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Full text of "Istituzioni anotomiche"

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West  Virginia  University  Libraries 


3  0802  100908371  7 


SRERIA      FORNI 


DEC    11955 

WEST  VIRGfWM  UMIVERS/TV 
MEDICAL  SCHOOL  LIbS 


This  hook  mi 
taken  from  th( 
building. 


ISTITUZIONI 

ANOTOMICHE 

DEL   SIGNOR 

L.     M.     A.     CALDANI 

TRADOTTE   IN   ITALIANO 


SCIENCEe 
fi-  ^ 


GAETANO  CASTELLANI 

Dottore  in  phosofia  e  mediciita,  professore  di  chirurgu  b  di  cwnica 

NEL  tlCEO  E  NEGLI  OSPITALI  DI  BRESCIA  ,  SOCIO  DELLE  ACCADEMIE 
DEGLI  APATISTI  E  GEORGOFILI  DI  FIRENZE,  DEGLI  ANIMOSI  DI  BOLOGlfA, 
DI  QUELLA  DI  VENEZIA  E  DI  BRESCIA  ,  MEMBRO  PRO:  MEDICO  DELLA 
COMMISSIONE  DIP.\RTIMENTALE  DI  SANITÀ'  DEL  MELLA  . 


TOMO  II  PARTE  II 

CONTENENTE    LA    SPLANCNOLOGIA 


TER     BETTONI 
TIPOGRAFO    DIPARTIMENTALE 

BRESCIA  MDCGGVII 


Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2009  with  funding  from 

Lyrasis  Members  and  Sloan  Foundation 


http://www.archive.org/details/istituzionianoto22cald 


Questa  Edizione  è  sotto  la  salvaguardia 
delia  legge  jg.  Fiorile  anno  IX.  ,  essendosi 
adempiti:  le  prescrizioni  superiori  in  proposito 
di  Stampe . 


INDICE 

DEI  CAPI 

CHE   SI   CONTENGONO 
NELLA  U.  PAATE  DEL  n.  VOLUME 


Capo  VIGESIMOTERZO.  Des^V  in- 
tegumenti  comuni  del  Corpo  u- 
mano pag.       i 

CAPO  VIGESIMOQUARTO.  DelV  Ah- 
domine,  e  primieramente  del  Peri- 
toneo ,  del  Mesenterio ,  e  del- 
l' Omento ?»     i3 

CAPO  VIGESIMOQUINTO.  Del  Ven- 
tricolo       j>     aS 

CAPO  VIGESIMOSESTO.  DegV  Inte- 
stini e  dei  Vasi  lattei     .     .     .     j,      3o 

CAPO    VIGESIMOSETTIMO  .       Del 

Pancreas »     4^ 


IV 

CAPO    VIGESIMOTTAVO.    Del    Fe- 
gato       9>         ^' 

CAPO  VIGESIMONONO  Della  Milza  „     6-2 
CAPO  TRIGESIMO.  Dti    Reni,    delle 

Capsule  atrabiliari  ^    degli    Ureterj , 

e  della   Vescica  orinarla        .     .     „      67 
CAPO  TRlGESHMOPFxIMO.  Delle  parti 

genitali    degli    Uomini     •      •      •     »      79 
CAPO  TKIGESIMOSEGONDO  .   Ddle 

parti  gcviitali  delle  Donne  .     .     ,,102 
CAPO  TRIGESIMOTERZO  Dell'  Utero 

gravido sj    i^o 

CAPO     TRIGESIMOQUARTO  .      Del 

Torace ,.    129 

CAPO     TRIGESIMOQUINTO    .      Del 

Collo        ,,   1S8 

CAPO  TRIGESIMOSESTO. /?e/ Ca/jo  „   193 


ISTITUZIONI  A.NOTOMIGHE 

PARTE    QUARTA 

CAPO  VIGESIMOTERZO 

DegV  Integumenti  comuni  del  Corpo  umano. 


l 


5 «8.  Imprendiamo  ora  a  spieirare  l'ultima 
parte  deile  Istituzioni  AnotoEniche  ,  vale  a 
dire  la  Splancnologìa  ;  la  quale  vt- rsa  parti- 
cola «-mf^nte  sulla  fabbrica  dei  visceri  ;  sulla 
loro  h^ura ,  situazione,  connessione,  ed  uso. 
Noi  pr,ncipierenio  ,  come  molti  hanno  fatto, 
dagli  integunu^nti  comuni  ;  per  poi  passare  ai 
visceri  ,  prunieramente  a  cpie'  contenuti  nel- 
l'abdomine;  \\\  secondo  luoi!0  a  quei  nfl  pet- 
to; terzo  a  quei,  che  sono  nel  collo;  quarto 
finalmente   a   quei   d«-lla    testa. 

5jf)  Due  sono  gT  Inteonmentì  comu- 
ni, che  vestono  il  corpo  d'ogni  intorno, 
e  lo  dift^ndono:  la  cutf  cioè,  e  la  membrana 
adiposa . 

52 o  La  cute  è  una  membrana  coerente 
sempre  colla    sottoposta    adiposa,    e  coutinua 

JPAATE  ir.  1 


con  tutte  quelle  tonache ,  che  investono  i 
forami  e  le  cavità  che  si  trovano  nell'esterna 
SLipeificie  del  Corpo  umano.  In  questa  mem- 
b'ana  si  hanno  a  consiilerare  la  sua  diversa 
grossezza  e  densità  ;  la  sostanza  ;  e  certi 
CO' piiscoli ,  delti  papi' le  :  ì  fonti  dell  esala- 
zione ed  inalazione  ;  /  follicoli  ;  ed  il  di  lei 
uso  ;   e   fi'.a'mente   alcuni   ripari. 

La  grossezza  e  densità  maggiore  trovasi 
nella  parte  capillare  della  testa  ,  e  nella  fac- 
cia Dosieriore  di  tutto  il  tronco,  e  delle  estre- 
mità; nella  pianta  del  p'ede;  nella  palma 
delle  mani  (  nei  quai  ultimi  luoghi  tenace- 
mer.te  è  attaccata  colla  sottoposta  membrana 
pin^uediuosa  ,  ed  ha  dei  solcìii  più  profondi  )  \ 
fìndmente  nel  lato  esterno  dei2;ii  arti.  Minore 
è  poi  la  grossezza  nelle  regioni  antetiori  ,  e 
intt-rne  di  tutto  il  corpo;  e  p  ii  ancora  dove 
si  stende  sulle  labbra,  sugli  occhi  e  ad  al- 
tre  parti    interne. 

La  sosianza  è  cellulosa  .  e  questa  sensi- 
bile dove  si  congiunge  coli'  ad  posa  ;  nella 
qual  faccia  è  scavata  da  fossette  dispone  ia 
certo  ordine  di  simmetria,  e,  come  sembra, 
fatte  apposta  per  dar  robustezza  ai  lobetti 
pmgued  no«;i ,  e  quindi  ancora  all'adiposa.  Per 
alt'o  dove  scorgesi  piìi  densa  ,  anzi,  per  cosi 
dire  .  seccata  a  foggia  di  cuojo ,  fa  vedere  la 
medesima  sostanza  cellulare,  ogni  qual  vol- 
ta si  inetta  alla  macerazione.   Quindi   è  for- 


nlta  (V  una  forza  elastica,  e  di  contrazione, 
secondo  che  porta  la  natura  cellulosa  ;  e  tra 
le  sue  celle  componenti  vi  si  inseiiscono  dei 
vasi  d'o2;ni  sorta. 

I  vasi  arteriosi  ,  venofi  ,  linfatici  ,  cosi 
anco  i  nervi,  derivano  reciprocamente  dai 
tronchi  vicini  de'  vasi,  e  de'  nervi.  Da  tutti 
questi  vengono  generate  certe  prominenze 
picciolissime,  che  cliiamansi  papille,  le  eguali 
fanno  aspra  cenasi  da  per  tutto  la  cute. 

Le  papille  adunc|ue  sono  composte  da 
vasi  e  nervi  d' ogni  genere  legati  tra  loro 
per  mezzo  della  ceìlulosità,  dalla  quale  sono 
sostenuti,  e  riguardo  ai  nervi  li  dà  piuttosto 
a  vedere  il  senso  ,  che  il  proprio  aspetto.  A 
foggia  di  corpicciuoli  s'  alzano  dalla  superfi- 
cie esterna  della  cute  ,  e  sono  fatti  la  mag- 
gior parte  in  una  forma  a  qualche  maniera 
fotondetta.  Certune  piuttosto  lunghe  rappre- 
sentando fila  tenuissime^  principalmente  dopo 
la  macerazione  ,  si  trovano  nelle  labbra  ;  di 
lunghe  parimenti  ,  e  disposte  in  ordine  para- 
lello  appariscono  costantemente  sotto  le  un- 
ghie. Per  altro  sono  più  grosse,  più  frequenti 
ed  un  po^  più  alzantisi  in  quei  luoghi,  nei 
quali  Io  richiede  la  perfezione  del  senso  dei 
tatto  ,  per  quanta  se  ne   può  aspettare    dagli 


organi   dei  sensi. 


L'esalazione   si   fa    dalle    arteriuzze    cuta- 
nee 5    di    cui    le    boccucce    sono    aperte  nel- 


4 

r  esterna  superficie  della  cute .  Da  cjiieste 
bocche  soite  il  vapore  naturalmente  invisibile, 
che  chiamasi  per spìr azione  insensibile  ,  o  per- 
spirabile  Santoriauo  :  se  poi  quelle  bocche 
per  certe  cause  violente  vengano  di  più  aper- 
te ,  quel  vapore  esce  dalla  cute  a  guisa  di 
sudore.  Che  queste  siano  le  strade  della  per- 
spirazione  e  del  sudore  ,  lo  dimostra  massi- 
lìiamente  l'injezione  colorata  nelle  arterie 
delia  cute. 

Inalazione .  I  fonti  di  questa  non  si  pos- 
sono scoprire  col  medesimo  artificio  delle  in- 
iezioni. Tuttavia  appartengono  quasi  tutti  al 
sistenìa  de' linfatici ,  e  parimenti  alle  boccuc- 
ce delle  piccole  vene,  e  ai  minimi  meati  , 
ovvero  pori,  come  li  chiamano  ,  e  questi  in- 
or^a/iiri ,  in  quanto  non  appartengono  alle 
estiemità  dei  vasi.  Imperciocché  tutte  quasi 
le  cose  che  sono  applicate  alla  cute,  venen- 
do in  qualche  porzione  portate  nella  massa 
del  sann,ue  (  come  dimostrano  gli  effetti,  clie 
derivano  dalle  cose  applicate  )  abbastanza 
provano  esservi   gli   organi  della   inalazione. 

Follicoli.  Tra  la  sostanza  della  cure  vi 
stanno  certi  corpicciuoH,  rotondi  e  concavi, 
i  quali,  perchè  contendono  un  umore  seba- 
ceo, chiaraansi  perciò,  glandule  sebacee.  Nella 
te>ta  prìnc'palmente,  accanto  alle  orecchie,  e 
nelle  orecchie  medesime  ^  nell"  orbicelo  del 
naso  e  nelle  sue  ale ,  nel    solco    che    divide 


5 


le  nle  dalla  faccia,  nel  lembo  delle  palpe- 
bre, si  trovano  fVfquerui  di  (jiHr-sLe  giandule  ; 
ne  mancano  in  altri  luoghi.  Ma  entro  la  so- 
stanza della  cute  hanno  luogo  ancora  altri 
corpuscoli  lunghetti,  come  tante  borsette  bul- 
biformi, che  accenneretno   «li   sotto. 

L'  uso  della  cute  è  di  metter  limici  in 
certa  maniera  alla  periferia  della  cute  ,  e 
difendere  le  parti  che  copre.  Ma  T  uso  prin- 
cipale si  è  di  avvisare  la  mente  delle  quali- 
tà tangibili  dei  corpi  per  mezzo  delle  papil- 
le (  imperciocché  la  cute  è  l'organo  primario 
del  senso  del  tatto),  e  far  strada  ai  pori  , 
de'  quali  è  fornita  ,  ai  peli  ,  ed  agli  umori  , 
3  quali  ritenuti  o  respinti  potrebbero  causar 
malattia. 

I  ripari  poi  della  cute  nuli'  altro  sono  se 
non  che  parti  della  cute  stessa  ,  a'  quali  si 
die' il  nome  di  Reticolo  ^  e  di  Epidermide, 
ossia  Cuticola. 

52  1.  Il  Reticolo  è  nn  muco  steso  sopra  la 
cute,  il  quale  fluido  si  fa  nell'acqua,  e  sec- 
cato o  reso  più  solido  dall'  arte  rappresenta 
una  certa  tenue  membrana  priva  di  vasetti 
e  di  nervi  ,  e  perciò  inorganica  e  quasi  con 
singolari  picciole  vagine  copre  e  serra  le 
papille  :  le  quali  vagine  essendo  molto  impic- 
ciolite neir  apice  ,  quindi  questa  membrana 
mirata  in  opposizione  al  lume  rappresenta 
una  fallace   figura  di  rete.   Mella   lingua  dei 


quadrupedi  si  veggono  delle  caselle,  ovvero 
forami  ;  ma  non  per  questo  mal  farebbe  chi 
volesse  pensare  tale  essere  la  fabbrica  della 
]ini2;iid  umana,  la  quale  è  priva  di  siffatto 
Reticolo  Ner»li  abitatori  dell'Etiopia  codesto 
lleticolo  è  nero;  e  quando  preparasi ,  trovasi 
attaccato  ora  in  alcuni  luoghi  alla  cute,  ora 
poi  ,  e  più  frequentemente  ,  in  alcuni  luoghi 
alla  Cuticola  ;  il  che  non  si  dovea  tacere  , 
affinchè  non  si  attribuisse  il  nero  ,  o  altro 
color  ©scuro  a  parti ,  che  di  sua  natura  sono 
dotate  d'  altro  colore. 

U uso  poi  del  Reticolo,  in  quanto  che  è  un 
muco,  è  tale,  di  conservare  cioè  la  mollezza 
delhi  cute ,  e  delle  papille  ,  affinchè  atte 
siano  a  fare  i  loro  officj  ;  sì  anco  di  sommi- 
nistrare materia  per  formare  la  Cuticola  ,  e 
riparare  questa,  e  le  unghie. 

522.  La  Cuticola,  la  quale  dai  Greci  fu 
divtta  Epidermide ,  è  una  membrana  ,  essa 
pure  inorganica  come  il  Reticolo,  perchè  non 
ha  né  vasi,  né  nervi.  Imperocché  sembra  es- 
sere l'esterna  superficie  del  Reticolo  conden- 
sata quasi  in  una  lamina  cornea  dalla  pres- 
sione e  forza  dell'  aria ,  e  degli  altri  corpi. 

Essa  è  solcata  in  varj  lu!\ghi ,  non  altri- 
menti che  la  cute,  ed  è  continua  con  tutte 
quelle  membrane ,  e  copre  i  forami ,  e  le 
cavità ,  e  i  canali  aperti  esternamente  :  per 
lo  che   ha    una    grossezza    ineguale ,  come  si 


vede  c]iÌ3iamente  paragonando  tra  loro  le 
parti  della  Cuticola  che  coprono  la  cute  in 
diversi  luoghi.  Vdi  di  tutte  poi  è  grossa  la 
Cuticol:^  che  veste  le  palme  delle  mani,  e  le 
piante  dei   piedi . 

Colla  macerazione,  e  adoprando  l'acqua 
bolitnte  nei  cadaveri  si  st-para  dalla  tuie  , 
che  vi  sta  sotto.  Questi  agenti  ,  se  si  eccet- 
tui la  macerazione  preparata  ad  arte  ,  e  i 
vescicanti  la  separano  dalla  cute  nei  vivi  :  e 
allora  la  sua  superficie  interna  ,  quella  cioè 
che  corrisponde  alia  cute  si  mira  inttrsparsa 
di  fila  lenuissime  e  cortissime,  come  da  rotti 
vasetti  ,  per  mezzo  de'  quali  si  attaccava  alla 
cute.  St'parasi  ancora,  e  cade  per  alcu- 
ne malartie  ;  per  cui  avviene  spt^sso ,  che 
paja  la  Cuticola  composta  di  squame  pii 
o  meno  den>e  e  laigh^  ,  le  quali  però 
sono  morbose.  Provano  finalmente  l'esala- 
zione e  r  inalazione  che  la  Cuticola  è  in- 
tersparsa  d'  innumerevoli  ,  e  niiulmi  fo- 
rami ;  e  lo  confermano  i  peli  or  p  ù  gros- 
si ,  ed  or  pili  tenui  ,  ed  altri  a  guisa  di  la- 
nugine sortiti  da  essa;  e  l'olio  e  il  sevo, 
che  la  ungono,  de' quali  il  primo  viene  som- 
minisfito  dalla  membrana  pinguedinosa ,  l'al- 
tro dalle   glindule   sebacee. 

L'  uso  dell'  Epidermide  colla  sua  natura 
cornea  è  di  difendere  le  parti  che  vi  stanno 
sotto;  impedire  una  troppa  effusione  di  umo- 


a 


ri  ;  e  iniperìire  anclie  il  dolore  ,  the  si  sen- 
tirtbbe  ntì  toccare  i  corpi  ,  mancando  la  Cu- 
ticola :  finainìpnte  dar  passaggio  all'  unto 
oleoso  e  stbaceo,  sì  anco  alla  traspirazione 
ed   al   sndore. 

1  Peli  accennati  poc'  anzi  sono  cinti  d'i 
un  c^rio  involto  membranoso  che  ha  la  forma 
di  bulbo,  di  cui  la  parte  ottusa  sta  fiita 
dove  nella  sostanza  della  cute,  dove  nt-lTadi- 
posa  ,  e  dove  ancoia  ,  sebbene  rare  volte  , 
nelle  glandule  sebacee:  la  parte  acuta  riguarda 
la  »«uperfi(ie  «Iella  cute,  e  nella  sede  del 
po'o ,  pt^r  cui  scute  il  pelo,  tenaceniente 
s'  immt-flesima  rolla  cute  stessa,  e  colla  tu- 
ticola.  L' involio  che  tinge  è  piuttosto  duro, 
e  foinito  di  moltìss  mi  vasetti,  e  ragliandolo 
ne  sorte  un  umor  sanguigno.  A  (juesto  in- 
volto ne  sta  sorto  un  aliro,  paiimente  mem- 
braro^o,  e  piuttosto  limgo,  quasi  immedesi- 
mato col  pelo.  D  co  quasi ^  peuhè  una  certa 
materia  viscosetta^  piuttosto  pingue,  in  poca 
copia  però  ,  si  litrova  tra  questo  secondo 
involto,  dalla  quale  si  unge  il  pelo  nudo. 
Il  pelo  poi  è  composto  di  cinqii*^  o  dieci  fila 
elastiche  unite  tra  loro  per  mez7o  d'  una 
brevissima  cellulare  :  e  sortendo  dalla  cute 
sp  nge  la  sovrapposta  Cuticola,  dalla  quale  vien 
circondato   e   corroborato  come  da   corteccia. 

L' u<o  de'  peli  sembra  esser  questo  ,  che, 
generalmente  parlando,  impediscano  un  troppo 


attrito  alla  cute;  riscaldino  quelle  parti,  che 
coprono  in  ([uantuà^  e  facciano  quasi  di  con- 
dotto air  olio  subciitaneo  ,  aiTinche  si  possa 
stendere  su  la  rute  medesima,  e  con  ciò  dare 
ad  essa  rnollt-zza  ,  e  li^ciatu^a  ;  finalmente 
apportino  altri  vantaggi,  che  noi  accenneremo 
a  suo   luoo;o  . 

Le  Unghifi  sono  pai  ri,  che  appartengono 
anch'  esse  alla  storia  anotomica  della  cute  ; 
sono  queste  poste  in  quel  solco  della  cute  , 
che  è  scavato  nella  paite  esirema  delle  dita. 
Si  notano  in  queste  la  radice,  V  apice ^  il 
corpo,  e  i  lati.  La  prima  è  dentro  il  solco 
indicato,  come  anche  i  lati;  l'apice  è  quella 
parte ,  che  si  \\<ì  il  costume  di  tagliare  ;  il 
corpo  è  quello  che  sta  di  mezzo  tra  la  radice 
e  r  aj^ice  ,  e  i  lati  .  Un  po'  avanti  la  ladice 
vedesi  una  certa  macchia  bianca  ,  in  altri 
più  picco'a.  in  altri  piìi  grande,  della  figura 
di  luna  .  la  quale  per  ciò  chiamasi  comune- 
mente  lunule. 

Sta  sodamente  attaccata  alla  cute  nella 
faccia  interna  :  il  reticolo  poi  che  vi  sta  sotto 
e  immedesimato  è  disposto  in  linee  paralelle 
un  poco  alzancisi,  in  quantochè  le  papille  in 
quella  sede  serbano  anch'  esse  un  ordine  pa- 
ra lei  lo  ,  e  sono  riposto  in  que'  solchi  ,  che 
sono  compresi  dalle  linee  eminenti  del  reti- 
colo. La  cuticola  poi  si  continua  per  ogni 
dove  col  lembo  dell'  unghia  ,  così  the  pajono 


IO 


le  unghie  fabbricate  dalla  cuticola  e  dal  reti- 
colo; conciosiachè  massimamente  coi  medesimi 
artifici  si  separino  dalla  cute  che  s.ià  sotto  , 
siano  insensibili  ;  siano  prive  di  vasi  :  e  se  a 
caso  si  perdano,  rinascano  a  forma  di  muco, 
il  cjuale  a  poco  a  poco  si  condensa  ,  e  si 
essica,  come  vegliamo  avvenire  nella  cuticola 
che  rinasce.  Forse  la  ma;i;ir,iore  densità  e 
grossezza  del  reticolo ,  e  della  cuticola  ,  sì 
dove  queste  due  coprono  le  palme  delle  mani 
e  le  piante  de' piedi,  sì  dove  formano  1' un- 
ghia ,  e  la  quale  sembra  nata  d j  una  mag- 
giore tenacità  de'  principj  componenti  ,  e  da 
lina  maggior  copia  di  terra  ,  questa  densità  , 
dissi  ,  e  grossezza  fo''se  è  primigenia  ;  quasi 
la  natura,  prevedendo  l'avvenire,  enn  que>ta 
particolare  e  più  robusta  difesa  abbia  'voluto 
allontanare    e    difendere  da  crrte  ingiurie. 

ÌJ*  uso  delle  unghie  è  di  sostenere  e  rassodare 
la  punta  delie  dita,  affinchè,  espiando  noi  le 
qualità  tangibili  dei  corpi,  non  cedano  le  pa- 
pille piegandosi  in  dietro  .  Colf  ajnto  di  esse 
appigliamo  dei  corpi  piccoli;  di  esse  ci  ser- 
viamo di  grattare ,  con  che  cacciamo  e  que- 
tlanvo  le  molestie  che  ci  pizzicano  :  e  final- 
mente colle  unghie  stracciamo ,  e  dividiamo 
certi  corpi . 

523.  U  Adiposa  membrana  è  un  velamento 
d'una  ineguale  grossezza,  il  quale  è  sotto  la 
:ute  quasi  in  ogni  luogo  ,  e  che  si  frappone 


II 


tra  muscoli  e  muscoli,  e  in  mezzo  a' fascetti 
delle  libre  carnose:  anzi  sembra  la  stessa  es- 
sere {[nella  ,  la  quale  nella  faccia  inferiore  si 
ril  Hsi  in  gaisa  ,  che  formi  delle  celle  un  poco 
più   cTiaUili  talte  per  ricevere   la  pinguedine. 

La  sua  fabbrica  è  comune  coll^  altre  cel- 
lulose: è  fatta,  vale  a  dire,  di  fila  e  di 
lamette  a  cui  vi  si  uniscono  moltissimi  va- 
setti, e  principalmente  i  linfatici;  i  quai  fili 
e  1  un'atte  sono  disposte  in  modo  singolare; 
e  dove  più  larghe  ,  e  dove  più  anguste  for- 
mano quindi  borsette  d'  ineguale  grandezza  , 
entro  le  quali  si  getta  la  pinguedine  sudando 
dai   pori  delle  arterie. 

Quelle  celle  principalmente  sono  più  gran- 
di,  che  più  abbondano  di  grasso;  imperciocché 
nelle  più  piccole  vi  si  trova  un  fluido  gela- 
tinoso, ossia  una  linfa,  come  vediamo  in  ca- 
daveri assai  estenuati  ,  ne'  quali  un  liquor 
glutinoso  tien  luogo  di  grasso  o  di  pinguedine. 
Queste  cellette  sono  tra  loro  comuni- 
canti (i):  non  è  però  che  la  contenuta  pin- 
guedine cada   per  forza  della  propria  gravità 


(i)  Nep;H  u.-celli  acquatici,  e  nello  Struzzo  camelo 
avvi  un  grasso  flaido  ,  cosicché  collo  sbatterlo  qua  e 
i  si  può  caccìjre,    e    far  sortire  tutto  per    una    ferita 

tta  nella  cute    Allero  de  purtium  hum.  corp.  praecip, 

br.   et  funcc.    Tom    I     pag    fio. 

Questo  umore  poi  è  fluido   ancora  in  noi . 


12. 


nei  luoghi  inferiori  del  corpo,  per  questo  pro- 
babilmente perchè  il  solido  celluioso  for- 
nito di  forza  di  contrazione  ,  le  arterie 
che  pulsano ,  i  muscoli  che  agiscono  ,  le  ve- 
nucce  che  riassorbiscono  ;  in  una  parola  la 
vita  propria  di  questo  solido  ,  e  delle  partì  , 
che  gli  stanno  attorno,  agita  incessantemente 
il  contenuto  umore,  e  caccia  e  ricaccia  nelle 
cellette  vicine ,  come  anco  nelle  venucce  , 
che  si  aprono  dentro   le  cellette  medesime  . 

L'  uso  della  membrana  pinguedinosa  è  di 
difendere  le  parti  dal  freddo,  di  riempire  non 
poche  cavità;  moderare  l'attrito  di  certe  parti; 
esser  ad  altre  di  sostentamento;  raddolcire 
r  acrimonia  degli  umori ,  render  bianca ,  e 
liscia  la  cute;  ungere  le  parti  vicine;  e  con- 
servare in  esse  lubricità^  e  mobilità. 


i3 


CAPO  VIGESIMOQUARTO 

Deir  Abdomine , 

e  primieramente 

Del  Peritoneo  f  del  Mesenterio  >  e  dell" Omento. 


I, 


624,  Il  Peritoneo  è  una  tonaca,  in  cui 
sono  da  considerarsi  la  sostanza  .>  il  sito  r> 
r  estensione  ,  il  principio  ,  le  produzioni ,  i 
vasi.)  e  V  uso ^  La  sostanza  è  membranosa  , 
vale  a  dire  ,  composta  di  fili  e  di  lamette  ;  se 
non  che  i  fili  chela  compongono,  mi  sembrano 
disposti  in  forma  di  rete ,  d'  onde  viene  una 
robustezza  assai  acconcia  .  affinchè  questa  te- 
nue tonaca  tirata  quasi  meravigliosamente  ri- 
torni alla  primiera  estensione. 

Il  sito  di  questa  tonaca  è  nell"  abdomine  , 
di  cui  veste  la  cavità  interna  :  levÌ2;ata  nella 
faccia  interna  ,  che  è  rivolta  verso  questa  ca- 
vità ;  esternamente  si  fa  un  poco  aspra  per 
un  tessuto  spugnoso.  Quella  faccia  è  bagnata 
d'  un  rugiadoso  umore  linfatico  :  questa  poi 
contiene  nelle  cellette,  ovvero  nella  sostanza 
spugnosa  del  grasso  non  per  ogni  dove  ,  ma 
in  diversa  copia  in  diversi  luoghi  ,  massima- 
mente poi  ai  reni ,  dove  il  grasso  quasi  ri- 
dondante 5  nei  cadaveri  fatto  piuttosto  duro  , 
circonda  questi  due  visceri. 


L"  estensione  è  piuttosto  grande  ;  imper- 
ciocché non  solamente  mette  confine  alla  ca- 
vità deir  abdomine  ,  ma  veste  ancora  molti 
visceri  quasi  per  ogni  dove  ,  altri  ne  cinge 
solamente  in  parte,  ad  altri  si  stende  sopra; 
finalmente  convertesi  quasi  in  produ7Ìopi  os- 
servabili e  in  altre  minori ,  o  piuttosto  è 
continua  con  esse . 

Il  princìpio  non  si  può  determinare  ;  im- 
perciocché essendo  egualmente  attaccato  a 
molte  parti ,  e  non  formando  in  alcun  luogo 
un  sacco  aperto,  quindi  non  v' è  alcuna  ra- 
gione ,  per  cui  possiamo  dire  che  cominci 
piuttosto  da  una  parte  che  dall'  altra  ^  o  da 
alcun  viscere  particolaire. 

Ma  delle  produzioni  molte  se  ne  annoverano: 
pur  quelle  che  più  delle  altre  si  distinguono 
in  grandezza,  e  in  ecc^ellenza  d'  ufficio,  sono 
il  Mesenterio  e  Y  Ooìento  . 

Veno;ono  al  Peritoneo  i  Vasi  dai  luoghi 
vicini:  vale  a  dire,  dalle  venette,  ed  arte- 
riuzze  freniche,  dalle  lombari ,  dalle  sacre, 
dalle  mammarie.  Sono  inoltre  sparsi  qua  e  là 
in  questa  tonaca  molti  linfatici  ;  ma  i  nervi 
che  comunemente  s'  attribuiscono  a  questa 
membrana  vegnenti  dai  frenici,  lombari,  e 
sacri ,  sono  piuttost©  erranti  per  essa  ,  onde 
metter  capo  nelle  parti  vicine.  Imperciocché 
tagliasi  questa,  e  dividesi  nei  vivi  in  occasione 
di  alcune  operazioni  chirurgiche  senza  dolore. 


i5 


quando  però  a  caso  non  si  offenda  nel  far 
r  operazione  un  qualche  nervetto  che  vi  sia 
appoi>;iriaio   per  andare  alle   parti   vicine. 

S'^rve    il    Peritoneo  a    circosciivere  per  così 
dire   l'estensione  a   moltissimi   visceri  dell' ab- 
domine  ;    a    corroborarli  ,    e  a    tenerli    legati 
tra    loro  col   mezzo  ancora    di   produzioni   mi- 
nori, di  cui  si   parlerà    n^-l   descrivere  i   visce- 
ri ;   e  delle    quali     alcune    bisogna   vedere   nei 
cadaveri,-  perchè  non   soffrono  una  descrizione 
facile  ad  intendersi,  essendo  diverse  in  persone 
diverse    di     numero  ,    grandezza  ,    grossezza  , 
situazione,  e  per  altre  condizioni     Col   rugia- 
doso umore  conserva   la  lubricità  nella  super- 
fìcie di  quei   visceri    che    sono  contenuti  nel- 
r  abJomine  ;    impedisce  che  si    attacchino  in- 
sieme ;  e  colle  innumerevoli     boccucce  di   vasi 
assorbenti  ,   onde  è    fornito  ,    previene    T  adu- 
namento  del   vapore  in   acqua   morbosa. 

52  5.  Il  Mesenterio  poi  ,  ossia  la  primaria 
produzione  del  Peritoneo,  è  un  viscere  p  ù  o 
meno  pingue  ,  il  quale  sta  in  mezzo  agli  in- 
testini ,  che  pendono  da  esso.  Offre  questo 
viscere  alla  considerazione  dei2;li  Anotomici  la 
sua  origine ,  la  connessione ,  la  sostanza ,  la 
divisione  ,   j   vasi ,  e   1'  uso . 

L*  origine  di  questo  viscere  bassi  dalle  tre 
vertebre  superiori  de' lombi.  Da  questa  sede 
come  da  centro  diffondesi  ,  e  si  spiega  in  am- 
pia circonferenza;  cioè  quasi  per  tutta  la  ca- 


ì6 


vita  dell'  abtiomine ,  con  porzioni  però  in- 
eouali. 

La  connessione  e  una  sola  ^  propriamente 
parlando  ,  colle  vertebre  de'  lombi  poio  fa 
accennate;  iriipereiocchè  la  circonfeien/a  pen- 
de sciolta  ;  ma  ha  inseriti  tutti  gP  intestini  , 
i  quali  sono  compresi  e  sost<-nnti  dalla  dop- 
pia  membrana  di   questo   viscere 

La  sostanza  è  la  medesima  del  Perironeo^ 
anzi  col  Peritoneo  stesso  è  una  sola  ed  itien- 
tica  membra[id  :  se  non  che  tra  la  duplicata 
lametta  del  medesimo  Peritoneo,  che  fa  il 
Mesenterio  ,  si  frappone  una  pinii;ue  cellulo- 
sa ,  continua  con  cju^dla  che  esternamente  si 
appoggia  al  Peritoneo  ;  entro  i  cancelli  di  cui 
qua  e  là  di  spesilo  veggonsi  co'Iocati  dei  cor- 
picciuoli  generalmente  rotondetti.  ma  alquan» 
to  compressi  ,  vale  a  diie  <>|andule  del  gene- 
re linfatico  ,  le  quali  diconsi  gtandule  me^ 
sentericlie. 

Divisione.  Siccome  poi  gl'intestini  si  tlivi- 
dono  comunemente  in  due  porzioni  ,  in  tenui 
cioè,  e  crassi),  qutid  queta  porzione  del 
Peritoneo  duplicato  colla  pinguedine  frappo- 
sta ,  a  cui  sono  inerenti  i  due  intesimi  tenui 
inferiori  e  più  lunghi,  ritiene  il  semplice  nome 
^\  Mesenterio ^  P  altra  poi,  la  quale  entro  la 
sua  duplicatura  riceve  la  maggior  parte  dell'in- 
testino duodeno,  e  del  pancieas,  ed  a  cui  sono 
Wgati  gì'  intestini  crassi ,  chiamati  mesocolon. 


I? 


In  qnal  maniera  poi  il  Peritoneo  abbracci 
gli  altri  visceri ,  ed  attribuisca  ad  essi  la  la- 
mina esterna;  ad  altri  \i  sìa  steso  sopra  so- 
lamente in  qualche  parte,  e  in  qual  maniera 
venera  prodotto  il  mesenterio  dal  medesimo 
Peritoneo  ,  come  insegnano  comunemente  gli 
Anotomici  ;  per  quanto  appartirne  a  me  non 
lo  posso  indicar  meglio  di  quel  che  feci  nelle 
Istituzioni  Fisiologiche  ;  e  perciò  pensai  noa 
inutile  cosa  il  trasportar  quivi  quella  descri- 
zione ,   mutate   poche  cose. 

Posto  il  sacco  principale  del  Peritoneo  , 
che  limita  ci<è  la  cavità  dell'  abdomiae ,  e 
perciò  v^^ste  superiormenre  il  diafragn>.a  ;  an- 
teriormente la  faccia  interna  dei  miiscoli  ad- 
dominali ;  inferiorm*  nte  tutta  la  cavità  della 
pelvi  ;  posteriormente  le  vertebre  de'  lombi  , 
e  i  muscoli  adjacenti  ;  fin<j.ìti  nell'  animo  che 
accanto  a  questa  miembr.ana  in  varj  luoghi  , 
fuorché  nella  parate  arjteriore ,  vi  sieno  i 
primi  principi  d;  tutti  i  visceri  abdominali , 
Questi  primi  prìncip)  a  poco  a  poco  e  gra- 
datamente svolgendosi  urteranno  il  Peritoneo  , 
al  quale  più.  o  meno  si  aggiungeranno,  secondo 
che  più  o  meno  si  prolunjiheranno  oltre  la 
propria  sed.e .  Saranno  qundi  cinti  per  ogni 
dove  dal  Peritoneo  il  fegato,  la  milza,  il 
ventricolo,  i  testicoli  nel  feto,  se  eccettui 
però  quel  luogo  solamente  ,  per  cui  si  fanno 
strada  vasi  e  nervi  ui  questi  visceri:  l'utero^ 

FARTE    IV,  a 


j8 


la  vescica  ,  V  intestino  retto  non  per  ogni 
dove ,  perchè  non  si  producono  affatto  oltre 
quei  luoghi,  dai  quali  dicerr.mo  nascere  quelli; 
niente  affatto  poi  i  reni  colle  capsule  atrabi- 
lari  ,  così  niente  V  aorta  abdominale  ,  e  la 
vena  cava  inferiore  ,  perchè  non  cacciano 
fuori  dal  proprio  luogo  la  parete  del  Perito- 
neo ,  da  cui  sono  coperte;  più  di  tutti  mas- 
simamente poi  urtano  e  spingono  la  parete 
posteriore  del  Peritoneo  medesimo  quasi  tutti 
gf  intestini  per  accostarsi  fino  alla  parete 
anteriore .  Così  questi  intestini  non  tanto 
sono  vestiti  quasi  per  ogni  dove  da  qnella 
lamina  del  Peritoneo,  ma  questa  lamina  me- 
desima, che  lo  spazio  riempie  tra  T  intestini  e 
le  vertebre  ,  e  la  quale  perciò  è  raddoppiata 
(  frapponendovisi  vasi ,  \nervi  ,  pinguedine ,  e 
glandule  )  costituisce  uvi  viscere  che  tiene 
sospesi  gì'  intestini  ,  il  quale  chiamasi  il/e- 
senterio  . 

I  Vasi  arteriosi  vendono  al  mesenterio 
dall'  aorta  abdominale,-  i  veno.^i  appartengono 
alla  vena  porta  ;  i  nervi  che  vanno  agi'  inte- 
stini, derivano  dal  vago,  e  dal  simpatico  gran- 
de. Con  tutte  queste  cose,  e  colla  pinguedine 
osservasi  insieme  nel  mesenterio  una  doppia 
serie  di  vasi  lattei  o  linfatici  ,  vale  a  dire 
sotto  ciascheduna  lamina;  dei  quali,  terminata 
che  avremo  la  storia  degli  intestini  tenui  9 
avremo  a  parlare . 


19 

L'  uso  principale  del  mesenterio  si  fa  ma- 
nifesto dalle  cose  fin  cpii  dette  Sostiene  cioè 
gf  intestini  nella  propria  loro  sede  ;  conduce 
agli  stessi  i  vasi  e  i  nervi;  dà  luogo  acconcio 
alle  glandule,  e  a' valletti  linfatici;  finalmente 
somministra  la  pinguedine  al  fegato  per  for- 
marne  la   bile  . 

526.  U  Omenfo  ,  ossia  Rete ,  ovvero  Epi- 
ploon  è  un'altra,  e  questa  nobile  produzione 
del  Peritoneo  ,  o  piuttosto  il  Peritoneo  stesso 
estenualo,  quasi  ,  e  spiegato  nell'Omento; 
nel  quale  s' hanno  a  notare  il  sitò  ,  la  di\^isione  , 
le  connessioni ,  la   sostanza,  i   vasi,  e  V  uso. 

TI  sito  di  questo  viscere  è  nell'  abdomine 
subito  sotto  quella  parte  di  Peritoneo  ,  che 
copre  anteriormente  1'  abdomine  medesimo . 
Una  qualche  porzione  di  esso,  e  questa  molto 
minore,  trovasi  immediatamente  sotto  il  dia- 
fraiima    tra    i    due    orifici    dello    stomaco  :    la 

o  > 

porzione  maggiore  pende  dal  fondo  dello  sto- 
maco stesso ,  e  si  produce  inferiormente  ora 
più.  5  ora  meno,  secondo  la  varia  copia  di  grasso 
che  contiene  . 

La  divisione  n' è  triplice.  Quella  porzione 
che  sotto  il  diaf  agma  poggia  sn  1'  arco  mi- 
nore del  ventricolo  tra  i  due  orificj  di  questo 
Viscere  ,  chiamasi  piccolo  Omento  ,  ovvero 
Omento  Epatico-gastrico  ;  quella  ,  che  molto 
pili  grande  è  esternamente  aderente  al  fondo 
del  ventricolo,  dicesi  Omento  maggiore,  ovvero 


20 


Omento  gastrocolico:  la  terza  porzione  final- 
mente, a  cui  diedero  il  nome  di  Omento  co- 
lico, è  una  pioduzione  dell'Omento  maggiore, 
la  quale  andando  ingiù  dal  destro  lato,  va  a 
finire  in  una  punta  acuta  sopra  1'  intestino 
cieio  . 

La  co/772^^Jzo/2<»  dell' omento  minore  si  fa 
cogli  anzidetti  orificj  del  ventricolo  ,  cioè  con 
quelle  pairi  che  sono  presso  detti  orificj  ;  e 
perciò  coir  esofago,  coi  diafragma,  col  fega- 
to, e  roT  intestino  duodeno  a  destra.  Quella 
poi  Bell'Omento  minore,  che  sciolto  ondeggia 
inferiormente,  si  fa  anteriormente  col  fondo 
del  ventricolo  ;  a  sinistra  ,  colla  parte  infima 
della  milza,  a  cui  somministra  una  certa  la- 
mina esteriore,  e  col  pancieas  ;  a  destra,  col 
legamento  proveniente  dal  Peritoneo,  il  quale 
congiunge  V  intestino  colon  ed  il  duodeno 
colla  vescichetta  della  bile. 

Sostanza.  L'  Omento  è  composto  dalla 
doppia  lamina  del  Peritoneo.  Tra  il  raddop- 
piamento evvi  la  pinguedine  contenuta  nelle 
cellette  e  quasi  disposta  a  solchi,  i  quali  ora 
incontrandosi  insieme,  ora  allontanandosi  rap- 
presentano una  certa  spezie  di  rete;  siccome 
in  forma  di  rete  sono  ordinati  i  moltissimi 
vasi  dell'  Omento  ;  per  lo  clie  questo  viscere 
è  detto  ancora  Mete  .  Una  di  queste  lamine 
è  anteriore,  l'altra  posteriore,  le  quali  si 
toccano  solamente,    ma  non   si    uniscono  tra 


21 


loro  ;  imperciocché  si  possono  separare  l'  nr.a 
dall'  altra  col  semplice  impulso  dell'  aria  , 
facendo  a  questo  fine  una  picciola  ferita  iu 
wna  lamina  ;  o  cacciando  un  piccol  tubo  ia 
■una  singoiar  apertura  ,  che  v'  è  alla  radice 
di  quel  minimo  lobo  del  fegato  che  di  cesi 
lobo  dello  Spi gelio,  tra  i  legamenti,  che  uni- 
scono il  colon  ed  il  duodeno  intestino  alla 
vescichetta  del  fiele  ;  o  finalmente  se  presa 
una  lamina  col  pollice  ,  e  f  altra  colf  indice 
dell'  altra  mano  si  tirino  discostandole  una 
dall'  altra  . 

In  qual   maniera  poi  T Omento  stesso  venga 
prodotto  dal   Peritoneo  ,   come    insegnano  co- 
munemente, così  io  son  solito  a  dimostrarlo. 
Il  Peritoneo  stendente  il  diafragma  discende 
sopra  la  faccia  anteriore  del   ventricolo  ;  arri- 
vato al   fondo  di    questo    viscere    si  estenua  » 
s'  allontana  da  esso  ,    e    portasi    sopra  gì'  in- 
testini, alle    volte    fino    al  pube.    Da    questa 
sede    questa    lamina    membranosa    ritornando 
in    se    ascende    posteriomente    paralella    a    se 
stessa,  e  contigua.  Nelf  ascendere  nel  colon 
trasverso,  alla  di  cui  faccia  anteriore  stretta- 
mente si  attacca ,    e   superato   questo  ritorna, 
al  fondo  del  ventricolo,  e  &i  fa  continua  al)'a 
lamina  posteriore  e  e^^cerna  dello   stesso  Ven- 
tricolo, e  ritorna  n  ^-H'  ascendere  al  diafragma  . 
A  quali    altri    luoghi   s   attacchi    X  Omento  , 
fuorché  al  v^^^ntrìcolo ,   e   all' in^?stìno  colon. 


2  2 


da  noi  già  si  è  Jetto  poco  sopra.  Quella  parte 
poi  del  Peritoneo  raddoppiato,  che  sta  tra  il 
diafragma  e  1'  arco  superiore  del  ventricolo  , 
costituisce  r  Omento  piccolo  ,  continuo  coi 
Peritoneo  che   copre   il   diafragma  . 

I  Fasi  arteriosi,  almeno  i  principali,  sono 
prodotti  dall'arteria  celiaca,  detta  gastro-fpi- 
ploica  da  noi  descritta  altrove  (N.  409).  I 
venosi  si  aprono  nella  vena  porta  (N.  4^-+)' 
i  nervi,  alcuni,  ma  per  lo  piii  tenui  si  nel 
piccolo ,  che  nel  grande  Omento  ,  vanno  al 
fondo  del  ventricolo:  i  quali  non  esser  distri- 
buiti per  tutto  l'Omento  sì  può  congetturare 
da  CIÒ  ,  che  ne'  vivi  in  occasione  di  aL'une 
ferite  nell'abdomine,  caduto  T Omento  si  può 
tagliar  via  e  rompere  senza  dolore.  Ne  man- 
cauvi  in  questo  viscere  dei  vasi  linfatici;  im- 
perciocché alla  lamina  anteriore  dell'  Omento 
(  e  tanto  nel  grande  quanto  nel  piccolo  ,  e 
per  Io  pii^i  a  destra  vicino  agii  archi  del  ven- 
tricolo )  vi  stanno  alcune  glandule  congloba- 
te,  e  più  frequentemente  l' una  o  l'altra,  che 
fanno  vedere  la   presenza  dei   linfatici. 

L'  uso  dell  Omento  è  di  separare  la  pin- 
suedine  da  mischiarsi  nel  san2;ue  nella  vena 
porta  :  imperciocché  egli  è  certo  ritrovarsi 
ne\le  vene  di  questo  viscere  non  altrimenti 
che  negli  alrri  vasi  dei  globerti  pinguedinosi, 
conciosiacosachè  veggansi  not\  tanto  in  un  re- 
cente  cadavere    umano  ^  ma  ne  vivi    aniiaali 


ancora  questi  globettl  dentro  le  vene  rosse 
mesenteriche  (i;  massimamente  quando  pre- 
nionsi  dolcemente  colle  dita  le  strie  pingue- 
dinose .  L'  altro  uso  è  di  condurre  ,  e  ordi- 
nare i  vasi  distribuiti  per  il  medesimo,  e 
d'  impedire  la  mutua  concrezione  tra  gì'  in- 
testini e  gli  altri  visceri  per  mezzo  d'  un 
olio  sottile ,  che  trassuda  pei  suoi  pori  in 
qualche  porzione  (  come  lo  dimostra  cliiara- 
ramxente  la  mano  che  ungesi  di  grasso  se 
conducesi  sopra  T  Omento  d'  un  vivo  animale 
aperto  di  fresco  )  ;  finalmente  a  difendere 
principalmente  gF  intestini  dal  troppo  freddo  . 


CAPO  VIGESIMOQUINTO 
Del  Ventricolo, 

527.  il  Ventricolo  ,  ossia  Stomaco  è  un 
viscere  piuttosto  grande  e  concavo,  nel  quale 
s'  hanno  a  riflettere  il  sito ,  la  figura  ,  le 
divisioni,    le    connessioni ,    la  struttura    ossia 


(i)  Tra  i  varj  autori  che  osservarono  la  pinguedine 
nel  sangue,  (ciò  che  si  nega  da  alcuni  moderni  J  si 
dee  pregiar  moltissimo  V  illustre  Morgagni  nostro  pre- 
decessore (  Adv  Anai.  IL  pag  16.  Animad.  VI.  j  il 
quale  non  proferì  forse  mai  cosa  che  non  avesse  veduto 
co'proprj  ocelli^  e  confermata  più  3' una  volta. 


24 

fahbrica,  'e  rughe  e  le  vahule ,  i  vasi  final- 
mente, e  l'  uso . 

11  sito  del  ventricolo  è  nella  parte  supe- 
riore di  mezzo  e  quasi  sinistra  dell'abdomine , 
subito  sotto  il  diafragma  tra  il  fegato  e  la 
milza;  onde  viene  a  occupare  quella  regione, 
che  dicesi  Epigastrica. 

Siffatta  è  la  figura  ,  che  rassomiglia  mol- 
tissimo a  una  borsa  da  caccia,  massimamente 
quando  è  vuoto  ,  e  levato  dal  suo  luogo  si 
mette  su  d'  una  tavola .  Diversamente  poi  ha 
un'  altra  e  incostante  figura  secondo  la  varia 
sua  pienezza ,  e  la  pressione  delle  parti  che 
gli  stanno  d'  attorno . 

La  divisione  appartiene  alle  sue  facce,  agli 
arclii,  aL>;li  orificj ,  al  sacco  cieco  ,  e  al  seno 
avanti  il  piloro.  Le  facce  sono  due,  altret- 
tanti ancora  sono  gli  orificj,  e  gli  archi.  Una 
faccia  è  anteriore,  l'altra  quasi  pcìsteriore  : 
uno  degli  orificj  è  superiore  e  a  sinistra  con- 
tinuo coir  esofago  ,  a  cui  si  ha  fatro  il  nome 
di  cardia;  l'altro  alquanto  inferiormente  è 
posto  a  destra  continuo  coli'  intestino  iluo- 
deno,  e  chiamasi  piloro  <>  che  vuol  dire  pot- 
tinajo.  Gli  archi,  come  dicemmo,,  sono  due. 
Il  minore ,  e  alquanto  posteriore  giace  tra 
;in  orificio  e  l'altro;  il  maggiore,  e  insieme 
alquanto  anteriore,  particolarmente  quando  lo 
stoniaco  è  di^te-o ,  guarda  ingiù,  e  misura 
ìa  luoHiezza  del   viscere.  A  sinistra  accanta 


2S 


alla  milza  sorge  gonfio  il  ventricolo  contro 
il  diafragma  ;  e  questo  gonfiamento  chiamasi 
sacco  cicco  :  gonfiasi  ancora  alquanto  nella 
parte  anteriore  eli  qua  deir  orificio  inferiore  ; 
e  questo  luogo  dicesi  il   seno  avanti  il  piloro. 

Ha  connessione  con  molti  visceri  ,  e  supe- 
riormente coir  esofago,  il  quale  prolungandosi 
spiegasi  nel  ventricolo:  similmente  superior- 
mente ,  ma  a  destra  ,  coli'  Omento  picciolo  y 
col  diafragma  j,  e  col  fegato  :  a  sinistra  colla 
milza  per  mezzo  de' vasi  sanguigni  si  arteriosi 
che  venosi ,  detti  vasi  brevi ,  e  per  mezzo 
della  produzione  dell'  Omento:  a  destra  e 
inferiormente  col  primo  intestino:  finalmente, 
come  notammo  altrove,  dal  suo  fondo,  ossia 
arco  maggiore  sta  sospeso  l'Omento  maggiore, 
per  opra  del  quale  il  ventricolo  stesso  si  lega 
al  colon  trasverso . 

La  struttura ,  ossìa  fabbrica  è  composta 
di  cinque  o  ,  se  piace ,  di  sette  membrane 
ovvero  tonache.  La  più  esterna  di  tutte,  e 
questa  comune  deriva  dal  Peritoneo  ;  siegue 
dopo  questa  la  tonaca  carnosa ,  in  cui  osser- 
vasi un  triplice  ordine  di  fibre;  vale  a  dire 
di  longitudinali  ,  di  circolari ,  e  di  obblique  , 
le  quali  piìi  interne  di  tutte  hanno  origine 
da  uno  strato  particolare  di  circolari  che 
mutano  direzione .  A  questa  muscolar  mem- 
brana sta  sotto  un'  altra  tonaca ,  a  cui  si  dà 
il  nome  di    nervosa,   più  grossa    delle  altre. 


26 


continua  colla  cute  delie  fauci  e  dell'esofago, 
c  d'  una  fabbrica  cellulosa;  imperciocché  si 
muta  in  un  tessuto  spugnoso  soffiando  valida- 
mente il  fiato  dentro  il  ventricolo  inverso. 
Finalmente  la  più  interna  di  tutte,  e  questa 
assai  tenue,  cospersa  di  rainimi  velli  un  poco 
eminenti,  i  quali  veggonsi  solamente,  se  im- 
mergasi neir  acqua  tepida  ,  e  perciò  dicesi 
villosa  ;  la  quale  è  fornita  d' innumerevoli 
forami  clie  appartengono  alle  estremità  delle 
arterie  e  delle  vene-,  ed  ai  condotti  brevissimi 
dei  follicoli  stillanti  muco  .  Tra  V  una  e 
r  altra  di  queste  indicate  tuniche  havvi  una 
breve  cellulosa  ,  onde  si  possono  stabilire  tre 
tuniche  cellulose:  la  prima  cioè  quella  che  è 
posta  tra  l'esterna  e  la  carnosa,  e  la  quale 
non  di  rado  contiene  nelle  sue  celle  la  pin- 
guedine ;  la  seconda  tra  la  carnosa ,  e  la 
nervosa:  finalmente  la  terza  sta  tra  questa  e 
la  villosa.  Siccome  poi  i  fili  di  queste  cellu- 
lose trapassano  per  le  tuniche  principali ,  per 
lo  che  queste  cellulose  comunicano  tutte  tra 
loro  ;  perciò  se  alcuno  ama  di  stabilirne  una 
sola  delle  tre  cellulose  la  quale  compisca  il 
numero  di  cinque  delle  tuniche  componenti 
il  ventricolo,  noi  non  saremo  ripugnanti . 

Le  rughe  ,  ovvero  pieghe ,  così  anco  le 
vahule  alcune  più  o  meno  prominenti  dentro 
la  cavità  del  ventricolo,  ricercano  anch'  esse 
un'  anotoaìica   descrizione .   E   primieramente 


la  villosa  e  la  terza  cellulosa  coerente  colla 
villosa  stessa,  siccome  sono  più  ampie  della 
cavità  del  ventricolo,  così  fanno  delle  pieghe 
ossia  rughe,  dentro  le  quali  si  leva  alquanto 
la  tonaca  nervosa  ,  le  quali  trattengono  gli 
alimenti  (e  i  succhi  ancora  del  ventricolo), 
che  si  trovano  principalmente  al  fondo  del 
ventricolo;  ma-simamente  nello  stomaco  di 
quelli ,  ne'  quali  non  crebbe  in  una  insigne 
ampiezza  il  ventricolo  per  una  troppa  e  co- 
tidiaua  replezione  de'  cibi  ;  imperciocché  una 
troppa  distensione  fa  perde^•  le  rughe.  Pari- 
menti queste  due  tuniche  all'  orificio  superiore 
sorgono  in  pieghe,  le  quah  si  conformano  in 
una  certa  specie  di  valvula  che  in  certa  guisa 
rassomiglia  una  stella  :  al  contrario  poi  queste 
tuniche  stes-e  all'  orificio  inferiore  ossia  pilo- 
ro ,  intervenendo  la  tunica  carnosa  ancora  , 
fanno  una  valvula  anulare,  con  cui  più  an- 
gusto si  fa  quest'orificio,  affinchè  i  cibi  con- 
tenuti crudi  ancora  non  cadano  troppo  presto 
dalla  cavità  del   ventricolo  . 

I  Vasi  arteriosi  del  ventricolo  sono  pro- 
dotti dalla  celiaca  ;  i  venosi  poi  vanno  alla 
vena  porta  ;  i  nervi  ,  per  verità  molti  ,  sono 
somministrati  dall'  uno  e  dall'  altro  plesso 
deir  esofan^o  ovvero  pajo  vago  ,  e  dall'  inter- 
costale ancora;  i  linfatici  molti  anch'  essi 
stanno  tra  mezzo  alle  tuniche  del  ventricolo, 
aperti    colle    loro    boccucce    nella    cavità    di 


28 


questo  viscere  ,  e  nelle  celle  dì  quelle  mem- 
brane ,  che  separano  le  tuniche    principali. 

L'  uso  del  ventricolo  è  di  ricevere  gli  ali- 
menti 3  cangiati  già  più  o  meno  nella  bocca, 
nelle  fauci,  e  nell'esofago;  ritenerli  ,  cuo- 
cerli ;,  ossia  risolverli  in  principj  componenti , 
in  2;uisa  tale  che  dagli  alimenti  molto  diversi 
fra  loro  ne  risulti  una  terza  sostanza  ,  la 
quale  cangi  moltissimo  le  qualità  delle  cose 
inghiottite  ;  e  le  cose  concotte  ,  o  quelle  che 
resistono  alla  concozione,  cacciarle  fuora  a 
poco  a  poco  dal  piloro  le  une  dopo  le  al- 
tre ,  e  spingerle  quindi  nell'  intestino  duo- 
deno . 

I  quai  usi  per  intenderli  pili  facilmente  , 
d*  uopo  è  annoverare  ad  uno  ad  uno  i  van- 
taggi delle  membrane  che  costituiscono  il  ven- 
tricolo. 

ÌSesterna  adunque  ossia  la  membrana  comu- 
ne,  sebben  tenue,  circoscrive  tuttavia  i  li- 
miti alla  distensione  dello  stomaco  ,  con  che 
aggiugne  robustezza  alle  altre  tuniche:  e  in- 
fatti se  questa  in  qualche  luogo  venga  a  in- 
debolirsi ,  o  a  distruggersi ,  succede  tosto  una 
gastrocele  ossia  eruia  del  ventricolo  ,  caccia- 
tesi fuori  le  tuniche  interne,  che  più  soste- 
nute non  sono  dalT  esterna.  La  carnosa  fa  il 
moto  vermicolare  del  ventricolo  ,  per  '  mezzo 
del  quale  le  cose  contenute  internamente  si 
mischiano  insieme,  e  a  dati  tempi  sono  cac- 


29 


ciati  per  il  piloro  allargato.  La  nervosa  soni- 
mi nistra  fortezza  ,  e  conduce  i  vasi  e  i  ner- 
vi ;  da  quelli    separasi    un    tenue    e    mucoso 
umore  ,  questi  poi  difendono  il  ventricolo    in 
guisa  che  irritati  dall'  efficacia  di  quelle  cose 
che  sono  nocive  mettono  nel  ventricolo  dei  movi- 
menti inordinati,  per  cui  le  cose  contenute  sono 
cacciate  o  per  in  su  o  per  ingiì^i.  La    villosa 
fornita  di  innumerabili    pori  ,  lascia  spargere 
i  succhi  nella  cavità  del  ventricolo  ,    i   quali 
ungono  le  pareti  di  questo  ,  e  impediscono  in 
certa  maniera  ia  molestia  degli  stimoli  ;    as- 
sorbisce gii  umori  più  tenui ,  onde  acconcia- 
mente si  possa   avere  una   presta    riparazione 
di  forze.  Le   cellulose  somministrano  l'unto, 
che  molli  conserva   le  altre  tonache  ;  ordina- 
no i  vasi  ,  e  li  ritenaono  nelle  loro    sedi:    e 
tra  queste  la  terza  ,  ovvero  la  pm  interna  di 
tutte  dà  luo<To  a  dei   follicoli  mucosi ,  che  in 
istato  naturale  si  veggono  solamente  col  mi- 
croscopio ,    massimamente    vicmo    all'  orificio 
superiore  ;  affinchè   per    brevissima    strada    il 
muco  spargasi  dentro  il  ventricolo  per  i  con- 
dotti di  quei  follicoli,  e  lo  unga  leggermen- 
te, e  affinchè    inoltre    col    liquido   tinnissimo 
che  stilla  dalle  arteriuzze ,    e    probabilmente 
ancora  insieme  col  vapor  della  bile  ,  che  dal- 
l' intestino  vicino  sorge  nello  stomaco  si  com- 
ponga il  succo  gastrico    d' un    indole   per    1© 
più  salsa  ,  amara  ,  e  dissolvente. 


So 


CAPO  VIGESIMOSESTO 

Degr  intestini  e  dei  Vasi  Lattei, 

C , 

528  V-^r  Intestini  altro  non  sono,  che 
un  lungo  canale,  membranoso  ,  mobile,  il 
quale  si  estende  dal  ventricnjo  fino  all'ano; 
nel  quale  sono  da  notarsi  la  divisìnne  ,  la 
connessione  ,  il  sito  ,  i  giri ,  la  fabbrica  ,  i 
vasi ,  e  gii  usi 

La  divisione  degli  intestini  si  fa  in  due 
maniere  ;  imperocché  primieramente  si  divi- 
dono in  tenui  ,  e  grossi;  poscia  tanto  questi 
che  quelli  si  considerano  con)posti  di  tre  por- 
zioni. Tenui  poi  si  dicono  o  grossi  non  tanto 
per  la  maggiore  o  minore  gro.^sezza  delle 
tuniche  componenti,  quanto  per  riguardo  alla 
loro  ampiezza  .  Il  primo  de'  tenui  chiamasi 
Duodeno:  il  secondo  Digiuno:  il  terzo  Ileo. 
Tra  i  grossi  ha  il  primo  luogo  il  Cicco  ;  a 
cui  succede  il  Colon ,  il  quale  finisce  nelT  in- 
testino  Retto. 

529.  Il  Duodeno  cosi  drtto,  perchè  è  circa 
di  dodici  dita  trasverse,  sebbene  varia  sia  la 
di  lui  lunghezza,  principia  dal  piloro,  dal 
quale  vien  separato  per  mezzo  d'  un  certo 
seno  o  fossa  circolare  :  ascende  alquanto  ;  di 
poi  piegatosi  discende  alquanto  posteriormen- 


Si 


te,  e  in  forma  d'un  arco  dolce;  coperto  dal 
Peritoneo    anteriormente    solamente    non    per 
ogni    dove,    va    da    destra    a     sinistra  ,    fa- 
cendosi strada    tra    le  lamine    del     mesocolo . 
Quindi    traforato    quasi  il    mesocolo ,   dove   si 
congiunge  col   mesenterio ,  ovvero   mutasi  nel 
mesenterio,  riceve  il  nome  d'intestino  digiuno. 
Nella  cavità  di  c[uel  leggier  arco  riceve  inse- 
rita la  più  grossa    estremità    di   quella  gian- 
duia, che  dicesi  Pancreas^   che  in  quella  sede 
f;i  le  veci  del  mesenterio  ;  della  qual  gianduia 
il  canale  escrecorio,  congiunto  più  frequente- 
mente col  condotto  comune  della  bile,  e  scor- 
rendo obbliquamente  per  le  lamine  delT  inte- 
stino   medesimo  ,    colla    sua    bocca    alquanto 
prominente    a    foggia    d'  una  papilla  ,  apresi 
nella    cavità    dell'intestino    stesso,    nel    qual 
luogo  sollevansi    delle  pieghe  più   grosse  pro- 
venienti dalla    tonaca    villosa ,   e    dalla  terza 
cellulosa  . 

5^3o.  Il  Digiuno  adunque  è  continuo  col 
duodeno,  ed  ebbe  questo  nome,  perchè  per 
r  ordinario  trovasi  vuoto  per  la  tenuità  e 
diluzione  del  Chilo  ,  per  la  quantità  de  vasi 
assorbenti ,  per  il  moto  peristaltico  forse  più. 
valido  ,  e  per  1'  efficacia  maggiore  della  bile . 
Siccome  poi  il  di  lui  principio  si  può  asse- 
gnare ,  per  lo  contrario  non  ha  assegnati  ac- 
curatamente i  suoi  confini .  Dal  mancare  del 
color  rosso ,   e  dalla   mancanza    delle   valvule 


3a 


voì'ero  alcuni  che  si  prendesse  il  principio  del- 
l' \Wo  e  il  fine  del  Digiuno,  così  anco  da  altri 
segni  assai   incerti:  imperciocché  il  color  rosso 
a   poco  a  poco  si   perde,  ed  è  certo  che  l'in- 
testino Ilt^o  non  e  mancante  di  valvule.  Laonde 
si   può  afFeimare  ciò  solamente,  che  il  Digiuno 
cioè  è   più  corto    c\t\V  lieo  ,  e  che  occupa   la 
sede  che    sia   neli'  abdomine  sopra  l'umbilico. 
S'^i.   L'  Ileo  ebbe    nome    dalla    sua  sede; 
perchè  colla  sua  più  gr-^n  parte  è  situato  sotto 
r    umbilico    tra    gì"    I!ii  ;    nella    minore     poi 
(  neir  uno  e  nelT  altro  lato  )  è  condotto  at- 
torno   all'intestino  Digiuno.    Suol    essere  più 
lungo  del  Digiuno  ,  e  ancora   più  angusto:  la 
maggiore  strettezza  però  è  al   suo  fine,  che  è 
nella    destra    regione    de  gì'  Ilii.    Imperciocché 
ivi   r  Ileo    ascende  alquanto ,  ed  apresi  in   un 
ampio  intestino,  nominato  Colon;  e  con  tutte 
le  sue  tonache,   fuorché  coli' esterna,  e  queste 
immedesimate  colle  tonache  simili    del    mede- 
simo intestino  Colon    si   produce  ali|nanto  più 
alto  dentro  la  cavità  di    questo    C<»si   ne  na- 
sce   una    valvula ,   detta    vnlvula    dfl    colon  , 
ossia     un'  espansione    membranosa    fornita    di 
due   labbra,    uno  superiore    cioè,   l'altro  in- 
feriore, che  è  p'ù   lungo  di   quello:   e  queste 
labbra    un    po'  tumidette   sono    rette    ne'  loro 
angoli    da    certe   redini,    le    quali,    una    per 
parte,    sono   chiamate    ritegni    della   valvula 
del  colon. 


532,    \S  Intestino  cieco  ,  che  è  il  primo  tra 
i  grossi,   per  questo  dicesi  cicco    perchè    rap- 
presentarne   un    piccol    sacco    rotondetto  ,    è 
clii\iso  nell'altra  estremità.  Questo  sacco  suo- 
le formarsi   per    l'ordinario    in    tre   vesciche , 
ovvero  celle  alquanto  elevate  ,  e  non  sorpas- 
sa la  grandezza  d'  un   pugno  ;  perocché  la  di 
lui  estensione  è  di  circa   tre    dita    trasverse  . 
Sta  dopo   il  fine    dell'  ileo  ,    ovvero    sotto   la 
valvula  del  colon  ;  e   siede    nel    muscolo   in- 
terno iliaco  ,  a  cui  è  legato    per    mezzo    del 
Peritoneo ,  dal  quale  è  coperto  per  la  maggior 
parte.  Nella  di  lui  cavità  si  apre  un    piccolo 
intestino,  come  un'  appendice^  che  dalla  sua 
figura  dicesi  appendice  vermiforme ,  della  me- 
desima fabbrica  degli    intestini  ^    alla    di    cui 
bocca    vi  sta  una  certa  specie    di    valvula;  e 
tra  le   toniche  di  questa  piccola  appendice  vi 
stanno  nascosti    dei  follicoli   mucosi ,  da'  quali 
r  umore  che  viene  separato  cade  nella  cavila 
del  cieco. 

533.  Il  Colon  i  chiamato  così  perchè  sem- 
bra composto  di  varie  cellette ,  come  volte  , 
disposte  in  lunghezza  ^  è  continuo  non  tanto 
coir  ileo  ,  quanto  col  cieco  :  imperocché  pro- 
dotto da  questo  ascende  nella  reo;ion  epicolica 
del  suo  lato  sopra  il  rene  ,  e  sotto  il  fegato. 
In  questo  luogo  s' inclina  prima  alquanto  in- 
dietro ,  piegasi  in  se  stesso ,  per  andar  quasi 
direttamente  ,    cammioando  sotto  il  ventrico- 

PARTE    JV.  3 


34 

Io ,  nel  Iato  sinistro  clelT  abdomine  verso  la 
milza  :  arrivato  al  qual  luogo  va  alquanto 
insù,  e  fatta  una  piegatura,  dalla  parte  ester- 
na air  interna  discende  posteriormente  per  la 
regione  epicolica  sinistra  avanti  il  rene  di 
questo  lato  andando  a  poco  a  poco  all'  inter- 
no. Quivi  al  fine  interno  della  regione  iliaca 
sinistra  si  riflette  insù  poco  al  di  là  dell'  ul- 
tima vertebra  de'  lombi  ;  di  poi  di  nuovo 
torna  in  giù,  e  allora  comincia  ad  essere  il 
Eetto . 

534.  Il  Retto  adunque  ha  principio  dal 
fine  del  colon  ;  e  discende  quasi  rettamente  , 
d' onde  trasse  il  nome  ,  sopra  la  faccia  an- 
teriore dell'  osso  sacro ,  ed  ha  fine  al  dere- 
tano . 

La  connessione  degl'  Intestini  altra  si  può 
dire  quasi  comune ,  ed  altra  propria.  Vale  a 
dire  il  digiuno  ^  1*  ileo  ,  il  cieco  ,  e  il  colon 
sono  attaccati  al  mesenterio  ,  di  cui  abbiamo 
parlato  altrove  ,  e  sono  sostenuti  da  esso;  il 
duodeno  poi  e  il  cieco  ,  il  colon  ,  e  il  ret- 
to sono  attaccati  in  varj  luoghi ,  e  sono  te- 
nuti nelle  sedi  particolari.  Del  duodeno,  e 
del  cieco  già  si  è  detto:  ma  il  colon  continuo 
al  cieco  tanto  è  legato  dal  mesocolo  e  dal- 
l'omento ,  cosicché  a  destra  e  a  sinistra  una 
breve  porzione  dell'  omento  ,  che  è  prodotta 
dal  Peritoneo  raddoppiato  ,  lega  il  colon  alle 
parti ,  avanti  le  quali  passa ,    e    quindi    alla 


35 


tunica  adiposa  dei  reni  ;  parimenti  ;,  dove 
giace  traversalmente  ,  all'  omento  maggiore , 
e  al  ventricolo  ;  e  finaliìiente  nell'  una  e 
reir  altra  regione  epicolica  ai  muscoli  che  si 
trovano  nella  sede  posteriore  delT  abdomine 
dietro  il  Peritoneo.  Il  retto  poi  vien  legato 
posteriormeute  alla  faccia  anteriore  dell'  osso 
sacro  e  del  coccige  in  guisa  tale  the  il  vin- 
colo pria  lasso  si  fa  poi  più  stretto  per  gra- 
dii nella  di  lui  parte  inferiore  :  imperciocché 
il  Peritoneo  ,  dal  quale  è  coperto  anterior- 
mente e  ai  lati  ,  nella  sede  superiore  si  ri- 
lassa un  poco  da  una  parte  e  dall'  altra  ,  e 
costituisce  una  specie  di  mesenterio  che  si 
gonfia  dalla  pinguedine  che  v'  è  tra  mezzo  , 
che  dagli  Anotomici  chiamasi  Mesoretto ,  e 
che  a  poco  a  poco  e  gradatamente  va  nel 
mesocolo.  Inoltre  per  mezzo  de' muscoli  nella 
sua  parte  inferiore  è  ritenuto  V  intestino  ret- 
to a  certi  determinati  luoghi  ,  dello  sfintere 
cioè,  degli  elevatori  dell'  ano  ,  e  del  cocci- 
geo  ;  e  infine  parimenti  inferiormente  e  an- 
teriormente con  qualche  sua  porzione  è  at- 
taccato lo  stesso  retto  colla  prostata,  e  colla 
vescica  urinaria  ,  o  colla  vagina,  secondochè 
parlasi  del  maschile  ,  o  femminile  sesso. 

Il  sito,  che  è  occupato  dagli  intestini  ;,  è 
manifesto  dai  luoghi  sinquì  detti.  Sono  cioè 
contenuti  nella  cavità  dell'  abdomine ,  e  in 
tal  maniera  ,  che  altri  sono    tenuti  fermi    a? 


36 


luoghi  particolari,  altri  poi  siano  quasi  liberi. 
I  grossi  principalmente  ritenuti  nelle  sedi 
particolari  occupano  in  certa  qual  maniera  la 
circonferenza  dell'  abdomine  ,  e  abbracciano  i 
tenui  come  in  centro  ,  particolarmente  poi  il 
digiuno  e  V  ileo  ,  i  quai  due  possono  quasi 
andar  vagando  per  V  alxlomine. 

Le  circo n'^oì LI zioni  appartengono  principal- 
mente al  digiuno  e  all'ileo  :  imperciocché  sic- 
come sono  lunghi,  e  sono  contenuti  in  uno 
spazio  angusto  ,  e  sono  dotati  di  mobilità  ; 
quindi  avviene,  che  piegati ,  e  ripiegati  qua- 
si in  mille  Roggie  ,  qua  concorrendo  insieme 
con  alcune  porzioni,  là  separandosi,  figurano 
una  certa  spezie  d'  un  lungo  serpente  attor-- 
tio^liato  e  intrecciato  in  nodi  incerti  ,  o  di 
vermi  gro^sissimi  ammucchiati   in  una    massa. 

La  fabbrica  è  quasi  la  medesima  di  quella 
del  ventricolo,  cioè  membranosa;  e  in  verità 
sette  membrane  ovyero  tuniche  compongono 
il  tubo  dfgli  intestini,  se  consideriamo  il  tes- 
suto celluioso,  che  sta  tra  mezzo  alle  quattro 
tuniche  principali,  come  distinto  in  tre  mem- 
brane .  L'  Esterna ,  e  questa  comune  viene 
dal  mesenterio  ovvero  Peritoneo  ,  il  quale  , 
come  abbiamo  detto ,  veste  la  massima  parte 
de»li  intestini ,  o  quasi  tutti  gì'  iutestini-  La 
Carnosa^  che  a  questa  succede,  è  formata 
solamente  d'  un  doppio  piano  di  fibre  ,  cioè 
di  longitudiaali ,  che  stanno  esternamente  5  e 


3/ 

di  quasi  circolari ,  clie  sono  più  serrate  delle 
prime,  e  di  sito  piii  interne.  La  Nervosa, 
Jdìù  grossa  delle  altre,  è  composta  d'  nim 
densa  ,  e  strettamente  unita  cellulosa  ,  la 
cjuale  si  può  mutare  in  un  tessuto  spungoso, 
riversando  l'intestino,  e  spingendovi  dell'aria. 
La  Villosa  finalmente,  la  più  interna  di  tut- 
te, è  cospersa  di  villi  piìi  lunghi  negli  iute-- 
scini  tenui,  e  particolarmente  nel  digiuno,  di 
più  corti  poi  e  d'  un  altra  fabbrica  negli 
intestini  srossi  . 

Questa  struttura    membranosa  e  comune  a 
tutti    gì'  intestini  ;    ne'  quali    pure    deggiono 
osservarsi  alcune  differenze.  E  primieramente 
la  villosa  è   forata    di    pìcciolissimi    buchi  in- 
numerevoli ,  la  quale  nelf  intestino  colon  sin- 
golarmente 5    in    cui    sia    prima    ftato    messo 
dell'inchiostro,  mostra  un'elegante  reticella. 
Quindi  è  avvenuto  ,  che    alcuni  uomini  chia- 
rissimi abbiano  attribuito  agli  intestini  un'  altra 
tonaca  ,  più    interna    di  tutte ,    la  quale  no- 
minarono cribrosa  .  Quei  forami  (  i  quali   at- 
tesa la  loro  specie    e    disposizione  simmetrica 
assurdamente  forse  direbbousi   inorganici  J  ap- 
partengono alle    estremità  de'  vasi    esalanti  e 
inalanti  ,    sì  anco    ai    mucosi    follicoli  i  quali 
stanno    come    nel    proprio  luogo    nella    terza 
cellulosa,  che  appoggiasi  alla  villosa.  E  questi 
follicoli  si   trovano  ancora    più    nunierosi  nel- 
r  intestino  duodeno,  e  più  pochi  nel  digiuno. 


38 


frequenti  alla  fine  dell' Ileo  ;  e  di  sì  piecola 
mole ,  che  spesso  uopo  sia  di  Microscopio  per 
poterli   vedere  e  conoscere  . 

L' Interna  villosa ,  e  la  cellulosa  appoggiata 
a  questa,  più  lunghe  delle  altre  tuniche  fanno 
delle  rughe  ossia  piegature,  dentro  le  quali 
levasi  un  poco  la  tonaca  nervosa .  Queste 
rughe  sono  disposte  a  guisa  d'  arco  che  quasi 
compie  il  circolo  :  imperciocché  ì"  estremità 
dell*  arco  medesimo  frequentemente  assai  con- 
corrono nell'  arco  vicino  o  superiore  o  infe- 
riore .  Chiamano  questi  archi  prominenti  vai- 
vale  degli  intestini,  e  conniventi ,  perchè  erette 
non  chiudono  affatto  la  cavità.  Queste  valvule 
poi  sono  massimamente  evidenti  nel  digiuno  ; 
appena  nel  duodeno,  e  nelT  ileo  ,  nel  quale, 
se  si  crede  ad  alcuni  moderni,  nel  di  lui 
principio  ancora  non  ve  ne  sono  alcune,  e 
delle  quali  1'  officio  è  d'  intercettare  e  ritar- 
dare il  chilo,  affinchè  più  perfettamente  la- 
vorato possa  esser  assorbito  dai  velli .  Per  lo 
contrario  negli  intestini  grossi ,  anzi  quasi  so- 
lamente nel  colon  ,  non  solamente  V  una  ,  o 
l'altra  tonaca,  ma  tutte  che  lo  compongono, 
fanno  delle  pieghe  qua  e  là  più  o  meno  emi- 
nenti nell'interno;  per  il  che  questo  intestino 
sembra  composto  di  ampie  celle  che  si  succe- 
dono per  lungo,  e  connesse  insieme,  dentro 
le  quali  la  fece  s'inaridisce,  perchè  è  ritar- 
data in  esse . 


Inoltre  in  questo  intestino  medesimo,  come 
anco  nel  cieco  ,  le  fibre  carnose  longitudinali 
sono  disposte  in  altra  maniera,  che  nei  tenui. 
Imperocché  dal  piano  esterno  della  tunica  car- 
nosa dell'intestino  retto  ascendono  tre  funicoli, 
i  quali  scorrendo  per  il  colon ,  e  più  brevi 
dell  intesiino ,  contraggono  questo  intestino 
medesimo  nelle  celle  poco  fa  accennate ,  di 
poi  prodotti  fino  nel  cieco  hanno  fine  nella 
piccola  appendice  vermifoime.  A  cotesti  funi- 
coli diedero  il  nome  di  legamenti  del  colon . 

Da  questo  intestino  medesimo,  alle  volte 
ancora  dal  cieco  negli  nomini  pingui,  pendono 
delle  ampolle  ,  ossia  vescichette  oblunghe  pin- 
guedinose  ,  chiamate  appendici  adipose  ,  o 
epiploiche.  Similmente  nei  grassi  sotto  l'esterna 
tonaca  di  tutti  gì'  intestini  evvi  ammassata  ora 
in  minor  copia,  ed  ora  in  maggiore  quantità 
della  pinguedine,  la  quale  sta  nelle  borsette 
della  vicina  cellulosa;  di  quella  cioè  che  v' è 
frammezzo  alla  tunica  esterna  e  alla  carnosa. 
Ma  il  retto  inoltre  è  circondato  da  una 
copiosa  pinguedine ,  affinchè  si  possa  oppor- 
tunamente dipartire  con  facilità  :  è  fornii» 
della  tonaca  nervosa  più  grossa  continua  alla 
ente,  la  di  cui  villosa  ossia  interna,  parimenti 
più  grossa  e  continua  alla  cuticola  ,  è  per-* 
forata  di  più  grandi  pori  che  appartengono  ai 
follicoli  ovvero  seni  mucosi ,  dall'  umor  dei 
quali  è  mantenuto  lubrico  l'intestino*  Questa 


4'g) 


stessa  nervosa,  e  la  villosa  al 'deretano  sorge 
alquanto  in  linee  salienti  trasverse,  come  in 
colonne ,  raddoppiata  sopra  il  fine  del  retto , 
e  cosi  flì  la  figura  d'  un  anello  valvuloso  che 
sostiene  le  feci  che  facilmente  caderebbero . 
Finalmente  questo  intestino  è  fornito  di  fibre 
forti  trasverse  ^  che  si  trovano  sotto  le  longi- 
tudinali ;  e  queste  fibre  più  grosse  alla  fine 
si  hanno  per  un  singoiar  muscolo  circolare  , 
che  chiamano  sfintere  interno ,  per  distin- 
guerlo dal  vero  sfintere  esterno  ,  in  cui  s'  in- 
seriscono per  la  maggior  parte  alcuni  muscoli 
detti  eUs^atori  dclT  ano;  de' quali  io  parlerò 
tostoché  avrò  descritto  lo  sfintere .  Avverti- 
sco  qui  di  passaggio,  che  questi  da  altri  sono 
descritti  da  chi  in  una  da  chi  in  altra  ma- 
niera. Questa  differenza  poi  ,  come  fu  notato 
da  chiarissimi  autori  ,  sembra  doversi  ripetere 
dalla  diversità  de"  corpi  umani. 

535.  Lo  Sfintere  esterno  pertanto  vedesi 
sotto  la  cute  ,  la  quale  circonda  la  bocca  del 
deretano:  egli  è  un  muscolo  assai  tenue,  per 
l'ordinario  pallidetto,  composto  di  due  fascet- 
ti  ,  destro  c'oè  e  sinistro  (  i  quali  hanno  ori- 
gine dai  lati  esterni  dell'  osso  coccige  )  dav- 
vicino  inerente  alla  cute ,  e  ao;li  elevatori 
dell'  ano  ;  i  quai  fascetti  ,  parlando  degli  uo^ 
mini  ,  anteriormente  convenendo  insieme  si 
producono  nel  bulbo  dell'  uretra  ,  e  da'  quali 
nascono  i  muscoli  acceleratori ,  de'  quali  par- 


41 

J^remo  altrove.  Se  poi  parlasi  delle  femmine, 
comprendono  in  certa  maniera  il  varco  della 
vagina  ,,  onde  la  benda  muscolare  indi  nata 
chiamasi  da  alcuni  muscolo  costrittore  del  conno. 
Questi  fascetti  carnosi  adunque  immedesimati 
nello  sfintere  anteriormente  tra  il  bulbo  dell'ure- 
tra e  l'ano  s'uniscono  insieme;  posteriormente  poi 
tra  l'ano  medesimo  e  il  coccige,  dai  cui  lati  estre- 
mi 5  come  accennammo  ,  nascono,  per  così  dire. 
536.  Gli  Elevatori  deir  ano ,  uno  per 
parte ,  hanno  principio  patte  dall'  osso  del 
pube  internamente  circa  il  lembo  estremo  del 
forame  ovale ,  dalla  membrana  aponevrotica 
stesa  sopra  il  muscolo  otturatore  interno ,  e 
dai  lati  della  pelvi  quasi  fino  al  processo 
acuto  dell'  ischio  ;  parte  poi  da  questo  mede- 
simo processo,  anzi  dalla  sua  faccia  interna, 
e  dalla  tuberosità  ancora  di  quest'  osso.  Le 
fibre  discendendo  da  questi  luoghi  hanno  fine 
la  maggior  parte  nello  sfintere  esterno  ;  altre 
negli  uomini  si  producono  sopra  la  prostata  , 
e  ^opra  il  collo  della  vescica;  (le  quali  fibre 
tuttavia  siccome  sono  più  pallide ,  rare  volte 
assai  si  possono  vedere)  altre  terminano  nel- 
r  osso  stesso  del  coccige  :  finalmente  poste- 
riormente queste  fibre  istesse  convengono 
in  un  tendine,  il  quale  sta  tra  il  coccige 
e  l'ano  \  al  cui  sfintere  esterno  alcune  ancora 
si  avvicinano  talvolta  in  questo  luogo,  siccome 
altre  nelle  femmine  si  fanno  inerenti  alla  vagina. 


42 

I  Vasi  degli  intestini ,  e  questi  assai  nu- 
merosi, sono  quasi  quelli,  i  quali  ricordammo 
poco  fa  parlando  del  mesenterio.  Dissi  quasi, 
perchè  il  duodeno  riceve  alquanti  rami  arte- 
riosi dalla  celiaca.  Lo  stesso  dicasi  de' nervi; 
i  quali  come  si  è  notato,  procedono  dall'  in- 
tercostale principalmente,  e  dall'ottavo  pajo, 
ossia  vago.  Allora  aggiugnemmo ,  che  tra  la 
lamina  raddoppiata  del  Peritoneo ,  da  cui  è 
composto  il  mesenterio,  havvi  una  doppia  se- 
rie di  vasi  lattei  ovvero  linfatici  :  altra  cioè 
sotto  la  lamina  anteriore  ,  e  altra  sotto  la 
posteriore  ;  della  qual  doppia  serie  parlerò 
subito  che  avrò  indicali  gli  usi  primarj  degli 
intestini. 

L'  Uso  adunque  principale  degli  intestini  è 
di  digerire,  e  cuocere  piìi  perfettamente  gli 
alimenti  già  dij2;eriti  e  cotti  prima  nel  ven- 
tricolo, e  quindi  fare  la  così  detta  seconda 
digestione  ;  per  cui  la  parte  nutritiva  de'  cibi 
possa  essere  assorbita  dalle  boccucce  de'  vasi 
lattei  ,  la  più  grossa  poi  e  T  escrementizia 
venir  condensata  dalla  bile  piìi  viscida  che 
s'  immischia  nella  materia ,  la  quale  fatta 
più  densa  dentro  gì'  intestini  grossi  e  consi- 
stente, forma  le  feci  che  si  espellono  a  dati 
tempi .  Gli  Ufficj  poi  singolari  delle  tonache 
componenti  gì'  intestini  sono  simili  a  quelli , 
che  abbiamo  detto  esser  proprj  alle  tonache 
del  ventricolo. 


43 

537.  i  y^osl  Lattei  f  ovvero  Chiliferi  sono 
del  genere  dei  linfatici  ;  imperciocché  è  la 
medesima  struttura  affatto,  che  altrove  (N.  26) 
abbiamo  descritto  ,  e  V  ufficio  medesimo  : 
poiché  mancando  il  chilo  ,  assorbiscono  un 
tenuissimo  umore  gelatinoso  ,  cioè  la  linfa 
particolarmente  dalla  cavità  degl'  intestini ,  e 
Io  portano  pel  condotto  toracico  nel  corso 
del  sano'ue.  Intorno  a  questi  vasi  deggionsi 
riflettere  queste  cose:  vale  a  dire,  il  tempo 
di  osservarli  ;  la  maniera  che  si  ricerca  per 
osservarli;  la  loro  origine;  la  distinzione  \  il 
progresso  ;  il  fine  ;  e  quindi  la  cisterna  del 
chilo  ;  //  condotto  toracico  ;  e  /'  uso  di  que- 
sti vasetti. 

Il  tempo  di  osservare  questi  vasetti  non  è 
sempre  acconcio  ;  imperciocché  il  liquor  luci- 
dissimo ,  del  quale  in  mancanza  di  chilo  so- 
no riempiuti  ,  impedisce  che  non  cadano  sì 
facilmente  sott'  occhio  ;  quindi  a  dimostrare 
questi  vasi  uopo  è  scegliere  il  tempo ,  in  cui 
r  animale  pria  ben  pisciuto  ,  e  principal- 
mente nutrirò  di  latte  mostra  questi  vasetti 
gonfi  d'  un  liquor  bianco  ,  e  perciò  opaco  , 
che  è  il  chilo.  Dico  animale:  imperciocché 
rare  volte  si  possono  vedere  negli  uomini ,  o 
piuttosto  ne'  cadaveri  umani  ;  se  non  a  caso 
morta  sia  la  persona  d'  una  morte  improvvi- 
sa e  violenta,  ripieni  essendo  prima  lo  stoma- 
co e  gì'  intestini  di  cibo  ,   e    s' affretti    subito 


44 

l'Anatomico ,  mentre  caldo  ancora  è  il  cor- 
po,  a  investigare  questi  canali;  e  se  con  una 
industria  particolare  non  si  empisca  di  mer- 
curio il  sistema   di   questi. 

La  maniera  che  si  ricerca  per  1'  osserva- 
zione è  questa  :  devesi  cioè  negli  animali  in- 
dustriosamente aperti  legar  strettamente  su- 
bito il  fine  del  condotto  toracico,  o  la  vena, 
che  tiene  in  certa  maniera  il  luogo  della  sub- 
clavia  sinistra  tra  il  cuore  e  l'inserimento  di 
questo  condotto.  La  qual  operazione  però  (  se 
non  m'ingannano  i  miei  orchi)  non  impe- 
disce che  non  si  evacuino  non  molto  dopo  i 
vasetti  chiliferi  che  serpeggiano  per  le  tuni- 
che degli  intestini  e  tra  le  lamine  del  me- 
senterio ,  e  si  sotraggano  quindi  dagli  occhi  : 
ciò  che  avviene  ancora  allora  quando  si  in- 
tercetta il  mesenterio  alla  sua  coda  ossia  al- 
l'origine con  un  altro  legame  sebben  fortis- 
simo :  il  qual  fenomeno  ,  se  non  m' inganna 
nel  giudizio  ,  sembra  indicare  una  qualche 
comunicazione  dei  vasi  lattei  colle  vene  me- 
seraiche. 

L' orìgine  di  questi  vasetti  viene  dai  velli 
degli  intestini  tenui  ;  rade  volte  da  quelli  che 
sono  alla  tonaca  interna  dei  grossi.  Sono  cioè 
1  velli  le  radici  dei  vasi  lattei.  0  sia  poi  che 
nel  centro  di  ciascun  vello  risep-iza  una  ve- 
scichetta  oblunga  ,  e  questa  picciolissima  ,  co- 
me un  ampolla  ,  o  sia  che  da  molti  vasetti 


45 

lattei  sottilissimi   sia    composta    (  imperocché 
non  mancano  osservazioni   fatte  col  microsco- 
pio, che  favoriscono  alTana,  e  all' alci  a  fab- 
brica )  è  poi  lo  stesso;  imperciocché,  o  l'am- 
polla, o   l'ammasso  de' lattei,   per  dir  così,  si 
apre  nel  continuo  vasetto  latteo.    Questi    va- 
setti  poi  trapassano  obblicpiamente   per  le  to- 
niche   degli    intestini,    tosto    sotto   la   lamina 
anteriore     e  posteriore    d^l    mesenterio  ,    fin- 
ché arrivano    a    qualche    gianduia    conglobata 
mesenterica  ,  per  la  quale  entrano    la    mag- 
gior parte  ,  e  quasi  la  compongono  ;  mentre 
altri  stesi  sopra   le  glandule  stesse    vanno    ad 
altri  simili  corpicciuoli    nn   po'  più  lontani. 

Quindi  n'è  nata  la  distinzione  in  lattei  del 
primo  ,  e  del  secondo  genere  :  stanno  i  primi 
tra  gli  intestini,  e  le  glandule;  gli  ultimi 
poi  hanno  sede  oltre  le  glandule  stesse  Quelli 
sono  tenui ,  ma  più  numerosi ,  e  turgidi  so- 
no d'  un  chilo  men  acquoso;  questi  sono  più 
ampj ,  più  pochi  però,  e  scorrenti  d'un  chilo 
più  diluito. 

Il  progresso  è  questo  ,  che  superate  le 
gianduia  mesenteriche ,  o  escendo  da  queste 
vanno  essi  al  centro  del  mesenterio  medesi- 
mo, oltre  il  quale  mettono  il  chilo  e  la  lin- 
fa in  un  ricettacolo  particolare  Questo  ricet- 
tacolo ,  nel  quale  convengono  molti  altri  lin- 
fatici procedenti  dalle  parti  inferiori  del  corpo^ 
e    dai  visc«ri    abdominali  ,   chiamasi  cisterna 


4^ 

del  chilo.  Questo  ricettacolo  per  V  ordinario 
è  doppio  ,  semplice  più  di  rado ,  o  triplice , 
o  quadrii^lo;  e  rappresenta  un  vasetto  oblun- 
go, ovale,  e  più  largo  non  poco  degli  altri 
linfatici ,  e  di  ineguale  grandezza  ,  se  sia 
doppio  o  triplo. 

Il  fine  per  tanto  de'  vasi  lattei  è  in  certa 
maniera  la  cisterna  del  chilo,  la  quale  più 
comunemente  sta  dietro  al  Peritoneo  tra  l'ul- 
tima vertebra  del  dorso  e  la  prima  de'  lombi 
quasi  in  mezzo  al  corpo  di  queste  vertebre  ; 
anzi  tra  1'  appendice  destra  del  diafragma , 
e  il  lato  corrispondente  dell'aorta  abdominale; 
dair  azione  delle  quali  parti  viene  di  quando 
in  quando  compressa  la  cisterna  medesima. 

11  Condotto  Toracico  vien  fuori  dalla  no- 
jninata  cisterna  ,  dopoché  questa  ha  superato 
l'ultima  vertebra  del  dorso.  Indi  sorge  diret- 
tamente quasi  fino  alla  sesta  vertebra  cam- 
minando tra  l'aorta  e  la  vena  azigo.  Da 
questa  sede  a  poco  a  poco  e  gradatamente  piega 
a  sinistra  :  la  massima  piegatura  poi  suol  es- 
sere circa  r  ottava  vertebra  o  la  nona  ,  co- 
minciando dalle  inferiori,  sopra  le  quali  tiene 
il  lato  sinistro  ,  e  va  accanto  la  subclavia  di 
questo  lato ,  ascendendo  fino  al  lembo  supre- 
mo della  settima  vertebra  del  collo ,  quella 
cioè  che  si  articola  colla  prima  del  dorso . 
Indi  si  riflette  dalle  parti  interne  alle  ester- 
ne ,  e  dalle  posteriori    alle  anteriori  :  e  fatto 


47 

quindi  un  arco  discende  per  aprirsi  o  semplice 
o  diviso  in  due  in  quella  vena  ,  o  nella  vi- 
cina giugolare  interna,  o  nell  una  e  nell'al- 
tra, se  doppio  sia  questo  condotto,  colia  sua 
bocca  fornita  d'  una  valvula  (  siccome  tutto 
questo  sistema  di  vasetti  è  interrotto  di  spes- 
sissime  valvule  ). 

E  questo  condotto  dalla  cisterna  fino  alla 
vena  subclavia ,  non  sempre  ne*  luoghi  mede- 
simi ,  si  divide  talvolta  in  due  ,  i  quali  fan- 
no un'  isola  ora  maggiore  ,  ed  ora  minore  , 
perchè  convengono  di  nuovo  in  uno  ad  un 
intervallo  ora  più  lungo  ora  pivi  corto.  Sap- 
piano inoltre  gli  Studenti  essere  stato  osser- 
vato talvolta  che  un  altro  di  questi  condotti 
si  apre  nella  subclavia  destra  ;  che  le  vene 
intercostali  sono  portate  nel  tronco  dell'  azi- 
go  or  dietro  questo  tenero  condotto ,  ed  ora 
avanti  lo  stesso  ;  e  finalmente  che  si  aprono 
in  esso  molti  linfatici,  de' quali  altri  derivano 
dalle  glandule  conglobate  che  si  appoggiano 
allo  stesso  condotto. 

L'  uso  di  tutto  il  sistema  di  questi  vasi 
è  questo,  di  ricevere  non  solamente  il  chilo 
ma  anche  la  linfa  ancora  quasi  tutta ,  la  quale 
separasi  dalle  arteriuzze  in  diverse  parti  del 
corpo  :  urtano  inoltre  ,  e  spingono  V  uno  e 
r  altro  liquore  per  portarlo  colla  massa  del 
sangue. 


48 


CAPO  VIGESIMOSETTIMO 
Del  Pancreas. 

538.  Il  Pancreas  è  un  viscere  non  molto 
grande  contenuto  nella  cavità  dell' abdomine; 
nel  quale  gli  Anotomici  considerano  il  sito, 
la  figura  ,  le  connessioni  ,  la  fabbrica  ,  i 
vasi  5  e  finalmente  1'  uso . 

Il  sito  del  pancreas  è  nella  parte  superiore 
e  posteriore  quasi  dell'  abdomine  subito  sotto 
r  arco  del  diafragma  accanto  al  ventricolo 
stando  a  traverso   tra  il  fegato  e  la  milza. 

La  figura  è  lunga,  la  quale  si  suole  pa- 
ragonare a  qualche  foggia  ad  una  lingua  di 
cane;  poiché  mirato  più  attentamente  il  pan- 
creas sembra  esser  composto  di  quasi  tre  por- 
zioni coerenti  e  connesse  insieme  (  una  delle 
quali  ha  una  superficie  quasi  piana  )  che  de- 
terminano la  grossezza  dello  stesso  viscere . 
Quindi  al  pancreas  si  dà  una  forma  triango- 
lare così  prodotta  in  lungo,  che  sia  di  otto 
o  nove  pollici;  la  grossezza  d'  un  pollice,  la 
larghezza  poi  di  due  .  Con  una  estremità 
guarda  a  sinistra ,  e  coli'  altra  a  destra  ;  la 
quale  essendo  più  grossa  assai  della  sini- 
stra si  può  quindi  chiamare  il  Caj)o  del 
Pancreas. 


49 


La  sua  connessione  è  tale  clie  a  sinistra  è 
legato  alla  milza  ;  a  destra  poi  sia  inerente 
alla  faccia  concava  dcir  intestino  duodeno  ,  e 
a  cjuella  supplisca  in  luogo  del  mesenterio  ; 
vale  a  dire,  il  Pancreas  scorrendo  da  sinistra 
a  destra  a  poco  a  poco  si  fa  giosso  ,  e  arri- 
vato al  duodeno  si  riflette  ingiù  ,  e  si  forma 
in  un  capo  grosso ,  che  si  caccia  in  quella 
parte  concava  del  duodeno.  Inoltre  il  Pan- 
creas anteriormente  è  compreso  dalle  lamine 
del  mesocolo  alle  quali  è  legato;  siccome 
posteriormente  ai  reni  succenturiati,  all'aorta 
abdoniinale,  e  alle  parti  vicine  per  mezzo  di 
cellulose  produzioni  .  È  congiunto  finalmente 
ancora  coi  vasi  della   milza. 

La  fabbrica  del  Pancreas  è  affatto  glan- 
dulosa  ,  e  si  annovera  m.eritamente  tra  le 
glandule  conglomerate.  Picciolissime  granella, 
dalle  quali  è  composto  ,  mettono  un  tenue  e 
breve  condotto  ,  il  quale  è  un  canale  escre- 
torio  proprio  di  quell'  acino.  Siccome  poi  i 
granelli  sono  quasi  innumerevoli  ,  cosi  pari- 
mente questi  condotti  sono  numerosissimi  ,  e 
a  guisa  delle  vene  convenienti  assieme  formano 
dei  canali  un  po'  piti  grandi ,  da'  quali  poi 
insieme  uniti  si  forma  un  certo  condotto  co- 
mune escretori©,  rarissime  volte  doppio,  o 
triplice,  come  è  comune  a  mt>lti  augelli,  e 
il  eguale  scorre  quasi  per  1'  asse  del  viscere 
stesso,  ma  un  poco  verso  al  di  dietro.  Questo 

PARTE  ir.  4 


So 


condotto  escretorio  è  quel  principale ,  clie 
per  lo  più  unito  col  condotto  comune  delia 
bile,  e  andando  obbliquamente  tra  le  lamine 
del  mesenterio  apresi  finalmente  nella  cavità 
di  questo  intestino  con  una  eminente  papilla, 
Ja  quale  è  coperta  quasi  da  una  ruga  come 
da  una  valvula  .  Anzi  nel  medesimo  condotto 
ne  confluisce  un  altro  minore  che  deriva  dal- 
l' estremità  più  grossa  del  pancreas:  dal  the 
è  avvenuto,  che  questo  quasi  capo  del  pan- 
creas sia  stato  considerato  da  eccellentissimi 
Anotomici  come   un   altro  piccolo  j?ancreas. 

11  pancreas  non  di  rado  riceve  alquanti 
vasi  arteriosi  da  vicino  dal  tronco  della  celia- 
ca ;  ma  la  maggior  parte  di  questi  vasi  li 
somministra  1'  arteria  splenica  ,  cioè  il  ramo 
sinistro  della  stessa  celiaca.  Le  vene  del  pan- 
creas si  portano  alla  vena  splenica.  I  nervi- 
vengono  dal  pajo  vugo  e  dall'  intercostale. 
Escono  finalmente  da  questo  vincere  alcuni 
linfatici,  siccome  ancora  da  molti  altri;  cioc- 
ché fu  primieramente  osservato  forse  dal  no- 
stro antecessore  chiarissimo  Veslingio,  e  con- 
fermato dalla  grande  perizia  de'  moderni 
Dissettori  nello  scoprire  e  riempire  questi 
vasetti  linfatici . 

L^  uso  di  questa  gianduia  è  di  separare 
nella  propria  sostanza  un  umore  simile  in 
tutte  le  doti  alla  saliva;  e  spanderlo  nell'in- 
testino duodeno;   quindi    gli  alimenti  cangiati 


5i 


già  nel  ventiicolo  rentier  simili  a'  nostri  nmo- 
ri  ;  mescolar  più  intiraaniente  gli  oleosi  cogli 
acquosi;  attenuare  ,  «.liluire  tutto,  e  meglio 
convertirlo  in  una  e  medesima  indole;  a  tem- 
perare infine  la  densità  ,  e  1'  acrimonia  della 
bile  cistica  per  una  confezione  più  lavorata 
del  chilo ,  e  per  una  sollecita  custodia  degli 
intestini  :  imperocché  mancando  per  1'  ostru- 
zione del  pancreas  cotesto  umore  ,  succedono 
tosto  acri  dolori  d'  intestini  ,  infiammazioni  , 
diarree  ,  e  dissenterie  . 


CAPO  VIGESIMOTTAVO 
Del  Fegato. 

539.  Il  Fegato  è  un  viscere  grande  posto 
nel  destro  ipocondrio  subito  sotto  il  diafragma 
dal  quale  pende ,  e  il  quale  perciò  è  quasi 
cinto  dalle  coste  in  guisa  tale,  che  ascende 
anteriormente  dall'  ultima  spuria  fino  quasi 
alla  quinta  vera  .  Di  questo  viscere  meritano 
d'  esser  notate  la  figura ,  la  superfìcie  ,  i  le- 
gamenti, dai  quali  è  sostenuto  nella  pro- 
pria sede  e  sta  congiunto  ad  altre  parti  ,  la 
divisione  in  lobi,  la  struttura.,  i  vasi^  la 
vescichetta  del  fiele  coerente  a  onesto,  e  final- 
mente  r  uso  ■ 


52 


La  sua  fi^wd  ^  tale  che  non  si  può  de- 
scrivere accuratanifute  con  parole  .  Rappre- 
senta una  massa  atro-rossa  p'ù  o  meno  ,  e 
piuttosto  dura;  dove  convessa  e  dove  concava; 
qua  grossa  particolarmente  al  di  sopra  e  a 
destra;  là  attenuata  in  punta  principalmente 
al  di  sotto  e  a  sinistra;  dove  liscia;  e  altrove 
a^pra  da  proniinen/e  e  da  solchi;  e  finalmente 
irì  una  sede  p  ù  prodotta  all'  ingiù  che  nel- 
r  altra  .  Gt-neralmente  parlando  rassomiglia 
ad  una  tuberosità  co  ì  inegualmente  compressa, 
che  superiormente  e  a  destra  è  pili  grossa  , 
che  inferiormente    e    a  sinistra. 

Due  sono  le  superficie:  una  anteriore  e  al- 
quanto convessa  ;  X  altra  posteriore  e  schiac- 
ciata ;  quella  liscia  ,  e  co/i  ancora  lareral- 
mente  ;  questa  poi  interrotta  di  prominenze  e 
di  solchi.  Tra  i  quali  solchi  tre  principalmen- 
te hanno  da  notarsi  più  o  meno  profondi.  Uno 
è  trasversale  scavato  nella  sostanza  del  fega- 
to, e  dicesi  comunemente  fossa  trasversa  del 
fegato:  T altro  corrispondente  a  questo  a  per- 
pendicolo, e  patimenti  profondo  guarda  in 
giù  :  il  terzo  finalmente  meno  depresso  degli 
altri  ,  e  che  sta  quasi  indiretto  coli'  infe- 
riore, occupa   la   sede  superiore. 

Nel  primo  si  stanno  riposti  i  canali  quasi 
tutti ,  che  entrano  nel  fegato  e  che  escono  da 
esso,  i  nervi  ancora  e  le  membrane  che  si 
(disperdono  per    T  interna    sostanza   di   questo 


53 


viscere  :  jnassimamente  poi  stavvi  riposta  la 
coda  della  vena  porta  ,  i  di  cui  rami  entra- 
no nella  carne  del  fegato,  e  quindi  la  cir- 
conferenza ossia  il  lembo  di  questo  seno  tras- 
verso ha  sparse  qua  e  là  delle  incisure  fatte 
apposta  per  ricevere  quei  rami:  e  alle  quali 
incisure  vi  stanno  alcune  eminenze,  che  gli 
Antichi  chiamarono  porte  ,  donde  fu  dato  il 
nome  alla  vena   principale  del   fegato. 

Per  il  solco  inferiore  scorre  nel  feto  la  ve- 
na umbilicale  ;  la  quale  nel  corpo  adulto  si 
conforma  poi  nel  legamento  rotondo  del  fe- 
gato ,  donde  nominarono  questo  solco  fossa 
umbilicale.  Dietro  a  quella  vena,  che  si  apre 
nella  vena  porta  ,  non  di  rado  accanto  alla 
fossa  trasversa  vi  si  trova  una  certa  porzione 
della  sostanza  del  fegato  ora  maggiore  ,  ed 
ora  minore,  a  cui  diedero  il  nome  di  ponte ^ 
o  istmo  del  fegato  ;  il  quale  è  composto  alle 
volte  dalla   sola   tunica  esterna  del   fegato. 

Nel  feto  finalmente  occupa  il  solco  supe- 
riore un  tubo  ossia  canale  venoso ,  il  quale 
partendosi  dal  seno  della  vena  porta  ascende 
superiormente  e  posteriormente  per  aprirsi 
nella  vena  cava  inferiore:  questo  nei  nati  col 
progresso  del  tempo  si  fa  solido  perdendosi 
la  cavità.  Questo  poi  si  fa  ,  perchè  non  rice- 
ve più  il  sa.wgue  dalla  vena  ombelicale  ,  la 
quale  nel  feto  derivando  colie  sue  radici  dal- 
la placenta   dell'  utero   distribuisce   il   sangue 


54 

che  contiene  parte  per  il  sinistro  lobo  del  fe- 
gato ,  parte  lo  porta  al  tubo  venoso  ,  ossia 
al   canale  cpn   notato. 

I  legamenti  dai  quali  è  fermato  e  soste- 
nuto il  fegato  se  ne  annoverano  quattro  prin- 
cipali ,  i  quali  procedono  dal  peritoneo  che 
copre  il  diafragma.  Imperciocché  questa  mem- 
brana da  destra  e  da  sinistra  discendendo  nel 
fegato  forma  il  legamento  sì  destro  che  sini- 
stro fabbricato  dalla  raddoppiata  lamina  del 
peritoneo  medesimo ,  con  cui  il  fegato  è  ri- 
tenuto superiormente  da  una  parte  e  dall'al- 
tra nella  propria  sede .  Il  terzo  legamento 
p  il  spiec!:ato  degli  altri  sta  in  mezzo  a  quei 
due  primi  ,  e  deriva  parimente  dal  medesimo 
ptritoupo  dupplicato  ;  e  siccome  dalla  faccia 
jconi-ava  del  diafragma  viene  nel  fegato,  alla 
di  cui  convessità  si  adatta,  e  si  fa  inerente 
alla  di  lui  sostanza;  perciò  rappresenta  in 
per.ta  maniera  una  falce ,  il  cui  manubrio  , 
per  dir  così  ,  prodotto  in  giù  oltre  il  fegato 
s'  inserisce  nell'  ombelico.  La  parte  superiore 
di  questo  legamento ,  che  rassomiglia  una  fal- 
ce ,  dicesi  legamento  sospensorio  del  fegato  ; 
r  inferiore  ,  vale  a  dire,  quella  che  s'esten- 
de dal  fegato  fino  all'ombelico,  la  quale  nel 
suo  raddoppiamento  abbraccia  la  vena  ombe- 
licale, frapponendosi  una  pingue  cfllulosa  tra 
questa  vena  ,  e  le  lamine  del  legamento  , 
forma  il  legamento  rotondo  di  questo  viscere. 


55 


Final  mente  il  fegato  nella  faccia  posteriore  e 
superiore  è  attaccato  al  diafragma  ,  il  cjuale 
aitaccamento  chiamano  alcuni  mal  acconcia- 
mente les.cimento  coronario.  Altre  connessioni 
di  minor  importanza,  e  mena-principali  indi- 
cammo già  nel  descrivere  gli  omenti,  e  gl'in- 
testini. 

La  divisione  del  fegato  in  porzioni  par- 
ticolari ,  ossia  lobi  ,  è  piuttosto  finta  che  ve- 
ra. Tuttavia  comunemente  si  suole  considerare 
come  composto  di  tre  lobi  ;  uno  maggiore  e 
destro;  l'altro  minore  e  sinistro;  il  terzo  fi- 
nalmente minimo  e  superiore  insieme  e  po- 
steriore. Vale  a  dire  ,  la   poco    fa    accennata 


fossa  ombelicale  divide  il  legato  in  lobo  de- 
stro e  sinistro  .  11  lobo  minimo  e  questo 
codato ,  colla  coda  che  guarda  obbliquamente 
in  giù  ,  sta  posteriormente  e  superiormente  , 
e  contiene  nella  faccia  posteriore,  e  nei  lati 
il  tronco  della  cava  ascendente;  imperciocché 
la  faccia  anteriore  di  questa  vena  è  ricevuta 
da   un  certo  leonrier   solco  del   fegato  . 

La  struttura  di  questo  viscere  è  assai  oscu- 
ra ,  il  che  forse  si  ha  da  dire  ancora  degli 
altri  visceri .  Sembra  tuttavia  membranosa  e 
massimamente  vasculosa:  imperciocché  la  mem- 
brana esterna  del  fegato  ,  che  fìf2;lia  è  del 
peritoneo,  e  sotto  la  quale  trovasi  un  tessuto 
celluioso  molle  e  brevissimo,  le  cui  fila,  se 
gli  occhj  non  m' ingannano  ,  s'  immergono  prò- 


56 


fonrlamente  ,  per  dir  così ,  nella  carne  del 
fegato;  questa  membrana,  dissi,  particolar- 
menie  poi  una  certa  cellulosa  robusta,  chia- 
mata capsula  del  Glissonio,  s  insinua  nella 
fossa  trasversa  .  Quindi  contiene  arteriuzze , 
venucce  ,  nervetti  ,  e  vasetti  linfatici ,  i  quali 
tutti  insieme  si  tmiscono  in  2;ranella  costi- 
tuenti la  sostanza  del  fegato  Da  questi  gra- 
nelli derivano  dei  canaletti  chiamati  pori  bi- 
liari ,  i  quali  a  poco  a  poco  confluiscono  in 
maggiori,  e  finalmeute  da  quella  fossa  tras- 
versa sboccando  con  doppio  tubo  convenziono 
tosto  in  uno  detto  Condotto  Epatico  E  que- 
sto condotto  discendente  da  quella  fo5sa  in- 
corre in  un  altro  condotto  ad  aii2;olo  acutis- 
simo  ,  il  quale  sorge  dalla  vescichetta  del  fie- 
le,  e  da  questi  insieme  uniti  vien  formato  un 
certo  condotto  chiamato  Colidoco    comun-e . 

I  vasi  derivano  da  tre  fonti.  Gli  Arteriosi 
nati  principalmente  dal  ramo  destro  della  ce- 
liaca, insieme  coi  nervetti  mandati  dal  pajo 
vago  e  intercostale,  vauno  errando  per  tutta 
la  sostanza  del  fegato  confiiunti  insieme  colle 
picciole  vene  per  anastomosi  ;  tra  le  quali 
vene  altre  sono  somministrate  dalla  vena  por- 
ta ,  e  altre  dalla  cava  ascendente.  Il  tronco 
cioè  della  vena  porta,  che  a  destra  è  formato 
dalla  vena  mesera'ca,  e  a  sinistra  dalla  sple- 
nica  poco  dopo  il  conflusso  si  getta  nella  fos- 
sa tr"" sversa  del  fegato  ;  nella   qual    sede    lo 


5? 

Stesso  tronco  chiamasi  seno  della  vena  porta. 
Quivi  dividesi  in  due  rami  principali ,  uno 
destro  e  più  corto  ,  K  altro  sinistro  e  più  lun- 
go ,  nel  quale  ,  se  parliamo  del  feto ,  sbocca 
la  vena  ombelicale.  Da  questo  seno  derivanti 
altri  rami  minori  di  numero  incerto  si  disper- 
dono pel  fegato  fino  alle  granella  notate  di 
sopra.  Con  questi  estremi  vasetti  venosi  co- 
municano le  discendenze  della  vena  cava  in- 
feriore per  ricevere  il  sangue  che  avanza 
dalla  separazione  della  bile,  e  portato  in 
rami  gradatamente  più  grandi;,  conviene  final- 
mente nel  tronco  della  medesima  vena  cava 
con  doppio  o  triplice  ramo .  A  queste  produ- 
zioni della  vena  cava  fu  dato  il  nome  di 
vena  cava  epatica  ;  i  di  cui  sorcoli  alcuni 
apronsi  nei  pori  biliari  per  assorbire  qualche 
cosa  da  portare  nel  sangue .  Finalmente  dai 
luoghi  interni  del  fegato  escono  moltissimi 
linfatici  minimi  profondi,  che  poscia  s'ingran- 
discono, sì  fanno  superficiali,  e  sotto  la  lamina 
del  peritoneo  che  gì' investe  si  fanno  vedere, 
e  sotto  ciò  che  forma  il  legamento  sospensorio; 
e  parte  ascendono  oltre  il  diafragma  nel  petto 
per  andare  alle  glandule  (N.  44^)  toraciche; 
parte  vanno  alle  glandule  conglobate  che  par- 
ticolarmente riseggono  nella  fossa  trasversa  del 
fegato,  poggiantisi   ai  tronchi  de' vasi . 

540.  La   Vescichetta    del  fiele  è  un  reci- 
piente membranoso,  piriforme,  col  fondo  che 


58 


guarda  in  giù  ed  in  avanti ,  il  collo  poi  in 
su  e  air  indietro ,  in  cui  deoo-iono  notarsi  il 
sito,  la  connessione,  la  struttura  ^  il  condotto 
ossia  canale,  i   vasi,  e  Vaso. 

Il  sito  della  vescichetta  è  nella  parte  schiac- 
ciata del  fegato  ,  e  sempre  nel  lobo  destro  : 
imperciocché  havvi  in  questo  una  fossa  scavata, 
a  cui  si  adatta  la  parte  anteriore  della  vesci- 
chetta ,  se  eccettuiamo  una  parte  del  fondo, 
la   quale  per  ordinario  pende  tra   il   fegato  . 

La  connessione    si    fa   per    membrane ,  per 
vincoli  celluiosi,    per    vasi ,    e    per  un  canale 
che    esce    dalla    medesima .    Vale   a    dire ,  la 
membrana  del  fegato  esterna    copre  la   vesci- 
chetta ,  e  r  abbraccia   nella    parte  superiore  , 
e  con   ciò  la   ritiene  nella  sua  sede  :  una  ro- 
busta  cellulosa  congiunge  strettamente  la  pa- 
rete, per  dir  così,  anteriore  della   vescichetta 
colla  5-ostanza  del   fegato.  Vasi  arteriosi  e  ve- 
nosi ,  i   quali  nominansi    cistici,    linfatici   an- 
cora   e    nervetti ,    siccome    tutti    vengono    da 
vasi  e  nervi  epatici ,   tengono  fermo  nel   pro- 
prio   luogo    questo    recipiente    medesimo  .    Il 
canale    finalmente,    che    fa   questo    medesimo 
nfificio,  è  il  condotto  cistico;  e  quindi  ancora 
V  epatico,  ovvero  [[poro  biliare;  in  quantochè 
ambidue  uniti  tra  loro  convengono  in  un  ca- 
nale detto    colidoco  comune  . 

La  struttura   è    membranosa:    imperciocché 
oltre  il  peritoneo  che  veste  parte  della  vesci* 


S( 


ebetta,  una  robusta  cellulosa,  tarerà  di  lu- 
centi fibre  ornata,  e  di  niolia  pinguedine  nei 
grassi  (fuoicliè  dove  la  vescichetta  medesima 
è  attaccata  col  ffgato  )  è  una  tonaca  nervosa 
più  grossa  delle  altre  ,  la  quale  parimente  è 
d'una  struttura  cellulosa;  e  finalmente  una 
villosa  ossia  vascolosa,  e  questa  la  più  interna 
di  tutte,  la  quale  ha  la  figura  di  una  rete; 
queste  membrane  ,  dico  ,  compongono  la  Ve- 
scichetta del  fiele  .  La  reticina  poi  coperta 
di  muco  (  dalle  osservazioni  recentissime  del 
Ch.  Federico  Augusto  Waltero  (ij  di  Berlino) 
non  è  fatta  dalle  rughe  o  pieghe  della  mem- 
brana interna,  ma  dalle  propagini  dell'epatica 
arteria  ,  e  principalmente  da  quelle  della 
vena  porta .  Questi  vasetti  colle  loro  estre- 
mità apronsi, entro  la  cavità  della  vescichetta, 
e  gli  arteriosi  poi  somministrano  quel  muco , 
che  unge  la  faccia  interna  ;  e  i  venosi  o  as- 
sorbiscono qualche  cosa  ,  con  che  si  ottiene 
la  spessezza  della  bile  contenuta;  o  apparte- 
nendo essi  singolarmente  alla  vena  porta  , 
forse  spandono  qualche  cosa  ,  che  conferisce 
a  una  più  accurata  elaborazione  della  bile 
cisticqi . 

A  questo  recipiente  fu  dato  un  condotto  , 
il   quale  sorge  dal  di   lui   collo  ,  con    ripetute 


(i.)  Adnot.  Accad. 


6o 


piegature ,  e  quindi  interrotto  da  pieghe  os- 
sia rughe  interne.  Prima  ascende  un  poco,  di 
poi  discende ,  e  ad  angolo  assai  acuto  si  uni- 
sce col  condotto  epatico,  col  quale  compone 
il  condotto  comune  colidoco  discendente,  e 
scorrente  tra  le  lamine  dell'  intestino  duode™ 
no  ,  per  aprirsi  nella  cavità  dello  stesso  in- 
testino convenendo  per  ordinario  col  condotto 
pancreatico.  Nella  faccia  interna  poi  di  que- 
sto condotto  massimamente  circa  il  principio 
vi  si  trovano  molte  boccucce  portanti  muco  ; 
dalle  quali,  come  io  penso,  vien  sommini- 
strato in  non  poca  parte  quel  muco,  il  quale 
unge  la  tonaca  interna  della  vescichetta  ,  e 
quella  difende  siccome  assai  sensibile  dall'ir- 
ritamento della   bile  cistica. 

I  vasi  della  vescichetta  dissi  esser  comuni 
cogli  epatici,  e  non  ostante  chiamarsi  vasi 
cistici  I  nervi  venendo  dal  plesso  epatico , 
secondo  le  recenti  osservazioni  del  sullodato 
Waltero ,  vanr)o  errando  per  la  sola  vascu- 
losa  ossia  villosa.  Non  pochi  linfatici ,  e  assai 
gonfi  vidi  pili  d'  una  volta  nei  cani  ;,  e  negli 
agnelli  portarsi  per  i  lati ,  e  pel  corpo  della 
vescica,  de' quali  era  stato  legato  bene  d'in- 
torno il  mesenterio  presso  alla  sua  origine 
(quando  faceva  vedere  a' miei  Uditori  i  vasi 
lattei).  Per  altro  sono  visibili  ancora  spesse 
volte  ne*  cadaveri  umani  ,  e  vanno  lamben- 
do il  condotto  cistico ,  di  poi  il  colidoco    co- 


6i 


niune  ,  per  andare  poi  alla  gianduia  linfatica 
che  sta  alla  fine  dello  stesso  canale  colidoco 
vicino  al  pancreas. 

Serve  il  fegato  a  separare  dal  sangue  della 
"vena  porta  la  bile,  e  a  portarla  nel  condot- 
to epatico  per  ì  pori  biliari  ,  e  quindi  nelT  in- 
testino duodeno  ;  massimamente  se  non  havvi 
alcun  impedimento.  Altrimenti  la  bile  traboc- 
cante dal  fegato  ,  la  quale  dicesi  perciò  bile 
epatica  ,  per  il  condotto  cistico  ,  il  quale  è 
congiunto  col  poro  biliare  ,  si  fa  strada  nella 
"vescichetta,-  il  di  cui  uso  quindi  è  manifesto. 
Imperciochè  riceve  entro  se  la  bile  ,  la  quale 
dalla  dimora,  e  dal  riassorbimento  venoso,  e 
forse  ancora  dal  vapore  dell'  abdomine  tra- 
dotto nella  vescichetta  medesima  per  i  pori 
inorganici,  si  fa  spessa  e  amara  ,  e  acquista 
un  colore  giallo  scuro  ,  e  chiamasi  bile  cisti- 
ca .  E  questa  parte  dalla  situaLÌone  della  ve- 
scichetta inclinata  quasi  orizzontalmente  ,  e 
parte  dalla  forza  di  contrazione ,  e  di  elasti- 
cità delle  tuniche  (  principalmente  quando  la 
vescichetta  sia  ridondante  da  una  troppa  co- 
pia di  bile)  e  parie  finalmente  dalla  pres- 
sione dell'  intestino  colon  che  vi  sta  sotto 
viene  cacciata  fuori  dalla  vescichetta  mede- 
sima ,  per  esser  portata  nell'  intestino  duode- 
no per  il  condotto  colidoco.  Cosi  mischiata  al 
succo  pancreatico  diventa  meno  acre,  ma  ben 
acconcia  peiò  a  rendere  gli  ahmenti  piìi   si- 


niiìi  al  nostri  umori  ;  a  lubricare  gì'  intesti- 
ni ,  e  a  conservare  a  questi  il  moto  neces- 
sario. Il  qnal  ultimo  ufficio  è  tanto  certo, 
che  mancando  la  bile  ,  il  ventre  si  fa  som- 
mamente stiiico ,  ne  facilmente  si  può  rilas- 
sare coir  ajuto  de'  purganti. 


CAPO  YIGESiMONONO 

Della  Milza 

541.  l_Ja  Milza  è  un  viscere  posto  an- 
ch' egli  neir  abdomine ,  d  un  color  rosso 
scuro  ,  che  non  è  sempre  della  medesima 
grandezza  :  anzi  suol  essere  questa  sì  varia  , 
e  tanto  è  dilferente  ancora  secondo  la  natu- 
ra, che  non  si  può  in  alcun  modo  rettamente 
determinare.  In  questo  viscere  considerano  gli 
Anotomici  il  sito,  il  numero  ancora  ;,  la  fgu- 
ra ,  le  connessioni  ,  la  struttura  ,  i  vasi ,  e 
r  uso . 

Il  sito  della  milza  è  nella  sinistra  e  su- 
prema parte  dell' abdomine  sotto  il  diafragma, 
tra  il  ventricolo  e  il  diafragma  medesimo  dove 
corrisponde  alle  coste  spurie  in  questa  itàQ  , 
ed   è  quasi   sollevata  . 

Una  è  per  l'ordinarlo.  Non  mancano  però 
esempj    di   due ,    e  di   tre    milze    ancora  ?  se 


63 


vogliamo  prestar  fede  atl  alcuni  autori.  Io 
stesso  pure  vidi  più  d'  una  volta  tra  le  la- 
mine deir  Omento  vicino  un'  altra  milza, 
quasi  succenturiata  ,  come  la  chiamano,  ma 
molto  pili  piccola  della  vera  milza. 

La  figura  è   incostante  ,  generalmente  però 
ella  è  elittica;,    nella  estremità  superiore,  colla 
quale  è  sospesa  dal  diafragma,  piuttosto  grossa 
e  ottusa  guardando  insù  e  indietro;  nell'altra 
più   tenue  mirando    in  giù  e  in  avanti .   Ras- 
somiglia   quasi  ad    uovo    assai    grande    diviso 
per   Tasse;  di  cui  la  parte  convessa,  e  que- 
sta levigata  è  rivolta  alle  coste;  la  piana  poi, 
la  quale  è    un    poco    schiacciata    corrisponde 
al    ventricolo,    e    al    pancreas.    Questa    iaccia 
schiacciata  ha  in  mezzo   una    fessura  ,  ovvero 
un   canale  circoscritto  da   due  labbra  un   poco 
gonfie,  per  cui    altri  vasi    entrano,    altri  ne 
escono  ,   infarcita  quasi   direi  di   qualche    pin- 
guedine ,    e    di    alcune    glandale    conglobate. 
Finalmente  nei  lati  ,  quasi   limitando  le  coste 
la  faccia  schiacciata  ,    veggonsi    talvolta    certe 
incir^ure  ,   per  le  quali   sembra  la  milza    com- 
posta  di  due  ,  tre  ,   o    qnattro    lobi ,     i    quali 
tutti  vanno  come  a    congiugnersi     nel   centro 
del   viscere. 

La  connessione  della  milza  colle  altre  vi- 
scere è  moltiplice.  Imperciocché  s'  attacca  per 
mezzo  de'  vasi  brevi  altrove  accennati  col  ven- 
tricolo ;  pende  dal  diafragma  per  mezzo  d'un 


64 

legamento  ,  che  è  prodotto  dal  Peritoneo  che 
copre  il  diafragma  stesso  :  tiene  quasi  inseri- 
to il  pancreas  nella  di  lei  parte  schiacciata  : 
finalmente  è  unita  ali" omento  maggiore,  al- 
l'intestino  colon,  e  al  rene  sinistro  per  vin- 
coli prodotti  dal  Peritoneo. 

La  struttura  ossia  fabbrica  è  composta  di 
vasi  e  di  membrane.  Due  membrane  ha  la 
milza  :  lina  esterna  che  nasce  dall'  omento 
maggiore;  l'altra  sta  sotto  questa  ;,  ed  è  fi- 
glia dei  Peritoneo  ,  che  discende  raddoppiato 
dal  diafragma  ,  e  forma  il  legamento,  dal 
quale  è  sospesa  la  milza  ;  di  poi  spiegato  ve- 
ste tutta  d"  intorno  la  sostanza  di  questo  vi- 
scere ;  e  inoltre  arrivato  a  quel  canale  poco 
fa  descritto  insieme  colla  lamina  celluiosa 
mandata  dall'omento,  e  coi  vasi  che  or  ora 
Terremo  a  indicare,  entra  nella  sostanza  della 
milza.  Quindi  lacjerando  la  milza  vi  si  osser- 
vano delle  minime  cellette  ,  come  nn  tessuto 
spungoso  ,  le  quali  veggonsi  per  tutto  intrise 
di  sangue  Ma  non  havvi  alcuna  effusione  in 
istato  naturale;  imperocché  una  injezione  co- 
lorita fatta  a  dovere,  la  quale  ben  s'acco- 
modi ,  passa  dalie  arterie  nelle  vene  ,  senza 
che  si  faccia  alcun  spargimento  del  liquore 
che  si  inietta  La  fabbrica  dunque  della  mil- 
za è  per  la  massima  parte  vascolosa;  e  i  va- 
setti disposti  per  verità  in  una  maniera  sin- 
golare ,  come  vedremo  qui  in  appresso ,  dalle 


65 


accennate  minime  cellette  icv.o  commessi  e 
sostenuti  ;  le  quali  nascono  dalle  membrane 
involvfiiti. 

I  Fasi  in  nigione  della  mole  di  questo 
viscere  sono  assai  ampj.  Impercciochè  il  ramo 
sinistro  dell'  arteria  celiaca  quasi  tutto  si  dis- 
perde per  la  milza;  e  per  ordinario  quasi  dal 
suo  principio  fino  presso  alla  milza  e  inter- 
rotto da  ripetute  piegature;  dalle  quali  sem- 
bra in  certa  guisa  togliersi  l'impeto  del  san- 
gue che  vi  scorre.  In  egual  maniera  vanno 
z'  serpendo  i  rami  per  la  milza  ;  se  non  che 
piegati  in  archi  e  sempre  minori ,  tanto  dalla 
convessità  ,  quanto  dalla  cavità  degli  archi 
mandano  dei  rami  ,  che  formano  reti  ,  che 
vanno  a  finire  in  penicilli.  Questi  penicilli  poi, 
queste  reti  hanno  per  compagne  delle  venne- 
ce  5  le  quali  s'  uniscono  in  rami  grada- 
tamente sempre  magg'oii  ,  e  formano  in 
fine  una  vena  principale  ,  la  quale  esce  da 
quel  suaccennato  canale  oblungo  ossia  fessura 
della  milza  :  riceve  inserite  delle  altre  venuc- 
ce  minori  ;  per  lo  p'ù  anco  la  vena  emorroi- 
dale interna;  e  andando  da  sinistra  a  destra 
somministra  la  radice  sinistra  della  vena  por- 
ta. I  nervi  sono  pochi,  i  quali  vengono  dal 
plesso  splenico  de!  nervo  intercostale  :  i  lin- 
fatici poi  (  di  rado  assai  visibili  ;,  se  non  si 
riempiscano  di  mercurio,  il  che  a  stento  si 
può  ottenere  )  sorgendo  dalla  sostanza  della 
PARTE  IV.  5 


66 


milza  serpeggiano  per  le  lamine  di  qnesto  vi- 
scere, e  vanno  alle  gUmdule  conglobate  ,  che 
stanno  ai  tronchi  dei  vasi  della  milza,  e  da 
questi  spanilono  il  contenuto  liquore  nella  ci- 
sterna tiel  chilo. 

L'  Uso  dflla  milza  sembra  esser  quello  dì 
servire  a'Ia  separazione  della  bile  ;  di  accre- 
scere cioè  questa  separazione  e  di  promover- 
la ;  sì  perchè  dia  materia  col  suo  sangue  a 
una  più  abbondante  separazione;  sì  perchè  con 
questo  medesimo  sangue  quasi  arterioso  di- 
luisca quello  ,  che  per  la  vena  mesenterica 
ascende  nel  fegato;  il  quale  pieno  d'olio  som- 
ministrato dalle  viscere  pingui  facilmente  si 
ritarderebbe  dentro  la  vena  porta;  si  final— 
mente  perchè  frammischi  colla  bile  principj 
di  natura  alcalina  generali  principalmente  dai 
vapore  dell'  abdomine  :  nel  quel  umore  questi 
stessi  principi  sono  mascherati  meno  che  ne- 
gli altri  ,  e  legati  dalla  mescoianzji  di  altri 
principj. 


67 


CAPO  TRIGESIMO 

Dei  Reni , 

Delle  Capsule  atrabiliari ,  degli  Ureteri , 

e 

Della   Vescica  Orinaria. 

542.  1  Reni  sono  visceri  che  stanno  nella 
regione  de"  lombi  dietro  al  peritoneo ,  e  in 
quella  cellulosa  membrana  posta  d'intorno  al 
peritoneo  medesimo  ;  delle  quali  l' istoria  ano- 
tomica  versa  intorno  al  numero  5  figura  ,  si- 
to ,  connessione ,  fabbrica ,  vasi  ,  canali  escre- 
tori ,  e  usi. 

Due  sono  di  numero;  un  rene  cioè  per 
parte  alle  vertebre  de' lombi.  Questo  almeno 
è  quello  che  avviene  comunemente  :  imperoc- 
ché rari  sono  gli  esempj  o  d'un  maggior  nu- 
mero ,  0  di  situazione  cambiata. 

La  figura  rassomiglia  ad  un  fagiuolo  ,  in 
perciò  riguardansi  due  facce  alquanto  conves- 
se ,  due  lati,  e  due  estremità.  Una  faccia  è 
anteriore,  T  altra  posteriore,  liscia  una  e 
l'altra  negli  adulti,  nei  feti,  ed  in  alcuni 
animali  composte  di  varj  lobi  uniti  insieme. 
Un  lato  convesso  guarda  esteriormente  ,  l'altro 
poi  schiacciato  internamente  ;  ai  quai  ultimi 
lati  si  guardano  vicendevolmente  i  reni.  Delle 


^8 


estremila  una  è  superiore  e  più  grossa,  l'al- 
tra un  poco  più  tenue  è  inferiore  Nel  lato 
coiiCdvo  vedesi  una  fessura  circoscritta  da  un 
labbro  per  parte  tumidetto ,  e  spesso  inter- 
rotto di  alcune  fessure  ;  la  qual  fessura  è 
occupata  da'  tronchi  de'  vasi  renali ,  e  questa 
gii   anoiomici  chiamano  ilo. 

La  posizion  loro  fu   indicata  già  di  sopra; 
stanno  per  altro  nella    parte    suprema  e  po- 
steriore dell' abdomine,  appoggiati    ali*  ultima 
vertebra  del  dorso,  e  alle    quattro  prime  dei 
lombi  ;    e    perciò  avanti  le    due    ultime    coste 
spurie  ,  e  avanti  il   muscolo  psoa,  il  quadrato 
de'  lombi,    e    il    trasverso    delT  abdomine  del 
suo  lato.  Ov.cupano  questa  sede  ora  ad  eguale 
alte/7a ,  ora  diversamente;    imperciocché  alle 
volte  il    rene  destro,  alle  volte  il  sinistro  è  un 
po'  più  alto  del   suo  compagno;   più   frequen- 
temente    poi  è  pHi  allo   il   sinistro  ,   massima- 
mente   quando  il   fegato  è   un    po'  più   prolun- 
gato all'ingiù.  La  loro  lunghezza  poi  si  estende 
al  più  air  imervallo  di  cinque  vertebre. 

La  connessione  di  questi  visceri  si  fa  con 
molti  aliri  EJ  primieram»^nre  una  certa  pin- 
guedinosa  membrana  gonSa  d'  un  grasso  più 
duro  contenuto  nelle  cellette  ,  e  la  quale  di- 
cesi tunica  adiposa  dei  reni ,  veNte  affatto 
d'  intorno  i  reni,  e  li  lega  internamente  ai 
lombi;  e  inoltre  alle  appendici  del  diafragma, 
ni  muscolo   psoa ,    e  al   quadrato  de'  lombi . 


1 


69 


Siccome  poi  sono  coperti  anteriormente  dal 
peritoneo ,  il  quale  manda  da  se  varie  pro- 
duzioni, quindi  per  mezzo  di  queste  produzioni 
amendue  i  reni  sono  annessi  in  certa  guisa 
all' intestino  colon  ;  il  destro  al  fegato,  il  sinistro 
alla  milza,  tutti  e  due  alla  vescica  oiinaria  col 
mezzo  d'  un  certo  canale  per  parte  dell'  uno 
e  dell'altro;  superiormente  poi  sono  legati 
a  due  glandule  ,  a  cui  fu  dato  il  nome  di 
reni  succeìitiirìati ,  ovvero  di  capsule  atra- 
biliari . 

643.  I  Beni  succenturiatì  poi,  ovvero  Ca/)- 
sule  atrablliari  non  sono  altro  che  dne  par- 
ticole glandulose  ,  una  per  parte  ,  in  cui  gli 
Anotomici  considerano  il  sito  ,  la  fìgfira ,  le 
cojinessioni ,   la  fabbrica  ,  i   vasi ,  e  T  uso . 

Il  sito  di  queste  particole  è  sopra  i  reni 
acquali  si  appoggiano,  e  perciò  dietro  al 
peritoneo,  dove  corrisponde  alla  patte  poste- 
riore e   più  alta  dell'  abdomine  . 

La  figura  non  è  sempre  la  medesima  , 
generalmente  però  è  oblunga  negli  adulti  e 
compressa;  e  in  tal  modo  alle  volte,  che  sem- 
bra triangolare .  Ma  non  è  neppure  sempre 
la  medesima  grandezza;  imperciocché  abbiamo 
dalle  osservazioni  esser  queste  glandule  molto 
pm  grandi  nei  feti  che  negli  adulti;  cosicché 
superino  talvolta  la  grandezza  dei  reni ,  e 
abbraccino  questi  dalla  cima  fino  circa  a  metà 
della  loro  altezza. 


•  La  connessione  di  queste  capsule  sì  ha 
c®lla  parte  superiore  dei  reni,  e  col  diafragma 
per  mezzo  d'una  certa  cellulosità;  e  la  qua! 
cellulosa  congiunge  ancora  la  capsula  destra 
col  felpato ,  e  la  sinistra  colla  milza  e  col 
pancreas  :  finalmente  i  vasi  loro  proprj  le 
uniscono  ai  vasi  renali,  alT  aorta,  e  alla  vena 
cava  abdominale. 

La  fabbrica  sembra  glandulosa  ,  e  simile 
a  quelle  glandule  ,  che  sono  chiamate  con- 
glomerate (N.  53)  ;  e  i  lobi  delle  quali  sono 
lefyaiì  da  una  tenue  ma  valida  membrana .  La 
differenza,  che  havvi  non  di  rado,  è  questa, 
che  internamente  è  coricava  e  T  una  e  l'altra 
particella  ,  o  1'  una  o  l'  altra  ,  ed  ha  dentro 
la  sua  cavità  un  lìquor  nero  ;  nel  the  è  dit^ 
fedente  dalle  altre  conglomerate. 

I  vasi  vendono  ai  reni  succenturiati  dalle 
etkinlsenti ,  o  dal  tronco  dell'  aorta  e  della 
cava  abdominale ,  massimamente  secondoche 
parlasi  o  di  uno  o  dell'altro  rene.  Dai  gan- 
^Ij  celiaci  ^N.  5  io)  derivando  certi  nervetti 
si  portano  sopra  i  reni  succenturiati  ;  ma  fi- 
nora è  incerto  se  vadano  ad  insinuarsi  nella 
sostanza  di  questi  .  Quei  linfatici  finalmente  , 
che  derivano  dalle  borse  interne  di  queste 
particelle,  concorrpno  e  si  frammischiano  con 
quei  che  sono  proprj  dei  reni. 

V  uso  loro  fin' ora  è  ignoto,  non  essendosi 
per  anco  trovato  il  condotto  escretorio;  seni- 


7^ 

brano  esser  più  utili  ne' feti,  attesa  la  mag- 
giore grandezza  di  queste  glanclule  in  propor- 
zioie  agli  uomini:  ma  quale  sia  questa  uti- 
lità ,  si   ignora   affatto. 

La  f'ibhrica   dei    reni,   è  qnnsi   tutta    v.isco- 
losa.  Dico  quw^i  ^  conciojiacosac!  è  i  vasi  com- 
ponenti    sono     compresi     da     una     membrana 
proptia   de'  reni,   tenue   ma  assai   robusta  ,   che 
facilmente  si  può  separare  dalla  carne  de'  reni 
che   vi   sta    sotto  ,    ìa   quale    arrivati   all'  ilo  , 
insieme    co'  vasi    medesimi  ,    e    colle    cellette 
della   tunica   adiposa  ,   porta  i   vasi   medesimi  , 
e   li   distribuisce    dentro   i    reni    con   un   ordine 
affatto  singolare,    liuperciocclè    genernlmente 
parlando    ciascun    rene  è   formato    di    globic- 
ciuoli  quasi  piramidali  ,  de'  quali   la  base  tiene 
la   circonferenza   dei   reni,  l'apice   poi   promi- 
nente alquanto  in   modo  di  papilla   si  converte 
all'  interno.  Quella  parte  che   sia   alla  circon- 
ferenza chiamasi   sostanza  corticale  ,  ossia  cor- 
teccia   de'  reni  ;    ma    quella   che   tosto  succede 
a   que-ta  ,  e  affatto  continua,   dicesi    sostanza 
striata  o  midollìre ,  o  ancora   sostanza   tubo^ 
Iosa    Quella  che  a    prima   vista   sembra   carne 
rossiccia,  è   composta   di   vasi,   i   quali    piegati 
pria    in   archi  ,     poscia    scorrendo    a    foggia   di 
serpenti,  si  dispongono  in  granella  ,     ossia     in 
piccioli    ^oiìiitoli  di    mmiuii   vasi  coli' iniei  vento 
cY  una   certa   cellulosa   sostanza  ;   questa    poi   è 
comporta  di  canaletti,  i   quali  sono  i  condotti 


7a 

delle  granella,  e  rappresentano  strie  fatte  a 
foggia  di  piramidi ,  la  punta  delle  quali  con- 
venga in  una  papilla.  Per  altro  nel  numero 
di  queste  piramidi  havvi  della  varietà  ,  come 
nella  direzione,  nel  vicendevole  attaccamento, 
ed  anco  nel  fine.  Comunque  sia,  attorno  al- 
l'apice, ossia  quasi  al  colio  delle  papille  evvi 
attaccato  un  tubetto  membranoso .  dentro  il 
quale  vi  sta  prominente  una  ,  o  due  ,  alle 
volte  ancora  tre  papille  ,  le  quali  sono  vestite 
da  una  polposa  membrana  pertugiata  di  aperti 
forami,  dai  quali  va  distillando  l'orina  nel 
canale  che  v'  è  continuo. 

Quei  vasi   poi  ,    che    compongono    la    mas- 
sima parte    dei    reni ,    sono    discendenze  del- 
l' aorta ,    e  della    vena    cava    abdominale  ;  e 
diconsi    vasi    renali,    o    emulgenti  ;    cioè    da 
quell'arteria,  dopoché  ha   mandato  la  mesen- 
terica superiore  ,    esce   da  ambedue  i  lati   un 
ramo   più  di  spesso  unico  (alle  volte  due,  di 
rado    tre,    o  quattro),    e    questo    grosso,  il 
quale  entra    nella    parte    schiacciata    de'  reni 
diviso  in    rametti   minori  ;    siccome  dalla  cava 
ascendente  ,    sopra    le    lombali  ,     escono    si- 
mili    rami ,  i  quali    vanno    p  iiimenti    all'  ilo 
dei  reni.  Questi  vasi  si  portano  alla  corteccia, 
e  si  vanno  seminando  tra   pijamidi   e  piramidi 
alla  maniera  poco    fa    accennata  .   Avanti   poi 
di  approfondarsi   nella  carne  de' reni,  con   al- 
cune discendenze  vanno  errando  per  la  tonaca 


73 

adiposa,  e  per  i  reni  succenturiatì  (nel  qual 
lato  i  vasi  emulgenti  provvedono  a  questi  reni). 
Vanno  ai  reni  nervi  pochi  e  tenui  derivanti 
dal  plesso  renale  ,  dalla  di  cui  sostanza  in- 
terna sorgono  dei  linfatici  profondi ,  i  quali 
accompagnano  i  vasi^  e  che  alle  volte  balzano 
affli  occhi  da  se  stessi  :  mentre  al  contrario 
i  superficiali  di  rado  si  possono  vedere,  par- 
ticolarmente quando  i  reni  sono  in  istato 
naturale. 

I  Canali  escretorj  dei  reni  sono  di  doppio 
genere:  imperciocché  altri  si  possono  dire  pro- 
prj  ,  altri  poi  si  possono  chiamare  comuni  re- 
lativamente alle  papille.  I  proprj  sono  quelli 
che  sboccando  da  ciascun  granfilo  formano 
per  la  massima  parte  la  sostanza  striata  dei 
reni:  i  comuni  poi  sono  quelli  che  abbracciano 
le  papille.  Il  numero  di  questi  è  incostante  , 
perchè,  come  avvisammo,  due  o  tre  papille  si 
aprono  talvolta  in  un  canale.  Generalmente 
sogliono  essere  otto  o  nove.  Da  questi  se  ne 
compongono  tre  pel  vicendevole  loro  conflusso  ; 
e  mentre  convergenti  sì  fanno  verso  V  ilo  dei 
rem  ,  insieme  uniti  si  legano  in  un  solo  nella 
cavità  fatta  a  foggia  d'  imbuto ,  a  cui  si  dà 
il  nome  di  pelvi  dei  reni ,  la  quale  prodotta 
oltre  V  ilo  tante  volte  nominato  va  a  formare 
un   canale,  che  chiamasi  uretere. 

L' uso  de'  reni  è  di  separare  l' orina  dal 
sangue  delle  arterie  renali ,  e  di  trasmetterla 


74 

di  continuo  filo  negli  ureteri  ,  e  da  questi 
nt-lla    vescica   cieli' oiina. 

544-  C^'i  Ureteri  sono  due  canali  mem- 
branosi, d'intagliale  grandezza  ancora  ne  le- 
ti; hanno  a  considerarsi  in  quelli  T  origine t 
il  progresso  ,  la  fine  ,  la  fabbrica  ,  i  vasi  ,  e 
r  uso. 

\J  orig'ne  essi  hanno  dalla  cavità  fatta  a 
guisa  d'  imbuto,  che  abbiamo  detto  cliiamarsi 
pelvi  de" reni  ;  e  la  quale  prodotta  oltre  l' ilo 
de*  reni  si  contrae  a  poco  a  poco  in  questo 
canale  ,  cioè   uno  per  parte. 

Progresso.  Siccome  poi  la  pelvi  dei  reni  , 
insieme  coi  reni  istessi  de'  quali  fa  parte  ,  sia 
dietro  al  periioneo;  così  egualmente  gli  ure- 
teri camminano  dietro  il  peritoneo  medesimo, 
si  piegano  alla  maniera  della  lettera  S  ,  e 
avanti  il  canale  deferente  del  suo  lato  (  il 
quale  dai  testicoli  per  1'  inguine  discende 
nella  pelvi  ossea  ,  e  col  quale  vanno  in  cer- 
ta maniera  a  croce  )  si  portano  finalmente 
nella  vescica  orinaria  che  scà  nella  medesima 
pelvi  ossea. 

Il  fine  adunque  è  nella  vescica  delP  orina: 
per  le  cui  tuniche  trapassano  prima  con  ob- 
bliqao  ma  piuttosto  lungo  tratto,  avanti  di 
aprirsi  con  una  mollo  angusta  bocca  in  que- 
sto recipiente  medesimo  nella  sede  inferiore  e 
quasi    poster  ore. 

La  fabbrica  loro  è   del  tutto  membranosa: 


poiché  anteriormente  sono  vestiti  dal  perito- 
neo ,  il  quale  urtano  un  poco  nella  parte 
d'avanti:  di  poi  una  cellulosa  appoggiata  al 
peritoneo  non  senza  qualche  pinguedine  cir- 
conda questi  canali,  de' quali  la  parte  più 
grossa  è  formata  da  una  singolar  tunica  ner- 
vosa assai  sensibile.  A  questa  succede  poi  in- 
ternamente una  villosa  fornita  alquanto  di 
muco  per  impedire  gl'irritamenti  dell'  orina 
che  passa.  Ambedue  queste  tuniche  sono  con- 
tinue con  altrettante  membrane  interne  della 
vescica  orinaria:  la  più  interna  poi  con  quella 
che  veste  le  papille  dei   reni. 

Dal  fin  qui  detto  è  manifesto  1'  uso  di  que- 
sti canali  :  trasmettono  cioè  alla  vescica  ori- 
naria l'orina  separata  dal  sangue  nella  cor- 
teccia dei  reni,  e  messa  nei  canali  più  gran- 
di a  poco  a  poco  della  sostanza  tubulosa  dei 
reni ,   e  di  là  nwlla   loro  pelvi. 

545.  La  Vescica  orinarla  poi  è  un  reci- 
piente membranoso  situato  nella  pelvi  ossea 
anteriormente;  in  cui  s'  hanno  a  notare  la 
figura  5  la  connessione  s  la  fabbrica  j  qualche 
sfintere,  i   vasi  ,   e  V  uso- 

La  figura  non  è  la  medesima  in  ogni  età. 
Imperciocché  ne'  feti  è  più  lunga  ,  e  sorge 
ancora  più  sopra  il  pube  che  negli  adulti  , 
ed  osservasi  più  larga  che  lunga  nelle  fem- 
mine :  Imperocché  ne'  feti  non  furono  ancora 
compressi  dalla  forza  della  respirazione   i  vi- 


76 

sceri  che  sono  contenuti  nella  cavità  dell'  ab- 
domine  ;  e  le  femmine,  per  lo  più  vergogno- 
se ritengono  più  lungamente  l'orina,  il  che 
fa  a  poco  a  poco  aggrandire  la  vescica  •  e 
questa  grandezza  si  accresce  non  poco  dal- 
l' utero  gravido  che  comprime  la  vescica  Per 
altro  ha  una  figura  ovale  ,  di  cui  la  parte 
che  guarda  insù  dicesi  fondo  ,  quella  che 
guarda  in  giù  ,  collo  ,  il  quale  è  posto  più 
alto  nella  parete  anteriore,  e,  per  così  dire, 
piana  della  vescica  ;  rispetto  alla  parete  po- 
steriore 5  che  è  molto  più  convessa  ,  dove  è 
volta  verso  l'intestino  retto,  e  più  profonda- 
mente ancora  discende  nella  pelvi. 

La  connessione  poi  della  vescica  è  tale  , 
che  è  legata  a  moltissime  parti  .  Primiera- 
mente cioè  nella  sede  superiore  è  sospesa  dal- 
Torabelico  per  mezzo  dell'  uraco  (  N.  382  )  e 
delle  arterie  ombelicali  .  Secondariamente  è 
attaccata  anteriormente  colle  ossa  del  pube 
per  mezzo  d'  un  tessuto  celluioso,  ed  anco  del 
peritoneo ,  il  quale  coprendo  il  fondo  e  la 
faccia  posterioie  della  vescica  lega  questo  re- 
cipiente nei  lati  agli  ossi  suddetti  In  terzo 
luogo  posteriormente,  e  insieme  inferiormente 
non  so'amente  cogli  ureteri ,  ma  ancora  colle 
vescichette  seminali  ,  e  colP  intestino  retto 
nel  nostro  sesso  ,  nel  femminile  poi  colla  va- 
gina dell'  utero  :  In  quarto  luogo  finalmente 
inferiormente  in  tutti  due  i  sessi   cogli    stro- 


77 

menti  della  generazione  per  mezzo  d*  un  cer- 
to canale  continuo  colla  vescica ,  il  quale 
chiamasi  uretra. 

La  fabbrica  è  composta  dì  tuniche  .  Tre 
poi  sono  le  tuniche  proprie  ,  oltre  la  comune 
prodotta  dal  peritoneo  ,  il  quale ,  come  ab- 
biamo detto  ,  si  stende  sopra  la  parte  «ipc- 
riore  e  posteriore  della  vescica.  La  più  inter- 
na è  la  villosa  sporcata  alquanto  di  muco 
per  torre  gli  irritamenti  dell'  orina  ;  a  que- 
sta è  sovrapposta  un'altra  tunica  più  grossa, 
che  è  detta  la  Jifrvosa  ,  d'  un'  indole  cellu- 
losa condensata ,  che  fa  una  piega  ,  ovvero 
ruga  quasi  alla  bocca  dell'uretra,  e  tra  le 
cui  piccole  cellette  qua  e  là  vi  sono  dei  mi- 
nimi follicoli  mucosi  :  questa  tunica  nervosa  , 
più  grossa  nel  luogo  in  cui  entrano  gli  ure- 
teri ,  e  vi  si  appoggiano  ,  ed  attaccano  nel 
decorso  che  fanno ,  è  circondata  principal- 
mente da  un  doppio  strato  di  fibre  carnose 
di  quasi  longitudinali,  e  di  trasverse  che  si 
tagliano  vicendevolmente  in  croce  ,  dalle  quali 
avviene  che  in  alcun  luogo  vi  siano  delle  ca- 
selle d'ineguale  grandezza;  le  quali  alle  vol- 
te lasciano  che  le  tuniche  interne  cacriate  in 
fuori  si  conformino  in  vescichette  ,  come  tan- 
te ernie  della  vescica ,  le  quali  portano  tal- 
volta nel  seno  loro  dei  calcoli  Fmalmente 
una  cellulosa  più  lassa  colla  pinguedine  è 
quella  ,  che  compie  esternamente    il   numero 


78 

delle  tuniche,  e  che  attacca  anteriormente    la 
vescica  alle  ossa  del  pube. 

Qualche  sfintere  è  formato  dalle  fibre  tras- 
verse,  che  adornano  la  parte  del  collo  in  ispe- 
cie  d'  arco;  e  che  negli  uomini  sono  attaccate 
collo  sfintere  dell'ano,  nelle  donne  col  muscolo 
constrittore  della  vulva  (N.  S33)  che  circonda 
in  certa  maniera  l'apertura  della  vagina. 

I  Vasi  di  questo  recipiente  ,  tanto  arterio- 
si ,  quanto  venosi  vengono  dagli  ipogastrici  , 
da^li  emorroidali,  daMi  ombelicali,  e  alle 
volte  ancora  dagli  epigastrici  ;  e  nel  sesso  fem- 
minile dagli  uterini  ancora.  Il  plesso  poi  dei 
nervi  ipogastrico  somministra  i  nervi  alla  ve- 
scica ,  la  copia  de'  quali  e  la  forza  fa  che 
ella  abbia  una  somma  sensibilità. 

L'  uso  della  vescica  è  di  ricevere  nella 
sua  cavità  per  mezzo  degli  ureteri  l'  orina 
già  stata  separata  ne'  reni  ,  di  ritenerla ,  e 
finalmente  di  cacciarla  fuori.  Quindi  in  essa  vi 
sono  tre  forami ,  de'  quali  due  già  accennati 
appartengono  agli  ureteri  ,  che  camminano  , 
come  abbiamo  detto  ,  per  le  tuniche  della 
vescica  ,  che  in  questa  sede  formano  un  cor- 
po un  po'  più  grosso  rotondo  insieme  cogli 
ureteri  prodotto  inferiormente  dentro  la  vescica. 

II  terzo  forame  è  anteriore  ,  e  inferiore,  con- 
tinuo a  quel  canale  ,  che  abbiamo  detto  chia- 
marsi uretra  ,  della  quale  parleremo  nel  capo 
seguente. 


72 


CAPO  TRIGESIMOPRIMO 

Delle  parti  vergognose  degli  uomini, 

546.  l-je  partì  vergognose  degli  uon:"ini 
sono  composte  da  un  apparecchio  di  moke 
insidine  .  Imperciocché  lo  Scroto ,  i  Testicoli 
ovvero  Didimi ,  gli  J''pididimi  ossia  le  Pro- 
state,  i  Vasi  deferenti  ovvero  eiaculatorj,  le 
Vescichette  seminali  ^  1'  Uretra,  il  Pene,  e 
i  Muscoli  spettanti  all'  Uretra  e  al  Pene  ; 
tutte  queste  parti  dico ,  sì  ancora  vasi  e  w.'rvi 
sono  quelle  che  compongono  gli  organi  deila  ge- 
nerazione negli  uomini,  nelle  quali  tutte  come 
pure  in  ciascheduna  di  esse  deggionsi  osservare 
molte  cose. 

547.  Lo  Scroto  è  una  certa  borsa  mem- 
branosa, che  sotio  r  angolo  del  pube  sta 
pendente  dal  Pene;  si  produce  più  o  meno 
inferiormente;  ed  è  fornita  di  grossi  peli  negli 
adulti.  Mirar  si  deggiono  in  esso  una  certa 
linea  biancuccia  chiamata  Sutura,  h  fabbrica, 
la  divisione^  i   vasi,  e  V  uso. 

La  Sutura  ossia  quella  linea  bianchiccia 
è  più  sensibile  nei  fanciulli  e  nei  giova- 
ni ;  da  cui  si  fa  che  lo  scroto  è  di- 
viso quasi  in  due  parti  ,  destra  e  sinistra  ;  e 
sembra  far  le   veci  come   d'  una  colonna  ?  in 


So 


cui  s' inseriscano  come  in  luogo  comune  certe 
rughe  o  pieghe,  in  che  formasi  in  certe  cir- 
costanze lo  scroto.  Per  altro  questa  linea  ,  che 
da  alcuni  vien  detta  ancora  rafe^  principian- 
do talvolta  dair  ano  si  produce  pel  perineo  , 
e  lo  scroto  fino  all'  estremità  del  pene;  e 
sembra  in  certa  guisa  indicare  che  la  cavità 
dello  scroto  è  divisa  in  due   laterali. 

La  fabbrica  per  la  massima  parte  è  quasi 
la  medesima  degli  integumenti  comuni.  Dissi 
quasi  f  perchè  a  comuni  integumenti,  da' quali 
è  composto  Io  scroto  ,  e  ne'  quali  riseggono 
molte  glandule  sebacee,  internamente  havvi 
unita  una  certa  membrana  rossiccia  ,  che  no- 
masi Dartos  ,  dalla  cui  forza  di  contrazione 
gì'  integumenti  medesimi  si  mettono  talora  in 
quelle  pieghe  poco  fa  accennate;  sebbene  sia 
ella  priva  affatto  d'ogni  specie  e  struttura 
muscolare.  Questa  rossett.i  membrana  sem- 
brami quella  ,  che  dagli  Antichi  fu  detta  Eri-* 
troide:  il  qual  nome  Io  veggo  modernamente 
dato  al  muscolo  cremastere  ,  di  cui  parlere- 
mo da  qui  a  poco. 

La  di'^isione  della  cavità  dello  scroto  sì  fa 
dal  medesimo  dartos  ,  il  quale  circondando 
largamente  ciascun  testicolo  ,  e  involgendolo 
come  in  una  borsa  particolare  quindi  fa  che 
in  quefla  faccia  dove  si  guardano  queste  bor- 
se vicendevolmente  ,  si  uniscano  insieme  ,  e 
così  formino  il  setto,  che  divide  lo  scroto  in 


8i 


due  cavità ,  destra  cioè  e  sinistra  :  il  qual 
setto  però  frequentemente  non  ascende  fino 
al  pene ,  e  perciò  non  divide  perfettamente 
la  cavità  principale  dall' imo  al  sommo. 

Riceve  lo  scroto  i  Vasi  arteriosi  e  venosi 
dagli  ipogastrici:,  e  principalmente  dai  puden- 
di ;  i  nervi  poi  da  quelli  che  escono  interna- 
mente dalla  midolla  spinale  per  i  forami  in- 
feriori dell'  osso  sacro. 

Serve  lo  scroto  a  contenere ,  e  tener  so- 
spesi i  testicoli  ;  e  per  quanto  egli  può  ,  di- 
fenderli dalle  ingiurie  esterne;  e  col  setto  che 
li  separa  fare  che  i  testicoli  non  si  freghino 
insieme  con  molestia. 

548.  I  Testicoli  ovvero  Didimi  sono  due 
corpicciuoli  abbastanza  noti  ne'  quali  abbiamo 
a  considerare  gì'  invoglimenti ,  la  figura  ,  i 
vasi  ,  la  fabbrica  ,  e  1'  uso. 

Tre  invoglimenti  furono  dati  a  ciascun  te- 
sticolo ;  il  primo  de'  quali  è  una  tenuissima 
tunica  carnosa  prodotta  dalle  fibre  del  mu- 
scolo obbliquo  interno  dell'  abdomine  e  dalle 
ossa  del  pube,  e  alle  volte  ancora  dalla  cre- 
sta dell'osso  ilio,  e  dal  muscolo  trasverso  del- 
l' abdomine.  Essa  spiegasi  in  una  borsa  ,  la 
quale  lassamente  non  strettamente  circonda  il 
testicolo  fuorché  nella  parte  inferiore  e  al- 
quanto posteriore  ;  vale  a  dire  dove  si  por-' 
tano  i  vasi  che  entrano  e  che  escono  dal  te- 
sticolo ;  nel  qual    luogo    osservasi    una    certa 

PARTE  ly.  6 


8: 


produzione ,  quasi  un  processo  attaccato  infe- 
riormente al  testicolo  raeclesirao.  Inoltre  que- 
sta tunica ,  a  mio  giudizio  ,  ossia  questo  mu- 
scolo che  dicesi  cremastere  ,  ovvero  elevatore  , 
non  manca  di  fibre  lendinose  disposte  in  gui- 
sa di  tela  ,  per  mezzo  delle  quali  si  unisca 
alle  tuniche  vicine. 

Il  secondo  involto  dei  testicoli  è  membra- 
noso ,  d'  una  figura  piriforme  ,  il  di  cui  pie- 
dicello  pende  dall'anello  abdominale  ;  il  cor- 
po poi  continuo  allo  stesso  piedicello  sta  nello 
scroto.  Questo  involto  è  rinserrato  dal  cre- 
mastere ,  ed  è  formato  parte  dal  peritoneo 
medesimo ,  e  parte  dalla  cellulare ,  che  sta 
attorno  a  questa  tonaca.  La  faccia  interna 
del  peritoneo  ,  alla  regione  dell'  anello  abdo- 
minale,  ora  si  deprime  in  una  fossetta  j  ora 
è  segnata  da  una  certa  cicatrice  ;  men- 
tre nella  faccia  esterna  dalla  medesima  so- 
stanza del  peritoneo  viene  composta  una 
certa  retina  membranosa  ,  la  quale  discen- 
dendo per  r  anello  lambisce  anteriormen- 
te il  cordone  spermatico ,  e  vicino  al  capo 
dell'epididimo,  mentre  par  quasi  che  sva- 
nisca s  si  spiega  in  una  borsa  ,  la  quale 
largamente  abbraccia  il  testicolo  ;  al  di  cui 
lembo  superiore  ,  rivoltandosi  essa  quasi 
in  se  stessa  internamente  ,  abbracciando  la 
piccola  porzione  del  cordone  quasi  tra  le 
due    lamine  ,     ovvero     duplicatura    come    la 


chiamano  ,    perciò    suole    cliiamaisl    vaginale 
comune  (i). 

Frattanto  codesta  vaginale  continua  al  pe- 
ritoneo, e  riflessa  in  se  stessa  e  internamente, 
ossia  questo  processo  del  peritoneo  veste  il 
testicolo  e  l'epididimo;  e  a  queste  parti  va 
tanto  strettamente  unito ,  che  da  alcuni  è 
riputato  come  un'altra  lamina  dell' albuginea 
che  or  ora  saremo  ad  additare  ;  per  questo 
motivo  rassomiglia  al  pericardio  ,  il  quale 
rivolgendosi  in  se  stesso  dà  la  tonaca  esteriore 
al  cuore,  alle  orecchiette,  e  ai  tronchi  dei 
vasi  maggiori  ;  e  questa  parte  del  peritoneo 
continua  (  ripeto  )  colla  precedente,  la  quale 


(i)  Non  mancherà  forse  chi  pretenda  che  !a  vaginale 
comune  sia  quel  tessuto  celluioso,  che  sta  sotto  il 
cremastere  i  e  che  poi  la  propria  vaginale  del  testicolo 
sia  quel  sacco  ,  entro  cui  il  testic«lo  medesimo  è  quasi 
sospeso  ,  e  nel  quale  in  occasione  di  ernia  congenita 
si  contiene  il  nudo  intestino  appoggiato  al  testicolo 
medesimo,  e  talvolta  ancora  attaccato  insieme.  Se 
ciò  è  ,  non  convenirebbe  egli  meco  per  verità  in  qnnn- 
to  al  nome  ,  non  in  quanto  alla  sostanza  h  imperc'ic- 
cliè  sicurissimamente  quel  sacco  ,  che  io  chiamo  vagi- 
nale comune,  è  una  produzione  del  peritoneo,  (come 
lo  ha  confermato  ancora  il  chiarissimo  Wrisbergio  )  , 
ìa  quale  non  solamente  è  aderente  al  testicolo  e  al- 
l'" epididimo ,  ma  da  questa  ancora  f  con  qualche  por- 
zione J  sono  compresi  quasi  per  ogni  dove  i  vasi  del 
cordone  .  Quindi  è  avvenuto  ,  che  questa  porzione  del 
peritoneo  (  il  quale  a  cilindro  inverso  deve  necessaria- 
mente essere  circondato  e  dal  testicolo  per  ogni  verso, 
e  dal  cordone  in  qualche  parte  )  1*  abbia  chiamata 
vaginale  comune  . 


84 

si  unisce  al  testicolo,  e  all'epididimo,  forma 
la  propiia^vaginale  del  testicolo  »  e  dell'  epi- 
didimo 

In  vece^della  redina  membranosa  prodotta 
dal  peritoneo  verso  il  testicolo  (  rade  volte 
negli  adulti  ,»  spesso  negli  appena  nati,  sem- 
pre poi  nei  feti ,  de'  quali  i  testicoli  uscirono 
appena  dall'  abdomine  )  evvi  un  canale  ossia 
tubo  formato  dal  peritoneo ,  e  continuo  alla 
vaginale  comune,  la  quale  ora  più  refitamente 
merita  questo  nome;  mentre  dentro  questo  ca- 
nale anzi  posteriormente  sorgono  alquanto  dei 
vasetti  che  compongono  il  cordone  spermatico, 
alla  stessa  guisa  affatto  che  i  visceri  posti 
dietro  il  peritoneo  urtano  questa  tunica  in 
avanti ,  e  a  se  l'  aggiungono. 

Finalmente  conciocosachè  i  vasetti  compo- 
nenti il  cordone  spermatico  uniti  tra  loro  per 
mezzo  d'  una  cellulare  vestiti  siano  ali'  intorno 
da  questa  cellulare  medesima  ,  quindi  questo 
involto  ottenne  il  nome  di  vaginale  propria 
del  cordone»  La  sua  massima  parte  si  è  dal 
raddoppiamento  del  peritoneo  ,  al  qual  raddop- 
piamento si  frappone  ancora  quella  cellulosa^ 
la  quale ,  mentre  passano  que'  vasi  per  la 
fessura  abdominale ,  viene  somministrata  dai 
muscoli  stessi  dell'  abdomine. 

Queir  involto  de'  testìcoli  ,  che  abbraccia 
la  sostanza  del  testicolo j,  chiamasi  tunica  ner-^ 
vosa ,  o  albuginea  ;    nella    quale  se  si  consi- 


r 


8 


derl  il  peritoneo  attaccato  fortemente  ad  esse 
esternamente  ,  e  l'albuf^inea  composta  di  due 
lamine  ,  si  potrà  accrescere  ,  come  hanno 
fatto  molti,  il  numero  dei  velamenti  spettanti 
propriamente  al  testicolo.  Checché  ne  sia  , 
l'albuginea  veste  ancora  F  epididimo,  il  quale 
perciò  lega  co!   testicolo  medesimo. 

La  figura  dei  testicoli  è  quasi  ovale,  ma 
alquanto  appianata^  con  una  estremità  e  que- 
sta più  acuta  che  guarda  in  su  e  alquanto 
esternamente ,  coli'  altra  poi  ottusa  che  guarda 
in  gin  e  alquanto  internamente. 

Il  testicolo  riceve  i  vasi  dalle  arterie  e 
vene  spermatiche ,  delle  quali  si  è  da  noi 
parlato  altrove .  Le  arterie  poi  appena  o  nep- 
pure appena  ramose  si  portano  nel  testicolo  , 
divise  forsi  in  vasetti  minimi  apparentemente 
nodosi,  i  quali  si  chiamano  seminìferi:  e  al 
contrario  le  vene  che  escono  dalla  sostanza 
del  testicolo  e  che  ascendono  fanno  tra  se 
innumerevoli  anastomosi.  Così  dalle  accennate 
arteriuzze  ,  venucce ,  e  nervetti  derivanti  dal 
plesso  spermatico,  e  dai  linfatici  ancora  in- 
sieme uniti  per  mezzo  d'una  cellulosità,  vien 
formato  il  corpo  oblungo,  e  quasi  conica,  che 
fu  detto  corpo  piramidale'^  ovvero,  atteso  il 
diametro  delle  vene  ,  e  la  moltiplice  anasto- 
mosi delle  stesie ,  corpo  varicoso ,  o  pampini- 
forme  ,  il  quale  è  situato  dietro  il  peritoneo 
Isella  cellulosa  che  a  questo  s'  appoggia. 


86 


L:i  fabbrica  adunque  del  testicolo  è  vasco- 
losa e  membranosa  ;  imperciocché  da  tutia  la 
faccia  interna  dell'  albuginea  nasce  una  molle 
cellulosa,  la  quale  disposta  irregolarmente  in 
certi  piccioli  setti  comprende  qua  e  là  cellette 
maggiori  o  minori,  tra  le  quali  sono  chiusi  i 
vasetti  seminiferi  poco  fa  additati.  Questi  setti 
poi ,  da  noi  stati  dimostrati  tutti  gli  anni 
(  per  lo  che  non  mi  so  trattenere  di  fare  le 
pili  alte  meraviglie,  come  siano  questi  recen- 
temente rigettati  dalT  anotomia  )  questi  setti, 
dissi ,  convengono  a  quella  parte  del  testicolo  , 
che  corrisponde  all'epididimo;  dove  si  con- 
vertono o  piuttosto  convengono  in  una  benda 
quasi  bianchiccia  ,  la  quale  è  composta  dalla 
medesima  cellulosa  condensata ,  che  si  nomina 
corpo  cf  Iginoro.  Tra  le  lamine  di  questa 
benda  ,  e  sopra  1'  istessa  ancora  ,  a'  miei  oc- 
chi vi  si  stendono  a  fows.  di  rete  venti  cir- 
ca ,  e  spesso  ancora  in  maggior  numero  va- 
setti seminiferi  un  po'  più  grandi  nati  dai  più 
piccioli  ,  i  quali  finalmente  sboccano  dall'  al- 
buo;inea  del  testicolo  per  formare  il  capo 
dell'epididimo,  e  poi   questa  particella  ancora. 

L' uso  dei  testicoli  è  di  separare  il  seme 
virile  dal  sangue. 

54.9.  Gli  Epididimi,  che  dagli  antichi  fu- 
rono detti  ancora  Prostate ,  sono  due  cor- 
picciuoli  oblunghi ,  uno  per  parte  ,  ne'  quali 
abbiamo  a  considerare  il  sito,  la   figura,  la, 


87 

connessione,  la  struttura  ^  V  origine  ,  \o,  fine, 
e   r  uso  . 

Il  sito  loro  è  di  star  appoggiati  al  margine 
supremo  dei  testicoli  anzi  alquanto  posterior- 
mente. Coprono  in  certa  maniera  il  lembo 
esterno  e   posteriore  del   testicolo. 

ha  figura  rappresenta  un  cordone  o  piuttosto 
un  verme  fornito  di  capo  e  di  coda ,  e  fatto  in 
guisa  che  nella  parte  superiore  sia  più  grosso  e 
più  convesso;  nella  inferiore  poi  verso  il  te- 
sticolo quasi  piano.  Il  capo  rotondo  sta  este- 
riormente e  superiormente  ;  il  corpo  alquanto 
impicciolito  lambisce  nel  discendere  il  margine 
posteriore  del  testicolo  :  la  coda  poi  ancor 
più  impicciolita  guarda  in  giù  ,  e  interna- 
mente. 

La  sua  connessione  si  fa  col  testicolo  stes- 
so ,  e  con  un  certo  canale  nomato  vaso  de- 
ferente. E  questa  connessione  è  fatta  per 
mezzo  de'  vasetti  seminiferi  e  della  tunica 
albuginea  ,  sì  ancora  del  peritoneo ,  che  co- 
stituisce la  vaginale  propria  del  testicolo  ,  e 
dell*  epididimo.  Vale  a  dire  il  capo  di  questa 
particella  è  continuo  co'  vasetti  maggiori  se- 
miniferi che  sorgono  dal  testicolo,  e  colla 
tunica  albuginea ,  e  col  peritoneo  immedesi- 
mato a  questa  tunica  :  la  parte  di  mezzo  , 
per  r  intervento  di  queste  membrane  si  at- 
tacca col  testicolo  ma  lassamente ,  e  questo 
tratto    membranoso    nato    da    questa    tunica 


88 


raddoppiata  5  coraechè  comprende  una  cavità. 
Io  chiamano  sacco  cieco.  Finalmente  la  coda 
deir  epididimo  unita  fermamente  collo  stesso 
testicolo  si  risolve  nel  vaso  deferente  che  de- 
scriveremo fra  poco. 

Origine  e  fine.  Devesi  la  prima  ai  canali 
seminiferi  un  po'  più  grossi,  i  quali  dicemmo 
parte  appoggiati  al  corpo  Igmoriano ,  parte 
compresi  dentro  la  di  lui  sostanza.  Poiché 
questi  canaletti  rinchiusi  nella  tunica  albugi- 
nea  formano  il  capo  dell'  epididimo.  La  fine 
è  nella  parte  del  testicolo  inferiore  interna  e 
posteriore  ,  dove  ha  principio  il  vaso  de- 
ferente. 

La  struttura  è  vascolosa  e  membranosa. 
Vascolosa  di  fatti  perchè  è  composta  quasi 
d'  un  vasetto  solo  che  ritorna  in  se  stesso 
pressoché  in  infiniti  giri,  aggiungendovisi  una 
molle  cellulosa ,  che  rassoda ,  e  quasi  forma 
i  giri  e  le  piegature.  Dissi  (juasi ,  perchè  il 
capo  dell'  epididimo  è  fatto  di  canaletti  pie- 
gati fuori  del  testicolo  vicino  a  mille  volte  in 
guisa  che  rappresentino  una  specie  di  cono  , 
di  cui  la  punta  guarda  il  testicolo.  Questi 
coni  poi  venti  e  più  si  risolvono  in  quel  va- 
setto ,  dal  quale  vien  formato  1'  epididimo  ; 
siccome  questa  particella  medesima  va  a  finire 
poi  nel  vaso  deferente. 

Serve  1'  epididimo  a  ricevere  il  seme  virile 
eeparato  e  preparato  nei  testicoli;  come  sem- 


89 

bra    ancora  a  perfezionarlo,  e  a  tradurlo  nel 
vaso  deferente. 

55o.  Il  i'aso  deferente  adunque  non  è 
altro  che  il  canale  continuo  coir  epididimo  ; 
di  cui  il  principio  è  dalla  parte  inferiore , 
interna,  e  posteriore  dello  stesso  epididimo. 
Da  qui  sorge  tortuoso  verso  1'  epididimo ,  e 
per  mezzo  d'  una  tunica  cellulosa  è  coerente 
in  parte  co'  vasi  spermatici.  Bisogna  poi  ve- 
dere qual  sia  il  progresso  di  questo  canale  , 
quale  la  fine ,  la  struttura  ,  e  1'  uso  final- 
mente. 

Il  progresso  è  questo  :  ascende  essa  dal- 
l' epididimo  fino  all'  anello  abdorainale  ,  il 
quale  subito  superato ,  allontanasi  dai  vasi 
spermatici;  si  piega  all'interno  dietro  al  pe- 
ritoneo 5  e  discende  nella  pelvi  alla  sede  in- 
feriore e  posteriore  della  vescica  orinarla  ;  nel 
qual  luogo  1'  uno  e  1'  altro  canale  alquanto 
dilatato  cosi  avvicinasi  al  suo  compagno  ,  che 
si  attacchino  insieme  ambidue. 

Il  fine  angusto  parte  è  nei  due  ricettacoli 
oblunghi ,  vale  a  dire  ,  le  vescichette  semi- 
nali che  giacciono  esternamente  vicine  a 
questi  canali ,  e  ai  quali  sono  legate  insieme 
colla  accennata  sede  della  vescica  orinaria  ;  e 
parte  poi  nell'uretra.  Vale  a  dire,  l'estre- 
mità del  vaso  deferente  ha  due  picciole  boc- 
che ;  con  una  delle  quali ,  e  questa  laterale 
apresi  in  quelle  vescichette;  colf  altra  poi  pel 


90 

canaletto  comune  ancora  alle  medesime  ve- 
scichette apresi  nelT  uretra  ;  affinchè  in  certe 
circostanze  il  seme  virile  ora  sia  ricevuto 
nelle  vescichette  seminali  ,  ed  ora  per  retto 
tramite  si  getti  nell'  uretra. 

La  struttura  è  membranosa  e  insieme 
spungosa  :  ma  tuttavia  piuttosto  tenace  e  ro- 
busta. Poiché  tra  le  due  membrane  ,  ovvero 
tonache  ,  delle  quali  è  composta  ,  vi  si  frap- 
pone un   tessuto  spungoso  ma   tenuissirao. 

L'  uso  è  di  tradurre  il  seme  somministra- 
to  dair  epididimo  o  alle  vescichette  seminali , 
o  all'uretra,  di  che  i'  ultimo  avviene  nel 
coito  venereo. 

55 1.  Le  Ve?cichette  seminali  sono  due  ri- 
cettacoli oblunghi ,  uno  per  parte  ,  composti 
di  celle  comunicantisi  insieme;  le  quali  cioè 
raffigurano  piccioli  intestini  ramosi ,  o  piut- 
tosto un  intestino  che  ritorna  in  se  molte 
volte  ,  e  quindi  interrotto  da  piegature  .  In 
questi  ricettacoli  sono  a  considerarsi  il  sito  , 
la  grandezza  ,  la  struttura ^  la  fine  ,  i  vasi  , 
e  r  uso. 

Sito.  Abbiamo  detto  poco  ta  che  questi  due 
ricettacoli  sono  posti  alla  parte  inferiore  e 
posteriore  della  vescica  orinaria. 

La  grandezza  delT  uno  e  dell'  altro  ricet- 
tacolo è  di  circa  tre  dita  trasverse  di  lun- 
ghezza ,  non  oltrepassan.d0  un  dito  trasverso 
la  larghezza. 


91 

Struttura.  Sono  formate  queste  due  vesci- 
chette di  membrane  piuttosto  grosse  unite  in 
un  tubetto  piegato  molte  volte  ,  come  avvi- 
sammo di  sopra.  Per  altro  la  membrana  este- 
riore viene  dal  peritoneo  che  copre  posterior- 
mente la  vescica  ;  V  interna  poi  dalla  mem- 
brana propria  ,  grossa  ,  apparentemente  fatta 
a  fossia  di  rete  ,  e  unta  d'  un  muco  più  o 
meno  ridondante. 

La  fise  rassomiglia  un  canaletto  ,  che  da 
alcuni  si  ha  per  il  condotto  escretorio ,  in  cui 
apresi  il  vaso  deferente  del  suo  lato,  e  il 
quale  congiunto  con  questo  vaso  medesimo  , 
sotto  la  membrana  interna  dell'  uretra  ,  scor- 
rendo nella  sede  posteriore,  con  una  bocca 
picciolissima  apresi  da  una  parte  e  dall'altra 
nella  vallicella  della  prostata  ,  che  or  ora  de- 
scriveremo ,  ai  lati  d' una  certa  prominenza  , 
come  d' una  caruncola  che  sorge  da  quella 
valletta.  Queste  due  boccucce  comuni  al  vaso 
deferente  e  alle  vescichette  seminali  diconsi 
bocche  seminali. 

Le  vescichette  seminali  hanno  i  vasi  co- 
muni con  quelli  che  provvedono  alla  vescica 
e  air  intestino  retto  ;  lo  nesso  dicasi  de'  ner- 
vi .  Mekelio  scopri  i  linfitici  ,  i  quali  ,  fa- 
cendo rottì-?;io  di  vasi  assorbenti ,  attraggono  la 
parte  più  sottile  del  seme  nel  proprio  seno,  af- 
finchè venga  portato  colla  linfa  degli  altri  si- 
mili vasetti  nel   sangue. 


92 

L'  uso  è  di  conservare  fuori  del  tempo  del 
coìto  lo  sperma  separato  nel  testicolo,  perfe- 
zionato neir  epididimo  ,  e  tradotto  dal  vaso 
deferente  in  questo  recipiente  ,  e  di  sparger- 
lo neir  uretra  nelT  atto  del  coito. 

552.  La  Prostata  è  un  corpo  duro  simile 
in  certo  modo  a  una  gianduia,  il  quale  su- 
bito avanti  il  collo  della  vescica  abbraccia  il 
principio  dell'uretra;  e  in  cui  noi  verremo  a 
considerare  la  grandezza  ,  la  figura,  \2l  fab- 
brica ,  la  cavità  singolare^  i  forami,  la  pro- 
minenza ,  i  vasi  ,  e  1'  uso. 

La  grandezza  generalmente  negli  adulti  è 
eguale  a  una  castagna ,  e  spesse  volte  ancora 
la  supera. 

La  figura  è  globosa  ,  ma  fatta  a  foggia 
di  cuore  ,  di  cui  la  base  è  rivolta  posterior- 
mente alla  vescica  ,  la  punta  poi  giiar(la 
avanti.  Quantunque  poi  la  prostata  sia  glo- 
bosa ,  nulla  di  meno  si  deggiono  considerare 
in  essa  due  porzioni  ,  delle  quali  una  molto 
più  grossa  è  inferiormente  ,  e  s'  appoggia  al- 
l' intestino  retto;  l'altra  poi  più  tenue  è  po- 
sta superiormente  ,  e  rivolta  alle  ossa  del 
pube  ,  air  angolo  de'  quali  è  attaccata.  Tra 
queste  due  porzioni  cammina  l'  uretra. 

Fabbrica.  Questo  corpo  è  composto  di  molti 
piccioli  follicoli  5  quasi  caverne  mucose  ,  non 
tanto  uniti  tra  di  se  quanto  compresi  per 
ogni  dove  da  una  dura   membrana   cellulosa  ; 


93 

de'  quali  i  condotti  escretorj  raettono  il  pro- 
prio umore  nel)'  uretra  con  dieci  o  dodici 
circa  bocche,  che  apronsi   nella  medesima. 

La  cavità  della  prosi ata  è  una  certa  val- 
letta scolpita  nella  parete  posteriore  di  essa, 
nella  quale  dilatasi  1'  uretra ,  e  che  fa  quasi 
le  Teci  d'  un  recipiente  ,  dentro  a  cui  sparso 
dalle  bocche  seminali  il  liquor  prolifico  degli 
uomini  si  mischia  e  si  confonde  colf  umore 
della  prostata   medesima. 

I  forami  appartengono  ai  condotti  escre- 
torj della  piostata  medesima  poco  fa  accen- 
nati, e  parimenti  al  seno  particolare  un  poco 
più  grande  scavato  in  una  certa  prominenza, 
dai  quale  mandasi  un  tenue  liquore,  ma  al- 
quanto viscoso ,   ed  in  assai  poca  quantità. 

Questa  prominenza  abbracciando  il  seno 
poco  fa  nominato  ,  rappresenta  un  colletto 
oblungo  ,  il  quale  sorge  dalla  valletta  della 
medesima  prostata  ,  ed  il  quale  o  per  la  gran- 
dezza o  per  la  figura  dicesi  dagli  Anotomici 
grano  d'  orzo,  caruncola  seminale ,  capo  gal- 
linaceo. E  chiamalo  ancora  verumontano  ,  il 
quale  un  po'  dietro  la  sua  estremità  anteriore 
qua  e  là  ha  una  bocca   seminale. 

I  vasi  della  prostata  derivano  dai  medesimi 
fonti,  i  rami  de' quali  per  così  dire,  vanno 
disseminandosi  per  le  vescichette  seminali  , 
peli' intestino  retto,  per  la  vescica  dell'orina, 
per   V  uretra  ,    e    pel  pene.   Vale    a    dire    la 


massima  parte  vengono  da'  rami  ipogastrici  , 
e  pochi  dai  crurali  ;  i  nervi  poi  sono  sommi- 
nistrati dai  lombali  e  dai  sacri. 

Dal  fin  qui  detto  se  ne  conosce  V  uso  : 
serve  cioè  a  separare  quell'umore  viscosetto, 
il  quale  frammischiasi  col  seme  virile ,  e  a 
questo  serve  forse  di  veicolo ,  Lubrica  ancora 
l'uretra  e  modera  la  sua  troppa  sensibilità. 
Forse  ancora  porta  robustezza  all'  uretra ,  la 
quale  rassoda  e  sostiene .  Finalmente  fa  di 
punto  fisso  alle  fibre  componenti  la  tunica 
carnosa  della  vescica  ,  affinchè  contraendoéi 
stringano  la  cavità  della  vescica  ,  e  spingano 
fuora  r  orina  . 

553.  L'  Uretra  è  un  canale  membranoso 
continuo  col  collo  della  vescica  urinaria  ,  il 
quale  si  produce  ancora  dalla  vescica  fino 
all'estremità  del  pene.  In  questo  canale  sono 
da  notarsi  il  sito,  la  lunghe'zza  ,  la  piegatu- 
ra >  la  cavità,  la  prominenza,  la  fabbrica^ 
la  fine ,  i  forami  ,  le  ghindale ,  i  muscoli 
inseriti  nel  medesimo  ,  e  1'  uso  . 

Sito .  Quasi  tutta  V  uretra  è  nella  faccia 
inferiore  del  pene  .  Imperciocché  ivi  la  parte 
superiore  delT  uretra  medesima  è  ricevuta  da 
un  certo  piccolo  solco ,  che  a  questo  fine  ha 
il  pene  in  quel  luogo. 

La  lunghezza  non  è  la  medesima  in  tut- 
ti ;  generalmente  poi  negli  adulti  nell'  erezio- 
ne del  pene  è  di  dieci,  dodici ,  e  alle  volte 
ancora  tredici  pollici  di  Parigi. 


90 

La  piegatura  è  questa,  che  faccia  come  la 
lettera  ò\  Imperciocché  discende  anteriormen- 
te ,  quando  esce  dal  collo  della  vescica  , 
ascende  poscia  all'  angolo  del  pube ,  e  da 
questa  sede  discende  di  nuovo  ,  e  pende  fino 
alla  fine  del  membro. 

La  cavita  è  quasi  cilindrica,  e  della  gran- 
dezza d'una  penna  da  scrivere.  Dissi  quasi 
cilindrica  ;  poiché  è  più  larga  nella  valletta 
della  prostata;  e  parimenti  dopo  la  prostata, 
dove  l'uretra  sembra  spiegarsi  in  una  specie 
di  bulbo  ;  si  finalmente  nel  glande  ,  dove 
questa  dilatazione  dalla  sua  qualunque  figura 
nomasi  fossa  naviculare. 

Una  prominenza  trovasi  nell'  uretra  nella 
sua  faccia  inferiore  un  po'  in  qua  della  prostata. 
Questa  prominenza,  che  è  simile  a  un  bulbo, 
fu   detta   bulbo  delT  uretra. 

La  fabbrica  è  spungosa  ossia  cavernosa. 
Cioè  la  tunica  interna  di  questo  canale,  che 
è  la  più  sottile  ,  è  continua  colla  cuticola  e 
colla  cute,  che  vanno  poi  a  formare  la  mem- 
brana interna  della  vescica  h'  esterna  poi  è 
più  grossa  e  più  densa.  Tra  1'  una  e  1'  altra 
tunica  contiensi  un  tessuto  spungoso  più  o 
meno  gonfio  di  sangue  rósso. 

Fine.  Questo  corpo  spungoso ,  che  si  rin- 
chiude nelle  tuniche  dell'  uretra,  quando  ar- 
riva al  collo  del  pene,  si  spiega  nel  capo  di 
questo  ;    il    quale   si  unisce    bensì    coi    corpi 


^6 

spungosi  dello  stesso  pene,  ma  non  comunica 
con   essi. 

Molti  forami  trovansi  nell'  uretra.  Imper- 
ciocché oltre  a  quelli  che  appartengono  ai. 
condotti  escretori  della  prostata,  oltre  le  bocche 
seminali  e  il  seno  della  caruncola  seminale  ; 
alcuni  brevi  canaletti  mucosi,  nominati  ancora 
seni  mucosi  trovansi  nella  cute  spungosa ,  che 
fa  la  tonaca  interna  deU"  uretra;  e  dalle  prò- 
prie  loro  boccucce  stillano  un  umore  visco- 
setto ,  da  cui  è  unta  1'  uretra  medesima. 

Questo  canale  inoltre  ha  alcune  glandule, 
che  separano  un  altro  liquore,  con  cui  un— 
gesi  lo  stesso  internamente.  Per  lo  piìi  sono 
due,  e  stanno  tra  la  prostata  e  il  bulbo. 
Sogliono  essere  generalmente  ritondette ,  e 
grosse  al  più  come  un  pisello.  Diconsi  comu- 
nemente glandule  del  Coupero.  Se  poi  nel- 
r  angolo  y  che  fa  la  piegatura  dell'  uretra 
sotto  le  ossa  del  pube,  vi  sia  una  terza  gian- 
duia ,  e  un'  altra  parimenti  situata  tra  le 
membrane  dell'uretra,  la  quale  subito  ab- 
braccia il  bulbo  che  nasce  sotto  la  prostata  , 
e  le  quali  glandule  tutte  vengono  accennate 
da  alcuni  autori  chiarissimi ,  non  è  facile  il 
definire  ;  conciossiachè  altri  Anotomici  speri- 
mentatissimi  le  abbiano  messe  in  dubbio.  Per 
altro  avendole  anche  noi  vedute  alcune  volte ,^ 
sospettiamo  non  trovarsi  esse  in  tutti  i  cor- 
pi ,    0    essere    talvolta    tanto    picciole  ,    che 


97 

senza  una  grandissima  diligenza  sfuggano  da- 
gli occhi. 

L'  uretra  ha  ancora  i  suoi  muscoli  posti 
massimamente  al  suo  bulbo;  altri  de' quali 
comprimono  e  contraggono  questo ,  e  altri  lo 
rilassano.  Cioè  dallo  sfintere  dell*  ano  partono 
da  una  parte  e  dall'  altra  delle  fibre  imme- 
desimate a'  vicini  corpi  cavernosi  del  pene  , 
le  quali  composte  in  un  muscolo  tenue ,  pia- 
no ,  e  piuttosto  lungo  stanno  attorno  al  bulbo 
dell'uretra,  e  vi  si  attaccano.  Da  quella  parte 
poi  dove  questi  muscoli  si  guardano  vicende- 
volmente ,  e  s'  immedesimano  ,  osservasi  una 
certa  linea  bianca  tirata  longitudinalmente,  co- 
me un  tendine,  dentro  la  quale  distesi  con  una 
tendinosa  espansione  quasi  s'  immedesimano 
coir  uretra  stessa.  Chiamansi  Acceleratori.  A 
questi  altri  se  ne  aggiungono,  i  quali  nasco- 
no dal  tubercolo  dell'  ischio  internamente ,  e 
direttamente  vanno  al  bulbo,  a  cui  si  uni- 
scono. Diconsi  Dilatatori  trasversi.  Finalmente 
dalla  parte  anteriore  dello  sfintere  certe  fibre, 
prodotte  a  foggia  di  triangolo  si  attaccano 
parimenti  al  bulbo  dell'  uretra.  C'niamano 
questo  muscolo  dilatatore  posteriore  dell' ure-^ 
tra  o  ancora  triangolare  dell  uretra. 

554.  Il  Pene,  la  cui  forma,  situazione, 
e  grandezza  varia  ,  e  V  uso  noti  sono  a  tut- 
ti ,  è  composto  di  tre  corpi ,  i  quali  attesa  la 
loro  fabbrica  interna  chiamansi  nervospungosi , 

PARTE   n\  ^ 


98 

ovvero  cavernosi.  Due  di  questi  sono  proprj 
veramente  dd  pene  ;  il  terzo  poi  è  quello  , 
che  abbiamo  detto  appartenere  all'  uretra  ,  e 
spiegarsi  nel  capo  del  pene.  In  questa  parte 
adunque  del  corpo  umano  restano  da  osser- 
vare le  cose  seguenti:  V  origine  e  la  fine  dei 
corpi  cavernosi ,  la  struttura  di  questi ,  il 
collo  ,  e  il  glande  del  pene  ,  si  finalmente  certe 
glandule  poste  nel  collo  ,  un  legamento  par- 
ticolare ,  i  muscoli ,  gì'  integumenti  ,  e  i  vasi. 

\J  origine  dei  corpi  cavernosi  si  ha  dal 
tubercolo  dell'  osso  ischio  ,  sì  anco  dalla  con- 
giunzione di  esso  coir  osso  del  pube. 

Il  loro  principio  è  sottile ,  ma  piuttosto 
spiegato,  il  quale  è  sodamente  attaccato  al 
luogo  accennato  per  mezzo  d'  una  dura  e 
fibrosa  cellulare. 

Il  progresso  di  questi  corpi  è  così ,  che 
da  quella  origine  vanno  internamente  ,  in 
avanti ,  e  insieme  superiormente  ;  vadano  poi 
verso  r  angolo  del  pube  ,  quindi  si  accostino 
tra  loro,  e  insieme  si  uniscano,  lasciando  in- 
feriormente un  leggier  solco  dopo  il  loro  con- 
giungimento ,  per  cui  scorre  l'  uretra  ,  come 
poco  fa  abbiamo  avvertito. 

Il  fine  di  questi  corpi  è  subito  sotto  il 
glande,  da  cui  quasi  vengono  coperti;  al- 
l' istessa  maniera  che  il  capo  de'  funghi  è 
sostenuto  dal  loro  pedicello  a  cui  sono  attac- 
cati ,  e  sopra  quello  si  appoggia. 


99 

La  struttura  poi  è  questa.  Una  certa  mem- 
brana assai  robusta  mette  limiti  esternamente 
alla  loro  grossezza  ,  e  non  è  interrotta  in  ve- 
run  luogo,  fuorché  in  quella  sede  dove  que- 
sti corpi  si  uniscono  tra  loro  ;  imperciocché 
là  questa  tunica  esterna,  che  da  alcuni  chia- 
masi involto  nervoso  ,  è  disposta  in  fili  pa- 
ralelli,  lasciando  frammezzo  alcuni  intervalli, 
per  cui  può  passare  liberamente  il  sangue  da 
un  corpo  nell'  altro.  Pettine  chiamano ,  stante 
la  sua  figura/ questa  disposizione ,  ovvero  que- 
sto setto  quasi  denticolato  frapposto  a  corpi 
cavernosi.  Questo  involto  poi  nervoso  contiene 
una  sostanza  spungosa  ossia  cellulosa;  turgide 
essendo  le  cellette  di  sangue  più  o  meno,  il 
quale  è  portato  dalle  arterie,  e  Tiene  rias- 
sorbito dalle  venucce  che  si  aprono  in  quelle 
cellette.  E  codeste  vene  se  pigramente  fac- 
ciano il  loro  officio  nel  mentre  che  le  arterie 
compagne  portano  abbondantemente  del  san- 
gue ^  moltissimo  accrescono  V  erezione. 

Il  collo  è  la  parte  estrema  dei  corpi  ca- 
vernosi ,  che  distingue  ,  e  separa  il  peuf  dal 
glande  ,  ossia  capo  di  esso  ;  e  la  quale  per- 
ciò è  più  stretta  e  dej   pene,  e  del  glande. 

Il  ghiande  è  la  parte  che  resta  del  pene 
dotata  di  papille  sensibilissime,  che  si  vede 
eminente  oltre  il  coUo  ,  e  che  è  continua  a 
questo,  in  cui  il  margine  gonfietto  che  succede 
tosto  al  collo    dicesi  corona  del  pene.  11  re- 


JOO 


stante  del  medesimo  pene  dopo  la  corona  a 
poco  a  poco  si  va  estenuando  per  l'ordinario, 
finché  termini  in  ispecie  d  una  punta  rotonda 
ora  più  ora  meno  ottusa  ,  e  avente  un  fora- 
me,  che  è  poi  il  fine  dell'uretra.  E  questo 
fiorame  £d  un  solco  scolpito  nella  parte  inie« 
riore  del  glande. 

Alcune  glandule  sebacee  sono  poste  sotto 
una  tenue  cute ,  che  si  stende  sopra  il  collo 
del  pene  ,  e  sulla  fine  dei  di  lui  corpi  caver- 
nosi ;  le  quali  separando  un  unto,  che  mo- 
dera r  attrito  ,  e  che  divenendo  facilmente 
dirò  cosi  rancido ,  partorisce  alle  volte  delle 
esulcerazioni  incoramode. 

Legamento.  Il  pene  è  sostenuto ,  e  legato 
alle  ossa  del  pube ,  o  piuttosto  alla  sincon— 
drosi  di  queste  per  mezzo  d'una  certa  espan- 
sione membranosa  e  robusta  ,3  cui  sta  attorno 
in  varj.  luoghi  per  lo  più  della  pinguedine. 
Questa  membrana  più  o  meno  dopo  le  ossa 
del  pube  annessa  al  dorso  del  pene  fa  il  le- 
gainc'ji,^  sospensorio  del  pene. 

Due  Mus'oii ,  detti  impiopriamente  eret- 
tori  ,  si  stendono  sotto  il  principio  de'  corpi 
cavernosi.  Impercioccliè  il  loro  principio  si  è 
dallo  stesso  tubercolo  dell'  osso  ischio ,  un 
poco  posteriormente  di  quello  che  il  principio 
de'  corpi  cavernosi  ;  e  con  un  tendine  piutto- 
sto largo  s  inseriscono  all'  involto  nervoso  di 
questi  corpi ,  dove    insieme    convengono  sotto 


Ibi 


T  angolo  del  pube  ,  e  ancora  un  po'  più  in 
avanti.  Eretto  il  pene  lo  tir;-,no  in  gin  ,  non 
in  su;  e  fanno  che  piegato  11  pene  o  nell'uno 
o  neir  altro  lato  non  tngga  da  quella  dire- 
zione, che  ricercasi  per  entrare  nella  vagina 
della  donna. 

GV  integumenti  del  pene,  che  sono  comuni, 
formano  il  prepuzio ,  e  il  frenulo  ;  cioè  quella 
cute ,  la  quale  colla  sottoposta  cellulosa  cir- 
conda largamente  il  pene  medesimo,  si  pro- 
duce oltre  il  glande;  dipoi  ripiegando  in  se 
stessa  internamente  va  al  collo,  a  cui  sì  im^ 
medesima  ,  per  poi  estenuata  subito  e  tesa 
condursi  sopra  il  glande  dotata  dappertutto  di 
moltissime  papille  nervose.  Questa  cute  du- 
pliciita,  la  quale  si  può  tradurre  sopra  il 
glande  ,  e  ritirare  a  piacere,  è  il  prepuzio, 
il  quale  è  legato  al  glande  medesimo  subito 
sotto  il  f()rame  dell'  uretra  ,  e  al  qual  vin- 
colo diedero  il  nome  di  frenulo. 

X  vasi  del  pene  tanto  arteriosi  quanto  ve- 
nosi derivano  quasi  tutti  dalla  pudenda  co- 
mune ,  alcuni  però  d<ù  altri  rami  della  stessa 
ipogastrica  :  i  linfatici  parte  errando  per  la 
cellulosa  che  sta  sotto  la  cute  ,  parte  com- 
pagni delle  arterie  del  pene  vanno  alle  glan- 
dule  inguinali.  I  nervi  finalmente  sono  figli 
di  quelli  ,  che  ultimi  di  tutti  escono  dai  fo- 
rami anteriori  dell'osso  sacro. 


102 


CAPO   TRIGESIMOSECONDO 
Delle  pudende  delle  Donne. 

555.  VjT'li  organi  muliebri  ,  ossia  le  parti 
genitali  delle  donne  sogliono  divìdersi  in  due 
classi  ,  esterne  cioè  ,  ed  interne.  Il  Monte  di 
Venere  ,  il  Conno  ,  le  Ninfe  ,  la  Clitoride  , 
Y Orificio  dell  uretra^  X Imene  ,  la  Bocca  della 
vagina  sono  le  parti  esterne  :  le  interne  poi  so- 
no la  Vagina  ,  1'  Utero  ,  e  i  suoi  legamenti^ 
le  Ovaja  ,  e  le  Tube  Falloppiane.  Di  tutte 
queste  trattar  si  deve  ,  per  indicarne  il  sito  ^ 
la  figura  ,  la  fabbrica  ,  V  origine  ,  e  la  fi- 
ne i  le  glandute  che  vi  sono  sparse  ,  i  vasìì 
finalmente  ,  e  V  uso. 

556".  Il  Monte  di  Venere  è  una  prominen- 
za che  sta  anteriormente  sopra  le  ossa  del 
pettine  ,  la  quale  è  composta  dai  comuni  in- 
tegumenti ;  ridondante  però  essendo  la  mem- 
brana adiposa ,  principalmente  pelle  vergini  ; 
pd  è  fornita  di  peli  più  o  meno  spessi,  gros- 
si ,  e  ricciuti. 

557.  Il  Conno.»  ossia  la  Vulva  ,  è  quella 
fessura  oblunga  che  sta  sotto  il  monte  di  Ve- 
nere ,  che  è  formata  da  due  labbra  piìi  o 
meno  eminenti ,  e  prodotte  all'  ingiù. 

La  sua  fabbrica  è  fatta  di  comuni  integu- 


io3 


menti  facenti  un  angolo  in  su  e  in  giù.  La 
cute  poi  ,  la  quale  è  più  grossa,  e  ornata  di 
peli  nella  faccia  esterna  ,  quando  si  riflette 
in  se  stessa  per  formare  raddoppiata  la  parte 
interna  delle  labbra ,  si  assottiglia  molto  ,  è 
liscia  ,  rossa  ,  quasi  livida  ,  e  assai  sensibile. 
Tra  questa  cute  raddoppiata  havvi  un  plesso 
insigne  di  vasi  ,  per  cui  avviene  che  nell*  at- 
to venereo  le  labbra  di  questa  fessura  si  gon- 
fino ;  quindi  la  fessura  medesima  si  faccia  piìi 
o  meno  stretta  ;  per  accrescere  il  senso  del 
piacere  reciproco. 

558.  Le  Ninfe  sono  due  particelle  feb- 
bricate  anch'  esse  di  comuni  integumenti.  Va- 
le a  dire  quella  cute  sottile,  che  forma  la 
parte  interna  dei  labbri  della  vulva ,  subito 
sotto  r  angolo  che  fanno  superiormente  i  lab- 
bri medesimi ,  piegasi  ,  e  s'  alza  in  guisa  che 
«onvertesi  quasi  in  due  labbra  interne  mino.? 
ri  ,  spesso  rugose  nel  lembo  che  definisce  la 
loro  lunghezza. 

La  fabbrica  pertanto  di  queste  parti  si  fa 
dalla  cuce  raddoppiata  ;  tra  il  cui  raddoppia- 
mento però  un  tessuto  spungoso  vascolare 
contiensi ,  come  un  corpo  cavernoso ,  il  quale 
gonfiandosi  nella  libidine  venerea  muove  la 
tensione  delle  ninfe  ^  e  ne  fa  quasi  Terezione  . 
La  figura  di  queste  parti  è  in  certa  ma- 
niera semielittica  ;  imperciocché  quando  si 
producono  all'  ingiù  ,  a  poco  a  poco  prima  si 


io4 


fanno  larghe  ,  di  poi  a  egual  grado  la  lar- 
ghezza loro  va  scemando  nel  progresso  ,  fin- 
ché esse  svaniscano. 

La  fine  loro  è  alle  volte  circa  T  orificio 
deir  uretra  ,  ma  per  Tordinario  circa  1'  ori- 
ficio  della  vagina. 

Di  glandule  di  genere  sebaceo  ornate  sono 
le  ninfe:  molte  di  quelle  si  'trovano  in  quel 
solco  che  divide  i  labbri  del  conno  dalle  nin- 
fe medesime.  Né  mancano  nella  faccia  inter- 
na di  .queste  parti  certi  seni  mucosi  ,  dalla 
bocca  de'  quali  voltata  alla  vagina  mandasi 
un  fluido  muco  più  o  meno  nel  coito  ve- 
nereo . 

Uso.  Per  la  somma  tenuità  della  cute  di 
esse,  nude  quasi  essendo  le  papille  ,  hanno 
una  sensibilità  esquisita.  Quindi  piuttosto  che 
ad  altro  sembrano  date  per  accrescere  la  li- 
bidine venerea. 

559.  La  Clitoride  è  una  particella  nascosta 
nell'angolo  superiore  del  conno;  di  cui  una 
picciola  parte  si  può  per  ordinario  solamente 
vedere  allargando  le  labbra  del  conno  ,  stan- 
do la  parte  restante  sotto  le  ossa  del  pube  , 
e  le  gambe  di  questo. 

La  sua  fabbrica  è  la  medesima  di  quella 
del  pene  virile.  Imperciocché  é  composta  dei 
due  corpi  cavernosi ,  ossia  nervo-spungosi  na- 
scenti dalTosso  ischio  internamente  e  inferior- 
mente e  congiunti  in  un  solo  sotto    T  angolo 


i«5 


del  pube,  aggiugnendovisi  un  involto  nervo- 
so che  abbraccia  validamente  questi  corpi,  sì 
anco  un  legamento  membranoso  ,  il  quale 
dalla  sincondrosi  del  pube  discende  nel  dorso 
della  clitoride  ,  e  vi  si  affigge  ;  onde  chia- 
masi   legamento  sospensorio. 

La  sua  figura  è  simile  a  quella  del  pene, 
ma  ristretta  quasi  sempre  a  picciola  mole  ; 
imperciocché  non  arriva  alla  grossezza  e  gran- 
dezza del  dito  mignolo  ,  sebbène  alle  volte 
abbia  rassomigliato  alla  grandezza  ed  esten- 
sione del  pene.  Per  esprimere  più  accurata- 
mente questa  somiglianza,  e  collo  e  glan- 
de ma  non  perforato  ,  e  assai  sensibile  fini- 
scono anteriormente  i  corpi  cavernosi  di  essa. 
Inoltre  non  manca  a  questo  glande  il  prc" 
puziOf  e  il  frenulo,  derivante  l'uno  e  l'altro 
dagli  integumenti  comuni  :  dal  qual  frenulo 
con  doppio  principio  da  una  parte  e  dall'  al- 
tra ,  sembrano  quasi  generarsi  le  ninfe  poco 
fa  descritte;  restandovi  un  certo  minimo  seno 
tra  questo  doppio  principio,  in  cui  si  nascon- 
dono alcune  glandule  sebacee  come  nel  collo 
della  clitoride. 

Due  muscoli  furono  dati  alla  clitoride,  dei 
quali  r  origine  ,  il  progresso,  e  la  fine  con- 
vengono perfettamente  coi  muscoli  erettori 
del  pene  ;  quindi  essi  pure  sono  chiamati 
erettori. 

IJ  uso  è  di  accrescere  il  piacere  venereo  : 


io6 


jmpercioccliè  nel  coito  la  clitoride  ,  die  pri- 
ma era  quasi  nascosta  per  intiero,  e  floscia, 
si  gonfia,  s'irrigidisce,  ovvero  si  erige,  spesso 
ancora  si  produce  fuori  dell'  angolo  supremo 
del  conno,  e  acquista  una  maggiore  sensibilità. 

5 60.  L'  orificio  dell'  uretra  si  trova  subito 
sotto  la  clitoride  tra  il  principio  delle  ninfe. 
Questo  canale  più  largo  ordinariamente  del- 
l' uretra  virile  appena  è  lungo  un  pollice  ,  e 
nella  sua  fine  figura  una  grossa  eminente 
papilla  ,  la  quale  colla  bocca  qua?i  triango- 
lare fornita  di  una  o  due  caruncole  si  vede 
talvolta  protuberante  allargando  le  due  ninfe. 

La  fabbrica  dell'  uretia  è  membranosa  : 
imperciocché  è  formata  dalla  cuticola  e  dalla 
cute  che  veste  internamente  la  vescica  dell'ori- 
na ,  continua  colla  cute  esterna ,  e  frapponen- 
dovisi  molta  cellulosa  tra  la  cute  duplicata 
prominente   nella  papilla. 

Molte  glandule  vi  sono  nella  sostanza  del'» 
V  uretra  ;  e  sono  del  genere  delle  semplicis- 
sime, le  quili  separano  e  mandano  un  muco, 
che  serve  a  togliere  ogni  irritamento  dell'ori- 
na che  si  scarica.  E  questo  umore  nell'  atto 
venereo  mandasi  alle  volte  in  copia  grande 
dai  ricettacoli  indicati. 

Serve  1'  uretra  a  dar  passo  all'  orina. 

56 1.  L'  Imene  è  una  picciola  membrana 
data  solamente  al  sesso  donnesco  verginale  , 
perforata  ,    tenue  ,    avente    una    figura    alle 


volte  anulare ,  alle  volte  ancora  ovale ,  o  se- 
railunare ,  colla  cavità  volta  verso  la  bocca 
dell'  uretra.  Il  forame  poi ,  e  la  figura  di 
questa  membrana  allora  solamente  si  veg- 
gono ,  quando  si  allargano  le  labbra  delle 
pudende. 

Sito.  Occupa  la  parte  quasi  inferiore  della 
pudenda,  e  si  stende  alla  bocca  della  vagina 
che  ora  veniamo  a  descrivere.  Imperocché 
sorge  quasi  dal  perineo  ,  ovvero  subito  sopra 
r  angolo  inferiore  del  conno  ;  nel  qual  luogo 
questo  anello  membranoso  è  più  largo  ,  e 
gradatamente  estenuandosi  in  larghezza  ascen- 
de fino  a  serrare  più  o  naeno  la  bocca  della 
vagina. 

La  sostanza  dell'  imene  è  della  medesima 
natura  della  fabbrica  interna  del  conno ,  la 
quale ,  come  abbiamo  veduto ,  è  composta 
dagli  integumenti  comuni  ;  anzi  dagli  inte- 
gumenti ripiegati  in  se  stessi  ;  cosicché  l' ime- 
ne sia  composto  dalla  cute  raddoppiata. 

502.  La  bocca  della  vagina  nasce  dall'ime- 
ne ;  ossia  è  lo  stesso  forame  dell'  imene ,  che 
conduce  alla  vagina  quasi  chiusa  dall'  imene 
nelle  vergini,  e  principalmente  nelle  fanciulle. 
Rotto  r  im^ne  vi  restano  dei  corpicciuoli  a 
foiT'^ia  di  franale»  che  stanno  alla  bocca  della 
vagina.  Questi  corpicciuoli  ,  alcuni  de  quali 
appartengono  alle  colonne  della  vagina  ,  per 
U  loro  figura  sono  chiamati  caruncole  mirtiformi. 


loS 


L*  uso  deir  imene  sembra  quello  di  servire 
alla  custodia  della  castità.  Imperciocché  quan- 
tunque da  un  frequente  fregamento ,  e  quindi 
da  una  continua  pressione  possa  rilassarsi,  né 
perciò  rompersi  nel  primo  coito;  tuttavia  ren- 
dendo essa  più  stretta  V  apertura  della  vagi- 
na ,  e  in  quelle ,  che  non  conobbero  mai 
maschio,  essendo  la  vagina  piuttosto  angusta, 
non  è  un'assurda  congettura,  che  l'integrità 
dell'  imene  colla  strettezza  della  vagina  senza 
alcun  artificio  acquistata ,  e  la  quale  perciò 
resista  ai  presidj  emollienti  e  rilassati ,  sono 
i  segni  principali  d'  un  incorrotta  verginità. 

I  vasi  delle  parti  esteme,  che  fin' ora  ab- 
biamo descritte,  nascono  dalle  pudende,  e 
dagli  altri  rami  de'  vasi  ipogastrici  :  i  nervi 
poi  da  quelli  che  sboccano  dai  forami  degli 
ossi  sacri:  i  linfatici  poi  vanno  principalmente 
alle  glandule   inguinali. 

563.  La  Vagina  è  un  canale  lungo  sette  o 
otto  dita  trasverse,  ma  ^ì  ineguale  ampiezza. 
Principia  dalla  cervice  dell'  utero  la  quale 
abbraccia,  e  colla  quale  è  continuo;  ha  fine 
poi  a  quella  bocca,  di  cui  abbiamo  di  sopra 
parlato. 

Il  sito  di  questo  canale  è  tra  la  vescica 
orinaria  ,  e  T  intestino  retto  :  colle  quali  parti 
si  attacca,  massimamente  nella  sede  inferiore, 
per  mezzo  però  d'  una  cellulosa ,  la  quale 
col  coltello,  adoprando  gran  diligenza,  si  può 


109 

dalle  parti  indicate  staccar  in  guisa,  che  re- 
sti sola  intiera  la   vagina. 

Progresso  e  fine.  Nata  la  vagina  dalla 
cervice  deil"  utero  va  nel  discendere  alquanto 
in  avanti  ;  dpoi  cammina  quasi  transversa 
anteriormente  e  inferiormente  per  quindi  ter- 
minare alle   pudende. 

La   sostanza    è    membranosa.    Impercioccliè 
è  composta  da  una  c^^llulosa   robusta,  densa, 
e  grossa,  per  la  quale  vanno  errando  moltis- 
simi vasi  form^ìnti   un   plesso  insigne  condotto 
inferiormente  attorno  alla  vagina.  Sopra  questa 
cellulosa  si  stende   per  breve    tratto  superior- 
mente e  posteriormente  il   peritoneo;  interna- 
mente   poi    la  cute    e    la    cuticola ,  e   questa 
piuttosto    grossa  ,    e    fornita    di    rughe    quasi 
trasverse,  che  più  eminenti  sono  nella  parete 
anteriore  della  vagina  e    inferiormente,    veste 
questo    canale  ;    e    questa    cute    è    ornata    (ì'i 
moltissime    papille  nervose  un    poco  eminenti. 
Che  sia  qualche  cosa  di    carnoso  mischiato   a 
queste  tuniche  si  può  congetturare   principal- 
mente da  ciò  ,  che  si    veggono  talvolta  certe 
picciole  fibre  or    longitudinali  ,  ed    ora  obbli- 
que  dall'esterno  all'interno,   tenui  assai  an- 
cora nelle    donne    robuste  ;  e    da    ciò    che  si 
vede  un  modo  di    ristrin^'inento  e  di   rilassa- 
mento   nella  cortissima   vagina  delle   puerpere. 
Sfintere.    Attorno   alla    bo(ca    della   vagina 
veggonsi  certe    fibre   a  fogiiia  di  cìrcolo  j  che 


110 


prodotte  c!a  ima  parte  e  dall'altra  dallo  sfin- 
tere dell'ano  passano  nella  vagina.  Cosi  van- 
no a  formare  un  muscolo  cliiamato  Constrit- 
tore  del  conno. 

Colonne.  Nella  parete  sì  posteriore  che 
anteriore  di  questo  canale  la  membrana  in- 
terna piegnta  sorge  quasi  in  una  linea,  che 
va  pressoché  a  misurare  la  lunghezza  della 
vagina.  Ambedue  queste  linee  sono  chiamate 
colonne  9  delle  quali  l'anteriore  spesso  nella 
sede  inferiore  è  biforcata.  Queste  colonne  , 
che  appena  si  puonno  vedere  in  una  vagina 
verginale,  hanno  fine  nell'  imene,  o  nelle 
caruncole  mirtiformi  ,  o  attorno  a  queste,  se- 
condo che  osservansi  o  nelle  vergini ,  o  in 
donne  corrotte. 

Le  glandule ,  o  piuttosto  i  seni  firucosi 
in  molta  quantità  spandono  il  proprio  liquo- 
re in  questo  canale  ,  il  quale  con  ciò  conser- 
vano molle,  e  lubrico,  e  così  moderano  an- 
cora la  troppa  sensibilità. 

La  vagina  ha  i  suoi  vasi  derivanti  dagli 
ipogastrici  ,  e  principalmente  da  quei  rami  , 
che  formano  la  pudenda  comune,  e  1'  emor- 
roidale media  nata  per  lo  più  da  questa  .  I 
nervi  vengono  dal  plesso  ipogastrico,  e  dai 
nervi  sacri. 

Uso.  La  vagina  fu  data  per  il  congresso 
venereo,  e  per  il  passaggio  di  tutte  quelle 
cose  5  che  in  certi  tempi  sono  contenute  nella 


J 1 1 


cavità  dell'  utero  ,  e  che  sono  mandate  alle 
tolte  dai  vasi  di  questo  viscere  >  sì  anco  del- 
l' istessa  vagina. 

564.  L'  Utero  è  un  certo  recipiente  ,  la 
di  cui  cavità  circoscritta  da  grosse  pareti 
apresi  con  una  bocca  singolare  nella  vagina  . 
In  questo  viscere  abbiamo  a  considerare  il 
61  to,  la  figura  ,  la  connessione  per  i  lega- 
menti particolari  ,  la  sostanza  ,  la  cavità ,  i 
forami  ,    le    glandule,  i    vasi    finalmente,    e 

r  uso . 

Sito.  Giace  T  utero  nella  pelvi  ossea,  la 
quale  come  un  setto  divide  quasi  in  due  ca- 
vità .•  anteriore  cioè  ,  in  cui  sta  la  vescica 
dell' orina;  e  posteriore,  che  è  occupata  dal- 
l' intestino  retto. 

La  figura  dell'  utero  è  tale  ,  che   rappre- 
senti una  zucca  inversa,    ma    un    poco   com- 
pressa ;  la  faccia  anteriore    però   suol    essere 
meno  convessa  che  la  posteriore.  Questa  sin- 
golar  figura  ha  fatto,  che  l'utero  si  consideri 
come  diviso  in  tre  parti,  ovvero  regioni:  nella 
suprema  cioè  e  più  larga,  che    dicesi  fondo; 
inferiore  e  questa  stretta,  che  collo   appella- 
si o  ceri^ice  ,    prominente    alquanto    entro    la 
vagina  ;  e  quella  di  mezzo  tra    queste    due  , 
che  si  può  chiamare  corpo  dell'  utero. 

Connessione.  L'utero  nella  sede  superiore 
sembra  libero.  Ne'  suoi  lati  poi  si  connette 
c<?n  alcune  parti  per  mezzo  di  quattro    lega- 


Ila 


nienti ,  dalla  descrizione  de*  quali  si  vedrà  la 
sua  connessione. 

Legamenti,  Due  di  questi  diconsi  tereti 
ovvero  rotondi  ,  e  due  lati.  Questi  ultimi 
aventi  superiormente  un  margine  piuttosto 
grosso  sono  formati  dal  peritoneo  che  co- 
pre r  utero,  il  quale  partendo  dai  lati  del- 
l'' utero  medesimo  si  raddoppia  ,  frapponen- 
dovìsi  una  tenue  cellulosa  con  vasi ,  e  con- 
giungono r  utero  e  il  principio  della  vagina 
coi  lati  della  pelvi  ossea.  I  rotondi  poi  deri- 
vano anch'essi  dal  peritoneo  che  veste  l'ute- 
ro, unendovisi  dei  vasi,  delle  fibre  carnose  , 
e  la  medesima  tenue  cellulosa;  le  quali  cose 
unite  tutte  in  forma  di  cordone ,  o  piuttosto 
d'  una  benda,  pria  sì  conducono  sopra  il  fon- 
do dell'  utero  ,  e  vi  sono  attaccate  ;  poscia  si 
scostano  dai  lati  dell'utero,  e  tenendo  in 
avanti  vanno  nella  pelvi,  e  finalmente  escono 
dalla  fessura  abdominale;  le  parti  componenti 
separandosi  in  guisa  ,  che  la  membrana  cel- 
lulare svanisca  nella  pinguedine  vicino  alla 
pudenda;  le  fibre  carnose  sembrino  immedesi- 
m  arsi  col  muscolo  esterno  obbliquo  ;  i  vasi 
poi  concorrano  coi  rami  dell'  epigastrica. 

La  sostanza  dell'  utero  è  composta  di  mem- 
brane, di  vasettr,  e  di  carni.  È  densa  e  stipata 
neir  utero  verginale  ,  e  fuori  del  tempo  di 
gravidanza  ;  molle  ,  spungosa ,  con  fibre  e 
vasi  molto  aperti  in  un  utero  gravido,  le  cui 


ii3 


vene  si  spiegano  in  certi  ampj  sen\.  Una  delle 
membrane  è  esterna,  e  viene  somministrata 
dal  peritoneo,  come  abbiamo  veduto;  l'altra 
assai  tenne,  e  polposa  ,  la  quale  apparisce 
piena  di  fiocchi  ,  se  si  ni**tta  alla  macerazio- 
ne ,  attornia  la  cavità  dell*  utero  ,  non  mai 
messa  in  dubbio  dal  nostro  immortale  Prede- 
cessore Morgagni  (i),  o  disgiunta  dalle  tuni- 
che dell'utero  delle  donne  ,  al  contrario  diche 
è  stato  scritto  da  alcuno  in  una  operetta  par- 
ticolare. Tra  r  una  e  1'  altra  membrana  del- 
l' utero  stanno  molta  cellulosa  ,  vasi ,  e  fibre 
carnose,  che  formano  a  vario  e  quasi  inestri- 
cabil  ordine  molti  strati  ,  sì  anco  certi  ner- 
vetti ,  dalle  quali  cose  tutte  vit-ne  composta 
la  sostanza  dell'  utero  .  I  fiocchi  poi  della 
membrana  interna  appartt^ngono  principal- 
mente ai  vasi,  dai  quali  pane  procedono  i 
menstrui  muliebri  ,  parte  si  riassorbiscono  gli 
umori  da  mandarsi  nei  vasi  venosi  più  gran- 
di. Inoltre  questa  membrana  è  unta  ancora 
da  un  muco  che  distilla  più  o  meno  da'  seni 
particolari. 

La  Cavità  è  triangolare,  anzi  rappresenta 
un  triangolo  isoscele  la  di  cui  base  guarda  in 
su,  l'apice  in  giù  prodotto  nella  cervice  del- 
l'utero. I  lati  sono  un  poco  incurvati,    colla 


(i)  De  sedd.  et  causs.  morbb.  Epist.  47- n.  ii.  ai,  3i 
PARTE   ir.  8 


M4 

convessità  guardandosi  vicendevolmente .  La 
cervice  pron)inente  dentro  la  vagina  s'  in- 
crespa internamente  con  pieghe  eminenti  di- 
sposte in  certa  maniera  a  foggia  di  palma; 
queste  pieghe  poi  ,  come  vaivule,  frammi- 
schiate spesso  con  altre  pit-ghe  fatte  a  guisa 
eli  rete  formano  la  così  detta  da  alcuni  ruga 
palmare^  quasi  fosse  costantemente  una  sola, 
oppure  fosse  propria  d'una  parete  sola  della 
cervice  interna.  L'orificio  finalmente  della  cer- 
vice, che  si  apre  nella  vagina,  dalla  sua 
qualunque  figura,  chiamasi  bocca  di    tinca. 

I  forami  parte  sono  minori  ,  parte  mag- 
giori. A  quelli  appartengono  le  estremità  dei 
vasetti  ,  e  certi  seni  turgidi  per  lo  più  d'un 
latteo  umore  nelle  famiulle;  come  anco  alcu- 
ni pori  maggiori  che  stanno  tra  le  pieghe 
della  rug-i  palmare  ,  dai  quali  mandasi  un 
liquor  mucoso  ;  sì  finalmente  due  orificj  ,  che 
hanno  sede  negli  angoli  alla  base  dì  quel 
tr!an2;olo  isoscele  ,  e  conducono  in  un  canale 
cent  nuo,  cioè  nella  Tuba  Falloppiana  ,  di 
cui  parleremo  dipoi  II  forame  maggiore  apre- 
si nella  cervice,  se  si  può  chiamar  forame 
quella  apertura  in  cui  si  contrae  la  cavità 
dell'  utero 

Certe  ulandule  mucose  ";eneralmente  roton- 
de,  gonfie  d'un  umore  tralucente,  disperse 
internamente  per  la  cervice  mo'Jtransi  qua  e 
là,  or  congiunte  tra  loro,  ed  ora  disgiunte. 


n5 


ù'  incerto  numero  >  dalle  quali  credo  conte- 
nersi ,  e  mandarsi  un  denso  liquore  ,  e  stop- 
parsi in  certa  maniera  la  bocca  dell'  utero . 
Questi  globuzzi  furono  malamente  giudicati  da 
alcuni  per  Veri  uovicini. 

I  Vasi  dell'  utero  vengono  dagli  spermati- 
ci ,  e  dagli  ipogastrici  ^  i  quali  maravigliosa- 
mente torti,  e  involti  insieme  a  molte  ano- 
stomosi  convengono  tra  loro.  I  linfatici  mas- 
simamente numerosi  si  uniscono  in  due  plessi, 
uno  de' quali  accompagna  i  vasi  spermatici  , 
Taltro  gì'  ipogastrici.  Quest'  ultimo  plesso  nella 
gravidanza  (i^  è  assai  visibile  ,  conciosiacosa- 
chè  il  diametro  de'  linfatici  componenti  sia 
uguale  a  una  penna  da  scrivere.  Fuori  della 
gravidanza  non  sono  visibili.  Finalmente  l'u- 
tero ha  i  suoi  nervi  vegnenti  dall' intercosta- 
le,  e  dal  plesso   renale,  ed  ipogastrico. 

565.  Le  Ovaje  sono  due  corpicciuoli  bian- 
chicci nelle  donne  adulte  per  ordinario  com- 
posti apparentemente  di  picciolissimi  grani 
uniti  insieme,  uno  per  parte,  e  che  appena 
arrivano  alla  grandezza  d'  un  mezzo  uovo  di 
colomba,  annessi  al  fondo  dell'  utero  per  un 
legamento  particolare  derivante  da  quel  peri- 
toneo ,    che    si    parte    dall'utero    medesimo. 


(i)    VeiH    il    Chiar.    Cruiksaak    anat     des    vaisseaux 
absorbans  etc.  des  absorbans  de  la  matrice. 


ii6 


Questo  legamento  poi  è  una  parte ,  o  piut- 
tosto un  margine  più  grosso  di  quel  lega- 
iDento  lato,  che  abbiamo  ravvisato  di  sopra. 

Il  sito  deir  ovaja  (  imperciocché  conviene 
ad  ambidue  quel  che  diremo  di  una  )  è  vi- 
cino al  fondo  dell'  utero  :  quindi  è  abbrac- 
ciato dal  peritoneo,  che  duplicato  forma  il 
legamento  lato  ;  e  dietro  la  Tuba  Falloppia- 
na ,  di  cui  parleremo  da  qui  a  poco  ,  è  so- 
stenuto ,  e  appoggialo. 

La  figura  è  semielittica  ,  colla  convessità 
per  lo  più  volta  in  su  ,  e  colla  superficie 
piana  voltata  in  giù. 

Connessione.  Congiungesi  l' oraja  co'  vasi 
spermatici  ,  e  quindi  con  altre  ed  altre  par- 
ti ;  coir  utero  per  mezzo  del  legamento  de- 
scritto ,  coi  lati  della  pelvi  stessa  per  il  me- 
desimo legamento ,  finalmente  si  unisce  alla 
Tuba  Falloppiana  per  mezzo  d' una  certa 
espansione  membranosa  ,  tenue  assai  ,  fornita 
di  vasi  la  quale  dalla  sua  singoiar  figura 
chiamasi  ala  di  pipistrello. 

La  sosianza  per  la  massima  parte  è  cellu- 
losa ,  e  vascolosa.  Nelle  cellette  vi  stanno  dei 
picciolissimi  corpicciuoli,  come  tante  vescichet- 
te; dentro  le  quali  pare  assai  probabile  (i)  che 


(i)  Vedi  tra  le  altre    le    opere    degli    illustri    amic^ 
Carlo  Bonnst  >  e  Lazzaro  Spallanzani. 


117 


SI  contenga  un  vero  uovo  ,  ossia  il  principio 
tleir  uomo  clie  avrà  a  nascere.  Nel  luogo  di 
questi  uovicini  (  cjuand'  essi  cioè  maturi  e 
fecondati  usciti  dall'  ovaja  furono  assorbiti 
nelle  Tuhe  Falloppiane  )  quei  vasetti  ,  che 
prima  univano  l'uovo  quasi  al  suo  calice,  a 
poco  poco  lussureggiami  si  formano  in  un 
corpicciuolo  granoso  ,  coperto  da  una  rima  o 
cicatrice  ,  il  quale  prima  concavo  ,  poi  soli- 
do ,  e  avente  un  color  di  fango,  perciò  chia- 
masi corpo  fangoso,  (i)  Finalmente  la  cellu- 
losa ,  le  vescichette  ,  i  vasi  sono  compresi 
quasi  da  pertutto  dal  peritoneo,  fuorché  nella 
parte  inferiore  ,  poiché  tra  le  lamine  del  pe- 
ritoneo 5  che  compongono  il  legamento  lato, 
indicammo  già  esser  situate  le  ovaje.  Per  al- 
tro la  superficie  dell' ovaja  è  levigata  nelle 
fanciulle,  le  ovaje  stesse  sono  picciolissime  , 
crescono  coli' andar  del  tempo,  che  facilmen- 
te non  si  può  definire;  dipoi  vanno  calando, 
e  quasi   si  seccano   nelle  vecchie. 

L'  uso  sembra  questo  di  alimentare  i  gfT- 
jui  ossia  i  principj  dei  feti  avvenire  ,  i  quali 
tal   volta  o  si    svilupparono    dentro    le    ovaje 


(i)  0;ini  qualvolta  abbiamo  incisi  cadaveri  di  puer- 
pere, abbiamo  sempre  osservato  che  il  corpicciuolo 
fangoso  v'era  solamente  in  un' ovaja  sola.  Per  lo  .  Iie 
sembra  una  particella  ,  che  nasce  solamente  fatta  la 
concezioaci  siccome  giustamente  fu  proposto  da  molti> 


n8 


stesse  ,  e  arrivarono  a  maturità,  o  dentro  le 
tube  che  ora  veniamo  a  descrivere  ;  o  final- 
mente nella  cavità  stessa  dell'  abdoraine  ;  il 
qual  fenomeno  non  si  può  forse  meglio  spie- 
gare in  altra  maniera ,  che  col  supporre  che 
il  germe  stando  già  prima  dentro  la  vesci- 
chetta dell'ovaia  non  abbia  potuto  riceversi 
dalla  Tuba  Falloppiana^  e  quindi  portarsi 
neir  utero. 

566.  Le  Tube  Falloppiane  sono  due  par- 
ticelle oblunghe ,  ros?e-scure  ,  di  lunghezza 
circa  otto  o  nove  dita  trasverse  ,  una  per 
parte  ;  in  una  estremità  assai  angusta  attac- 
cate air  utero  ,  coli'  altra  poi  libera  ,  e  più 
larga  pendenti  dentro  la  pelvi;  e  di  queste  è 
maggiore  1'  ampiezza  in  quella  parte  che  è 
di  mezzo  tra  le  due  estremità. 

Sito  .  Stanno  vicino  ai  lati  dell'utero,  dal 
cui  fondo  qua  e  là  traggono  origine,  e  cam- 
minano avanti  le  ovaje. 

Figura.  Rappresentano  un  tubo  ossia  ca- 
nale un  poco  incurvato,  d  un  diametro  ine- 
guale ,  come  avvisammo  poco  fa  j  il  quale 
termina  nella  estremità  pendula  e  fluttuante, 
ornata  di  frangie,  ossia  fimbrie;  onde  codesta 
estremità  fa  detta  da  alcuni  espansione  fo- 
gliacea. 

La  connessione  àtWt  iMhe  si  ha  colla  cavità 
deir  utero  negli  angoli  alla  base  di  quel 
triangolo  isoscele ,   che   si  figura  dalla  cavità 


119 

dell*  utero.  Impercioccliè  la  bocca  che  ivi  si 
trova ,  assai  angusta  ,  e  spesso  chiusa  nei 
caiiaveri  che  non  ammetta  nemmeno  un  filo 
di  seta,  è  il  principio  delle  tube  medesime; 
r  altra  connessione  è  colle  ovaje  per  mezzo 
di  queili  membranosa  espansione,  che  abbia- 
mo detto  nominarsi   ala  di  pipistrello. 

La  sostanza  n'  è   membranosa  ,  cavernosa  , 
e  perciò  fornita  di  moltissimi  vasetti,  frappo- 
nendovisi    probabilmente    delle  fibre  carnose, 
in  quantochè  le  fimbrie  dell'  estremità    penda- 
la si  convertono    alle    volte    all'  ovaja  ,    e    a 
questa    si    attaccano,    e    tutta    la  tuba    viene 
ao'itata  da   un  legqicT    moto    vermiculare.   La 
sostanza    cavernosa    (  simile  all'auto    a    quella 
che   costituisce    i    corpi    cavernosi    del   pene  ) 
è  contenuta  tra  una  doppia    membrana  ,  una 
esterna  cioè  che  si  fi^rma  dal   peritoneo;   l'al- 
tra interna    che  è    continua  colla    membrana 
interna  dell'  utero. 

Glandule.  Codeste  tube  non  sono  prive  di 
follicoli  che  stanno  dietro  la  loro  tunica  in- 
terna ;  conciociiaeosachè  la  cavità  ,  che  con- 
tengono, sia  sempre  coperta  d'un  rauco  piut- 
tosto copioso  ,  e  che  mai   non   manca. 

Le  tube  hanno  ancora  i  proprj  vasi ,  non 
altrimenti  che  le  ovaje  ,  i  quali  sono  comuni 
coir  utero  ,  e  quelli  singolarmente  ,  che  di- 
consi  spermatici. 

Hanno    probabilmente    un    doppio    uso\  di 


120 


ricevere  cioè  lo  sperma  gettato  nell'utero,  e 
panato  all'  ovH)a  ;  di  poi  col  suo  complesso , 
e  moto  peristaltico  di  mungeie  il  picciol  ovo 
d^ir  ovaja  ,  maturo  già,  e  fecondalo  dalla 
forza  dello  sperma,  e  di  portai  lo  nella  cavità 
dell'  utc'ro.  Imperciocché  le  tube  nell'  atto 
venereo  s' irrigidiscono ,  quasi  si  infiammano, 
gonfian-i,  e  si  alzano;  quindi  colla  loro  estre- 
mità lag'iuzzata  volte  verso  l' ovaja  ,  s'attac- 
cano a  questa  partice'la  per  spargere  su  l'uo- 
vo maturo  l'  umore  dell'uomo  fecondatore;  il 
qual  uovo  dilf  effijacia  di  questo  liquore 
messo  in  rarefazione,  e  gonfiandosi,  attenuci 
pria  la  membrana  esterna  dell'  ovaja  ,  poscia 
la  rompe,  e  viene  atratto,  e  riassorbito  nella 
cavità  della  tuba  aderente. 


CAPO  TRIGESIMOTERZO 
Dell  Utero  gravido. 

T 

567.  Ì-J  Utero  gracido  contiene  il  feto, 
le  secondine,  e  un'acqua  particolare;  delle 
quali  cose  parlercno  brevemente,  poiché  quelle 
cose  che  appartengono  all' Anotomia  ,  sogliono 
più  diffusamente  trattarsi  da' Maestri  dell'ar- 
te Ostetricia.  Diremo  adunque  alcune  cose 
della  grossezza  dell'  utero  gravido  ;  delle  se- 


12Ì 


eondine  e  della  sostanza  ,  e  de"  vasi  loro  ; 
delia  natura  dt^W  acqua  ,  in  cui  sta  nuotante 
il  feto;  e  finaimence  di  alcune  differenze 
principali  che  passano  tra  un  feto,  ed  un 
nato  di   alcuni   anni. 

La  grossezza  delle  pareti  dell'utero  gravi- 
do supera  anzi  che  eguagli  la  naturale  gros- 
sezza, massimamente  parlando  del  fondo  del- 
l'utero. Imperciocché  ì  vasi ,  e  principalmente 
i  venosi  si  dilatano  moltissimo,  e  formano 
dei  plessi  quasi  varicosi ,  i  quali  sono  posti 
singolai  mente  tra  li  membrana  interna  del- 
l' utero  ,  e  le  sue  fibre  carnose.  Quindi  ne 
siegue  una  mollezza  dell'utero,  il  quale  pri- 
ma sembrava  assai  duro  ,  e  fabbricato  di  to- 
nache stipate  e  assai  coerenti   tra   loro. 

Le  Secondine  sono  membrane  che  invol- 
vono  il  feto  come  in  un  uovo.  Gli  Anoto- 
mici  ne  annoverano  due  principalmente  ;  co- 
rion cioè,  e  amnion  ;  tra  le  quali  come  in 
sua  sede  particol;ire  sta  un  corpo  grosso  ro" 
londo,  che  dicesi  la  placenta. 

La  Corion  è  una  tenue  tonaca  piena  di 
vasi ,  avente  quasi  la  fijjura  di  rete  dove  è 
aderente  all'  utero  .  Nella  faccia  opposta  poi 
che  corrisponde  all' amnion  sta  sopra  a  quella 
un'  altra  tonaca  ,  che  a'cuni  hanno  chiamata 
membrana  media  delT  uovo  ,  altri  pretendono 
che  sia  un'  altra  lamina  del  corion  e  questa 
interna .    Tra   questa  membrana    media    del- 


132 


r  uovo  e  la  corion ,  o  se  si  ama  meglio  tra 
una  pagina  e  1'  altra  della  corion,  e  per  lo 
più  al   fondo  dell'  utero,  sta   la  placenta  . 

U  Amnìon  è  la  membrana  più  interna 
di  tutte  ,  più  robusta  della  corion  e  della 
membrana  media  ,  priva  di  vasi  sensibili,  la 
quale  è  unita  alla  membrana  media  dell'uovo 
per  mezzo  d'una  cellulosità;  e  questa  rivol- 
ta sopra  il  funicolo  ombelicale,  che  veste 
esternamente,  si  rilassa  per  ordinario  al  cen- 
tro della  placenta  in  guisa,  che  quello  spazio 
introducendovi  dell'  aria  si  possa  mutare  ia 
una  bolla  (0-  La  cavità  circoscritta  dall'am- 
nion  contiene  un'  acqua  ,  e  il  feto  sospeso 
in  essa. 

La  Placenta  è  un  corpo  rotondo  concavo 
convesso,  il  quale  in  quella  parte  che  è  ade- 
rente all'  utero  sembra  fabbricato  dì  globetti 
piani  uniti  insieme;  in  quella  poi  che  guarda 
il  feto,  ha  sparsi  qua  e  là  vasetti  grandi  e 
piccioli.  Questo  fornirò  di  tale  grossezza  nel 
centro  che  superi  un  pollice  parigino,  a  po- 
co a  poco  va  assottigliandosi  verso  la  cir- 
conferenza. La  sua  sostanza  è  vascolosa  prin- 
cipalmente, e  i  vasi  derivano  dagli  ombeli- 
cali (  N.   382  ).  Vale   a   dire  le  due  arterie 


(i)  Due  volte  abbiamo  veduto    questa    bolla    piena 
d'acqua  in  un  embrione  di  eirca  due  mesi. 


123 


ombelicali ,  e  una  vena  la  quale  si  conduce 
attorno  a  queste  arterie  a  guisa  di  spira  ,  si 
uniscono  in  un  corto  cordone  fornito  d'  una 
sostanza  spungosa  molle  e  quasi  fragile,  il 
quale  nasce  dall'  ombelico  del  feto  ,  ed  è 
contorto  quasi  a  spira.  I  vasi  componenti  poi 
si  vanno  disseminando  co'  loro  rami  per  la 
placenta  ,  la  quale  compongono  per  la  mas- 
sima parte.  Dico  per  la  massima  pane ,  in 
quanto  che  dove  questo  corpo  grosso  si  con- 
nette coir  utero ,  ivi  dei  fiocchetti  vascolosi 
uterini  qua  e  là  messi  profondamente  nella 
placenta  concorrono  anch'  essi  a  comporla . 
Quindi  si  può  facilmente  spiegare  perchè  senza 
alcuna  comunicazione ,  come  dicono ,  imme- 
diata dei  vasi  dell'  utero  e  degli  ombelicali  , 
comprimendo  colie  dita  la  placenta  in  un 
utero  gravido,  oppure  comprimendo  l'utero,  il 
sangue  da  quella  in  questo  recipiente;  o  da 
questo  passi  in  quella.  La  placenta  adunque 
parte  appartiene  all'  utero  ossia  alla  madre  , 
e  parte  al  feto.  In  qual  maniera  poi  si  con- 
servi un  qualche  commercio  tra  gli  umori 
della  madre  e  del  feto,  si  è  da  noi  spiegato 
nelle  Istituzioni  Fisiologiche. 

Se  poi  alla  Corion  si  sovrapponga  un^ altra 
membrana,  la  quale  involga  l'uovo  per  tut- 
to ;  con  moltissime  produzioni  si  metta  nella 
placenta  ;  e  la  quale  perchè  cade  nel  parto 
colle  altre  secondine ,    fu  perciò  detta  mem-^ 


124 


hrana  cadente  dell'  utero  ,  ellfficile  è  assai  ii 
giudicarlo  ;  conciosiacosachè  appresso  alcuni 
non  altra  cosa  sia  questa  membrana  che  la 
tunica  interna  dell'  utero  ;  appresso  altri  poi 
la  lamina  esterna  delia  Corion  ;  anzi  siavi 
luogo  a  sospettare  che  voglia  alcuno  che 
codesta  membrana  in  questione  sia  un  sem- 
plice tessuto  inorganico  nato  dalla  linfa  con* 
crescibile. 

L'  acqua  3  entro  cui  nuota  il  feto,  scatu- 
risce probabilmente  dai  vasetti  della  placenta  , 
e  delle  secondine.  Imperciocché  da  nessun 
esperimento,  che  sia  abbastanza  certo,  si  può 
arguire  almeno  negli  uomini  che  essa  trassudi 
dalla  superficie  interna  dell'  amnion.  Ha  una 
natura  propria  a  coagularsi;  e  perciò  potrebbe 
sembrare  per  la  massima  parte  una  linfa  che 
scaturisce  dai  vasi  esalanti,  la  quale  aderendo 
alla  cute  del  feto,  vi  stende  sopra  all'  istessa 
cute  quasi  una  lamina  mucosa. 

Le  differenze  principali  poi ,  che  passano 
tra  un  feto ,  e  un  fanciullo  di  alcuni  anni , 
sono  queste  : 

I.  Manca  il  feto  di  quella  fossetta  scolpita 
nel  mezzo  dell'  abdomine  ;  la  quale  chiamasi 
ombelico ,  e  la  quale  nasce  a  poco  a  poco 
dopo  distrutto  il  funicolo  ombelicale.  Aperta 
è  dall'  ombelico  fino  al  fegato  la  vena  ombe- 
licale ;  aperta  è  dalla  vescica  dell'  orina  al- 
l'ombelico  l'una  e  l'altra  arteria  ombelicale; 


12$ 


aperto  ancora  il  tubo  venoso  (  N.  537  )  ^^^ 
portava  il  sangue  della  placenta  alla  vena 
cava;  i  quai  vasi  non  ricevendo  piii  il  sangue 
coli'  andar  del  tempo  quasi  sempre  s'  insoli- 
clano.  Per  questa  entrata  del  sangue  ombeli-^ 
cale  nel  lobo  sinistro  del  fegato,  questo  lobo 
per  Io  più  si  produce  fino  alla  milza  (  al 
contrario  di  quello  che  è  stato  ,  non  ha  già 
gran  tempo  ,  insegnato  da  alcuni  moderni  )  ; 
d'  onde  ne  viene  che  tutto  il  fegato  in  ragion 
del  feto  sembri  più  grande  ;  e  infatti  a  pro- 
porzione delle  altre  parti  sia  più  grande  che. 
in   un  corpo  adulto. 

IL  II  ventricolo  ridonda  più  o  meno  d'  un 
umor  glutinoso  ,  al  quale  vi  è  frammischiato 
certissimamente  un  liquor  atto  al  coagulo  , 
quando  subito  si  faccia  ad  osservarlo  ;  e  gl'in- 
testini grossi  ,  la  piccola  appendice  vermifor- 
me ,  e  non  di  rado  ancora  una  parte  dell'in- 
testino ileo  non  piccola  ,  sono  piene  d'  una 
materia  glutinosa  verdescura  ,  la  quale  chia- 
masi  meconio. 

III.  La  bile  cistica  non  ha  amarezza ,  ed 
è  più  diluta.  Il  sangue  sembra  più  acquoso  ; 
l'orina  torbida,  densa,  senza  acredine,  con- 
tenuta in  una  vescica  oblunga  ,  la  quale 
ascende  sopra  il  pube  fino  quasi  all'  ombelico. 

IV.  I  reni  sembrano  composti  di  globi,  e 
per  la  maggior  parte  coperti  di  sopra  ,  e 
compresi  come  in    una    borsa   particolare  dai 


126 


reni  succenturiati  più  grandi,  dentro  ai  qviali 
contiensi  un  umore  quasi  latteo ,  non  oscuro 
o  sanguigno  come  negli  adulti. 

V.  I  tronchi  de'  nervi  dell'  abdomine ,  i 
ganglj,  e  i  plessi  sono  più  molli,  più  visibili, 
e  uniti  tra  loro  da  una  lassa  cellulosa,  non 
da  una  densa  e  stipata;  il  che  sembra  aver 
luogo  nel  restante  sistema  de'  nervi. 

VI.  I  testicoli  stanno  nell'  abdomine  un 
po'  sotto  i  reni ,  e  appoggiati  al  muscolo 
psoa  sono  quasi  sostenuti  da  un  certo  cilindro 
conico  ,  la  di  cui  base  volta  in  su  è  attaccata 
al  testicolo  medesimo ,  la  punta  poi  guarda 
in  giù  all'  anello  dell'  abdomine  ;  nel  qual 
luogo  nel  peritoneo  d'un  tenero  feto  abbiamo 
veduto  una  piega,  di  poi  una  fossetta,  final- 
mente un  sacchetto  sotto  l'  anello  prodotto  ; 
dove  perciò  dal  peritoneo  comincia  il  canale 
che  sì  stende  verso  lo  scroto.  Questo  cilindro 
è  composto  dal  muscolo  cremastere  volto  quasi 
air  insù  ;  una  certa  mucosa  cellulare  occupa 
r  asse  di  questo  cilindro;  la  sua  faccia  ante- 
riore è  coperta  dal  peritoneo  ;  la  posteriore  è 
legata  al  muscolo  psoa.  I  vasi  appartenenti 
al  testicolo  stanno  in  una  cellulosa,  che  ester- 
namente è  attaccata  al  peritoneo,  e  quasi 
trasversalmente. 

Quando  il  testicolo  dalla  sua  prima  sede  di- 
scendendo allo  scroto  s' avvicina  (  ciò  che  forse 
si  deve  al  peso  del  testicolo  che  di  giorno  in 


127 

giorno  prende  incremento  ;  al  moto  (i)  di 
questa  picciola  pane ,  e  alla  forza  di  contra- 
zione della  cellulosa  e  del  cremastere  )  tutto 
ciò  che  componeva  il  cilindro  s'  inverte  in 
guisa,  che  quello  che  era  interno  si  fa  ester- 
no, e  così  al  contrario.  Disceso  il  testicolo 
nello  scroto,  il  forame  aperto  nell'abdomine 
si  chiude,  e  il  canale  medesimo  si  unisce  colla 
vicina  cellulosa  ,  co>icchè  nasca  la  fossetta  o 
cicatrice  nella  faccia  inteii>a  del  peritoneo,  e 
il  canaletto  poco  fa  accennato  diventi  una 
redine  solida  membranosa  ,  che  non  senza 
qualche  difficoltà  si  può  scoprire  negli  adulti. 
VII.  Che  se  parliamo  delle  parti  che  stanno 
fuori  dell'  abdomine  e  nel  sesso  femminile  , 
d'uopo  è  avvertire  che  le  ninfe  nel  feto  sono 
assai  più  prominenti ,  e  che  quasi  affatto  sì 
levano  fuori  delle  labbra  della  vulva  ;  che 
quella  membrana  ,  chiamata  imene  ,  è  tanto 
visibile,  e  così  spiegata  ,  che  se  non  si  di- 
scostano i  labbri  del  conno  ,  non  appaja  ve- 
run  orificio  della  vagina  ;  e  che  si  trova  una 
certa  piega  cutanea  serailunare  all'  angolo 
inferiore  della  vulva  ,  la  quale  discostate  le 
labbra  ,  ascende  per  lo  più  quasi  fino  all'  ori- 
ficio della  vagina. 


(i)  Questo  moto  quasi  peristaltico,  e  proprio  del 
testicolo  lo  ha  tenuto  per  morboso  il  Chiar.  Swietea 
Cora,  in  Aphor,  Boer.  §.  586. 


128 


vili.  I  Polmoni  nel  petto  sono  caduti;  fa- 
cili a  risolversi  in  lobeiti  ancor  minmi  con 
una  leggiera  macerazione  ;  e  piìi  gravi  del- 
l' acqua  ,  se  il  fefco  non  ha  ancor  respirato  , 
o  non  abbia  cominciato  la  putredine.  Tra  le 
lamine  del  mediastino  anteriore  ,  che  si  ver- 
rà a  descrivere  _,  havvi  una  gianduia  insigne, 
chiamata  Timo,  e  della  quale  gli  adulti  so- 
no privi. 

IX.  Il  Tubo  arterioso  (  N.  3  ^9  )  è  am- 
pio, ed  evvi  ancora  un  foiame  aperto  ovale 
scolpito  nel  setto  delle  orecchiette  del  cuore, 
o  piuttosto  dei  seni  venosi  ;  impeiciocchè  non 
sì  è  per  anco  imm^^desimata  U  vulva  apposta 
a  questo  forame  colla  estremità  superiore  di 
esso. 

X.  Nel  Capo  ,  oltre  una  grandezza  piut- 
tosto insigne,  se  si  paragoni  questo  ventre 
col  restante  del  corpo,  vi  si  nota  una  distan- 
za tra  le  ossa  principalmente  del  sincipite  , 
dove  superiormente  si  corrispondono  tra  loro 
e  all'osso  della  fronte.  Poiché  non  ancora 
arrivali  sono  in  quella  sede  massimamente 
alla  loro  giusta  grandezza  ins'eme  cogli  ossi 
della  fronte  ;  e  inoltre  vi  resta  una  specie  di 
fossetta  ,  che  volgarmente  dicesi  fontanella  , 
o  fonte  pulsatile  ,  perchè  ivi  si  sente  il  pol- 
so delle  arterie  del  cervello;  e  si  vede  col- 
r  occhio  nella  perspirazione  l'alzarsi  del  cer- 
tello,  e  nella  ispirazione  l'abbassarsi.    Oltre- 


129 

diche  la  sutura  sagittale  si  produce  per  l'osso 
della  fronte  fino  ai  nasali  :  la  mascella  infe- 
riore è  composta  almeno  di  due  pezzetti  di 
osso;  non  vi  sono  alcuni  seni  delle  narici  , 
non  vi  sono  quasi  mai  denti  ;  negli  alveoli 
però  di  essi  si  nascondono  due  o  tre  principi 
gelatinosi  di  denti.  Mancano  della  parte  ossea 
del  meato  uditorio,  e  la  sua  entrata  è  chiusa 
da  una  membrana  continua  colf  epidermide  , 
la  quale  cade  coli' andar  del  tempo;  T  anello 
osseo ,  a  cui  si  connette  la  membrana  del 
timpano ,  si  può  separare  dal  restante  ossp 
del  timpano;  e  finalmente  gli  ossi  hanno  le 
epifisi  distinte  dalla  diafi?,i;  sono  quasi  molli; 
e  i  capi  loro,  le  cavità  corrispondenti,  le 
apofisi  finalmente  non  ancora  perfettamente 
compiute  fanno  che  le  congiunzioni  delle  ossa 
istesse  differenti  siano  in  certa  maniera  dalle 
congiunzioni  e  dalla  forma  degli  ossi  degli 
adulti. 


CAPO  TRIGESIMOQUARTO 

Del  Torace. 

568.  Il  Torace  ,  ossia  Petto  composto 
esternamente  di  ossi  ,  cartilagini  e  d'  inte- 
guraenti  comuni ,  di  che  i\à  noi  si  è  parlato 
ne' capi    superiori;,    offre    alla    considerazione 

PARTE    IV.  9 


i3o 


anotomica  le  Mammelle  poste  anteriormente 
e  esternamente  al  petto;  la  Pleura^  un  dop- 
pio Mediastino ,  i  Polmoni ,  la  gianduia  Ti- 
mo ,  il  Pericardio  ,  e  il   Cuore. 

569.  Le  Mammelle  sono  due  corpi  emi- 
sferici ,  più  o  meno  tumidf  tti  ,  e  sostenentisì 
nel  sesso  femniinile  ,  massimamente  se  parlia- 
mo delle  vergini  ,  delle  giovani ,  e  delle  lat- 
tanti. Nel  nostro  ses<o  parimenti  si  danno 
mammelle,  le  quali  nei  grassi  agognano  quelle 
delle  donne  sì  nella  grandezza,  che  nella  for- 
ma ,  e  talvolta  ancora  nelP  uso;  non  man- 
cando esempj  di  uomini  che  hanno  dato  il 
latte  ai  bambini.  In  queste  s'  hduno  a  con- 
siderare li  grandezza  ,  la  forma  esterna  ,  la 
fabbrica  ,   i   vasi  in  fine  e  1'  uso. 

La  grandezza  di  questi  corpi  è  varia  non 
solamente  nei  sesso  del  medesimo  genere,  ma 
secondo  la  diversità  del  tempo  nel  medesimo 
individuo  ancora  ;  imperciocché  nelle  donne 
al  tempo  della  pubertà  cominciano  a  lussureg- 
oiare;  ne  cresce  la  mole  fino  a  una  certa 
età ,  che  si  f^jcilmente  non  si  può  definire  ; 
sì  ancora  quando  s'  avvicinano  i  mestrui  ;  e 
più  ancora  quando  si  gonfiano  dal  latte  ;  al 
contrario  cadono  .  diventano  fl=iccide ,  e  quasi 
spariscono  mancando  i  mestrui  a  cagion  del- 
l' età  ,  e  vertendo  la  vecchiezza. 

La  forma  esterna,  come  poco  fa  abbiamo 
detto ,    è  globosa    ed   emisferica  ;    nel    di  cui 


i3  f 


centro  havvi  una  macchia,  color  di  rosa  nelle 
vergini ,  oscura ,  e  a  poco  a  poco  negra  tal- 
volta diventa  pel  lungo  uso  di  lattare,  e  per 
la  Vecchiezza  :  il  qual  coloie  deriva  dal  reti- 
colo che  sta  sopra  l'  epidermide.  Questa  mac- 
chia vien  chiamata  area  ,  nella  quale  vi  si 
vedono  jpesso  prominenti  certi  tubercoli  pic- 
ciolissimi ,  cioè  glandule  sebacee  fornite  tal- 
volta di  peli.  Ma  dal  mezzo  dell'  area  sorge 
un  tubercolo  più  grosso,  nominato  capezzolo  y 
grosso  più  o  meno  come  la  punta  in  circa 
del  dito  mignolo,  rugoso  particolarmente  nella 
cima ,  e  quasi  scavato  in  una  fossetta ,  la 
sostanza  del  quale  non  è  cavernosa  ,  ma  la 
maggior  parte  tubolosa  ;  anzi  i  tubetti  sono 
contorti  in  piega  ,  quando  il  capezzlolo  è  de- 
presso, e  floscio;  al  contrario  poi  «ono  retti, 
e  quindi  più  o  meno  prodotti  ,  ogniqualvolta 
questi  tubetti  abbondano  di  latte,  o  di  qualche 
altro  umore. 

La  fabbrica  è  di  membrane  ,  di  pingue'li- 
ne,  di  vasetti,  di  glandule,  e  di  tubetti.  Im- 
perocché subito  sotto  gì*  integumenti  comuni 
(  tra  quali  havvi  gran  porzione  di  pinguedi- 
ne ,  a  cui  ascriver  si  deve  la  maggior  parte 
del  volume  delle  mammelle  )  vedesi  un  tes- 
suto celluioso  spiegato  quasi  a  foggia  di  to- 
nica e  distribuito  in  fibre,  e  lamette,  le  quali 
dividono,  e  insieme  uniscono  i  gìobetti  ossia 
le  picciole  masse  di  pinguedine,  e  le  granella 


i3. 


t^lanflulose.  Né  a  questo  solo  serve  il  tessuto 
celluioso,  che  da  alcuni  vien  decto  membrana 
esterna  della  mammella ,  ma  abbraccia  per 
ocni  dove  il  corpo  intiero  della  mammella  , 
e  la  lega  al  sottoposto  muscolo  pettorale  ; 
laddove  questa  tonaca  cellulosa  è  più  robu^ 
sta  ,  e  da  alcuni  vien  riputata  la  membrana 
interna  della  mammella. 

Una  Gianduia  maggiore  o  minore  in  ra^ 
gion  della  mole  delle  poppe  medesime  ,  ve- 
stita di  pinguedine ,  e  con  pezzetti  di  questa 
ancor  in  mezzo,  concorre  a  formare  la  mam- 
mella ;  e  questa  gianduia  è  del  numero  delle 
così  dette  conglomerate.  E  adunque  composta 
d'un  ammasso  di  granelli,  le  di  cui  picciole 
masse  quasi  distinte  qua  e  là  tra  di  esse  per 
mezzo  della  macerazione  facilmente  si  separano 
tra  loro,  cosi  che  la  struttura  si  vede  tubulosa 
insieme  e  cellulosa.  E  la  tubulosa  appartiene 
non  tanto  ai  vasi  arteriosi  e  venosi  ,  ma  a 
canaletti  ancora  che  facilmente  si  veggono 
ne'  cadaveri  delle  lattanti ,  i  quali  si  chia- 
mano condotti  galastofori ,  o  lattiferi;  e  so- 
no condotti  escretori   di  quei  granelli. 

Codesti  condotti  minori  sono  quasi  innu- 
merabili ,  alcuni  de'  quali  però  nascono  anco- 
ra dalle  cellette  del  grasso  che  vi  sta  intor- 
no; e  andando  dalla  circonferenza  nel  centro, 
alla  maniera  delle  vene  convengono  insieme, 
Ile  però  si  fanno  più  larghi ,  anzi  sembra  che 


33 


SI  facciano  più  angusti  quanto  più  si  acco- 
stano al  capezzolo ,  e  uniti  insieme  e  colle 
parti  vicine  formano  il  corpo  bianchiccio  più 
o  meno  spiegato  e  duro  che  sta  sotto  l'area. 
Da  questa  sede  sorgendo  i  tubetti  vanno 
scorrendo  per  la  sostanza  del  capezzolo  ,  e 
neir  apice  di  questo  si  aprono  in  otto,  die- 
ci, dodici?  e  talvolta  ancora  quindici  bocche. 
Portansi  alle  mammelle  vasi  arteriosi  ,  ve- 
nosi, linfatici,  e  nervi.  I  primi  derivano  mas- 
simamente da  quelle  arterie  e  vene  che  al- 
trove indicammo  essere  mammarie  I  linfatici 
nascono  dalla  sostanza  cellulosa  della  mam- 
mella,  e  dai  tubetti  lattiferi,  e  vanno  alle 
glandule  conglobate  delle  ascelle.  I  nervi  fi- 
nalmente derivano  dalle  discendenze  de'  nervi 
superiori  dorsali. 

L' uso  delle  mammelle  è  di  separare  il 
latte  dal  sangue  nella  sostanza  dei  granelli  , 
e  indi  per  i  condotti  lattiferi  con  qualche 
porzione  di  pinguedine  riassorbita  da  questi 
portarlo  al  capezzolo;  del  quale  i  tubetti  di- 
stesi e  prolungati  dall'affluenza  del  latte  fan- 
no duro  e  prominente  lo  stesso  capezzolo  ; 
con  che  apresi  una  via  più  Tacile  al  latte  ; 
anzi  perchè  massimamente  dalla  forza  del 
succhiare ,  la  vasculosa  sostanza  del  capezzo- 
lo essendo  riempiuta  più  copiosamente ,  e 
perchè  ne  viene  quasi  uno  spazio  vuoto  den- 
tro   la    bocca  del    fanciullo  ,    tutta    la    mole 


N 


34. 


della  mammella  viene  compressa  esternamente 
dalla  pressione  dell'  aria. 

570.  La  Pleura  è  una  tonaca  semplice , 
la  quale  non  solamente  veste  internamente  la 
cavità  del  torace ,  ma  la  divide  ancora  dal^ 
l'alto  al  basso  in  due  altri  minori  ,  in  de-^ 
stra  cioè  e  sinistra.  In  questa  membrana  so- 
no da  notare  due  facce '^  le  sue  connessioni  ; 
la  maniera  inoltre  con  che  circonda  altre  parti, 
e  forma  il  doppio  mediastino  come  un  setto; 
la  sua  fabbrica  ,  vasi  ,  e  uso  ;  diremo  final- 
mente d'una  certa  gianduia  compresa  da  uno 
de' mediastini  ,  la  quale  si  nomina  Timo. 

Le  facce  ,  una  è  interna  ,  levigata  ,  e 
unta  d'  un  rossiccio  umore  :  esterna  l'altra, 
e  aspra  ,  per  così  dire  ,  per  un  tessuto  cel- 
luioso ;  per  mezzo  del  quale  si  attacca  colle 
parti  vicine.  11  tessuto  celluioso  poi  al  dorso 
principalmente  ,  e  sotto  lo  sterno  contiene 
più  o  meno  della    pinguedine. 

Le  connessioni  sono  superiormente  colla 
clavicola  5  presso  la  quale  la  pleura  ascende 
un  poco ,  e  coi  rami  di .  alcuni  vasi  maggio- 
ri ;  inferiormente  con  tutta  la  faccia  del  dia- 
fragma ;  anteriormente  si  lega  per  tutto  al- 
l'osso dello  sterno;  posteriormente  alle  verte^ 
bre  del  dorso  e  all'  aorta»  sovra  cui  si  stende; 
finalmente  si  unisce  a  tutte  le  coste  ,  ai  mu- 
scoli intercostali ,  e  ai  polmoni  ancora  sopr^ 
i  quali  si  conduce  ogni  dove  come  un    iute« 


I35 


gumento.  Questo  poi  si  vede  manifestamente , 
se  si  faccia  a  separare  la  pleura  dalle  coste  , 
andando  massimamente  d'avanti  all' indietro; 
imperciocché  quando  si  è  arrivato  alle  verte- 
bre del  dorso,  si  vede,  che  la  medesima  mem- 
brana ritornando,  per  così  due,  in  se  stessa 
si  sopraggiunge  ai  polmoni 

La  maniera  poi  colla  quale  la  pleura  vela 
i  polmoni,  e  la  ma«;sima  parte  del  pericardio, 
ossia  quel  sacco,  che  contiene  il  cuore,  s'in- 
tende ,  se  concepiscasi  che  questa  membrana 
è  composta  di  due  sacchi  ,  che  si  spiegano 
dentro  tutta  la  cavità  del  torace  :  i  quai  sac- 
chi ,  sotto  lo  sterno ,  o  piuttosto  qua  e  là 
sotto  quella  estremità  delie  coste  con  che 
s'  inseriscono  nello  sterno ,  unendosi  insieme 
formano  il  setto  fabbricato  quindi  da  una 
doppia  lamina  ,  e  che  si  produce  per  tutta 
la  lunghezza  del  torace  da!  torace  fino  alle 
vertebre  del  dorso.  Tra  le  lamine  di  questo 
setto  havvi  un  intervallo,  in  cui  sta  il  cuore 
contenuto  dal  suo  pericardio  ,  il  quale  è  ade- 
rente al  tessuto  celluioso  della  pleura;  e  an- 
teriormente evvi  quella  gianduia  insigne  nei 
nati  di  fresco ,  e  che  degenera  poi  negli  adul- 
ti e  ne'  vecchi  in  un  tessuto  celluioso ,  la 
quale  chiamasi  Timo. 

Fingasi  ora  col  pensiero  che  i  primi  prin- 
cipj  dei  polmoni  sieno  riposti  nella  base  del 
cuore,  e  che  spiegandosi  a  poco  a  poco  ur- 


i36 


tino  la  pai-ete  del  setto  ,  che  corrisponde  ai 
suo  lato;  questa  parete  cedendo  ossequiosa  ai 
polmoni  che  sono  già  dietro  a  svolgersi ,  veste 
per  ogni  dove  questi  visceri  medesimi.  Così  i 
sacchi  della  pleura  e  si  conducono  interna- 
mente sopra  il  torace  ,  e  fanno  il  setto  che 
divide  la  cavità  del  petto  in  due  ,  e  formano 
finalmente   la  tonica   esterna  dei  polmoni. 

571.  11  Mediastino  altro  è  anteriore,  al- 
tro posteriore.  Vale  a  dire  le  lamine  della 
pleura  ,  che  formano  la  paite  anteriore  del 
setto  indicato  teso  dal  pericardio  fino  allo 
sterno ,  fanno  il  mediastino  anteriore ,  le  di 
cui  lamine  subito  avanti  il  cuore  si  uniscono 
insieme,  e  subito  si  discostano,  per  dar  luo^ 
go  a)  Timo\  quella  parte  poi  del  setto  me- 
desimo che  accanto  al  cuore  è  situata  tra  il 
pericardio  e  le  vertebre  del  dorso ,  e  si  spor- 
ge fino  air  undecima  vertebra  del  dorso  me- 
desimo ,  questa  è  il  mediastino  posteriore  ;  tra 
le  cui  lamette  componenti  evvi  uno  spazio 
pieno  di  cellulosità  ,  per  cui  passano  la  tra- 
chea o  sia  r  aspera  arteria ,  una  porzione 
dell'aorta,  l'esofago,  la  vena  azigo  ,  e  il 
condetto  toracico  .  Oucft'  ultimo  mediastino 
non  inclina  né  all'  una  rè  all'  altra  parte  del 
torace  :  e  in  questo  è  dilffiente  dal  media- 
stino anteriore  ,  che  discende  un  poco  obbli- 
quamente  dalle  parti  destre  e  superiori  alle 
sinistre  e  inferiori  :  quindi    è    clie    la    cavità 


i3f 


destra  del  torace  supera  alquanto  la  sinistra 
di  ampiezza. 

La  fabbrica  della  pleura  è  cellulosa  :  nella 
sua  grande  tenuità  però  stirata  moltissimo  , 
densa,  e  quinci  robusta  cosi  die  resiste  va- 
lidamente alla  macerazione,  fornita  di  vasi 
d'ogni  sorta ,  e  moltissimi  che  vengono  dai 
mammarj  ,  dagli  intercostali ,  e  dai  frenici 
altrove  descritti ,  sì  ancora  dall'  azigo  princi- 
palmente e  dalla  cava  superiore,  se  si  tratta 
dei  canaletti  venosi  :  i  linfatici  poi ,  de'  quali 
abbonda  ,  appartengono  al  condotto  toracico  5 
ovvero  spandono  il  proprio  umore  in  esso. 

\u' uso  della  pleura  si  sa  dal  sin  qui  detto: 
imperciocché  ai  polmoni  serve  d' integumento 
determinando  la  loro  estensione  ossia  dimen- 
sione; coir  umor  lubrico  di  che  è  unta  la  sua 
faccia  interna  ,  conserva  libero  il  moto  dei 
polmoni:  co'  mediastini^  in  cui  si  forma,  so- 
stiene il  diafragma ,  e  conferma  nella  propria 
sede  il  pericardio  e  il  cuore,  e  forse  ancora 
serve  al  rilassarsi  del  diafragma,  e  finalmente 
aoir  uno  e  V  altro  mediastino  impedisce  che 
i  vizj  d'  una  cavità  non  si  comunichino  facil- 
mente all'altra;  e  se  a  caso  uno  dei  polmoni 
per  r  aria  che  si  caccia  per  una  ferita  nel 
sacco  corrispondente  della  pleura  difenda  iner- 
te e  cada  ,  resti  V  altro  immune  dall'  effi^ 
cacia  della  pressione  dell'aria,  e  non  si  tolga 
affatto  la  respirazione. 


i38 


572.  11  Timo  ^  come  poco  fa  dicemmo,  è 
una  gianduia,  di  cui  importa  conoscere  il 
sito  ,  il  numero .  la  forma  ,  V  estensione ,  la 
fabbrica y   i  vasiy  e  T  wso. 

Il  sito  è  quello ,  che  abbiamo  indicato  di 
sopra;  giace  cioè  subito  sotto  lo  starno  tra 
quelle  due  lamine  della  pleura  discostate,  che 
formano  il  mediistino  anteriore,  e  s'appoggia 
al  pericardio,  e  ai  tronchi  de'  vasi,  che  su- 
periormente derivano  dal  cuore  ,  e  s'  inseri- 
scono nel  cuore  medesimo. 

Se  ne  cerchi  il  numero,  il  Timo  è  un  sol 
corpo  glandiforme ,  almeno  a  prima  vi>ta ,  il 
quale  però  per  mezzo  <!*  una  sezione  più  di- 
ligente sembra  che  si  possa  dividere  in  due 
per  lo  meno  glandule  particolari  di  grandezza 
ineguale  dall'  insù  all'  ingiù  :  in  maniera  tale 
però ,  che  la  porzione  che  resta  a  destra 
discenda  un  po'  più  di  quella  che  sta  a  si- 
nistra. 

Lunga  n'  è  la  forma ,  e  composta  di  glo-* 
betti  uniti  insieme,  e  terminata  inferiormente 
per  r  ordinario  da  tre  estiem  tà  più  tenui , 
da  due  poi  superiormente.  Quesie  estremità 
diconsi  da  alcuni  corni,  de*  quali  i  superiori 
sono  convergenti  a  guisa  di  cono,  e  gl'infe- 
riori sono  conformati  in  un  globo  un  poco 
ovale. 

\/  estensione  ella  è  per  l'ordinario  d'esser 
prodotta    nel  collo  superiormente   fino  a  una 


i39 

gianduia  particolare,  la  quale  chiamasi  f^lan* 
dilla  tireoidea,  colla  quale  s'immedesima  alle 
volte  per  opra  d'  una  certa  appendice  ;  ciò 
che  suole  essere  più  comune  alla  destra  por- 
zione del  Timo  ;  inferiormente  poi  arrivi  tal- 
volta a  mezzo  l'altezza  del  pericardio,  e 
più  spesso  ancora  discenda,  anzi  alle  volte  si 
proluughi  fino  al  diafragma. 

La  fabbrica  sembra  glandulosa  :  impercioc- 
ché è  fatta  di   minimi   lobi  ,  ognun  de'  quali 
è  cinto  da  una   membrana  singolare  ;  i  quali 
lobi  poi  insieme  uniti  per   mezzo  d'  una  ceU 
lulosità  si  formano   in    quella  gianduia,   vale 
a  dire,  nel    Timo.    Ferita  questa    gianduia  e 
compressa  manda   un  succo  di  latte,  il  quale 
si  condensa  nelT  infusione  dello  spirito  di  vi- 
no;   se    per   la    ferita    vi    si  sofFj  dell'  aria  , 
st  gonfiano   prima  i  lobi;  poscia  crescendo  la 
forza    del    soffiamento,    tutta    la   gianduia    si 
gonfia,  e  si  converte  in  un  tessuto  spungoso. 
Quindi  la  forma,   il    succo,    e  la  sua  natura 
concrescibile    sembrano    dimostrare  che  s'  ac- 
costano al  vero  quelli  che  pretendono  esser  il 
Timo  una  gianduia  conglobata    o    sia  linfati- 
ca ,  ma    d'  una    tessitura    un    poco  più  lassa 
di    quella  ,    che   è    propria  delle   altre   glan- 
dule  di  questa  sorte. 

I  vasi  arteriosi  e  venosi  non  vengono  sem- 
pre dai  medesimi  [fonti  :  per  Io  più  sono  di- 
scendenze delle  tireoidee  superiori  e  inferioii; 


140 

ma  non  di  rado  ancora  nascono  dalle  mani» 
marie,  dalle  freniche,  dalle  bronchiali,  e  in 
fine  dalle  subclavie. 

L'  uso  finora  n'  è  ignoto ,  conciossiacosaché 
non  siasi  ritrovato  alcun  condotto  escretorio  ; 
né  per  quanto  abbiano  investigato  gli  Ano- 
toniici  ,  hanno  potuto  ritrovare  linfatici  infe-* 
renti  ed  efferenti,  così  che  non  vi  resti  dubbio 
alcuno  della  natura  di  gianduia  conglobata. 
Quello  non  sembra  dubbio ,  per  quanto  pos- 
siamo congetturare  ,  cioè  che  è  d'  un  uso 
grandissimo  nel  feto;  di  alcuno  appena  negli 
adulti ,  ne'  quali  come  abbiamo  detto ,  col 
progresso  del  tempo  si  dissipa  ^  ovvero  dege-* 
nera  in  una  densa  cellulosa.  Ma  qual  è  que- 
st'  uso?  Questo  è  quello  che  non  si  sa. 

573.  Il  Pericardio  è  una  certa  borsa  ,  la 
quale  é  contenuta  tra  i  sacchi  della  pleura , 
come  abbiamo  già  avvisato  ;  intorno  alla  quale 
sta  bene  indicare  la  sostanza  ,  la  figura , 
la  grandezza  ,  le  connessioni ,  i  vasi ,  e  fi-^ 
nalmente  T  uso. 

La  sostanza  n'  è  membranosa  :  imperocché 
una  sola  membrana ,  levigata  interiormente  , 
assai  robusta  però ,  e  quasi  lendinosa  forma 
il  pericardio.  Imperciocché  la  pleura  che  vi 
sta  appoggiata ,  e  per  mezzo  di  cellulosità 
coerente  col  pericardio  medesimo ,  non  veste 
per  ogni  dove  questo  sacco;  conciossiacosaché 
nella  sede  anteriore  tra  le  lamette  del  media- 


141 

ètino  anteriore  vi  stiano  il  Tirao ,  e  alcuni 
vasi  con  della  pinguedine  ;  nella  sede  poste- 
riore poi  tra  le  lamette  del  mediastino  poste- 
riore abbiano  luogo  quelle  cose  che  abbiamo 
accennato  di  sopra  nel  descrivere  questo  me- 
diastino. 

La  figura  sebbene  dicasi  esser  tale  ,  che 
convenga  moltissimo  colla  fio;ura  del  cuore 
che  verremo  or  ora  a  indicare  ;  tuttavia  con- 
tenendosi in  questo  sacco  oltre  il  cuore  i 
tronchi  ancora  dei  vasi  maggiori,  i  quali  sono 
legati  da  questa  membrana  medesima ,  quindi 
si  scosta  non  poco  da  quella  figura.  Imper- 
ciocché sorge  direi  quasi  ,  dal  diafragma  » 
nella  qual  sede  questo  sacco  è  più  largo:  va 
a  poco  a  poco  più  stretto  ,  e  conformandosi 
in  un  cono  concavo  a  sinistra  ,  e  andando 
a  sinistra  si  fa  largo.  Da  queste  estre- 
mità quasi  sorgendo  il  pericardio  s'  incli- 
na dal  lato  sinistro  a  destra  moltissimo  , 
poco  poi  dal  lato  destro  a  sinistra  :  e  questi 
due  lati  concorrono  quasi  insieme  superior- 
mente circa  a  mezza  altezza  del  tronco  della 
vena  cava  discendente),  e  all'arco  dell'aorta, 
dove  essa  manda  i  tre  rami  notissimi.  Dissi 
che  quei  lati  concorrono  quasi  insieme ,  per- 
chè cioè  si  terminano  pressoché  in  due  pro- 
cessi, chiamati  da  alcuni  corni  anteriori  per 
distinguerli  dai  due  corni  posteriori. 

La    grandezza   è    varia    secondo    la    varia 


142 

mole  del  cuore  ;  generalmente  però  il  peri- 
cardio è  tanto  spiegato  ,  che  abbastanza  co- 
modamente può  ricevere  e  contenere  il  cuore. 

Le  connessioni  poi  sono  queste:  inferior- 
mente si  attacca  con  larga  base  al  tendine 
del  diafragma  per  mezzo  d' una  densa  cellu- 
losa :  e  nella  sua  maggior  parte  laterale  sì 
ancora  posteriormente  un  poco  e  anterior- 
mente coi  sacchi  della  pleura ,  dove  cioè  è 
composto  da  essi  V  uno  e  l'altro  mediastino, 
come  abbiamo  detto;  fìnalm.ente  superiormen- 
te coi  tronchi  dei  vasi  congiunti  al  cuore. 
Sopra  il  qual  viscere  si  stende,  non  altrimenti 
che  sopra  le  sue  orecchiette:  imperciocché 
dopo  arrivato  questo  sacco  a  quella  altezza 
che  abbiamo  notato  di  sopra  ,  torcendosi  in 
se  stesso  per  così  dire  ^  e  incurvato  all'  in- 
terno ,  abbraccia  per  ogni  dove  gli  anzidetti 
tronchi  ,  e  si  produce  sopra  il  cuore  mede- 
simo. Questi  luoghi  del  pericardio  ,  per  cui 
trapassano  i  tronchi  di  alcuni  vasi  ,  sogliono 
da  alcuni  chiamarsi  forami  del  pericardio. 

I  vasi  arteriosi  del  pericardio  vengono  dalle 
arterie  mediastine,  dalle  freniche  ,  dalle  in- 
tercostali, dalle  bronchiali,  ed  altre,  ed  han- 
no per  compagne  le  vene  del  medesimo  no- 
me. Se  poi  vadano  nervi  al  pericardio  io  non 
oso  definirlo  ,  sebbene  io  non  li  abbia  mai  ri- 
trovati a  bella  posta  ricercati:  i  linfatici  poi 
mettono  il  loro  umore  uel  condotto   toracico. 


14^ 

li'  uso  di  questo  sacco  è  dì  contenere  il 
cuore,  e  tenerlo  sospeso  nella  sua  sede  ,  e 
di  renderlo  lubrico  con  queir  umore  ,  che  si 
separa  dalle  sue  arteriuzze  ,  e  di  difenderlo 
ancora ,  affinchè  i  vizj  inerenti  ai  polmoni  , 
o  occupanti  le  cavità  del  petto  non  si  comu- 
nichino a  questo  viscere   principale. 

574.  Il  Cuore  è  il  viscere  principale  di 
tutti  gii  altri;  di  cui  è  d'  uopo  considerare 
il  sito ,  la  grandezza ,  la  fgura ,  la  5o- 
stanza ,  le  cavità  ossia  i  ventricoli ,  il  setto 
chp  divide  queste  cavità,  le  membrane  ovvero 
valvule  sì  arteriose  ,  che  venose  che  sono 
pendenti  dentro  Io  stesso  ,  le  appendici  o 
oreccJiiette ^  il  setto  che  divide  queste  appen- 
dici, che  mostra  le  reliquie  del  forame  ovale  , 
la  vahula  Eustachiana  5  le  connessioni  ,  i 
vasi  tanto  i  comuni,  che  i  proprj  ,  e  final- 
mente  T  uso. 

Il  sito  del  cuore  è  quasi  in  mezzo  alla 
cavità  del  torace,  dove  è  pressoché  compreso 
dai  [jolmoni  Aperto  il  pericardio  ,  nel  quale 
sta  rinchiuso  ,  vediamo  che  questo  viscere 
sta  quasi  a  traverso,*  in  gui^a  tale  però  che 
a  destra  guarda  un  po'  superiormente,  e  a 
sinistra   inferiormente. 

La  sua  grandezza  non  solamente  è  varia 
secondo  f  età ,  ma  è  diversa  ancora  secondo 
r  incostanza  della  natura  ;  per  lo  che  addi- 
viene che    in    piccioli   corpi  si    trovi    talvolta 


144 

un  gran  cuore ,  e  un  picciolo  in  grandi ,  e 
senza  alcun  danno  della  salute  ,  almeno  che 
se  ne  accorga.  In  tanta  diversità  adunque 
sembra  meglio  fatto  di  non  determinar  nulla 
intorno  alla  sua  grandezza   naturale  ,  e  peso. 

La  Figura  è  tale  che  rappresenta  quasi 
un  mezzo  cono  ,  sebbene  non  affatto .  La 
base  di  questo  semicono  sta  a  destra,  ed  al- 
quanto in  su  ,  V  apice  poi,  a  cui  si  dà  il 
nome  di  mucrone  ,  a  sinistra  ,  e  ingiù.  Uno 
dei  lati  si  produce  superiormente  e  un  poco 
anteriormente  ,  e  chiamasi  margine  ottuso 
del  cuore  ;  V  altro  poi  inclinando  inferior- 
nemente  ,  e  alquanto  indietro  s'  appoggia  al 
diafragma  ,  e  finendo  in  punta  dicesi  comu- 
nemente margine  acuto  del  cuore.  Inoltre  in 
questo  viscere  è  bene  osservare  due  facce , 
iMia  anteriore  e  alquanto  convessa  ,  V  altra 
posteriore  e  piana. 

La  sostanza  è  carnosa ,  e  parte  ancora 
tendinosa,  fnipponendorisi  esteriormente  della 
pinguedine  aderente  principalmente  ai  tronchi 
de"*  vasi  proprj  ,  oltre  membrane ,  vasi ,  e 
nervi.  Anzi  quella  delle  membrane  che  è 
esterna  ,  e  abbraccia  il  cuore  per  ogni  verso 
strettamente ,  deriva  dal  pericardio  rivoltato 
in  se  stesso  all' interno,  come  poco  fa  abbia- 
mo detto  ;  quella  poi  che  è  interna  e  pro- 
pria ,  è  tenuissima ,  e  non  senza  gran  diffi- 
coltà in  qualche  porzione,  né  sempre  si  può 


145 

separare  tini  Hiscetti    carnosi    ai  quali   è  ine- 
rente*. Nelle    caini    poi  ,  che    compongono    la 
massima   parte  del   onore,  osservasi    un  ordine 
triplo  almeno  di   libre  che   non    si    facilmente 
si    può    sviluppare.     Uno    tenue    assai  sta    al- 
l' esterno,  quello  cioè,   che  dalla   sede   ante- 
riore   deir  orecchietta    destra    venendo  ,   e  dal 
seno  posteriore  ,    e  dall'  adiacente    orecchietta 
(delle  quali  orecchiette  diremo   tra  poco)  di- 
scende obbliquamente   verso   1'  apice;   nel   qual 
luogo   le    libre    sembrano    contorcersi    quasi   a 
foggia  di  turbine.  L'altro  di  mezzo  più  grosso 
scorre  con  tale  obbliquità  tanto  anteriormente 
che  posteriormente,  così  che  sembra  quasi  tras- 
verso.   Il   terzo    ordine    finalmente    desìi   altii 
più  spesso,  è  composto  di  fibre   ancor   pli^i  ob-  - 
blique,  le  quali  vanno  quasi  con  doppio  tratto 
spirale,  dalla  base  cioè  alla    punta;  e  di  nuo- 
vo dalla  punta    alla    base  ,  frammischiandovisi 
delle  fibre,   altre  che  vanno  dirette  principale 
mente    all'interno,    ed    altre    che    vanno  con 
altra   via     ed  ordine    diverso;   onde  da   quelle 
prime  si  formano  poi  quei  travicelli,  o  picciole 
colonne  5    che    vanr^o    ornando    il     ventricolo, 
nelle    quali    si    inseriscono    ceni    fili   tendinosi 
che  appartengono  alle   valvule  che   presto  ac- 
cenneremo; di    qnest'  ubimi   poi    sono   tessute 
certe  reti  ornate  e  distinte  di  caselle  ineguali. 

Ventricoli.   Le  fibre  ora    descritte  non  cosi 
scorrono  pel  cuore,  che  compongano  un  mii- 

pai;t£  jf.  io 


146 

scolo  solido.  Imperciocché  questo  viscere  è 
composto  di  dut*  muscoli  concavi  ,  e  quinci 
fornito  di  altrettnnte  cavità  che  si  nominano 
ventricoli^  che  sono  d'una  capacità  ineguale: 
poiehè  certamente  negli  adulti  il  ventricolo 
destro  ossia  anteriore  è  pii^i  ampio  del  sini- 
stro o  posteriore,  le  di  cui  pareti,  se  i-i  pa- 
raii^onano  con  quelle  del  ventiicolo  anteriore  , 
sono   più  grosse   non   poco. 

Il  setto  è  una  certa  massa  carnosa,  che  è 
frammezzo  alle  indirate  cavità.  Imperciocché 
le  fibre  interne  dell'uno,  e  dell'altro  musco- 
lo ,  d<ìve  questi  si  guardano  vicendevolmente  , 
si  frammisclìiano  insieme,  e  si  attaccano.  Cosi 
formano  il  setto  ,  che  dalla  base  si  produce 
fino  alla  punta  ;  e  quindi  fa  ,  che  non  vi  sia 
alcuna  comunicazione  tra  le  cavità  ossia  ven- 
trii-oli. 

Vahiile  venose.  Furono  date  all'  uno  e 
air  altro  ventricolo  due  bocche  alla  base  del 
cuore  indicate  non  di  rado  da  un  cerchio  al- 
quanto bianco;  d'elle  quali  una  si  può  dir  ve- 
nosa, l'altra  arteriosa,  poiché  ad  una  corri- 
sponde una  vena,  all'altra  ui\' arteria.  Dalla 
bocca  venosa  del  ventricolo  anteriore  dipende 
un  anello  tendinoso  or  piìi  or  meno  prodotto 
verso  la  punta  del  cuore  ,  il  quale  nel  mar- 
ame inferiore  spesse  volte  gonfio  un  poco,,o 
a>pro  da  piccole  piominenze  si  risolve  in  fili 
lendinosi^  molti  de' quali  facendosi  convergenti 


»4' 


insieme  s'  insinuano  in  que'  travicelli  ,  o  co- 
lonnette accennate  di  sopra;  le  quali  colonnette 
sono  dette  da  alcuni  muscoli  papillari.  Codesto 
anello,  sebbene  superiormente  continuo,  tut- 
tavia perchè  in  tre  luoghi  inferiormente  si 
estende ,  perciò  si  considera  come  diviso  in 
tre  porzioni ,  che  dall'  officio  loro  sono  thia- 
nìate  vah'ule  ,  e  attesa  la  loro  figura,  t/iglo- 
cluni  ovvero  tricuspidali .  Similmente  dalla 
bocca  venosa  del  ventricolo  posteriore  mandasi 
un  anello  della  medesima  natura  ,  co'  suoi 
fili  tendinosi  infissi  nelle  colonnette  più  grosse 
di  questo  ventricolo.  Questo  anello  si  vede 
pili  sensibilmente  diviso  in  due  parti  ,  che 
per  la  figura  loro  particolare,  e  uso  diconsi 
vah'ule  mitrali. 

Valvule  arteriose.  In  quella  maniera  che 
alla  bocca  venosa,  così  all'arteriosa  vi  stanno 
tre  membranette  tendinose  semilunari  ,  colla 
parte  arcata  corrispondenti  ai  venrricolì  del 
cuore  ,  e  ann,esse  a  questo  viscere  ;  cella 
parte  opposta  poi,  la  quale  si  può  paragonare 
alla  corda  sottotesa  all'arco  (e  questa  sciolta 
e  libera  fuorché  nelle  estremità  )  ,  conversa 
all'  arteria  che  sbocca  qua  e  là  dal  cuore.  A 
queste  membranette  diedero  il  nome  di  val- 
vule semilunari,  le  quali  in  mezzo  alla  sede 
di  ciascuna  corda  or  accennata  fanno  un  cor- 
picciuolo  quasi  calloso  d'una  fio;ura  quasi  trian- 
golare,  il  quale  dicesi  corpuscolo  d'  Aranzio. 


148 

Orecchiette.  Lentia  e  l'altra  bocca  venosa 
conduce  ad  una  borsa  carnosa  d'  una  gran- 
(lezza  ineguale:  imperciocché  quella  che  è 
anteriore,  è  molto  più  capace  della  sinistra 
o  posteriore.  Ma  supplisce  il  difetto  di  questa 
un  certo  seno  per  la  massima  parte  carnoso , 
il  quale  dai  quattro  tubi  (N.  416)  delle  vene 
polmonali.  Codeste  borse ,  che  sono  come  ap- 
pendici del  cuore  si  nominano  orecchiette;  le 
ih  cui  membrane  sono  comuni  con  quelle  che 
abbracciano  le  carni  del  cuore ,  frapponendo- 
visi  delle  fibre  muscolari  obbliquamente  e  a 
croce  camminanti,  si  ancora  per  altre  ed 
altre  direzioni.  Inoltre  1'  orecchietta  anteriore 
si  apre  nelT  una ,  e  nell'altra  vena  cava,  la 
posteriore  poi  nel  seno  (  N.  4*^)  ^^lle  vene 
polmonali. 

Setto  II  seno  ora  accennato  in  quella 
parte  che  guarda  T  orecchietta  anteriore  ,  sì 
unisce  con  questa  appendice  medesima  del 
cuore  ,  e  nasce  quindi  il  setto  delle  orec- 
chiette :,  serbando  la  medesima  direzione  del 
setto  del  cuore.  Codesto  setto  poi  guardato 
in  faccia  al  lume  lascia  vedere  uno  spa- 
zio ovale  chiuso  da  una  membrana  dia- 
fana :  e  questo  spazio  fu  il  forame  ova- 
le nel  feto,  pelli  sede  superiore  però  aper- 
to solamente  in  guisa  che  il  sangtie  del- 
l' orecchietta  anteriore  potesse  passare  nel 
seno  e  nell'  orecchietta  posteriore.  Nato  il  fé- 


i49 


t'o,  e  respirando,  quell'apertura  superiore  del 
forame  si  va  strinpiendo  di  giorno  in  giorno  , 
e  finalmente  si  chiude,  peicìiè  il  lembo  supe- 
riore deir  apposta  membrana  si  unisce  a  po- 
co a   poco  col   margine  del   forame   stesso. 

Valvula  Eustachiaiia.  Il  margine  del  fo- 
rame ovale  dalla  parte  anteriore  è  tumidet- 
to  ,  onde  sorgono  quasi  due  picciole  colonne , 
una  destra,  l'altra  sinistra;  da  quest'ultima, 
e  talvolta  ancora  sotto  di  essa  discende  nel- 
l'altro corno  una  membrana  lunata  ,  la  quale 
gradatamente  spiegandosi  ,  e  andando  a  de- 
stra, lambisce  quasi  mezza  la  base  della  orec- 
chietta anteriore ,  colla  quale  si  unisce  col 
suo  lembo  convesso  nella  sede  anteriore.  Que- 
sta membrana,  che  i'aUula  à"  Eustachio  ap- 
peUasi  ,  alle  volte  è  fatta  a  foggia  di  rete  , 
e  coir  altro  corno  all'  altra  picciola  colonna 
del  forame  ovale  ,  in  quel  luogo  ordinaria- 
mente ,  dove  apresi  nella  orecchietta  medesi- 
ma la  bocca  duella  vena  coronaria  che  descri- 
veremo fra  poco  :  la  qual  bocca  ritrovasi 
sotto  questa  valvula.  L'  altro  lembo  di  (j'ie- 
sta  valvula  cioè  il  concavo  guarda  quasi  po- 
steriormente. Per  altro  codesta  valvula  è  po- 
sta in  tal  maniera  e  spiegata  in  cuisa  ,  che 
sembra  dividere  come  con  un  setto  particola- 
re l'orecchietta  anteriore  dalla  vena  cava 
ascendente  (  di  cui  la  vista  copre  talvolta 
fino   a   metà  ,   e  oltre  aKcora  ).    Per  opra    di 


5o 


qaesto  setto  poi  il  sangue  ascendente  per  la 
cava  inferiore  si  dirige  nel  feto  al  forame 
ovale:  ma  negli  adulti  questo  setto  pare  che 
impedisca  che  il  sangue  non  ritorni  facilmente, 
nella  medesima  cava  per  la  forza  dell'orec- 
chietta che  si   contrae. 

Le  connessioni  di  questo  viscere  con  al- 
cune parti  sono  queste  :  per  mezzo  dei  due 
mediastini  ,  i  quali  come  abbiamo  detto  sono 
annessi  per  la  maggior  parte  al  pericardio  , 
è  attaccato  allo  sterno,  alle  vertebre  del  dor- 
so ,  ed  al  diafragma  ;  e  finalmente  per  mez- 
zo dei  vasi  ,  che  sorgono  dalla  di  lui  base  , 
è  aderente  a  quelle  parti  ,  alle  quali  sono 
legati  i  vasi  stessi  .  Subito  dopo  la  base  il 
cuore  è  libero  per  ogni  dove  ,  e  non  è  rat- 
tenuto  da  alcun  vincolo. 

1  Fasi  comuni  sono  due  arterie  e  due 
vene.  Delle  arterie  una  ,  che  dicesi  la  poi— 
monale  j  nasce  dal  ventricolo  anteriore  del 
cuore,  e  si  disperde  co' suoi  rami  per  i  pol- 
moni; l'altra  che  è  V aorta  esce  dal  ventri- 
colo posteriore  del  cuore  ,  e  distribuisce  i 
suoi  rami  per  tutto  il  corpo  Delle  vene  poi 
quella  che  è  a  destra  ,  è  la  vena  cava  al- 
trove descritta  ,  e  corrisponde  alla  bocca  ve- 
nosa del  ventricolo  anteriore  ;  quella  poi  che 
stè  a  sinistra  ,  o  piuttosto  di  dietro  ,  è  la 
^ena  polmonale .  Ha  ancora  il  cuore  molti 
Unitici  ,  i  quali  in  alcuni  cadaveri   sono  vi- 


iSi 


sibili  nella  superficie  del  cuore  anche  ad  oc- 
chio nudo  ;  massimamente  tra  vasi  e  vasi,  e 
ira   le  strie  pinguedinose 

1  Fasi  prop'j  sono  due  picciole  arterie 
dette  le  coronarie  ,  alle  c[aali  corrisponde  una 
vena  del  medesimo  non^»"  ;  intorno  all'origine 
de' quali  vasi,  sito  e  distribuzione  si  è  da 
noi  parlato  altrove  (  N.  401  e  417  )  non 
altrimenti  che  de'  nervi  (  N  5o5  e  seg.  ) 
che  appartengono  al  cuore  ,  e  sono  prodotti 
dal  nervo  intercostale  e  dal  vago  Rimane 
ad  avvisare  solamente  che  le  bocche  delle  ar- 
terie coronarie  sono  situare  p-ù  frequencemen- 
te  sopra  che  sotto  le  valvule  semilunari  del- 
l' aorta  ,  e  che  tra  le  orecchiette  e  i  ventri- 
coli sono  aperte  molte  picciolissime  bocche  , 
che  sembrano  appartenere  a  delle  picciole  ve- 
ne ,  e  per  le  quali  spandesi  una  qualche 
porzione  di  sangue  ,  clie  ricevuto  hanno  le 
vcnucce  dalle   piccole  arterie. 

Uso.  Da  questo  viscere  si  fa  la  circolazio- 
ne del  sanGjue.  Imperciocché  mentre  si  con- 
trae il  cuore  (  la  cjual  contrazione  chiamasi 
sistole  )  Cìccia  il  sangue  ricevuto  dalie  orec- 
chiette nelle  arteiie  comunicanti.  Mentre  poi 
si  rilassa  (  il  ciual  rilassamento  chiamasi  dia- 
stole) riceve  il  sangue  dalle  orecchiette,  e 
dalle  connesse  pani  carnose  delle  vene  che  si 
contraggono.  Quando  il  cuore  si  rilassa,  le  val- 
vule triglochini  e  mitrali  si  accostano  alle  pa- 


reti  del  cuore  ,  con  che  apresì  la  strada  al 
sangue  che  è  per  entrare  ;  ina  al  contrario 
quando  il  cuore  si  contrae^  queste  stesse  val- 
vule  discostandosi  dalle  pareti  ,  e  converse 
alla  base  si  spiegano  come  un  velo,  e  chiu- 
dono la  bocca  venosa  ;  onde  avviene  che  il 
sangue  si  apra  la  strada  per  la  bocca  arte- 
riosa. Quindi  si  allargano  le  arterie,  le  quali 
subito  dopo  dal  sangue  ricevuto  contraendosi 
cacciei ebbero  qualche  parte  di  questo  liquore 
verso  il  cuore  :  nò  tuttavia  ne  ritorna  per 
questa  strada  al  cuore  ,  perchè  le  valvule  se- 
milunaii  spiegate,  e  perciò  convenienti  insie- 
me, sostengono  il  sangue  che  ritorna;  e  con 
quel  corpicciuolo  triangolare  accennato  di  so- 
pra, che  occupa  la  sede  di  mezzo  della  corda 
chiudono  quello  spazio  triangolare  ancora  ,  che 
è  lasciato  necessariamente  dai  ire  archi  che 
si   toccano  insieme  in  un   certo  punto. 

SjS.  I  Polmoni  sono  due  visceri,  ne' quali 
fa  di  mestieri  osservare  il  sito  loro  ,  la 
grandezza  ,  la  Jigura ,  la  connejisione  ,  la 
divisione  ,  la  sostanza ,  quai  sieno  i  canali 
che  ricevono  e  mandano  fuori  V  aria  ,  quali 
le  glandule ,  i  vasi,  e  finalmente  V  ufficio 
che   fanno. 

Il  sito  dei  polmoni  è  nel  torace ,  dove  con 
quella  faccia  che  si  guardano  vicendevolmente, 
quasi  abbracciano  una  parte  del  cuore  conte- 
nuto però  nel  suo  pericardio. 


i5S 


La  grandezza  è  tale,  che  riempiono  per- 
fettamente runa  e  l'altra  cavità  del  torace; 
imperciocché  naturalmente  non  restavi  spazio 
veruno  tra  i  sacchi  della  pleura  e  i  polmoni; 
il  quale  si  fa  tosto  che  o  si  offende  alcun 
poco  la  pleura  che  veste  dentro  il  petto,  o 
sia  in  un  animale  vivente  ,  o  sia  in  un  ca- 
davere ,  oppure  se  caccisi  con  gran  forza 
dell'  aria  nelT  aspera-arieria. 

Figura,  S'  accomodano  alle  cavità  del  to- 
race ,  le  quali  essendo  concave  per  ogni  dove 
(  se  si  eccettua  la  parte  inferiore  di  queste  , 
la  quale  è  convessa  per  il  diafragma  che  si 
solleva  dentro  la  cavità  del  petto  )  e  termi- 
nando superiormente  in  un  cono  ottuso  al- 
quanto assottigliato,  perciò  generalmente  par- 
lando ,  la  forma  dei  polmoni  e  tale  ,  che  le 
loro  basi  concave  s'appoggiano  sul  diafragma; 
le  punte  sieno  alquanto  rotonde  ;  la  faccia 
posteriore  ed  esterna  evidentemente  convessa 
guardi  il  dorso  e  i  lati  ;  quella  d'  avanti  poi 
meno  convessa  guardi  lo  sterno  e  la  parte 
cartilaginosa  delle  coste. 

Connessione.  Per  mezzo  dell'uno  e  del- 
l' altro  mediastino  i  polmoni  sono  attaccati 
allo  sterno  ed  alle  vertebre  del  dorso.  Per 
mezzo  de' vasi,  che  sono  inseriti  nel  cuore, 
f!!Ì  congiungono  con  questo  viscere  principale  ; 
finalmente  hanno  una  connessione  colf  aspera- 
arteria  o  sia  trachea  da  attendersi   principal- 


iSa 


niente,  formando  i  rami  di  quest'arteria  mol- 
ta  parte  dei   polmoni 

Divisione  Ciascun  polmone  dividesi  prima 
in  alcuni  lobi  principali;  in  tre  ordinaria- 
mente, il  destro  de'quali  il  superiore  e  l'  in- 
feriore superano  di  grandezza  quello  di  mez- 
zo ,  che  spesso  è  picciolo  ;  in  due  lobi  poi 
quasi  sempre  dividesi  il  polmone  sini>tro  Que- 
sti lobi  sono  composti  di  altri  minori  che  si 
ponno  risolvere  in  altri  minimi  ,  i  quali  uni- 
sce insieme  un  breve  tessuto  celluioso  ;  e 
questa  risoluzione  almeno  in  gran  parte  si 
può  eseguire  nei  polmoni  d'  un  feto  umano, 
o  di  animali  piovani  di  san^^ue  caldo.  Per  al- 
tro  il  tessuto  celluioso,  che  congiuuge  i  lo- 
bi, conduce  ancora  i  vasi  ,  e  li  sostiene 
tanto  i  ma  cociori  ,  che  i  minimi  ,  i  quali  si 
van  disseminando   pei   polmoni. 

La  sostanza  n  è  membranosa  ,  spungosa, 
vascolosa  ,  e  alquanto  ancora  carnosa.  La 
prima  deriva  dalla  pleura  ,  la  quale  veste 
per  tutto  i  polmoni  ,  non  altrimenti  che  da 
quella  tonaca  ,  che  veste  internamente  l'aspera- 
arteria.  La  spungosa  è  somministrata  da  quel 
tessuto  celluioso  ,  che  s'  appoggia  alla  pleura 
dove  cinge  le  cavità  del  torace;  e  sottosta 
poi  alla  pleura  stessa  ,  dove  essa  abbraccia  i 
polmoni;  e  deriva  parimenti  dai  rami  estremi 
dell*  aspera-arteria  che  sono  distribuiti  per  i 
polmoni.   La  vascolosa  poi  è  formata  dall' ar- 


i5S 


teiia  e  dalla  vena  polmonale ,  e  da  alcune 
discendenze  dell'  aorta  toracica  ora  davvicino, 
e  ora  da  lontano  ,  aG;2;iunG;endovi  dei  condotti 
della  linfii  non  pochi  convenienti  nel  canala 
toracico.  Ricevono  finalmente  i  polmoni  le 
sostanza  carnosa  dai   rami  biella   trachea. 

I  canali  acrei  non  sono  altro  che  rami 
deir  aspera-arteria  o  trachea  (  N.  892  )  ,  la 
(juale  air  aito  del  torace  accanto  allo  sterno 
si  divide  in  dae  rami,  che  sono  propriamente 
/^ronchi,  e  la  struttura  de' quali,  la  medesima 
di  quella  della  trachea,  parte  è  membranosa  , 
\rine  cartilaginosa  ,  e  carnosa.  Le  cartilagini 
raffigurano  segmenti  di  circoli  disposti  tras- 
versalmente e  in  ordine  paralello.  Siccome  poi 
sono  segmenti  ,  cosi  dove  la  cartilagine  non 
compie  il  circolo  (ciò  che  avviene  nella  parte 
posteriore  )  ,  havvi  una  tonaca  carnosa  ,  alla 
quale  internamente  è  unita  una  memÌ3rana 
assai  sensibile  continua  colla  cute  della  bocca, 
e  che  veste  T  interna  superficie  della  trachea 
e  di  tutti  i  bronchi.  Per  opra  di  questa  mem- 
brana interna,  e  di  quella  robusta  cellulosa 
esterna  sono  attaccati  insieme  que'  segmenti 
cartihiginosi  :  e  questa  connessione  accrescono 
e  confermano  alcune  fibre  carnose  frapposte 
alle  cartilagini,  come  si  frappongono  alle  coste 
!  muscoli  intercostali.  E  queste  fibre  formano 
certi  piccioli  e  cortissimi  muscoli  chiamati 
mcsocondriaci  ,    ovvero     intercartilaginosi .    I 


I56 


Bronchi  poi  propriamente  detti  vanno  al  pol- 
mone del  suo  lato ,  dentro  cui  con  ripetute 
divisioni  vanno  estinguendosi  gradatamente  in 
guisa  che  diminuendosi  di  mole  a  poco  a  poco 
i  segmenti  cartilaginosi ,  non  più  serbando 
r  ordine  paralello ,  vi  resti  solamente  ciò  che 
è  membranoso  fornito  forse  di  alcune  fibre 
carnose.  Questo  membranoso  che  resta,  forma 
le  comunemente  dette  vescichette  dei  polmoni^ 
le  quali  nel  tempo  della  inspirazione  ricevono 
l'aria,  e  ricevuta  la  cacciano  in  gran  parte, 
quando  espiriamo. 

Alcune  glandule  atro-cerulee  per  1* ordina- 
rio ,  e  queste  spesse  volte  insigni  stanno  prin- 
cipalmente alle  divisioni  dei  bronchi  ;  sono 
poi  del  genere  delle  linfatiche ,  o  sia  delle 
conglobate  ,  e  dagli  Anotoraici  sono  dette 
glandule  bronchiali.  Altre  glandule  minori  , 
ossia  tanti  follicoli,  o  caverne  mucose  stanno 
dietro  la  tonaca  interna  de'  bronchi ,  le  quali 
mandano  un  muco  che  si  mischia  al  vapore 
che  si  esala  ,  e  quindi  si  fa  che  la  medesima 
tonaca  rimanga  unta,  e  così  perda  la  troppa 
sensibilità. 

I  vasi,  dei  polmoni  sono  di  due  specie^  una 
serve  a  fare,  e  conservare  la  circolazione  del 
sangue,  l'altra  al  nutrimento  di  questi  vi- 
sceri. Servono  alla  circolazione  i  vasi  polmo- 
nali\  cioè  T  arteria  polraonale  (N.  SqS)  e  la 
vena  del    medesimo   nome   f  N.    416  );  alla 


iS? 


nutrizione  poi  servono  le  arterie  broncJiia- 
li  (  N.  408  )  così  dette  ,  perchè  seguono  la 
divisione  dei  bronclii,  e  le  vene  bronchiali  ri- 
portano il  sangue  che  avanza,  le  quali  sbocca- 
no per  Io  più  a  destra  neWazigo  (N.  417);  a 
sinistra  poi  nella  intercostale  superiore  (N.418). 
Tutti  questi  vasi  però  comunicano  tra  di  loro. 
Né  mancano  ai  polmoni  molti  linfatici  già  da 
noi  stati  indicati.  I  nervi  finalmente  vengono 
ai  polmoni  somministrati  dal  doppio  plesso 
polmonale  (N.  509),  il  quale  nasce  dai  rami 
deir  intercostale  ,  e  particolarmente  da  quelli 
del  nervo  \asLo. 

L'  uso  principale  di  questi  visceri  è  la  re- 
spirazione ,  senza  cui  non  si  conserverebbe 
forse  il  calor  del  sangue  ;  non  si  caccerebbero 
le  cose  nocevoli,-  non  vi  sarebbe  in  noi,  come 
in  molti  animali ,  la  circolazione  dell'  umor 
vitale;  ninna  voce  e  loquela,  nessun  odorato; 
e  non  potrebbonsi  talvolta  e  assai  di  spesso 
cacciar  fuori  le  feci ,  F  orina  ,  anzi  i  feti  e 
le  secondine.  I  quai  buoni  offici  derivano  tut- 
ti ,  come  da  fonte  principale,  dai  polmoni. 


58 


CAPO  TRIGESIMOQUINTO 
Del  Collo. 


N. 


576.  l\  el  Collo,  di  cui  abbiamo  descrit- 
to altrove  le  ossa,  i  muscoli  moventi,  i  va- 
si,  e  i  nervi ,  che  appartengono  immediata- 
mente ad  esso;  nel  Collo,  dico  ,  stanno  la 
Laringe  ,  Y  Aspera-arteria  0  Trachea  ,  V  Os- 
so joide  ,  e  i  suoi  muscoli',  finalmente  la 
Faringe  con  parte  delT  Esofago,  il  quale 
avanti  di  descrivere  parleremo  della  Lingua  , 
della  Cavita  della  Bocca  ,  e  delle  fauci  (  seb- 
bene stiano  nel  ventre  supremo  o  sia  nella 
testa  )  per  non  sembrar  di  dividere  cjuelle 
cose,  che  sono  di  sua   natura  unite. 

577.  La  Laringe  è  un  breve  tubo  forma- 
to in  una  singoiar  maniera  ;  il  quale  è  il 
principio  dell'  aspera-arteria  o  trachea  ;  in 
cui  sono  a  notare  il  sito  ,  le  cartilagini  com- 
ponenti,  e  le  loro  connessioni  reciproche;  le 
membrane;  i  legamenti;  le  cavità  ossia  ven- 
tricoli ;  la  bocca  particolare,  ossia  la  glotti- 
de, i  muscoli;  le  glandule ;  i  vasi  finalmen- 
te, e  r  uso. 

Il  sito  della  Laringe  è  nella  parte  supe- 
riore e  anteriore  del  collo  ,  subito  sotto  gli 
integumenti  comuni  ,  dove  più  evidentemente 


scorgesi  nella  massima  parte  singolarmente 
deirli  uomini  quella  prominenza  chiamata  il 
Forno  d'  Adamo. 

Le  cartilatiini  componenti  sono  cinque  . 
L'  inferiore  chiamasi  cartilagine  Cricoìdea  ;  le 
due  posteriori  diconsi  Ariteiioidee  ;  la  quarta 
anteriore  chiamasi  Tìreoidea\  la  quinta  finale 
mente,  anteriore  parimenti  e  superiore,  Epl^ 
glottide. 

La  Cricoìdea  raffigura  un  anello  ,  da  cui 
n'  ha  avuto  il  nome .  La  parte  stretta  di 
questo  anello  guarda  in  avanti  ,  la  parte 
larga  posteriormente  ,  dove  si  trovano  due 
fossette  leggieri  lunghette  (  una  per  parte  ) 
divise  da  una  linea  eminenie  per  il  colloca- 
mento di  alcuni  muscoli.  Nel  margine  supre- 
mo di  questa  parte  posteriore  sorgono  due 
leggieri  prominenze  per  \  articolazione  col- 
r  aritenoidi.  Inferiormente  è  attaccata  alle 
prime  anella  deda  trachea  ;  lateialmente  si 
articola  (  essendovi  tramezzo  una  fossetta 
una  per  parte  )  co' due  processi  inferiori  del- 
la cartilagine  tireoidea  ,  a  cui  si  congiunge 
per  mezzo  di  alcuni  legamenti  ,  e  muscoli; 
posteriormente  infine  per  mezzo  di  fibre  car- 
nose colla   faringe. 

Le  Ariteneoidee  rappresentano  in  certo 
modo  una  piramide  colla  sua  base  ,  che  è 
concava  ,  insistente  sulle  eminenze  della  car- 
tilagine cricoìdea  ,  e  colla  punta  piegata    un 


i6o 

poco  in  dietro.  Queste  cartilagini  hanno  due 
facce  ,  ed  altrettanti  lembi  o  Iati  :  la  faccia 
anteriore  è  un  poco  convessa  ;  la  posteriore 
poi  è  concava:  un  lato  è  internamente  ,  e 
quasi  tocca  il  lato  simile  della  cartilagine 
compagna  ;  1'  altro  poi  è  esternamente  ,  e 
termina  ,  come  in  una  apofisi  ,  in  un  pro- 
cesso eminente  ,  nel  quale  la  base  in  questa 
sede  esterna  è  più  spiegata  che  nell'interna. 
Si  articolano  adunque  colla  cricoidea  ,  e  so- 
no attaccate  insieme  parte  per  mezzo  di 
membrane,  e  parte  per  mezzo  di  muscoli: 
e  quasi  in  simil  maniera  si  congiungono  colla 
cartilagine  tireoidea,  e  coli' epiglottide,  come 
presto  si  vedrà. 

La  Tireoidea  ,  ovvero  scutiforme  è  una 
cartilagine  più  spiegata  delle  altre,  la  quale 
giace  sopra  la  parte  stretta  della  cricoidea  , 
e  avanti  le  cartilagini  aritenoidee.  Ha  quasi 
la  figura  di  due  paralellogrammi  ,  che  nella 
parte  anteriore  convengono  insieme  in  un 
angolo.  La  parte  eminente  di  questo  angolo 
è  il  Pomo  d'  Adamo  ,  a  cui  corrisponde  in- 
ternamente una  fossa  lunghetta  ,  la  quale  si 
può  chiamare /b55a  della  cartilagine  tireoidea; 
il  lato  supremo  dell'un  e  l'altro  paralellogram- 
mo  nella  s^de  anteriore  si  piega  in  un  arco 
nel  discendere  avanti  di  unirsi  al  suo  cora- 
pa2;no  :  il  lato  basso  è  parimente  alquanto 
inarcato  con  una   leo;o;iera  cavità  volta    verso 


i6i 


k  crlcoidea:  il  lato  esterno  è  quasi  retto,  e 
termina  da  una  parce,  e  dall  altra  in  due 
processi,  a  guisa  di  corni  ;  de'  quali  i  supe- 
riori si  uniscono  per  mezzo  di  legamenti  col- 
r  osso  joide  ,  il  quale  sta  sopra  la  laringe  , 
non  altrimenti  che  per  opra  di  muscoli  :  gli 
inferiori  poi  coi  lati  s'  uniscono  della  cricoi- 
dea  con  una  spezie  di  art  colo  più  sodo:  alla 
qual  cartilagine ,  come  pure  alla  epiglottide  , 
allo  sterno,  e  alla  faringe  è  annessa  la  me- 
desima tireoidea  per  mezzo  di  muscoli  e  di 
membrane. 

La  Epiglottide  h  una  cartilagine  più  moU 
le  delle  altre  ,  la  quale  nella  sua  figura  ras- 
somiglia alla  foglia  dell'Edera.  Sorge  dal  se- 
no ,  che  tengono  in  mezzo  quegli  archi ,  nei 
quali  sono  figurati  i  lati  snperiori  di  uno  e 
dell'  altro  paralellogrammo  componente  la  ti- 
reoidea. Colla  sua  base  adunque,  diro  così, 
che  guarda  in  avanti,  è  annessa  a  questa  car- 
tilagine, e  alla  base  della  lingua  e  alle  cor- 
na dell'osso  joide  per  mezzo  di  robusti  lega- 
menti membranosi:  i  lati  sono  liberi  non  al- 
trimente  che  la  punta,  la  quale  rivolta  insù 
guarda  posteriormente.  Delle  membrane  adun- 
que ,  e  alcune  fibre  carnose,  le  quali  sono 
visibili  in  pochi  cadaveri,  legano  questa  epi- 
glottide non  tanto  alla  tireoidea,  che  alle  ari- 
tenoidee  e  all'osso  joide.  Per  lo  che  è  avve- 
nuto, che  queste    fibre    si    sono    riputate    da 

PARTE   IV.  Il 


102 


alcuni  per  muscoli ,  i  quali  si  chiamano  T/- 
reopiglottfi  ,   Arìepigìotteì  ,  e   loepiglottei. 

Membrane.  Quesie  cartilagini  ,  che  negli 
adulti  non  di  rado  s'  innossano ,  stando  tra 
doppia  lamina  ossea  un  tessuto  osseo  celluio- 
so ,  vestite  del  suo  peiicondrio,  si  uniscono  tra 
loro  ancora  per  mezzo  di  membrane ,  e  di 
muscoli.  Tra  le  membrane  tiene  il  luogo 
principale  quella  ,  che  piti  interna  di  tutte  , 
assai  sensibile,  continua  colla  Cute  della  boc- 
ca j,  è  unta  d'  un   mucoso  umore. 

Legamenti  Questa  membrana  interna,  te- 
sa ,  piuttosto  grossa  ,  e  quasi  tendinosa ,  è 
disposta  dentro  la  laringe  pressoché  in  quattro 
funicoli,  due  da  una  parte  e  dall'altra,  stanti 
trasversalmente  in  siffatta  guisa,  che  derivati 
dalla  fossa  della  tireoidea  ,  e"  facendo  un  an- 
golo ,  a  poco  a  poco  si  fanno  divergenti  ne! 
progresso ,  e  finalmente  s'  inseriscono  nelle 
aritenoidee.  Questi  funicoli  sono  i  legamenti 
della  glottide;  de'  quali  due  sono  superiori, 
e  altrettanti  inferiori,  e  questi  sono  più  grossi 
di  quelli ,  e  un  po'  più  accorciati. 

Ventricoli.  Tra  un   lejT-amento  e  1*  altro  del 

o 

medesimo  lato  evvi  uno  spazio ,  o  sia  una 
cavità  parabolica  ;  le  quali  dagli  Anotomici 
sono  chiamate   ventricoli  della   laringe 

Bocca.  ì^tWa.  laringe  evvi  un' apertura  trian- 
golare,- quella,  vale  adire,  che  è  compresa  dai 
quattro  accennati  legamenti;  e  a  questa  aper- 


63 


tura  >  ossia    bocca   continua    colla  cavità  del- 
l' aspera-arteria,  si  dà  il   nome  di   Glottide. 

Muscoli,  Questa  apertura  vien  retta  e  mo- 
derata da  molti  muscoli:-  Sterno-tireoidei  , 
Jo-tireoidei ,  Crico-tireoidei ,  Cnco-aricenoidei 
posteriori  ,  Crico-aritenoidei  laterali  ,  Arile- 
midei  obbliqui  ,  Aritenoideo  trasverso ,  Tiro- 
aritenoideo  maggiore ,  e  Tiro-arìtenoidco  mi- 
nore. Nomi  tutti,  come  si  vede,  cavati  dagli 
inserimenti   loro. 

Gli  Sterno-tireoidei  nascono  a  guisa  di  bende 
dalla  parte  superiore  e  posteriore  dello  ster- 
no, e  dalla  vicina  clavicola  sotto  gli  sterno- 
joidei:  ascendono  meno  spiegati  nella  cartila- 
gine scutiforme  ,  in  cui  s'  infiggono  per  così 
dire  con  obbliqua  sezione ,  cioè  colla  parte 
interna  quasi  nella  fine  di  questa  cartilagine, 
colla  superiore  poi  e  più  laterale  fino  a  mezzo 
r  altezza  della  medesima  cartilagine.  Tirano 
ingiìi  questa  cartilagine ,  e  sembrano  insieme 
piegarla  alquanto  in   avanti. 

I  Muscoli  lo-tireoidei,  o  Tiro-joidei  molto 
più  accorciati  deglisterno-tireoidei  ora  descritti, 
ma  fatti  alla  medesima  forma,  hanno  principio 
un  po' dalla  base  dell'osso  joide  ,  e  colla  più 
gran  parte  poi  dalle  corna  di  questo  osso.  Da 
questa  sede  portansi  in  giù  ,  e  alquanto  ob- 
bliquamente  all'  esterno ,  e  hanno  la  fine  co- 
mune cogli  sterno-tireoidei.  Tirano  in  giù  l'  os- 
so joide ,   o  la    cartilagine  scutiforme    in    su , 


i6. 


se  Tosso  joide  sia  tenuto  fermo.  Questi  due 
muscoli  sembrano  comprimere  la  tireoiciea  nei 
iati  ;  per  la  quel  compressione  si  fa ,  che  i 
legamenti  della  glottide  si  fanno  tesi ,  e  si 
diminuisca  alquanto  1'  ampiezza  della  glottide 
medesima  , 

I  muscoli  Crico-tiroidei  sono  assai  corti , 
ma  a  proporzione  della  loro  brevità  un  po' 
grossi  j  r  uno  e  1'  altro  de'  quali  ,  rare  volte 
poi  o  l*  uno  o  r  altro  ,  è  composto  di  quasi 
due  corpi.  Sorgono  quasi  anteriormente  dal 
lembo  supremo  della  cricoidea ,  e  obbliqua- 
niente  ascendendo  all'esterno  s'attaccano  al 
lembo  inferiore  e  laterale  della  tireoidea*  L'of- 
ficio di  questi  è  di  tirare  in  su  la  parte  as- 
sotti;i,liata  della  cricoidea  ;  per  lo  che  la  fac- 
cia larga  posteriore  di  essa  col  suo  margine 
posteriore,  ruota  nella  parte  posteriore .  In 
queuo  girare  ,  la  base  pure  delle  aritenoidee 
è  spinta  indietro,  onde  si  tirano  i  legamenti 
inferiori  . 

Li  Crico-aritenoidei  posteriori  stanno  in 
quella  fossetta  lunga  che  dicemmo  osservarsi 
nella  faccia  posteriore  della  cricoidea  .  Nate 
le  fibre  dalla  circonferenza  di  questa  fossetta 
ascendono  esternamente  convergenti,  ed  han- 
no fine  nel  processo  esterno  della  base  della 
aritenoidea  del  suo  lato .  Ruotano  le  arite-^ 
noidee  dal  di  dietro  in  avanti  ;  vale  a  dire 
\\  prp.cesso  esterno  si  gira  nella  parte  posfe-^ 


i65 


ììote,  l'interna  parte  poi  della  arltenoidea  si 
conduce  in  avanti  ;  onde  si  rilassano  i  lega- 
menti ,  e  s'  inirrandisce   la   glottide. 

I  Crico-aritenoidei  laterali,  più  piccoli  dei 
su  nominati,  nascono  dai  Iati  della  cricoidea  , 
e  dal  lembo  suo  superiore  di  essa  ;  vanno  in- 
sù e  posteriormente,  per  cacciarsi  nel  processo 
poco  fa  accennato  della  aritenoidea.  Servono 
parimente  a  ruotare  le  aritenoidee  sopra  la 
cricoide,  ma  in  contraria  guisa  dei  posteriori  ; 
per  lo  che  aprono  bensì  posteriormente  il 
piccolo  pertugio  della  glottide,  ma  distendono 
un   poco  i   legamenti. 

Gli  Aritenoidei  ohbliquì ,  ovvero  ari-arìte- 
Tioìdei  nascendo  dalla  base  di  una  aritenoidea, 
anzi  posteriormente  ed  esternamente  ,  si  por- 
tano obbliquamente  verso  1'  apice  dell'  altra 
aritenoidea,  al  di  cui'  lato  esterno  s'infiggono 
un  po'  al  di  sotto  del  suddetto  apice.  Quindi 
onesti  due  muscoli  andando  in  decussazione 
avvicinano  una  all'altra  le  aritenoidee;  strin- 
gono perciò  la  glottide;  ma,  se  ho  da  credere 
a  miei  occhi,   si   rilassano   insieme  i  leg.-ìnenti. 

L'  Àritenoideo  trasveno  ,  ossia  solitario 
trovasi  sotio  i  precedenti,  cioè  avanti  di  essi. 
Nasce  con  picciole  fibre  da  cjuasi  tutto  il 
margine  esterno  di  una  aritenoidea  sola  ,  e 
andando  a  traverso  va  al  margine  simile  del- 
l' altra  aritenoidea.  Cosp'ra  alla  medesima 
azione  cogli  obbliqui. 


66 


Il  Tiro-aritenoìdeo  maggiore ,  uno  per  par-« 
te,  ha  principio  dalla  parte  inferiore  di  quella 
fossetta  ,  che  abbiamo  detto  corrispondere  in- 
ternamente al  pomo  d'  Adamo ,  e  discende 
obblicfuaraente  ali"  indietro  avendo  fine  nella 
aritenoidea  del  suo  lato  un  po'  sotto  V  apice 
di  essa.  Trae  quindi  in  avanti  la  parte  su- 
prema di  questa  cartilagine;  quindi  spinge  un 
poco  indietro  la  tjase ,  per  lo  che  avviene  che 
i  legamenti  inferiori  della  glottide ,  a'  quali 
s'  '"appoggia  esternamente  con  uu  tiro-arite- 
noideo  minore ,  si  mettano  più  o  meno  in 
tensione. 

Il  Tiro-aritenoìdeo  minore  ha  principio  dalla 
parte  superiore  della  suaccennata  fossetta  della 
tireoidea,  e  discendendo  obbliquamente  cammirta 
sopra  il  tiro-aritenoideo  maggiore,  il  quale 
taglia  a  croce,  per  inserirsi  poi  in  fine  nella 
base  dell'  aritenoidea  del  suo  lato.  Conduce 
la  parte  inferiore  di  questa  cartilagine  in  avan- 
ti :  quindi  piega  la  base  in  dietro,  con  che 
i  supremi  legamenti  della  glottide  si  disten- 
dono più  o  meno  in  ragione  della  contrazione 
del.  muscolo  medesimo. 

Le  Glandule  spettanti  alla  laringe  sono 
molte.  La  più  insigne  è  quella  ,  che  gian- 
duia tireoìdea  appellasi  3  e  raffigura  la  Luna 
crt-scerte.  Con  mezza  sua  parte  sta  sotto  i 
primi  anelli  della  trachea  ,  colle  corna  ri- 
volte in  su  più  o    meno    elevate ,  per  me^zo 


1 6'2 


clelle  quali  s'attacca  alla  cartilagine  tireoidea , 
e  alla  fine  della  faringe  :  una  certa  appendice 
parimente  glandiilosa  da  mezzo  F  aico  di 
questa  gianduia  si  produce  talvolta  in  su  ;  la 
quale,  come  abbiamo  ved  ito  recentemente 
ancora ,  si  connette  colla  base  delT  osso  joide. 
A  quale  specie  poi  di  glandule  appartenga, 
e  qual  ne  sia  1'  uso  ,  non  si  è  ancora  sco- 
perto. Spesso  da  essa  sbocca  un  condotto  lin- 
fatico da  una  parte  e  dall'altra,  il  quale  a 
destra  si  apre  in  un  vaso  linfatico  (N.  43), 
a  sinistra  poi  nel  canale  toracico.  Inoltre  so- 
pra le  aritenoidi  siavvi  anteriormente  un  muc- 
chio di  follicoli  muciferl  ,  il  quale  il  Chiar. 
Morgagni,  attesa  la  sua  figura,  chiamò  glan- 
àula  gnomonica.  Simili  follicoli  non  mancano 
sotto  l'interna  membrana  della  laringe  e  della 
trac  hea  ,  e  massimamente  nella  sede  dei  ven- 
tricoli della  laringe   medesima. 

578.  La  Trachea  ossia  Aspera-arteiia  è 
un  tubo  della  medesima  Struttura  dei  bronchi 
poco  avanti  (N  670)  descritti.  Imperciocché 
stanno  i  bronchi  all'  aspera-arteria  ,  come  i 
rami  di  ogni  canale  al  tronco  ,  dal  quale  de- 
rivano Giace  quindi  subito  sotto  la  laringe, 
a  cui  è  annessa  ,  e  occupa  il  sito  anteriore  e 
jnedio  soito  q\'  integumenti  del  collo ,  e  a 
questo  tubo  posteriormente  è  attaccato  l'eso- 
fago per  mezzo  d'  una  cellulosa. 

J  vasi  della  laringe  arteriosi  vengono  dalle 


i68 


carotidi  esterne,  e  talvolta  ancora  dalle  snb-^ 
clavie  ;  i  venosi  parimente  dalle  giiigolarr 
esterne.  I  nervi  dati  a  quelito  tubo  sono  i 
ricorrenti,  di  cui   parlammo   nella   Nevrologia. 

L'  u^o  di  questo  tubo  è  di  dar  strada  al- 
l' aria  che  entra  ,  ed  esce  dai  polmoni ,  e  di 
servire  alla   voce  e   alla  loquela. 

57^^.  L'  0350  Ioide,  cosi  detto  perchè  ha 
la  figura  defila  lettera  greca  v.  ,  perlo^^chè  fu 
nominato  ancora  osso  ypsiloideo,  è  un  ossetto 
piuttosto  tenue  di  cui  fa  d'  uopo  conoscere 
la  composizione,  il  sito,  le  connessioni,  i 
muscoli  moventi ,   e   1"  uso. 

Composizione.  Primieramente  è  composto 
di  tre  pt-zzetti  d'osso,  de'  quali  quello  di 
mezzo  pili  corto  ma  più  grosso  degli  altrj 
due,  dicesi  base:  corni  poi  si  chiamano  gli 
altri  due  ,  de'  quali  se  ne  congiunge  uno  per 
parte  alla  base  stessa.  Alla  principal  compo- 
sizione di  questo  vi  si  aggiungono  due  cor- 
picciuoli  per  ordinario  cartilaginosi  ,  i  quali 
avendo  la  figura  d'  un  grano  di  Tormento  , 
perciò  sogliono  chiamarci  assetti  triticei. 

Sito.  Sta  r  osso  joide  nella  sede  superiore 
e  anteriore  del  collo  subito  sotto  la  lingua  , 
e  c;iace  a  traverso  in  tal  guisa  ,  che  la  base 
sta  in  avanti ,  le  corna  occupano  i  iati ,  gli 
ossetti  triticei  poi  posti  al  di  sopra  sono  ine- 
renti e  s'  appoggiano  a  quel  luogo,  dove  le 
corna  s'  articolano  colla  base. 


169 

Le  connessioni  sono  moltlpllci  :  perciocché 
per  mezzo  di  legamenti  è  annesso  alla  carti- 
lagine tireoidea  ,  e  pei  mezzo  di  muscoli  pa- 
rimente :  e  muscoli  ancora  lo  legano  alla 
apofisi  stiloidea  delle  ossa  delle  tempia,  alla 
scapula,  allo  sterno,  alla  mascella  inferiore, 
alla  faringe,  e  finalmente  alla  lingna. 

I  Muscoli  sono  dieci  :  vale  a  dire  cinque 
paja  5  col  nome  cavato  dalle  inserzioni  :  chia- 
iTiansi  Stilo-Joidei,  Costa-joidei ,  Sterno-joidei, 
Milo-joidei  ,   Genio-joidei. 

Gli  Slilo-joidei  derivando  dal  processo  sti- 
Ioide  discendono  obbliquamente  dalle  parti 
posteriori  ,  ed  esterne  in  avanti  e  all'interno, 
e  finiscono  nell'osso  joide.,  dove  la  base  è 
coerente  colle  corna.  Questo  fine  poi  per  lo 
più  è  bipartito,  e  per  l'apertura  ch'indi  ne 
nasce  paésa  il  tendine  del  muscolo  digastrico 
o  biventre  (N  359).  Se  poi  manca  l'aper- 
tura ,  allora  il  tend'ue  del  digastrico  si  con- 
nette collo  stilo  joideo  per  mezzo  di  mem- 
brane ,    o    di   legamenti     Servono  a     tirare  in 

1  • 

su  r  osso  joide  e  posteriormente ,  quando  agi- 
scono ambidue  ,  oppure  lo  tirano  ciascuno  ai 
suo  lato  ,  se  uno  solo  separatamente  si  con- 
tragga. 

Costa-joldei.  Dalla  costa  suprema  della 
scapula  vicino  alla  radice  del  processo  cora- 
coideo ,  o  da  questa  radice  stessa  ,  dove  è 
scavata   T  incisura    (  N.  aaS),    ascendono    in 


170 

avanti  delle  fibre  figuranti  prima  una  benda, 
e  finiscono  nel!'  articolazione  della  base  del- 
l'osso  joide  colle  corna  nel  luogo  inferiore. 
Così  compongono  un  lungo  muscolo  uno  per 
parte  ^  ma  tenue,  il  quale  circa  alla  metà 
dì  sua  lunghezza  ha  interposto  un  tendine 
dato  forse  per  robustezza  .  Questi  muscoli 
quando  agiscono  insieme,  conducono  l'osso  joide 
in  giù  e  posteriormente,  e  in  uno  dei  lati» 
se  uno  o  T  altro  solo  di  questi  muscoli  si  fac- 
cia aa;ire . 

Sterno'joidei .  L'origine  di  questi  si  è  si 
dalla  parte  suprema  interna  dello  sterno  qua 
e  là  subito  sotto  la  gola,  sì  ancora  dalla 
vicina  clavicola,  o  dal  legamento  che  attacca 
lo  sterno  colla  clavicola  mv^desima .  E  questi 
muscoli  pure  rappresentano  una  benda  distin- 
ta talvolta  da  una  tendinosa  intersezione  (  per 
lo  più  nella  faccia  posteriore  )  .  Dalla  indi- 
cata sede  prodotti  in  su  s'attaccano  sodamen- 
te alla  parte  inferiore  della  base  dell'osso 
joide .  Servono  ad  abbassare  questo  ossetto  , 
quando  si   contraggono. 

I  Milo-joidei  sono  due  muscoli  piani,  te- 
nui, e  spiegati,  i  quali  solamente  dalla  parte 
superiore,  dove  sono  voltati  contro  la  lingua, 
sono  distinti  tra  loro  da  una  linea  bianchic- 
cia. Nascono  da  tutta  la  linea  ossia  spina, 
che  sta  prominente  nella  faccia  interna  della 
mascella  inferiore  ;  come    ancora   dalle   aspe- 


171 

rità,  che  parimenti  internamente  sorgono  più 
o  meno  dal  mento.  Le  fibre  prodotte  da  que- 
sti luoghi  convengono  nella  base  dell'  osso  joi- 
de  come  da  circonferenza  al  centro.  Dall'  a- 
zione  di  queste  vien  tratto  in  su  codesto  os- 
setto,  e  in  avanti,  e  insieme  in  un  de' lati , 
secondochè  agisce  il  muscolo  destro,  o  il  sinistro. 

I  Genio-joidei  derivanti  da  quelle  asprez- 
ze che  si  mostrano  nel  genio  o  mento  ,  più 
grossi  degli  altri  muscoli  dell'  osso  joide  , 
aventi  quasi  una  forma  rettangolare,  e  quasi 
immedesimati  insieme  ,  vanno  in  dietro,  per 
attaccarsi  al  lembo  supremo  della  base  di 
questo  osso.  Quando  si  fanno  muovere  ,  con- 
ducono in  avanti  e  insù  l'osso  joide  ;  il  qual 
ossetto  se  sia  stato  tirato  in  giù  dagli  st^'no- 
joidei  ,  e  costa-jodei  ,  e  in  questo  stato  si 
contraggano  i  muscoli  genio-joidei;,  allora  de- 
primono la  mascella  inferiore  ;  ciò  che  sem- 
bra potersi  fare  ancora  talvolta  dai  milo-joidei, 
per  la  medesima   cagione. 

L'  uso  dell'  osso  joide  è  non  solamente  di 
sostentare  la  lingua  ,  a  cui  è  annessa  ,  ma 
di  servire  ancora  ad  alcuni  movimenti  della 
lingua  medesima  ,  della  laringe  ,  e  della  fa- 
ringe ;  poiché  in  esso  s'  inseriscono  dei  mu- 
scoli,  che  appartengono  alle  parti,  che  ab- 
biamo   ora    accennate. 

58o.  La  Lìngua  è  nn  vìscere ,  che  sta 
poggiato  sopra  1'  osso    joide  ;    come    abbiamo 


17^ 

detto  poco  fa.;  ed  è  attaccata  ad  esso  ;  ai  di 
cui  moti  perciò  sempre  obbedisce.  Neil'  esa- 
minare questo  viscere  ofFronsi  agli  Anotomici 
da  considerarsi  il  sito  ,  la  figura  ,  la  divisio- 
ne ,  i  legamenti  ,  le  connessioni ,  i  muscoli  , 
la  sostanza  ,  le  glandule  ,  gì'  integumenti  , 
le  papille  5  i  vasi  finalmente ,  e  T  uso. 

Sito  e  figura.  Queste  due  cose  sono  note 
a  tutti  :  se  non  che  se  guardiamo  alla  fi- 
gura, ella  è  diversa  ,  e  varia  ,  secondochè 
la  lingua  tiensi  o  nella  sua  sede  ,  o  si  eac- 
cia fuori,  o  si  tira  in  dietro  ,  o  si  piega  la 
punta  insù  o  ingiù.  Quando  è  tenuta  nella 
sua  sede  ,  ha  una  figura  piana-ovale  ,  la  di 
cui  estremità  anteriore  è  spiegata  un  po'  me- 
no della  posteriore . 

Divisione.  Attesa  questa  figura ,  divìdesi  in 
base,  e  in  apice  ;  in  due  superficie,  e  in  due 
lati.  L' apice  guarda  in  avanti  ,  la  base  in- 
dietro :  delle  superficie  una  è  superiore,  l'al- 
tra inferiore  ;  e  i  lati  un  poco  convessi  si 
dividono  in  destro  ,  e  sinistro.  La  superficie 
superiore  ha  un  certo  solco,  ossia  linea  che 
.scorie  per  mezzo  la  lunghezza  della  lin;^ua 
stessa,  con  che  è  divisa  la  lingua  quasi  in 
parte  destra  ,  e  sinistra. 

Legamenti  e  connessioni .  L'  integumento 
della  lingua  ,  di  cui  parleremo  da  qui  a  po- 
co ,  sotto  la  lingua  raddoppiato  discendendo 
lega  questa   particella    alle   glandule,    che  vi 


.73 

Stanno    sotto.   Chiamasi    questo    legamento    il 
frenulo    Un    altro   legamento  ,   che  vien  fuo- 
ri   dalla    parte    suprema    della    fcJssa     tireoi- 
dea  (N.  ^^6)  congiunge  colla  lingua  la  car- 
tilagine scutiforme.  Per  altro  il  medesimo  in- 
volto della  lingua  prodotto  sopra  l'epiglottide 
si  dispone  in   tre    pieghe,    una  in  mezzo  alle 
altre  due,  che  uniscono  la  base  dell'epiglot- 
tide colla  base  della    lingua.  Inoltre  altri   le- 
gamenti membranosi,  continui  alla  base  della 
lingua  legano    questa    parte  aJla  mascella  in- 
feriore, e  alle  parti  vicine:  come  fanno  alcuni 
muscoli    particolari ,   i  quali    veniamo    ora   a 
descrivere. 

Muscoli.  La  lingua  è  annessa  per  opra  dei 
muscoli  al  proce.'so  stiloideo  delle  ossa  delle 
tempia  ,  ali'  osso  joide  ,  alla  mascella  inferio- 
re,  al  palato  molle,  e  alla  faringe.  Questi 
muscoli  sono  quattro  paja,  nominati  dai  loro 
inserimenti.  Chiamansi  Stiloi^lossi ,  Joglossi  , 
Genioglossi .,  e  Linguali. 

Gli  Stiloglossi  nati  dall' accennato  processo 
stiloide  vanno  in  giù  ,  e  in  avanti  insieme  e 
all'interno  per  finire  nei  lati  della  base  della 
lingua,  producendosi  tuttavia  le  fibre  nel 
corpo  stesso  della  lingua.  Servono  a  tirar  in 
su  la  lingua,  in  dietro,  e  a  un  lato  e  all'al- 
tro; la  quale  però  spiegano  nella  base,  se 
si  contragga  1'  uno  e  1'  altro  nel  medesimo 
tempo  ;  a  un  lato  poi  solamente,  se  un  s®lo 
di  questi  agisca. 


«74 

Gli  Joglossi  derivano  dalla  base  dell'  osso 
Joide  ,  e  dalle  sue  cornale  dagli  ossi  triti- 
cei.  Da  questa  sede  vanno  in  su  al  corpo 
della  lingua  :  e  quindi  agendo  le  fibre  insie- 
me tutte  ritirano  la  lingua  inferiormente  e 
posteriormente,  e  la  contraggono  nella  base, 
la  stringono,  o  a  sinistra,  o  a  destra  secon- 
dochè  si  contra2;G^ono  le  fibre  destre  o  sinistre. 
Questa  triplice  origine  fece,  che  gli  Joglossi 
si  dividessero  in  tre  muscoli  particolari  ,  le 
fibre  de'  quali  realmente  non  serbano  la  me- 
desima direzione.  Imperocché  quelle  che  na- 
scono dalla  base  dell'  osso  joide  costituiscono 
i  muscoli  basioglossi  ;  quelle  nate  dalle  corna 
i  ceratoglossi  ;  e  quelle  poi ,  che  vengono 
dagli  ossetti  triticei  spesso  cartilaginosi  ,  i 
condroglossi.  Quindi  è  facile  il  comprendere, 
perchè  sia  avvenuto ,  che  alcuni  ,  e  non  sen- 
za ragione  abbiano  dato  alla  lingua  non  quat- 
tro ,  ma  sei  paja  di  muscoli  principali  ;  e  in 
Tero  i  basioglossi  non  hanno  niente  di  comune 
co' ceratoglossi;  sebbene  questi  si  possano  con- 
fondere dagli  imperiti  coi  rondroglossi. 

I  Genioglossi  più  alti  di  tutti  ,  i  quali 
sono  inseriti  internamente  al  mento,  vanno 
paralelli  dal  mento  alla  lingua  inferiormente. 
Le  fibre  di  questi  parte  s'  affiggono  alla  lin- 
gua medesima  in  quel  luogo  propriamente 
dove  gli  joglossi  sembrano  aver  fine;  e  quindi 
si  portano  con  varia   direzione    pel   corpo  ;,  e 


I7S 


per  l'apice  della  lingua;  parte  poi,  e  queste 
inferiormenjte  vanno  ai  lati  ,  e  si  attaccano 
colla  faringe  ;  nnentre  intanto  altre  con  un 
tendine  tenue  assai  aderenti  sono  alla  base 
dell'  osso  joide.  Servono  a  condur  la  lingua 
in  su  ,  e  in  avanti ,  e  la  tirano  ancora  alle 
parti  opposte,  ogniqualvolta  vogliamo  contrar- 
re o  queste  fibre  o  quelle. 

I  Linguali  hanno  sede  nella  superficie  in- 
feriore della  lingua  qua  e  là  accanto,  ai  mar- 
gini della  lingua  medesima  :  imperciocché  ivi 
un  fascetto  di  fibre  scoprasi  coperto  dall'  in- 
tegumento della  Ingua,  il  quale  internamente 
aderente  al  genioglosso  cammina  dalla  base 
fino  alla  punta.  Per  lo  che  accorcia  la  lin- 
gua, e  questa  cacciata  fuori  o  tirata  in  dietro 
serve  forse  a  piegarla ,  concorrendovi  però 
delle  altre  fibre ,  e  perciò  la  incurva  più  o 
meno  o  al  palato  osseo,  o  al  concavo,  che  è 
sotto  la  lingua. 

La  sostanza  della  lingua  ,  come  ri  vede 
dalla  descrizione  di  questi  muscoli ,  è  per  la 
la  massima  parte  carnosa  ,  frammischiate  es- 
sendovi delle  celle  che  contengono  della  pin- 
guedine, particolarmente  alla  base  dei  nervi, 
vasi,  glandule,  le  quali  cose  tutte  sono  con- 
tenute neir  integumento  speziale  della  lingua. 

Le  Glandule  ,  ossia  semplici  follicoli  occu- 
pano la  base  della  lingua  nella  faccia  supe^ 
riore.  Questi  follicoli  spandono  un  rauco ,  più 


176 

frequentemente  pel  poro^  o  meato  in  che  sì 
aprono  superiormente  ,  talvolta  poi  ciascuno 
mette  un  breve  condotto  ;  i  quai  condotti 
concorrendo  insieme  formano  un  canaletto 
prodotto  dalla  base  dell  osso  joide  fino  alla 
terza  parte  incirca  della  lunghezza  di  tutta 
la  lingua.  La  bocca  di  questo  canaletto  ,  o 
piuttosto  il  suo  luogo  incontrasi  nella  super- 
ficie superiore  della  lingua  posto  tra  i  mu- 
cosi follicoli  or  ora  accennaci.  Ma  di  rado 
assai  ritrovasi  e  il  canaletto,  e  la  sua  aper- 
tura. Per  lo  più  osservasi  solamente  una  spe- 
cie di  forame  coperto  in  certa  guisa  da  una 
o  dall'altra  papilla  informe  :  per  la  qua! 
cosa  a  questa  specie  di  forame  hanno  dato 
il   nome  di  forame  cieco. 

Integumenti.  Una  tunica  grossa  piuttosto 
densa  ,  massimimente  nella  faccia  suprema 
della  lingua,  e  ne'suoi  lembi ,  continua  colla 
cine  della  bocca  veste  le  carni  ,  i  vasi  ,  e  i 
nervi,-  di  che  è  composta  la  lingua.  Questo 
involto  si  può  chiamate  corpo  papillare  ,  in 
quantochè  aspro  si  fa  in  certa  tal  maniera 
dai  picciolissimi  tubercoli ,  che  diconsi  papille 
(  eccetto  però  la  superficie  inferiore  della 
lingua  ).  E  a  questo  involto  cutaneo  stavvi 
steso  sopra  un  altro  integumento  mucoso  fi- 
glio della  cuticola  ,  che  fa  le  veci  della  cu- 
ticola stessa  e  del  reticolo  ,  e  chiamasi  pe-» 
riglottide. 


177 

Le  papille  sono  quelle  picclole  tuberosità 
accennate  poco  fa  ;  delle  quali  è  pieno  il 
corpo  papillare,  e  le  quali  sono  eminenti  più 
o  meno  dalla  superficie  superiore  della  lingua. 
Havvì  di  queste  papille  un  triplice  ordine. 
Sette,  otto,  o  nove  circa,  ora  più  ora  meno 
trovansi  subito  dietro  il  forame  cieco  disposte 
in  forma  d'  arco  o  piuttosto  d'  angolo  ottuso 
coir  apertura  volta  in  avanti  ;  oppure  dove 
non  siavi  alcun  forame,  dietro  la  fossetta,  la 
quale  rappresenta  in  certa  guisa  il  forame. 
Raffigurano  quasi  un  cono  inverso;  la  di  cui 
punta  perciò  s'  immerge  nella  sostanza  della 
lingua;  la  base  guardando  in  su  depressa  nella 
fossetta  suole  essere  vestita  d'  un  certo  circolo 
bianchiccio ,  e  da  quella  fossetta  suole  alzarsi 
un  colletto  o  due.  Queste  papille  chiamansi 
coniche  inverse ,  da  altri  papille  troncate.  Al- 
tre papille,  che  dalla  figura  loro  diconsi  fun- 
giformi ,  costituiscono  un  altro  ordine,  e  re- 
gnano più  distesamente  pel  dorso  ,  e  pei  lati 
della  lingua.  Il  terzo  ordine  finalmente  delle 
papille ,  che  superano  in  copia  le  altre ,  sta 
massimamente  alla  punta  della  lingua.  A  que- 
ste per  la  figura  loro,  s'  è  dato  il  nome  di 
papille  coniche^  rette ^  o  piramidali',  da  altri 
ancora  chiamate  villose. 

I  vasi  della  lingua  arteriosi  sono  generati 
dalle  carotidi  esterne:  le  vene  poi  apparten- 
gono alle    giugolarii    e  i  rami    di    queste,  i 

paute  or,  ^a 


178 

quali  sì  veggono  qua  e  là  al  frenulo  della 
lingua,  chiamansi  Vene  ranine,  sopra  le  quali 
spjrjTono  esternamente  le  arteiiuzze  del  mede- 
simo  nome.  I  nervi  vengono  dal  quinto,  ot- 
tavo, e  nono  pajo.  Questi  vasi  insieme  coi 
(damenti  nervosi  invisibili  e  col  tessuto  cellu- 
ioso compongono  le  papille  anzidette.  1  va- 
setti linfatici  poi  vanno  alle  vicine  glandule 
«>:iu2olari. 

L'  uso  della  lingua  è  vario:  cioè  di  distin- 
guere i  sapori  ,  di  servire  alla  masticazione  , 
air  inghiottire  ,  e  alla  loquela  .  Quindi  T  or- 
dine del  discorso  richiede  ora  ,  che  parliamo 
anotomicamente  de'  fonti  della  saliva  ,  vale  a 
dire,  delle  glandule  Parotull ,  delle  Mascel- 
lari  y  delle  Sublinguali,  di  quelle  della  boc- 
ca, deWe  Labòiali,  delle  Labbra,  del  Palato  , 
delle  Gengive,  delle  Fauci  finalmente,  della 
Faringe  e  dell'  Esofago  ;  le  quali  cose  tutte 
servono  al  masticare,  alT  inghiottire  ,  e  al 
parlare. 

58 1.  Le  Parotidi  sono  due  glandule  con- 
glomerate (N.  S3)  una  per  lato  della  faccia, 
occupante  quello  spazio  sotto  la  cute ,  che 
dalla  gola  si  stende  fino  all'  angolo  della 
mascella  inferiore.  Da  questa  sede  spiegasi  la 
parotide  più  o  meno  in  avanti  ;  sta  sopra  il 
muscolo  massetere,  e  si  produce  come  in  due 
corni ,  de'  quali  il  superiore  è  posto  sotto  la 
gola  ;   1^  altro    inferiore   e  insieme    più    corto 


179 


tocca  il  marnine  della  mascella  inferiore;  nel 
c|ual  luogo  havvi  ancora  la  'glantlula  mascel- 
lare ,  di  cui  parleremo  fra  poco  ,  e  colla 
quale  per  lo  più  si  unisce  ,  ed  è  quasi  con- 
tinua. Parte  (Iella  parotidc  si  estende  ancora 
in  dietro  sotto  V  oreccliio  in  altri  più  ,  in 
altri  meno.  Esce  da  quella  il  condotto  nomi- 
nato Stenoniano  composto  dai  canaletti  degli 
acini  concorsi  insieme,  il  quale,  cammin  fa- 
cendo avanti  il  muscolo  massetere  e  il  bucci- 
natore  ,  pertugia  poscia  questo  ,  e  dentro  la 
cavità  della  bocca  si  apre  alT  altezza  in  circa 
e  alla  sede  del  terzo  dente  molare  della  ma- 
scella superiore .  A  questa  gianduia  stanno 
sopra  esternamente  delle  altre  glandule  mi- 
nori d'  un  numero  incerto ,  le  quali  appae- 
tengono  al  genere  delle  conglobate  (N.  52)  . 

583.  Le  Grandule  mascellari  stanno  una 
per  parte  nella  faccia  interna  della  mascella 
inferiore ,  ed  il  suo  proprio  luogo  è  tra  il 
muscolo  pterigoideo  interno  (N.  359  )  ^  f 'an- 
golo della  medesima  mascella .  Le  glandule 
sono  minori  della  parotide  ,  al  di  cui  corno 
inferiore  sono  per  lo  più  attaccate  ,  e  ?ono 
annoverate  tra  le  glandule  conglomerate.  Per 
\à  più  gran  parte  hanno  una  Ibrma  globosa  ; 
ma  verso  il  mento  mettono  un'  appendice  , 
per  mezzo  della  quale  si  uniscono  frequente- 
mente colle  sub-linguali  .  I  canaletti  degli 
acini  componenti   formano  un  condotto  fscre- 


i8o 


torio  comune  uno  per  parte,  il  quale  clila-* 
ìiiasi  condotto  Wartoniano ,  e  che  partendo 
«lalla  sede  posteriore  della  gianduia  apresi 
colla  sua  boccuccia  sotto  la  lingua,  qua  e  là 
a  quel  legamento  chiamato  frenulo. 

583.  Le  Sublinguali  ,  ovvero  Riviniane 
sono  due  glandule  deil'  ordine  delle  conglo- 
merate ,  le  più  picciole  delle  glandule  sali- 
tali ,  delle  quali  il  sito  si  fa  noto  dallo  stesso 
nome,  e  stanno  sopra  il  muscolo  milo-joideo. 
Hanno  come  una  figura  ovale  ,  colla  estre- 
mità più  contratta  volta  in  avanti.  I  canaletti 
brevi  ,  che  nascono  dagli  acini  componenti , 
parte  formano  due  o  un  condotto  escre- 
torio  comune  ,  il  quale  concorre  quasi 
sempre  nel  condotto  "Wartoniano  ;  parte  fo- 
rano la  membrana  che  veste  la  bocca  sotto 
la  lingua,  e  andando  non  in  avanti  ma  piut- 
tosto air  esterno  ,  colla  loro  boccuccia  si 
aprono  non  lungi  dalla  gianduia  medesima 
dentro  la  cavità  della  bocca. 

584.  Quelle  della  bocca  ,  e  [abbiali.  La 
parte  interna  della  bocca  è  fornita  di  molti 
follicoli  come  a  foggia  di  lente  sparsi  qua  e 
là ,  i  quali  spandono  dal  proprio  poro  o 
meato  un  muco  dentro  la  cavità  della  bocca. 
E  questi  follicoli,  per  la  diversità  del  luo- 
q;o  ,  in  cui  stanno  ,  hanno  sortito  un  diverso 
nome.  Laonde  quelle  che  stanno  vicine  al 
condotto  Stenoniano  e  nelle  vicinanze >  cha-^ 


iSi 


tliansi  glandule  della  bocca  :  lahhiali  quelle 
che  ornano  internamente  le  labbra  :  Molari 
quelle  che  si  trovano  attorno  ai  denti  di  que- 
sto nome:  Palatine  finalmente  quelle  che  sono 
poste  nella  membrana  che  copre  il  palato 
osseo,  e  il  molle  ancora:  e  queste  poi  rap- 
presentano piuttosto  piccioli  seni  oblunghi  ^ 
che  follicoli  o  caverne. 

I  Vasi  arteriosi  che  si  attribuiscono  a  que- 
ste glandule  salivali  nascono  dai  rami  della 
carotide  esterna  ;  le  vene  poi  riportano  ai 
tronchi  della  medesima  spezie  il  sangue  rice- 
vuto dalle  arterie  ,  che  avanza  dalla  separa- 
zione della  saliva.  De'  filamenti  nervosi  prin- 
cipalmente vanno  errando  per  le  glandule 
salivali  ,  e  sono  figlj  del  secondo  e  terzo  ra- 
mo del  quinto  pajo,  non  altrimenti  che  della 
dura  porzione  del  nervo  acustico. 

L'  uso  di  queste  glandule  e  dei  follicoli  è 
di  separare  reciprocamente  la  saliva  e  \\\\ 
muco  ,  il  quale  insieme  col  vapore  della  boc- 
ca somministrato  dai  fonti  esalanti  si  fram- 
mischia cogli  alimenti ,  per  servire  alla  loro 
concozione ,  per  cavare  da  essi  il  principio 
saporoso  ,  affinchè  ,  trovando  la  strada  lubri- 
cata ,  possano  essere  inghiottiti  ;  finalmente 
serbano  umida  la  cavità  della  bocca ,  acc'ò 
facile  sia  ,  e  spedita  la  loquela. 

585.  Quante  sieno  le  labbra  a  tutti  è  no- 
to. Da  queste  principia  la  cavità  della  bocca, 


ì'Ó2 


e  sono  composte  dì  muscoli  altrove  già  tle=- 
scritti  e  delineati ,  e  di  comuni  integumenti  . 
Uno  è  superiore  ,  inferiore  l'  altro.  Dove  so- 
lìo  rubicondi ,  ivi  la  cute  è  assai  sottile  ,  e 
a  questa  parte  prominente  fornita  di  moltis- 
simi vasetti  si  diede  il  nome  di  prolabbro . 
Dove  le  labbra  si  uniscono  diconsi  angoli  delle 
labbra:  ma  si  attaccano  ancora  colle  gengive 
sotto,  e  sopra  a  mezzo  i  denti  incisori  mercè 
d'un  certo  frenulo  prodotto  dalla  cute  interna. 

586.  Il  Palato  è  doppio  ,  osseo  l'uno,  l'al- 
tro molle  e  pendulo,  che  si  chiama  anche 
velo  del  palato.  Quello  è  composto  delle  os- 
sa mascellari ,  sopra  al  quale  si  stende  una 
grossa  membrana  e  spugnosa  continua  alla 
cute  e  alla  cuticola;  la  quale  indietro  riflet- 
tendosi in  se  stessa  ,  e  sorgendo  per  farsi 
continua  con  quella  che  veste  le  narici,  con- 
tiene tra  questo  raddoppiamento  delle  fibre 
carnose  ,  che  servono  a  muovere  diversamen- 
te questo  palato  medesimo. 

587.  Le  Gengive  sono  parti  membranose  , 
composte  dalla  membrana  che  cinge  interna- 
ynente  le  labbra  e  la  cavità  della  bocca  ,  e 
il  periostio  delle  mascelle  ;  la  sostanza  che  sta 
trammezzo  a  queste  membrane  è  come  spun- 
gosa  e  fornita  di  moltissimi   vasetti. 

588.  Le  Fauci  non  sono  altro  che  una 
certa  cavità  piuttosto  ampia ,  che  si  trova 
dietro    il    palato    molle   ora    descritto  ;   ed  è 


83 


circoscritta  da  quelle  partì  che  ora  vengo  ad 
accennare.  Cioè  nella  sede  superiore  dalla 
base  del  cranio^  e  principalmente  dalla  apofisi 
basilare  dell'  osso  occipite  ,  e  dalla  parte  di 
mezzo  dell'osso  sfenoideo;  inferiormente  dalla 
faringe  ;  posteriormente  dalla  suprema  farin- 
ge medesima  ;  finalmente  in  avanti  e  lateral- 
mente dal  palato  molle  ;  dietro  al  quale  e 
superiormente  e  insieme  esternamente  qua  e 
là  apresi  un  forame  la  maggior  parte  cartila- 
ginoso, che  conduce  al  timpano  dell'orecchio 
per  il  canale  nominato  tuba  Eiistacìdana. 

I  vasi  arteriosi  delle  labbra  ,  del  palato  , 
e  delle  fauci  provengono  dalle  discendenze  dei 
rami  che  escono  dall'  esterna  carotide:  i  ve-* 
nosi  appartengono  alle  gingolari  estertie  :  i 
nervi  poi  di  queste  parti  vengono  dal  secondo 
e  terzo  ramo  del  quinto  pajo ,  quei  delle 
labbra  vengono  ancora  dalla  dura  porzione 
del  nervo  acustico. 

V  uso  delle  labbra  è  evidente  nella  pro- 
nuncia di  alcune  lettere ,  nel  prendere  gli 
alimenti  ,  e  nel  masticarli.  A  quest'  ultimo 
ufficio  serve  ancora  il  palato ,  come  anco 
air  inghiottire  ;  le  fauci  servono  all'  inghiot- 
tire ,  al  respirare ,  e  a  parlare  :  le  gengive 
infine  sembrano  date  a  tener  sodi  in  certo 
modo  i  denti  ne'  proprj  alveoli. 

589.  La  Faringee  è  il  tubo,  che  principia 
dalle  fauci,  quasi  tutto  muscolare,  e  i  di  cui 


i84 

muscoli,  quasi  tutti  spiegati  in  guisa  di  meni-*' 
brana,  sono  compresi  d'  ogni  intorno  come 
(la  due  tuniche;  una  interna  detta  nervosa,  la 
quale  è  continua  colla  cute  della  bocca  ; 
l'  altra  esterna,  che  è  cellulosa  .  Ecco  poi 
quelle  cose  che  vengono  in  questo  tubo  consi- 
derate dagli  Anotomici  :  il  sito ,  la  connes- 
sione ,  la  figura  ,  un  triplice  orificio ,  ì  mu- 
scoli ,  le  glandule  y   ì  vasi ,  e  i"  uso. 

Il  sito  della  faringe  è  subito  dietro  le 
fauci,  e  perciò  nella  bocca,  e  nella  parte 
suprema  del  collo;  imperciocché  posteriormente 
tiene  le  vertebre  superiori  del  collo  :  ante- 
riormente ha  la  lingua  ,  1'  osso  joide ,  e  la 
laringe;  superiormente  1' osso  basilare  co' suoi 
processi  pterigoidei  ;  gli  uni  e  gli  altri  ossi 
tanto  i  temporali  ,  quanto  i  palatini  e  1'  a-' 
pofisi  occipitale  ;  inferiormente  in  fine  ha 
Y  esofago. 

La  connessione  di    questo   tubo  colle  altre 
parti    è   moltiplice:    è    legato   principalmente 
per    mezzo    d'  una    cellulosa    al    corpo    delle 
vertebre  del  collo  ;  alla  lingua  ,  all'  osso  joi- 
de, alla  laringe  per    mezzo  di  varj  muscoli; 
altri  muscoli  ancora  ,  e  membrane  legano  su- 
periormente   la    faringe    non    solo    alle    ossa 
suaccennate ,    ma  ancora    all'  apofisi    basilare 
dell'  osso  occipite,    alla    mascella  inferiore  là 
agli    ultimi    denti    molari  ,    e    finalmente    ai 
processi  stiloidei  e  ai  pterigoidei. 


i8i 


Figura  .  Questo  tubo  raffigura  in  cer- 
to modo  un  infundibolo  compresso  alquan- 
to da  in  avanti  all'  indietro  .  La  parte 
larga  è  la  superiore  ;  si  stringe  poi  alquanto 
la  faringe  alla  sede  dell'  osso  joide;  poscia 
dilatasi  dietro  la  laringe  ,  e  facendosi  a  poco 
a  poco  più  angusta  finisce  poi  nell'  esofago. 
Si  può  dunque  considerare  fornito  di  due  ^pa- 
reti ;  uno  posteriore  e  questo  continuo ,  e  la 
maggior  parte  carnoso ,  anteriore  T  altro  ,  il 
quale  è  annesso  alla  faccia  posteriore  della 
laringe  ,  quasi  affatto  membranoso  fuorché 
superiormente,  dove  si  congiunge  colle  ossa 
palatine ,  e  coi  lati  della  lingua  non  lungi 
dalla  base  di  questa.  Questa  parete  ,  arrivata 
colla  sua  parte  membranosa  alla  sede  supe- 
riore della  laringe ,  è  forata  quasi  d'un  ampio 
buco ,  che  è  T  orificio  delle  fauci. 

Triplice  orificio.  Questo  forame  alle  fauci ^ 
che  chiamasi  ancora  istmo  delle  fauci  ,  è 
l'orificio  anteriore,  il  quale  nella  patte  su- 
periore è  terminato  dal  palato  molle  e  dal- 
l' uvola  ,  e  nella  inferiore  dalla  base  della 
lingua.  L'  altro  orificio  è  superiore ,  che  si 
apre  nelle  narici  interne.  Il  terzo  final- 
mente è  posto  inferiormente,  e  corrisponde 
air  esofago. 

I  Muscoli  che  sono  contenuti  tra  le  due 
accennate  membrane,  se  si  eccettuino  la  parte 
superiore    del    muscolo    stilo-faringeo  ,   e    il 


l86 

principio  eli  altri  che  sono  attaccati  alle  ossa 
clije  stanno  cV  attorno  ,  questi  muscoli ,  dico  , 
sono  molti.  E  primieramente  dal  processo  stì- 
Ipideo  delle  ossa  delle  tempia  discendono  ante- 
riormente e  internamente  delle  fibre  carnose 
conformate  prima  in  un  tenue  funicello,  poscia 
spiegate  lambiscono  i  lati  supremi  della  faringe, 
e  quelli  della  tireoidea,  a  cui  sono  attaccate. 
Le  cliiamano  muscolo  stilo- faringeo ,  il  di 
cui  ufficio  è  di  tirare  in  su  la  faringe  ,  e 
insieme  alquanto  allargarla.  Siccome  poi  per 
mezzo  di  alcune  fibre  s'  inserisce  ai  processi 
tanto  superiori  che  inferiori  della  cartilagine 
tireoidea  ,  perciò  serve  a  condurre  in  su  e  in 
dietro  ancora  la  laringe.  Le  carni  restanti 
della  farinose  ,  sebbene  sembrino  comporre 
molti  muscoli ,  si  ponno  tuttavia  ridurre  a  tre 
ordini;  cioè  ai  constrittori  superion ,  medj  , 
e  inferiori. 

I  Constrittori  superiori  sono  fibre  carnose  , 
le  quali  nate  da  molti  luoghi  superiori  parte 
carnosi  e  parte  rondinosi  ,  e  infine  ossei  for- 
mano come  la  parte  superiore  della  faringe. 
Le  principali  tra  queste  però  sono  quelle  che 
derivano  dai  processi  pterigoidei,  dalle  ma- 
scelle, e  principalmente  dalla  inferiore  vicino 
af^ìi  ultimi  denti  molari  ,  e  finalmente  dalla 
fingua  medesima.  Codeste  fibre  sono  dette  da 
alcuni  muscoli  pterigo-faringei,  milo-faringei  > 
glossa-faringei.  Se  poi  costiiu'iscono  i  muscoli 


187 

constrittori  della  faringe  ,  si  vede  V  officio 
di  queste  fibre. 

Constrittori  medj  Dalle  corna  dell*  osso 
joide ,  e  non  di  rado  ancora ,  essendovi  tra 
mezzo  un  picciolo  spazio,  dagli  ossetti  triti- 
cei  di  esso  sorgono  come  delle  altre  carni  , 
di  cui  la  maggior  parte  riflessa  posteriormente 
colle  fibre  convergenti  ascende  all'  apofisi  ba- 
silare dell'osso  occipite;  per  l'ordinario  poi, 
anzi  quasi  sempre  intervenendo  una  tenue 
membrana  tendinosa  inserita  in  questa  apofisi. 
Queste  fibre  convenendo  posteriormente  in  an- 
golo colle  compagne  loro,  siccome  escono  da 
due  luoghi  dell'  osso  joide ,  e  si  dividono 
quasi  in  due  muscoli  ,  sono  i  constrittori  medj 
della  faringe  ,  ai  quali  altri  diedero  il  nome 
di  io-faringei. 

I  Constrittori  inferiori  sono  alcune  fibre 
carnese  generate  dalla  cartilagine  tireoidea  e 
dalla  cricoidea  ,  le  quali  a  poco  a  poco  più 
spiegate,  e  andando  posteriormentt;  costitui- 
scono la  parte  posteriore  e  inferiore  della 
medesima  faringe.  A  queste  fibre  si  è  dato 
ancora  il  nome  di  muscoli  T ire 0- faringei ,  e 
Crico- faringei.  Questo  tubo  adunque  è  com- 
posto dai  tre  accennati  ordini  di  muscoli  ,  i 
quali  tutti,  come  dal  nome  loro  è  chiaro, 
contraendosi  ordinatamente  stringono  la  farin- 
ge dopa  che  è  stata  allargata  dagli  alimenti 
inghiottiti.  Ma  tra  il  raddoppiamento  di  quel- 


i88 


la  membrana  mucosa  e  piuttosto  grossa,  dalla 
quale  è  composto  il  palato  molle  fornito  del- 
l' uvola  ,  abbiamo  detto  esser  contenute  delle 
carni  divise  in  muscoli  particolari  ,  i  quali 
ora    veniamo  a  descrivere. 

Il  Constrittore  deli'  istmo  delle  fauci  è  un 
muscolo  che  sorge  dai  Iati  della  lingua  poco 
avanti  la  base  di  questa  ,  ascendendo  nel 
palato  molle  ossia  nel  pendulo ,  e  producendo 
delie  fibre  fino  nell'  uvola,  Cliiamasi  da  altri 
muscolo  glosso- sta  filino.  Qual  sia  il  di  lui 
officio  lo  dichiara  il  nome  di  constrittore  . 

Il  Palato- faringeo ,  ovvero  secondo  alcuni 
il  f aringo- stafilino  dipende  dal  lembo  delle 
ossa  palatine  (N.  147  );  e  le  di  lui  fibre 
disperse  pel  palato  molle  costeggiano  nel  di- 
scendere i  lati  della  stessa  faringe  ,  la  quale 
tirano  in  su  ,  e  la  contraggono  in  accorcia- 
mento, mentre  abbassano  il  velo  del  palato. 
Ele^mtore  del  palato  molle .  Dalla  tuba 
Eustachiana  (  N.  588  )  deriva  una  carne  for- 
mata in  funicolo  ,  il  quale  andando  in  giù 
e  all'  indentro  finisce  nel  palato  molle  ovvero 
nel  pendulo.  Da  altri  nomasi  questo  muscolo 
salpingo-stafìlino  ,  per  T  azione  del  quale 
vien  condotto  insù  e  indietro  il  velo  pendu- 
lo s  e  insieme  ancora  si  contrae  un  poco  , 
ovvero  si  rende  meno  spiegato. 

L'  Uvola  poi  ,  la  quale  sta    in    mezzo    di 
questo  velo,  è  una  particella  in  altri  più,  in 


189 

altri  meno  conica  e  gonfietta  ,  coli'  apice , 
che  guarda  in  su.  La  sua  fabbrica  conviene 
perfettamente  con  quella  del  palato  molle 
(  N.  585).  Questa  particella  vien  tratta  in 
diverse  partì  non  tanto  dall'  azione  dei  mu- 
scoli che  stanno  dentro  la  raddoppiata  mem- 
brana del  velo  palatino ,  quanto  da  quella 
d'  altri,  che  sinominano  azigo  jàeW  uvola  , 
e  circonflesso  del  palato.  i 

U Azigo  dell'  uvola  è  una  congerie  di  fi- 
bre y  spesso  appena  rosse  ,  o  neppure  rosse  , 
disposta  a  fogi^ia  di  cono  ,  colla  base  fitta 
nelle  ossa  palatine,  colla  punta  corrisponden- 
te air  apice  dell'  uvola.  Non  di  rado  a  me 
si  offrirono  queste  fibre  a  fi^ggia  d'  un  doppio 
tenue  fascette^  i  quai  fascettì  derivando  dalle 
ossa  palatine,  vicino  al  setto  delle  narici  , 
distinti  tra  loro  da  una  leggier  linea  bian- 
chiccia ,  vengono  nel!' uvola,  la  cui  lunghez- 
za vanno  misurando  ,  e  compongono  parte 
della  sua  grossezza.  Comunque  siasi  però, 
egli  è  certo  che  1'  officio  di  queste  fibre  è 
di  contrarre  1'  uvola  in  guisa  che  si  fijccia 
più  corta. 

Circonflesso  del  palato.  Dalla  tuba  Eusta-  ♦ 
chiana ,  la  quale  è  ossea  vicino  alla  cavità 
del  timpano  dell'orecchio,  in  cui  si  apre, 
e.  nel  restante  tratto  parte  cartilaginosa ,  e 
parte  membranosa  ;  da  questa  tuba ,  dico  , 
liasce  con  doppio  principio  tendinoso  un  mu-» 


190 

scolo  (  vale  a  dire  in  minima  porzione  dalla 
parte  ossea  ,   nella  restante  poi  dalla  cartila- 
ginosa ) ,  il  qual   muscolo  ha  come  la  forma 
d'  un  triangolo  ottusangolo  ;  e  prolungato  in 
giù  e  indentro    viene    fino    alT  uncino  o  pic- 
ciol  amo  (  N.    140)    dell'  apofisi    pterigoidea 
interna ,  aggiungendovisi  poco  prima  un  ten- 
dine,  il   quale  s'aggira    attorno    all'uncino; 
poscia  andando  quasi   trasversalmente  e  spie- 
gato in   aponevrosi   conviene    colla  aponevrosi 
del  suo  compagno  alla  sede  della  sutura  delle 
ossa  palatine  ;  al   margine   delle   quali    è   va- 
lidamente attaccato ,    come    anco    alla    mem- 
brana che  si  stende  sopra    queste    ossa ,    e    i 
luoghi  vicini.  Attesa  la  sua    sede  ,    e    piega- 
tura attorno  1'  uncino  or  indicato  ,    fu  detto 
circonflesso  del  palato;  da  alcuni  poi  musco- 
lo   nuovo    della    Tuba.    Commuove    la    parte 
membranosa  della   tuba,  e  la  preme  alla  car- 
tilaginosa ,  con  che  si  stringe  il  diametro    di 
essa   tuba  :   tende    inoltre    la    parte    suprema 
del   palato  molle,  e  trae    1' uvola  all' ingiù. 

Glandule.  Il  velo  del  palato  ,  come  abbia- 
mo detto,  fa  un  arco;  ma  quest'  arco  è 
•come  sostenuto  da  quattro  picciole  colonne  , 
due  in  avanti ,  e  due  posteriori.  Le  colonnet- 
te anteriori  sono  i  muscoli  s:losso-sta filini  , 
ossia  il  constrittore  dell'  istmo  delle  fauci  ; 
i  posteriori  poi  appartengono  al  muscolo  pa- 
lato-faringeo,  ovvero   faringo-stafìlino.  Nel. 


191 

lo   spazio    che    divide    queste    colonnette  ,  il 
quale  è  occupato  da  una  membrana,    vi    so- 
no   due    glandule,  una  per    lato,    che    dagli 
Anotomici  chiamate  vengono    amìgdale  ,    ov- 
vero tonsille.   Sono    composte    di    follicoli^  o 
cavernette  mucifere  unite  insieme  mercè  una 
breve  cellulare  ,   la  quale   col    proprio    robu- 
sto involto  comprende  l'aggregato    di    queste 
caverne  ,    aggiugnendovisi     un    altro     involto 
dalla     membrana    interna    della     faringe,    la 
quale  copre  i  suaccennati    muscoli  ,    e   ante- 
riormente   fa    una    piega  ,   quasi    una    specie 
di  valvula  ,  forse  fatta  apposta  per    modera- 
re  la  troppa  effusione  del  muco  dai  meati  di 
que'  follicoli.  Oltredichè  dietro  la  tonaca    in- 
terna della  faringe  trovasi  una  gran  copia  di 
queste  cavernette  ,  ma  non  formata  in  foggia 
d'una  gianduia  composta;  le  quali  cavernette 
col  loro  umore  frammischiato  a  quel  che  tras- 
suda dalla  faringe  lubricano  la  strada  all'  in- 
ghiottimento de'  cibi. 

590.  VEsofago  è  un  canale  la  maggior 
parte  carnoso,  il  quale  è  continuo  alla  fa- 
rinose, e  sta  quindi  nel  collo  e  nel  petto  su- 
bito dietro  l' aspera-arteria,  colla  quale  si 
congiunge  per  me^zo  d' una  membrana  cel- 
lulosa .  Discende  quasi  rettamente  avanti  ai 
corpi  delle  vertebre  dalla  sua  origine  fino 
alla  fine  ;  se  non  che  nel  petto  un  poco  so- 
pra r  aorta  si  piega  a  destra  ,    per    ritornar 


192 

poi  subito  alla  sinistra  ,  e  trapassando  le  car- 
ni del  diafragma  che  in  questa  sede  si  apro- 
no, spiegasi  subito  nel  ventricolo.  La  mem- 
brana interna  ì'  ha  comune  con  quella  della 
farino;e  ;  dietro  alla  quale  si  ritrovano  simil- 
mente delle  cavernette  mucose.  Una  tonaca 
carnosa  composta  di  forti  fibre  circolari  ab- 
braccia questa  membrana  ,  colla  quale  è  at- 
taccata ,  stendendovisi  sopra  un'  altra  tonaca 
tessuta  di  fibre  longitudinali  .  Le  circolari 
stringono  il  tubo  e  lo  prolungano;  più  corto 
poi  lo  fanno  nel  contraersi  1«  longitudinali, 
e  insieme  Io  allargano . 

I  Fasi  arteriosi  vengono  alla  faringe  e 
all'esofago  dall'aorta  principalmente,  dalle 
corotidi ,  e  dalle  intercostali  ;  talvolta  ancora 
1'  esofago  riceve  questi  vasi  dalle  figlie  della 
subclavia  ,  e  delle  bronchiali.  Le  vene  poi 
riportano  il  sangue  alle  giugolari  esterne,  e 
alla  azigo .  I  Nervi  sono  prodotti  dal  quinto 
e  ottavo  pajo.  I  linfatici  finalmente  vanno 
alle  numerose  glandule  giugolari. 


!93 


CAPO  TRIGESIMOSESTO 

Del  Capo. 

59i.V^gnun  vede  qual  sia  la  forma,  e 
il  sito  del  Capo  :  questo  dividesi  in  singolari 
regioni ,  delle  quali  abbiamo  noi  altrove  par- 
lato, come  ancora  delle  sue  ossa  ,  integu- 
menti ,  capelli ,  e  muscoli.  Ma  olFronsi  agli 
Anotomlci  da  esaminare  in  questo  ventre  su- 
periore del  corpo  umano  altre  cose  :  che  so- 
no il  Cervello,  e  gli  altri  tre  organi  de' sen- 
si esterni,-  l'odorato  cioè,  la  vista,  e  l'udito; 
poiché  r  istromento  del  tatto  lo  abbiamo  già 
considerato  nella  descrizione  degli  integumenti 
comuni  ;  1'  organo  del  gusto  poi  si  è  da  noi 
poco  fa  spiegato  per  conservare  il  medesimo 
ordine  nell'  accennare  auotomicamente  le  parti 
del  corpo  umano  ;,  cbe  argomento  e  materia 
somministra  alle  pubbliche  nostre   prelezioni. 

592.  11  Cervello  è  un  viscere  grande,  poi- 
ché riempie  il  cranio.  Dei  particolari  ripari 
furono  dati  a  questo  viscere  :  il  cranio  cioè 
(  coperto  del  suo  periostio  o  pericranio)  ,  due 
membrane  ,  ovvero  tre:  una  esterna  più  gros- 
sa delle  altre ,  che  dura  meninge  chiamasi 
ovvero  dura  madre  :  V  altra  posta  sopra  a 
questa  chiam.ata  pia  meninge  ,  ovvero  pia  mu- 

JPARTE    IV.  ^3 


194 

dre  composta  di  due  lamine  ,  delle  quali 
r  esterna  se  taluno  vuol  chiamarla  ,  come 
li^nno  Auto  alcuni  ,  aracnoidea ,  tre  allora 
saranno  gP  integumenti  molli  ossia  membra- 
nosi del  cervello    (\). 

593.  Abbiamo  già  mostrato  nell'Osteologia 
di  quante  e  di  quali  ossa  sia  fabbricalo  il 
Cranio.  Per  poter  poi  esaminare  adequata- 
mente  il  cervello  contenuto  nel  cranio,  devesi 
questo  tagliare  con  una  sega  orizzontalmente  , 
conducendo  la  sezione  dalla  parte  quasi  infima 
deir  0850  frontale  fino  alla  medesima  sede 
dell'  osso  occipite.  Eseguito  diligentemente  il 
taglio  che  non  si  offenda  cosa  alcuna  conte- 
nuta in  questa  cavità,  con  una  leva,  quando 
ciò  non  posfa  farsi  tirando  colle  dita,  si  dee 
rimuovere  la  parte  superiore  dalla  inferiore  ,* 
il  che  si  fa  ora  con  minore  ed  ora  con  mag- 
giore difficoltà ,  e  allora  guardando  interna- 
mente nella  parte  stata  levata  del  cranio 
appariscono  certi  punti  rossi  ,  i  quali  danno 
a  vedere  i  vasetti   comuni  al  cranio  stesso  e 


(1)  Pretendono  alcuni  che  I'  Aracnoidea  non  sia  una- 
lamina  della  pia  meninge  ,  massimamente  perchè  non 
è  cosi  largamente  spiegata  conìe  la  pia  meninge  pro- 
priamente detta  ;  né  come  fa  questa  ,  s"  insinua  nei 
rivolgimenti,  o  giri  intestiniformi  del  cervello.  Ma  la 
lamina  esterna  ancora  della  dura  meninge  si  estende 
meno  dell'  interna  ,  e  tuttavia  tutte  e  due  le  lamine 
compongono  ufla  membrana  sola. 


195 

alia  dura  meninge  ,  mercè  i  quali  principal- 
mente questa  membrana  è  attaccata  per  tutto 
a  questo  coperchio  osseo. 

S94.  La  Dura  Meninge  è  la  principale  tra 
gr  involti  membranosi  elei  cervello,  e  il  più 
esterno  di  tutti;  in  che  considerano  gli  Ano- 
tomici  la  estensione^  le  connessioni,  la  strut- 
tura ,  i  processi  ,  le  cavità  particolari  ,  ossia 
seni,  \e  glandule ,  i   vasi  finalmente,  e   V  uso. 

L'  Estensione  di  questa  membrana  è  tale , 
che  nella  faccia  esterna  si  accomodi  alla  ca- 
vità del  cranio;  e  inoltre  copra  quei  fora- 
mi, e  si  porti  ancora  più  o  meno  oltre  ,  i 
quai  forami  sono  scolpiti  nel  cranio  medesimo, 
e  sono  trapassati  da  alcuni  vasi  e  nervi  ,  o 
conducono  a  certe  minime  cavità  ,  che  si  ri- 
trovano dentro  alcuni  ossi.  Quindi  tra  le  sue 
principali  produzioni,  oltre  di  quella,  dalla 
quale  sono  cinte  le  orbite  internamente  ,  de- 
vesi  aver  in  riflesso  quella  massimamente  , 
che  si  stende  per  la  teca  delle  vertebre  lino 
alla  fine  dell'  osso  sacro. 

Connessione  .  Per  mezzo  de'  vasetti  e  di 
nn  tessuto  celluioso  breve  assai  ma  robusto 
si  unisce  al  cranio  dove  fortemente  e  dove 
debolmente,  massimamente  alla  base,  e  a 
certi  leggieri  solchi  ,  dentro  i  quali  stanno 
nascosti  in  qualche  parte  dei  seni  da  noi  al- 
trove (N.  41'*^)  descritti. 

Struttura.  Questa  membrana  è  composta  di 


196 

(lue  lamine  :  esterna  1'  una  ,  interna  1'  altra. 
Queste  hanno  una  natura  cellulosa ,  ma  sti-» 
pata  moltissimo  e  dtnsa;  e  in  alcuni  luoghi 
veggo' si  alcune  fila  che  vanno  a  croce  quasi 
tendinose;  d'onde  Forse  n' è  avvenuto  ,  che 
alcuni  hanno  pensato  che  a  questo  involto 
non  manchi   ancora  la  struttura  muscolare. 

Processo.  La  lamina  interna  della  dura 
meninole,  umida  più  che  T  esterna  d'un  va- 
pore esalabile  ,  si  scosta  dall'  esterna  alla  se- 
de della  sutura  sagitt-ie  (  N.  126),  e  pro- 
dotta inferiormente  iorraa  il  setto  composto 
di  due  lamine  insieme  unite,  il  quale  frap- 
posto al  lobi  del  cervello  ha  la  forma  di  fal- 
ce ,  colla  punta  piantata  nella  cresta  di  gal- 
lo (  N.  141  )  stando  posteriormente  Taltra 
parte  restante  ,  la  quale  a  poco  a  poco  gra- 
datamente cresce  in  larghezza  ,  ossia  s' im- 
merge più  profondamente  tra  quei  lobi.  Chia- 
mano questo  setto  processo  falcato^  ovvero 
falce  della  dura  meriinge  ,  che  all'  eminenza 
crociforme  (  N.  i33)  dell'osso  occipite  spie- 
gasi moltissimo  qua  e  là  ,  e  cosi  si  converte 
in  un  altro  setto  ^  posto  quasi  orizzontalmen- 
te, contenendo  un  ampio  forame,  per  cui 
passa  la  midolla  del  cervello,  e  si  fa  conti- 
nua colla  midolla  del  cerebello.  A  quest'  altro 
setto  diedero  il  nome  di  tentorio  ,  il  quale  , 
attesa  la  sua  situazione  ,  costituisce  i  cosi 
phiamati  da  altri  processi  trasversi  della   dtj- 


»97 

ta.  meninge.  Questa  lamina  interna  ancora 
della  dura  meninge  sorge  alquanto  posterior- 
mente alla  sede  inferiore  [nincipalmente  del- 
l'osso occipite,  e  cacciatasi  alquanto  tra  i 
lobi  del  cerebello  forma  iì  picciolo  setto , 'che 
è  la  falce  ,  ossia  il  processo  falcato  uel  ce- 
rebello. Codesti  processi  sostengono  le  parti  , 
alle  cjuali  si  frappor.gono  .  nelle  w.rie  posi- 
zioni del  corpo ,  affinchè  una  noa  resti  com- 
pressa dall'altra  con  danno. 

Seni  Là  dove  questa  lamina  interna  si  se- 
para dalla  esterna,  lascia  dei  piccoli  spazj 
quasi  triangolari,  dati  a  ricever  il  sangue  che 
ritorna  dalle  vene  del  cervello.  Questi  mini- 
mi spazj  ,  ora  comunicanti  insieme^  ora  con- 
tinui e  in  nessun  luogo  interrotti ,  sono  i  seni 
da  noi  già  descritti  (  N.  418  ),  de' quali  quasi 
tutti  il  sangue  per  quelli  che  diconsi  laterali 
spandesi  nella  coda  ,  ossia  bulbo  (  N.  4 1  a  ) 
della  vena  o;iun;olare  interna. 

Certe  glandule ,  di  cui  non  si  sa  ancor 
bene  la  vera  fabbrica  ,  veggonsi  nella  dur^ 
meninge  in  luoghi  incerti,  di  naaìero  paii- 
menti  incerto,  e  di  va«io  volume.  Alcuni  non- 
dimeno le  vogliono  delle  conHobate  :  ma  l'abi- 
to  loro  ,  come  avvertimmo  m  altro  Inogo 
(  N.  443  )  ,  è  tale  ,  che  non  mostra  eviden- 
temente abbastanza  la  strutcura  delle  con- 
globate. 

I  Vasi  arteriosi  ven2;ono  somministrati  dal- 


1' una  e  dall'altra  carotide,  e  dalle  vertebra- 
li: i  venosi  sono  i  seni  poco  fa  accennati, 
alcuni  de'  quali  minori  apronsi  nelle  vene 
vertebrali, 

L'  uso  di  questa  membrana  è  di  vestire 
internamente  il  cranio  ,  e  così  far  le  veci 
del  periostio  interno ,  e  riempire  le  cavità 
minori  del  cranio  stesso,  e  legarle  colle  emi- 
nenze vicine  :  con  che  si  ottiene  che  il  cer- 
vello non  si  possa  muovere,  e  che  quindi  per 
minima  cagione  non  si  offenda. 

695.  L'  Aracrwidea  ,  ovvero  la  lamina 
esterna  della  pia  meninge  ,  è  una  tunica  te- 
nuissima ,  che  agogna  in  certa  maniera  la 
tela  de'  ragni  ,  donde  prese  il  nome  (1).  In 
questa  fa  di  mestieri  conoscere  il  sito^  Y  esten- 
sione ,  la  connessione  ,  le  glandule ,  i  vasi  , 
e  r  uso. 

Sito.  Sta  sotto  la  dura  meninge ,  dalla 
quale  sembra  separata  mediante  principal- 
mente un  vapore^  che  alle  volte  raccogliesi 
in  acqua ,  quando  per  lo  contrario  è  stretta- 
mente attaccata  alla  lamina  interna  della  pia 
menin2;e. 

Estensione.  Spiegasi  per  tutti  quei  luoghi , 


(1)  Se  alcuno  vuole  avere  1'  aracnoidea  per  una  tu- 
nica particolare  ,  e  non  per  una  lamina  esterna    della 
ia  meninge,  come  è  piaciuto  ai  chiarissimi  Winslow» 
idley  ,  ed  altri  j  io  non  contraddirò  al  certo. 


199 

<:lie  sono  occupati  flalla  tliiia  meninge,  ossia, 
per  parlare  più  propriamente,  si  stende  sopra 
il  cervello,  e  le  sue  produzioni.  Quindi  an- 
ch' essa  entro  la  teca  delie  vertebre  larga- 
mente abbraccia  il  funicolo  spinale  come  la 
meninge  dura.  Per  altro  quando  1'  aracnoidea 
arriva  a  quella  parte  di  questo  funicolo ,  che 
chiamasi  coda  di  cavallo  ,  là  certamente 
questa  tunica  è  più  spiegata  che  la  dura  me- 
ringe  ;  poiché  essa  si  caccia  tra  i  fili  che 
compongono  la  coda,  forma  certe  lamette  più 
ampie,  da  cui  questi  fili  sono  legati  tra  loro. 

Connessione.  È  aderente  alla  lamina  interna 
(  vale  a  dire  ,  se  così  piace  ,  alla  dura  me- 
ninole )  quasi  per  ogni  dove  :  imperciocché 
alla  base  del  cervello  trovansi  certi  luoghi  , 
in  cui  questa  tonaca  separata  dalla  lametta 
interna  rappresenta  un  velo  steso  sotto  alcune 
parti  del  cervello  medesimo ,  e  trasferito  da 
una  sede  all'altra.  Inoltre  mercè  il  legamento 
dentìculato,  di  cui  parleremo  poi,  si  connette 
dentro  la  teca  delle  vertebre  colla  lamina 
interna  della   dura   meninge. 

Le  Glandule  sono  le  medesime,  che  abbia- 
mo detto  appartenere  alla  dura  meninge  : 
sembrano  sedere  sopra  la  stessa  aracnoidea  , 
in  quantochè  sono  collocate  tra  le  fibre  di 
queir  involto   che  si   aprono, 

Dei  vasi  nessuno  fino  ad  ora  si  è  vera- 
mente   trovato    in    questa    membrana.    Sarà 


200 


forse  che  questi  vasetti  non  cadono  sott'  oc- 
chio ,  perchè  composta  questa  membrana  so- 
lamente (li  picciolissimi  linfatici?  Vi  furono, 
se  ben  mi  ricordo,  alcuni  uomini  chiarissimi, 
che  cosi  la  pensarono. 

Uuso  forse  è  questo,  ili  confermare  e  so- 
stentare i  vasi  della  lamina  propria  interna  , 
ossia  della  pia  meninge,  i  quali  tra  i  giri 
del  cervello  discendono  con  questa  stessa  me- 
ninge. Per  altro  si  può  riputare  per  una  qual- 
che difesa  del  cervello,  che  garantisca  in  certo 
modo  questo  viscere,  talmente  che  impedisca  , 
che  se  qualche  cosa  siasi  sparsa  sotto  la  dura 
meninge  ,  non  s'  insinui  troppo  facilmente  in 
quei  giri  intestiniformi  del  cervello,  non  sen- 
za qualche  detrimento  della  economia  del 
medesimo. 

696.  La  Pia  Meninge,  ovvero  la  lamina 
interna  di  questa  membrana,  è  un  altro  in- 
volto membranoso  del  cervello,  il  quale  veste 
più  davvicino  la  sostanza  di  questo  viscere. 
Questa  lamina  dagli  Anotomici  consideraca 
mostra  degne  d'osservazione  la  struttura  sua, 
l'estensione,  le  connessioni,  i   vasi,  e  Vaso. 

La  struttura  è  cellulosa,  come  quella  della 
sua  lamina  esterna  ;  con  questa  differenza 
però  che  dove  in  essa  non  si  veggono  vaset- 
ti ,  per  lo  contrario  in  questa  lamina  i  vasi 
tessuti  dentro  sono  evidenti ,  e  copiossissirai- 

L'  estensione     è    un    poco    p'ù    grande    di 


201 


cjuelìa  degli  altri  involti  del  cervello  già  de- 
scritti. Imperocché  non  solamente  si  diffonde 
per  tutti  quei  luoghi ,  per  cui  abbiamo  det- 
to stendersi  la  dura  meninge  ,  e  la  lamina 
esterna  della  pia  ossia  l'aracnoidea  ;  ma  inol- 
tre forma  certi  piccioli  setti  composti  dalla 
doppia  lametta  cacciati  tra  quei  rivolgimenti 
del  cervello ,  che  sono  rappresentati  dai  giri 
intestiniformi  del  cervello  medesimo ,  sì  anco- 
ra tra  le  lamette  trasverse  del  cerebello;  an- 
zi questa  meninge  trapassa  il  cordone  spina- 
le ,  poiché  lo  divide  quasi  in  due  colonnette, 
e  veste  di  piia  le  cavità  interne  del  cervello, 
e  i  collicelli  ,•  esce  finalmente  dai  forami  del 
cranio  ,  e  non  solamente  involge  i  nervi ,  ma 
s'  insinua  ancora  nella  loro  sostanza. 

Le  connessioni  di  questo  involto  parte  si 
fanno  colla  di  lui  lamina  esterna,  come  poc'an- 
zi abbiamo  avvertito  ,  parte  colla  sostanza 
del  cervello  ,  del  cerebello ,  e  del  cordone 
spinale.  Dentro  il  cranio  ancora  è  attaccato 
colla  dura  meninge  per  mezzo  delle  vene  del 
cervello,  le  quali  si  aprono  nei  già  descritti 
seni   di   questa  meninge. 

I  vasi  arteriosi  vengono  dalle  carotidi  in- 
terne e  dalle  vertebrali  :  le  vene  vanno  ai 
seni  della  dura  meninge  ,  e  da  questi  alle 
giugolari  interne  per  la  massima  parte ,  sì 
ancora  alle  vertebrali. 

L'  uso    della  pia    Meninge  principale  si   è 


202 


di  condurre  i  vasi  sanguigni  nel  cervello,  di 
ordinarli  ,  e  quasi  distribuirli  pei  suoi  vatj 
rivolgimenti,  aperture  ,  collicelli,  e  recessi. 

Ò97.  Contemplando  gli  Anotoraici  il  cer- 
vello ,  ne  osservano  la  figura  ,  la  divisione  ; 
la  sostanza  esterna  ,  e  interna  ;  il  Corpo 
calloso;  il  Setto  lucido-,  la  Fornice;  ì  Ven- 
tiìcoli  ;  i  Plessi  coroidei  ;  i  Corpi  striati  ;  ì 
Talami  dei  nervi  ottici;  le  Eminenze  quadri- 
gemine^  la  Valvula  grande;  V  Infondibolo  e 
gianduia  pituitaria  ;  le  Gambe  dello  stesso 
cervello;  la  Protuberanza  anulare;  la  J//— 
dolla  oblungata  ;  i  Nervi  che  derivano  da 
questa  midolla;  i  Vasi  finalmente  che  s'  in- 
seriscono dentro  lo  stesso  cervello ;,  e  de'  quali 
è  composto ,  e  ne    viene  trascorso. 

La  figura  n  è  ovale  ;  la  di  cui  superficie 
esterna^  e  superiore  e  laterale  è  più  o  meno 
convessa;  e  per  lo  contrario  quella  che  guarda 
*•  in  giù  è  piena  di  seni  e  di  elevatezze.  Raffi- 
gura inoltre  dei  piccioli  intestini  rivoltati 
molte  volte  in  se  stessi ,  che  formano  dei 
giri ,  e  delle  rivolte  che  si  veggono  in  tutta 
la   superficie  convessa  di  questo  viscere. 

Divisione.  11  Cervello  generalmente  consi- 
derato si  divide  in  tre  parti:  in  Cervello  cioè, 
in  cerebello  ,  ed  in  midolla  obi  ungala.  Il 
cervello  poi  propriamente  detto  è  quasi  diviso 
in  due  emisferi  ,  destro  cioè  e  sinistro.  Ogni 
emisfero    è  quasi   composto   di  due  porzioni  , 


203 

clie  dalla  forma  loro  sono  chiamate  lobi  , 
e  si  distinguono  in  anteriore  e  posteriore. 
Nella  faccia  inferiore  poi  tra  questi  lobi  stav- 
vi  una  prominenza  ^  che  da  alcuni  chiamasi 
lobo  medio  ,  e  che  dal  lobo  anteriore  si  se- 
para quasi  per  mezzo  d'  un  certo  solco,  che 
nomasi  fossa  del  Silvio. 

La  sostanza  è  doppia;  esterna  l'una,  e  ci- 
nericcia,  che  chiamasi  corteccia  del  cervello, 
ovvero  sostanza  corticale;  l'altra  interna  , 
bianca,  coerente  colla  corticale,  detta  so- 
stanza  midollare  o  callosa  ,  o  midolla  del 
cervello.  La  massima  parte  o  quasi  tutta  della 
corticale  è  composta  dai  vasi  innumerevoli 
della  pia  meninge  ,  e  dalla  cellulosa  che 
compone  la  stessa  meninge ,  e  questa  molto 
estenuata  :  una  certa  lanugine  formata  di 
minimi  vasetti  ,  e  di  fila  cellulose  moltissime 
dalla  corteccia  si  va  insinuando  nella  midol- 
la per  la  quale  trascorrono  vasetti  rossi.  Qual 
sia  poi  la  fabbrica  interna  di  questa  midolla, 
che  in  moltissimi  luoghi  ha  una  figura  stria- 
ta ,  non  è  per  anco  certo  e  chiaro  abba- 
stanza 5  che  più  non  vi  sia  luogo  a  dubitare. 

5 98.  Il  Corpo  Calloso  è  una  certa  stria 
midollare  grossa  e  lunga  ,  la  quale  sotto  il 
processo  fiilcato  della  dura  meninge  congiugne 
tra  loro  parte  degli  emisferi  .  Imperciocché 
questi  emisferi  anteriormente  più  d'  un  pol- 
lice  sono  separati  un  dall'altro,  e  molto  più 


ao4 

posteriormente.  Per  altro  questa  stria  midot'- 
lare  nasce  qua  e  là  da  un  emisfero  e  dall'al- 
tro ,  e  producendosi  nella  sede  posteriore, 
parte  va  ad  unirsi  colla  midolla  che  inter- 
namente è  adjacente  ai  ventricoli  laterali  del 
cervello ,  parte  poi  si  confonde  colle  gambe 
posteriori  del  fornice,  che  or  ora  veniamo  a 
descrivere . 

599.  Il  Setto  lucido  da  altri  nomato  dia- 
fragma del  cervello ,  continuo  inferiormente 
col  Corpo  Calloso  ,  non  è  altro  che  un  velo 
composto  di  due  lamette  della  midolla  coperte 
esternamente  dalla  pia  meninge  tenuissima , 
che  fanno  una  cavità  angusta  e  lunghetta , 
dentro  la  quale  non  di  rado  contiensi  un'  ac- 
quetta .  La  pelluciilità  di  questo  setto  allora 
si  vede  principalmente  y  quando  separata  di- 
ligentem.ente  e  per  le  lamette  la  sostanza  del 
cervello  ,  fino  al  livello  del  Corpo  Calloso , 
questo  corpo  medesimo  preso  dolcemente  colle 
dita  si  tira  in  su  ,  e  si  mira  contro  un  lume. 

600.  Il  Fornice  parimenti  è  una  stria  mi- 
dollare che  sta  sotto  il  setto  lucido ,  e  con- 
tinua a  questo,  la  quale  nella  sede  anteriore 
principia  come  con  due  gambe  brevissime  che 
si  uniscono  in  una  sola  ;  sotto  le  quali  giace 
trasversalmente  un  funicolo  midollare  grosso 
e  similmente  corto,  il  quale  chiamasi  com- 
messura anteriore  del  cervello  .  Il  fine  di  que- 
sto fornice  si  risolve   parimente  in  due  gam- 


2o5 


be  e  queste  più  lunglie  ma  divergenti^  che 
alcuni  chiamarono  piedi  dell'  ippocampo  ,  al- 
tri più  rettamente  gambe  posteriori  del  for- 
nice ,  per  distinguerle  dalle  prime  ,  le  quali 
abbiamo  già  detto  unirsi  in  una  sola  ,  e  gam- 
be appellansi  posteriori  del  fornice.  Il  Piano 
poi  midollare  che  sta  tra  queste  gambe  di- 
verc^enti  ,  formato  di  fibre  trasversali  nate 
insieme  nella  parte  inferiore,  dalla  sua  figura 
qualunque  chiamasi  psalierio. 

60 1.  Annoveransi  quattro  ventricoli  nel 
cervello.  Sono  poi  piuttosto  aperture  ,  os- 
sia intervalli,  vestiti  internamente  da  una  pia 
meninge  tenuissima  ,  i  quali  non  hanno  sem- 
pre la  medesima  figura  in  tutti.  Quelli  che 
sono  vicini  al  setto  lucido  e  al  fornice  ,  uno 
per  parte  ,  chiaraansi  ventricoli  anteriori ,  o 
ancora  laterali.  L'apertura,  o  piuttosto  quel 
solco  ,  che  è  compreso  dai  talami  dei  nervi 
ottici,  conduce  alla  cavità,  che  costituisce  il 
terzo  ventricolo.  Di  questo  il  lembo  posteriore 
è  fornito  d'  un  cordoncino  midollare  piuttosto 
grosso ,  il  quale  chiamasi  commessura  poste- 
riore del  cervello,  sotto  la  quale  evvi  la  bocca 
iV  un  canaletto  che  va  indietro.  Questo  ca- 
naletto chiamato  acquedotto  del  Silvio  apresi 
nel  quarto  ventricolo,  che  sta  tra  il  cerebello, 
e  la  midolla  oblungata ,  ed  è  coperto  della 
valvula  grande  del  cervello  nella  sede  supe- 
riore, di  cui    parleremo    poi  da  qui  a  poco, 


206 

Quest'ultimo  ventricolo,  che  non  è  mancante 
cV  un  qualche  plesso  di  vasi ,  nel  luogo  infe- 
riore è  solcato;  e  questo  solco ^  attesa  la  sua 
figura  chiamasi  penna  da  scr'were.  Veggonsi 
finalmente  certe  strie  bianchicce  condotte  a 
traverso  dentro  questo  ventricolo,  le  quali 
danno  nascita  al  nervo  molle  acustico. 

602.  I  Plessi  Coroidei  sono  composti  d'  una 
membrana  che  parte  raffigura  un  funicello  , 
che  sta  sul  fondo  dei  ventricoli  principalmente 
laterali,  ne' quali  è  più  grosso,  parte  è  spie- 
gato in  piano ,  per  cui  va  trascorrendo  un 
tessuto  insigne  di  vasetti  ,  d'  onde  n'  è  deri- 
vato il  nome.  Quella  parte  che  somiglia  un 
funicello,  costituisce  i  plessi  coroidei  laterali, 
quella  poi ,  che  è  spiegata  in  una  superficie 
piana  ,  forma  il  plesso  coroideo  medio  ,  ov- 
vero secondo  alcuni  il  velo  vasculoso  del  cer^ 
vello.  Questa  membrana,  che  è  ornata  d'  una 
molta  complicazione  di  vasi,  è  una  produzione 
della  pia   meninge. 

603.  Corpi  Scfiati.  Due  eminenze  si  fanno 
vedere  tra  V  uno  e  1'  altro  ventricolo  laterale. 
Quelle  che  sono  più  grandi ,  e  stanno  ante- 
riormente ,  ed  esternamente,  chiamansi  i  corpi 
striati ,  perchè  sebbene  mostrino  una  superfi- 
cie cinericcia  ,  internamente  però  1'  una  e 
l'altra  sostanza  del  cervello,  la  cinericcia 
cioè  e  la  bianca,  producesi  in  strie  in  guisa 
tale  che  sembri  disposta  a  guisa  di  pettine. 


207 

6o4-  I  Talami  de'  nervi  ottici  sono  quelle 
emii>enze  posteriori ,  e  interne  situate  ne'  me- 
desimi ventiicoli ,  esternamente  midollari,  in- 
ternamente quasi  affatto  corticali.  Questi  ta- 
lami y  ì  quali ,  quando  tagliasi  il  cervello  nella 
sua  sede  ,  si  toccano  vicendevolmente  ,  sono 
separati  da  quella  rima  ,  che  conduce  al  ter- 
20  ventricolo  ;  e  le  pareti  a  se  rivolte  ,  che 
comprendono  la  cavità ,  sono  quasi  sempre 
unite  in  certa  maniera  tra  loro  da  un  tra- 
vicello (i)  midollare.  Una  certa  stria  quasi 
bianca  cerulea,  chiamata  centro  semicircolare 
gemino  ,  mette  per  così  dire  confini  ai  corpi 
striati  ,  e  ai   talami. 

605.  ht  Eminenze  Quadrigemine  s'incontra- 
no accanto  al  terzo  ventricolo.  A  queste  s'  è 
dito  ancora  il  nome  di  natiche  e  di  testicoli 
{  cavato  dalla  loro  figura  qualunque  )  ;  delle 
quali  le  più  grosse  stanno  in  avanti  ;  da 
queste  poi  dipendono  le  ultime  che  sono 
minori. 

606.  Gianduia  Pineale.  Queste  eminenze 
sono  coperte  da  un  plesso  coroideo  spiegato 
in  membrana  ,  cioè  il  plesso  medio  ,  sotto  il 
quale  giace  un  minimo  corpicciuolo ,  cineric- 
cio  ,  al  primo  aspetto  subrotondo,  ma  conico 


(i)  Questo  piccolo  travicello  io  ho  veduto  alle  vol- 
te composto  d'una  sostanza  corticale^ 


ao8 


se  guardisi  più  diligentemente  ,  in  una  base 
bianca  ficcato,  e  in  due  pedicciuoli  midollari 
in  mezzo  circa  la  sede  delle  natiche  della 
midolla  che  sta  sotto.  Questo  corpicciuolo  è 
la  gianduia  pineale  (0  che  dicesi  ancora  co- 
natio. 

607.  Valvula  grande  del  cervello.  Abbia- 
mo detto  che  nel  terzo  ventricolo  si  apre 
r  orificio  dell'acquedotto  del  Silvio.  Quest'ac- 
quedotto ha  il  suo  corso  sotto  le  prominenze 
quadrigemine ,  e  si  apre  nel  quarto  ventri- 
colo. Questa  cavità  è  coperta  superiormente 
da  un  velo  midollare,  che  è  la  valvula  grande 
del  cervello;  cui  per  poter  vedere  fa  di  me- 
stieri di  tagliare  in  lamette  con  somma  dili- 
genza col  coltello,  e  levare  la  parte  anteriore 
e  superiore  del  cerebello ,  arrivare  colla  se- 
zione fino  a  codesto  velo.  Il  tondo  di  questo 
ventricolo  ,  il  (juale  sta  sopra  la  base  del 
cranio  subito  avanti  il  forame  grande  delT  oc- 
cipite ,  è  formato  da  quattro  corpicciuoli  , 
due  olivari ,  e  due  jiiramidali.  Quelli  stanno 
all'esterno  relativamente  a  questi,  i  quali 
posti  interiormente    sono    tra    loro  uniti.  Non 


(1)  Tra  tanti  cervelli  che  ho  disseccati  m' è  acca- 
duto ancora  di  noti  trovare  in  alcuno  verun  vestigio 
né  di  questa  gianduia  ,  ne  de'  suoi  piccioli  piedi  ^  seb- 
bene abbia  mirato  con  occhio  armato  ài  cristallo  il 
plesso  medio  separato  diligentemente. 


20 


mancano  tuttavia  autori,  i  quali  chiamano   I 
piramidali  esterni ,  e  gli  divari  interni. 

Infundibolo  ,  e  Gianduia  Pituitaria  .  Un 
breve  cilindro  ,  cenericcio ,  come  si  vede  ,  e 
pinto  de'  vasi  ,  corrisponde  inferiormente  al 
terzo  ventricolo  ,  un  poco  anteriormente  alia 
congiunzione  de'  nervi  ottici  :  impercioccliè  ac- 
canto a  questa  congiunzione  veggonsi  due  tuber- 
coli rotondimi  piccioli,  bianchi  esternamente, 
internamente  cenericci,  a'quali  s'è  dato  il  nome 
di  eminenze  mammellari ,  attaccate  e  conti- 
nue alle  gambe  del  cervello  ,  di  cui  veniamo 
fra  poco  a  parlare,  avanti  che  queste  si  uni- 
scano insieme.  Che  questo  cilindro  non  abbia 
cavità  si  può  dimostrare  ancora  da  ciò,  che 
se  riempiasi  il  terzo  ventricolo  d'  un*  acqua 
tinta  di  qualche  colore  ,  questo  colore  non 
si  comunica  al  cilindro  chiamato  infundibolo. 
Questo  infundibolo  poi  si  inserisce  in  un  cor- 
picciuolo  gianduloso  ,  che  giace  nella  sella 
equina,  quasi  spungoso ,  di  una  figura  roton- 
detta  ma  alquanto  compressa  ;  e  dicesi  gian- 
duia pituitaria  ,  di  cui  finora  ignorasi    l'uso. 

609.  Gambe  del  ce/vello.  Voltò  il  cervel- 
lo in  guisa  che  la  superficie  inferiore  diventi 
superiore ,  vedesi  tutta  la  midolla  di  questo 
viscere  composta  in  due  grossi  funicoli  fibro- 
si, i  quali  sono  chiamati  gambe  del  cervello; 
prodotti  inferiormente  e  posteriormente  s'ac- 
costano l'uno  all'aUro^  e  frammischiati  colla 

r4.^T£  IV.  14 


2IO 


midolla  che  (3eriva  dal  cerebello  convengono 
in  una  prominenza  generalmente  rotondetta,  la 
di  cui  sostanza  interna  è  disposta  in  strie 
trasversali,  parte  bianche,  e  parte  d'un  co- 
lor cenericcio  smunto. 

6iG.  La  Protuberanza  anulare  ,  la  quale 
chiamasi  ancora  il  Ponte  del  Varolio  ,  è 
quella  elevatezza  poco  fa  accennata  compo- 
sta di  fibre  trasversali  fornita  in  mezzo  alla 
sua  sede  d'  una  certa  fossetta ,  o  sia  legger 
solco  oblungo  ^  a  cui  è  continuo  nella  parte 
inferiore  e  posteriore  un  funicolo  grosso  qua- 
si conico  che  arriva  fino  al  forame  delT  oc- 
cipite. 

6 11.  Midolla    oblungata.   Con   questo   no- 
me   viene    indicato     da    alcuni     tutto    quello 
di  midollare ,    che    nella    parte   inferiore    del 
cervello  dal  principio    del    cervello    medesimo 
si  produce  fino  al    forame    dell'  occipite  ;    da 
altri  poi  chiamasi  solaniTente  quello,  che  gon- 
fio si  vede  dopo  la  protuberanza  anulare,  ed 
è  formato  dai  corpi  piramidali    e    olivari.    Se 
nella  prima  maniera  si  prenda  la  midolla  ob- 
lungata ,  allora  derivano  da  esso    quasi    tutti 
i  nervi  del  cervello  ,  i  quali    come    abbiamo 
fatto  de' vasi,  sono  stati  da  noi  descritti  nella 
prima  parte  del  tomo  secondo  di  queste  Isti- 
tuzioni. 

6 12.  ì\  Cerebello   è  nn  viscere  di  non  pò-» 
gp  più  piccolo  del  cervello  medesimo  ;  in   cui 


21  1 


abbiamo  a  considerare  la  situazione ,  la  fi- 
gura y  la  superficie  ^  la  divisione ,  la  sostan- 
za ^  e  \e  gambe. 

La  situazione  del  cerebello  è  sotto  il  cer- 
vello medesimo ,  il  quale  in  certa  maniera  si 
appoggia  sopra  questo  viscere  nella  sede  del- 
l'occipite,  e  dal  quale  verrebbe  compresso ,  se 
non  lo  impedissero  i  processi  trasversi  della 
dura  meninge  che  si  ritrovano  sotto  il  cer- 
vello medesimo. 

La  figura  generalmente  è  globosa ,  ma 
alquanto  compressa  ,  per  lo  che  la  larghez- 
za supera  un  poco  la  lunghezza. 

La  superficie  alquanto  convessa  rappresenta 
degli  archi  grandi  e  piccioli  disposti  trasver- 
salmente e  in  ordine  quasi  paralello ,  princi- 
palmente nella  parte  superiore;  imperciocché 
lateralmente  questi  archi  sono  meno  trasver- 
sali, e  uno  concorre  nell'altro  in  guisa,  che 
nessuno  può  contarli  ,  e  distinguerli.  Questi 
archi  indicano  come  altrettante  lamette  di 
quella  sostanza,  di  cui  è  composto  il  cere- 
bello ;  e  tra  una  lametta  e  V  altra  si  frap- 
pone più  o  meno  la  pia  meninge  come  tra 
solchi  particolari. 

Divisione.  E  composto  di  due  lobi,  visibili 
abbastanza  nella  parte  posteriore  e  inferiore  ; 
nel  qnal  luogo  si  frammette  alquanto  tra 
questi  lobi  una  certa  falce  derivata  dalla  la- 
metta interna ^della  dura  meninge.  Nella  fac- 


2  I  2 


eia  poi  superiore  e  antefiore  questi  lobi  ven- 
gono uniti  insieme  da  una  certa  grossa  ap- 
pendice vermiforme  della  medesima  sostanza 
coi  cerebello .  Questa  appendice  viene  chia- 
mata verme  del  cerebello ,  e  la  distinguono 
alcuni  in  anteriore,  media,  e  posteriore. 

La  sostanza  parte  è  corticale  e  parte  mi- 
dollare egualmente  che  nel  cervello  Ma  hawi 
questa  differenza  ,  che  quella  ha  maggior  so- 
miglianza alla  midolla  ;  e  1'  una  e  V  altra 
sostanza  è  disposta  in  guisa ,  che  ogni  lobo 
tagliato  per  qualunque  direzione  rappresenti 
bellissimi  arboscelli. 

6i3.  Le  gambe  del  cerebello  sono  fatte  6e\\a. 
midolla  raccolta  in  due  funicoli  più  grossi  , 
quasi  tronchi  di  quegli  arboscelli  di  cui  sem- 
bra composto  il  cerebello  .  Questi  funicoli ,  i 
quali  si  sono  nominati  gambe,  allora  princi- 
palmente si  veggono ,  quando  si  è  aperto  il 
quarto  ventricolo:  nel  qual  tempo  ancora  cia- 
scun funicolo  apparisce  quasi  diviso  in  tre 
porzioni ,  come  altrettante  gambe.  Una  di 
queste  porzioni  ascende  in  quelle  eminenze 
quadrigemine  ^  che  chiamano  testicoli  ;  V  al- 
tra,  e  questa  più  grossa,  concorre  a  formare 
la  protuberanza  anulare;  la  terza  finalmente 
discende  nella  midolla  spinale. 

614.  Midolla  Spinale.  Alla  midolla  oblnn- 
gata  prodotta  fino  al  forame  dell'  occipite  è 
continuo  un  funicolo    al   primo   aspetto  tuttq 


s  1 5 


midollare ,  il  quale   sta  rinchiuso  tra  la  teca 
delle  vertebre.   A  questo  funicolo  poi  sommi- 
nistrò la  Natura  simili  involti  tanto  ossei,  che 
membranosi  ,  come   al    cervello.  Vale  a  dire  , 
]a  colonna  delle  vertebre  è  un  coperto  osseo  ., 
il  quale    internamente  però    è    vestito    d'  un 
robusto  legamento,  che  lega  insieme   tra  loro 
le  vertebre.   Succedono   indi    a    questo  egual- 
mente che  nel  cranio  i  medesimi  integumenti 
nierabranosi  ;  1'  esterno  de'  quali   va  tenacissi- 
mamente attaccato  con  quel  legamento  mem- 
branoso   nel    forame   delT  occipite    fino    circa 
alla  seconda  vertebra  del  collo.  Meritano  per- 
tanto una  descrizione   anotomica  questi   molli 
involti  ;  la  figura  del  cordone  spinale  ;  la  sua 
lunghezza^  la   sostanza;  la  degenerazione  sua 
nella  coda  equina-^  e  finalmente  il  di  lui  uso. 
Involti.    L'  esterno    di    questi ,    che    è    la 
dura  meninge,  raffigura   un  infundibolo  affisso 
al   suaccennato  legamento  nella  sede  superio- 
re ,   nella   restante  parte  inferiore  quasi  libero. 
Dico  quasi»  perchè  tra   il   legamento,   e  l' e-^ 
sterna    superficie    della    dura    meninge    havvi 
qua  e  là  ,  e  mas5Ìmam,ente  posteriormente   una 
qualche  cellulosiià  con   una  specie  di   pingue- 
dine  principalmiente  ne' grassi.  Stendesi  questo 
infundibolo  fino  alla   fine  del  canale  dell'  osso 
sacro,  cacciando  da   se  dei   fili,  che  vanno  ad 
inserirsi   nel   periostio  di   questo    canale,  o^sia 
nel  legamento  che  lega  internamente  le  ver- 


214 

tebre.  Ma  nella  faccia  anteriore  una  breve  e 
quasi  arida  cellulosa  lega  questa  dura  meninge 
ai  corpi  delie  vertebre.  Siegue  la  lamina 
esterna  della  pia  meninge  ^  che  dicemmo 
chiamarsi  aracnoiclea ,  la  quale  nella  parte 
posteriore  della  midolla  spinale  dalla  dura 
meninge  è  libera  in  guisa  ,  che  rappresenta 
un  velo  mediocremente  teso  ,  e  in  certa  ma- 
niera sospeso.  Questa  lametta  si  caccia  tra  i 
nervi  anteriori  e  posteriori  derivanti  dalla  me- 
desima midolla  ,  e  finisce  in  una  o  due  acu- 
tezze infisse  lateralmente  e  internamente  . 
Questa  singoiar  produzione  di  questa  lametta 
chiamasi  legamento  denticolato ,  il  quale  non 
è  egualmente  visibile  per  ogni  dove  .  Fi- 
nalmente la  lamina  interna  della  pia  menin- 
ge ,  o  se  piace,  ristessa  pia  meninge  fiarni- 
ta  per  tutto  di  vasi  più  da  vicino  abbraccia 
la  sostanza  del  cordone  spinale,  come  anco  i 
nervi  che  nascono  dalla  sua  midolla ,  la  qua- 
le anteriormente  abbiamo  detto  dividersi  in 
due  colonnette. 

La  figura  della  midolla  spinale  è  quasi  ci- 
lindrica, ma  alquanto  compressa  dall' avanti 
air  indietro  :   più  grosso  è  questo  cilindro  nel 


(i)  Abbiamo  detto  altrove  (  N.  462  )  che  questo  le- 
gamento proviene  dalla  pia  meuinge ,  perchè  abbiamo 
consideralo  T  aracnoìdea  come  una  lamina  della  pia 
meninge. 


21  5 

collo  che  nel  dorso  ;  dal  che  sì  capisce  che 
questa  midolla  va  accomodandosi  alla  cavità 
delle  vertebre. 

Lunghezza.  Il  Cordone  propriamente  detto 
arriva  sino  circa  alla  prima  vertebra  de"  lom- 
bi. Il  suo  finimento,  per  lo  pili  ristretto, 
fornito  spesse  volte  d'  uno  o  due  corpìcciuoli 
or  rotondetti,  ora  divari,  nascondesi  tra  le 
fila  componenti  la  coda  equina ,  che  presto 
abbiamo  a  descrivere.  Alla  sua  fine  havvi  ag- 
giunte un  filo  piuttosto  lungo  e  molle  pro- 
dotto dalla  lamina  interna  della  pia  menin- 
ge, che  è  affisso  alla  parte  inferiore  del  ca- 
nale dell'osso  sacro  ,  e  da  alcuni  fu  riputato 
indiamente  per  il  nervo  dispari. 

La  sostanza  è  doppia  come  nel  cervello , 
ma  con  questa  differenza,  che  la  midollare 
tiene  V  esterno  ,  essendo  l'interno  occupato 
dalla  corticale  ,  la  quale  tuttavia  suole  esse- 
re d'un  colore  molto  più  dilavato ,  se  si  pa- 
ragoni colla  sostanza  cenericcia  di  tutto  il 
cervello.  Colla  stessa  midollare  sono  continui 
tutti  i  nervi  spinali;  delle  radici  de' quali  » 
come  de'  gang,!) ,  e  nervi  derivati  ,  e  de'  loro 
involti  ancora  abbiamo  già  parlato  nella  Nevro- 
loc-ia  . 

La  coda  equina  è  un  ammasso  di  fila  ner- 
vose ,  che  alla  sede  circa  delle  tre  vertebre 
inferiori  del  dorso  sono  mandate  dal  cordone 
spinale  ,  e  discendono     sino  alla  fine  del  ca- 


2  I  6 

naie  delle    vertebre  a  certa    foggia    come    di 
coda  di   cavallo. 

L'  uso  del  cervello  ,  cerebello ,  e  midolla 
spinale  è  veramente  insigne  ,  ma  non  abba- 
stanza conosciuto  ,  se  parlasi  principalmente 
delle  cavità  ,  solchi  ,  intervalli  ,  colletti  ,  ed 
altre  elevatezze  ^  e  di  altre  cose  ,  che  come 
abbiamo  veduto,  osservansi  nel  cervello  ,  e 
nel  cerebello.  Egli  è  per  altro  ceito  ,  e  co- 
nosciuto ,  che  la  sostanza  midollare  di  tutte 
queste  parti  in  nessun  luogo  ornata  di  tubi, 
è  continua  con  tutti  ,  e  singoli  nervi  ,  che 
vnnno  disperdendosi  per  tutto  il  corpo  ;  e 
che  questi  nervi  indi  derivati  servono  non 
tanto  al  senso  quanto  al  moto  di  moltissime 
parti  ;  e  che  finalmente  danno  forza  ,  e  ro- 
bustezza a  quelle  parti,  per  le  quali  sono 
disseminati, 

6if>.  Air  or£»;ano  AtW  Odorato  serve  il  na- 
SO ,  nel  quale  s'  hanno  a  considerare  le  parti 
esterne,  e  le  interne.  Le  esterne  sono  il  Naso 
propriamente  detto;  le  interne  poi  quelle  che 
con  nome  generale  chiamansi  Narici. 

6i6.  11  Naso  è  composto  di  comuni  inte- 
gumenti, di  muscoli,  di  ossa,  e  di  cartila- 
gini. Abbiamo  già  parlato  a  suo  luogo  degli 
integumenti ,  delle  ossa  ,  e  de'  muscoli.  Ve- 
niamo ora  dunque  a   parlare  delle  cartilagini. 

Cartilagini.  Vario  è  il  numero  di  queste 
secondo  la  varietà    dei  soggetti ,  e  forse  an-« 


ai  7 

Cora  secondo  il  vario  opinar  degli  Autori.  Più 
tomunemente  però  se  ne  stabiliscono  cinque, 
e  tante  sogliono  essere  per  1'  ordinario.  Una, 
e  questa  la  principale  ,  tiene  il  luogo  di 
mezzo  ,  ed  è  continua  colle  parti  interne  del 
naso ,  cioè  col  setto  che  divide  le  narici  in 
due  cavità ,  destra  e  sinistra  :  le  quattro  , 
che  restano ,  stanno  due  per  parte  ai  lati  ; 
e  due  di  queste  in  avanti ,  e  due  di  dietro. 
A  queste  cartilagini  stanno  tramezzo  certi 
quasi  frammenti  della  medesima  natura,  ine- 
guali nella  grandezza ,  nella  figura ,  e  nel 
numero  ;  i  quali  tutti  però  sono  tra  loro  in- 
sieme  uniti  per  mezzo  del  pericondrio  princi- 
palmente, e  per  mezzo  ancora  degli  integu- 
menti, tra  la  sostanza  de' quali  sono  seminati 
moki  follicoli  sebacei. 

617.  Le  Narici  sono  due  cavità  piuttosto 
ampie  ,  comprese  in  avanti  dal  naso  propria- 
mente detto,  e  nelle  quali  apronsi  dei  seni, 
e  dei  recessi  particolari  futi  per  accrescere 
la  capacità  loro.  Meritano  da  notarsi  in  queste 
la  divisione'^  i  forami.,  i  peli;  le  prominenze '■i 
i  seni;  la  membrana  che  investe;  le  glandu^ 
le;  i  canali  comunicanti  colle  narici  medesi- 
me :   i   vasi ,  i  nersfi  ^  ^   V  uso. 

Divisione.  Abbiamo  già  accennato ,  che  le 
narici  sono  due  cavità,  perchè  tutta  la  cavità 
principale ,  che  sopra  il  palato  osseo  vien 
formata  dalle    ossa  mascellari    principalmente 


2l8 


e  dalle  palatine,  dall'  alto  al  basso  sì  dlvicìe 
in  due  eguali  tra  loro  per  V  ordinario.  Que- 
sto si  fa  dal  setto  poco  fa  accennato ,  che 
nella  sede  posteriore  è  osseo,  nelC  anteriore 
poi  cartilaginoso.  La  parte  ossea  si  fa  dal- 
l' osso  del  vomere  (  N.  i53  )  ,  e  da  quella 
lametta  ,  che  internamente  producesi  dalla 
cresta  di  gallo  per  l'esso  etmoideo  (N.  141); 
la  cartilaginosa  poi  compie  quella  cartilagine 
media  e  principale  dello  stesso  naso,  la  quale 
abbiamo  ricordato  di  sopra. 

Forami.  Ciascuna  di  queste  cavità  è  forni- 
ta d'  un  doppio  forame  ,  uno  anteriore,  l'al- 
tro posteriore .  I  primi  due  forami  apronsi 
nella  faccia  ,  e  finiscono  al  setto  ,  e  alle 
pinne  del  naso  ;  i  posteriori  ,  e  questi  lun- 
ghetti piuttosto  e  grandi,  sboccano  nelle  fatt- 
oi subito  sopra  le  ossa  palatine.  Formano  in- 
sieme come  un  canale  ;  onde  tra  i  due  fora- 
mi di  ciascun  lato  evvi  libera  comunicazione. 

F'eli.  1  forami  posteriori  sono  forniti  di 
peli  (  chiamati  vibrisse  )  i  quali  corre  opi- 
nione comune  che  servano  a  frenare  in  certa 
maniera  l' effluvio  del  muco  ,  e  impedire  la 
strada  agli  insetti  ,  che  volessero  entrare.  Ma 
nel  sesso  femminile  havvi  appena  una  qualche 
lanugine  cortissima  invece  delle  vibrisse ,  da 
cui  in  vano  forse  si  potrebbero  aspettare  i 
medesimi  vantaggi. 

Prominenze .    Quel    canale ,    che    dicemmo 


219 

esser  aperto  con  doppio  forame  ,  uno  in 
avanti  ,  l'  altro  indietro ,  viene  interrotto  da 
quattro  elevatezze  lunghetie  ,  e  trasversali  . 
Di  queste  due  sono  inferiori ,  e  due  superiori. 
Queste  prominenze  appartengono  alle  ossa 
turbinate  ossia  spungose ,  che  abbiamo  già 
descritto  (  N.  142.  146),  e  vestite  dalla 
membrana  olfattoria  accrescono  non  poco  la 
superficie  dell'  organo  dell'  odorato. 

Seni.  La  cavità  principale  delle  narici  di- 
visa in  due  dal  setto  comunica  con  altre  ca- 
vità ,  che  scolpile  sono  in  alcun*  ossa  che  vi 
stanno  attorno.  Seni  sono  chiamate  queste 
cavità,  perchè  si  aprono  nelle  narici  con  uno 
stretto  forame,  che  riguardo  alia  capacità 
del  seno  è  molto  picciolo.  Han  preso  il  no- 
me loro  dalle  ossa  in  cui  queste  cavità 
stanno  scolpite;  e  perciò  chiaraansi  seni  fron- 
tali (  N.  i3o),  sfenoidei  (N.  T40  ),  etmoi- 
dei  (  N.  14 0'  ^  4"^'^  ^°"^  piuttosto  celet- 
te  che  seni  ,  e  mascellari,  essi  pure  dati  ad 
accrescere  la  superficie  dell'  organo. 

La  Membrana,  che  veste  tutte  le  cavità 
delle  narici,  è  continua  alla  cute  e  alla  cuti- 
cola, la  quale  esternamente  si  stende  sopra 
il  naso  ,  internamente  sopra  la  cavità  della 
bocca.  Sembra  come  una  cute  degenerata, 
perchè  è  rossiccia,  polposa  e  spungosa  sensi- 
bilmente più  che  la  cute  propriamente  detta. 
È  chiamata  membrana  Schneideriana  dal  su© 


220 

inventore ,  pituitaria  poi ,  o  olfattoria  ckl 
muco  che  separa  e  die  la  unge  ,  e  dall'  of- 
ficio di  odorare  .  Non  ha  eguale  grossezza  e 
colore  dappertutto;  imperciocché  è  un  po'  più 
grossa  e  rossetta  ,  dove  veste  il  setto  ,  e  te 
ossa  turbinate  ;  sottile  poi  e  bianca  si  fa  nel 
vestire  i  seni ,  e  le  cellette  dell'  osso  cribri- 
forme .  Ella  è  r  organo  principale  dell'  odc>- 
rato  . 

Glandiile.  Oltre  i  follicoli  sebacei  ricordati 
di  sopra ,  che  sono  nella  cute  che  copre  la 
parte  mobile  del  naso  non  mancano  certi  seni 
mucosi,  e  dei  follicoli  nella  membrana  pitui- 
taria ,  i  quali  somministrano  un  rauco  che  si 
mischia  con  quello  che  trassuda  dalle  narici. 
Sono  più  sensibili  in  quella  parte  di  mem- 
brana pituitaria  ,  che  copre  il  setto,  e  le  os- 
sa turbinate,  che  altrove.  N«;lla  membrana 
dei  seni  veggonsi  i  follicoli  abbastanza  sensi- 
bili per  mezzo  del  Microscopio . 

I  Canali  comunicanti  colle  narici  sono  quel- 
li ,  che  mettono  un  umor  lacrimale  dentro 
nelle  narici .  Imperciocché  dal  fine  di  quel 
solco,  che  havvi  nelle  ossa  dell' unguis,  prin- 
cipia un  altro  solco  (  N.  145  )  scolpito  nel- 
l'apofisi  nasale  superiore  dell'osso  mascellare, 
per  cui  scorre  un  canale  membranoso ,  che 
insieme  colla  parte  ossea  hanno  chiamato  ca- 
nale nasale  y  e  il  quale  sbocca  entro  le  narici 
sotto  la  connessione  dell'  osso  turbinato  infe- 


22  I 


fiore  coli*  osso    mascellare.    Porta    le  lagrime 
in   queste  cavità. 

I  vasi  arteriosi  derivano  dalle  carotidi,  i 
venosi  portano  il  sangue  ai  rami  delle  giugo- 
lari  esterne.  I  nervi  poi  sono  somministrati 
alle  narici  dal  primo  pajo  ,  ovvero  olfattorio, 
il  quale  si  disperde  per  le  sole  narici  ;  sì  an- 
cora dal  primo  e  secondo  ramo  del  quin- 
to pajo. 

L'  uso  del  naso  è  di  odorare ,  dar  adito 
air  aria  che  esce  ,  e  entra  pei  polmoni  ,  e 
temperare  talvolta  il  troppo  freddo  dell'  aria 
medesima  col  muco  che  va  separando  più  o 
meno  ,  tener  umida  la  membrana  pituitaria  , 
affinchè  sia  atta  a  ricevere  gli  effluvj  odoro- 
si ,  servire  alla  voce  ,  conciosiacosachè  l'  aria 
sonora  che  sorte  dalla  glottide  venga  a  di- 
verse foggie  temperata  dentro  le  cavità  delle 
narici  ,  finalmente  di  ricevere  l'  umor  lacri- 
male,  che  per  il  canale  nasale  fluisce  e  di- 
scende nelle  narici. 

6i8.  Lo  stromento  del  vedere  è  VOcchio, 
di  cui  ognuno  sa  la  situazione,  il  numero,  e 
r  uso.  Essendo  poi  grande  la  composizione  di 
questo  organo ,  quindi  per  chiarezza  sogliono 
dividersi  le  sue  parti  in  esterne,  e  interne.  A 
quelle  appartengono  le  ossa  componenti  l'or- 
bita; i  muscoli^  le  sopracciglia',  le  palpebre; 
i  tarsi  ;  la  membrana  adnata  ;  le  glandw 
(e  i  le  vie  lacrimali.  Alle  incerne  poi  appar- 


222 


tiene  il  bulbo  dell* occhio,  che  è  composto  di 
membrane  contenenti  degli  umori  ,  cioè  della 
sclerotica  ,  della  cornea  ^  della  coroidea^  del- 
l' orbicolo  cigliare  ,  dell'  iride  ,  del  legamento, 
ovvero  corpo  cigliare,  e  dei  processi  del  me- 
desimo nome  ,  della  rc:tina  ,  della  zona  ossia 
corona  cigliare  ,  dell'  umore  acqueo  ,  della 
lente  cristallina  ,  del  corpo  vitreo ,  e  fialmen- 
te  tutto  r  occhio  è  seminato  di  vasi,  e  di 
nervi. 

619.  Le  ossa  costituenti  l'orbita  quali  e 
quante  sieno  si  è  da  noi  spiegato  (N.  1 84)  ; 
e  similmente  (ai  N.  353;  354;  3^^)  abbia- 
mo descritti  i  muscoli ,  che  servono  a  muo- 
vere le  sopracciglia ,  le  palpebre ,  e  il  bulbo 
dell'  occhio. 

620.  Le  sopracciglia  sono  i  due  archi  che 
stanno  sopra  il  lembo  superiore  dell'  orbita 
ornati  di  peli  più  o  meno  spessi  e  lunghi,  e 
dalla  cute,  sotto  la  quale  havvi  una  mem- 
brana grassa  principalmente  verso  le  parti 
del  naso.  I  peli  disposti  a  loggia  d'  embrice 
colla  loro  punta  sono  per  la  maggior  parte 
ordinariamente  piegati.  Gli  stessi  jirchi  poi 
pelosi  dove  guardano  il  naso  sono  più  spie- 
gati, onde  questa  parte  delle  sopracciglia  dicesi 
capo,  mentre  l'altra  estremità,  che  è  più 
sottile  chiamasi  la  coda.  Servono  a  moderare 
la  troppa  luce  quando  s'abbassano,  avvici- 
nandosi r  un   air  altro ,   e  a  impedire  inoltre 


che  non  entri  nelT  occhio  il  sudore  che  scorre 
^alla  fronte. 

621.  Le  palpebre  sono  parti  mobilissime  , 
(lue  per  parte,  che  servono  a  coprire  il  bul- 
bo del)'  occhio.  Queste  o  chiuse  o  aperte  che 
siano,  fanno  un'apertura,  ovvero  un  solco  ,1 
di  cui  estremi  fanno  un  angolo  chiamato  an- 
cora canto  ;  uno  interno  e  più  grande  , 
esterno  l'altro  e  minore.  Sono  composte  dal- 
la cute  ,  tanto  da  quella  che  discende  dalle 
sopracciglia  ,  quanto  da  quella  che  sorge  dal- 
le guance  ,  secondochè  trattasi  o  della  pal- 
pebra superiore  ,  o  di  quella  inferiore.  Que- 
sta cute  poi  passati  i  lembi  dell'  orbita  mol- 
to assottigliata  ,  e  arrivata  all'  apertura  ,  o 
rima  poco  fa  accennata,  si  riflette  in  se  stes- 
sa air  interno  ,  e  arriva  fino  ai  lembi  ,  per 
poi  da  questa  sede  stendersi  sopra  il  bulbo 
dell'  occhio.  Tra  le  lamette  di  questa  cute 
riflessa  stanno  collocati  i  già  descritti  mu- 
scoli delle  palpebre  ,  e  alcune  cartilagini  ,  e 
glandule.  Dal  lembo  delle  palpebre  sortono 
dei  peli ,  che  si  chiamano  le  ciglia  ;,  piegati 
in  leggier  arco  in  guisa  tale  che  colla  con- 
vessità loro  si  guardino  vicendevolmente  ,  i 
quali  allontanano  dall'  occhio  una  troppa  lu- 
ce o  separatamente ,  ovvero  insieme  colle  so- 
pracciglia e  colle  palpebre  più  o  meno  chiu- 
se ,  mentre  intanto  il  lagrimale  umore,  muo- 
vendosi le  palpebre,  vien  determinato  alfan-. 
golo  interno  dell*  occhio. 


622.  Tarsi.  Tra  le  accennate  lamette  della 
cute  ,  le  quali  formano  le  palpebre  ,  anzi  al 
lembo  di  esse  evvi  una  tenera  cartilagine  , 
detta  tarso ,  per  accomodarsi  alla  convessità 
del  bulbo.  Codeste  cartilagini  ,  di  cui  I3  su- 
periore è  più  larga  ,  furonci  date  dalla  na- 
tura perchè  tenessero  tesa  la  cute  ,  e  bene 
unita  una  palpebra  coli'  altra  ,  atììncbè  tra 
il  sonno  non  abbia  strada  la  luce  all'interno 
dell'  occbio. 

623.  Membrana  Adnata.  La  pagina  interna 
delle  palpebre  è  anloriormente  attaccata  al 
bulbo  deir  occhio ,  e  a  questo  vi  si  stende 
sopra  ,  e  quindi  congiunge  le  palpebre  col 
bulbo  medesimo.  Cosi  viene  a  formare  come 
lin  integumento  particolare,  che  dal  surrife- 
rito officio  chiamasi  membrana  adnata  ,  o 
congiuntiva.  Molto  più  poi  merita  quest'  ul- 
timo nome,  perchè  all'angolo  interno  dell' oc- 
chio fa  una  piega  simile  alla  Luna  che  cre- 
sce ,  colla  convessità  rivolta  verso  il  naso  , 
mercè  la  ((uale  la  palpebra  superiore  si  con- 
giunge air  inferiore.  Questo  quasi  legamento 
delle  palpebre  dicesi  comunemente  membrana 
semilunare  ;  la  quale  internamente,  vale  a 
dire  vicino  al  naso ,  ha  un  corpicciuolo  a 
guisa  fatto  d'  un  granello,  composto  della 
adnata  ,  di  follicoli  sebacei  ,  e  dei  piccioli 
bulbi  dei  peli  che  non  di  rado  spuntano  da 
esso,  il  qual  corpicciuolo    suol  chiamarsi  ca^ 


325 


runcula  lagrìmale.  Sembra  questo  ritardare  in 
quel  luogo  le  lagrime,  affinchè  esse  vengano 
più  facilmente  assorbite  dai  punti  lacrimali , 
che  presto  ci   faremo  a  descrivere. 

Clandule.  Collocò  la  natura  una  maggior 
copia  di  follicoli  sebacei  tra  il  tarso ,  e  la 
lamina  interna  di  ciascuna  palpebra  ,  anzi 
vicino,  alla  estremità  della  palpebra  medesima. 
Questi  follicoli  sono  disposti  a  guisa  di  inte- 
stini ,  e  col  sevo  che  mandano  dalle  loro 
boccucce,  che  mescolar  si  deve  colle  lagrime, 
servono  a  moderar  l'  attrito  ,  che  recherebbe 
molestia  dal  continuo  movimento  delle  palpebre. 
La  maggior  gianduia  poi  ,  e  questa  dell'  or- 
dine delle  conglomerate  (detta  lacrimale  dal- 
l' umore  che  separa  )  sta  entro  V  orbita, 
ma  superiormente  all'angolo  esterno  delT  oc- 
chio ,  la  quale  apre  internamente  nella  pal- 
pebra superiore  uno  o  due,  e  talvolta  ancora 
tre  condotti  escretorj. 

Vie  lacrimali.  \S  umore  separato  dai  folli- 
coli sebacei  e  dalla  gianduia  lagrimaie  fram- 
mischiato con  quello  che  trassuda  incessante- 
mente da  tutta  l'adiiara  col  moto  delle  pal- 
pebre vien  cacciato  all'  angolo  interno  del- 
l' occhio.  Ambedue  le  palpebre  poi  avanti  ivi 
di  convenire  in  quest'  angolo  ,  sembrano  se- 
anate  da  una  piccola  macchia  negra  ,  che 
rassomiglia  perfettamente  a  un  punto  :  quin- 
di è  avvenuto  che  quelle  macchie  si  sono  no- 

PA^TE    IV.  l5 


2.2  6 


minate  punti  lagrimalL  Questi  punti  non  so- 
no altro  che  l'  orificio  cV  un  canaletto  che 
scorre  dentro  la  sostanza  delle  palpebre  ver- 
so il  naso.  L'  un  e  V  altro  canaletto  avvici- 
nandosi nel  decorso  al  suo  compagno  apresi 
in  una  borsetta  membranosa  che  trovasi  nel 
solco  dell'osso  uno;uis,  e  nelle  sue  vicinanze, 
alla  quale  borsetta  s'  è  dato  il  nome  di  sac- 
co lacrimale.  È  continuo  con  questo  sacco 
un  picciol  tubetto  membranoso  chiuso  dentro 
il  canale  nasale  poco  fa  descritto  ;  il  quale 
subito  dopo  la  connessione  dell'osso  turbinato 
inferiore  coli'  osso  mascellare  distilla  dentro 
le  narici  V  umore  che  contiene. 

624.  Il  Bulbo  dell'occhio  nella  sua  mag- 
gior parte  contenuto  nella  cavità  dell'orbita, 
presidiato  da  pinguedine,  che  serve  ad  ungere 
i  muscoli ,  i  vasi ,  e  i  nervi  che  contenuti 
sono  neir  orbita,  rappresenta  generalmente 
nn  iilobo  ,  il  di  cui  diametro  trasverso  è  mi- 
nore  di  quello  che  si  può  condurre  da  in 
avanti  all'  indietro  ,  ed  è  composto ,  come 
abbiamo  detto  ,  dalla  membrana  Adnata  , 
dalla  Sclerotica,  dalla  Cornea,  dalla  Coroi- 
dea, AaAV  Orbicolo  Cigliare,  dal  Legamento  e 
dai  processi  del  me-desimo  nome ,  dall'  Iride , 
dalla  Retina,  dal  Nervo  ottico,  dall' f/wor 
acqueo,  òa\  Corpo  Vitreo,  dalla  Lente  cristal- 
lina, e  finalmente  da  una  membrana  partico- 
lare, la  quale  chiamasi  Zona  0  Corona  Cigliare. 


22 


7 


Sa 5.  La  Sclerotica  (  poicliè  dell'  Àclnata 
abbiamo  già  parlato  )  è  il  più  denso,  il  più 
robusto  integumento  dell'  occhio,  e  «questo 
proprio  ed  opaco  ,  che  non  è  dappertutto 
di  uguale  grossezza:  imperciocché  rifila  sede 
anteriore  principalmente  la  sclerotica  va  assot- 
tigliandosi ,  anzi  al  fine  del  bianco  degli  oc- 
chi muta  quasi  natura ,  inquantochè  si  fa 
prominente  in  un  segmento  diafano  d'  una 
sfera  minore,  il  quale  chiamasi  poi  la  Cornea, 
composta  di  varie  lamette  incollate  insieme  , 
la  quale  dà  il  passaggio  ai  raggi  della  luce^ 
e  gli  inflette  in  guisa  che  possano  entrare 
nell'  interno  dell'  occhio.  Vengono  indicati  in- 
ternamente i  limiti  della  cornea  e  della  scle- 
rotica continua  da  un  certo  picciolo  solcò  cir- 
colare. La  sostanza  della  sclerotica  poi  è  cel- 
lulosa ,  e  viene  accresciuta  la  grossezza  di 
questa  col  loro  proprio  tendine  inserito  e 
immedesimato  dai  quattro  muscoli  retti  degli 
occhi  (  N.  355  ),  a'  quali  devesi  ciò  ,  che 
chiamasi  bianco  deW  occhio  ,  da  alcuni  poi 
albiiginea.  Finalmente  alla  sclerotica  si  unisce 
posteriormente  il  nervo  ottico,  dal  quale  è 
trapassata  ,  e  di  cui  1'  integumento  esterno 
derivato  dalla  lamina  interna  della  dura  me- 
ninge viene  legato  alla  sclerotica  stessa  eoa 
certi  quasi  piccioli  freni.  Determina  la  gran- 
dezza dell'  occhio  ,  e  difende  le  parti  in- 
terne . 


22 


8 


626.  La  Coroidea  h  il  secondo  intf=2;umento 
membranoso  del  bulbo,  e  questo  per  ordinario 
negli  uomini  di  un  colore  scuro,  pieno  d'  in- 
numerevoli vasi  ,  come  il  nome  lo  dimostra  ; 
è  attaccato  alla  sclerotica  mediante  molti  va- 
setti ,  e  principalmente  per  mezzo  della  pia 
meninge j  la  quale  dopo  aver  formato  l'inte- 
gumento interno  del  nervo  ottico ,  spiegasi 
dentro  il  bulbo,  e  lega  la  sclerotica  colla  co- 
roidea. E  ancora  coerente  nella  faccia  interna 
con  un  certo  quasi  integumento  mucoso ,  il 
quale  forma  come  un'  altra  lametta  interna 
della  coroidea  .  In  questo  muco  risiede  il  co- 
lore proprio  della  coroidea  ,  e  nominasi  mem- 
brana RuiscJtiana  dell  occhio.  Principia  la 
coroidea  al  fondo  dell'occhio;,  dove  si  unisce 
il  nervo  ottico  al  bulbo:  imperciocché  ivi  un 
certo  orbicolo  membranoso  traforato  da  pic- 
ciolissimi  meati  a  foggia  di  crivello  sta  all'in- 
gresso di  questo  nervo ,  le  di  cui  fibre  mi- 
dollari si  fanno  strada  per  quei  meati  ,  per 
ispiegarsi  poi  subito  nella  retina.  Il  fine  di 
questo  involto  è  in  quel  solco  circolare  ,  che 
abbiamo  detto  mettere  i  confini  internamen- 
te tra  la  sclerotica  e  la  cornea.  Serve  a  con- 
durre ,  e  a  tener  sodi  molti  vasi  ,  e  questi 
vorticosi,  che  si  portano  per  l'interno  del- 
l' occhio  ,  e  a  soffocare  col  suo  color  scuro 
ì  ra^yo-i  della    luce ,  affinchè    riflessi  non  tur- 

DO 

bino  la  vista. 


22T 


39 

627.  Orbicolo  cigliare.  Il  fine  della  coroi- 
«3ea  ,  di  cui  abbiamo  ora  parlato  ,  vien  notato 
da  un  certo  bianco  tessuto  cellulare  o  piut- 
tosto spungoso,  il  cjuaie  è  aderente  a  tjuel 
solco  anulare  poco  fa  accennato,  e  attesa  la 
sua  figura  dicesi  orbicolo  cigliare.  L'officio  di 
questo  è  di  tenere  nella  propria  sede  la  co- 
roidea ,  il  legamento  cigliare  ,  e  1'  iride  ,  di 
che    veniamo    tosto    a   parlare. 

628.  Lemmento  cioliare  La  coroidea  me- 
desima  internamente  ,  alla  distanza  circa  d'una 
linea  dall'  orbicolo  cigliare  ,  sembra  farsi 
grossa,  e  disporsi  la  sua  grossezza  in  pieghe 
eminenti,  e  a  raggi,-  le  quali  tenacemente 
attaccate  a  un  certo  muco  che  vi  sta  sotto 
spiegato  in  ispecie  d'una  membrana,  incre- 
spano questo  in  solchi  a  raggi  ,  negri,  te- 
Buissimi,  e  che  così  fjwihnente  )ion  si  ponno 
cancellare  ..  Quella  grossezza  forma  il  lava- 
rne rito  y  ossia  Corpo  Cigliare;  le  pieghe  poi 
sono  i  processi  cigliarla  de' quali  le  estremi- 
tà anteriori  s'appoggiano  soltanto  al  leml^o 
della  lente  cristallina;  e  la  sostanza  de' quali 
è  solamente  cellulare  e  vascolosa.  Servono  a 
unire  non  senza  qualche  fermezza  in  questa 
sede  la  tunica  coroidea  colla  retina  ,  e  col 
corpo  vitreo  che  v' è  sotto,  siccome  quelli 
che  innestano  i  solchi  alla  membrana  del 
corpo   vitreo 

629.  L'  [ride  è  una    membrana    in  avanti 


23o 


liti  poco  coTivessa,  tesa  sotto  l'arco  della  cor- 
Dea  j  la  quale  ha  quasi  nel  centro  un  fora- 
me ,  a  cui  si  dà  il  nome  di  pupilla.  Questo 
lorame  nei  feti,  di  sette  mesi  ancora j,  è  chiuso 
da  una  certa  membrana  d'un  color  cenericcio  , 
e  fornita  di  vasi  smunti.  Per  altro  V  Grippine 
dell'Iride  è  dal  lembo  anteriore  dell' orbicolo 
cigliare,  a  cui  si  unisce  mediante  vasi,  e  fila 
cellulose.  Viene  ind'rcata  questa  origine  da  un 
picciol  solco  anulare,  quasi  da  una  linea  ne- 
griccia.  Da  questa  sede  spiegasi  una  membrana 
per  ogni  dove  pinta  di  strie  colorite  ,  d'  onde 
prese  il  nome  di  Iride ,  e  arriva  al  lembo 
della  pupilla;  dove  riflettendosi  internamente 
ritorna  in  se  stessa.  Quindi  l' Iride  è  compo- 
sta d'  una  doppia  lametta,  una  anteriore,  e 
fornita  di  vario  colore  secondo  i  varj  sogget- 
ti ;  r  altra  posteriore  unta  da  un  fosco  umor 
mucoso,  che  chiamasi  uvea.  Per  questa  mem- 
brana vanno  seminandosi  molti  vasi  comuni 
alle  altre  parti  del  bulbo,  tortuosi,  e  intrec- 
ciati di  nervetti  ,  e  de'  minimi  punti  negri  ; 
r  origine  principale  di  que'  vasetti  si  è  da 
un  certo  circolo  vascoloso  ,  che  scorre  sotto 
il  legamento  cigliare.  La  pupilla  si  restringe 
in  una  viva  luce  ,  e  mentre  miriamo  oggetti 
vicini;  allargasi  per  lo  contrario,  se  guar- 
diamo oggetti  lontani ,  o  a  una  luce  debole. 
Ma  nessuno  per  anco  ha  scoperto,  se  voglia- 
mo confessar  il  vero,  quelle  fibre  particolari, 
da  cui  ripetere  (jaesto  doppio  moto. 


2  3  I 


63o.  La  Retìua  è  lo  spiegamento  della 
midolla  del  nervo  ottico  in  guisa  di  membra^ 
Ila  ,  la  cjual  midolla  è  sostentata  da  una  te- 
nuissima  cellulosa,  e  sembra  finire  airorigice 
circa  de' processi  cigliari.  Passato  questo  luo- 
go ,  deposta  avendo  la  sostanza  midollare  va 
fino  al  lembo  della  lente  cristallina.  Questa 
è  il  terzo  integumento  deli'  occhio  e  il  più 
intimo  di  tutti ,  il  cjuale  internamente  dove 
sottostà  alla  coroidea,  rappresenta  un  leggiero 
ed  eguale  capecchio  ;  fibroso  è  poi  interna- 
mente dove  s'  appoggia  al  corpo  vitreo.  In 
questa  faccia  vi  scorrono  dei  vasetti  ros- 
si ,  che  sono  discendenze  dell'  arteria  cen- 
trale (N.  4*^4)  ^  della  vena  compagna  deri- 
vata dalla  giugolare  esterna.  E  1'  organo  pri- 
mario della  vista. 

63 1.  Il  Nervo  Ottico^  dì  cui  abbiamo  già 
parlato  altrove  (N.  4^7)  passato  l'osseo  fo- 
rame ottico,  è  circondato  dalla  lamina  interna 
della  dura  meninge  ,  e  dalla  pia  meninge 
ancora.  Quella ,  come  abbiamo  già  notato  , 
s'inserisce  colla  sclerotica;  questa  poi  non  so- 
lamente veste  davvicino  la  polpa  ossia  mi- 
dolla del  nervo ,  ma  manda  ancora  molte 
lamette  ,  le  quali  fanno  delle  cellette  ,  entro 
le  quali  contiensl  la  midolla.  Quando  poi  il 
nervo  è  ben  vicino  al  bulbo  dell'occhio,  si 
diminuisce  di  grossezza  in  guisa  ,  che  quasi 
si  contrae  in  una    punta    di  cono ,  e  si  ficca 


232 


ISG 


nel  bulbo  più  vicino  alle  parti  del  na: 
cacciando  dei  fili  midollo?!  per  quell'  orbicelo 
membranoso  fornito  di  picciolissimi  meati,  che 
abbiamo  detto  di  sopra  formare  l'origine  della 
coroidea.  Porta  alla  sede  dell'  anima  le  im- 
pressioni ricevute  dalla  retina ,  o  piuttosto 
gli   effetti   di  queste. 

632.  Umor  acqueo.  Tra  la  cornea  e  la 
lente  cristallina  evvi  uno  spazio ,  che  vien 
diviso  dall'  iride  in  due  cavità  ineguali  ,  co- 
municanti una  con  1'  altra  mediante  la  pu- 
pilla. Questo  spazio  è  riempiuto  d'  un  ffuido 
diafano ,  che  è  1'  umor  acqueo  deW  occhio 
separato  dalle  arterie  del  legamento  cigliare  , 
e  deir  iride.  La  cavità  posta  tra  l'iride  e  la 
cornea  ,  dicesi  camera  anteriore  dell'  occhio  ; 
quella  poi  tra  V  uvea  e  la  lente  nominasi 
camera  posteriore,  che  è  dell'anteriore  assai 
più  piccola.  Serba  distesa  e  levigata  la  cor- 
nea ;  dà  passaggio  ai  raggi  che  entrano  ;  e 
fi)rse  serve  ancora  a  moderare  la  troppa  forza 
refrano;ente  della  cornea. 

633.  11  Corpo  Vitreo  occupa  la  maggior 
parte  di  quella  cavità  ,  che  è  definita  dalle 
tonache  componenti  il  bulbo  dell'  occhio.  Sta 
postericrinente,  avuta  relazione  agli  altri  umori 
dell'  occhio,  ed  è  formato  da  una  membrana 
assai  tenue  detta  Jaloidea  ;  dalla  cui  faccia 
interna  è  probabile  che  portino  certi  minimi 
setti  membranosi ,  che  formano    delle  piccio- 


;35 


Usslme  selle  particolari  comunicanti  V  una  con 
l'altra,  dentro  le  quali  contiensi    un    traspa- 
rente liquore    alquanto  viscido.    Questo  corpo 
poi  nella  faccia    anteriore  è  scavato ,  per  ri- 
cevere e  rinchiudere  nel  proprio  seno  la  mag- 
gior   parte  della  lente    cristallina,    e    inoltre 
sorga    oltre   il   lembo  della    lente    medesima  ; 
la  qual  elevatezza    suol  dirsi  da  alcuni  parte 
gibbosa  del  corpo  vitreo.  Conserva  globosa  la 
figura  dell'occhio,   ammette  i   raggi  della  lu- 
ce, e  sembra  temperare  la  troppa  forza  della 
lente  nel  refrangere  i   raggi  medesimi  . 

634-  La  Lente  Cristallina  è  un  corpo  dia- 
fano, fatto  a  foggia  di  lente,  composto  di 
due  segmenti  di  sfera  ineguali  :  poicliè  la  parte 
posteriore  ,  che  sta  nel  seno  del  corpo  vitreo , 
è  la  porzione  di  minor  sfera  relativamente 
alla  parte  anteriore,  che  è  molto  meno  con- 
vessa. E  formata  di  lamette  tenuissime  ,  tra- 
sparenti, che  stanno  una  sopra  l'altra  a  fog- 
gia delle  cipolle  ,  e  attaccate  insieme,  le  quai 
lamette  nel  centro  della  lente  fatte  più  dure 
formano  un  certo  nocciuolo .  Sono  comprese 
queste  lamine  da  una  certa  membrana  ela- 
stica ,  anzi  direi  piuttosto  ,  quasi  rigida ,  sot- 
tile però  assai  e  trasparente,  che  tonaca 
cristalloidea  chiamasi  ,  e  sotto  la  quale  nella 
parte  anteriore  trovasi  ben  di  spesso  una  goc- 
cia di  umor  acqueo  .  E  ritenuta  nella  cavità 
del  corpo  vitreo  mediante  una  breve  cellule- 


a34 

sa,  e  per  mezzo  ancora  di  quella  membrana, 
che  zona  o  corona  cigliare  appellasi .  I  raggi 
della  luce  refrange  in  g^iisa  che  convenendo 
in  punta  di  cono  nel  f^co  cioè  della  lente 
stessa,  dipingano  nella  retina  l'immagine  de- 
gli oo-rretti. 

635,  La  Zona  ossia  Corona  Cigliare  è  una 
membrana  tenuissima  mancante  di  vasi  al- 
meno visibili ,  dal  che  si  potrebbe  sospettare 
con  alcuni  esser  essa  un  muco  spiegato  a 
maniera  d' una  membrana  organica ,  a  cui 
s'appoggiano,  anzi  s'uniscono,  come  abbiamo 
poco  fa  avvisato ,  i  processi  cigliari.  Questa 
membiana  ha  principio,  qualunque  ella  siasi, 
dal  corpo  vitreo  alla  sede  del  legamento  ci- 
gliare ,  dove  cioè  questo  legamento  prin- 
cipia, e  sorgendo  in  avanti,  notata  di  solchi 
quasi  neri  dispossi  a  raggi ,  si  unisce  col 
lembo  della  lente  cristallina.  Per  passare  poi 
a  questo  luogo  vien  tradotta  sopra  la  parte 
convessa  del  corpo  vitreo ,  che  abbiamo  ac- 
cennato di  sopra;  dal  che  avviene,  che  da 
questa  membrana  insieme  con  quella  gobba 
del  vitreo ,  e  col  lembo  convesso  della  lente 
venga  compreso  per  ogni  dove  attorno  la  lente 
uno  spazio  triangolare  curvilineo  ,  a  chì  dal- 
l' inventore  gli  si  è  dato  il  nome  di  Anello 
del  Petit.  Se  dentro  questo  spazio  si  soffia 
dell'  aria  ,  allora  codesta  zona  si  fa  visibile, 
perchè  si  compone    in    vescichette   minime   a 


233 

qualche  foggia  ovali  fornite  di  qualche  ele- 
ganza ,  che  stanno  alla  circonferenza  della 
lente.  Serve  a  tenere  nel  proprio  luogo  la 
lente  cristallina. 

Entrano  nelle  parti  dell'  occhio  vasi  ar^ 
teriosi  ,  e  mokisfimi,  come  anco  venosi  ,  e 
nervi.  1  primi  vengono  dair  una  e  dall'  altra 
carotide  ;  le  vene  vanno  alle  giugolari  ester- 
ne, alcune  delle  quali  ptrò  sboccano  nei  se- 
ni della  dura  meninge.  Per  ciò  che  appar- 
tiene ai  nervi  ,  alT  occhio  provvedono  il  se- 
condo ,  terzo  e  quarto  pajo  de'  nervi  ;  ma 
altri  filamenti  ancora  derivano  dal  primo  ,  e 
secondo  ramo  del  quinto  pajo ,  come  anco 
dal  sesto  pajo  ,  i  quali  vanno  disperdendosi 
per  le  parti  dell'  occhio. 

L'  uso  delle  parti  particolari ,  di  cui  è 
composto  r  occhio  ,  si  è  da  noi  accennato 
nella  loro  descrizione-  Qual  sia  poi  V  uso  del- 
l'occhio ,  lo  può  ignorare  colui  solamente, 
che  nato  è  senza  la  facoltà  di  vedere  o  per 
la  mancanza  di  questo  organo  ,  o  per  un 
qualche  vizio  singolare  di  questo. 

636.  Lo  stromento  c\e\V  Udito  sono  le  oreC" 
chie ,  le  quali  non  tanto  forse  per  l'elegan- 
za ,  quanto  per  la  composizione  loro  sono  più 
eccellenti  dell'orbano  della  vista  In  queste 
hanno  a  considerarsi  tre  cavità,  l'esterna 
cioè,  quella  di  mezzo,  e  1'  interna  L'ester- 
na fatta  dall'  orecchio  e  dal  meato  uditorio; 


256 

la  media  detta  tìmpano  ;    V  interna   il   lahi" 
ri  rito  . 

637.  L'orecchio  è  quella  parte  che  s'alza 
dair  osso  temporale  ,  ed  è  prominente  al-, 
r  esterno  Egli  è  composto  d' integumenti  co- 
muni, di  carni,  di  cartilagini,  e  di  glandu- 
le  ;  e  veggonsi  in  esso  delle  prominenze,  e 
delle  fossette ,  di  cui  ,  come  anche  delle  sue 
carni  fu  da  noi  parlato  (  N.  356  )  Ma  ol- 
tre i  muscoli  havvi  ancora  un  doppio  lega- 
mento che  unisce  la  conca  di  quello  alle  ossa 
vicine  là  al  principio  del  meato  uditorio:  uno 
è  posteriore ,  che  ha  V  origine  dal  processo 
mammellare  dell'  osso  delle  tempia;  V  altro 
anteriore,  che  talvolta  manca,  il  quale  esce 
quasi  dalla  radice  del   processo  giù  gale 

La  cartilagine  dell'  orecchia  ha  la  figura 
generalmente  ovale  :  è  assai  elastica  ,  e  in 
qualche  luogo  è  interrotta  da  alcune  piccole 
incisure ,  massimamente  a  quella  parte  di 
questa  cartilagine ,  che  fa  il  principio  del 
meato  uditorio .  Una  breve  cellulosa  che  vi 
si  sopraggiunge  (nella  quale  trovasi  talvolta 
qualche  pinguedine,  ma  principalmente  al- 
l'indietro  )  unisce  la  cartilagine  colla  cute, 
sotto  la  quale  particolarmente  nella  sede  po- 
steriore ,  e  dove  ancora  principia  il  meato 
uditorio,  ritrovansi  molte  glandule  sebacee  , 
che  vanno  separando  un  untume  che  raccolto 
dentro  questo  meato  uditorio  forma  il  cerume; 


questo  poi  unge  la  cute,  soffoca  gl'insetti, 
che  vi  entrasseio;  e  finalm*^ate  a  guisa  di 
untume  più  denso  o  di  semola  investe  il  sol- 
co die  divide  l'orecchia  posteriormente  dal- 
l' osso  delle  tempia  ,  come  ancora  i  solchi  , 
ovvero  cavità  d^lT  orecchia  medesima. 

638.  Il  Meato  Uditorio  è  un  cana- 
le parte  cartilaginoso,  e  parte  osseo,  piìi 
largo  nel  principio  e  nel  fine ,  e  più  stret- 
to in  mezzo ,  il  qunle  nel  suo  principio  è 
addobbato  di  peli  più  o  meno  lunghi  9 
densi  ,  e  calcali.  Vale  a  dire  la  cartilagine 
dell'  orecchio  si  contrae  come  in  un  tubo 
composto  quasi  di  pezzetti  uniti  insieme  me- 
diante una  robusta  membrana  come  un  peri- 
condrio  :  i  quai  pezzetti  si  congiungono  colle 
asperità  ossee,  dalle  quali  principia  la  parte 
ossea  del  meato.  Questo  canale  andando  dal" 
r  indietro  e  dalT  esterno  in  avanti  e  all'  in- 
terno finisce  con  una  sezione  obbliqua  in  gui- 
sa ,  che  la  membrana  che  lo  chiude  .,  di  cui* 
parieremo  poi,  fa  un  angolo  ottuso  colla  parte 
superiore  di  questo  meato.  Finalmente  è  ve- 
stito internamente  da  una  cute  assai  tesa  , 
colla  sottoposta  brevissima  cellulosa  e  con  una 
tenuissima  cuticola  che  vi  si  stende  sopra, 
Riceve  i  raggi  sonori,  e  sembra  riflettere 
gT  incidenti  in  guisa,  che  arrivano  al  fondo 
del  meato  chiudo.  Manca  nel  feto  ,  come  nei 
pati  di  fresco  la  parte  ossea  di  questo  canale. 


a38 

639.  Il  Timpano  ossia  la  Cavità  Media 
deir  orecchio  la  maggior  parte  è  ossea  ,  e 
continua  al  meato  uditorio  La  sua  figura 
generalmente  è  subrotonda ,  ma  un  po'  più 
spiegata  dall'  esterno  all'  interno  ,  the  dallo 
insù  air  ingiù.  Posteriormente  ancora  è  cre- 
sciuta un  poco  questa  cavità  dalle  celle  del 
processo  mammellare  dell'  osso  delle  tempia  ; 
anteriormente  e  aperta  in  un  canale  singo— ^ 
lare ,  cioè  nella  tuba  Eii&tachiana  ;  interna- 
mente le  corrispondono  due  forami ,  che  j^— 
nestre  si  dicono ,  e  certa  parte  ancora  della 
cavità  interna  ossia  del  labirinto  ,  che  ^esti" 
bolo  si  chiama  ,  il  qual  s'alza  inferiormente  in 
una  prominenza ,  a  cui  diedero  il  nome  di 
promontorio  :  esternamente  in  fine  è  chiusa 
da  una  membrana  particolare  un  poco  ovale. 
In  questa  cavità  stanno  sospesi  quattro  os- 
settì  articolati  1'  uno  con  1'  altro ,  che  si 
mettono  in  moto  da  muscoli  particolari,  cinti 
col  loro  periostio  pieno  di  moltissimi  vasetti , 
il  quale  è  continuo  col  periostio  del  timpano 
stesso.  L' uso  di  questa  cavità  sembra  proba- 
bilmente essere  che  si  possano  muovere  libera- 
mente gli  ossetti  sospesi  in  quella;  ed  affinchè 
riceva  e  contenga  l'aria  che  opportunamente 
si  deve  rinnovare,  e  che  è  necessario  per 
mantenere  1'  integrità  della  membrana  del 
timpano:  finalmente  acciò  che  alle  oscillazioni 
cTi    qnest'   aria    venga    commossa    una    certa 


aS9 

membrana  posta  alla  finestra  rotonda ,  e  quindi 
ancora  venga  percossa  per  questa  strada  la 
polpa  nervosa  ,  che    si    diffonde  pel   labirinto. 

640.  La  membrana  del  timpano  or  accen- 
nata divide  il  meato  uditorio  dalla  cavità 
delle  stesso  timpano  ,  ed  è  contenuta  nell'  a- 
nello  osseo  solcato,  mancando  un  poco  su- 
periormente. Questo  anello  nei  feti  si  può 
separare  dagli  ossi  che  compongono  la  cavi- 
tà del  timpano  ;  ma  a  poco  a  poco  avan- 
zandosi r  età  s'  immedesima  e  si  produce 
nel  meato  uditorio  osseo.  E  composta  dalla 
cute  e  dalla  cuticola  del  meato  ,  e  dal  pe- 
riostio del  timpano,  mediante  una  breve  cel- 
lulosa che  congiunge  le  lamette.  Elegante 
assai  è  la  di  lei  struttura  ,  se  si  faccia  a 
mirarla  con  occhio  armato  di  lente  ;  imper- 
ciocché vedesi  composta  di  fili  che  si  taglia- 
no quasi  ad  angoli  retti  ,  avendovi  framnsi- 
schiati  dei  vasetti.  Sta  prominente  dentro  la 
cavità  del  timpano  in  grazia  dell' ossetto ,  che 
passa  per  le  di  lei  lamine  dalla  parte  supe- 
riore fino  al  centro.  Sostiene  adunque  in  cer- 
ta maniera  gli  ossetti  ,  e  va  a  seconda  dei 
loro  moli  ,  dal  che  vien  tesa  a  diverse  ma- 
niere ,  affinchè  percossa  dalle  vibrazioni  del- 
l' aria  esterna  ,  opportunamente  riceva  il 
tremore  ,  e  scuota  gli  ossetti   medesimi. 

641.  Finestre.  La  parete  interna  della  cavità 
del  timpano,  da  cui  sorge  prominente  il  vesti- 


2^0 

boloj,  come  abbiamo  detto  ,  è  fornita  di  due 
forami.  Il  forame  che  sta  superiormente  e  un 
poco  in  avanti  dicesi  finestra  ovale,  la  qua- 
le tuttavia  è  semiovale^  colla  convessità  che 
guarda  insvi  ;  V  altro  che  guarda  ingiù  ,  e 
posteriormente  chiamasi  finestra  rotonda  , 
sebbene  sia  un  breve  canaletto  ,  il  di  cui 
lembo  tumidetlo  per  lo  più  è  triangolare  . 
Quella  è  chiusa  dalla  base  d'  un  certo  os- 
setto  nominato  staffa  ;  questo  poi  da  una 
membranetta  tesa  ,  e  alzata  in  un  cono  con- 
cavo ,  che  è  continua  al  periostio  che  inve- 
ste la  coclea.  Per  altro  V  apice  di  questo 
cono  é  legato  ad  una  certa  spirale,  che  di- 
vide in  due  cavità  la  coclea  che  inferiormente 
terremo  a  descrivere.  Queste  finestre  ora  de- 
scritte servono  a  portare  i  tremori  delle  par- 
ti ,  che  occupano  ,  alla  cavità  interna  ,  vale 
a    dire  ,   al   labirinto. 

643.  I  quattro  ossetti  sospesi  dentro  la 
cavità  del  timpano  sono  il  martello ,  1'  in- 
cudine ,  r  osso  orbicolare  ,  e  la  staffa  ,  bi 
di  cui  particolar  figura  si  fa  manifesta  dal 
loro  nome. 

643.  11  marteìlo  col  suo  capo  superior- 
mente è  connesso  col  principio  della  cavità 
del  timpano  mediante  il  periostio  formato  in 
ispecie  di  legamento,  e  inoltre  si  articola  col 
corpo  deir  incudine  per  ginglirao  (  N.  110  ). 
Sotto  il  capo   evvi  il  collo   ,  a  cui  sono  con- 


241 

tìnui  tre  processi  :  uno  ,  ne' feti  lungo  assai 
e  tenue  ,  e  questo  prodotto  in  avanti  e  in- 
ternamente ,  chiamasi  processo  lunghissimo 
del  martello  ,  o  dal  suo  Inventore  apofsi  del 
Folio  ;  V  altro  minore  sta  esteniamente ,  e 
sforza  in  fuori  un  poco  la  membrana  del 
timpano,  nella  sede  superiore:  il  terzo  nella 
medesima  linea  col  collo  dicesi  manubrio,  per- 
chè cacciato  tra  le  lamette  della  membrana 
del  timpano  questa  conduce  ali*  interno  in 
guisa  ,  che  faccia  essa  un  cono  concavo,  col- 
Y  apice  elevato  dentro  la  cavità  del  timpano. 

644-  L' incudine  congiunta ,  come  abbiamo 
detto,  per  ginglimo  col  capo  del  martello,  e 
inoltre  per  mezzo  del  periostio  colla  parte 
suprema  della  cavità  del  timpano  ,  sia  un 
poco  posteriormente  rispetto  al  martello  È 
composta  del  corpo  e  di  due  gambe  ,  delle 
quali  la  più  corta  è  voltata  posteriormente  ; 
l'altra  poi  più  lunp^a  sta  in  avanti,  e  quasi 
paralella  al  manubrio  del  martello  ,  sì  pro- 
duce inferiormente  oltre  il  martello  medesi- 
mo. Air  estremità  di  questa  gamba  più  lun- 
ga e  internamente  sta  annesso  quel  picciolo 
ossetto,  a  cui  dalla  sua  figura  si  dà  il  nome 
di  osso  orbicolare. 

645.  La  staffa  ,  ossetto  degli  altri  posto 
più  internamente ,  ha  perfettamente  quella 
figura  ,  che  disegna  il  suo  nome.  Vedesi  in 
esso  il  collo  ,  che  da  altri  dicesi  il  capo  ,  e 

PARTE    IV.  16 


si  divide  in  due  gambe  solcate  internamènte> 
le  quali  hanno  fine  nella  base  semiovale  po- 
sta alla  finestra  ovale .  11  collo  scavato  in 
una  fossetta  nella  sommità  del  suo  apice  si 
articola  coli' ossetto  orbicolare  ,  e  in  tale 
maniera  che  forma  un  angolo  quasi  retto 
colla  gamba  p'ù  lunga  dell'incudine,  restan- 
do quinci  la  l^ase  quasi  trasversalmente.  Per- 
altro r  intervallo  che  v*  ha  tramezzo  alle 
gambe  è  occupato  da  una  membrana  affissa 
al  solco  delle  gambe  niede.>ime  ,  e  derivante 
dal  periostio  del  timpano:  il  qual  periostio 
s'attacca  col  lembo  della  base  della  staffa  , 
conservando  però  la  mobilità  dell'  orsetto  , 
per  cui  ora  più,  ora  meno  profondamente  si 
immerge  nella  finestra  ovale  nella  sede  po- 
steriore ;  mentre  la  parte  anteriore  della  ba- 
se istessa  si  caccia  più  o  meno  infuori.  L'uso 
di  questi  ossetti  si  capila  meglio  dalla  de- 
scrizione de' muscoli  appartenenti  ad  essi. 

I  muscoli  degli  ossetti  dell  udito  sov.o  tre, 
de*  quali  due  appartengono  al  martello,  il 
terzo  poi  alla  staffa.  Uno  de'  primi  dalla  sua 
situazione  chiamasi  muscolo  esterno  del  tnar- 
tello\  l'altro  dal  suo  officio  dicesi  il  tensore, 
altri  v'aggiungono  e  descrivono  il  lassatore  y 
anzi  in  figura  particolare  lo  mettono  avanti 
oli  occhi.  Al  muscolo  finalmente  della  staffa 
fecero   il   nome  di   stapedio. 

Jl  muscolo  esterno  del  martello  ,  che  altri 


poi  dicono  interno  »  trovasi  tra  la  parte 
squamosa  e  petrosa  clt-lT  osso  delle  tempia  , 
vaie  a  dire  ,  dove  nascondesi  il  processo  lun- 
ghissimo del  martello.  Apj>ena  o  neppure  ap- 
pena è  rubicondo,  ed  io  1'  ho  Veduto  per  lo 
più  esser  contenuto  in  quel  medesimo  cana- 
letto osseo  per  cui  esce  dalla  cavità  del  tim- 
pano la  corda  di  questo  che  descriveremo  in- 
teriormente, per  poi  andare  alla  lingua  in- 
sieme con  un  certo  nervo  prodotto  dal  terzo 
ramo  del  quinto  pajo.  S'  inserisce  il  suo  ten- 
dine nella  radice  del  processo  lunghissimo 
poco  fa  ricordato  ,  ovvero  dell'  Apofisi  Folia- 
na.  Conduce  il  martello  e  quindi  la  membra- 
na del  timpano  in  avanti,  la  quale  perciò 
meno  elevata  internamente  si  rilassa  un  poco. 
Il  tensore  del  martello  nasce  carnoso  dal- 
l' ossea  non  meno  che  dalla  cartilaginosa 
parte  della  Tuba  Eustachiana  ,  e  un  poco 
superiormente  dove  corrisponde  alla  base  del 
cranio  ;  cammina  verso  la  cavità  del  timpa- 
no pel  canale  osseo  che  finisce  nel  solco  ,  e 
dalla  porta  curva  di  questo  solco  (  il  qual 
solco  in  non  poca  parte  sì  unisce  esterna- 
mente all'  apice  della  coclea  )  venendo  fucri 
tendinoso  si  riflette  all'  esterno  ,  per  infierir- 
si poco  dopo  al  manubrio  del  martello  quasi 
nascente.  Tira  indentro  il  maitello  e  quindi 
"^eco  la  membrana  del  timpano  ,  la  quale  ten- 
de più   0  meno,   per  soigere  più  o  meno  den- 


244 

tro  la  cavità  del  timpano  Quello  chft  si  ^ice 
lassatore  ,  è  un  muscolo  cortissimo  ,  che  io 
non  ho  mai  potato  vedere»  e  dicono  avere  la 
sua  origine  dalla  parte  suprema  del  margine 
del  timpano  ,  dove  finisce  il  meato  uditorio  , 
e  inserirsi  nella  radice  dei  processo  minore 
del  martello  .  e  quindi  rilassare  la  membra- 
na del  timpano  conducendo  il  martello  in- 
fuori. 

Lo  stapedio  muscolo  picciolo,  ora  oblun-» 
go  ,  più  spesso  triangolare,  è  contenuto  nel 
breve  canaletto  alquanto  arcato.  Codesto  ca- 
naletto è  concentrico  alT  altro  più  grande 
canale  osseo,  e  posto  un  poco  posteriormen- 
te ,  il  quale  chiamasi  acquedotto  del  Fallop- 
pio  (  N.  160  )  Bisogna  cercarlo  nella  parte 
posteriore  del  timpano  ,  dove  trovansi  le 
celle  del  processo  mastoideo  ;  dalla  di  Ini 
picciola  porta  subrotonda  ,  pili  spesso  ovale  , 
che  è  aperta  un  pò*  sotto  il  collo  della  staf- 
fa ,  nasce  il  suo  tendine  ,  il  quale  riflesso  in 
avanti  s' inserisce  in  questo  medesimo  collo. 
Caccia  più  o  meno  d<"ntro  la  finestra  ovale 
la  parte  posteriore  della  base  della  staffa  , 
perlochè  la  parte  opposta  ossia  V  anteriore 
si  scosta  a  proporzione  dalla  finestra  me- 
desima. 

646.  La  tuba  Eustachiana  è  un  canale 
composto  superiormente  da  un  osso  ,  nel  re- 
stante poi  da  una  cartilagine  e  da  una  mem^ 


245 

trana.  CorrìJ^ponde  in  avanti  nel  suo  princi- 
pio alla  cavità  del  timpano  ,  in  cui  sbocca  ; 
la  parte  ossea  esterna  è  continua  colT  osso 
esierno  di  questa  cavità  :  la  parte  interna  a 
questa  opposta  nascfe  dal  lembo  arcato  che 
si  vede  dentro  il  timpano.  Questa  sostanza 
ossea  formata  in  tubo ,  la  di  cui  parete  in- 
terna costituisce  una  qualche  parte  ,  e  questa 
esterna ,  del  canale  carotico  ,  s'  inclina  in 
dentro  ,  e  si  fa  più  angusta  quando  esce 
dall'  osso  petroso  :  nel  qual  luogo  raffigura 
una  la-céra  fessura,  a  cui  si  attracca  par- 
te una  cartilagine  e  parte  una  membrana . 
La  cartilagine  che  non  compie  il  tubo,  co- 
me non  lo  compiono  g'i  anelli  della  trachea  , 
dilatandosi  a  poco  a  poco  ,  e  non  strapre  fab- 
bricata d'un  pezzo  solo  posto  massimamente 
air  interno  ,  si  produce  fino  nelle  fliuci  ;  la 
parte  membranosa  poi  congiunta  coli' osso,  e 
colla  cartilagine  finisce  il  resto  della  tuba: 
la  qual  tuba  poi  apresi  superiormente  nelle 
fauci  dietro  il  velo  del  palato.  Vestita  è  in- 
ternamente dalla  cute  delle  fauci  p'ena  di 
mucosi  follicoli  mohii^imi  sparsi  qua  e  là  ,  la 
quale  a  poco  a  poco  si  va  estenuando,  avvi- 
cinandcsi  alla  parte  ossea  per  poi  finire  nel 
periostio  della  cavità  del  timpano.  Questa  è 
la  strada  ,  per  cui  rinnovasi  l'aria,  e  il  mu- 
co del  tiiDpano  ;  dicesi  ancora  data  questa 
tubri  per  ricevere  alcuni  raggi  sonori  ,  e  qgin- 


246 

tli   servire    in     qualche    maniera    all'  udito    in 
cjiielli  che   non  sentono  troppo  bene. 

647.  Il  labirinto  è  V  interna  cavità  del- 
l' orecchio  ,  la  quale  ebbe  questo  nome  per  i 
molti  giri  e  recessi  ossei  Hanno  in  esso  a 
considerarsi  anotomicamente  il  sito,  la  jìgii- 
ra  5  la  fnhbnca ,  il  vestibolo  ;  i  canali  se- 
micircolari ,  la  coclea  ,  la  lamina  spirale , 
le  scale  ,  i  forami  ,  il  canale  osseo  dei 
nervi  sì  comune ,  die  particolare  ^  i  nervi , 
r  unìor  contenuto  nel  labirinto  medesimo ,  i 
vasi  finalmente  ,  e  V  uso. 

Sito.  Sta  il  labirinto  nelT  apofisi  petrosa 
dell'  osso  delle  tempia  subito  oltre  la  cavità 
del  timpano,  di  cui  forma  in  qualche  parte 
la   parete  interna. 

La  figura  non  si  può  cosi  facilmente  de- 
scrivere. Se  alcuno  però  volesse  paragonare 
il  labirinto  ad  uno  scorpione,  darebbe  una 
qualche  immagine  non  affatto  lontana  dal 
fatto  medesimo.  Imperciocché  il  corpo  sarebbe 
ciò  che  dicesi  vestibolo  ,  e  tiene  il  luogo  di 
mezzo  tra  le  branche  e  la  coda:  le  branche 
incurvate  rappresenterebbero  in  certa  guisa  i 
canali  semicircolari  posti  un  poco  superior- 
mente e  di  dietro;  con  questa  differenza  però 
che  questi  canali  sono  tre ,  non  due  soia- 
niente  :  la  coda  finalmente  torta  e  che  gira 
in  se  stessa  a  foggia  di  circolo  si  può  in  ctrto 
modo    assomigliare    alia    coclea    continua    al 


vestibolo  ;   la  quale   si    produce    inferiormente 
un   poco  in   avanti    e    in    dentro    colla   punta 
che  guarda  in  fuori  e  un   poco  iuferionnente. 
648.   li     vestibolo    è   una  cavità   a   qualche 
modo  rotonda,  che  giace     tramezzo    ai  canali 
semicircoiiri    e  alla  coclea.     In    questa   cavità 
si   ponno  considerare    due    pareti  :   una  ester- 
na ,  in  cui    sta  aliamente  scolpita   la'  finestra 
ovale  j    quasi    nel    seno    d'  una    certa    fossa  ; 
r  altra    interna    dove    mira   il   forame    acusti- 
co (  N.   i6ò  )  e  il  canale  continuo  a   questo 
forame;  nella  qual  parete   veggonsi  delle  mac- 
chie   cribriformi,    che    sono    un    ammasso   di 
minimi  forami  ,  per  cui  entra   nel   vestibolo  il 
nervo  molle  insieme  con   molti  vasetti,  e  tro- 
vansi  ancora    altri    forami,    the    danno  adito 
ad  altri  simili  nervi  e  vasetti.  Dentro   la  ca- 
vità del  vestibolo  (  oltre  una  certa  spina  ossea 
prominente    tramezzata    da    due    cavità    una 
semiovale,  e  l'altra   emisferica;  le  quali  ca- 
vità sono  notate  da  quelle   macchie  cribrifor- 
mi  ora  accennate  )   sta    aperta   la    bocca   del 
canale    che    appartiene    alla    coclea,   il   quale 
nominasi  scala  del  vestibolo^  e  stanno  aperte 
cinque  altre  bocche    dei  canali  semicircolari  ; 
e   parimente  vedesi   un    certo   recesso  a  gu'sa 
di   solco  ,    dove    comincia     un     tub(^tto    eh'-   è 
comune    a    due    canali    sf^micir^olan  .    Tutta 
questa  cavità   poi  ,  anzi    il   labirinto  intiero  è 
coperto  da  un    periostio   tenuisbimo  ^  il  qual© 


a48 


a  mio  giudizio  deriva  dalla  lamina  esterna 
della  dura  madre,  la  quale  passa  per  la  fes- 
sura (N.  171)  che  sta  scolpita  nell'osso  delle 
tempia,  chiamata  dal  celebre  Cotunnio  acque- 
dotto del  vestibolo  ,  e  da  questa  viene  pel 
canale  osseo  e  pel  recesso  solciforme  nel  la- 
birinto, e  spiegasi  per  questa  cavità. 

649-  I    canali    semicircolari   sono  tre  ;  ma 
nella  piegatura  loro  superano  il  mezzo  circo- 
lo. Sono  distinti  in  superiore,  che  altri   chia- 
mano anteriore;    in   posteriore  ^  e  in   medio  , 
o  come  ad  altri   piace  esterno  o  orizzontale  ; 
o  se  rÌ2;uardiamo    la  diversa  grandezza  loro  , 
si  dlstiniiuono    in  maii^iore  ,  in  minore  ,  e  in 
minimo.    Siccome    poi    in    alcune    orecchie    il 
canale    anteriore    è  eguale    in    grandezza    al 
posteriore  ,     perciò    quest'    ultima    distinzione 
sembrami   meno  accurata,  onde  noi  riterremo 
quella    di    canale    superiore  ,    posteriore ,    ed 
esterno    ovvero   orizzontale .    Tutti    tre     sono 
più    angusti    in    mezzo    all'arco;    più    larghi 
poi  più  o  meno  dove    apronsi    nel   vestibolo  ; 
\ale    a    dire ,    le    bocche  opposte    del    canale 
superiore  e  del  posteriore,  come  ancora  quella 
dell'  esterno ,    dove    sorge    vicino    la    finestra 
ovale,  superano  in  ampiezza  le  altre  bocche. 
Apronsi   poi   solamente  con  cinque  bocche  nel 
vestibolo;    perchè    l'anteriore    e  il  posteriore 
con    quella    gamba    clie    si    guardano    V   un 
1'  altro  ,  convengono    in  certo  solo  e  comune 
canale. 


249 

650.  Coclea.  Al  vestibolo  aggiugnesl  infe- 
riormente e  internamente  un  cono  concavo 
fatto  di  una  crosta  ossea  e  più  fragile  di 
quella  dei  canali,  chiamato  coclea,  in  quanto 
che  due  volte  e  mezzo  gira  parte  attorno  al 
picciolo  cono  osseo  scavato  internamente  d'  un 
solco  ,  e  parte  attorno  se  stesso  ;  quest'  altro 
cono,  che  modlolo  si  chiama,  colla  sua  base, 
che  è  notata  da  una  macchia  cribrosa  roton- 
da ,  corrisponde  al  forame  acustico  ;  V  apice 
poi  ,  che  a  metà  incirca  del  secondo  giro 
spiegasi  in  forma  di  bicchiere,  o  di  infondi- 
boh ,  è  in  certa  maniera  volto  contro  la  ca- 
vità del  timpano. 

65 1.  Lamina    spirale.    Dentro    la    cavità 
della  coclea  vedesi   un  certo    setto   osseo  tes- 
suto di  due    tenuissime    lamette.  Questo  setto 
con   una  sua    punta    è     attaccato    al    modio- 
jo  ,    coli'  altra    poi  è  annesso    ad    una    certa 
membrana  che  si  produce  nell'opposta  parete 
della  coclea  ,    e    questo    chiamasi     la    lamina 
spirale.  Così  la  coclea   è  divisa  in  due  cavità 
da  questo  setto  medesimo,  il  quale  perciò  parte 
è  osseo  e  parte  membranoso.   La  parte  ossea  , 
che    propriamente    costituisce  la    lamina ,    al 
lembo    deir  infondibolo    ovvero    bicchiere  oia 
accennato  finisce  in  un  uncino,   ovvero  amo; 
la   parte  membranosa  poi  composta  anch  essa 
d'  una  doppia    lametta  derivata    dal    periostio 
che  copre   il    labirinto,    prodotta    un  poco  al 


a:5o 


tll  là  dell'amo,  distende  il  coperchio  ossia  il 
volto  della  coclea  medesima. 

65a.  Scale.  Le  due  cavità  ,  in  cui  si  di-' 
vide  la  coclea  dall'  indicato  setto  ,  hanno 
avuto  il  nome  di  scale.  Una  di  esse,  la  quale 
è  superiore ,  e  un  poco  più  lunga ,  nasce 
dal  vestibolo,  e  perciò  dicesi  scala  del  vestii 
bolo  ;  r  altra  che  principia  dalla  finestra  ro- 
tonda del  timpano  voltata  in  dietro  ,  e  che 
è  inferiore  e  più  corta  ,  chiamasi  scala  del 
timpano.  Questa  scala  verso  1'  apice  della 
coclea  con  una  certa  fessura,  ossia  forame- 
aperto  al  fine  della  lamina  spirale  ossea  sboc- 
ca neir  infundibolo  ;  quella  poi  un  poco  più 
alto  di  questa  apresi  parimente  nelT  infundi- 
bolo ,  e  quindi  in  questa  sede ,  vale  a  di- 
re ,  nel  bicchiere,  queste  scale  comunicano 
tra  loro. 

653.  Forami.  Quella  parete  interna  del 
"vestibolo ,  la  quale  è  continua  col  forame 
acustico  ,  o  piuttosto  col  canale  osseo  e  co- 
mune de'  nervi  acustici,  è  notata  da  macchie 
cribriformi  ,  come  abbiamo  di  sopra  indicato. 
Una  di  queste  superiore  di  sito  attesa  la  sua 
figura  dicesi  macchia  semiovale ,  e  suol  essere 
un  poco  più  grande  dell'  altra  che  sta  un  poco 
più  al  di  sotto,  e  che  chiamasi  macchia  emi- 
sferica. Sono  separate  queste  due  macchie 
(  alle  quali ,  come  si  è  detto  ,  corrispondono 
dentro    il    vestibolo    due   leggieri    cavità    del 


aSi 


mecJeslmo  nome  )  da  una  certa  spina  ossea 
molto  più  prominente  relativamente  a  quella, 
che  sta  tramezzo  alle  cavità  dello  stesso  no- 
me. Ma  non  di  rado  in  questa  parete  stessa 
vefrf^on^i  altre  macchie,  ed  altri  forami  pic- 
ciolissimi ,  sparsi  essendovi  qua  e  la  ben  cu 
sovente  dei  fili  ossei  tenuissimi,  a  quella  ma- 
niera che  abbiamo  accennato  che  la  base  del 
moiliolo  è  fornita  d'  una  macchia  parimente 
cribriforme.  S'è  già  detto  poco  fa  e  con  ve- 
rità esser  continui  a  queste  macchie  dei  ca^ 
naletti  ,•  poiché  tutti  capiscono  ;  che  agli  ori- 
ficj  comunicanti  da  una  all'  altra  superficie 
evvi  tramezzo  una  certa  sostanza  ora  più 
erossa,  ed  ora  più  sottile,  che  costituisce  in 
certa  maniera   il  canaletto. 

654.  11  canale  comune  de  nervi  principia 
dal  forame  acustico  scolpito  nell'  apofisi  pe- 
trosa dell'  osso  delle  tempia  ,  di  cui  abbiamo 
parlato  nell'  Osteologia.  In  fondo  di  questo 
veggonsi  quelle  macchie ,  che  poco  fa  indicate 
abbiamo  ,  appartenenti  al  vestibolo  e  alla 
coclea ,  ed  al  fine  di  esso  sopra  la  macchia 
semiovale  evvi  un  forame,  che  è  il  principia 
e]'  un  certo  canale  particolare  osseo  picciolis- 
simo,  e  corto,  il  quale  mette  foce  a  perpen- 
dicolo nell'acquedotto  del  Falloppio  (N.  i6ti). 

655,  ]Ser\'i .  La  porzion  molle  e  dura  del 
nervo  acustico  (  N.  462  )  entra  nel  canale 
vcomune    ora   indicato.    Il  nervo   molle    diviso 


2^2 

quasi  in  filamenti  al  fondo  del  canale  entra 
nelle  macchie  descritte  di  sopra  ,  e  pei  mi- 
nutissimi canali  ossei  continui  a  queste  mac- 
chie si  produce  nella  cavità  del  labirinto. 
Recentemente  ha  scritto  il  Chiarissimo  Anto- 
nio Scarpa  Anotomico  in  Pavia  (0,  che  parte 
di  questi  nervi,  che  entrano  nel  vestibolo, 
si  dispiegano  in  un  sacchetto  aderente  in  certa 
maniera  alla  cavità  semiovale  dello  stesso 
vestibolo;  ha  aggiunto  ancora ,  che  altri  nervi 
del  medesimo  tronco  formano  delle  ampolle 
in  quella  sede  dove  i  tre  orificj  dei  canali 
semicircolari,  e  le  gambe  corrispondenti  sono 
più  larghe:  e  che  quelle  ampolle  sono  conti- 
nue coi  canaletti  nervosi ,  i  quali  scorrendo 
per  r  altra  gamba  apronsi  in  una  certa  ca- 
vità ,  ossia  sacco  comune  a  questi  canaletti  , 
e  connesso  col  sacchetto  del  vestibolo;  final- 
mente che  le  ampolle  e  i  canaletti  ,  fabbri- 
cati quasi  solamente  da  una  polpa  nervosa  , 
nuotano  quasi  nelT  acqua  ,  e  che  acqua  si- 
mile portano  internamente  ,  la  quale  (  per 
far  la  cosa  più  evidente  )  potè  egli  colla 
pressione  del  sacchetto  comune  o  d*  alcuna 
ampolla  cacciare  nei  canali  nervosi ,  affinchè 
questa  ritornasse  per  un  altro  orifìcio  nel  sac- 
ciietto  comune.  Ha  soggiunto  inoltre  altre  cose 


(0  Anat.  disquisit  :  de  auditu  et  olfactu. 


aSS 


aìla  zona  della  coclea  ,  ai  nervi  dispersi  per  la 
coclea,    e  che  entrano  nel  canaletto  scavato 
nell'asse  del  modiolo.  Quelli  che  amano    in- 
tendere queste    cose    accuratamente  ,    devono 
consultare    la    di    lui  opera    elegantissima.  A 
rae  non  è  lecito  il  dir  di  piìi  su  questo  pro- 
posito ,  sì  perchè  non  lo  porta  la  natura  delle 
mie  Istituzioni;    si  perchè,  sebbene  fin  dalla 
mia  prima  gioventìi  abbia  messa  tutta  T  ope- 
ra, e   tutta   la  diligenza  nell' Investigare  l'in- 
terno   dell'  orecchia  ,    non   ho    mai    avuto    la 
fortuna    di    seguire    col  coltello    e    con    altri 
presici)    la    polpa    nervosa    dispersa    dentro  il 
labirinto  in  guisa  che  non  scorresse  via  men- 
tre tadiava  le  orecchie    recenti  :    o  che    essa 
in  frangie    confusa    col    periostio    sottilissimo 
non  si  vedesse  ,  quando  più  accuratamente  mi 
f-iceva  ad  investigare  con  ripetute  osservazio- 
ni r  osso  secco  del  labirinto.  Egli  è  ben  ve- 
ro però,  che  in  qualche  luogo  ho  incontrato 
un  qualche  umore  ,  ogniqualvolta  che  ho  ta- 
gliiito  trasversalmente    uno    de' canaletti  ,    ed 
ho  mirato  dentro  di  esso  col  microscopio  ;    e 
quelle  cose  ,  che  mi  toccarono  allora    vedere 
internamente  ,  sembravano  convenire  colle  os- 
servazioni   di    quel    rinomatissimo    Scrittore , 
come    recentemente    ancora    ho    confermato. 
Stetti  sempre  dubbio  però,  se   ciò    fosse    se- 
condo la  natura  ,  o  se    quelle   cose    che    mi 
apparivano,  dovessi    attribuirle   alla   forza   di 


a54 

una  frattura  che  scuotesse  le  parti  interne 
sottilissime,  e  assai  molli.  Non  negherò  an- 
cora di  aver  veduto  una  qualche  umidità  , 
mentre  tentava  collo  scarpello  di  levare  or- 
dinatamente le  lamine  dall'osso  dei  canali 
semicircolari  in  un'orecchia  recente,  per  co- 
noscere in  alcun  modo  come  si  stasse  il  nervo 
contenuto*  la  qual  umidità  tra  la  polpa  nervo- 
sa del  vestibolo  ed  il  vestibolo  osseo  medesi- 
mo notata  avea  ancora  Io  stesso  celebre  Al- 
lero.  Ma  ciò  non  m'  è  avvenuto  sempre;  e 
per  lo  contrario  io  vidi  l'acqua  dentro  il  ve- 
stibolo, i(  di  cui  fondo,  per  dir  così,  si  po- 
lca vedere  ,  allora  quando  io  procurai  di  ri« 
mover  la  statFa  dalla  finestra  ovale.  La  qual 
acqua  poi  ,  e  il  qual  fondo  in  qual  maniera 
possano  vedersi  ,  se  sacchetti  particolari  con- 
tenenti r  acqua  o\"cupano  il  vestibolo ,  io  per 
verità  confesso  la  ^nia  ignoranza  ,  e  non  so 
capirlo.  Comunque  sia  però  (  imperocché  io 
non  opporrò  mai  ajlle  osservazioni  degli  altri 
le  mie  quali  sieno  ,  ne  pretenderò  mai  che 
si  debbano  più  di  quelle  valutar  le  mie  ) 
debbo  professare  ai\cora  una  somma  oscurità 
in  questa  cosa  ogni  volta  clie  ho  voluto  por- 
tare le  mie  ricerche  \ui  nervetti  che  vanno 
scorrendo  pel  modiolo,  e^^igli  altri  che  vanno 
errando  per  V  una  e  V  altra  scala  della  co- 
clea ,  per  vedere  la  loro  distfribuzione  singo~ 
lare.    laonde    mentre  stimo    assai    la  somma 


a5i 


dilio-enza  del  Chiarissimo  Autore  sullodato  , 
disapprovare  non  posso  affatto  la  nun  ìm^ 
perizia. 

656.  Il  nervo  duro  acustico  arrivato  al 
fondo  del  canale  comune  entra  pel  canale 
particolare  soppraccennaio,  e  passa  aW  acque- 
dotto del  Falloppio  (  N.  166)  per  tongiun- 
gersi  col  tralcio  nervoso  prodotto  dal  St-condo 
ramo  del  quinio  pajo  (N.  460.  il  Mascellare 
superiore);  indi  vada  posteriormente  ed  ing  ù 
per  uscire  da!  forame  tra  1'  apolisi  mdmr.Kd- 
lare  e  la  stdoidea  dell'  osso  delle  tempia  ;  il 
die  avanti  di  fare,  ad  un'  incerta  altezza, 
per  ordinario  poi  un  poco  sopra  il  fine  del- 
l'acquedotto  ,  manda  un  filamento,  il  quale 
pel  canaletto  osseo  unito  all'acquedotto  ester- 
namente e  per  davanti  ,  va  ascendente  nella 
cavità  »del  timpano;  dove  avanti  la  gamba 
pili  lunga  dell'incudine,  e  dietro  il  principio 
del  manubrio  del  niart^'llo  cammina  nominato 
allora  corda  del  timpano.  Questa  corda  poi 
(dalla  quale  vengono  fuori  d^i  minimi  tralci 
pei  muscoli  del  martello  J  superata  la  cavità 
del  timpano  entra  in  un  altro  cana'  tto  co- 
mune al  muscolo  esterno  del  m-irtello  e  si  lìi 
strada  per  la  fessura  del  Cassero  (N.  ibi  ) 
per  cacciarsi  nel  nervo  linguale  prodotto  dal 
terzo   ramo  del   quinto  pajo. 

657.  L'  amore  del  labirinto  è  una  cc'ta 
acquetta  lentamente  sparsa  probabilmente  dalle 


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arteriu22e  disperse  pel  labirìnt-o,  e  lentamente 
assorbita  patimenti  da  vasetti  inalanti,  e  rin- 
novata; affinchè  quello  spazio,  che  è  lasciata 
dal  sottilissimo  periostio  e  dalla  polpa  nervosa 
che  investe,  resti  egualmente  pieno  incessan- 
temente; e  così  i  suoni  esterni  ancor  deboli, 
i  quali  vengono  dietro  talora  ai  suoni  più 
forti,  possano  scuotere  quella   polpa. 

I  vasi  arteriosi  dell'  orecchio  sono  discen- 
denze deir  una  e  dell'  altra  carotide:  i  ve- 
nosi appartengono  o  all'una  o  all'altra  giu- 
golare  ,  ed  ai  seni  della  dura   meninge. 

L'  uso  del  labirinto ,  siccome  ancora  di 
tutta  l'orecchia  è  noto  a  tutti.  Sono  date  le 
orecchie  per  udire.  Ma  perchè  poi  a  questo 
fine  sì  grande  apparato  di  parti  e  sì  composta? 
Perdio,  per  esempio,  il  labirinto  è  composte 
del  vestibolo,  dei  canali  semicircolari,  e  della 
coclea?  A  qual  fine  tre  canali  pegati  in 
arco,  e  di  ineguale  sezione  e  lunghezza  ? 
Perchè  due  gambe  di  questi  canali  conven- 
gono in  una  sola?  Perchè  dividesi  la  coclea 
in  due  cavità  non  della  medesima  sezione  , 
né  lunghe  egualmente  ^  Potrebbe  forse  ci«> 
esser  fatto,  che,  essendo  cinque  le  gambe  di 
questi  canaletti  j  le  quali  si  aprono  con  al- 
trettanti orificj  nel  vestibolo  ;  ed  essendo  Li 
loro  sezione  e  lunghezza  d'suguali  in  tutti 
e  in  cadauno,  e  questa  essendo  ancora  la 
medesima  relazione  dei  due  canaletti  compo- 


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aenti  la  coclea  ;  essendo  ,  dico ,  queste  cose 
in  tal  modo,  potrebbe  forse  essere,  che  que- 
sti sette  tabi  corrispondessero  ad  altrettanti 
tuoni  musicali,  onde  in  un  conceito  armo- 
nico ne  seguisse  la  distinzione  dei  suoni  ? 
Perchè  ...  ?  Ma  crescerebbero  le  quistioni 
in  infinito,  a  scioglier  le  quali,  ed  a  sno- 
darle (  sebbene  in  parte  almeno  abbia  ardito 
di  tentarlo  nelle  Istituzioni  Fisiologiche)  non 
conoscendomi  buono  in  questa  qualunque  siasi 
operetta,  la  quale  più  correttamente  darò  a 
nuova  luce,  se  i  rinomatissimi  miei  Amici, 
e  più  periti,  mi  avviseranno  benignamente  con 
quella  umanità ,  che  hanno  verso  di  me  , 
degli  errori  ,  in  cui  potrei  esser  incorso , 
quindi  farò  fine. 


FINE    DELLA   SECONDA    PARTE 
DEL    SECONDO    TOMO. 


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