trascorso.
La figura n è ovale ; la di cui superficie
esterna^ e superiore e laterale è più o meno
convessa; e per lo contrario quella che guarda
*• in giù è piena di seni e di elevatezze. Raffi-
gura inoltre dei piccioli intestini rivoltati
molte volte in se stessi , che formano dei
giri , e delle rivolte che si veggono in tutta
la superficie convessa di questo viscere.
Divisione. 11 Cervello generalmente consi-
derato si divide in tre parti: in Cervello cioè,
in cerebello , ed in midolla obi ungala. Il
cervello poi propriamente detto è quasi diviso
in due emisferi , destro cioè e sinistro. Ogni
emisfero è quasi composto di due porzioni ,
203
clie dalla forma loro sono chiamate lobi ,
e si distinguono in anteriore e posteriore.
Nella faccia inferiore poi tra questi lobi stav-
vi una prominenza ^ che da alcuni chiamasi
lobo medio , e che dal lobo anteriore si se-
para quasi per mezzo d' un certo solco, che
nomasi fossa del Silvio.
La sostanza è doppia; esterna l'una, e ci-
nericcia, che chiamasi corteccia del cervello,
ovvero sostanza corticale; l'altra interna ,
bianca, coerente colla corticale, detta so-
stanza midollare o callosa , o midolla del
cervello. La massima parte o quasi tutta della
corticale è composta dai vasi innumerevoli
della pia meninge , e dalla cellulosa che
compone la stessa meninge , e questa molto
estenuata : una certa lanugine formata di
minimi vasetti , e di fila cellulose moltissime
dalla corteccia si va insinuando nella midol-
la per la quale trascorrono vasetti rossi. Qual
sia poi la fabbrica interna di questa midolla,
che in moltissimi luoghi ha una figura stria-
ta , non è per anco certo e chiaro abba-
stanza 5 che più non vi sia luogo a dubitare.
5 98. Il Corpo Calloso è una certa stria
midollare grossa e lunga , la quale sotto il
processo fiilcato della dura meninge congiugne
tra loro parte degli emisferi . Imperciocché
questi emisferi anteriormente più d' un pol-
lice sono separati un dall'altro, e molto più
ao4
posteriormente. Per altro questa stria midot'-
lare nasce qua e là da un emisfero e dall'al-
tro , e producendosi nella sede posteriore,
parte va ad unirsi colla midolla che inter-
namente è adjacente ai ventricoli laterali del
cervello , parte poi si confonde colle gambe
posteriori del fornice, che or ora veniamo a
descrivere .
599. Il Setto lucido da altri nomato dia-
fragma del cervello , continuo inferiormente
col Corpo Calloso , non è altro che un velo
composto di due lamette della midolla coperte
esternamente dalla pia meninge tenuissima ,
che fanno una cavità angusta e lunghetta ,
dentro la quale non di rado contiensi un' ac-
quetta . La pelluciilità di questo setto allora
si vede principalmente y quando separata di-
ligentem.ente e per le lamette la sostanza del
cervello , fino al livello del Corpo Calloso ,
questo corpo medesimo preso dolcemente colle
dita si tira in su , e si mira contro un lume.
600. Il Fornice parimenti è una stria mi-
dollare che sta sotto il setto lucido , e con-
tinua a questo, la quale nella sede anteriore
principia come con due gambe brevissime che
si uniscono in una sola ; sotto le quali giace
trasversalmente un funicolo midollare grosso
e similmente corto, il quale chiamasi com-
messura anteriore del cervello . Il fine di que-
sto fornice si risolve parimente in due gam-
2o5
be e queste più lunglie ma divergenti^ che
alcuni chiamarono piedi dell' ippocampo , al-
tri più rettamente gambe posteriori del for-
nice , per distinguerle dalle prime , le quali
abbiamo già detto unirsi in una sola , e gam-
be appellansi posteriori del fornice. Il Piano
poi midollare che sta tra queste gambe di-
verc^enti , formato di fibre trasversali nate
insieme nella parte inferiore, dalla sua figura
qualunque chiamasi psalierio.
60 1. Annoveransi quattro ventricoli nel
cervello. Sono poi piuttosto aperture , os-
sia intervalli, vestiti internamente da una pia
meninge tenuissima , i quali non hanno sem-
pre la medesima figura in tutti. Quelli che
sono vicini al setto lucido e al fornice , uno
per parte , chiaraansi ventricoli anteriori , o
ancora laterali. L'apertura, o piuttosto quel
solco , che è compreso dai talami dei nervi
ottici, conduce alla cavità, che costituisce il
terzo ventricolo. Di questo il lembo posteriore
è fornito d' un cordoncino midollare piuttosto
grosso , il quale chiamasi commessura poste-
riore del cervello, sotto la quale evvi la bocca
iV un canaletto che va indietro. Questo ca-
naletto chiamato acquedotto del Silvio apresi
nel quarto ventricolo, che sta tra il cerebello,
e la midolla oblungata , ed è coperto della
valvula grande del cervello nella sede supe-
riore, di cui parleremo poi da qui a poco,
206
Quest'ultimo ventricolo, che non è mancante
cV un qualche plesso di vasi , nel luogo infe-
riore è solcato; e questo solco ^ attesa la sua
figura chiamasi penna da scr'were. Veggonsi
finalmente certe strie bianchicce condotte a
traverso dentro questo ventricolo, le quali
danno nascita al nervo molle acustico.
602. I Plessi Coroidei sono composti d' una
membrana che parte raffigura un funicello ,
che sta sul fondo dei ventricoli principalmente
laterali, ne' quali è più grosso, parte è spie-
gato in piano , per cui va trascorrendo un
tessuto insigne di vasetti , d' onde n' è deri-
vato il nome. Quella parte che somiglia un
funicello, costituisce i plessi coroidei laterali,
quella poi , che è spiegata in una superficie
piana , forma il plesso coroideo medio , ov-
vero secondo alcuni il velo vasculoso del cer^
vello. Questa membrana, che è ornata d' una
molta complicazione di vasi, è una produzione
della pia meninge.
603. Corpi Scfiati. Due eminenze si fanno
vedere tra V uno e 1' altro ventricolo laterale.
Quelle che sono più grandi , e stanno ante-
riormente , ed esternamente, chiamansi i corpi
striati , perchè sebbene mostrino una superfi-
cie cinericcia , internamente però 1' una e
l'altra sostanza del cervello, la cinericcia
cioè e la bianca, producesi in strie in guisa
tale che sembri disposta a guisa di pettine.
207
6o4- I Talami de' nervi ottici sono quelle
emii>enze posteriori , e interne situate ne' me-
desimi ventiicoli , esternamente midollari, in-
ternamente quasi affatto corticali. Questi ta-
lami y ì quali , quando tagliasi il cervello nella
sua sede , si toccano vicendevolmente , sono
separati da quella rima , che conduce al ter-
20 ventricolo ; e le pareti a se rivolte , che
comprendono la cavità , sono quasi sempre
unite in certa maniera tra loro da un tra-
vicello (i) midollare. Una certa stria quasi
bianca cerulea, chiamata centro semicircolare
gemino , mette per così dire confini ai corpi
striati , e ai talami.
605. ht Eminenze Quadrigemine s'incontra-
no accanto al terzo ventricolo. A queste s' è
dito ancora il nome di natiche e di testicoli
{ cavato dalla loro figura qualunque ) ; delle
quali le più grosse stanno in avanti ; da
queste poi dipendono le ultime che sono
minori.
606. Gianduia Pineale. Queste eminenze
sono coperte da un plesso coroideo spiegato
in membrana , cioè il plesso medio , sotto il
quale giace un minimo corpicciuolo , cineric-
cio , al primo aspetto subrotondo, ma conico
(i) Questo piccolo travicello io ho veduto alle vol-
te composto d'una sostanza corticale^
ao8
se guardisi più diligentemente , in una base
bianca ficcato, e in due pedicciuoli midollari
in mezzo circa la sede delle natiche della
midolla che sta sotto. Questo corpicciuolo è
la gianduia pineale (0 che dicesi ancora co-
natio.
607. Valvula grande del cervello. Abbia-
mo detto che nel terzo ventricolo si apre
r orificio dell'acquedotto del Silvio. Quest'ac-
quedotto ha il suo corso sotto le prominenze
quadrigemine , e si apre nel quarto ventri-
colo. Questa cavità è coperta superiormente
da un velo midollare, che è la valvula grande
del cervello; cui per poter vedere fa di me-
stieri di tagliare in lamette con somma dili-
genza col coltello, e levare la parte anteriore
e superiore del cerebello , arrivare colla se-
zione fino a codesto velo. Il tondo di questo
ventricolo , il (juale sta sopra la base del
cranio subito avanti il forame grande delT oc-
cipite , è formato da quattro corpicciuoli ,
due olivari , e due jiiramidali. Quelli stanno
all'esterno relativamente a questi, i quali
posti interiormente sono tra loro uniti. Non
(1) Tra tanti cervelli che ho disseccati m' è acca-
duto ancora di noti trovare in alcuno verun vestigio
né di questa gianduia , ne de' suoi piccioli piedi ^ seb-
bene abbia mirato con occhio armato ài cristallo il
plesso medio separato diligentemente.
20
mancano tuttavia autori, i quali chiamano I
piramidali esterni , e gli divari interni.
Infundibolo , e Gianduia Pituitaria . Un
breve cilindro , cenericcio , come si vede , e
pinto de' vasi , corrisponde inferiormente al
terzo ventricolo , un poco anteriormente alia
congiunzione de' nervi ottici : impercioccliè ac-
canto a questa congiunzione veggonsi due tuber-
coli rotondimi piccioli, bianchi esternamente,
internamente cenericci, a'quali s'è dato il nome
di eminenze mammellari , attaccate e conti-
nue alle gambe del cervello , di cui veniamo
fra poco a parlare, avanti che queste si uni-
scano insieme. Che questo cilindro non abbia
cavità si può dimostrare ancora da ciò, che
se riempiasi il terzo ventricolo d' un* acqua
tinta di qualche colore , questo colore non
si comunica al cilindro chiamato infundibolo.
Questo infundibolo poi si inserisce in un cor-
picciuolo gianduloso , che giace nella sella
equina, quasi spungoso , di una figura roton-
detta ma alquanto compressa ; e dicesi gian-
duia pituitaria , di cui finora ignorasi l'uso.
609. Gambe del ce/vello. Voltò il cervel-
lo in guisa che la superficie inferiore diventi
superiore , vedesi tutta la midolla di questo
viscere composta in due grossi funicoli fibro-
si, i quali sono chiamati gambe del cervello;
prodotti inferiormente e posteriormente s'ac-
costano l'uno all'aUro^ e frammischiati colla
r4.^T£ IV. 14
2IO
midolla che (3eriva dal cerebello convengono
in una prominenza generalmente rotondetta, la
di cui sostanza interna è disposta in strie
trasversali, parte bianche, e parte d'un co-
lor cenericcio smunto.
6iG. La Protuberanza anulare , la quale
chiamasi ancora il Ponte del Varolio , è
quella elevatezza poco fa accennata compo-
sta di fibre trasversali fornita in mezzo alla
sua sede d' una certa fossetta , o sia legger
solco oblungo ^ a cui è continuo nella parte
inferiore e posteriore un funicolo grosso qua-
si conico che arriva fino al forame delT oc-
cipite.
6 11. Midolla oblungata. Con questo no-
me viene indicato da alcuni tutto quello
di midollare , che nella parte inferiore del
cervello dal principio del cervello medesimo
si produce fino al forame dell' occipite ; da
altri poi chiamasi solaniTente quello, che gon-
fio si vede dopo la protuberanza anulare, ed
è formato dai corpi piramidali e olivari. Se
nella prima maniera si prenda la midolla ob-
lungata , allora derivano da esso quasi tutti
i nervi del cervello , i quali come abbiamo
fatto de' vasi, sono stati da noi descritti nella
prima parte del tomo secondo di queste Isti-
tuzioni.
6 12. ì\ Cerebello è nn viscere di non pò-»
gp più piccolo del cervello medesimo ; in cui
21 1
abbiamo a considerare la situazione , la fi-
gura y la superficie ^ la divisione , la sostan-
za ^ e \e gambe.
La situazione del cerebello è sotto il cer-
vello medesimo , il quale in certa maniera si
appoggia sopra questo viscere nella sede del-
l'occipite, e dal quale verrebbe compresso , se
non lo impedissero i processi trasversi della
dura meninge che si ritrovano sotto il cer-
vello medesimo.
La figura generalmente è globosa , ma
alquanto compressa , per lo che la larghez-
za supera un poco la lunghezza.
La superficie alquanto convessa rappresenta
degli archi grandi e piccioli disposti trasver-
salmente e in ordine quasi paralello , princi-
palmente nella parte superiore; imperciocché
lateralmente questi archi sono meno trasver-
sali, e uno concorre nell'altro in guisa, che
nessuno può contarli , e distinguerli. Questi
archi indicano come altrettante lamette di
quella sostanza, di cui è composto il cere-
bello ; e tra una lametta e V altra si frap-
pone più o meno la pia meninge come tra
solchi particolari.
Divisione. E composto di due lobi, visibili
abbastanza nella parte posteriore e inferiore ;
nel qnal luogo si frammette alquanto tra
questi lobi una certa falce derivata dalla la-
metta interna ^della dura meninge. Nella fac-
2 I 2
eia poi superiore e antefiore questi lobi ven-
gono uniti insieme da una certa grossa ap-
pendice vermiforme della medesima sostanza
coi cerebello . Questa appendice viene chia-
mata verme del cerebello , e la distinguono
alcuni in anteriore, media, e posteriore.
La sostanza parte è corticale e parte mi-
dollare egualmente che nel cervello Ma hawi
questa differenza , che quella ha maggior so-
miglianza alla midolla ; e 1' una e V altra
sostanza è disposta in guisa , che ogni lobo
tagliato per qualunque direzione rappresenti
bellissimi arboscelli.
6i3. Le gambe del cerebello sono fatte 6e\\a.
midolla raccolta in due funicoli più grossi ,
quasi tronchi di quegli arboscelli di cui sem-
bra composto il cerebello . Questi funicoli , i
quali si sono nominati gambe, allora princi-
palmente si veggono , quando si è aperto il
quarto ventricolo: nel qual tempo ancora cia-
scun funicolo apparisce quasi diviso in tre
porzioni , come altrettante gambe. Una di
queste porzioni ascende in quelle eminenze
quadrigemine ^ che chiamano testicoli ; V al-
tra, e questa più grossa, concorre a formare
la protuberanza anulare; la terza finalmente
discende nella midolla spinale.
614. Midolla Spinale. Alla midolla oblnn-
gata prodotta fino al forame dell' occipite è
continuo un funicolo al primo aspetto tuttq
s 1 5
midollare , il quale sta rinchiuso tra la teca
delle vertebre. A questo funicolo poi sommi-
nistrò la Natura simili involti tanto ossei, che
membranosi , come al cervello. Vale a dire ,
]a colonna delle vertebre è un coperto osseo .,
il quale internamente però è vestito d' un
robusto legamento, che lega insieme tra loro
le vertebre. Succedono indi a questo egual-
mente che nel cranio i medesimi integumenti
nierabranosi ; 1' esterno de' quali va tenacissi-
mamente attaccato con quel legamento mem-
branoso nel forame delT occipite fino circa
alla seconda vertebra del collo. Meritano per-
tanto una descrizione anotomica questi molli
involti ; la figura del cordone spinale ; la sua
lunghezza^ la sostanza; la degenerazione sua
nella coda equina-^ e finalmente il di lui uso.
Involti. L' esterno di questi , che è la
dura meninge, raffigura un infundibolo affisso
al suaccennato legamento nella sede superio-
re , nella restante parte inferiore quasi libero.
Dico quasi» perchè tra il legamento, e l' e-^
sterna superficie della dura meninge havvi
qua e là , e mas5Ìmam,ente posteriormente una
qualche cellulosiià con una specie di pingue-
dine principalmiente ne' grassi. Stendesi questo
infundibolo fino alla fine del canale dell' osso
sacro, cacciando da se dei fili, che vanno ad
inserirsi nel periostio di questo canale, o^sia
nel legamento che lega internamente le ver-
214
tebre. Ma nella faccia anteriore una breve e
quasi arida cellulosa lega questa dura meninge
ai corpi delie vertebre. Siegue la lamina
esterna della pia meninge ^ che dicemmo
chiamarsi aracnoiclea , la quale nella parte
posteriore della midolla spinale dalla dura
meninge è libera in guisa , che rappresenta
un velo mediocremente teso , e in certa ma-
niera sospeso. Questa lametta si caccia tra i
nervi anteriori e posteriori derivanti dalla me-
desima midolla , e finisce in una o due acu-
tezze infisse lateralmente e internamente .
Questa singoiar produzione di questa lametta
chiamasi legamento denticolato , il quale non
è egualmente visibile per ogni dove . Fi-
nalmente la lamina interna della pia menin-
ge , o se piace, ristessa pia meninge fiarni-
ta per tutto di vasi più da vicino abbraccia
la sostanza del cordone spinale, come anco i
nervi che nascono dalla sua midolla , la qua-
le anteriormente abbiamo detto dividersi in
due colonnette.
La figura della midolla spinale è quasi ci-
lindrica, ma alquanto compressa dall' avanti
air indietro : più grosso è questo cilindro nel
(i) Abbiamo detto altrove ( N. 462 ) che questo le-
gamento proviene dalla pia meuinge , perchè abbiamo
consideralo T aracnoìdea come una lamina della pia
meninge.
21 5
collo che nel dorso ; dal che sì capisce che
questa midolla va accomodandosi alla cavità
delle vertebre.
Lunghezza. Il Cordone propriamente detto
arriva sino circa alla prima vertebra de" lom-
bi. Il suo finimento, per lo pili ristretto,
fornito spesse volte d' uno o due corpìcciuoli
or rotondetti, ora divari, nascondesi tra le
fila componenti la coda equina , che presto
abbiamo a descrivere. Alla sua fine havvi ag-
giunte un filo piuttosto lungo e molle pro-
dotto dalla lamina interna della pia menin-
ge, che è affisso alla parte inferiore del ca-
nale dell'osso sacro , e da alcuni fu riputato
indiamente per il nervo dispari.
La sostanza è doppia come nel cervello ,
ma con questa differenza, che la midollare
tiene V esterno , essendo l'interno occupato
dalla corticale , la quale tuttavia suole esse-
re d'un colore molto più dilavato , se si pa-
ragoni colla sostanza cenericcia di tutto il
cervello. Colla stessa midollare sono continui
tutti i nervi spinali; delle radici de' quali »
come de' gang,!) , e nervi derivati , e de' loro
involti ancora abbiamo già parlato nella Nevro-
loc-ia .
La coda equina è un ammasso di fila ner-
vose , che alla sede circa delle tre vertebre
inferiori del dorso sono mandate dal cordone
spinale , e discendono sino alla fine del ca-
2 I 6
naie delle vertebre a certa foggia come di
coda di cavallo.
L' uso del cervello , cerebello , e midolla
spinale è veramente insigne , ma non abba-
stanza conosciuto , se parlasi principalmente
delle cavità , solchi , intervalli , colletti , ed
altre elevatezze ^ e di altre cose , che come
abbiamo veduto, osservansi nel cervello , e
nel cerebello. Egli è per altro ceito , e co-
nosciuto , che la sostanza midollare di tutte
queste parti in nessun luogo ornata di tubi,
è continua con tutti , e singoli nervi , che
vnnno disperdendosi per tutto il corpo ; e
che questi nervi indi derivati servono non
tanto al senso quanto al moto di moltissime
parti ; e che finalmente danno forza , e ro-
bustezza a quelle parti, per le quali sono
disseminati,
6if>. Air or£»;ano AtW Odorato serve il na-
SO , nel quale s' hanno a considerare le parti
esterne, e le interne. Le esterne sono il Naso
propriamente detto; le interne poi quelle che
con nome generale chiamansi Narici.
6i6. 11 Naso è composto di comuni inte-
gumenti, di muscoli, di ossa, e di cartila-
gini. Abbiamo già parlato a suo luogo degli
integumenti , delle ossa , e de' muscoli. Ve-
niamo ora dunque a parlare delle cartilagini.
Cartilagini. Vario è il numero di queste
secondo la varietà dei soggetti , e forse an-«
ai 7
Cora secondo il vario opinar degli Autori. Più
tomunemente però se ne stabiliscono cinque,
e tante sogliono essere per 1' ordinario. Una,
e questa la principale , tiene il luogo di
mezzo , ed è continua colle parti interne del
naso , cioè col setto che divide le narici in
due cavità , destra e sinistra : le quattro ,
che restano , stanno due per parte ai lati ;
e due di queste in avanti , e due di dietro.
A queste cartilagini stanno tramezzo certi
quasi frammenti della medesima natura, ine-
guali nella grandezza , nella figura , e nel
numero ; i quali tutti però sono tra loro in-
sieme uniti per mezzo del pericondrio princi-
palmente, e per mezzo ancora degli integu-
menti, tra la sostanza de' quali sono seminati
moki follicoli sebacei.
617. Le Narici sono due cavità piuttosto
ampie , comprese in avanti dal naso propria-
mente detto, e nelle quali apronsi dei seni,
e dei recessi particolari futi per accrescere
la capacità loro. Meritano da notarsi in queste
la divisione'^ i forami., i peli; le prominenze '■i
i seni; la membrana che investe; le glandu^
le; i canali comunicanti colle narici medesi-
me : i vasi , i nersfi ^ ^ V uso.
Divisione. Abbiamo già accennato , che le
narici sono due cavità, perchè tutta la cavità
principale , che sopra il palato osseo vien
formata dalle ossa mascellari principalmente
2l8
e dalle palatine, dall' alto al basso sì dlvicìe
in due eguali tra loro per V ordinario. Que-
sto si fa dal setto poco fa accennato , che
nella sede posteriore è osseo, nelC anteriore
poi cartilaginoso. La parte ossea si fa dal-
l' osso del vomere ( N. i53 ) , e da quella
lametta , che internamente producesi dalla
cresta di gallo per l'esso etmoideo (N. 141);
la cartilaginosa poi compie quella cartilagine
media e principale dello stesso naso, la quale
abbiamo ricordato di sopra.
Forami. Ciascuna di queste cavità è forni-
ta d' un doppio forame , uno anteriore, l'al-
tro posteriore . I primi due forami apronsi
nella faccia , e finiscono al setto , e alle
pinne del naso ; i posteriori , e questi lun-
ghetti piuttosto e grandi, sboccano nelle fatt-
oi subito sopra le ossa palatine. Formano in-
sieme come un canale ; onde tra i due fora-
mi di ciascun lato evvi libera comunicazione.
F'eli. 1 forami posteriori sono forniti di
peli ( chiamati vibrisse ) i quali corre opi-
nione comune che servano a frenare in certa
maniera l' effluvio del muco , e impedire la
strada agli insetti , che volessero entrare. Ma
nel sesso femminile havvi appena una qualche
lanugine cortissima invece delle vibrisse , da
cui in vano forse si potrebbero aspettare i
medesimi vantaggi.
Prominenze . Quel canale , che dicemmo
219
esser aperto con doppio forame , uno in
avanti , l' altro indietro , viene interrotto da
quattro elevatezze lunghetie , e trasversali .
Di queste due sono inferiori , e due superiori.
Queste prominenze appartengono alle ossa
turbinate ossia spungose , che abbiamo già
descritto ( N. 142. 146), e vestite dalla
membrana olfattoria accrescono non poco la
superficie dell' organo dell' odorato.
Seni. La cavità principale delle narici di-
visa in due dal setto comunica con altre ca-
vità , che scolpile sono in alcun* ossa che vi
stanno attorno. Seni sono chiamate queste
cavità, perchè si aprono nelle narici con uno
stretto forame, che riguardo alia capacità
del seno è molto picciolo. Han preso il no-
me loro dalle ossa in cui queste cavità
stanno scolpite; e perciò chiaraansi seni fron-
tali ( N. i3o), sfenoidei (N. T40 ), etmoi-
dei ( N. 14 0' ^ 4"^'^ ^°"^ piuttosto celet-
te che seni , e mascellari, essi pure dati ad
accrescere la superficie dell' organo.
La Membrana, che veste tutte le cavità
delle narici, è continua alla cute e alla cuti-
cola, la quale esternamente si stende sopra
il naso , internamente sopra la cavità della
bocca. Sembra come una cute degenerata,
perchè è rossiccia, polposa e spungosa sensi-
bilmente più che la cute propriamente detta.
È chiamata membrana Schneideriana dal su©
220
inventore , pituitaria poi , o olfattoria ckl
muco che separa e die la unge , e dall' of-
ficio di odorare . Non ha eguale grossezza e
colore dappertutto; imperciocché è un po' più
grossa e rossetta , dove veste il setto , e te
ossa turbinate ; sottile poi e bianca si fa nel
vestire i seni , e le cellette dell' osso cribri-
forme . Ella è r organo principale dell' odc>-
rato .
Glandiile. Oltre i follicoli sebacei ricordati
di sopra , che sono nella cute che copre la
parte mobile del naso non mancano certi seni
mucosi, e dei follicoli nella membrana pitui-
taria , i quali somministrano un rauco che si
mischia con quello che trassuda dalle narici.
Sono più sensibili in quella parte di mem-
brana pituitaria , che copre il setto, e le os-
sa turbinate, che altrove. N«;lla membrana
dei seni veggonsi i follicoli abbastanza sensi-
bili per mezzo del Microscopio .
I Canali comunicanti colle narici sono quel-
li , che mettono un umor lacrimale dentro
nelle narici . Imperciocché dal fine di quel
solco, che havvi nelle ossa dell' unguis, prin-
cipia un altro solco ( N. 145 ) scolpito nel-
l'apofisi nasale superiore dell'osso mascellare,
per cui scorre un canale membranoso , che
insieme colla parte ossea hanno chiamato ca-
nale nasale y e il quale sbocca entro le narici
sotto la connessione dell' osso turbinato infe-
22 I
fiore coli* osso mascellare. Porta le lagrime
in queste cavità.
I vasi arteriosi derivano dalle carotidi, i
venosi portano il sangue ai rami delle giugo-
lari esterne. I nervi poi sono somministrati
alle narici dal primo pajo , ovvero olfattorio,
il quale si disperde per le sole narici ; sì an-
cora dal primo e secondo ramo del quin-
to pajo.
L' uso del naso è di odorare , dar adito
air aria che esce , e entra pei polmoni , e
temperare talvolta il troppo freddo dell' aria
medesima col muco che va separando più o
meno , tener umida la membrana pituitaria ,
affinchè sia atta a ricevere gli effluvj odoro-
si , servire alla voce , conciosiacosachè l' aria
sonora che sorte dalla glottide venga a di-
verse foggie temperata dentro le cavità delle
narici , finalmente di ricevere l' umor lacri-
male, che per il canale nasale fluisce e di-
scende nelle narici.
6i8. Lo stromento del vedere è VOcchio,
di cui ognuno sa la situazione, il numero, e
r uso. Essendo poi grande la composizione di
questo organo , quindi per chiarezza sogliono
dividersi le sue parti in esterne, e interne. A
quelle appartengono le ossa componenti l'or-
bita; i muscoli^ le sopracciglia', le palpebre;
i tarsi ; la membrana adnata ; le glandw
(e i le vie lacrimali. Alle incerne poi appar-
222
tiene il bulbo dell* occhio, che è composto di
membrane contenenti degli umori , cioè della
sclerotica , della cornea ^ della coroidea^ del-
l' orbicolo cigliare , dell' iride , del legamento,
ovvero corpo cigliare, e dei processi del me-
desimo nome , della rc:tina , della zona ossia
corona cigliare , dell' umore acqueo , della
lente cristallina , del corpo vitreo , e fialmen-
te tutto r occhio è seminato di vasi, e di
nervi.
619. Le ossa costituenti l'orbita quali e
quante sieno si è da noi spiegato (N. 1 84) ;
e similmente (ai N. 353; 354; 3^^) abbia-
mo descritti i muscoli , che servono a muo-
vere le sopracciglia , le palpebre , e il bulbo
dell' occhio.
620. Le sopracciglia sono i due archi che
stanno sopra il lembo superiore dell' orbita
ornati di peli più o meno spessi e lunghi, e
dalla cute, sotto la quale havvi una mem-
brana grassa principalmente verso le parti
del naso. I peli disposti a loggia d' embrice
colla loro punta sono per la maggior parte
ordinariamente piegati. Gli stessi jirchi poi
pelosi dove guardano il naso sono più spie-
gati, onde questa parte delle sopracciglia dicesi
capo, mentre l'altra estremità, che è più
sottile chiamasi la coda. Servono a moderare
la troppa luce quando s'abbassano, avvici-
nandosi r un air altro , e a impedire inoltre
che non entri nelT occhio il sudore che scorre
^alla fronte.
621. Le palpebre sono parti mobilissime ,
(lue per parte, che servono a coprire il bul-
bo del)' occhio. Queste o chiuse o aperte che
siano, fanno un'apertura, ovvero un solco ,1
di cui estremi fanno un angolo chiamato an-
cora canto ; uno interno e più grande ,
esterno l'altro e minore. Sono composte dal-
la cute , tanto da quella che discende dalle
sopracciglia , quanto da quella che sorge dal-
le guance , secondochè trattasi o della pal-
pebra superiore , o di quella inferiore. Que-
sta cute poi passati i lembi dell' orbita mol-
to assottigliata , e arrivata all' apertura , o
rima poco fa accennata, si riflette in se stes-
sa air interno , e arriva fino ai lembi , per
poi da questa sede stendersi sopra il bulbo
dell' occhio. Tra le lamette di questa cute
riflessa stanno collocati i già descritti mu-
scoli delle palpebre , e alcune cartilagini , e
glandule. Dal lembo delle palpebre sortono
dei peli , che si chiamano le ciglia ;, piegati
in leggier arco in guisa tale che colla con-
vessità loro si guardino vicendevolmente , i
quali allontanano dall' occhio una troppa lu-
ce o separatamente , ovvero insieme colle so-
pracciglia e colle palpebre più o meno chiu-
se , mentre intanto il lagrimale umore, muo-
vendosi le palpebre, vien determinato alfan-.
golo interno dell* occhio.
622. Tarsi. Tra le accennate lamette della
cute , le quali formano le palpebre , anzi al
lembo di esse evvi una tenera cartilagine ,
detta tarso , per accomodarsi alla convessità
del bulbo. Codeste cartilagini , di cui I3 su-
periore è più larga , furonci date dalla na-
tura perchè tenessero tesa la cute , e bene
unita una palpebra coli' altra , atììncbè tra
il sonno non abbia strada la luce all'interno
dell' occbio.
623. Membrana Adnata. La pagina interna
delle palpebre è anloriormente attaccata al
bulbo deir occhio , e a questo vi si stende
sopra , e quindi congiunge le palpebre col
bulbo medesimo. Cosi viene a formare come
lin integumento particolare, che dal surrife-
rito officio chiamasi membrana adnata , o
congiuntiva. Molto più poi merita quest' ul-
timo nome, perchè all'angolo interno dell' oc-
chio fa una piega simile alla Luna che cre-
sce , colla convessità rivolta verso il naso ,
mercè la ((uale la palpebra superiore si con-
giunge air inferiore. Questo quasi legamento
delle palpebre dicesi comunemente membrana
semilunare ; la quale internamente, vale a
dire vicino al naso , ha un corpicciuolo a
guisa fatto d' un granello, composto della
adnata , di follicoli sebacei , e dei piccioli
bulbi dei peli che non di rado spuntano da
esso, il qual corpicciuolo suol chiamarsi ca^
325
runcula lagrìmale. Sembra questo ritardare in
quel luogo le lagrime, affinchè esse vengano
più facilmente assorbite dai punti lacrimali ,
che presto ci faremo a descrivere.
Clandule. Collocò la natura una maggior
copia di follicoli sebacei tra il tarso , e la
lamina interna di ciascuna palpebra , anzi
vicino, alla estremità della palpebra medesima.
Questi follicoli sono disposti a guisa di inte-
stini , e col sevo che mandano dalle loro
boccucce, che mescolar si deve colle lagrime,
servono a moderar l' attrito , che recherebbe
molestia dal continuo movimento delle palpebre.
La maggior gianduia poi , e questa dell' or-
dine delle conglomerate (detta lacrimale dal-
l' umore che separa ) sta entro V orbita,
ma superiormente all'angolo esterno delT oc-
chio , la quale apre internamente nella pal-
pebra superiore uno o due, e talvolta ancora
tre condotti escretorj.
Vie lacrimali. \S umore separato dai folli-
coli sebacei e dalla gianduia lagrimaie fram-
mischiato con quello che trassuda incessante-
mente da tutta l'adiiara col moto delle pal-
pebre vien cacciato all' angolo interno del-
l' occhio. Ambedue le palpebre poi avanti ivi
di convenire in quest' angolo , sembrano se-
anate da una piccola macchia negra , che
rassomiglia perfettamente a un punto : quin-
di è avvenuto che quelle macchie si sono no-
PA^TE IV. l5
2.2 6
minate punti lagrimalL Questi punti non so-
no altro che l' orificio cV un canaletto che
scorre dentro la sostanza delle palpebre ver-
so il naso. L' un e V altro canaletto avvici-
nandosi nel decorso al suo compagno apresi
in una borsetta membranosa che trovasi nel
solco dell'osso uno;uis, e nelle sue vicinanze,
alla quale borsetta s' è dato il nome di sac-
co lacrimale. È continuo con questo sacco
un picciol tubetto membranoso chiuso dentro
il canale nasale poco fa descritto ; il quale
subito dopo la connessione dell'osso turbinato
inferiore coli' osso mascellare distilla dentro
le narici V umore che contiene.
624. Il Bulbo dell'occhio nella sua mag-
gior parte contenuto nella cavità dell'orbita,
presidiato da pinguedine, che serve ad ungere
i muscoli , i vasi , e i nervi che contenuti
sono neir orbita, rappresenta generalmente
nn iilobo , il di cui diametro trasverso è mi-
nore di quello che si può condurre da in
avanti all' indietro , ed è composto , come
abbiamo detto , dalla membrana Adnata ,
dalla Sclerotica, dalla Cornea, dalla Coroi-
dea, AaAV Orbicolo Cigliare, dal Legamento e
dai processi del me-desimo nome , dall' Iride ,
dalla Retina, dal Nervo ottico, dall' f/wor
acqueo, òa\ Corpo Vitreo, dalla Lente cristal-
lina, e finalmente da una membrana partico-
lare, la quale chiamasi Zona 0 Corona Cigliare.
22
7
Sa 5. La Sclerotica ( poicliè dell' Àclnata
abbiamo già parlato ) è il più denso, il più
robusto integumento dell' occhio, e «questo
proprio ed opaco , che non è dappertutto
di uguale grossezza: imperciocché rifila sede
anteriore principalmente la sclerotica va assot-
tigliandosi , anzi al fine del bianco degli oc-
chi muta quasi natura , inquantochè si fa
prominente in un segmento diafano d' una
sfera minore, il quale chiamasi poi la Cornea,
composta di varie lamette incollate insieme ,
la quale dà il passaggio ai raggi della luce^
e gli inflette in guisa che possano entrare
nell' interno dell' occhio. Vengono indicati in-
ternamente i limiti della cornea e della scle-
rotica continua da un certo picciolo solcò cir-
colare. La sostanza della sclerotica poi è cel-
lulosa , e viene accresciuta la grossezza di
questa col loro proprio tendine inserito e
immedesimato dai quattro muscoli retti degli
occhi ( N. 355 ), a' quali devesi ciò , che
chiamasi bianco deW occhio , da alcuni poi
albiiginea. Finalmente alla sclerotica si unisce
posteriormente il nervo ottico, dal quale è
trapassata , e di cui 1' integumento esterno
derivato dalla lamina interna della dura me-
ninge viene legato alla sclerotica stessa eoa
certi quasi piccioli freni. Determina la gran-
dezza dell' occhio , e difende le parti in-
terne .
22
8
626. La Coroidea h il secondo intf=2;umento
membranoso del bulbo, e questo per ordinario
negli uomini di un colore scuro, pieno d' in-
numerevoli vasi , come il nome lo dimostra ;
è attaccato alla sclerotica mediante molti va-
setti , e principalmente per mezzo della pia
meninge j la quale dopo aver formato l'inte-
gumento interno del nervo ottico , spiegasi
dentro il bulbo, e lega la sclerotica colla co-
roidea. E ancora coerente nella faccia interna
con un certo quasi integumento mucoso , il
quale forma come un' altra lametta interna
della coroidea . In questo muco risiede il co-
lore proprio della coroidea , e nominasi mem-
brana RuiscJtiana dell occhio. Principia la
coroidea al fondo dell'occhio;, dove si unisce
il nervo ottico al bulbo: imperciocché ivi un
certo orbicolo membranoso traforato da pic-
ciolissimi meati a foggia di crivello sta all'in-
gresso di questo nervo , le di cui fibre mi-
dollari si fanno strada per quei meati , per
ispiegarsi poi subito nella retina. Il fine di
questo involto è in quel solco circolare , che
abbiamo detto mettere i confini internamen-
te tra la sclerotica e la cornea. Serve a con-
durre , e a tener sodi molti vasi , e questi
vorticosi, che si portano per l'interno del-
l' occhio , e a soffocare col suo color scuro
ì ra^yo-i della luce , affinchè riflessi non tur-
DO
bino la vista.
22T
39
627. Orbicolo cigliare. Il fine della coroi-
«3ea , di cui abbiamo ora parlato , vien notato
da un certo bianco tessuto cellulare o piut-
tosto spungoso, il cjuaie è aderente a tjuel
solco anulare poco fa accennato, e attesa la
sua figura dicesi orbicolo cigliare. L'officio di
questo è di tenere nella propria sede la co-
roidea , il legamento cigliare , e 1' iride , di
che veniamo tosto a parlare.
628. Lemmento cioliare La coroidea me-
desima internamente , alla distanza circa d'una
linea dall' orbicolo cigliare , sembra farsi
grossa, e disporsi la sua grossezza in pieghe
eminenti, e a raggi,- le quali tenacemente
attaccate a un certo muco che vi sta sotto
spiegato in ispecie d'una membrana, incre-
spano questo in solchi a raggi , negri, te-
Buissimi, e che così fjwihnente )ion si ponno
cancellare .. Quella grossezza forma il lava-
rne rito y ossia Corpo Cigliare; le pieghe poi
sono i processi cigliarla de' quali le estremi-
tà anteriori s'appoggiano soltanto al leml^o
della lente cristallina; e la sostanza de' quali
è solamente cellulare e vascolosa. Servono a
unire non senza qualche fermezza in questa
sede la tunica coroidea colla retina , e col
corpo vitreo che v' è sotto, siccome quelli
che innestano i solchi alla membrana del
corpo vitreo
629. L' [ride è una membrana in avanti
23o
liti poco coTivessa, tesa sotto l'arco della cor-
Dea j la quale ha quasi nel centro un fora-
me , a cui si dà il nome di pupilla. Questo
lorame nei feti, di sette mesi ancora j, è chiuso
da una certa membrana d'un color cenericcio ,
e fornita di vasi smunti. Per altro V Grippine
dell'Iride è dal lembo anteriore dell' orbicolo
cigliare, a cui si unisce mediante vasi, e fila
cellulose. Viene ind'rcata questa origine da un
picciol solco anulare, quasi da una linea ne-
griccia. Da questa sede spiegasi una membrana
per ogni dove pinta di strie colorite , d' onde
prese il nome di Iride , e arriva al lembo
della pupilla; dove riflettendosi internamente
ritorna in se stessa. Quindi l' Iride è compo-
sta d' una doppia lametta, una anteriore, e
fornita di vario colore secondo i varj sogget-
ti ; r altra posteriore unta da un fosco umor
mucoso, che chiamasi uvea. Per questa mem-
brana vanno seminandosi molti vasi comuni
alle altre parti del bulbo, tortuosi, e intrec-
ciati di nervetti , e de' minimi punti negri ;
r origine principale di que' vasetti si è da
un certo circolo vascoloso , che scorre sotto
il legamento cigliare. La pupilla si restringe
in una viva luce , e mentre miriamo oggetti
vicini; allargasi per lo contrario, se guar-
diamo oggetti lontani , o a una luce debole.
Ma nessuno per anco ha scoperto, se voglia-
mo confessar il vero, quelle fibre particolari,
da cui ripetere (jaesto doppio moto.
2 3 I
63o. La Retìua è lo spiegamento della
midolla del nervo ottico in guisa di membra^
Ila , la cjual midolla è sostentata da una te-
nuissima cellulosa, e sembra finire airorigice
circa de' processi cigliari. Passato questo luo-
go , deposta avendo la sostanza midollare va
fino al lembo della lente cristallina. Questa
è il terzo integumento deli' occhio e il più
intimo di tutti , il cjuale internamente dove
sottostà alla coroidea, rappresenta un leggiero
ed eguale capecchio ; fibroso è poi interna-
mente dove s' appoggia al corpo vitreo. In
questa faccia vi scorrono dei vasetti ros-
si , che sono discendenze dell' arteria cen-
trale (N. 4*^4) ^ della vena compagna deri-
vata dalla giugolare esterna. E 1' organo pri-
mario della vista.
63 1. Il Nervo Ottico^ dì cui abbiamo già
parlato altrove (N. 4^7) passato l'osseo fo-
rame ottico, è circondato dalla lamina interna
della dura meninge , e dalla pia meninge
ancora. Quella , come abbiamo già notato ,
s'inserisce colla sclerotica; questa poi non so-
lamente veste davvicino la polpa ossia mi-
dolla del nervo , ma manda ancora molte
lamette , le quali fanno delle cellette , entro
le quali contiensl la midolla. Quando poi il
nervo è ben vicino al bulbo dell'occhio, si
diminuisce di grossezza in guisa , che quasi
si contrae in una punta di cono , e si ficca
232
ISG
nel bulbo più vicino alle parti del na:
cacciando dei fili midollo?! per quell' orbicelo
membranoso fornito di picciolissimi meati, che
abbiamo detto di sopra formare l'origine della
coroidea. Porta alla sede dell' anima le im-
pressioni ricevute dalla retina , o piuttosto
gli effetti di queste.
632. Umor acqueo. Tra la cornea e la
lente cristallina evvi uno spazio , che vien
diviso dall' iride in due cavità ineguali , co-
municanti una con 1' altra mediante la pu-
pilla. Questo spazio è riempiuto d' un ffuido
diafano , che è 1' umor acqueo deW occhio
separato dalle arterie del legamento cigliare ,
e deir iride. La cavità posta tra l'iride e la
cornea , dicesi camera anteriore dell' occhio ;
quella poi tra V uvea e la lente nominasi
camera posteriore, che è dell'anteriore assai
più piccola. Serba distesa e levigata la cor-
nea ; dà passaggio ai raggi che entrano ; e
fi)rse serve ancora a moderare la troppa forza
refrano;ente della cornea.
633. 11 Corpo Vitreo occupa la maggior
parte di quella cavità , che è definita dalle
tonache componenti il bulbo dell' occhio. Sta
postericrinente, avuta relazione agli altri umori
dell' occhio, ed è formato da una membrana
assai tenue detta Jaloidea ; dalla cui faccia
interna è probabile che portino certi minimi
setti membranosi , che formano delle piccio-
;35
Usslme selle particolari comunicanti V una con
l'altra, dentro le quali contiensi un traspa-
rente liquore alquanto viscido. Questo corpo
poi nella faccia anteriore è scavato , per ri-
cevere e rinchiudere nel proprio seno la mag-
gior parte della lente cristallina, e inoltre
sorga oltre il lembo della lente medesima ;
la qual elevatezza suol dirsi da alcuni parte
gibbosa del corpo vitreo. Conserva globosa la
figura dell'occhio, ammette i raggi della lu-
ce, e sembra temperare la troppa forza della
lente nel refrangere i raggi medesimi .
634- La Lente Cristallina è un corpo dia-
fano, fatto a foggia di lente, composto di
due segmenti di sfera ineguali : poicliè la parte
posteriore , che sta nel seno del corpo vitreo ,
è la porzione di minor sfera relativamente
alla parte anteriore, che è molto meno con-
vessa. E formata di lamette tenuissime , tra-
sparenti, che stanno una sopra l'altra a fog-
gia delle cipolle , e attaccate insieme, le quai
lamette nel centro della lente fatte più dure
formano un certo nocciuolo . Sono comprese
queste lamine da una certa membrana ela-
stica , anzi direi piuttosto , quasi rigida , sot-
tile però assai e trasparente, che tonaca
cristalloidea chiamasi , e sotto la quale nella
parte anteriore trovasi ben di spesso una goc-
cia di umor acqueo . E ritenuta nella cavità
del corpo vitreo mediante una breve cellule-
a34
sa, e per mezzo ancora di quella membrana,
che zona o corona cigliare appellasi . I raggi
della luce refrange in g^iisa che convenendo
in punta di cono nel f^co cioè della lente
stessa, dipingano nella retina l'immagine de-
gli oo-rretti.
635, La Zona ossia Corona Cigliare è una
membrana tenuissima mancante di vasi al-
meno visibili , dal che si potrebbe sospettare
con alcuni esser essa un muco spiegato a
maniera d' una membrana organica , a cui
s'appoggiano, anzi s'uniscono, come abbiamo
poco fa avvisato , i processi cigliari. Questa
membiana ha principio, qualunque ella siasi,
dal corpo vitreo alla sede del legamento ci-
gliare , dove cioè questo legamento prin-
cipia, e sorgendo in avanti, notata di solchi
quasi neri dispossi a raggi , si unisce col
lembo della lente cristallina. Per passare poi
a questo luogo vien tradotta sopra la parte
convessa del corpo vitreo , che abbiamo ac-
cennato di sopra; dal che avviene, che da
questa membrana insieme con quella gobba
del vitreo , e col lembo convesso della lente
venga compreso per ogni dove attorno la lente
uno spazio triangolare curvilineo , a chì dal-
l' inventore gli si è dato il nome di Anello
del Petit. Se dentro questo spazio si soffia
dell' aria , allora codesta zona si fa visibile,
perchè si compone in vescichette minime a
233
qualche foggia ovali fornite di qualche ele-
ganza , che stanno alla circonferenza della
lente. Serve a tenere nel proprio luogo la
lente cristallina.
Entrano nelle parti dell' occhio vasi ar^
teriosi , e mokisfimi, come anco venosi , e
nervi. 1 primi vengono dair una e dall' altra
carotide ; le vene vanno alle giugolari ester-
ne, alcune delle quali ptrò sboccano nei se-
ni della dura meninge. Per ciò che appar-
tiene ai nervi , alT occhio provvedono il se-
condo , terzo e quarto pajo de' nervi ; ma
altri filamenti ancora derivano dal primo , e
secondo ramo del quinto pajo , come anco
dal sesto pajo , i quali vanno disperdendosi
per le parti dell' occhio.
L' uso delle parti particolari , di cui è
composto r occhio , si è da noi accennato
nella loro descrizione- Qual sia poi V uso del-
l'occhio , lo può ignorare colui solamente,
che nato è senza la facoltà di vedere o per
la mancanza di questo organo , o per un
qualche vizio singolare di questo.
636. Lo stromento c\e\V Udito sono le oreC"
chie , le quali non tanto forse per l'elegan-
za , quanto per la composizione loro sono più
eccellenti dell'orbano della vista In queste
hanno a considerarsi tre cavità, l'esterna
cioè, quella di mezzo, e 1' interna L'ester-
na fatta dall' orecchio e dal meato uditorio;
256
la media detta tìmpano ; V interna il lahi"
ri rito .
637. L'orecchio è quella parte che s'alza
dair osso temporale , ed è prominente al-,
r esterno Egli è composto d' integumenti co-
muni, di carni, di cartilagini, e di glandu-
le ; e veggonsi in esso delle prominenze, e
delle fossette , di cui , come anche delle sue
carni fu da noi parlato ( N. 356 ) Ma ol-
tre i muscoli havvi ancora un doppio lega-
mento che unisce la conca di quello alle ossa
vicine là al principio del meato uditorio: uno
è posteriore , che ha V origine dal processo
mammellare dell' osso delle tempia; V altro
anteriore, che talvolta manca, il quale esce
quasi dalla radice del processo giù gale
La cartilagine dell' orecchia ha la figura
generalmente ovale : è assai elastica , e in
qualche luogo è interrotta da alcune piccole
incisure , massimamente a quella parte di
questa cartilagine , che fa il principio del
meato uditorio . Una breve cellulosa che vi
si sopraggiunge (nella quale trovasi talvolta
qualche pinguedine, ma principalmente al-
l'indietro ) unisce la cartilagine colla cute,
sotto la quale particolarmente nella sede po-
steriore , e dove ancora principia il meato
uditorio, ritrovansi molte glandule sebacee ,
che vanno separando un untume che raccolto
dentro questo meato uditorio forma il cerume;
questo poi unge la cute, soffoca gl'insetti,
che vi entrasseio; e finalm*^ate a guisa di
untume più denso o di semola investe il sol-
co die divide l'orecchia posteriormente dal-
l' osso delle tempia , come ancora i solchi ,
ovvero cavità d^lT orecchia medesima.
638. Il Meato Uditorio è un cana-
le parte cartilaginoso, e parte osseo, piìi
largo nel principio e nel fine , e più stret-
to in mezzo , il qunle nel suo principio è
addobbato di peli più o meno lunghi 9
densi , e calcali. Vale a dire la cartilagine
dell' orecchio si contrae come in un tubo
composto quasi di pezzetti uniti insieme me-
diante una robusta membrana come un peri-
condrio : i quai pezzetti si congiungono colle
asperità ossee, dalle quali principia la parte
ossea del meato. Questo canale andando dal"
r indietro e dalT esterno in avanti e all' in-
terno finisce con una sezione obbliqua in gui-
sa , che la membrana che lo chiude ., di cui*
parieremo poi, fa un angolo ottuso colla parte
superiore di questo meato. Finalmente è ve-
stito internamente da una cute assai tesa ,
colla sottoposta brevissima cellulosa e con una
tenuissima cuticola che vi si stende sopra,
Riceve i raggi sonori, e sembra riflettere
gT incidenti in guisa, che arrivano al fondo
del meato chiudo. Manca nel feto , come nei
pati di fresco la parte ossea di questo canale.
a38
639. Il Timpano ossia la Cavità Media
deir orecchio la maggior parte è ossea , e
continua al meato uditorio La sua figura
generalmente è subrotonda , ma un po' più
spiegata dall' esterno all' interno , the dallo
insù air ingiù. Posteriormente ancora è cre-
sciuta un poco questa cavità dalle celle del
processo mammellare dell' osso delle tempia ;
anteriormente e aperta in un canale singo— ^
lare , cioè nella tuba Eii&tachiana ; interna-
mente le corrispondono due forami , che j^—
nestre si dicono , e certa parte ancora della
cavità interna ossia del labirinto , che ^esti"
bolo si chiama , il qual s'alza inferiormente in
una prominenza , a cui diedero il nome di
promontorio : esternamente in fine è chiusa
da una membrana particolare un poco ovale.
In questa cavità stanno sospesi quattro os-
settì articolati 1' uno con 1' altro , che si
mettono in moto da muscoli particolari, cinti
col loro periostio pieno di moltissimi vasetti ,
il quale è continuo col periostio del timpano
stesso. L' uso di questa cavità sembra proba-
bilmente essere che si possano muovere libera-
mente gli ossetti sospesi in quella; ed affinchè
riceva e contenga l'aria che opportunamente
si deve rinnovare, e che è necessario per
mantenere 1' integrità della membrana del
timpano: finalmente acciò che alle oscillazioni
cTi qnest' aria venga commossa una certa
aS9
membrana posta alla finestra rotonda , e quindi
ancora venga percossa per questa strada la
polpa nervosa , che si diffonde pel labirinto.
640. La membrana del timpano or accen-
nata divide il meato uditorio dalla cavità
delle stesso timpano , ed è contenuta nell' a-
nello osseo solcato, mancando un poco su-
periormente. Questo anello nei feti si può
separare dagli ossi che compongono la cavi-
tà del timpano ; ma a poco a poco avan-
zandosi r età s' immedesima e si produce
nel meato uditorio osseo. E composta dalla
cute e dalla cuticola del meato , e dal pe-
riostio del timpano, mediante una breve cel-
lulosa che congiunge le lamette. Elegante
assai è la di lei struttura , se si faccia a
mirarla con occhio armato di lente ; imper-
ciocché vedesi composta di fili che si taglia-
no quasi ad angoli retti , avendovi framnsi-
schiati dei vasetti. Sta prominente dentro la
cavità del timpano in grazia dell' ossetto , che
passa per le di lei lamine dalla parte supe-
riore fino al centro. Sostiene adunque in cer-
ta maniera gli ossetti , e va a seconda dei
loro moli , dal che vien tesa a diverse ma-
niere , affinchè percossa dalle vibrazioni del-
l' aria esterna , opportunamente riceva il
tremore , e scuota gli ossetti medesimi.
641. Finestre. La parete interna della cavità
del timpano, da cui sorge prominente il vesti-
2^0
boloj, come abbiamo detto , è fornita di due
forami. Il forame che sta superiormente e un
poco in avanti dicesi finestra ovale, la qua-
le tuttavia è semiovale^ colla convessità che
guarda insvi ; V altro che guarda ingiù , e
posteriormente chiamasi finestra rotonda ,
sebbene sia un breve canaletto , il di cui
lembo tumidetlo per lo più è triangolare .
Quella è chiusa dalla base d' un certo os-
setto nominato staffa ; questo poi da una
membranetta tesa , e alzata in un cono con-
cavo , che è continua al periostio che inve-
ste la coclea. Per altro V apice di questo
cono é legato ad una certa spirale, che di-
vide in due cavità la coclea che inferiormente
terremo a descrivere. Queste finestre ora de-
scritte servono a portare i tremori delle par-
ti , che occupano , alla cavità interna , vale
a dire , al labirinto.
643. I quattro ossetti sospesi dentro la
cavità del timpano sono il martello , 1' in-
cudine , r osso orbicolare , e la staffa , bi
di cui particolar figura si fa manifesta dal
loro nome.
643. 11 marteìlo col suo capo superior-
mente è connesso col principio della cavità
del timpano mediante il periostio formato in
ispecie di legamento, e inoltre si articola col
corpo deir incudine per ginglirao ( N. 110 ).
Sotto il capo evvi il collo , a cui sono con-
241
tìnui tre processi : uno , ne' feti lungo assai
e tenue , e questo prodotto in avanti e in-
ternamente , chiamasi processo lunghissimo
del martello , o dal suo Inventore apofsi del
Folio ; V altro minore sta esteniamente , e
sforza in fuori un poco la membrana del
timpano, nella sede superiore: il terzo nella
medesima linea col collo dicesi manubrio, per-
chè cacciato tra le lamette della membrana
del timpano questa conduce ali* interno in
guisa , che faccia essa un cono concavo, col-
Y apice elevato dentro la cavità del timpano.
644- L' incudine congiunta , come abbiamo
detto, per ginglimo col capo del martello, e
inoltre per mezzo del periostio colla parte
suprema della cavità del timpano , sia un
poco posteriormente rispetto al martello È
composta del corpo e di due gambe , delle
quali la più corta è voltata posteriormente ;
l'altra poi più lunp^a sta in avanti, e quasi
paralella al manubrio del martello , sì pro-
duce inferiormente oltre il martello medesi-
mo. Air estremità di questa gamba più lun-
ga e internamente sta annesso quel picciolo
ossetto, a cui dalla sua figura si dà il nome
di osso orbicolare.
645. La staffa , ossetto degli altri posto
più internamente , ha perfettamente quella
figura , che disegna il suo nome. Vedesi in
esso il collo , che da altri dicesi il capo , e
PARTE IV. 16
si divide in due gambe solcate internamènte>
le quali hanno fine nella base semiovale po-
sta alla finestra ovale . 11 collo scavato in
una fossetta nella sommità del suo apice si
articola coli' ossetto orbicolare , e in tale
maniera che forma un angolo quasi retto
colla gamba p'ù lunga dell'incudine, restan-
do quinci la l^ase quasi trasversalmente. Per-
altro r intervallo che v* ha tramezzo alle
gambe è occupato da una membrana affissa
al solco delle gambe niede.>ime , e derivante
dal periostio del timpano: il qual periostio
s'attacca col lembo della base della staffa ,
conservando però la mobilità dell' orsetto ,
per cui ora più, ora meno profondamente si
immerge nella finestra ovale nella sede po-
steriore ; mentre la parte anteriore della ba-
se istessa si caccia più o meno infuori. L'uso
di questi ossetti si capila meglio dalla de-
scrizione de' muscoli appartenenti ad essi.
I muscoli degli ossetti dell udito sov.o tre,
de* quali due appartengono al martello, il
terzo poi alla staffa. Uno de' primi dalla sua
situazione chiamasi muscolo esterno del tnar-
tello\ l'altro dal suo officio dicesi il tensore,
altri v'aggiungono e descrivono il lassatore y
anzi in figura particolare lo mettono avanti
oli occhi. Al muscolo finalmente della staffa
fecero il nome di stapedio.
Jl muscolo esterno del martello , che altri
poi dicono interno » trovasi tra la parte
squamosa e petrosa clt-lT osso delle tempia ,
vaie a dire , dove nascondesi il processo lun-
ghissimo del martello. Apj>ena o neppure ap-
pena è rubicondo, ed io 1' ho Veduto per lo
più esser contenuto in quel medesimo cana-
letto osseo per cui esce dalla cavità del tim-
pano la corda di questo che descriveremo in-
teriormente, per poi andare alla lingua in-
sieme con un certo nervo prodotto dal terzo
ramo del quinto pajo. S' inserisce il suo ten-
dine nella radice del processo lunghissimo
poco fa ricordato , ovvero dell' Apofisi Folia-
na. Conduce il martello e quindi la membra-
na del timpano in avanti, la quale perciò
meno elevata internamente si rilassa un poco.
Il tensore del martello nasce carnoso dal-
l' ossea non meno che dalla cartilaginosa
parte della Tuba Eustachiana , e un poco
superiormente dove corrisponde alla base del
cranio ; cammina verso la cavità del timpa-
no pel canale osseo che finisce nel solco , e
dalla porta curva di questo solco ( il qual
solco in non poca parte sì unisce esterna-
mente all' apice della coclea ) venendo fucri
tendinoso si riflette all' esterno , per infierir-
si poco dopo al manubrio del martello quasi
nascente. Tira indentro il maitello e quindi
"^eco la membrana del timpano , la quale ten-
de più 0 meno, per soigere più o meno den-
244
tro la cavità del timpano Quello chft si ^ice
lassatore , è un muscolo cortissimo , che io
non ho mai potato vedere» e dicono avere la
sua origine dalla parte suprema del margine
del timpano , dove finisce il meato uditorio ,
e inserirsi nella radice dei processo minore
del martello . e quindi rilassare la membra-
na del timpano conducendo il martello in-
fuori.
Lo stapedio muscolo picciolo, ora oblun-»
go , più spesso triangolare, è contenuto nel
breve canaletto alquanto arcato. Codesto ca-
naletto è concentrico alT altro più grande
canale osseo, e posto un poco posteriormen-
te , il quale chiamasi acquedotto del Fallop-
pio ( N. 160 ) Bisogna cercarlo nella parte
posteriore del timpano , dove trovansi le
celle del processo mastoideo ; dalla di Ini
picciola porta subrotonda , pili spesso ovale ,
che è aperta un pò* sotto il collo della staf-
fa , nasce il suo tendine , il quale riflesso in
avanti s' inserisce in questo medesimo collo.
Caccia più o meno d<"ntro la finestra ovale
la parte posteriore della base della staffa ,
perlochè la parte opposta ossia V anteriore
si scosta a proporzione dalla finestra me-
desima.
646. La tuba Eustachiana è un canale
composto superiormente da un osso , nel re-
stante poi da una cartilagine e da una mem^
245
trana. CorrìJ^ponde in avanti nel suo princi-
pio alla cavità del timpano , in cui sbocca ;
la parte ossea esterna è continua colT osso
esierno di questa cavità : la parte interna a
questa opposta nascfe dal lembo arcato che
si vede dentro il timpano. Questa sostanza
ossea formata in tubo , la di cui parete in-
terna costituisce una qualche parte , e questa
esterna , del canale carotico , s' inclina in
dentro , e si fa più angusta quando esce
dall' osso petroso : nel qual luogo raffigura
una la-céra fessura, a cui si attracca par-
te una cartilagine e parte una membrana .
La cartilagine che non compie il tubo, co-
me non lo compiono g'i anelli della trachea ,
dilatandosi a poco a poco , e non strapre fab-
bricata d'un pezzo solo posto massimamente
air interno , si produce fino nelle fliuci ; la
parte membranosa poi congiunta coli' osso, e
colla cartilagine finisce il resto della tuba:
la qual tuba poi apresi superiormente nelle
fauci dietro il velo del palato. Vestita è in-
ternamente dalla cute delle fauci p'ena di
mucosi follicoli mohii^imi sparsi qua e là , la
quale a poco a poco si va estenuando, avvi-
cinandcsi alla parte ossea per poi finire nel
periostio della cavità del timpano. Questa è
la strada , per cui rinnovasi l'aria, e il mu-
co del tiiDpano ; dicesi ancora data questa
tubri per ricevere alcuni raggi sonori , e qgin-
246
tli servire in qualche maniera all' udito in
cjiielli che non sentono troppo bene.
647. Il labirinto è V interna cavità del-
l' orecchio , la quale ebbe questo nome per i
molti giri e recessi ossei Hanno in esso a
considerarsi anotomicamente il sito, la jìgii-
ra 5 la fnhbnca , il vestibolo ; i canali se-
micircolari , la coclea , la lamina spirale ,
le scale , i forami , il canale osseo dei
nervi sì comune , die particolare ^ i nervi ,
r unìor contenuto nel labirinto medesimo , i
vasi finalmente , e V uso.
Sito. Sta il labirinto nelT apofisi petrosa
dell' osso delle tempia subito oltre la cavità
del timpano, di cui forma in qualche parte
la parete interna.
La figura non si può cosi facilmente de-
scrivere. Se alcuno però volesse paragonare
il labirinto ad uno scorpione, darebbe una
qualche immagine non affatto lontana dal
fatto medesimo. Imperciocché il corpo sarebbe
ciò che dicesi vestibolo , e tiene il luogo di
mezzo tra le branche e la coda: le branche
incurvate rappresenterebbero in certa guisa i
canali semicircolari posti un poco superior-
mente e di dietro; con questa differenza però
che questi canali sono tre , non due soia-
niente : la coda finalmente torta e che gira
in se stessa a foggia di circolo si può in ctrto
modo assomigliare alia coclea continua al
vestibolo ; la quale si produce inferiormente
un poco in avanti e in dentro colla punta
che guarda in fuori e un poco iuferionnente.
648. li vestibolo è una cavità a qualche
modo rotonda, che giace tramezzo ai canali
semicircoiiri e alla coclea. In questa cavità
si ponno considerare due pareti : una ester-
na , in cui sta aliamente scolpita la' finestra
ovale j quasi nel seno d' una certa fossa ;
r altra interna dove mira il forame acusti-
co ( N. i6ò ) e il canale continuo a questo
forame; nella qual parete veggonsi delle mac-
chie cribriformi, che sono un ammasso di
minimi forami , per cui entra nel vestibolo il
nervo molle insieme con molti vasetti, e tro-
vansi ancora altri forami, the danno adito
ad altri simili nervi e vasetti. Dentro la ca-
vità del vestibolo ( oltre una certa spina ossea
prominente tramezzata da due cavità una
semiovale, e l'altra emisferica; le quali ca-
vità sono notate da quelle macchie cribrifor-
mi ora accennate ) sta aperta la bocca del
canale che appartiene alla coclea, il quale
nominasi scala del vestibolo^ e stanno aperte
cinque altre bocche dei canali semicircolari ;
e parimente vedesi un certo recesso a gu'sa
di solco , dove comincia un tub(^tto eh'- è
comune a due canali sf^micir^olan . Tutta
questa cavità poi , anzi il labirinto intiero è
coperto da un periostio tenuisbimo ^ il qual©
a48
a mio giudizio deriva dalla lamina esterna
della dura madre, la quale passa per la fes-
sura (N. 171) che sta scolpita nell'osso delle
tempia, chiamata dal celebre Cotunnio acque-
dotto del vestibolo , e da questa viene pel
canale osseo e pel recesso solciforme nel la-
birinto, e spiegasi per questa cavità.
649- I canali semicircolari sono tre ; ma
nella piegatura loro superano il mezzo circo-
lo. Sono distinti in superiore, che altri chia-
mano anteriore; in posteriore ^ e in medio ,
o come ad altri piace esterno o orizzontale ;
o se rÌ2;uardiamo la diversa grandezza loro ,
si dlstiniiuono in maii^iore , in minore , e in
minimo. Siccome poi in alcune orecchie il
canale anteriore è eguale in grandezza al
posteriore , perciò quest' ultima distinzione
sembrami meno accurata, onde noi riterremo
quella di canale superiore , posteriore , ed
esterno ovvero orizzontale . Tutti tre sono
più angusti in mezzo all'arco; più larghi
poi più o meno dove apronsi nel vestibolo ;
\ale a dire , le bocche opposte del canale
superiore e del posteriore, come ancora quella
dell' esterno , dove sorge vicino la finestra
ovale, superano in ampiezza le altre bocche.
Apronsi poi solamente con cinque bocche nel
vestibolo; perchè l'anteriore e il posteriore
con quella gamba clie si guardano V un
1' altro , convengono in certo solo e comune
canale.
249
650. Coclea. Al vestibolo aggiugnesl infe-
riormente e internamente un cono concavo
fatto di una crosta ossea e più fragile di
quella dei canali, chiamato coclea, in quanto
che due volte e mezzo gira parte attorno al
picciolo cono osseo scavato internamente d' un
solco , e parte attorno se stesso ; quest' altro
cono, che modlolo si chiama, colla sua base,
che è notata da una macchia cribrosa roton-
da , corrisponde al forame acustico ; V apice
poi , che a metà incirca del secondo giro
spiegasi in forma di bicchiere, o di infondi-
boh , è in certa maniera volto contro la ca-
vità del timpano.
65 1. Lamina spirale. Dentro la cavità
della coclea vedesi un certo setto osseo tes-
suto di due tenuissime lamette. Questo setto
con una sua punta è attaccato al modio-
jo , coli' altra poi è annesso ad una certa
membrana che si produce nell'opposta parete
della coclea , e questo chiamasi la lamina
spirale. Così la coclea è divisa in due cavità
da questo setto medesimo, il quale perciò parte
è osseo e parte membranoso. La parte ossea ,
che propriamente costituisce la lamina , al
lembo deir infondibolo ovvero bicchiere oia
accennato finisce in un uncino, ovvero amo;
la parte membranosa poi composta anch essa
d' una doppia lametta derivata dal periostio
che copre il labirinto, prodotta un poco al
a:5o
tll là dell'amo, distende il coperchio ossia il
volto della coclea medesima.
65a. Scale. Le due cavità , in cui si di-'
vide la coclea dall' indicato setto , hanno
avuto il nome di scale. Una di esse, la quale
è superiore , e un poco più lunga , nasce
dal vestibolo, e perciò dicesi scala del vestii
bolo ; r altra che principia dalla finestra ro-
tonda del timpano voltata in dietro , e che
è inferiore e più corta , chiamasi scala del
timpano. Questa scala verso 1' apice della
coclea con una certa fessura, ossia forame-
aperto al fine della lamina spirale ossea sboc-
ca neir infundibolo ; quella poi un poco più
alto di questa apresi parimente nelT infundi-
bolo , e quindi in questa sede , vale a di-
re , nel bicchiere, queste scale comunicano
tra loro.
653. Forami. Quella parete interna del
"vestibolo , la quale è continua col forame
acustico , o piuttosto col canale osseo e co-
mune de' nervi acustici, è notata da macchie
cribriformi , come abbiamo di sopra indicato.
Una di queste superiore di sito attesa la sua
figura dicesi macchia semiovale , e suol essere
un poco più grande dell' altra che sta un poco
più al di sotto, e che chiamasi macchia emi-
sferica. Sono separate queste due macchie
( alle quali , come si è detto , corrispondono
dentro il vestibolo due leggieri cavità del
aSi
mecJeslmo nome ) da una certa spina ossea
molto più prominente relativamente a quella,
che sta tramezzo alle cavità dello stesso no-
me. Ma non di rado in questa parete stessa
vefrf^on^i altre macchie, ed altri forami pic-
ciolissimi , sparsi essendovi qua e la ben cu
sovente dei fili ossei tenuissimi, a quella ma-
niera che abbiamo accennato che la base del
moiliolo è fornita d' una macchia parimente
cribriforme. S'è già detto poco fa e con ve-
rità esser continui a queste macchie dei ca^
naletti ,• poiché tutti capiscono ; che agli ori-
ficj comunicanti da una all' altra superficie
evvi tramezzo una certa sostanza ora più
erossa, ed ora più sottile, che costituisce in
certa maniera il canaletto.
654. 11 canale comune de nervi principia
dal forame acustico scolpito nell' apofisi pe-
trosa dell' osso delle tempia , di cui abbiamo
parlato nell' Osteologia. In fondo di questo
veggonsi quelle macchie , che poco fa indicate
abbiamo , appartenenti al vestibolo e alla
coclea , ed al fine di esso sopra la macchia
semiovale evvi un forame, che è il principia
e]' un certo canale particolare osseo picciolis-
simo, e corto, il quale mette foce a perpen-
dicolo nell'acquedotto del Falloppio (N. i6ti).
655, ]Ser\'i . La porzion molle e dura del
nervo acustico ( N. 462 ) entra nel canale
vcomune ora indicato. Il nervo molle diviso
2^2
quasi in filamenti al fondo del canale entra
nelle macchie descritte di sopra , e pei mi-
nutissimi canali ossei continui a queste mac-
chie si produce nella cavità del labirinto.
Recentemente ha scritto il Chiarissimo Anto-
nio Scarpa Anotomico in Pavia (0, che parte
di questi nervi, che entrano nel vestibolo,
si dispiegano in un sacchetto aderente in certa
maniera alla cavità semiovale dello stesso
vestibolo; ha aggiunto ancora , che altri nervi
del medesimo tronco formano delle ampolle
in quella sede dove i tre orificj dei canali
semicircolari, e le gambe corrispondenti sono
più larghe: e che quelle ampolle sono conti-
nue coi canaletti nervosi , i quali scorrendo
per r altra gamba apronsi in una certa ca-
vità , ossia sacco comune a questi canaletti ,
e connesso col sacchetto del vestibolo; final-
mente che le ampolle e i canaletti , fabbri-
cati quasi solamente da una polpa nervosa ,
nuotano quasi nelT acqua , e che acqua si-
mile portano internamente , la quale ( per
far la cosa più evidente ) potè egli colla
pressione del sacchetto comune o d* alcuna
ampolla cacciare nei canali nervosi , affinchè
questa ritornasse per un altro orifìcio nel sac-
ciietto comune. Ha soggiunto inoltre altre cose
(0 Anat. disquisit : de auditu et olfactu.
aSS
aìla zona della coclea , ai nervi dispersi per la
coclea, e che entrano nel canaletto scavato
nell'asse del modiolo. Quelli che amano in-
tendere queste cose accuratamente , devono
consultare la di lui opera elegantissima. A
rae non è lecito il dir di piìi su questo pro-
posito , sì perchè non lo porta la natura delle
mie Istituzioni; si perchè, sebbene fin dalla
mia prima gioventìi abbia messa tutta T ope-
ra, e tutta la diligenza nell' Investigare l'in-
terno dell' orecchia , non ho mai avuto la
fortuna di seguire col coltello e con altri
presici) la polpa nervosa dispersa dentro il
labirinto in guisa che non scorresse via men-
tre tadiava le orecchie recenti : o che essa
in frangie confusa col periostio sottilissimo
non si vedesse , quando più accuratamente mi
f-iceva ad investigare con ripetute osservazio-
ni r osso secco del labirinto. Egli è ben ve-
ro però, che in qualche luogo ho incontrato
un qualche umore , ogniqualvolta che ho ta-
gliiito trasversalmente uno de' canaletti , ed
ho mirato dentro di esso col microscopio ; e
quelle cose , che mi toccarono allora vedere
internamente , sembravano convenire colle os-
servazioni di quel rinomatissimo Scrittore ,
come recentemente ancora ho confermato.
Stetti sempre dubbio però, se ciò fosse se-
condo la natura , o se quelle cose che mi
apparivano, dovessi attribuirle alla forza di
a54
una frattura che scuotesse le parti interne
sottilissime, e assai molli. Non negherò an-
cora di aver veduto una qualche umidità ,
mentre tentava collo scarpello di levare or-
dinatamente le lamine dall'osso dei canali
semicircolari in un'orecchia recente, per co-
noscere in alcun modo come si stasse il nervo
contenuto* la qual umidità tra la polpa nervo-
sa del vestibolo ed il vestibolo osseo medesi-
mo notata avea ancora Io stesso celebre Al-
lero. Ma ciò non m' è avvenuto sempre; e
per lo contrario io vidi l'acqua dentro il ve-
stibolo, i( di cui fondo, per dir così, si po-
lca vedere , allora quando io procurai di ri«
mover la statFa dalla finestra ovale. La qual
acqua poi , e il qual fondo in qual maniera
possano vedersi , se sacchetti particolari con-
tenenti r acqua o\"cupano il vestibolo , io per
verità confesso la ^nia ignoranza , e non so
capirlo. Comunque sia però ( imperocché io
non opporrò mai ajlle osservazioni degli altri
le mie quali sieno , ne pretenderò mai che
si debbano più di quelle valutar le mie )
debbo professare ai\cora una somma oscurità
in questa cosa ogni volta clie ho voluto por-
tare le mie ricerche \ui nervetti che vanno
scorrendo pel modiolo, e^^igli altri che vanno
errando per V una e V altra scala della co-
clea , per vedere la loro distfribuzione singo~
lare. laonde mentre stimo assai la somma
a5i
dilio-enza del Chiarissimo Autore sullodato ,
disapprovare non posso affatto la nun ìm^
perizia.
656. Il nervo duro acustico arrivato al
fondo del canale comune entra pel canale
particolare soppraccennaio, e passa aW acque-
dotto del Falloppio ( N. 166) per tongiun-
gersi col tralcio nervoso prodotto dal St-condo
ramo del quinio pajo (N. 460. il Mascellare
superiore); indi vada posteriormente ed ing ù
per uscire da! forame tra 1' apolisi mdmr.Kd-
lare e la stdoidea dell' osso delle tempia ; il
die avanti di fare, ad un' incerta altezza,
per ordinario poi un poco sopra il fine del-
l'acquedotto , manda un filamento, il quale
pel canaletto osseo unito all'acquedotto ester-
namente e per davanti , va ascendente nella
cavità »del timpano; dove avanti la gamba
pili lunga dell'incudine, e dietro il principio
del manubrio del niart^'llo cammina nominato
allora corda del timpano. Questa corda poi
(dalla quale vengono fuori d^i minimi tralci
pei muscoli del martello J superata la cavità
del timpano entra in un altro cana' tto co-
mune al muscolo esterno del m-irtello e si lìi
strada per la fessura del Cassero (N. ibi )
per cacciarsi nel nervo linguale prodotto dal
terzo ramo del quinto pajo.
657. L' amore del labirinto è una cc'ta
acquetta lentamente sparsa probabilmente dalle
356
arteriu22e disperse pel labirìnt-o, e lentamente
assorbita patimenti da vasetti inalanti, e rin-
novata; affinchè quello spazio, che è lasciata
dal sottilissimo periostio e dalla polpa nervosa
che investe, resti egualmente pieno incessan-
temente; e così i suoni esterni ancor deboli,
i quali vengono dietro talora ai suoni più
forti, possano scuotere quella polpa.
I vasi arteriosi dell' orecchio sono discen-
denze deir una e dell' altra carotide: i ve-
nosi appartengono o all'una o all'altra giu-
golare , ed ai seni della dura meninge.
L' uso del labirinto , siccome ancora di
tutta l'orecchia è noto a tutti. Sono date le
orecchie per udire. Ma perchè poi a questo
fine sì grande apparato di parti e sì composta?
Perdio, per esempio, il labirinto è composte
del vestibolo, dei canali semicircolari, e della
coclea? A qual fine tre canali pegati in
arco, e di ineguale sezione e lunghezza ?
Perchè due gambe di questi canali conven-
gono in una sola? Perchè dividesi la coclea
in due cavità non della medesima sezione ,
né lunghe egualmente ^ Potrebbe forse ci«>
esser fatto, che, essendo cinque le gambe di
questi canaletti j le quali si aprono con al-
trettanti orificj nel vestibolo ; ed essendo Li
loro sezione e lunghezza d'suguali in tutti
e in cadauno, e questa essendo ancora la
medesima relazione dei due canaletti compo-
a57
aenti la coclea ; essendo , dico , queste cose
in tal modo, potrebbe forse essere, che que-
sti sette tabi corrispondessero ad altrettanti
tuoni musicali, onde in un conceito armo-
nico ne seguisse la distinzione dei suoni ?
Perchè ... ? Ma crescerebbero le quistioni
in infinito, a scioglier le quali, ed a sno-
darle ( sebbene in parte almeno abbia ardito
di tentarlo nelle Istituzioni Fisiologiche) non
conoscendomi buono in questa qualunque siasi
operetta, la quale più correttamente darò a
nuova luce, se i rinomatissimi miei Amici,
e più periti, mi avviseranno benignamente con
quella umanità , che hanno verso di me ,
degli errori , in cui potrei esser incorso ,
quindi farò fine.
FINE DELLA SECONDA PARTE
DEL SECONDO TOMO.
\