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ISTORIA CIVILE
, DEL
REGNO DI NAPOLI,
D I
PIETRO GIANNONE,
GIURECONSULTO, EiTaVVOCATO NAPOLETANO.
EDIZIONE ACCRESCIUTA DI NOTE CRITICHE,
R I F 1 ESS I O N I, M E D A G L I E,
E MOLTISSIME CORREZIONI FATTE DALL' AUTORE,
CHE NON SI TROVANO NELLE TRE ANTERIORI.
TOMO SECONDO
In cui contiensi la polizia del Regno sotto
i^ormanni, e svevi.
IN VENEZIA
M D C C L X y I.
PreflTo Giambatista Pasquali.
CON LICENZA DE* SUPERIORI, E PRI^KLI^E^fi^Pglc
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AVVISO DELLO STAMPATORE VENETO^
jtcei^ il Lettore fi» informato delle Addizioni delt Autore oeewfi in
quefto fecondo Tomo , qui fatto 'oengemo indicati i luoghi dove fi at*
trovano t quefti fono fempre fofii tra due Farentefi,
'\\
\9
\
\
Pag. IO. B^Ue Note (*)•
Ivi col. feconda.
13. col. feconda^
15. col. prima.
^6. col. ptima.
27. nelle Note »
33» col. feconda •
97. col. prima*
ko8. col. prima»
120. coK feconda»
135. col. prima*
i68. col. prima.
183. col. prima.
215. nelle' Note (♦).
2 18. col. feconda*
Ivi.
219* col. primft»
244. col. prima*
252* coi. feconda*
288. col. feconda «
289. col. prima.
290* col. prima •
302. col. prima.
30^. col. prima.
508. col. feconda*
314. coL feconda*
315. coK feconda*
320. col. feconda*
33^. col. prima.
339. col. prima.
351. col. prima.
355. nelle Note (•)
33tf« col. prima.
369. col. lieconda.
370. col. feconda*
377. col. feconda*
J79. col. prima.
387. col. feconda..
394* col. feconda*
403. col. feconda*
405. col. prima..
408. col. puma •
413. col. prima.
416. col. feconda»
420. col. feconda.
421. col. feconda.
447. col* feconda .
SigeWrto GemMacenfe ec^
Abbiamo indicato ec*
in qiieft'aniio ec*
Corrado appena ec.
Sembra fra Scrittori ec»
Hermannus ContraEius ec*
L' Im^radore Errico ec*
Alcuni fiimano ec.
Girolamo Muzio ec.
Dopa tutti coftoro ec*
Gli antichi Scrittori ec*
Dalle accufe peto ec»
Qnefta Bolla ec*
]J inflromento ec.
Si conferma ec.
Chiunque attender) ec.
Qiiefte Provincie ec. e v) (ino alla p:^
224. al Gap. IL
Le diAerenxe ec.
Morì Errico ec* ,
La proflMffa ec.
La pretenfione ec*
Dalle varie ec*
Tra Codici ec.
Si le^c ec*^
Sigonio feguitò ee^
Contro quella ec*
E' fingolare ec*
Neiranno ec.
Quefte Lettere ec*
Matteo Patis ec*
Pieffa Lunig ec. "-
Strutvto fyntag. oc^
Oltre a ciò ec*
Chi foile ec
QueOo Tcftaracnto ec.
Lunig nel foo Codice e«^
Prcffo Lunig ec.
Quello Trattato» ec*
.. Si leggono ec.
Lunig rapporta ec*
acmentc IV. ec* .
Di quella Beatrice ec.
Le Lettere ec.
Oltre di quelle Letterestc»
Di que^ Roberto ec.
Qjiefto Federico ec*
Non dee alcun ec*
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t> E L V ISTORIA CiVI-LS
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E G%0 DI N A Pòi I-
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Nop^AM^ die ne^noftro
KnmRggÌ2iilia|- altra fignf-
fidp^ ^^iRumntm boreali
•( r) 3ccople ìjGoti y m i
ttzio4iÉ <JS; Mt fton e&#io ftt>bifbi»a
atflPii Quefta Provincia , comiticia-
tongobardi 9 noiv da dlt^
feddii^l
roàoad iiryadere alMluogKrd* intorno
con incendi .• e rapine fono ft.ollone*lor
CapoV f^^ni^^) e valorofiifimo Diliga , il
par(!^ del Settentrione ^-cRS ^u^e naU* ì&dh temp« » che i SaraCQ^i
dalia Scandinavia uj^ironp Qon non minor crudebè inondavanp Ma
ad inondare T Occidente . Elfi comincia- noftraCiftiberina Italia, egli co' Amì Nor-
reno \^ prima volta a farli (èntii^ ne' li- manni travagliava miferamente , e c^ ìv^
di della Francia a tempo .di Carlo M. ver- audita barbarie l^rancia. Portarono <\v^
fo^-il fine dèi ÌìbqoIo ottavo \ e quaranta ili PoDoli r affedio infino a Parigi ,. inva*
anni 4a poi , o poco meno cominciarono fero 1 Aquitania » ed altre parti ancora di
a tiavagfiara i marittimi Fiaminghi » e' Quel Reahie ibtto il Regno di Caflo il
f rigiflni , fotto 1 cui nomi fi comprende- (em^lice ; ondcf non potendo «uefto Prio^
vano^allora Trdl^tto al Reno, TOllaivla, cipe lefiAer.ioffo, pensò avergli peranÉK
e la W^tcrìa, i;R^ 4iFrantia per ti^t- «i^ e pisr confedeBati*; onde^Bonveontio^ '
teaei^iMìtfon a É^iott fatto cpftrettineir che Carlo dovile usabilmente idegnàrlo*
anno 882. ^kidbf loxt) la Frifia per abi- rQ la Neuftria» una dell^ Provincie della
. Tomoli ■ ^ ^ A - Fwn-
(a) Gaufredo MalMUrfà lAér.^.hìft.m ni dìnmiHrqHts lingue emtdhBo^as^Nomk
row.j. Hifp.illuftr. Guglielmo PM§liefe 1.2. vocatur : homo V0N^ Man^ td eft hominoB
dt geji. Norm. in Itéltm^ «• >r** Guglielma J^origUs, f^ ^d^minarìongm nuncupan$»f ,
CcmnMShcn/c /• 2. biJK^ortm* c^ Noftnmn- < b). (?n^« iu Proleg. jfd ''' ^'^
.Gh.
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fi DEL i; I S T O
Francia per loro fede , e dovetfe 9ar a Rei*
Ione per itfeglieGislt fua figUuela» come
Icrlve Difdone di S. Qjwino (^ ) » b fua
fuentii 9 fecondo il parar ^erPellegitno
C^), edail'i«cotitroll;c>HoM,depQfta V
Idolafrid , ed il Gendlèfitno^ nei ^ualè
quefti P6polt yiveano » àwtm abbraccia-
re la Religione Criftunt • Cost fu èfe-
gttito intomo Y anno 900. di .noftra falu-
te ( r ) : a Roilone con titdcr di Duca fu
dau fbbflmettt» laNenftrìa, e^fpofataGi-
sla, il "quale fieli" iftetfo tempo fu daRo-.
berlo Conte di Poitieifs tenuto al 4acn>
fonte 9 dove infieme coi nome » fi fpoglift
di quella (m crudeltà , e barbarie^ e vol-
le nomarli Robcito dal nomerei fuo Com-
pare ; e feg«enÌQ^* «fempio del lor Ca^
glt altri NoKMumi fi refero da. poi più
culti y ed umani • Rimafa quefta Provin-
cia di Neuftria fotto il lor dominio , le
diedero dal lofl^ ìt nome ^ Normannia ,
che oggi giorno ancor ritiene.
Da quefto Roberto pximoDuca diNor*
mannia ne «acque Guglielmo , che* il pa-
dre- creò Conte d' Altavilla ^ Città della
fieifa Provincia* Coftui generò Riccardo,
dal quale nacque un altro Riccardo : di
quefto II.^Riccardo nacque Roberto IL
ed nn altro Riccardo , che HI. diremo •
£ da Robefto IL ne nacque Ohglielmo
IL dal quale comunemente fi tiene ^ che
Mk uAò Tmntftdi Codte d' <;\lt«villa /
quMli che ci diede f;li Eroi^ per li quali
queie noftre Provincie fofon lungo tem-
po- fignoreggiate (iS<).
Elite Tancredi di due mogli dodici fi-
oliuoli triaichi , oki^ altipe femmine, def-
lé quali una noiioffi Fredefinna , che fu
•moglie di Riccardo Conte ' d* Averfa y e
^Pri^fùpe di Capua, W altra fu maglie di
.Gaufìredo Conte di MontefcaBliofo^, ed
W altra ebbe per marito Volmando {e).
I figliuoli della fua prima moglie nomi-
nata Monella furono Guglielmo fopranno-
aaato Brucàodifem ^ Drc^boe^ ed Umfre-
do ( r quali , come vedr affi y fwone i tre
primi Conti» doli a Puglia ) Gc^edo , e
Serìone. Gli altri £e!tte gli e^ daTre-
(a») L.2.hlfl.^rtm. (b) Inhìjl.long,
in Stemma^ . ( oi^ Grò/, in Prohg0m^ loc*
mt. (d) V. htvejges nel prìnc. della pan.
3. dagli Annali di Palarne j -ave parta PAU
baro di'Dmài di Narmiamia . i^) Pam^
RIA CIVILE
definna fua feconda modie» il primogent*
to de'^uali fu Roberto 7opranaoniatoC?KÌ-
Jaarda^ eh* è lo iftetfo, ohe in antica favel-
la Nortaamia, fcaltro^ tà attuto » e qflk-
fti divenne Duca di Pu§lk ^ <c di Cak-
luria^ il IL fìi Malgerio, il IIL Gugliel*
' mo i il IV. Alveredo 9 il V. Umberto 9
il VI. Tancredi , il VIL ed ultimo (u
Roggiaro 9 iche conquiftò la Sicilia 9 «fia-
bill la Monarchia (/) • , . .
Quefti però tiou Àrono i primi 9 che
. a noi ne vennero : effi 9 come vedremo 9
feguirono le pedate di alcuni altri Nor-
munni 9 che poco prima fi erano ftabiliti
In Averfii 9 onde oifogna diftinguere gli
uni dagli altri per non confondergli 9 co-
me hau. fatto^ alcuni Scrittori • I primi
vennero a noi intomo Tanno loitf. I fi-
gliuoli di Tancredi calarono in Iti)ia in-
torno r anno 1035. Ma non tutti , poi-
thè due ne reftarono in Normannia 9 uè
gli altri tutti infieme i:i verniero ^ ma fe-
condo che le congionture furono loro pro-
pizie , òr due , or tre 9 ed in altra fomi-
gliante guifa incaM|iinaronfi a quefte no-
ve parti*^ né maggiore fu il numero de*
primi , come vdBremo ig)^
Ciò che apparirà di più portentpfo'ne^
loro fucceffi faHA).jfi|me pnjbrango d'uo-
mini che ^ngo4(iR Frauci^^ tr^verfo
di mille fciagnre ^biano potutof^renderfi
padroni di tuj|p*de' più. vàt;Tii ^aefi^dol
mondo.- come una fola famÌRlia«di Gen-
tiluomini di Kaiinamlia ^ fqccoìfi foU-
ìÉirnte da ^ ^ociol numera di fuoi com*
ff atrioti 9 abbiano potuto ftabilirfi una Mqr
• nawhia ne' confini de}rimpei# d'Oriei>>
te 9 e d' Occidente : abbiano potuto con-
tro due ^tenti inimici riportar tante > e
si martiviglioiè vittorie 9 liberar IJ Italia 9
e la Sicilia dall' iacurfioni 9 e dal giogo
degr infedeli Saraceni 9 cHU che a Potenze
maggiori non fu conceffe > e dope- avere
debellati i Greci 9 ed i Principi LoQwbar-
di 9 fondare in Italia il bel Reame Ili Na-
poli 9 e di Sicilia . Gerratnente a niua' al-
tra Nazione 9 fé ne togli i Romani 9 è sì
iormnatamente awamito » che cosi baili
grin. in Stemmate . ( f ) Malata"* M. u e.
4. V. DHJfeéha in Stem. Ducum Apulia ad
Hi/i. Comnen. (g) Malata Uà. 1. c.y.n*
tf. 58* Cfi.Uà. a. cap. 6j.
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DEL ItEOKO D
frmci^ 9 ia ttntt Potenza » ed IctipttiD
fiodero armati • Le altre Nazioni , come
abbiam veduto de' Goti , e de' Longobar-
di y non in forma di peUegriai ^ di vian-
danti vennero in Italia , ma con eferciti
ben numeroli y che innondarono le bo-
Are contrade t. fi ftabiiirono ù Refno.^
Ali*^ incentra fé fi confideierà lo ftato
infelice » nel quale erano ridotte quefte
Boftre Provincie infra di lor divife 9, ed a
tanti Principi fottopofte ; e T eftracNrdìna-
riO' valore ). e bravnra-di quefta Nazione y
non faranna per appostar maraviglia i lo-
txy fortunati avvenimenti . Sì aggumfean-^
oora , che le maniere di guerreggiare uTa-
te in que' tempi ^ non eran come quelle
d! oggidì: i noa vi era allora quafi regola,
alcuna per aflaltare» a perdimderfi» Uà
efercito intero fi vedeva aknne fiate dis-
^fitto^ fenza faperfi né come, né per ovai
cagione , e la più* grande abilità coaufte-
va } o in una gran fona di corpo, incom-^
parabilmente maggiore- de'' noifari tempi ^
poiché praticavano con maggior frequèn-^
za quegli efercizj fiche pofloa giovare ad
acquiftarla ). a pure m una bravura eccef-
fiva , che £aceva. concepire, a' combattenti
tanu confidenza 9. donde fovente maravi-
gliofi fuccefli fortivano , o alfa perfine in
^cune «mptife orgogliofe y la cui condot-
ta in a^ra guifa non. farebbefi potuto giu-
ftificare „ (t non dall' avvenimento che ne
feguiva.
Quefio è quello 9 che pcod'uceva^ quei
vantaggi ,. che noi rawiferemo ne' Nor-
manni ,. i quali aveano quel medefimo lu-
ftro». e grandezza,, che nell'azioni de' Ro-
mani fpetfe fiate amnrinrvanfi .. Ed in fat-^
ti di poche altre Nazioni fi leggono tan-
te conquiste y, quante de' Normanni .- effi
pofero foctofopra la Francia y aMblti Re-
gioni di quella conouiftarono • Guglielmo-
Normanno» difcefo da' medefimi Dicchi di
Neuftria,. acqmfi0ffi. il fioritiifima Regno»
d' Inghilterra , e los tramandò alla fua po-
ùetiA . La noftra Puglia», la Calabria , la.
Sicilia y la famefa Gerufalemrae , e l' infi-
sne Antiochia patfaron tutte fotto-la lora
dominazione {a) .
Ma come , e quali oeeafioni ebbero gli
(a ) Roger. Oveden. apud Grot. m Prole*-
gom. Audax FramU Nortmamwum milì^
tham exfert» delìtmt » Ferox AìiglÌA capti*
l NAPOLI 1IB.IX- .^5^
uomini di quefta Nazione di vemre in que-
- fte iM^ve Regioni eotaitto a lor remoie ,
e come dopa vari eafi& ne rcndeflero pà*
dfoni r\ bene ^ che qui diftefimente fidar-
ti } poiché non altronde potrà con chia-
lezsa lavvifarfi 9 come tante y e si divile
Signorie „ finalmente s' uniflero infieme
fotto U dominaiione d' un iblo , e forgef-
k quindi mi' si bel Re|no y che ftabìlito
pofcia eoa provide leggi 5^ e mi^ìori infti-
tHti y poterono i Normanni per Inngo^ tem-
po mantenerlo nella loro pofterità^ né fé
non per mancanza della loro ftirpe ma-
fchile fi vide , dopa il Gorfa di m^ti anni ,.
triq^aflato ne'^ Soavi y ì quali per mdzzo d'
una Principerà del loff fiu^ue^. ad eiB im-
parentata , vi fuGcederono. Non pottebhe
ben intendarfi T origine delle noftre Papa-
li inveftiture, e come feffe fiata i>oi ripu-
tato quefto Regno Feudo della Ghiefa Ro-
mana y, & non. fi narreranno con efattezza
quefti .avvenimenti , donde s' avrà ben lar-
ga campa di icorrire molte verità y che
gli Scrittori y pafte ^^er dapjpocaggint 1 mol-
ti a bello ftudia tennero, fra tenebre y ed
errori nalcofe.
Nel racconto delle loio^ venture , e di
tutti gli altri avvenimenti di quefta Na-
zione y non ho voluto attenermi y fé non
a' Storici contemporanei, ed a coloro, che
fùù efattamente ci defcrilfero i loro Catti»
a cui teftimonknza non può edere fofpet-
ta. I pia gravi, e più antichi fra' Latini
iàranno Guglielmo Puglielè ,. Goffiredo Ma-
laterra , Lione Oftienfe , Amato Monaco
Caflinefe, Clerico Vitale , Lupo Proto-
fpata ,. r Anonimo Caflinefe , Pietro Dia-
cono > e Guglielma Gemmeticenfe . Elìra^
Greci ,. taPrincipeila Anna Comnena , Gio-
vanni Cinnamo , Cedreno , Zooara » ed ai-
tri raccolti neir Iftoria Bizantina , i quan
li CarlO' Dufrefne iUuftrò colle fue note.
Guglielmo Pugliefè rapporta in verfila*^
tini ,: ancorché poco eleganti , ma molto
buoni per lo ftile del fecole in cui vivea^*
le azioni , e*^ fatti d' armi de' Normanni
nella Calabria • Quefti feri ve , non come
un Poeta s' avviferebbe , ma come un Ift^*^
rico, che vuol folamente ad un racconto
fedele infieme > ed ordinato aggiunger 4L
va fuccubutt . Dives Jipulia/ortha refloruitm
Hierofolyma famofa > d* infignìi AnÙQchh
{t utfoqut fuppofuit -
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4 » E I L' S T O
fltHQéto y ti il metto • Arriva il fuo #ac-
coiito infioo alia morte dell' itinftie Ro-
berto Gui£bardo 2tqfi^dmM circa T ano. 1085.
DiegU alia luce ^ iihaza ili Papa Urba-
no IL che. neli' aimo io8g,4ta iwialzatp
al Ponteficato , e dedicogUa Rollerò fi-
gliucJo y e fucceffore di Roberto Gui(c«rdo.
Quefto fuo poemetto iftorico manuicritto
fit i^cpvato da Gio: TiresMe iiauteneo
Airvocat9 Fifca^e ^della Pioviaci«HÌi Roven
Q^Ua libreria derMobafterìo di-Becohcl-
vino vicino Argentina»
Goffredo Monaco di cognome Malater-
ra è un Autore più degno di fede : icritfe
^1 in profr molto z lungo V Iftoria del-
le Gonquifte fatte in Italia da' Normanui ,
p^r orcline di Rogiero Conte di Sicilia , e
di Calabria , fratello che fu di Roberto Gui-
fcardo ^ QntA' opera e&ndo ftata longo
twipo fepoka in obblio , il di \et manu-
fcrìtto fu ritrovato in Saragozza infra V
iftoria' de' Re d'Aragona l'anno 1578. da
Geronimo Purità , che la diede ajUa luce;
ed ilSaroaio di q\j»^ ritrovamefito,co-
m% d'un vero te(oro ne parla; quindi co-
loro y che hanno fcritta l' Iftoria di Sicilia,
.^r Qon aver letto queft' Autore, in mol-
ti abbagli fono incorfi.
Liqne Vefcovo d' Oftia è un Autore af-
fai noto , e che va per. le mani d'ognu-
no i effendo egli Religiofo di Monte Cafi-
Bo fcriffe la Cronaca di quel Monaftero po-
co dopo il tempo» di cui faremo per ra-
rnarej^ ed ancorché il iuo impegno fof-
di far apparire al Mondo la entità » e
grandezza di ^uel Monaftero, nulladiine-
no ci fomminiftra molti lumi per ben in-
tendere le cofe de' Normanni , nel Regno
de' quali egli fcrilfe..
Amato Monaco Caifineufe fiorì intor*
no a quefti medefimi tempi: fu ancb'egli
da poi fatto Vefcovo f ancorché non ù fap-
pia qual Cattedra gli fi ibife data. Pietro
Diacono (a) tra gli uomini iiluftri diC»-
^fmo novera queft' Amato y , e rapporta ef-
fer egli fiato intendentiffimo delle facre
fcritture, e verfijScatore anmiirabile • Fra
le altre fue opere , che compofe , fu quel-
la de Gfjìh Apojiùlorum Péìrì , Ù- Pauli ,
indirizzata a Gregorio VII. ft* P« e l'Ifto-
ria. de' Normanni {ò) divifainotto libri,
(a) Petr. Dìacorms de Vms Iiluftri b.facri
Cajpn. Archifterii . ( b ) Pett. Dìac^ lib. 3.
R I A. CI VILE
dMT dedicò a OidUerio, quei celebre Aba-
te di Monte Cafmo, che aflunto da poi al
Coptefìcato fii detto Vittore III. Queft*
iftoria de' Normanni fcritta da Aniato , per
quel che fappiamo, non ufci mai alla lu-
ce del Mondo per mezzo delle flampe :
Gio: Batifta Maro nell' annotazioni a Pie-
tro^ Diacono rapporta , die a' fuoi tempi
queft' iftwda fi confervava manufcritta nel-
Biblioteca Caflinenfe , ove molte eoft tk«
gpe da faperfi irtlomo alle gefta , ed aeri-
ti de' Normanni evano accuratamente de-
fcritte • Ma 1' Al^ite della Noce piange
quefta perdita , e nelle note alla Cronaca
Caflinenfe (r), rapporta effere ftata tolta
da quella Biblioteca, ficcome motte altre
cofe degne d'eterna memoria. Viffe queft'
AutGHpe intorno l'anncT 1070. nel qual tem-
po , fecondo ciò che comportava quel fe*
colo , eitendo la letteratura , per lo pt^
pre£b a' Monaci , ne fiorirono molti altri y
come Alberico , Coftantino , Guaifero , Al-
fano, che poi hi Arcivefcovo di Salerno,
ed altri , che poffono vederfi prefTo Pietro
Diacono • #
Scriifero ano^a de' Normanni qualche
cofa Lupo Protofpata, V Anonimo Caffi-
nefe, e Pietro Diacono ftefTo i*ma Orde-
rico Vitale , e Guglielmo Gemmeticenfe
molto più diftufamente , oltre di molti Scrit-
tori Moderni, «he fono a tutti notiffimi.
La Principerà Anna Cotfihe3a , detta an-
cora Cefarena , fi refe più famofe al Mon-
do per la fua mente, e per la fua erudi-
zione y che per la fua qualità , e per li
fuoi natali: ella fu ^liuola d'AleflioCo-
mneno , detto il vecchio , Imperador di
Goftantinopoli , e d' Irene . Zonara , e Ni-
ceta ci amcurano , che quefta Principerà
amava lo ftudio con un ardore eftremo ,
je clie-«||»Uua ordinaria occupazione eA su
i libri. Non folo s'applicava all' Iftoria,
ed alle belle lettere , ma ancoin alla Filo-
fofia : ella icritfe in quindici libri la Ifto-
ria d' Aleffio Comneno fuo padre, al qua-
le il noftro Roberto Cui/cardo motk una
crudeliflima guerra, che. fu parte del fog-
getto della fua iftoria ; ed ancorché alcune
fiate , fecondo il coftume della foa nazio-
ne y manchi di rapportare con efattezza la
verità > nuUadimanco deve etfer creduta y
€. 3$. t» jiSuar. Chronic, Caffut. (e) JLiL
Digitized by
Google.
DEL REGNO DI
qiialort fi^ella in commendftziotte di Ro-
berto OuUcardo, cui per cffer fiero inimi-
co di fuo padre , grandeftiente odiava . Pro-
mette eya nel proemio della &a Iftoria di
non dir cofa , per la quale pofiTa effére ac-
cofata di compiacenza, o d'adulazione^ e
che non fia uniforme alla verità ; niente-
dimeno fi vede, che ciò eh- ella fcrive di
fuo padre , è un Elogio \x)ntinuato • Gli
Autoti Latini non fono di queflo fentimen-
to, poiché quefti non parlano d'Aleffio ,
che come d*un Principe furbo, e (imula-
tore , dr cui il Regno fu più notabile per
le file viltà, che per le fue belle azioni:
ed in vero la ina ingiufta gelofia fece gran
torto a' Franzefi , che crocefegnati milita-
vano fotto il famofo Goffredo di Buglione
per la conquifta di Terra Santa ; ma for-
fè evvi troppa apprezza nelle Opere dc'La-
tini , ficcome foverchia tede in quella d*
Anna Comocna . Della fua Iftoria Hoc-
fchelio ne pubblicò gli otto primi libri ,
eh' egli avea avuti dalla libreria Anigufta*-
na . Giovanni Gronovio vi faticò da poi;
é nel 1651. Pietro P<^ffinGiefuita gli die-
de fuori colla fua traduzion latina , che
abbiamo della ftampa del Louvre . Da poi
il Prefidente Coufin ce ne ha ancora da-
ta una traduzione in lingua Francefe , e
finalmente Carlo Dufresne Tilluftrò colle
iue note.
Giovanni Cinnàmo viffè fotto V Impe-
perador Emanuele Comneno , i cui fatti
egli diftelè nella: fua Iftoria : egli è uno
fcrittore elegante, tf fi ftudia imitare Pro-
copio • De'noftri Normanni fovente egli
favella ^ e va ora la fua ftoria. parimente
illuftrata colle note di Carlo Dufresne *
Cedreno , Zonara , e gli aitri Scrittori
raccolta neir iftoria Bizantina , de'noftri
Normanni alle volte anche favellano .
L'occafione che fi diede a' Normanni ,
che fin dalla Neuihria fi portafTero in que-
fte nofbe parti ,' non ^eve attribuirti ad
altro , che al zelo , ch'ebbero quefti Po-
poli della noflnReligion Criftiana, dap-
poiché depofta r idolatria fi diedero ad ado-
rare il, vero Nume . Correva allora appo
i Criftìani il coftume 4' andar pellegrinan-
do il Mondo ) non tanto come oggi , per
veder Città > e nuovi abiti, e coftumi dì-
( a ) Petlegr. in Serie Ab. Caff» in Aten»U
fo : verpente A. Chrijìi millefimo . ( b ) O-
Jiienf. /. 2. f. 37. Quadtaginta numero Nor»
MAPOLILIB-BC • i
verfi , quanto per divozióne di veder 1
Santuari più celebri . Per tal cagione fi
refero in quefta , e nella precedente età
famofi in <)ccidente , ed appreffo di noi
due celebri luoghi delle noftre Provincie,
quello del Monte Gargano per V appari-
zione Angelica , V altro del monte Cafino
per la fantità , e miracoli di S. Benedet-
to , e de' fuoi Monaci : . ma. fopra tutti i
Santuari y com* era di dovere , éftolfe il
capo neir Oriente G'crufalemme ; Città (an-
ta , ove il noftro buon Redentore lafciò
afperfo il terreno del fuo fangue , ed ove
fu fepolto.
Fra tutti i Criftiani del Settentrione è
incredibile quanto a queft' efcrcizio di pietà
fbffero inclinati i Normanni della Neuttria:
ad effi, né la lunghezza dei cammino, né
la malagevolezza de' paffi , né il rigor de'
tempi, e delle ftagioni, né la neceiTità di
dover fovente traverfar per m^zzo^di la-
droni, e d'infedeli, né la fame, né lafe-
te , né qualunque altro fi foife maggior pe-
riglio, odifagio, recava terrore 1 Perrcn-
derfi fuperiori a tante malagj^volezze s'uni-
van a truppe , a truppe , e* tutti infieme
traverfando que^ luoghi inofpiti, cflféndodi
corpo ben grandi , robufti , agguerriti , e
valorofi , valevano per un' intera armata ,
e fovéute fopra i Greci, e fopra gì' infe-
deli diedero crudeliflìme battaglie , e rup-
pero gli oftacoli . Solevano con tal occa-
fione, o nell'andare, o nel ritorno veni-
re a vifitare i noftri Santuar) di Gargano,
e di Cafino.
Nel cominciar adunque delf undecimo
fècolo ia)y quaranta , come fcrbK Lioim
Oftienf^ ( A ) , ovvero , fecondo 1 * opinion ,
d' altri , cento di quefti Normanni partiti
dalla Neuftria s' incamminarono verfo O*
riente , e fin che in Gerufalemme gìungef-
fero, fecero nel cammino molta ^age di
que' barbari • Nel ritorno tennero altra
itrada , ed imbarcati fopra una nave fol-
carono il Mediterraneo , e nella fpiaggia
di Salerno ( ^ ) giungendo , sbarcarono in
que' lidi^, ed in quella iCittà entrati , fiih
rono da' Salernitani , forprefi dalla robuftez-
«a decloro perfonaggi , onorevolmente ri-
cevuti. Reggeva Salerno in quefti tempi,
come fi é narrato > dopo la morte del Pria-*
manni in habitu peregrino . ( e ) Ojtienf.
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g nKtV IST O
cipe* Ciowimi > Guatmaro HI. Tuo figliuo-
lo ^ chiamato, come ft diffe > da-OftieaÌe
ia)y il maggiore, per diftinguerto dall'ai*
tro, Gtiaimaxo Aio f^Uuolo , che gli fuc-
cediette • Quefto. Guaimara dalU anno> 994^
che morì Giovaani fuapadrc , rcffe il Prin-
oipato di Salerno ora. folo,. ora con fuo fi*
gliuolo infino all'anno 1031. nel quale il
di lui fi|liuolo mori » Furono, per tanto da
5(ttefto Prinqijpe inviuti a trattenerfi. in Sa*
erno per rinorarfi dalle fatiche del. viag-
gia ^ e per goder un^ poca V amenità del
paefe • Ma ecco che fQpr;^iunre un acci-
dente,, nel quale a quefti pochi Normanni
diedefi. opportunità di moftrare il lor va-
lore , e di. con^^enfare infieme eoa Guai-
maro le accoglienze ,, che usò loro . Nel
corìb di queir Iftoria ìbvente fi è narrato ,
che i Saraceni, noa mancaroa mai d' infe-
fiare il Principato di Salerno > che ora dall'
Affrica , e ipeflb dalla vicina Sicilia ibpra
molte navi giungendo alla (piaggia di<)ueU
la Città ». depredavana i contorni della, me-
defima , ed a' campi , e Caftelli. vicini di
molti danni , e calamità eraa cagione :.
Guaimaro>, iMk avenda forze badanti per
potergli difcacdare , procurava» pet gproffa
•fomma di denaro comprarfi- la quiete , ed
il minor danno . £fit ora ci vennero, fo-
pra molte Navi ,, mentre quefti Norman-
ni erano- ia Salerno . e fattili da pocifo Sa-
lerno minacciavano iaccheggiamenti ,. e mi-
ne ,. fé con groifa fonuna di denaro non (l
fotfe riconqprata :. Guaimaro , cJie noaavea
alcun modo da difenderfi,, fi difpofeacon-
difcendere alle Lara richiefte ,. ed' intanto
#k' egli^ 00' fuoi Ufficiali erafi occupato a
tar contnbuire i fuoi vaifalli ,, i Saraceni
^ calati dalle Navi in terra , riempiiono lo
ipazio , eh' è tra il Mare ,. e la Città , ove-
mpettai%do il rifcatto >, fi diedero alle era-
poi e , ed alle diifolutezze • I Normanni ».
che non erano avvezzi fof&ire 4ue(l' ob-
brobrio ,, rimproverando a' Salernitani,, co-
me lafciaffeco trionfare eoa tanta infoien*
za i loro nemici ,. con difporfi piih toftòda
fé medefimi a pagare le ipefe del trionfo ,
che .penfare a tufenderfi. ,, vollero effi eoa
inaudita bravura vendicare i loro oltraggi ,
e pr^fe V armi,, mentre i Saraceni a tutto
altro penfanda ftavana immerfi tra le era-
( a ) Oftìenf. lìb. 2. cap.. 37. A Guaimaro
ma/ ore > qui tunc Salemi ftincìfabatur^
RIA C I V ILE
pole, eè.il ripoib, gli «riIalhM|ia tU* irn*
Srovifa eoa tanta impeto, e valore , che
'un numero confiderabilediloro fiuta ftra-
pe crudele, gli altri fotjprefifimiferotoAa
la fuga ^ e cosi cofternati ,. e diffipati ,. pea-
farono rientrar ne' loro vascelli affai più
prifta di «quella ne erana utciti , e pieni
di feomo; ritirarfi da quella Piazsa » Un
fatto così gloriofo portò a' Salernitani non
minor allegrezza ,. che ammiaucione ,. ed il
Principe Guaimara noa. fapeva in che mo-
do dar fegna della fua rìconofcehza al lor
merito : pregogli ,. chereftaifera nel paefe ,
offereada loro abitazioni ,. e carichi i più
onorevoli ^ ma elfi. fi. protdbunmaiaqueir
azione non aver avuta mira ad alcun lofo
privato, interetfe ; e- che noa volevano al-
tra ricompenfa, che il piacere* dT aver fod-
dis&tto alla Iosa pietà, ia combattetido a
fevor de' Criftiani contro degl' Infedeli •
Del refto per corrifpondere alle cortefie di
Guaimaro. ,. ed al. defio ,. che moffarava. d*
aver wpo di fé uomini di tal fórta. ,. gli
promikro ,. adi ritornare e(& medefimi , o
d' inviargli de' giovati loro compatrioti di
pari valore ( Aj • Si rifoUero per tanto di
ritornar alla loro patria ,. per cui rivedere
ardevano, di defiderio- . II. Pnocipe > non:
potendo più arrecargli ,, usò loro tutte k
oianiere' perchè almeno nel loro arrivo gì*
inviaffero gente di lor nazione ^ e mentre
imhaccaronfi per laNormannia,. fecegliac-
compagnare da. molti fuoi Ufficiali eoabar-
che cariche di. frutti i più fquifiti inGno al
loro paefe- v. donò loro, ancora delle vefti
Sreziofe d'oro, e di feta , e idcchi amefi
i cavalli . I difegni di Guaimaro ebbero
il loro' etfetta,. e queir aria di liberalità ,
e di magnificenza fu noa folo: un invito ,
ma bea anche una. forte attrattiv&^lla Na-
zione Normanna, per farla veti^ire in que-
lle noftre Regioni. Poiché giuati in J*^or-
mannia ^ avendo. eipoAo il ^fideria de'no-
firi Principi che aveaaadiloio* gente,, vai-
fé molto a far prendi^re* qaefta cammino ad
uà gran numero^ di pettone , e ben anche
di ehiaciflimo^ fangue. Al cke diede mano
un' occafiòne , che faremo per rapportare •
Nella Corte di Roberto Duca di Nor-
mannia fra gli altri Signori, che fretjuea-
iavaao il fao Palazrat fiiioiv> <iugtkima
Re-.
( b^) Ofiienf. Iti. 2.- caf. 37.
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BEL REGNOBi
IR^epoftely éi OAoiMdoDrèngoti quefti of-
fefo da Guglielmo v eh' erafi piÀblicatnen-
te vantato d' aver ricertito de^ favori da ft»
figUtiolft ) lo sfidÀ a fitigdlar teazone , ^e
con tutto chtt Guglielino fi trovafie preflb
del Duca Roberto, il quale colla fua,Cor«
te prendeva^ il i^iaeere della caccia , s" ab*-
battè col fuo nemico nel bofco, gli paftA
«ttraverib del corpo la fua lancia , e V uc*
cife • Il Duca Roberto ^ riputando ciò Tuo
oltraggio , ^roccuravft averlo nelle mani per
fame pubblica vendetta , laonde Ofmondo
per fcappar via dallo fdegno del fuo Sovra^
no p falvoffi prima in Inghilterra ; ed alla
fine veemodo aperta sì bella ftrada in Ita-
lia t rifolfe quivi ritirarfi co' fuoi parenti ,
e proccurò ancora tirar altri con fe^per im-
Kendere il cammino • Si portò in fatti que-
> prode Normanno feco molti tuoi fratel-
li, li quali, fecondo narra Oftienfe, furono
Rainulfo , 'Afclittino , Osmondo , e Rodul-
fo ) feguitati da' figliuoli , e nepoti , e da
molti de' loro amici . Queflo Rainulfo fu
il jprimo Conte d' Averfa, e poi Afclittino ,
chiamale da Ordorico Vitale {a) Jtn/chetillo
de QjtadreUhy che a Rainulfo fuccedè, dal
quale tiaggono origme i primi Normanni,
che ebbero il Principato di Capua , come
vedtemo * <
^i^fefti iìppi di chiariflUmo lingue t^itt
dalla «in-anci» con molta comitiva de' imrp
Nornianffi) fiirono da noftri Principi ric^
vuti con 'j^legrezza , e con molti legni m
ftima, memoria di ciò, che pochi anni pri-
ma aveeno adoperato i loro nazionali in
Salerno • Alcuni rapportano , eh' efii da pri-
ora andarono in Benevento , altri che fi
pofero al fervigio del Principe di Salerno,
ed altri che vennero in Capua (^): tutte
rfte ctfTe pofTon etfere vere, poiché que-
novelli Normanni , poco men difinte-
retfati di quelli , che aveano combattuto in
Salerno , erano pronti di darfi al fervigio
di -colui ^ che ^ aveffe meglio riconofciuti :
ed i noÀii.Principi Long^ardi avendofi u-
goatmente a difendere contro i Greci , e
contro i Saraceni, ciaièumr dalla fua parte
bramava d'aver appreffb di fé uomini così
valorofi, per mezzo de' quali fperavano di
confi^^imve qualunque vantaggio . tiomun*
Me Ciò fiafì, egli è certo che ancorché non
tofle appurato in qual anno precifamente
(a)<Wwf.^/W./.5. ih) Ofiìenf.lecxh.
NAPOLI LIB: IX. 7
IpaffaÀ^o in Capua, prima però dell* anao
1017. in quella Città fi fermarono , men*
tre Melo fuggito da Bari aveva in quella
Città jitrovato il fuo afilo , ed era ftat»
accolto daPandolfo IV. il quale dall'anno
1016. infieme con Pandolfo IL tagliuolo di
Landulfe di S. Agata reggeva in quelli tem-
pi il Principato di Capda ( e ) ^ Ciò che
diede occafione a quefti novelli Normanni
ìinitifi con lui di fegnalarfi in più nobili
imprefe .
I Greci the eoi nuovo Magiftrato di Ca*
tapano > aveàno refo infopportabile il lor
governo nella Puglia ^ diedero occafione ,
che in Bari principal fede di quel Magiftra*
to nafceflero perciò nuovi difordini, e tu-
multi } poiché i Barefi non potendo più
fo&ire r afpro governo , che d' effi faceva
Curcua nuovo Catapano , animati da Melo
f rod^ , e valorofo Capitano , di fangue Lon-
gobardo ^ che di inorava in Bari , ove da
molto tempo aveva tcafportata la fua fami-
-filia, fi ribellarono dall'Imperio Greco , e
iperando dare alla lor patria^la libertà , fi
^ mifero fotto la guida di Melo , che per
lor- Capo ìnfieme oon Dato fuo cognato T
-eletfero • Ma gì' Imperadoti d' Oriente av-
Vifati di qnefta rivoluzione , mandarono to*
fto in Italia Bafilio Bagiano nuovo Catapa-
no , il quale gionto nella Puglia con buona
compagnia di Signori ^ e di foldati di Ma-
cedonia pofe r anedio* alla Città di Bari*. I
Barefi vedutifi cosi ftretti , in vece di penfa-
fare a difenderfi , attefero folamente a rap-
pacificarfi co' Greci a cofto di Melo > ofle-
rendo di daiip loro nelle mani ; di che ac-
tortofi Melo , tofto fé ne fuggì furtivamen*
te in Afcoli con Dato , ed ivi non tenen-
dofi a laftanza ficuro, ritiroffi ben anche
più lungi , ed intanto i perfidi fuoi Citta-
dini , per ^uadagnarfi la buona grazia de*
Greci, inviarono aCoftantinopoh Maralda
fua moglie, e^l fuo figliuolo Argiro. Me*
lo , che da Afcoli erafi ritirato in Beneven*
to, indi In Salerno , era!i finalmente eoa
Dato fermato in Capua , chiedendo a Pan-
dolfo , ficcorae a' Principi di Benevento , e
di Salerno fuoi Longobardi a volergli pre-
:ftar afìuto contro i Greci ì. Arrivando ia
Cai>ua ritrovò ivi i Normanni / che poc*
anzi eranvi giunti : era egli già confapevo-
le del lor valore , onde trovandogli oppot»
tuoi
(e) Peìiegr. in Sttm.
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«' DtLV isr o
tubi a' fnòi if£egnì , per le grandi promef-
fé che lor fece , ridiedero al fuo fervigio,
ed avendo arrolate e«cian4io altre truppe
prefifo de' l^rincipi Longotyiid^^ delle quali
ibllecitava il foccprfo» ragupiim' armata »
che immanteiiente menò contro 1 Greci i
ed avendogli aflaliti y furono in tre fuccef-
five battaglie dis£atti , e fi refe padrone d'
alarne Città della Puglia ; ma pofcia per-
dette tutto il frutto delle fue vittorie nel
quarfi) combattimento» che accad({e intor^
no 1 anno io 19. \treqo U Citt^ di Can-
ne j luogo già rinomato per V antica disfat-
ta de' Romani (j). Vinto Melo più tofto
per lo tradimento de'fuoi, che per la for-
za de'Greciy i Normanni gli fi mantenne-
ro fedeli , combattendo con eftremo valo-
re . Pensò Melo , veggendo il fuo partito
affai debole, di chiedere foccorfo altrove 9
ed avendo raccomandati tutti i Normanni
che gli reftavano a PandoHb Princi|K£ di
Capua, ed a GuairQaro Princ)t« 'di Saler-
no , tofto partifli per .Alem^iia » ritrova-
re l' Iraperado^Errico , a cui avendo efpo-
fto lo (tato lagrimevole^ di quefte noftre
Provincie , che per l^ingrandimento ik'
Greci erano in pericolo d' eflei tutte fmem-
brate dall' Imperio d' Occidente , lo confor-
tava ad inviare una groifa armata contra
de' Greci, o pure , che veniife egli fte(fo
in pèrfona a comandarla: Errico, che tro-
vatati diftratto in altre imprefe , e che al-
1& promelìfe non ben^ corrifpondevanó i fat-
ti f obbligò ben due fiate Melo a ripigliar
quel viaggio per fo^lecitarlo a mandare i
promefli loccorfi i nu nel mezzo di quefti
affari fini Melo la fua vita preifo y Impe-
rador Errico , tanto che i Normanni per
la perdita di quefto lor yatbrofo Capitano
fi diedero a prender altri partiti .
Adinolfo fratello di Pandolfo Principe di
Capua , ed Abate di Monte Cafino , era
travagliato qu^fi fempre da' Conti d' ^qui-
00, r^ali foyente facevano delle fcorre-
rle fopra i beni 4^ quella Badia , onde pen-
sò r AMtte per difendergli valerfi delP o-
pra , e del valore de' Normanni ( ^ ) , i
quali affai bene , e con ogni fedeltà adem-
pierono .la commeflSohe , ch« loro era (la-
ta data , guardando di continuo le Terre
di quel Monafterò dk un Borgo appellato
Pimatarie , noi^ lujigi dalla Città di San
( a ) OJlhnf. A !• e. 37. ( b ) Ctflhn/. L z. o
Rf A C I V I LJE
Germano > ove s' eiaap fortificati • .Alti^
Normanjit fegpen^o Dato s' erano cjtii^ati
fono gliaufpiCj di Benedetto VIIL^K* P*
il quale aveva lofo dato in guardia laTof-
re del Garigliano , eh' era del dominio del*
la Chiefa ; parendo così a Dato d' effer fi.
coro y pofciachè la Cina di Capua lo co^
priva dall' infulto de' Greci .
Ma la perfidia di Pandolfo Principe di
Capua cagionò nuovi fcancerti in quefte
kegioni y che finalmente tutti terminarono
a. maggior ingrandimento de' Normanni •
Qiiefto Principe , ancorché moftra^e in ap*
Siarenza favorir le parti di Errico Impera*;
or d' Occidente come a lui foggetto , nul-
ladimanco nudriva di foppiatto conBafilio
Imperador d' Oriente una ftretta coitifpon- '
denza , ed amicizia , e s' avanzò tanto , che
finalmente s'indufle a mandar inCòftantì*
nopoli le chiavi d'oro , e fottoporre fé >
la Tua Città , e l' intero Principato all'Im-
perio d' Oriente , in quel modo eh' era pn*
ma a quello d'Occidente (r). L' Impera-
dor Bafilio , a cui per gì' inteveffi fiioi mol-
to importava queft' acquifto , tofto ijyvifon-
no Bagianor , al quate .commlfe', che per
mezzo di Pandolfo proocuraH^e aver iama-
no Dato co' Normanni , eh' erano infìtta di*
fefa • Quefti efegui cén efficacia , ed efat*
tezza il comandamento deLii^Jtrintìfie ,
e jiffchè Pandolfo non /ofiTe Jnuokv^ir
Abate Adinolfo tuo fi^tello,^^;^^. tirare
af fuo partito anche coftui , come lo f<;ce
opportunamente per un mi^o affai *effiba->
ce , qual fi fu d' una gran donazione , che
fece al fuo Monaftero dell' intera eredkà
d' un tal Maraldo di Trani , oh' erafi de-
voluta al Fifco id) \ ed avendo mandata
una |roifa fomma di denaro a Pandolfo j
lo priegò infieme , che fé veramente era^
fedele all' Imperadore Bafilio, gli permet*
teife il palfaggio per gli fuoi Stati per aver
in mano Dato . Gli fu ciò tofto accordato ,
e pofto in ordine un non picciolo efercito
venne ad affalir Dato nel Garialiano: gli^
aflediati ancorché colti intprovik) fi difefe«
ro con molto coraggio per due giorni j;iu
alla fine bifognò, che il valore cedere al-
la forza . Bagiano pr^fe la Piaata , e trat-
tò con eftremo rigore tutti coloro» che:»
trovò y fuorché' i Nopnanni in riguardo
d'una calda preghiera 1 che T Abate. Adi-
nolfe
58. (e) Oflìc^f. /..a. ^.38. (A) OjiknÌ,Lc.
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"DEL REGINO DI NAPOLI llfe. It.
'ttotfo glie ne fece. Ma non usò pietà con
Dato; e quefto difgraziato Capitano con«
dotto inBari foftcnne il fiipplizio de' par-
ricidi , effendo flato buttato in mare den-
tro un facco . ^
L'-Impcra3ore Errico avendo ìntefa Fin- '
vafion de' Greci , la perfìdia del Principe
Pandolfo , e la xrudeliffima morte di Da-
to, reputando fra Te medéfimo,che per-
duta la Puglia , ed il Principato di t*-
pua, fé non affrettava i foccorfì , era iti
pericolò di perder Roma , e tutra T Ita-
lia , tardi avveduto di ciò chfe Mèlo tan-
te volte ^yeagli prefagito>, fcdffo finalmén-
te da 'tanti avvenimenti , avendo unito
una groffa armata , e chiamstti i Norman-
ni ( eh' erano flati a preghiere di Adinol-
fo lafoiati liberi ) che militaffero fotto le
lue infegne , toflo in quefl' anno 1022.
verfo Italia incamminofu (a). Divife in
tre corpi la Tua armata : ad uno compo-
fio di unditifnila foldati prepofe per Ca-
pitano Poppone Patriarca d' Aquileja, che
mcamminoffi verfo Abruzzi , acciò che
^r (Quella parte entnÉt ìittl dominio de'
Greci : V altro corpo era di ventimila fol-
dati comandato da Belgrimo Arcivefcovo
^di Colonia ( poiché in quefli tempi non
vi avea 'óuli^e di flranezza , che l ma&-
{{iori Prelati della Chiefa fi vedeffero al-
a tefla degli eferciti, tome ben toflo lo
vedremo ancora praticare ^agli fléffi Pon-
tefici Romani ) e queflo fu mandato per
la flrada di Roma per aver in mano l'A-
bate Caffinenfe col Princii>e diCapuafuo
fratello, che ambedue venivano imputati
preffo rimperadore della cattura, e mor-
te di Datoì l'altro ritenne feco Errico ,
volendo egli in perfona per la Lombar-
dia , e per la via della Marca venire a'
-danni de' medefimi Greci •.
V Abate Adinolfo Tubito , the fu av-
vifato , che gli andava contaro un efercito
intero , abbandonò il Mouaflero , e per
falvatfi in 'QHRantinopoli ^ ad Otranto con
gran fretta fuggiflene > dove imbarcato
neir acque del Mare Adriatico , nel qua-
le Dato era flato fommerfo, rotta la na-
ve con tutti i fuòi affogò .
Il Principe? fuo fratello quando fi vide
.nflediato dentro Capua dall' Arcivefcovo
di Colonia, dubitando d'effer tradito da'
Tom. IL
( a ) q/lìenf. ììb. 2. tap. 39. ( b ) Qfltenf.
'9
fiioi vaifalli , che V odhtmo 'a ^tHofte ^ ti
diede in man del Prelato , acciocché 'il
menaflè da Eitico^'in prefenza di tui prOf-
mife provar 1a Tua innocenza (*) . «Lo
ricévè Belgrimb fotto la fua cuflodia , fe
menoUó da Errico ,*il g^^lc allora tene-
va flrettamente affediata Trbja inl'uglì|>
Città , che i Greci in queftò medt^mo
anno aveano edifì(:atà , la quale pochi gior-
da poi fi refe a lui. Rallegroffi T Ini*
ni
peradore , e fatti affembrare tutti i fuòi
Baroni , cosi Italiani , coiìie Oltramoritav
ni , perchè conofceffero delta Tua caùfa >
fu con univerfal confentimentó fentenzia*
to a morte j ma 1' Arcivefcovo Tottò la
cui protezione s' era egli pofto > taritò Tep-
P oprar con preghiere , e pianti préflo
Imperadore , che la pena di mòrte la
fece comhiutare fh |?filio perpetuo ; oiidc
fattolo flrettamente incatetìare -, in^cotàl
guifa fé lo menò feciò in Germania .
Il Principato di Capua fu da Eifrìco
conceduto a Pandolfo Conte ^i Tiano\ e
neir ifteffo tempo inveflì di queflo Con-
tado Stefano^ Melo , e *ietr» nipoti del
celebre Melo, i quali erano fottentrati a
foflenere quell'impegno medefimò ^cóntro
i Greci, ^be promotìe il loro zio *(r ) .
Ecco come gì Imptradori à' Occidentè^if-
ponevano del Principato di 'Capua , e de'
Contadi de' quali era trortipòftò . Ma ef-
fendo flato obbligato Errico a ricliiatnar
la Tua armata per cagione degli eccefflvi
caldi della Puglia-, che gli Alefnani^
ond' era cofftpofta , non potevano più fof-*
frire: confidò i difegni che avea fui' Ita-
lia al valóre de' Normanni , lafeiandò a
loro la cura di difcàcdar da Italia iG're-
ci. Raccomandò loro fp'ezialthente di foci-
correire, qualora il bilogno ilrichiedeffe»
i nepoti del rinomato Melo, à^ quali dic-
'de parimente in ajuto alcuni altri celebri
Normanni : quefli , fecondo rapporta O-
flienfe, furono Gifelbertò, e Gofmanno,
Stigando, Turflino, Balbo, Gualtiero di
Canofa-, ed tigone Fallucca con diciotto
altri vaiorofi compagni.
Raccomandò ancora V Imperador Erri-
'co quelli Normanni a* Principi di Bene-
Vento , e di Salerno , ed a Pandolfo di
Tiano novello Principe di Capua , a'ouali
ìmpofe doveflero di loro in tutti i bifo-
^ B gni
Hk 2. cap. 40. (e) OJìtenf. libj^. cap. 41.
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IO
X>ELV ISTORIA CIVILE
gni. Valeri! . Mj» quefti Principi tofto di-
menticatiii dèlia grande obbligazione che
aveano i Longobardi a' Normanni > da'
auaii erano ftati tanto ben ferviti contra
e' Greci , cominciarono pofcìa a difprez-
zaigli; fia perchè credetfero di non aver
Ì)unto bìfo^no di loro i fia perchè fentif-
èro male, il vedergli intereflati nel fervi-
gio deir Imperadore Errico • Gli lafciaro-
no dunque errar pe^ bofchi fenza né pure
conceder loro un luogo di ritirata j anzi
giunfero infino a negar loro quel foldo ^
eh' era in coftume pagaffì a' medefimi •
I Nonnanni, che non aveano gran fof-
ferenza di ibpportar quefta in^iuftizia ,
prefero le armi contro gli abitanti del
paefe 9 e giunfero ben toilo a fargli
fiare a lor difcrezione \ e per ottene-
bro più ficuramente ciò che volevano ,
crearonfì un capo dilla loro Nazione. Il
primo eh' eletfero fu veramente abile a
mantenere i loro intereifi : fu quefti Tur-
(lino 9 uno di qUe' valorofi nomati da O-
filenfe , uòmo di merito angolare per lo
pofto^ a cui iuAalzavafi ^ e fopra tutto
d' una forza di corpo preflfo che miraco-
)ofa. Ma effendofi indi a poco queftJ^va-
lorofoCapitano per fraude de' Pugliefi in-
contrato con un dragone > ancorché V uc-
cideiTe » reftò dal velenofo fiato di quel
ferpente eftinto , come* rapporta Gugliel-
mo Gemmeticenfe C^)* Non mancarono
però fucceflbri valevoli a veudicarfi di fua
morte » poiché i Normanni in luogo di
Turftiiio concordemente fi eleifero per lor
capo Raiaulfo prode > e fcaltro guerriero
( ò ) y che giunfe il primo in Italia in
qualità di Principe > e che fu il primo
tra' Normanni a itabilirfi in quelle noftre
Provincie certa f e ferma fede » come qui
a poco vedremo.
Intanto Errico , dopo aver regnato ven-
tidue anni 9 finì i giorni fuoi io Alema-
Sna neir anno 1025. fenza aver lafciato
i fé prole alcuna } ed ora per la fua pie-
(a) Guglìemo Gemmeu lì&. 7. cap. jo*
C b ) Gemmet. toc. eh, CuiL App. lìb. i.
(*) ( Sigeberto Gefliblacenfe ad Jln. 1024.
Hekricus Imperatore confulentibus fibì
Prìnctpibus fuper fubfiituticne Regni , defi-
gìtans Conradum ... moritura Leo OftienC
loc.cit. Chuonrado Duce , qui & Cono dì-
Hus $fl 9 ejufdim Henricl eleciione in Regem
tà, e più per la fingolar fua cai&tà, nac^
randofi , che. anche ammogliato volle fer-
barla , gli preftiamo que' onori che a' Saa-
ti fon dovuti • Egli edificò in Bamberga
molte Chiefe , che fottopofe al Romano
Pontefice. Principe prudentiflimo , iloua*
le confiderando , che per non lafciar di ie
figliuoli j avrebbero potuto nell' elezione
del fuo fucceffore nafcere difordini , e con-
fufioni , avvicinandofi alla morte , chia-
mò a fé i Principi deir Imperio » e per
fuo fucceflbre defignò (*) lóro Corrado
Duca di Franconia detto il Salico y Prin-
cipe faggio 9 e valorofo della illuftre caia
di Saifonia (r). I Principi dell'Imperio
acconfentendovi lo eleflero per Re di Ger-
mania, ed Imperadore; onde non per e-
redità , ma per elezione , com' era il co«
ftume , fu innalzato Corrado al foglio ,
ancorché propofto da Errico fuo predecef-
fore , come fc gli Elettori di comun coii-
fenfo' aveffero nella perfona d' Errico ri-
merà r elezione > quafi per un compro-
meifo . Né fu oifervato nella fua elezio-
ne ciò che Ottone IH. avea prefcritto ^
poiché non da' foli fette Elettori, ma da
tutti i Principi fu eletto : fu molto tempo da
poi , che conie fi diife , per evitar le tur-
bolenze , ed i difordini , fi po(è in prati-
ca ciò, che Ottone prefcriife.
Morì in queft' ifteffo anno^iozs. Bafi-
lio Imperadore d' Oriente ancora , e poco
da poi nel 1028. Coftantino , e per lor
. fucceffore fu eletto Romano , cognomina-
to Argiro.
( Abbiamo indicato adeffo la morte
à' Errico fotto la data dell'anno 1025. a-
vcndo fcguito in ciò V atteftato di due
Autori degni di fede . Lione Oftienft lib. 2.
<. 58. Defungo igitur augufla memoria Im^
peratore Herrico anno Domini M. XXV. ; ed
Ottone Frifingenfe VI. e. 27. Afìno ab incar*
natione Domini M. XXV. defunBo fine Fi^
tiis Herrico . Ma fecondo Lamberto Schaf-
nabwtgenfe , Ermanno Conjjfatto , ed altri
Ger-
elato • Otto. Frifing. loc- cit. Conradum na^
tione Francusy conjllio Antecejforìs fui y cu-
fus tamen dum adhuc viveret , gratia care-
bat y ab omnibus eleclus y &c.) (e) yinto-
ninuc a. part^ hijl. tit. i4. cap./^ §. i; Vir-
tute militari flr£Huus , fapientia , O* fcien^
ria juris maxime ficrens ,
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__ DEL REGNO DI NAPOLI
Germani Scrittori rapportati da Struvìo
Syntag. Hifl. German. differt^
pag. 387. mori nel mefe di
precedente anno M.XXIV.)
15. §.
Luglio
28.
del
LIB. IX. CAP, L II
maro-, e da* Normanni, aiutato anche da-
GAP. L
Fondazione della Città ^ Averfa , ed ifli*
tuziont del fuo Contado nella perfona dì
R A I Ku L F o Normanno I. Conte et A-
verfa;
It A morte d* Errico , e T elezione di
A Corrado fecero mutar faccia agli af-
fari di <juefle tioftre Provincie . Il novel-
lo Principe di Capua Pandolfo di Tiano
per li fuoi abbommevoli tratti, e più per
la avidità delT altrui , e per la propria
avarizia era da tutti abborrito . Aveafidif-
gttftati i Normanni , i quali , vedendofi
troppo indegnamente trattari , inquieta-
vano gli abitanti del Paefe , riduccndogli
a loro difcrezione : perciò appo i fuoi vaf-
falli niedefimi era entrato in abbomina-
zione . Erafi ancora difguftato con Guai-
maro III. Principe di Salerno , e per li
fuoi modi riduife le cofe in tale ememi-
tà » che fe lo refe fiero inimico .
Tutte quelle cofe portarono la fua mi-
na poiché Guaicnaro morto Errico proccuvò
con ogni sforzo entrar nella grazia del
novello Imperadore Corrado , e feppe si
ben portarfi , che fi ftrinfc con lui con li-
gami affai ftretti dì corrifpondenza , ed
amore . Teneva Guaimaro per moglie
Gaidelgrima ibrella di Pandolfo IV- che
frovavafi^ ancora in Alemagna dentro due
carceri riftretto : il primo favore che ri-
chicfe a Corrado fu di riporre in liber-
tà fuo cognato , e riftituirlo nel Princi-
pato di Capua ( /x ) . Corrado alle fue pre-
ghiere condefcefe , liberò Pandolfo , ed
al Principato di Capua , ordinò , che fof-
fc reftituito.
Rainulfo , che co' fuoi Noftttannì era
ftato così indegnamente trattato da Pan-
dolfo di Tiano , apertafcgli si bella oc-
cafione di vendicarfi di lui , tofto s' uni
con Guaimaro , ed alle forze di quefto
Principe aggiunfe le fue per far rientrare
Pandolfo IV. nel Principato dì Capua
gli antichi fuoi fautori che teneva nella
Puglia, e dall' ifteffo Catapano Bagiano,
e da' Conti de'Marfi, pofc toftoTalfedio
a Capua per dìfcacciarne il competitore.
Dife(e couui per un anno , e fei mefi la
Piazza } ma non potendo da poi più {6^
ftenerla, fu coftretto renderla aBagiano,
il quale fotto la fua protezione , e cu-
ftodia ricevutolo , il fece infieme con Gio-
vanni fuo figliuolo , e con tutti i fuoi por^
tare a Napoli , ove da Seiigio che n era
Duca fu cortefemente ricevuto .
Pandolfo IV. entrato in Capua , e re-
ftituito nel Principato , non contento, co-
me fono gli uomini ambiziofi , dì eff?r
ritornato alle fue priftine fortune , foffc-
riva con animo maligno , che Painlolfo
di Tiano avefle trovato appo Sergio fecu-
ro afilo, onde cominciò a meditare nnO'*'
ve imprefe fopra il Ducato di Napoli fot-
to quefto pretefto.
Co' Normanni nemmeno usò quella gra-
titudine , che richedevano i fervigj rile^
vanti, che aveangli prcftatì in queflEa con-
giuntura , tanto che penfarono .da lóro
ftefil di ftabilirfi in un luogo di que' con-
torni dove meglio poteffero, chefoffeba-
ftevole per farvifi una comoda abitazio-
ne ; e prefero da prima un luogo , il oua-
le credefi effer quello , che oggidì chia-
mafi Ponte a Selice , tre miglia fopra A-
verfa , che pareva fertiliflSmo ( i ) ; ma»
quando fi difpofero a fabbricarvi , rinven-
nero il fondo della terra tutto paludofo;
che perciò T abbandonarono per girne là
vicino a fabbricar la Città , che pófcia
fu chiamata dal loro nome ^ufr/i la Nor^
manna y la quale fu da Rainulfo pofiTedu-
ta col titolo di Conte per le cagioni ^
che diremo.
Pandolfo IV. non tardò che un anno
a porre in effetto i fuoi difegni contro
Sergio Duca di Nàpoli . Era in quefti
tempi il Ducato Napoletano , dopo Ma^
rino , di cui favella T Anonimo òalemi-»
tano , governato da qtrefto Sergio , ed an«
corchè per antiche ragioni ftaflfe fottopo-
fto all' Imperadore de' Greci , nulladiman-
co fi governava da' Duchi con aifoluto ar-
bitrio fotto forma, e difpofizione di "^^
Re-
In fatti quefto Principe foccorfo da Guai- pubblica. Moife intanto Pandolfo contro
B 2 Na-
(a) Oftìenf, Uh. 2. cap. 58. (b) GuìL App.Vit. i.
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Napoli il fwJ; cfercito ì^Scibìo. colto così
air improvifo , e lontano d^li. ajuti de'
Grecia da' quali, non ebbe akun fòcccMrfoy.
fu tofto. obbligato ufcir. dalla Città , che
4òpo. breve contrailo fi tcfe al Priqcipe.
Pandolfo :. e fu la prima volta, che Na-
?oli fbffe foggiogata da' Prìncipi Longor-
;irdi, e che paflal&.fotto il lor. domìnio.
dòpo gli sforzi, di tanti, altri ^ che non
poterono. mai conquifbarla : Pandolfo di
Tiano fcappato , , come potè meglio , fug-
giilene inRoma ,. ove ben tofto finì L
v^ta^in un miferabile efilip,.
Scacciato , Sergiq * dal Ihicato Napoleta-
no v, non ..polendo altronde ottener. focgor-^
fo per difcacciarne Tinvafore, con provi-
do configlio fi. rivoltò agli ajuti. de Nor-.
XQanni > i^uaii afficurò di volergli trat-
tare atfai più generofamente di quello- ,
che fin allora i Principi Longobardi avcan
fctto • Rainulfo ,^ che mal corrifpofto da
queL Principe , prendeva tutte leoccafio*^
ni , per; le- quali poteffe maggiormente fta- -
bjilirfi , e proccurare i fuoi maggiori a-
T.an?i , fu quefte prpmeffe accetta l' invi-
to , e. co\ fuoi Normanni uniffi con Ser-
gio , e gli predarono si fegnalati fervigj »
che obbligarono .Pando]fo abbahdonar Na-
poli dopo tre anni » che fé n'. eraingipa-
drpnito, e fecero rientrare il ^uel Duca--
tp. Sergio cpn. fua ..{ols^ma.gloria ^ ,e ftima •
Seiigio non /eguendo gli efempj ile' Prin-
cìpi ; Longobardi ) memore delle promeile
fatte a Rainulfo v'ofTervò la, parola data^
e fece co' Normanni . una flretta alleanza , [
e. pervunirfi,coQ.più ftretti legami » fi fpò-
sò una parente di Rainulfo j : ed oltre ciò
perchè ftaife ficuro dagl'infultidel , Prin-
cipe di Capua , tra quefta Città > eNa-
5 oli fri^poieyi un ficurp riparo *, ^coftituen- ^
p Rainulfo Conte (opra, i fuoi Norman-.
m (tf ), alquale diede col titolo di Con-
tado tutto il territorio intorno . alla Cit-
t^ , eh' elfi fabbricavano , .e. che -allora a-
ve^op , cpminciato ad abitare > la quale
veniva a coprir^ il t)ucato di.Napoliì e
poiché egli ftaya. applicato a vinantenere i
Normanai in una grande avverflóne col
Principe di Capua, fi credit > che da eia
quella Città fpflefi nominata Avtrfa.
I S.T O RIA CI V I LE
te», per T autorità. di. Giovanni ViUanT ^.
dice I, che- la, ragione che poteva avere il
Duca Sergio di dare- il: titolo di Conte a
RainulfP) dovette etfere il dominio » eh'
avea Napoli, in. quel territorio , non ef--
fendo dittante • più. che. otto migUa \ tanto .
maggiormente che il Villani ( A ) nella
fua Cronaca di Napoli, dice ». che i Nor-
manni edificarono vAverfà , la quale* per
innanzi era Caftello di, Napoli. Maque--
fto titolo ,^ come più innanzi ^ vedremo 9
fini la. fii-conférmato da. poi a. Rainulfo dall' Im-
pcrador. Corrado .. Ecco come i; Norman-
ni, cominciarono, ad avere' ih quefte no-
ftre Regioni' ferma Sede ,. maacquifti }f-~
fai maggiori feguirono in appreifo per
quelle occafioni >. che faremo qui a poco^
a. narrare..
L Venuta de figliuoli di' TìiìiCKEDt Conte
c^ Altavilla . Morte dì Corrado il
S fi lieo yc/ue, leggi . .
RAinutfo veggendòfi in cotal maniera*
ftabjlito in Averla, attefe a fortifi--
caryifi, ed incomincidr.atrattarfi dà Prin-
cipe : inyiò Apbafciadòri al Duca di Nor-
mannia , in vitando J. fuoi. compatriotti ^,
che venifTero a guidar con eflbJui l'ame-
i\ità dèi ^aefe , .ove già^ifedéva un Con-
tado: T invogliò a. venire colla fperanza
di poter anch' efii.impadronìrfi di alcuna
parte di. quello • A queftó invito evenne
m Italia un numero affai più grande de'
Normanni y .che per V addietro fc^evi giun-
to : con queftiv vennero ?i figliuoli iprtmo- -
geniti di Tancredi d' Altavilla capo della
famiglia,, di cui poc'anzi fi narrò la nu-
merofa prole,., onde >furfero gli Eroi ^ che
conquiftarono-non pur .quefte ooftre Pro-
vincie , ma la . Sicilia ancora • La <fpedi- •
zione de'; figliuoli di Tancredi ; in quefte
noftre Regioni .deve.collpcarfi nell' anno
1035. .i quali non, tutti ,neir ifteffo tem-
po ci vdlflero , .ma i priiiii furono Gu-
glielmo , .Drogone , ed-.Umfredo • .Gli al-
tri vennero da poi , e foli. due. rimafero .
nella lóro patria * ( ^ ) . .
Qjiefti prodi Campioni andati prima a
tentar la forte in diverfi luoghi, alla per-
Non è.inyerifimile.ciòche 'il Summon^- fine, cogli .altri Normanni tgiun&ro in Ita- •
lia,,,
( b ) Pellegr. i?i Stemmata An. 1030. 0- Je. Villani Hb:i. e. 6o.\ ( e ) Malat. fib. i. v
Jlienf. libf 2» cap* . 58. . ( b ) Chronic. Vleap. cap. 9. .1 1, 19. <> 58. Pfi. lib: 2. cap. 67.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. IX. CaP- I.
&à>. ed in Salerno fono: la.piDtezione j ed
a^',ftipendj di quel Prìncipe finalmente fi.
fermarono •. Reggeva in quefli tempi il
Principato di Salerno, Guaimaro IV. figli-
uolo del maggìorGùainoaro , il quale fin.
dair anno lo^i. avea fiiiito i i'uoi gior-
ni .^ Quello Principe feguendo i veftigj di
ilio padre ebbcgli cari , e riconofcendo
quefli novelli Normanni per giovani, fo-
pra.tutti gli altri della. loro.Nazione mol-
to diftjnti j ebbegli in maggior conto i
foffe ciò per Tua. inclinazione ^.o per po-
litica i egli è (ferta.,.cKe in tutti i. fuoi
aHkri vaievafì.di quell;ye ne faceva una
grande: ftìma > proccurando i maggiorilo-
ro ingrandimenti } e come Principe pru-
dentillimo' reggeva ^ perciò con vigore , e
magnificenza il fuoStato-
Dair altro canto Pandolfo Principe di
Càpua y che mal feppe conofcergli 9 era
venuto per la ^ua crudeltà, ed< avarizia ^
ìvAV indignazióne di tutti : le frequenti
fcprrerie, e rapine che faceva alMonafle-
XD Cafilinenfe. erano così infopportabili^ »
che fihaltnente obbligarono <]ue Monaci »
per liberarfi. dalla Aia tirannia , di ricor-
rere in Germania, all' Imperadoie Corra-
do. , al quale avenèt) efpofto. con pianti ».
e. querele iguafti. che dava a quel San-
tuario, lo pregarono a calar in. Italia p<r
liberarlo^ dalle mani di quel Tiranno ,.
umunentandógli dover a lui. appartenere
là. loro liberazione* , eifendo quel Mona-
ftero fotto la tutela fua ,, come era ftato
fotto li fuoi.predècefiori , e immediata-*
mente ibtto la fua protezione («)..
. S' aggiunfero ancora ,. per. affrettar la
venuta di Corrado in Italia, le rivoluzio-
ni : accadute - in . queft' iàc{[o tempo < in Lom*
bardia ,4 autore dèlie quali . in gran parte
era riputato l^Arcivefcovo diJMilano<é) .
Per quefle: cagioni finalmente fu rifoluto
Corrado « intraprender il cammino verfo
quefte noftre parti, e nell'anno lo^^ò.con
valido efercitd, avendo paflato T Al pi en-
trò in Italia, ed a Milano fermofiii, ove-
fedati i tuniulti colla prigionia de' rebel-
li , . imprigionò ancora T Arcivefcovo dì
Milano > autore di quelli • Pafsò indi a pò- •
co in Roma,; ove afcoltò le querele, che
coatro ilPiincipe diCapua gli furot» por-
tate dagwtc;infinita:. volle, conofcere de'
«r
fuoi falli, eportttofi nelMonaAero diCa»
fino ^ mandò Legati a Pandolfo per ridur-
lo; dr buon accordo a reftituire ciò , che*
ingiuftamente avea occupato « a quel Mo-
nafteiD ^ ma oftinandofi nella fua perfidia,
fdègnataCorrado venne aCapua.egli ftef-
fo , e. Pandolfo fuggendo la fua indigna?"
zipne ritiroffi nella Rocca di S. Agata ••
L' Imperadore ricevuto in Capua con fo«
lenne apparata, ed allegrezza, nel gior*
no di Pentecofte fu quivi incoronato con
gran celebrità , e colle confuete cerinK)*
nie «. Era allor coftume degl' Impeeadori
d' Occidente, dixeplicarfovente Quefle fun-
zioni ne' giorni' più celebri dell' anno ,
nel che è da vederfi l' incomparabile Pel-
legrino nelle gaftigazioni all' Anonimo
Caifinenfe i poiché Corrado non. in Ca.*-
pua fu la prima volta, incoronato Re , a>
Imperadore : fu egli {nrima ^lutato Re*
nell'anno 1026. ed Imperadore nell'anno
feguente ,. quando la prima volta venne
in Roma «
(In queft' anno appunto , che fu il 1027;.
fu coronato in. Roma da Papa Giovanni
V Imperador Corrado , ficcome narrano iF/>«
poni Prete pag./^^-}. Ottone Frìfingenfe VL .
cap. 29. che dice : Anno ab Incarnatiotte
Domini MXXVIL^ Conradus Romam ve*
niens &c.a fummo Póntifice Joanne ^oro-»
natusy ab omni Poputo Romano Imperatoris ^
tà^Augufti nonn» /ortitur\ Lo fteffa fcrif-*
fero Ermanno. Contratto , .Lamberto Schafnom
burgen/e , Sigeberto Gemblacenfe ^ ed il Cro*
nografo Saffone ad An; 1027. Pafsò in Pu-
glia , e da poi in Germania fece ritomo •
Nella fine da poi dell'anno 103^. tornò
di. nuovo in Italia.:* fedo i tumultiin Min-
iano :: imprigionò queir Afciveicovo^ ed
avendo celebrata la Pasqua. dell'an; 1057.
in Ravenna , fedàti nel Tegnente anno x 03 8.
iromorrTfli. Parma , tornò di nuovo in
Alemagna • Così fcriifero (trippone J^rete
pag. 440. & feqq. Ottone Frtfingenfe'VL,
e. 31.. dicendo : Italiam ingreditur , . Nata* -
leque D'omini celebrans , per Brixiam ac Cre*
monam ^ . Medìolànum venit , ejufdèmque Ur*
bis Epifcopum , eo ^ quod conjurationis erga
ottm-faBa reus . diceretur j cepiiy acPupionì
Aquilejenfi Patrìarcha cujiodìendùm commi* •
fit cS>'f.. Concordano Ermanno Contratto ^^
gli : Annali . Ildesheimenfi , il Cronografo »
( a ) Ofi. iib. 2. cap. 6^.. ( b ) Antonih. 2. pan. tii. 16. cap. 2; §. i. .
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H DELV IST
Ssffóne'^ Atbenet ^ t Lhne €^lenft lib.z.
Intanto Pandolfo con tutti i mezzi proc-
curava placar V ira di Corrado , chiedcn-
dogli 'perdonò 1 finalmente gli offerì tre-
cento libbre d'oro , la metà delle quali
offeriva sborfar prontamente , V altra me-
tà a certo tempo , promettendo frattanto
iofmo all'intero pagamento di dargli per
oftaggi una fua figliuola , ed un nipote :
^li accordò V Imperadore V oflFerta , al
^uale egli toflo mandò il denaro , e gli
oftaffgi • Ma non molto da poi pentitoli
quefto Prìncipie del fatto, e reputando di
poter con facilità rientrare in Capua fu-
bito che Corrado fé ne foffe partito , ne-
gò finalmente , dopo molto prolungare,
di mancargli il reflante dell'oro. Corra-
do allora avendo fcorto V animo di oue-
fto Principe , e che appena ^gli partito,
farebbe col fuo mal talento ritornato ben
prefto alle rapine ,. ed alle crudeltà, pen-
sò di privarlo affatto del Principato di
C^ua, e darne ad altri V inveflitura*
Convocò per quefl' effetto un' affemblea
di Proceri , e Magnati, e di molti fuoi
Baroni , alla quale volle che intervenif-
fero ancora i Magnati fleffi di Capua ,'
acciocché anehe col loro parere , e confi-
glio-il faceffe , e nel cafo di do verfi Pan-
dolfo deporre dal Principato , più matu-
ramente innalzarvi altro perfonaggio , che
ne ibffe meritevole • Fu pertanto depoflo
Pandolfo , e non ritrovandofi chi potetfe
meglio fuftituìrfi in fuo luogo , del Prin-
cipe di Salerno Guaimaro-, Principe pru-
dentiflimo , e eh' era in fomma grazia
dell' Imperadore Corrado , fu a lui con-
ceduta : e furoii allora veduti quefli due
Princi^ti uniti in un'ifteffa perfona.
PanmiUb lafciato fuo figliuolo nella Roc-
ca di S. Agata, andò inCoflaminopoli a
chieder foccorfi dall' Itnperadore . Ma^ que-
fti prevenuto da Guaimaro , in vece di
iomlniniflrargii ajuto , lo mandò in efi-
Ho , ove per due anni , e più infino che
viffe r Imperadore , dimorò : morto co-
ftui , dal Itro fuccefTore fu liberato , ma
non potendo ricever alcun ajuto , fé ne
tornò fenza alcun frutto {a).
( a ) Oflìenf. lib. 2. cap. 65* ( b ) Oftìenf.
Ut. 2, cap, 6*y. Rainulfum qu$que , ipjìus
Guaìmarij fuggeftìmit , de Comstatu Aver fa-
m inveftivìt. (e) Oflìenf. /. 2. f.55. ko*
R I A C I V I L E
Allora fn che Guaimaro riconofcente de"
fegualati fervig;, che gliavean preflato i
Normanni , non tralafciava occafion d' in-*
grandirgli , e di moftrar loro il dellderio ^
che nudriva in efaltargli , proccurò dall*
Imperadore Corrado V inveflitura del Con-
tado d'Averfa a favor di Rainulfo (*);
poiché fé bene ,• come abbiam narrato ,
Rainulfo da Sergio Duca di Napoli fofTe
fopra i Normanni flato fatto Conte; nul-
ladimanco quel, che fi fece allora, fufo»
lamente un ooriceder in ufficio aRainulr
fo quella dignità, cioè di coftituirlo Ca-
pitano fopra i fuoi commilitonf , come
dottamente fpiegò il Pellegrino. Gl'Im-
peradori d' Occidente riputavano allora ad
efii folo appartenere il concedere, ed in-
veflire i Feudi in tutta Italia , ed eflTer
queda, loro fingolar prerogativa : ad imi;
tazion de' quali pretefero da poi i Ponte-
fici Romani , che ad efIi foli s'apparte-
neffero l' inveftiture de' Beneficj , di che
ci tornerà occafìone altrove di favellare •
Perciò Guaimaro , per iftabilire maggior-
mente i Normanni nel Contado d' Aver-
la , proccurò che Rainulfo dall' Imperado-
re ne foffe invefìito, in virtù della qua-
\t inveflitura fé gli concedeva non fola
in ufficio y ma anche in Feudo la Città ,
ed il Contado, e tutte quelle regalie, che
fogliono venir comprefe in fimili concef-
fioni .
Ma ben Guaimaro ne fu corrifpoflo da*
Normanni , poiché non molto da poi co*
loro ajuti prefeSorrento, e ritenendo per
fé il titolo di Duca di Sorrento, concedè
quefla Città a Guido fuo fratello • Con-
quido ancora col loro ajuto Amalfi, che
per fé la ritenne, ed al fuo Principato la:
fottopofe {e) . S' ufùrpò poco da poi il
titolo di Duca di Puglia, e di Calabrisr,
in guifà che nella fua perfona s'unirono
tanti Titoli, e Signorie, che non fu Prin-
cipe alcuno veduto in quefli tempi , in-
nalzato a tanta fubl imita, e grandezza in
quefte noflrc Provincie, quanto luì* Per
quefle ragioni in alcune carte rapportate
dall' Uahello neUa fua Italia facra, fatte
fotto il Principato di Guaimaro IV.fi of-
fervano tanti tkeli > che a quefto Princi^
.pe
dem umpote Guaimarìus^ , Nermannh fa^^
ventìbus , Surrtntum cepit , & fratrì fuù
Gttidcnì contulU ^ Amaljim nihihnùnus fu^
domingtui fubdidit •
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DEL
te V attribuivano
RÉGNO DI NAPOLI LIB- IX. CAP. I. 15
come in una data in rimanendo p poteftà del coQctdonte »
Y^ 9 ««.UlVOATflUV 9 VVAIi« Ali U»l<l U«L# lU 1 IKAiail^i^ItAW ^ ^/l«IMI UC4 V^pftUf««WUm J
Melfi 9 Vtgefimo fexto anno Principatus Sèi- quando gli piaceva y^ ripi^liarfi la «oia da
Unti Domini nofiri Guaìmarii gloricfi Prin*
rijfis y & fexto ann9 Principutus ejus ^a^
fud^y & quinto anno Ducatus illius Amai"
fis j & Sirrentì ; & fecundo anno fiipra*
/criptwum Principatunm , & Ducatuum Do-
mùm Gifùìfi exinUi Principisi & Dueìs filii
xìus y Ò* fecundo anno Ducatus eorum Apu-
Jia I & CalabrÌ4 » m^nfe Junìì duodecima
Jndi6lione ( tf ) •
Intanto Corrado » da Capua partito ,
fmtoffi a Benevento ^ indi per la Marca
aiìdofTene oltre i Monti , portando jeco
f;li oftaggi , che da Pandolfo avea ricevu-
ti i ed appena fcorfo un' altio anno finì
i ^orni luoi inAl^magna neiran. 1039.
lalciando per fucceflbr neir Imperio Erri-
co (bo fidinolo f detto il Negro •
^ ( Corrado appena fcorib un' anno , che
ritornò da Italia, mori nel mefe di "Giu-
gno inUtrech nella Frifia in queft'anno
1029. Ottone Frifingenje VI. cap. 31. Non
multo pofireverfo ab Italia Imperatore ^ San-
Bamque Pentecofles in inferiori TrajeÉlo Fri-
fia urb£ celebrante , in ipfa folemnìtate in*
firmatus jPVIL Regni , Imperii vero XIV.
amto dìem ultimum claufit , Concordano
IVippone pag. 402. Ermanno Contratto ^
Lamb. Schafnithurg • Mariano Scoto ^ Sige-
berto Gemblacenfe y Corrado Utfperpeyife ^ il
Cronografo Saffoue > e gli Annali Ildeshei-
fnenji.)
Fra le molte {derogative , onde era Cor-
rado adorna > fta la perizia delle leggi ,
ed il fommo ftudio > eh' ebbe in iftabil ir-
le : egli calando in Italia prefTo Ronca-
glia > (iccome era il coftume de'fuoi pre-
oeceiTori , molte M ftabill tutte pruden-
ti, e fagge • Alcune (e ne leggono nel
terzo libro delle leggi Lomobarde, altre
ne* libri Feudali , e moltiffime altre ne
raccolfe Goldafto ne' fuoi volumi ( é ) •
Egli fu il primo, che alle Consuetudi-
ni Feudali aggiungefle le leggi ferine per
regolar le fucceffioni : infino ad ora la
fucceffione de' Feudi fi regolava fecondo
i coftumi de' Longobardi , che in Italia
gì' introduflcro . I Feudi , fecondo che ab-
biam veduto, per antica rnnjìiftudine nod
iqlevan concederli fé non a tempo {c)y
'•7
(a) UgkelLdoArchiep.Amalf. pag.2$^*
{\>)Goldafi. t.i.p.^iz. (e) Lik
ta la Feudo. I>t poi fu introdotto , che
per un' anno aveflero la lor fermezza : in
apprefTo s' anipliò durante la vita del vaf-
fallo , né a' ngliuoli s' eftendeva ; finale
mente fu ammedb uno de' figli , ed era
quando il Padrone al medefimo confirma-
va il Feudo , che al padre era (lato con-
ceduto : poi s' ampliò a tutti i fì^li , né
oltre, per le Coniuetudini Feudali s'efte^
fé la lor fucceffione.
Corrado il Salico , avanti che in Roma
f^ungeife a prender la corona dell' Impe-
rio, neir anno ioq6« in Roncaglia « le?
coudo il coftume de' fuoi predeceilQri ,
nell'atfemblea de' Principi , e del Popolo p
richiefto da' fuoi Vaifalli , che fofle con-
tento d'ammettere alla fucceffione de'Feu-
di non puri figli, come erafi pef IcCon-
fuetudinì Feudali introdotto ^ ma anche i
neppti nati da' figli, e quefti mancando,
poteffero fuccedere ancora i fratelli del
defunto, glie lo accordò, e fu perciò pro-
mulgata legge, per la quale ftabili » che
fé il Feudartario non avrà figli , ma nipo-
te dal fuo figlio mafchio, abbia queftì il
Feudo : e fé non avrà nepoti ma fratelli
legittimi , abbiano quefti ancora il Feu-
do 9 che fu del loro comune padre ( ^ ) •
Quefta legge , che vien per intero rap-
Srtata dal Sigonio ( e ) , ancorché i Compi-
tori de' Libri Feudali non ve V ayeflero
interamente in quelli inferita , fi legge
Serò nel libro terzo delle leggi Longobar-
e , ove tutte le altre leggi degl'Impera-
dori d' Occidente come Red' Italia furo-
no Mccolte , le quali non iblamente iti
Lombardia > ed in tutte le altre parti di
Italia , ma ancora in qiiefte noftre Pro-
vincie, toltone quelle , che aU!.Imperio
de' Greci erano lottopofte, ebbero Jtorza,
e vigore , per cucile ragioni , che altre
volte abbiam detto nel corfo di quefta
iftoria , e particolarmente ne' tempi di
Corrado , ne' ijuali V autorità degl' Impe-
radofi d^ Occidente era nel colmo della
fua grandezza ne' Principati di Capua , di
Salerno , ed in quel di Benevento i eifen-
dofi veduto > che effi deponevano i Prin-
cipi fteffi , e de' loro Principati difpone-
van
I. Feud. tìt. !• 5* I* (d) Lib* ^.LL.Lon^
fob. tit.ZJe béìiejxciif , /.4. (e) Sig. A^ ioz6.
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li
DELL* ISTORIA CIVILE
van a lor talea!» ; saitif (iecome vedraffi
più innanzi quando bièlla Compilazion di
quefle leggi , e detle Feudali tratteniifi ,
maggiore fu nel noftro Regno la forza ,
ed autorità delle leggi Longobarde , che
delle Feudali..
Non è -però , che Gerardo de Nigris Se-
nator di Milano nel primo libro de' Feu-
di ( j ) non aveife rapportata la fentenza
di guefta legge ; ed i Compilatori degli
altri libri Feudali la tralafciarono d' infe-
rire tra le altre Coftituzioni Feudali degli
altri Iifiperadori , che a Corrado fucccdet-
-tero , per queftMftefla ragione che ritro-
vavafi già inferita ne' libri delle leggi Lon-
gobarde., T ufo tde' quali era più freauente
f)reffb i noftri >maG;giori , che quello de'
ibri Feudali : fé bene da un luogo d'An-
drea d' Ifernìa ( A ) fi raccoglie ^ che in
alcuni Codici delle leggi Feudali, che al-
lora andavano attorno , ancor che in mol-
ti luoghi tronca , e mutilata ., era ftata
pure trafcritta..
Altri Capitoli di quefto Principe abbia-
mo nel libro fecondo de' Feudi fotto il ti-
tolo de ^apìtulis Corradi , ftabiliti pari-
mente in Roncaglia, ove de' Feudi pur fi
tratta : né , per dir ciò dì paflaggio , è
condonabile l' error di Carlo Molineo ( r ),
il quale nell' ifteffo tempo , che biafima i
noirfri Interpetri , i guali per l' ignoranza
dell' Iftoria caddero m meriti errori , in-
ciampa egli fteffo in ciò che ad altri bia-
ìima j riputando quefti Capitoli di Cor-
rado, effere non del Salico , ma dì Cor-
rado IL quando quel Corrado di ch'egli
parla, non fu mai in Italia, onde aveffe
quelli prelTo Roncaglia potuto ftabiffre.'
Quindi ancora fi convince l' altro error
di Molineo {d ) , nel quale tion poffiamo
non maravigliafci eflervi ancora caduto ,
oltre Cragio , ed Ornìo , il noftro diligen-
tifiSmo Pellegrino (tf) , i quali per leg-
giere cagioni reputarono Lotario I. nipo-
te di Carlo M- autore di quella Coftitu-
zione , che fi le^ge nel libro primo de'
Feudi (/), per la quale la fucceflìon de'
Feudi fu eftefa anche' al patruo ; tantoché
(a) Tib. I. thA. §. 2. (b) Andr. hi
Comm. in L omnibus pofttìt* de proVtb.Feud.
alien, per Lothar. ( e ) Molin. de Feud. ».
51. (d) Molinaus de Feud. »• .75. (e)
rellegr. in differì, pag. 62. (f) I/^, ^
fé foife di quello Imperadore , non Col-
rado il Salico verrebbe ad etfer il primo y
che alle Cenfuetudini.Feudali aggiungei«
fopra ciò leggi fcritte , ma Lotario L che
più di 200. anni >prima di Corrado tenne
l' Imperio d' Occidente .
Ma fi convince quefta le|ge effere fi
Lotario III. ( che altri con più verità ap-
;pellanoiL poiché dell'altro Lotario, che
per pochi giorni in tante rivoluzioni di
cofe invafe 1' Imperio dopo Berengario ip
•non dee averfi conto) non fjiì. di Lotario
L per effere ftatapromulgata in Roma neir
anno 1153. o 1137. fotto il Ponteficato di
Innocenzio , non già 3' Eugenio , come
fcorrettamente fi legge ne' Codici vtilg^
ti, neir Aifemblea (com'era il coftume)
de' Sapienti , e Baroni di molte Città d'
Italia; e fu confermata da Lotario la leg-
ge di Corrado intorno alla fucceflione de''
Feudi ; ed oltre di ciò , ampliata la fuc-
ceflRione anche a favor del patruo , lì clie
Corrado non avea fatto , ficcome dotta-
mente notò r incomparabile Ouiacìo (g)
a torto dal Pellegrino riprefo . E ciò fi pa-
nifefta con maggior cliiarezz^ponderan*
do , che fé fino a' tempi di Lotario t. ì
-patrui erano ammeffi alia fucceflione de'
Feudi , farebbe ftata coft ridevole , con
tanta prenmra , ed iftanza porger preghie-
re a Corrado , come fecero allora i Feu-
datari , perchè ftendelfe la fucceflione a*
fratelli , quando ciò 200. anni mima fa
conceduto da Lotario anche a fevor de'
patrui • Convincono altri argomenti , che
'deve quefta legge attribuire a Lotario HI.
li quali poffono vederfi preiTo Schiltero ,
e Struvio ( A ) • Ma deve quefto abbaglio
condonarfi • al dili^entifiSmo Pellegrino ,
che volle per quefta volta metter la fal-
ce nell'altrui meffe, ma non già al Mo-
lineo intendeutiifimo ideile noftre le&jgt
Feudali*
CAP.
Feud. tir. i^. (g) Cujac. de Feud. tib.
2. tit. 17. Nam quod Je^uitur de Juccef-
[ione Feudi , confiat primum introduxijfe
Ccnradum , tonfitmavìt antem Lotharius .
( h ) F. Struv. hiftor. Jnr. Feud. §. i.
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DEL REGNO DI KA^OLl LIB. IX. CAP. IL
C A ?• IL
tl^nquìjl^ de Normanni fopra la PUGJJjÌ .
IN que' medefiml tempi , che da Corr;^-
4o fi proccurava dar qualche provedi-
mento. alle cofe d^ Italia » furfero in que-
lle noftre parti ocpafioiu cotanto favore*
voli per r ioerandimeato de' Normanni)
che ricevute da efli con avidità gP invo-
gliarono a cofe maggiori, ed a più alte
imprefeà Que* prodi, e valorofi (lampio-
ni, che in Salerno militavano fotto gli
aufpicj di quel Principe , crebbero per va-
rie cougiunture in tanta potenza , che co-
minciò a renderfi fofpetta a Guaimaro iftef-
fo : il credito > che s' acquiftavano fpeiial-
mente i figliuoli di Tancredi , gli dava
3ualche ombra , quantunque non oiade
imoftrarlo ; onde per fottrarfi da que((i
fofpetti , fi pofe a cercar modo d' allonta-
nargli da fé con gualche onorevole occa*
fione , temendo inueme fargli bene , o ma-
le in fua Cafa ; ma ecco che gliene ven-
ne ofterta una, la quale fu profittevole
i^ual mente ad entrambi.
L^ Imperio d' Oriente , che , come fi dif-
fe, dopo la morte di Bafilio, e di Co-
fiantino ) era governato dall' Impecador
Romano Ar^jro, ^plr^ %equenti difor-
dini, e rivoluzioni cirili,. andava aùfe-
ramente decadendo dalla fua grandezza ,
e fplendore ; ed éifendo efpofto alle irru-
zioni de' Saraceni, il furor de^ quali non
erano baftanti que^l' Imperadori a teptì-
mere, era patfato m gran fua parte lòt-
to la loro dominazione. I Greci che im-
putavano la loro declinazione alia dappo-
caggine de' loro Sovrani, fovente tumul-
tuanJdo fi facevano lecito ammazzare il
proprio Principe, ed in fuo luogo fofti-
tuirne un altro, ch'effi (limavano atto a
poter reftituire l'Imperio nell'antica gran-
dezza i ma da' fuccefli contrari > ^ fuori
delle loro fperanze , fpeffo trovandoti de-
lufi , reiterando imprudentiflimameixte i
medefimi mezzi di tumulti, educciiWni^
cagionarono finalmente la total mina di
sì -grande, e v«fto Imperio^ A quefto ri-
guardo , avendo innalzato fu '1 Trono Mi-
chele Paflagone , permiferO) che dacoftui
Tom. IL
(a) Curopalata hi fi. ftl. 109» Cedreno
hìjl.fot. loy. Lupo Protolpata in Croi». JU>n^»
V Imperador Romano fotfe
uccifo. Qiiefto acooffto Principe per gitt»
flificare appreifo iPnpoli la fiia tlevaziap
ne^ e rendergli fieuci di non cCerfi , coni*
altre volte ^ ingannati neUa fniefiUtasin-
ne al Trono , pensò oon nna rilevaoct
conquifta , accf^tarfi , e dìfegnò difcao»
ciar dalla Sicilia i Saraceni , e riunkln
come prima al Greco Imperio» onde ék
que' Barbari era fiata fottratta : mandò p«r
tal etfetto nell'ani^ 1037. nn'armau in
Italia fotto la condotta di Gioi^ Mn*
niace (Catapano, il auafo eCenéovi ginn»
to, mife il tutto ali opra, per efeguire i
diiègni del fuo Sovrano ( « ) • La fama del
valore de' Normanni era ginnta fin nell*
ultimo Oriente , onde Maniaee riputò qna*-
fi che neceifario per agevolar Timprefii
aver diquefti valorofi campioni : fece pen*
ciò in nome dell' Imperadore pregare il
Principe Guaimaro di fargU avew di qne«
fti prodi foldati , che poc' anzi nel in»
paele aveanfi acqniftata tanta ripntaz ione»
afficurandolo , che notf mancherebbe o«-
cafione di riconofcere, e ricompenfiire un
tal fervigio • Ma egli non bifognava a
Guaimaro far tante promeffe, per farlo
confentire a ciò che cercava . Qiiefti affai
più che Maniaee, defi^erava di dargli i
Normanni , .a' quali avendo efpofta la co-
fa > diraoftrolla di lor fommo vantaggio »
e da non rifìutarfi , a^&^iuni^endo ancora
per fé mednfimo prometfe moho vantag-
giofe a quelle, cheavea loco fatte in no-
me dell' Imperadore •
I Normanni confiderando queft'o^cafio-
ne poter loro portape non men gloria^
che maggior ftabilimento de' loro intevef-
b, toilo accettarono il partito, e partinn
no da Salerno in numero di trecento ,
avendo alla lor tefta Guglielmo, Drogo-
ne, ed Umfredo figliuoli di Tancredi,
che non avea molto, che dalla Norman-
nia erano quivi venuti {b) . Furono da
Maniaee oon molta gio)a ricevuti , ed im-
mantenente , avendo anche filtro venir daU
la Puglia > e dalla Calabria , Provincie che
a' Greci ubbidivano, alquante truppe , fe«
ce preparar la flotta ; e partito per dar
fondo in Sicilia, giunto aMefiiou lacin^
ie di ftretto atfedio^: fe tale il valor de*
Normanni in queft' im^fa , che refafi ben
Q tofto
/a. Cronaca B^Mfe #W. Péikgf* A.iqjIÌ.
(b; Oftieni* lìb. %. cap* 67.
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ff
'Btir IdTbRtA ^CIVILE
lièto ÌflpMtz:iv Maaiace a* Tali Norman*
m dichiarà- tener obbligo di sì bella con-
MÌib) e nddoppiaiido la ftima , in cui
gU avea» fece loro de'prefenti cjpn nuo*
f«rffome#è per animafi^i fempre più a
taAoiofiimefite oonibatteré (a). Avanzóf*
Ènei paeft , e fi refe padrone di un|nin
itMiero di pofti rilevanti , portando mfi*
tb a Siracvda l'atfedio. Comandava que-*
Ai Piazti per li Saraceni un tal Arca-
dìo 9 il ijiiale con cfftrano valore aflkltatt-
do r aMHNi dé^Gtf««i , la^ mife in difer«
ditte^ di cllegfóndefflente glo^iavafi » quan>*
do ecGo che Guglielmo fcaricogli lopr^
^h fcffia uh colpo di lancia , cne io ro'«
vefeiò morto a-itK>i*piedi. I Greci, e'Sa*
raeetit ne reftaròno ugualmente ftupefat-
ti^,- e tienfiy che in queft*occafióhe feife
dito a Guglielnfo4t ióprannòme MBrac^
dhdifen0 4
• iliiéiifono ben'toliò i Saraceni le lorc^
tMppe , ma efTeitdofi Guglielmo co* ftioi
pdno ilia teftft de^ Greci i le diflSpò in
nnniera, che i <^ci ruttarono padroni
di4 Campo ; ma approfittandofi i Greci
della vittoria a' Normanni fol dovuta f
ftoich'eifi^ altra parte non v' aveano avu-^
tisi, che di fpettatori, fi prefero tutte le
^gtie de' nemici , e le divifero infra lo-
ro ^ fenza lafciar nulla a' Normanni, che
l'avevano col lor valore acquiiftate . Eflì
ancora col folito lor fafto y ed alterigia
cominciavano a tener poco conto di que->
fta inclita gente , ed il comando delle
Piazze a' Greci folamehte era dato j fen-
za hme parte alcuna a loro , come furo-^
no le promede di Maniace . Mal fbddi-*
sfatti di tanta ing#tftitudine penfarono far
penetrare a Maniace- quelli torti, che lo-
co ttfsvano i Greci , per ifcorgere com'
egli la fentiva, e k approvava ciò 5 eh'
era avvenuto . Erafi aecompagnato co' Nor-
manni in que'fta fpedhiiòne un valentuo-
«10 Lombardo della famiglia dell'Arcive^
fcovo di Milano , come narra OfKenfe (t\
appetì aiCD Arduino ; ma Curòpalata , eCe-
dreno vogliono V che queft' Arduino foflc
ftato Capitano della (quadra Normanna ì
il quale fealtro , ed intendentiffimo dell'
idioma greco, ferviva loro d'Interprete :
mandarono cottili aManiace, affinchè ve«
(a) Malater. Li. h. e 6. (h) Oftìenf.
/• 4, €. dj. Piliegr. bi'eaifUgiiid Lup. Pròtop:
nendogli in iicconcip gli rapprefentaffe le
loro querele, come fu deftramente fatto ;
nu auefto Capitano fi tenne otfefo di que-
fte <K>glianze, e riconoicendole conte aii*
attentato alla fua autorità, fé la prefe eoo
colui, che glie l'efpofe. Di vantaggio a-
Vendo Arduino prefo un bel cavallo da
un Saraceno, CUI avea rovefciato a terra ,
vennegli richiedo da poi per parte di Ma*
niaee) al quale egli coftantemente aven-
dolo negato gli fu tolto a forza con mol-
to* fuo rotfore, évergogna^ infino a ferfo
frufbnrei Intorno al Campo Qc), Gugliel-
mo Pugliefc ( ^ ) , e Cedreno (0) rappor*
tano queAo aflronto elfere ftato fatto ad
Arduino non già da Maniace , ma da Du*
deone ; che a lui fuccedè nel comando .
Comunque ^afiy reputando i Normanni
gì' ignominiofi tratti effere ftati ufati non
nten'aC'Iofo, che ad Arduino, che gli ri-
cevette y fortemente irati , volevano fui
Cfampo iftetfb incontaneme prendere le ar-
mi contro de' Greci per ilcancellarc col
loro fangue l'ingiuria, che dianzi aveano
ricevuta; nla Arduino, che meditava ven-
dicarti con più frutto y r impedì , e mo-
fbrandofi più fcaltro ^ eh' i Noi'manni iflef-
fi,' gP impegnò si diflimularicf , come lui »
il fatto, iafino ch'egli adempieife un cer-
to difegno j il qi^lè ^rebbe loro aperta
ftrada a maggirfft , VpJfr grandi conquif^e .
Vcnnegli in penfiero , che per lo ftato ,
nel quale erano léf fòrze de' Greci nelle
Provincie di Puglia ,• é di Calabria , non
era dadifperare^ che invafé da' Norman-
ni non dòì^effero cedere fotto la loro do-
minazione ; ed ih fatti non potevano efii
afjpcttaf miglior tcntpo che quefto : poi-
ché quefte Provincie , per l' impreia del-
la Sicilia 9 che aveano allora i Greci per
le mani aerano tutte sfomite di truppe »
avendole Maniace fatte trafportar , come
fi diffe, ki Sicilia a queir ìmprefa: né era
da temer de' Provinciali j 1 qualf per V
afpro governo de'C-atapani che le regge-
vano , e pet il loro iafto , ed alterigia »
fovente aveano ribellato , e fol la fohra
gli ^fcnea riftretti : tanto era lontano , che
fi voleffcro opporre a cbloro , che pròc-
curavano di iottrargli d*' imperio de'
Greci , cui efli abborrivano , e deteAavano
in
C e ) Oftienf. /. 2. e. 6j. Malater. /. x. cji.
( d ) Gugl. Appul. /. j. ( e ) Cedr.;>. 62^^
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. IX* CAP. IL 49
iìi goka , die per ibttrarfene aveano tea*
tato di fottoporfi a Melo ch'era lor Na-
zionale , e fatto Cittadino Barefe • Eraao
aocora le lor forze indebolite per le guer-
re , che fpetfo erano lor moflfe da'noftri
Principi Longobardi; ma fopra tutto p^r
le frequenti Scorrerie de' Saraceni , i qua-
li fortificati nel Monte Galgano tenevano
ia Puglia in continui timori ^ e fcoavol-
gim^nti .
Dair altra parte i Normanni fi vedevMi
crefcere tuttavia in. gran- mimerò , venen*-
done altri da giorno in giorno , o- dalla
Normannia , ovvero da Terra Santa , ove
aindavano^ in pellegrinaggio . Lo ftabUi^
inento di Rainulfo nel Contado d'Aver*
fa conferiva molto a mantenere gli inte-
reffi della Nazione ; poiché oltre la pa^*
Antela, e l'alleanza con Sergio Duca di
Napoli , teneva quefti'così ben efercitati
nell' arte militare 1 funi guerrieri Norman*-
ni, che non v'era imprefa grande » alla
quale efii' non follerò adoperati •
Ma ibpra tutte quefte 6ofe,non fi può
credere quanto vi cooperaflero i fconvol-
gimenti y e' difordini che avvenuero nella
Città di Coftantlnopoli , àtt pofero ibf-
fopra gì' iaterejffi di qnell' Imperio >, e di
tutte le fueProviìicie.Qjlefte furono le
congiunture più favofeyoli , che finalmen*
te gli fecero venir a fine de' loro difegni
iiella.maniera> che faremo qui a poco a
narrare*
Arduino per coprire fotto contrario ^
manto (}ueftl difegni, moftroffi con Mar
jBÙace niente toccato degli ai&onti , ikco-
me lo diifimulàrono i Normanni parimene'
te , e come nulla di ciò foflegli avvenu-
to, trattene vafi tranquillamente con tut-
Ù i Gre^ fuoi conoicenti. ia breve fep^
pe cosi benfimnlare, che come narra Ma«>
laterra («; , avendofi con doni guadagna-
to il Secreurio di Maniacc, oprò tanto,,
pfae euenne un padaporto per andar in
Calabria goa alquanti de' fuoi . Lione O-
ftieniè (iy^ narra , che per aver tal liceit«-
za diede a fentire , che voleva andar in
Roma per fua divozione, a vifitar que'luo-
giù fanti : comunque fiaft, imbarcatifi uni
noi^ i Normanni con lui , traverlarono
il Faro col favor Ùkl paflaporto fenz'al-
^un oftacolo • Appena sbarcati intCalfl»
bria fi mifero a vovinar tutta- il paefe-^
e verfo la Puglia s'incamminarono, pea-
fando di renderfene padroni, e ne aveal
già coaceputa una ben fondata fperanza*
Intanto Arduino portoffi in Averfa a fol*
lecitare per la medefima imprefa il Co»*
te Rainulfo ; gli efpofe i fuoi difegat^
la facilità della conquifia , e(fere la Pi^
glia iènaa difenfori,.t Greci all' iototl»
edèminati , la Provincia ben ampia , ad
opujientiifima , ed ormai doverfi vergogn»-
re , ch'eifendo crefciuto il aumefo de'
Nornunni iniqui nell' armi , e per unte
vittorie illuftri, di tenergli più riftìretti
tra le penurie, e difagi, e fra gli angu<-
&i confini d'un picciol Concado (O-Pi^c*-
qu^ a Rainulfo il configgo , approvando
quapto Arduino aveagli efpofto, e feniè
frappor dimora unifce alquante truppe.^
le difpoiie fotto dodici valorofi Capitani ,
e perchè fra effi non nafcetfe alcwta di-
foordia, fu di buon accordò oonvemito >
che gli acquifii fi £urebbero egulmeote
fra di lor jpartiti }*ma ad Arduino prime
.autor dell' imprefa fé |^i foffe data^law»'
tà di tutto ciò che fi fiuebbe conquìOi^
ao, giurando cia&wio con'folenne facra>-
mento d'oflervar eiattameote quel ehe&a
4' elfi erafi concordato • Ne rimandò adui^
que Arduino con treoeaft>'foldati V il qu»
le miitofi con gli altri Normanni adila
Puglia, portò l'afTedio immaBOBiiente ia
Melfi ^ ima delle Ciaà più confiderabUi
allora della Puglia v Sorpsefi gliabtunti^
tofto re(eio la Piazza; indi immameBm^
te occuparono Venofa, alla quale bea
tofta ae^iunforo Afooli , e Lavello. La
Città di Melfi , che per lo fuo. fito natn^
rale era ben forte, avendola ^cia bea
fortificata, e di alte torri munita, fi re»
fé inefpugnabile ; quindi la coftituiroae
Sede del loro donaimo ,- e Capo delie al-
tre Città convicine da> effi- conquiftàar a
CosX i Normanni readutifi.in quefl^anoo
1041. padroni d' una confidèrabil -parte
4lelia Paglia 5 cominciarono indi a p6oa
a dilatar i confini della loro domiiiaaio^
ne fopra tutta qaeAa Pr<)vincia.
I Greci forprefi per quefta perdita, ed
impazienti per ripararla, furono impedi-
re H ti
(a) M^aiec lìKu (b) Oftì^ tìò.i. céf. 67. (e) OHj^ hcB dmo.
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to
DELL* ISTORIA CIVILE
ti 4a' diibfdtni » chcopportuaMiente quafi
fft farorive i Normamii accaddero iaO-
nente^ e che pofero if| ifcompigUo tutta la
Corte dì Coftantinopoli . L' Imperador Mi-
chele (opra nominato Paflagone , cui flm-
peradrice Zoe amò tanto, che in ricom-
|Mifa del commercio , che feco avea avu- .
lo> lo innaliò al Trono Imperiale, cad-
icin una forte di mal caduco, che at*
tediato del gevenay l'obbligò a renderti
Monaco. Quefti kfciò l'Imperio al fuo
BÌpote, chiamato parimente Michele , co-
gnominato Calefato, fotto il governo di
Giovanni fuo zio ; ma quefta novello
Ccfàre fi fefe per le Aie crudeltà, e per
aver diicacciato Giovanni , a cui tanto
dovea, e niolto più per aver trattato in-
fatanentt V Imperadrice Zoe , dalla qua-
era fiato adottato per figlio, e che avea
Mocurato innalzarlo alta dignità Imperìa-
It y cotanto odk»lb , ed abbominevole pref-
£> i fiK»i fudditi, che apertamente tumul-
tuando nmifero Zoe nel Trono . CoOei
toflo , òhe fii in quello riftabilita , fcaccìò
Calefato, finendogli anche cavar gli oc-
chi, e ipofoffi con C^tantino MmoiMro»,
che divenne ancóra cmiforte air Imperio
( if ) • A cagione di qoefti torbidi , che pfe-
cedefmio, e fisonirono da poi , gli zKtLti
4elU Puglia, £lla Calabria, e delta Si-
oilia givaa molto male per k Greci . Ma-
mace pensò approfittarfene , e diede qual-
che folcilo, che; voleffè p^r k occupar
la Sicilia , ed «Éèndone ftato acculato al»
ja Coite , fu ben toflo richiamato, e con-
éesoato in una ftretta prigione • Quefte
dìvexic eatalbofi impedirono la Corte di
Coftantinopoli a poter arrecare i difegni
dtf* Normanni , i quali in quel mentre
Aveano felicemente efegnito in Puglia ciò,
che Maniace diigraziatamente avea tenta-
t^ di fare in Sidlia •
Ma alla perfine i Greci ruppero ogni in-
dugio , e r Imperadore unendo un valide
•feicito , lo mandò in Puglia fotto il co-
mando d' nn nuovo Generale Duclione ap-
S^lato, per ripigliare le Città, ch'erano
ate loro involate , con ordine di non
far quartiere a' NomMOni , ma di ftermi*
fa) GugTteK Aùpul.CedrenuSj P^g'^^9'
^ fif9^ ( b ) Ofiien/. K 2. cap. 67. Gauft.
M/Ul éu U.u caf.9^ Gu^lìtink App.Ma.
nargli affatto • Ecco die fi pugna Atroce-
mente pretfo il fiume Olivento ^ ma iti
cotanta la bravura , e il valore de' Nor-
manni , che ancor che di forze , e di nu-
mero molto inferiore , ruppero i Greci ,
ne fecero ftrage immenfa , e Duclione ap-
pena fcap^to potè awifame di sì infau-
^ avvenimento T Imperadore in Coftan-
tinodoli (A) . Quefto Principe fortemen-
te crucciato fece unir altre truppe, e to-
Ao le mandò a Duclione: fi pugnò la fe-
conda volta preifo Canne, e pure i Gre-
ci rdftarono vinti . Vollero di nuovo pref-
fo il fiume Ofanto attaccar altra batta-
glia, ma i prodi Normanni fempre for-
ti , e maravigliofi lor diedero in quefta
terza volta sì terribile rotta ( f ) , che
fconfitti :^tto, fi refero padroni di mol-
ti altri Caftelli di quel contorno , e del-
le fpoglie de' Greci arricchiti , fi ftabiliro-
no con maggiore potenza in quella Pro-
vincia •
(^uefti< valorofi infieme , e fcaltri Guer-
rieri , temendo che la lor potenza non
portafie gelofia avvicini Principi Longo-
bardi , e per maggiormente readerfi be-
nevoli gli animi (figlie gemi del paefe ,
Senfarono eleggerfi un fupremo Coman-
ante , che fofle della lor Nazione , -al
quale come commilitoni ubbiditfero • li
Principe Pandulfo IIL che reggeva inque*
fti tempi Benevento teneva un fuo frateK
lo Adinolfo appellato : penfarono a co-
ftui , e per lor Duca concordemente 1' e-
letfero {d).
Intanto la Corte drCoftantinopoli ^ cui
quefta infelici (ucceffi aveano oltremodo
torprefa, imputando a Duclione ogni di«
fetto , tofto richiamollo , e fatto unire una
più confidembile armata, là fecepaéàrin
Calabria fotto la condotta d'un altro Ge-
nerale • Quefti fu Exaugufto , fopranno*
raato Annone da Malaterra , figtinolo di
quel Bugiano , il quale^ nell' Imperio di
BaClio fi era cosi egregiamente poruto
contro il famofo Melo (e), ma quefti y
che non ebbe miglior fortuna del tuo pre-
decetfore, venuto a battaglia co* Normaa«
ni fottir Monte Pilofo 1 a come rapportai
r.
(e) Guglìet. Ap. Ter GMs Uh vìSarìm
cmtìgìt armo • ( d ) Ofiìenf. lìb. a. c0fi% trjm.
(e) ApMÌ.iikuGiirmup.Jh^
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DEL REGNO 151 NAPOLI LIB- IX. GAP. H.
^l
Cedretio (#) preflb Monopoli , ebbe si
firaM , e terribile Sconfitta ( nella qoale
fesnalòfS iòpra tutti Guglielmo Bratcio-
d'rfsrro } che tagliata a pezzi la maggior
parte del fuo efercito , fugati , "e totalmen-
te diffipati i Greci fu ancor* egli mifera-
mente prefo» e fatto prigioniero. I Nor-
manni tutti allegri , e trionfiinti per un'
azione cotanto gloriofa , avuto fra d' effi
configlio che doveffeiro fare della perfona
d' £]^ugu(lo , deliberarono di fame un
dono al Duca Adinoifo ^ come fecero ;
ma quello Principe lafciati i Normanni >
avendolo feco portato in Benevento , e
penfando poterne da quefta preda ritrarre
grandi ricchezze , contro V efpettazion de'
Nonaanni , to vendè a' Greci , e tratfene
una rilevante fomma d'argento.
^ Di che fdegnati fortemente i Norman-
V ni 9 i quali né tampoco avevan avuto in
tanti incontri gran fàggi del fuo valorv,
furono rifoluti d' elegger altri per lor
Duca 9 e concordemente eleffero Argiro
figliuolo del ftmofo Melo , il quale po-
co prima 9 ffaindo carcerato inCoftantino-
poli y fuggì deftramente dalle carceri coli'
^Kxafioae della morte di Michele Pafla-*
gone y e rtcovratofi in Pnglia , fìi da' Nor-
manni ricevuto con grande applaufo > e
fiima^ li ^uali non arrifchiaMofi ancora
per li motivi di fbpra addotti, far cade-
re quefla elezione in uno della lor pro-
pria Nazione , ftimarono meglio di por-
tar quefti ad onore si grande , innalzan-
dolo su d' uno feudo y fecondo la maniera
«ifata in quel tempo da' po{ft>li -di Francia .
La Corte di Coffaintioopoii , non fa-
p^ado quai Capitani più eleggere i pensò
Calefat» dì valerli di bel nuovo di Ma-
niact> onde trattolo da prigione ^ lo man*
dò tafto in Calabria contro i Normanni
< 6 ) • Quefti. ìiiolle fegnalar fopra gli altri
k fua venuta con «rudeltà inudita > ^ po-
fe tanto terraie nd pa^efe , che i Nor-
'^manni , «dendofi eoa Ini cimentati pref-
fb Monopoli , e Matera ^ e fcorgendofi di
fnme difuguali penfarono mq^io di riti-
rarfi dent*o alcune Piazze tomi y atten-
émè»' intanto ch^ qneftì gran fwia > e
tanpofta per qualche piofpero awcAimeiv*
to pitfifRi.
( &;> Ceàten. fag. éoé^. ( b ) Gugl. Afp.
im. pag. &u^ i «IS« Zmgfm^
Non andarono ingannati , perA che non
pafsò molto tempo , eh' effendo fiato , do-
me fi ditfe , r Imperador Calefkto depo-
ftodair Imperio, e dall' Imperadrice Zoe
innalzato al Trono Coflantino Monoma-
co, a cui ella fpofbffi : Maniace fenteni-
do di^iacere dell' innalzamento di Co-
fbntino » de' tanti difordini della Corte
pensò d' approfittarfi , e ribellando aperta-
mente da Zoe, e Mouomaco , con dife»
gno di favfi egli da' fuoi aderenti accla-
mare Imperadore , perduta ogni fperanza
di foccorib da Coflantino, s'intricò a più
pericolofe imprefe , che lo tennero occu-
pato y e diflratto in molte parti • Egli
allora depofto ogni rifpetto, edubbidien-*
za al fuo Principe , devaftò crudelmente f
e barbaramente tutti i contorni di Mo*
nopoli, di Matera : nell' iftefTo tempo »
che dall' altra parte Argiro aveva prefo
Giovenazzo , e pofto 1' atfedio a Trani :
in^i etfendo flato dall' Imperador Coftan»
tino mandato Pardo con un tefor grande
d'oro, e d'amnto in Puglia 'fter nuovo
Catapano , amn^di reprimere la perfidia
di Maniace : qnefli che ne fu avvifato ,
fé gli fece incontro co' fuoi foldati , ed
ammazzatolo miferamenie , gli tolfe via
ogni cofa , fé medefimo arricchendone , t
profondendone anoora molta parte all' e-
iercito , fi fece gridare Augufto , veften-
dofi di tutte l'infegne imperiali (r); da
poi avendo in vano sforzata Bari , riti-
roffi a Taranto , ove avea collocata In
fua fede «^ Quivi da Argiro , e da' Nor»
manni fu a^diato , ma giti vuoti quefti
difegni , egli da poi in Otranto fermoffi ^
donde nnalmente nella Bucarla , travet-
fando r Adriatico portoffi : quivi pugnali*
do con Stefano Sebaftoforo, reflò in bat-
taglia vinto , e prefo : fìigli troncato il
capo , e mandato all' Imperadore in Co*
flantinopoli ( ^ ) •
I Normanni in tante rivolnioni non
tralafciarono approffittarfene ; onde fenza
molta fatica attefero a riacquiftare ciò
che aveano abbandonato all' arrivo di Ma-
niace . E rafibdate ori con maggior fer^^
me^za le loro fortune per altre cottqni«>
Ae , che di giorno in giorno facevano ^
penfarono per mnggior ficurezza a non
vo»
W. I. (e) GugM. Aff. lìb. I. (d) C#*
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M DE LU ISTORIA
woler altri. Capitani ,, che della. loro Na-
aùone i. e fé bene Àrgìroera da effi te-
nuto^ in. molta fiima^ Bulladimeno aven-
do fcorto f. che fono la di lui condotta
mal aveano potuto foftenere gli sforzi di
Maniace , e che le maggiori azioni ^ e
S'ù gloriofe a CugUelmo Bracciodiferrù fi
^veauo y credettero di far. iseglio ^i fot*
tometterfi a lui ; . onde radnnatifi in . queft'
aaoo 1043*. nella Città di.Matera ^ ove
Maniace pochi mefi prima avea : efercita*
to le più : grandi , crudeltà ^ T eletfero lor
Comandante , e datogli per onore il ti-
tolo di Conte f. fu perciò > eh' egli fotfe
il primo-», il quale Conte, di Puglia fi
nomade *.
CIVILE ^
lo fimdardo ; quafi che fotte ftatd
j^.L Dì Guglielmo Bìracciodi*
.FCA&O h Conft dì Puglia y creati^
F' anno 10^^..
t
QUefti fu il furimo Titolo > e prind-
^pio di. tutti gli altri Titoli >> che la
"^ r^pi^ caia* Normanaa ebbe* in Pu*
la 9 e da poi in Sicilia >. il qiial non
^ ebl»e t n^ P«r ^tttcMrità di PapaJknedet*
to IX. né dair Impenùlor. Greco Còftan-
tino XL che allor imperava in Oriente 9
pui .y comt nanano Lupo Protofpata , e
Lione Oftienfe , per dezione de' Capitai*
ni» de'foldati» e del Popolo ^ cioè de'.Si-
gnori Italiani > Lonflobardi 9 e Normanni
Capi , e madori dell' ^ercito y i quali
V&itifi a configUo y ^decretarono ,. che fi
conferire il Titolo 'di Conte a Gugliel^
910 Braccìodiferro^ il qnal decreto appro*
?ando tutti i Capiuni minori , e tutto
efcKito Italiane» e Normanno > k foU
datefca tutta l'acclamò Conte » che fii il
meglio dato y e più legittimo , che fé o
dagli Imperadori d' Oriente y e d' Occi*
dente ^ o dal Papa lo ricevere • Egli è
credibile , come fufpica Inveges {a)y che
i Normanni in quefta elezione aveder u-
late particolari cerimonie nel crearlo Con«>
De, 9 e che oltre il fiiono de' timpani ^ e
delle trombe, che comunemente accoftur
na^rafi nella promozione de' Conti ( o^
me può vederfi preA> Ugone Falcando ,
quando Rioeardo diMandra fn fatto Coor
le di.MoUft } r avetfero detto Conce
coir antica cerimonia Italiana di dargli in
(a) ^naL di Faìtm. pan. 3. An. 1043 •
mano
conftituito Gonfaloniere della, nofira lega
Italiana , e Normanna contro 1' Impera^
dor Greco ; e che da ora fopra dell' ar-
ale per fegno di Corona ufafife unfemplir
ce cerchio fenza gioia > per diftinguerlo
da' titoli di Marchefe y e di Duca y e fen^
za td^ìy per diftinguerlo da' titoli di Pri»
cipe , ma così fcbietto y. com' era alloia
deaerati.
I Normanni adunque avendoli incotal
guifa eletto per Conte di Puglia Gugliel*
mo, acciocché pacificamente potetikro go-
dere delle loro conquifte , ed infra di lor
ro non poteffe allignare alcun femedidi*-
fcordia, penlarono a dividerfi di buon ac-
cordo le Terre conquiftàte > e quelle an*
Cora che aveano in anioK) di ooaquifta*
re« Elfi nel oominciamento della loro do-
minazione nella Puglia iatroduffero una
politia» e fosma di governo non diffimi-
le a quella ^ che per dieci anni tennero
i Longobardi y quando morto Clefi non
curandofi di rifare un nuovo Re , diftri-
buitefi infra di loro- le Città > del Regno»
ciafcuno colle medefime lèggi »-. ed iftituti
amnùniftrava il Contado a tfeconAmetfo»
e nelle deliberazioni più' gravi 9 e dinto-
meino in Pavia Città principale fiiilevan
tutti convenire, ove aflembrati confoiu-
vano degli affari . pia rilevanti della Re«
pubblica «
I Normaaaà apeoiehè.militatfero fotto
un Capitano 9 cl^; l'eletfero per evitar le
coafufioni ,^ ed i difordini^.che fbgliono
accadere quando nell' knpreie - un m^
imperi; nulladìoMno ciafcuno^ più oune
compagno , che come miniftro in guerra
erafi adoperato y e molti v' aveano avuto
nelle con^Ufe cgual parte « e Ibmmiai*
ftraca ugual opra y e ioccorfi) . &atnulfe
Conte di Avelia v' avea mandata mola
gente folto dodici Capitimi : Guglieimo
Braccfodiferro erafi eotanto in qnall' in»-
prefii fefpialato : eranfi aiicora diftinti fo^
pra gli altri Drogone y e Umfinedo fooi fnn
telli ; Arduino primo auior deli' impicfiis
e molti prodi y e valorofi Campimi » i
quali non lafoiaròno ancora m tante w^
cafioni c%orre le loro pe^fone in «gni
pericolo y e cimento • Perciò oA Sm étk
princ^io y che s' accinfero a si nobile im«
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DEL R^JGNO'Dr IfAPOlT Elfe fX. CAP. II. ^^
, y £ buon ftccwdo convennero , che
ciò che li farebbe conqntfbto y mm dg-
▼elb ad un fole darli , che ne foife fbl
-fKidione, ma «gualmenre infra dìlor par*
tirfi • £ quantunque Guglielmo foffe nato
«htti^ Conte , quéffo non fb ^ che a fol
titolo d' onore , non che , come fu da pòi
▼ariate, la Puglia cedefife fotto la domi-
nazione d' un tok> .
Por qnefte cagioni fti da efB introdoir
to in Quefti ^ÌYicip) untai governo, che
t' aoeomva più Air Arilioctktko y che 2i
Moatrchico ; perciò confultando il tutto
con G«iaimar0 Principe di Salerno lororair*
tko alleato f intimarono una Dieta in Mel-
fi , ove tutti per qiieft" etfetto doveffero
convenire , alfa quak invitarono ancora
Gnaimaro » e Rainulfb a dovervifi trova-
re (ìt) • Elfi in ^uèfta guifa fi divifero
te Città. A Rainulfo Conte dVAverfa fi
diedis la Città di Siponto col Monte Gar*
gatto con tutte le Aie Terre , e Inoght
appartenenti a! medefimo. A Guglielma
Bracciodiferro fi diede la Città d' Afcoli ^
confirmandogli il titolo di Conte ^ che di
€(Knmi confenfo già gli fi era cooceffo «
A Drogone Vetiofa . S^sMfegnò ad Amoli-
no Lavello: Monopoli ad Tigone : Trani
a Pietro t Civita a Gualtiero: a Ridolfo^
Canne : a Triftaitio Montmiiofo : Trigen-
to ad Erveo: Acerenza ad Aiclittino: S.
Arcangelo a Rodulfo : Minervino a Raim-
frido : e ad Arduino, fecondo ciò » che
aveano giurato, fugli ancora afifegnata la
porziofi lìia . Cosi hx partito ciò eh' effi
infkiora aveano cotrauiirato in Puglia . So*
lo la Città diMeln, ch'era la prima, e
kptìk forte Piazza ) che infino allora avea-
no acquiflata > reftò a tutti comune , Effi
St la ferbarono per aver un luogo ove
pote^ero ragunarn , qualora doveano de-*
liberare delle cofe più rilevanti delia lor
Nazione: quindi* Melfi cominciò ad eftol«
ì^rt il otpo fbpra V altre Città della Pu«
glia , onde i R(»nani Pontefici la riputa^
von capace di potervi ivi rajgunar qual-
che Concilio, ^ome fecero j ed effendofi
anehe Amalfi refa celebre per la naviga^
zìene , quindi avvenne « che pretfo gli
Scrittori^ Oltramontani » non bene intefi
de^ noftri luoghi , fpelfb confondendo Tuna
coir ikffa Città» prendono Tuna per T^*
(a) Ojiienf. lib. i« céf.ój.
tra , ingannati dall' unifbrnfltà del nome\
Ecco-corae i Normanni fi refero padrOh
ni della maggior parte della noftr^ Vii*
glia: né s'arreftò quf il corfo delle loto
•coìiquifte, die poco da pòi portarono tó-
pra V àhré Erovincie , come quii a poc6
ravviferemo . Effi la tolfèro a' Greci , che
la potfedevatio^; ancorché flmperador dfi
Occidente vi pretendeffe avervi dritto ,
come -^e d* Italia , a* quaK nel Regno de*
Longobardi fu fbttopofta , e da' Duchi di
Benevento era amminiffarata per mèzzo
de' CaftaMi , che vi mandava , e perciò
ricaduta in poter de' Credi , aveano ne'
tempi degli Ottoni fovcntc pretefo di fot-
toporla air Imperio d' Occidente , ancor-
ché i fucceffi non corrifpondeffero a' loro
difegni .
Intanto Argiro effendofi divifo dà'Nor-
manni, veduto che da effi nella diflribu*
zione delle Città non fé gli era àffegna-
ta parte alcuna, avea rivolti i fuoi pen*
fieri ad altre imprefe : egli non fi curò
molto di queflo , poiché il fuo intento
era di ferfi Principe di Bari, come Meld
filo padre , ed avendo avute opportune oc-
cafioni di renderfi neHa grazia deir Im«
phcrador Coftantino Monmnaco, per avet
ripreifa la fellonia diManiace, ed obbli*
gatolo a fuggir in Bulgaria , ove fìi fatttf
morire $ ottenne da queflo Principe non
fol la fua grazia , ma gli concedè Bari
col titolo di Principe, e di Duca di Pu-
glia ) facendolo anche Patrìzio , affinché
come Tuo dipendente mantcUefle i fuoi
intereffi , che avea in queffc Provincie .
Così Argiro in quefla altra parte della
Puglia fermata, militando fotto gli aufpi-
c) deir Imperador d' Oriente, diede prin-
cipio ài Principato di Bari , che finalmen-
te pafsò pure fotto la dominazione de*
Normanni, come diremo.
Intanto i Normanni ficcome andavano
maggior forza acquiftando , cosi fi face*
vano 'più anintofi , e poco men che info^
lenti con invadere i vicini^ . Quelli che
fotto Rainulfo Conte d' Averfà militava-
no ^ fovente moleihvano il Monafbro di
Monte Cafino , e finalmente vennefi a
manifefle iuvafioni} ma effendofi loro op-^
pofto l'Abate, era la cofa per terminare
m una fiera guerra > (ir Guaimaro loro
ccft*
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Ri A CIVILE
ào Afclittino timi dUcciéio ; uè hìtbmm
<y»afi»adergli eoo gli altri NorauBui del-
la Puglia 9 e della Calabria f che ftifoiio
della razza di Tancredi Conte d' AIi^tìì*
la(0..
Quefti ancora > per la mortie di GiigUel-
vao 9 penlarono imnaantenente a fiiftitmic
in lue luogo un aUfo , che potefTe ugual-
mente lollenere le lue veci ; onde eletfe-
ra per Conte diì?ugiuDre^t§f Tuo fraceU
l9(/)» prode, e valorola Capitano, Pir*
ri « su la credenza che Guglielmo ^avdb
lafciato di fé figliuoli , librile , che ìotìutt^
to i Normanni , queui figliuoli ofclufi ,
avetfer^ in fuo luogo eletto Drogone (tm
fratello , perchè (\ueft' era il lor ooftumc
di preferire a' figli i fratelli maggiori del
defunto i ma come benoflervò (^) , <iiie-
fta è una ragione in tutto vana ; poiché
j^pre(U> i Normanni medefimi il Ducato
di Normannia fi trasferiva da padre a fi-
glio i fi^ome il notano la Cronaca Kor-
m^una, e Gordonio, e mancando la de-
fcendenza del figliuolo , allora fucce^eva
il fratello i ficcome al III. Riccardo, V.
Duca già fterile, fuccedè il II. Ruberto»
VI. Duca fuo fratello , come notò Govdo-
nio nell'anno 1028. Onde è più verifimi*^
le , che in queft' anno al titolo di Conte
fuccedetfe il fratello , e non il figliuolo
di Guglielmo. 1 perchè quefti o non «eb-
be moglie . in. Italia , ed in Francia ^ o ^e
Tebbe, fu donna Aerile , ed infeconda »
come crede Inyeges; ovvero che in que-
fti princi{9 non per fucceffione , ma per
elezione erano rifatti i Conti di Puglia «
$• IL Di DaoGOKfi IL Conte di Puglia .
MEntre Drogone governava la Puglia »
fu incredibile T ardore , e T impa-
zienza 9 che gli altri fuoi fratelli minori ,
ch'erano rimafi in Normannia, avcanodi
venire a ritrovarlo } il loro padre Tan*»
credi faticò molto per ritenerne almeno
due appo lui , per mantenere la fua cafa
in Normannia • Roberto , « gli alt» fuoi
fratelli qui fi coaduAiero , teco portando
molti altri gentiluomini della lorNasio-
Z4 DELL'ISTO
cpUeoto 9 ed infieme amico dell' Abate
non fi foflie frappofto per pacificargli^ co-
me fece.
Ma in qtieft' anno zo4^. rimafero i Nor-
gMnni imittiflimi per la morte accaduta
di due loro lamofi Capitani , Quei di Pu-
glia perderono il famofo Guglielmo , il
jCondottiero di tutti i loro a&ri , nella
'di cui periona s'univano con maraviglia
r inirepidezza 9 ed il valore contro i ne-
mici , ,e la dolcezza , e T attabiltti verio
1 luoi . Egli , come icrive Guglielmo Pn-
glielmo Pugliefe (^) fuo contemporaneo,
era un Lione in guerra, un Agnello nel-
la focictà civile, ed un Angelo nel con-
figlio. Non regnò in .Puglia, che tre an-
ni , ed abitò m Italia dal 1035. che vi
venne , infino alla fua morte dodici an-r
ni i e fu lèpellito nella Chiefa della Tri-
nità di y eaoia , Cittì , la quale nella ri-
ferita divifione era ftata aifegnata a Dro-
gone luo fratello. Gli altri d' A vcrfa po-
co da poi perderono il Conte Rainulfo ,
al quale, non avendo di fé lafciati figli-
uoli , diedero per fucceifore Afclittino ,
che fu cognominato , fecondo Oftienfe {b)^
il Conte giovane , e da Orderico Vitale (r) ,
de Quadrelli^ . Qjicfti rcffe il Contado di
Averla piccìol «tempo , poiché mprto neir
anno 1047. ancorché avetfe di fé lafciati
figliuoli, invafe tofto il Contado Rodol-
fo , dà Oftienfe cognominato Cappello , e
da Guglielmo Pi^hefe (^), detto Drin-
canotto ; ma ben pr^fto ne fa coftui fcac-
ciato dagli Averfani , i quali eletfero per
Conte un altro. Rodolfo, Trinclinotte sl^
pellato ì e quefti , morto pocp da ppi ,
gli Averfani pofero in.fup luogo Riccardo
figliuolo d' Afclittino , il quale trovandoti
allora nella Puglia militando agli itip^n-
d) di Drogone , che aveagli anche data
per moglie una fua forella , fu da elfi ri-
chiamato » ed al Contado d' Averfa pre-
pofto • Q.uefti fu , elle nell' anno 105 S.
avendo discacciato il Principe Pandolfa V.
da Capua , fi ^fndè padrone di quel Prin-
cipato , che poi trasmife a' fuoi pofteri ,
come diremo. T^nto che i primi Princi-
ei di Captìa Normanni dai fangue dique-
^- ne
( a ) GuL Apn Vsb^ 2, r. 12. ( b ) Ofiimf. eelabratis , ftcmdus [fatar Drogo tctius Apu*
lib. 2. cap. ó-j. (e) Orderic. Vital. lib.^. Ha dominatumfufip^. (g) Itn^eg^pMu^.
(d) Gugl. Apput. Uh. i. (e) Pellegr. m A, lo^d.
òtem. (,{) MétUm.lib^^eap.i2.JExejuiis , .
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DEL HEGNO DI KAPOLI
«e , 1 quaK ptdaTatt» in Italia noti arma*
ti) con levata di fanti , e di cavalli ^
ma travediti in abito di pellegrini , col
bordone in mano, e colla tafca alle fpal-
le 9 come feandaffero a' Santuari de'Moti-
ti CaTmo^ e Gargano , per non eflkr fat-
ti (vigionieri da^ Romani , i quali veden-
do in Puglia cotanto fiorire quella ftranie-
ra Nazione^ già V avean per fofpetta, e
nemica così degV Italiani ^ come de' Gre-
ci (tf) • Stabilivano perciò > e augumen-
tavanfi fempre più i Normanni nella Pu-
glia i al che conferiva V accuratezza di
JDrogpne » il quale per meglio ftabilirfi ,
fece crear Conte Umfredo III. iuo lirateN
lo ^ e primogenito a riguardo degli altri
fuoi fratelli minori ; ed a Roberto , che
fu poi detto Guifcardo, il primo natodeU
la feconda moglie di Tancredi , conoicen*
dolo per un Cavaliero piii fpiritofo , ed
intraprendentie degli altri , 1 impiegò ad
imprefe più nobili « e generofe • Egli aven-
do coaqniftata la FoFteua diS.Mai*co pò*
Aa su la frontiera di Calabria , vi mifc
Roberto dentro per guardarla , ed inde-
me perchè poteffe fecondo le occafioai di-
latar i confini (opra la Calabria.
Ma mentre cosìDrogoue proccurav^agli
avanzamenti 4ella fua Nazione , acca4<lero
in quefti tempi altri fortunati fucceffi ,
che gli portarono maggior ftabilimento ,
e fermezza fopra la Puglia di recente con*
quiftata. L'Imperador Emco IL che co-
me fi dii&f a Corrado fuo padre eranell*
Imperio fuccedato ^ etfendo diftratto per
la guerra d' Ungheria , non avea potuto
molto badare alle cofe d' Italia i ma dis-
brigato come ^tè meglio di queir iropre*
fa > fu per vane cagioni da dura neceflSr
tà coftretto di calare in Italia. Lo richia-
mavano in quefte parti il fentìre- i tanti
ravvolgimenti > che alla giornata accade^
vano itt quefte noftre Provincie , fopra le
quali egli come Re d' Italia non .voleva
perdere quella fovraaità » e que' diritti ,
che V aveaoo efercitscto i fuoi predecefTo-
ri } e ^ beno* non molt^ fi curaiTe deli'
ingrandimento de' Normanni nella Puglia ,
e nella Calabria 9 riputando fuo vantaggio
fe tutte intere quefte due Provincie fi to^
^ìietkfo a' Greci i nuUadimeno defidera-
Tomo IL
LIB. IX. CAP. IL
va 9 che i Normanni foflero da le dipen"
denti > e ficcome i Princìpi Longobardi lo
riconofceyano per Sovrano » così efii do*
vetfero riconofcer lui . Ma molto più l^
richiamavano in Italia i difcMPdtni > e la
confufioni > e le deteftabili enormità di
Roma nate per V elezioni de' Romani Pon-
tefici ; poiché etfendo xlimimiita in Roma
r autorità Imperiale > ed avendo il Popolo
riaifunta l'autorità d'eleggere il Papa, ri-
tornarono in quella Chiefa le confufioai»
ed i difordini . Non fu mai veduta que-
ila Città così miferameote afflitta ^ per
l'avarizia, ed efecrandi coftumi dell'Or-
dine Ecclefiaftico come in auefti tempi •
Non facevano allora difficoltà i maggio-
ri Prelati comprare sfacciatamente perda*
nari i più alti minifterj , fino al Sommo
Sacerdozio , e fcambievolmente vendere
da poi le cofe più fante. Non avean al-
cun riparo a vivaforzST, e colle armi alle
mani mvadere la Cattedra di S. Pietro i
e quando le fazioni, e le armi mancava-
no , di ricorrere alle ambizioni , alle &>
monie , a' veleni , a' tradimenti , ed alle
uccifioni, poiché non s'-era ritenuto Be«
nedetto vender parte del Pontificato a Sii*
veftro III. ed un] akra parte a Gregorio
VI. fedendo tutti e tre in Roma ia un
medefimo tempo con molta confofione i
mailimamente , che quefto Gregorio eltèn-
dofi armato di foldati a piedi , ed a ca-
vallo , e con molta uccifione avenclo oc-
cupata la Chiefa di S. Pietro con le ar-
mi » aggrandiva notabilmente la fua par*
te • Erano ite in bando le lettere , e la
dottrina de' Padri , e del Vangelo non avea
in loro lafciato alcun vefligio* Non s'ar-
roflivano i Diaconi » i Preti , ed i ycko-
vi fitefli nelle loro cafe ^ ed in Roma me^
defima tener pubblicamente le concubine,
ni fi. vergognavano ne' loro te lamenti la-
iciar credi i loro figliuoli facrilegi ^ che
da quelle avean g^naratl. In breve avean
ridotta Roma in una Babilonia, né v'era
fcelleraggiue » che non commettenfero , tan-
to che que' pochi , che per la loro fom-
ma virtù non furono contaminati > e che
fcriifero delle calamità di quefti tempi ,
confefiano non aver parole baftanti per
efprimere tante enorniità > e fcelleratez-
D zei
(a) Ordertc.VìtaK lìb.^. Sub fpecìe Pere^ìnotum petas^ & òmcuIos porrantes (»e fji-
pfrentUT a Rormms) in Apulìam abhrunt ,
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DE tu ISTORIA CIVILE
ze ; ed il celebre Abate Defiderio, che
vifte in quefti.medefitni. tempi , e che poi
. tflfìitito al Pontificato fu detto Vittore IIF.
narrando in fpartequefti orribili ecceffi >
teiliSca fgomentarfi di: rapportargli tutti
per r orrore 9 che tante.enormitàaveanglt
recato ( « ) . ^
Venne perciò :£rri€0 in Roma in queft*
anno 1047.
(Sembra fra Scrittori eflenri gualche va*
rietà intorno a fififar l'anno di ouefta ve-
nuta ài Errico in Roma. Alcuni la Mano
nell' anno 1046. altri nel 1047. ma tutti
però dicono lo^fteffoj poiché qué' Crono-
grafi antichi , che commciavano a contar
gli anni dalla natività del Signore , la
coronazione :S Errico feguita in Roma per
mano di Papa Clemente IL nel giorno di
Natale la portano nell'anno 1047. Cosi
Lione Oftienfe 1. 2. e. 79. fcriffe : Henrìcus
Imperator Chuonraéft filius ^ tot de }Roma'
na y & Apofiolica fede nefandis .auditis'.y
calitus infpiratus ) anno Domini M.XLVIL
italiam ingredìens^ Romam accelerai. Sic-
come fé eziandio Ottotie Frìfingenfe VI. f.3 5.
dicendo : Anyio ab incamatione Domìtiì Af,
XLVIL Heìiricus Rex vitìorìofijfxmus , in
die Natalis Domini à Clemente ^ronatus^
. Imperatoris & Augufii XC. ab Augujìo
nomen fufcepit . Inde per Apuli am exerci*
tum ducens , cum honore ,ad Fatr'iam rever^
titur • Ed Ermanno Contratto ad Ann.
1047. In ipfa Natalis Domini dicy prafa-
tus Suidegerus &c, ex more confecratus tà*
nomine auClus , Clemens IL vocatuy efl ..
Qui max ipfa die Heriricum Regem & Con-»
jugem e/us , Agnetem , Imperiati Benedi-^
Bione fublimavit ,y &c. Altri Cronografi ,
che non fan comi^iciar F anno da Dicem-
bre nel giorno di Natale » :ma<:he da Gen-
naro feguente oda Marzo ^ collocano que-
fti avvenimenti neir. anno precedente 104^*
ficcome fanno Sigeberto Gemblacenfe ad
An. ioa6. Alberico ad An. in^6. Mariano
Scoto aa An. 1046. ed altri Germani Scrit-
tori rapportati da Struvio Syntag. Hijior.
Germ. difert, 14. §. 18. fag. 407. )
Ed ancorclià a tanti mali proccufaffe
dar qualche rimedio , con fugare Benedet-
to, mandarne via Silvcflro , e relegare in-
GerHiTinia Gregorio ; con tutto ciò erano
cotanto i coftumi degli Ecclefìafticì dete-
(a) Defider. tib. 3. in prin. Ab.deNu*
€4 in Exsurf hìfl. ad Oftienf lib. 2, cap. 79,
(labili) e r ignoranaf» si grande, che do-
vendofi eleggere il < nuovo Pontefice , eoa
intenfo dolore efclama Oftienfe (^), che
non fi potè trovare alcuna in Italia , che
fotfe degno d'un tanto Sacerdozio; tan-
to che per minor male bifognò , che fi
'veniffe ad eleggere un Saffone , Vefcovo
ch'era di Bamberga» il quale Clemente
IL nomoifi.
I Romani foddisfatti d' Errico per que«
;fte cofe sì profperamente adoperate , Io
.eleffcro-per loro Patrizio , ed oltre della
Imperiale , lo fregiarono dell' aurea ^coro-
na Patriziale. Disbrigato .Errico dagli af-
fari di Roma, a fin di comporre le cofis
di quefie Provincie , incammmoffi verfo
le medefìme con Papa Clemente , e vi-
fitato eh' ebbe Monte Gafino , in Capua
fermoffi ( r ) . Il "Principe Guaimarò per
nove anni avea tenuto il Principato di
Capua , di cui da Corrado , tòlto che V
ebbe a Pandolfo , ri' era fiato inveftito ;
ma queftò Principe portava molta gelofia
agli altri per tanti acquifti } egli dopo
avere al Principato di Salerno aggiunto
r altro di Capua , aveafi ancora tottopo*
fio il Ducato di Sorrento , e l'altro più
ragguardevole d' Amalfi : teneva per fuoi
dipendenti i Duchi di Gaeta : ed oltre a
ciò coir ajuto degli ifteffi Normanni , che
Argiro tenendo afTediata fiari.^ aveagli
mandati , aft>irava alla conquifta della Pu^
glia , e delU Calabria ; né s'era ritenuto,
come fi diffe^^ per mofirar il fuo fatto ^
tra i fuoi titoli ufurparfi anche quello di
Duca di Puglia , e di Calabria .
Dall'altro canto Pandolfo , che da Cor-
rrado era fiato (cacciato , e che dopo la
morte di^Calefato, liberato dal SuccclTore
dall' efilio , era dritomato in Italia ., coli*
ajutò .de' Conti d'Aquino, e del Sefto co-
%iinciò a penfare come potctfe riporfi nel
fuo Principato ; laonde tnorto Corrado ,
il quale non potè mai per la fua crudeltà
fopportarlo, e fucceduto Errico,, -entrò in
migliori fperanze . In fatti venuto Errico
a Capua per T inceffantì fue |»regl^ere , e
ricchi doni , aggiungendofi ancora la gelo-
fia della foverchia potenza di Guaimarò,
r Imperadore fenza ufargli violenza , fi
adoperò deftramente con Guaimarò per
farfi renunciare in fue mani il Principato
' di
ih) Oftienf lìb. z. cap. 7^ ( e ) Oftienf
lib. 2. cap. 80.
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DEt REGNÒ DI NA
di Caipuft > ficoome^ ièguì i e con ciò fu
da Ivi reftituìto a PaQdolfo,,«d a Landol-
fo fuo figliuola (tf )-»
§.. lU-jPr/W Invefihure date dairimfira^-
j, dorè Errico a Nmaanni^^
COmpofte incotal guìfa le cofe diCa-
pua , volle Errico afficurarfi de' Nor^
roanni , die' quali prendeva gran cura aver-
gli per fuoi dipendenti. Non aveanptra*
icurato intanto Drogoae Conte; di Pilglia,.
e RainulfoConte d* Averfa-itibito-cfc'Er-
rico ^iunfe a Capua > . di mofirarfegli ri-
yeventi, e rifpettofi ; effi lo • viikarono 9
e r^alafiono di molti. cavalli» e di grof-
fa quantità di denaro «Allora, fu ch'Er*
rico 'diede V inveftìtura a quefti Principi
Normanni del Contado d'Averìà ( iicoo*
me già Corrado avea fatto all' alt^ Rai-
nulfo )j ed a Drogone di tutto ciò eh'
egli . potfedeva nelU ^ Puglia ( ^ ) • • Cosi
proccuravano quefti novelli Principi- fta*
bilirfi con maggior fermezza in quelli
Stati, eh' effi nuora poflfede vano non con
altro titolo , fé 4;ion ^ per- quello f che^ vet
niva lor fornito dalla ragion delia guer-
ra • La Puglia , e la Calabria aacòrchè i
Normanni l'avetfero tcdta a'.Greci ,*non
ex però cbe gi' In^radori d' Occidente non
pretendedèro apparteott^ a loro come Re
d' Italia 9 a cui quefte Provincie ^ duran-
te il ' Regno de' Longobardi y erano fotto-
pofte ì perciò effi molte . guerre ebbero co'
Greci per riacquiftarle > e per queftà eia-
gione non deve parere ftrano y .le elfi an-
cora di quefte Provincie in qualunque ma-
niera che loro fi ^oSctìSt V occafiooe > ne
iuveftitfero coloro, i quali a' óreci Caveau
tolte ) .come fecero a^ Normanni • .
Ma non pure Errico inveitigli di que-
fti Stati , ma concedè loro ancora tutto'l
Territorio . Believeatano , . per T occafio^
(à) OJìienfJìb: 2. cMp. io. (*) Ofiienf.
kc. eh. •Dfo^mi Apiiiia . & Rahmlfo Aver-
la Cwnmbus ad fé convenuntitus y \& équ9S
Mi plurimos , ,& peamiam ' maximam offe^
fentibus , . univer/am , • ^uam tunc tenebant
terramy 'imperiali hweflitma fitmawt .
( HefMénmus Con$ra£lw ad An^ i^oofj. Im* -
P^rator .vero Rffma egrejfua y nmnulla CafieU
l^ fiii . rebellaìitia capìt \ Provincias ìllas
prout vìdebatury di/pyuìty Duces Noftmai^"
voti LlìL IX. GAP- 11.^ v
ne, che diremo. Reggeva in quefti ttm^
pi il Principato di Benevento Pandolfj-
IIL col fùo figliuolo Landolfo (b): Er-
rico, da poi che in Capua ebbo inveititi
i Normanni , partiifi/da quefta Città per
portarfi in Benevento ^ i Beneventani • pe f
ciò che potrà oiTervarii dàlie cofe prece**
denti , . riputando aver ricevuto fempre de'
maltrattamenti dagl' Imperadori d' Occi-
dente , come avevano iperimentato fotto
i due ultimi Ottoni,. di mal animo rice-
vevano nella lor Città gr Imperadori ^uao*
do eifi calavano in ìulia : ora che mte-
fero la ^ venuta d' Errico , e che ivi fi por-
uva insieme con - Papa Clemente IL gli
refiftcrono ,. e chiufe le porte: della Cit-
tà , e dentro ^ di quella fortificatifi non
vollero riceverlo, ferrico- fortemente fde-
gnato per quell'oltraggio,, né potendo al-
lora colle armi venaicarTene , > fece fco*
inunicar dal Papa tuqta la Ciuà, dalqual
fatto , ficcome altrove fu avvertito , Qiag-
giormente fi conferma j^jche molto prima
di Gregorio VII. l'ufo degli inte^rdetti
S generali d' una intera Ciuà foffe ftato
ntrodocto nella «Chiefa; e non lattando*
gli qiiiefto , . tolfe a' Beneventani tutto il
lor territorio, , e que' luoghi aperti del
Principato 9 ehe potevano di facile con*
quiftàrfi „ ed a' Normanni per la fua au^
torità furono concèdati ( ^ ) . Così aven*
do Errico mafggiprmente ftabiliti i Nor*
manni ne' Contadi d' Averfa , e di Puglia f >
e parte del Principiito di Benevento , ixt
Germania fece ritorno , feco menando Cle-
mente R. P. e Gregorio già Pontefice >
che avea in Germania relegato . Inquell'
anno adunque .iq47« la Regìa. CafaNor**
manna cominciò a fottoporfi ad itrvejli^
tuta ,^ed infeudazipne non già da' Remani '
Ppnteifici , i quali a quefti tempi non fi
fognarono di pretenderlo ; ma dagli Im-
peradori. d' Occidente , che come Re d* '
D 2 lu-
nis^y qm in par$ibu9 eommorantHr^ & aliìs
eo loco Ifrbibus , [fonflìtuìt . ) ( b ) Peliegr» •
in Stemm. ( e ) Ofiienf. loc, cit, Totam Ci*
vitafema Romano Ponti fice , qui fum Uh
Urne etat y axcomnwnìcart fecit ; funBam^ue
Benevemanam Terram Normannis auBòrtta^ ■
te fma.emfirmans » ultra montes eumde eft
reverfus , Gregorium Expontificem fecum #^ *
fportans » •
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^iX
DELL* I S T O
Itatia, per le cagioni altre volte ricorda-
te > credeane quefte Provincie appartene-
re al loro Imperio.
Ma mentre F Imperadore d* Occidente
così difponeva di (}uefte noftre Provincie^
r linperadore # Oriente , a cui era (lato
rapponato, che Errico avea conceduta T
inveftitura a' Normanni della Puglia , e
che difponeva di queft» Frorvincia cotae
fe apparteneffe al Aio Imperia, e non già
a quello d'Oriente, com'era;^ e che perciò
venivano i Normaajii a (hbtlirfi in ma-
niera y che non vi farebbe poi fiata fpe*
ranza di difcacciargli , pieno dì rabbia >
e di cordoglio y fi rifolfe di mandar tofto
in Puglia un nuovo Ufficiale i Argiro
appellato, carico d'ore , e d'argento, e
dì preziofi drappi , affinchè non potando
colle fonte difcacciargli , s' ingegnale di
£lrlo per quefto mezzo , e con invitar*
gli in nome dell' Imperadore a pafTare-
colle loro truppe nella Grecia , avendogli
deftinati per Gai^kani d' una* guerra ch^
eSò intendeva di fare a' Perfiàni ,. nella
quale n' avrebbono ritratto un gran van-
taggio ( a) . l Normanni , che tòfto s'
accorfero dell' inganna, gli rifpofero con
libertà , eh' effi non mettevano mai il pie-
dt fuori d'Italia, fé non quando ne fof-
féro colla forza fcacciati • Il difpetto che
n' ebbe Argiro di vedèrfi fcoverto ogni
filo artifizio , lo fece rivoltare ad altri
più fcellerati mezzi. Egli co'tefori, che
avea recati da Cofiantinopoli , proccurò cor^
rompere molti Pugliefi , e' più familiari^
del Conte Drogone , e fra gli altri fi gua-
dagnò un uomo appellato Rifo , eh' era
anche fuo compare'(^) . Quefto tradito-
re > mentre Drogone era in una delle- fue
Piazze , appellata Montoglio , ed anda-
va * fu '1 mattino alla* Chiefa , fi nafcofe
dietro la* porta ^ ed avventandoièglifopra
con* un pugnale r uccife ; gli altri con-
giurati, i quali fi erano parimente nafco-
fti con Riio , uccifero un gran^ numero
di gente della guardia del Conte, e pre-
ièro il Forte. Lo ftetfo fu efeguitoindi-^
vecfi luoghi della Puglia, oh' erano iute»
£^ della congiura ; tanto che fu^de'Nor-^
manni fatta- maggior- uccifione per quefto
tradirnento ,, cht non in tante guerre, di
molti anni .
R I A C I V I LE
lila Umfredo , che vivente ancora Dro^
gone era ftato> fatto- Conte , fubito che
con eftremo cordoglio ebbe ifitefiilamor'^
te Ai fuo fratello, ed il barbaro aifaffina-
mento , che i Pugliefi aveano fatto alla
fua Nazione , uni tutte le fue truppe, e
vigorofamente avendo aifediato il Forte
Montoglio , fé ne fefe dopa quefto aile*^
dio padrone ; ed avuto in mano l' af&fil-
no ca'fuoi complici ,. fececdi morire con
differen^ forti di rigorofimini fupplicj ..
Volle opporfi Argiro, mettendofi alla te-
fta d' alquante truppe^, che unì ; ma Unr*
fredo gli fu fopra , Io disfece , ed obbli-
galo a rìtirarfi confuti^,, e vinto , il che
gli tirò fopra la disgrazia deli' Imperado'^
re , onde poco tempo dapoi ne mori di do-
lore . Da quefto avvenimento y i Norman-
ni per vendicarfi de' Greci rivoltarono tut-
ti I loro penfieri' per difcacciargli dalla
Calabna-, e cominciarono a ftar più cauti
ce' Pugliefi , ed a trattargli con più rigo-
re ^ i quali mal fofferendo perciò il lor
dominio, cominciarono ad empire di que-
rele il Mondo, ed inventare contro i Nor-
manni le più atroci calunnie , con acca-
gionargli (li mille delitti ì e qualificando
il" loro dominio per tiranno , e per cru«
dele, portarono le loro querele ad Erri-
co, e poco da poi al Papa Lione , onde
nacquero tante novità , e diforéini , coi-
rne faremo ora a narrare ..
C A P.
ni.
Origine delle mflf$ Papali Invefliture : fpe^
dizióne infelice di Lione IX. contri i-
Normanni .* fua^ prigionia , ^ morte .
IL foggetto che abbiamo oraper le ma->
ni , per la fua novità , e ftranezza.
non ha bifogno di commendazione : con-*^
tiene l' intraprefe de' Pontefici Romani fo-
pra quefto Reame, ed in qual maniera y,
e per quali, deboli principi abbiano final-
mente confeguito , che fia ora riputata
Feudo della Chiefii Romana . Né' della
ftrane«a farà niinore la maraviglia y co«
me fenz' eferciti, e fenz' armate, unica-^
mente per/^la loro fomma accortezn , o
continua vigilanza abbiano potuto ftabi-
lirfi quefto diritto,. da effi acquiftatonon.
(jx) Guglielm. Apf} liò.i. (h). Malaten- fa ij;.
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DEL REGNO DI NAP
^ come Capi <IeIIa Chiefa univerfale »
o Patriarchi tf Occidente , ma come Prin-
cipi del (ècolo , e fiano gitrati a confe^
giiire ciò che g^* ifteffi Imperadori d* Oc-
cidente , e d* Oriente non poteiono con
ioiighe guerre, e con eferciti armati fta-
bilmeste otten^ . Ma le gare degli al-
tri* Principi competitori , la ftupiderza ,
e fuperftizione de* Pòpoli, il fecolo igno-
rante, e barbaro, ed all' incontro la loro
femma accortezza , e diligenza ,. tutte que-
fte coTe unite infieme , poteron toghere
tutti gli oftacoii, ed impedimeoti •
Dovendo/i da ora innanzi (peiTa parla-
re de' Pontefici Romani j perchè non mi:
s'imputi! a tcTncrità-, il mio proponimen-
to è di fiavellame non come Sommi Sa-
cerdoti , e Vicarj di Crifto**, ma come
Principi del fecolo , ì quali per ppiTedere
molti Stati , e Principati in Italia , fi e-
rano attaccati agl'intereffi di quella, co-
me tutti gli altri Principi , che nella me«»
defima aveano dominio . DiftìnguerÒ be-
ne in loro quefti due perfona^i : di effi
come Capi della Chiefa , e Patriarchi
d'Occidente, che hanno il governo delle
noftre Chiefe, fi tratta quando della Pò-
titkt Ecclefiaftica fi ragiona • Ora intrigati
' negti afturì del fecolo , folamente come
gli altri Principi rapprefenteranno la lor
ngwat. Per tal elione non s' avrà diffi-
coltà di vedergli » quefti tempi metterfi
alla tefta d' eferciti armati , trattar leghe,
ed arrotar ibldati • Qoiifdi refofi vie più
irrecoiiciliabile la feifma tra' Greci , e
Latini , diedefi occafione a^ Greci di chia-*
oiare i Romani Pontefici , non già più
Vefcovi , ma Imperadori j e Pietro Dia-
cono ( tf > negli atti della difputa eh' eb-
be avanti l'Imperador Lotario-, difefiper
veri dati' Abate della Noce (b) contro il
fentimenta del Baronio , narra , che ve-
nuto^ in Italia da Grecia un Fìlofofo , orò*
Mramì V Imperador Lotario*, e fra raltre
6ofe gli dÌK : Romanum Ponti ficem , /w-
peratorem , non Epifcopum- éjje i c rapporta
quetfd^ med^fima Scrittore C^H che aven-
do egli avuta difputa col medèfimo intor-
no alla proceffione dello Spirito Santo dal
padre , e dal figliuolo , fra V altre cofe
gli rinlacciò il Gvèco, parlando' d' Inno*
( fr) i4uclar. Chron. Caff. Hi. 4. cap. 1 1 5,
(h ) Ai., de Nure. h Excurf. hiJK ad die}..
OLT LIB. IX. CAP. m, t9
cenzio IL dicendogli : In Occidentali cli-^
mate nunc ìmpìetum vìdemuty quoi Domf-
nus per Prophetam dicit , erit , mt Popu-
lus j fic Sacerdor^ cum Ponfifices ad bella
ruantj ficut Papa vefter Innocentius facìty
pecunias dfjiribuioìt ,. mìlites eengregam y
purpurea vejiimenta amicìuntur^
E^i è però anche vero , che nott po^
tenda fomminiftrargli i loro Stati forzf .,
e denaro fufficiente per mantenere eferciti
nuraetofi', univano iovente allearmi temr-
pDraK le fpirituali , per le quali fi rende-
vano a' Principi fuperiori , ed a*^ Popoli
tremendi . S* aveano appropriata* la facol-
tà di deporgli da' loro Regni , e Signor
rie , d' innalzarseli , ed abbacargli a lor
talento , crear Duchi , e Conti , ed infino»
di crederfi facitori anche di Re , e di'
Monarchi ; ^ la cofa fi ridiitfe Qegli'ulti-^
mi fecoli a tale eftremità, che non vi fu»
Principe d'Europa , che come ligio nott
preftafle omaggio alla Sede Appoftolica .
In- fine- per quefti mezzi pervennero a^far
credere , che miefto Regno fofle Feudo-
delia lor Chiela, ed a trattare i poffeiTo*
ri come loro fiidditi , e vaffalli •
Quandi nacquero le tante rivolùrioni ,,
e li tanti inviti di ffiranieri Prìncipi fatti
da' Pontefici al- poflWTo di queftb Reame ,
onde germogliarono tante guerre , e di-
ferdìni 'y e che in decorfo di tempo i Re
di Napoli confiderando la* potenza de"
Pontefici effere iftromento molto oppor-
tuno a turbargli il Regno , il' quale per
lunghifiimo fpazio confina col dominior
Ecclefiaftico ; alcuni- , che non vollero
fotfrire il giogo , furon loro- perpetui ne-
mici , avendo moltiffitne volte- perfegui-
tati con r arme i Pontefici , ed occupata
più* volte Roma ; altri più plàcidi , che
non vollero con quelli attaccar brighe y
ricordandofi delle calamità* accadute per
ciò* nel Regno de' Sucvi ,. e negli ultimi
fecoli delle controverfie , le quali i Re*
Alfonfo I. e Ferdinando fuo figliuolo avea-
no» molte volte avuto con loro , ed effc^
re fempne pronta la miseria di nuove con-
tenzioni per le giurifdizioni de' confini ,
per conto* de'cenfi , per le collazioni He'
Benefìzi , per lo ricorfo de' Baroni , e per*
molte altre differenze, proccurarono te*
ner*
lib. 4. cap. 8. Ce) Petr. Diac loc.dt.
cap^ xi6\.
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• IO J>ELV I ST O R
nerfegli amici , ed cb])ero fempre per uuo
de' faldi fondamenti della GcurU loro ,
che da fé dipcndeflero o tutti , o parte
de' Baroni più potenti d^ltenitorio Ro-
nK*no. (tf.)..
Si parlerà adunque ora de' Pontefici Ro-
mani, come Principi 9 ed io reputo trat-
tar così meglio la loro caufa in quefto
fojjflieito dell' Inveflmre , che d'. introdur»
gU in ifcena con queir altro perfonaggio •
I .Principi, del. {ecolo, fé riguarderanno i
prin.QÌpi degli .acquifti de' loro. Reami, e
Monarchie , pochi potranno giuftificaigli
con, titoli legittimi • Edi uon.troreran-
np,.che quello, loro arreca la ragion del-
la guerra, e molti ^troveranno usurpazio-
ni ». e rapine i.ma il lungo , e pacifico.
poiTetfo di molti fecoli , gli fornifce di
ftaft^te ragione , . e fa ora ^ che giufta-
ment^ le pofiTeggano , ed ingiufti faranno
gV Invafori . Così riguardando :i Pontefici .
Rom^i in quefi' oc^fioue. come Princi-
pi , ì ^uali • pofledendo in .Italia molti .
Siati , , eranfi : attaccati agli interefli ,<Ii
que^lìa , . ancorché, non potefTero . moftrar.
titolo baftante, e legittimo di quefte in-
veftiture , come qui a poco vedrafS , nul- •
ladimanco' T. efTerfi per più fecoli .mante-
nuti ;in quefto. pol&flb , fa che oggi non .
poiTano reputare atfatto fpogliati ai que-
fte ragioni * Ma all' incontro a'i Vicari di
Grifto f , ciò che a' Principi del fecolo fi .
reputa baftn^e , , forfè / ciò non farà fuffi- -
dente : effi dovrebbero entrar in ifcrupo-
lo , ^ed efaiqinajre non tanto il .tempo , ed
il lu(ìgo.po0etfo, ma l'orìgine,^ e riguar-
dar; le cagioni, i titoli, ed i principi de\
loro acqmfti . .
Ma «prima , . che fi faccia paffaggio a >
manifeftar quefte origini, e. come a que-
lli tempi comiiiciaiiero i iRomani Ponte-
fici per quefte in veftiture ad attentare fo-
pra il temporale di quefte Provincie , con .
rendejrf^le . finalmente Feudatarie , egli fa-
rà a .propofito , che in accorcio fi faccia
vedere lo ftato. di quelle, nel <}uale era-
no a .qu^fti :tempi > je da que' Principi era^i t
dominate.
I tre Principati, di Bene^vento , ^di Sa- -
lerno, e.di .Capua a' Principi JLongobardi .
eran fpttopofti ; in Benevenfó -regnava •
P^ndolfo III. ,cq1 figliuolo Xandolfo j in .
( a ) r. (jmciard.:.hìfi. hai. lib. u, .
I A CIVILE
Salerno Guaiqiaro IV. ed in CapMPan*'
dolfo • Il Ducato d' Amalfi infieme eoa
quello di Sorrento f che prima a quel di
Napoli, eran uniti , a Guaimaro ubbidii
vano • Quello di Gaeta era governato da
Giovanni : V altro di Napoli da Sergio
era amminiftrato. La Puglia in gran par-
te era pai&ta fotto la oominazione de'
Normanni, e la Calabria n' era. in peri-
colo, ma, infino ad ora all' Imperio d' O-
riente s' apparteneva . I due Imperadori
d'Occidente , .e T. altro d' Oriente ugual*
mente: fopra tutti^qnefti Stati vi pretti-
de vano la.fovranità , e alto dominio •.
Qjiel d'v Occidente, come Re d' Italia io
pretendeva fopra tutto > quel tratto di
paefe, che era prima comprefo nell'anti-
co Ducato di Benevento^ ed abbracciava
3uafi tutto ciò che ora è il Regno ; quin-
i è , che fopra i Principi Longobardi v'
efercitava tutta la fovranità , e potenza
con deporgli,difcacciargli. da' loro Stati »
e ad altri .concedergli. Pretendeva lo ftef-
fo /opra la Puglia, e la Calabria , che
prima al Ducato. Beneventano furon in
gran parte aggiunte ; e poiché l' ambizio-
ne non ha. confini che la poffano circo-
feri vere ,. non v' era angolo di quefte no-
ftre Regioni,, che non pretendeffero effer
ad' efilì Tottopofte ; quindi s'arrogarono la
facoltà .d'.inveftire Rainulfo del Conudo
d'Averfa, ancorché quefta Città foifefta-
ta edificata nel territorio del Ducato di
Napoli 9 il quale per antiche ragioni ael'
Imperadori d\ Oriente, ,non già a quelli
d' Occidente s' apparteneva . .
All'i incontro : 1' Imperadore de' Greci
forfè con >più ragione pretendeva . al fuo
Imperio d'Oriente .appartenere tutte que-
fte Provincie , donde. da': Longobardi fu*
ron divette , ed ingiufi:amente/occupate ,
Le Provincie ; di Puglia , e di . Calabria
edere ^ indubitatamente * a quello fottopo-
fte: e li Ducati di Napoli, d'Amalfi, di
Gaeta , e di Sorrento dal. fuo . Imperio
effer . dipendenti. . ^ t
Fra quefti due Principi fu contrattata»
e combattuta la fovranità di quefte noftre
Provincie , per .la .quale. nacquero ;ii^ fra
di ioro le. tante guerne > .che abbiam nel
corfo di .queft' iftoria narrate , luGop a4
ora i Pontefici Romani non fi erano fognati
d'eii^.
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DEL REGNO DI tf AJOLIXIB. IX.
Veùtxir per terzi , e pretender anck^ ef-
fi fopra le medefime qualche ragione di
fovranità • E(fi fé bene fopa le fpoglie
d^ Longobardi-) che a' Greci T aveano tol-
te » mercè di Carlo IVL e de'fuoi fuccef»
feri, fi foffero refi Signori del Ducato Ro*
mano , dellVEficrcato di Ravenna ,^dì Pen-
tapòli 9 e d-alcune altre Città d'Italia , co-
me fi è Teduto né* precedenti libri di que-
fta Iftoria : fopra quefle Provincie però che
oggi compongono il noftro Regno nonisfte
CÀP. m.
31
fero -mai la loro mano; e fé bene fi leg-» m» che diremo
ga preflb Oftienfe , che fopra Gaeta vi pre- '^ ' ^
tendeflero dritto , e che -alcun ttmpo la
potfedefTero , iiulla3imenK> ben^tofto ritor*
nò fotto .il ^dominio de' Greci , e pòi da*
particolari'Duchi di quella Città fu gover-
nata : e ^ueft* ifteffe pretenfioni , che fi
leggono lol riftrette fopra Gaeta » mag-
giormente 'convincono > chefopra tutte le
Regioni dell' altre Provincie non vi era
di che dubitare . Né potevano in quefii
tempi tali pretenfioni nafcere dalla finta
donazione di Coftantino , b da quella 3i
Carlo M, o di Lodovico il buono ; poi-
ché é coftante opinione -prcffo i più gra-
vi Scrittori , che tutti quefti ifiromerrti e
diplomi , nella maniera che ora fi veggo-
no conceputi , furono fuppofti ne' tempi
d'Ildebrando; e molto meno poteva for-
gere quefia loro ivetenfione da ciò che
nel privilegio di Lodovico HI buono , e
degli altri Impcradori fuoi fucceffori fi
legge di avergli quefti Principi conferm^
to il patrimonio Beneventano , Saletnita-
no , Capuano , Napoletano , e gli altifl di
Puglia, e di Calabria; poiché quefti pa-
trimoni , ficcome altrove abbiam veduto ,
noiT era altro fe non che i beni che la
Chiefa Romana per Li pietà de' Fedeli ,
chetile le a veano offerti , teneva inque-
fte Provincie , e fi dicevano il Patrimonio
di S. Pietro ^ onde mal fece il iioftro Chioc-
cargli («), che per dar fondamento a que-
lle inveftiture , fi valfe della donazione
di Coftantino, e de* privilegi di Lodovi-
co , e d' Ottone • Né fi é mai intefo , che
i Principi di Benevento , que*di Salerno,
o diCapua, e moltomeno iGreci, avef-
fero infino ad ora riconofciuti'i Romani
Pontefici per loro Sovrani , o che mai
aveffero de' loro Stati ricercate inveftitu-
re , con farfegli uoipini ligi 9 o gltiirargil
fedeltà , ed omaggio .
Non é dunque da dubitale che i Pòtt-
tefici Romani ^fc^ra quefte noftre Provin*
eie non v' aveano alcuna fuperiorità y né
ragione alcuna » onde mai poteflero indurii
a pretenderla ^ ma per le occafioni che
loro fi manifeftarono a quefti ttempi , e
delle quali , ricevute da elfi avidamente ,
con tnolta accortezza Teppero valerfi > fi-
nalmeifte le V acquiftarono nella 'manie*
Dopo la morte di Clemente IL 'acca«
dota m Germania ^ dove nove mefi pri»
*ma erafi unitamente coli' Imperadore por-
tato ; Benedetto > il quale fcacciàto da £r«
'ricoerafi ritirato, e munito né'fuoi prò*»
*pr) Caftelli^ invafe ben tofto di nuovo il
Pontificato; ma non potè più ritenerlo ,
che otto mefi , poiché l' Imperador Errico
dalla Germania mandò tofto Popone Ve*
fcovo di Brixen in Roma pfcr fuccéffore di
Clemente , che fu Damalo appellato • E
3uefti morto di veleno dopo -22. giorni
ella fua efaltazione, i Romani cercando
ad Errico , che gli manda'tfe per fuccef*
Tore Bruno Vefòovo di Toul , uomo di Na-
zione Tedefco , e nato da regal ftirpe >
ma mólto più illuftre per la fua dottri-
na, e fantitàdé'coftumi , lo elefferonfeir
anno 1049. Romano Pontefice, e Lione.
IX. fu appellato .^
Si credè allora , come rapportano i
Scrittori (A)fuoi contemporanei, che per
l'elezione di sì eminente foggetto , xhe in
'tempi sì rei non fu poco rinvénirio , do-
veffero aver fine ì tanti diloirdini del Cle-
ro , e ripofarfi I' Italia in una tranquilla
pace-; ma quantunque la ^ietà di Lione ^
e i fuoi coftumi incorrotti foffero tali r
che finalmente f avefieiro meritato il ti-
tolo di Santo i non é però che ndn tanto
per lo fuo naturale -, quanto per f altrui
iftigatione > non foffe ftato riputato per
autore di molte novità > che portarono
con fé difordini graviffimi^ e confeguen-
M affai pemizioie • £e;li fu che nientre
traverfava la Francia Veftìto con ahiti Pòn«
tintali , incontratofi a Clùgnì con IMe-
brando Monaco Cafiitiefe , tiomo di fingo*
lar accortezza -f fi fece da coftui perma-
nere » che depofti gli omanMnti pontifi-
cali
( a ) Chioc. tom. I . deir Itrvefi. ( b ) Defiderius Abb. Oflienf. lìb. ». r. 8 1 . .
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jt DELL* ISTO
«ali tmttslik ia Roma da pcllegritio j ed
ivi dal Clero y e dal Popolo li faceife eleg-
gere Pontefice » to^iendo T abula da ma-
no laica ricever ouel Sommo Sacerdozio
(a). Seme y che tu de' tanti difordini , e
guerre cnltleli ^ che furfero da poi tra i
Papi, e ^' Imperadori d' Occidente , in-
torno alle inveftiture , i ^nalivedutiii coa-
traftare ^uefta prerogativa» che per ]più
anni fi aveano mantenuta, modero per
ccttfervarfela eserciti armati y portando da
per tutto incendi , e mine j e che all'in-
contro i fuccetfori di Lione, e fopra gli
Altri riftefi> Ildebrando, che tenne quel-
la Sede ,. colle fcomunicbe, depofizioni,
e congiure, infino a £ur rivoltar i fìgli-
noli contro i propr; genitori , ponefleroin
ifcompiglio Europa; onde perfuafi adai
più dall' efempio di Lione, che dalla for-
za della ragione renderonfi i Pontefici più
animofi , e oftinati nelle loro intrapreie •
Ma affai più pemìziofo, e di più ree
confeguenze fii 1 altro efempio , che diede
Lione di porfi alla tefta d'eferciti arma-
ti • Altre volte abbiam veduto Giovanni
VIIL e X. Romani Pontefici alla tefta
d' armate , però quefti ebbero almeno il
pretefto d' impugnar l' arme temporali con-
tro i perfidi , ed infedeli Saraceni , e coa-
tro coloro che s' cibano a'medefimi colle-
gati; ma ora Lione l'impugna contro i
più fini Criftitni, com'erano i Norman-
ni, che in pietA, e nella Religion Cat-
tolica non eran inferiori a qualunque al-
tra nazione: T impugna fenza ragionevo-
le cagione, o pretefto di Religione, ma
per iolo -fine a ingrandire' le forze tem*
porali della Chi^a, e d'arricchirla di be-
ni mondani ; move un' ingiuftifiima guer-
ra cotanto a Dia fpiacente , che coU'even-
to infelice fece palefe la fua ira, ed in-
dignazione . Se a queft' imprefa fi foffero
accinti i fuoi predeceffori , che per iloro
tbbominevoli coftumi eran riputati U pe-
fte del Mondo , non avrebbe ne' fuoi fuc-
ceffori portato quefio eièmpio tanto male ;
ma edere iìztSL opera di Lione Santo Pon-
tefice , fecegli più animofi , né fi ritenne-
ro ^a poi avanzarfi in maggiori firanez-
ze, e novità; non avvertendo ciò che
Pier Damiani Scrittor contemporaneo par-
Zi'
a) Ottone Frifing. VI. cap. 3, (b)
fa) Ottoni
R I A C I V I LE
landò di quefto fatto di Lione , ilice che
l'Appoftolo Pietro fu Santo, non perchè
negò Crifto, ma per l'altre fue infigni,
ed incomparabili virtù , ficcome Lione non
per quefti fatti , ma per la fua innocen*
za, e per l'incorrotti Aioi coftumi, me-
ritò quefto titolo .
Lione IX. adunque per la. fm pietà , e
divozione ebbe frequenti occafioni di por-
tarfi in molti luoghi di quefte Provincie «
Venne nell'ifteffo anno 1049. che fu af-
funto al Ponteficato , e nel quale accad*^
de la morte di Pandolfo PriiKipe di Ca-
pua , a vifitar il Santuario del Monte Gar-
gano {b)x indi al ritorno portoffi a Mon-
te Cafino, ove converfaudo affai familiar-
mente con qlie' Monaci, di molte prero-
gative ornò quel Monaftero, ed indi a
Roma ritirofiii • Ma non £ece paffar mol-
to tempo, che nell' anno feguente 1050.
vi ritornò di bel nuovo: vi è chi feri ve,
che in quefto medefimo anno teneffe un
Concilio a Siponto ove depofe due Arci»
vefcovi i ma di quefto Concilio Sipontiiio
foli Wiberto e l'Anonimo di Bari ne fan
menzione , ^ichè né i)reffo Oftienfe , né
in altri ve n'è memoria: indi terminate
le vifite de' Santuari , volle vedere le Cit-
tà più cofpicue del Paefe, fi portò priiiu
in Benevento, ove ebbe occafione di ben
affezionarli que' Cittadini, e tirai^li alia
fua divozione , poiché ftando ancora quel-
la Città fottopofta all'interdetto di Cle-
mente fuo predeceffore, egli lo tolfe.
Da poi neir anno feguente volle veder
Capua , indi ritornò la feconda volta a
Benevento, né volle tralafciare diportar-
fi in Salerno in quefto medefimo anno
105 1 . Qucfta Città nel feguente anno 105 2.
fu veduta ne' maggiori fconvolgimeuti per
l'orribile affalTmamento di Guaimaro op«
preffo da una congiura orditagli dagli A-
malfit«ini , che avea egli indegnamente
trattati, da' fuoi congionti, e da alcuni
Salernitani, i quali preffo il lido del ma-
re avendolo crudelmente uccifo, invafe-
xo la Città . Ma Guido fratello di Guai-
maro aiutato da' Normanni, dopo ilquin*
to giorno riebbela, ed a Gifulfo figliuolo
jli Guaimaro fu reia, che al padre fucce-
dè nel Principato (^).
Ma .
Lione Ojlier/fe LìL 2, cafu 82. (e) OJiìenf.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. IX. CAP- HL
Ma netle dimore dbe frce^rt in qiiefte
Città il Papa , piacevagli featire le quc-
lele I che gli erano portate da' Pugliefi » e
dagli fteffi Principi Longobardi contro i
Normanni , i quali ricevendo tutto gior-
no maggiore incremento per li nuovi ac*
quifti che facevano nella Calabria» e nel
Principato di Benevento » cominciavano ad
infofpettire i Principi vicini , e Biolto più
a Lione , il qmde y (iccome i fuoi prede-
cdTori s' infofpettirono de' Longobardi ,
cosi egli mal fo£riva che i Normanni s'
avanzaifero tanto y ed avendo icorto eh'
erano uomui.non cosi facili da potergli
ridurre a lafciare V acquift^te » e che io*
vente facevano delle fcappat^ fopra i beni
delle Chiefe y riputò non ben convenire
agi' intereffi Tuoi y dell' Imperadere Errico
fuo cugino, e dell' Italia 9 che quefta Na-
zione più oltre s' avanzafle : deliberò per-
tanto di pa&r in Alenuigna > come fece
in queft' iftetfo anno .1051. e portatofi dall'
Imperadore Errico , l' efpofe che i Nor-
manni refi oramai infodribili agli abitan-
' ti del Paefe y eftendevano i loro confini
oltre i luoghi, de' quali fiircno da lui in-
veftiti, e che tentavano di foggiogar tut-
te quelle Provincie , e ibttrarle dall'Im-
perio d' Occidente 'y che infoienti depreda-
vano ancora le robe delle Chiefe : che
non bifognava più foftérirgii , perchè avreb-
bero portato maggiore ruina, ma cliedo-
vetfero di Italia IcaCciarfi : che gli dava
il cuore di' farlo , fé fornito d' un nume-
rofo efercito , lo rimandaffe in Italia y .per-
ch' egli ponendofi alla tefta di quello aVr^-
be lotcciati quefti Tiranni • Furono cosi
efficaci gli uffici di Lione apprefi> Erri-
co f che lo perfuafe a dar mano a queft'
impreia > ed avendo comandato , che s'
unttfe un numerofo efercito d' Alemani ,
ne diede il comando a Lione iftetfb y il
quale già aveva ordinato che marciale
verfo Italia (a) . Ma Gebeardo Vefcovo
di Eichfbt p il quale era in grande fami-
liarità dell' Imperadof Errico y e eh' era
fuo Gonfigliero-, riprovando un fiitto si fcan-
dalofo 9 che i Pontefici Romani dovetfero
porfi alla tefta d' eferciti armati contro i
Criftiani > non potè non riprenderne acre-
mente r Imperadore^ e tanto adoperoffi »
che deliramente fece tornar indietro le
Tom* IL
( a ) OftUnf. lib. 1. r. 84. (V) Ditnuro J.
iì
tri^> fblamente alcnne rimmiaukme ap
l^eflo Lione . Nà dee qu! tralafciarfi y che
queft' iftefb Vefcovo fatto jpcù Papa , det«
to Vittore IL mutò to&> ientenza y e fi
doleva di qnefto fatto d'aver impedito a
Lione sì numerofo foccorfo y ripàmndo fov-
fe , che con quello meglio avrefa^ potu-
to avanzar Lione gì' intereffi della fua Se-
de y di ciò che non gli venne fatto ^ poi-
ché per la fua prigionia li peggiorò.
Non tralafciò allora Lione in quefta
occafione di penfare anche agi' inte^ffi
della fua Chiefa Romana per una com-
mutazione. > nella quale xosi egli , come
Errico trovavano i loro vantaggi . Erri-
co I. da' Germani appellato IL avea in
Bamberga a fpefe del projprio patrimonio
edificata una magnifica Chiefa in onore
di S.Gid|rgioi e volendola ergere in Cat-
tedrale » proccurò da Benedetto Papa » che
la coniécrafiTe » ed in ^de Vefcovile }a
ergelfe : cosi fu fatto ; ma bifognò che V
Imperadore ofteriife alla Chiefa di Roma
un annuo cenfo ^ che fu ftabilitQ d'unge^
neroib cavallo, bianco con tutti i fuoi or-
namenti , ed arredi y e di cento marche
d'argento ogn' anno.
( V Imperadore Errico il Santo nell'aiw
no 1005. la Chiefa da lui edificata in Barn»
beifga in onore di S. Giorgio y come (qvU
ve Ofiienfey ma fecondo gli Scrittori Gerr
mani chiamata di S. Pietro ^ da tm Sino-
do tenuto in Frs^ncfort y precedènte il con-
fenfo del Vefcovo di Érbipoli , dentro i
confioi della cui Diocefi era pofta , Tavea
fatta ergere m. Cattedrale» come fi legge
aqgK Atti di quefto Sinodo preffo Dhma*
ro ib) f Eptfcofatum in Bamberga y cum
Itcentia Antìfiitss meiy fgfere bactenu^^Mt^
cupivì y & hodie perficere vélo dejiderium^
dando in ifeambio al Vefcovo a Erbipo-
1ÌÌ alcuni Jmn . £ cesi V erezione y come
quefla commutazione fudapoinelieguen-
te anno 1006. confemaata per una Bolla
di Giovanni XVIL che fi legge preffo Giet^
/ero nella vita d' Errico e. 40. Ènei 1007^
in un altro Sinodo di Francfort da tuui
i Vcfeovi 9 che v' intervennero, fa di nuo«
vo tutto ciò confermato j ed ordinato £-
berardo per primo Vefcovo di Bambenp ;
cmde opportunaiiiente afvvertl StruvioSyn*
tag. Hip. dijferf. 13. §. ló.pag. 383. che per
3E ciò
ó.p.ìZi.
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^4 DìEL risto RIA Civile
tiò alcuni Scrittori confbnéetido la feti*
^azìotie con cuefta confetìxi^zionc > fifla-
fono la fonaatiotte neir anno^ 1006. ed
nitri nciranno 1007. Fn da poi neir^n-
^10 loii. fecondo MarÌMno Stoto , ovvero
nìell'anno 1012. fetoiìdd gli Annalì^ Ein-
fidtl^t , Ditmaro y e Schafnaburgeafe* >
quera Chiefa con gran celebrità dedicsfta,
e cònfecrata da Giovanni Patriarca di A
quileia coli' intervento di 35. Vefcovi , Ce-
tonie narra Dhmaró ad d. An. 1012. E
da poi Emco di ciò non contento volle
avere anche il piacere ^ che Benedetto
Vili, veniffc egli di pcribna a confacrar-
la , ed ergerla in Sede Vefcovile , del qnàl
fatto parla Lione Oftìenfe iiò. 2. r. 46. tra-
lafciàndo le cofe precedenti , polche que-
fto feceva^ al fuo iftituto , eh' era di addi-
tarci r Orìgine > e la cagione della com-
mmatione , che poi da Errico if Negro
li fece di qiìefte ragioni acquiftate per
Papa Benedetto alla Chiefa Romana fopra
quella di Bamberga , colla Città di Bene-
vento. )
Voleva ora Errico il Negro liberar gue-
fta Chiefa dal cenfo , e dalla foggezrone
della Chiefa Romana , con renderla efen-
te da tal pefo : Lione non ripue;nava di
Yarjio ; ma non potendo ciò feguire , fé
"vicendevolmente alla Chiefa Romana non
'fi affegnaffe altra cofa , fi pensò a qual-
ch' efpediente ., Fu tofto ritrovato un mo-
do vantaggiofd per ^bedue .
Errico per gì indegniflimi tratti de' Be-
neventani , che avevano avuto ardimen-
to di chiudergli in faccia le porte, odia-
va a morte quella Città j e penfando che
con difficoltà avrebbe potuta ridurla fot-
*to il fuo arbitrio per vendicarfene > pen-
sò tommutarla col Papa per quefte ragio-
ni di Bamberga . Lo ftajp allora del Pritt;
cipato di Benevento era , come fi è detto ^
che la Città fi reggeva dal Principe Pan-
dolfo^ e Landolfo fuo figliuolo, ma gran
parte di quello era già T)affato fotto la
dominazione de' Normanni , a' quali 1'
ìftelfo Errico avta in quella occafione ,
che fi diffe y conceduta tutta la terra Be-
neventana ; né ì Normanni > che anche
{z) Ojlienf. ìib. pL.chp. ^6. Poflwodtim
'Leo IX. Papa vicarì'atioHÌs grafia Beneven-
tum ab Hcnrico Corradi filio recipiensy pra^
diSium Epifcopum Bambergenfemfub ejus di*
lènza quefto , Àpevs^no approfittar fi fopra
le altrui fpbglie , aveane tralaiciaftò di
farlo fopra il rimanente del Principato •
Cosi Errico, che poco dava del fuo , fé
non le tagicmi di jpvranità , che 'preten-
deva fopra quelU Città , po^duta.%llora
da Pandolfo , diede in ifcambio a Lione
la Città di Benevento , eh' egli 9C Nor-
tnaani non avea conceduta , né s' eftefe
ijltre f poiché del territorio Beneventano
ne aVea egli fteflb poco prima inveftko
i Normanni . E farebbe Hata cofa pur trop-
po incredibile , che queftà permutazione
fbiTefi fatta coli' intero Principato di Be-
nevento , che fé bene in qnefti tèmpi fi
trovaife molto eftenuato per li Principa^
ti di Salerno , e di Capua divelti ; nul-
Udimanco abbracciava più Città , e Terre
d' una ben àmpia , e grande Provincia
del Sannio, che comprendeva gli Abruz-
zi , il Contado di Moliiè , e molte altre
parti ancora dell' altre Provincie ; e fa-
rebbe follia il credere, che il Principato
di Benevento fi folTe cambiato per cento
marche d' argent o , poiché il Cavallo bian-
co non fu rimeifo ; né veramente può
comprenderfi, come alcuni moderni Scrit-
tori , chi inconfideratamente , altri però
per malizia 5 abbiano potuto farfi ufcir
dalla pNenna ftravaganea si grande fenza
appoggio alouno di Scrittore contempora-
nea, ed invece della Città di Beneven-
to, fcrivere del Principato Beneventano;
poiché noi non abbiamo Scrittore più an-
tico, che parli di quefta commutazione,
che Lione Oftienfe (tf), il quale chiara-
niente rapporta, ficcome la cofa ifteflalo
dimoftA , che tal commutazione fu del
Vefcovado di Bamberga, colla Città di
Benevento , non già del Principato j t
Pietro Diacono (A), che |^o da poi di
Lione aggiunfe al fuolnogo queftofqcoef-
fo, pure della Città loia parla ^ nmi già
del Principato : ficcome it colè ieguite da
pdi lo fendono manifefto , poiché la Chie-
fk Romana hjiritennta la Città fola, non
già il Principato , fopra il quale non pre-
tefe mai avervi particolar ragione, ma
corfe la fortuna di tutte le altre Provin-
cie.
tìone remifity equo tantum , qutm prétdixi-
mus^ fibi retentv . ( b ) Petr* Dìac. ad O-
Jlienf. lib. 2. f • 84.
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DEL REGNO DI
eie ) «oim eA^rveraffi nel corfp 4ì V^
iftorìa>» Anzi né meno a qucfti levapi «bn
be efecuzione tal permuta/ poiché Lion^.
ternato in Italia colle truppe datagli dair
Imperadore^ ancorché pei terrore deirar^
mi, il Principe Pandolfo col Tuo figliuo-
lo» all'arrivo di Lione foifero. ftati efi-^
liati (4) da Quella Cittì > e foflefi eletto^
per Principe di Beneventx)^ un tal RodoU
ù>y nuUadimanco ben predo vi ritornerò^
na » e tennero Benev^ento per molti an*
ni » iafino che da Roberto non ne fo0et
rofcacciati neirMAO 107^. dal qualtem-»
pò per accordo fàno co' Normanni , la
Città ^i Beneyento cominciò ^àd efler go-
vernata dalla Chiefa Romana , ed ilPrin-^
cipato da'Nonnanmi come più innanzi
diremo; onde il novello lAorico Napo^
letano li) y che con grande apparato dii
parole narrsmdo (]uefti trattati avuti per
quefto cambio > dice eflerfi fatto xol Prin*
cipato di Benevento, erra d atfai , e fi
vede non aver letto Oftienft > che parU
della Città fpla di Benevento • ^
Lione intanto poftofi alla tefia d^una
groflà armata fornita di i truppe Alemane >
e d' un gran QUi;tero di truppe ^ Italiane «
e compcila non meno di Laici ^ ohe di
Cherici (e) diede il «ornando. deUe AIe«^
xnane> e di quelle' di Sue via a Guarae^
rio Suevo, e dell* altre ad Alberto Tra^
mondo > ad A4to, ed a Rodolfo poco in<^
nanzi da lui eletto Principe di Beneven^
to, e verfo la Puglia fece marciar Tefer-
cito per dare (ion sì formidabili forze ia
battaglia a* Normanni» i quali trovando*
^fi allora di forze, ineguali > credè potere
^leggermente vincere^ e difcaaciargh daU
la ]^uglia , e da tutti i luoghi infino al-
lora da efii conquiftati.
I Normanni ibrprefi dalla novella di
quefla marcia, ne concepirono grande ipa-^
v'ento 9 non £blo perch' eifi in quella coi^-
NAPOLI LIB. IX. GAP. IIL 35
^e qiiliure.' s' aggiuiageva il noA po«er<-
fi fidare de^Pugliéfi per Tavverfione, ia
cui erano appreiTo quelli entrati . Peafa-
rono perciò a' modi come pote((ero fottrtf
fi dalla tempefta, c^e gU^fopraflava '1, on-
de fpedirono a tal effetto Ambafciadori al
Papa per domandargli la pace ; offeriro-
no d'ubbidirgli in tutte le fue coik^ eh'
efii non pretendevano altro 9. che di pof-
ièdere quelle Terre « che aveano acqui-
itate co' loro travagli , e fudori ^ .e ^coUe
armi alle mani : ene non avrebbero i^^va^
fé le robe 4ellà Chiefa, o&ntndogli il
lov (èrvigio con ianta foipmifiioue, e ri-
verenza , che non poteva farfi con più
umiltà , e rifpetto • Ma Lione che credea
per le fue forze aver tra le mani la vit«»
tpria > (limolata anche d^gU Alemani,
ehe dalla i^atura, baifa de' Normanni ne
eoncepirono difpiezzo , ne rimandò |^i
Ai^bafciadori con rirpolla pur troppo du-
ra.; ch'egli non voleva «punto aver «pace
con efii , fé non ufi:ivano d' Italia ; ma
replicando coloro > ch'era quafi ch'impot^
fibite ridurre una sì gran moltitudine «
cercar altrove uoa ritirata per efii, e per
le loro famiglie ,^ furono fpavfe al vent^
le loro preghiere» e timendati iukzs^coo^
chiuder cos' alcuna .
Olanda a' Normanni furona riportate
sì dure rifpofte , voltatiti alla difperazio^
ne , rifolvettero infra loio > che più tofto
bifognava finir di vivere gloriofamentct
che lanciare con tanta indegnità , e ver*
g<^|na ciò" ch'efll a cofto di taqti fudori»
e travagli aveanfi aoquiftfitto ^ e non cu-
randofi punto » che oltre la difuguaglianza
delle forze , mancavan loip bea anche t
viveri f fi rifdvettero di ricever toflo. la
battaglia., ancorché con tanto loro difa-
vantaggio » rifoluti , o di morir tutti » o
di vincere*
Divifero percià le loro truppe» che pò-
giura ordtugU da Argiro areano perduto teiono radunai!^ in tre corpi > a* quali per
I prmcipali lor Capi > e la maggior par-
te de' prodi guerrieri , ma perchè avevne
da combattere con un'armata non pnnto
cdmpofta di Grecia e di Pugliefi^ ni^ <1^
Alemani, uomini di datura, e forza .^o-
digjofa y pieni di coraggio > ed abili neir
• fa) Ckrétf. ^DuciT & Pfìnr. Be/Oèv. apmd
f^Ugr. pBg^ ztó. <st txiìimvfunt • ( b ) P.
Comandanti prepofero i piìi celebri Capi«
ni eh' efii aveanò, fra' quali erano allora
fopra timi gli altri eminenti il Conte Um-
fredo y Roberto » Guiicarde , e Riccarda
Conte d' Averfa , figliuola 4! Aiclettino ,
il quale a Rodolfo era focceduto*
. E z • Inr
spud Baron. A. 105»^ nums 3- ^•?»« f''^^
quam^utet tamCicricQf^ qumm Lakgs i»r€
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ì6 DELL'ISTOR
Imtnto refcrcite di Lione fi collocò iti
atto di battaglia in una gran pianura pref-
fo Civitade nella Provincia dì Capitana-
ta (a) y ed avendo (otto i nominati Co-
mandanti difpoAb le truppe y non v' era
altro oftacolo per darla ) fé non una pie-
ciola montagna , che divideva amendue
gli eierciti. I Normanni furono i primi
a montarla per riconofcere gì' inimici , e
rawifata la fìtuazìone di quella infinita
xnoltitttdine d' Italiani , che niente aveano
di regolare nella maniera di guerreggiare^
ed un numero adai inferiore d' Alemani
meglio difpofti y t molto più da temerfi »
prefero tofto 4e loro mifure , e drvifero la
loro picciola armata in tre corpi • Dieffi
1' ala dritta ,a Riccardo Conte d' Averfii
p^ incaricar fu gì' Italiani : Umfredo fi
mife nel corpo di battaglia per aifaltar gli
Alemani con quella cavalleria, ch'avea;
t Roberto Guifcardo ebbe Tala finiftracon
un buon numero di Calabrefi fcelti, che
avea al fuo fervigio interetfati da poi eh'
era ftato nel loro paefe. Egli avea ordi-
Be di non molto avanzarfi , ma di fare
come un picciol corpo di'riièrba fempr^
pronto a foftenere il refto dell'armata ,
•d a icmiirU ne' bifegni di truppe re-
centi.
Riccardo affaltÀ da prima gl'Italiani
comandaci da Rodolfo ^ e caricogli im-
proviiaraente y e con tanfo vigore y che
non ebbero agio né pur di far h mini-
ma refiflenza • La paura gli confufe in
maniera , che ritirandofi a poco a poco
SU uni opprimevana gli altri y e feguitan-
ogli valorofamente Riccardo, fi diedero
ad una fìiga vergognofa , tanto che que-
iko prode Capitano a colpi dì fpade , e
di dardi ne fé ftrage infinita ( ^ ) .
Il Conte Umfredo ebbe più che fare
dalla fua parte cogli Alemani, e fpezial-
mente con quelli di Suevia . Egli fece
f<^ra di loro una terribile fcarica di frec-
ce, ma ellB ne fecero. una fimigliante fi>-
pra di lot i onde biibgnò metter mano
alla fpada , e 1' uccifione per Tuna, e V
altia parte fu terribile • Allora Roberto
GniloÙKlo credette , che fotfe tempo di
(a) Malmena l. 2. e. 14. (b.) Oflienf.
l.%.€.if. (e) Chm.Duc. & tirine. Be-
w^. ajmd PtlUgf. pag. 166. ( d ) Gugliel.
Apput.l.%. (e) qttim^. he. àt. Ommbus
1 A CIVILE
rttàxt al ibccorfo di fuo fratello : ii 2C^
corfe immantenente con Pandolfo , eLan«
dolfo fuo figliuolo efiliati da Benevento
(e 7, feguitato ancora da'fuoi Calabrefi ,
i quali fotto la fua difciplina eran dive*
nuti prodi foldati : egli andò con furia a
buttarfi in mezzo de' nemici • Si pugnò
ferocemente , e furono incredibili le ardi-
te azioni di Roberto in quefto combatti*
mento ; finalmente fconfifle i nemici ( ^ ) ,
a con tanto empito , e vigore gli confo*
fe , che dopo aver d' effi fìtta ftrage infi-
nita , icorgendo che non erano in tutto
fpenti , ricominciand# di bel nuovo a bat*
tere il reflo , gli fin! tutti di tagliar a
pezzi V')*
Il Papa , che non motto lontano fu
fpettatore di sì fiera tragedia , vedutofi
auando men fé l'afpettavi in tali angu-
ie , nrefe il partito di ritirarfi dentro
la Città di Civitade (/) \ ma quefta non
effendo un afilo per lui ficuro ,. tu imman-
tenente affediata , e tantofto fu coftretta
a renderfi . Pueffi comprendere qual fof*
fé r imbarazzo del Papa , e la fua defola-
zinne mentre cadeva m mano de' Nemi«
ci, cui egli avea trattati con tanta durez*
za, e feverità, e di cui e^li avea concet-
to , ficcome avea^li dipinti pretfb l' Impe*
radore Errico , di gente barbara , inuma*
na^é fenza Religione. ^
Ma ben tofto s^ avvide quanto appretfo
i Normanni foffe grande la forza della
R^ligion Criftiana , e Quanto il rifpetto ,
che aveano di colui eh efil adoravano per
Capo della Chiefa Criftiana , e Vicario
diCrifto.. Efil avrebbero potuto, giacché
come Princip)^ del fecelo li motfe guer«
ra , Jurt beili , e iècondo le leggi della
vittoria, trattarlo ficcome eflb vicompa*
riva • Ma come groffolani non ben arri-
vavano a capire quella diftinzione di due
perfona^i in uno , che gì' ifteffi Ecclefia-
ftici introdutfero nella fua perfona per
non fiir con tanta tnoftruofità apparire al-
cune azioni , che non ftarebbero troppo
bene al Papa , come fuceffore di S. Pie-
tro • Effi lo fq>utaron fempre per quefto
ccceUb carattere degno d'ogni rifpetto, e
yene-
tandem in ipfo certamine Ptmìdatis Nor*
tnofmi Dei judìcìo extìterevSRefes , ( f ) Mn'^
Utet^ lib. 2. cap0 14.- ifttra iMem Pfovincfa
Cafi$éim$4 » ;a^ G0mmi$aui éUcitm^
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB.IX.CAP. Ilf. 37
▼enemioiie » che la fond delia Relitto-
ne > di Oli effi erano rireieati y re V im-
prede sì forte 9 che per qualunque altro
non poterono perderlo ; perciò con inu-
dita pietà , e profondo rilpetto lo conduf-
iéro eoa ogni ibrte d* onore , e riverenza
liei loro Campo. Non pure lo lafciarono
in liberti > ma il Conce Umfredo rice-
vendolo fotfo la fua parola , V accompa-
gnò egli tìteth con gran numero di ftioi
Ufficiali in Benevento (a) j prometten-
dogli di vantaggio , che quando gli pia-
cele ritornar in Roma , i' avrebbe egli
accompagnato infino a Capoa ( ^ ) • Il
Papa forpreib da quefte maniere sì one-
fte^y e criftiane » cancellò dal fuo animo
ogni fiaiftro concetto , che prima di lor
avea, e pentitofi di quanto infino a queir
ora avea coii4Kx:a accortezza , e contro
ciò che ricercava il fuo carattere , ado-
perato j pianfe amaramente le fue difav-
venture. Indi entrato in Benevento nella
vigilia di S.Giovanni di queft' anno 105 ^
vi fi trattenne infino a' 12. di Marzo dell*
anno feguente 1054. giorno della feftività
di S. Gregorio Papa ( ^ ) s e quivi per li
txavagli iotfeiti y e per paffione d'animo
caduto infermo , avendo a fé chiamato il
Conte Umftedo , fi fece condurre a Capua ,
dove avendo dimoiato dodici §(iorni , in
Roma fece ritorao . Quivi arrivato y per
conciliare le diicordie » che a' quefti tem-
>ì pia che nui eranfi refe im^icabili tra
a Chieia Romana, e laCoftantinopolita-
mt y fpedl air Iraperador Coftantino Mo-
nomaco tre Legati , Pietro Arcivefcovo
d' Amalfi y Federigo fuo Cancelliero , ed
Umberto Vefcovo dìS.Rufina, unita poi
Sueibi Chieia da Caiifto IL al Vefeova-
di Porto; ma non ebbe quefta Lega-
zione alcun fucceflb ; poiché Lione non
molto da poi con molti fe^i di pietà ,
«dì ravvedimento fin) fantamente i gior-
ni fuoi nel mefe d'Aprile di queft'anno
1054. con lafeiar di fé perula iba pietà»
e candidezza di coftumi titolo di Santo.
In quefti rincontri fi narra y che Lione
dopo aver aifeluti i Normanni dalle ceu-
ùacy e daU'otfefe, che e' reputava aver
z
da effi ricevute, avelTe conceduto ad Um-
ftedo, ed a'fuoi eredi Tinvefititura della
Puglia, e della Calabria , ed anche di
tutto ciò che potrebbe acqniftare fbprà la
Sicilia, e che air incontro Umfredo avef-
fé refo T omaggio di quelle Terre alla
Santa Sede , come Feudi da lei dipenden-
ti ; e che quefta feflfe la prima brveftitu^
féiy ch'ebbero i Normanni, come fra gli
ahri ferine Inveges.
In fatti GaufiraJo Malaterra {d) par*
landò della fommeffione, e rtfpetto che
i Normanni in queft' incontro portarono
a Lione , dice che quefto Papa air incon«
tro : Omneni terram , quam pervaferant , fir
quam utterius verfus Calaòriam , <> 5*iV/-
ìiam lucrati poffent de SanHo Petto h^edi-'
tali Feudo fiSty tr kdtedibus fuis poffiden-
dam coHceJfit . Ma quefto. non fu che un
aflicurare maggiormente i Normanni del-
la fua amicizia, perchè fenza fuo oftaco-
lo profeguiffero le loro conquifte , bene*
dicendo le loro arme , e dichiarando per-
ciò le loro future intraprefe giufte ; ciò
che i Normanni come religioudefiderava*
HO, almeno per preteftodi giuftificare co*
sì i loro acquifti , e per non - aver con-
trari i Romani Pontefici , che s' erano al-
lora per le cenfure, e fcomuniche refi a*
Principi tremendi . Quefti furono i prin-
cipi delle noftre Papali inveftiture, le
quali fi riduftero poi a perfezione da Nic-
colò II. per quelle , che diede a Roberto
Gnifcardo de* Ducati di Puglia , e di Ca-
labria , e di Sicilia , come diremo .
Intanto i Normanni avendo disfatta V
armata di Lione , ancorché 1* avelTero trat-
tato con tanto rifpetto, aificurati che fu-
rono di lui , non voHero perdere si op-
portuna occtfione di flendere la loro do-
minazione, e di portare altrove le loro
armi . Niente refero al Papa di ciò , che
C etendeva fopra Benevento ; poiché fé
me Pandolfo Principe di Benevento , e
Landolfo fuo figliuolo , alla venuta di Lio-
ne fotfero ftari efiUati da quella Città,
nulladimanco fconfitto Lione col favore
de' Normanni , a' quali aveano dato ajuto
in quella battaglia , tornarono di bel nuo«
vo
(a )jinmym. Bmrenf. apud FeUegtìn. ann. f b ) Ofiìenf. «*• ^^ciip. 87. ( e ) Malater.
1052. Cmiptehemferunt Htum , & p^rtave- ìiò. 2. cap. 14. Qftienf* loc^ cit. (d) Ma-
nmi Bemavantm , tamm eum ^ancribus « Aiftr. lii* 2. csf. 14.
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va i reggere Bet^veoEta (tf) ;» %è f« non
dopo molti anni comincia, a goveraarfi^
dalk Chiefa Romana » tanto cfaei la com«
mutazione fatta eoa Eprico non ebbe il
fna effetto {e nda molto da. poi > e più
per muaifìcenza. de' Normanni , che per
quelU d'Errico. Nel che non biibgnari«
cercare altra miglior teftimpnìo della an*
tichiffima. Cronaca de' Dochi ir e Principi
di Benevento, il cui Autore fu- un Mo*
naca del Monaitero di Santa Sofu di Be-
' ne^ntO). che iì conferva neir Archivio
del Vaticano ), e fu fatta imprimere dal
diligentiilimo Pellegrino ,. a pui fu tras-
melfa da Roma dall' Abate CoHantiiM^
Gaetano Monaco Caffinefe , che* da un
antica Codice del Vaticano V tftrafle (^) «
ta q^efia Cronaca (5 ) fi llgpe ^ che fé
^ne reggendo, il Principato di Beneven-^
to Pandolfo*^ e Landolfo fuo figliuolo» ai-
la venuta di Lione fodero fiati ediati da
Beni^ventor, nulladimanco fi foggiunge»
che da poi vi tornarono , « Pandolfo do*
jjo aver regnato mplti anni in Beneven-
to » finalmente abbandonò il fecolo, e fi
refe Monaca nel Monaftera Ifteflo di S»
Sofia y laiciando I^tndollbfua figliuolo per
{uccefTore» il quale tenne il Principato
per tutto if^tempo che vide infina airan-^
no 1077- >Onde fi convince con molta
chiarezza y che la permuta con £rrico non
ebbe etfetto.> ma le poi la Chieia Roma^
tta acqnifiò quella Città » tutto fi cke al-^
la liberalità de' Normanni > che per le ra-
gioni che vi teoea -per queUa commutar
zione fatu da Errico, glie la rilafciaro-
no > come qui a i>oco vedrafii ^
Seppero ancora 1 Normanni ben ièrvir'-
fi di que^a vittoria, fottopojnendo tMtta
la Puglia .al loro deminio ,^ dopo tredici
anni di guerra > da che Taveano inv^fa.
Tolfero a' Greci Troia y Bari , Traifi ,
Venofa > Otranto ,. Acerenza , e tutte le
altre Città di quella Provincia y, «mto
che Giq[lielov> Piigliefe pota dire * ,.
Jumquet rebcUìs^ ph Urbs ^ppula^ nJl-
la remanfit :
Omnes ft dedunt^ aut v^Stìgalìa fil'^
( a > Chrm, Due. Ó* Princ^ Btfhev. apud
PelUgr. pag. 266. P^fin^um ^nm reverfi
funt in Bencventum . (b) P^llegt. de<::hr(h
nka Ducumy & Princ^pcn^ag. xóz^U^m
l A CIVILE
Qpàndlibrenp poi rivetti tnKÌ i letor
penueri al)a imprefa 4«IU Calabria > la.
conquida della quale faiiDema ora a naf-
rare. <."..•
GAP. IV.
Conqmjle di Normanni fopta h Calabria :-
. Papa Sn^^AìKkfue^ejJer di Lione w jfi
oppone i. ma morta oppartunaniente m Fi^
raizf y, vangon rotti i /noi dìfegriì ^
LA morte di Lione IX. rinovòu in Ro-
ma i difordini per 1' elezione del
fucceflbrc ; e dappoiché per Je contrarie
fazioik (lette quella Chiefa per uti anna
fenza Capo^ finalmente il famofo Ilde*-^
brando » che dal Monaftero di Cugnl erafi
portato in Roma , ove fu fatto Sottodia-^
cono di quella Chiefa , come uomo di
ibmma accortezza y fu «adoperato a por fi*
ne a tali confufioni .. I Romani , non tro*
vandofi nella lor Chiefa perfona idonea
per occupar quella Sede y mandarono lU
debrando oltre i monti a dimandar air
Iftiperado/e un fuccefibre, ch'egli in no^
me del Clero , e del Popolo Romano
aveile eletto i àffeptl Er^co , e fugli di-
mandata Gebeacdo Vescovo di Elichftstt y
di cui fecefi poc' anzi menzione ^ Con fom»
mo difoiacer d' Errico y che non voleva
togliertela dal fuo lajto , venne eoftui in
Roma,^ ed innalzato a quella Sede, Vit--
tore II. fu nomato (^)« Come fi- vide
net Trono Pontificio toflo mutò feotimepr
ti jli quanto prima avea fatto mentc'\era
ia Germania , dove avea a Lione impedi-
ti i domandati foccorfi, di che con gran
pentimento amaramente fatto Papa fi dol*
le * 'E fé il fuo Ponteficato non foffe fia-
ta CMantó breve;, e la fconfitu preceden-
te non aveéfegli fcemate le forze y ed in-
grandite quelle de* Normanni, avrehbem
quefti certamente fperimencaito in Vitto-
,rt gr iftefili fentimenti di Lione .
é Ma morto egli in Firenze nel 1057.
due anni dopo la fua eialtazione , e rifat-
to in fuo luogo Federico Abate di Mon-
te Cafina>, e Cardinale,, che prefeil nof-
fcflo
in Stemm. & alibi plurìes. (e ) Chron.n^
g/ <&• 9. api^. PMegt. pag.^66^ (d) O-
ftienji lib^i^ c^ig<^
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DEL REGNO DI NAt>OLI LIB. IX. CAP. IV.
feflo di quella Sede il pomo di S.Stefai» id pitfidid éeitearnit spirituali , e
no» e perciò 'ptek il nome ài Stefano X.
da akri per la cagione alctove tappòrta^
ta y detto Stefano IX. futono da coi^ui
calcate it ntedefitne Teftigia àst' fuoi pre*
decetfort . - Fu da' dHigenti imreftigatbrì
delle gefta de' Pontefici eoa iftupore nota-
to, che ancorché i loro Predeceffori ^ per
foftenere le loronìntrapre^e ^ areiJCero fef-
ferto moni, prMbnie> edaltvecalatnità;
non per tatto eia gli ftRrceflbri fi ipaven
-59
, delie
fconunuc&e, alle quali la forza della Re^
ligione avea dato tanto vigore, e fpaV'en*
to , che non foto a' Popoli ^ ed a' Princi-
pi- erano trèmeiKle^ ma quel ^h'è degnò
di ftupore , «ano formidabili , e fpavenv
tofè a' Capitini ^Ue milizie , ed a' f olda*
ti fteffi , «otpitth^r lo più fcellcratiffi-
mi ; i quali neir iftcflo t«mpo , che s* at-
terrivano delle icontnniche , non aveano
ttlcuna difficoltà di menare nna vita Tcel
lavano di profeguicley :aizi viepiù forti ^ lerata, ed' ufurparfi quello delproffinn>>
e vigorofi s'^ei^KHievano ad ogni maggior
rlfchio, e cimento. Effi- eranfi ^tmafi^
che r ingrandimìeni» de' Normanni in que^
ùe noftre Provincie , era lo AetiTo che il
loro abbafiCaraentó , e lo reputavano come
loro declinazione > ficcome mefte medefi-
me gelofie tennero co' Longobardi y quan-
do gli videro troppo potenti in Italia «
Gli accagionavano pereto di mille delit«
ti y che rapivano le robe delle Chiefe y
che defolayano le Provincie; ed in fine
proccuravano rendergli odioC a* Provincia-
li y per potere in cotal tpodo giuftificare
le loro intraprefe > e renderle al Mot^do
commendabili . E fé bene fopra qujeide
Provincie non poteffero pretendervi ragio-
ne alcuna di fovranità^ niemedimeno la
loro grandifiima geloiia degli avanzamen-
ti de' Normanni pofe coftoro in tal necef-
fità , %he ficcome prima doveano reprime-
re , ed opporfi alW forze degl' Imperadori
d' Oriente , a^ quali finalmente quefte* Pro-
vincie fi -toglievano : così ora aveano da
contraihre co' Pontefici Romani y i quali
come fé ad efli fi toglieffero, fi oppone-
vano con vigore a' loro difegni , né v' era
mezzo y che non adoperaffero per impedi-
re i loro progrefllh
Prima come fi i potuto offervare nel
corfo di queft^ Iftoria y non avendo per fé
forze tali, folevano iniplorare gli ajuti
de' Pri ncipi ftranieri , ficcome per difcae-
ciare i Longobardi ricorfi^ro a Frantefi ;
«ra effendofi refi per lo dominio tempo-
rale di tanti Suti più forti « lontani que-
lli foccorfi, e mancata ogni fperanza di
|K)tergli avere dall' Imperadwe.» e poten-
dogli AnnminiArare i loro Stati forze fof-
•ficìenti f io facevano per fé foli ; e qùan-
fonz'alcuii riguardo d'offendere laMaeftà
Divina v ,
Innalzato per tanto Stefano al Pontefi-
cato Romano, fi difpofe immantenente a
voler difcacciare d' Italia i Normanni*
Traeva iegli origine da' Duchi di Lorena,
t nato da Regal ftirpe > voleva nel Ponte*
ficatQ fegnalarfi in opre grrf&di , ed illu-
firii#Fu prima da Lione IX. fatto Can-
celliero della Sede Appoftolica : inai fu
Abate di Monte Cafino , e poi da Vitto-
re II. fu fatto Cardinale. Affunto ora al
Ponteficato Venaegli in penfiero y imitan-
do Lione, di voler difcacciar d'Italia i
Normanni ( a ) i anzi nato per cofe p8i
grandi s' accinte ad una più illuftre im*
prefa <•
* Un anno avanti nel 10^6. era mo^tò
in Germania Errico^ ed avea lafciato per
fucceflore un fuo pìccolo figliuolo di fet-
te anni, che fucceduto poi ali* Impèrio,
fu col nome del padre lanche chiamato
Errico • Fra gli Scrìttoti Germani , ed Ita-
liani vi è gran confufione nel numero di
quej(li Errichi . Errico il Negro da' Ger-
mani vien 'diiamato III. gli Italiani lo
dicono II. non tenendo conto di qudU'al-
tro Errico, che non fu fé non (empìice
Re di Germania^ né giammai tmperado«
re • Noi fegujteremo gli Italiani > onde
il fuccelfore d^' Errico 41 Negro lo diremo
Errico III. non IV. Morì Errico dopo
aver regnato diciaffette anni > e quattro
mefi . Le file leggi Furon raccolte da GoU
dafto il^) y t Cuiàcio nel quinto libro
de' Feudi ne regiforò alcune a quelli ap-
partenenti i.
Per l'infMzìa del figliuolo governava
L' Impe/adrice Agneia fua madre: Stefano
do qnefte mancavano > folevao^ ricorrere valendofi dell'opportunità del tempo , ven-
nc-
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40 I>ELriSTOR
negli inpenfieie d'ittntlztie al Turno Im*
{seriale il DooiGoffiredo (ìio fratello» con
rifoluzione, che unendo le fne forze con
Snelle del fratello, potetfeno oon facilità
ifcacciare i Normanni d' Italia > acquali
egli portava odio implacabile.
Ma intanto quefti v^oroli Campioni
fotto il famofo Roberto Guifcardo, a cqi
il Conte Umfredo fuo Fratello avea fom-
miniftrate molte truppe » perchè Timpie*
gatfe alla conquifta della Calabria > avea-
no fatti progreffi -maravigliofi fopra que-
fia Provincia (a) . Effi (£i poi che Rober-
to per una fua ingegno(a aftuzia , erafi
impadronito diMalvito, aveano ftefo fiù
oltre i confini, e fotto la lor dominazio-
ne poco da ^oi fecero pafTare le Città di
Bifignano y di Cofenza , e di Màrtura .
>Iè la morte del Conte Umfredo acca-
duta in Puglia intorno l'anno 1056. avea..
potuto interrompere il corfodi untecon-
quiftei anzi diede a quelle più veloce cor-
io } poiché non lafciando Umfredo che
due piccioli figliuoli , Bacelardo , ed Er-
manno, lafciò il governo de'fuoi Stati a
Roberto Aetfoy a cui raccomandò i figli-
uoli y e fpezialmente Bacelardo fuo pri-
mogenito; onde iucceduto Roberto nel
Contado di Puglia dava terrore a tutti i
Principi vicini , e molto più a Stefano R.
P. dal quale era perciò ^aiulemente odiato .
Ma a Stefano y cui non mancava ar-
dire di cacciare i Normanni d' (talia ,
mancavano però le forze, e fopra tutto i
danari : fìi perciò tutto intèib a farne rac-
colta , e r impegno nel quale era entrato
Illi fece penfare un modo pur troppo vio-
ento» e fcandalofo. Egli, che csl Abate
di monte Cafino fu innalzato alla Catte-
dra di S. Pietro , volle nel Ponteficato
fteffo ritenere quella Badia , né permife
che in fuo luogp foffe altri fuflituito ;
onde difponeva di quel Monaflero • per
doppia ragione con tutta libertà , ad ar-
bitrio (A). Per le molte oblazioni de'
Fedeli in quefto tempo pur troppo per li
Monaci profpero , aveano effi raccolto un
ricchiflimo teforo d' oro , e d' argento ,
che in quel Monaflero i Monaci con gran
cura , e vigilanza cuftodivano : Stefano
vedendo che per neflun altio miglior mo-
' (a) GuL Ap. lib.i. Roberto fra tri Ca-
Ubras acquirm terras cwctdh . (b) Oflienf.
I A C IV II E
do poteva confeguir il fyo fine y pensA
averlo in nuno, ed ordinò al Propofito
di quel Monaftero , che tutto il teforo
d*oro, e d'argento ch'ivi trova vafi Ta*
vetfe fubito > e di nafcoflo portato in Ro-
ma • Avea egli difpoflo di paffare con quel-
lo in Toicana, ove era il Duca Goflfire-
do fuo fratello , affinché conferito con
lui il fuo difegno, potefferoda poi ritor-
narfene infieme per difcacciare a Italia i
Normanni. La cofternazione nella quale
entrarono iMonaci per si iafaufta novel-
la benciafcuno potrà inmaaginarfela : effi
tutti mefti , e dolenti, tentarono invano
colle lagrime rimovere il Papa; onde fi-
nalmente da dura neceflità coflretti , aven-
do ragunato tutto il teforo , in Roma a
Stefano lo portarono . Il Papa quando lo
vide, e vide infieme la meflizia » ed il
dolore de' Monaci , che glie lo portaro-
no, forprefo allora dalla moflruofità del
fatto, ravvedutofi dell' ecceffo, toflo pen-
tiffi d'averlo domandato, e lo rimandò
indietro ( r ) . Ma poco da poi efTendofi
incamminato per la Tofcana , fermatoti
in Firenze , fu forprefo da una improvifa
languidezza, che in pochi dì lo privò di
vita in queft'anno 1058. (^).
Così morto Stefano andarono a vuoto
tutti i fuoi difegni , e fu la cofhii morte
si opportuna a' Normanni, che non aven-
do altri , che impediife i loro vantaggi >
poterono indi a poco ftendere le lorocon-
quifle , oon pur nella Calabria , ma fo-
pra il Principato di Capua ancora % per
un' oeeafione , che più innanzi fiiiemo a
narrare •
I. Roberto Guiscardo ì /aiutato LDi^
ca dì Puglia y e di Calabria.
INtanto per la mcurte di Stefano tornò
Roma di bel nuovo nelle confufioni<,
e difòrdini; poiché Gregorio d'Alberico
•Conte di Frafcati , ed alcuni Signori Ro^
mani 9 di notte , e eoo gente armata pò-
fero per forza nella Santa Sede Giovanni
Vefcovo di Velletri, che prefe il nome
di Benedetto ; ma etfendofi oppoflo a
quefl' elezione Pier Damiano uomo da
bene ( il qual poco prima da Stefano ri«
chia-
lib. 2. cap. 98. ( e ) Oftienf. lib. 2. cap. 99.
{à) qfinnf. lib.%. cap^ioo.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. IX. GAP. IV. ^t
chiamato dall' Eremo, era ftato fatto Ve-
fcovx)^ d' Oftia )^ infieme con gli altri Car-
diuail 9 fecero in guifa , che tornato Il-
debrando dalla Germania , ove era ftato
mandato da Stefano air Imperadrice Agne-
fsif avendo intefo tali difordini, ferinoili
in Firenze, da dove attefe a far ritrarre
i migliori Romani dal partito contrario ,
e col favore del Duca Goffredo Marchefe
di Tofcana oprò in maniera , che ragù-
Dati in Siena que^ Cardinali , che non
aveano avuta parte nell'elezione di Bene-
detto, vi eleifero per Papa Gerardo Ar-
civefcovo di Firenze. L' Imperadrice A-
gnefa madre d'Errico, confermò relezio-
ne , e diede ordine al Duca Goffredo di
metter Gerardo in pofTefTo , e di cacciar-
ne Benedetto. Quefti prefe il partito di
rinunziare il Ponteficato; onde Gerardo
portatoli in Roma , vi fu riconofciuto per
legittimo Papa, e fu chiamato Niccolò
II. il quale poco da poi nell'anno 1059.
tenne un Sinodo di 1 1 j. Vefcovi , dove
comparve Benedetto, dimandò perdono,
e proteflò , che gli era (lata fatta violen-
za • In quefto Concilio furono fatti rego-
lamenti per la libertà dell' elezione del
Papa , e fbbilito , che i Cardinali dovef-
fero in quella avere la parte migliore \
poi T eletto fofle propofto al Clero , ed
al Popolo , ed in ultimo luogo fi ricer-
cale il confenfo dell'Imperadoré •
Quefte reyoluzioni, che molto fpèflb
accadevano in Roma, e molto più 1 di-
fordini , che nell' illeffo tempo fi fenti^a-
no nella Corte di Coflantinoppli , mara-
TÌgliofamente conferivano ali' ingrandi-
mento de' Normanni. Non temevano da
parte alcuna di ricevere impedimenti ;
poiché la minorità d'Errico III. gover-
nando rimperadrice fua madre, non fa-
ceva molto penfarealle cofedi quefle no-
ftre Provincie . Coflantinopòli , per la
morte accaduta nelT anno 1054. di Co-
ftantino Monomaco , tutta era in difordi-
ne, e confufionc ^ poiché fucceduta nell*
Imperio Teodora forella di Zoe , e dopo
un anno quella morta , Michele Stratiott'
co fu dagli Ufficiali del Palazzo poflo ia
fuo luo^o \ ma quefli , refofi poi Mona-
co , lafciò volontariamente la corona Aeir
Tom, IL
(a) Quìi. Appul. lìb. u (b) Oftknf.
Uh. 3. or/. x6. Et ex tunc cxftt Dw -»?'-
anno 1057. onde inforfèro axxMna faztoof
per l' elezione del fucce&re i mz acqui-
flando nuggior forza quella di I/aacio C«-
mnetiò, fu quefti falutatò Imperadore in
qi^stl'anno io^8.
I Normanni perciò con miglior agio
attefero a dilatare i loro confini , e mie*
di Puglia fbtto il famofo Roberto Gui^
fcardo gli diftefero fopra quafì tutta la
Calabria. Quefto Principe , effimdo fuc-
ceduto nel Contado di Puglia, era rico-
nofciuto non già come Tutore di Bace-
lardo fuo nipote , qual egli era fecondo
che narra Guglielmo Pu^iefe ( rf^) , ma
come affoluto Signore . Egli fembrava,
che in queft' occafione non foffe difpoùo
a contentarli d' una femplice tutela , fic-
come da dovero. non fé ne contentò da
Soi; anzi pretefe, che dovea egli fuoce«
ere ad Umfredo , conforme Umfredo ent
fuccedutp^ a' fuoi fratelli primogeniti; ed
egli avea* già defig^iato ^r fuo fucceflbre
Roggieri dtro ultimo fuo iirateHo, eoi
quale avea divifo l' Imperio , e creatolo
perciò come lui anche CoAte. Era per-
tanto tutto intefo a difcacciar i Greci dal
rimanente della Calabria, prefe Cariati,
e molte akre Piazze d'intorno, e portò
finalmente le fue armi infino a Reggio
Capo di quella Provincia, alla qual Cit-
tà pofe l'afTedio. Gli affediati non poten-
do lungamente fbftenerlo fi diedero a Ro-
berto i ond' egli rendutofi Signore di cosi
illuflre, ed antica Città, non fi conten-
tò più del titolo d!\Conte, ma con fb*
lenne augurio e celebrità fecefi falotare,
ed acclamare Duca di Puglia, e di Cala*
bria. Lione Oftienfe (A) narra , che la
gloria dell' efpugnazione di Reggio gli
panorì quefto novello Titolo . Cuiopala-
ta fcride , che lo produffe il governo tra-
fcurato^ e puerile di Michele VII. [mpe-
rador Greco ; ma il Pellegrino ( e ) fa
vedere , che Roberto ad emulazione de*
Greci , e per rinmzzare il lor iaflo lo fa-
cefTe. Aveano effi coftituito Argiro Àvk
Bari Duca di Puglia, ancorché quefb nel-
la fua maggior eftenfione fotte paflàt»
fotto il dominio de' Normanni : imj^roc-
chè i Greci ancorché perdeffero 1' intere
Provincie, non peKÌò lafciavano di rite-
F ^ nere
pellafi . ( e ) PeUtgf. Cafiigat. in Luf.
Protofp. A. 10S3*
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4% © B t U I S T 0. H
neie almM» i hSùù titotif tài itemi tìt
quelle ; tnsfefettdogli '{orente iit àltft
parte > fiecoae-feccfo dtiraftticaCaUbm,
k quale t come fii ne' precedènti libri of*
fenrat«> paffata che fu f«tto la domina-'
aione de* Longobardi > iffi trafportarono
qattto nome di Calabria in un^ altra Pro-
vìncia 9 che allora ancor ritenevano •
Chi a Roberto conferire quefto nuovo
Titolo ili Duca^ non è di tutti conforme
il fentimento* Lione Veìcòvo d*Offiapar
che accenni, che fit unacafuale acclama^*
aione del Popolo; ma Curopalata dice,
che i Stgnori , e Baroni Pugliefi fuoi vaf-
falli, vedendo ch'egli allo Sfato di Pn«
glia avea aggiunta la Calabria ^ con pub-
bUco configìio, ritenendo per eili i titoli
di Conti iopra k Terre che ^'aveano-di«
vife, decretarono il titolo Ducale a Ro«
bettor; donde fi convince Tetrore del Si-
Elio (a)y ft quale reputò , chg infuper^
a Robei^o p^T effOignazione di^Reg*
gio in Calabria , < poco da poi per 1' al«
tra di Troja inPuglia, difdegnando Tan^
tico titolo di Conte , per fé fteifo , e di
^ propria autorità s'iiititolaffe Duca di
Puglia > e ^di Calabria . /
Àgoftino. Inveges (3) va . conghiettu-
rando, che nella creazione di quefto no-»
vello Duca s' otfervafTerd quelle cerimo-
nie , le ^nali a que' tempi s' offervavano
in Francia nella creazióne del nuovo Du^^
ca di Norm^nnia , 4 fono defcritte nel
Tornò degli Scrittid J|ntlchi -deir Iftoria
de' Normanni} dovFu narra, che TAr-
civefcovo dopo alcune Orazioni , ed il
S'uraniento, che preftava il nuovo Duca
difendere il Popolo a fé commeifo , e
di ufar con quello ^iuftitia , equità , e
mtfericordia , davagli V anello , e da poi
gli cingeva la fpàda ; ond' è verifimile ,
«' dice , che il Normanno Goifcardo vo-
lendo confacradS Duna di Puglia in Ita-
lia, foKèfifervito delle medefime cerimo-
nie. Avevano pure i Duchi jpartitolar Co-
lina ^ Be^etino, Vefle, e titoli proprj .
La Coiona^ Ducale, che pon'evano fopra
le loro Arme > fecondo che la defcrive
<a) Sìgon. Hiflof. deRsgn. ìtaìta /#3, 9.
j*. 1059. Rhfgiù CéhMaVppìdo^ t> TV^-
fa AfulU capto fuperbus ultro fé Vuèem
^pulÌ4 affuè Caiahia ^ppellahat . (b) Inr
Vint. Annui, dì Pater, pan. 3. A. 1059.
IX CIVILE
Seipipne Mazaellt C^)» €fs mi cevchìo
fetiza ra^i, o dicàm punte difo(va ( le
quali convengono fedamente ai Principe >
ma in luogo delle pume vi ufavano al-
cune perle , e d^ attorno alquante gic^e •
Il BeretinO) feconda infegna de^ Duchi »
Bartolomeo Caifaneo (/f) ce lo deferive
in forma d^un cappello circondato d^una
corona rotonda > ma non diritta , *ni a mo-
do di zona) che circondi il cappello, co-
me ufano i Re : e di quefb cippella Du-
cale, cónfefTa Catfaneo, non averne po-
tuto rinvenire T origine. La vefte Duca-
le, fufpica Inveges, che foffe fimilc all'
abito Arciducale d'Auftria defcritto dal
Guazzi (er), cioè una veftedi diverfi co-
lori , lunga fino a' piedi > ed ornata di pel-
li d* Armellini . In cotal guifa adunque
il Duca Roberto ih queffanno 1059. nel-
le pubbliche folenuità apparve a' fudi fud-
diti, adornandofi coir abito , e corona Du-
cale ; e quindi è , che ne' privilegi , e ne-
gli altri fòm diplomi cominciale a fer-
virfi di quefto titolo: 'Ego Kobettus Dux
Apulid^ & Calabria.
C A P- V.
Il Principato di Capua tolto à* Longo*
bardi , paffa fitto la " dominazione
de* Normanni d* Averfa . *
NON meno de' Normanni di Puglia,
que' che collocarono la loro Sede
in Averfa diftefero fopra i pae/i contorni
i loro confini . Riccardo Conte d* Averfa
accrefciuto di forze intraprende d' invade-
re il Principato di Capua a fé vicino*
ed afpirandó a quel Soglio , di ftréVto ai^
fedio cinfe queila Città . Reggeva allora
Capua Pandoifo V. il quale le bene per
qualche tempo aveffe colle fue forze pfo-
tuto difendere la Città, nulladimanco Ric-
cardo vie più ftringendola , bifognò per
llberarfene che offèrifTe al nemico fette-
mila feudi d' oro (/) . Per quefta fomma
Riccardo tolfe Tanedio, ma per qualche
tempo; poiché morto Pandoifo V. nell'
anno
(e) MuTxel. defcriz. del Regm dì Napoli
P^S' 3 74" ' (d) Chaffan. Catalog. glor. Métfd.
part. I. conci. 9. pag. 8. (e) Guazzi hift.
Moder. pag. 78. ( f ) Ojìienf. lib. 3, cap. 16.
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DEL EBOM'O DI KA»
qgliuolo, Rkeimfo «iva& 4i mmro Ca*^
puai eJn^dobi 4* mi pi& ilcetux af&dio •
I Capiwu oflmìroao aUra maggior (ora-
mu per liKerarfì % ma Ri«aurdo rifiuuto
efinì aceofdoV. ^aok cb^ k Città fi reti-
(b nelle Aie mtai « Mai iL{K>ft>ao indura
ir i C«pumì s fiu fugjBiefite incetti per
la hms^. «itteiKÌa> Lanéolfo > e lalciànda
il Priocìpato ». fu Riccardo rkeiruio p. e pet
Principe falutata in queft'Miio 1058.;
Volle Riccardo, non altrimente che fe-
ce Arechi primo Prfncipe di Benevento ,.
fàrfi ungere coll'olio facro (a)^ il qual .
coftume ritennero ancora da poi tutti gli
altri Principi Normanni ,. che furono di
Capua (b).. E fé bene i Capuani fra i
patti della refa aveffer* ottenuta di ritene-
re per elfi le Porte, e le Torri della Cit-
tà , e di dover effere da loro guardate ;
aulladimanco- diflimulando per allora il
nuovo Principe Riccardo quefto lor van-
tas;G(io , differì ai altro miglior tempo dì
privargli anche di quefto . .(uiapto porta-
toli in Monte Qnfino^ eiìvì ìjou molta
folennità ricrviito da que' Monaci ^ £bC0
ritorno nellarCamp?tspna,. la. quale «ft^n*
dendofi infmoal fiume Sete ,^ tutta, fra tre
mefi: la fottopctfe alla fva iqmiàzziojìt *^
ixìfJi z Capua t^ro^tto ;. avendo fatto Va-
gunare tutta laNofcxJtà^ **^'1p^^ efferoo*
ù, molto ragionevole^ che u eon£?gi^<Ce-
ro» a. lui le Porte ^ e le Torri della Cit-
tà ;. ma coftantemente avendo i Capuani
ricufato di farlo > irato, il Pifinclpe ufcl
dalla Città , la cinfe nuovamente dHltref-
to aifedio , e^ la premè con dua farne .
I Cittadini intanto^ mandarono iìloto*
Arci vefcovo. oltre i monti a chieder aju-
to air Imperadore Errico j ma quefto Prin-
cipe , che non era ia iftato di penfar a
quefte noftre parti ,. lo. rimandò indietro*
con offerte grandi , e parole ,. ma fenza.
alcun fatto ,. ed utilità . I Capuani allora,
perduta ogni fperanza , né- potendo più.
tefiftere ,. refero le Torri , le Porte , fé
fteffi» e- tutte le loro» foftanzealla difcre-
zione , e clemenza di Riccardo .. Così in.
queft* anno 10^2^ dopo; eiferfi i Capuani
per diece anni' bravamente oppofti agli
ifoni de' nemici ^ paisò il Principato dt
( a ) Oflìenf.. loc. cìt. ( b ) Pellegr. ht
Sum. (^c)Oliienf.lib.i.cap.i6. (d).rì-
OLI trB.t!c. cARnr. 4»
CipiUL da^ontobardi VMbraiattni (r),
puma fott9 il Pfìincipe Riccaido ^1 fan-
gu« iTAfclmtno, poi ibtta gli altri fiioi
imi9g&in del siedefima lignaggio , e A-
iiilffieme pafsò forto U dominazione di
quegli altri valoiofi Normanni delU raz*
za di Tancredi Conte d'Altavilla, come
9el ieguente libfo. vedremo. Per la qua!
CC& iHJtt' è fciifakle 1' error del Sigonia
(^>ft il quale reputò quefto Riccardo fra-
ti^ di Roberto Guifeardo , quafi che fi-
ì¥X dft «efto teauo il Principato di Ca-
pua folle paffato fotto la dominazione de'
Normanni di Puglia affiglinoli del Coa*
te Tancredi^
Ecco il fine della dominazione de' Lon-
gobardi nel Principato di Capua , che da
Atenulfo con non interrotta ferie ditan^
ti anni finalmente nella perfona di Lan-
dulfo V. s' eftinfe in quefta Nazione .
Principe infeHcifllmo ,, che oltre effere fia-
ta coftretta d' abbandonar il fuo Statò ,
donde ne fu fcacciato ,. avendo generati
pia figligli, gli wHc con fuo dolore, e
cordoglio andar raminghi per que'medeii-
mi. luoghi^ ove ea;][t avea regnato • E nar-
ra r Abate Dcfiderio. {e) ne'fuoi Dialo-
ghi^ aver egjt nell'età fua veduti molti
figliuoli di /Ufldolfp di ^uà, e di là efu-
li,. e raminghi, andar mendicando per
faftejìere^ la lor mife«iirile vita : il che
egli attribuifce a /raftigo delle fcelleratez-
ze , e Crudeltà ufate dal peffima Principe
Pandcrtfo, IV. dal quale effi difcendèva-
no. Donde pud ciafcunoper sèmedefimo
cbnfid'eitrè,'che il fangue di quefti Prin-
4ipi. L^^gobardi noa s' eftinfe affatto nel
^ Vincipato* di Capua; poiché oltre che vi
«rimaferoi alcuni Conti della razza di Ate*
nulfo , de' quali per qualche tempo* per li
loro Feudi che poifedevano fi potè tener
conto ,. e moftrar la loro dipendenza in
alcune ^nniglie ;. vi reftarono^ ancora i fi-
gliuoli di Landolfo, da' quali per la loro
eftrenia miferia ,. e povertà noa farebbe
forfè incredibile , che ne foflero nati ed
artigiani,, e lavoratori di terra, ed altra
gente di braccia, e che forfè anch'oggi
ancorché ignoti ,. infra di noi vi fiauo :
documento' delle cofe mondane , e ddla
loro, iacoftanza ,. e volubilità ,. e di noa
F 2 dbver-
g(m.. HA. 9. -4. 1059, ( e ) Dejld.. DiaL Hb^
!.. PelUgf. in Stem^
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OELr ISTORIA CIVILE
^verfi molto iofuperbire ^r la nobiltà
étl lìgaaggio fopia gli altri , i ouaii fe
bene non la potranno moftrarc» rorfe fa-
ranno diicefi da più illuftre^ t generofa
profapia eh' effi non fono • Un fintile fuc-
ceiTo narra Seneca al fuo Lucilio (a)^
ch'edendo in battaglia ftato Confitto V
efercito di Mario , molti* uomini nati di
gran parentado, e di faugue nobile ^ co-
sì Cavalieri » come Senatori , nella fcon-
£cta della fazione Mariana furono dalla
fortuna atterrati , ed alcuni di quelli fii-
ce paAorì » alcuni altri layoratoff A tap^
pa, ed abitatori di Capanne •
Così i valorofi Normanni , debellati i
Greci nella Puglia, e nella Calabria , de«
bellati i Longobardi nel Principato di
Capua, gli vedremo nel feguente libro
( rimettendo i^i di narrar la politia £c*
clefiaitica di quefto undecimo fecolo )
tutti trionfanti fottoporfi le rettami Pro-
rincie , e ftabilirfi un ben ampio , e for-
tunato Rcipno.
( a ) Seme, ad Lutil. Efìji, 47.
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DELL' ISTORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI-
LIBRO DECIMO. '
L Duca Roberto > che non
facendo vedere a Bacdardo
fuo nipote il diritto della
patema fucceffione , noir già
come Tutore del.medefinio>
ma come propr) amminiihra-
va i Ducati di Puglia , e di
Calabria y per mas^^iormente ftendere i con-
fini del fuo dominio fopra T altre Provin-
cie, e meglio afficurarn de^iiac^ifti fat-
ti , proccurava con osmi fommeifione »
ammaeftrato dall' efempio di Lione,. tener
ibddisfatti i Pontefici Romani \ anzi re-
l^tava per quefta via , avendogli per ami-
ci , di giuftificare le fue imprefe , e ren-
derle al Mondo commendabili , e fenza
taccia d' ufurpazione . All' incontro i Pon-
tefici rendutifì ora per le fcomuniche più
tremendi a' Principi , non trafcuravano le
•ceafioni di profittare dell' opinione , che
a* aveaao preflo tutti acquiftata della*loro
iuperiorità , e potenza . Perciò nel Pon-
tencato di Nicolò II. fi ftabilirono ira
noi con maggior fermezza le Papali in-,
veftiture ; al che conferì moke una (bl-
levazione accaduta in PugUa nel medefi*^
mo tempo , che il Duca Alberto trìoafi^'
•va in Calabria.
Baceìardo mal foddisfatto del ^ zio'
Roberto fovente dolevafi eflerglì AatatoW
tà la fucceffione de' paterni Stari , e-mé-
vendo perciò la compaffiotie di moki ^
avea tirato al fuo partito moiri Pugliefi»
i quali apertamente foUevandbfi invafero.
alcune Piazze -della Puglia|. Ma la vigi-
lanza di Roberto toftò ripre^ i mal con*,
ceputi dilegui , perchè precipitoàmiente
eflendovi accorfo , riduffe i luoghi folle*
vati, e fpenfe fubito l' incendio ^ anzi con
ul occafione fcorrendo nella più remota
parte di Capitanata, ove i Greci fi nun-
tenevan^ ancora in alcune Piazze , le
forprefe , e conquido infra l' altre la Cit<>^
tà di Troia , che i Greci alquanti anni
prima aveano edificata, ed aveanla oofti-
tuka Capa di quella l^rovinciar
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41 D K L l: I S X o
VzMaifto delU CitU cU Troia diede
fti ^IKi al. Paai^ifDk9iit j Pmi^
te^o. Romani mffio in queflj^tenìpi yre-
teiiitoiie,4C^;qtii^fta^Città> iloiialtcamen-
U^ che Benevemo » Iosa i afftfUtencfle.
fpr àigolac diritte C^) •. Ma. tutti gllAu-
lori t^cmonp y onde mai quefta. KtcticoW
ragioACL 6sL.%ot vemna ; poictiiqiiefta Citr
tà , feooMo. ^uel ctié «per T àlijwótà. di
Lione O&wA ^^i^ da noi ijipportato^.
eci. nel^ dominia de^Greci ^ wetm^U neK
Vaanp i.a»2«; da' foudam^oti edificata fot
RIACIVILE
to la «^Nnkiasioaejde' inedefimiJilQrman^
f^4. eraa mólto debotr le forse di còloro^
di Salerno , e molto 'piik de^i altri di
Benevento v. IMoko. metto era da fperare
da!Grà;i^ iniipici implacabili de-' Pontéfi- ^
ci Romani ^ pet lo icisma Cunofo'^* ch^ '
avea fra ^v^ttt due Chìefe pofte già pto^
foòde cadici ». e che avea. alietufi i.Xjreci
da Latini*
* Paaqtte^oolì «eftava alerò a Nicolò II.
die di riooriere alle armi i|kituaU ^ ed
aUefcomuniche • IPohrefbi KMoiàìavea*
tp*il Ctfapano.BagianovMia quale , per no gi^ comiaciato ad adoperarle' contro i
«Kmoria. della fsmoik t^o^a «iella I^rigia
minore ,j^iedero, notn^ di Troja,, e ripiì-^
tajoala ame una, Colonia. di quella. .
E„ quamunque- qoanda £*ico. calò in
J^ia eoa quelL' derpta formidabile y fi.
fyik. accampato, (opra quéfta. Città y^ come,
narra 1' iftefTo. Lione ( ^ )%, ed. avcfle co-
Ibcetti i Troiani a. rendew a. lui ì. nulla-
diraanco loro perdonò, poi (^d ) , ed abban-
donando, que! luoghi 9 fece in. Germania
ritorna ; né fi. legge, y che n' avefle fatto
^no. alk. Chiefa. Romaiiii 9, qome fi leg-
rt. di Benevento ^*^Ma. comunque ciò fia-
y Nicolò. IL. il qual feguendo. il colan-
te tenore de* fuoi predeCeiforì mal fotferl«
Ta quefti vantaggi di Roberto , col pre-
tefio ^, che apparteneffe quella. Città, alla.
Sede Appoftolica,. gli fece intendere > che
doiMb a Jué/mftiMrU .. IMoko. enm lon^
Vmk à yniÉwiiii di. feftkuiiv vilmeifite
Mft^ ekk ef& am^oot aoqmAftto.fopraiGre?.
cijPotteL lM0.4raii#,e con..<ante %khe »
€ travajgli \ onde Roberto .poeo ciurandofiN
49Ue dèoiMMle éel P^pe^ripigliò. H fuo camr^
«IMD< «rio U.'Calafaffia ^
' Non era in ìftafio* il Poateicer Nicolò.
H*: é^^itando. V efenpio di Uone y di mo-
xeigli, «nero un efeccito } eran lontani
gli aiuti dML poteva, fperaie' dagL* Impera-
dori d' OoDÌdente ;. ami quefti. cominoia-.
yf»fì adi atiemMBfc da' 'Pontefid. Romani ^,
od. nvcigli, ia. avverfionc: per cagione ,
eM contra^avan lom T elezione del Pa^^
£,, e l' inveilicnfie/ degli, altri benefici ,,
Le 4ualì. erano: infin. allora Aati inpof*.
fo0b • Né. era da. fperar ^bocorib. dagli al-
tri: Principi Longobardi vieini y poidi' ef-
fendo, il. ifrincipato. di. Cipna. patfato. fot-
<a.) Fncdé à% S^ttià^ IH. 8. Sfecisti
Ijfndamiwte fibi irindic€$ y ^m$ Mmsmmh
Pàncipi r coipte . s' ^ veduto, ne- po^cedènti
ljt>ri ; nulUdimanco s! erantj moìfi allora.
per cagioni eh' effi almeno ctcdevano pia
onefte , e favente per occafione ^^i Reli-
gione , e per le loro deteftabili eicefie ; £s
ne valfcro anche per rompere le cOùfe-
derazioni y, che i Princìpi Crifliani fpefib.
facevano con i Saraceni infedeli > còme
fece Gio,. VIIL co! Napoletani > ed Amai*
£taai y ciò che riteneva uno fpeziofo pre-
teso, di pietà, y e di Religione- . Ma da.
poi y come fuole avvenire , che il buon
ufa degenera, in abufo ,, cominciarono a
valerfene indifferentemente per mondani
<i^P0^, o per gratificare qualche Princi-
pe , o fopra tutto^ per confervare i beni
temporali della. Chiefa >. ovvero per in-
grandirgli con nuovi ac^uifti .. Coslabbi^^iL
Medittto , che perchè i Benèventai;ii noni
vollero, aprire le porte della, loro Xitcà
air imptradore^rcico ^t quefti gii fece (co-
municare da Clemente IL cm come va
fiao eorteggiano.. lo; menava feco ia Ger-
mania. V. . '
Le feonnmiche nella primitiva Chiefa %,
ficcome allora tutta la cnra de' Prelati era
fopra. leoofis fpirituali , cosi non eran ado^
perate^iè non. conerò gli eretici y ovve**
so per la. torterione de^ pubblici peccalo*
ri : il principal do era contro coloro ,
che non. ben fentiVano* della, noftra Rali^
gione >. i quali fé dopo le tante ammoni-
2^ièm non. £ rawedevan de! loro, errori «.
eran feparati dalla. Chiefa} ed: in fecondo
luogo , per evitar gli feandali > eran ado-
perate contro ì putèlici peccatori • Né
era alno il loro-e&ttOf che di privargli
dì, tutto ciò y che la. Chiefa. dava a* fimi
• Ecdc '-
tmm. ih)<ìfiitnf.L^.€.^. Cc)Oftim/^
$od.J$f..c. 39. (d) V^Mami.A.XfiiZn
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l^BL ItBGl^O Di
TcéAìik innMuiA s e d'akre cde %»-
fituali. Ma da poi> e fgcxialriiente a^iCK
j^i tempi 9 i^ndo diii^ittttita He^PieUtiia
cura fpirkuale > ed air mimitio ctéiciuta
jttU'Ofdtne EcdeiiaftiGO T avidità de*bè<-
. ni teiàporali , ficeome {«ima s' ù(avaa lo*
lamence per la correzidoe de' pubblk^i pee*
tatorl 9 e per gli eretici , così da poi eréil
più frcqueatate- per li. beai temporali ^
così per difefa di meUi^ ^oifte per ricu-
perarci > ^e jpeir ca«>4a poco €urade!pce«
aecéObri pi av%it6/.h£ci|iti perckre • ,
Ma ^butilnieate fi- faìebbero adoperate
queft^ armri ^ fe ini^eme aoh £ foffe finto
credere W Popoli > che in qualiUMlue fna*
niera lanciatf., fe.non fi reftituivano le
robe y eraao i potfe£lbri irremiffibiloieate
dannati'.^ imputando ci^ ad effetto della
centra più, che del peccate* E perren^
derie pia formidabili aveano ancora ploc**
curato mtrodarre nna nuova dotthoa, che
i fcomunicati iion puf fodelo indegni di
ciò , che la Chieia dava a' fuor Fedeli y
qual era T etfetto della fcoiftunica , ma
ancora che là fconumica difumanava > in*
famava 9 gli rendeva abbominevoli ^ e(b-
fi f vitandi 9 quafi appettati -> ed orribili ^
togliendo loro anche l'ufo della viu ci«
vile 9 e del commercio 9 ftabilendo perciò
molte Decretali > che nes potetfero far tè«
fiamentiy contratti^ iffitaire aliène alcù*
na'in giudizio 9 «dottate 9 e^far altri* atti
legittimi > non pote^ero efercitar Uffici
nella Repubblica 9, e mille altre co^ 9 dì
i:he forfè ci farà data occafione altrove
di più dii£ifan|ente ragionai .
Per quefte cagioni non fi (i»uò eredere
quanto, fotfe in quefti ten^i ilterroroK^
t fpavenfto delle cenfure non pur nella
plebe, ma ne' perfouaggi di conto, e ne'
Principi fteffi i, ed era veramente cofa da
ftupire9 che iCapitanl9 ed i UMmì^ uo«
mini per altro fcelleaatiffimi 9 e fienz' al*
cun timor di Dio , e che feaz' alcun ri^
S nardo d' offenderlo s'ufurpav^no quello
el proffimo , |per timore poi delle /od-
munxciie guardavano con gfan rifpetto 1$
cofe della Chiefa , né vi era in qoefti
tetopi da. poter ufare maggiore difeu pei^
Gonfervar i beni temporali ^ (t non di por*
gli fotto )a cttilodia ) e protezione della
Sede Appoftolica .
Da ciò »e nacque ( eoow altrove fu av«
Terti(o ) un' altra utilità grandiififfu psr
ramaoto ^'bèiuteiiioMU detUG%
ia9 poiché mi)ffi da ciò moki dipocepo»
ymy e di deboli JbÉ^ze y ^e^ per & Aia*
ìu>n^ eraa iiaftanù dicenfeivar il Iqéo dal£
altnd violènti^ «/ch|>eff la coèruttelà lUl
fecolo eiran .creiciuite ^ dcfidemfi d^afficu^
Yar le lo^o fo^ae^ néfao^vjmòdettaaio^
ni alla Chiela Cfui condixioni) che rima>>
tiejido àpprefCs di loto U Mba , eU^^ilie
le dafife-. Ji^ Feudo ton ìàtfa k^gielra hcó*
feiuàione^ poidi'en^tfi in i^oeftì tempi m>
taodono il coSuiàè,<.ch4 1 pjrivaìi gliAl^
lodj mutavanQ in feudo , con fame doi^
tia^oni a' Principi da -ehi n* erano inve-
ititi. E di quefta ferie di Feudi * chiama»
ti Oilarì pur ne^^bbiaiako memerìa ne*' no»
firi libri Feudali 9 e Ct^acio né tratta ben
a lungo • QstG&o Ufficurava -li beni , ekt
da' Potenti non erano toccati y coite quel»
li 9 la di cui protezione^ e diretto doQiì**
nio era della Chiefa > la quale tattavà
perciò volentieri > nel cafp d^ invafione >
alle cenfure per difendergli^: e dall'altra
parte il vantaggio della Chiefa era gran-i
diflimo.^ non tanto per la ricdgnizionèr
che ne ricavava > aU peròhèv fé ben vi»
vente il pofiTeflbre nea ne Scavava altro ^
nidladitifiàncó mancjindp ^ la fucceffie*
)ie maicùlina de' Feudatari > come fpeffe
accadeva in quéfti ^ernpi ^ le frequenti
guerre ^ ^ fedizioni popolari^ i betti cade»
vanp alla Chiefa >
1 Normanni Do» meno, degli altri peen»
devano delle feomuniche fpavènto e tef»
tore i poiché venuti di Trèfeo alla ReU*
Hioae Catt<>lica > ed etfendè di fonema pie»
U f t ze}o vedo la tiledefinla ^ cethe ìm
dimoftrano le frequenti lòtof^g^nezJiH
Hi ne- più celebri Santuari d' Occidente ^
lei d'Or lenie àntoia ^ e divotiffimi delk.Se-
de Appo£bli<a più the ógni altra Nazio^
ne i come fi Vide da^ trattamenti che fé»
cero k PapaLioiieì ittal Volentieri vòje*^
yano èfporfi. 4 quefti fuio^inii ^ òui eifi
aveanp il più gaaa terrore •«'Animato^ da
ciò Niccolò XL Volle provarvifi ^ e ìify^
tando io. ^fta niaaki^à ^ tiò che Lioaè
non ave^pMkto toa eferciti armati y di
poter ottener egli eolle- eenfiire ^ Icòmn^
nicò foleaaemeutè Roberto to' fiioi Nofi*
ìttaniìi V ^ . .^ .
Furono però quefti fidmini laaciati t
vóto ; poiché i Nonaaniìi poin medi eh*
effi 9 fi iapevano molto bene confeihrlre
:eìò
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4» ©ELL* ISTO
^ dit CB? Iwo Mori in mta^ a mille
poiglt av^eanfi acquiftato )« e lor pareva
ibmma viltà cedere quel che acqùUfatp
CM tanti tfavaali pofTedevano ; e per ti^
Vflfrehti che feMro dgl Pontefici y e della
Sècie 'Appoftotica > ntiUaditnanco quando
fi trattava di lafciar ciò che avean prefo y
Seguendo gli efemp) degli fteffi Pontefici,
non «così volentieri fi^ perfuadevano a far-
lo ; ed -ancorché delle cenfure fcagtiate
contro di loro n^aved^ro fommo Tpaven-
to e teri'ore , con tutto ciò'^non èra tan-
to y che ripesandole per quefto fatto in-
giuAe^, fi dovetferedifporré a, lafciare Alena-
te di ciò che Aveano prefb .
EfTendofi adiinq«e portate le cofe a que-
fio fiato y liei quale non vi poteva eifer
ripofo , e quiète tra T una parte y tV al-
tra .* ^afcuna venne ieriamente a penfa-
re , Come poteflero ufcir da tanti fefpetti y
ett inquietudini per mezzo d' un. accordo ,
che foife per ambedue vantaggioib •
Roberto fi'a (è medefimo canfiderava y
che fé bene ftafie ficuro di non potere
Scolla forza da' Pontefici Romani efièr co-
Aretto lafciar le fue 'conquifte , nelle qua-
li s' era per tante vie ftabHito } nulladi-
nismco che non bifognava avei^li iniAli-
ci , poiché quantunque fecondo Io fiato
prelente delhe cofe non ^potcfiero ricever
aiuti dagl' Irnperadori d' Occidente , né
da altri Principi convicini ; nulladimanco
erafi per lunga e^rienza veduto y che
non larebbon loro mancate occafioni y
quando l'opportunità d'altro tempo io
ponaya y ai turbargli : che le maggiori
in<]aieciidini ed oihcoli-hi fna Nazione
gK avea foflmi da' Papi più , che da' Gre-
ci fieifi • Lo fpaventavano le cénfure , e
fììx gli eventi infelici, che aveano foven-
te portato ^gli altri Principi : che preflo
i Popoli , a cui eran in fommo orrore ,
wm poteiTe nafcere qualche foUevazione ,
e panicolaraiente appo i Pugliefi , che
iion'^bM s'erano rafibdati : che i fuoi
iKrqotfN eran recenti . \gt paefi ftranieri ,
ove bifognava jiiù toAò farfi depli amici ,
che degl'inimici: che ì tumuHi nati per
Bacelardo fuo-mpote potrebbero eficr fo-
mentati di nuovo , con porre in su quel
partito, nel che i Papi fole vano ufare ogni
•accortezza , tanto mamiorroente che fi
portava opinioM e£fergli da lui fiata nfur-
•'. < .
( a ) GuiMm. AfpuL L t.
RIA CITILE
paia k fiK:ceffione ; finalmente che btfo*
9iava aver amico il. Papa, non folo per
ciò che s' era acqmfbto , ma «loito più
per quel che rimaneva a conquifbre nell*
altìre Provincie , affinchè per Taotorità
che s' av^no i Papi -prefa , potetfe con-
fermarlo nella potfefiione di ciò che^fpe*
rava di avere . ~
Dall'altra patte il 'Papa xonfiderava ,
che co' Normanni erano inatili lefcptnu-
niche; ch'efii non tran- gente dalafidare
niente , fé non- s'adoperalo qu|'med«*
fimi mezzi , -^he- avean tenuto per con-
quifiaYle ; che quefie forze non éran da
operare dagli Stati della Chiefa , o dagli
altri Principi vicini , e meko meno da-
gl' Imperatori d' Decidente, i quali effen*
dofi da loro alienati per cagione dell' io-
veftiture <, e per l' elezione de' Pontefici ,
ancorché Niccolò in un Concilio tenuto
poc' anz' in Roma avetfe proccurato fod^
disfare ad Errico ; nuUadimeno per V av-
verfione de' Romani erano vicine le 4:ofe
a prorompere in aperte difienfioni , e guer-
re crudeli : che per poter foftenere la cau-
fa del Clero , e del Popolo Romano , e
de' Sommi Pontefici centro gì' (mpeiado*
ri , bifognava peniare da ora ad appoggiar-
fi ad un Principe forte, e valoroio, per-
chè dtrimenti farebbe riufcita Vana ogni
loro imprefa: oh' egli non poteva- far mi-
glior elezione* di Roberto, il quale colle
fue forze avrebbe potuto opporfi efiicace-
mente-, e reftituiie alk Chiefa Romana
quella prerogativa , che gl'Imperadori s'
aveano ufurpata'^ che finalmente vi poter
va t&t modo , col quale la Sede Appo-
ftolica accordandofi con Roberto più to*
fio ne ritrarrebbe vantaggio, che nocu^
mento •
Erano per quefie confiderazioni gli ani-
mi ben ^ifpofti per mezzo d'un accordo
di far terminare ogni contefa , e far na-
fcere la pace in mezzo a tanti icon volgi-
menti . Roberto volle prevenire il Papa $
ed efiendofi ritirato in Calabria , inviogH
un Ambafciatore con ofièrte generofe di
voler egli foddisfarlo in tutto ciò die de-
fiderava , e che per tal eflSstto lo invita-
va ad un congreflb, di cui gli promette-
va , che avrebbe gran foggetto d' effere
foddisfatto (if )•
Il Papa , che non defidtrava altro , e
> che
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DEI REGNO DI WAPOLI LIBI X.
die area ancora i (boi dHègni > ne fu
contentiamo 9 e ricevuta qneft' offerta ,
coir occafione di dover tenere un Conci-
lio per riformare in qualche parte idete*
Ihbili coftumi degli Ecclefiafttcì , glimfin-
dò a dire» ch'egli ouel Concilio l' avreb*
be intimato in Meln, dove farebbe/i por-
tato in perfona , ed ove uniti infieme
avrebbero con foddis&zione comune com-
pofla ogni contefa •
La corruttela de' coftumi ch'era nelF
Ordine Ecclefiaflico in queili tempi > era
ài ecceife ; e fbpra tutto tolta ogni ver^
gogna non aveano né tampoco difficoltà
tener le concubine pubblicamente* nelle
firoprie cafe , ed i figliuoli nati da quel«
e 9 come con dolore narra Pier Dania-»
ni* Niccolò nel Concilio Romano diede
contro tali Concubinari qualche provvi*
denza ; ma in quefle noftre Provincie
avea queflo vizio pofle sì profonde radi-
ci, che non v'era né Vefcovo , né Pre-
te, né Diacono, né minimo Chérico , che
non fé ne provedetfe : Nicolò perciò in
qued' anno 105 f. nella Città di Melfi
tenne Concilio , ove condani^ò , e dtteftò
r abufo , ponendo molte pene contM i
Concubinari , e depofe ancora il Vefcovo
di Tranì . Ma non percib potè fvellcrfi
la mala radice ^ pareva quafi che.impof-
libile 9 che i Preti potetfero diflaccarfene ,
e quindi é che ne' Concili tenuti da poi,
non (i vide inculcar altro, che di toglier-
le a^ Preti , ma fempre invano ^ anzi in
quefte noftre Provincie era cosi pubblico
queflo ufo delle Concubine, ed il nume-
ro fu tale , che arrivarono fino a preten-
dere l'efenzione dal Foro fecolare , e di
non flar fottopofte alle pene , che i Prin-
cipi fecolari contro i Concubinari avean
ftabilite, dicendo > eh' emendo della fami-
glia de' Preti , doveano non meno che
Ìuefli godere del privilegio dei Foro •
Ld é cofa maravigliofk il fentire y che
Carlo IL d' Angiò ordinafTe ne' fuoi tèm«
pi , che le Concubine de' Preti non flaf-
fero fottopofte alla pena della perdita
del quarto , come l' altre de' fecolari , an-
corché non gli piaceffe efèntarle dal Foro >
come i Preti pretendevano.
Etfendo adunque il Papa ^al Concilio
in Melfi y fopraggiunfe ivi il famofo Ro«
berto, che portò feco il Principe Riccar-
do con tutta la nobiltà Nonnanaa 3 leal«
Tom. IL
legrezze, e Uaecogliense fimmi iprandii
ma fi venne da poi a quel cbe più i»>
portava.
I Normanni per ai&curar nHgUo i lon
ro Stati, proccuiavano impegnare i Papà
nella loro difeia , particolarmente connro
gì' Imperadori , i quali avean ragione di
ricuperargli, poiché adeffi fi toglievano:
la Puglia , e la Calabria era cofa ftioxt
di controverfia , che agi' Iniperadori d*
Oriente fi toglievano , non già a' Ponte^
fici Romani , i quali non v^ aveaoo alcun
diritto . Dall' altra parte gì' Imperadori d*
Occidente pretendevano , che ciò che t
Normanni pofledevano in qu£#e noftre
Provincie, lo tenetfero da km> in Feudo,
avendogli inveflito Errico IL e che come
vaffalli deli' Imperio doveffero riconofcer-»
gli per Sovrani : Riccardo che aveainvo*
lato il Principato di Capua a Landolfo »
doveflfe riputarfi come lor vaflallo , non
altramente che vi furono g^i altri Princi*
pi di Capua Longobardi fuoi predeceflbri»
eflèndo quel Principato fottopofto agi' Im-
peradori d' Occidente come Re d'Italia ^
pretendevano quefte ifteffe- ragioni fopra
1 Principati di Benevento ^ e di Salerno ^
che Roberto intendeva d' invadere • Do-»
veano adunque impegnaifi i^Papi contro
quefti due potenti nemici , fopra i cui
Stati finalmente fi raggirava 1' accordo •
Si pensò per tanto un modo , nel qua«
le ciaicheduno trovava il fuo vantaggio •
Era già , conie s' é detto , introdotto co-
fhime ) che ciafcuno per coitfenrar meglio
i fuoi beni gli la«n>poneva alla Chicftì
Romana^ alla quale, obbligandofi i pof-
ietfori con una leggiera ricognizione , fi
dichiaravano ligi 9 giurandole fedeltà . I
Pontefici Romani in quefti rincontri fem^
pre v' aveano i loro vantaggi , poich' efli
niente davano del loro, ed all' incontro »
oltre della fedeltà giurata | ed il cenfo »
nel cafo di mancanza di prole legittima»
e mafchile , i Stati fi devolvevano alla
Chiefa , ed era in loro arbitrio d' inve-
ilime da poi altri • I Popoli, ed i Prin*
cip! poco curavano d'efaminare fé potef*
fero tarlo, o no, e donde venifle quefto
lor dritto d' inveflire , farfi giurare ledei*
tà , e di conceder anche titoli di Conti »
e di Duchi : baftava ad effi che foflèro
difefi colle fcomuniche 9 delle quali fi ave*
va tanto fpavento, offervan^Oj che i lo*
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BELL* ISTO.IIA CIVILE
ArrcntK s' aAeoevano 4Ìi oiovcf titolo di D^ca i ed ia fine » die a Kìe*
cajrdo Princip» di Capua
5*
VO M
iMft gueMi per naa eTpoxfi k' fitlmioi del-
. k Chiefa . S' iggiungeva ancora il fede-
le la mteiita dr Pontefici Romani efiTere
in si fuUJsie grado lydotta y che sbarro*
girano la poteftà d'idflMrere i loro vàf«
li da^ giuramenti » e di poter ancora de-
ponete gr Impvntdori > ed i più grandi
Monarchr della Terra \ onde molto me-
no recava Joto maraTÌc^ia (epoteflferodar
titoli di Conte ^ e di I>uca> quando pre-
fumevano di &r effi pi' imperadori fieffi
d* Occidente > e trasferire l'Imperio da una
Nazione in un'altra»
Ma quello » che veramente portava^-
pore era il vedere > che s'erano perfuafi>
che non folo poteffero i Romani Ponte-
fici inveftire ) e farfi dar giuramenti di
fedelfà di quelle Terre » che erano a lo-
to oftrte a quefto fine; nu anche di Pro-
vincie > e Regni) che doveano ancora con-
quiftarfi • £ predo coloro che sS^aocin^-
vano alla conquida ^ trovava ciò facile
credenza , percn era cofa per loro molto
acconcia ) di poter in cotal guifa. etfere
non pur animati all' imprefa > ma afficu-
rarfi ddle future conquifte , perchè volen-
doli opporre i potfeflbri y che erano fpo*
gliati, doveano ancora efporQ agli fulmi-
ni della Chiefa ) che loro fi opponeva.
Fu dunque coia jnolto facile venire a
capo di queft' accordo y come quello che
finalmente fi raggirava, come meglio fo-
pra gU Stati altrui poteffe eiafcuno prò*
fittare . Niente importava che (opra le fpo-
gie de' Greci ^ è dé'^ngobardi fi pattuif^
. Niente ancora fi badò al Principe Ba-
oelardo) che fi teneva dal zio fpc^liato*
Niente al Principe Landolfo difcacciato
da Capua ; ma ciascuno rimirando a'fuoi
propr) comod»^ e difegni, conchiufero di
buon accordo il tutto in cotal guiia . Che
Roberto co' fuoi Normanni fonerò allu-
ri da tuHe le éenfute . Che a Roberto fi
confermaie il Ducato di Puglia > e di Ca-
labria > ed oltre a ciò , che cacciando i
Greci ^ ed i Saraceni > che in gran parte
tenevano occupata la Sicilia , dovene il
Papa inveftiflo anche di quell' iibla con
fi confermale il
Princii^ato , che a Landolfo avea ufurpato •
All'incontro fu convenuto, cheRob^r^
to, e Riccardo, ed i loro fuccelfori fimet«
tederò fotto la protezione del Papa > il
quale confermava loro la polfemone di
tutti i fta^ che aveano in Italia , e del-
la Sicilia quando effi 1^ avetfero conqui-
itata fopra i Saraceni: che gli preftajElero
Srciò il giuramento di fedeltà come Feu-
tari della Santa Sede , alla quale dovef-
it Roberto per dafcun anno pagare i^
cenfo, di dodici denari di Pavia per ogni
paio di buoi ; ficcome narra Lione Oftien-
le (t), e Fr. Tolomeo di Lucca aggiun-
ge , che Roberto non s'obbligò a queft'
annuo cenfo , o coftretto , o ricercato dal
Papa^ ma di fua fpontanea, e libera vo-
lontà •
Quefto fu ^abilito in Melfi in que(F
anno to5,9« ed ancorché alcuni icrìvano,
che ciò anche fu confermato nel Conci-
lio dal Papa ivi tenuto j liulladimèno non
effendo queft' affare appartenente al me-
defimo , eh' erafi fol ragunato per rifor-
mare i coftumi degli EcclefiafticI , altri
non ardifcono di dirlo, ma folamenteche
mentre il Papa coll'occafione del Conci-
lio fi trovava in Melfi , aveffe ricevuto
da' Normanni il giuramento della fedeltà,
e data r inveftitura • Che chenefia, egli
è certo , che fi efcgul il trattato fedeliflì-
mamente da una parte , e dair altra ; e
i^oberto preftò il giuramento di fedeltà »
che il Baroaio dice aver egli trovato nel
Codioe del Vaticano detto Lìberctnjuum^
ove vien riferita la fbrmola, colla quale
il Duca Roberto giurò al Papa fedeltà »
che comincia : Ego Robertus Dei gratia ,
t> S. Petri DuxApulìaf & Calabria y at"
gueuttoqut J'ubvenientefuturus Sicilia . No-
ta il Sigonio , che il Pa^a non il confer-
mò Duca colla cerimoma Francefe ufata
da"Duchi diNormannia , e di fopra rap-
portata ) cioè con dargli l' anello nel di-
to , il berettino in tefta , e col cingerli
la fpada al fianco : ma colia cerimonia
Italiana, dandogli lo Stendardo nella de-
ftra
tiem Sacrametttp « fidelitate Romtna Eccle*
nec non Ì7rvejliti(h
anms , per fmguU
gaaa , denauos duodecim •
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DEL REG NOMITI kAPOtI LIB.X-
tbtTiy e hcAiolo Gon&lonìero di S. Chie-
(ai ondeCttifcaido da qiieft*ahito comin-
ciò a Talerfi d^uefto titolo Ducale: Dmc
JlpHlUi Calmene j & futurus SicitU.
Alcuni anche rappottòio y che Roberto
allon avrffe reftituita a Papa Niccoli la
Cuti di Benevento, e la Città diTroJa;
ma lo dicono fenz^'^alcun fondamento di
verità \ poiché in quefti tempi la Città
di Benevento era in potere di LandòMb
Principe di Benevento, e 4i (no figlino-^
lo Pandolfo, i quali erano ftati giàrefti^
tùiti nel loro Principato , come rapporta
r Autore contemporaneo della Cronaca
de'X>uchi» e Principi di Benevento \ né
fc non molto tempo da poi fu alla Qiie-
fa Romana , per le ragioni , che Vi pre*
tendeva > da Roberto reftituita % quando,
vinti ch^ebbe i Prìncipi Longohtodf , che
tennero quel Principato , gli cacciò da*
loro Stati > come diremo più innanzi . Né
della Città di Troja preffo ghivi , e vec-
chi Scrittori fi ha memoria alcuna y che
fi folTe al t^apa reftituita y non cóftando
come mai v^avcflcro potuto avere diritto
alcuno, quando poc'atmi da poi, che fu
da' Greci edificata > fu a' medefimi tolta
da* Normanni \ e par die i fucceffi , e quel
cVie anche oggi gmmo vee^eiiamo , confer-
mano quanto ù dice , poiché folamente
Benevento fi vede edere della Chiefa Ro-
mana ^ ma di Trofa non (ì legge , che
fotfe fbu in alcun tempo fotto il di lei
dominio •
Ecco il fondamento del diritto , che
pretendona ì Pontefici Romani fopra i
Reami diNapcdi^ e di Sicilia: fondunen-
to ancorché a quefti tampi dìebole, e va-
cillante y nulladimanco i|i pro^reifo di tem^
PO renduto pia fermo , e (labile t potè per
r accortezza denFucceflfori di NiccoI4 IL
foftenere fabbriche sì grandi , ed eccelfe»
che arrivarono a difporre di queti Ré-
^ni a lor piacere y ed arbitrio , ed a tras«
erirgli di Gente in CttiUt , come s^of&r^
vera nel corfo di queft'tftoria.
Edi 4pBm» quello benefìxio , e quella
parte » coafiderabile della loro grandez-
za temporale a* Normanni « i quali per
impesTiUfli nella loro difefa y o partico-
larmente contro gflmpen^liifi d* Oriente y
ì quali potevano pretendere y che una gran
(a) FrcccÌM de SubfeuJ. lìb. u fag. 53^
i
parte di ciò di che qwftr Coaqniftatori
s'erano impadroniti^ loto s* aMtrtenetf^i
ovvero che lateneflero da qued^ Occiden-
te in Feudo y da chi n'aveaso pcìnu n^
cevute TinveAiture: effi non fecero pun^
to di difficoltà didkkiararfi ligi de' Pon-
tefici Romani-, a -fin che loro non fi p#-
teffe far guerra fenz' efj^orfi a' fulmini del-
la Chiefa.
Quefti fiiroBO i primi femi^, che coki-
Vati da poi da cfperce mani , pifero coi
correre degli mm% radici cosi prdbnde ,
ed inaizarono piante eofd Medie ^ che fi-
nalmente fe riputato il Regno di Sìdlìt
effère fpezial patrimònio di S. Pietro y e
Feudo della Sede AppoAolica Romana •
Quindi nacque , che preffo i noffart Soitv
tori fofte fhto crediico, che U Ckiefa Ro^
mana come 610 pairimomo n* avotfe ìb-
vefhto i Normanni -, chi allegando pei-
ciò la donaiionr di Coftantino M. e chi
3 nella di Pipino , e di Carlo M. e chi le
onazioni degli altri Iniperadori d'Occi-
dente . Videro cofbm in qvefte tenebre
per r ignoranza dell' ifèoria , infino che
Marino Freccia ( « ) non cominciò fra'no»»
ftri ad aprir gli occhi, ed a ricever lame
datr Iftoria y con ifcoprhre T inganno , e ad
avvertire y che quefle inveftìtare nonr pof*
fono fbndarfi in altro che nella confuetin
dine , in vigor della quale la Chiefa Ro-
mana è ftata folita inveftire • E parlando
di queft'invefhtura di Niccolò IL e deir
altre fegnitt in apprefte , non ebbe diffi*-
coltà di dire : EccUfiu tum dtdit , fed éf^
npit i non tfafiftulit , fei ab alio occups»
tum rocepìt ; compaffionando ilfuo affine
Matteo d' Afflitto , che fcrtfe aver Co^
ftantino M* donato quefto Regtio alla Chie-
fa, condire, affimsmeu$hijioricms no» ^^
audìtu percepìt , <>r.
^ Q}iefU prima inveftitura , per ciò che
riguarda la perfena di Roberto, non ab-
kraoeiava altro che il Ducato 'di Puglia^
e di Calabria , come cantò il nc^boG»-
gllclmo Puglieìè ( 6 ) •
Robtrtum donat Nicolaus hemf9 Dtf
cali ,
Unde fibi Calaber conctffmsy Ù^Affèh^
lu^ ornms*
£ per Rioiardo -abbracciava (blancntie
il Pnncipato di Capua . Ma v'erano fe-
6 a mi
(b) GuiLApulJib.2.
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1^2 rD E E r ISTORIA CIVILE
imi tali f che ben poteri comprenderfi , denaro di S. Pietro; anzistton Tiiuqaa«
cbe il medeiimo fi farebbe fatto per tut- fi Principe d' Europa , ch^ non fbtto{io-
-te le altre Provincie , che infino a que- neffero a tributo i loro Regni alia Chie-
do teApo non «rano ancora pafitte (otto (a Romana ; tanto che Cujacio parlando
la dominazione de' Normanni : fii inve- di ouefto coftume^ renduto a quefti tem-
Aito Roberto anche della Sicilia » che do- pi frequentiffimo , eb|)e a dire y & qui
▼ea ancora toglierti a' Greci » eda'Sarace- non Reges olim ? I Pontefici Romani ia
•ni che la tenevano invafa . IS iftetfo cer- quefti principi fi contentavano del fblo
tamente dovea crederfi del Principato di cenfo per render foave II giogo , ma tan-
Salerno , dell' altro di^ Benevento > d' A« to baftò, che in decorfo di tempo potef-
nialfi 9 di Napoli , di Bari , di Gaeta y e
di tutto ciò che o^i toB^K>ne il Regno y
-ficoome Tefito lo comprovò; perchè con*
Ottiftati che furono da' Normanni , e di-
cacciati interamente i <7reci , ed. i Prin-
cipi Longobardi , vollero anche da' Pon»
•tefici edeme inveftiti y i qnalt di buon
gufto lo fiicevano, niente a lorcoftando,
anzi il vantalo era per ej(fi atfai mag-
*giore y che di coloro che lo defideravano •
I Normanni all'incontro non molto fi
curayano di farlo , perchè oltre que'van- ^^T^Erminato in Melfi in cotal guifa il
fero per la loro accortezza aprirfi il cam-
po a pretenfioni maggiori y come lo fep«
pero ben fare nell* opportunità , che fi no-
teranno più innanzi nel decorfo di que^
fta Iftoria*
C A P. I.
Il Ducato dì Bàri pajfa /otto la domina*
zione di Normanni •
«iggi , che fi fono poc'anzi notati , efli
per allora niente di danno ne fentivano ;
^chè toltane quella jpicciola ricognizio-
ne del oenfo y appreflo loro rimanevano
le fupreme regalie y governando i loro Sta-
ti con adbluto y e libero imperio , come
iìipremi y ed indipendenti y e fi riputava-
no più tofto tributar) della Sede Apofto-
lica» che veri Feudaurj ; poiché in quefti tezza , e valore y lafciò il medefimo
tempi l'effere uomo ligio y non era prefo Calabria per finire quel che reftava >
in quel fenfo, che ora fi prende preffo i ~ ^ ' "" i «• •
«o(bi Feudifti y ma denotava una torta di
-confederazione y e lega y che l' inferiore
con aftringerfi a giuraigli fedeltà y pro-
metteva aUuperiore di accorrerlo in guer-
la, ovvero pagargli ogni anno certo tri-
fcuto , o cenlo {a). Ciò che tra' Principi
iftefil era folito praticarfi 9 ficcome fece , ,
Roberto Conte di Namur con Odoardo per tanti Stati s'era Còpra tutti gli altri
IIL Re d' Inghilterva ( ^ ) , il Duca Guel-
drio con Carlo Re di Francia, ed in fra
ài loro Filippo di Valois Re di Francia,
ed Mffmfo re di Cartiglia (e).
Co' Pontefici Romani per le cagioni di
Ibpra rapportate era più freauente il co-
fhime • I Re d' Inghilterra s obbligarono
alia Sede Apoftolica pagare il tributo y
X congrego con foddisfazioiie d' amen-
due le parti , il Papa tornotfene in Ro-
ma , e Roberto in Calabria , per finir di
ridurre alcune altre Piazza, che erano
ancor rimafe in potere de' Greci . Tofto
fé ne refe padrone ; e fcor^endo che il
Conte Roggiero fuo fratello in quell' im-
prefe s' era portato con eftraordinaria for-
itt
. co-
me fece valorofamente , ed egli intanto
in Puglia ritornato y ^pensò nuovi modi
per iftabilirfi meglio le conquifte , e nell*
ifteifo tempo aprirfi altre vie per maggio-
ri acquifti.
Pensò per tanto d'acquiftarfi alleanze,
e parentadi co' Principi Longobardi , ed
avendo fcorto, che il Principe di Salerno
avah^tato , mandò Ambafciadori a Gifulfo
II. che aGuaimaroIV. fuo padre era in
quel Principato fucceduto , a chiedergli
la forella per ifpofa . Il partito fé bene
non dovea rifiutarfi da Gifulfo , pure vi
trovava qualche difficoltà , cosi perchè
conofcendo il genio della Nazione , che
pur troppo fapeva profittare fopra i Stati
il quale fopra quel Regno fino a' tempi altrui , temeva non per quefto parentado
d' Errico Vili, fu «fatto , chiamato il gli venifle qualche danno , come anco-
(a) f^. Pratejumt, Lex Jurid.
JUpubL lH.i.
ra
(b) Frojfard. hifi. lib. l. caf. 14. (e) V.Bodiu. da
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DEL RÉGNO DI NAPOLI LIB. X. CAP. L
ra perchè nell'ifteflo tempo che Robe^o
gli chiedeva fua forella, egli avea Alve-
rada per moglie > dalla quale avea gene*
rato lì famofo Boemondo . Ma replicando
égli che aveala ripudiata , e credeva aver-
lo potuto fare per effere iua parente , al
che allora fi (limava non poterti rimedia-
re colle difpenie del Papa , le quali non
erano cosi frequenti : per non difguftarfi
con lui sì apertamente > GifuHò non osò
di rifiutarlo; laonde diegli in maritaggio
la primogenita delle fue forelle appellata
Sicelgaita (a) . E nel medefimo tempo
fposò un'altra fua forella minore , Gaidcl-
grima nomata» ad un altro Principe Nor-
manno , dandole in dote Nola , Mariglia-
no » Palma , Sarno , ed altri luophi con-
vicini y i quali non furon mai lotto|jofti
a' Principi di Capua , ma a' Principi di
Salerno (B) . Quefti fu Giordano L fi-
gliuolo di Riccardo Conte d' Averfa , il
quale dopo aver tolto a Landolfo ultimo
de' Principi Longobardi il Principato di
Capua, ne avea' fatto Principe Giordano
fuo figliuolo . Avealo ancora fatto Duca
di Gaeta, come lui; non è però che Gaeta
nonaveffe anche fotto fuetti due Principi
i fuoi Duchi particolari ; ebbe Goffredo,
ovvero Loffredo Ridello nell'anno 1072. ed
altri; ma fi diceano cosi , non altrimente ,
che fi diffe Pandulfo Conte di Capua, al
quale Gio. VIIL Tavea conceduta , con
tutto che vi foife Docibile Duca , che a
Pandolfo era fottopofto , ficom'era ora
Goffredo a' Principi di Capua Normanni .
Roberto intanto facendo ritorno i« Ca-
labria con quefta novella fpofa, s'acòinfe
alla magnanima imprefa della Sicilia ( <* ) ,
e dopo aver quivi col fuo fratello Rog-
giero fatte molte conauifte, che fi diran-
no in più opportuno luogo , in Calabria
fece ritorno ; e poiché i Greci ancora fi
mantenevano in Bari, in Otranto, ed in
alcune altre Piazze deir antica Calabria,
a difcacciargli da queft* angolo, e princi-
palmente da Bari , ove tenevano raccolte
tutte le loro forze , drizzò tutte le fue
cure, eftl ogni fuo penfiero.
Ma pria che s' accingeffe a quéft' impre-
fa bifognò che difiipafle una nuova con-
giura, che Goffredo, e Gocelino princi-
pali Cavalieri Normanni, col pretefto di
iì
riporre Bacelardo figliuolo d'UmUredo nel
Contado di Puglia , dei quale n' era ftaio
fogliato da Roberto, aveano ordita • To-
no che quefio valorofo Camptoiie a'ebbc
notizia , diflipò in maniera i Congiurati »
che molti ne imprigionò , e fece punirt
con eftrcmo rigore, difperdendo il reflo;
Gocelino per afilo fi ritirò appo de' Gre*
ci inCoftantihopoli ; Goffredo in una for<>
tezza > e r infelice Principe Bacelardo fai*
voffi in Bari , donde dopo alcun tempo
portoffi in Coftantinopoli a dimandar foo?
corfo air Imperadore Coftantino Duca »
che nell'anno loóo. ad liaacio era fuc«
ceduto y per impegnarlo contro Roberto a
riporlo ne* fuoi Stati .
Erafi mantenuta la Città di Bari infi«
no a quefti tempi fotto la dominazione
degl' Imperadori d' Oriente , e come Capo
di quella Provincia riteneva ancora la Se-
de de* primi Magiffarati Greci -, anzi in
quefti tempi gì' Imperadori di Coftantino-
poli l'aveano innalzata ad efferMetropo*
li d'un nuovo Principato , che di Bari
fu detto , ed era prima chiamato Ducato »
poiché v' aveano coftituito Argiro per Du-
ca, ed anche fecondo il folito iùio de^
Greci , Ducato d' Italia lo appellammo •
In quefta Città effi tenevano raccolte tot*
te le loro forze , ed A maggior loro pre-
fidio} per la qual cofa per molti anni era
ftata la forgiva delle fedizioni contra i
Ibrincipi Normanni , ed un afilo ficuro per
li fediziofi : Il che fece medkar per lun*
go tempo al Duca Roberto il 'difegno d'
affediarla .
Ma avvifati appena i Barefi de' difegni
di quefto Principe , ne mandarono tofto
la novella in Coftantinopoli all' Impera-
dorè, il quale ftimolato anche da uoce-
lino , mandò tofto per difefa biella Cit*
tà un nuovo Catapano , Stefano Patera-
no, ovvero Sebaftoforo nomato • Quefti
venuto in Bari fi difpofe ad una forte di-
fefa, ed intanto Roberto avendo unito il
fuo eferctto, non reputandolo allora fuf-
ficientc per l' affedio di quella Capitale^
andava (correndo i luoghi vicini , e pri«
ma di portarlo in Bari , lo mi(t in O-
tranto , e tanto affiitfe quefta Città infino
che gli venne reia (d): indi avendo fat-
to venire molti vafcelli dalla Calabria ^
acere-
ta) OJÌimf. I.3.C. 16. (b) Peli in Stcm. (e) Ojinnf.l.c. (a) OfiUnf. L 3. e. ^é.
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H D E L r l S T O
i ocf dfei iito il fuo efercitQ d'altre truppe ^
fi àifpok finalmente ia-^ueft'anno 1067^
« cingere Bari di ftretta atfedia per raa-^
ttf e per terra (a). lEìx queft* affedio af*
fai memorabile ^ e pieno a ationi glorio^
(è cosi per Tuna» come per F altra par^
te 9 che riftituta della mia opera mi co<«
ftringe a doverle tralaiciare » «pme fo yo«
kntieri ^ non mancando Scrittori % che
minutamente le rapporuna (^)^
Durò queft^aflèdio « come narrano Gu«
glielmo PugUefe (r) e Lione Qfti^nfii
(^)t poca meno che quattro anni^ e fa
guerreggiata con eftremo valore ^ ed ugual
ferocia • La difeia che fece il nuova Ca«
tapana fii oftinata , e valorofe » ficoòme
gU aggreffori intraprendenti > ad arditi i
ed avrebbe V ìmprefa de^ Normanni forti-
to infelice efito ^ fé non fetfe fiata, foc-i^
Corfa r armata di R6herta da Roggiera
fuo fratello ^ il quale refofi padrone di
buona parte della Sicilia , mandogli di
là un' altra armata in foccorfo • Vinife al-
la perfine Roberta V oftinazione degli af^
feduti y e gli conftrinfe a render quella
mefe
aper*
importantiffima. Piazza i otide nel
d' Aprile dell' anna 1070. gli furono
te le porte t dandofi fenz^ alcuna condizio-
ne in potere della fua clen^nza,, evalo^
re («); U Duca Roberta entrato nella
Città s trattai iBarefi con tutta umanità :
onorò il Catapano » al quale pofe in Tua
trbitria fé volefle co,^fuoi Greci rimaner
in Bari y che farebbera fiati da. lui bene
impiegati y ovvero. tomarfene liberi in dy-
fiantinopoli ,, ficcome rifolvettero di fare i
t dopo etferfi fermata per molti giorni
nella Città fpendendogli in pubbliche fe*^
fte , ed allegrezze n, fc^ ne parti dopo tre
mefi con un'armata di 58. vafcelli» che
conduce feca io Sicilia, ali* efpugnazione
di Palermo (/).
Ecco, come il famoia Roberta trionfa
di Bari > Città la quale dopo eflTerfi man-^
tenuta si lungamente fotto il dontinia
de- Greci , e per varie vicende ora. tolta «
ed ora riprefa, finalmente in oueft' ulti-
ma volta ufcì dalla, lora dominazione ,l
e con e((a la. fperanza di più riaverla j
poiché fenz.' effere mai più. ritornata, in
(z) Gqfreda Mataterra lìb. a^ cap^ 43.
ih) BefxLIflor.dìBarìy liKz. (c)G«/7.
RIA CIVILE
lor potere t ancorché altre volte avetferc»
tentato di -ricuperarla « ma fempre inutiU
mente s fi mantenne fotto il dominio di
Roberto» che la tramandò a^fuoi pofteri «.
Ed ecco come il Ducato di Bari da* Greg-
ei pa&ò a' Normanni fotta Roberto ) il
quale per amminiflrarla . vi creò un nuo-^
va Duca» fotto il quale fi reggeva . Co-
sì tratto tratta s^anidavan unendo qucfte
Provincie in una fola perfona , come ^i
fortunaumente avvenne al Conte Roggie^
ro» direbbe la^gloria di porre uniu fo-
pia il fuo capo la Corona di Sicilia » e
del Regna di Puglia •
GAP- IL
Conqulfit de NormaTmi {opta U Sicilia «
INtanta efienda accaduta in Firenze
neiranno iodi, ne' priiicip). di Luglio
la morte di Papa Niccolò IL che per due
anni » e mezza tenne il Pontefìcato {g) ^
inforfero in Roma i foliti difordini ^ e
tumulti per reiezione del fucceiibre • Il
iamofa Ildebrando per fedargli ^ unitofi
co' Cardinali ^ e con la Nobiltà Romana ^
dopa tre mefi ^ eleifero finalmente il Ve^
fcovo di Lucca di patria Milanefe ^ che
Alellàndro IL appellofli . Neir elezioae
non vi fecera aver parte alcuna all' Im«
peradore> il quale perciò fortemente fde-^
guata fece eleggere il Vefcovo di Parma
fua Cancelliero per Papa , che Onorio IL*
chiamarono, per opporla ad' Aleflandro^
e non baflandogli quefta y lo mandò in
Roma con molte truppe jper difcacciame
il fuo Competitore. Cominciarono quia«^
di le difcordie tra i Pontefici Romani» e
pL'Impecadori d'Occidente a proronipere
in manifefte guerre,, e fazioni ^ eciafche*
duna fi ftudiava d' ingroflare il fuo parti-
to «. Né mancarono dalla parte dell Im-
peradore griftefil maggiori Pretati della
Chiefa y e' più infigni Teologi di queir
età y che foftencfiero la. fua paufa. ; ma
contro, tutti quefti con inaudita arditez'>
za , e vigore faceva tefta Tintrepido II-
debrando ^ il quale, perchè T Arcivefcovo
di Colonia, avea. riprefo. Aleflàndro , che
fen-
Uter. Ii6. 2. cap. 42^ (f ) Gmìl. Ap^ M. 2^
Lupa Pftrfp. (g) Ojlhnf. Vii. j. csp^ zr^
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DEL REGNO DI KAI?0L1 LIB. X. «A?. IL )$>
feiìzt il canienfo di Cdave tontfo ciò the uarraiio Lioné^ e Pietio Diaocma »
eh* enfi dinanzi praticato « aveva avuto, non cfTere mai ftato lùiglior tempo ^ e
1* aidire di ricevere il Pómencato : egli con più accettabile per que"^ Monaci (^)« Qpc^
il vigore f ed intrepidezza ^ gli ri- flo Principe oltre di molti Camelli
totto
vigore 9 ed mtrepidezza > gii ri- ito Frmcipe oltre m molti Calte Ih , à
fpofe in faccia) che quella era una cor^ luoghi vicini a quelMonaftero> aÙ don^
ruttela dannabile , e cattiva più tofto ^ che il Caftello di Teramo > the perla fello^
confuetudine , contro i Canoni delia Ghie* xìiia del Conte > etfendo ftato prima fecun*
hi t che né il Papa» né i Vefcovi) né
i Cardinali , né gli Arcidiaconi > né chi
fi voglia altro potevah farlo : etfere U
Sede Appoftolica libera > e non ferva: che
le Niccold^ IL r aveva fatto > A(^tan|ente
portofli) né per Fumana ftoltizia dovei
la Chiefa perdere la fua dignità : che
non fi farebbe mai per l'avvenire foffer'*
U tanta indegnità y che i Re di Alema-
gna potefTero coftituire i Pontefici Ro«
mani »
Crebbero perdi , e maggiormente s'efa-
cerbarono le Contenzioni « ma crefciuto
dum Longobatdofum legem > com^ e' dice nel
Diploma riferito dal P. della Noce ( r ) |
aggiudicato al Fifix)> ^sh a quelMona^
itero • Molte altre Chiefe dono al mede*
fimo ) effendo allora le Chieìè in com«
mercio ^ e £ra T altre Quella di Caler
na pofia nel Galgano vicuò la Città di
Vefti; poiché fecondo la divifione fatti
in Meln^ Siponto col Monte Gargano a
Riccardo toccò in forte » Perciò Defide*
m Abati ancorché di fangne LòngobaT''
do » s* attaccò a* Normanni ^ e fu loro di^
pendente t né molto curavafi della depref*
ceroarono le contenzioni , ma creiciuco penoente^ ne moito curavau nella deprel*
il partito d' Aletfandro per la accortezza » fione de* Principi Longobardi > ancorché
e vigore d'Ildebrando > reftòdepretfo quel
lo d' Onorio > il quale in «queft' ifteifo an*
no, che s'intrufe nel Ponteficato, fu da
?jiello depofto, e condennato nel Concia-
io di Mantua , ma però non volle mai
deporre T infegne Ponteficali «
Nel Ponteficato d' Aletfandro IL per
r accordo poco prima (atto col Alo prede-
ceiTore, non vi furono occafioni di con«
teTe tra lui , e' Principi Normanni ; anzi
Aieifandro confermò a Roberto ciò, che
gli avea conceduto Niccolò IL e mandò
al Conte Roggiero , nel mentr* era per
àccingerfi air imprefa di Sicilia , lo ften-
dardo per la conquifta di quella; efiTendo
allor coftume , come narra il Baronia
(tf), che i Papi quando volevano ecc^
tare alcun Principe Criftiano alla conciui*
fia d* un nuovo Regno , di mandargli lo
fiendardo, dichiarandolo Gonfaloniere di
Santa Chiefa • I Normanni perciò proc*
curavano i loro vantaggi nell ifteflb tem<>
pò, che moftravano avere tutto il rifpet^^
to alla Sede Appoftolica ; né mancavano
intanto lafciar di loro monumenti di pie*
tà , e di munificenza verfo le Chiefe , e
precilamente verfo il Monafiero diMon«
te Cafino, nel quale
Defiderio , Riccardo
gli fece donazioni si
prefidendo T Abate
Principe di Capua
larghe, e generofe,
( a ) Barone. 1066. n. 2
W.3. cap. iz-CS^* 18. (e)
Abb. de NMt
prima moftrafle per la fua Nazione con«
trarj fentimenti»
Ma quefto Princi^ Riccardo , fenten^
do i progredì, che 1 Normanni della ftir*
pe di Tancredi d'Altavilla, avelioo fatto
nella Puglia, e ndla Calabria^ e che oia
facevano in Sicilia^ imputando a fua co*
dardia il non cotrifponder egli a quel va*
lore , punto da si acmi ftimoLi > non fu
contento del Principato di Capua , che
avea tolto a Pandolfo ^ ma ad imprefe
più generofe > e grandi fi Volle accingere *
Egli penfava profittare delle gravi difcor**
die, che paffavano tra^l Papa, t l'Impe*
rador Errico per le cagioni efpofie , e per
ciò non ebbe alcuno ritegno d' invadere
la Campagna di Roma, e di avviciuarfi
pretfo Roma iftefla per prevenire ad Er-
rico, che intendeva do^erfi portare aquel«
la Città per ricevere dalle mani del Pa«
pa la corona imperiale (^)* Com'egli fii
avvicinato prefibRoma, tentò tutti i mez*
zi co* Romani s perché gli dafiero il Pa«
. triziato , eh' era un fommo onore , e ch^
foleva precedere all' altro dell' Imperio /
ma Errico avendo avuta tal notìzia , non
Jerdé un momento di tempo a calar to«
o in Italia con grand' efercito > portane
dofi ancora in fuo foccorfo Goflredo Mar«
chefe di Tofcana » I Normanni , conofciu^
tifi
ad Oflìenf. tii. 3^csp,ì8. ( d ) O/lienf. H^^ .
3* cap» 25.
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tifi di impAri forze» furono corretti ab-
bandonar 4' imprefa , eritirarfi dalla Gam-
pagna : e dopo al<]uante fcaramuccc » fi-
nalmente etfcndovifi frappofto Papa Alef-
fandro, Riccardo accordoffi conGo£(redo,
e fece a Capua ritomo.
Il Papa eifendo poco da poi ftato in-
vitato dair Abate Defiderio per confecrar
la Chiefa di M. Cafino, da lui magniti^
camente rifatta, vi fi condufle con Ilde-
brando, e molti Cardinali , ove con fo*
lenne cerimonia , e grande apparato , ce-
lebrò la funzione , mtervenendovi dieci
noftri Arcivefcovi, e 4g.Vefcovi. E per
renderla Defiderio più magnifica v' invitò
anche tutti i noftri Principi cosi Norman-
ni, come Longobardi che tenevano allo-
ra quefte Provincie , come ancora i Du-
chi di Napoli , e di Sorrento • Vi venne
Riccardo Principe di Capua con Giorda-
no fuo figliuolo , e col (rateilo Rainulfo •
Fuvvi Gifulfb Principe di Salerno co'fuoi
fratelli : ma ciò che dovrà notarfi al nor
ftro propofito farà, che inquefta celebri-
tà, come narra Oftienfe C^i), intervenne
anche Landolfo Principe di Benevento^
confermandofi per Tocular teftimonianza
di Lione che vi fu prefente , e trovavafi
allora Bibliotecario di Monte Cafino ,
quel che fcriffe l'Anonimo Beneventano
nella Cronaca de' Duchi , e Principi di
Benevento, che Landolfo fu reftituito al
Principato di Benevento , né fé noi^ol-
to tempo da poi s' eftinfe il Principato
de' Longobardi , paiTando la Città fotto il
Papa , ed il refto di quello fotto i Nor-
tnanni . V'intervenne ancora Sergio Du-
ca di Sorrento; poiché Sorrento erafi di-
ftaccato dal Ducato di Napoli, al quale
prima era fottopofto) come molto tempo
prima aveà fatto Amalfi ; e ^uefti due
Ducati, elTendo Amalfi già paflata fotto
i Principi di Salerno, in forma di Re-
pubblica co' loro Duchi , e Confoli fi go«
vernavano , ancorché dependenti dall' Im-
jjerio Greco (^). Furonvi anche i Con-
ti di Marfi, e molti altri B^aroni Longo-
bardi, e Normanni, de' quali fin da que-
fti tempi era un buon numero in quefte
Provincie •
(a) Ojlienf. lii.^. cap.3. (b) V. Ca-
f^L BcrreL inVindk.Neap. Ptregr/tnCam*
pan. circa fin. ( e ) Ojiienf. lib. 3, cap. 16.
Sicqui fratrcm Roggerium de ma invejìiens
r A CIVILE
Solo* il famofo Duca Roberto Wiri
non convenne • Ritrovavafi egli inneme
col Conte Ruggiero fuo fratello* in Sici*
lia , ove air attedio di Palermo avea ri-
volti tutti i fuoi penfieri, e le fue for«
ze • Queft' Ifola , che caduta fotto il gio-
go de' Saraceni , er^fi fotto Maniace , coir
ajttto de' Normanni , reftituita in buona
parte all' Imperio d' Oriente , difguftati i
Normanni, e fucceduti a Maniace Go«
vemadori poco abili, era ftata ripigliata
di bel nuovo da' Saraceni , i quali avea-
no difcacciati i Greci da tutte le Piazze,
e folo Meffina era loro rimafa ; ma alla
fine furono coftretti nell'anno «1058. an-
che abbandonarla , e lafciare tptta i^uell'
Ifola alla difcrczione , e balia di queft:*
infedeli • Roberto Guifcardo col fuo fra-
tello minore Ruggiero V invafe y e dopo
aver foggiogate quafi tutte le fue più prin-
cipali Città , era folo rimafa Palermo da
conquiftarfi ^ Piazza la più forte , e prin-
cipale dell' Ifola., ove i Saraceni aveano
ripofto tutto il loro prefidio ; ma V afte-
dio che vipofero queftidue valorofi Cam-
pioni fu così ftretto , e vigorofo , che
non paftarono cinque mefi , che furono
obbligati i Saraceni a renderla nelle ma-
ni di Roberto, il quale infieme conRug*
giero entrarono nella Città con infinite
acclamazioni de' popoli . Roberto conqui-
ftato ch'ebbe Palermo, per cattivarfi gli
animi de' Saraceni renduti ormai Sicilia-
ni, diede loro libertà di Religione, fa-
cendogli intendere, che ftafte in loro li-
bertà , o di farfi Criftiani , ovvero rima«
nere nella loro Religione Maomettana •
Allora fu che Roberto inveftl ( ^ ) di tut-
ta queft'Ifola Ruggiero fuo fratello, crean-
dolo Conte di Sicilia, colle forze ed egre-
gie virtù del quale aveala acquiftata • Ri-
tenne per fé la metà di Palermo , di Val-
le di Demona «e di Meffina; e lafciato
in Sicilia ftio fratello, in Puglia fece ri-
torno , ed in Melfi fermofli ( ^ ) . Quin-
di è che Ruggiero non ricercò inveftitu-
ra dal Papa , perchè la teneva da Robert
to fuo fratello .
Così quefti due Principi ^ regnando uno
in Puglia col titolo di Duca, l'altro in
Sici-
In/ula , & medtetatem Panarmi , & Demo^
nay ac Meffana fibì retine?às . (d) Mala^
terra M^ a. cdp. 4* V. FazxelL Hi/K SìchL
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DEL RtGNO Dì WA1FOH LIB,X. GAP. IL
Skilia cdn titolo di Coste » pone van ter- fratiilaroéto om «iTo Itii ddla
Alcuni , perciò cheRobcr-
rorc a vicini
to inveftl della Sicilia Ruggiero fuo fra*
fello 9 han voluto dire , che quefti rico-
nofcendo da luj. il dominio , ed il titolo
di Conte di Sicilia, queft' Ifola folle fùb-
ordinata a* Duchi di Puglia i e che il
.titolo Regio ) ch'ebbe da poi Ruggiero
da Anacleto Antipapa, di Re di Sicilia »
eonferfliktogU da Innoceiizio lì. come di-
lemO) s'intendefie dì ^uefto noftro Re-
Sno 9 che fi difle Regno di Puglia , e ndh
eirifola di Sicilia (a). Altri |icr con-
trairio, come Inveges (^), dicono , che
quefte noftro Regno foife fubordinato all'
Ubla di Sicilia •
Ma* da ciòcche abbiam narrato , e moi«
ta più pi quello che faremo per notare ^
fi couoiceci chiaro , che né il Regno ^di
Puglia fu fubordinato ^a quello di Sicilia,
né la SiciUa alla Puglia, ayendb' avuto
ciafc\mo fue leggi , ed iftituti particolari ,
ed efiendó flati governati da' propri Un-
ciali • Egli è vero, che riguardandofi ,
che. i' Normanni dopo aver conquistata la
Puglia, e la Calabria, fi refero padroni
di q^uella IfoU , e cte come aggiunta al
Ducato 41 t'uglia , e di Calabria , he a-
veffe da poi Ro)>erto inveftito Ri^gieco ,
par che la Sicilia doveffe dirfi fubordina-
ta a^Duchi di Puglia; nulladimanco avén*
do "RobertQ fermata la fua Sede, in Pu-
glia , e. Ruggiero in^ Sicilia, e governati
qnefti due Stati ìndeBendentemente Tnno
dairakfo, non può afiblutamcnte dirfi »
che l'uno flaffe fubordin^ito dL'^ltro* E
quantunque morto Roberto » Rusperò fvo-
ceduto anche nel Ducato di Puglk, e di
Calabria javelfe fermata ia fua Regia Se-
de in Palermo \ ove la tennero anche i
Re Kormanni fuoi lucceflbri , non è però
che il Regno di Puglia foife ftata ftt}>or-
dittato a quel di Sicilia, ftia .come due
Regni per fejdivififi governavano, né che
fofif flato mai 1! uno ropuutb <ome Pro-
vincia dell' altro ) come fi farà chiaro nel
pròfeguimento di quefl' Iftoria •
Roberto intanto ritornato in Melfi fu
ricevuto con grande applaufo , e giubilo
da tutti i Baroni di Paglia , e di Cala-
• bria, t quali come, loro Sovrano, fi oon<
T^mo IL
(%) Tuttno de' Cmtefiabtlì del Regno.
( b ) Irrveges ifior. . dì Palermo , tom. a.
U) Gul. ApfuL lib. i. (d) GhL App.
ff
.^ cotfqdCa
di Palermo ( e ).. Solamente Pietro figli-
uolo del Conte di Trani non volle mai
rendergli (]ueft' onore, affettando queflii
un'intera ihdependenza, ed avca perciò
rifiutato di dargli foccorfo per la fpedi-
zione di Sicilia ( ^ ) « Sde^aéb perciò
Roberto lo condannò a rimettergli in fue
mani la Città di Trani , ed alcune altre
Terre , che erano fotto di luì ; ma Pie-
tro opponendòfi con intrepidezza, cagio-
nò a le. medefimo la fua mina , poiché
Trani a^ediata , e ben preflo prefa , l'al-
tre Piazze di fua dipendenza , xome Bi-
fcefilia, Quarato^ e òfèvenazzo feguirono
tolto l'cfempio di Trani .-Ritiroffi pfer
tanto Pietro in Andria , ove egli ^teva
difender^. aflu lungo tempo; pia avendo
avuto bifogno di viveri, ed effendo ufci^
t»^ con una buona fcona per andare a cer*
carne nella cailipagna , porte ia fua &•
srazia, che nel ritorno f>fleprefo daYol*
dati del Duca» Roberto vergendolo cod
depreffb, u&gli grand' indulgenza j po^
che avendqfi fiitto preftar giuramento di
fedeltà , gli reftkul generofemetite^ tuttt
le Piazze, rifeAandofi (blamente Trani «
Intanto per la morte d^ A leandro IL
accaduta nel mjefe d' Aprile di qiMfi' anno
1073. Pontefice che menando nna vita
tutta folitaria, e privau, avea comfne^
il governo ddUa Santa Side al femofo Il-
debrando: qnefti <^£kiza farne ricercare V
Imperadorè , fece^fte unire il Clero , ed
il Popolò Romano per reiezione del fue-
cetf^rei e neir iftefib giorno nel quale
morì Aletfàndro fi| acdamato egli per
Pontefice • Domandò Ildebrando all' Im-
perador Erriflo la cònfemu di fiaa elezio-
ne i ma Wìéto Principe flette qualdw
tempo a molvere , e mandò il Conte E-
beraiodo a Roma per jprendere informazio-
ne in qnal pMniera trae fiata fatta tin'
elezione tai^ follecita. Ildebrando fece
tante eareza^ al Come , che V indufie a
fcrivere in fùo fiivore ; ed Errico veden*
do ch^ Topporfi all' elezione già fiitta.
n^n avrebbe avuto alcun efietto ,' peith
era Ildebcando di lui più potente in Ro«-
ma, vi diede il confenfo* Cosi fii egli
oedmato Sacerdoie, e poiVefcovo diRo-
H ma
Dm P0tr0 fufpt^us erat^ quia prorfus eun^^
$i ad finis Sm^lw vtros adbibefe na^
garat*
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^
^Ei.r isTOUTA h:itiie
«M nel méfe drGSogtM M medtfinAiÉs
ao 1077. e ndU £u «tdinaxioae preiè il
nome m Ongorió VH.
C A IP. III.
Conquifte di ROBERTO fifra il Prìnttpm»
dì Saiemo, 6* Amatfi.
•
Roberto dòpo aver domata la Sicilia
entrò tono inpeitfiero d'unire fono
la fua dominàzMine r altre Provincie > che
rimanevatio in i^uefte noftre parti } e per
un' opportuna tKxafione che airemo > gli
venne Catto di cenauiftare il Principato
éi Salerno ibpra Giiulfo ftio cognato •
'GK Amalfitani ^ ^e , come fi difle , ca^
im fettò la dominazione del Principe di
Salerno Guaimaro^ aveano fperimentato
pm* troppo' afpro il di lui governo y "per
fitttrarfi dal gmgo iirraféto la Città , t
preflb il lido del Mare infiertie con gli
sàbfi congrurati crudelmente V uccifero ;
-mt rìjifem da Guido fuo Iratello ; dopo
il quinto giorno fedati i tumulti, riebbe
la Cittì, ed a Giiulfo iuo nipote figliuo*
lo diGuaimaro fufeftituifa\ Ma con tot-
. to ciò Gtfulfo affù più afpramente , che
•il f adre trattava gli Aimlfitaiii j i quali
penfarono dì- ricorrere al Duca* Roberto
^penchè interponohdofi Con fuo cognato ,
impetraffe da ItH qualche umanità , e^ cle-
menca per loro • Il n^ca motìh da oue-
fti ricorfi, inviò Am^fciadori^ a Giiutfo
pregandolo di rilafeiare* tanto rigore; con
cui trattava ^i AmtHfeani ; ma il Prin»
cìpe tiguaMMMdr^' qu^la pr#ghie1ra qual
knportuiu rimoftranza, ricevette di mal
garbo coloro, che glie k vennero a fa^-
9ti e cercando occà^dne ti querela, pre*^
te(e i che la Cofta dopo .Salerno infino al
Porco del Fico appartenelTe a lui : ^hia-*
'raffi ancora di voler 6r rietitrafe nei Aio
dominio Areco , e Simta Eufemia, di cui
il Dncft etafi inuxadronito. lloberto alia
prima pMccnrò di guadagnare fuo cogna*
to per le vie ^elle ddcezie ^ ed accoma*
dar amichevolmeata kcofe (tf); ma Gì-*
fulfo rifiutò ogni trattavo > maro forfè al
feecotfo che fperava «ki Riccardo Principe
diCapoa, il qual' era entrato a parte ne'
fuoi intereffi, etfendo allora in difcordia
- (a ) Matat. Uè. 3. €9/^%. ( b) GuÌ. Ap
puL li^*}. (e) Paul. Diacon. l.^. e 45^
con Roberto OmScatòo • Cofltti per nòtt
aver da combattere con due nemici , tcat*
tò fecretatiqente d' aggiuftarfi con Riccar*
do, ficcome^ fattegli offerte atfai vantag-
gioie > r indu^ a prend^jre il fuo partito
contra del Principe di Salerno (^)« Egli
ancora firmò un trattato particolare can
gli Amalfitani) e gli prefe fotto la fua
protezione, ed avendo meffa la guarni-
gione dentro la loro Città 9 fi'^fpofe a
venire, feguito dalle fiie truppe > ^ lia
?uelle del Principe di Capua^ a mettere
affedio alla Città di Salerno*
'Tutti coloro , che prendevano^ parte
liegl* interelii di Gifulfo , V avvertivano a
grand'
amico, lo -confi^iavano ad averpaoe con
Roberto (e-); ma egli oftinato né meno
volle dar lororifpofta« Né perciò defiftet-
te Defiderio , ma fapendq che Roberto
avea già ailèditto Salerno , impegnò il
Principe Riccardo a venire eon etfo lui
a difpòrre Gifulfo ; ma né meno potero-
no cohfegutre cos' alcuna , anzi non ce£Gi«
va di pubblicare con alterigia mal fonda*
ta, che non prezzava punto l'amicizia
del Duca, alla* quale per fempre rinun-
ziava .
^Roberto fdegnato, non guardò più alle
maniere d<^ci, ma ftrinfe T affedio , e fer-
rò quella Città si da preffo , che nel fine
di cinque^ tnefi ) fu ridòtta ad una eftre-
ma carestia* Quelli che la comandavano
veggendo > che non poteva più mantener-
li , penfaroho alla loro Scurezza Cd).
Uno de* principali eh' erano dentro fa Piaz-
za eraBacelardo figliuolo d'Umfredo, il
quale dopo aver inutilmente afpettatogli
ajuti defr Impetadore di Coftantinopoli
tornomne in Puglia, e cercava per ogni
parte di vendicaHi di fuo zio; eperque-
fto motivo egl! era entratq in Salerno ^
affine Ài fooóorrere Gifulfo ; ma temendo
^ iperimentare il rigore del Guifcardo ^
s' egli cadeva nelle me mani , fuggiffene
la notte, ed andò aricovrarfiinunaPiaz*
za vicina ^ chi^rmata Sanfeverino y che gli
aprì le porte • Il Duca fcriffe al Conte
R4iggiero, che veniffe al ^iù preAo -da Si-
cilia ad affediar Sanfeverino , fin tanto
eh'
^d) Méilén. iii. 3« cap. 4.
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DEL REGNO D^I NAP«£I UB. }& CilP. Ut
dir edi Mfe vanito a fine dclki tp^ékior
m £ Sftlenio • Ma non fi tasdò iBoha
td e^u^arlo> jwichè le mura jdcUaCiiH
tà ccmiBciaroiKi ad apfirfi p^ tutte 4e^
parti» e gli abitanti AtfEL^tnmro adins^
nàtar Roberto'^. eatiace pesala pitt-lae«
«a brcceia^) -affine di penieuiae aùora Le
Rigrazie d' una Piaaza pee&i pet atfalto .
Glìulfo intanto .non fi. reìe pes quefte >
ma fi difefe «ella CktadMla; ma' abilito
£'\i feffocemebiie dal Gniùsuday alla pcB-
le fu €d>hligai» di mù&tzm altretMztì|
{boiafiiftDne , quanta >fierestt ama pvSfltt
moftrata ; egli fi cefe alla demena del.
vincitore » e dimandali per ogni grazia
quella della fiia libeAà: fugli conceduta^
oèndofi prima ritirato in Monte Cafino»
da poi r fi ricovrò fotte la pcotead^iie di
Papa Ckegorio VII. il quale nella Cam-
pagna Romana gli sl^^^oò alcune Terf&y
óve poim^ abitare» non lafciando intan«^
to egli di appellata Principe, di Salerno »*
Duca di Puglia,: e diCal^$na> come fua
padse GwimarO) non già di Sicilia, co-
me per isbaglio fi legge nello Stemma de^
Principi di Salerno del Pellegrino.
Il Duca fece -di bel nuovo fortificare^
&dcmo y ma fenaa dimorarvi molto tM»*
pò , marchiò - tofto contro Bacelardo per
t€^ieigli H tompo' di fortificarfi in Saiue-
vefiaa..£glt vi giunfe poso dopo fiiofra^
Dello Ruggiero , che già avea attaccata la
Piazza y onde cintala più Arettamente »
fa forza renderfi a patti , ciocché fece che
Bacelardo infieme col fuo^tello Erman*
no penfaftro di nuovo di nticarfiinCo«
ftantinopoli : dove quefli infelici Principi
menarono il redo della lor vita ingra»*
de miferia » nella quale dopo molti anni
morirono » -
' Ecco Gome in queft^anno 1075* fecon*
do r Anonimo Caffiaele , Fr. Tolomeo»
di Lucca V e Camillo Pellegrino, ilPrin*
cipato di Salerno s' unì al DucaM di Pa*
glia, di Calabria., e di Sicilia, in poter
de' N<Mrmanni„ fotto il facnofa Duca Ro*-
b^rtti. > il quale te^tenda aitcbe> Amalfi 9'
già minacciava T altre partii che'veftava-^
no , di farle paifare aiùxrfa ibfeo- il fito
dominio* Ed ecco come imSaiemo s'eiiift^
fero i PriAcipi I«aii>4obafclì^ ma non pe*-^
tà reftò in tutto ettiuta quella Nazione i
{sLyjPilUgf^-^ Amm »mc. Salmip^
, non» jitiaiiwte Aend?
PrinGÌp«ca'4iCapua, rsuAtm fendale di41^
ìAe£b fangue ne' Contadi viejm («i)« Ri^
mafeM Gntìpana Conte di Caf^ccio ;
]^(adolfo^ girale di CoiiMto> ; Giordano
Sìgnm^ del CaAitto diCoraeto delCìlw
to nipote dal PaUwpc Guaìmtro ; Aftòi*
fo figlinolo 'del Conte Gifiilfoì RomuaU
do %liiblo di Pietro Conce diAtenoHb^
CaAelnmìna figUnolòil' Adelferio Cont^ j,
B^retigaeio &[liiiob d' Alfeno Conte ;
Giovanni , e kmdnlfo iìglinoli d' A^dema*
ro Conftey che lii detta i)<Ro^ ; Giovati*
nà ^ittdo di Gtttfmara Come \ Glorio^
ff^' ^yiolor di Pandolfo Conte ì i quali
erano ancor viventi negli anni itTO.<€
1114. E Sicdgiita figliuola di Gldfciofo
vedova di Marinoe Cacapecc dt Napoli
ancor vivea neir anno ti 55 ('^) . Còsi'
aMora da' Conti Guaiferio , ed Alberto*
di qui^D (sBEBgmy nana Pellegrino, eflfer
derivata. in Sdamo U nobile femigha di.
Poeta^ la di eni poAentà con ordine oer^
tot infitto air anno i^ìi^ fi rRro^ ìiell^
antiche- carte: ficcomr dimoiti alM Con-
ti Salernitani per fette, e oicogenerazio*
ni infino»^a qnlel tempo effervi' ne--vétidli^
DumuaKttti rifeontro , atteAn qnefto me*
defira»Aiko0e^. E feo^i per ordine c^f^i
t» fesài quafi ohe impmthile «K>va^ la-fe-
rie de' tfìidefeni ,N9on è per^, ehe-feA?"
in quefto*Principato eftintt- aAtto il fan*
gne hongBbardby e4b«fe ancKe jd prefen*
te ifawà nafcoto fetfe. ruvidi panni di gen«
te ruAicamt'^ e falvig^a . Documemn ,'
niente etfere la nAiità delfangue, quan*
do la fptendoie » t lo #icheaze dh lei &
dipartono «
CrA F W.
. fatta la daminazimtà Je^ ìmmafmi -^ e^ Ib
Gmà Ji JBmuvemta Ma CUtfit R»fmns •
Ih dìfeaotiamento det Piinc^ Gifulfo
da Sflilemo » e da Amalfi , diede a
Gre9o»ia VII. molto da temete per l*
ingrandknentx>> «he in confeguenza ve*
deva ^ ne? Principi Noimànni .; ma fopra
Hmo defidnnuido di riporre GiinHb y cui
tanto amava » nella fede donde 4i^ era fta«
Ha to
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D'I £ L* VS T ©>
im^e Ultacìarlefofse di oud& Principi ^
a^etUYA opfpgt tuiità di farlo • Fu Mcora
l^tt vohe iftig^to dì metctNT (tk un «Imo par-
tito cotttioRoborto» e dipKMggtre ilboi
QfKti dircacGiati; maaoAttidò'giimcbc
Tifteft) Rohctto iiifiemecon Rioomb gii
aprirono una ben larga ftrada alle con-
tenzioni , e brighe . Non erano quefti
Princìpi foddisCatti d' av^r caecìato Gifiil-
lo da Salerno » ma vedendo che* queftt
av^a fono Gregorio trovato nella Cam-
pa^ Romana mcovoio, penfarono infe*
puirlo fin dove era , é con tal oeeafionfe
invadere la Campagna ; laonde &infero
incontaiienir verfo quella v^a le loro
truppe » ed occuparono parte della Marca
d' Attoona ( ). Ma da che in Roma eb*
beii la novella > ch'agli , e Hiccardo s'
avanaavanò nelle Terre dellarChiefii , Gre-
gocio che fopra tutti i Pontefici non era
per. fofferife un fìmil afiponto , e die
noi^ a&etuva altio che qoefto per dìchìa-
sarfi loto inimico ) ragunato in Roma un
Gottdlio con pubblica cerimonia^ e fole»*
nkà fcoQuuMoò qucfti ihw Principi , e'
loio adorniti (i) . M\ feoigeBdo ch'effi
nm moko ouNiMofi di quefti Mmini ^
adoperò neU' ifte|b tempo un mexao più
officace : egli inviò contra dì effi una
teona arnitca , che Cm loto ^éb vol-
tar cammino .^1 Duca « od il Princi*
rper non peider occafione dipMccurav*»
in altri hioghi aitié conquiAe , venne-
ip nell'ife^b ten^o a poetar Taiedio
alla Città di Seaovenao , ed a Napoli .
U Duca ttr\iA Brn^vento^ ad il Pnnci*
pe Napoli. "
La Città di Benevento hifino a qnefti
tempi era fiata ^vernata da Landplfo
VI. Qpefto Principe ancorché avcffc ge-
neiau «nolti figliuoli , noiladìmanco fii
a) Mwdo padre infelice ^ poiché pianfe
ia loro morte eflg vivente • PaadoUb
eh egli avea al Principato aflbciato , fii
MH'amio io74«0Gciro da' Normanni pref-
10 Montelàrchio : onde fopprawivendo a
^ueft' unico fidinolo eh* eragli rimalo ,
tenne il Principato fino ali anno 1077.
ma efTendo già d'età grave , t cadente^
dopo avea renato in Benevenab 39. an-
tn fi^ hi Epiji. Gnam «f- Ceieérmif
^jmédumK^ma^ in faa eumnumìcm^t ì^
RIA CIVILE
ni ftil i giorai fuoi in qneft'anoo 1077.
né hfeiando di fé altra {mie, nuncò iia
lui la fiicc^ione de' Principi di Beno*
Vento. Eceo il periodo dì quello P^lnci-
pato} e veicli intanto l' inviabile cotidizio*
ne dette cofe mondano . ilbieito Principa-
to che fi>pm tàtri gli altri fteiie i iuot
oonfinì) e che ià tempod' Arechì abbrae-
ciava qiìafi tutto ciò » che al prefente è Re-
gno di Napoli i om s'eftingue «atto , il ^ua*
le infortunio non ebbero gli akrì Principati
#CapayediSafomo9 poiché fe bene in
qnefti oMncatfero i^rPcìocipi Longobardi ^
non pacò ti efhnfero i Principati » ma padkti
lotto i NcNrmanni, fi mantennero lungamen*
te 9 e Ruggiero ancorché riducefic quelle
Provincie in fiArma di Regno» non perciò
reftiofe t aAimendo fra gli altii titoli
anche quelli di Principe dì Capua » e di
Salerno, e ne onorò anche i fuoi figlino*
li . Ma quello di Benevento mancò ali'
intutto i poiché ricaduta la Città in po-
tere del Romaiip Pontefice » V altre Ter-
re 9 e Città del Principato paflbiono fotto
la dominazione de' Normanni t che all'
altre Provincie da efii conquiftate V aggiun«
fero ; e quindi é.ehe ne' loro titoli non
abbiano nenuneno ritenuto quello di Prin-
cipe di Benevento, come amitto -eftinto «.
Per là morte adiinque accaduta di Lan-
dolfo VI. ultimo Principe di Benevento
lenza prole , mancando la fucceffione di
quel Principe, t»fto Gregorio pretefe do-
verti la Città reftìtuire alla Chielà Roma-
na * All' incontro RobeKo , che 'molte
Terre di quel Principato avca occupate ,
pretefe ridurre anche Benevento fotto la
tua dominazione , come avea fatto dì quel*
le Terre le quali riconofcevano per loro
Capo Benevento . Perciò dando il pen-
fiero a Riccardo Principe di Capita deU'
afledio di Napoli, egli a quello di Bene-
vento fu ti^tto rivolto • Ma queftc due
Città > quella di Benevento p^ l'opera,
e vigilanza di Gregorio , l' altra di Napo-
li per lo valoce de' fuoi Cittadini, difenr
demlofi vjdoiofiHMnte, portaiono in Ina*
go gli aiedi •
Intanto ammalofil Riccardo , il quale
avendofi piDocniita la grazia di Gregorio »
atfbluto da colini delle cenfuie , poco da
poi
bertnm Guifiardum Dme$mApulÌ£^ & C#«
léhiM^ <st Skilia $9m mmlèus fmforibma
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DEL RECNO DI NAPOLI LIB. X. €AP. Hf.
foi ne Hiort. Giordano (ho figliuolo , idie
gli fuocetfe y nudrendo diverfi fentimenti
éa foo padre, levò tofio Tatfediò da Na<
poli, e ftaccatofi dalla lega cheluo pirdre
«uva fetta eoa Guifcardo , s' uni col Pa-
pa . Roberto ancora^ avendo laiciato al-
quante tmppe alFatfedio di Benevento ,
cfali ritirato in Calabria ; onde Giordano
per r aéènza fua , unìtofi col Papa , portò
tanto innanzi la cofa , che ricevuta da'
Beneventani grofla ibmma di denaro , fé-
ce togliere immantenente V a^dio da quel-
b Città , mandando a terra tétti gli or-
degni, e macchine, che il Duca Roberto
a:vea ai^areccbiate per ridarre t]uella Cit-
tà qelle fue mani . **
Tanto baftò , che Roberto fortemente
lilcgnato de* portamenti, di Giordano , tor-.
liafle tc^ dalla Calabria in Puglia ,
ovéri^btteAfcoli, Monte Vico, ed Aria-
no, andò contro ii Principe fopra il fiu-
me S^no per prefentargli batta^ia ; e
i*ebb»> fra di loro venuti alle mani ,
fé r Abate Defiderio non fi fotfe firàppo-
ilo per la pace , il quale feppe con tanta
efficacia, e deftrezza placare T animo fde-
gnato di Roberto , che lo piegò a farla ,
rimanendo quefti Principi come primsFnel-
la ftetfa amicizia {a) . Proccurò ancora
Defiderio , che Roberto fi rappacificafTe
0on Papa Gregorio , e feppe così benpor-
ftarfi che andate in Roma proccurò che
fotk dal Papa aflbluto dalla fcemunica ,
ficcome ottenne, ed ebbe la gloria di por
pace tra quefti Principi , neir iftetfb tem-
po che le gare , e difcordie loro s' eran
«Tacerbate in maniera , che fi temeva
non dove&ro prorompere in più crudeli
guerre.
Così ì Normanni pacificati col Papa
ottennero da lui V ailoluzione delle cen-
fure , ed air incontro Roberto ridotte le
Terre di Monticulò, Carbonara, Pietra-
palumbo, Moàteverde, Genziano, eSpi-
nazzola , fotto il fuo deminio , più non
curò «di rmovare V a|||dio alla Città di
Beaevctto ; ma lafcuttda cesi libera a
Gregorio come la pretendeva , dall* ora co*
Mnciò quefta Città a reggerfiperlaChie-
k Romana 9 la quale in^rodueendovi nuo-
va polma 9 per Rettori , che per k> più
wm. in Ckr.DM.<srPrìnc.B€n.n.i^. Mfnd
erano Cardinali , fi governò in tpevet
fo(A).
Ecco come la Città di Benevento paf«
so in dominio dell^Chiefa Romana, pri-*
ma che quefte Provincie foKbro ridotte »
ti unite in ferma di Regno ; e per m^
fisi ragione neir inveftitnre , che diedeve
da poi i Papi del Regno di Napoli , fi ri-
ferbavaito la Città dU Benevento , come
quella che nonr era ivi comprefa , ma ino*
n di. quello, ed alla Chieia Romana fot*
tepofta \ quindi è che i Beneventani fia«
no repittati come foraftieri , e non natii*
rali del Regno.
£ vedi intmto come queftenoftrePro»
vincie ch'erano a tanti Principe fottopo-
fte fi unifeono pian piano infieme nella
Srfona df Roberto , le quali finalmente
tto Ruggiero Conte di Sicilia s* unirono
in forma di Reame . Ora niente reftava
a Roberto di conqniftare che il picciolo
Ducato di Nanoli . Quefto Dotato , an-
corché ricono(cetfegr*Imperadòri d'Orien-
te per ibvrani , fcor||endofi dalle fcritture
anche di queft' ultimi tempi, che fi pone-
vano i nomi di quegl' Imperadori , come
fi ofTerva in quella portata dal Summon-
te , la quale fi legge fatta fotto il nome
d' Aleffio Comneno ; nulladimanco man- ^
tenevafi in forma d una picciola Re^ub- '
blica retta da'fuoi Duchi , e Confolt, i
ouali per la declinazione de' Greci in que-
ne partii aveano quuii che fcotfaognidi*
pendenza , t fubordinazione , che prima
aveano cogl' Imperadori d' Oriente • Tut-
to il rimanente era pacato |;ià fotto U
dominazione de' Normanni : lotto Rober-
to Guifcardo la Puglia , la Calabria , il
Principato di Bari, di Salerno, Amalfi ^
Sorrpnto , e le Terre del Dneato di Be-
nevento. Sotto Riccardo il Principato di
Capua , ed il Ducato di Gaet» \ la qual
Città ancorché aveffe i fuoi particolari
Duchi , era p«rò fuberdinata al Principe
di Capoa.
CA.
PéUt^. Pùfl cu)m Prìncìpìs •bUum , f^
éfi Civitsf f€t Rrnm^m Ec^Ufiam •
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i^
UMLi: ISTQUIA CIVILE
C A K V*
litis/^ ^h^ ^l^c r Imfi^ndwp Eiuuca con Pa^
pA GK£GQRia ). il quaU ricorre al Ducs
. SAB£&to , che k UberA dal tarmi deiC
Impera tote ^
LA pacfr che Defidierio» proccurÀ tra il
Papa 3 ed il Duca Robeirta fu si o^
portuna per ambedue y cbe . ciafcuno n^
ricavd per quella moki vantaggi ,, ma £ok
pr:i tutta Gregorio ». die ia altra gHÌia &-^
rebbe fi trovato in anguiUe più, gravi » ed
iofuperabili i poiché certamente ftaza f^
ajuti di Roberto ^ farebbe £aia da Enrica
opprefifo « Le difcordie tra lui , e Firn*»
pera dorè eranoefacerbateinmaoiera^ che
prorompendo in manifefie contenzioni %
nnalmente terminafonaiafedizioni ^ gucr^
re», e foismi oftinati . I primi feou di tan-^
te difcordie-fiirono le impedite inveftitu-^
re > ed il vederli efclufe T -Impetadore
n^ir elezione del Papa ; s'a^giudfe ancora
il difpettò ^ che la Contesa Matilda gli
fece» per aver donate molte Terre» eCa-
ilelli della Liguria » e della Tofcana alla
Sede ApoAolica (a) . Gregoria all'incon*
UQi accagjm&ando Errico», che per denaro,,
e. cpn privata autorità invettiva i Vefco^
vi», ed Abati» lo riprefe prima aeremen-
te »f ma da poi nell' anno 1076^ venne aU
le cenAure ^ Errico effendo (lata ancora
ofièfo per uua fuperba Ambafcieria » che
Gregorio gli avea. mandata» fecetoAora-^
!»aat, un Concilio inVormazia» net qua-
e a^cu£ua Gregorio di molti delitti » ed
eaomiitài^ fa depofto ; da poi mandià egli
ila Roma i fuoi Amhaiibiadori con lettere
Kene di difprezzo» e di contumelia », per
I €fià9M fé eli uotLfioava di dover depor^
te il Fonteacato •> Ali' incontro. Gregorio
ngunata in Roma un akro>Concilio ico-.
»ttnic^ tutti i Vefcovi » ohe alla fua de^
£>rizione in Vormazia avean confentito.;^
pofe Errico del Regno di Germania» e
di Quello d' Italia » ed atfolfe tutti i fuoi
fudaiti dal giuramento di fedeltà » che gli
ayeaa dato ». proibendo loro di predargli
pi» ubbidienza » ed efortanda tutti i Prin-
cipi a prendere T armi contra Errica . t
fa ) AuaMf. P. DiacJn Qftìenf. t. j. rw^9.
(b) Aua,Hari.P..I>iacJ.^x;ap.^9^(^c\H^-:
Principi d'Alemanna omfidetwdb ^
ter la guerra che i Satfoni allora aveano
moda ad Emco ^ non esa.pnmo tempo
da nudrire quefie contefe » perfuafero aÙT
Imperadore di proceurar la pace eoi Pé.«
pa » e nell' iftetfo tempo proccnrarono »
che il Papa venifle in Alemagna» ove fi
darebbero riconciliati » e accordato il tut«
to « simulò Gregorio di volervi andare ,
ma e£Gsndo giunta a Vercelli » ritirofli a
Canofla eh' eca un Caftello pofto net di«
ftretta di Reggio . Errico^premucn da'Saf^
foni volerla m ogni fuo cotto aver pace
col Papajt onde tottopaflandaT Alpi ven«
ne ivi a Qrovarla » e chiedergli perdona
(é) • Gregorio non volle prima ammet^
terlo t nu dopa averlo fatto per tre gior-
ni afpettare fcalzo alla poru di q^Ca«
ftello» edendofi interpoftì li faottuari dd
Papa » e' Principi dell Imperio ^ finahn en-^
te gli concedette il pendono ..
Ma comprendendo», che per lafuaacei^
bità » Errico maggiormente fi farebbe ir*
ritato » ed avendogli ancora Matilda av-
vertito » che r Imperadore ^i tendeva in«^
Udie per averlo in fue mani» tofta fé ne
tornò in Roma» ove neiranno 1080* con
maggiore celebrità di nuovo fcomuniooL»
lo » lo depofe delia Corona dell' Imperio»
fciolfe i fuoi vaffalli dal giuramenta » vie«>
tò a tutti i CriftianL il predargli ubb^
dienza y e diede il Re^na d' Alemagna a
Rodplfa Duca di Suevia» efortando tteti
i Principi di (jermaniar ad eloapeslo Im«
peradore . Qiiando Errico riU^pe che i
Sai£bni aveana eletto Rodolfo Imperado*^
Eopporlo a lui > lafciò V Ittd^ » e
in Francia prefentò a Rodolfo la
^ iia i pugnoiU la prima volta fenK
cernente da ambedue » e fu&tta ftrage in-
finita K, ma non baftando il tempo » fi ri»
ferbò ad un' altra giornau ;. fi tornò a com*
battere » e finalmente cedendo la fmt di
Ridolfo ». venne fatta ad Erriao. di disfiir*
io ^ Retto in qncik pugna Rodolfo, mife-
ramente uccifo » i^. quale in prefenza de'
(boi Capitani mottrando la fua mano tut-
ta bruttata di iangue per le ferite ». avan«
ti di morire si gli diflle (r) : Vedeèeque*
Jla mia mano, tmt^ brucata di famgm p
cpifik qutfiék U giurai, ai. mio SìgfioH Értiatà
di
m^ldaaCJ^rmfi Sc^voirHmiià. i.aiaf^z^^
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DEL RECATO DI NAPOLI LIB-X.CA1^.V. 4i
JH nm mfiSért atta /uà vita » ìfd aita faa PrincipeHk ^a cadnu techi nni da pòi
I
gloria; ma il Pbm^fice Romano mi riduffe
a tfàfgftdirt i gìutamenti dati ; e aJt ufut-
fonai qaalP wncta vha a me nom era devu*^
te. Saat fine io i/f abbia tonfeguito voi già
H vedete : io vedranno ancora quetti the m
tanno iftigato a queflo^
Errico 9 fcoafito) ilfoòrìnle, memoffe
degli oltraggi > ed ingiurie riceTute da Gire*
gorio> tofb Titwtìò in Italia; ed avendo
fatto convocare prima in Magonta > e da
poi in Breslavìa un Concilio di Vefco-
vi) fece de^rreGr^orio, ed in fuo luo-
go eleggere per Papa T Arcivefcovo di Ra«>
venna^ che Clemente III. appelloflS: in-
di calando in Rom^con una potente ar-
mata ,'difcacciato Gregorio, collocò Cle-
mente inanella Sedè (^ )> dal quale vol-
le anche ricevere la Corona Imperiale ^
Gregorio intanto erafi ritirato nel Gattel-
lo di S. Angelo co* iuoi , ove non poten-
do riceveiT* aiuto da* Romani » né volen-
do altri fòccorrerloy effendo le forze dell'
Imperadore pur troppo grandi > può ere*-
derfi in quanu coftemazione viveflc . S'
a^iungeva ancora che Giordano Prìncipe
idi Capila co' fuoi Normanni > temend» che
Errico da formidabili eCetciti circondato^
non gjii difeatciatfe dal Principato > pro-
cnrSrond imìrii con hu contnf Gregorio
C^)f pndle Je cofe del Papa erano ridot*
te in iftafo pitf troppo lagrìmevole •
Non vi reftava «Itro^ che il tiifcrreré
agli ahiti del famofo Roberto « Ma qnefti
in uno ftrano ecceflb di miferia; poiché
NiceforoBòtoAiate avendo difcacciato Ktì*
chele dall' Ittipetio d' Oriente > avea confi*
nata Tutta la fua famiglia in un Mona*
itero > e coìi inalidita inumanità aveafat*
to caftrare Coftantino matko della Prin*
tipeffa EleAa . Un' ingiuria sì crudele f 1^
dondava in molto difprezzo ancofa dèi
Duca Roberto, il ijuale non poteva far
di manco di nonfentirìa; ma d'altronde
riguardava con occulto pincere T occafio-
ne di portare le fue armi in Oriente.
Per la qual cofa egli afcoltò benigna^
Inente un Greco > che comparve alla fua
Corte, e fi fpacciava per l' Imperadore
Michele fteiTo , il quale per dar credenza
air impoftura > minutamente narrava il mo-
do, col <]uale era fcappato via dal Mo«
naftero , in cui era ftato racchiufo in odio
folamente, come e' diceva, dell'alleanza
che avea contratta co' Normanni • Il Du-
ca fece tee a quefto perfonaggio onori
ftraordinarì, come fé enettivamente fbfft
ftato r Imperadore (e); contuttoché mol*
ti Signori, ch'erano ftatì a Coftantinopo^
li, ed aveano veduto Michele, confefla-
vano, the non lo rawifavaho per detfo^
o che bifbgnava che foffe mólto cangia-
to « Ma Guifcardo non voleiTa entrar in
queftD dibattimento, fé qnefti foflfe il ve*
ro, o il faUb Michele.* tutto eragli una
cofa per giugnere al fuò intento % Egli
pretendeva folamente ricondutlo aCoftan*
trovare molto lontano per accórrerlo » tinèlli alla tefta d' un' armata ^ t di re*
Avea qoéftó Principe ne^ precedenti anni ftituirio al Trono Imperiale > difegnando
collocata in matrimoniò una delle fue fi
fliuole chiamata Elena , col figliuolo dell'
mperator Michele Ducas , appellato Co*
ibntino, Principe di tanta bellezza, e si
ben difpofto , che la Principerà Anna Com-
nena non fa punto £ difficoltà di chia*
marlo una principale opera della mano
dì Dio. Coftei ancora non ^ò trattene*
re il fuo fdegno cofi^ dell' Imperador
Michele , per aver dato un figliuolo si
bello alla /i^liuola d'un uomo come Ro«
berto , cui ella tratta > fecondo il fafto ^
ed alterigia de' Greci , qual miferabile la-
<hone , ed indegno d' imparentarti con gì'
Iniperadori d' Oriente \ nu Elena infelice
Ca.) AuBuar. P. X>w.
6- 5j. (b) AuSl.
ÌU.3
P. Diac. IH.
tap. 50.
3. oap.
forfè d' innalzarvi^ egli fUedefimo > fé fi
trovalTe che qnefti non feffe il vero Mfi»
chele • In fatti non fi dubitò , che foffe
un giuoco per allettare piò facilmente t
Grecia e per aver un pretefto più plaufi*
bile d'imrigarfi negli affiifi dell' Imperio
d' Oriente : qualunque fi fofle il fuppofto
Midhele, che Anna Comnena dice eflè*
re ftato un Monacò Greco > appellato
Rettore^ non lafciò Roberto di profittare
del carattere ^ che j^li fece foftenere •
Ma mentre che il Duca avea apparec«
thiato tutto ciò , eh' era neceffarìo per una
fpedizione tanto importante ^ ebbe awi«
-fe) che in Coftantinopoli era nata ufla
nuo-
};o. (e) Maiat. ito* }• jirtna Comnen^
i6*4^
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L"
Al »ELr ISTO
mova reTolonotte^ che avea mcfi) fuori
la Principerà Ele&a dallo ftato miferabi-
le f in CUI ella ftixfUL fi trovava ; poiché
Aleffio Comnwio etfendo fiato poc' anzi
dalle Legioni pro^amato Imperatore in
Tracia, avea depofio dal Trono, e latto
tofare Niceforo Botoniate , ed egli era en-
trato trionfante in Coftantinopoli, ove
avendo fatto ufcire dalMonaftero laPrin-
cipq^a Elena la trattava con grand* ono-
re , difegnando così guadagnam il Duca
Roberto, cui grandemente filmava , evie
iù temeva , che non gli contraftafle sì
' principi •
Ma tutto ciò non badava per arrefiaie
j difegni di Roberto, il quale avendbgià
tutto air ordine per quella fpedizione ,
non volle perder tempo a darvi ^principio ;
ond' etfendofi a tal effetto ^rtato in O-
tranto, ove dovea imbarcarfi con tuttala
fua armata, prò vide prima al governo de'
fuoi Stati eh' e' lafciava in Italia. Lafciò
il governo de' medelimi nelle mani di
Ruggiero foprannomato Burfa fuo figliuo-
lo fecondogenito , eh' egli avea generato
da Sigelgaita fua feconda moglie, dichia-
randolo erede in preienza del Popolo del
Ducato di Puglia, di Calabria, e di Si-
cilia (t). Quefti era un Principe di tut-
to garbo, e di eftremo valore i e gli la-
iciò per Miniftri il Conte Roberto diLo-
litello fuo nipote, ed il Conte Girardo
E^rfona di ibmnu eiperienza, e di cono-
iuta integrità.
Egli s' imbarcò infieme colia Duchetfa
Sigelgaita, che volle feeuire fyio marito
come un' Eroina alla temi delle fue trup-
pe • Portò feco ancora il valorofo Boe-
mmtdo luo figliuolo avuto dalla prima mo-
glie Adelg|rita , ed alquanti Baroni Nor-
manni. Giunti che furono nell'anno io8i.
nell'Iibla di Corfii, comhiciarono ad in-
vadere quelle Piazze , ^r ridurre quell'
Ifola ibtto la loro dommazione : Aleffio
Imperadore awi&to della molla di Ro«
RIA CIVILE
berto, tc^ fece apparecchiar im* armate
per reprimerlo ; e quindi cominciò fin
quefti due Principi una ^erra- sì crude*
le, che ebbe avvenimenti sì grandi che
feinfero la PrincipefTa Anna Comnetia
figliuola dell' Imperadore Aleffio a tetfer*
ne r iftoria , nella quale , con tutto che
€efcaflè ingrandire le gefta di fuo padre,
non potè però parlare di Roberto , fé non
con elog) d' eftremo valore, e fortezza •
£ condennandomi il mio iftituto a trala*
fciare si illuftri avvenimenti , rimetto i
cufiofi all' Iftoria di queftaPrincipefla, ed
-a ciò che Malaterra , e Guglielmo Pu-
gliefe ne fcriffero • In breve dopo aver
Roberto efpugnata la Città di Durazzo fi
refe jpadrone di quell' Ifola , ed afpirando
a cole maggiori , f^infe da poi le lizecon-
quifle nella Bulgaria , fiicetido tremare
tutto ouel paefe del fuo nome fino alle
porte di Coftantinopoli •
Mentre che quefto gleriofo £roe eri
intrigato in quefta guerra con Àleflio
Comneno, ebbe preffanti, e calde lettere
dal Pontefice Gregorio {a)j il quale nelF
iftetfo tempo, che fi rallegrava delle fue
vittorie , che riportava in Oriente , gli
efponeva 1' urgente bifogno che. avea la
Sede Appoftolica del fuo foccoifo, e \é
ftato lagrimevole in cui trovàvafi per le
forze d' Errico . Il Duca era ftato un da
che i>artì da Otranto avviato de'sfi>rzi
d'Eràco, il quale non etfendo ancor par-
tito da quella Città , gli avea mandati
Ambafciadori |^r tirarlo dalla fua parte;
ma Roberto rimandatine tofto gli Am«
bafciadori, n'avea anche avvifi^to il Pa«
SI , con fentimenti sì obbliganti , fine a
chiararfi, che fé non fofie già fegnito
r imbarco delle fue truppe , l' avrebbe egli
medefimo condotte alla volta di Ronu|
ma con tutto che lo ftato de'fuoi ztìacn
lo chiamatfero neceflariamente altrove
f
(t) Gul. Afp. lià.4.
Mvenit $B$iria Gm^un , Cùmtifqué
togati ,
* Egregìam fiòolem mult9 /perènti Ro^
gerum.
Accjjtfit PoptJc^ 9m$Stìfqmi viimtìtus
iUumf
non perciò lafciava di raccomandar gì
intereffi della Saau Sede al Conte Ro-
ber-
. Haredem Jiatuh , propanit & omnìlms
illum ,
Jus proprium Lttìi ftìus^ & Appul^
quaqut^
Cum Calairis^ Siculi fque locs DmM
dat haòefuU Rogtrìo.
(a) MaUt. lib. 3.
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DEL REGNO DI NA*OL:I UB. X f:<P. V. éf
nifMe > ed ai Cottte Girasdo folo fug.ò le nemiche truppe , ma portjV P
bette filo
fuo giamfe amico ( # ) •
Ma Ola ch'erafi disbrigato dalla
quitta di Cofiu» e che iu Bulgaria ave»
portare le fue vittoriofe tfini> aveadaiiH
tela fun^eiiza del biiogno, om- tuttoché
i crovaiTe nel colmo delle fae conquide ^
le interruppe per girne a prefiar al Papa
Jueiraiutoy che g^i avea prometfo: jsla^
riandò il sverno della armala al fuofi*
gliuolo. Boemoiido» ed al Conte di Brìen*
na y tipaisò in Italia (opta due rafcelli oo»
un piscio! numero delle Yue genti » evcn*
le ad approdale in Otranto.
Per bramoso eh* e' fi ftntifle di marcia-
re immanrenente verib Roma» non potè
farlo si prelloy e fi concerno mandare al
Papa una groCÉi fomma di denaro » afpet-
tando che foffefo temùoati nella Pi^a
gli atfari, che richiedevano indiipeniabil*
mente la (uà prefenza ; poidiè alcune Cit-
tà» prela T opportunità della fiia lontanan-
za, aireano proccurato iottrarfi dal filo do-
minio , e poco dbpo la Aia puccnza da
Otranto ^ gli abitanti di Troia» e d^fco-
Uaveano incominciato i primi adamnui-
tinarQ y ricuiando di. pagar i tributi «l Aio
figliuolo Rug^tevo» ed alcune altre Cit-
tà» e molti Barom «veaoo feguitato que-
fio malvagio efempio » e. nel tempo me-
desimo ch^e^li sbarcava in Otranto» Gof*
iceda Conte di Coaretùao andava adaf*
odiare la Città d'Oria • Ma appena vi
gi}m(e il Duca» che diffipò- gli ^flalito-
ri y i quali abbandonando l' imprefa A die-»
dero a «la fuga. Colla ftefla facilità» col-
la quale fece togliere V atf<fdio d'Oria »
punì la Città di Canne» diftruggendola
interamente » per efferfi ammutinata con
più oibnaziocie dell* altre . Quelle glorio^
le fpedizioni acchetarono ne fuoi Stati
tutti ì movimenti fiediziofi » che dianzi
tnmo fimi. jt^
Nulla dìu avrebbe impedito d'andate
a Roma»^-fe non Giocdano Principe di
Capua« Quefto Prìncipe» avendo, come
fi dii!è » prefo il partito d' Errico contro
del Papa 9 Signoreggiava la Campagna col-
le fuetruppe » onde bifogMva a Roberto »
per pacare in Roma » di toglier (^ueff'ofta-'
calo : ma cnefto valorofo .Campione non
Tom. II.
(a) GhL AfipuL lià.^ Rfihno C^mti
wnmi$titur ^ atfue Gkofdo. Àltn frane
atfedio alla Città d' Avèrta per ridurla
nelle Aie mani • Giordano però difefe U
Piazza valorofamente » onde Roberto ve-
dendo che non cori preAo poteva fperar*
fene la refa» ibUeciundo il Papa, il foc-
corfo» abbandonò Tatfedio» ed in Roma
portoni» ove trovò Gregorio erettamen-
te aflèdiato nelCaftello di & Angelqneli;
ifteffo acmpo che V Imptradove e 1 ^(om
Antipapa tacevano tranfuillo fc^ora*
ael Palagio di Lataiano.. Errico che fi
trovava in Roma eoa picciolo preiidio»
pensò ufcir dalla Città i Roberto -all' i»^
contro cinle Roma colla fua annata» #
accoftatoiì Ail bel mattino alla Porta di
S. Lorenzo » che vide efler own gnaid»»
ta delle altre» fc^ appoggiar le (cab alle
mura» e montandovi fopra» apri ioMnaa»
tenente a tutu Tarouta le porte * EiU
paisò fenia difficoltà per le flyade diRo»
ma» e giunta al Ca(b^l di S. Angelo» ea^
vò fuori il Papa, e la condudè onorevo^
n»nte al Palagio di Laterana ( i ) «
I Romani del partito d' Errico reftaro^
no forprefi d'una aosi valorofa azione |
e quantunque da poi riprefo un poco di
cora^io, aveifero proccurato d' ordire con*
tro 1 Normanni una congiura» ìoÀq Ro-
berto v' accorfe, e la lipretfe in guiAi^
che i Romani cofternati » rifolv^ettero cer-
.car pace al Papa» che loro la conce-
dette.
II famoA> Guifcardo disbrigato da si
flloriofa imprefa, e (èdati i tumuki» fece
da poi ufcir di Ronaa le fue truppe per
rite^nar in Puglia» ma Gregorio non fi»
dandoft ancora de' Romani» e temendo d!
efporfi un'altra, volu a' loro kiAiIti» ri»
folvette di feguire V arnuta de' Norma»-
ni, ed il Duca Roberto. Partifli intanto
egli da Ronu feguitato da' Cardinali,, o
da un gran numero di Vefcovi , e iermar
tifi per .alquanti giorni nel Mom^&uo di
M. Cafioo, ove dall'Abate Defiderio Ai^
rono fplendidamente.tratuti» ritiroffi io
Salerno » fei^ voler gìamoui ritomay
più in Roma » la cui fedeltà gli fu fem«*
prc fofpetta.
I. I».
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Blir ISTOHIA CIVILE
; L Im>^kiM Ì0H ia GuBGO&iD VII.
: > #/ Dmcm RoK&10«
IH quiOo TUgBiO^i dit ine il Vaptcol
Duoa Robert», ii diunrau daureio-
ho ridveffituva, •che^iicAo Prtac^ 4a
Nicoolè IL « db AUmidro Tuoi pnée-
cdflbri ama aviM 4el IXicaM di Puglia,
• di Calabria, e di Sicilia, la ^ual filag-
fe nelle EpiÉoU < * ) Decretali 4k ^^fn/t&o
ontefioi , e perù la 4ata di Gepperano,
Iumo, che fi lendè poi celebre, per lo
iMdiaieino, che quivi il Conte dtCaicr-
«a lece al Re MuAcdi* Io qu^b iiMri-
Ibtura è daammiiaie laforteaza deirauì*
WÈK^^ e ìntfepidezta d' Ildebrando , il qua»
le non oftmte ì eos) ftgiialati , e recenti
beatfcf, cke ama Ticemti da Robefco,
non volle però ac^nfentite , eoa tuno
eke ù tromte in^ meezo deir eArcito de*
-Mbraiaam, dt anpliare Tiovettitura al
Principato di Salerno , al Ducato d'Amal-
fi» e parte della Marca Fimana, che ama
ftoberto oonquiiUio dopo V inveftitora di
Papa Niccolò , e che allora péikdeya i
na ibUiaente ^le ini^eftirto di ciò die
t iìioi pfedecéflbri Niccolò, ed Al^andro
aveatilo iwmftico y lafciando Mpefa V in«
mftitura per queft* altri luoghi •
. E perchè per queft'atto non s'ioferìtfe
prejpnidicìo alle preteofioni delle jparti,
ciaicuna efpreflàmeiite riferboffi le lue ra«
giont • Roberto nel giurafaento di fedel-
tà, che died^ a Gtvgorio, promettendo
d' aiutare la Sede Appc^lica , e di difen<^
dere la regalia, e le Terre di S. Pietro
comò tutte le petibne , né invaderle , né
cercare d' acquiftarle , ne eccettuò ^pref*
fiunente Salerno » Amali, e parte della
Marca Firmana, Ibpra le quali, com'è*
dice) sdkiK faàa nm igfidìgmtk. AlPin-
contro Ciborio nell' jnveffiilura dichiaift
iblamente mmfkirlo di ciò , che i foni
pfedeeeiTori 'Niccolò , ed Aletfandfo gli
avean conceduto, fog^ongendo, de ÙU
^fk$€m tetta , qmm i^ufle^^iifms ^ ficut eft
SéUmrfm^i & .AméiplÀa^ Ò* fmrs Matchìd
FitwténMy nunc tepattentet fuifiìmo incwh
fidentiaÙei omnìpotentts ^ Ó* tué bonìtatis ^
ut tu pojlea exinde- ad /jenatem Dei , &
(^)yoL3, Epiji; d^erétid. Cteg.nj. V
Invejittuta data da>Qtegetio VII. iti Duca
S^mBi Pitti ^ m ta haboM , fian ^ te
mgete f & nte fufeipere dacet^ fina pericuU
anima tuM , c^mr/r. Ciò che moAraquai»-
to fofle nocorto queflo Pontefice ,^ il qua*
le nell'iftedb tempo, ciie laiciava in lo*
ipefo Roberto» volle tenerlo anche afipe*
mo, per lo bifogno nel quale io lafciava
«di Im, e dc'fiioceifiMri moi per aver di
qjiefti iuofllii V inveftitura } e di vancan-
fio volle inoftrare etfure de' Uiì Ponte&
ci Romani dare > e togliere gli Stati al*
ami, e di giuftiikare , o riprovare le co»^
'qutAs de^ Principi feookri m lor vo^ia ,
ripuundogli gittfti , o ingìufti a lor talei^
to } tiovando ancora un mezzo afiu in*
Mgooib tra gli acquifti fhifti, ed Jmn«
Ai 9 cioè di ioAenere |1' ingiufti poCMfori
40 cmfidamia Dei ntmmfotenfts ^ ^acriochè,
ficoome coloro fi portavano colla .Chieia
Romana, coeì ì Pa^ fi regedatfero di di-
chtafatgli ^ul|i, t) ingiufti Conqiiilblorì.
E vedi intuito a ch^era g^unu in quo*
ili tempi l'autorità de'Roffl«iiPomenci|
« la ftupideaza de' Principi del fiso^, i
quali per timore ctf efii aveano <klle cen«
me, per tema di non etfere depofti, ed
aUblttti i loeoTaflàlli da' giuramenti, non
fi curavano di pendere dal loro ariutrio,
e ricono&ere in effi tanu autorità, per
non vedete in dedizioni , e ruine fconvol*
ti i loto Stati, atterriti dall' efempio por
troppo recente liell' Impemdor Errico , che
avea veduto ardere di cradel guerra la
Germania, perch'ebbe poco amico Gre-
gorio.
GAP. VI.
Canquifie del Buca Roosaro in Orienta:
fua wmte y feguita poco da p^ da qtteU
la di Gregorio VII.
MBttre che Roberto impiegava
tanta utilità le fi» armi in Italia,
in ferverò della Sede Appoftoficavveni^'
^a dall' akra parte ricompcnfatò di molti
fiicceffi felici, che l' illuftre Boemondo fiio
figliuolo fi proccuiava in Oriente. Que-*
fio valovofe Campione nell' iftefib tempo
che foo padre ebbe la gloria di fugare m
Roma t' Imperador d* Occidente , venendo
a bat-
Kebettù thn Mncha rispettata ala Lmnig. nel
CodkeDifhma$iaa d'Italia^ Tam.%.f.^i^
•Digitized by
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PEL REGNO DI KAPOLt^IB. X. tk^. VT.
ndie la dorift di
anche la giorift
t n ip c i Mb i f d*Orkiite«.
U amila. ch>bbe Rottert» 4i
Mtooa ^^portaitai dt BommnmIo Rififli 1
finpméMe Alefio ,. Tinv^iglid^ ai pttfure
£ belflMvcK iaOriMte per condii ft ciò»
efae fu» 1^*1» vt «rea A felicMmte
HMoniiidafia. Ei^i da^ arar dati frovi«
di atdim a' firn. UfSeudi far 1» g a ftm»
di «liieftì Soiù cke lafcm^ k Italia, fi
vufe mtautre* conaMia iKta ocmSdafabilc f.
portando fèoo l'alti» ìIIìImiòI» Rugfiiva^
e moltt altri ivot Banmi priactipah ; ad
andò ad jacoattate !& flotta de* Grecia
cfie ere df ftne non ioferioie alla ina >
edendefi. mita a quella de- VeneaiMii in-^
ftarBMediCoiflÉ>e diCefidonia. ?t
cMabati^ con tant» Talote, die i deci
m vece éi itufrii a froore, fi diedero tA^
ht (ofBtf e k&xoM'U'tMU de' Vene-
ziani afinolbia: aHora t Normanni man-
date a fendo n^rfce galere,, dtii^rono T
armala nefnica> e fittendlm pie di 2)00-
prigionieri > tcionfeiinio qnefia feconda yfoU
ta decloro netnici in Oriente (0.}^, Bia
]per nna gijpe corrazioae diaria acàdMa
m queir onié» ittrerno > ehe obUigò far
ripójGupe le Uuy y t » i mtìxfA ateiramiau
un' infeiMitè coti cmmmaAy che menò*
ifc merle jaà H ^&9e0 tnm pcarfeney e la
pia Mia pMe di qaeUa i Boefliioodo ne
m A FioldiKenicflte a tta cca to, che non fi
tioird altro fine£o> «he di £wlo. ri^paibr
m Italia per prendere «l'-tfia. migliore i
e ri è chi Icriflé {i ) , che qnefia malat*
tia dt Boemondo hit iato efttto delfat
mahngia^ ynSmnA di Siige%aita' fna ma«
drigna f la qaale avea riicrfoto £irlo
rire ^ temendor che waA» Principe
togllidfiè- a Ruggieri Ino proprio» figliuo*^
Io , dop» la morte del Dnca» i Stati di
Paeli», e A <:aMria. Non fi feno trat-
teaiitr imaara da ììok^ che Sjgelaaitay e£^
feodofi fcoTana tanta e n ormi tà dal Duca
fa» auriaie » per fa ^ cet» che avea , die il
Dnca ie me htt veadacato ^ aretfe dife«^
tot. Uè. 7. (t) Pfufp4nMy tAttmimo di
Riry^ CMMrr, 1> OWmtt^ /'i FoffantVMf
t9m. !«. Jutf/: ì'kitì. li^r^* cd^^. £# GroM*^
r# <ie* Dli^Ar dì BmmmU€^ fmFìfimìtt Lm*
g9Ò^ del Ftltegrìm^ La Qrmisc€ ddit Am^
-d' avvrieoario , e che Taltné
avendoi» éfegnko,. fé ne Afting»
^ col fuo figlioelo Rnggieeo» ^ «on |p^
altri Signori ck'eiaiie» del fnapartito^ per
mettere in poffeflb Rn^giero deali Stati
d' Italia iapRgìodfari» di Boemonw*. Che
che ae fia (p^Mchè gii Autori, chefaannio
icaitta nel tempo ^ e nel paefe ftefb , ore
legnarano i Norauaai> rapportano cofii
aÈtea eoattarie delU ]>ocfaeffa Sìgdgài*
ta ) da poi che Boe m o n d o fti partito , ik
Daea inviò il fuo fecoadoaemco Rnuaero
ad aftdtar Gcfeioaiat citctafi pocanei
da Ini rihel hta^
Ma ecco mentre anello inTÌHo Eroe era
tatto intento a qiKu'imprefa, aifalito il
"Idaea nelr mafe di Luglio da una fUère
•uwiite in cimretio* per curafiear a riti«
ftrfi inCafepolr^ ntcciol CaAelIo poflirnel
Hum rta to ria dell' tfeta di Corft . Vi ac*
coife- immaatenealo S%dgaita , ma intan«
ta 4Hrdore della febbre era direnato si
violento, che beaaofto nell'età fua di 60»
anat lo prive di vita-
Sarà qneft' anno 106$ fempre al Mòn^
do memorando per l'infelice , e hittnofii
diòrte di-queflf Eroe , e di due altri gna
perfenaggi ^ Europa - Fa infentto "per i
NoffOMnni aer la grave perdita di Robeiw
to Gttifcaffdo . Fu Inttuolò per la Chie£a
di Roma perla morte del femofe Ilde«
brando. E* fii deplorabile^ la granBret^
ragna per la ^niita del celebre Gugliet»
mo il ConMifiatoieDaea.^diNorauaniat,
eRedM^iiherra(t).
La molte diRoherta- Iparfii fia le tra^
pe Normanne in Ornate , pofe ia tata
cpAemaatoae TaMiata y che non a' ttieflK
deva ad altlo che a piangeelo $. onde Si«
nelgaita,. ed il fua &^iuolo Ruggiero s'af-
frettarono a-portar u corpo del Duca in
ItaU^. Giuntt ia Otmtto^ s'^acoorfero,.
che già cominciava a: putr^nrfi » it che
feee rifolveiglì a. lafeiar in quella Città
il cuore ,^ e rdaterìora y e dopo aver di
bel nuovo imhalfàmato it reftodd corpo,
lo traTportarooo in VeMfa , Inogi^ della
\ % fe-
ofHM* MmMco- ài S. Sùfia di Benevento . La
CfWMnf Séermtamt nelU cìt^ hìft. L^n£oK
V Anmhmoy Sìgenioy Fanvinie^ Gefdemof
e Pirri y tutti quefii pmgmto U wtane di
Guifirgfdù in g[tiefi^ anm 1085. ^
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m ^ D » ^X'* Itl-ÓltlA CIVItE
la Cittì 4t Vcttd5i«, Tecondo^bf rappM^
ts Giiglielme' Pi^Iiefe (a) (il qttale qii|
Vétmina i cinque libri' ridi fuo Poema la»
tiao ) non meno |^ li natali cT Orazio,
éiic per ièrbare le tombe di taati illtiftri
CItpitani *, dere andarne altiera , e ftiper*
ba fopra tutte V altre Città della Pngti».
Quivi ancora ripofano oggi giorno le ce-
fieri dì queAo Eroe, che merittmente lo
IpiSanio foprannominare il ConqmJtìitoTt è
^^t non ha doyuco che al fuo valore ,
«a alla* fua tnduftria il vantaggio d* efler
pafTato da femplice Gentiluomo al nume*
»o de' Sovrani , e d' un Sovrimo -ti più te-
muto d^ Europa, C3pa(:e non folo ad im*
ti k ttciiia #Rupiero iuo fratello, ^1^
la quale già in vita ne V avea itnreftho
con titolo df Conte • A Boemondo fuo
primogenito tatto ciò che avea con^At^
to nelT Oriente • Ed al fecondogenito Rug-
giero natogli da Sigelgaìta il Ducato di
Calabria, il Principato di Salerno, € tot*
to ciò che podedeva ili Italia^ Rapporta-
no ancora , che intanto avelie -trattati»
fiieilìo4l feconda figliuolo del prìmo-^
oosi perchè nel far que^ fiio téftamcnto
fi trovò prefente'Sìgeh^aita, che proccii«
tò gli avanci di fuo figliuolo , 'pofpoaen*
do il figitaftro, come perch'emendo nato
Boemondo dalla prima moglie ^ eh' egli
prendere contro i^rincipi più potenti dcf^ fuppofe non effer les^ittima, per effcr iua
Mondo del fuo tempo, ma ancora di' vìn^. parente, riputava eifer meglio nato Rug-
tefglt, i di dfr loro legge. Le yirtùfiiey giero, che Boemondo, e perciò aotepofo
€ le fue perfezioni del corpo > e dell' at|ì<>
rne fimmo così ammirabili , che i lilK>i
Eiù grand' inimici , come fa la Principef-
i%Anna Comnena, ancorché fecondo il
folito fallo dei Greci parlaife con difpi«z-^
95 de'fuoi natali, non è però cfie fìcm
Fattribuifca tutte qyeite eminenti quaii^
tà , che fi richiedono per àcquiftare il it
tolo di Ccn^usfiame . E quantunque que*
He file grandi aziona andaifevo accompa-
gnate da fovercfaia ambizione di domina-
te , eh* fovente V obbligò ad ofar^ crudel-
tà, e diifimulazioni , quefti fon folitf di-
fetti, da' quali niunConquiftatore al Moti-
vo ne fu , o ne potè eflfere lontano . Dd
rcfto egli colla fta pietà Verfo la Rdi-
giott'Criftiana , colK confiderabili aititi,
ohe predò alla Chìefie Romana, tfolUmu-
«ificenza , che. praticò con molte Chiefe ,
e fingolarmente col Monaftet# Caffinefe ,
feppe ben coprire appreflb il volgo quefti
difetti, clie per altra parte venivan^difcfi
appreifo gli uominf di Mondo colIdRpMf-
fime dell'umana politica» - r"
Regnò |).oberm fotto il nome di Con-
te di Pttg^a , e di Calabria quattro an-
ni; fotto quello di 'Duca dodici; e quat-
tordici fettó nome di Duca di Puglia ,
Calabria, di Sicilia, e di Signor di Pa-
lermo . Vitfe in Italia dal 1047. infino
a! 10^5. anni trentanove ; « lafeiò da due
«logh due figliuoli mafchi. Alcuni rap-
rrtano» che perchè tra' fuoi figliuoli non
difputaife della, fucceffione de' Stati che
quefti a quello. Ma-, o che non ftve^
egli fatto teftatfteica, come alcuni ne
dubitano , o che quefti fuoè figliuoli non
fbiTero contenti di quello ; Rt^giéro, e
Boemondo pretendevano «ugualmente di
fuccedere, ed. ebbe ciafcUno confiderabili
fazioni ^ Ma V accortezza di Sigelgaita ,
ifdj^ghando a favor del prop^ figliuolo
Ruggiero Conte di Sicilia fuo zìo , fece
che il partito' di coftm refbtfe il più for-
te; onde fuGceduto al Ducato di Puglia,
e di Calabria, ed a tutti gli altri Stati
d* Italia conquidati da Guiicardo , comin-
ciò égli ad ammittiftrére quefte Provincie
(à) Ed, avendo inoltre Ruggiero Conte
di Sicilia mantenuto coneftb lai pici 'Aret-
te alleanze, che con Boemondo, per siih
fezioiiarfelo di vantàggio, gli cedette an-
cora molte Piazze della' Calabria > che il
Duca Guifcardo avea al Conte di Sicilia
riferbate . Così dìchiaratofi manifeftamen-
te il Conte del partito di Ruggiero > in
tutte le occafioni s' aifaticò di fofieoerlo
contro gli sforzi di Boemondo , il quale
fpefie volte , ma fempre inutilmente , ten-
tò di fturbare i fuoi Stati •
Fu memorabile ancora queft'anno 1065;
per la morte accaduta in Salerno del fa-
mofo Ildebrando : morte per la Chiefa
Romana pur troppo luttuofa e deploràbi-
le. Ella perdette -cin Papa il più forte,
ed intrepido -di quanti mai. ne fiorirono
in tutti i fecolir egli non fi curava pun-
to d' efporfi a' più evidenti pericoli , ove
vi
(a) GugL App.Ufbs Vcnufma nhct tan* tìs decorata /epukhris. 0))MaTater.l.^.c.i^zl
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DEL RÈC5N0 DI NAteU tlB.X: CARVI.
iri correva Ut fHéìio d«lla ^m Mnot ^ «
ib^eiite delibi liberti , per difendere con*
tro i maggiori Re delia Terra, eMonar-
dii del Monde quelle prerogative , e pre-
mineDie eh' e* riputava appartenerli alU
Sede Appoftolica ; e ^rTuafe «che tutto
ciò, eh' intraprendeva fofiTe appoggiato a
Imdamenti giuftiffimi, rendevafi per ciò
piò ^imofo , e forte (opra 1 Principi ftef-
£• Egli fu che alzando il fuo. paftorale
£3fpra feettri, e corone, come ik t'effer
Capo della Chiefa unirerfale, portaife an-
cora €on^fe e&r Monarca del Mondo, e
Ré de^Re , ed Imperadore degP Imperado»
ri , 'trattava 1 Principi , e gì' Imperadori
ftéffi con tonto ftrapazzo , ed alterigia,
ohe noh fi- riitenne di fcomunicargli , di
deporrli da' loro Stati , trasferirgli in aU
tre Nazioni-, e fcicMrre
«o ubhidtein«.
£ raofinado e#er perfuafo di poterlo
fare , né moi^r/i iè non per zelo di giu-
Aizia> e per difefa della Sede Appoftoli-
ca , ac^iftÒ appreflfo molti gran piaufo di
«elante, e di pio , di uomo ripieno di'
Religione , giìàfto , dotto Canonifta ,• e
buon Teologo, e difenfove intrepido de'
diritti , e libertà EcclefiaAÌGhe • Alle celia-
li co(e a^siungMido alcune altre virtii ,
delle quali era adorno ,.* come d'una vita
agAera, e d'indeCf^a applicazione agl'in-
terefli di quella Sede, d'un animo mife-
ricordiofo verfo i poveri, di prender h
difefa desili oppreffi, e di protegG;e/it gì'
innocenti , acquiftonne- fama di Santo ;
tanto che fé bene aveffe di sé laiciata
prei!b alcuni Scrittori fiioi contemporanei
fama diveda , dandogli alcuni il titolo di
novatore, d'ambiziofo, di crudele, fenza
fede , altiero , di perturbatore de' Remii ,
e di Provincie% d'autor di fedizioni»^ di
morti , e di crudeli guerre , e d' aver vo-
luto ftabilire un dominio infoflìribile tieN
LtChiefa , tanto (opra lo fpirituale , quan-
to fopra . il temporale ; non fono mancati
però altvi^ fecondo che le fazioni porta-
vano , di averlo per un -Pontefice tutto
zelo per il ièrviaio di Die, tutto faggio,
tutto pio , e 'mifèricordìofo : e che aven-
do con rara unione infieme accoppiato
alla famiri^ de' coftumi la fortezza ^ « l'n)>
trepidezza d'animo fopra tutti i Princìpi
.della Terra, abbia trov^a" negli ultimi
(a) Fallirvi e. hìfi. del Conc. di Trenf*
noftrl temii ehiX^) l'abbia èiff» ìh(o^
prannonie ai Gvande, non altriniente di
ciò che fu appellato Gregorio I. ^detto
Magnp* Ma niun altro più meglio, e piÀ
al vivo ci diede il rigratto di quefloPon<«
tefice ,* quanto quel giudiziofo DipintoM
che lo dipinfe nella Chiefa di S. Severi-
no di Napoli . Vedefi quivi i' immagine
di auefto Papa , tra le altre de' Pontefici
dell Ordine di S. Benedetto , avere nella
finiftra mano il paftorale co' pefci , nella
deftra , alzata in atto di percotere , una
terribile fcuriada, e fotto i piedi fcet;tri|
e corone Imperiali , e R^ali , in atto dj
flagellargli. E do^ avere così moftrato
tfkté ftato Gregorio il terrore , ed il fla-
gello de' Principi, e calpeftare fcettri, e
cafone, volendo ancora far vedere , che
i vatfalli dalla Jo- tutto ciò poteva ben accoppiarfi colla fan-
^ tità , * e mondezza de' fuoi coftumi , fopra
il fuo capo fcritfe in lettere cubitali que^
ile parole : San^us Gregorius VIL •
4^ C A P. VII.
BomoìnìO -travaglia gli Stati di fuo fta^
fello ; Amalfi , e Capua fi foltevano ;
ed erigine delle Crociate •
LA morte di Gregorio portò dtiòrdini
grandidinri alla Chiefa di Roma i
poiché imbarazzati i Romani nell' ele-
zione del fucceifore , a cagion^che 1' An-
jtipapa iGilberto s' era impadronito d' alcu-
ne Chiefe di Roma , e voleva farfi rico-
nofcere per legittimo Papa : finalmente
dopo un anno fi determinarono eleggere
per fucceifore Defiderio celebre Abate'Caf-
finefe, fecondo ciò che- Ildebrando ifteffo
avea confìg^iiato , che dovendofi ricercare
per li bifogni della Chiefa un Papa, che
zvctìk mano co' Principi del Mondo , non
s' appartaffero da Defidecio . Ma quelti s'op-
po(e in maniera , e con tal refiftenza,
che filialmente quafi per forza , e f\io mal
grado lo acclamaiono Papa lotto il nome
di Pittore IIL Ma repugnando eofli oftina-
tamente, fu- di meftieri, che fr ragunaffe
in Capua un Concilio, ove furono anche
invitati il^rincipi Normanni » perche Vim-
piegaffero » far accettare il Pontefieato a,
Defiderio. Fu in queft' occafione l'opra
di Ruggiero Duca di Puglia così effica^
ce.
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3» DELL* ISTOn
»> cbfi «kliiiclai adi accettare4 «r ccMiÉDt^
totoi ioi Rossa ), toUeAn a: fona a Gilbert
UQi la. Cbicfit di Si. Pietro », e fececo. ovdì*^
sar Vittore . Ugome* Vdòovo» d» Die Le*
tfta^ di GcegpcittkVILe pttmi0flb« ali* Ar-
€»%.foavada di Lione ^ preiefl&va! pari«
veote il Ponte&ato >. e fii. uno. di oAo^
» ^ che- piit foitemeate fioppofera air or^
dinawia A Vittore* I Romml deV pMr*
lico> di Gilbetto. fi pofeio^ di. nuova in
fotft^o, della, Chiefa di S. Pietro » e dopa
nolti atti di.oAilità>. Vitto» foi coftret^
to. a. rìtifarfi: nel- fiio- MootAero^ di M».
Catana», del quale^ «Tel nel «Mfe- d' Ago»
fto/ per. tenere mtCoiKiiia m. Benevento»
Qpmpofto} di Veicovi della, Puglia ». e del*
tsu Calabria ». nel: quale* fece fast difoosfo.
Qpfitro^Gilbeicta », e di nuova ftomunittl^
Io ^ y i fammaicò parimente V Arcivefco*-
VO' di Lione», e ì^ Vefcovotii? Maifii^a ».
e* vi: rinovò* i divieti di ricevere le- /»-
Vfjìhure. de' Benefici, per le mani de* Lai-
ci», Ma. nel tempo » in cui tenevafi: que«^
ito Concilio ». Vittore iniiennoffi », il ^lie*
iTobbligò a tornarftne in. fretta a. M^Ca-
fino» dovenlor^ it dì i6. di Settembre
di queift' anno^ 1087. dòpo?, aver deftioato^
Ottone Vefcovo. d! Oftia. pet Hao, fuccef-
Ibre^,
Ricadde per talito^ per Jà omce cti Yit-.
0>re di bel nuovo la. Chiefa^ Romana ia.
anguftie per V elezione dcL fuceeflbfe ; fi*
nalmence i Romani eletfera per Papa Òt-^
tone » eh! era um Franaefe^ di Cliaftillon.
dèlia. Diocefl di Reno» ^ it quale tolta dai
Monaftera di. Giugni? per etfeit Cardina*^
lie >. avea> preibta una: graa. ièrvitàb a Gre«
goria VIL. che Tavea: iaviato*. Legata in
Aiemagna. contro Errica*. Fiiektto; in un'
Adunanza, di Canlinali ». e di Vefcovi te-
nuta in. Tcrraciha».e nomata Uriano IL.
Qucfto Papa fopra tutti gli al^ri fu il
piàu ben affezionata a! Normanni ^. egli ve-
dendo che Boemondo. mal; iofiiva ». che
Ruj^iera fua fratello; fi godere tanti Sta*
tiì in. Itali^».e cberttomiux^ in. Otrani^r
j^^a: moffa per cìòl nuova, guerra aL faK
teUo », fi frappofe fra* loro », e gli. accordò»
eon\ quefte condizioni », che Boetnondo »
oftt e di quello ». che pof&dea ». avrebbe di
più la; Città, di MaidaV e. diCofenza»,
<0 ^//^- ad LufumPm. A. 1089-
Chi Rormald. Are, Salerno apudBgmi.
I A CIV ILE
ma da p^i comiaiiiarwo ^nAeCiilà^ edl
& BoeflBÌbnda in cMnbto di Cofenfta;Ìi 4ìe*
de BagJÈn rimanmdo Cofenz» aLDucaRusr
gieio. Potioft in. que&'^amm toS^^ Papa
Urbana ittr Melfi; (a\ coli' occafiMe di
celebrarvi uà Concilio ^ ove e^pofe il pfo*^
getta della, graa Cpo^ìmu » e fa eoo<diiik
la lega, contm. gì' Infedeli t il Dnoar Rn^
niero ivi andà ad onocarla» e da. IMiatio
fugli confemata. V Ime^ìpm y. finootte i
fuoi predeceflbri aveana £Ma a. Robwcia*
di luL padre C^>..
Intantox eflendogli rihaUka. CoftoM ^
il Duca, ricorfe al Come di Sicilia fisa
zip », il qjiale tofia la riduce i^ ed allora
&. .che Ruggherà », riconofeeate dì tanti
benefici ricevuti dal zio » gU dond la me*
ti della. Città di. Palermo », ove iL Conte
dkUoffa cominciò^ a£arvi innalza«e it Ca^
fférlo ». che oggi giorno s. appelk il Pa»
lazzia Regia C^}. Cosi iq^^Moda. T una
]^uggiero^ in. Sicilia ». Taltro^ ini Puglia »
vennera a ftahilirfi ooL volger degli anni
Quefti due Regni „ che fra lor diviC», eia*
fcuno. colk fue proprie iMgi ». ed iftitu^
ti,, e co' propri. Ufficiali Sgovernavano..
IL Conte iluggiero ». ù quale per. la.
mofte di due fuoi frittoli ». Gofiredo , e
Giordano ». erafi. rendnfeOr padre? inidlice
al Mondo ». ebbe ^ in, qneft^anno. 1093. la
Eioja di veder aalceredallaCòntdEiAde-^
lida fiuL ultima moglie' uà akra figlino^
lo », che Sìrmnc appelloili i Ciò. che lo^
mife ia iftato* di poter pa&oe più: deli*^
beratamente. ^Calabria perrepnmtre un.
Auava tumulta». che cominciava a fiu^e^
re nella ina famiglia ..
IL Duca Ruggiera. fuo> nipote avea fiata-
ta ttorillttftre alleanza in ifpofandofi Ada-^
la nipote di Eilippa L Re di: Francia ».
e figliuoh^di Roberto MaKhefe di Fian^
dra iiL)^ £^ n' avea avutidue figliuoli»
Guplielmo ». e^l^uigi ». che doveano^ efet^
fttoii fuceeffori •. Ma^ndofii il|2uca. non
molto teomo da: poi ammalatQ|pravemea«
te in. MelnV eiafi ffs^xS^ anccum^ rumore ».
che fede- morto .. BoenMmdacfae allon
dimorava in Calabria ^.nòn. afpetiò aitii
nkontri ;. immantenente* prenda le ar-
mi »; ed invade le Terre di iua> fratello »
proteftandanientedimeno » che lo fibceira in
(e) BMé$. M.4f ^*iV ( ài àULn. liè^
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1>EL HEGNO DI KAFOtI rn.X,CAP.VlL
énmedc^figlÌMli éelDuu» tnfiiio t étt
fotìno ìb età di governare. Il Omte di
Skàm j die «i*e i}iaeftD velo tm ib^-
to , e «he fi idegnò peQchè wflfe di d«
rsAi |iafi ftiim«DDÌ%iiavaelo> Vafeon»-
coB «la potette «rmata^ « iìibito the
▼i 111 giwttto , oUiIigò Boeraondo a rkir
raffi . intanto il Duca efimdòfi viavato
con perfetta diate tantfo togailperanuii
Boe m—d o fi foitò lAGoananeiite in M^
fi per di«K>flrat|^ieae ^o]z 9 e per Yime^
fergii tutto il jMiefe •> di c«i erafi imp*-
^IroiBCo , vilificando ^qnaniB 1^1 fii jfoC*
fibile la coadotta » eh* egli atea teacfta •
Ma non finìfono ^ì le tuirbolense \
nn'atara aAi pie periooloTa (e nefeorer-
iè ih Amalfi. Il Daca Ruggiero fidando
troppo de' Longobardi per la confiderazio-
ne di Sipelgaita iìta madre ck'vra dtque-
ttk Naj»one ^ tx>aie iquella che fa forella
éeir ultimo Ptinoipe dì Salerno , non fa«
cera dififeokà di commeCtere il gorenm
delie ine PiazM a' Longobafdi fteffi t a*
ouali «g^i , e fno padre V avean tolte :
ira Taltie diedero Amalfi in guardia de*
Comandanti Longobardi, i «nali vollero
ken tofto pfofiture 4e^ difeniini laccadnti
^oco prima inCofenEa^, poiché ap|Aicaii
il Duca , ed il Conte fuo zio a tepnme-
TC la -faUonia 4e' Coientiài , eficacciaro<-
no ^a Amalfi tntti i parte^ani del Do-
ca y e trapaiando ad aperta ribellione 9 .ti-
cufarono 4i Tieevereloimedefioio . Il Du-
ca fortemente irato di tanta fdlonia 9 "per
-ridanre la CMà , pensò «lléttar Bomon-
do Aio fratello 9 pfeoanriolo a ^ftai^li
ibcGorfoy fiocome qnefto Principe lo fece
con tatta la fua niiliiia^» dm dalla ¥iBir
glia 9 e dalla Calabria teneva raaeolta t ^In«
vite il Daoi anche Ruggiero Conte di
Sicilia a ibccorrorlo ; ed in fiitti in fueft*
anno 109& venne ilConfe con ventioùr
la Saraceni , e con infinita nultitndiae
d' altre Naaioni a i»orre V atfedioad Amalfi
7»
CiA xkM r obbligò a flfie^ier rOhèÈb
fa una mntìtn impaefa che fi ofi^riè a Boe«
mondo > <ed a^ faoi ifeldati 9 i qnaU tTcois
4atifi deiri mfain o tuA '^uale erano 9 in
^1 fiibko % voìtMono :dttove . fu ciò In
ptibblicasrione i3eUe ^ rime Opocié$e ^ 1^ in*
"venaion *èéit iquaìi 'devefi ad U^rbano IL
^mo lor AMiofe <t('^. Qiieftitteiranno
1095. avendo ragnaaito in Francia nellìa.
Citdk Ài Oitaramonte ìui Concilio -9 ^ni*-
mò WM i Principi d' Enn^ ;air impre*
À -ài Teitafaiita -9 "e fa tanto V ardore
«di qneéU Principi > flimoìati andhe dal
Mitario Pietro ^ che i^ero > ytt ae-
«et^eifi a si gloriofa imprefa^ in ifeompi»
-glio tutta r Europa *; tna fopra tutte le
altre Provincie 9 1' Italia , e kPrantia ab»
4>ondò di igente ^ xhe anelavano "di 4arfi
"cttMsefignate ^ e di -prender I' armi per
qaeft' eipediaione • S^ armarono il Crande
Ugone fratello di Filippo I* Re di Tran-
eia 9 fteberco Duca di Noraiannia 9 'Gof-
frtào Buglione Duca "di Lorena , edoi
Conti di Fiandra , e di Tolofa . Ma fia i
noftri Principi Nomunnì 9 Soemondo col
fao nipote TgièfPèdì fiatinolo ^1 Dan
Ruggero mftOgU -da Àlberada fua frima
iQ»glie9 come fcrivono Pirri 9 ed ilSum*
monte (poiché Ordcrico Vitale ^ry^^ «
r Abate ideila Noce '( M ) portano Tancre-
ndi .figliuolo. -d' una fotella di Boemonéo )
farono i ^vk accefi per 'queft* imprefii >
Boemondo 9 fia ftato vero zelo > o dolove
di non ^ere a baftanza diftinto tn Ita^
lia ^ ovvairo wr liifegno di contintialre le
TonquìAe s «>e ^Mr^^ comintiatb cott fao
) ladre in Oneate > inttnaiitenente lafeiato
'alfedio d'Amalfi» fi tnile laCrtt|e toHa
fopra i fiioi abitivi fattofi recare Sr*tnan-
tetti di pbrpata» con gran apparecchiò in
minuti |:ezzi dividendogli 9 ne fegnò in-
cile i fnoi foldati ^ Il ino «femplo > e la
cara 9 che fi preadelra a «promovere que-
fia fila divo2tone9 fece sì che a IUÌ9 eda
{a). La Piazza fa invaftmi da qtteAitm%..Tantfedi fi unitfe ìm grw ^numero di
Principi eoa tutte le loro forze 9 o T a&
k^io ni cosi ftre|to^ che fé nonfoCsAa-
ta rimprefii attraveiiau da congionture
aftii ^ttBBé^ certamente AmaUI fi farebbe
reta «
(a:> Teìlegr.MdLuf.J.1096. (b)Af#.
Hiji. Ifnm. Tancredus Qdwis Bmi munH*
jfnte per ie;niigli in ^ueft* imprefa • Fn-
na C>ÈÌti Ibpra tatti gli altri da molti
Pugiiefi > Cal:dMfi 9 Siciliani 9 % d*altm
Regioni d* Italia > tanto che tofio ne fa
compofta una grotfa .alenata 9 efccegli gin*
rare ^
Jii fiììus 9 & Comes de Rojjtvolo cum fuìs
jratriki^. (d) M. de Nuee Chr. M. ^
emf. XI.
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lAure cefi e^M iul campo di non fare
Biuna guerra conerà ie' Criftiani infino ,
xhe BOQ fi fòdè conquiftato il paeie de-
^' Infedeli • Il Duca Rug§uerQS il quale
il vide posi bA un restio abbandonato in
Amalfi, e che la nuova Crociata gliavea
tolta la più bella parte delle, fue truppe ^
iìx neceffitato con gran rammarioo, e in-
dignazione cohtra Bpemondo , col quale
non valfero rimproveri > nèfcongiori^ co-
prendofi fotto il manto delia Religione 9
e del zelo, a tc^iere Taftedie -per avan-
zato che fi fofife • Il Conte Ruggiero ve-
dutofi ancora abbandonata da'fuoi , non
potendogli impedirgli per un' e^pediziode
tQ%\ fpeziofa, s'ebbe p«izienza, e piendi
meftizia tornoflene in Sicilia {a) . AH'
incontro Boemondo , e Tancredi meffifi
alla tefta de'loro Pugliefi, eCalabrefi, e
•d' infinito numero d' altre nazioni , imbap*
catifi in Bari cominciarono a navigare
verTo Oriente • Il no0ro incomparabile
Torquato nel Aio divino poema , valen*-
dofi di quella licenza a' Poeti conceda y
isL Tancredi Capitano di ottocento uomi-
.ni a cavallo, che finge aver feco condotti
dall^ Campi|pia felice pretfo Napoli; ma
in quefti tempi né a Boemondo , né a
Tancredi ubbidiva queftaJR^egione ; tan-
to è lontano che quindi avetfe potuto
fcaccorgii . La Campagna felice in gran
Tua parte allora era al Ducato Napoleta-
no fettopofia , che fi reggeva da Sergio
Duea, e Confole (òtto T Imperador Al^-
•fio Comneno ♦ Solo Aveife nuova Città
era in potere de'Normaaiu , ma d'altro
.genere j come fi è detto , non già della
jcazza^ Tancredi Come ii' Altavilla, di
cui dfKeadevanoBoMlpMuk», cAuggiero.
tECapua in quefto mentre tiovdlafi eiTerfi
già ribellata da' Principi* Nonnanm; poi-
tchè .morto in Pipemo nelf^anno -«90.
4i Principe Giordano, ancorché avctfela-
»lciatp Riccardo fuo figliuolo, di tenera età
per fucceffore al Principato ( ^ ) , nuUadi- *
mauco i Longobardi Capuani, fiibito che
ffurmo avvinati della, morte di Giordano ^
cofpirarono contro. Riccardo , e contro
Ja Pvincipetfa fua madre , ed avendofi po-
Jfc in mano le fortezze della Città , ne
diteacciarono tutti i Normanni ; tanto
V ^*l ^J^^- tib* 4. ^* 2. Dun in Apu-
hMm ftctdtty Conus inSìcHim revmitMt^
R I A CI V ILE
che fu d'uopo a Riccardo > ed aiìia
dre per afilo ricovrarfi in Averfa, ove fi
trattennero infino che dal Duca di Puglia 9
e da Ruggiero Conte di Sicilia, non fu-
rano foccorfi, e reftituiti in Capua,
Quefto ii^mofo Eroe ida poi che fi levò
dall' affedio d'Amalfi , ritornato in Sici-
lia, non peolava ad altrp , che di (labi-
lire più fermo il dominio nella fua fa*
miglia con illuftri parentele. I più «gran-
di Principi della Criftiai>ità ncercavano
a gara la fua amicizia , e la fua alleaiir
za • In fatti erano già quafi> due aani »
che la fua prima figliuola nell' anno 1093^
era ftata ricercata da Filippo I. Re di
Francia, e la feconda nell* anno 1904.61
(pofata a Corrado figliuolo dell' Impera-
dor Errico III. Quefto Principe per k
difeordie di Errico fuo padre con i Ro-
nuni Pontefici , fu da coftoso fiiroo-
lato a lafciare il partito di fuo padre , e
non baftandogli d'eflerfi attaccjtta al con-
trario , arrivò a tal eftremità , che non
fii punto difficile di movere apertamente
contro il padre le armi ; e pqrtato/i in
Italia 9 col favore del Pontefice ., occupò
molti luoghi, che dependevano dall lm«
perio , e da lui fottratti ad Errico • Il
Pontefice Urbano , e la Conteffa Matil-
da, non trovando miglior modo per manr
tenerlo , proccurarono farlo entrare nella
famiglia del Conte di Sicilia con far^
fpofare la coftui figliuola ^ perchè lo lo-
ftenefle contro. gli ^orzi di Errieo (r) ,
•Il Re d' Ungheria invidiandogli que-
Aa alleanza , due anni dappoi maialò Am*
bafciadori al Conte a. dimandargli un' al^
tra figliuola pei* ifpofarla ad Alemanno
fuo figlittdo . Ruggiero non ricusò il par*
tito, e con molta p<fmpa , e celebrità fit
tofto nel 1096. condotta, la Principefla al
nsarito . Quefta profperità sì eftraordina-
ria nella famiglia di Ruggiero ^ ed i fuc-
cefiS tanto illuftri del fuo Regno gli me-
Mtarono ù Soprannome di Grgn Conte ,
ed intorno a quefto tempo cominciò ad
viario ne'fttoi titoli^
. Agoftino Inveges, oltre a quofteragio*
ni , raapcmt , che fu mo^ Ruggiero a
chiamarfi Gran Conte , perchè egli ,avea
creato Simone fuo figliuolo Conte di Bu-«
tera,
(b) PmU.Disf. iii.4. ^Mf.xo. (e) Ma*
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DEf HttfNd D4 KA^OII Lllt IC^CAP. Vii: ^
i te tìMillicìMéDfi ' ^ ùi'SIcfliftai ^ibtf iwdb p^^«lo càgkiw , 'i^^ netM»-
ìtMoèiatS Vistk de' Fendi , e de^Còfitaéi ^ «^ indietro ^ iiÌMtcKa«ratt^fiéM:iò Éirftìi»
^ ^-._ . X . ^. w».. . .. . ^ .. j^ pwut© di >itia&>«8ea(^rgU . L^ affedi»
fi'ftrinfe per oiò ftiii -ioitenieat»-^ ed lA*
éio ia qttdl» punro fece a-I Colite di 8i#
«ti^ l«gàatatt(Emi livovì s poiohk U Coik
teila Adelaide f<ia ipofa, chò iiiqncirisi^
prefa avealo iegiiitttto, vi^divemie gravin
da. Si (gravò del paito vi Melko -diCiF-
l«bria ia X>ecemi>re di qudt* Mino 109^
oiMreii^ r com' akfi* ntppMaao , in i^b«^
braio daremo fegnmte , e illè ^lla lu-
ce un %littolo, il quale ftt^amkttt» per
mano di S. Brimone Fonditore deir Or-
dine de* Gertofini > col- quale il Con-
te 9 per la gran fama che teneva di fàn*-
tttà, avea ibrectiffima amicizia y ed egU
fit. il primo ) che AabiH.Mlla Citabria
Quell'Ordine nafcente > di cui firnn^^
riapre Prottettore •
-Al riancittll» lu p9fl|»,4MMiie Rttggiero^
qnagli -daie per 4e fiuoìofe fne ge4^ fa M
L Re di Sicilia • Enraao • perciò- .il Ca-
sello » che fccilfe qnefto Eroeefifer natd ia
Salerno; ePirrif che aMicipa&do due a»-
ni quafta nafoica, iitl j<ì9S< lo dM^naep
ki-^cilia. U fecoadaiamra, che Rng^
giwo ricevette ^lal^Girio pet l^iaieffeeffio^
ne di sa Bninone fu-TetiTere ftato liberata
d' ma t ia di i anta^ che vmtGwoQ appellai^
Sergia » aveanìii «licahiaato ; ma 1* aver
il Conte ripNdk qnefta aongiura col fa»-
gue de' Gongiiawti y intimorii in gpuiia gii
aitfediati y chetoflo la PÌMaa kt r^ik \ e
raftitttita al PfmBÌpe Riccardo/ usò gran
clemenza co'medwmi fecondo', il c;on&
glio ohe glie 'Ha diede ilCbnee, talmen-
te «iàe A^^comnfiAjt ebggtie il filo {09-
giafoo in una dell^Totri'^pìà'ako della
óttadella , ov^- entffò tsiomame j onde
iiifaiiNlito nel Principato ili Cap«a> rico-
Btlbendo queA^'ùbpodante cotiqni#a da*
d«e Ruggieri f ftce bvo in ièggo ^di- ^a-
liMdèae ogai #nMe ^ e aome \10me ligio
gìwò hHo omaggio . /
Qficfti dw Principi ^dki da fneflf
ìmptth & 4Nwntto finitamente ioSalécw
■ó ove fi aittenBeio infieme per, ^nel-
ahettittpo. Madittva il Dnea dkPii^,
£9pm le tltve Città ik'fii(4 4mMm in
p9lim 'y quéf fibì fimtlìter recalcUrabat , fi
4c> J^<^JRMiE«^4r«.ao.
ed* e#ere^ decorati 4i ^èfti titoli i n^n ,
i ndpM > e' Val&IU del Conte , perdi-
l^ttgwnfè'élt' eóàofOy (somincifftire a (arta^
fertveJrii cMi qneftò nuovo titolo Magmus
Oomes Gaiabrh , '&^Siri4U .
Ma <Hi^ che Magm^meilte fe^ rilnee-
ve la potenea^dTi Ruggiero G^ Conce <fi
ftcithi'*^ fa l'initMila di Capua . Riccardo
figliuolo ii^^òfàsLnoy che difeacciato da
•Capua , eiaii< ritirai^ in Averfa y non po-
tendo pec fé Mù' ricuperar Capna^ lo rir
ehlélè di 4beceìrm y e della -tea iprotenio*
ae : promèrtendogli , in riciKioicen^a di
ftteifto importante aruto; di faWi fuoisma
hgio y'* e fargli omaggio de' fiaoi ftatr ( tf ) •
Ed ^gbmge MaUffterra (i)y ohe^ Ricr
cardo ohre la ^pameffa &tf ar di p iofl argl ì
omaggio , in Tiaolbpen& gli airéflfe anche
oifeifta Napbfi , la qual Città dovea an^
«ora oonquiièàiii •' E molte a pitipnfico
avvine Inveges y chcr non fi ià donde na-
foefle a Riccardo' quefta i^agìone di co^
difporre di Napoli , che in qneAi tempi
fi governava da'fuoi pitoprf Duchi infor-
ma di Repnhèlica ; U Conte no» fu in*
fenfibile a ^Ae offerte -, poitfiè ^o^
nkieiido una ina armata-, venne rmahC^
pua y ove il Duca di Puglia fiio nipote ,
e Riccardo eranfi gii miti perailediarta;:
egli prima di cominciar T aftedio fece pre»
dare* tutta la vicina Campagna : da poi
ftrinfe la Città* minaociando auM abitan-
ti la lor mina* fe non fi rendetfero (r ) •
fn queAo avendo Urbano IL iniefo il
pericolo de' Capuani , venne tofto al cata-
Sov' etano quelli Principi per ottenefe
eft ia pace, ed impedire la rovina di
quella Città. Égli fu ricevuto maanifica-
mente da que' Principi , i quali confenti-
fono di mettere iloro intefcft nelle fae
mani , purché i ribelli- vokéhFO far il
mHi^miÉo y del che fu ay verrito il Papa ,
ehe non ^ebbero pimto • Con tutto dò
foUe Urbano tentale di rida^i^ ed ea-
fffato* nella Città ^ anooeebè gli dmeropi^
A>la di Valerio - fate, iyando fi venataU*
iibtto ^ ^fimaiono da voler rendAa k
Città a chi fi fia. IVPapa pcattco* d^ef-
Tmo H. ... ♦
(») Malater. lib.é^ €ap. %6* Homo Afu^^
lu Duch féSms JHfnm. ( li^ Lm cit. ed
jL 1097. caf. j. Viu f€€omp€i^mms Ntg*
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S9 tnlciilUe» Sttltrat ptr fiM Ms «ìoActiti
GvKiafda» raiiqi4ÌÌ>OT che i'fbb#i
4r oD&iwd^ CicUMiarapoli, dm «kra^
UKAie , che K' vì^Uq iiguftBda la PalÌK
liU Ec^efiaAaca » Mia £wa il PMtffie*
Ciovaoai ^Ui. Pflfciò U fw pÌM ìnmg^
ée£deaM la faceva ki SaltrM (^) } il
4i cui efkm^ìsi (tffiMooù chr poi i ùjm
iuQCttfoci
CaotdTa
anzi fluitflili
ne'fuoi MmBÌ«
btmpisi kgiuioiio m poi 1 Uhm
• Qltt. oiprzìà il^ ilio aio. oalia
, t c»l pkciola fiflliypb»' MC*
Sili 9 il VMeU gU M iÌMcaibMt
Fiiiiciffi <li yiMcipar 4 ^igoaì ^deU» Sedb
ApMftolica , ed mviékft par gl^
dalla medafeM ^ e ^fmàì pratfb «6. ^
chi fi ditfÌBfO ^4fQtìrif$afi$ j xwnraaa J R^fy m ^
les . Ma fu ancora da poi iaicod^tu uà'
akia iofca di Legati , cIm fi ditamaMno
Froviaciali . Qh«» per io ^ ewto V#»
imri delle Praviocie iMe.pv# rriay»
la iofo Cactedie-, a* qM yi l ii r ai » e Lo-
GAP- Vili-
gati. delia Sede ^Afpoftolica veniva data
inolta ;#tt0rità» e ^iim^taioae» e oonca*
duti jrav) |Mrivil«gi da fo^Aat vokaa
co' loro PfOjrittciali , e ibvcMe la Lega-
fi dava alla Cattadia » non aUa
siooe
U»BaiK> n. U M ^Vf^ ii ^^^ K.^*^ peribiia* Goal rArciveièoro d'Ailcs en
' " Primate, 4 Legato delle Gallie io v^
«e dW» anticktAmo paivilagio coocoduta
a ^Ua Sade » e cooiHoaaio da |m da
Ormifiia , ìe da Gcegoiio L é dagli alta
lowowi PoQCefici {€) M Cosi aMora 1*
Arcivefiaovo di Cantorberì wn Primaiat
e Legato d* Inghilterra per un privilegio^
che Inooeenio IL concedè a Tcohaldo
Arciveficovo di quella Città ,1 tè a* fiioi
^cceiori ; ood^ è xhe in loghtlirrraqMO>
di etano appellati Xsegatt nati t wme ci
«eftMDOfiia Midoeo Vic^iiio ^)^ fokfai
aioA alla peribna 9 tna atta Catiedca fc
tal- privUegio clmceduto • Siccome il Va*
ficovo Al Pifa , ed i fiioi fuccetfori 9. da
Gregorio VII. furono dichiarati Legati
daUa SaMa Sede neiri^bla di Corfica.
. Si da^rano ancora ^eÉe .Legazioni in
alcnna Provincie dairOphaChlliano 9 non
già alle Cattedae , ma alle perìbne y dcfti*
nando i Sommi Ponteiici certe {lerfone
per Legati in vari luoahi • Così Lione il
Grande coAitui Anaftafio Vefcovo; di Tef«
ialonica Vicario della Sede AppoAolifia
SMT r Oriente , e ndle Regioni dell' A4-
iea. Gefffio L per 1* Egitto aleffe A»
ciò. Oitmlda pet la Batica^ e peff'tai.L»
fitanta Salnftio Veioovo di Siviglia ^ o
per le Gatke T ifteiib Poncefiea coÉmÉ
wo Vicario Remigio di Rema, fattza do-
rogare al privilegio dell' Arciveicovo^ d'
Arita % Ormifik ifteffo eMfe il Veleoào
Giovamn .per tmta la Spagna • Vigilia
creò pei* T illirico > il Vefcovo di Locri*
^ di Sifilié» .
U Matto IL far eoograaiéarfiatt^ que-
lli. Priacipi del buon fuoeeéir deU*
loro fpedizione di Capua , venne a tro*
iraigli in Salerno » e volando in ricotn»
fania di tanti hanefizì preftati alla Sede
Apj^oélolica' » moAvaefi loao grato , creò
ituggieio fiioLe0HOf in Sicilia • In queÉ'
anno lofg. ed inqiaaÉooangreftifniftio-
anentatar quella Bolla » di cui non vi è
«acnioria tàat, fia ftaia ooncoikM^ad alcun
nitro Principe delia Criftiànità » per coi
vanu la Sicilia lar fiia MMuichia 9 e per
dCijL,s*è preteso. 9 tkt ì fiwnaferi del G.
<rgim Rttggiaao folfeco padroni ne' loro
Stati f cosi datié ipiritnale » come dal
tamporalo^
Erafi intradotto ooftunae da'Pontofiat
Romani di ^dir l<Mp Legati AppoéUlid
in vario. Peovincte HirOifae Criftiano ;
o n'ebbero di varie £Nte. Alani eh' era-
no i più eminanai , ed a* quali ara con-
ceduta pia ampia ^ e pactieotar ginrifili-
niane 9 aran chianiati -Legati a- Ufewe ,
poichà^dal Ganciftor»', o Collegio de'
Cardinali , che fedevaao a bto del Vmi-
tdiee r ttaam piefiaelti ^ e peiciò Laterali
dbiaaaogli 4vwie >Camoien4jlin una ké*
aeta {è-) oh'e^ibri«(e a Pascale II. A4tm
anno d^Vcicovi » o Diaconi detta- Chìe-
h Roaaana ^ i quali erano deftinati dal
Pancefice per Legati pretfo gì' Imperado-
109. {^)AheJ.^..Attèi(i^Uk^9mf^^ « . v
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DEL KEGKO DI HAf Oli la^TC. CA?. VIIL fi
fttr^aMlnr empiÉio' Lj
L cdfoil Omna^i Vtkaw^ 4i Pi«
MeMb fM LcigMo mU' Ontim o mi c r f
MDnoiilitì . E Ibft» tam ke jdtif' A**;
fiivie hi FnuKia 6h*v iMlti dì ^mAì
togati mt? ttfiMpi éi GjaIo Martello > di
€trlo^fl Calvo ^ e me Wteii^M'qiidril
AMd , fofloOiresmaVIi^ «d UjAm» IL
MM^ elle fver èit fmqiieMMidi qmài Le»
§Értì-sf eftàti$»M itt gnu paite le MfgNMÙy
# wmtAaeate- di LegRV , e dK FrmMM
ìieW Artìftkmo d'Aritsj e iMi féko i
ftétMtii P^teficf vi vmàtvmiù Ltgm
petchk frefiededéfo a «otta laGailiia^, mi
ancora a certe Pfo^rit^cie vi maiidavano-par'
ticolari Ledati , conte telF Aqaitamia » de'
qualt Akeferra (4 ) ne rafpotu «ft nv^
mero ben grande • -
Quefti Legati t^^ hnga efperìenta fi
Conobbe, che. retavano alle Pfovincìet
ev' erano dirizzati) éaobi , e moiette in-
fopportabfli ( ^)f poiché oltre dilcemarfi
don ciò rantofitJh, e la g|MriM2Ìone de'
Vefcovi , e de' Metrraolitani , traendo a
(e tutte le canfe j € fevente inqiMi^iido ,
e conoloendo 4eUe canfe t ^ delitti de'
med^^ Fidati ^ per la ksAr avaiAitt , "è
fkfto tetievainor depreffi i YeiÌMm > e tui^
lo rOfid&fi^£c6lefiaftiteo , onde Veìi#ieie
in t»Bta aMotomauone a* Frovindali»
che ricodèié a'Iotfo^Re^ perchè vi datfe^
rd ripafto* Per la qnsA cofa i Prineipi d*
Europa proocuravano o 4i oott ricevergli
alfateai, ovvero di non ricevere fé non
^elli eh' effi volevano • Iw Inghilcerrf
perciò fu fatta^convenemie fira Urbano H.
ed Re GuglieHno , per la qnale fu Aabi«
lito y che niun Legato- fi ricevere in quelli'
Ifola, fe non colui che voleva il Re(^.
In Francia i loro ecceffi fìiron tali y chn
finalinente fi rilblvettero i Vefeovi di (np*
plicare il Papa , che gli toglievi a&«te
ET riAo#o delle loroDiocefi; ikeome-in
ti ottenneio , die non pib ii mandatfck
tu j onde rffuvTe la poteftà de' Metropoli-
maiy e de' Primati in qoelk Provincia »
(ai) Rer. AqnÌK Vtb.é^ egf* y* (*) )o.
tMlhAerienfis Uè. i^.-cap. té. <^ Hb'.ó. eap\
^2. Sed n9C Lejfati Sédìt Apofh^a n^aniif
fmastxèutitmt ab omnì muftefCy quìn mter-
dum m Provi ritiis ita debaccantur ac Sathan
ed EecUfiam fiavetìandam a fack domini
Prwincìarum àmfitmft iftif0t ^ fi fbtfim*
radorFedemo inAmna^ con fnoEérN
i»,' O i dMi i ft y xh» Mft fi noeveiero atfttto .
MeilaSK>tìé vi èlMge ftaWKlt se) nM;
J if w t ata dÉ'Pontenct CMeoienie HL In^
Moanzìo IIL ed Onorio IIL che pmibr*
ite peraratenno ivi eéteeitiie il diritto
di Léj^ame^ k mnt fo0« SloilMft ; et
il fimil» fi kmm per k SpaMef *
IMKi^fob SSKfiia pur 1 Pipi ^eatM
i* nfiMMa 9$af<jiatM Legati; e fi k^^d
(r> «fae fin da'Mnpi diere^>ek> Làve^
k ^ueAoPMtcfiee omio MiAitktid Ve-
ìbovo dr Sìaacufa Legato di SieiKa , tati*
eedendo queih prerogativa alla fu« i^Ho'
my non già aUaCattedm (d). Némme^
no ne fuioao eftnti queft' iftetffif t^ftré
Pi^ìncie, a wa rcfcè tanto a^Roma vici-
ne ; poiolibttrila Cronaca di Lioiré OfHen-
teie) & legge ^ ohe Niccolò IL dopo
«var lìMo<:aidinale Deiderió celebre Aba-
te Caffineafe, lo creò jfucora fuei Legato
w tutta ìz Campagna , nei" Principato ,
nella- Piglia 9 e nella Calabre , fé berte
la 4ua aotontà Mkf^ Aata riAretta ^pra
tutti i té&mAtri y e Monaci éi ^quelle
Provincie, come fi fcorge dalle parole dd
tfrivilegb» che rapporta ivi l' Abate ^•
la NoG| •
ITrMioi H. adanque volendo in quefti
tempi, eiòdie i-fiioi predkeceiTori avean
prima fatto, rinovar l'ufiinzadi crear in
Sicilia un Legato, i4 nominogli W^và
di Trama. Nen ben^ a'iiltefe'da*%ilrani
ùmàa^fmm^ e tìHotlo più' fe ri* era offelb^
^ Conte Ruggiero y il quale tfOTeiìdofi co-
ni ben diftinto per tanti fegttalati férvig^
preftati alla Santa Sede , con aver difeae*
ciati i Saraceni infedeli da queir f fola»
toke tutte le Chiefe al T^no Coftanti-
nopòlitano, con reftituirle -al Romano, e
feòtrorfa k Chiefìi nelle m&ggiori fne ca-
lamità, riputava tko^ dover merlare que-
Aa ricM^penfa. In' quèfto cOneireflb tenu-
to io Salerno h ne dMfe còl Papa , e k^
cegti comprendere affai lìberamente quan-
K 1 to
fós Cratfi ftmdéain eof^arate . ( b ) K Ug9
di Flavigm ytdSadniero lià, ^hjft^ {c)Gri*
gffj Hb. 1. lìidit. IO. Epifl. 7* C à) Inveges
Itb:^. Ftoinda fupra tuviBas Ecclefias Sict*
Ha te Vice Sedis Apojiolica, miniflrare decer*
nimuff quii fton hce tfibuimasy Jed-fetfo*
ns^ - (e) Ofiioftf. W.-jv éap. ijf* ' ' ^
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t» flÉk «agK «U^mciuto, t di' 09!» Mi
dMMniiMA a non P""^ fotfnilo.'
Ma Ufbaao che fi featiim «Muiio ob^
UìgttR) a vinetto Prthcipt') « éàì ^lùsAt fi
{uronxtteva anggiorì a|«eiper4a Sne^^
poftolica 9 'riputandolo il fii^. abile iàrn^
meato ia- qiaifti tmipi » «v^e iloitdW aippog*'
giare Inatte le Aie ipeflmM coboo gì' Ini«
peradorì d' Occtdeace , novtff^finè si bei^
k oceaiwie per maggiormeiate oàMigar-
felo • Non iblaBMnte fii xfgteàm pncor. gli
diede tmtìk la flkiijBfaatMii » -aimiilkiiido in
queli'iftMif la Legaiioai^cbe «rea «hih
ta.al Vefccy^o.di Tuama, mti qm mm
elempio tuatferi al G. Come iindafima
tutta qiieHa aatorìtàf^!lie. come dm La»
«uo avta data a 4;uel VeToovo v creando
lui> ed i Imi leffittim eradi, efaecetf»*
fi Legati ttlti- della Sede Ap^oOolica m
f iieir Ifola, prometteftdqgti^ii tira ineb*
tetri ;gfiiiiniai akwi "altro «eanti» ùao gra-
dO) e che tutto «iS t:h' egli era per fave
per «a Legato > foffe facto per 4ui , e iuoi
lÌKceiferi . Ne fu tofto fpedito i» Salerno
jperJifiaao di Giovanni Diacono della Cbìe-
ÙL Rofflana il prtvilagio , nel«M(ib di La*
«lio^ iLTettimo dell' ladiiione y .e T un-
«tocimo ilei Pontefioato di Pwa Uaba-
no IL
Qiielb avvenimento in cotal giuia lo
narra Malatenra > il quale infiene potta
la bolla d'Urbano, Scrittore graviimio,
e di qne'^empi y il quale qui tarmìna . i
Suattio lib» della, fua Latina Iftwia ; p
i cui Orderico Vitale ( a ) antico Scrii^
tore delle coie Normanne fcrivc: IV^jmh
wm ( id^ Dticis RoòeHi Guifcardi y ^
Cùmitis Rogerii ) ffobh aQìbus , O fire^
nuis if90ntiàus Cotifredus Monachus cògno^
mento MalaterPéTy" hortatu Rogerii Comitis
Sieiltx ehgftntem libfHum nuptr edidit .
Quefta fcrictuca si notabile meritava ,
eba fi -fotfc rapportata tutta intera ; ma
riguardando la poKtia^di quel ReaiEie^ non
del npftra, ei fiamo contentati «d'averne
recato con nettezza ciò, obe x^ontiene , tan«
to più , che non mancano Scrittori ( ^ ) ,
che la rapportano intera 9 e ben negl' ifteifi
Annali del Baronio potrà leggeri! •
Quefto è il fondamenta deUa cotaa^
famofa Monarchia di Sicilia t per cih i
U)Òrden,V!t. hifi. JNarman. lib.^Sfid.
4?3. ih} Famcl. Re,, JSistil. Inv€ges ^li^
RIA eiyiLE
ri diibnggieffot e .iopratanr i ILe
£ Aragona ^ che jfignonggianNio da poi
queLiUame con Innfja mie d' awi 9 fi w*
nrteaatanim noL poiUèflodi queftasì no-
Ula., ecUilln^ paetosiativa contro tutti
i sforzi 9 e' dibacainenti fnici fopra .que-
iba- puftfto in pioceitb di tempo » Non ri*
pntaada£ cola ioapiopaia y e ftrAia d' etfni^-
fi poMMa a' Bnnctpì oonoedere tal facotdl
di Legato della Sede AppoAolica , qnanda
ìr^Papi fteft repntiMno qneflepertMiay co^
JHe/aeraae^ etfendofi già inttodocto il coftn-
ped'imgarfioolfiuro olio» e non come aU'
«atutta laici i ma partecipi ancora del Sacer-
dozio gli nputarono > e fe non limarono
Incompatibile alle loco perfone di crear-
gli Canonia di S«. Pietro , con amsfietter*
gli co'facri .abiti al Coro , e reodergU
tìonfefti in tutte le altve finzioni » e ce-
lebrità facre^ non .dovrà parere ftranoche
pedano anaora ritener qnefte prerogative:,
che finalmmte fi raggirano intotmo» alia
£cclefiaftiea.giiuri((liaÌQiie^ non già intor-
no ;air ordine.
. Secondo le maffime- del dritto Gaiioni-
co, e la pratica della Qorte <li.Ronia fi
è i n < |iu ooea&oni veduto , che nii|(pttit-
to la potette deUa'gi«nrirdiìui>ncvèdiftinr
ta dalla potenza dall' ordinale ^e.qnefl^*
jtUtiqiui è attaccata all' oidinev medefimo"^,
e non può effei^ comunica:ta a quelli ,
che non l' hanno per loro caratteML* Ndn
(i può commettere ad un Prete per iar
r ordinazione v^ aè ad jun Diacono, per
Gonlècvare, o.per atfolverej poiché la fa-
coltà dell'ordinare è attaccata al caratte*
re EpiTcopale , ed i\ potere ^di confecra-
re, e d'aflblvere all'ordine Presbite rale:
ma perciò, che riguarda la potenza della
giurifdizione , ella può eilere comunicata
a perfone , che non inno negli, ordinii,
ancorché s' eferciti fopra quelli , che vi
fono> o anche negli ordini più elevati,
die .non fono quelli a chi fi è accordata
Juefta «ihirifdizioae. Li Papi non banoo
itto difficoltà* 4i praticarla in più cpcea-
fioni , nominando Legati , i quali erano
(empiici Diaconi per giudicare materie di
fede, e caufe di Vcfcovi , anche per te-
nere il lono loogo ne' Concili ^ e vdaudo
privilegi ad Abati, e Monaci per efei«t-
tar
i.Vftn rappa9fa$a Mucbeda Lnmgy Tom^x^
C^hél.J)ifiem.fU^^/S^
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DEL REGiJO DI NAFOLl
t:» U giwafilizloiie Eptfeopsile ;. r ciò éaià
fiìiftcmante, anche ^e BadBtf&9 rke dkfi#
sodioiidbne) hanno Afchidìaoóni , «d al*
tri OjSciali> ed efercHsàita enttoaiò» oìk
eppaitiene alla jpiurìidinkme Epi^pak.i
ed ìaqiieft'ifteflo.noilr&JiLegQo og§i^ioi^
so mg^anc^y che k'Bade&^del Mona*
Aero di Cpnveriaoo efetcka À>pfar i .iìioi
Preti gìiiMÌidizi#ne , ed ha fiwikgio di
Viilerfi di^ Mitra > e èà Paftoralr , cm^ i
Vefcoyi faiMM, E GarblL d' Angiòhel-
la Chie(^di S. Nioolò dijiaci ebbe^iuo-
ga,'ì»,^|ieLCaiii'fopra gli .cUtri Canoai-
ci 9 «e f» «pillata come di lor. eorpo^ ed
ebbe giurifilizioiie (opra qae' Preti » come
diremo al filo Inoco •
Non è del aoftso iftitmo entrare ia
que^dibattimeatt, ché>da.poi fiurlèro iur
tomo a quefto pimto^ e nelle cofe che^^udenaa'di quel Rè
ipno ftatjè icrute da' Spagouoli ^ e da al
e
tri diverfi Autori » comir laateria tibetana
dal Aoftro propefito* Ma non potfb- tra-
lasciasi di dire 5 -che il Cardinal Baronio
con moka importunità , e poca verità ar«
di d' impugnarla negli ultimi ten^ , da
poi che squel Regno va' era ilato in poffef-
.ù> per tanti fecoli. Stampò 4egli al prin-
cipia deiranno 1605.11 iuo^^rnoXI. de*
gli Aaaali Ecdefiafitiicì^ -e veatmido^di rap^
portar quefto fatto , inferì nella fua Ifto-
ria un difcorfo iunghiiUm^ coatra la Mo-
narchia, di Sicilia ) ove con isforaati y e
lividi ar^meoti .«oi|. u^urò di movere
ogni macchina p^ dibatterla . Ma ciò
che aon deve coadonarfi alla memoria di
queir uomo 9 fi è d'aver pieno quel fuo
di&orfp di tanta maldicenza 9' ed acerbità
contfa molti Re d' AragiPna di celebre
memoria , e fpezialmente contro Ferdi-
nando il Cattolica r riputandogli Tiranni,
e che (otto quefto nome di Monarchia
abbiaao voluto in quel Regno introdurre
laTir^Wuùde^che camtato illibao in Na-
poli 9 ed a- Milano , lu d^ que^ Miniftri
JLegi proibito, e4%ofidinato , che non fi
VMdeàe, iiè^^enede,. per rifpetto del lo-
to Principe Filippo III. che>allQra^ regna-
va , i cui progenitori paternierano (iati da
qi^. Cardinal' s) inde^aameute trattati •
Ma moArò il Baroyaio A gran rifenti-
ineato 4i quefla proibizione del fuo li-
bro, che avendone avuto Tavviìb quan-
do pe^ la mo^e di Cli^menfie Vili, era
la Sede vacante, fece unir tofto il Col-
I:IB;38. CAP. VriL ft
logì» de- Cardinali, da' quali feèe fi» un^
invsmva cositro que' Mmiftri ,] e non bar
fkandogli aver omo quel Principe in quel*
la guiiia , voUe toccarlo in un altro pun*
to. non naen'gdofo di fua Regal ghirifdi*
zione; poiché in (]udla apertaftieote bia?
ismavanfi que' Miniftri , come nel proibi?
il fuo libro avei]ht|K> pofto mano nellfau^
t(M«ià Eceèefiaftica^ ^iafi che a' Principi
non fotfe leeiio )»er quiete dello Smq tìoi
fimili pioihiaìoai .. E dof«» creato il Poa*
teiee Paolo V. fece fcrive«e.al RéFili^*
pò iotto li ì^. Giulio dì queft! iMTo an-
no UB9 lui^ lettela. con grave. doglian-
za, che in, vilipendio dell' autorità Eccle^
fiaftica*, ti Miniftri Regi in Italia av^or
ro premito il fuo libro , quando .ci4 al
Papa blamente s'apparteneva • Però la
gtndieò mèglio di'
rispondere co' £sitti ^ e lafciò correre la
proibizione pubblicata da' fuoi Mìniftci-.
Ma il Cardinale non fi, potè conceMB-?
re^4b( nel i6qj. ftampando il XILTe^
mo non inferire poeo a propofito uà c^
fcorfo di queft' ifte&. materia, con mol-
ta -acerbità, e livore declamando contij»
i Principi,, che vogliopfi impacciare* a pcoi*
hir libri , non ritenendofi ancorai di dire»
che lo fanno perchè i libri riprendon(^
Ip loro ingiuftizie • Il ConfigUp di Spa-
gna con la folita tardanza, e irrifoluzio-
ne vi procede con lentezza ; non fi mof-
fé nemmeno jpet quella terza otfefa , m»
lafciò icorrere altri tre anni, e nel 16 io»
il Re fece un editto , condennando , e
proibendo quel libro dotn m^nieia cosi
gi^ve,, che delbamente tocca > il Baronio^
cosi bene com' egli avea toccato li %^
fuoi progenitori • E ^r dargli maggior
riputazione 9 e forza , /u V Editto fatto
pubblicare in Sicilia, con decreto, e (ott*
tofcrizione del Cardinal Ooria, e mandato
per lo MonHo in iftampa • . In .Napoli fu
mandato l'Editto al Conte di Lemosv<^he
fi. trovava alloca Viceré, il quale a 20. Feh*
hr^o dell'anno feguente- x^ii. fece pub-
blicar Banno con molta pubblicità , f:ol
quale fi condeunava il libro . La corte .di
Roma reftò sbigottita tanto per V E4itto ,
quanto per l'elecuzione fatta dal Cardi*
nale^ e d^ Banno pubblicatola fiK>u di
tromba in Napoli. Però iii.Spaan^- non
fi nioffero punto , e rEditto.refta'Oggi
giorno nel fuo vi^ai* .1
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Wu tfmim eooÉ^ ri ngW i au^ whK
Jrffiu uà fortfiiegti nkonì noflri tMfif
fttuidé Pafft CieiQe&{e. KL 9«<kiìdhy il
lUgQ0 di Sicilia caduto in «ao M D«*
ca di Savoia 9* cadette tempo oppoitiuio
di profittare fopra la debolcna di ewl
Wrmcìpei e àixSe Ut cab, ìm tale mmh
wtà) die ocU'aMM) 17^5* nm fi rìtea^
M di pubblicar qm Botta > ceUa qmU
abotì la MoiMwUsH «i*ite«b m on'al»
t«a iti quel ite«ne una ummkEjode&adtif*
d Gftafchia^ } ma riufeirooo nm tutti
qii^sfeni 9 poiché «è U BoHe ebbevo
akm efietco» né matta mumname o m^
▼MA a' iofiodutfe io ^a^AV Ilbla ; t molto
mettOQuamlo poi quel Reaa» fece ftitoMo
iMo^rAiigoiisflima^aaiiBlia Auftfàaca.
, Sc^fle con qaieAi .tioo?a occaiiiie a
dKeia delta ^MoMicliia il celebft «Teo^'
lofo di Parigi Lodovico Bllies Dopino)
dow fcee vodere duaoco iofiriiiiente 9 e
vaao fia eie che ìtBamtfio av^ foftepu-
to io cmitfaffeo, e ooel che ilPaoa^vea
ofdinato io quella Ina- Bolla • Ufcl que^
iky Aio libro oeU'aniio 17 16. dove finar-
Mitomitiutametite l'origine 5 edi progref-
fi di ^«efia eoocela » ed i fncceffi di que*
Ab briga^ con tanta diligetita ^ e dottri-
M 9 che bifogna riportare il Lettore a
ooanto egli ne ferifTe intorno a quello
Aggetto.
La Bolk di Urbano fii dirizzata al
C^te Roggtei»^ e fiioi inccetfori, enoi^
compreìklea che i foci Stati-, che poflc-
^va 'rìlottL , cioè la Sicilia , ed dlcune
^ìazzés che e' tenete in Calabria , onde
perciò ^ intitokva JH Cftpes Cataèrite , <r
Ma non meno del Conte era- beneme*
rito il Duca Ruggiero della Sede Appo-
ftolica i pnd* era di dovere , che Urbano
al Duca di Pujslia, ch'era prefente , di-
htnùSt fuoi favori / ond' è da credere ,
Mt a quefto t^npo foffe it Duchi di Pn-
^ia conoedum quel privilegio , di cui Pait-
tica^ Glotfa Canonica , e molti de' più vec-
chi Scrittori rapportano intorno alla col*
kzbne de'Beneiic) del R^no.
'^ '^9À tenipi per togliere rinvefti-
bipi fecolari eranfi ragunati
icilj y e per ultimo nel Con«
Duarenw de Sacr. Eukf. min.
ISTORIA CIVILE
oelebM«oia UAiM Aoll?
ao9^« pood pittna dt morire y «mfi
di miovo feM» tertiiiìlì ^maMM vietato
a«li ÀfaMÌ,-a'Pmpoficf ddk Oiiofe^ «d
a fottio Eealofiafiici di ricevore beae^
òéf dalle mani éi Laici • Con tatto ci^
pMitfeio £m^M iPainoipi non Aover ofli
wpucaifi- in GIÀ ponmame Laici , né pò-
«trfiioao tagliere quelle foeaofoiìve ^ «!«
Ì€mtà\ pmr tamoo^fempo a' eiaiib Ari oa
ooMb. Ch'eiaoendiragioÉe^ choanren-
é» efii feii4aie k Clii«fe, ed arrieehkole
dbl loro paatimomo , eÉi ne dov^tfcM
ave» l'imroftìture'i dioiiacome prima «eU*
tlexbne de'^Minifiri detta Gbioéa v' avea
parte il popolo , non doi^a * oavera Aro-
Jto> £0 i Prittaipi 9 a* qoftli fc trtrfeiita
ogni patefti r poceébro ora >fiirlo per ft
ioli (ii). Che ciò fiMeodo ^ niénto dav»*
no j^l'inMAiti di fpiritindità, ma laloi
omcdftone & feflcii^ievn ^la temporali*
tà, ancor ohe nell' inveftii^li irdeffe»
ro ) fecondo era il xoftume , deir anello ,
e della verghetta . Cié die coormaggìòr
ragione lo pretendevano i noAri Dachi
di Paglia, i quali a^eano in quefte Pro-
vincie motte Chiefe fin da* ibndaaaenti
erejtp, e dotate di molti loro beni per
k ìiA femma ^ietà invelo il ctdté deW
la Religion Criftiana « Si aggumgeva an-
cora d' aver debellati gì' infedeli Saraceni^
e d'avere reflkuite tutte 4eChkfe ai Tro-
no Romano, che prima gli *eram> ftatt
tdte (fai Patriarca di Coftantinopòli •
I Pontefki Romani* per noflr contendo*
re fu quefio punto eo' Principi amsici , e
ben affezionati t a' quali fenza recatfipro*
giudizio volevano gratificare , lovénteufa*
vano di conceder loro per privilegio ciò
ch'effi pretendevano per gtimzia: i Prin-
cipi badatido foto all'elètto; necmandofi
d' atoo , r accettavano « All' incontro i
Papi credevano maggiomiènt* cosi i^bi*
lire i loro diritti, acciocché fecondo 'che
le congionture portavano, potetfero o ri*
vocargli , o oóntraAafgU . Qitindi é che
gli antichi Re di Sicilia invellivano élf
benefici Ecclefiaftici in tutte le Chiefe
dei Regno di Pil^ia, ficcome te rende
a noi fedel teftimonianza l' antica Chio-
fa Canonica C^) , la qàalé fé ^oiWtfo i
Ca-
(%) Ghf. €Uf. pkhHf^ hffim. ^ hk ci^.
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DEL lEGNO »I MAV<^« tf », X. CAP. Ytll.
Gaftont 4Militi ki «rati OmìIì rtfe ti A
•ha i Duchi ét'Pu^ia éàmmo /V UHRtftH
tuM de' kc&eficj ^ dìtfe che mò \p facevi*
no per fd^tgìa del Papa, il ^Male .p^
fefa a^kùct coace dere qiiefta premÌQea<*
sai e 1# tfftkiiMiiafte aacofa mcti -i no*
Ari- pft aiitkhi Scrittori del Jle^ao 9 co*
BM Marino^ dì Caramaliico 9 Andrea d^Ifer-
aia, ed ditri (it}* E per qiftcfto privile^
gìo fi d^badeira Eederio^ II. qwt ii do Su
§l' impuMira 9 ciie a fiio oiododava le ia*
veftttufe deUe Cfaicic di quefte Provincie
ié)x imMÌ fp[U il doleva ohe i Papi ten»
tafano dk diwjfciire le ra^ioiii , eh& i Re
di Sicilia arcano BelFeteione de'Piela-
efta&tt il lor privilegio » il qua-
le da lonbctazior Ili. non poCera mode
rarfi , come fece ^xnm CoAanza 9 filando
egli eia amcer Suicidilo. Ma di eiò piiìi
•pportmiamefite ci tornerà occafioae di
&vellare Quando jAdila politia Eoelefiaftiea
trattefecno •
«
^ IL Ckntiih tmmf da lMMn§ in Bari j, e
fmé moru 9 fygnka foe^ dspol às futi-
la del Conte RtfOQfMta , e £ alm Prìn^
IHam» Ucbaoo dopa eCerfi ia &ier-
Bo taicipMito eoa qae^i Pmcipi^ fé
fte pùaisi ia Bari, ote area iatimato uà
Conciliot di Padri Greci , erf^atini fier de^
terminale il Dogala delhi'^roeeflloBe del-
lo Spirito Sanito dal Padre^ e dal Figlino-
lo, nel che iOreci n<mcoa^eaivano* (e).
IncerveaaerD ia quefto CoactUo 185. Ve-
icod^ e volle aiffilbnri anche S. Aafel-
m» AiieiTefcoTo di Qnrerhef) , che per
etfari della AiaChie& fi trovava allora ia
Italia; Vijbroaapercidr tia*Gteci, e La-
ttai grandi dibastìaieati ; ma fiuóno fU
S. Amelmo coloro eeiuriati , < deteimiaa:*
» fecondo ciò iàtt teneva la Okiefii Lir
tina {nmà non per 4iieA9 fini lo fèifiaa ,
ch^ idiennto con ardore^da amhe le ^
lioni ^ per Inago tempo tenne div^ ^ler
ile dae Chìeic^ che bM vaUè maana di-
ligenza perriaairle.
fedita- Urbano da ^acto^Coadlio por-
. < a > . y^adr. de ìfem in ptoe^ Cmflìu
Rem. <h) Nauclerus generai. ^i. (c)K
M/e;r. al Imf. A, 10991. (^ ) ^A* ^^
^^fp. A^iiQU Qbiit Mamrim Qemae ShUid
«Hfi ij^Roma, o«e dafpeffhr „ ^
10 al Canciiio iUmaM ^ del ^mlc ftif
anzirii diiit , aaa^ paiarpoa molct aiuifi^
ehe itt qaefia medeiimo anaa 10^ fia|
in quella Città i scorai Arai * Mentò^a#-
60 Pontefice edere aoaoìiwato oca i pih
|;nadi Paprx;h*' ehhe la Chief^ Romaaai
egli teoendp qaefta Sede poco men chf
dodici any , ^diQftsaò molte areiche azio«
ni, e fi refe celebre aUyloado- per La fpe«
dizione de Crociati , efifeadone fltrn il |>ri-»
mo autore . Egli fopra tuttigli altrf Pod^
t^fiu fu il pili i>en ajSeiciaaato a* ao&i
Principi Normamiì ^ aè con affi ebbe oe^
cafioa alcuna di difturbo, ma gli amò t
cerne padre i proprj figUnpli , e par quua*
to $' apparteaeva a lai , proceurò i loia
maggiori vaataaai . Per k di lai morte «
fu. eletto Papa T Abate Rainerio. di To-
iena» che P#fcale«U. i^ipellòffi ; .ed w
qxieiki medefimo anno i noArì prefero Gè*
rufalemme , e ne fu eletto Re^ il fiimofii
Qoffiredo Buglione, al quale dòpo la fan
morte fiiccedstte Baldumo fiio fratello >
aveado intanto Boemondo- fmà Antie^
chia , e fattofeae Principe , c^ia tssiùù^
ie a^fuoi pofieri.
La morte di Urbano fu non molto tei»»
pò da poi feguita da quella* del G. Coa-
te Ruggiero: egliefleado già molto avan-
zato, in età , trovandofi in Calabria , refe
chiara al Mondo la Città di Melito ove
nv>rì nel mq^e di Luglia dell* anno iioi.
(^). E non a ba(bnza pianto da' iùoi»
fiagli nella maggior Chieia di* quella Cit-
tà edificata da lui , eretto oii fep^lcro »
«ire aacot oggi fi confervMo le fue glo*
riofe olfa^ E^i vitfsfenanta anni, aven*
doae regnato fedicidppo la morte diGui-
fcardo^tto fratello. Ebbe piamogli, dalle
quali avta avuti molti figliuoli^ mai tre
ioli mafchia lui fopravvitfeco, nati dalla
fua ultima fpofa Adekfia, la quale ^efp
H governo ikgli Stati ìmmintenente do-
f^ la morte del mari^ con. Roberto di
orgogaa fuo genero (e). *Qtiefti tre fi-
gliuoli furono Sindone , che morto poca
Xrl padce, non ebbe ia Ibrte di fua-
fb ttfel Contado iii Sicilia (/). Gof
frede
menfe Julii • ( e ) Maiater. M. 4. cap. \^
Romnald. Salemit. (f) Jlleff. Tele/, lib.
I. cap^}.^& $.'
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1>£ L V'ISltéìtr^tAC rviLE
fhdd4ifpntmiankatto di Ragufa y ài cui V
ultóriiftcm ci fonmiiaifttft alcm» rilcontro:
«lciitit(v) éredono che fofle nansi dalla pri-
ma moglie El'ttnbere^ / é-che iilfieifie cot
fratello Giérdftio ftiffi^ al 'padre preiTtortoJ
Ruggiero IL fu quegli;, al quale hfciò i
fuoj StAì in una (knazione così illuda,
e Tantassjibfa 4 che poco da poi «li pofle-
èerte con titolo, e cor<ri)à di Re, e cht
la fortuna T inna-liò ad ultime nel fua capò
le- due Cdiroae di Pu^lfa, e di Sicilia , e
che con- titolo Remilo fignoregstiò ancora
fluefte noftre P)*ovÌQcie I coriie qui a poco
airemo ;- Lafciò ancora il Conte Ruggiero
due 'fìgliuole, Matilda, ed Emma: Matil-
da fu moglie di Rainulfb Conte d' Avel-
lino. Per la qoal cagione ne' difturbi che
accaddero da poi tra il Re Ruggiero , con
i^Imperadot Lotario IL ed ifPapa Inno-
cenzio IL fu da Inifocenziò , Rainulfb
coftihiito Duca di Puglia contro Ruggie-
ro fuo cossnato nell'anno it??. Fu que-
lla* Matilda quella che perfiiàfe ad AHef-
fandro Abate Telefino di fcrirere V Ifto-
na di Rujjglero fuo fratello , com' e' tefti-
iìca ncl|TOYio libro della medefima. Em-
nta altra figlinola fu moglie di Rodtilfb
Maccabeo Conte di Montefcagliofo ( A ) ;
non facendo allora guefti Principi diffr-
coltà di dare le loro ^figliuole', o Ibrelle
per ifpofe ^loro Baroni • i quali oer hi
maggior parte erano 1deli illuftre (angue
Normaìmo, o Longobardo, e potenti per
molti ampi Stati, e ricche Signorie . Co-
loro che fanno Coftanza moglie d'^Errico
Impe.Adore figliuola di quefto Ruggiero ,
errano di granlfenga; fu ella nipote, lion
già figliuola del G. Conte Ruggiero , co-
me in^ta dal Re Ruggiéi^ fuo figliuolo ,
come diremò •
Il principio di queflo duodecimo feco-
lo, nel quale (iàmo, fuluttuofifiimo non
fólo per la morte del Gran Cónte Rug-
giero, ma di moki altri Principi , che
lo feguiwncr. Mori poco da poi nel me^
fé di Gennaro dell' anno I106; Riccardo
n. Principe di Capua , dòpo la cui mor-
te non hfciando ài fé figliuòli ; gli fuc-
cede al Principato Roberto fuo mÀello,
che Io tenne infino al 11 20. nel qual an-
no mori (0. NeiriftefTo anno 1106. nel
(à) Malattr. lìb.^. cap. 10. n. d- jtf.
f^ lìb. 4. €0p. 14. d- 18. (b) Peli, in
ffftft d! Agiffto^ fin) anwra i «gTomì taoì
rhnperador Eihrieo IIL a cui fìiccedecte
Erfico W. ino figliuolo , il quale non
nrwno che il padre, quafi ereditando co*
Stati rodio contro i.Ponecfici Romatù^
fu atfai pia acerbo cei^kVafcale H. e co'-
fuòi fucceifori di ciò eh' era ilato ino* pa«-
drè con Greaorio VlLtEoli vt>hnido (b-
ftenérecon masajior vigori le bigioni del-
le invefiiture , rataaccìava di y^ter cala^
re con potenfe armata in I^atf» cotftw
Pafcale. Q»icÌto Pontefice peV^ocaofrere
ad un tanto periglio , vetine % Capila per
follecitare il «Principe RxAfto;» ed il Du-
ca Ruggiero, perchè V aiùtatfero contro
gli sforzi d'Errico; ma Emco^vellllil» in
Italia con valido ei>faito , e giqato iCI
Roma, oye il Papa era ritornata , ed era*
gli ( credendo cosi reprimeve' il fuo or*
gogtiq ) col Clero^e*! Popolo - Roman*
andato incèntro per rioeirerlo, lo face con-
ducere con tutti i fuoi dentro l fuoi al-
loggiatnenti , come pri^ioniero^| ove per
forza gli-eAorfe le ragioui detr inveftitu^
re, e lo coftringe di va^ggio fecondo
il folito rito , e cerimonie a farfi incoro-*
nare Imperadore (/). Ma fubito cHeEr-
flccK parti (f Italia , Pafcale in un Conci-
lio tenuto àa poi in Lacerano ammllò,
e c:Uisò tutti quegli atti , avendo intanto
poco prima fbllecitato il Duca di C;da«
brià , ed il Principe di Capoa con gli al-'
tri* Normanni ,. % T ifMb Boemondo , per-
chè unite le loro armate feccorretfero la
Chlefa Romana contra le perfi^cuztoni »
che, cóme" diceva, fofferiva da Errico.
Ma la moi^e ^i que^ du^ Principi Boe-
mondo, e Ruggiero accaduta l'una poco
dopo r altra , frafbrnò tutti i' Aioi dife-
gni . Mori Boemondo in quefl';Uin(3r ri io*
in Antiochia', ed il itie cadavere trafpor-
tato In Italia , fu fiiwo fe^Uire ar Cauo-
fa nelh Chiefa di Si Sabino • Lafpiò'' di
fé "ùù figliuolo nomato pur BoémoiKlo ,
cKe al Principato d' Antiochia , ed agli
a-lm fuoi Stati fuccedè* l^afciò aKora un'
«Itnr (ha figliuola) ed amendue raccoF-
mandò a TanOredi fbb nipote.
Ma piit deplorabile fil a qneAe naÉrs
Provincie la morte accaduta in Salerno
nel mefe^ì Febbraio delFante %iiu del
'Cune*
Stemm. ( e )' Pelbgr^ ìnSt^mm. ( e ) Pel^
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DEL KEGNO 1>I NÀPOLI LtB, X. CA^. Vili. U
fiimoib Dnea Ruggiero (a). Fu egli eoa
gran pompa , e molte lagrime fepoko nel-
la maggior Chiefa di Salerno , edificata
dal Duca Guifcardo fuo padre: Né lafciò
di fe altra ftirpe Tirile > fé non Guglie^
ìtl^y natogli dalla PuchMTa Ala Aia fe-
conda moglie, il ^uale morto fuo padre
al Ducato di Puglia , ed agli altri fuoi
Stati fuccedette.
Il Duca Guglielmo , non meno che fuo
padre, volle continuar col Papa riflefla
amicizia , e xorrifpondfhza , né mancò di
foccorrerlo nelle contefe che con più ar-
dore fi profegui^ano con Enrica. Eranfi
a quefti tempi cotanto efaeerbate quefte
contenzioni , che Ulmperador'Aleffio Com-^
neno pensò prolhtame, fcrivèndo a Pa-
fcaje II. che fé .voleva riconofcer lui per
Imperadore d* Occidente , V avrebbe pre-
ftati cofitro Errico validi aiuti (^). Ed
intanto avendo Guglielmo ftabilito in più
perfetta forma lo Stato , noa mancò di
chiedere al Papa la conferma dèli' inve-
ftitura del Ducalo di Puglia , e di C^ila-
bria, come i fuòi predecrabri aveano ri-
cevuta. Né Pafdtle mancò tofto di con-
cedergliela , come fece neir anno 1114.
mentre era in Cepperano X celebrar im
ConcinoX*^ ove Guglielmo portoffi per ri-
ceverla (€). Ma mentre quefto Pontefi-
ce era tutto intefo per reprmiere gli sfor-
zi d* Errico, oppreffo da gravi, e nojofe
cure ammalofii m queft*anio tizS., nel
quale a' 12. Gennaro finì di vivere (^).
Morì ancora nel mefe d' Agofto del
medefimo anno Aleffio Imperadore d'O
rìente, a cui • nelF Imperio fuccetfe Gio-
vanni Porfirogenito fuo figliuolo . Ben to-
fto ci libereremo dalla cìira di tener con-
to degl' Imperadori d'Oriente; poicfa'effi
avendo perduto tutto ciò, che poffedtva-
no in quefte noftre Provincie, eoa p^a
fperanza di più riacquiftarlo , non vi fu
occafione di più peniare, edintrigarfi ne-
gl* intereffi di quefte Regioni . Niente^ ptJI
era loro rimàfo che un'rnnbra di fovra-
nità, che ancor ritenevano fopra il pic-
ciolo Ducato Napoletano , il quale noi^
giari fi vedrà paifare altresì fotto la do-
minazione del famofb Ruggiero I. Re di
Tom/ IL
( a ) Pellegr. in Stem. ( b ) P. Diac. lìb.
4* ^-4^. (e j P. Diac. ^4.4. r.49. hroe-
Pivìf d$ DucàtH Apuliét y & CaUàrÌ0 •
Sicilia, e di Puglia . Si governava anc e*
ra quefto Ducato fotto forma di R^pu b-
blica per fuoi Duchi ,. e Confoli , ed in
quefti tempi n' era Duca Giovanni , ifquft«
le morto non molto tempo da poi, men«
tre regiuva in Oriente Poi^firogenjto , fe-
ce luogo a Sergio) ultimo Duca che fu
df' Napoletani . Poiché paif)tta da poi Nà«
poli fotto Ruggiero , ancorché non im-
mutale la forma del fuo governo, vi crea-
va egli nondimeno i Duchi a fuo -^arbi-
trio, e vi coftitttìDttca, Anftiib uno de*
fuoi figkuoli, come fi dina a più oppor-
tuno luogo.
C A P.^ IX.
Lìtigf , eh* eòèe t Impersihr EftRico IV.
coH Papa Gelasio II. Invefliture date
da quefto Pontefice / nefirp Principi N^r*
manni ; e fcìfma fra CiU.iSTO II. « Gr&-
OORIOK Vili.
INtanto dopo la morte di Pafcaie ,- il
Cléro^ ed il Popola Romano ele^e*^
ro per filo fucceflbre Giovanni Gaetana
Monaco Caffinefe, che Oelafio IL chia-
moffi ( r ) . Tofto che T Imperador Erri-
co feppe refezione calò in Italia, màn« *
dando intanto fuoi Legati aGelafio, con
ambaiciata , che fé ^gli era difpofto ad
accordargli ciò che Pafcale aveagli prima
conceduto intorno alle inveftiture , egli
era per riconoicerlo per Pontefice, in al-
tro cafo , avrebbe pofto un altro Papa nel-
la Chiefa • Ma repugpando Gelafio > e
vedendo che V ImperaoQre s* approffimava
con potente armata a-Roma > ulcì da qae-
fta Città , ed accompagnato da molti Ve-
fcovi , e Cardinali , dal Prefetto di Ro-
ma , e da molti nobili di quella , in Gae-
ta fua patria ricovroffi : quivi ordinato
Prete 9 emendo ancor Diacono , fu da qué'
Vefcovi^ e Cardinali che feco «avea , e
dagli. Arcivefceivi di Capua > di Beneven-
to, di Salériio, e di Napoli ^ in prefen-
za di molti Principi, ed Abati , confe-^i
crato Pontefice Romano.
I noftri Prìncipi Normanni , e fopra
gli altri Guglielmo Duca di Puglia, Ro-
L ber-
(d) P. Diac. lib.^ e. Ó4. (e) P. Diac. •
ìib. 4* cap. Ó4*
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H
E L r ISTORIA -CIVILE
hcrto Pmcipe ili Cspiu , Riccardo dell'
Aquila, e moltiffimi altri Baroni 'di que-
fie Provincie, accorfero tutti a Gaeta of>
CureBdogli ogni lor aiuto ( « ) • Gugliel-
ino, ed il Principe di Capua preftafono
i giucamenà <li ledekà come ligi della
Sede Appoftolica eh' eramo , ricevendo efli
la conlerma 'dell' inveftiture in quella gui-
di «he i loro predeceflbri aveanle ricevute
dagli altri Pontefici * Edè da notare , che
i Principi di Capua iir^uefti teinpi pre-
ftavaa Tomagio al Papa , nell'ifteKa tena-
po, ch'erano ligi ^1 Duca di Puglia.
Ma non è qu) da tralafciare ancora,
cheGuglielmo, non badandogli aver avu-
ta finveftitura da Pafcale, la volle an-
che da Gelafio , dal quale non potè otte-
ner altro,. che una-conferma riftretta fem-
pre ^1 Ducato di Puglia, e di Calabria,
guardandoti bene di fenderla al Principa-
to di Salerno, ad Amalfi, ed« tutti que-
gli altri Stati , eh' erano già paflati fotto
la dominazione de'Duchi di Puglia * Così
l^Bgi^^QAo imHa formola di quèfta invefii-
tura rapportata dall' Abate della Noce
Ct)y che Gelaib la diede a Guglielmo:
QjéfmadmodMm Gregorius Papa ttadidit i/-
lam ReAerto- Guifeardo Avo tuo ; & ficut
Urbanus Papa tam Rogerio Pafti tuo prius^
^ pofiea- tibi tradidit ; fic C> ggo^ trado tibì
éandtm Terram cum btmore Ducatus per il-
lud idem danumy & canfen/um. Ma è da
noure Terrore occorfo in quefta formo-
la, e mancare* in etfa dopo la parola,
fofteay il. nome di Paf calisi poiché Gu-
glielmo non mai da Urbano ricevè invc-
ftìtura, come quegli che premorì a Rug-
giero Aio padre, e Guglielmo fuccedè al
Eadre nel Ponteficato di Pafcale , dal qua-
; , e non da Urbano la ricevette , come
rapporta Pietro Diacono.
Intanto s'eikerbarono le contefe tra il
Papa, e Tìmperadore: ^uéfti tofto che
ftppe efUrfi Gelafio partito da Roma , fe-
ce el^ger Papa Maurizio Aicivefcovo di
Brai^ , che fi fece chiaoure Gregorio VIIL
Dall'altra parte Gelafio venuto a Capua
fconiunicò V Imperadore , V Antipapa , e
tutti i complici, ed operò che Roberto
Principe di Capua ragunafle le fue trup-
pe per opporle ad Errico, affinchè intro*
{9i) P.DÌac.Ub.^c.6^ {h'ìAdChrQ^
me. Cali. Itb. 4. cap. 6^ (e ) Peltegr. in
ducere lui' in Roma. Roberto, unita tana
confiderabile armata ', prende il cammino
Terfo il Monafterò Caflinefe , per quindi
patfar in. Roma infieme col Papa , come
aveagli promeifb; ma avendo mtefo che
r Imperadore non era molto lontano cop
forze fuperiori , non volle partirfi da Ca-
lino, ed aveado quivi ricevuti gli Am-
bafciadori d'Errico, che lo confi^liavaao
a ritirarfi, egli abbandonando 1' imprefa
a Capua tornoifene . Quindi Gelafio , do-
po varie vicende di ^rtuna ,^ abbandona-
to da' Normanni, finalmente non poten-
do refiftere a tante forze , pensò andarfe-
ne con alquanti Vefcovi , e Cardinali in
Francia, e giunto nel Monafterò di Giu-
gni , ftanco finalmente per tante cure mo-
iette, e per tanti incomodi foSerti in quel
penofo viageio , quivi iu^ermatofi fini la
ina vita il di 29. di Gennaio dell' anno
li 19. dopo aver non più che un anno,
e cinque giorni con tanti tiravagli , e pa-
timenti tenuta quella Sede.
Tofto i Cardinal i, vedendofi privi d*un
tanto Pontefice , e che mal potevano oppor-
fi a Gregorio, fé immanteuente nonprov-
vedeflfero al fucceflbrc , eleifero in quel
medefimo Monafterò Guido Cardinale Ar-
ci vefcovo di Vienna nato di Resal ftìr-
pe, come quegli ch'era fini iuolo del Con-
te di Borgogna a^Re di Francia per (an-
gue cotanto vicino , eCalifto II. chiamof-
fi , il quale fubito portofli in Roma , ove
dÀ Clero , dal Senato , e Popolo Roma-
no con fegni di molta ftima fu ricevuto.
Il falfe Papa Gregorio Jafciando Roma
fi fortificò a Sutrio, Gattello per fitoben
forte , ove co' fuoi ritiroffi ( t ) .
Intanto Cali/lo , per toglier dalle radi-
ci quefto fcifma, pensò non eflervi altro
rimedio , che il ricorrere agli ajuti de*
noftri Principi Normanni , venne perciò
a Benevento , ove fu yifitato dal Duca
Guglielmo, da Roberto, e da tutti i Ba-
ioni di quel contorno , i quali oiferendo-
gli le loro truppe, tutti ftimarono dover-
li Sutrio ftrinsrere di fttetto aifedio . In
fatti non pafsò molto che fu quefto Ca-
ftello ftrettamente aiTediato , tanto che
finalmente bifognò renderfi : Maurizio
venne nelle mani di Papa Galifto , il qua-
Caftigat* ad Anon. Cajjf. A. iii^.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. X. CAP. IX-
le la foce ftrectameate cuftodire in itnt
fòrte Rocca come fua prigioueio » E qìxì
fial quefto fcifina di travagliare di van*
taggia la Chiefa Romana > oellk quale
cominciò a goderli qualche pace .
Ma fuquefta pace interrotta dalla morte
accaduta, in queft'anno 1120. di Roberto
Principe di Capua ^ dal ouale Caiifto aven
ricevuti sì importanti fervig> » Non la-
liciò qaefto Principe > che un folo figlino*
lo chiamato Riccardo IIL il quale al
fuo padre nel Principato fuccefle • Ma
quello Principe non pJù che pochi giorni
tenne il Principato ; poiché appena con-
fecrato fecondo il folito coftume de' Prin*-
cipi di Capua. Normanni > che folevaa
uiigerfi coi iacro olio per mano dell' Ar«>
civefcovo j! fini tolto i giorni iuoi in Ca-
pua V ^^ lafciando di fé progenie alcuna »
f;li fuceedè Giordana H. fuO zio» frateU
o di Roberto fuo padre (^)»
Rélfe Giordano il Principato di Ca-
pua fenza diilurbo ben fette anni » infino
al 1127.. nel qdal anno morì . Sua mo-
glie fu Gaitelgrima figliuola di Seroiio Si-
gnor diiiorrento, la quale fin dall'anno
mi. erafi con lui fpofata , e gli avea
portato in dote Noceracon molti luoghi
vicini foctopoili a «quella Città. Da que-
lla fua moglie gii nacque Roberto IL
che gli fuccelTe > e fu l'ultimo Principe
di Capua della razza di Aiclettino j poi-
ché dilcacciato dal Principato da Ruggie**
ro L Re di Sicilia , ebbe la dilgrazia di
vedere dalla fua cafa ùfcire quella gran-
dezza » che i iiioL magi^giori per lo fpa*
zio di tanti anni s avevano con tanta
prudenza > e valore mantenuta > come di«>
remo nel Regno di Ruggiero «.
- Intanto Papa Caiiièo ^ iodate alquanta
le diicordie > attel'e a comporre in quella
miglior ibrma ^ che «potè io flato della
fua Sedè > e lop|^ tutto proccurò di con-
fervar col Uuca di Puglia Guglielmo quelP
ìfiefla comlpoudeuza » ed amicizia che
V.' avea tenuto ti iuo predeceilbre . Né
-Guglielmo moitròrieiirimeati divertì , poi-
die.. volle da lui > ficcome avean .fatto i
fuoi prcdecelfori con Gelafio , e Paficale »
ricevere Tinvellìtura del Ducato dì Pu-
l^a 2 e di Calabria 1 fecendofi uom ligia
(a) PelUgt. in Stemmate^ (h)P.DÌMf.
lìb. 4 . cap. 68. ( e ) Ptllegr. in Caji. ad F0U
della Sede AppoAolrea' ^ e ricevendo Mti
lo flendarda i' inveftitura ; ed arrivato
Califlo in Troia > egli lo ricevette in oueU
la Città con ogni fegno di flima, e di ri*
verenza ( ^) i ficcome fece nell' anno rt 2 1»
in Salerno > ove venuto , trovandofi ivi
ancora il Conte di Sicilia Ruggiero , fi
da quefli Principi accolto con molto ri-
fpetta, ed .oflequio ( e ) .
Tenne da poi ncU' anno ii2;f.unCon*
cilio in Laterano per dar rimedio a mol-
ti difoidini , <:he nella fua Chiefa erano
nati per le gare avute con ErÀco . Proc«
curò aver pace col medefimo> edopo ave-
re con molta prudenza quietate le cofe
della Sede Appoflolica , finalmente nelP
anno feguente 1124. fin) in Roma i fuoi
giorni ld)y lafciando di fé gran dbfiderio >
e molta afflizione i e fi vide ben toO»
quanto folle riufcita grave alla Chiefa Ro-
mana tal perdita » poiché appena morto ,
divifi i Cardipali in fazioni elelfeip due
Papi> alcuni Lamberto Vefcovo d'Oflia,
che Onorio II. chiamofli, gli altri Teo-
baldo Cardinale di S. Anaftafia , che Ce-
lellino II* fu appellato . Ma quefto fcis-
ma ^ che- fi temeva non doveffe lungamen-
te perturbar laClùefa, fu con^iftuporedi
tutti. ben tofto reprcffo ^ poiché cedendo
il partito di Celeflino » come più debo^
le , a quello d' Onbrio , i di lui partegia-
ni ^'unirono con coftui , onde fedati i
difordini Onorio fu da tutti avuto e vene*
rato per vero Pontefice •
C A P. X.
Lotario Pi^r di Saffonia fucttd^ net
Imperiù d" Ordente ptr la morte £ Er-
rico \ ed unione di tutte quejie nc^he
Prtyvincìe nella peffona di Ruggiero
Gran Conte di Sicilia , per la merte' di
GuGUELMO Duca di Puglia^
E difcordie» che nelPanno 1x25. ac-
caddero in Germania per la morte
di Errico IV. turbarono in gran parte
lo flato delle cofe d'Italia; per non ave*
lafciató queflo Principe di fé prole ma-
fchiie , furlcro tra i Principi della Ger-
mania grandi ditfenfioni per eleggere il
L 7f fuc-
Bè>iei>. ^..U2u Cd) ^*^- Dia^on. Kb. 4*
4f0p.%i-
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-«4 D E t U I S T O
AioaBCrore : 4ue fops^ tuiti gli «Itri dfpift-
▼ano .41' Imperio 5 e coamajMiiorcaateii*
zione di.aQÌino: Conrado nipote d^£rrr>
co t e Lotario D|ica di Saflbnia (« ) • I
Priicipi deli' knperia ragunati per toglie-
re i diTordini y che ne potevan tiafcere «
6irono rifoluti di compromettere queft' eie*
zione neir arbitrio dell' Arcivefcovo di
Magonza, dichiarando che colui ^ ilqoa-
le egti'av^tfe Amato degao dell' Imperio
Romano \ fenza dubbio, avrebbero tvtti
fletto • L' Arcivefeovo che portava odio
' injipbicabile non pur' ad Errico , ma *a
tutti àtlÌA fua razza } fenza. molto deli-
bérare ne efclnfe toAo Corrado » e piopp-
nendp Lotario come Capitano in guerra
efercitatiffimo , pio > e prudeme » lo prepo-
fe a tutti 9 giudicandolo il più degno» ed
idoneo » che all' Imperiai ieggio potetfe
ìnna^arfi : fo appjN>vata l' elezione, , e
Lotario per loiperadore falutaio . Incoiai
gui& per r indàftria > e deftrezZa di fue-
tto Pk«latò palsò l' Imperio da' Tedefc^i «
che* per tanti antii l' aveano tenuto » a'Saf-
fimi nella perfona di Lotario^ che alcuni
UL akri con più verità chiamarono IL
Corrado imjpazieote dellar repulfa , uè
potendo fotiBrire» che altri che egli fùth^
iato iurrogato in luogodi fuo^io , aven-
do tirati al fuo partito alcuni Princìpi
della Germania y fi fieoe 4a quefti coro-
msutt per Re di -Germaoia • Così comin-
ciarono le difcordie tra queft^ Principi »
le quali a lungo andare. cagionarono nipU
ti mfordini*) e confufioni nell' Imperio ;
ma Lotario cocne «letto dalla maggior
Ei9e.9 e ciò che piji importava » con-
rmato da' Pontefioi. Romani y fu licono-
Icinto per Impefadore per tutto Occi-
dente .
Ma ecco che mentre Onorio reggeva
la Sede Appoftolica» e Lotaria.l' Impe-
rio , mentreper la morte accaduta di^ior-
dano, reggeva Capua Roberto fuofigftuo-
io , e mentre Seipo ultimo Duca gover-
nava il Ducato, di Napoli, accadde in Sa-
lerno in quell'anno iizj. (t) la morte
di Guglielmo Duca di Puglia , il quale
R I A.C I VI L E
dopo la morte di Ruggiero k» ptdre^
avea retto quefte Provincie per lo fpazio
di Tedici anni (e)..
La morte di qu^o Principe cagionò
alla fin^) che imeramente tutte quefteiMH
ftre Provùicie s'unitfero in una perrooa
in forma di Regno , e che s introduceiTe
per conièguenza nuova Politia > e {iù fta*
bile, e perfetta forma di governo . Poi-
ché -non avendo quefio Principe lafciato
di fé figliuoli) s'eftinfe i^i Ini, enei fuo
ramo la .progenie « di Roberto Guifcaitic^
id) . Non vi era altri*, che avefle potu-
to fuccedere a' fuoi Stati, che il Conte
di Sicilia RuggiciO fuo zio cugino, come
qu^i, cbeera^gliuolo, ed erede diRug-
giero, fratello del Guifcardo. Né poteva
ricercarli ^lora altro Principe di forze
più potente , di confanguiiutà cotanto^ ftret-
to, efpertiffimo delle armi , accorto , 6
prudente, quanto il G. Conte di Sicilia,
il quale portandogli la fortuna^ un retag-
gio sì grande, ne abbracciò avidamente
l'occafione. In fatti perche non fotfe im-
pedito da altri non tardò Ruggiero aa
ammento a prender il poiTeffo vdi una
tanta ecedità. 'Egli toùo imbarcatofi in
Meffina fojgra una armata venne impro-
vifamente in Salemo, ove fecondo il co-
mune, e la folita cerimonia fi fe<;e dalT
Arcivefcovo di tCapua confecrar Principe
di Salemo (e) • Pafsò immanténeme a
Reggio ) ove Duca di Puglia , e di Cala*
bria fu falutato i e fcorcendo per quefte
Provincie, fu da tutte 1^ .Città ricevutb,
ed acclamato per loro Sovrano •
Il Pontefice Onorio fubito, dfìntefe,
che Ruggien^ eoa tanta celerità % f^nza
fua faputa , c^ fenza richiederne da lui in-
veftitura , erafi impofleffato , oltre della
Puglia , e della Calabria , del Principato
di Salerno, d'Amalfi, e di tutti queftt
Stati , fé n' ofièfe grand^ente ; e temen-
do che uniti colla Sicilia tanti doRMnj^
la foverchia potenza di Ruggi<MK> final-
mente non teribinatfe in depreffione del-
la Chieia di Roma , cominciò ad alienar*
fi da lui> ed a peniar modo di tcatto^e-
re
i^)Pjf9.DìacJik.^€gp.%j, (b)CAiwi. €Ìu Affup in tpfo onmìs Rob$rti Guifc^/ii
Romu aldi ArcK Salem. Falerni Benevent. familia , qua ex ipfo defcendant « finits
jw. aiZ7. (e) P, DUa. lib. 4. cap. 96. efl. (e) Abb. Telnfin. lH.u
rMegf. m Stemm. (d) Petr. Diae. ke. . »
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DEL REJ3N0 DI NAPOLI LIB. X.
te il oeefedi tanta felicità • Quindi ifiioi ti oftatoli^.che i
fuoeetfori , coma fi vedrà più innanzi ^
iboif^ndo y che Rug8|iero y ciò che i Tuoi
predece&ri Dacbi di Pu^tia non ^poterò*
aor confegpiFe, avea.glonofaraente unità
sei fm capo la corona^ di Pnèia > e di
Sicilia, ebbero fempre por foipeira la fna
potenza, e mutando ftile^ tomìnciarono
ad efleigli avverfi, ed a frapporre mille
impedinienti al. {ilo ingrandimento . Ma
queftò Prinéipe col fuo valore, e pniden*
za ruppe» gii oftacoli • e condiiife felice*
mente a ttie i fiioi difegni ; poiché an«
corchè i Principi di Capua mfkra> lig;
a' Duchi di Puglia, amminiftrandofi'però
quel Principato con piena libertà, e pò*
tere da ÌLoberto IL Ruggiero dopo eCTer-
ne ftato inyeftito da Anacleto, neir anno
1135. ne diCiracciò.RotftTto, che fu llul-
CAP. X. ^
Rftomani Pottfcefici , ^
Lotario Imperad<»e frapporrò a queftà
(ila grandezza, come con nuove leggi ^
ed i&tnti ftabiliife meglio ouefto Reame ,
e i^ù perfetta forcna gK defTe , faannno
ben atnpio foggetto Mei libro feguente ;
ricercando intanto Tiftituto di queft'ope«
ra , prima d' incominciarlo , che in breve
diafi un faggio della forma , e difpofizio*
ne nella ^uale trovò Ruggiero quefte no«
ftre Provincie quando eraiitoUe,, nonfo^
lapctr ciò che .concerne il n\)mero de' ittioi
Baroni, e la pólitia£ccIefiwica<,'ma..Ì0«^
pra tutto delle leggi t e delle lettere » dbe
in queft' età in quelle fiorivano ^
C A k XL
timo Pfiflcipe , ed a fé appiopriò ^ gran
Principato-. Il Ducato Napoletano- ch'era
F ultimo rimalo a paffar fotto la fua do-
minazione-, e che per tanti fecoli sVera
mantenuto in libertà contio gli s^rzi de'
Longobardi, e de' Normanni,, finalmente
oell'anno 1139. io ridutfe ^gli ibt«» il
fuo A^minio • Tanto che niente reftaya
in quefte noftre Provincie, che a Ruggie-
ro non foife fottopofto . Ed in cotal ma-
niera » avendo unito nella fua perfona
tutte quefte. Provincie, vec^tofi ih tam4
fublimità, fdegnando i titoli di Conte,
e di Duca , volle piendere J|l . tìtolo. kIì
Ke ^ e poic&è avea coftituito per capò
del R^no di Sicilia Palermo, ivi trasa-
lì fa fua Regra^ fede. Ed avendo fotto *Ia
fin dominazione tut^ il Ducato, di Pu-
glia, e di CalaKia (anche quelle Ter-
re ch'erano fiate lafciate al Principe Boe-
mondo ) tutto^ il Principato di Salerno ,
e irdL Capua , il Ducato d' Amalfi i ,r altro
di Naj^li, e di Xj4eta, ed il Principato
di Ban , voHe^rQÒ ne' pubblici Atti iit-
fitolaiifi* RexSfcìlkBf ÙucatusJipulia y\&
Principatus- CA/^a . Il qual titolo fu !da'
.fimi Accetto)^ Itegaineiite ieirhato r fotto
il nome di Re |li i^/ì^,. ovvero di Re
dr' IfaHa tutte q^ejte Mftfe Provineie com^
pvendendo .
Ma le fanoK gefta di Ruggieio L Re
della Puglia , e dì Sicilia^ com' egli col-
la fila pnidema , > valore fiiperàfls i mot-
.^ ' . " '
(^^) Vedi Afchgia Tom.P. /^. 2. f0f^
^L^gg'^ Longobarde
Normaìmi .Le
Regno loro per gii Mowm^ì
per gli Arabi iip Salerno ..
e .Feudali ritenute
dìjsìpline .rifcìrgmà
' Cajfmefi
da'
nei
I Normanni , ancorché feeondo le leggi
della vittoria , opdquiftatewhe ebbero .
quefte nqftre Provincie ,. aveiÒbro potnto
impor ouelle^ leggio' vinci , 'ed introdurre
neyuQghi.cooqufftmìqueUa forma di go-
verno, che lor Mlt ftato p^ a grado;
nulladimancc^ lafciaronò vivere i Provin-
ciali con quelle Aefte leggi , ed iftitutt
che aveano ; anii infino ad ora , nuove
leggi da loro non- furono introdo^e , fio>
come ^era i Longpbaidi., ma ben fttgjid
dille leggi Longobarde, e Romane:, alo*
ro; imitazic^e non fola tafetarqno viv.€«|
i loro fiidditi nelle piòprie leggi , maew
medefimi s' adattarono a quelle .* li fd^
-mo , chei nuove* leggi y' intfodutfe , In
Ruggiero L R^ , come nel feguente libM
diremo (*).
Portò ciò in confeguenia , che niente
ancora ttt^%qm intorno a' Feudi , 1# cui
Confuetudini prp^edenti per la ; maggior
parte dalle kggi Longobarde ^ reiiaroM
^osi intatte, com' étmo , e le lé^i \^^t^*
Imperadori fin ora fii di quelli ftabilice ,
finton da efH con non .minor rispettò ri^
ceuttte , e fatte offervare . Anai avendo^
difcacciari dàlia Puglia, dalla Calabria, e
dalla Sicilia i Greci, ed J^'^^ceni , che
Pendi ibn>oont»bbeio:iifcrój|^èffi, che in
' - ' • Ta qac*-'^'
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»^ DJULV IST o
foc^ Bmmcie) ed ia queir Ifola rin^
troduifero ^ ad efempia dell' altre ^ che
crana più lungalneate durate (otto la do-
minazxQne de' Loogphardi ;. Quiadi multi^
plicoiU il numero de' Baroni ^ ed oltre -di
fx>lora eh' erano ne'Arincipati di Beneven*
tay di Salerno, e di Càpua, il fentirooo
vche da poi nella Puglia i Conti di Con»
vttÙLXkOf di Tram 9 di Lecce ^ di Mono»
poli y di Andria Ca)y e mpltiflimi altri i
e nella Calabria que? di Catanzaro, di
Sinopoliy di Squillace, e di Coienza, di
«Tarda ,^ di Bifimano y di Girace ,, di Mel-
lito ^ di Policaftroy e molti altri*.
£ Te bene qùefte ,due Provincie ritol^
te a' Longobardi da' Greci , aveflcro fpe-
rixnentato. per lungo tempa la loro domi-
nazione , nuUadimanco coaquiftate da''
Kioirmannii furono bea toflole- leggi Lon-.
riarde; in .effe intrpdotte^ e. tutte le Cit-
delle medefime iecondo i lor dettami
il reggevano ; .anzi Bari che fa La princi^
pai Sede ,, ^rima depli Straticò , e da poi
de' Catapani > più di tutte le altre , alle
leg^ Longobarde s' attenne , .e leConfue-
tuaini di quefta Cìttà^ noa altronde de-
rivano, fé noa dalle leggi Longobarde;.
EtAsi qual cofa Ruggiero I.. ^.c di ^ci^
t y dopa aver prda ,: ed efpugnata queK
la Città ,, volendo rìo^inarlaidi buone leg-^
gi , fia. da' Bareli richiedo j^ che lafciaKegli
vivere eoa le proprie loro Confnetudini ,,
e particolari Coftituzioni «. che tenevano,
mtte dalle leggi Longobarde, effendofta-»
ta lun^. tempo- la lor Città, fotta i Len-
«baitdu co»e iotto Ajoue, Melo,.Me-^
ldi?;o,. Grijtnoald9,/ed altri^^rincipl di
£^fifiufi I^utgobflf dp ^ e* Raggiera avwdo-
le lette, e como^ndate^fotdinò che quel-
le, s' oifervaifero >, ùcfiome Imigamiente. da.
poi ebbero vigore^,, ed infino a? noftriteoa^
pi s'^ (^er vana ( b) .
I^v^re i. Nojrmanni pej lo fpazia po-
co mba d' uà fecola % d^ che conauiftaror
«o la.P^lìa infino, a RuggiefoL R^ i
tfmuto tanto contP» delle leggi Longobar^
de^ ^ r averle prepofte a tutte Je aUre ,
fece sl^-che paifaifergi in quefte Provincie
ver legge comune ; ed i aoftri Pro£edbri
iKKi indrizzafaao ad altro il loia &idio ,,
,i
( a ) ,P^iJ9£f, ;^ C^ig0U ad M.. Calf.
JL 11.^2. (,b) Con/ueuBar. in prommìo.
JU muald. AfcbÌ9f.:Saler. in Q/^iKiM^,
RIA CIVILE
che a wefte per ajpptrftric» oooie ^elle ^
c^e pofle in maggior ufo, se! Tribunati
avèana tutta autorità y e vigore^,. e per
quelle folamente le liti eiaa decife ^
Le leggi Romane erana ,, come più
volte fi è notato ,. folamente ritenute co^
me una » tradizione ; e preflTa la plebe ^
eh' è r ultiou a deporre |;li antichi iftitu*
ti erano rimafe come antica ufanza, non
già come lègge fcritta . La Romàna Giù-
riibnidenza ^ ed i libri di Giuftjaiano ^
ne quali era contenuta C ficcome tiitte V
altre difcipline > erana andati in dimieii<«
ticanza,^e d'eili rara era la notizia in
quéftr tempi « ed ia quefte noftre parti ,
e molto mencH Ip ftudio , e r.applicazione *
Ma ppn dobbiamo* fraudar qui' della
mecitatai4ode i Monaci Cafllnefi, i'qua*
li ftircmo i primi^ che cominciarono ia
mezza di tanta .ofi:uxdtà a. reca^ qualche
lume a tutte le profeffioni in' quelle no-
ftre Provincie • La diligei^ca del famofo
Defiderio' Abate* Caffinenfe , che innalza-
to ai Ponteficato Vittore IIL fo detto ,
fece che fi cominciale ad aver notizia di
qualche libra di quelli: di Giuftiniano^
ficcome deglialtri d! altre facoltà • Quefto
celebre Abate dopa aver ingrandito quel
Monaflero d' eccelfe fabbriche , diedefi a
ricercare molti libri .per fornirlo d' u;ia
nnmerofa Biblioteca ;, e non efiendo anr
Cora in Italia introdotto Tufa della ftam-
pa ,. con. jB^ndiffimO' ftudio , e- molta
fpefa , avutr che gli ebbe , fecegli tra-
fcrivere in buona fomiA • Fra gli altri
Codici furouo le Iftituzioni di Giufti*
niana , e Le fue Novelle ( e) .. Ma
quefti libri come cofe Iture fi reputava-
no alloca» né giravana attornaper Le ma-
ni d' ogni uno ,. come ora ;; ma fi cuAo-
divano ,: eome co(a di molto pregia in
qualche' illuftre Biblioteca «. &»1q nella
Ghiefa Requma. era più l^quente U ufe
di <)uelli , ed anche. prefTo afcuni Iisapera*
dari d' Occidente , i quali alle voke ftar
hikndajqualche loro^Coftituftion^ fi ripo»^
lavano a. quelli .. Del Còdice di queft'Im-
pe^ad^ie, ancorché ia quefti t!«ip»pi per
fa Francia ( come è chiaro dall' EpiAole
d! Ivone Camoteafe X e pM V Italia an-
CtìlMi
^.BeatiL^.diJbri^JiiuA. ieìGArm.
Caffìn. lib.^. €ap^ 63. Inftituta Jufiinìani^
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DEL X.EGNO DI KAfOLI LIB. X; €AP. XL
\ cora ( com'è mafnifisAo da atcane leggi
' degl' Imperadori d* Occidente y particolàf^
' mente d'Errico II- (tf ) e. dalle Decretali
di alcuni Papi ^ «he allegano alctiné leg-
gi dei mè<fefimo) ne giraffe .^ualdi' efem*
piare ; nuUadimanco a pochi «ra in ufo ^
eziandio agli llefii Profeffori , i quah
la trafcuravano per non aver quella for-
za , « vigore nel Ferro, ch^acquiAò da
poi.
Le Pandette non s'erano ancora fco«
verte in A Aalfi , in modo , che i noftri
Profeffbri n' aveffero potuto aver notizia •
Ve n' era ben^ qualch' efempiare in Fran-
cia;, iiccóme dimoftrano V Epiflole di vo-
ile > nelle 4}uali dovente s' allegano alcune
^ggi ( * ) de' Digefti ^ ppichè in quella
Provincia, per le faraofe (uè Biblioteche ,
non vi era cotanta ignoranza di 'quefti
libri , e del Còdice Teodofiano , t del
fuo Breviario ne girava attorno ancora
più d'un efempiare.
Preffo di noi nella fola Biblioteca Caf-
finenfe- potevan vedèrfi le Iftituzioni , e
le novelle di Giuftiniano,- tanto è lonta-
no che r ufo delle medefime a quefti^ tem-
pi foffe così frequente ne^ Tribunali del-
le Città di quelle noftre Provincie , rome
iora .
Solo le leggi Longobarde eran le do-
n||Aanti , e ciafcun Tribunale fecondo
quelle diffiniva le £ue caùfe , e fecondo
le medefime fi regolavano Te fucceiConi,
i teftamenti,.^ contratti, lapurtizioji.de*
delitti, le confifcazidni , e tutti i giudi-
ci . Sono fra monumenti delle* noftre. an*
tichità aocor'i noi rimafi alcuni veftigi^
che i Giudici appoggiavano le^.lorò' feo-
tenze fopra quefte leggi ; e Lione Oftien-
iè (e:), il litigio inforto intórno Tanno
1017. tra il Monaftero di^M. Cafino con
i Duchi di Gaeta , e' Canti di Travetto ,
narra , che fu decifo non meno per le leggi
Romane , che per le Longobarde • CamHIo
Peilegrióo (d) rapportaun diploma di Ric-
cardo II. "Principe di Capua , per cui fu^at-^
ta donazione alIaChiefa di S. Michele Ar-
(2t)' Con/ih. Henrìctn IL Longobar. Itb.
2, tìt* Ò7. /• II. dove fi ricorre alla /. 25.
C. de Epifc. eh* è di Marciana ; ed alla L
1» C, de jurefi^r, pfepter. calumn» eh* è di
Giujiinìafuy. Ih) Ivo Epìfl. 46. Ufide O*
in lib. Pandeclarum eontìnetut ^ allegandoji
vangelo in Fornii» di molti beni , e te
gli altri'd' alcuni , che a Riccardo fuo avo
erano pervenuti per alcune corìfifcàzioni
fcguitc JteundHm-Lon^batdùtum legem * E
3uefto medeiifiio Scrittore ( è ) rappcnrtà
uè fentenze profferite anche dopo (]ueftt
tempi) vna jiell'anno 1149. fotto il Re
Ruggiero, e l'altra nell'anno 1171. sfot-
to il Re Guglielmo, nelle quali ^\ vede
per le Leggi Longobarde effere' le caufe^
decifè ;
Né in- iquefti tempi , ìiel decider le
taufe , ricercavano i Giudici tanto" appa«
rato , e tanta pompa ^ conl^ oiferviamo a*
tempi noftri. Effi credevano che quelle
fole poteffcro baftaire , t ciò anche proce-
deva perchè non fi dava luogo a tante
lunghezze , a tanti raggiri , e (bttigliez*
ìze. Ogni Cittì -teneva il fuo Tribunale ,
ed i fuoi Giudici: e le liti fenza molto
apparato preftb eran terminate ; quando
accadevano controverfie intorno a'confini, o
t:he in altra maniera vi fi richiedere Tifpe^
zion oculare, li portavano fu la faccia
del luogo, ed ivi prefto la caufa fi fini-
va j né eran difpéìidiati i litiganti di ri-
correre a' Tribunali Yemeti^ inanella lo-
ro Città avanti i loro Giudici le contro-
verfie eran tofto terminate.
§. 1; Prime Raccolte delle Leggi Ìo«-
gobarde y e -loro Chiofatori .
A Vendo dunque ^ particolarmente in
quefti tempi, acquiftaia tanta forza
ia qnefte Provincie le leegi Longobarde ,
i' noftri Profeflbri tutti. s'applicavano al-
lo ftudip delle medeffime; nèeffendo fia-
to fin <jul , chi r avéfle in un <o\ volu-
me raccolte^ nel quale e le le|gi da* Re
Lpngot>ardi, e -quelle che dagl' Imperado:
ri d' Occidente , come Re d' Italia , erano
ftate finora promuligaté> foifero ftate uni-
te infieme per ufi) del- Forò , e per mag-^
gior agio, e comodità degli Avvocati, e*
de' Giudici: finalmente intorno a quefti
tempi ne fu fatta la Compilazione , per
la 1.7. II. 11^. ì). de fponfalib. E nelPEpift.
69. s allega la l.li. e 14. D. eod. tit. de
fponfalib. ( C ) OJlienf. lib. z. cap. 35.
(d) Fellegr, in Stem. Princ. Longoba/d. p.
288. ( e ) Pellegr. hffi* i^rine. Longob. pag.
251. <y 25^. * .
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»Ktr ISTORIA CIVILE
là quale in un fel ^rokàjait fiirom tiMb
quefte leggi faccolte . * '
La prima Raceblta, che nei pt^Aamo
^fiioftrase di quefte leggi ^ ^ * qu^JA àt€
ancor ù confetta neU^ Afchivib cteiMo-
fiaffero' delia Trinità ddb Cava, ove in
nti volume membranaceo fcritt^^in tette-
re Longobarde, fi vedono inlèriti tiitti
gli Editti de' Re d^ Italia , in€bmindan-
do da Rotar! , che fii il primo a dar
leggi fcritte a* Longobardi . Dopò' T Edit-
tò di Rotari, fiegue Taltrt) di Grimoal-
do: inllr fiegùono le legc^ di Luitpràndd;
poi ausile di Rachi ve ^finalmente quelle
d'Aitoifo', che fn T ultimo ReLongobar-
da, cheavetfe ftabilite-leggì ; poiché, co-
me fi diife, Defiderio* Tuo fucceffo^e, ed
nliimo de' Re Longobardi , intricato in
continue guerre, non- potè penfare alle
leggi. Ma jpoichè, non oftante che' Car-
iò M. avene difcacciato Defìdérìo, ed il
Regno d'Italia dà' Longobardi (olTe trasfe-
rito a' Frahzefl , non' dsfsò' la dominazio-
ne de' Longobartf^ in quefte noftre Pro-
vincie fotto i Prmcipi 'di Benevento , i
quali ad efempio* de' Re LongòGardt , fta-
bilifbno tnolte léggi, le '^uali lungamen*
fé nel Priheipatojdi' Becieveoto , che in
que'tempi abbracciava qua(r tuttpciò che
ora è Regno, di Napoli , s' oiTervarono :
pértfò il Compilatore fiiddetto , che in-
rraprefe quefta fatica per comodità de'no-
itri, in <^uel fuo volume inferi ancora i
CapìtoTifci d' Arecht p;f imo Principe diBe-
tìevento, è ij^el d'' Adelchi fite iutcefTo-
rej e dopo- averfe framezzate in* xjudlo
alcune fue òpcrettef , fa una breve fpofl^-
2ÌQne d'alquante leggi per ufo ife'Behe-
l^ntani^ e molto più' pet gli Capuani,
per li quali moftra' aver fetta quella fati-
ca; tanto chcLWiFciò,*e per alcune altre
conghietture , Iwpica Camillo Pellegrino
(i/),.che rÀutore foflfe ftato Capuano*
In^ qiìefta Raccolta* a^giunfe egli ancora
alcune fne "Operette legali fotto queftilcon*
ci , 15 groffi titoli . Quantas cauffa^ àebet
effe judìcata fine Suetamentum . ìtem qua^ì^
tas caufas fieri debet per pugna indicata .
MenwratQrium pto fuiius caufis filii ab ha*
• "( a ) Pellegr. in Appenda Uh. i. hìfl. Princ.
Longob. pag. 300. (b) Lìb. i. Feud. io.
<S? ììb. 2. ai. 6^ 28. Struv. Hift. Jur. Go-
t/jif. & Longob. §• 2« ( e ) Conring, de erig.
ffJ^aie paerU eshredati fieri débet.- Cliiti*
donò in fine il libro- i Cartolari di Cario
M. di Pipino i di Lodovico^ , e ^gli ài-
tri Imperadori, i squali diicaoctat^ i Lon-
gobardi per Carlo M. ^roox) Re d'Italia •
Quefta è la più antica Raccolta , che
noi abbiamo delle leggi Lon^barde fat-
ta da un Capuano, il cuiSiome è a noi
ignoto, la quale non mai impreffa , fi
conferva nell'Archivio Cavenfe* Il tem-
po nel Oliale fu fatta , iiifpiea il Pelle-
grino eilere nel principio di queftb unde-
cimo fèceio intorno all'anrio iodi, o -po-
co da -pòi ; poiché* 1' Autore v' inferifde
un Catalogo de' Duchi ,' e Principi di Be-
nevento , e de' Conti tli Cipua , e lo' ti-
ra fino al detto aftno , jino "al' l^rincipe
di Capna Adimaro » Moftra divantaggio
aver conofciuto f^néoKf^Caf^HifetroFYinr
cipe di Capua , il quale mori- tfsiV anno
981. E quefto è* ancora"il primo ed il
Siù antico Autore , che noi pofiSamo tnor
:rare avere fcritte opere legali adattate
a quefti tempi, ne^ quali^ tutta fa cura,
ed applicazione de* iK^i Profetfbri era
intomo alle leggi Longobarde.
Chi fotfe l'Autore di quell'altra vuK
Sata Compilazione divifa in tre libri, e.
iftihta in più titoli, che ora fi legge in-
ferita "nel volttttie deir Autentico , non è
di tutti conforme il fentimento. Chefof^
fé ella' antica, fi dimoftn da' Libri Feu-
dali ('b)y dove fi allegano molte leggi
Longobarde, che ella racchiude. Alcuni
( r ) credono , che foflfe fatta ne' tempi di
Lotario IIL ovvero IL «kiiperadore da
Pietro' piacono Monaco Caffinefe , ancór->
che per privato ftudio, trta con impulfa
però delio fteifo Iiri^rador 'Lotario , non
potendofi dubita», che Pietro fotfe flato
IttO'Logoteta in Italia, e*«oftituito da lui
Cartulario , e Capellano nell'Imperio (d) •
Lo argòmentimò dalvédeffi, che dopo Lo-
tario non* fi. leggono in quefta Compila-
zione altre Coftituzioni d' Imperadori po-
fteriori; poiché fé bene nelle - ultime edi-
zioni^ di' Llndenbrogio, e.n^le vulgate fi
legga una Coftituzione di Carlo IV. fi
vede chiaro , che quella vi Al aggiusta da
poi,
/«r. cap. 1^. JEdit. ColleS. Confi. & legmm
Imp; in proltgom. Stnn\ fpc, cit. ( d y-Chron.
Iib./^.cap.t2^. ^
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DEL R^GNO
poi , non ieggMdefi n«lla Riccoka di Mel-
chior Golcbfto ,' eh' è pie antica* dell' edi-
zione di Lindeilhrogto ; né quella fi ftp*
partiene punto ' al Renio d' Italia . Stni-
vio (ir), aggiunge mi altm conghiettuia
dal vederfi) che alcuni efemplftri portano
anche il nome M' Fietio Diacono • . •
Akri per contrari ^rgomesiti di. ciò non
s-'afficurano, ed il luo Autore dicono ef*
fer incerto. Dubitano etferneftato Pietro
Diacono, poiché qoefti nella Cronaca CaA
finente ( A) noverandtf minutamente tut*
te le iue opere che compilò dopo eflèrfi
fetto Monaco, e facendo^ di efle minuto
Catalogo, fino a porvi i proemi che. fe-
ce ad' alcttoi libri non fuoi > ed a riferire
due Inni che compofe a Santa Giufta, ed
alcuni fermoni > ed altie mmuzzerie :
di quefta Compiiamone non ne £aTella
a£&ttoi. quando ^^ egli ne fofTe fiato Au-
tore , non avrebbe mancato di hmc pora^»
pa , parlando egli delle fue coiè , ancor-
ché di Recioto- rilievo ) con eftraoidinario
compiacmiento . Si aggiunge y che Carlo
di Tooeo antichìffimo noftro Giureconiìil-
to, nel ppoemio delle CMofe che fece a
quefti libri , parlando de' Compilatori > dir
ce che per la loro antichità > non avea
potuto (apeme i nomi ^ e pure Carlo di
Tocco ta molto vicino a' tempi di Lota-
rio , poiché vide nel Regno di Gugliel-
mo Re di Sicilia, ed avrìebbe potnto fa-
pere fe ne folle fiat» Aittore Pietro Dia-
cono.
Che che ne fia , egli é certo che <|ue-
fta feconda Raccolta divifa in tre libri »
ancorché cmal fatta, fenz' ordine di tem-
po, e con grande confufione , ebbe miglior
fortuna, che la prima più metodica , e
doì^e Ascóndo T ordine de' tempi furono
iaccolti tutti gli Editti de" Re i^ngobar^
di , ed i Capitolari de0i akri fanperado-'
ri Ri^ !d' Italia • Quefta non Àiai imprèffa
giace ancor fepolta ìieir Archivio ^ella
Cava; air incontro quella, di cui^fatfene
Autore Pietro Diacono, ebbe molte edi-
zioni , alcune leparate , altre unite al vo-
kme deir Autentico j e Baiilio Giovamii
. TonK IL .
r > ( a ) Strùv. Joc. eh. ( b yCtmi^tib. 4. c£p^
669 (e) CaroL de Tocco gtof. in /. i. i>ii-
#•&. de StaniaL L ^fi fms 6. ài m qui fo^
iuL lib. I, ( Ji) J^ Long.. L yfi quisr ftm»^
Umy de ìnjuu mulicr. /• fi qui$ alìisy do
Drr NAPOtt EIB.X.:CAP. xh $f
Zràild oojle leggi Saliche , Àlemmné^
.f»
Satfoae, Brittanne , e d'akie Nazioni ,
fecek riflampare in Bafilea nell'anno 1 5 57*
Melchior Goldafto ne fece fare un' altm
edizione y e fédenco Lindenbkogio la fe-
ce di nuovo riftanq^re , e T nnl al Codi- ^
ce delle leggi aiitiche •
L'.ufo> ed autorità, che diedero i no^
ftri maggiori à quefti libri fu tale , che
fecondo quelli etan decife le liti ne* Tri-
bunali^ perciò f più antichi noftriProfef-
fori v'impiegarono le* loro faticfe in com-
mentargli, e farvi delie note. 1^1 primo
che impiegale i fuoi talenti foprft quefti
libri , e che con ben lunghe chiofe gì' il-
Ittftrade fu Carlo di Tocco. Qjnefti nacque
nella Terra di Tocco poèta fu 'IBeneveu'^
tano^ donde-, come era Tufo di qne'tMh-
pi, prefc il4»gnome; « feguenda tfcfertf-
pio de' fuoi maggiori , per eifer nato , co-
m' egli dice 5 dì padre fimilmeme Dottor
di leggio fi portò giovanetto m Bologna
Sr apprendervi ragion civile ; ed ebbe fai
ree d'avere per maeftri PkcMtino (0,
Giovanni (d)y Ottone Papienfe (#), e
Bagarotto (/)y difcepoli-, che furono del
femofo irnerio* Ritornato poi nelRegn^
61 fatto Qiudice in Salerno- (^)} ed ef-
fèndo ancor giovane , fu fotto il Re G«-
glielmo L nell'annO' 11^2. creato Giudi-
ce della G. (porte (A). Fu riputato nno
de' pia infigni^ Giureeonfulti de' Tuoi tem-
pi .^ e fra noi eftde la fua fama anche
prfffo coloro, che ^ gli fctecefrero.
• L'^oecafione che fo. data a quefto Giù-
reconfulto d'impiegare- i fuoi talenti fo-
pra le leggi Longobarde, non fu altra fìsv
non quella, ch'ebbero Ermogeniano, e
Gregorio - a compilare i loro Codici • Que*
ili due : Giureeonfulti, vedendo, che per
le nuove* leggi de' Principi Criftiarii^ l*
antica Oiurifprudttiza de' Gentili «RonuK^
ni minava , vollero per niezzo de' lord
Codici , quanto ^iù' foffe paflRbile ripavar^
la, peliché almeno 4i confervaflè in quel^
li. Cosi ne^ten^i di Guglielmo, eflendo^
fi già ritrovate le Pandette in Amalfi »
ed etfendofi coóiiaciate ad infegnaee nell^*
Adubmié (e ) X.. fi fui^ 4* ^ ^^*) 9^ à
viro . ( f ) £. 4. </e ultim, volunt. ( g ) X.
fi fùis am aiterò 9 doT^ìBi (\k)\CÌ0 flint.
Ut. 4. stif. ti. Tj^pfìÀe ofig. Trih. M.O^
cÉf^ IP. ♦ . . . ......... ^
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^ DEL r rs.To
.AMMkiiiift <r Italu» i Giuneonihha cK
que' tempi ^raa tratti tlaila loro «legan*
ji«, « ^HM^vità ad apftenderle ) « wa ciò
CQiniiiciaiido a riputar barbare, ed incol-
te euelle de' Longobardi ^ Io fl^dio delle
nfktM&mt tfa tralafeiato. Era fiato aftioi
dì da Imerio, Bulgaro y Martino, Gìa^
irnno, Ugone, Pileo, RiittÌ6ri> e da al-
tri chioiato tutto lil corpo IMU ragion ei«
vile y ed al ooftoro efenq^o tutti gli altri
abbandonavano lo ftudio delle Longobar«
de, donde potea ricavarfi maggior utile
nelFc^. A quello fine Carlo di Tocco
per fitme di toglierne il difprezzo , come
già erafi cominctato > e per invogliaigli
ad apprenderle , avendo fatto fomtno ftu*
4Ìio fu le P«ndecie, proccurò illuftrar le
XjOi^barde ^ colìFermando , o illuftrando
4Ìò che difponevano colle leggi Romane»
^ome fece per meno delle me Chiofei
le quali per la maggior parte noncomen-
gono 'dtro , che fpetfe citazioni delle leg*
gì Romane j acciò che per queAo mezzo
^'invoglialRero i ProfeiTori a midiarle , per-
chè con più utilità ipoteffero fervirfene per
ufo del Foro , appo il quale le Pandette
non fecenrano ne' {noi tempi alcuna auto^
ntà, come diremo a più opportuno luo^
gp. Fu quefia fua fatica cotanto utile, e
commendata da' pofteri , che acquìftò for-
u^ e vigore pòco meno delle leggi ftef-
fei ed Andtea d'I^amia parlando dique-
fta Chio£ei del Tocco 4atta alle Longobar-
de, dice, che tlmìmum in Regno appro^
batuf^ la) Colla medefima loiJe ne par-
lano Ltca di Penna, Matteo d'A<flitto,
•ed dkri noftrì antichi Autori » ,
• Per Queft' iftefla cagione ne' tempi deir
Imperador Fedeiico IL innalzandofi^ ailai
più lo ftttdio' delle leggi Romane , che
traeva a fé tutti i Profeffori , i quali fcor-
datifl con poet^ loro militi delle leggi
{longobarde, ch'-erano quelle, per le qua»
U potevano vincer le caufe ne' Tribuna*^
li, erano tutti intefi alle&omane, fuda«
«IL ocoafione ad Andrea Amilo da BxrUu
tà di far alcuni Commentar) fopra le Lon«
i^bafde^ perii quali nàto tutte le di^
renxft> che vietano tra l'une, e l'altre
ieggr^ .affiate ndl' a-venire, com'egU
Xsl) Andr. de t/er. Da àis^ mi Feudi,
dar. poff: $. & fata « (b^ Jba Cemfiìu éÌA
mrib. dejuft Balli ^ (e) /» aademJCottjiw
EIA CtVlXE
dice, non fi daie tecàfioae ^'ercare aplx
Avvocati , i 9xali mentre «lano tutti in-
^ ad. apparate le leggi Romane, tr^bn-
«avanò le Longobarde i onde fovettte ael*
le caufe eca forza di foggiaoere , e d* ef-
fec-vmti da* Profetfori. d'Jinferior grado , «
dottrina « Cosi egli narra efler Accaduto
ima volta ad un grande Avvocato , il
3 naie oon ben grandi apparati d^nden*
una caufa, av^do alkgate a ^rò del
filo Ctienfeolo moke leggi Romaac \ {or-
fo airincomvo certo Avvocatello fuoOp*
^ofitore, il ^le portando nafcofto forco
il numello il libro delle leggi Lom^obar*
de , dopo averk) fatto arringare n lua po«
ife, cacciò fuori il libro , dal quale reci«
tate alcmie leggi , che decidevano a fno
favoce il xafo f riportò , la vittoria con
Brande foomo del luo Awerfario» il qua-
le pien di rofTofe vinto andò via •
Fu Andcea Avvocato Fifcale fotto f
Imperador Federico IL ed avuto in mol-
ta ftinta da quefto Principe , il quale per
fuo configlio iftituì la Curia Capuana . Fu
un Giurecoofulto molto rinomaiD nella
fua -età, e preflb i fuoi fucceffori avuto
in molta riputazione • Andrea S Ifemia
(^) lo chiama valente DottìKrcy I^atteod'
Afàitto (e) gran Giurifta ^ ed altri non
lo nominano, fé non con grandi elogi.
Compofe, oltre a queft' opera utiliflima,
e necetfaria per faperfi le differenze dell'
une T-e dell'altre leggi, altri Conamenta-
rj fopra le leggi Romane , fovente allega-*
ti da Napodano , e daAfflitt^^; e poiché,
oltre di quefti Autori, non fi ba riiccm-
tro che fotfeco allessati da altri , fi crede
ohe foffero da poi difperfi } ficcome le fue
Chiofe fo^a le noftre Coftituzionr , &ro*
no per poca diligenza de^Copifti confiife
con quelle di Marino di CaranaanLco , tal
che ora mal fi poffima difcemere.
Bia/e da Marcone , che viffe a^ temipi del
Re Roberto, e fu fuo ConfigUeffe^ e £a-
miliare ^ .pure fopra le leggi LóMobarde
impiegò ifiioi talenti, commentanaole. (4
Né compilò un srofTo volume , che ma-
nuferitto fi contervava àppmffo Marino
Freccia, come egli dice nel libro ^de'Suf-
fottdi » Frattoeièo (Vivio (e) Uh chinnu
-• •- ^ . .^ ' . '. uo-
in ptinc.-. (àyCiaelai^. .del Saunia iib,é^
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DEL REGNO 01 XAPaf £ LIB. !• CAt. XL
itfma a grand* autorità nel Regno, efpe-
mialnwBte pel fiio trattato delle dUftten^
se del dritta de* Romani^ e furilo de'
Ijoagobaidì i fa egli coetaneo , ed" amko
di Luca di Penna , e dilcepolo di Benve*
nuto di Milo Vefcovo diCaTecta» ciii^o*
kikwz gBandiefabJighi per afeàlo da nien«
te rkblta a quello tbio • Hicedà JSWrm
Mift impiega le fne àeicbe fepra qnefte
leggi . E ne^li nltimi tempi foto V luh-
Eafdor Caria V. GìambaiiJU Nmnm di
ri faniofo Giuieconfiilto della fua età^
oompofe nor libro fbpra ouefle leggi , con
una fpìega per alfabeto tlelle oaioleaftnH
fé de* Longobeidi ^ che fec# ftampare in
Venezia ndrannoi5)7. (a). Ma inde«^
corib di tempo foenundofi ftn^ve più la
forza, e T autorità pielb noi di quefte
leggi,, ed andate, finalmente indifnio, fi«
nirono i noftp Profeébri d* ìmpiegarri piii
i lovaftod; , e rinaangono ora a&ttoo&n^
te, ed abbandonate^
cyper« de* Momscè Cajpnefi^
fÈOé f^
NEL prinàpto di qiaefto iècolo rifve^
gelati gV* ìntgitgni dal fenno,. in cm.
erano fiati nel pteoedente > fi applicarono
^le difidpUne i ed i cootiaii che vi fvt^
Iona non meno fia gjl^Imperadori d* Oc-
adente, ed i Romani Pontefici, che fra
i Greci , ed i Latini t eecìtarono gli ani^
mi a' ftuc^,. e diedero occafione a coloro,,
cbe s'erano attaccati ad nn de* partiti, e
cbe aveano qualche capacità ^ d* efercitare
le penne ,. e di far comparire il lor fape-^
re. La fcifma, che in quefti tempi tene«^
▼a diviià la Chiefa Greca dalla Latina v
e particolarmente la contenzione fopra il
Dogma della proceffione dello &>irito San«^
to , tenera ancora efercitatt gì* ingegni ,
Lo india della Teologia^ e d^Ue altre
locnze, che nel fecolo precedente era fia-
to poAo in dimenticanza, fii tra di noi
nnovata per opeia de* Monaci, ma fiipra •
ogni altm per quelli di Monte Cafina.
Hel prindipib ogni uno comentavafi diie-
gntre 1* antico metodo» e di riferire l*efpli-
cazione de* Padri fopra la Scrittura Sacra ;
né tratuvano dt^ Dogmi che dipaflmgiot
e per accidente . Ma fui fine di quc^fe-
colo fi cominciarono a fare delle Leaioni
di Teologia ibpia ì Dogmi della Religio*
ne^ ajifo^era varie quiftioni (opra ino«
fili mifterj, e a rifolverie per vìa di ra-
gionunend, e fecondo il metodo della
Dialettica . I libri d* Ariftotele comincia-
vano a fatfi ièntire per gli Arabi che a
noi gli portarono ; e credettero i noftri
Teologi aTenebiiogno perle difpute con-
no i Giudei > e contro gli Arabi fiieffi ,
onde r aoGOmodariMia alla noftra Religio-
ne ,. i ati Do|mi » e Morale fpiegarono fe-
condo i principi di ooeflaFilofelo, etrat-'
tarooo la dottriìu nella Scrittura, e de*
Padri coU* ordine, e con gli organi della
Dialettica, e della Metatìfica tratta da*
fuoi ferità • Qiieftafii Porigine della Teo-
logia SnAr^^tf » che divenne poco da ^i
la principale^ e quafi T unica applicazio-
ne de* noftri Monaci , e delle noAre Scuoite.
I Monaci Cafilnefi fi diftinfero fira noi
in quefto lecolo fopra tutti gli altri : ef&
s* applicarono a anefti fiud; \ e mantenne-
ro prsffo di noi le Scuole facre con mol-
^a cura , e dove il Catechifmo era eoa
molta diligenza fpiegato da valenti Teo-
logi X de* quali era in quefii tempi il nu-
mero grande. Oltre il celebre Abate Defi-
deria cotanta nota nell* iftoria ,, hxyvìAI*
fanoj che da Monaco Caffinefe pafsò poi
alla Cattedra di Salerno , e compofe moU
te opere,, delle quali Pietra Diacono, e
perchè pik del fiirfita a' applicafierO' a* fhi- Gio. Batifia Maro t^erono lunghi Cata-
di Sacri , e della Teologia . Alcuni imi-
taroaa aliai bene gli Antichi ,. o vello fti-^
le, o. nella maniera di fcrivcre,. ma per
la mwfsgiot: parte adendo fènza cognizione
diluagOTy. e d'ifbria,. fentirona della bar-
àarie ,. e della rozzezza dkt fecolo prece^
dente ; ed alcuni cadetttto nella maniera
di forivcre ftcca^ a forile de* Dialettici «
' UygeUif: hìfi. dì Betti. r$lK 4. (b>
r. T#ffì y e Nie9d.^m BìblUt^ Neafoliu
loghi (b) .. Fuvvi Albcrìta dì SeUtfrMti
Terra jofta nel Ducato d^ Alvito ^ Mona-
ca Camnef e , che parimente fi fegnalà e
per la fea pietà, e per le molte opere,
che&i^ìffe (e). Odnifi^ de* Conti dtMai»«
fi , di cui Pietro Diacono , e Maro rajp*
portano le opere che compofe* Panduffa
Capuano » che fiori in Cafina fotta 1* A«
M X bate
C ò) ^^ da^tmu dd Sm. lib. j. ^•34* -,
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fa ©EX VIS T^ R
hftte Pdì^euo neiraiino 1060. e die fi
diftin^ fapra gli altri per la letteratura
noh tainq (aera che profana, come ftve-
Y de dal Catalogo delle fue opere > che ci
lafciò Pietrg Diacono (,a)* Il Monaco
Aifnato , Giovaìini Aiate di Capua y dì cui
il Diacono, e'I Maro luneamente rai^
nano . L' ifteCTo Pietro Diac^mj e tanti al"»
tri, che ci lafciarono per le loro opere,
di loro non ofcura memoria •
Ma non pure in quefti ftudj , che per
altro dovean edere loto proprj, i Mona^
ci Caffinefi fi iegnalaimiOt ma fi diftin-
i(jro ancora per le buone lettere, èvaiia
erudizione i e quel poco che fifapevapref*
fo di noi a quefti tempi, in loro era ri-
(betlo , e qualche cognizione , che fé n*
avea, ad efjl la doveano le noftre Pro*
vincie • Così ofTerviamo nella Croaac^^
[b) di quel Monaftero , che Alberico com-
pilò un libro de Mufica^ ed un altro d^
iDiale^ica . Pandulfo Capuano TcrifTe de
ù^lcuiatiwu , e d^ Ltma ; altri fopra con-
finali foggetti , come può vederfi preflb
Pietro Diacono (r), da i Cataloghi del-
le loro opere, che teisè} ed altri impie-
garono la loro induftria a ricercar libri di
varie erudizioni , e fcienze , e fargli tra-
fcrivere , come fece Defiderio , che oltre
i libri appartenenti alle coiè Sacre, cdEc-
defiaftiche , fece trafcrivere V Iftorià di
Giorn^nde de' Romani , e de' Goti : L' ifto-
ria deMjongoWdi , Goti, e Vandali: V
iftoria di Gregorio Turonenfe: quella di
Giufeppe Ebreo de Bello Judaico : V altr^
di Cornelio Tacito con Omero : L' iftoria
d' Erchemperto : Crefconio de BellisUbi-
às^ Cicerone de Natura Deorum: Teren-
zio, ed Orazio . I Fafti d' Ovidio : Sene-
ca.- Virgilio con TEcloghe di Teocrito:
Donato , ed altri Autori . Né minore po-
co da poi fu la cura, e la diligenza di
Pietro Diacono , il quale oltre alle fue
opere 4 raccolfe T Aftronomia M più anti-
chi libri. Ci diede Vitruvio abbreviato
de ArcbìteSura : un libro de Genefibus la^
fidum pretioforum , ed altri moltiiSmi , de'
4uali egli ne teisè un lungo catalogo .
( a ) P.D#V 4e Viris illnfir. c.z6. ( b)
Menac^ Caffin.
r A C I V I LE .
'I ♦•.'•: *-^
$• III. Della Scupta di Salerno famofa s
quefti tempi , per lo fyidio. della Filòjofia'^
' ' t della ^edic'twa iatrodette. quivi dagli
Arabi .
GLI Arabi , non già perch' exan Mao-
mettani, è da dire, che abbiano fat-
ta fempre' pro^ffione d'ignoranza, come
comunemente fi crede : fuvvi tra loro un
gran numero d' uomini infigdi per lor £1-
pere > gli fcritti de' quali riempirebbero
grandiiume librerie^ Prinu di quefto nn-
decimo fecolo, erano più di treomte an-
ni , che ftudiavano con applioazione ; ed
i loro ftùd; non furon mai tanto forti ,
quanto allora, che prelfo di noi furono
più deboli, cioè nel nono, e decimo fe-
colo • In qualunque paefe dove* per tante
conquifte fi ftabilivano, effi coltivavano
due forte di Audio : V una lor propria ri-
guardante la lor Religione , eh' è quanto
dire r Alcoirano , e le tradizioni che at-
tribtnvano a Maometto, ed a' primi fuoi
difcepoli ed efpofitori, onde ne uicirono
le quattro fette da noi nel libro fefto ram-
mentate ; r altra riguardava gli fludi , eh*
efli avean prefi da' Greci, e quefti eran
più nuovi , rifpetto a quelli de' Mufulma-
ni, i quali erano tanto antichi , quanto
era la lor Religione.
Quefti Popoli, come altrove fu narra*
to, avendo foggìogate molte Regioni del
Romano Imperio , e depredate molte Pro-
vincie dell' Afia, infra le prede , ed i bot-
tini fatti in Grecia, avendovi perav ven-
tura trovati alcuni libri, fi diedero con
fervore non ordinario agli ftudj delle let-
tere; e fé ne invogliarono in ^ifa, che
verfo l'anno 820. fecero daCalifo Alma-
non dimandare all' Imperadore di Coftan-
tinopoli i migliori libri Greci , ed avuti
gli fecero tradurre tutti in Arabico. Ma
di qupfti libri, di quelli della Poeiia noa
facevano alcun ufo, perchè oltre d'effere
dettati ialmia lingua ftraniera, e d' un
gufto tutto differente dal loro , vi era aii-
Cora il rifpetto della propria Religione »
laqual facevagli abborrire l'Idolatria, on-
de giudicavano non efler loro permeflbdi
leggergli, e contaminarfi per tanti nomi
di
Qbrw. IÌÒ.4. e. 3$. (e) i>« . Ktfif illufir^
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DEL REGNO DI NA
ài falfi Dei) e per tante favole^ ond'era-
no ripieni, hfi medefiipa fuperAizionegli
fece ancora abborrire i libri dell' Iftorie »
fprezzandofi da loro ciò eh' era più anti-
co del loro Profeta Maometto* De' libri
Politici non poteva» certamente averne
ufoy perchè la forma del loro governo era
tutta altra delle Repubbliche più libere :
elfi viveano fotto un Imperio aiTolutamen*
tedifpoticoy ove non bifognava aprir boc-
ca fé non per adulare il lor Principe ; e
di upn ricercare altri mezzi, che d'ubbi^
dire al volere del lor Sovrano «>
Noti trovaroho adunque altri libri ac-
comodati al loro ufo^ che quelli de' Ma-
tematici , de' Medici , e de' FiloTofi . Ma
come non cercavano né politica » né elo-
quenza: cosi la lezione di Platone non
era lor .convenevole ; tanto più , che iper
bene intenderlo era necetfarjl la cognizio-
ne de' Poeti , ^he trattano la Religione ,
e la Iftoria de^ Greci • Abbattutili perciò
nell'opere di Arinotele , d'Ippocrate^ e
di Galeno 9 & diedero co]à fervore a ftu-
diarle* Piaoque lor molato più Ariftotele
colla fua Dialettica 9 e colla fua Metafì-
fica, ftudiandolo con tutto il fervore, e
con incredibile ailiduità . Si applicarono
anche alla fua Fifica, principalmente agli
,otto libri 9 che non contengono quella fé
non in generale;, imperciocché la Fifica
particolare, che ha bifognp d'efperienze,
e di ofli^rvazioni , non la riputavano tan-
to neceÀaria. ^
La Medicina fu fopra ogni altro Ha ef-
ù tenuta in pregio , e la ftudiavano fopra
i libri d'Ippocrate, e di Galeno; ma la
la fondavano principalmente fopra gene-
rali difcorfi delle quattro qualità del tem-
peramento de' quattro umori, e fopra le
tradizioni de' rimed; , fenza farne alcun
efame , ma mifchiandogli con infinite fu-
perftizioni; e perciò non coltivavano 1'
Anotomia ricevuta da' Greci molto im-
perfetta. Ma non cosi fecero della Chi-
mica, la quale fé non é fiata da efli in-
ventata , ricevette al certo da effi. molto
ingrandimento ; ma vi framifchiarono an-
che tanti vizj , che fino ad oggi é fom-
mamente difficile di feparargli: tante va-
nità di promeife, tanu. ftranezza di di-
fcorfi, tanta fuperftizione di ppjcrazioni,
e tutta ciò, che pofcia generò^ iCiarlata-
;ii» e gl'Im^ilort. Pafi&yaop quindi, agc;
POLI LIB. X- CARXl. 9?
volmente dagli ftudj della Chimica aoilel'*
li della Magia , e di ogni forta di ntvi*
nazione , alli quali gli uomini' naturai*
mente s'arrendono, quando non fanno U
Fifica , la Storia , e la vera Religione #
Ciò che lor diede molto ajuto in.quefte
illufioni , fu r Aftrolo&ia , eh' era il fine
4)rincipale de' loro ftud) di Matematica •
Infatti coltivarono quefta pretefa fetenza
fotto r Imperio de' Mufulmani con tanto
fervore, «ch'ella era ormai divenuta la '
delizia de' Principi , regolando fu tal fon*
damento le.imprefe ioro più grandi. Lo
ftaifo Califo«Aimaaon pr^fe a calcolare le
tavole Afhronomiche , che furono ta^KO
celebri ; e bifogna confefi&re , che hanno
molto fervito per le fue oifervazioni « e «
per le altre utili parti della Matematica,
come per la Geometria, e l'Aritmetica.'
Lor deefi l' Algebra , e lo Zero per mol*
tiplicare per dieci ; il che poi rendette le
operazioni degli Aritmetici tanto facili.
Quanto all' Aftronomia aveano il vantag-^
gio tnedefimo, che a¥ea (limolato, gli an-
tichi Egizj , e Caldei a bene applicarvi*
fi, perthé abitavano i medefimi paefi , ed
avevanq di più tutte le olfervazioni degli ^
antichi', e tutte quelle aggiunte da'Gr^ci •
Quefti Popoli adunque inondando le
Provincie d' Europa ne' tempi più barbai
ri , ed incolti , e nel colmo dell' ignoran^^
za , e ftupidezza : ne' paefi ove arrivavano
fi conciliavano, o col nome de' loro fa-
mofi Maeftri , fotto i quali aveano ftudia*^
to , o per li -^an viaggi da efli^ fatti, o.
per la Angolarità delle loro opinioni , una
ftima , ed^ un credito grande • Si sforzava*
no di renderfi diftinti con qualche nuova
fottigliezza di {.ogica , o di Metafifica,
e non s'applicavano, chetai più maravi-v
gliofo, al più raroi al più malagevole a
fpefe del gradimento , del comodo , e delP
utile ancora • Furono perciò in Europa
ammirati:, ed i loro fav; tenuti 'in gran»
pregio . I libri di Mefue , d' Avicenna ,
d' Averroe (che il Commento fece ) del
£amofo Rafi , e di tanti altri , furono avu«
ti appo noi in fomma ftima ^ e ri^utazio^
ne . E Carlo M. fece i loro libri Arabi-
ci tradurre in latino iufieme con alcuni
Autori Greci, ch'erano ftati da elfi iti
Arabico tradotti, affinché la loròdottri- x
na fi ditfondefTe per tutte le Provincie del
jfuo Imperio^ QiUQdijiYvenMe^y^cheiFrati«
ZCÙp
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f 4 E L r I S T O R
tA%^ gii iltri Criftòni Latini apprefe-
fo daglp Afabimelio,. che gli Acabi ftef-^^
fiL.aveana appreux da'^Gveci,. cìoìl la Filo-
Umilia d' Aiiniotele ,, la Medicina y e le Ma^
tematiche « {prezzando, la lor lin|«a y la
foro. Iftoria). e Poefia^. flccome gU Arabi
lizzate aveano, quelU de* Greci .. E fio-
come- ^i Ar«d>ì aveano contaminate queU
le difciplme ^ così da noi fìiron ricevutei
tutte imbrattate i la Filoibfia^ tutta, vana»,
td, mutile ), pecche: lontana, dalla Fifica.
particolare 9 che. avea bifognò^ di fperien*
le, e^4i jpàiexvazioni:. T Aftrologia piena
4' illnfiom»^ e di vane- divinazioni ; ma.
SpfVL tutto; la. Medicina, piena di fpfopo«.
fttij e di fuperftizionì •.
I primi libri adunque y che fopmquefte
iKoltà. fioominciarono. a ftudiare y furono,
qnelli degli Arabi, e per U medicina fra
gli altri quelli diMefoei e di Avicenna ;
ed i ^imi che- gli ftudiafleroi furono 1
Cheijci 9^ ed i Monaci y perchè la lettera^
tura- fra. quefli era riftvetta j. perciò aque-
fti tempi effi; foli erano, i Filofofi y effi.
foli i Medici. Quindi leggiamo,, che in
f rancia Fulberto VeCcovo. di Chartres,
td' il Maefboi delle femenze^ erano» Me-^
dici : Obizos ReligioToy di S. Vittore era
Medico, di Luigii ilGrofTo : Riccardo Mo-
liaco di' S*. Dionigi ,. che- fcrifle la. vita di-
Filippo^ Augnilo ,. lo era parimente. EcL
mr quefte* noftre- Provincie i migliori Me-
dici erana i maggiori Prelati ,. ed' i pii^.
celebri MonaciCaifinefi,. come- vedremo;^
ed. erafi: nell" ordine* Ecclefiaflico. cotanto
sadicata quefta profeffione y che- un Con-
cilioi dAt Laterano. tcnutOr fotto Innoeenzio
IL. nelL'anna 1159* confiderà, come- un.
abufo' di gii invecchialo^, che i Monaci ,
«d: i. Canonici Regolari ,. per procacciarfi
xicchezze faceflero.profeffione d! Avvocati ,
e di Medici : e- perchè* il Concilio non,
furiava che di Religiofi profelfi ,. la me-
dicina non. lafciò d* eiTer efercitata dà'
Gherici per loi fpazio. ancora di trecento^
altri anni..
Quante occafibnr fi fofTèro. date a* noftri
P]Qovinciali di.comunicare con^ qnefti Ara--
bi ,. donde poterono, apprendent queftè fcien-
ze, bea fi. è veduto ne^ precedènti, libfi di.
quefta Iftoria,. e- dalle varie^ abitazioni,,
che ebl«ero i Saraceni in quefle noftre Re-
S'oni , ndi Garigliano ,. nella Puglia y nel
^ [onte Galvano I io. Bori,, in Salerno, in
lA CIVILE
Pozzuoli ,. ed in tanti altri luoghi^: m
gaiik che ancora oggi a noi nella conui^
ne favella ci rimangono molti loro vo-
caboli, come altrove fa. no^rto; ed ia
Pozzuoli fi. ferbano* ancora quattro marmi
con ifcrizioni in rilievo di caratteri Orien*
tali Saracinefchi . Si aggiunfe ancora sl
quefti tempi maggior comunicazione con
gli Arabi per la vicinanza della Spagna ,
oi cui aveano effi pia- d una metà i, ed il
continua commercio per li viapgi inque-
fti tempi freqoentiffimi in. Oriente ^ per
cagioa delle Crociate «.
Ma come- pretfo/ di nói nella Città di
Salerno la loto dottrina , e fpezialmente
la Medicina , foflefi così ben radicata , sì
che quefta Città ibpra tutte le altre del«^
le noftre Provincie, a' andane altiera per
la £unofa Scuola quivi fondata ^ non è
fbto ,. per q*nto io* mi fappia y fra tanti
noftri Scrittori fia qui' inveftigseto .. Colo-
ro ,. che: credettero la Scuola Salernitana
e&rfi^ da Carlo M.. iftituita infieme colla
Scuola di^ Pari^ , e di. Bologna ,, vanno di
gran lunga errati , etfendofi altrove in qneft''
iftoria: moftrato ,. non. aver potuto. Carlo,
ia Quefta. Città, fendare Accadèmie ,, come
quella che noa fii. mai fotto> la fna domi-
nazione 'y anzi, ia que' tempi ,. che fi" nar-
ra la: fondazione delle Scuole, di Parigi ,.
e di Bologna , tra. Carlo. M«. ed il Prin-
cipe Arechi furono^^ueere cotanto, oftina-
te|, che noa fa poflibile ridurlo ;, ed Are^
chi avca. cosi bea fortificato Salerno 9. cIm
fii; riputato^ il più. ficuro afilo de' Principi
Longobardi^ contro gli sforzi di Carlo , e*
de' Ittoi figliuoli ^
^ la tempi adunque meno lontani bifogna
riportar T origine ''di quefta Scuola, la
quale ne' fuoi princip). non fu- iftituita per
legge di. qualche Prmcipe , e percid^^ non
acquiftÀ. nome d! Accademia , o di Colle-
gio,, ovvero d! Univerfità-, ma di fempli-
ce Scuola ., Cominciò, a ftabilirfi in miet-
ilo ,. perchè' in quefta Città y come marit-
tima ,. vi emnO' ^efle occafioni di sbarco
di. ^ente Orientai» y ed Africani • I Sara-
ceni, in. tempo^ degli, ultimi Principi Lon-
gobardi la. vietavano, fpeffo , onde gli A-
rabi ebbero, occafione di. farvi lunghe , e
fpefifé dimore . Si èr veduto^ nel preceden-
te- libro ,;che* i &iraceni« ora dair Aftica »
e fpeflb dalla vicina: Sicilia fopni- navi
ginngeado^ alla Spiaggia di quella Città ^
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1>EL REGNO DI HA^OLt tI3. X. (TAl^- XL «
> i viali Città > h ^qiide daHoberto Gnifcthlo «A
per libenrfi, di' làochcuiaiiittiti > t ib'
dami ) che ioletiTaao «e' loio cam^ ^ e
:aiAelli yìcbiì > moa "iveiido fefse beanti
per fottfjl^ tlilcai:cia0r9 pattuiramoon eifi
ticgna» ed aocoidaraiio la fomma percolar
peiarfi la ^quiete : per imire il tioUiio vi
ToleTa tcflftpo > «noe i Sasaficm.t:aIavaii0
ésLÌÌt nari in terra ^ e «ella Città > ed
aipm^vano , fin cke dagli Ufficiali defti-
jaati 'èfl Prind^e ^ fv faentribaiie da'£aoi
VaéEsdli le tMtaac udùefie» woa ù fodà
unito il tiSsano • QneAe invafioni erano
moko SpeSk » tanto che i Salemitaoi vi fi
ci erttio jftcoomodati ; né le non a' tempi
di Guaimaro il «lagi^ore Jie fiuono» co-
■»e fi dttfe , da' valarofi Nònnanpi liberar
ti . Or con qndfe nceafioni -convttiando
ipefio i fialeinitam con gli Alabi , Uppre-
Mfo da effi la Filofoia y ma ibnra ogni
altro fi diedero agli ftndj della Medicina»
nella qwle ri«rcirano eminenti .
Ma infra gli altri ) che refero illuàre
la Senola Satemicana » fii Cojimtìno jif-
firicàno , Qfiefti oriundo di Cartagine »
per le ine pevegnnuiom in molte parti
éàV A£a , e dell' Afiriea avea appreio da
snelle Karàmi varie fcienxe y ma Ibpca
.tutto fi 'diede alla Medieina y ed alla Fi-
lofiMt. Egli navigò in Babilonia ove ap-
prefe la Grammatica > U Dialettica > la
Geometria > l'Aritmetica y la Matematica,
rAÉronomia» e la Fificade^ Caldei ^ degli
Arabi , de' Perfi > de' Saraceni > degli £•
gi«l, e degrindi; e dopo aver nel torio
di J9. -anni qnivi finiti quefti ftudj , tot-
nodfene in Afiica » Ma gli A&icani che
mal {borivano di' eSkr da lui ófcurati per
Tecceffo di tanta dottrina » penfatono d'
ammazzario « Il che avenm penetrato
Orfllnitno > imbarcatofi di notte tempo
ish4i una nave:», in Salerno fi portò : ove
tempo in forma di mendico
,EM > Qome altre volte fi è detto nel
coifi>^ queft'iftoria > la Città di Saler-
no^ fre^nenuta da' Popoli di quefte Na-
sioni^, *^mfe non pafiiò guari che vi capi-
lafle il firmelio 4el Re di Babilonia » ti*
rato £»tfe dalla enaiofità di' veder quefti
#
(m) Ckrtm.Caff. Iit.3.€.si, (b) CAr.
Ca/.lié* j^.csp. ^^. V.Maurum in notìs ad
P. Diac. d€ vir. illufif. ( e ) F, Pttr. Diac.
frtta innaluu ;a Metropoli^ ed ove aveft
tras£erita la fua lefidenza, e la anale pe'l
«ontintto isa(Eco> e commercio d' inénilfe
Nazioni a qnelPotto, enfi reia l'empia
^io d' Occidente n. Ba quefto Principe fa
Coftamino fcoveno, e celebrando al D^
ca Roberto le fue eccelfe prerogative, fe^
ce al cheGuifcardo lo accòglidBte con forni-
rne cortefia > e gli rendefle. tutto queir
Doore > che ad uomo 4i quella qualità fi
conveniva . Si trattenne terciò '^i in Sa*
iemOy Bve ebbe campo di maggiormente
piomovere gli ftudi di^Filofofia » e fopra
tutto di Medicina, nella ^uale fopra tut^
te le altre facoltà era eminente ; dopoef-
ièrfi per molti anni tratMiui^ in Sdemo ^
ritifoffi a M.Cafiko> ed ivi fi fece Mo-
naco ; ed in tutto il tempo the dimord
in quel Monallero, non attefe ad altro >
che a tradurre varj libri di diverfe lia-
Sue , ed a comporre ìosolti trattati di me-
Lcina , de' quali Pietro Dia^o ( £ ) te&è
m lungo catalogo.
Crebbe. perciò la fama della Scuola Sa^-
lemitana , la qnaìe in gran parte la deve
a' Monaci Caffinefi , i quali la pcomofifero
gli ftttdj aflidui ) rhe Fatevano fooft
medecina. Sin da' tempi di Papa Gio>*
vanni VI IL quefti Monaci eranti dati à
tali ftudìi e Bafiacio loro Abate, diMe«
dicina ejfpertiffiiìio , ne compofe anche aU
cuni libri ( r ) > dove dell' utilità ed ufo
di molti medicamenti trattava^ non ripn^
tandofi* a que' tempi > come fi ì detto >
co(a difdicevole > che i Cherici s ed i Mo*-
baci ^rofeflàifero medicina • Quindi pfeìBo
di noi nella Città di Salerno , ed altrove
non fi fdegnavano di profefTarla i piùin«>
figni^ e nobili p6rfonaggi . Alfano Arci-
veicolo di Salerno barra Lione Oftienfe
(^) y ch'età efperàffindo in medicina, e
dio la fua maggior applicazione era di cu«>
rare gl^ Infietmi % Romualdo Gùarna pur
Arciyefcovo di quella C)f^ ^ non ifdegna-
va di profedaria^ ficcomé tutti i nobili Sa-
lernitani riputavano fommo lor pregio d'
etfsme inftnàtti ^ e di praticarla ; e quo*
fio coftume durò in Salerno per molti an*
lù appreflb : tmd'è the alcuni Uon ben
intefi .
àe vir. illujtr. céf* 13* & ibi Marum. V. Ah^
df Nuce adChrQn.Cuf. Li. r. 23» (d) Cht^
liò. 3. f . /•
la r
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^ ftELriSTO
intefl di Quefta afkiiza y adatttado i co-
ftumi preienti agli antichi , riputarono
efler altri quel Giovanni diProcida, che
iti celebre IVIediéo y da quel famofo Gio-
vanni nobile Salernitano autore della ce-
lebre congiura del refpro Siciliano , quali
che mab.fi convenifTe ad un nobile profef-
fitr medicina.
RilufTe perciò la Scuola di Salerno af-
fili più per tanti -ìnfigni ^rfonaggi che
profedavano quivi la medicina ^ ertputof-
h a quefti tempi la più dotta , e la più
eulta di quante mai ne fìoritfero in Euro-
ropa • Quindi awrenne , che da Salerno
fi chiamavano i Medici , e che i più gran-
di parfonaggi caduti in gravi infermità fi
portavano ivi* per curarfi y ficcome fece il
celebre Abate Defiderio , il quale come
narra Lione , per guarirfi d' una fua malat-
tia , alla quale le molte vigilie, ed atti-
nenze Tavean condotto y portofli^in Sa*
lenio • £ ne' tempi , che ieguirono, pur
'fi narra y cht, Gu|;lielmo il malo , am-
malatofi in Palermo , e <:refcendo tuttavia
il male y fece venire Romualdo^ Guarna
Arcivefcovo di Salerno ailai «dotto in Me-
dicina per curarfi) il quale benché glior-
dinaffe molti rimed) valevoli al fiio ma-
le 9 egli nondimeno non poneva in ope-
ra^ (è non quelli che a lui parevano , per
la qual cofa s' accelerò la morte {a) .
Qiiindi ancora fi legge , che i migliori
farmaci erano in Salerno fabbricati ; on-
de fi narra y che Sigelgaita da Salerno
faceife venire i veleni per attoscare il
figliaftro , ed il fuo niarko Roberto .
Ma quello , che diede maggior nome
a quefta Scuola fu V opera , che compilò
Giovanni di MiUm , famofo Medico in
Salerno, la quale ebbe T approvazione di
tutta la Scuola Salernitana y e che^ fotto
11 nome della medefinu al Re d' Inghil-
terra fu dedicata. Ciò che intorno a que-
fti medefimi tempi ) ne* quali fiamo y accad*
de per un' oocaflbne y che bifogna Rappor-
tare, affinchè non paja ftranocomei Jkde-
dici Salernitani per «in Re cotanto lon-
tano , e col quale effi non aveano alcun
attracco, avéflero voluto pigliarfi tanta pe-
na d'unire in quel libro dettato in.vecfi
lionini i precetti donde potefife confervarfi
•lu falute , ed a lui 4€dicarlo •
( a ) Qapifehtr. hji. L 2. pAg. xo%
RI A C IVI LE''
Ma cederà ogni maraviglia fe fi tenrà
conto di quanto nel prendente libro di
queft'iftoria fu narrato intomo alla venu-
ta de' Normanni , e de' pinoli di Tao*-
credi in quefte noftre parti : rampolli tiot-
ti di Roberto Duca di Normannia ; e fe^ ri*
puarderaffi , che negl' ifteffi tempi , che
t Hèftri iNormanni conquiftarono la Pu-
glia , e^ la Calabria , ed indi il Prin*
ciptfto di Salerno , gli altri Normaniii
che rimafero nella Neuftria y fotto Gu-
glielmo Duca ài Normannia invafero V
Inghilterra , e dopo innumerabili vittore
finalmente intomo 1' anno 1070. ridutfero
quel Regno fotto la dominazione del &«
mofo Guglielmo, che perciò fu ^praa^
nomato il Con^iftatore • Cosi regnando in
Salerno , ed in Ingilterra Principi d'un'
ifkffo iangue , e tutti della razza di Rol-
lone primo Duca della Neuftria, fii cofii
molto connaturale, che fra di loro , e.*
loro fudditi vi fotfe amicizia, e buon'ai*»
leanza .
Ma a qual Re d* Inghilterra i Medici
di Salerno dedicaffero in quefti tempi
quel libro , e con <}ual occafione è bene
che fi narri . Guglielmo Duca di Nor«
Siatmia dopo aver conquiftato il Regno
d' Inghilterra , lafciò di fo tre figliaoU ,
Guglielmo Rufib , Roberto , ed Emco •
A Guglielmo primogenito fu ceduto il
Regno d'Inghilterra; ma quefti morì fé n-
za figliuoli neir ifteifo tempo , che Gof»
fredo Buglione infieme con Roberto fi
trovava ueìl' efpedizioue di Gerufalemme •
Avea Roberto, cui il padre aveaooftitui*
to Duca di Normannia , dopò aver cedu*
to il Regno d'iTughiherra a Guglielmo
Ruffo, voluto féguitar, ad efempio degli
altri Principi , Goffredo in quella fpedi-
zione , e dovendo paffare in Paleftina
venne in Puglia per imbarcarfi con tutti
gli altri ; ma etfendo quivi giunto nel ri*-*
Sor dell' inverno , pafsò tutta l' invernata
ell'anuo 109*. preffo" i Principi Nor-
manni della Puglia , e di Calabdria fuoi
parenti , da' quali con tutti i fogni d* af*
tetto fu ricevuto , e accarezzato • Sopprag*
giunta da poi la Primavera tragittò il ma-
re , ed in Paleftina col famofo GoSheàm
all' imprefa di Gemfalemme s' accinfo . Fu
9[uella finalmente prefa , ma neU' ìfteiTa
. tem-
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DEL RÉGNO ©r UT Af Oir hit. X. €AK IL
tempo fa amareggiata a Roberto tal vit*
toria per la Amefla nomila della morte
di Gi^ìetmo fao fratèllo fenza figliuoli ,
ftt qttle egli^ihrvfea fiiceeArfe. £lt fc<^
•ferto-^jl Regno dì GieraTakiiinie , aia 'egli
rifintcdto , Prendo rkoraane in ittghil*
rena a prender poiTefro di quel Reame »
di 'cui égli €KttL pia Ticino evede N Mei
titorno eM>e a pattar di nuovo perquefte
parti 9 t>nde in^Sakmo /ta da quel Princi-
pe iìiD congionfo eonc^^rH^ftrmat edon^
re accolto \ E poiché^ nell' adedio di Gè*
¥ufalemffie «Ma ìriceTUtft' una^ita nel
braccio disftfo y.^h, qliale, etfsitdofi -mal cu-
i«t& era.^^eiienita in'i6bta«v cote<ft
quivi i Mediai di' Selenio che d<yvetfe A»-
jre per guinrfela • .^e^ Siedici ^erran*»
do ', die quella fenta^ era- procedila 4e
fina fréccia aWelfcnata > f;li diftro / ^he
tmar ri èra iittrò modo pct^iQéìtfaat ^
fé non 'li fiAetTe iutdiiare* da^queHa il"^^
leno f the Veira ♦ Nota Tolfe a ci* ce*
ftntirè i¥ ^etofo Ihrincipe pcir non pòi»
in TÌ&Hif^ dolùi <he dovea Succhiarla ; isia
la FrfucTpdfir fua flKrgtie«cM tàéo ^tmr-
fi&à^ »Mitel non H:urò ella jifporfi $i p#-
ngHo , e* mentre -RdbefWiìòniiira^Se»*
M '^he ^orcitfe acoef^^ffene -fece tant#% %
si fpeft tolte re^jcft Jt- fucchia«e , che
tutto ifraffe il vrieno 'dftl!iS*fcritaj crefo-
f Atcuni' Armami (stvòìèf^ queftor rac-
conèo del iu^ltiameìm> èel^rrd^no-. Ed
iittomo' alta fttccéftone de^ftglhMlU di
Gùpflielmo^eònqtifftKor^ delR6gn<^ d' Ifh
ghiìtefra?; devtFrtO- vedértr gli acciir3*i Sw>-
tìd Inglefr, a^qUarlr dee fH rtdT«^rfi^à
fede, diea!^uahHiqùraltii9*Seiittdre'ftre-
niercr/J , • - ' • '' *
' Volle da pei Roberto, che qae*»l*èdW
^ prefcriveffero wia norma *, c^V^o^thR
vitto, perchè poteiTe ceilf<er';^ai^'inqtteRt
Ikluté , nella quale V areano feflituito •
Tv^ per ciò con tal occafioue com^'Aó
il libro, il quale ^ beti^ ;JFoire Aato codi-
yofto da ttóo di qué' Mediie!) , porta pei^
:ia fiorite M nome di tuttala Scuola , «ofi
fkrftnente t!i tàè »^chc vetgìamotetf«fi
latto dalla Sènòla Conknjbriceide 4#> i}u^
la fuè opcia fllofolio^ . A' dédjcataa Re-
ferto, chianlaftdblo /(^<^ InghHtemt: -noh
]perdtè ^tfeflo Mntif^^^rffeiaato da poi
m natta Re di quel Regno ^ ma perchè
tornando dalla PaleftiM per p^atM» il
T$mù U.
f&Éàk ) -^óiaa %^hd #vMe 9 Mn pth
«eriho aìrer difSeoltà di cbiamaifa Km
di quetiUgno a lui appartenente > Ma* il
fnr fratebo Errico » tro^vÉndofi egli iia
inghilceifa itf^vsié accadde la mòrte Ji
^i^ialmo^R^ , irstendoi dell' occaiono
per l' affeùt di Roberto-y in^aff A ReN
gno, e per fe eccnpolio, fe bea Roberto
ieée giunto iwi.eon nunmioioefereito^
ricuperarlo , In però da Errico disfatto y
'er^fùpMCto , onde-ieflò tkìjxfù di ^vel
lUomie /Perchè fbtfe a quel PHaeipe V
opera ^h^ gradita , e poteflfer meglio oue*
pretsttti ridwfi a awsmdria, isi.cofimjeio
m véffi leonini ^ nella cui oc^^urioòo
in quella ^ eonfifleW mttd il pre&io ,
ed eceellemra de*^PoetÌ4 e pDf6tièla«di-
eaiMò ad un Principe Mbrcdanno y pi«f«
"fo i iiualt %tteflo -gemere di wctù e^a It
pili giocondo , e'geadito} nèappretfo di
efffi n fjfbevf eofa tneMMrabile , Aw oxm.
Mfe dettata m^ì^ào mètro -v 'Tutti gli
èìogi'; i Marmi > ^ ^U ^itafi iie'kro
principi V d comgpaevMO in ^ei^i ver-
£ ; rosi fti dettato refàtafio del lom
primo Ducer Ròllóne ; e cosi ancora nM»
ti gli ahri de' nojfri Principi Nornùmni «
Ptt pubblicata' qtteff infigne -t>perà nell:'
anno 1100. 1^ quale rdi^^ata. per tutta
Euiopa V ^ incredibile iguanta gloria , e
fama ìip^rtatfè aSHkdiciSalerÉitani • £W
be m<Vlti Chiofatori ^ e il più antico fa
Jbrmidodi Villawtht^ ^000(0 IVfcdico di
Carlo K^'d' Angiò? l'due Giacomi Ca-
fkf t OfMif r" impiagatonér pure le loi^
'Atiches ed' ultiittamenfe^ Renato Morean^
^^^a^ SiMb^h iiluArarOQO colle Ìo-
To'Oienràiioiii ^ tii^uindi per 4npki ftdo-
li^ff^yenne^ <^ là Scuola di Salerno per
i^eccelkaza deila Medicina fu^ Ibpra tut-
te Taltte, chiara > e imninofa nell'Oc-
eMente:
Cosi hi bakna Scuola^ che dopo la de»
cadehsa detr Imperio Romano , e lo ica«
diment^ dell'Accademia di Roma , fodi&
ftata iftituita^ in queAe noftì^ Arovincio
fu quella di Salerno ; ma con tal ditfe-
reaza,«che ficcome in quella della Medi»
Cina, non 'fi tenne molto conto , cosi itk
auefta , tcafcurate V altre profeflioni per
1 ignoranza del lecolo , la Medicina che
non potè andar difgiunta dalla Filofofia
fii il principal fcopo, e foggettoj poiché
eoloto ake te rintrodutfero non d'altro
N fcien-
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fi AEiriSTO&IA
no con nv^ior KiKÌio> ik feffvore, dieU
Medicina» e la Filofofia« E pefchè dagU
Arabi T appcefera » pretfo i qnali foiosi
libri d'Ippoeracct d^. Aiìftótele » e di Ga-
leno erano tenuti inlbniniop9egi«9 i)uttt-
di avvenne » che nelle Scuole t per la
Medicina 9 Galeno y fopra tutti gli altri
era prepofto perMaeftro» e perlaFiioib-
fia Ariftotele, il quale con fortunati fucr
ceffi ebbe fra noi per molti fecoli il pre-
gio à\ edere riputito il Principe di tutti
gli altri FilofotL*
Ma in quefti teoipi non era quefto
Studio ) che femplice ScuoU ,. poiché non
fu fondato da' Principi , né per molto
tempo ricevè leggi » o regolamenti da'
medefimi , perché potefle dirli Collegio >
ed Accademia , 9vvero Univerfiti • Da
poi che r f bbe.> prefe anche quefti nomi i
ed il grimo fu Roggierò LRe diSiciiia.^
il quale edèndo ftato anch^ il primo^tra'
Normanni a darci mojte TegRi , infica 4*
altre , che promulgò fu quella ( ìt } » per
CIVILE
GAP. XIL
eie ^ tutto t undecìnmfes^h-^ infino a
JSUJOoiERa I. R$ di Shilis «
I- Pontefici Romani fi videfo in quefto
fecolo in un maggior fpleiidore » e la
loro potenza grandemente crekiuta> cosi
iopra il temporale y come, (opra lo'i^ir^
tuale delle noftre Ghiefe > e fi renderono
molto più a^ Po(R>li tremendi , ^td a" Pria»
cipi fofpetti. La deppfizión^ d' Errioo
Imperadore » le fcottiuoiche che (enza zi-
guardo , anche fopra Prìncipi coronati ,
erano inequentemente fulminate ; le <fpe*
dizioni per Terra Santa , IVintcoduzionc
delle Crociate , e 1 oontraftare 11 in««ftituR
a' Princìpi Secolari fece loroacquiftare nm
OQttor ricciiezza).chepot»zaiopiiaimag«
giori Re della Terra. Ed inSNPno adiften*
dere- la loro autorità ^rituale fopra tutte
le Chiefi: d'Occidente» non fu veduta la lo-
«uii^c « wifc prviuuigu ILI «]ucu« \^»Jf por as %>iucis u v(;%;iucucc > nvuftu.¥ciMRKiAi«r
la quale proibì che iiiuno poteiìe eferci- ro potenza più atfoluu » e mamiorexbe in
tar Medicina » fé prima da'Maj^ftrati» e qoefti tempi, particolarmente &to il Pon*
da' Giudici non farà ftato efiiminato , ed
approvato • Ma più fawre cicevé ai)efta
Scuola da federico IX. il quale ordinò t
che niun s*arr(Maflè titolo di Medico » o
ardiffe di profenar Medicina , £e non fo&
fé. ftato prima approvato da' Malici di
Salerno » o di Napoli » e i;on avede da
quefti ottenuta la licenza di medicare •
,£ ne' tempi menoma noi lontani» avendo
gli altri noftri Re fucce&ri di Federico »
e panicolaimenie II Re Robi^no y la&e*
gina Giovanna L il Re Ladislao , Gio-
vanna IL ed il Re Ferdibando L conce-
duto a quefta Scupla.alui onori , e pri-
vilegi 9 fu- finalmente eretu. in Accade-
mia, ed innalzata a dar graài di Dotto-
re particolarmente per lo ftudio della
Medicina , nel quale ^riva ^ ancorché
£ Mk poi in Qu^Ua introdotto d'ileo-
goaifi akic.fiMolu.
teficato di Gregorio VII. Si mandavana
L^iafi a laiere in tutte le Provincte di
Europa^; fi mandavano da Roma i Vice*
f}*: fi chiamavano 1 Veieovil a Roma jpor
render conto di lor condotta •* fi confer*
mavano, o riprovavano le knro «lezioni:
fi ricevevano le app«Uazioni delle lori
fiìntenze» ammettevano le ^querele de' lo-
ro Dioc^ani , o deoideodole in, Roma ,
ovveio aflegnando Giudici a tutti 4 Ino*
gbì^ In brtw «entravano al oooofceie nel*
le |»rticQÌ;uEÌtà di quanto fuocedeva nelle
loro biocefi .^Traflero perciò una infiniti
di c^Mife ìa Roma, ovvero ^deftiuando
Commetfui ne' luoghi da efll nominati-,
gU facevano operare ^oUa loro autoriti.
Si proccurarono introdurre nuove maf-
Urne , ed 'idee del Ponteficato Rpmano $
e. ftabilirt quafi per .articolo di fede , cbe
il Romano Pontefice abbia autorità di
4eporre i Rei, ed i Principi de' loro Re*
«pi , e Domini , fé non* ubbidivano a*
iuoi eomandamenti , e fciocae i toro vfS^
iatlis dall' ubbidienza r che il -Papa non
oieno dello fpirituale , che del temporale
Code Principe- »•«€ ASnoarca ^ e che tMW
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. X. GAP. Ttt. 9f
V OiHmt Ecclefiaftico fia a^tto libero ,
ed imniunt ib ogni poteftà » e giurifii-
zionc di Principi fecolàri , anche nelle'
cofe civili , e temporali , e ciò per dirit-
to mm umano , ma divino • E poiché
a quefit tempi i foli Eccleliaftici , e' Mo«
naci, ma fapra gli altri quelli della Re-
gola di S. 3eaedc«o , pofledevanp lette*
re y ed il Popolo èra in ^ una profenda
ignoranza , per^ tutto quello , die Ipr
reniva da* Moftàci ", e 'Preti dato ìrI ' in-
iend^e^" eome oracolo era riceimtd; quin^
di -come narra GiovanG^r/o^f , riputavcff
il Papa efifer^tinDio, e' che teneva ogni
f^teftà i#pra il Cielo, e fopra la Terra •
La Chiefa Greca-, che in ciò non con-
veniva eolia Latina > e che perciò ripeta*
va il Pontefice Romano, non Vefcovo $
ma Imperadore: venne in una più aperta
divisone , feparandofi atfstoo dalla Lati*
na, e perchè l'erano ftate tolte- da' Nor«
manni tutte le Chiéfe, che prima erano
^ttopoAe al Tfono Coftantinopcriinifio ,
€ reftituite al Romano , non ebbe più che
impacciarli cotte noibe Chi'efe « Quindi
non ci Tara data da qui innanzi occafio-
fiè di favellare più del Patriarca di Co-
iftantinopoli , la cui autorità , non' meno
che il Greco 'Imperio , andava alla gior-
nata fcadéndo. I noftrivaloVofi Norman-
ni avendo difcaeciati afetto dalla Sicilia ,
e éà quefle oo#re* Provincie i Greci , re-
ftkuifono al Pontefice Romano tutte le
fioAre Chiefe ^^ e perchè iin%KÌormente
fi iMnifeftaffe quanto fotTe* gracKie il be-
neficio ^ ebe i noftriPriifcipi aveano per-
ciò refo alla Chiefa Romana , Nilo Do^
sopatrio i die 4i tròviva allora ATchiman*
drita'^itt Sicilia , fcrMfe un trattato delle
cinque Sedi Patriarcali , che a quéfto fine
dedicò a Ruggiero I. Re di Sicilia , iiel
gnale, come fti n^nrcato nel fefto libro di
queft'Iftona , noverò' fo Chiefì; ch'era-
no ftate reftituite- al Trono Romani^
da'' Normanni , e tolte al Goèantino*
polttano. X
Per quefte cagioni , e per*altri fegria-
liti fervici preliati da' Normanni alla Ghie-
( z^&ofi€^ffacuìt^ in prmtip. ^ in cap.
Elimini Regum 16^ f. 17. ( b ) Archìd. Ba^
M#>C apid Baro», ad an. 1091. JS/^o Elia
m AnltUpiffpum BarìSj voluntate , afque
•w^tnfu Dttcis Rogmi > filii^ Ihécis- 9Mtr*
ùk Romardi^ oltre alla Monarchia fondata
in Siciliar: a' noftri Principi , nel Regno di-
Puglia y furono fcrbate intatte le ragioni
delle inveftiture , e che nelf elezione de*^
Prelati , fenza la' lor permiffione , ed af-
feofe , da poiché erano (taci dal Clero ,
e'Ail Popolo eletti-^ non potefTe alcuno
orAnarfi • Onde la Gló& Canonica {a\
diffe'y'^he nel Regflo di Puglia ciò coftu-
ms^vafi per facoltà i che n'aveano i Rè
dalia Sede Appoflolica . Sia per quefte
ragióne, fia per le molte altre rapportate
da noi altrove ad altro propofito , egli
è 'evidente , che nel Regno de' Norman-
ni , neir ordinazione di tutti i Vefcovi %
e Prelati di quefte noftre Provincie , era
riputato neceflario^' a^enfo del Re, fen-
sa il' quale era inutile ogni elezione •
C'Osi abbiam veduto , ohe il Duca Ruggie*
ro, reftituìta la Chiefa drRoifano al Tro-
no Romano , é tolta al Greco , nominò
egli il V«ic(m> in luogo dell'ultimo ,
ch'era allora mcnrto i ma perchè quegli
era del rito Latino , f Roifanefi , che era**
no alfuefatti sì rito Greco , ripugnarono
di renderfi al Duca , -fé prima non con*
cedeiTe loro un VVfcovo del rito Greco,
fiocome gli compiacque • E nell' elezióne
d' Elisa Arcivefcovo di Bari ifeguita neir
anno it)89* quello medefimo Principe vi
diede il fuo aifenfo, dopo il quale fu con*
fccrato in Bari da Papa Urbano II. (&)
liccome^ ancor fu praticato nell'elezione
del Vtfco^iO d' Avellino a tempo del' Re
Ruggero, dandovi il fuo affenib Roberto
G. * Cancelliero di Sicilia in nome dèi
Re {cX. E vi è chi (crifTe {d) , che il
Re Ruggiero fra l'altre cagioni, onde fi
difguftò con Papa InnpcenzioIL ed ade«
ri ad Anacleto, una fi fu, che Innocen«
lio s'era ofliefo di lui, perchè s'abufafk
troppe , ed audacemente di quella parte >
che avea nell'elezioni de' Velcpvi , ea
Abati , impedendo lalibertà di quelle ^ ed
il Cardinal Baronio {e) rapporta ancora
iPmal ufo, che faceva Ruggiero di que*
fta poteftà ; e che una fiata a tre perfo-
ne diverfe avea per prezzo , fecondo che
N 2 gli
ri. PMegf. in Lup. Pmofnat. mtn. 1089*
(^) Jo. Sétresier. de Nu^s Curialium . Cape-^
ceUtt.hifl. /. I. e. 61. \^à^yizarius In/iitHt»
mar. p, z. /. 5« r. 44, $. Innoc. ì( e ) Baron. ai
mm. 1097. tmm. % ufol. ^94. ^
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9^tU ISTORIA CIVILE
▲vclUiia ^^«^ poi ki clicde at qastì^ , &t
mm U p^teiiieiKi/«Mi il QaioiuD^ malfii
iaiB£> iK queda fatto, pevebè ttoo ^lll^>
ma Roberto fuaG«Caii0eUieio fece efeUK
dere «• tee coma fimoaiaà $ e voleodo
fchefQiife la lòro^ malvagità ) psMvì «oa
tutti e tift^ itpaitcaiUQte ^ «'foi rife^ife
i( dc^aio , gU. ddttfii y e f^ce cfeggeie
fer Vefcovo im pevera FMnr £ buona 9
e iiukca YitsL » e che puato & cii non iStgi?»^
«lava i coia» nanp Qovaiiai (fi ^aUsbiurl
¥tfcovo. di Sffìjwtw$ (^X- Mea neao i
nofiri Re Nòommu » ehe !« Svevi litai*
nero quefta prerogativa ), oode arreoni j
€he |taada]MenwJi; iboo il BaLùM^
d'inQoi^sisfM^ IBI.<a tmito i'ofezioiù» 'A
Papa ftetfo ètea Itatf^ofi^^ ma vké^^gia ^
ause Balio eh* egliera à^ giov«peito* PÌàM
«qc'i come diramo no' iea^^ .
«Riteoneco ancora i noibiPiJMàpiNof^
manni la RegalU neUe noftre Chiefis ^
non altmainte che xamfe in Francia, i
pokhi dopo^ U motte de' V^icovi > fina
«fae^fofiTe a^ato il^ fiicceifoin» elfenddcuc-*
te'IeCIùefQ dntRegho«4 « particolamien^
«e quelle.», che fonof^e di PaftoTé ^ iot-
lio la poteftiRegia , eftdtrpenevanodeir
cntaate* delle medeTuney e peicid em&ìn»
tpodotto còftnrae che- morto IL Prelato ^
i Raglivi del Pfeinnipè prefideTanè^ U <^^
WLf e ramminiftrazwme delV entrate del»
k medeiinK , infida «he le ClmC^-MC^
» pfoviile ^ iificoom io te|ki6ea Vsftcio
B.e Ruggieri L in finn iim CotttnnnK
ne (éK
i. I: MmoiUy, # ^«ni <fni||Mir/i«.
*1^0n meno dille Chiefe, che fòpUL i
•tS UouàAin y che mittawia andavano
di iMiovo eiEgenda. fotta altm regola y. e
nuove rifi^mr, ftendevanor i nofiii Prin-.
tipi NomuuMii la loco potdkà y e pnM^
xiono . La lora pietà » e Religione^ fie-
nome lu cagione che lo Stato MonaAko
in. quefta fecolo- ricevere glandi ^necie&i*
menti , o riccheue, cosi meritava ^ che
a^v^ndone effli molti arricchiti y ed altri
da.'^ibadamenti eretti^ csbe Aconfewatfeio
mtte la loro co» y e peotoffone. Le co*
(b) Cènfth.Reg^ m. dtMminifin
tanta rirdtennr , ed il
lyfcMiflwl dea* Ordine di & Benedetto ^
e le? gieandi facoltà , che fiuwn e quella
date^ ifitrochidtro nelL* Ordine Monaftìco
xfkjffàn rilafriamentm • I Monaci, ftaé^
SMÌo. a^ diUa ripntaaione di iaotità, e
& pitica» adatto la difciplÌAa» «d o^r*
vanam «Bgplaie lin' MooaAeeì (. pokhè s"^
. intvomi^Bfone^niQgoùdiSn^^t ^ diOuev*
M. , feeqùent^vwa k Coati^ e a' imnc»-
vana- . gmadenwitn neir impiefe de* P<ni*
tefici Gontiso i Pjrinetpi • Tanm vUSsisk^
mento fpinfe moki ad abboacciape-ium.
vita/ piai aufteva > onde A diede principio
alk «bilimento di muovi Oedin» > i qnv
ìi tutti £ieevana peoieffiose di fiqsnirc la
Regolar di S» Benedetto, benché avetferar
qual4&e nAnaa^» ediaftitete panùcolaire.
In Italia, y. nel piiocipio di oueAo ie«
colp y RsmuéU» riti rato£L «elle JoUtttdim
fi%ieini^). menando» vita erermtiea y nella
campagna d* Arezzo ,. ove abitando in ima
. Caia y£ un casto^ uomo tH^m»MJHsidoy
iftituì Utta^Congregaaione di Monaci f.
che dal lufgp ove ptima ahkaiono ^ ftH
JKHW ùiìuoAÙCam^ldoUfi (r)» Si muki*^
plicacona da eoi i» gian qnmero i Mon^
naikij* di queft* «Ordine ^ ia tutta italk y,
e peoctrareno ancóra In* ^eAe noftae
Pcovincie. Piei^Damiano iftitufpafime»^
te. una Congmgaaóone di Romiti del me»
defimo gaiem ; e Gievenni Cmdben»
di Bìienze ev^do- tacciato il ko' Mi>
naAeaa |nmi abbmcciate uiiarvite ^i^ a»^
fleia.^ e.rtiplare^ fi ritio^ inVallembror
^y ^ vi'gittò i fondamenti d^une-inm^'
vn Congregazione.
Ma fimofinnM|ggiori i pr ogreifi a|»prei^
kf noi deU**Dvdinc^ de' Cenofim iftituit»
da SJ^atmm neli* anna id^6. Bwioiie fia
naaiyo di»Colenk> tf montr^eia CanonK
to di Rem& 9 tisoUe Mtirai£ infieme con
ki de'koi eonquitfii nelk folicndinedeU
k Cmòfg ^ che toc fu augnata da Ugoi»^
deVekomdtGranoUe. Neiremm 1090W
Urbano IL io chkmò in Italia.», dove fi
xitiaò in. una klituikke deUe Cakkrie
nommaiaf k Tome «. La fcnNifrddik ftm
fantitir invogliar Ru^ro G. Conte Bi
Sicilia ad av^ con Ini ftnttìt eniMUia ;,
o^etfendofi: fgcavaaa kConeatfnAdekkk
^ finn »
Essk pefi rmttém fndm., (cX
iÌ4tfk Im« Li emuipofw
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DSL R£<;M0JD|iNi|^LrbIB4X. CAF. XIL im.
(m% tnoalie io Mclito » e dato alla luce
un figliuolo» lo fece battezzare permaao
di Brunone: a Tua iatcrceflfeae ricevette
dal Cielo Ruggiero maG^^tori hvori • e
fegiulitiflimo fo quello d elTerc ibto li*
tento da un tradimento » che il Greco
Sergio aìre^li oiacchioaro ^ perciò ui
Cabbriai fi vide queft' Ordine elfere ilato
|pe& noi prìtna ftabtlitat a cut i noftri
^iocipi Normanni concedcrotto di gran*
dì prerogative » e ri(xheiie . I Re Aiigioi-
fti poi in Napoli arricci iroao aitai più
isii lor Mona/ìero fondato nel Moute -dr
&, Eramo (cnto il nome di S. Martino >
per una Chiefetta > clw era vi prima de-
aic2ta a queil« Sa tuo ; ed in progrcflb
dì tempo crebbero le loro ricchezze in
tanto ccceffo , quanto ora It vede .
Si videro ancora a qudii tempi iti Fran-
cia lordare akre Riforme fotto altre Re*
fole^ dofiJe poi vennero a noi , DueGen-
iiluonwni di Vieaoa, Gaiione^ e Gicon-
do ^ avendo votate le lor pcrfone ^ e le
lor facoltà al ioccorfo di coloro f ch^era-
fto affai iti datr mfeimità della Rifipok ,
tvvcto^Fuoco facro^ che andavano ad im-
f kit tre r iQtercellimie di S. Antonio in
Vievina , diedero principio airiihtiizioae
dell' OrdÌEtQ di S- Am^nio » compofto da
principio di alcuni Uiici^ e poi di Reli-
gioni ^ i quali fecero- pit>*diiotie della Re-
Sola di S, Agoitino * X^'atino lo^-i- Ro-
erro Aèate di Molesmo ii ritirò in Ci-
Éellt pcUa Diocefi di Scialoti fopra Sao-*
ma con alcuni Reiigioii , in numero di
ventuQO^ vi fondò un Monaftero » e vi
klciù alcuni Relupofì , i quali vi re{bn>-
■o d^ p9i cli'e'fu ritornato in Molesmo .
QueiaJHHiatt ftft-«pp«Mmu neir tm0
1 loou ^pWapsi ^ e Starna AnbngO'^paib
MeU'airiÌ#j»MfK)« la.|riim mtiM» alla par-
Ma^riiiiitdljiDiviBiife albh pìènel
pMngifiy JMii Éi^tìisau ^•ct^iatpra» V aa^
sa 9mikvéknmr^Étmggitm> L Rer di Sicilia
«HI MMFft^JllfAmr-dvUVOfdiiie d^
mL i^p^Sti^ ^FxioàAnin éàV Ordina
d^Ai#r UnMmU'^knme y A, foale per k
feiM^;èbll»v&iMkèudi<tji vka lii mtd^
( ai) J^; diN^f.L ìL.f. jx..
^ G. AnmùiigMt » odhifiiiddi
jMb ;^mU^ QMe del R^rper li bìfogoir
diUiMu Fiati y «esa da nioki^C»valieM (u^
la Gaia Scale Ìlfiaata> e jiimrito per Sm»-
ta^ RjigiìfiBa perciò filmar) il fao Ordi«
Dc ,, id a^sicchì molta il MaaaAn»* bo«
V3cUa«im|ie da lui fondato io Moiue Vern
gi«^> non molto da Napoli lontaw* Gìo».
mnni di. Nufco Frate del ftio ordine , cbe
vifle a &i0i Mapi i e tht (ctìtìk. la Vis»
dal ^aato", la quale ieoende teftifica FraiK
Qi^ca (Sa^pàcclati» («) , dritta iu. cafc%
liMOff^ Gon cafidteri LopgoMrdi fi cdlif<ns
va neU* Avchivior del M^naftafo^ di Moiv»
te Ver^ue , poeta uà privilegio^ (pedito
dal Re Raggierp in Palermo^ aifli 8. di
Siieembre Mi'aAiio 1140. netqaaleilRe
per la ialute dell' auinaa d^l CoAta Rag»
giero iW padre >* per quella dèlia Ragioa
Adalaida iui^nudre, e ^lAlbiria fuaroo«
gtie^ coacede-a' Prati di Monte Vergine
la Ckìefa di S* Maùa di JB>uffiaiia« «oa«
fermando^ loro panmente per lalMnribH^
tura» tutti i poderi, e Jefeadite» elieat^
lor tCBeano, e torte qsetle,^ che|ȏ#ra>vw
vanire fodero loro -<oiH;edaf!e^ ilqualpri*'
vifegio è i^ttoicntto iirntfnit del Re dal
PrinoipeGugléeima^ figliaoki. Crefbbe
i» dederf» di tempo T* Ordine , e.neU*
ftmib del Seggio di .Nilo> In erette ìA
whMO Mnnafteao con CMcia , la quale Al
da poi aoipliata dal famofe f è ceiebr^éi
Gnaeeoniulto Bortolpmea di Capuay rdo--
ee al fadfafe^gtacciònn 4' oda deli* akfo^
nnébp' iaineé^ GÌMaortifiikcK Matteo^» è^
gli Afflim;
hti. ejpili è-baa da netatr t cHt ^defle
riibfnM 4all' Oidkbe di S. Btned^to iBàc^
quero per lo filaféiamemo della difcìpli^
nar'adodeavanza regataupe^ cagionata datiti
tante rieckezze , checomipper0'O|^i buè^
no eoftume. Ma'cÌNcrederefabr« eheqoe*
fte ìÙxSq RiÌM«e fondate pridfi^ntefM*
fepra il di^z9# de^'ieni ìnondani^ foC"
£00 ftaie eagfoni di aaaggioÉi acquici a!F
Ordine Moonftico età beni temporafli ^ i
en^dnli deveti edificati dalla vita auftenr
de' primi Fondatori , e prafi dalla loro £ui>*
akà , e da' miraoali , <:he fe ne4rtMtaTà^
Bo 9 non ga»i tafdamno ajprofondere t
loro benif con ime ampli&iedòaanow
nà alk Chieii» 1» e a.' miMi Monafteri ,^ ehe'
aVaUf^
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to^E L L* IS't O
s'aiièmat«|t4db^ tantoché ìadtcodb
dii ttmfo fi videro le loro riccliezzeTidli
iiifisriofi a quelle de'firmii) come fivi<k
chiaro ne' Certofiai y nelFrati di Monte
Vefgine, e ne' Camaldolefi ancora^ onde
lufogna» riferma j ed in cotal -maniera
ximafero i primi aequifti ^ e feapre più
k ne £icevatto de' nuovi ^ E non iènsa
%pore fa veduto ne'feguenti fecoti» che
&ìlero nuovi Ordini fondati ootasito in
quefto 4irpr6zao de' beni mondani :, che
peiciò piefero jyi nome di Mgiulìcmtl , a
tre voti aggiungendo il m|irto di vivem.
ìa mendicità » e d' elemoune } eppure fcor-
gendoii y che quefta aufterità gli accredi^
tava. tanto ^reflb i popoli , che gì' invo-
gliava mugiormente ad arricchirgli i^ per
«on mandar a voto iloradefiden^ fitro»
xò modo di rendergli capaci di nuovi ac-
quici ,^ onde jn decorìb ditenlpo le quat*
tro Religioni Mendicanti fi videro intan-
t^ ricchczn^ che cagionando rilafciameii-
to ,. bifomò peniàre a nuove Riforme • Ma
che prò r i Domeincani Riformati per qual<*
«he ttmpB fi mantennero, ma dapoi tor-
narono a quel, di priafia . Ust'Carmeiitam
ne furfe itegli ultimi fccoli una più ao^.
4ep Rifofìaa di CanHelttani Scalzi y che
3M' primi loro inftituti non prefief&vano
^tro, che mendicljtà) ed un totakabbor*
tunento de' beni temporali ^ ma da poi
fi trovò modo di rendergli capaci di (uc-
OiiQone, d'eredità, e d'ogn' altro acqui-
m^^y unto che piB^ di-noi aipebbetp le
Ipro ricdtf zae inique! grado, che oggi ognun
vede. Ma quello che fupera ogucredm**
«fi è il veim r che a tempi del Pon-
tjfice Paolo IV, furfe.im.nuow Online
m Qhtmci RegUarì chiamate ora òt'-Tea^
tifkty i quali non pure do veano vivere pò-
weti , e mendici , ma per ioro iftituto ^
^quafi efpulaiido gli altri Ordini fondati
Julia tnendicità, ed ajggiimgendo tnaggio-
n rigori,, fu loro^ proibito che Aon pòtet
hxo ncouneno andar lìnwfinando -; 4na
«nfiderando che i gigli del campo, egli
uccelli dell aria , fenza né filare , né èa
altto modo travagliare vivono , e vedo*
»n> cosi tifi dovefTeio totalmente abban-
donarfi nella Divina Piwidenza, h qua-
k ficcome ^rovede a qudlli, avrebbe an-
€0 di loro prefa mn , e penfieroj e pu- rkevevano bm la^ofo^ ptotcsÌM» ^4»*
k
X«3 Pi MkbeL dìMmtagna ni/noi faggi , /• !• e. 40. *
KlA CIVILE
KHMeote tane ciò 4ia sbfttte ; pordiè
non fono m^cati chi correndo k>fo die*
tn> ^abbìan ^uto con^ larghe donazioni »
ed^sreibtà^^pcchixgli quali a lof di&et*
te; ma- cffi niente curandofi di^ueft- oi«
tsaggi , non han rieufato riceverle ; e 6
è trovato ancor mo4p di rende«^i cfipsei
di Ugatà , e ^ fucceffioni in guifii , che
U loro ricchozse fono ginitte afti^io »
ohe pieib noi hanno innal^uti edifiq ce»
tanto ma^ifici , e Anpendi , che le love
abitazioni ncj^ femSrano più MonaAerì ,
msL CafteUi^ e s'Iian pòAo addietro i più
fiipevbi Palagi , ed Edifici dette piìr illu»
ftri Città del Mondo . '
Vi furono in quefto feoolo , e nei fe^
niente mofte altre oc^fionj , onde. V Or«
dine Ecclefiaftico fece grandi acquifti . La
gindpaU f^ la Milizia di Terra Sanu:
veramente pofii èi Jlupife il vedere ,
quanto iotfera^ àccefi gli animi , non pu-
re delle perfooe volgari , ma de' Principi
fteffi perquefte fpedizieni : hi divozioa,
che &' ayea de' luoghi fanti ,. e- fofìra 091*
altra <ti qua' di Genifalemme , fu cosi ia« '
tenfi , che non cuxando né difaggi y né
pericoli ^ l' efponevan a viaggi -hinghfffi*
mi , ^eni d^aguati , e didadoDur : leii^re^
ze> li rigori , e le aAìnense die ibffirivano^
riufi^vano loro di piacere } e nanrafiTlb) , che
Folco Conte- di Angiò :mdò fino a Geru«
ralemme,jper &rfi quivi fiageltareda^ue
fiioi ièrvklpri f con la fiine al écHo da^
vanti, al Sepeloio diNeftro Sigpom. I^u&
ciafcun immj^inàrfi da ciò , guanto' foffe
intenlb iL fervore di andare, e di contri*
huire all' «cquiAe^dl oue^Sahtuar) , e Yin«
dicargli <ialle mani degnnfedèli. Non ^
teneva conto delle robe , delle mogli , e
de' figliuoli 4 ma i mariti, ed i padri ,
abbandonando ogni cofa , e vendendorquan-
to avevano j s' afcrivevano a qnéfia Mili-
zia, epafiàvàno il mare ; nel ohe fi-anoi
fi diélinféro fopra "tutti- gli Pi^liefi, ed i
Calabrefi , i auah fotte Boemonda , e Tan«
credi, abbandonande le *lofo Mfe^ f^ fe-
guiroho; anzi le donne ifeUe, fenzaaver
riguardo a' propri figliuoli , vendevane t
beni lor rimafi, per ibvvenire aHa guer«
re ^ I Pontefici Romani , ed* i V>dfeovi
delle Città , per oecae dcMoro Irevi ^
ricevevano ÙKm la^ofo^ ptotcsi
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DEL-REG»© DI NAPOtI tlR X. CAP. XIL loj
) le > ed i a^z; ÀeCnafypmtl , e q&eib
) «pport4 aU« loKQ Chìeict quell' aeerdcr-
[ meato» che fuol ^yn^^^fi^^f ^ ^' ^^ I'v^<^
I tty Curvine, o Procqnratore di wdave^
C pilli » e nunari^ né iLMagidratP (eco*
% {Ofiev« pia difeodore' «Ibutio ^per le
I tenere delle fcomaniche y che a que*
! td tempi fi adoperavano fenza riiparmìo.
S aggiuofe ancora , che Eugenio III. co*
fiitui y che ogni uno potefle per quefla
pjetofa impffefa alienare eziandio i f en-
di^.e fé il padrone diretto non voleva
egli ripeverfi^i ,. peteffero ^ «aiicheo cpntm
il voler fuo > etfer pigliati dalle Qhiefie»
il che. apri la fbada a acquiftaie molto
lai^nnente •
Avvenne anco, ^e li Pontefici^Ui^a-
ni fi valfero* delle afmi prepataie per T^ip*
rà Saota a qualche impela , coa!che au-,
fumeotarotto il tènmprale detta ChjgAk
.omatia \ ed anche li L^S^ti Bontefii^ r^
e li Vefcori de'luc^ dev^ le fuddenc''
armi fi congregavano ptruntirfìafiir vìag^
g^o y fi valie/o di éife per diveifi aumen-
ti delU laen^cvralità éille kra-Chiefe .
Ma fopra o^i altro cjGebberoglÌ4wqaifti^
perchè fu introdotto^ phe^chi vfyvk, poteva
an^ <li perfona dila facra-#ierra« per &«
fciolgevfi foi:fe dal noto.fiUto y .pa||«va in
denari i^impq^ar della ^efa del viaggio,
e con ciò '^ non folo veniva* icidto dal vo^
to fatto y ma <n otteneva anche iudalgen-
ze 9 ed altare coneef&oni , e s' aVea come
le peribnalmente vi fotfe andato . Le of-
ferte ^ e raccolte, che p^ctò Sfacevano,
imi>ortavan molta qnantitì^ di denari ca-
vati da' fedeli , e più a&i dalle donne ,
e da altri, ch'erano inetti a fervire al-
la guerra in piopria perfona r Quefto de«
naro noa tutto ù fpendeva per la guerra ;*
di qualche cofa ne parteoipò .fi^nza dnb*
bio qualche Principe \ ma notabile parte
ancora rdiò in mano de' Prelati , laonde
le oofe Ecdefiaftiche fecero mokoanmentOi
Da ciò* ne ^nacque una nnova ^ezie d'
Ordini Regolari, e ftorono queftr gli or-
dini Miliuri ^ la qual « eofii iè ben nuof
va, vedendofi iftitnite Religioni perfpac^c
ger fangue > fu pcrò-neevuu con tanto
ardore » che in breviffirao temp» fi vide*
rp in gran niuneto ^ ed acqniitaie grandi
ricchezze . U primo & qmnlo di Sl Gio^
ranni £ Oeinfalemme » ovreio degli i>#-
ditlhf* y ftakliiD per rkeV^m i Pellegri-
ni, che andavano in qnella Città. Il fe«
-condo iu quello de' Tempìar/ iftituito^l*
anno i ii8. V impiego de' quali era di prov-»
vcdeie- alla Scurezza de^ Pellegrini , com^
battendo contro coloro , ^he a* Ideile*
Srini eran tnolefiir L'ultimo fu T Ordine
^Tetoonìci , li quali facevano proreffio*
ne di foddis&re all' uno , e ali" altro di
quefti impieghi i e quanto quelli Ordini
crercetfero in ricchezza , e fpczialmente
gli Spedalien^ ed i Teutonici^ è a tutti
paleie •
A lofo ioutazione furfero poi quelli di
S. Giacomo ^ e di Calatn/va ^ li qiidì fu«~
soqo iftituiti in Ifpagna per li pellegri-
naggi a S. Giacomo di Galizia y e per
occafion confimile fi videro altri Omni
in altri paefi « U fervore così inttofb ,
«he s' avea^a quefti tempi 4i 'qoeflf niso-
yì ^antuarj , intièpidirom> alquanto la 4B*
voMojie , che pnou s' avea più ferverò**
ÙL^ dì quello di M. Cafinò , e dell'altro
del M. Gasilo *; ma crebbe 'però qnd*
lo di S« Niccolò di Bari , per cflère a que-
£tì tempi , come nuove ^ più Agli altri
frequentate .
. , Turóno aneora a quefti tempi fcovètfi
a^tri modi per dar \Kcrefcimftnto atfai no*
tabile a' beni Ecciéfiailfci • Il riveder bè-
ne la materia delle Decime ; lo ftàbilire
le Premizie>y ed il dirkto delle Sepoltut&ì
ed il ricever ogni cofa da ^ualcmque fet-
ta di pedone • Le Decime da voiontarte
orendure giàneceifai^ , ^ando non fi pa-
gavano ,^ erano per >ia" di renfure coti
molta acerbità efatte ; e fu ftabilito, che
fi pagaffero non folo le Prediali de^ frutti
della terra , ma le Mifie ancora , cioè de*
frutti degli animali ; ed ancora le Per/o^
naliy della induifaria, e fatica umana. Ed
in decorfo. di tempo Ale£Dindio Ili. de«
ttrminò jafi^no Tanon 4170. che fi prò*
cedeife eb^Sdmuniche per fer pagare in-
t^amente le Decime de'Molini, Pcfchie*
re. Fieno, Lana j e delle Api, e che la
Deetma fe^e d' ogni cofa pag^f^ vrimsL ^
che fetfero detratte le ipefe fetfe nel rac*
cogliere li frutti i e Celeftino IIL nel
1195. ^^ul , che fi pfocedeffe con fcò«
mnniche per fer pagar le Decime nonfo*
lo del vino^ grano , frutti degli alberi^
delie peoore» degli orti, e delle mercan*
xìet
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t
^e» ntt ao^ dello ftip^ndfo ck'J#Mati»
4clla caccia, ed apco^ de'molkii i yent-
to i e tutte q«eiW cofe fono djpcflc ncN
le Demtalì de' Pontefici Romani . Ma a'
Canonici ciò ncnìmen baftft, i pàffiurbno
più oltre , dicendo' , ibe* il povero è ob-
bligato a pagar la Decimi di qi^ellò ,. che
;iccatt;^lido trova per elemofina alle Por-
ti\ t che la meretrice fia tenuta pagarla
deciipa del guadagno meretricio, ed altjFC
tali cofe. i che il Mondo Aon ha mai fi-
nito ricevere ili ufo* * [^ ^ .\\
Alle Pecime aggiunfcrt) le Primizie ^
Ip quali ftrom primieramente inftituite
da Aleflancba II. imitando in ciòMa lecj-
ge Mofaica,' nella quale furono cófnaùda-
te a quel Popolo : la quantità di effe da
Mosè non fu ftabiliA , ma lafciata in ar*
bima deir offerente : H Rabbini da poi ,
come teftifica S. Cirolamo , determinaro-
no , che non forfè minore della ieffagefi-
ma, né maigiore della quarenteflma j il
che fu ben imitato da'noftri ne! più prò-
fittevol modo ^ avendo ftatuito la quarcn-
tefima , che fi chiamò poi II Qiwtcfé.
Non minori emolumeTiti fi ritraevano
ialle SepiU^ff , ♦ dall' altre ftirtayofti :Ec-
clcfiadiche .:' prima le^DAiìhe èrano jw-
jate a' Curati "per l^atnmlntftr^ione «
Sacramenti, per le Sepolture; * per* ahf e
lorp fimzipni , onde per quelli jHiijifterj
non fi. pagava cos' alcuna i ma poi qual-
che periona v'ià^t '^^'^^^ ,^^^^^y? l % f^
piaceva , per k fepoltura de. ftfoi dualche
coiai 4 E^à 4:0^1 innanzi «^ùefriBo^ che
i^ cortefia fti cmvcrtha inv^ ^ é s' ia«
trodttfle aftéhe in eonfiwctìdine il <)Qaitto
fi doveéfe pi^rè. *Si venne poi alle con-
frovériìe , negando ti Secolari* di voler
pagaK'Oos^ dcynat perchè perciò pagava-
tio le'Dedlnft , e gli EcclebalGci ^negava-
no df voler far le funzioni ^ (è non fi
tlava loro quello 1 ch'era in tifanxa. In-
nocenzìo IIL poi neirannb 1200. ftabi*
1) , che j;li*Eeclefi&ftici frceffero le frm*
zioai, ma dopo quelle^ Ibflfero i Secola-
ri con cènftire Ibrzafti % ftfv&re la lode-
vole ^tronfu^udihe 4Ji j^^gar quélto , eh'
èra folito • ^ '
' Tu itftrodort* ancóra un' altra ffovità
cpntra i Canoni vecchi , la qhsA giovò
nioltb^per T ac^nìftò* di maggiori ricchez-
ze ^. era proibito ì^' li Canoni di rice-
ver coS^àjtuna^per donazione ,0 per tc-
ftam^to da* pùbblici peccatorf *, Ma' facri-
; leghi i da d)l-«ta In difcordia col. fitìtel-
lo , (falle rieretriici , ed altre *taK perfo-
fic\* fùfmicr tet^afti affetto^ cjuéftirifoetri ,
c-Wfcev^wrinditferentaTiente- dà tutti j an*
-zf appunto^! ma|giori e-pid frequenti le-
gati y e thmaxìoiti efttiJo*^*tnerèrrìci , e
di ^erfonc , ché^ j>er disgirili co'*liiai > la*
Yciavaho ,aIJc Cliiefe\ In cotal; goiìTa i Pon-
tefici Rònsahi nfavéijó ogni^iligenza per
^jtìtare gli acouiftii 5 di confermare Tac-
qtiifbitoj' al <:né'per ^proprio ìptcreffe, tut-
to T Ordine ^ccltfiam<5o"nòn' folo'accon-
fehtivSt', pia colla iferina ; e tìfln le predi-
che* dava mano y (id inculcava •
A
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lOj
DELL' ISTORIA CIVILE
DEL
REGNO D I N A P O L I-
LIBRO UNDECIMO.
^JoigìttOf ohe da qui a po^
co lo diremo I. Re <li Si*
cili^9 e di Puglia 9 avendo
con taEdl celerità, e feaza
richiederne inveftitura dal
Papa , prefo il pofTetfb di
quelle noftre Provincie ^ alle quali per la
morte di Guglielmo fenza figlinoli era
Aicceduto , efacerbò. ia maniera TTlnimo
d' Onorio y che non fu poflibile , né co^
Legazioni , né con offerte che gli fi fece-
ro della Città di Troja, placarlo *, né fi-
nalmente il timore di perdere Beneven*
to , potè rimoyerlo . Egli fcpmunicò Rug-
giero tre volte (-0)^ e vedondo cheque-»
fti ftilmini erano infhicti|o(amente lancia-
ti, fi rivolfe alle armi temporali; e ^er
per maggiormente accalorare la fpedizio-
ne , che intendeva fare contro qiiefto Prin^
cipej portoflSL immantenente in Beneven-
to , ove incoraggiò molti a prender T ar-
Tom. IL
(a> ^i. Telefin.
mi per vendicarfi dell' offefa, che riputa
va aver ricevuta ; e quelle gi^ ragunate y
Taftetta a tutto potere verwr la Puglia^
ove Ruggiero col fueefercito erafi accam-
pato . Ma quefto accorto Principe fcorgen«
do , che r armau del Pi^pa era compofta-
di truppe fomminiftrategli tfia alcuni ribeK
lauti Baroni, e che (^ficcome T ica^ e lo
fdegno i! Onorio ) non poteva hingameit*^
te durare in aueir unione , non ^li pa!)r-.
ve d'ufargli oftiliià^ ma fchivando ogaV
incontro , lafciò pafTar ^ucU' eftà fenza
combattere ^ Nel ^cominciar dell' inverno
fi dileguò tofto queir unione, e reftò il
Papa lenza geate^ quindi abbandonando
Timprefa tofto in Benevento tornotfene «
ftuggielro che non voleva con lui brighe ^
gli fece richieder di nuovo la pace, ed
abboccatifi infieme pretfo BeneveAto fopra
un ponte che fecero drizzai^e nel fiume.
Calore > fu quella iubita conchiufa nel^
O '^ prin-
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loS
DELL' ISTOHIA CIVIL1E
Ifincipio di ^left'aDno ii28« (a) ed i
S^tti' fiirono f che Ruggiero y ficcome i
3Ì predeceflTori ^iveano fatto , ^^iuraìTe fe-
deltà al Papa 9 con pcemettergli il folito.
cenfo ; ed all' iacoatro Onorio gli deffe
r inveftitura del Ducato di .Puglia , e di
Calabria ) fecondo il tenore dell'altre pre-
cedenti , iicGome fu ^efeguito ( é ) ^ 'Riufcì
cotanto profittevole per la Chief;^ Roma»
na (^uefta pace , che ribellando/! ^co da
poi 1 Beneventani , Ruggiero che ^on buo-
na armata -fi trovava nella Puglia , toAo
v] accorfe^ e ridu& quella Città nelFub-
bidtinza della Chiefav
Ma ^uefio Principe avendo con tanta
fua gloria compofteiecofe di quefte Pro-
vincie, ed acquiftata r amicizia del Pon-
tefice Onorio , xitiroili in Palermo ; e ver
déndofi.'par "tante profpeiità> e^ benedizio-
ni Signore di tante Provincie , reputò mal
convenirli piii a lui i titoli di G* Conte
di Sicilia 9 e di Duca di Puglia; ma un
più fublime di Re dovertene ricercare .
Al che diede maggiori (limoli Adelaida
fua madre, la quale elfendo ftata moglie
di BalduinoRe di Genifàlenune, ancor-
ché da poi ripudiata^ riteneva il titolo
.Regio , ed alla conquida di quel Regno
iftie;ava il figliuolo Ruggiero, che mo-
veiTe rarnii; aggiungendofi ancora il ri-
flettere, che coloro, i quali anticamente
aveano dominata la Sicilia, con titolo di
Re aveaula rignoreggi;tta. ( r ) ; ftiniò dun-
oue prender'quefto titolo, ed avendo co-
tmtdu Palermo Capo del Regno , He dì
'Sicilia^ del Ducato di Puglia , e di Cala-
briA , e del Principato di Capua, >oUe
chianiarfi ; ed in cotaL guifa da' iuoi fud-
diti per Re falmato, ne' diplomi, e nel-
le pubbliche fcritture quefti furono i ti-
tob^che aifuafe: Rex Sicilia y Ducatus^
Apuliit^y PrtncìpatusXlapua^ Quindi il Paz-
aello narra , che nel mefe di Maggio^kli-
anno 1 1 29. correndo allor il coftume , che
i Re dall^e- mani de' loro Arci vefcovi ri*
eevetfero la Corona, e runzione del fa-
oro Olio, fi facefTe égli in Palermo in*
|refenEa de' principali Baroni, di molili
'( a ) Falc^ Bmw. ( b ) P^r.Discm. L
-A,^ e. ^6. ( e ) Ai. Tekf. Qu'fitolim fub pti^
>Wtf t9mpctìbus*/wfm' hune ìpfitmProvinciam
ReMmnHÙllof bdbuìjft tradìtur. E nella
ihlla, p fia broejììtura i In, IL fi dijfe ^
Vcfcovi , ed Abati „ e di tutta la no1>iV
tà, e popolo 9 coftonare per Re di Sicilia ^
e di Puglia da quattro Arcivefcovi j da
quelli di Palermo , di Benevento > di Ca«-
'pua,*c di Salerno: il che non* poteva ef-
fere più Icgittiraam'eate , e con piàavve*
dutezza^ e con maggior celebrità fatto.
Altro non fi ricercava perchè Ruggiero a
tal fublimità s iunfilzaiie , e legittimameir-
te il titola di Re ricevetfe . Al volere
del. Principe concorreva ciò che principal-
mente, anzi unicamente farebbe baftato,
cioè la volontà de! Popoli, che lo accla-
marono , la quale prinia d' efferfi introdot-
ta la cerimonia di iarfi ungere , e coro-
nare da'Vefcovi, era. riputata fufEcientif*
fima • Cosi fu da noi altrove ofTervato,
che Teodorko Oftrogoto fu gridato Re d'
Italia , é così gli altri Re Longobardi • I
riti, eie cerimonie furon femore varie,
fiocome le Nazioni, alcune ufavano in-
nalzare l'eletto fopra uno feudo; altre fi
fervevano dell' afta , ed altre d' altro fe-
gno (a).
Ma trovandoli ora introdotto il cofiu-
me, chequefta celebrità £1 faceva per ma-
no de' Velcovi , li quali ponevano ali'elet*
to la Corona fui capo, e l' ungevano colT
Olio facro : non futràfcurato in queft'oc-
cafione da Ruggiero; poiché eifeado fta-
to egli acclamato Re,: oltre della Sicilia,
anche del Ducato di Puglia, e di« Cala-
bria , e del Principato di Capua , e di Sa-
lerno , che- abbracciava quefte noftre Pro-
vincie^ furono perdo adoperati que'quat-
tro Arcivefcovi , a' quali per antica ufan-
za s'apparteneva d'ungere, e coronare i
loro Prmcipi; i quali rapprefentando per
le loro Provincie, delle quali erano Me*
tvopolttani, tutta la Sicilia, e tutta que-
fta noftra Ciftiberina Italia, veoivan a
coronarlo quafi dì quattfo corone in uà
iùt&o tempo, cioè* l'Arci vefcQvo di Pa*i
lermo per la Sicilia^ ed 1 ooftri tre Ar-
civefeovi per tutte quelle Provincie , che*
anticamente eran comprefe ne' Principati,
di Benevento, di Capua ^ e di Salerno:
.il che non fi fece fenz' efempio , poiché:
avea-
Fkgnum Sicilie^ ^'^uoi utìque prout m antu
quìs refettur hijiariis^j Ragpiun» fuMe^ itoj».
duiium e/i^ ( d ) V.Pamc^ m MafteiGsU
lieo.
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DEL REGNO DI
i sretno *poMle '<»dervare cbe gli altri He
I folevaoo di tante corone coronarli di^iiuii*-^
I ti Regni eiil aveaaa>*- aèr pefciò. dx uà
S fole Vefcovo, ma da più era folito farfi
I incoronare », ficceme Hincmaro* Vefcovo di.
' lìems. narra della.; coronazione di.Carlo il
t CaJ^o fatta, a Metz nell'anno. 869».
Non poteva. dunque- eifeie' più legitti-
mamentc' fetta 1^ coronazione di Ruggie-
ri», né poteva: alcun, dolerli ^ che quefto
Principe fen«a. ricercar altro, lo facetfe •
Ma. i Pontefici Romani ,. come il è altro-
ve notate , fro^ le^ alcre. Ion>^ magnanime
ihtraprefc ,,onde- proccuravaa. d* ingrandi-
re la. loro4 autorità ». erana eniarati^ nella
pretenfiòne, che iiiun Principe Criftiano
potefTe. affumere il titolo di Re fenza lo-
ro^ conccfllìone'^ e pernaelfo •. E, tanto prk
5! erano refi^ animoff a pretenderlo , guan-
to che r ifteffa. autorità- s* arrossavano^ nel-
1! elezione desili ImperadorL d^ Occidente ,
pretendendo >. che icnza. di elfi niun- pò-
tclfe- innalzarli^ a. <}uella fublimità;^ e che
dalle- loro- mani dipendefle V Imperio >. né
^, arroflivano di dire che- 1' Imperiò,- fic-
come- tutti fjll altri Regni ,, dipendetfero
da. loro, come credettero Clemente V. ed
Adrlano^• Né- mancò* chi; fcrlvendo all'
ìffeffo- Imperador Federico I^ non- ave((è
difficolti di dirgli; in faccia, che Tlmpe»
rio fofTe un benefìcio^ de^ Romani: Ponte-
fici , di che Federico ne fece- quel- rifen-
timento checiafcun sà> obbligando quel
Papa >«per emendare la fua jattanza. a ri-
correre- a guifa di pedante- a' (piegar la
parola beneficio , ed in. qual fenlbegli.aveC»
ièla prefa ». Edi. adunque- co' Prìncipi fi
vantavano di poterlo^ fare,, e. d'aver tal
poterti come Vicari di. colui,, per- quem
Rej^es regnante. Ed i Principi: all' incontro
n!er»ioo* ben^perfuafi, «credevano ,, che
£cconie i Re d' Ifraele erano con. molta
iblennità unti^ da! Profeti,, così effi per
effer. riputati Re dovean* da. loro farfi un-
gere*, e coronare*. Quindi nacque: che mola-
ti Prtiicipr della: Criftianità- nonaveano
difficoltà di: promettergli: perciò trilMito,
o rendei^ Feudatari delta. Chtefà. Roma**
na .. Còsi fin. dall' anno* 846^ Etelulfo- Re
d' Inghilterra pottatofi in Roma ,, e fatto-
fi. confermare it titolo di Re dà Papa Lio-
«e IV*. refe: i 'mi Regni tributar; alla Se?
(a) V.Bodìn. de Rep. e. 6:.
NAPOLI IIB. XI. 107
de Appoftolica. d' anno in anno d' una flier-
lino per famiglia , e coteAo tributo , che
jdenominoffi. il denajo di.S. Pietro fu da
poi pagato, per infiiio- al teti\po. d' Errico
Vili- E vie più ne' tempi pofteriori cre^
icendo la loro ignoranza, e^ ftcvpidezza,
il videro» altri Principi^ feguitare quella
efempio^ e fendergli tributo •. Nel 11 78.
Alfonfo Duca, di Portogalli , avuto da
^leffandro IIU il titolo Regia per ^
epftg; fStti da lui acfoperati contro i Mxah
st di. Spagna, gli promife il cenfo >. Lo
^elfo fece^tefano Duca, d': Ungheria , quel
di Polonia,.. d'Aragona;, ed altrt Prìncl**
pi i, tanto che Viécffo Bodino (r) noa
ebbe difficoltà di dire, i Re di Geruia**
lemme,, d' InghiUerra ,., d^ Iberaia , di Na«>
poli , Sicilia ^ Aragona ,, Sardegna , Corfi» .
ca^ Granata, Ungheria, e dell'IfoleCa»»
«arie e0ere Feudatari della Chiefa Romani
jfta» E. r accortezza, de' Pontefici Romani
fu tanta ,. che per confervarfi con que*
Principi, quefta fovranità^,. ancorch' effi fot
fera veri Re, e così da' Popoli/ iàlutati>
e dagli altrL Principi di Europa reputa*^
ti , nulladimanco v;edendo che non È cv^
ravano di ricever da effi querti fteffi ti^
toli,,cott facilità perciò loro gli davano^
e quelli coiriftelTa facilità, gli accett?ava*
no V ^>on badando all' arcano die fi nafcoii^
deva '«fotta quella, liberalità : così negli
ultimi, tempi a Paolo IV. noftro Napo«^
letana gli venne fantafia d'ergere Tlber-
nia in Regno,, e (è bene Errico- VI IL
r avefle. prima fatto , e quefto^ titolo fotfe
continuato da: CMoardo ,. dI'Màf ia , e dal
manto V ntrilàdimanca' dffiiìiiulando il Pa*
pai di faper: il' fatto, d Errico ,. voile* fati
apparire "eh' egli ergeffe quell' Ifola in Re-»
gno,, perchè inj quella- manierai il Mon*
do credeiTe , che de' foli Pontefici Roma*
ni. fofTe- r edificare, e^lpiantar.- ReiHÙ.) t
che. il titolo^ ufato. dalia Regina fofiTe cth^
me donato dal Papa,, nonr come* decreta^ <
tf>; dal: padre *. Lo: fteifo i noftri inag-^
giori videro^ nelUi pèrfona. del* Duca di
Tafcana ,. innalzato da' Pontefici, con ti^
tolo: di G* Dtoca». E fé la cola fi fbflTeri"-
ibretta a' ioli. Pontefici Romani,, farebbe
fiata forfè*' comportabile ,. ma fi giunfe »
che fino g^i Arcivefcovi di Milano a' ar-
xoffirmo l'autorità di ht effi i Re d'ha*-
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168
DEXi; I S TO R I A e I V I L È
Ila 9 come £ è vednto ne' precedenti libri
di qutff tnona .
Ma dair altra parte non era meno Ara-
ila la pretenfione , che aveano gì' Impc-
radori^ d*" Ocmdehte , di poter effi aoncora
^ar titoli di Re, ed ergere gli Stati in
Heami: effi lo pretendevano perch'effen-
^o riibrto V Imperio d' Occidente nella
]>erfona di Carlo M. ed eifendo fucceilb-
ri di queir Augufto Imperadore,^crédeii^-
fio ben come tali di poterlo fere in tut-
to Occidente ; e fé il Senato Romana in-
traprendeva ben quella pot^ftà* nello Sta-
to popolare di fere Re , molto più effi
Credevano a loro'appartenerfi. Sopra tut-
ti gl'In^radorì Federico I. ebbe quefta
lantafia: egli mandò la fpada, e lacorp-
. na regale a Pietro Re éi Danimarca , at-
tribuendogli il nome di Re per titolo d'
<ftióre (blamente, con efprefla riferva (co-
me rapporta Tritemio (a) ) della fovra-
àità del Tao paefe all' Imperio i il che fu
ilanaoTo alio ftétCo Imperio, poiché per-
4:iò li Re di Danimarca prefero a poco a
poco eccafione di fottrarfi dalla foggezio-
aie deli' Imperiò , e da poi fi fono refi
affatto Sovrani in confeguenza ' del titolo
di Re.
(Girolamo Mhzjó ChrDn. Gcrm. lib.20.
Cr«y?»^ Annal. Suevic» paft.3. lib. 2.' cap,
2. Bodin. de Rép, lib. I. cap. j^, ciiTattri-
feuifcono a FedeHco IL non ài I. vedafi
Sigonio de Regno Italia Lio. 15. che rap^
porta il fatto di Bari/otié creato Re di
Sardegna ad iftanza, e con denari (fe'Ge-
ìiovefi ) . •■ ^ *
L*iftetfo (mperadore diede titolo di Re
al Duca d'Auftriai i^^ki a coftui avvenne
tutto il contrario che a' Re di Danimar-
ca, poiché avendo ottenuto quello titolo
con egual riferba della fovranità, volle
troppo pretto allontanarfi dal fuo Sovra-
»>, ed ayendo rifiutato d'ubbidirlo, ne
fu inrivato' dodici anni da poi di quefta
qualità di Re, e coftretto . chiamarfi fola:-
mente Duca . Quefto medefimo Imperado-
re diede ancora titolo di Re al Duca di
Boemia con ìst medefima ritenzion diSo^
granita : nel che non d ebbe da poi al-
( a > Trìtem. e. tj. Ottone Frifingen/g L
2. ile sefiis Federiti L e. 5^ Sodino deRep.
Li. €.3. ( b ) Cn/tf<v 1.1. de Fend. tit.z.
S. O quia vidimus. (c> Artur. de auth.
cuna mutazione , sì per la picciolezza de!
fuo l^eame vicino alla Sede Imperiale ,
come perchè quefto Re è uno degli Elet-
tori .
Altrove fu notato; che alcuni credet-
tero , r Inghilterra avere un tempa ancor
ella falutato l' Ihipeeadore come Feudata-
ria, come fra gli altri fcriffe Cujacio ib\
la Francia riort giammai. /Ma gl'Inglefi
glie ne danno una mentita, ed Arturo
Duck ( r ) dice , che Cujacio fenza ragio-
ne ciò feritfe; poiché nell'lfteflo fecolo,
che la Francia (coffe la dominazione delF
Imperio , la fcoife ancora V Inghilterra , e
che- non meno i Franzefi , che ì Brittan-
ni fono indipendenti dalf Imperio .
Da quefte pretenfioni , che il Papa 9 e
rimperadore tennero dì poter creare Re,
e che tutti i domini dipendeifero da loro,
ne furfe da poi preffo i noftrì Dottori»
fecondo le fazioni, un ofiinato contrafio,
e chi fofteneva fecondo i fentimenti di
Clemente, e d'Adriano, che l'Imperia,
e tutti i Regni dipendeflero dal Papa :
chi all'incontro dall' Imperadore ; e^Bar-
tolo {d) foftenitore delle ragioni dell'Im-
perio , s' avanzò tanto in quefla opinio-
ne , e pafsb in tale eftremità , che non eb-
be difficoltà di dire eifer eretico chi nie-
ga r Imperadore etfer Signore di tutto il
Mondo .' ciocché meritò h riprenfionc
di Covarruvia ( e ) , ed' altri Scrittori' ,
che riputarono cotal propofizione degna
di rifo.
Ma fé bene erano fra lor divifi in fc»-
ftenere le pretenfioni , o dell'uno, o dell'
altro: furono però d'accordo indire, che
tute le Sovranità del Mondo Criftiano di-
pendeifero , o dal Papa , o dall' Impera-
dore. Propofizione quanto falfa, altrettan-
to repugnante al buon fenfo , ed a quel
che offerviamo negli altri Regni, e Mo-
narchie; poiché la Sovranità non proce^
de altronde , che o dalla conquifla , o dal-
la fommeffione de' Popoli ; né il Papa >
fecondo quel che fi fera potuto notare in
1>iù iuoghi di queff Ifloria , come fuccef-
ore di S. Pietro y o Vicario di Crifto ha
ragione di poterlo pretendere, non eflen»
do
fur. Rom. libi 2. àe AngL num. r. (d)
Bart. in /. hofiesj de Captivis ^ (e) Ce^
var» praS. quaft, t. num* i«
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DEL REGNO D!
io (bita queftala poteftà data a S. Pietro
da colui y che fi*4icniarò il Regno fuo non
elfer di quefto Mondo, ma quella fu tut-
ta fpiritnale , e tutta djAzata al Cielo ,
come a baftanza nel prino libro , quando
della politla Eccleiiaftica ci fu data occa-
£oae di ragionaae., fii dimoftrato . £ fé
oggi io vediamo Signore di tanti Stati ,
ed aver si belle ed iivCgni prerogative ne-
gli Stati altrui , tutto hi o per conceflìo-
ne de' Principi , e loro tolleranza , o per
•confoetudine , che col tempo introdptte ,
per la loraerquifita diligenza, ed accor-
tezza, avendo a lungo andare pofte pro-
fonde radici, non poteron poi in molte
parti pii^ fradicarii , come ne può efferben
chiaro efempio quefto noftro Reame , che
per volontaria efibizìone de' fuoi Principi
fu refo a quella Sede Feudatario, i -quali
o per loro conceifiòne , o tolleranza mol-
te cofe fu di eflb le permifero : delle qua-
li avremo molte occafioni di notare nel
corfo di queih Kloria .
E molto meno gì' Imperadori d' Alema-
gna potean ciò pretendere; poiché fé fi
parla di que' Regni, che da Carlo M. non
furono conquidati , come le Spagne , e tan^
ti altri , non vi può cader dubbio aleufio ,
che rimafero vere Monarchie, e dairìm-
perio independenti • ^è refticuito V Impe-
rio d' Occidente nella peHboa di queir Au-
guAiifi^o Principe , fi fece altro , che fic-
come egli parte per fucceffione, parte per
conqui&t, fi vede ic^andito di tanti Re*
gni , e Provincie , onde meritamente po-
teffe dariegli titolo d' Imperadore , così ef-
fendofi 4a poi in tempo de' fuoi fuccefiTo-
ri .molti Regni, e molte Provincie per-
dute, e fottratte dall'Imperio, ritornaro-
no efii cosi come erano prima, che Éar*
lo M. aflumeife quel titolo ; e per con-
quida , o per fooimeffione de' Popoli , ef-
ieado paflatiibtto la dominazione d'altri
iprìncipi , qiiefii come veri Monarchi, e
veri Re iùdependenti gli poifederoiio , fic-
come fu r Inghilterra , ed il Regno di
Trancia ; «d i Fraozefi pretendono , che la
Francia non folo non fu unita da Carlo
M. all' Imperio , ma vogliono , che più
tofto. r Imperio fotfe ftato membro della
Monarchia Franzefe •
Cosi Ruggiero, per quel che s'attiene
(a) P. Diac. I.^ciiy. ^,
NAPOLI L-IB.3Cf. ro9
alla Sicilia, come quella ede non mai fu
da Carlo M. conquiftata, nèairknperio
d'Occidente ibttopofta , ma più tofto ^
quel d'Oriente^ nofi avea alcun bifogpo
volendo ridurla in forma (^. Regno', co-
me fu. anticamente, di ricorrere airim*
, peradore d' Occidente . E fé bene ^ per
quel che riguarda a quefte noftre Provin-
cie, v'avei^ro avuta i medefimi in al*
cune d' effe la Sovranità , e per fovrani
da' Principi Longobardi foifero riputati ,
come furon quelle « che nel Ducato Be^
neventano, quando era nella fua maggior
grandezza, erano comprefe; nulladiman-
có i Normanni ie fottralTero da poi total-
mente dall'Imperio, cosi dall' Occidenta-
le , come , jper quel che riguarda la Puglia ,
e la Calabria, dall'Orientale, e còme in*
.dependenti da queft'Imper) le dominare*
no . E quantunque dagl' Imperadori d*Oc-
cidente avéffero nel principio "ricevute l*
•iiiveftiture della Puglia, mentedirtieno ,.
come fi è veduto , ciò non^ ebbe alcun
effetto, perchè i Normanni da poi pia
tofto fi contentarono effere Feudatari oeN
la Sede Appoftolica, che dell* Impèrio .
Né gì' Imperadori d' Occidente molto le
ne cubarono. Egli è però vero, che cosi
Lotario IL com^ gli altri fuoi (uccelli ,
quando le occafioni loro fi p^fentavano,
non fi ritennero di movere quefte loro
pretenfioni di Sovranità :^ cosi Lotario ^
quando s' ebbe ^da inveftir Ranulfo del
Ducato di Puglia, e di Calabria contro
il noftro Ruggiero^ pretefe volerlo egli
inveftire i e pretendendo il Papa Inno*
cenzio IL ali incontro ciò appartenerfi a
lui : per non far nafcere infra lor difcor*
die, delle ()uali fé n' avrebbe potuto prò«
iittar Ruggiero inimico comune: fi con*
venne che tutti due infieme 1' inveftitfe^
ro , come fecero inveftendolo per lo ften-
dardo* E del Principato di Salerno, e d^
Amalfi , ^el quale i Papi non fi trovava*
no aver ancora fatta alcuna inveftituraa'
Normanni, vi fu tra Innocenzìo IL e
l'ifteffo Lotario contratto ; pretendendo
Lotario doverlo inveftir egli : al che s'op*
pofe fortemente il Papa, onde nacquero
fra loro quelle difcordie , delle quali fi
feppc ben valere il noftro Rugg^iero {a).
E per queft' iftefle pretenfioni in tempi
meà
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<«^
RE 1 V listo RIA- CI vile:
jRCA^a^ MI. lòattni^ Errico- VII., jìl prtino<^
Isnperadore/Xhe favella, illuftre- cada, di
lucembnrgo>..citÀ Hoheno. Re ÓL Napo-
li^ e Come- di Frarenza. avanti^ il fiio
TribuBale a ..Pifr , perchè: {nretcndera xàm
il Rjegna di- Kapoli fotfe Feuda deli" Im-
f^io : c«ine. ia.iatti 1q bandì ^. e lo .da-.
]me. dal- Reatae , ,dek qiiale^ ìmrefti Fede-
rico Re»diSìcilia»^ilqualerìn.efiktto ven*-
fte in . Calabria, per oonqmftarlo f. e fgéSt
Hepgio 9. e-tnoite; ahre^ Piazze di; qnelk.
miera..Ma eflèndo poco, da poi morto*
Errico 9 , frani: K itofinÙL ^ ed ^L delnlb^
IBI .Sicilia. Iece« ritorno ..
Ma etféndofi. da poi f bnperìa di co*-
ftòro riftrettoc nell' Alenagna , . ed: o^
giorao cottfidmtidofi: coB&^femplici Prin-
cipi 9 fcntsb che- potfan pketender (b vrani-
tà. neir iJleHb^ Imperio ^ dove in. dfetto^^
ttiella rifiede 9,. come ha ben« provato Bo--
aino ; ,ed air ittcontro^ efimdofi gli altri .
Principi per. lùngo^ corfo- di anni ben* fta-
kiliti ne? loro'. Stati , C: Reami . con. totale-
ladependenzà.dair'hBpeiio : . vantano oggj^-.
con bensì forte, ragione: e^re^ i< loro Stati!
yere'Momuchie^.ficGome: fé ne. vanta il
Apftro - Reame 9^ non*, oftànte? V in veftitnre -
che- i noftriv Principi, ricevano, dà^ Sómmi'
pontefici;^ le* quali 9,. coinè- vedraffi.; neii
codb di. queft^iflòria , non^derogana pun<^-
to air indépendénza. 9.. ed- alki toVranità^,
•d alle . fuìpreme- regalie 9 delle quali: fona
adorai ^ e- per le quali. fon. repi^ti 9, coi-
rne lo fono I , verr Monarchi ..
Mai ritornando» Mst Coronazione del'
aoftro Ruggiero 9,/e- bene - in : quefti . tem-
pi : gV Irai^radórL d\ Occidente pretendef- ^
fero fiivranità< fopra^^flei noftrer Provin-
cie i.nullàdimanco^ 1 Pontefici, Romani,
r aveaoo di. Éittot^ efdufi , efolamcnte era 4
loro rìmafa% là pretenfione .. I Principi Nor-
manni non. fircuravano' pecciò. aver da.
^v 1* ihveftiture 9. e^ niun « penfiero ^ fé ne
prendevano :. Ma air incontra, «a. in ciò 9 ,
ed as.q<iefti\tempi cosi grande 1! autorità,
de! Papi >^cfae i Prinopi fenza, dL loro fti-
navaao non poter aflùmer ni: titolo* di.
Re 9 , nà altro., piùr fpeziofo y, che vi . fofle , .
« fepra gif akri. ne- ftàvana. ben. perfuafi:
ir Principi : Normanni 9..e' Rugp^ieio^ Aefib ».
Anzi non: fono» mancati^ diligenti Auto? -
i9^ì Pelligr, ìh^Caflìgat: éd'.FaU. 9c»..
A 1 130^ ( b i CAr., CaQ^ tiò: 4^ sap^ 7..
n ). che fcrìncpQ* w nggietO' non, wrjivec
avuto, queft' ardimento^ per. fe- folo* d' in*
ooronariLRe9j|d'adrttnusttquel titoloCen*
za loro pe muMn e 9 e beneplicìoei;e chr
ima.foUa voltare feffe AatO' incoronato da
Anacleto neir auno* 11 jo* non. già due.,
una. da fé iolo. nell* anna x 1 29. T altra da
Anacleto nel feguenteaano'.^Nelche ncm
VìcgliainD.* miglior, teftimonio deiràccura-
tiwno Pellegrino 9 (a) il quale per T an-
toritàj di. Fakone.. Beneventano 9. e ^ell*^
Abate.Teleiino ^ Ibftiene 9 , che fai una voi-
ta^ Ruggiero* fi faceife incoronare 9. e ciò
per^Mmrità.d' Anaciata :. poich^ effendo
Kr la morte d'^Onorio^^accadutain Feb-
ajo delUanno 11 penato lo icifma tra
Innocenzio IL. ed Anacleto IL eletti am-
bedue nel!' ifteflb. giorno dàdue contrarie
r&zioni. per Romanr Pontifici 9 piacque a
Ruggiero &guire il. pactito d! Anacleto,.
ìL quale- riputando, ciò* a fna Ibmma ven-
tura >^ perchè mimito^ di si valido >' appog-
gio potetfe. refiftete* aL partito , d'. iMioceo-
zio 9. proQcurav»« di nom aegaigli- colà»
che gli cercale i in fatti venoto^nade-
to in^ Avellino, nel mefe di Ott<rf>ie di .
queft' iftetfa anno ,.^ qui vi^s'^pnntò dico--
ranatlo ,., ficcome nelr ifleiTo mefe; ritorna*-
to. in.Benevento 9^ini queftà Città* gli fpo-
dì ìx: Bolla 9, che fi. legge^ prelfo » il Baio«
nio ; ed avendo • Anacleto, mandato, in Si-
cilia un. fuo. Cardinale: peechè* lo \ incoro-
naife 9 . fu. Ruggiero. dal medefimo cotona*
Uy in Palermo net nefe di Dexxmbie dell'
ifteflb:' anna^ nel ' giorno^ di.. Etomenica. del-
la^ Natività di N..S^ con mella^ celebri-
tà, ed apparato 9 che cLdelcrivetl'. Abate
Telafino<.Scrittor contemporaneo 9,; che vi
fo prefente 9 o.'che' fu . molto- famigliare ,
e^ÀStznta. caro a.. Rù^ieco • . Falcone Be-
neventano , Pietro 'Diacono ( 4 ) 9 ma (cP'
pra . tutti . più. minutamente. V Abate. Tele-
finot (c)y^t tutti- gli antichi ,. parlando di
quefta. coronazione, la^tunrano: come la
prima, e Tùnica v. né. fanno memoria al*
cuna..d' altrai covonazioner cher Ruggiero
perfe.fteilb aveffefi'paocciifattL nelr anno
Scedénte*.£d:a diril veroyfe mai vi
e ftatay^cerumenter Abate Telefino 9
che cosi a minuto fcriflé i.£itttdi queAo
Principe 9 . e con tanta, efiittezza qneUf >
che
(c)^^: Tiléfin.Mb: %. 9ép. 1^
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^HI UXONO D'I NiffOnLl Lift m.
Ili
' ^che legai per AMdeto, non avea itaoti*
^vo di tvtkfctap la* piìaia';> 'poiché avvebiMr
» f&ppoicaio QQ fatto ch'egli oocne cotantot
benevolo^ ^familiare 'di Ruggiero , avreb-
be approVa»rv »è in gfaxia di RttMien»
r avrebbe taefeito . Né ^vitbbe tialaiciatfa
di riferirr tanta celebrità y 'e pompa y"^
il conftnA> ài tanti inligni Prelati , e Si*
giiori che narrafi 'effere dntervenwo ^^
quefta prima corommone -9 celebrata in
tempo, che non "vi era fcifma alcuno ^nel-
la Chiefa, ansi i^nando'Onorìo per la pa-
ce fatta con Rijggiero » <irimafe con ^fuetto
Principe amiciffime^
Il primo che di tiil coronazione «legni-
ta con mnta celebrità per mano di quat-
tro Arcivirfbovi^ ci <^fle rìfcontri ni il
FaszeUo ( ìt ) , dacui forfè il Si^onio. l'ap*
prefe • Ma quefti con tanu incoerenza
unifce infieme molt^ cofe 9 'che non ci
dee fer moka autorità « 'Altri y^ dar cre^
dens» » queAo ireK:coiìto , iìUpLìib una
CroMoa (^)^non ancor impréffad^ un tal
Mafal<)p' Monaco'Camiiliano ; ma noti di-
cono di 'qvahta* antichità foffe} néMaral-
do fa meniiìone'che d*una fola corona^
zione . Pcr^quetti argomenti -, e., pewhè
tutti gli Antichi la tacciono^ né. d'élTa
fanno alcuna l»(froom : ni Pellegrino por-
ta opinione che Ruggiero *ìion b fece co-
ronare fo non una ibla voh»., e ciò 'per
autorità di Anacleto*, cW egli in rquello
Scifma riputava, come lo riputavano àU
lora npn folo i fuoi Refi;ni , "ma gran par«
te d* Italia , ed i Romani ftéffi , :vero Pon*
teftce, come colui che ebbe la maggior
parte> de' Cardinali che rdefrero> fé be-
ne Innotenzio un poeo^^pià prima di -lui.
fotfe ftato eletta dalla miiiw "parte » So
ohe Inveges. noni acquetandòfi a quefti ar*
gomenti del Pellegrino, 'porta opinione
contraria ; narra , die Ruggiero , effendofi*
coronato per propria autorità , eletto chr
fu Inoocenzio , aveflegli richiefto , che
con fua Bolla gli confèrmaffe quefta co*»
( a ) PI Eaz. d$eutL i. L 7» ( b) Chwn.
ÌAS.di^S.StefamJ€l Bofco. (t) Botla £
JthacL Ccrmiam ^Regni Sicilia , & Cala*
érUy & Apuli jty &c. Donamus etiatttj Ci)*
0*f&9rizamus tiiiy &^ tnis haredtbus Prìn*
mfatum Cap$mn$t9m cum o^mmius^ tenimetttit
fi*i^ % gu$ma4Bmdum Pm$cif0s:CapHafiofum
M» U fi^emt'f pmm in ftautit^ uuut^
nnnttciowé ;^ ma *clie pei» notf aMndo^ fpoi'
Yuto. ridmvs Innoéàneùo a confermarla •;
abbatBJMaBdd 41 paitito d- Innocenzio-^
fMfii ricorfa ad Anacleto , il «quale volen^
aieri gli compiacque ^^Che che ne fia , «o-
fotfe fiata* quefta Ua|nrima> ovvero la fe^
'conda^coronaiioivs di Ruggiato, egli 'é cer^
to ,' che 'quefto Principe ^ri^utò^ non be^
ne > né ftabilmentcs ' o kgitrimamente po^^
ter affuttfere quel titdo , Tié ergere i (uof
Stati in ileami^ fé non vi fode ^tiMo 11-
pBrmetfb^ ' o conferma ài Anacleto ^h' egli
Teputaya^ero Pontefiee., al quale avea-
rendutii fuoi Stari 'tributar}, e de'qual^
i fuoi ma^iori*^ne«4iveanocrìcevute ^rin-
veftiture^
'I. lìm/iittifM 3* Anacleto data a^ìitt^
OICR0 J. Re di SìcHia .
ALlora fu che Anacleto , cui tanto pire»
meva- T alleanza*, ed amicizia di
Ruggiero, oltre ad averlo coilituito Re,
ed onlinàto-a tutti t Velcovi^ ed Abati
de' fuoi ^Dentini) , che lo ridcynofcefTero per
tale , e gli tgiuraifero fedeltà ^ concedè a
^quefto Pnncip^ una più ampia in veftitu*
Kty che i fuoi predecefiTori Duchi di Pu*
'^glia non aveanO potuto inai ottenere *, poi*
che oltre ad kiveftirio del la Sicilia, del«
la Puglia , e della Calabria -, gli diede
fticora Tinveftitura Bel Principato diCa-'
pua , e quel ; che parrà ' ftrano , altresì del
Ducato Napoletano*, 'come fono le parolof
della Bolla ( + 3 , e come eziandio rappor-
ta Pietro Diacono ( *.) .
Che glie le daffe del Principato diCa«>
pua , ancorché pure fo(fe cofa molto ftra^
na , che neli' ifteiTo 'tempo > che quella
veniva po&duto da Roberto , il qual vl
eraf rincipe, voleife inveftirnealtri ; "pò-
■^ irò fofteherfi il fatto -, ed era leu-
perche aren3o i Principi- di Ca-
pna iuoi predecetfori dà^ Papi tic^vùta r
^mveftitura di quel Principato , tal the ve*
nivan
'funt • Ranmrtm quoque NeapoHs , ejufquìf
fertinentiarumy &c. (*) P^Dìac. lib. 4«
e. 97. Petfuspneterea Catdinalif Roberto T>u^
ti Apulta cormam trìbuens y & pét privile*^
.Mum Capuanum Prirttipatum^ &pttì:atum
ISIeapolìtdnum rum ApìiUa , Calabria , tJ^^
Sicilia ìllixonfitmans j Regemfuexm^HtMma^
ad fuam fortam amaxit^
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lu D R L r I S T O
luvaa rf.putati Antor effi* Feudauri della
Sede Appoftolica ^ ^on altrimenti che i
Duchi diPuglia» e di Calabria » ed*aven-
do voluto quel Principe fe^uitare il par-
uto.d'Innocenzio fuo inimico , avrebbe
potuto forfè così colorirli » e darli al fat-
to comportabile apparenza.. Ma del «Dur
cato Napoletano » ch'era dall' Imperio d^
Oriente dipendente » e che in forma di
Rc^pubblica fi governava dal fuo Duca >
che io quel tempo era Sergio , con qual
appoggio poteCTe farip Anacleto j non fi
fa veramente comprendere j e fé pure i
Napoleunì , ciò che lor s' imputava y fe-
guivano il partito d' Innocénzio , ciò non
recava a lui ragione di difporre di quel
Ducato , che per niuno pretefto poteva ap-
partenergli • Ma tutte quefte confiderazio-
ni niente impedivano allora a' Pontefici
Romani di far ciò che poteva ridondar!
in maggior loro grandezza : erapo gii av-
veiLzi d'inveftire altrui di paefi che efii
non poffedevano , e fopra de' quali non
vi avean che pretendere » come fecero
della Sicilia > e di queft* altre noftre Pro-
vincie .
Né a Ruggiero motto premea dUndar
efaminando cotali diritti ^ baftavaconciò
aver un minimo appoggio, affinchè quel,
che il Papa gli concedeva colla voce , e
colle fcritture , poteiTe egli conquiftaxlo
con le armi } credendo così giuftifiqar^
le fue conquifte » ficcome ben feppe fare
poco da poi, ohe difcalciatq Roberto da
quel Principato , e molla guerra a' Napo-
letani fi rese padrone così dell'uno , co-,
me dell'altro Stato»
Ma potrebbe per ^avventura recar ma*
raviglia come in qucfta occafione non fof*
& ftato inveftito Ruggiero anthe del Prin-
cipato di Salerno . Ciò avvenne perchè i
Pontefici Romani pretendevano cìMÈuA,
Principato interamente V appartenCT^R^
U Chiefa Romana, fé bene non fi feppia
per qual particolar ragione . Perciò Gre*
gorio VII. perciò tutti eli altri fuoi fuc-
ceiTori lo eccettuaron tempre nell'inve-
fiiture , come abbiamo oflervato • Ed in
Unì , quando Lotario , avendolo tolto a
(a^ P. DìacJ.^.€ap. iiy, (t) Bulla
Anack Concedimus igitur , donamus , &
éuRorìz^mus tiiiy & fiUo tu9 Rigetto j &
éliis filìis tuìs fecundum tuam ordinatÌB'
nem in Rignum fubjiìtutndìs ^ & hésndi*
RIA CIVILE
Ruggiero iène refe padnme, e irolleap
própriarfelo , Innocenzio fé ne offefe , ed
acremente fé ne dolfe , dicendo , tlie
quello s' apparteneva alla Chiefa Roma-
na , che fu motivo di difcordia tra il
Papa y e Lotario ^ come rapporta/ Pietro
Diacono ia) V inveftitura fu data a Rug-
giero , a' fuoi figli , ed eredi di quelli /i^-
re perpetuo • Ed il ^cenfo, fu ftabilito di
feicento fchifati T anno ( t ) •
GAP. L
Pdpa Innocenzio IL collegatofi cdF Imftra* '
doir Lotario move guerra al Re Ruggiero •
Il Principe di Capua , ed il Dùca di
Napoli x' mJfcòm con Lotario\ , /oh»
dìn0tti y e Ruggiero occupa i loro Stati .
i^Ttanto -Jnnocenzio , vedendo « che il
partito d'Anacleto , a cui Ruggiero
erafi unito , era più potente del fuo , e
che egli dentro Roma non poteva coi|tra«
dargli la Sede y come quegli y ch'^ fi-
gliuolo di Pier Lione , ricco , e potente
Cittadino Romano , erafi partito nafcofta-
mente da Roma con que' Cardinali , che
r avean creato Papa, ed andolfene a Pi-
fa , «ove fu da Pifani come vero Pontefi-
ce ricevuto con tutti i fegni di ftima, e
d'ofiequiOk Pifa in quefti tempii infra le
Città d' Italia, erafi molto diuinta perla
potenza , e valore de' fuoi Cittadini , ma
iQolto più per le forze, ^ed armate marit-
time , che manteneva i onde Innocen-
zio , imbarcatofi di là ad alcun tempo su
le lor galee , fé ne pafsò in Francia per indos*
re il Re Lodovico a prender la fua pro-
tezione contro agli sforzi del fuo rivale.
Qpivi giunto ragunò un Concilio nella
Città di Remsj, ove fcomunicò Anacleto ^
e tutti coloro, che feguivano la fua par-
te ; ma vedendo , che il Re di Francia non
poteva fomminiftrargli quegli aiuti , de^
quali allora aveabifogno, proccuròimpe"
gnar Lotario Imperatore alla fua difela »
nel quale trovò maggior difpofizione , e
I«ontezza , che in Lodovico • Afpirava
egli di togliere a Ruggiero quefte Pro-
vin-
bus fuis coronam Regni Sicilia , & Calete
ùria y & Apulìée , ^d. Tu autem cenfum ,
Ó» haredes tui , videlicet fexcentas fchifa^-
tos y quot annis . fingulis Romena Ecclefim
perfolvere deèes^àrc.
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DEL REGNO DI NÀPOLI LIB. XL CAP. I.
f, vincie) che credeva eCTergli ftate ufurpate
^ da Quefto Principe ; t con tal opportuni-
^ tà cu indurre ancora il Papa a conceder-
^ gli le cotanto contrattate inveftiture . In
^' effetto la prima cofa che cercò » edotten-
^ ne da Innocenzio forono le inveftiture ^
t le quali tofto le furono accordate, come
^ icfiVe Pietro Diacona (*) Autor contem-
>' poraneo • Il Baronio dando una mentita a
quefto Scrittore, dice, che avendo Lota-
rio ciò pretefo, gli fu fatta refiftenza da
Bernardo Abate di Chiaravalle , il quale
conOgliò Innocenzio, che non v^aflentif-
^ fé , e che fecondo il fuo configlio Inno-
( cenzio ne Tavetfe efclufo , allegando lo
• Scrittore della vita di quefto Santo, che
» fu Bernardo di Bonavaile Scrittore di
t tempi più baffi.
Che che ne fia , Innocenzio difpofe V
Imperadore a calar tofto in Italia , e giun-
to in Roma infieme con lui , trovandoti
occupau la Chiefa di San Pietro da A-
nacleto , Innocenzio albergò nel Pala-
gio di Laterano , e ì'Imperadore con fuoi
foldati s' attendò* alla Chiefa di S. Pao-
lo • Frattanto al partito d' Innocenzio
eranfi aggiunti molti Baroni della Puglia
mal foddisfatti di Ruggiero * I più fe-
gnalati fra gli altri fìirono Rainulfo Con-
te d' Airola , e d* Avellino , Roberto Prin-
cipe di Capua , e Sergio Duca di Napo-
li • Rainulfo ancorché cognato del Re ,
come quegli che teneva per moglie Ma-
tilda fua iorella , erafi di^uftato con Rug-
giero per cagion, che trattando egli trop-
po feveramente la moglie, obbligò Rug-
giero a togliergliela , e fattala venire a
lui, rinviò in Sicilia con un figliuolo di
lei , è dei Conte chiamato Roberto ; ed
avendo intimata al Conte la guerra gli
tolfe Avellino, e Mercogliano, ed oltre
a ciò , venuto in fuo pDtere Riccardo fra-
tello di Rainulfo, il quale parlava baldan-
xofamente contro di lui , gli fece cavar
gli occhi , e tagliar il nafo • A Raiaulfo
uniib Roberto Principe di Capua mal
foddisfatto degli andamenti del Re , il
^uale apertamente afpirava a togliergli il'
ino Principato , del quale , non oftante
che Roberto ne foffe m pofletfo , fi fece
da Anacleto dar rinveftitura • In quefti
Tom, IL
"i
medefimi fofpetti per lemedefime cagioni
era entrato Sergio Duca di Napoli , il
quale fé bene (fé deve preftarfi fede ali*
Abate Telefino , poiché V Arcivefi:ovo
Romualdo , e Falcone Beneventano non
fanno in quefto tempo menzione alcuna
di tal fatto) dimorando il Re in Salerno
dopo la vittoria ottenuu fopra gUAmaU
fitani, atterrito dalla fua potenza , edeftre^
mo valore , venitfe a fottoporre la Cit«^
tà di Napoli al fuo dominio ; mtlladiman*
co tal fommeffione , fé vi fii ^ non ebbo
alcun effetto y poiché da poi volle ibfte-
nere con tutto lo fpirito^la libertà delln
fua Città , e fugli fiero inimico coogiu«
randofi infieme con Roberto, e RainuUb
in favore del partito d' Innocenzio ; e noia
baftando a quefti tre aver infra di lòfi»
fermata que(h lega , foilevarono ancore
molte altre Città della Puglia, e traflera
con loro molti Baroni , che ribellando»
contro il lor Sovrano prefero le armi
contro chi men doveano e contro il pro«
prio Principe le rivoltarono , ponendogli
fotfopra quefte Provincie di auà del Faro.
£ maggiore fu la baldanza ai quefti con«
giurati , quando feppero che Lotario in«
fieme con Innocenzio in queft:' anno 1 13^^
^ra entrato in Italia , e giunti a Roma »
~ad una nuova, e più vigorofa fpedizione
contro Rug&iero fi apparecchiavano ; on^*
de per accelerar V imprefa tofto fi porta*»
rono in quella Città il Principe Roberto ^
il Conte Rainulfo , e molti ^Itri Baroni di
quefte Provincie infieme con molta altrat
gente per difcacciar Ruggiero aftatto àm
tutta la Puglia •
Accadde allora nel mefe di Giugno d£
queft' anno 1153. la coronazione diLota-^
rio feguita in Roma con molta i)ompa petL
le mani d' Innocenzio , nella cui celebri*
tà eflèndo concorfi molti Duchi , Marchefi »
e altri Baroni d' Italia , fu data occafione
a Lotario , ficcome i fuoi Maggiori foleva«*
no fare in Roncaglia , di ftabilire a Lora
zichiefta alcune leggi Feudali , onde dopa
Corrado il Salico , fu egli il fecondo , cho
su i Feudi promulgale leggi fcritte ; e f la
allora da lui confermata la celebre leggtt
di Corrado intomo alla fucceifione de'ne«
poti, e de' fratelli, della quale fi fece da
P noi
il^)Ctm.G0jfJ.4.i.97.
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fi4 D E L r ISTO
noi metizione iK^jprecedetiti» libri , quella
appunto che vedeu regiftrata nel fecondo
libro de' Feudi (a) ^ t che m^ameitte fu
ési Molineo , e dal Pellegrino attribuita
a Lotario I. dando occafione all' «rrore ,
Cr vederli per incuria degl' Impresti in
o§o d' Innocenzio effenrt ftato poflo il
HOflEie d' Eugenio , come avverti fagg^ia-
fnente Cujacio . Né dovea moverfi Tav*
^edutiffimo Pellegrino a credere , che non
poteffe tal Coftituzione eltere di quefto
Lotario , poiché nell' ifcrizione che porta
fi legee : Confiitutìones Fcudales Domini
Lotarìt Imperatorìs , quas ante januam B. Pe^
tri in Cìvitate Aomana condidh: quali che
' «on potetfe fentirfi di quefto Lotario , il
quale non potè con Innocenzio ftabilùre
quelle le^i ante januam B. Petri , quan-
do liccoine narra Ottone Frifingenfe (ò)j
il Palazzo di S. Pietro veniva allora oc-
cupato da Anacleto ' ; poicliè > o T inlcri-
zione è viziata ^ liccome in vece d' Inno-
cenzio f«i per ignoranza ancora po.io Eu-
jgenio , o pure non è incredibile , clie Ana-
cleto avelTe ciò permeiTo a Lotario , quan-
do ciò niente dovea importargli ; tanto
nupiormente che pretfo appurati Scritto^
xi u legge (e), che giunto Lotario inRo*
ma 9 per mezzo d' uomini faggi ^ e reli-
ISiofi ebbe molti trattati con Anacleto di
erar così ^rave fcisma nella Chiefa , e
iiea ]K>tè in quefto mentre feguire quella
celebrità avanti la porta del Palazzo di
S. Pietro .
Ma non minore fu in ciò V errore del
iioftro Andrea d'Ilèrnia^ il quale re^tan«
do , e con verità, che le Coftitutioni ,
che ftabili Lotario in queft' anno in Ro-
ma » non potevano obbligare quefte noftre
Provincie » le quali da Ruggiero s* erano
ft&tto all' Imperio fottratte » non potè
darli a credere che fra i Sapienti delle al«
tre Città di lulia , che intervennero in
queir Atfemblea co' Duchi , Marcheii 9 ed
altri Baroni della medelima, come di Mi-
lano , Pavia , Cremona , Mantova, Vero*
nz.y Trivigi, Padua , Vicenza, Parma ,
Lucca, e Pifa , vi avelTero potuto anche
intervenire quelli della Città di Siponto,
Mine li Ic^ge in quella Coftituzione: Cit- *
tà t queftì tempi ancor celebre della Pn«
RIA GIVI t E
glia f come da' pifecedentì Uhri di quefii
Iftoria s' è potuto in pia occaliom notar
M, la Quale al dominio ài Ruggiero era
fottopofta : ende fi diede ad indovinare ,
4» che il lùoco fotfe corrotto , ed in vece
di Syponti , dovefle legger£ Senarum , o^
vero ( ciò che deve condonarli alla roz-
zezza di quel fecola nel quale fcrifle ) che
vi fofte un' altra Città in Lombardia ,
nella Tofcana chiamata ^ipomo • Poiché
niente ftrano deve fembrare , che vi fef*
fero in quella Radunanza intervenuti aii«
cora i Sapienti di Siponto, a chi conlid^
ra, che quella li tenne in tempo nel qua-
le , fé bene quelle Provincie , che oggi
compongono il noftro Regno , foifd» ftate
g'à da Ruggiero all' Imperio fottratte ; nul<
dimeno per la congiura in «quefto tem-
po ordita da' Baroni contro quefto Pi inci'
pe, i quali feguendo il partito di Robert
to Principe di Capua, e di RainuUb Cofl«
te d'Avellino eranfi ribellati, ed aveaao
coftretto Rudero ad^ abbandonar la Pu*
glia , e di ritirarli in Sicilia per unire le
lue armate , e xepcimere la ribellione ,
conie da poi fece: non potè Ruggiero im-
pedire la loro andata in Roma , li quali
tanto più fi refero animofi contro diluì,
quando intefero che Lotario era colà giun-
to per movere , inlieme uniti , guerra con»
tro di lui : e perciò non poterono i Sapieft»
ti di Siponto, allora ribelli, recar pregia-
dicio a Ruggiero , in maniera che fcmèro
obbligati i di lui vaflalli oflervare^ quella
Coftituzione di Lotario fuo inimico, co-
me diremo ad altro propo%> «
Ma tanti apparati di guerra , e tanti
inimici di Ruggiero infieme aggiunti, non
poterono mai cofternar l'animo di quefto
invitto Principe : egli tornato da Sicilia
con poderofe armate , dopo varia fortu-
na , che lo refe ora perdente , ora vincen-
te , finalmente diffipò i fuoi inimici : ob-
bligò Lotario atornarfenefenza alcun frut-
to in Alemagna : coftrinfe Innocenzio a
ritirarfi di nuovo in Pifa , ove celebrò un
altro Concilio • 'Abbattè T orgoglio di Rai-
nulfo , e di Roberto ; e repreiU la ribel-
lione de' Baroni di Puglia , reftitui quefbi
Provincia alla fua ubbidienza : e niente
altro rimaneva perchè tutto quefto Rean&e
paf^
(a) lìb.i. deFiud. tìt.i^. (b) Frìfing. I.7. f. 18. (e) Cafec.latr. tìi.i.p.x^^
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DEL REGNO DI ITAPOLI LIB.XI. GAP. L W^.
a jfaSbéit (ottohfm dominazione^ foofdiè
a Napoli 9 B en even to» e Capna» e gli Stati
», del G>nte Rainalib ;, onde fisroaata in Szr
H lerao » alla cotiquifta di qusfte Città fa
Il totalmente rivolto » e fi>^ ogni altra di
t^ Capila 9 e di Napoli i code a tal fine fé*
Il ce ntomo in Sicilia per approntar nuore
fbrze per conquiftarle»
2 ^ IlPriacipe Roberto ^ che ben ptev^ea
1^ il male» che gli (apKziksun^ non trakfcià
p Ogni sioizo per impediarlo » s' unì co' Pi«
f uni y e gito in Fifa ottenne da* medefimi
, valido foccorfo di molte navi , e fbldati
( if ) . Proccurò anche che a'Pifani fi uni£-
fero in fuo aj^to iGenovieii» ed i Vene^
ziani i onde ritornato nel Principato di
CapuA , andoflene in Napoli » ove fu ca^
ramente ricevuto da Sergio» e dal Conte
, Rainulfo che in qoefla Piazza erafi riti«
rato. Eipofe a' medefimi U lega» dv^ nuo'-
vamente area condiiufii in Pi£k in pre*
feuza. d'Innoceiftzio co^Piiani, Genorefi»
e Veneziani » e come avea protoedb a' Pi*
fani » acciocchì foffero venuti in fuo foc»
corfo » tremila libbre d' argento • Fu con
gran giubilo intefa da Sergia.^ e da' fuol
confederati qnefia novdla > onde fenza
frapporvi dimora» toUèio aoibedue gli ar-^
genti delle Chiefe di Napoli, e diCapua»
e fattane qi»lla (cmma, di monca > pre^
fiamente la mandarono a' Pìfani *
Ma ècco che mentre coftoro così fi
sforzano di refiftere a Ruggiero, cheque»
ilo Principe ritornando da Sicilia confef*
fanta galee , giunge in Salerno» e tofto
fopra Nj4K>li^poiÌBi l' aifedio ; ma difenden^
dofi quefta Cauìl con efiremo valore , ab-
bandonolla» e verfo Capua drizzò lifuoi
eferciti; ed avendo preia Nocera, emoU
ti altri Caflelli di quel contorno , fu Ca--
pua afGiUta» la quale iacontanehte gli fi
refe (*). Il Re entrerò in quella, vi fu
a grande onor ricevuto, ed avendo dopo
breve contratto conquidati gli altri luo-
ghi del*Principato » tomò^ di nuovo a cin-
ger Napoli di ftretto afledio •
Ecco come in queft'anno 1155. Rug-
gieio dopo var) cafi unì a^i altri fuoi
I HxMti H Principato di Capua » del quale
aveane già avuta rinveftitura daAnacler
I to. Egli poco da poi ne invefti Anfuf^
(a) Falco Benev. (b) Abb. Teltfin. L
3. r. 27. PttT. Diac. L ^f.97. ( e > PtUf.
ftto figliuolo » dandogli di fua mapo lo
Stendardo» ch'era a quefti tempi la ceri«
monia» ch^s*accoflumava nelle in veftitu-
re ; e fu perciò Anfutb da' Capuani per
lor Prìncipe falutato, giurandogli fedeki.
Ma egli è ben da notare » che i Capuani
g^nrarono fedeltà ad Anfuro»y}i/T;4 tamm
Righ f & fiUi Éfus Régerii ( Ducis Apup»
Iht) fidelhatt^ qui et in Rignum fùcctffu^
rus ergt^ come rapporta l'Abate Teìefi*
no ; poiché avendo Ruggiero al fuo Re-
gno unito il Principato dì Capua » ancor*
che ne avefté inveitito AnfuTo, non vol-
le però che lo reggeife independentemen-
te dalla Corona, e da lui» e dal fuo fi-
gliuolo Ruggiero Duca di Puglia, dichia-
rato fuccefìbre del Regno*
Avea il Re Ruggiero dalla fua prima
moglie , che fu Alberia figliuola d' Alfon-
fo Re di Spagna, generati cinque figliuo-
li . Il primo » che dovea fuccedergli al
Regno» ed il quale il padre l' avea per-
ciò iftituito Duca di Puglia » fta chiamato
Rjiggtera { e ); ma quefti effendo a lui
premorto nell' anno 1 148. diede luogo agli
altri fuoi fratelli fecondogeniti alla fuccef^
fione. Da quefto Ruggiero narrafi, che
foffe natp Tancredi , quegli , che fuccedi
al Regno di Sicilia , riputato fuo figliuoL
baftardo,, come fi dirà più innanzi. Ufe*-
condo fu Tancredi , al quale il padre avea
aifignato il Principato di Bari» o vera-
mente di Taranto , perchè allora non avea
acquiftato ancora quel di Capua: e quefti
pure prima di tutti j;li altri fuoi fratelli
premorì al padre prima dell'anno ii44«-
Il terzo fu quefto Anfufoy o come al-
tri dicono Alfufoy onde Girolamo Zurita
fufpica che lo diceifero cosi dal nome d'
Aifonfo Re di Spagna fuo avo materno ^
ma Wolfgango Lazio (^) è -di parere»,
che fia nome Goto, derivato da Idelfon^
foy t quefto da Hildibrunzfl ,. vocabolo Go-»
tico, a favore fcìlicet & amore^ fted^ts^
Coftui da Ruggiero in queft' auno ix35«^
fu creato Principe di^apua; il quale po-
co da poi nell'anno 1 139- effendo già paf-
feto il Ducato Napoletano fotto La fua
dominazione , fu fatto aacheDuca diNa*
poli , , fecondo che forivi il Pellegrino j
ma qtiefti feguitò la forte degli altri fuoi
\ P a , . , ira-
ìn Stemm. ( d ) Wolf, Laz. de migrai ^genu
Iti* IO,
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rtU DELL' IST OR
fratelli ma^iorit IK)ichè prcnio«n<b m»»
se al padre» finì li giorni Cuoi nelmede*
fimo anno ii44*
Il quarto fii Guglielmo I. quegli 9 che
dopo la morte tfAnfufo creato dal padre
Principe di Capua, e Duca di Napoli» e
morto da poi Ruggiero altro fuo fratello >
btto Duca di Puglia in fuo luogo ; final-
mmte nell'anno 1 151. fu da Ruggiero af*
fnnto per fuo Collega al Regno» e inco-
ronato , e dichiarato fuo fucceffore } ficco-
me morto fuo padre gli*fuccclfe ^ e per
più anni tenne il Regno di Sicilia > e di
Puglia; poiché Errico altro fuo fratello
mori giovanetto virente il padre avanti
la morte di Ruggiero fuo ms^ior fratello.
Ebbe Ruggiero altre mogli : Sibila fo*
rella del Duca di Borgogna, dalla quale
prcflb i più diligenti Scrittori non fil^-
gè che avclTe procreati figliuoli: Beatri-
ce y dalla ouale gli nacque Coftama » quel-
la che deftinata a cofe più grandi con va-
rie vicende fi vide moglie d' Errico VL
Imperadore » e dalla quale nacque il fa-
mofo Federico IL le cui gefta faranno ben
ampio foggetto di queft' Iftoria . E vi fo-
no chi a quefte tre mogli di Ruggiero
aggiunge la quarta» che dicono eifere fia-
ta N. forella d'Anacleto» della famiglia
di Pier Lione ; e la quinta chiamata Ai^
tolda figliuola del Conte de'Marfi (if).
Ma mentre Ruggiero tenendo aifediata
Napoli» per mare travagliava quefta Cit-
tì, fcorgendo» che per Tefiremò valore
de'fuoi Cittadini non era per renderfi ce-
si fubito» partifil dall' atfedio» lafciando
a' fuoi Capitani la cura di quello » ed egli
in Salerno fece ritomo » ove imbarcatofi
fopra la fua armata pafsò in Sicilia per
poter nella vegnente Primavera ritornar
con efercito più numerofo ad efpujgnarla»
ficcome narra Aletfandro Abate di S«Sal-
vatore della Valle Telefia» il quale «qui
termina i quattro libri della fua latina
ìftoria Normanna .
Intanto il Principe di Capua Roberto
era andato in Pifa a cercar ioccbrfo j ma
aon fii a tempo » poiché tornato da quel-
la Città» ritrovò Capua già prefa» e fu-
fono inutili tutti gli altri fuoi sforzi» che
fece da poi per riacquiftarla ; onde vedu- giero l'avi
te difperate le fue cofe » fece di nuovo in cidente » e
1 A CIVILE
Pifa ritorno. Il Duca di Napoli Sergia
ancora» vedendo in tale Grettezza la fiia
Città» temendo dell'ultima fua mina» fé
non avea prefti ajuti» imbarcatofi fopra
un naviglio pafsò anch' egli in Pifa per
foccorfo» ma non avendolo potuto otte-
nere» tutto afflitto fé ne tornò indietro a
Napoli •
Ma il Principe Roberto avendo ritmi
vato in Pifa Papa Innocenzio » fu da co«
ikii ftìmolato a paflare in Alemagna» e
a chiedere in fuo nome» ed in nome del
Pontefice foccorfo a Lotario Imperadore*
Giunto egli inLamagna fu caramente dall'
Imperadore accolto » il quale lo rimandò
tofto in Pifk con certa promeèa di veni-
re nel feguente anno in Italia a liberar
la Chiefa di Roma dallo fcifma» ed are-
ftituire Roberto nei fuo Principato • la
quefti tempi per la fua dottrina» e pia
per la bontà de'coftumi Bernardo Abate
di Chiaravalle aveafi acquiftata in Euro-
pa gran fama di fantità ; onde non maio
preuo r Imjperadore » che del Papa Inno-
cenzio era in fonrnia ftima tenuto » ed
fuoi configli erano di grande autorità»
ed avendo proccurato Innocenzio in que-
fto fcifma trarlo alla fua parte contro A-
nacleto » non può dubitarfi che fu uno de'
mezzi più adoperati » ed efficaci a fiivor
d'Innocenzb» e che prendendo lefuepstf*
ti con ardore non gli portafle molto a)u«
to» e conforto* Egli non fi ritenne in
quefie congiunture fcrivere calde» e pref-
umti lettere all'Imperador Lotario» che
come Avvocato» e^Difenfore. della Chie-
fa» calaffe tofto in Italia a reprimere V
orgoglio de' Scifmatici » ed a vendicarfi di
Ruggiero. Ed il fuo zelo fu tanto» che
in una lettera che ferine a I^tario» non
ebbe alcun ritegno di chiamar Ruggiero
. ufurpatore » e che ingtuftamente aveafi ufur-
pata la Corona di Sicilia» non altrameii-
te » che Anacleto ia Sede di S* Pietro :
Cafarìs 4r^»^' diceva a Lotario» ^kùprìam
vifìdicare Caronam ab ufurpatwe Siculo • Ut
enim conftat Judaicam fobolem Sedem Petti
in Chrifio occupaffe infuria s fi^ proctddu^
bìo ioimìsy qui in Sicilia Regem fa facit^
ecnttadicitCafart y come fé la Sicilia Rug-
r avetfe fottratta all' Imperio d^ Oc-
Lotario dovetfe reputarfi come
^4») Orderic. VitaL Caroh Dufrefin in Stemm^ ad tift^ CommVé
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XI- CAP. L
I te altHo-Ottanano Augufto a riguardo di
t ^^^ '^ Provincie del Mondo •
Furono però queft' inviti cotanto effi-
I caci 9 che finalmente Lotario fi difpone a
I calar la feconda volta in Italia con efer*
citi più poderofi) e con forte deliberazio*
ne di abbattere lo fcifma» e difcacciar
Ruggiero da quefte Provincie ; fcriffe per-
ciò ad Innocenzio» che nella feftività di
S. Jacopo di queft'anno 113^* fi farebbe
egk partito diLamagna {a). Papa Inno*
cenzio tantoflo invio tal novella al Duca
di Napoli Sergio , ed il Principe Rober-
to con cinque navi cariche di vettovaglia
andò a foccorrer Napoli, che grandiffima
fame pativa 9 per tenerla i fbldati del Re
cosi eretta 9 che da niun lato per terra
potevano introdurfi viveri. E fatti certi
Sergio 9 ed i Napoletani della venuta dell'
Imperadore» ritornò preflamente il Prin-
cipe Roberto a Pifa» e di là n'andò ad
incontrar Lotario > il quale ritrovò aver
già paffate le Alpi 9 ed efferfi attendato a
Cremona*
L Lotmrto cala la ftcmda volta in Italia y
ed aòbatte le forze di Ruggiero .
FU nel declinar di queflo anno 1x^6.
nel mefe di Novembre , che queflo Im«
peradore fermato in Roncaglia (che come
altre vulte abbiam detto > è un campo
piano 9 e largo poflo fopra il Pò non mol-
to lontano da Piacenza) (é) ra^^nò fé*
coudo il cofhime de'fuoi maggiori una
Aflemblea di tutti gli Ordini così Eccle-
fiafiico di Arcivefcovi > e Vefcovi 9 cotfie
de' Nobili 9 di Duchi, Marchefi, Conti >
ed altri Baroni 9 e de' Magiflrati delle Cit-
tà d'Italia 9 ove a richiefla de'medefimi
per mezzo d' una fua Coftituzione ftabill
alcune «Itre leggi Feudali , che riguarda-
no principalmente la proibizione di poter
alienaire i Feudi* Quefta Coftituzione noi
l'abbiano nel libro fecondo de' Feudi (r)^
ed anche nel libro terzo delle leggi Lon-
gobarde (d).ììhV ifteffo Pellegrino (e)
può negare che fk di queflo Lotario ; on-
de da ciò ancora ficonvince», che il Com-
pilatore delk leggi Longobarde 9 imi le
Xa) ÌFalc0 Betulia (b) Othe Frifing, #»
Frid. /. 2. f, 12* Gunther. /. 2. (e) X/^.z,
sìt. 52* de pTobib. Eeud. alìen^ per Lothar.
tt7
Coftituzimii degl' Imperadori come Re 4*
Italia 9 cominciando da Carlo M. fino m
quefl' ultimo Lotario (poiché quella di
Carlo IV. fu aggiunta molto tempo dn
poi di quefla Compilazione ) perchè gli
altri Imperadori che dopo Lotario tenne-*
ro l'Imperio d'Occidente 9 e che fovente
calati in Italia preffo Roncaglia flabiliro*
no altre leggi, attefo che quefte ri||uar-
davano folamente i Feudi : i Compilato*
ri delle Confuetudini Feudali , che fiirona
a tempo di Federico L non ftimarono unir-
le alle le^gi Longobarde 9 ma facendo una
Compilazione a parte, l'unirono al Cor*
PO delle Confuetudini Feudali, onde ne
lurfe un nuovo Corpo di leggi dette Feu*
dali, che ultimamente da Cujacio fu di-
flinto in cinque libri 9 come trattando di
auefla Contpilazione a fuo luogo più di*
uefamente diremo •
Non vide Ruggiero più fiera procella
di quella, che gli moffe Lotario in quc-
Jh feconda volta , che calò in Italia . Si
vide in un baleno fottratte dai fuo Regno
le più belle Provincie 9 com' erano quefte
di qua del Faro : al fuo arrivo fi rinvi-
gorirono le fperanze de' fuoi nemici 9 ed
i malcontenti fi refero più animofi apro*
rompere in aperte fedizioni ; poiché in
£rima non mancò Lotario, avvifato del-
anguftie, nelle quali era ridotta la Cit-
tà di Napoli, e che i fuoi Cittadini per
le cafe, e per le piazze perivan di fame,
di mandar lettere 9 ed Ambafciadori a Ser-
gio 9 ed a' NaiK>letani 9 confortandogli a
durare per piccid tempo nell' affedio 9 eh'
egli tantofto farebbe venuto, in lor foccor-
fo • Ed in fatti non tardò guari 9 che s'
incamminò verfo ApruzzÌ9 e pervenuto
al Fiume Pefcara , valicatolo 9 foggiogò
Termoli con molti luoghi di quella Pro-
vincia; e patfato in Puglia, prefe la Cit-
tà di Siponto 9 ed atterri in maniera i
Pugliefi9 e gli pofe in tanta cofternazio-
ne 9 che tutte le Città di quel contorno
infioo a Bari 9 ove Lotario era paffato^
fi diedero in fua balia.
Intanto Innocenzio 9 che dimorava a,
Fifa, erafi già partito di colà 9 e paffato
a Viterbo per mcontrarfi con l'Impera*
do-
(d) LL. Longob. tìt. uh. /. 3. (e) Peh
legr* ad Anonim. Cajfm. ^.1135,
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ll«
D E I r I ^ t k t A C t y I L E
^ore, il qual intefa 1^ vcmita del Papa
in quella Città, gl'iaviò tofto Enrico fuò
genero con treiiùla. foldati , e gli mandò
a dire che proccuratfc dì conquiftare le
Terre della Campagna di Roma» e dire*
ftituire il Principato di Capua a Rober-
to , pcrch* egli per altro cammino avreb-
ìc proccurato di toglier a Ruggiero T al-
tre Provincie della Puglia : ondt Inno-^
cenzio con altro cfcrcito venn« a S. Ger-
mano I che tantofto fé gli diede . Indi
patfato a Capua,. non vi eflendo chi po-
teffe rcfiftergli, tofto fi refe padrone di
. quella Città, e ripofe in effa, e nel fuo
\ Principato il Principe Roberto ( tf ) . E
fcorfo da poi in Benevento, dopo breve
contratto , i Beneventani fi refero a lui .
Indi partiffi per girne a ritrovar Lotario
in Puglia, il quale avea già prefa Bari
( é ) , e fol gli reftava d' efpugnare la fua
forte Rocca , la quale Rugeiero avea edi-
ficata , e digroffo , e valoroso prefidio mu-
ffita; ma quella finalmente efpugnata y*
portofii r Imperadore ed Innocenzio fopra
Melfi di Puglia; ed avendola per alcun
tempo tenuta afiediata , V ebbero alla fine
in lor balJa..
Fu in quefto anno 1137. che Lotaria
avendo tolta a Ruggiero la Puglia pensò
di crearne un nuovo Duca , ed avendo
fatto in Melfi a tal. fine ragunare un Par-
lamento , ove fece chiamare tutti i Baro-
Mi di quella Provincia , trattò ivi della
creazione di quefto nuovo Duca, mandan-
àp in tapto i fuoi eferciti verfo Salerno
per affediare quella Città . Inforfero per
tal occafione gravi contefe tra Lotario ed
Innocenzio intomo a queft^elezione ( r ) :
pretendeva Innocenzio perle ragioni altre
volte addotte , che ficcojoie i moi prcde-
celfori aveano inveftito i Normanni del
Ducato di Puglia, così ora effendofi tolto.
a coftoro , fuo dovefle eflere il potere di
inveftirne altri • Air incontro Lotario pre-
tendendo eifer quefte Provincie dipenden-
ti dall' Imperio d' Occidente , effere dcgl*
Imperadori la facoltà dell' inveftire altri
C^), ficcome di fatto Tlmperador Errico
ne avea inveftiti i Normanni . La difcor-
dia s' accefe in maniera , che fé non. fof--
( a ) P. Dlac. L 4. f.105. (b ) P. Diac.
lii./^. e. 106. (e) P.Dìac. tib.^. e. 106.
<d ) Otho Fri/mg. in Chron. ( e ; Talco Be-
fé flato il timore conceputO) cheRuggie*
ro lor cpnunùne 4^mico iioa fé ne pro-^
fittaifes farebbe tebninata in aperta gixcr^
lU ^ A quefto fine fi pensò un efpediente 9
col quale proccuroifi di non recarfi pre-
giudizio alle ragioni deir Imperio , ni del*
Chiefa ; e fra lor fi convenne cbe il
nuovo Duca' fi doveife da ambedue iave«
ftire (e). Fa elettoRainulfo Conte d'A«*
vellino di nazione Normanna ^ |ion Ger-
mano, come credette ilSigonio (/), to*
guato del Re, e figliuolo del Conte Ro-
berto , il quale era nato dal vecchio Con«
teRainulfo fratello germano di Riccardo I«
Principe di Capua (^).
Fu adnnque Rainulfo creato nuovo Du-
ca di Puglia, e gli fu dato lo fténdardo,
eoa cui fu inveftito del Ducato per mano
d' ambedue , d' Innocenzio , e di Cefare •
E Falcone Beneventano aggiunge , che a'
5* di Settembre l' ifteifo Papa Innocenzio
nella Chiefa Arcivefcovile di Benevento
wife Rainulfo in Duca di Puglia , efìendo
a quefta unzione prefenti il Patriarca di
Aquileia, molti Arcivefcovi,yelcovi, ed
Abati . Così infinò a quefto punto i due
più fieri nemici di Ruggiero ^ i quali fi
erano così ben diftinti afavor di Lotario ,
e del Papa , riceverono i prem; de' loro fu^
dori , e travagli ; Roberto fu reftituito nel
Principato di Capua , e Rainulfo a più fu-
blime dignità fupromoffo. Rimaneva l'al-
tro, eh' era Sergio co' fuoi Napoletani, i
<]uali finora avéan con inaudita coftanza
in mezzo a tante calamità , e penurie fo-
ftenuto l'affedio della loro Città; perciò
Lotario , ed Innocenzio verfo quefte parti
rivoltarono, tutti, i loro sforzi , e tenendo
i loro eferciti preffo Salerno, penfaronodi
efpugnar prima quefta Città , e da poi paf-
fare a levar l'afledio di Napoli, aipettan-
do in tanto il fofpirato foccoifo di Pi&,
fenza il quale non, poteva per via dim^
re portarfi foccorfó alcuno in quella. Cit-
tà , e fenza il quale non era da fj^iare di
poter ridurre Amalfi , e gli altri, luoghi
marittimi d' intorno , fotto la dominazio-
ne di Cefare . Ma ecco che pur troppo
opportunamente i Pifàni con cento legai
armati , ficcome avean promefib , giunfe-
ro
aev. {{)Sigùn.dt]^eg.ItaLì.iu (^)Pel^
légr. in Sum*
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DEL REGNO DI NAPOLI tlB, Xt CAP. IL
tì^
Ito in Napoli > ed introdotto foccorfo in
quc/h Città) tanto che non vi era più ti-
more di renderli ^ non guari da poi fu lo«
IO da Celare comandato > che paflafTero in
Amalfi affin di ridurre quella Città co'
luoghi vicini y iiccome vi. pacarono eoa
quaranta lei galee , e quivi giunti , efpu*
goaroao Amalfi, Scala, e Ravello, e fa-
cendo gran bottino in quella Città, e nel-
la fua riviera , riduflero Amalfi (otto la
dominazione dell' Imperadore «
C A P. IL
Ritrovamento delle Pandette in Amalfi ; e
rìnovellamento della Giuri/prudenza Ro^
mana^ e de^ libri di Giuftìniano nelPAc^
C0demie d* Italia.
FU in queft' incontro , che la Città d'
Amalfi ancorché efpugnata , fi refe
Inminofa , e chiara ne' iecoli feguenti fo-
pra tutte le altre Città d'Europa; poiché
alla fila gloria d^ aver un fuo Cittadino
trovata la budbla , s' accoppiò quella d'ef-
ferfi con tal occafione trovato in quefta
Città il volume delle Pandette di Giufti-
niano Imperadore da taluni creduto , che
Coffe propriamente quello iftetfo , che que*
fio Imperadore fece compilare • Gli eiem-
J>lari di queflo volume erano ^uafi che
epolti per le molte Compilazioni feguite
appreso de' Bafilici , e per le molte altre
cagioni , che fi diàero nel fettimo libro
di quefta Iftoria: folo per la Francia, co-
me fu altrove notato , ne girava attorno
qualcheduno, poiché oderviamo che Ivo-
ne Carnotenfe , che fiori attempi di Pa-
fcale ILverfo l'anno 10919* nelle fue epi-
flole allega fovente le leggi delle Pandet-
te ( ^ ) • Ma in Italia n' era affatto per*
duta ogni memoria : folamente , come fi
difle , il Codice , le Iftituzioui , e le fue
Novelle erano conoiciute , più per dili-
genza de' Romani Pontefici , e per li Mo-
naci , appreifo 1 quali era allora la lette*
ratura, che per altro.
In fatti molte leggi itW Codice vedia*
mo noi da' Pontefici Romani rappovtate
nelle loro Decretali , come in quelle di
Gregorio III. e d' altri Pomeficr ( ^ ) : del-
(a) Ivo Eptfl. ^6. 69. &c. (b) Cap.
lator^ dePìgnorìb.erve ilP.fi rap fotta alla
le IfiìtHxionì , e delle Novelle non era co^
rara la notizia, poiché abbiam veduto che
il celebre Abate Defiderio nella fua Bi«
blioteca Calfinenfe né confermava gliefeiil*
plari ; ma la più bella parte , eh' era quel*
la delle Pandette , ed ove racchiudefi il
candore, e la pulitezza delle leggi Roma-^
ne , era a noi molto più nafcofta , e rara
la notizia. In Ravenna non é ancor de-^
tifo il dubbio , fé veramente fé ne con*
fervaffe qualche parte • Guido Pancirolo
ic) rapporta V opinione d' alcuni > che>
credevano nell^anno iiz8. in Ravenna in
un^ antica Bibioteca effere fiate ritrovate
le Pandette , le «quali offerte a Lotario ,
avendole riconofciute per legittimo parta
dell' Imperador Giuftiniauo , aveife ordina-
to , che pubblicamente fi fpiepaffero nel*
le Scuole . Ma l' iftefib Panclrolo riputa
}riù vera 1' opinione di coloro , che (crif^
èro, in Ravenna il Codice diGiuftiniano
efierfi ritrovato, non già le Pandette y la
quali in Amalfi in queft' anno 1157. ?^t
r occafione già detta furono fcoverte . Alle
Città dunque di Amalfi non molto da Na«
poli lontana fi deequefla gloria; non già
a Melfi di Puglia , come alcuni Oltramon-*
tani fcriifero , i quali non ben intefi de!
luoghi particolari , e delle Città di que-
fte noftre Provincie , hanno fovente prefb
abbaglio in confonder T una coli' altra Cit-
tà ; ficcome per contrario , il Concilio ce-
lebrato in Puglia a Melfi nelP anno io59«
fotto Niccolò II. difTero che fi foffe ce-^
lebra.to ad Amalfi » Alcuni altri , forfe
tratti dair amore della gloria della lon>
patria^ non fi ^ritennero di dire, che non
m Amalfi , ma che in Napoli 1 Pifani
mentre entrarono a foccorferla , 1' aveffe-
ro trovate , e che toltele a' Napoletani ie
Pifa le trafportafiero ; della qual creden-
za ancorché vana , e che non ha alcua
appoggio, e ripugnante a tutta V iftoria^
è gran maraviglia , che aveffe trovato chi
ne relftife prefo ^ come fu il Summonte ,
eFrancefco de' Pietri, il quale fra gli al-
tri fuoi delirj , onde tefsè la fua ittoria^
non tralafciò inferirvi anche quefto * E
novellamente un moderno Scrittore Pu-
gliefe pur fognò che né in Amalfi , né
in Napoli fi foifero tìrovatc le Pandette ,
ma
/. qui filiosó. e. Qua fes pignot. otlig.po/.
(e) Pancir. de Clar. II. Interpn l. %. <-. ij*
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Ilo
DELV ISTORKà CIVILE
per altra ragio- Rainerot^Grachia Pifaao antichiifimo Iflo«
ma in Molfetta y e non
ne 9 fé non per la fomiglianza del nome ,
€ fé non perchè Molfetta era la patria del-
lo Scrittore : così oggi ( non altramente ,
che della patria d' Omero , e del Taflb )
contrattano molte Città per. appropriarfi
la gloria di quefto ritrovamento •
Ma oltre agli antichi Annali y non de-
ve ciò parer cofa ftrana a coloro y i qua-
li dal corfo di quefta Iftoria avranno ap-
prefo quanto gli Amalfitani foiTero ftati
f>er le navigazioni celebri , e quanta foife
a freouenza de' traffichi , e del commer-
cio, che avean nelle parti d'Oriente , e
nella Grecia y ciocché non V ebbero quel-
. le Città y le quali ancor effe afpirano a
quefta gloria ; onde fu cofa molto pro-
pria , che gli Amalfitani fra le altre cofe
che da Levante portarono nella loro Cit-
tà , v' aveifero anche portate le Pandette ,
volume così raro , e nel quale era ripo-
so il candore delle leggi Romane } ed in
£atti comunemente fi narra (a)y che per
opera d'un Mejccame paefano» navigando
in Levante, ravefl^ quivi comprate , e
nel fuo ritorno ne aveflTe fatto un dono
alla patria . Né può recarfi in dubbio ,
che i Pifani fra le altre prede, cbe fece-
fo in Amalfi , fu quefta delle Patidette ,
e quefta fola , in premio delle loro fati-
che fotfèrte in quel!' imprefa , cercarono
ardentemente a Lotario Iroperadore , il
^uale gliele concedette di buona voglia ;
onde trafi)ortate da loro inPifa, acquifta-
tono perciò il nome di Pandette Pifane,
che lo ritennero poco men di tre fecoli
infino all'anno 1416. nel quale furta guer-
ra fra i Pifani , e' Fiorentmi , Guido Ca-
ponio Capitano de' Fiorentini avendo cfpu-
gnata, e prefa la Città diPifa, come una
rico ^ ch^ fcjitfe fono più di 300. anni de
Bello Tu/co in cotal guiia narrano quefto
ritrovaihento' infieme » e trafportamento
da Fifa in Firenze , e Plozio preffo Tau-
re^o afferma, aver tenuto egli in cafaua
antico iftromento di quefta donazione che
Lotario fece a' Pifani delle Pandette Amal-
fitane • Così ancora lo rapportano il Si-
gonio (ò)y Raf£iel Volaterrano ^ Angelo
Poliziano ( r ) , Antonio Gatto id)y Fran-
cefco Taurello ( ^ ) , Arturo Duck (/) , e
tutti gli altri Scrittori , innno a Burcardo
Struvio ( ^ ) , eh' è l' ultimo fra i moder*
ni a conjfermarlo •
(Dopo tutti coftoro , ultimamente Er^
rho Brencmanno nejla fua Hijìorta Pande^
Barnm , impreffa ad Utrech 1' anno 1722.
efaniinando quefto punto d' iftoria tolfe
ogni dubbio, con far imprimere paggio.
le parole della Cronica antica , o fiaoo
Annali Pifani , eh' egli trafcriffe da un
antico Codice Manufcritto , che fi confer*
va nella Biblioteca de' Domenicani dì Bo-
logna: dove parlandofi della guena, che
VsLVSL Innocenzio , e Lotario coU'ajuto de'
Piiani , modero contro il Re Ruggiero di
Sicilia , fi leggono quefte parole : Li Pi-
fani pridie nonas Augufti armorono 46. Ga^
lee y & forono a la co/la di Mal fi , ^ quel^
lo di per forzia lo prefero €on feptt Gallet
^doeNavey in la quali ritrovorono UPan*
dette €ompofie dalla Regia Maeflà di Jufti*
niano Imperatore , e dopoi quella òruforo^
no &c.)
Lotario fé bene aveffe a' Pifani conce-
duta una cofa di tanto pregio , effendo
egli un Principe dotto , e fopra tutto ripu-
tato faggio facitor di leggi, non trafcurò
di oflervarle , e fcorto che in effe v' era
gan parte del fuo trionfo , trovate in quel- il candor delle leggi Romane , pensò non
le Pwdette , le trasferì in Fiorenza , doverfi trafcurare V utile poteva da quel-
: _• ' ne* e '' -^^-^-/^ -1
e co-
nel-
di-
Hate
, come
Gli an-
0Vt og^ giorno con venerazione
jme cofa di gran pregio fi conferà
)a Biblioteca de' Medici in due~
ri(ti onde quando prima erano
Pifane ù diflero da foi Fiorentine
oggi giorno ritengono il nome .
tichi Annali di Pila appreifo Plozio Grifo ,
(a) CapeeeLatrJ. uhifi.p.^^. (b)i'i-
fnn. de Regn. Ital. Hi. 1 1 . ^ 270. {e) Po-
Ut. Mifcel. cap. 41. (d) Ant. Gatt. hijl.
Gjmnaf. Tisin. aa(. u,p. 92. ( e ) Taurel.
le ritrarfi , e che non doveano ficcome
prima rimaner così tra le tenebre nafco-
fte , e fepoFte . Evvi gran contratto tra i
Bologneu , e gli altri Scrittori , fé Lota-
rio avcffe con fuo Editto ftabilito , che le
Pandette pubblicamente fi leggefTero in Bo«
logna , ovvero per privato ftudio d' Irn«-
rio
in Prjtfat. PP. Fior. ( f ) Artur^ Li. f ^ S-
num. 13. (g) Struv.hifi.Jur.Ji^, rejlaur*
cap.^. §.8.
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DEL REGNO DM WAP40L1 LIB, XI. CAP. ir. nr
ftantiuopoli le avdle apprefe ^ indi a Ra^''
venaa tornato , aveCfeie quivi infegnate g.
ed acquiftafife gran fama d' nomo di lette*
re . Ma difmeflb j^i lo ftudio. di Rairen-i^
na^ fu da' Bolognefì chiamato nella lop
Città , dove fi pole a leggere Filofofia w
Erafi in Bologna ftabilita una Scuola t
ove ,V ingegnava anche Giurifprudenza •
ed imi Pepone che la profetava j ed ci*
iend^ tra' Profeflbri inforta difputa fopra
la parola JS denotante le dodici oncie »
Irnerio con tal occafione fi diede a ftu-
diare i libri di Giuftiniano , e divenne fa-«
moib Giurifta, tal cbe'ofcurò la fama di
Pepone. Fece fommo ftudio fopra il Co-
dice , e fopra le Inftituzioni , e le No-
velle di Giuftiniano , accorciandole , ed
adattandole poi alle le^^gi del Codice »
perchè fi conofcefTe in che le ^velle di*
fcordavan da quelle ; fece ancora le pri«
me fue chiofe a auefti libri ì ed egli fe
il primo che nell anno 1128. commentaf*
fé le leggi Romane • Coloro che icridera
in Ravenna in queft' anno etferfi trovato
un altro efemplare de* JDigefti , oltre di
quello , che correva per la Francia , di-
cono che Ijrnerio prinaa che fodero in A-
malfi trovate le Pandette ( che Angelo
Poliziano (r ) credette effere quelle iftef-
fé che pubblicò Giultiniano , n^l che di<«
fcordano Andrea x\Iciae» ( ^ ) , ed Anto-
nio Auguftiuo (e) 9 e dalle quali egli è.
almen certo, per eflece antichiflime , che
furon tratti eli altri efemplari ( / ) J impie-
gaffe i fuoi talenti anche (opra i Digeft^À'
e che infieme con sii altri libri di Giù-'
ftiniano le infesnatfe in Bologna , e vi fa-
celfe le prime Àie chiofe . NÌa gU altri ^
che ciò niegano » e dicono che i primi
eiempLiri delle Pandette fotfero ufciti ia
Italia da queie d' Amalfi , foftenoono , ch&
Imèrio fpiesaiTe in quella Accademia i Di-
gefti da poi che furono ritrovate in Amal-
n, ma non gii per autorità , e comanda-
mento che ne avefle avuto dall' Impera-
dor Lotario ^ ma per privato fuo ftudio ^
ficcome prima in Bologna faceva fopra gU
altri libri di Giuftiniano» e fopra T altro
dilciplxne « feuza ordine dell' Imperadore •
Q. , Né
ante Letharti Imperìum € vita mr^ravh .,
{q) Polii, lib.io.^p.i^ {A) Alctau4ì'^^
!w eo taman^ àp^tt fatfus ^ quaà' Mi^ìldU fpun&. Hi. 3. fap. 12. (e) Au^i.Emen*
$QSMtH idjkfctfìfft nHinnis aity gud muho i<^/./.i.«*i. (f} SHtn).kÌJi*J^^^^S^^*^^:
rio fi fodero ivi infegnate infieme con gli
altri libri di Giuftiniano . Li Dottori Bo-
lognefi narrano ,'cfae Lotario diede ordi-
ne ad Irnerio , il' qlliale in Bologna leg-
gevi Filosofia 9 che pubblicamente le oi-
cbiarafle^ il che egli cominciò a fare nelf
anno 1128. ciò die farebbe accaduto pri-
ma 9 che le Pandette fi foffero trovate in
Amalfi . Corrado Urfpergenfe dopo aver
narrata r ìftoria di Lotario , dice che Ir-
nerio lo faceffe a petizione della Conxeila
Matilda ; e negli Argomenti dell' ìftoria
di Bologna , che s'attribuiscono a Carlo
Sisonio, nell'anno 1102. fi legge che la
Conteifa Nfotilda ad Irnerio, che ivi leg*
geva Filofofia , aveife impofto fpiegarle, e
che vi facefte le prime chiofe . Ma Bur-
cardo Struvio {a) ftima favol«fo ciò che
Corrado narra dìella ContefTa Matilda .,
che mentre imperava Lotario averfe ciò
impofto ad Irnerio , eifendo indubitato »
che Matilda mori nell'anno 11 15. prima
dell' Imperio di Lotario , e l' ifteflo Sigo-
nio riprova ancora ciò che Corrado dice^
per <}uefta iftefla ragione (^) . Quindi
Struvio crede , che quegli Argomenti, che
fi leggono dopo l' Ìftoria di Bologna non
han potuto efler mai opera del .Sisonio ,
il quale manifeftamente nella fua ìftoria
del Regno d' Italia dice il contrario , e
riprende Corrado , che l' ayea fcritto . *
I più gravi Autori perciò -condannano
per favolofo quefto racconto , -e rapporta-
no 9 che Irnerio » <iè per autorità Hella
Conteda Matilda , né per comando di Lo-
tario aveffe nella Scuola di Bologna inter-
pretati i libri di Giuftiniano 9 ma per pri-
vato ftudio , e per foddislare la fua am-
bizione •
^ Irnerio aqueftitenpi, ne^ quali la Giu-
rifprudenza infieme colle altre difcipline
cominciavano a rtforger^ fii riputato uno
de' migliori Giureconful^. Della fua pa-
tria contendono i Germani , ed i Mih-
nefi 9 ed i Fiorentini pur -ne vogliono la
lor parte : egli prima fu dato a' ftudj di
Filofofia y e delle lettere umane fecondo
che comportava l' uib di que' teiApi , e fi
crede che navigale in Levante 9 ed inCo-
Tom. IL
{z^Struv. hifl.Jur.Juft. reftaur. e. 5. §.io.
b) Sìgùn.de Reg^i. ItaL lììb. 12. pag. 272
ì
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mr .to^xr rsnro
>}è aucli* Accademia in quefti tempi Ai
ì^ktnlìa da Lotario ) né pejr^fua^editto fi.
ìtm^i che aveffe coiaandato ^ che quivi
fi^dwetfero spiegare ^ ed mfegtiare pe« fua
aitfolriiì i libri (H Giuftìniand , ficcoime
feuiene Federico Lifìdetibrogio ( ^ ) i 'fog*
fungendo Eimanno Coiirinsjio (*)> che
ff Lotario avéffe ciò ordinato , e glr^fof-
fe (lato tanto- a oiore la Scuola di 'Efelo-
ffxsi y trovate che furono : n Amalfi le Pan*
4ettey non aVPifaìii, ma a* Profeffori Bo*
togtìefi ne avrebbe fatto dono .
- Mz quantunque, fopra ciò noti fi leg*
geflc particólar editto di Lotario , non è
però > che quefto Principe non favorilfe
ooefti ftud), e che a*fuòi tetnpi la Seno*
la di Bofogttà non fioriffe molto più che
ue'paiiftti, avendovi Irnerio fopra le leg-
gi^ Romatvi Éatti prògreffi rtiaravigliofi ;
onde «vveilne che qttefti Ihidj 'fuR)il col-
tjf^tr> e promoffi, e molti vi s applica-
jtfno ii^oifa, che dalla Scuola d\Imerio
ne ofcirono poi valenti Dottori , i quali
o in voce , e per mezzo delle loro chio-
fc milcritto, illuftravono le lesesi dfiGiu*
ftiniano > e ditftifeTO i) loro Audio , non
pure in Bologna , ma per tutte le Aoca*
demie d^ Italia. Surfeiro quindi Marthio da
Cremona : Bulgato , che a' tempi di Fede-
vico Barbtroffa fiorì cotanto in Bologna :
Vgone y t Ghcoma^Ugolino , Rugateti , Ot*
ttfne^j e Plàctnthio , che fi refero cotanto
celebri nelP AccadeHiia di Montpellier iiì
Francia, Pileo difcepòlo di Bulgaro , che
io^ Bolo|?rìa ^ ed in Modena fi refe illu*
ftre per le fue Qui/lioni Sabbatine ^ Albe-
fico della Porta di^ Ravenna ; ed. il di lui
4ifcepolo. jhxme-^ 'Il quale fra i Giurecon-
felti della fua età tenne il primo luogo,
niaetHo del aoftro Rofftedo Beneventano >
di Bàlduìm^ e di tanti altri .
- Da queftò riforgittientò deMibri di C?ì**
ftiniano nelT Acfcademie d^ Italia, e dnlla
Stuoia d' Ifnerio tomunertiente fi crede ,
the avéffero origine le folennità da poi
praticate in creare i Dottori , attribuen-
dofi ad Irnerio , che per autorità di Lo*
- ' ( a ) Dndeìihtog, in Prelegom. in Cod. IL
Antiq. (b) Confìng. de Orig» Jur. Germ.
€Mjy, ir, ( e ) P^. ItteriuYn de Gradib. Acade^
mìeisy cap. 5- §. 9. (d) Morena de Rib.
Laitdenf, afhid Leibnitium y torH. l. fiq. 118;
{^)t^r^h0.ÓP^^^ S> 13- /(f) é$mÌHg,
R t k-C r V 1 L E
tario concedei^! a' Ptofitffofet dì fens il
gi*ado dei Dottbraco > lefigendofi y che egli
fofife flato ir primo the ave^ diohiarati
Dottori fiulg&ro , Ugolino , Majn:m<» , e
Pileo ( <? ) . E narra Acétbq Morena ( rf ) ^
che eflftndo Irnerio nell' ultimo di ftia vi-
ta, fé gli accoftaroho i fuoifcòlari, egli
domaadarono , chi voleva , che dòpo U
fila morte fbÓe il lor Dottore , ed egli
lor nominò Bul^iro, Martino, e Ugone»
ma che tene&ro Giacoitio in fuo luogo,
onde quefti fa coftituitò lorDóttocc* Ma
Itterio ie) y t Conringio (/) reputwio ,
che quefte foleuhità in conferilerii gradi
di Dottore nell' Accademie t traeffe erigi-
ne da\Francefi> dbnde poi Tappreièro gt*
Italiani-.
Credette» il Sigonio (g)y Arturo Dock
(A), ed altri, che Lotario, oltre d'aver
comandato , che i libri di Giuftimano il
leggeffero per fiia autorità nelle pubblicfac
Accademie, ordinò che anche ne' Tribuf
naii % allegaiffero , e che tralafciate le le^
gi Longobarde, quelli folamente i Giudi**
ci feguiffero . Ma la coildro opinione ncHi
ha fondamento veruno d'ift6ria,^noiile$-
gendofi, noa pure editto alcutì0.di hau*
rio , come farebbe ftato. neceffano , che
ciò comandaffe > ma nemmeno litorico con-»
temporaneo , che lo fcriveife *^ ond' è .che
i pni gravi Scrittori ( # ) > e lungamente
Lindenbrogio (*) riprufifvano il ooftoro
errore. Quel che pòi inanifeftatneute con-
vince il contrario ,, è il vederfi , che le
leggi Longobarde in Italia, e più inque-^
fte noftre Provincie lungamente da poi fi
mantennero, e ne' Tribunali fecondo quel-
le fi decidevano L litigi , e la leoa^e Ro-
mana come per tradizione era nuritenu-
ta da' Provinciali ; né a.queffi tempi da'
libri di Giuftiniano era alleis^ta , i quali
'iion aveanò antottr acquiftata nel Foro au«
torità alcuna, ficccorae tratto tratto l'ac-
qùtftà'ron da poi per ufo più , e per for-
za della ragione , che per legge d' aleuti
Principe .
Ma fé mai di Lotario foffevi ftata ìeg-
de Antìquitat. Acad. dilf. 14. p.i ?4. ( h ) ^^r-
gon. de Reg. ItaL lib. 11. ( h ) Art ut, de ufu
d)* aucl.Jur.Civ. lib. i. r, 14. ( i ) V. Srruw
hijì.Jur.JuJì.r^llatir.ca'y. 5. §. io. St9kmaiU
devi/. 1. num. i8« ( k ) Li-ndtìim ic€* cit.
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DEL REGNO DI NATALI
^> duellò comandailb , quella certamen-
te nette ttoAtc Provincie , cK* erano fotte
la dominazione del Re Ruggiero ino ini-
•fnico ) non avreste avuto, alcun, vigore •,
Quefto . Principe , *còmè qui a gf co vedre-
mo, recuperò ben tofto tutte quelle Pro-
vincie , cfee Lotario avea invafe , e de-
bellò tuvti i fuoi nemici , riunendole al
fao Regno di Sicilia ^ chie ftabilito in for-
nui ài ver^ Monarchia non ubbidiva al-
tre leggi,. fé non quelle, che i Longobat- -
di v' introdufftro , e quelle che egli fta-
bill da poi. E. ciò nom. pur accadde impe-
rando Lotario , e durante il Regno ^i
Ruggiero , ma anclie nel tempo de' Re.
Normanrifi fuoi fucceffori , i quali. conti-
nuando perpeQyi guerna con Corrado i e
Federico L che a Lotario fucceffero, non.
permifcro mai ^die le coftoro leggi foffe-
ro in quefte: Provincie, offeriate , e che
avetfero alcuna forala , ed autorità i ed in
fatti come più innanzi vedrrffi,, non per
le leggi Romane contenute • in quelli Li-
bri f ma per. le leggi Longobarde , e per
le Romane , che come per tradizione era
Ltfe. XL CAP. IL «5
C A P. IIL
Il Re Ruggì èro. fmfiegut la guerra am Ifh
uocenzìo : morte d* Jinacleto , feguUa poto
da poi da quella di Lotario Imperadore ,<f
e dì Rainulfo Duca -di Puglia : Ruggìè'
ro ricupera le Città per iute ;,e tutte fue*
Jie Pr&vimìe col Ducato l^apoletano atfuo
vejtitura del Regno • ;
\ ^
Espugnata da' Pifani Amalfi, e gli al-
tri, luoghi ^di quel contomo , ordinò
Lotario a' medcfimi , che andaflero ad o-
fte a. Salerno, alla quale jmprefa fece an-
che Venir da Napoli: il Duca Sergio , e
da Capua il. Principe Roberto , ed egli
v' inviò il Doca Rainulfo i con mille de'
fuoi Alemanni ; , dalle quali genti infieme
unite ,,fu Arettamente- Salerno affediato «
Era quefta Città difefa da Roh|urto Cafl-
, _ ^ celliero del Re Ruggiero , il quale non
no ritenute da qnefti popoli, .fi decideva- teneva altra, milizia per difender queft*
\
no le lìti.Nè apprello di noi vi fo an-
che Qccafione che quefti Libri fi potcffero
leggere nelle noftre pubbliche Scuole ; poi-
ché infino a Federico IL gran fautore del-
le lettere , che T introduce in Napoli ,
noi non avevamo Accademie ; né fé non.
ne' tempi più baffi ,.etfcndo gli. ultimi a
feguitare Tefempio delle altre Città d'Ita-
lia, cominciarono in. quefte Provincie gli
ftudj di quefti libri , e ad allegarfi nel
foro più per forza di ragione , che di
legge , come fi vedrà nel corfo di queft\
Ifiòria .
'^
importante Piazza , che folo quattrocento
foldàti con alcuni Baroni . de' circonvicini
C^ftelli i ma al piccini prefidio fuppli^^a
la. fede , e 1' amor de* Salernitani verfo
Ruggiero , i quali per etfere ftati lungo
tempo fotto il dominb 4i (]uel Re , gli
erano come a. loro. amico Signore fedclif-
fimi. S\ aggiungeva ancora la gratlmdit^
per la quale erano tanto obbligati àquè>
fto Principe , da cui fopra tutti gli altri
erano ftimati, ed in gran pregio tenuti ,
avendo fcelta , tra tutte le Città di qufe-
fto Regno , Salerno per fede della fua Re-
gai Corte ; e ficcome neir Ifola di Sicilia
cgU avea pofta la fua refidenza in Paler-
mo, cìosì quando era obbligato per gli af-
fari di quefte Provincie di. paffare 11 Fa-
ro , non, altro ve , che in Salerno fecèva
dimora . Per le' quali cagioni con molto
valore fi difendevano dagli infulti degli
affalitoris, tanto che i Pifani fperimentaita
la loro fortezza , per vincer la loro' co-
ftanza fecero comporre una macchina per
ìsforzar le mura delia Città , della quale
e^r tanto fpavefito i Salernitani , che
trinciarono a difperar della difefa ; òti-
de «ffendo fopragaiunti all' atfediata Città
il Pontefice , e V Imperadore ^ i Salewti-
Q^ 2 tani
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h24 . DEir^lSTORI A CI V ILE
tani iaviaodo a Ccfarc loro Mcflaggi fi piuao ,«oa mola altri Ufficiali péfctó p©^
Ibttopofero a lui , con condizione > che i
Ibldati ftranieri potetfero girne ove lor
meglio gradiva > ondo alcuni d' effi iparti-
ffono^ ed altri infieme co' Baroni, e Ca-
pitani , che colà erano , fi ritirarono alla
Rocca della Città, valorofamcnte mante-
nendola fotto il dominio del lor Signore,
I Piiani avendo faputo efferfi i Salernita-
ni refi air Imperadore , ed cffere ftati da
lui ricevuti fenza dirne nulla a loro ,^ (de-
gnati fieramente di tal difpregio , aricro
tantofto le macchine , che avean compo-
ne per cfpugnar Salerno , ed apprettati lor
legni volevan ritornare a Fifa ; • V avreb-
ber pofto ad efecuzione. fé il Pontefice ,
cui molto pxemea la loro alleanza , non
tefler opporfi a Ruggiero, e mantener gli
acquìfti fatti, fé ne andò col Pontefice ia
Roma , e di là per la via di Tofcana pre-
fé il catiimino per Alemagna (b) . Ma
Ruggiero , che mfino ad ora cedendo ali*
impeto di tante procelle , afpettava tcta*
pò migliore per riacquiftar in uno tratto
tutto il perduto, appena ebbe avyifo , dhe
Lotario trafi dalla Campagna partito , che
ragunò in Sicilia una groifa armata ; e
come intefe'ch*egli era in Roma perpaf-
far in Alem;«na^ calò prettamente in Sa-
lerno colla fua armata (r) . Tofto, fi re-
fe quella Città al fuo antico padrone , e
di là gitone ad ofte a Nocera ; la ripofe
tantofto fotto il iìio dominio , ed il fomi-
gli avcffe con «lolte preghiere, e coniar- gliante fece di tutte le Terre colà d' ia-
ghe promeffe trattenuti ; ma sì fatta di-
scordia cagionò , che non s' efpugnaffe la
Rocca , la^ quale perciò rimafe alla divo-
zione' di Ruggiero.
Maggiori furono le difconfie, che nac-
^uero Bpr quefta ftefla cagione tra T Im-
peradore , ed Innocenzio , pretendendo
• qucfti la Città di Salerno appartenere al-
. la Romana Chiefa , e fé bene finora non
li fappia per qual particolar ragione , con
tutto ciò fi vede che Gregorio VII. non
volle in conto alcuno ioveftirne Ruggie-
fo , ficcome né tampoco gli altri fuoi fuc-
ceffori , per queft' iftelfo che pretendeva-
no quella Città aUa Sede Àppoftolica ap-
partenerfi ; ma Lotario opponendoti forte-
mente a tal dimanda , fece che Innocen-
zio s'acchetaiTe (a)^ non volendo queft'
accorto Pontefice romper con lui in van-
taggio dì Ruggiero, il quale da queftedi-
. Icordie avrebbe per fé ritratto maggior
})rofiao : noti fii però che Innocenzio non
enti{£e di ciò grave difpiacere , e che. non
. jcominciafiero perciò gli animi ad alienarfi
. da quella concordia , nella quale prima
arano uniti •
Partirono alla fine ( credendo aver ter-
minata la loro fpedizione ) da quefte no-
fire Provincie Innocenzio , e Lotario , il
quale avendovi lafciato Rainulfo fuo Ca-
(a) P.Dìac. //&4. r. ii7, gua res ìntet
P€ntificem^& de/arem dìffentìonem maximam
mhiijlravìt , Papa dtcente , Salernìtanam Ci-
vhatem Romana Ecclefia aninere ; Imperate*
fecconttay non Pmtfià ^ fed Imperatori ptf
torno , di cui eA Signore il Duca Rainul-
fo . Indi andò fopra Ca^a , e fieramente
fdegnato col Principe Roberto per effere
ftato il primiero iftrumento della venuta
di Lotario in Italia , quella prefe a for-
za , e vi fece dare uno fpaventevol fac-
co • Andò pofcia col vincitore efercito in
Avellino , e quello prefo con tutti i cir-
convicini luoghi , verio Benevento av»-
zofli. I Beneventani sgomentati anch' effi
per la felicità di Ruggiero mandarono pa-
rimente a fottoporfi a lui, e lafctando il
partito d' Innocenzio , al quale poco anzi
aveano giurata fedeltà , aderirono ad Ana-
cleto per far cofa grata al Re , il quale
venuto a Benevento , pa&ò poi a Monte-
farchio , che tantofto (e gli refe : indi en-
trato nella Puglia cominciò con molto va-
lore a fottoporfi niolte Città della inede-
fima. Il Duca Rainulfo, come vide Rug-
giero entrato nella Puglia , ragunò dalle
Città di Bari, Trani, Melfi, e da Tro-
ja 1500. yalorofi foldatì, e s* avviò con-
tro Ruggiero, difpofto di voler più tofto
morire combattendo , che cedere vilmeiv*
te al nemico. -.^
Intanto^ erano perwtìuti a notizia d* In-
nocenzio ì progreffi di Ruggiero , e ve-
dendo lontano 1' Imperadore , e che noa
vi era da fondar molta fperanza né nel
*- Duca
tìnere debere y dtcente • (b) P.Dìac.lib.^.
cap. 1 2Ó. ( e ) Fate, Ben. Audìens Rex Ro*
gerius Imperatorem viam redeundì arrtpuijfe ,
exerchu convocato , Salemum venìt .
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»Et REGNO DI NAPOtI LIB, XL CAR Ut
Duca Rainulfo, né m' Capitani di Ccfa- finto dàlie ragioni di Bernardo ,
«5
il Re
in concordia il Re coi Duca ; ma rinfci
te vane le pratiche di Bernardo in oue'
tempi molto riguardevole e per la fua dot-
trina , e- molto più per la fantità della vi-
ta , vennero il Duca ^ ed il Re alle ma-
ni , e pugnatoli vigorolameate , reftò in
quefta incontro Ruggiero -perdente ; ma
Icrno ,* e di ritornare in Roma • Che che
ne fu y Ruggiero fenza conchmdet nien-
te k ne parti ancora-, e falendo fu la fua
armata andò in Sicilia , per ritornare in
Puglia con eferciti più numerofi .
Ma ecco mentr' egli dimorava in Sici.»
lia, in oueft'anno 1138. a' 7. di Genna*'
niente però importamlogli tal perdita , ri- ro accadde ij» Roma pur troppo opportu*
tirato in Salerno , rinvigprifce le fue trup- namcnte la morte d' Anacleto , la qual
pe per di nuovo invadere la Puglia. Non fece, che quefto fcifma, che per otto an-
laftiava però T Abate di Chiaravalle di ni avea travagliata la Chiefa, fi fpegnef-
fe . I figliuoli di Pier Lione , e gli altri
feguaci d'Anacleto tofto avvifarono al Re
la morte del lor Pontefice , con diman-
dargli fé e' reputava efpcdiente, che fé gli
creaife fucceflore . Ruggiero , a cui pre-
meva di nudrire fimili difcordic , perchè
il partito d' Innocènzio al fuo contrario
non molto s' avanzaffe , rifpofe die tofto
lo creaffero : ficcome in fatti i Cardinali
del partito d'Anacleto unitifi infieme , e*-
leifero per fucceffote Gregorio Romano
però
Trattar continuamente col Re per ridurip
in pace ^bl Pontefice » e finalmente otten-
ne da lui, chp venilfero tre Cardinali d'
Innocènzio , e tre altri d' Anacleto innan-
zi a lui, perchè udite le ragioni d' amen-
due , avrebbe poi deliberato quel che gli
fotfe paruto più convenevole ♦ In etfetto
Innocènzio gli mandò il Cardinale Alme-
rico Cancelliere di S. Chiefa, ed il Car-
dinale Gherardo uomini di molta autori-
tà, infieme ajr Abate Bernardo; ed A-
nacleto gli mandò fimilmente tre altri fuoi
Cardinale de' Santi Appoftoli , a cui po-
Cardinall , quali furono Matteo parimen- fero nome Vittore IK Ma in queft' incon-
te fuo Cancelliere , Gregorio , e Pietro tro fu tale l'opera dell'Abate Bernardo,
tifano uomo riputato in quefti tempi di che alle fue perfuafioni cosi Vittore, co.
molta eloquenza , e dottrina , e molto
verfato nella Sacra Scrittura (a). Giunti
in Salerno , volle il Re per più giorni
fentirgli j indi ragunato tutto il Clero Sa
me i fuoi Cardinali che 1' eleifero , fi fot-
topofero ad Innocènzio , ed avendo depo-
fto Vittore tutte le'infegne del Papato a'
fuoi piedi , s' eftinfe del tutto lo i'cisma
lernitano , e buoni parte del fuo popolo ,(^), laonde i Romani cotanto fi lodaro-
coir Arcivefcovo Gugliemo , e gli Abati
de'Monafteri, poftafi la cofa in delibera-
zione , ed in ifcrutinio , non fi venne mai
a conchiudcr per opra di Ruggiero , il
quale, fecondo narra Falcone Beneventa-
no , proccurava tirar in lungo quefte ra-^
gunanze per trattenere con queui trattati
di pace Innocènzio , ed il Duca Raiuul-
fo , affinchè intanto potetfe egli rifarfi de'
danni patiti, ed unir nuovo efercito . L'
Abate di Bonavalle , ed il Cardinal Ba-
ronio narrano altrimenti il fatto di ciò
che ne fcritfe Falcone Autor contempora-
neo : dicono aver folo Bernardo con Pie-
tro Pifano trattato queft' accordo con Rug-
giero , e che febbene Pietro redaffe con-
-' (a) Sigon. di Regn. hai. lib. 12. ìnfignl
per ea tempora eloquentìa , fii%gulartque do"
no di Bernardo, che per onorarlo qìì die-
dero perciò il nome di" Padre della lor
patria ; ma egli che faceva profelfion di
Santo, avendo a noia gli onori di quefto
'Mondo, partendoti di Roma in Francia,
al fuo Monaftero di Chiaravalle fece ri-
torno . Pietro Diacono (?) che appunto
aui termina la fua Giunta alla CroKaca
i Lione Oftienfe narra in altra guifa il
fatto : dice che Innocènzio per mezzo-
d' uno grofib sborfo di denari che diede
a' figliuoli di Pier Lione , ed a coloro che
gli aderivano , gli traffe alla fua parte :
onde i Cardinali, che aveano eletto Vit-
tore , deftituti d' ogni ajuto , per dura n«-
ceflTità fi fottopofero ad Innocènzio. Vie
chi
Strina • ( b ) Falc. Beìiev. ad ann. 1138. P7-
ta S.Bernardi, (e) JLié,4* c0p. ultn
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^^ -BBLU I.STÒRIA CIVIL1E
<;|IÌ ld\fcu& > ^tttche ammeft) ciò per ^-
xo, dalle colpe^ firaonfa, jllegando kl-
mjìgMirtmili,e£mfìi\ cffmt%cc TAba^te.
àSlh Noce in quèttà luogo .-, '
ìnnocenzio veduti rgcdietatii gUjiffari.
di Rania»'< libero da tali.difcòrdie y ri-,
volfe tutti i fiioi penfieri oontto Ru|gic-
Wy tà' alla guerra della Puglia ; onde gi-
tone ad Albano ragunò groflb efercitp per
Itnirfì coi Duca Raìnulfo : ^ dall' altra parte
il Re ai^endo parimente unite le fue trup- .
pe, pafsà dalla Sicilia a' costui della Pu-
glia per. riporre fotto.il dominio le rima-
dienti Città di quella Provincia . ^ Non man-
cò il Duca. Raiiiulfo d' opporfi , ma inva-
ilo, onde- il Re all' imprefa . di Melfi . vol-
tò tutti . i peniieri , ma non potendo efpu-
i^arla per la valida difefa y prefe tutti i
Camelli d* intorno , e dopo ciò tornato a
Salerno, quindi partiffi di tiuovo per Si-,
cilia,. —
Accadde in queft'ifteffo anno 1 138. nel-
la Valle di Trento la morte di Lotario
Imperadore : Principe oltre al valor, delle
armi, dotato di molte, virtù, e foprattut-
to amator delle lettere , e. del giufto: e
merita efler.fopra tutti gli altri, rinoma-
to, per eflerfi a'^^fuoi di reftituito in Ita-,
lia . lo fplendor delle leggi Romane , e
permetfo che. quellc.fi infegnaffero nell'Ac-
cademie d' Italia. .Cagione , che da poi
col correr, degli anni riacquiftafTero tanta
autorità, ^ che fi rendeifero cotanto chia-
re, e luminofe, che ofcurate le altre leg-
gi delle altre Nazioni , oggi fono la nor^
ina di tutte le Genti , e nell'Accademie
meritamente tengono il. primo luogo , e
Sr le quali la più^ illuminata parte del
ondo fi governa . Ed è ben degno*, che
dagli. amatori della legai difciplina fopra
tutti gli ^ altri venga d' immenfe lodi com- .
niendato • '
Fra gli Elettori dell' Imperio occorfero
gravi contefe per rifar, il fucceffore . Afpi-
ravano al .foglio Corrado Duca di Suevia
fuo nepote, ed Errico di Baviera fuo ge-
nero ; ^a finalmente efclufo Errico fu
Corrado innalzate a sì grande dignità , e
fu falutato Imperadore da' Duchi , Princi-
pi , Marchefi y e da tutti i Grandi dell'
(a) P, Diac. lìb.^. c.iij. (b) Falc.
Benev. an.11^9. Otho Frtfingenf. ( e ) Falc.
Benev. {à) P. Diac, Uh. 4. cap. 1 16. pr^g-
Itnperio , non ei&ndofi ancora riftreCti
oueft' autorità^ a' foli fette , come fi fece
Dall'/altr^^^Mrt» ìnnocenzio , cui tion
altra cura.preitneva , cbe di abbattere il
partito di Ruggiero , avendo nell' entrar
dell'anno 1139. fatto convocare un Con-
silio in Roma , . fbomunicò ivi di nuovo
R-uggiero, e tutti coloro , che avean fi^-
guite le parti d' Anacleto. (^) . Ma fui-'
miae afui -pia ruinofofopravivenaè «(ì ìn-
nocenzio non guari da poi ; poiché nell*
ultimo giorno d'Aprile il Conte d'Avel-
lino , e Duca . di Puglia , ^fae con sì fiera,
e continua guerra, ave^i travagliato il «Re
fuo cognato , axnmalandofi d'. una grave
malattia mori in Tro)a di Puglia , e fa
dai fuo Vefcovo Guglieln\p , e da' fnoi
Cittadini , dolorofiffimi della fua morte,
con . molte . lagrime nel Duomo fepolto .
Pervenuta jn Sicilia . la noVeila della fua
morte, quanto contento apportale al Re
Ruggiero non è da dimandare : egli allo-
ra tenue per finita la guerra ; onde uniti
prettamente i fuoi foldati pafò in Salerno
( r ) ; ed ivi congregati tutti i Baroni ,
che fegiùvano lafua parte, andò aBene^
vento, indi avendo .toggipgati molti luo^
ghi del Conte d'. Ariano , il quale fugg^
aTroja, prefe parimente in breve tempo
tutte le Città , e Caftelli di. Capitanata.
EU)e il Re , come dicemmo , tra pli al-
tri fuoi , figliuoli natigli da Alberta fua
prima moglie, Ruggiero primogenito , il
qual perciò fu da lui creato Duca di Pu-
glia: quefti. pareggiando il valor del fuo
padre , eh' era j^aflato all' affedio di Troja ,
foggiogò da. poi tutti gli altri luo^i del-
la Puglia , tanto que' pofti . infra terra ,
quando quegli eh' erano alla riviera del
mare (^) : la fola Città. di Bari, ch'era
allor valorolàmente difefa dal Principe Gia-
quinto non potè avere in fua balia ; on-
de egli difperando della refa , prefe con-
figlio d'andarfene al Re fuo padre , che
flava campeggiando la Città di Troja .
Era quefta Città difefa da Ruggieri Conte
d' Ariano , che colà con groffo numero di
foldati erafi rifugiato , difendendola egli
con molta oftinazione , obbligò il Re a
par-.
ter Barum , Trojam , atque Neapolìm , omnem
Terram quam facile amìferat , facilius cte^
pit recuperare.
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DEL R^GN^O DI MAPOLI LIB. XL CAP. IIL tif^
ttrtufi Adii' atf^io » il quale imitoii CfA bi£>gaa in ipodo , che tir rotte, e^
ngliuob volfe i (vpi tj^erciti verfo Aria- io'ftJLga le genti Papali » ed Innoo
lU) ) facendo pifiepàràr mct^^okccfaitie' di ' '^
legno per efpùgiaaffa. . *.
lataato Papa Iniioceiizio avendo inte*
fa ifl rea novella della morte del Duca
Rainulfo, ed i felki progreffi del Re in
Puglia > non volendo lafciar que' luoghi
fcnza difcÉi >' ragunate le fise truppe , e
jneflòu alla tefta delle mede&ne > vtfà da
Rotna^'e venne a S. Germano . JR.uggie«
ro che per quefta fpedizione d' Intiocen*
iftefTo non^fenza ingiùrie > e difprcgi ,_
condotto prigioniero al Re inficme col
Cancelliere \Mitfcerico, e con molti Car-
dinali y ed "altri uomini di conto , ponen«
dofi anche i vittoriofi foldati a rubar i
ricchi atnefi del Pontefice > ove fu ^itróm.
vata groéa fomma di moneta , fai vandoà-,
folo colla fuga Roberto Principe di Ca,^*
pua .
Ecco a qaal fine infeliee han femprìl^
zìa veniva fraftotaato nel 'meglio de* terminate le fpedi^ioni de' Pontefici con-^
fuoi progreffi tenti > prima di venir con tro i noftri Principi , ed ecco il frutto*^
lui alle armr^'^fe potefferiufcirgli di pia- che han fempre ritratto , quando depofto
cario con diAiàhdargli pace > inviò a que^
fio fine fuoi Meffi oifetendofi "pronto ad
ogni fuo volere /I Meffi'fuìrono ricevu-
ti cortefemente da Inno^osio » il quale
mandò ^tresl a Ruggiero due Cardinali
ad invitarlo > ch'egli veniffe a S. Germa-
no per pptere eon etfetto pacificarfi infie--
me. Il R)^ era allora tornato di iiuovo
airaffedio di Troja, ed avendo ricevuti
onorevolmente i Cardinìili > levatofi da
il proprio meftiere ^ lian voluto a gùiim
de' Principi del Mondo alla tefta d' efer-
citi armati coprirfi d'elmo , in vece di
tiara , e yeftir di corazza , in vece di fto-
la y e di dalmàtica •
Quefto memorando avvenimento {ucce*
dette li ventuno di Luglio di qneft'anno
IIJ9. (A) come ben pniova ravvedutili
fimo Pellegrino (r) contro quello che il*
Barónio/e D.Francefco Capecelatro fcrif-
queir atfedio iniierae colDuca. fuo figli- fero, i quali non intendendo il* laogo di
uolo ^ avviò preftaihente a S. Germano : Falcone, fcriffero la prigionia d' Iiinocen«
61 per otto giorni (Vi) mane^iato queft' zio effer fucceduta a' dieci di quefto me*-
_/<-_ .__ ^ _jy T :_ . /!• f^^ 2^^ lafcierò qui di dire, conforme
molto a propofito avvertì il medefimo-
Capecelatro nella fua iftoria de' Re Nor-
manni, eh' è tra le moderne la più accu-
rata di quante mai narrano i fucceifi di
affare ^ ma etfendofi Innocenzio oftinato
a» pretendere la reftituzione del Principa-
to di Capua al Principe Roberto, e non
volendo il Re a cotal £itto in modo al-
cuno confentire, fu difciolto os^ni tratta-
to, ed avendo ragunati i fuoi foldati par- ' qiiefti Re, eifer manifefto l'errore di co-
ti da S. Germano • Il Papa intefa la fua
partita fé ne andò colle fue genti al Ca-
fiello di Galliiccio , cingendolo di ftretto
aifedio: laqual co£i venuta incontanente
a notizia del Re ,' ritornò veloceririente in-
dietro, e giunfe imptjjvifo a S. Germa-
loro, che quefta rotta , e prigionia d' rn*-
nocenziò fcrilTcro effer avvenuta nel prin*
cipio del fuo Pontificato , e tutta altri*
mente di quel, ch'ella a-vvenne > e. che*
perciò fi ca^ionaffe lo {cifm^ d' Anacleto/
poiché «li Autori conteinporanei , e que*
no; per la cui prefta venuta il Poiitefi- che poco da poi mand irono alla memo-»
ce, ed il Principe Roberto , ch'era con ria de' pofterì quefti fucceflS , in queft'an-
no, e nel modo'che s'è narnto la rap-
ini , fur percoffi da fubito fpaveuto in
guifa tale , che iènza alcuno induQ(io fi
t#lfero dair affedio del Cartello di Gal luc-
cio per ritìrarfi in Ino^o 'ficuro ; ma il
Re inviò fubito il Duca di Puglia fuo fi-
gliuolo con bea mille valorofi foldati,
acciocché tendendogli asuati aff^iltaffe per
lo cammino, il Pontefice .. La qual, colà
<jnandata felicemente ad etfetco^ andò la
. ( a ) Falc. Benev. (b) Fa le. Bemtv. ami.
^^39- C e ) Pellegr. in Cafiìg. ad Falc.
portano,* come la Cronaca di Falcone an-
tichilfino Scrittor Beneventano , l'Anoni-
mo Callinenfe, le iftorie' dell' Arci vel'co-
vo Ro.nnaldo, è di Ottone Frifin^enfe,
e le molte lettere fcritte fopr» tal mite-
ria da S. Bernardo A bi te di Chiara vai le :
per l'autorità di_sl sgravi, e vecchi Scrit-
tori il Cardinal Baronia, il riferito Ga^.
pece-
Baneif. ann. zi 39.
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I* D E L L' I S T O R I A e t V I L £
pccclatro , t V incomparabile, critico de' dre , i qtiali con tanti fudori, e triva^
noiW fatti Camillo Pellegrino in tal gui- aveano dtirpato da^a Sicilia , e da qoe-
fa rap{K>rtano quelli avvenimenti . ftc PfDvincie 4 Saraceni implacabili nemi-
Ma- non meno per quefta prigionia d' ci del norne Criftiano , s' grano refi degni
Innocenzio* che per quella di Lione, ri- d' immortai famai gii confermava perei jy
luffe la pietà de' Normanni verfo la Sede il Regno di Sicilia tt lui dal fuo mtectt"
Appoftolica ì ancorché Ruggiero , fecondo fore Onorio invertito , con la preminenza
ciò che* dettavano le leggi della vittoria , di Re, e con tutti gli onori , « d igniti
«veffe potuto trattar Innocenzio come fuo Regali j aggiungendo ancora il motivo, e
"prigioniero, come fi farebbe fatto ad ogni la ragione per la quale doveafi Russiero
altro Principe del Mondo j nuUadiman-
eo non f^endo egli diftinguere digerenti
jperfonaggi nel Pontefice , gli refe tutti
quegli onori , che fono dovuti al Vicario
di Crifto : gli mandò fuoi Ambafciadori
a chiedergM perdono, e a pregarlo che fi
foffe pacificao con lui. Innocenzio vinto
^più da quefta eenerofità, e grandezza d'
animo di Ruggiero, che dalla fua forza,
confentl volentieri alle fue dimande ; e
ben prefto dopo quattro giorni (a) nel di
che il celebrava la fcftività di S. Giaco-
mo fu preffo Benevento la pace cónchiu-
*i . Per parte del Papa fi tolfero tutte le
fcomuniche fulminate contro Ruggiero,
e contro i fuoi aderenti ; onde il Re col
fuo figliuolo Ruggiero aiidaronoa metter-
li a^fuoi piedi, e a riconofcerlo per vero
Pontefice y e gli giurarono perciò ambe-
due fopra i fanti Evangeli fedeltà così a
lui , come a tutti i Pontefici fuoi fuccef-
fori legittimamente eletti , e gli fi refe-
so ligi, con promettergli A (olito cenfo
di 600. fchifati l'anno, e di teftituirgli
Benevento . All' incontro il Papa confe-
gnandoglr di fua mano lo ftendardo , co-
me allor'fi coftumava, l'inveftì del Rea-
me di Sicilia , del Ducato di Puelia , •
del Principato di Capua, riconoibcndola
^r Re, e confermandogli tutt^LigiiegU
onori, e dignità che a'Re s'appartengono «
L' inveftitura fpedita dal Pontefice fo-
pra ciò , fu traiportata da' regiftri della
poffeflore di queir llòla innalzare al tito-
lo di Re^ e la Sicilia in Re^no, che è
queir ifteffa che rapporta T Abate Telf fi-
no, perchè anticamentar^queirifola ebbe
le prerogative di Regno, e' propri fuoi Re
che la dominarono .• Rtgnum Sicilia ( fo-
no le fue parole ) i^uod -utifue , prout in
antiquis rejertur hijtoriis ^ Regnum fuìffe^
non dubium eji ^ ubi abeodem anteceffore no*
Jirù concejjum cum integritate honoris Rej^iì ,
eb- dignitate Regibus pertinente j Excellentie
tua roncedimus , O jipojiolica autkoritate
firmamus'y reputando con ciò fra le altre
poteftà de' Sommi Pontefici effer quella
d'ergere, o reftituire i Reami, e* Resi,
€ tanto maggiormente in quello di Sici-
lia, della quale i predeceflori di Ruegie-
ro dalla Sede Appoftolica ne furono in-
veftiti .
Gli conferma l'inveftitura del Ducato
di Puglia, che dal fuo predeceffore Ono-
rio eragli fiata data j e del Principato di
Capua, vivente ancora il Principe Ro-
berto, che ne fufpogliato; e quando pri*
ma avea ufati tanti sforzi per farglielo
reftituire, ora ne dà TinveAitura a Rug«
giero , foggiungendo : Et infuper Prìncipa^
tum Capnanum integre nihìlominus noftrì fa*
voris fvbcre communimus , tibique concedi*
musi ut ad at^rem^ atque ob/equium B.
Fetri Apojlolorum Principisi & nojirum^
ac JucceJJorum mjirorum vekementer adftrin-
garis: pretendendo in cotal guifa giuftifi-
Libreria di S» Pietro di Roma dal Cardi-* care per legittimo l'acquifto fatto ^ique
nal Baronio, e fi legge ne' fuoi Annali
ib)i nelU quale occorrono più cofe de-
gne d' eflfere offervate . Primieramente di-
ce Innocenzio , eh' egli calcando le me-
defime pedate de' fuoi predeceffori , ed
avendo avanti gli occhi i meriti di Ro-
berto Guiscardo, e di Ruggiero fuo pa-
(a) wAw». Cajpn. (h) F rapportata
0f9fii U Mia M quefia hrvefiitura da Lu^
fto Principato da Ruggiero Jure beliti e
non per altro fine, affinchè fiano Ruggie-
ro , e' fuoi fucceffori più riverenti -y ed of-
fcquiofi alla Sede Appoftolica , .non altri-
mente di quello, che fi dichiarò Grego-
rio VII. nella fua inveftitura.
l.Il
nìg. Cod. hai. Dìplom. Tom* 2, pag. 850*
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<4) {cfitfe^ chi Anacleto, oltre al Prin-
I. If DifcaP» Napoletano ^ Sari , Brìndìfi ^
e tuttt h altre Città del Ragno fi
/oitomettom al Re KvGGiERO ^
MErlta ancora rifleffione di non eA
feffi in quffta inveftitura fatta men-
zione alcuna del Principato di Salerno^
richè i Pontefici Romani , mcorcbè non
. fapeffe^ per quii paiticolar ragione ,
Tempre pretefero quéfto Principato appar*
tenerfi arila Sede Appoftolica, non altri*
mente , che BeaeFenta * Non fi vede nel**
la medefima «è pur nominato il Ducato
Napoletano, onde v^nno di gran lun^a
errati coloro, che fcriilero Iniu>cenzio
avere inveftito Rugaeiero anche di Napo-
li : né poffiamo non niaravigliarci quai^
do neir [ftorla Napoletana altimamenre
data fuori dial P. Oiannettafio (a) lep^
Siamo , che da quefto punto Napoli oa
bera Repubblica ^aflàfTe fotto la Regia
dominazione di Ruggiero ; e l'Autore
quafi dolendofii di quefto fatto pe '1 ienti-
mento -che moftra d' aver perduta la fua
patria il pregio di edWeJibera, ^ccac^io-
na Innocenzto^ come 'i permettelfe , quanp
éo quella jCittà appanea^va a^Imoerl^i
d\ Oriente ; quafi che anche (e wffe^atd
véro il fatto, fofle jx^fa nuova de' Ponte-
fici Romani inveftire de' Stati , cbe loro'
aon s' appartehevano \ e ie ciò parsegli
novità , come non forpreoderiene , quan-
do vide da' Papi inveftire i Normanni
deila Puglia , e della Calabria , Provin-
cie , che a' Greci s involavano , e ibpra
le quali v' ^veano non minoct ragioni ,
che fopra il Ducato Napoletano» Qi^edo
Duca^ paisò a' Normanni non già per io*
veftitura datagli da Romaiii Pontefici «
ma per ragion di cop<^uifta, e per (bm*
sneflione de' Napoletani , come qui a po-
co diremo. Solo nella Bolla d'Anacleto,
dopo r ioveftitura del Priocip^tp di Ca-
Mia jfi foggiunfe ; Honorem quoque Neapo^
sis , ejufyue fertinentiatum \ .che non de-
notava, altro che l'onore d' efièrne Duca ,
con reftare la Città con l' ifteffa forma ,
e politia \ e iblamente Pietro Diacono
Tom* IL
{t)HiJìor.NapolJib. II. (b) P.DiW.
iìò. 4« eap, 97. f e ) Falc. Benev. In bis
àìabus Ches Noapolitani venerunt Beneven*
Ikm, <3r CivitatemNféifQlim 0d fidcfitatem
cipato di Capila, inveftifle anche Ruggie*
ro del Ducato di Napoli; ma ciò che fe-
ce Anacleto , non volle Ruggiero dopo
la pace fatta con Innocenzio , che ali giùn
vaile i e del Ducato di Napoli | uccome
di quello d'Amalfi, di Gaeta, del Prin*»
cipato diTaranto,, e di Salerno, ndSi vol-
le altri che ve n'avetfe parte fé non la
ragion della conquifta, e la fommeffione 'r
de' popoli •
In effetto , ritornando ià donde ci^ di«.
partimmo , avendo Ruggiero dopo quefta
pace, liberamente lafciata al Papa laCit« ^
tà di Benevento , mentre quivi dimora-
va , vennero i Napoletani fgpmentatr anchT
elfi delia felicità di Ruggiero a fottometì»
tere la loro Città al fuo dominio , come
già ftim^ awa fatto Sergio lor Duca y
Quefto Duca, fé dobbiamo preftar fede
ad Al^andro Abate Tajefino^ molti aft*
ni prima avea fottomelfa lar Città .di Na«
poli a Ruggiero , ma da poi pentitofi del
fatto s'unì col Principe Roberto, ^ c^ .
Conte Rainulfa di lui nemici , e lunga^
mente gli fece guerra .* tornò poi al par*
tito di Ruggiero , unto che militand<^fot«
to le di lui infegqe , nella battaglia che
perde Ruggiero preffo Salerno, reilòmor*
to con altri Baroni dalle genti di Rai*
nulfe ,
In ^ueft'anao adunque Ji39«fperimen«
tando 1 Napoletani il valor di Rug^iec»
fi fottopofe^ (labilmente al fuo dommios
ed etfendo fimifi per la mor^e di Selcio
fenza Duca , eleverò ^col confeotimento
del RfC in lor Duca Ruggiero Tuo figlino*
}a (r>. Inveges pruova Ruggiero > noa
Anfofo elfere ftato eletto Duca. IlPelle«
gffino vuole , che foffe Anfufo . Che che
ne fia> ancorché quefto Ducato pafTafié
.fotto la Regia doniinazione di Ruggiero ^
n^n volle perb egli che fi alteraffe la fer-
^a del fuo governo, e la fua politia, fu-
' r^o i medefimi Magiftcati , e le mede-
firne leggi ritenj^té , e confermò alla Cit-
tà tutte quelle prerogative , e privilegi
che avea, quando fotto gli ultimi Du-
chi , attratta all' intutto dall'Imperio d*
R Orien-
Domini Regìs traJenteSf Dueem fiUumjfjua^
dixeruni , & ejus fidelitati eolia fumiti
$unt • ,
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»,♦ deh; i.sto
Oricttjs , avta prefa forma di libera Re*
pubblica; e per quefta ragione offer via-
mò y che anche dopo Ruggiero infmo all'
anno 1190. come ilCapacio («), o qual
tlcro fi foife r Autore della latina iftoria
Napoletana , rapporta , vi fiano ftati al-
tri Duchi di Napoli , come un altro Set*
gtoi ed un XTXAliemo^ in tempo del qua-
le fu conceduto a' negozianti d'Amalfi di-
moranti in Napoli, quel privilegio rap-
portato da Marino Freccia^ e di cui faffi
anche menzione nella riferita iftoria .
Non è pcrò^ com» (limarono alcuni^ che
Ruggiero gli lafciafTe Finterà libertà , a
guifa d' uno Stato libero^, ed indipendea-
fc . Credettero cosi , perchè rapporta Fal-
cone Beneventano , che Ruggiero dopo
la prefa di Troja , e di Bari nel fegucn-
te anno 1 140. fece ritomo in Napoli ,
dove narra , che fu dà' Napoletani lieta-
BKnte, e con m»lta fefta accolto, e con
tanta pompa, e celebrità, che niunoRe,
ftè Imperadore fu giammai in etfa con
lauto onor ricevuto : che il feguente gior-
no cavalcando per la Città , falito in bar-
ca pafsò pofcia al Caftel di S. Salvatore
poftQ fopra una ifoletta dentro de] mare
non guarì da Napoli lontana , che dicia-
mo oggi il Caftel deir Uovo per \z faa
figura., ed ivi eflendo, avendo a fé chia-
mati li Cittadini Napoletani, con quelli
ie lìbertate Civhatis , & uttlitate traBavit ,
come fona le parole di Falcone , dalle
quali, ingannati credettero, che i Napole-
tani quivi trattaffero con Ruggiero della
libeiti della loro Città, quando , come
ben dimoftra T avvedutiffimo Pellegrino
( £ ) , di niente altro trattò il Re , fé non
deir immunità , e franchigia , che preten-
devano da lui i Napoletani, che fu loro
tofto da Ruggiero accordata i . ed avrebbe
{)Otuto toglierfi da queft' errore il Capac-
cio per queir iftetfo privilegio , eh' egli
•adduce, dove i Napoletani concedenda.
libertà a' Negozianti del Ducato d' AmaU
41 commoóranti in Napoli, per liberr4non
incendoRio'akroY che una nrlforo^ dtfraii^
-chigia'^ied immunità, come da quelle pa-
lale : Ut ficut ifla Civitas Neapoth privile'
gÌ0 UberÈatis prxfulgety ita & vos negotia-
t99ff^ ramp/ores , five spethicarii in perpe*
( a ) Capac. lib. \. cé$p^ii. ( b ) Pelleg.
§d Fate. JBen, ann.ii^. (e) T, Fellegr.
tuum gaudeatis ^ ma di qnal libertà patw
lafi nel privilegio? ut nulU i^mii&io^ co»
me fiegue, de perfenìs^ vel nbus veflris ^
five haredum , & fuccefformm tnjiròr^m ne*
gotiatorutn in Neapoli habìtantium nquira'*
twt ; ficut nen requiritut dt Civibus Nea*
polttanis. .
Non fu dunque che laiciò Rtiggiero il
Ducato Napoletano ali' intutto libeio , ed
indipendente ; lo lafciò bensì colle mede-
(ime leggi, e Magiftrati , e con queU'
ifteffa forina di Repubblica ; il che non
denotava altro, fé non la Comunità, noa
la dignità delle pubbliche cofe, xx)mend
primo libro di .queft' liloria fu notato;
nell'ifte^fa guifa appunto , che lafciolU
Teodorico, quando ordinò , che godeds
di quelle ftefle prerogative , che avea ;
"onde fi ha che Ruggiero lafciaiTe la giù*
gÉfdizione intorno ali'aunooa a' Nobili, 1
ed al Popolo, c^e fotto nome d' Ordini 1
di Eletti , o Decnrioiti , ovvero Confoli
venivano defknati ; e la giurifdizione io»
torno alle cole della giustizia , il Re la
volle per fé , come appunto, fece Teodo*
rico^ che mandava i Corniti ad ammini*
ftrarla, coftituendovi ora Ruggteio ilCa«
{titanio mA Giudice , ficcom^, nell' altn
Città , e Caftelli del Regno, fi praticava • |
Egli è però vero , che Ruggiero non
usò tanta cortefia, e gentilezza in ninna
altra Citrà del fuo Reame , quanto che
in Napoli; poiché oltre di laiciar intatti
i fuoi privilegi , a ciafcun Cavaliere die-
de in Feudo cinque moggia di terra con
cinque coloni a quella asccitti , promet-
tendo ancora di maggiormetlle gratificar*
gli, fé ferbando a Ini quella fedeltà , che
gli aveano giurato , raanteneifeio la^Cit*
tà quieta, ed in pace fotto il fuo domi-
nio ( r ) ^ Nel^ che npn poffiamo non ma*
ravigliarci del Fazzello (<i) , il quale 9
non badandogli d' aver malamente coufu«
(b intorno a quefti fatti le cofe , i tem«
pi, e le perfone, ags^iunge ancora di fuo
Cervello, che dopo ederii conchiuia lapa*
ce tra Innocenzio, eRu<>giero, fofleque-
fti entrato in Napoli con gran plaufo, e
che in quel giorno aveife creati cento
cinouanta Cavalieri, e che quivi per due
mea in fefte , e paffatempi fi fodé tratte*
nuto,
Cafi. ad Falc. Benev. ann. 1 140. (d^ Fét»
xaL fofter^ decada Ui^.ji •
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DEL ITECND D f BT A PO t T ET B; XT. C A P: UT. rjt
ttHtot coiitfo^hitta Tiftofia 9 e contro* ciò 9.
die Falcone Rsneventfano rapporta, imor-
iu> a queAi luccefii.
Moftrò ancora Ruggiero- un' ahra par^»
ticolave affezione vcrfo i Napoletani , per*
cbè fece mifurar di notte le mura dèlta
Città per faper la Tua grandezza , e quel-
la ritrovò etfere di giro ^36^. paffi. ; ed^
effendo nel feguente giorno innanzi a lui
lagunato il popolo Napoletano , domandò
amorevolmente loro, fé* fapevanO' quanto
era il cerchio delle lor mura , ed elfèa-
dpgli riipofto di n09.il Re loro il diffe:
di che ebber maraviglia , e rim afero in?
fietnemente lieti dell* affezione di lui (^7).
£ vedi intanto le vicende delle cofe
mondanej.quefta Città, che in' tempo di
Ruggiero a riguardo delle altre > che era-
no in quelle Provincie , era ài cosi bre-
vi recinti, ora emula dell' ifteffeProvia-
eie, noti, folo fi: è reTa Metropoli, e Ca-
va di Ha sì vafto Reame ; ma la fua gran-
dezza è tale^, che agguaglia le Città più'
kiiigni l e maravigliofe del Móndo..
Ma-priqia. che Ruggiero entraife in.Na-
poli quella feconda volta con tanto plau-
6> y e giubilo., aveft già reftituita tutta la
Provincia di Capitanata fotto il Tao do^
minio 9 avea prela Troja Capo della mc-
defima 9 nella qual Città, non volle mai
entrare, ancorché il Vcfcovo Guglielmo,,
ed i Cittadini per lorormeffi lo pregaffe^
m. che v' entraife ; ma riipondendo egli
che finchò quel traditor di Rainulfo fra
di loro dimoraiTe non voleva vedergli ,
temendo- i Troiani Tira del Re >, fecero
preibmente rompere il fepolcro di Rainul-
fo, e ne tra£fero il fuo cadavere già cor-
lotto 9 e- meflqgli una fune al collo lo
ftral'cinarpno per lepubbliche ftrade della.
Città ,. e pofcia il gettarono in un pantar
no di brutture , il qual mifcrabil eafo ve-
nato in notizia del figliuolo Duca di Pu*^
5 Ha 9 e di Napoli, andò a ritrovar fuo. pa-
Ire , e tanto s' adoperò col mede fimo , che
& aRaÌRulfo data dinuovofepultura(*).
Avea ancora dopo quefta efpedizbnc
efpugnatst Bari 9 e latto miferamente mo-
rire il Principe Giaquintoi e ritornato dà
poi in Salerno toMe tutti gli Stati a co-
loro 9. eh' erano ftati fuoi nenHci ,. dando
giònieri inSicilia Ruggiero Conte d'Aria^
no infìeme colla fua moglie . Scacciò an*
ohe- affatto Tancredi Conte di Cònverftno »
e gli tolfe- Brindifi , ed* akre fue Terre r
tanto che fu coftretto d' andarfene oltre*'
mare in. Gerufalemme . Ed effendofi *ia,
cotal gulfa con preda , e maravigliofa fos^
tuna , reflituite tutte quefte Provincie fot*
to la fua dominazione ,. paisò in Sicilia 9.
donde mandò i Giudizieri , e Governadori.
in ciafcheduna Provincia , acciocché i Po?
poli fos^^etti godeifero una tranquilla pa«
ce ,. ftabilendo altresì nuove leggi per lo
ben del Reame , dellf quali quindi a pò*
co farem. parola . Ed entMto pofcia V slxl^
no 1 140. avendo- radunato un nuovo efer-
cito , inviò quello^ forto il comando del .
Principe Aufufo fuo fii^Uuolo , acciocché-
aveife foggioaata quella parte d' Abrazzt
pofta di là del fiume Pefcara , che fpetta»
va al Principato di Càpua ; ove tantollo-
che giunfe il Principe prefe molti luoghi 9.
diftruggendone anche molti altri , che gli
avean fatta refiftenza : nella qual Provine»
eia poco appreflq il Re inviò parimenti'
il Duca Ruggiero con groflb numero di ibi-
dati , il quale conriiuntofi col Aratello ,.
fóggios^arono interamente que* luoghi fino<
a' confini dello Stato della Chiefa,.aflic«i«
rando il Pontefice , che ne temeva , che
non farebbero per infeftare- in conto alcu-
no i confini del fuo Stato . Intanto il Re
era colla fua armata, tornato di nuovo in:
Salerno , e di là paffuto in Capua 9 eci
avendofi richiamati i fuoi figliuoli , per
afficurar meglio Innocenziò, pafsò pofcia.
ad AYiano ,. ove tenne un- Affemblea ,. che-
fu la prima, die quefto Re unitìé in Pu*
glia 9 nella jguale intervennero due Ordi-
ni, quello oL Baroni, e l'altro Ecclefia*
ftico de' Vefcovi ,. e Prelati per mettere
in migliore* ftato lecofe di quella Provine
eia . Indi fece battere una nuova mone*
'ta d- argento mefcolata con molto rame,.
che fu chiamata Hucato ; ed un'altra pt%
picciola ,. AtttTiFoilare , tutta di rame , U
qual volle che valerfe la terza parte d'uii
Roma fino ,. che valeva dodeci grana , e
mezzo^ dèlia comunal moneta* di rame ,.
che OJ2S5Ì corre; ed otto /^/w^/8»i facevaf-
Ho il Ducau èsi Itti ftampato*, proibendo
loro bafido;4à'fiiai Reanu ì ed Ànviò pri- fpcto gravipeiie, che non (i fpead^ffe ne'
R. X fuoi
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%3i t>v.LV xbro
luoi Reami U montisi antica affai miglior
della fuà, con prave danno» e de' Popoli
foggetti ^ e di tutta Italia • Andò poi a
^Napoli , ove trattò co' Napoletani cori
3 nella magnanimità f e cortefia , che fi
iffp poc'anzi; ed indi tornato in Saif^«
no, imbarcatofi su la fua «armata fece di
nuovo rhomd in Palermo , lafciando al
Governo dì Puglia il Duca Ruggiero, ed
in Capua il Principe Anfufo , cotoe narra
Talcone- Beneventano , il quale qui pon
^nnc alla fua Iftoria , ficcome poco prinu
finì la fuaAlelfandrq Abate Telefino.
Ecco come Ruggiero , dopo 'avere col
valore , e vieni (ua^fuperati tanti ^ e si
potenti nemici > uni ftabilmente tutte que-
^fte noftre Provincie fotto il Regno d'un
^ Colo . Si videro ora fuori d' ogni altro ti-
more d'etfer di nuovo da ftranieri nemi-
ci ailalite, o da interne rivoluzioni Jfcon*
\plte , avendovi il Tuo valore introdotta
tma più iicura , è più traivquilla pace ; tan-
t6 che cedendo i rumori delle battaglie»
e delle armi, gli fu dato fpazio di potè*
re in miglior forma ftabilire il fuo Re-
gno , e di nuove leggi » e più falutari prò-
redimenti fornirlo , in guifa che fopra
tutti gli altri Reami d' Occidente n' an-
dane altiero , e fuperbo •
C A P- IV.
1/ Regfio ? flaiilho , e riordinato ccn nuih
^tf legsi\ ^à Ufficiali.
FU in cotal puìfa ftabilito il Rep:no ,
e quefte noftre Provincie pria divife
in più Dìnajiie , e a varj Principi fottopo-
ite, ora s'unifcono in una ^i^ ampia, e
Jiobile Monarchia fotto Ia*^ominazione
d' un (blo . Il Ducato di Prolia , e di Ca-
labria i il Principato di TarJhto , di Ca-
Bua, e di Salerno; i Ducati di Bari , di
Napoli, di Sorrento, di Amalfi, e di Gae-
ta, i due Abruzzi 7 ed infine tutte le Re-
gioni di qua del Tebro infino allo ftret-
to Siciliano, ecco come in forma di Re-
gno s' unifcono •
Ma i Siciliani non fenza forte ragione,
Jretendono , che non ancora foffero que-
e Provincie unite informa di Resino per
& folo , ed indipendente dal Regno loro
.({a) Conjiìt^ ÒtcHfatity lib. u . »
niA crvriTE
di Scilla •' Dicono , che rittiafero.
membri dipendenti dalla Corona di Sicilia ^
eh' era il lor Capo , e preciiamente da Pa-
leriiia^ ove ilRe Rugaiera avea colloca*
cata, e dichiarata la fua Sede Regìa > ed
ove^era la Cala Regale , ed ove i più fu-
premi Ufficiali della Corona rifiedevaao »
de' quali era la cura, ed il governo anco*
ra di quefte Provincie.
Ed in vero fé fi vogliano confidenue
i princi{^ di quefto Regno > e la Bolla
d'Anacleto, che fu il primo a fondarlo»
è chiaro, che* un foloRegtio fu ftabilito»
che abbrnicciavv.come capo' la Sicilia , e
come membri la.Calabria , e la Puglia, e
r altre Provincie di qua del Far» , cofti*
tuendo e&K per capo di s) ampio Reame
la Sicilia 5 come fono le parole della Bol-
la : Et Siciliam caput Regni cenjiituimuì «
Quindi aticora fi vede , che prima Rw^«
giero ne'iuoi titoli iiS appellava Re di Su
cUiay del^ Ducato di Puglia y e del Priìtcì'-
pato di Capua ; come fé uno fotfe il Re-
gno, ma che abbracciale cosi C(uèir Ifo-
la , come quefte altre Provin(:ie di qua
del Faro. Ciò che manifeftamente fi ve-
de dalle Coftituzioni^dft Federico IL ^com-
pilate «dà Pietro delle Vinue , dove per. Re-
gno di Sicilia non pur intefe la fola ifo-
la , ma tutte' l'-altre Terre di qua del Fa-
ro \ e più chiaramente fi fcòrse dalU Co-
ftituzione Occupatis (tf ) , dove Feerico,
aifeanando a ciafcuna Cittì del Reeno ^i
Sicilia un folo Giuftiziero , ed un Giudice»
ne eccettua tre fole Città , cioè Napoli,
Capua , e Meffina-, nelle quali pet la lo-
ro grandezza ne ftabilifce più; e Napoli »
e Capua le chiama Città del Regno di
Sicilia . Ed Andrea da Barletta , che fi]
coetaneo di Federico [[.dicendo, che per
vecchia confuetudine' />2 Re<?no ifio Sicilia
le leggi de' Longobardi derogavano alle
leggi Romane , chiamò Reano di Sicilia
quello, che ora diciamo Regno dìNapo»
li , non potendo intendere dell' Ifoli di
Si<;ilia, dove i Longobardi non poier mai
piede , e le loro leggi non fiiron ivi giam-
mai offervate . Donde fi convince , che i
Romani Pontefici non introdu^rON novi-
tà, prendendo ilRe^ho di Sicilia noh fa-
lò per rifola, ma per tutte ^' altre ffrtv
viiicie di ^ua del Faro » che lo compone^
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f DSL REGNO DT NAPOLI LtB.XL CAP.IV. fjj
mio; ma (blamente per meglio fpieeare pendevano tutti gli altri minori » diftri-
Suanto quefto Regno ai Sicilia abbracciar* buitr non (blo nelF Ifola » ma anche in
^ » neir inveftiture date da poi agli An- quefte nollre Provincie . In fatti fi vede,
gioini introdufTero di dire Rej^num Sicilia^ che avendo quefto gloriofo Principe ad
eitray <5r ultra Pharum , ed il primo che
ff valetfe di quefta formola fu Clemente
IV. il Quale nell'anno 1065. avendo in-
veftito del Regno di Napoli,^ di Sicilia
Carlo d' Angiò > cl^iamollo Return Siàltje
€Ìtra , <S)' ultra Pharum . Così egli fu il
primo , che per maggior chiarezza usò cune-
tta ditlittzione 9/ non già che prima di lui
per Regno di Sicilia non veniffe iatefo co-
si r unOj> cpmie T altro Reame ; onde è ,
che il FazzeI lo ( ii ) , Arnifeo ( A ) , ed al-
tri 9 maiamentis di ciò ne facciano Autori
iRomaoi Pontefici ) quafichc contro l'an-
tica deicriziohe d' Italia , e contro tutti
^li Storici, e Geografi antichi , de' quali
li FazzeI lo teife ^n lungo catalogo , clke
per Sicilia la folaiirfola intefero, aveifero
voluto trafpOrtar anche quefto nome alle
altre Provmcie di oua delFaYo.
H medefinfio fii^a poi ufato da' futfe-
guenti Pontefici ; e Gregorio XI. ciò non
ballandogli, avendo nell'anno nó^.con*
chiufa la pacetr» Giovanna R^oina dfNa-
poli, e Federico lU. Re di Sicilia ^ chia-
inò nel fuo diploma col nome' di Sicilia
il Regno di Napoli , e cofi quello di Trìna^
cria il Regno della Sicilia . E Martino Re
di Sicilia nominò pure ne'fuoi diplomi il
. Regno Napoletano Siciliam citta Pharum ,
«d il Siciliano Siciliam ultra Pharum ; e
finalmente efTfiWofi queili due Regni riu-
niti nella perfona di Alfonfo (. eeli fu
il primo , che ufafTe intitolare Rfx utrìuf-
^ue Sicilia; del qual titolo poi fì valfero
i Re fuccctfori , i quali di amendue que-
^i Regni fi^rono poireifori.
Fa forza ancora un'altra ragione a fa-
vor de' Siciliani , che pretendono quefte
'Provincie effere fotto Russeiero rimafe an-
cora come membri a riguardo del Resno
éi Sicilia , dal vederfi,,che Ruggiero in
Palermi ftabilì la fua fede , e quivi la
lor refidenza aveano coftituita ancora i
primi UflSciali della Corona , da' quali xli-
( a ) FarxjtU de reb. Sìcul, dee. i. lib. i.
aap. 2. (b) Amìf^ tom. 1. t>ai^. 510. &
^66. num. 6. ( e ) A^imym. Ca(Jin. an. 1 208.
Con/iitutis Ma^iflrìs JujìitiariÌ9 Anulix y O
Terra JLaboris Comite Petto Celano , & Ri*
emulazione del Regno di Francia , da cui
traea l'origine , introdotto nel Tuo i G^
Conteftabili, i G. Cancellieri, i G.Giu*
ftizieri, i G. Ammiranti, i p. Camerari t
i G* Protonotari, e i G.Sinifcalchi ; que*
fti fupremi Ufficiali della Corona rifiede^
vano^reiTo laRegal fua peribna inPaler*
mo., ed ali' incontro in quefte noftre Pro«
vincie erano mandati i Giuftizieri , i Ca«
merari, i Contefbbrli , ed i Cancellieri
particolari , a ciafcheduno de' quali fi da«
va il governo d'una Provincia, corneali^
Provincie di Terra di Lavoro, della Pu^
glia (e), ed altre , i quali erano fubor«
dinati a quelli fette eh' erano nella Cafa
Regale 9 ed i quali perciò acquiftarono il
nome, prima di Maeftri (d) Giuftizieri ^
ovvero Maeftri Cancellieri, e poi lo mu*
tarono in Grandi Giuftizieri , Grandi Am-
miranti , e G. Cancellieri ; e leggiamo
perciò. in una carta dell'anno 1 142. della
Sicilia facra (f) , rapportata .ancora da
Camillo Tuftni (/), che il celebre Gìof«
gio Antiocheno G. Ammirante del ReRug^
giero , dicevafi Geor^iu^Admintcrum Ad<^
miratus ; c'd il cotanto rinomato Maione
di Bari G. Ammirante del ReGu<?lielmo>
in una lettera fcritta dal medefimo Re «
Papa Adriano [V. vien chiamato Majo^
Ma^nuf Admiratus Admirat<ruw ,* ed egli
medefimo nelle fue fcritture fi firmava x
Majo Ma^nus Admiratus A. Im'fratorum (f),
come diremo apprcflb più diftefamente ,
quando di quelli Ufficiali dovremo ragio*
nare .
Ma le rasioni , che in contrario con*
vincono, quefte Provincie fotto Run;i;iero
eiferfi unite in un Re?no feoarato | ^d in«
dependente da quello .delia Sicilia , noa
fono men forti , né d' inferior numero
delle prime . Ciò che Anacleto fi t^ceife
in quella Tua Bolla, della quale 1' ifteifo
Ruggiero, fatta la pace con Innocenzio,
fi curò pocoi egli 'è certo, ohe il Ducato
chardo Fundano^ &c. (d) Camill. Pellf
gr.in Calli ^. adAnonym.CnlTm. ann, t 'oS-
( e ) S'/Vì/. ^ojcr. tom. ?. To/. 27.5. ( f j T^tifu
deir Ujfic. del G. Ammir. ( g ) Seatitl. HiJI.
di Sari 1 M* Z« p. lOi*
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f j4 R E t L" I s T a
éi Puglia , fotto il qual nome t teinpa
4e' Normanni fi denotava tutta* la Ciftibc-
«ina Italia y fu non altrimenti che il Con-
tftdodi Sicilia eretto in Reanae indipen-
dente T uno dall'altro Reano j e preffo
gli Scrittori di quefto duodecimo feeolo ,
e de' feguenti, era per ciò chiamato il Re*
gno di Puglia » ovvero d' Italia , non al-
tramente che r altro ,. Reano. di Sicilia ;
(rd i loro Re fi appellarono non meno di
Sicilia , che di Puglia , o. d' Italia . E& eb*
Ijero ancora quelle noftre Provincie la.Se-
dc Regia , ficcome a quefti tempi era Sa-,
fernd y ed anche la Città di Bari fii un
tempo riputata Metropoli , Regìam Sedfm ,,
^ totius Regioni f Principem , come 1 \ qua-
liffica Marino Freccia ( ^ ) . Donde nacque
la favola , che in B^iri fi. foffe introdotto
ìk coftume di coronarfi i Re di Puglia col*.
Ili corona di ferro ^onde il Baraeo nellà«
ipaSiriade di Bari parlando, diife :
'..•»• primi unde ìnfignia Regni
Sceptraque , purpureosque habitus , yi«^
cramque tiaraniy
Sumere tum RegesySiculìque ,, Italique
folebant •
fd il noftfo Torquato. ncUa'fua Gerul^^
lemme conquiftata (é) cantò pure:
E Bari ,. ofoe a fuoi Regi albergo fcel/e
Fortuìia y e die corone , e infegne eculfe •
Ciò che a quefti Poeti , intendendo for-
h degli antichi Re Tarantini , o favoleg-
giando , è permeiTo , non è condonabile
ad alcuni Storici (r) , i quali fi diedero
a credere , che veramente i Normanni ^
ed' i Syevi Re di Puglia s' IncoronaiTero*
ia Bari colla corona di ferro • ScrifTero
perciò che Tlmperadòre Errico,. e Còftan-
•aa fua moglie s' incoronaflfero a Bari ; e
che in Bari anche fi foffe incoronato il
Re Manfredi. Racconti tutti favolofi, poi-
ché l!<^ome fi vedrà nel corfo di que'ft'
Iftoria , e come pruova luveges ( J ) , que-
fà Principi in Palermo , non già in Bari
fi coronarono . E narra Marino Frecci^
( e ) ( alla cui fede dovea acquietarfi il
Qeatillo , e non appartarfene femca ragio-
ne ) che non avendo egli letto in alcuno
Scrittore , che i Re di. Puglia fi coronaf-
0*.) Freccia de Subfeud. Iib.,u pag,/^^.
num.6. (b) Taffo Geruf, conquifi. cant. i,
Ce) Gilberto Bononienf. in defcrtpt. ItaL Re-
gjione X.fol. ai4. BeatiU. Hift, di B0TÌ , . /.i»
RIA C I V I 1 E
fero, a Bari , efCeiidofi egli fOiittòiMU'lifiif
m> 15 SI* in quella Città., ne dimandò ahi
quefta coronazione i Barefi , i quali con.
maraviglia intefero la dimaacU , come coÌk
nuova ,. non avendo effi tradiiione alciH^
na, che' nella loro Città fi folfè nHii n^'
paifati, fecoli praticata tal celebrità.
Ma non perchè in. Bari Città Metro*.
poli della Puglia, ovvero in. Salerno Se«.
de Regia de' Normanni , non fi foffero in*,
coronati quefti Re , ma in Palermo , noo;
perciò non. amavano e/li effer intitolati
non meno Re di Sicilia, che di Puglia ».
ovvero d' Italia • Fra i monumenti dèlie
noftre antichità, ci reftano ancora molto
carte, nelle oliali il ^e Ruggiero, cGa-*
glielmo fuo figliuolo così s' intitolavano •
Nel tomo terzo della Sicili:i Sacra fé ne
legge una , nella quale a Ruggiero daifi
, qilefto titolo : RpgeriUs JPiex AfHili^ , &c^
Ed in altre rapportate . dall' Ughello pur
fi legge lo fteifo ; ed Agoftino Inveges.
(/) , che reputò quefte neftre Provincie
membri del Regno di^icilia, dalle moU
te carte, ch'egli ftellì> rapporta, ove leg^
gendofi titoli conforma, avrebbe potuto di'
ciò ricrederfi ;. e nell' Archivio del Mona«
fiero della Trinità della Cava abbiam noi
veduto un diploma del Re Ruggiero fpe*
dito nel 1 130. primo anno del fiio Re-
gno, che ha il fuggello d'ocD pendente,,
nel quale Ruggiero così s' intitoli : Roge*
y$us Dei Gratia Sicilijej Apuliaytìy Cala",
brix ReXy Adjutor Chrijlianorum , & Cly*
peus j filius , & htgres Rlf^erii^Migni Co*-
mitis: quindi è, che nelle Decretali (g^
de' Romani Pontefici i noftri Re vengono,
chiamati Re di Puglia.
Ma merita magsiorrifleftioqt^tin.diplo--
ma rapportato da Falcone Beneventano ,
dove quefto titolo dafili. a Ruggiero: Ro*
gerius Det grafia Sirilix , & IT ALIJE
Rexy Chrijiia^rum Adjutor ^ & Clypeuf •
Nel che , ajffin di evitar gli errori' , ne*'
quali fono molti, inciampati , è da notar-
fi, che la Puglia,. la quale fìi fempre di*,
moftrata per quella Regione d' Italia di
qtlà.di Roma, eh' è bagnata dal mare A-
driatico ,. e che fecondo la defcrizione d*'
Ita-
OMlla Vita di S. Niccolò di Bari . (à')In*.
veges Hijlor. di Paler. tom. ^. ( e ) Freccia*
toc. cit. num.^. (f) Ihvtges hifl. PaUrm^,
t^m.^.. i%) Caf*vmtaù$^^d^ ffin^wr..
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DEI IIE<SN0 »I KAPOtI
Zkri&i 'tìotk ^racGunra pie die U X. Pro*
ìCfocia di quella , fu da poi iècoado il fo*
Iko fallo de' Gioeci da eili chiamata aifi>
lutameate Irn/iii. ; poidbè domioaado effi
prima tatta V Italia , ed avendo da poi
perdute -quafi tuite le ^ovincie -di quel-
la, con eifeigli Begli iiltiiiii tempi rimap
fa la (bla Puglia; diedero alla medcfima
il nome dì Italia i perchè pofietfero nte<-
ner almeno nel nome quel faÉo di diia-
«narfi ancora Signori d' Italia.» Così ab-
biam veduto > die avendo eili perduta Tan-
tica Calabria , e ritenendo ancora il Bru-
sio >, t parte della Lucania > perchè non
£ fcemaàero i loro titoli > continuarono
ancora jl creare gli Straticò di Calabria ^
i quali lenendo prima la loro refidenza
in Taranto y perduta la Calabria ^ gli man-
darono a rifedene a:Re^0 9 e quindi am-
siitliftratt<to il firuzio , e quella parte dtf^
la Lucania y ctie era lor rimala , diedeii
•perciò il nome di Calabria a queller Pro-
vincie che ora ancora il ritengono • Per
^efta ragione da Lupo Protofpata viene
chiamato Argito Principesse Duca d" Its^
dia^ non intendendo certamente dell' Ita-
lia , fecondo la fua maggior eftenfione ,
circondata da amendue i Mari 5 e daU*
Alpi» ma della foìo.^ Pugiia ^ di cut aUo^
TM era Capo Bari / Parimesrte <meà* ifteflb
Scrittore ne^* inno 10^^ 9. ea^^rotre «
•chiama Cofiantino Protoìpata Cata^anw
baị (a), '
( Gli Antichi Scrittori però ^ chiama^
¥ano Italia .queir ultima punta , the. dal
Golfo di S. Eufemia > e dì £quiUaci fi di'*
fiende fino allo Stretto Siciliano y idetta
poi firuzia ^ ed ora Calabria • Ciò pruo-
va cpn alcuni paffi di AtiJiotiU , di Dìo-
mfio Alicofnaffep , e di Smab&ne , Samuel Bo^
^arto Geogr.Svcr. inCanaamy Lio. i,c.^:j,)
Intorno a che ne abbiam noi un altro
diiariffimo documento in un diploma gre*
co , il quale neir anno 125^. in- tempo
lieir Imperador Corrado Re di Sicilia, fu
£irto tcadnnre in Latino , che fi lea^ pref-
fo Ughelló (ò)y nel qi»le nwi effendofi^
quando fu quello inAromentato ^ ancora
quefte Provincie innaiizate in Reame 9 il
Conte Rnagiero così s^ intitola : Hoc efi
figillum faSum a Rogerio Duce Itali égy Ca-
( a ) F. Pellegr^ ad Lup. Prot. mm. 1042*
( b ) UghelL tctth .9, JtaL *J#it. pag. óyu
LIB/Xf. CAP. IV. ti$
lai^ria^ & Sicilia: ove fi vede eliiaroclit
per Italia i Greci non intendevano altr<>
che la Puglia . E nella viu del Beat^-
Nilo^ che dal greco fu tradotta in latina»
da Cariofilo , fi legge che Niceforo reger
bat utramque Ptovìnciam , Italìam^ & Ca^
labriam nojiram , non intendendo altro pefef
Italia y fé non che la Puglia , da' Greci
allor poifeduta; e per queila medefima r^
gioiie da' Greci Scrittori , e fra gli altri
da Niceforo Gregora vicn fempre appel*
lato Carlo d' Angiò Rex Italia y il quate
da'^Latini y ficcome allora volgarmente fi
parlava, era àttto Rex Apulia . Anzi*quer
ho greco idiotifmo di chiamare la Puglir
Italia y non folo ,fu ritenuto da' Scrittori
di quella Nazione y ma fu ufato ancora:
da'.noftri Autori Latini , ficcome preif^ *
Falcone Beneventano s' incontra rnolt^
fpeflb y dove parlando 4^11' efpugnazione
fatta da Lotario ImperadoVe del Cafiel^
lo. di Bari) dice^ de tali tantaqùe viElorilt
tota Italia y & Calabria y SicìUaque iutih'
num{c)0
Cosi infino che la Puglia fu rltenuttr
da' Greci , acquiftò anche il nottie d' lu-
lia , col quale non fi denotava altro , ch^
quella ibla Provincia ; ma da pòi per o«
pra de Normanni avvenne y che il nome
;dì Puglia ofcurò i nomi di tutte le altre
P#e»vincie a fé, vicine > le quali per que-
fta cagione fotto quefto nome eran anche
defignate . Ciò aVvcnne , perchè i Nar««
mannr le lóro prime gloriofe imprefe 1' »»
doperatonp nella Puglia ; e da poi y che
quefta Nazione ne' fece aequifto con t^if
ta loro gloria r ^ vanto , ìk ne fpar/e la
fama per tutto l' Occidente , onde rifonau»'
do il nome di Puslia frequentemente pet
le bocche de' (Iran ieri , rimafero' quafi del
tutto ofcuri i nomi dell'- atre congiunte
Ref>ioni : e fii bene^fpefTo , fpezialtnente
da' foreftieri > in lor cambio unicamente
ufurpato il nome di Puglia pertutte l'aU
tre Provincie adiacenti; quindi avvenne ^
che per la Pu'^lia s' intendeva non (blo
quella Provincia /ma tutta l'Italia Cifti»
berina, e tiitte quelle Provincie, che og-
gi compongono il l^t^wo di Napoli j iioft
altTimente di ciò , che prelTo i Popoli O-
riemali dell' Afia veggiamo ufarfi> i quali
per
( e ) f^ Peti, ad Lt^. Mn». 966.
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JJtf
©EtV tSTORFA CIVILE
par le ^tlorlofe gefta de' Franzefil , tutti
gK-Qccidentali , non con altro nome chia-
mano > fé non dì Franzefi ; la qual glo-
ria non i nuova di quefta Nazione ; poi-
ché fin da' tempi di Ottone Frilìneenfe ,
preffo gU Autori dt'quefti tempi atfohitt^
mente per Italia intendevano quefta par*
tei ^n quella guifa appunto , che avven^
ne, quando per le Provincie d' ItaKa af-
foluumeote erano deiv>tate quelle fole ^
per le frequenti fpedizioni di Tèrra San- ch'era^o fottopo(}e al Prefetto d' Italia ,
ta , onde lì renderono in Oriente rinoma*
tiiliifìi , leaaiamo prefTo quefto Scrittore ,
che gli Orientali s e Angolarmente i Gre-
ci , ogni uomo Occidentale y lo chiama-
vano Franzcie (r) • Perciò intitolandofi
Ruggiero Rex Jipulia ^ non della Puglia
prefa nel fuo ftretto ,, e vero fenfo , dee
mtehderfi , jpfia di tutto ciò che ora for-
ma il noftro Regno. Per. queft'iftetfa ca-
gione molti Scrittori, ancorché n#minaf-
fero la fola Puglia , intendono però di
ii^ ^^ j» T-.«i:« ^:Cm«
non quelle , che ubbidivano al Prefetto
delU Cini di Roma > ancorché VeniiTero
comprefe nella deicrizione dell' Italia pre-
fa nella fua più larga eftenfione.
Si conoice da ciò chiaro , che intito«
landofi Ruggiero- non meno Re di Sici«
lia, che d'Italia, ovvero di Puglia, che
due Regni furono ftabiliti independenti
l'uno dair altro , qon un folo in guifài
che quelle noftre Provincie aveffero avu-
to a reputarli come membri , e parte dd
tutta quella gran parte d' Italia , come Regnp di Sicilia.
preflb. Pietro Bibliotecario, nella vita di ^i dimoftra ciò ancora iklle ieggi pro«
Pafcale , ed altri Autori fpetfo s' incontra
( « ) . Quindi* avvenne ancora , che comu-
nemente pretfb i noftri popoli quelip Re-
gno , prima che da' Romani Pontefici così
QpeiTo le gli dalTe il. nome di fiicili^ di
qua del Faro , e cbe negli ultimi ^empi
acQuiftafJfe quello di Regno di Napoli ,
foflefi appellato Regno di Puglia *
Fu perciò molto jfacile, cheficcqmeda'
Greci era ftato dato il nome d* Italia al-
la Puglia, che non abbracciava piìr, che
ima fola Provincia , fi folTe quello dato
da poi con maggior ragione a tutte l'al-
tre Provincie di qua del Tebro , che pu^ mai oltre il* Faro • Cosi ciafcun Regno
frie , che ritenne , le (yaii non (urooo
comuni cBtk quelle' della Sicilia j che fi
governava con leggi particolari ; poiché
Quelle noftfe Provincie anche da p«ì <^
furono ridotte in forma di Regno fotto
Ruggiero , non riconobbero alire legei ,
che le Longobarde) e fec^pdo le m^efi*
me fi anuniniftravano , le quali non eb-
bero aotóritè, né alcun ufo nella Sicilia,
che non fu da' ijongobardi mai acquiftà-
ta ) per non aver avdte quefia Nazione
forze marittime , ficcomrf V ebbero i Nor<>
onde il lor vigore non s' eftefe
manni
re fotto^nome di Puglia erano denotate;
onde fi fece che a Ruggiero riufciife me-
glio cbiamarfi Re d' Italia ^ che di Pu-
glia ,5 così per eifer un titolo più fubli"»
me, e fpeziofo , riforgendo nella fua per
avea leggi proprie , e fecondo le medefi-
me .oiafcun fi regolava independentemea*
te dall' altro ^ e ciafcuna di quèfte Pro-
vincie avea il «^fiio Giuftiziéro co^ fuoi
Tribunali , né^ le caufe quivi decife fi
ibna* quello de' Re d' Italia , del quale fé portavano, per appellazione in Paleipio ,
n' erano fregiati i Goti , ed i Longobar
di , come anche perché fopra la Puglia
&on ritrovava queft» titolo di Re, ficco*
me lo trovò Ibpra la Sicilia; fé pure non
«vefle voluto ricorrere a quegli antichif-
fimi Re de'Dauni, de' Lucani, t di Ta<
quafì che ivi vi ioft un Tribunale fupe«
fiore a tutti gli altri , ma reftavano tut-
te in effe , come diremo più partitamente
quinci a poco , quando^ degli uffici della
Corona farem parola.
E fé tra le noftre antiche memorie non
ranto , de' quali Freccia {e) tratta ben a abbiamo , c|^e Ruggiero , p altro, fua fuc-
lungo , ma pur troppo infelicemente • Re- cetfor Normanno avelTe mandato nei Re*
Hurò- adun(}ue Ruggiero intitolarli non men gno di Puglia alcun Viceré., che avetfe
9:e di Sicilia , che d' Italia 9 per Italia non avuto il governo generale di tutto il Rea*
intendendo altro che laCiftiberina,ficcome me 9 come fi p/aticò 4a poi negli ultimi
tempi
(a) Ottho Ffif. lib.7.c.4. (b) V.Pel-
Ugt. ad Caft. F0L 0m. 1 1 17. (e ) Freccis
de Subftud. IH. u pag. 44.
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T>EL HÉCNO t>ì NA1>OLl LlS.Xt. CÀP. IV. t^f
Jtempì cla^ Principi d* altre Nsizioni : ciò
non fu per altro , fé non perchè Ruggie«
ro , e' dde Gaglielmi foci Aicceffbri -foie-
Vano molto ipetfo in Salerno venire a ri'
federe ^ ed anche perchè il lor coftume
tra., di creare i fìgliUoli delk lorCafjiRe*
gale , o Duchi di Puglia > o Principi di
Capua , Q di Taranto ^ ^d a* medeiimi per-
ciò commettere il ^oTerno de' Ducati , o
Principati- a lor conceduti )~ (kcome fece
appunto Rucekro , il 'quale . ri|Mato(i a
Palermo, lafciò il ^overuo di quéftePro»
vincie.aVdjnè (noi figliuoli , a R>uai>iero
Duca di Pogliir) e ad ^Anfufe Principodi
Capua .
Ma iìccoiAe è vero y che il-Rei^no di
Pufi;lia fu- independente da quello di Sici-
lia 9 e che avea le^i , e MagiArati pa«i*
ticol^ri , "cosi ancona nOn può neesarfi ^ che
le \eugi cké Ruggiero ftabitt in queftó
tempo , ed i Supremi U^Seiali deHa Co-
tona, y che a fomi^lfahsa del Regno di
Francia v' introddfe ,*fàrono conmni ad
ambedue^ effèndo noto, éhe eli Ufficiali
della Corona erano deftinatì così per t^noy
che per T altr<? Rean^e ;- e cosl'ftì oflerva*-
to finché r [fola di Sicilia d fettraffe da'
Re Angioini, e fi diede fetto^il «{ovarno
de" Re Aiaaonefi ^ «eome vedremanèl ù9t*
(o di .queft' làòxu .
C A P. V.
i^eUe uggì i» R uocrERp L R0
di Sicilia • ■ ,f
Ruggiero adunque efiendo in*cotal gul*
fa con prefta , e macjivigliofii forni*
na divenuto tante, e s) potente Re ^ 9^
Tendo debellati i fuoi nemici , e ridotte
ibtco la fua ubbidienza le Provincierib^k
hnti 9 t^nsò per via di molte utili , e
provvide lec^i ridurle ili quiete > dalla
quale per le tante, e continue guerre era*
no 'ftate afiài tempo lontane .
Si governavano queftè Provincie 9 come
tante volte fi è detto, colle antiche leg*
gi Romane già quafi (pente , e ritenute
per tradizione più tofto, e come antiche
ufanze , che per leggi fcritte • Le donai*
nauti erano le teg^i Longobarde, le quali
appreifo i Normanni refUrono intatte $ e
Tom. IL
(a; PelUf^^ fgg. ajl.
oott molta «el^ione oflTervate ; e con ttrt*
to che fi fodero in Amalfi ^ritrovate Itn
Pandette , ed in. aloune Accademie' d* Ita*
lia, e precifamente in Bologna fi corniti*»
ciaffero per opra d* Irnerio a leggerà , ed
il Codice còlle Novelle df Giuftinian(»
non foifero cotanto ignote ^ nulladimano^
Rii^iero non permife , che ne* fiioi Dom
miuf quefti libri aveflero autoriti alcuna t
ma alte leggi Longobarde era dato tutt«
il vigore, e quelle foie s* Rilegavano net
Foro, è* per -effe fi decidevano le contro*
verfie : di che n- abbiamo im illuftre ma*
nuQunto^ che mette in chiaHI quefta ve-
«ìlè^ perch'emendo inforta in queft'iitefi
tempi ' di RUfigiero neH' anno 1 149. lit«
ititr il Monaftero di S. Michele ^frcange«
ÌO'Trd Fvrmam preflb Capua ^ e Pietro Ci*
rardi di Madatoni , pretendendo i Mon»<
ci di quel Monaftero averfi il (uddett«»
Pietro occupata un territorio ne* lor còw
fini, che dicevano afpartenerfial Mona«
ftero , fii prima la caufa conofciuta tfal
Riccaido ^ e da Lioae^ Giudici di Mada^
ìdtù , e da poi fu dectfa in £apua ^ àà
effi, e da* Giudici Capuani , fecondo ciò
che Ebolo Regio Camerario df Capiia
avea ordinato ; e la fentenza fu nrotferi^
ta a favor del -Monaftero dopo efferfifat^
to I* accetfo fui luogo controvertito ^ do«
pò prodotti ^li ifhpmanti , e dopo «fami*
nati alcuni teftimon; ; e fu trattata fecon^
do ciò che le. leggi Longobarde ftabiliva«
no, e decifii a teuor delle m^defime leg^
£, come può otfèrvarfi dall* iftfomenté
Uà fentenza, che a futura memoria de*
poflerì , com* era allora il txiftume , fi
fece ftipulare , il quale vien rapportato
per intero da Camillo Pellegrino nella
liia iftoria de* Principi Longobardi ( ii ) .
Ma vedendo ora quefto favio Princi*
pe ,.che*il fiio Regno per le tante tur**
bttlenze^ e mutazioni -accadute, avea bi«
ibgno di nnojre leggi per riparar i molti
difordini che vi aveano .lafeiati le tante ^
e continue guerre , fi diede il penfie-
ro di ftabilirle ; e fé ben prima di hii
Roberto Guifcardo , ed il Conte Ruggie«
ro filo avo v* avetfero introdotte alcu*
ne lodevoli Confuetudini , delle quali
non è a noi rimafa altra memoria , fé
non quella che leggiamo prctfo Ugone
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D E L L* I S T O 1. I A e I V l L E
nulladimaii«o ^i fu il MU Vigne pel volame. delle GoftxtiBzÌQr
die iCOQEipUò per cocnaadamento d^
13?
Calcamid Ct) i ^ ^ .. ^ .^ ,^
primo , chfi knitando Rocari Re de Lonr
0obacdi mol^e ne itafaiU , le.quili fft i&e.z#
zo d'uno fuo editto promulgò jiel R^gaa
àf, Sicilia, e di Pus^iia» voleodoche qucl^
le kcrei. s' ofl^ervaffero - in tutti du*^ •quettì
Heami , . e foffero_ coiuuai ad atmbedue .
Qucfte fono k prime leggi del Re^o^ ^
(phe volgarmente chiamiamo. X2fi(ìitutton\ ^
le qnali da Federico IL Imperatore «ipo-
te diRu28Ìero^ ìnfieme^ cen lèfùe, e de-
gli altri Re fnoi predecelTori furono da Pie»
tro ddleVkae unite in un volume , c^me
tederico^L e!!Upcinu è<iuelU^ che s' in*
xmxtsL ciel libro primo fotto iltnolpquai^
to dcSMfriUjio fCe^m « Fu per la «mede*
lima riputato 0oiiie delitto:^ di facril«gio
il porre in di{^uti;^i £itti 9 i configli yt
le dclibetauoni del Re i U quale Rug»
RÌeró ,' ritenendo qi^fi le mtdelime tparo»
le .» rolfe 4aUa leme del Codice fiitto il
tìtolo de Crifów ^amttgìi^ ove ^ Impe-
radorìCraxìanq^y Valente^ e Teodafio fta^
biliipao il inedefinia ; uè Ruggierd fece
più partitamienrc diremo quando di^que* idtro che di mutar ài opme d' Impendo^
]fta Gomptlaxioae dovremo ragionare • Xeo*
ne Ruggiero nello ftabilirle il medesimo
modo ^ che.4!eimei:o i Re Lom^obardi t
cioè di ftatulirle nelle pubbliche Aflem-
Weé osHvocate a qupfto fine degli Ordi-
Itf de^Batoai, ed Ufficiali , de' Vefcovi'»
m d* altri Pr^ati . Agoftino Invéges {b)
Tpatz opinioae y ch( Rus[fl[iero , quando
Heir anno- 1 140. prinu di patfar la (econ-
da vòlta in N^^polt » fermata m Ariano ^
re 9 e porvi quello di Re • Ove è. degno
(Ha not^ffi f che le leggi del CiNÌiee di
Gioftinianò a tempo di Ruggiero non a^
veano Wgore , o autorità alcuna ne' funi
Domini } ma eglir le leggi » che pnfe da
^uel vdmme 9 volle i dke s**o0erfadéi0
come leggi proprie ^ e non di. Principe
ftraniero > non altrihiestì .che i Goti R«
di Spagna >. ancorché dal Codice di Ijìu*
ftitiiano avellerò preib molte leggi 9 vol«
lenpe ivi. la primiera AfTembl^a di Bam< leroche il lóro Codice 9 ooa ^tlo » x^
tkiy e Vefeovi i ed altri Prelati £cclefia<
^ci y ave^e decretate quelle CoAituzio*
ni^ che abbiamo tra quelle diFederico IL
le quali furono comuni per tutti i fuoi
Sxkxx 9 coatro V opinione di RanK>ndetta
(^) ^ il quale coB.maoifefto errore ere-
dette^'cbe quelle nop foffeio ftatutte per
4i Ifoia di Sicilia » £ narr^ Falcone>^(*).
Beneventano » che in queft' Atfemblea prò*
4t|iul8atfe anco un editto , col quale fu
^^ibito di^ poterfi più (pendere certa mo-
lieta Romiiia, cYàmnztxRoTmfina'y facen?
dò coniare in fuo luògo altre nuove mo«
Oete, ad una delle quali « come ii diife y
diede nome di Ducato^ di valore d' otto
Roraafine , la <tu;4e' avea più miftura* di
ftme, che d' arsento ; ficcome fece conia-
re i foilarii onde non purè i tarini d'A-
malfi y ma quefte nuove moneterebbero
(orfo jiel Ree;ao . .
Delle leggi di quefto Principe noi fo-
lamente 39. n' abbiamo, fparfe da Pietro
( t ) U/^o FaL parlandofi di Gugliemo L
Vt his , aitìfque pemicsofis Ugìbus antiqua^
tis j eas re/ihitat Con/tutttdines , i^uas: avus
^MS Roì^eriits Comes a Roberto Gui/c/trdo
prius introducasi obfervaverìt ^ & obferviri
frd€eperit . (a) Inveg. biji. Paltrm. t9. 3.
veffeautpriti neMoro Stati. f
Abbiamo r altra di quefio Principe fotf
to il titolo che. 6eg4K de arbìtrio Regis 9
ove fi comanda doverfi didl' arbitrm del
Giudice temperare quelle leg^i 9 che cxh
tanto feveramente j^nivana ì faerile9hÌ9
purché non .fi. tratti di manifefta^ deftni-
zion di Tertipi , o violenta frattura d' ef-
fi , ovverò' di furti di notte ;tempo prati-
catitaU vafi facri 9 ed altri doni fatti alle
ChiSI:} ne' quali cafivuol cfa%^ pratichi
la p^na capital^.
n Summont^ vw^e che U terza legge
di Ruggiero fia V altra ^ che fiegiie fotto
il. titolo de Ufurariis , e cosi ianche fa il
Éko' traduttore Giannettafio, ma' cnn ma-
nifefto errore ;. ppicbè quella non è di
Ruggiero ; ma^ di Cìugltelmo' II. fuo ni«
pote 9 attefochè ft^bileudofi in eifa 9 che
le quiftioni degli ufw^irì riportate alla
Aia Curia 9 debbiaop termiparfi conforme
al decreto del Papa ultimamente nella Ro«
mana
( b ) Ramond. 1. 1. c.6. ( * ) Falc. BentVm
Monetam fuam introduxh , unam rul Duca*
tus nemen immfuìt ., nSo Ron^afinas valen*
tem y qu£ mafis area ^ quanp ar^enteu pwbM-^
ta tenebatut : hidu^ìt etiam tresfrUares éerco0
Romafm0m unam 0fg9et^»^^
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BEL REGNO DI NAFOtI
imti^ Curia pnmmteato , noa fi ^m in*
tendere fe mm del dbcreta fita> ^a Papt
Àt€&ndfoIiL nel Concilio di Laferano^
che fii a tempo di Go^littmò IL non dì
Rugj^'efO) come pidr ditfii£iiiiettte diremo
ptrltodo delle lesgi di quel Principe ;
ood'è che nelle e<nzipai ^iùcòd^Kte por-
ti in fronte <jueflaCofttdlzione(»WMmMr^
e ilon Rogjsrt^s *
Z^ terza è ^oella; die fi legge Ibno il
titoYo de Rap$u\ fit K&lentÌM mmig^tus
Ulctta y .pef la guaJe viene impoAa pena
capitale a'rattori delle Veteiàra Dio (a-
crate ^ ancorcbè non anconrvelate ^. o an^
che fé per motivo di matrittìonio Tavef
Ùtó upite : fii ancor quefta prefa dal Co»
dicà^ièiullihiano (irj ove qaeli''Inipe»
ra«>re ftabilt il nièdefimo. '
Se ne Temono duealne fotto il tìtolo
de Oficialìbus'Réip. Per la prhnà fi fta-
tólifce , che girufltóali , che in ^|mpo
della lor ammirfitfrazfone avranno fottrat-
tò il pubblico denarb , ffano puniridi-pe'
na capitale * Per la, feconda vìcn ordina-
to >. che ^Ufficiali che per loìr net»ligen.
M faranno ^dere , o diminuire le poh-
Miche facoltà , fiano aftretri creila pcrfo-
na , e ne' beni a tcfatcircil danno , ri-
metteado loro per la fua pietk regia al*
tre pene , che meritereMtero ^
La f^ Kabbiamo fbcto il titolo/le Cf-
fido ÉUgifirorufh Camerafiorum \ & Baftr^
forum j ove s* ordina a* Giuftizierr^- Carnea
, CaftefUìity e BagKvf ^ ^ktfoWtci-
rarti^
ti a fbmmmHIiar ^Secreti della Dogana^
ed a' Maeflrt Queftefì , ovVera loro Uffi-
ciaK ogni lor cotifiplio , ed a}nto^ fempfie
che ne iaranaaricluftr;. la quale fu ooU
le meAefiìfie prole rìnovata da GuglieU
mo fotto il titolo de' Officio feimi.
Ijsi fisttima è colloca^ta fetto il titolo^
tejthttéi9ne mulierum nel libro fecondo ;.
poiché qnetla che fi legge nri libro pri^
mo fono» Untolo de Advoctttìr&rdmmdify.
fé bene m àkuneldizioni portatfe in firon*-
te il ncmie di Ruggiero , élla però è di
Federico II. come fi Vede chiaro dallo -fK-
le, e dalie cof^ che trattar OAde è^ che
in altre edizioni pièi corrette , non fi lea-»
gè : Rè» R^geriur y mar Idem ,, denotando
Federico autor della leggepcecsedente • In
que^ legge ordina Rt^eM^ a^^fiioiUA-^
(a) L. KMfHa ^ C. ék Rìqfht Vìn
LIB. XL CAP. V. t^f
eiali, che debbano ,^quando' il bifogno l&
richieda , e fia comreniente, fovvenire aU
le donne non ieo^giermente gravaite : la
qnale étfetldo molto generale, ed olcura;
Federico II. volle dichiarar i cai? , né
quali alle donne debba darfi a)uto, onde
Juefto Imperadòre promulga un' altra Co*
ituzionet che fi lec^ge fotto il titolo d9
in ìntegntm reflkmkne mmlhrurH al lfbfo-fe<9
c6ndo; ove éRtc: Obfiufìtutem Itgìs Dhd
R^s Roperii avi nefirr de rtfihùendìs mu*
timbus eaìtam declorante f^ &c^
L'^oftava, e la mma fono pofte fimo il
titolo de Pcertajudiàh f^Hijnafe/ifdtcai^té
Nella ^rtma fi condannano i Gioditi a
nota d'^^uifiinifa , e pubblicazione de' lord
bcntv. éi alla perdita delP ufficio, fé cotf
frode , e con ingamlo avranno giudicato
contro le Icgr^i; e (^ pe^ ignoranza , I»
pena fi rimette ali* arbitrio detRe • Nel-'
la feconda s'impone pena capitale, fc'pef
denaro avran condennato alcuno a morte .
La decima , che abbiamo fotto it titolo'
primo de Jurìbus ''rerum rewaltum del libhf
terzo , meirita ma^s^or rineffione di tutte
r^Strei poiché è la prima legge Feudale ^
che abbiano i noftri Principi Normanni
ftarbiKta nel Regno. Chi prima su TFeudì
aveffe promulgata le^gefcrilta, fu,, come
fi è detto, rfmperador Corrado irSinlico»'
che riguarda la lor fucceffione : V Impe-
rader Lotario alcune altre ne promulga ^
éà una fra T altre molto conforme aque*
fia di Ruggieri r de Feude non' aìtenandoj
ma fkcome leleggi degl* Imperadori d'Oc*
cidente infine- a Lotario , come tutte le
akre leggi Longobarde comprefe in quel
volunie non isdegnd Ruggiero che s' ofler-
vafferb nel fuo Regno^ anche dappoi ch^
f«ifoctratto> e reftÒ indepentfente dairim-
perio' , cosi non voHe mai^fotfrìre , che
le leggi di Lotavio fuo inimico avetferd
alcuna ao^rità ne' fiioi Pomin) ^ perciò
fé bene Lotario preflb Roncaglia M)X an«*
no ii5<-aveffe proniulgata legge,, per la"
quale veniva proibito a' Feudatar) aliena*"
re i Fèudi ,. non avendo quelb autoritìf
alcuna nel Regno di Sicilia, e di Puglia 9
bifogndr che queflo Principe, provvedendo .
alle fue Regalie , ne flabilifle una parti*
colare , eh' è quefla , per la quale ftretta-
meute fi proibifbe non fòle a tatti iCoa»-
S a ti.
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^4» ' i)i.zv ìsm
ti, bàrotaì, Arcive(cftri , Vcfcovi, Ab»*
ti, ed altri qualfivoglia che tcneffero Feu-
éi /o Regalie gratidi,-o piccole che fifof*
fero , dì poteig)i in alcun modo alienare ,
«tonare , vendere in tutto , o in parte , o
Su qualunque maniera diminuire.; ma an*
che' lo proibifce a' fuoi Principi fteffi , che
erano allora i {udì propr) figliuoli , cioè
Eug^ero Duca di Puglia , Anfufo Princi-
pe di Capua , e Tancredi Principe di Ta«
ranto , non^ i)otendo in quefti tempi , co^
me rapporta Ugone Falcando (a ) niùno
Afpirare a.qu^i titoli di Principe-, o di
]Dtica , falvo che i figliuoli^ del Re ; e
l|uindi*è che Ruggiero in quella Coftitu-
zioné gli ehhm^ Pfiffvipes iiq^ro> »* E que-
lla è quella Coftitiizióne cotanto da Fede-
rico' comnaendata , é che poi- gli piacque
ftm^liare-in*t««É'gn altri contratti, alie-
nazioni , traufazioM , arbitramenti , le per-
tnntazioni , dando poteftà a coloro che
fenza il fuò confenib i e licenza alìenaf-
lèro di poter /ute proprio rivocargli , fic-
come oggi giorno tuttavia fi pratica , e
va per la bocca '^e' noftri Forenfi , appo
5 quali è rtolto celebré '^efta Coftkurio-
«er di Federico ('i ) , che comincia : Cow-
fiitùtionem dhit memoria Regis Fioghiì avi
moftri fuper probi bfta diminutìbneTetnlorkm ^
^ rerum, Feudaiium ampliantefj &c.'
Non merita minor rifleffione la unde-
cima , che fi legge fotto il titolo terzo
4leir ifte^To libro terzo ; poiché fi vede per
^quella cffere ftato fcmpre lecito a*Piinci-
Ji di por freno a* loro ^fudditi , ed impe<*
ii^li , Tempre che fi recafiè. danno alla
Repubblica , ed alle loro Regalie » dtafeen-^
^ere al chericato • Così ^bbiam veduto ,
che Coftantino M* proibì a' beneftanti di
istrlo i e rifnperador. Maurizio vietò a'
&ldati di farfi Monaci, di che tanto Grifr-
5 Orio M. fi doleva,- noà perchè-^riputaffc
i non etfer in poteftà degl' (mperadori
Ài poterlo comandare , o che k legge fof-
fé ingiufta , come egli ftefCb con ingenui-
tà confefTa , ma ^er etfer di pemiziofo
«fempio chiudere in tal maniera la via
dello fpirito per mondani rifpetti . Rug-
giero in quefta Aia legge temperando un'
^tra fua Coftituzione > per la quale fi proi-
(a) l^ù Tale, fol.ó^.&jo. (b) Con*
fitUlLegn. lib.i. tiu^. (e) JffliS. dectf
a^5. a. col. loffr^ in parttph. cap. 8. col. j. in
It I A C t V ! L « '
biviMSffattd a' villani , fenza licenM c^
lor padroni , di poter aCTumere T ordine
chericak ; ftabill , che folamente que' vil-
lani non poteifero afcendere al chericato ^
ì quali per rifpetto della lor peifona fot
fero obbligati fervire , cmne fono gli afcrit*
tizi , i fervi addetti alla gleba ^ ed altri
confimiti \ ma que' ch& fono obbligati fer-
virr per riguardo del teninìento , ovvero
benraci&del quale furono invéftiti, non
gì' impedifce che -ancly feaza licenza de*
lor padroni potfano farlo^ , ma in tal ca«
So devont^ràfTegnarpritea il beneficio nel*
le mani de' loro padroni , e poi farfi cherici •
La duodecima legge di Ruggiero , che
è ibtto il titolo -^e dotario confiifuendo ^
riguarda ancora i'Feudi, ed è Fa fecondai
Iche quefto Principe promulgò fopra diéffi.
In quefta fi permette a' Baroni , ed. agli
altri Fetid^ar), non ottante la proibizioa
di alimare^ di pofer foprsh i Feudi cofti«
tuire alle loro mogli il dotario , a pio-
porziott de^ Feudi ,. che poife^gono, e (t*
condo il lor numero, e qualità* A'Con«
ti, eBarofti, che tengono più Caftelli, fi
permette ancora di poterne uno afiSgnare
alle lor mogli per dotano , {Hirchè perà
non fui quel Caftello, donde la Baronia,
ovvero il Contado prenda il nome • Così
a' Conti diCaferta non farà lecito darCa*
ferra per dotaria, ma- bensì m altro Ca*
ftello del filo Contado ì donde i noftri Au«
tori (e) apprefero, che l'^f^nfo fempli-
cernente conceduto, non s'eftende mai al
Capo della. Baronia', o del Contado «
La decim^terza , che abbiamo fotto il
titeio^tf matrimoniìs contfahendis {d) me*
rita ancora rifiefiione • Si vede chiaro per
lamedefima, che a' tempi di Ruggiero non
fu reputata cofa impropria de' Principi »
fiabilire leggi intomo a' matrimoa) } tA
Giovanni Làunojo la tiafcurò- nel iuo trat«
tato: Reità in^matrimanium potefias ie)i
ficcome non fi dimenticò delr altra di Fe-
derico II* che incomincia : Honorem noflri'
diadematis , a quefta aonfomte • Non aa-
cora i Pontefici Romani s'avean appropria*
ta quefta autorità ^ la quale da poi da In-
nocenzio III. (/) e più dagli altri fuoi
fucceifori fu reputata lor propria » e tolta
. a'Prin.
trìn* & in cmf. 39^ nwnf* 30* ( d ) Confitta
ìib. 3. cap. I . ( e ) Laun. S.par. ari. %• r. JL
(f) CHf*iÌ!kf9:(telCtg9.deJponf.
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DEL HEGSO t)I KAf OLI LTB! XI. CAP. V. i4t
«^Prnidpi iecòlari • Sono pieni i Codici
di Teodofio ) e di Giuftiniano di quefte
leggi y ed infino V tempi di Teodorìco Re
d' Italia 9 e di Luitprando leggiamo > che
ef& non iblo ci diedro* le leggi intorno
'9^ modo , e fonfia di cont^aergli > ma di
vantaggio ci ftabilirono i gradi » ne' quali
cranvieutiv ed alPrinciiÉ s* apparteneva
di di&enfargli ; e Cafliodoro ne' fuoi libri
ci laiciò letormole ditali difpenfe. Riigr
giero in quefta legge comandò , che i ma-*
trìmon} dopo gli (^nfali » e la bènedizion
facerdotale ^ fi dovetfero irelebrar folenne-
mente ) e i^efemente y proibendo à^tto
i matrimoni dandeftini , in .maniera ^he
Xx figliuoli nati da tali matrimoni noi^ fi
debbano reputa^ -legittimi , né fuccedere
{>erciò a' loro padri ^ ni per teftamento 9
né ab inteftato : le donne > che perdano
le loro doti > quafi che né dote ^ né ma*
trimonio poda confiderarfi ih quefti c<;||^
tratti, coatra la ^la-leg^r celebrati. Vuo«
le però che 4 quefto. rigpce non foaniac-
ciano le vedove; né abbia luogo ne'ma-
trimoB) contratti pnma del tdmpo della
promulgazion di qttefta fiia legge . iait-
jrico IL tggiuòfe da-poi a' Cont^ , Barn*
ni , *td a tutti gli a^ Feodàtajri un akro
legame t'^che non potefTero prender mo-
glie fenxa fìia permiifione ; ed-eifendofi
ainmetfe alla fucceffion Fendale le femmi-
ne.,, vietò a' Baroni fotto .pena della^ per*
dita de' U>io Feudi, di cafare le figliuole,
o nipoti ,>ovvero forelle* fenia fea ticen»*
sa , affinché i I^udi non patfaffero a f^
miglte incognite^ della cui fedeltà il Pi4n«
cipe era dovere, che ne foTe informato,
come lo ftabili nella Coftitinione Honorem
vojìrì diadematfs ibtto il titolo , de Mkùre
non ducenda fine promiffione Regis ,
Andrea d' Jfernia , che fii^ GuelfoN , e
perciò perpetuo detrattore delle gefta di
Federico , fcrivendo fottd i Re Angioini
in unfecdlo dovecorrevan altre maffime,
biafvnando Federico , allecoAui parole Ho-.
norem. nojltì dìadcma^is « aggiunge : imo
(a ) V» Aìtìinas di/puuSeud. rap. 5. §. 8.
num.^ó* (b)Ranu>s adL.Jul.& PapJ.^.
dtfiruStìmem'Snìmét iftìusi Fredéria Impeté^
taris pfohìbenùs per obliquum matrimonié
ìnJiitHta 4, Dto in Paradt/o . Come fé all'
economia del Principe non s' appartenevi
far leg^i ibpra i matrimoni, e molto pia
in quelli de fuoi Baioni ( 4 ) ,* ed impè*
dirgli (bvente , fé fi conofcetfero perniziofi
allo Stato , ovvero cagione di difcordie
interne tra famiglie nobili , e di numerQ^
fé fazioni j di che i noftriAutori , e Fran-
oefcoRamos (Ofra gli altri,, hanno trat-
tato ben a lungo. E pur è. vero, che non
Al Federico il primo , che ftabili quefta
leme, egli la trovò nel fuo Regno , ed
il ìlio primo autore fu Guglielmo detto il
malo. I Baroni non fi dolevano della leg«
gè 9 ma dell' .abufo , che ne faceva Gu-
glielmo , poiché quefto Principe , perché i
Feudi ricadefiTero al fuo Fifco , npn mai
concedeva la licenza di poter cafare le lo-
ro figliuole , ovvero Ja differiva tanto j
finché fatte già vecchie , divenivano fte-
rili , ficcome pretfo Ugoti Falcando ( t >fe
ne lagnavano i Grandi del Regno di Sici-
lia , tumultuando pecciò contro Gugliel-
mo . Quelt^ legge fu otfervata in Sicilia
iofino al Regno del Re Giacomo , avendo-
la quefto. Pjrincipe, in un Parlamento ivi
tetfuto , fatta abolire (e) . £ preiTo^di
noi^lucò infino .al Regno di Carlo II. di
Amuò , il quale in un de' fuoi Capitoli
(:/> ftaUliti nel pianò di S. Martino la
venpe a riformare • - -
Non meno confiderabile é la leg^e quat»
tokbci di^uggiero , pofta ibtto il 'titola
dex/idminijirMti<»ùbus rerum Ecclefiafiìcarum
p9ji m^nem PrslatùTum ; poiché in lei più
cofe conMerabilì fi incontrano • Primie-
ramente merita riflefiìoiio ciocché dice
Ruggiero ^, ef&re tutte le Chiefe del fuo
.Regno., e particolarnTeme quelle , che io*
no prive. àA lor Paftore , fotto la fua po-
teftà , e protezione • Seccmdo , che periziò
erafi introdotto coftume non mai inter-
rotto, o impugnato, che morto il Prela-
to , i Baglivi del Re prendetfero la cura f
ed
impetratam , ut alias quìdem fune demurm
^ „^. .,. liceret nuptui dare , cum jam^ mnem fpem
^ap. é^9.^a, Cb* SI. ( t) 1^5?^ Falcand hifl^-^/obolis feneBus ìnqruens /HÒfinlifìet , alias
Sic^ Filias fuas innuptat domi vita tenmfre ^ero perpetua virginitate damnatas fine fpe
{permanere ; nec enim inter eas aò/queyh- con/ugii deceffvje. (e) Cap. Regn. SicH.
miffione Curt^ matrimonia p§ffe contraki ; eaf.zi. in matrimoniis . ( d ) Cap. itemfia*
0d€oque dkS^cile permijfionem hanc haBenur tnimnSf de matrim. conndh^
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1411 0EL V ISTOR
éà aoimmiftrazione deirentiate delle me«
itefime» iafino che le Chxefe fofiTero 4>ro«
vifte j e per terza wa adempifodo i Ba*-
gUvi la lom inaimbeaza^ fecondo le ve^
iazioni^ che ne avea avute- \ avca. ftima^
ca ftabìlirlegge , coll^'^quale comandava »
che dQjpo la morte de' Prelati ». .non ^iù
ai' Bagùvi fi commetteffe V amminiftrazio-*
1^) 6. cuftodiaa delle Chiefe^, ma SLtrtéé^
imglìqri,. .piùfedelr>/e fàpienti delUChie*^
ia y, i quali debbano invigilare ^^ e cùftp*
dirU infine che fiusmno- quelle pcovifte i,
eoa diftribuire iotanto^ delle wndite una.
Srzione a coloro che fervono aileaàede--
ne dhnoranda in effe ^ e Taltra per le
£ibbriche^ a altro biibgùo della Chieia ;.
ed eletto, il Paftore , reftituire il rimaneù*.
te a lui ovvero dargli* conta > dell' arami--
niftrazione patfata « Gli ipogli «. che- fi vi*
defO' da poi introdotti dalla. Corte Romag-
na per tira&-iv|ognirdenaro,, erano, inau-
diti ). e iarebberoltati repuaiti come de-
finittori ìKMt meBfr;ulella. difcipltna Eccle*
fiaftica ) che dei 6uoa governo» dclRegnd r
tutta, era. deità Chie&,. e fi. /pendeva per
«ui^Ua^ e quel che fopravvanzava ». era ri«-
iefrbato al lucceilbre». Non. vi eran N«i»^
%jf a Collettori ) oComme&rì, che ap*-
^na fpiiatp: iJL Parlato. dbtféÀ>^ il facootUa.
di lui cafiir^ con preyenido fovcnte {urima
che quegli fpirafle- (ìt ) ». Quindi i nii^ffi
Ke'HÒa mena che quelli- di Francia» jm»^
tavanoi h Regalia ^ conae vaine gli- akii la.
pretefe il Re Corrado (h) ; er auiodi de*^
livat che abbiano fempré preTa* ta^ euct »
ed invigilata», che r eatrafe delle Chiti^
900 capitino jnale^ e fi^venteavetfefo ór«^
dinato ,1 che delle meAefime fi iiparaftio
Ije fabbriche » & fequeftraflèra Jb queOo fi'»
ne ) e diedero percià molti utili» e faln-
tari pcovedimeati y ficcome ne^ tempi men
a noi lontani' fecero Ferdinanda L d!Am«-
Mfta». il Re Federico,», il G. Capitano-, il
Duca d*'Alcalà» ed altrr^. che potfono ve*
derfi ne Volumi giurisdizionali preffo Chioc-^
carello (r).
Né deve tralafciarfi quel » che Andrea
d* lièmia (*^) notò ibpra ^eita Coflttu-^
(a) K D.Juan: CBumaatOj y Carri lte ^
Memori fiL cap. 8. e- 9. num. 61^ ( b ) Hfp
fhma Gflrradi apudMath.Parìf. in hift. An^
ifiie. Ce) Cbioc.t.17^ i'^) Andrea Slfer^
Non erat cQmpìlatmm volumat decretalium^
I A CIVILE ■
sione di Rjiiggieio; la qual egli coti ma^
nifefto errore crede » che fotfe di Gu^liet»
mo,.. dicendo,, che quatìllosella ftl ftahili^
ta parve giufta ,. e cegobce ^ perchè alk^
ra non era ancor compilata il volume de*
Decretali ;. e che febbebe Roggien cott
tanta utilità diede .qnefta providenza , pe»
rò da poi iCanonifti non^ hahna voluta
ricever quefte l^gi d^' Principi feoolari ^
etiam fi* prò* eis: eohdantur , quìa nolunt ^
ut pananP- falcgm in meffem alienam • Ma
prima, ' che ufcifle il volume de' Decreta-
li , non ara ftiraata cofa impropria de*
Smcipi di (labilir tali leggi , e partico*^
larmieme .de^ noftri Principi , li quali aven*
di^effi fondate quafi tutte le Chiek del
Regino di. loro ^ patrimon jp , era giufto »
che foffero nella lo{o. poteilà ,. e prote*
zione«. -^ ^ • •
La decimaquinta Coilitntione di Rug*^
akra r abbiamo nel libro- terzo fottoil
tilQJio de-^robiòita in.tt^fi demanii cm/iru"
litM^ Gaftrorum., Proibi&e ne' luoghi de*
man/ali del- Re » che ninna potfa fbtro co»
lore. dimigtipr di^iàf-ergerTorri , e Roc*^
che ;:. ddveiido baAirgii per lor ficurezza
qntfUe delRe, o.Jàfua^Regal' protesione.
Latdftcìmalefta'è fotte il titolò ^^ in/krìia
CutialiAu^/fer/onis^ irrtmoiia'y' "per 1^ quale
viene a' Guidici^ impcpo S che net punir
r ingiurie notina dil%cnteflfiente la qua*^
lità.4Ule perfone» aMe q^i. fi fimno ,-da
chi 9 ini.qual luogo, ed m die vmpo; e
ie éa^tmo otfefi 1 fuoi-U£Gtciali » fidichia**^
ra etfeffi' i^ta ingiuria «non foIaHieiite a
coAoro » ma anche la dignità fita regale:
aimanenie ol&ù, •.
La legge 1 2'- che è fimo it tifek» da^
prebabUn estpertentia Medièomm è la^primaf.
che pre^ó di bch fo& ^abilita ». inrorno
ad ev^itar^auto fiofTc-poffi^lè,. que'ma-
li, che l'imperizia de' Medici» poteva ca«^
gionare .. Prima i prudèutiffimi Romani
reputarona, che T elezione, ed approva*
ztonedè^ Medici^ ^^^ ^' Prefidi delle Pro-
vincie ,. ma* agli Ordini» o Decurioni del-
la Cittì s* ap^Qletietfe per quella sragione ,
che Ulpiano, (à'>«efprefle con qùeÀe eie-
fjan-
ft quamvìt uuliter fiatuat prò Ecelefih j
tamtn Canonifia nam recipiunt leges Prineì*
^ ilarium , etidm , è)'c. ( d ) Uifi 1. 1<
^err. abm ord. (adendo
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DEI REGNO DI NAJOLT LlB. XI. CA?. V. 14Ì
puolé : tó terti Jk pr^két$
rM»» & ptrèiis émis^:itiigatn ipfij 'qui-
éus jt^ Metffifmg fàt in .^g^tudine cor/fo*
fiA mmnNUsmt * ^uggicfo in WMifia Ìvol
k^e ardinò 9 che nimio ^Kildle noedica»
ve ^ Jè prima non fi proemerà vivami i
SaoiVfàcàMy e Ginflicrper cffeffe. eAmi*-
nari , e dichiarati abiti a queir eierazìo)
ilnpmieniio^eaa ìii cavceie , e Còiififeaaiaa
deMofo beni, fé pèt fe foli iìniza qnéflo
efame temerarianenre 'pfeftttneranno di
medicafe . Fédèfko IL 'da^-poì dichi^an*
do pKl a uyain enie ^qwfta léftge d# fno
avo j 'mohe^^tre l^i ibhifì wtorùo lì
Medici, ]per le ^qnali la^&iola 4i Salerno
fii eretta in Accadoolia > ficcoivie altresì
quella di Napoli , ove pìat^ a qiiefto
Prtocipe fondarne nn' altra |>ià faiwifii 1
ed iUnftre, come direno* quando de' fatti
di qpeftcf Tgl^Mó Angnflo ci tofnefà oc*
caikin di ingìonare*
Leggcù ancora' fottù» li tìeolo ^ tuv»
wmlhiét nn'tfifiaCoffitnxioiie diUnggieio »
die è k 18» per k quale Tien proibito ,
che ninno ^raa ^fléraiaiìtto iUa'^milisky
là nbn deriveià ^ mùlitaie IbUàtta } • e
farifotnte che mnno potfa éStt Giudi^^
e Notaio-; fe \ xajkn toro non fiM^o ftati
di fimifet«^ln<»nc» Qjmfb legge da Fe-
derico nelk Cofimaimie^'tiegoMte vien
eonleniiata> ed aggionéo )Micora> xheniu*
ao di vii «oodiMNié polGi etfrr aferkto
a qoefti Infici > né pofla snilìt^fy > 'le non
fia per kto. paterno difoendetite da folda*
fu. £gli è peffò vero, che Bartolomeo di
Capoa ci attefta> che queAe Cbftirazioni
a* fuoi tempi non erano in ofTcrvanza nel
Ae^pft >di Sicilia y avea peri^ inteib , ^he
così fi pratkava* nel R^no di Francia ,
doadeituggiero , per emular gì' iftituti di
"^quel Regno, T apprefe . E molto a propo-
fito nmb il Summonte , quella feconda Co*
ftituaione Tffer di Federico , non già di
Ruggiero , come porta rifcrizione nella
▼uig^ta edizime^/vedeiSdofi chfaramente,
che ptpr quciU vien confermata quella di
Ruggiero dal fuo nipote Fetlerico : poiché
fi é menzione della precedente con quel^
le parole , contra ptohibitìvnem diva memo*
fix avi nojtri . Oìttt a ciò , fi conlernia
da quel , che rap|orta Riccardo daS.Ger-
mano^ nella iiia Cronaca ^ ove dice, che
(a) Tmin. (hig. deSeg* cap. 14.
Federico nel Parkmento che tenne a S»
XSeMuno nel mc& di Febbraio dell' anno
113 a. tra T altre fue Còftitnzionì che fé*
ee,-vi fu anche quella de militiÒMf ; coi-
rne otfèrvò anche Tutini {a) deli' origi-
ne de' Seni r . <
"^ La i%\ quella che aMbiamo fetto il
mxAo'deFéit/Mriisy per la quale (i punifbe
xon pena capitale colui , xhe ialfincafle^> .
o mutaffe le lettere del Re , o il- Tuo Aig- ^
gcUo 0^ La ventefima è fotto il titolo fe«
guaite dé'^^uiemtiòus mtkeuni étduherinàm ^
ove con pena di morte, e di confifcazio»
ile, fi punifimio, non iblamente colofo^
i quali eoniaifero moneta falfa > ma ;ia«
ihe quelli che fetentemente k ricevono»
o in alcun modo confentono a tanto de-
litto . La ^entefimaprima è fotto il tito-
lo, che' fiegue-^ rafiotie moneta ^ per U
i^le ven<>on a morte parimente danna-
ti, e 'eon€fcati i beni di coloro, che ar^-
n di t a|pir dr lolare , o in qoalnntiiie mod#
dhnmuire lemoMte d'o^, d'atgenté«.
Se ne^ leisgono da poi ^tte ^tre fotto
fette diverfi titoli 'difpofte V ^ le quali
varie ^vkt s' impongono a' falfar) . La prì*
iha fcufa coloro , che ignorantemente ^
iranno ferviri d' ifbomenti falfi . La fe*
iBonda pnniibe eon pena di fatfoi , chi fi
vale ditmÀnon; fdlfi. Laterza colkme^
deiima peni condanna quelli the nafcom*
dono, tolgono , Tadono , o cancellano f
^Ujlicr tefkmenti . La quarta priva dell*
eredità natemacolui x che cancella , o na*
fcot^de il teflamento del padrrper fucce»
dergli^ab'mteftato-» La quinta dichiara »
che k qualità dalla perfona astiava , •
miifirifoe la pena del .falfo ^ La fefta po-
mice di pena, capitale-eoloro , che avtan^
no, a ▼elMkr'anno * veleui , o medicamen-
ti nocivi per alienar gli animi \ e per la
'fèttima fi difpone, che non farà in tutt#
fìior di pena colufi, che porgerà altrui pO»
culi amatori , o cibi nocivi, antorctàper
quelli non 'fiafi recato alcun danno : le
quali Coltituzioni furono da poi da Fed^
vico approvate , f più ampiamente diftefe
ne' titoli fegueirti.
Nelle leggi , che fieguono jr quefto
Principe, fi vede chiaro quanto fra Tal-
tre virtù fne ebbe cura drìl' òheflà , ed
onor delle donne • Nelk 29. che abbii^k
mo
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l&o fotta il titolo de fùtna aduh^Hf fi
toglie a' mariti di poter ia giudicio4K:cfi*
iàre d'adulterio le loro mogli > fé in lor
prefenza pcnnetteraimo a quelle di tra*
iluUarfi co' loiro 0{udi .con atti laftivi ^ e
difotiefti i e nella trentefima > che Gegue
fotto il titolo me prohibha quafity^t femmi-
na y oltre d«ir infamia t minaccia peM
grave > e degna de' fùoi tempi a que' ma-
riti 9 che permetteranno alle mogli Gom-
mettere adulteri*
Non .hieno- piene dVoheftà koo l'altre
iei , che ficgueno ; proibifce- ner la prima
alle donne pncfte la conirer(axione colle
pròftitute; alle quaU però yietS , che fi
poifà uiar violenza. Per la fecoiida ^ dM
r^pudiis conc^dendis > fi permetta al rnari^
to di poter dimandar il libello del repu-*
dio alla nio^ie, mejitre che giuftamente
r accufa d' adulterio . Per la terza de Je-K
nis ) fi punifcono collie pene ifte& deir
julultere quelle., che uferanna ruffi^ii^niW
per corrompere la caftità delle donne .«>fia
^quarta, coiUermata dàt>oi da Federico, è
terribile contro -le madri , che ^follitui-
fcQUO le loro fie;liuole vergini ^ oltre del*
la petia de' rufQani 9 vuol che lor -fi troit*
chi il nafo , fpggiungendo quefte gravi pa-
iole r Cafiitatem enimfuorjtm-vlfcefum ven^
Aere^ inhumanumy O'' crudele; ma«fe mai
fer fefteffa alcuna fi farà proftitulta , e la^
madre avrà follmente dato ilfuo confea-
fi) 9 fi lafcia air arbitrio del Giudice di pn-
olirla • Per la qi^inta fotto il titolo dèptzna
jtxorìs in adulterio ^eprehenfa j fi permette
fil marito V che pofla uccidere fa moglie,
• l'adultero ritrovandogli fui fatto , fen-
xa però interporre intervallo alcuno, -di
tempo alla vendetu ; e nella fefta fotto
il titolo de pana mariti ubi ^^idultef- aufu*^
gitj fi ftabilifce , che fé il marito lafcit-
fa fuggire l'adultero , e ritenerà la mo-
glie , debba effer punito coinè ruffiano ,
^rchè fenza fua colpa l'adultero Xcappaife *
Cosi Ruggiero avendo pcif quefte leggi
|UK>vveduto air Qae(^ delle ^onne , con
«noti minar faviezza provede alla ficilrtà
degli uomini ; fi leggono perciò tre altre
lue leggi , che fono V ultime , che abbia-
mo di quefto Principe , e che compifcono
il nuinero^di trentanove • Per la pritna
/otto il titola ^tf vendi tione liberi hominis^
fi riduce in fervitù colui, il quak fcien*
fementt venderà uà uom libero . Per la
IL I A CIVILE^
feconda fotto il titolo ifc ine^ndianh , ^
impone pena capitale contro coloro , i
quali fraudolenteraente porninop fuoco nei»
le cafe aterui . .£ nell' ultinu , s' im^pcMM
la medefima pena j|i chi fi (hrà precipita»
to da alto , averà tneaato:- ui» fatfo , o uà
ramo. fenza gridare , >>avvifare , ondeJitefi»
/<& ammazzato aku^ upmov il risoredel^
la quale fe poi' da Federico temperato nel-
la ColUtuzione fegueote •
Ecco come* Ruggiero, dopo avere ftabi«
lito .il ììio Regno , lo riordinò con slpro»
vide"*,' ed utili leggi. Ancorché per alcn*
ftef 4i ^^ fi 4^^ providenza su i Matrix
moni, stt-rAmminiftrazione delle Chie«
fé , fopra i Repud; , e fopra i Cherioi , non
perciò erano -ripi^tate improprie , a queftì
temipi,, de' Principi focolari •, Non ancora
s' erano intefe quelle querele , che nàcque*
ro dar poi de' Pontefici Romani *d' ^rfi
otfefa la loro immunità,. e che fotfe que«
ftooin. metter la Alce nella nieflè altrui •
Cominciarono effi poco da poi pian^ pia*
no a prefendérlxx, e vi diedero T ultima
mano quando Gregorio^ IX. ridotti in un
Corpo tutti iNcefcritti , che fervi vano alla
grandezza Romana ,* ed eiftefo ad afo co*
muneoqoello , che per un ìuogp partico*
lare , *e forfer in quel .folo caAi^ Speziale
era ftatuito, ed aboliti tutti gli altri, ca*
vò fuori ilDecrei^e, che principiò a fon*
dare , e ftabilire la Monarchia Romana •
Ecco .parimente , «coinè in quefto noftr»
Reame , alle leggi antiche Romane rite«
unte più percolbime , <fae per \t2ffi fcrit«
te , ed alle leggi Longobarde , fi fodero
aggiunte da Ruggiero quefte fue Coftituzio*
nt, le quali a riguardo delle Romane, e
Longobarde erano riputate leggi partico^
lari , ficcome quelle comuni , ed untverfoli •
M^
,L Delle leggi Feudali f articolari
Jet Regtw»
A etfendofi , come altre volte ab«
biam notato, mnltiplicate in que*
ile Provincie , le Baronie , ed i Fendi , fic*
come in tutta Italia , ifurfe anoHra una
nuova legge, Feudale appellau * Qjiefta
nella fua origine fu introdotta per le co*
ftumanze de' Longobardi nelle Città d' Ita*
lia, le quali furono varie, e diverfe^ fé-»
condo varie eran le ufanze di cìafcuna
Città ^ tanto che la ragiau Feudale ^ pari-
ma
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DEt UGNO DC NAPOLI LIB. XL GAP. V, 14^
<:rebbe da poi daGu^ltehiio 9 e più da Fè«
derico ^ e che col correr degli anni da
tutti gli altri Re , che reflinrar quefto Re»
(Do y fii in quella forma | che oggi fi vì^
le 9 ampliato per tante Ceftituzioni, Ci-*
ma noti tiotrrachiaiiiarfi, fé non che kg-
^e Bon Kritu de' Longobardi , onde è ^
^be alcuni faTiamente la ditf«ro ^iadel
tempo 9 e da' Longobardi introdotta in Ita*
iia^ non per ifcritto , ma per coftume ;
•crebbe in cotal guifa da poi , infino che
Corrado il&lico> che fu il primo ^ non
peniaife colle lèggi fi:ritte ad accrefcerla;
itccome al di lui efempio fecero da poi
gli altri Imperadori fuoi iucceffori ;.onde
tutto ciò , che d» quefte Confuetudini Feu-
dali introdotte da' Longobardi •, e dalle
leggi fcritte degli Imperadori furfe, fu ri-
.putato la ragion comune, de' Feudi ) poiché
m tutta Italia 9 e da poi Ì4i tutta Europa >
adattandofi a lei Y altre Provincie > furo-
no quelle <:onfuetudini^ e leggi ricevute >
ed abbracciate • E per qutfta ragione a
riguarda de' Feudi , non vi «ra differenza
alcuna tra quelli , ch& viveaho eolle leg-
gi Longobarde , e quelli che fi governava-^
no colle leggi Romane ; poiché i Roma*
ni non conobbero Feudi, e le alcun Ro-
mano era inveftito di qualche Feudo , era
tenuto oflfervareia legge Longobarda, che
de' Feudi difpo'neva> già che dalle Roma-
ne niente potea ritrarfi.
Quefta ragion comune Feudale » primr
4i Ruggiero ^ ficcome era egualmente c(^
iervata in* tutta ^kalia , cosi ancora «bbe
forza j ed autoriti in quefte noftce Provin-
cie • Ma ridotte ora da Ruegiero in for-
gia di' Regno , e fottratte dall' Imperio -^
£ccome alle legsi comuni Romane, e Lon-
gobarde y a^&iunfe qnefto favio Principe le
proprie « ftabilite particolarment e Jc r li
iuoi Domini y così ancora alla yKm ^*
mune Feiiftiale , volle afligiiingervi^am^ fue
leg^i Feudali particolari , che doveifero of-
fervarfi nel fuo R^gno , ficcome tra le fue
Coftituzioni che fono a noi rimafe > due
ne abbiamo offervato attenenti a' F^MM *
Seguitando le coftui pedate aggiunfero da
poi i due Guglielmi fuoi fuccedbri altre
leggi Feudali' i e finalmente Federico IL
mohifilme altre ne ftabifì y che fi leggo*
no nel volume delle Coftituzioni ; onde
fi fece y che nel noftro Regno altro foffe
il Jus comune Feudale , che è quello com-
prefo ne' libri Feudali , ed altro quello par-
ticolare per quefte fole noftre Provincie,
chQ «icominciandofi da Ruggiero 9 $' ac-
Towf. IL
(jl) UgoFaUand.
pitoli, Grazie, e Prammatiche 9 come di-
remo ,2L più opportuno luogo . Nel mì^
dovrà avvertirfi y che rifedendo nella pef*
fona di Federico IL la dignità Imperiale^
e Regale di Re di Sicilia, quelle fue Co-
ftituzioni, che fi veggono ne' libri de'F«tt«
di , ibno quelle appartenenti al JusComu^
ne dei Feudi ; quelle, che fono nel vola-
me delle uoftre Coflitttzioni , appartengo*-
no al Jus Feudale particolare del Regno di
Sicilia .
Rusigiero dunque , ficcome fu il primo «
che alle Romàne , e Longobarde aggiunge^*
fé nuove leggi, go$1 ancora fu il prime»
che alla Ragion comune Feudale asgiun^
geffe nel iuo Regno nuove leggi Feudali
particolari , per le quali fu mtt<Àotto nuo«
vo coftiime di fuccedere a quelli contro
le Longobarde i e fu pevciè, che intro«
dufle il ^povo ìus Francorum , onde da poi
preifo di noi fi refe celebre quella diftii»^
zione de* Feudi de^ Jure Lmgobardmmtù^
Ttancofum^
^X2l gli a|tri pA^i di quefto Prìneipé ,
è Jiodato cotanto dafdi Scrittori quel fue
coftume di voler eilere inforjHatò delfe
leggi , e coftumi detk attre Nazioni ^ 0.
ciò che reputava commendabile , intro*
durto nel Regno fiio; ma di ninna altre
Nazione era esli più amante, quanto del«
la Franzéìe , donde egli traea^origine ; per«
ciò fu più inchinato d' introdurre nel fue
novello Regnò tutte qlielle ufanze , e tut*
ti quegl' iftituti , che oflervava in quel
floridifilmo Reame ; per ijuefta ifteffi ca-
gione, come ofleryeremo quindi a poco#
v' introduife egli i fette Uflicj della Co-
rona , che ivi erano ; ed amante pur trop-
po de'Franzefi , diede gelofia, e cruccio
a' Siciliani , e a' Pugliefi , che fi yedevan
perciò pofpofti negli onori a' foreftieri {a) •
Quindi y come fi è detto , traflero l'ori-
gine nel noftro Regno ì Feudi JurhFran'^
corum , poiché Ruggiero facendo venir fpef-
fo dalla Francia Òipitani ed altri foldati
Franzefi , fi fcrviva di loro in tutte fe^fue
ardue inuprefe , eflendo ftata fempre que-
T ftk
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^4< DE L r TST O
^ frante iJtr valer militarfe Tipiittta lo-
pra tutte le altre ; tmde Ugone falcaiuto
<Ik:c , che perciò foieva Riiggiero fargli
•venire, TrenìJ aìpìnos "mamme y cttm abNor*
wannis ùtigìnem duferet , fcnttqué Franco^
rum gemeva MH gloria Xi$tms dnttferri ^
flurimum d'tlìgwndos eìegerat , tS* propfmo"
-dum homrandos . 'E ^uefto coftutne fu ri-
teirato ancHl da poi da' due Guglielmi
iiroi fucceffori , attti ne^ principi del Re-
fno diCUglielffio II. fu cotanto nella iWa
Cotte •il^ favore de' Franzefi , che non £
fitennc di ci^r fuo G. Cancel1fcn> un
fx^nx^ ^ onde fr refe^ numerofa la .fua
Corte di quefta gente. con indignazione
graiklifCma de' Nazionali (<»)*
* Per quefto awctme , che militando^'va-
fero^mente tjuefti Capitani fotto l' infegne
4iÀu9gtero , e deMueGu^lieltni, fìiroiio
'i^ elfi ìnveftiti di tnolti Feudi > onde £rb-
banéonando la Francia, fermarono in (]ue-
ftc Prcrrincic le loro fajnigliè, non lafcian-
éfy intanto di vivere fecondo impropri lo*
focofiumi, che da Francia portarono; ed
infìno a' tempi di Federico II. lor fi pef-
fnjfe, che ^oveifero cosi ne' ^mdicj, co-
ltele in altre occorrenze > effer giudicati fe-
condo i loro patrj iilitutì , e cèfhimi ^
tfra' quali il più confiderabilejpra, chene'
feudi dovede fuccedere il "primogenito ,
^lufi tutti gli akri fratelli minori , non
già , come con molta imprudenza fi p^«
ticava da' Loilgobardl, fecondo i quali vè-
fiivan nitti ammeffl^alla fucceffione-, di*
videndo con tanto difcapito dello fplendó-
re delle loro famiglie i Feudi ; una delle
principali ragioni, che, fu delia rovina de'
tnedefimi in ^efte noftre Provincie , co*
me altrove fu da nói offervato- In tutta
la Francia, come ne rendono a noi tefti-
monianza Ottoi>e Frtfingenfe , e Cujacio
( ^ ) , con ppovido configlio fu iftituito >
che^ifoli primogeniti Yuccedetfero neTeu-
di , reputando così poterfi conlcrvare lo
fpleìidor delle famiglie . Così tuttr que'
Capitani-^ e ibi dati Franzefi, che furono
ìnveftiti di Feudi in quefte noftre Provin-
cie, ritennero quefto coftume; e Ruggie-
ro, ed i due Guglielmi , ifon folamente
loro il permiièro, ma anche che ritenef-
fcro tutti lor altri iftituti , tanto che Fe-
R r A CIVILE
Gerico IL .|^r togliei' ìe confiorfioni y cliE
fi cagionavano -per ciò ^n queflo Reame
per ^uefte leggi infra- 'di lor difformi ^ eb*
bt bifogAo ^i ilabilire una Còftitnzione
fpeziàle -, che è quella che fr^legge fotto
il titolo de Jure Frane, in judìc. fuh{. per
la quale tolfe , che ne^ giuiic) potettero
più fervirfi di que' loro particolari iftitu-
ti } e tólfe ancora quelP altro lor barba*
ro coftume del duello > pert^uella fua ce«
lebre Coftitusioue Mommach$am •
Non però tolfe' , anzi approvò il ìof
coftume^ come^tnolto commendabile , che
ne' Feudi fuccedelTe il primogenito ; quìoio
di avvenne .che ppfeffo di noi tutti iFen-
datar) fi. diftinguedero in Franchi, e Lon-
gobardi : per Franthi ihtendeo^o coloro
che viveanò ihtorno alle fucceffioni de'
Feudi Jiort Francortrmj e per Longobardi)
quelli che viveano fecondo la* lor antica
nfanza , d' ammetter tutti i* figliuoli alta
fucceffione de' loro Feudi . Era però il ]u5
Frarìtorum re^mtato come fpeziàle* a ri-
gnardò del Jus Longoi'ardorum y ch^ era il
comune > tanto che fcriffe Andrea d* Ifer-
nta ( f ) , eirftìi cW dice eflfer Francò , e
I)erciò n^u ddver divid^e* co* fratelli, al-
egando una ragione fpeziàle : fuo dee ef-
fet il pefo di provarlo, già che comune*
tneme tutti fi prefumono vivere fecondo
il Jks tommune de' Longobardi , che fabi-
Hfoe i Feudi doverti tra fratelli dividere.
' Fu adunque in tempo di Ruggiero^ che
s* intrDduffe nel Regno quefta ragion fpe-
ziàle di foccedere ne' Feudi all' ufo de'
Franji^S^ il ouale' non foddisfatto d' aVet
conVJ^vide leggi ftabilito il fuo no*
y'elloTCcame , e dalla Francia introdotto-
vi nuòvi coftumi , ed iftituti per dargli
forma più nobile : volle ancora illuftrar-
lo^ e renderlo piùmaeftofo con introdur*
vi nuove dignità, e piùilluftri, che pri-
ma nod ebbe , onde ad emulazione di quel*
lo di Francia, l^adornò^' principali Uf-
fic) della Corona, che in quel Regno da
mólto ttm^ erano ftati introdotti^
C!\-
( a ) Ug9 Falc» - ( b ) Cujac. lib. i. de Feud» tìt. 9. in fin* ( e ) Atìdr. Ifer. ìnConJì.frtH
Jequentes.
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e A P. VI.
Degli Uffidi della Corona ^
DEL REGNO Di NAPOLI LIILXL CAP. VL Ut
Re» ma del Regno : e Ruggietty ibhilita
cWebbe il fiiai ve grimroduflfe iilficn»
con gli altri Ufficiali ftiinori fubordinati
a|niedefinii^ Prima, quefte noftre Provin*
eie non gli conobbero,, e le loro funzio**
ni venivano dèrcirate fono altro flomt
da diverfi altri Ufficiali j. e fé ben fottd \
Goti fé ne foife avuta <)ualche oopofcea-
za , avendocene Càfliedoro lafciata qual-
che netizia , onde è da crederli , che i
DÀpoi che inFc^ncia^ nella ftirpe di
Uga Ciappetta , reftò eftinta quella
fiiblime dignità di Maeftrò del Palazzo >
che come ruinofa a' Principi fteffi , come
fi vide chiaro nel Regna di Chilperico ,
fu. ripunto fagaio coùfialio di que'Re di Francefi da' Goti ^liapprendiefrero;. mA\^-»
fpegtìerla a&tto, fi videro da quefta fup*
prellìone grandemente acc^efciuti quattro,
altri Uffici di quella Corona, le cui fun-
zioni cranfi prima trasfufe .in^quello di
Maeftro delPalaMd,,che per la fua gran-
dezza, e futìlimità. avea a'flbrbiti tutti gli
altri ^ Egli era perciò detto Capo de* capi
di tutti gli altri Ufficiali : Duca 4^', Du-
chi : e non iènza. ragione era aifomigl ia-
to, al Prefetto Pretorio, fottp gli ultimi Im-
peradori Romani . A lui non. meno fi ri-
portavano le cofe della guerra, che della
giuftizia: fovraftava alle Finanze, cdalla^
Cafa delRe; in breve,, era il fuperior ge-
netaU di tutti g^i Uffciali del Regna lea-
za: eccezione.
Dalla fuppreffione iìunque di queft' Uf-
ficio ripigliarono gli altri Uffizi della Co-
lìotia la Uiro 'antica autorità i non ricono-
fcendo poi «^Itri per lor Capo ,• e fuperio-
re , che il Re iftcflb ; onde perciò i. fu-
premi vennero con- titolo di Grandi deco-
rati . Surfe il G. Conte^abile ,, che ebbe
la foprantendenza delU guerra , ed il co^
mando degli eferciti ia campagna • Il G..
Ammiraglio capo dell' Armate navali, ch«
ebbe il comandò fopra mare in guerra ,,
ed in pace . Il G^^ Cancelltera per la fo^
prantendenza della giuftizia ,. capo di tut-
ti gli Ufficiali di pace , e Ma|iftcato de^
Magiftrati ^ dipendendo da. lui i Giuftizie-
rì, i Protonotar) , e,ti:|tti gli altri mino-
ri Caliceli ieri . Il G. Teforiero , ovvero
G. Camerario, capo dell» Camera deX3oa-
ti , ed Ufficiai fopremo delleFìnanze ; jed
il G* Sinifcako, oweraG indice della Ca-
fa del Re , poichà ebbe il gavernamento
della medefima-^
Tutti quefti Uffic) erano*- chiamati del-
ta Corona , ovvero del Regno , perchè non
riguardano il fervigio delia, perfona. del
(a) Martn. Frecc.deSubfeud* ^ìt^.^x»
dimahco éCtendo (hti quefti difcacciati 4a'
Greti, ed i Greci da' LoQgobardi,, fi ve*
de éhe n'i gli uni , né gli altri in tutta
il tempo v<:be dommaronaqiiefteProvtn**
eie , -V ufarono ( tf ) . I Greci le governa*
rono per Straticò , e Cataj>ani l onde è >.
che o^ ancora pretfo di, noi Sa rimaftd
qualche veftigio di quefti Ufficiali . In Sa-
lerno ancor fi ritiene il nornc di Stfaticò ^
come in Meffina. . In Puglia i Catapant
furono atfaipriltenati ^ -onde è che pet
quefto nome dc^agiftrato ritenga oggi il
nome di Capitanata, una Provincia del Re?»
Èna. Ebbero ancora i Greci altri Ufficia^
i,. come i Maeftri de' Cavalieri , per li
quali luiigamente resero il Ducato d^a*^
poli. Ebbero i Patrizi^ t 1 Protofpata, ed
altri mqltiffiimi ;. né mai ufarono i fopra-^
nomati. Solaipente è chi dice, che l'Uf-
ficio dì Psotonotario foffe d^ origine Gré^
co, tiu di ciò ne parieremo al'fuo luogo.
I Longobardi certamente non gli co*
nobhero i. pffi prima Jivifero i governi in
Caftaldati^ a ciafcuno preponendo uqCa*
ftaldo per reggerlo *„ al quale ^ appartene*^
van cosile cofe della guerra*, come della
giuftizia, . Da poi crearono- i Conti ,, che
nella loro origine non etano, piti,, che Uf«
ficiali , e non Signori ; ciafcuno avendo il
governo -del Coiitadò a fé cómmeffo fin
tanto, che poi col correr degli anni co-
minciaifero a mutargli ^ e da Uffici 9 ridurr
gli in jFèudi, e Signorie, come altre voi*
te abbiamo ofTervata..
Piarono adunque i Normanni , e fopra
tutti il famoib Ruggiero , che avendo- rì^
dotti i fuoi Domini in un ampio y e po-
tente Reame ,. era di dovere che vi intro*
ducelfe quefti Uffici , che in altri Renni,
e particolarmente in quello" di Francia ,
etano riputariproprj della Corona Regale t,
Ti e co-
M ien
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>v
14S DEiriSTOklACIVILE
tcomt tftttti lttmi> che facelTero maggior-
mente rifplefidere il fuo Regal diadema .
§. I. Def G. Conte/latile .
Quello , che meritamente, e' fecondo
il comnn rendimento degli Scrittori
' s* innalza fopra tutti gli altri , e tie-
ne il primo luogo > è il G. Conteftabile •
Kclla feia origine, appreffo i Franzefi era
chiamato il G. Scudiero del Re, e perciò
8a Aimone (a) viene appellato iie^/?//K»>
Prtepofitus Equorum , come parimente V at-
tera il fuo nome latino Comes ftabuli ,
molto frequente negli antichi libri , di cui
Caronda {b) fiferifce molti be' pafli , <
feftiene Loyfeau (r) contro 1* opinion d'
filcuni moderni , e fpezialmente di Cu|a^
ci© (ii ), eh" è di contrario fentimento.
Ha due grandi prerogative : Turni, egli
)t cuftode della {bada del Re , poiché quan-
do vien nromoflo a sì fiibìime^dignità, il
!Re ^li da! tutta nuda fa iol fpada lielle
mani , per la quale egU alP incontro in
queir ifiante gU dà la fede, ed omaggio,
come appunto fi narra dell* Imperador Tra-
iano , il quale dando la fua fpada nuda a
Sura Licinio Prefetto Pretorio , gli diffe
ouefte memorabili ^^pìti Acdpthuneen*
fem ^ ut fi quidem re£le Retp. imperavem ,y
frv mej fin autemfecus^ in me utaris. Per-
ciò r infegna di quefta. dignità è la ipada
Buda j ficcome il uoftro Torquato feppe
ècn efprimefc neHa pcffona del G. Con-
teftabile d'Egitto, collocandolo perciò in
i|uella raffegna alla deftra del Re, appar-
tenendo a lui il primo luogo fopra tutti
gli akri Ufficiali della Corona , e dando-
gli la fpada nuda per fua iniegna .
• • alza il più degiu
La nuda fpada del rigor minifira\
. L' altra prerogativa è , che uegli eferci-
éi egli ha il comando fopra tutte le per-
fette , anche fopra i Principi del fangue :
difpone gli alloggiamenti , iftruifce le fqua-
^dre, diftribuifce le fentinelle: fono a lui
lubordinati i Masefcialli, e tutti gli altri
Ufficiali minori : in breve ha il fupremo
comando negli eferciti mentre fono in cana-
ta ) Ai/hm. Irò. 5. €ap. 7. ( b ) Carond.
0Ì u dtUe Jue Pandette , «• pen. ( e ) Xcy/.
/ìi«4. degli Uffic} della Ccrofiaj cap.2. nu*
mer. 15. (d) Cujac. L un. C. de C^omìtìK
pagna , onde di queft' altra prerogativa par«
landò il Tatfo cantò :
Ma Prence degl* eferciti , e con piena
PoffaTtza i P altro ordinator dt pena .
Ma tutta quefta fua autorità , ed alto
imperio potea efercitarlo ne^li eferciti in
campa<;na, non già nelle Piazze ,. né fo«
pra i Governadori delle Provincie; onde
mal fanno coloro , che vogliono far para-
gone de^G. Conttftabili co' prefenti noftri
Viceré , -li quali non folo hanno il co-
mando degli eferciti in campagna, ma an-
che in tutte le Piazze, fopra tutti i Go-
vernadori delle Provincie, cosi in terra,
come in mare , e fopra tutti gli altri Uf-
ficiali della Corona . Egli è però vero che
prefTo i Viceré rifiedono le prerogative del
G. Conteftabile ; poiché le cofe di guer-
ra a lji]i s' appartengono , ed egli difpone
gli eferciti m campagna , a cui ubbidifco-
no tutti gli altri Generali , e Marefcial?
li ^ ma quando il Viceré fia atfente dal
Regno , «né foffer altri dal Re deputati à
queft' impiego , potrebbe ne* cafi repeatini,
e quando la neceffità lo portaffe , il G.
Conteftabile fervìrfi della fua giurifdizio-
ne, e riaifumere ciò^ che prima era deU
fa foa incombenza , come dice Marina
Freccia {e).
Il primo Conteftabile , che tra le me-
morie antiche abbiamo nel Regno di Rug^
giero, fu Roberto di Baffavilla Conte di
Convecfano {f\ . Quefti fv figliuolo d' un
altro Roberto parimente Conte di Con-
verfano , e di Giuditta forella di Ruggie-
ro : fu adoperato da Ruggiero nelle im-
prefe più ardue , e meritò per la difcipU-
na militare , nella quale era molto verfa-
to , da quefto Principe effer. innalzato a
sì fublime dignità. Nel Regno di Gugliel-
mo I. fi refe più rinomato , e da quefto
Principe fu inveftito del Conudo di Lo-
ritello } ma dk poi etfendoft da lui ribel-
lato , gli pofe fottofopra il Regno infiemc
con altri Baroni , onde Guglielmo toltit-
gli <}uefta dignità, la diede a Simone Coo-
te di Policaftro fuo cuc;ino, che fu il fe-
condo Conteftabile » di cui ci farà data
occafione di più lungamente ragionare nel
Re-
& Tribun. Scolar. ( e ) Freccia de Sub^
feud. de O^c^M. Comeji. n. 23. (f ) U^
Pale, ijìor. SiciL foL zu
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BErRÉCNO ì)!' NAPOLI LÌR. Xt. CAP,
Regno dì Guglteltiio; e ne' tempi diGu*
glielmp IL fu Conteftabilc Roberto Coa-
te di Cafcrta (a).
Merita rifleffione, che quefti Còntefta-»
bili , ficcome tutti gli alt»i fupremi Uf-
ficiali, che prima fi diffcro MaeftriCon-
teftabiii, e poi Magni Conteftabili , era-
no comuni così a quefte noftre Provin-
cie, come alla Sicilia, infino che quefta
Ifola fofTe ftata dagli Aragonefi tolta agli
Angioini; e fé bene folèvano. a quefta di-
gnità innalzare i noftri Baroni , come
^uelK , che per ampiezza di Domini , e
Contadi , e per le parentele f che aveano
co* Principi fteffi , i quali non fi fdegna-
Vano allora imparentarfi con loro., face*
vano la principal fiaura fopra tutti gli al-
tri Baroni di queir Ifola •, e fpcffo fole-
vano rifedere ne* loro Stati j nulladime*
ìio , a,vendo i Re Normanni fertnatà* l*
loro fede Regia in Palermo , folevano re-
golarmente in quella Corte apprelfo la per-
dona del Re rifiedere , dal quale erano
impiegati ne*piii rilevanti affari ds-lla Co-
rona. Perciò non bifogna confondergli co*
xninori Conteftabili , i quali erano, marf-
dati ad una particolar Provincia , ed a*
squali o era commeifo il governo di Qual-
che Città , o gli era dato il comando d*
alcuni reggimenti , o di fanteria , o di
cavalleria j poiché fé bene quefti erano
fure chiamati Conteftabili , il loro rofto
però era molto diverfo , e di era«i lunga
inferiore a' prandi e priini ConteftabilK,
i quali perciò erano chiamati /?f •»/ Come-
ftabuH . Cosi nella Cronaca di Not. Ric-
cardo di S. GermaiK) fcritta ne' tempi di
Federico II. leggiamo, che Filippo di Ci-
terò, eratCemeflabulusCapua. E ne* tem-
pi poftcriori fi leggono molte carte rap-
portate dal Tutini (i) , nelle quali la
Conteftabilia era riftretta al governo d' una
Città fola • e ad una particolare incom-
benza : COSI fpeifo s* incontra nelle fcrit-
ture del Ree^io Archivib^ella Zecca :
Hvifìcits Comp.jiabulns Foqoij^ : ed in al-
cuni iftronienti del medefimo Archivio ,
pur fi legge : Francìfcu^ Garis Come/ìaòuz
VI. t4^
la Cafa Reale . E parimente li Capitan?
delle milizie , eh* erario in ciafchedum^
Provincia del Regno, che. oggi fi dicono
Capitani del Battaglione , erano ancora'
Conteftabili. nomati . Offervramo perciò
Pietro della Marra Conteftabile di Terra
di lavoro ; Gualielmo Ponciaco Contefta-
bile in BafiHcata ; Mattia Gefualdo Can-
teftabile nel Principato , Gualtieri del
Ponte Conteftabile in Capitanata , Ada-
mo Mbrerio Conteftabile in Terra d' O-
tranto , e Gentile di Sàngro Conteftabile
neir Apruzzi . '
Nel Regno degli Anc|ioini queft* UfR^
cìfy non perde niente del fuo antico fplenr
dorè; anzi, coqìe fcrlflfe Marino Freccia ,
Carlo L d' AnaiìJ foleva concederlo colle
medefime preroaative , ed aU' ifteflb modo^
del Regno di Francia , ordinando che in
ouella guifa appunto divelle efercitarfi nel
ino Regno di Sicilia . .E Carlo ti. fuo
fucceffore ftabill molti Capitoli attenenti
a* G. Conteftabili , rapportati dal Tutino ,
a* quali fottopofe tutti i Marefcialli del
fuo Regno . Ma ora queft' Ufficio , per
le casrioni , che fi diranno uel prosretfo
di queft* Iftoria , è a noi rimafo fol* a ti-
tolo d* onore , e fenza funzione , effendo
la fua autorità paffata in ^ran parte nel-
la perfona del Viceré; e folo i G. Con-^
teftabili ritengono la. precedenza nel fede-
re in occafion di. Parlamenti , e nell* al-
tre pubblidie celebrità , con moire altre
preminenze, come il veftirfi di porpora »
e d' armellini con berettino r^ ed ultima-
mente j ancorché ali foifero ftati lafciatì
ouefti onori , fé gli è pure levato il fol-
do , che prima godevano.
D
§. IL Del G. Ammiraglio^
Ovrebbe occupar il fecondf>lu<y2[0 tra*
Uffici- della Corona qù^'Io del G.
Cancelliere, ficcome s*ufa ^reffo i* Fr^m-
zefi ; ovvero quella di G. Giriftiziero ^
ficcome ora fi oftei^a preifó di noi •, ma
due ragioni mi foin^oiio dopo il G*C^h-
eftabile a -faveltare del G. Ammir:^fl^0 :
lus vi^intìquatmr BaUlifarum^ cdaltroitf: ^■ima per la grande miìfontiità , che '^p\i
Fra^cifcuf de Diano Come/iahlu9 ^M^^(* wìie col G. Conteftabile; poiohè avendo
Così ancora venivano chiamati TaSfe- ambedue la foprauten^eiìza della guerra,
fiabuli Regfi Hofpitii { Maftridìftalla del- il pri«BO fopra gli efcrciti in Campa«Hia,
( a ) Noutiajudicatì apud PelUgr.p^ 256. <.bf> Tuthis d$lt Uffic. de' Otntejl. nel funi.
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tjoi D E L L: I S T O
e qocftor fecondo foi>ra rannate di mare ^,
mi muove 9 innanzi che fi- faccia palfag-
gio agli Ufficiai di pace, ed a quelli di
giuftizia , a dover del G.Ammir;iglio ra«^
gionare :. V altra più. potente fi è il vede*
xe, che- a' tempi di quefti Re Normanni j
ne* quali fiamo > fu la dignità dei G. Am^
miraglio riputata atfai più di quella del
G. Cancelliere 9 e. di qualunque altro Uf-
ficiale di giuftizia ; perchè. e0èndo quefti
Re potenti in mare xoranto i che per le
loro armate fi^ reitro. gloripfi , e tremendi
per tutto. Oriente , portando, le- loro vit-
toriofe. infegne infino* alle porte di Co-,
fiantinopoli^é neir Affrica fecero mara-
vigliofi acquifti ; il loro imperio, fopra il
mxtt era^più.ampio«. econfidecabile» che
quello, di terra'; onde avvenne ,. che ne'
lempi di Ru^iero , e de' due Guglielmi
ftioi fu^eflbri,. Vetkt G. Ammiraglio del
Kegnodi. Sicilia. > era il più. alto grado,,
nel quale alcuno potefTe maieifere innal-
zato. In fatti vediamo che il famoib Ma-
gone di Bari , che a." tempi di Ruggiero
era G. Cancel'iere ,. entrato da poi iafom-
ma grazia del Re Guglielmo , fu da co-
flui , per dargli un faggio della, grande
ilima , che faceva della. Aia. perfona %, ia-^-
nalzato. ad effer G«. Ammiraglio ;. ed U-
gone Falcando. , narrando lo ftato. della.
Xorte ne* principi, del Regao di Gugliel-
^ mo IL nel qual traupo reggeva^ V ufficio
di G. Cancelliere V Eletta di'Ciracufà, e
quello, di G. Camerario del palazzo Ric-
cardo. Mandra , dice che Matthaus Notih
tÌhs cum fciret: Admìratum, fi. non pojfe fi^r
ri y où multam eJM$ nominis bv^ìdìam^.Qan*
celiar} atum. totis. nifibus. appetebat •. »!
Se riguardiamo rimpiego > e k funzio^
ni di quefto Ufficio , non h. da porfi in
dubbio , che non fotte antichiffimo , co-^
nofciuto da' Romani', e più dalle Regio*
ni d' Oriente bagnate dal Mare \ poiché
preiTo Livio abbiamo i Prefetti delle claifi
marittime , e aeir ai|tica Gallia prefTo Ce-
fare ipeib s' incontrano i Prefetti marita.
XMà , fra quali fopra tutti fi diftinfe ^ì^
mio^ Ma; il fuo nome jcertSimente non lo
ritroveremo preffo i Romani j ed io aiK
cOnfentO; all' opinione di coloro >^'che &i^
. Ca) Mun. F^Vé del Mtm^numer* 542»
(b> FazsL lìb. 6. pojl. Decada (c) Vinr.
Tear. deG^Ammu net prìnc^ (^d ) Tuiin^
R TA C IVfLE
tomo quella voce ei£»re non giiProiren*.
zale ,. come credette l' Alunno ( ^ ) , ma
Saracena ; come ben pcuovano da molti
paffi deli: iftoria del fazzello (^ ) , Pie*
tro Vincenti ( r ) ,, ed il; Tutini( ii ) . El
in vero i Saraceni furono molto potenti
in mare , ond' ii che neir iftorie loro (peC^
fo s' incontrana quefti nomi d^ Ammira*
gli ,. poich! ingombrando eili T Oriente |
e gran^ parte dell' Occidente ,, come la Spa-
gna,, T Affrica, e la Sicilia , luoghi nella
maggior loro eftenfione. bagnati dal ma*
re, ebbero perciò molti Generali di ma*
re , da eili Ammixagli. chiamati •.
. Gli conobbero' ancora i Greci-, egli
ultimi Imperadori d' Oriente , i quali per
opporfi agli, sforzi de* Saraceni biJTognò ,
che fi. provedefTero d! armate marittime
eifi ancora , e non è fuor di ragione il
credere « che in. queftie noftre provincie
gli aveflero i Greci prima introdqtti, poi-
ché non. el(e;iadogli negli ultimi tempi ri-^
mafix altra , che molte Città, nella rivie-
ra, del mare, come quelle della.Calabria«
e. pa^te della Lucania ,. Amalfi , Napoli ,
e Gaeta , tutti luoghi marittimi , biibgaò
provederfi. d! armate-, per confervargli da^
Saraceni,. i quali ficcome ave van loro tol«
ta U. Sicilia , cos) j>a(ravanOjpericolo()ueft*
altre Città- ancora, di. qua del Faro di cor*
rere la: fteilà fortjina. In fatti ofTerviamo»
che gli Amalfitani fi. refero, potenti ia
mare , e neir arte nautica: efpertiffinii ,
tanto che i Greci gli ebbero per valido
prefidio ,, ed. in efli per le cofe marittime
fondavano le maggiori fperanze j e come
altrove fu avvertito, s'avanzaroi^ò tanto
ia queftcKJneftiere , ^e oltce alle&equenti
navigazioni. per tutte le parti Onestali i
furono riputati arbitri delle controverfie
marittime ; e ficcome a' tempi de' Ronia«
ni, i Rodiaiù fi lafciarono in. dietro tut^
te le altre Nazioni ,. unto^ che* le legai
Rodie^ erano la norma di tutti i popoli
deir Imperio ^ per le quali le liti inforie
fu la nautica venivaa decife ; cosi preflo
di Noi , tutte le liti , e tutte le contro-
verfie furte intorno alla ruvigazione , fi^
decidevano fecondo le leggi , ed inftituti
4Mx »4malfitani ì e Marino Freccia {e)
^- atte*
delP Uffic. deirjimmir. nel prìne. ( e ) Frecu
de Subfeud. lib. i. de Offie^jAdmìr^ »•&«.
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DEI^ REGNO Dr MACOLI LlB. XI. CAP- VL 151
Hftefta 9 che infino V^oi tempi quefti lì- ri ibibilite fu la nautica -^ onde le liti ft
^•_- — : — ^-^^.v^.^! w- t. Il * decidono i tanto che ficcome per li Fcù-»
di è^'furto un nuovo corpo di leggi "Feu*
dati ) così ancora per la nautica , ut ùuò«
▼o corpo di leggi nautiche abbiamo, del
quale qui a pOcò farem paròla ^. Ritiene
ancora pfeitfo di noi per fua infegha il Fa*
naie 5 ficcome anticaflftoite alKa il G.Am«
mir^lio di Fran^fa , il quale ora non piii
il Fanale > ma V Ancona ha per infegna *
(^)tìa purpurea vlefte^ e né* Parlamenti
fiede alla parte' deftra Mei *Re ^ dopo y tà
al lato del G.' Conteftabile . .
Il primo, che Rincontra nel Regno di
I^uggiero, fu Giorgio Antiocheno : fuco*
fini da Ruggiero per la fua eminente vif-
tu i ' ed efpetienta nelle cofe marittime
chiamato un da Antiochia, e fu da que-
fio Principe creato Ci Amttiifaglio , del
cui configlio, e prudenza valevafi Rug« '
giero , così nell' imprefe di Mare ; come
di Terra. ( ^ ) , avendo avuto per còftume
3uefto gloriofo Principe di chiamare a fe
a diyerfe Regioni del Mondo uomini
efperti, non «meno neir armi, che nelle
lettere é Riportò Ruggiero per qùeft'in*
vitto Capitano iftolte vittòrie in Grecia^
^rtiaindo le Tue vittoHofe infe^ne infino
alla Porta di Còftafitinòpoli . Liberò Lo«
do vico Re di Francia, the tnèntfe ritor-
nava dalla Paleftina fu da* Greti prefopef
preièntarlo airimperador di Cpftantino^
poli , poiché incòntrandofi colle navi de*^
Greci le toinbattè, è vinfe> é liberò to*
fio il Re- Francefe , il quale da Ruggieril^
fa con tholtò onor ^ricevuto in Sicilia^
donde pòfcia in Frància fece ritorno * Egli
fii il pr?mo che nelle fcritture pubbliche
fi ibttoferiyeire : Geofgìus Admitatorum Ad'-
miratus , come dalla cairta , che porta il
Tutini j perciocché fecondo il numero
delle Ariftate , convenendo teùer più Am-
miragli indiverfe parti dèi Régno , il pri*
Mo meritamente s'appellava Ammiraglio,
degli Amtifiifagli •
Il fecondo, che iabbìamo pure nel Re-
Sno di quefto Principe , fu V Eunuco Fi-
lippo, il quale non altrimenti di ciò che
Claudiano narra d' Eutropio ^ che da Eu-
nuco fu innalzato ad t&t Confble> cost
bnn, 9. nnme^. 2^t* (e) Loyfeau Des Off.
de la Cour^ f. !• (d) Ckr.RomuaUGuat»
na M* S.
tigi venivan terrtiitlati fecondo le leggi
Amalfitane . Quindi avvenne-^- che per ei-
fcrer gli Atìialntìani tutti dediti alla Aavì-
«azione, ed efperti nella nautica , riiifc)
finalmente a Flavio Gifia Amalfitano , ne^
tempi di Carlo IL d^Angiò, uomo faga-
ciifimo, di rinvenire la Buffolà tanto ne-
teflaria per le navigazioni •
Ma avendo ora i Normani difcacciati
dalla Sicilia i Saraceni , e da quefti no-
ftri. luoghi i Greci, per potergli difende-
re dair invafioné così degli uni , come
desili altri , bifognò che parimente fi ftr-
tificaifero in Mare • E quante^ ini ciò i
Normanni s^avanzafifero , e precifamente
a tempo del famofa Ruggiero , e de* due
Guglielmi , ben è chiaro dall' Iftoria d^
Rcgiii loro . Per quella ragione rUflBcio
di G. Ammiraglio a i^uefti tempi fu re-
putato il più rinomato, edilluitre:; onde
afvénne , eh' etfendo' il numero delle lo^»
ro armate ben grande , e perciò conve-
nendo tener piò Ammiragli , il primo » e
capo fopra di tutti , fi fo'fìe appellato Am--
tniraglh degli Amnìirìtgli * •
Avea egli perciò le più infignì prerò-
«ative , che mai poffono immaginarfi in-
tomo air Imperio^ del Marci egli coman-
dava fopfa mare in iKicc^ ed in guerra ^
era fua incombenza la coihutione de' va*
fcelli y e delle navi del Re , reparargli ,
e difporgli per mantener il commercio ;
tener li Porti in ficurezza Ih tutta 1' e**
ftenfione del Reame , e confervare i lati
marittimi (otto l'ubbidienza dèi Re *, ed
«rano a luifubordihati tutti gli altri Am-
miragli delle Provincie -^ e de' Porti , -i
Protontinì , i Calefati , i Gomiti , i Car-
pentieri, e tutti gli altri minori Ufficiali
marittimi («)>
Prefentemente il noftro G. Ammiraglio
TÌtiene fa c;iurifdizionè cost civile , come
crimifiale fopra tutti gli Ufficiali a lui (ii-
bordinati > e fopra tutti coloro , che vivo-
no dell'arte marinatefca (A): tiene per-
ciò un particolar Tribunale , ove i Giu-
dici creati dal G. Ammirae-lio ammini-
ftratip giufiizia a tutti coloro , che fono
ad elfi fubordinati, ed ha leggi particolare
( a ) Freccia' IJò. i. toc. rìt. n. t. ( b ) P^
Tapp, de Jur. Rei^n. de Offic. 11. Adm. nu-
mer. 2, Tajj\ 4e Amef. verf. ^. cbf^ J. ..TW-
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jjj D^L VISTO
«gli da Ruggiero fu creato G. Ainmira-
glio. Coftui, come narra Romualdo Ar-
civefcovo di Salerno (a}^ fu dalla fua
giovajjezza allevato nella caia Reale di
Ruj7S[iero; era dicoftumi non diflimilida
ouelli d' Eutropio » e covrendo il vizio
fotte il manto di virtù, s'avanzò tanto
nella beotvo^nza del Re, che fu riputa-
to degno d'efler innalzato all'onore di
Macino del Palazzo Reale ; da poi il Re
àovendo in Turchia far V imprefa di Bon-
Aa, trafcielfe Filippo al maneggio di quel-
la guerra ^ e nell' anno 1 149. lo creò G.
Aramira'^lio, il quale poftofi ajla teftad'
una QrDfTa armata di vafcelli , prefe la
Citrale carico di molte prede, fé neri-
torno trionfante in Sicilia, o\re per lungo
tempo fece dimora; ma vedutofi da poi
kk tanta grandezza, mal potendo coprice
la fua occulta Religion Saracinefca, che
fin ora avea celata fotto il manto della
Criftiana , fi fcovrl poi , eh' egli odiava in
eftremo i Criftiani, ed oltremodo amava
eli Ebrei, ed i Maomettani, mandando
tovente meffi, e doni in Lamecca al Se-
polcro dell' iraooftore Maometto . Ruggie-
ro avendo fcoperte quefte fcellerasigini , e
dubitando, che fé con memorando efem-
Sio^ non fi corregge^Te la malvagità di co*
;ui,'era da temere, che non ripullulafTe
la Religion Saracinefca in quell- Itola , dal-
la quale con tanto ftudio , e fatiche avea
*proccurato cacciarne i perfidi Saraceni:
iece prender di lui afpro, e fevero cafti-
go ; poiché fatto fubito convocarci Sa-
5 lenti, e i Baroni del fuo Configlio, fu
a coftoro condennato aila pena del fuo-
co, ed avanti il Palazzo Regio fu al co-
atto di tutti fatto buttare ad ardere nel-
le' fiamme .
Succeffe da poi nsl Regno cti Gugliel-
mo a quefU carica di G. Ammiraglio il
iamofo Majone di Bari , i cui fatti per ciò
che eoncerne all'iftituto di queft'Iftona
faranno ben ampio foggetto dici libro fe-
guente. Cofiui intialzato da Guglielmo a'
primi onori del Re^no, efercitava il po-
so di G. Ammiraglio con maggior fafto ,
e con una totale independenza • Ancora
egli , per eifere eziandio cosi chiamato dal
Re , fi firnuva : Ma/o Admiratus Admi-
EIA CIVILE
miragli del Regno la fiiprCttA autorità » <4
il fo Viano comando*
Nel che dovrà avvertirfi , ficcome altre
volte fu detto, che ne' tempi de' Norman*
ni , e Svevi, infino che quefto Resioo fii
divifo da quello di Sicilia, quando pal'sò
fotto la. dominazione degli Aragonefi per
quel famofo vefpro Siciliano, uno era il
G. Atnmiraglio , che avea la fopranten«
denza fopra tutti gli altri Ammiragli del-
le Provincie cosi dell'uno, come dell'ai*
tro Reame ^ a differenza del Regno di
Francia, nel quale da poi, che quella
Myiarchia ebbe acquiftata la Provenza ,
fu divifo in quattro i poich' era uno Am-
miraglio in Guiennai l'altro in Bretta-
gna i il terzo in Provenza i il qual fc be-
ne non avelfe liome d' Ammiraglio 1 n&a
di Generale delle Galere , com' è ora queU
lo di Napoli I nulladimanco savea i'ìflrifa
potenza degli Ammiragli , dimpdochè all'
antico Ammiraglio non rimafe fé non U
fuo antico lato di Normannia, e Piccar-
dia col titolo d'Ammiraglio di. Francia
indefinitamente (b) . Non così nel Re-
gno di Sicilia , ove uno era il G. Ammi-
raglio, e teneva fotto di fé tutti gli altri
Ammiragli , detto perciò Admiratus Ad^
mìratorum^ poiché nelle altre parti delHe-
gi)0 di qua, e di là del Faro, non fola*
ment^ le Provincie, ma anche le Citd
aveano i loro particolari Ammiiagli, fu-
bordinati tutti al primo, e G* Ammira-
glio. In. fatti in (juefte noftre Provincie
erano molti Ammiragli in un tempo iftef*
fo, ficcome ce ne accerta la Cronaca Ca(^
finefe ( r ) , ove di alcuni di efili fovente
accade farfi memoria j e quafi in tutte le
Città marittime vi rificdeva un Ammi-
raglio per ciascheduna, e quefti per lo
paflato eran creati dal Re, ed aveano cu-
ra de' legni , e de' vafcelli Regj • £ ne'
tempi pofteriori de' Re Angioini, veniva-
no chiamati Protontini, i quali ammini-
ftravan giuftizia a tutti coloro che vivea-
no dell'arte marinareica, che rifiedevano
in quelle Città, e Riviere. Cosi il Tu-
tino rapporta molte carte, nelle ouali mol-
ti vengono nomati Ammiragli di diverfe
Ci^tà di Mare, come Landulfo Calenda
Animiraglio di Salerno , Lifolo Seriale Am-
tMtorumi avendo foprà tutti gU altri Am- miraglio, e4 altri molcifiiaii. la quella
ma*
(a) ChroTK Romualdo M. S. (b) lojfeau Uc. eh. (e) Zìi. 3. c^.
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DEL REGNO DI NAP
iMtiielra avendo i noftrì Re Normanni »
non meSio per ter^a , che per mare proc^
curato ftabiUre il knro^ Imperio , -ed aven^
do perciò iltmiito var) Ufficiali, «'quali
il gov«rno', e la iicurezza del mare> de'
porri ) del éÀnmercio y delle narigazioni »
e de'traffichr era commeflb , procturarono
perciò ftabilire ancora molte le^gi , dalle
faaii in decorib di tempa) furie, nonal**
trimentì xhe i fece de' Feudi , un nuovo
corpo di legs^ , Nautiche appellate ; e che
col correr degli anni , ficcome abbiam ve«*
dato I dopo il Jus comune Feudale , for«
gere una nuova ragione Feudale non coi*
mune, ma fpezialé per quefto noAro'Reft'
me : cosi aueopa per la nautica , oltre il
Jus xomune > una nuova ragion particola*
re per quefte nc^e Provincie.
Delle leggi Navali •
LE Ie^i>l appartenenti alfa Nautica pref-
io i Romani non erano altre, fé non
quelle , che da' Rodiani apprefero : perciò
la legge Rodia fu. cotanto rinomata , e n'
andò cotanta chiara^ e luminofa in tut«
to quel vaito Imperio, ohe gì' [mperado-<
ti Tiberio, Adriano, Antonino^ Perti*
-nace, e Lucio Settimio Severo ibbil irono
molte leggi approvandole , e dando lofiO
forca, e vigore per tutto l' Imperio $ on*
i de ne iurfe il Jus Navale Roiìanoy trat-
I to dall' undecimo libro de^ Di^efti C^ ) «
il quale dalla Biblioteca di Francefeo Pi«
teo, dove lungo remoo giacqiie Sepolto,
fu fìnalrnente pubblicato al M w Miu Ma
da poi avendo gl'Imperadori d'Oriente,
in Coilahtinopoli» Città per tre Tuoi lati
bagnata dal mare , fermata la loro fede ,
e le maggiori loro forze collocate nelle
armate navali , attefero molto piurper
mezzo di quefte, che d'cferciti terreilri
a confervare i loro Dominj) e le Regio-
ni di quei cadeQte Imperio , le quali cir-
condate nella maggior loro eilenfbne dal
Mare , più dall' armate , che diagli eierci-
ti ponevano teneri! . in (icurezza ; perciò
di queili ultimi Imperadoii d'Oriente ab-
Tom. IL
. (a) Digeft. tie.'^. Nauta ^ Caup^ flaè.
Tit. I. de Exercitoria aH, Ad L Rhodiam
^ • de JaElm. Tit.^ de^htcend. ruin. Mattfrag.
; (t) Freccia de Subfeud. de O^c.Admìrat.
n. 7* Hinc m ReginQ nw lege Rhodia m»ri^
OLI LIB. XI. GAP. VI. lij
biamò più leggi attinenti allana«lica, edl
al commercio del triare , ed alla iicurez«
za de' Porti , e delle navigazioni , le qua»
li furono raccolte parte da Leunclavio , e
da. Pietro Peckio, e parte ultimamente
dall' incomparabile Arnoldo Vinnio , 41
quate ebbe la cura d'impiegare gli alti fuot
talenti anche intorno a quefte leggi , e fo»
pra l'opera del Peckio aggiungere le fu«
oifervazioni>
Ma quefte leggi degl' Imperadori d' O^
rìente patirono in quefte noftre Regioni
qael medeiìmo infortunio, che tutte l'al-
ice loro Compilazioni. PreiTo di noi 111
Tavola Amalfitana , come dice Marion
Freccia (t) era quella donde s'apprende-
vano le legai attinenti alla nautica ; né
i inveriiùnik , che gli Amalfitani per te
fpe#c navigazioni, e continuo traffico ♦
che areano cogli Orientali , dalle leggi d£
quegl' Imperadori , e più dalla lunga efpe^
rienza, e da' pericoli fotferti in Mare, l'
apprendetfero. E poiché ne* medefimi tem*
pi i Catalani, gli Aragonefi, i Pifani, f
Genovefi , ed i Veneziani parimente g^
erano renduti potenti in mare , e celebri p
non altrimenti che gli Amalfitani > peri»
navigazioni nelle parti Orientali^ ed aU
trove , ne hacque perciò un nuovo corpcf
di ilatuti , e coftumanze, che ora riftret**
to in un picciol volume , va attórno ibt*
to nome di Canfolaf del Mare^ donde t
Naviganti prendon la norma per termi»
nare le lor coiHeiè, il che producendoi
buon effetto ne'ittdditi, da ciafcun Brin«
cipe vien approvato; ed i regolamenti ita
quello ftabiliti, come loro particolari fti^
tuti , e coftumanze vengono inviolabiU
niente oifervati .
Qpefti Capitoli , onde f compone it
Conjolato del Mare y furono approvati da*
Romani , da' Pifani , dal Re Lui^i di Fran-
cia, dal Conte di Tolofa, e da molti al-
tri Principi, e Signori ;. ed i Re d'Ara-
gona, ed i Conti di Barzellona ve neag;-
giunfero degli altri ; ed Arnoldo Vihnio
non s'allontana dall'opinione di. coloro,
che narrano quefta Compilazione eflerii
V fat-
tima decemuntur y fui tabula^ quam Amah
fitatiam vecant^ wBftes controverfix^ omnes
Ihesy T)9C 0mnia maris àìfcrìmirìQy ea leqe^
ea f ansime y ^fi^e ad h:tc temjfeta finiuu*
tfìr.
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xH B « L r .1 S T o a
flftu tÌL Umfi di S« Lodoviico ^ tlil^fia-
cu« Fu data poi alle ftampe iti Veaesia
da CiovasibaciAa Pedrenno , ^11 'quàk ìih
titolò queifai Raccoha : Il libro M Confa-'
taso de'Ménrinari^ t lo dedicò a M. T^
tfksSo Zarmora Confole allom in Venezia
fer r Imperador Carlo V. £a da poi nell*
tono 15^7. riftampato in Venezia ftefla^
«d è. anello, che ora va attorno per le
mani d'ogni uno; e che nel Tribbiale
éel O. Ammiraglio del sottro Regno ha
ttttta r autorità^ e'I vigore.
Ma i iioftri Prtacipi di ciò non foddiso
fimi^ vollero per ^àtào^ Régno fishiltm
f^3L gli atfari nnrittimi^ paiticolarileg-
E« L' Iinpeiador Federico fi. oltre di queU
che furono inferite nel Codice (a)^
Éahill molti Capitoli attinenti airuificio
deir Ammiraglio 9 ne'^uH fi preicrrreal
nedefimo xiò che deve efler della fua in*
combenza, anello che fé gli appartiene*»
t fin dove seftende F autorità fiia^ Ne*
tempi de' Re Angioini fnrono aggiunti a*
meérfimi molti altri Capitoli^ per liqua«
)i fu in iniovo modo prefcritta la fua au«
torità» come s'oderva in (jnelli ftabiliti
da Cado IL d*Angiò a Filmo Principe
d' Acaia ^ « di Taranto fi» figliuolo i}tiar-
tegqiito» quando lo creò G. Àtmnicaglio ,
che vengnn trafcritti dal Tutini* Da poi
i Re Aragonefi accrdibero molte altre co-
fé a' Capitoli de^loropredecetfm, cbedo«
«et edervar T Ammiraglio, e molti ne
Ag^aofe Ferdinando L a Roberto S. Se-
4Pertuo Conte di Marfico , quando oeU'
«nno 1460. lo creò Ammiraglio , pur rap*
portati dal Tutiao. Ed in tempo degli
Auftriaci molte Prammatiche fi promul-
garono atticientiaqueft' Ufficio^ delle qua-
li quando ci tornevÀoccafiotie) non fi tra-
lafcerà fame memoria «
Tanta, e tale era la dignità del G. Am-
miraglio ne* fecoli andati , e cotanto era
E inde U fua incombenza, che per redo-
la vi fu uopo di unti provvedimenti
fincbè ne furie una nuova ragione, nau»
fica appellata • Ma si fublime Ufficio nel
noftro Regno fin da' tempi di Marino
Freccia cominciò a decadere dal fuo fplen-
dore, e molto più ne' tempi itioR a noi
lontani, ed oggi appena ferba qualche ve-
ggio della fua grandezza, nteneodo, ol-
(a) 'Cod. de FurtU Collat. X. l. nuvigia
lA CI V IL*
tre gU onori^ Je wemtnenie,, mi Tiiki
naie a p««ie é^ At dipendente t o k sto*
rifdisùoM jbpra saohxo che vivono '4ell^
afte marinarnba . Le cagimit di ttl dccli*
nazione l>en s" iatendemmio nel onrfib di
iqudfta IftoriiL, ove ficonofcoà^ tIk fin 4
^cafflco, che :i n«ifari Jle furono fotoiti .in
Mase^ edinfifiDcfae iNocniittm) gliSv»-
vit « fnpm tutti «ti Angìotisi maiftenae*
IO nwloe amate naFali ^ xreUe nel fiio
maggior ^^dendore ; .ma da poi dtmbttttB
ramate, e paflato il Regno fotio la do-
minazione degli Atfftriaol, eiemloS intiD*
dotta mmvaLtorma.^ e «uovo tegobmen»
to dipendente ila ^Ib di Spagna^ man*
co. tanta aotorità, e {Mifsò in :pafte a'Ge*
iMorali delle ISalee , k bene «oa coirifl^
fa potenza) t fremgacive del G. Amo»*
raglio^
$. lÌL Del G. Canceffiero •
NON dovrl fembmr eoafiafo» « per-
turbato r ordine ch'io tengo mno*
veeando gli Uffic; deUaComna, e fenon
ièrbaudo quello tenuto dagli- akei Scrit-
tori, yengo a parlafe^» dopo il*G. .Am*
miraglio^ del G. Canoelliero • Sorcfae Ma-
rino Freccia iliede a qodft'ìUfficio V ulti-
mo luogo, fe belle non fi iappia per orni
ragione il facefle, gtacch^i^ raedemo
ne' Parlamenti, « neir altre ifimrionipub*
bliche, gli dà il Moluogo^ e lo £ipfe-
tsdere al G. Sinificalco, il quale non fit*
de a lato, ma appiedi del Re • Ahri per-
ciò lo cdiiocano nel fefio hiogo; do^ il
G. Proconotark) ; e cosi quefti , coinè Frec-
cia danno il fecondo luogo al^G. Gìufti*
ziem dopo il G« Coutenfaìle^
. Li Frana^efi però dopo il G. ConteAa-
1»ile , collocano il G. Canoelliero ; ed io
dico, che gli uni, e ^li altri atfai bene
han fiitto di dilporgli con queft' ordine .
Altro è il G. Cancellier di Francia, al-
tro fii il G. Cancelliem di Sicilia a'ton-
pi de' Normanni, ed akro è, e^nur trop-
po diverfo il G. Canoelliero dei Regno
di NaiH>li, pfeciiaaaeme fé fi riguardano
i tempi , ne' quali fcrif!éro il Freccia , e
gli altri Autori, e più £s avrem mira a'
tempi noftri.
Hamo le dignkà ieooado il volere de'
Pria-
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'D.EL REGNO DT WA.V
Bfihfiipr, le loro dedin^ziom > ed i: lofo>
imaànaitim :. il Pciiieipe flccome è TQ*
ceaao di tmr le* dignità., così è anche-la
lor regola., r lai lor nMma ; , e ficcomehea
a^ propofitti dii& Gioisgto Codino (^ ) de*
gli* UÀciali del Palazzo, egli è: Lecita a'
Pdiicfpì ìaBsmre così le cofe, cohk i
nomi a. loit modo , ed: iimalziare , ed ab--
bfltfu» feooiido Loso. aggcada .
Il GanceUieio pcetf> i Franzefi età V
ìftcfh.j c^e il Queflore preflb i Romani
Della, maniera ,^ che Simmaco (b)y eCaf*-
fiodoro ce lo defcsif&co: Quajhipresy le^
gum. comditot^ regalisi confilii pÉMtceps^ fu^
jììtìjt arbitgr.. Era per ciò. il Opo.de4!a
giuftizia), come il Conctibbile Capo del-
Ls acmi: Principe di tutti gliUfEciali di
pace; MagiftratO' de^ Magiftrati , e fonte
di tutte le dignitlL--
PejKdxè foffe chiamato Cànce^liecD^ non
è. di tutti conforme il fcntimerifo^. Il Vec-
chio GloiTaiio dice, che (oSe così detto,
percjiè^appartcnerido a lui T efaminate tnt.-.
ti i memoriali , che fi danno al Principe,
area.poteftà di fegnate dò^ che panerà; a
lui, che poteffe avercamnnnOf^edicaa^
celiare le ioiportune dimande, ^nido di
penna fu;i memoriali con tirar linee fe«
poa di quelli per lungo , e per. tia\Qecfo a
guifit di caitcetli. . Ma <|uefta è una moA^ •
to ftmna rtiraojogiat che dovere prende*
te il Cancelliere il féosism» pià.toAo4la.
ciò , di' egli disfà,, che da «(nelle, che fa. .
Megifo inee^acetaaDwr^GàffiodorO' i^)y er
Agatia (^), che l0.deiiv:^tDiio. ^.Càne^
lis\ poiché dovendo ^uefto. UificiaUs fe*
prantendere alla, fpediaone^ dì tutti i le-^
icritri . del Principe ^ fentiie tnici coloro ,
che gli. prefeotaTano i memonali , . aecìoe-
che non. fotfe pcemiRo- dal Popolo^ edtall* '
incontro (k tutti fotfé volato , fc^a fiac-
re fnL Cancelli , : ficeome fi praticava in.
Roma, edunFitiKàa.; omf è: therTécCBl-
liano foleva.dire :, C^mefiàs: nm\ aiwo y^
fubfellia twn amtundù •,
Tiene egli perdo per- fiia infegna il
fttggello dei Re> owjb amrefTo i Franaefi.
è- anche nomato Guavdàft^Ho , poiché per
le fue mani patfàho tuttt i nrìTtlen , e
tntte le ipediaìottt dolRedi eg^t.fujs^lr-
CavTC«lm. cép.i..nu.%..LangUù 7. Se^
mwft.j. (:by Simm. Efi/L 17, Hi. t. (e).
Cajfiod. lìb. II. Ep.6. (d>j%»n //*.$.
ari L1B-. XI., CAt. VL, tjj-
la; dando titobo , ov^cero letteti di prò***
vifione- a., tutti gli. Ufficiali ,. le quali pttà»^
egli rifiutare , o- differire come gli piace .
non fuggellandole • Quindi il nofti« Torw-
quato al G« Cancelliere^ d' Egitto^ gli dà
per fila infegna- il fuggello .
L'altro hikUfiffiU del fuèU3wm
figno .:
Gode perciò moke: iafi^ prerogative ;.
ha \% prfffidenza al ConfigUo di Srato ne-
gli afguei civili, del Regno ,. onde il Taf^
10: foggiunge :
Cuft^As un, d^f^emì ,. al Ba minìfirm^
O^a.civU ne ffandi agafdd RÌgn9..
Ha r efpedizion degli Editti , e oyii
altro comandamento^ del Re • Ha la (o^
piancendcttaa della, giuflazia, ed egli è il
Giudice delle difÈòrenze-, cheaeeadonoio*
pra ^Li uffici,. ed Ufficiali , regolando le
lor precedenze ,. e diftribuendo a ciaicutt.
Magiftrato ciò che è della, fua inoomhen-f
za , perchè V uno non attenti fopraT altro .
Qiiefte eranoJe gaandi pi^rogative et
Cancellieri dì Francia ,, donde T appiefe
Ruggiero, e del Regno di Sicilia a tem^
pò. de' Normanni.. Dignità, pur troppo e« «
minenteve che gareggiava quafi. con quel-
la de' Principi, fèeffi : onde meritamente:
era a: coAoro^.dopo il Conteftabile , dato,
il fecondo luogoc..
Il primo. Gtocelllero', che s' incontra,
nal^ Regno di Ruggiero far Guarino Càtu-
zoiiao moltoxelebre predo. Pietro Diaco-
no nella. Ginnta. alla. Cfonaca.Càfibienie^
( e )i. di coAui Ri^iero iKalevafi ne' pitL
gravi atfari della. Cofenit, e gli diede la.
lopnHitendenza , ed. il fiipcemo comando^
di. quofte noflle Provincie-. . Hacrafi , che
Gnaàno-per loibfpctto, cheareà de* Mo*-
nici Caifinefi^ohe non.slunitfero al par^
tito di Lotario , eiafi finalmente rifekito »
fattffi. venire da Benevento , dallaPngliat.
dalla Calabria,. e da Bafilicata molti ibi*
dati , ed alcune macchine di gnena., di
e^mgnare Monte Cafino ; naa che non
gnari da. poi infiermatofi'iiLÌSalemo,\giua^
to^ air eftremo di fua vita , mentr' era per
u&irgli r anima dal corpo , . gli - foffm u»
fdte di bocca gridando quefie parole : Ahi
Bamdem. e Mauro perchè m uccidete ìom^
Vi de
(e) Petr. Dìac. lib,^ r, 98. & loi. Gr-
peutam. Uh. .t; f^r4^^
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»5«
D E L r I S t OrR I A> C I V I L E
<le narra Pfefro Diaconof (rf) > che. net
SBedèfimo tenuK) Crefceazio Romano Mo-
naco di quel Monft#era per noa elfer ri-
putato meno degli, altri, tatto sbigottito ,
e tremante diceflTé a' fuoi Mortaci , eh' avea
ftVuta vifione , nella quale gli apparve
UBO fpaventcvòte lago tutto di fuoco, le
cui orribili ónde s' innalzavano fino al
Ciclo; e per ctfe vedea ravvolgcrfr l'ani-
ma del G. Cancelliere : che era^li fenr-
bnito parimente di vedere due Frati alla
riva del lago , e dal più vecchio di loro
elfer dimandato fé fapca dfi foffe colui ,
che vedea cosi dall' onde trav^liato , e
7Ì4^ndenda egli del ho* , gl|;^ dal me-
deumo manifeftato effer V anima di Gua-
rino , ch^ era condennata a sì fktta pena
per. aver travagKatO' i Monaci di MMte
Cafino , il quale richiedo chi egli fi fof-
fe , rifoofi» eh' era Frate Benedetto ; ed
in quello deftóffi Creftenzió | e la vifioti
difpai^è •
li' altro Cancelliere* • che ne* tempi di
Ruggiero eferdtò quefF Ufficio , fu Ro-
berto di legnaggk) Ingtefe (i) . Ruggie-
•i"^, come ahre volte fu notato , nel go
vertio de' (boi 'Reami fi fervi fempre di
Miniih'i di molta dottrina , e pntdenxa ,
facendogli venire anche da Jiemote^ parti;
e fipcome innalzò adeffet" G. Ammira-
gHo Giorgio d'Antiorchia, così anche fiu
dà Inghilterra chiamò quefto famofo Ro-
berto, che oltre averlo impiegato agliai-
fari più rilevanti nlell» fua Corona, e di
cMnmettere a hii la difefa di- Saremo ,
quando da Lotario , dal Principe di Ca-
pua , e da' Pifaai fu affediata , gii commi-
la ancora A governo della Puglia , e dèl-
ia Calabria •>. e fu cotanto kminofa la fa-
ma della fua faviezza , ed integrità , che
Giovanm Saresberienfe VefcoVo de i Car-
jmti Cr) , nana di lui ufi - avvenimeAto-
da non tmlafdarfi ih queft' Iftorfa : Go-
vernando quefe) G.Cancelliero laPuglia,
e la Calabria , avvenne che per morte
del fuo^relato vacaife laChiefa d'Avel-
lino . Neil' elezione del fucceffore , era di
mefiieri ricercarfi la volontà, e 1' a^nfo
del Re , ficcome coftumavafi in tutte* le
Gèiefe Cattedrali: Roberto che in nome
dd Re dovca darlo, ne fu ricercato iftan-
U) Petr. Dìac. lib.^. c.xot, (b) Ca^
pecehtf. Uh. i .^ag. 60. ( e ) /oi Saresb. lìb.
temente da molth; infra gli altri eb6e tré
forti pretenfori , «n Abate , un Arcidia*
cono , e un fecolare della Caia del Re ,
che teneva \m fratello Cherioo , t quaK
fecero con Robertt» grandi impegni , e
ciafcun- di efii gli pcomife grotfa fomma
di mofieta fé àvefle fatto crear il Vefco-
vo fecondo il fuo intendimento^: ilCaa^
celliere volendo fchernire la loto malva-^
ita ,' pattuì <ron tutti tre ieparataraente ^
landò loro ad intendere , che fatto avreb*
be quello che ciafcuud' efii chiedea ; ed
avuti pegni , e ficurtà de' promeffi/ paga-
menti j venne H giorno fbbilito alla eie-
zion del Vefcovo , nel quale ragunato il
Clero /tf Avellino . con molti Arcivcfcovi ,.
Vefcovi , ed altri Prelati y e perfone di
ftima , raccontò Roberto la frode , che
coloro commetter voleado;'ed avendogli
cerne fimoniaci' fatti efcludere dalla prela-
tura per fentenza di tutti coloro che co-
là erano ^ e riicoflo in pena AA lor fallo
il danaro xonvenuto , è adoperò pofcia ,
che foffe eletto Vefcovo unpoveto Frate
di buoina, e^fànca vita, i^a die punto a
ciò non badava,' a cui diede l'afTenfo.
Il terzo G. Canceliete, che incoatria-
mo nei Regno di Ruggievo fi fu il co-
tanto rinomato Giorgio Majoiie« Nacque
coftui in Bari d' afiai umile condizione ,
ma dotato dalla natura d' una maraviglio-
fa facondia , ed «accortezza , fece tanto ,
ch'èffendo ^liucdk) d'un ^povero venditor
d'olio {d) , ebbe nredo d'^er pofto ia
Corte nella Re^l Can<»Uéria > ove dai Re
Ruggiero fu prima creato fiio'Notaio : ^a
poi avendo occupati atltri minori Uffic;
della Cancelleria , fu ^tto Vicecancellie-
re , e finalmente innalzato ad effer fuo
G. Cancelliero, e fu cotanto carola quc-
flo Principe , che fmckè riSt 1' adoperò
negli a&ri più rilevanti dei foo Regno*,
e morto Ruggiero ^ con rtK> efempio , per
le fue arti fu còsi caro a Guglielmo Aio
figliuolo , che oltre ad averlo, creato G.
Ammiraglio ,. {)ofìe anche in fua mano tut-
to il governo del Regno • Sotto i due Gu-
glielmi tennero qnefi' Ufficio i primi per-
fonaggi di que' tempi r ^teonelo l'- Eletto
di Siracufa , e da poi< Stefano di Parzio-
Arcivefcovo di Palermo .
Co-
de Nugìs Ctirìglkim^ CafùPelain loc. ciu
( d ) Ugo Falcmk,
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DEL REGKO 01 UkfOtt tììi. Xt.
-' Cofani» m quelli tempi era la.grandci:-
sra , e dignità <li quefto fùpremo Ufficio
così in Fraàcia > come in Sicilia apptef-
fo i Normanni ; né min<Jri cran fé fue
premineiTze nelle Coiti d" altri Principi •
Ma da ^ fu riputato fatio configlio de"*
Principi di togliergli tante ,, e così emi-
nenti prerogative , con . rìunirle ad dK
donde procederono ; del che n* abbiamo
un beAchtafo ed IHuftre dempio nel Can-
ceiliero della Santa Sede di Roms . Ne'
tempi antichi ebbe quefta Sede uit- Can-
celliere,* r autorità- dd quale era si gran-
de , che gareggiava col P^a iftefTo j^ ve-
niva perciò occupato da' primi • perfonag-
gt j e da quefta pofto re(>olarmente fi fa-
ceva paflaggio.al Ponteficato. Così Papa
Celnfio Ih fecondo porta l'^epitafio com-
porto da Pietro Pittavicnfc , aventi tf et
fcr Pafpa, Archilennta fuit ^ ^CanceUirìus
Urbis ; e narrafi ancora , ehtf Alefl5mdro y*
3uando fu detto Papa era Cancdliere
ella Sede Romana.
Ma da poi Bonifacio VIIL v^édendo
Y autorità del Cancdliero in Roma m tan-
ta grandezza, sì che, come dicono -mol-'
ti Scrittori (i/) , qua fi de par} cum Papa
ctrtabat , abolì qjiefto Ufficio di Càtìc^l-
liefe in Roma, ed attribuendo la Cancel-
leria a fé medelimo, vi ftabjH (blamente
uà Vicecancdliere ; onde è che in Roma
quefio Ufficio di Yiceeancelliere non ri-
conofce altro per fuo maggiore nella me-
defima sfera , poiché il Canedlieràto al
Papa è attribuito; ed etfendoftpefciò pri-
ma queft' Uffiéio dato a eoldro , che nìon
erano Cardinali , fi différo fempre Vice-
cancellieri ; ma da poi ^endofi tornato
a darlo a' Cardinali , ritenne ancora que-
fto medefimo nome* di Vicecancelliere ,
aticorchè fofle eftimo quello dd Cancel-
liere-; non altrimenti che chiamano Pro-
datario, e Vicedatario quel Cardinale che
è Prdétto alla Datarìa del Para , quan-
tunque non efercit^ffe le veti tf altro Mi-
niftro^-a fé fuperiore; pcwhè la eanccHfr-
ria, e- Dataria fu al Pà^ attribuita^.
Per <;ueib medefima rai^ione foto ntì
Sejìo Decretale fi fa menzione d<fl Vice-
CA^. VL t'ir
Gomefio fopra le regole della Cancelleria S^
fc- bene Onofrio Pan vinio allibro de' Pdn*
tcfici dice, che. dal tempo d'Onorio II L
non -vi furono più Cancellieri iti Roma.r
ma folamente un .VicecanceHicre .
Non altrimenti accadde nel noftro Rea»^^
me a qtiefto luprcmb Ufficia di G* Can-
celliere ; poiché a tempo dfcl Re Cattoli-
co , e ddl' Imperador Carlo V. la Can-
celleria tu attribliita al Re ( r ) , e fu e»*
retto perciò un nuovo Tribunale amtimu-
ftrato da' Reggenti détti perciò dì Cancel^-.
leria , i quaìì efercitano tutto ciò , che
prima era dell' incombenza del G. Can-^
celliere , perchè effi fottofcrivono ,i me-
morìalt , chie fi danno al Principe , efl!
pongono mano a' privilegj. ,' effi limìn<r
r efpedizione degli Editti, e d^'comman-
damenti.del Re. Effi fono li Giudici del»
le differenze , che accadono tra gli Uffi-
ciali , decidendo fe precedenze y e diftri*
buendo a ciafcun Magiftra^ ciò , eh' è
ddla loro" incombenza •; preifo di effi ri-
fiedela Cancelleria, e con effa ifcrigni,.
i re^ftri , e tmto ciò che prima ei^ pref^
fo il G. Cancelliere : hanno perciò un Se#
cretario , e molti altri Ufficiali minori y
che il dicono perciò di Cancelleria , di che
altrove, quaSndo d toccherà di trattare di'
qeefto Tribunale , ragioneremo ,
Quello, cheos[gi4 nella Caft de' Prin-
cipi d' Avellino , non è che un Ufficia*
dipendente da quefto , di cui ora trattìa»
mò ; poiché le fue prerogative fi riftrin-
gono- folamente fopra il Collt?HTodp' Dot-
tori , e le di fui fimzioni non altr? fo-^
no> chr di promovere al strado del Dot-
torato, tener Collegio di Dottorila que-
fte-fine^perefatiiinare i Candidati, aopro*
vargliy riprovargli, e far altre cofe a ciò
attinenti ; poiché preffo noi il dare il gra-
do- di Dottore non è dell' Univerfità de-
gli Studi , ma deb Prìncipe , il quale, ne-
ha dclegiita qudta fua poteflà al G.Can-
cdKere ;, e fua Coliéc^io .. Molti di quefh
Cancellicrì ebbe la Frància, come il Can-
ceHiere dell' Utiiverfità di; Parigi , ch'era
anticamente un Ufficio di tale importan-
za, cheBomfccìtf^VilI. per li flrrandi af-
dMicelliere i c«ne notò la Glofrar4A^.,.e^^CfjMri,. ct'egH aveva in Francia- fé l'aporo-
' , V!£j '.. ' - *^ Prìò.
(à) Zabarelì. in Clem. Romania mEle- na , verb. Vice-Canrellariuf . (e) FreccU
Sìonii. frmia^M. y. àt Offic. M^^ancet. l'tb.i. àrM. CancelL num.2^^
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i^yS: DELL*
ptìò affili d^ avete T autorità
fópra qùelL' Univcdìtà, principalmttate ver*
fo- i Teologi , i quali dal Owoellicre han-
np. i gradi > la bencdiyiùiiip % e comfneflfeH
ne di predicare per ti^o. il Moodo.^ ma
dòpo la morte, di Bonifacio:, rilniveifità
di Parigi fece tutti: gli sfeai per- riaver
pucff UflSeìo , . tanto . che da Benedetto XL
fuo ftJcceffore^ Te fu rendnto;, onde per
evitare per T avvenire fiftiile làurpazione,
fu dato ad una Canonia della CbiefaCatr
cedrale di Parigi^ C ^ ) -,
E per qnefta caffioneNftrino Freccia
trattando di qucfti Uffici, avendo avanti
fsli occhi fòlamente ciò che fi praticava
a' Tuoi tempi,. pofe il G. CatweHiero nell*
ultimorliiogOo poi^plie il G. Ganoelliero
d' oggi , che vien reputato-uno.de' fette
UÌSc)'(kl Régno » non è -die un rivolo,
di quel fonte:, non efetcita,. che una deU
le molte, prerogative , che prinu adoma*
VJtno quella dignità^ efifendofi oggi qnafi
<h' eftinto , e attribuita la. Gancelteria al
B^e ,. che perciò per efereitarla. vi erefle
im, nuovo Tribunal fuprsno , dette di
Gftficellena , ammìniftrain ,. com$ s' è det«^
to, da'R-eggenti..
Non è però da tralasciare >. che in tem-
po, delFImperadore Federico»!!, e del Re-
Carlo d' Angiò, ancorché -^eit Ufficio «
fo0è' molto . decaduto dair antico iuoiplen-
doro', riteneva però la giurifdiiioneibpra.
tutti i Cherici del Palavo. Reale , e fo*
pra tutti i Cappellani Regi.: di chcmol*.
tp fi maravigliava Marino Freccia. (b) ,
come un Laico, fbpra.. i. Cherici pote£fe.
Itender la fua giarirdizione , ffuandii.qtte'^
ili , e. per ragion Divina , Canonica , od
Imperiale fono . da' Laici efentt ; onde per •
togliere quefta , che a lui fémbrava ftìra-.
nezza , volle ricercarne le- cagioni. DiKe
che ciò era , perch' 'effendo qpeflo Regno .
dei patrimonio di S.Pietro, biiògnava cre*^
dère , che i Re anche fo&ro Aati itfve*
Aiti dalla Sede Appdiolìca di quefta pn«^
negativa , e perciò fi defabiano reputare ,
come Miniftri, e Delegati della Sedè A p*.
I)eftolica • Né ciò deve fembrar ftiano ,
endice, perchè i Re non éemm» confide-
rarfi> come^meri. laici , poichè^s' un^no ,
H prima . erano anche Sacerdotjr* E ciò non .
ISraR I A CI VILE:
pai^oolarr ba^ndogU ioQfstimie
( a)Zox/fifi*4DwOj^r. for. r/r.. (b) Ff^A. CSK25. (e)
€Ì0 de SubftHd.lib. I. de Off. M» Cam. nu. 24. numi ì.^Ukit. egfk i4« num. 6^
_ ^^ die SedevMO* i €r
Carlo ebbero lìpeciaimenfietalavjtoriiàdaU.
la Sede Appoftolica, ai;cioochè depuiaffe^
ro .un Giudice (opok tutti i. Cfaeriist. della
Cafa. Regale; e che^da. poi panado ooAr
difiiicevole , e non. decproia ,^ che- unXai*
co coese- Delegato, della Sede Appràoliea,
efeicitaife giunfdìzione fopsa ì Cherici ,»
da. AlfonOy I^ fi fede deflinato ut^de' Tuoi.
Cappellani pct Giudice , il quale ^uci^
tando. ^urifilizione fopra tutti gli altri.
Cappellani , e Cherici della Cappella del
Re, fi fo& perciò detto Cappellano Alag*
giore , e ciò con licenza della Sede Ap>*
pofiolica; onde fi foce che non fb£fe pia
del G. Cancelliere quefta inoombeoza ,, ma»,
del Cappellano. M^sggiore •. .
Ma. non: dovea cotanto maravigUarfl
Freccia , le a quefti tempi il CappieUae
maggiore era. fubordinÉco • al ' G. . Caocel*
Ih^ , ed afiiAdfe alia fua. Cancelleria i
poiché^ in, Trancia , come rapporta Pietro,
di M#irca (^), pratica vafi lo ftdb neHa:
lince de' Re Carolingi ; nel quii tempo,
nei: Belttso* Rogale; precèdevano il ^ Mae*>
fiso del Palazso.. per-le co&dtir !m|)e-
rie. , , ed il Cappellano. Maggiore > detto .
aeoora A^^cappellano per le cofe Ecdè^.
fiaftiche , e del Sacerdozio , il quale , co*
me avverte Inemaro , Vice Rè^§An cen^.
f^uEpifc9pemm d- Preetrunh/0S dicebat^
nifi caufitgrmfkéfS emgerH
E noft. gft^ a* tempo, d' Alfen(e . L d* Ara-
gona, mt molto. tempoftriouL fi vede etf^rfi.
diftàcca^ quefta pceminensa dall' Uficio.
di. G. Cancelliero i e fu quando , aìKnda«
C^A&:h d' An^iiò coUoGata U fua Sede
Regtac in Napoli > fa deftinaft) une de' ftioi.
Cappellani per Giudice , il quale eferci-
taffé g\urifdizìone independememeote dal
G. Cancelliero, fopra tutti gli altri Cap«^
pellani, e Cherici deUa. Cappella Regia;
onde peefe ilncnyie di PrafprjiffefUno Re^o^
ovvero di A&r.e^ della Cappella lUgea^
e finalmente ài/Capp^lan^ Maggióre ì del
cui ufficio , ficcome de' fimiglianti intfo*
dotti. da Carlo L d'Angiò nella fua Ca-
fa Regale di. Napoli ^ (bvremo nel Regno,
fue fi^^^^re-.
CosJf3«|Q decorfo . di tempo , pa&te le
Ìfan<fc^-;'e"molte. prerogative di queft* UfB-
' ciak*
Marea^ Cemmd^ lià^ 4. atft^y..
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DEL MCNODI WAPDlI
j OiaceUem jM Be ^ «pi&ta ciò
^qudP^ttra nel C^Nl^ Ntaegìo-
j 'tMaie JMÉiyeudinu ; oggi Ihmi tì«
lino al Gb CadcbìImo^ ckeilcte*
ieiir i-gmli ^4fel I>MttMio> infigge ,
Ttotagia-, Fil»<bflB^ e BAuliGiaÉ» « lafio*
pitaxaéanz ad Coltagio «le* Ooccori
(a). iÙtisK bensì T^noie ^Ib potpo-
jt, ili fcAeiie ne'Fgrlamettti^ e nelle al«
tre iBMtttom y ii bblk li e we uimvieiìe il
Re V tna nel. feflo luogo, tà é nua fini*
Ara allaro ^1 ile dapa il G. ProtpM|ft-
^,« tM i lètte 'Viicìiltidlte^iolllii
'ancbe
i. w. Md €. ekfti
^ ^ Uficb dd G. Ginftiatero fé bene
X^ FkC» ifvmei Uk JU>aedinato al
C. CancelIiefO) eh* era il Magiftrato de'
'Magi«Riti re Ca^ ér^lAci gli Ufficiali
^i pafti»a,-e ióna ilRegne dìRiggicro
la ittA iMontà ^aon Me-coomo 4impia*ì
tniHadiaMio avendo G^g^lmo tao fnc-
yBtfbftiìBiaàm il Tfe^Mbal della GiaaCor-
le , e' da poi FedMco IL avendo ibèilitt>
^ pìàGoMM^oni ént il Maaftxo Giaftt^
ateio>, <liea i^aAl Tnkanale fo^raftaf^a^ fef-
ìb il cafo, % ibpmMi Ìa|^tu(ti gK altri
tGittftiaieìàJilkPforiBae^ £ fecedie^ne^
ifto Ufid^noo iòlo ^o(k «patata un de*
-maggiaii > e più graadi del Regao > ma
-che ocoipaft il m»ndo kiago dopo il
C. ConieAibik : per tqaefta cagione édi
^de il priflEio rila £nitlra del Re > ▼ette
ìU. porpora > ed ha pee^ iua 'panioolar in*
4tgDia^lo flendaido^ di che fidh noi è
ancor rittiafoveAìgio> ipaickè ia cangiane'
'tura di doverli c£agutre lacxmdafuia di al-
mao fenteoaiato a niolte> fi taccia q«e-
Ao fteadardo inori di un balcone > in (t*-
gno deir autorità del G. Ciofttaiefo . E
3uanto pih da Federico II. iìi ianaìtato
Trilmnal delia G. C. coAitueadolo fu-
premos e foperioie nel Regno fopea tutti
gli ^kriy on do^eieio tmtairii non fola*
mente ie caafe. cvrili > e criìiiinali , ma
aodie le caufe Pendali > delle Bvonie , de'
Coataidi ^ de' Feudi quatctnati > e di più
tutte 1^ canfe d' appellatìoni; ed oltre a
\
.( a ) l?L Tmppìa de Jure Reg. tit. de Of*
§c, M^ déme^ wmm. 9. Tgffmé de Jinfrf. ver/I
IIB. Xr. CAR Vt. »5^
fi>lo ToUe che fi riportiftro ^ae^
V» d* appi&lla^ione quelle , che fi eran»
agttate ne' Tribunali degli altri Òiùftiaie-
rÌH delle Itevincie» ma anche le caufe de-
legete dal Re} «vendo 'iótto|ipfti alla Tua
giuuidààNie tutti i Duchftlel Regno j -i
Principi» ie tutti gli ahri Baioni ; ed in
t>ltre che póteflè conoTcere anche de' é^
litri di Maeftà leia; tanto ilGiuftiti^p
che avéa la fepnmteàdenzà di quèfto Ò*
Tribunale, cìrebbe fopta tatti gli altri Uf-
liciali della^ Corona , e G. Giuftizìéro me-
latamente, ai^offi } . a^ Federico in unii
fua CaftitUzione C^) lo t:htamò '^rci^
ìumìnaremajus^ per lo fplèndor del quala
'fi ofcurano gli altri minori , onde è che
vistando egli k Provincie» ce&no glial<-
tri Giuftitieti •
Nel '^che dovrà notarili , che fin daqufr-
fio tempo de* Re Normanni fi comiiitàE^
qnella divifione delle Provincie , che oggi
in gran.'partfe «kicor riteniamo > le nudi
in ^efti teitipi nonaveano nome diPià*
vittcìe , ma di Giuihzierati prefo da* Giù*
ftiaieri » da* quali venivano governate (e) ;
non ateimenti che ne* temipi de' Longóni'
bardi > fi diflero Caftaldati da* Caftalm »
che n*aveadd il govèrno. In fatti abbia*
mo ne'tem^i del Re Guglielmo IL Tan«
credi Conte di Lecce , Giuftitietò della
Pi«lia> e di Terra di Lavóro; il Cont»
Pietro Celano^ e Riccardo Fondano , eft*
1pe ftati Giuftizieri dèlie ftefle Pròvincio
{d) . Così Inventi^ ne* temjM pòfi^rioti
leggiamo ne* regiAri rapportati dal Tuti«
Ho ( e )> che mandandofi qùèfti Giuftizie^
ri nelle Provineiè » fi nomitia^nò perciò
non Magìfttl Gtuftiaieri) o Magni Giufti*
sieri > a di&renza del Giuftiziero del Re^
gno , saa di quèUe fole Provincie delle
quali aveano avuto il governo . Cosi Gio-
vanni Scotto fi difTe Giaftiziere d'Apruz-
w>^ è Oagliekno Sanfclicè Giuftìziere di
Tena di Lavoro » donde le Provincie prè«
%no qaefle denominazioni > ^ furfe lo/a-
ftiz}afÌMto di Calabria > lo Jujiiziatiato di
Puglia ^ di. Tèrra di Lavoro > ed altri >
the oggi Pifòvincie fi chiamano ; anzi in
^ueft' iOefli tempi de^ Normanni > e deV
Svevi jmcora^ fovente atta Provincia era
go-
henorem liè.t. {e) Peìlegr. in difjer. Due^
S.p.jS. (d) PeH, ad jin.Caff.an. iioSé
(e) Tuikhdi MaeJiuGhffth. iìi frinii.
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^ D E t L* Z S T O
^vernata dalxlue Qiuftizierì^ ficoome ne^
tempi 4i Guglielmo IL nella Provincia di
Salerno vi craao due Giuftizieri , Luca
Gu^rna , « Filippo da Cammarota . E «lalP
aurio II 97. abbiamo (a) ^ che Roberto
di Venofa yg Giovanni^ Fraifineto fti-
rono ambedue Giuftizicri della Terra di
Bari . E nel 12x5. Pietro d' Eboli , e Nic-
colò Cicala furono Giuftizieri di Terra
di Lavoro (b). Il chp da poi da federi-
co li. fu in miglior^forma mutato ^ e fta^^
bilito , che' per ciaicuna Provincia \ (oSk
uno Giuftiziero , il quale doycffe avere
un folo Giudice , ed unNotajo.di atti ,
che oggi diciamo Maftrodatti) ficcomefta*
-bill nella Coftituzionc Occupath al libro
lyricio * Ciò che iii Japoi ritenuto dagli
Aoeioini, li quali in ciafcuna P-rovincia
mandavano uu, lòlo Giufiiziero, che oggi
^a noiPrefide 4'. appella.
Chi foifè A^xo nel Regno di Raggiero
Maeilro Giuftiziero j no» abbiamo, che
un fol rhcontro nell'Archivio della Trini-
tà di \ eiiol'a , io un iftromento rapporta-
to dàlTutini, ove fi legge, che ndl'an-
.no 1140. tu Giuftiziero del Re ErricoOl-
lia . Ego Enrkus >Ollia Dei grafia Rfgalis
Ju/ifiiarius 3 ma ne^ tempi de'dueGugJiel-
.mi fuoi fuccelTori , così prefTp Romualdo
Arcivclcovo di Salerno, come nella Cro-
naca di^^otar Riccardo da S. Germado ,
£e ne incontrano molti ; conje Roberto
Conte dì Caferta , Ruggiero Conte di An-
dria I e Lu9a Guarna , carne direme ne'
, Regni di quefti Principi ; onde fiffi chia*-
jo V error di colore , che .reputarono que-
llo Ufficia averlo intro<Ibtto nel Regno
Federico IL Fu sì beile da t}uefto Imp*-
.radore in più fublimità, e ia miglior for-
ma ftabiiito per .mezzo delle fue molte
Coftituz ioni attinenti a queft' Ufficio., npn
già che egli fofTe ftato il primo ad intro-
durlo f come dalle, medefime fue Coftitu-
zioni ciafcuno potrà cojiofcer chiaramen-
te • Altire leggi furono da poi promulgate
attempi degli Angioini intorno all' Uffi-
cio del. G. Giuftiziero , e molti. Capitoli
abbiamo fopra ciò di Carlo IL che tratta-
no della fua giurisdizione, ed incuoiben-
za i ma dovendo di queft' Ufficiale trattar
più ampiamente , quaildo del Tribunale
(a) NelP^rf bivio della Certo/M di Cafri infirumSig.V.1197.
CrQì9» i« . ^
RI A CI VILE,
della :G« C deHa Vicarìa farem farob »
*<ri£pfbiam pdrciò' in quel luogo di difcoì^
rere così del fua incrementa » come 'del-
la fua declinazione '; pakhè e^ndofi ia
decorib di temrpo, lòtto i ErincipiAraf^
nefi , ^d ^uftriaci eretti altri Trìbunali ,
ficcome quello ^della G..C. pei:dè fua an-
tica autorità , .e dignità , cosi ancora il
G. Giuftiziero reftò iugran parte fpoglia-
to de^ fuofplendore,-^ delle fue premi-
nenze < unto che oggi * è rimafo. folo a
xi^o a onore i tHk ritiene altro 4e. non la
fMrédènza. jopra gli Mtii Ufficiali- dopqiiil
G. Conteftabile , di coprirti <li "pcirpoRi nel-
le funzioni , e celebrità pubbliche ^ e di
godere «quelli ouori , e pfsminenxc che go*
dono gli altri Ufficiali della Corona.
^ V. Dtt G. Cameratìo •
e Io che nel^egno Òi Francia era clin*
mato il G. Tdbiùéro , per la fopras-
teadenza^ elle teneva delle Einanze ,'pitf-
£0 ài noi G. Camerario appdloffi, effi»
do egli il Capo Ufficiale della Camera de'
conti del Re . Prima la fua incombenft
era- di aver cuftodia delibi perfena «del Re»
dentro la foa Camera aocpmodare il fua
letto, aver la eura, e It penfiem di prov-
vedere il R^, e i fuoi figkiiioli di abiti:
difponere le fentineUe per cAodia della
perfona del Re nella fua Camera, ordinar
re gli ufcieri , diftribuire le vefti per la
famiglia del Re., e cuftodire le gioye , ed
altri monili prezioir> T oro , T argento ,
ed i panni di lana , o di fera . Ma la fua
principal incombenza eia di ricevere tut-
to il denaro , che fi manda alla Camera
del Re j foprantendere a tutti gli- altri Te-
forieri del Regno, levargli, ed in lor luo-
go ^foftituire altri . Era ancora fua incon^
benza di aver notizia, di tutte le ragioni
appartenenti al Regio Fifco, delle Rendi-
te , delle jòabelle , e di tutti gli Ufficiali .
Aveaperciò giurisdizione fopra tutti li Te-
forieri, eCommeffari 4clle Provincie, fo-
pra tutti gli Erarj , e Percettori dell' en-
trate del Regno , e tenea conto del dena-
ro del Re , che a lui per qualunc^ue ca-
gione era da' Percettori inviato , 1 quali
doveano a lui render conto di tutte 1 efa-
zio-
( b ; Rice, di S. Cera*
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DEL RECNO'DI NA
iioai y ed entrate • Quindi avvenne , che-
ficcome in Francia , effendo li Teforieri di-
iperfi in tutto il Regno y e la loro carica
divifa per le Provincie , fu riputato «e-
cefTario ergere un Tribunale Supremo , e
generale delie Finanze , dove fì formalfe
lo. 'llato iutiA-o di quelfc , e fé ne facef-
fé il riparti mento a ciafclmó de' Tribuna-
li particolai:i delle Provincie , e dove fi-
naln^nte tutto fi riportaife ; così .pi^flb
di noi furfe perciò- un nuovo Trihiinalc
fupremo, e generale bielle Finan«c j» ove
tutto fi ripartaife : Capo del quale era il
G. Camerario ^ effendo egli il Aiprerao
ibpra tutti gfi altri Ufficiali, che fono im-
piegati intorno alle cofe Fifcali , a' dirit-
tìyy ed alle 'cfazioni y rendite , e- gabelle
del Re , con;[e fono i Catnerarj delle Pro-
vincie , i Portolani ,.' i Secreti , i Doi^anie-
ri, gli Erari, ed osni altro, da' q^iali egli
riceve i conti ; apde perciò fii appellato
Capo UflSiciale del la Camera de' conti,* che
ka molta fimigrianza al Comes facrarum
largitionum preflo i Romani ^ è ficcome
preffo coloro più erano gli Qji:eftores pecu-
niarumi^ così ancora preifo noi più furono
i Teforieri tninori , i Gamerar), i Porto-
lani , i Secreti ^' i Doganieri , ed altri ,
de' quali era incotlllenza di raccogliere il
denaro del Re . Quello Tribunale in tem-
po di Federico IL e Àt Rè xlella Cafa di
Angiò' fi reggeva per li Macftri Razionati
nella Corte àtìlk Regia ZUctd ; i quali era-
no detti Maeftri Razionali , perchè la mag-
gior, loro incombenza era di invigilare -y
affinchè i minori Camerar) , Teforieri ,
Doganieri, ed altri rendeifero ragioni^ del-
la loro amminiftrazione , e ricevevano per-
ciò da effi i conti dell' efazioni fatte , e
del denaro che mandavan alla Camera
del Re.
Grandi privilegi , e prerogative furono
concedile dal Re Lodovico d' Angiò , e da
Giovanna L a quefti Maeftri Razionali
(tf) , li quali erano anche chiamati M.
Razionali della G. Corte , ed a' tempi de'
Re Angioini da' perfoaaggi , che foftene-
vano quefte cariche, fi vede quanto chia«
Tom* II'
(a) V.^apece Gateot.refp. fife. i. w*5i.
tb) CojìtiTno hifl. Ut. i8. (e) Lue. de
Pewia L fi quando la ^m C. de Bonis va-
cantib. liò^io. coLz. (d) Freccia de Sui'
feud, de O^c. M. Camer. num. 4. V. Sur*
POLI LIB.XL GAP. VL i6t
ra , ed illuftre foffe quefta dignità ; poi*
ehè fi legge, che il tamofo Andrea d'Ifer-
nia , il celebre Miccolò Alunno d' Alife»,
ed altri infigni Giureconfulti fotto il Re
Carlo IL Roberto , ed altri Re fuoi fuc-
ceifori furon^ Maeftri Razionali .
A' tempi pofteriori degli Aragonefi, il
Re Alfoufo IL a qffefto Tribunale unt
r altra da lui eretto dalla Summaria , il
qual fi reggeva per quattro Pxefidenti le-
gifti, e due idioti, dandogli un capo ^ che
vi prefedefle in luogo del G. Camerario,
onde prele il nome àxfxxoLitogotenente{b)^
Si vide per ciò quefto Tribunale in mag-
gior fplendore , ed autorità ^ poiché oltre
alla cura del Patrimonio Regale ,. gli fu
data anche la cognizione delle caufe Fen-
dali , le quali prima s' appàrtenevanaalU
G. Corte. Surfe quindi il nome della C^-
mera Summaria^ q Préfidenti' della ^«/i>w;/-
riay prendendo tal denominazione (fenza
che ci andiamo lufiiis;aiyio con etimolo-*
gie più fpezioic ài fumma rei y ovvero rtf-
tiqnis y come vaneggia Luca di Penna (e)'^
lèguitato attorto da Marino Freccia (i),
di cife a ragione ne fu riprefo dal Reg-
gente Moles) dalla cognizione fommaria,
che dbvcano prendere fopra i conti , de-
claratorie, o fignificatorie, che da' M. Ra-
zionali fi fpedivano , Onde ficcoraè ap-
preffo iFranzefi quefto Tribunale Cappel-
la IsL Camera de"" conti y ovvero delle FiWw-
%e : cosi preifo di noi per V ifteifa cagio*
ne fu àtXXdK2amera della Summaria . Ciò
che maggiormente fi conferma da un pri-
vilegio dell' ifteflfo Re Alfonfo inferito nel-
le noftre Prammatiche (e) , dove il Re
chiaramente dice , efTerfi quefto Tribunale
chiamato della Summaria , quod rationes
ipfie in Camera per PrafidenteSy & Ratio^
nales ibidem ordinatos SIJMMARIE vide*
rentur: dì ^ che ritornerà occafione di par-
lare più ampiamente , quando dell' iAitu-
zione di quefto Tribunale della Camerar
feguita nel Regno d' Alfonfo L ci tocche-
rà di favellare •
Quefto fupremo Ufficio di G. Camera-
rio, ficcome è vero ciò che dice Freccia,
X ' che
gent. de Neap. iUuflr. cap.7. num. 2. & 3^
€> cap. 26. num. 24. in fin. ver/. diSa e fi
autem Summaria. (e) Pragm.i. deOffic.
Procura Cafar.
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i6a
DELL' ISTORIA CIVILE
che fu da Carlo L d' Angiò riftabilim in
miglior forma y . a fomiglianza di 'quello
di Francia •: non è peràr che foflfe ftato
Carlo il primo ad introdurlo, éffendofta-
td conofciuto da'noftri Re Normanni , e
Svevij e di molti Camerari faffi nel Re-
gno di quelli Principi -memoria : mólti fé
ne le:?gouo nel Regno di Ruj^giero iftefTo ,
ma i loro nomi eflendo ftati a noi invo-
lati dair-antichità deltempo, nonabbiam
potuto qui rcgiftrargli . Beh ne' tempi di
Guglielmo I. fuo fucceiTore infra gliakri
leggiamo Maeftro Camerario deh Palagio
Reale, Gaito Joario; dopo la morte del ,
quale fu creato -Maeftro Camerario Gaito
Pietro Eunuco ,, ambedue Saraceni {a).
Era prelTo quelli il nome di Gaito , nome
di Ufficio , che non voleva denotar altro ,
che .Capitano (ii) . 'E nel Regno di Gu-
glielmo IL -pur leggiamo , che Gaito Ric-
cardo fu Maeftro Camerario del Regal Pa-
lagio (r); e ch^Gaito Martino avea cu-
ra delle rendite della Regal Dogana . E
fotto il medefimo Re pur abbiamo men-
zione de' Camerari di Calabria, che rife-
devano in Reggio, fra i quali fuGi^an-
ni Colomeno , di cui ci tornerà occafio-
ne di parlare nel Regno di quefto Princi-
pe (^) • Così ancora ne* tempi de' loro
AiccefTori Svevi , . e nelle Coftituztoni di
Federico ( e ) lì leggono molte.leggi atti-
nenti a cjueft' Ufficio , cosi del Maeftro
Camerario, come degli altri Camerari in-
feriori delle Provincie ,' Doganieri , Mae-
ftri Secreti, ed altri , de' quali il Toppi
Icfsè lungo catalogo .
Carlo d'Angiò lo. ridufle in miglior for-
ma a modo del Regno di Francia , ftabi-
Icndo un folo G. Camerario , al quale
tutti gli altri Camerari delle Provincie ub-
bidiflero, ed a cui tuttofi riporralTe, co-
ftituendolo Ufficiai fupremo di tutte le Fi-
nanze . E ci diede molte leggi fcritte , e
ftabilimenti intorno alla fua incombenza-,
formandolo un particolar regolametito di
quefto Ufficio, nel quale non potè né me-
no dimenticarfi de' vocaboli Franzefi ; poi-
ché ftabill , che /offe dell' autorità del G.
(a) Ugo Falcand. (b) Capecelatr. 1.2.
fag. 107. (e) Capecelatr. lib. ^. P^g'ii9»
( d ) Capecelatr. Iti. 3. pag. 128. ( e ) Con-
fi r. fi quando forte y [nb ttt. de forma qua*
littr Jint IwanddB rcs Fi/cales Confihut. Au-
Camerario di deputare ,.Tuftitaire> e toT«
reggere ; i Graffieri j de' quali V incomben-
za era feri vere , e notare • , ficcome degli
Ant$graffierV:àì contrófcrivere , e notare ,
^che noi *t>ra nel Regno thiamiama'Cre^m-
zieri j 'affinchè non ii commettelfe ^pde
'Hell'efactoni. Stabili ancora iMaeftride*
gli Arrefiìj onde' è che. ancora prefTo noi
{offe rimafo quefto vocabolo Eranzeiè , e
diciamo perciò gli .«^Avv^i *delU Camera^
ficeome -eili chiamano-'le determinazioni^
e fentenze de' loro Parlamenti (/) .
'Ne' tempi poftefiori , e men a noi lon-
tani ^ xonfinciò il'G. Camerario a perde*
re quefte tante iue prerogative , ma non,
già il Tribunale della Camera ; iierchèreg-
gendofi <^ucfto dal fuo Luogotenente , co*
Prefidenti , e Jtazionali della niedefima>
come che il crearlo non s'^appartiene piò
a lui , ancorché fi chiami fuo Luogoteneo*
te » ma al Re j quindi è nato che fé be-
ne quefto Tribunale fi fofle innalzato al
pari degli altri Tribunali fupremidel Re-
gno, il G. Camerario però è -oggi rima-
fo per folo titolo di onore , né più s' im-
paccia degli affari del medefimo , né è
della fua incombenza d'intrigftfi nelfca-
trate della Camera delfte ^ ma tutto fi fa
dal Luogotenente , e Mbi Minifiri, i qua-
li al Viceré , «che è in luogo del Princi-
pe, fon obbligati dar conto della loro in-
combenza , avendo un particolar Teforic-
ro da chr viene confervato il denaro del
Re. Ritiene però le fue preminenze, così
nel federe alla parte finiftra del Re dopo
il Giuftiziero (g) ^ occupando il quarto
luogo, come nelle congiunture folennì di 1
nozze , o altre funzioni pubbliche , di ve-
ftirfi di porpora, e tra L fette Uffici della
Corona é ancora annoverato y ed infmo
agli ultimi tempi fé gli pagava il foldo«
§. VL Del G. Pròì9ììotarh- ,
Pietro Vincenti, che diftefe nn libret-
to de' Protonotarj del- Regno, più to- '
fto tefsé uà catalogo di coloro,: che efcr- \
citarono quefta carica nel Regno, che ci I
thorstatem Magi/iris . Confth. Magifiris Fro-
curatoribu^ y Ór. (f) V. Freccia loc. cit,
Hum. II. & 1%. (g) Freccia loc. cit.num»
II. Ó* 12.
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DEE REGNO DI NAP
dèlcritfé il loro Ufficio ^^ ed. impiego. • Il
Frotoaotario y ovvero Logoteta non. vi è
diibbio che prefibdinoi prefe il' fuo prin-
cipio da'. Greci , ficcorae-dcnata la vocfi
ifteffa ; ma ciò aon fa che queft' Ufficio
non. fotfe conofciuto da' Romani fotto al«
tro, nome. Nell'Imperio, eflendo egli il
Capa de! Notai era perciò chiamato. Pr/-
micerius Natariorum^.eàitrsL decorato dcl^
la dignitLProconlolare , e dopo due anni
dlefercizio divenivai//«/Zr<?.. Avea nell'an-
tico Imperio^fotto dife tre forte,, o aradi
di. Notai ,. che fono apertamente, diftinti.
liei Codice Teodofiano (a)..l primi era-
no intitolati Tribuni PrMoriani y ^ Nora'
riì ytà anche v.cbme^ V attcila. Caffiodòro
( A ) , erano.-chianuti; Candidati ; e quefti.
avevano la, dignità de' Conti . I fecondi
erano femplicemcnte, detti Tribuni , & No-
tarili; t quefti. aveano la. dignità, de' Vi-
cari} . Finalmente i terzi erano chiamati.
Notarii familiares , ovvero domejiici ,' li
quali avevana l'ordine y o dignità biella.
Can/yJarità <.. ^
Ma ^ non. bilpgna . confondere quefti No- -
mi con quelli . d' òggi , ohe i Romani ap-
T^lisitoao.Tabellìones^ i quali y conie di-
remo,, aveano funzioni diverfe, ed erano
Uificj ditferentiflTimi . Siccome non. bi fo-
gna confondere l'Ufficìo^del G. Protono- -
tario 2L tempi de' noftri . Re. Normanni y .
Svevi, Angioini,, ed^Aiagonefi, con quel*
lo., del. Viceprotonotario^d' oggi ,. riftretta •
alla fola. creazione de!- Notai ,n e Giudici,
cartulario ed alle legittimazioni*.
V Ufficio del G. Protonotario era ne* *
tempi di. quefti Re* cotanta. illuftre, che*
in. gran parte fomigliavafi a quello del
Primicerio de' Notai, preffo i Romani..
Quefti , fecondo ce lo defcrive Caffiodò-
ro (r), e Giacomo Gottofredo *(</), era
del Gonciftoro del Principe , ,avea il pen-
fiero, e la. cura di notare ^tutti gli atti,,
ed i fecrettidcl Principe ,' che fi facevano-
nel fuoXòncifiòro:.per lui ufcivan fuori,
i Refponfi, ed'i Decreti imperijy> e fo--
vente le Orazioni degl'* Imperadori fatte
al Senato >fi recitavano dal Primicerio : in.
breve egli era il Secretarlo fedele delPrin-
eipe, a cai non. vi era . fecreto , ^ o confic-
ca) Cod. Th. /.j. de Prìmic. & Notar.
( b) Caffiod. lìb. 4. Epift. 3. ( e ) Caffiad.
6. var. 3. IO. & 16. & lu var. 18. (d)
OLI LIB. XL GAP. VI. i6f
glio,.chenon. Il confidale 9 e perciò l'ob*
bligo della, fua carica lo aftringeva conti-
nuamente ad affifterlo, e con indefcflaap-
plicazioneatteudepe • alle rpedizioni de' fuoi
imperiali comandamene.. Tene va, perciò
fotto di. fé que'tre gradi di Nota),, che
ridotti 1^ forma, di Milizie, o di Colle-
gio ,. militavanofotto di lui , J quali avea-
no molta, fomiglianza a'Secretarj d'oapi
di Stato, o del Gabinetto, e della Cafa
del Re, de' quali favelleremo, nel- Regno
di. Carlo. II. d'Ansio'..
Uguale era l'Ufficio, e pofeftà del^G.
Protonotario* ne' tempi di quefti Re. Il
fuo principal impiego non i era già della
creazione^ de'- Notai , .. e de' Giudici.cartula-
r j , , ma ; d' affiftere continuamente • appre(!b
la perfona deLRe, ricevere le preci, e i
memoriali , che fi portavanp a; quello,
fcntire nell' udienze coloro ,, che aveano
al Re. ricorfo ,. «e ^f ame al medefimo rela-
zione: per le fue mani paifavano tutti i
diplomi, e dalai s'iftromentavano.. Tut-
te le nuove Coftituzioni , . gli. > Editti >^ e le
Prammatiche^ che ir Re ibbìliva, erano
dal - JPn>tonotario 'dettate j e firmate v Ciò
che il Principe , o nel fuo Gonciftoro , o
in ogni altro iuo Configlio ^ fentenziava ,
o..decretava, egli riducevdoa|ìi forma di
fentenza, p di. deccetov ovvero in forma
di diploma, o privilegio '(e), E fi vide
nel Regno di Cartoli, d' Angiò inquan*
ta. eminenza arrivale V quando queft'' Uffi-
ciò era efercitato' da Bartolomeo di Ca-
pua, per* man(\<>del quale paffavano i più
gravi , . e rilev^nti^ aitar i' della \ Corona .
Ma ficcome ihdecorfo di tempo il Tri-
bunale ' della G. Corte delLi .Vicaria -ab-
bafsò . il G. Giuftiziero , riducendolo in
quello ftatoi^che oggi fi vede, cosi l'ere-
zione del Configlio di ,5.: Chiara a' tempi
d' Alfonfo I. Ré ' d' Aragona fece quafi che
fparire il G. Protonotario ^ e quantunque
Alfonfo concedendo*' al Prefidente di quel-
lo- ugual '' poteftà , "fi dichiarale , . eh' egli
non intendeva pregiudicare alle preminen*
ze del G. Protonotario , tanto che o e^li ,
o il fuo Vlc'nroconotario era ammeflo a
prefiedcre in quel Configlio, e fovente a
commettere le.caufe ,. non altrimenti che
X 2 fa*
Goth. L I. 2. C. Th. de Frimic & Notar.
( e ) Freccia de Subfeud. de Offic Logot. &
Proton. num. \. & 2.
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t^4 D E L r I S T O
Éiceva ilPrcfidentc ; nuUadimanco a poco
a poco r Ufficio di G.PrQtonotario fari-
dotto poi a titolo d' onore , e rirnafie fuo-
ri di quel Configlio; e s'arrivò a tale,
che dovendo il G. Protonotario affiftcre
di perfona, né fenza nuova permiffione
del Re potendo elegger altri per Vicepro-
toQotario y che aflifteffe in fuo nome , non
CQiicèdèndofi pii^ dal Re tal facoltà ^ fic-
c^e fi legge Ca) efferfi conceduta da Car-
lo IL a Bartoloniep.di Capua; il Vicc-
protonotario non più fi creava daini» ma
a dirittura dal Re , come fi pratica tutù-
via . Per quefta cagione fu» introdotto,
che il G. Protonotario, quando era dal
Re, eletto, .pigliava con moka folennità
il. pofleifo ilei Configlio di S. Chiara,
con intervenire ittfieme. col Prefidente, e
tutti gli altri Configlieri in tutte le fen-
tenze , ch©^ fi profferivano q^iella giorna-
ta ; e per quefta coerenza s' introduce an«
Cora, che il- Re creava Viceprotonotario»
r ifteffo Prefidente del Gcnfiglio , onde
quafi fempre fi videro' quefte cariche unir
te in una medefima p^fona , come più
diffufamente diremo nel^egno d' Atfoa-
fòl.
In decorfo di tempo effendo innalzati
a queft' Ufficio i primi Baroni , non più
Giureconfiilti , come a' tempi di Bartolo-
meo di Capua : i G. Protonotarj ,. come
perfonaggr d' alta gerarchia , jjuafi fdegnan-
ao d' intervenire di perfona nel Configlio
di S. Chiara , i Viceprotonotarj venivano
ad affiftervi ; ma quefti p^i non eifèndo
più creati da cffi, ma dal Re, vennero
per ciò affatto i G. Protopotarj ad effer-
nc efclufi , e di non aver poi parte alcu-
na in quel Configlia. Dall'altra parte i
Prefidenti del Configlio , T autorità de'
quali era grandiffima, efclufero poi iVi-
ceprotonotarj dalle commeffe delle caufe,
e da tutte V altre preminenze , che rappre-
ièntanda la perfona del G. Protonotario
E rima aveano ; onde venne a reftringerfi
i loro autorità alla fola creazione de'No*^
tai, e de' Giudici Cartulari , ed alle legit-
timazioni ,. che ora gli rimane .
Ma quantunque V Ufficio di Viceproto-
tiotario fi foffe riftretto a. quefte tre fole
incombenze : portando la creazione de'
(a) Frec. lou cìt^ num. 17. (b)
Igì^is in PP.
RIA CIVILE
Notarì , e de' Giudici , il vifitare i loro
privilegi, e protocolli, grandi emolumen-
ti ; furferp gravi contefe fra i G. Proto-
liotarj, che pretendevano quelli a loro do-
verfi , ed i Viceprotonotar; y che come dc-
ftinati dal Re, tutti ad effi fé gli appro«
priavano: intorno a che Marino Freccia
Xb) rapporta una fiera lite , . che a' fuot
tempi pe|[^ ciò s' accefe fra il Duca di Ca-
ftroyillari G. Protonotario', ed il famofo
Cicco Loffredo Viceprotonotario • Prcfcn-
temc'nte tutte quefte qpntefe fon finite ,
paichè il Viceprotonotario aoa ricoQo-
fcendo da altri, che dal Re quefta cari*
ca^.fe l'appropria folo, ed ora 1' Uificia
dì G. Protonotario è rimafo ^a fol titolo
d'onore', iènza foldo , e fenz' emolumen-
ti ; ritiene però «gli onori di veftire ^
porpora , e di federe ne' Parlamenti nel-
la parte deftrà del Re dopo il G. Am-
miraglia.
Ma egli i ben da avvertire, che iNo-
tari d'oggi, lacreazion de' quali s'appar-
tiene al Viceprotonotario, non hanno con-
formità alcuna con .c|ue' Notati , delti qua-
li '«fi parla nel Codice Teodofiano , e di
cui parla Caffiodoro <; ì ^ùali , còme fi è
detto, aveano piùfomigUanza con gli Uf-
ficiali della Secretaria , • o Cancelleria del
Re*, li quali hanno il penfiero degli at-
ti , e delle fcritture del Re ,. che co' No-
tari prefonti , la cui incooibenza fi raggi-
ra agl'iftromentii^edatti de' privati, an-
corché U lór Ufficio pubblico fo{{p. Han-
no coftocO'più coerenza oxiTabelticnì.àt-
gli antichi Roijpani , V UIEcia de quali
era a quefto fomigliantiffimo y con vlxìx
fola differenza , che nella perfona de' No-
tati d' oggi fi vedono uniti infieme V Uf-
ficio de' Tabularii , e quello de' Tabellioni
Preffo i Romani coloro, ch'erano dc-
ftinati gd aver lacuftodia de' pubblici Ar^
chi vi >. ove fi confervavano i pubblici iftto-
menti, ed i monumenti delle eofe. fatte,
fi chiamavano Tabularti , poiché .il luo^
go, dove^ quelli fiferbavano, era appella-
to sTirÀ«/jrn^m^ ed i Greci lo chiamava-
no Grammaxophytacium y ovvero Archìum
(r ) j e fovente la cura di queftr luoghi
era commeffa a' fervi pubblici, cioè com-
prati con pubblico denaro delle Città , a
«• del-
FnfJof. eit. num* Z2* (e) Budeus in anmt. ttt^
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DEL RECTNO DI NA
delle Provincie ; e quefti Tabular) , per-
chè pubblici, non fofo per la Repubblica ,
ma anche per ciafcheduno privato poteva-
no intervenire , e ftipulare , acquittare , e
in lor nome prender anche la pólfeffiòne
(a). L' Imperador Arcadìo poi difcacciò
dal T^òulafio i fervi pubblici^ , e coman-
Àò che i Tabulari folfero uomini liberi
C^), i quali come perfone pubbliche po-
♦teffero ftipulare per altri , non ahrimènti
che il Mapiftrato ( e ) . Ma T Ufficio di
Suefti Tabular) non era altro, checufto-
ire neir Archivio i pubblici iftromenti ,
e' monurtlenti delle cofe fatte , e comfe
perfone pubbliche di poter intervenire , e
ftipulare per altri . -
Li Tìibellimi eirano qvelli , i quali à<
vanti a' Tabular) dettavano , è fcriveva-
no i teftamenti , e ftendevano i contrat-
ti , facendone pubblici iftromenti (.^7,
che fi davan poi a cònfervare a' Tabula-
t) . Quefti Tabeljio.ni erano ancora ofaia-
isxztC Nomici ^ cioè JurisJiud^Ji^ perchè in
quelli per concepir bene , e dettare gì' iftro-
menti , ovvero teftamenti , vi fi ricercava
ancora qualche perizia delle leggi ( e ) .
Altri interpretarono la voce A7ow/r»r, cioè
Legiùmus , perchè egli rendeva legittimi
tutti c^li atfi. Che che ne fia egli è cer-
to , che i Tabellibni , che oggi noi ap-
pelliamo iVi?rtfW, erah tutto altro da' Ta-
bular) , i quali erano prepofti all' Archi-
vio , ficcome fra di loro vengon diftinti
da Giuftiniano nelle fue Novelle ^/)', e
non tlifogna confondergli , tome fiy:ero
Accurfio C^) , Goveano ("A>, e Forca-
tolo ( / ) .
Quefte due funzioni però s*unlron poi
nelle perfone de' noftri Notari ; poiché
ficcome prima i Tabellioni avanti a'Ta-
bularjr fcrìvevano el' ifljromenti , e preflb
quefti nell'Archivio fi confervavano : poi
fu introdotto , che gì' iftromenti , o tefta-
menti avanti a' Tabellioni fi- fcrivcflfero ,
lenza piò ricorrere a Tabular), e ch'elfi
medéfimi gli confervafTcro , facendone pro-
( a ) P^. Aulìf. in Commeyit. ad tìt: ^B^b^
Oblig. ۈp, 2, qu. 2. ( b ) I. generdi^ml. iS^
Tabutar. tib. io. (e) Inflitut. §. almkb^
tem , de Adepf. (d ) Nm). 44. dt Ta^efL
Ncn}.<)j. de inflrum. raut. L i. C. Th. de Crìm.
falfi • ( e ) Nov.. 6&. §, t . /?i prÌ7tc. ( f > N<yv.
44-* ( g ) AcfHff. L fi pufrliut abjfeìH f JX
POLI LIB. XL GAP. VI. 1^5
tocollì, e cuftqdendoglì non più ne' pub*
blic) Archivi ; ma nelle proprie cafe^ .
Quindi nacque , che confondendofi queft*
Uffic) , fofle il Notato riputato perfona
pubblica , e che ficcome i Tabular) pote-
vano ftipulare per altri , poteflero anctf
cflì farlo .,
Divenne? perciò 1' ufficio de' Notari di
maggior fede , e confidéiiia ; ond' è che i
Principi nel creargli vi ffabilirono certe
leggi, e ritercarono molti requifiti , d'ef-
fere incorrotti , e'di buona fama , fedeli ,
ed ifitelligenti ; che fappiano fcriver- be-
ne , ben intendere fe convenzióni 'delle
parti per poterle pòi nettamente ridurle
m ifcMto : fiano fecreti , Jibgri , Criftia-
ni , conofcana i contraenti , e perciò na-
zionali ^e' luoghi, ove defiderano efeiti-
tare . Quindi richiedendo queft' Uffieio
uria fomma fedeltà, fi vide ne'ten^pé an-
tichi efercitarfi preffo di noi doj' perfooe
nobili ; e ficcome' un tempo non fi fdc-
gnavano i nobili , particolarmente i Sa-
lernitani, efercitar Medicina , cosi anco-
ra molti nobili ^dé' noftri Sedili , non fi
fdegnarono ne' tempi antichi farfi Notari ;
e Marino Freccia (*) teftifica aver egli
veduto niolti. iftromenti , régiftri \ inven-
tar} , ed altri antichi monumenti fcritti
per mano di Notari nobili , le cui fami-
glie, egli dice, non voler nominare , per
non dar difpiacere a' loro pofteri leggen-
dole-. Quindi nacque ancora. preiTo. i no-
ftri Autori la maffima, che per l' eferci-
zio del Notariato, non -fi pendano 1 pri-
vilegi della tiobikà , e che non debbano
i Notari noverarfi fra gli artegiani ( / ) .
§. VIL Dei G. Sinifcatèo.^ .
Siccome pretfo i Franzefi , dopo la fup-
preffione de' Maeftri del Palazzo ,
quattro Uffic) della Corona furono aran-
demente accrefciuti , che ri<»uardavano la
Guerra , la Giuftizia , le Finanze , e la
Cafa dèi Re j e per qucl^che ft attiene
; ^^'\ alla
iRem pupi Lfidv. fere y &l.nonaHtery D,dt'
^ Adoptfon. ( h ) 6€vean. 2. leB. io. ( i ) For-»
vat. Dialog. 98. w. 3. ( k ) Freccia de Sttè^
feud. lib. I. tif. de Offic. Lùg§t. numer. 14.
i\) V. Tapp. de Jur. Regn. de Offic. No-
tar* num. 6, 7. 8.
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tà(k
DELL*^ ISTORI A CIVILE
jMiGuerHi, forfè il C-.Cootcftabile ,. per
b*Giuftizia il G.CaricclIitrre , e per le
Finanze. ilG^.Teloriero. Capo, Ufficiale^
della. Cambra de' conti : così ancora per.
quel:, che- riguarda la. Cafit. del Re-., in-
nalzofll il or Macftro di Francia , anti-.
camente chiamato Conte del Palazzo ,
cioè Giudice. della. Cafa^delRe , eh' ebbe_
U govcrnamento .della medefima.
Noaaltrimenti nella Corona, di Sici-
lia , oltre gli altri Ufficiali annoverati ,
fi vide ad efempio 4i quello., di Francia
iLG.,Maeftro.di Sicilia , chiamato. ,coa.
tfocabolo, ancor Franzefe SinifcalcO: , ov-
Tero^Maggiordomo della, Cafa^ del Re, il
quale aveàmil goyernamento> della mede-
iima,
defe
la, cura > ed il penfiero- di prove-
veri
il Regio. Ofpizio di ogni forte divi- .
, fecoado il bifogn^ richiedeva : era
ancora della» fua incombenza di. provede*
re delfc biade, ed altre vettovaglie perii
cavalli della,, ftalla- del Re y. tener, cura
delle Foreftc, e delle caccie riferhate per
divertimento 'debKc , de'^ familiari , ed
altri feryldori della Cafa Reale., foprai
quali teneva giurifdizipné di correggergli,
e caftigargli , eccetto che fopra i Ciam-
bellani , i quali per eflcrc intimi fervido-
non abbiamo fra le reliquie dell* antichis-
ta, chi fofli ftato fuo G-Sinìfcalc(x: egli
è pero, che in- tempo di Guglielmo L fuo
fucceffpreL: leggiamo fuo. G: Sinifcalco Si-
mone-cognato delfM]iofoMaione,..di q^i
abbìaiao.' anche memoria preflb il Pelle-
grinò (A), al quale anche Gugliemo die-
de il governo della Pualùi (e ); oiiienoa
è da. dubitare , che queft' Ufficio infieme
con gli,, altri fofllf da^ Normanni ihtrodot-.
to fra» di. noi..
Ma (icc.gme ciò è vero , così anche è
ceftiffirno^.che in tempo dcgli.'Angioini,
e particolarmente di Cariò, IL. ricevè mi-
glior^ forma,, e fu U. quale furono dati va-
rj provedimenji, e. ftabilito^auovo modo^,
e 4j^tegli altre > iaconibenze , fecondo la
Tabella.ftabilita per- queft' Ufficio ,. che
rapporta Freccia *i,pod' è che in .Napoli li
videro • fprgere quegli altri .Uffic) minori
della Caia .del: Re ,^Tlipendenti dal G. Sk
nifcalco : . e la r^igione - fi fu , ..perch*. avca*
do Carlo I. d' Àngiò fermata la. fua Re**
già Sede in Napoli , , il G« Sinifcalco fi
diftiniè fopra tutti. gli. altrL Ufficiali del-
la Cafa Reale, che furono molti riabbia-
mo perciò, nel . Regno, di -quefti^ Angioini
fovente memoria . de' Maggiordomi della
ri, eXubicularj del Re, che pongono il, Cafa Reale,. de' Maeftri.,deV cavalli regi ,
Re, in letto , e: Io fcalzano , e. fono nella
Camera . fecrcta. del Ré , perciò furono .
eferizionati dalla giurifdi^ione del G. Sir ,
nifcalco , ficcome. li Collaterali del Re. ,
che erano pajtecipi dfel co.nfiglio fccrcto »
del Re , e rilutati come parte, del jcorpo -.
del Re {m).:
Era egli -^rciò" il Giudice^» della* Cafa,
R^ale , e fotto la. cura fua era tutta là
famiglia del Palazzo regio , e tutti gli al-
tri Ufficiali minori della, cafa del -Re , i
de' Maeftri Panettieri, regi , de' Maeftride*
Palafrenieri , e della Scuderia Regia , àt
Maeilri dell'. Ofprzio Regio-, de' Macftri
delle 'Razze Regie, de* Maeftri^Mailari t
e de' Sinifcalchi dell' Ofpizio -Regia-, fic-
conM- ne' tempi di Giovanna !• lei^amo :
Phicf/illus Gaetanus Re£Ìnalis /jo/phii Se^
nefcallus'^^ e. fotto Carlo IIL.fil^ge ; No*
iilhvir Batthalomeus T^mactllùs mtlesRe*
gii hoJJpitiiSene/caUus'y e fotto Ladislao fi
trova Paolino ' Scaglione Sinifcalco dell'
Ofpizio di detto Re , ed altri rapportati
quali fecondo i, particolari loro impieghi .
alfuuTero vari nomi.;, onde furfero molti, dal Tutini ( J ) . Così ancora Ufficiali della
Uffici : detti non già della Corona , ma Cafa del Re fubordinati al G. Sinifcalco era*
folamente. pct quefto fine. , dclla^Cafa, no il Pfepofito della Cwckia.del Re : il
del Re . ' .. Prepofito della Buccellari^ Regia . Il Giù-
Noi a temp» de' Normanni non abbia? dice dell' Ofpizio Regio;..! CiambelUni
mo. rifcontri di quefti mi^«ft. Ufficiali , Regj . I Valletti della Nappa del Re . l Cac-
ma sì bene del G. Sinifcalco-, che fi dif^ ciatoriRfgj .11 Cuftode degli Uccelli del
fé cosi pereffer il maggiore, e fopra tutti ^Rc^I Falconieri, del Re , ed ahti , de
gli altri Siijifcalchi minori deirOl^izio qi»Jnci. tornerà occafione di favellare nel
xegio ; e f e^ bene a' tempi di Ruggiero
(a) Freccia de Subfeud. lib. i. Offic.M.
SentfcaL ( b ) Pellegr. in Notitia Judicat.
Regno, di queftiPrincipi più diftefamente •
Ma
^^^•257. (.e) Capecelatu Uh. 2. pag, 77*
( d ) fuim. degli Offie, del Kegn. infrìuc^
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Goqgle
Ì)EL RFGNO 01 NAPOLT tlB. %l.
'Ma ficcomc ne' tempi d^gli Angioini il
'G. Sinifcalco per li tanti Ufficiali a fé
fòftopofti fu nel maggior incremento , '6
fnblimità, e furono le fue prtrogative ri-
tenute ancora ne* tempi ctegU Aragonefi,
per cagtone che quefti Re 'mament^ero la
loro tefidenza in Napoli ; così da poi paf-
lando quefto Regno fotto la dominazione
degli Auftriàci , e perdendo quefta Città
il pregio d' efRr Sede Regia , fi fcemaro-
no in gran parte le prétogative del G. Si-
nifcalca , e mancarona molti de' fopranno-
mati Ufficiali dellaCafa del Re, e^nal-
mente iper ^queft' iftelfa cagione in pflitef-
ib di tempo reftò preffo noi a Coi titolo d'
- onore , fenza funzione , e fenz' efercizio •
Per quefta fuppreffione s^ innalzarono
molti di quegli Uffici dipendenti da lui,
€ ad eifer riputati ( fé bene non delli fet-
te della Corona) almeno de' maggiori del
Regno ^ e ad altri non Subordinati , jco-
me il MaeftiD delle Razze Regie ^ che
chiamarono il Cavallerizzo del Re . Il
Gran Montiere maggiore , ovvero il Mae-
Aro deHa Caccia del Re, chefopra i Cac-
ciatori Regf , e fopra tutte fé Forefte del
Re , e caccie ha la foprantendenza ; ed
GAP. VL i6f
e iWe neir ultimo luogo a' piedi del Re ,
e- tra' fette Ufficj d^la Corona è anno*
verato .
, Ecco come Ruggiero ft^bilifli il fuo
Regno i ecco anali foifero le leggi , e Ja
politia ,xhe V introduife , glj Ufficiali
per i quali veniva amrainiftrato , e come
dopo tanti travagii lo riducete in una
ben ferma % e tranquilla pace • Ma neu
contento il magnanimo fuo cuore d' ave-
re ftabilira in cotal giiifa la Monarchia >
fa da poi tutto intefo agli acquìfti de
nuovi Reami, e Provincie, ancorché pò-
fte nelle parti più reihote , e lontane
dell' Afirica.
C A P, VII.
SpedÌTÙMg di RuCGTfiRO in jtffrìca
virtù , e /ita morte ^
fut
INtanto il PonteìSce Innocenzia dop^
aver governata Quattordici anni la
Chiefa Romana , il dì 24. di Settembre
dell' anno 1 143. mori in Roma molto af-
ffitto per li travagli , che gli diedero gli
Amaldifti ^ ed i Romani , i quali eran^
altri de' quali ci tornerà occàfione di par- entrati nell' impegno di voler* riporre laf
lare a-pìti opportuno luogo, Nelchenon lor Patria ncU* antica Tua liberti , e di
dobbiamo tralafciar d' avvertire , che fic-
come di quafi tutti gli Ufficiali finora an-
noveratf poffiamo far qualche paragone ,
ed aver qualche rifcontro tra gli Ufficiali
nella Notizia dell* Imperio : de' .Gran Mon-
tieri però non bifogna cercarne de' fimi-
glianti , poiché gì* Imperàdori Romani
non erano inclinati alla caccia ,tfCome fu-
rono i noftri 'Re , cJie reputando queft' e-
fèrcizio proprio della profieffione delle ar-
mi , alle quali erano inclinati , e che (o*
vente pcrcrA non per miniftri , ma per
effi ptuerreff^iavanò : ftimarono per la cac-
cia così renderfi efperti de' fiti ^ e pofitu-
re de' monti, valli, po^eiì, piani , ^ fiu-
mi , che repolarmente hanno l' ifliéffe po-
fture , e fiti in tutta la terra .
Cosi 09>3:\ preflfo di noi l'Ufficio del G.
Sinifcalco per la lunaa aifenza de' noftri
Re dal -Reame , tenendo altrove colloca-
ta la Règia loro Sede , è quafi eftinto ,
ed è fol rimaib a titolo d'onore : ritiene'
bensì nelle consfionture di qualche Parla-
mento, o pubblica celebriti le fue prero-
gative, e preminenze: velie di porpora.
antica lua iioerta , e
>iftorare in Roma 1' antico Ordine Sena-
torio , ed Equeftre per abbaflate 1' Ondi-
ne Ecclefiafticò , e per tal cagione face-
van continui tumulti contro il Pontefice.
Fu in fuo luogo eletto Guido Caftello?
Cardinale del titolo di S. Marco , ed ac*
clamato P^a fotto il nome di Celeftino^
IL il quale , 'appena erano fcorfi fei meli
del fuo Ponteficato , che infofpèttito -del-
la grandezza ài Ruggiero, tentò di rom-
pere la pace fatta dal fuo predecefifora
con quefto Principe; ma fopraggiun topo-
co da poi , il di 8. di Marzo dell' anno
iè£;uente 1144. dalla morte , non potè
farlo . Crearono i Cardinali per fuo fuc-
ceflbre Gerardo Caccianemico da Bologna:
Cardinal di -Santa Croce , che fi nomò^
Lucio IL
Quefto Pontefice , fcguitando le pedate
di Celeftino, ebbe animo non ben paca-
to con Ru^aiero, e proccurando quefto
Principe d' averlo amico , s* abboccarono-
infieme nel Monaftero Caffinenfe ; ma
non potendo riufcir l'accordo per le diffi-
coltà , che frapporrò 1 Cardinali t ^1 K.d
tntrÒL
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léS
OEL^' ISTORIA CIVILE
entrò oftilmentcn^llo Stato della Chiefa,
f^refc Terràdaa, e molti altri luoghi dcl-
a Campagna di Róma ( ^ ) : noii ci bifo-
gnò altro percliè.i Cardinali tofto ccdcf-,
fero aUe, diflì<x)ltà frappofte : venne il Pa-
pa fubito a concordia , il quale avendo
conceduto a Ruggiero molte prerogative ,
gli fu reftituiia Terfacina con gli altri
luoghi perduti . Allora fu che <Juefto Pon-
tefice per maggiorm'etite ftibilir la Mo-
narchia di S«:ilia, olt;re di quello, che a
Ruggiero era ftato accordato da Urbano
IL gli concedette l'Anello., i Sandali,
lo Scettro , la Mitra , e la Dalmatica , e
che non potefle inviar ne'fuoi Reami per
Legato fé lion colui , che egli voleffe (b)
( quantunque il Sit»onio (e) dica , che que-
ftì ornanientì furAìo conceduti a Ruggie-
ro nell'anno feeuente 1145. da Onorio
IIL non da'Papa Lucio IL) onde è che
in Sicilia-i Re vantano d' etfer Signori
non .raen del. temporale , che dello fpiri- .
tuale; ed in fatti nelle monete) che fece
batij^re Guglielmo L/ dall' un de lati fi
vede il Re coronato con corona di quat-
tro raggi, avere la Verga in mano, la-
Stofa, o Dalmatica avanti il petto incro-
cicchiata, ed affifo nqj Regio Trono Vó^
Arare i Sandali (^0.
(Dalle accufeperò, che i Romani por*
taìono all' Jmperadore Corradfi contro jR«^-*
fiero , rapportate da Gvldafto (e) y fi vede ,'
che la conceffione della Verga , Sandali^
ed Anello s attribuilcè a Papa hmoceyi.
IL neir anno 1140. non già a Lucio IL
t molto ^meno ad Onorio IIL "fecondo il
parer del S^igonio^)
Gli Arnaldifti, che contipua vano a tra-
vagliar Roma fotto il famofo Arnaldo da
Brefcia lor Capo, che era ftato conden-
nato da Innocenzio IL nel Concilio di
Laterano , accufarpuo Lucio a Corrado Re
de' Romani, fignificandogli > che il -Papa
per mezzo di molta moneta, dvea con-
ceduto a Ruggiero quefte prerogative, e
che s' era perciò, con lui , eh' era fuo ini-
(a) PctUg. in Anon. Cafftn, ann. 1T4?.
Cron. di Foffanovay an.11^4^ (b) Otho
Frìfmg. de reb. gpfl. Frid. liù. 2. cap. 27.
28. (e) Sigon. de Regn. ItaL L 11. (d)
Jnyeges L 3. hijì. Pater. ( e ) GoldaJLCon-
ftitut. Imperiai. Tom,L pag.261. (f) O-
tAo Fri/mg. de gefi. Frid. lib. i. e. vj. 28.
mico, collegato a fuo danno (/)»
Fece da poi Ruggiero ritorno in 'Paler-
mo , ed^ia quefto medefimo -tempo gli
mori Anfuib Principe di Capua fuoiigliuo*
lo , il cui Pfiincipato egli concedette a Gu-
glielmo, che -fece* anche Duca di Napo-
li i e che gli fu poi fucceffore ne fuoi
Reami. Agoftino Inveges ('^), e Camil-
lo Pellegrino {h) rappòreaao, chefr^^ué-
fti due anni i r42.^ e 4^. gli foife morto
anche Tancredi filò fccondogeniro „ Prin-
cipe di Barif e di Taranto , che fu il
primo^tde' figliuoli che>tnorì,, e poi An*
fulb4K|2ogenito in queft'anno- 1144. Rug-
giero in quefto medefimo anno tornò ià
Capua, ove* celebrò la primiera Centra-
le AifMnblea; ppichè quella, che avea
guari innanzi celebrata in Arianp, fi) fo-
to di Prelati 4 e flàroni di Pui»li^ :* inter-
veune nella m^defima fra gli altri faGt
figliuoli il nominato Guglielmo con ^li
Atcivcfcovi, Vefcovi, ed Abati, ed altri
molti Conti, e Baroni; ndla quale die-
de molti provvedimenti per lo buon go-
verno del Regno, ecompofe altresì varie
liti ,. e particolarmente una , eh' era nm
fra Giovanni Vefcovo di Averfa, e Gual-
tieri Abate di S. Lorenzo della medefima
Città fopra la pefcas(ione ^dd lago di Pa-
tria </)>\ed-il diploma è rapportato dal
Chioccarelli ( * ) . ^ ,
Morì poco da poi nelPanno ft45. in
Roma Papa Lucio IL e Bet-nardo Abate
di S. Anaftagio , difcepolo di S. Bernar-
do, fu eletto in fiio luogo da' Cardinali >
fono nome di Eugenio IIL il qual^ con
tutto ch% i Romani , e ^i Arnaldifti non
ceffaffeib di inquietarlo, avendo avvifo,
che in Soria le cote de' Criftiani^Anda va-
no di male in peggio, fi.-rivolfe afoccor-
rere que' fanti luoghi, e per mezzo delle
(uè lettere , e delle perfuafioni di S. Ber-
nardo .moffe r Imperador Corrado , e Lo-
dovico Re di Francia a gire con grande,
e poderofa armata in Terra Santa. Rug-
giero non volle entrare a parte in quefta
le-
Etficulus dedit eimultam pecuniam prò de-
trimtnto vejiro , ' & Rom. Imperi i . . ( a ) J«-
veg. hìfl. Pai. tom.^. (h) PelUgf. pbrt.
I. in Stem. Pr. Capua. (i) Capecelatr.
hijl. lìb.i. pag. 51. (k) Chiocc de Jr-^
ehiep. Neap. ami. mi. in Marino*
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XL CAR VII, 169
lega^, perchè fi Éoreva per confervare a di Corinto, po& a ferro, e fuoco tutti
Regno di Geniiklmiine a Balduino IIL QW* campi; indi diede il guafto in tutu
quando egli, come fa detto, eraftatofem* PAcaja, e minò Tebe, né lafciò luogo
pre iftigaR> da Adelaida fua madre alia alcuno ne' contorni ài Negroponte, né di
da Adelaida fua madre alia
èoaquifta delmedefimo; cmde avendo pò* Beozia, che uovi
iti i fuoi Regni in tranquilla, e iicufii
pace 7 per effer egli d'animo grande, ed
avido ai regnare^ ^nsb ftendere le fiie
conquifte in altre più remote paiti • Si
u 11 • ^ danneggiaffe ; donde ^
• £? *nS "^?'**^ P"*^» ^^^^^ parimente
1 Maeitrx, che iàpeano comporre drappi
•* j^^^ Jf *^ P^^^'^ i« Sicilia , ed in
quefie noftre Provincie gli condutfe, non
non fode
i quali ti*
erano
acdnfe pertanto air imprefa dell' Aftrica, elTeudo prima di ^ue* tempi pervenuta no«
j A :« c:^i: ti^ia di tal arte in Italia; e fé
ftato impedito da' Veneziani ,
chicfti dall' Imperador Emanuele
vcnlJti con ictfanta galee in fuofoccorfo,
e 1 obbligarono a tomarfene in Sicilia,
avrebbe portato le fue vittoriofe infegne
mlìn fotto le mura di Coftantinopoli .
Ma tutti quefti trionfi furono contur-
bati dalla morte d'Errico fuo quintoge-
nito, rimanendogli ora, di tanti figliuo*
li, fol due, Ruggiero Duca di Puglia, e
Guglielmo Duca di I^poli, e Principe
di Capua. Camillo PeTOgrino dice, Er*
rico efler morto in età molto infantile ,
ma con manifefto errore, poiché fc fo
figliuolo della Regina Albina, e queft»
morì nell'anno 11 34. per certo Errico a
quefto' tempo era almeno giovanetto di
14. anni. E s* accrebbero i travagli, quan-
do fcoverfe, che l' Imperador Corrado in
J|ueft'anno 1149. s'era a fuoi danni con*
ederato coli' Imperador Emanuele , e quan-
do poco da poi nel medefimo anno gli
mori Ruggiero Duj^a di Puglia; veden-
doli tra pochi anni privo di quattro fi-
gliuoli, rimanendogli éblo Guglielmo, al
Ìuale per la morte di Ruggiero diede il
bucato di Puglia (r). Pensò il vedovò
Re cafarfi perciò di nuovo, e prefe per
moglie Sibilia forella del Duca di Borgo-»
gna; ma quefta Principeffa nellj anno . fé-»
guente 11 50. trapafsò anch' ella in Saler*
no, e fu fepolta nella Chiefa della Tri-
nità della Cava, dove ancor ora s'addits
il iuo tumulo (^)«
ed avendo ragunata in Sicilia una gpran
de armata fé ne paisò con^efi nel Rea-
me di Tunifi> ed afTakato ^uei Re, gli
tolfe la Cina di Tripoli, AAJca, Stace,
e Caffia, e'I travagliò di «odo anche
negli altri luoghi del Regno, che il co-
ftrinfe , pacificandofi con hii , a pagargli
ogni anno il tributo {é)^ che per tren-
ta anni ooqainui cosi a lui , come al fuo
figliuola Guglielmo fu pagato ; ónde av-
venne, come rapporta Inveges (A), che
la Chiefa Topoiitana d'Affirica fi rendef-
fé ftttfraganea a -quella di Palermo , Rug-
giero tutto gloriofo per averfi refo tribu-
tario il Re di Tripoli, per fua imprefa
militare fi fervi di quelverfo, che io fe-
ce anche fcolptre nella fiia fpada:
Appulus ^ O Caiaòery Siculus mthì
fercit , & Afer .
Portò ancora le foe vittoriofe armi in
Grecia ; poiché effendo a quefti tempi
morto r Imperador Caloianne , e fuccedu-
to nell''Imperio Enunuele fuo figliuolo «
quefti inviò fuoi Ambafeiadorf al Re , ri*
chiedendolo 4' i m patt il taffl feco , e^ Rug-
giero , per porre in efletto tal domanda ^
inviò in Coftantinopoli altresì fuc^ Mef-
faggieri; naa il penido Greco cangiatofi
di penfiere , dopo avergli on peiao tenu-
ti a bada, lece anche porgli m prigione;
di che fortemente fdegnatofi Ruggiero,
pofto infieme grodb ftuolo di vafcelli in
Otranto, gl'invio con molti fuoi Baroni
in Grecia, fotto il comando di Giorgio
d' Antiochia fuo G. Ammiraglio , il qua-
le prela la Città di Mutine , atfaltò V
Ifola di Cordi i e pafTato quindi colla fua
armata alla Morea, e da poi fcorrendo
nel feno Saronico appreso CÌencrea Porto
Tomo IL
(a) Anon.Caffìn, tfwt. 1145. Fr. ToUm.
di Lucca Chron. tom. 3. Hifp, illuftr. foL
375- Cb) In'veg. hift. Pater, tom.j. (e)
Romuaid. in Chron. (d) AjMn^Cgffm.MTU
Y §. L
1150. Obìtt Sibilia Regina y Re» Rogerius
conJiitMt GuitelmumDmem filium fuumA^
pulsa Regem.
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I70
DEH'
. I. ^oronazìoffe di GuGLiBl.'MO I. e nwt^
tt'^dì Papa EoOEKTO , e dtlP Impetado^
Corrado, m cui Jueced6n$ Fedcmco
Barbarossa.
Ruggiero vedutofi così folo atfunfe per
fuo Collega Guglielmo , e lo fece
coronare , ed unfi(cre Re di Sicilia* in Pa-
lermo in ^ueft' iftetfo anno i i^o. la qual
cerimonia fi fece da Ugone Arcivefcovo
di Palermo; onde Inveaes la) rapporta ,
che fé bene la famiglia Caravella preten-
da elTer di fuo diritto il coronare \ Re
di Sicflia, i Palermitani però 'glie lo con-
trattano > dicendo <]uefta ragione non effer
d'altri, che del loro Arcivefcovo, Che
che ne fia, -dal 1150. nelle fcritture fi no-
verano gli atini del Resino di Guglielmo ,
nel qua^e il padre ralTociò. E Ruggiero^
morta Sibilla cosi di repente , fenza che
yi aveife potuto ^nerar figliuoli , tornò
a maritarfi , e pme per moglie Beat/ice
foreria del Conte di Retefta ^ U quale do-
po la fila moite rimanendo gravida gli
partorì Coftanza» che tolfe per marito ,
eifendo d' anni ^o. e non -mai ftata mo-
naca y come <:on errore hanno fcritto mol-
ti Autori ^ Errico di Svevia ^ che per fua
cagione divenne po£cia Re di Sicilia, co-
me al filo luogo più difTufamente diremo;
quindi fi vede quanto foffe favoh>fo ciò
che fi narra di Ruggiero , e delle richic-
ftc da lui fatte all'Abate Gioachimo in-
torno a' vaticini, che fi contano farti dal
medefimo fopra Coftanza ; t>nd' è , xhe al-
tri , come il Villani, non a Ruggiero,
tna a Guglielmo rifenicono quegli avve-
nimenti ,
Mori nel feguenteanno 1151. T Impe-
rador Corrado in Alemanna nella Città
diBamberga, non fenza rofpetto , che fof-
fe ftato avvelenato per opra di Ruggie-
Jro , per T inimicizia che fempre tennero
fra di loro, ficcome tutti gl'Imperadori
ebbero co' Re di Sicilia, per conciliar i
?uali non baftarono le interpofizioni di
ietro Abate di Giugni, uomo in quefti
tempi per la fua bontà , e dottrina aflai
celebre, e rinomato. Fu eletto fucceflbre
il fuo nipote Federico Duca di Svevia det-
to BarbafoOa pradc, t ikvio Principe,
ISTORIA CIVILE
xui fatti ci femminiArerati&o bra .ampio
fi>ggetto i^el feguente libro •
Fu fegoìtata ^nell'anno feguente 115).
ila morte 'di Corrado da quella d* Euge*
n^ , il quale dopo %rtx racdìetate le co-
fe di Roma , efifendo ihxo in tjuefta Cit«
tà lietamente accolto , anch' egli poco da
poi fé ne morì , ed in fuo luogo fu nel
1153. creato Pontefice i| Cardinal Cor<i
rado Romano, e fu nomaito AtiaftafioIV*
Ruggiero intanto , dopo aver per opra
•de^ fuoi Capitani conquiftata in Atfìrica ia
Città d' IppiDua icelebre ^1 Mondo per aver*
tì in quella Cattedra feduto il grande
Agoftino , mefifi da parte i penfieri drilt
guerra, fermatofi in Palermo , laifciò ia
quefti altri due anni di vita che gU ri*
mafero, monumenti perenpi, non meno
della fua magnificenza, che della fua pie*
tà \ poiché t>ltre aver edificato un masni*
fico Palagio in Palermo , jcd aver ivteret*
ta una nobil Cappella regia ibtto il tito«
lo di S. Pietro; ed in Mefllna un'altra
Chiefa dedicata a S. Niccolò : fondò ia
Bari un magnifico Tempio a Niccolò Ve^
fcQvo di Mira*
Eranfi , t:ome fi diffe , fin dall' aotio
1078* traisferite in Bari* l'offa di qùefto
Santo; ed ora fi refero diftupore al Mon-
do, per lo liquore che fi vide grondar da
loro : crebbe la fama del portento , ed in
quefti tempi fi refe perciò quefto Samuft*
rio, e Bari cotanto celebre in Oriente »
che portava venerazione agPiftefli Impc-
radori Greci, come fi -^e dell' Impera**
dor Emanuele , il t]uale 3ielie Tue Novel«
le fece ancor memoria of sì infigne mi-
racolo. Ruggiero > tratto da divozione 9
fovente porta vafi in Bari, ond' è, chegn<
:KÌofamente confermale a'Barefi le loro
Confuetudini ; ed ereife quivi al Santo
quefto magnifico Tempio , conr dichiara^
lo fua Cappella Reale (A), né volle,
che foflc fottopofto all' Arcivefcovo della
Città I ma aHolutamente al Pontefice Ro-
mano, creandovi il Priore, e molti Ca-
nonici: r arricchì di molte rendite, di
Caftelli , ed altri poderi : la qual cofa fi
fcorge da una fcrittura in marmo , che
colà fi vede , benché il Beatillo , che ha
fcritta r Iftoria della Città di Bari , e la
i Vita di detto Santo, non £»ccia menzio-
ne
( a ) Inveg. hifl. Pah tom. 3. ( b ) Capecelatr. Uà, u fV* 59.
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DEL REGNO DI NAPOLI
Be!^cùn& di tal fatto, datidaa detta Chie«
(a, e Priorato, più. antico, e diverfo prin-
cipio • Altri vogliono , che Carlo. d'An-
giò>. non Ruggiero. iftituifTe quel Priora*
. to , e dichiarafle Cappella Regia quel Tem-
pio }, di. che altrove, ci tornerà, occaiione:
di ragionare ».
Donò ancora Ruggiero, molti, nobili ar-
redi d' oro ,.x tf argento alla. Cappella di
S*. Matteo in Salerno, ed il doniinio di
molte Terre j ed altri ricchi doni, al Mo-
naftcro della Trinità, della. Cava; ed an-
corché non, gli piaccife. ufar la forza co*
Saraceni ,. e Giudei, eh! erano in Sicilia per
la. loro, converfione ,. ufava però ^rau di-
ligenza, ed induftria, che uè' Cuoi Reami
il convettilfcro alla, fede di Crifto •,
Ma ecco,, che quefto Principe ,. dopo
efTerii refe, cotanto (:hiaro ,. ed iliuftre al
Mondo per li fuoi fatti egreg),. ammala-^
tofi nel principio, di queft.'anno 1154. nel.
Bicfe di Febbraio lafciò in Palermo la^er-
taxsL fpoglia. in. età di 58. anni di fua vi-
ta (tf): breve età. alle magnifiche cofe
da lui adoperate ; la cui mòrte fu poco
da poi nel mefe di Dicembre del medefi-
mo anno feguitata da <)itella del Pontefi^
<e^ Anaftafio, nel cui. luogo fu eletto. A--
drianO) IV^
Principe- veramente ^ndè , egloriolb , ,
^è le fue magnanime imprefe- lo innal-
zarono ad edere uno de' più potenti, e
grandi. Re della Terra,. che pofe terrore
LIB.XI. GAP. Vir.. 171
in lui dabiafimare;, poiché usò tutte quel*
le arti,, eh! eran proprie , e neceflfarie ad
un- Principe ,, che intendeva, ftabilire. un
auovo^ Regno «.
So che S. Bernardo,, e T Imperadore-
Emanuele parlarono, di lui come d' un
Tiranno , e d' un, ufurpatore j. ma il pri-
ino., feguendo' il partito* d' Innocenzio , e
di Lotario ,fecefi lecito di quelle- eofe,
che gli dettavano allora la fua fazione:
come Tl vide- chiaro,, che pacificato^ Rug-
giero con Innocenzio „ finirono^ T ufurpa*
zioni,. e le tirannidi , delle^ quali prima
xlalla fazione d' Innocenzio e di Lotario era
incolpato i ond* è che- fi leggana^ dell'iftcf-
ib. Bernardo, molte- lettere fcritte da. poi
a Ruggisrp' piene di molte lodi ,^ che dà.
a quefto Principe.. Ed il noftro. moderno
Iftorico Napoletano.,, non. prima, di. quefia
pace , dice che Ruggiero da peffimo Sfe-
ce buono ;, poiché.- preflb gli. Scrittori di
quefta tempra,. il. Principe pelfimo è co-
lui,, che per difendere le fupreme fue re-
.galie, fi oppone a' PouteficLRomani, Tic-
come il. buono, è quello t. che s'umilia »
e. che cedendo,, proccura.con loro- aver
pace *. Dair Imperador Emanuele non po-
teva afpettarfene: il contrario per efferiuo^
capital inimico^, ficcome- furono- tutti i
Principi: Normanni: agli: Jmperadori d'
Oriente per le- continue- guerre- che* arfe-
ro infra. dL loro ;, quindi. fu , che laPrin-
cipeifà. Anna. Comnena. trattò' come* un
non meno agi! Imperadori, d' Occidente ), iadroner iL famofo: Roberto Guifcardo per
che d'Oriente,, echefeppe in mezzo a. lacrudel guecra, (he. moCTé. ad.Alefilo
quefti due potenti Imperi far forgere il Tuo « Coinnenov fuò padre-*
Regno, a'medefimi di {pavento .% egli prò-
vido di. configlio,, cl vatorofo# nelle armi ,.
usò non men fommacoftanca.neir.avver*
fa fortuna, che mMerazione nella prorge*
-ra *. Ajniciffimo non meno d'uomini va>
lorofi, ncir. arme , che nelle- lettele , che
fm da' remoti ,, e: lontani, pacfi fattigli a
fé venire, gì! innalzò, a' primi. onori, dei.
Regno; Egli; faggio facitore di nuove leg-
gi governò con fòmmagiuftizia i fuoi;
Stati.. Careggiò,^ ed' amò fommaniente i
Francefi', traendo di Francia i fuoi mag-
giori il. legnaggio ». Della, fuai pietà lafciò
ben chiari, monumenti,. e fé bene altri V
incolpa d' aver ufata^ troppa crudeltà, con
fuoi nemici, e rubelli:. ciò. però: non. era.
So ancora, che altri riprendono» quefto
Principe* per aver* feguito le • parti d'Ana»
cleto falfo Pontefice ,.e rifiutato Jnnoeen«*
«io i- ma. dovrebbero avvertire,, cheim*
putando^ciò a Ruggito,, vengono anche
ad. incolpare- quafi tutto, il Mondo Catto*
lieo , , che ' credettf allora. Anacleto , non
Innocenzio «eifer il' vero Papa .. Furono
creatii amendue^ nel r ifteffo giorno , e ft
henc Innocenzio fode fi^to il primo elet*
to , . nuUadimanco) Anacleto^ ebbe- maggior
numero di voti ; né poterono giovare ad
Innocenzio . i fuffragii. de'Càrdinali', . i qua-
li dopovaver eletto Anacleto paffarono al
filo, partito .11 Popolo ^ Romano , ed i
prineipaii. di quella. Città,. fe bene prinu
Y 2 ade?
2
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D E L r I S TORIA CIVILE
Innoccnzia , nullàdimsftico S. Vincenzo Ferreri del Aio iiied9(hn<yOi^
ficc. I Monaci Caffinefi col loro Abate
per tale anche lo tennero :*niolti Vefco-
vi , e Cardinali , ed i maggiori Prelati
della Chicfa, favorivano le parti d'Ana-
cleto. Così anche fecero molti altri Prin-
cìpi, e Regni; e la Francia prima del
Concilio ragunato a Stampis, Città pofta
tra Parigi, ed Orleans, che determinò a
favor d^Innocenzio, n'era in gran dub-
bio . Errico- Re d' Inghilterra , avea gran
timore fe riconafceva Innocenzio per Pon-
tefice, ed in fino che S. Bernardo non lo
aflicurafle in fua cofcienza , non volle ri-
ceverlo per tale (a) . E fe la Germania
fegut le parti fue, fu moifa più dall' im-
Tpegno ài Lotario, che dal non averne
dubbio . La verità non poteva allora por-
fi in chiara luce fra le tante , e si con-
trarie fazioni che l' avean tutta involta :
fo il Mpndo allora fpettatore d'una la-
firimevol tragedia : Innocenzio da uncaur
to fcomunicava Anacleto co' fuoi aderen-
ti: dall'altro Anacleto fcomunicava In-
nocenzio co' fuoi &guaci r cóntendevan in-
sieme Bernardo y e Pietro Pifano , e que-
lli era non men del primo riputato favio,
e dotto w Molte difpute inforfero tra ipiù
gravi Teologi di ^ue' tempi , tanto che
per r impegno di ciafchedana delleparti ,
yimafe la cofa almen dubbia preffo le gen-
ti. Nel qual dubbio^ com6 ben- dtffis S.
Antonipo (6) parlando dello fcifma acca-
duto tra Urbano VI. e Clemente VII.
ancorché fianeceffario di credere y che fic-
eotne è una la Chiefa Cattolica , e non
più, così ancora uno debbe 'ciTere il fuo
Capo, e non più; con tutto ciòcie acca-
de per qualche fcifma crearfi in Un me-
defimo tempo più Papi « non è necel&rio
per la faiute di credere affblutamente que-
ito, o quello, ma folamente uno d'effi,
che foife legittimament'C eletto: e l'in-
dagare chi delti due fofle legittimamen-
te etetto , non fiam obbligati di farlo ^
né di faperlo : ed i Popoli in ciò devo-
no fegu ire i fuoi maggiori , e ciò che fan-
no i Prelati delle loro Regioni; ondeque-
fto fteif o Scrittore non imputa a peccato a
ferita la fua Corte, aocordiè §l' Italiani ,
e con eflì molte altre Nazioni, lo repu*
taffcro Apoftata , e Scifmatico , avendo
Urbano per vero Pontefice ; poiché fu
per errore , ed ignoranza di fatto , che
gli fece- credere , che Benedetto- foffc ta-
le ; ed on femplice errore non fa niuno
né eretico , né icifntatico : tanto più in
cofa cotanto intrigata , e dubbia » e fo-
vente molte c^e ti poffiam far lecite
quando Ha dubbio , che non dovremmo ,
quando la cofa folle efpofta in chiara lu-
ce . Se alcuna ombra di colpa rendè men
chiari i pregi di quefto Principe, fu folo
perché , anche da ppr die ijuafi tutto à
Mondo riconobbe Innocenzio per vero
Pontefice , ed anche da poi morto Ana-
cleto , volle pertinacemente mantener Tiinr
pegno , con far in fuo luogo crear altri-;
ma ben è chiaro che non lo fece per al-
tro , che per fini di Stato , non- dir Relir
gione : voleva tenere per^cotal via deprct
K> Innocenzio fuo inimico imphcabiie f
coth mantener ancor viva la fazion con^
traria, affinché Innocenzio fi riducefl&ad
aver con lui pace . Ma ciò non baftò all'
oftinato Pontefice , il quale volle egli poi^
alla tefta d' eferciti armati per fargli guer-
ra , e ruinarlo . Ma tutto al ròvefcio an«
dò la bifogna , fu egli prefo in battaglia ,
e fatto fuo prigioniero. QueA(> fatto ma^
giormente fece rilucere la pietà, di Rug*^
giero , che con tutto che aveffe potuto
ufar fopra di lui le leggi della vittoria ,
lo riverì e lo riconobbe allora come Vi-
cario di Crifto , con 4tri volle aver pace ,
e fu da poi il maggior difenfore , eh' a*-
vetfe la Chiefa Romana contro gif-sforzi
degl' Imperadori non meno tf Oriente ♦
che d' Occidente ; ficcome lo era ftata il
famofo Roberto Guifcardo, e lo fufono i
due Gugliemi fuoi fucceffori •
Non iafciò altri figliuoli queftoPrinci-
pe dalle tante mo^li ch'ebbe, toltane. Co-
ftanza fua poftuma , che Gugliemo , fuo
fueceffore nel Regno , e prevedendo , che
ficcome Io lafciava erede. ne' Regni , non
poteva fperarne <:he da lui ecedicaffc la
fuc
(a ) AuH. vhéc S. Bernardi . ( b ) Anpo>ì. 3. fapt. HK az* caf. a. rit. a«
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XL GAP. VIL 173
fne vlrtii > vedendoli con iuo cordoglio
mancare tutti g^i altri (aoi figliuoli ^ e
che la morte togliendo i migliori, lafcia-
va ilare i rei 9 PafTociò ancor vivente al
Regno, e volle averlo per collega, affin-
chè regnando infieme, appfendeSe da lui
r arte di ben reggere i Popoli a fé da
Dio commefii.
Lafciò bensì dalle quattro concubine ,
che ebbe in vàr} tempi , alcuni figliuoli .
Erra il Fazzcllo , che fcrilfe , che Tan-
credi Princii^e di Bari , o di Taranto fbf-
fe figliuolo d'una concubina di Ruggiero
(tf) ; poiché quefti come fi diffe fu fuo
figliuol legittimo , natogli da Albina fua
prima moglie. Né T altfo Tancredi , che
fu il quarto Re di Sicilia , fu figliuol di
quello Ruggiero Re , fu bensì fuo nipote ,
nato da Ruggiero (no primogenito Duca
di Puglia ; onde quali figliuoli da quefta
prima concubina Ruggier lafciaiTe ,-non
fé ne ha niente di certo • Dalla feconda
ebbe Simone, al quale il padre lafciò in
teflamento il Principato di Taranto ; ma
il Re Guglielmo fuo fratello glie lo tol-
fe , e gli diede il Contado dì Policaflro .
La terza fu madre di Clemenzia Contef-
fa di Catanzaro ^ che prima fi maritò con
Ugone di Molino Conte di Molife , e
da poi fu pretefa da Matteo Bonello ge-
nero del G. Ammiraglio Majone « La quar-
ta fu madiie di colei, che la Regina Mar-
gherita moglie del Re Guglielmo L caso
con Errico ftio fratello baftardo , con do«
te del Contado di Montefcagtiofo •
Né deve fcmbrar (Irano , fé quefto Prin-
cipe cotanto religiofb, avefle anche tenu-
te nel fuo Palazzo le concubine : non era
in queili tempi il concubinato un nome
cotanto vergoguofo, come oggi fi fente .
Prima preifo i Romani, come altrove fu
notato, era riputato una congiunzion le-
gittima , e le concubine erano quafi che
mogli ^ ficcome U concubinato era chia-
mato Jemimatritmmto • E quando non fi
faceva difficoltà a' Preti di poterfi ammo-
gliare , er» anche a coftoro permeifo d'a-
ver una, o fia moglie, o concubina, co^
me fi legge nel Concilio Teletanol. Quin-
di poi nacque che no^i avendo la Chiefa
Latina voluto permetter a' Preti le mo'
gli, come la Greca, fi ftabilirono da poi
tanti Concili per testiere ancora a' me-
defimi r ufo delle Concubine , il qual
coflume però bifc^nò per più fecoli tra-
vagliare per eflirparlo , cotanto avea po-
fte profonde radici , come in altre occa-
fioni fi diffe; ma neMaici durò il concu-
binato per molti fecoli ; e fé bene in O
riente Lione per mezzo d' una fua No«
velia lo proibì affatto ; la qual fu da poi
rinovata da Coftantino Porurogenito : ìtk
Occidente però i Longobardi Ìo ritenne-»
ro, ficcome molte altre Nazioni ; e Cu-
iacio rapporta, che fin ne' fuoi tempi , al-
cuni Popoli della Francia prefTo i Pirenei
ancor lo ritenevano . I Normanni che fu-
rono efatti oflervatori delle leggi , e co-
ftumi de' Longobardi , anche lo ritennero ;
onde non dee recar maraviglia , fé Rug-
giero oltre alle mogli , avefle nel fuo Pa-
lazzo avuto anche delle cQncubine in tem-
pi diverfi; non effendo flato maifermef-
fo , che in u^ ifteffo tempo aveftè alcun
potuto avere , e moglie , e concubina t
ovvero due mogli , o due concubine in-
fieme} fé non preflb gli Ebrei, ed i Tur-
chi , appo i quali la poligamia non fu
vietata ; onde ficcome era loro permèffo
tener più mogli , così anche fi face vari
lecito aver più concubine . Fu ne' tempi
pofleriori dalle leggi civili tolto affatto il
concubinato , e da più Concili tenuti da
poi indifferentemente a tutti proibito , e
vietato ; tanto che oggi è riputato non
già , come prima , una congiunzion legit-
tima, ed oneila, ma vergognofa, ed ojh
probriofa , in maniera che ora affi più la
orrore il tener la concubiiKi , che com«
metter adulteri 9 incetti , e ftupri , e con*
taminarfi d*^ altre più nefande libidini •
Così il tempo muta le cofe , e fa che
quel , che prima era onefto , rendafi poi
biafimevole, e vergoguofo»
' f
(t) V. Inveges lìb. 5. hìft. Put.
DELL*
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t?4:
DELL! ISTORIA CIVILE.
D. E L.
R E G N Q DI N A P O L I-
LIBR D U D £. C I M 0.,
L; Regno dlGuglielmo I. noti«
tanto per, le forze, d' eftcrior
nemico j . quanto per T inter-
ne riyoluzioui.de' fuoi Ba-
roni, fii tutto, perturbato ,.
€ fcoavolto i e fi refe me-^
morabilepiù per le congiure > e fedizio-
ni contro Ja Aia perfona, e de' maggiori
perfonaggi della, fua Corte ^ che per guer-
ze» e battaglie .^Cagione di tanti mali fu
r aver voluto . quefto. Principe difpregia-
le le azioni dell'ottimo padre^ e permet-
tere, che lo Stato-* della Corte, con tan«
ta induftria. da colui riformato in meglio,;
andafTe. in mina y. avendo egli, que'- perfo-
naggì , che Ruggiero avea. tenuti per fuoi
famigliari , parte^ condennati in, efilio , e
parte imprigionati ., Ma aflai più che con-
veniva , . avendo^ innalzato, Magone di Bari
a' primi onori del Regno , e fattolo fuo G* .
AmPliragHo , pofe anche in fua mano tut-
(a) Invegts lìb.}. h'tft. Paler^
to il governo del Regno : e gli fu sì ca-
ro, che dóve agli altri era cupo , ed au?^
ftero , a coftui< folo era aperto , . e trattabi,-
le :*di che oflfefi i principali^aroni s* a-
lieparono da lui in maniera , che gli pò^
fero foifopra il Regno , come, di qui a po-
co diremo .^
Egli,, morto il padre, ancorché poco men ,
che- (juattro anni aveite regnato in (uà com-
pagnia, fece tofto convocare tutti i Prela-
ti, e Baroni del Regno,, e fi. fece- di nuo-
vo folennemcnte incoronare- in Palermo
nel giorno di Pafqua.di:«queft' ifteflbanno
1154. £ non. guari.' dopo, tanta celebrità ,
fuccederono. le -pompe , e le fefte per la
nafcita di Guglielmo fuo fecondo figliuo-
lo ,. natogli in. qucfto medefimo anno dal-
la RjBgina Marstherita fua moglie , figliuo-
la che- fu di Garzia II. Re di Nayarra ;
poicliè .Ruggiero fuo primogenito era na-
to già in vita dell' avolo (a). Cosi nella
Cafa
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Dtt REGNO DI NAPOLI LIB. XII.
'Cafa Regpde non ▼' erano altri Principi
iti fangue > che Ruggiero ^ e Gugliemo IL
ancor lattanti • Coftanza loro zia » poftu-»
ma di Ruggiero ^ ancor era bambina . Tan-
credi > e Gugliemo figliuòli di Ruggiero
Duca di Puglia aucor giovanetti , erano
per ragion di Stiito tenuti carcerati » e cu*
ftoditi nel resal Palazzo in Palermo : re*
ftò adunque ^olo Guglielmo in età di 34.
anni, (enz* appoggio di parenti al gover-
no , non meno de* Regni di Puglia» e di
Sicilia ) che dell' altte Provincie , è Città
della Gretia , e dell' Affirica .
S' aprì penanto largo campo al G. Àtn-
miraglio Majone di porfi in mano iloio*
re del Re , e di governare con affoluto ar-
bitrio i Tuoi Reami ^ eflendo egli dotato
di tutte quelle prerogative > che polTono
innalzar un privato al Principato « Egli
era di pronto » e vivace ingegno ^ ed abile
a qualunque più dura » e difficile impre-
fa :.aifai facondo nel dire y dotato di li-
«7i?
figliuolo d* una forella /nominato Simo^
ne f lo fece G. Sinifcaloo del Regno , tà
una Tua figliuola la caso con Matteo Bò^
nello uno de' principali Baroni del ÌLt^
gno i e Lione > e Curazza fuoi parenti ^
^rfone per T innanzi viliffime , vennero
a sì fotta grandezza, chiedendo morti in
vita del figliiiolo > da* Monaci Hi Montò
Cafino furono regiftratL i giorni de' loro
tranfiti in un libro , nel 'quale notavano
iblamente la morte de' Papi , Imperadori^
Re y Duchi di aflbluto dominio, e fimili
^rfohaggi , con quelle parole : Curazza
màiér Madii Magni Admtratì Admiratorum
Mit VII. Kal. Atig. Et Leo pater Admirati
Admiratorum obiit VI. Id. Septembrìs {a)\
Ed il Cardinal Labòrante , che' in quéftt
tertipi era riputato il più dotto , ed uno
de' migliori letterati , che fiorilTe in Ro*
ina , avendo compofto un libro de Juflì >
^ JuJittU ratienibus , che ancor oggi fi
ritrova divifo in quattro parti > lo dedica
beralità regia , fimulatore , e diflimulatore a quefto ndftro Magone , còme ad un per«
efpertiiTimo , ed avrdiffimo di dominare ; fonaggio in quefti tempi il più illuftre >
per la qual cofa rivolgea continuamente e rinomato in tutta Europa ^
in fé ftetfo vari t>enfieri diyifando, tome Vedutofi perciò in tanta fublimità ven^-
giunger potefle al fommo delle dignità , negli penfieto , come finalmente potede
e degli onori ^ ma celava il tutto con una giungere al difegno d'iifurpare il Régno;
gran ferenità^ t allegrezza di volto ; trat*^ « fcorgendo non recargli ora altro , che
lava col Re gì' interi giorni degli atfari fare , fé non torfi dinanzi tutti coloro ^
del Regno, ed efcinfb oi?ni altro , a lui
folo fi comunicavano i fecreti più ripofti
di Stato, e le fue parole , e^ fuoi configli
*erano folo fedeli, ed accettati. Né man^
cava eeli, per T autorità che avea, d'ac'»
quiftarfi da per nitto amici , e partegia-
ni , donando a fuo talento i governi del-
le Provincie, le guardie delle Fortezze ,
ed i carichi della milizia , effendogli Gu-
glielmo tanto alla m^tio, che mai cos'ai-
cuna , ancorché erande , e malagevole ,
purché da lui gli foffe chieKb > non eli
neeò : corruppe ancora ( per torfi via o*
gni oftacolo , che aver poteffe ) V oneftà
della Regina, di cui fi finfe innamorato >
e traffe parimente dalla fua parte tutti gli
Eunuchi Saraceni cuftodi del Palazzo rea-i
le . In breve egli era il Moderatore del
Re^no , e feppe cotanto ingrandir la fua
Cafa, che un fuo ^fratello , ed un fuo fi-
gliuolo , chiamati ambedue Stefani , in-
nalzò a' primi gradi della milizia , ed il
( a ) Libro mortuale di Monte Cajino ♦
che potevano impedire il fuo difegno , a
Quefto folo drizzò tutti i fuoi talenti , ed
ì fuoi peufieiri .
Temea egli più degli altri in tal ini«
prefa Simone Conte di Policaftro figlino^
lo baftardo, come fi diife , del Re Rug«
giero , Roberto di Baflavilla Conte di Lo**
ritello confobrino di Guglielmo, ed Ebe^
tardo Conte di Squillace^ la cuivi^tùert
affai nota a ciafcuno , e fapea certo non
poterfi. né con premio, né con fraude cor-
rompere la lor fede , e conófcea , che fai*
vi coftoro, es!li s' atfaticàva in darno . In*
cominciò adunque a maneggiar lalorrui<>
na , e conofcendo eflfer^li mèftiere avef
per compagno de' fuoi ronfiali Ugóne Ar-
civefcovo di Palermo ^ acciocché col fuo
ajuto poteffe recar più agevolmente a fi-
ne il fuo intendimento , cffendo 1' Arci-
vefcovo uomo avveduto, e di grande ani*
tno, ed atto a qualfivòslia grande affare ^
ed anob'egli arido di comandare : comin«
ciò
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gnore di Sicilia j pretendendo che non po«
t^ egli nomarfi Re , efTendofi dopo \z
morte di fuo padre fatto incoronare fen«
fua concemone, ed autorità (^). Ma
lyi D E 1 L' I S T (VR lA CIVILE
ciò pTindeTàmettte V Ammiraglio , a fco- gK dava jl trtofo dì Re , ma folo di SU
prìrgli pian piano il fuo penfiere, dando-
gli a vedere , ^che lólta la vita ai Re ,
come uomo non alto al governo, e maK
vagio , farebbe pòfcia agevolmente venu-
ta in lor potere la cura de' piccioli figli-
uoli , per la tjua! cofa farebbero efli ft^iti
Signori del tutto , infin che xjue' fanciulli
fotfero a perfetta età pervenuti . Non vol-
le fcoprirgli r animo , eh' egli avca di
«furparfi il Regno , acciocché colui noti
fi fmarriff? per la grandezza della malva-
gità , fperando , fé potcffe divenir Tuto;c
<ie' figliuoli del Re , non potergli niuna
cofa più impedire il fuo defiderio . Strin-
fe per tanto T amiftà con V Arcivefcovo
con ftrettiffimo giuramento d' ajutarfi Y un
r altro egualmente in ogni fortuna, e fe-
ce sì ch'egli divenne prettamente amico ,
e famigliare del Re , acciocché approvaf-
fc , e difendcffe appo luì qualunque cofa ,
ancorché fccUerata, ch'ei faceffe.
Quefti furono i fondamentt, che gettò
Majone per dovervi fopra appoggiare^ le
fabbriche eccelfe della fua ambizione : in-
tanto furfer nuove occafioni , delle quali
fcppe r Ammiraglio opportunamente va-
lere per ruinare i fuoi Emoli , e coloro
che potevano fargli oftacòlo nel fuo dife-
.gno* Era, come s'è detto, morto in Ro-
ma Papa Anaftagio , e creato in fuo luo-
go Adriano IV. Inglefe . Quelli otfefo ,
che Guglielmo eraii fatto incoronare Re
in Falernio fenza richiedernelo , fecondo
ciò che i Pontefici pretendevano nelle nuo-
ve incoronazioni de' Principi loro F^uda-
tar) , avendogli il Re , intefa la fua eie-
«ione , mandati fuoi Ambafciadori per con*
fermar con lui la pace , che avea avuta
col fuo predecefTore , egli glieli rimandò
in dietro fenza conchiuder niente . Onde
pafTatò poi Guglielmo da Palermo a Mef-
lina, e di là a Salerno, avendogli Adria-
no , mentre dimorava in quefta Città ,
mandato il Cardinal Errico con fue let-
tere , non folo il Re non volle ricever-
lo , ma gli fece ordinare , che tantofto
fgombraife dal fuo Regno , ed in Roma
ne ritomaife; irritato ancora perché nel-
le lettere, che a lui recava, il' Papa noi
(a) RomuaL Are. dì Saler. Ee qmd in
Literis Apoftolicisy quas Re^i portabat ^ Pa-
fa eum nm Regemy fed iViUelmum Dmi-
«a
Guglielmo riputando a fuo fcorno , che
dqveife richi«lere da lui ciò eh' era in
^uo arbitrio , fieramente fdegnato , dopo
aver celebrata la Pafqua in Salerno in
queft' anno ii5J- avendo creato fuo G.
Cancelliero Allettino Arcidiacono di Ca-
tania , gli diede il governo della Puglia,
con ordine di ragunare .un groffo efercito
pcl^ campeggiare Benevento, e dar il gua-
ito al fuo territorio , e di forprender quel-
la Città ad onta del Pontefice . All' in*
contro Adriano fcomunicò il Re, il qua-
le, oltre d' aver comandato al G.Càncel-
liere l'afTedio di Benevento , ordinò an-
cona , che niuii Vefcovo de' fuoi Regni
riconofceffe^ii Papa,,né che alcuno rìcer-
caffe da lui più la confecrazione • Indi
partiffi da Salerno , e. con Majone in Pa«
lermo fece ritornò.
Intanto il Cancelliero , dopo aver da-
to il guafto al territorio di Benevento fi-
no alle mura della Città , tentò di for-
prenderla ; ma difefa con molto valore
da' Beneventani , i quali uccifero il lor
Arcivefcovo per averlo fcoverto amico ,
e partegiano di Gugliemo, obbligarono il
Cancelliero a cingerla di flretto adedio ;
il quale tuttavia durando , alcuni Baroni
mal contenti del governo prefente , ifti*
gati ancora dal Papa , fi ribellarono da
lui , ed entrarono dentro Benevento , ed
altri fenza tor commiato fi partirono dal
campo ; per la qual cofa dividendofi V e-
fercito , fi tolfe l' affedie ( A ) . Il Conte
Roberto di Baffavilla pieno d' irà , e di
mal talento ritornodene a dietro in Pu«
glia , poich' effendo ftato , mentr' era il
Re in Salerno, per vifitarlo, fa per opra
di Majone si mal veduto , ed accolto 9
che il Re né meno volle parlargli . On-
de il Cancelliero con la gente che gli era
rimafa , e con altra che afloldò nuova-
mente , paffoifene in Campagna di Ro-
ma , dove prefe , e brugiò Cepparano ,
Bacucco , Frufinone , Arce , ed altri luo«
num Sicilia nomìruthat • ( b ) Ugo Falcaru
Capecelatr. Hi, 2.
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I
W^
DEL REGNO Df NAPOLI I,lB* XH. 17^
Tidai ; e j^cia ritornando nel Re- fé,: eh' egli non poterà iUfinrafar di iN
P«fc y come ambedue 1* Etiopie ^ la M&u^
ritania / la Perfia , la Siria , la Parzia »
ov£ Marco Craflb ( che lo chiama fuo
,. fece abbattere le mura d^ Aonìno ,
^ntecorvo , ed altre Caftella it Padri
.. Monte Cafino («) partegiani del Pa-
pa, e cacciatine altresì tutti i Frati, ec*>
cetto dodici, che vi lafciò alla cuta de)**
la Chiefa , fece ritorno in Capua , ore
fermoffi in compagnia del Conte Simo*
ne y con intenzione di ftar colà in gnar-
. ^a del Regno , cosi per impedire ogni
movimento , che aveffer potuto fare i Ba-*
roni » i quali eran da pertutto fieramen-
te' turbati dalla potenza>4eil' Ammiraglio',
non. ben difcemendo fé f^glo o Gngliel-
010 era Re di Sicilia; sha pie ancora per
iinpedire nn nuovo turbine di guerra ,
che fopraftavagli , poich'era precorra vo-
ce , che rimperador FeJlerico Barbarotfa
con grande ofle 4i Alemàgna calava in
lulia .
§• L rimperador FEDERICO L fa U^
ga con Emanuel Comneno Im-
f madore S Oriente ^ « mffoe guerra coi Pa*
fa al Re GuoLiElMO.
ERa Federico «on altriaenjtr , che i fuoi
I 4?redec<^orì «nimico implacabile de*
normanni. , e non meno che- furono Lo-
tario , Errico , e? G>rrado contro Rué^e^
jpo , così ^li avea drizzati i fuoi penBeri
per diA:acciar Guglielmo dalla Pusdia , e
dalla Sicilia, riputandolo come ufurpato-
re delle Provincie dell' Imperio . Niun
Imperadore ebbe sì alti concetti dell* Im-
perio reilituito da Carlo M* ia Occiden-
te, quanto coftui.: egli fi reputava tm al-
tro Ottaviano Augnilo i t che tutte le
Provincie , eh' erano ^ima di quel vafto
Imperio , fodero pure deir Afia , o nell'
Affrica , o in qualunque altra più remota
parte del Mondo , appartenetfero al fuo
Imperio ,' e che perciò av^e IxdUnte drit-
to di cacciarne gì' Invafori; e fi vide chia-
ro , quando avendo il Saladino occupati
molti luoghi della Siria, non.fi ritenne,
{rima di movergli guerra , di minacciar*
[> fé non reftituiva que' luoghi , con una
terrilHle letteza^ che volle feri vergLi , rap«
portata negli Annali d'Inghilterra di Rug*
giero , e di Matteo Paris , nella quale fra
gli altri vanti , e rodomontate gli icrif-
Tom. IL
(a) jim9. Offf^ m Qbr. fai 141.
Dittatore ) morì , la Giudea , la Sama»
ria, l'Arabia, la Caldea, eTifteflaCgibr
to, ove Antonio effeminoffi con Cleopa*
tra , r Armenia , ed innumerabili altro
Pfovincie , erano ibggette ài fuo Impe«
rio • Ma il Saladino gli rifpofe con non
minor arroganza , ed orgoglio del fiio »
ficcome fi vede dalb rifpofta , che vieft
anche rapportau da* medefimi Scrittori «
"Conobbefi ancora , che niun' altro Irn^t*
radort prima di lur ebb^ quella fafttafim
di crear tanti Re onorar; , come fece e«
gli^ il quale inviò la fpada, e la coromK
Regale a Pietro Re di Danhnarca, attri*
buendogli il nome di Re» al Ducad'An-»
ftrla , ed al Duca di Boemia , qome ab*
biam narrato nel precedente libro •
^ E fu cotanto a lui perniziofa quefta bo«
ria di crederfi Signore di tutto il Mon«
do, anche delle Città, e luoghi partico-
lari , che per aver , fecondo quefte ideo
( fomentate ancona daUbfingator Marti*
no noftro GiureconfultT) voluto impor«
re leggi, e condizioni molto rigorofe al«
la nobiltà, ed alle Città d' Italia, fé gli
ribellò -centro tutta la Lombardia , ondo
nac<^e la ruina di Milano , come qui o
poco vedremo.
Per quefte maffime eelì reputava Gu-
glielmo invasore , ed insriufto ulurpatoro
non meno della Puglia, che della Sicilia»
proccurava perciò tatti i mezzi , ed hn*
piegava tutti i fuoi sforzi per difcacciar
queftò inimico della fua Sede; ma confi-
derando che per fé iolo non poteva conh
feguirlo; poiché fé bene per la conquifia
del Regno di Puglia potéìflfe unire un con«
veniente efercito, e &r l'imprefa per ter-
ra } nulladimanco , non avendo armato
di mare, era impoflibile tentar V impre*
fa di Sicilia: perciò fin dall'anno prece-
dente 1154. <lopo av«r intimata una Die«
ta a Ratisbona avea mandari Ambafcia-
dori aU'Imperador Emanuele Comneno»
affinchè ronchiudeife con etfb lui la lego
contro Gu9lielflK> (') • Qjtefti non me«
no che Federico mal fo£B:iva V ingrandi* .
mento de^ Re Normanni , i quali noncoa-«i
Z tcnu
(b) Sìgm, tk Riiffi, Ud» f**%7»
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'?y*
D E L r ISTORIA C I V I L X
lenti cT avergli tplta U Sicilia » -ponevan
anche nella Grecia il lor piede , ed infi*
40 alle porte di Coftaminopoli s' erano
fte6 . Guglielmo fi vide in mezzo a due
potenti inimici infieme uniti, e collega-
ti . Ed era~ cofa veramente da ammirare,
che Federico da un canto -milantava al
filo Imperio d' Occidente appartenerfi i
Regni di <jugliclmo ; e dall' altra parte
Emanuele minacciava , ch'egli., ed i fuoi
Komani non fi farebbero -mai aftenitti di
portar guerra in Italia , infino che quel-
la , e T intera Ifòla di Sicilia non faran-
no reftituite ài fuo Imperio, d9nde furon
^ivelte (tf) . Proccurò' ancora Federico
€ollea;ajrfi.cò'Pifani potenti allora in ma-
re , che parimente -contro Guglielmo fi
moirero ; il^ual implicato ancora nella
Sierra , che avca oioira al Papa , ed in-
fpettito della fedeltà de' fuoi Baroni , fi
vide in tanta xofternaxione , e malinco-
nia, che abborrendo diiunque veniva da
lui ,, ftava fempre folo racchiufo nel f«ò
Palazzo , trattando folamente con Mago-
ne , e con r Arcivefcovo , da' quali inten-
'deya gli .a^ri d|yieame , noncome con-
^rvn'iva , ma -com? meglio a* loro difegni
fi confaceva . E Ma)one intanto vedendo
non poterfi afpcttar miglior tempo , che
J nello che correa per condurre a fine i
loi lunghi divifiimenti : fece credere al
Re , che il Conte erafi ritirato in Puglia
pien di mal talento , non per altro , fé
fion perchè afpirava al Regno in virtù di
gerto Nettamento di Ruggiero , ove dicea
che fuccedeife coftui in cafo che il figlino^
lo Guglielmo non foife ftato atto a go-
vernare i fuoi Regni ; e perciò fcritfe ad
Afclettino , che lo chiamaffe a Capua , e
giuntovi il faceffe prigione , inviandolo
ibttp buona cuftodia a Palermo ^ Ma in-
ibfpett^to prima il Conte di tal chiama-
ta , e poi avvedutofi dell' inganno , refiftè
al Cancelliero , che in nome del Re gli
comandava , che aveffe confignati tutti i
fuoi (oliati al Conte Boemondp , dicen-
dogli tutto crucciofo, che quel comanda-
mento era di matto , o di traditore , e
non volendone far nulla, fi partì di Pu-
glia , e con tutta la fua gente n' andò in
Aprozzi • Proccurò ancora Majone riell*
i&flb tempo , non baftandogli quefto ^
4
(ioni
che il Conte Simone i>arsiiiente mmaiS!)
poiché fatta ad arte inforgere tra kii,
il Cancelliere gara , « nato tumulto fra j
(bldati., tal avvenimento in Corte noi!
com' ^ra fiato , ma come* a lui piacque ^
deferire ^ aggiungendovi , che il Conte
era cagione di que' difturbi , e eh' e* trat-
tava ncgoz) di molta importanza col Con-
te Roberto , a eui egli mandava perciò
fecreti meffi : quefte lettere badarono a
Maione di far credere al Re che il Con«
te Simone infiéme col Conte Roberto eoa
molti altri congiuraffero contro la fua per-
fona per torgli il Regno ; onde Guoliel«
mo , eh' era fempre in fofpctto de' fuoi
pia ftretti parenti ^ chiamò il Conte in
Palermo , e fenza dargli tempo da pote-
re addurre cola alcuna in difefa della fua
innocenza , lo fece imprigionare con in*
dignazione di tutti contro l' Ammiraslio^
per opera -di cui ogni malvagità fi vede*
va avvenire .
Accadde^ in quefto medefimo tempo , clic
il Re, o per grave infermità foprassiun-
tagli , o per altra cas^ione , fi racchiiifc
in modo nel regal Palazzo , che per al-
cuni giórni non fi faceva né vedere , né
parlar da niuno , fé non dall' Arcivefco-
vo , e da Majone : il perchè fi fparfe fa^
ma per li fuoi Regni , eh' egli fctfe mor-
to avvelenato dall' Ammiraglio . Quefta
fama divolgata in Puglia cagionósi sgra-
vi movimenti , che fi videro in un fubi-
to molte Provincie fconvolte ; poiché Pa-
pa Adriano non fi lafciando fcappar tal
congiontura follevò tofto i Baroni della
« Puglia contro il Re , e quelli che Gu-
glielmo avea difcacciati ( À ) • Nel che f
per r alienazione ^ ed abborrimento che
aveano col Re per cas^ion di Ma'ione f
non vi volle molta induftria per tirargli
alla ribellione . Si videro perciò in un fu-
bito ardere la Calabria, la Puglia, e Ter-
ra di Lavoro in una crudeliffima guerra ^
e piene di tumulti , e di fedizioni . Il
Conte Roberto , avendo tofto ragunato
un numefofo cfercito ne' contorni d' A-
pruzzo , forprefe molte Città della Puglia
pofte in riva del mare , infino a Taran-
to : e pre(a Bari fece s col confcntimento
de' fuoi Cittadini, (pianar la Rocca fatta-
vi non molti anni prima edificar dal Re
Rug
( a ) /(v Cimègìms hift. C^mnena , /ì*. 4^ ( b ) Invi^es lìb. j, hifi. PmIìt^
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ITEt REGNO DI
Knggtefo ; tà avendo altresì iafietne col
Pontefice allettato T Imperador Emaaue^
le ad accompagnare le fue forze contro
GugiieiinO) potlendo^o in fìcura fperanza.
di ricuperar la Puglia , e fottoporla co-
me prima al Aio Imperio d' Oriente , n'
ottenne molta gente gnidata da nobiUfCr
mi Capitani , e molta moneta , che gli
inviò fino a Brindifi, a' quali fi refe quel-
la Piazza affai confidcrabile pel fuo Pòr-
to, ove Emanuele defignava mandar più
mimerofa armata..
Né minori fconvolgimcnti cagionò la
fama" della morte del Re in Terra di La-
voro ; poiché il difcacciato Principe di
Car»ua Roberto ^ che .finora avea menati
i fuoi giorni in Sorrenta- in vita privata ^
diffimulante Ruggiero , onde per ciò lo
ditfero ancora- Roberto di Sorrento (a) ^
non avendo bifoguo che il Papa lo fti»
inolaffe , fubito fé ne venne in Capua ,
ed. occupò^ tantofto la fua antica Signo-
ria , e poco da poi non folo interamente
.fi. fottopo^e tutti i luoghi, del fuo antico
Principato , mapatfata anch' egli in Pu-
glia avea (bggic^ato ^uafi tutto il rima-
ncnt]5 , eccetto: Melfi , e Troya .E ne' Pi-
centmi , ed in Terra di Lavoro andaron
le cofe del Re cosi male ,. che non era
rimafto in fua balia altro , che Amalfi y
Naftoli ,. e Salerno j ed alcuni altri pochi
fcrti , e muniti Caftelli ; perciocché Ric-
cardo deir Aquila Conte di Fondi ayea
prefa Seffa , e Tiano ^ e '1 Conte Andrea
da Rupe Canina il Contadod' Alife.
S'accrebbe il timore di difordini mag*^
glori ; perchè in queft* ifieffo* tempo Fé-*
derico Imperadore di Alemagna era giun-
to^ in Roma, ove era ftato da Papa A-
driano ricevuto con. molta pompa , ed in
S. Pietro folennemente coronato ; ed il
Papa^ptima della fua coronazione, s'a«
Tea da lui4atto promettere,. oltre di ca-
lar in Puglia: contro Guglielmo , che
fenz'il fuo invito- per fua propria inimi-
cizia che avea con lui 4' avrebbe fatto y
di deporre; ancora i Senatori in quella
Città cteati, e di ridurla, come prima ^
atirttbbidienza del Pontefice ; Ma Federi-
co per nuove ^ -cagioni' n<m potè * efeguir-
k) ìl'perehè'fopraggiiiAta nel fuo efercico
una gran peftilenza j , bifognò tornarfcne
(a ) Camiti. Peli, in Sttm,.
NAPOLI LIB: XIL lyr
in Alcnaaana , e fu d'^uopo partirfi anco»
ra , per fedare nelpaifaggio 1 difordini
nati in alcune Città di Lfl«ikardia,,fen-
za che , . dopo effere - flato coronate - ,< avetfe
voluto far nulla di quanto al Papa avea
promeifo y fé non fdo d' aver alfrettato
il foccorfo, e fpiuta IV armata de' Pliant
coutro Guglielma.
Il Papa, ancorché delufd da Federico,
non per .qucfto volle perderfi d' animo
4)ra che il tempo era a^ lui. cotanto favo--
revole i poiché avendo radunato , * come
potè meglio , un grotfo- efercito , . poftofi
alla tetta di quello , entrò nel Regno , e
torto s'unirono a lui il Conte Andrea di
Rupe Canina , ci mal fbddisfatti ' Baro-*
ni : fé gli nnifce ancora Roberto , che
poc' anzi avea occupato il Principato di
Capua, il quale giunto in Terra di La-*
voro ,. pafsò poi a Benevento , ove fu a ^
. grand' onore ricevuto da'. Beneventani :
dall' altra parte T Iraperador Emanuele •
volendofi vendicar dell'ingiurie ricevute
da Ruggiero ,> nel figliuolo -Guglielmo ,.
avea mandati in Puglia Paleologo , Co*
minato, Sebaflo,. ed altri iliuibi , e va^^
lorofi Capitani con groflb ftuolo ' d' arma-
ti , e con 'molta moneta in foccorfo (kl
Conte Roberto ; ed avea altresì mandato
- a dire al Pontefice,. che l'avr'^bbe aiuta-
to a disfare interamente Guglielmo , pur-
ché aveife poi lafciatein fuo potere tre
Città i pofte in riva ' del mare di quella
: Provincia , . con « li. cui foccorfi il Conte
Roberto sfaceva àfpra guerra in Puglia , e
n' avea già buona parte ' occupata {b).
Ecco in quale ' ftato deplorabile fi ri-
duifero quefte - noftre Provincie Mn queft^
anno 1 1 S 5* ed in quanti- fconvol^imenti ;
la novella de'quali pervenutala Palermo f
non batto a- fcuotefe 1- infingardaggine del
Re , .il quale *, rincrcfceiidogli d' ufcir da*
gli agi del Palazzo , avea data occafione
alla falfa. voce della fua morte ; perchè
Magone coprendo^còn la^tranquillitàdel
. volto l'interno affanno,, non fece accor-
gere né ir Re , né altri del fuonimore y
. onde reputò allora aoneffervi di bifogno
d' altro fe' non che il Re fcrivcfle a co-
loro y che ancor duravano nella: fua fe-
de, y . eh' era ; ftata (alfa , - ed ' inventata da*
fuoi.rubelli lafama ufcita fuoci della fua'
Z. 2' mor-
{\>yCdpecelatr. lìb. z.z
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i8d DEir ISTO
morte f e che foflero con gente armata
lifciti contro di loro.
Ma fé nonbaftarono i tumulti di que-
ile Provincie per opra di Majone a tor-
ve il "Re da quel ù tnfigo, e profondo
letargo y furono befisì fumcienti que'che
vide nella Sicilia, e nell' iftetfa Città di
Palermo poco da poi; poiché ribellatofi
Ut A CI Vite
e travagliando il Re quella Città eoa coti*
tinuia£uklti» co9Ì dal lato di mate , come
da quello di terra, alla fine la prefe a
forza , facendo prigionieri tutti i Capita*^
ni più ftimati de* Greci con molti altri
di minoìr conto > e buona parte de* Baro«
ni di PugUa con altri lor feguaci , de'qua^
li molti fece niorire impi<;cati per la gp*
il Conte Giufeedij^ e fcoverta da lui la -Ja, ed altri fece abbacinare, conquiftan»
congiura diMajone, ancorché il Re non, do parimente tutte le ricche ipoglie dc^
* ^ ^ '- -■ — -*•- -*-"* ^-^ Greci, e groifa fomma di moneta, che
ivi avean condotta per gli bifogni della
guerra ( A ) •
Pafsò poi il Re col vincitor efercito a
Bari, ed i Barefi vedendo .che il Papa,
ed il Conte , che avean proccurata la ri^-
bèllione , non maudavan loro foccorfo aN
cuno, penfaroho direnderfi alla pietà del
Re -, e per mitigar la fua^ ira gli andaro-
no incontro difarm^ti a chiedergli mercè}
ma Guglielmo vedendo le ruine della
Rocca, che éolà.il padre Ruggiero avea
edificata, la quale noni guari prima i Ba-
refi avean fatta abbattere i rifpofe: lornn
perdonerh alle vojire cafty no?i avendo voi
avuto ri/petto alla mia (c)\ indi coman-
dò , che fra -due giorni con tutti i lor be-
ni irpartiiTeroi la qualcofa pofta imman«
tenente in efecuzione , fece primieramen-
te il Re diroccar le mura della Città &•
no da' fondamenti , indi disfar tutti gli -
edifici sì fattamente , che ogni cofa fu rr-
dotta in rovina, Jtd adeguata al fuolo^.
Così rimafe atfatto diftrutta^Barì , laquai
Città' per la ricchezza , e nobiltà de'iuoì
Cittadini, per lo'npmeroib &t[} Popolo f
per la bellezza de' fuoi Palazzi , e per la
fortezza delle mura, fra tutte le altre di
Puglia, era potentiflima, e riputau un
tempo la fede de' più gran perfona^i del*
la Grecia . Quindi fi convince V error ài
cobra,, che vogliono Bari , in tempo dei*
la Regina Cofianza, e di Manfredi, tt-
(ere iìata riputata fede regia, dove que*
fti Principi furono incoronati ; poiché Ba-
ri^, dopo queft' avvenimento, firidufiè is
più Ville , né fé non molto ten^K» da poi
riprefe forma di Città. E vedi intanto k*
incoftanza delle mondane cofe, e come
tìitte quefte vicende- férvirono ad utnal»
2ar Napoli fopra tntte^ le altre Città di
quc- ,
(b) Cafectlatr, hìfi. Ut, i. (e) Anonìm. Cajptu.
la credere; e per la tirannia deirAm*
miraglio foUevatifi i Siciliani y. occupai^o-
no Butera; e tumultuando gravemente il
Popolo della Città ifiefCa di Palermo con-
tro Majone per V ingiufta prighonia del
Conte Simone : tutte quefte cofe , ed al-
tre unite infieme ,. finalmente traflero il
£e dagli agi del Palazzo , dettandolo in
maniera , che con impeto a' maggiori pe-
sicoli efponendofi , racchetò il tumulto di
Palermo con far fprigionare il Conte Si«
mone , ricuperò Butera , ed avendo réfti-
tuita queir Ifola nell'antica quiete , fi ri-
iblvette di venire egli in Puglia a debel*
lare i luoi ribelli , e porre quiete a que-
Ao Regno; pafsò perciò immantenente a
Mefiiua per valicai* il Faro; è portatoti
colà in quel mentre il Cancelliere,, gli
furono date gravi querele dal Conte Si-
mone, per non aver difefà come fi con-
veniva Terra di Lavoro i e volendo egli
audacemente difenderti , non fu intefo,
anzi fu di prefente chiufo in prigione,
ove di là ad alcuni anni miferamente fi**
ni fila vita. Ragunata Guglielmo come
potè meglio una armata, partitofi daMef^
una, venne in Regno, ed a Brindifi ac-
campoffi in quello nuovo anno 115^* («),
ed avendo mandato T Eletto di Catania
al- Pontefice, per chiedergli pace , con oU
ferirgli vantaggiofe condizioni , fu per opra
4*' alcuni Cardinali partegiani dell' Impe-
xadòr Federico rimandato indietro fenza
conchilider nulla ; laonde il Re veggen-
«lofi efclufo d^ ogni fperanza d' accordo ,
fenza. far piùparole , campeggiò virilme»»«
te Brindifi , ove erano i Greci , ed ove s'
cvan ragunati la ntaggior parte . de* Baro-
m rebelli; e La ftrinie si fattamente » che
Roberto: di Baflavilla eh' era in fua dUe-
ta, Igomentato fiiggl via a Benevenm^;
(a> Infueget Hi. 3. h0. FaK
gnn. 11^6.
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DSL REGNO DI MAPttLI LIB, XIL
r?r
i|tleftQrICeftnfé ; poiché, (e albta vi rima-'
M Salerno, non dorranno pafiar molti an«
ni, che vedremo ancora quefta Città pa-
rimente minata , e diftrutta per l' ira , ed
indignazione d' Errico marito diCoftanza.
Prefe da poi il Re Taranto con tutti
gli altri luoghi di quella ^Provincia , che
Il Conte Roberto, ed i Greci aveano oc-
cupati; e di là fi conduife a Benevento,
ove era il Papa Adriano co^fuoi Cardi*
aali , e buon nmnero d* altri Baroni , che
V' erano fuggiti ; e cingendola di ifaretto
affedio, afflifTe di.modo quella Città, cbt
il Papa , fcordatofi a£fatto de' Baroni del
Regno , che avea pofti in tanti travagli ,
e pericoli^ yeggendo il perigKo, iri cH'
era incoHo per non etferfi m prima , ciuan-*
do *^li offeriva vantaggiofe condizioni ^
Reificato con Guglicfmo*, gì* inviò tre
Cardinali per fuoi Legati a chiedergli pa*
ce . ^Furono quefti Ubaldo Cardinal di San-
U Pratfede, Giulio Cardinal di S. Mar^
cello , e Rolando €ancellier di Santa
Chiefa , e Cardinal di S. Marco ( tf ) , i
Juali non altrimente che fece Gregorio
L quando fcriffe tre lettere a Pipino in
nome di S. Pietro, così effi in nome del
Principe degli Appòftoli gli chiefero , che
ceffafle da' danni, che faceva al Romano
Pontefice , e che confervafiTe le ragióni
della Chiefa di Dio; ^
§• II* erticeli di pare ftabVhì con Papa
Adriano, ed invefihura datd dal me-
defimo al Re Guglielmo .- e pace indi
Segaìha eolP Imperadore Emanuele.
Furono i Legati dal Re cortefemenle
ricevuti , ed intendendo da efli di
buon animo le propofte di pace, deftìnd
egli dal ino canto cinqye altri fqoi Pie*
iiipotenziari per accordare gli articoli di
«nella • Quefti furono il G. Ammiraglio
degli Ammiragli Majone,. UgoneArcive*
Icovo di Palermo^ Romualdo ArcivefAo-
vo 4i Salerno y Guglielmo Vefcovo Cala-
no, e r Abate Cavenfe Marino; ij|uali
nnirifi con i- tre Cardinali, fermarono gli
articoli di pace, che nella* jnaniera^ dhe
di qu! a poco diremo-, ii - leggono prefb
il Baroni!» * ndlaj qnal pace non ^ftjmnr
con^cefi i Baroni, m^ tutti efclufi, efol
Ca) Gugl.. Tirso apud Baron.
fra il Papa>^d il Re fu quella conchiufa;»
Venuto poi Guglielmo alla Chiefa dr
S. Marco fiofta fuori le mura di Beneven-
to, s'inchinò appiedi d' Adriano , da cui
effendo ftato affoluto dalle pa&te cenfa«-
re , egli all' incontro in prefènza di mol-
ti Cardinali , e Baroni , ed akra gen^e in
gran numero iviconcprfa, glifuce romag<«
gie del Regno , e giurogli fedeltà , reci^^
Undo le parole del giuramento Ottone
Frangipane, ed il Papa ponendogli kco^
rona Tinveftl, prima con dargli unoften«
dardo del Regno di Sicilia , e pofcia eoa
dargliene un altro del Ducato di Puglia »
ed un altro del Principato di Capua .
L' inveftitura , che in queft' occafione fa
da Papa Adriano conceduta a Guglielmo ^
fu la ^ ampia, e di gran lunga vantag«
giofa di quante mai foifero dagli altri Pon^
tefici concedute a* TPrincipi Normanni ;
fu non folo del Regno di Sicilia y del Du*
c^o di Pij^ia , e Principato di Capua con
tutte le fue pertinenze, come furono le
precedenti j nta ciò che Gregorio VII. e
;li altri fuoi fuccetfon non vollero in mo-
do alcuno fare, fece Adriano, perchè an**
che l'invefti di Salerno, d'Amalfi, e di
Napoli colle lor pertinenze, della Mar-
ca, e di tutte le altre Terre che potfe-
deva* Quefta inveftitura fu conceduta non
pure a Guglielmo, ma anco a Ruggiero
flio figliuolo y che nell'anno precedeóter
II SS* mentr* era di quattro anni Tavea
il padre oreato Duca di Puglia^ e di Ca-
labria^ ed a tutti i fuoi eredi; i quali
per volontario fuo ordmamento avrà egli
deftinati per fuoi fucceilàri nel Regno co*
me fono le parole della ìfcrittura rappor*»*
tata anche dal Baronio ; ProJeSlo vos no^
ùisy & Rogerio Dnci fitio nofiroy' & hj^e^
dibus noflris , qui in Regnum prò volunta^
ria otdìnarìone ìioflra fitccefferinty ctfucedetìs
Fiegimìn ^icilijtj Ducapum Apulia , Prin^.
cipatum CapiMy ^cum omnibus pertinentih
fuìs ; Neapolimy. Salertìum ^ C^ Malphiani
cuìf^ pertinentiis /uis- r Marchìam ,. Cr alia-
qu^uttra Mar/ican^ debemus habercy &re^
ììf^a tenintentHj quét tenemfts a- predecaffa*.
ribus mjirip ^ommibus SaerofanBa Romaua.
Ecclf^a jwfe detenia , d* contnt omnes h^*
mifffi adjuvabitis, bonarifico' mÉntuenere *
AlV incontro promife il Re pagargli il
'. *•-' .cca*
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t82i
DELL* ISTORIA CIVILI
ceaib per la Paglia, e per la Calabria fei-
cento ichifati l'anno, e per la Marca aa-
qnecento.
. ( Quefta Bolla dcir inveftitura , e con-
cordato tra Adriano IV. con Guglitlim L
è, rapportata anche da Lunig (ix)*)
Furono in queft' occafione accordati an-
cora molti, articoli intorno alle appèlla-
aioni , elezioni , ed altre cofe appartenen-
ti alla politià, e governa. Ecclefiaftico di
qtiefto Regno di Puglia. Pèr^ T appellazio-
bì fti convenuto,, che fé alcun Cherico
nella Puglia, e nella Calabria, e nell'al-
tre Terre vicine , contro alcun altro Che-
rico, avrà querela intorno alle caufe Ec-
clefiaftiche,.e dal Capitolo, o dal Vefco-
vo, Arcivefcovo, o da altra perfoiia Ec-
clefiaftica di quella Provincia non poflfa
emendarfi , «li fia lecito , fé vorrà , appel-
larne alla Chiefa Romana . Che fé la ne-
ceilità , o utilità della Chiefa lo ricercaf-
& , pollano farfi le Translazioni da una
in altra Chiefa . Che la Chiefa Romana
polfa liberamente far le vifite, e le con-*
aerazioni nelle Città della Puglia, e di
Calabria , ìs luoghi adjacenti , eccetto pe-
rò in quelle Città, nelle quali fia preferi-
te la perfoua del Re , o de' fuoi eredi ,
fenza volontà de' medefimi . Che nella Puj
glia, e nella Calabria, e nelle Regioni
vicine poifa la Chiefa Romana, liberamen-
te aver fuoi Legati, i quali però debba-
Apportare con ogni moderazione^ fenza
invadere, e devaftare le pofTeflloni . della .
Chiefa .
Che anche nella Sicilia abbia la Chie«
la Romana le vifite , e le confecrazioni ;
e che fé il Re, o fuoi fucceffori chiame-
ri dalla Sicilia le perfone Ecclefiaftiche ,
e per ricever la c(A-ona , o per altro bi-
ibgno ,.. debbano quelle ubbidir alla chia-
mata, e poffa fallii reftare , e ritener quel-
li che ftimerà dover ritenere . Intorno all'
altre cofe, avràja Chiefa. Romana nella
Sicilia tutto ciò , che tiene nelle altre par-
ti del fuo Regpo, eccetto che le appella-
zioni, ed il poter mandar Legati, li qua-
li non fi permetteranno , fe non à pcti-
asipnc del Re , e fuoi eredi . Nelle Chi^-
fc^ e Monafterì del fuo Regfto-pòffa ri-
tenere la Chiefa Romana*. ciò, che ìfitie-*
( a > Lunig Cod. ItaL Diphm. pag. ^50.
1^0 Fahan..
ne iieir altre Ctóefe, cé«e I« Mite eoa*
fecrazioni , e benedizioni , alla quale pa-ì
gheranno i folitì, e ftabiliti cenh.
Intorno alle elezioni fu ftabilito , che
liCherici ragunati debban eleggere la per-*
foqa che riputetanno degna , la quale ter-
ranno in.fecreto, infiii6 che al Re farà
palefata y il quale darà il (ìio aflènfo,
quando, però non la giudicasfTe o del par«
tito de' itioi trajditori , o de' fuoi nemici ,
e de' Atoi eredi , o pure non fia a (t odio*
fa, o per altra cagione , per la quale non
la ftimaife degna del fuo affenfo.
Tali furono gli articoli di quefta pace
firmati pretfo Benevento nel mefe di Giu-
gno dell'anno iij<5. de' quali, come ap-
partenenti airo Stato Ecclefiaftico, citor*
nera altrove occafione di JiaTlare •
I Baroni del* Regno di Puglia, veden*
dofi contro ogni lor credenza abbandona-
ti dal Pontefice , e lafciati in preda ali*
ira del Re , sbigottiti di tale avvenimen*
to , preftamente fuggirono . Il Conte Ro-
berto da Baffavilla , ed il Conte Andrea
da Rape Canina, con alcuni altri ne an-
darono in Lombardia, ricovrandofi colà
folto la protezione deir Imperador Fede*
rico , il quale gli adoperò nella, guerra
che allor tenea co' Milanefi ; ria Roberto
Principe di Capua. volendo anch' egli con
altri fuoi partigiani ufcir del Reame, et
fendofi avviato per lo Stato di Riccardo
deir Aquila. Conte di Fondi fuo vaflallo ,
per dove credea poter ficuramente paffa-
re, fu per ordine del Conte infidiato, e
con. tutti i fuoi prefo ai valicar del Ga-
rigliano , e dato prigioniere in poter del
He (A); con la qual malvagità U Con-
te Riccardo ritornò in grazia di Gugliel-
mo, ma non potè fog^ire; l'infamia del
tradimento . Fu il Principe infiemercoa mi
fuo figliuolo, ed una %liuola,. di: volon-
tà dell' Amnrùraglio inviato prigione al^a-
lermo , ed. ivi fei abbacinato , ove- poco da
poi in carcere ~ morh Ed ecco il fine di
Roberto figliuol di Giordano II- Princi-
pe di Capua, nato di nobilifllma fchiatta
di fangue Normanno » dopo aver tante
volte perduto.;^ e'.rìcnperatt) > ii fuo Princi-
pato, che in. luì* afl&tto s'eftinfe, rinia>'
tiendo. unito coi Resme di Puglia-, come
. ■ : .. .'. 1 .,.>*-■ è an-
(b ) Camili Peli, ad Mm. Caff. ann.11^6..
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BEL REGNO ©I HAPOII LIB. Xlf. iJj
Rt tutti qnefti felici fucceffi alla fua con»
dotta t e prudenza y era gionto V Ammi«
ÌMGOfSi al pfefeUtei un altro fuofigtiuo-
lo chiamato Giordano » dopo queft'Jnibr*
tanie del padre iicappò in Coftantinopoli ,
efotto la protezione dell' Imperador Ema«
nuele fimife) il ^ual Imperadore loman*'
dò da poi Legato ad Àletfandro IIL neli'
anno ii66. coinè di qui 4i'póco dire*
mo (ir).
Dopo le 9uali oofe il Papa ne andò in
tampina di Roma y ed il Re avendo vin«
ti i Greci y e parte 4e' fuoi nemici caccia*
ti yia dal Reame » e parte pofti in prigio*
ne , ed altri o fatti morire , o ritornatiin
fua grazia 9 diede il governo della Puglia
a Simone G. Sinifcalco cognato di Ma*
)one y ed egli avendo in cotal guifa feda*
ti i tumulti. del Regno iaPalermo ritor*
novene.
Non minor felicità fperimhitò Gugliel*
mo nella guerra, che poca da poi motfe
air Imperador Emanuele ; poiché avendo
ragunata una grande armata fbtto il co*
mando di Steiaoo fratello di Ma^ne»
quefti alle riviere del Peloponefo com-
battè con tanta felicità quella del Greco y
che n' ottenne piena vittoria • Per la qual
cofa sbigottito Emanuele proccurò aver
pace con Guglielmo, ed avendogli man-
dati fuoi Ambafciadori , alla fine T otten-
ne , e furon ripofti injibertà tutti i Gre*
ci eh' erano in Sicilia '; ed Emanuele , ciò
che prima egli , ed i fuoi ptedeceffori non
vollero in conto alcuno mai fare, daque-
fto tempo in poi riconobbe, e chiamò
Gi^lielmo Re ( ^ ) } e fii fra di loro ila»
bilita pace sì ferma, e coftante che da
ora innanzi non fi fentiranno più guerre
tra i noftri Re Normanni, e gl'Impera*
dori d' Oriente .
Cosi Guglielmo racchetati i tumulti del
Regno, e pacificatoti col Papa, e coli'
Imperador d'Oriente , fi acquiftò in que-
lli principi del fuo Regno il titolo di Ma-
gno; e poteva fperarfi, che lungamente
durar doveffe queftapace, fé Majonenon
la avetfe turbata» perchè attribuendo il
( a ) jiSa e/u/dem Ponti fich apud Baron.
Camiti. Peli, in Stemm. ( b ) ]o. Cinnam.
de reb. gefiis Jo. & Emanuel. Comn. lii.^
Paulo pojìy <> Regem eum appellavìt y rum
ffìus non effet^ (e) Epifl. apnd Inveges
lib.^. htft. Pater. Hacy & alia ut potè de
concordia Bufgcrìi^^ & IVtllelmi Siculi ^ d*
vaglio a tanta potenza, che fembrava'pili
tofto egli il Re , che Ammiraglio di Si«
cilia y .Qnde dieflÓi nuovo 'fomento a' mài
foddisfatti Baroni 4i porre in campo quel^
le (edizioni, e tumulti ^''che più innanil
(arema a xunrare.
c A >. r.
V Imperador. VEpÈkKOi* /degnato eoi Papa
della pace fatta con GuotiELMO caladi
nuovo in Italia : tiene una Dieta in Rtm*
caglia y e rejiituifia in Italia le Regalie.
^Ntantjo r Imperador Federico informa-
JL to dal Conte Roberto , dal Conte An-
drea, e dagli altrrribelli del Re, li qua-
li dopo la pace fatta nel precedente an-
no, erano fuggiti in Lombardia, coni^ìl
Papa con occulte condizioni avea conchiu-
fa la pace con Guglielmo , ed avea efcln»
fi tutti gli altri: s'adirò fortemente con-
tro Adriano, ed anco fé ne querelò coni
tutti i Principi , e Prelati Tedefchi ; don»»
de i Vefcovi di Germania non fi tratten-
nero ibpra di ciò fcrivcre una lettera al
Papa, ove fra l'akre cofe gli rimprove-
xarono quefta pace (<r).
Ni tralaiciò l'ifteiTo Imperadpre coti
altra fua lettera dolerfene con Eberardo»
Arcivefcovo Salcsburgenfe (^); e jpercift
da queft'anno ti 58. l' Imperadore fi di-
chiarò nemico del Papa, ficcome lo era
di Guglielmo ; e temendo che quefti du6
infieme uniti eftinguefiero affatto in Ita-
lia l'autorità del iuo Imperio, comincila
ad effer più terribile/colle Città di Lom-
bardia y onde deliberò di paiTar tofto iti
Italia , come fece ; ma con fpiriti molto
elevati , e bizzarri ; e calato in Lombar-
dia , avendo vinti i Milanefi , e fottopo*»
ftefi le Città della medefima, affegnò fe-
condo il coftume, de' fuoi maggiori, una
Dieta in Roncaglia per fermare gli arti^^
coli
aliis qua tn Italia faEl^e funt convention!'^
bus y qua ab ore Imperatoria audivimus , C>r*
( d ) Inveges toc. cit. Nequè eam pacem te^
nercy ncque ea teneri vellemus ; quoniamipfa
prior viotalJet in Sìculo ,^ cum sf/e fitte no^
Ihs recmectiiafi non debuijfet •
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««4
O E L r •! « T O R I A CIVILE
coli della pace, e per dare alami prov-
vedimenti intomo alio flato di <yiella Pro*
vincia. Allora fu, clie «krontrandofi per
via ad un bel Caftello > avendo dimanda^
to di chi quello fi^e, ed etfendogli ftato
detto il padrone, alenai adulatori gli ri-
feofero ch'era fuo, poiché dell' Impera*
dorè era il dominio di tutto il M^udo,
« delle cofe particolari ancora : altri , che
erano della comitiva di Federico, non po-
tendo fofirire un* adulazione cosi sfaccia--
ta I a oppofero a tal rifpofta | per lo che
fra loro ne nacque un gran contratto : V
Imperadore ordinò che in Roncaglia fi
foffedeciia ul difnuta da' Sapienti, e Gin*
reco.rfulti della Città di Lombardia, che
dòveano intervenire a quella AlTemblea.
L'etferfi negli anni precedenti, impe-
rando Lotario, ritrovate le Pandette in
Amalfi, e tr;^portate in Pifa, e l'aver
Irri^riO) come fidilTe, in >3ologna impie*
^ati tutti i fuoi talenti fopra di quelle,
^on efporle , e pubblicamente infegnarle »
ne avvemie , che dalla fiia fcuofa ne fof-
iero forti molti , i ^uali feguitando le fue
Sidate a nuir altro intefeit)» che allo fin*
o delle medefime , e degli altri libri di .
Giuftmiano • Quindi nacque , che nelle
Città dTtalia, molti tratti dalla novità,
e dalla eleganza, efapienza di quelle leg*^
gt , v' impiegavano tutto il loro Audio per
apprenderle } onde dalla fcuola d' Irnerio
n' ufciroucjj^me dal Cavallo Troiano,
molti Giureconfiilti, e loftudio della Giu-
rifprudenza Romana era frequentatiflimo
non meno per gli afcokatori , che per co*
loro che l' infegnavano ; ma perchè que-
llo ftudio furfe in un fecolo pur troppo
incolto, e che fenza T aiuto degli altri
libri latini, e dell' Iftoria Romana , e dell'
erudizione , non potevano quefte leggi ben
intenderfi : quindi nacque, che i primi,
che r infegnarono , a cui mancavano taa«
ti aiuti , in molti errori , e puerilità in-
corfero : vizio loro non già , ma del fe-
colo ^ poiché all'incontro alcuni di efii
furono d'ingegno mera vigliofó; e fé man-
cò l'erudizipne, e l' iftoria, fi vede, che
gì' ingegni sX Mondo non fono mai man-
cati, perchè la natura con coftante teno-
( a } L. de precario y D. ad L* R. de Ja^
eiu. e b ) W>. /. Barbarìus , D. àeoff. Fra*
tot. ( e ) X. bene a Zenone ^C.da Qìtadrìen.
re ferba le fue leggi , ed ha uguahnaite
a tutti diftribuiti i talenti.
. . Per ^uefte cagioni leggendo e(fi ia al-
cune leggi, delle Pandette , che l' Impera*
dor Antonio {a) fi chiamava Signore dell'
univeifó Mondo : e che Ulpiano {b) fcri£i
fé , che ficcome il Popolo Romano pote«
va dar la libertà a' fervi de' pairticalari ,
così anche poteva farlo. T Imperadore j e
leggendo ancora nel Codice ( r ) quel che
Giuftiniano difle, che tutte le cofe erano
del Principe: credettero che l'iftelTò pck
tetfe dirfi di Fe'derico ; onde fa cofa mol*
to facile di perfuadere , effere e^li Signo«
re del Mondo, e delle cofe ancora de'pri«
vati • Erano jn quefti tenipi dalla Scuola
d' Irnerio ufciti molti Giurecpnfulti . Su^*
fé Piacentino in MontepelTulo , il qm\t fu
il primo chi da Italia propagò lo ftudio
della Giurifpntdenza Romana in Francia*
piorivan in Bologna Bagarono^ e Giova»»
ni Bafiano, ed in Padova Antonio L/oi
ma fop^a tutti a quefti tempi fi diftinfe*
ro in Bologna dove infognavano, quattro
Giureconfulti , i quali eranfi refi per la
loro dottrina così celebri, e rinomati,
. che r Imperador Federico nelle delibera*
zioni più gravi gli chiamava al fuo con*
figlio , ed aveagli per fuoi Affetfori , co*
me fcrive Radevica C^)» non altrimenti
che fecero gl'/antichi Imperadori Romani
de'noftri Giureconfulti.
Furono quefti Bulgaro , che nato in Pi*
fa, infegnò nel principio legge in Bolo*
gna, dove poi dair Imperador Federico fu
creato Prefetto di quella Cittìi: Ugolino^
che fiorì parimente in Bologna, Autore
della decima Collazione y e Collettore de^
libri de' Feudi , e delle Coftituzioni dì
Corrado, Lotario, e Federico, le quali
aggiuufe alla nona Collazione dell' ^x-
• tentico , come di qui a poco diremo :
Martino ancor celebre in queft' ifteflb tem«
pò , il quale fcriffe alcune chiofe alle Pan-
dette , le quali però furon fovente da' pò*
fl:eri rivocate in dubbio, e rifiutate; e
Giacomo y che Federico pur ebbe nel fuo
Configlio. Ebbene ancor in Milano in
quefti tempi due altri: Obertp deOrtogma
Avvocato nella Curia di Milano, e Ge^
rar*
prafcript^ omnia^ Principis^Jfe . ( d } Rade*
vicMS 1. 1. de gefi. Fed. e. 5. Cujac. Hi. u
di Feudm tìh za. Alteferra hb.^n caf. 14*
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DEL HEGMO DI NAPOLI
tarde Negro i ovvero com' altri ìo chia«
mano C^apìfto^ da' quali le Confuetudi-
{li Feudali furon compilate > e ridotte in
ifcritto con altre leggi tlcgl' Imperadori
jlttenenti a^ Feudi , come diremo .
Giunto r Imperadore**edcrioo in Ron-
caglia , Bitlgm^y e Martino {mono depu^
tati nella Dieta per fdftenitori di quella
difputa.* J?«/^tfro condannò i lufingatolri ;
ma all'incontro Martino fia per timore 9
per amore, foftenne le parti di Federi-
co con dire che Tlmperadore era Signor-
re non meno del Mondo > che di rottele
cofe particolari; ed in fatti"' appi^iaftdofi
federico alKv Tua opinione, fu la difputa
decifa a favor di Martino (a). Ne nac
rr^xiL cJfp.
fu predi la. ruinò Federico da* fendamene
ti riducendola in Ville, ed infignoritofi
fletto di tutta Xombardìa, la pofe pciw
ciò in una grandiflima fervitù.
Fu ancora in quefti tempi , che oltre
di aver più rigorofamente^ che non fece
Lotario , proibita V alienaziòn de' I^eudi
per quella fua Coftituzione ( ^ ) , che an-
cor legggiamo ne' libri' Feudali: volle re*
ftituire in Italia le Regale , e le ragioni
fue Fifcali, che gran tempo s*eran per-
dute , ed andate in difufó j Coftringendo
perciò i Vefcovi, i Procerip^ e le Città
d'Italia a metterle in piede ,, ed a lui
reftituirle (J).
Tutto ciò , che prelTo i Romani fi con-
que perciò che i Giureconfulti de' tempi: teneva ivt quella* divifione di beni , che
'pofteriori foftcnnero l'opinion di Marti- altri foflfero comuni ^ altri pubblici, altri
Bartolo . arrivò in tale eftremltà , ^ "" '' ' '"^ ......
eifer eretico chi teneva altri-
no, e
che diiTe
menti .
» Qtiefta difputa , che s' avrebbe ^tuto
facilmente decidete ^on quel che. dice Se-
neca» diftinguendo il dominio privato,
dalla dommazione pubblica, ed emineìl'
te, decifa così alfolutamente a favor di
Federico cagionò a lui, ed atutta la Lom-
bardia perùizioliilirai effetti; poiché fecon-
do quefta maffima in quella Dieta impo-
{er ito%\ , e condizioni molte rigoroiè alla
Nobiltà , ed alle Città di Lombardia «
Proibì loro ogni affemUea, e corpo di
Città, e fopra tutto, tolfe loro il pote-
re , che aveano di crear Magiftrati , met-
tendo in quelle Ufficiali del fuo partito
contro ciò^ che per T addietro fi pratica-
va : impofe molte pene alle Città, ed uo-
mini che violaffero quefte leggi: e loro
concedette una molto dura , e gmyofà pa-
ce , come fi vede dalla fua Coftitazione
che ftabilì in Roncaglia, e che noi ab-
biamo al quinto libro de' Feudi ib).
' Ma non potè molto goderfi di quella
pace, ch'agli -intendeva ftabilitf con con-
dizioni sì dure; poiché appeùa ritornato
inAleraafitna, fi rivoltò la Lomb^dia ben
prefto , onde fu obbligato di nuovo calar
in Itaha^, ed aflediar Milano > la quale
dopo un lungo affedio, in cui valorofa-
mente fi difefero i Milanefi, finalmente
Tom. IL
(a) GtoJ. in Lbene aZanone^ &-mpra-
fat. dig^ ^ b ) Conjiit, hac fdiSlali de pace
tencfìday /. 5, F^ud. (e) Cwf/if. Fed. de
delle Univerfiti , ed altri di niunoy fi fta-
bilì che s' apparteneffero al I^incipe 1 re*
ftando ibloSiglì altri q^beni> che acia«
fcuno fingolarhente s' ^Sirttngono . Per-
ciò i Principi s' hanno attribuito la pro«
Srietà del Mare , de' Fiumi navigabili^
elle ftrade, de* campi, delle muraglie »
e foffi della Cktà, e generalmente ogni
Gofa, eh' è fuori del commercio, ed an-
cora quello eh* è nel commeitio , ma che
non ha padrone . E Federico , fé bene non
annoverale tutto ciò nella fua Coftitu-
zione de Regalibusy noverò bensì le piife
^ fegnalate , e rilevanti Regalie , come le
' fabbriche , e pubbliche armerie , che chia:-
mò Armannicy le ftrade pubbliche, i fiu«
mi navigabili, e quelli da' quali fi fauna
gli altri navigabili, e tutta 4*litiHtà che
perviene dal decorfo di effi. I porti: i
ripatichi: i veftigali: le monete: le mul-
te: i beni vacanti t k pene: gli Angar;»
i parangarj : le preftazioni di navi , e di
carri : le eftraordinarie collette : le minie-
re d' argento : le faline : le miniere , dal-
le quali fi cava la pece , poiché anche »
fecondo fcrive Plinio (^), fi trova la pe-
ce foffile; le pefcagioni : le cacci e: i te-
iop: il crear Magiftrati per amminiftrar
giuftizia / ed altre ragioni fue fifcali , le
quali non nominò tutte in quefta fua Co-
ftituzione ^ ma folamente quelle , eh' era-
no le più principali, e le quali in Italia
A a per
Feud. non alien, lib. J. ^ ( d ) Guntherus Ab"
bas UC^genfis Radevicus^. c^u ^4. r.s»
Ce) Birt^ht^. '"
Ut. 160 €ap. tz.
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fét ììmgo t«mpf ef8Ui0 gii andate (i| iU folte V€u<to deUt Chìefa» mt t¥U
6àù
fntk
liaaxa.
Dal che ne nacque r che ^uel che Fé**
deVìco fece nelle C^à Aie 4 Atalia , volr
lerb da poi imitare gli altri Princif>i oe'
loro Reami» ed in alcune cole ufaroQÒ
^Maggior ri^cwe^ come fece il noAro Gu*-
glielmo , il quale non baftandogli ciò che
federico avea ftabilito de' Tefori , i:onfor-
Ine jlia Coftituzione d' Adriano , che ero*
vati' in luow ,pi^blico, o relis^iofo per
Qualità, fbffe la metà dell'inventore :
pabili uo» pìp dura legs;e, che in qua^-
lunque IviQga» e ia qual Svoglia modori^
trovati j, tutti s* apparteneffero al Re » co*
mkda una Aia Coftituzione, della qua-
le, padando delle altre leggi di quefto
Prìncipe, farem parola*
In tale fervitù avendo Federico ridot-
ta La Lombardia , e nudrendo si alte , e
kizzarfe idee, ,diGmfta(ofi col Papa per la
pace, cbequefti J|^a.ferra$lt conGugliel-
SQo; avvenne, che quefti difenili prorup-
per poi in una -più grave diicordia ; poi-
4[:hjè natntfe ritornava da Roma in Ale-
magna r Arciveicovo 'di lA>ndon, fu per
ordine dell* Impcradore quefti prefb : A-
driano, che non men che teneva Federi-
ca .dell' Imperio, avea egli del F^nteftca*
to alti concetti, intefa la cattura dell' Ar-
ciyeicovo , gli feriflf alcune lettere , che
glie le £rce recare dal Cardinal Rolando
Caocellier di S. Chiefii, e da Bernardo
Cardinal di^S* Clemente, nelle quali T
ammoniva , che dovere riporre in liber-
ta r Afcivefcovo., e fra l'altre eofe ,
tammentandogli i benefici , òhe da lui
avea ricevuti, gli fcriifè ancora che egti^
l'Imperio lo dovfa ricouofeere dalla Chle-
fa di Roma , come btntjicìo ài quella •
Ciaicuno può imraaginarfi con quanto fto-
maco^ e Aizza Federico (tvktì^t tal pro-
pofizione; (t ne fdegnò in maniera, ed
entrò in tanu rabbia, che non folo non
volle far nulla di quaiHo fé gli doman-
Aftva , ma rimproverò con tanta acerlità
<)Uella parola èwffido^ prp honù , & féSp
fun&Mm (a) . In fttti qae- Cardinali eb*
bero iBoho , che fare per laccfaetarlo ; e
fé bene pioco da poi ioKefo di nuovo di-
fmflati per cagìmi , che Federico ferente
imttadiva a'Miniftri del Papa di raccor
le rendite JEcclefialliche , volendo di più
clie s'eléggeife per Vefc<yvo lii Ravenna
^n tal Gnidone , zV che il Papa non vo»
len eonfentire, nulladimanco dopo var}
(cattati, :^uoQo un'altra volta pacificati «
Ma Adrifno poco da poi ^ menti^era
in Alagna, fini i giorni fuoi nel primo
del q(iefe di Settembre di queft'anoo 115^
(A), La di cui morte recò gravi inco-
modi , e fconvolgimenti in Roma per lo
fcifma^ che accadde neir elezione dehfuo
fiicceifore ; poiché avendo la nugi^ior par*
te de'Cardmali eietto Papa il Cardinal
Rolando Cancelliero di S. Chiefa , che4
nomò Aleflàndro UL di patria ^nefe ,
nel medefimo tempo coli' ajuto di Otto-
ne Conte di Piacenza , e di Guido Con» '
te Broccarenfe Amba£:iadori di Federico,
che alloir dimoravano in Roma , Gtovan*
ni Pifano CaiKiinal di S. Martino ,* e Gni*
do^ne da Crema Cardinal di S. Califto ,
-crearono Antipapa Ottaviano di S. Ceci*
lia , e gli pofér nome Vinore i V. e paf«
sÒN^anto innanzi la loro arroganza ,« che
affediarono Aletfandro col Collegio de*
Cardinali dentro la Torre dì S. Pietro 1
avendofi T Antipapa con mólta moneta,
«he lor diede , e col favor dell' Impera*
dorè acquietato molti partigiani in Ro«
ma: onde Ottone Frangipane, con altri
nobili Rpmani , fdegnati dell' indegnità di
tal fatto f cavarono fai vi di colà il Pa«
pa» ed i Cardinali, e condottigli iìior di
Roma in bogo fìcuiro, fecondo il folito
coftume nipronarono folennemente Alef*
fandro ; edOttaviano rimafe in Roma : ove
ritornato 410Ì nel fecondo atino del fua
Ponteficato Aleifandro , e vedendo not\
potervi jdimorarficuro |)erla potenza dell'
il Po4Uefice , che fu quefti obbÌi|ato man- Ancipa(ft , laiciato in fua vet^e Legato in
dargli due altri Cardinali per placarlo;
e bifognò, che fi ritrattaffe di quanto
avea fcritto , con dire , che^ egli non avea
per quelle parole intefo, che l'Imperio
quella Città Giulio Vefcovo Prcneftino,
ie ne andò a Terracina per navigare in
Francia •
CAP-
(a) F. Sigan. de Regn. Itai L u. am. I158. (b*) Gugl. Tir. de belh fétcr. iib.%%^
f^devic. de. vita Fri4. Imp*\ "*-•.,
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J)Et REOMO PI
C A P. IL
/ Burnii dei Regm dì Puglia cufpkam
fontro Ma JONE; AJatteo BdNci4/> T
uccide: e s^ ordifit. imeva cmgiura eonm
il Re Guglielmo per targlì il Regno^^
t darlo a RuGOiS^O, fuo figliuolo di m*
i^ gtmi •
INtanto il Re Gugli^lpw pv opporfi
a' difegai deiP Imperador Federico Tuo
inimico , fubito che ebbe udita l' elezion
d' Aletfaadro > mandò fuói Aflibafciadori
a dargli ufaibidieiiza > ricouoicerlo per ve-
ro^ e kgittiiiio Poacèfice} ed intenden-
do poì!^ che il Pa^ vtAtr^ andare a Ter-
racina per falere, in Francia t' fece trova-
re in quella Città quattro Galee ottinia-
mente armate; acciocché fi io^e fcrvito
di quelle a fuo piacere ^ nelle quali ap-
pena fu falito infieme co' Cardinali , che
turbatori il mare ibéferfe tcmpeftofa pro-
cella. Fn qoefta alleanza, ed ami<;izia di
Guglieliha con Aletfandro si poStterole
alRe, che lo liberò da un grave intri-
go » nel quale cercava porlo Majone, poi-
ché queftì meditando tempre^ come potef-
fe porte in etfàto i fuoi ambiziofi dife-
gni , tentò per mezza d* uomini malvagi
corrompere per via di molto denaro Alef-
fandrO) perchè ad elkapìo di Zaccaria 9
timoveife dal Re^np Guglielmo csomeRe
inutile, e malvagio 9, odiofo a^ Popoli, e
non atto a tanto pefo , e ne ave(te inve-
fiito lui^ non altramente che fu fatto di
Chìlderico in Francia ^ il quale fu depo-
rto di ^uel Regno , e4 Jn iua vece forro-
gato Pipino (if >. Ma il Pontefice Alef-
iandro fcoigendo* fa 4hpid2gi% di regnare ,
e la malvagità $Ii Majo^e , tfete A&; V ar-
dimento: e fpar£iifi la* fama di tale fcel-
leratezca , eh' avea ' teatato||£ coinniette-
re , e di volgata per la SicK , e per la
gli accelerò la cuiy ; poiché di%
cominciailei^ ) fieiaBieRte-fdegnMe di tal
lama» a. tumultuare m9lte Città tu Fu?
glia,X^)% La prima fu Melfi, alta qti^
le non -molto da poi' s'unirono le altre
Città 9 ferme di non volere più ubbidirt
né lettera ) né cos* alcuna ordinata da Ma*
toaCf e di non voler né «che ricev-èif
nelle Terre i Capitaci f che egli vi {fé*
diva. Fecero laraedifiraa rifoluzimieiBoIf
ti Conti, Or Baróni, a' quali/era foibettii
la potenza del Tiranna , premettendod 1^
un r>alj^ro di proccurare con li maggiori
lorc^slforzi di far morire V Ammiraglio t
e di non raochetarfi mai fin eh' eg^i non
fotfe o morto , o..«iandaro in bando . Uni-
rono a q4teft'e&tto groffoftuolo d'arou-
ti, fcorrendo per tutta la Puglia, eTet^
ra di Lavoro, per obbligare -tuctp le altre
Città a doveri! con eiTo loro unire ^.ro«
me feeero in e&tto • Capi di tal congin*
ra furono Gionata di Valvano Conte dì
Confà, Boe^ondo Come di Manopcilot
Filippo Conte di 'Sawro , Ruggieri da ^
Sanfeverino Conte di Tricarico, Riccar-
do dell'Aquila Conte di Foàdi» Ruggie-
ri Conte delia Cerra , e 'l Conte Gilber-
to cugino della Regina^ a cui avea no-
vellamente donatb il Re il Contado di
Gravina^ C^). Vi fu ancha Mario BorreU
lo uomo di maravigUofa eloquenza , il
qual vi traile la Città di Sj^lerno , over
egli albergava > e vi avea groifo numero
di partigiani ^ e viconcorfe ancora laCit«
tà di Napoli « Il Conte Andfìofa di Rupe
Canina, -ti qdU dimorava in Campagna
di Roma, coiroccafio^ di tali rumosi
entrò .con molti foldati in Campagna^ e
prefe Aquino^ Alìfe, e San Germano,
Città pofte alle falde di Monte Cafino>
e falito. il Monito cpmbattè alpiamente il
Monaftero; ma iie fii ributtata" da' fuot
difenfori (J).
Era fM^rvenuta intanto alla>- notizia del
Re la congiura, de' Baroni y e delle Città
del Regno di Puglia , il quale fé ne adi-
fi grandeniente y poiché amando tenera-
Puglia, gli accelerò la cmy ; t
cendofi pubblicamente ,^e V Ammifa^ . - ^ ,
glio , o avrebbe faao mÉrire il Re den- gioente Majone ^ éd"^ avendo gran confiden*
tro il proprio Palagio ^ oraftrebbè pollo ^^, in' lui , non poteva «ai perfuaderfi
in prigione ,. o ^i>n<ìnÉtola m qualche Ifo- tanta mglvaftità , .eh' egli — '-^ -iuUki
la, per torgU H Regno: f» cagbne, che monte torgU k vita,, el
. ( A ) Ugo Falcami. Ut amotàx Rjfge Si*
cìlÌ4e ^ Almìratus in ejus^ Iocq Juccederet ^
Baron. ad ami. 1160^ ( b ) Ùge Fal-^
Aa.
C499d. (e > Cafeeelatn
Falcfndé^
voleffe disleal-
Regno • Per U
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lìk
Z«
qua!
(d> t^
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ttS DELLM
qual cofii con particolari meifi
e
a^
_ ^ con
/ne lettere comandò efpreffaniente a' Ba-
roni, e Città tumultuanti, che fitoglict-
fero da tal proponimeQlOi imperoch' egli
tcnea T Ammiraglio per uomo a lui fe-
deliifimo , e che altro non procacciava
che il fuo frigio ; ma quelli mefli , e
quefte lettere non partorirono effetto al-
cuno, poiché credutale dettate dall' Am-
miraglio f fi dichiafarouo apertamente col
JRe, di non volere a verun patto foffri-
re, che Majonc aveffe di lor governo, o
più gli comandaffe • Né minore era l odio
de' Siciliani , i auali come più proffimi al
pericolo, nonolavano ancora didifcoprir-
£,^ ancorché aveffero molto a grado i ru-
mori de' Baroni di Puglia .
Or r Ammiraglio , vedendo contro ii
creder fuo, che le forre de' congiurati ri-
cevevana ogni giorno nuovo accrefcimenV
to , cominciò per tutti i lati a darvi ri-
medio : fece fcrivere dal Re alle Città
d' Amalfi , e di Sorrento , che ancor di-
moravano in fede : il fimile fece fare ài*
le Città di Taranto , Otranto , Brindifi ,
€ Barletta, ammonendole, che non fimo-
veffcro per tali rumori , né credeffero al-
le dicerie di ^ue' falfì Conti , né fi mi-
fchialfifro perciò fra la turba de' fuoi ru-
belli • Ma né anche cotai lettere furono
ricevute , riputandole fatte per mano 4i
traditori, e che fi fcriveva il» quelle-P in-
tendimento di Majoae , e non T titile ,
e 4 fervigio del Re • Scriffe ancora l' Am-
miraglio a Stefano fuo fratello <, eh' era al
{^refidio della Puglia , che fi opponeffe va-
orofaraente a' moti del Conte Roberto ,
e che proccuraffe con larghe promeffe ac-
quiftarfi partigiani. Inviò di piùrlVefco-
vo di Mazzara Ambafciadore a Melfi di
Puglia in nome del Re per racchetar quel
popolo ; ma il Vcfcovo fece tutto il con-
trario , perché V animò a mantenerfi nel
lor proponimento contro il Tiranno, nar-
rando di lui fcelleragini affai maggiori di
<iuelle ch^ efll Capevano . E cominciando
STORIACrVILE
turamente penfato , giudicò effer huotio
per tal bifogno Matteo Bonello . Era co-
ftui per nobiltà di fangue affai chiaro , e
Splendido -per molte ricchezze ; ma cij
cne più in lui s' iimmirava era la beltà
del volto , la ipobuflezza del corpo , e più
il valor de4 (no aiùmo « - Il perché non
folo in Sici^a , ma ancora in Calabria »
ove avea nòbili (limi parenudi , era affai
chiaro, e famofoj ed era per sì lodevoli
parti grandemente amato dall' Ammira-
glio, dal quale per ciò era ftato deftiaa-
to per marito d' una fua figliuola ancor
fanciulla (e) . Ma adombcavano queile
fue eccelfe doti , V effer d' animo incon-
flante , ed agevoliamo a cangiar peafie*
ro , audace f e temerario a promeiferfi di
fé qualunque co& 'y e benché foffe egli
cotanto amato dall' Ammiraglio , 1' odia-
var nondimeno acerbamente per cagion y
che per volere dargli per moglie fi» fi-
gliuola, gli aveva ftuvbate le nozze, che
intendeva di fare ( fdegnando V ignobili-
-tà di Ma;òne ) con Clemenzia Conceda
di Catanvro , figliuola baftarda , come
fi diffe i del Re Ruggiero , e rimafa ve-
dova di Ugoue di Molino Conte diMo-
life , la quale per effer di vago , e gea-
tile afpetto , era da Bonello focoiamente
amata, ed egli vicendevolmente rìamato^
da lei^ ; onde impedendo Ma;one il lor
concorde volere , mt era tanto maggior-
mente da entrambi odiato.
Ricevuti intanto il Bonello gli ordini
opportuni per la fua partita > eaccommia*
tatofi dal Re , valicato il Faro , fé n' an-
dò in Calabria , ed abboccatoi» colà in
un giorno flatuito co' Baroni dellaProvin-
cia , fi sforzò con molte r^idni ( fima»
landò altro di quel Ihe ^Vea nel penfiero )
di perfuader loro,^ ^he T Ammiraglio er^
innocente di tutto quel male, die fé gli
o|>pone via * ìi/ifr furto fra que' Baroni Rug-
giero di Ma^rtorano della, famigli» Sanfe*
uomo, faviflimo, e di grande fii-*
verino, uomo. lavammo, e
mar, gli rifpof<^ i^ nome di tutti con tan
in quefto la Calabria a tumultuare anch'ita forza ed energia, che non folo lo traf-
ella con r efempio della vicina Puglia ^ fé al fuo putito ^ nta di vantaggio ina-
!K)fe maggior terrore in Maione> laonde
giudicò inviar colà uomo di tanta ftima ,
che gli foffe ftato agevole con la fua au-
torìià fedar que' rumori , ed avendovi nto-
(a) Ugo Falcani.
nimandolo, ciie niOQ altro meglio di lui
poteva porre tutti in libertà con toglier
la vita al Tiranno ; colla certezza che
gli diedero , che tutti fi; iàrebbero ado*
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DEL REGKO DI NAPOLI LIB. XIL CAP. IL I89
^fAti, morto Majone , acciocché avede
per moglie la ContefTa di Catanzaro :
fi unì per tanto ftrettiffimaniente con lo-
ro , e promife fermamentt di dar morte
fra breve fpazio all'Ammiraglio.
Ma accidente più grave accelerò la* mi-
na dì Majone; poiché avendo eglidifpo-
fte tutte le coie, per mandar ad elettola
morte del Re, avvicinandofi pia il gior-
no di sì funefta tragedia , prima d' efe-
gUirla volle concertare con V Arcivefco-
vo Ugone del modo che avean da tene-
re , perchè il popolo non tumultuaffe
<]uando il cafo fi foife divolgato , ed in-
fieme del modo che atean da tenere per
reggere per F avvenire il Regno ( j ) ; fo-
J)ra di che inforfe fra di loro grave ^i-
fcordia, poiché T Ammiraglio prétendea>
che la Tutela de' piccioli figliuoli del Re ,
e la<uftodia de' Tefori , e di tutto il
palagio reahe a lui commetter fi doveffe :
all' incodtro 1' Arcivefcovo la pretendea
per féy perché dicea, che in taL maniera
il popolo non avrebbe tumultuato , fic-
come avrebbero fetto certamente y fé a-
veflcro veduto 1' Ammiraglio prender la
cura della cafa negale , di cui di leggieri
avrebber fofpettato , che i figliuoli dovef-
fero capitar male , già che da tutti fi te*
Beva per cofa ficura > eh' egli afpirava al
Regno : la qual cofa non fi poteva dubi-
tare de' Prelati , né d' altre perfon^e di
Chiefa , che a ciò non potevan afpirare ,
il perché era di dovere , che in lor po-
tere fi deife la cuftodia de' figliuoli!; e
oc tefori del morto Re ; ma contraddi-
cendo apertamente 1' Ammiraglio , come
a cofa y eh' era atfatto contraria al fuo in-
tendimento y con dire , eh' egli ciò non
meritava da lui , il quale per fua opera
era pervenuto a tanta grandezza y final-
mente dopo altre affai acerbe parole > fi
dipartirono fcovertamente nemici • Cagio-
ne che non pafsò guarii che 1' Ammira-
glio il pofe in difgrazia del Re , che ere*
dea tutto quel che Magone dìcea y al qua-
le avepdo perfuafo che fi faceffe pagar
dall' Arcivefcovo 700, oncie d' oro y il cui
gli era deE^tore, il Re, effendo oltreino-
do avaro, agevolmente acconfentì; ónde
r Arcivefcovo riconofcendo il tutto da*
mali ufficj di Majone cominciò feriamen»
(a) U^o Falc.
te ad odiarlo , e di ftretti amici *y che pri«
ma erano y divenuti veri nemici , cerca-
vano entrambe di far r un 1' altro mal
capitare . L' Ammiraglio propofe di av-
velenar r Arcivefcovo , e 1' Arcivefcovo
•fofpettando diciò fe nrguardava con gran
diligenza , e nel medefimo tempo confor-
tava la plebe, i foldati, e gli uomini il-
luftri a far movimento contro Majoqe ,
e dargli la morte . Intanto Matteo Bo-
nello ritornato in Palermo, ed aflicurato
l'Ammiraglio che erafi giàdiluiinfofpct-
tito , dandogli ad intendere che aVea com-
pofti felicemente i moti della Calabria ,
fe ne andò fccretamente a. ritrovar l' Ar-
civefcovo Ugone, il qual dimorava infer-
mo in letto, e gli die conto diciò, che
fi* era fatto infino allora, e 1' Arcivefco-
vo il configliò, che di prcfcnte aveffe po-
fto ad efecuzione il fatto , perciò che sì
importante negozio malagevolmente fi po-
tea più differire fenza gri^ pericolo di
fcoprirfi 'j onde il Bonello , già al tutto
rìfoluto , cercava con molta diligenza tem-
po opportuno per compfrlo -, e la fortuna
volendo accelerar la morte dell' Ammira-
glio , non guari pafsò , che gliene porfe
opportuna occafione .
Ayea p[ià Majone , per opra d' un fa-
migliar dell' Arcivefcovo da lui corrotto
con doni , e con larghe promeffe , fatto-
gli dare il veleno , dal quale era ftato^
cagionato il fuo male; ma perdi' era fla-
to leggiero dubitava , che per mezzo d*
opportuni rimedi ricovraffe fuafalute-, ed
impaziente eh' ei tardaflfe tanto a morire ,
ne fece preparare un' altro affai più po-
tente, e di prefla operazione ,'del quale
empiuto un vafello , recandolo feco an-
doffene a ritrovar 4^ Arcivefcovo , ed af-
fifofi vicino il letto, in cui giaceva , co-
minciò amorevolmente a domandargli del-
la fua falute ; indi foggiunfe , che fe f
creder voleffe al eoi^giio de'fuoi amici,
agevolmente eiuarirebM del (uo male eoa
torre una medicina ottima per la fua in-»
difpofiziooe , eh' egli in fua preftnza per
l'amor, che gli portava, a vea fatto com-
porre, e feco recata aveaj ma l' Arcive-
fcovo accortofi dcU' inganno , rifpofe ef-
fer tanto infiebolito dal male , ed il fuo
Aoma» così debilitato , che non iole ab-
bor-
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yfd » E L r I S T a
tfbrtlvZ: quaFùnquc bevane» > fiia il ciba-
ancora > che con gran difficoltà nipendea; ^
r foUeatandolo- sfacciatataefite t' Ammt'i^
jeaglio , non ottante tal ri^&i ^ a pren*
der il medicamento , per non dargli ad
intendere, che s'^ra avveduto dcj tradii*
snehtò, ri^pofe che fì ferbade quella me*
dicina per un altro giorno, che ravreb*-
{^e pre(a : iridi ragionando» intkme paro-
le di molta confidenza , ed amore > cer«
-eava 1' un 1' altro tradire , e condurre a
morte con Ceciata fimulazione, e Volle
la fortuna, che amendue otteneffero illor
volere; poiché Majòne per opera dell' Ar-
tìyefcovo fu la medefima ferauccifo, co*
me ora diremo \tX Arci vefcovo noa gua-
xt da poi morì per lo veleno datogli pri-
ma per opra dell' Ammiraglio , benché
foffe in ciòUg^ne piùr felice, perchè vi-
de morire il fuo nemico prinu di lui •
Avea r Arcivefcovo , mentre teneva in
parole TAmn^raglio, inviato per mezzor
dei Vefcovo di Meflina , che gli fedeva
a lato preiTo al letto , a dire a Matteo
Bonello, che quella fera eca il lenipoop-
portutto , nel quale poteva porre felice-
mente in effetto il roo difegno ; per la
qual cofa il Bonello y già risoluto al mi$-
£itto, raunò prettamente alquanti uomini
amiati, e quelli rincorati a tale a&rein
varj luoghi difpofe , acciocché non aveflìe
potuto da parte alcuna (campar Majone >
ed egli con buon numero di quelli fi po-
h fu la porta di Santa Agata , .di dove
più ragionevolmente dovea patfare per ri-
tornar nel Palazzo Reale : ed avendo fi-
gnificato air Arcivefcovo etfer tutto aìK
ordine > elfeudo già foprawenuta k not-
te ofcura , attendeva il ricomo dell' Am-
miraglio , il quale alla fine toglietulo coa^
Hiiato dair Arcivefcovo , di colà fi partN
Ma in quefto paffando pe» lo luogo , ove
avea tefe l' infidie il Bonello , alcuni del
filo feguito s'avvide^p della fua intenzio"
ne^^ ed incontanènte gironoa ritrovar Ma*
jone , ed incontrandola per lo cammino i^
che verfo là veniva , gli narrarono- tal
fitto i onde egli fmarrìto delpioffimo pe-
riglio comandò , che fi dicefle al Bonel-
lo , che veni(fe a lui, il quale conofcetv-
éo effcr giàfcovcrto, e QonetGorpiJktem^
pò da fingere , cavata fuori la fpiìda » va-
( a ) jinn. 1 i<5o. _CamiL Feìt. in Caftigat.
R I A c r V I t E
loèoftmeùte r aXalt dicendo ; TtaMtwéyfm^
qui per uecidertì » e per metter pHe colla tue
fmrté alle tua mahagità , e tor via dal
MandQ r adultero del jKe \ ed avendo fjria-
to r Ammiraglio il primo colpo che gU
> trafR Bonello , cadde a terra moribonda
trafitto dal fecondo ^ e di prefente finì i
fuoi giorni (tf) , ponendofi vergognofa-
mente ih fuga , fènza dargli ajuto veru*
no , la folta turba ,de' fuoi partigiani , che'
lo feguiva • Ecco dove andarono a termi^
nare gli ambiziofi defideri di Mafone da
Bari G. Ammiraglio di Sicilia ,.il quale
nato di viliffima fchiattà* , fu dalla for*
tuna /L grande altezza foU^arp , e fé ne
fia lecito alfe grandi le piccole cofe pa-
ragonare , fu egli aliai fimigliante a St^
iano. L'uno^ e l'altro umilmeate nato^
per^ mezzo del favor de' padroni in grande
fiato lungamente viffe : amendue «olmi
di grandiffime malvagità afflitfero ilReal
legnaggio, ed i nobili uomini de* Reami
de' loro Si^ori> amendue elfead^ adulte*
ri della Cafa Reale procacciaiono con il
confentimento delle mogli jle' Padroni f
il priooko di far morire , come in e^tto
avvenne , il figliuolo del fuo Imperadore f
e l'altro ( benché noi poteife recare a fi-
ne ) il proprio Re y ^amendue tentarono
d'i:durparfi la Signoria. che goremavano^
ed amendne alla &e morirono di malva-
gia morte ; diVerfi si bene furono nel
moda del morire ; imperocché Sejano , ef-
fendofi Tiberio per la fua fàgacità avve-:
dutin^el tradimento, fu fatto morire per
man di Boja , e Majone per la fhipidirà
di Guglielmo, che di nolla curava ^ mo-^
ri uccifo da' congiurati > che le fuefcelle^
raggini foftir pia non potevano •
intanto il Bonello ', non fapendo quel
che s' avrebbe fatto il Re , né teneadofi
perciò ficuro in Palermo , fi ricovrò a
Cacabo fuo Gattello , e colà con tutti i
fuoi fi fortificò ; ed il Popolo Palermita-
no intefa la morte dell' Amniiraglio, (co-
prendo apertamente il gravifitmo odio y
che gli portava,, cominciò a ttraziare vii*
mente il iuo cadavero , rtnovancbgli al-
tri le ferite 9 ed altri facendogli mille
ignomiiiiofi fchemi ^ Il Re Guglielmo >
eìfendo già molte ore della notte paifate p
fi maravigliava diell' iaufitato tumulto^ p
die
ad Amìk^ CJ^hu
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©Et REOMO DI NAfOtt LIMCIL CAP. H. ^9t
«he d«I Ìti9 Palagio nellt Città s'udivi ,
ma e^endo^i da Odone Maeftro delU
ftalla reale ^ che perciò a luì veniva , aar*^
rato il tutto, fi (àegfxt gravemeate dita*
le a\rvenimeato > dicendo, che fé r Am*
«miraglio avea contro lui fallato, toccava
a lui , e non ad altri di darji^li eaftigo ;
€ la Regina più gravemente dbl Re fde*
gnata per T amore , cKe-port^a all'adula
4ero , fi accefe di^ graviffima ira contro il
Bonello , e gli akri congiurati • Ma il
Re tismendo non fuccedefle noiaggior ri*-
voltura per tal cagione nel Popolò Paler*
mitano , e che non malmenaifero i pa-
renti del morto , e mandaffero a ruba le
lor eafe , e quelle del medeiinto Ammi-
raglio, fece tutta la notte da groflb ftuo-
io d'armati circmr la Città, e guardarla
^x>n molta diligenza • Venuto poi il nuo-
vo giorno il Re diede la eara d'efercitar
rUffido d'Ammiraglio, fin ch'cgliavef-
4è altro dKpofto, ad Errico Ariftippo Ar-
cidiacono di Catania filo famigliare ( ^ > ^
nomo di piacevole, e raanfueto ingegno,
€d alfai dotto nelle latine , e nelle gre-
che fcritture , col cui con^Iio-cominciò
^ guidar gli afiari del Regnov; ed aven<*
dos>li 11 nuovo- Ammiraglio , ed il Conte
Silveftvo palefiita la congiura , che avea
latto condro di luiMajone, cercarono con
varie perfuafiont raddolcire il Tuo anim^.-
fieramente (Secato contro il JSonétlo ,
benché giammai poterono indurlo a per-
donargli , fin che fra i tefoti del morto
non for trovati lo fcettro , il diastèma , e
r altre infegne Reali ; le quali facendo
manifefta fede della fua fcelleraggine , fur
cagione, ch'ei racchetale il fuo fdeguo ,
e faccffe tautofto porre in prigione i due
Stefani, T un fratello, e T altro fii^liuolo
di Maione , e Matteo Notaio fuo ftrettif-
fimo amito , facendo parimente condurre
nel Reale Oftello tutti i tefori del mor-
to • che ritrovar fi poterono , e facendo
collare A ndrea^unuco, e molti altri fa-
migliari deir Ammiraglio per rinvenire
ove erano afcofi gli altri , e (paventare
infiememente con gravi minacce il figiiuo*
lo Stefano , (e non palefava anch' egli <)uel
che ne fapea ; per detto del quale fu ri-
trovata groflfa fomma di n»>neta in balia
( a ) £/f FaJc. (b) Ugo Fate. ut eadem
in KaL Januàrii flrinarum nomine | jux^a
òA Vefcovo di Tropea , ebe richieftow
dal Re preftamente glie la recò • Dopo
laqual cofa ÌMÌÒ Guglielmo fuoi mdHI
H Cacabo a dire al Bonello , che per le
malvagità che dell' Ammiraglio novella*
mente avea udite ., g^ era fiata a grad»
la morte a lui data , e che perciò ne ver
niÀe ficuramente a lui • Ricevuta Bonel-
lo tale imbafciata , confidato anccMa neLT
amor de' Baroni , * e del popolo , e nel
prefidio di molti fuoi ibldati , che kcm
condofTe, tautofto venne in Palermo, do*
ve entrando fé gli fece all' incontro innu«'
merabil torba così d' uomini , come di
donne , che con gran fefta V accolfero «
ed infino al Palazzo naie T accompagM-*
rono, ove fu lietamente accolto dal. Re ^
che il ricevette in fua grazia • E da lui
partendófi , fu da' maggiori perfonaggi del*
la Corte con la medefima frequenza ' di
Popolo infino a fua cafa onorevolmente
condotto , e non folo in Palermo , ma
per tutta la Sicilia , e per gli altri Stati
ancora del Re G'i^lielmo , fi refe cosi .
chiaro , e iWofo il Bonello, che acqui-
ftonne l'amore, e'I buon volere di tutti.
Ma vedi 1' incoftanza delle cofe moti^
dane : queft' iftefla grande fua felicità ,•
preftamente fi converti in fua grave rui«
psti poiché gli Eunuchi del Palazzo rea*
le , eh' erano /|ati compagni di Majone
nel congiturar contro il Re, infieme eoa
la Regina , difpiacendogli grandemente?
tanta grandezza di, Bonello , e temendo
non alla fine contro a loro fi convcrtif-
fe, cominciarono in varie maniere a p6r«
lo in odio al Re , con fargli fofpetta la
.potenza di lui \ dicendogli che aperta*
mente afph-ava afarfi Signor di Sicilia 9
e che perciò 1' a«or de' Popoli , e de' Ba-
roni s' acquiftava jt oè ad altro fine ctfer
ftato da lui uccifo innocentemente l'Ani*
miraslio, che per torre di mttzo colui ^
che fempre vigilava per la ficurezz:» , a
grandezza del R¥ , efTendo ftate manìfer
fte falfità tutte le cofe, che fé gli erano
appofte i e che il diadema , e 1' altre re»
gieinfesne, che s'erano ritrovate fra' fuoi
tefori, l'avea fatte fare il morto, perdo-
narle a lui nel principio del proflimome*
fé di Gennaio per ofiferu {b). Era il Rt
fra
€9nfu$tHÌin€m ^ trMtmitteret •
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,^/
191 P E L r I S T O
fra gli agi del real Palazzo » ed il lunga
ozio venuto iu tale infiagardaggtne ^ e
fiupidezza > che toltone la cura^ alla qua-
le era dalla fua avarizia ftimulato di cu-
mular tefori , imponendo perciò curavezze
intollerabili a' fum vaflalli ^ onde ripor-
tonne il titolo di malo , era alTai diverfo
da quel di prima divenuto; e già comin-
ciava a fentir dello fcemo » onde di poca
lavatura avea meftiere pecche fofTero cre-
dute da lui tutte quelle cofe che s' impu-
tavano a Bonello y onde cominciò ad o-
diario , ed a credere y che non per altro
àveife tolto di vita Majone » che per po-
tere anche poi uccidere più liberamente
li|i . ,£ benché e' fotfe facile ad incrude-
lire /pure fopraftette in procedere contro
Bonello , temendo delT amor « che gli por-
tava il Popolo di Palermo , il oual vede-
va ancor tumultuante , e non bene rac-
chetato. Incominciò sì bene a richiedere
al Bonello grofla fomma di denaro , del
quale era per addietro debitore alla Real
Corona ^ ma come gpenero di Majone »
non rapendolo il Re, non s'*era rifcofTo.
Il perchè il Bonello vedendoli chiedere
improvife un debito vecchio , e già di-
menticato, e di rado chiamare in Corte,
e non effer colà ricevuto con le primie-
re accoglienze, cominciò a maravigliarti,
ed a gir ripenfando onde si fatta muta-
zione cagioiur fi potefTe , accrefcendogli
il fofpetto 9 e '1 timore il veder molto fa-
vorito dal Re Àdinolfo Cameriero già
cariifimo a Magone , e tanto coftui , quan-
to gli altri fuoi nemici moftrargli con
molta audacia apertamente V odio , che
gli portavano * Ed emendo in que' giorni
morto TAreivefcovo Ugone per lo vele-
no datogli per opra dell'Ammiraglio, ri-
mafto privo del fuo configlio , e del fuo
aiuto, era più fcovertamente perfeguitato
dap;li emuli fuoi; le quali cofe giudicava
ttkx fegoo aflai chiaro, che T animo del
Re era cangiato verfo ài lui, e che perr
ciò i fuoi nemici avean prefa audacia d*
infidiargli anche la vita. P^r la qual co*
fa fi rifolvè di fignificare il tutto aMat*
teo Santa Lucia fuo confobrino , ed a
molti altri Baroni Siciliani , i ^uali chia*
mati per fue lettere eran venuti a Paler-
(a) Ugo Fale. Maj^rmn e/uf filium Ro*
gerium Ductm ApulU , mvtmùm fert pu9»
RIA CIVILE
mo , dando loro* a vedere , die iii vtce
d' efler largamente premiato , per aver
con la morte data air Ammicaglto falva«
ta la vita al Re , veniva ora da collui ,
per aggradire alla Regina fua moglie , ed
agli Eunuchi del Palazzo ^^coftrem) a pa*
gare i debiti vecchi , e in molte altre
guife gravemente perfeguitato , e condot-
tola periglio di dover perderne la vita j
onde gli pregava, che non Taveffero ab^
bandonato in ^1 gravi tra vaali , perchè fé
foffero ftati uniti ftrettamente infieme ,
non gli farebbe mancato il modo da far
generofamente difefa cóntro chiunque^^li
avetfe voluto o£R;ndere • Quefte parole di
Bonello cagionarono negli animi di qu^
Baroni effetti molto più vantaròiafi di
quel che s' avrebbe egli mai potuta pro-
mettere, perchè trovandogli molto difpo-
fti a' fuoi defideri, dopo vari difcorfi*alla
fine conchiufero di tor via il capo di
tanti mali e congiurarono contro il Re,
coxL intendimento <i' ucciderlo , o di porlo
in prigione, e crear Re il fuo figliuolo,
nomato Ruggieri , fanciullo ora di nove
anni , il ^uale per la memoria dell' avo«
lo , e per la virtù , che in quella tenera
età dimoftrava , ftinMvano dover riufcire
4>ttimo Principe ( j ) ; ma perchè non giu«
dicavano convenevole porfi efiK foli a cosi
gran fatto, traifero parimente nella con-
giura Simone -figlino] baftardo del Re Rug«
gieri , che odiava fieramente il fratello
per avergli coftui tolto il Principato di
Tarante lafciatogli dal padre , e datogli
in vece il Contado di Poi icaftro • Vi traf-
fero ancora Tancredi figliuolo di Ruggie^
ro Duca di Puglia , uomo benché alquan-
to cagionevole della perfona , dotato non-
dimeno di grande avvedimento , e di fom-
mo valore , il quale era d' ordine di Gu**
glielmo tenuto a guifa di prigioniero dea-
tro il Palazzo reale ;^ e Ruggieri dell'A-
quila Conte d'Avellino parente anch' egli
del Re per cagione dell* avola Adelafia \
ed era il loro intendimento di crear Re
il fanciullo Ruggieri, acciocché fi vedef-»
le da' Popoli di Sicilia , «he non volean
torre il Regno alla fchiatta di GuglieU
mo , ma torlo a lui , che con tirannide
il reggea. Infatti avendo corrotto Gavaf*
««(to
rum Rtgtm onuttnt •
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DEL IIEOIO PI NAPOLI IIB. XIL <?AP.
9 éhe avea in foo potere le chiavi ppfti m libertà i pr|^iofii
delle prigioni , e che ftrvcftte ^a Mal^
rio era lafdató in fuo loogo alla guardia
liei Callello , >rimafero feco d' accordo »
che ift uno ftatuito giorno i^nétfe in li*
Wd tutti i prigioni y xh' dfi volevano
che fofler nella conginrii 9^ e pro^edvcìgli*
d* arme 9 aveffe lor fignificato , conìin
^Bgno fra di lorowdinato , elTere il fatto
in cMrdine • Dopo la ^nal colà Matteo Bo-
nello ne andò a Mìftrettó Tuo Gattello
maa guari da T|3enno lontano , per ri»
|K>rvi vittovaglie , e munirlo di foldati
enfiente con dconi altri Tuoi loo^iy ac-
ciocché ave^ potuto ficovrarfi m quel-
lo in- ógni finiibo avvenimento, dicendo
Vfnoi compagni 9 che fino al fuo ritorno
ócn avrlTer finto nulla , ed aveilèvp ii(«h
greto €(m prudensa cuftodito , e fe cofa
adcuna jmponante fofle improvifametite
avvenuta ^ l' aveffero con lor lettere dùa»
mato , cire «rebbe di prelenM 'ritornato
alla Ciba con gi^o ftuolo «d'^arrmati «' Or
dimorando nelle fue Terre il Bonelloav-
venne che un de* congiurati palesò il ne«
«Olio ad^ un tibldato tuo amico fceicando
di trarlo nellaconginra , e '1 feldato aven*
do con motta diligenza vacenho il tutto
gli refe grazie , is prefe tempo ^ daj^i
ffifpofta di qnel y che av#ft ràUuto difa*
jne infino al tisguente ^orno. ; nidi fé ne
andò a ritrovar un altro foo amico^ che
«ra ano de' congiurati , *al quale coiiindi*
gpaaiooe comunicò tal fatto, con TÌfelu-
ninne di doverlo rivelare al ÌLe per ì^*
pedire tanta fcelleraggine , che avrebbe
portata grand' infamia «- Siciliani , dove
m si fatta guifa faceflèro mal menare il
lor Signore • Quefti diflimulandp il fiot-
to, e moftrando anch' egli fdegiìarfi di tal
cofa , tofto andò a ritrovar il Conte Si--
BU>ne, e gli altri capi del trattato, egli
riferi tutto ^uel che per. poca accortezza
de' compagni era avvenuto , con dirgli ,
che deliberato avefEnro Quella notte di
iquella che a fare aveano^ perche lamat*
tina fenza fallo Guglielmo a^ebbe avuto
contezza di tutto. Il perchè fmarriti del
viciit perìcolo , conchiufero di porre pre-
fiantente ad efecuzione il negozio , non
etfeodovi tempo di far venire il Bonello .
AvvifiN» duiKfue il cuAode delle carceri ,
che nel (ep;uente giorno ,.già cher* non fi
potea attendere il preMo' tcmno , aveffe
Tom IL ^
, ebber da tal
cifpofta «fiere air otdme per efeguire il
'tutto bella terza Ora del di , mentre fl
Re fuori delle fue ftanze iniin luogo patw
Yicolare, ove Tolea, ^aré ^audienia, faréb*
be fiaU) trattando con T Ammiraglio At^
cidiacono di Catania degli alfori del Re^
gno , ed ivi fenza tumulto., ed impedi- ^
«lento atcuno fi potea ^ uccidere ^ b hf
prigione , come meglio avéifer voluto $
laonde con la certezza di tal '£itto detto»
f li coel fedelmente daf Gavarsetto , ^«
{rancarono i congiurati gU animi gii 'ék
rte fmarriti, si per TalTenza dì BoneK
, e degli altri ^ che n' erano feco giti
a Miftretto , come aq^prà , perchè bifcK
gnava far frettolofainehte ^uel che eoa
maturo configlip , e con t)ppmtttno/tem'-
po avean concniufo di fere . ^
Or venuto il nuovo d) , il Gava/rttfO
neir ^ deftinata efeguì con molta ac«
cortezza 'la bilogna a lui commeiTa , ca^^
vando di prigione Gugliemo ^Conte di
Principsano con .tutti gli altri uoftiiiii no-
bili , che colà cranìD, i quali -avea prima
proveduti d' armi > e gli condliflè nel luo*
go gve intvoiiotti arca dffuora i lor com-
pagni , li quali poftifi appreiTò* ai Conte
Simone , eh' era lor guida > che per eiferin
allevato colà tlentro lapea tutte le vie <!eir
Oftello , giunfero ove il He Gugliemo ib^i ,
Va cagionando con Errico A riftippo. Msl
il Re veggtòdó venire il Conte Simona
filo fratello , e Tancredi fuo nipote , ft
idegnò y che fenza Tua licenza gli veuiA
fero innanzi , maravij^liandofi come le
guardie gli av^er lafciati entirate ; pure
come ^ avvide eh' eran Teguiti 'da grotfa
fchiera d'armati , immagin^ndofi quel che
veniadiq per fare , fga^ntato -dal timor
della mqfte fi^ Volle poR'e in fuga , ma
fovraìggiunto preftam^te da molti di ef*
fi, rimafe ptefo, e mentre gli era da lo^
ro con aterbe parole rimproverata la fut
tirannide ,' vedendo venìrfi fopra con le
foade sfoderate Guglielmo Conte di Le^
nna y e Roberto Bovenfe uomini feroci ,
e 'crudeli ,- pregò <!oloro , che lo teneva-
no, che non^ l' aveffer fatto uccidere , eh*
egli «avrebbe ìucoutanente lafeiato il Re-
gno 'y tenendo per ficuro , che i, congiu-
rati -gii vóletfer torre la vita } la -qual
eofe gli' farebbe agevolmente avvenuta >
fr Riccardo Mandta ponendofi in mezze
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t94 » E L r 1 1 T O
non gli artìffe ra&cnati , ximaneado per
fua opera in vita il Re, il quale fu po-
flo.'ftcettanjente m prigione j ed avendo
^tta anche in una Camera guardare one-
Aaniente'la Reina, ed i fi^iuoli, fi pò-
fero a ricercare i luoghi più ripofti del
Palagio ponendo il tutto a ruba , e pre-
ian<i^ le più pregiate gemme ^ e le più
preziofe luppellettili che v' erano ^ non
fìfpanniaodo né anche T onore delle va-
l^e damigelle della Regina (a) .'Ucci*
kro parimente tutti gli Eunuchi , che lo-
fo aHe mani capitarono , ed ulciti pofcia
nella Città faccheggiarono molte ricche
merci de'^Saraceni , che teneano nelle lor
botteghe , o nella /eal Dogana • Dopo i
quali avvenimenti il Conte Simone , ed
i fuoi feguaci prefero Ruggiero Dnca di
Puglia primogenito di Guglielmo , e ca*
Vandolo fuori del Palagio il ferono ca.-
valcar per Falerno ^ra un bianco de-
Àriere^ e moftrandolò al popolo , il gri-
alarono con allegre voci Re, effendo lie-
tamente ricevuto . da tutti per la nemo-
ria deir avolo Ruggiero , e fovraftettero
M coronarlo folennemente , fin che giun-
gei£e il Bonellcl^ che a momenti s' appet-
tava . (hialtieri Arcidiacono di Ceifalù
Maeftro del fanciullo , biafimando in que-
ifto mentre le crudeltà , e V altre malva-
gità (li Cuglielmo pubblicamente > e con-
vocando le brigate dicea loro , che giù-
^atfero d' ubbidire al Principe Simone , che
cosi efTo il chiamava , il quale avrebbe
retto , e governato il Regno infino che
il fanciullo Re foife giunto all' età ido-
nea; per opera del qua! Gualtieri fecero
molti tal giuramento , ed altri negarono
coftantemente di farlo y benché niuno a-
veffe ardimentojT opporfi a' congiurati i
perciocché de' wlfcovi , eh' erano allora
Aella Città, ed av^àn- molta autorità nel
governo del Reanie, alcuni lodavano tai
cofe apertamente 9 ed altri l'approvavano
col tacere y iUndo cheta la plebe per in-
tendere , che il tatto era avvenuto per
opra del Bonello • Ma tardando eflb a
venire 9 fi partirono di Palermo Gugliel-
mo Conte di Principato, e Tancredi Con*
te di Lecce 9 é ne girono a Miftrettopejr
Cz^U^Féflcand. (b) UgoFalcaifd^h^
dìgntm effe , faùfque miferakile , Regem 4
^Mcis, tradpniàus turfhn faptum > m fojh
R I A CI V IL E
condurlo nella Città con fuoi foldati ar»
mali , temendo non^ alla, fine , c<Hne ap-
Jiunto avvenne , cominciale il popolo Pa«
ermitano a favoreggiare il Re ^ e lo
riponeife in libertà «
Efiendo intanto pacati tre giorni ia
cotai pratiche, e che il Re dimorava in
prigione , non comparendo altrimenti il
Bonello , cominciarono Romualdo Arcx-
vefcovo di Salerno , Roiiertp Arcivefco-
vo di Mefilna , Riccardo Eletto di Sin-
cuia ., e Giuftitto Velcovo di Mazzara a
perfnadere a' Palermitani , che faceffero
Sprigionar il Re , dicendo eh' era laida ,
e fconvenevol cofa a {b£frire , che il loi
Signore fofTe cosi opprobriofamente tenu-
to in prigione , e che i tefori acquiftad
con molta fatica per la diligenza cT otti-
mo Re , e bifognevoli per la di&fa^ del
Reame fofTero in sì fatta guifa rubati, •
ridotti a nulla (^1 • Quefte parole det*
te, ed afcoltate priihief amente fra pochi,
fi fparfero pofcia tantofto fra tutto il vol-
go i onde come foffero ftati a ciò chia*
mati da Divino Oracolo, o fé feguitadÌB>
ro un fottiffimo Capitano , armatifi tot-
ti , atfcdiarono il Palagio , richiedendo
con fiere voci a coloro eh' eran colà ea*
tro , 7:he aveffero prettamente liberai» il
Re • I congiurati attmiti, e fmar riti per
sì fubita mutazione , cominciarono da pri-
ma valorofamente a difenderfi, ma cono*
fcendo tutto efler vano, non etfendo ba-
ftevole il lor numero a difenderfi contro
moltitudine sì adirata > coftrecti da dura
neceflità ne girono al Re, e trattolo di
prigione patteggiarono con lui , che gli
aveffe lafciati gir vi^ liberi , ed indi il
conduifero ad Mn verone a vifta di tutti •
Ma veduto i Palermitani in taleftatoil
loro Re , vennero in maggior rabbia $
volendo in tutti i modi gittar le porte a
terra , ed entrar a prender vendetta de'
congiurati , i quali vi farebbero fenza fal«
lo mal capitati f fé Guglielmo facendo lor
cenno con mano , non gli avede racche-
tati, dicendogli, aver baftevolmente fatto
conofcere TU lor fedeltà , con averlo fatto
porre in libertà , e che riponetfevo 1' ar«
mi y e ne lafciaiTero gir via liberi oAo^
ro,
cere detìmri f mfme Fppulmm id Mere fé*
ri dim$$Hs •
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BEL REGNO 1>I MÀOP'Otr EIB. XIL CAP. IL rg^
tO) cfce Tavcan prefo, avendo così loro del fuo Piazzo , ove egli* difcefo f refe
promefTo; alle cui parole ubbidendo , tut-
ti atMlarono vìa, lafciando libera l'ufcita
del Caftello y ed i congiurati ufcendo dì
là, tantofto ù partirono da Palenna» e
ntiiaronfi a Cacabo.
C A P. -IH.
Il Re GuGi.tBi.MO pofle in libertà rìpr- ^
glia il gtyuemo ^el Regno: morte dì Rug^
giero fuo primogènito ; e nuovi tumulti in
Palermo y ed in Puglia-;* che finalmente fi
quietano per la morte del Bonelh ^ e des
gli altri congiurati^ r
Apportò quefto avvenimento in breve
tempo afprifiime calamità alla Sici-
lia V» perciocché non folo molti nobiliffi-
tni Baroni per tal cagione mal capitaro*
no 9 e ne andarono a male buona parte
de* tefori reali , ma ne morì parimente il
Duca Ruggieri , che fin d' allora dava
chiari fegni d* aver a riufcir ottimo Prin-
cipe , il quale mentre nel tumulto fatto
dal popolo con poco avvedimento fpor-
f»eado il capo in fuori d'una fmeftra guar-
dava coloro , che atfediavano il ¥i^tzo ,
fu ferito d'una^faetta tirata , (ìcénBtélftt
allora coffante fama , da Dario portìero
del Re ; la ferita per^ non farebbe ilata
baftevole a farlo morire, fé il padre Gu-
glielmo veggendofelo gir lieto dmanzi dok
pò effer fiato pofto in libertà, fde^nato,
che r aveifer antepofto a lui , non badan-
do 9 che il figliuolo non vi aveva colpa
alcuna, non Taveffefconciamente nel- pet-
to d*un fiero calcio percoffo ; onde rac*-
contando Ruggiero quel che gli era col
Re avvenuto alla Regina fua madre ^ non
guari .da poi ufcì di vita.
Ravveduto Guglielmo della vergogna
del misfatto ^ e degli altri mali , che pa-
titi avea, dimehticatòfi d'eifer Principe ,
e depofta la vette reale vilmente piangen*
do traeva dolorofi guai , ed uicito quafi
di ie fteifo non fanqeva, che iòìttù ama-»
ramente , e con le porte aperte a ^iun^
primieramente lor grazia della fedeltà dt-
mottrata r indi gii efortò a durar rielU
medefima fede, e riputando effergli tutto
ciò accaduto da giufto cattigo , che gli
dava meritamente Iddio, farebbe da indi
innanzi altrimenti vivuto j né pMOtendo ,
impedito dal dolore, e dalle lagrime , dir
più oltre ; Riccardo Eletto di Siracufa i
uomo di fomma dottrina , e di mara^i'-
gliofa eloquenza, manifeAò a queUe turs*
bé più apertamente quanto il Re ave;^
detto , e ^er teftimonìanzft del fiio buon
volere concedette allora a* Palermitani
molti privilegi, e franchigie; la qnal co*
fa tanto più fu lor gratiflima , quanto che
ottenuta in tempo ,'che men le'l penfa*-
vano •
Avea intanto il Boftelto intefa la no-
vella della liberazion del Re, e fé bene
fimulando il contrario mofìraife al mede-
fimo il fao difpiacere, e che egli non vi
avea tenuto parte , ed il Re parimente-
accomodandofi al tempo , lo diffimulaffe ;
pure r unione fcoverta a Cacabo di mot-
ti Baroni infieme con lui, non potè piil
diffimularfi , poiché il Conte Simone i
Tancredi Conte di Lecce , Guglielmo Con-
te di Lefina , AlelTandro Come di Con-
verfano, Ruggieri Sciavo, e tutti gli al-
tri che ave^n pofto il Re in prigione, fi"*
erano uniti a Cacabo con BonelFo , ed
avean con loro «roffo numero di gente'
armata: il perchè Guglielmo inviò meflì'
al Bonello a- dimandare che volea dino-^
tar queir unione , e que' foldati , e fé egli
non s'era mischiato co' confiali de' Con-
giurati , conte poi gli arca albergati nef
fuaCafiello: alla qual ambaijciataeeli ri-
fpofe , che farebbe fiata graii^ crudeltà la
fua a (cacciar tanti grandi del Repno %
eh' erano ricorfi da lui per non efporff
alla fua indicazione , e che non poteva
lafciare di dirali , che fé brn efaminaflc'
fatti fuoi fi farebbe maravisfiato , come-
poteffero tanti uomini illuftri foffrire if
giogo di tante leg»i gravofe , che avea im-
, _ - - ^ -^- - - pofte-, per opprimere la loro libertà' : e;
que entrar voleffe, raccontava lafiiafcia* fra l'altre, come poteflfero foftirevederfl^
f»ura ; onde traeva lagrime eziandio^da^ le It^on fij^liuole in tutto il tempo- deU)a'
lor vita rimanere nelle loro cafe conper^
petua virginità* , non dando loro il per-
mefTo di poterle maritare , fc noti quan-.
do fetfero^ fenza fpecanza di prole , at^
Bb 2 ^ioc-
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fuoi^oemici medefimi . Ma alla fine av
yrettho da' fiunigliari , e< da molti Prela-
ti , ch'Iran venuti a €onfol;lrio^fece un
giorna coavocav^ il Popolo^ nella Cort»
^A 01 Lf ISTORIA e I VltE ^
dbcch^ i Feudi rìcadctfero a toi: laonde nali ddU Skiiia ebbcfe
& voleva eh' egli iniicme con li congiu-
lati* viveffero (eco in pace , che toglieffc
via le tante leggi > che nuovamente avea
fatte per opprimere la loro libertà, e re-
fdt^iSk le' lodevoli coftumanze , vche fìi*
rouo nel Regno introdotte dagli avoli
fine > pwàtk
Ruggiero Sciavo fif(liuolo del CoQte Si**
mone, e Tancredi Conte di Lecce, con
molti altri lor partigiani, i ^joali oMa^
veano' voluto conconlarfi col Re , comia*
ciarono ad occupare molte Terr» > ed a
far danni graviffimi ne* vicini Territori
di SiracuTa, e*|pCaCanift. La novella del
qual fatto capitata a Palermo, empiè tan*
vajfTe , perchè altrimenti- effi* avrebbero ^ tofto di nuovo terror la Corte, olld€pe^
procacciato di fargliele otfervare per for^ ' fiiafo il Re , che non fenaa iateadiraea*
za d' armi (4). Difpiacque al Re sì aK to del Bonello tutti qUefti travagli acca*
dita rifpofta. , -facendo- loro irfcdntanentt devaho , lo ftte porre in prigione ; ed
%aificate, eh' e^li prima £1 farebbe cour- ancorché da. prima il Popolo Palermitano
tentato/ peraere il Reame , e la vita ap- per tal prigionia tumultuai S ^ ceicaiTe
pre^ , che per tema di loto avetfe a far di liberarlo j nulladimanco tantofio , co*
fuoL Ruggiero Conte di Sicilia ,. e dal h)-
mofp Roberto Guifcardo , e quelle ofTer-
cos' alcuna, di quel , che chiedevatto ; ma
fé depofte le armi , e rimeflliL al fuq az^
hitrio ,, dimandaflero cofe ragionevoli , e-
gli agevolmente glie le avrebbe accorda-
te . Al che non volìendo efii in modo al*
cuno c^fentire ,, s' avviarono arcati ver«
fo Palermo ,, ponendo que' Cittadini in
grandiffimo terrore pet la tema , eh' avea-
DP non impediifero il venite delle vetto-
vaglie nella Città . AH' incontro il Re
cagunati molti foldati , delufe ogni lóro
sforzo;. pure volendo ad' ogni moda rac-
chetar tal rivòlturà , inviò, di nuovo al
Bonella Roberto, da S^ Giovanni Canoni-
co 4j Palermo , uomo di chiaro nóme ,
e d' lOcorrotta fede , il quale colla fna ef-
ficacia j^ e deftrezza , poie il tutto in con-
cordia , perdonando il Re a coloro , e
dando loro galee aniute , con le quali
poteflèro liberamente ufcir fuori del Re-
gno , onde alcuni d' effi , ed il Conte Si^
mone ne girono^in Grecia , ed altri oktè
mare in Gerufalemme • Ricevè in fua gra-
fia BoneMoV perdonò altresì a Ruggiero.
dell'Aquila Conte d'Avellimi, sì peref-
fe^e adai giovanetto , e per ciò più me-
rjjtevole jU perdono, si anche^per K prie^
ghi, e per le lagrime dell' avola Adelafia
a>nrobripa del Re, la quale , non efien-
me è là natura del volgo varia , ed ia-
Goftante , cominciò a perderti d' animo >
ed a noto curar più di lui, temend^l'ifà
del Re ^ il <(uale htto porre Bonello in
una ofcutiffima prigione i^erra , lo fe«
ce da poi abbacinare, e tagliatigli ì ne^
vi fopra i talloni , fo condsumato a per*
petua carcere , ove non guari da poi ,
piangendo lavano la fua fventura , tutte
dolente fé ne mori • Debellò aoche il Re
gli altri congiurati , ed in breve raffettò
non^ ifteno le cofe di Palermo , che di
tutta 'i^liell' Ifola .
Ma tettava ancora a Ga^elmo- di fé*
dare le revoluzMìi della Puglia moA
per opra d' alcuni Baroni partigiani , che
iuroiiD dell' AÀimiraglio M^fone , e fopra
tutti da Roberto^ di Baflaviila Conte di
JLoritello, il qude unitefi col Conte Gi-
liberto , e'I Codte Boetttondo , oonainciò
ad" occupare in Puglia molte Tene del
Re Gno ad Ondo Caftéllo pofto tra t
confini di Puglia , e di Calabda • Pa&ò
poi in Terra di Lavoro , dove tentò d'
occupar Salerno ;. ma non edéndogli rio-
Icito U filo difegno palsò a Benevento ,
che tantofto fé gir diede ; ed indi ritor«
nato, in Puglia prefe Taramo . Travaglia-
vaG parimente in Calabria
^ , _ ^ , _ .„ parmiente m Calgbna , ove tntn 1
cole rimafto altro erede di ^uefto Conte, pi& potenti Baroni etano aperti nemici
teneranjuente V amava ; e Riccardo Man- del
dra che lo campò da morte , volle tener-
lo preilb di fé, Creandolo Gran Conte Aar
Uhi di Sicilia (A> . Manott per ciò i
( a ) U!go Fate. Ut hìs , d'tìfque permeìth
fis Ugìlms antìquatis^ eas feftituat Cónjtt»
tMdincs , f0tas^ avUs tfm Rj>g€rìui Comis
Re , ed aderivano al Conte Roberto,
^' quali ClemenziaCoate^ di Catania*
rò avea afforzato Taverna di groflb pre-
fidio per fiur contro 1' armi del Re Inu^
Kshtfto Guì/cafdojfrtus htroduQas , ^bpBfvmi
fraceperìm. (b^) Ug9Falc.Pimù9mÌ9etimHt^
mlitibus fuìs Comefinbulum fnife$k *
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIL
sa f f glgU^rdat difeia . Ma itneiukado che commeiro avea,
i»GugIie}aK> mete le Proryincie del .Regnò
di Puglia MI tale ftato efier ridotte > pen-
sò lum attiimeiici pocef racchetare quefte
tarbuleiize , che une,ndo uumeiofa arma-
ta di preftnte in perfona. pacarvi» emrE
alla tefla di qttclla : e prima del fuo p:i|r-
tire > per toru dinanzi un .grande oftaiio-
lo y fece Tenir a Te » fotte altvo pretcm »
Raggiero SaikieTerìno detto di Martora--
no Barone di raoka Aima^ in Calabria y
il quale egli tenea*per fuo. fiero inimico »
per aver graveolente «krito al Bonello
ae^paffati tumulti > e (cftXA altra pruova;^
di teUoqia il fece preOamente porre in
prigione > e cecaie ^
Paisj^ intadio* Guglielmo in Calabria >.
e airé£ò ftrettamente Ta^rema. per tutti
i lati ) e benehè la ContelTa Clemenzia
con fua madre > e con Alferio ^ e Tom-
mafo (noi aùi fi. difendc&ro infieme co'
tertasUatii yalofo£^mente : e' pure final- «
«nente k pre(ie a ibrza ^ e diAroife » ed
cffèndo venute in fuo potere la Contesa»
e fua madre > le mandò prigioniere aPa*
lenaiio» ove fece ài prefente impiccar per
la gola Tommafo , ed Alferio «11 Com»
Roberto rifaputa la prefura di Taverna ^
ie Quando taal»flo in Taranto , e confor-
tati \tte' Cittadini alla difefa 9 e muniti-^
^i di nuovo prefidìo > pafeò prettamente,
in Abbruzzi per diluojgarfi dalle forze di
Guglielmo. Ma quefti gitone immante^
sente in Ta,raMo > i impadronì preflamen'^
te di quella Città > e fece impiccar per
la gola alcuni foldati del Conte Rober-
to > che colà ritrovò • Ricuperò poi con
la medeilraa agevolezza» con la quale per-
duti gU avea» tutti i luaglù di Puglia > e
di Campagna. Intendendo poi, che Ro-
berto di BafiTavilla fii n'era con parte di
fua gente andato in Abbruzzi, inviò in*
contanente eon groifo (hiolo d'armati Ric-
cardo di Soria per £irlo 'prigioiìo ^^ma il
Conte avendolo nenetrato, ufcl dal Re*
gno, e fe oe andò in AUmagna a ritro-
vare r Imperador Fedserico • Gli altri Ba-
ioni vedendo le continue vittoi^ie del Re^
fi fuggirono tantofto via, alcuni in Ro-
magna , ed altri in Abbruzai • Salvoffi an-
che con la fuga Ruggieri dell' Aquili
Conte d' Avellìjcio , il quale benché ^i
ave^Ce in prima jperdonato il Re ,' teraea
al prefente di lui per un nuovo erfose.
CAR IIL 197
eflendofi ienza fut
licenza ammogliato con la forella di Gu-
glielmo da Saafeverino, il quale ancbe
egli per paura dello fdegno del Re fiyig|l
via per tal cagione» Andò dopo quello il
Re alla Città di Salerno., che afflifle gian*
demente, rifcotendo da' Salernitani groffe
fomme di moneta ; e quindi imbarcatofi
fu le Galee y in Palermo fece ritorno •
Così Guglielmo avendo col fuo rigore
laccfaetati i fuor Stari, fianco de^paflkti
toavagli^ fi diede pofcia a più tranquilla >
e ripoiàta vita : ed avendo data la cura
del governo del fuo Kegno^ a Matteo No-^
tajo di Salerno ,. e ad Errico Vefcovo di
Siracuia Inglefe, tra gli agi, ed ozio,
nel Palagio tinto intento a' piaceri fi na-
fcofe, fenza volere udire più nulla degli
affari del Regno.
C A P. IV..
Pj^a AlessamdìioIIL riconofcìuto da tut-
ti per vero Pontefice , morto P antipapa
Vittore, r'uoma in Roma ; ed il Re
Guglielmo , dopo aver fedatì ntwvi tu*
mutti accaduti nelyjuo Palatx»^ fé ne
muore in Palermo t anm 1166.
INltanto ttientre* quefi^i avvenimenti ac-
caddero aelli Regni di Sicilia, e di
Puglia , altri alfai più notabili avvenne-
ro in Francia, ed in Italia fra il Ponte-
fice Aletfandro ^ e T Iipperador, Federico ;;
poiché Aletfandro, dopo eifer dimorato
m Alagna , palsò a Genova , ed indi im-
barcatofi (e ne andò in Provenza: la di
cui partita intefa dall' Antipapa Vittore ,
che dimorava a Segna , /u cagione , che
fé ne paffafiTe prefiamente in Lombardia a
ritrovar Federico , col quale per alcun
tempo dimorò, a fargli iapere, Aletfan-
dro èifer già paffato in Francia : 1' Impe-
radore ciò intefo , temendo non fofle co-
là ricevuto da Lddovico Re di Francia*
coinè v^ro Papa , v' inviò il Conte Er-
rico filo Ambafciadore , perchè trattafle
tra di. loro un abboccav^entò preffo la
Città d'Avignone pfr potere darfefto, e
riforma agli a£fari della Chiefii. Cercava
r Imperadore con qneft' occafione , veden-
do che r Antipapa non «vea quel fegui-
to che Aleffandro, almeno che fi dovef-
fe deporre l' uno , e T ;dtro , e creare un
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^ D E L r I ST O
nuovo Pontefice, acciò che Aleffiifidro fuo
ftoverto inimico noti fotfe alla fine ftato
come vero Papa, da tutti adorato ; ed
avendo peHuafoal Re Francefe , uoma
d'animo fchietto , e facile ad eifier ingan-
nato , il ridutfe eoa pochi de' fuoi a ve-
nir per tale effetta al luogo desinato ^ e
Federico con grande efercito vi giunfe il
giorno feguente; e pofe col fuo venire
cosi poderofo- di foldati in grave angufUa
al Pontefice, ed il Re, ehe s'avvidero
tardi del Tuo in^amtevol penfiero ; e ùr
jBebbero mal capitati* fé Errico Re d'In-
ghilterra prode, e Criftiauiifimo Princi-
pe , prefeutjt? i difegni di Federico , non
lode accorfo in Francia con groffa arma-
ta a foccorrere Ateffandro, ed il Re Lo-
dovico • La cui opportuna venuta pareg-
g'ando le forze di Federico , fece- che H
o penfiero non ebbe effetto alcuno , on-
de dopo var> trattati , fdegnato V Impera-
dore d'effer riufciti vani i fuoi penficri,
iè n'andò col fuo Antipapa in Alema-
gna ; ed Aletfandro rimafto libero^ di co-
si grave* periglio , fii dal Re d' Inghilter-
ra, e dal Re Lodovico, e da tutti i lor
JReami ,. come vero Pontefice riconofciu-
to, e riverito. E paffato poi in lorcom-
Jiagnia 'a Parigi, racchetò, e compofeal-
€mie di&renze , eh' eran tra Quelli Re ,
facendogli far infieme lega ,. e compagnia.
Celebrò parimente in queft'anno 1163.
un General Concilio in Turone , ove in-
tervennero tutti i Prelati d' Inghilterra >
tli Scozia, di Francia, di Spagna, e d'
Ibernia , co« alcuni Prelati Tcdefchi , e
riordinò in cth molte cofe, e tolfe altri
abufi appartenenti al governo della Chie-
fa • Intanto V Antipapa , non oAante l'im-
pegno di Federico ) gito con lui in Ale-
aiagna, non potè nemmeno efere ubbi-
dito dà que'Vefcovi; onde ritornoffene
in Italia, ed andato st Lucca ivi dimorò
infino alla fua morte , che poco da poi
gli fopravvenne . Ma non per quefto s'
eftinfe lo fcifma : poiché per opra di Ri-
naldo Cancellier di Federico, the colà
dimorava, gli fWubito dato fucceiibre ,
e fu rifatto in fuo li}ogo Guido^ da Cre-
ma,, che Pafcalè II L nomoflli. I Roma-
ni avendo udita la morte dell' Antipapa ,
inviarono- preftamente loro Ambafciadori
(a) Romualdo Arcìv^ di Salirti^ Oonk^
RIA CIVILE
in Francia a richiamare Aletfandro, pre»
gàndolo che fé ne foffe ritornato in: Ro^
ma, che T avrebbero con ogni amor ri*
oevuto i onde il Pontefice conofcendo ef*
fer utile alla fiia Cbiefa , eh' egli rifedef-
fé nella fua prineipal fede , imbarcatofi fti
i vafcelli di Francia, campando dalle in-
fidie , che tra via per opera di Òefare gli
aveano con lor galee tefe i Pifani per
farlo prigione , giunfe a falvamento con
tutti i fuoi Cardinali , e con Y Arcivefco^
vo di Magonza , che '1 feguiva , alla Cit«
tà di Meffina : la cui venuta fignificata
al Re Guglielmo, che allor dimorava 2
Palermo, il nnndò prettamente a vifitar
per fuoi Ambafciadori, che gli recarono
m filò nome ricchi doni ,*e cinque galee
armate, fu le quali hnbarcatofi il Ponte*
fice , andò prima a Salerno , e di là ne
venne colle fteffe galee fino al Tevere,
ed alla Chiefa di S* Paolo, ove gliufci-
.rono all' incontro tutto il popolo, ci
Cherici di Roma , i quali con nobil pom-
pa al iatecauo il condutfcro (^r).
Ma ecco che il Re Guglielmo , men*^
tre :fi credea etkte d' ogni parte fictiro ,
per cagione ehe men fi peniava corfe gra-
viamo periglio di perder la vita ; per-
ciocché alcuni pochi prigioni, difperaad(^
di poter più ricuperar la loro libertà per
la malvagità di Matteo Nocajo, che 9'
era (coverto non men crudele, etirann»
di Majone ; e faftiditi delia n(^a , che lor
recava l'orror delle prigioni, tentarono
di metterfi in libertà , ovvero- di dar fine
con la morte a i lor mali . Per la qual
cofa corrotti i cuftodi, quando era men
frequentato il Palagio, meirono fuori, e
benché foffero picciol numero y diedero*
nondimeno con difperato ardimento fopri
i cuftodi delle, porte, ed entrati più 1
dentro nel Palagio, pofere in ifcompigli<^
tutto £pftello regale, eoa intendimento
d' avenn loro mani il Re , ovvero i fuor
figliuoli } ma al rumore eflendo accorfo
groffo numera di foldati con Odone Mae^^
ftro della ftalla del Re , furono dopo-qual-
che refiftenza, alla fine tutti l'tin dopo*
l'altro uccifi, ed i lor cadaveri d'ordine
della real Corte dati a mangiare a' cani ,
vietando che lor fi daffe (epoltnra . Sr
fmarrì grandemente il Re di ul -cafo, e
; coifc-
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DEL REGNO
imtfi(lefaiidl> che due &ite i priponi del
Caftello Taveau condotto a giran rìifchìo
di perder la vita; fece tantoAo cavar (U
ià que'che vi eran rimafi» e trasferì le
carceri in altra Roo^a preflb al mare, ed
in altre Fortezze deirifola. E dopoque-
ùo £ diede ^ fattamente all'ozio, ed al-
la quiete , che vietò efprefTamente a* fiioi
famigliari , che non gli fignificaflero cos*
akuna , che no|a , e travaglio recar ^li
poteife ; onde (U quefio Tuo non volere
udir nulla degli affari del Regno (ì ca-
gionò y che Gaito Pietro , e gli altri £u«
nuchi del Palagio con molti lor partigia-
ni , afiBiffero con rapine , e con ftraziar-
gli nelle perfone, grandemente i Cicilia*
ni ì onde pretfo i medeiimi acquiftò il no-
me di Guglielmo il maloy che tanto più
fi refe divulgato , quanto che fperimenta-'
rono poi il fuo fucceflore altrettanto buo-
no . Il Re tutto intento a' fuoi piaceri ,
ripenfando che fuo padre Ruggiero avea
edificato due Palagi di diporto in Paler-
mo, volle egli fabbricarvi il terzo, fu-
peraodo di gran lunga quegli del padrtf
non folo nella magnificenza, e ricchezza
deiroftello, ma anche ne' vaghi giardini,
e ne' dilettevoli fonti, e pefchieFf, che
da tutti i lati il cingevano. Ma appena
fu terminata quefta opera , che gli ex vie*
tato il goderne da quella 9 che tutti gli
umani difegni termina, ed interrompe;
poiché nel principio di Qtiarefima di queft'
anno II óó. fi ammalò difluffo, che gran-
demente il travagli, il ^ual crefcendo
tuttavia , prefi con divozione i Sacramen-
ti della Chiefa, fece liberare molti di co-
loro , che tenea in prigione , e levò via
parimente una nuova impofta tii moneta ,
che avea fatta porre fopra le Città , e
Terre di Puglia ; ed avendo a fé chia-
mati tutti i Magnati della Corte, e gli
Arcivefcovi di Salerno, e di Reggio, det-
tò , elfi prefenti , il fuo teftamento , nel
Quale laiciò erede del Reame Guglielmo
fuo maggior figliuola, e confermò all'al-
tro nt>mato Ercigo il Principato di Ca-
pua , del quale già prima avealo invefti-
te (ff); ed alla Reina fua moglie lafciò
la cura , ed il baliato del Regno , finché
j(a) Pell^. in Cajligau ad Awmymum
Cif/Ji». oMn^ityi. ex Ugane Falcando ^ &
RonmaldQ. (b) JU Ortmica di F^ffamma
01 NAPOLI LIB^XII. GAP. IV. ìm
X figliuoli fcM^ro ffhmti a peifelte età i e
1 mipofe, che fifo^'^e in tutti gli itfaridC
quello valutt der^ configlio del Vefcovo
di Siracufa^ di Giuo Pietro, e di Mat-
teo Notaio i e crefcendo tuttavia il malo
fece venire a fé Romualdo Guarna Ar*
civefcovo di Salerno fuo ftretto parente »
ch'era fecondo l'ufo di que' tempi aìfai
dotto in Medicina, il quale, benché gli
ordinafle molti rimedj valevoli al fuo ma-
le, e' nondimeno non ponea in opera fb
non quelli, che a lui parevano j per le
qual cofa s'accelerò il morire, poiché if
Sabato che va innanzi all'ottava di Pas-
qua (é), fu affalito da una grave febbre»
per la quale non guari da poi ufcl di vi-
ta d' età di 4^. anni , dopo averne regna-
to fcdici, due mefi, e tre giorni, dachd
m vita dei padre fu incoronato Re di
Sicilia ^
La Regina temendo , che fpatfa tra*P«-
lermitani la novella improvifa della fus
mone noQ cagioiyiffe alcun perigliofo mo*
vimento, il fece fegreumente riporre en«
tro il Palagio, fimulando- che ancorai-
vea , fin che io^to giunti i Baroni , eh*
eranc^ fiati già chiamati, e eh' eran di
meftière per incoronare il novello Re ^
La qual cofa pofta in eifetto ^a pochi
giorni, fi pubblicò pofcia in unmedefim»
tempo, che Guglielmo era morto, e ci^c
'1 figliuolo regnava ; e tolt« il cadavere
con molto onore il portarono alla Cap-
pella di Se Pietro , ed ivi gli celebrarono
per tre giorni continui nobili, e pompo^
fé efequie , ove intecyeni;Lero tutti i Ba-
roni , e Vefcovi , che in Palermo fi tro-
varono ^ ed in procedo di tempo fu tra-
fportato il fuo corpo dentro la Chiefa di
Monreale , eh' edificò pofcia il Re fuo fi-
gliuolo , ove la Regma fua moglie gli
erede uq ricco avello di porfido, il qual
fino ad oggi fi ved% fenza iicrizione aU
cuna.
Fu Guglielmo, come iianra Romualdo ^
un Principe di nobile y e fignorile appet-
to , oltre modo cupido d' onori , e valoro-
fiifimo in guerra: vinfè più volte in ma-
re, ed in terra i fuoi nemici; ma nella
pace fu di poco avvedimento, ed oltre
mo-* •
dÌ€9^ che fu il meft di MaggÌQ , Fms^salio al
9. Ma^t9.
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DELL' ISTO
modo MMO deiroziot ed^nfingaido. L'
aver incUaato alla crudeltà, e retfstefta*
lo troppo bramoib 1d* accuniiiUr dettero ,
ed avaro in ifpéodeflo, lo fece parer cat^
livo eppretfo i popoli } del rimaaente Ai-
alò , e careggiò i faoi umici > e gli efaltò
a grandi onori > e largamente premiò } ed
ali incontro perTeguitò afpramente i (noi
nemici » de' /quali molti fece crudelmente
morire, ed altri cacciò fuori, e sband) da*
fuoi Stati : ht atfai religiofo , ed amator
del culto Divino^ e riverente a' Pontefici
Romani , co^ quali , toltone Adriano nel
principio dèi fno Regno , aon ebbe con
altri coBtefe,
C A r. V.
L^ì del Re GucustMO L
LE leggi *di quefto Principe , ancorché
alcune fembraflero gravofe a' fuoi
fudditi per T avidità di cumular tefori ,
httlladim^nco tutte l'altre furoìi aflài prò*
vide , ed utili , tanto che Federico II. le
inferì nel volume deHe^^e Co/ihmìmi^
che fece compilar da Pietro delle \iigne ,
e volle cheinfieme con quelle di Ruggie-
ro s' otf^rvaflero • Ventvna ne abbiamo di
^«e6o Principe nel volume delle Coftitu-
nioni, le quali biTogiia feparare da que^
le , che promulgò da poi Guglielmo «II.
ino figliuolo, non (;oofenderle , comehau
fatto i noftri Scrittori, che tutte kripu*
tafotto di Guglielmo I.
' Quella, che tengiamo nel libro primo
(ceto il titolo de Ufutariis pufiiendh ^ e che
porta in fronte in alcune edizioni il no-
ne di Ruggiero, ed in alcune altre quel-
lo di Guglielmo 9 non è, come fi di#e ,
|iè di Ruggiero , né , come credettero An-
drea d'Ifernia, Afflino, e gli altri noftri
Scrittori^ di queAo Qugiielmo L Fu queU
la promulgata molto tempo da poi daGu-
Slielmo IL fìio figliuolo j perciocché ivi
> flabilifce, che tutte le quiftioni, ches*
ugiteNHino nella fi)a Corte appartenenti^-
le ii&re , s'abbiano nella medefima a dif-
inire , e terminare fecondo il decreto del
Papa ttoveliamence promulgato in Roma }
intendendo Guglielmo IL del decreto ,
che nel Concilio Lateranenfe celebrato in
*
(a) Decret. lìb. 5.' m. 16. eap.6.
RIA CIVILE
Roma da Aletfandro IIL iti Aabilitbt
tro gli ufurai , inferito anche da Gregorio
IX* ne' iiioi DacretMti < « ) } onde non .po«
tè eflìame Autore Gtìglielmo L Miche
quefto Conalio fa cétthnxo Sa Alefàndro
in Roma neiranno u8c. <ome tvppona
Antonio d' Agoftino, come i fìk acai*
rati* Scrittori nell' anno 1179. mì qual
tempo era già motto (ìttglielmo il «iaIo>
che fini i giórni fuoi , oome fi è vediate
fin dairanao néfó^ e tignava in Sicilia
GuglieVno IL itqnale Mtfo diveffo dal
pa<lre, abbonripando T avidità «^degli bAi-
vai , ói i loro deteftahili acqutfiij virile
cfie le-quiftioni d'ufun^ fi terminaffero non
già fecondo la lagion civile 4t' Romani ^
ma fecondo i Canoni del Concilio di La-
teiano. Merita rifle/fione^ che in que^
tempi i delira d^nfiua erano conafciu^
da' Giudici fecolari , né ap^rteneva' h o&-
finizione de^ med^fimi ^ti Eccle&uftid,
come pietefero da pei, avendo ibk» G««
glielmo comatidato , che dòvi^m i fuoi
Giudici terminar Jtftli «ontroverfie #on gii
colle lepgi Romane 9 ma isooodo q«et de-
creto , il quale fenaa ^fta CoHirnzioffe
non avrebbe potum ébmiffat i fvMki de'
fiioi I^gni , non avendo ancota i ingoia-
menti Écclefiafixi acquiAato ae^Ttibumn
li quella forza , ed autoriiAr che da* pei
ccd lungo ufo acquiUaicmo ne* nuovi Se-
mini de Principi CriAiani ; im perchè s^
otfervaffero nel Foro, ed in vigor de* qua*
li le liti fi decideA!ro« era bifogno che fl
Principe lo comandait.
Parimente T altra Coftituzioffe, ebe1eg«
giamo nel medelihio li^ prinio , fotto
il titolo, Ubi'Clèrkus ia miiefirìis deteéi
eorroeniriy al IL Ougliehfio , non* già al
L dee attribuirfi. Fu quella iafierae con
un'altra , che fi legge nei libro terzo fet-
to il titolo De adultmìs coeKendis ^ ftabi-
Ika da Guglielmo IL a richiefta di Gual-
tieri Arcivefeovo di Palermo ( £ ) , colla
quale fuiono. Intorno a' delitti, le perìb-
^ne de^ Cherìci del fiio Regno, fottratte
dalla giurifdiaione laicale, ordinando per
quella ^ che la cogniaioue de' medefimi ^
per qi|anto «* attiene alle loro perirne ,
fia della Chida , e che debbano da lei
effer giudicati fecondo i Canoni, e fecon-
do iforitto Ecclefiaftico ; eccettuando foh-
( b ) Tuiini degli -Ammìr* pug. 41 •
men-
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r*.
DEL REGNO DI NAP/)1I tm.Xn; CAP. V. Mt
iBtào» ì delitti dì fellonia » e quelli che
per la loro atiocità fpetta£fefo alla Mae*
ftà del Re 9 ne'quaU volle che la cognìr*
tione fotfe della fua Co9te •
Sono si t(ene diGuglieltnQ> I. le altre»
die fieguono nell'iileflb libro primo fot-
to var) titoli collocate. La prima fi leg-
fé fotte il ' titolo $9. per la quale vien
Iroibita a^i Ufficiali efercicar pcr^^altri
t loro cariche 9 tpgliendofi a'M« Giufti-
tiefi , ed agli altri iGmftizieri jxiinori il
poter per mezzo de'loro Vicarj efercita-
re i. lofo vÀ^y ìmponeado con fbmmo
rigore pena capitale a. chi contravenifTe a
tal divietp^^ ta feconda, i fotto il titolo
De fHfamentis nen remttendh jt Bajulisj
ove punifce^ con pena pecuniaria d'ima
libbra d' oro gli/cceiE de' Binivi y i qua-
li per .favole; o per denaro riiHetcefierd
i ^ittraineAtiv| ed altre pruove nelle liti^
che i' Giudici fentenziauero doverfi', pre-
ftare; La terza fotto il titolò ^D^ Officio
M^gijiri CMmtrarii ^ fii ibbilita ^er toglie-^
re le conftifioni tra gli Ufficiai: > e di*
ftriblfiifceraciaicuiio dVeffi cid ^hefia del-
la fua incombenza* Vuol j>er ciò, che i
Maeftri Camerari potfanp couofcere delle
caufe civili iblamente) e non delle feu-
dali, che s'aj^rtenevano' alla. Gran Cor-
te, ed a' Gran Gioftizieri; e diffinire le
caufe, che nafcetfero tra' Bagli vi , ^ Ga-^
belloti alla fua giurifdizione fogaetti , e
che ad effi 6 riportaffero le appellazioni
delle caufe ^deciie da' Giudici ordinar) in
prefenza de' Bagli vj^ li quali poflanocon*
fermare^ o rivocare i loro decreti, o^n*
tenzey iiccoiMe il dtoitto loro detterà: da*
quali pòi pofla appellarfi> non gii come
prima al G. GiuiLtziero, ma al R« fola«
ihente. . ^
La 4^arta , pofta fotto il tnedefimo ti-
tolo, pedina a' Maeftri Camerar) delle Re-
gioni a (e commefTe ; che col configlio de*
Baglifi mettano- effi t'affife .delle colève^
nali per ''ciafcttna Città 9 e luòghi a fe
ibggetci . - • .
La quinta ^ che fi le^^ fotto il titolo
de O^io Secreti^ è locale, e, riguarda la
Pfovmcta della Calabria^ perula quale è
ftabilito^ dhe ia quella Provincisf 1' Uffi-
%io' di Secreto ^ e di Qtieflore , per V av-»
Xi^nm *s' eferciti da' Cameiai^ detla^^Md^
Tom. IL
(a) Tof. di erige Jlf^C» a io*
fusa. E nella fefta , che fiegtte, fi dt
particolare incombenza a'fuddetti Secre-*
ti , e- Queftori d' invigilare a' tefori , cho
fi ritrovatfero per incorporargli a comodo
del Fifco, e di conofcere fópra i naufra*'
g^9 che accadeflèro, perchè, offendo .raor»
ti i padroni, né lafcian^Io legittimi fuo^
ceflbri, poflfano le robe appropriare alFt
fco . Còme ancora' dà loro incombenza d*
invigilare, e conofcere fopra i beni va*
canti di colofo , che morendo fcnza fa*
teftamentP non abbiano (u€ctSon legitti-
mi , ordinando che la terza parte d^l
prezzo delle robe ereditarie fi difpenfi V
poveri pei» V anime *de' defuriti , e tntto Ù
retto s' applichi al Fifco .
La fettiipa, pòfta fot«o il medefimo ti-
tolo, comai^da a' Giuftifferi,.. Camerari |
Caftellani, ^ Bagli vi che fiano^foHecitt
in t)reftar ogni ajut<J,, e cdnfiglio a'fud-^-
dcttiSecfcti, e Queftoriju %uRociò, ch^
concerne il comodo jB^lla. fua Corte. ^
L ottava, che fi legge fotto il titofo^
De pfé^sndù Sacrame>ìtò Bafulhy Ó* Ca^
merariis^ merita tutta la riflèfi[ioiie:| pòi«
che in efla fi prefi:rive a' Campar;, e<i
a'Baglivi il modo di dover amminifbac
giuftizia a* fuòi fudditl • Q^manda, cto
debbano «nminiftrarla fecondo le «fue C<^
ftituzioni, e quelle di Ruggiero fiA pa-
dre , ed in ditetto di quelle , fecondo le
consuetudini approvate^ ne' fuoi Stati ,* e
finalmente fecondo le leggi comuni , Leu*
gobarde^ e Romane; onde fi convince ^
che a' tempi di queftò Principe le leggi
Longobarde erano in tutto il vigore , ed
offervanza in quefto Reame , e riputato
leggi comuni, nffi meno che lo Roma^
ne • Quindi avvenne f che le prime fati«
che, che abbiamo de'tiottri Giuredonful^
ti foflero indrizzare alle medefime, e elio
Carlo di Tocco contemfotÉjpeo di quefto
Gugliehnp, da cui neìranno 1161. fu
fiitto Giudice della" G. (5> *( * ) > fi pren*
detfe il penfiero , • e la cura di cómmen«
urie : nel che fare ferviOi delle Pàndet*
te, ed altri libri di-Giu^iiìianoy non per»
che guefti àvètfcro acquiftata ^orza alcu«
na^di légge in quello Regno, ma perchè
non. fi riputaffero le Longobarde cotaittd^
barbaje, ed incolte; giacché molte di e£o
iè eran^coÀfornu alle leggi delle Pandet^
Ce te»
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MI DEL ìf I S T
«^9 le ^wli Aireodo tirata a (klo^Aaiìo
di molti , qucfti cohiiaciavano . ad -aver
in difprexzo le Longobarde -^.Nè Gugliel-
ttio intcfe altro -per le leggi Hcomuni->Ro-
Aane , fé ^loa quelle ,vche;yprima là' effer-
fi ritrovate le^Patìdettejn Amalfi, erano
ximafte .come -per ^trsldizìone -pvetìo i no.-
ftrt Provinciali i poiché ; iofino a quefti
tèmpi y^fe ìbenc nel!' altre Città .:d' Italia ,
comeche pubblicamente infegnate ^nelle
loro Accademie ^cominciaflero ad jillegar-
fi nel Foro; nullaidìmanco in ^^e dio-
ttre parti , non effendòvi ancora pubbliche
Scuole intr<»lotte, fé non a' tempi , di Fe-
derico :IL non folo -non laveano .acqdiftà<*
ta autorità alcuna di legge , *nè s' allega-
vano Jiel :Foro , -ma /lè ^cno jjcrapo Jnfe-
Eate> ^ed ^fpoft* .come in *Bológ;na > e
ilano y e neir altre Città i' Italia : je le
liti -per lo più ;decidevanfi fecondo le leg-
E' Longdbaiatlel^ ' ficcome'^ chiaroi^a quel-
due ^fentehu ^ramrnentate .da^ói» «^c
{apportate dal Pellegrino, una -in tempo
di Ruggiero, 'T altra <li Guglielmo IL Ed
è ciò «cosi vero, -che «non era*lecito né
S&eno ricorrere alle leggi delle Pandette
in difetto delle Longobarde ; come è el)ia«
jo da' Commfmar; del ^medefimo Carlo
di Tpcco (4), «ove Rimandando fé, vfic-
.comevl^giiublo «fuccedeva alla>inadre«
«osi pote& ^ncor i^ madre fuccedere a*
i^lli^oli.: dice,.j:he le leggi Longobarde
dì fio niente ftabilirono , onde la madre
come^cogfiata dovrebbe efcluderfi, -poiché
Kcondo quell^ «iuccedono i foli ragnati;
e che^ perciò vi ^farebbe J>ifogno A' una
nuova elegge , xbe V amitiettetfe alla loro
(ucoeffione, nónoicram^te di quello pra-
ticavafi rpretfo -i «Romani , appo i i]uali
perchè vja madre .poteife fuccedere , ^ me-
^er che ^1 Senatusconfulcb Prficiano lo
fiabiliCe/ (Chcj^bìfegno dunque vi. farebbe
flato di «quefta nuova legge, fé ^^aveflis
alla legge de\Longofoardi i)otuto /upplire
colle léggi .delle Pandette ? Ne' tempi dun-
que di iquefto ;Guglielii|o Je leggl^omu-
ni de'Jiomani inon eran /juelle^ «ck^eran
wmprefe /klle pandette , ma quelle , eh'
erano ^iixuiftè .pretfo i fopoli > che, dopo
attinto r Imperio Romano » ìt ritennero
più tpfto come jintiche xoftumanze , che
per leggi fccitte» non .efTendò ftati i libri
<a) GnW. ir Toec0 h L fifomes 25,
RIA <.l VI VIS.
' di Giùjftiniano wquefteii^rti^ le nond^r
• pp jbolti ^coli jconofciuti >«c molto rtaiw
di riacquìftaronoJn éCfe J' ant|,ca loro au«
e torità j ve vigore rper i' ufo più , xhe per
qualche "Coftituzione di Principe , che lo
cocnagdaiTe y*ycome Jx vedrà xbiaro joel.cor*
«io diquefta^Iftoria.
I«a nona '^Coftituzione di tSugUelmo^
.che fi iegge ibtto lo iletfo .titolo^ tutta fi
> raggira dintorno àir.incombenza de' Ma»»
;(lri Camerari , ^ de^-JBaglivi . Si pre&rive
Jl^iumero de'Bàglivi y e dé'.Giudidin
.ciafcuna ?Città,ve juogjb 4plle JProvincie}
e s'impone a' Camerari) ^J^ì non reuden
venali :.quefti :tXffic}9 ona di 4iftribuirgli
a peribne jneritevoli , < fedeli ; «che iari-
gilino fopra'i jxiedefimi con ^vedere i lo-
:ro proceffi ; e dà 4ltre jvovidenze atti-
nenti alla retta amminiArazione dellagitt*
.ftizia^ ^fld al buon jovemo jdélle ^ro-
vvinci*^
rLa' decima) che abbiamo fottó il tito«
lo di fUéeJìioniòus irù^r Fìfium^ & fm^
tum , prcfcrive ,a' Maeftri «Camecar; xbe
.eccettuatene le caufe feudali > abbiano a
tconotere^i jtutti i giudic;, così «ali^
come pcrfonali^tra il.FifcO) ed i priva-
;ti) colli Ciuftizieri aggiunti, e Mirin*
vtervento dell'Avvocato Fifcale>
L' pi^decima ) sfotto il titolo àe cogmthh
ne caufa^-i^ofam .Bajatis^ dà facoltà a' Ba»
glivi ^di poter conofcere ne' luoghi dove
tono prepofti ^ di rtutte le xaufe civili^
.Cosi reali) come perfonali) eccettuateoe
le caufe ^feudali: di conofcere ancora de'
furti ^minimi, e d'altri minori delieti 9
vche non portano pena di ^^utilazixm .di
membra* La duodecima, che.fi legge fot-
to il titolo df fure jcaf^fi ftrrBi^iUum^
prefcrive a' Baglivi , xbe prendendo Qual-
che ladro foraftiero , il' abbiano inueme
colla roba rubata, a confignar in mano de'
Giuflizieri: de farà del luo^O) ovjs fono
prepofti ) ^pariqiente. lo debbiano4x>nijgna-
re a' Giuftizieri^ ;nu le robe mòbili del
medefimo JloVranno efli applicarle al f i*
(co di ^qoel iluogo •
La decimaterza ) fotto il tcitolo de Offi^
xìoBajulorum^ impone à' faglivi di dover
invigilare intomo al -giufto prezzo, delle
ccofe venali^ e la Joro incombenza parti*^
xolare edere 1 d^efigert irremiflibilaicata
. le
verh. fi ptQpinqHi in fi^, de Meif. /a. r//.i4«
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DEL HEGNO DI NAPOXI LIB. Xlt CAP. V, xoj
tt, pene a- quei ^ ché^- vendìeranno contro
l'amfe, o pure fe:^troveraimb mancanti t<
ioropeiiy e.mìfare^'Làdecìmaquarta, che
fieglje fotto^^iltitero de Pana- negunth d?f
fsjìfum y nki' mutuum y punifce^ feveraniea- -
teii àepofitar) > e que'clie o^per mutuo > -
o^ per comodato ne^heraana a' padroni di .
fcèituire la. lòro^^ ibba . .
La .deciiiiaquinta^^ che fi jeggc-foìtto il
titohr Jel'-Clericis: convitìfendh' prò potTeffìo-'
ni bus Y quas' non tenent éb- Ecelefia ^initTl*
tz nwisf^ior riflcffione- che tutte* T altre . -
Inveifa fi^ determina ^ che^ fé i Chcrici fa- •
yanno«coiìtreQutr per qualche^ ereditavate-*
nimento ^ o altra rob^ di lór patrimonio ,'
ch^e non datla^ Chiefa y.ma' da- altri fia ad-
effi^' pervenuto r la cognizione^^ di quefte '
caufe ^tti alla Corte -fecolare del luo-
go ^ nel diftretto del quale fono le lor pof-
feifioni , e quivi dovranno effi rifpóndere
^.giudizio, fé avran cofa in contrario :
Sroibetidofi folamente-* a' Giudici, fecolari
u poter: prendere- le loro* perfone , ovve-^
ro- carcerarle : ma non già cfeguire in vi^ -
gor della farfenza» che la> lor> Corte pro-
ferirà, le robe ii^dotte in giudicio .^Que-
ftà. legge, di- Gi]||pelma nel tempo >; die
fu, promulgata,, non: parve^iriente irrego-
lare , e ftrana y ficcome- àncora da poi ne*
ttfmpi di Marino' di^ Caramanico antico •
gloflatore di quefte Coftituzfoni ,Vche glof-
iandola, niente trovò che riprendere* Ma
ne'fecoli pofteciori, quando il dritto^ Ca-
nonia de^ Decretali)) cominciò-^ »: ftabilire ^
nelle: ndenti. de* noftri Giureconfuki^ altre "
maifime ,> parve^ atfai^ ftrana , e moftruofa*
Andrea,^! Ifernia,- che "fcriffe in^' aueftì
tempi , man- ebUfe- per ciè^ difficoltà-' ai di- •
re che tal Coftituzionef- niente \ valeffe > -
anzi doveife reputarli nuf la, ^ ' vana , co-
me quella eh* è Contro le perfone' ecclc-
(iaftiche^ e contro l' ecclefiaftica* libertà*
Aggìugne ancora etferfi ingannato il Le-^
gislatpre ,vche vuol* che fi doveffe atten*^
dere- la qualità y^y. condizione delle robe ^ ^
non^ delle perfone ,. quando' tutto il con*
trario , lt\ robe prendòno^ualità* dalle per* '
fone , e qièfte^ fono convenute y non queU-
le • Chiama eziandio' imperitr coloro v* che ^
dicono aver il . Papa , t lalChièfa^' Roma-
na i approvate quefte* Gòftitazioni j. poiché -^^
di€e' n«n' apparirfte la cdafemuf^ % fé pu- '
re apparile generalmente fiatta, non per-^
ciò fi dtl^aver per approvata qndfta Co-
IlituzfatieMal Papa i il quale fé fofie fto*
to^ riehicfto di' particolafmcnte'confewiiar'i
la , non l* avrebbe conceduto ; Ma dà qijan*
to fi è detto' ne* precedenti libri, -quando
della^ politia^ Ecclefiàftica" c^ toccàjfavella^
re , ben fi potrà comprendere , quanta po#
ca verità contenga quefto difoc^tfo-' d' h
femia' . -
La decimafefta , eh* èr l' ultima di quefto '
Principe , collocata da Pietro- delle^ Vi-
gne . nel libro primo^ delle Coftituzioni del
Regno lotto- ìVtxtoXiy de Officiò Cafiellan^
r«»^y.non contiene" altro »-fe non^che fi
comanda a' Caftellani ^ ed altri loro'- (ubai*
temi ,*che^aientetèfiganÌ3^*a' carcerati ^ -
che^non^ pernotteranno^ nelle carceri^; ma
fc arriveranno^ z^ pernottarvi \ - nel tempo -
della lor liberazione uon^efigano più che *
un mezzo tarino *
Nel libro^ fecondo ^ non abbiama'^ le^ ^
del Re Guglielmo, ma nel' terzo- la 'deci"^
mafettima, che^ prima s' incontra,^ è quel-
la fotto il titolone Dotariis conjittuendis ^
ove s' impone: alle mogli ,. dopo: la mor- ■
te- de ioro^ mariti , di> dovere afiicursre gli ^
eredi di' quello del dotario ^ che tengonp
nella Baronia , e preftar giuramento di
fedeltà. a colui,. che farà rimafto padiòn?
della medéfima • -
La j^ecimaottava', che: abbiamo fotto it
titolo* dg Fratribus^ obligantibns. parfemfeu*
di prò dotìbus foTorum , permette a' fratelli »
fé non avratftiO' mobili Vo altri" beni ere-
ditar; i di poter: coftituire^ in^ dote' alle fò-
fo> forelle , e obbligare perciò- parte del
feudo ^ e disvantaggio , fé avranno tre 9
6 più^ feudi, che poflaW uno-* d' effi dar-
ne in dote allemedefimé) maVhé in^ tutti
i cafi.fuddetti , e' qu^ndd s'obbliga il feu*
do, e quando- s-idiena, o^fi co^ituifce in
dote ^-fempre's' abbia da- ricercare^ k li-
cenza deU Re . E di vantaggio , che i ma-
trimoapnon^poCTan contraerfi^fenza Aio
pefmeflb V.ed àfTenfo ^\ed alti:imentiffacea!P
dofi , tutte le^' con veaziow'fiano'' nulle , e
invalide :* ciocché i cofiie fi diife ,* diede mo*
tivD a^Baironi del Regno • di doglianza »
che pct quefte leggi , per: le' quali^fenza
licehzaideila^fua Corte non potevano Col-
locar in* matrimònio ^ le lor- figliuole t o
forelle , fi "ejra- loro» impòftp> diira^ giogo ;
ma Federico'^ cio^- non^oftante i volle con^
fvmarla per quelle ragioni \ che fi fono
dette > fiiaado delle leggi di Ruggiero
^* DigitizedbyGSogle
ao4
DELr ISTOHIA CIVItE
•arloffi ; poìchh la legge non era gravt>-
UL per quello , che ordinava , ma {fer lo
mal ufo , che d' eifa Guglielmo faceva-;
il quale per avidità i che i feudi ritor-
naifero -al Fifjo , era infleffibile a dar il
fuo pcrmeflb ne' matrimoni , onde fi mof-
fero quelle querele de'Barorl e queidi-
fordini , che nel Regno di q\; fto Princi-
pe fi fono raccontati #* •
Merita la decimanoha legge di Guglie!*
idù pofta fotto il titolo de Adjutorììs.exì^
gendis ab homìnìbus ^ Ìmxxtl la confiderazio-
aè; poiché in effa più cofc ^egnc da no-
tare s' incontrano • Primierametite fi raf-
fretta l' avidità de' Prelati delle Chiefc ,
^' Conti, de' Baroni, e degU altri Feu-
datar) y i q^uali per qualunque occafiotle
eftorqtieano da' lori vafTalU «fdrbìtantiW-
^utorji onde Volendo togliergli da quefta
òppreffione j ftabilifce i cali , ne' quali pof-
fanó i medefìmi giaitameiite pretendergli .
I cafì fono . L fé fi «ràttaffe di reditnere
la perfona de' loro padroni dalle mani de*
nemici , da" quali foflero flati prefi mili-
tando fotto le infegne del Re . II. fé il
Barone dovefle afcriveré un fuo figliuolo
alla n\iUzia. Ill/per collocare la Tua ft-
glinola, o forella in matrimonio • IV. per
tompra di qualche luogo , che ferviile per
lervizio del Re, o del fuo efercitq. Me-
rita ancora rifleffione ciò , che fi fbbili-
ice per li Prelati delle Chiefé , a' quali
anche fi prescrivono alcuni cafi , ne' qua-
li pofTano legittimamente cercar gli adju-
ton da' loror vafTalH • I. per la loro con-
fecrazione . IL quando dal Papa faranno
chiamati ad intervenire ini qualche Con-
cilio .. Ilir per fervizio dell 'efercito del
Re y fé effi faranno in quello v IV. fi;
feranno chiamati dal Re ,; ove è da -no-
tare, che in ouefli tempi non cadeadub-
fcio alcuno , fé i Principi póteffero chia-
mare i Prelati y ììè qucfti^ facevano^ diffi-
coltà d] ubbidire alle chiamate , come fi
cominciò a pretendere negli ultimi tem-
In i fé bene nel Regno i lioflri Principi
empre fi fiano mantenuti in queflo pof-
feflb , con difcacciar i renitenti dal Re-
gno nel cafb non ubbidtffero . V. fé il Re
fer fuo fervigio gli mandava altrove , fio-
come indiAréntementc'foleva fare , kn-
f legandogli fòvente negli atfari della Co*
m
( a ) Sa9dì tùm. 3. Crm. foì. 3^3^
rona ; e per ultimo fe V oocafione portaf-
«•fé, ch'il Re'^dovefTe ofpiziare nelle loro
Terre . In tutti quefli cafi fi permette a'
Prelati poter rifcuotere da' loro vaffalli gli
adiutori , ma fi fo^iunge nella medefitna
Coftituziòne y die debbano farlo modera-
tamente •
-Queir dtra , che fi legge fotto il tito^
lo dt novis edtficiis , fé bene in alcune
edizioni portaéfe in fronte il nome dr
Ruggiero , ed in altre quello di Gugliel-
mo, è chiaro però, che non fia he deli'
uno, né dell' altro* L'Autore ^lla me^
defima fu Federico IL come è mauifeib
da quelle ^parole ^ ab ébìtu diva memém
Regts Gulielmì confobrìni mjlriy intendett-
do Federico di Guglielmo IL-' che iti fuo
fiateilo cònfobrifto , come nato ^a '6u«
flielmo t. fratello di CoftaA^a madie di
%derico .
la vigefima è fotto il titolo- de firmi
& aneìUìs fughìvìs • Proibifce per quella
•Gufi;Helmo , ritenere t fervi fuggitivi ; ed
ordina nel cafo fian piiefi , che immaote-
nenter: fi reftittiifchino a' padroni ^ ie fi fa*
pratmo : (t faranno ignoti , impone , che
debfc^tto confegnarfi J^a«;livt ; i quali
toflo dovrannq trafmettergli alla fua G.
C. e facendo altrimenti , s' impone pena
a' trafgretfori y anche agli fteffi BagUvr ,
della perdita di tutte le loro foftanze da
applicarfi alFifco; ma Federica nella Co^
flituzione de Mancipììs , dà mi anno di
tempo a'padrocH di ricnperaigli , da poi
che alla Ù.C. faranno tiafineffi»
L' ultima è <}uella che fi legge fotto- il
titolo ^de pecunia inventa m rebus alienis •
Se r altre leggi ài Guglielmo finora an-
noverate moflrano V avidità , <:b' ebbe quc*
ilo Principe di cumular denari , e d' im-
porre tante pene pecuniarie , onde s' a^
ricchifiTe il fuo Erai'io y maggioratiente lo
rende manifefto quefb , che fiamo ora a
Botaifc. Guglielmo fin dall'anno iiòi. a»
vea fhbilita legge 9 che'chi'trovatfe un
teibro , lo trovava per lo Re Ca) . In
quella ora ordina che chiunque ritrovale
oro , argento , pietre preziofe y ed altre
fimili cofe , che non- fiano fiie ^ debba im-
m'antenéntei portailé a' Giufbzieri , o*Ba<*
gliyi dei luogo , «ove faranno tfovaete y i
filali u>Qxk debbano tnÉMtMde^iàUa fua
G,C-
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIL CAP. V.
G. C. altrimente cooie 4adr<v farà punì-*
U> . Dichkraudò ancora ge?|eraln}ehte^ y
che tutto, ciò che nel fuo^egno farà tre»
vate y del quale non apparila il padro-
ne > al fuo Fifco ipecialmente s* apparten-
ga. Vwtl, che alla fua pietà fi debba ciò
che foggiunge , ci^ che fé fra lo fpacio
d'urt ^nno taluno ìprcrv^erà ef&rne di quel-
le il verp padrona , dejbbanfi a lui i;efti-
tqiro 9 ma quello ^afcorfo ilabilmente al
Rfco V aferivano . Federico IL nella fé-
guente Coftituzionc approva la legge*, e
quefto folo .aggiunge , che le jrqbe trova-
te s' ^bbiaup arco nfervare^ da' Giuftizieri ^
e Bagllvi delle Regioni >~,'p ve fi travaro-
110, non già ti:afportarfi nella G. C^ non
parendogli giufto , che i padroni di Quel-
le per giuftificaw, e provare efler loro ,
e per ricuperarle , da lontani, luoghi ab-
biano con molto loro difpendio , e tra-
vaglio da ricorrere alla. G* C. da eifi fé-
mota •
Quefte fono le leggi del Re Gugliel-
mo L che a Federico piacque ritenere ,
e che v^Ue unire cplle foe,rc eoa quel-
le di Ruggiero fuo Avo^ poiché V altra ,
che fi legge fotto il titolo de adulteriis
€oerce?idis , dove , quando non vi fia vio»
lenza, fi commette a' Giudici Ecclefiafti-
ci la cognizione delF adulterio , a cuiuni-
formofll r Imperadrice Coftanza per una
fua carta ra^ypprt^ta dall' UghcUo , none,
Bè di Ruggiero > né di^ueAq Guglielmo r
ella è di Guglielmo HI. fuo figliuolo ,
conv fi vedrà Chiaro quando delle leggi
di quefto Principe farém parola.
Faiii ancora da alcuni Guglielmo smo-
re della. G. C. e ch'egli fpffe ftatoilprit
mo a ftabflir quefto Tribunale i né può
dubitarti , che nell' anno iiét^. uno de^
Giudici di quefta G^ C. fofte .ft^ Carlo
di Tocco CommcntatQre delle ^Phreleg-
gi Longobarde • Ma fì(:come ciò è viero ,
cosi non poftànegarfu,. che la C* C. a'
tempi di Guglielmo era quella eretu ili
lÒ^
Palermo, ove teneà collocata la fua fede
regia , non già ^quella., che a' tempi di
Federico IL e più di Carlo L d'Angiò>
vcggiairao'ftabiMta in Napoli # In temp«
di Guglielmo , Napoli non era riputata
più di qualunque . altra Città del noftro
Reame , anzir,Salerno , e ( prima d' aver-
la egli coj^;mal menata ) Bari fopra le
altre eftolwro il capo . E. fé bene alcuni
rapportano , phe quefto Principe di due
famoRCaftélli avene munita Napoli , cioè-
di quello di Capuana- «contro gli aggreiTo-
ri di terra, e delli^ltro dell' Uovo , per
que' di mare , ancorché altri ne facéflero
pure autore Federico : niun però potrà uè*
gare, che quefta Città da Federico IL cor
mintiaife pian piano a farfi Capo , e Me-
tropoli di tutte r altre , cosi per V Uni*
' verfità degli Studj , che v' introduce , co-
me per li Tribunali della G. C. e della
Zecca, chiamato poi della Camera Sum-^
maria; e che non prima de' tenìpi di Car-
lo L d' Angiò foife fede regia , ove fi ri-
portavano tutti gli aftari del Regno , e
che finalmente la refero Capò , t^ Metro-
poli di tqtte le altre , come fi vedrà chia-
vo nel corfo drqueft' Iftoria - Ne' tempi
di quefti ultimi Re Normanni , non vi
era in quefte noftreProvinde Città, che
poteffe dirfiCapo fopra tutte l'altre. Ciar
icuna Provincia teneva i fuoi Giuftizie-
ri , Camerari , ed altri particolari Ufficia-
li, né l'una s' impacciava degli affari dell^
altra . Né in quefti tempi il* numero del*
le medefime era moltiplicato in dodici »
come fu fatto da poi ( fé debbiamo pre*-
ftar iede alSorgente)(tf). ne' tempi di Fé-»
dericoj ma le noftre R^egioni erano divi*
fé fecondo i Giuftizieri, che fi mandava*
no a Teggerle , onde prefero il nome di
Giuftizierati , e poi di. Provincie , gpvcr-
liandpfi , da' Prefidi , comi: s' intenderà me*
glior ne Ubci che feguiraono di quefta
Iftoria •
i ■ t *i
?a) Surg. Neap. Illuflr. cap^tJ^ n.z.
, DELr
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20^
D E L L* I S T Q R I A C I V I L E .
DEL
R: E G N 0> D: I. N A P O L I
LJ RRO: D E CI MOT E R Z 0.
A morte:, di Guglielmo I. e -
r innalzamento al Trono di:.
Guglielina.IL. fuoifigliuoior
fece mutar tantofto in.tra»»v
quillità loxftato^ delle^ cofcr
de l R egno ; poiché V avve-
nenia del fanciullo ». e la fua. benignità ;
traile di modo a. fc, Famon!* ,.c la beni-,
volènza di tutti ^ chfc ancor» quelli y eh' e-
nnob ftatL acerbi ^lemici dei padre^ , fece-^
TO. proponimento < dì: téetgìU ^deliffimi , .,
diceiido baftare conciai morte dcU. vecchio ^
Re effcrfi tolto di mezzo, l-autoc*^ di tutti
i inali , né, dpverfi .all' ' innocentcvfanciul**^
lo< imputar la colpa vdellav tirannia del pa-
dre • Intanto^ la Reina.Mai^herita fua ma-r
dre , ^ fatti convocar^ tutti, i ^Prelati ,\ e' Ba- ^
ioni del Regno iJo fecefolennementeco-^
fonare -^ nel^ Duomo n di ' Pakrmo,t da Ro-
moaldo Arcivefcovo di SàleHM : alla-^qual^
Cilebrità , oltre i Prelati ^ edr i Baioni »
(a) tjf, Fdfcan.,
ftiwi innumerabil concorfo delm^Io AtU
la Città ,^ che- accorapagnollo , . finita T in^
coronazione , infino al\Pal:(^io.; reale coa^
molti. fegni.dVamore,, e d'allegrezza * £
la Reina) la qualeTper la tcnent.età del
figliuolo ) che. appena. dodicL anni, compi-
va ^^e non era, atto a governare* il Re*
Sno y avea di. quello prelalacurai volen«
o , come fa^a > accrefcer V amor del pò*
poli v^jjfip^di lui ,. fece porre- in libertà
tutti* i^tigioni y ^Éd^vòcò.dal bando quel*
li / che, v* erano;> fflRi mandarirdal'Re Gu^
glielme , richiamando ^Tancredi. Conte di
Lecce >.€ togliendo^ parimente via molte
gravezze impofte^ da lui , fcriife a tutti i
Mae%ii, Camerari, della Puglia , e Terra
di Lavoro-,., che. per 1', avvenire non efi-
getferapiJtqùeir. infopportabile pefo , chia-
mato redemptìmis , che avea ridette all' ul*
dma difperazione quelle Provincie ( ^ ) ;
Reflui i Baroniggi a cui erano dati
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PEL HEGNO DI NAPOlt LIB. XIH.
207
poteffe jpor 'quiete alle cofe di Puglia
Ma:^umi inoti del Regno , a iriguardo
di que^inaggiori, che fi vedeano iuLom«
bardia , ed a petto di ciò , che allora paf«
fava tra il Pontefice Aleflariaro III, cdir
"llmperadore Federica Barbaroifa
eran»
^t»!li, é ae «oncedè. molti altri di ftaovo
a di verfe perfone;» donando ancora '^on
larga mano ^molti ìbeni va varie Chiefe -
. Ma l'aver eHavoluto^ contro quel che
fuo marito avea * difpofto ^nel -fuo teda-
mento 9 innalzar foverchioGaito Pietro $
e farlo fuperiore. nel governo a'^Matteo (^ piccola confidetaziohe , e riputati ccn
Notaio »; ed ali! Inietto di Siracufa J^ dan- ' me di facile comi)onimentò : eccome noft
doali tutto 'il tzovernq .nelle tìiani 5 • ca-
gionò nuovi difturbi nel' l^alazzo Teale ;
poiché gli altri Cortigiani invidiofi della
fila grandezza ,'prefa*bàldanza 'dellà^faur
cinllezza*delJR.e> e poco ftimando ilìion
pafsò guari v che il tutto fu pofto in pa^
Hie , e tranquillità . -Erano gli -occhi di
tutti rivolti all' Imperatore iFedérico ,*il
; quale <:on grande 9 e . poderofa òfte era ca-
lato in Italia, per far guerra al Pontc£-
fermo imperiò della.donna ,"€omlutiaroir ce Aleffandroy-^^ed a*llomani, i quali 'a«
no di nuovo a porre in rivoltuia la Ca*
Ùl del Re y -configliela 'biella ^uale "[fu Geo**
tilc Vefcovo d' Agrigentp^^ il xjuàle , re-
ibfi cariffimo àll^ Arcivefcovo di^Reggio »
cominciò/ a tender infidie all' Eletto di
Siracufa ved a ^corrompere infiemf Mat-
* teò Notaio ^ esportarono la cofk invale
fconvolgimento , che obbligarono ancora
a Gaito Pietro di fiiggirfene in A^arocco
fotto la protezione -ài quel .Re - Ma fé-
dati ( ^dopo var} avvenimenti , che 4>en a
lungdr^fngon narrati 'dal Falcando ) 'que-
fti rumori , 'ed -èffendo Timafo T Elètto nel
lue luogo, come/primavera, giunièro PO*
co da poi in Palermo 'gli Ainbafciador; „ . - -
mandatr <la Emanuele Imperadore :d' 0« 'tè pofcia la Chiefa di S; Pietro 9 'e
riente , «il 'quale avendo vavuta xx>nttzzz, *^potendola agevolmente prendere
della morte di 'Guglielmo^ inviò a rino*
var la pace iól iciuovo He , e ad x>fi(erir^
gli per moglie 1' unica fua figliuola con
r Imperio in dote ; li ^ui Ambafciadpri
furon lietamente accolti , e tinovoffi di
prefente la pace ^ ma il pazéntato "non fi
)K>tè conchiudere allora per le molte xdif**
ficoltà , che HKcorfero nel trattarlo ••
PaifaroQO nel 'Secondo anno del Regnd
dì Guglielmo ^ non meno in Sicilia > che
in Puglia alcune ^turbolenze ^cagionate »
non da^ forze efteriori , ma dalle difcor-
die di qué' del Palazzo , e di alcuni Ba«
toni del iRegno 5 che obbligarono al Gran
Qancelliero^xh^erà allóra. Stefano di Par-
sio f figlio del Comf di Parzio psirente
della Regina ( che lo chiamò di Francia,
ed a cui la fotAma <del governo dopo mol-
ti avvenimenti era t:aduta ) di perfuadere
%1 Re, che paitiffe da Palermo^ e lofe--
oe ancbre a Mcfiina , «ve fiù da pretfa
(a) Bmon^à4émn.ii6j^
vendo doluto combattere fenz* ordine al*
cuno , e con troppa baldanza , furono da
Federico pofti^n rotta /uccidendone ^.'ìt
^ fa^ndone prigioni groffo numero y eflen«
dofi '^i "altri appena "'potuto con la fugs
falvare «ntro le mura della loro Città *
•Il Papa y e tutto il Popolo ^fi Tide iit
"grande/afiSizioae y e T Impera<3òre avuta
'contezza del felice iucceBo y avendo già
^prefa Ancona ^ e ftando in penfiero di
pafTare dn Puglia f<^ra gli Stati ^el Re
Gi^iemo ) venne preftamehte anch' ìegli
•col tinùmènte'del fuo efe?cito a Roma
'Ì0)y tà avendo dato un «gagliardo à(falt<»
alla Porta del Caftél *S. Angelo, combat*
VI fec^
attaccare ti fuoco : il perchè , f marrìti i
defenibri» la diedero in fua balia » ed A«
leffandro temendo della^furìa di lui , "ab«
•bandooato il Palagio di Laterano ». fi xU
^covrà Isella 'càfa de' Frangipani, e colà fi
afforzò con tutti i Cardinali entro una
Torre della Cartolarla •
L'Imperadore nella vegnente Dpmenica
fece dai fuo 'Antipapa Guidone da Cre«
ma cantar fòlennemente la Meffa nella
Cbieia di 'S. Pietro, e fece coronariS coU
la Corona Sleale , ^el luneclì ^ in 'c«b &
celebrò la fefta di S. Pietro in Vincola ^
"ii fece dal'medeftfno Antipipa con nobii
pompa coronare ^Imperadore ìpfieme eoa
Beatrice lua 'moglie.
. U noftro Gug^ieliùo , che feguitando in
ciò r efempio di fia> padre continuava
con AleiTandro la medefima còrrifpònden*
za , ed unione , tanto che còftiii non s** oS*
£eÌ6 pttitto > xhe Guglielmo li foffe fati^
incQ- ^
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Mt
DELL' ISTORtA «IVILE
ÌAcoromre Re ftnza fua fapura^, come gU
altri fuoi prfdccctfori avean pretefo : a*
vendo inteib V anguftie nelle quali fì ri-
trovava il Papa , e Caputo il peufìero di
Federico di paifare in Piglia fopra i fuoi
Stati , ritrovandofi , come fi è detto in
Meffina ^ mandò ^tofto ad AlefTandro d\x^
fue ealee con mólta moneta , acciocichè
aveife potuto fopra' eife partir di Eoma >
le quali eiunte impronfo al Tevere , con-
ciarono eftremamente con la lor venuta A-
lefTandro ; il quale non volendo per al-
lora partirli "dalla Città ^ trattenuti "feco
gli Ambafciadori del Re; otto giorni , gli
rimandò indietro, rendendo molte grazie
al loro Signore di così opportuno (occor*
fóy e diede parte della moneta a' Frangi-
pani , e parte a Pier Leoni , acciocché
con- maggior coftanza f ' e valo]:e aveìfer
difefa la Città « Ma vedendo pbfda^, che
l' Imperadore tentava di farlo de])orre dal
Papato, e che i Romani cominciavano a
mancargli di fede ; veftitofì da peregrino-,
ufcì con pochi de' fiioi affiftenti tii Ro-
ma , e C ricovrò a Gaeta , ove «(fendo
. prettamente feguito da' Cardinali , ripre-
fe r abito Ponteficale > fé n' andò a Be-
nevento. ' > / i
Ma non pafsò guari , che Ifederico fu
obbligato tomarfene in Alemagna \ per-
ciocché eifendo flato aifalita iV^uo efer-
cito da mortifera peftilettza , fra lo fpa-
cip di otto giorni morirono quafi tutti i
fuoi foldati , é^ i.^uoi maggiori Baroni che
avea feco , fra' quali furono Federico Du-
ca di Baviera , il Conte di Va(bne , Ber-
, cardo Conte d' Arlemonte , il Conte di
Sefia , Rinaldo Arctvefcovo di Colonia
con un fuo fratello , «d il Vefcovo di
Verdun; ond' egli con pochi de' Tuoi arri-
vò in Alemagna ì
Intanto nella Sicilia eran, accadute nuo-
ve "turbolenze , e nuovi tumulti , pure per
le medefime cagioni di cortisiani , e de-
gli antichi familiari della, dafa del Re /
che per no^,app^rtenere all' iftituto dell'
Iftoria preferire ^olto volentieri le trala-
fcìamo ; tanto pi ii che minutamente fu-
^ iono alia memoria de' poderi tramandate
da Ugone Falcando , e modernamente con-
molta diligenza raccolte da ÌFrancefco Ca-
jpecelatro nella Aia lOoria de' Re Nor^-
(a) V.C/jtSttaf. d€ Archìep. Neapjmn.x i6%.
mannt , e àa AgoftiuQ Inveges nella fur
Iftoria dr Palermo . Segui ancora in que-
fti medefìmi* tempi lafamofa ccmaiura fat^.
ta da' Siciliani contro il CanceHier Stefa-
no- di Parzio , che finalmente 1' obbliga-
rono a partirfi da Palermo , e ricovrarfi
in Paleftina , ove mori , fcritta in più
luoghi' da Pietro di Blois Arcidiacono di
Battona , uomo ch^j^iriflimo , il quale, 4»
Francia pafsò con lui nell' Ifola , ed infe*
gnò per un anno lettere al Re GueilieU
mo,' e fu fuo Segretario» e 'Configliero ,
ed clfendo ftato eletto Arcivefcovo di Na*
pk>li per opera de' fuoi nemici per allon*
tanarlo oon sì fatta cagione dalla Corte,
rinunciò il Vefcoyado . E dimorato per
cagioh della fua infermità , dopo la par-
tita del Cancelliere, per alcuno fpazio ìa
Sicilia , quantunque .pregato da Guglid«
mo a jeftarvi perfempre , promettendo*
gli di tenerlo in grande (lima> perchè a*
vea.prefo in- orrore i coftumi de' Sicilia*
ni per ciò che aveano fatto al Cancelle-
rò Stefano : non volle a patto alcuno ri-
manervi . Di lui abbiamo oggi giorno
molte fue òpere , ed un volume^ d' dpifto«
le , e fu uno de'. maggiori letterati , che
fioriilero in quefto fètolo (tf ) . Fin qu2 I
^iftefe la fua iamolà Iftoria Ugone Fal-
cando Siciliano ^ il quale avendo, cornili- |
ciato la fua narrazione dalla morte del
Re Ruggiero ieguita nel principio del
1 1 54* e dandole fine nel predente anno
1170. égli ordì un' erudita iftoria di 15.
anni , con tanta eleganza , eh' è veramen*
te cofa da recar maraviglia, come in tem-
pi così incolti , egli si politamente la
tcrivetfe .
Era: in quefto mentre morto in Roma
Guido da Crema Antipapa ^ detto Pafca*
le III. eh' era ftato creato in luogo d' Ot-
taviano per òpera dell' Imperador Federi-
co ^ e perchè, non vollero i fuot feguaci
cedere al Pontefice Aleifandro , ne crea^
rono in .oueft' atino 1170. tatitofto xl ter-
zo, che fu un tal Giovanni UngaroAba*
te di Strumi, che Califto III. chiamaro-
no ; benché Aleffandro che dimorava a
Benevento , fotfe ftato intanto riconofciu-
to come vero Pontefice d& tutti i Criftia-
ni , fuor che da Cefiire , e da alcuni Ìuoi
Tèdefchi • Partiffi «pofcift Aletfaadro da
Bcne-
P. TÌTtn. tpm. 3 . mS, Script, m indite Au8.
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DEL REGNO X>t
• Bnievento pet andar in Roma ^ sua li
Romani fdegnau con lui, perchè sive^i ri-
jcevuto iu Ina grafia il Conte di Ttifco*
lo^o fcoveno nemico , 11011 lo voli prò
icevere, laonde ritornò in diecm aCae*
i, e quivi moho tempo li trarcenne ; in-
li fi parti per Alagnà. o7c fermò fua re*
Idenza .
Inviò iu qucfto V lniperador ^
luovi niefli a Gui^l'^^^'^^^^ • ' .
ehtufero con lui il ma €*
iliuola Domata Icor
il tempo da condurr
id il Re poco alante col imtcilD Erri co
?citìcipe di Capua , fé ae pafte^ a Taran-
per rìc€ver coli la tiovétla ipofa : tnn
perfido Greco^ non fapeiidofi U cagio-
ie , ipregiando le patto vite noi e e , non
puro d' inviar la fanciulla * Altri (a ) ninn-
ici ivono di querto fatto , aniJ r a in^ (d'-
ino , che GuqUelmo per noti
il Papa , ricusò quelle nozze ^ ^jic cuc
|e fia > Guglielmo partirti da Taranto ,
gitotene a Benevento inviò i' pe
(luo fratello s ch'era infermato u ti-
, a Salerno^ accioccHè imbarcandoli fu
Galee paffalfe più agiatamente a P.iler-
per ricuperar ftia falute , la qml co-
nou eli ^iovò i perciocché «iìfiai^era-
lo dì modo il male» che giuntovi appe-
, fé ne mori nrf ^^^iw del-
la ina V i ta , e nel ]'«,*,,... . i . ^. del f ama-
la Redeniione • Fu con nobil pompai fc{)-
tllito nel Duomo pretfo il fer " "11'
[Àvolo Ru.Tr» lem y e di là poi ito
iella ChiL'Oi di Moure.'ìle > ove li veJe
iiiora il ino Avello f ^)*
In quflto Frcico finimno i Principi di
'Capua Nor-^ ■ '■ '■'.■■ • ■ --'l.
Principato
primo , fy l neir
^iitio 1058, à......-..r »., .. .....uolo di
Clli^ielmri L in queif armo 1172, nel qaa-
lé maricò h ' '' -^ . - ^
rlfeiiao a
non potè ad ekmptu lii Ino padre , e del
fuo Avolo Ruggieri continuar qudl* illi-
tuto^ che coloro tennero di crear uno de*
loi^ figliuoli Principe di Capua ; e ^um-
Tom* IL
( a ) Pitti rappcrtatg iì : /?.
PaL ReM n ec Em anueii i ^ . . ■ . rh
fitiam^ Icgramiiifiam nunùns ^ dia f,
(b) Cernii P^§gfm, m S$m9* Prìm\ C^p.
NAPOLI LIB. Xlir,
M^
tunque del Re Tancredi > che a Gugliel«
nio r ' lette, Ij dov "^ , che
avre' rinttiito il n. ■ -tume;
nuli io que^h tempre ira-
p'^' . ^ . , -^ guerre j e mancando^
ioli ma^izion ^ prevenuro eqli pò-*
coda pai dalla morte, non i : ,r-
lo . E SÌ! :i!tr! Kf? poftenor f*
b;ito il
■ ,1 efì
R egno
E 2.h .ihrì Kf? poftenor
ro ^ e Di/iajuj ,
/^. olici Atti aveflei^^ ,.,-
Principato , come s'of*
/ino air anno 14 fj,
IL (f j , miila-
dimanco > to itone quello nom'e , fy in tut-
to il retìo il Principato eftmto , e colon»
che ne* feiQiuenti anni tennero Capua » noti
devoUo cr ^ jila dimoiti, come nel do^
miuio f ..qonati a quelli Prihcipi^
aVquali (ufouo di molto miert^allo infe-
riori . ;
ìortc d' Errico rc?ò a Guglielma
*
: ^i da ]
. .■ e ne
una ^ro{fì ar*
ìth d' Egitm
are i Cri-
lotto it co-
gi.iv ituiìio r: ' ^ - , '
poriollì and:
anno 1174. avendo
maraT hi inviò in
contro il Saladiuo , per i
ftiatii, che colà militava
mando di Gualtieri di Moac , che pnchi
attui da poi fu creato fuoAmmin
E volendo it medelìmo Re nell: , u
perare i fuoi masi^^iori ^ parte de* tefori ,
che aveano efTì accumulati^ inr^"^^'^ *"eU
la fabbrica d'un ftiprrbo Tempi' la-
ri da Palermo lontano in un culle chia*
maro Momi^^jle^ che crnoUo di hiperbi la-
vori di marmo , e co y ed aven-
dolo arricchito di Ri-ul rcndue confiden-
ti in molte Città, e Caftelli » ed iu rie**
chi poderi^ e fornitolo di arredi Restali ^
e preziofi , lo dedicò a noiìjm Sjauora »
fotto il nome di S* Maria Nuova , dan-
dolo a^ PP, deir Ordine dt S. Benedetto •
Né qui deve tralafciadiV che i pr:mi cK*
la Cava j che 1»» d*
quefte noftre piti.. .,^.. .....^ -: -icilia ;
perchè per la fama della lor fanti tà ^ ef-
knda fpària dà per tutto 1 erano da* Pria-
Dd cìpi
Nortm* ^ in CaJHg, ad Amnywi. Calfiu. &nn^
lìjz. C e ) Camiti, Ptdegr. in di§€ft. in ^,
par. ( d ) CépHtlan* hiji. HA, $.
u^ed by
Google
D E L V
^spi Normanni, e fopra tutti da Giigliel*
friD in fonimo predio tenuti . CrfhHe mi
il Santuario , poiché oltre U ! ^'
Moi. "^ 'M per li di
IS TOH I A CTITILE
per
atteo G. Prr
di isicilUj cteiito , come fc cardo
da S* Germano , già Vicccix.ro del
Re^no I Guglielmo impetrò di Papa A-
lertnndro IH. che la CT ' ' ^ ^ n-a non
forte fottopofta a niuno , Ve*
,{cova , o altra perfona Uca ^ ma
iahimefite al Pontefice ), ed indi
da Lsjcìo IH. la fece erae^e in Arcive-
icovado * ir tutto fi fece da Matteo per
dtfpetto di Gualtieri Arcivefcovo di Pa-
lermo t nelll cui e: ''^^nì: ella era ^
il quale per le gare Iella Corte era
fuo fiero nemico^ e Gualrietì in procedo
jt tempo i^*' ^^^'"c vendicaflene , e llie
ne refe il ^ imbio, come diremo,
ri 1 primo A Mto di
• Monreale ti co del
Monartero delia Cava, che n'era flato m
prima Priore . Quefto luog^o , per^aaion
del f^Ètnoib Tempio quivi edificatdP, con*
correndovi ad abitare molta gente, diveti-
ne in breve una ianiofa , e ricca Ciaà ^
ed ora II ftio Prelato per le iiumerofe ren-
dite , eh' e(>li tiene , è un de' maggiori,
e più Aimati della\Sicilia .
C A P.
!,
.jyf^isze del Re Guglielmo IL eo^C^av^M-
-* NA fi^lin&lii /i' Errico IF- R^ A'' In^hd-
terra ^ Xr,: ^ V. ' ' ^1 itane fi air efét'
rito deir ì ^-O 1 € pace- hi-
di emù hi li Jet dal medffjimQ con Pepa ALES-
SANDRO in.
INranto T Imperador Federico dì Svevìa
era calato di nuovo in Italia con gran-
de ^ e podemfo efercito , ed avea comin-
ciata crudel guerra in Lombardia ^ e men-
tre quella con vari avvenimenti fegurvà ^
confìderando Federico di quanta potè ma
*forte il Re di Sicilia ^ t^inò di diiìorlo
dair amicizia» e confederazione del Pon*
tefice» e trarlo dalla i'ua parte; onde per
mezzo di Triftano fuo Cancelliere esl* in-
viò in queft' anno itjó, ad offerire la li*
( a ) RomuaL Arcìv. dì Satern. apud B(ì*
ronìiim : Ut ipfe^Imperatorh fiiism in um-
gHuola per moglie » ed a perfuadergIF,
che avene fatta parimente con lui perpe-
tua lega ,,e compagni* (A) . Ma^l Re
^^ ^""'-r^ndo » che quefto niarita^D j e
, ace non farebbero piaciute act A*
kiìandro, ed avrebbero recato grave daa-
no agli atfari della Chiefa , ributtando V of-
ferta deir Imperadore non ne volle ùtt
nulla • Sdegnato fommam-*^*^-^-~-'-r!co del
rifiuto ^ torto fcriffe in / r nuo-
vo foccorfo di gente da g^ue.Ta per doma-
re i Lombardi j che gli facevano valoro-
fa refiftenza, e foUecitò Trillanofuo Can-
celliere , che calafle col fuo ef^^-'"^ ad
aflalire il Reame di Puglia* G A
principio della Siate Filippo Arcivelcovo
di Colonia , con molti altri gran Baroni
Tedefciri , e groffo ftuolo di valoroC ibU
dati, co' cpiali unito f'^ r^fir^ t.^.^itrf r Al-
pi, calò nel Milau- if^oc'
' " ' ; ed affirontatoii co:i 1 triercito de'
li» che gli andò ali* incontro» vi
cominciò crudele , ed opinata battaglia ^
t^Aì'^ nuale furon rotti,, ed occ'^ ^'^ la
. parte . gli ' Itlemaui^ e co
ro da cavallo c*^r* jo di
j anch^ elfo la ^ , UvA «
gtran fatica , fuggendo con pochi de' fuoi
dentro Pavia ^ ove giunto conit^^''^ ^'
peradrice fua moalie ^ che per qu
ni » non aven^ df lui novella ,
pianto come morto { i J • Trirtano , eh' era
già venuto con un altro efcrcito ad aCa-
il Renme * ed ave^ r^ninf-r^MPa (a
r-
i avea
lire
Terra di, Celle ^ cffeudi ti^
tro Tancredi Conte ' ^ ^ li:c nvo-
cato dalTefilio, erù i^ ricevuto in
grazia del Re, e Ru^meìo Conte d' An*
dria con molti altri Baroni, e buona ma*
no di foldati Regnicoli , ributtato da lo-
ro fé ne ritornò anch' egli addietro feiua
poter far elfetto alcuno .
Intanto Giiglieln^ avendo avuto
alcun effetto il m.if ;o mane^^iato
colla figlruolr-r dell* Imperador d* Oriente,
ed avendo rifiutato T altro della figliuola
di quello d'Occidente, trovandoS in età
di ventitré anni, e foioi pensò feriame li-
te a non dover dillerire di vantagf?io il
fuo ammobiliamento ^ onde per conCvalto
del Papa inviò Elia Velo^vo di Troia »
Ar-
re??? ét€Ccptans » rumm pactrn pfrpetHam faCf^
i
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DEL REGNO Di NA
Araulfo Vcfcovo di Capaccio, e Florio
Camtrota Giuftiziero^ ad Errico IL Re
d'Inghilterra, a chiedergli Giovanili fua
fìglìttola pernio<»Uci li quali ii
lamcate dit Re, € ragunatac ;>.,....
bkà de* Tuoi Baroni , con il di loro coti-
S^a gradi la dimanda degli Ambafda-^
mR^ e conchiufc il parentado (a) . E
tancoito da ir Arcivelcovo d' Eborace i e
da akfi Signori Iriglefi fece coniiirfc la
figliuola infiao alla Città di S. Egidio,
ovG fi tr .;v",.. = ■ "^ ' vetla Alfa-
no Are. cardo Ve-
fcovo di Siracufai e Roberto Conte di
Caferta con venticinque g^lee condotte
dal r Ammiraglia Gualtieri di MoaCf eia
condu(fero a Napoli, ove, celebrarono la
Pafqua di Rcfurrezioner Ma infcifttdiula
fanciulla dat mare* per la via di Sater-
uo , e di . Calabria n' andò per terra , e
pafTato il Faro» in Palermo fi condnffe,
dove fu pompojimente accolta dal Re fuo
tBarito ^ e fatte le nozze fu coronata Re-
gina di Sicilia.
AlloiM fu. che Cu:i!tieri Arcìvefcovo
* 1 di cui padarono
1 u^iLt! luutiuu. j |iiv'ttuiandofegli si oppor-
tuna'tcongmntura , .^ àhiete al Re» che i
delitti n ^ ìliHcro cailigatì da' "ffe-
fcovi jij ove eran comraeffi j
e che i deiitri de' Cherici foifero cono*
fciuti da' loro Prelati ; ond' è , che a fua
richieitx foifc ftata da GuglìelnfKi fatta
quella r ' , che ancor • T^g-
giamo j delle nnP^ tu-
zioni fotro il titolo de '''j-
diry h quale con errore -^ aui..; -^ «ari-
buifce a Guglielmo t* Tuo padre . Ma fé
dev ' :i{] fede ad fi ' ' \ quc*
ili - ^ 4 mi privile. ^lielnio
fatto akùui anni prima colla data in Apri-
le t^ ^ t r a mia 1 1 7 2 * e drizzato Com'ìtìàu^ ,
/Ìj , Baromòus f Cb" univerfis Baju*
' ' "^ -jjy& Dmcefì Ar-
oi'e il Re coman-
da» clic il delitto i ■■^ fia della
E i Ufi fd il ione di Gu::.,!. . L;\.ivefcovo di
o . Ed in fani nel Regno della
xvc^irja Coftanza vedeG ^ cbe la conofcen^
(a) Ru^gìcr^ ^ AnnaLA igli*
uji. (t) Qi£^jh ijir^iinemo dit Dotarh
POLI LIB. Xtn! CAP. t tir
la di quefto delitto per privilegio de'n«*-
ftri Ré s';ì' ; EceleUaftici»
cjot'cliè poi . . , e foUmente
rimafc la cooofcen^a fopra i delitti
s.. Cherici delle loro Diocefi .
Era a qucfti tempi coilumei cheanclie
i Re folcano coilituirc i dotarj alle lom
mogli ,o ad e Gn^lielnio coftitut alki Pe-
f2Ìna Giovanna il fuo* e nelle adk^
fatte dair Abate Giovanni alle CrQ-.vp-.
di Sigeberto abbiamo Ja fcrìttura» nella
quale quefto dotar io (t) fucoftituìto (r),
concedcndofi alla Re^irui a quefto nome
la Città dì Monte S, Angelo, la Città
diVeili con tu^' i fuoitenimeiiti, e tut*
te le loro pertinente ; ed in fuo fervigìo
le
teC
prino *
che il C
do
le r
Cait.
oltre
ancora de'tenimeiiti del Con-
Lefina s Perchici , VicO| Ca-
re! la, e tutto ciò
. teneva del Conta-
di Monte S.- Angelo . Di t^anraagio
^ :■ . Santo Chierico «
. 10 5 e Conavo . In
li Munafttro di S, Giovanni in
Lama , ed il Monaftero di S. M. di Pul-
fano con tutti, i teni menti , che i fuddet*
ti Monailerj tenevano del Contado fud-
dctto di Monte Sant'Angelo.
L' Imperador Federico , dopo rìceTiita
si grande fcon fitta da*Milaneiì, feriamen-
te penfando, che mal poteva foftenere la
guerra cqntra i Lombardi nelT iftelfo tem-
po, che avea per fuoi nemici il Papai
ed il Re Guglielmo, fi dìCpofe , ef^
anche da' fuoi Baroni j che fi prot..
no non volerlo più feguìrei fc non li ri-
conciiiava col Pontefice ^ di chiedere fchiet-
tamenre, e fcnxa fraude alcuna la pace
ad Aleflandro ; e poiché ì maneggi di
quefta pace, e T andata del Papa in Vi-
neeia, variamente fono (tati narrati da'
moderni Scrittori j i quali avendo di mol-
te favole riempiute le loro iftorie, die-
dero anche la fpinta a' dipintori di preti-
derfi qtiefte licenze ; però feguitanqo le
orme H mr Scrittori, e fopra
tutto de-... ^.^^;;. biffimi Capecelatro , ed
Agoftioo luveges , t quali con più dili-
gcnw degli altri rintracciarono quelli fuc-
D d 2 cef-
leg^i pa/rmfnti mì Tom* z* di 1
hàLDiplomat. pa£.Ì^%, (e) / =
Af$H* *f In^hihtrra * Cafi€tUtf. hiJLIti^}*
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512 ifE L V ISTO
ceflì dagli Autori cotTtemporatiei , e fpe-
aiialmcnte dall' iftoria di RomualJo Arci-
Vcfcovo di Salerno | il quale a tutto per-
fonalmente iatervenn^ ^ come Atnbafcia-
àore dei Re Guglielmo, non dovrò aver
fincrefci mento di partitamenre'narfarpli >
!mali realmente avvennero , giacché nou
araiino riputati ertrauei, e lontani dal
polirò iftituto , anzi a quello moho pro-
ff] f e CQuhicenti .
Dtfpofto pertatito Federico d' unìrfl con
'Alerfaiidt-Di inviò ad. A lag lU, ove dimo-
rava» fuoi Ambajciadori a th ledergli la
Sace : quedi furono il Vefcovo di Mad-
ebuf!^ 5 r AVcìvcIcovo dt^Magotiza , V E-
letto diVormaiia^ e'I Protoiiotario deli'
imperio, uomini rurtì quattro di grand rf-
fiiìia iti ma , e pia volte adoperati da lui
in fimilì affari . fluefti avendo efpollo k
lorocommelfioui al Papa» dopo v;iri trat-
tati, che durarono quindici giorni conti -
iiui > finalmente diedero qualche fefto al-
le diftereuEc tra il Tapa , ed il loro Si-
ignore ^ ma premendo aflai più per la pa-
ce d'Italia, che s* accomodaffero gli af*
/ari de'Milaneii, e delle altre Città di
Lombardia^ li quali non era convenevo^
)e j che fi rrattaflero in loro affenza ^ e
coniiderandófi ancora, che non potevafi
dar perfetto compimento ad una ficura
pace fenza la pedona delV Imperadore» e
«Deputati tlì quelle Città, ch^ v\avea-
no da intervenire; fu perciò corichiulb,
'«he il Papa pa(fl\fle tantofto in Lombar-
dia | per abbocCcÉrfi con Federico, e che
perciò fi daffc libero il paflaggio , e fat-
Toconiiotro da ciafcuna delle parti di po-
tere chiunque vole{fe liberamente andare
©ve dovea ragmiarfi tal^ AlTemblea , e di-
morarvi, e partirri a fuo piacere. A tal
effetto inviò jl Papa il Cardinal Ubaldo
Vefèovo d' Oftia » Rinaldo Abate di Mon-
te Cafino Cardinal di S. Marcellino» e
.Pietro del Hgnaq^io de' Conti di Marfi a
ricevere il giuramento di lerbnr tal iicu-
rezza da Cefare, e dagli altri Collegati,
€ ad' eleggere il luo^o j ove s* avéa a far
l'abboccamento; e fu ftabilito di confen-
timento d'ambe le parti , chetbffe la Cit-
tà di Bologna . Inviò anche il Papa fuoi
meflì al Re Guglielmo a fi|inificargli ,
che aveffe mandati alcuni de' fuoi Baroni
(a) Rombai, ^fcìv, di SaleuNifu^uam
R I A C I V T L "E
per afTiftere a tal bifoguo in nome dtliii;
perciocché non intendeva conchiudere pa-
ce alcuna con rimperadore, ove'nonfof-
fe comprefo anch^egli, che cosi coftan te-
mente avea femprè favoreggiati gli aflari
delta Chiefa (^); la quale ambafciata
. tidita dal Re^ v' inviò di prefente Ro-
mualdo Arcivefcovo di Salerno, autore
di quefla relazione, e Ruggiero Conte d'
Andria^G. Conteftabile ; acciocchì: inter-
venirtero in fuo nome a tutto quello^ che-
folfe flato meftiere- E dopo quefto, par-
ti il Pontefice d' Alagna, e per la viadi
Campagna venne a Benevento ^ e di là
pafsò a Siponto > ed a Veftì , ove s* im-
barcò fu le galee fattegli appreflare dal
Re Gut^lielmo con molti Cardinali» che
girono in luacom^p^gnia, e con ì fuddetti
Ambafciadori navigò felicemente a Vine-
già, ove a grand* onore ricevuto, alber*
gò nel Mona fiero di S* Niccolò del Li*
to,.e nel feguenfe giorno fu dal Doge,
e dai Patriarca , e da numerofo /luolo di*
Vefcovi con gran concorfo di Popolo con-^
dotto nella Chiefa di S. Marco, e di là
fé ne pafsò al Palagio del Patriarca, eh'
era flato apprdkto con gran pompa per
&a allog^amento., ^,. ^ \
L* Impeìrador Fed^^po intefa k veniita^
de! Pontefice a Vinegia inviò colà il Vc-
fcovo di Maddeburg , T Eletto di V'orma--
zia, e*l fuo Protonotario a chiedergU,
che gli forte a grado diftabiUre altro luo-
go per r appuntato abboccamento , aven-
do la Città di Bologna ifofperta , pere/Ter
colà entro moki fuoi nemici. Alla qual
dimanda rifpofe Aleffandro, eh"* elfetjdoJ^
quel luogo ftatuito non Colo dà lui , mi
da' comnni Ambafciadori , e da tutti i
Collegati bombardi ^ non poteva fcnza il
voler di ciafcuno d' eflì cambiarlo in al-
tro j ma che non perciò s'impedirebbe b'
comune concordia v onde previamente fc*
ce convoca? i Deputati di tuttt le parti
a Ferrara, e gitovi anch' egli ragunò un*
Affemblea entro la Chiefa maggiore di
quella Città dedicata a S. Giorgio ,- ove
convennero tutti , ed egli ragionò lunga-
mente fopra gli affìif i della pace . Ed eU
fendo fopraggìunti fette Legati da parte
di Cefare, fr de[)utart>na dal Pontefice al-
tri fette Cardinali ; e pfer lalegfl de^Lom-
fcar-
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DEL REGNO DI-WAF'Otl tlB. Xlff. CAP. I. 113
SardLiIbron dteffinati il Vefcovo di Tu*»
fino y e quelli di Bergamo 9 e di Como ,
r Eletto d'Afti, Gerardo Pefce Milana^
fé, Goezzo Giudice da Verona,, ed Al-
berto Gampiavd Brefcraao , i quali dopo
ti di CeGire , eh' elfo venifle Infìtto a Chioz-
2a luogo quindid fole miglia lungi da
Vinegia, e. che di là.non pafltalfe avanti
fenza efprc^Ta fu*rliceuza. Ma venuto che
vi fu federico , ne girono alcutù de' po-
var; contratti, intcrven«nclovi parimente polani diVinegia a ritrovarlo ,. e dirgli
gli Ambafciadori del Re Quglielmo-, di
conùia confenrimento ftatuirono, che 1'
abboccameuta fi facefle a Vinei^ia .
Il Pontefi(^, prèttamente fpedl Ugone
da Bologna, e Ranieri Cardinali con al-
cuni* altri Xombardi al Boge , ed al ^Po-
polo Vinegiano (eifendo a quetti tempi
ia potettà pubblica prefTo L Nobili > ed il
Poj^olo infietoe, nqii come oggi,, ne' foli
Nobili xiftretta ( -f ) ) a chieder loro , che
che non indugiafle ad entrare nella* Git^
tà, perchè colla fua prefenza avrebbero
ficucamentc fatta la pace infuo vantag-
gio, edeffi avrebbero adoperato ogni sfor-
zo per farlo coltrare .
Aveva niandato in quefto mentre Alef-
fandro aChioz7;a fuoi Legati a dire aCe-
fàre, che fé ^gli era rifoluto di far trie-
gua per fei anni con f Lombardi , e per
quindici col Re Guglielmo « il giura^fe
avetfer data ficuranza, che potefs egli, e nelle ìor mani, perchè pofcia con la fua
tutti gli altri , ch'éran foco per lo. detto
trattato di pace entrar nella loro Città,
e dimorarvi , ed ufcirne "a lot talento fen-
za ricever noja alcuna , aggiungendo , che
non coafe^tiflero , . che Cefarc contro il
benedizione farebbe potuto entrar nella
Città. Ma. Federico, a cui eran piaciute
r offerte 'de' popolari, ed afpettava, cheT
aveffer recate ad effetto, fimulando effer-
gli nuovo il trattato , e confumando il
voler del Papa vi pò telfe venire ; ed aven- tempo in varie confulte^ trafportava di
do i V^inegiani ie^za molto riflettere^ a giorno in giorno la rifpotta; ondefofpet-
J[ueft'ultÌAia dimandarconceduto.a^ Alef- tando i Cardinali, che T Imperadore mac-
«idro quel che chiedeva, fi, parti egli chinaffe qualche inganno, erano entrati
knnvanteneqf e. da Ferrara,; ed a Vinegia' in gran coufufione, né fapean che farfi :
ritornò . Si diede quivi per tanto princi- tà l popolani di Vinegia volendo porre;
pio a' negotiati della pace , ma riufcendo* in opra 1§ promeffa fatta a Federico , fi
per le molte difficoltà ,. e differenze in- ragunarono iufieme nella Chicfa di San
ibrte, malagevole a. poter fi. conchiudere ,
perchè non andade a vuoto tutto ciò,
che fin allora erafi adoperato , pensò Alef-
fandro, che almeno- dovefle conchiuderfi
Kna tregua,. che duraflc fei anpi con i
lì-ombardi , e quindici col Re-, di Sicilia ;
nel che .eflendo venuti gli altri,. s^ atten-
dava foie il confenfo Si Cefare per itta-
bilirlaj e gito jil. Cancelliere all' Impera-
dore con tal proposta , prima fi tdegnò ;
Marco , e tumultuando contro il Doge ^
gridavano , eh' era cola molto biafimevp-
le, che Cefare dimoraffe travagliato dal
calor delhttagione, da' pulci, edallezan'-
zare fcnza potere entrare in Vinegia , la'
qual ingiuria riferbando egli nel fuo ai\i-
mfo , r avi-ia pofcia sfogata a più oppor-
tuno .tenipo contro tli loro , e contro i
Idjr figliuoli ; . perlochè volevano , che in-
vitatovi dalla Repubblica, e di voler dì
ma da ppi acconfentì con condizione , che loro .y' entraffe di prefente : le quali cofe
il Papa^ reftituiflfe all'' Imperio lo Stato -avendo con molta baldanza fignificate al
della Conteffa Matilde ^ ma ciuefta^pro- Doge, fu da lui rifpofto , che s' era giii-
|)ofl» non fu accettai» da Alc(r*dra;,on- rato al Pontefice di non far entrare ript»
de dilung^mdofi l'affare, perchè l'Impe- peradore fenza fua licenza; ma nulla gio-
ndore era 9, Pómpofa , luogo di piacere vandogli predo ijl popolo tumultuante que-
prjcffo Ravenna,, e vi -voleva molto tera-^ ftafcufa*, alla fine l^ifognò cedere , cman-
pa ad andare «' e ritornare i meffi,, che dare alcuni de-'medefimi a dir^ al Papa-,
ch'èralort) intendimento di far entrare*
tefare in Vinegia , i quali ritrovandolo
cbe dormiva, fenza voler fopraftare na«-
aomo tempo I irreverentemente l^fveglia-
ib)Pkdi kSquhtirm deJh lièittìk Veneta dr M, Velfero^
gli s* inviavano per gli affari, che .occon^
fcvaQo intal broglio', fi contentò Al^ef-
faadrd p^ agei^olare il trattato a richie-
ib del Canceltieve, e degli «litri Deputa-
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ai4. DE tr ISTOILI A, C I VI LE
tono, ed cfpcrflagli con ariroganza fam. aon avcan ricevuto comodi* alcuiio ^ fi
bafciata, a gran pena^ ff contennero per fatefle nimiftà ,. fdegnando in cotal guii^
le parole del Pontefice >d* indugiare .'fino . i*fuoi Legati,. col Re. Guglielmo, .da* cui
al- vegnente giorno a- fa»lo. venire • - Stati straean. continuamente. tahte utilità ,
Sparfafi di repente per laXittà la no- arrifchiando' di più la vita,. ed i beni de^
velia di tal fatto, e temendo"^ i Lbmbfiir- lor parenti^,, che colà diniaravano; ,c che
di , e^ elf altri , eh' erano ivi per lo trat-
tato, della, pace , che^ fé Federico entraffe
contro il voler del Papa , . non gli faceile
prigioni, avendo già fofpctta la corta fe-
de deV Vinegiani , .. ^ombrarono . tantofto
via , e ne eiirono a Trivi^i . Ma gli Am-.
baiciadori del Re Guglielmo niente fpa-
VfatitatL di' tal fatto , f. furono . prettamente
a^ ritrovare il Papa ad avvalorarlo , e dar
lor palcfaflfe- chi erano ftati coloro, eh',
avean configliato a far. entrar ^ V Imiterà-
dorè in Vinegia prima di concliiud&r l;t
pace col Pontefice, ch^ erano apparecchia-
ti con . r armi . alle mani Mi farne ven«
dette.- .,
Vedendo il Doge , ed il Senato si ofii-^
nata rifoluzioue, e temendo non fi tao*
velfe grave (edizione, e fi veniiTe dentro
gli animo ,: c^e di nulla temcflfe , . poich'ef-. la Città all' armi ,' . inviarono - prettamente
fi avcan'quattro, galee, bene armate;, fu le- perfone -di niolta ftima ;^ a . pregare ' il Pai
quali r avrebbero eziandio - contro il vo-
lere- de* Vinegiani trafportato . ove gli fof-
fe .flato a gradò; .e avrebber \faputo - farli
attendere lafede.dtta da' Vinegiani ; do-
JK> di che ne girono a czùl .del Doge ,^ e
ritrovandolo con molti Vinegiani , .comiti-
ciarono à rinfacciargli i benefic}, che il
loro «^ Signore avea lor. fatti, che non me
pa, che lor 'perdonaife la no;a, die gli
aveanxdata,,e che faceflfe ogni sforzocon
gli Ambafcigdori di Guglielmo,, di. non
fargli partire : ma mofirando di ^ ftar (al*,
di nel loro proponimento noti ottante le
preghiere del Papa, e^del Do^e , fur ca-
gione, che nel feguente mattino fi pub-«
blicafie ' ima grida ^in Rialto d' ordine deU
ritavanoquefto tratto', e che fefapeflero, .,la Repubblica,' che. ninno avefle più ar-
che efll' permettevano di' far centrare Fé
derico nella lor Città, fenza ^licenza del
Pontefice , eflì non avnano attefa tal ve-
nuta , ma . che fuBito fé ne .fariano . anda-
ti via in Sicilia, ed avriano detto al lor
Principe ciò che, ne conveniva ger ven
dito^Ji favellar dell' eiltra|a, di Cefare
nella Città, fé in prima non Taveffeco^
mandato^il Poihtefice. - .
Pervenuta a Federico in Chiozza que-
fta novella, vedeiidofi fallita ognifperan«
za, cominciò a parlar .benignamente co*
«-dlicaV quefti torti .Ma non montando nul- ^ Cardinali ,. che colà dimoravano, degli af
la tai parole' col Do^e , ancor chVegli con fari ..della pace \ .ed effendogli : altresì aperr
dolci rifpofte^ s'ingegnafle di tjargli al fuo tameute detto dal fuo Cancelliere , e dagli
volere, con afilcura^gli^ che non ' aveffer / a^tri Baroni Tedefchi, che bifognav^i fi-
niun timore. della venuta dellMmperado- -• mrla.'con. Aleffandro» e riconofcerlo per
"re, fdegnofamente ritornarono al loro al- legittimo Pontefice, finalmente alle pcr«
J>érgo, e differo fui partire alDoge, che ' fuafioni de*medefimi s^ìndufie ad inviar
avrebber procacciato, che^ il lor Signore addietro a Vinegia co^ Cardinali il Conte
fi vendtcaffe'cph convenevoi cattigó dell' Errico da Dieffa a prometter con giurai,
ingiuria ,. che riceveva j e fecero appre-* - mepto , che toAo ch'egli vi foffe enta«
ilare i legni per partirfi nel feguente mat« to avrebbe giurata, \e confermata la tre*
tino . La, quaf cofa foarfafi traVVinegia- , gua con la Chicfa , «pi Re' di Sicilia
ni, recò loro grandifiima. paura , temen-
do, fé coftoro fi foffero andati via così
fdegnati ^ non v aveffe coti tal . cagione il
Re Guglielmo &tti prigionieri tutti iVi-
negiani^ che dimoravano 7Ìel fuoReatbe.
Il perchè groffo ttuolo di coloro, ch'erajB
congionti di fangue ' a que* chV éf ano in
Puglia, moffi a tumulto t^gifiono' al Do-
ge a dirgli , che non era convenevole,
che per aggradire a Cefare, dal qiudemai
co' Lombardb nella fteffa . guifa .H^punto ,
eh' era ftata trattata, per . li Deputati . H
aml)e le parti • . .
La qual cofa ppfta' ad effetto dal Con*
te^ ^ne. girono d' órdine del Pontefice i
Vmegiani con fei galee a levar T Impe^
radore , e ì ctmdufJTero infino . (|1 Moi^a*
ftero di S/ Niccolò,' e nel fégueate .gior^
no , avendo Alefiandro udita^ la fua ve-
fliiu , ff ^ n'^àadò eoa tsmi i CanUo^li %
eoa
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DEL REGNO DI NJl
con gli Ambafciadorì del Re > e co' De-
ptit^ti de' Lombardi allaChicfa di S- Mat-
to , ed inviò tre Cardinali con alcuni al-
tri a Federico, i qualianolvettcrDjni ,p
miti i fuoi Baroni a;il le ceniure della Ghie-
fa* Dopo quefto andarono il Doge^ e'I
Patriarca accorri paglia ti co' primi Nobili
di Vìnesia a S. NlÉcolò» e fatto falir V
Imperadore fopra i toro legni > con moU
ta pompa il cnnduflero iiifino a S* Mar-
co i ove per veder sì famofo fpcttacolo
era radunata immenfo moltitudine di po-
polo : e Federico diicefo dalla Nave n'an-
dò tantofto a* piedi d' Alcffandro ,' il qua-
le co* Cardinali, e con molti altri Prela-
ti era Potitìfical mente afllfo ^el portico
della Chiefa, e depof^^ l'alterigia della
Maellì Imperiale, levatoG il mantello,
li proftrò innanzi a Ini con il corpo difte-
fo in terra limilmcnte adorandolo: dal
3ual atto cQmmoffb il Ponte fipe lagnman*
o, da terra il folle ve, e baciandolo il
benedirfe : e poi cantando i Tcdeichi il
T0 Denmj entrarono ambedue in S. Mar-
co, donde T Imperadore , ricevuta la be-
nedlxione dal Papa , ne andò ad alberga-
re al Palapio del Doge, ed il Papa con
tutti i IqoI ritornò al foli to oftel lo .
Cosi ne' princip; d'Agofto di qaeft' an-
no 1177- fu conchiufa, e confermata la
tregua (*J data da Federico a^ Lombardi
per fei anni, ed a Guglielmo per quin*
dici, che fu giurata da Federico, ed an-
che dal Conte di DieUa, e da dodici Ba-
jroai. dell' Imperio in nome d* Errico fpo
figliuolo. La giurarono ancora dalla lor
parte r Arcivefcovo Romualdo , e \^ J -
ro Conte d' Audria Ambarciàdorì
promettendo, che fra due meli V avrebbe
Guglielmo confermata, e fatta altresì gin-
rmre da diece altri fuoi Baroni : ficcomc
per u\ etfetto furono da Federico man-
dati fuoi Amb.ìfciadofi in Sicilia, i qua-
li fiutiti il nono giorno d' A aborto di queft*
anno 1177. a Barletta, qumdi fi porca-
ro tto t n Pa ler mo , . ove ftictifio l leta mente
accolti dal Re , il eguale per Ruggiero dell*
Aquila in nome di lui, e per unden al-
tri fuoi Baroni diede compimento al do*
vmo giuramento i e farro fmit^tiante eìu-
ramerito da' Deputati delle Cini-diLom-
( • ) V ijì fomento di y ne/fa tregua a f cor-
data per quìndici anni tra f Im^mtore Fé-
POLI LIB. XIIL GAP. L ti;
bardta , fcioftafì V .4JIemblea , ritornò cia-^
fcupp lieto al fuo albergo ,
Stabilita in cotal guifa la concordia fra
il Papa , e Federico, ne corfe tantoftola
novella a* fe^uaci deir Antipapa , i quali
aneli' e^n cedendo, ne vennero appiedi d'
AleiTandro^ rinunciando lo fcifma, e fu-
ron da lui benignamente ricevuti in fna
graiia: e Giovanni da Struma Antipapa >
detto da' fuoi feguaci Califto III. neU'
anno feguente iiy^. ufcendo da Monte
Albano, ove s* era ricoverato , cfl"endogià
il Papa Aletfandro partito da Vinegia^
ed andato a Tufcolo, venne anch' egli z
porli a' fuoi piedi,* e T adorò come vero
Pontefice, dando fine allo fcifma , che?
per diciaflette anni continui* era durato^
e ne fu Giovanni dal Papa creato A^i-
vcfcovo , e Goveraador di Benevento ,
ove poco da^'poi^orl di dolor d'animo,
-Ed intanto il Papa , e V Imperadore
erano già partiti da Vinegia, ertcndofene
Cefare, che fu il primiero, andato a Ra-
venna, ed il Pontefice ibpra 'quattro ga-
lee de'Vinegiani paffato a Siponto , e di
là per lo cammino di Troja , e di Bene^
vento portóffì ad A lagna : e poco da poi
cfiiamato da' Romani nella lor Città, vi
entrò il giorno della feda del B, Grego-
rio , e vi fu con nobil pompa ricevuto .
E r Impetadore dimorato non guari a Ra»
venna, fé n*andò m Lombardia , e di là ^-
palsò in Alemagna. ^
Ed in coiai ^uifa termniarono qnefti
iucceili, che variamente ferirti da' moder-
ai rftorici , e particolarmente da a*cuni
Stciliani, a'quaìì rifeifo Agoftino Inve-
ges da Palermo non potè predar fede al-
cuna , aveano di mille favole riempiuto
1 lor volumi . Noi intorno a ciò non po-
tevamo aver ^ miglior téftimonio, che Ro-
mualdo Arcivelcovo di Salerno della re*
qal Ichutta de' Normanni, e Prelato di f^ran*
dejfmia» il quale come Ambafciador del
Re Guglielmo peribnal mente intervenne
a tutto .e che nella fua Cronaca lo tra»
mandò 'alla notizia de* pofteri , al quale
pm che ad o^ni altro Scrittore deve pre*
ftarfi indù biuta fede*
deruo L e Guj^lieìmo IL ? rapportato da
gle
zt4
DELL* ISTOR
F'^Avoln duaquc è tutto ciò» e'
ra d^effer Aleffandm gito a . .-
folto meiìtìto Abito di peiearino , e
eh* è più degno di rilb , che qr
molto tempo fi fofie trattenuto , .
fto con far il tticftì^re di cuoco . F^v^a,
parimente dee riputarli di^ .che fcriffSb
delle parole d^tte da Al ^
Federico fu ^i inchinarle jn y r
fle da coftui «Iit^-al medefiuio, ' i
Navale, che fi figatò tral\in Vi-
ne^jauì con quella finta di F: , che
non avea allora armita di mare , e quel
eh' è più, d* avervi prepofto per Capitano
Qltone fuo' fi|i]iu©!o ^ che fecondo il Si*
^mio f I10U pctea aver più , clic cinque
anni, e mille itzn fognati avv^euimenti.
infcliceiTi
U-nuri da Cornelio Fian-
ctpaiie m ■ijucil.t iiil^gazmie f che il vede
ora impreffa nel fé ilo tomo deli* opere del
P. Paolo Servi ta-
Ma tion inenq deve ripiitarff vano quel
che parimeiuc fcriflero, che in queft' in-
canrro Papa Aleflandro aveffe conceduto
A* Vmfgiani ampliflimi privileg; della fu-
perioriti, e cufìodia del Mare Adria ri co,
e che quindi fia nata quella celebrità ,
che ogni auoo cofluniafi *in quella Città
nel dì deir Afcenfìone dj fpolar Ìl mare^
quafi che ad Aleflandro appartcìiefle con-
ceder il dominio de'niari, ficcóme gli al-
tri Pontefici Io pretefero della terra, Dali-
la m ne à^ Ateffaadro tali eforbi-
tanxe i,.:.. ,ioveano crederfi, e gran torto
fi è fatto dia memoria di quel Pontefi-
ce^ che conofceva i confini della ina po-
tetti , € fé Federico gli fu avvedo , e fo-
vente ebbe a contender con lui , non fu
per altro , fé non perchè i* torto non vo*
leva riconorcerlo per ver ice, del-
la qual difcordia approfitt.iiiuua le Città
di Lombardia, quindi f u , che furfero le
tante confeie , e travat>li i che 17* anni
tennero miferamentc afAitra la Chiefa di
Roma.
^ Conobbe quefta veritì quel graviflìmo
iftorico Francefco Guicciirdino (a) ^ il
quelle parimente fcrive di tal conceffione
cf Aleflandro non apparire né in iilorie ,
(a) GkiVr. li&*2, iijì, ItaK
J A CIVILE
te ili iUiiuiire memoria, o fede alcuni ^
ct-cetco ti tcrtimoniodc' Vinegiant, il qua-
le in caufa lor propria , e si ponderofa
jfTeT pur troppo fofpetto- Ma i Vi-
li Oeflì più Ug^i , ed inten delle
uh andate , beh l-
la 4 licita fai fa credéu^^ ,^v j^ìv. L*,Mi*y^ct-
trioti^ ed il lor, famofo Teologo, e Coti-
iklief'di Staro , Fr. ' ' -t
ben a lun^o dipruovare , ^la-
ni ill"'^ r^rlr.FìJ J^l GOi I ■ - ■»■'.. j.*d pCf
conct: iTaudro, o d' altri Pori-
tefici j Q lmf:cr:tclón, ma, co.
fierae cotb Hrrtibblica, per »
che da* m reconiultì Vr chia-
mato prò ,.. ^ pretendenJ.-^ . He
gli ultimi Tmperadori d'Orieorc i
Tn varie imprefe , noi ' r
m:incanz>ì dVàrmare j. ,1
del Ci II dona tono, nulla curan-
do ci; v ^^ -^* * .ccupaife, e quindi effere
avvenuto, che i Vincejiant refifi da poi
potenti In mare , trovando il pofTeffo va-
cuo, e non effendo allora il Golfo \oìto
il dominio dValcuno» fé ne foflero impa-
droniti | e contraitatolo d-t rini rnntr.^ rKiun-
que ha voluto tentare d^ i.
'Ma fé mail ficcomc deuj terra, poteA
fé acquiihrfi dominio alcuno del marti
e non ripugnaflV la natura jftefla» coinè
ben a lungo proovo IJ incomparabile tJgoa
Grò zio in quel fuo libro che a tal fìtte
intitolò Marriihrkm*^ e vof -*' -rir r*
terfì ciò che in contrario fcr :-
ni Seldeno in quelF altro ih e
per opporlo a quello di Grò _. .ò
M^fs cl4ufum\ pure con maggior ras ione
pretcfero i noitri maggiori , che il domi**
nio del Mare Adriatico dovcffe più tofto
appartenere a*nofln Re di Sicilia » che al-
la Repubblica dì Vinegia ; non per ouel
titolo al quale invano ricorrono i Vme-
§iani y poiché ni un Principe ebbe quel
Golfo per abbandon^^to , tenendo fempr«
in animo di racquiifarlo, quando te ior-
zc potexMn fbmminiiìrari^li il modo j ma
per rj^ìion diconqmlta, che i nostri Nor-
manni fecero fopra i Greci, i quatta de*
clinando T Imperio d' Oriente, iurono pa-
droni di ttittj quelli Golfi j che circonda-
no quefte (loflrt Regioni ^ qoa potendo
C fc-
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DEL RÉGNO Ì>1 NAPOLI LIB. XIIL CAP. t. 117
(fecondo ches*^ potuto notaic né" prece-
denti libri di qaeftalftoria) porli in dub-
bio ^ che fino attempi di Carlo M. p^l'
Imperadori Greci eran Signori dell'Adria-
tico^) e che quivi fpefTo mandavano le
loro armate per mantenere in Paglia la
loro dominazione 9 contro T invafione del-
le Nazioni ftraniere ; anzi fovence i Vi-
negiani s* univano co' Groci coltro gli sfora-
si di Carlo M« e di Pipino fuo figliuo-
lo^ che cercavano diihirbàrgli dal domi»
nio dell' AdriatiaD^i^ di che una volta fde-
gaato fieramente Pipino > per eifere iVi-
negiani concorfi a favorire» e Soccorrere
di denaro » e di geni^ li Greci : dopo a-
vergli fcacciati dall' Adriatico » e diftrut-
ta la lofo armata, fi inoltrò negli ulti-
mi recefli del Golib contro i Vinegiani,
e prefe una gran parte delU loro Città ,.
ciak fi componeva allora di molte Ifol^t-
te i ed avrebbero i Vinegiani patito Tul-
timo fterminio , e farebbero paflati fotto
la dominazione di Pipino Re d' Italia ,
fé Carlo M. fuo padre non avetfe tofto
ripiovato il fatto, e data loro pace, in-
colpando i Duciitoro d'eflerfi uniti co^
Greci, non già iVinegiaai la). La«ual
guerra però fu a' medefitiii' profittevole ,
perchè una gran parte di quelle eenti,
che per tutti que" (lagni , e lidi diverfi
abitavano (xb* erano pure a Vinegia 6^-
gette, e come parte, e membri ditfuefik
Città ) lafciando le ftànze loro , je ne
vennero ad abitaìre fopra feffanta ifolette
picciole , ch'erano intorno a Rialto , .giun-
gendole infieme con ponti, alle quali poi
fu dato afpetto d' una gratide, e magni*'
fica Città , e ftabìlitavl la prcfidenza <dé^
Duchi, ed il configli!) pubblico. .
£d avendo da poi i Normanni difcac-
ciati i Greci dalla «Sicilia » dalla Fu^ia,
e dalla Calabria, non può dubijrarfi, che
i noftri Principi fcorxevano,^ lor pofta
cott poderofe armate l'Adriatica, e tra-
lafciaudo cento altre ocxafioni , ch'ebbero
di navigarvi con armate, nell'anno 107 1.
Suando il famo& Duca Rjoberto Guifcar-
o, iu chiamato in aiuto da Ruggiero fua
fratello roentr'era neiraffedio di Paler-
mo, v*acQor(e egli con poderoft armata
di 58. navi traverfando.1 Adriatico., «0^
Toim Il„
(a) r. PauL JErnìl. direi. Frane. /.}•
( b ) w^;»* 107 (« mjtnji Julii » Dux Pfa^nMa^
me fcriffe Lupo Protofpata (<)• E ne*
tempi , che feguirono , eflendo pjflate fot^
to la dominazione di efii Normanni tut«
teiinefle «loftre Provincie , il famofoRug*.
gicro L Re , non contento di tanti , e si
terminati acquifti , refofi potente in ma«
re affai più che non erano gì' imperadori
éfteffi d'Oriente, portò le fue vittoriose
infegne non pur in Dalmazia, nella Tra*
eia., e fin alle , porte di Coftantinòpoli »
ma corfero le iue poderofe armate infine
all'Africa, ove fece notabili conqeiftedt .
Città, e di Provincie. Né vi fu Princi-
pe al Mondo in quefti tempi , che lo fu«
peraffe per forze marittime, e d* Armate
navali 9 le quali fo vente combattendo cor
quelle dell' Imperadore d' Oriente , anche
^tente in mare , ne riportò fempre trion*
n^ e piene vittorie. Ciò fi ^ potuto an«
^he conotcere dalle tante armate , cìms
manteneva , tanto che non baftando u«
Ammiraglie per averne cura , fu d" uop»
crearne naolti, a' quali prepofe «un folo^
che perciò fu chiamato Admìratus Admi-»
ratoi^m ^ AcCome era appellato Giorgie
Anciocheno G. Anuniraglìo ne' tempi di
Ruggiero , e Ma)one ne' tempi di Gugliel-
mo fuo figliuolo. E fu ne^ tempi di que-
fti Re Normanni così grande la loro po-
tenza in mare, che non vi era lido , o
porto ne' loro Domin; , che (oltre- d'efler
prpvifta ciafcuna Provincia d' Amipira-
ttie) non avelTero queftì ancora altri Uf*
fidali minori a lor fubordinati, alla cu^
ra de^qnali fi apparteneva la coftruzioné
de'vafcelli, e delle navi, ^ di reparargli #
e difporgli per mantener libero il com^*
mercio , e di tener li Porti in ficurezza ^
e Ciò in tutta Teftenfione de' loro Rea-
mi ,. e ia tutti 4 lati marittimi \ ed aven*
do l'Adriatico molti Porti nella Puglia ,
e per tutta queir efteofione, ch'i la più
grande di quel Golfo ( ne* quali ibvente
anche 1* armate ^ che venivano da Sicilia
folevano ricovrarfi ) nei Regno di Rug-
giero, de' due Guglielmi, e degli altri
Re fuoi fucceflbri, fu quel Golfo fempre
Suardato , e ripieno di navi , e d* armate
e' Re di Sicilia ; anzi in congiunture di
viaggi , e d' efpedizioni navali , i Porti
pia frequenuti) « fcelti a ul fine erano
Ee que'
vh Adriatici Maris felagus ^ perrexìtqHC Si*
(iliam firw 5$* nn^ns.
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21% DELriSTORIACIVILE
oWdi Vcfti • di Barletta, Trani , Bifcc- durU effi colla loro armata, ftatferoficn^
f'ilia, Molfetta, Giovcnazzo, Bari, Mo-
a, e di Monopoli^ oltre a quelli diBrio-
difi, d'Otranto, di Gallipoli, e di Ta-
ranto pofti quafi tutti nell' Adriatico ; ed
i pellegrinaggi per Terra Santa iirSoria,
fovente per T Adriatico fi facevano. L'
armate di Federico, e d'Errico. Impera-
dori indifferentemente ne' Porti dell'Adria-
tico fi fermavano: per l'Adriatico frtra-
fportava V ofte per Soria , ed in fine tut-
te l'altre imprefe della Grecia, e di Le-
vante per queflo Golfo fi difponevaao .
E fé bene nel Regno degli Angioini
non foife ftata tanta ia potenza in mare
de' Re di Sicilia, »nulladitnanco non è ,
che i due Carli d' Angiò , e gli akri
Re di quella ftirpe, non aveflero manter
ante poderofe armare di mare',;,3|anto che
non aveflero potuto difporre di' quel Gol-*
fo a loro arbitrio, e piacere , ficcome
quando dall' occafione fi richiedeva il fa-
cevano. #
Ne' tempi pofteriori , e particolarmente
fotto gli Aragonefi, per effere a'nòitri
Re mancate tante forze di mare, ed 'air
incontro crefciute quelle de' Vinegiani ,
nacque, che navigando effi nel Golfo a
lor piacere , fenza temer d' armata di
Principe vicino, aveffero effi pretefo il
doipinio di quel Golfo, ed aveffero da poi
pretefo d' impor legge a coloro, che vi
navigavano : di non permettere , che en-
traffero in quello armate navali : di ven-
dicar le prede, che in effo fi facevano,
e con loro licenza permetter/I il trafpor-
to delle merci ^ e per la debolezza de'
Principi vicini,' giunfero infino a non
permetter che altre armate poteiTero na-
vigare il Golfo, ficcome con non picciol
(corno de'Spagnuoli avvenne, quando ef-
fendofi cafata Maria con Ferdinando Re
d'Ungheria figliuolo di Cefare, ibrella
del Re Filippo IV. e con numerofo ftuo*
lo di galee, e con pompa degna di tanti'
Principi , giunta a Napoli , per paCfare per
r Adriatico a Triefte con la fteifa arma-
ta Spagnuola: i Vinegiani per non pre.-
S'udicare al loro pretefo dominio di quei
[are , s' oppofero con tal oftinazione ,
«he fi dichiararono , chir iè gli Spagnuoli
non accettavano la loro offerta, di con-
(a) Né$ni ijior. Veneta y L 8. An. itfjo.
ri , che conterrebbe alla Reina tra le bat*
taglie, ed i cannoni patfare «Ile nozze;
tanto che hifogoò v^erg^giiofnaeiue cede*
re, e la Reina per la ftrada d* Abruzzi
giunu ia Ancona , £i ricevuta da Anto*
ttio Pifani con tredici galee ibttilì , che
la sbarcò a Trieie (tf )• In tanta decli-
nazione fi videro le i»oAre forze maritti«
me a tempo degli ultimi Re di %agna {
ma fflk fi voglia aver riguardo a'iecoli aa«
dati, e fpezialmente a' qiiefti tempi de*
Re Normanni , con maggtfM* ragione po«
tevano vantar il dominio dì quel Mare i
Re di Sicilia, che i Vinegiani^ Qnindi
i che predo di noi , tra* maaufcritti della
regal Giurifdizione lapportati dal Chioc-
carello {b)^ à trovi notato per uno de*
punti controvèrtiti, fé il dominio deIMa«
re Adriatico fia de' Vinegiani , o piùtoflo
de' Re di Napoli.
(Si conferma tutto ciò dalvederfi, che
le fcritture , che uscirono a' tempi del Re
Filippo IIL de' Veneziani per fbftenere
quefto Dominio , fioqune quella del P«
Paolo Servita ( dove iiHi' ultima fiarre fi
rifponde a' Dottori Napolitani , infra i
quali ai Reggente de Ponte) e del Fran^
cipane , furono compofte per rifpondere ad
alcune fcritture date fuon in contrario da*
Napolitani; ficcom'è manifiefto dall'ulti*
ma Edizione dell' Qpere del P. PWoftam-
pate in Venezia in 4» ancorché colla da-
ta di Halmflat^ dove nel fronti^izio dell*
Allegazione àtì Francìpane fi legge: eoa*
tra alcune fcritture de' Napolitani • )
$. II. I Veneziani fono flati Soggetti degli
Imperadori d^ Oriente e J^ Occidente.
( Chiunque attendere lo ftato delle co-
fe di que' tempi , fecondo che ce lo rap-
prefeutano non meno gli antichi Annali ,
e Monumenti^ eflratti dalla voracità del
tempo , che gli Storici contemporanei , G.
accorgerà, che le Provincie di Venezia »
e d'Iftria col Seno del Mare Adriatico^
che le bagna , nella decadenza del4' Im*
perio di Occidente, ubbidivano agi' Ini<>
peradori di Oriente . Quando GiHJiiniano
jEmperadore riunì al fbo Imperio di Ociea-
te tutta l'Italia per lo valore di que'due
cc-
(b) ChiòcHMr. in Indiae tò.iu var.^.
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DEL RECATO 1>I NAPOLI LIB. XHL CAP. L 2it
cdeSri Cstfit^ì Belifarìo y tNarfete^ aoti
è dubbio, che riftrìa, e le Regioni de*
Veneti erano appartenenze dell' Orientale
Imperio. Le Regioni morittinie de^Ve*
neti dair Iftria fi ftèndevano fino alla
Città di Ravenna; ficcome ce n'aflktìra
Procopiù fcrittor contemporaneo , il qnale
defcrivendo quefte Ref^ioni , così ne tfeir*
la (tf): S^quhur^y cui Dalmati^ nomeny
^ qué cmm tpfa Occidentalts Imperi i fini"
àus tomprehehduntuf : prùxìma Vtbumìa ;
tuie IJiria ; dein Re/^io Vene$prum ^ ad Rd'^
vennam utbem potf^a^
Oliando la prima volta j Francefr (ot-
to que' loro famoii Capitani Leutario , e
Buccellino invafero qyefta parte d^ Italia ,
ed occuparono i luoghi terrcftri de* Ve-
neti, tenendo i Greci \ luoghi maritti-
mi y ficcome ci rende teftimoniania. lo
fie^ Procopìo' (^); Naffett mandato da
Ciujiinianù in Italia in luogo di fielifaria
gli icacciò d» tutti que*^ luoghi terreftri
del tratto Veneto , ficcome fece anche dal-
la Liguria y avendo Confitto interamente
t Francefi : a fegna che ia Italia non gti
jreftò né pnr un picciolo Caftello.
Quefte Provincie dopp la. morte di Giù-
itiniano patfaron^HÌl 'iuo fucceifòr Gìuflì^
no^y t quefti aV^noo iftitnito itv Italia V
Efarcato di Ravenna ^ non vi è dubbio^
che gran parte del territorio Veneto fof-
ft porzione deirEiarcato 9^ giacché Proco-
pio ci defcrive ^ che la Regìon Veneta fi
diftendera %x^ adia Città di Ravenna : Re-
gìo Venetoruni ad Ravennam urbem porre*
iia^ Ciocché per antichi monumenti fin'
air ultima evidefiza dimoftrano Girolamo
Rubeo (f ) e Ludewig (d)^ il quale nel-
la vita di Gfuflsnìarw M. ( e ) ^ non ebbe
difficoltà di dire efler cofa chiara : Vene*-
$um agrum vel terrìtotium portìenìm fuiffe
£xarcbattts nm infimam..
Ma avendo <b poi C^rfo ÌW. intera-
mente Scacciati da quefta parte d' Italia
non meno i Greci ^ che i Longobardi , e
fatto Re d* Italitt Pìpììio fuo figliuolo y le
Venezie fottratte dair Imperio d'Orieo-
te, fttroQ refe Provincie del Regno Ita-
lico , ficcome con verità fcrifle Coflamino
( a ) Lib. I. de belto Getb. eap. 15; f b )
LìL^. de belto Goth. eap.t/^ &z6. (e)
Lib.^ Hifl. Raveimat. pag. 195. (d^ In
Shgularibus Jur. tubL Tom i. fop. %. J,
Porfiregeneta (/) , dicendo , che d' indi in
pof le Venezie non ibggiacquero all' Ò*
riente, ma furon fette Provincia Italici
Regni . Qpindi gì* Imperadori d'Oriente
par reintegrare all' Impèrio , da quefta par-
te , .i lor confini , ebbero con Carlo M.
or guerre , or tre^iue > or convenzioni , e
paci , per le quali finalmente y ficcome rap-
porta £«inardo ( ^ ) , fu convenuto y che a
Carlo fotfero aggiudj^cate le due Panno-
nie , r Iftria ,. le~ Venezie > la Libumia , e
là Dalmazia , lafciandofi all' Imperadore
Coftantinopolitano le Città marittime del*
la Puglia, la Calabria, e la Sicilia. Ca*
rolusy fcrive Eginardo,. utramque Panno^
nìamy & appofitam in attera Daymbìì ripa
Daciamy Hijìriam quoque & Libuntìam ^
atque Dalmatiam y ^xeeptìs marUimìs Civi*
tatibusy quas obamicinamy ù'/un£iumcuin^
eo fctdus Canftantimpoiitaììum Imperatorem
habere permifity adqnifivtt.
Ma per i luoghi terreftri di quelle Pfo-
vincie rimafti a Carlo, e per le Città
niarittime lafciate a gì' Imperadori Gre-
ci ,. non durò fra medefimi ed i Re Fran-
cefi lungo tempo buona armonia ; poichk
neirail^ 8oé. i^/xo/o~ Principe di Z^r^r,
ed i Legati jii Dalnratia ,^ non meno che
i Duchi di^^Venezìa , che riconofcevao»
per loro Sovrani gì* Imperadori di Orien-
te , mal fofierendo la potenza de' France-
fi, come troppo lor vicina, ricorleio all'"
Imperadore Niceforoy perchè gli preftaiTe
a^o per non effere da quelli oppre/Ii y
ficcome leggefi negli Annali Laurisheimen-
fi ad An. 8otf. de' quali noa fi dimenti-
cò Simone StanL Hiflor, Germ. in Carolo
M. che ne rapporta var) pezzi; Statine
pofl Natalem Domini (fi leg^e ne' mede-
fimi ) veneru7it IVilharius & Beatus Duces
Venetia , nec non & Paulus Dux J adora y
atqtte Dbnatus y efufdem civìtatìps Epìfcopus ^
Legati Dalmatorumy ad prie/entiam Impera*
tcris ctun magnis donesy & faEla efi ibi «r-
dinatio ab Imperatore de Ducibus & Popu*
lis tam Venetia , quam Datmatia .
Ed in e&tto T Imperadore iVifre/òro no»
tardò in Gennaro del feguente anno 807.
di mandtf una claife marittima ne' Poni
Ee 2 di
17. p^2ì$. &zi6. (e) Cap.S. §.46. in
»9r..944'. (f) DeAàmìnifirat.Imp.Òrient.
cap.zi. (g) Cf^.i5.
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Mo • DELL' I^TO
Si Venezia fotte il coniando di Nìeeta^
per ricuperar la Dalmazia, ficcome fiag*
giunge negli Annali fteffi : CUaJfis u Ni-
€ephoro Imperatore , cui Niceta Patricius
fraeratj ad recuperandam Dalmatìam miu
tìtur. ÌAsl giunta che fu quefta Flotta ne*
Porti di Venexia, Pìpi^io coftituito Re d-
Italia da Carlo fuo padre ^ fiuta tregua
con Niceta fino al mefe d'Agofto, tanto
fece ficchè rindutfe^aritornarfene, come
aggiungono gli Annali fteffi ad An. 807.
Nceta Patrìcius y fui cum ClaJJe Coflanti^
nopolitana in Venetta fé confmebaty pacefa^
Ba cum Vicino Re^e y & t^uciis ufquead
Auguflum conflitut4s y regreditur.
Ma i Veaeziani^y -e i Dalmatini, che
defideravano, chefeflfiprefofle accefa guer-
ra tra' Greci e' Franzefi |. per profittare nei
torbido,, nutrendo per ciò fra di loro ca-
ve > e contenzioni, indufTero Tlmperado-
re Niceforo nel 809. che mandaife la fe-
conda volta in Dalmai&ia , e Venezia un'
altra armata fotto Paolo i la quale fpedi-
zione ebbe var) fuccéffi : nel principio
giunta Tarmata a Venezia, ù refe padro-
na ddir Ifola di Comiaclò y ma attaccata
feri Tarmata da Pipiìw e fugata, ùi ob-
Ugata ritirarfi ne' Porti di Venezia, co*
me dicono gli Annali fuddetti Laurishei-
menfi ad An. 809. Clajfis de Coftantinppo*
a mìffay frìmo Dalmatìam y deìnde Vene*
tìam a^uìity cumque ìbihiemaret /farse/us
Ccmiaclum InfuUm aceeffity commijfopràp
ìio y vìRa atque fugata Venetiam recejfit .
Paolo PrdFetto delT armata y vedendo
non poter refiftere aHe forze di Pipino^
cominciò a trattar di pace col medefimo;
ma^i Duchi di Venezia IVilharioy e Bea*
toy i quali di mala voglia (bffirlvand , che
Paolo volefTe trattar di pace con Pipino ,
fecer'ogni sforzo per impedirla, anzi con
frodi , ed inganni tentarono d' infidiar la
di lui perfona: ficchè avendo Paolo co-
nofciute le loro infrdie, e frodi Tobblin
garono a partire; come fbggiungono gli
annali fleffi : Dux autem , qui Claffi pra*
arat , nomine Paulus , cum de pace inter
ÌFranaas Cb* Gracos conflìtuenda y quafi fibi
''hoc ejfet ìnjunBum , apud Pipinum , Italia
Regem , agere moliretur , fVilbario & Bea-
to Venetia Ducibus y omnes^ conatus ejus im*
ftditntiAuSy atque ipfi etiam iììfidias pa*
tanftibus , cognita illortfm fraude difcejfit .
Il Re Pipino conofciuta la perfidia de^
RIA CIVILE
Duchi di Venezia, i quali procuravano
fomentar gare, e guerre irreconciliabili
tra Greci , e Francefi per fbttrarfi in que-
lli torbidi dagli uni y e dagli altri , fi ri-
foUe di foggiogarlfi adatto ; e motfa la fua
annata per mare , ed il fuo efercito per
terra, K>ggiogata Venezia, li obbligò a
retldeifi ,. e di paflàre , come tmti gli al-
tri popoli d'Italia, fotto il fuodoorinia,
come narra il Monaco Egolifmenfe pag.
65. fcrivendo.' Pipinus Rexy perfidia Du*
0um Veneti arum incitatusy Venetiam bello y
terra marique fujfxt adpetere , fubfeStaque
Venetìay ae Dutibus e^us indedititmem ac^
eeptis -Oc.
Ma il generofb^ 9 magnanimo Carlo
fuo padre , non volendo rompere gli an-
tichi patti y e convenzioni per le^uali s'
erano lafciati <|uefti luoghi marittimi di
Dalmazia , e di Venezia alT Imperio Gre-
co, trattò egli la pace colT Imperadore
Niceforo^ e nel feguente anno 81 a^ gli ri-
ftitui Venezia , ficcome rapportano gli
Atoali di Francia ad An« 810. Camus
pacem cum Nicepho^ Imperatore f ecity &
ei Venetiam reddidit . E di vantaggio ,
zvet^o bxta impfigionaFe y e privato di
tutti gli onori lViU)am^ per U fua perfi^
dia» dovendo mandare fifbi Legati inCo-
ftantinopoli a confermar quefla pace y néX
anno feguente 811. co' Legati fuddetti fe-
ce condurre fVilhario Duca dì Venezia
alT Imperadore , perchè come fuo Signo-
re il riconofcetfe y ficcomaf^rtano- gli An-
nali Laurisheimenfi ad An% S-i r* dicendo :
Pacis confirmattda gratta Legati Cojiamìno*
polim mittuntur • . . <^ cum eis... Wilha^
riusy Dux Venetorum... qui fropter perfi-
diam honore Jpoliatus-y Conftantinopolhn ad
Dominum fuum ducr jubetur •
Quindi è, che degl'Imperadori d'Orien»
te fucceifori di Niceforo y e fpezialmente
di Lione V. Armeno reftano ancora mo«
numénti d'aver efercitata la loro piena
fovranità fopra i Veneziani y ridotti ad
abitare in quelle Ifolette negl* ultimi re*
ceffi di quelle Lagune: i quali febbene
aveffero loro Duchi , che gli governava-
no, quéfti'però non eran riputati » che
Ufficiali delT Imperadore , decorati delT
onore à'IppatOy ch'era una dignità Im-
periale } e tutte. quelle infegne, come il
Manto , il Como Ducale , e gli altri or-
namenti y onde fono fm[tati , tutti era-
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DEI REGNO DI NAPOLI LIB-XIH. CAP, I. tu
no onori , che gli provemìrano dalla Cor-
te di Coftantinopoli • ^
Quindi i Veneziani veftivano alla gre-
ca con abiti talari, che ancor ritengono ,
a differenza degli altri popoli d* Italia^
come air Imperio d'Oriente fottopo(li«
Onde quel Monumento y che prima fi
confervava nell'Archivio del Monafterio
delle Monache di S. Zaccheria di Vene-^
2ia 9 e che ora infiemé con altri confi-
mili leggiamo imprefTcy in \m libro ftam-
pato in Venezia fteffa con licenza de" Su-
periori nell'anno 1678. intitolato ; ti fi-
ìtnzio dì S, Zaccheria fnodato*. non dee
iembrar cotanto ingiuriofo a' Veneziani :
ficchè feveramente proibifcano il tenerlo
procurando di fopprimerlo ^ perchè non ne
reflj veftigio .
In quefto Libro fi legge un Attediato
di Gìuftìnìano Partìcìpatìo Doge di Vene-
zia, a' tempi dell' ImperadoreÌ/o»#K jÌt*
menoy che fede meli Imperio d'Oriente
dopo Niceforo intorno 1' anno 815, nel
quale la fondazione , o fia ampliazione di
quel Monafterio fi attribuifce a Lione y
chiamato dal Doge fuo Signore, con ob-
bligo alle Monache, d' iuceffantemente
pregare Dio per la falute dell' Imperado*
re , e fuoi Eredi : Ecccone le parole : Co-
gnitum fit omnibus^ CHRISTIy & San(ii
Romani Imperi i Fidelibus tam pra/entibusy
quam ex illiì , ^m pojl ms futuri erunt ,
tam Ducibuty quam Patrìarchisy a$que £«
pi/cepisy feu cateris Primatibus . Qu^d ego
Juftinìanus Imperialis Hìppatus^ & Venetia*
rum Dux^ per reveUtionem Domini nojìri
Omnipotefìtis y CJ)* /uffione Domini Serenijjì-^
mi Imperatoria pacisy feuy & Confervasori^
totìus Mundi LEONIS : Po/t multa hobis
beneficia conce ff a , feci hoc Monajlerium Vir-»
ginum hic in Venetia , fecundum quod ipfe
iuffn edificare de prepria damerà Imperia^
iiy & Jecundum quod fuffit mihi y fiatim
eunEla neceffaria auri y five argenti dariJMf--
fit. Tum etiam nobis Reliquia^ SanSi Zac*
caria Propheta , Cb* . lignum Crucis Domi^
ni y atqtie SanBa Mati^ pannum , five de
veflimentis" Salvatoris , Ó alias reliquias
San&orum nobis ad Ecclefiam S'anSiam con»
fecrandam dati fecit » Ad neceffaria hujus
operis etiam Magifiros tribttit , ut cicius
^P^ ^xflerenty &, expleto epere cmgregatio
fan^a tnceffanter prò falute Sereni ffimi, Im^
peratoris & fuorum heredum erarent . De
The/auro vero , quod manff efiat fua carta
cum imeris aureis , C> totum donum , quod
in hoc loco ipfe tranfmifit y in ipfa Came-
ra falvum effe fiatuìmus : Tamen ipfam
cattam in Camera nofiri Palatiì volumusy
ut femper permamat , <^ ut^ non valeat ali-
quìs hoc dicere , quod illud Mo?ìàflerium
SanSli Zaccaria de alicu/us Thefauro effet
confiru£lum , nifi de SanEliffimi Domini no*
firi Imperatoris LEONIS.
Né l'avernundato l'Imperadore quel-
le reliquie , perchè^ fi riponeffero nella
Chiefa , adombra punto l' autenticità^ del*
la' fcrittura , cóme (t ciò non poteife at-
tribuirfi à Lione V. creduto Iconoclafta;
perchè i Greci aveano tutta la' venerazio-
ne a reliquie ccftanto infigni \ ma vale-
vano, che per ciò non fegli preftatfeCi^/-
to Religtofo ; oltre che ^opo il Concilio
IL di Nicea celebrato nell' anno 787. fa-
vorevole alle Reliquie e Imagini , i Gre-
ci furon divifi > e chi ftava per lo Con*
cilio Coftàntinopolltano , che le proibi-
va , chi per quefto II. Niceno > e Lione
fi adattò al coftume d* Italia , dove non
foleva confecrarfi Chiefa fenza qualche Re-
liquia di Martire, o di Santo.
I favj, e dotti Veneziani , che non fi
lafciano trafportare dall' enfatico filile de*
loro moderni Storici, e fingolarmente del
Nani, con quelle ampollofe frafi di X/^er*
ti nata colla Repubblica fie(fa , non ripu-
tano tali monumenti, apocrifi , o ftrani ,
anzi riguardandofi a'paifati tempi , fono
ben propri > ^ conformi allo ftatò delle
cofe d' allora: poiché ad una Repubblica
nuoya ftabilita negli ultimi tempi , non
può certamente adattaipfi quella innata Li-
bertà y che vantano .* fé non foile caduto
dal Cielo in Terra un pezzo di Luna »
o d' altro Pianeta , fopra il quale da'
nuovi uomini fi fofte ftabilka libera ;.
ma fempre che fi parla di nuova Repub-
blica fondata nell' Imperio , duopo è che
ricoaofcano i loro naggiori la fubordina*
zione degl' Imperadori fian d' Oriente ,
ovven^ d' Occimnte •
Aliti i Veneziani non meno degli unr
che degli altri devono confeflarla ; poi-
ché in decorfo di tempo fenspre pia de-
cadendo le forze dell' Imperio Greco in
Italia , i Succeffori di Carlo M. profittan-
do della fua mina» tornarono ad aggiun*
ger Venezia al Regn0 Italico » ficchi X0-
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tti © E L r I S T o
dovieoj e lotarìcf fene réfcr padroni, eV
efercitarono fovranità, (Tao a far battere
le lofo monete col ilome di Veneciaf^
come facevano delle altre Città d* Itaik
da lor pofTedute.
Di quefte Monete più MuTeì ne con-
ièrvano le originali d' indubitata fede 9.
ed antichità . L* Autore dello Squìtttnìo
delta Libertà Veneta y nella Giunta non <e
me dimenticò . Il Sig. Petan Configliere
sei Parlamento di Parigi ,. fece imprime-
te quella dell' Imperadore ZoViww ìlBuo*
noy dove da una. parte fi legge ULVDO*
VICUS IMP. e dall'altra VENECIAS.
Il Sig. le Blanc ha altresì fatto ftaropa-
ve una moneta di Lotatto , ehe porta di
una parte VFNECIAS • Ecco quella di
lx>dovico «.
^ Ma da poi nella decadenza dèir Impe*^
fio d' Occidente ne' Succeflbri di Carlo M.
ì Veneziani cominciarono y non effendi!
ehi poteiTe vefiftergli , a fbbilire la So»
TranHà fopra la lor Città y e luoghi ma^
vittimi intomo fopra le mine deir Impe-
rio d' Oriente y non meno che di Occi-
dente y decaduto 9 ed avvilito anche effe
He' fucceffori di Carlo M. prima che fa-
ceffe paifaggio a' Germani fotta il gran-
de 9 e poderofo Ottone»
Quefto Imperadore riftabilendo Tlm-
pena d' Occidente nello ftato primieiD y
e volendo effere riputato non. meno che
Carlo M. Signore di tutte quelle Provine
eie y che coftituivano il Regno Italico :
i^fftz i Veneziani efercitò pure la Sovra-
nità y e tutte le alte y ed Imperiali fue
preminenze : concedendo privilegi , ed im-
munità alle loro Chiefe co' loro precetti y
ehianiati a que' tempi Mundiburdf ^ a ri-
chfiefta de' Veneziani fteffi.
Quindi non dee fembrargti Arano y fe
Bel Jibro medefimo del Silenzio di S.
Zaccheria fnodato , fi leggono de' confimi-
R I A C I V I L E _ -^ •
E Mundìbwrdf , comeduti a petbume di
quelle Monache da vari Imperadori Cef*
mani d' Occidente ^ continuati àzOttonel^
fino air Imperadore Fedemo Barbaroffa-^
Trafcriveremo (blamente quello di Ott<h-
ne y iftromentato nell' anno 96^. poiché
gli altri futfeguenti non fono che confor*
mi di quefta primo y fecondo il coftumr
di que' tempii che le Chieie y, fecondo fi:
rifaceva un nuovo Imperadore r ricorre-
vano dal noedefirao perottener 1^ coafer*-
ma de' precedenti : Eccone le paiole.
In nomine San£ljB & individua Trinità^
$is. Otto, divina (avente Cletnenùa y. Im^
petator Augufius •
Si petitionibus Servorum y & Ancillarumy,
jiiflis & rationaJiSus acquiefcimus^y ad. ani*
mje nojira falutem proficere non diffidimus •-
Jdcirce omnium fidklium SanSa EcclefianO'
firorum prafentìum y ae fututorum devoth
noverit . Qualiter Joanna Abbatiffa de Mo^
najierio SanSli Zacharìa in finibus Venetia*
rum eon/lruSo ,. prope Ptdacium de RhìoaU
iOy& Joannes Presbpery & Menachusno*
fier Fidelis fuggejferunt nojinc Glementia y.
quatenus prò Dei amore y & remedie aninut
nofira , cum cunEtis^ faeultatibus y. rebufqut '
mobitibus y & immobilibup y feu fàmtiiìa
utrìufque fexut ad eundem Menajierium San^
8ì Zacharia Jujìe pertinentièus , fcilieet in^
fra dithenem Regni nofiri eonfifien$ìbus y tan^
per loaa denominata y qua tèi €)m$^li( per
Cartiiìas ojfferitionis Ingelfnedus Comes f /-
tiu/que Grimaldi y & lldeburga Comìtijjf
Uxor Adalberti Còmitisy rum fuis- hsredì^
bus y fteut in textu if^um CartuU legitury.
Videlieet y Curtem unam cum omnibus fuis
pertinentìis y in finibus Montìs Sirìcanl po^
fitam in villa quét Petrìolo nuucupatur yji^-
militer ,. & in Cona > & in Sacco y & in
Lupa y & im Liquentia y & Laurentiacay una
Qum Terris , Vineis , Campis ^ Olivetisy Pratisy
Majfarìtiis yPifcariìs ySilvis y^ Cafisy Capei*
lisy Pafcuisy Aquis y aquarunifue decurfi*
bus y Monti bus y Valli bus y Servis y O An*
cillis y Md ipfam Curtem de Pesriolo a/pi*
cientìbus in integrum y ut pars pnediSi Ce*
nobii y cui .nunc Joanna Ravetmalis^ Venera*^
bilis Abbatiffa pr^effe videtur y cum emni
integritate in ufuy & fumptu M^acharum
inibi per tempora. Deo famulantium perpe*
tualker permaneam y & fub nofira tuicìonis y
ac defentionis MufidUundio coofifiaftt .
Nos au$em faluberrimas earum petìsiomas
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DEL HEGNO DI NArOLI IIB. XIIZ. GAP. I. 219
in/pitiaHs iocfufifm immmnkstis ffwetptum
^ri JuffimMS y per fmà fawcìmus ^ ut jgm
Mclum MofUj/lerium , eum fuis reèus mobì^
Ji&us f & immobilibus 9 owMÌbufyue munci*
fiis , O* Cohmis 9 Aiventinis & Peregri^
nis , S$rvis & Ancill^^ Juper twram ipTtus
pféediQi Mmaficfii , mfrs Regm nojhn Jmeg
refidenàbusy fub noftra mmntMt immunìtatìf
-dcfmnfione ; ita m^nulhts Mawbio , Com^T^
'mei quislìbet ftUfltrus JtBknatius^ fé» gtia^
fnagnay pMtyaque perfina^ ex reims/kpe dU
•&i Moneflerii mede fufte 9 & l^liter ve*
fitta eQe vìdetur j atu m antea ibidem divi*
na pietas ampli ficare voluerit^ aèflrahere a*
(iiquody atttminuere^ amandoqae pfsfmmam %
fed ìicem fuptadiOi mmtafimi Abbatlffa »
-e^u/que Sneeefforibut in Perpetmtm res efuj^
-dem Monafierìi y fiib mfira immunìtatis de^
fenfiene y piiete -ndha poffidere y eum omni*
'bus ad fé pemnentibus ^ tW a/pieientibus y
tam fAus y quamque & mancipiie liberis y
<y faffyisyfuper tesjam diBi Maltétfierii w
fidentHus^ Nullufque audiat eas in^ufte dì^
firingerej tteque ab eis ullas ìUicitas redìbi*
tienesy éut pmbticas amgarìas esigere • */f«iv
^mmma ataem Abbatiffa ^fufdem Menafleriiy
efufque 'Sueceffùres y ty emnes Menachs ìbì^
.dem Deo fetvientes y fub noftra defenficnis
-mtt^tte peremii vivoFe permaneant . N'ullufque
JÌ,eipublica Miwìfìer eas perpladta ventila»
4tt pertemptet y nifi in prajentia Abbatiffét
qum per tempera ibi praeffevìfajuerit y qua^
tenus ipfas Aacittas 'Dei y qua ibidem Dee
fttnutUmtury ph nobìs .y fiatufque Regni no^
Jiri fMÌter exerare deleBent^ Si quis igitur
J)ùe nèjtr»e jOuBoritatis praceptum & Mundi-
J}urdìum infregerit y fciatfecompofiturum au-
ri optimi libras centum y medìetatem Camera
noftra ^ & medìetatem prodiga Abbatijja
Jcanma , vel ejus Succefforibus . Quod y ut
verius credatufy Cb* diligentius ab hominibus
mbfervetwt y menu propria foborames y Annu'
io nofito figilUri juffxmus • Signum Domini
O T T o )M s tnviiiijfimi » ae Magni Impe-
T--T
(a) JUA. ne ir Keffifi halié pag. 100.
Lpmgerius Cancellarìus ad wcem Vid&m§
Epifeopi Barda y Caneellarii reeegnevì Ó»
fubfcripfi^
AEla 7. KaL Septembfis . Anne DominU
ta Inearruniems 963. ImRSione 6. Anno Im*
peni Ottonis Magni Imperatoris Augu*
pi fecundo ; ABum Mente Feretrano ad r««
trum 5. Leenìs •
Dopo gli Ottenì , fotto gli Errici , av>
me (bno varie le vicende mondane y go«
minciò l'Imperio Occideotale altra volta
a decadere • V Imperadore Federico Barbai
^ff^ 9 penfava riftabilirlo ; ma diftratt»
nella guerra diSoria, e dalle brighe, cha
gli diedero le città 4/i Lòngobardia , ed i
Pontéiici Romani > non potè ridurre a fi«
ne Ja magnanima impre(a ; e molto me«
ne poteron tentarla i di lui fucceffpri »
Errtto y e Federico IL per le gare , e con-
tenzioni y eh' d>bero colle Città medefi**
fne , e co' Papi y « co' loro Emoli delT
Imperio •
Morto Federico IL e contrattando i
Germani fra di loro per V elezione del
fucceflbre: fi vide nell' Imperio quellun-
^ interregno y che ciafcun sa ; ed allora
1 più Potenti , e più Città d' Italia comiti»
^iarono a (enotere il giogo ^ e porfi ia
libertà y poiché non era chi potefle vali-
d«nente opporfi • Cost i Veneziani che
ne aveano gettati già i fondamenti , fta*
bilirono ia Sovranità ibpra la loro Citt&
t luoghi marittimi intorno, la quale poi
col correr degli anni con lunga preferì*
xione fé la refero più ftabile , e ferma ^
non aitrimente che fecero gli altri Pria^
cipi d' Italia fopra le ruine dell' Imperia
d' Occidente • ideile mondane vicende re»
carono a* Veneziani la loro libertà y noa
già patto y o convenzione alcuna y ficco-
me alcuni fognarono, ederfeguita tra gP
Imperadori Greci , e que' di Occidente deU
la knea di Carlo M.y dicendo y che. que-
fti per porre fra di loro un confine ftabi«
le^ e fermo , avetfero dichiarati immuni ,
e liberi i Veneziani dall' mio , e dall' al-
tro Imperio , liccome fcrille il Sigonio ( h )f
Venetos interutrumque Imperium pofitos y li*
beros atque immunes y <^ ab utroque Impe^
retore fecuros vixifje : e nell'anno 812. «o-
110 paào libertati atque immunitati Veneto»
rum imprimis eautum : Né fin quì~ è ftato
chi
& 103.
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124
DELL' ISTORIA CIVILE
chi avetfe potuto moftrarci documento al-
cuno di quefta nuova oonvenzione , e pat-
to . Né tante Collezioni > Cronache , ed
antichi Annali , che a* tempi noftri fono
itati impreffi ; né. Scrittore alcun contem*
poraneo (a memoria d* una tal convenzio-
ne patfata tra gì* Imperli d' Oriente p e
Sue' di Occidente } ni fi sa il Sìgonìo on*
e rabbia tata»)
GAP- IL
Spedizione de Siciliani in Grecia : Ne^ze
ira Costanza , ed Errico Re di Ger^
mania } e morte del Ra GUOUCLMO » e
A* leggi*
MA ritornando al noftro Guglielmo )
molto poco ci rimane da notare
de' fatti di quefto favio Principe^ poiché
terminando qui T iftoria dell* Arcivercovo
Romualdo , e non effendovi altri Autori
di que^ tempi., fuor che la Cronaca dell*
Anonimo Caffinenfe » che fi conferva io
Monte. Cafino, alla quale Camillo Pelle-
grino fece alcune note, T altra di Riccar-
do da S. Germano , Roberto del Monte ,
e Niceta Autor greco , che alcune cofe
bitevemente fcrivono di Guglielmo , ri-
mangono tutti gli altri avvenimenti del
Reame con 1* opere di si buono , e glo«
riofo Re per lo fpazio d* undici anni (>o-
co men che nafcofe fra le tenebre dell'
antichità . Alcune cofe andarono rintrao-
ciàndo con fomma diligenza Capecelatro,\
€ r accuratiffimo Inveges , Torme de' qua-
li come più ficure , a noi piace di.fegui-
tarc .
Intanto il Pontefice Aleffandro riftabi-
lito in Roma , volendo dare a' difordini
pafiati qualche riparo , nel feguente anno
1179. come notarono 1* Anonimo Cafli-
nenfe , e '1 Pellegrino ( ^ ) , fece convoca-
re in Roma un general Concilio nella
Chiefa di S. Gìo. Laterano , ove interven-
nero ben trecento Vefcovi , oltre a^li A-
bati e groifo numero d* altri Prelati ( ^ ) .
Si dannarono in efib molte erefie , . che
eran furte fra* Criftiani : fi fecero molti
decreti attinenti a reprimere 1* avidità di
coloro , che davano denari in preftanza
con pattuir groffe ufure> fiabilendo i mo-.
( a ) Pellegr, in Cajiig. ad Anon. Cajftn. an.
' *79* ( b ) GugHelm. Tirie HA. 21. cap. %6. ^
di legittimi in quefte contrattazioni ; ed
altri decreti fiiron ftatuiti bifogoevoli a
riftorat^ delle pa^te confufioni la Chiedi
di Roitia.
Ma nell'anno feguente 11 80. ad impre*
ia più gloriofa rivolfe Aleffandro i Tuoi
penfieri : egli fcriife a tutti i Principi Cri-
ftiani , ed a' Vefcovi , e Prelati della Chie-
fa , efortandogli a paffar in Paleftioa , e
contfaftàr con l'armi in que' fanti luoghi
al Saladino Soldano di Babilonia, Princi-
pe non men favio, che v^loròfo» ch'era
al padre Saracone nella S^noria fuccedu-
to , e travagliava i Criftiani che colà di-
moravano • I primi , che fi difpofero eoa
grande , e poderofii ofte a paifar oltre ma-
re , furono Errico Re d' Inghilterra ) e
Filippo Re Ài Francia i ma Aleffandro ,
che cosi lodevolmente avea mofil iPria-
cipi Criftiani a queft' imprefa , non potè
vederne i fucceffi \ poiché verfo la 6ne
deir anno feguente iiSi, U iettimo gior-
no di Settembre pafsò di quefta vita ia
Roma , dopo aver per ventidur anni ret-
to il Ponteficato « Fugli tautofto dato il
fucceffore , che fu Ubaldo da Lucca Car-
dinal d'Oftia, il quale fi nomò Lucie IIL
Era poco prima in Coftantioopoli acca-
duta parimente la morte dell' Imperador
Emmanuele , e gli fuccedette nell' Impe-
rio il fuo figliuolo Aleffio. Ed intanto il
noftro Guglielmo avendo per l' occafione ,
che rapporta Roberto del Monte (0 , fat-
ta tregua per diece anni col Re di Ma-
rocco , fé ne pa&ò nell' anno 11 8.?* da
Palermo in quefte noftre parti ^ ed aven-
do vifitato Monte Cafino, ritornando in
S« Germano, andò da poi inCapua> don-
de poi a Palermo reftituifii (^).
Intorno a quefti tempi nacque itTAftiil
Città dell' Umbria da Pietro Bemardone,
uomo d! umil condizione , Francefco , qu^*
gli che acquiftoifi fama d' un gran Saiv
to , e diede ftabile fondamento alla Reii-
gion de' Frati Minori , e che fii pianu
cosi fertile j che in pro^reffo di tempo
empiè il noftro Reame di tanti Mooafie-
ri di Frati del fuo Ordine , che non fu
il lor numero inferiore a quelli che vi fi
erano già fondati per la fama , e (antità
de' Monaci di S. Benedetto ; di che ci fa-
rà data occafione di ragionare » quando
della
(e) Roberto de Mtnte sd ann. ilio
^(d) Peli CaJi.adAnw. Caffin. ann. ii8i'
DEL REGWp PI MA
tSella politia Ecclefiailit;^ di quefi» Recete
tratteremo .
Mori pooD l^tnpD da poi in Falefmo
DeU'ifteilo ainiQ 1183. la Reina Marghe-
rita) la quaTe effendo fiata donna di mol-
to avvedimento) ebbe gran parte nel go-
verna del Reame , cpsF mentre viife il
marito > come da poi che gli Succedette
il figfhioio . Fn tll2 cMi nobil^ompa fat-
ta feppelire dal Re Guglieltho À Mon-
reale natfai Chiefa novellavate da lui
edificala » lato alle fepolture^ de' fuoi due
figliudfl Rli^iero ^ ed Errico • Donna d* in-
comparabile pietas che oltre avéf> fonda-
to un^ Badia inSicilia alle falde de^Mon*
te Etna , che arricchita di molti beni
diede a' Padri di S. Benedetto » accolfe ca-
ramente in Palermo i compagni di Tom-
«nafo ArcivefcoYO di Cantaaria , i quali
erano ftati dal Re d' Inghilterra sbanditi
dal Tuo Regno «
Intanto il Saladino fhiageva afpramen-
te i Crìftiani in Paleftina) avendogli con
la continua guerra ridotti in peffimo fla-
to ; onde vennero in Roma il Patriarca
di Gcrufaleinme ,* éJfrArcivcfcovo di Ti-
ro 5 con altri Ambafcìadori del Re Bal-
dovino ) e degli altri Prìncipi ^ che -colà
dimoravano, a chieder prefto, e ^lotenté
foccorfo contro si fiero nemico . Quefti
effendo flati caramente ricevuti -dal 'Pon-
tefice Lucio y furono da lui con altre fue
lettere inviati per tale ^tto ad Errico
Re d* Inghilterra , ed a Filippo Re di
Francia , i quali avendo prefa la Croce
bandita dal Papa per opra si pia , fi po-
fero di prefente all'ordine con Guglielmo
Re di Scozia , e con altri gran Signori ,
e Baróni di Francia , e d' Inghilterra jper
paffare in Siria . ]\^a mentre il Papa 1q1-
lecitava ciafcun giorno frettolo/amente il
pafTai^gio , forprefo ^a grave ^infetmità
pafsò da quefla vita in Verona li fette di
Dicembre del 1185. e fu nel 0uomo di
quella Città onorévolnvsnte fittplto j ef-
lendo flato tantoflo eletto ^rluo fuccef-
fore Uberto Crive4Io Milafflèfc/il quale
fi nomò. Uro ano II L
Eran« feguiti intanto i^l^ Città di Co-*
flantinopoli gravi movimenti , e revolu-u
zioni contro 1 trotini , cl^| v' albergava-
no , pier opra di Ayidroiùco Tiranno , il
Tom. IL
• ( a ) Qronica d'i Foffanmoa tom.j^ ItaL Sacr.
P O L I W B. XTIL JCAP. ir. la j
quale tolt» di voler de^ Greci T Iniperi^
ad AléCo y entrando con ofle armata den»
tro la città, inveftì furiofamente i I^iti* •
ni, facendone flrage grandiflim^ ,.ved ia«
te;iidiando i loro tìbefghi > -ove perirono
Crudelmente abbruciate le donne ^ i veC**
chi, ed i*fancuiHl, fenza perdonar nen^«
mena alleChicfe> né a*Pren\ né a^Fr*%
ti , il tutto mandan(|p indifferentetijente *
a fuoco , ed a fiamma . Quefti avvMÌ«
menti *, ed oltraggi jfatti dal Tiranno i
Latini , molTero il noftro Guglielmo a
prender vendeHa d'Andronico j-'il quale
non contento di ci^ , aggiungendo fallar a
fall«, avea fatto morire flrangolato con
una corda d' arco il giovanetto Aleffio »
e n' avea occupato Y Imperio j pecoiò Gu-
glielqno In queft' anno 1185. ragunò una
ben grande armata in Sicilia, e v'ordinò
3 editano . £t ^nte Tancredi , che fu il
Arto Rt'^dJ "Sicilia (^ ) , .inviandolo a*
anni della Grecia fotto la fcorta di Mar-
garitone fuo Ammiraglio , il quale pre-
fé , e faccheggiò Durazzo ^ e TeffaUmicv
con ^o^lti. altri luosihi ib)^ ove gli adi-
rati JK^iani .commifero ogni forra di cru-
. delfS^nza aver riguardo a cos* alcuna ^
^on aviendo ardire Andronico^* ufcir lo-'
ro ali* incontro» e porger akun riparo a
tanti danni . I Greci vedendofi cosi cru-
delmente da^ Siciliani affaliti , e che Ari-
dronìco moflrava di nou molto curarfi de*
loro travagli , cominciirono ad odiarlo iia-
maniera, che tumultuando in Coftautino*
poli y tofto lo depofe^iSi-dair Imperio , e <
l' irata moltitudine , che non sa rattenec|^
fino che non ptrveni^a air Aiitima eftre-
mità, non contenta c^«^verlo depofto ^ av*
veifkofle«li furiofamente -fopf a , e coni-
vi tormenti obbBobrfr>:^mente V uccife •
Surfe toflo ad occupar la Signoria Ifaas
Angehy il qualib. radunate , come, potè nfie-
glioy le 4przc de' Greci , diede fopra i Si-
ciliaai con tanto impeto , che pofiisti in
fu^'j gli difcacciò al]^ fine da quelle Re«
gioni, come rapporta Niceta Coaiate lor
fcrittore •
TiDvavafi però il Re Guglielmo affai
più;tofflitto , eh* effendo già paffati nove
► annr dacché fpofofli la Resina Giovan-
na f -né per la di lei flcrilità vedendo di *
Quella * pròle alcuna , cominciò a penfac
cpl. 471^ ( b ) Ukcta in J/ac. Imfttf
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nò • '-. D E^rL* ms t o
ikrìammte a' «Hi % -che d(J# Ift iìA jiiaw
te, farebbero jiccadiiti MiVÀ^^nlt^ fé m«
ticMtamM^e nm {^oTèdefe , e pcnfaife
ak Ulcerare # Non vi tn ^Itro del fuo
fangue legirtinip de' Re Ndtmanni 9 cbe^
CoftanzjL poftuma del. Re- Riupiero iìuf
avolo ,' poiché di Tan«redi., eh egli rtiol-
ti a»iii prillfàavea rrchiamato dalla Gre-
cia ^ed inveftito dU Contado di Lecce %
dh# fu di Roberto fuo avolo materno ,
.mu'fi' teileva alcua Conto , riputandolo
baftardo, come nato da Rucgiero figlUip-
lo sì der Rt Ruggiero « ma d' illegittimo
nfetrìmonio» come ft% detto. Perciò qu«-
fta Principena era'^a molti ricercata!»; e
narra.il Sigonio, che 9, queftMftefTo anno
1185. Federico IiAperadore i il quale fin
dall'anno 1177. *v^^ ^^^ Guglielmo fer-
mata pef 15. anni |^ pace pipando a ri-
chiederla per Errico fuo fi^Prto , e ^e
di Germania . Quglielmo , trfie fi vedea
fenza fpefanza d' aver figliuoli , piegò
r animo alla dimanda > confortato ancora
da Gualtieri Arcivefcovo di Palermo ; il
quale' covando odio grandiffimo oc^ntro
Matteo Vicecancelliere della Sicitì|^9 per
Ta cui opera era ftata fottr^tta da» fua
giurifdizioA la Chiefa di Monreìile dal
Re Guglielmo , conte dicemmo , pensò
non d' altra maniera potergli venit fatto
di porre a terra la potenza di Matteo &o
emolo ) come fcrive appunto Riccardo da
^* Germano , fé non che dovendo il do-
minio del Regno^affare ad altra famiglia
per mezzo di Cdftinza 9 a cui di ragion
MfcCtiVSL y di 'proccurare che le nozie ^à
Gli liberate j 4G conchiudefKro con Errico
di St^evflR Re^d' iUrmagna figliuolo dell*
Imperadore Federica 9 acciocché avendo
egli-a (ju:cedefe nélb^Sicilia > riconofcef-
(e tal beneficio da lui, é pone(fe»a terra
la Dofenza di Matteo . fift e&tto V ado-
pero egli tanto , che finalmeniK in<{tt(fe
Guglielmo a pattpvir le nozze conflErri«
co , ed in queft' anno ii86.*ftahda Co-
ftanza cuftodita nel pàlagi^reale , non a-
vendo più che trentuno anno > fu fat|f
partir da Palermo > e condotta in Mila
no y ove c'^ Errjco f ivi con /idbil j^m
( a ) Gìo, Villani ifl. Hi. ^ e. i^.^Fìtlftc^f
Petrarca inlUn^ugu. Bócca^o^eClar.mu^^
iier^ Tolomeo di Lucca y Fir, Alberto ^Paolo
Reggio y Fazzelhy Maurolicoy S* ./fl|»cM/»o
R-WC.ÌPl¥I4-E
fÈ (tMiip le noz# ^bsate •
Ma eflehdo .<^efto lin patfo^d' ifleria ^
ode ^ii 'Scrittovi moderni i' h|a intralcia-
to di moke ftvole , Tara bene > che per
maggipr chiareiza fi icuopratio qui tutti
i loro errori • Alcuni nSirrano y che Co^
ftanza fii Monaca ^ngo fpazio d' anti nel
Monaftero di San Mr|tore in Palernio ,
poftayi dal padre Ituggitro per unl^ro«
fezia fhrétale 4^1 cotanto fiiiHOfo ^alte
Giovachina 4i!al^brefe y alla quiflk'> effèn*
do ella ancorf|nciulla , difle, OTJ|erca-
gion di^lei fi farel^be accefo Qii^pMbo-
co in Europa 9 e che ^ei^be flati lami-
na della Aia fchiatta •
Altri (a)y confiderando, che qneflo
racconffl^al^ s'adattava a ciò <;he gli Au-
tori di ^"tfim \empi concordementér fcritfe-
ro, che Coftanza nacque dopo la morte
di Ruggiero ) onde non poteva l'Abate
Giovachino predir nulla di lei a richie*
fta di Ruggiero y (juando non era ancor
nata : differo , che U prefagip fn fatto non
già a TÌchieAa del padre, ma di Gugliel-
mo r. fuo fratello , in quale atterrito dell*
infaufto vaticinio ,.;ptn$o pef ifchivarlo di
chiuder la fat^ciullatielfopranàdmatoMo-
haftero*
Bernardo Giuftlniano ( 6 ) nipote del
Beato Lorenzo., pur' diffe, che il Re ma-
ritò Coftanza con Errico 'pef inftigazto-
ne , e comandamento 3i /ijetfandro IIL
.quando Alelfanìlro era già morto fin dati]
anno 1181. S. Antonino Arcivefcovo di
Fiorenza (e) y non oftante che Clemea*
te' III. non era ancor Papa , e cominciò
a feder 1' anno 1 188. fcriife , eh' eilendo
Coftanza invecchiata nel Monaftere , ii
Pontefice Clem. IIL per efclùder Tancre-
di dalla fucceiiione dici Rbgno, e f;rati-
ficar "ÉTTÌaS y V avefle fatta cavar di fur-
to 4ìfi Monaftero , '^ drfpenfando al Mo-
nacato , 4^vetfé marinata già vecchia con
Errico ^ torre il Regno a Tancredi .
Peggiore M" V 'error del Fazzello , che rap-
porta, neirAp:hivio Romano, e ne' pub-
blici decreti , ieggerfi' «Incofa i diplomi y
ed i dcdreti di Celeftino Papa, co' quali
difpensò al Moifacato , e voto divirpini-
^ ^ j tà
Arcìv. ctt Ffóp0za , ed altri rapportati da
ìnveges. ann. 1 154. tì)* 11S5. (b) Ifo Vit»
B, Laur. apud Suritir^. in 8. Januar» ( C ) -4»-
toììin» par. fé tit* i^. cap. ^. • *
Digitized ^y
\
GooqIc
DEL REGNO D? NAP<ILI
ti fatto, da 'Coftanza f quande Ceie^lino ^m
^Gtefr a} Pboteficato nt)k antu^ ii^i» ed con
il Vzsft/^'bmotì feoi^re X^^^^^'' ^^^^^
£rri«0/9rCome di»iho da quìapoy>,. Mx
7^ù racconti ben. (TconviiicMo
3i!efti
i mejuffónft tial confidesare , ch% niun#
degli A^ort di que' DeHi|i fan iHen24ai|k
<li*^^M^attt , peraltro da non tacerii't
Jg%^ F«kando , fftvellndo due volte
l^iQoftanzas ih un kioga parie tli4efto*
«le ecTticata, e nudrita nel DefyilJ^alagio ,
non eia in alcuù Monàftcra: Sic &Con"
jiantìa: pttmts i xur^èuHs in deliciarum tua^
A
rum àf^uentla diuttus educata , tuìf^ue h^
diruta ""doBrìnìs , ^ '^^mà ^^f^^^àta > tan-
dem opièus fms Miriaróifì^taiufa ditefiit .
E ncU' altfo luopò deliaTua i^f»-» nar-
rando che 1 Mtf ^liefi credè vand\'quaaa#
fi rttró^tairono contro O^ae Querelloj, T
fji dièder morte 9 che f partigikalMtl
Cancelliere Parzio la voleffcr éare per
tnòelié a Callido l'arzio^ fratello del
CancdHere , per dargli convcnevol cagio-
ne di i^ccuptre it Bjeamc , dice : EfCon^
fiantiam R^gerti Regìs filiam uxorem duce-
re^ ÌKe fibì danSam.ùccafimtm .exiftinmns ,
«> ^taeretfuf RegnugÌ'jm/iius ofcufuine ;- né
dice troj** alcuna del iWon^catp, del quale
ie fotfè ftato , era iinediere favellaA ik
amendue i luoghi ».
Arnaldo Abate autor dfque* tempi, che
fcriflfe particolarmente la magnificenza ,
con che furceleb^Kte quefte^zzeinMi*
lano , nemmeno he fa pypl*3 L' Arcive
LIB. XIIL CAP. IL ta7
« c^jéfEeffi fltaiit^iRL di , trenta apm
ìrbMitxKP' eccidi inoAVerfi:
• 'fimP4gis Sifuli fitia fpt^a ^fiii ..\ ..
.JfSf^j0 Mi Jè^^^ »''»''^ ». Cofiantìa
FojfhtÈma: pqflr pattern É^aternof^vei^i
' '^Kliclay
J'aii$que trìcennalìs^ tempore i4rga*
*. ■ . /*'^- :» .« * .^
f, WXo il conto dairanna, nel qi^almo^ ;
ri Ru^ie^, che fu|d,i Crifto il 1154^
come icriye Roberto Abate y, ed il Faz* '
zello , védefi, eh' effendo ella nata dopo
la. morte del padre « quando prefe mari-
to |. che fu in ^eft' tiXììì$K^6, non pò*
teva avere > che tipntMno.anno in circa «
E iecoado il contti < kivigéli , che neir
auho 1^85* dice ellbr ^son^hiufe :^ue^
nozze ^ non ^ a vMgpik che^ent' ann 1 « ^
. E &Q4lvmnttì£xm$ti^ da S. Germano»
la cui Cronaca ilpn^pìlò alle mani del
Baronio». parlando di tal marìcag^, dici
i:hiaramente.Coftanza e0er ^iiiK>IMft nel
real Palagio, e non 4iel Monaftero di S.
Salvatore, né favella cOs' alcuna del Mo-
nacato C^ dice etfere ftata data ad Erri-
co= per bpera dell' Arcivefcovo Gualtieri,
e non del Papa: ecco lefiie parole : Erat
ipfi Regi amita qttieàam inJ^atatio Pamr-
mitanoyquam idem Ref^y de rmifiiìo, jam
diBi jirchiepi/copiyMemico Alamann&rum Re-
gi fili^ federi^in^manorum^ Imperatoris iie
(onJMgtm tradtdit . Il qual ÀutCf e .a§glun-
gt, che persynfiglio <bir iftetto Arti ve-
icolo Komualdcf, il Nemiricenfe, le-Ap- fcovo Gualtieri anche ff fta^iìi la èlote,
pendici alf; Abate U^ergenfc ,, Papa In
nocenzio nel 3. libro dell^ file Epiftole ,,
ove più volte fa menzione di Coftanza ,
di ciò non ne dicon parola ; e pure •co-
irle cofa (cMiveneiroIe , Àè mai intefa ,
che una Monaca prendeiTe mariKi ) era
meftiepi-, the ne favellafléro . Al cjuaHat-
to apertamente anche %pugna il dire, che
fi faceffe il jnatrimonio di voler del Pon*
teflfce, ritrovando^ tutto in contrario ^ per-
ciocché il Pontefice- favoreggiò Tancredi
alTacquiflo del Regno j^e non diiappro-
vando il fatto de* Siciliani*^ che T iifcoro-
narono Re , glie 1^ die toSo T invxftitu*-
ra , come innanzi vedremo ..
Goffredo da Viterbo autor di vedute ,
parlando di Coftanza , per cagionnbt
pace fatta tra Cefare , ed i Lom*barai ,
dice efTer^ fiata poftuma del ik fiio pa-
che fu r indubitata fuccefiione del Regno
di Sicilia : Quo ifiam procurante fa^yme^l y
ut ad- Regisì^tuf maìidatumy errAesRgnì
Comites Sacraméntum praflìterìnt , quod fi
R^gemjtpfum nbfqi^e tiberts rigori contiìtgi^
¥et , amodo de faElo Regni tanqttam fidelei v
ipfi f uà Anima teHerenturfÙ' dtSie Regi
Alemannia viro ejus . Dtlde il Re man-
dò Cbftanzar da Palermo a Rwtl , accom-
pagnata xon. gran corteggio di Conti , e
Baroni f ove il Re Errico >er fuoi Am-
bafciadoif pjpmpofamentela ricevè^ "e con-
dotta a Milano , fu ivi dall' *Iàiperador
Federico fuo fecero ricevuta, e negli or-
ti di'S. Ambrogio con fpleà^^iifimo ap«
parata fecero* celebrare le nozze in quel¥
anno i\%6. •^ ^
Cosi avendo Guglielmo conchiufe que-
fte nozze con Errico , credette Iver dato
Ff 2 msX' T
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aaS D E L U I S T a
"qualche fedo afte coft del fi|o Rean^i'
xna d* altra più remota trarre venne#que-
ftc difturkate y coU* mfaufte -tovelle' de'
progreffi , che Saladit» ficeva n«Um Si-
ria. Qiafti avendo ragunajoi un'immenfa
maltiiudine *i foldati prefc * forza la
Città di Tiheriade ; ed indi aiRontatidoft
con r cfercito Xlriftiano il rupfc , e mfe
•in fugft, e preie|J fanto legno della C^-
ce . Fece prigioniera i^ Re di Gerufafcn^
me con orribil »«ccìfione . m Gstvalieri
Tcitiplag, e deir Ofpedale , e di altri fol-
dati minori) .campandoTà gran fatica ^con
la fuga Fr^Tcrrico Gran Maeftro de'
Templari , % C>)nte ii Tripoli , e Rinal-
èo 3a Sidon^, con alcuni altri pochi
foldati . Gol fèvor J^lla qual vittoria nre-
fe il Soldano Accone ( * ) , Cefarea, Na-
r zarette, BettelemtTi#,^ tutti gli altri ctr-
«mvicini luoghi ,. ^d^ affedi^ ^rottamente
la Città di Tiro ; Vd indi a poco divifo
^1 fuo efercito , n' andò con una parte d'
efTo fopra la Città fanta di Gerufalemme
e quella prefe il fecondo giorno d'Otto-
bre dell' anna di Crifto 1187. Ed ecco
cóme r giudiz) del Signore ibno ^arriva-
. bili : quefta Città , che da Goffredo Bu-
glione , con arltri iUu%i Càpicani Italia-
ni t TedefcW , e Franceii erafi coft tanta
gloria fotttatta djir indegna fervitù ' degl'
Infedeli , ora dopo lo fpazio d' ottanta
fette anni, ritorna di nWv'o in mg^n de'
barbari , /enza che abbiafì fperanza mai
5iù HbeMre dall% loro dutgt y e crudela
oroinazione • *
Né terminarono quf i mali f Oriente
ma^piir maggior danno lle^ Fedeli, fi col-
legò Saladino con Ifaac Angelo Impera-
dore di Coftantinppoli , il quale ricjjven-
do in dono i,da lui tutta la Terra, di prò»
miffiont, gli promife all'incontro d' aiu-
tarlo nella guèrra con cento galee arma-
te ^ e di ddre impedimento a tutti i La-
tini , che ^affavano per guerreggiare in
Siria V ond^ il Pontefice Urhano udita la
rea novella <fclla perdita del Seftolcro. di
Crifto , e, del fanto legno di^lH Croce y
della prefura del Re di Gerufalemme , e
della lega del Soldatio coll'Imperador di
Coftantinopoli ^ fi affliife si gravemente ,
d'effercio avvenuto a' fuoi tempi, che
ne cadde perci^ ii^^na grave nialattia ,
RIA CIVILE
della guftlr in br^e fi mof4 in Fentra
il decimo^ fefto «giorno di. Novcmbr<u(tf)v
44^ giorrm a^^punto dojpola perdi^t4liGe-
rufalen|ttke« e nel di feguente fuiió% ìie^
fm 4«oga creato Papa. Albeito Carainal
^i S. Lovenzo in Lucina » e dl^eUiere
4k Santa Chiefa^^nato in Be»eVe%to della
famiglia Mora,^che fi volle-' luAfói^ C^r^
gorio Vili. FtT quefti un nom faniffllffio y
tvf'A'no fece in quel breve tempo V^lì^
e' vitfe ^^ > che follecitare i *)^tiq£ipi
Criftiani j, che con grotti armata gi£ro
in PaleAina a foccorre|e i Latini ì e men-
ir' era tutto rivol^ a cosi lodevole. ope*
ra fi morì anc^^gli in Fifa , ove dimo-
rava -, avendaiBen di*dttc nvfi retto ij
Pontefitato \ e* venti giorni dopo la fua
^orte fu cfttto Pontefice ncU? me-
efima Città Riolmo Scolari Ro||ift«o >
iiaiih d>iimil condizione. Cardinal di Pa^
kftrina s che fu. detto Clemente )UL
Quefto Pontefice*, cakuHido le medefi-
me orme de' fuoi predeceÀsri y «'a<Ìoperà
efficacemente > che con e&tto fi^gif[e al
ibccorfo di Terra Santa, y con£ermjiiulo V
indulgenze , cl;e pes. tal^ cagione cdì^do-
te avea Papa Gregó^jAkf aonde , e perla foa
diligenza ,. e per qneflatti Guglielma .Arci-
vefc^vo di Tiro , ch'era andata in Francia >
fi rngunò un'Aflfemblea tra Giforzio , e Trie,
ove convennero Filippo Re di Francia « ed
Errico Re-d- Inghilterra ca' Prelati ^ e Baro-
ni de' lor &Kgni, e F^Umo Conte di Fian-
dra 5^ quali opefa daFle manr dell' Ar-
ciì^fcovo .Guglielmo la» Croce , AtbifO
nell'aiitio iiSà^.s'incantminanMio per co-
sì fahta,-e lode voi imprcfa ,' e ^j^ìr cono-
fcerfi fra di loro con particolar fegRo ,
prefero., il Re Filippo, ed i fuoi Franze-
fi la Crpce rotfa , il Re Erfko ,, e gì' Iiv
glefi la bianca , ed i Fiasienghi con Fi-
lippo lor Conte la prefer verde . L' Im-
perador Féderico-if che non meno degli
altri volle in queft' 'occafipue itioArar la
fua pietà , racchetatofi col Pap^ , col cibar-
le era ftato In^ qualche difcordia y prefe
anch' egli per mano d' Errico Cardinal d'
Albatlo la Croce , per paffare in Palefti-
na ; e fi apprettò al natfaggio sì frettolo-
famente , che fu il pnmiero a girvi •
/Né deve altrui recar maraviglia , fé
£1^ tanti Principi ilUiifari^ dì' erano efor-
Uti
(*) Acrì. (a,) Inve^eslofa fBoripe a io. delP Omire del 1187^ *
Digitized by VjOCjQI(
. [DELUtCiNÒ DI NAP
tati Ja^9o|tefu:i TI gire^m Gerufalqgame )
fion s^ annovera ttiai il nolko Re Gugliel-
mo (^ ) jJlqiièle. per la riochgKa ée'
fuoi ReaiÌRt e per la vicinanza d^effì al-
la Grecia y donde fi facea coniunalmeote
il pafTaggio, e più perle fue pqderofe ar-
mate di mare » era fopra ogni altfo at-
to a paffarvì • poteiuiffin^o y perciocché
( ficconie difle di lui V Arcivefcovo Ro-
mualio favellando in Vinegia a Cefare)
attendeva egli continuamente a così lo-
devole opera , aiutando con fue galee i
peregrini) che givano al Sepolcro, epor-
gindif ibccoriò a' Fedeli j che colà mili-
taisano; onde non era mtftieri foUecitar-
•lo ^ t^l bifògna , alla quale egli conti-
fuiamente badava « ^ .
Con tal occafione narrafi , che Federi-
co, prima di -palfare in Paleftina ,.avefle
fcritto quella lettera minatoria al Saladi-
no, ordinandogli con gravi, e pcfanti pa-
role , che reftimifTe toiìo i luoghi da lui
ìngiuftamente occupati in Siria *, e che
all'incontro il Soldano con non difugual
Oigoglio gli aneife ri/pofto 9 bprlan(Ì«fi di
hii, e de' fuoi Collegati > e df' fuoi van-
ti , e minacele , ond' erarrìj^ietl» la fua
•lettera '. Amendue quefte èpiftole .fi leg-
gono negli Annali d^ Inghilterra- di Rug-
-giero , e di Matteo Paris- ;. e »fiirono-^an-
che inferite da Capecelatn» n«Ua fua ifto-
ria de^ Re Normanni . Che che fìa della
lor verità , egli è còftante r <^o Cefare
avenda^ragunato un grande efercita, che
giungeva a ceniMÉinquanta mila foldati
con un'amiatA Wmare di cinquantaciq»
tùt Navi y s avviò in Terra Santa nel
tegnente anno 11 89. ma pesle frodi de) r
Imperador Greco ( che oltre^ alla lega
fatta colSoIdaiio, temea , ficcome gli era
ftato falfamente predetto da Dofiteo Mo-
naco, die Federico fingendo d'*andare in
Pàlrfti^, nonpofciafi volgeife fopeaCo-
jUftntinopoli , ed-occupàfTe quii^lla. Città-*^)
dimorò a ^giungervi nn anin^ intero «
avendo folTetto nel paifar pei le Regioni
de' Greci , fecondo i lor esitimi Kafacì.>
; ( a ) 1/ Sigonìa de Regn. Italia' y con ma^
nifefta errore v' annererà anche Guglielmo /
dicendo : Frater Fridericum Imper^J^hiHp*
pus Rex J^ancioi^y. Henmcus Anglh y iir
GuiUlmus SiciH,e Reges , &c. ( b ) In
ìjnefi* aymo jìQano la fua motte Riscardo ^a.
4X1 l.m.|ftir:<;AP-tT. • »29
efenza fede , #nni , Uà dffiacolr gravitai'} •
Ma ecco y che*" nuovo y.el} iuafpettaii
turbine pol^^P giravi fcorivolgimenti f e
rivohure.i Reami delReGugliclmo, Qfte^
fto Principe , che appena giunto a perfet-
ta età avea con tanta prudenza , e giu-
ftizia gov-crnato i fuoi Regni, affalito in
Palermo da grave malattia n^l pia bel
fiore di fua età , non giungendo più che
a trentafei anni , vien a noi rapito da
troppo acerba , ed immatura mprte nel
mele di Novembre ài quell'anno 1189.
{b) dopo ventitré anni di Regno . - Fa
egli con nobil pompa fepolto nella Chie-
fa di Monreale a pie della tomba del Re
fuo padre . Né fi può cfprimere quanto fofi
fé ftata grande il dolore de' fuoi vaffalli^,
i anali per le molte y e lodevoli virtù
eh eranvin lui , a^no nel fuo Regno
goduto con rara lelicnà una ben tran-
quilla ^ e lieta pace. A ctafcuno fu leci-
to intetider le cofe,.GOtae volle, e dirle
come P inteie : né eran gravati d' eforbìr
iantf , ^d eccefifive taglie , come in
tempo del Re[Guglielmo fuo padre y ttn-
to-che non-folo Federico IL. ma ne'tem-
jw pofteriori,- Carlo IL d' Angiò volen-
dd dar tranquiHità , e pace al fu»
Regno , non {eppc farlo in altra for-
■ma , fé non di comandare , che fi
vivefle fenza gravezze , ficcome al
ten\po di quefio buon Guglielmo . Egli
trapafsò per le fue egregie virtù |lon fo^
k) tirtti gli altri Re , che allora furono* y
ma pariménte Roberto Guifcardo , e Rug-
prero fuoi Avoli Principi di fama magni-
fica • Era , come feri ve Riccarda da S.
Gernianp y il Fiore de' Re ,^ Corona de
Principi y ^ec€hio de' Romani , onore de'
Nobili , cofifidauza degli amici , terrore
de' nemici, vita, e virtù del popolo, de'
. ponderi ^ e de' peregrini falute , e fortezza
de' travasrliatr .• il culto della les^se , e
della giuftizia|Éjtl fuo tempo fioriva nel
Regno , ognttW" era della fua forte con-
Ànto r m ogni parte vi era pace , e.ficur-
tà ^ il viandante non teme^^a le infidie
de ladroni , né il navigante i pericoli de'
cor-
9^ Gtrmano , // quale fomhtctò la fua Cro^
naca: ^ tempore- qid GuUelim^s Ri^ Sicr"
Ha obiit y Ponti ficatiis ClenK an-^ 2, G«*
glitlmo Neubrigenfe Inglefe : GulielmusSi'
eilìa RtSt mmuus e fi: anni 11 8^».
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4k0vf$ri. Ma atfat p^>l<^(^ii«> e fuiH
0à fpcrimciftfrttoa i fuol p.cgni la di lui
wcjfàfk morte , percMt man<;^o egli feà*
z#^role , fi videro aiforti dk infiaite ca-
lamità , che fotta il governo d* Errico
Svcvo fofiTrirono , onde tanto, maggior-
mente apparve chiara , e fi -fece defidera-
rabile la fiia bontà ...Noa avendo egli ge-
nerato prole alcuna da Giovanna figliuo-
la d'Errico Re d'Inghilterra, lafciò, che
gli fiiccedefle nella Signoria Còftanza iua
zia (a) la quale »':>da ch'egli era in vi-
ta: i avea. fatta giurare erede infiem^^col
marito Errico in un AfTemblea tenuta per.
tal cagione a Troja di Puglia «.
§• I. Leggi dei Re GuoLiEiMa IL.
Poche leggi dìiA^efio Prino#e ci la-
fciò Pietro dille Vigne nella Com-
Silaziobe', che fece d'ordine di Federieb.
elle noftre Coflituziem , ma tutte iag-
gie, e prudenti.
La prima è quella, che fi leggp*àellK
htt primo fottp il titolo de V/urariis. pU'
niendis , ove fi. comanda , che tutte - le
quiftioni. attinenti* a' contratti ufiirarj
s' abbiano a diffinire fecondo i decitati
modernamente inabiliti in Roma dal Pon*
tefice AleiTandro nel' Concilio , che tea-
ne in Laterano; ond'è, che tal Coftitu*
zione non a Guglielmo L ma a lui , ed
alla fuiT pietà debba riferirfi , come abbia-
mo fopra notato trattando delle laggi di
fuo -padre .
' La feconda , che leggiamo* nel medefi-
mo li^o fotte* il titolo IM Clerìcus in
malefifìts dej^at cwvoenìrìy ricoaofce. pari*-
mente quefto Guglielmo per.fuo-^iitore..
Fu quella, come fi è detto ,*da Gugliel-
mo ftabilita a richiefta dell' Arcive(covo
di Palermo ,. colla quale ordinò > che la
cognizione de'delitti de' Checici ^ per quan-
to s'appartiene alle lor ||>font, fia degli
Ordinar;, i quali poflan^'^iudicargli fe-
condo i Canoni , ed il diritto Cahonicc^
eccettuando i delitti di fellonia , ed altri
atroci , la cognizione de' quali fofle ri^
ferbata al ile , ed alla fua Gran Corte *
La terza , ed uRima , che abbiamo Ji
queiUf'Tniidpb » è quella che fi k^gc nel
librO' terzo rotto 41 • titolo de A^ltetiis
( a ) Ruggieri^ in An. An^c^ ifud Baronr
ceercq^U. Fu ^eda. ÌQ^itfÌ-|pCiWcp^
dente ordirne 4^ GuétSÌF^^, -^ ùchieiSk
pgrimmu. dell Arciveffiqftro «di Palermo •
Si ooncJaèva per quella l^cq^lìijpne de^
delitti d' adulterio , quando non vi era
violenza , parimente agliOrdinar) deMuo>*
ghi ì*la quale ebbe per lungo tempo jj fuo
vigore, ed offervanza in ambedue i .Rt9e
mi di Cicilia ; e nel Regna di Coftanza
abbiamo una carta della medefima tunpois
tata^dair^Ughello, illrllar quale s!oidin»il
medefimo . Ma in progreiìb di.ttmpocoii
difitianza venne quella a mancare vi^dog^
prefTo Noi L delitti d'adulterio, vék«>f|g
mditferentemeate ,. o. vi fia violemu^^
noa vi fia , conofciuti da' Giodici fecola
ri, e nemmeno fi concede i^li. EccLefia-
ftici di reputatgircomedi mifto foro, co-
me più a^Iungovedraffl, qtando della p»
litia Ecclefiafl^ca. degli, ultimi. ììk:o1ì par>
leremo^ • ♦
Queft» poche leggi fono a «ci rimafe
di così faggio, e bu^D Principe^ nel rer
gn# del quale .nemmeno i^ leggi delle
Pandette di Ciiiftimano ebber forza^ ^A
automa ^ regge, «ma duravano- ancora
ifel ior Vigoic le leggi Longobarde > a te-
n.or delle* quiali nel Foro venivano lecau***
fé decif^.. BelU. teftimonj^za , ficcotne
altrove lo notato ,.- ce * ne^foiomini^ò a
noi il <diligentiifimo' ^leprino , il quak
tra le reliquie dell* autidutà cavò fuori
uà iflxofiiento di ItSttenza, ficcon^ allo-
ra prtticasirafi , pro&rica. a^ teoipt Ài ^ue-
ÙQ Guglielmo neir aqfljj^iijiv fopra una
controversa infetta t^Pf Cittadini diSef-
fa y. ed il Vefcovo , « Cittadini di Te^Ub
per ttn corfo' d' acqua ; Uà quale fi decife
afayor de'Soeflani> fecondo le leggi Lon-
gobarde, le quali 1' accuratiifimo Pelle*
grino fi.pr^fe. la cura additare nella aur-
gine di quella. . - *
Fu la mortq di Guglielmo u^ guari
dff^ po4 feguita da qaelk dell' Inippruiil
^Federico il^l auale dopo aver iupefati i
tanti oftacofi^rappoftigli da' Greci ,• e do-
po ti ver.pifk^ volte felicemente combatdi-
'ti i. Turchi ,' e notabilmente {confittigli :
prefe per forza d'arme, e diede a ruba
•la Città d* Iconio ; ma 4>ervenuto poi nel-
la minore Armenia , ed alberato im fa-
bato da fera in un luogo dett% Jaradino ,
s' av-
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DEL REGNO Ci KAPOLr LIB. Km. CAP. It ^i
i^ayriò poi wrib il fiume Calep » ove a là c^iuUe V aveau pofto i n<^i Ginrecon^
ati difagio p9f afprif&mi monti §^^ftk (ulti, d'eflere Signore 4el Mondo, no«-
^ vesiii^ente Domenica nel quarta gimao akeìplente^che vanta vino edere gli anti^
('^Giugno ; ed avendo dsfinatc^ in f iva cti Imperadorì Romani , ciò che fece pa«
?1 Aumte^ doM ^r*ò mia piacevole vai
hy faftidko-^lla«oia delle continue bat«
^tagli^, e dH Vtiig|io,»he per un mefe
jMtro patito )lvea f Tcijtte riftor^rfi alquan-
tocon bagnarfi aÌ0UJpSb\ il perchè en-
trafo il^ividO' WtV fiume^ che rapido , e
profondo correva > miferamente vi s' affo
ter gravofo, e duro il fuo Imperio alle
Città di Ifcmbardia, ed a' Pontefici Ro*
mani ) un *g||pde , e valor^fiffimo Prin**
cipe , e (opra tutto amator delle lettere »
p degli uomini letterati di ique' tempi»
Quindi fii, che col fuo favore s'accrebbe
in Italia lo ftudio della Giurifprudenza »
gò; ed il fubcorpo^ raecoko 'dall' acque » e furfero que' tanti Giureconfulti , checot
fu in proce(tb di tempo condotto da' fuoi
in Alemagna^ ed ivi onorevolmente fé-
polto. Ma^' Arcivefcovo di Tiro, fegui-
tato dal Sanibvino (^)> rapporta in una
maniera, più veri(imile quefta jtnorte ; che
volendo Federico paflare queifiume*, in-
ck^pò^il cavallo, ti enendo^ egli vec-
chio, 6adde<^ù ton tanta. fuitift> che fu
portato in* braccio (||à^fu|i, ed indi a pò*
co iri^rì , « .fu fepolto jnTir^ non aven*
do niente -del yerìfimile, vift^'bn Impe-
radore cosi grave 'd'anni, ckpo^p il fuo
decoro fi fpogliaffe , ed andaÉe a nuotare
nel fiutine per rinfrefearfi , e s' affogatfe •
"^ ( Le vane relazioni degli Scrittori in*
torno 'Oiuefta morte di^Feìlerico, poflb-
Bo legfPrfi pdreilb Struviò ( A ) . )
Ecco come muore quefto gloriofo Prin-
cipe.: muore per maggior danno de*X3ri«
ftiani di Paleftina, e delfo noftra Reli-^
gione in quelle parti i e vedi intanto quan-
to fiano incomprenfibili i Divini giudi^f.
Egli' con felicimmo corfo di vittoria , fic*
ipome avea già incominciata, avrebbe age-
volmente Ticuperati dalle mani del Sala-
dino tutti que fanti luoghi , che novella-
mente avea prefi , ed avrebbe fatto correr
la Croce di Crifta in pia remote Regio-
ni ove no» era adorata ; all' incontro quan-
do favoreggiava lo fcifma contro .*^ lefifan-
dro IH. e perléguitaya gli altri Romani
Pontefici, vifle per «incomodo della Chie-
fa di Dio, ed ora, ch'era rivolto a così
pietofb pallaggio , e còsV giovevole alCri-
fti^neiimo , per morte pur troppo acer-
ba, ed immatura vdftne a' Fedeli involato.
Fu Federico *( toltane quella boria nel-
( a ) Sanfyoìn» delle a>fe di Còftantìnope*
lì , itb. 5, dopo Niceta Coniate , foL 74. a
ter. ^) Struv. Spnag, Hi/i. Germ. Di/-
fert. 17. §. 5^ p. 573. (e) Ulric. Uber. l.
mmciarono, tratti dalla novità^ ed eie-
Sanza «delle Pandette > e degli altri libri
i Giuftiniano, a^ esporle nelle loro Af^
cademie; e feri ire Ulrico Ubero < ^ ) che
Federico Barbaroifa foffe fiato il primo »
che air Accademie , oltre la nozione , avef-
fe conceduto unche^ik' giuri/dizione y té
imperio ne' fuoi (^). t furono da lui i
Giureconfulti fioreggiati in guifa, che
ad efoffi^ degli antichi Imperadori Ro*
» mani , erano fatti partecipi delle maggio*
^i deliberazioni, ed afTunti al fuo Confi-
glio, e fovente prepofti al Governo j e
Confolati di molte Città d* Italia •
CAP.
III.
Della Compilazione de Libri Feudali ^
ro Commentatori.
e 10^
IN quefti tempi fi fece daVGiurcconfuI-
tì di Milano quella Compilazione d^
libri Feudali, che con progrefib di tèm-
po acquiftò in Europa , ed in tutte l' Ac*
cademie ,- e Tribunali del Mondo Criftia-
no, tanta autorità, e vigore, che fu ri-
putata , còme una delle parti della ragion
civile; effendo fiati aggiunti i libri de'
Feudi alle leggi Romane, i quali d^pa
le Novelle di Giuftiniano, coftituifcono
oggi la decima Collazione : i4h che v:;ra-
mente i libri Feudali fofTerq del corpo
della ragion Civile, ej>erciò*'fe ne foffe
fcfìrmata la decima C«||zione, come re-
putarono Gialbne , e Bartolo , ed altti no-
firi Dottori , riprefi perciò da Molinco
(tf)ì ma perchè la loro autorità fu tan-
ta,
^. de^Jur. Civh. e. 3. (ti) Autkhabha^
C. Ne filius prò patre : (e) Molin. ad
Confuet. Parif. tir. des Fiefs , n. Z4«
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131 DELL'ISTORIACIVILE
ta, che meritarono effere «guagliati a'IK fuo regal Palagio; e quaado
bri delle leggi civili de' Romàui . '
Ma p^icliè da' fioilri Scrittori <peiLi
parte noa fu trattata con tutta quella di-
ligenza, e dignità che fi conveniva, tan«
to che infinite contro verfie Akio perciò
in fra di loro poicia nate^i^ perchè non
bene han faputo diftinguere i tempi, ne'
quali quefti libri acquiftanmo vi^or di
legge in quefte uQftre Provincie ; perciò »
emendo ciò particolar noftro iftituto, fa-
rà bene,. che qui fé ne ragioni con tutta
quella m^ggiorefatcezza , che poffono pro.-
mettere le iiodre deboli forze , con T av-
yertei)za, the per no% tornar di nuovo
a favellar dell' ufo, e della varia fortuna
di quelli libri, qui fi porrà interne tut-
to db , che anche ne' tempi pofteriori av-
venne de' medefimi . ^
Da'grecedmti libri di .queflr Iflorià.ha
ciafcuno potuto comprendere t che intro->
dotti in Italia i Feudi, no)»' vi ^j)eref-
fi y prima di Corrado il Salico , alcuna « ftinzione
legge fcritta, che regolafle le lòrofuccefì^ ^^^h ^^ *
fioul, la lor naturalezza.
e tutto cièche
«ad eili s'apparteneva. Èfli fecondo gli
ufi , e coftumi introdotti nella Città , co-
si fi regolavano ; e poiché , ficcome nell'
altre cofe , i coftumi delle Città fonp va-
ri, e diverfi, cosi ancora avvenne de'
Feudi , che in unal Città d' Italia fi rego-
lavano d' una maniera ; ed in un' altra ,
di un altro niodq. Cosi in Cremona, Pa-
via, e Milano ii vaflallo fenza la volon-
tà del Signore poteva alienare il Feudo,
ma in Mantua , in Verona , ed in alcuni
altri luoghi non, poteva farlo fenza il con-
fenfo del padrone (i). *
In^ Piacenza colui , che invettiva alcu-
no d'un Feudo con quefta legge ^ chepaf-
faife al fucceifore,* non poteva, effendo
vi^o il vaffallo, kixik la fua volontà di
quel medefigio Feudo inveflirne un altro;
ma in J^ilano, ed in Cremona JS piati-
cava altrimenti.
Ne' Regni diSi^a, e di Paglia, avea-
no ptire i noftri Ke particolari confuetu-
dini intorno a' Feudi, differenti da' coftu-
mi dell'altre Città diXombardia. Erano
quefte confuetudini notate in certi libri ,
che chiamavanfi con corrotto voqibolo
Defetarj ; ed erano confervati dal Re nel
a' tempi Sk
Guj^mo I. tumultuò Palermo ^ e fu
datura ruba il regal Palazzo, fra Taltso
perdite, che deplorava il Re Guglielmo |r
fu quella che fi «jra iitta .4L ^quefti Ubri;
e perchè Matteo Notaia craj;d4 eflì -«fpct-
timmo , e qoafi gli ave% iixflptnojria , fra
l'altre cagioni) per le <ìuall.fu egirttet*
to di prigione > fu^u^tt^^ chr' eifendo prat
tlco degli ^tfari delia Con§ < della CS«
nura del Re , poteva con facilità rifcr
que' libri, ne' quali ^ come dite Falcando,
l errar um ,* Feudorumqiu difiintlwnes , ritMfy
^ injiituta Curia contintbantur i ficcome
in fatti fi rifecero, ^à Invegès (^) per
l'autorità dello fte(fo Falcando rapporta,
che i famigliari del Re Guglielmo L che
trattavano gli affari della Aia Corte, li
qugli erapo allora Riccardo Eletto Ve-
(covo diSiracuOi, Silveftro Q»nte di Mar-
fi, ed Errico 4^riftigpo Arcidiacono * di
Catania, piMi ardendo' cognizio^ deUadii
!► Terre, e de'#e(udi, de',
ituti della Corte ^ né de libri
delle Confuetudini Feudali, che appella-
vano Defeparìos ,. eflen4ofi tutte quefte ferie-
ture, e libri fmarriti dopo il iacco iA
Palazzo, perfuafero al Re» che Matteo
Notafo fofte fcaiterato, e r€;inte|kttQnel
primo ufficia^ .poich'e^nda egli antico
Notaio, ed avendo, fempreailiftito al fian-
co di^Majone s ^^^^ g'^n perizia delle
Confuetudini del Regno \ e che poteva
comporre / novos Defetarios •
Ed in quefta maniera, infino a quefti
tempi di Federico I. fi era vivuto ne^Ie
Città di Lombardia , e n^' Regni di Sici-
lia, e di Puglia . A quefte coftumanzc
furono aggiunte da Corrado il Salico , e
da altri Imperadori alcune loro Coftitu-
zioni appartenenti a' Feudi , coinè abbia-
mo, di ìbpra notato % le quali non ancora
erano ftate raccolte fh certo volume . Ven-
ne dunque in penfiero a' tempi di Federi-
ad alcuni Ciureconfulti di Milano ,
co
(a) Cujac. Li. deFcud.
con privato ftudio di ridurre infieme que-
fte . .confuetudini , e coftituzioni , e così
unite alla memoria ||b' pofteri tramandar-
le; e raccogliendo, ancorché alia rinfu-
fa, e con molta con^fione , gli ufi di va-
rie Cit!à di Lombardia , ne formarono in
prima due libri ^ a' quali fecondo che quel*
* le
(b) Inveges ann, ii6z. hijl. PaUrm. tonu^^
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GocTgle
DEL R£GNO Df NAPO
le coftànfiinze vtnìvzno a approrate» o
ampliate, o modbraie d^lie Coftitusioni
Imperiali 9 promulgate infino a' loro tem-
Ji intorno a' Fetidi, così f& vi aggina- ,
ìTQ le fentenze , o il contenuto di quel^
Je colle loro interpreta^ooi > non già le
intere Coftmizioni «...,
. Chi fiaterò flati qneftiGioreconfulti, e
^uale ìL.lor nome^ non è di tutti confor-
me il Pentimento • Prima "xli Cujacio co*
anuMteente da' noftri Scrittori fi credea
princìpal Autore di <]ttefta Compilazione
OAeno de Orto gran Avvocato del Senato
dì Milano , e Confole di quella* Città
ia)y il quale coira)uto di Gevardo del
N^rOy altrimente detto Capaci/io , anch'
«gli Conible di Milano , e GiuKconfulto
non ignobile, fi fotfe accinto a queft^im-
•prefa.
Ma r incomparabile Cnjacio ha ben pro-
sato, che Oberto non fu eutoie ifel pri-
mo Hbro, poiché in anello alcune ien-
teaz# fi leggono, che difpiacquéro , e fu*
*oao riprovate da Oberto fteflo. E per-
chè quelle fentenft ^' attribuirono a Ge-
rardo del Negro j ha egli per quefta con-
^hiettura reputato, che del primo libro
•ne fotfe ftato autore, iton già Oberto,
ma .Gir:^rdo •• Alcuni , e frav gli altri il
noftpo Montano (£>, non. ben perfuafi
della conghiettura di Cuiacip, dicono s)
b^e non effev di quello autore Oberto,
ma che refti ancora dubbio , ed incerto
fé veramente fotfe ftate Gerardo, o pure
altro Autóre Anonimo , il ^uale -dalle (en-
<enze di Gerardo T avetfe compilato . Che
che ne fia, non fi è dubitato da ninno,
che il fecondo libro fotfe di Oberto, il
quale lo compilò per privata iftruzione di
Anfelmo fuo figliuolo.
Ma poiché quefto fecondo libro , fecon-
do r antica divifione, abbrattÉivj^ non pur
le fentenze d' Oberto , ma ^Paltri Giure^
confulti di quelli tempi, ìk quali erano
contrarie a quelle d' Oftfto , onde- non
era credibile, che. di tiftto quel libro OP
berco ne fotfe il folo Autore ^ perciò mol-
to dobbiamo noi all' induftria , e fomqpta
diligenza tà Cuiacio, che togbendo qne*
ila conhifione, l' abbia Hi vifo in pijl U^
Tomo IL
. ( a ) "Ofho Fri/mg. de rei. gefi. Frld.
cap. 12. Liò^ 2. f^ tits 5;. juxta an^
tiqHÌt. cempiUu
LI Lii. xm. CAP. in. 2JJ
bri • Ciò fa anche avvertito dsi' nostri Qm^
f econfulti antichi , ma s' astennero éì mu«
targli per timore , che nelle%6Ì*rfotti fi
irebbe poi cagifoata maggia confafione ;
imperocché trovandofi già quefta compi*
lazione in due liJiri diftinia, volendo il
f<^ondo in più altri divideito^ nonavrefa^^
bcro le citazioni fi^ifpofto alF aqftica di-
vifione. i
Ma per sì lieve cagione non dovea^
fciarfi così confufo , ond' é , che Cujadò
faviamente reputò di diftin:^uer^li, e di-
videre il fecondo iw quattro libri . Cost
fecondo la divifione del medefimo , il pri-
mo libro é. di Gerardo^ lì fecondo tnfino
al vigefimo quinto titolo, é àr Offerto. I
rimanenti titoli egli divide in due altri
libri, coj^nciando il terzo libro dal ti-
tolo 2fjwÌ: OiertHS deOrta^ Anfelmo fu
Ho fuo falutem . Il quarto , che comincia
dal Titolo .2). ivi: Negotium tale ejly ò
ehiaro dalPiftetfo titolo 25. che fia coni*
pilato da var; , ed incerti Autori , nel che
e--^)acio , e Montano confentono . E nel
quift^ uni tutte le Coftituzioni degF
{nft{)^adori attenenti a^ Feudi , di che pia
mnanzi ci tornerà occafioo^di fiivellare.
I, DìIFm/o^ edauiorità di ^efiì Lièrìnet^
le ^nqflre Provincie .
A Compilazione di qnefti libri fornai
i da' Giureconfulti Milanefi non ebbe
in quefte noftre Pr#vincie niuna ayoriCè
di legge, ficcome in quefti tempi iiten-
meno V ebbe^ nel)' altre p^ d' Europa ;
ma dopo il corfo di^moUi anni , più to»
fto per ufo, e^ c^pribietudìne de'Pepoli^
che per coftituzione d' alcun. Principe ^
acquiftò queir autorità > che o^i vedia*
mo. Ma l'autorità^ che acqniftarouo que-
fti Libri Feudali , non fu atfoluta , ma
folamènte in quelle cofe, che non ripu-
gnavano alle f rDpaie leggi delle Nazio*
ni , ed V Mlrticolari loro coftiìmi .
Certamente pretfo di Noi qiaeft:' autori*
tà non r acquiftarono nel Resino di Gn-
glielnjo » ^ <lcgii al^ri 'u^'i fuQCrctfori Nor-
lyam:» ^egui quefta Compilazione intc^
no l'anneri 170. come ben pniova V à&
Og cu-
(h^Monean. in Prétlud» feud. ad l. Irn^
alemy num.^^ \
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»34 DELU ISTO
mmtìMm»VtsMceko ti' Andnea. ( ^ ) , non
Sia circa TaODo 1152. cho ix il primo
eir Imfttm ài Federico L come krjfk
Afturo Dtiok iò)j quando tra il nofifia
ile GNglielme , "e Rederioo ardeva crude*
|e 9 od oftioata guerra , e quaudo tra noi 9
<d i Lonabar^ era interdetto o^nì com-
mercila per le guerre^teftkie , che fiada|
<empi di Lotario ebbero fempre i nofteì
JPriQcipi oMf gì' Imperadori d'jMeniagaa •
IH pvìn^a dej|l*aiiiia 1177. u coachiufe
tra Guglielmo » e Federico quella tregua ^
détSk qtt4le fi^^è parkito, che uoa fu pat-
Civita t che per (oli* quìndici anni ; ed
aveucio quefti Regni proprie , e partico*
lari Conluetudiui notate in que' libri chia*
flitti Drfetar» j non vi era ^uefta necef-
.fità di riGorrere a' ooftumi de'.JLombardi »
^atido vi erano i pmprj , perii quali i
feudi a «sgolavano . ^
Egli è credibile, che quefta Cbmpila-
4j0tecominciaflk a farli nota a*noAriOii>
^itooufulri dopo Tanno 11 87. qi»ndo il
Boftro buon Guglielmo per quiete deYuoi
fud^iti oonchiufe lenozie diCoftauaaAia
^ia oon Errico ifi^e di Germania | . ond^
renneRr acdfcre le fltcalioni delle difcon-
die con gì' Imperadori d'Occidente. Ma
«quefio non baftd» perchè più fiere y ed
oftinate guerre non feguiflero) poiché mor-
to poco da poi Guglielmo , i Baroni del
Aegna abborrendo la dominasione d' Er-
ik» come foraftiero, eletfero in loro Re
Tancredi , il quale %iiche dal Pontefice
RoMano ottenne V inveftitura del Regno,
«me dirèmo. 'Per la qual\:òfa è da cre-
dere che ^Ai «Libri cominciatfeio ad ef-
fer oonofeiuti da' noAri da poi die Errico
nell'anno .< 194. difcacciati i Nonpianni,
fi refe Mdrone del Régno per le ragioni
botali di Coftanza fua moglie.
. Furono ben pre4b di noi conofciutì t
«a noli già acquiièarono allora autorità
alcuna di legge . Nemmeno l' acquiftaro-
no quando Federico II. fuo %liuo]o pro-
mulgò le file Coftituzioni fatte compila-
le da Pietro delle Vigne ; né quando ad
«fempio dell^akre Crtì^ d'Italia, avendo
«fftabilita in Napoli 1' Univerfità' degli
Stud;, introduce, che nelle qpftre Scuo-
( a ) Andr. in di/p. Fend. csp. 2. ^ 5.
(b) Artur. de Jus. & author. Jur. eh* /.i.
€ap.6. num. 5. (e) Odofr. in Anth.cajfa,
RIA CIVILE
le fi lef8etfen> le Pandette , e ^i tifa
Libri di Giuftinianoi {toiefaè non è vera
la collante opinione 4e' noAri Autori , die
^Mfti libri da Federico IL aeqtttftafiTefe
terza , ed «autorità , e che qncfti foffe il
primo Iini>eradofe che gli approvale ,
mandando il libro in Bologna a' Proferi-
ti di kg^e di qneUa Città affinchè iW
pubUitamente nelk Scuole fi legietfe , e
ch'egli fede Aato Fautore, per cnmaiidap
odento datone ad Ugolino^ della Decimi
Collazione > nel xh» vagUonfi della tefii»
tflonianza d'Odofredo (-»).
Attorto i noftri Scrittori ciò imputai
ad Odofredo , il quale non mai fcri&i
che Federico mandai il Libro de' Feudi
in Bolopu; e qual bite^itto vi era niaii-
dàr qnéfteb libro in JBologna, quando ia
quella Città da molti anni era conofcio-
to , e non pur letto da'Bolomefi , ma an-
che flpnlto ' pjiìma tì avea^ fcritte le fue
glofe^ Bulgaro, che per più anni pmfeftè
leggeln Bologna fin ne' tempi £ Federico
L da chi anche fii latto Prefetto di quel-
la Città? Quando parimente era «mmffi-
mo in tutte r*altre Gìtrà di Idombarma,
come in <iueUe nato, e molti Sk^'ittori
d*^^ Italia più anttehi di Federico IL ave*-
no già cominciato a farri leglofe, come
oltre a Bulgaro, CscePileo, ed' altri lap^
portati da Arturo id)y e notati anche
dal noftro Andrea d'Ifernia (e).
Odofredo nel luogo, additato non fcri^
fé altro, fé non che Fedmco IL manda
a' Dottori Bolo€i;nefi , non ^k il lihro At
Feudi, ma le Coftituzioni fue, e diqueif
li Imperadori d'Occidente, che firono
dopo Giuftiniana, affinchè fiocome Irneria
dalle Novelle avea inferito nel Codice
ciò, che parvegliefferfi' per quelle dinno-
ITO aggiunto , o corretto : cosi effi aSicbe
ficeflsrodiqiielleCoftituzioni, e Taggiufl*
{;etfero al Codice , nm Igià al libra de'
Feudr , fott^ que' titoli , che pareva loio
convenire ; ficchine in fatti ra^nati a S.
Petronio da. quelle Coftituzioni eftratfeto
móke cofe, che aggiunfero, eadtftarono
alle leggi del Còdice fotto i «itoli con*
venienti } e quindi è che nel Codice^ ol-
tre air Atueutìche*"ÒL Irnerio , fi leggano aa-
co-
C. de Sacfof. EccL (A ) Artur. /. i. e. 6.
ir. Ij. (e) Andr^ mJPtalttd. tfunK%^.
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DEL REGNO DI
con V Auth. cgga^ & itrìtM^ C i» Siun
Eccl. t>refa Mh CoftMttzione éAV iftefla
Feerico de Stétut. ^ Ctmfnet. V Amth^
S^ammmtM pmUrum j C. fi advem. v$9U^
cavita 4sll& Coftimìoae di FedericQ L
de pÉce unmdé . L* Auth. hoMa ^ Cmt fu
Imfi prò Mtfé^ tftefìL dsi un'altra CaAitvh
siotie #1 medtffimo FedertOD I. de privila
hmnr. 4rt$ ed akatM akipiX « ) • E 'oiicftà
fu rktMmbcQta daca da Fedente a^Pio*
lefforì dì BoìogM, e ficm ahta. MvAb*
giùnge OdofÌMdo, die da )ku V^piìuùy
WÌH> ài due' Pmfctfori, di mo capricetoal
totfò delle N^reUe di GìdUaiaiia^ già
divifa in Bovt collaziotii, sadc yeniyi
chiamafb /^ ^»Mtf C&Uas^fgy aggiunfe il
Bbro Feudale > t raccèft iiifieme tutte
ouelteCoftitttzioni deglr {mperadori., ehe
^appartenevano a' Feudi, T inferi in quel
libro f fecondo Tonliiie che oggi abbia^
mo, e. che i uoAri antichi chianacono
per ciò , fin da' tempi d* Odofredo , decima
Coi/azimSf ilqpal parimente teftifica , che
a*fdoi tempi pochi erano Golofa« cheavea*
no oueUe C^ftitutioBi cost ordinate » co*
me le avea dìfpofte Ugolino.
Cu#'Uiìl crédono i noftri 5 che Fede*«
fico II. ardSà AatAjffxmkk ,' e fona di
le$^e al I9m> de^ FASt , e che fino da
taoì tempi avefle aoqniibto tal vigne nel
noiho Regno, e negli altri Reami: co-
munemente tutti i pia eruditi Scrittori
Jian dimoArato , che non fo& fiato qi«eU
Io ricevuto per qtialche Coflituzioue di
Federico X o di gualche altm Prindpe y.
ma che , fiori alrrimasti dhe avvenne ile'
libri diGiuftiiifam, tutu lafbirxa Tavefr
£t molti anni da poincqittftasta per Tufe^
e confuetu^de de* popoli y e per oonni*^
venza de' Principi , r€|ualipeimifero, che
oeir AceaAnB^e pubblicamente s! m(egna(^
fé, da' loro Giurecottfulti ^«on Cofmnen^
tari s'iUtiftrMie, e ne' loro Tribanaliper
ie cotttmverfie fbrenfi %' allegsrife ; conte
ben provò ^Molineo (^)> riputato il ¥9^
ptniÉt|i> ddi;r arancia, il qua! peròaccor-
NAPOLI UB^XIir. CAPAIIL a))
c0 avetfe datirforaa di lene li quel libra ^
né che quella compilaaume d' Ugolino fi
f>ffi» fatta per (uà oAne: ficcome aneo^
aat «Morta urìprende Battolo ( e ) | qiìafi di'
egli^dfTe ilato.il«priÉiO| che quella rac*>
colta di Ugolino avetfs avellala dgeima
CcUazjont. (^leftonome è pur troppo au«
(ica, e pì& di cento anni primardi Bar*
tolo cod «ra dal coimm «^ufb chiaaua 9
cbkne lo.tefltfica il iii«[leiimo 0<l«feedoy^
e la cbiamaroM tutti gli akri Scrittori,
prima dt Bhrtolo • »
Né perchè fbflie Mpctlatt decima CklU^
%Ì9tHj ed in progtelro di temikif per 1'^
e cottfuetudine de' Popoli avetfe coti^o^
ciato ad acquiftare qualdte Vigore negli
domini de' Principi Criftiani , era la toa
autorità tanta , cbr^FOtslS jftb^ttere ^ e
derogare i propri inftituti , e le particola^
ri leggi di quelle Nazioni Jt/poidiè fu rìr*
cevuta , ^à approvata^ in-quànto non ^ op*
poneva alle proprie leggf , e coftumi %
Cosi Cuiacio attefta del Reuno di Fran^
eia , che ricevè ouelle kggi Feudali ^ del-
le quali fi vale F Italia ; ma in ciò che
non ripugnava alle leg^i , e coftumi di
quel Rciuo ^ non altrmienti che u(av)«
no i RomamMlelU legge Rodia , la qua-
le nelle cofe nautiche era da efli aèbrac*»
ciata , nifi qu€ in re furi puèlin Pvp.
Rum. MdvirfanìMr , come teftifioò l' Impe-
rador Antonino • E nel noftro Regno più
à ogni altro 9 < n c or che io£k una ddLle
più ampie> e preclare parti d'Italia, non
fi cominciò di.qoefta Collasione ad* aver
ufo , £e non da poi , che- Federico ebbe
procttulgatele fue Coftituzioili , fiuteconn
pilare. da Pietro drile Vigne 9. dove furo-
no motte Cofiituzioni da lui fbbilite ri^
guardanti a^- Feudi , alla lor Incceffione ,
eà a tutto dò che fUmò^ a quelli convu-
ciré • Ma noa ricevè , né approvò ciò
che ia quell:t veniva comprefo ,. fé noù
quanto* non ripngnaffe alle Coftininmi y
o- non fotfs ftitto per quelle provveduto y
oMeflb V iu maniera , che pieflo di
to riprende Odofredo, qùafi ch'egli-avefi* noi fu prima, l' amoriti delle C(>/2ir»tmfii ,
fé da'uoctafione agli altri d'errare, qua»
do quofta Amore mai dtffet che PMeri*
(a) Pancìtffl. Thef. imr.téB^ tìb.u capi
50. .^b. onmesptreirìnìy C. ^vnm^ dtjuù
€tf. Au$h^ itém fuactnnfue ^émnrnnhas f 4^
Auth> ftatuìmus ^ C de Epi/c^ & Clmk^^
e da poi quella de' libri de' Feudi , non
«hcioRoti che, priflùa.fu T autoriti delie
Cg 1 leg-
Wie, fua pojléu f$mmm ftme . Uh) Mo*
iin. Confuet. Parif. th. 8. rwà^^ 11.103* X^)
BoH. in L fi jwV vi .^7. i.
jn.4^ 'V.Mwdfm^ p^4[^
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1^6 BELU ISTORIA CIVILE
^gi Longobarde i che <jue»a de' libri di ftri Giitrecoafiiitì « Teftimonio ben
Giuftiniano ; ai»zì offerviamo che dopt
pubblicate le Cffflifmionf neìV SLnnormii.
TÌ.ftt tra'flioftri GìureeoiifuM ^it IM^io
Mila Gran Corte , % ^M libri FMda-
hy aach4 in quelle coft , the imo ripir-
gniiratfo alte^oihne Coftituzjoni ^ avefTe-
ro preito noi forza di lesge , ficcome liin
chk^
ro ne -fu il contrai!» » eh' ebbe il noftro
Andrea d' Ifernia con Baldo » il qailc
ckmnMfà a Napoli dalla Regina fij^vao*
naT. a configlio in concorfo d' IfernH» no-
firoffiMÒsì ignaro della materia feudale,,
che non fenza difcapito della fttfi f^nia ,
Htbgnò che nella Tecehiaia s^ a|pliiide
gamente difj^u^ la GloU (tf )t donde fi a quello ftudio ; per riftorare Isk^iusL pw-
iraccogke j che aidie a quefti tempi ^a
AibbiOi> Te quefti libri aveano acquiftata
forza di legge, e h ciò era Jlfeerto, per
^ùéft'ifteiTo, non potevan rìputarfi di tan-
ta autorità ,^ che aveffero uguagliata quel-
la dèlie leeffl • E fé Roffredo (è) noftro
Beneventana, efte fiorì i& qneftì medefi*
iitt tempi diJFederico IL parlando di
^uefte ConfberudinHfeudali , diffe , ferva-
ri hf, Regno Apuiite , non fu per altro f^
le non percbèì^egH poMrra queft' opinion
ne oppofta agfi aké Pffriti èt\ Jlegno ,
che rofteiievafio" il contrario ; olti« che
Bon fi hiega , che m irwfti tempi fi fof*
fero olfervate , non già per autorità di
legge, ma di ragione re per quanto non
fi opponevano, e non eiaóo contrarie aU
le noftre Coftituzioni.
Ma ficcome ciò è vero y cosi anche è
wriifimo r che dopo ^derico ne' tempi
degli altri Re fuoi fucceffori , e degli
Angioini più d'qgHi altro , non £ foffe
più di ciò difputato, efTendo chiaro, che
avetfero acquiftata da pai' nel noftro Re-
gno tutta la lor forza , ed autoriti , in
€iò che non s' opponevano alle aoftre
Coftitnzioni , ficcome Tacquiftarono in
tutti gli altri domini de' Prìncipi d'Eu-
Mpa v^ed anche i Pontefici Romani ne*
loro Tribunali Ecclefiaftici , gli diedero
pari atrtorità ,. e vigore ; anzi in decoiìb
ar tempo fm lo ftudio di quefta parte di
Glurifprudenza pretfo.di noi cotanto t»l-
mato, e tenuto in pregio ,. che i noftri
operarono tutti .i Giureconfulti dell'altra
Nazioni ,. così d' Italia , còme d' oltre i
monti ; ed oggi giorno quefto è partico^
lar vanto del noftro Regno, che in niun'
altra parte fi fia Xaputo , e fi- fiippia t«n«
to della dottrina fendale, quanta da' no*
iz) Gh(f. imCmiftitut.Ut de fiicceffu^
nìbus ^ di fucttff. NML vere, injuriam
nuUu$ ,..-0» ff. Nec ^fcant iAiqui . ( b ). ii^/-
/r. Beaev. in fua qudft. Sa$0$4ns. (c)K
dota ftima ( r ) . E fi vide 4a poi colla
fperìenza , clfe le quiftioni più ardue , e.
officili, -che mai aveilero potuta inforge*
re m. que(lk materia , non fi fiam> tiftì
tate più fottilmentc » e con tanta acca»
ntezza, e dottrina, quanto da' noftri Au-
tori . Né niun' altra Nazione può vantarli
aver avuti &(ntì>Scritton, intomo aqoc^
fto foggetto > -quanto il Regno di Na<
poli.
I» IL Autm che illuftrareno I Liiri
Feudali •
Cominciarono prima ac[ illuftrar eoe*
fti libri con femplici glofi! , Bulgi*
ro, Pileo, Ugolino, Corradino^ Vinccn^.
zo , Girilredo , ed altri (d-) -j, n%i^pol
Giovanni Colombino ^JK'erò tutti , in gui-
fa , che dice Giafont^^ ^ ) » che dopo \ui
niun altro ebbe ardimento di fcriver gio-
ie fopra oueMibri.
Altri il prefero .la briga di comporre
Somme , e particolari trattati de' Feudi »
ed i primi furono Pileo ^ Giovanni Fa-
foli , Odoffedo , Rolandino , i due Gio-
vanni , Blanafco ^ e Bianco , Correda ,
Giovanni Lettore , Martino Sillimano ,
Giacomo d'Arena, Giacomo de Ravanisi
Ofttenfe , Pietro Qjietfuael , e Giacomo Ar-
dizooe, Seguitati pofcia da Zafio, da Re«
bufb , dà Annettor e $ da Rpfentai , e ib
infiniti altri moderni.
Ma tra quelli , che con pieni Commen-
tar/ illuftrarono quefita parte , $- innalzaro-
no fopsa tutti i noftri Giureconfiilti. £'
vero che Giacomo, di Belvifi^ fìi il primo «
ma da poi il noftro^n^re^ d" I/emia of-
curò il coftui vanto , il quale negli ulti'*
mt anni del Regno di Carlo IL che mo-
rì
Card, de Luca de mpbyteufi ^ difi. 7^'
mm. i8. (d) Pancini. Thaf. var^ l^
Faiàdé
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Go(pgle
DEL R^GNO DI NAPOLI; LI». XIH. CAP. IIL Ij^
1309, imt[e ^còpiùfifi>)mt9emjirf igpm gli altri é intialzalb in comoientatt«
' " èo i^ Fetidi ì «en è^Ai "tralrffciarfi
fopra 4 ieaèiy cht oicurè quanti mai pri-
ma di lùì[é eraii^ accinti a queft' ànpre-
fa • Scriife ancwa , dopo 4rvcr profetato
quaranta (ette anni di legge .cavile , ^ i
Commentar)» fopra i Feudi Baldo da Pe-
rugia, e poco da poi Giacomo Alvarotto
da Padova , Giacobino di S. Giorgio , e
Francefco Curzio juniore ; ma fopra gli
altri furie il noftro Matteo degli Afflit-
ti , il quale ofeurò la coftoiq fama . Scrif-
fe egli i Commentar) fopra i Feudi fotto
Ferdinando L allora che con pubblico fti-
pendio , ed univerfale applaufo infegnava
ttella noftra Accademia %V interi libri Feu*
ékìi co' Commentar) d' Ifemia -, ciò che
nino «ardì di farlo mk prima , né dopo
lui ; e cominciò a fcrivergli nell' anno
1475. com'egli medefiino teftifica (« ) ,
2uando era di trentadue anni: ciò che è
:ato nece&rio avvertire per non lafpiar-
ci ingannare da Camerario^ da« cui furono
ingannati i noftri Autori y che credette
Atnitto avere fcritto ouefli Commentar)^
quando era già vecehimmo , e che perciò
nmk bene aveife penetrato la mente d' Ifer-
vki . Taccia per tutti i verfi da non com*
•portarfi di queir infi^^e Giuteconfulto ;
poiché oltre che gli kritfe nella età fua
più verde > e florida 9. niente anche vi fa-
rebbe fiato che riprendere , fer pure gli
aveffe 'fcritti. in età di 8o. anni » nella
quale mori . Egli irapafsò nell' anno i^%i*
è fu fepolto in Na|^oli nella Cbiefa di
Monte Vergine , ove ^ancora s' addita il
fuo fepokro, nel qval ancor fi legge > che
and>r€hè aureo Jj^naij fu però in etàfe-
mie cotanto vigòrofo di mente y che pò*
te fofteuere tanti ftudj- infino all' ultinia
vecchia)a * Ciocché i fdbi domeftici » che
ebbero la cura d' ergergli quel fepolcro y
vollero fare fcolpice - in quel marmo y per
-oianifeflave etfere ftato tutto livore de'
fuoi n^ici y i quali dando a fentiré al
Re C^fitolico, chic in quella età decitpi-
^ fentiffe della fcemo y fecero si che il
Re lo privatfe della dignità di^ Configlie-
ro di S. Chiara, della quaic era actorno^
e moriffe fenza toga; oo^^^, cht^nelfuo
teftamento non fi vegga nominato Confl-
•gliero , ma fèmptice Dottore . -E quanto
.(«) jiffliSi. tìt. de Fcud. dau in vtm
il gitt-
dicio) che ne*di$de,fi^iixoftro incompara-
bile Francefco ,.d' Andrea {b) y ì\ quaU
hon ebbe difficoltà disdire, che fra timi
coloro, che prima e da poi fcritfero i CoTVh>
mentar) fopra iJEeudi , pochi fono colo^^
ro, che potranno con lui compararfi , ma
niuno, che a lui (i pofla preporre.
Suriero, dopo quefU lumi della Giuria
prudenza Feudale , fra noi, altri Scrittori
un Camerario , un Sigifmondo Loffredo %
un Pietro Giordano. Urfino, un Bamma«
cario , un Revertero , un Pifanello , un
Montano , e tanti altri , de' quali nojofa
cofii &rebbe teffenie qui lungo catalogo)
tanto che niun' altra Nazione può vantar
tanti Scrittori in materia Feuckle , quan-
ti il Regno di Napoli .
Ma non poflSamo infra gli efteri fraU'
dar delMl lìieriata ì||tè T incomparabile
Cu)acio . Egli 6à il primo > che r. rifiutan-
do |;li altri come barbara quefta parte del-
J^ noftrà GiurifprudiiiBa, racciilfe , t V
apparecchiò una abitazione più elegante y
e quando prima tutta fquallida , ed in*
colta andava , egli coli' aiuto d^' libri pia
rari , e degli Scrittori di que' tempi y le
diede altra più nobile^ ed elegante appa-
renza ; tanto che gli altri Eruditi ,. che
prima. come barbara la difcacciarono , s'in-
vogliarono dal fuo efempio ad impiegar-»
vi ancora i loro talenti ^ come fecero Dua*
r^o ^ Ottomano , Vulte)o , ed altri^nobili
ingegni ; oiid' è che oggi la vediamo eff
poib , ed illuftrata nop .meno dagli uni ,
die.dmli altri Profeffori.
Cu)a€Ìo accrebbe in prima i libri Feu«
dali co' frammenti, e capitoli , che furo*
no prima, reftituiti da Ardlzone , e da
Alvarotto^ e' gli divife in cin<jue , in quel-
la maniera) che fi è detto di fopca. Fri-
aia di lui Antonio Mincuccio di Prato vec-*
chioy Giureco^fulto Bolognefe , per coman*
damento di SigUbiondo Imptradore intor*
jio 1' anno 14^. avea difpofto quefti li*
bri in alt;ra forma; ed avendogli divifi in
fei, glir^erl air Università di Bologna,
gjrchè proccuraff(? da Sigifmondo la con-
rma di quefta fua Raccolta \ ma non
QoSU y che r Imperadore J' aveffe ioro da<*
^ % tai
(b) Andf. in difpuu Foid^ ^^^•47-
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13§ D E L r I S T O
ta. ; onde mm effendo ftata dà tutti rke*^
vuta y richi^cra i Bblogrtlìdì tmoMO It
conferma dall' Impetadoi: Sedeci«a IIL il
^uale loro la diede* ì^ onde avvenne, che
qi«efti libri neir Atcademia di Bologna
pubblicamente fi leggetfero , ma non. aci>
quiftarono giammai autorità pubblica ; la
2ual Raccolta fu da poi data alla luce da.
ìiovannl Schiltera {t)^ Un" altra tutta
fìuova ne fece Cujacio , it qnak non fo-
lo con fomma diligenza. dieiHi' altro mi*
glior ordine , e riduife que' libri alla ve-
ra lezione ; ma anche con pelleeriira em*
dizione gli commentò , fpiegando> il vero.
Pentimento di quelli •. £ fopra tutto ac-
crebbe di molte Coffituztbni Imperiali il
quinto libro , le quali da Ugplino furo-
no tralafciate , dandcgli miglior ordine >,
e diipofizioue ».
§• III. Coflhuziofli Imperiali éHeneìitì
a* Fesuliy e leggi dì Federico L.'
IL primo che pitnmilgafre leggi: rignar*-
danti la fucceffione Feudale , fu ,. come
fiù volte fi è detto , Corrado il Salico ^
Irrico. IV. ne ilabìli dell' altre :. Seguono
in terzo luogo quelle' di LotarialII. ma.
fopra gli altri Imperadori niuno ne fta-^
bill tante ,. quante Federico Barbaiotfa ; e
colle coftituzioni di quefto. Imperadoie
Cujacio termina il libro ; onde fe bene
nelle vulgate edizioni fé m leggono an«-
die di Federico IL dovrebbero qwlle to«^
glierfi}. poiché di Federico IL come Im--
peradore non abbiamo. Coftituzioni atte-
nenti a^ Feudi \ ne abbiamo sìT bene moK
tiffime nelle CoftUuzi<mi del Regno , ma.
iquefte noa han che farvi » non. effendo
Augufiali , ma furono de lui' fiabilite co-
me Re di Sicilia , e iì^o per quefti foot
Regni ereditar) , non per altti • QjKlle
Coftituzioni di Federica IL che fi leggo^
no nella fine del libro iècoitdò^ de' Feudi
fecondo r antica compilazione , fotto il
titolone Shatutìs y ^ Confitetuéiniius cir^
aa libertatem Ecclefiig &ditis\ &€. Wn han
niente che fare co' Feudi \ onde ^ torto
furono ^uivi aggiunte ^ e per quefta ca-
gione dice Cuiacio ( # ) non averle <fgH
unite coiraltre /eudkli , come afiitto ioi^
pertinenti ; ficcome per V iftetfa cagione
Ikljk CIVILE
k «oc akre di Err>ao VII. pofle fitto It
titolo >di Efiravàganrì , come non appar«>
tenenti a' Feudi , non ineiìtandiqueL liùnio «.
Di qnefti Jmperadoci oiuno quanto.Fe*
derico 1/ pfomulgò tante Coftituzioni Feu*^
dali t del quale otto fé ne leggono «t
La prima è fotto il titolo de Féudis
non alitnandisy ove tre» o quattro cagio-
ni fi propongono ^ per le ^uali fi perde
il Feudo. » proihendofi con maggior rigo«^
re di quello avea ftabilito Lotario » T a*
iienazioni de' Feudi • La feconda fetto il
titolo i de Imre Fifst i ovvero de Regali^
bus , riftabilifce in lulia. le Regalie » le
2uali per difufanza andavamo mancando^^
i che abbiane parlato nel libro pteceden*
te ^ La terza , fotte il titolo de paca: te^
nenda , appartiene alla pubblica pace di
Germania , onde da' Germani volgacmen-
te s' appella. FriW-^/ir/» cioè breve di pa-
ce i e fu promulgata in Rarìsbona dopo
ièdate le ipteftine guerre tra' Principi di
Germania » i quali Inngatnente avemo in-
fra di lor guerreggiato per lo Ducato di
Saflbuia-, e di Baviera, tolto da Corrado-
Imj^radofe ad Errico il fnperbo » e poi*
ch^in efla aknnecoiie attenenti a' Feudi »
ed' a^Baroni » ed alla pubblica ^ce fi fta«
bilifconò X perciò tra le Cdftìtnuoni Feu-
dali di queftoPnncipefu annoverata. Le
quarta 9 (otto il titolo de imendiarìi^.^ &
pacis violatoriÒHs y che Cuìacio pre(e dair
Abate IHpergenfe » pirìmente appartiene
alla pubblica pace di Gennania » ed alcu-
ne cofe de' Feudi diìpone ;. oltre che an-
che fe de' Feudi mmjMaristtté » i noftri
maggiori , còme ben oÉ||EveCttiaeK> > han
tenuta coftome di cotj^ngete t€h Feudi
tutte quelle Coftituzioni >. che trattavano
deHa pace piibblica ^ permetto » che quel-
la non mai potrà avorfi , fé- non dalla fé*
de ,'e coflanza de' vaflalli . La quinta »
iotto^ il titolo de pace componenda , &^ te*
ùnenda inter fubfa&os ^ appartiene alla pub-
blica pace d' Italia 9 e fu ftabilita in Ron-
caglia co' Milanefi nella prima £(uerra%
che ebbe Eederico^co' medefimi » dellaqna*
la abbiam parlato nel precedente libro •
La fefta , fotto il titolo de pace Ctm/iaTt^
tt£ y appartiene anch' ella alla pace d* Ita*
Da . La precedente (ir promulgata in Ron^
caglia t quefta nell'anno 1185. in Coftan-
( a ) K Strm. hìft. jut. Ftud. e. 8. $. 23. (b) Cnjse. Hi. 5. 4$ Fai$d.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIIL CAP. III. xì9
^a} poiché Federico già fianco delle tan-
te guerre avute co'i»>8iterdi, volle ìnti^-
mare a tutti vm Ditta m Coftanza per
poter quivi icooiuonera qwfti adri • Vi
intervciHMfO iiiolfi-PrÌBCÌ]ù , e Baroni'}
V i" il^tttati ddle* (tuta di LoBifoardia >'
de* quali m detta Goftituzìone & l^gee un
ben lungo eatak^o * Furono in eéa ac*.
cordati molti articoli, e ftabilite le con-
dizioiii delle Città di Lombardia intorno
a' (èrvizj, che devono preftare airimpe-
radoce , oltre a' quali non poteflero efler
gravati di vantaggio : concedè Federico
Cr qu)^ Coftituzione alcune -regalie al-
Citta fiiddettt» ed alcune altre e^i fi
ritenne, maffiraamente Foàrum^-& ìtm*
ftìturam C^nfultim^ ^ Vajfalkrum^ ed ag-
graziò OpiiQ Aifardiefe di cognome Mala-
jpinar^
^ieguona per ultimo dell' iftetfo Impe-
Tadore due Coftituzioii de Jyée p9otimU
feos j il qual dritto al fentir di Cujacio
( che che ne dica il noftro Reggente Ma-
rinis (à)) competendo non meno agli a*
gnati , che a' padroni de' Fendi ; perciò
egli volle anche inferirle nel- quinto libro
de' Fèudi ; alle quali parimente aggiunfe
una Novelhi greca dell' Imperador d',0-
riente Romano Lecapeno , che tratta del
medefimo diritto , donde Federico prefe
ciò che fi vede ftabilito nella prima fua
Coftituzione attenente al Jus pfotbtAfeos*
Ne) xhe non poffiamo trahfciar di nota-
re » che' quefth Coftituzione Samìmusy de
Jttre ^ntimi/eosy da' noftri Dottori con^ra-
viffimo errore^ creduta, die fede Cofti-
tuzione di Federico IL e ibpra tal fuppo-
fizione dif)>uuno, fé abbia a reputarli co-
me fua Coftituzione Au^ftaU , ovvero
come una delle Coftituzioni del noftro
Regno, ftabilitar (blo'per li Regni di Ci-
cilia > e di Puglia \ .ed alcuni foftengono ,
che come tale abbia forza di legge nel
noftro Regno. E T errore"*è nato , perchè
la veggono unita infieme coli' altre Cofti^
ttizhmy t Cépiuii del tiolbo Regno (r);
ed aiKhe perchè han vednto , che il no«
ftro Matteo d! Afigittò, che commentò le
uoftr<f Coftituzioni , fece anche (opra la
detta Coftittftione un particolar Commen«
to, tratto pelAi fua maggior itex|e da ha
altro non impreflb y che ne tàct prima di
lui Antonio Caputa di Molfetta y dal qua*
le y come' dice Giovan- Antonio de Nigris
(d) y foppietfo il nome y Afflìtto prete
tanto ^ $ì che ne diftefe quelfuò trattato ;
onde vedendola commentata da' noftri an-
tichi Scrittori y la , riputarono come unt
Coftituzione del Jlcgno noftro • L' errore
è gravifflmo»,ed indegno di fcufa^ *ònde
Von pof&amo'noA maravigliarci efferviin-^
corfo Miche il Cardinal di Luca (e) , it
quale da qu^ credenza , che tal Cofti-
tuzione ifodé di Federico II. fa' pafcere
mille inutili quiftioni » le qyali cadono
Sr fé fteife , come appoggiate fó'pra un
fo fondamento ; poiché non Federico IL
ma Federico!, la promulgò» il quale niu«
na autorità avea di far leggi ne' Reami
di Sicilia , e di Puglia ; onde'noji pote-
va obbligar con «iella i fudditi di Gu-
glielmo ad accettala « Acouiftò ella sì be-
ne da poi preflo di noi forza di legge ^
non giacer autorità del Legislatore , mz
per 1 ufo , e confuetudine de' Popoli , i
quali dopo lungo coHb di tempo la rice-
vettero, non altrimente che fu fatto del-
le iftetfe Pandette y e degli altri libri ài
GiuftiniattO", e di quefti libri ancora de^
Feudr i ond' è y che oggi abbia tutto it
fuo vigore nel Re^no , ma i>on già neir
la Città di Napoli I ove intorno a ciò ft
vire con particola^ y e propria Coufue«
tudine^Le altre leggi di federico L cost
le MUi$ari^ ftabilite nel li $8. in Brefcì%
neir Ademblea <le' Principi dell* Imperio »
come le Civili ; non appartene'ftdo. punto
a' Feudi , né a noi , volentieri tralafcia?
mo y potendo ciafcuno otfervarle fteffo
Goldafto (/) , che le raccolfe tutte ae*
fttoi volumi*
(a) Marinh 1. 1. r. 2^9. ». 8. (b) Si
^tde unita ira* Caf>itoli di Roberto y verfo H
Jine. (e ) pe Nigris i» Commenta adCa^
DELL*
pìtuL ff^egni in fine y in Cottfìtt. Sandmus •
f d > /V Luca de Servìtmtìb. difcóìi. { e ) Go/«
daJL temi* fH- ^^* ^ Mv. 3*/^- 350*
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D E L L' I S T R I A €^ I V i L E ■''
DEL
R E G N O D I N A P O L I-
LIBRO DEC I M O HU A R T O.
U Zitto la morte di Gugliel-
mo il malo j e V innalza-
mento al trono del fup fi-
gliuolo, fece quietare i di-
(ordiiii 9 e i mali , onde il
Regpo era involto , altttt-
tanto 1' acerba, e dolorofa perdita di Gu-
glielmo II. recò al medefimo molto mag-
giori, e più fiere turbulenze. Non vide-
ro queft^oftre Regioni tempi più mife-
rabili di quelli , che corfero dalla morte
di queftó buon Principe infino a Federi-
co II. il quale colla fua virtù , e gran-
dezza d* animo feppe abbattere i pertur-
batori del Regno , e dar a quello una più
tranquilla , e ripofata pace .
L' eflfer Guglielmo mancato fenza lafciar
di fé prole alcuna, pofe molti nella pre-
tensone di fuccedere al Reame . Ancorch'
egli aveffe dichiarata erede del Regno Co-
( a ) Rie. dì S. Germs Pqft Regìs obitum^
0nm€s intf f$ nfetunt dUn^i^oriìau contine
ftanza fua zia , ed in vita in un' Affeffl«
blea tenuta pestai cagione in Troia a-
vetfe fatto giurar da' fiioi vaflalli fedeltà
a Coftanza , e ad Errico fuo marito^ nul-
ladimanco abborrendo i Siciliani la do-
minazione^d* Errico , come ' di Principe
ftraniero, e ritrovanebfi ooftui lontano in
Alemagna colla fua moglie Coftanza ; co-
minciarono i Siciliani a penfare di forro-
gar altri al foglio di quel Reame , ed a
Tancredi Conte di Lecce erano gli occhi
di tutti, rivolti • I Baroni del Regno , ed
i famigliari della Cafa Reale erano per-
ciò entrati in grande difcordia ; pepcioc-
9Jbè tutti coloro jcA' erano del Regal le-
gnag^io , o che poiTedevan srofli Baro-
naggi, non volendo Tuno ali altro cede-
re , afpiravano alla Cotona ( ^ ) > e que
eh' erano in minore flato ^ aderendo a' più
potenti , pofero il tutto in rivolli , e con-
tra-
dere , ^ ad^Jiegni fotium gfpìtare , & Mi*
ti JutisJMTémdi , qi^d fecerif^f &€.
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DEL REGNO DI
ttafto , dimeadcàndofi tofto del gìuumen^
\ to di fedeltà fatto a Coftaaza , e ad Er-
rico in Teoia .
Vi è ancora chi fcrive (0) y che il
Ponte/ice Clomente IIL vodeudo maDca-
ta la ilirpe l^ttima de' Noraiaiini , ave£-
fé pretefo , che il Reame come Tuo Feu-
do fofle devoluto alla Chieda Romasa >
e che ^ quefto £ae avetfe iMiite lue tru{vi
f;e per TÌduirelo . Ma quefta è una favo*
a molto mal tetfuta : noa exano a qn^
Ai tempi i- Pontefici Romani^ eatrati aiv
Cora in fimili.pr^tenfioni : effi a'^yaiO cos-
ti y e lenti.s'iaoltr^vAao , è per allora
cran contenti dell' inyeftiturè , le quali in
pro^ifféÀb dì .tempo , fecondo le congion-
ture propizie > che fi iarebbon otferce^»
ben copofcevano ^ che potevan lor recare
mast^iori vantaggi , come tien fé ne fep-
]>ero profittare da poi Innocenzio IV. e
Clemente IV. La fituazione preiénte del-
le cofe non permetteva di farlo , elfendo
ì pretenferi per forze formidabili , come
Errico : gli anitni de' Siciliani erano tut-
ti rivolti a Tancredi » «d i principali Ba-
roni tutti afpiravano per fé . ftefli al Re-
gno . Non v' era chi potetfe fommiAiftra-
re al Papa aiuto « e pe^ k medefimo era
pur troppo debole ) e di ibldati.» e di de-
nari , in modo che avefle Clemente po-
cuto imprender queAa novità. Ed era ciò
tanto lonuno da' penfieri di Clemente »
che /ubico ch'egli ebbe la notizia» d'aver
i Siciliani innalzato aj Trono , ed inco-
ronato Tancredi , .tofto ^li mandò la fo-
lita iaveftitura : rendendo a lui miglior
conto y che al Reame, di Sicilia foife ac-
ceduto Tancredi» che Errico Re di Ger-
xnanìa.
Ma i Siciliani, e (]ue' particolarmente «
che fe^uivano il partito *di Matteo Vice-
Cancelliere contro^ l'Arcivefcovq Gualtie-
ri t liberi dal timore de' Miniftri reali ,
cominciarono a gridar per loro ReXancredi:
ed eifendofi ad efli unitaria fazione del
Vice-Canceiliero , per abbattere l'Arcive-
Icovo Gualtieri , e' fuoi feguaci , che favo-
rivano Coftanva v iitnalzarono al Trono
Tancutdi, onde fi^j^eiite ottennero, che
Tomo IL .
(a ) PlattH^ ad Clem. IIL Gìo Fili, Hi.
4. e. 19, . (b).iÌ/V, da S, Cerm, Tunc
iwcgtiis Pancrmum Taìicredus ejì , & per
ipfum CanctllarìumcomìatHsinRegcmi Rq*
NAPOLI LIB.XIV. %^t
fi chiadiaflè al Regno Taseridi Contea
Lecce ^ il qual venuto in Palermo » ne fu
preftaniente con pubbliche acclamazioni
gridato Re 9 ed "incoronato con folenne
celebrità nel principio di queft' anna
I hgo. (b). Né tutto ciò effendo baftato
a' Siciliani 9 ipediroqp prettamente in Ro-
ma al Pontefice Clemente , il quale per
maggiormente ftabilirlo nel Trono gli
mandò, la folita inveftitura: come per co*
(a indubitata fcriffei» il Neubri^enfe ^
Riccardo da S. Germana, è la Cronaca,
che fi conferva in Monte Cafiao : il per*
che • fu Matteo dal grato Re creato. G*
Canee] liero del Regno , e'Ì fuo figliuolo
Riccardo , Conte d' Anello . .
Nacque Tancredi »illegirtimp , ^opie £
diife ^ da Ruggiero Duca di Puglia fi*
gliuok) primogenito di Ruggiero il vec^
chio L Re di Sicilia » e da una figliuolk
di Roberto Conte di Lecce ^ perciocché
ufando il Duca Ruggiero, in cafa del Con-
te Robjerto^ gli venne pe^ avventura ve-
duta la figliuola bella, ed avvenente gio^
van<, della quale s' innamQrò focofameti-
te, ed ella fimilmente di Jui , uè guari
di tempo paisò^ che al defiderato fine del
loro amore pervennero; ed andò di mo«
do la btfogna, die ii^ravfdando colei due
volle , ne par,torl Tancredi , e Gugliel*
mo (r ) . Ma^ continuando troppo Rug-
giero negli amorofi diletti con T amata
ìua d^nqa , cadde per quefto in una gra^
ve malattia; perlaquàlcofa il padre ilr feée
ritornare a lui, e rifaputjtja cagione del
fuo male, s'adirò grandemente contro il
Conte 9 credendofi, che il tutto foife fta«
to fua opera ; ^e pocé da poi effendò Riig-«
grero tnorto ^ nel prefe sì fattamei\t(t a
perfeeuitare » che fu forzata il Conte a
iuggirfeno in Grecia , ritenendofi feco
ìL Re Ruggiero , lacchinfi nel fuo Pala-
gio a guiifa di prigionieri, i due. fanciul-
li , ove dimorarono'.finchè fuccedette U
congiura del Bm^ello contro il j>rimo Gu^
glielmo , ed iti in Crecia , ^ilèndo quivi
morto. Guglielmo filo fratello, fu da poi
Tancredi richiamato da Guglielmo IL e
graziofamente accolto ^ e rinveftito del*.
# H h ^ Con-
mana Curia dante affenfum ♦ ( e ) Ugo
Falc. Nobili fftma maire genitus , ad quam
Dux ìpfe (onfietudìnem kabuerat.
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t4t DEL r ISTORIA
Cmudo dlLccce, che fa di iUbertofim t U pciiM mveftituin il
avolo materno*
Non è mancato chi fcrifle O^), che il
Duca Ruggiero avetfe finalmente ottenu-
to dal Re fuo padre licenza di fpofarfi la
itia amata donna, ma che prevenuto dal-
la morte non potè eieguirlo j e die nien-
fe altro vi mancatfe per render legittimo
Suefto coteiungimento , che la celebrità
ella cA)eui , effeadovi aia preceduto il
veio , e legittimo confemo ; onde è che
Tancredi dovefTe reputarti non baftudo ,
ma legittimo ; è quindi etfer avvenuto
<he da Guglielmo il Quono fofle (lato
rinveftito der Contado di Lecce , che fn
del fuo avolo > e che Clemente gli avefle
t»erciò data la folic» inveftitura del Re-
gno . Ma quefti racconti , come non ap-
poggiati a verun fondamento , mericamen-
te da'.più gravi , e diligenti Scrittori fo-
no ftati reputati favolofi ; e Clemente per
opporlo ad Errico fu moflb a concedergli
r mveftitura^ non già che lo reputafle le-
gittimo. Quindi è che Federico IL ncpu-
tafe fempre gli atti di quefti Principi ,
cioè di Tancredi , e di Guglielmo IIL
fuo figliuolo, per nulli, e illegittimi , e
come di Principi intrufi, ed invafori d(l
Regno, che dopo la morte di Guglielmo
IL aCoftanza fua madre per fucceffione,
e per volontà di Guglielmo IL fi <k>-
vea*
Né faceva oftacolo a Coftanm? effer
donna ; poiché fé bene in Italia prima
di Feikrico IL le femmine , non altrimen-i
ti che i mutoli, ed i fordi, venivau ef-
clufe dalla fucceffione de' Feudi, ne'qua-
ii folamente i mafcfii fuccedevant> , per
quella ragione , acciocché il Feudo dalla
lancia non paiTaft^ al fuib } nondimeno
nella fucceifion de' Regni preffo i Nor-
mantri ( che die alfriméhti avetfero re-
putato i LCingobardi ) le femmine pon fi
(limavano incapaci della Corona ; tanto
maggiormente perchè, regolandofi la fuc-
cefiione iècondo r.inveftiture de' Pontefi-
ci Romani , nelle quali venivano com-
Srefi cosi i mafchi , come le femmine ,
indofi 4' inve Aitare per gli eredi , é fuc-
ceflbri inditferentemente : véHivan perciò
amnteifi alla fucceffione così i mafchi ,
comr le donne, in mancanza di quelli j
lA CIVILE
laitOGenio IT»
fatta a Raniero cod fu oonceputa : Xo«
gerh illujiri , <> ^krìc/p Siciiim Regi ^
tjufyue harediÒHS m p§rpMmm ; ed in
quella data da Adriano IV. a Giiglielp
mo L' ehiaraflKttte fi concede hateàìbuB
ftoftfis , gui in Regnum pn votuntarig op»
dinathne mftrs fuccefferìmt ; ficcome da
poi feguirono tutte le altre • Tanto ehm
perciò Federico IL foleva chiamar fem*
pre il Regno di Sicilia ereditario , -« ch«
a lui era dp^uto come ereditario per le
cagioni diCoftanza fuatnadre: aé laiÌK>
cejfione de' Regni fi è giammai regolata
colle maffimè , e con quelle lef^i , colla
quali fi regolano i Feudi , come ha ben
provato r incomparabile Fnince&o d' Aih
area ia. quella 4ba dotta ferìttura ddU
fucceffione del Brafaante ; e quioùii è ■»»
to che a' Regni di Sicilia indifferentemen-
te fian fucceduti cosi t mafchi y. oone le
donne , e fiilvo che negli ultimi tempi
delJle Alfenfo, e degli altri ReArago-
nefi » per li mali cagionati a qiiefto Re-
gno dalle due Regine Giovanna I. e IL
non -fi pensò a darvi rimedio , eome al
fuo luogo noteremo • Fa quefto ooftome
non folo in Sicilia ^ ed in Puglia da lua«
ghìffimo tempc^introdotto ; tna in qmM
tmì gli altri Regni d' Europa , la quale
perciò dagli Afiani , e dall' altre Nazioni
del Mondo vien chiamata il Regno deìh
femmine ; non iblo perchè alle medefime
rendiamo quegli onori , ed adorazioni^
come fé fodero noftri Idoli , contro il
coftume degli Orientali , ma ancora per»
che le veggono innalzate fopra.i fiÒL al-
ti fogli delle Monarchie , e de' Reami •
Anzi preiTo i ìslormanni, fé bene le me-
defime erano efclufe dalla fucceffione de*
Feudi y non em però , che fovente i Re
non le tnveftidero di Baronìe , e di Con-
tadi, ficcome pretfb Ugoae Falcando ad>-
biam veduto di Clemenzia figliuola na-
turale di Ruggiero L la quale fu invefti*
fa del Contado di Catanzaro da fuo pa-
dre.
Tancredi adunque non altro titola piii
plaufibile poteva allegar per fé , fé non
la volontà de' Popoli , i quali T aveano
proclamato Re , ed innalzato al Trono di
ma molti Baroni per opra dell*
Sicilia _
Arci
(a) Giacomo Antonio Ferrari referito dal Summonte^
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DEL REGNO DI
Airchrdcòvù Guftitierì gli negavatto abbi-
dienza , e particolarmente quelli del no«
àxo Remo ài Puglia j onde bif(^nò a
Tancredi ufar tutte le arti per ridui^li
alla iua parte • Teneva egli per moglie
Sibilia y Sorella di Riccardo Conte della
Cerra ( « ) > onde mandò al medefimo
groffa fomma di denaro ^ acciocché *^ra-
gunatfe gente armata- per debellar ch'i gli
àretCe contraftato ^ e pjsocacciatfe infieme
amichevolmente» e con i»reghiére,-econ
premi di trarre il maggior nuntiero de*
noftri Regnicoli dalla fua pai^e . Fu f
opera del Conte Riccardo così efficace j
che in breve tempo poflo infieme grolTo
cfercito fottopofe al Re (juafi tutti i Ba-
roni del Principato ,' e di Terra di La-
voro 9 e pofe a ruba , ed a mina i Ca-
dili del Monaftero di Montecafino, in-
finekè Rotfredo Abate di quel luogo non
gli giurafle fedeltà ani:h' egli . Ma ciò non
ofiante gli fecero refiftcnza le Città di
CsipoZy e di A^erTa • E Ruggiero Conte
d' Andria , e G. Centeftabile ( colui che
da Guglielmo y come abbiam detto , fu
mandato fuo Ambafciador in Vinegia )
non cedendo di nulla a Tancredi y e fde-
gnando, che gli-ifeiTe fiato antepofto nel-
la corona del Regno » céh Riccardo Con-
te di Calvi y e con molti altri fuoi par-
tigiani y e con groffo ftuolo d'armati n*
andò a fronteggiar le genti del Conte
Riccardo , »:ciocchè non aveffe occupata
la Ptiglia ; e feritfe ad Errico in Alema-
nna y che venitfe ad acquiftarfi il Regno
4i Sicilia 9 che a fua moglie di ragioni
pervediva y togliendolo al Conte di Lec-
ce' , che V avea iagti^junente occupato «
Scrìve ancora ad Errico V Arcivefcovo
Gualtieri dandogli parte di quanto era
accaduto in- Sicilia : ma fì^anndo Erri-
co a venire , ed a mandar gente, Tan-
ciedi toftò pe^iMialmente venne a quefte
noftre Provuide, e felicemente foggiogò
la maggior parte della Puglia, non oftsm-
^ te il contrago iatt<^i àaì Come Rug-
' gicio .
Intanto Errico avea^fpedito per Italia
con numeffofo efercito £jrrico Tefta Ma-
lefeiallo (feU' Imperio, il quale gittoioia
(a) Rice, di S. Germ^
NAPOLI tlB. XIV. »4j
Italia dopo i progreifi £itti da Tancredi
in Puglia , per lo cammino deH' Aquila
entrò in Terra di Lavoro con abbrucia-*
re , e dar a faccomanno tutti i luoghi y,
eh' e' prefe ^ e congiuntofi col Conte Rug-
giero pafsò . preilaniente in Puglia , ove
disfecero altresì molti Caftelli , tra'^ualì
abbatterono fino da' fondamenti Cometo ,
luogo fottopofto air Abate di» Veuofa , in
d^fpettodi coftui , perchè avea ackrito a
Tancredi. Intanto 1- efercito del Re non
volendo ^rifchiarfi a far giornata in cam^
pagna con i foldati Tedefchi , s' afforcò
eiKro la Città d'Ariai^o, ed in alciftiì al-
tri Caftelli cifcon vicini > ed avvedutamen-
te tempores^iando , vide in breve disfar-
fi Jl' ofte nemica i perciocché Errico Te»
fta , aifediato per alcun tempo Ariano t
effendo il maggior fervor della State, tra
per la noja- del caldo , e per lo manca-
mento delle cpfe d;k vivere, infermando,
e morendo i fuoi foldati, fu coftretto al-
la- fine dal timor di non rimaner del tut-
to disfatto a partirfi di là ., e fenza aver
fatto alcun progreffo notabile a ritornar-
fene indietro in Alemagna.
M^ Ruggiero Conte d' Andria, troppo
nelle fue forze confidando , volle mapte'
ntt la guerra i onde munita la Rocca di
S» Agata , fi ritrae in Afcoli per difen-
derfi colà entro dal Conte della Cerra ;
il quale riprefo ardire per la partita de'
Tedefchi gli^era andato addogo , e cinto*
lo d' ono ftretto atfedio , né potendolo
recare al foo volere , né con preghiere >
né per iorza , fi rivolfc agi' inganni ; on-
de chiamatolo fotto là fua fede un gior-
no a pagamento ftiori della Terra , ove
tefe gli avea Tinfidie , il fece prigione ,
e poco ftante il privò crudelmente di vi-
ta • Dopo la -qual cola andò a campeg-
giar Capua; i cui Cittadini, fmarritiper
la morte del Conte Ruf^iero, fé gli re-
fero con troppo preetpitomcolkiglio, per*
ciocché Ernca Re d* Alemagna , le cui
parti feguivano , era già con grande , e
potente efercito entrato in Italia per T
acquiflò del Reame .
Erano in quefto mentre , eftndo mor-
to Enico ùm P9àsp , Riccardo Re d' fai-
Hh 1 ghil*
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X44 D E L L' I S T O R I A C I V r L IL
ffkìltcrra, e Filippo Re di Francia coti di fottile accorgimcttto,;e dottriM (n.
iroffa aitata partiti da' loro Stati per an- Se la prefe con P,Hro Lombardo^ , w>mo^
dare in Paleftina ; e giunti, benché per anch'ali rinomato m queftì tcmt>i,-deN
diverftr camminò amenduc a Meffina fu to li Mae/iro d,lU fentenz^ ,tr;itXzM
la fine del raefe di Settcrtibre , fopragiun- con molta acerbità, né ebbe npaito di
ti ivi dal verxio, fa di meftierc, che v* chiamarla in un fua libro, che glifcnfle
albercaffero' fino alla vegnente primavera contro , eretico , e pazzo; ma perchè la
per poter profeguire la navigazione. Il dottrina di Pietro era tutta cattolica , che
Re Riccardo vi fi* trattenne ancora pet non meritava tali •rimproveri dal Cala-
brefe, Innocenzio Ili. nel Concilia che
celebrò in Laterano condannò il libro dell*
Abate, é trattò come' eretici coloro, che
ardiranno di difendere la fua dottrina io
quefta parte contro il Lombardo.
Non è però, che per la-fua grande per-
fpicacia , e talento i. non foife ftato anche
da uomini dotti riputato faggio, e dota-
to di Ipirito , fé non' di profezia, alme-
no d' intelligenza , comefcritfe di kiiGu"*
glielino Parifienfc Vefpova di Parigi ,^chc
fiori intorno all' anua^ 240. Ed il noftrd
Dante non ebbe difficoltà di metterlo nel
Paradifa^ e di celebrarlo ancora per Pro-
feta: -
Raban i quivi y r lucem da tato-^
Il CaUvrefe Abate GiovacMno ^
Di fpìrìto Profetico datato {d).
Siccome la Cronaca-^ÉÉ Matteo Palmic-
Siftó SanefeV Errico Cornelio Agrip-
dar fedo ad alcuno^ differente , chVeran
nate fra la 'Reina Giovanna fua forelli
vedova del Re Guglielmo, e Tancredi
Re di Sicilia, ed avendole compofte 9
Tancredi promife di dar per moglie ad
Arturo Duca di Brettagna nipote del Re
Inglefe , e fucccffor nel Reame , per non
»ver Riccardo prole alcuna, una fua fi-
gliuola ancor fanciulla, venuta che foffe
all'età convenevole al t|fiaritaggio , con
ventimila ohcie d'oro di dote \a).
( Le differenze eran* inforte per lo Da-
tario della vedava Regina , e per ajcuni
tumulti accaduti in Meffina fra gì' Inglc-
fi , ed i Meflinefi , mentre Riccardo fu di
paffaggio a Meffina; e T iftromenta di
quefta pace ftipulato rfell'anno 11 90. è
rapportato da Lunig (*); dove fi kggo-
no pattuitigli fponfali tx^L Arturo j e la fi-
glhM>la di Tancredi , ^ coftituita la Dote
di ventimila oncie d'oro).
Era ifiquefti tempi ' diffeminata per tut-
ta Europa la fama di Giovaccbino' Càla-
brefe 'Monaco -Ciftercienfeyjied Abate di
Cufacio, riputato cónrunemcnte per Pro-
feta, onde venne curiofità al Re Riccar-
do di favellargli, il qtitile dalle fue pa-
role s' avvide incontanente , eh' era un
cianciatore, e quello ch'egli diffc dover
lira pochi anni avvenire in Terra Santa,
fuccedette tutto al contrario . Fu egli pe*
rò d' uno* fpirito moho vivace , accorto ,
e fcaltro , e fópra tutti que' della fua età ,
intendentiflimo delle facre fcritture , e
dalLv fomma' periztia", che avca delle me-
defime col fuo gran cervello pronto , e
vivace, impoihirava la gente facendofi te-
nere per Profeta . Dagl'-infirniti libri che
compofe tutti con titoli fpeziofi, e ftra-
vaganti, ben ficonofce., che fopra.i Teo-
-logi di que'tiempi fu -fiplitato d'altip, e
(a) EpiJL Regis AngL ad Cletn. IJI.
,apud B aron. ( b ) Lunig Cod. ItaL Diplo S
Tom.i. pag.Si9. (e) F. Nicod. ni P e Ad-
ri ^
pa , il Paleotto , e moltiflSmi alt» ripor-
tati dall' Autor della Giunta alla Biblio-
teca del*Toppi.
Intanto Errica Re d' Alemagna, effen»
dogli in quefte mentre arrivata la novel-
la d'ella morte di. Federico BarbaroflTa Aio*
padre , che f come fi diffe , morì nella mi-
nore Armenia, volendo acqniftarfi il buon
voler de' Tedeichi i leftitui ad Errico Du-
ca diSaifonia, ed a ciafcun altro , ciò che
r Imperadore fuo padre §U avea tolto ;
e racchetati in cotal guiifa gli aferi «fi
Alemagna , inviò fuoi Ambafciadori i»
Róma al Pontefice Clemente, ed a' Sena-
tori, della Città, dando loro avtrifo, che
egli era per calare in Italia a torre la Co-
rona Imperiale nella proiSma Pafqua i^
ed entrato l'anìio diCrifto 11 91* mentre
fi ftava attendAide la fua venuta, morì
Papa Clemente il quarto giorno d'Apri-
le , e fopraggiunto intanto il Re Errica
in
dtz. alla Bibliot. del Toppi, {à) Dante
Farad, canto i». .
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DEL HEGNO DI
in lt.oma, fu creato fuo fucceffore Gia-
cinto Bubone Romano nato di nobìl fan*
fue, e vecchio di 85. aiuii> il quale fi
nomò Celefiìno III. Con quefto nuovo
Pontefice fu accordata l' incoronazione d'
Errico, il quale nella Chieia di S. Piev
tro con la folita pompa infieme con la
moglie Coftanza fu coronato Imperado-
reco. ' ^
Il Re Tancrtdi era da Palermo paffa-
to di nuovo in Puglia, ove ragunato un
parlamento di fuoi Baroni a Termoli , e
dato fedo a molti atfari del Regno, (e
tC andò poi in Ai^ruzzi ; e debellafo il
Conte Rainaldo il coftrinfe Venire alta
iua ubbidienza . Indi paifato a Brindifi
conchiufe il maritaggio tra Ruggiero fuo
figliuolo primogenito, ed Ire?ìe^ detta an<-
cora tal volta Urania , figliuola d^ Ifaac
Imperador Greco C ^ ) , e poco-ftantc , ve-
nuta la fanciulla daCoftantinopoli aBrin-
4lifi, fi celebrarono nella medefìma Città
porapofamente le nozze . Fece ancora TM"
credi coronar quivi Ruggiero Re di Sici-
lia; onde riflette Inveges (f ), che que-
fto fu il primo Re coronato fuòrjLdi* Paler-
mo', e fatta l' incoronazione fé' ne tornò
Tancredi lietamente a Palermo, avendo
conceduto prima del fuo partire aR'otfre-
do Abate, di Montecàfino la Rocca d'I^-
vandro , e la Rocca di Guglielmo.
Ma rimperador Errico, tofto che fu
coronato in Roma raccolte il f^o eferci-
to , ed accompagnato da Coftanza fua mor
glie per la via di Campagna aifal) il Rea-
me per coHquiftarlqM^ ma Celeftino fece
tutti i fuoi sforzi per fraftornarlo dall'
imprefa, e fi fdegiiò aifai, che per tal
cagione moveffe guerra a Tancredi, quan-
do' del Regno n' era (lato invertito da Cle-
meute fuo predecefloré ( * ) . Niente pe-
rò valfe l'opera di Celeftino; poiché i
T-edefchi pervenuti alla Rocca d' Àree ,
luogo fortiifimo pofto alle frontiere dello
Stato^ella Chiefa , lo prefero per fona
d' arale in un fubito.* il qualavveoimeuf
to, fìccpme rincorò, e di^de baldanza a'
ibldati deir Imperadqre , così alt* incontco
(a) C/jTon. di F uff anova . (b) Ricf.da
S. Germ. ( e ) Inveges Hi. 3. Iftor.dì Pai»
( * ) Ricc\ da S. Germ. Imftrator Regnum
hnrat menfe Marno y-^Papa prohibenfCy Cà*
contradicente . Arnaldo Lubbecenfe pure/cri^
NAPOLI LIB. Xnr. 145
icemò in 'gran parte il valor de'Regnico-
-ii; onde Sorella, Atino, e Colle, sbi*
gottite, fenza afpettar altro aHalto, fé' gli
diedero; e Rofeedo Abate di 'Monte Ca^
fino, che gravemente era infermo in let-
to, con quelli di S. Germano, inviarono
a giurargli fedeltà anch' effi; e pocoftan-
té Cefare , e Coftanza ne girono a quel
Monaftero a vifitar quel Santuario. Se-
guitando poi il lor cammino , fé gli die*
dcro il Conte di Fondi, « quel di Moli*
fé , e pacando in Terra di- Lavoro fi ri-
volfe alla lor parte Guglielmo Conte di
Caferta, e le Città di Teano , Capua ,
ed Averfa ; né ritrovarono refiftenza al-
cuna fino a Napoli, ove eifendofi ricovra-
to il Conte della Cerra,* e non volendo»
Sue* Cittadini mancar, di fede a Tancre*
i , s' appreftarono francamente alla dife-
fa • Si governava allqra quefta Città da
AHgerno j di cui fu quel privilegio fpedi-
to agli Amalfitani , come fi difle. ;• e fé
bene riconofceffe per fuo Signore Tancre-
di , fKCome conobbe tutti gli altri Re
Normanni fuoi predeceffori , riteneva pe*
rò quella fórma ftefla di governo , che
avea prima, che dà Ruggiero fofle ma*
nomefta . Entrato ora in fua difefa il Con-^
te Riccardo^, potè far valida refiftenza ad
Errico ; il quale in/iata V Imperadrice
Coftanza a Salerno, che in quefto men-
tre era pafTato fotto la fua dominazione'^
cinfe Napoli d' uno ftretto alfedio da tut-
ti i lati; ma non perciò .fii baftevole a
prenderla a patto' alcuno , così per la va-
lida difefa del Conte, e de' Napoletani,
com' ancora perchè .negli lecceffivi ardori
di quefta Stante ^ infermando per lo fover-
chio mangiar de'firutti, e per V intempe-
rie dell' aria in que' luoghi paladofi , i Te-
defchi , ne cominciarono a morire in qrof-
fo numero , fra' quali niorl V Arcivefcovo-
di Colonia, il cui corpo portarono i fa-
raigliafi afeppellire in Alemagna^ edam-
malato'fi alla fine ik «lédefimo Imperado-
rè, veggendo non poter venire a capo
della fua imprefa , datcr a faccomanno tut-
to il Coottado < ed abbvuoeiato ogni fotta
d'
vej eh'' Errk» con quefta fua andata in Pu-
glia ^animum D. Papa^non parum offende*
rat j quia Rek Tancmhs a Sède Apojiolica
jam ibi ordina$u$ fuetat .
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24if D E L r I S T O
iT alberi fruttiferi, lafcid la Città libera
dall' aifcdio^ Ed avendo lafciata Coftan-
zz in SalertM) , ed un fuo Capitano chia-
mato Mofca in Cervello» alla guardia del
Caftcl di Capua, Diepoldo Alenaanno al-
la Rocca d' Arce , e Corrado di Marlei
alla Terra di Sorella ^ e prcfi gli ottaggi
da quc* di S. Germano , i quali recò fcco
con r Abate Rotfredo, per lo camxnia
delle Terre di Pietro Conte di Celano
nfcl dal Reame , e s avviò verfo Lom*
kardia per girfene in Alemagoa.
Riccardo Conte "della Cerra avendo in-
tefii la partita d*^ Errico > ufcl prettamen-
te con fuoi foldati da Napoli > e con naol*
ti /Napoletani , che parimente il feguiro-
fto> ed eifendo andato a Capua, que' Cit-
tadini tofto k gli diedero, uccidendo gpof-
ib numero di Tèaefcbi , che in etfa di-
moravano, ed aflediato il Caftello, non
pótendovifi Mofca in Cervello mantener
le per difetto di vettovaglie, glie lo re-
fe, ufcendone, libero con tutti i fuoi (a).
Indi piefc il Contea Atino , Av«r(a >
Teano , e S* Germano con tutte le Tor-
te della Badia di Monte Calino ; e richie*
fio Adenolfo da Caferta Decano del Mo'
{laftero y che v' era rimafto in guardia per
' aflenza di Rofifinèdo » a darfegli y non po-
tè a patto alcuno, né con preghiere > né
per forza recarlo' al fuo volere • Soggio-
m9 pofcia*Riccardo Mandra Conte di Mo-
iife, e pofe in guardia di Sw Germano,,
e di S. Angelo Teodico Mafnedam. Per
li cui felici progrelfi fgomentato Riccar?
do Conte di Fondi „ il quale avea com-
perato dall' Imperadpre Se&, e Teano,
abbandoiuiiKto il fuo Stato fi fuggì iilCanw
V?fl^^ <ii Roma ; e Tancredi volendo gra-
tificar Atìgemo Napoletano per li fcrvigf
refifli nella difefa di Napoli > donogli il
Contado di Fondi , che a Riccaxdo era
Jbto cohfiibtto .
^ Ma tutti quefti pfogrcffi nt^te sbigot-
tirono Adenolfo DecWK^ Cafiinenie ,. il
^uale non oftante, che Papa Celefttno V
avetfe perciò {comunicato , ed aveffe pari-
mente interdetto il filo Monaftero (^),
(a) Rice. d0 S. Gitm. (b) Ric€. da
S. Xierm. Adenulfhws C^ifertmus Dt^nu$
Caffinenfis^ fro e$ quoi in pattés non ceffit
Regh y a Ccelejiino Papa txcmmnunìcatHs efty
<&• monajierìum fuppojitum inten^Bo^ (e)
R I A C I V I L E
pur vcJle oftinatamcnte co*ftioI Monaci
mantenere nella parte Imperiale* Tutto
al contrario de' Salernitani , i quali voleur
do ricuperar la grazia del R^ Tancredi ,.
gli dieron prefa la ItapeTSkàxict CqflanTia ^
la quale egli eoa animo generoib avendo-
a grand' onore raccolta in Palermo, noci
molto da poi a richieda del Papa in li-
bertà la ripofe , e con molti doni in cohek
pagnia d' Egidio Cardinal d' Aragona aL
(ùo marito m Alemagna la rimandò (/) ^
Fu però con dubbia forte lungamente
guerreggiato in Terra di Lavoro ^ poichò-
Adenolfo Decano di Monte^Cafino, uni-
te alquante truppe de' fuoi , e de' Tede*
fchi, ricuperò tutte le Terre fottopofte
al fuo Moniftero; ed avendo da poi T
Imperadore Errico rimandato in Italia V
Abate Rolfredo col Conte. Bertoldo, e
buona mano di foldati Ted^hi, ù, con»
giunfe r Abate col Decano , ed mfiema
uniti fecero notabili progredì ^ ed* entrai
to pofcia il Conte Bertoldo nel Reame
con molti foldati Alemanni >. e Fiorenti*
ni , che '1 feguirono, po£! fo(&>pra qqefia
Provincia y. ed il Contado di MolUe y eoa
diftniggere la Città di Veaafio> e gli al*
tri Cauelli intorno ^ ove fecero prigioiiie»
ri moki foldati del Re Taucre£«
Mentre ia cotal guifa fi travagliava nel
Regno y Riccardo Re d' Inghilterra , il"
Suale eoa Filippo Re di Francia era paf--
eto iaSoria, ed avea prefoAecone (*)»
venuto in difcordia rcol detto Re Filip*
pò, fu di tutti il primiero a concor(kr(r
col Saladino, facenck^ tregita per tfeaa*
ni: il che conchiuiero nell'anno 1192*.
£ dato il titolo di Re di Gemfalemme
al nipote Errico , ed a Guido da Lufi*
que' luti p^
Ilio paefe } ma fopra^iunto da grave tem*
pefta nel mare Adriatico , JCOtSt rifchio di
iMimergerfi, ed appena con pochi de* fuoi
gtunfe a iisilvamento in terrai £ cammi-
nando occultamente per Alemagna per paf-
iàre in Inghilterra , fu vicino Vienna per
rc-
Rirc. da S. Germ^ Ruggiero in Annui. An^
glor. Cbrm.\di Foffamva apud Baron. (*)
Acri fi faccia lo fiejju , cke § ftccncUa- pa^
gina azS»
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DEI HEGMO DI NAFOiI LIB. XtV.
Rfelazìone de^fuoi familiari conoTciuto,
e da Leopoldo Duca ^'Auftria fu dato
prigioaiere in poter delF Imperadore > eh'
«era fao netnico, dal^uale^ dopo variaT-*
▼enimenti, effendo dimorato mi amio, e
fK>co men che due mefi prigione » per
mezzo di molta moneta » di egli pagò »
fu ripoAo in libenà» e rimandato nelfuo
Regno. Non aveva intanto nuncato il
{Pontefice Celeftino per tal prefura fcomu*
nicare così F Imperadore 9 come il Duca
d'Attftria, pretendendo non poter eflere
da quella tmbluti » fé non r^tnivano i
denari) che perìfprigioiuurlo av^anoeftcMr-
ti dal Re ; onde non volen^ quelli ven-
dergli a patto veruno, amendue co^fco-
. municati com' erano fi morirono •
Ma ritornando agli avvenimenti, del
iioftro Reame , il Conte Bertoldo profe*
fuendo i Smi accjuìAi in Terra di Lavo-
ro , e Contado^ di Molife » e q^ocorrendo
« luì ogni gìoma grotfo numero di Re-
gnicoli , che bramavano il dominio de*
Tedefchi , tutte quefle cofe obbligarono
il Re Tancredi per dubbio , che non fi
«letteffe in rivoltura tutto il Regno , di
paflare da Palermo di |iuovo in Pusliai
<mde avendo ragunato nmaerofo eierci-
to , andò a fronteggiar il Conte ( ^^ ) ;
ed aftontatofi amendue fotto Montefo-
fcolo, furono per venire a battaglia; ma
coofigliato ii Re , che non era convene-
vole arrifchiar la fiia perfona Reale ia
un fat^ d' arme contro Bertoldo ^ che
non era che un feraplice condottiere ,
sfuggì di combattere (6) ; la qual cofii
al Omte , che avea gente men di lui ,
fommamente aggradì , e partitofi da 'Monte-
fufcolo ritornò nel Contado di Molife ,
dove campeggiando il Caftel di Monte
Rodano, fu , mentre il combattea, ncci-
fo da una: palla fcagliata da que* di dea-
tro con una manganèlla , eh' era una mac-
dhina da trar pietre , che in vece dell' ar-
tiglierie s'-ufavainque'tempr, e fu infuo
luogo eletto lor Duca da' Tédefcbi Mo^
in Cervello . E Tancredi partita anch' e-
gli da Montefnfcolo ripteie la Rocca di
S. Agata , e tutti i luoghi di quella Pro-
isi) Pellegr.CafiJnjinon.CsIJinp (b)Rict»
da S, Germ, Quod honorfibi non erat cura Ber^
tholdo congtfdi . ( e j Ricrardo da S^ Germ»
Rex ipfe in Siciliam remeavh i ubi ardine
H7
vincia , e patfato pofcia m Tersa di La«
voro toflo a lui fi refero Guglielmo Con*
te di Caferu , e la Città d' Averfa cota
alcuni altri luoghi • Ed avendo in cotal
gttifa ridotti ^n pace i confini di Puglia»
e di Campagna ritornò in Sicilia, con ^
y^ prima del fuo partire con ogni fuo
rere , ma invano , tentato di trarre ai*
fna parte Rofìredo Abate Caiiinenfie »
che quafi prefiigo di quel che poi arveo-
ne , ni per le preghiere del Re , né per
le minaccie del Pontefice volle / a patt»
alcuno foompagnarii da' Tedefchi .
Ma tofto fi rivoltarono in futto quefti
fortunati avvenimenti di Tancredi ; poi-
ché iu>n guari dopo quefto fuo ritomo ia
Palerofl ì s' infermò Ruggiero fuo figliuol
primogenito, dal quale, quando attende^
va oumeròfa ^role , avendolo ammoglia*
to con Irene , per efler fimo , ed aiutantB
della perfona , eifendo fallaci i difegni dì
^efta vita » con pur troppo acerba , ed
immatura morte fugli invotato /Una per*-
dita cotanto grave trafi0e sì amaramente
r animo del Re fìio padre , che poco ftan*
te , avendo fatto coronar Re Guglielmo
filo fecondo figliuolo (r), infermò anck*
egli per grandiffimo dolor d' animo , né
ritrovando rimedio valevole a filtrar la
forza del male , ufci medefimamente di
vita in Palermo l' anno 119^. fecondo
Riccardo da S. Germano Scrittor contem-
E ranco , e fu con pompofe efequie nei
lomo fepolto nello fteflb avello , ove
era in prima ftato /eppellito il fìgliuolop
Ruggiero ,^ ficcome egli , avanti che mo-
rire, comandato avea.
Fu il Regno di quefto Principe non
men breve , che pieno di travagli , e di
ri volture ; né gli fu dato fpazio , che
aveflè potuto d'altre legai in miglior for-
ma riftabilirlo , non permettendogli gli af-
fari più premurofi deDa guerra , .di poter
peniàre a quelli della pace ; perciò leggi
di qu^o Principe non abbiamo ; «è ik
pure ne avefie promulgate , avrebbe fof-
ferto Federico II. d' unirle colle fue , e
con quelle di Ruggiero , e de' due Gu-
glielmi. Riputò egli così Tancredi , co-
me
natura froti^ftero-R^gertus filius ejus , ^ui
€oro>tttHS in Reqemjuerat ann. 119 1. vianB
e/i unherf^ caruìs ingreffus , & frater ejuS
Gulielmus in Regemjuccejfit ri»
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348 DELUISTO
me Guglicàmo fuo figliuob che gli
iuccedctte , per iiitrufi , e volle che
qualunque concefilone ^ privilegio ^ o
donazione, che fi trovafife de' medefimi ^
come di tiranni, ed invafoft non ave&-
ro niun vigoice y né fermtzza (tf); ]K)ii
altrimenti che ftabili Giuftiniano Impora-
dore <ie' Re Goti , il quale approvò tutti
^li , atti , e le gcfta di Teodorico , d' Ata-
iarico fuo figliuolo ^ ma non aia quelli di
Teodato , Vitige , e degli altri Re Tue-
cefiori, i quali reputò Tiranni > ed inva*
fori del Regno d' Italia .
Ebbe Tancredi, di.Sibilia di Medania
figliuola di Roberto Conte della Cerra
fratello uterino di Ruggiero da Sanfeve-
rino figliuòlo di Trogifio NormatjMio , i
due mafchi che di fòpra abbiam mento-
vati ,^ed alquante femmig^ \ delle ^uali
fopravViifero al Re folament^ Albirnia ,
e Mandonia, che col fratello^ìuglielmo,
e cpn la madre Sibilia languirono lungo
tempo in Alemagna prigioniere di Errico ,
come apprefTo diremo ^ e fecondo che rap-
porta Inveges (A) , ebbene un*altra chia-
mata Coftanza moglie di Pietro i zio del
Doge di Venezia •
GAP.
I.
Guglielmo III. Re di Sicilia fuctede al
padre Tancredi . L Imperador Ekkico
gli muove guerra , gli toglie il Regno , e
lo fa fuo prigione .
Succeduto adunque al morto padre il
figliuol Guglielmo III. (li quefto no-
ma neir ordine de^ Re Normanni , che
dopo la morte di Ruggiero fuo fratello
airca Tancredi il fua vita fatto incoro-
nare Re di Sicilia , e pervenuta di ciò la
novella in Alemagna, moffe imìtiantenen*
te Errico a calar' di nuovo in Italia per
conquiftar il Regno , giudicando (morto
Tancredi ) non aver altro oftacolo per
recare a fine il fuo intendimento . Invia-
ta adunque 1' armata nelle p;^aremme del
Reame , egli vi venne per lo cammino
di S. Germano y ed andoffene a Monte
Cafino, ove fu a grande onor accolto dall'
Abate Refiiredo y eifendo parimente ftato
( a ) Conjlit. inflrumenta , tìt. 17. & Con'-
flit, privilegia y tif. z8. lib.Z. (b) Imeg^
R I A C l'V ILE
itrcontrato fino a' confini dello Sato -della
Chiefa da' fuoi Tedefchi , e dal Conte di
Fondi, e da molti altri Baroni Regnicoli
itioi partigiani {e).
PaiTato in Campagna ^ ed avute in ba«
lia tutte le Terre circonvicine , fuor che
Atina, Rocca Guglielmo /Capua, ed A-
verfa , le quali né fi refero , uè furono
aifalite, n'andò fopra Napoli* Avfj(que*
fta Città, prima che vi giungelTe ErrJco^
patteggi 'to co^ Pifani « che con buona ar-
mata Errico v'avea mandati, di renderli,
onde appena vi fopra^giunfe Errico > che
fubitamente. gli aprì le^ pòrte .
Indi campeggiò Salerno , che fi volle
difendere , temendo della ira di Cefare ,
che fdegnaro per* la prigionia^ di Coftan-
za , non la diftruggelTe y ma nonjpoteur
do refiftere a tante forze 1, fu da Erric»
prefa , e crudelmente faccheq^iata ; e de-
gli abitataci alcuni uccife, altri fece por-
re in cruol prfgidne ,^ altri mandò m
efilio , lafciando in- cotal guifa defolata
quella nobil Città in vendetta dell' in-
giuria a lui fatta . Così delle Città più
magnifiche di quefto Regno ^ Benevento 9
effendo pervenuta in poter della Chieia
Romana, perde tutto il fuoluftro, e cad-
de dal fuo antico fplendore \ e ijuando
prima era capo d' un vafto Principato »
da poi il fuo territorio non fi fteie più
che poche miglia fuori delle fue mura •
Bari per 1' indignazióne di Guglielmo L
abbattuta . Salerno ora va in deiblazione ;
e Capua tuttavia fcadendo, avea perduta
la fua antica magnificenza • Non dovrà
dunque parere ftrano , fé per la declina-
zione di quelle illuftri Città , qui -a po-
co vedremo , Napoli .forgere fopra tutte
le altre del Regno , che col favore di Fe-
derico IL e più^.per Carlo I. d' Angiò il
refe capo , e Metropoli di si vafia ^ e no*
bil- Reame.
Cosi JErrico trionfando felicemente in
quefte Provincie, con non minor felicità
entrò nella Puglia,. la quale , fenza tro*
var alcun contraflto , foggioaò tutta y in*
di fpedl in Sicilia V Abate Roffredo fuo
fedelifiSmo , dandogli autorità di poter ri-
cevere in fuo nome tutti i luoghi , che
fé gli vbleflero dare . Quefti pafT^ndo per
la
Ub.s* hìft. Paler. (cj Rice. da. S. Germ.
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DEL REGNO J3I MAPOtI
U Caldb'ià > ^ gart ttitte kCi^s « Ca- «d
ftelli di quella Reucme ^li m(»rijono le
foste f e valicato il Faro , fé gli diedefo
anche Meffina, Paletmò^ e qvafi fattele
altre Teire di «)iiell' Ilbla iknza drorar al«
cono ^ die fé gH^epponeflè.
La Reiaa Sibilla wggeodo V in/teàtlti
de* Siciliani , e temeodo di fe Éetia , è
de' fuaifigliuoli ^ B&ita dal <egbl Palagio ^ fi
«iÓHrf ò nel^ CaAel di Calatabellotta luogo
lortiffimo , ed atto « lar limga difefa ; ed
JQ^anso i Palermitaiii prdStsLtttnte invita-
jTono r Imperadoie 9 cm in quefto mentre
•era pafTato nn^'ei^i ia* Sicilia , ad entrar
nella loro Città-. Ma Errico non volen-
do perder tempo in combatter' Calatabel-
lotta 9 fi diipofe di voler eoa ieode ott^:
ner. il filo intendùÉBento ; onde inviati
fuoiMeffi alla Regina^ paleggiò con lei »
•che cedendogli ella Je ragioni d^l Regno >
egli a- lei darebbe il Contado di Lecce .f
£d al figliuolo Guglielmo il Principato di
Taranto i la quale^ ^^dendofi abbandona*
ta da ciafomò > S contentò di tale accora
do ; ed e&n<k> Ceiàre entrato ^on gran
«pompa in Palermo » non salari da poi ven-
ale a*fuoi piedi 1| infelice Guglielmo ace«
nler^li la CoroM di Sicilia, come appun-
to fcrivono la Cronaca che fi cmiferva in
Jldonte Cafino ^ e Riceardo da S. Germano •
Ecco come qnefti Regni da* Normanni
f>atfa9oiio a>' Svevi , non peroonquifta , co*
me patfarono da' Greci ^ e da' Longobardi
a' Normanni , ma per fucceflioue , per la
perloiìa H Coibnza nltima del legmiggio
leRìtrimo de' Normanni. £glt.èveK>, chie
niemj^ av^xbbe giovato ad Errico queAa
ragione 9 & non V avede foftenuta colle
armi v màf non potrà negarfi , che Federi*
iCo fuo figliuolo « non per altro titolo^ che
per qneUo , jfovente nelk fue Coftitneio-
m fi dkhiaisa etferne egli padroQe \ Per-
ciò il Regno ^di Sicilia lo chiama fiio Re-
'^So ea^imio ( a )4 ed altrove ( ^ ) ^wndi^
tà fua ptezkfaj,
Kmco avefido arion&to de'«ftioi 'neai-
tIB.XIV.'CA-P. I. u»
al tigofe ) poiché avendl) prìaia rimii*
neratp 1 Abate R4a<fredo con donar al fno
Mónaftero il Caftel di Malireto » e con»
cedergli di nuovo Atino , e la Rocca di
Gugilielmo » congregò nel giorno di Na^
tale nel regal ^palaeio ^i Palermo unage^
neral Aflemblea ^ ove avendo a qplora ^
che ivi s'erano n^gunati 9 eipoilò, che* per
lettere di Pietro Conte di Celano ^ era
fiato avvertito d'una coni«iura^ chefimé^
ditava contro Jli lui^ contro U tenor dell'
a^rdo , e della fede data ,^fece prisfio*
nieri.il giovanetto Cuelielmo , la Reioe
Sibilia, e le fue figliuole^ Niccolò Arci*
ercfcovo di Salerno » con Riccardo Coiste
d' Ajello, e Ri^giero fuoi fratelli ,. tutti
e tre figliuoli di Matteo G. Cancellie^o^
da lui fieramente odiato j per eifere ftato
cagione, come fi dille, che folfe da'Sici-*
lianj creato lor Re Tancredi ; ma,ritro4>
vaodofi Matteo già di quefta vitapatfa*
to , il mal talento 9 che contro il padre
avea ooticeputo , volle sfogarlo ^ funi
figlinoli^ Prefe parimente i \^fcovi d'0«
filini , e di Trani con altri molti Prela*
ti , Conti , e Bafoni • £ vie piik infieren*
do, con crudeltà barbara ftte molti di lo* ^
ro abbruciare ^ ed altci impiccar per U
gola, e fece abbacinare ^ e tagliare tt^
fiicoli air infelice Guglielmo . t^hc Pa*
pa Celeftino notizia di qaefte crudeltà »
e gli (pedi jfià Legato Appoftolico, afihi-
che fi ^ratteneffe di tante crudeltà , a pre*
ghiere anche di Eleonora Reina d' I-nt^^hil-
ferra, madre della noftra. vedo v^a Reginn
Giovanna ^ che fcrifle all' ifieflb Celefii«
na ( e ) ^ ina l' inip^adore diipregiò Que«
i|i avvifi i ed aggiunse Ruggiero ne' fiaoi
Annali , ehe non baftandojgli is^' av^r co*
vivi ;^àta la fua bari>arie , non volle
nemmebo perdonare V tnorti; poiché: fé*
ce orar di fotterra^ i cadaveri del Re T^m-
credi , e del figliuola ^Ru^iero > e fece
lor torre le- corone reali , con le quali
'èrano fiati iepolti , dicendo *ch^l* aveaa
preie illegittunameate • Non di£)rmi fen«
ci, e pofto in cotal guifafet^o la fuadJ)- timitnti ebbe Jl' Imperador Federico fuofi-
'"'*''"'* >• ^- • ^4olo, il quale perciò annullò tutti gli
ft^i,; privilegi, coiusefiioni, fd ogni altm
contratto fatto fotto nome di quefti Prin»
^ : li/ dfi ,
PfDcem^ Cum igkut • K^ym^ SkiUit m0^
flvuaziooe 1 Hegni di Puglia 9 e di Sici
*lia , ecKi itnpf^rienQs configUo fi v^lfe , ,p#r
meglio -Ibbilirfi in quelli ) alla crudeltà
f a > Co99ftit, C$m J)dr»ditmi(im Bamw^
79ó/trum Sicilia , cujus px^lsiér^ nd^fiOfpi^
ditasy <sr^0 Aré«3« m» 23. (b) Ui. i« m
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^^ò D E L r I S T O
<tpì , rq^ntandogH i>er Tiftirnii , «a ìnva-
4orì'é^ì Regno, non già per Ptincipì le^
*^tdiAi 9 come all' incontro ebbe Hu^ie-
^o , ed i due Guf-liélmi , i quali Ioli per-
•ciò chiama femt^ ^r predecéffori.
Ma fhemre in t)iieft'anlio 1195. tàX>-
«fe s' ad(^eratratto da Erriiro in Sicilia ^
CoAanza , che da Alemajprìki era paitita
^ trovar fno marito , ner efTergli con-
wtte anche nel Regno eredità fua pater-
na , giunta in Italia y e propriamente la
Efij Città -polla nella Marca fl' Ancona^
«partorì un tìglinormarchio , al quale pelr
•prefagio forfè di quel che dovea riu^feire^
ovvero per maggior ftimplo di viftù , pa*
fero due notoi dé^ fuoi grand' Avi , « lo
•chiamarono Federigo Ruggiero , ed -altri
^ugMjero Federico. Naccjue queft'Eroc in
queir anno II 95. («)) ed in queftaolcu^
'fa Città della Marca Anconitana , come
fcrivono la Cì'onaca » che fi conienra in
Monte CafinO) Riccardo da S. Germano ,
ed Alberto Abate di Stada; «d'in ciò fii
-eguale il deftibo del luogq della nafeita,
a quello della morte, che fu Fiorentine 9
Città pariinente ofcura <le]la Puglia . In-
ireges ( * ) come che ncr tutti f verfi lo
'▼uol nato nel fuo Palermo , fai voluto
fcguitar r opinione de' moderni contro V au-
torità di Riccardo da S. Germano , e de*
più antichi Scrittori j e fopra un falfo fup-
pt>^ ,' che Coftanza infieme con Errico
•fotfefiro ftati" incoronati in Palermo V an-
-fio 1194. flti P^' incredibile , che aveflfe
^di queÀo parto potuto sgravarfi io Efi
*neir atino iegueiite . E certamente direb-
be vetoj ma Coftóni-non paftò in Sici-
lia f fé non in queft^ anno 1195. come
^c*i antichi Autori rapportano . Egli
nacque mentre Coftanza fua madre non
avea che ^7. o al più J9. anni ; e nato
Ita gì inoemìHii éA viaggio, per non ef-
y»Ì9 a ma^drì peti^i , fu dalla hiadi^
tfavd ^ allevare allaOucheffa^di Spoletì,
^ fafciato fotto }a cura della medefima ,
% d'Alberto, di atei chiamato Corrado,
tHwa di Spoleti, e Conte d' AffiiFfuo ma-
rito (t), H quale tre j»nni da poi lo fe-
tt bmet^utt foleonemenfe ideila Cktà d'
, (a) Petlegr. ih Cfron. Caff. ann. 1195.
(h) Ihveg, m. 5. hìfi. P»ler. (^) Jltrì
'Jf htn. IIL épmd Barffn. mm. 1 197. Conrado
PomineSvtua^ qmi ames ^mfwtfuerét Dm
Ri A CI VI LE
Affili in prefenza di quindici Velcovl^ «
di mohi Canlinaii*, « fìi iiomiliato Fede^
ffico Ruggiet^y in rmemoria de' funi grand*
Avoli . £ quefta cvliébrstà xml tardi ufa-
ta tiel (uo bffttrfimo con tanto concorfb
di Cardinali , e d* alrri Prelati , « la vo-
te che vanamente età inibrta nel volgo ,
^he m fo& llava fR»de nel parto ^ e ehm
4bfle Hato ftmKrfto, diede cagione alta fn^
vola fcrirta dal CrMUio nel libm compo»
^ da lui ^ella Metropoli di SaUbnia, e
fegfaitato "plk 4a altri moderni Scrittori y
^e per la vecdiìézaa dell' Imperadrioe ,
non effendo atta a onerar figliuoli , per
^ete, fecondo ch'egli fcriffe, di 55. a»-
ni , o come altri han detto , di felEanta ,
quando generò Federito , partorifTe in fnez-
no la piazia éntm unpodigliofie*, inpre*
icnza di tutte le donne della Terra , che
vi vbllaro intervenire-, e ch'elfa poi per
la Città di Palermo, per tor vìa ogni lo-
ipetto ,.andafle con le mammelle nude ,
^ difcoverte diftillando latte , come non
fi i ritenuto diferivere T Aim>récllaPn^
fazione de' Capitoli del Regno di Sicilia •
Per togliei^e tra il volgo quefto fofpetto
d' etfere il parto lup^fto ^infognò , che
il Pontt^e Celerino , j^rima d' inveftir
Tederico del Regno di Sicilia , rkerca^
<ia Coftanza, ch'ella giurafie, che Tavea
procreato dal fuo marito Errico ; e la ca-
mion di quefto giuramento 'non fe perchè
non era riputata allora abile perveccbieoe-
la a generar figlinoli , ma per torre tra
il volgo la fama diffinniuatà di feppofi*
7Ìon di parto ; e quando MaTcovaldo da
Menuder gneh-e^iando coatto Federico
in Sicilia , fcritfe jperciò a Papa Innocen-
tio, a CeleftinoniGcedeito, dne voteatal
frode* far chiaramente provare : il btioa
Pontefice , che giudicò pruova baftante il
giuramento della M^dre , non vtflle far
mettere tal co& in ^iudkio , e rifiatò
r o^rta di Marcovaldo • E quindi eHbe
pofcia origine la novella ^ che Coftanza
era d'età canuta , e non atta a generare
quando partorì Federico > e die per eife*
re ftata , mentr' era fanciulla , ne' prmM^
tannili , educata nel MonaAero delle Mo-
^ i i^nai^
Spoleti j & Comes Affifiì^ uti futtUffimo fi^
éi fubdito , ^ ìtmieoy gennli fmo ^fue !>»-
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DEL REGINO DI NA:rGLI
lUMbe grecita Safiliane di Ptlcmo , fìode
ftata Monaca. fa<:Kata. ,. coa^ altre, favole %,
che. abbìam. ^ipr^^te- di fop» ».
Intanto rimpecadonErrico avendo^ in*^
wftito del Contado di. Molife Mofea ia
Cervello, che tokaavea^ a Ru^^^^^^^*
dira y il quale- fcacciato dal Reame poca
da poi fé ne mori, volendo toroar&ne inu
Alemagna, giunto^ ia Puglia, fece ivi con*
lEocac^ua' AifeiQblea ,> ove anche interven*
ne Coftanza,. la? quale poco^ da. poi^ pa&&
in Sicilia , ed Errico pfe& il caimm^o per
Alemagna ,v conducendb Ìtd$ Cugliejmo >.
e tutti gli altri prigbaieffi jMmati di io-
pra,. per; la cui liberazione s'era adopera-
to- iiulania il Pontefice Celeftino . Pinr-
toill ancor feco* tutto Torà, e le gemmo;
che potè raccogliere; avendo rapiti! te*
ibri , ed il mobile della caia pegaXe con-
fidente ia vali 4* oiK> , e d* axgeuio purif-
fimo , e panche ,. e .lettiere , e tavole dell'
ì&M&> metallo ,. e panni- inteffuci di por-
ra,. e d'oro ragunati in moltlapai daL-
magnifice^za. de! pacati Re ;. de quali
caricò, centocinquanta: ibmleri con- grave-
rammarico^ de' Siciliani iche vedeatio ia
cotal gttifa. condurr via. k. ipogUe deliog-
giogato Reame da genti, nemiche ,. e ra^
paci nella lor teiera ilraniera .. Quefti mali
de' Siciliani , ed. altri ms^ori ,. ehe po-
icia gli avveanero>pe»operade'~Tedcichi»
e> d'£rrico> lor Signoce ,. ben^ a lungo > de*
icriffe , e compianile' U^onr Falcando nel
proemio* deilai foa Iftoria, che^ìndrizzò a^
Pietro Arciy^icQvo di Meifiha*.^-
Fartitoche fi fu Enpco^ per Alem;^a ^<>
Riccardo- di; Medania Contea dellaXercar^
cognato del mtxttù Re* Tatn:tedi^ y, vdie&^
do paCbr in Can^pagna diRomapercanfi^
par dalla crudeltà di lui,. fu in^ cammino
per tradimento d' un Frate fatto prigione
da Diepoldo AlemaiMV), il quale fattola
cttflodire erettamente nella^ Roc<ra. d'* Ar-
ce, attendeva ir ritorno dell! Imperadore^
in Italia per dacla« ia peter del medefimo-
(tf) . Area mtant^' £rrìGc^.mftadato nel
Regno perfuo Legato il VeÌcai^4i;Vor-
mazia, il quale* veot^ in Napcdicoa
V Abate Rodled^ , e con molti foldaii
Regnicoli , e Tedefchi fece abbattere a
terrà le fix mun^^ ed il fimiglianie fe<e
alla Cmà di Ca|na,.ficcoai!e fcrlve Rie-
LIB. XIV. CAP- L %ii
ardo da.S.Xjeniiano« E ragurnupoiCV
iare luia grande, e poderofa oÌle in Ale-*
qv)0ia* di Svevi ,. Bavari , e Franconi » e.
di altre nazioni di ben feflanta ihila fol«
dati , fotto pgetefla d! inviargli all' impve*^
ia d^oltr^ mare, ma ia eiaSsttQ , fecoad»
ehe dice- Arnoldo LubecenA,.- pei: iiUrmi*
nare tutti i Normanni, e pavtic^armen^
ti^ quelli , che avean favoreg^to compro
di lui il Re Tancs^i ^,fe ne calò in Ita-
lia > e dimorato alcutii giorni a Ferenti-
no V M afi&dò^ poi a Capua ,. doj^e ei&ndo
ragunati tutti i Baioni «Regnicoli per ce«
lebrare una' generale A^emblea r ^i fu
dato in balia^ da. Diepoldo' Alemanno il
Conte' Riccardo ,. il quale egli fece obbro-
briofamente* legate alla coda d' un caval-
lo-,, e ifarafcinare per tutte leftrade più
{angofe ,. ed alla fine impiccar per i piedi \
nel qual tormento- vivuto^ il Conte due
giorni, nU fu perocdine dell' Imperado-
re da^UB fuo bu^a. Tedefco legato al
collo una ftine , da' cui pend^v^a una prof-
ia pietra ,. ed^ ia cotal guifa fu iniqua*
mente ftrangoUto (^) . Celebrato, por il
parlamemo ^,. ia^>oii^ una taglia a tutti i
popoli del Reame 9 e creò Diepoldo Ai,e»
manno Conte della» Certa ». ed inviò Od-
do- ftatello. di Diepoldo ad efiMignar Roc-
^aiècea, ove^s' etau' ricoverati Rinaldo »
e Landolfo due fratelli xieila famìglia A-
quino per diferuleifi da cos) crudo BffSbi^
co^, ed. egli & ae^ paì^ in ^cilia ,vOve
fKe alpcamente.momecen' inaudite a»a-
niece -dimerte , aoa perdonandn. né; an-
che a' fanciulli di tenera^ età 9 tutti i Nor-
sMUiniy. e que' particolarmente ch'eiandi
più' iUnasi ve di. Real fangue »< ad alcuni
de' quali , in. vendé^ , che avean fati^
coronar Re Tancredi, fece porre una co-
fona^ ia. tetta , . e coniKcaria^ con chiodi di
£u»0' acmiiiimi , {«ivaadogli in cotal^ui*
ia aiH»rbameate' di vita, . Fece anche ixbt
pf igiÌHiare' Mai^aritoae' fam^ Capitano »
P«;uca dliDuraz^OfFnne^w di Taranto «
e G. Ammirano ,. e gli fece oairar gM
pcebi ,. e tagliate i teilieeli.
^ L'Imperadciee Còilanu> vagendo le
cattività barbare uiate dal marita coafr»
fuoi Normanni ^ ed il fuo mal talento
(a) RicaniadigS.Qtrnik,
iti Toler'eftiogiiese il f^oReal Iegpugg»o,
non . potendo piitrmtal m^aWagità* i^m%\
Cb^ Qr^Uté^M, Fcffi^m^^. . \
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ij» DEL V I S T O
té gli rmMe c<mtro (#) j e cotlegaftafi
co^ Grandi del Regno, fé n' andò a Paler*
tue , e p^fto mano a' teferi. reali ragimò
feldati contro di Itri , ofide divenuti per-
ciò piò auimofi i Aaroiii A^i partigiani ^
fttta fcoverta rivohura uccifero tutti i Te*
^efchi ) che lor capitarono alle mani } e
farebbe ftato anche Tlmperadore uccifo »
h fuggendo Jiom fi fbiTe falvato in una
fwrte Rocca, TMa volendo di 14 girtene iit
un luogo pia ficuro , fu di nfaniera da
tutti i lati cinto d' aiftdio da* Siciliani ^
che non pòtendol^n guifa. alcuna campa*
fé, gli convenne, per torfiUa quel peri-
colo^ ricever le condizioni, che fua mo-
glie dar gli volle } che furono , eh' egli
nfcendo* hbero , pofia dair un de* lati la
maritai concordia, ne giffe via preftameftf»
le in Alemanna • >Ma non volendo po^
eon la guena interina impedir V imprefe
itran'iere, ch'eglr inte^d^a di fare , s* a-
dbperò in guifa tale', che alla fine fi rac-
chetò con fua moglie i e co'foUevati Ba-
roni ; onde imbarcato il fuo grande efer-
cito fopra molti navili per patfar in So-
rta , pofe gràndiifimo timóre ad Ale(I)0
Angelo , il quale avendo tolta la Sigfto-
rki ad I(¥ae , era divenuto Imperador dt
Coftantìndpdli j perciocché fattp^li dire
da*fttor«Ambafciatori, <tie irtBeva chegU
deffe twte le Terre , -che avea già con-
guidate in Ciccia il R^ Guglielmo, «he
comenevatio d^ Epidauro a Te^alonioa,
ovvero gK pagaffe un tribnto ehegli*.vo-
leva impore : il Principe Greco non ofan-
do rifiutar, per tem« deHa fua potenza^,
la condizione offertagli , pregò folo Ino-
deràrfegtr la eroifezza del pagamentocbie-»
Utogli per ciafcun anntìj té invRf per tut-
to il fuo' Imperia; uomini fagaciffimi per
radunare tutto Toro, ctie aver poteffero,
togliendolo non folo da' particolari uòfqji-
ni , ma anche ^' vafi facri dell* C*iefe ,
€ da' fcpolcri de' morti , ove fecondo V ufo
di que' tempi non piccoh fomma in cuor
di coloro , the vi giacevano , <t (bleva ri-
porre ; e quefto per mettere iniieme fedi-
ct talenti, che tìtaì ne volea lEitrico per
tributo .
• ( a ) Rftgf* in Ann. Angtnr. {^) Acti^^
fèg. 128. < b> i?ftr. dit y.Vtm. kug.
Ann. £ Ingìnl. Ctoyi. di Fojfa w^a. Pitti
RIA CIVILE
E mentre tal cofa fi trattava in Cjre«
eia partì da Mefltna l'armata impenale
verfo Oriente , eflendo Aio General Ca^
pitaooCorradaVcfcovo d^'Idelma, eCan->
celliere dell' Im^rio^ il quale ia affenza
di'Cefare avea governata la Sicilia ; econr
felice navigazione giunfe in 4^aleftina , e*
preiè pofto in Accone. (*)
Nel .medefirao tempo andò K Impera**
dorè a campeggiare Caftel Giovanni , il:
quale con ''Guglielmo Monaco , che T
avea in governo, ic gli era ribellato , e
colà gravemAte infemiato ,fi. ritirò a
Meifina , ove fé gli aggravò-^i modo ù
male , che poco ftante , e probamente a^
29* di Settembre dell' anno 1197. I«fsà
di quefta vita ( A ) , liberando con la fua
morte dal gravilfimo timore y chp ^^^vtst
della -fua crudeltà , non folamente 1' Im-.
perador di Coftantinopoli , ma anche ti^t^
ti ir Pòipoli di Sicilia ^ e di Puglia •
(Mori Enko VL nel M97. ^ob fénza
(bfpetto , che la Regina. Cofianza fua mo-
glie lo aveife fatto avvelenare, ficccynè
narrano Giavannr Vita Duram Ghron. pag.
y. ed' Alberico ad A». 11 97. Ma Carm^
ff^efpergenfe pagin. .^li. ciò rifiuta, di-
cendo: Qiiod toMs» nontfl .venfirmU. Et
^r eUm ipfi eo tèmpore ^erant^ familiari [fimi
hec injiciabantUr . Audivi^ ego idipfum a De*
mim Chunrado- , ^pii pojlmodum fuit Abbafi
Pnentùn/hatenfis , & tunc in fecutari confì'f*
tHtus<y in camera tmperatoris€jnititfamiliarif*
fimus'.Veà2A Stfmm{e). In quefto anno fi
rapporta ^ da Gtf/i/j^o (^) , una CoùitXL»-^
zìotìt del medefimo tratta da ffiovénnì
Monaco, per la ^nalehn} ali' Impecio la
Sicilia, e la Puglia; ed ottenne da aku**
ni Ptiucipiatfenfa., che 1' Impericr fotte
ereditario i come la Sicilia, e la Puglia,
et fi deferìtfè per fucceiSone ; Ma iripu-
gnando i Principi d^Ua Satifonia, npneb^
be tal Coftituzione alcun e&tto , talché
r iftetfo Errico affelvè que' Prìncipi^, che
gliene aVean dito coii(ettfo , e gH fciolfe
dat giuramento', come Rapporta Gobelino
Perfina rifèrit(vda Struvio {e)\ E Lintig
rapporta m Diploma de' Principi di Ger-
mania , dato* in Francfort neU' anno 1 2 2o«
col
tag. mjhr, Germ. diffanat, t%. ^- ft,
P^^fÌ90' (*) Gotd^.ConfiitJmptr.T0m
Lpag. 281. (e) Stri4v.Syntag.Jur. PiféL
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DEL REGNO J>t
eoi qoaledichMfailp, che il Regno df Si-
cilia non fa mai annedb air Imperio :
Ita quod Imperium nihtl cum ditio Régno
habeat uniottis , vel àlicujus fU^fdiSìonìs
èn ifto : come fono le parole del Diplo-
XBZ y che fi legge Tom^z. Cod* UaL Di-
flom. pag. 814.
Fu Errico , ictondo che fcrivc Goffre-
do "da Viterbo , di vago ^ e figuoril fem-
biante \ ma per quel che llalle fue laide
opere fi vede , di co^lumi olcie modo biaf-
xnevoli, e crudeli, f^rgiuro, e fenza^ie-
de , ed avidi/fimo di moneta , e fopra
tutto nemico de' Romani Pontefici , da*
^uali fcomcniicato per la prefura di Ric-
cardo Re d' Inghilterra , e per la mone-
ta tolta dal tnedefirao per riporlo in li-
bertà , e per * la preTura di Niccolò d*
Anello Arcivefcovo di Salerno , e morto
perciò in conftimacia della Chiefa ^ non
li voleva dar Tepoltara in terra facra .
Ma dal teftamento , eh» poi fi trovò di
liliale dall' aver eeli Aibito , che comin-
ciò ad -ammalarfi inviato il^ VefcoVo di
Bettune al ReJKiccardD-a portargli lari-
compenfa de' denari ^ che gli avea pagati
( tf )> fi Tele da pdì manlfeifèo , eh' eflo fi
pentiffe de'pdtTati misfatti.
UltnperadriceCoftanka, morto fito ma-
rito » inviò fubito r Arcivefcovo di Mef*
£aa al Pontefice-) a chiedergli) che ave^
fé data licenza > che fi /ofle potuto fot-
terrare il fuo cadavero in Chiefa ; e di
più ) che aveffe fatto tor Y aifedio d' at-
torno a Marcovaldo da Mllnuder Tede-
sco , e G. Giuffiziero- dell' Imperio , il
5 naie era ftito erettamente' afifediato da|
Lomant in una Terra detta la Marca di
Guarniero ; e che aveffe iatto parxitiente
coronar il fìs^Hudo Federico Re di Sici-
lia 9 con dimandargli Ja folifa inveftitu-
ra (^). AUa primiera delle quali doman-
de rifpofe il P^ipa , che non fofTe data fé-
poirura al tmo d^U' Imperadore mfinoa
tanto y cì^ h (offe accotoodato il tutto
col Re 4' Inghilterra^ Alla ièconda y rif-
TP&fé y che non -potea far liberar A^faroo-
vaM6 femia il voler. de' Romani ; edalla
terza » ch'^cgli avrebbe 4sktto coronar re-
derfco> R« di Sicilia ^ furchè i (ìioi fra-
telli Cardinali vi avetfèr parimele' dato
il lor coaCtttiiBCBffo ; i qnali von ripit*
MAFeXr LI«; XIV. CAP. I. %5y
gnandO) fu Tincoronazìone accordata coti
pagar mille marche d' argento per fervi-
gio de' Cardinali.: e voile di più il Pon^
tefice , che giurale Coftanza fopra i San^
ti Evangeli, che Federico era nato di le»
gittimò matrimonio contratto tra lei| eit
Errico •
Fece r Imperadore prima del fuo mori-
re teftamento , parte del quale pone ne*
fuòi Annafi il Cardinal Baronio; ilqual
dice averlo cavato dalla vita di Papa In*
nocenzio inviatagli dal Cardin;rl Carlo
de' Conti, da lui ritrovata nell' Archivia
d' Avignone , me^' era colà Legato 4
fcritta da antichiflirai tempi , nella quale
fcrittura>fi narra, che nella fuga di Mar-
covaldo, *in una rotta che da^Ron^migli
fu data , non già nella Marca d' Ancona >
ma in una battaglia, delia quale avrema
occafione di favellare nel libro che Se-
gue, tra gli aiYedi fuoi fu tal teftamento
trovato . E' qttefl:o teftamento molto pio ;
e' moftra pentirfi delle patiate fue colpe »
le quali non potendo ncompenfar d' altra
maniera in queir eftremo di fua vita , moftra
volontà ,'che aloaeoo foffero emendate dal
fuo erede » Invirtii del qua! teftamento
fu , dopo fua morte , reftituita da fua mo-
glie Coftanza alla Chiefa, ficcpme fcrive
Ruggiero ne' fuoi Annali d' loghilterra ,
la maggior parte di Tofcana , la qttal#
egli , ed i paifati Imperadori le avean
tolta, cioè Acquapendente, Santa Crifpi-
na. Monte de'Falifci, RadicoC^oo, eSan
QuirÌ€0« con tutti i lor Contadi , e piii
altri luoghi appartenenti alla giurifdizion
del Pontefice.
• Narra ancora' Matteo Paris, che Erri-*
co lafciò a' Frati . del Monaflero . Cifter-
cienlè tremila marche d'argento dr' dena-
ri pagati dal Re Riccardo per farfene in-
cenfieri del medefimo metallo per tutto
il lor Ordine y ma che V Abate (U quel
luogo rifiutaife -tal dono , come di mone*
ta acQuiftafa con cattivo modo-. ;'
E finalmente avendo il Papa data li*
cenza , per efferfi compofti gli atfari éf
Inghilterra , che fi deife fepoltura al ca-
davero di hti , fu trafportito al Duomo
di Palermo , ed ivi ripofto in un ricco
avtllo di pHpsfido, il qual finora fi ve de^;
e la fba geutr , ciberai aott guan prima
del
(a) Rug. Amuk Afit^p ihyRug^ JbmAngL
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^54
DELL* ISTORIA CIVILE
écl fuo morire sUiiita la Soùa fotte la.
condotta del Vefcpvq Corcidò ,. avendo
avuta coniezza». ch'egli era. morto, e. eh*
era. giunto in. Paleftina contro, di loro il
fìgl.it)oIo. delSaladinav enarriti per sì cat-
tive novelle , fi: jpofero. tutti, i. Principi
dell! ofte vergognoiamente in fuga » noa.
ottante , che i lor fidati fofler. difpofti a,
valorofamente combattere,, rimanendo fo*
li fermi, nel campo^ i, Vefcovi- di. Verdun,
e. di Magouza ;. de'quali pbfcia ^uel di
Magonza.n* andò d*: ordine dei Pontefice,
a coronar 4. Re d! Armenia ,. che avea.
tal co(a. iniuntemenf^; richiefta «.
^ Ma ecco ,. che dopò quefti. avvenimen-
ti Papa Celeftjpo ,,che fette ani^i gover-
nata la. Chiefa, fi morì in. Roma, f otta-
vo, pioriìo. di Qen]u>o« dell' anno, x 198.,
ed m fuo luogo fa eletto, Giovanni. Lo-
tario Cardinal di S*. Sergio , . e -Bacco , di
nbbilif&ma ftirpe^ giovane di non. più
<;he trenta anni ^ ma. di.-giande: avvedi-
mento, ed il maggior Lucrato y e Giù-
reconfulto di. que tempi , fAit^ Innoctnzk.
Ili* nomoiiì^^.
GAP. I L.
Z\ Impersdrice CoST aNZ a prende il gover^
JW delRegnp: fua morte j e fine delRe^-
« gahleffiaggìo de\ Normanni. ^
INt;mto. r Imperadrice Coftanza ,. ve«.
dendo quanto . erano odiati, dai fuoi vàf-
ialli i foldati Tedefchi , ed^ il lor Capi-
tauo- Marcovaldo ,« uomo, di perduta vita » .
ed oltre, modo, crudele 9^ e rapace ,.yolen--
do tener in. pace il fuo. Regno ,. loro die-
de bando ,^ con ordine y che tautòfto fgòm*
braflero. la. Puglia ,. e la. Sicilia ,. né ar-
difiero' d' entrarvi fenza fua licenza («);.
onde tutti ne girono vìa. , e Marcovaldo
patfata al Contado diMolife>.che morto.
Mofca in. Cervello , gli tra ftata> donato
da Errico , con lettere, di falvo condotto'
deir Imperadrice, acciocché non fotfe of-
fiifo dagli, adirati Regnicoli ,. ed afiicura»
fo^ anche da. Pietro Conte di Celano , e
da' Cardinali , che dimoravano in Regno ,.
iafciati fuoi Caftellani nelle Rocche del
iuddetto Contìda, ie n' and2> albi MaiU
d' Ancona , iktta ^iiale era'^itata fattQ>
Marcheie da Errico , e colà dimore iGvt
che morì. Coftanza , ritornando pofcia ia
Puglia ,. ove poi y come diremo , conumfe
graviffime. malvagità.
. Innoce'nziò. IIL tofto che fu coronata-
Pontefice ,> impegnolfi. con ogni fuo potè*
re ,, che H riponetfero in. libertà la Regi-
na Sibilia-, tuo fij^liaol Guglielmo , e le
figliuole , r Arcivefcovo. Niccolò, di Sa-
lerno , i fuoi* fratelli , e gli altri Baroni
Siciliani > e. Regnicoli, che benché {oflo-
morto ^ r Imperadore , . erano, ancor fofte-
nuti. nelle prigioni d! Alemagiaa , e fi leg^
gono. perciò, tre fue epifiole, la. prima in-
drizzata, agli Arci veicovi di Spira ,^d'Ar^
gemina,, e di Vormazia ,,ove ,dice loro»
che debbiano^ fcomunicave . tutti coloro ,
che teneauo. in prigione V Àrcivefcovo di
Salerno, fé noi rimettean. di^ pcefénte in
libertà , inviandolo* onore^^hnente. a. Ro-
ma^ , ed anche tutta la. Provine^ y, ove
egli fofiè fiato, imprigionato ;: la. feconda
aLVeicovo di Sutri , ed all'Abate di S.
Anaftagia , ordinando loro ,. che afibl ve^
fero Filippo Duca. di Svevia-,. e fiatilo
di Errico^ dalla (comunica ^ nella, quale
era^ incono ; per aver. a^falitOr y ed occupa-
to . lo . Stato delta Cfaiefa v pnr~ eh* egli pto-
cacciafie di riporre, in libertà il Prelato
foddettOi ;. e la teri^a a* medefiml Xe&o*
vi, ed Abati , imponendo loro , che fé
non fofiero pofti in libertà, la Reina Si-
bilia, Guglielmo , e le forelle ,. e tutti
gli. artri prigioni ,, dovefiero Comunicare
tutti coloro , . che- gli avefier £bftenuti , ed
interdire i loro. Baronaggi ib) . Per la
qnal cefii il Duca Filippo , che ayea ]per
moglie- Irene: Greca, vedova già det^^-
vanetto Rudero Re di Sicilia , .moflo a
pietà di quelle .donne illufiri così acerba-
mente trattate dalla fortuna,. e j^ obbe-
dir parimente ad. Inaocenzia,. efiendo po-
ca innanzi morto in. prigioneGugUehno ,
le ripofe in libertà ,.e leiaviò.a Roma
al Pontefice;, ma di quel che poicia av-
venne- loro ^. ed al. Duca^ Gualtieri di
Brenna, che fi ammogliò con una di quel-
le fanciulle , ed entrò oftilmeote con
grofib. ftuoLo d* armati in Terra di Lavo-
ro 3 fcriveremo >^nel feguente libro di
qneft* Iftoria • FuronO' ancoia pofti in. li^
berta T Arcive&ovo NÀccoLò- > il O^te
Ric^
(a) Rie. da S. Germano, (b) Gefidr Im.llL F.Batuk. Ep^, Imk
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DEL RIEGMO DI NAPOLILIl. XIV. C AP. IL 455
Hkcàrdo y e Ruggiero fuoi fratelli > che
nomati in Salerna Tiflero poi 4ui|ga*
mente*
IiKtmto '1- Itnperadrìee Cofianza , ditnò^
vando ancora il fuo ligliuol Federito in
foter di Corrado Duca di S|Kileti , lofe*
ce condurre dal Conte di Celano , e da
Bernardo Conte di Loreto nel Reame 1
Ite indi in Sicilia^ e non guari dapoi di*
mandò alIPapa TinveAitura » per fé , e
-per Federico j la quale gli fa molto con»
trafbta^ non ^volendo darla nella manie»
Ta) che Papa Adriano la diede aGugliel-
ino I. e con tutto t cheCoftanza gliaveC-
fé oftrte larghe ricompenfe, non fu pof*
fibile piegarlo , fe non fi catfatfero quat*
tro capitoli , de' quali parleremo appreifp ,
accordati prima con Guglielmo •> onde rie-
vocati ^quéfti ^ 'Ottenne dal Papa per lei ,
-e per loii^iuòlo TinvéAitura dèi Regno
^r mano del Cardinal d' Oftia ^ che andò
n Palermo Legato di Santa Chieìa a^ co-
ronargli amendue , e riceverne il giura*
niento di fedeltà > e la prome^ del cen*
io annuo di 600. fchifati per la Puglia ^
% per la Calabria, e di 400; per la Mar-
fia\ L* invcftitura la ra^orta A Baronio V
ove fi leggono le ièguenti parole *: Quth
i^m Rcgnum Sicilia in Afofiolìcit Sedls
jVtf adhu€ permanfit j tty Rxfgerms qutm^
4am pmttt tuus y ^ fFMelmu^ frater ^
^ ffìthlmus 7ìepos Jiegès Afofioiiùgm
StdeM ,• d* fTéedeceffhres -^Mflrof fum*
HMT mfjkmtig cotuerunt , ^r. ctmcediimis
HiegnkmSicHié j DucMtmm ApuKà y firPrìt^
vipgtum 'Cvptia ^ J^egpolim y Slaiemum^ y
Amai firn y Àfarfiart^cum iity ^a ad hontm
iìngula perfinemy Viene anche rapportata
ilal Chioccarelli (a) ; t da' Rainaldo (6)y
te riferita dall* ifteffe - Inncfe. >IIL in ima
fua epiflota (<). Scrrffe amara Innòcm'»
zio air Imperadrice una ftia «piftoia , "•
fia Br^ve y pt^civendogli il tilodó^ che
•ièrvar fi dovea neir elezione de* Vefcéì-
vi ii^ «irti i &oi Stati , reAringendogti
molto queir autorità , ehe in vigoria >di
antichiffimi privilegi y t de' concordati
die palFaiono fraGuglidìno L ed ilPon-
tefìct Aértanp y ebbero nt^elèzione de^
medefimi i Re di Sicilia s «i ^i^ ci tot-
( a ) €hiA. tom 1. MS. ginn < fc ) Rajh
*»'• ad éth. 1198. mfm. 6j. (e) InrU
%• tom. u li^i. Sp^^i^fó^ (d) -Btimh
uerioccafione di far paiola pia innanzi tni«*
tando della Pòlitia Ecclefiaftica ; perla*
iquàlcofa foieva dolerti Federico IL che
innocenzio trattando con una 'donpa 9
mentr' egli ìera fiincinUoi avea faputò in-
gannarla y «a che egli non avrebbe fof-
ferto , che fi foiTer in minima cofii dero*^
^ate r antiche -ragioni) e privilegi 4le*Re
di Sicilia ; onde avvenne > che fi refiai
odiofo a* Pontefici Romani, e che ìtìtm
ciò una delle cagioni delle tante difcor^
die y e guerre , the lunj^amente travaglia-
Tono l'Europa, come diremo, quando di
tali avvenimenti ne' feguenti libri dovie*
mo ragionare.
Ma ecco finahntmte l' Imperadrice Co*
ftanza^v ultima degli Eredi legittimi det
Re Ruggiero > ammalandofi. gravemente
in Palermo , pafsò ili ouefta^ vita il quin»
To giorno di Dicembre di oueA* anno 1 198*
Fu fepolta nel Duomo della fteffa Città
in un iepolcro di porfido a canto a quel-
lo del marito, le cui ifcrizioni, iècond^
xhe fcrive il; Baronio Xd)y fatte novella-
mente fcotpire da un tal Ruggieiro Pam<-
ta Canonico Palermitano poco intefo del-
la verità di 'quefti avvenimenti , contea-
^gono la favola del Monacato di Coftai^
7a , che facrata > e canuta diveniffe mo«
glie d'Errico.
Lafciò ella nel fuo teftamento , che fe-
re due giorni prima della fua mente .^ fl
%liuol Federico, ed il fuo Reame fott^
la cura,'e baiiaao d' Innocenzio IIL (e)
-con pefibno, e pemiziofo 'configlio-; po»«
che quefto fetto >, oltre <!' aver partoriti
^ifotnini ^{«aviffimi , e d* eVerfi ^rta bea
larga ftrada a' Ponteifici Romani d'intra-
prendere molte cofe fopra il Reame , q6-
me fi vedrà nel fegutnte libro , fece na-
fcere l' altra pMenfione de' raedefimi , in
congiuntura di minorità '» di dover eiU
afTumere il governo > 'e l' amminiftrazio-
ne del Regno , anche fé nel teftamento
dell' uhimd defonto non- foifè loro con-
ferito il Baliato , pretendendo che di ra-
gione , come difetti' padroni , a loro d
appartenga durante la minorità del Re. 9
ficcome in futti Clemente IV. ciò pofe
per i!l|eztal patto neti' invcftitura , cho
die-
ad énfà ^198. (e) RÌ€car<do da S. GetffU
hm. Èpift. tu. I. Epifi* •
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*s<
DELL* ISTORIA CIVILE
^de a Carlo d' Aiigiò ; e nel cocfe <ii
^ueftlftoria ù leggeratmo molti difordinit
•e coùtefè accadute in •quefto noftrp Re-
gno per queAe pretenfioni*
Ècco come in Coftanza ebbe fine il
Real legnaggìo de' Normanni, i quali da
^kt Ruggiero pr^c la corona in Palermo
neiranno 4ìCtìfto 1150* avean feflantot-
to anni con titolo Reale dominato glo-
riofamente il Regno di Puglia, e di Si-
cilia: Principi per le lor degne, e lode-
voli azioni meritevoli di chiara ^ ed im->
mortai menAoria, i quali in mezzo a due
Imperi ftabiliiooo in Italia il più poffen-
te, e nobil Regno » che vi foffe in que'
tempi in tutu Europa , e che fotto Rug-
giero» e i due Guglielmi fece tre4|ajrnon
UMtn 1 Occidente , che V ultime parti dell*
Oriente. Ma non perciò s'eftinfe in que-
ik/c noAre Provincie il fangue Normanno.
Rimafero molti Baroni , e Conti Norman-
|ii% che per lunaa ferie d'anni trafmife-
IO co' Cpuitadi r illuftre lor fiin^ue ne' po-
^ri i né ^enza fondamento* m' di noftri
vantano alcuni Baroni, trarre . la lor ori-
gine da sì ilUiftre y e generoiW proiapra .
.£ vedi «ntanto come sì n^bil Reame da'
Normanni per diritto di fuoeeifione non
già per ragion di conquida , parade zSve^
vi dopo la morte di Coftanza ultima di
3ueU' iliufire legnaggio . Noi colla raiptte
ella medefima» dopo aver narrata laPo*-
litia Ecclefiaftica di qoefto feéòlo > dare-
mo fiue a miefto libro ) già che l'alte» e
generofe getta di Federico Aio figliuolo ri-
cbiamaiidoci a più 'nobili 9 e magnifiche
imprefe, darwno ben ampio, .e lamino*
io foggetto a' libri fegHcmi di quefta Ifto-
na<
C A P. m.'
Poi ina EcdefiaflicM di qm^ ndftnProvhp-
eie per tuup it* duodecimo fecoiof inf$^'
no aL Reggio do Svevi^
LO Stato Ecclefiaftica fi vide in quer
Ao ietòlo. in im maggior fpjtendore.»
^ floridezza • I Pontefici Romani inaat^-
vati fopra tt^ti i fte della Terni ftende-
vana la lor mano in ogni Regno , e Pro-
vincia ( ed i Re ifteffi rendévanfi^lt fotor
mo favor» dichiarare loro ligj, «rende'»
re i loro Regni tributar) alla Sede AppOr
fioUca • Stabilirono in queffe fecolò la Io*
ro fovranità in Roma, e la lor indepen*
denza dall' Imperadore i e fecero vaie»
la lor pretenfione di concedere la corona
Imperiale • Roma erali renduu la Reggia
univ^erfale^ dove fi riportavano non folo
tutti ^li affari delle Chiefe d'Europa, ma
ancora ì più rilevanti interefii delle Co-
rone i'i quella , dipendendo i Principi con
gran fommeflione da* evenni de' Romani
Pontéfici, e fotto Innocenzio III. il Pon-
teficato fi vide nella iua. maggior grandez-
za. I Concili per la maggior parte erano
convocati da effi, ovvero da' loro Lega-
ti, dove vi ftabilivano r^olamenti, che
giudicavano piii confacenti perìa loro
grandezza i ed a' Vefcovi niente altro era
rimalo, che di preftarvi il loro confea*
fo V Le appellazioni di. tutte le forte di
caufe, e d'ogni forta dipertee erano di-
venute tanto frequenti , che non v" era af>
fare alcuno, che fubito non fbfife portato
a Roma • I Papi s' aveano appropriata gran
parte nel, conferire i Vefcovadi , perck^
erano Giudici della validità delj' elezio-
ni, ancorché quelle fi fodero UÌciate al
Clero , e le ordinazioni a' Metropolitani .
A quefto mie fi proccurò innalzare Udì*
gnità de' Cardinali , elevandogli a tal gra-
do, che furono coqfideiatr, non folo 0^-
periori a' Vèfcovi , ma eziandio a' Patriar*
chi ed a' Primati y e (opra tutto riftrin-
gendo ad effi il polere d'elegciere à Pa-
pa « JPer moibare tnaggiormenre la loro
fterminata potenza , e ricavarne infieme
Srofitto, non vi enrcofa, che ricorrea^
ofi in Roma con facilità noi) fi difpen-
faife^ onde 1» difcipliaa Ecclefiafificaven»
ne ad indebolire ; ciocché mofle S. Be&
nardp a declamare conno Tàbufo dique^
fy dilpenfe ,^ come -lino de' gran difordim
introdotti jitHa Chiefa • *
^^ Ma quello chevfc^ar pgai altM vendè
il Ponteficatp fublime, fi iìi.i perché noa
accadeva con'tefa b^* Principi d' Eumpa ^
Bè coutroverfia d' an)pi Stati, e di gmo*
di preminenze , che non fi ricorreva a
Roma, con fottoporfi i litiganti alia de^
dfione del Ponte^ce, di , che ne potfoop
eiTere ben chiari documenti le tante- £pi-
ftole, e le tante Decreuli d' Innocenzio
II L IRe d'I)ighilterra,-4i^e'4i Fraqcia,
^ di Spagna ri/^ttavaso quelli Sede oon
ffimSoBào oifequioi td i M&n K/$ Nor»
man-
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DEL REGNO DI NAPOLI
maani fopra tutti gli altri erano loro o£-
iequio(ifIiaii • Cli affari più grandi de' lo*
Fo Stati fi maneggiavano da'Pcelati. Si è
veduto che ne' Reaoù^ di Puglia , e diSi-
ciUa, gli Arcivefcovi di Palermo , di Sa-»
lernO) di Meffina, di Catania , e^aute
altre peribne EcctefiaJUrìMptnittavano i
maggiori, e fiù rilevaa^^iterefii della
Corona. L' ^fmbafoiaxie più cx>fpicue adef-
fi «rano appoggiate ; e la Cafa Regale fi
reggeva da loro « Effi erano del C^nfiglio
Regate, e helle deliberazioM più ferie,
e gravi fi ricercavano i lóro pareri •
Le maggiori loro occupazioni neniera-»
no perciò più per lo governo fpirituale
delle loro Chiele , ma tutti i loro penfie-
ri erano negli affari di Stato , ed indiriz-
zati adJngrandire le loro Cfaiefe di Giù-
riidizio/R, di prerogative, e d* onori, e
foprsi tutto di b^i temporali.
Crebbe perciò, per lo* favore deTPrin^
cipi >' la loro cono(cenza nelle caufe ; poi-
oh' efkitéo ì Vefcovi per lo più affunti
per Configlieri del Re^ fu cagione d' ac-
creicere in immenfò T autorità del Sbro
£pifc<^ale ; ed abbiam noi ceduto , che
TArciVeloMro di Palermo ottenne d^LI^
Guglielmo di potette i Giudici EfC^nar
ilici GOdofcere del delitto d'adulterio; e
r Iraperadrice Co&anza «^«gina .4i Sici*
lia drizzò un Editto a' (^nti, Giuftizie-
ri) Baroni, Camerari, ed a'Baglivi duel-
la Diocefi del Vefcovo di Penne , nel
quale eipreffapnente proibifce loro di pro-
cedew ne' delitti d' adulterio , ma che 1»-
fcino procedere in quelli la ^uftizia Ec*
clefiaitica ; e quando accadefle che negli
adulterii fi foffe uiàta violeùza r- il Giudi-
ce Ecclefiaftico conofcerà dell'adulterio,
ed il Magiftrato fecolare della violenza,
ficcome fi legge nell'Editto dato in Pa*
lermo Tanno 1197; '^ rapportato dall' y-
ghello nella fua lulia facra (•*). Aqde-
fto s'aggiunfe« che gli Ecclefia4jel« co«>
me quelli che meglio. 'de' laici s'intende-
vano di lettere , erano^ riputati^ migliori ,
e più fuffiekiÉ^ad «nminiflfar giuftiij^ ^
onde co» facilità i^indbcarano ad^^aver*
gli per Giudici, e disvantaggio, nonpo-
Tomo IL
Ugbel.^ìn Appendice ^ tonuy. de B-
LI». XIV. CAP. m. t^r
tendo la Chrefa condenaare a pètia di£iii«
gue, né anche air ammenda, ciafeutio «
per effere più dolcemente trattato, noti
lolo non sfuggiva^ ma defiderava fotto^
porfi al giudicio di quella. Ma fopra ogni
altro fi aocrebbe la loro conorcenza , per-
chi. i R4;, e i Signori temporali , ed i lo*
ro Giudici**no[( badavan molto allora st
mantenere la. lor-giurifdizione «elle caii-*
fé, le quali non eraoo^ lucrative , e di
gran rendita per eflii^ com è oggi , ma
più tofto eran loro di-pefo, perchè lelo^
ro cariche erano efei^citate gratuitametite 9^
e feuza poter dalle Parti efigerè emolu-
mento alcuno . Ed oltre a ipiò quando 9*
entrava in contenzione di s^iurifdizidhe
con gli Ecclefiaftici , le fcomuniche fuU
minavano, di che aravi preffo di noi ve*
iligio, che tutte le Domeniche^ ne' lermo-
ni delle meffe Parrocchiali fi fcomunéca*
vano coloro , che impedivano la gìiUìldii*
rione delf^Cfaicfa .
Quefto accrefcimentp dell'autorità del
Foro Epifcopale, e P applicazione de' Ve-
fcovi ivcofe maggiori, e più rilevanti ^
fece y che quando prima per ufficio cari-
talbvole enuio effi impiegati^ per via d!
amicaj>ile ^^pc^ziona* a decidue t piati
tra' Fedeli, è^ vennero poi ad acquiftare
per privilegio de' Principi ki giurifdiz^^
ne , cfcrcitando, da fé fteffi là giuftizta a*
litiganti: finalmente fé n'efentarono in
tutto, e cominciarono a crear Ufficiali
per amminiftrairla ; onde erefilèro Tribu-
nali con particolari Giudici, ed in decor-
fo ài tempo a crear anch' effi Notai ^ che
aveffero il penfiero , e la cura degli atti ^
e de' procefli é Qfixndi fgravaodofi ancorar
del pefo d' infegnare i raiftery della no-
ftra Fede ,. ilahilirono profeffori di Teolo-
gìa per iufegnare nelle- Chiefe Cattedrali
la Teologia, e tenendo a vile* gli. efer-
cizj delle colè faere , tutta la* loro àppli-
cazioae era nelle cofe del fecolo, ^-ne-
gli ai&ei Politici , e di Stato . Da ciò nac«
gue, che biibgi|Ò4>rowedere il FoipEpi-
icoptle d'un nuovo Corpo di leggi Ec-
cleuaftiche , oqde furfe il i>ecreto di
Grajbiano , per iftabilir meglio .la giufti*
• Kk zia
_^^ ^.^^ ^,_, ,. fpeSat ad /udictum Curia mfira ^ de hp-
pìfis ^tnntnj! fa^. x^2,j. Judicetur.a^ipfM fultu , 0* widentìa , jtédketur ab ipfa Cu*
Euhfia dg if/9 adulterio y qn^d /pedat ad ^tÌ4 nofira^ &c. Dat. PoMonm 4nm.ii97.
ìudicium ipfìus- Efclefue i & da ea qmd
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259 D E L r I S^ T Ò R r A CIVILE
éti Scdefitttci.9 e la grandesza Pwti^
^ L tJu9ve Collezipmì deCuncni^ -e dJ
Decreta di CHAZiAno. «
' t . : •
E Raccolte ) ohe fi fecero ;nel pfi^ie*.
i dente fecdlo v fucwo^èMe pritn»do-
ve^^i Canoni fi vidoM/diftlrillhiti pef vie
A matecie^ ipa^qMff^iutte -furon conta-
minata dalie- vaùe cofe fuppofitizte d'Ifi-
4iro , cbe in quelle furono inferite . Bur-
eank Vcfcavo di' Virmes ne diftefe unaF
tìtUbi in yenti libri » che intitolò M^-
gnum Canonum Volumen {a). Ad Anfel'
me Veicolo di Lucca fé ne attribuifce nn'
^Itra; ma «quantunque porti il fuouonie,
fi vede altri eiferne ftato T Autore , poi-
ché vi fi»uo racGhiufi alcuni Decreti d'
Urbano II. e-'d* altri Pontéfici -(uoi fuc-
mfctfofi', Irquali viffero dopo Anfclmo (A).
Ve n' è un* altra di AdìodatÈ Cardinale
del titolo di' S. . Endofiia fatta intorno V
anno 1087. per comandamento di Vitto*
re III. C^) L'altra del PìreteCJr^or/o in-
titolata Policarpus'^ jiccome quella di Ber-
nardo di Pavi%^ xhe s' intitola Fopuletùh ,
ncTn han/nai veditta ia bKe^lfl Mondo >
ina manufcritte fi conf^ff'vano nella Biblio-
ca Vaticana (d). Ma «quella che conipi-
Ivone di SciMrtres neLfine del preceden-
/ te fecolo, ofcurò tUtte l'altre. Egli la
divife in diciaifette parti, e l'intitolò D^-
rrifum . Dell'altra intitolata Pannomi'ay
ovvero Pannormia^ attribuita almédefimb
Ivoy , fono alcuni , che ne fanno auto-
re Ugone Catalano {e) . Quefte Collezio-
ni erano a <|iie' tempi lifpiù rinomate , e
delle quali valevano le-nòflreChiefe , in-
fino che furge^ quella cotanto famofa di
Graziano , pire tolfe. I0 fplendore a tutte
r altee , « che ricevèta con ^q^plaufb da'
Canonifti , teeritò d' «fiere infegnata nel-
le pubbliche Scuole , ed in poco ^empo
ebbe^tanti Commentatori » che fu riputa-
ta la principat parte della ragion Cano-
nica . ^ -
Graziano fu un Monaco, dell' Ordine di
( a ) r. Majhìcht hìft. Jur. Canon, num.
254. (b) K Anton. Auguft. de Emend.
Grat. part. p(>f^. eaf. ^. & ivi Balwz. §.19.
(e) J^. Maftét. n.^73/ (d) V. Maflrìc.
n. 274. ( e ) Anton. Auguftm. lib. 2. dlal.
&.BMedettOy il quale neh Poot^flcati» 3^
Akfimdro.IIL iniègnò TMiogia in Bo^
logna • &' nacque iok Gliiufi Città della
Tofcana^ .e fu fam^he Ibflé /procreato d*
adulterio infieme xon Piafro Lombar4ocym<^
tnatof i| Màtftro delle fentema , e con Pié^
m Compare ^S^tittOK dell' iftória Scokfti-
ca, credvti fooi ffateHi; flartafi Ancora 9
che la loro ùnune madre don poièmiai
ridurfi ad aver pentimento degli adulteri
commeffi quanoo gUl generò, dicendo ef«
£Ane ben ^a^ pei* av^r dato al Moaik>
tre preclari , e -grandi tióminì ; e corret--
ta ali ^o Confedore , non ^tè rhluA^ ,
imponendole alla fine, cha almeno fipen^
tiile di queflo - fuo non poterfi pentire «
Ma Guido Pancirolo (/) rifiutò come fa«
vole tjuefti racconti , mafGmania||e , per*
che non fu una la patrìla di coloro , ef«
iendo Graziano dìf Chitifi , Pietro Lom«
bardo dtNovara, eU Comeftorc fuFran-
zefe..
Compilò egli quefta RaecoIu'hi^Bo1o«
gna nel Monaftero di S. Felice intorno V
ano* 1:151. nel Ponteficato d' Eugenio
III. (/) e l'intitolò Concordia difcprdan-
éitìfl^Cànamm . La di vife in tre partii La
pcfliìft contiene i priftèlp) , t rio che ri-
guarda il idiritto^ Canonico in geHerrie,
ed i dirieti, isJtpgi(^^lljbperfone£ccle**
fiaftichè, fotto il titolo di DiftinzìorA.
La fecondarla decifione di diverfi cafi par-
ticolari, coiroccafioiie de' quali fi rifol*
Tpno .molte quiftioni ; ed è intitolata le
óaufeyìjgi terza ha per titolo,. delUCon^
fecrazìone perchè riguarda quanto appartie-
ne al Minifterio Ecclefiaftico, a' Sacra-
ménti , a^ Riti /alle Ordinazioni , e Qotr
fecrazioni . La prefentò egli -a Papa £n*
genio, ma ifoncofta^ ^hè neaveue daco^
ftui i>tte(^ta confenna alcilha : ma non
perciò chi^ da' PMtefitì non fi foffe con
pùbbNca legge approvata, ripiafe ellafen-
za autorità , e vigore ». Fu ricevuta con
tantoapplaAfe , che gl'lfleflfi Romani Pon-
tefici le tìe-valfero, e tacitamente per hi-
nailarjK là l«ro autdMlà , ^A^fTare^tfel^
la dcM' Imperlltoft ^^ ò degBalfVi Prmci-
- *i t# -]pi
5 . Stephan? Baluz. in prafat. num. 20. F.
ytruv. hifli Jur. Canon: §. 16, {f^^PatKt^
rbl. éHt Clar. lég. Ut&rpr. lib. 3. cap. 2r. pa^
. 405; (g) ^. Mafirìc^nu.^o^x SirUvc hijt»
J ur.. canotti ^.ty.
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DEL REGNO DI NAPO
fi la promofTero;. cyiitHU fetco Federico
Bìarbarotfa fovCero i Decretifti Ai fazioa
Guelfa > i quali difendendo le ragioni del
Papa , fi opponevano* a' Gliibeliini ( ^ ) -
£d^ aucor: che queft' opera contencfle iuA'-
ulti errori , fofle fatta fenz' ordine y ^ in.
una fomma confufione* > in guifa. cìì^ fu
dìiopo poi emendarla , né baftò If^induiìria >
e la diligenza di tanti iofigni ProfefTori
per poterla aCEatto» pulire ( ^ ), con- tutto
ciò acquili^ canta autocità'» chìe tirò a fé
tutti i LcttcMti r C i maggiori Teologi
di que* tempi ad ^impiegarvi i loro.taleur
ti in farvi Glofe^ e Commenti ; e nel
Foro ebbe gran pefo la Tua autorità nel-
le decifioni delle caufe; tante, che Gra'
adano era comunemente apjpellató ilMat"-
firo ;:, e nell' Accademie il luo Decreto, era
{pubblicamente inièg|pto> e coloro «^ che
: infegoavano- erano- decorati col titolo^dl
Dottore^ prendendo tal-'dignità pef mezzo*
d^'nna. bacchetta , onde fi diflero Baccella
lieti {e) . Accrebbe ancora la fua autori-
tà la fama dell' Accademia di Bologna,,
lai qualr in oue' temia ibpra. tutte T Acca-
dèmie d'Italia», rdi Francia teneva il
vanto ^ ed. il< gran numeiO' de' Glòi&tori •
r primi- fiurqdo h/rernso da Cremn ^. Vin-
eenzQ Cafii^lione' ài Milstno gran CaiM>ni«'
iksLf ed' Ugone da VerfelN . Seguitarono le
coftoro veftigia Tancredi da Cornet» Ar^-
cidiacoQo 'di' «Bologna t il tjuale intorno 1'
anno izaio. vi fece le chiofe;« Sini&aldo
Fì^^i^r il quale innalzato^ al/P<mte&ato>
fu detto InnocenzioLV. e Giovarmi Seme*
aa. àtno^ìl Teutonico • Coftui: reformò tut*
te le chiofe prima fatte , ed aggiiuigeqdo
le fuc, fece al D^eta^ ciò che Accui6#
lece* alle Pandette (d)^ Sprfero da poi
infinitLTaltri Giocatori, Bemaado Bottone ^
Goffredo y, Egidio da Bplogna , ed altri ; fra'
^uaii ^ìéàicl^tt: Bartòliiwo dmBrefcia difce-
|il^lo di yìncdtfto' CaftigliOne ,i il*. quale
intorno ranne;fT5é^jile^imféle fuecfitio-
fé a Guelk* di' Giirvauni Teutonico ,. le-
contffite y le riformò j. ed ia; gran^ parte le*
mQtò. QuaQ^ Gregorio XlIIJbrdinò T
tmendasione del Decreto di Graziano , i
Romani Efj^r^atori ebbero molto che fa-
ve, non iblo m pulendo il coi||p del De«
crtto y ma anche per efpiirgarlo dagli in*
(a) V.Stfwo. /*r. %.\9. tb) V.Anìm.
jiugufi, de emeìidat. Grat. (e) Pancir. L
ti LIB. XfV. CAt>. III. 2^9
finiti fpri»pofi€Ì ed aflhrdì , che quefti Ca^'
noaìdi Gloifatori v' aveano aggiunti ; ta<v;
to che iucTe quel {>rovesl>io; MagtmsÙa»
nowjia >. magnus Afinifta (^e).
Si credette a quefti tcjnpi , che il De*
creto di Graziano bafta& per innalzare V
autorità Pontincia al (bmmo dove, potei-
(e afcendere ;. ma in decorfo di ffempo .,
mutate le cofe^qu^ Convpllazione non
fu riputata^ Sufficiente; onde al Decrefo
fucceife' il Decretalfi^y che .poi 2hpché non
ha foddisfatto«: nm fecondo , che di tem*
pò in teif||o li Pontefici ^ fono andati
avanzando . in autorità , fi fono forttuC^
nuove Regole, onde ad ea||^azionc del
Corpo delle (eggi civili , perchè fi vedtf-
fe^ome, ed in qu^ maniera dentri un
Imperio poteffe fondarfene un altro, alle
Pandette oppofero il Decreto \ al Codice^
il Decretate:- sW^N^Uy ùSeJio^ It Cle-
mentine y e ìtEflravaganti'y e perchè nien-
te mancafle , Paolo IV. comandò a Giot
Paolo Lancellotto , che ad imitazione deN
le J/^i^ir%/W.di:Giaftimatto compiljUTe an-
ehr li Iftituzioni Canoniche, come f (4
fatto- >
§.<J[L- Memorie
'^efi
l:ovi 1 ed Abati «
EBbe in queftofecoìo grande incremen*
to lapoteftà de' Pontefioì Roman iii»-
torno alla creazione, de' Vefcovi ,*ed Aba-
ti; (^' ancorché al Clero, ed a' Monaci
fi lafciatfe l'ele/ione: né apertamente s'
impediàe^' Principi* il loro diritto chev'
aveano per gl^4r^e»/i ; nall^dìmàmcaefren^
dofi«i Pontefici refi GiudiciT della validi-
tà *d' ogni elezione , inventò* la Corte Ro-
mana nbiri modi ,. co' ouali fpeffe volte la
collazione de' Vefcovaai , e Badie fi^ tiraf-
fo a Roma .. Furono ftaAibite perciò mol-
te condizioni da dover' edere- neceflària-
mente oilèrvate prima di venirfi ^all' ele-
zione ;. altre* nella celebrazione di eifa ^
ed infinite qualità e^ano ticercate nelU
perfena dell' eletto ^ aggiungendo , the
quando alcuna di quelle non fotfe oifér-
vata V gli elettori fodero privati allora del-
la poteftà d' eleggere ,, la quale fi devol-
veflc a Roma. Accadeva perciò, e per
diverfi altri irifpetti , e cagiokii, ohe fo*
K k z ven«
a, r.j. (d) V. Pamir. Vtb.z\ r.j. («)
Serttv» Le* %^%x.
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tóo
DELI' ISTORIA CIVILE
If^ntc lufcevano difficoltà fopra ia validi-
tà delF elezione ; il perchè una delle t>ar-
ti appellava a Roma ^ dove ^er lo pia Cv
4ava il torto ad ambedue/ ed era l'ele-
zione invalidata > e tirata la collazione
del Vefcovado^ o Badia per quella voha
a Romat.
Quando ancora fi Tape va ia Roma va-
care qualche buon Vescovado y o Badia ,
era ^dita fubito una Precettoria , ordi-
aandofi in quella, chejion fi procedeffe
all'elezione fenza (aputa deiP^a^ e con
oneilo colore di aiutare , o prevenire i
difordini, che potefTero occorrere ^ fimaii-^
dava perfon^^ che affiiiefTe, «e prefedeife
all'elezione, per opera, della quale con
diverge vie , e manegfì^ fi faceva cader
r elezione in cojui ^ che dovea eflere di
maggior beneficio di Roma » Per quefte
eagioni poche elezioni * di Vefcovadi , e
Badie erzXìo -celebrate , che per alcunr di
quefti rifpetti non foifero esaminate in
Roma ; onde i Pontefici Romani quafi
kì tutte s'intromettevano, coprendofi ciò
con onefto titolo di devoluzione per ier-
rizio pubblica: perchè gli elettori okIì*
nari mancavano di qpello , eh' era debito
loro . C^uefti modi ùiàti vari;ffhent« fe-
condo l'efi^enza de'cafi, non furono a
Selli tempi ftabiliti in manrera , che avet
ó forza di legge , ma più toflo di con-
iuftudii^, o di ragionevolezza ; infino che
Gregorio IX. ridotti in un corpo tutti li
refcritti , che fervivano .alla grandezza
Romana ,^d eftefo ad u(o compne quel-
lo, che per vm luogo particolare 9 e for-
tt in quel folò cafo fpeziale erff ^tuito,
cacciò fuori il fuo Decretale ^ che princi-
piò di fondare 9 e ftabilire la ]\f%aarchi«
Romana •
Quella medefima foprantendetiza fi pre-
tefe da' Pontefici Romani efercitare nelle
iwftreChiefe, e Monafter;, e metter ma-
no a quella pgrte^ che nell'elezioni s'ap-
parteneva a'noftri Principi, e fi tentò e*
Icludergli anche dall' aljlenfo ricercato in
quelle. Ma il Re Gn^lielmo L nella paT-
ce fatta con Papa Adriano, volle tiò pat-
(t) Iflromente di pace tra GuplielmQy
ed Adriano y pteffo Capecelatro hìflor^ Na^
poi* fàl'7^» Si per fona fila de pfoditoriÒM y
àut iìiimicis noflfis , W haredum mflpòrum
no» fittrit s oièf ' magni fifmHié noftrx nortt
tuire con: capitolazione particolare , in vf^
gor della iquale , ficcome altrove fu nar-
rato , fu r affenfo del Re ftabilito per ne-
cetfario in tutte 1' elezioni delle noftre
Chìefe, in guiik, che fe T eletto nonfof*
fé piaciuto al Re , o perchè fotte perfon»
a lul^odiofa , e che per i^ualunque^altra
cagione no» voleife aflcntire, non potef^
fc qùegn Jntfoiiizzaffi , e confecrarfi (tj*
Ma non mancarono iti Roma di dirr^
che quelle Capitolacioni accordate. da Gu»
glielmo cott Adriano, fotfero ftate eftorte
per violenta , .-e colie armi all'è mani ;
tanto che quando lor veniva in acconcio y
abufandofi della bontà , a debolezza di
qfualche Prin<^ipe > fotto onefto colore dì
prevenire i difocdini , o che i noftri Ré-
s' abuTafiero di quefta facoltà , fi facevano*
i Papi ben fentire , pretendendo di più ^ *
dir ricònoicendo tal prerogativa per be-
neficio j e privilegio lòr conceduti» dalla
^de Appoftolica, avvertilfero a ben fef-
virfaie y perchè ahrimèhte farebbe ftata
lor tolta . E nel Regno di Guglielmo il
Buono , etfendofi queAo Principe valfó ài
Suefta ragione iteli' elezione del Vefcovo
'Agrigento , pure^ incolparono quell' in*
nocente Principe d* ecccffo j ed oggi à^or*.
no fi legge una epiftol*' tra quelle di Pie-
tro di Blois ( a >; dirizzata al Cappellano»
Regio di Sicilia , dove dolendofi , che neU
la Chiefa d'Agrigento, il R?, diffenten^
do il Ca|>itolo , vi avea poflro per Vefco*
vo il fratello del Conte dì LositeHo ^
V inculca , che per T ufficio fuo ammoni-
ica il Re a notf darlo a perfona indegna •
Ma caduto il Regna di Sicilia in ma-
no di Ibratmina fotto la Reina Coftanza y
allora parve ad Innocenzio IIL tempo op-^
portuno di alterare i p>atn accordati da Pa-
pa Adriano con GnglieliBo h egli fi di'-
chiaro in prima, che non'.avrebbe conte*
duta'T inv^itiira del Regno-, fé non ft
moiieraffero *que' Gipitvfi , ed in ef&tto
bifognò a Coftanza di contentàflò , enell*
inveftitiìra che diede a- lei, ed- ft fuo pic-
colo figlialo Federico , anoorchè ferbatfo
loro r atfenfb , nuUadimanco quafi lor im*^
^ pò-»
e9HÌterit ^/jhfaf vel alia m ea^ cau/a non
fuerìij prò qua non deb^mus ajfentirej af^
fenfum praftabimus . (%5 ì^etr. ^U/enftt
epift^vo^ . *
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIV. GAP. III. 2^1
Bofe neceffità di darlo , fempre cbenefof-
£ero ricercati, e 1' elezione fi fofle caiH)-
picamente -fatta (a)^
Ma ciò non badando ad Innocenzio y
yolle egli regolare) e dar norma all' ele-
zioni , che doVean fari! in quelli Regni »
prefcrivendo per nin fuo particolar Breve*
ipedito a' 19^ Novembre .delPanno 1198.
e drizzato a Coftanza il modo da tener*
fi , il quar era , che nella Sede vacante il
Capitolo denunzierà al Re la morte del
Prelato» e cbngregajiifiJnfierne procederà
air elezione di perfoiia idonea , la quale
eletta^ la denuwieranno ài Re , e ricer-
cheranno ^ lui r alTenfo ^ e prima che il
Re non farà ricercato dell aflènfo , non
s' intronizzi l'eletto, né fi canti lafolen-
^ità. delle .laudi; né avanti che dal Papa
farà confermato ardìfca d' intrometterfi
»eir amminiftrazione Cf ) • Confimile Bre-
ve inviò poi a tutti gli Arcivefcovi, Ve^
fcovi , Prelati , e Cleri delle Chicfe del
Regno ) perchè ftaifer» informati di quan->
to egli avea ftabilito^fopra Telezioni.coa
Coftìnza, il- qual Breve fi legge pure fr4
Jc apiftòle d'4nnocenzio ( ^ ) .
Morta Coftanza negl'anno 1199. lafcian-
do Federico fuo figliuolo infame > ed il
R^guo fotto il Baliato d^ Innocenzio fte^
fo y unendofi nella fua perfona aQfibo le
potefià Papale y è Regia 9 dal fuo cenno
pendevano tutte 1' elezioni > ma non per
ciò nel tempo del fuo Baliato fu prègio^
( a ) i* Inv9ftftura i rapportata da RaU
naldo amio ii^.S. num.óy, evìen tifata da
In?wce»zio III, epiji, iom, i». Itb. i. e^. 410.
dove parlando/i delP elezio7iì fi leggono que-
fie parole: EleElUhm autem fecundum Deum
per totum Regnum canonice fiant j detalibus
quidem perfonis , quibus vos y ac hxredes veftri
requifitunravobir pncbere debetftis affeìifmn .
( i' ) Il Breve /i* Innocenzio drizzato a C*-
Jianza fi legge fra le fue ettft, tom. r*. Ith. i.
epiji./^w* e vien anche rapportato da Chioc-
j:ar. to, 4. ^«' MS, gìurì/d, th^-dereg» exequa^
tur; e nel tom, i^,var, ed è taiei Sedeva-'
cante Capitulumfignificab'n vobh y & ve/iris
Baredìbiis òèstnm decefforis : deinde conve^
yiìentes i^ unum y invocata Spirjtus SanBi
gratta ^^ fecundum Deun^lrge^f-^^aftùnice P^
fonam ìioneam cui requifitufl^ a vobis pra-»
bere debeaùs affenfum^ & eleSionem faìiam
dicàto air atfènfo y perchè Imiocenzio Io
dava in tutte l' elezioni , fpiegandofi che
lo faceva vice *egia y cioè come Balio ,
eh' eia Sei fanciullo Re Federico , ficco-
me 'fi .vede chiara dalle fue epiftole dirii*
zate al Capitolo y e Canonici di Capua
per r elezione del lor Vefcoyo : al Capi*
tolo di Reggio : al Capitolo di Penne y e
ad altri (e). E finché Federico^flèttelfot'
to il fuo Baliato, e quando ancor giova-
netto cominciò egli ad amminifirare y e
che fu in pace con Innocenzio > fi. conti-
nuò il medefimo iftituto ; ^nzi predo Rai*
na\do (:d) fi legge un fuo 'diploma diriz-
zato ad Innocenzio , t;d ifiromentato-a
Meffina nell'anno izii. ovejprefcrive il
modo dell' elezioni nell' ifteila 'gui& ap-
punt9 , che* Innocenzio avea prefqritto a
Coftanza . Oltre Raiiialdo > è rapportata
il Diploma fuddetto* anche da Luoig (e ) ^
Ma adulto Federico > e refo più accor*
to di quello^ che avreW^ero yoluto iPon*
te&i Romani^ cpminciò a-conofcerel'al*
terazÌ9ni,^tte da Iimocenzio a"Cohcof-^
\k1t4 ^abiliti fìra Papa Adriano con Gn-
glielmb I. e principiò a dolerfi del torto*
ifatto aUe f^e weminenze , e che Inno-
cenzio \r^ttanao con una. donna ,l come
fa Co^R^a , e nel teftipo d«l fuo Balia*
to y eoa un ianciuljo y avea- proccurato-
r f&nfo ricercato di necefiihà in tutte-
r elezioni , di iridalo ad una cerimonia. »r
e che baijtava y chefol fi.riperéaffe ,^peir-
• ' • ' che,
mn different pubfitare . EltBienem vero jfa^
Barn y & publkatam denunciabunt ^'obis y
& vejlrum requirent affen/wn • Sed antequam
jìffenfus Regius requiratur^ non inthronize*
tur eieSfus* j nec detantetur taudis folemnt-
tas j qui inthroxiizationi videtur annexa : nec
anteqùam auBoritate Pontificali fuerit con^
firmatus y adminifltffioytt fé ullatenus immi»
fcebit , Sic enim honori veftro voluimus cmh-
defr^ndercy ut l'tbertatem canonicamobferve'-
musy nullo prprfus obftante ref cripto j quod
a Sede Apofloìira fuerit imùetratum ,
E rapportato ancora quejio Breve da Lu^
nig. C^d, hai. Diplom. Tom. 2. pa^. Mi,
(b) Epift, Innoc. tom, f. Hb. i. epffi, ^iz.
(e ) Eptji, Imi. ad C. Cat>uan, tom, i. lib. 2.-
epifl, ad C. ^h^K { d > Ravnald^ ad anru
1 2 1 1 . mm. 5 • ( e ) Cd^. ìta!^ Diplom» tam^
2* pag, S<6.
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2rfi D E L L* I S T O
che fi doTefTe dare, prcteodeilio di dover*
cpli conofccre le caufc ,/chc s allegavano,
di noa atfentire..
Gli ecceffi: così d' Innocenzio i e mol-^
tot più de' fuoi fuccctfori in far valere.qiw-
fte lorot j»retenfioni , come di Federico ia
pretendere il contrario , ^di poter negare
r amnfo quando gli piaceva ,. ed a fuo
arbìtrio rinùtar V elezioni fatte , furono,
ima delle cagioni ,,non meno de' contra-..
&i , ed acerbe contefe che iaibrfero poi
tra quefto Principe , e Gregorio , . Onorio >•.
Celeftino ^ e fopra tutti Innocenzio IV...
fìicceffori dUnnocenziO) che di gravi di-
fordini nelle noftre ChieTe ; poiché Fede-
rico àbufindofi fovente di quefta preroga*
riva , ^fifhan4o V elezioni fatte y, non il
rihianeva. fin .^cbe finalmente non quelle
cadefTero. fopra le perfdne da lui promof-.
fe« I Pontefici dall! altro canto, declama--
vano contfo tali al^, e 'con' molta acer-
bità lùafimavano federico., c^^ àinoda
fuo voleva. difporre> delle Prelature ^dlel
Regnò 9 quando^ V elezioni dov«ano» etfer;
libere , , e non ìfbrzate ; ed alcuni tefiilpn-*
dò apertamente a'defidcr; del ke , s'^
ponevano- con vigore,. e quindt accadeva ,
che le noftre Chiefe venivano lulngamea-
te a vacare r altri Papi niù arrifchiati s*.a-
▼anzavano ad onta dell Imperador d* aa-
nullare 1! elezioni fatte a - fuoi modo > ed
a pfovvedòreefllT'indipendSntcmeilte da.
Im le Chide ... Nel.Poatcficatcwd'-I«ao-r
cenzio* III. vacando la 'Chiefa di. Polica-
ftro, Federico rifiutò tutte reiezioni pri-
ma fette y anffichè quella caddTé in perfo-
Ba di Giacomo fuo Mèdico , ficcoroe da-
1^ elettori già ftauchi ^ ed importunati
RIA CIVILE
ottenne - Ma avutofi ricorfo a Papa In«-
nocenzio ,. qacQi didùarà invalida V ele-
zione fàtta^ io. petXoua di Giacomo , e fe-
ce- reftar ferma, la. prima fortita in. perlo-
ni d' altrì y Jiriv^endo- perciò foe lettere al
Vefcóvo di Capaccio 9 ed all'Abate della
Cava , che così efegui^cro j(4r) . Papa.
Qrégorio IX. pVt queAe iftefle cagioni eoa
molta acrimonia npr^nieva U Imperado-»-
re ,, e declamava 'coti, mcptfanti querele
contro il. med^fimo ( é ) \. Ma eoa. Ono-
rio Ilk le' difràtdÌ09]^o^ ciò ma^iqr*
mente s' inafprirono ; poiché vacando mol*
te Chiefe di ^.quefte Provincie , che Inngo
tempo erano p^ tali contrae rinufe ve-
dove v federico voile in tutte le maniere
provvederle di Pafto'rij fette .oflSefe ^ Pa-
pa ^ e- gli icritfe riprendendolo con -mola
acerbità) ed. acrimonia;, mìi. IV Fm'perado-
re coii pari vigore > e fortezza. diiprez26
file .lettere- (f)ì onde Onorio > fettza te-
ner conto* di lui») e del Juo affenib pro-
vide- egli- le Sedi vacanti :. a Càpua ,-e
Saturno 9; vi mandò p^r Arcivefcóvi ,, i Ve-,
fcovi di Patfi v^ di> Fàmagofta : a Bria-
difì,. l'Abate di S^Vincenzo a Vultiirno:
a Gcyira^.il Priore di S. Maria della No-
va di Roma;, e ad Averfà T Arcidiacono
d* Amalo (d) .. Federico rifiutò coflaate-
mente i nuovi Prelati y non permife , che
fénza il ino aflen£> foflero intronizzati ^
e 'gì' impedì il pcrffetfo delle Se4i loso af-
figliate .
Quindi gli inimi maggiórmente s^iaa-
fprirpno, e proruppero poi in .tanti eccef-
fi» e ^ifordioi ». ed in cosV^^^^i aw^eni-
menti -; che faranno ben ampio foggetta>
de' fegueati fibci di quefi' Iftoria «
♦ ^
(a ) UghelL tom. 7. dtÉpifiùp. PoUcgfit, mtit. jz. €&» mm. mi.fmm:i%.
num. 3.foL 789* ( b)'Gr»^, IX.epifl. 165, niid. ann. 1225* num.j^^^. '
lib. z. (e) Raynald. ad annum %%zu nt^ ' . \
DELU
C.d ) Rajh
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«^
D E L V ^ S T p R 1 A' e 1 V I LE
D E X
R E G'K O' mi N A P O LI-
|^V(«n Popoli della. <3frttia-
nia ^ xdft afittàMIo quella.
pSLTte di qua del Rtno <tra
k Franconia, € laBaviei^a,
e la ValleìieU^BtM), C4ia^
qpali i* 'Ducitela di' Svcvia
prefe if -oboic , UQti iremiefo a ^noi a'gui^
fa d* affalitbri , come i topsfohardi , a co-
me |>^re^riiir, ed a truppe a tròppe 4 co-
rner i Normatuii: i Guali ilon altro dirit-
to rt)lyro di conquift^^rci, fe.tionqueUo^
che lorfocnliiniftravalai^ada, e Jaxagipn
della éKicrra ; ma vi comparvero fotto'il
lor Duca Errico Imperadore^ il qu^e a-
vèndo'prefa iti- moglie Coébmza , ultima
del fansue legittimo de' Normanni ^ por-
tò p^r^ucceflSone quefti Regm >al ftjo fi-
giiublo Federico . Trae ir fiia (bigine que-
fto inietto jEhje da Federico Sta^em*Aì
fami^ nobiliffima tra' Svevi , e CaVa-
^n yatorofìffitfio , al «[«tle pieTlriua
( a ) CoUen. dee. 2. /. 8r r. i. . . ' * .
nobiltà, 1^^ valore , non difdegiK& rióipe*
rador Errico IV.. dare la fiìa fi^iuola^
gf^fii per* mogli^ , 5e con \éi il Duoatò di
S«tcMÌa per dote- (if).. IB} fama ,'Che Ik.
Svevia.W-titflipi antidrf'foffeRegncr, xxùl
che da fòt foSie, ftrta ridotta in IjTucato;
ed a nbftiì dì ptìrperd? quefto tkolo >
poiefiè. ora in- Alema^ niun Frincipé
V adorna- dd titol# diSvevia, pelthèpaf-
te è aggiunta aHa Caia d' Auftria per ere-
dità, e parte" ne otìufpa .il Duca, di Wir-
tembergf; e le Citta che vi fpxio , molte
fonoliVre , ed Inft^fiàlX,*e nwlte al Du-
ca df B^iera fottopotfe \ Giungfc ella a'
l^bi dell' Al|fry ed ili parte è «cinta
da^Boat; , Fraìicoiiì ^ed Alfat^fi . Da Fe-
deaico con Agndaukuque Corrado IL fra-
ycradcrrtf , da dé^ nacque Federico I. det-I
tO'Barblrctfa^ é d^ coftut Errico , il qua«
le, avendpfi fpofata Coftanza figliuola del
Re^ggién» , diede a(M§ndo Federico IL
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c^ D E L L' I S T O
die per retaggio «laterno Re di Sicilia ,
e di Puglia iìvetìfu. Per quefta cafione,
fra totte le Nazioni ^ vantano i Syevi il
più leaittimo, e ^iuiìò tirofa foprAquefti
Reami^ ed a ras^icme fi tìolfero, che per
Ir potenza, e disfavore de^ Romani Pon-
tefici fofferò ftati a lor tolti, e ^trasferiti
a'Francefi della Cafa d' Angjò .
I! Pontefice Inuocenzio IIL cìilcandp
le medef^Tie pedate de' fuoL^P^^'^^^^^^'i !
^vea per la fua. eccellenre^oiMlotta fatti
pm^irefìì maravigliofi tpra quefti Reami ;
ed oltre al diritto^ dell' Inveftiiure , pter-
lejidevii efler riconofciuto con^e diretto Si*
gnore di quelli , non altnmeate che ali
altri, Principi f;nnno foprn i Fetidi de' lo-
'*roBnroni, e VaffiiUi ; ed in cnnfeetìetlz.l'
' di ciò elercitare in quelli le più fupreme
fcealLe* . ' Eje^i apertamem«'" nelle fue- epi^
fio le dichiarò , che "la proprietà di quefU
Reami s' apparteneva alU Sede Appoto-
lica , e Tjerciò , m«|jcndo . da parte il te-
ftamervto diCoftanza, credìette^ che inde-
pendenfemente da quello a lui fi doveile
il Baliato det picciolo Ke , e de' (uoi Re-
gni . Ma nel- principio , a cagion dLMar-
covaldo , e de^ Siciliani y tenfte celati qt|c-
fii penfieri'^ e fimulò prendenuc Iz dura
come Balio in vigor del teftamerrto di
Còftanza ; per la qual cagione faputa la
morte, dell'^imperadrice , ed il fuo tefta-
xhento , * accettò con allegrici la* Tutela y
ed immanteaente fi pofe ad efercitarla ^
£^tivcfkdo afl'iArcivefc^vo di Palermo,- ed
a quelli di Regf>io ^. e di lirlonVeala^ «d
ai Yeicovo d^ 7v>ìa famigliiaFi de^ Re ,
ch*^ e^li neh tanto jCoUe paróle i quanto
co' fatti , , a vea^ accettato il Bajìato -a Ini
lafciatò. -dall' Imfferadfi^^e' Còftanza- ( « ) -•
Ma i fatti furono talH che àffpa lamoc^
te di Còftanza^ conobbe ^ che non tam
tuttia mmìnt , copie^ite il Njmcleró ( ^ ) ,
(fuam fni jurìs tusndt 4;in/fa , Skìlmm , ^
jìpùlfam àdmmifl$4bMt 9 -^
Mabctò per taatò Innocenzio .per fuo
Legato in Sicilia 'Cireg^io (la^Galgaie
Cardinal di S. Maria in Portico ,*acoioc«
che cen Riccardo dklla Pagliata. Vefcove
di Troja » e G. CanceiliSlro dì^ onèl^e*
gno y con Caro' Arcivefcdvo jÌì Moiirea-
( a ) Imoc, epf^ lU. t. lEVr efeSlum^^
rum ppterith evidìiper cogncfcere y quod Tu*
telam Regis ^ & Rtgni Ba/ulum noòis a
RIA CIVILE
le , e con gli ArcivefiK)vi di Capua ^ e
. di Palermo ^ che dall' Imperadrice erano
(lati . tafciati po^ famigliari del 'picciolo
Re , aveffe pre'fo il i^overno deH^ Ifola ^
ed il Cardinale colà giunto ^re fé da' fa-
migliari fuddetti il f^iuramento di fedeltà
ÌQ nome d' lunocenzio . Ma ciò non mol-.
to piacendo *al G. Cancelliero. Riccardo ^
ed 'agli altri del fuo partito, i quali non
volevano colà fuperiore alcuno *| tennero
tantoilo a fcoverta qemicizia colL^i^ato>
e^4rattando i propri comodf » non T utile
ilei. Re, furori caii Olle , che di là a poco
-il Cardinal Gregorio faceffe ritorno in
RcMiii \ aicendo aprimi itìviato ordine per
rutta Ja Sicilia , e la Puglia , che ciafcun
r i co n oTctfle il Po nt e fi ce pe r fuo G o v è|fì a*
doee, e Balio del Re fanciullo.
Dair altra parte Marco valdo y che^cOìue
fi diffe , erri ilaro jja Còftanza con tutti
i fuoi TedgUphi feapciato^dal* Reame, in-
t A la di T?I morte , radunò prettamente
un numerofo efercito di fuoi amici ,• e
partigiani', ed altri chiesti affoldò ; ed
aiutato da alcuni» Baroot Refinicoli , e da
Oaglielmó Gapparone, Federico ,V Dio-
f òldo^Alenuno , e da altri Tedefchi , a
.^uffe;ai^M.^oatb Errico Stati, e Bafonaa-
gì Tn#Piiglia , ed in Sicilia , en^ oiUi*
mente nel Hcaaiie , ed in ptiijia atfall il
Contado di Moli!? (- <jve ^otte Rocche
ancor ^r: lui .fi guardàvmno ) ^«^a' at-
.cun conflRf|fto fe T'^ppf» (bttojl fuo domi-
nie. . Inviò poi a .richiedere 1 JRofifrcdd
AbaM di Monte Cafino , che iì fefle eoa
lui consunto , ricenòfcendolD per -Bàlio
di Fedarica4 fe€ftndi6 ch^ e«iè4*to:.v^n»*
egli diceva , JafeiaM dall^ frij^ador £r'>
rico ^ ma t' Abate icorgeifdo T iliternlimen-
to di MaCcovaìd^> eiTere non^di guftodire ,
ma di rapire T erediti del fanciullo ,*rt«
buttò i fuoi mefli, né volle far nuUa di
^qwl ch'egli ohiefe., ifcufanddll> c&eavea
gii i^rèftata ubbidien^^a al Pontefiee. , ed
accettatolo per Ballo del 4legttO':il^per*
chèOtegnato §li mdffe afpfpt gue^^ ^ «^
entrato oftilmente nelle Terre delia Ba^
dia in quell'anno ii99.- V^^ ^^ ^ ^^^
^o ^ e bruciò molti luoghi della medefi-
ma, ed indi» venne a can^pe^iar ScCer-
C(^fian$ÌM'Imp0n$tAfe lyUBàm^ nén iémvnfi'
bà y quMm fg£lis fwcìpimus . ( ^ ) NMuéifu
gewerat. 34. ,• .> :
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imho, «Uà cui difefa eraacjBotfogiirA-
batf ftofteda <#) • Avea iotantiD Umor
C6KÌO inviai» M Terra di L^vqlo G'm^
mMMx Galloccia. VMKmo Caidmat di S,
Stefauo in ftloatecelià^.e Gerardo . Alia-
cingolo 4a Lucca Qafdmal di S. Adriano
con Vietato foldati condotti da* Laiidione
da Monte^ngo Goverudoc di Campagna
di &omjk » 4 qiéàìì «ruta conte^z» , che
Margoyaldo dpvca aflàiir ^« Germano «
raccolfero altro buon numero di ibidati d»
Capua > e dalle circonvicine Caftella per
opporfegli y fìccome uniti coir Ab^ Rof-
fredo y alla difefa di quella Tecra furon
tutti rivolti • Ma venuto non guari da
poi 'Diopoldo con buon numero di Tede-
ichi in ajuto di Marcovaldo , occupando
il Monte , che fovrafta alla Città y obbli-
gò i difenfori ad abbandonar la difefa y
ed a ritirarfi dentro il Monaftero di Mon-
te Cafino ; per la qual cofa Marcovaldo
«ntr^to neli^ abbandonata Città, incrudelì
Meramente cogli abitatori y e bruciando la
terra ,«6 con vari tormenti barbaramente
affliggendo gU uomini, e le donne ^ fcor-
ie poi p^r gli altri luoghi di S. benedet-
to , e quegli afpramente danneggiati , cin-
fe d' ailedio r ifteiTò Monaftero di Moiirite
Cafino y €d il vallo , ove s' era fortifkSfc
Landone con gli abitatori , ttntando a
forza di prendergli con a^Hr le mura ,
^ le trincee ; ma invano ^ peirchi fu più
volte dair uno , e dall' altro luogo con
molto fuo danno valorofamente ributtato
da' difeniori •
Narra nella fua Cronaca Riccardo da
S. Germano ( ^ ) autor, di veduta y che
cangiatofi nel dì di S. Mauro V aere di
chiariifimo, dvera, intorbido, f tempe-
ilofo , v^nne in un fubito così gran tem-
pefta di pioggia mifta di gragnuoli , e
folgori , e tuoni fpaventevoli , accompa-
gnata da impetuofo vento , che inondan-
do fopra i Tedeichi attendati fra quelle
rupi alpeftri del Monte, e gittao^ a ter-
ra , e rompendo i lor padiglioni , gli co-
ftrinfe a torfi vU fretifiolofamentc dau'af*-
i«dÌ0 ^ ma lI444|vaU|^ niente* perciò Se*
ponenao del ^p fìnore ^mi^ diicend ^ giù
del Monte bcMiò *ii Oftel di Plumbaro-
Tom. IL . f \
(a) Rice, da S. Cerm. (b) Lf Crok4r
ca di Riccardo fi legge impreff^ nel |y. j,
l^clF balìa Sasra delr \fghello . (e) 5ao.
NAPOtI LIB. 3CV: ^
• b, e di .^S* Elia, € «ttorÀmlo \ S. Ccr*
• mano, vt.ft abbatterle ftHir«» le ;^lte ^
e' migliori cafamenti, cl|Vjprano Yitnafr in
f^iedi, con ufar ftràge graadiffima in tutti
qu«'«cQiJtp«jii , perm'^ttendo' a' T«dtf«hi il
iae^o auciì^ nelle Chi^^fe fenza niun^ fi- *
• vereaza, eiimor di Dio, e às Santi, a •
mf\ 9ratt,de4icatd«
Qm^ cahmlU »iflitfejro« sì. fattamente
il Po4te(ke Ii;^€iocei;i^ , che .per darri
alcun* rimedio, fcpipunicò pijau lalenne?
mente Marcovaldo con «tiicti* i fym fo-
gliaci (^.e) y e fcriife poi agli AfQÌ^(coK^
di Reggio , Capua , Montereale y e Tro-
ia. , che raguc^aflfero efercitd badante fw
opporfi a Marcovaldo , ed impedire i ma*»
li , che commetteva , deferi vendogli' i|^
quefte fue lettere minutamente • ^ Io '^
fteffo fcriffe al Clero, Baroni , Giudici ,
Cavalieri , ed al Popolo di Capna , di«
cendo loro di più , che avea inviati fuoi
Legati con n|B^a moneta a Pietro Gon^
te di Celano j»4èl lignaggio de' Conti di
Mari! , a Riccardo Conte di Teano i e
ad altri Baroni Regnicoli , eh' aiTeffibraf-
fer foldàti per tal cagione .y ^ che fé d*
uopo ne ibfte ftato , avrebbe bandita la
Crociata^ contro di lui ,. acciocché tutu
coloro I ahe g[i ^rendeap r ar^ cohtrp v
aveflero il generrf *fiei^ono de' lòr pecca-
ti, come fé gilTero oltre mare a guerrefc
giare con Turchi j e lo fteflb icriife a*
Vefcovi , Abati , e Priori di Calabria ^
ordinando ancora , che ciafcheduna Do-
menita, ed altri giorni fedivi , fi male**
diceffero pubblicamente Marcovaldo , e i
fuoi feguaci ; e parimente a' Vefcovi , e
ad altri Prelati di Sicilia , ed a tuttr^gU
altri Baroni , Cripti , e É^li d' aip^*
due i Reami/ ' * •
Ma non -finivano per {(uefto i foldati
di Marcovaldo di ^^r continui danpi a*
luoghi di Monte Caéno , e di porre a
faccomanno le Chiefe , e rubare gli or^
nameni^ degli akari : il perché T At^ti^
Ro£6redo , non parendogli dover più fof-
frire tante calamità, avendogli offerta
una buona fomma di moneta , alla fine
concordolfi con lui , il ^uale ricevuto il
dienaro ufcì dalle fue Terre fenza dargli
Li più
vio tom. I. ann. ii 99* Anathematìzamus ^
Marcovaldumy ^ omnes fautores ejm ^
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7« DELL'ISTO
yìè «oja , e n' àodò a guerreggiare al-
: NeiriAeffo tempo Riccardo dell' 4<iul-
la Conte di Fondi , vergendo di non po^^
^er in ahra guife difendere il "Aia Stato ,
fi* ooncordò co' Tedefchi , non oftante
quello , che gli avea in contrario di tiò '
icrìtto Innocenzio , dando per moglie UM
fua figliuola di Fratello, det Contr Dio-
{Moldo nomato Sigisfredb , a cui av9a coni»
tAiefTòiMarcpvakio 1» guardia di Ponte-
COTTO» si. Angelo , e Caftelnuovo , luo-
•4|lu. importanti a' confini del Reame. Ma
non guari pafsò , che Diopoldo , mentre
dilcprrea per lo Reame procacciando di
accrefcer partigiani a Marcovaldo con
Viinor cura della fua perfona , che con-
veniva , fu fatto prigione da Guglielmo
S. Severino Conte di Caferta, il quale,
'COSÌ avendogliene fcritto Innocenzio , non
volle mentre yiffe, rimetterlo mai in li-
'Hbertìl ; Nondimeno venuto egli tra poco
a mort« , il di lui figliuolo nomato ah-
eh' eifo Guglielmo , concordatofi co'fuoi
il traife di pi(igione , prendendo una fua
figliuola per moglie : la qual cofa recò
graviffimo danno, agli affari del Regno
per le malT(ggità » che pofcia Diopoldo
ptr lungo Vempor commife •« •*
Avea intanto MaVcòvaldo ( fecondo
^he 11 legge • in una Cronaca d' incerto
Autore, che fi conferva nella libreria del
Duomo della Città di Fois in Francia ,
ridotta in iftampa , ed unita col regiftro
dell' Epiftole d' Innocenzio ) tentato di
concordarfi col Papa per opera di Corra-
do^Arcivefcovo diMagonza, il quale nel
ritorno di Terra Santa era capitato in
.Puglia f proifkettendo , «|»ur che non V avef-
fe iholeftato nella' conquida , ch'egli in-
tendeva fare (kl Regno , venti mila oa-
eie. -d' oro , col dovuto giuramento di fc^
deità folito a farfi^a'Re diSicilia a' Ro-
mani Pontefici , fignificandogli ancora ,
che non dovea cffergli d' impedimento a
far ciò l'aver prefo fotto la fua protezio-
ne Federico ; perciocché gli avrebbe fat-
to veramente toccar con mani , che quel
fanciullo era fiato fuppofto, né era altra-
mente nato di Coftanza, e di Errico.
Ma r accorto Pontefice conofcendo 1'
ingordigia di regnare , e la malvagità di
Marcovaldo , non diede fede alcuna alle
fue menzogne i il perchè Marcovaldo
R f A CIVILE
fenza far più menzione di ttil fatto, tea^'
tè con altri mezzi paciffearfi con 'Intio*
eenzio , e d' effer affoluto «UUa icomami-
ca. ir Pontefice gl'^if^ò OttaWauo Ca««-
diflal d'Oftia , ^doiie di papa Roma-
no Cardinal di S. Moria ifi Traftevere ^
ed tJgoIino de' Conti fuo Nipote Cardi**
nal di S. Euftachia ; acciocché fcomati-
dandogli prima in Ilio àotm ài ubbidì-
ce a tut^o quel eh' egli aVeffe ordinato
intorno a' capi , per i quali' era fliato fco-
municato , e fattogli di ciò predare il
dovuto giuramento , V avefle pofcia affo*
luto dalle cenfure, ricevendolo in grazia
di S. Cfaiefa ; ma quel Tedefco , che avea
altro in penfiero, tentò in varie guife di
diftorre con prieghi , e con minaccie i
Cardinali da ordinai^li tal cofa , adope^
randovi per mezzo Lione di Monteloit*
go confobrino del Cardinal d'Ofiia ; ma
invano, perciocché il Cardinal Ugolino ^
pubblicamente gli comandò in nome dai
Pontefice , eh' egli più non moleAalTe i
Regnicoli , né tentafle intrigarfi nel ior
governo , come Balio di Federico : che
refiituiiTe tutti i luoghi occupati in Pa^
glia, ed in Sicilia, e .ricompenfatfe idan«
lili avvenuti per opra di lui alla Chiefa
Rròmana ed all'Abate di Monte Catino;
e che più non travagliale i Prelatr^, e T
altre perfone . Ecclefiaftjphe • Alle quali
cofe rifpofe , che non potea far per allo-
ra sì fatto giuramento , ma che avrebbe
di prefenza nelle mani del Pontefice in
Roma giurato di ofiervare il ^utto ; ed
accomiatati onorevolmente i Cardinali ri-
tornò alle cattività primiere, procaccian-
do per fuoi Meffi dare a divedere a' Re-
gnicoli ^ eh' era convenuto col Pontefice >
e eh' egli 1' avea confermato per Balio
del Regno •
Ma pervenuta ad Innocenzio tal no*
velia, chiarì tofto per fue particolari let-
tere effer ciò J>ugia , e ritrovamenti di
Marcovaldo ; laonde veggendo edèrgli
chiufa in Puglia ogni ftrada di recare il
fuo proponimento ad effetto , conchiufc
di paifare in Sicilia , oi^ giudicava poter
più agevolmente ^ e con «tùnor contratto
adoperare le fue malvagità^ Ma prima di
ciò fare, aflfediò Avellino, la qual Città
non potendo egli prender così prcfto per
la ^orofa difefa de' Cittadini , pago del-
la molta moneta, che gli diedero per ufc»
di
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DEL HEGNO DI
Ai tal molefiia , fitolfe via daU'aiTedio.
Prefe pofcia a forza Vallata , e ]a diede
a Cucco asoldati) e procedendo a far dan-
ni maggiori gli venne incontro Pietro
Conte di Celano con buon numero di
foldati da lui raccolto nel Contado di
Mar fi , co' quali non volendo MarcavaU
do venire a battaglia , tornò nel Conta-
do di Molife , ovt per non poter difen-
dere la Ciuà d' Ikruìx^ che allora avea
in fuo potere , tolfe tutti i lor beni a'
Cittadini , e pa^to fqpra Teano per
efercitar le fue forze contro quella Cit-
tà , ne fu ributtato • Alla fine per mant
tener in fede i fuoi partigiani ni Terra*
di Lavoro, ed in altri luoghi di Puglia,
larckto Diopoldo , Ottone , e Sigisfredo
fuoi fratelli , Corrado di Marlei Signore
di Sorella, Ottona di Laviano , e Fede-;
rico di Malento , con buona mano di
foldati Tedefchi , pafsò a Salerno , clie^ mo^ in vece
feguiva la fua parte, e quivi imbarcatofi
su r armata apprefiata per tal effetto ,
navigò felicemente in Sicilia.
Significata intanto a' Governadori del
Régno di Sicilia la navigazion di Mar-^
covaldo, per reiterati Meffi chiefero foc-
corfo di foldati -.al Pontefice , e perfona
di ftinu per poterfegli opporre , il quale
fpedi a quella volta Cintio Cincio Ro-
mano Cardinal di S. Lorenzo in Lucina,
e Giacopo Coufiliario Tuo confobrino , e
Marefciallo con 400. cavalli afToldatì a
fue fpeft, e con effi Anfelmo Arcivefco-
vo di Nai^li, ed Angelo Arcivefcovodi
Taranto uomini di molto avvedimento ,
> acciocché fi valefTero del lor configli^ •
Coftoro paflati in Calabria ne fcacciaro-
no Federico Tedefco, che ^u^lla Provin-
cia afpramente travagliava, e poi valicato
il Parole girono a MefTipa Città fide-
liffima a' Federico ; e che in Que' tumulti
di Ma|[cevaldo . feguitò Tempre coftante-
mente il fuo nome .
g A P. L .
Spedizione di Gualtieri Conte dì Bren'
na fopra il Reame di Sicilia perle pte*
tenfioni di fua moglie Albini a .
MA non perché Marcovaldo fgom-
brafle di quefto noftro it.eame , fu
^ucfto libero da altre calamità: fiirfe nuQ-
NAPOLI tlB. XV^ 1*7'
vo pretendente 9 che con, forze di gènti
ftraniere tentò parimente d' acqtiiftarlp ^
Fu quefti Gualtieri Cojite di Brenna
Franzefe , le cui pretcnfioni avean quefto
fondamento ^ La Regina Sibilio , che co-
me fi diflc , per opra del Pontefice In-
nocenzio fa da Filippo di Svevia libera-
ta dalla prigionia d' Alemagna , era pai-
fata con* A Ibinia, e Mandoniafue figUuo-
k ifl Francia ; c3',ivi avea maritata Al-
oinia fua primogenita con Gualtieri hat^
di chiaro,*^ nobiliffimo (angue, e d' al-
te? valore^ ed avicedimento . Quefti vcrfp
la fine di qyeft' anno 11 99. con la mo''-
glie già gravida , e con la iobcera fé ne
venne in Roma a pie d' Innocenzio ,
chiedendogli , che gli faceffe ragione di
quel che apparteneva ad Albinia .nel Rea-
me. Efaggerò, effernoto a ciafcuno, che
rim^erador Errico avea dato a GMglieU
della Corona di Sicilia ,
di Puglia , che rinunciato gli avea , il
Contado di Lec^e , ed il Principato di
Taranto, i quali pofcia glie li avea tol-
ti fenza cagione alcuna • Pofe tal rìchie* *
fta in ^ran dubbio ^ e penfi^e il Ponte-
fice , ^ 1^ quale giudi A effer di gran peri-
colo il far entrare' nel Reame il Conte »
temendo , non T ingiurie fatte alla fuo-
cera, ed al cognato del morto imperado;
re , volere allora che agio gfie ne dava
la tenera età di Federico , nel figliuolo
vindicare, non porre foffopra il Regno ;
ed air-incontro parevagli, che fé del tut-
to ave(fe ftiufi gli orecchi alla dimanda,
fdegnato il Conte, fi farebbe agevolmen-
te congiunto co' nemici del Re , e gli
avrebbe motfa afpra, e crudel guerra : il
percRè giudicò convenevole di fargH da-
re il Contado di Lecce , e '1 Principato
di Taranto , ricevendo in prima da lui
in pubblico Conciftoro giuramento di non
moleftare in altra cofa il Reame, nédK
noia alcuna a Federico j ma prima ch^
tal cofa poneffe ad effetto , volle fignifi-
cario a' Governadori ^i Sicilia , che rej;
gevano la tenera età del Re , e loro
Icriffe perciò quella lettera , che fi legge
nel regiftro delle fue epiftole, ed é quel-
la appunto , che coniincia : Nuper dìleilus
filius nojler mbì\is vir , &c.
Ma pervenuta cotal lettera alle mSLnì
di Gualtieri Arcivefcovo di Palermo ^U
apportò graviffijna noj^ ». temendo del
il % Xoa-
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i^
DE tu IStÒlLlA CfVLLE
Coate pia elfo , che il Re Federico ; per^
ciocch'cffcndo ftato egH cw tutti i ìuoi
eongiontr afprp • hcmico di Tancredi ^ e
Sran partigìaao d' Errico nella conqutfta
el Regno , giudicava , che*fc*il Conte
foffe latrato in erfo , avrebbe procacciato
jifpraniente contro di lui vendicarfi dell*
antica ofifeT^ ; perlanualcofa bii^fìmandò
apertamente il Pontefice , che da Balio ,
e Tutore del Re^no c^ual'era , attentava
4i difponere de' Contaci ^ e Principati di
quello, come fé ne foffe egli^'il Signore,
4 fuo talento , ed arbitrio , con aravim-
mo dannojy^ diminuizibne 4ella Corona,
avendo convocato* il Popola di.Meffina ,
cominciò con ogni fiio potere a contrad-
dire a tal fatto, biafimando Innòcenzio :
Q- concitando i Siciliani ad opporfi con
tutte le lor forze a quell'attentati . La
qual cofe rifaputa dal Conte , e veggendo
non poter far nulla col folp favore del
Pontéfice , ma etfcr mcftieri di adoperar le
armi , lafcbta la fuocera , e la moglie in Ro^
ma , ritornò in Francia ^ raccor Yoldati
fef alfalire il Reame •
* Intanto Marcovaldo , che ^st€^to in
Sicilia avea tirati prq^am«iite' dalia fua
parte i Saraceni delrtfolà , aveà occupa-
to eoi loroain^ molte Città, e Caftella
édU m^^ma , e giunto a Paleìrmo ,
quello ftrettamente aflfediò per ventidue
giorni continui , onde convenne al Cardi-
nal Legato , ed a|r Arcivefcovo Gualtie-
ri , che dimorava a Meffina n co* fbldati
f'ià ragunati affrettarfi al foccorfo di quel-
a Città , ed ivi giunti fi attendarono nel
giardino coftfutto con molta magnificen-
za dal Re Guglielmo L con p^fiero dì
Venire nel Icguente giorno a battaglia
con Marcovaldo , il quale conofciuto il
loro intendimento , avvisa di disfargli
con tenergli a bada fcnza arrifchiarfi a
combattere j e conofcendo patire i folda-
ti Papali mancamento di moneta , e di
vettovaglia ^ inviò Rati ieri Manente a
t|attar di. pace con molte parole a ciò
convenevoli . Ma i foldati avv^durifi del
fuo ingannevol penfiero concordemente
ributtarono ilMeflb. Pure ciò honoftan-
tc i famigliari del Re davano orecchie
alle dimande di lui , ed inchinavano a
concordarfi feco ; ma Bartolommeo fami-
gliare del Pontefice uomo accorto , e ze-
lante deir oaor' del fuo Signore > volendo
fturbare «oisl dannofo accorti* , fkttùR m
meìzo a quella adunanza , prefetitò let-
tere del Papa , per le quali efprefiTamen-
te vietava , e proibiva il far convenzio-
ne « e pace alcuna con Marcovaldo .
Ltonde^ Gualtieri ^ V Arcivefcovo di
Meffirtti ,• Caro. Arcivefcovo di Monrea-
le , e T Arcivescovo di Ceffalà , che con
Ranieri Manente fta^ajn per cpnchiuder
la pace , quando i^irow il iMar* del Pon*
tefice , e videro che i foldati deir eferci-
to y ed il Popolo Palermitano non vole-
van la pace^in guifa alcuna, anzi ftavan
per far tumulto , e rivoltnra contro di
•loro , pofto da parte ogni trattata d* ac-
cordo » diedero libertà di venir a batta-
glia co'Tedefchi . Azzuffati adunque fra
Palermo , e Monreale eh' era (lato già
^refo da Marcovaldo , e di foldati muni-
to, fi tomhattè con ineredibil fercKiiadal-
^a terza infino alla nona ora del giorno }
ma alla fine con morirvene ^rotfb nume<-
ro d'amendue le parti , vinfero i foldati
dcf Pontefice per lo valor particolarmen-
te di Giatomo Marefciallo, il quale con
."aver rimeffa due volte in piedi la batta-
glia, e ributtati gli Alemani , ed i Sa*
raceni , che avean pofte in- volta le pri'-
me fquadre del fuo efercito, adoperando*-
fi non men da valorofo foldato , che da
avveduto Capitano , fu principal cagione
della vittoria • Perirono groffo iiumero di
foldati , e de' piir ftimati del fuo^fercito,
e fra eflS il fopraddetto Ranieri Manen-
te : prefero ancora i nemici alloggiamen-
ti , e vi fecero ricca , e copiofa preda ,
iiyli affalirono Monreale , e Tefpugtiaro-
no in un fnbito , uccidendo la maggior
parte de' difenfori ; e Marcovaldo, perdu-
to ogni fuo avere , fuggi in guifa tale »
che per alena tempo non s' oda novella
alcuna de' fuoi . Allora &, chefira gliajr-
redi fuoi, fi trpvò il teftamentdPj^all*Im-
perador Errico bollato con bella d'ora,
parte del ^uale viea trafcritto dal Baro-
nio ne' faoi Annali . Significò tutto quc-
flo avvenimento al Pontefice per una fua
particolar lettera Anfelmo Arcivefcovo di
Napoli, che dimorava come abbiam det-
to neir eicrcito ; e volendo i famigliari
del Palagio Reale , la cui dignità era in
fatti r cffer Gof ernadóri del Regno y e
della perfcna del Re, rimunerare il va-
lor di Giacomo Marefciallo , gli conce-
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DEL REGNO X>1 NAPOLI LIB. XV. GAP. L
.dtettec^ in riomcdi Federico il Contado
d'Andria , il qaal poi*fa lungamente da
Iqi pofleduto : cosi coftoro come Góvei*-
aadofi del Reame crcdeano^ffer dfella4o-
K) autorità il poter invertire , ficcomc
dall'altra parte pon trafcurò farlnnoceif-
zio , del ()uale come Balio fi leggono an-
cora alcune inveAiture, come del Conta-
ndo di Sora in perfofl^ di (uo fratello , e
di alcun' altre, 4^Ile quali Qonci manche-
i;^ occafione di favfmre in più opportu-
no luogo .
Ma i ibldat! Papali cominciavano tra
per lo calojf della State, e per gli difa-
gi della guerra ^ad infermare , e morire
|n gran numero', onde convenne al Con-
te Giacomo di colà partirfr^ e ritornare
in Puglia • Dopo la qual cofa eifeiìdo
morto 'l' Arcivefcovo di Palermo, Gual-
tieri della Pagliara Cancellier di Sicilia- ,
e Vefcovo di Troja fi adoperò di manie-
ra, che fi fece da' Canonici di quella Cit-
tà crear Arcivefcovo ( non facendofi a
quefti tempi difficoltà d' unire due Cat-
tedre in una medefima perfona ) ed am-
mettere dal Cardinal Legato con. tale ele-
. 2Ìone , prendendone V infegne , ed il pof-
feffo prima di riceverne il pallio , e la
confermazion det Pontefice j dal quale fu
per tal atto acerbamente riprefo il Lega-
to / 4 ) , onde fdegnato perciò maggior-
meiHtf Gualtieri fcriffe, e parlò più libe-
ramente contro di lui nell'affare di Gual-
tieri Conte di Brenna , fecondo che ap-
preffo diremo,
Avea in quàfto mentre , eflehdo già
tntrato il nuovo anno di Crifto 1200.
iDiopoldo corameife infinite malvagità nel
Reame j perciocché quantunque collega-
tofi con l'Abate Roffrcdo gli avefle prò-
meifo in Venafro con giuramento fopra
i Santi \Vangeli di non moleAar niuno
de^Ii abitatori delle Tcrrjj d'ella Badfa ;
nondimtno una notte aflall intpravifo
òuc' di S.' Germaqo 4 e prefa- U Terra
Knz* alcun contratto la pofe a facco , ed
A ruina, e l'Abate R otfredo,* e Gregorio "
fuo fratello , che colà*dimoravano fuggirono
in Arino , donde paifati pofcia nel Conta-
do de* Marfi chicfero foccorfo a Pietro
Conte di Celano, che loro il negò^ ma
• (a) Iw Epìji. apud Bzov^ ann. 1199. n:
t%B é* in Antiq. col* Decr. 5. ttu de Offic.
269
Sinibaldo , e Rinaldo ch'eran del mede»
mo legnaggio de* Conti de' Marfi , che
ora fi dice di Sangro, loro inviarono tut«
to il vafellamento d'argento , e danaro ,
che in pronto aveano j co' quali affoldòT
Abate alcuni foldati, e fé n'entrò cheta-
mente con effi di notte tempo in Monte
Cafino , Del cui arrivo avufa contezza
Diopoldo , temendo non avefle condotto
maggior numero di perfone, prettamente
fi parti via , lafcrando affatto voto di po-
polo S. Germano , nella qual Città rìeti«
trato r Abate , la fornì di nuove mura ,
e di Torri . É Diopolcjo , non guarf dz
poi che partì venne a battaglia preffo Ve-
nafro .col Conte di Celano , e 't ruppe , e
fugò', facendo prigioniero Berardo fuo fi-
gliuolo , che con gli altri prigionieri di
S. Germano nella Rocca d' Arce rin-
chìufe .
Venuto pofcia Tanno dì Crifto hot.
Gualtieri Conte di Brenna , che era ito
in Francia a raccor foldati , ritornò in
R«ma , conducendone fecp picciol nume,
ro , ma di provato valore j co'quali vo^
lendo entrar nel Reame , fu da molti giu-
dicato matto, e arrogante, perchè con sì
picciola compagnia voleife porfi a cosi
grande impreia . Ed il Conte Diopolda
avuta contezza del fuo venire convocò
numerofo efercito di Tedefchi , e di altri
fuoi partigiani per farfegli all' incontro , e
fcacciarlo dal Regno . Il Pontefice te-
mendo non mal capitale Gualtieri , con
accrefcerfi ardimento a' Tedefchi , diede
al medefimo cinquecento oncie d' oro ,
perchè poteflTe ragunar più foldatr (^), e
parimente fcrifle molte fuc lettere diret-
te a' Conti, Baroni , e Popoli del Rea-
me, acciocché il riceveffero nelle lor Cit-
tà, e Cartella, e'I favoreggi afferò contro
Diopoldo . Con tali afuti il. Conte me-
nando fecd Albinìa fua moglie entrò va-
Iq^faraentc in Terra di Lavoro , e con-
gittntdft con r Abate Rotfredo , che eoa
buon liomero di gente venne in fuo aiu-
to, atfediò Teano r e prettamente il pre-
fe; ed indi per lo favor di Riccardo Ar-
civefcovo di Capua , eh' era figliuol di
Pietro Come di Celano , ebbe anche il
Cartello della Città di Capua } pretfo del
qual
Deleg. cap. nifi fpevialis ^ (b) Riccarda
éLf S. Germano ^
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270
DELL' ISTORIA CIVILE
%ual dimorando , gli venne all' incontrq
Diopoldo con numcrofo elèrcitò , e venu-
ti a battaglia, divifando Diopoldo di por-
lo fubito in rotta per eifer alTai più po-
tente di lui y gli avvenne tutto il con-
trario; perciocché combattendo Gualtieri
ed i fuoi foldati con infolita fortezza ,
urtarono sì fattamente ne' Tedefchi, che
con farne graudiilima ftrage gli pofero in
rotta j ed in fuga , e faccheggiajrono dopo
la vittoria le lor ricche tende , infieme
co' Capuani y che ufcirono anch' effi a par-
tecipar della preda • Unitofi po^fcia con
Gualtieri il Conte di Celano , girono con
l'Abate , e con l' Arcivefcovo Riccardo
ad atfediar Venafro , che fubito prefero ,
ed abbruciarono ; e fatti altri maaaiorì
progreffi, fi vide Gualtieri in brcviffimo
tempo aver prefa la maggior parte de'
luoghi del Contado di Molife, e rAba»^
te Roffredo ricupeid^' anch' egli dalle ma-
ni di Diopoldo Fontecorvo , Caftelnuovo,
e Frattura , luoghi della fua Badia •
Intimoriti perciò i Tedefchi , fi raccl)iu«
ièro nella lor fortezza; onde entrato il
nuovo anno 1202. girono il Conte Gual-
tieri, il Conte di Celano, e l'Abate Rof-
fredo, che infieme col Cardinal Galloc-
cia facea l'uffizio di Legato in Puglia,
a conquiftar il Principato di Taranto , e
'1 Contado di Lecce; i guali Stati infie-
me con Brindifi, ed altri luoghi di quel
Principato tofto loro fi refero , e lo ftef-
fo fecero di là a poco Lecce col fuo Ca-
ftcllo, Melfi, e Montepilofo: aflcdiando
Monopoli, e Taranto, che non s'eran
voluti rendere. ^
Ma quefti progrefiTi del Conte di Bren-
na, che faceva in Puglia , non eran ben
apprefi da' Siciliani , e particolarmente da
Gualtieri della Pagliara Arcivefcovo di
Palermo, il quale s'avea ufurpau tutta
r autorità del Governo in <iueir Ifola , e
facendofi partigiani gli altri familiari del
Re , dava a' medefimi a fuo piacerci Con-
tadi , le Baronie , i Governi delle Città ,
e delle Provincie , e gli altri Magiftrati ,
e dignità per afforzar meglio il fuo par-
tito . Difponeva altresì come meglio a lui
parea de'Tefori, e delle rendite Reali,
non ottante l'ordine del. Pontefice , che
non voleva , che fi faceffe cofa veruna
fenza il voler di tutti , con rifervare an-
che in alcuni più importanti affari il fuo
confentimentcv; e per poter ejjli pji^ age<
volmente recare dgni fuo intendimento a
effetto, fece venire in Sicilia fuo lEratel-
lo. Gentile d^la Pagliara Conte di Ms^
nopello , alla grandezza del quale cont^
nuamente badava, avendo in penfiero ,
fecondo che fcrive la Cronaca di Pois,
di farlo , tolto dal Mondo il fsmciullo
Federico , crear Re ili Sicilia , e lo fteffo ,
fcrive , che rimproverò Marcovaldo ,quan<*
do divenuti fra di lotp afpri nemici s'ii)-
famarono l' un l' altro' di cotal malvagità •
Fu Gentile toflo creata famigliar Re-
gio, il quale cominciò a trattar di con«
cordia con Marcovaldo, ancorché fcomu-
nicato , e nemico del Pofltefice , come in
effetto fi fece, coftituendolo ibpra titfti i
famigliari , e dividendoti i Governi del
Re^e , acciocché V uno regoaffe in Sici»
lia , e r altro in Puglia . Strinfero l'ami-»
cizia col parentado, dando Marcovaldo
al figliuolo del Conte Gentile una fua
nipote; ed ordinò Gualtieri a tutti iPo-
poli foggetti in nome del Re fanciullo,
che ciò ch'effo avea flabilito doveffero
compiutamente ubbidire; ed egli lafciata
fotto la cura di fuo fratello in Palermo
la perfona di Federico, e'I Palagio rea-
le, fé ne pafsò in Calabria, ed in Pu^
glia, ove con incredibile rapacità tolfe
tutti i facri vafi , ed i preziofi arredi del-
le Chiefe, e taglieggiò i particolari uo-
mini , ed i Comuni delle Città, e Ca*
(Iella , logorando poi inutilmente la rapi-
ta moneta , come colui che di pari avido
in raccorla , era prodigo in donarla , e
buttar via. Declamava ancora contro il
Pontefice, che diceva, di Balio effer di-
venuto crudel nemicoiì||l Re « e del Re-
gno , per aver dato zjvìto al ConteGual-
tieri, che oftilmente travagliava la Pu-
glia per torla al Re fanciullo , %t cke in
vece di fargli pftacolo gli avea fommiui-
Arata gente , e danaro. £ proccurando
con tutti i fuoi sforzi far lega, e'^ com^
pagnia con diverfi Baroni del Reame, s*
accingeva di mover guerra a Gualtieri »
ed al Pontefice, per "difcacciar 1' uno dal-
la Puglia, e l'altro perchè non aveffe
parte alcuna nel governo di quefti Reami •
Il Pontefice Innoceazio, a cui erano
fiate fignificate le opere di coftui, non
tralafciò tofto provvedervi di rimedio ,
poiché fattolo ammonire più volte, che
s'aftc-
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DEL REGNO DT kAP
if^Aènetk àa tali ìotrapfdTe', né volcn*
dolo ubbidire, finralmeate lo f€omuaic&>
privandolo dell' Arcivefcorado di J[^altr*
ino , del Vefcovado di Troja , e dciru/-
ficio di Cancellier di Cicilia, e creò altri
Prelati in Tuo luogo nelle Chiefe » ch«
tolte gli avea » orc&ando a tutti i Sici*
liaai, e Regnicoli^ che non ubbidiflero
/octo pena di fcomunica in'niuna guifa i
fuoi ordini. Percofliero quefti fulmini in
maniera TArciTefcovo,. che perdendo in
un fubito ogni autorità predo i Tuoi fud-
diti 9 i quali y e perchè comnnalmentCi^ V
odiavano, e per le cenfure lanciate non
volendo più ubbidirlo » ne divenne in bre-
ve la favola di tutti, il perchè vedendo
ciò gli altri famigliari,. eh* eran fuoi par-
tigiani, cominciarono a temere grande-
mente di lor medefimi : onde fcriffero
umilmente in nome del Re al Pontefice ,
pregandolo per Gualtieri, ed efcufandofi
«i&; a «ui Innocenzio rifpofe con quella
lettera, che tolta dalla Cronaca di fopra
allegata,' fi legge nel regiftro delle fue
epiftole (tf), la quale merita, che altri
la leggano pe» fa^^ellar particolarmente
deir entrata nel Regno del Conte Gual-
tieri , la quale è ftata* atfai confufiimen|t
fcritta da coloro^ che han trattato j^elte
noftfédneniorie • ' / ^
Intimidito per tanto Gwltieri, cercò
di concordarli col Pontefice, e venendo
in Puglia a piedi del Cardinal Legato giù*
•è d' ufbbìdif^li in tutto ^ueU» , che gli
aveffe comandato i ma come il Legato gli
cnrdinò, che non fi foffe oppofto al Con-
te di Brenna nelF acquifto del Principato
di Taranto, e del Contado di Lecce, ar-
ditamente gli rifpofe, che fé Pietro Ap-
poftolo inviato da Crifto foits venuto a
comandai^li tal cofa, non gli avrebbe né
anche ubbidito , ancorché foflTe ftato cer-
to d' avere ad eiferne condennato alle pe«
ne infernali^ e beftemmiando, e maledi-
cendo il Pontefice in prefenza del Lega-
to, tutto fdegnato da lui fi parti, e fé ne
andò a coogfungerfi col Conte Diopol-
do ( A) .
"Etsi Diopoldo in quefto mentre paifa-
( a ) Ef)ill. Innoc. III. che comincia : Uti-
nam putrilibus anni^ virilem animum Do"
minus infpiraret , tàr, ( b ) Rice, da S.
Germ. ( e ) Cron. di Rie. da S. Gcr. Cum
OLI LIB. XV. GAP. L 271
«> in Puglia infieme col Conte di Ma-r
uicri fuo irateUo, e tyl Conte di Lavia-
no, ed avea ragunato groffo efercito per
difcacciar il Conte Gualtieri da' luoghi»
che vi avea occupati, animando tutti gli
altri Baroni a queft'imprefa contro GuaU
rieri , che come nemico del Re , veniva ,
com' ei diceva , per torgfi il Regno . Ma
venuto di nuovo con lui a battaglia nel
fefto giorno d' Ottobre nel famofo luogo
di Canne , ove Annibale Cartaginefe die*
de la memoAbil rotta a Flaminio , e M.
Varrone Confoli JElamani ; con tutto che
il Conte per ctfere A|to colto improvifo
aveffe affai minor numero di foldati , che
Diopoldo , ciò non ottante , fi portò co*
fuoi foldati sì valoKofamente , che gli pò-
fc in rotta, con ucciderne, e farne pri-
gionieri la maggior parte , fra' quali furo-
no Sigisfredo» fratello del Conte Diopol-
do i ed il Conte Ottone di Laviano, fai-
vandoli a gran fatica Riccardo col Conte
di Manieri nella Città di Salpe, e Dio-
poldo nella Rocca ii S. Agata (e).
Intanto il Conte Gentile , che dicem-
mo cffcr rimafo in Palermo alla cura di
l^derico, corrotto da molta moneta pofe
in poter di Marcovaldo non fol la Città
di Palermo, ma tutti l'Ifoia di Sicilia,
fuor che Mellina i il quale avrebbe age-
volmente fatto morire il Re , ed ufurpa-
tane la real Corona , fé non aveffe temu«
to del Conte di Brenna , il quale per ra^
gion di fua moglie, fé moriva quel bm^
ciullo , avrebbe pretefo , che a lui per ra«
gione perveniva il Reame. Sop/aftette
adunque a ciò fare, attendendo tempo pia
opportuno per porre il fuo cattivo inten-
dimento ad effetto; procacciando intanto
per mezzo di molta monetj^, non ottan-
te la repulfa , che un' altra volta ne avea
avuta , di, diftorre Innocenzio dal favo^
reggiar Federico , e di far ritornar in Fran-
cia fenza tentar alfto il Conte Gualtieri •
Ma ecco , che furono difllpati i fuoi di-
fegni da colei, che tutte T umane fperan-
ze confonde , ed abbatte ; perciocché non
guari da poi, patendo egli di difficoltà d*
orinare oggionatagli da una pietra , che
fé
ìpfo campcflre Mlum inierit adCannas: At
Cancellarius cum Diopuldo , per ipfum Co*
mitem 6. Ocloins deviSi funt , Ò fugati •
Cron. di Fois. Cron. di Fojfanovéf»
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272 »« LL IST«
ie gli era generata iieik«^ni«.«U ibpc^
giunfèro così acerM àoìoà ^ cbft mxm g^
tendogli foffrire W 4tct Uf^iu d» taffe
per cavamela, fecondo che coimmalmea-
te s'ufa, ma noariufciuto il taglio fi Jno-
rì fubito fcomunicato verfo lafine diqueft'
anno 1202, terminando con la vita lafua
vada ambizione*, ed avidità di regnare .
L'Autor delle gefta d'Innocenzio lo fa
pure morir di taglio^^ ma Riccardo di S.
Germano (a) Io fa morire di ditfenter ia,
lu Éuglia il Conte Dioi*|do tion fi ri-
manendo d' ufare le ù>ìjfc malvagitl.,. ve^
nuto Tanno di Crj4o noj. fu per opra
de' partigiani del (Sbnte Gualtieri poftó in
prigione dallo fteifo Caftellano della Roc-
esi di S. Agata , in cui s* era falvato ; nul-
ladiracno poco giovò a Gualtieri tal pri-
gionia t poiché il Caftellan medefimo ,
poco Orante , corrotto da lui con premi »
e prometfe il ripofe di nuovo in libertà .
Intanto in Sicilia la morte di Marco-
valdo cagionò nuove rivolture i 4)OÌchè
Guglielmo Capparone^, anch' egli Capita-
no Tedefco, faputa la di lui morte, in-
continente andò a Palermo, ed ocoupò^il
Palagio Reale colla perfòna del Re,* e
cominciò a intitolarfi Cujiode del Re^ e
Governadore di Siciha : la qual cofa difpia*
cendo a'feguaci del morto Marcovaldo ,
negarono a ubbidirgli, e formarono un
altro partito*, con grave danno degli af-
fari, dell' Ifola.
Gualtieri della Pagliara, giudicando ef-
£tr quefto il tempo opportuno di rimet-
terfi in iftato , fcrifle al Pontefice con
chiedergli raifoluzione della fcomunica,
perch' egli V avrebbe ubbiditolo tutto quel
che gli aveffe comandato, e che in alle-
ile rivolture avrebbe impiegato tutti i luoi
talenti per fervigio della S, Sede : Inno-
cenzio non differì di accordargliela , on-
de pafTato in Sicilia, e riprek) l'Ufficio
di G. Cancelliero , ch# ninno gliel vietò ,
fcritfe fue lettere ad Innocenzio , nelle
quali moftrando di procacciar folo Inuti-
le di Federico , chiedea che inviafle colà
per lo ben di quel fanciullo un Cardinal
Legato , che ponefTe fine all' autorità di
tanti Tirat^, e governale egli folo il
(a) Cron. Rìe.^ Csfinenfis Abbas Lega-
tus vadh in Sitili am^ ubi Marcavaldus/u^
pervenietìs^ d/fenteria miferabiliter expira*
IIJ il CI VI t s
cufto <^)^ AU% qwi* cofii^- «coofeMmlè
il Pmiteficc vi inno pr^ftamente Gerac-
Ìql -XUtiCÌAgpl# ^ Lucca Cardinal di S.
j^iano uomo 4ii gran ftima , e nipote
del Pontefice , in m^no di cui avendo giu-
rato in Meffina Guglielmo C^parone di
riconofcer per Balio 4el Reame Innocen-
zio , e lui per fuo Legyo , e che V avreb-
be ubbidito In ciò che gli comandadr ^
fu a(foli|to dalla fcomunica '^ nella quale
come partigiano 4i Marcovaldo -^tra iafie-
me ^n lui incorfo.
^idò poi il Lessato a Palermo , ove
poco prima era andato anche Guglielmo,
r cominciando a. trattare infieme i nego-
zi d^l Regno , vdhnero tofto in aperte di-
fcordie , perchè Guglielmo deludendo il
Legato, non faceva nulla di quanto que-
fti gli dicea, onde il Legato ftimaodo,
che non era convenevole dar in Paler*
mo, fprezzato in cotal guiia, fignifìcato
il tutto al Pontefice , £: ne ritornò a IVkf^
fiiia .
Era in quefto mentre il CanceWer Guai-*
tieri andato in Puglia , e mandate fue let-
tere^ e meffi al Pontifioft con mezzi di
periene potenti, e grandi che vi adope-
j^i tettltò ogni poAbil modo di %fler re-
Uityétp- ^11' Arcivefcovadp di Palermo , o
almenu ai Vefcovado di Troia j .^In-
nocenzio fu.^bmpre ^cìò collante dinoa
voler togliere V Ascivefcoyado di Paler-
mo a Parifio'Vefcovo di IiiJk(fapa , jgè^el
di Troia ad utf alm I|pdato , a« cu» da»
ti gli avea . ^ • " ^
Dall' altra parte in Puglia Diopoldo te-
, neva in terror quelle Provincie, onde il
Papa inviò in aiuto al Conte Gualtieri
Giacomo Conte d' Andria fuo Marefcial-
lo, che lo creò aiicora Maeftro Giudi-
ziero di Puglia, e di Terra di Lavoro ;
e nell'anno feguente 1^04* coUegatifi in»
fieme i Conti Gualtieri di Bcemia ,.il
Conte Giacomo S. Severino 4ì Tricari"
co , ed il Conte Ruggiero di Chicti , do*
pò altre minori imprefc , pofero l' atfedio
a Tcrracina di Salertp, d^l qual luogo
a'noftri tempi non appare veftigio alcu*
no, e prettamente la prefero (r)j ma
fopragiunto immantenente Diopoldo, con
r a}u-
vit. (b) Inveges jntn. 1203 • tom. ^* hift^
Faler» ( e ) Cront di Rie. da S. Germ^
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DEL REGNO DI NA
r aiuto dé'Salenikani fuoi. partigiani ^ e
eoir efercito clie* feco menò , vi atfediò
dentro il Conte Gualtieri > e si fattamene
te con vari ^aflaiti il travagliò^ che reAò^
ferito Gualtieri con un ^Ipo di laettaìn '
un occhio , in gui!a tale che ne jperdette '
la vìfta 4IÌ efTp-; ma vennti in lùo foc-
corfo i fopra4$let^ Conti di Tricarico» e
a Chicti, fu Diopoldo vergognofaraeute
fcacciato dairaifedio, e da tutto il terri-
torio di Salerno 9 roftando egli atfediato
in Sarno dal Conte Gualtieri* -
Ma mentre effendb già entrato il nuo-
vo anno 1205. il Conte di Brenna mal
fi guardava da' pericoli della gueira , éfpo*-
nendo men cautamente la fua perfoua,
ed il fuo efercito y avvenne che avvertito
Diopoldo di til trafcur^gme 9 e baldan-
za y ufci di buon mattino knp^ovyifo con
fuoi foldati fopìra l'eieicitò nemico^ né
trovando in efib quella vigilanza , che
conv^iva^ raflall, e ruppe in un fubi-
to (tf ), con àcciderne groflb numero, e
fatto prigione il Conte in più parti feri-
to da lancie , e da faette , mentre ignu-
do con la fpada in nuno valorofamente
fi difende va. y il conduffe dentro di Sar-
no y ove ndn guari da poi per le ricelMi-
te feritela, di quefta vita . trapafsò ; come
narrano Riccardo da S« Germano» e V
Autore della Cronica di Fois, amendue
Autori di qu^' tempi (^).- •
L' infelice Albinia vedutafi , morto fuò
marito y fola 1 e rimafa di lui gravida y fi
maritò prettamente col fopramiomatQ Gia-
como Sanfeverino Contendi Tficarico » il
«naie fopraftette a congìuagerfi con lei
un che partorì un^ figliuolp maiR^^ , che
in.memoria del padre fu nomato piM^imen-
te Gualtieri, e fii pofcia Confe di Lec-
ce y dalla cui progenie derivò la Regina
Maria d' Eugenio » je Bjtexma mo^ie del
Re Ladislao IL cht ap^retfo diremo*
La morte di Gualtieri Conte di Breo-
na Sollevò in maniera il fartito di J>io-
poldo y e de^ fuoi Capitani Ttdeichi y e
Tom.JL . /^
(a) Peìl^ sd Anom Q^ffin* Mtin. 1205*
(b) Cron. di Ric^ da S. Ger. Diopuldusìn
eumcum fuìs diluculo muens^y Comes captus
ab eo ejly.&- cujiodi a traditus carcerali y ubi
nfodicum pofl difm clgufit ^xtrernum . {e)
Rie. da S. Germ. Inn. Papa Romam vacat
Dìopuldum ad fey iffumqut^ & /uos avin^
POLI LIB. XV. GAP. L 173
pofe in tanta, cofternazione il Conte ¥ie«
tro di Celano , ed i fuoi partigiani» che
finalmente fu duopo ad Innpcenzio iftef*
fo di pacificarfi con Diopoldo » e co' fuoi
parti^ani Tedefchi , e comn:ietter ad elfi
la euftodia del Regno ; per la qual cofa
nel fegiiente anno 120^. ricevette in fua
grazia Diopoldo co' fuoi, ed avendolo fat-
to giurare iniAano d'un Fra Rinieri (fcr
concio che ieri ve T Autor ddla Cronaca
di Pois) e di Maeftro Fifippcy Protoupta*
rio Appoftolico, che convennero per tal.
aflSre in Terra di Lavoro» d* ubbidir li-
beramente il Pontefice e i fijoi Legtlti,
come a Balio del Regno, fu dalle ccq^,
fure aifoluto^ e nella fteffa maniera giuf > '
rando Marcovaldo dk'Laviauo, e Corra-
do di Marlei Signori di Sorella con tut-
ti i lor partigiani*, e vaiTalli, furonp pa-
rimente qucfti ricevuti ih grazia del Pon-
tefice,^ ficcome tutti i Tedefchi, che di-
moravano ih Puglia^ ed in Sicilia . Audd^
poi Diopoldo in Roma a ^fè del Ponte-
fice, e fa da lui onorevolmente accolto ,
e ragionata 4n(ieme degli affari del Re-
gno j ritofnò con fua licenza a Salerno >
ed indi fopra alcuni vafcelli , per ciò zf^
preftati , navigò a Paltrta> '( r ) •
Giunto Diopolddr- a Palemio , narra Rie*
cardo da S. Germano, fece sì, che fijpo-
fe itfiAano la perfona del Re, e la guar^
dia del fuo Palagio Reale: ma ciò noa
potendo ^llerare Gualtieri della Pagliari
G. Cancelliero, in*. lin convito, che di
notte tempo 'lece apparecchiare ^a queftcr
fine ,. 1# fece dalle Aie genti -imprigiona*
Te con un fuo figliuolo y ma perchè 4ioI
guardavano 'com' ^a meftiere , di là a po-
co, dalla notte favorito fuggì via ^ ed 'im-
barcatoti in bdJirafcello ritornò di nuovo
in quefto fegùente^ anno 1207. in Saler-
no, e di là pafsò iiurTenra di Lavora»
ove combattendo co* Napoletani » fece di
eifi ftr^gge (anguinofif&ma (d).
Mm / L C»- *
^ culo excommunìcationis ai/ohit y & tuficcum
ipfius licentia Salemum reverfus eft ^ ( d )
Rice, da S. Ger. Tandem noBwrno tempore
fugai prafidio liberatus , venUns^ per mare Sa*
lemumy inde in Tetram tabwis fé confetta
ubi cum Neapolitanìs ìniens^ puffiamy devi*
cìt flrage magna faSa ik €Ìt^
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274
I. Cuma dìfiruttay
a quella
e la fua Chtefa
di Napoli.
DELL* ISTORIA CIVILE
il VefcoTo tradire, ed aveffe ricevuto oor
unita là entro Go£&edo per farlo fortificare a
lor danni , com' era altre ìi[olte avvenuto.
Pure perchè di ciò non pote^no aver al*
cuna certezza , inviarono a Cuma alcuni
k>r Cittadini ad informariene , e con ogni
diligenza 9 e fecretezza a porfi in guardia
del Caftello , acciocché Goffredo occupar
MA qui non bifogna trala(ciare ^iò
che un antico Scrittor Napoletan<9^
e r Autor dell' Ufficio di S. Giuliana ,
che fcritto da antichiffimi tempi in per
oro
Idia
gameno fi conferva nel Mqnaftero di Don- noi poteffe . Goffredo intanto yeggendo U
naromita, narrano in qucft'anno della de-' ìojo venuta cadde nella fte^fofpizione^
eruzione di Cuma, e di alcuni co tni^atti-
mcnti ch-ebbcro i Napoletani co' Tedc-
fchi, ed Averfani con fucccflli ^ particola-
ri , taciuti air intutto da caraviffimi Scrit-
tori, e contentporanei a' fatti che fi nar<-
rano •
Elfi raccontano (a) , che in quefti tem-
pi effendo la Città di Cuma quafi che dis-
fatta, e perduto per la malvagità degli
abitatori- il nome di Città, divenne ricet-
to di ladroni , e di corfari , che per ma«
se > e per terra infettavano i viandatiti , e
le vicine Regioni , oltre alle continue fcor«
rerie de*Tedefchi, i quali fovcntc nella
Rpcca di quella Città ricovraudo , tutu
Terra di Lavoro , e particolariflente i te-
uixnenti di Napoli , e di Averfa in varie
g'uife arprameiite travagliavano : il perchè
per ovviare a quefti mali, convenuti a
parlamento i Cavalieri , jc {Popolani di Na-
5 oli, conchiufero ooncordemente,*che fi
oveffero porre diverfe fquadre di foldati
in guardia de'paffi, donde per ^più fo-
levano i ladronlTedeichi venire*! laoual
deliberaz^me rifaputail da'cicconviciaiCon-
ti, e Baroni, furon da quefti i Mapole-
tatii grandemente incoiati a sì lodevole
opera con o&rta d'aiutargli con le loro
perfone , e con ogni lof avere . Pofto adun-
que si buon penfiere ad effetto, e diftri-
buite in più luoghi le guardie , ftavano
attendendo, che i ^nemici veniffero per
affalirgli . Or mentre in tale ftato eran le
cofe, Gotfìredo di Montefufcolo Capitano
di fommo valore , ed afpro nemico de'Te-
defchi, effeodo §ià il mcfe di Marzo ne
andò una fera eoa' alcuni fuoi famigliari
a Cuma, ove fu dal Vfefcovo d' Averfa,»
che allora nel Caftello albergava^ corte-
ièmente accolto . Pofe la venuta di Gof-
fredo cosi di notte temno ih gran fofpet-
to gli Averfani , gemendo non gli voleffe
nella quale erano in prima gli Averfani
caduti , dubitando non il Vefcovo gli avef-
ie «chiamati per ^rlo* prigione ; il perchè
prendendo anch' àfj a guardarti di loro ,
fi fortificò infieme • co' fuoi compagni in
un particolar cafiimento* Or mentre gli
uni dagli altri, e. temevano, e (^guarda*
vano , fofpettando Goffredo non per Io
picciol numero de' fuoi foffe alla fine fo«
praf&tto da^li Averfani , invi^ prettamen-
te in Napoli a chieder foccorfo , ed apre*
gar i Napoletani , che non indufoi^ffero
a liberarlo dal perìcolo^ ed^ a &r del Ca*
ftello quei che foffe lor partito il meglio.
A tal novella meffofi a cavallo il Conte
Pietro di Lettere , parente di Goffredo i
velocemente a Giugliano fé ne aadò> e
tdlti feco molti foldttti , che ivi eraajpofti
in guardia de'Napoletani contrai Te^Khi ,
fenz' alcuno indugio a Cuma fé ne pa6ò ;
della cui venuta lieto GoflBredo' gli ufcì all'
incontro, e gli fece giurare , x:he fé il Ca-
ftello fi preudeile , avrebbero confignatr a
lui , e mobili , e gli uomini , che vi eran
dentilo y e così convenuti entrarono infie*
me nella Città . JPoco ftante. fbprawenne-
ro per Tambalciata di Goffredo buon nu-
mero *di^ Cavalieri , ♦ Popolari Napoleta-
ni ; ond' egli veggendofi fiior di pericolo ,
tenuto codfiglio can effi Napoletani , e col
Conte Pietro ,fe<;e conchiudere , che prima
dipartirfi dilàftiusffero in ogni modo il Ca-
ftello nelle mani ^ e che la Città da'fonda-
menti dìsfaceffero , perchè cosi fi farebbero
per {empre liberati da ogni timore d'effere
mfeftati da ladroni , e da'TedefchL Richie-
fero perciò agli Averfani , ed al lor Vefco-
vo , che fuori ueufciflero ; ma g}i Averfani
ricufando d'ufcirne ; e fattefi fopra ciò molte
parole ,'^ veg«endo i Napoletani e Goffredo ,
che non era più da indugiare , accoftatifi per
mare, e per terra, cominciarono a combatter
va-
ca) F, Chioccar» de Archìepi/c. Neap^ in Anfelmo^ anru iiya.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XV. CAP. L
Talorofathentc le mura > e poco dopo il
Caftello , ed accefovì il fuoco , a gran fa-
tica il Vefcovo , e gli Averfani , che vi
eran dentro > fuggendo camparono ; ed i
Napoletani fatta diftrugger la Città , ed
abbatter la Rocca lietamente» t con gran
trionfo a Napoli fé ne ritornarono ; on*
de Cuma eifendo ftata interamente diftrut-
ULy la fua Chiefa, ch'era prima Tufifìraga-
nea aquella di Napoli, s'unì alla mede-
lima con tutte le fue ragioni ^ ebem(tf).
Allora fu 9 come narra il foprannomi-
nato Autor dello Ufficio di S« Giuliana »
che Anfclrao Arcivcfcovo di Napoli , e
Lione Vefcovo di Curaa y deliberarono ,
che fi trasferiffero. dalla maggior Chiefa
della Città disfatta i Corpi de' SS, Mar-
tiri Maffimo y a Icui era dedicata la Chie-
fa, e di S. Guliauay e d' un fanciullo di
tre mefi , che fi diceva Maffimo aver fat-
to miracolofamente parlare alla prefenza
di Fabiano Prefetto ; acciocché da- altre
genti ftraniere rubati non fofferò ^fpinti
ancora da Brienna allora Badeffa del Mo«
naftero di Doqqaromita y la quale con tut-
te le fue Suore ardentfffiqtiamente brama-
va il Corpo di S. Giuliana ì il perohè an-
dato a Cuma il detto Lione « Pietro Frez-
zarnolo Subdiacono del Duomo di Napo-
li, e gli Abati di S. Pietro ad Ara» e di
S. Maria a Cappella , e buon numero di
Cavalieri 9 e Popolani Napoletani , aper-
te le catfe doVe le reliquie erano rìpofie »
indi le tolfero^ e con gran riverenza y ed
onore , via feco le portarono alla Chiefa
di S. Maria a pie di Grpttaj. Trovarono
ivi la Badefla , e molte altre Monache
del fuddetta Monaftero di Donnaromita y
e con efle buon numero di nobili madro-
ne y e donzelle y che V attendevano y 'e eoa
grand' alterezza ricevettero • Dimorate
poi là infirio il feguente mattino j ritor-
nò il nomijiato Vtfcovo Lioiie con mol-
ti Cavalieri del Seggio di Nido, nd cui
quartiero è il fuddetto Monaftero-v ed aK
tra innumerabil turba di Cavalieri ^ e Po-
polari Napoletani con rami d'ulivi in ma-
no^e tolte le reliquie cantando Inni.y e
S4Bi le portarono ad una Chiefa eh' era
fopra r Ifola di S« Salvatore , ov' è al pre-
fente il Caftel dell' Uovo . Giunie co'Ca-
( a ) f^. Chioccar^ he. cit. de Efi/èopali Er- ■
elefia Cumana Neapolìtana unita . ( b ) Rie*
^75*
noniciy e con tutto ilCherp TArcìvefco-
vo Anfelmo , e nella Città proceffiooaU
mente entrati collocarono in Donnaromi-
ta' il Corpo -di S. Giuliana y ed il fuo
Quadro, che dì Cuma recato aveano y e
le reliquie di S. Maffimo y e del Fanciul-
lo nel Duomo , ove ora ancor fi adora-*
no^ ripofero.
Ecco ciò che fcrivono <|nefli Autori ;
all' incontio non mi par di tacen; per la
fede dovuta air Iftoria , ciò che ritrovo
fcritto da gravi , e veritieri Scrittori . Rac-
contano adunque Riccardo da S. Germa-
no , e r Autore della Cronaca , che fi
conferva in Monte Cafino , che il Conte
Diopoldo in qùeft' iftefifo anno 1207. che
fi partano quelli fucceffi, da Salerno ve-
nuto in Terra di Lavoro a battaglia co'
Napoletani , diede loro una nqtabil rot^
ta y con fame crude.liffima ftrage ( ^ ) ;
aggiungendovi ancora Riccardo » 'che fo*
ftenne^ e menò feco prigioniero nelle fue
Caftella elfo Goffredo di Montefufcolo y
fenza far menzione alcuna della diftruzion
di Cuma • Puoffi nondimeno per concor-
dar quefte relazioni dire, e credere > che
dopo la diftruzion 8i Gsma , la quale av-
venne nel mefe di Marzo > irato Diopol-
do ^ o per tal cagione > o. perchè ioìkto
ftati i ftioi Tedefchi malmenati da' Napo-
letani , che s' eran pofti in guardia con-
tro di loro , ne giffe fopra Napoli , e che
ufcitigli all' incontro i Napoletani con
Goffredo . di> Montefufcolo foffer ftati in
battaglia rottf, ed ùccifi con rimaner pri-
gioiie Goffredo fecondo che quegli Autori
fcrivono ^ ma come ciò avvenuto foflfe il
riaietto al giudicio di chi legge. .
GAP.
IL
Papa Imnocekzto naviga in Sicilia : roM-
ehiude le nozze di Federico con Co*
STAKZA figliuola d! Alfonso II. A* ^
Aragona ; e difende il Regno dalF inva*
f$one d' Ottone IV. Imperad&re.
INtantQ in Palermo il CanccllierGual-
.tieri avea eccitati torbidi graviffimi
nel Palagio Reale y poiché trattando con
ogni fUo ftudio, che Gugtielmo'Capparo-
Ntm 2 ne
cardo da S. Germ« Ubi cum Neapolitanis inienf
fugnam y dewcit y Jirage magna facia exjtis .
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27* D E L L' I S T O
ne gli daffe la balia il Palagio^ e la per-
Iona del Re , e non potendo ciò ottene-
re , poTe tutto in rivoltura i ond' effendo
i magigiori Miniftri del Regno fra lor di-
via con groflb mmiero di partigiani » por-
fero occailone a* Saracini dell' Ifola ^ che
ienza niun timor di gaftigo prendefTero
V armi , e non folo fi toglìeffero dall' ob-
bedienza del Re y ma anche danneggiaffe-
ro malamente i Crìftiani y eoa prendere
A forza il Caftel di Corìglione, e-mìttac-
ciare di far altri danni più taravi.
Non minori erano i difordini ^ che ca-
gionava nel Regno di Pu{;lia Corrado di
Marlei cféato del morta Ipaperadore Con-
te di Sora , il quale infettava non fola-
mente Terra di lavoro , e gli altri Icir-
eoftanti luoghi » ina anche lo Stato del
Pontefice * Di sì mtferabile ftato d' ambi
i Reami a ^ietà moifo Innocenzio ; de-'
terminò navigar iu Sicilia , come in fatti
nel -di 30. del mefe di Maggio del nuo-
vo anno 1208. arrivò egli in Palermo con
molti Cardinali i Arcivefcovi , ed altri
PrqUtly e ritrovando già crelciuto » e d'età
di 13. anni il Re Federico, li^ìrfuafead
accafarfi^ e propagagli per i^K>faCoftan-
sa forella di Pietro. Re d' Aragona , ni
Federico riptignaiSdo y cominciò a trattar
agli eon Sancia madre della fpofa il pa-
rentado : indi partiffi da Palermo , ed a*
23. di Giugno venne in S. Germano (^).
Quivi giunto, ragunò un' Aifemblea di
Baroni, Giuftizieri, e Governatori delle
Città., e Caftella : ftatui cita loro , che
ciafcuno badaffe a foccorrere • i] Re Fede-
rico , inviando per tale elfetto in Sicilia
a loro.fpefe 200. cavalli , i quali dovef-
fero dimorar colà per un anno intero .
Creò altresì Maeftri Ginftizieri, e Capi-
tani nel noftro Regno Pietro Conte di Ce-
lano , e Riccardo dell' Aquila Conte di
Fondi, conmiettendo al Conte di Celano
la Puglia, e Terra di Lavoro, ed al Con-
te di Fondi la Città di Napoli , e l' altre
(a) Rice, da S.Ger. ann. 1208. Innocen-
tinsPapa in vigìlia S.Jo.menfe fuHtovenit
dd S. Gtrmamum , ubi sb Abate Rofrìdo ma*
gnìfice receptus efl y tam ipfey /fnam fràttes
fui Domini Càrdinales . ( [y),Ric^ daS. Ger.
Qui autem ordinattpnem ijiamrecipere nolue-
9^^t y vel retufavertfit , tamtam hofles ^w-
blici kabeaniuT , ^ acaterts iwpujgneptur •
RIA CIVILE
parti di ttb . Diede in oltre alletta agli
a£&ri della giuftizia, che per le continue
guerre y e per la baldanza de' Tedefcbf
poco era conofcinta , con dar altri prov-
vedimenti per lo fuo buon governo ,. co-
me raccontano Riccardo da S. Garmano ,
e la Cronaca di Pois. Comandò, che tutti
doveffero oifèrvar fra di loro pace , e fe
alcuno farà offeCo , che ricorrere, a' fo«
prannominati Conti ad efporre le loro
querele : impofe gravi pene , e dichiarò 9
che fotfe tenuta per pubblico inimico co-
lui , che #vefie ardire \li opporfi a quel
che avea ordinato , e di turbar la quiete
del Regno (*), .
E terminata l' AtfemUea , non* conten-
to di quanto in efla avea^flbabilìto, fcrif-
fe parimente fopra di ciò a tutti i Con-
ti, Baroni, e Popoli di etfa Reame, che
non eran venuti al Parlamento^ efortan-
dogli ad otfervar qijiel che àvea ftatùito ,
ed ubbidire a tutto.qnel , -che loro avreb-
be- invfao nome impofto Gregorio Cre-
ktnzio Romano Cardinal di S. Teodoro
fuo Legato in Campagna di Roma , e
Riccardo fuo cohfóbrino ( al quale in gui-
derdone d' aver disfatto , t^ prefo Corrado
di Marlei y avea itiveftito in queft'iftefTo
anno 1208. del Contacio di Sora, avendo*
Io tolto a Corrado (^) ) li quali fareb-
bero paifati in Puglia per non potervi ef-
fo panare , fiante il gran calore della fta-
f;ione , come il tutto potrà vederfi nella
uà lettera, che va tra l'altre epiflole di
quefto Pontefice (d).
Ed avendo a guefto modo ordinato àt
governo di'<]ueftodR.eame, fall a Monte
Cafint>, e vifitando quel facrolu^o, gli
confermò tutti i privilegi concemgU da'
Pontefici fuoi Predeceffori ,* e glie. ne con-
ceffe altri di nuovo • Ma mmtre ancora
quivi fi tratteneva , ecco che gli viene
awifo, conte F|lippo Re di Germania, e
zio del Re Federico da' fuoi efa ftato ne*
cifo ; onde per foccorrere più da vicino
a bi-
(e) Dir ?«^yP invefiitura ne fa anehe^. men-
zione il Tutini , nel libro de Conteflabili^del
R^S^y fot* ?8. Se bene P Anton contempo-^
rwteo delle Gefta £ Innoeemào Jcriva y che
quefta inveflituta foffe fiata data dal Re , non
da Innocenzio . ( d ) Epiji, Inn. che comincia
AffeSlum dile£liomsy &^ gwatiay tiXf^
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DEL REGNO Di KAP
a^bifognt deirimwrio d' Occidente , per
la via di Sora , ea Atino partendo di Ter*
ra di Lavoro , con tutti 'i Cardinali eh'
eran feco venuti , ritornò in Campagna
di Roma (a). -^
Dopo la morte d' Errico Ijnperadore ,
ancorché V Imperio s' appartenetfe al fuo
figliuolo Federico , tanto pia che V ifte^
Errico in vita avea proccurato , che quali
tutti li Principi della Germania lo «leg-
gefTero in Re « e gli giuraifero fedeltà ,
come dice V Abàt# Ùfpergenfe < ^ ) , nul-
ladimanco , morto Errico furfero due fa-
zioni infra di lor contrarie per 1' elezio*
ne del fucceifore y e la maggior parte de-
gli Elettori eleffero Filippo' Duca di Sve-
via fratello del morto Imperadore , r dal-
la -(uà fazione fu coronato Re di Germa-
nia in Magonza nell'anno 1197. altri d|
inferior numero eleffero Ottone Dura di
SaiTonia , e lo* coronarono in Aquifgrano .
Ma con tutto che Innocenzio IIL fa/o-
rieggiaife il partito d\ Ottone , ed .avelie
(Confermata la lua elezione ( r ) , nulladi-
manco prevalfe il partito di Filippo ^ il
quale per dieceanni tenne l'Imperio, ed
al quale finalmente c^dè J' iftetfo Ottone ,
con cui dopo una cfudd guerra venne a
concordia; e nei 1207. Filippo diede Bea-
trice fua figliuola pet moglie ad Ottone,
con patto che morto Filippo , al Regno
di Germania egli vi fuccedelTe . Tenendo
^adunque l' Imperia Filippo, in qucft' an-
no 1208. fu utcifo a tradimento entro il
proprio Palagio nella Città di Bamberga
da Ottone Conte Palatino luo fiero ini-
mico : onde Ottone Duca di SafTonia af-
pirò di nuovo all'Imperio, nel che ebbe
anche quefta fiupnda volta il favore d' In«-
nocenzio, chdwiéir anno feguente , calato
egli in Italia, lo incoronò in Roma, ed
Ottone IV* fu nomato.
ÌAk Mopo la partenza del Papa da Ter-
ra jji Lavoro, nacquero in quefta Provin-
cia nuovi difordini , poiché Riccardo dell'
Aquila Contedi Fondi unitofi col Conte
Diopoldo s infignorl ddAa Città di (Sa-
( a ) Cfon» dì S. Germ. Per jitìnum iter
faciens Soram emtulh , mdeque in Campa*
niam teverfus efi , ( b ) M. Ufpergenfis :
Hemico VL eoqtte procurante , Princtpes Ale*
nuinnia pene, onmes filium Parvùlum ipfius
Fridericum IL adhuc i^ cunis vagientem af-
OLI LIB. XV. CAP. IL 277
pua , chiamatovi dagt' ifteffi Capuani , to-
gliendola ai Conte Pietro di Celano (d)
wtta il cui governo fi trovava , percioc*
che fuo figliuolo Riccardo , che vi era
Arcivefcovo , era fieiamefite odiato da
que' Cittadini •
Aveva intanto il Pontefice Innocenzio
chiufo già .il' parentado tra il Re Federi*
co , e Coftanza vedova d' Alberico Re
d' Ungheria figliuola d' Alfonib IL Re di
Aragona , e di Sancia fua moglie « Narra
il Zurita avveduto , ed incorrotto Iftori*
co negli Annali d'Aragoita, che la Rei-
na Sancia , dopo la morte del Re fuo ma-
rito , inviò in Roma un fuo Secretano
detto Colombo ,^ offerendo ad Innocenzio ,
fé- tal matrimonio fi conchiudèfie , d* in-
viar 200. cavalli a fue fpefe ih Sicilia in
foccorfo del Genero; ovvero fé cosi ìoffe
paruto convenevole , di condurgliela ella
fteffa con 400* cavalli , purché foffe affi-
curata , che le ÌàreM>ero rifatte Ir fpei^ y
che farebbe guerreggiando in quel Regno »
in cafo che il parentado fofle impedito
da' Siciliani^ che tenevano in ter podere
la perfona del Re ; chiedendo in oltre »
che ft? Federico foife morto prima di ef-
fettuare il matrimonio con Coftanza , ào-
vcffe inveftire de' fuoi Reami D. Ferdi-
nando fratello di Coftanza, che il padre
avea dedicato alli facri Ordini (e) , In-
nocenzio dopo tal imbasciata inviò fuoi
Ambafciadori in Aragona , e quefti infie-
me con quelli , che parimente inviò Fe-
derico , dopo vari trattati conchiufero il
parentado • Ma prima , che X^oftanza par-
tiife da Aragona , morì la Regina Sm-
ela^ ed ella fu poi in Sicilia nel mefe di
Febbraio del nuovo anno 1209. da D. Al-
fonfo Conte di Proyenza fuo fratello fu
k Galee de' Catalani accompagnata da
grofib numero, di Cavalieri Spagnuoli , e
Piovenzali; ma quefte nozze, mentre con
pompofe fefte fi- celebravano in Palermo,
furono fturbate per la morte diD. Alfon-
fOt e di molti di que' Cavalieri , che fe-
eo avea portati ; poiché attaccatofi per le
^ , mal*
fumpferum in Regem^ eique fidelìtatem fu*
raverunt , & literas de hec faElù cum^fifÙlis
fitis Imperatori tranfmi/erum . Ce) Cap.
venerabìlem da- Eleci. Ab. Ufner. ( d ) Bje.
ia S. Gen In btbum Cetani Conùtis « ( e ) Zu*
rit^fifem pater facro Ordini dkaverat^
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i7l D E L L' I S T O
malvagità dcirark un cootftgiofo male in
Palermo, avca menati molti alfe|>olcroi
tanto che eoftrinfe il :giovanetto Re , che
non avea più che 14. anni > tra le alle-
grezze dello fpottlatizio y e tra le lagri-
me del morto cognato ad ufcir da Paler-
mo , ed andar girando per molte Città di
queir Ifola .
Or mentre it contagiofa male coftrin-
geva il Re^Federico a far dimora fuori dì
Palermo , il Conte Pietro di Celano per
opra deir Arcivefcovo fuo figliuolo riebbe
Capua ; e neiriftefiTo tempo Ottone Re
di Germania per la, morte di Filippo fuo
fecero , anelanda all' Imperio d' Occidente
venne in Italia con poderofo efercito , e
giunto in Roma > ricevuto dal Pontefice
Innocenziot gli fu nella Chiefa di' S. Pie»
tro a' 7. Settembre di queft' anno data la
corona Imperiale > e narra Riccardo da
S. Germano , che il Papa il coronò prx-^
Jiito juramento de confsrvando Regal'tbus S*.
Petti ^ & de non offendendo Regem Sieìlìa
Fridericum . Ma dimorando in Roma Ot-
tone écol fuo eieicito, avvenw, che s'at-
taccò grave briga fra' fuoi foTdati , ed i
Romani» rquali» prefeda per tutto le ar-
mi, uccifero gran quantità di Tedefchi r
{degnato di ciò Ottone partifli da Roma»
e ne andò nella Marca » ove per alcun
tempo dimorò danneggiando y, e prenden*
do a forza , non oftante il giuramento
latto, le Teire, e le Città della Chiefa*
Intanto T Abate Rotfredo , avendo peir
molti anni governata la Badia di Monte
Cafiuo , pafsò di quefta vita T ultimo gior^
no di "Maggio in S. Germano ( /» ) i^ dopo
la cui morte il Conte Diopoldo , e Pie-
tro Conte di Ceknp rappacificatifi infie-
jne » ed uno fatto Signor di Capua y e
l'altro di Salerno ambedue perfuaaero Ot-
tone > ch'era in Tofcana, che venitfe ad
•ccupare il Reame con ^dargli in fuo po^
tere , Diopoldo Salerno \ ed il Conte dt
Celano Capua , ficchè i' Impecadore , non
ottante il giuramento fatto al Pontefice di
non travagliar Federico , accettata lieta*
mente l'imprefa, ed alfembrato il fuo e-
fcrcito entrò per la via di Rieti , e di
Marfi , in Abbruzzi , donde paÀto ia
Terra di Lavoro, Pietro Abate di Mon^
(a) Cronaca dì Foffa nova tom. %. ItaL
Sacr. W/.488. (b) Cronaca di Foffa nova
R I A CI VI LE
te Cafino > eh' era fuccedutc at m^rtoUof^
fredo , temendo delle Terre della fua Ba«
dia , contro il voler de^ fuoi Padri , gli
inviò per fuoi medi a chieder pace , e
poca ftante egli medefimo andò riverea^
temente ad incontrarlo, ponendofi iafuo
potere ; per la qual cofa non furono i fuoi
luoghi , né i beni del Monàftero in nae-
ìioma parte da' Tedefchi daiineggtati .
Giunto pofcia a. Capua- cieò Duca dr
Spoleto il* Conte Diopoldo ( & ) , il qua^
le oltre^ir avergli dato Salerno y s era con*
giunto feco- con tutti i fuoi partigiani r
Andarono indi ainendue ad attediare A?
quinot ma ne furono con lor notabil daQ«
no ributtati da Tommaib , Pandolfe ,. e
Ruberta Signori di quella Piazza . Napoli
in onta degli Averfani fi réfe ad Ottone »>
il quate ad iftanza de' Napoletani andò a^
porrai' alfedio ad Averfa; ma gli «Aver*
iani con pagargli molta moneta^ , e racr
corlo amichevolmente entro la lor Città ^
fottoponendofi al fuo dominio , non ricer
veoono altro duino ( e ) . Pafsò pofeia Otvr
tone in^ Puglia > ove tra per io timore t
e per la forza buona parte ne occupò, r
lo fteflb frce nella Calabria )^. -ponendo a
facco , ed a ruina i^ luoghi y' che gli fa«
cean refiftenza •
Il Pomiefice Innocenzio vedendo in co-
tal guifa perdute le più belle Provincie
di quefto Reame , tentò prima con ogni
filo potere di diftorre Ottone dall' impre-
fa: inviò per tanto ben cinque volte l'A-
bate Ufpei^nfe, cpix^' e' narra , da Roma
a. Capua , a trattar con l' IinpWadore tal
concordia^ ma invano ; poiché Ottone y
seputatido che tutte qudfte Provincie , fic«
come tutto il refto d' Italijr s' appartenef>»
fero all' Imperia , non^ iìd|^ a patto alcu^
no non volle lafciar ciò che avea con*
quiftato contro ul Re di Sicilia, ma ten-
tò di occupare tutto il rimanente d' ItaKa ^
I Pontefici Remani aveano giàinque-
fli tempi prefo il coftume , non. pur di
fcomunicare gl^ Imperadori , ma deporgli
anòhe dall' Jtt^ttrio , con atfolvere 1 vaf-
falli dal giuramento , e di vantaggio di
deporgli non pur per cagion d' ereila >^ nia
anche per cagioni meramente teni{K>rali y
£t effi tentauéro d' occupare i beni delU
Chie-
Ducem Spoleti jeeit illum^ (xi.) A/Vf. dm
•#• Gemti» ^
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DEL REGNO DI NAPOLI LHJ. XV. GAP. IL
GAP. IIL
CVieft , o di qualche altro Priimipe lor
amico f e federato . In fatti lonocenzio
HI quefta occafione » conofciuta V oftina*-
sione d'Ottone di noa yoler laiciare ciò
ch'avea occu|>atior nella Marca delie Ter-
fe della Chiefa » e ciò che area conqui-
&9W contro il Re Fed|pcOt lo fcomunif
<ò , e lo dichiarò nemico di S. Chieia •
interdice ancora la Chiefa di Capua , per-
chè que'miniftri aveano ayuto ardimento
4i celebrare i Divini uffic; in fuiuprefea-
za^C tf )^ e fcomuaicò ancora tutti i di lui
Fautori : e convocato un Concilio in Ro«
ma il privò deir Imperio} ma perchè que-
lli fulmini invano fi lanciano , fé . non
vengono accompagnati j e foftenuti da' JPrin-
cipi Elettori, icriÙè perciò Innocenzio in
4]uefto mcde&no Mnoiaio. fue lettere a'
Principi Tedefcki, oelle quali «fagf^e^pn-
do i danni fatti da Ottone alla Chiefa
contro il ttnor dell' accordo 9 e del giù*
vainenco da lui fatto, quando V incoronò
in Roma, gli eiòrtava per ciò, ch'.eif^^n-
^o egli fi>e^uro ^ e fconmnìcato , e ca-
<Ìuto dall Imperio , ne creatfero un altro
in fuo luogo . Il jperchè moffi moki di
loro a piendergli 1 armi contro, fi qagìo-
nò gtrara, e rivoltura in Alemagna^ del*
la quK cofa «irnta contezza Ottone , pre*
i&uxKnte é» Puglia partitoti , ritornò in
Germania i ma non fu perciò baftevole a
i'raftomace T elesìone ; poiché gli Arcive-
scovi di Magonza , e di Treveri , il Re
^i Boemia, Ermanno Conte diTuringia,
i Duchi d' Auftrin, di SafTonia, e" di Ba-
viera , led, altri molti Signori Tedeschi ,
i quitti oltre all' eifer fwi fcoverti nemi-»
ci , fi ricordavano dell' elezione iatta di
Fe<krko in&e de' Romani, meotr'era-an-
cor fanciullo in vita del padre , e del giu-
ramento datogli , crearono Imperadore il
Re Federico, che in queft'anno non era
fià che di quindici anni .
»7»
( JI-) JUce. da S. Germ. Illum excùmmu'
mkat , O EccUfiam- Capuanam fub inter^
'^cl^ ponìt » prò to quod gufi fini ceUòrare
Il Re Fedshico vitn eletto Imperadore ds^
Principi della Germania . Va in Alema*
gna , ed in Aquifgran^ è coronato ; ed Is*-
M0C£NZio intima un General Concìlio im
Laterano •
FAtta da'Principi della Germania Tele^
zione di Federico , preftamente in^
viarooo due Legati , Anfèlmo , ed Errico
a fignificargli cotal fetto, e per condurlo
in Akmagna ; i quali arrivati in Qm-
pagna fino a Verona , fi rimale colà Er-
rico per fare favorevoli al novello Cefa*
re i Longobardi, e particolarmente iVe«
ronefi ( A ) ; ed Anlelmo venne in Ro-
ma, ove di confeutimento del Pontefice»
fece opera , che da' Romani . fo^ ancor
dato l'Imperio a Federico indi pafiato in
Cicilia , con difficoltà ottenne, che Federico
paffaffe in Alemagna ; perciocché Coftanza
gelofii della falute del . marito , con mol-
li altri Baroni di Sicitlki , temendo non
fotfe colà da' fuoi nemici fatto fraudolen*
temente morire , con ogni lor potere glie
lo dififuaderond* Ma finalmente-difpregia*
to ogni pericolo , ed incoraggiata da' par*
ticolari mefii d' Innocenzio , lafciata Co*
ftania in Sicilia con un figliuolo, che di
lei generato avea , in memoria del padre
nomato Errico ^ imbarcato su i vafcellt
de' Gaetani con felice viaseio arrivò a
Gaeta*, pofcia di nuovo meiTofi in mare,
in Aprile di quefto nuoyo anno 121 1>
pervenne a Roma (<r}Love dal Pontefi*
ce , dal Senato , e dal Popolo Romano
lietamente accolto , pafsò firailmente per
mare in Genova y e caramente ricevuto
da' Genoyefi , fu da loro , per tema che
i Milanefi gran partigiani di Ottone non
l'afTalitfero tra via, e cercaflero d' impe«
dirgli -il cammino, accompagnato infino a
^adua , e nella fieffa guifa bx poi da' Pa«
duani , e Cremonefi infiemc uniti , non
per la diritta via , ma per la Valle di
Trento ^ e per luoghi afprifllimi delle AU
pi, temendo Y infidie di Ottone , per lo
paefe de' Grifoni condotto , e con ogni
onor raccolto dal Vefcovo , e dall' Abate
di
ipfo^ prafente in Ottavis B. Martini . Excom^
munieat etiam omnes Fautares ipfius • ( b )
Abb. Ufperg^ (e) Rice, da S. Germ.
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»6o D E L L' I S T O
di S- Gallo , pcrwitnc eoa effi a Co-
ibn^a .
Ma Ottone » che intanto avea con al^
priifima guepra travagliato i partigiani di
lui, inteia la fua. venuta, prettamente di
Turingia, ove dimorava y partitoli, ven-
ue adUberlingh*pre<bCoftanza per ucci-
dere , o far prigione Federico prima che
prendere maggior ^tere in Alemagna j
ma abbandonato da molti de' fuoi fegua-
ciV che al fuo nemico pafTarono , non po-
tè porre in effetto il Ìuo intendimento •
E federico mentr' era in Coftanza ebbe
touo in fuo aiuto groffo numero de' fupt
Svcvi, oltre a molti altri Baroni Tedef-
chi, da' quali per la memoria del padre,
e dell'avolo era grandemente amato • Il
perchè Ottone vedutofi ciafcun giorno
manca^di forze , il nuovo anno di Cri-
fio 12 12. ne andò a Brifac Città di fti-
ma pofta in riva del Reno, ed ivi tentò
con ogni induftria d^ accrefcere il fuo
efercito; ma perchè da' Cuoi foldati«rano
gravemente afflitfli i Cittadini di quella
Città, coloro per torfi dattorno cotalno-
ja , coneordemente , e con furia il cac-
ciarono via dalla Città , ticcidendogli , e
ponendogli in fotta tdtto l' efercito ; on-
de gli convenne , per non avere altra
ftrada al fuo fcampo , con poca compa-
gnia ricovrarfi colla fuga in Satfonia .
Sparfafi quefta fama tra'Tedefchi , toOo
ciafcun concorfe - a favorir Federico ; il
.quale defcendendo per le rive del Reno,
fìi amichevolmente da tutti raccolto nell'
Ai;inonia i ma alcAni di que' Popoli , co-
me fedeliffimi ad Ottone , 'chiufe le por-
te , cominciarono a contraftargli il palTo ;
pure coftretnffìra pochi giorni a cedere,
pafsò ad Aquifgrano , ove concorfa la
maggior parte de' Principi d' Alemagna ,
che contro il creder di Federico paflarono
lietamente dalla fua parte , fu colonato
Imperadore per mano degli Arcivefcovi
di Magonzt , e di TreVeri ( ^ ) l' anno
di Crifto 12 15. il ventefimo della fua età
fecondo T Abate Ufpergenfe, il Baronio,
c'I fizovio, ma fecondo Inveges il deci-*
mottavo .
Cosi il depofto Ottone vedendoli ab-
bandonato da' Signori dell' Imperio , rivol-
(a) Rie. da S. Germ» Aquis per Anti*
ftìtes Moguntinum^ & Trtvtre^fem^ormam
RIA CIVILE
iè r armi contro Filippo Re di Francia ,
dal quale vinto , e meffo in fuga , il vit«-
toriofo Francefe , per più abbatterlo fece
tregua coli' Imperador Federico (A) , il
quale non volendo perdere, si propi^ia'oc-
cafione, con ogni preAe^za aflàltò leCit*
tà Imperiali, che ^favorivano ad Ottone ^
ed in maniera le travagliò., ut Urhes ad
deditìofiem , Cb* Othonem ad veniani peteu'»^
dam htpuUrh , come dice Gordonio •
Il Pontefice Innocenzio vedendo de«
prefTo Ottone , e l' Italia , e gli, Stati 4e'
Criftiani ^i^ pacificati , e che le cofedèir
Imperio d' Occidente . pieliavan buona pie-
ga , *ed andavan a^ feconda del fuo impe^
gno , avendo ancora in quefti medefimi
tempi ricevuta la lieta novella della fa-»
mófa vittoria otte;iuta ne' ejÈWfì di Ta-
le^ fopra il ReJii Marocco,' e fuoi Mo-
ri dal Re di Caftiglia , da D. Pietro IL
Re d' Aragona fratello dell' Imperadrice
Coftanza , e da Sancio Re di Navarra y
rivolfe l'animo a più gioriofe intpreiè : e
veggendo che Aon folo in Ifpagna , ma
che anche in Terra Santa i Turchi. as-
pramente moleftavano i Criftiaiii , pren-
déncb ogni giorno colà poflanza , rivolfe
l'anv^o alla recuperazione di T^waSan*
ta } onde con fue lettere invit^Kitti i
Principi Criftkni , che deponendole lo*-
ro particolari difcordie prmde&ro ÌaCro«
ce , incorandogli alla goB^ iàcra ; ed in»
viò due Cardinali Legati, che adunatfer»
le genti per patfare in Soria • Scrive pa*
rimente al Saladino Soldan di Babilonia,
e di Damaicò , che reftituiflè Gerufalem-
me a' Criftiani , con liberar ^tùtti que' che
avea prigioni in fuo. potere | offerendogli
all'incontfo, che farebbero anche libera*
ti da' noftri i Torchi , eh' erano in noftro
potere i ma ciò non fervi ptrnuUa, poi-
ché quel Principe fi curò poco de'meiTi , e
delle lettere del Pontefice. Intimò anco-
ra Innocenzio un general Concilio date*
nerfi in Roma in S. Gio: Laterauo neli'
anno feguente 121 5. ficcolMr in effetto
nel primo di Novembre di quefè' anno
fi cominciò a celebrare , nel quale v'in«
tervennero 70. Arcivefcovi ,412. Vefco-
vi , e 8oo, Abati , e Priori . Vi accorfe-
ro ancora gli Ambafciadori di tutti i
Pria-
acciph. (b) Mb. Uffargenft.
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DEL REGNO DI NAP
Principi Griftiani , ed in home di Fede-
rico fuvvi Berardo Arcivefcovo di Paler-
mo ( # ) . I Milanefi y eh' eran oftinati
partigiani d* Ottone , non tralafciarone
ancora mandarvi un lor Cittadino per di-
fendere in queft' Aifinablea le ragioni d'
Ottone : furono dibattuti in quefta Radu-
nanza moki pumi, ed ef;lminati connK>%
ta contenzión d'animo. ^*
Il principale fu l'iefpedizìbne di Terra
Salita, e del modo d§ tenerfi pelr ricupe-
rar Soria, ch!era.rìc|Huta ip matìo d' In-
fedeli > e di oompoffe perciò le difcordie*
tra' Principi Criftiani > n^l che coDCDrfer<>
tutti gli Ambafciadori de' Principi A prò-
tnetter in nome de' loro Signori ogni aju:-
to.
Fu ancora molto dibattuto fopra lade-
pofizione d'Ottone , ed incoroM^one di
f dorico in Aquifgrano , ed il Legato
MiTanefe aHk lungamente per Ottoift , il
quafe fece nel Gohcilio proporre di vo-
ler torpare all'ubbidienza della Chiefa ,
€ che perciò do veiTe eifer re flituito nell'
«Htica fua disnkà Imperiale^ e cancellarfi
ciò.ch^^rafi fatto per f^ederico ..MajAirfe
d^^' altra parte il Marchefe di Monferra-
to per federico , "e declamando poa do-
ver(f^féntirc alcuno che-.parlaffTe in nome
itf Ottone ,' recò in mezzo fei capitoli d*
«ccu(è xontto il medefimo (A) • Primie-
ramenre*, non dovrà fentirfi, perchè Ot-
tone ruppe y € violò i giuramenti fam
alla Orieft Romana di non invadere le
fue Terre ; e gli Stati dei "Re Federico.
II. perchè non a^areftittìito qifette Ter-
re , per le quali era ftatò fcómunicìtto ,
ed avea giurata di rettituiren 1 11^ perchè
favoriva un Vefcovo fcomuni^o . IV.
perchè carcerò un \^fe »va Legato della
Sede Appoftolica . ▼Trarchè in *diipfez-
zo della Chiefa Romana chiamava il He
Federico Re de" Frefì (e). VI. perchè de-
ftrufle un Monaftero di Monache » e'Lri-
duffe in Fortezza . Poi rivoltandofi con*
tro i Milanelì , che erano ivi prefelìti,
cominciò a declamar contro di loro, co-
me nemici di Federico; jna <yuefti di nul-
la atterriti , volendo dargfi rifpofta , il
Pontefice facendo- cenno*colla mano ^ fi
Tomo V,.*
(a) RicJa S. Gèrm. (h) Rie da^ S.
Germ. Sex in medium .Càpitula prvtuiit .
( c ) Rie. da S. Germ Quia in contem-
OLI IIB. XV. CAP. IIL t%t
alzò dal trono*, ed ufcì dalla Chiefa Li-
teranenfe. Fu quefto graviifimo affare di
Federico^ e di Ottone, come narra Rie*
cardo, con grandiffima contenzione coni«
battuto nel Concilio dalla feftività "di &
Martino infino al giorno di S. Andrej ;
nel <iuarl d) finalmente il Papa mprovan*
do l'elezione fatta da' Principi d Alemjfc-
gna in A^ifgfano , confeferà Federico ,
in Imperador Romano ^ e fu deliberata
di doverfi invitare a pren^lr farCoroiift
in Róma , fecondo il coftume de' mag
giori.
Non minori furono le difcuffioni ia«
tornio a' Sacramenti della Penitenza , e
dell' Eucariftia , e fopra tutto intorno aU
la condannazione dell' erefia desìi AlbU
genj^y i quali favoreggiati dal Conte di
Toiofa , e da altre perfone di ftima aveaa
prefo molto potere iit^FrAicìa.
C A P:
IV.
Origìtte^irinqmfìv^ìone cantra gtìÈrifTcri
, e mòrte di Fapa Ij^nocenzio III.
•-•"■. il-
Ii- partlcòlar Uffizio dell' Iifqaifizron*
contea -gli Ereti^ ebbe a quefti tem-
ili il fuo printipìo^, Prima gli Appoftoli
per rii«edio di quefto male non adope-
ravMftr altro, che d'wifnonireuna, e due
voli^Py eretico ; ^l quale fé perfeveravx
ncir <fftiiÌ<|rioùe t'wt feomuhicato i-e s*
imipionevai^a' Cattolici , che^ ièparaifer»
^al fuo confoftio . Né fi pafsò più oltre,
flfft^a't^pi,'the CoTlantino M. abbrac-
ciò h Rell^ioM Criftiana. Alloca tra le
le altre cofe furono da' Padri della Chie-
fa > Coftantino , e' fiibi ^ucceffori ammae*
ftrati , che portando efil due qualità , T
una di Criftiani , r altra di Princìpi t eoa
ambedue erano obbligati -a fervir Iddio •
In quanto "^Criftiani , offérvando i precet-
ti Divini, come -ogni altro privato ; ma
come Principi,, fofrt^i|É»'S. D. M. con
ordinar berte k leg^*; indirizzando bene
"i fudditi alla pietà, oneftà , e giuftizia ,
caftifi^andb tutti gli frafgreffori de' precetti
Divini , e del Decalogo maflimamente •
Ma eàendo quelli , thé^ peccano contra U
♦ • N.,n' • w pri*
pnm R: EcclefiéB Regem Fedtricum Regem
appellavi^ Fr^bytvorum .
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%U DEiriSTO
ffìooL Tavoli 9 éfc rifioafda renar I>i«*
vino, aftii pc^lgio" di quelli, che pcc&r
tto contra là feconda , la qual ha tifyet^
to aU» Giqftiaa tra gir uoniuii : perciò
ersmiy più obbli^ti i Principi a punir le
BeAemmie , If Erelie , e gii^pergiuri , che
g^i Omicidi, e i Funi. P^i^ queftacagio*
ne ftabilirono divecTé leggi contro gli È;
retici , e ee»fl^ n^aggior fèverità contro i
loro Dottoff , e contro colom , i quali
eccitano^eroiò turbe*, e fedizioni nella
Repubblica . Coftantìm M. ne fece due {a) • *
Cqftanzò fuo fiflliuòlo non ne ftabil) «
perch'^^i fu eretico . Walentintan^-il vec*
thìo una (b)» Vkknte non nt fece ^ per*
die ancor^egli. era ^Ererico . Gf aziono ne
promulgò due {e). 'TeodoftQ • Jl£ quindi**
ci Jt J ) . Védeììtìntanò" U giovane tre t • ) •
jtrcadto dodici </). Ottqrio diciotto (^).
Teodofio il gi(rékne dieci (^) , e '^VUmtU
niano HI. tre ( J ) •
Lepene t che contro coloro ftabilirono
non ufrono uguali , mar fecondo le 4kco-
ftlnt|| , ora ik rigore era creTciuto , ora
mitkato ;* c^.^i ni l^gge,'che pun^e di
pedTdi morte tutti generalmente. iMa»
nichel j i Pri/eUtianiJii , i loro Dottori ,*ch*
eccitavano turbe , ^rano jsHi aframente'
nunifi.. Le più comuni^, td ufatc traAo
d'edere sbanditi , efiliati , dichiaréti inla-
ni, privatf della Hplizia , e^di^tfH^i.gli
onori, e.di|;nità . EffiN dkl^s^^ mte^
ft'abUiy prod>iti di donare , dt|l[|federe ,'e
di fagt altlf contratti » D' e(&i;e|jpàfta-
ti , e cònfifcate le foro rote-, o* in ttmo,
o in parte iecovdoMe c!fdÌRan:ii»de'Mlb
delitti ; la jAna /dell' Jiltima fuppUcio in
alcuni càfi finpolari ^era Mamente dagl'
Imperadorì minaecitta , come contro i
Manichei^ i concitatóri di Adizioni, adi
turb»,< contro altri eretici \ fecondo la
gravità delle ciitoftanàM^ , e loto protei
via ne'cafi rapportati tiél Codice Teòd6«>
fiano (A),, e noverati da Giacomo Goto«>
frido ne'Tuoi VkUitj^ ^n'9>?^ tilolo.
hU poiché in o|iu gi«mcìo . criminale
• X a ) €cd.TlK Lyì& 2. de OeretUts.
f h M. 3. C. eodl M. ( e ) £. 4. (& 5.
ià) JL^ó^ 7. 8.^ ìii^ tu tz. 13. '14. 16.
17. 19. >JI ^2^ 2j; • ( e ) X. 5. 18. ao.
(f) X. Ì4^'a5. a<.27.:^8.29. 30. ji. 31.
3?- 34- ?^- (?) X. 3.J. 37. j^ 39- 40.
41^2. 43,^ 45. 4^. V. yi: sa- 53- 3*-
RIA CIVftE
fono confiriflKte tre parti , clie lo ocmh^
Eilgoni»^ ia cogniaione della ragione del
litto : la cogniiione del fctto : e la
iènlMKiza .* perciò nel giudicio 4eir erefia f
la cognizione del. diritto, cioè fe talopi»
mone fia ^^ica^ ^^lò , ta riputata fem*
fte Ecclefiamca , né per alcun «nfpeHo
Upparteneva al tMagi^hatofiscMlare: ond^
a l^e' tempi' quando naiceva"" difficoltà fo«
pra qualche èpijaìone , gV Imperadori ri*
cercavano il giudicj^i^tV^^covi , t fé ili*
iognavff , cdn^eegaP«) Cojicilj • Ma la
coazione, del fattp »' fe la perfiina im-
putata era innocente , o c^pvole y per
darle le pene ordinate dalle leggi , ficco»
mc^la fentenza d*aft>liizione , q cottlaar
nazione, tutta apparteneva al Magiftrato
fecolare. * , . .
Appartenendo dunque al Magiftnto le-
óolare la cognizione d^l'fiMto,quiadi^^
che |1' hnperadori fiabiliron 4»nolte 11^
prefcrivendo alciini mezzi , e riccicfli per
quefto fine ^ Dichiararono V erefi^delittd
pubblico , e perciò ammiièco tuttPad ao-
cuiargli', particolaiìttenta quittlo il gLi:^
dicik criminale era indirizzato contro i
Manichei , i Frigi , ed i ;P|^iIiijMÌ«
tìi . Ammifem i delatori/; ed in a^»
mi cafi , per ifooprire gli eietidlN oc-
culti , ed i loro Dottori ancffeordiiiall^
no gì' Inquìfitori . £ Gotofredo ( O mte^
va , che Y iffituto di dar in. 'quefl%de\it«
fi| Inquìfmri fu prinu intnxjòtto da Tco-
éofio ft£» imitato da poi da Arcadia 9 .^ ^
Onorio ;im^iòggingae queiSo Scrirrojre ,
che gì' Inqtiijhori noMicrano dati CQmcL-
neménte cóntro tutti %Li erètici , oìa ne*
^fi più gravi , e che meritavano mag-
gior afpi^aa , e rigore , come contro t
Manichei , i. BM^ì S ed Autori delle
Sette , tontro ^mmo^^*^i » ed altri Che-
ricì autori di efecradde fuperftizioni ^ ed
erefie. Per maggiqmiente lavorir lapruo-
va» di Quefto delitto ^rmi&ro a* fervi ac*
cufare i loro padroni (m) } nao fi per*
donò /'né alle mogli , né a*piojur} figlino*
li;
55- 5*. (h) X. 48, 49. so. 57. 58. 59-
éo. 6t. 65. 66. ^ ì ) X. 6z. 6^. Ò4. Ck)
Cod. Th. h 9.m^ 34. jrf. 38. 45. 44. àc
Haret. ( 1 ) Goth. in /. fuifymis 9. C. Tb.
et HoT^tic: ( m ) Goth. in Pacatiti, ad vtir,
a Ti* de Hétreuc^
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DEL E^GNO DI NAFÒXI LIB. XV. C AP. IV.
li; ed in fine i praceffi ^pun^dal ìéttj^
Unto &cdare fabbricati fecMdo il pre^
icrtfto delh* Jcggi degl' InpefiulOTÌ }• né i
Vefoovi dttpo aver dichiarate l*-ppwaoBÌ
«feticfae, e feparatidaUaCUefa cerne icq-
iminicap) ^ anattmatiaaan ^mlU » che
tali opinioni ^»e:irano^ s'intrigavano. pia
mtft y né ardivano dame notizia a' Ma-
IftArati, temendo 9. (he foffc opera dinqp
antera carità* *
Uà alcuni aliti vedendo» ohe i( titeot
Jiol ^ag^tetto vinceva la pertinacia dé«
gli oftinati y ed òpecava ciò cl^e^lon po-
teva far ramon^cUaverità) riputavano
iehei&fle debito loro diileiiiiiidare a' Giù*
dici focohn^Ue jpexipne degli eiecici , e le loro
4^razioai^ttive y ed eedrasgli ad efcguire
le lejjBgi Imperiali • Ma poidiè alle volte oc-
correva di doverli pMoedere contro qual-
«ihe Bottoft eretico , il qnale per la Aia
^
Toopriri^i)^ denmcjajBli per fer^iaioD^
vino» ed esenzione delle leggio
In qnefta tnanient furono trattate, nella
Cbìéfa le caufe d'cre&l fotto rbnperio
Romano fin. all'anno della noftra iaUtts
ottocento^ mando divUo ti' Occideotak
Jnverio'dall Orientale^ quefta (bma ri-
male neirOnehtale fino^Maofine^ com'
i manifii^ 4al Codice di GiuftinìanO) e
dalle NoveUe degli altri Imperadori d' O-
Yiente fuoi fuccefiferi.
Ma iiéir Occidentale fa tutta Kiriata^
così perchè non fu bifogno » ^ che i Priiv
cipi facefleio lef^ ^ ovvero aveflero mol-
to penfiero a quefta matei^, attefe che
per trecento anni , che paftàrono dairSoo.
fino al mille , e cento » rari eretici fi tro-
varono in quefie partii ^me anche ner-
chè, quando avveniva cafi> alcuno , i Ve-»
icori vixnetievan mano; poich' etfeiidofi
la loro conofieenza nelle .canie molto fte-
yr y e r ià ^dottrinacagtona va turbamenti , e
adizioni , ovvero a procederfi in qualche f^er lìpn curanza de Principi^ il delir
altro coniimil cdb, ove la- pena /per le to dell' erefia come Ecclefiaftico fé Taip*
gn^i cJrcoftaiàe del delitto, poteva Aen-
4erfi air ultimo iuf^Kcio : gli Ecclefiafti-
ci in queftiicafi s'alenevano di compari-
n al Magiftrato , anzi Tempre ducevano
tifficf fiaceri co" Giudici , che non nfailk-
ffo oo^delinqttelìti penaci fimgne * S.Mar-
tinoy^^in Francia > .Comunicò un Vefcovo,
perchè avea accofitti certi eretici a Maf-
fitno occnpatore dell- Imperio, i q** *'. da
lui furono fatti morire ; e S* i^oftino
ancorché per zelo della mondezza della
Chieùt hcdh firequentiffime , e molto
iellecite iflanze a^ Proconfoli , Conti , ed
altri Minifiri Imperiali ' in A£Rrica , che
efegnifferó leleggi de^rincipì-, notificava
loro i luoghi > dove gli eretici ^Msvano
convmtiooli , e fcoprivale pedone.; con*
Cttttociò fenile che vedeva «Icon Giudi-
ce incKlMD a procedefe contro la -vita ^
lo pfiBgava«efficacemente per lamifericorr
dÌ9 di Dio'f per Tamor di Crifto, o con
altvl^ limili Scongiuri, ch^ defiftefle dallor
pena del iangue; ed in un'epiftola a Do-
nato Proc^onfole deirAfiffica gli diceaper-
tameate y che fe ^li perleverfirà in cafti-
gar gir eKtici .nelu vita , li Veicovi de-
fiièltranAa idi denunciargli , e non elGsndo
notificati da altri, reAetanno impuniti «
e le 4eggi Imperiali fenza efecuzìone^
ma procedendo con dolcezza, e fenza pe<*
ne di fangue, e& avrebbero vegliato a
ap-
propriarono , e ficcòme pebcedevano col-
tra gli altri delitti Eedefiaftici , come con»
tra violatori di Feftey traigredbri di Di-
giuni, ed altri tali,..puudicaìrdpgli, e ca-
ftìgpuiQgH effi tnedeìimi in ^ue' luoghi
dove da'.Priocipi era loro conoefeeferci-
tar giurifdizione , e dove «non l'aveano
invocavano il braccio fecolai^ y ^ gli
caAtgafTe: così ancora, e. per le medefi-
me vie^ e forme onlinarie procedevano
jie' delitti d'erefia centra gli eretici.
Dopo 41 mille,- e cento, per le conti-
nue cKifenfioai, e contraili, che per cin-
quanta ^ai innanzi erano ftati tra li Poti*
tefici , e gì' Imperadori , e per quelli 'che
durarono tutta il iecoliy feguente fino al
mi|l<, e duoento con frequenti guerre 9
e fcandalf; e poco religiofa vita degli Ec-
elefiaftiai, nacquero iimumerabili eretici,
r erefie de' quali pie comuni erano con-
tro l'^aiitorità Ecdefiaftica» chi attaccane
do i loro corrotti coftumi, chi la poten*
na, e la loto ricchezza, foftentndo con
gli Amaldtflìy elle gli Eedefiaftici non
pot^mo pofleèer niente di proprio ; e chi
anche penetrando più addentro» condeu^.
navà ilba«!efimo de'bambmi, e ribatteot*
Bava, gli adulti ; fiioeva abbattere leChio-
fe , é gli Altari , e fpezzava le Croci ; e
chi non approvava la celebra«ion ddla
Mefla, ed ittfagoava, che le liflEu>àiip9 •
Nn a le
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»*4 D E L L' I S T O R I A C I V t L E
le orazioni jnuUa ferwno a' morti . Eran zion di Crifto. ridurre la fua refigirae.
perciò a quefti tempi crefciuti gli eretici
VX dran numero , i quali o da' nomi de'
loro Dottori , che furono autori dcU'ere-
fie, ovvero da' luoghi ove più fiorirono,
o dai coftumi che affettavano , prefero va-
rj , e divelli nomi ; ma nel fondo tutti
convenivano nel Manicheifmo. E ficco-
mc fotto l' Imperio Romano , éi Coftan-
^inoM, fino a' tempi di Valentiniano III.
ve ne furono in numerabili , denomhiati
per i loro Autori fotto i nomi X Art arti ^
AìMicfdoìtìjnì^ PneHrnatomaihi y Apollina-
riani , Novaziarri y ovvero Sabazìani^ f«-
nomianì , l^a latini ani , Patcttanijli , Papié'
nijiij Moma?ìiJiiy Marcimifti y Donatici} y
Fozianiy e di tante altre Sette ^ che pof-
fono vederfi nel Codice di Teodofio («):
cosi ancora a ouefti tempi -fi nomiuava-
Ro ali Arnaldi/ti da Arnaldo da Brefcia
ter famofo Capo , i Leomfti , gì' hifabk^'
tatiy i l^Idefiy gli Spefonifii y i Pubbikar
fili y i Ctreoncifi , i Gazati y ì Patareni , cnC
difpofti ad -ogni oltraggio , e patimento y
affettando incredìbile coftanza, vollero ef^-
•fer chiamati Patàreni y per opporli a' Cat-
tolici , i x]uali ficcome quando per la re-
ligione patifcouo ^ragi, e morti fon chia-
mati Martiri y cosi efe efpoaendofi pèrla
loro credenza con egtial coftanza a limili
pericoli, vollero effer nomati i^i/i7rv;i# (*)•
Ma * r più confiderabili in quefti tempi
erano gli eretici Albigenfi denominati co-
si da Albiy luogo dove effi fi ritirarona^
i, quali per la protezione chcaveano del
Conte di Tolofa , aveano -fparfa la lor
dottrina in molte Provincie della Francia «
Ma, all' incontro in quefti medefmii tem-
ici a favor della Chieia Romana furféro
que' due gran lumi. Domenico , e France^
fio y i quali colla lor fantità refifi chiari
per tutto, fondarono le Religioni à^ Pre*-
dicatori , e de' Frati minori , e furono pian-
te così fruttifere , che i loro rampólli muK
tiplicarono inguifa, che in^breve fi vide
piena Europa di tanti valorofixommilito-
ni , i quali non rifparmiando.nè fatica ,
né travaglio efponendofi ad ogni- periglio,
combatterono valorofamente per li Roma-
ni Pontefici . Francefco imitando la fevei-
ra , e rigida povertà proccurò ad imitai
"^ s ap-
(a) Cod.Th. tit. de haret. t. i6. (b) Onefia etin^logìo' PUtro delle Vigne y e Fede*
fico gli danno nella Conftit, bicojifujiUm^ •. •
gli uomini , che a quella s' afcriveano ,
all' antica diciplina , ed a' fttoi principi ,
e come fondata »su V umiltà y e povertà
pensò di riportarla indietro^ e veftirladi
quegli antichi abiti ; ed in dotai maniera
più coli' cfemplarità delia vita, che coJJe
prèdiche, e* ièrraoni y toglier gli errori .
Pali' altra parte Domenico di nazione Spa-
^gnuola , della Città di Calagorra^ del chiai-
ro , e nobil lignaggio de'.Gufnuni , in ai*
tra guifk fi livolfe co'.fuoi Frati ad a&->
battere Je .nafcenti erefic • I- Vefcovi non
eraaet fuifficienti ad eilujparle , cosi per lo
gran numero 9 come perchè tanto' effi ^
quanto i loro Vicar) erano mco atti , e
meno diligenti di ciò che li Pontefici Ro-
mani defideravano^ e iarebbe ftàto nece^
lario^ perciò InnocenzialIL fcorgendoil
zelo di quefti aaicenti. commiliton^diede
loro incombenza che andaffero ^ predica-
re agli eretici là v/jra credenza per coiw
vertirgli : efortaflcro i Principi , ed i Po-
poli Cattolici a perfe^uitare gli oftinatr ,
e per informarfi in ciafcun luogo del nu-
mero., e qualità degli eretici , dal zelo
de' Cattolici , e della diligenza de' Vefco-
vi, e portar relazioni a Roma ; tW che
acquiftarono nome d' Inqutfitùri . Domeni-
co fopra gli altri fi. adoperò.con tanto ze-
lo contro gli eretici Atbigmji y che fu di-
chiarato dal Pontefice Innocenzio Inquifi-
tor generale contro di loro.; il quale fcop-
genào non .giovare con quegli oftinati le
difputc, e le concioni , ftiraiò più oppor-
tuno mezzo per eftirpargli di ricorrere
agli ajuti del Conte di Monforte ,* e di
ttioltr altri Signóri Spagnuoli , Tedefchi ,
e^ranzefi-, i quali uniti infieme con grof-
ib numero di Prelati , prendendo contro
di loro ia croce , nella Provincia di Nar»
bona , ed in altri. luoghi gli vinfero , e
diftruifera. Ma multiplicando«e(Ii fempre
come idre, Domenico venne in Roma, e
nel Concilio, ohe in queft' affnò fi ftne-
va in Laterano , iit più feflioai orò con-
tro gli Albigenfi ,- e fece condennar per
eretica la lor dottrina . Si condennarono
ancora in quello Concilio que' libfi^he
4' Abate Gm>acchino avea fcritti conti^ il
Maefiro delle fenteme Pietro Lombardo \ •<
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DEL REGNO DI NAPOLI' LIB. XV. CAP. IV. z^
t^ Apptùvh la dottrina del medefirao , che
tenne intorno al miftero della Trinità .
£ furono parimente dati in queif AiTem-
blea molti provedimenti intorno la rifor-
ma de'coftumi degli Ecclefiaftici ,. che per
orrendi, e facrileehi venivano^ da' compe*
titori eretici predicati , ed tp cotal ma-
niera terminoÀi il Concilio ; onde datoti
perciò maggior lena ai novelli Iniqui fuori
profesuirono .con molta ^i^crìtà y ed in-
trepidezza' d' animo la loro incombenza ,
Non aveano però a qùefti tempi Tribu-
nale alcuno ; ma ben alle volte eccitava*
no i Magiìlrati lecolari a sl^andire, o pu-
nire £li eretici, che trovavano : fovente
eccitavano il Popolo mettendo una croce
di panno fopra la veftc a chi voleva d«-
dicarfi a*quefto, ed unendogli ìnfiemeta*
lora, gli conduQev4na all' eftirpazióne de-
gli Eretici.
Fu da poi molto aiutata Y imprefa di
Quelli VzAvi Inquifitori dal noftro Im^ra-
dore Fedécico II. il qiiale nel 1224. in
Padova promulgò xjuattm , Editti fopra que-
fia materia , ricevendo gì' luquìlìfori fotto
la Tua protezione , ed imponendo pena del
fuoco agli eretici oftinati, ed a' penitenti
jòì perpetua prigione ^ commettendo la co-
nofcenza. agli Ecclefi ìdici , -e la condenna-
zione a' Giudici fecolari • £ quella fu la
prima legge., che gene^alttiente deife pe-
na di morte agli eretici , dì che altrove
ci tornerà o.ccafione di ragionare : ma an^
corchè Federico avdfe prefo fotto la Aia
protezione gì' Inquijifori , non ebbero elfi
però Tribunale alcuno . L' ebbero poi nel
Ponteficato d'inrioc^nzió IV.. il quale ri-
mafto per la morte dblV [mperador Fede-
rico quali Arbitro in Lombardia i. ed in
alcune" altre parti d' Italia y applicò T ani-
mo all' eftirpa^ne delT erefìe , le quali
' avevano fatto ^^Yi progreffo nelle turba-
zioni paffate .^E confuierate l'opere ^ che
per r addietro • aveano fa^te in quello fer-
vizio i Frati di S* Domenico > ediS, Fran-
cefco con la loro diligenza > e fenzaaver
rifp'etto a peribne > ed a pericoli : ebbe
per un ico« rimedio il valerli di loro, ado-
perandogli, non come prìmiy (olo a pre-
dicare ,. e congregare Crocelrgnati , e far
efecuzioni eftraordinarie , ma con dar lo-
ro autorità llabìle > ed ergendo per effi
(a) Bofquct. in Itotts a^epiJI.Inn* ti%.
un fermo Tribunale, il quale d'altra co«
fa non 'avelTe cura . Ecco i principi del
Tribunale dell' fy^uijjzhne ;. ina come poi
ed in qual maniera in quelle tìpùve Pro-
vincie avefle efercitata la fij^ntorità, e
come finalmente prefTo di noi Talfefi refo
cotanto qdiofo , ed abborrito, ficchè non:
fi folTra nemmeno fentirne il nome , fai^à
a più o;^portuno luogo lungamente narrato .
Intanto Papa Innocenzio termio^rto il
Coneilio, elfendo partito da Roma, e gi-
to ^n Perugia , infermando quivi é una
grave malattia , dopo aver per 18. anni
retto il Ponteficato , e nella fanciullezza
di Federico quello nollro Reame , palsò dì
quella vita nel dì 16. luglio di queft'an-
ao izi6. Fu la Aia morte , per le cofe «
chequi a poco li narreranno, all&Chieta
Romana luttuofillima , e molto grave all'
Imjperadore Federico , il quale co' fu^uc-
^i^flori ebbe p^r troppo avverfa fortuna •
Pontefice a <:ui molto deve la Chìefa Ro-
mana, perchè colla fua accortezza 9 e niol*
to più per la fua dottrina , la riduce nel
più alto, e fublime flato, e che avea fa**
puto {bggeKarfi quali tutti gli Stati y e
Principi d'i^uròpa , i quali da lui como^
oracolo dipendevano . E cotanta era la
riverenza del fuo nome , che ridulÌA
JVlfònfo }le .d' Arragoua a renderali tribu-
tano il fuo Regno , e di farfi uom ligio
della Chiefa Romana , e volle da lui ef-
fere iif Roma incoronai» , il che a fua
itpitazione fecero anche altri Principi ^
Egli come dottilfima in Giurifprydenza
chiamò in Roma i rtiagsfiori pcrfonaei»! a
comprometter a lui le lor differenze y ed
a contentarli y che dal fuo giudicio folfe-
ro terminate: quindi le più gravi , e ri--
nomate controverfie di Stati , e di Prela-
ture in RontìTfi riportavano. Quindi ab-
biamo tante fue epifti^e Decretali , delle
quali fin da quelli tempi ne fu hiik Rac-
colta y e data a leggere a'iludenti in Bolo-
gna {p)y onde potè da poi Gregorio IX.
fondare più llabilmeate la Monarchia Ro-
mana. Fu lludiofiflìmo delle leggi Roma-
ne > e particolarmente delle Pandette y e
fu perciò riputato uno de' più grandi Giu-
reconfulti di quelli tempi , che fiorivano
in molte Città di Italia , e particolarmen-
te ia Bologna y refa. fopra tutte le altre
4 ìllu^
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^ DELriSTO
illttftre per la femoia Accademia di lei^
gì y e pi& per Ugolino ^ ed Azone ^'^cke ia
2uefti tempi vi fiorivano » A&ttava però
)verchio limitare i Giureconfuiti antichi ,,
e foventmnille iepi' delle Paodette vo<^
len.do fonaare k lue Cpiftole Decretali j.
f refe de' grandi abbagli >. 'molti de* quali
ne furono da poi daCuiacio^.daQttoma*
no ^ t dagli altri eruditi rtprefi . Ebbe idea
al ti Ama del Ponteficato> e riputava noa
altrimente di Gregorio VII*, e di m^lti
altri fle^Aioi predeceflori » che ioflk in fta
balia deporre altri , 6- iilas^lzare al Tro*!*
ao Imperiale > come fece deponendo Ot«
tene) ed innalzando Federico .^
Governò nell' adole^enzia di QueAo
Principe i Reami di Sicilia con afloluto
imperio*) e dominio , più di qiieUo com^
portatrano le ragioni d' un Balio , come
era flato lafciato nel teftamento di Co-
ftanza ; e per que(|a ragione fi rappor%
Bo^i lui nel regiftro del Vaticano alcu-
ne mveftiture fatte diJFeudi net hofira
Reame, e quella del Contado diSora per
luo nepote ^ ancorché T Autor delle gefia
d' Innocenzio (criveiTe, che Faierico rin-
v^eftifle per ìneaztf di fuoi Covemadori
che reggevano la ftia Corte ^ e Caia rc-^
$fXt in Sicilia. Per quefta cagione anco-
»tt fovente Innocenziò nelle fue .Deeretali
parlando di Canna , di Reggio ^ e di al-
cune altre. Citta del noftro R^no , dice
tfler di lui il governo delle medefime.oosl
nello fpirituale , come nei temporale ^.e
quindi s* intende ciò » che i noftri per
ì ignoranza dell' iAoria^ non arrivarono a
capir mai v come Innocenziò eonfcitmuH
RIA CITILE
do reiezione de' Vefcovi fatta dal Cler»»
delle Città del noftro Regno , e dandovi
il fuo aflea(b , dice dì iarlo Vice-regia ;,
poicliè quantunque, Come altrove s' è nai^
cato y il medèfimo Pontefice avetfe . coq.
Coftanza ^Iterato muolto- T accordo fatta
tia . Adriaiio< IV. e Guglielmo L intorno
sdr elezipne de' Vefcòvi^ aieate<tim;mco ,.
che dovefft? iteli' elezioni de' Prelati rioer^
oarii r atfenfo |^1 Re ». mm fu a quefti
^0i{|i pofto in diTpota ; e 1 ifte& Inno«>
cenzio etfendb Balio del Regno l' oflerv^
inviolabilmente ; quindi è che fcrivendo
al Capitolo ) e Canonici di Capuà, cfa'e«-
leggefTero per qudla Cattedra perfo^ido*
iie;i 9 ior dice ancora , che dopo eletta
mandatferù^ da lui , perchè Vice-regìa po«
tetfe dargli l'afTenfo {g) • Il medefimo^
leggiamo, che fece quando fi ebbe ad e-
legger il Vetcovo di Penne, e quelfii'di
Reggio (r).
Nèn ebbe ^vttvò Pontefice , adulto òm
hi Federico , fé noa che leggieri contea
con hii , anzi pioccnsò fenipre , per o^
porlo ad Om>ne., i. maggiori fuoi avanzc^
ed all'incontf^ Federico fu dihìi,.edeU
ia Chieia Romana. cosi offequiofo , e rt«*
verente , che Ottone fuo emolo fblevm
perciò chiamailo il Re di Preti • Ecc»
come durante il Ponteficatod' InnocenziO"
era creduto , e ritritato Federico ;. ma qùe^
fta fortuna non d>be dapoi. co' Pontéfici
(tioi«fttccetfori, co' quali paf$ò si ^ne »
e varie vicende, che partorirono avveni-
menti tanta portentofi , che bifomerà per
la loro grandézza ripoctai^^li a due ie«
^Qtti libri di qwfltf Iftint.
t
DELL*
(a) Cap. tum Inter. i8. àe ÉUStenii, pag. ^lo. & lo. Ughellus tem. 9. pag. 405.
(b) Cap. qualiter eod. tit. de EUB. Epìfk e fu anche afOertito da Finente ad th. de
aja. M. a. Epìfi. 242. Gejla e/u/d. Inn. Elea. r^
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' O ELI.' 1$ TOKfì A C I V I L ^
V D E t
R E G N O D I- N A P O L I •
LIBRO DECIMOS^STO.
Orto in Perugia il Fontfeft*
ce InKceiìzio , tofto inàbile»
fta meSefinu Città umtofi
il Collegio 4e' Cardinali »
crearono per fuccctfbreCrn-
cio Savf^lb Cardinal di Sa^
Gio. e Paola> ch^ era (lato
f srima. Can^ Uicr di S^Chìeia) ed il,qua«
e nella fanciullezza di Fedeiico per quat-
tro anni era ft^o ih Palermo fuo Aio »
che Onorio IIL nomoili . Fu oflenrazione
de' pia diligenti ioveftìgKori de' coftupi ,
e delle azioni umane ^ appoggiata (opra
antichi, e moderni efepipj 9 che i Ponte-
fici maggiori gemici , che hanno avniti^i
Principi,. fono ft^i quelli, che in tempo
della lor privata fortuna furono 4i lo' ^^-
mij^Uari , e domeftici ^ Innooeniio IV. ef-
(endo Cardinale fii grand' amico di Fede«
rico, ma quefti quando inttfe la fua eie*
zione fé n accorto, e previde quanto ac-
cadde a lui di male. Il ReAlfonfo d*A^
tagona fperimentò^ lo fteflò con Califto HI.
ed a Cariò V. Imperadore pur interveniie
il medefimo • Non altramente accadde al
noftro Federico ; poiché Onorio nuove
Pontefice nop guari dopo la fua elezione
tornato a Roma , e con fommo onore, 9
€ome,lor.CiHÌadino, da' Romani accolto^
la prima cofa , che penfafTe , fu 4i /igni*
ficàie a Federico ger ^.lettere r fedza
molta confolazion di parole , 'che lafciatfe
la pòifeffion de' Regni di Sicilia , e di Pu-
glia a fua di(pofizione , perciocché non
voleva, eh' eifendo Imperadore^ e Re di
que' Regni fi giudicale ,. che andaffer tiniti
Spfù la Imperiai dignità , e non fof(èr Feu-
i della Chiefa , tanto maggiormente , che
gli Ina^raclori d'Occidente, e fra gli al«
tri ultimamente Ottone IV. aveano que-
fta (^etnifione , che almeno il Regno di
Puglia foffe dipendente dall' Imperio d'Oc«
cidente . _ . . •
Federico a tt^ dimanda fifpofe col mag-
gior rifpetto,'è jrivereqjMi; che per ubbi-
dirlo 9 le così gli fotfe piaciuto » avrebbe
eman-
Digitized by VjOOQIC
^n D E L r I S T O
emancipato il fuò fii^liuol Errico > e ce-
dutigli i Reami di Sicilia^ e di Puglia,
ed in cotal maniera farebbero ceflati tut-
ti i {bfpetti; e mandò Cuoi Attibafciadori
in Roma per tale affare , t per dargli ub-
bidienza . Onorio raccolfegli onorevolmen-
te , e non potendo, non accettar ia giufti-
fitata, e ragione voi offerta .di Federico,
gli rifpofe, che avrebbe deftinato un Le-
gato in Sicilia, acciocché aveffe dato com-
pimento a tal negozio, e che in queilo
mentre , copi' e' doveva , foffe ftaìb fede-
le, ed ubWiente al Romano Pontefice^
Intanto Ottone dopo la vittoria, chtf
riportò di» lui il Re Filippo (U Francia ,
fuGtsiendo* col mifera avanzo de' fuoi in
Safftìttia, ufcito già di ogni fperanza di
ritornar nella perduta grandezza, s'am-
inalò in B/unfuich, ove in qucft' anno
i2i8. fu da mortifera febbre tolto ammor-
tali. Federico vedendofi libero, e fenz'
alcuno oftacold^in Alemanna, fece con-
vocare in Magonza. un' Aflemblea di tut-
ti i Principi , e Prelati dell' Imperio ,
il I A CIVILE
fé in quefto nuovo anno 12 19. in Ger*
mania, ov'era fuo marito.
In quefto mentre, avutifi nuovi avvilì
della neceffità che vi era in Soria difoc-'
corfo , fcriflfe Onorio a Federico , ed z
tutti gli altri Principi, e Pòpoli crocefi-
gnati, che s' apparecchiaffero tantofto al
paffaggio di Terra Santa. Federico rice-
vute quefte lettere confermò il giuramene
to fatto, d^ andar in Soria, e fcrifle alPon-
tefice, che feguita la fua coronaziò» in
Reina , avrebbe intraprefo quel viaggio .
Il perchè Onorio mandò ,a richiedere ad
Errico Conte di Brunfuieh, ed^'al Duca
di ^affonia ^li quali col prétcfto.che Fe-
derica non foffc fiata legittiawmente in-
cpronato, ritenevano tuttai^ia la corona,
K lancia, e l'altre •infegne Imperiali)
che fubito fotrto pena di ceutbra gliele re-
ftituiffero . Federico , lafciato in^ Alema-
|;na il fuo figliuol Errico fono la cura di
Corrado fuo Coppiero , offendo ancor fan-
ciullo di undici anni , calò coli' fmpera-
drice Coftanza fua moglie in Italia, eri-
racchetate del tutTO qéèìle Regioni, co^ *chiefti in vano i^.Milanefi antichi nemì
minciò a maneggiar con Onorio la fuaco- ' "^ " ^ "^ i- ^ • •
ronazione in Roma • Ma il Pontefice non
cosi volentieri venne ad accordargliela ,
volendone efiger da lui pur troppe gravi,
e pefanti ricompenfe , ficcome in fatti afc
fai caro coftò a Federico quefta cerimo-
niar} poiché ficcome narra ilFazzello (//),
non volle concedergli , che v^nifle a Ro-
tna per riceverla , fé prima non gli pro-
metteffe il Contado di Fondi ; e fattofi
ciò promettere, fi contentò, che Venifle
a preuderlH ;^ onde Federico' ricevuto tal
avvifo cominciò ad^pparecchiarfi , ed uni-
re un conveniente ef^tcito per paffait in
Italia j e fcriffe intanto a Giacomo Con-
te di S. Severino , che carceraffe Dioaol-
do ch'era fao focero, il qual venuto nel
qual
Reame cagionava nuove rivolture, e ru-
mori, ficcome colui efegui, tenendolo cu-
fiodito in ftfetta prigion©^. Inviò anco»
lettere in Sicilia all' Imperadrice Coftan-
»a fua móglie , che veniflfe in Alemagna ,
la quale partendofi da queir Ifola pafsò
per mare a Gaeta, e di là -in Lombar-
dia, ed in Verona, ed in altre Città aìmi-
ohe , eoo foramo onor ricevuta , e giun-
*
(a>fr. T0mma/o Fazzilh dic. 2/ li/f.2.
fag. 8ÒÒ.
ci biella Cafa di Svevia, e gran partigia-
ni del morto Ottone, di poter «tfler co-
ronato in Monza della corona di^ferro,
fecondo il coftume degli antichi Impera*
dori, profegul il viaggio , e giunto a Man-
tova fu iricontrato dal Legato del Ponte-
fice, il quale prima' di farlo paÀare in-
nanzi, non parendogli^ i perdere si oppor-
tuni òccafione , per mezz<f 'di Quefto Le-
gato volle efiger da lui quanto potette ;
prinia gfi fece giurare di difender fe giù-
rifdizione della Chiefa Romaiw^d'uhìw-
dire a quella, ed / fuoi Miniftri , e di
cedere i Reami di" Puglia, e di Sicilia al
figliuol Errico,
• ( La prómefla di quefta ceflSone fatta da
Federico, fi lègge pretfo Lonig (A);.
Dte poi proccurò che .annullafle tutte le
Coftituzioni , e confuetudini contro La li-
bertà Ecclefiaftica introdotte: indi gli fe-
ce reftituire il Ducato di Spoleto, le Ter-
re della Conteffa Matilda , Ferrara , Vii-
lamediana , Monte Fiafcone , e le Città
di Tofcanà 'appartenenti al Patrimonio .
Fecegli far ordini rigorofiflSmi , che fi pren-
deflero gli Spoletani , e i Narniefi ribelli
del-
cap. 2, ( b ) Caci. hai. D/plom. Toni. V
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fopra.. 1 a&italità, e Pi^anÉeaù de'pei^t
«naxj e iopra la fiouftà dcgfi A^ricolt».^'
XÌ4 Squali 4 vegp^no 4»iifcrmati ^^ Qi,
ncrriy. Né dovrà dubitarli ^cÌìc in tiloo
cafion«; f jltn queft' anna fi Hano fwpiuti
gate ^cfte Gòftitimionr ki Roma da^ Fc-
£.0111 ana V l^in Aprile
no 121 2/ il Papa
pfoccuraio an
DKt REGNO DI NAPOLI LlJ. XVl
dclU Ctiefa; e volle ? che cjié CiicUt>.;ii
donaffe il Contado diFondi» che nellaii-*
:iu 12 18. s'avca fatto promettere-
(La prctenfione del Papa iopra il Con-
tado di Fondi naice va dat\teftametito di
Ricardo Conte di Foladi j ìleaale in Gen-
naro dell'anno iztiAieaviÉ dirpollo p^ _ , ^*^-
fuo tedamoptto in benefirìò aella ChieT^ derico ; poiché oltre U telìimoHio-dì Ric^
cardo da S.GcnTianò (^),^'4ftcffc Fede#
•wéo «cLproemiojdéUeLmedefiflfte dice avet^
le promulgate ^n die /^ita^der maìk^Ji^rì^
fifftmi Patris nojiri fummV Potrti^ìp, ( ig^
tcadeodo d' Onorio ) ;tr||^fTiffr'riiiìi iff' V\\
dema. Tre capitoli delle quak fueon©^
poi inferiti nclGodkrc di GitìÌHliiarÌ0*it-
tò il titolo dnMéBreùcis <f) j «rf un alt%
foté# il titolo' de Sacr., Èccltf. dal qtó^
feV ne formò l' AuthiXìdya -, &ìffitM . iSSi,
che abbiam ¥|lutoiivvef|!riré^. aifinehé (fùm^
dano colPahre, ck^ prottiulfìò da poi Fe-
derico per 4i\:ftfli fteAiii idi Sidtia ^ éi
Pagmlb eMì' è queiia che conoiìn^fii.
céfì/mslemf e Tial tre fche-% lèggono^!*
li^n^^GommzkNii (Si fttgno . O^riè^
fofta lé Ccyf^iitucioni Regie^ ^fira Clpi**
{hWf e»v«roliiip«rjaU , re fÉirbn^>fro;Tiùti>
gèe da-poi^per ^ncftf. Ree!i«,'^<Hiando i
Patapcnl^no^qjftrai», in qde^te »* gMbtt
pèrti /'è4 in Napoli particolarmente ,' d<r-
v^Fedoko rJkV aqoa^jH. n^ icce niol<^
cheaffenio da Fede t- *'sì il reftamen-^
Co di Riccardo , co [ii<^ ì , Ifcnfo dì tede-
tìco il ieggonl) pre^o Limif^ (> ) ,
Da Mantova p.'iCito da poi in Mode-
na ) accompagnato dagli Amba (et a dori di
qu^fi tutte le Città, entrò coir liti pcra-
drice fua moglie in Rotnla ^ ed a* iz. No*
veitibre di qucfFanno nzo. nella thiela
di S- Pietro fti da Onorio <con aiagnificn
pompa infieme colla moglie incoronato
Im|ltradorej^e nelNitefìa mefTì papaie in
HianOb dei I^ntefice giurò di difender Li
gfunfdi rione, e Srato' della Ciiicf», e di
p^far^feon potente armata in Soria alla
coaqMift^ ^* l'erra Santa | e nelT ijleffo
ponto per mano** d' Ugolino Card inai j e
Vekovo d' Ottia y che fatto poi nelT anno
ii#7. Pontefice» fu detto Gregorio IX*
fu iettato colla Croce . Intervennero ih
quefta mowtonazione molti PreLiti , e Bi-
funi Ì:l nolW Reame, Scemano Abttedi
MonteCàfin^, Ru^^ieri delT Aquila Con- , ^ . -^ -,
re di !%mdì|' Giacomo Conte di S. Sove- par idnanM|É ' ^ ; . ^
, tino ^ e Riccardo Conte di Celai» > ed* •M^ngiwipercffètcdericor
H
ripiPp^l
altri Baroni noverati da Riccardtj di San
Germano- ^
AtiSra fu, che Wderico, per arati fi ca^
re ad Onorio, promulgò in Roma dopo
la celebrità della fua incoronazj.aiie quel-
le f^ie AugufltàU Coftituzioni y chS leggia-
mo 9»^ nel libro fecml^(^^ feudi , ^-
condo U volaarre, ed aflw5 divifioac ^
fotto il mola de fiatuùsj <^ Coytfuetùdì-
ntbus coi^ra UbertMtem -Ecfflefijt , ^ ó^c: co%*
tmenti più^capitoli) riv^candófi nel pri-
mo, tutti .gH^lUtHti , e .isonfuetudini intra»
dotte contro 4a libertà Ecclcfiafticy; fla*
bileadofi nel fecondo gravi pene contnD
i Gaz^i , e Patatai , ^"Ctri oreHci ^ e
Tomo li. . > M
(a) Cod. hai, Diphm. Tow^i. p.4k64.
S65, (bi Riccardo, Roma qUafdam edìdtt
Sa^thiones pr9 lìbertate £ccltjia , &Ùlìeri^ ^
forum y confufionc Patarenorumy Tejiamen^*
impl||!feytre *y,<<^unAre ^ come direna*
,^«-^ avA co&t«fc
«D^aiitafl|K) , e diminuzione dette
ri$t$k\ àé^'imftri^^ e deliteeiu^^ pr«*
wvato^^bdSfs&is ik Pcrncefite ^. fu eiò^'bib»'
ftante per -averlo amjpo ; ppic^hè ^M^eiiwe
«^cfive. Orlando 'Mala vela tieir ìAom^ di
Sieoa^ dimomnd» aucoili^ Fodevipo m 9^0"
nla^ 8^yTÌde% che -gli orduni*^ ot^^lt
a^ idati per imtttcBr ia a0^e -^ie coia
di^Lambaidia^, erano laak^eftguits dello
Città- Qui^lik adeiefttiolU '^^hidìiK: r eie
avueuiva per. opgpa cjÉttft^ioM»; che ^(o^
teva (^ fti'&A^ q|MiÀi
j% 4i|' fuol ip^tf^iaiii ^ndii^ia^ d'kKnét
cesi irrecoftciiieiSili , % diirifr ^iwfte Fa#
.ziéa>) per tifaa% <he lyn^paifaadoi ^ttt i ft ^
( e ) C^. Ju/i. de MaretÌQÌs ^ S/C^ vero
^ufirrnm. C^XW0d^sftàtwq^\.4^iuGa^
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ftf o D E L r I S T
Cktè «jlfBidt» «fi Federico, ^i (9^
folfe £Bf n^tco dalla Aia potenza •
i. I^DcUe Fazioni Guelfa^ e GhébeUtne.
ORIA CIVILE
^ fttttfi in ftt r uicfo delfa fua Ca£i
trovare , mentre di colà ptflaya MèiTer
Buondelmonte, ed amìchevolniente fiilu*
utolO) incomificiò doRoe&aiBeiite a pro-
Terbiario della dtf&aa, ^die prefo avea ^
diceadogli che non era mmtevole di co«
fi degno gìof^m , cooof egli era « xon fo^«
^tiagece: id vi avea feÀata:qttefta mia
^giiUoia di roi afiai pia dej^ , che quel*
la, die preik a.véte^ le cui parole uden^
do Meifer Buotidewkite , e veggeado la
ìaneìulla di nobiliHKi préfenza^ e di ma*
ravigliofa beliecza ^ di Ui fncontaoctue
imamoratofi , rifpofe, bisserebbe ftato
t»op]^ iaocoo anfintar còsi cortefet>i&r-
ta, e tofto la preie, e fposò. Significato
cai fattx> agli ^;M^',''gli accefe digraU'
dlffima ita contro MdSèr Bnondehnonte ,
che cosircbernetidogli era lor venato me-
no della prometfa del pattuito parentado^
e mentre infieme uniti trattavano d#die
5ui(a & doveffero di lui vendicare , 4t con
atterlo, o con ferirb, un Meflèr Mo«
fcadi LamhÉTtì ,;iiomo , ehe àif^Bn, iera-
tnra a^ea mefUere , dH& ch'iepi avrebbe
JTXUÌ b^ogna ^r maggior chiarez^
Ay^ delia. (Aoria ricordare da <:a^ il
principio , e la cagione di qoefte divifio*
Wl ^ Guelfi^ e Gbibellioi, delle'qualt
^vrà molto ^etfb f aveUarfime , pereC^r*
fi in ^ fovente intriglt^ i Re del no*
ibo.Reaifie.
(DeUe varie opinioni intorno all' ori-
gine di qudfe Fazioni, iàa da vedel'ii
one' Scrittori i che racoolfe Struvic Ca ) ;
éBvt rapporta la pia vera, eh" è quella
fcritta da jikdreM Prete , nella Cronaca di
Saviera p^g^^J^ di cui ne adduce ̀ pa-
iole). . ' I*
Quefie^ &«rof^ Fazioni oun HMqueio,
come & diedero a credene alcuni , ne' tem-
M del noftro Federico ', ovvero d^ egli ne
toSk fiat^ Autore » come attorta n4Pl*ini»
pmt iUfazzaUo} ma furièr^ molta tem*
po' prima ; egli fé tiorà gii introdotte ki
Itaii^ii) nella «male aveano mede profSn* trovato nji miglior modo che tnt^r ^lai-
de radki% Cominciarono in AlemagrMF fin ^' ^ ' ^ — ' * ^-^^ j^- ^-r
tri ; e nonguari da poi la mattina di Paf*
Otta di Reftirrezione [nc<Hitrando ac^al*
Io Meiler Bnoiidelmonte atPmue ^^{ipnhio
4eir Arno, adalitolo con alcilìl altri fiioi
coagìonti di fangue , e con mfolt< ferite
^ anertatolo ^a cavallo V uccide appunto a
o di Corrado • I Guelfi^ chger^ron feni«> ^|^i dfel pilaArò , che fofteneva la ftatna
liire Papalìiii, pre&ro ilnomo^rda^ Guelfo ^i Matte antico. Idolo de' Fiorentini . Sì,
dall'anno*! 159. n^ tempi dì Corrado IIL
Impiradortr, e nel rogMT di Rnggiero L
Re di Sicilia (ò). IGhiBellmi^ che fii-
jon feiopre In^erìilì , preff ro il Aome da
CibeUo Città , ^ove TOtcaìt Errico iigliub-
Duca di Baviera. Venneao da poi quefti
■orni dr Alemagna i^ Italia,* per ua»ac*
«idhnté fepmwenum in Firenze , ehe pre^
fagò in Italia le divifioni ; poich' emado
m quella Città nngentiluemoy'il cuino-*
me. fu Me&r Qkiondelmoote de' Suandel-
«MÉT^y gtovane^ vago, è molto ,aw^eh-
te, CÓAui aveapeomeib dì torre fer0>h
glie una doimttla degli j^madeiy nobili
«qclf effi} fku eavaUando un giorno per
Firenze pa&À a«^i ìlfiilagio d'unagen*
ttl ^donna ideila fi^igl4|. D&nati , U quale
«llÌH«doii inva(#iitSi delie maniere avvenen-
ti del giovane , dPTea piopoAo di dargli
paf 'moglie uf|a. iiia figliud», la quale ,
perchè unica eie nata al padre, awa re-
dato uw^dbQt,' «ricca dote*. CoAaiadue**
iìera novella fparfafi per la Città, fu
gione, che fi Icvaflfe 4utta ad arme ,^
iai)-itfìmt0^ MiJim^G€rm.jp}JJim.* 17, §.,4. /. 5Jo.
ca«
, e a
rumore, divìdendofi i nòbili di àETa in
due fazioni , che ff chiamarono poi GueU
fi^ t GhihiUinì ; dell' una delle quali par-
ti furono in Firenze oapi i Baondtlmonti ^
infieroe 'con . molft altri , e fi nomarono
Gutlfii-e déll^lttpa, che fi nomò de'GAì-
belUnty furono capi gli Uòerti collegati
^oA gli Amadeìy e con altre molte Fami*
glie y la. qual fiera peftiienza fi fparfe pò*
dcia in breve tempo per*^!} maggior parte
deiraltie Città d'Italia con grande lor
disfacimento , e rovina . Poiché nelle di-
icprdie . nate tfk' Pontéfici , e ^1' topera-
dori , quelli ^ partito , che re<;uirono 1'
bnperadore furon detti perciò Ghìbeliinì^
' • gli
(b) Irrvegts an*i^iz* kift.PM'-
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DEL RECKO DI NAPjOLI LTO. XVL^
gli altri del contrario , che- kgmrwio It
partì del Papa fi ditfero Guelfi ; ed i Pa?
pi proccttravana mantener le fazioni > per
così depriifiefe , o akrftti btlànck]^^ lef n>r^
ze In^eriali . (^fto iffeflip iùtenxkva fa-
re Onorio con Federico^ non oftahte (f
etfer flato cosi ben da *lui corrifpofto .
Ma qttìiùa Principe ciò diffimulaiido , la?»
fciato in To&ana Corrado Vefcov* di Spi^
ra; e Cancelliero Imperiale ^'Italia, a^
cicKxhè nvaatenefk in fede; i j«:cii3|^uni-
ci y e ne gli acquiftaffe ^^tri Jdi niDoi^ ,
partitofi dr Roma" venne- ia Terra di La-
voro , ricfaiaftiato an^be f6?r repr jtnere all-
eane novità, che alcuni fiaronr macchi-*
navano mA Regno; e giimio a S. Ger-
mano fu a grand' ooor raccolto dall' A ba-^
te SteÉino, indi tolfe al Conte di Fondi
Seffa.> Teano , e la Rocca di Mondrago«
ne», che ne' pacati tmnulti avea occupati ^
^ IL DelU Cofte Capuang •
NON guari da poi Federico , ^a S, Ger-
mano pafs^ a Capua y ove fermato^
fi convoca un general Parlameùco» nel
quale diede molti piovv^disienti per la
quiete > e cornuti bene del uoftro' Reame^
Allora fu , che per configlio dr Andrea Bo-^
nello da Barletta celebre JGiurecenfulto ^
ed Avvocato Fifcale delta fua Cofte fi fta-
bill in Capua- un nuov^ Tribunale , chia*
mato la Corte Capuana (a)y nella quale,
ordinò) che i Baroni, ed i Cotwmidellc^^
Città y e Terre 9 ed ogni altra perfònà , do-^
veifero prefeutare tutte ìe- cot^^fliom, *r
J^rivileg; dalle lor Caftelta, e di altre co«
e, clie tenevaiio- da lui, e da'patfs^ti Re
fuoi predecetfori ( ad e(clufion- ^rò di
Tancredi,, e iuoi figliucdi, che. gli eÙ>e
per intrufi ) per riconofcergli fé ftavao be-
ne , o folTera ftatl illegittimaaiente ceu-'
ceduti intempadi turbtilenze; ingìuMen-
do, che coloro che no%g^prefeiitaMrd,.
fi unetfero caduti dalle coaceffiont , cheia
effi fi.coiiteaevantf, e s' apfilicalfero alla.
aji
t&f , eh' era»olftatc fraadofa nt e m e i i te eAor-
!♦, Di che oltre di quel che ne fcriffe
Riccaicdo' di S. Cerinano ( & ) , ne a^biamp
anche nSlIe tioftre Cq/Ì/rw{cJ9?fr del Regno
un faterò' titolo : De prìvìle^iì^ a CutU
Capuana revocati^. Ciò che abbian^ volui
to avvertire^" perchè non Q creda , che
Federico "queda Corte V aveflé iHitùita in
Niipoli^^coftie .fi diedero a credere CamiU
lo Salerno (e),* e'I Turinì (fl(), effen-
do ftata- quella eretta iiì Ca^ua>, eperciò
chiamala Capuana. Napoli fu da poi d«
-qdetto^ Principe, inmitzata iofstx tutte ieaU
ftt per rAòtadeniia degli Stud;, clu vt
fondò , e per lo Tribimal della Gran Cpi^
te > di che più inaaiyri ' ci farà data occa«
fione di favellare. * ' •
Ma ne fu'grattdefkieatè biafianato^ilBo-
«nello noftro Giurecoo^ulto autor di tal
Corte ;. poiché quella apportò danno jgra*
viifimo ^ imrlti , a* quali , o i loro privi^
%gi furon ^ivoeaci , o pure , ^plerchè noir *
prefentati intpupo, ndn fu di efiS poite^
BUta canto; onde i tifAhOimmmtatorìU^*
pra quella Còftitu»one mal fenceotrtii que-»
fta iftitusione , e ne parlano con iffars^yazzo ^
come ^abilita ienza legge ^ e ienta ragion
R^, e chefappta di tirannide^ tia Marino
da Gara«ahicb antico* dlof&toKiieft la di«
ftade- contro tutth gli sfbwi di coftoro .
Onlmò ancora Federico in quello gene*
rat Pagamento, che fi abbattefCero tutte
le Rocche, e Foftezae, che novellanwn^
te akuoi baroni aveano edificate ]per lo
Rfam^ di che l' ifteflb Federico in un'-
altra Corruzione , cheabbiamafotto il ti*»
tola 4f nwis Medififfiis , ne fece ^nche men-
ziona (^)V # dopa averdati altri provve-
dimenti, t:he, come t|i^' Riccarda dì San
armano , tn vaniti capitoli erano conte*
nuti ,^conipita4'^ Aftmblea , d^ Capua , eC-
fendo entrato l'anno izm. fé ne andò a
Seda, ove fece torre a Biccardb frateldel
morto Pontefice Ittàflqeinia il Contado dì
&pirà, che k ino nome gliaveàuo donato!
Govemadori del Regno, mentn? era egli àm
fua Camera; rivocanda al^^ aLoune dà^^oorfanciulloy tome ile diribpfu narrata (^/
Oo 2 Co- '
(a) CamilL Salem, in prafau oàccnfueK
Tr. And. p.i$6. dijp^ feud. ( b ) RUc. M
S. Germ. Capuam fé conferensy Ù^regtM
ibi Curìamgeneralem prò b^n» StaH^ Regni y
fuasAfcifias promulgavity qua M^o. **•
ptiulis continentur^ (t) ^mim Seder. 99al
pfiemìo delle eotlfiiet. di Napoli y nfiin.^*
(d> Tktin. di M. Gìujtiziefiy he-prìneip,
( e ) Uh. j. Jemvit ddifie, Prmt in CapuéH
na Curia per nos ettttM Jk^titum. (f )
Rice, da S. Cerm. *
•4
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29Z jyttr t & TO
Copiando ancora ^Roggicro cfelF Aquila ,
àie affcdiaffe il CaftcHo d'Arce difcfoda-
Stellano Cardiual di S- Adriana, e l'-ot-
ttnne ; ed a pre£>hiere de* Tcdejffei fpri-
gionò il CoQjte Diopoldo , che fià dalf an*
no r2i8. avea .fatto carcerare.
Nel niedefìnio tempo concq^tte il Con"'
tado della Cerl-a a Toraraafo d* Aquino,
e'I creò Maeftro Giufti«ero djP«glia,:^
di Terra di Lavoro (a). Pafsò poi fopra
Bojano èon rnoìti altri Baroiri y oh* erano
in l'uà cornpàc»rfia , per rèpsimerc la fel-
Joni« del Conte di Molife^ e d'alcuni al-
tri Baroni y ed avendogli abba(!àti y e po^
fta in trauquiUità quella Provincia y Uff
icorfe anche» per U Calabria , -e per la' Pu-
glia 9>^ ancor ti^multiAintì ; poiché molti
Prelati, e Baront, ichtg. per 1^ Tua fanciul-
lezza eran avvezzila vivere, a lo» talen-^
to , non intendevano ubbidirlo , fé noh-
quando lor piaceva :. a reprin^r quefte.ri«»
' volture v' Ifcjcorie immantenente > cdaveg^
do difcacciati alcuqi Baroni^,, ed altri cp-
ftringendoglt alla fugpa , ^uefti fi ricovta»
rono in -Roma fotto il frefidio de4 Pon-
tefice Onorio; di ohe fi doteva Federico,
che Onopió accoglielTe i fuoi nemici , e
Mbelli, ^fomefitaffe con ciò le ribellione
ne* fuoi étati , iftigando ancora molti Ve*
fcovi a fer, il tnedefimo v-otide fu egli co-^
ftrettOi jjiir ficurezra.^dello Stato difc^cci^r-
iie akuni dalla Puglia , e ftrftkui/e altri
Vefcovi jn hiogo Ipiro; e. per foftenepeiì
fuo , efcrcilo di tadieggiare indifferente-
niente cosi le Chiefe come i CheiSci gei
U.fiioi bifogtti (^}*.
C A P. l} ' ^
J^rme orìgini ddh èìì/corJietra P Itnperadtat
'FEDJERica IL eon Bapa Onorio IJL
QUcfti furono i, primi fomenti dell'
inimicizie tra Federico^ ed©norio^
'Federifco portava le xloglianze cofc<
IfO' Onorio ,'x:he oltre di mantenergli le
C^ttà Guelfe a^verfe , ricovra va fetro il ^
fuo prefidio i fijoi nemici , e ribelli , fo-
(a^ Ktcc. da S. Getm.^Ttme etìam Tho»
mas de jiquino faElus ^cerramm. Comes y &
Ma^nufjujìipiariusjiputìity Ò* Terra: Là bv"
rh. (b) €ordouio in Chf^. the' c2a Ì'jÌ^
tate Ufpergenfe , Nauclero ^^Biondo , Pia-
RIA CIATILE
nentando ane<R^ molti Prelati del Re^
gno a quéfto fine • All'incontro Onorio
vedendo difcacciati alcuni Vefcovi , ta-
glie^iafc le Chiefe ,.ed in lor luogo fu-
ftituit» altri ^ federico , ^tamente (i
querelava di lui ^ che così ylolafli» T im-
munità , e libertà. della Chiefa , eh' egK
mede fit)[^ar dopo la fua ooroAazione avea
^iuratorili confervare , e ftabilite perciò
j^ Coftituzioni • Declangiava ancora, co-
me s^aiTOfl[a(te tanta autorità ti' invelHire
i gelati ^èl J^e^no , e diicacciar quelli
. rifatti da lui; onde per queftò- iti vìa fuoi
L%^\i iir Inipenadore^ afi^nchè gli refti-
tuiifi;, nelb loro Sedie-. -
Ma Federico coftantemente ^irifpofei
che fu fempre in balìa de' Principi difcac*
dar :^a' loro Stati j Prelati a fé fofpctti,
e diffidenti , e che fi» da Carlo M. cu
ftato lecito. agi' Iipperadori d' inveftire i
Vijftovadi , ed ^Itrp dignità coli' anello,
e colte icettrO) e ohe fu wtica aiKoritì,
anche de* Re di Sicilia nell' elezione Me*
Prelati c^^r l' inV^eftiture ^ «.gli affen/ì ;
che. quefto lor privil«egio »on- jpotcva de-
rpgarfi da Innocenzio IIJ. cotiK fece con
una dònna, mentr'egli era ancorfauciul*
Io ^ t che pjruiia fi laiciej^bbe torre la co-
rona i che. derogar in «n-^unto a quefU
Cuoi diritti Gf J. • • .
Dall' altra parte il Fapa fcriffc una rpol-
to forte lettera , jra^qportata da Pirro {à) y
a tutti i Miniftri Régj di Sicilia, perchè
non, permetteffero 1' esazione de' tributi
xontro i Cherici V <à altre gerfone Eccle-
fiaftiche , nia gii lafcififleio inv&uni ,, co-
mt erano fotto Quglielino IL Akuni ferii-
fero .,' eh? fra queftì cootrafti , Federico ,
'prima di paffare in Sicilia ,' .aveffe cele-
brato un altro Parlamento in Melfi, co-
me neji; anno precedente avea fatto io
Capua^ e che quivi aveffe fatto^ pubblica-
re il volume iielle fiie Coflituxioniy com-
pilato per fuo pr^kie da. Pietro delle Vi-
gne * Ed in vero fé dovere attenderfi la
data ,.che quelle vportahc^ ^ do^osefabe dir-
fi , che kk queft'amio Ì221. <^ueUa com-
pilazione fcguilfe , così leggcndofi nelle
vul-
Wia^ •. ( e ) FazxeL dee.' 2. /i^.' 8. e. %• fot*
448. ^(:èr) Pm<h in Chrm. Ne Clericos ,
& Ecclefiajlicas per/mas Sriòu$orum ero.^J-
pione pttme^rent , fed immunes eos haberent.
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DEL REGNO. DI NAPOLI LIB. XVL GAP. L
vulgate : AQum ìnfoUmm Confiflorìo Melfi-
tenji , Anno Domìnide Incarnai, M,CC.XXL
'Ma perchè Riccardo di S. Cernjano nog
& menzione di tal Parlamento in Melfi in
quello aQQo/ma ben nell'fVnuQ M.CC.
iJ^XXL dice, che. fu tenuto in quella Cit-
tà, ove il ftabilirono quefte Coftituzipni ^
perciò noi diffei^amo -a parlar di 4]ueiit
Compilatone nel tempo jjjoito da Riccar-
do y ove eoa mani&fti argomenti dii}K>-
.^rei^enio non altrimenti in quelVanno*,
ma in qaeUo elTerli pubblio^o-^^quel va*
lume y è che per isba4li<» degl' iùipreiTori y
eh' era faciliflimo ad aceader^.f in Vece del
4-231. fiali imprelTo i2ii.
' Pubblicò egli è vero in quefto medefi-
zno anno alcune fue Coftituzioni y ma non
già nel PatUmento di Melfi , ma in quel*
lo ^>3ie tenne in Medina ^/juando com-
poll^ le cofe di Pus;lia pafso in Sicilia y
le quali*^da Pietro delle Vigne /urpno poi
anche inferite in quel vWumc , inficme
con quelle y che pubblicò . in Capua , e
con altre , che ftabill altrove per varie
eccafiopi y come* ben a- lungo , quando di
^uefta Compilazione ci 'toccherà favella-
le., diremo V
Intanto Federica termhiato quefto Par-
lamento inMefidna, pafcò a Palermo, owe
fece raccorre per tutti i fuoi Regni- una
general taglia della ventefiraa parte delle
rendite degJi Ecclefiaftici , e della deci-
ma de*' Laici , non già per avarizia , «o-
«ne pure a torto ne fu incolpato , ma per
ibccorfo della guerra di Terra Santa , e
pàrticoiarmeute per fbccorrer Dawiiata.,
la quale ecà ftrettamente affedkta dal Sol-
dano (f Egitto . Inviò pertanto colà la*rac*
• colta moneta per Gualtieri della Paglia-
jra G. Cancellierj^-j e per Errico Conte
di' Malta G. Amaijraglia di Sicilia*^ . naa
giunti «Dimoro ijr Óamiata* fu per colpa
del Cardinal Pelagio , e -di tutti gli al-
tri Principi j die, colà militavano, perdu-
ta quella Città 1^ che con tanti travash ff
era acquiilata , reititucndofa vergognofe-
mentc al Soldino d' Egltt» ; 3i che fie-
ramente (degnato FedeWco contro il G/
Cancelliero , ed il G,- Ammiraglio,^ eh'
eraa con gli altri concorfi a eosì vergcK
gnoià refa y imprigiotiò il Conte » e la
293
fpogliò dr tutte le Terre , ed UfEc; che
poflcdea, ed il Cancelliero fé ne fuggì a
Vjnegia,: dove forfè in efdio ^vì ,. non
facendoli di lui più menzione- ai€una nel-
We fcritture di que' tempi . Moi*Ì in que-
fto ^edefimo tempo in Bologna Dome-
nico- (Ji Gulman >^ che fu poi chiamato
Santo»
Nel'nuoyo anno 1222. mentre Federi-
co teneva Corte in Catania y giunfe in
quefte npftre parti , e propriamente nel
raefe di Febbraio, la iiuova ai Papa del*
la caduta diDamiata; onde queftidaRo*
.ma portatofi in Anagnia , cominciò , fe-^
condo il fuo.coftume> ad afpramentedo-
lerfi di Federico , che ponendo Ic^mani
nelle r^ioui della Chiefa taglieggiava i
Frati, ed i -Pre ti j, e he avea fcacciato dàl-
ia Chiefa di Averfa il Vefcovo legittima-
mepte eletto per porvene un altro di fu»
teffi^, ed il medelimo avea fatto in Salér'-
no , ed .in Capua : che dal mandar in lun-
go r efpedizione da lui foknnemente in
voto promefla di paffare in Terra Santa ^
i Criftiani avcano perduta Damiata , im-
putaridegli che fé e foffe colà andato «, non
fi farebbe perduta quella Cit.tà con tanto
danno , e vergogna . Federico volendofi
purgar di quefte accufe y P^^^^ ^^ Sicilia ,
ed andò a ritrovar il Pontefice , eh' era
paffato in Veruli , ed ivi abboccatifi in-
fieme , dimoraron colà quindici giorni
continui , e pacificatifi ora a cagion de'
gravi bifogni di Terra Santa,, ttatuìrono,
che s'ayetfc a convocar una geiieral Cor-
te di tutti i, Principi in Verona per trat-
tare, d* andare a jbccoirere i Crilt/ani di
SQfia, promettendo di nuovo Federico di
pàff^rvi ienz' a^jya dimora. fra certo prc*
fiffo tempo con potente efercito .
> . Compofte in cotal ^nify le cofe del Pa-
pa ,^paisò Federico iu Puglia , ove dato
affetto a, quella P|-ovincia, bisognò ,. che
ritprnafle fubito in Sicilia, a cagion che
i* Saradtni gli avea.n;mo(fa ribellione j e
n»cntr« egli nraloròfamente gli combatte ,
ecco che Tlmperadrice Costanza fi muo-
re nella Città di Catania, avendo-li par-
torito Errico; ed un altro figliuolo chia-
mato Ciordafto > che fc ne mori fanciul-
lo (*):
r ( a) Zkrha AnnéL ^ Arag.3Catana m^ rifar 9 in Panarmi JEde maxima ffpelitur.
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494. DELL'ISTORILA. CIVILE
"Era a qtiefto tempo l' Imperador Fede- ^r le ragioni 'di Jole fua feconda md^ii»^
ri CO non
nella Tua .
con il
mania ,
che d^anoi 25. e vedcndofi
^vanezza priva di ilio^lie, è
figliuolo Errico ch'^wra in G v
, ^, :curò dopo la morte -delr Im-'
pcradrice farlo dichiarar fuo fucceffijre >
e lo fece coronar Re di Germania in A*
quisgrano ; ed aggiunge Bzoviò ^ che Fe-
derico affrettò, tal coronazioQie ^•' poiché
perduta Damiata , il Papa? A follecitava^,
alla navigazione di Terra Santa : e per-
ciò affrettò anche le nozz^ del fanciulla
con Margherita fidinola di Leopoldo Ar-
ciduca d' Auftria^ ^
I>(%o aver Federica tripnfatq de' Sara;
ceni, fr diMirabetto loc capoj^ fcceritor*
no in Puglia,, ove ebbe nuovi dif^ufti col
Papa , per caglon che ^i Ufficiai Ke«
efigevan indifferentenìente le collette dal-
le Chiefe , e dagli Ecdefiaftici ; di ^le
ofefa Onorio , ìpedt air Impcradore il
Pfiore di S. Maria la nuova, perchè glie
lo proibifife :«oade Federico moifo dalle-
dimande del Papa , mentr' era ia Veruli
fobito fcriifc a' fuoi Ufficiali , che non
più taglieggiafférò le Chiefe ^ e gli Ec-
defiaftici -
' C A P. IL
Unione della Corona diGerufalemnu n
fuella di Sicilia ^
FRa gli altri pregi onde Federico Or*
nò "il Regno di Sicilia ,. fotto il quaì
nome in qhettJ tempi venivaa comprefe
quefte Provincie ;. «r Tlfola di Sicilia, fu
2 nello delia corona di tìerufAlemme ; on-
e da lui i fucceftori Re di gucAo Regno»,
riconofcono quefto fpeziofo titolo , e go-
dono i patronati ,^ e le preminenze nel
Tempio di quella Città , e nel Sepolgro^
di Crifto : unico > e mi&ro avanzo di ciò
che ci è rimafo oggi , dà pòi che quel
Regno pafsò fotto & (dominazione de'Tur*
dii . E poiché da^noftri Scrittori quefto
soggetto, non vien trattato con quella di-
gnità, e chiarezia che merita, u.di me-
ftieri che partitamente fé ne ragioni.
Due unioni della Coisona di Gemfalem-
me a ijuella di Sicilia vengono da' noftri
Scrittori rapportate . La prima avventip
tn queft'anno 1222. nella peffona dell'
Imperadore Federico IL Re di Sicilia •
ed è la pia ben fondata^ , e della quale
gra favelleremo. L'altra nel 1272. nella
perfona di Carlo!. d'Aogiò psr la cef*
(ione dii^rÀKjìgliiioladèl Prinqpe d'An«^
tiochia , la ^ale „ come diremaa fuo luof
eo,.teneado un prmcipip' alquanto tocbi^
io , non. è niòlto riguaiddta ^
Il Regno di^Gerafalemnie dopohmor»
te di Balduino' 'fratello del fam^ib Gof^
/rdlft^ Buglione ,. che ne fa eletto prima
Re^ pe«rei^«e nel 11 18. a Balduina IL
nioiratel, cugina , il quale non avenda
figliuoli mafcbi i ^r afficurare la. fi^cef?
(ione in quél Regno alla fua primogenttlk
Meliiinda ^ la diede in matrimonio a §oW
co. Conte d! A^iò , eh* ebbe U titojo di
Re di Gerufalemme V anno 1 13 u
Balduina i j^I^ fuo figliuolo gli fueàÌHet*
te , e poi fiio fratello Aimrìco .. Queft* ul*
tifno lafciò un fifl[luu^o. nomin^o BaU
duina. IV. in etàMi trédici anni ^ il qua-
le regnò dodici anni fotto ia reggenza di
Raimondo Conte xii, Tripoli ^ .
<2uefto Balduino noà la£:iò di fé aU
cuna, prole,, ma fola due forclle, figlino*
le d' Amarìco . La pjrima fa chiamaito Si*
bilia y, la feconda Ifabelia . SibUla era fia-
ta data ij;i moglie^ a. Gug^ielmo^ Marche-
iie di Monferrato , dalle, quali: nozze era
nato* uà figliuolo chiamato Balduina \ e
morto Guglielmo, irlmai^ Sibilla^ vedova,.
B%lduino. IV. fuo (rateila Re .di^Qcrufa-
lemme ,, la diede in Matrimonio a Guì"
do. di Lufignano , deftinandolo parimente
per fuo fucceifof^j nu poi niando giù-
ftizia a fuo nipote , mutò femimento, e:
tece «coronare Re BalJùiwK fuo nipote^
e gli diede il Conte ed Tripoli per Tu-
tore ^
•Dopo la morte di' ^à^ùinò IV. e éi
Balduina V^ fuo ni^te, che non lafciaQ-
do prole [o fògui pocò^ da^ poi , il Conte
di Tripoli^ e Guido di Lufignano cotite-
fero fra loro la Corona ^ Sibilla però la
fece dare al fuo marito Guido : d|/ che
mal foddisÉitto^ il Conte , ^bbe. dell' intel-
lijBènseJecretexon Saladino Caìifa d' E-
gitta y il quale colle fue conquifte efikn-
dofi refo Signore dell'Egitto , dell* Affri-
ca» della Siria , e di tutta V Affrica ^ ed
avendo didhiarau la guerra a' Criftiani del-
la Siria, venne tofto ad aflediar Tiberia-
de • GMÌdo Kt ài Geroiiikttiiie venne ia
foc-
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DEL REGNO DI NAP
iemocktoi ma la nece&à Rivendo coftretti
i Crifttani alla battaglia y avendogli ab-
bandoMti il C^ote di* Tripoli, Tettarono
fpthfitori • Il Re di Germafemme fu faiy
m> prigione , e V cfercito CrlAIano intera-
mente- disfatto , La rotta fu fcguita dalla
perdita di quali tutto il Regno di Geru-
wlcmme : Tiì>erìade j e V altre Città vi-
citie furono prete: Aera , Betito, ed A-
icaìona furono refe eoa condizione ^ che
il ^^ Guido forfè pofto in libertà. Sila-
iiinP iu fine aifediò la Città di Gerufa-
Icmme y t la prcfe a compofi rione , di
1^ modo che non reftè altro a' Criftiani in
Afia , che tre Piazze , cioè Antiochia ,
Tripoli, e Tiro, Tutte qucfte difavveu-
fure fucceffero a' Criftiani Tanno iiS/-
Intanto Corrado Marchefe di Monfgr-
xato j morta Sibilla fenza lafciar di Te
^role , fi 4posò Ifabclla fua forella , per
le cui ragì^ pretendeva egli il Regno di
Gerufalemrf!?già perduto , onde con vi-
gore fi pofe a difender la Città di Tiro^
Kichè fi era Tripoli data a Balduino
incipe di Antiochia dopo la morte del
Conte , il qual poco fopravvifle al fuo
tradimento y elfendo morto d' aMizione ,
^rchè Saladino non gli avea mantenuta
la pitola y che gli avea data di farlo Re
di Gerufalemme .
Vedendo il Papa ,' ed i Princìpi d^'Eu-
Topa lo ftato deplorabile , nel quale era-
fio ridotti i Criftiani d'Oriente, a* accin-
iero alcuni di efi|. ad andare in Oriente
imìor foctorfo ; e rìfoluta nel!' anno 1 1 B8<
la Crociata , vi fi trovarono pronti ì Re
dì Francia ^ e d'Inghilterra, i quali par-
tirono coloro eserciti nelT anno 1190, e
giuirfeio felicemente Ja Paleftina^ e com-
batterono coDb Saladino ^ a cu^ tollero la
Omà d' Aera . Ma il Re Ài Ihrancia ve-
neMlo iDo^ incomodato da una graxre in-
iermità y rffblTette di ripagare il Mare ^
iaicìando^ una piurte delle fue trupi^ in
PaleAma ; e prinia di partire compofe col
Rre d'Inghilterra le cont<ife^ che trova-
rono ìniÌBfrte con pregiudicio de' Criftiani
tra (^uidé di Lnfignano ^ e '1 Marchtfe ài
Monferrato per lo Regno di Gerufatemnie .
Fu fecondo alcuni dfciio , che Guiio ri-
terrebbe in tutto il coffo di fua vit> il
titolo di Re ài GerufaUmme ) e dopo la
Ca) M^S^ mUs S$ma ài^BUlti.
OLI LIB. XVLCAt>. H. 19^
fua morte il Marchefe di Monferrato ,
ovvero i di Ifiì figliuoli^ avrebbero la Co- '
rona . Fu Vawnaente decifo , che le Città
di Tito y di Sidone > e di Berìto reftaffe-
IO al Marchefe « y
Da IfabelU moglie di Corrado di Mon«
ferrato non ne tiac^uero imfchì , m^uat*
tro figliuole femmine . La primogenita fit
Maria , che fi mafkò con Gìo. Cantei ài
Brenna': AUfìa fecondofl^nìta y maritate
fecondo il SnmmotKe con Ugo Re ài Cf*
pfo : Sibìlh tefzoj^ita , maritata foa li»
von£ "^ it Armenia ; % Mf li/ina <}uarto»-
njta^ la quale , fecondo il medéfimo^rtt*
tore i fu maritata tol Principe d' Anno-
xhia y daf cui matrimoi\io. ne nacque Ma--
^ia y la quale per le ragioni delU madre
pretendeva il Reame diGerafalgn|afe ap-
parten^rfi a lei. ' T
Nella ppfterìtà adunque d' Ifabeìla^ fi?
gliuola S Ammco , e forella di Balduina
I Vf *;^ ^i Gerufalemme erano trasfufe le
TJ^ioni fopra iquel RtatiH; e ciafcheduu»
TI avea le fue pretcnfioni > foa^niuno la
potfeffiòne, poiché il Regno *éra fotto la
^fbmiriatione ^rl^aladiuo . Fra' più legit-
*timi preténfori era riputato Gievanni ài
Brema y li quale pet cagione della fua
moglie Maria figlii^k primogenita d' Ifa-
bella 9 fi faceva cl)ltmare Re eti Gerufa"
flèmme j'^d avendo di quefto matrimonio
procreala una figliuohrrhiamata Jote y m
come altri dicono Jcmlanta ^ o Vidanta %
quefta per la morte di Maria fua madre
rapprefentava le ragioni fopra quel Aeame •
Or a quefti tdhpf ^ refa xht fu Darnia*
ta , r. armata de'- Criftiani fé ne tornò di
Soria i# Pdllli^ > con là quale renne an-
che in Italia il G* Macftro de' ^y al ieri
Teatonict^nom^ Ermanno Simlat ( ^ )#
il quale andò a -ritrovar FefBèrico ^ ed a
fpingerlo , che ^ndaife alla conquifta di
Terra Santa J t per indurlo al fuo parere
Sii propofe^ch'eilèndo egli già vedovo,
ovea proccurar di fpofarn con Violante,
detta comunahmen(e Jole , bella ^, ed av-
venen^' giovane , ed unica figliuola di«
Gio. di Brenna , e della già defonta Ma-
ria Reina di^^erufalemme fua donna , al-
iar qua! Jole , come erede di fua madre ,
^iettando quefte ragioni , glie le avrebbe
recate in «te i t eh' egli poi con la fua
^ten-
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%^6 D E L r r S T o
potenza avrebbe fecHmeate tolto quel R«-
gno dalle nwni'^dtl Soldano , ^itfpetnoreh-
ilofi parimente, di tutCfe le altre fcrtitiffi*
. me Regioni ti' Egitto , come poflèdute da
genti imbelli, e di poco yalore^ ed agfr»
Tolifiime a debelWficon le fon» d»' Ale-
mag^f e di Sicilia « Aggradì molto que-
fta .propQfta air Imperadore y onde rifpofe »
dfe avrebbe *U*6tamen« il pàfèntado con-
chinfo:,xosì'.ilC Maeftro, prefofi il ca-
rico di guidar tal «a&re , fé ne pafsò in
Rora'aaPPoittefice, e da lui cortefemen-
ut accolto , dopo v^rj difcorfi delli<to{evdi
Scria, gli'rlchiefe Onorio qualfìcurarvia
più tentar fi pofrebj^c per fottrar di fervi-
ti! que' fanti luo^Jih; ed il G.Maeftroche.
ciòattendea, preiìamentis^ di(re*^ibe il mdv^
èo d|^ agevole era , intéreffar t Impera-
jdoreTn quesji Stati , in guiia tale*," che
non iol^ per ofiférviurgli la pr6me(far, e per
l<vfuo onore, ma aache ptr propria^ti-
lità pafTatfe a guerreggiarvi ;-e quando 0-
norio- ripigliò y^Mme ciò far fi potrebbe,
rifpofe cont. darri; per moglie la figlìQola
del Re Giot'anni, e pro^cbare che quel
JV« per la dote gUe ne^e^effé ie ragioi;^
ni ^ cKe vi avea per cagion' di^fua moglie :
l^acque' fommamente al Pont^rfìce tal rif*
pofta^ e .Teplicandoàti -, che -modo teneri!
potrebbe , àdEiooehJnfit)! vòl«r d' a^nbe ie,
parti cotaK panitado fi conchiiafteiTe^f al-«
lor rifpofe Fr.^Eritiàuno , ^ch'egli poteva
fcrivere al Re, ed a-Fr.Guerino diMon«
ceaguto , col cui configli^ per lo più il
Re go<7ernav2 l fuoi ntfari , che foifèro
amendue venuti in lf<niia^ perchè avea a
trattar con loro un importante negozio;,
per la diiefa ^ e' conquida #qil|irpaefi ;
e che vgiuti gK perfuadelfe ^cotal» paren-
tado y^lfCrégli dalli altp parts vi^ avreb-
be fe^za IfalW. fatto -concorrer T* Im^ra-
dorè * Stette da .prima dubbio il ^omefì'^
ce, che T^enz^-dl ^ai .4ue pei(bnag|i fla
Paleiliti& ,- i^k^iaflr^ alcun not/ibil danno ;
ma pèrtuafo da^ Fr. Ermanno , che- ciò aw
venir' non potta«' per ^a paee hovellamett-
• te fatta col SolSano» il Pontsfice concor^
fo nel voler di- lui , iigniftcS prettamente
con Tue lettere al Re i, ed Ir Er. Guerino ,-
che per importami Kibgni degli af{à«r di
Terra" Santa ,' a Roma veniffero . Le cui
. lettere capitate ia poéere del Re .Giovan-
ni, per ubbiJ-rc al Pontefice ^ tofto s'im-
barcò cdl Patriarca di Gerufalei&me , e
RIA Civile
col Vefcovo di Bettelemme , ed in 1)r^
tempo giunto a Rqma , andò a ritrovare
Onorio , il c|naU caramente accoltolo , e
livellandogli d^ parentado, tofto-cof ftio
voler cpncorfe ; onde «fatto di ciò^ confai
p^vòle ÌFcderioajda Fr«^£rnianno ,*incon*
tallente di Siciiif j>artitofi tie ^enoe a S»
Germano j e cfi là-chianfttó da alcuni
Cardimeli andò in Campa^ha di Roma ^
ove poco ftante fopragg[iuùt<^ jl H^apa ,
s* abboccarono in Fetentiho , e tond^k*
ta di rLUove>% ogni- lor dificrenza fH^
chitìe il niaf'itass^io , rromettìMdp foienf
iiemente*Ce(Vre'in prefenza del Papi, cW
Gydmàli , e Me' Maeftri deH' (Xi«?dale , e
de' Cavalieri*. Teotonici d<iy<A»n^w' Jole
pef moglie: colla dmf HrlInSlonj' fiipu
i^Rcgno di li«rtìfalemme, i oi^paflaTfra
OTe anni con .potente armauÉj^ltremare'a
conqùiièar' Terra'^anta \ qtn&HVi^inièiH
to éfler in cotal-mbdo feiHA^y oltfe al
Bzovio, e I^iecardo'daSrOmiana, vicn
^ pi^rinicnte fcwtto ^a.Ohock) itf una' fua
' epift#Ui*a^]fiHppo Re di Francia i ^for-
tandolo io. effa Ja pa(far anch' égli a gtier-
^ reggiare iti qye fanti luo^hr.
CphcIliVo ift tótaì guiia il parditado,
fi mandò fpffo. in I^^eftina a £>rji^ndnr«!
xe.^le in Italia , :éd ilRe GtovaAnl k
ne paìsò in Ifpa^nk a vifirar la^éh^a
deir Ap^^Jo S. Gftcpmò. in Càfìiia ,14
ivi amtwoglia^ofi con B^ret;naìria y finliilb*
la d'iyfonfalX. iLjt di.lione, pef, Fran^
cia-dhrc poffedea ricdÉ^Stató , ifc yienn|
fua ^tria rttornS \ e Tedjif ift» putjgfi&ék
FerentiW venne neliRoG;!]^, e peì^ Arca-
de di Sorh andò a Cekiio y iodi p^t^to
in Puglia,. dimoiò per^nalcher tev\|^ in
Bari ,^ donde poi-ni^igo di miovo in Si-
cilia*. ■ ;' ^
Cos^ diKique il Re Gìo. di Brènnit ,
che 1»/ '27. anni :p^ xagion ^lla Resina
Maria- fua mSg}}^ s'aVj^a- goduto • il titolo
di R^, dt' Gerufafemme ) ma. fenrar. Stato ,
poi«hè Terra Sanéa er^ paflata già fotto
la 4pniìpazione#del-Soldatio (P'£eitto, iii
queft' andò dotando- Jole fua/ fìgfauola , a
cui que^e ragioni fpettavaWo ^ com'frede
di W madre, diede, il titolo^ e ie ragio-
ni fuddettfr in dote a!U Ifnperadote , e fuoi
^pfdi le*c{ittimi , onde: aw«nin€ chn. i Re
di Sicilia fi diflero anche Re di Geruìa-
lemme . Egli è vero , che federico non
in qu«fi0 anno ^ «he ix cMiciiiufe quello
^ ^ mari-.
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DEL REGNO DI NAfOLI LIB. XVL CAP^ IL ayr
miritafieio cominciò ad iotitolarfi ne' Di-
plomi» ed SLÌtrove Re di GeruJaUmme y ma
comiuciò ad ufàr quefto titolo neir anno
1225. quando venuta Jole in Italia , ce*
lebtate con molta pompa lenpizt^ eo»n^.
fmnato in Brindili gii il matrimonio , voU
ie incoronarfi colla «orona di quel Re-
no i ed in oltre voile ^xJie il Signor di
niaida il Ve^aaàpiì Molfetta.con due
<Conti ^ e ioo. JpWU Siciliani , acciocché
da ciaic)inò . in nN> non^e riceveflero il dq-
vutoomi|gpi(r^ e Muramento» confermaci-
do per Viceré » e Govèrnadore di quel
Regno Ugo di Monte Beliardo^Cavalier
ÌFraficefe, che*ràvea governato prima, in
nome del Re Giovanni ; onde da queft*
anno » come otfervò Inveges » fi veggono
i privilegi di Federico col titolo di Rex
jpierufalem . Ma non ,è gii vero ciò che
fcrive ir medefimo Autore ^,.che Federico
coftantemente D^eferiflfc femprc quefto ti-
tolp a quello ai i'/riZ/tf, per doppia ragio-
ne y cmoL e^ dice , così per onore di quel-
la Città Santa , com' anche per etfere più
antica la Corona di Gerufalemme » che
quella dì Sicilia ; nel che ( ie non II vo*
glia andar tanto indretro. no" tempi- degli
antica Tiranni di queir liou ) dice ve-
ro 9 avendo Gerufalemme fìn ' da' tempi
ff Urbano IL neir anno 1^9. quando Go^
fredo Buglione conquiftolla» avuta tal pre-
rogativa; e là Sicilia neirannp ii^i^ne*
tempi di Ruggiero L Re Normanno t. co-
me abbiam narrato nei!' undecimo libro ^
di quefta lAorit ; poiché al contrario fi '
vede in molti diplomi prqK^o il titolo
di Re di Sicilia a quello di Gerufalem-
ine ; e nel proemio delle uoftre Cojiitu-
zioni ì Tuoi titoli ^ leggono in cotal guir
fa difpofti: It^Ucus^y ^ifulus^ HìerofolymU
tanus » Quindi deriva ancora j che i no-
ftri Re jielle loro arme inq.uartiao la Cro-
ce di Gerufalemme > e meritamente fi pre-
gino di quefta bella prerogativa.
Ma Frate Stefano I^fignano nella fua
Cronaca di Cipri y oppone a' Re di Sici-
lia quelli 4i Cipro, e vuol^xhe a cofto^
ro s appartenga quefla ragione > coraepiù
proflìmi eredi; e narra, che perciò i Re
di Cipro fofevano prima in Nicofia pren-
der la coroni di Cipro y e dopo a Fama-
Tcm. IL
g^ quella di GewfaUnMie; ma tgfid^
gran lunga va errato , poiché dalla Gè"
neologia de' Regi Gerololimitani y ben (k
vede, che la Regina Maria madre. di Jon
le era la. più proffima erede* , come pri*.
mogenita d' l/abelU figliuola d' AmorUo Ro
di Gerufalemme «
L TrafmigrazÌMe 4^^ Saraceni dì SicUia \n
. Lucerà di Puglia y a de^ Pagani . •
Dimorando ancora T Impcrador Fede* /
rico tn Sicilia, tpreib dkr ameno fi*
to di Napoli , diriigò i fuoi penfieri in
favorirla fopra tutte T altre Città del R^4
gno di Puglia • Coloro , che non vogliosi
no farfiè autore il Re Guglielmo , nar»
ratio, che. nel fegiiente,,anao i»^. faceC»
ie Federico edificar in Napoli il Caftello
Capuano , icrivendo che quelli deli Uo«
VQ, e flPS. Eramo folifiente lofTeroftati
edificati da' Normanni « Queftor Principe
fìi il primo che gettò le fondamenta , on«
de col correr de^li anni , di venata ^fta
Città Capo, e Metropoli d'un si 4)elRe«
gno, s* er?etfe fopra <^t,te le altre ; poi-
ché èel fesuente anno 1224. avei^doquj^
vi iftituiti eli Studi, generali , fi? cagione j|
che fi rendetfe più jiunterofa d' abitatori ^
concorreride' in qi^lla non pur^ gli fcolari
di tutte le altre Provincie, ma di Sicilia
ifte^4 , («condo gF inviti eh' e' ne fece f
xqate diremo più Innanzi..
Guerreggiò ancora in queft'anno laa^
di nuovo co' Saraceni di J^icilia, atfedian-
josli , e combattendogli in divecfi Ino*
ghi y, come» moleftt , e pertur)>atori della
de fpe^o ricevevano foccorfi, ne tralpor-
Sò in Puglia un giMp nupnero, ^lordie»
[e tà abitare la ^ittà di Lucerà , e que«
fta fu la prima loro trafmisìrazione di Si-
cilia in Lucerà fatta- Colonia de,' Sarace*
ni. La Teconda fu fatta nelUanuq 1247,
quando Federico,, 4I mifero avanzo y che
d^cfll era wrtiafto in queH' irol», lo tfaA
portò neir altra Xucera detta perciò de*
Pagani \ ed aveildo a prjmi, che trafpor-
tò in Puglia , dato Jtr prosefTo di tempo
in lor potere tutta la Japij^a , ora detta
Capitanata y j^otizif^TìO molto incomodo a
quefta Provincia , non ceff^ndo d' afflig*
Pp ' gerla
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lift D E L r tSTO
gerla eon iiffìniét cattività^ e licenze mi-
litari, effettuo ìot iótktxo \\ tutto da Fe-
derico , e poi da Manfredi , poiché come
valorofi, d'effi fi fcrvivano maiùtilmcn*
te in diverfe guerre contro i Pontefici^
Romani, e contro altri Signori, e Città
d' Italia y infìnchè Carlo L d* Angiò dopo
r acquifto del Regno , con una lunga guer-
ra , e eon poderofi eferciti non gli fec-
ciafle , fecondo che nel progrefiy di que-
ft'Iftoria racconteremo.
C A P. III.
Degli Studf geneuli ìfihuhi da FedertoO
in Napoli.
N Apolì come Città Greca ebbe (kf da*
iuoì natali le Scuole ^ oVe la gio-
ventù nelle buone lettere iftruirafi; ma
Federico in quefttnno 1224. le*iftabilì,
e iridutfe In forma d'Accademia . Non fu
egli il primo autore degli Stud) in Na-
poli', come fi diedero a credere alcuni^:
égli gr ingrandì, e^ridliife in una più nó^
bile forma , e da* Stud) particolari , che
prima ^rano , deftinatì per la Città fola ,
gli refe generali per tutto il Re^no di Si»
cilia , e trafcelfe Napoli , dqve da tutte
le Provincie del noftro Regno , e della
Sicilia doveano i giovani portarti per ap-
prender le difcipline.
Da più cagioni fu modo queAo fario
Principe a rìftabilir in Napoli sì illuftre
Accademia, com'egli medefimo ne rende
teftimonianza nelle fue epiftole , che fi
leggono prcffo Pietro delle Vigne fiio Se-
cretano, e Cotingliero (a) . In prima ,
dair effere ftata riputata fempre quefta
Città antica madre , e doiniìcilio degli Stu-
di; per fecondo, dalF amenità del fuo Cli-
ma ; e»per ultimo, ^all'effer collocata in
"parte comoda, e vicina al mare, dove per
la fertilità^ così del terreno , come del
traffico marittimo , "^ra abbondanza di tut-
te le cofe Mfognevoli per 1' uman vive-
re , e dove con facilifft da" tutte le pa^ti
così terreftri; come marittime', fipotevan
Gonducere i giovani a ftudiare.
Ci teftifica Riccardo da S. Germano ,
Scrittor contemporaneo, che Federico nel
( a ) Lib. 5. epfft. io. Cb* epijt. ri. 12.
©• 13, (b) Li6. 3. epn II. (e) Ub. j.
RIACrVILE
meiè di Luglio di queff* timo 1224. ordi^
nò quest'Accademia , mandando per tut-
te le parti del Regno , così di Puglia ^
come di Sicilia fue lettere a quefto fine:
Menfe Julioy ei dice, prò ordinando Jiudìo
Neapolìtano ìmperator ubìqmperRegnum miu
tit Ihteras genérales . Alcune di quefte let-
tere fi legeono ne' fei libri dell' epfiok
fcritte da Pietro delle Vigne , nelle quali fi
prefcrive la forma di 4]ueft' Accademia 9
alla quale di tnolti privilegi , e preroga-
tive fu'liberaliffimo A^umieramente fu-
fono da lui coftituitnHftriffimi ingegni
con groffì ftipendj (JftTVIaeftri' di qucft'
Univerfità in ciafcuna facoltà ;i^i chia«
mò da parti anche remote Pmeflbri in-
figni , ch% infegnar doveifero in queiF Ac-
cademia . te diicipline , proibendo loro ^
che in altra privata Scuola, ' né foori) né
dentro il Regno infegnar poteflero , fé
non in quefta Accademia (^). V'inviti
con grofltlfUpend} i MKtttsì Pietro Slber^
niay e Roberto dì Varano slSslì nori, e ce-
lebri dottori in guella età ( poiché' Mae-
ftro in que' tèmpi valeva V iftetfo , che al
pyefente Dottore ) uomini, come Federi-
co ifleffo ^i qualifica , civilss fcìentìa prò»
fejforés'y magna fcientìa , nota virtutis , CS^
fidelis experientia {e) . V'invitò ancora
tutti gli altri Profeflbri di ciafcuna Scol-
ta , perché niente vi mancafle , con^ ei di-
ce neir undecima epiilola : In primis ,
quod in Civitate^ pradiSa DoBoreSy &- Ma*
giflri erunt in qual\pet facilitate .
Vf ebbeco , oltre i Profejfori di le^ge ,
onorato luogo' i Teologi ; vi furono invi*
tati perciò , o i Monaci del Monaftero di
Monte Cafino celebri in quefli tempi per
dottrina, o i Frati dell' Ordine "di'^. Do-
menico, ovvero i Frati Minori di S. Fran-
cefco ; due Religioni di frefco allora fur-
té 9 che s' aveano acchittata molta ftima
^r la fantità non meno, che per la dot-
trina de' loro Religiofi . £ quando nell'
anno 1246. per le fazioni, cne proccura-
vano mantener quefli Frati contro Fede-
rico «elle difcordie inforte ^a lui , e Gre*
gorio IX. tanto che fu obbligato queflo
Prhicipe a difcacciargli tutti dal Regno ,
come perturbatori della pubblica quiete \
mancando perciò in quefl' Accademia i
Pro-
epifi. IO. & tu
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DEL lEONO DI NAPOLI LIB. XVL CAP. ni. .999
VnsSeSm di Teologia » V Univeffità d«U ncmmeiio potefi» tfercìtar il intiere (e^
Studi a ìhtoU krifft una lette^-ad £-< asa e&refla licenza del Principe, ovvero,
rafmo Monaco Cafiìaefe Profeflbre di Teo^ eifendo ^eUo adente. dal Regno , del fuo
logia, invitandolo a venire in Napoli per Vicario (r). Oaà'h che Luca di Fcnna^
riparu» colla foa dottrina queAo difetto ^ ed Agnello Arcamòne di&io, che^prima
che per la saancania di que' Frati pativa nel noftro Regno il folo Re approvava t
il Napoletano Studio . Qjiefta lettera oqr
gì giorno fi coninrva nella Biblioteca Ca&
fnefe , n- vien rapportata dalT Abate della
Noce ( if ) , e porta in fronte queft' infera
ziooe*: Honeftiffimoj & permfftmovIfhMjh
giftro Hewfmo 'Magt^ck» Cafinmtfi Tkeddgì'-
€a f denti Éi PfQfeffari : UnivéffitMs DoBorum ^
€$>* StoUfiumNeap^titaniStmdiifalutem:^ &
€ptat^ fdicìtgtis émgMmmntm.
£b^ aneora qiieft* Univerfità Plofieft>ri
ài legge Canonica ; ed il Su m nw w rte lap-
porta, nel Regio Aidiivio di Napoli nel
RegiftR> deir Imperador Fedetioo IL al
foL 21. le^gtffi una £;ritfura , che parla
deir iftituzione di queAo generale Studìcr,
che oonsincia : Scriptum efi Clercnj Bdfmì*
bus , Militilms j Bsfulis , JudicHus , t^
mùveffii Peptlù Utépul&utm : nella quale
tra r altre cofe s* ordina , che non foneco
ricevuti in qneft» Studio gli uomìoi nati
ndle Cittì , che poco ^in^a fé gli erano
ribelhM nella Lombaidia ; e tra gli altri
Dottori , che v'invitò , fu Banolonm Fi*
gnetello di blindili famoldCanonifta , chia*
mato a leggere ivi il Jus Can<»iico'.
^ Non vi mancarono aocora ì Profefiibri
di Medicina. ; tanto che Napoli cominciò
allora a contendere, di pari col Collegio
de'Mectici di Salerno , ordinando Federi*
co in tma fua Coftituéione (^), cheniu**
no arditt leggere nel Regno Medicina ,
o Chirurgia, fé non in Salerno, oinNa*.
poli ; né che potetfe alcun ricever grado
di Medico, o di Chirurgo^ fé prima non
fofle ftato efaminato da' Medici di quefte
due Uttiverfiti , il quale dopo aver rice-
vuto da' medefimi le lettere d' i^provaaio-
ne , non avetfe V efercizio di medicare ,
iè prima iion fi preCentafle innanai a' fuoi
Umcialt, e Profeffori di ^ueir arte , 'da
lui per tal effetto deputati ; e da coftoro
quantunque dichiarato abile, ed idoneo ,
( a ) Ab. di Nuce in netìs in p9olegm L 4*
Chnn. Caff. ( b ) Confiifu^^ in Terra qua^
lUet. (e) Confi ftut. Frìd. l/tilitari Glof.
&jifJLimdiBaC(mflit. (dj Luc.de Fen-
na in L fontra puilicam , cek %.C^ te
nel
Medici, 46 dava la licenza di curar gì' inr
fcnni (J) . Ciò che poi , iècondo che
fcritfe Andrea d' Ifernia ( e ) , fu variato
per le. nuove ordinazioni de' Resinanti ,
per le quali fu ^abilito , che coloro ch^
volevano efiur graduati in Medicina , do-
vedèro prefentarfi innanzi a colui, che il
Re avea^ ordinato fopta la cura degli Stur
^i ^ oggi in Napoli, ^fta prerogati-
va di graduare in Medicma ed in. tutte
r altre profeffiont , è preflb al G. Cancd,-
lieJFo del Regno, e*fvo Collegio, che in
v^ece del Re dottor^ , ed in Salerno per
la Medicina predo quel Collegio ; quindi
è che prefTo di noi V Univerfità degli ftu»
dì di Napoli non abbia, coinè neir altre
Uuiveifita d' Europa , la facoltà dr dar
grado di Dottore , ma folo lettere d' ap-
provazione , avendofi il Re riferlxtta que*
fia prerogativa, e conceduta al G.CanceU
liere, che l'^feicita in fuo nome*
^ Oltre d'aver Federico fonitu queft'Ao-
cademia diProfetfori in ciafcuna facoltà ^^
e dorerie coooeduU poteftà difnedirlet*
tere d' approvazione a coloro , che vole-
vano in quelle graduarfi, le concedè anr
coK^i^ cosi per quel che riguarda le per«
fone de' Profeiibri f come degli Scolari »
molto nobili prerogative «
• Perchè quell'Accademia fi rendere pi&
celebre , e numerosi , ordinò , che ibla^
^ mente in ouelk poteéero i Profefloriin*
fegnar le icienze , e che gli Scolari in
niun'altra Città così diquefmR^ao, co«
me di ouellokdi Sicilia , né i\x<m potof*
fero andare ad apprender lettere , che in
Napoli (/*) . Nel che fi procedeva con
\anto rigore ri:he perefferfi cosi fevera«
mente vietati gli^, ftud). in tutte le parti
del Regno , fi dubitò dal Giuftiziero di
Terra di , LayQfo , fé s' intendeifero proi*
bite anche le fcuole di Grammaticit, del*
^? l le
mHitk Ubn II* Araimen. in dicla Cenflituu
( e ) Aìidr. de Ifern. in di£la Coi^iìt Utili"
fati, (f) LH.}. ep. II. Befold. indijfert»
de jure Accadem. utp. a, in fin&^
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300 ' DEtr ISTÒ
k quali non iknrerfi jntendcit Ìl fiio E*
ditto 9 dichiarò Federico in una faa let-
tera» cke pur leggiamo iie'fei libri dell*
^ifiole di Pietro delle Vigne {a).
•Concedè parimente a queft^ Umverfità,
e fuoi ^Dottori, e Maeftrt , fuirisilizioBe
di poter conofcere delle i:aiiie4givili de-
pli fcolari ) come fi legge in-well'epìfto*
k y che drizzò agli fcdlari me^P^"^! > ì>^*
tritandogli a queflo Studio : hem ^nmes
iàrelsbe loro
, carni , pefci ,
RÌA CIVILE
danari in preilanza • Che
ptoyitffl^dr grano , vino
ed ogni altro appartenente al loro vitto ,
iiccome ad ogni altro Cittadino Napole*
tano ^ ed oltre di ijuelle altre piero^ti«
ve y che fi leggono m una fua epiftola re«
giftrata d^ Pietro delle Vigne nel libro
terio U } , tnoltiflimi altri provvedimene
xi diedq^'Feaerko per quefia Univerfità ,
Se* quali ^ fecondo V opportunità , faretn
fchoUfÉS m àvìlUfUs ^ fiUf-eisiem dottori- parolS. Manfredi filo ngliuolo^ fegoitò le
àusy & Mafffltìsdeie0fff fonvmfri (*) * pedata di
£ per nenderìa vie più numero(a > ordi-
ne à tiitfì i Moderatori delle Provincie »
che ùmo fevefe pene^coftringeiferO' ^i
icolari ij(i quelle' a venire a ftudiare in
>lapolit con proibir Joro d'andare altro*^
ve ^ o dentro *y t> fuori del Reame (r ) .
Mandò àncoca altri predanti oidìnial Ca-
jiitano di Skilia, d'invitar^ i giovani di
queir Ifela 4 voler venire a ftudiare in
Ibjrapoli, ove avrebbero godute nioltepre-
rogatìve^, franchigie y ed immunità ( ^ ) •
£ nelF anno 1226* eilendofegli ribellata
Bologna > ordinò che gli fcolari» che ivi
cranOy venkfero a ftudiarc in Napoli , o
in Padoa; e nell'agno 1 23)*» avendo per
le turbolenze' accadute nel Regno a ca-.
gion delle difcordie traFedericp ed il Fa*
|a,.patifk> ^uefti Stnd) danni* gra vibrai >
Federico gli riftorò,» e nella priftina for-
ma gli ridttffe (e).
ftio ^adre ; ed appreso il Baiti'
zio (^)ù leggono akune Aie epifteley dove
moftra la fua particolar cura y e penfiero di
gowedere queffUniverfità di valenti Pro*
Bori y perchè vi tìox^TO le lettele.^
' L' avere Federico in qnefta Città in-
tuita Accademia sVHIttftre, per la quale
concorrevano a quella gli fcolari del Re-
gno dall'una y e l'altra Sicilia., fece che
Napoli cominciale ad eftoUere il capo
fopra tutte le altre Città di qnefte nofire
Provincie ; e quefta fii la «rima fonda-
menta! pietra y onde poi fi leodeflè Me*
tropoli del Regno «
L'altra, ^urè) ohe dobbiamo a qneft'in*
dito Principe, e'iageitò quando gli piac«
que fare fpeiSe dimore in Napoli } poiché
avendo egli innalzata tartto U ina Gran
Come y Tribuiiale a quefti- tempi il più
fuprenio ,.ed al quale erano, riporcate le
più gravi caufe : quefto fece , che per le
Ed iijtfatti, per invitare quefto Qriiici^ fiequenti fue dimore , Napoli fi rendei
pe la gioventù allo ihidio delle lettere ; più frequentata ; e fé bene a' tempi di Fé-
concedè a' fcolari moltiffimi privilegi * "^i derico non acquiftalTe quella ùj^riorità
dichiarò voler tenere de' medefimi ^rt>- (opra tutte le caufe d' altre Corri delFaU
>colar eura , e protejùpne , in maniera , tre Città di quefte Provincie , in guifa j
che ftàtfero ficuri, die . ne' loro viaggi , o^^che ogni lite pòteife a lei riportar fi per
dimore» che dovetfaro far in. Napoli, fa- via d'appellazione, tenendo eiafcuna Pro-
rebbero ben trattati , e cosi nelle loro
perione , come nelle loro robe non rica-
verebbero rtioleftia , né danno veruno .
Che le migliori cafe , che foffeco nella
Città farebbero loro date in affitto a pia^
cevol mercede} né nelle caufe dvili fof-
fero riconofciuti da altri , che da' Maeftri
dell' Univerfità , Che trovi^ebbcro perfo^
ne , cbe ne' loro bifogni loro darebbono.
vincia ir fuo Giùftiziero , innanzi al cu»
Tribunale fi finivano le liti*, nulladiman*
co Federico accrebbe quefta Gran Corte
d' altre conoicens^^ fopra le caufe ciinw-
nali, di Maeftà fefa , Feudali , e di tut*
to ciò, che fi vede ilabilito nelte (ne Co-
ftitttzioni (h) y fopra le quali non potè*
van impacciare l' altre Corti • '
'Favori ancora Napoli di ma^ìor ntit
mero
(a) Liò.^.eptfl.t^^ (b) tiks^ep.ii» feratùnm Neapoli reformatur. (f) Ltb. "^^
( e ) Lio. 3. eh. ep:ii. ( d ) Lii. J^ #^-.t2. epifi. 11. ( g ) Béfluz. Mi/c^Uan.p. 4«3, 484.
(«) IÌiicc.défS.Germ.StiHÌÌNÈhy ^uod Nea- 485. 86. «&• 87; KNicod. in Bibliòt.Top. v.
poli per Imperatarem fiàtutum fuerot'y qu^ Manfredi . ( h )«Lv. Ilìt. Statuìwnss , tìt. 3 1
extiùt turbatione inter Ecchfiam^ <ìr Impe^ ULtmÙ^feqjé "^ '•♦'^ ^^
fium fecuta ; penitus dijfolutum ; fer Im-
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DEL REGNO DI NAP
XBero di Gkdicì, tìie non tizna neiraK
tre Città d'altre Provincie • In 'quefte il
IsT numero non poteva formontarè quel-
lo ài tré Qiudici , ed un Notqb % ma in
^udto ReMne > in Napoli ibfo, #ln Ca-
^ùa^ firconne in Melfiaajn quella di Si*
cilia y furono ftabititi cinque Giudici y ed
orto Notai ( tf ) .
€ A P. IV.
De\ Gtuétfm/uhi , che fiàtifono -fru -mi
a quejiì temfi . •
<t .
St refe ancora più celebre Napoli, per
la Oipienzai e dottrina de' noftri Giù*
reconiutti y e de' Giudici j che Federico
prcpofe alla Gran Corte. Pietro delle Vi-
gne 3 Taddeo da Seffa ^ e Ro^redo Be?te-
'ùentam , famoii Giureconfulti di que fta età,
la illuftrarono fopra tutte \t altre - Ab*
bianiQ ancora tra l'epiftole di Federico ,
ima icrftra a Roffredo, per la quale rin-
vila ad and^r tofto a Napoli a regger la
liia Corte j di cui egli Tavea eletto Giu-
dice (*>• E Riccardo di S. Germano (r)
narm^ aver Federico iifipiegato queib G.
C in 4&«t %&i più rilevanti ^ avMidola
nianèat^%Roma » perchè lo difendere dal*-*
le cenfnre cbe Gregorio IX. aveagli fca-
gliato conm> . Co%\ da qUefto ttmpo 1^-
poli 9 fer r eccellenza di qpeft' Accade-t
mia , e per gì' illuftri Profeft^ri , che in
quella iftraivano la gioventù , per lo Tri-
btJiKiie di. qnefta Gran^^rte » e per li
Giudici 9 che vi prefiedevano infigniGiu-
reconìtilti.9 commciò a diftinguerfi fopra
tutte vie altre Città del Regno, onde me-
rito ^i, che Caria I. d'Angiò collocai
legnivi laOlegia^IrSede , tal che refa
Capo y e Metropoli di tutte le altre, foife
diveauta cel lunga correr d^li anni ta-
le ^ quale oggi tutti ammirano.
QuifKJJ avvenne ancora , che > le leggi
Longobanie cominciafTero nel nof^ro Rea-
me ^ - cedere aUf, Romane, e pian piano
cedendo andar poi ne' fecoli feguenti in
difufb t. ed in oblivione; ; poiché avendo
iftitmto Federico quell'Accademia in Na-
( a ) Cenjiìtut. Occupatisy tk.9$*lià.u
( a ) Xf^* 3. epiji. 81. (. b ) Riccar. ann.
1227. Ttinc pmdentìw ' tm Roffredum de
Benevcyìt0 rti^fit ad Ik n cum excufatortis
mJ5ologqM Pad<v
gran piedMkPM^
i di GiuArabno ,
ivi fi leggevano ^
OLI tlB. XV. C AP. IV. j^i ^
poli, ed avendo già in tutte T altre Uni-
verfità d'kalia, come inBologqà^ Pad<v
va, ed in 4tre.pofto gran piefl
dette , e gli altri libri " "
taK^he pubW&amente i ^^ ,
ed i Frofetfori tratti dalF eleganza dell'
orazione, e dalla fapienza di quelle leg^
gi , abbodtndo come barbare le'leesi Lon^
!;obarde y fi diedero allo fhidio (ti- quel-
e , onde oltre a coloro, che fiorirono a'
tempi di Federico I. fi renderono a que-
fti tempi di Federico II. celebri jtecurfio
. FHNrentxno , e tanti altri : così aticora av-
venne preflb di noi , dove in queft' Ao'
caccia i FkrofeiTou di legge , non nieno
che neir àhre Città tf Italia , fpicgav^no
quc' libri nelle loro Cattedre . E dalle
Cattedre per confeguenza fi pafsò poi a*
Tribunali , i Giudici de' quali iilftrutti itr
^\iella Scuoia , ricevevano tnolto voleo*'
neri quelle leggi , e cosi pian piaiK> fi»
cominciardno ad allegar nel Foro , e ad
acquiftar preffo di noi forza, e vigor di
legg^ . Neil è però , che le Longobarde-
allora affido maneadfero, già che Andrea
Bonello da Barletta Avvocato Fifeale di
Federiteli, in quefti tempi oGonpilòfnei
ftto trattato "dblle differente dell' mv, e
l'altre leggi , di che a baftanza fi ^ di*
icorfo nel libro decimo di queft' Iftaria .
Fiorirono preffe noi in quefta età , ol-
tre Andrea Soneilc , altri in%ni Giure^
confulti , fecondo che compoftatalbo que-
fti tempi ì d'alcuni de' quali ci'foao ri-
mafti ancora veftig) delle lóro opere. Di
Pietro (T Uernia , di Roberto da Varano y
e di Bartolommeo Pignatello Pro(ciferÌ di
Icg^i ) e di canoni nell' Univcrfità di Na-
poli, non abbiamo altro rilcontro di quel-
lo ^ che Federico ifteflb ce ne dà , aef-
fcre ftati civilis femitià profejfores j ma/^id
/denti iC y nota virtutìsy Ò» fidelis experien*
tia(d). '
Il famofo Pietro delle Vigne daCapua,'
chi non sa effere ftato un infigne Giure-
confulto di quefti tempi , e che per la
fua eminente dottrina , ingegno , ed elo«
(^uenza , ahcorchè nato in Capua da umi-
li parenti, foffe ftato innalzato da Fede-
rico
fuHy quas ìdemMagiJìer publice legì fecìt
in Capitolio de voluntate Senatus, Populi*
lìque Romani^ (e) Lib.^.'eptft^ii.
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,M tllf ISTORIA
ffko a* gvdli piii fttUtmi 4(1 Regpo , di aatioo fpUadore ,,
tn^ Couiiglìeffo , e intiaiQ Secietarìo » di
Giudice della p* C. di Protonotario dèU"
Imperia , e Luogotenente d' ^mendue.i
Keami di Puglia ^ e di Sicilia ; e quel
eh' è più> ftfo degno della fuaprivanza?
iJGefftnani tenurono d' involarci qtiefto
Giureconfulto, Cucendolo non lìàCapua*
no 9 ma Tedefco ( non altrimenti che i
Francefi iecero da ^i del noùxolMiw dì
Penna ) e Giovanni Tritemio ia) chia<*
lamente lofcriiTe , in^mnato forfe dM
Ìw> cosarne > che credette avef lo pre(b
Jk Vigna cetdbre Monaftero di Svevia »
pofto non molto lungi dà Ràvenfomip
C I VI t E
onde avvenne , 'che ni
quèfte noftre parti cominciaiTe a piacere
lo ftudio delle Pandette » e del Codice »
e^ne' Tribunali comincial^p ad allegar-
£i le iMggi in que' volumi eompiefe • Eo
co ciò) che di lui ne ditfe Tifieffopede*
fico (i): Nam, legis afwatus feritia y t)i*
gejla digerìt , & Codìcìs fcrupulafipo^s elt*
foat • Ond' è i che preffo i noftri Autori
de' tempi* più baffi y fu riputato wo de*
Sia dotti 9 e fuhlimiGiSreconfulti dique*
:i t«npi ) come lo qualificano Matteo d*
Afflitto (^e ) > ed altri »
Quindi fu, che Federico commifealui
^ la compila2i(»iie Mie néSb» CcfiUuzioni
i egli i chiaro più della luoc étl gior^ dal Regm » della quale più innanzi fareni
,>che fotfe nato in Capna » com'è ma:* parola i e che della di lui opera fi (er«
vitfe nelle cofe più ardue , e difficili.
Ma
nifefto dall|; fue nfedefime lettere ( ^ ) , e
da una icritta a lui dal* Capitolo Capua-
no , che veggiamo inferiu ne' fel libri
tifcUe fue epiìflble (^)« ,
( Fxa i Codici Filofofici MS. che fi tam^
fervano nell' At^iufta Biblioteca Cefiurea
èà Vienna n. 179. p^.8q. fi le^eunaE-
yìftola d' Errioo d' IJernia Notala d'Otto-
caro Re di Boemia.^ il quale per aver fé-
9MP le parti di Corcadino>, eflendo.Aa-
t^ fc|peiaio^ R^no, fcrìveal Vefco-
110 Blomacmiè, pregandolo, che interce-
da. per lui .pre<fi> il. Re Carlo L'd'An-,
giò, ed infini' T altre cote ]glidice: Si m-
fm ad atmis, moderna temfmamjita mentis
meiem ca0ffM§mus , invenìemiés eàuidemy quad
Magiftrun^ Petrum da Uneis exitibus Parenti'»
bus iditum y & fama rècmditum obfcura y
4d ipfius Petti poflulatìenem Panormitanus
, e dimciu, e
che per la fua fedeltà l' impienafle negli
atfari .più g^avi., e tipdli dduo Stato ^
onde Dante nella fna Comedia introdu?
cenctola a parla» gli fé dire :
lajim eolui che tenni ambo le^ehiavi
Del cuet di, Federieo , &c»
Compofe, oltre i libri delle noftre Co»
ftituwniy ki libri à*Epiftoley così inno«
me fuo , come del fno. Signore , fcritte
con- molta eleganza, per quanto con^r*
tava Tufo di queft'^età ; nelle quali vi
fono molte c<^e utili , e commendabili ,
e qnel cfa^è più, danno molto lume all'
iflcNria di quefti tempi ; e Giovajofti Cufpi-
niano chiariffimo Iftorico, e Poeta cite«
ftifica> che da qnefii fooi libri fi cavano
con molta chiaiQBta quafi tutte le azio-
ni di Federieo >.eglì avvenimenti di que-
Afchiepifcopès apud Imperatorem ptemervìt fti itempi i Ond' è che i più diligenti-, e
Fredericum , eumque fpiendore ciati nomi--
nis titulavit . E nell' Epiftota fcritta dell'
ideftì albre ad un tal Frate Bmaventu^
ra , che fi legge alla fag. 82. pur gli rac-
corda , quod Panormitanus ^rchiepifeopus
Bettum deVinea olim egregi umDiSatoremy
<S^ totius Lingua Latina jubat , pto unica
tantum Epijiola , quam eidem mifit Archi^
epìfcopoy Impetatori affeSuoJiffime commen-
àavetìt Federico y licet nunquan^ prius ipfius
Petti babuiffet notitiam , &yacetes tunc
temporis mole inopia conjieniatus . )
Fu egli pcritiflimo nelle leggi Roma-
ne , e tutto intcfo a reftituirle nel loro
( a ) /o. TnV. lib. defctipt. Eccl. { b ) I.
3. epiji. 45. ( e ) Lib. 3. epiji. 43. ( d ) i.
accurati Iftorici ,come Tcodorìco di Niem>
Nanclero, ed altri non folo di quelle va*»
glioofi nella delcriiione delle gefta di fe-
derico , ma ipetfo le citarlo per gli altri
punti della iftoria d* altri (ucoefl! • Stette-
ro quefti libri itt^obblivione per molto
tempo y infin che Simone Scardio dalle
tenc4)i« gli cavò fuori alla luce del Mon»
do, e nell'anno 1566. di fece imprime*
re in Bafilea.9 de' cui efemplari og^i fi ^
refa ancor rara la notizia •
Scriffe ancora quefto Giurecon<o un
libro Apologetico intitolato: De Potefta*
te Imperatorisy &- Papa.y in difefà delle
ragio^
5. epifl./^^. (e) j^fi* in praiuà. Confitta
in préne»
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DEL R^GWO m ^APOLI LIB. XVf. CXP. IV. fé;
fft|iòiii IiMpemli €otitro i Roanni Pwi* dt i^uefte op«re> il Vtfoovo Lipafàlo (i|
«enei i e uarrafi che lanocenzio IV. s' ^rma ne' Comttentarj alla Sòmnia di
avetfe prefa la briga di confutarlo (#)•
Compole moke Oraziani in difefa di Fe«
4erico contro le fcomoniche ^ che fi lan-
ciavano contro di Ini da' Romani Ponte-
iciy e ne recitò in Padua una affai, dot-
ta 9 ed elegante ». fu la Comunica , che
Gregorio IX« avea fulminato airimpera*
dare. Compofe anche alcune raghe Cm<
wni Italiane, ~^ ' ^ '
con quel .
gliuol baftardo Re di Sardegna. no tutti i giovani delle Città d'Italia; ed
Alcuni anche credettero^ che fotfe fta« ebbe per Maeftri i princ^li Dottori » che
lo egli r Autore del libro De tribus Im^ fiorifero in quefti tempi. Il ^rimo». per
Odofredo, ch& appreso il famofo LegiOt
Bartolommeo Camerario fi confenravano
dodici gcoffi Volumi di materie civili, e
canoniche, compofti da Roffredo, e per
quanto fi credea , fcritti di propria fua
mano, i quali il Camerario teneva pén«
fiero di mandargli in 1|^«
Egli dalla fiu giovanezza portoifi per
liane, che ancor Mgi fi lengono imprender leggi in Bologna, dove per la
Ile di Federico, ed^Enzio tuo fi* celebrità di queir Accademia concorreva*
Pandette^,)
to è lontano, che Federico per opra di Appretfb fu Azjone^ e poi Kilìanoy
lui r avetfe fatto comporre • Hf Papienfs , e Cipriano , tutti fimofiU^c^
Ma rjafelice fine, ch'ebbe <)aefioinfi« gi^i > com'egli in più luoghi atferma «
gne Giureconfitko , ^rà un chitfo docu- Fatti maravigliòfi progreffi in quefti Stu
Biento dell' iftabilità delle mondane cofe,
étì ^uale ei toccherà ragionare più in-
nanzi neir anno 124^}. come in po>prio
fuo luogo.
Fiori ancora in qtieftì temfK Taddeo da
^^Jf^y che cotanto fi diftinfe nel Conci-
lio di Lione, pur egli chiaro Giurecon-
di, fu nell'anno 12 25. (coq^'ègli fteflS»
te^monia nella priiui delle fue quifiiooi
Sabatine) invitato<^ Areazo per Inter»
pretar le leggi • Ed^endò conoieiuto »
che le Quijlioni di nieo y che $ recita^
vano in Boloma per ammaeftrare i gio»
vani alla difefa delle cauiè, poco profit-
^Ira>, e Giudice della G. C. ed adopera* to facevanp, lafciate quiAe in difparte »
tO' da Federico , non menci che Pietro ,
negli atfari dello Stato; ma di coftui nien-
te abbiaqio, che lafeiafle alla memoria de'
pofteri . - . '
Non cosi fece RùffréÉo Emfanìo^ da Be-
nevwto • Fu quefti £imofimmo Dottore',
ed uomo cosi infigne , che nella Corte di
Federico, di cqi era Giudice, tra tutti t
dotti avea il vanto • Compilò molti Trat-
tati , che ^u quefti tempi grandemente ìl-
Itt&rarpBO la difciplina legale; compoft
an Trattato De Ithellis , & ordine fudi*
àùr»m,;^iì quale diyilk in quefto modo :
L De Pratoriis aSienìDus . II. De 'Intera
dìElif^ III. De Ediais. IV. De AptionìbUs
cìvilibuf. V. De Oficio Judicis. VI. De
Bonorum poffejftontbus . VII. De Senatufcon*
fultis . Vm. De Conjihutionibus . Nelle
ftampe mederne vi fono aggiunti, Libel^
lorum opus in Jus Poìitìficiigfi^ acguìnqua'
pensò d'efpoire a'fuoi fcolari quelle qui*
filoni, che alla giornata accadevano nel
Foro, le quali per averle recitate in ogni
Sabato, pofe loro nome di Quìflioni Saba-^
fine . Tornato poi nel Reame , fu nell*
anno 1227. trafcelto fifr federico per'. Aio
Avvocato , e , mandato in Roma per le
contefe Jnf«||e con Gregorio IX. La firn
fama predo 1 pofteri crebbe tanto, .^e
fuUa. credenza , che Papiniano fo& 4fK*
nevento, gli diedero perciò nomf' di fe-
condo Papiniano . Oiacr egli fepolto in
Benevento , ove , .per quel , che ne fcrive
il moderno Scrittor di Sannio (^), s'ad-
dita il fuo tumulo nella Chiefa di S. Do-
menico, che quivi egli fece edificare.
Fiorì ancora negli ultimi tempi di Fe«
derico Andrea di Capua Avvocato Fifca-
le della fua Corte* che fu padre di Bar-
_ , ^ ^ tolommeo , grandmi e famoio Dottor de'
^nta quatuof Sabbatina qusfttones. Óltre fuoi tempi, che con la fua virtù y e va*
lo-
ca) Sìnwn.Schard. in Vita P. de Vineii* (b) Lìpar* in Ufib. feud. iti fraludiis •
( e ) Ciarlant. l. 4. e. 14.
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CIVILE
304, DE L t' IST'OH FA
lore gofe-ii fuo legÀaggia in quella foi^ ìatrodoct^ » le quali mal potefono
tuna^ e grandezza >aeia quale alprefen*
te il veggiama* - i
btk*
C A P. V. ,
J0NORTO m. /ollecha r I^erador Femri-
CO per F efpedkicne dì Terra Sauta y
ma, è frev0uto dalla .morte •
INtttCo^ il «Dftra Federico dopo -avere
in cotal maniera illuftrata NapQlrced
6l &mofa Accademia, non tcalaTciava in
Sicilia di combattere ì Saraceni ^icr ifiii-
dargU.dà quel!' Ifola , per cagion delia qual
guerra imnofe una taglia per Jtutto il Rea-
me, cdn la quale raccolse;, gran fooopia",
gflfeadori caìi:ato folo 4alU Terre della Bali
-ila di Sf Benedetto , p^r un certo Urba^
no^a Teano , deftinato fuo CoiameiTario
a raccorle, ben 300. oncie d'oro, fora-
me notabile per que* pochi luoghi* in que*
tempi \ -e pfifchè Onorio fi chiamava gra-
vemenu ^fo, chg nel taglieggiare, e
neir imporre delle Ribelle non rifparmia-
ya**gli 'ScclefiafticiJ^i le Chiefe , Fède;
«co per racchetarffrl parte^ il fuo fdei-
gno, ed avario: altaico , inviò Aie lettere
n^l Reame, diri^ate al Giuftizicro di Ter-
ra di Lavoro ,*^^ quali ordinò , che nel
raccor le collette , taglie, daz}, edinogiii
altra. pagaménto, faceifero e(enti i F^aii,
ed 1 Cherici , € tutte le altre perfone ,
Terricola , Caftelli , e beni delle Chiefe ,
fecondo ch'erano a tempo del buon Re
Guglielmo fuo *)BÌbbrino (tf.) •
. Ma premendo tuttavia il biCogno della
guerra contro i Sarace% dlAcilia > fu ^o-
ftretto imporre un altro pagaménto per
JbiK^eame, edailmchè, quanto piupotef-
fé , mek> s' otfenollle Onorio , comanda ,
che fi raccoglieffe dalle Terre« fbttopoft^
a^.Fratitfdi S. Benedetto rifteffa fommadi
3ÒÒ. oncie d'oro, che sperano in prima
raccolte , ma fotto nome di preftanza , e
non di pagamento. QuaL fottil ritrovato ,
fu ne' tempi die féguirono imitato dan:ioI-
ti Principi, per non d»Vereipeff«^^pr.rciò
contendere co' Romani Pontenci , che pre-
tendono , che non pota' il Principe ne'
bifogni jpiù gravi d^Uo Suto taglieggiar
le Chiefe , e gli Ecclefiaftici , fecondo le
nuove maifime, ch'erano ftace da poco
(a} R/V. di S. Cerm. (b) Rie. di S.
rirfì da Federico, come contrarie jJlaaa*
tica difciplina della Chiefa^ ed aU^i^ie*
me regalie de' Principi «
Venne pofcia nelkguente anno di Cri*
fto 1225. di Francia nel noAroReaole il
Re Giovanni di Brenna con Bcrengaria
fùarjnoglie di luigravick, e gitone a.Ca-
puavi fu d'ordine deli Imperadore ono*
revolmente raccolto, e poco ftant^ ,coià
diitiorando nel meie d'Aprile partoritila
fanciulla , ed ìndi ne giropo aiMpéiie ia
Melfi di Puglia ad attender cojà Federi*
co , che in breve ^vea paifarvi da Sicilia «
Federico adimque , laiciatp in queirifo-
la. un naiiterofo efeVcitoi.a guerreggiar con-
tro i Saraceni , pa(«ò in. Regno » e qello
fteifo tempo commàe* a tlod^ico Duca
di Baviera la cara degli ai&n d* Alema-
gna, e del figliuQl £rrjM|Q, il quale ave-
1^ fatto creale Re de'^Jjinum ,^ e pren*
dere ipoglie-Agnefa cT^fftria., oltre all'
avergli ceduto i) RegfiQ di. Sicitìa^.pcf
oflervar.la promeifa fatta ai.I^onrefi^e.
Intanto Onorio travagliato, in Roma
per gli tumulti, e rivojcure, che vf ca-
gionava ParenzoSenatore,*mcito da quel-
la Città, erafi; a Tivoli ritirato (ij* ove
Federico gì' ijviò; il Re Giovanni di Bren-
na, ed il Patriarca diGeru£Uemme acbie-
éifitgìi maggiore^ fpazio. di tempo àqueU
che 'gli avea conceduto per padare in Pa*
leftin^i , per camion che gli affari, del Rea-
m^, e la ribellione de' Saracchi dì Sicilia
glie le Impedivaiii:, ed anche percltè du-
biuva» che iMilanefi, e i'^iogne/i nel*
la fùa aflettza non fò&ro per fbllevacgU
la Lombardia. Ótte4U|ero il R^ ed il
patriarca fayorevol rifpoih dal Pontefice,
la quale fignificata a Federico i quefti i^
fième co' Prelaù del Regno , .a' ì& v . Luglio
portatofi in S. Germano (r)^ rieicvetce
colà Pelagio Galvano Cardinal Albano ,
e Giacomo Gualla' di Brcchcri da Vercel-
li Cardinal di S.Silveftrp,»e Martino in-
viatigli da Onorio , acciocché giurafiiè di
nuovo in*man loro di paffare in* .Terra
Santa : fecero que' Cardinali nella/ fteifa
Chiefa di S. Germano leggere «a Feìd^rtco
i Capitoli fa^i da Onorio per tal paiTa^-
gio , i quali fra l' altre cofe contenevanc)^
che fenz' altra dimora di là a due anni ,
che aveaa da* compire nel mefe d' Ago*
fto
Cerm. ( e ) Rie. di S. Germ.
ann. i22 5.
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DEL REGNO DI MAPOlI
ila dell' aamo «227» andaffe a guerreggia*
ve in Soria^ 'ooa portar fecoy e ibftenerc
a Tue (pefc per due atuii mille Soldati »
cento Chelandrì ( ìt }^ nome di Navil) ^ che
ìa que' tempi fi ufavano , e cinquanta Ga-»
lee bea armate 9 e provvedute ai ciò, che
LIB. XVl.CAP- V.
avean meftiere> e che doveffe dar patfag* £$liza fua uputa, e coafentimei
Aio fopra i Tuoi legni a due altri mila foL- tanto pregiudizio de' fuoi diritti >
dati con le lor famiglie, che dovean pa-
Ticnente colà valicare 9 contando tre cavai*
li perognifoldatOiycen altre cofe, fecon^
do fcrive RiccardOflLJdìtifi queftì Capi-
toli da FedericeMiMfiife compiutamente
fotto pena di feoflBAica olTervargli^ ia
mrefenza jii molti Prelati, -ed altri Signo-
ri TedefSS^ e Baroni Regnicoli, che v'
intervennero (i),.ecos) in fuo aoraegli
fece giurare, da Rinieri Duca di Spoleto ^
« dopo tal atto fii alloluto da* Cardinali
predetti dell'altro giuramento , che in Ve«
roU avea fatto i e ritornato preAamente
in Puglia inviò fue lettere a Signori di
JLamagna, ed a quelli d'^alia^ fignifican-
do loro, che nella vegnente Paiqua di
Refuirr^zione venir dovetfero in Cremo-
na (r), ove intendea di cele^irare lina
cenerai Atfemblea • Raccolfe egli poi di
nuovo , pur fotto nóme d' impreftanca ^
altra groda fomma di moneta per tutto
305 .
fi per Vefcovo tfAverfa; il Vefcoro d«
Patti per Arcivefcovo di Capua : ed un
Erate di S. Benedetto, nomato Giovanni
di S. Liberatore per A(iate di S. Vincen-
zo a Volturno. Federico^ fdegnato del
tono fattogli d* eflère flati quelli eletti
confentimento 9 con
_ ^ Tuoi diritti» non vol-
le, che alcun di loro fotfe amm^o nel-
le Chiefe ottenute {e)i agitone pofcia
in Sicilia fece il fimigliante a FraNioc^
lo da Colle Pietro, creato Abate di San
l.orenzo di Averfa, non ottante che re<*
caffè lettere particolari di Onorio i e Fe-
derica mandò perciò Legati al Papa a que-
felarfene (/).
Inunto la Qovdla Imperadrice Tohfyo*
fa di Federico imbarcatafi fulk J Galee ^
con ielice viaggio pervenne a Brindifi ,
ove di Si<^ilia tornato^ V Imperado^re Y at»
tec^deva , ^ con nobillfllma pompa furono
ivi a' 9, Novembre le nozze celebrate ;
ed in niemoria di quefta celebrità lece
coniare quivi nuove monete^ cbiamate
Imperiali^ annullando 1* antiche (^^.
Nacque in oueft^anno a Federico, En*
gio Itio Ifigliuol baftardo, il quale egli da
poi nelFanno izjp. coronò Re di Sarde^
gna i e divertendofi V Imberadore alle cac»
^:^ j: n 1:- • ay^A.jf^ ^._-
il Regnò, facendo particolarmente rifcuo- eie di Puglia, in quett'iftetfb anno 1225.
tere nelle Terre di Monte • Cafino ben
ijoo. oncie d'oio da Pietip Signor d'£«>
voli , e da Niccolò di .Cicala Giuftiziero
di Terra di Lavoro.
Non guari da poi nacquero alcutù .dif-
!|ufti tra Federico, ed Onorio, perchè,
econdo (crive Riccardo da S. Germano
<^), vacando le Chiefe di Confa, di Sa-
lerno, d* averfa, e di Capua, e la Ba-
dia di S. Vincenzo a Volturno, Onorio,
Jnfiio & irreijuìfifo Impefatore^ provide da
Koma cinque Prelati per occupar qtielle
Chiefe : quefti furono il Prior di S. Ma-
ria della Nnova di Roma per Vefcovo di
Confa : il Vefcovo di Efamagofta per A9>>
ci vefcovo di Salerno: il Cancor d* Amal-
fi». IL .
(a) Rirc. di i, Germ. Et ducei fecum
centum Chtlandroi . V. Dufrefne,m GUffau
V. Chelandrum ♦ ( b ) Rice. Promifit Impe^
rator fepublìce fervafurum excommuttkatUh
ne ad/eoain/cf & ttrramfuamy fi Jxunm
fuarint obfervata . ( e ) Rice, dì S. Germ.
(d) Rie. di S. Germ, mtnfe Septembri.
per occafione d'un cignale uccifo da lui
di imifurata grandezza r fcce appreftar una
cena in qneT luogo fteffo, doire fu mi
edifica^^jtfiri ecsa t chiamata perciò uno
a\noftri tempi Apricene.
Nel nuovo anno 1126. mandò Otiorio
a foUecitar federico , che dopo gli fpon-
iali celebrati in Brindi/i era pafTato in
Troia di Puglia , perchè s" appreftafiTe alla
fpedizione di Teiva Saota ; onde V tmpé«
radore comandò a' fuoi Baróni, che fitro-
vaffero alf ordine a Pelcara., per i^ccom«
pagnarlo in Lombardia per la- Dieta di
Cremona, intimata neiraono precedente*
Padato indi in Terra di Lavoro, e lafcia-
ta fua moglie ÌA Texracina Gattello vici*
Q.q no
(e) Rjcc. di S^ Germano \ Q^os tanquam
in fuum praiudicium promotos^xtecìpì Impe^
rator ìn ipfis Ecclej^ìs non permifit . (f)
Rkc. Imperato^ prò faSio Prétlatorum , quos
Papa creaverat , fuos ad eum nuncìos mittÌK
( g ) R'icc. di S. Germ.
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3o< D E L L' I S T
no àSatcrrto, ora disfatto, ritornò in Pu-
glia , e commcflo il Governo del Reame
ad Errico di Morra G. Giuftiziefo, |>af-
sò a Pcfcata y e di là con tutto il fu<>
cfercìto nel Ducato di Spoleto, ove ordi-
nò a*Spoietini, che il feguitfero armati
in Lombardia ( '^ ? i la qual cofa negando
coloro di fare knit ordine -del Pontefice ,
comandò di nuovo fotro eravi pene, che
ubbidiifero; ma coftoro avendo mandate
le lettere di Federico al Papa, quéfti,
che per altre cagioni ftava crucciato^ con
Federico, così per 'lo fatto de' Prelati, a'
cjuali non volle dar pofleflb 'delle loro
Chiefe , come per cfferfi Federico coffcga-
to con Ezzelino, e per aver pubblicata
una fua Coftituzione, per la quale vole-
va che i Frati, e^i Preti, the gravi^mi-
cid; , o altri cpormì delitti aveffero com-
me(fo foffer caligati ' da' fuoi Magìftratt
lecolari,*e per non offervar loro dovuta
franchigia, eh' e' pretendeva per gli'Eccle-
fiaftici nelle gabelle, e dazj : accefor da
ira graviffima fcriffe afpriffime lettere- a
Federke, dolefi^dofi acerbamente ^on lui
di quefte cofe". Federico riputando tirop-
pcf arroganti quefte lettere , gli rirpoiecon
pari ardimento; onde Onorio montato in
maggior ftizza gli fcriffe' di nuovo con
mà[ì(gior afprezza , ed afroganza , e con
gravi minacele .
(Si* legge prefTp Lunìg (B) quefta lun-
ga' Lettera efprobratoria d' Onorio IIL
icritta a Federico), •
Federico, che noti voleva ora brighe
col Papa, per placare il iuo 'animo 'gli
refcriffe umilmente in omnì- fuùjhcìione ,
come dice Riccardo t onde rappacificatifi
infieme, il Papa gli mandò per Legato
Cinzie Savello Cardinal di Porto pertràt*
tar di comporre le lor cohtele , affinchè
non / impedifle perciò V efpedizicne di
Terra Santa , e fi quietaffero le cofe di
Lombardia. Indi Federico partito' di Spo-
leto ne an.lò a Ravenna, ove celebrò la
Fefta di Pafqua di Refurrezione, e ferii*
fé ad Errico Tuo figliuolo iu Alemagna,
che ragunata potènte armata fofle venuto
a ritrovarlo in Lombardia, e lafciato il
caminia di Faenza, ch'era Città fua ne-
mica, ne andò col fuo efercitoi^ nel Ca-
ftil di S. Giovanni, ne'tenimenti di Bo-
RI A CIVILE
logna< ed 'indi, ad Imola 9 ed entrancfoae^
confini di Lombardia, fole que'di Mode*
Aa, di Reggio, di Parma ^ di Cremona,
diAfti, e di Pavia 9 gli mandarono Amba-
fciadori) e s'offerirono pronti al fuo fer-
vigio* L'altre Città, non folo non gli
ufarono corte fia alcuna, ma <!' avantaggìo
contro di lui fi collegarono: Quefte furo,
no, fecondo feri ve Riccardo, Milano,
Verona , Piacenza , Vercelli , Lodi , Alef-
fandria, Trivigi, Padva, Vicenza, To-
rino, Novara, Màiijiu, Brefcia , Bolo-
gna, e Faenza, coff^mredo Conte di
Romagna, e Bonifacio Marchefe di Mon-
ferrato , ed altri luoghi della Inarca Tri-
vigiana, le quali con formato efercitone
andarono incontro ad Errico per vietargli
•' ^affo a pie dell' Alpi , acciocché non
( a ) Rice, d'i S. Germ.
foffe entrato in Itatia . Pafsò pofcia V Im-
peAdore a Cremona, e vi Ai da que'Ci^
tadini con grande onor ricevuto, e vi ce-
lebrò l'Aflemblca gii ftatuiea , ma -con
poca gente , non vi etfendo giro niun Ba-
rone, né Amb^fciador delle Città colle-
gate contro di iuiv.
Ritornato pofeia a Parma fu da molti
Conti, e Cavalieri di quelle Regioni, e
da'Lucchefi, e Pifani, e particolarmente
da'Marchefi Malefpini vifitato e riverito,
molti de' quali armò Cavalieri di Riama-
no , onoranza di moka ftima in que* tem-
pi , ^ed indi nel Borgo di S. Donnino fi
congiuftfe col Legato del Pontefice , da
lui richiefto perché gli agevolaife la fua
incoronazione della corona di ferro, co*
me intendea di fare. '^
Confervavafi quefta corona di fetro in
Monza ' in poter de' Miian^fi j co' quali
non fu baftevole qualunque mezzo , che
vi fi adoperatfe , a difporgli per introdurlo
per far cotal atto nella lor Città, memo-
ri delle antiche ingiurie ricevute dall'A-
volo Barbapoffa : il perchè veggendo Fe-
derico di non potere né coloro , né alcu-
na dell* altre Città contro * di lui uftite ,
rivocare aP'^o partito con pregl^iere, e
cortefic , venuto in grand ififimo fdegno ,
diede a tutte il bando Imperiale, dichia-
randole rebelle , e le fece interdire dal Le-
gato, e togliendo lo Studio da Bolot^na,
quello in Napoli, ed in Padova* trasferì ,
ordinando a tutti gli Scolari, che daBo-
lo-
Cb ) Cod. hai. Diphm. Tom. 2. p. %6y.
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XVL CAP. V. 907
laga^ ptniifero ^ ed in quelle due Città
attoa^ro ar ftudiare; ma rappona il Si*
gonio, che il Tuo comandamento nonfof*
jfe ftato da. ninno ubbidito »
L' Imperadore , noir potendo per allora
far altro progreiio in Lombardia ^ parti<^
toii di là andò a Rieti a ritrovare ilPon*
tefìce , e querelato^ con* lui della contu*
macia de' Lombardi , fé ne pafsà nel no*
Aro Reame di Piglia ^ da dove inviò uno*
va foccorfo di k^dati in ^Terra Santa ^
«d avendo rinunziato V Ufficio di Giufti-^
aiero di Terra di Lavoro Pietro Signor
d'EvoUi e Niccolò di Cicala > furba evea-^
ti inlor vece Ruggiero diGaUura, e Ma-
rino Capete Napoletano. Allora fu, che
€i(endo sia pacificato co\ Pontefice» die-
de il potfeffo delle lor Chiefe a tatti que^
Prelati ,. che il Papa area creati , eioè
«{li Arcivefbòvt di Capua y 4i Conia » e
di Salerno» al Vefcovo d' Averla <^ ed air
Abate di S« Lorenzo di q^nella Città (ìt) ..
Bramava ardentemente il Pontefice, cho
fi facdfe il pa^sgio in Terra Santa» il
^ua) veniva fraftornato» ed impedito per
Bemiftà» eh* era tra Tlmperadore» e le
Città collegste; « Federico avea peiciò
#atto pubblicare u» Editto^ cpl' quale (sl*
ceva noto» che per la diicordia a Italia ».
S* impediva l' imprefa di Terra Santa ; ed
avendo inviato (Wt AtAbafciadori al Papa
per tara£&re» Onmovi 5"^ adoperò in gui-
h, tale» che alla fine per altera gliaccor*
dò >• onde- T Imperadore per compiacere
al Pontefice» promife* d' inviar preiìamen*^
te altrì quattrocento ibldati in foccorfo de*^
Criftiani in. Sòrta • Pafsò da poi Federico
COI* f$le fuamoglia in Sicilia» ed il Pon-
tefice vedendo», che A Re Giovanni di
Breno»> per lanemiftà» che avea col Ge-
nero » onde era ftato coftretto a partire
da'iìioi Reami» vi vea con molta ftrettez-
za», glir concedette in governo tutto quel*
k> fpazio' di Paefe» che è da Viterbo a
M^^te Fiàicone ^ ed in tanto V Impera-
dore per mezzo d' Errico Morra fuo <j^
Giu^liziero» pubblicò nuovi ordini » e fta*
tuti da lui fatti» per la quiete» e tran*^
quillità de' iuot fndditi »: rapportati da Ric-
cardo di S. Germano » Mor^ ancora in
queft* anno Frantefcày chiaro, per miraco-
li s e fantità di vita ^ il quale fondò la
(^^^ Rice, dì S.Cnm. {b} Rice, di S.
Religione àt^ Frati Minori in AlQfi fua.
patria» i fu in proceflo di tempo afcritto
al numero de' Santi .
Il Pontefice Onorio » feconda la Cro^
naca di Riccardo » nel mefe di Marzo di
quefto nuovo anno 12274 trapalsò in Ro-
ma^ dopo* aver governata la Chiefa di
Dio dieci aimi » fette raefi » e tredici gior-
ni» e fu in Roma fepolto nella Chieia.dt
S. Maria Maggiore in umil Tepolcrp.
Le difcordie» direbbe qnefto Papa eoa
Federico» ancorché gravi» e fpelTe» nult
ladimànco non furono cosi atroci» cheob-
bligadero queflo Pontefice di icomuni-
earlo»\come falfam^ente fcriflero alcuni.
I primi» che fcagliarono contro Federico
quelli fulmini > furono Gr^oiorio IXL ed
Innocenzio IV. fuor fucceflbri » come pia
innanzi diviferemo ..
C A P. V L
Spsàizime di Federico per Terr4
Samam
MOrto il Pontefice Onorio > nel .iè*
guente^iorno fn da' Cardinali elèt-v
ty in foo luogo , Ugolino de^ Conti » fi*
^iuol di Triftano. d' Alagna, fratello d^
Inndcenzio II L de' Conti di Segna» acuì
pòfero nome Grenprio IX. Qpefti tantofto
ohe fu eletto» inviò' lettere ^r tutto il
Mondò della, fua promozione » e. della
morte del fuo predecetfbre» e<^ inviò Fra
Guglielmo Frate Dominioano airimpe*^
radere» dandogli conrezia^ per fua lettera
della fua elezione vefortaodolo a -viveri*
re» e difinidere la Chiefa di Dio^ ed a
badare ai buon governo de' Popoli a lui
ibggetti y. e ad, abbi^ciare la guerra di
Tlrra Santa » chiedendogli parimente che
gli facetfe da' Regnicoli portar vettova-»
glie» ed altre co(e biibgnevoti per forni-
re le fueN Galee» che intendea ^iare in
Paleftina». ciocché Federico per mezzo d*^
Errico Morra G. Giu^iziero preftamence
fece eièguire {b ) » Simone Cardio rap-
porta una lettera » fcritta d^ Gr^Qtio in
quefto nrimoanno del fuoPon^i&at^ all'
Imperador Federico » ripiena di molti en«
comi» ed eccelfe lodi» che iluefto Ponte-
fice dava a quei Principe» il qaaieaven-
<lq z ^ do
drm^
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jos » E t r I S T o
éù comrocat» tutti iGioftiiìefi delle Pro-
vincie de* faoi Regni di Sicilia diede Idi
contezza di ciò, che Gregorio gli. «vea
fcritto, acciocché s'apparecchiaflera al paf-
fàggio d' oltremare i pet la qual cagione
ìmpoTe una general taglia a'moi vafÈdli»
ed indi fignificò ad Errico fuo figliuolo
m Alemagna, che dovetfe ragunare una
Dieta in Àquifgrano , per dar contesa a'
Bait»m Tedefchi del general paf&ggio ^
che egli intendea fare i» Soria nella me-
tà del vegnente mefe d'Agofto; giorno
in cui fi celebra la falita al Cielo diNop
Ara Signora > acciocché coloro y che gir
feco* vòleffero, peftifi air ondine y foifero*
venuti in Pti<^lia , ove fopra i Navilj per
ciò ai>t>re<lati s* aveano ad imbarcare « ed
0Ì oli attendea . Inviò* di U al Poatenoe r
Arqivcfcovo di Reggio, e Fra Ermando
Saltza. Graa Hieftro. de' Cavalieri Toutò-
iiicit a fignificaigli» che egli era all'or*
dine per imbarcarli , ed a condurgli le
vettovaglie , ed ogni altra provigioae» ct^e
per le Galee gli avea; chiedo.
Intanto convocatali da Errico TAtfem-
btte in Aqùif^ranO) fecondo- il comanda*
mento del Padre y per invitare i Tedefchi
al paifaggio d'oltremare» vi convenne»
^^n'ori , e* Prelati in^ gran numero y fra'
^ali furono Sifridio Arcivefcovo di iVfa-
gonza , Teodoro Arcivefcovo* di Treve*
ri ) Errico Arcivefiiovo di Colonia » con-
Éi Arciveibovi dì Salsbiirg> di NUgde-
irg, e di, Brema 9 e con tittti i^ Vefco^
ri a« loro> foggétti • Vr furono i* Duchi d'
Auftrià y di Baviera , dr Carìntia , di Bra*
bante , e* di Lorena : Errico Conte Pala-
tinodel Reno, Lodovica Lantgravio di
Turingia , e Ferdinando Conte di Pian*-
dra , quello» ftelfo , che prefo ^al Re Fi-
lippo nella battaglia di Tòrnay , dopoef-
fèr dimorato ben dodici anni nella prigio**
ne di Parigi , per opra del Pontefice , e
# altri Signori ,. che il Cftvorivano , n- era
sAh fine ufeito. Tutti coftoro per efor-
tarione di Errico Re d-Alemagna, e* per
k pietà- Criftiana , s' apprettarono pronta*
mente, a' così pietofa imprefa^^ onde tra
per qneftp che in buona- parte vi vernie-
ro , e per gli» altri invitati da diverfi Fra-
ti , ed altri Ecclefiaftiti inviati dal Pon*^
R I A C I V I LE
tefice per la- Criftianità ad efòrtart ì Po^
poliy che prendeifero la Croce nel tempo»
ftabilito , infinito numera di Fedeli con*
corfe in Brindifi» e nelle circoftanti Re*
gioni y in gtiìia tale> che folo dall' libla
d' Inghilterra ) fcrive l' Abate U'fpergenfe ,
che ne vennero ben fetfanta mila . Ma
fepraggiunto intanto il calor grande dell*
enee in queglf arìdi Citi di Puglia , co*
minciarono y non avvezzi a ciò ^ e foffe*
iQpndo ogni forte di dìlagio , ad inferma^
re, e morire i foldatiOltiamontam ami*
l^iaja y infieme co' quali di qtiefta vitapaf-
farooa i Vetcovi d' Angiò y e d' Augufta^
ed il Lantgravio diTurineia, onde affliti
ti da cosi» gravi mali » s arviarotm per
ritornare indietro a' loc paefr % tm iava«
no 9 perciocché la maggior patte per lo*
cammino pecirono^ (a)..
Intanto Federico coli' Imperadrice Jole
da Sicilia» era paflata in^ Otranto nel me*
iie d' Agofto'). donde , avendo quifii Isfcia*
tat r In^eradrice y pa(sò in B^indi/r , ove
era V efercito de' Crocefignati y e quan«^
tun^ue- fotfe rimaflo con picciol numero*
di loldati; per la; mortalità* feaiuìta ,. e per
k>' ritorno* di molti , fece imbarcar nell^
armata apparecchiata molta gente ne\ fta«
bilitO' giorno dell' Atfunzione per dovete
•gli da poi feguirla i. e ritornato in O-
tranto y ove avea lafciata l' Imperadrice y
per -prender da lei comedo , quivi infer*
moffi' ib): naa non ottante la- fua infer*^
miti, riavutofi^ appena » tornò* in Briodifi ^
ed ivi imbarcoifi : ed avendo* navigati^
tre giorni y non potendo fofi*ire per 1»
fuar convalefcenca l' agiusione del mare ».
volfe le prore a dietro , e a Brindili ri*
tornò . Il Fazzello narra , die Federico^
giugneife in ouefta fua navigazione fino
allo^ ftretto dell' Ifole dblla Morea >, e dì
Candia y e che da' venti contrari , e dalla
fua infermità foffe ftato- coftretto con co«
loro-, che eran in Lacedemonia far ritor'-
no a Bcindifi infieme con« quarantamila
perfone di quelle , die fi erano imbarca-
te ^ fé diam' credenca a. ciò-, che- ne icri«
ve il Si^onio •
( S|igonio fcguitò la fede di Matteo Pa-
ris, il quale ad An. 1227. pa§& 2S6. fcrif-
fé: Aniffiù nìrms confternatìy intìsdemnu*
vi-
{k) Éjcc. dìK S.Còitm. (h) Rice, da S, dì/pofuerat y fuperoenhnte agritudìney ììfoi.
Germ» Et ìffe tunc tùam Irnperatory ficut tmnfivìit^
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DEL REGNO DI NAPOLI tlB. XVL CAP. VL 909
wbus^ qutbus venerante plusquam XL, ar^
matorum mìlUa funt reverfi . )
Gregorio IX. dimorando in Aoagni •
avendo intefo il ritorno di Fedeiéco, at-
tribuendoto a poca volontà del medeii*
mo j trafportato da fiero fdogno , rt pe-
nuttimo giorno di Settembre , in cai fi
celebrava la fefta della dedicazione di S.
Michele Arcansielo » dicbiarè dkt Fede-
rico incorfo nella feomuuica » che da O-
norio in S. Germano gli era ftaita mittac>
ciata , fe nen pafbva in Sona 9 fulnHoan-
do contro di hii la cenfura ( ^r ) 9 1& xni
fentenza vien riferìu dal Bròvio ^ e da
Carlo Sf gonio ^ che comincia : Iniperst^
rtm Federhumy qui, nec transfretavit^ fife.
Aggìwige lo Bzovio y che Gregorio ,
non iolamente per lo fturbato paèflaggio
di Terra Santa , ma per molte cagioni
ancora avea motivi di fdegno contro Fe-
derico i peiicdlpè oltre all' aver rapici i be-
ni de^ Ecclefiaftici da^fiioi Regni y con
far loro pagare tutte le tagKe y e gabel*
te 9 che egli imponeva , aveva di van«
^8gìo > P^ vendicar fuo privato filegno ,
con la cagione del patfaggio d^oltremare^
fatto air per forza in Soria il Vefcovod'
Averla y e 'Ruggieri Conte di Celano fuoi
nemici, e pofto il figliuolo del Conte in
ttna ftretta prigione» con altri mali, che
di Federico racconta Gio. Villani ; ma
perchè queft* autore non rapporta , onde
ciò ricavato fé l'abbia , fé non T autori^
tà del detto Villani , noa merita veruna
feda } poiché il Villani come ilraniero
negli avvenimenti del Ream^ f e maffi-
mamente io «quelli di Federico y come Guel-
fo , e di fazione a lui nemiea , o perpo<-
co avvedimento , o per mal talento infi-
niti errori commife, Scrivendo cofe , che
non mai avvennero , per non favdlame
niuno degli altri autori , che allora vif-
iero , come furono Riccardo , ed altri ,
che cou molta diligenza le cofe de lor
lempi raccolfero .
■ Federico recaadofi- a graviffima ingiu-
ria cotal fenteuza , partendoli di Puglia ,
ève aocor dimorava ,. per dar più chiare
praove 9 che egli era uifermo > ne andò
a' bagni di Pozzuoli, fecondo fcrive Ric-
cardo f fer curarfi dalla fua infermità, e
di, là inviò a Roma» ove il Papa da Ar-
(a) Rice, da S. Ccrm.
nagni era pa&to, l' Acdvefcovo di Rec^
gio, e quel di Bari eoa Rinaldo Duca di
Spoleto , ed Errico di Malta per ùtoi Ao»-
baiciadoci al Pontefice ,. a fcufarfi perchè
non era paflato oltremare, fignifìcaiKkiglt
la cagione della dimora.; ma fu tutto va-
no , perciocché il Pontefice noa dando
credeiìza alcuna a tutto ciò che egli in
fua difefa addutfe , ragunando in Ronia i
Pielad Oltramontaoi , e quanti del Re«
gno unir potè , oelrr: ottavo giorno dopo
la fefta dr S. Martino lo didiiarò di nuo»
vo pubUicamente (comunicato , interdieeoip
do i ftioi Regni , e mandò lettere genera*
li per tutto r Occidente a tutti i Princi*
Si y e Signori della Criftianità pubblicand-
olo' per ule . La qua! cofa ritaputafi de
Federico, fcritfe ancli'egli a Lodovico Re
(|i Francia del torto fattegli da* Gregorio^
conte fi legge neir epiAole di Pietro àtW
le Vigne, ed in Carlo Sigonio^ conlefe*»
guenti parole :. Gregarms IX /uè e^ omo^
fione quod^ noj^m fermi fw noòis .dato , #it-
firmitatt gravati , tfunfira rtaquivimuf tdf
tramate , cantra /^ftiiiam frìmitus eacom*
municatimì fubfecit. Dal che fi vede, ghe
etfendo la primiera volta ftato fcomuni*
cato da Gregoriot, è vanità y e bugia tiit«
to ^uely ch'hanno feritto il Villani, eé
altei Amori, che Onorio Tavvdb un'al«
tra volta fcomunicato , contro quel che
ne i^iferifce Riccardo. Seritfeaaooca a' Car-
dinali ,. dolendofi aframente con loro- ,
che non fodero fitti in nuUa uditi t^noi
Ambafciadori • Scrive a tutti i Principi ,
e Sianopi d' Alemagna ^ e mandò- un' al*;
tra ma epiftola a tutti i Re , e Princi^
del Mondo,, giavandofi di cotal fcomunis*
fcu
ca' r con
narrando laca^o
tefice fcomunicato , e gì' impedimenti ,
che r avean- trattenuto àaX non paffare in
Soria ^.dolendofi di; tutti- i- Prelati, eoii^
niflri della Chiefa , riprendendo, acerber
mente i Romani , che a cotai fentenza
non $' erauo oppofti • Ordinò parimente a
tutti 1 Giuftizieri di Sicilia , e di Pu^^
glia r che faceffer celebrar da! Preti ,. e da'
Frati le meife nelle lor Provincie, e che
non gli facefTero partir dal Regno , né
gire da un luogo ad un altro fenza lono-
licenaa ^ <^c <\}i2li fcrittuce fi ferviva
della
ifarfi de' falli imputatigli ^ e
affione, perchè 1 aveailPon<^
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della |€MR di Pìttro delle Vigne foo Se-
4:r6tario : noAio» come fi i detto» mquci
tempi di fonuxu dottrina ^«d avvedimeli*
toy ea lui caiiffimo, fecondo chefifc#r*
^ qel librqk delle iue epiftole t ^ pì^
volte abbtaim nomato «.
Dopa U qual coia ornvoc^ wi general
Parlamento, a Capua di tatti i Baroni del
Regno, a cui impofe^ che ctaTcundilofOi
pagar gli dorefle per ogni Feudo ^ che
foAedea , otto oncie d'oro ,, e per ogni
otto Feudi iMufoldatQy acciocché ragnnar
potetfifr eièrcita per paffare in Terra San-
ta nel feguente mefe di Maggio , nel qual
teoipo intendeva andarvi j. pofpofta ogn^
idtra dimora^ Statuì ancora un'altra AC-
jfimiblea da ragunarfi: per tal cagione a Ra«
rmkusk nel pro(fima<neiè di Marzo ^ ove
convocò tutte le Città ^ e Signori d' Ita-
lia e' Aioi partigiani ^ ed indi inviò in
Roma Roveda EpiCinio da Benevento
famofo. Giureconfulta di que' teihpi , con
k difcolpe X che egli in fuo favore addu«^
cea % le quali Roftredo >. come fi difle ^
fece pubblicamente eleggere in Carapido^
di volontà del Senato x e del
glia di volontà del Senato x e del Popò*
io Romano*,
Federica nel . principia tlel Tegnente an-^
i|o 122?. convocò in Puglia tutt' i Pre«^
lati ^ e Jforodi , cIm. feca avea per patfa^
le in Paleiboa ^ e venuta il giorno di
Pafqua f, quella celebrò con granaiffima
pompa 1 ed all^xeaza ia Barletta ; per<^
eiog^è aveva avuta cqpitezza , cheTom-^
inalo d' Aquino* Conte dell* Acerra , che ^
diuHMravi per fua Marefciallo in Sosia ^ lui, avrebbero regiftrata ancor ^ueib > fe
venuta, a battaglia con Corcadino Solda- kfft fiata vera i <Stre che pare unpoiubil
na di Damafca 1* avea vinto «, e uccifo «, cofa aver potuto FedericcL/emar tanto il fi*
RIA CIVILE
averla pltraggiato con moke inginrioiè
parole » lo Icacciuona dalla Cita 9 e ì
co^infera a ricoviar fuggendo a Pera*
già, ave per alcun tempo dimorò.
Federica intanto raccolta per Tefpedi-
sione di Terra Santa molta mooeta dal-
le Chiefe » e dalle perfone Ecdefiafiiche,
non ofiante che il Pontefice aveflè ordi*
nato per fue lettere» che nulla pagaflero^
s* avviò verfo Q^rlettt^ ove ioteadea ce-
lebrare un general Parlamenta ; e giiui-
ta ad Andria, rimpemddce» che era fé-
co partorì ivi un fanciullo , a cui fu pò-
fia nome C^rr if^o , il quafe fu dal padre «
pia <ii ciafcun degli altri fiioi figliuoli »
teneramente amato ^ ed indi a non mol«
to , come (avente avvenir fuole » fe ne
mori per li travagli del parto nella mede»
fima Città (a).
La morte diqueftalm^radrice vienda
Gio» Villani , e da. altri moderni Auto*
ria che Than feguito> deficritta con mot-
te favole » e novelle ^ le quali non meri*
tana fede alcuna ^ perciocché Riccardo il
veritiere Cronifta di qne"^ tempi ^ altro
non racconta > ialva che la morte dell*
Imperadrice nel parto y e lo fiefia /crifie
il Coria neir Iftorie di MilaiK>» e Carlo
Sigonia j ed il Frate di Santa Gluftina 1
e niua degli altri Autori^ che con la do*
vuu diligenza fcrìfièro ^li awenimeati
di que* tempi % fan menzione , che ella
morifie in prigicme battuta dallf Impera-^
dorè» come dice il Villani» e pur quelli
noa taeenda l'altre malvagità commeflc da
Marefciallo , con altri cinqpeeento folda-
ti y che imbarcatifi in Brindifi paffaroua
felicemente in que'paefi.
In queilo mentre i Francipani , e gli
akri partigiani di Federico in Roma » ef-
fenda Gregorio ^ dopo aver celebiau la
Pafqua in S. Gio. Lateffatio^ pafiato nel-
la Chieia di S. Pietra > per rinovar le
cenfure contro Federico , gli moffèra con-
tro il popolo, mentre faceva quell'atto»
con grave fedizione x e tumulto , e dopa
(a ) Rice, da S. Germi
fé ridotta a morire ^ come cofioro. rac-
contatta -
Federico dopa la morte di Jole celebrò
il Parlamento ia Barletta» ed intento at
paffi^io di Terra Sant» , prima di par-
tire » volle provvedere a' fuoi Regni nel
cafo , che veniffe egli a mancare ; onde
in prefenza de' Prelati , e Gratidi del Re-
gno X ed infinita moltitudine acoorfevi »
fece ad alta voce leggere i fegoenci ca-
pitoU formati da lui in modo di tetta*
mca-
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DEL REGNO DI NAPO
mento ^ rapportati da Hiecàrdo v Primo »
voleva , che tutti i Regnicoli tanto Pre*
lati , quanto Signori ^ e loro fudditi vi-
veifefo in (}uelia pace j e tranqìiillità >
eh' eran foliti di vivere al tempo del buon
Re Guglielmo II. e perciò lafciava per
fuo Vicario 9 e Balio del Regno Rinaldo
Dtt(:a di Spoieti « JSecondo ^ ìfe egli nella
guerra > che in^endea di fere in Sofia ^
fotfe mancato di vita , gli fuccede(fe neU'
Imperio > e nel Regno il fuo maggior fi«
igliuolo Errico, al quale > & fofts morto
iènza prole^ Aiccedetfe Corrado fuo mi-
Bor figliuolo, e fé coftai ancor fenza fi-
gliuoli foife mancato > fuccedetfero gli al-
tri figliuoli da etf3 Imperadote procreati
di legittima moglie , tacendo giurare a Ri-
naldo Duca di Spoieti > ad Errico Mor-
ra , ed agli altri più ftinuti discoloro ^
che erano ivi adunati , che fé non fotfe
venuto a morte, ed altro Nettamento non.
avcfTe da poi fatto y quel che allora avea
iiàtuito compiutamente offervaflero . Ter-
zo, che ninno del Regno per dazio ^ ov-
vero colletta foffe obbligato date alcuna
cofa 9 fé non per Y utilità del Regno , e
per le neceffità^ the potevano occorrere»
Letti fuetti capitoli y e fattigli giurare
in fuo nome dai Duca di Spoieti > e da
Errico Morra iìio G. Giuftiziero ,.1' un-
decimo giorno del.mefe di Giugno s^im-
barcò in Brindifi fopra venti Galee ^ fe^
condo che il Bzovio , e l'Abate Ufper^
genfe fcrivono ^' ed avendo in prima co-
ynaadato, che tutti i VafEiUi che conjuì
navigar dovevano ^ fi £atfero affembratia
S. Andrea deli' Ijlbla> ivi.con ior fi con-
giunfe , e pafsò ad Otranto , . ed indi in
Telrra Slama , dove di là a poco felice-
mente^ giun&, ed a nobili imprefe fi ac-
cinfe •
, Gregorio IX. eh' era k t^erugìa , udi-
ta la partenza deir Imperadore , fenza
che prima da lui foK fiato affolyco dal-
le oemure, come pretendea,.fi acoeie di
tanto fdegno, che teriife lettere al Patriar-
ca di Gerufalemme > ed al Maeftro dello
Spedale del Santo Sepolcro in Soria » col-
le quali ^emurofamente gì' incaricava ^
che fi guardatfem di Federico , né loco
preftailero aiuto , poieb? era partito, fco-
manicato, e che potea perciò apportar lo^
(a) Jiiec. da S. Germ.
LI tlB. XVLCAF. Vr. 5n
ro grave danno; di vantaggio ftimolò in
Italia i Milanefi nemici oi Federico a
collegarfi ròn lui a' fùói danni , dirideo-
do l'Italia in Fazioni, t»nde crebbero in
maggior numero i Guelfi ; « medita in^»
tanto per l'apparecchio d'unanuovaefpe-
tlizione fopra il Regno di Puglia > per
toglierlo a Federico nfeir ifteflb tempo >
che quefto Principe era lontano , ted inte-
fo all' imprefa di Terra Santa •
Dair altra parte Rinaldo Duca di Spo-
ieti lafciato da Federico per Vicario del
Re^nO) per impedire i difegni del Papa^
ed intricarlo con una guerra :ne' Propri
Stati ,/invafe coi fiio efercito la Marca ^
ed il fuo fratello Bertoldo affali da un
altro lato i tenimenti 'di Norcia > 'e àU
ftruife il Caftello di Bruica, xhe fi erafc
lui ribellato > dando gli abitatori in pò*
tere de' Saraceni , che feco di Puglia avea
condotti ^ i t]uali con var) tormenti gli
fecer tutti crudelmente morire ( ^ ) *
Quefti avvenimenti fignificati a Papa
Gregorio , e come il Duca tra entrato
oftilmente nello Sf^to della Chiefa > e
fatti quivi gravifltmì danni, lo anfimonl^
che via fi partii % lafciando in pace i
tuoi fuddiM ì^ma il Duca facendo poco
xonto di cotal ordine > irato il Pontefico
lo fcomunicò con tutti i fuoi feguati : e
vedendo che nulla giovavano le cenfure «
Tagunò grolfb efercito con gli ajuti d^
Milanefi , e di tutte l' altre Città della
lega di Lonibardia > t chiamata la^/nili-
riasdi CriftO) IMnviò contro ilDacaRi«
naldo creandone fCamt^o Gio« di l^ren- .
na già Re di Gieruffiemme , ed inimico
xli Federico ^ ed il Cardinal Legato Gip^
Coloona » *
C À P. VÌL. '
Spedisiofli lafì G-REGORIO IX. /opta ti
Regn9 dì Puglia .
PApa Gregorio Scorgendo » «he queiti
sforzi nonVran baftevoli ad impedi-
re i progjftfi^ del Duta,^; il. quale avea gi^ ^
fottópofla la Marca al dominio dell' Im**
pcfadore inCnii # Macerau > deliberò di
muover guerra nel Reame di Puglia > e
fpingér le &q a^mi conua quelle Provin«'
cie>
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j« DELL'ISTO
eie ) acciocché poftele in ifconvolgimea-
to , doveffe per lor difefa preftamente ac«
correre il Duca , t lafdar Uberi i fuoi
Stati • Congregati adunque nuovi feldati f
tie creò Capitani Pandolfe d' Aiagna foo
Legato y Ruggieri dell' Aquila Onte di
Fondi, e Tommafo Conte di Celano ri-
belli, e nemici di Federico.
Quefti Capitani a* i8. Gennaio del uno*
vo anno 1229. per la ftrada di Ceppara*
no, entrarono in Terra di Lavoro co* lo-
ro foldati y che eran nomati ChiavB/eg»g*
H } ed aflalirono y ed efpngnarono in un
fubito il Caftello di Ponte Solarato , che
era allora la Porta del Regno y ed il pri*
mo luogo forte da auella parte a* confini
dello Sato della Chie(a> e T aveva in guar-
dia per r Im^eradore Adenolfo Balzano .^
La caduta di quefto Caftello cagionò sì
fatto timore in Bartolommeo di Supino
Sigr^re di S.Gio. in Carrico, ed in Ro-
berno «deir Àquila Signore del Caftello di
Paftena , che fenza far altra difefa , di lor
volere anch'elfi fi reicro; indi pacato il
Fiume di Telefa s" aliarono li foldati
Papali verfo il Contado di Fondi •
Intanto Errico Morra G. Giuftiziero y
avuta contezza della moffa di cotal guer-
ra y ragunati in un fubito molti foldati ,
ne venne a San Germano per contrattare
colle genti del TPontefice, ed impedire di
far altro acquifto • Ma queAe oppofizioni
poco valfero per impedire i felici progreffi
4elF efarcito del Pontefice, il aualc fcor-
rendo per molti luoghi di quefta Provin-
cia altea occupa^ lipke Rocche , e Ca-
ftelli infino a Gaeta, (^lefta Città, men-
tre fi rendeano tanti luoghi al^^Legato del
Papa, fu fempre fedele all' Imperatore ,
reÀ|j;ndo agli sforzi del Legato , apparec-
chr^ido^ valorofamente alla difefa , per
la qual A)fa fu dal Cardinal Pel|gio , Ve-
fcovo d'Albano , e Legato dèlToatefic«
fottopofta air interdetto . Si refero pari-
mente al Legato Pontecorvo con tutte
l'altre Terre di Monte Cafino , la Roc-
ca d'Evandro, Trajctto , e Sugio , e fi-
• nalmente fu for^ft che fi rendeife imche
la Città di Gaeta , nella quale fu abbat-
tuto, e (pianato il Caftilte, cheTimpc-
radore con molta fpefa vi avea edificato ,
jeffendofene partiti , -per Hon poter far al-
(a) Rice, da S, Germ.
RIA CIVILE
tro*, moki fedeli di Fedierico » che non
vollero rimaner fudditi del Pontefice i ed
i Beneyentani avuta contezza de' felici
fucceffi deir efercito Papale y rompendo
anch' effi da quel i«to la guerra , ae an-
darono a far gravi danni , e prede in Pu-
glia di bovi, ed altri animali, e nel lor
ritorno ruppero , e pofero ii» fuga il Con-
ce Raone di Valvano , che lor s^ efa op-
pofto'; per la qual co& tt G. Giuftiziero
con tutt* i Baroni fedeK all' Imperadore
aàdaroAo con lor foldati coatra «juelli di
Benevento , e gnaftarono , e difirutfem
molti lor poderi dalla banda di Porta
Somma 9 ove era pofta la lor Rocca.
Non tralafciavano ancora, i Frati Mìno^
f / , ed i Monaci di S* ^nedetto portar
lettere del Papa , ed aiabafciate a molti
Baroni , Prelati , e Comunità delle Cit*
tè , e Caftella y acciocché fi rìbdiìatfen»
dal lor Signoei > e patfafifìro dafia banda
del Pontefice , pubblican49 falfamente ,
che Federico era morto ,/ e che però in
Puglia non farebbe più tornato ( ii ) ; la
qual novella fermamente creduta damol*
te di quelle Città, da lui firebellarono,
come avrebbono ancor fatto tutte l' altre ,
fecondo che fcrive l' Abate Ufp«^enfe con
uccidere quant' Oltramontani vi dimora-
vano , fé non 1' avetfe trattenuto T eiferfi
feoverta la frode , e che Federico era per
ritornar pretto nel Reame \ per la qual-
cofa furono dal Duca di Spoleti feacciati
dal Regno y e da' loro Monafteri tutti i
Frati Minori y e ttmi i Monaci Caffinefi ,
de' quali parte andarono via y altri but*
tando r abito fi nalcondevaiio y vivendo
da fecolari.
Intanto aveano il Re Gio. ed il Car-
dinal Colonna^ dopo varj oonflittl y co-
ftretto il Duca di Spoleto ad uicir dalla
Marca , e ricoviare in Abruzai , dove y
da coloro feguito, era ftato dedtrò'la Cit-
tà di %lmona ftretijfeiente atfediato : del-
la qual coia fatto coniàpevole il Cardinal
Pdagio fignificò • al Re Gio. che pretta-
mente fbffe venuto a congiiii^erfi feco
per far con maggior sforzo la guerra in
Terra di Lavoro ; il perchè il Re Gio.
fciolto r aifedio jda Sttlnona, par la Val-
le di Sang^o venne nel CoMulo di^o-
life^ e prdfe per iftrada Alfideiia.colWìao
Ca-
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BEL REGNO DI
Cciftcllo, fftie parimente Paterna con al-
tri luogbit ed abbruciò Caftel dt Sangro ^
e nello fieflb tempo il Conte dì Campa*
g!ia eoa buona mano di fanti, e cavalli,
afrolditì novellamente dal Pontefice per
iupplimento della goem del Regno » gi-
tofle improvifo fopra Sora iti uiiiubico la
prtft j rimanendo però U Rocca ì« poter
flcgl' Impefiali > ed indi partito » colla
&tSà agevolena , prefe Arpino , Fonta-
na, e la Valle di Sora con tutto il pae-
ie de Marfi ; e dall' altra parte il ReGìo,
col CRfdinal Cokus gìonto in Terra di
Lavoro, e valica^BT Fiume Volturno fi
congiunfe con V emóto del Cardinal Pe-
lagio , che r attcniea pretto Telcfa , €
così uniti andarono a campeggiare fopra
Cajazza.
Nel medèlìmo tenipo i che Gregorio
travagliava iJ Regno , Federico in Soria
Impiegava le Cut forze per quella fauta
imprefa ; poiché giunto non molto dopo
j Ja fua partenxa nel mefe dì Settembre in
JÀccone (•}, indi paffaio in Cipro , do-
,|K> vafi€ imprefe ^ ne andò in Sona y e
giuofe coU'efercito éc'Cracf/ìgmtt in Jop-
pe a' 15, Novembre del paffuto anno , e
JbrtificÒ quella Cìtià , che era disfatta •
Dimorò in cotal opera tutta la Quarefi-
ma , nella quale corfe pencolo d' aver da
abbandonar V imprefa , ed andarfenc per
terra a Tolemaida , per mancamento di
vettovaglie ^ cdeado dalla tenipefta del
[mare Impediti a condurvele i fuoi Vafcel*
li, che colà dimoravano; ma rranquilla-
itofi poi n*efaèc m gran copia* Pure, do-
^pQ aver fortificala Joppe , aiidù in Tole-
laida , indi pafsò al Caftel di Cordana,
l0ve dimotaado inviò Bagliano Signor di
[ Tiro , ed il Conte dì Lucerna per fudf
[Ambafciadori al Soldano d' Egitto , che
Era aftefldaco col fuo efercito preflo Na-
l^oli , avendo fecD fuo fratello, a cui gli
\mtwifctaA>rÌ ^ dati preziofi doni da par-
deli' Impcradorc , efpofero in cotal guì-
ta loro imbafciaia; che Federico il vo-
?a per tra ielk>, ed amico, fé cos5 di gra-
gli fotfe, e che non era paflatoinSo-
per torgli niun luogo del Suo Stato >
Colo per ficuperare il Reame di Gc-
lalemme col Sepolcro diCriflo* il qua-
t era ibto gu poiTcduto da* Cf rtliaai , ed
l^omo Ih
NAPOLI UB, XVL
GAP. VIL jtj
ora per cagione di |ole fua moglie , che
n'era ftata legittima Reina ^ fpettava dì
ragione a Corrado lor comune figliuola .
Alla quale propolla rifpofe il Soldano ,
che confiderato il tutto > avrebbe per iuoi
meflì rifpofto all' Imperadorc \ ed onora-
tigli con altri convenevoli doni gli ac*
commiato . In queilo punto gìunlero al
Patriarca ii Gercifalcmme le lettefe, che
Papa Gregorio gli mandava per due Fr4^
ti Mhwri ^ ncl!e quali gli ordinava y che
dichiaraffe fcomunicaco Federico^ e man*
cator di fede » per non effer paifato in
Terra Santa nello ftabilito tempo, né col
convenevole apparecchio , proibendo a'
Cavalieri dell' Ofpedalc , e del Tempio ,
ed a' Teutonici » che non P ubbidifTero in
cofa alcuna «
Il Soldano ancorché aveffe contezra p
che r Imperadore avea mancamento di
vittovagUa , e che per effe re in grave dt-
fcordia col Pontefice , era flato tiovelk-
mente dichiarato fcomunicato, e che era
poco ubbidito da* Petegrini ( cosi chiama-
vano que* foldati > che iUvan continua-
mente militando in SoriaJ |jure temendo
grandemente Tarmi, ed i! valor de^ Cri-
rtianì , gli inviò fuoi Ambafciadori eoa
parole cortefi , e con molti Elefanti ,
Cammelli, e Cavalli Arabi, ed altri no-
bilifìfìmi prefentj^ fenza però veruna con-
clufiouc d'accordo» con dirgli » che gli a»
vcffc di nuovo mandati alcuni fuoi Baro-
ni , che non avrebbe mancato dì conchiu-
derc con loro quel, chegiuilo/c coinc-
nevol farebbe y onde V Imperadore gli ipe-
di i primi uomini dì fua Corre , i quali
arrivati che furono in Napoli, il ritrova-
ron di colà partito, con ordine, che Ta-
veflef feguieo a Gaza , mn e/lì non vo-
lendo far ciò , le ne tornarono a dietro
air Imperadore • Or come Cefafe conot*
bc eflére flato con aftuiia barbara delufo
dal Saldano, che gli dava parole per me-
nar la bifogna in lun^o , convocati in
Tolemaida i primi della Città , ed i Pe-
regrini , e foldati , difle che voleva a(fa-
lire il Zaffo per effer più preffo a Geni»
falemme , ove potevan anch' efll venire •
A tal propofta di Federico rifpolero i Mac*
ftri dello Spedale > e del Tempio in no*
de di tutti gli altri , che non oftante »
R r che
I
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5r4 » E L r r S T O
che dui Bonteike Romano , ài quale èih
vivano ubbidire , folfe ftato lor proibito
il trattar lèco , e ìècondarlo , pure per
l'utile di Terra Santa , e delPopolp Gri-
gliano., eran^romi a far con lui queir im»
prefa ; ma volevano , che le grida , e gli
ordini, che nel Campo fi aveano a fare,
fi facéffero in nome di Dìo , e della Crt/ita-^
na Repubblica j lenza che in ifR di Fé*
derico fotto alcun tìtolo fi facetfe roen*'
zione ; della qual cofa fdegnato Federico ^
non volle in guiia alcuna conientirvi y t
ffnza lor eompagnia procedette avanti ^fi*
no al fiume Monder , che corre tra Ce-
fàre^ , ed Artus : fignifitiato cj6 a' Cava-
lieri dello Spedale > ed^ a' Templari , ed
agli altri Peregrina , cònfiderando quel ,
che conveniva al pubblico bene , ctemen*
do non foffe. V Imperadore offefo dal Sol-
dano, die avea ragunato itmumerabile è**
fercico ,. cominciarono alquanto da lonta*
no a feguirlo , attendandofi Tempre a vi-
lla di lui per potere, fé" il bifogno il ri-
chiedere , prettamente foccorreilo ; - mt
V Imperadore accortofi più chiaramente
del pericolo y .[che correa per tal diviso-
ne, da dura neceffità fu coftretto a cede-
re- al lor volere , è fi contentò , che fcnz'
effer lui ^nominato , fé grida far fi dovef*
fero, im nàme^dì Dìo , e della Repubblica
CrfjUana j o|ide con lor fi congiunfe ad
«lì xovinato Caftello , mentre comincia*
Vano^a riedificarlo. ' • '
Era, <|uando^uefte cofe fuccétfero , nel
mezzo del verno j ed ecco che (opraggiun-
fe a Federico un veloce navilio , con 'un
metfo , rapportandogli la novella , che il
Reame di Puglia era-da' Capitani del Pon-
tefice tutto fconvirfto , e Che molte Pro-
vincie -erano ftate da i:oloro occupate , e
che r altre correan gran peritolo di per-
derfi . ^ * ^ /^
Quefta Vea novella fece precipitatte Ifc
-cofe di Sori«| poiché Federico predamene
tè $' ipduflc a concordarfi col Saldano per
tornare al foccorfo de* ftioi Stati in Ita-
lia ; onde a ragione fcrtflfe 'Riccardo- da
S. Germano: VerìfiìhUe€nimvtdetiirj qtivd
fi tunc Imperato^ cum grafia ,* ^paice jR*-
mana Ecclefia tfàitfiffk^ lònge meliustifef'
ficacius profperatum fuiffèt negotiufn Tttfìi
Saniiày fed' quanta in ipfafvM peregwtati^jt
( a ) Mb. U/per. an». 1228. ( b ) Lunig.
RIA CIVILE
adveffa pertulérit ah JSa^efiay eum non J^-
lum ipfum Domìnus ^apa excommunìcave*
rit ,' verum etiam ^uod ipfum excontmunica'
fkm fcir&nt y & Panquam t^communìcatum
*tÌitarent eundem P/irriairo J ero/elimkano man*
dàvit • E r Abate Ufpergenfe X^) non
potè parimente , confiderendo quèfti fatti ,
non efclamare , e dire : Quìs tatia faàa
'reSlé vonfidéfans nondeplarety &detefletur^
tfune ìndichm videntur , ^« quoddam portene
tum , ^ prùdìgium fuentii Ecclefia ?
La pace conchiufa col Soldanó , • ancor-
ché fatta, in tempo ,"che men' fi canvehi-
ya per le cagioni gii dette , fu nondime-
no per quanto fi potè, per Federico vàm
tasgiofà , effendofi ;iccordàti i fegùen ti ca-
pitoli . Si conchiufe fra loro trie^ua. per
dieci anni , in virtù della quale il *Solda-
no reftitùivà a Federico la Cit^à di Gè*
rufalemme con tutti i fuoi tenimehtr ; e
# convenne , che il Sepólcro di Crifto
doveffe effere in cnftodìa de' Saraceni ; per-
chè quelli lungamente aveano ufato ivi
orare , ma che ciò non oftante * il Sepol-
cro foffe efpofta a* Criftiani , 1 quali fi.
milmente potelfcro con tutta la -lor liber-
tà afadar ivi per adorarlo; gli rcftitul an-
cora là <;ittà di Bettelemme, e di.Naz-
:^aref, e tutte le Ville , che fono per lo
dritto cammino Uno-a Gerufalemme , e
la Città di Sidone, e Tiro, ed alcun' al-
tre^ Gaftella poffedute già da' Cavalieri del
Tempio , con condizione' j che potetfe
rimperadore fortificare, e munire -Geru-
falemmie con -muri s è T'orri , a fuo ta-
lento ; fortificare il CafteJ di Joppc y e
quel di Cefarca , Monteforte , e CaftéI
Nuovo. Che foffero reftìtuite a Federico
tutte quelle cofc ; che ei'ano fiate in po^
teftà di Ba!di;hlo IV. e xhe gli furono
tolte dal Salaàino*j e che fi poneiTero
fenr' altra taglin in libertà tutti i prigio-
nieri ;. '• ' - -•
( Contro quéfta pace declamò 'tanto Gre-
gorio IX, che Federico trattitfe meaflio i
Maomettani, che i CHiHànì; e daLunig
(A) fi rapporta la 'Bolla , che ifiromentò
in queft'^nno ii28- in Roma, dove vieh
imputato Federitó dì móki delitti . AH'
incontro ^efto medefimo GoHetfòrc rap-
porta alla pag. 87 c^. ìe rifpote; die ,i Ve-
fcovt, e «incipi cK Germania i e d* Ita-
lia
Cod, ItaL Dtplom. Tom. 2. pag. 875.
V
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V
DEL R«CN« Df NAPOLI LIB. XVf- CAP. VIL 315
Ila iictfe aUe accàfe ài GMiorÌ05 <oiaf»
n taada ium per ua^ le impmaVwni ingiw
e; (bkowQte fiittegUé Q^eftapftce fi ippaMm-
[^ «[« fplaoiciite al Regno ^ Génifalemme^
E poicM Federico neir^mio x2jo. ae co»-
I ^Hsfe iia* altra eoi ; Soldato > ohe rigUaf^
I da la lìbera negoziazione tra Criftìani »
i e Maomettani iti Corfica, Marfi\ia, Ve-
r neiia^ Genova » e Pifa ^ e la libera na-
I vif^azione ne' Poni d' Affrica , d* Egitto ,
ed altre Regioni adlftcenti i! Mare Me-
diterraneo i rilìromenro della quale vieu
anche rapportato da Lu^i^ i^)- ì
In cotat maniera fu coticbiufa quefta
pace da Federico , contro il quale non
mancò. chi lo dannaffe , ebiafimarfe, per-
chè averte lafciato il Sepolcro di Cri(to
in mano de' Saraceni , per cui era fìnta
imprefa quefta guerra ; lo biafimarono an-
cora alcuni altri più moderni Autori trat-
tandolo da tiinidìilimo» e vile, opponen-
dosali, che fotferle dal Soldano » eda'fuoi
foldati mille obbro^iriofi fcherni . Ma la
Cronaca di Riccardo da S. Germano Scrit-
tor contemporaneo a 4^' fucceiTi , ben
convince le coftoro bugie , e malignità
contro quel Principe , Ed i noftri Italia-
ni 1 come aacora il Patriarca di Geruia-
lemme nelle fue lettere > per effere flati
la maggior parte Guelfi fuoÌ nemici , e
partigiani, ed aderenti del Pontefice > non
meritano in ciò credenza alcuna . Infatti
per quel , che s' attiene al Sepolcro di
^ Crifto, Riccardo da S, Germano attefta la
. nece/Ikà ^ che ebbe di lafciar la cuflodia
, <ìi quello in mano de* Saraceni > rappor-
^ tanda la cagione di quefto articolo : Qui0^
^ fArIajMb4e' ^aiMMt» dim^w/mwranr^ra-
ma 'fi^^MAfif anomkv che V CnftialM
fofTe^ìfli^lMHà'IaEr il medefimo» t^'Qhri^
fiiành fiti^ttt ffmmiis cmif» fit-es^afitum^
ANìdtypufp^ifiBg quanti^ sfacèiata fia ja
^Bafiìd <<^^^4ilié aeir iftoda delia.R^gie-
ne di Mmìty, dm^i che/ fvk proibite a*^
Cr«IUaiii'd[i^.fotervi entfire . £d il voler
aoCdgìoMm F^h^ììèh» 4ì timidena > e viU
\ tà » è:^e«litia« tutta V «fioria^ poichj^ iu e-
«li im SigMv «vaiidp ^ t/val^mib > e di
cuor irroce , e magnanimo. > come per
( a ) Lunìg. Cod. bàL Diflom^ Tom^ 2.
lant' intftftlè » ciie egli fece ^ ckiar^pi^Qit
fi &oige -^ uè par verifitnile V anzi^ in>~
poi&bil cofa r aver vohito foifrire d^lt
etfenùnati popoli d' Egitto , e da viliffimi
AraM quei ditpptg^ » ed oltraggi > che non
iofler) > né da' Lombardi > uè da' TedefchH
né da tante vakiffofe naaioaì^ deHe «piali
ettenne piii volte nobiliffime vittorie per
tntto^ll teoipci di fua vica« .
Fedesìca mdun^ue> dopo la pace fattr^
volendo pcstir di Soria\ e tornare al focs
oorfo de'fnei Stati d' IuIia^» e delta Pu-
glia y^opofe di #oler prima prender U
potfeffioile , e la Corona Regfale dell' ae^
«uiftate Regno di Gerufalemme \ fece a«
dunque » ehe Ermanno Saltza iignifìcalfii
per ine I^teve al Patriarca diGernfalem*
me.» che fofle aiidato per taFatfare infie'-^
me con lui in qnella Città i, ma il Pa^
trìarca partigiano deji PontefiGe > a^ ri&
petfe^ che òÀ ntfn >^a farlo , fé prime
nei» vedede ie capitolazioni deir accoed^e
fegnìto tnt V Impèradère^ ed' il' Snidano^
IL Maeftìto Ermanno tofte glie le ìxk^ik
per im Frate diS.DooMiìco^ Veduto cHr
ebbe T acmrdo il Patriarca » aegà^d" inter^
venirvi ^ dicendo , che -non avea fiearttia
alcuna di porfi* nelle ^mani di qué* bafla^
ii> non faeendofi neiraccorde 'menzione
del dèh) y n^ eflendo giurato dat Soldà^
no; in Damaicoi a cui quel Regno dira\
gione appartence > e che pereto non e^
né fiant> > né dnndHle : anci^colpretefloiy
che il Tempie , ed il Sepotcsro d^ Cri&K
MTe rimaft» in cilftodia de^ Saraceni ^ e
per impedire^ che Federico in quello s' io^
coronai V mandò T Arcivéfcovo'.di Geià-
rea per fuo Legata; e fece d^ medefime
di 'fuo ordine inrerdite autta fa Città fa6*
m>dì GèmiàleaHiie^ e Ipeztalnmtte fot«
topofe all' ii^erdetto il Sepoleptr iOeilb'di
Crifto ) ' vieèande\v. chenon potefléto i/i
celeblltffi i Divini Uffic) . . <
. < E' fingòkfi^eiòvché Gievanqy ¥ite
Ikitana nella Cronaca al 124 j. rcritfepàr»^
laudo della éoronazione di Federico hi
Ckrui&letnme ^ dieend» 9 che tion o%nte '
rinter4etto vi fi. cantò MefTa , e che il
JSoldaab'v ehe ^vià % later«di Federico gli
dimandi^ i che voleva dite ^nel^paiie in
matio del Sacel<da^e > e <rlt' egli adorava ;
Udito j che r ebbe > moffeQ ad un forri*
Rr 1. ta^
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.51* DI tv 1 S T O H
Ib V e con uM ftipii» nuMo filerai M
niftero . Seguitando la hàé di Durano
rapporta ancora ^ncfto fatto il diUgentif«
Ano Aulifio (/) ) .
Onde Federico in cambio m qwfia kn-
E fa di ricèremc benodiaiont ^ tbbè ma-
izioni, come dice Riccardo : Priniitias
recHperétkms ìpfiusj mrt ienediflioffe y ftà
0nathem0te pToje^utu^ ma T Imperadore pe-
to d( otò curando entrò a* 17. Marzo a
(Srerufatemme , e nel Tegnente mattino
con ronveneVol pompa accompagnai dal
MàeftM» Ermanno » e da tutti 1 iuoi fa-
tniglìari ne andò afla Chiefa del Sepol-
cro* i e dopo a<Ter lungamente orato > e
dkte grazie al' Signove > fcorgenda , ehe
per I' interdétto ninno afdiva celeWar la
MTeffe y né fr poteva far altro Ufficio a
èidbifoiB^Bevole, non a^eodori voluto in-
tervenire né anche gli fleffi Prelati Te-
deichi 9 che egli avea richtefto di ciè> •
i«uon. cHpon^ks^li» che lion -volean per tal
iMto eftre fcom^icati dal Papa : pf«fe
tgli d^le proprie- mani 4a Ceima deU*
Altare ove ella era ^ e fé ne ineomnò \
td* fi gran Maeftco de* Teutenici t>rò luti-
gamente in lode ài Fedtcioo ^ elàggecan-
do-S che col fuo avvedimento ,. e %»Q9t
i|uella Città , ed il fuo Reame a' Crifti*-
tà reftituito avea (^) » e coronato che
ià y diè^&hito avvedimenti per fertift»
oar Gerufalomme y e tifar le me mura ,
ohe da Cònradifio SoldMO di Damafco e^
ffano tote- abbattute-, e dislatte. Dopo la
^ual cofa , cammffnando velocemente per
Ik novella dal Reame di Puglia invaio dal
Fapa» pafeò al Zaib» e di làaTolemai*
dk 9 ove creò due 'Capitani della geme ,
ufae avea a" rimanere in prefidio^ de-^ luo
ghi acqniftiti \^ e de' Tedeftbi , che ave%-
nd a ^aviqar feoo in Puglia , eneo Capi-
tano ìlMaeArode' Teutonici ,. ed a<vendo
in qonAo ritomo iblferte , e fiip^ra^-moK
te oftiliriir fittegli dal Pairiaffca di Geru-
Memhne , eik- Matlbri Ofpitalieri , e Tem»
plari > finalmente con felice uiaggio ci^-
tò prima di tutti ^ altri y «he feco ve*-
tdtano'^ nel mar di Brindici.
Giunto appMa Federico ia Brindifii ,
inviò ém Ambafciadori al Pontefice Gre-
gorio^ che fiirono^U AreivefcovLdi Re^-
Xa»)^ Aulifio dilte Scuole Sacre L. 2. e. 1.2.
pig.60.. (b) £w). Bìflou RtL Bdd^
I A C I VI tE
giO) e dt Bari , ci»l G. Maeftro Entun^
tto> i quali andati prima a Cajazza, ove
erano ad a&dia il Cardinal di & INtatfe-
de t ed il Cardinal Albano^ , ed avute da
auModue lattare per lo Pontefice , a Ro-
ma da lui n' ancbrono ì e datogli conte
di quel, che s'era fatto in Palèftina, gli
chiefeio poi . in nome dell' Inipevadore ^
cbe'i'avem aflolutj^ dalla fcomunioar, e
fi ioSt pacificato ieco.^
Ma Gregorio adiate éi quel , che cond-
irò r Intpetadore gli avea fcritco il Fa*
triarca di Gerufalemme , diémdo 9 che
raccordo col addano era fritto in pregiu-
dizio de' Criftiani , non volte far' nulla di
rate gU chtefero gli Ambafciadori y fct
quaè coéa rimaftofi tn Roma il Gran
Idaeiftw 9 ritomaiono gli altri due Arci-
vefeovi nel bearne*
{ntattto> fi veferoi all' Imperadom* per o^
pera di Adinolie , e di Filippo d' Aquino
k Caiiella d' Attuo , e di CeKo ^ ^ ef-
fettdo Federico col fuo-eieitito àt* Crocea
/egmgsi venute in Terra di Laverò contro
il Re Giovanni , ed i Cardiifali Lenati »
che ftavano coll'efercito A^' Chiémfegnati
air atfedio di CSjazMr , pofe ^ì fatto ti*-
mese colla fua venuta y dtè fciolio t' af-
fedio, ed abbruciate \i UMcchioe , fi ri-
tralCero.frettolofamente a Teano , andan-
done in Roma il Cardinal Colonna a
chieder moneta al PoMefice per pagare t
fMdftti y e r In^eaodwre ne venne a Ca-
pua., ove alloggufto il fiio~ eièeciù) , paf^
8Ò a Napoli r e chicle , ed- ettenne da*
Napoletani ibcoorfe d-' armi , e di loU
dati (r).
Racconta anco^ Riccardo, che il.Car^
dittai Pelapio* non a¥tfndo modo per fe^-
flener reftffcite, fi prefe tutte il tefoio,
ed agni altro fn p paU etfile 4f argento , e
d' ore , che era in Monte- Cafino , per
feme moneta , ed intendendo fave il me*
^fimo> nella Cfaiela di & O^rmaiip , gli
ficcMiaftici' 4K quel luogo fi oompofero
wk una certa lemma di danari , perchè il
Cardinal Pelagio non fi pigliala il Tefe-
ro della ler Cbiefii t ed intante V Impe«-
radofe rttemate da^NapoU a Capua > nSn-
dò poi a Calvi, 1^^ qua! Città prefeafo^
za ^ e tnelti Ibldati det^P^ntefice , éhe lai
difeo^
(e) Rìcc^ di S. 'Germ*
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DEL R'EGKO DI WAPO
Afcirteirano, ftce crudelmente morire itQ«
piccati per la gola , e quantunque il Re
<jio. ceicafle impedirc;li il camnisio , paf-
so per Riairio a S. Marcr della Ferrata ,
ore per tre giorni dimorato, eb^H^ in firn
baHa Vairano , Alife ,' Venafro ^ « tutto
lo Stato de' figlinoli di Pandolfo » per li
cui felici progrefl^ faomentato il.ReQ;o«
▼anni coi Cardinal Pelaeio , per la ftrada
>di Vènafro (t n'andò / Mignàno^ edin*^
ài con velotee cammino fé n' andò a S.
Germano} ma intendo che T Imperadore
frettolofamente ventva a qttelk Yalta ,
tatto ftt difciotfo Teferctto Ripale , e paf*
so frettolofataente in Campnsna di Ro-
«M, e tutti gli àhrì Preiati partigiani del
Pontefice «mn pa(&ti cot Re Gioramii a
Koma .
V Imperadoie JnianiO' entrato cot ino
cfisfcito oeUe Teme della Badia dà >Monh
te.Cafino , prefe f e diede a facco a' tot-
àtìiti la Villa di Piedemoote , een dar la
itta Rocca a* Signori d^ Aquino • Tentò
I^M di prender Monte Calino-^ ma ne fu
ributtato daMifenfoffi} e menlfe colà di-
morava', per oprar di Taddeo^ di Sdfa Giu-
dice dell» fua G. Corte y fé gli refe la
Cttfea di Sef& . Se gU refe ancoi^ Plefel^
z^Oy la Rocca d' Evandro* t Hèmia ». Ar-
pìno » e Fontana 9 con tntte i^ altre 'Ter-
se di & Benedetto 4 alla fine fé gli aefie
anche S. Germano colla fua Ropca • E
volendo dar poi fiiftò agli altri; iym ala-
ri 4' Italia » e trattare di concordarfi. col
Pontefice, fece chiamare tutti i Poteflà,
€ Comuni delle Città di Lombarda , ÌK
gnific»i(k> loro la fiia venuta nei Reame,
.e le file vittorie, con unar fua lettera ferita
ta da San Germano , che fi legge predo
Riccardo , nelk quale ira V altre, cole fi
leggono quelite parole : iVb> d^ tJtr am t rk '
mÌs partfbus proffte perDìei ^rarìmn^mhm^
tes y de. hiimnis mftris y qui Règ^tm i»r-
firum mvg/eràkt foglieìtmr triumphétoimtts ,
dum £udiént9s ms centra eos in msmu vaU^
da y.& potennv^tuTBS y non exptflatisy aut
Axpertis vtxìèus no/iris y Jn CamfOMét fini-
Jfus y fug^fibì frjtfi^um ttegtfw^t • Sicqwe
Damino fiooperame , e> ms^ ^omì^miie /u/H*
4iay qui de ceelo frofpexity qu^etipfide-R^
gmo mflvo y mbis aòfambusj p» at^ntdiìm'
uUum fcupavèìrant'y nocetevi éktrumfipam
secupe^av^mus ^ & tevocavimm ad^deaur
jÙMMy. fèt dmminium m^r»m^
Lf tlB- rWJ. CAf. VtL ftff
Dopo la quai cofa fé #i r#fe la Cmfc
di Teano » con patto , che il fiio Vefoo**
vo potetfe a fup talento o partirfi, o eo-
là rimanere • Inviò altresì ducento folda*
ti ne' Marfi , con Bertoldo fratello del
Duca di Spoleto, ed ottenne agevoknen^
te tutta quella R^ione y e dopo efferfi
trattenuto fette giorni in S. Germano pa£*
$ò ad Aquino , donde fcriile fue lettere *
tutti i Signori y e Principi della Griftia*
nità y per difenderfi dalla iiniifara opiniow
.ne , che di lui s' er» conceputa , e divul^
gata intorno ali* accorda fatto col Solcb-
no y dando lor conto* degli affari di Ter*
ra Santa, ooa mòftrare ch'eranpaflatial^
trimenti di ciò , che .figurati- gli avea ii
Patriarca di Gerufatenmie al Pontefice, y
chiamandone in teftimomo i' Vefeol*! di
Vintonat « di Lancaftro^ i Maeftridello^
Spedale , e de* Teutonici , -t di molti ià^
tri Cavalieri degl' fftefil«Ojrdìm , ed m^
eora de' Frati Predicatori , che interven--
nero in queir accordo. Neil* iileflQi ۓtti
andarono a sit«>varU> akuniAmbafciado>»
ri Romoni , prr ratlegflarfi feoo del fuo»
ritoeno , da jparte^ del Seiracer ,. e del Po>-
polo^ e per trattare- d'altri loro a£^i, ì
2 noli dopo tre giorot s Ronia di nuovo
^ ne ritornarono. E fatto tftmtgUor£ir^
ma forti6c»Pe S. Germano y fi^partì d* A-
quÌBO) ed andò ad atfediar «ora ^ la oua*
Je i^r elferfi» votuta difendere , 4preie »
forza 1 ed abbruciò con uMrte , e ruina
de*fuoiCittacH||i.
Intanto EsoUmno^l«M,-eh*ela reftafo^
in Roma per trattar la pvw eoi Pontefiv
ce, partita di là, infieme con GiOb Car*
dinar di Santa Sdinna , e eoa Tommafii^
Cardinal di Capp^ Legati del.Pontèficey
andarono -tutti e tre a ritrovar V Impeifb*
dorè ili AquiiM- ,. ove em da Sora ritop*
nato il quarto giorno di Mòvembre , e
dòpo aver favellato pon luì, la ftetfa ler
ra paflarono* » Monee Cafinofìr e ptrfnar
4ero. al Cardinal Pelagio,, die: di oolàpiì»-^
jKide* <D0- foli^ ,. che vi avev» introdotti
fenza ricever noja» alcumi^. {rnaneomcan*
«duio a* Vdeovi il ritornar fenaa oeioì^^
ilia alcuna aUe loro Sedi. Reftituì aocf*
^Mc Federico tn^* i kioghi tolti aU* Abate
di Monte Cafino Adenolfo , conuimtten^
4ÌoM peirò liiMra-al Gran* Maeftro £»-
nMinnor finché fi folTeconpkpiutD il «rart^
m dfetla Eface col Pontefice^ii ai Ermanno»
dovtiV'
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tioanii cot'Grtéimlf «fclai^m ii«r accofw
Aire alfimi «ptroli Alfia^àce » vi.ibfti-
tu) ìAttt tal F'a Lioiurda Gayalier Tentcs
grillo miiio ^ fckd Titdma .. £ Eederioa
ìik|ì à CsKpw :^ QTe cel^br^ la fe«^
y 4a/^éet Nàtat di CriAa i^ diede 4ibeit4 i^
molti Cittadini dì Sora , che avea fatti
imprigionare dopo la prefa di quella Città .
Con, tai ilicceflì cotnpiuto ranno di Cri-
Ho IZ29. nel feguente anno 12^0. nel me-
fe di Gennaio comandò V Imperadore al
fuddetto Fra. Lionardo fuftkuiro Governa-
dor della Badìa, che da quelle Terre ne-
coglieffe eletti io Ida ti , e gli ponefle in
i>uardia di Monte Cafino, facendogli dare
il piurameuto d'averlo a cuftodifCj e di-
fend^ere con ruttai beni, ed i Frati y che
vi cran dentro, né xonfignarlo ad altri ,
che al G. Macftro Ermanno . E poco da
poi r Arcivefcovo di Reggio > il Gran
Ma^eftro de* Teutonici , ed il Cardinal Pc-
lagijè^ dopo erter più volte andati , e tor-
nati da Roma in Puglia per lo trattato
della pace, celebraionafìnalmenteuti* Af-
iemblea in S, Germano , ove parimente
convennero il Patriarcad' Aqurleja, idue
fuddetti Legati, Gio. Cardinal di Santa Sa-
bina , fr Tommafo Cardinal di Capua , e
Eberardo Arcivefcovo di Sils^burg , Sifri-
do Vefcovo di Ratisbona* Leopoldo Du-
ca d'Altiftria, e diSftiria» Bernardo Duca
di Moravia , con Fra Lionardo Cavai ier
Teutoiiko 5 nella quale yUppo varj difcor-
fi ^ diedero cominciamento alla pace, che
poco da poi , come diremo , fi conchìufé
fra rimperadore ed li Papa- Ed intanto
fi diedero alP Imperadore alcune Città del-
la PCiglia , le quali ne* pafTati tumulti fé
^ erano ribellate, come Civitate, Lnri-
fio, S, Severo y Cafal nuovo , e Foggia .
*Kè fi dee dar fede all' Autor della fcrit^
im^st^mitiAut^ ItineMriodetP:ImpMKt0f'Fe^
^m^y. inpiit ì picfia'di favofey é^iUs^
fdàj colMAM»dofi di sfoeciita mcnwtril
^fitiddi fti»ineDniinctainetita;.{>oÌ£kje^e'^
d«TÌdo dinMffd in^Tmra Santa feria {énnx^
#^ é nan tré amif ; nvn^ediè Geruias
IknHiie y pdKiliè it 9Ma(to<^lìe le diedt^^
Àtdio ; non ùì in SiciHa tjuaf^da tòrnofr
4*ohtmsMMy ma fokya flrindifi, la qual
Cl^à non fu rtioftie^i ibeaoiH'ere- > paadlè
non era altsrinriénri ctutad^cdio-^ t iè' ywr
tri cagioM a^ridA €ara0ètti MU'Ifiriti Et
R I A CIVILE
Qerbt,. nettile pMM ^yetfie.
in Sic^k y ed im Puglia .
hitaq|0 mentre V Inupnadoveedebira ia
Faggi» & Pafiqiift disi Skgnare i GB^oria
utA^ Gimcdl Santo feMnmoa Rìoddo Dih
ca di Spoleto V ed ii fao fira«8tta Bertol-
do > colpe aCilìtori della Mastra 1 et altri
krafilit^ dellft«Cfaic&« ^7
DiPp» ttttto tfsfs&ck rkoManm^ 4ÌÌ Ro«
ma y óve erano Ikòm dofx» ^^AtfmMet
cernita in S. Geraiano y tum ^i Prela-
ti >nr\S^orivcte atìbiain noiMpri net
tra«ir#ta deHa Pace i, e con «fti Cardinali
Iiegati vpwift^Vvm^ r bto)»éMÌioie^lte
icommiea 9^ 4 quali conunf^nr aVfAéfbo
dt^TeMomci ; cfte^liràtficatfe-allllfiipera^
do9eVe«e veni(fe».€ ^Sàfm >*4Bite^«IB fe^
eia l'averiano attcfo con Qitt' i Pillati «
ebe per timor di Mi V^éiNfiM^^ti tfal
Reame;; èia avendò^-pofda amta eémez-
za » ch^ ^ti a««ea^ì&sta mMkitere le n^
ra ili Fo^ia , S^^remf yt CuGit suofo^
e^^cjtc par^ofr di J^a^i* t^nivn a: Capua
c<)a-iiiaMttiéiie,dio^f€ g^^ aitPMrti deUa
paee &' aceoi£tfe ancora r die G«Mr, e
S. H%m, «ttomtfferor fettn ttf^^n^dònfi-
nio v;e non gii iwiMeffim). IMiiìia d«K
la Gfctefr, ^me^ pretendea ^^foifiteftce :
Aèera >nÌÈOrnaee tutti At Pmbètf i^pùcolf
a^Cep^iano . ed efl| fe^eflftono coli'
Abate^ Adiaolfa a'<raqpUa^*nèw onalCit»
A a? 90Ì M«io:iirriVà;j»itói Ferirti y
eoa cw abii9ccati& i ^Qn^ènKì, dtfeonve*
ncnè&tieU'aMori» di Gaeta > e & Aga-
tatfatfaroae^ a Sel&vc^ avwdot tvattafo
con queltfidi Gaieta y faei ii #e a«e da lo-
jroPictrék delle ¥igne^ e fmfc^ dlCvtro
GomeftabUe 4ti Capii» i.tm llMo^Moteiido
etfettuai^la patfe^t pei^ & nuove «clgioni ,
e difficultè y die oefbi gierna ibptavtbni-
vaaor, òt meftioie >.iche4' ArcivefiDsiro^
Regeia^«i|| il Maeftro de* Teìs^mici pia
volte Adafleiò ) e ritoi^naim^ iHtilonia 1
Ceiàrev onde ali» fine , prr^^opera d'uà
tal Fra Gualdo deir Ordiive <ln- Predicato-
ci^ etfendoi il Potueftie veiuitoa^Motiafte-
ra diOfptta Ferrata ^ e rteijfcradofe a S.
Geraaano^ iftt^dS^ più da jtc^v ficon-
cfaiufe con conmac letizia la^fuioe, e^4ie
v^Eecetedtnioftrazioni d? aUògres:;» in^ Ger-
naano , e nc'^circi»QnàcÌQÌ lu€%)ii ^^e^er dar-
^i «nafiin^to ^^^veonefo-H^MWhgÌMtia di
Lnglia i <24ifdinali Legati, iicèht nn^gtor
Qucfa di S^Gcmnuio , v^e parimente
/^-^ T con-
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DEL ItECNO DI ^lAFOLI lilB. XVI.^IAP/VIL tif
toftrennere si Patriarca <f Aquilei^a y T
Arcivefcovo di Salisburg , il Vefeavo 4i
Ratisbona ^ e quel di Regfio' ^ i Duchi
di Garintia y e di Moravia > Princi^ dell'
Atemagiia^» e del noftro i^ame v' inter-
VeciAero gli Arcivercovi diFaloriilQ^, quel
di Reg^o ili iCai^ria y t quel di Bari\Y
r Abat^ ^i Monte Cafiue , ed^ altri moU
^ Prelati ^ ch'w^tt YJkfuggitLiuRomq;^
jkìiialdb Duca di Spoleto ^ Toiyimaib'd'
Aquino Conte della Cerra ^ Errico yà
Mor^a G. Gi^ftìziero ci|m ahri Bati$^E>i >
IM*iuddetci Articoli s'era convenuto.
..-Dopo la qual cofa TArcivefcovo di Sa*
tóburg favellò lunganìente Jcl buon vo-
ler ?deir im|jeradore .verfo la Chiefa Ro-
«aria , con i^cuihHo dalle paflate dìfcof-
die i a cui rifpoft coti pari clotjueiira il
Cardinal di Santa Sabina . E ueirifteifa
Sioi^ap -4 Cardinali ledati in- nome dfl
Papa fecero giurare al!' [rrì^eradore di re-
iUtuue CIÒ , eh' egli avea occupAto , o far*
to occupare da' Tuoi Capitani nella Mar-
ca , e liei Ducato di Spoleto, ed in o^n'
« Miniftri faAptriali in. gran Uumero » in .altra parte del i>atrimonio della Chieia,
prefcnia dif^' ^àii promifc l' Iraperadoip e tutt' i Tenitori ^ e Cartelli de' Mona-
tli foddisfare^ht S»ita -Romana Chiefa
in, tutte quelle cagiom, per le quali era
ilato ^coflnmìcajfo > -fi^cendolo icosi gima-
re da Tommafo Conte -della Cerra » e
xla tutti qiie' Prelati y e Signori Alemani >
1 quali fecer» la iGcittum tsoMeXapitok*
zibni deir acesordo y che yieU inferita da
Riccafdo nella/fua Cronaca, la^ual con-
tiene i fegucnti Ca|)itòli. \-
I. Che per quel the s'attiene alleCit-
^à di Gaeta ^t é S. A^ata fra ipi anno s
abbia da trovar modo da comuni Arbitri
cliggendr^ A lAwr coitipimjBBto' ^ iqueft'ar-
ticolo ; e di trattar la forma > affinchè
facdano ritorno air ubbidienza delT loi-
peradorc Gaeta y e S- Agata , e tutti i Re-
gnicoli, co'lt>ro teni nel Regno; ed in-
tanilo r Itnperadore non otfenderà le Cit-
tà predette , ne gli uomitii di quelle \
uè permetterà farle oftendere da' fuoi •
|L Che r Imperadore rimetterà ogn'
•oflfèfa a' Teutonici" 1 Lombardi , a coioro
dèlta Tofcana , e generalmente a tutti
gli uomini de*ReGrti,di Sicilia , ed a' Fran-
cefi- , i quali lianno aderito alla Chiela
S^omana contro diluì, ne pen-Qetteràche
£aBC per-detff cagione otfelì daMuoì,
m.^M (addetto- ItitpHad«re ritfKniià
tutte le fwtenze^, CoflitttMpnl s «^ bandi
contro dì 'Jcrn pr6mÌlgflErL^coir.^àfi#lile
della fcddjj^ta^ttttra» vi .. ^v
' fV, Proin«t& -anwra*, the te Tèffè
deHa Chidk ^mel Dvtatto di ^potitto , ^te
nella M)R;|fea 9 ed m a^ltri luòghi èkV"^-
«ritnèi^o dèlbi fnwte fi»ia\ non faiaiuKvrn-
mSt^y nè-^evaAHfe^^per fc , per «hrk
-filWettendo^i fedtì^ Princi^ d* A-
lema^na y Ìs^ÌmiS Malkvadori « qtumfe
(a) Rtcc. àa f. Qerm.
iter), o Badie, e particolarmente del Mo-
naiiéro di S. Chirico d'Introduoco, etutt*
i beni de' Cavalieri del Tempio^ e dello
Spedale, e di qualilvoglia nitro Barone ^
e d altri nobili del Reame ^ che foffero
Ikti aderenti, e partigiani del Pontefice,
e di rimettere parimente nelle loro Sedi
r ArcivelcGvo di Taranto, e tutti gli al-
tri Vekovi, e Prelati, ch'av^ea fcacciati
dal Reame • E di vanta gi^ io eli fecero
giurare ; Ut de c^f^ro ytnììns QhrkuP hi
avi Ih y veli/i cr\ìmwsU caufa convenia t nr ^
& qmd ìudius tdlms , vel rolieths tnipo-
nat Ecclejùs^ Monfflerih ^ Clmch^ &vi^
ris Eccìejiajlicir , feu nòas- eorum j Ò-^md
Ecclefiamm \ ac MoHa/Uriornm ffòcre fiant
in Re^m fecHndum Ji atura Cmàlii Gene-
ralis {a ) .
Dopo querto, d'ordine del Papalii tol-
to l'interdetto da Frate Gualdo, con dar
libertà di celefjgjje 1 Divini UffilÉp alte
Chicle di S, Germano ,'^ ed air altre Ter-
ra della Badia di Monte Carino , e di
tutti gli altri luoghi , ove dal Cardinal
Pelagio era fhto pofto , cfcludcndo però
di potere eiTcr uditi come (comunicati dal
Duca di Spoleto , é da tutti gli altri »
che. in <bsi compagnia avevano sìuerreg-
g iato nella Marca , E T Imperatore , mr
efeguire il concordato fatto, reftirai indi
a poco Travetto , e Su9{>io colfContado
di Fondi a Ruggieri dell'Aquila , ed il
Monaftero di Monte Cafino, e Rocca Ja-
nola air Abate Adi noi fo , con patto sì
bene , c!ie detta Rocca dovelTe efler cu-
ftodìta, da Rinaldo Belenguino di Sant'
Elia in fina ttamo , che folfe l' imperadore
affo-
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j» D E L L' I S T O
atfoluto édie cenftire. E pafTito Federico
Illa Roc^a d' Arce , fece reftituifc ali*
Abate Adhiulfo ,daV Signori <i' Aquino ,
a xvd commcffi gli- ayea , Ponte Cor-
vo, Piedemontc , e Caftcl Nuovo, « di
là pafsò a Cepparano ' con buon nume*
To di fvioi Ibldati^ e quivi ncila Calci-
ta di S. Giuftina il ^1 di S. Af oftkio nel
«neCe d' Agofto , fu Federico anoluto dal-
la fcomuniea 4^1 Caidinal di^ Capua Ve-
^vo Sabinenfe, e nell'Aimo del dettò
mefe andò a ritrovar Gregorio , che itt
Alagna V atteàdea ,. avendo nello fteflo
tempo inviato per lo Keame fue lettore
éivorevoli "per la libertà de' Monafter) , t
delle Chiefe , delle perfone Ecclefiafticbe ,
o de' beni' di quelle, ordinando a'Contiy
Baroni , Giuftizieri , Camerari , e Baglivi
del Regrib di Sicilia , che niuno MenS'
ftefiìsy Ecckfiisj perfcnis EcrìefiaflicU y au$
tebus^ eantm talleas , vel talle^s fntfumàt
iv^onere-y fulvìs iltis fervitiis y ad qua cep*
ts E4:€l€fi£ y vel perfofkt tenentur nobis fpe-
àaliter obligata , come dal Tua Diploma
trascritto da Riccardf nella fua Cronaca*
Tederìco attendatoS cplfuoefercitofuo^
ri delle mura d'Al<g^4> U primo giorno
di Settembre vi entrò, accolto^ edincott-
traDo con ogni onore da' Cardinali , e da
tutti j^i altri Prelati , e famigliari d^
Ponitence , dal quale fu invitato a maii-
giar feco , e per tre contìmii giorni di-
morarono infieme favellando de' loro im*
poitjbti afElri in prefenxa folo delMae-
mò de' Teutonici. Accommiatato pofcia
caramente da Gjjsg^rio^ritomò a' fuoi al-
loggiamenti , ove dimorando diede a Gio«
di Poli il Contado d'Albi in luogo del
Contado di Fondi y che gli ave a rolto ,
per «elUtuirlo a Ruggieri dell'Aquila j ed
^allora T Abate di S- Vincenzo ^ ed i Pre-
lati ^ che fi trova vano {comunicati per aver
aderito air Imperadore j iiirono % preg-hie-
re delmed^fimo dal Papa affoluti . Ed in-
tanto i Vefcovi di Tiano ^ d' Alife , di
Venairo% e tutti gl'altri Prelati, ch'era-
no ufcitì del Restio» ;ille proprie Sedi ri-
tornarono , e li Preiaii, e Principi d'A-
lemagna ritornarono a' loro Paefi . Ag-
giunge H Biovio ne' luoi^ Annali ^ che al-
etmi Autori Tedefchi fcrifooo, chftrrin?-.
peradore p9 pacificarli oék Poiuefiot i§^i
( a ) Lunig Coi. Itd. BipUm. T^m. i.p. 875.
RIA C I VIL-E
pairff 1^ gli daflni , che con la fluerrt
avea patiti, cento , e ventimila oncie'd'
oro. Girolamo dalla Corte aell'Iftoria di
Verona , dice non ^ere ftati più che do-
dici mila ducafi ; ma Riccardo » che par-
ticolartMate icrive quefto fatto , non fa-
vella ia guifa alcuna di tal pagaménto.
Conchiufa dunque in cotal tnaniera qùe*
ita l^e , r ii^perodorc partito d' Alagm
ritornò a S. Germano , e di là per La £ra«
di dr Capua oafsò in Puglia , e nella Cit-
tà di Melfi mnvoffi , e disbrigato dagK
9Mm di quAfta guerra , quietato il Re*
gtto , pensò poi nel feguente anno 123 1.
a ri^bilirlo con var) provvedimentf , e
ad ordinar nuove leggi per la quiete , e
tranquillità del medefiaw, e per liAórar-
lo da' patfati diftni •
( Neir anno ftetfb .1230; .fu quefta pa-
ce confiMcmata daVSrincipi di Germania y
i quali n' ewrirono mallevadori ; e Tiftro-
mento d^la garantìa è rapporuto-da ÌJOr
nig (tf). )
C A P. Vili.
.Ihili C^kuzknì dd Rtpiù.
Nlìma ^fle étWt néfee patrie leggi
' è ftata per T ignoranza- dell' iftoria
da' Boftri FrofeAbri tanto confu£unente
trattata 9 e con mipor diligenza y che quel-
la che concerne la compilazione di que-
Ae noftre Cpftituzioai • Non è chi non
fappia , cha'r Imp^ador Federico i'a^ef-
& a. Pietro della. Vigile commefla y a che
pMT filo comaodameató quefS la fecelle ;
ma cooM*^ «4. in ^1 tempo fi pUbbli-
caffe , di aliali GoftituBidni , adi.qual
Princifi^; qual ufo, ed aiMriià preifedi
noi avefile , e cornea poi a. noi folkro
^ Il^ffiit che contiene y ftiae e^fte y e
cetmi^nentate da' nbftri Scrittori , <kvvì un
-plolòmlo fiienaia^P^iù perciò cottfufe-
ro le Coftimaioni , e ciò , jM hai un P^ia-
^e , rattribui fcóao ad un altro y eome
fi è.otfervato ne'funcedehti libri diqiieft'
liWk , ove molte loggia di Ruggiero' fu-
rono 9 o a' dtte Gnui^ielmi ; o a fecimco
attribuite; ed airincoiHìKf md«eCòftitu-
zioni di queft' bttptradore , « aVOu^iel*
mi> o al riferito Rmgicfo.'Molci altri »
non
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DEL REGNO DI NAPOLI LIR XVL GAP. VIIL
«M ÌBtendeiido la lor fiwza » né l' ufo di
-que'tempi) ilrananiente a noi Vtfyofvoj
« fuvvi ancora chi riputaffe alcune di ef-
fe empie 9 e facrileghe
321
quefto noftro , che ora Regno di Puglia >
ora. di Sicilia di ouà del Faro » ed ulti*
mamence Re^uo di Napoli fu detto} on*
do fìccome di gran lunga andarono erra*
Federico adunque .iavifCmo Principe 9 ti coloro, che riputarono le prefenti Co'
che non meno nell'armi, che nelle leg* ftituzioni efferfi iolo ordinate per Tlfola
%i volle imitare i più fav) Re della Ter-
jrzy in qoeft'anno 12:^1. avendo conchiu»
ià la pace coi Pontefice Gregorio , e re-
.li tranquilli i fuoi Reami di Sicilia, e di
Puglia 9 rivolfe ì iuoì penfieii alle kggi»
Ì>er dar a Popoli a fé foggetrì«ifiù ftabi-
e , e fermo tbofo • Non è però , che
«gli in quefio iolo anno promulgale tvt-
«e quelle Coftituzioni , che fi leggoiio in
^quefio volume divifer in tre libri » La
<x>mpilaxioiie fi feee in queft*anno « ma
per
di Sicilia , cosi anche non meriia fcufa
il Ramondctta , che fcrifle , quefte leggi
iK>n elfere ftate ftabilite per coloro di
queir Ifola , ma folo per quello di
Napoli . Errore cosi manifcfto , che noa
vi è Cc^ituzione , che noi convinca
per tale .
Molte Coftftuzioui prima di queft* an*
no 1251. avék Federico nrf Io «over*
ao di quefti Reami già italllite <l) ; e
fin da'prfmi anni del fuo Regno , dopo
le leggi fi ftabilin>nO) t J^ima, e da pei » il Ballato t Innocenzo IIL cominciò in
jeffendofi molte akre CoAitozionL aggiun- var) Parlamrati^ tenuti in Puglia ^ o in
te dopo la Compilatone . fatta in qneilf
anno 1231. ond- è» che quelle portino in
lìronte V infcrisione ^ Nova amflnuth . Egli
in quefte Codice volle , die s' inferiifero
4e Cofiitttzioni de' Re di Sicilia fuoi pre*
<lecetibri , e tra euelle ne icelfe molte di
Ruggierb I. Re vao avolo : alcune di Gu-
glielmo L fuo zio , e poche di Guglj^t-
ino IL fiso fratel cugino , d^le quali a
baftanza fu ragionato ne' precedenti libri.
Kcm volle tener conte di ciò , che s'
avellerà fatto Tancredi , e Guglielma IIL
come quelli f che furoa riputati &\ hii
per Re illegittimi , ed intfufi > «otne fi ?
altre voké notato • Oltre delle Coih(u-
aioni di "quefti Principi fuoi predeceÌTo-
ri^yolle, che s'ikiferiiliroMefuepromul-
gau già in diverìi tempi , in varie occa-
fioni , ed in varie Città, de' fuoi Reami di
Sicilia , e di Puglia ^ ftabilendo che caf-
fate ) ed annullate le antiche leggi , « con-
fuetudini , che a tali Cc^ituzioni fotfero
contrarie ^« que^e fole s' oiTerva^ero y e
quefte così ne' giudici, come inori, avef-
iero ttttt' il' vigore , «d autorità nel fue
Regno di Sicilia, ch'egli chiama eredith
ftniofa (a) • Ed egli è dir notare , che
per R-efino di SiciUa comprende lAame*
no creilo , che pro|Nriamente è detto di
Sicilu , ma oltre di queir libla /anche
- Tcm. IL' 4^.
( t ) Con/ih. de Ugik m prìnc. lib. u
§. pféjemes : Regnum SkilU fanSionef &
Hùfimsy &c^ (b) y. Andreas difp. Feud.
cap. u num. u cke^dice la C^huu Ut de
altre Città del Regno a ftabilime • Oltre
di quelle fatte^ in Rima dopo la fua in-
coropazione J^ mano d' Onorio , delle
quali fi è dilcoHb nel libro precedente »
e che non han che far con le noftre »
nell'anÀo 1220* eflendofi dopo la fua in-
coronazione , da Roma portato nel no-
ftro Regno t. e paftkto a Capua, quivi ref-
fe un Parlamento generale per bene del
Regno, e promulgò fuoi ordinamenti cQn«
tenuti in venti capitoli ,; cerne narra Ric-
cardo da S. Germano ic): Et fé reStc tra^
mite Capuam conferens > & regens ibi Cu*
riam generjtlem prò borio Statu Regni fuaf
ajftfias ( elei regolamenti, che nette Co^-
ti generali per pubblico bene, e comodo
de' vatfaUi folevatifi ftabilire (^) ) pro^
mulga^t , ^ua fab viginti capitulis centi"
nentur .
Vi k dlHarive , che nel feguente an-
no i22iv anche in Melfi avendo raguna-
ta una general Aftemblea , avetfe promul*
gate' altre fue Coftituzioni ; ma non fa-
cendone menzione alcuna Riccardo, non
ci ailicuriamo àv dirlo ; colord ,. che lo
icriffero , furono ingannati dalla data ,
che porta quefta Compilazione , nella qua-
le , HelIe vulgate edizioni , in cambio di
notarfi r anno 1231. fi trova con error
maaifeflo impreftb i22r. Ne furono si
Ss ^ be-
fttcceffxonìbus , efferfi ftabittta* nel I22i«
( e ) Rie. àwK 1220. ( d ) *^ Dufresfu in
Glojfar. v^Affifa .
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32i VE LV r STO
ì)enc In qucft' anno non ia Melfi , nu
inMeffina promulgate dell altre, le qua-
li og^i pur veggiamo mferue m qocite
volume , come ce ne rende teftimonian-
za r ifteifo Riccaido : Tmp&rator per Apu^
lìam , & Calabrìam iter habens , fetuftet
inSicUiamtransfretaty <!sy M4snx tegens
Curiam genetaìem y quasdamibt Jtgtutt nf-
fsjias'ob/ervandas centra iufores ^ <sn. le
cuali ora pur leggiamo m quefta Com-
pilazione nel libro terto fotto i «toh ,
de bis qui ludunt ad dadosj <^r. de Jfla>
phemantibus Deum^ ^c. ■
NeN' anno 1222. narra 1 iftefroRiccar-
do^ , chq f èicricp fuaStatuta P^^^fg^^"^
d'trìqtt hi ftngulis Chnatibus & Vtlhs yt
neiranno 1224. molte leggi furono da
lui pubblicate intprno allo ftabilimcnto
dello Studio generale eretto in Napoli >
come altrove abbiam notato; entUaCo-
ftituxione nthtl vetàrUm {a) fi parla dcF-
Ja Spedizione fatta da Federico m Lom-
bardia per fireoare la ribellione de Lom-
bardi , e del fiwì)rcfto ritorno in 'Pu-
glia, ciocché , ficcome rcnflero Riccardo
(1) ^ ed Errico Sterone (O , aìnendiit
Scrittori di quel tempo, avvenne oell'an-
no 1224. e così di mano in ms^nb ancte
dopo il ritorito fatto da Soria nell' arnie
1229. altre ne jromùlgò i»,Y^"^^^^"
renze {.d ) i e nel principio di qucft iflei-
fo anno l^il. nel mcft di Gennaio n«r-
n Riccardo (O, che mandaffc Federio»
a Stefano di Anglonc fuò Giuftiziéro -di
Terra di Lavoro fuoi ordinamenti rtgiiai»
danti le conceffioni > e privilegi fetti da
lui , o da Rinaldo Duca di Spoleti dopo
il fuo patfaggio in Soria , .comandando ,
che dwcffero quelli prefcntart alla*-fua
Imperiai Corte fra certo tempo : altri-
menti , che d' effi non dovcflé tenerfi al-
cun conto , né tenefleco fermezza alcu-
na , ciò che pur io vediamo inferito in
quefto Codice fotto il titolo de privile-
^ìis al libfo 2* M X ì rf •
Nel m^defimo tempo proibì a Baroni ,
che nelle lor Terre, e CaftcHi ^téflcro
fair nuovi edifici di muri^ e torsi, come
.narra Riccardo, ciò che anche leggiamo
nel libro terzo fotto il titolo de ntyvtsJE^
(z) De Officia M$fffif. Jufiìt. v. Jic^i
nuperrim. (b ) Rie ann. lii6. (e) I»
Cforon. ann. 1229. ( d ) Conjlitut. cum coh-
RI A C I VILE
^ficiis : diede parimente akri protved^
nieiti incorno alle fovvenzioni, che do-
vean preftare i Conti, Baroni, e Prela-
ti , che tenevan Feudi , de' ^uali ci refta-
no ancora i veftigi v'tre libri di quefte
Coftituzioni. 5 forti argmienti abbbm
di credere, che quella cotanto famofa , e
rinomata CoàituziontlncanfutiUm^y piena
di tanto rigore , ed afprezza contro i Pm'
tareni , e gli altri effctici di quefti tempi ,
net mefe di Febbraio di queft" iftdfo anno
1231. a vaffe Federico promulgata, perao
tsorrere a' mali , che it numero de' mede-
fimi, iLqual tuttavia andava creiando,
potavano apportare a qnefti RLegni* Nat-
ra Riccardo effere i^ Italia rreteiuto tan-
to: il nuniew àt' F etarmi ^ che ne fu an*
che Roma, fede d^lla Religione, conta-
minata, ed infetta, bif<%aando per eftl^
pargli tffar ««>lto rigore; in guifa che
molti., i quali òftinati non vollero lafcia-
re i loto errori , furono fatti ardere nel-
le fiamme, e gli altri pia docili , furono
maiidati a carcere nelMonaftero di Mone-
te Cafino',- ed a quella della Cava per
dwrervi iUre infino ch^ ab^urad^fro * e fa-
G^ero paiitcnza. de' loro fallii £ crebbe
il )or nuni^ro in guifa che, ^ItrepafCan-
do Roma ^ cominciat^no anche a contar
minare le Città di quefto noRro Reame)
ed in Napoli particolarmente xnnltiplica-
vano adi p^ , «tanto die Federico per
eftirpargli mandò. quivi TArci^fcovo di
Re^ia^ e Rinaldo di Principato fao Ma-
refciallo ,< perchè fevetamente gli pizntfe-
ro,fiocome'ìn fatti mplti ne fiiTQno tro-
vati, e pofti in caiteré; e quefta fu T
nccafione che motfeFcderia> a pmiir que-
fti cwtici , ed i Joro recettatori , e fauto-
ri con pene sì terribili , e fevere , come
appunto e' dice in quella &a Coftituzio-
ne (/> : Et tamojpfos per/kguamurinjisn'
tìus y quanto in ^tdentiorem injuriam fidei
Chrsjlianay prùpeRoriMnflm Ecelefiam^ qnx
tttput aliarum EccUfiarum^ omnium judira-
tUTy fuperjtiù^nìf fuk f celerà ìatius txerce*
re rwfktruur . Meo qu$d ab Jtaìia finiiusy
& pra/ertim a partiius Lomòardi^ j i^qui-
ius -pro cento ^etpendim^ ip/erum ne^itiam
ampliu/ ahundarey jam ufque ad Regnum
eefftone^ de privilegi /^ a*. ( e ) Rice awi.
123 1. (f) C<mfth. InconfutìUm C^. de
Receptoeibtn^y &c.- Hi* u y
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DEL REGNO DI NAPOLI
noflrum Shilta^ fus parfidU rhmtof deri*
i^arimt. Quod éceròijfimum reputantgs ^ Jia'^
tuimus^ Cb*^*
Narra ancora Riccardo », che net mefe
di Giugna di queft' ifteffo anna fi fofTero
nuove altre Coftrtuzioiii da Federica fia-^
t>ilite la Melfi: Conflìtutìones nov^y, qtht
^ufiufiaUs dìcuntUTy apud Mei fi a rn^ Au»
gujto mandante % conduntur^rSiccmne neir
L rB. XVI. e A P. VIIL ^ j
fuerunt mandante dittò Inifera^wt perdoB'ffi-
fimum virum Petrum de Vrnea in owuyDo*
nfìni 1231. Onde fi Scorge con evidenza >
che nclÙ edizioni nnove, e vulgate» che
oggi Vanno attorno y vi fia errore mani-
fefto y portando altra da^a y cioè dell' kn^^
no 1221. ^ * .
Egli è da notare ancoi^v che dopo^ue-^
fta pubblic^ioite , furono negli anni fe-^
meffó tefnfx> (a fatta in<}uifi2ipne.^er#i»^ guenti da Federico ili var> tempi fette al
'' "" " ' ' * ire Coflitutioni» le quali da TadSeo di
Se&,,.iia Ro£&eda BeoeT^^ntano^ ed.uU
«imamente da Andrea > e Bartolommeo dir
Ca|iua iafoti fotto i Jorodovuri titoliiat-^
te inierire in qiieA(^ Codice^ oad^è) che
fi appellino iVdw^rèo?j///>ttr/ow^. Co9ÌFei^
derico nel mefe di )refabraio d^l ie^uento^
anno 1232. fece pubblicar in Si Gecma*
ne* le fue Coftituzioni de Mercataeibus »
Attificibus y, Medtcis y Ateaterìbus , Damnis «
Miliiibus y Notarih > &c^ come «fi heg^
nella Cronaca di Riccardo, ov'è d'av*
vertire^ che. Ferdinando Ughelhy il qual
nei terzo volume delU fua Italia^ Sacrm
fece ìmpriìnere quefta-Croiuca > mal Jèce
inferire» dopa quefte pftfolei Poji mundi
m^chinam ptmideniìa Dhina jirmatam ^
òr. queft'^altl^; Harum àlifuoi Richardms^
Author hiJlarU pomi y feà me timittìmM
pan^ihy fal/arjhy aUatonbusy tabemariìs^
homuidisy vitam fumptuofam ducentibury,
frohibha arma partantibuTy <> deviolentih
mmlieumm ; e puniti i tei fecondo, quelle
pene ^: che furono da lui ftabilite. in varie
lue Coftituzioni , che ògcit fbttOw quefti ti^
ioli leggiamot in quefto Codice.
Da tutte queAe Coftituzioni finoita : da
lui ftabilìte ne'-precedenti anni in varie
occafioni, e da quelle sde^ Re di Sfcilia
faci predece{(bri iu 4n qnelf anno da Pie<>
tra delle Vigne compilata quefto nuova
volume delle noftre CoftithziAny che oggi
dieiamo det Regfto ^ e terminata tat com-
pilazione i, nel mefe d'^gofla del fuddet^
ta anno 123-1. nel (bienne Conciftoro te*
nuta in Melfi furono > tufte unite infie-*
me „ pubUic^Ke a'f opolt-> perchè caiTate
i"^ antiche > quefte .dovei&ro oflèrvare . Ec^
co* come Federico^ ne favèlla : Accipite gra--. kÉhrtm ad UbrumConJiìtutimum^ RegmSh
tantety Popjiliy Canflìtutiùnes^ tjias y tam
in judiciis^ y fuam extra jUdicia fiotituri .
Qnas per Magìfleum Petrum de, VitehCa^
ptuarrum Magnai: Cutiét nojlrat Judìcemy ^
fdelem naflrufn mandàfuimus conépilarK ( a %
Che tal pubblieaziòne fi fo(& £itta in
Agofta di queft'^anno 1231.. ce lo teftifi*
ea Riocatibx nella Aia Cronaca a tal me-
fe > edanno: Con/ihutioner Imperi aies^MeU
fijB pubblicantur . Ed a quel» che ne feri*
ve Riccardo » fono concòrdi T edizioni an*
tiche y e corrette >. che portano quefta da-
ta ;• Aclum i>p foltnaì Confì/iorio' Melfienji y
anno dofninìca ìncamatimìs M.CCJCXXL
menfe Aufiéflì i^ indi^ioms^ quarta * Ed in
tal guiifa ancora leggevafi nell* antica edi-
sione,, della quale fi valfe il noftra Mat-
teo. d'Aiftitta,, quando a quelle fece il
fua granComnaento, npn poqendofi allo-
ra in dubbio i ehe in qjieft' anno fodero
ftate^ pubblicate 9 come fcritfe qucft'Àuto*
re (^)l Ex quo ifi^ Conjiitutiones: edita:
( a ) Tit. uh. A ^ Cof^. ( h) Affl. in pndud^ ?«* u n^u
eiita ^ dalle quali parole fi conofce^ che
Ìuefta fu una poftillafvtta da qualche ftu-
iofa alla Cronaca ài Riccardo;, onde non
meritava „ che ficonfondeffe col teftodeU
la Cronaca. Quefte Coftituzioni pubbli-
cate a S. Germano le vediamo ancora id»
ferite nel volume delle noftre Coftituzio-
ni y eooae fotta il titolo de Mercatoriiury
fotta il titolo '«/e- Fida Mercatprumy fottio
il titola dd Medisis y fotto il titola de
AleatoribMSy ovvero de bisy éfui ludu»ttad
dadùs y ed altre y che fi leggono nel Hbfo
terza. E nel tnefe d'Ottobre del medefi-
mo anno neir iftelCb luogo di S. Germa»
no ne pubblicò àitr^ attenenti ^ir anno-
na, a'pefi, e mifuce, ed altre che fi leg-
gono nella citata Cronaca , e delle auali
ne reftano ancora a noi i ve^ig^ ne*^ libri
delle noftre Coftituzioni : Menfe OSiobri
k* ^^ Germano, hujufmodì funi hmpertales
Àffifia pmblicata . Ed eflèndò V Imperador
Fedexica net feguente anno 1233. pa^to
*i$s a in
>
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324 DE Lr I S T O
in Sicilia, tifiMdo nel fin« di qtteft>fiii0
in Siracttfa un general Parlamento , fta-
bill quella famofa Coftinizione : Vt nuU
Zi, come dice Riccarcb>> tMat de filiis ,
tà' filiabus Regni mattlmonìa cumextemis^
éf aàventhiisy vel qui n9n fint de Regno ^
absque ipfins /pedali requìfttìme y mandato y
jfeu ronfenfu Curia firn contt^here^ videli^
tèty Ut nec aliqua de Regno nuòere alieni-
goffis audeanty nec aliqui atìenigenarum fi-
Uasdutere inuxore^y pcena appojita^omnium
rerum fuarum amiffiane • Goftituzione che
noi leggiamo ietto il titolo de Uxort non
dkcenda fine-^ permijjìone Regi^y dopo quel-
la ^ che comincia Honorem noflrì diadema-
th^ nella quale fi leggono quafi te m'e-
defime parole di Riccardo, e per eifere
promulgata in qvcfP anno, dopo la pubbli-
cazione fatta in Melfi, perciò porfa in
fronte : Nova confiitutio . Fu la medefima
da Federico flabilita non fenza forte ra-
gione, poiché avendo invitate le fennni*
ne alla ftìcceflione de' Feudi ,* -perchè quc-
fte maritaodolr non trasferHTero i Feudi
alle famiglie a fé ignote, e forfè non a
fé fedeli, volle perciò , <he (ènza confèn-
io della fua Corte non poteffero cafarfi^}
della ^ual Coftituzione a baftanza fu da
noi fcrìtto y quando ci toccò favellare del-
le teetsi di Rusudera , riprovando V error
d'Andrea d'Iferuia, che la reputò reftrit-
tiva della libertà de* matrimoii^ . La qua-
le durata per lungo tempo , fu poi da
Carlo IL d* Angiò riformata in quefto Re-
gno, ed in SicUia abolita afiauo dal Re
Giacomo .
Ci diede ancora Federieo altre leggi ne*
tegnenti inni , per render più tranquilla
la quiete di quefti fuoi Regni ì e dopo
avere nell'anno 1234. ftabilite ìt Fiere vx
alcune Città delle fue Provincie t delle
quali fi parlerà a fuo luogo, per quanto
noi poffiamo raccorre da Riccardo, infino
«iranno 1^243. ove termina la fua Cro-
naca, troviamo efferti da lut- varie altre
Coftituiioni pubblicate ì e nel mefe di
Settembre del fuddetto annoabbiamo , che
in Groffetta quafdam edidit Sanciiònes j co-
me dice Riccardo, ^o?itra /udicesy Advo-
catos , tì* Notqriosy quas per totumRegnum
'publicari prtcepit , <&• tenaciter obfervati ,
RIA CIVILE
quorum initium tate efi , nìhìl vetorum an^
thorìtati detrahìtur , &c. che fono T ulti-
me' fue Collituzbni , che ancor vediamo
inferite nei noftrò volume nel libro pri-
mo fotto il titolo de Olficio Magìflri Ju^
fiitìariì , C^ Judicum Magna Curia , che
perciò porta Tifcrizione di Nova Con/li-
tutioy e ibtto il titolo de Advocatts ordì-
nandìsy m' due feguenti . X^j^ quefte Co-
ftituzioni , come tigoardanti a* Regni di
Puglia ). e di Sicilia, non biibgna confoa^
derle, come altrove fu avvertito, colle
Auguflali ftabilite in Roma, ovvero con
quelle pubblicate in Germania, come in
Egra nell'atino 12 13. in Francfort nell*
anno 1234. in Ma^nza nell'anno 123$.
ed altrove, delle quali Coldafto {a ) mt
fece raccolta, e u leggono ne' fuoi vo«
lumi I le ^ quali non furono per ^uefif
Regni ftabilite 9 e perciò appreifo di noi
non ebbero forza, né «vigor alcuno di
legge»
I. DelPu/oy ed automi Ji. quefte Cofiìtu*
lóonì durante il Rfgm de^Sveviì ^ ^
loro Spiatori. -
LE Coftitnzioni di ^uefb Principe nel
tempo , che furono^ promulgate , e
mentre durò il Regno n<lla fna perfona,
ed in quelli della Cafa diSvevia» furono
univcrfalnriente riputate faviftime > giuftif-
fime, e ricolme- d' ogni prudenza, né ec-
cedenti la potefrà d'un Principe • Non
parve allora ftrano d'aver in quefto vo^
lume fatte inferire quelle Coftiruzioni di
Ruggiero , e di Guglielmo 1. delle quali
fi parlò ne' precedenti libri. Né eh egli
ne àveife poi rifatte moltifllme attenenti
a' matrimoni, a' beni delle ChieCe^ proi-
bendo gli acquifti degli ftaniti agli Eccle-
fiaftici, come^vietò per fua Coflito%ione ,
che leggiamo al libro terzo ibtto il tito-
lo de Rebus ftabJlibus^Efclefiis non alte*
nandifj e cofefimili. Ma da poi che per
gli impegni de' Romani Pontefici , nèmi*
ciffimi della Caia di Svevia, ilR^oopaf-
fiò % quella de' Duchi d' Angiò, e Coati
di Provenza , come diremo , aoeorchè
Carlo L oimandafle , che fùtùo otferva-
te nel Regno, ed il medefimo aveCfe or-
di-
na) Goldajl. to.u i).77. 289^ 290.293. ^ to.i. pé^t. ^ fin* '
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DEL REGNO
4iiuto Cariò IL foo figliurio (^ ); mil'
kdimaiico i aoftri ProfeifiMri > die fiorirò*
no fono i Re Angioini » per accomodar-
li a' tempi , che allora correvano 9 tutti
favorevoli a* Romani Pontefici > da' quai^
qactti PrÌQcipi riconofcevano il: Regno ;
comiaciarono a malmenare alcune Cofti-
turioni di quefto. favio Principe ^ ripittan*-
dole » in quanto al lor credere » e fecon^
do quelle ma(finie> che allor correvano*»
che fbtfero contrarie a' quelle della Corte
Romana , e però ftrane » inique f iogiufte 9
offenfivc deir Ecclefiaftica immunità » del-
la libertà de'matrraion}, e cofe fimilii
tanto che la Coftituzione de Rebus Jiabh-
tibus Ecclefiìs non alienandis^ non trovò
chi voletfe corameotiffia r come facrilecta ^
per la libertà Ecdefiaftica » .- che fi crede*
va y che s' (rfTendeflè ; e Matteo d* Afflit-
to, che brevemente i'efpone, fi protefta
fui bel principio ^ eoo dire : Hxc Conjiì^
tutto nihii va/et , {futa Imferator non fotuk
tontra lìbertatem Ecelefis 9 d* ^rfotiarum
Ecdefiajiicarutn feùhiSere^ quei non reliìt'»
^u0mur res ftabilesEecUfia imtervivosj vel
in ultima wluntat^ / wafi ciie Federico
foffe ftato il primo a iubilirra ; e pure
egli ». come fi dichiara in quella i non fe-
ce altro, che riftabilire aò, che i fuoi
Predeceflori avean fatto , e ciò che a tut-
ti gli altri Principi fii permetfo » e dovrà
flempre permetterfi ne' loro Reami > e Si-
gnorie •
. Per qnefta cagiona Marino di Carama^
ttico^ il ^iù doteo giocatore di quelle Co-
Aitaziom » ancorché fiorile fqtto Carlo L
d' Angiòy perchè le chiofc» che vi fece »
le dettò poco da' poi , che fi follerà pub-
blicace > nel Regno de' Svevi ( 6 ) , perciò
fu più moderato di tutti gli altri • Fiorì
egli nel principia del nuovo governo de-
gli Angioini , e fu fotto Carlo L nell'
ainno 1^69. Giudice prelTo il Capitano di
Napoli ( r ) . Le fue chiofe fono fobrie ,
e dette.) tanto che preife i pofteri s' acqui-
lo il ttooK d'approvato gloffatore, come
ÌB qualifica Matteo d' Afflitta (d). A ca-
&m le ciferiteCoftìtusioni di quefto Pcin-
(:t) Cap. quei incipit y ConJìitutioiuSf f.
^ Cmw fmd incipit y ad penpetudtm^ pag.
^6. Affi, hi peai^'Qaufl. fu. t. mun. a«
num. 2. (e) Fili. Jordan, in addit. ad
DI NAPOLI LIB. XVL XIAV. VIIL 315
ctpe non parvero potante ^nt^ ed efiuw
bitanti } come agli altri , che fucce^ero •
Egli non muove dubbio alcuno « fé coinè
promulgate da Federico, che fu depofl»
dal Regno , e dall' Imperio , dovetfero of-
ièrvarfi , ed aver forza , e vigor di legi*
gè } egli dice del sì , ed ancorché fi muo^
va da leggier cagione, cioè perchè Fede-
rico le fece compilare, e pubblicare , an^
tequam Imperio privaretur , & de Regno
ie)i nientedimeno parla della poteftà de*
noftri Principi, fé ben non quanto fi(k>-
vrebbe, almeno il meglio, che compor-»
tavano i fuoi tempi, ne' quali bifognava
andar a feconda *de' Pontefici Romani , da'
guati fi riconofceva ri Regno . In tali ^ a
^miglianti termini fi contennero due al-
tri antichi Glóilatori, che a Marino fuc-
ceiTero, i quali furono Bartalommeo diCa^
pua , e Sebajiiano Napodano , e molto pia
fece Andrea da Barletta y che fu il primo
a glofarle^tome fi raccoglie da Andrej^
d' [femia (/) , ficcome quegli , che fiorì
neir età di Federico ifteflo loro Autore ,
e Francefco Telefe Avvocato FiCcale nel
•I282* che fcritfe pure fopra le Cojiituzio^
ni del Regno y e del quale non fi dtmen«»
ticarono Gèfnèro, ed il Toppi nelle lO'*
la Biblioteche .
Ma ne' tempi futfè^entì metteoda più
profonde radici le nuove maffime della
Corte di Roma, e fucceduto Andrea £
If ernia y che volle pie^erfi la briga di
commentarle; coftui , come fé fofle un
capital nemÌQO di Federico > non tial^in
di dannar la memoria di quefto Princi-
pe , quando gli vien fatto ; biafinu moU
te fueCctftituzioni, ed infra T altre quel-
la ftabilita per -li matrimoni de' Baroni
da non contraerfi -fenza licenza del Re»
e non fi ritien di dire, che quella por^
tatfe deflru^onem anim^ ifiius Federici prò*
'hjbentis per obliquum matrimonia inJìitutM
a Deo in Paradi/o ,
Egli ingrandifce quanto può le prete»»
fioni de' -Romani Pontefici , riputando que-
fto Regna come vero Feudo della Chiefa
(,g)y enudrito colle maffime degli £ccle*
fia-
Proetm. Co^/iit. ( d ) Affici, in. prnlud. in
prìnc. j».2« (e) Marin. doCaram. in Proecm^
Conftit^ ( f ) Ifcrn. in Confi. L 5. de JuJU
Baia . ( g ) Aìidr. in Promm. Cofiftit, num.
IO, ó'.ao.
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^« iSlEty ISTQ
iliftki'€;iìt>i% i fiioi Cotmmmmì i' tno*
m prcgiudiiialiffitni alle fijpreme regjihe
^'nóftri Re, veri > ei mdcpendwti Mo-^
Marchi di (]uefto, Reame»
Più fobr;, furdtto Luca di Penna y, Pie-^
HD di Montefoftè y Dìomede^Mariconda ^ Bia^
gio di Marcane , Pietri jtrcamone , Giaco*,
fu y e Niccolò, Ruffo , Sergio Domini: Ui^^
nir y Argentino y Pamfilo Mollo y Niccolò Ca^
pefcrofa y Pietro Piccolo di Manforte , LalU
di Tofcanay GhnitnniGrill^ yCefare de Pt^
finis y il Ve/covo, Gì^annì Cri/pano , e Nic^
aolh Superanzjoy ed alcuni altrì\ i quali
fi conteatarooto. far alcune brevi chiofe %
€ piccole note alle Coftkiuùcmi Suddette,,
ìnfin che nel Re|nqi de^li Aragonefi noa
"^eniffe voglia a Matteo d^ Afflitto y nacn-^
tt^era di età giJtcadente , ancorché di yi-w
VACifiima fpiritOk nelKanno 15 lo,^ d'in-
tiftnrendere dì adornarle di più. anpj y e
Wuminofi Goihmemar^^ ck' i^ gran me^
«tviglia ,. come ia tre -foli aifni y che vi
(die y aveffi^ potuto tiratigli a fine ^ -
Erano, quefte Coftituzionì^ ancofctìiint
fpttitk parte rivocate, e molte andate in
difo&nza per U nutìvi Capitoli fatti . da'"
Re Angioini ^ ne' tempi degli Aragopefi.
mila;' lor fermezza ,, e vigore^^ e Ferdi-
joandoi K d^ Aragona con fua. particola^
C^ftlttzione data. inJPog^ia a' 25. Dicem-
^s oeiranna 1472.. ftabil^ doverd qntW
le'ttfefvare nel Regno, fuo ia)y perciò*
Matteo d*^ Afflitta repufò. non dover- im*
]»iegar invano le fue fatiche), adornando*^
k d' uà più. pieno* Commentario. • Siinor^^
iè ancora ^ com' e* ci teftifica y -che nel-cpr*.
fò. di 40^ anni », e^ più 9 da che furono coip^
mestate da Andrea d' Ifemia in0no. a'fuoj
ittoipi ,, erano, occorie , mentr'egU fu pri*
ma, Giudice della G. C della Vicaria, •
poi Conlìgiiere ,. nuove altre quiftipni non
trattate da; Andrea .. .
Ma per vizia del fecole non, fef^ aU*
loatanarfi: da^triti,^ e comuni feotierì, ed.
:ifppiè ^ fttoi Commentar) di quiitioni va-
lle» ed impili ^ le quali oggtv non hanna
it loro ufo • Egli fra le. altre cofe pofe ìa
d'ifputa ». fe Fl^derico y ancorch^^-avi^é pub-
blicate quefte Coftituzioni prima della fua
<tepo(woRe , aveffe potuto, dar loro»^rza
e vigor di legge , ia guiià che da' fuoi
Sudditi doved^o. ofervarfi >, giacchi <^r«.
(ai Affii£l. in Pralud, qu. i,, ».a..
RIA CIVILE
fiato già icomUmcatodAGrelgorio IX. e co«
me leggi d' uno fcomucucato non avreb*
bem dovutioaver vigore alcuno^ Quefte
difpute fono air jntutta vane y non iblo
per la ragione ,. eh* é^ rapporta dell' accet^
taziooe de' popoli > ma perchè Federico
Quando le pubblicò* ikcH'anna 123!* en
àato già affi>luto da Gregorio, ed era in
pace, colla Chieia Romana y come fi è
detto . Ma non bifogna. ammettere Aem«
meno per vera quefta ragione y perchè Fé*
derico. fu fcomunioua lafeconda; volta da
Gregocia néir anno 1239^ e ie bene il
vplume delle Tue Coftitnziòni fi. trovava
già fin^ dall' anno i2];i. pubblicttìoi nuK
ladimanco y come fi è <li>Jbpva narrato %
egli' dopo il fuddetta anno 12^9*. nepub^
blicà -alcune altre,, come nell'anno. 1243*.
e negl'anni ^feguénti y le quali ftuooo in«
iìsrite ia detto; volume,, nel tempo che fi.
trovava: già fcomuoicata da Gregorio que«
fla feconda yolta «. Quindi è , che i pUi
£mfati riputano effèr impcoprio ,. ed atfat«
to' l<mtanoi'eé eftraneor>il vedere, fé il
Principe quando ftabilifce le fue l<^gi ^
&: trovi fcoimimcato , pereliè avedero vi«
gore a nò.;, e ti^afciandv». il confiy^rare ».
di Qual fiiffijfienzar foilero. Aste k-cevfute
fcagliate'^ Gregorio. IK*. a Federico*, 4e
fcomuniche, noa hàn niente, che fcrecoU
la^poteftà , che ten9ono: i Prinoipi in ifta«
bilir le leggi ,. eh' è una delle loro, fupre^
me regalie infeparabilmente attaccata , ed
at^ffà alla, ler Corona ,, che noa può tor-
fi dalla fconumica, la-quale non hauiltra
fona , ed eljirtto , quanna- che fia iegitti-^.
mai^eote^ fulmia»ta^, che feparare il Fe«
dele dalla. Cpmunione della Ciùe(a , ren«*
ikndola incapace de Sacramenti 9, de'fuf**
fragi^ delle orazioni, e di tutco ciò ch|
ella può dare a' fuoi Fedeli ,. non già di
difiiraànar^i gemini;, e torgli- dalla fo«
- eietà civile, e molto menod Principi da'
^ loro Reami , e di tutto ciò , che riguarda
la ptomdlgazioa delle leggi ,. e l' ammini-
frazione > ^d il lóro» governo,, come fi
ponderò, altrove nel' d>rfo; di queét'Iiterìa.
Ed i noftri: Dottor^ ^he tratìano^nco--
ra della depofizione- ai Eedericg fetta da
Innocenzio IV. net Conciliot ^i. Lione y
epa dire, che fé quefte CòffitmeicNii fifof*
Auro da. lui Aabilite dono queAa &U depo^
^ .fi*
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BEL REGNO DI KAl>OLr LIBI XVL C At>. Vllt. ji^
ììzionef che feguì neir anno xi^ó. non Afflitta, cosi atnp;^ e voluminofi ibpralè
asrebberp avuto forza > uè vigore alcuno , Coflituziont ; gli altri noftri PrOJfeirori^
" loro talenti intorno alle
icmo degni di (cufa ^ poiché allora paffa
yz per mdubiiuto ^ che poteifero i Ponte-
fici Romani deponere gì' Imperaclori , ed
iKe dair Imperio^ e d^' Regni loro» eoa
;si0blvere i vaflalli dal giuramento » fecon-
do le ntalSnie , che allora aveano ingom-
brate le menti de^li iiomini ; ma x>ca a
èaftanza da valet^i Teologi^ eGiurecbn-
filiti fi 'è pofto in chiaro » che né il Fa*-
pa , né la Chiefa iftelfa ha quella poteftà
immegare i ioro caienti mtorno alle m0^
^eume » con fai^ folacàtote alcitfle piccole
tu>te , ed alcune addizioni al Commento
d* Andrea d' Ifergia / cóme fecero il Con*
figliero GiacopO'SìneUo de Bottis^ Gìo.Jìn^
gel& Fifénèllof Fgòio Giordano y Bartolom*
meo Marziale , Matrc\jintomo Putvetine y ed
alcuni altri . £d adendo da poi agli Ara<-
goneiì fucceduti gli Auflriaèi > li qualfcoa
di deporre i Principi da' loro R^niy e^^uoVe Leggi, )K Priutinlatiche > variarono
molto meno gli Imperadori dall' Imperio y * in gran parfe le Coftituzióni ftiàdette.; fi
ed affolvere i vaflalli dal giuramento pre
HatOj^ non emendo ciò de^a poteftà «della
Chiefa, la ciuale è fola riftretta nelle, co-
fé fpirituali , é di privare i Fedeli di quel-
Ib y eh' ella *0uò dare y non ^ià degl' Im*
peri, e de'ReaiiBÌ| i quali i Ptincipi ri-
xonofcono non dalla Chiefa y né dal Paj;^ y
ma da Iddio, nmco» e folo Jòr Signore ^
ciò che^B a lungo, infra gli altri,' fu
dinioftrato da quell' iafi^ne Teologo di I^-
Tigi Dupino (a)y e più innanzi da noi
fé ne discorrerà , quando della depofis^ione
^ Federico ci toccherà livellare ^
Dopo quefti Commentari di Matteo d^
< r) .Dafin. de jìntlg. Eccl. Dìfcìfì.
lece si , xhe i noftri Profeflbri impiegai^
,fero altrove le loroCitiche, come- fi di-
rà a fuo luogo i né fi attefe più allo fltì-*
/dio delle me^efirtie , e reftano cosi coili6
le ^afciareno Matteo d'Afflitto, t quegli
altri pochi > iche a lui ftcc^ero ; ed oggi
in quelle cofe, che non fonò ftate rivo*
Gate , t> che pn; lungo difufo non fi tro<»
vano antiquate , hanno pretfo di noi tut«
to il vigoreT, e tutta la forza di legge , a
dififerenza delle Longobarde , X autorità
delle quali é pretfo noi )^ttoeftiuu, ti
•andata in dinneaticauza ^
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vi
3t8
D E L L' I S T O R i A C I V I L E
DEL •
^ E G N O DI N A P O LI-
^ LIBRO D E C I M Ó S E T T I M O.
A fs^e poc' anzi conchìura
col Pontefice Gregorio , fic-
come fi previde ,'fu non
guari da poi per nuove ca-^
gionh€ptta9.e violata^ epo-
chi anni Tapprelfo , di bel
nuovo li venne ad una più fiera , ^d ofti-
nata guerra, che lungamente affliile Ita-
lia > de' cui peruiziofi effetti furono anche/
tocche quefte nofire Provincie, ancprcliè
non Taveffcro veduta ardere nelle proprie
Regioni. Federico, (e bene fi foffe paci-*
ficato con Gregorio , vivea però con con-
tinui fofpettiy che non gli movefTc nuo- ,
va guerra nel nostro Reame; ed a tal fi- '^
ne m queft'anno iijz. fece egli fortifi-
care, e munire tutti i caftelli a' confini
di Campagna ; e neir entrar del nuovo
anno 1233. fece con maggior numero di
Saraceni munire, e fortificar Lucerà in
(a> Rice, da S^Getm.
Puglia, ed all'incontro fece abbattile k
mura di Troja, Città, che ne'paffati tu-
multi s'era .mqftrata quanto amica del
Pontefice, altrettanto poco a lui fedele
(a). Fece. ancoia^hpiìncar i Caftelli di
Tcaoi, di Bari, afNapoIi, e di*Brindi*
fi; e nel fegupnte asno fece ampliar in
Napoli il Calle! Capuano j ed in Capua
mandò Niccolò Cicda t ^federe alla
nuova fabbrica del Caftello di quella Cit-
tà, ch'egli di fua mano avea defignato
farfi fopra il Moine . Ed aVendo ripreflTa
1^ fe[lonia di Bertoldo fratello del Duca
di Spoleto, con intendimento del quale
s' era contro dì lui aAorzatQ in Introduc-
co, difcacciò ambedue dal Regno, e £u-
ron mandati in Alemagna. Riebbe anco-
ra la Città di Gaeta , la qual p^ftò cosi
a lui, come a Corrado Tuo figliuolo, giu-
ramento d* fedeltà ; ed avendovi manda-
to
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DEL REGNO DI NAPOLI UIB. XVIL
C A ^ I.
to Ettorre di Montefiticolo GinlKxiero 4i
Terra ^li Lavoro , quefti per oi^oe di
Federico vi iftitul la Dogana 9 e privò
«(uella Città del Coofolato, cfae infinó al-
lora vi s* era manteouto , e togiiendote
iapoteflà di crear i Confbli, vi mifeMH
gli U/Sciali 9 che la govemaffero in iuo
oome 9 e dì trenta Torri la fortificò .
Ma non perchè mtSt egli con tanta
{HTovidenea misnito il Regno» era foordi
timore > cke il Pontefice |>er altre vie non
avetfe >dtu^o fraftomare 1 difegni , cii' t?
«ludriva di fi>n^)o#re alla ina ubbidieoM
Milano » e F altre Città Guelfe d' Italia
4 fé ribellanti. Egli per iiinga efperienza
crafi accorto , che tutt' i dHegni de^ Ro**
mani Ponte6ci erano ah tener divife que-
fle Città y e fomentar Jé fiizii^ni Guelfe
«ontrò le Gliibelline , acciocché agi' 'Im*
peradori , . fe t to qw n endctf tutta V Italia ^
non loto penila voglia fettoporfi ancor»
Roma , e I0 Stato della Chief^ , fettrat-
w dalF lo^ierio d^ Occidente . Ed ancor-
ché GngMrio in queAe prime niotfe di:Fe-*
derico ccmtro le(tittà rubelle di Lombar-
dia y pioocura% per mèzzo ^fuoi begi-
ci perle in concordia > e più volte fi fof-
fe afiati^ftto, moftrando zelo di ^e, di
quietarle ^ nulladimanco tutti jg[uefti ma-*
ntggi non ebbero niun imon eftetto, poi*
che il Papa nelle -eondiz ioni t accordo
tirava a vantaggiar fempre quelle , j:he
potevan giofvaii alle Città nemiche della
caia. diSvtvia, onde non fi potè mai con-
chiuder niente • Faceva di ciò graviffime
querele Federico 9 che a ragione fi dple-
v;^ di lui >^ il qnale mal corrifpondba a
ciòr, eh' «gli aveaper lui operato-^ <ii ren^
^ergU benevoli i Romani , i quali più
volte avendo tnsmltnato in Roma contro
di lui 9 ed avendolo ooftretto ad ufcire
con- poco fim onore da quella Città, egli
non fole avea preccurata la pace tra i
Ron»i«, e ^'di Viterbo, ma avea an.-
ocNra rid«kti 1 Romani alla fua ubbidien-
M,9 e fattolo ricevere in RMfia con t^nti
/agni Ài Ibina '9 e d' olEeqnip fi>n tutti i
Cardtfiaii.
' T^nm IL
(a ) Rice, aiann. 1234. /£v Mnfto,y qH9d
ffenrìcus iGx cantra Imftrfnorem pattern
5*f
Errico R0 Jf AUmagmi fi ribella e9nm
r Imperad&re FfiOERice fito padre : vin*
r#, / umilia ; e pBnÉ&ico move guerra
a\ Lombardi in Italia 9 ai che / Qppotm
Fapa Grccorio 9 da chi finalmente na
fu di nuaiwi fc9mumc€t^^
PEr quefte procedure di Giegorio, pur
troppo inclinate a favorir le Città
nenriéhe di Federico, diede egli fofpetto^
che ^ondofi in qneA^atoo ii34d> ridila*
te Errico contro Tlmpetedor ìuo padre,
fede ciò proceduto per opera del Pontefitet
e Berardino Corio lèguicatcb da' moderni
Scrittori lo narra oome cofa indubitata ^
dicendo eh' Errico primogenito di Federi*
co, e di Coflanza d'Aragona, eh» ancor
fanciullo era ftato per opera-dei padre cret-
to Re de' Romani 9 e poi cafatò con A*
gnefii d* Auftria figliuola del Duca Leo-
poldo, per opera di Gregorio fi collegaf-
iè ce'Milanefi;, e eoo l'altre Città della
lega di Lppibardia contro fuo padre 9 e
<he eli aveffer promeflb i Milanefi , giunto
eh' è^ fode in Italia » <li £urlo coronait
coUa coronaci lerro. r
U Sigonio in altra anifa narra il 6t-
to , e dice , che la ribellione d' Errico
non cominciafle in Italia , ma in Alema*
gwT ( nel «fan Va d* accordo con Riccar-
do da- S* Germano '( 4r ) ) ove ^on alcuni
Baroni congiirà contro 1' Imperadore , t
tcafle dalla ina {^rte , tra per amore , e
per forza , molte Città di quelle Regio-
ni; onde i Milanefi, e 1' altr< Città col-
legate della Lombardia » volendo valerfi
di si buoni occafione , mandarono ad of-
ferirgli la corona ik ferro, die^^àveanne*
giita al padre , e grofTo a^o di ibldati e
d^ armi 9 fe foffè vomafeo kiperfonaaguer^
reggiar in Italia «
Il Campo neir jlloria di Cremona ag»
gitmge , che vennero in Italia il Mare-
iciaUo Anicino tfticenfe * e Valcberio
Tanvembro Arcidiacono d' Erbipoli per
Zicevefe in tioQie d' Errico , come Re de^
Romani , il giuramento di fcdeltà, e che
giunti in Milano a' 19» Dicembre-, con-
Tt . iQoct-
fuumJfeditmnemi» y4lemmt9Ì^ fecerit ^Jm-
fHa fuh •
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\\
33C * D E tv ISY ©
votarono un* Arfemblea , ove convemiero
i Milanefi^ il Marchefi tli Monferrato ^
t Brefciani, BologneG j Lodcgiaui ,e No-
-VTLttCìt € coiigìufacotto tutti contro Fede-
rico, « cóntro Cretnona, Padova,, e T al-
tre Città <TO partigiane j-Ufciando da par-
te folaniefite di fardare.il giuramento ad
Errict) Re de' Rohiani , i; condì ìtilèfo ,
che farebbero ft?ti fedefìflimi a luì . Msl
né il Sìgonio , né il C»w/»a adducono C4-
^ion altimt di.tal-difcordia <trà' Errico ,
è r fwiperadorc ; od effendo tutti quefti
"^Aoto^i moderni , l>ifogtia rìnvchir, la cer-
tezza: di xetal fi^o m più antito^ Sent-
ire. Riccardo liaS. Germano, aecènnaii«>
^o iblàxnente tal ieditipne jd' Errico ^ iiofi
tzfpottx nèmnieao ^egii le cagioni ; fé
quali però fi' leggono nell^ Cronaca àA
Monaàero di S. GiiUèiM di «'Padova fatta
da Oli Frate di q^tel^ Moitaftèro, che' vifr-
fe a téfhpo" di Federico , t fcriffe'^n mol-
to avredimento lefue gefta^ e gli avve-
nimenti d* Italia infino air'anilovdi Cr(-
fto 1^70- la qual Cronaca fi coitferva nel
«fetto Mona Aero , e 'fi vede impreffi nel
volpaie deir ^^^pne dette Rerum GtrmUìiì^
carùjn . Narrai in *«efta C^tbnaca , c}it
la cagione ^ la xjual tnotfe Erncb a fer
tal ri voltura contro il padre , fu follia ,
e difegntf per invidia, che Federico ama*
-«Va Corrado fuo. fecondo 'figliuolo partofi-
togli éi Jote, piùt-che im-, è conefiR^
negli ferini di^Riccardo/edinapltri Au-
tori di ^ud* tempi fi feorge, cheFederJc!^
amalfe teneramente • Corrado j e factffc
.più fiihia di luì ^ che 'di tutti gli ahri
fuoi- figliuoli (*), ^ *
Federico intanto , effendoentrato il nuo-
vo anno 1235; avuta contezza dèlla-ribel-
lion del fìglittolo, e come tentava di mo-
vergli guerra 'in Italia, s'inviò ^verib A-
lemagna, e giunto a^ confini di queliti in
incontrato da alcuni Signori Tedefchi , e
ragunato un competente eferdfo , ebbe
grave gueiir^ coi figHuolo*, ihquàlfe era
da. molti B'afoni , e Città -ftguito ; rìì$L
abbandonata pofbia da, quelli^ e quafiche
^'*) Ooft. Monaft.S.fuflr^ Evd^fté tìm^
gd pftìtìonefn Rej^ì» Henrìcì fiJii Federici
ImpzT^torh^ Mèdici anifi/éSr 'i'^ alii edìef^
tes^'Imperium , L^gatos in Alemanni am di-
-te^wunt , ^(^*aàvjea Porterà Imperatoremfo^
cieiatem fitmijfimctm Jìatuerunt ; oonóspii >-
HIA CIVILE
felo rimaAó , gitone agli anoggwnttnti àA
padre , piangendo -it piedi di lui fi gittò ,
chiedendogli tnertede * Federico lo rice-
vè , ma fatto accorto -per gli paiTati fuc-
ceiG del filo feroce inge^M> , il cQaduife
feeo prigione in Vormaxia {a)^ ove > o
$hé con effetto tentaiTe ciò fare ^o oppo-
ftogli, che aVefte voluto Ikvtelenftr Fcde-
licoy fu in più ^etta prigione dal padre
4bftènmo , dan£>k> pc&da in cnfttidìa al
Diica di Baviera ,« pofcia , volendo a^
fìtto torlo ^a que' Paefi , al Marchefis
i^ancia di Lombardia ^^ che c&n Marghert*
fa flia ^mt^lie , e co* fuoi figliuoli d' or-
bine c^ lut il condu^ in PngHa, e nel*
1^ Rojcca di S. Feliee . il* racehiafe {b)j la
^ dUavventnintta nmrtf a fuo Inogo rac-
center etfio« ^ "•
Dopo la <}nal eofa r Impeeadore prefe
per moglie ^to//i7 figliuola del Re d' In-
ghilterra, oOlla quale, co&dfBttaljfinVor-
maaia , i* ijr Agofta tna^nificameate fi
iposò: ciò chue avvenne feet- anni appun-
to dopo la motte di JW^ • Ben è véro ,
«he Gio. Cufpintano Antot Tedefto di
Hielta IHma nel fuo libro« de G^^èns ,
éifque Imp^aforilms Ro)nanom^ ^ dice che
federico ebbr fci tnogli lé^kHme , tipo-
«endo frti Jdle, è q^efta liabelU , Agneli
.figliuola d' »Ot%#tte Duca. dì Moravia^ k
^xàÌ0 da lur ripudiatafi maritò con Udal-
xko Duca^ di Carkitia ; Bjttma figliuola
^'Ottone Cónte di Wdhertzhaufen in Ba-
viera ; ed Ifaùèlla figliuola di Lodovico
Duca dì Bàvieìra ; e di nintta di lineile
tre , ^cè , aver generato figlinolf .
Ma che fi fotfe di ciò , fece imporre
^derico ^ tiopo queAo ^fiio matrimomo ,
una general colletta nel Reame , e fatto
^rreare , e coroAaiic inColonia Re de? Ro-
mani Ccrrade fuo fecondogenito in luogo
dei dépotìo Errico ^ e lafciace in Alema-
ìgna r Imperadficer , calò còl Re Cori^dò
in kalia , ed andatone a"4lieti'dove era
il Pontefice ^ volle i^edeflco, eh' il figliuo-
lo «Ila fua prefeirza giufaffe al *«pa d' ef-
ferfempie fedele» ed tìbbiditflte a Santa
Ghie-
nìm Rex dolorem , & peperìt ìnìqututem con-
tra proprtum genitorem^ ideo quódvidebatur
quod ìmperator plns^ ep puerum Corra dum
diliqeret , &' fòyeret . ( a ) Sìgon.de Rag.
hai, lii^ ly.^m.fine * (b) Riccardo da
A Cerm. • «^ •
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DEL REGNO Dì NAPOLT LTB. XVir CAK L
e premendo col Poruefice ^ che rifpondefle di qu"'
Chkfa ;
rajutaife contro i Lombardi fuoi fieri ne-
mici^ contro i quali era dilpofto a mover
guerra: Gregorio, che non gli volea do-
mati ^ lo djlfuadca , dandogli prandifltme
Ipcratize» che T avrebbe e^^lL accordati^ e
portisi! fono la fua ubbidieaza ; e.i effeti-
do già (iorfi otto nfini della trei^ua» che
Federico avea conchiufa col So Ida no per
dicce anni * Gregorio ^ che voleva ù^o-
var e ' ìctfZj e con ciò dirtorii^ir Fé-
dcrick Ila contro i I.ombarrli ^ ri-
110 vò ili i ordini, comandando, checjafcu-
no doverte prender la croce per cosi iao-
ta impreia di lA a due anni» con fij^nifi-
cario per fue lettere rarticobri de' o. Set-
tembre a tutt' i Prinrjpi^ e GittidelCri*
il . Mn Federico bmmoib di ^u^r—
ic^,. - iiv tutti i modi in Lombardia ,
appena {^ìunro nel Reame, ritornò di nuo-
To in AlemAì^iia alTtièrcito per torto ri-
condorfi rll Lombardia ,, come Ieri ve it Sì-
goiuo* Riccardo di S* Germ^ìno fenza fair
tìietiztotie di total andata delT Imperado-
re a Rieti, dice^ che inf^iieft'anno i^^^.
Yf^°-''-- ^-^rtaio il figliuolo- ^ e la moglie
n , con convenevole ciircito,
vulxatc i Alpi, veoifle a yernn,i , il che
parimente fu vero; m.i Riccardo fcriven-
du con pArticolar dìliffenza gli avveni-
menti di Federico iiel iléame , va Ìolo
accennando gli llranierì ; onde per que-
IH, è mrrtiert fes^uire il ' (*?), il
quale raccoHe cofar noti. più altri
amichi Scrittori , e particolarmente da
Pietro r:;rTrr)o Padovairo , Autor di v«*
duta >a di Ezdino ,
il SÌl'OHÌo, che "" V '
Ci .turo per h per [
beUiotie latta contro di iui d^lla oìigt^iur
parte d'Italia , fcnffc iin da Alemasna al
Pontefice » non poter più ibftenere ì* in-
pi - -nti nulamente fattegU da' T ' i -
d; il predava r che o ave:
curciru comporre tai rutnori con tarali pa-
eificare oaorevolmcnte colT Imperio . o
che gli avefle preltato ajuco conr
ro , e particolarmente cr :"
autori di tuttVi mali,, e I.
gli Eretici, e delT altre perkinedt mar af-
£are^ eilendo ben giutìu> che egli lo cor-
B3t
ìk volt#^|
fatto a favor del' ^ yo i Ro-i|
mani , e i V iterbiefi , e gli altri fiioi rU ,
belli ^ i quali per lya opera eranfi ritlorci'
alla fu a uUbidieiìta . Ma Grcsorio ,.- che
avea fini all' rari a qtiei d, ¥e*
derico, riceva . ^ ^ rijpole A 'oe*
dcfimo , che non dovca peiilar? di ducr-
re^giare in Italia , ma piii totlo éi^^M^fù
aita guerra dr Terra Santa , r non fra-
rtornare con ciA il p.]:"^ ' '^ora
ardentemente il ^rc^u .jiti-
bardi in Soria > e che notificatle t Im te
querele ^ che contro i Lombardi avea »
perciocché ali ar«i>be fatta compiuia giù-
ftiziA^ e lo lidio ^lì "^ ^ "i di \k a po-
co per Giacomo Pece ^ Pavia Cardia
nal di Prenefte. Federico KÌe*^natodiqne^
rta rifpolb t e coRofcendo più apertamene
te i'diU^ni del Papa, et* inviti una form
lettera rapportata dal Sigoiiio (&)i cìm
comincia , lialid h^rnUtast eli m^a , ^i\ é
ni ìdo conto delle parole del Papa^
le icora il medefimo ad un altro
Principe fuo amico , aaaiungendo voler
neireftà vegnente paiTar m Italia , e te-
iitre nel giorno di S.tn Giacomo general
Corre in Par' il cotti nenfo
a ciafcuno dei irie . Né fur
diverie l' opere dalle parole ; perciocché
nel pr^ ^^ì'- tempo con potentiflìmo efer*
cito e hi, Regnicoli, Siciliani, e
Saraceni di Puf^lia , che avea aflembrafd
in Akniaana, venne in Auc^uila, ove fa
incontrato da Eie) aio , che mafifgiormen»
te l' accefe a far guerra ; e valicate le Al*
pi % il cui parto tentarono insano impc-
! S i Milatiefi) ^iunfe a- Trento, e di
Verona ( r ) . ludi pafsò nel Manto*
vano t e quivi congiuntifi hto i Cremo*
nel], Modanefì , ed altri popoli a lui fe>
deli, venne a confini de' Brefciani , e do*
pò av
andò
di là
\
di
UìEti i , .
^ndo ^ che \
- ;!irtcre
T a fuoco ne
I Agofto , e
V Affcmblea
. , ^ :...,,: amiche , e
fuo! nemici voleanofer-
a,;" ^---r , fi conchiu-
(a) Sìgon. de Rtgm Mit L t8.
da S^ Gcrm^
leoro, i t>ro fi dovef-
U '■•rcLi Vicenxa, e di-
ta .. L - i anime, con moitf ^
Tt 1 e ruT-
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fj% BEILMSTO
e «lina dì htlotìa ^itc ò^ Vicentini filbi
nemici : devaftati pofcia i campi di Pado-
va, atfcliò Trivigij.ma «onjjotè allo»
conquiftarla y percioccbè fii da Pietro Tie«
pelo fue Podeftà va1oro{aniente difefa i e
Sàlinguemr Sù;aor di Ferrara cognato di
EzelinO) lafciata la parte de' Lombardi ,
co' quali era in lega.» pafsò air d>bidien''
sa èi Cefare •
In ^uefto ven^egli avvifo , che in Ar
letnagna s' era contri di lui ribellato Fe-
derico , detto il Bellioofo , Duc^ d' Aù«
Aria , onàe temendo non potefTexiò re*
cargli alcun ^^rave danno ^ jaiciati a' fooi
Capitani convenevole efercito in Italia x
tornò prettamente in Afeinagna y ave fe-
condo che Scrive. Giovaani'. Cufpiniano
BeUa fua Auftria , dopo breve guerra , tol-
iè al Duca Vienna , e tutti è^i altri più
jmpartantì iuofthi del (uo Stato, conTa-
imo d'^ Ottone Duca di baviera,* del Ve-
icovo di Bamberga , e di molti altri Prè-^
lati , e Baroni TedefcbK, ed il figliuejt
Conrado n^tviptandò air iagià per lo Da-
iftifcio con nobiliffima compagnia venne a
ritrovar il padre , -e feco tre mefi in Vien-
na dimorò;; e veggendo„ che al Duca ri-
bello non rimanevano , die. alcuni podi!
Inocibi del fuo donìinio , creò Vienna Cit*
tà im^riale, e le diede periniegna FA-^
quita à 09o coronata in ciunpo negro , la
qa^ fin oggi ancor vtlk *. Celebrò poi una
p^Mtetral Corte in Ratisbona ; ed il Duca
Federico dopo varr avvenimenti , avendo
ncovrato in pffocefTo di tenipo il fuo Sta-
ta , venne con du«e«i& ben armati Ca-
tiefi a Verona^ ei^ittatofi a pie dell* Itn*
péradore., fu da lui non folo caramente
flscofto, perdonandogli i commeffi faHi ,
m» anche di nuovo dignità , e prerogati-
m ornalo, come nel jprivHegio rapporta-*
to da CtdEpiniaiio fi vedev
' Ezelino intanto co'^^ìcani «di Federi*
co/pfcfe Pavia-, e Triyigi coh altri luo-
ghi-di Lonibardia, e della Marca, nfan-
do orrilMltnente in» tutti ^ne' luoghi cm-
deliflime ftragi fxùitro i nemici di Crfa-
re 9 r<^cciando ' aneora daHe lor Chiefe
Giordano Prior di S. .Benedetto , ed Ai^
Baldo Abate di Ssmat Giufttaa,
. ^(^fti progMfi deir armi di Bedorieo
(a) Rir^* da S. Gtrm^ Crmacfi del Ff.
di^ S. Giujìinu . Ef^oU dì Pietro delle Vi-
H I A CIVILE
difpiacquero grandemente al Pontefice , il
qual vedendo ogni giorno debilitaifi le
forte de' Collegati , ed all' incontro ele«
vato r Imperadore in maggiore alterigia
per la vittoria , che avea riportata del
Duda d' Auftria , pensò ratteoer il corfi>
di tante vittorie con frappor trattati d' ac-
cordo } ed in fatti mandb a Federico il
Protonotano Gregorio daMontelongo ^
perabè ^1i fignificafie^ che fé 9cvt^ cara
fa pace della Chiefa, e la Aia grazia, ri-
cevere fotto la fua fede i .Lombardi , con
le fteffe condizioni , con le quali T avolo
fuò Federico nella pace fatta a Coftanza»
ed il padre Errico ricevuti gli^veaoo, e
che a fua richieda doveffe lorcortefemen-
te rimettere alcuna delle ragioni che ti
vt¥ea^ Ma Federico pien di cruccio, veg-
gendo , che quando daì Pontefice dov^a
afpettar più tofto aiuto coatro i Milanefi
nel fuo ritorno tn Italia , ora ufalfe itt-
terceflìone a lor beneficio , ri^n oftante
d'eiFer quelli nemici, non por fuoi , ma
del,la Cbiefa iftetfa , come nuicchiati la
magigior parte di varie erefie , n<m volle
ientire gli progetti fattigli dal Tao MeA
fo^ onck Gregorio eonipofti , come -potè
meglro i rumore, e.tifmulti contro diluì
eccitati in. Roma per opera di Pietro Eran*
gipàn^^ per patere con mag^r foma ^«
tendere alla difefa di Lombardia , atfat
più chiaramente fi fcóv«rfe nemico di Fe«
Jlerico ; ed aiicorchè -un'altra- volta fi ri*
pigliaffero quefti trattati^ e. per parte dell'
Imperadore fi trattatfero per m^so del
G^ Maeftra de' Teutofttcl, e Pietro dcll^
Vigne , e per «quolla^el Pontefice , pe»
tneazo del Cardinal Rinaldo ^'Contini*
potè di Gregorio , e d»l Gardifial Tòm-
mafo di Capua: ^eilimiti dal Papa Legati
per trattar quefta pace fra l' Imperadore,. ed
1 Lombardi : fu perÀ ogni tianato vano ,
perciocché gli attimi d' àv^onduevie parti
erano còsi pieni di baldanza , e*d'>c»go*
glio, che non folo nulla fi èonchiufe, nia
axi^d di là a poco fi conrinciÀ fra ài loro
quella rinomata » e crudel gtierra , nella
qvale fiiccedetìé la famofa hm^i^^ di
Gbruntmw con total ruina -de'MilaoeìiS e
dell' akre Citte coU^ate , deicritta da mol-
^ Autori ^tf>, e penùò ^b iM voieatier
tra-
ney yi/.^Of. & ^^y^Sigm. de Regn^hal.
ib. i8.
fi
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DEL REGNO DI NAP
tralaicdata 9 deNa quale Federico avendo
ripoitMa piena vittoria fi gloriò > e pfù
d'ogni altro, d'avervi fatto prigione Pie-
tro Tiepolo figliuolo di Giacomo Doge di
Venezia fuo cmdel nemico , eh' era Pode-
fià , e- Governadore di Milano ; ed in
Cremona , a guifà degli antichi Romani
volle entrar in trionCo , e nel Capaccio ,
che pre& a' Milanefi , ove in que' tempi
fiava- ripofta la gloria della vittoria ( /i )y
fece- legar ad un legno il Podejftà Tiepo*-
lo con uà laccio alfa gqla^ che poco da
poi fece impiccare •
Quefta vittorìa-, ficeome recò a- Federi-
co grandiffima riputazione., così diede a
tutta la LombarcÙa tale fpavento , che da
Milano > e Bologna ih fuori , tutte le al**
tre Città di quella al luo dominio fi fot-
toppfero, fgomentandofi ancora gli fcolar
ri della Studiò di Bptogna > i quali con-
tro r prdine deir Imperadoce , che. d' indi
partir dovetferò 9«:ed andare a Napoli , pur
vi dimorarono) pertnmrfi ih cattivo fla-
to ridotto Io Studio di quella Città aca-
gion delle continue guerre,.
Méntre l'Imperadore era in Lodi, vene
ne a lui di Napoli nobile At^^^^i^rìa a
pregarlo in nome sì del Comune , còme
de' Maeftri , e Scolari*, che dovere £ir con
eletta riformare , e riporre detto Studio
in quel lodevole ftato , che ^conveniva ^
a' quali Ambafciadori lietamente di ciò 9
che gli chiefero^ compiacque ^ e comandò
di nuovo a'fuoiMiniftri, che ik tutta or-
dinaffero \ vietando sì bene il poter ivi
venire' i Milanefi, Brefciani , Piacentini,
Aleffandrini , Bolognefi , .e Trivigiani ru-
belli .fuoi , e dell' Imperio y e che dMz
Tofcana , dalla Marca , dal Ducato di Spò-
leti).e da Campagna di Roma quelli fo*
lo vi poteéero andare, che erana fiati fé-
§uaci, e partigiani d'EnzioRe di Sarde-'
gtia fuo figliuolo 4la lui creato^ General
Vicario in Italia y come fifcorge da al-
cune fcrittupe del Regiftro 'di- Federico ,
eh' è r unico di detto Imperadore , che fi
confèrva pel reak Archivio ; poiché f«a
le pi^be memoriej che de' Principi Sve-
vi fi ntrovano ne reali A<rchiv) diquefta
Città , -per eilere ftati da^ vinciteli Fran-
cefila tenapo di Carici; tolte vie^ èmitit
( a > K. Ik^insJ^e in Ghfférl ik Cartocium .
(b-) lèfìfi. ilet. di Finms ^ foU $99% eie
OLI riB. xvir. CAP. i. jjj
date zr male y vi i ifolamfiBnte rimafe Hft
intero Regiftro di Federico dell' annc^ di
Crifto 1239. in cui fi favella delle lodi
della noftra Città e delle franchigie degli
fcolari, e de' modi particolari^ come efla*
Studio s' avea Ja governve .
^ Comandò ancoia la ftetfa riforma del-
lo Studio per una fua particolar lettera al
Capitano del Regno di Sidlia y rapporta-
ta da Pietro delle Y igne ( ^ ) 5 ed aven-,
do parimente ordinato', ch« fi difmettèfl?-
TO nel Reame f ed in Sicilia ogni stìtw
Studio pubblico , fcrive poi per altre fi»
lettere al GiuÉiziero di Terra di Lavo-
ro y che non dia per cotal ordine raola^
ftia alcuna a'Ma^efiri , che leggeranGram^-
matica y ì quali come bifognevoli a^ pri-
mi ammaefiramenti.de'faijcmlli, non vo«
leapche in cffo órdine fòifero comprefi •
Nel medefimo tempo per aver dimo-
ftrato Ezelinò^^lla biattaglia dì^Cyru^np'^
vuy e neir aK're guerre avvenute in Ita^^
lia fommo valore y e fede , -feguitando \m
parti dell' Im^radore , Federico pereSèr*
gK grato, il 'Volle per fi:io genero, e gli
diede per móglie uu^ fua figliuola baft^
da, nomata Selvaggia.
^ Federico ancorché vittoriotb , ed a òtti
quafi tutta l' Italia «rafi reia ubbidteiile 9
meditava però foggiogarla all' intutto , e
conquiftar Milano , Piacenza , Boloà^^ t
Faenza ,^ad alcune altre^ Città , ch^ an*
oor duravano nella ribellione ; onda par^'
tito dà Italia ritornò di nuovo in Ale-r
magna per ragunare colà di nuovo groiTo
efefcito , e ritornare nelìa^ fèguente Pri**
ffavera in Italia.
* Il Pontefice Gregorio amaramente kA^
friva quelli difegni di Federicoi^ e tèmea.
non 4a fua potenza in Italia . poneffe an*
che lo Stato della Chieià iti fepnvol^imei^
to } onde ^ensò-, non avendo, a chi ricor-
rere in Italia, d* implorare r aiuto de' Prin«
cipi ftrànieri : inviò perciò («oi Ambafeia*
dòri a Giacomo Re d' Aragona , detto il
Cmquiftatcte y Principe fopra ogn^ altro di
grandiflSma ftima in qujefti tempi, per le
magnifiche, e valorofe impreiè da lui fat«
tè in difcacciando \ Mori da molti Regni
di Spagna , acciocché il rtchiedeffero in
Bomó jgii lui > e> delle Citti collegate fo-
iommm > Solìcìtudo continua. , *&c.
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3H
fi E
^f r;tdtdette, che veniffe a guerreggiare con
Ftdcrico, che 1* avrebbero credito Signore
di Lombardia , con pagargli tutte quelle
rendite * e fargli torti queeli onori * che
fi foJeiraiio fare agP Impcradari . Dimora-
va allora il Re Giacomo all' affedio di
Valenza tenuta da' Mori » e idei^nato con
Federico per la prigionia del luù figliuo-
lo Erricc^', il quale per eoe ioti della ma-
dre Coftania q\ì era fratello confobriixo »
Cpncorfe^ nel voler del Pontefice , e pro-
inrfe di venire in fuo foccorfo con dumiU
cavalli^ e con altre condizioni, le quali
vens^ono rapportate da GiitiLimo Zurita ;
ma polcia, quel che Te ne fo0e la cagio»
ne , il Re Giacomo non venne mai in
Italia, ma si bene da poi ci venne il Re
Pìetrx> (v ' '' ': alo, benché contro la vo*
lontà é^ n l^omeficj, e con le ra-
gioni della Cala di Svevia t che la fua
moglie Coftania gli avea recate, dal qua-
le , feconda che appreffo diremo , fu la Si-
cilia valorofamente fisnoreoGÌata .
Federico intanto , atì*>Id.itagrofs' arma-
fa in Alemanna, commifc al ngliuol Cor-
rado , che a Verona con effa il legui af-
fé ; ed et*Ii paifato innanzi fo^giogò fenx*
alcun contrailo Vercelli, Torino , e tut-
te r altre Città , e luoghi circoftanti ; e
4el feguenrc mefe dì Luglio, paffate T Al-
pi , ^nne il Re Corrado con molti Pie-
lati, e Signori Tirdefchi , e numerofa e-
ftrcìto a Verona , dove il Padre V atten-
der , e dì ti pafsò a Cremona , ed iodi
a Padova , ove tetir>€ una general Corte *
I Milanefi fpa venta ti per taut' apparati „
per vederd rimallt con poca compagnia^
predarono il Pontefice, che per loro s'ado-
Jerafle appreflb T Impcradorc : inviarono
Ambafciadori a chiedergli umilmente la
pace, con offerirgli dieci mila foldati, per
mnndar^li in foccorfo di Terra Santa ^
purché egli aveffe confcrvata la Città m
quella libertà , nella quale allor vivea *
Drlla cui propofta facendo fi beffe Federico
lor rifpofe , che egli gli avrebbe ritevuti ,
purché fenz' alcun patto eflì, e la lor Cit-
tà fé gli rende^ero a fuo arbitrio, e vo-
lontà ; ma ì MiUniefi temendo della fe-
locia di Federico , rifbl vertero morir me-
§Ìio fono 1" armi in campo comhattendio
da valorofr fbìdati , che a bruciati ^ o di
fame in prigione, -o impiccati pet la go-
ta 4 oadr oftinati alla difefa rinforzarono
iti
■■a
1 L E
le mura, ed i totCì delIaCittà, e la mu*
niroiiQ di foldati, e d'armi, collegatidoG
con chiunque poterono . Ma Federico com-
piuta, eh* ebbe T Affemblea^ divifc tu due
parti r eiìercico , e con una atf^diò Bre-
fci^ , e r altra inviò fopra Alelfaodria , ed
amendue con continui adii ti travaqliacido
dlflri "^ ? rovinò il lor Territorio ; e
man ^ denaro per foftenere sì crn-
del guerra , per mezzo di fuoi Mìnifiri
imponeva 'taglie, e daij fopra i bcn^ * '
le Chiefe ^ e degli Ecclefiaftici » i
fdesjn^to Gregorio, mentre V Im'^r^il^^r^
dimorava in qucft' afledio pji fìnnificè ,
che latcu0e ftare in psLce 1 i dd*
la Chiefa | onde Federico fL*..v. p<r rac-
chetarlo , e per difeuderfì dli rali accaie ^
mandare in Alagna, ove allor dimr-
TArcivcfcovo di Palermo, il Vefc<v
Reggio , Taddeo d^ S<*fr;i , e R4fnsi<*'rt)
Porcaprello fuoi Amliafciadori ; i omli
favellando col Pontefice «ti ritrovarono ol-
tremodo crucciato i onde rimir^
Lmnbardia V Arcìvefcoi*a di ì
f re a Federico quel chi
f Of il qurile , non'oftanrc . ,v. ri-
volture in Italia ^ che obbligavano Fede-
rico a non partirli da quella , r \i*
fciava però di promovere in qu A
V efpediziaue di Terra Sanu ^ con mvi-
rare al paifaggio molti Prmcipi ^ e Fede-
rico al contraria intento alle cofe d' ItV
Ha, non volea intricarli in r ' nreCi;
anzi compiuto il tempo del . :,i col
Sotdano» la rinovò per altri diec* anni ,
ed ordinò a Rinaldo di Baviera fuo V^ì-
cario in quel Rej^ao » èie in giiifa alcu-
na non moveffe 1* armi centro i Sarace-
ni * Né per queilo fì rimale Greeoria ,
polche mandò molti Frati in diverfe Pro-
vincie della Criftianità ad efortare i po-
poli a prender laCtoce.per paffare itiS©*
ria , laonde s' alTembrò grono numero dt
Fedeli così d'AletHagna, come d'Italia ^
e di Francia ^ ma queiV e^ i/? fu
molto infelice y poiché , ancf .'cleri-
co r aveffe dato librro il patUo !a
fuo Reame, non effendovi arm^^^ m< iiìa-
re ^ né navi fuflìcienri per cos) fiati nu-
mera ' ■ " , la miggior pane dclV
el^rL; • per terra, ove di difagi
quafi tutti perirono*.
Nel medefirao tempo- foprawenne una
nuova cagione di diflurbo tra il Pontefi-
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1>EI
a ©I nj
p, ì-
ììi
e Federico : Enzlo iuo fii^liuo! ba-
ilardo, ieconda che ncc*>nti Riccarda da
S* Cermioo , fi e , per bi-
gione del qual r.L „^^.. ^^_,pò poi il
Giudicito di Torre» e Galluri : fé tiof-
ftle Gregort© , il quale ì '^ -■ ''
egli que'iuofhi elfer per
dellft Chiefa ; onde aL : ; ■> p^i 'mcih
pamcolaf^ rio vt?!r^ ii dncto j che ti prC'
teudea, ri yicq^ che quelle ra-
gioni fofftiij i^i^si.uiie aU^ /"u; ,:, , ,,,-,
r Impera dorè replicava ,
a|iartejiea ali' '
Barbaroifa ^ ri
avea invedito con titolò di Principe Quei*
fo fuo zio materno j e poi con titolo di
Re Barilbiie Judicc d' Arborea , ed indi
in proceffo di tempo i Pilani » e* Geno*
veli ; ficchè non foto non glie 1* volle
rendere , ma ne creò allora Re Enzio fuo
lìgtiuolo, il quale toha la corona di quel
Regno , opera ^ che alcuni potenti Baro-
ni deir Hola occupafifero molti Territori,
e Cartella, che i V'cfcovi di quel Regno
s' aveano ite . Per quefìe nuovre
cofe, mal :^.i.ì..ìJo il Pontefici;, cheCe-
fare diveniffc pi^ potente * entrato il nuo-
vo anno 12 j9. inviò lue lettere a Fede-
rico I efoftandolo a laiciar ilare in pace
le ragioni della Chiefa ; ma avendogli ri-
1 polio r Iraperadore , che i ufi no da che
fu coronato j avea propofto di ripórre in
piedi le ragioni deir Imperio, e che per-
ciò avea fatto occnpare que' luoghi a fé
fpettantiy e che ciò non dovea aver eglt
a male, effendo lecito a ciafcuuo ricupe-
rar il fuo* Gregorio fdet?nata j^ravemen-
te gli^ comandò |lire(lituir^lieie fbtto pe-
na di fcorriunica » la qual panmente di-
fpregiata da Federico ^ fu cagione
nel Giov{!di Santa dì qnefPanno lo 11
mnuic a te in Roma alla
prefeoiia ^i mm i v^aiidinaìi ^ e di nu-
mtwh popolo A cotal atto ivi concoifo .
Qudh li; 1 , che con^ Ite
accufe cor icrko > vie r.ita
da Cacio ^iL^onio (ii), e d del
UzBVìo -^ anriinda :£.<../..-... r ,
K^ én:: .jmu$ ex Pirrte^ Dei f>.. -•-
rii. .. .
Impcrancrre, djede^onrezza di cotai Co-
munica a Buldumo Imperador
ti 110 poli ^ a Giacomo Re d' Aragona , a
Ferdinando Re di CaiHglia > a'Lodovico
Re di Frauda y ad Errico Re i* [nghil«
terra , al Re di Scozia , ed ^ tutti ^li al^
tri Re , e i'rincipi Criftiani j invi ' ' ^
tresì ordiue a tutti i Prelati » e ,
Ufttiente a quelli d* Alemagua , che nel-
le loro Chicle pubblicaiTero per ifcomo^
nicaro Flmperadore, affol vendo i i
dai giuramento di fedeltà, e fotiu^iunr „*
do air interdetto tutti coloro , che Fub*
'■ '^ìtteoPafisCi) , che
- . , i afoluto ifiidditidell*
Imperadóre dalla fna ubbidienza , ferine
a Roberto fratello di Lodovico Redi Fran-
cia, otìerendogli V Iiifìperìo; ed il Re di
Fr 1 queJf orf^crta, fece con^^ocare a
co. rutti i Princìpi della Francia i
per riiolvcre ciò che doveffc farfi , Ì qua-
li de tettando quello sforio del Pontefice
in pubblica Affemblea cosi efclantarono:
Q_ho fpifiiH , Vii aufti nrwr; "^'jpa ian*
ium Pftttcfpem ^ ^ì*f* fmn r int^t
C; ^ ;ide
ciy -. _ ,_ --.^..\ , -" a&
Imptriaii . Jjpic r ? Sri mia moki
Domino liJi^Crnjjo pacufcfWi' , ?^«i*
r/^//j, ùeiltfff Je penetri fv r , op^
pomns ^ lu in*
vcnimus * ... ^,. : .. > - - //e >
Ò- Dsù miiitantem prùtexìffe , tum £Qn4iu%^
eji ahftHtem confuìidti^f '-^ - iter /tip-
piaKtàìtr , NolumjiF ni / lama
* ^ fi* f
admifiictihim * Qjòd.ad Rùmjnos ér - - '-^
Pà faìigtiimì fmfìn effie/ìofie -^ iiumtf
(a) SigùH, de Re^. tmLL i8.
éit jumens cortina /*^ci<fwfi*r, & [upet^^^ny
t^mmj^r "•^' f FtdericHm Impera iorem Ma*
Era 1 i- 're, nella Città diPado-
va, eelebi . i con i^ran fdU laPaf-
qua di Refurreitoue ^ quaJido gli venne
novella il Lunedi d'effi , coinè il Gio-
vedì Santo era llato^dal Pontefice pub-
icameiue fcomunicaro ^ ed ancorcliè e-
ielTamcute fé ne doUife nelT interno >
pure lìmulò il contraria ^ e riputando la
ceu-
( b ) Matti}, Pari/, h Enrie. IIL
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oenfuia iasitifta » tantoflo convocò un* Af*
femblea de' più ftimatì Cittadiui Padova-
ni , ed altri Signori Italiani j e Tedefehi
nel Palagio del Comune^' ed ivi > iecoa-
do fcirive Pietro. Girardo^ favellò Pietro
delle Vigne fuo Gran Cancelliero lunghi*
mente in difefa di lui » lagnatido/I di Gre-
gorio y con cominciare il fuo dìfcorfo da
quefta fentenza : Lenher 4x merito^ quid-
quid^ patìere ferendum e/i : qua yenìt ìndi*
gfle peena ^j" dQlenda.vmìt ; dicehdo , cHe
vFederico governando sì giùftaménte il fuo
IfQperio y vl era ià si fatta guifa olfrag-.
giato dal Potiteficè^, e che non 'perchè X
avea egli fcomunicatd così' iniquameiilie^
doveife riputarti fuori del grembo di San-
pi Chiela, elfeiildp egliproQtiilimo afot-
toporfi ^lla Sede Apoftolica in tutte Quel-
le cofe» che ricerca la Divina giuftizia^
non già al capriccio d' un uomo , etfsndo
egli vero , e tedel Grifti^no ( a) ; Per la
qual cofa niente ciirando di quella fco-
Hitfnica, partito *da Padova con nobilifli-
ma compagnia di Baroni n' andò a Trivi-
£' 9 ove otiorevi:>ltnente^ Ticevuto fciriffe
e lettere W Cardinali , ed a' Romani ^
rainpognandpgli» come aVeah confentito^
xfae Gregorio ifigiufttmedte lo icomu-
nrcatfe. , ^ ^ '
( Quefte Lettere di Ptrderico fcritte nel
1239. fi. leggono preflb^ Lmìg. Cod. ItaL
Dìplwn. Tom. z. fétg^ 887! 889. e 898. fic^
come in contii^nb un Breve di Gregorio
IX. drizzati» al Card. Otipne pag. 89 j. )
Scriffe ancora a'-tutti^i Re» e Principi
di Crrftianiti, purgandoli delle malvagità
oppoftegli dal JPontefioe 9 gravando lurdi
graviffime còtpe con tiitti i^ Cardinali-;
e vc^onfi Hi^ ad oggi Tepiftole diFedeV
rico ne] libri di Pietro deUe Vigne 9 per
le Quali egli: moftra , quanto- a torto fof-
fe^to così oltraggiato dal Pontefice. £
Titonfato poibia 4 Padova in^egnòffi con
ogni fuo potere ^farii partigiani , ed amici
i più ftitlìati Signori d' Italia , per valer-
fene contro il Pontefice , ed alk guerra
d' Italia poiè tutti i fuOi penfieri •
Ma poiché il Pontefice , dopo quefta
f^munica , per mezzo di Monaci , e Fra-
ti j tentava di fconvolger^Ii ^uefto Rea-
me : ^ Federico ancorché Hitngato nella
gloria di. Lombardi* 9 vi diede. però xip^-
(a) SigQn. lof.ch. Cb) Rfcc. ad
RIA CIVILE
rO) pner mezzo di varj ordimunenti, che
vi drizzò y difcacciando dal Monaftero di
Monte Cafino tutti ^ue' Monaci» a rifer-
ha di fplo otto Frati y che (opra il Cop
pò di S« Benedetto i Divini Ufilicj celc-
braifero, mandandovi per.cuflodiadiqu^
Monaftero molti fpldati a guaidario> ed
il munì ^ guifa di forte Rocca ^ cqa to-
glierne* l' ailtico Tefbro , ed i facri Vafi
a ai^nto y e d'oro, che dopo molt^ ànai
vi fuifono ripoftl per la providenza deTrati
e per la magnificenza de' ^affati Re , ccl
altri' Signori, e Iaconi del Regno. Tol-
fé parimente a' Padri Pontecorvo , e Roc-
ca Janola • Ordinò ancora y che futti i
Regnicoli , che fi trovavano nella Corte
Romana y partir doveffero da Roma , fuor-
x;hè ^uelli^ che dimoravano a' fervigi^ del
C^rdmal Tommafo, e di Gio. d»Capua
fuoi vaflalli • Difcacciò dalle Uno Chic:
fé , e dal Reg^o i Vcfcoyi d'Aquino ,
di Carinola , di Teano y e dì Veoafiro .
E da tt^tte le Chiefe Cattedrali , e dal
.Monaftero Qaflinenfe , t da' fuoi fudditi
fece efigerè un tf^/i^oriV^^r T Iiiiperadore>
dando U cura a Rt^^ ro di I^andiolfo y
ed a Giacomo Gazzolo^ a cì^ elmi per
ìp Oiuftiziertito di Tetri di Lavonq , di
raccòrre la metà ^ell^ lo«à j^^ndite , con
Sarte delle quali fofteatò i toldati , che
imoravano a guardia di Monte Cafiao,
e di Pontecorvo»
^£ neri^ifleffa tempo furono da Federi-
co 'ordinati gl'infrafcritti Capitoli, da do:-
verfi pubblicare nel Regno , e dn oifèr-
varfi irremiilifiilmeai:^» r^ifortati da Rie*
ca^do (b).
Primo^, Qhe ^t^tt'i Frati di ^S.D^|nem-
co , ed i Frati Minori di S. Francefco ,
nattivi delle^ Terr< rubelli: di Lombardia ,
ufciiferó prefhmente d^fooi Stati ; e da
tutti gli alm Religìofi Si togiimc fìcu-
rezza di non trattar có^' alt^una in dififèr-
Tvigio di lui . Il- Che t:utfi. Barbai ^ e
Cavalieri „ che. |:ier V addietro aye^ro iè-
jguitp le parti der Pontefice y e partico-
lartnente quelli y che aveauo le loro Ba-
ronie V confini A' Abruzzo,^ e di Campa-
gna , ^oveiferp. andare in ordine eoa aìw
mi , .e cavalli in Lombardia per fervirlo
ih Campo, a loro (pefe » e quepi $ che jioq
eiatt agiati dùnoneta^ cotfoidQ^.^e egli
avrcb-
X239.
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DEL RiEGNO DI NAPOLI LIB. XVIL GAP. L 337
èVv^bé lor fatto pagare . III. Che dalle venuto di Sardegna » cm gfojQb mitneio
Chiefe Cattedrali s'eligetfe per lui , e s* di foldati Puglieii ^ Tedefchi, Siciliani y
imponete per V Imperlai Corte un ad/»^ e Saraceni > invade la Marca d'Ancona,
t^fio feconte il modo» e potere delle lo- fompcndo la guerra al Pontefice • Grego*
fo ricchezze , e parimente da' Canonici , rio l' inviò contro per fuo Legato il Car-
e Preti fudditi di quelle Diocefi , e da* diimlc Giovanni Colonna -, acciocché di-
Cherici ancora» fecondo le loro facultà:
ed il medefimo fi doveife efigere dagli
Abati» Monaci negri » e bianchi . IV. Che
tutti que' y che fono nella Corte Roma*
na 9 eccetto gli efclufi , ed i ibfpetti deb*
biano ritornare tofto nei Regno » e facen-
done il contrario » i loro beni faranno
confifcati ) e dopo la citazione ^ - fé noa
tibbidiranno' , non fi^ permetterà loro più
ritornare . V. Che i beni » ed i benefica
di quelli Cherici , che non fono del Re-
Sno , debbiano tuttr con^cai^^ . VL Or-
inò» che niuno potefle né gire dal Re-
gno in Roma » ni venir (k Roma nel
Regno fetitefl licenza de' Giuftizieri delle
Provincie d' Abruzzi , e di Terra di La-
voro . VII. Che fi HabilifTeco efplorato-
ri , accioccliè niuno » fia mafcolo , fia
fcndeffe que' luoghi , e nel mefe di No-
vembre di queft'ifteffo anno 1239. con-
fermò le cenfure già fulminate contro Fe-
^?'f^» 5/^^®«»*cò ilReEnzio con tut-
ti 1 fiaoi fcgìuci, per effere entrati oftil-
mente nella Marca, quam Jurh effe dice-
kat EccUfiaj x;eme narra Riccardo.
Sollecitò anche il Pontefice i Venezia-
ni » perchè moveffer guerra a Federico •
1 quali fcoverUfi jgià 4i coftui nemici ,
afialirono con la loro armata la Puglia •
«* avuta Federico notizia d' efferfi ner
^«^^« ^^ìitj'i^W^i alcuni fuoi Baroni,
nfolfe di paffar nel Reanw 1 per laqual
cofa munite di foldati tutte h piàimpor-
tonti atta di Lombardia » e paffati^li
Apìpenuini pervenne a Lucca^ ed a Fifa,
ove dimorato alcuni giorni s'adoperò a
femmina , entrando nel Regno , portaSè fere, che i Pifaai moveflero afpra teuer»
tenere , o akrè teritture del Papa contro a' Geaorefì partigiani del Pontefice e che
jno^i Popò" .di Tofcana con lui 'fi col-
legaflcro. Nello ùeSo tempo FnteEiia,
UDO de difcepoli di S. Francefco «d* Affifi,
Hegnato col Pontefice , per efferfi dimo-
ftrato più favorierole. ad alcuni Frati del
fuo Ordine , co' quali avea nimiftà , ed
afpruneate il travagliavano , che a lui .
anch egli aderì a Federico , divenendo
fuo gran partiguno, e difenfore j onde fi
veggoìio alcune lettere fcritte dall' Impe-
radore a fuo favore , e particolarmente
una d etfe al Re di Cipri , ntih qua-
le lodaudolQ di fomma hontà , dimoOra
averlo in molta ftima.
Racconta Bernardino Gnrio , che pri-
ma, di partir Federico da Lombardia, per
trattato de' Milanefi, congturaiono ditor-
gh la vita neir ifteffo fuo efercito , Pie-
tro delle Vigne, Guglielmo di S. Severi-
no , Teobalde Francefco Sinifcalco del
fuo Palagio , Andrea di Cicala, Pandol-
K> della Fafanella , e Jacopo di Morra ,
cbU' altri molti de' fuoi maggiori , e più
ftimati Baroni , e che avvedutofi l' Impe-
radere della lor feHonia, faceCe cavar gli
occhi a Pietro^ e gli altri in varie sui.
di lui , e che fé fodero trovati » fof-
fero' fatti morire 9 o Chierico, o Laico ,
che egU- fi foie.
Ma non perchè queAè oftilità fraf^di
loro fi praticaifero , tralafciò Federico di
mandare a Roma li Veicovi di SL Aga-
ta, e di Calvi per trattar co' Cardinali di
trovar modo di compofizione ; ma tofto
che Gregorio feppc la lor venuta in Ro-
ma, furono da lui difcaceiati, e ritoma-
lono indietro nel Reame fenza conchiu-
der cofa alcuna (a).
C A ?• IL
Si rompe aperta guerra tra FcoSRico^
e Papa G RX o o R ^o , // quale in mille
gui/e oltraggiato dalV Imperadote ^ fé ne
muore di £ìer £ animo .
INafprifconfi. per tali cagioni gli animi
d' ambedui , e mentre per opera del
Papa fi rnbella Ravenna dall' Imperado-
re , e fi dà in mano de' Veneziani , che
la difendono , Federico richiama in Ita*
lia^il Re Enzio fuo figliuolo ^ il quale
Tomo Ilm
(a) Rice. amt. 1239.
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^S -DEL L^ I S T O
fc afpratncntc itiwire ; nel qual racconto
prende il Coirò un raanifcftò errore , per
feguir forfè alcun Autore , che ciò con pocoi
avvedimento fcriife prima di Ini , non
lespendofi tal fatto, né in Riccardo da S.
Germano , né in altri Scrittoti di que
tempi j anzi Andrea di Cicala , eletto
dopo la morte d'Errico di Morra G. Giù-
ftiziero , per lungo tempo appreffo fedel-
mente il fervi , e la ribellione de'S. Se-
verini , di Teobaldo Francefco , e di co-
loro della Fafanella , e d' altri Baroni ,
con la rovina di Pietro delle Vigne, ftìc-
cedette in progreffo di tempo nel Reame ,
f con altra cagione di quella , che il Coi-
rò racconta , fecondo che appreffo di-
Temo •
'. Federici) adunque avendo creato il fi-
gliuolo Enzio fuo Vicario in Italia ^ ed
inviatolo con groffe nùmero, di lolda-
ti ad occupar la Marca d'Ancona , egli
entrò col rimanente del fuo efercito per
uri altro lato nel Ducato di Spoleto, e
negli altri luoghi del Patrimonio , emen-
do già r anno di Crifto 1240. e -fé gli
diede in un fubito Fuligno , Viterbo y
Grta , Civita Caftellana , Cometo , Sutri ,
Montefiafcone , eTofcanella con mok'al-
tre Cartella ; il perchè sbigottito grande-
mente il Pontefice ricorfe alle Orazioni >
e cavate fuori le tette di S.Pietro, e S.
Paolo , col leeno della Croce di Crifto ,
. con tutt' i Chericì , Prelati , e gran parte
del Popolo Roncano , gli conduce inpro-
ceffione ; da S. Giò* in Lacerano infmo a
S.Pietro, ed ivi largamente favellato del-
le miferie , che pativa la Chiefa di Dio
per la malvagità , com' egli diceva , di
Federico, pubblicò contra di lui la Cro-
ce , come di crudeliflimo nemico di Dìo ,
é de' Tuoi Miniftri , infiammando parimen-
te con le fue parole moki degli attantia
•prenderla • lafatti ragunatifi di loro un
convenevole efercita'con gli altri foldatl
del Pontefice , ufcirono contro alf Impe-
radore , e vennero più volte a battaglia;
della cual cofa Federico <ifpramentè fde-
gnato, quanti dei Croce/ignari faceva pri-
gionieri , tanti iaccva loro o fei.dcrc in
quattro parti la tefta , o con ferro info-
cato fegnare in fronte una croce;, e r^ati
•a facco, ed abbruciati i ^Territori di Ro-
ma*, fé ne pafsè nei Reame , o ve' poco
innanzi avea inviata V Iniperadrice iua
R r A CI VME '
moglie in compagnia delP Arcivércovo dt
Palermo , ed andato egli in Puglia pro€«
curò difcatciar da gue liti i Veneziani ,
i quali con venticinque galee fcorrendo
per quelle riviere prelero , e /àccheggia-
Tono Termoli , Campoinarino , Velli , Ro«
di , ed altre Caftella . Atìzi.incchitrata ap*
preifo Brindifi una nave , che carica di
ibldati Imperiali ritornava da Soria, do-
po averla afpramente combattuta , tna noa
prefa, per averla oftinatamente difefaco»
loro, t^e vi eran dentro , l' abbractaró-
«o . A tai danni non potendo fotger ri«
«tedio Federico, fece in vendetta .morire
obbrobrioiamente impiccato "per la gola
in Trani in una Torr^ prefTo la marina,
Pietro Tiepolo figliuolo del Puce a viih
de* Veneziani , i quali danneggiarono quel*
le contrade fincTal mefe d' Ottobre , quan-
do carichi di preda ^ fknzz ricever mole*
ftia aìcumi ^ addietro a Vinegia fi tor-
narono «
Neir ifteifo tempo per opra de' Cardi-
nali y Papa Gregorio pensò di convocare
nn general Concilio inLaterano nel gior-
no di Pafqua del fegucnte anno , per tro-
var opportuno rimedio à' travagliati atfa-
ri dèlia Chieda ed al foccòrfo di Sorh,
e fpedi perciò Giacomo Pecoraro fìi fa-
via* Cardinal diPrenèfte, «d Ottone Bian-
co de'Marchefi di Monferrato fiioi Lega-
ti hi Ilpagna , Francia , Inghilterra , e
Sc«^ia a convocare i Vefcovi , ed i Pre-
lati di oik' Regni, che veniflero al Con-
cilio a difendere le ragioni della Chiefa.
contro r Imperadorfe con dar ^ loro con-*
rezza delle guerre , e perfeéu^ioni che
ciafcun giorno foffèriva • Ciò'intefo Fe«>
derico , procacciò per ogni via di diftor-
re i Prelati' Olrramont^ii dal venirvi ,
feri vendo nel mefe di Settembre al Re
d' Inghilterra ,* che in guìfa alcuna non
avelTe fatti partire i Velcovi del fuo Re-
gno y e con gravi minacele tentò parimen-
te di non farvi intervenire gli Alema-
ni^, e gli Franzefi ; ed acciocché i fat-
ti non- foifero ftati diilimili d^Ie pa-
role , inviò Enzio fuo figliuolo con uà
• potente eiercito nelle riviere diCenova ,
acciocché proccuraffe di non £ir patfare i
Prelfti , e facedW prigionieri tutti quel-
li , che alle mani gli xaptcatfero , e ^ ra-
vagliafle con ogni fup potere 1 Genovefi
feguaci del Ponteftcc. Ecà allora Fedcri-
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co
DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XVIL CAP. IL ?j9
co ili grande» e felice fiato» e potenti/fi*
mo di gente » e di denaro > tenendo al
iuo (bido cinque numerofi eferciti »
( Matteo Pofis , pag. 493» e 4^5» feri"
ve , che foilèro fei eferciti , dicendo : Hg^
èuit enim fex exerchus magnosy fopulo/os p
& fctmidabiles ^ ed annovera i luoghi »
pv* erau poftì ^ ed i Gencrj^li » che li co*
'inandavano . Vedafi StrifVio Sp^tag. Hìft*
Germ^ differt^ io. §♦ 1 5. pag% iSj 8. >
Perciocché oltre a quello » die campeg<»
stava in Faenza ^ « T altso » che* ave! in-
.viato iti Liguria » teneva ìì terzo nella
^arca d'Ancopa» e nella Valle di Spo-
leto , del quale , come fi vede nelle *i»
ftole di dietro delle Vigne , era geofral
Capitano Marino d' Evoli • Era il c^uar*
ta in- Paleftina a difefa di que' luoghi go-
vernato da Rodolfo fuo Mareiciallo > tt
iàt\ quinto era Capitano fuo figUuol Cof-
rado , in Alemagna ragunato per andare
in foccorfo di Bela Re d' Unghgi^ . coiy*
tro i T4ltari> ch'era» poco innanzi ufci-
^i da gU ultimi confini della Scizia y ed
.aveano a guifa d^ un diluvio icorfa» ofog-
eiogata la taaggior parte deli' Afia : ^e co»
«i vittoriofiy e potenti fi dtvifero in piik
eferciti > UDO de quali patfato in -.Europa
avea vinto i Polacchi y ì Ruffiani ^ ed i
JSulgari ; onde il Re Bela chiedendo foc-
4:oxb> a Federico 61 cagione » che. non fol
•faceife dai figliuolo Corrado atferobrargrof-
fo eièrcito di Tedeschi per aiutar <)ttel
Jle y e fcacciare i Tartaiì da' confini di
fLamagna» ma ancora, che tie fcriveffea*
Senatori di Roma j dolendofi y che la di*
•fcordia fra -fé > e Gregorio, il diftogliea
dali^ andar di perfonaa cosi importante
imprefa » richiedendogli y che piocacciatfe-
ro di porlo con lui in concordia > come
•a pieno fi fcoige nel prìm^ro libro ^1-
Je pifiole di Pietro delle v^lgne.
Intanto entrato Tanno 1241. Federico
,per togliere ogni fofpetto y che il Papa
pottife per mezzo de' Frati tendere- in fi-
ale nel Reame y fece fcacciare di fuo or-
dine da quello^ tutti i Frati Cordeglieri y
e quei di Sw Domenico « rimanendone &\
due di loro, nattoali del medefimo Rea-
me y per ^ònaftero » e la Città di Bene-
vento fu prettamente atfediata , fidarne
fcrive Ricctnfo^ la quale avendo perno-
<a) Sigow.dtReg^ItaL L i8. atm. 1241*
ve mefi continui foftenuto valofofamente
Tafledio y alla fine Az fame, coftretta fi
refe , e furono per ordine dell* Imperado-
re abbattute le fue mura , e le Torri in-
fino al fuolo» e tolte T armi a' Cittadini •
Nello ileflb tempo Gio. Colonna Car-
dinal di S, Praffede Legato di Gregorio
nella Marca y Vjcnuto con lui in dUcor-
dia , divenne partigiano di Federico y e
;li ibttopofe buon numero delle fue Ca^
illa preflb Roma . Erano > mentre ancor
durava l'affedio di Faenza > ritornati dt
'U da' monti > e d'Ingtiilterra, e di Scò-
zia in Genova i Cardinali con grofTo nu-
mero, di Veico^ y Arcivefcovi , ed altri
Prelati per venire al Concilio , e trova-
rono in lineila Città Grep;orio di Romai*
gna y parimente Legato del Pontefice y da
lui inviato a'Genovefi per \o fleifo atfa*
re del Concilio. Or quefti Prelati tcmen*
do di gire per terra a Roma per le^ gra«
vi minaccie di Federico » conchiufero di
Jar cotal patfaggio su le^gaiee de* Geno*
veli condotte da Guglielmo Ubriachi lo-
ro Anuniraglio» non oihnte y che Fede^
ricovrii aveifè invitati a venire a lui ;
perciocché bramava» o fargli confapevoli
delle fue ragioni riverfa^ido la colpa del*
la difcordia^ -al Pontefice y o diilorgli da
gire nel Concilio i onde imbarcati su U
detta armata de' Genovefi ebbero all' in*
contro il jle Enzio >con venti ben arma;»
te Galee » tra quelle del Reame y e quel-
le de' Piiani y che vennero in fuo foccor*
£> fottQ. il comando di Ugolino Buzzac*
cfaerini da Pifa efpertiffimo Capitano di
mare (^v); ma venute alle' ftrette le due
armate il giorno terzo xli Maggio tra
Porto Pifat^ , e l' Ilole di^ CorìSca noa
lungi dall' Ifoletta della Melorta ( per
non aver voluto il Capitano de' Genove-
fi allatgarfi in maro, con più lungo viag-
gio sfuggendo. T incontrarfi co' nemici y
giunger fènz* altro intoppo in Roma) per
lo valor de' foldati Regnicoli y e de' Pifa-
ni t e del lor Capitano ne ottenne Enzio
notabil vittoria • Furono in quell' occa*
fione fatti prigionieri i tre Legati » e tut-
•ti i Prelati , che eran colà convenuti , e
grotfo numero d* Ambafciadori di diverfi
Principi , e Città, che anch'elfi andava-
jpo ai Concilio > con mettere a fondo tre
Vtt z ^a-.
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J4« D E L L' I S T O
friee nemiehe , e prendenie Teatidue ,
tredici delk quali fiir particolarmente pre*
fe da' Varcelll Regnicoli ^ e T altre da'
Pifani > e con fare altresì ben quattromila
Geuovefi prigioni , eflendo Aito fra i Pre«
lati cattivi r Arciveicovo di Roana con
altri molti Vefcovi Inglefi , e Francefi ,
ed altri Prelati minori : alcuni (le' quali
forono crudelmente mazzerati in mare
preflb la Mebria > ed altri pofti m pri«
f;ioae in Napoli « in Salerno, ed inaltti
uoehi della Cofta di Amalfi , ove molti
di effi di fame ^ e di ftentp inferamente
perirono g e gli altri furono rimeffi in li-
bertà ad iftanza di Lodovico Re di Fran-
cia , del Re d* Ingtiitteiira , e di Baldui^
no Imperadore di Coftantinopoli . Vcdefi
ancora unl^iftola- (a) di Federico fcrit-
ta ad aldini fuoi Baroni , ove particolare
mente favella della prcfa di Faenza , e
di cotal vittoria ottenuta dalle fiie galee,
la ^uale così comincia :! AiauSké nobis
€onukuii felici tath aufpicia y &€.
Dopo il quale avvenimento*, Andrea
di Cicala , eh' era Gran Giuflittere , e
General Capitano del Reame , d'ordine
del fuo:^ignore convbcò tutti i Prelati
Regnicoli a Melfi di Puglia , e da loro
Tolle confignati in fuo potere tutti gli
arredi delle loro Chiefe , così i vafi d'
argento, ed oro , come le gemme, e le
vèfti di fcta , di porpora, , e 1! altre cofe
deftinate al culto Divino, gran parte del-
le quali , condotta in una Chieià di S.
Germano , fu data in cuflodia a dodici
uomini de' più agiati, e migliori di quel-
la Terra , eflendofi t>articolarmente tolte
due tavole , una d'oro , e l'altra. d'ar-
gento puriffimo dall' aitar di S. Benedet-
to in Monte Cafmo , con altri preziofl
abbigliamenti ornati d*oiii,-e di gemme,
e vafellamcnto d'argento, e danari con-
tanti in graffo numero y ma di quefte sì
profanamente ragunate fpoglie , alcune fu-
rono ricomprate da' luoghi , onde erano
fiate tolte, e l'atre fur cofiKdotte aGrot-
taferrata per iàrne moneta in fervigio dell'
Imperadore; il quale foggiogata Faenza,
e tutti gli altri luoghi di Romagna , e
lafciato il figliuolo Enzio Tuo Vicario in
Lombardia"^ pafsò nella Marca, ed aifali-
to Fano , Amfi , e Pefaro , non potè Ì4|-
/IgnOTÌfiene ; onde pofti a ruina i lor Tei'-
( a ) Pett, de Vineis epìft.foì. 107.
R I A C I V I L E
rìtori, ne andò a Spoleti, che a>n Nar*
ni, ed altri luoghi dell' Umbria tantofto
fé gli diedero , mentre il Conte Sindone
di Chieti fuo Capitano con un' altra par-
te deir efercito avea parimente prefo Chiu«
fi , e Viterbo j pdi verfo Roma prefe , e
diftruffe Monte Albano , Tivcdi , *ed al-
tre Caftella ,^follecitatone dal Cardinal
Colonna , che come duetto abbiamo , era
divenuto ribello , e nemite del Pontefi«
ce , il quale afflitto da tanti mali , dopo
aver creato Senatore di Roma Matteo
Roflb uomo d' avvedimento , e* valore ,
ìacciocdtè s' opponefTe a' moti del Cardi-
nal Gio. e dell' Imperadore , poco ftante
in^rmando d' una grave inalatQa per af-
fanno , e f er dolore trapafsòt di quefta
vita a'2r« AgoAo, fecondo fcrive Riccar-
do da S* Germàno^.
Morto, il Pontefice Gregorio , Federico
fcride fne particolari lettere al Re d' In*
ghilteif^ , e ad altri Re , e Signori di
Criftianità 9 dicendo , che fpetCva perla
morte di Gregorio d' impor fine ^lle dr«
feordie , che avea avute con la Chiefa ^
e gire in lor compj^gnia contro i Tarta-
ri , che , come abbiam detto , in quei tem*-
pi travagliavano .l'Ungheria « T Alema-
gna , ed altri liioghi de* Criftiani . E ra-
gunati dopo la morte di Gr^riò i Car-
dinali per creare -il mièva Papa , non ef-
fendo più che dieci, fpedirbno Ambafcia**
dori a Federico , perchè fi fotfe conten-
tato di mandare con quelle condizioni
che gli fe&ro parure convenevoli i due
Cardinali, che teneva prigioni; il perc/xè
fattigli cott4urre a Tivoli d^ Teobaldo
di Dragone , gì' inviò liberi ii\ Ronia con
giuramento , fic^ome (oti^t il Sigonio , d'
^^t a ritornare in 'prigione fatta la no-
vella elezione > fuorché , ^ alcuno di lo-
ro foffe creato Pontefice • Così , lafciato
buon numero di foldati in Tivoli , per
la via di Campagna venne nel Reiguo ,
e fermatofi all'Ifola, comandò ches''edi-
iìcafTe una nuova Città all' incontro di
Cepparano, e ne diede la cura- a Riccar*
do di Monte -Negro Gìuftiziero di Terra
di Lavoro , comandando agli uomini d*
Arce di S, Gio. in Carico , dell' ìfola di
Ponte Scellerato , e «di Paftena , cbe do-
veffero colà andare ad albergare ; e per
operar} del nuovo edificio volle , cbe vi
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DEL REGNO DI NAP
waédk. certo noaiefa à' uonini de' Vatf-
falli di Monte Cafino » e di quello di S.
Vinceaao a Vulturao , del Contado di
Fondi y di Cornino , ' e del Contado di
Molife 9 fcambiandofi in giro fettimana
per ièttimana .. Ma Riccardo j^ che oiò
icrive, non fa menzione nel detto luogQ
del nome impofta alla novella Citt^^ fe
non clit'y -per quanto egli poco ^^e(&
4ice, e per quel t che fi lègge nella Cro«
naca del Re Manfredi , fu nominata Fla^
gella y quafi volefle ccAi tal npme -ìnferi*
re*'^ che era fondata per travagliar Cep^
{tarano 9 egli altri circoiliRiti luoghi del-
a Chiefa i nondMeno di tal Città non
appare oggi reliquia) né veftigio alcuno ^
Bè-trovi^efrer^ttata altra volta meozio**
nata ne' tempi appretfo, o perchè non fi*
nilTe d' édifTcarii > o perchè fdtfe disfattt
poco .dopo il fuo cominciamentò •
Mentre Feéerita per S. Ger■^09', Ali-
fi , e Benevento fé n* andò in Puglia >
con aver cpmaidllo y che tutti i mobili
raccolti idaUe Chiefe foffei^ a lui cendot-
tra A>ggiav eleffero i Cardinali ^ ch'eran
ragunàti al" Conclave in Roma > trenta,
gìoriy dopo la morte di Gregorio p per
nuovo Pontefice. GotfredoQaftiglioneMI^
Janefe Cardinal Vefipovo' Sabinenfe) vec*
cImo» ed infermo 9' ma di iomma^bontà 9
a cui pòfer fionQieC«/ry/ì?toir. il quale ap-
pena dick&tte giorni dopo la fila elezio-
ne patfati) e prima di confegrarfi ^ di que-
lla vita trapalò ; onde i Cardinali venu*
ti fra di loro in discordia , qon crear»-
tko per lungo tempo altro Papa> con gra-
ve danno della Chiefa , anzi molti di lo-
ro temendo della fierezzf^ di. Federico ,
fuggitifi nafcoftàmente di Roma ^ in A.-
lagna ^ ed in altri luoghi fi ricoverarono.
Venuto pofcia il mefc di Dicembre >
r Inmeradrice Ifabella dimorando coU'Im-
perador fuo marito in Foggia > foprapprer
la. da improvifo male » in b^revó tempo
morì, e fu fepolta in Andria.
Nel feguente anno 1242. Federico im-
pìpfe un' altra groifa taglia di moneta nel
Regno > e tolto T Ufficio^di Giuftiziero
di Terra di Lavoro a Riccardo di Monte
Megro, vi fu creato in (uq* luogo Giful-
éò da Nami • Fece pofcia abbitftlif tutte
le Torri, ch'erano in Bari, per aver fo-
tijpetta la fede de Aarefi ^ e wndè firn.
Ambafciadori a Roma a comporre la pa-
OLI LtB* XVII. C AP. II. J4t
ce fra* Calcinali , che colà erano , e tfa^ì
tar deir elezione del nuovo Pontefice , il
GranMaeftro de* Teutonici , TArcivefccH
vo di Bari, e Maeftrtf Ruggiero Porca»
ftrcllo.
Nello ftefib tempo Errico,' che lunga-
niente fii prigit>ne in Puglia nel Caftel
di S. Felice, e poi condotto in Calabria
nella Rocca di Nicaftrp, e*di Jàpa Mar*,
tosano, morì quivi in prigione di natu^
ral niprte, fecondo che feri ve Riccardo
da S. Germano . Ma Giovanni Bdbcaccio
Autore vicino a quei tempi, e'chiaropér
la dj^ttrina, e per T altre virtù , che in
lyi fiorirono, ne^cafi degli uomini iU«»
ftri, dice, che mentre Errico era ancor
foftemvto in Martorano , fu dal Padre ^
moffo óggimai^'compàifiòji di lui, ordi-
natola che^li foife innanzi condotto per
riporlo in libertà ; onde ^rico , che di
ciò nulla *iàpea^, temendo noti il padro
ayieffe mandato a prenderlo per faziare in
fiiù fiera guifa la fua crtideltà contro di
ni , mentre da* fuoi Cuftodi era a. caval-
lo menaso-'airimperadore', al valicar <St
un ponte del fiume , che tra via ritrovò 9
di mo iM^ere con tutto il cavallo in ef-
io fi gittò,^^e prettamente affosatb morì:
della cui morte , comunque ella a' avve«
nifife , certa cofà è , che Federico grand^ <
demente fi dolfe , piangendo morto colp.,
che mentre viffe avea cosi aceriximente
travagliato • Tal dimoftrazione appunta
Ì3e fece egli con fue lettere appo tutti i
Prelati del fuo Regno , dolendoti della
nfumt di lui , e dicendo loro , che cele*
bratfero pompofe efequìe per un raefe ^
con Meffe , ed altri Sacrifici a Dio , in
eoaenda de' falli del morto figliuolo, rap-
portate, da Riccardo :, che cominciano :
Frid^icusy ^c.Mba$$Caffinenfiy 0t.Mì^
/ericordiaj Or. .
Lafciò Enrico , di Margherita figliuola
di Leopoldo Duca, d^ Auftria , détto il
Glorio/o , fua mogUe , fecondo che ùann
Gio. CufpÌAiano , due ^liuoli femelli^
cioè Errico, e Federico; a'auali, ed al-
la madre Margherita non volendo Iddio ^
dut alcuno di cotaL difavventurata Ca(a
ibpravviveffe , i medefimi infot^unj d'Er-
rico avvennero y perciocché i figliuoli in
età di dodici anni furono col veleno fat^
ti morir da Manfredi , • Margheri«i fo«
pravvivuta al padre, al marito» ed a* fuoi
fira-
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I4t \ DELL* ISTO
fittelfr> che tutti fcnta pfoUHnirona , •
h'tnafta erede del Ducato d' Auftria 9 co«
me unico germe di quel lignaggio» Cri*
maritò conOttocHiero figliuolo del Redi
Boemia,. 'col quale nou generò figliuoli i
anzi venuta feco iti proctCo di tempo in
grave difcordia, fu da lui repuaiata i, ed
Ottochiero fotto pretefto d^ averne avuta
dirpenfa»4Al Pf>nMÌce> il quale aveaegli
con molti doai » ed o^rtè invano a^iè
Ibllecitato > s! ammogliò di nuovY]i cqh Cu^^
nigondlk nipote di Bela Re d' Ungheria 5.
e confinat!b Margherita iti Auftria nella
Terra di Ktembs» poco ftantene la^fece
anche col veleno inorire y per la qual co^
ia iùccedutte graviffime guerre > venne aU
hi fine il Ducato d"* Auftria in patere ékU
ìz Cafa de' Conti d^AÌpurg>. da'^jùalipre*^
feil cognome 7^«^^^nV y fino a'^noftcifem*^
pi col dominio» d' altri Regni ^ e Provin.--
eie X è felicemenie podeduto ^ '
C A P. IH.
SmìMdo Fte/cii l thtu FontefiM^fifH no-
me £ IwibrCENZ» IV. #/ quah 79ón^ me-^
-no y <h9 il ftfo predecefforc GiiEOOiiiO ^
profi^gue con pEDCRica la^ gutrra ; èà
imìmit il OoìUÌlìa a Lione di Francia ^
RIA CIVILE
poi co' Romtmi » timiie in liberti ^ e rU
tìiaadÀ onoratamente in Roma il Cardi«
oal di Preoefte ^ cke avea fatto fiu allo-
ra ftrettamente foftenere in Rocca Jano-
hi avendo parimente alcun *tempo prima
rimefTo in libertà i^ Cardi^jial Ottone y ed
a Roma inviatolo», perchè interveniffe aU
la cfeazion del Papa ;. i quali due Gaidi-
nalft (lèrierbar la fede promdlk » erano
dopo l\ creazione di Ce^ejiim ritornati di
lor voler» in prigione . Il perchè aàem*
braci di nuovo «tutti i Cardinali in Ala«
gna a' 24» Giugno nella fefta di S. Oìo»
Battifta crearoii^ Papa Sinibaldo Fiefcbi
Genovefe > de' Conti 4i< Lavagna » Cardi*
uat di S.. Lorena^» 41 quale fu cotifegra*»
to il giorno de'- SS. Apo(^lt Pietro > e
Paolo y e nomato ImofenzJa IVI
Era Quefti ftato carifiimo^'e partjcolar
amico di. Federico ,, il perchè i^nijRcata*
ne préAiAMUte la noveli^^ f €btm dr co-^
fas che fi giudicava cbveq|li etfere carif-
fima,. comandò y che a ì|?ndetfera, grazie
a Dio per tu^^ il Regno y. ^i inviò T
ArciveTcovo di Palermo » Pietro delle Vi-
. gne y e Taddeo- da Sefla fuoi Am6afciì*^
doriM raltegrarfi coh^ (uè amoÉetoljjKìme
Ifttere deila di lui affuntione al Ponte-
ficato Cf ) i per la: quat coft ì Popoli d'
Italia giudicarono y. che farebbero fenu
FEderìea intanto y. a cui preme» 4'ele^ éallo pacificatneitte vivuti y, togliendofi in*
aione del nuovo Pontefice > andò ami-- fieme le discordie y, che gli aveaa cosi
eheFolmeme verfo Roma y Ibllecitando i «certMunente afflitti ;. ma Federico , che
Cardinali alPeSezione y come' fi vede pet
una fua ept^ola nef Ubro di Pietro det
le Vigne ; e Hello ùcffo tempo mori di
naturai morte nel Reame it <3. Giuftlzie-^
io Errico di Morra .
Succeduto poi V anAo dt Crifto i2#j.
e noi» rifolyendòfi i CardinaH a crear P^*
pa a fuo piacimento y «itrò*' irato ae*te-
nimenti di Roma y e queir abbattè^ e di<-
Aru^e,. ficcome feri ve Riccardo^ anzi per-
chè i Romani rovefciaroir ne' Cardinali T
indugio* deir elezione s notir folo occupò
le lor Chiefe y ma diftruiTe le ior ville^
<e poderi y con rimaner diftrutto p«r maa
4e' Saraceni Albano y ch'era ti' un Cardi-
nale - Pece torre daUa Badia di Grotta
-Ferrata due ftatue di bronzo y e portar*
le a Lucerà di Puglia > e rappacificatoli
^onofcea T animo d* Innocenzia > tiSfok
«gli amici y che feco di ciò fi rallegrava*
«o y che egli avea fortiffima cagione di
dolerfi^ y perciocché avea penftito uii> fuo
cariifimo amicg Cardinale , ed era ftato
creato uà Papa y che gli farebbe ftata fie*
riffimo nemico^ come appunto adiVenne ;
pet^iocchè appella che Innooenzio S vide
{\xì trono y fece fignificare a Federico y
ehe egli col Pontefi^cato avea parinteme
l^fa la cuna di difenikre le ragioni deU
la Cbiefa y ed inviò Pietro Arcivefcovo
di Roano, Guglielmo Vefcoyo dìMode*^
dena^ y e Guglielmo Abate di S. Fa-
condo ad- intimargri y che éavefle puigar*
fi di tutte Taccufe y che gli erano» fiate
appofte y e dkm fé ia alcuna cofa avetfe
egli dtfefa la Chiefa > u* avetf^ avuto to^
, ' fio
( a ) Akune riauf^tt di ^uépk kmtte ^engmé ffÉfjm$atw da Paplo Panfu ntlUt vi$M
£ lìiìmcnTéo JF.
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DEL REGNO DT NAPaLI tlB. X7II. CAP- UT.
mSo a far Y emenét ad arbitrio é* aleuni »
che «gli avrctì» perciò detti <tf ) . Fe-
derico udite le inioiemi propofizipni fat-
tegli dal Papa ^ le ributtò immatitanen-^
t« y e fece guardare i Porti , e le ftrade ,
acciocché loBÒcenzio non icriyeilè lette-
« fopra cotali affari a' Signori, ed a* Po-
poli di là SeirAlpi.^ ed accortofi , che
Innocenzio perin^zzo d'alcuni Frati Cor*
diglieri inviati da lui per mtffi in detti
luoghi ^ "protcurara tirar a fé V iacliiu-
zione di«tque' Signori Y eì^o^i, feceten^'
dere infidie a detti Fratr , e trovatigli ,
gli fece impiccar tuttt per la gola .
Il Pontefice intanto nel mefe d' Ottoe-
bre di Alagna , ove era ftato eletto , ed-
ancor dimorava , fé ne pafsò in Roma ,
-e fa con graadiffima pompa , ed onor ri-
cevuto i «è guari da poi andò da lui il
Conte di Tolofa , che era d' alcun tempo
prima yenuto in Puglia a ritrovar Fede-
xicovper proccurarejr^ *potefle » di con-
cordargli infième.
QtD termina la Ina Cionaca Riccardo
da S. Germano , lenza la cui guida per
alcuni anni non avremo sì fatta chiarez-
za , come per addietro , doli' opere di Fé**
derico, e degli altri avvenimenti di q^ue*
tempi , , • .'
Entrato pofcìa il nuovo anno di Crifto
1244. Federico ritorna cdl fuo efercito
nello Stato dilla Chiefa'; ma -nondimeno
moffo dalle preghiere^ degli amici , e dal-
le continue ammoni^riotfi degli altri Prin-
cipi Crifliani , fi difpofe a voler accord^fi
col Pontefice ; onde inviò^ di nuovo il
Conte di Tolofa, Pietro delle Vigne , e
Taddeo ì^ Seffa per fuoi Proccuratori ^ ed
Ambafci^ori in Roma.'^ per mezzo 'de*
t)uali nel giorno di Pafqua di Refurre-
2Ìone in prefenza di Baldovino Impera*
dor di Coftaminopoli , che colà dimora-
va , promife, che fifarebbe rimefTo al pru-
dente arbitrio d' Innocenzio , e che avreb-
be lafciato in pace le ragioni , ed i luo-
ghi della Chìeia ; onde datoli comincia-
mento al traitato , il Pontefice , perchè
da vicino V affare póteffe trattarfi , pafsò
con molti Cardinali a Civita Caftèllana->
e di là a Satri . Federttcr prima d' ogni
altro preteti^va , che (offe affolùto dalla
fcomunica inginftamènte Ittlminatagli da
( a ) Pan/a nella vita d* Innoc. IV.
54?
Oegori# fuo predeceffi>re 5 ma fcinocca'*
t)o air incontro non voleva in guifa al'*
cuna polverio , fé prima non .reftituiva
tutto ciò> che egli diceva aver tolto alla
Chiefa j per la qual cola rottofi ogni trat^
tato. Federico incominciò apertamente a
minacciarlo , <d a trattar parimente d* a»
▼erlo in fuo potere ; del che accortofi il
Papa proccnrò partir di colà prettamente
per ifcaropar le fue infidie . Significòdun?»
^uc per mezza d'un Frate Cordigliere' t
Filippo Viccdomini Podeftà di Genova ,
phe con Galee armate , e co^ fuoi nipoti
del-Jricfchi veniffe a levarlo "nella pia vi-
cina riviera del mare , <à il Senato di
ciò fìtto conlapevole dal Podefii , con*
chinfe, che cpn 22. Galee fi doveffe foc-
correre^ Innocenzio . Appreftatofi fl Na*»
vilio , vi s' imbarcò fopra Alberto , Jaco^
Sy, ed Ugone del Fiefco , figliuoli del
tello d' Innoaenzio, fingendo altra ca-
gione al navigare , p«r Tion dar fofpetto
alla fazion , cheJFederico avea^ oeno^
va : fi partirono dal Porto di Genova ^
II. Giugno fé con felice viaggio per ven*
nero a Civiu Vecchia fcnz' altro intoppOf
«ve trovarono Innocenzio , il quale mon*-
tato fulla loro armala , gtnafe a Porco Ve»
jKrc , *d indi a Geaova , .ove fu con fom-
ip onore ricevuto > jb. gli altri Cardini^
li , eh' enn rimafti a Sutri , poco ftante
fconofciuti "per diverfi cammini , col favor
de' Milanefi > falvi anch' effi a Genova
pervennero . Ma Federico rifaputa la cer-
ta partita del Pontefice , mjinl 5 e fortift-
co tutti i luoghi del PatVimonioi ch'avea
in fuo potere , e pofcia fé n' andò a Fifa ,
donde inviati fuoi Ambafciadori a Parma
< ove fapea aver molti parenti Innocen-
zio ^ per avervi maritate* alcune fue fi>-
celle ) acciocché provedetfero , che non
vi fuccedeffe qualche rivoltura , e tumul-
to , ed i Parmegiant nella fua fede con-
fermaffero , parti da poi da Tofcana , e
ritornò «pel Reame.
Innocenzio intanto giunto a Genova >
-ed accertatofi maggiotmente y che 'Federi^
co non intendea di lafciare cos' alcuna .,
iè 'non era prima dalle cenfure affolùto .,
al che in ntun modo voleva egli venire :
■ per movere ' più fiera procella contro Fe-
derico > pensò allontanare da Italia » ed
ac-
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544 VTLVISrO'k
accompitgtiato da Cardinali , e datltriPfe-
lati , e Baroni Romani tngl Marchcfi di
Monferrato, e del Carretto n' andò ad A-
éi , e di là felicemente pervenne a Lio-
«le di Francia. Ivi dal Re Lodovico IX.
con ogni onor raccolto , incontanente in-
timò il Concilio, che Gregorio tanto a-
vea bramato di ragùnare , fenz' aver po-
tuto ottenerlo j citando tutti i Prelati di
Cr^anità a venirvi nel giorno del Na-
tale di S. Giovali Batiftai*e per dare più
fpeziofa apparenza al Concilio , appoggia^-
va la cagione di farlo per lo foccorfo ,
che dovea darfi a'Crìftiani, che guerfe|-
giavaiio in Tcfra Santa , ove per Je di-
fcordìe con Federico erano ridotti a mal
partito i fi foggiungeva ancora , che in eilo
dovea* trattarfi del modo di riduri* in pa-
ce i travagliati affari della Chiefa in Ita-
lia; ma il vero era di doverfi trattar^del-
la depofizione di Federica . (Juefti all' in-
contro avendo pc«|ìtrati i difcgni d' Inno-
cen2Ìo , non mancò nel medefimo . teippo di
fcrivereuttafualungakttefa a tutti i Prin-
cipi del Mondo , con ifcovrire^ i dife^oi del
Bòntefice, rapprefentando loro, eh erano
quefti^pretefti^ e che non poteva non co-
nofcerfi chiaramente ,#nòn effer tempo ftx
lui d' attendere al foc«orlo)di Soria ,*Hjuan-.
do Innocenzio proccurava fconvolgergli gm
fcdizioni li fuoi Stati d'Italia/ e che tut-
to il male , e la mina di GerufaWmme
dovea incolparli al Porttcfice ; poiché la
difcordia, che era in aue' Santi luoghi fra
i. Templari, f gli Spedalieri, era fomen-
tata da kii , per' eller aucfti feguaci del
Pontefice, e tuoi Miniftri.
Con quelli avvenimenti paffato Tanno
1244- nel quale l'Italia era ftata mifcrar
mente travaglfata , oltre alla guerra^ da
fame, e pefte crudeliffima ,, nel principio
del feguente anno 1245. vedendo Federi-
co , aie il Concilio convocato in Lione
era contro di lui ^ propofe. di tornar in
Lombardia per opporfi nel miglior modo,
che potea a difcgni -del Pontefice ; e giun-
to a Verona convqcò ivi un generai Par-
lamento, nel ^uale convennero molti Ba-
roni Italiani , e Tedefchi , e fra di efli
Corrado figliuolo di Balduino Ipiperador
di Coftantinopoli, il Duca d' Auftria , ed-
il Duca di Moravia con EwUino j e da-
( a) PsnfM nella Fks tP Innoc. W.
lACIVILE
to afletto a diverfi af&ri d* Italia, fi dol«
fe acerbamente d* Innocenzio 9 purgoffi
dalle colpe che gli apponeva, e deliberò
mandar fuoi Legati al Concilio Pietro del-
le Vigne, e Taddeo di Setfa , acciocché
s'opponeffero agli attentati del Pontefice,
ficcome in effetto andarono in Lione > do-
ve anche intendea condurfi F^eilerieo; on-
de panitò di Verona s'. avviò igtr paffare
oltra i Monti , e gire al Concilio ; ma
giunto a Torino^ intefe. , cope a' 27. Lu-
glio il Papa avea dato contro di }ui fen*
tenza , privandolo del Reame di Puglia ,
e di Sicilia , e della Corona Imperiale ,
come rubello , nemico , - e perfecutor di
Santa Chiefa.. /
§• I. IjiùYta del Conciliò di Licntj e
della depofizione di Federico.
NArrano Matteo Paris , ed altri gra«
viifimi SeriiMf i , che coògrepato il
Concilio nel Duomo di Lione , fedendo
Innocenzio nel* foglio, ed alla fua deftra
Balduino Imperador 4^ Coibntìnopoli ,
primieramente ornò del Cappello rodo i
Cardinali, volendo dimoftraT con tal co-
lore , che doveanó effer pronti fino alio
(pargere delfangtie in fervigiò della Chle^
(a contro Federico • Aggiunfe loro per
maggior ornamento di tal dignità la va-
ligia ^ e la mazza d* argento quando ca*
valcavano , volendo , che alla Regia di-
gnità ibffe la loro agguagliata . Ciò fece
ancora ad onta , e per V impegno che te-
neva contro Federico , il quale diceva «
che i Prelati dovean^ imitar Crifto , e
gli Appoftoli , ed andar fcalzi ,' e a pie-
di; e che bifognava rìduigli alr^ povertà
primitiva della Cìiiefa {a) . Favellò poi
a altri affari della Chie(a , e del foccor-
fo , che intendea dare a Terra Santa , e
della difesi da fiirfi contro i Tartari , che
r Ungheria , e T Alemagna con gravifiimi
danni avevano affaiita ; comindò poi ad
efaggerare le malvagità di Federico , le
•perfecuzionl , che continusonente dava a'
Romani Pontefici ^ ed agli altri Miniftri
d^lla Chied di Dio, maniiando in efilio
i Vefcovi , a>n privargli d* ogni avere ,
imprigionando i Cherici , cftn iatgU an-
che fpefCe iiate arudtlmente ittoriie ^ e
oona-
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DEI REGNO DI NAPO
comtnetrendo contìiiuatnente quefte , ed
altre fimighanti cattività , Ma furto ra
mezzo con molta irnr^^pidezia Taddeo di
Seff^^ » una deRJi Ainbalci«dori di Federi-
co, rii'po fé in faccia del Pontefice , e di
tutti coloro del Concìlio , che di tutte
cjueft'accufe , delle quali fi caricava il
Aio Sìf^nore» era quegli innocente, e che
la colpa delle paffate guerre dovea addglV
far fi a' Pontefici Romani , e che egli fi-
dando nella giuftiii^ dei fuo Slf^nore a*
ivrebbe dileguate tutte quelle accufc ; e
cli€ Federico, fé Innocenzia avcife volu-
to riconciliarlo con la Chiefa , avrebbe
pioccorato unire la Chiefa Greca con la
Latina l ricuperare Terra Smn , e reftt-
miti j beni tolti alla Chiefa Romana, e
che di querte promeffe e^li ne offeriva
per mallevadori i Re di Francia , e d' In-
ghilterra ; ma il Pontefice burlandofene
come vane, ed illurorie , ributto V offer-
te ; ce' quali difcorfi ti die compimento
per quel giorno a qucfta prima feflìone
del Conci IfD ,
Raeiunatofi poi nella feguetite fettima-
Jia , nella feconda feffione fi cominciò di
nuovo a trattar dei io fìeffo affare , e do-
po aver il Pontefice orato di nuovo in-
torno alle malvagità di Federico, furfe in
inezzo il Vejfùvo di Carimi a\ Fratesche
fu deir ordine Ciftercienfe , il qvi^% era
«no de' Prelati , che Y Imperadore avea
fatti cacciare del Reame : quefìi , moiìrari-
do m voce afflitta ^ e mefta gli fttm >
che avea fofferti da Federico, cominciò a
fare un racconto deHa coftui mala vita
da che .era flato fanciullo, caricandolo di
nw^lte ^ e pra^iffjme ingiurie , dicendo ,
che Federico tion credea uè a Dio , né
^'Sami : che tenea in un medefimo tem-
po più mogli; che fa voref^^iava continua-
raente i Saraceni: che tenea panicolar fa-
jrniliarità col Soldano di Babilonia : che
fovente fi contaminava con illeciti con-
cubiti di donne Saracene i e che menan-*
do vita Epicurea , e tutta m '
ftrava non credere a niuna 1 . cc)
a repetcre quelle parole d' Averroe t^clrc
tre perfone avevano insannato tutto il
Mando , il Salvator ntittro Gesi iXri-
ftiani^ Moiiè gli Ebrei, e Maor i li
Arabi % e dopo ave» fcggiunto i >.
yo airrc iTimiglianti accufe , termnià il
filo diicoffo col dire, che Federico in tea-
Tùm, IL
li LiB. xvir. GAP. m,--^
dea di ridurre i Prelati a quella batfer
za, « pov«rtà della primitiva Chiel'a, co-
me per le fu? «ìn-re, e per molte fue let-
tere potea , Mite conofcertì . Dopo
coftut furie un r - *^g
coaferm;indo le co ì ti
Vercovo di Carinola, ve Bageiuiileddl'
altre , accufandolo d' Eretico, di Sacrile
go, di Spergiuro, confortando il Pontefi-
ce a procedere eoutro di lui , e deporlo
dall Imperio , ed offerfe d' artìfìerlo con
u^'VJt'n *°" 'a Perfoiia in tutto cuci
che fofle ftato necefTario con tint' i Pre.
Iati della fua Nazione , i quali, in ma»,
gror numero, e con più maqnifice ma de-
gli altri er.in venuti al Concilio.
Ma Taddca di SejU impaziente ritt le
parole ingiuriofe del Vefcovo di Cirino!
la rilpole intrepidamente » che eeli in
tutto ne mentiva , declamando che ei
non per «lo della ^iuftizia , ma per o.
dto particolare favellava in «tal guifa .
opponendo?!! molti grai'iflimi falli , per
1. quali lui ed i fuoi fratelli erano iti >
dall Imperadore con venepol mente puniti ;
che nicnuva chiunque voleffe imputar Fc-
dencp d crefìa ; e che fé epli foffe flato
quivi prefente colta fua propria bocca a-
vrebbe profefl;ua la vera V,dz non meno
di tutti 1 pmfim, e fedeli Crilìiani: che
della fua yera. e Crifìiana Reli^ronè po-
teva egli moiìrare un incontrala bile ar-
gomento , di non aver voluto tollerare
ne fuoi Doinju, eli Ufuraj , e d' avetali
Jeveramente numti i m W Cimam Mr,ma-
H^m reprcfmdens ( coTbe dice Matteo Pa-
ris J quam conflst Im vhio m^im, iabo.
f^nttm; ed avendo rifpoao a tutte le ac,
cHfe fatte da que' Prclat \ inftante!
mem, .1 Pontefice. &;:.... :/;;Sa;
la terza volta ,1 qonciliq , perchè Fede-
rico era giunto a Torino . e frr poco
tempo farebbe, coli venuto "di 'lUZ
per purgarfì d^Vddjtti , che k ah oppa.
rierano; ma d Pontefice negò alla pnma
di volergli dare quella dilazione /anzi
opiunfe , che fé Federico veniva , ee|i
lubito fi farebbe partito ; mi il lègu Jte
giorno a fiehiefh de' Procurstori de' Kg
di-^Francia, e d' In5ti!,erra , fu coltretto
a dar la dimandata dilazione ; la quala
non potè effer più lunga , che di due itt.
Federico fcorgendo elfere inevitabile la
jjd? V. ì5 E t r isr oa I A e ly 1 1 e
fua condannazione, ripuuudo miglior par- riccaoiliaffi ^o\ Ponjtdioe ; * Ottéé fi^'fneir^
tuo di non èfler prcfente , ed imianzì «« Z9 4el Ket^jdi Ffàtiei:^ fece effefiré^arPa-
Giudice a le Ibipetroi recusò di venire ^ fìi, /inisfaRmem facete competentern (ìiarra
e non oflante che Taddeo diSefla fi prò* Paris )^ d|^k//^ eti/m fUéd' in T^jfrtm San*
teflatfe I che di -ciò, che s^avca a trattar > Sam irredìturu^ coìrei ^ quoad viVetm ChrU
contro rimperadore n'appellava al futu- fio ìbidem mHhatUfus ; nfà 11 Papa riifcn*
ro Concilio 1 paffate le due Icnimane » to^ cìofi di ^efte cofe rifpjofe al Re, che Fé-
ilo ragunò Innocenzio di niKjvo i Prela'
ti f e pubblicate da lui prima alcune Co-
ftituzimii fatte per Lo (occorfo di Terra
Santa, diede non Jine omnium audientium^
tì^ òrcionflaMÌumJÌHpof>t > &. hortore , go^
inefcrivc Paits , la feitenaa contro Fe-
djerico» (iir U quale lo prctDunciò priVatd
deir.Iinjpefio , ^ di tuttigli. oaori^e dt-
tnitài, e di ttmi gli altri fuoi Stati , aO-
ikeadcn i fttddliti dal «iurafiento ] «d oiv
dioatida lore fottd pena di fcomuaica >
ehe boù #i dovdfero più ublnd^re ^ oiv
dericct tante volte queffe , e cofe migliori
ayeà pro^^e >- e goi niuna^atte& } al cht
replicò il Re : Septuagìes/efùespaiìdendus
tfi JinUs^ fèto y & ^etens coìifhlo ^ tam pr9
me , fuam j^ro multts dliis mHHumnàUthi^
peregrìnatuns prc/perum *exhUm ^txpeBaìrti^
èrts , imo pattar pm Statu Unwerf^jììs^tcU-
fuy & Chf ffiianttaùf ''•occipite ^ ^^'Mtc4:p^*
te tanti Princift^\faìem humìììfaientfChrh'
Jìf Jcquemes vejiigia.,^^ qui fé ufqu€ ai era-
€ts ptftiòultim humlìiif^e i^^tìur ; il che
quando vide 'Alte di^FMrtciìi rifiiitarfro-
iinaii^o a^i Elettori delF Ihlperiò^^he ftinatamente dalPapa i adirlo cootro di
dovcffero eleggere li fucceffbre y e che luì audà via fdegnato^ grandemente , e4
ninna^lp riconofceffe più pcif Impéradore^ ammirato , che quella* nmiltà ^ che avea
® Re i. Qu^a fcntenza vieti rapportata conofciute^» Federico Imperadore , non
dalBzo.vif» negli Annali Eccrefiaftici-^^ t avea^egli potuto trovare nt\ fervo de" fet*
fi Rgge aiìcaxa tatti^ intera n;ella Vita di vi . Ed ancorché il PontteBce per mezzo
di fue lettere avetfè fatto volar per b
Mondo quefta fentenza -; nulladmiatico ,
come fcrivCr T Abate Sladenfe y "qHidim
MiH^éid' Papam iton perpinere ìrr^jiera totem
ìuflhterey vel defiììueré , /ed elè^vt a ^trm*
dpibns , cotomre . E fu così vana , e ii
ninno effetto cotal depofizione , che na^
ra Tritemio, che Fcderrco in tutto il tem-
po che viffe da poi , per àmms fer^Te feit
€ontra eum , nee Papa , nec ^Hfuh Prhici-
pam pr^tvaUfe pùtuit ; fed n^n/dvmims fen-
tentìam Papji , quìim frivciamy ^ injtijtam
ejje d'icebat ^ fé I^p€ratofèn'^e(ftt ^ m^pgfHtm-
^ae Prinrif^im mbiikntm ^ tìr Ch'ita tum
ìifque ad mrrtem aderenùam habiitt . Perla-
qualcofa vedendo Federico niente giorsr-
^li la iua umiltà » fu tutto rivolto a di-
fin pannare il Mondo di quanto proccura-
Ta opporgli*. I naocenz io i onde fece fcri-
vere più ruè'bettere a tutti i Principi di
Criftiiiiità purqaudofi daH'accufe, cfiee^li
erano op|->o!te , facendo noraMa nullità di
^gge
Federico ,, che Sianone Scardio, prepofe a^
libri d'eirEpiftole diPieUró delle Vigile^
ed abbiamo, n^i raccontar W depofizione
di Federico , voluto fe^uitafe più toflo
ciò I che fé ne feri ve nel quarto Volume
de' Concili Univerfali , e negli Annali di
Matteo Parisj che il Sigonio , ed alcuni
altri Autori $ giuncando con tali fcorce
meglio poterfi incontrar U verità ► ,
^/ Diede contezza Jl Pontefice imman te-
nente per fue parinola ri lettere di z^\
fei}tcn?a* a.^Litti i Piincipì CrilUaui , 'ed
jnvfò Filippo Fontana Vefcovo^di Ferra-
ra aU^iuicipi d'Alejnagna, ed as^li Elet-'
tori* perchè eieaflero nuovo Iniper^ore,
eforundo^ili ^d cf:E Itare, a cotal dignità Er4
rico'ianii^rajfio di Tifrlngia* , - . w
federico nltefa U iioi^elj* di cotal.fat^
to meiìtr' ert a Toiin^, ^<3^e{b A\ grai^i(-
J"!mo fdegnO rivolto a' fuoi Baroni cosi
4iifc : Il Pontefice mi ba frmatQ dclim O-
ro^a ImperidU ^ Vf^^tamoje cos) t^y e Tm*
tafela recare innanzi, fé Ja pole iiitefta,
dicendo quefte parole, che utylifo^tefice y ^.tal depofìzjnne , come quella, che proce-
n^ il O^fifitìo avsan i^teftà dì to^^(ier>ieìa ; jlevaf^da^elu non avea poterti alciHia di
ed ancorché riputafle vana j ed in^iuftn* mrla^ onde ff leggono perciò «' libri di
cotiL fenffMiza , nulladimanco confideran- fvmà cfctle* Viptit^ lifelte *epiftole , fra !e
^o di quanto detrimento potea eflèr^Uea- quali è da Uj^etS^ la -prima "del primo li-
gione , liott tKiiafeià iar «gài sfoi»o'f>er bro^ cha eém'mcì^i-Colk^ef unt Pomi fi ces^
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DEL REGNO DI NAP
Ù' Téfìfici cunfilium m «ww^/Or» é t''«l*
tra : Ih ^xorSo jfafecmis Mttnéi ,* e molte
ajjre di confimik tenore. V t '
^ ( Prerib Lunig (i?), fi itctgOftD ie vieA-
devoli ìmpiccaziarìi j querimonie, ed at-
'' inocenzio: IV< e di Federico, che
Ai,^- -4111111245, fac^ui^no fra dtloro^ ed
Vira Ali altri delitti Innocetizio impura'
va 4 Federico , che all' nfaiiia de' Sarace-
fii fac^ffc callnre in Capua aleym i^ctèfti^
nandoll per euilodia delle Tue Ddlliit mi
Scrragtio . )
E fu da valenti Teologi dimoftrato (i^),
non effcre delU Poiertà del Pontefice ^
nemmeno del Concilio il de]:Tnrre i Prin-
cipj; e ^ant« meno può dirli di quello
Concilio di Lione t il quale olcre di non
eifcre fiato Generale, ficconrtcpet ?
r ebbero Matteo Paris, AlbertoStadcmc^
Tritcmio , Palmerio, Platma, ed altri ,
per tti^ncarvi tutte le coudizioui de'Con-
cili eeiierali, e per eflerv^i intervenuti po-
chi Prelati > nemmeno di tutte le Provin-
cie d'Occidente, la fentenza non fu prof-
ferita dal Concilio , ma dal folo Pontefi-
ce , non ^acro approdarne Cùtuilh^ ma fo-
lamente Sscr^ prxfhjte Cùnciim ^ c^e fi
legge nc^li atti dì quel Concilio, e rap-
portano Dupino^ ed altri infigni Scrittori
Ecclefiaftici ,
Per la qual cofa quafi tutti i Principi,
e Pòpoli dVEuropa, anche dopo queiìade-
pofizione tentata da hinoceazio, lo rico-
nobbero per Imperadore, e Re* Né Fe-
derico permife, che in cos' alcuna fotfe
Innocenzio ubbidito da fuot Tuddìti ne'
fuoì Domìni, e ne' ReE^ni di Sicilia j an^
zi ordinò per fue lettere al G* Giuftiiie-
fo di Sicilia, che étik afpro caftieo ^ pri-
vandoì»U di tutti i beni > e fcacciaffe da!
Retano tutti i Frati > e Preti , che per or-
dine del Pontefice, e fuo ititerdetto non
ave (Ter voluto in quel)' Ubi a celebrare Ì
Divini Uffici, e miriiiirare i Sacramenti
a' Popoli; e che nmno Reli^iolo poteffe
trasferirfi da luo^io a luo^o fenta efpref-
fa licenza, e teitimoniania donde ei ve-
nitfe.
ScriiTe parimente confimili lettere al
Gtuftixìero di Terra di Lavoro, e piF im-
pofe ftrettameate 1 che dovdfe efigere da*
Cherici la ter^a parr^ dell' ^r<tte, che
( a ) Lnnìg Cùd. ItaL Diftom^ f, ypo.jo/.
OLrxre, xvm car in. 35t
polfcdeTino di e gli facefle paga*
re tutte 1* altre che paì^arana i
Laici, cornane
^ , che coloro.
i quali averterò iWi^;ug di ciò fare , gli
aveffe preiUmente imprigionati .
§. IL infelice, jìnt dì P---^ ^-^^- Vi^ie .
DALL* avei^^SDosì fc-n <fc
Iw parti ne! Concili . ^
ileo ila ncuntr» ii rfi^
che Pn . -. pur* ivi ...., ..\jm»
Ambaliiiador d icó, non avelf^ tn
quella Aifembkai.iiro né pur mlnimoac-
to a difefa del iuo Stanerei fu cagione >
che pli emoli di Pietro cominci, iffero a
prepararseli quella mina , che poco ftante
E^li fopravvenne; perciocché ^lì oppofera
appreflfo P Imperadore, che effendo in el-
fo Concilio iuo Legato con Taddeo di
Setfai-foffe flato corrotto o dalle parole,
o d^*premj é! Innocenzio, e perciò avet
k tralafciato di fare quel , che rU coti^
veni ^^per fuo fervigté ; non trovandoti
costoni atti del Concilio, come nenU
annali Ecclefiaftici delBzovio, ed in tut-
ti gli altri Autori, chefcrirtero di tal av-
venimento, fatta menrione d'altri, che
di Taddeo ili Sefla : indizio chiaro, die
Pietro in nulla fi voleffe intrigare» ^n*
corchè vi foffe anch' egli prefeitte ; perla
qual cofa , fatto credere cotal fallo ali*
tmperadore^ da'fuoi emoli, in gran parte
intepidirono il grande amore, che prima
gli portava, e venne in fofpetto non gli
ordifle qualche tradimento i onde amma*
latofi Celare poco da poi in Puglia, con-
figUato da Pietro , che per ricuperar fila
iatute dovcffe purgarli il ventre, e poi
entrare in un bag^o per ciò appreilato «
fece da un Medico famigliare d*eflb Pie-
tro, e che altre volte in cotal meftieri
Tavea fervito, comporre il medicamento,
e mentre s' apprestava di torlo, gli fu da-
ta contezza, che Pietro corrotto da* doni
del Pontefice, per infinuazione del me*
defimo tentava avvelenarlo i onde aprre-.
fentandofesli il Medico colla bevanda ,
rivolto a lui, ed a Pietro, che co'à era,
diffe loro: Amici ^ ia f}tfedejnii>'i\ e m
fhff- mon mi darete il mfdkitm*nti> f^er veh^
»(7i e Pietro gli rifpofe, o Signore, fpcf-
Xx i fé
( b ) K Dupm, de Antiqn EfcL di{c^ dij^Mh
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j5« D E L r I S T O
ie volt^ q\ittto mia Medico vi ba dato
ffìovevol rimedio, pecche ora più del fo-
lto temete? e T Imperadore guardando
con- torvo afpetto il Medico dine*, dam»'
mi cotefta bevanda'^ il pjerchè atterrito co-
lui y fingendo di fdrucciolare col piede y
ne trersò la naggior diparte , per la quaL
coia venendq in maggior fofpetto , fatti^
g^ prendere ambedue, fioe trar dlprigio^
ne alcum coadennati amorte , 1 ^uah be-*
vuto d' e^ioe di J^derico. q|uel poco Clel-
ia itiediciua,«cl|e ri^iafto vi trar, preAa*
sneme ^i.uccife'ì. e fi fcopsTfe ,...cfae di
violentifllmo veleno iiìfieme col bagno
^t^ compofta» ficdiè chiarirò Cefare del
tradimento, fece appiccar per k gola il
Medico: e^Fietro ( non'volendolo htmsh
Tire} fu abbaccinato ,.e fpogliato dt'tHis
ti i beni , e d' ogni ulEcio, ed autorità
c^' egli avea , e condotto a vivere^ miiè-
rtflSma v'ita. ^Ma Pietto non potendo fof*
£rire la caduta da tatìta grandeiiza , infoia
matofi da colui y che il guidava , che era
predo d^un mui!(Xf o d'uoa colon|ia dì
marma, con(ie fcpìve il Sigonio {a^ , vi
battè cosi fortemente la teda, che rolto-
lefi;li il cerebro, in un iiibito mori. AU
tei dicena effevfi precipitato da mia fine-
ftva della fila caf^* nella Città di Capua,
0V/e acciecato. dimorava , mentre colà ^ di
(otto paiTàya V Iraperadore » ed. eifer di re*
pente per ta^l caduta morto neir anno 1249.
£d in. queft!anoo rapportano ;cotal morte
Mattea Paris- Monaco di Mónte Albano
in laghUterra negli Annali di quel Re^
gno, che viite neira'nna di Grifto 1250*
Carlo Sigonio,. ed- ahrijpià antichi: Au>*
tmri . Non mancarono aaof ra dì quegli ,
phe fcriifero eflfer ei»li morto innocente,
e fol per invidia. de' Corfig-iani, che deW
la di lui grandezza» capitali infidiatori,
joftolo. in odio* ^i Federica c0n dargli a
divedere.,, che pec opera drfhPapa gì' ordi-
va tra difaieiko^, ^li cagioiìaffero così fi&eiir
turato^ finej ira' quali fu 'Dante Alighie-
xit,. ftiniatimmo Poeta di quel fecolo , il
ouaie nel i?. canto dell' Inferno , etfendp
ai tal opinione, & da Pietro cosi favd^-
lar^ ia fua difesa •
Jo. Jkn colui y che- tenni nimbo le- chiavi
Dei etéor di Federico^ ec^ a* ..
' I>a'4Maii verfi , qualunqtse fi folte • la
(ai SifpfK dA Re^^jJpd. kb. t^ ^»«* t24»v;
RIA CIVILE
cagion di fua mort«, chiaramente fi fcor-
g^, ch'egli venuto in odio del fno Signo-
re, ,di propria volere per^^mviffimo fde-
g^O fi uccifc. .Scrive Mcora Matteo Pa-
rk, che r Imperadore acerbamfcnte fid<rf-
fe del tradimc^xto, che Pietro commetter
pcnfava, e della fi6njorte,-dicenda (co*
jaae fono le parole di ^u^ Autore) ^
mihi oonfra quem favire coaBus .
Ma 4^iÌB infidie xefe da InoocetKÌo con-
tip Federica per meazo d' altri pcrfontg-
gi di conto , ben fi joonofce , che fkcome
^er la fua potenza tirò alfuo partito ilìol-
ti Pnncipi, «.Signori, che prima erano
partigiani' di Federico, con facilità potè
anche abbattere Ja coitanaa^ e ^ileltà di
Pietro delie Uigoe j. poiché corruppe an-
cora j»n doni , e x:on danari per mezzo
del Velcovo di Ferrara alcuni PrfUcipi d'
Alemagua, i quali non tencndp conto di
CóVrado fuo figliuolo, per coii^ia«ere^ al
Eonteft:e èleifera Re àt\ Romani Errico
diTutingia, il quale dopo la fua elezio-
ne xQmini:iò in ^nei Paefi con vari /uc-
celli a fare a%«a guerra contro Corrado.
.. Corrujjpe ancora molti fuoi Baroni, co*
si di^quelU, di' «ano eoa lui i«\ fuo
tfercuo ,, i q^uali fc gli erano con» iurarf
contro per ammazMrlo , come anche mol-
ti di quelli , che dimoravano nel noftro
Reame in pcinaa fuoi fedeli > i quali ten-
tarono con fedizioni fcoivvolgeìrgli il Rc^
goa.di Puglijav tanto -che bifognò* itKer*
jFomperc la gui?rra contro. iMilanefi, e di
lafciare il Re Enzio fuo Vicario in Lom-
bardia, ed accoriSere contadi i ^roni alla
dtfefe del Regno, ,i quali amano coturo
di luimanifeftanientefrefe l'armi, edoc-
cupata Capaccio,, ed" akre Caftella di quel^
la Pfovincia .
I ^arond , cife' pee opra del ^Sooftefice
contfio di Federico fi congiucarena erano
in- prima de^' fiioi pie cari partigiani , ed
amici ; . qtiefti furono Teobaldo Francefco ,
Pandolfo 5 Riccardo , ^e Roberto della Fa^
lÀRella, con tutta la; lor famiglia) tutti i
S. SeveicinH caf^ >de' qeali era ^1 Conte
Guglielmo, Jacopo, e Goffredo di Mo»-
xa y Andrea Cicala Generai Capkano nel
Reame; Gifolfb di Maina,, con molt' a>-
tri ,. ^i cui iMMa iappiama i: {articolari
aomi .. .' ^ * .
Ca-
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DEL REGNO DI NAPOLI L I B. X VII. C A P. tll.
Coihiro y che* contro ^ lai congiuraro-
no per tot%ìì la vita , mentre ftavano at-
tenoendo di porre ad ^etto il loro inten-
din^oto f furono fcoverti a Federico dal
Conte di Caserta > che , come, fcrivono al-
cuni Autori,» di tutto gli die conto per
un Tuo fedele famigliare nomato Gìck da
Faefen^no , fin da eh' egH era in I^om^
bardia;^onde alcuni. d*e(fi Air fatti pre*
fiamente iu^prigionar da Federico, edat-
t:uni altrf ù falvarono con. la fuga , fìra*
quali fu Pandolfo. delIa^'Faranella^^ e }a-*
copo di Morra ; e pervenuta agli altri la
novella delia fcoverta congiura, * Teobal-
do Francefco, OugUelmo S. Severino, ed
Andri^a Cicala occultarono di furto'Capac-
ciò, e Scala, e colà fi ricovrarono, for-
tificando, e munendo que' luoghi quanto
poterqno', perdifenderfi; ma aifalita Sca-
la da' fed^i delP Imperadore , fu combat-
tutacon mdito^Tftlore , e preihmente efpu-
gftata; e lur fb^nuti in efia Tommafo
S. Severino , ed un fuo figliuolo .
Giui^Ob poi nel (èguente anno di Cri-
fto 124^. Flmpergdore neli^ame, fuaf-
iediato Capaccio ; pi ancorché 4 fuoì di-
lenibri fentiirero eftrema careftia d'acqua,
non effendofi ripiene le cifterne periÀan-
camento di pioggia, pure con motto va-
lor fi mantennero fino a' 23. di Luglio ,
quando furono a forza prefi i difenfori,
con rimaner prigiotvi Teobaldo Francefco ,
e la maggior parte degli altri«coiigiurati ;
i -quali furoYio. dall' adirate Imperadore
«o» atrociifimi tormenti fatti morise , in*-
orudelendo' altres! contro tutti i loro le-
gbaggi y cQìv farne uccidere groffo nume-
ro , ed agli altri dar bando dal Regno .
Allora dovette Aicccedere quel r cheMat-
teo Spinello fcrive di Ruggieri S. Seve-
f ino 9 che falvato da Donatello Stazio Tuo
Simigliare , fa per opera poi di Polifena
S^ Seyermafua zia inviato al Pontefice,
da où fallo con paterno ^Setto alleii^are,
diveiHie por prode ed avvenente giovane-,
il quale eon. effe Poiitefit:e nel Regno , e
con più felice fortuna cdu Carlo I. d'An-
-giò divenne capa de' fiorafciti Napoletani
a ikovraf$ il fu» ^ Stato > perciocché la
fotta diCanofa^ che Matteo Spinello rac-
#oQÌa> noa fu v^s^ ^ wà 'Federico , che
fcriffe particolarmente quefto fatto in due
• fue epiìMe r <^*MdoiKeffe combattuti , e
debellaù i S» Severinefclù -ad piano di
95?
Canófa , Pavrcbl» taciuto ; fé j^ure il pri-
mo trafcrittore di Spinello', in Inogo di
yòler dir la^prefa di Capaccio, non avef-
ft detto 'la rotta di Ganofa; ovvero ve
l'avéffe di fua tefta aggiunto , come in
molti ^altri lupghi di quelF Autore fi è
fatto, facendi^Ii feri vere quel, che mai
non fUccetfe^ e ^ch'egli mai non ebbe in*
teodimeuto di dire. .
\ c A p. ly.
Federico profiegue la guerra contro t Lom-
bardi nelPìJìeffo tempo y che Corrado
fi^ figliuolo è travaglhtto m Alemagrm
da Errico^ dìTurtngtay e da Gugliel-
mo Coffte d'Olanda. Muore in^Fiwtenti^
wfy e gli /accede Corrado.
♦
INtanto il Re Enzio fèguitava a trava-
gliar con afpra guerra la .Lombardia;
ed in Alemagna nonndinori , e menerai
deli erano le battaglie tra Corrado , ed
Errico di Turingia , Il quelle ancorché
aveffe data una ^n rotta a Corrado , fu
poi uccifo da un colpo di filetta mentre
cottibattea la Città d Ulma : onde Inno^
cenzio -fàp(^ta la naórte d' Errico y invia
di méovo quattr' altri fuoi Legati ad ifti-
gare K Principi Tedefctó cootro Federico j
e pei^èafere (lato dal Re Enzio d'ordihe
del padre fatto morir impiccato perìago-^
k un parente d' effo Pontefice , di nuovo
amendue (comunicò ^ e taato operò co'Te»
dèfchi, che fu eletto in nopvoRe de'Ro»
loani Guglielmo, Conte d'Olanda, itqua*
le incamjìiinatofi dopo la (14»' elezione a
prendere la corona in Aqui%rano, fé gli
l^ppfe intrepidamente col fuo efercitoCor>>
rado, il quale occupata, e munita quella
Cktà lun^mentedetitro d' etfa da Gugliel*
mc^l e dg'fuoi-fi fchermì. Non avea it
Poiuence trafcurata ogjat opera di far ribel-
lare Corradoàfteffo contro il fuo padre >
e per mezzo del Cardinal Ub^ldino fuo
Legaao» dell'Arcivescovo di Colonia, e
di molt' altri Baroni Alemani , faceva
contiaiiunente infinuere al med^fimo a
non feguire T imprefe , e le dannate ve-
-ftigia, com^efli diceaao, di fuo padre:
ma Cc^rado Principe pio , e c€>ftante gli
lUuoret che avrebbe difgfe ]k fue partila-'
fin air ultimo fpiritot di fua vita .
. . Ecd^ico iotaafto caochetati i dimoriti^
Re-
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Atgoop^ * ^uglia^c psM «Tifo»
è di là^ttr li cònfiai d^' taitnMiani a Cir>
mona , Quivi c{fcnAo%. fuqfi « aicuai Jn^
finuato di.dovèt tfova^e qualcl^^modc^
rJcon ciliari! colila Chkìa , e concbiuift ptr«
ciò di conknrfi di perfon^ ia'Li^ne per
umiliarfi al t^ont^fice i CicXhà tdlto in fua:
compagnia, onefta ^tunei:affii faiAigliwi>
pafsà da Cremona a Tbrino>, e .celebrata
quivi un'altra Atfémbleas partiva già aer
Lione; ma giunto appena alle radicjdell^
Alpi gli fu per particolar mcffo ìigiù£ica«
to> per opra d' Itmo(;enzÌQ èflergU <bta
^fiTuoi partigiani ribellata Parm^^ «nde
accorfeimmanteheiite per riaverla} ^>ia<>
trigatacol ReEnzio iuo figliuolo* in que^
ih c^uerra 3^ ampiamente fcritta dal Sìroqìo ,
pafsò quivi tittto queft" anno-, eneliegiiea^
te anno 1248^ per occafione di q^efta
guerra ) nella quale jora perdente , oravlo^
cente,^ perd^ vittoria Città novellamente
4a lui edificata a fronte di Parma , JBftì
•uàl Èitto i fuoi QecHici ucciièio » e fecer
prigioni h maggidir parte degli afifediati ,
fra^qualinaor}7^^/MMà/\S*^/rtf) quel celct^re
iioftmGiureQOnfi^to> e che. in quettitem?
fi avea anche ajAito T onore d'eiTeipe Aita
fttta General Capitana in qudirefercìtac
£ mentre con tali fucceffi era afflitta ìta-^
lit t Guglielmo Conte d^ Olanda creato R#
lie^ Romani r dàpounlntt^OGontraftò^ pre«.
it la Città d^Aqnifgrano, era ftaminelG^
^ir Arciveicovo di Colonia ìAcpvMato nel
dì primo di Novembre di qmff anno *^ e
poco ftante azzu&tofi con Coriado , eh*
era col fuo efercito di nuova (opra 4etfa
Città venutq^) il ruppe» e pofe in fiiga*
Ne.l fegiient amia 114^. Fcfderico, la^
fciato il R^S^izio fue Vicaria in LDm«
^rdia 1 iè ne pafsò in Tofcaoa » ove £nm«
co r fé creder vogliamQ a Gio* .Villani y
non volle entrare in Firenze « peq^h^er
«ina predizione di Michele Scota ^nde
AftrologO) e Maga di que'^^mpi» gli eira
ftato detto» che aveva da morirvi dentro ,. e
fermatoli ad un luog6 ivi vicino y p#ca da
poi{>afsò rimperadore in Puglia 5 ovefin^
che viflet^ che fu Jl^plta poco «' dimorò «.
Ii^ qodlù raedefimo anno avendo iBo-^
lognefi data una terribile rotta alRe£n«
zio» k> fecero prigióne» onde crebbe oU
tretnoda Jà fortuna » e potenza de* Bolo^
gnefi , e per ia fama dell' acquiftatiei vii-
toria per $) rifiiardevol^ perleoaggio » e
RIA CIVILE
|e» U whiltti àA A» liifetto. » cf per la
Sprka ita y cUt non .pacava 23. .anni » e
py la -grandezza dfl FaJre ; e avei«kdo
condòtto co^ .gran trionfa prigiooiefa a
Bol(%na» ^ede manifeito «empia ileil*
ìnco^n'za « ed infelicità d^lTe cole lima-
ne , ttl i^^jiogneli flttuita(X>n pubblico
^cfeto » che m^i opn & ^etti a ripegi^
ùk libertà ,*reguituyite a (p^ ^el ?iiIh
Wico ,- mentre egli vìftr la^otómcro ^
non fi «dovendo % liberarlo » ^ per le
•minaccie del PadBe^ che ibpra ^iiiò fcrit
(^ loro una fua lette^» né per o£Eèrta di
groda fomma d' oro jin fuo rifcatto • In
tal inaniera venti ^dua aini'» e novi me*
& dimorato» coftie^&rive Cnfpioiat^^ fu
poi venendo a OMrce con nobiliffima pom«
pa fepolta da' Bolognefì nella Chiefa di
S^ Domenica in un rìcchiflmo^^v^la di
marma con la fua ftatua indqma » ove
fino al prefente » fecondo che l&i ve Stra«
derOjT fi legge rinfcrizif^ in unapiafba
di bronzo «
Ricevette» ne^ molto temj^dopo tal
iucQHfo » J.'|^»»ptrado^ ^f^"^ da^Moda-
feOQ;*
Uno-
. . . „ ^ .^ - magnanuBameine
ringraziandogli del loro ben. volere » xoa
minacciare afpramente \ Botognefi» etut«
ti i partigiani 4ella Chiefa « Ma quefti
col favor dell* ottenuta . vittoria » dopo
avAT foggioga» shoUe Città ^ eCafteliidi
i^ombardia^ ediRomagna> e fraeffil^il^
dana^ che per ^Icun tempo ftretcaiaente
già tsntrato l' anno di ignita 1250.
a raccorre foldatr, e moneta per rinovar
U guerra » e tentare ai riporre il figUuo«
le iti libertà ^ e mentre a ciò ^dava »
amnuilò del fno^ li^tima malt nel Cafiei
di Fiorentino » ora d isfatto » in Capitana-
ta di' Puglia » fèi miglia inngi 4a Luce«
ra, e conae ieri ve Cufpimana^» non ièn-
za fofpetto» che Manfredi Principe di Ta«
ranto fuo nglinol baftanio T ai^ede awe-
leiufo» o come ^ p^ià verifimite» perchè
afptnmdaal dwotinia delReaase» voleva
torfi dinanzi il padre» per tentare di por-
re il fuo penfieM ad cflbttò, cemeiioa*
nobbe da poi^.. - ( .'
L' Imneradare a§gr>ff»Mi dai male^ pea«
titofi de fuoi iMi % e ^edendoM a Dia
per-
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>EL REGNÒ DI NAPOLI LlB. X^ILCAP. lY-
per3cmo > fi coufeisà a Bernardo Arcivc-
fcn r. A'i Palermo , e tU lui ricevette V
ail ^^ tà A Saenntento dell'Enea-
rjH:.ij le créder cbbbUn>o ad Alberto A-
battei Strada: e pCTftjafo dairiltcfla Ar-
ti ve/boro fc«c reibmenro f fi quii
tQfCO lintrfo^ e ,.!_ -,uellu , che contiene
pia tK»tabi1i toì'^ ^ ^didu^remio *
Soggiunge Ctiipiuiano »^hc : -~*-? fu-
perandi) la fona d^l velcna^ lìf-
lattit , o per la (ha rabuAacontp
o per la dìligetiee cum rfc'Mr-d.: i
per riaveriìj Manf iHo>
a fallo pcr*reflia iiou <. ^jp^iìi ^
di notte tempo , poit p^iimaetio
a^a bocca crtiddmente li ioftoco ; alla
qual opinione di violefirt mone par clic
concorra ìoScritcor dt G io veti. i zzo -quan-
do dice, che a tempo fi fparfevoce, che
r Imperadore era già guanto^ e che il
fee :Éoriio volem ulcir di Ietto, per
avL ii>iit^ la %|& cene pera cotte
con zyccaro » fi ritrova poi il mattino
morto liei letto, verifìcandofi Ìl vaticinio
fattogli X (e tal vanità fon deene di fe-^
de ) che Sveva a morir in Viorenta , ìì\è
fecofiào le felice anfibolneie dcgl* Artro-
logi tioa in Fiorenxa di Xofeam , maw
FiofttitìiKP di Puelia ; iV^^tie l* AiKhTÌ-
mo (a) Amor della ( diMaiifre^
di , come troppo app o di quefto
Principe, patir fono 1 lecìrcoftan-
ze di q«efta morte viutetuai per tlon in*
col par Maniftdi fuo Ecce ,
Cotal fu dunque li flhc ài Federico II,
Imperador Romano, Ìl qu!ile morì in età
ài ctnquantalei anni, enei trentefimo ot-
Tivo del fuo Imperia , lo ftelTo giorno^
e!ie fa elerco a cot.il dignità in Alema-
nna, dopo a^tf cmquanta tre annidotnl-
aato U Rean^e di Napoli « e di Sicilia «
e 18* quello di Geruialeramc , Principe
degtto di chiara ^ ed immortai memoria j
TpÉf le molte j e fingohri virtù, che cosi
iieir animo > come nel corp> di pnri ift
lui fiorirono i perciò , lanciando !hr da
parte quello , che alcuni Scrittori Irnlia-
tii di lui ^con^ troppa maleuoglieu^a , e
aleniti altri Tedeichi con troppa adula-
(3^ Anm/nMk'^o Rei, Feimd , ^z^t.
MmpiHMì gji auttm ipfe Imperator apud Fk-
tentmuni in Qapuanata Amdìs , ah mm-
Jtf Deremàrh 9, htfUti. ( * J ( Strnvio S/n-
$étg, Htflof. Cerm. dijftrh 30, ^^óu p, 1 1 14.
*?s
zie }t:To i egli l certo > éit fii un
i ' '-" ^^^®«*wto Signore, Valorofo* t-
pcodc di fua pctfotia , e di nobile, « fi- .
gaoril prefenn: fu liberale » e magaitii*
n\Of perdi è premiò àinpiamfrtte cojom »
cbe l ave.! no ftrvito » cosi nelT opere di
pace , come neUj oxi-^rri ; ed onorò i Si*
gnopì dell' Im iodiffime prero-
Barive, e Priviic^j , puic.ièpt- - , en-
te creò Federico , deut^ il i/ , di
Duca, che in prima e^fi era . .\iM
dAui^nar*),! gli diede i' in..... ;;e.ìU
per quel , che ne Icriv^e Ìl Cuimnjatji ;
ma 1fiel fefto libro ilfUe g^le di Pietri
delle Vipne appare , cb liei creò Re ,
beuchè| lecondp il Zyikaf di cotai tit*>
Ij ^1 K^ e d' Accidqtó non fi fervi nin-
no de.fioi fegnenti Signori > che quella
Provincia aomiuarono fin' airimperador
Federico IIL ali il concedette di nuovo
a Filippo fuo nipote I quando flava Trat-
tando ^'.imraogfiarfi con unadell i*Jo ltuo*
le di Ferdinando Re di CartiglK'^Bf d'A*
ragona, dettO|pai^Ìi Re Cattolica; ueU*
anno di Crti^ i^m.
Fu nei^a milÌMr dirciplin.qcfpertìiTìmO|
per la qu.ìle ottenne nobiliilme vittorie
de' fuo I ; ^ e moftrò ncm men fot*
texzt n, ,„.. jv|iprfi y che temperami» 1
e commenta iw^f^p^olperi .E provido ne'
configli, e prudente nel riordinare i fuoi.
Regni di molte utili ^ e giufte leggi.
Per aver avuti nemici tre Romani Fon*
tefici, Onorio y Gregorio, ed Innocenzio,
e le Città Guelte jiartis-iane dei medefimi*
acquiitò egli preflo i poièeri nomcdilper-
giuro, e di crudele con tutti i Prelati, e •
Miniitri della Chielk ^ e per averne per-
ieguiuti molti ^ e fcacciati dalle laro Se-
di, altti imprigionati , e fatti morire in
etìlioj ed avere in altre ftrane guife fat-
to impiccare groflb duolo di Frati , e Pre-
ti i e per aver taglieggiate le Chiefe , i
Monailerj , e gli EcclefiafHci , con torre
loro i btìi% e facoltà - pofe timore a tut*
ti gli Ecctefiaftici , non voletfe ridurgli
alla llrettezza I e povertà della primitiva
Chiefa 1 tanto ma^!»ior mente eh* era lor
riferito , che rimperadore foieva avere
fìfetifce v^tit ophmnì ìmùrm ' ip quejh r/ro*
lo d" arciduca , cì}" eq(Ì creda | the imi Cù*
mìnriéife a a^ ujt/ /tìròflmenfe y che
a ii*mpi dt . ,; g ni, neiia ^^eftte fa*
miglia jdftjlrhcs . ) ^ t
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t5« DEL L' I S^T O
fpeffo In -boecsL cotali voci j ood* MéttM
•Paijs, che prima che Federico -fiatfc Axto
depofto , avea fecnpre nella fùa CroiMca
aderito al fuo partito , quando da poi ki>*
teft ) che iPederico-^oleva dir ^ueft'é paio-
le » come eh* egli fi trovavi Abate di Mùtf
te Albano d- Inghilterra , e ricco-di molti
RIA CIVILE
tate da 5#;iioiir H^u^» HiJl.Gtrm. im FrJ"
derico IL )
Lo dipinfivopeneiò» ditegli fotfe Ateo^
""e che negando V immetrtalità dell' anima
^vc0k poAo ogni ^uo intendimento ne^li'-
letti dei corpo ^'^>detidQfi yt foUazzan-
doti con quel , che più eli aggradiva , e
^nefic) 9 e commende , difpiacendogH tal che perciò & contamitiaffe con <^ni for*
proponimento 9 cominciò a mutar ftile, é tejdi iu&iria,/enendo fempne, ohre aU
Scrivere ^ céatf» di lui m.:iltr2f,niatfiera > vlft^moglie, uno ftuolò /li concubine attor-
che j)rima avea fatto. *- ' / »0v, alcune delle qvali erano anche S^a*
. Se queil6 fece Paris j ^ni un può ere- jcene | della quale opinione mo/lra «Aere
de^, che tì>fa mai faceifer gli altri Scrit- ^iteto.anche Dante (a),«ancorc1iè Ghibel-
ton Italiani 'artigiani de' Pontéfice Rd-^ Kno^ ponendolo a patire lepen^ deirin-
mani^.e tutti Guelfì ; e «particolarmenteN * femo , innin Idogò, ove ena fintil pecca-
i Frati * Paolft Pànfa nella Vitiad\Inno«> to d^erefìa punito , con il padre di Gui-
cenzio IV. rapporta 9 ^he Fra, fiatintòsne
da Parma Frate Minore , che viflTe in t|ue'
temp!^ i e conobbe Federico » in una Tua
Cronaca a penna lafciò ftritto' , che Fé«
derìco-in queft' ultima ' fiia infermità Ca
aftiittcLda' Yermr, che icaturi vano "dalle
ftie caSlI y e che ciorto che fu ,« ufciva
tal puzza da quel cadaven^ y qhe non fi
gote va in alcun modo tollerare ,\e che
'per allon non gli fi -potè dar iepoltura :
eh' era poco Cattolico y anzi Épiciireo ,
do Cavalcanti ,* e^ Farinata degli Ubem
Cavaliere Fioretitino y e col Cardinale
Ottavio.degli Ubaidini , facendo dall' iftef-
fo Farinaia dire :
Qua entro è h -^fecondo Federico ,
EH CardindTe f e degli éd^f mi taccio ,
Ma da ciò > che s' è in quefti libri ve-
duto , fi conofce y che Federico quando fu
corriipofto da' Pontefici*, fu ^cotituto at-
Iteecato alla Chiefa Romana- , ed a'fuoi
Aliiiiftri, che Ottone foleva perciò diia-
corte quegti) che.ifmi credei trovarfi al- * ptìirjo il Kg de' Preti . E* fi vede ^nco/»
dalle tattt<f 1% Coflituziom promulgate
.^tàtte favorevoli alla ^urìsdkione della
Chiefa y le quali idfino ^ggi s' otfervano.
Quamo perieguitaife gli feetici ben fi è
di fo|»a tedut<^ , .^/^b^p r lo'^ditpoftrano le
fevere fue Coftimzioni , che promulgò
cenfiro i medefiml , non meno per cftir-
pafgU da Italia , che dalla Genuanìa (à).
E-^« dobbiam x:ifder« aCapeceiJLatrp (r) ,
liiveges (d)y t Sia .flcimi altri Scrittori,
egli fvty che r per olTervar la promeffà far-
u. al Pontefice fortoceauo II L -iftìtui
nell'anno 12 13. il Tribunal -.deir Inquifi*
zioneMn Sicilia^
In ^uefto noftro Rearase fi-è ancor ve-
duta -quanto- -fóife glande il fyo zelo in
eAiirp«rgli; poiché citta, d' aver pubblica-
ta q.uella celcbte Coitkiizione Inconfuik-
lemf avendo- préiniefo;, che iii quei^e no*
ftre Provincie^ jt particolarmente in Na-
fo Schihèro tcm. 2, hifl. Juris Puhlici , tìt.
1^5 . pag. iio.&th.x6, p^gT-A 17. ( e ) Ca-
p^epLatro Iflor. de* NorwK i d ) Itrueges
hijior. Pahrm. tom. J*
tra Vita , che queftà ; :^(||^iua^i6)o ^ che
quanda e' fu in Oriente , e vide la Teìs
.MOLy die fi chiama di Promiffxo^e , fi pofe
a ridere, e facetìdofène beffe,* ebbe a di-
te, che fé il Dio de'' Giudei avefle vedu-
to il Reame di Napoli, e. maflimatnente
Terra di Lavoro , non avfebbe fatto 6Ì,
gran conto -di quella fua tetra di Pro-'
miffiòné .
( Oltre a ciò i ìAùM^i ficlle loro Cro-
niche anche» fcriffero , ebe" Federico paf<^
landò un^giotno col fuo esercito* vicinò
alcuni campi di fermento , che avea le
forche già mature, e danneggiando isol-
aci co' loro cavalli le fpìche , « rappor*
tato ciò a Federico , aveife motteggian-
do rifpoAo ,1 che fé ne aften^ffero , e le
portaffero rifpetto , pokhà un ^giorno* i
grani di quelle (piche pote\umo diveni-
re tanti Cristi . Le parole fono rappor-
(a) Dante hif. canto 10^ ( b ) Le Cofli-
azioni Jlabìlite da Federico in Francfcrt
nelPanm 1254»» conWo gii Eretici di Ger^'
mania , f$ leggt^Q prego Goldafio ?♦>». i. p.
77. iyi* 293. $om.2.pag. 5*, tì^feqq.. e.ptef
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DEL REGNO DI ^Al^Otl Xt> XViL Chf. IV. 35^
f&ti , èli penetrata Terefia dt' Parare m , morte: egli caftigava feverameiite i lot^
fDandò^ I^Arcivefcovo di Reggio» e Rie- recettatoii» e colora, da' quali erano a)«i>
|atd0d^ Principato fuo Man^cialloacaF- uti: favoreggiò le pruove, e volle , dfi^
éeràil^i^ Non itUtul però ( che cli$ fi* cenuro 4i quelli fi procedeée anche ^iw"
q^ìji^iQne^ come in tutti gli altri en«rilf|
delitti I e che a fomiglianta di quefti^ •
per iiiquiCrgli baftaffero leggieri indit)
facew im Sicilia , di che alcuni anche ne
4ubkafl^^ non eflen^yi^i Scrittor cotuem-
Sifjrtieo y che Io rapporti ) per ^uefie no-
e. Provincie particolar Tribunak-d'I»--
quift^iime convso i medeiimi, Solocoitian-
4ò'a*ruo& Ufficiali, ch^ coatto» di loro »
ancorché non acculati, procedere ro t'.r//^-
quìfttime ^ liccom e fi coftumava* negli aU
tfi enormi , ^ gravi delitti , e con mol-
,tci più rigore di qtiello , che fi praticava
ire' delitti di lefa Maeftà umana . Perciò
ftaiuli , che %V indiiiati , ancorché per
leggieri fofpftti y fi dov^erj» portare ad
cianiinarfi avanti i Prelati , e perfone Ec-
clefiaftiche, come colora , a'qitali appar-
tiene I ed è della lor perizia di conofce'
jce le le opinioni deiuVto dalla Fed^'Cat-
^lica in qualche Arlicolo , i qu^i Pre-
lati fé e vide.n temente , e coij ninnifefte ,
e chiare pruove conofce r anno ^ effe re i rei
convinti d^erefia, era Iblamente della !o-
XQ incombenza di ammonirgli paftorali
more f affinchè lafciatfero gli errori \ e T
Ànfidie del Demonio ^ « fé cos) . ammoni^
li pemnaumente s' oftineranno ne' loro
errori 9 e.oc^ftaàtemtBt^orramio inqueL*
li perfeverare , era terininau la lorp. fti<-
combtnza (0) ; # de* rei in cotal ^ì{!k
convinti^ prendevano cura i Magiftrati fe«>
colari^ i quali a tenore di qudla fuaCo-
ùkdzìoa^ gk ièntènsiavajio a morte^SrC
ieparò con b^n fermi, e cfiiari confini I4
cbaofcenzi^, che gii Ecctefiaftici ,• ed il
Magiftrata fecolare dovcutoi^vefè ìntor-^
nò a qm^ó delitto. JUcondfci^nza deldi^
ritto, fc tal opinioue'era eretica, o nò,
Qitta intera la lafciò agli^cclefiaftici; €
pcfciò volle, che grin^utati deréffa fof-
Icto cfaminati da perfone Eccleftiftichc ,
Forche /ìon altronde poteva consfcerfi fé
errore era dannabile, o nò, fé s^oppor
ofirsL alla noi{* Fède ^ a' fuoi Dogmi >
o non s'opponeva. Ègraoveano riceicar^
li, eiièndo eiò della lor" perizia , noA al*
trim^e.chc'^negli altri 'delitti , ile' quali
atecadt richiedcrfi il giudicio de' periti .
La concrtcenza del fatto, e la condanna
era dèi Magiftrato fecolate^i non potendo
la Chiefa, come altrove hx notato , ' in
miefti delitti , toltone # feparargli4al coh«
iorzio de' Fedeli, condennar a morte, né
a mutilazioa-di membra, né d'affljggere
i rei con altre temporali pene.
^ Attorto 4<ittn<iue vien laceratr la £ima
di Federko da' noftri Scrittori Italiani ,
per lo pii^ ÀttiGuelfì. £ fe egli fu cru*
ade ceùtrò alcuni Prelati , e più contrcrv
i Frati, e^Monaci, beti/nel qorfo dique-
^, fto libro fi fonot vedute le cagioni di tan^
^ e%r brucia^ vivi nel Wpetto del Po- ta ieverità^ e deH' occasi 4ategli d'iiAr- "*
pplo. ìSt^ill ancora^ the selle Corti gè- la ."Né deve riputaidi..^atiW daUa po^
neri|ii,4K 4ue iioìte l' amio doveano te- teftà ^i Principe , ^ando fi ^m^a con '
tifcé Ufi l^cgn/ , X Prelati doveifera de- giufte cagiini , e preeifamente le lo Ca^- ^
nHft€HV gU er^ÀpismL fuo fregato , ed agli c$, ffct nmm dì Staig^ d^^Àltar» i Ve%
Umciali , jl}e coinpai^vano qi^lla Cor- icovi „|dl^^iargli ^alIRe ^fuKt Sedi 1^ im-
te iky% afilncBl^iKI pt^^eitiro^ere 9I1-. piigionalfe i lSt§à ,^ iiiQi|Bil|^e ctinftnl .
ftiga. £,quantunqmj..prc(ro di mì noa ^,efii ^ 'fatando -fem^pertui^^ dj^ìlì'
iXlituifle yirticolarTribunak>H^lendò , .piatdV e della ^bblica^ duitftfi .J^ molto
chfe que'ociedefimi fuoi U0iciiMÌ, a'<juali ^wùé^ à^m pajer ìaefa^ ifrtna'^ faglie^-
era commetfa la:|punizione éLpi^t^ gU *e^are i ^eni di^i Ecclefiafticf' , quando il
altri delitti , procedetfero ais(!|£ i«|.quel- bilfi^j^ •del^Pcinqijte , e d^lla Repubblica '
lo : i modi però, )l{^ preferire di (S>cer ìfH^^màk^
dere contro gli Eretici , e le pene , ^d*' * I B#u^^n|^ feanpre che il bifogno de*
i ixi^zzi per ifcovrirgli , furonp troppe ^/fto Regny^lr^ richiedeva , fono flati foli*
diligenti , e rigorofi • Egli fu il prxw) , ^^ imporre alle Chiefe, e Monaftei) cer*
che generalmente gli condennò a -]^eiie»di eo tributo , che efigevano unitamente da|^
Tom. IL ^ ^ -^ .311^ Yy le
C a ) Conftìt. de H^retic. & Pétattntsk ( b ) Bàcc. da S% Germ.
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J5S ' D E L r I S T O R
le Città f e Vtnà^tSLt) i é come altrove ft
notato , li Patriinonj delle Boftre Chieft
pagavano il tributo, agi* fanperadoti d'Q*
riente,
' Cario M. difc4(ciatoPelìdeiio9 e refo*
fi padrone del Regno d' Italia f lo impo*
fé alfe Chiefe , e Monifterj d'^Italia , co»
mejo teftimoriia il Sigonio («) . E co-
loro ) che fotto il nome di Principi di
Benevento retfero la maggior parte di que-
fle Provincie y che oggi compongono il
I A CI VILE •
fé aoeufe , fu Federico on Prind]^ l In
cui di pari gareggiavano la giuili;^', U
aoagnificen:^ > e hi doctriila . E^li ci la«
fciiò molte fagge » ed utili leggi ; ed a
pui mok« deve qùe/lo Regna, e Napoli
più d' pgoi altra -Città del medefimo .
Egli arajintiffimo delle lettere vi ftndè
una fajnofa Accademia , ove chiamò gli
fcolari da tutti i fuoi Domini • Sgli an-
cora dottiflStao io Filofofia , ed in ogni
_ , ^ altra fcienza, pofe in grande onoranzaio
noftro Regno j han fempre efatto quefti Studio pabblico* di Salerno per la Medi*
tributi dalle Chiefe > e Monafterj, che cina , e ne /ondò un alta> dl^no^s» ili
taflavan a proporzione » dal valore delle
robe 9 éìt pouedevano . Cos) quando nell'
anno 8 fi. fotto Lotario Imperad(>re , e
Lodovico Re d' Italia fuo figliuolo , fu
divifo il PrÌQCipa|p di Benevento, ederet-
to in Principato- ni Salerno traRadelchì^
fo P.rincipe di Benevento y e. Siconolfo
Principe di Salerno » abbiamp y che fra
Padova , togliendolo ^ Bologna Città fyA
inimica, ordinando , che in quefti Studi
nqn dovetfero gite a ftudiare i Cittadini
delle-Cit«à Gu^fe fuc ne/niche di Lom-
bardia, di-Tofcai^, e'di Romagrui.
E ciò òhe è di.aqjmirarc , in uà feco-
lo, nel ^ak,^came dice l- ^nomw) (r),
erafì^Lherari paicl ., ^ul niHiì , egli
non
r altre cole, che furono accordate tra que« folo^ki aniante «delle buone lettere , ma
ili due Principi , fu che di tutte le robe
de' Vefcovadi , e Monafterj , ovvero Xe*
npdochììy fé ne prendere conto, e fecon-
do il valore delle* medefime fi taflaifle il
cenfo foHto a cootribuirfi al Principe :
nel the furono folamente eccettuati i Mo-
naftef) di Monte Cafino , e 1] altro di S.
Vincenzo a Vultumo , i quali perchè fta-
vano fotto V immediata * protezione deir
Imperador Lotario, e del Re Lodovico ,
furono efentati per li privilegi, e prero-
gative , che ne tgievano « Siccome ne fu-
rono anche eccettuate l<^'Eobe degli Aba-
ti < e d' altri Ecslefiaftici , che fervivano
al Principe.^irel proprio Palazzo ( é) • Ma
poi mutale le cofe^y ed innalzata da' Pa-
pi r Ordine Eccleuafticq in ^iù fublime
ilato.,.fottraendQgli, cosi per ciò che ci-
Sarda le Idro pei'fofie, con^ le Ipro ro*
^ dalla pocei{à, e giuriidizione'del Prin-
cipia) fen^ava Federico empi#, e tirai|r
no , il qu^e feguendo gli amichi* efem?
come fludiolifllmo di Filofofia , e d* ogni
altra {i:iewa , compofe un libro de Na-
tura y C> Cura Admalium {d). Egli fpin-
fe Giordano Ruffo Maeftro della tua Ma-
liefcalchia Reale a comporre un Tratta-
to della cura , e medicamenti de' GavaJ-
li, il quale nel fine del librò, chefi con-
ferva in S^ Giov^^pmi a Carbonara , fra i
lAri. , che furono del Cardinal Scrinan-
do; dice , che égli di quanto avea (crit-
to n' era flato iflrutto da Federico fuo
Signore .
^ce dal Greco, è daU* Arabico trasla-
tare molti libri rnlingua^io latin», eoa
me 4* Almagefto di Tolomeo , f opere di
Ariflotile, e molti altri libri dr Medici-
na, e d'" altre fcienze, cfe'q^ali; ficoeme
fcrive Giovanni Pontano ,. inviò a' dosa-
re con foa particolare lettera r che fi leg-
ge nel 1VZ0 libre dcil' èfiikoXt di Pietro
delle Vigne , alcutìe^ opere d* Ariftotele
a^ Maeftrt* ^ e* Scolari dello Studio di Bo-
pi , fi'fhidlava reftitttire T aofkhe Jfgio^^ logna, prima che diveniifero fuoi nemici.
Fece^pnimente c(^porre da Michele
Scotto famoft) Medicò , ed Aftrologo di
que*. |empi, e fuo «ariifimo famigliare
' » mol-
m Italiam Regi porfohereht . (b) Capi-
tult Princ. Radelch. apud Feltegr. Hift.Princ.
Loi^gob. ( e ) An^nymus de Reb. Federici
hgfpe^Sris^ (d) Mnoftym. Librum compc-
/uitTn Natura & Cura Animalium .
m t e preminenze' fopra le- loro perfòne ,
e beni . y . ■ ; -
Del rimanente, tolte da lui queftéfal-
( a ) Sigon. de Reg. hai. hi. 4. »»«. 7741
Teudatariis autem , Civitatiius , Ecclejiis ^.
Of MonaHerìis certa trìbutorum genera im^
pofuit y foderum , .paratam , & manfionati-
cum appellata , ^ua advenientì potijfimum
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DEL REGNO 61 NAPOLI LIB. XVH. C AP. IV. 359
molti libsì.di ¥ìo(ofisLy di Medicòm , e
d' Aftiologia y come ■teftifica' V iAe0b Mi*
chele in alcuni d^effi-^ cbe gli dedica', 6:
Comdo' Gesttero nel fuo Con^^endio ;*
end' è^ che le cofe FiloÌc£ehé , e le Ma*
te(nàticbeu:omiiMÌarpnò ad aver Wta : e
^rvefrerfi quefte ope«e d* Arinotele , ^
libri di Galeno > e degli altri Medici A*
rabi lètte nelle noftre Scuote, % iiavorite*
da Federjjco y quindi la Filofofia: d* Arido*
tele , 6 la Medina di Galeno, acquifta*
fm^dfo^ e tanti altri antichi Rimatorl.mir
infanzia dèlia lingua Italiana.
Principe magnificentiflimo , die orbò
Italia , e queflb noftro Reame di molti
aobili ec^fie) , e particolaraietMe Capùa»
t Napoli , avendo in queda ampliato ,..e
«dotto in miglior forma il Caftello Ca-
puano ; ed in queUa rifatto con gran mt^
gnificenuJ' antico Ponte di CafHmo '£»«'
pra<,il fiume 'Yultumo con due Ibrtif&me^
Torri , ove» fece ..porre la faa ftatuadi
XOXÌ0 appredo^di Noi ^ e ficcero que^pro-^ jQarmo^ che ancora oggi ivi s'addita
greifi ntlle Scuoio y ^Jie infino a' nofti|
tempi abbiani veduto • .
.Fece, apcora» ridurre in ordine quelle
fue Coftituzioni ,^ donde furon prefe mol-
te Autentiche ,. ed inferite nel Cpdicos di
che altrove abbiam ragionato ; ficcome i-
libri delie no(bre Coflhuzioni pur a lui li
dobbiamo , che fec& compilare da Pietro
delle Vigne celebre Giureconfulto diqiiè-
ili tempi. Compofe ancora un libro del-
la Cacgia de' Falconi , della quale non s*
avea allora notizia alcuna ; e Manfredi
fuo figliuolo vi aggiunfe pofcia molte al-
tre cofe. , ^
E fé in sì gran Principe quefto anche'
annoverar fi dee , fu egli verfatiflimo in
molte lingue , cosi nella latina , come
nella greca, nella Italiana, nella France-
ie , ed anche nella Saracena ^ oltre della
Tedefca fua natia ^ e fi diletti^ di Poefia
Italiana , e vagamente molti Sonetti, e
Canzoni compofe , che infino ad ora fi
leggono unite con quelle di Pi4iR> delle
Vigne , di^nciovitto figlmolo , e d'al-
cuni altri Poeti di que' tempi, quando la
noftra lingua Italiana furta dal mefcugUo
di tante altre lingue , e dalla latina pre-
cifamente , cominciava a diffonderfi , e
che raffinata poi da valenti Scrittori', me-
ritò d' e(fer paragonata alla latina , ed al-
la greca iftelTa , anzi contendere con quel-
le di maggioranza, ed al Tuo genio ver-
fo la Poefia deve quefto fecolo tanto uu-
ioenr di Poeti antichi , de' quali Lione
Allacci (a) tefsè lungo catalogo ; e fra
noi r Mate di Napoli : Giacomo dell' LT-
M di Capua : Folco di Calabria : Guglìel»
wo d'0tr4pto: Guez»lo da Taranto: Rug*
giofo y a Giacomo PugHefi : C^iH^' Mef-
( a ) jillaec. de* Poeti amichi , tom^ l. foL
U 43. 50. 52^ 57. 288.372. 573. ( b ) Surg.
Fondò molte Città in quefti fuoi Rea-
mi , le quali furono' Alitea,' e Monte
Lione in 'Calabria^ Flagella in Terra di
Lavoro a fronte df Cepparano , e J3on-
dona in Puglia, delle quali due os;gifioa
vi è veftigio , eilendo fubitodop'o il lor
principio disfatte ; Augufta , ed Eraclea
m Sicilia } e l'Aquila in Abruzzi a'coa-*
fini del Regno per fronteggiare allo Sta-^
to della Chiefa k
Ma q^llo , di che <^efto noftro Rea-
me è ,{)rincipalmente debitore a quefto
Principe ^ fi è il vedere , che fotto di lui
con miglior prdinè , ie diftinzione fi vi-
dero divife quefté noftre Provincie : cioc*
che bifogna minnumente «notare , per lo
rapporto ,' che fi tiene ancora oggi dique*
fta divifione •
C A P.
V.
Di/pofizìone , e noverò detta Provincie y delle
quali ora^fi compone il Regno»
A prefentedivifione delle noftre Pro*
vincie in dodici , elle ora compon-
gono il Regno di «Napoli , dal Surgente
( ^ ) , dal Mazzella Ir), e comunemente
da tutti gli Scrittori s' attribuifce a Fede«
rico IL Im^radbre, le <iuali non con no-
me di Provincie , ma di Giuftizierati e^
rano dinotate . 'Ma quefta loto opinione
non è in tutto vera, poiché né Federico
fu il primo a far cotal divifi&ne , né a*
fuoi tempi il lor numero arrivava a dodi*
ci, ma era minore; onde non alfoloFe-
deHco, ma a Carlo L d' Angiò , ad Al-
fònlo^ L d' Aragona , ed a Ferdinando il
Cattòlico , cioè a ^ti infieme dee attri<*
Y y 2 buir-
de Neap. Illufi. e. 24. ti. 2. ( e ) Mazzeita
nella Defcrixione del Reg.diNéip. inprhfè
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S6q :: ©ELI* 1$ TOH A Ci VI ti
f>uìrfi, iiccpme i|ioIt% a (r<9o&9 avverà - wvmt^ àA ftadeldii co» Skonòlfo Pm-
il Taffonc (*i- ^*P« 8i Salert^gr. Ho» può certamente fe*
Kè.qucfto oumero fa fempre cofiaotei. |fedl fetónti fofter*', quanti te. oc veg*
poiqhè m alcun tempo per ip novelle P/ato- gon in ^«itfHa neminari > L* accuratiAnio
matiche (^ìalcmié Provincie ( per 04 Pellegrino ff )4ienovefaal<jttni, (k^^nali
«L4*«uafe. oggi, fi trovan» > n^in tatti i léi iafinq^ .S*. Eufemia , e Porto del Ff-
«tevqpi (^so'levivkckfimQ Città per lo^ io, dfc l^no anc<»»ò|gi i confini xklla
y> JAtxwfoU y fi S^i ^e'Prtfidt. Provincia di Cabbria Ckra > di cA tiene
Sòrtiro#o tal diivifione^. tutta 4Ì^oniifir CofeoKa aiich4 ota il pr/mato , ed è Tede
d^r antica tle' tempi d' Adriana > odi Co- 4e',Prefidt , «^ quella èiCaffam^ Il Ca-
fianfinp M.^ e* de^t aitri. luipefadofì fuoi ftaldata di Chieti^ , che abbracciajra. mol*
fuccefTori ), ^poiché oiUtata prinHi la vec- te Città , e Tenre , e ch^ poi fu detto
chh ^dcri^one àiLortgtno^ indi fucceduti anche la Mima Teatina^ IlGaftaldatp di
i Ij3n|obardi) avendo fotto il Ducato »< ^Pj^t fb^ co' luoghi adiacenti ^ pofTedtt-
poi Prmcipato di Benevento comprefe par^ t» «prioia da Alczeco Bulgaro fotto nome
parte diminute , la Campagna,
te mtere,
la Puglia ) e la Calabria , la Lucania Ve'Bru«
jfiy ed il Sannio^ variarono in tutto T ah-
tica divifione delle Provincie d' Italia •
Sorti ancora quefta noftra Ciftìberina Ita-
lia altra divifionie > quando di pfb Prin-
cipati , e Ducati ella fi componeva : del
Principato di Benevento ; che fu poi di-
vifo in altri due > in qUello di Salerno »
e» nell'altro dijCapw:.indi dei Principa-
to di/Bairi , e à\ quel di Taranto : de'
di Gaftaldo , pafeò poi dopo 200. anni a
Guandelperto > di cui preflb Erdi«mpeno
halli men;ioria: Ja qual preiogativ^daBo^
ìano eileudo pafTata a Molife , Cafiello a
Boiano vicino , %to nome di Contado »
quindi avvenne^ che prima fotte detto
Qontado dì Moli/e y e poi P|f0VÌn€Ìa del
Cot^do di Molii^ y il qua! nome oggi
ritiene •
JPuvvi ancora il Caftaldato di Tele/e,
e di Sant'Agata; quello ti' Avellino ', e
ÀucaVi (^Napoli, di Sorrento, di Amai- l'altro d' Acerenxa • Fuvvi il Cafbldat»
fi ) d^ Gaeta , ed ultimamente di Puglia y di Bari y al|(ai celebre preifo i LiMigobar*
e di Calab^a y fìcconie ne' )nrecedenti li- di^ onde avvenne 9 che attempi de'Nbr-
bri di queft' Iftoria fi^ è potnto ofTervare • manni ottenne quefta Cittjf il primato dì
tutta la Puglia y, e foffe riputata fua Ca*
pò ^ e. Metropoli . L' altro di Incera y e
di Siponto y Città in Capifmnata adai illu-
ftri , fotte il di cui Caftaldato compren-
de vanii tutte quelle 'Città , e t'iBrre , che
erano tta il Caftaldato di Bari y e quel-
lo di Chieti . Jpuwi il Caftaldato di Ta-
ranto » quello Ìlì Lucania , ^wero Pefto,
e r altro adai rinomato di Salerno . In
quefta forma , o poco- diiSimile divifero i
Longobardi il Ducato , Beneventano , che
in que' tempi abbracciava nove intei^ Pro*
yincie di quelle , die oggi compongono
il Regno di Napoli,. e chefortironoque*
fti nomi , cioè di Terra di Lavoro , tolto-
ne alcune podie Chtà marittime » come
Ma la più immediata cagione y ed ori
gine di quella divilTo^e > <he oggi abbia-
mo di quefte noftre Provincie , non deve
iatrìbuiii\^ ad altro , che jiì^Cafiàldatì , e
Contadi , che v' introduifero i LongobaT'-
di ; poiché avendo «Ài divifo il Ducato
di Benevento in piìi Caftaldati y come in
Provincie > ficcom' è^manifefto dal Capi-
tolare del Principe Radélchi rapportato
dal Pellegrino ^ quindi avvenne , che mol-
ti di quelli ne' tempi de'' Normanni paf-
iàron iiì Giujìizjerati , e da poi in Pro"
vìmeie . * .
Quanto foiTe il numero di quefti Ca-
ilaljlati in tempo de' Longobardi, tuttala
diligenza , ed accuratezza di Camillo Pel-
legrino non baftò per di^uitlo y B&ì<^bè Napoli, e Gaeta; del Contado ^i Moli fé i
dalla ilivifione fatta del Principato ai Be? di jibru^ff^Citta ^TCapita^ata ; TUrra di
(a3 Ta(fo7re de Antef. verf. 2. obfero. i. ìefi.^ufque Vie. colL fpecl^ (d) fellegr.
ìi^ i/^. ( b ) l^ragm. i. de 0£ì€. odReg. Ma* he Dtjfert. tjf^ dc'fitu Dbc. Bar&y^ " ^
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DEL REGNO Ì>r HAPOlt tlB.^^U- CA». V. '^6%
Bari 4 Bàfttìcata ; Calabria Chra ; -t l^w no ','
e? r altro i^rincfpato \ t. paiate ancora deN
l^-*rovillcii'di Trrrtf ^' 'Ottantg , di C/r-
ikkfia^ e 'di^^rtt«5so Uberìo^f. gTè pref-
Ib gli Scritj:6ri (ii quefti teiBpi\*e ìottt
anch« fiertctnip» popolare furono ^te-
i#ti gli antichi nomi, di G^mpafiria^ di '
CaJaòrii f>% dì Puj^ia ; . di Luc^ii , q-
•i5nrj^;*^del fai^nto y non* è ^ che fecon- .
'da^ui^i nomi iècbafl^rp ^i'^antlchi coni^
fini, e la diftribuzbne antica, ma chf
per oftentar erudi^i^ne, chi per dinotale
ove/eraho i Caftjtldati collocati ^ d' efli
talevuifi , hotf akrimentr che preflfo di
noi ancor rimatie T. antico nome di Pu-
gita^ ancorché ninna deMe dódici Provin-
cie del.Si^gQp fi nomini di Puglia .^ m^
di Barì^y o. di Capitanata ,
Succeduti a! Longobarda i Norm^ni ,
colla nuova Nazione prefero nuovi no« .
mi ; e flccome ptt&y i Longobardi , dal
nome dtl Magiftrato , al quale era conr- '
meilo il ^ove^o di quelle Regioni , eh'
4^69Q(^ die molto ijFima'de* Nbrmanni
aV#fe ^u^ f rovRicra ^quiftato tal no*
Ine^.ingaiiaati. dal paBb'd' unsi lettera di
Martitia Romano Pont^c» feritta ad E*
Kferio, aiella ^tiale narrando egli éiò che
patì nel viafiuo, che neiranno 650. per
9rdiv di CpSatizo Igipcrador Greco gli
convenne di Roma Aire jn Oriente , di-
€t : Pervenìmus ^alendìs Julii Mifenam »
t7tMa0ratnavisy id' efl career ; non autem
Mijena tanmm , Jed in Terra Laboris , &
noi$ tantum in Terra laboris , qus /ubdìté
eft fnitgnaUrbi Romanort4m(cìoh^ Coftai^.
tinopoli )fed & in pluribus In/ulaìrum , &c.
Ma ficcome ben avvertì V accuratiflimo
Camillo Pellegrino ( ^ ) , chi non vede ,
che* in quella epiftola per imperizia de*
librari , in vece di dirfi Terra Ltparìs ,
fiafi con erroinc {(;ntt^JTerrfi Laboris ? per-
chj^ fecondo il viaggio , che il Pontefice
da Roma intraprendeva' per Oriente , d^
Mifeno dovea paffare in Lipari , ficcome
da Lipari neir altre ifole, di NafTo , ed
efii chianmono Qtjialdoj aiquiflarono H altare per coriduij/ì in Oriente. Parimente
nome Ai Cafialdatk: così parin^ente com- ^ • ^ ^ '^ ^^ ♦
mettendo i Normanni il govomo di quel-
le Provincie aMoro Ufficiali , ch'cffichia-'
fnmrsLìio Giujiizieri , prefero pariménte il
nome di Giuflizierati y ond« liirfero i no-
mi del Giufliziero, e Giuflìxieraiù àìTtr-
ra di Lavoro, d'Abruzzo, di Puglia, di
Terra di Bari, e fisiiili. È Siccome i no-
fni di quefte Provi ncTé "furono variati > e
da Caflaldatiy paffarono in Giuftizierati ;
così anche ciafcheduna di loro y a riferfaa
di alcune , prefe nuovo nome , ed alcune
altre anche nuova diviflone ,.come fi fcor-
gerà chiaro hc^erandole una per una, fe-
condo la difpofizione , ed ordine, che og-
gi tengono preffo i noflri più moderni
Ampri.
L Terra di Lavoro»
IL Caftaldato di Capua , non fi difle
Giufiizierato di Capua , ma di Tetnrà
di Lavipo . Ma in qual tempo , e donde
quefta Provincia prendeffe queflo nuovo
nbme di Terra di Lavoro y e lafciafTe anel-
lo di Campagna, o di' Capua , non e di
tutti conforme il fentimento . Alcuni cre-
' (a) Carni L Pereg. diff* 5. Due. Benev*
( b ) Narcif. apud Munjìerum in Cofmogra-
fé intendeva df Terra ^i Lavora , non
dovea feparar Mifeno da. quella Provi©-
eia , come fece , per effer quella Città
Gomprefa in^ quella, né porla tra le altre
If?!^ i già*ehe Tefta di l-sivoro non è
Ifola , ma Terra continente , la quale non
era allora tutta fottopofta air Imperador
Greco di Coflantinopeti •
Non diffimile fu T érror di Narcitfo
Medicp ( ^ ) > il quale preflb Sebafliano
IJi^uft^ro, credette che Terra di Lavoro
fbtfr ftata uil leiftpo chiamafa anche Ttr-
r» Leporis ^ quando gli antichi monu-
menti , eh* egli allegs^ parlano nqn già
della Campagna, oggi detta Terr^f dì La^
voro , ma della Terra di Lipari j poiché
prifflia cosi tutt^ 1' Itole di Lipari erano
nonute ^npn ^Itrìmente che pretfo Erchem*
perto (f ) fi^eggfe , Barìum Tellus : ed
altrove : Rhegium Tellus ; e noj^nche di-
ciamo perciò Terra di Bari , T^rra d" O*
pramtOy Trarrà di Lavoro , &c.
J^ù fconci , e da lion condonarli furo-
no gli errori prefi fu ciò dal Biondo , e
dal fuo feguace Leandro Alberto , e da'
noflri moderni Scrittori , che il feguita?
Credette il Biondo nella defcrizio*
rono.
ne
phia y lìb. 2. ubi de Campania , &c. ( e ) £n
chemp^ apud. Pellegr. n. 29, Ò* «• 81.
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ne
3^, -I>E L L» ISfOR I A CI V I L E
àtìWCampanìa , che efli^ào ^Qapua dcrico U. gnefta ProvÌQci* cn anche per
* * ' "^ *' detta Tena Lstbogis
fieme» e pericolofo» lafciai'i^o di nomarli
più tali ) e vollero ^fler chiamati » noa
piò Campani , ma À^ebormi : e che indi
dalla loro o'ftinata perffeverauza nacque %
che tutta quella Regione , n^lla quj^le nri^
ma eran pofte le Città , e Ijjioghi della
Campagna y fi nomatfe Terra di Lavoio •
Ma efler tutti quefti fogni , appiano
l^ha dimoftrato il non mai a baftanza lo*
dato Pellegrino nella (ix^ Campania^ (a) ^
il quale ci ha data la vera origine di tal
nome .9 il Aio Autore , ed il tempo quan«
do fo a quefta Provincia impofto • E* nar-
ra, che non prima ^acquiftaìTe tal nome t
ft non intoroo/r anno di Crìfto 1091^6
non da 'altri prima il.ricevefle » che oal
Principe di Capua Riccardo IL e da^fuoi
Normanni in queir anno » i quali da' Ca^
puani Longobardi difcacciati- da Capife
n^U' entrar di qu^'anno*io9x. come ab*
biam narrata tieinono libro di.qu^'Ifto-
rjia y furono i primi , che dirufarono nel
parlare il nome del Cacano Principato ^
ed introdufiTejro^ in fuo camblb quello di
Terrà dì Lunioro^ piefo dalla dolcezza del
terreno atto ad ogni travaglio » e lavo»
rio ; il <]uàl nome fu da e(fi ritenuto ,
benché di Capua aveffer poi di nuovo fat-
to acquifto nel 1098» ficchè quel primo
fol rimafe in bocca di ^hi, e nelle pub-
bliche fcrittufe \ non in altra maniéna \
eh' oggi ^on la fteffa varietà y ancor que-
ito Regno ritiene due noqii.
Cosi quefta Provincia, che dall' Orien-
te- ha per confine il fiume Silari y dall' Qc-
cafo ìy Garigliano , già detto Liri y da^S^tr
tentrione il Monte Appennino y e da J^z-
9ogiorno il mar Tirreno >>iicquiftò non
meno quefto nome , che sì ampia eften-
iione , edr oggi infra T altre tiene oid Re-
gno il primo luogo y non meno per le
unte Città che l'adornano, e perl'uber-
tà , ed abbondanza de' fuoi campi, quan-»
te per Napoli Capo già , e Metropoli dei
Regno • Ne' tempi , ne' quali fiamo di Fe-
( a ) Camil. Pelleg. della Campania nelP
Aggiunta j pag.jou (b) Tutin. de Mae^
fifì GìmJììz. in princ. ( e ) Fab. Jordayt, in
zietQ^ che ófedeva ora in. Capua > oraià
Napo]i j ora^in .altre Città di quella^^
?ref(b^ dimeni erano 1 .Giudici vjr gli altri
Tfficialf^ di , gioftizia c<^> Aweipato Fi*
fcal,e. Egli auèniniftrava 4' intera ^rovin*
eia , ancorché ciafeut\a delle Città aveffe*
IO fuoi particolari Capitani , da cui im«
mediatamente eran rette , dalle detmni*
nazioni 'de' quali i^er via d' appellazione fi
ricorreva al Giuftiziero della Provincia •
Anche Napoli, non dico Pozzuoli , e Tal*
tre Città y ebbe in quefti ten\pi. il foo
Capitano , il quale 00' fiioi <fiudi<!i animi-
niftrava giuftizia in Napoli^, e fuoj hot-
ghi (o). E poiché ne' tempi 4i Federico
cominciava ad ìngrandirfi , velie queflo
Imperadore , che a pari di Capua , e di
Meffina y il fuo Giuftiziero , o £a Capi-
tanp poteife preiTo di (% tener^dre Giudi-
ci 9 « pili Notai i eliache non era per*
metfo all' aj^ Città minoii • E narra«
fi , che Giumce zfprtth quefto Capitali»
nell'anno 1269. fodPe ftato Marino òiCs*
ramanico valwte Dottore ^i que' tem^
-pi(0.
II* Principato atra .*^111. Principato ultra •,
T * Altra Provincia» ovvero- Gi»^«/Vrf-i^
JLi ^ fu detta y ed ancora oggi ritiene
in nome di Principato • Donde prendere
tal nome è affai chiaro ; ed in ciò tutti
ì Scrittori conpordano* Arechi > quando^
come fi è narrato nel fefto libro di quefta
Iftorta , da Duca eh' era di Benevento y
volle incoronarfi Principe > fece , che
quello che prima era detto Ducato di Be-
nevento prendere nome di Principato ;
eà abbracciando allora il Ducato di Be«
nevehto , prima della divifione fatta da
Radelchi con Siconolfo , anche Salerno ,
fatta che fu tal divifione, furferodupPrin*
cipati , e quindi avvenne , che il nome
di Principato convenire ad ambedue , e
quefta Provincia abbracciale tamc inunen^
addit. ad prootm. Co7ìflit. Urfin. de fuccef.
Feud.pat^. 2. q. z. art. r. «.4?. ver/./etundo
refpcndetkr^ Afidroj^squ^ Fendaci* §-i. »• a.
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té i e fpazìofe Regioni ; iti maiùera che
ist poi per la iua efienfiotie bifofiid divi-
derla in due; onde fnrfe il* nome di Prìn»
cipato cifra (1- Ap|ieMiiio ) detta ancora
Picentina-s coti, parte della* Lucania ;* \'
DEL RtGNO DI NAPOLI LIB/ XVH, C JLP. V. jij
jjjò ; per thtàm Campamam\ ,* lP¥Ìncìp$utf
fuoque , <^'Apulìam ^tque Cahbtiam , ^e^
E Lion&Òftienfe (A), chelfcriffe qnelìii
Ctontc» lipcof da. poÌK della mort* delli.
Abate ^eCderip 9 e poi Papa, detto 'Vif-
Principato «/ft^i? <,!' Appennino ) wveA torc IH. pur ditfe p9r ma^ Cam^rMim^
il Sanalo degPJrpint . * ' ^ Prmcipatu% , Aputiam qmqne i a$qu9
' Il ^FMncìpatù <itm y che abbraccia la*We- ^Éalatriamy ^c. ^
gipne , che fii antlcatiy?ntet,;ibirata da* Pi- . We' taoipi del . ifcftrci" Ecderico IL fe-
centinif e parte da' Lucasi 5 fi divide da. còndo che Riccardo di S. Germano, par-
Terrar^i tavolo col fiume-SartiQ dalP-Oo tenéb^dtlle Corti generali ^iny^ituite da
cafo : da Settentrione lo divide dsigF It- Federico . nel .Rtgno y rapporta » perchè
pini r Appennino : dall' Oriente ik fiume 5u§,fta Provinaèa non lÒMe ancor, divifa
Silaro lo vide'^con. la BafHicfta^ Ì ifi
Mezzogiomo*faa pertermiiie il Maf Tir-
f eno f e tiwe Salerno per ftunCapd , e
J^etfopoili. . *
Il Principato ultra è Quella Provincia ,
che fola delle altre del' Regno fi^llonta*
na dal Mare, etfendo pofta Ira' Mónti nel-
le vtfcere (fclP Appennino . ^EHa è nel
capo del Santino , ove furono anticamente
gì* Ifpfni « Si divida dal Principato citra
co' gioghi deir Appehijiriò verfo ÌVlézzo-
grorne: da Terra di Lavoro y^tCont^idò cH
Molife è partita col detto MtmteAppeil-
fiino. fopra Nohi , e con le Forche Canétt"
ne fópra"* Arpaja verfo Ponente-^ e col
principio' del Monte 'M^|sfe- verfoSetteot
trione , con nuale ànconr d divide da G^^
pitanata verfo Tramontana ; tna più da
Oriente col medeG#ió Appennino , col
^uale fi ^Kìtè ancora da Baftlicata . Con-
eiaae una cÌititA4a iietta Valle Beneven-
tana*, che fu prima parte principale del
Sannio \ ed avea prima per Metropoli la
Città di Benevento: ma da^^poi che Quel-
la pafsò fotto il domìnio della Chi eia di
Roma , ebbe altre Xlittà f»er fede de' fuoi
Prefidi .
- Quindi avvenne, che i Normanni fuc-
cedutr a' Longobardi ndmatfero quefta
Provincia col nome di Principato % e P
Abate della Noce ia) tràfcrivendo nel-
le ''fue note alla Cronaca Caffinénfe le
parole del privilegio conceduto 4la Nic-
colò IL R. P. ^ir Aate Defiderio , fa-
cendolo fuo Vicario fopra i Monafterj ,
e Monaci di qliefte noftre Provincie , tfji
r altre novera quefta col nome di Prm-
tìpafo , come fono , le parole del Privile-
in due , coma fu fatto da poi , perchè
ibftiendo'i*W^f;^r per Cì^à , óve dovea
•teaerfi la general Cqrta ^ e dove dovea-
no riaorrere le altre Provincie , dice : In
frincì^u y Tema tàboris , & Comitati
Molifir ufqjfe Soram^ apud "Salernum •
* ' XV>Bafilìcata^
Slegue , fecondo queft' ordine , Ja Baji^
Ifcata y che occupa molta parte délP
antica irticaqia»:e i^arte della M. Grecia <
Vieti circondata in parte anch* ella dalP
Appeniéno , col ^ale fi di#ie da Prin^
cipato ukra ; t\x>ì medefimo da Princi-
pato cifra . In quefta Provincia fi divide
L' Appennino, m due capi principali in-
tomo a Veno^ :* con quel che va a Brin-
difi è partita Bafilicata da Terra di Bari
fino ai Altamura ; e ce^ l'altro dz Ca^
labri a citra infitt' alla metà'<iel ftumeCri»
tt , ove^ entra Corianello ; diftendefi oa
poco al mare j e tocca Terra d^ Otra?tté
nel Golfo di Taranto nel lido del fuo
mare piccolo . Confina 'ancora per brevé^
fpazio con Capitanata , dalla quale è di-
vifa con una parte del fiume Ofantp fra
Afcoli df*Puglia, e Lavello. Ebbe quefta
Provincfa Pefto , Venoìa , Acerenza , Mel-
fi , ed" altre chiare Città : ora ha Mate-
ra , Potenza , Lavello , ed altre Città mi*
nori , e delle antiche appena ferba ve-
fiigio. a
Donde quefta Provincia pigliaife il no«
me di Bajilicata , ed in qual tempo , non
ben feppero i noftri Scrittori rintracciar-
lo ; ma farà molto facile rinvenirlo , fé
fi porrà mente jl ciò che nel fine del de«
ci-
ca) ^. ^e Nuce ad Chron. Caff. lib. 3. cap. 13. num. 1277.
j, tap. 13.
•(b) Oftienf. lib.
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viacie^ ^ te tatfC^ipMicìoni) econqui- Riccanb. di S-GeraMUM» #^ QalsMa ^
ì^t ^(tevi A'Clreci) i quali fioQOme pet . ferrar Jordém^' ^ Ki/AU GÀifir «^ir^ Cxi«
un ayQV^.Magiftfi4rp. ÌQtfoéi|ji^'^^ tSi Jfintiim :[ % <fttòè wmi wcke s^flei^ano
in duglia ^etto Catapano^ diedert joumt ' .«alte ftrìttuiw^^iioa^folà.&iiSlin^ degli
ad iHp^ granile tiella iHed^Gm», detta ^JRiAttili^^^^ 4eglt iU|g«efci ^d
^u perciò* C^rr^mfo/f : cod|r ne'teai^i 4k 'm temiM^ del &#» Al^n|^ j^ j} Tùtino
J?/][/;//o Imparadd^Grecq^^^^ qttalfbe Aib C4i^ €% vedere , che «alevanfi dt ^mAI
Capitano, ch't4^ il mpi^ùma naqjie . "^^de^^ 90Q||> ^^fi ^Jffero cosi dal fiu-» *
acquiftò^quefta naftt di.Lucaiìia.nome dr .irief Carati, cl^jknga quella VhlU^ oome
.^//V^r^r^ tdtoilou ceduto ^eilì^p^ttar f4#orta il I^ilegmd'^r)} e ogg^Terrs
vii d( queft^Iftoria*) cty .»eiraaho ^89. jhj^fim 'dicìaioola ffrovitmi^ di Calabria
mentrj in Orante impeciava Bafilio |oj| i<W> die ricpiioffa Catofìzar^^^r Capoj
C^i^ntino fuo frata|l<i9 1 Oreeì per* U &j|%/tii(i GrathQéÀhfisi ,cmra y che ha ora
facnofa vittoritth^ chi>€Ìper^roni(r fepra^t- v^/rnxifper lede de' Prefidi . ^mheduè que^
tone IL Imeer^d9r.d''Occi^ntc 9 noa«^: fie ;frow|fie Ce ne vanno ^airu^a, e
io dominarono ^oaiungp tempo. » ^infino 4ptir altra [arte dell' Appettmao fi Jaenu
che da' Hormaani non^fi foifero^irca^ ed al Tirreno. 9| dividono. Ili^ loro ti?
ciati ,. tutta la duglia , e la Calabna^ ma Aleditemnei fopra *Cofenaa , andando pe»
anche quefta parte d'ella Lu&nia fu da dritta n^a airunón ed all' altro mare,
BaftUo occupata , la qua]e fu amminiftra-r nel . Jonio nrttTo a Strongoli 9 e nel Tir*
ta da^Ii Ufficiali Greci da lui mandati y reno al Gohb Ippoiyate • La. Calabria tm
alcuni js' q uali ) come è maoifeilo pella tra include parte delk M. Gf^a , «.termi-
CronjKM^ Lupo Pi^^ofpau, anche ten- na ix^ tttt^ m%* ^ajuicata y ,t'<x}ri Prìncì-
^ro S^afilio il nome ; gMfe ^mila Pro- fa$^ citta y e nel monte Appennino da
trincia Bafilìcata fu detta, uw^anni ^00- Ponente^ e S diftende all'uno^ e' all'ai*
tano anche credette, che in qii^ tempi tm mare; finché dalla narte\ cW-tniraa
de' Greci acquiflaile quWb {'ro^^uicia ta!^ Lev>mter1i giunge con ÓataMa ultra. La
nome ; ma donde così fi denomititaffe ^ -^a^bria uln4 ^ve ' furono i Bruzj ) ha
foggiunfe, jureàficeps eji ^ac dubium^^).
Ne' tempi, di FedericQ JI. /ii^'« da Riccai:-
4p di S. Germano la Bafilkata anche àur*
noverata per una, delle ^^ròyincie liel Re*
gno, dicendo quèfto Scrittore, che Fede*
rico avea defignata la Città di Graviw
per reggervi la Corte generale, ove do-
veano ricorrere quefte tre Proyincie , cioè
mdpuliay Capnamata , C> Bafilkata apud
Gravinam •
V. Calabria citta . VI. Calabria 4ilna .
I\ A Calabria, fecondo Ja denominazio-
ni ne, che prefe dagli, ultimi Impera-
dori Greci , iw tempi di Federico era di-
vifa in due ; non già come ora^ diciamo
in Calabria citta ^.tà ulttay mz in T^rta
(a) Pont. Ub. 2. de bello Neap. (b)
Tutin. de' Mk Giufliz. fol. 91. (e) Ca-
mill. Pellegt. inCafiig. in Ano»/nf.Ca(jin.
pag. 141. Sic. n, diSa olimy alfque etiam
ntinc difitut Valli Sy tegiogue percelebrìs i?^^
Calabtia eiteriotì fupta Cofentiam ad Se*
quelli foli '^wafx , dalla parte y eh' ella
aciguarda tramontana; ma nel rii{ianen«
te è pes, tutto civcfiidata da^naari; da
L^ante, dal Joiiia i da MczzogioriiQ,
da> Sicìliafm : c^ dr,;&peq||é , dal Hp'
renò • ^' \ • , "
VM. Tetra di Bari. VIIL Tetra di
Olinto •
T A Puglia (fecondo che pure i G^eci
J|^ la denpminarone ) la quale abbrac-
ciava ancora parte dell'antica Calabria 9
ora (fetta Tetta d^OttantOy ne' tempi di
Federico non eradivifa, com'ojagi, in due
Provincie , cioè in Terra di Bari , e Ttr*
ra d'Oifianto^^ e ficcome fi reputava per
una Provincia , coli anche ù denotava
coli'
ptentrionem^ Tarentinum . ad ufque finum
portela y quam pr^erfiuit flumen Crathis
Vulgo Grati , utfde ilU nomeny Regiifque
frequentijjime Tabulariisy nm nonRiccarde
a S. Germano ad ann.iz^^. memorata.
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IXt Capitanatg.
DEL REGNO M MA»aLI Lift XVIL CAP- V^
«QÌT tftcflb tiMK itApulìa^ come li chia-
na Riccarda. £gli è però certe, ficoome
anche rippovta il Ponttao ( ^r ) 9 ch^tjue*^
fti nomi dt T'nr^ di Bari , e di Terra S
Otrmto^ nacquero nc^ medcfimi tempi , ne*
^ua!i Bafilhata^ e Capitanata acqui(laro-
do tali nomi
3«5
/^VJJ?^^A Previncìt, che ora diciamo
V^di^ Capitanala, e "che fu atiticamea-
te* chiamata Puglia Dàunìa , e che
e prcffo Ercheinperto (3) :d^l>racciaYa la Japigia nel Monte Qasfjk^
Ancor leggiamo: Barium Ttìlus^ e ne di- HO» aòquiftò tal nome da' Greci ne'tem-
pJomi attempi de* Normanni anche (i
gè la Provincia di Terra d\Otfamo
linn di quefte Provincie fii tale appellata
ièA Bari fua antica » ed iIJuftre Metropo-
li , e che fu capo dì quella Regione , V
altra da Otranto Città pur ella chiara , e
rinomata He*Sa!entini -
Terra di Bari^ già detta Puglia Pciice-
lia, dalla parte ^ eh* ella è volta a Ponen-
te riceve il fuo principio dal fiume Ofan-
to 5 e dillcndcndofi per lun^o , £1 contie-
ne fra il lido del tnar Adriatico, ch'el-
la ha da Tramontana, e l'Appennino,
clie da Mezzogiorno la divide da Bafili-
fata, ov*elJa termina vedo Levante. Si
divide dzTerra d'Otranto nel territorio d*
Oftunt fra terra, e tra Monopoli ^ e Brin-
difi nel Udo del mare a Villanova^ già
Porto d'Oftunt.
Terra d* Otjfàntt> quivi riceve 11 fno
principio, e fu incluta ancor' ella dagli
antichi fra la Puglia , e chiamata ancora
Calabria, ]api|>ia, e Salentina . Quefta
Provincia forma queir e (Iremo capo di
Terra, eh' è uno de' triangoli d'Italia,
cv^e ha per fine Tuno di queMué princi-
pali capi, ne' quali fi parte f Appennino.
Finifce ancora ivi Ìl mare Adriatico , e
li mefce''col Jonio ; ed è toccata folamen-
te fra terra da Ponente con Terra àìBa-
ri, e con BafiUcata. La circondano poi
da Settentrione T Adriatico, da Levante
il fine di quefto mare , e 1 principio del
Jonio, e da Mezzogiorno il Golfo di Ta-
ranto nel mare .Tonio. Ha aelle fpiaggr
ilej»- W del maggior loro vigore > e quamte in
, L* Bari teoerànoJa loio^prineipal Sede : Ef-
fì , che pcnfavano mantener le conqnìftè
novellamente fatte, credendo, che col ti-
more potcilcro mintener in fede que' pò*
poli , vi mandarono un nuovo Governa*
dorè per tener in freno h Puglia, chia-
mandolo non più Siré^ricbj come gli altri
di prima, ma con nome greto Cat^p^m ^
cioè che ogni cofa potclfe , Fra i Cata-
pani, de' quali Lupo Protofpata telsè lun-
go catalogo fuvvi nelFanno ior8. Bafilio
Bugiano, che da Guglielmo Puliefe (e)
vicn chiamato Bagi^no . Quefti fu , che
per lafciar di fé nome in Italia , tolta dal
rimanente della Puglia una parte verfoil
, Principato di Benevento , e fattane una
nuova Provincia, vi fabbricò ancora nuo-
ve Terre, e Città , una delle quali no-
mò Troja per rinovar la memoria dell'
antica: T altre Dragonaria, Firenzuola ,
ed altre Terre : indi la Provincia , ficco-
mt: altrove fu narrato , acquiftò nome di
Qapitanata^^ il qua! ancor oggi ritiene*
<^fta Provìncia^ è «divifa dal Ct>ttada
di Moli/è col Monte M»efe, e col diu-
rne Fortoi^^ ne^la fecicdel quale fi toe-
tg ^ Jibruzzo cifra ^ lafciandofi . per fé
Ter nioii; ^ giNmdo »rl Monte Gargano ,
da Siponto^pel lido del oiare viene infi^
no al fiume dell' O&nio, col corfo del
Sfclc- i| parte da Terrg di Bari , la(cian«
e ^\st\U Vmty <h# fot» nel Terfico-
«Ho'di Bà«letta , che arriva im preJTo al
Lago di Verftntin9; col deÉtor fiume O
ixiarittime firindifi ,. Otranto , • Gal^ipò*- fiinta nob^tio printipiò G' divide .da Ba^
li^ e Taranto giàiilortiffime ClEMr,^ co- fitìtata^ e cdtl Appennino iil Crepacuore ^
modiiSuae di Porto.. ^ kr^trracaTàt& ha i fiioi confini con
' X rrincìiaki ukta . '
Ne^E^Wkpi^i Tedeiioo fi pare reputata
^fUMv^ipivincia } onde Rie^raor la novera
>^coU' altre del Reame
Toma IL
. (a) Pont. M. 1. da ballo Naafi
^p. lib. I.
col nome dì Capì^
è però vero, ohe ancorché
Z z que-
( b > ErH^vrfm.num. 29. apaid Piliegr. ( e ) GuL
£|U
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3«é
DELL* ISTORI A CIVILE
quefte Provincie <H Puglia ne' tempi di
Federico foflTef^ <iirife , pctqhè tutte, tre,
cioè Capitanata^ Terra di Bari , e Ter-
ra d' Qciaiit6, .erano comprefe nella Pur;
glia , prefa n$A più ampio fuo (ìgnificstp,
MH folo, Q^uftiziefo le^govcrna^a^ détto
perciò- il Giuftixiero di Puglia. • Tu. ^
.^ . X. Contado di Mclife^.
.■ ' ^ •» y *'. ' . ?
TL Contado di^M^ifc ,%cheVucotóett«i
Provincia pdrttideie il fioiM il' AlorweiOy
aoGCNrcl^ fé le afl^inàiTefo più^ derivazio-
ni, c|i idairaiprex^ de' monti, ahrÌKUU'
abb^rndanza de' cignali \ il vero è eh' ella
taleìi aomalfe^da Tefanap, che ftacbia-
tonta anche JVbnizzo per'etfer Metropoli
4e' PregBofinì , da' Latini detti Pràg^tiìj
^ndo' 4iòn .collctto vocabolo iami da poi
cbiai0ati^*rAm,(dt); •
Ebbe <)ue]la^ Re^rpàe , che ora diciamo
jéimzxo uUvg^cicìS di là dll;>fìiimie.Pe^
zi Caftaldato di Bojaiap , diede Some icanT) ì^kre T^ranio ,,v AmiternoC dalle
a^ ua^ altra pi<;eioln Provincia , che^ ancor
©f^gi il ritiene (a) ^ cTpfefe da Moti/e
Città atitica del Saniiio |' non altranieMD
che Henna, Bojano, ed altri luoghi, che
ne' tempi 3e' Longobardi componevano quei
C-onrado , il qual diede anche nome' ftlla
famiglia MolHe, opgi eftiiita- Anche ne'
tempi di Fe<^erico fu queAo Contado di»
ftioto dair altre Provincie j eRiccarttefn-^
fra r altre la ripone, col nome ifleflp dì
Ctnùtatiis Moiijii ; end' è. che fia fiata ri^
putata fempre , e &a ancor o^ la |>iàri«
foctta Provincia di tmHt Vuìnty itèr^,
t^ilga-Sedi .di Frefid.i^ 'qia'il di ieì goif^r^
no fta con^mt^o acquei cti Capitanata ,
colla quale ft coaginqipB •
XI* jiùftfsza M^r^r* XlIÌ>iihnsso €ftr0:^'
IL Ci^ftizieratD d':A^teRtzzé lie'^tenipi di ^ ^ , ., _
Federigo IL ei^ jrip^iiat<^ come- nna^Q- oggi e^pon^np il noftao Reame ,^ chia^
la Provincia, e; qiieft'in^peradòre eccitai nkiite ÓHiftiiicrati, da' 0ili#izieri acquali
Sulmcna per àoypib ivi i^fgeAi la Coite es^ capmijro il di lor governo. Shtcondo
geniale, come n.irra Riccardo: in Jujii^ il conto, ^ che ne fa Ricc;^r^ di S. Gér-
tìarht,s Ahruùiy apud Suhmìiam. 'Affon- min^- Scrittor'di quc' te»?» , ^on eran
fol. d' Arrii^ona fu quegli ^ che per togliere pii^ che*diece « Calaèri(a , divifii ih :dnè ,
i 1ÌTÌ2Ì , c':e {'petfQ iome vano tra j Quefìo- cio,è Tetrét' JafdajMty «^ fW di Ofi/tìiy. Pu-
ri delU* gdoelle, k divif^ m due parti * Fu un ^a divifa in dae^, Terrà d'Otranto., t
tfinpo quelta Regione afl&i chiara > e ri-^ Terra di^Bm . C^jpitìinsLiàf Ba£Ucata •
nomata per tanti valomfi Popoli, che iV Principato^ dit^ifò, in due . Tefradi La^
fhine deHa duàlc^^^è^furta r^f«i/jr,..Scde
•ggi de' Prendi TForsÈone,^ Vàleita, ed
altre chiareHCittà né^Mariì'^ Ebba ne^a
Rcgic^ie de' Marrrifcini , . e Fereptaniv, og-
gi chiamata ^bruTS^-^ eitra (cioè di qdl
dal fiuflie PdcamO Chieti, detta: daStra-
\»^tT beate yxih^ ftf Capo ,^ e Metaepoli
dé^ IViarmciai ,* e cbe^oggi ancor è Sede
de'Ppeiidi, F^titana^ Ortene, L^nci»-
n<>,* Salanona ", Aterna^, éd^altre iofìgni
Città^^deXe qnaji alcune- ancor' oggi ?e-
a» in i«di • Ptf^néftr Fravfude rf^ A-
•bf lizzo Ridivi^ itlleigna inailo Statn> d«(-
k Cbie£k Romana fuo * confine Mediter-
raneo , e quafi tutti i chniini ^àé dà
^Ito fi pafte, fr-^ filino don quefte Pro-
f Ì9cie , e cpn uni po^ di* quella 4i Tersa
di l^òtó. -à
JEU^co co9»t r'^tempindal #«ftro "Vfderi-
ao eaano difpofte qi;»efte FiiOyincie-^ che
abitarofìo , i Preguiitini , Ì Marrucini
Atniternini, Marfi , VtlHni, Irpuii , ed
altri* 1 Longobardi vi coiUruirono un Ca-
ftaldato ,' che nomarono! promifcuamente
ora J'/U)rLP?o, ora di Teramo ^ cojne fi
ks^c prcff; i ittfo Di*KOiio (i)i Cujial-
àapusTérA^nnenJ^^ ppicbè Teramo, d^t-»
tà dagli mtidi\i^h9ie1<amnia/y fji Ja^Citià-<^) , e di TommaiS d'Aquino, che fu
Meti<opoli. de'Pr««^ntiai . Donde queAa^ Giuftiziero di Puglia, fotto la cui immi-
L > /^ . ' ' ' ^ - ^ nJ-
. .( a ) CamilLB^Ut^^fq. Bi - (%b ) Pet$^ mtìkPer, inJf(f.MUe Due. Bènev. {d^ Tu-
Diac.inAuii.adOjiUn^lìb,^.cap.z^»{c)Ca» tin.dé' M.GiuJiizieri ^ inprinCé
yoiio. Contado di Malife • Gìu^ieiato
d^ Aj^imzza , pei divifo in due . v
Islon 4d-ogn' Una era deftinato i^ Giu-
ftiziero ì ma fovente un iblo'gevernaw
pii^ Provincie, come lég&iamo di*Giaco-
mo Guama Conte di Marfico , che fu
Giuftiziaro di Puglia, e Terra di Lavoro
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DEL HONO DI NAPOLI LIB. XVn.
«iftiteÌMe era tutta la Puglia » cbe oggi
i divifa in tre Provincie ì ^ ed anche a]
ooftri tempi fi vede , che il Prefide di
Capitanata > che tiene la fua fede a Lu<
cera 9 governa anche la Provincia di Con-
tado .di Mot^ife • AUe* volte d«e Giuftizio-
ri amminiftravaoA una Provincia , ficco-
ane ixelFanno 1197. R«herto di Venofa,
• Giovanni di Fraffineto furono GiuÉi*
aùeé di Terra di Bari j e nell'anno 12x5.
Pietro d'Bboli) e Niccolò Cicala di Tei»
ra di Lavoro (a). ]?Jel Regno degli An-
gioini un. folo Giuiiìaiero fi mandava a
più à' una Provincia ; e cosi aqcora fi prl»
ticò fqtfo ^U Aragonefi ; e fino a*tetnpi
éèl Re Filippo II.*per ^Uo , clie r^
porta Aleffandro d'Andrea (4)^ il quale
IcriiTe, a fyi nella guerra y che queAct-Rc,
ebbe col ' Pontefice Pàolo IV. ribn vi 0»
rano che iei Còvemadori ^ chiamati prt
Aia Giuftizieri > e poi volgarmente Vi^e^
lè y t> con^iungeìidofi iotorno^ al governo
^r conto delia giuftizk akune Provincie
mfiemes ficcòmr^ne'. due Abruzzi vipera
allora un fol Prefidey'Mt^^^^^^ diMo-
life , e Capita tifata un altro ^ ficcome-è
nncor oggi . Pribctpaeo ultra ne aivea un
adtro . Principato ettra 9 « Bafilicàta un
altro- Uno Terra. di Bari, eTerra~d*0
tranto , ed. uiì altro ^le due Calabrie • Ma
da poi al numero dVMkiiAri.-dcirentfih
te Regali , chiamati Teforieri , ovyero
Peh:ettori) a comodo de^qiiklij e ^ pèrca-
gion di più diligente efazione; fu fatfa 1À
divifioaey fu pareggiato quello ^'Govét*
nadori, 4>nde ovàv toltone il: Gel||eAdodi
Moliie y pia^fàma Provincia tiene ' il ffio
prppri0> e-partieotar Prefide «.
CAP. V. 3^7
correre a*biiogni fcorreva fempre per tut-
te le Provincie de'fuoi Reami, pretfb di
lui in ogni Città ove fi fermava, era la
fua G. Corte, ed il G. Giuftisiero, ed i
Giudici^ che la componevano. £ queft»
iavio Principe per meglio riordinare que-
fie P/ovincie , come amarne della giuftì-
aia, avendo neiranno 12^5. convocato
in MèflSina un general Parlamento, ftatuì,
che due volte Tanno in c^rte Provincie
^1, noftro Regno fi ^ovefle tener Corte
gemmile (r) ,, ove qualunque perfona^
^e -fi' ftntitfe gnwtata , o> mal ioddisfatm
de'Oiuftizieri , o di qualunque ;^tro fuo
Ufficiale e^neffe ie lue querele ad ut|
iup Nuaaio, quivi a queA* affetto dar lin
mandalo , ^it quale doveffe Je querele di
tutti porre in ifcrittura , e j|ue^ henfus-
gellata c^ Tuo fuggello > e di quattro aK
tie pe^fone Ecclefiaftiche di jpjòvata hh
m> e probità, doveapre6i}tarla<alla fua
imperiai Ghnt •
*^ Le querele Jpoi "date contro coloro^ cho
non #rano U&piali^ doveano i Giuftizie*
ri dene^;Regim%i deciderler • E>OTnpa*no in«
tervenire in quafte' Corti generali quat*
tro' ^e^fone di ciafcnna Opià da quelU
Provincia delle migliori , di bucHia fede i
ed opinione , come anchedi ciafcuna Ter-
sa , o CafteUo « E quando non "gli fcnlaA
& qualche giuflo impedimento, -lÉibilt aiti-
oora y che xi\^dovetferó afliftere i Prelati
4i que* luoghi , i qi^li , o pereffi , quan*^
do vliater^nivano-, o per- altri) quando
Aon-eh^ pieftalf , iovttkm denunciart
& nella loro- Provincia vi erano Fatare^
ni , o altri infettati d* eretica pravirik , af*
€ A P. VX /■
Cmi G€i%€mU , e *fciv iJihuhedaVEi>nKìco
in ^Hifte no/ire Pfvmncif>'^/mi Figliuoli y
che timafe^ e fuo*, t^UmmU^.
TUttfqueftiGiuftizlerieran fuboidina-
ti at G. Gittfliziero étl Regno^he
ib teni|9e de' Normanni ,^ per aver qìm'
Ro eolkK:ata la loto fede i«gia in- Palef^
»M> , quivi cifedeva apf«e<b> il Re nella
foa G. Corte} «m Fedenco>die non fep^
P^ ftair lerma m alcun luogo, ^aperao
finché folTeiD efterìiikiati , o nhrefamente
da lui puniti « Deviano' qòe^e Corti dir*
fare otto, di , e qAmdb occorreva di do-
^tsA cr^ar negozia di momento j po^
teva* prorogarfi il' teoifo' per quindici
giorni* . . ; ,
' I luoghi , ove doveiRt> celebearfi , erae
no in Sicilia-, Piao^ : In Calabrif, GS^
fimsM , ovedo^eano. comparire le due Pro-
vincie , cioè Tèrra- JoKfajOli , ^ Valle di
<^ran, <^ détte C^labr)^ ultra , é Ca*
tid^ria citra. N^lkrCittà ^i Gravina coffee
venir doveano le Provincie ^i Puglia >,
Capimiata»^ e Balfilit^ • tfellt' Città di
SMlérm 9^ aiiiMue 4e* Provincie di Prim^
Zz
^ «• 2 cipa-
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31*8 D E L L' I S T O
cipato , Terra di LavOfp , e Contado di
Molile, infiao a Soia • E nella Città ^li
Sulmona conventf doveano leduePfovin-
eie d'AbruzTO-
Il tempo , nel qnale doreano congre-
girfi i Miaiflri per tener quefte Corti «»
era il primo di Maggio , ed il primo di
Novembre <^. Ed in «fe doveano affiftare
hi prefenxa del Legato , o Nunzio dell'
Imperaidove-» il Maeftro Giuftiziefó ,< i
Giufti»i€ri delle 'Tsovincje , il Maeftro
^mer^ioj i Camem^, i Baelivi, e gli
Altri Uftciali dtlki Corte , ed l^relat^
i Conti.) i Baroni , e' Cittadini diquè'
luoghi, e di quella Provincia^ che fecon-
do erafi ftabilite , doyéana ccfnvenirt a
quella^Cutà deÌM|nata per la Corte • "
In, quefto «cdefima genera) Parlamen-
to tenuto in TVIeifiua ^ .per prowdere ali*
abbondanza d^ (^uefto noftro Reame ,. ftà^
bili, in fette parti éi quello Te Fiere gè»
neraii ( /? ) , ove doveflero ^ mercatanti
rtar-le loro nierci^ e fin tarfto che quel-
duratfero, non fode lor^permefifa por-
tarle altrove. Le -prime le (labili in Suh
motta y e volle ci^e' dunitfero , dal dì di
S. Giorgio ,«ÌBfino alta fefta delKInven-
^ooe di SL Arcangelo. Le feconde in C^-
fua^ e voilecheduratfeio, da*Z2. diMa^-
^io « infitio» aUi 8« di Giugno . Le terze
irtLueof^ e iuravtno, dal didel&.Gio^
vannf Papa per otto giorni : Le quarte
in- Bariy e duravano 9 dal dì di S. Maria
Maddalena ^ infinò alla fefta di S. Loren*
ao.. Le quinte in Taranto , e duravano y
dal dì di S. Baitolommeo , infino alla fé-
ftività della Nafeita della B. Vergine •
Le fefte, in Co/enza , e du^ravano dalla
fefta di S. Mitteo , infino a quella di &
Dionigi . Le fettime ^ Regpio y e dora-
vano, ^ial dt di S. Luca ^ infino al primo
4i Novembre >. giorno di tutti i Santi >.
Ecco come quefio feviifTimo Principe
fofe in, miglior oidine lo ftato di quefte
Boftre Provincie, alla di cui previdenza.,
€ faviezza molto debbono y e fe non fof-
k ftato nel v^t^o àt' fubi <piDgreffi tol-
to ammortati, di molte altre provide leg-
gi , e di moki altri pregi , ed «tilidk
avrebbele fornite ; ma la fua morte , pur
troppo imjnatara , ^troncò il «orf<v della
fiua felicità , ed in ^ato pur troppo la-
(a) JRir<f. a S. Germ.
RIA CIVILE
grimevole da poi fi videro , quando per
l'ambizione di dominare- furono da piò
invafori combattute , e perturbate ^ e mi-
feiamente afflitte ^ infino che eftinta la
Regal ftirpe degli Svovi , ad altra Gente
non foflero trasferite } ciò che ùl^ ii fog»
getto del Ubro feguente*^
Lafciò Federico di varie mogli , e d*
alcune concubine, amiti figliuoli . Ebbe
egli , .fecondo fcrive Gio. Cufpiniano ,
ifei mogli. La L faCoftanza figliuola del
Re Alfonfo If. d* Araggna , e della R^
^ina Sancia di Caftiglia i dalla qaaie gè-
fiero Errico iCe d' AJemagna , che meri
in prigione , e Giordano ^ che nmrl fan-
ciullo. La II. fu Jèle figliuola di Gio. di
Brenna , Re di GerufeLname , la quale
jglifarecò ia dote le ^ragioni di quel R«h
me , pervenute a }ole per cagione della
madre Maria , e con lei generò Corradi
¥fC de' Romani • La III* fu Agneju fi*
gliuola a , Ottone Duca di tfanria » la
quale òsa lui ripudiata , fi màxi^ ad 17-
delrico Duca di^Caintia. \aIW. bxRu^
una figliuola d'Ottone Conte di Woki^is*
faaufen in Baviera : La V. fu Ifaiella fi*
gliuola di Lodovico Duca di Baviera; e
di ninna di quefte tre feieiè ptde a^
cuna. ^
La VL fu pure nomata Ifabetta , ov-
vero Eltfabetta > naia da Gio. Re d' Inr
ghilterra, forella del Principe di Galles,
rV Re d* iràtiilterra , e detto£rrico HI.
Botàfi negli Atti pubblici di óud Re-
gno^ fatti ultimamente ABimparemiaRe-*
gi>Ur Aéna ,. che Federico per' tsattarqùc-
fio manrimonio inviò in^Mgb^terra Vie*
tro delle Vigne ^ dai qual «atrinftoaio
tflendoot nato Errko , che poi fi credet-
te elfere ftato £ntò avvelenar da Corra-
dò , ne nacquero <^ue' difiurbi tra il Re
d' Inghihem ito di ErAco con Corrado
che fi noteranno appreftb \ dalla quale
Habella ebbe anche alcune figliuole fem-
mine, oltre Errico ; onde mal eiodette
Cttfpkaiano , che fcriffe non eifervi nstto
alcun niafehìa di quefto matrimoaio i
poiché i pia appunti Autori > a ^ 5^^
Girolamo Zurita , con più verità dico-
no > che di lei gli nanque Errie^ , a cui
lafeiò il padre il Reame* di Gerafalem-
itt, e MO^o mila oncie d'oao*) e fa fa-
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DEL REGNO DI NAP
to poi avvelenar da Corrado , ficcome di-
remo nel fegufote libro . Delle figlmolc
femmiDe la primiera nomìnaU Agnefa d
maritò con Corrado Langravio di Turiti-
già , e la feconda detta Cùjìnnza con Lo-
dorico Langravio d'Affla-
Ebbe anche di Bistnce Principefla d'
Annochia ( la qtialc e^li » come dice lo
iìeflb Zurita ^ loUe ilkgiitimameiitc per
moglie } Fedcfun Principe d'Antiochia >
e Conte d* Albi , di Celano, e di Lore-
to , dal padre intitolalo Re di Tofcana,
fecondo che alcuni Autori ferirono : da
coftui nacfjue Corrado d'Antiochia > che
ammogliatof? con Beatrice fìgliuola del
Conte Galliano Lancia generò Federico»
Errico , e Galvano d'Antiochia \ il cui
le^n aggio durò alcun tempo chiariffinio
in SiciKa. ^
Generò ancom V Imperadpr Federico
dalla forella di Goffredo Malettn Conte
del Minio , e di Tri vento ^ Signor del
Marne S- Angelo , e Gran Camerlengcr
del Regno, Manfredi Principe di Taran-
to, e poi Re di Napoli» e di Sicilia» e
Qifjlaìì-^ y che ii jxiaritò in vita del padre
con Carlo Gio. Vatafio Imperador diCo-
tntinopoli firismatico , e nemico della
liefa Ragaana , ficcome appare nel Rea-
le Archfvìt*: ciocché ^li rimproverò In-
nocenziorlV, <)iiando lo privò dell' Im-
perio ; e dalMeiiimento di Federico fi
raccoglie, che ManJredi da Federico fof*
l'è rtato reputato» come nato da legittimo
matrimonio I giacché, non altrimenti che
Errico, vien mvitato Manfredi alta fue-
ceflìone de' luoi Stati » in mancanza de*
I di Corrado » e di Errico» e co-
lettero alcuni Scrittori » che repu*
tarono ^nfredi figliuolo legittimo» non
baiUrdo di Federico ; ed in ciò ha prelo
errore Matteo Paris ^ mentre nella fua
Illoria crede » che Manfredi Im nato di
Bianca Lan^a , e che con lei V Impera-
dorè aveffe celebrato iì matrimonio, rtaii-
^da infermo poco prima di morire* E
«Ila detta Bianca Lanz^a Marchefana» co-
me alcuni dicono j di Monferrato » e da
altre donn^ , gli nacquero Errico Re di
Sardegna » nominato comunaimcJite Enzio»
che mori pritiioniero in Bologna, ed al-
cune altre fit^luiole.. femmine » delle qna-
li Selvaggia fii moglie d' Ezzelino Tiran-
OIT LIB, XVlt CAR VL 3^
no di Padova » unValtra di Tommafo d*
Aquino Conte dellAcerra » ed un'altra
del Conte Caicrta .
Federico prima di mowre fece il fuo
teftamento , nel quale lafcià erede delF
Imperio , e di tutti gii altri fuoi Stati ,
e partjcolarmemc del Reame di Puglia »
I dt Sicilia Corrado Re de' Romani fuo
figliuolo i e queftì mancando fenza %Uuo-
1j ordinò » che doyteffe fucccdere Enko al-
tro ino figliuolo » e quefti pure morendo
fenza figliuoli , che gli dovefle fuccedere
Mmjrcdi Principe di Taranto » parimene
te fuo figliuolo i e dimorando Corrado in
Alemagna » o inqu3lfuoi>lia altro luogo»
(tatui per iuo Balio in ftalia^, e partico-
larmente m Puglia, ed m Sicilia , Man-
fredi con àmplilfima autorità . Làfciò al
detto Manfredi ÌL Principato di. Taranto
con li Contadi di Montdcaeiliofo , di
Tricarico, e di Gravina» ed il Contado
di Monte S. Angelo » con il titolo » ed
onor Iuo, che gli aveva in vita donati ,
con tutte le Cuti , Terre , e Cartella ^
a' detti luoghi appanenentt » con ricono-
fcere Corrado come Sovrano Signore . •
Lafciò a Federico i^ nipote il Duca-
to d' Auftria , e di Stina | con condizio-
ne, che dovefle egli riconofcerlo da Cor*
rado f e di più diecemila oncie d* oro ,
(Chi foffe quello Federico fuo nipote^
ce lo additta Matteo Paris ad An. \z^i.
pag* loz. il quale raccorciando il Terta*
mento di Federico, fcnffe i^liem Nipoti
m$&y { Jfitkit ,Filii mei Henrici ) relmqm
Ducmum Aujìtis , C> dtctm mìflia micia*
rum Jiuri . )
Lafciò a ErridJ^pur fuo figliuolo il Re-
gno di Gerufalcmme , o Arelatenfc ad ar-
bitrio del Re Corrado ( non coni^ altri
credettero il Regno di Sicilia» di cui in*
fieme con quello di Puglia ne fu Corra-
dncrede j onde mal fece F Inveges a divi-
dere da ora jjut^do Regno in due» c^uel
eh' è peggio j chiamare la Puglia Regno
di Napoli ) e cento mila òncie d'oro i
ed altre cento mila ne laiciò di fpender*
fi in fuffidio di Terra Santa per la falu-
te della fua anima » fecondo che aveffe
ordinato il medefino Corrado » ed altri
nobili Crocefegnati ,
Ordinò che fi reflituiflero tutti ì beni
tolti a' Templari, ed a tutte T altre Chie-
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37C1 D E l r B S T a R
fc, e Relij^iofì, de' quali avcflcro da go-
dere la foUra libertà, « franchezza tm
lor fi dovea
LaJciò ordiniti , che I fuòì vaflalli del
Reatuje di Napoli > e di Sicilia fo(&ro li-
beri ^ ed zkaìt da tutte le generali Col-
lette > fecondo che erana a tempo del
buon Re Guglielmo ^ e che tutti i Con*
ti> Cavalieri, Baroaj > e Feudatari de'
(Uoi Regni gadcffero <klle loro giwrifdi*
iioni , privilegi, e fraBblitzia » come gO'
der folcano al tempo del detto Re Gu*
glielnio ,
Ordinò, che fi rifaceffero i daatii fatti
4|*fiioi Miniftri alle Chiefc di Lucerà»
e di §ora, &d a cia&un' altra, che nell*
iftefla gujia foffe (tata danneggiata*
Ordinò, che fi poneffero in liberta tut*
ti i prigioni , fuorché quelli dell'Impe-
rlò, e del Reame, ch'eran loftcnut* per
la congiura tatta contro d^ I"'
Ordinò parin^nte, cIk ^i&facetìft*
IO tutti coloro i che doveauo aver dajiui
alcuna fpmma di moneta j e che 'fi refti-
tuiife allj^^nta Romana Chiefa tùuociù
chi^e 1* apparteneva , ficcarne quella avreb-
be reftituito. tutton^ò che s' apparteneva
aJU ragioni delF Iiliperio-
Ordinò i che U juo Corpo la dovere
trafporyre in Sicilia, eieppellire nel Duo-
mo di , Palermo f ficcome da Manfredi
fuo figliudio ; \HQ J ove eran pan*
mente Tepalt^ ù Padre Errico , e la ma- .
dre Coftanxa^ alla qual Qiieia Ufciò cin-
quecento oucTe d' oro da fpeuderG in ino
^rvigio per V anima del padre , e della
mjdre fua » fecondo il parere di Bcrnar^
do Arcivefcovo di Paleno^» con alcune
altre cofe, fbe nel fua^llamenta fi leg-
gono» £atte non già come eterico, ocat^
tivo uomo , ma come buono ^ e fcdel Cri-
fliano; il quat teftamento^ e per qiiefte»
e per F altre cofe, che comiène d^o^jÉji
mcim>ria abbiam voluto far qui ÌmpiÌm&>
re , eifendo l'iiteflb, che fi vedea gli an-
ni addietrq nd Repale Archivio , ficco-
me feri ve Matteo d* Afflitto nri le Cofti-
"tuzioni del Regno ^e fé uè fa n^enzìone
dal Biovio negli Annali Eccl e finitici ^ e
da altri Scrittori Reauicolt, e chedaCa-
pece-Latro fu tolto da una origiual Cro-
naca feruta da' aniichiiiìmo tempo degli
avvenimenti delT Imperator Federico ^ e
di alcuni altri de' fegue lui Re y cheficpu-
fervava in fuo potere: e fi vede etfer lo
fìefo , del quale han fatta menzione il
Coftanzo, il Summonte , il Tnrini(i«)^
e gli altri Astori, che ne han favellato.
C Qiiefto Tetemento di Federico è fta*
to anche ittifreffo da Lunig (i) il qual
dice averlo tralcritto ex Editiùm P. Offa-
vii Cajetam in ftm ifstgfgs ^d J
vesttjh CQtliie
ibìùnìs Jutmmj^* }
Jtidi^
tùgatis :
Tcjìgmmft, di FEDERICO II,
1^ Nomtm Dei xiemì , C^ Smhwms
mjiri jefu Chrijli , ^nm a& léiCMmn*
tione fJHS milhftfnù duieniefum qui^iquégt^
fi rm prime , Cr primo nnm Re^ni Dùmini
n^Jlri QorraS gionQfi(fimi Komammm , ^^''
riifalm^ SUiru j 6' hait£ iì^V , r
lanumi^ 9. InJicliom , Dum in
ff opali Salerniiam PaUtiQ^ inpr^h 1 .-
C^faris ^ Dei grmia Vm$f4hilis Saier*
tes y ■.
tffVtv
Curiali Notariìs ad hoc Jj
Illiijiyis py Dùmì^tis Ber:^,..,.
H^henbuTch Dei , C^ Doff^jggi twi' >^
Ci^rrddi gtana ^ Ùummuf Mcmìs^forits ^ i^
jlfgemii , Cnjhì S^ Sevetmi , & hmcrit
e/Hi > ojìe prxfemavsT pr^dicla /?©-
mÌ7to jìrcL,^.^..po tiftaìmmum f Jtve uhi-
mam volumatem fjuoHdam Domìni mjìri Se^
ftul^imi Imperatufis Frìderici th cerea , &
pmdefite Bulla i/^isdem Dùmim Impera 10^
ris injlgmtitm^ ^ quùd -vid.inm^ ^ >& ìeginms%
^ omni vitto y <^ jìtjpicime cafthat , tì^
In Nomine Dei imml ^ & Séhatoris m-
ftri jefu ChrijVt , ytnm §k Incarnmmìe t/uf
mi llejì mo d u cen leji mo q u i n q ttugefiìnù , die Sa*
hatì ^^dmo/eptifm Decemhis , nons Indi'
tìionis , Fri mi parmti^ incauta trau/greffi»
Jif pcjieris legerti cmdifiwiis ìtuUmìì ^ Hi eam
}jg€ di Invìi prodivis ad p{tHam tffii^ì^ eQre*
nis addice ere t , «n hitif tam ideltis ^
tum faUbris umip . ^ quìm fa$4ÌÌtaùt
flfc*^ . . , mort^iùus J&9àifeniis dvi*.* . * . /a»-^
/t
fi-
Cai) Thwu fi/ CuìU ejl aùiU del Reg. [iìL^y^ ( b ) Lunìg Ctìd. IsaL Dipkm. pag- pio.
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DEL R-ECNO DI MA-TOtl 111. XVir: €A?. VI. 571
fug9t^anquant ticumx tx vkhert nmamnt^ tatixmìhut tiiem Cerni tatui pirtinemituf',^
Nvs igìtur Ffider'fcms IL Bivhui favènPf xìàfUcét , uj^m^àe^^dmanìo h^ dtmanitnn^
ClmmvìtiM Romanorum Imperator fempet Aìk*
^ufliis^ Hiefufiihm , ^ SicilU Rtx , mtmm
ttmditìaim humgnay qumn femptr eomitatur
ternana firagìHtas y duM'vitx nMs ìnjiartt
mmirms^yJoqnelay ^ menmiét in no&is in^
Ugrìtgtt vtg^tibus^ ^egri torpore , /ani mtfi^
té y fif linùrfi£ nojirx cmtfulendum fr&oiìiì^
mu^y fic de Impèrio" y tir Regnh no/iris du^
jtìmus di/ponen^ftem , ut reiu^ humipth a/»
Jurffpti. wdeamur , Ò* filiii nofìrh^ y igtttibns
nòs Divina Cleméntia "^ftecunduvìt^^uosft^
fenti di/pofttioftt fub pmpa beneditltmis n^^
ftra vclumul éQe cmtentw y ambitìpne fuB*
lator y onmis -maPnia féandalì fopiatur . Siti*
tuimus^ ita^eConmrdtim Romémcruptrin Re^
gem eleBumy & Regni Hierojolymitanìh^
redem dileSum fiiìum mfirum , nobis hxre'^
Àem in Imperiò , & xd ortmUms aliìs . . ^. .
^ ^ofuo medo acqtufnis y & /pettalitfr ih
Meg}i0 nofìror Sicilia : ^em fi dece^ert coh'»
€ing^ fine Hèejfis'y fucetdàt ei Henrìcusfi*'
iius nojìer y quo defunSo fime liberisjuc^
€Ìat ei Mmtfredus filtus ncfter : Cmradv ve-
ro morante^ in Atmianniii , vel alibi tx&K
<^ fthg ute fèrvièìo in /ervìtìkfn . Concedi*
mus^ ^ conffmamus eìdem qmdqurd^fibi in
Imperio etiam -antera majejtate conce ffum-y
ila tamm quod prxdiBa omnta a pr^fato^Cor^
radù teneat ^ & teciìgnofcat ^ Itemjiatiiimus y
quod Fédtrictis^ nepùs mfìer hab^vU Dttcatus
Akjiri^y & Sìifiic'y t^ìios a pncfmo Corrjih
ieneatj & recogno/cat^ cui Federico fudica^
muT dati prò expefìfts fuìs decem millia ufi-
àarnm aufì , Item flatuìmus » ut Henrlcits
films nojìet iMÒeàt Reguum Arefatenfe ^ vet
Regnitm Hhrofolytnitan^m^ quorum al temm
ditius Corradus pf.tfatffm HeìjricuWi babere
vo Im erit y cui Hen ri co ju d iva m u^ dar} cen iu m
-mUlia unciariìm aufl prò epepenjis. ìtemjia-
tuimtiSj ut centum milUa unciarum aurì ex^
pendanrur prò fttlute anim^ no/hiC in fub fi--
diton Tetr^e SaJt^£ fecundum ordmatwnem
ctiBi Corradi ^ t> aliorum mùiììufif Crurefi*
gnu tt) rii m - hgm fi a t u i mus ^ q u od o mn iaiona.
Jiiilìit.c Dom^s Templi , qu^t Ci fri a >mflrM
tenet nlìiiuantitr eidem , e a vi delie et ^ qu.t
de Jure debem ha ben * hem fiatiàmiis , ut
Ecclfjìts , ^ Domibus Religi^fis ri'jìituantut
Hegnum , flatuhnus pTéediBtm Mahfredum jnra eatum , 0^audeam fijlita ìiùerthe
diBi Corradi in Italia y ^ /peciali- hem Jìatuimui^^noi
Balium
ter in Regno Sicilia f dattttS'èi pìw^riam
poteftatem omni^' faci^di , ftke pétfona no»
jira facete ^paffet ^ fi ^veremus f videiicet^y
in còncedendis^ Tetris \:Caflris i & ì^illrs ^
paretHelis y & dignitatibns y benefrciis^y'^*
omnibus (^itiijamta difpofitìortem fitamy prs"
ter ^antiqua den^ania Régni Sicilia , qnod
Còrrmdu9y t^* Henrims pratUSi filii nofiri ,
<!^ eorum haredeà oiHnfa , qua ipfe fecerit
firma ^ & rata teneanty fi)* obfervent . Item
cì>ncedìlftfus y -*• confimtannts ^&o Manfredo
filio Princ9patun> Taf ènti y videlicei , ^^for^
tu Rofiti \ ufque ad ortnm ftumfmir Uran-
dw0^y cumComhatibus Montis Qaveofi ,- Trp^
earici y ^ Gravìnit y pihut ^fbrtatafs ìp'fè
profe^ditur y a^mari'titm Terra Buri^ttfqùe
FalifhitHm'y cumTerris omnibus a P a Unite
ìd hominem Regni mflrì
firn liberi ,y & exempi i ab omnibus genera-'
li bus rolleciis , fieni ro>7fiievcfunt ej]e fem*
pore Regis GuHelmi IL Cmìfi^brini nofiri •
Item fiat uimus y quod Cùmites , Barones y
tD- MHites , ^ aia Feitdatarii Regni gau--
deant j uri bus > & Tummbits , qua tonfue^
WTunt hnbere tempere prteMiii Regis Guliel-
mi rn colleBis , 6^ aliis . liem ftatuìmus y
ut Ecclefix Riferì. e , Sirx ^ t^ fi qux atix
Ecctefia Ltfa Junt per Officiales nofiros , re*
fiàantuT ,*e> T^liiuantur . Item fiatuimus %
ut tota maffa/ht nofita , aumm habemtis^*
pud S, Nitolaum de ^ ufi ah , CP om^cs prò*
veni US ìpfìtis deputenthr ad reparationem y
Cb* cpnfim:ationem Pùmis ibi tonfiruBi , vet
/ronfi fuéfflti - fiem fiatuimus y ut onmes at~
ptrvi ifì carcere noflro deteflti libere ntrtr y
ro per ^^tam 'maritinmm ufqut ad diBurih'^ prtter ìilos de Imperio y 6^ pr^rter illos de
Portum Rofitiy cum Comitatibusy CaflHs^\-
^ VilUs infra €mtehti$ cum omnibus J'ufit^
tìisy pertinentìis y f^ mtionikus omnibus tain
ipfiHs Principatus , quam Comitatuum pra*
dìBorum . Concedimus etiam eidem Comita^
tum Montis S. Angeli , cum' titulo y O ho-
nere fiiOy <^ omnibus CivitatibuSy Cafiris y
Regno ^ £^{i capti funf-e^ prodi ri onis nota
item fiatuimus y qupd prxfatiis Manfredtts
fili US fìfficr' omniÒMs b en emeri ti s de Fa mi li a
noflra provideat vice noflfa in ' Terris^ Ca^
firisy & VUlisy falvo demanio Regni nofiri
Sicilia y & quod Corradus y & Henricus
pradiBi filii nofiri , & haredes eorum ra^
tum.
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funi 9 & fwmum Babidnt qmcquid idem
Manfredus fuper hq€ d»xerh faciendum •
*Item volumus , & mandamis y .quod nuHm
de pToditoTtbus Regimi aliqéèé tempori rtvert}
debeaì in Regnum ^ nec alhàt Àe ecrum gè»
nere fuccurrere poffint^ ìmoÌ)4sredes nofirì -te-
neantur de eis vindiSlAm fumere . Item Jia-
ttiimiès y .quod Mercatoribuf etedhoribus nd*
Jìris debita falvantnr . It^m fiatuimus , ut
tSanQit Romana Ecclefia Matrì nqflra , &
aliorum nojlnfrum fidelium j^ra rejlituantur ^
fi^ipfa Ecclepa reflitnat /ur^ Imperii . Iten^
fidtuifnusj ut fi de ph^^itt infirmitateno^
Jlra nuoti contigerìt j in enajqtl Ecelefiafa»
normita/iay in qua/Dìvì Imperatorìs Heìirì'
€iy tS^ %>ivà ImperàtrhisjConflantìa parete
tum noflrorum memoria recolenda tumulata
fymt còi^pora , corpus noftrumdebeaf fepeli^
fi ; cui Ecclefia iimittimus uncias aurì quin^
gentas prò fdlute auìmarum UiSorum paren»
Smm noftrorum j & nqftra , per manus Be^
tardi Ve^abilìs Panormitani jirvjbiepi/copiy
familians , & fidelis nojiri y in reparatione
ipfius- Ecclefia erogandas • Fradicia autem
omnia y qua adajitni iti praJi'ntia^pradiBi
Archiepifcopì^ y Bertoldi Marchìonis de Ho*
penburch dileili confanguinei , & fifmlìari/f
poftriy Ricxardi Comitjs C^ertani JUtBi gè»
neri noflri , PetriRuffi idé^ Calabria Mare-
Jcalta nojìra Magiflri , Riccardi. deJMónte
Nigro Magna Ctiria . npfira Magìfiri Jiifti-
tiarii'y Magifiri Joannis de Idrunto Notarti
poftri , Fulconis Ruffir^ Magìftri Joatmis d^
Procida y Magifiri Roberti de Panprmo Im»
ferii y &. Regni. Sicilia y & Magna Curia
noftra Notarii y meorum fidelium y quósi pra»
fonti di/pofitioni noftra mundavimus intèref-
fé y per pradiBum Corradum fitium , & ha^
tedefn noftrufhy Ù*- alios fkccejfive fubjpot^m
benediSlionis' noflra tenaciter. difpéiimus ob*
fil/vari y aUoquin haredìtate noflra non^gauj
deant . Ita^autom univerfis fidelibus nojiris
prafentibusy ^ futiiris fub Sacramento fide*
iìtatìs^ y ^ua nobis , Jò"- haredibu$ nofiris ftr-
nefitury tn/ungìmusy ut pradiBa óffnia illi»^
bata teneanty e)* obfervent . Pré^ens .Miteni
ieftamentum ^nqprìtn^ , O ultimane 'àoluhtaz
tem nofiramy quam^tobut firmitarìs volumus
obtinere ^> per pradipum. Mmgmfictim Nìco^
laum àe ^rundufio^ J^ibi , ^ /ifno SanSa
Crucis propria matms nojlra figillb nofiro ^
Iti A CIVILE
fi^.pfadìAorum fubfcrìptìonìbus fujftmuscùWB^
wtunìfi • AQum apud Florentii9Mm in C^ta^
naUiy annoy menfoy dioy & indiSione pra^-
dìBa . Anno Imperii noflri XXXIL Regni
Kierufalem XXVIIL & Reg^ì Sicilia LI.
Signum SanBa Crucis propria manua prodi'-
Qi Domini Imferatoris Federici • Q^i fupra
Berjetdus Punorjnitanus Archiepifcopu^ iV-
mini ImperatofPts familiaris • Ego Èertoldus^
Marchio de Hohenburch ìis ÌHterfui\ &fub*
fcrìpfi .^ Ego Riccardus Qomes- Caferta iis
intorfuiy & me fubfcribi feci . Ego Petrus
Ruffus de Calabjria In^erialis Marefciallus
Romper interfui bisy & fubffribi feci. £-
gf Riccardus de Mente Nigro Marna Impe*
fialis Cfiria Magjfierjuflitiari^is. Ego Mi-
gifler Robertus de Panormo^ y qui fupra ]u*
\iex . . J^ Joannes de Idntnto y qui fupra in*
tiffui. Ego'Fulcus Ruffus de Calabria bis
interfuiy ^ fubfcripfl . Ego Joannes de Pro-
eida Domini Imperatola Medicuf teftisfum.
^S^ > -y^ fupra, Notavits Nicolaus de Brun*
dufioy 'quia omnibiìs pradiBìtinterfùi y prx^
fens teflamentum propria manu fìtbfrr;yifi y
& meo Agno fignavi • " • *
. ^ Cuni autem teflamjentum pradiOéim a no*
^is feBum fuiffet y idem Dominus ArcHepì^
jcopiis tunc ijps rogavi ty ^t quiit ^uadam in
diilo teflaptento' continentur y qua ad ittilìti*
tem SéJemitana Ecd(ìfia Matris noflra pef*
tinere nofcuntar y ipfum infipuare y feu.pu*
blicare debéremusy^fg^ex isifij^atiime , feu
publicaiìone ipfité^'T>offit inde fidelk affumi .
*Nos autem precesf uri eonfentaneas admitten*
tes ipfum teflitmentum totum per ordinem de
\ifrbo ad verbum t^ihil in ^eo 'addito , 'oel
JubtraSo in home feripiuram pubìicam per
manum-Tbomafii pubirci Sodami Notarii tran'
fumijecimusy &" tranfcribi y quod fcrìpfi E-
go.pradiBus Tbontafius publicus Sahtui No*
tarJui^jf qui rogatus inserfui y vidi y &" legi %
& ilìud im hanc fctipturam redigens public
caxft y meo figno fignavi y qmod autem fèpe*
rius ntytur- 'Arguias feriptum « 0* hgitur
noflra • & quod dìjkirbapuìt efi y tegitur y
recognolcat Adeft figitmm ^* Bgo qui
Jima Pbilippi» Judax ♦J^ . Èjfo qui fupra
Mateòaus Judex «|» • E^ ^ui fuprm Ro*
tmatdus JudoK t|» •fEgo qm fupra fJfUip^
pusjudex» ^ i
DELL*
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m
D:^, LV ISTORIA C I V I L E .
^ tJJ E I. ^ -
R, E G N OrD I. -N A POLI
liiBRÙ D E e I MOT Tji,£Jh'
>
QlrtS^;4erico^ pftffi Immaa
tenente il governo dì que-
fti^ Regaì. Manfredi fno d-
fli^fììlo » lafctat^ dai padre
fet V atienza di.(^orpIo ,
A .
^e]
u
trlmonjp i. «a pj^rmdo T ordme delll
iucceflione CorradoT primo nato y ^1 qua-
le fucpnforme il patcnéotftftaihentg^, Fe^
decico.non potè far altm, che ^mimetter^
. ■ •" ' ^ ^^^* fucaeffione iti mmcanza di Cor-
chi -^ra- in >AJtexnagna i Ba- ^^^ ^ à' Errico fenza égtinoli , e énrap-
_ « . >4ia,. e Govemadore de' ine- to Faflenza del primo , lo creò Balio m
efimi.^^ aflbluto potere 9 ed autfHrItà >. Italia 5 e nel Regnò di Sicilia,
aanfre^i fu un Principe, in cui s'univa- . Nel raccontar le viceiadf di qu^fto Prin^-
no tutte le doti ,V virtù patera^, e 10 cipc , e! fuoi^generofi /ani 5 mi valere
Scrittor Anonimo ^cllc fuc geiì^ , 4ice ef- dtìr Anonijm ^d-ittpr coHtcfjkippraneo ^ la
ktt ^2^ chiaouto Manfredi , perch'ali 4;ìvcul Cri$nacà fi, l#gge ora imprefla ne^
era la mano UmaetUi/i Hi Fpderko . E- volunu dell' Ùghcllo (^ ) ^^^e 'la autorità
gli nudrito^ nella Camera Imperiale «e Aia, &li;ip(^t4 graiidifllìma , non pure da
careggiato , e tennté in piscgio'd^al paalr^ Abitino Inveges, dalTutini, e da altri
più degli altri fupA figliuoli , crebbe col- più inodernl Scrittori ^ ma anche 4aOde-
le medefiine idec^ eìd avrebbe certamente rico RginMdo ne^fiioi Ecclefik(ìici Anna-
emulato la gloria , e la grai^ezza pater- ÌQ. Narm adunque Quello Scrittore , che
fta^ fé la forte ravctfe. ferro nafcer^ fuo ^i^andatìi^enti , e le vinii di Manfredi
figliuol primogenito 9 4 di legittimo ma« furpno contànto Conformi a quelle del
ToYh. IL ^ Aaa • . padre >
^*(^) Ui/jei. bai Sm. tm. 9^ Anonjfm de Ree. Fei^u Conrad. <st Mgnfit.
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^74 D E L r 1 S T O
piare ) cht ancorché la morte de* Princi-
pi foglia negli Stati fovente etfer 'cagi(fnie
di graviffimi turbamenti ^ ttulladifnaiico
;per la prudenza ^ì Manfredi non' fa tc-^
duto ittterroÉipìmento alcuna , «ome fé
"un medefimo Ipirito governàlfe : non fi
vide né- alla. Corte ,.nè traigli affidali
mutazione ; ed avendo fauo gridare il ik>- .
. me del Ré Corrado nel Regno di Fugliat
* mandò Errico fuo fìratel minore a gover- ^
«nar in fua vece là Sicilia , e la Calabria
( tf 1, perchè i Siciliani , €-*Calabrefi , ve- '
^duta !a regni pcribna di Erricor , *ff coti-
teneffeto neH' ubidienza i e lo /iputàfTero
come r ifteffa ^erfona di Federico .
Ma breve tempo durò 4ucfta'tranquil-
'liti ., e ben li prevedeiràno^i turbini , e
le tempefte y che' ^ Itinocenzio IV. Ro«
jnano Pontefice era:no per moyerfi • Que*
Ai j^erfuafo, che jper la fentenza della de-
pofizione interpofta nel Concilio di Lio-
ne , feife Federico con tutta la fua pofte- '
rità decaduto da^ Reami di Sicilia , e di
Puglia I pretefe che come Feudi della Chic-
fa Romana fotTeroa quella ricaduti per
la contumacia del meaefimg} onde inte-
la la fua morte , fi rifolVè partir da Lic^^
nfe ) t ripalTare in Italia i ed intanto fcrif-
fe a tutte le Città principali, ed a' Baro-
ni deir uno i e V akvo Regno , eh' alzaf«
fero le bandiere della C%iefa ; e giunto
a Genova fua patria , proccurò movere i
Genovefi' a danno di qéeiti R^amf . Man-
fredi «vuta di CIÒ novella non tardò, ca-
Talcatìdo per tutto il Regno coh una buo-
na banda di foldati Saraceni , diflipare
quefte Papali infidic , e facendo gridare il
nom^ del Re' Corrado , racchetò le tùihà^
lenze , o confermò gli animi nell' ubbi-
dienza del proprio • Principe j ma non fu
però , che quefti moti non tlaffero fomen-
to ad una occulta congtu» ^ che poi fi
fcoperfe nelle Provincie^ di Puglia , e Si
Terra di Lavoro, in j^ugliafi ribellai!^
no Foggia , Andria , e Barlictta . In Ter-
•ra di Laverò, Napoli, VCapiìa. Àecorft
tofto Manfredi in Puglia , e col fuo ^(Ire-
mo valore , e coraggio ripreffé la fello-
nia di quelle Città , ed ufan^ modera-
zione , e clemenza concedè perdono a que'
Cittadini , rtducendogU neir ubbidienza
di Corrado C^).
( a ) Anonym, Mìfif'que Henrìcum fratrem
/num mhìorem ad gubemandam SicHiam ,
RIA CIVILE
A venda ìncotal gui(a renéuta la pace^
.^ tranquillità a quella Provincia , to<h>
Ìafsò in Terra di Lavoro : ridutfe lotto
e fue ìnfegne AveiTa , che pofta in mez-
zo tra Capua, "e ^apoK,dava indizio di
fii^Qtta fede \ cinfe di flrettp alfedio Ca-
pùa , de vallando infino alle* mura il fuo
territorio i e Isolai eh' era già paffata nel
partito delle "-due ribellanti Città ; non
avendo véluio* renderfi , fa espugnata , e
prefa . Ma niun* altra Città moftràr in tal
.<otigionturà più tillinAzlone ; quanto Na«
poli . Dimentìcttifijcosl fiibitt i Napeleu^
ni d\ave» Federico^refii ia^lor Città ce-
lebre' per la nuova Accademia iviftabili-
ta, e perii magnìfici edificj che v'erefle^
i quah fqcdtìb i priAi fondamenti onde
poi fi rendèffe Capo , è Metropoli fopri
tutte le altre : con fomma ingratitndin^
morto lui, fi ribellarono dal fuo figliuo-
lo , e refero la lor Città al Pontefice In-
nocenzio , alzando le bandiere della Chie-
fa : il di cui efempìo fegul Capua, ed i
Conti dicafa d' Aquino, che a quel tem-
po ^Cedevano quafi tutto quello , eh' è
tc^ il Volturno ^ e^l GarigUano .
Manfredi , jTcoverta la poca fede de' Na-
poletani , avea mandati prima a loro fiù
mefili , efortandogli a non dover maechia-
re con tanta indignità la loro fama; ma
efii mostrando di' non poter negare d ub-
bidire al Pontefice , il^ quale gli minac-
ciava terrìbili anatemi ,^d inflètti ;
apertamente gli fecero intendere > chiama-
vano meglio dì fottoporfi al dominio del-
la Chrefa ^ che ftar mtferktti ,. e fcomu-
nicaù , ♦derendo al partito di Corrado ,
cui {cnza*rinveftitura del Papa^ noapo*
tevàn riconolfcere per loro legittimo Re*
Per la* qual cofa Manfredi •, vedendo in*
damo eflerft da lui adoperati quefti mez-
zi , deliberò di Tidurgli per forza \ ed
avendo affediata^à Città dalla parte del
Monte Vefuvio/, cominciò -a devaftare
tmto il Tcrrito^ào df quel contorno ,
d.opredando infino aUe mura , per obbli-
gare i Napoletani ad.ufcire dalla Città,
per attaccargli in campo aperto , non
Avendo forze ' baftanti per aflalire là Cit-
tà cinta di ben forti, e ben difefè mura.
Ma i Napoletani deludendo l'arte coli'
irte* non vollero^ in conto alcuno- partir*
. .* '^ fi
tsr Caìabriam iàce fui . -(b) AfUtnym. dt
Rii. F/id. ^^ ^
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DEL REGNO DI NAPOLI LIR XVm« CAP. L 371
fi ^lla Città » niente curandofi del deva*
ilaaento , ci^ faceva Manfredi de' loro
Campi: il quale ciò vedendo, pensò per
altra parte cingerla d' afledio , e colloca^
to il fuo e(èreito nella Solfatara vicino*
Agnano ( iv > quivi ««minciò a dévaftare y
e depredare tatto quel Ttiritorio , per
allettare ì Napoletani ad ufcire dalla Cit«
». «v f t 1» r • - •
efcrcito , del quale aveifc ad effcr capo
Ezzelino Tiranno di Padova^ e cheavcA
& da abbatter tanto la parte Guelfa , che
Papa Innoccftzio no«> potcffe valerfene ,
e contender con lui della poffeflionc^ del
Kegno r Ed avendo in cotalmoda ftabi«
lite le cofe di Lombardia ^ ccui provido
còhfiglio determinò dì paflare^ al Regno
ti , già ohe vedevano l elercito nemico per Mare; perocché vedendo tutte le Cit*
tra que^ Monti, e quelle balze in luogo, ^à di Romagna, e*diTofcana tencrfidaU
donde con difficoltà poteva fcampare, fé la parte Guelfa > non confidava di f;^aie
foffe iUto iofeguito ..Ma i Napoletani > fenza impedimento , e dubitava^, che il
fermi nel loro proponimento y non volle- fuo efercito tenuto a bada, nqa veniffea
ro abbandonare la Città, ed efporfi abat« disiarC peìr maocamento di danari , e di^
taglia^ ed auco^chè Manfredi gli avetfe vittovaglìe < r ) , Mandò adunque a' V^ne*
- ./:^.-; oiu^.,«^. «^« «^n — .u^; : 1., ^^ ^^tett ^affa-
pe^ lo de(k^rio di
più volte sfidati alla pugna , non vollero ^iani per navi y e galee per potere ^afla
m conto alcuno ufcire ^ onde avendogli jre in Puglia , i quali neè lo defiderio d
vederle^ p^Oo^ partii di là , gli mandar
rono tutte le navi , eh' e' volle nelle ma-
cine, del Friuli , dove imbarcata comoda»
ifnente cdn tutto Teferdfo, giuniein.po*
chi dì con vento prpfpero-alle radici del
Minte Gai#no , e diede in terra all' an-
tica Città diSipontoy non molto difcofto
dal JiK>go, dove è oggi ItCittà di Mane»
fredonia (<i). ♦
Qpivi ctMHparvero Manfredi, che Tat*
tendeva , e tutti i Baroni di quella Pro-
vincia ad incontrarlo • Ed etfendofi Cor«
rado da lui informato dello Aitò* delle co«
le del I^^o» e della contumacia di N»»
foli ) di &ptta , e de' Conti d* Aquino ,
avendo commencbtta molto Tindnttria» o
vigilanza di Manfredi, dtliberarono infie*
me di dover primi d'ogni aftra impreià,
debellare i Conti d* Aquino , 1 quali pofti
fra Garigliano , e V^lttu^no i^tevano-iom'^
miniftrare al V^/ol prónta, ajuto ; ed air
dopo r invito afpettati tre giorni , levò
TafTeàio , ed avendo devafutLtut» que^
luoghi, partiffi da quivi, e s' incannnin^
in altre parti di Terra di Lavoro per man*
tenere in fede que"" Popoli, aeciocchènoa
iepitafler T efempio s,di Napoli' , e di
Capua#
C A P. L
CoRRAIM dì Àlemagna calè in Italia l
' ii^ng^ p^f ^ Adriatico in Puglia , ed ab"
batte i Conti d* Aquino : Capuà fé gli
rende y e Napoli vien pre/a per affaltOy e
f aecheggiata r
Mk t<^y che mentre ]M[j|i|firedi coti
^ta«h vigilanza, ed accortezza era
tttttto iuteib a rompere i difegni del Pon-
tefice , rennegli avviib , che Corrado Re
di Germania , pochi mefi dopo la morte
WA v^vt Ulama j |fwnA uivu uv^Hi/ a«v a.uvp»h«> ••»«««»«» a«^ «a i. jOMt |'iviii.vff> ayuiv , ^a ai<
del padre , effendofi disbi^igato dalle guer- incontro occupati que' luòghi y co' quali fer»
re d AlemagyfMi f fé ne calava con poten-» ravai ogni ftrada di poter venire ibccor*
te efercito di iTedefchi in Italia in quefl^ fo aCapua, ed a Napoli, fi farebbe faci*
• ■• a/ef * ^ '
anno rz5i« (^b) ed in fatti eflendo giuiK
tft. in Lond>ardia trovò le forze de^ Ghi^
tieliiai tanto abbaffate, che fu aflretto d*
indugiare alquanto y pfr poter poi entra-*
re tou più ficurtà nel Hegno } onde chia«
mati a sé tutti i Capi di quel partito ,
ordinò , che tra loro faceKero un giufto
(a) ^ÀnMym. (h) Cojianzo libr. i. IJt.
ite Napoli, (e) PofifaVTpa Innoc. IV.
< d ) Amnym. DiBuì0Regem cuna magna
Theutmìcorum comitiva per mmfevenìentem
apud Sypmitum debita fewfemÌ4 i <^ l^^i^
litata refyttgnazione di quelle diie Ciittè
cotanto importanti • :^i motfé peitiò il Re
Corralo fegukato dal Prìncipe Manfredi
con tutto il/uo efercito ftt la' via di Ca^»
pìtanata , e de) Contai di l^life contri
iqne' ribelli (r3^#^ • ♦
^11 Papa , che da Genova era patfato a
Aaa :j Mi-'
tione rìcepit fub amw Domini ti^z. (d) A^
n^ym^Qum ip^ -Kege praeedente y in Tef^
f0m Labéris centra tebelles illarumparmm.
tutmmo fiéé exèrchu frofe6hs efi*
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37* pv.LV israii
Milano, india Ferrara, e Bologna, ed ewfi
lloahnente fermato in Pernia , ijchivando d
andare in Roma, perchè i Romani erano
pi«HÌ di fazioni , empiti adwrivaao aCor-
ndò , fatto conlajevote deli' aqguftic ^ nel-
U qusAi & trovavano i Conti tf Aquino •
premendogli molto la lor fallite i mandò
iubito in lor foqcoif© alcuni faldati da Ppr
su^if ^ promettendo ahcora di manda^lor
yo magari ainti^ msfu tanta la forza^
•d il valore dcir eferci» di Corrado f afi-
crefcinto poi daMai>fr«dr con gran nume-^
fo. di Saraceni venuti da Lucerà» e daSi-
' eilia , cho' que* ribeHi in pochi' dì furono
debiti i e le {ifincipali Cina a loro fog^
fette facchcj«iate, ed arfe > tra le ^lali
» ^ppióo:, SeA; M^inp , S:German€>^.
fd altri G^ftelU (fi.^tiel contorno^C^)» ^
Da poi c^e Conado el^be éfpugnataqiie'
ribaili ^ ^ridotte alla fiuubbidieiua^uel-
k Città » andò' ^opca Capua , ó«l non rl-
irovÀ lefifteau alcuna » per. la. pauva,'e
«ec r efempip frefeò delle l^ve arfe^ e
ficcheggtattf ì onde to^ a. lui & xèfe ijb) .
C^si. cotta Mvm diC^rtado , e tutta U fua
fona fi niggiriVcontro la Città dìNapoir
4t , U quale arditamente determinò di
co^a^ate z\ Re fiiegnato » e feguire le
ri della Chieia , per la feeraoza ,.^he
porgeva» il Papa di pcefti foccorfi » e
Iper la gcan panca ài e&re dai^in pseéi
a^Tedefchi,. éa'Saraceni. Accampato duo»
3 uè Conrado vicini^ alla Città „ la cinfe
i ftretto- affediq.» perche non potefle anr
dare vettovaglia agli atfediatt \ e veden-
do, che alQuniMiniftri del Pap:^ manda-
tali qualche vok4 tt|FÌlicon.cofe davi*
irere y;ordinò..;if Ma^fredt^ che faceffe ve*
nire le galee V^shreKiìio m Sicilia^»
. I Napoletani , fra- queflo^ tempo y non
tnancarone^ di maa4ar. pie volte Amba-
fci^dorl al Papa, per ibecorib^ i "^ualì ri-
duirAacon £empser csÉieH di benedizioni ,
• (irpromélfe^i ma voti d*«gnia^uto> per-
chè ÉczelÌAO «rea. fcdlevau. la . parte Gbir
lìeìlina i» I.0mba44iar ;, ed i Guelfi , ttìi
t^i iLPapa. avea moV^^aKemi » e&gupr
lACiVItt
ci, no& potevano partiofi dalla difefadel'
le fofe loro \ ed i Guelfi di Toicana, e
di Rpmagna , ancorché folTero liberi ,aven-
do eftinta in tutto la parte Ghibellina ,
eome iuol accadere p^lle felicità > erano
venuti in difoordia» /ra loro » Né dalla
Città di Qeaova patria, del Pontefice ,
della quale ei confidava molto , poteu
fpqrarfi ajvto ^ poiché fi trovava a quel
tempo aver mandata la fua armata con-
tra gì' Infedeli i onde veniva a toglierfi
^gni comodità di poter foccorsqre gU af-
i(iediati d' altro ^ che di parole*
' In fine 'efGsndo giimie alla, marina di
Kapoli le galee di Sicilia > fi tolfe ogni
iperan^a^ di foccorio : né quefto \>ailò a
f^ piegare T oflinazipne degli aifediati ,
perchè fi t^ennerò tanto > che ormai non
^tevano più feftenere in manp T &nm ,
in- Oli modo erano per la grandiffin»a fa-
me eftenuati ^ onde.i vecchi della Cini
comincuron. a perfuadere, che fimandaf*
£e per trattare dt^nderfi^a patti» e ogsi
fi efegui * Ma Corrado ^ ii qual iaf)eva
r eflyema necefiità loro , rigettò gli Am-
bafciadori \ ed avendo con. macchine dl-
pofte intorno alla Città , e con cave fot-
terranee fi:ofle le mura della n^fdefiiiM ;
ia queft'annp «(25.:;. la4:oftrinle areoder-
fi. , folo col patto, della falute delle pe>
fone (e). ^
JLa Città fìà meda a facco>> né fi ttala*
fciò atto alcuno di crudeltà » e di rigore
dall' iratOa&e j, icaccionne V Areivefcova,
ed entratodentf» volle ,. ch^lpejr mano
de' propr) Cittadini fo&ro buttata a rer«
sa da' fondamenci le forti mura di queVi^
Città , per le quali dice Livio , che fi
sgomentò. Amiibale Cartaginefe .«E dopo
efier ^uivi dimojRato due oatifi , che con?
ijùixx^ m punire ièveramente U infedeltà de!
Napoletani,, fece ritoi^no ii^ Puglia, feco
menando Manfredi % al «wle valle ,. ci»
fi daiie il fecondo gpdo dfi$io .lui.
4
(a) Anony'm. Irì fit^^a^ énttfm UKurin nonym^ MàMnts quùom^ €Ìf$umcmg^ 4ijf^
Tma^Labwis^ RjtxGivlt0mAquim^.Su^' fitis ^ & csvS eti^m /ubtei^famif ed mutò*
qu0 per Re^U:sdvmfftémjréUlUian40i ^'vi* foegit y ntagnagné. vìaona mx iìlamm Chi'
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DEL REGNO DI NAPOll tlB^.XVlU.CAt- VX jyy-
.1. Primo invite J" Innocekzio fatto al
fratello del Re Jt Inghilterra
alla conquifia del Règ^ •
INnocenzio Avendo fcorto che Corrado
avea dcprelfe le città fue aoùche >*d
fotto la fua iibbidieuza era tonfato il Re*
gno di P'uo^lia» riputando che tutti i fuoi
sforci fairebbero ^«ni psr'opporfi agli efer-
citi formidabili di Conrado » pensò (^iac«
che fvanko era il difegno di poterlo per fé
conquiftare ^ iiccome ecano riufcite fem-
pve infelici le ìpedizioni fatte da' Rorna^
ni Pontefici fojnra. di quello ) d' inyitare
alla conquiftadel KwiVff Ricciardo ^ o co-
inè altri lo chiamarono;, Ciarlotto fratelr
io &' Enrico IH. Re d' Inghilterra , e C^nr
ce di Conturbia > ]^rode , e valorofo Ca-
pitano. Inviò per tanC0Ìn Inghilterra Al-
berto Notaio Appòftolico per trattare fo<-
jra le condizioni deir inveftìtura offerta*»
gli da Innocenzio. Ma narra Matteo?»»
xis in queft^anno £^$3. clfe più cofe fe-
cero, fvanire qua^i trattati « Pj!q£|^ramen-
te perchè Ricciardo temè della potenza di
Corrado, «^^^nr^dette d' uguali forze per
l^terlo da ^i\ivi diicacciaré • IL La pa-
rentèla, cj^e vi ^trarlorot etfeiiydo Cor-
fado , com' ^li dice , nato da Elifabetta
Inglefe, foreua del Re Errico,, e moglie
di Federico IL nel che va ditfma lunga
errato ; percb? Corrado fu figliuolo di
Jele, non già d'Eli&betta; onde Ulftef-
£0 Paris altrove, cioè. nel 1258. rappor-
ta un'altra cagione, perchè fa rifiutata 1*
kiveftitura ,. dicendo , che Ricciarda non,
volle accettarla fé no^i foito quefte-due
condizioni . L Che per la fua ciSastqiHfta,
gli fofle data b meta deR Decmie.foli-
$t raccogliere fet li Crocefignati nelU
guerra Santa . IL Che il Papa gli confi-
gnatfe alcuni CafteUi del Reame da l^ì
lorùficati per U riticata de' fuoi foldati • •
Al che non volendo il Pontefice Inno-
\enzio accoofeatire > fvani quefta prima
inveftitura , e fi trattò ^i dell' altra in
MUa vita dUnaoc^zio ÌV^ cbe volle feguir-
ìo >4kve ditfe > che il Paf» uivefQ Ciar-
(a) Tom. %. fag. pi^.
lotto fratello del Re d' Inghlìimra^ ilot^I
accettò, e che perciò nelle lettiera fi icri^
vea Re di Sicilia. *
( iun^ ndMÌHiCodice Diplomatico ^a) ,
rapporta un Breve 4'Ipnocenzio drizzata
a Lodovico IX. Ile* di Frangia» che por*^
ta la data di Perugji^ dell' anna «is^sz^re*
fogli da Alberto Notajo , riferendogli il.
Regno per Carlo fuo fratello • Ma quefto
]&reve o è apocrifo, o fupofteriore^ poi-
ché in ^eft' anno Àjfberto# fu mandato in
Inghilterra a q^l Re^ e. noa in Fraacia
al Re Lodovico . ) • . ••
e A P,^ VIL»
Corrado ìl^afpmito diM/MPRsmJo/poi^
glia d^ogHÌ 0^rità f, e di. fuoi Sjaii'^
M^efìa, fl^/t^ Minor fratello Errico ^^
• ed $gH pf€0 da poi fé tue^ muore da con^
ftmif morte ; onde MAhfFHEDl affume JiJ
nuQvq il Baliato del R^gno « '^ •
INtanto Cògrado per llfcKydehà. mate
alle Città debellate/ c^^Njipoli, e
per lo genio fno afpro ,- « ^vero ,«era en?
trato in graiidifiimo odio , m tnalevdkngp
za predo ogni grado , 'ed^órdj||e di ^r-
foue» ed atfatto ignuda» di quelli virliii
ciwli, e militari , che, omaVdl^oT yii**
mo di Federico" 'f&io padre , fiufciva j^ *
fiioi, fuddici molto pefante , . e «.duro il
ino in^pério » AU'iuiCoutro ManfiredirUO*
flìo. d' iiòg^gnd , 'e di valore , coti de*>
fiie2z^ .mirabile ^^^^ÌJ^a tnitigandol'azio*
ni crudeli i^ Re y per acquii|^tfi be-
nevolenza* 4&' jg^li , e da? fi4roni% tal«
che in breve nacq|ie opinione per tutto
i4 Regitirv 4Ìe tutt^.quel nule , che la-^
fciaVMkdi^are il &e , .ci' esercito de^
Tede/chi » fofle ptt interé^oae^ ^ bep^
gnità di Manfredi.
. Qccultjiva vMioca • ^pnNfto P/piocife eoa
mirabile difilmul^ióne il dispiacere ^ xhe
Corrado inTof^M^tèto 4i Itti gli.avea dato
«er moUi torti fattigli} poiché fcoigendo»
lo d'^ele^i penfieri > e d'animo regio ^
ed atto più à domipiare, che a governa- .^
re come Balio ilRegrio>.venii!b infofpet-
to.noa la fi^ potenza, e ramor<;.aie s*
avea ^quiftato de' Popoli, loiaceflero af<«
pirare al Regno • Deliberò per tanto trg«
vai
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37i • ' DiTELL^ T S T O'
Var modi d^ AhstSàrla ^ ciò che non VO'
lendo far ftpe|Camente un dì gli diife y
eh' aveft in penfiero di rivocare tutte W
donazioni , che 1^ Impefador ittO'' padre a-
ìrea fatte nel fuo teilam^toV còme queU
le ^^ch' erano dannofiffime allo Stato » é
yertavan*detrimentaierandiffimo alla Tua
Corona i e perchè gli altri Bareni con a*
nima pacato- il fopportafTero voleva inco-
minciar da Im > acciocché dal fuo efem*
pio^'^inducetfero gli altri . Con nojrdiffimil
arte fimolò Manliredi di erederlo > e mo*
ftrandofilìbn prontezza di fecondarlo , volle
eifer il primo fpontaneamente a rinunciar
in fue.màiM il Con^do di Monte S. An*
5elo y, t la Città di Brmdifi y che per ragion
el Principato di' Taranjg ^oS^deva (») «.
Tolfèglr ancora di temp# in tèmpo ^ fe«
cònd^a^fé gli' prefentavjinek le congiàntu-
xe, liContadr di Gravine,. diTrioarico^
ie 4li Montefeagliofo , che poffedeva per
conceffibne di Federica fuo padre ; e fol
|Ii jrimafe it Pj^cipato di Taranto òSù^
dìminuto';; e€ ffiichè nemmeno^ quel
Princi^to nnuffogli poteffìe riceverne pro<^
iitto^ 6» gli riufcifle mutile 9^ impofe agli
teantiL di quMIo unapefantef e graviflima
genetal cwetta<^ la quale faceva egli efi-^
gefe yjd applicare al fua Regia Erario *.
Rìttofle Hai Principato inddettey il Gin*
iliziero, dhe foleva crtf^rfi da Manfredi^
%k vi pofe 41 fuo , ficcome a tutte T altre
Pfovipcie del Regna praticavafi , Tolfeir
gli ancora il mero Imperio , e poteflèche
Federico gli avea «IhcédutO' fopra quel
Principato, e ordinò ^ che* il Principe fó-
pea dt quello jripn avefle altìra giurtfdizìO'
ne ,* che ueHe cade civili -folamènte ( i ) j
poiché in gueftitempi ndHTfoléVà a' Ba-
róni conceoeriì il mero 'imperia 4^ra i
fiéudi^ mar folamente «d alcnni grandi ^
e della Cafa Regale ^ o fuof congiunti per
ifpeziat favore, e '^tzzìk del Re rare voU
te fi concedeva-' ctò cher poi attempi d*
Alfonfo I. d^ Aragona comin^iolli a dare
a qua fi tutti i Baroni;; onde nacque, che.
ora non vi è Barone ancorchè^icciola,
che non T abbia .^
Ni ferriìbffi qui Taftio di Corrado con-
tro quel Principe j ma volendolo ridurre
air eftrema bailerza per liberarfi da ogni
RIACiyiLE
fofpettOy fotto mendicate occafioni , enre^r
tefti j xx>mandò che dal Regna ufciflero
tutti i fuoi congiónti , ed affini ^ eh' e' te-
neva del latoT materna ^ Ne mandò via
Gualvano lancia y che avea cosi bene y e
con tanta fedeltà y e prudenza fervito T
Iiftperador Federico i onde- n'era fiato da
quello creata fuo Vicajrio in Tofcana y
ove per* molti anni aveft coir molta fede
efercitato quel fupneme^comanda. Il me*
defimo fece con Federico Lancia fuo fra«
tello, con Bonifacio di Anglono* zio mah
temo di Manfredi, con tutti gli altri fuoi
confanguinei y ed affini y e con e£b loro
le mogli > madri 9 forelle, figliuoli, e fi.«
gliuole grandi ^ cjpiecoli , che fi fodero •
I quali tutti uiciti dal Regna y etfendofi
ricovrati in Romania preno Cqftanza lm«
peradrice di Coliantinopoli fonila di Man**
fredi y mandò Corrado Bertotdo Marche**
fé di Uonebruch in Romania lar inten-
dere airimperadore , che gii avrebbe fatto
un difpiacer grandiffimo y fé riteneffe pref-
fo di sé quegli efuli ^ cfode fa duppo a
queir ItQ^radore che ^ facefle partire
anche da' fuoi Stati ( f ) <jw^
Tutte quefte offefe. fom^^B H Frìnc^
pe Manfredi con una f rudeni^ ^ e dr^-
mulazion d' animo^ m^vigliofa ^ poiché
non perciò tralaiciava con* ilarità di aiu-
tarlo > e di fegutrla in^ tut^e Timprefe y
come fede in Terra di Lavoro y quando
debellar i Conti d' Aquino^, in Capua y ed
in Napoli ,. ed ora in Puglia y fimulando
il fua acerbo difpetto; eHeiriffelTo tem-
po con aftufcia gmndiflima cattivando/i i
Baroni y ed i PofioUV era neli' amore, e
benevolenza di quelli -
Accadde a qj^^o tempo , che mentre
era Corrado irir*Melfi y JErrìco fuo fratel*
ìù y che non avea più Ae dodici anni y
venne in Sicilia a vifiurlo ; ed ancoidiè
llAnónimo non faccia autor Corrado di
tanta fcell erateaza y wn mancano però gra*
vi Autori 9^^ che rapportuiay che per mez-
zo* di Ciò. Mora Capitano Saraceno » eh*
Errico avea feca portai^ da -SitìUsi y
lo fadffe crudclmettte avvelenare * Co*
loro che narrano, avere Corrada imo mo«
rìre Errico p6t ^rglt .il Regno di Si*
eilil^ dicendo eh» Fedd^ achì poteva >
{,a) Amn/m» (b) Anw^m^ (f ) Anmym^
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T>EL HIEGNO DI NAPOJLI IIB. xm%CAV.lL
ni jbvea fepamio dal Regno-di Puglia ^
errano aU'ii^reflb ; poiché Federico noa
il Regno di Sicilia ^ ma ouello di Gerii*
ÙLleamCf orwero Akaréftle ad elezioa di
Corrado gli avea lafciatonelfuotcfltmea*
to : e Manfredi mandò Ercioo in SrciKa
per contenere i Siciliani neir ubbidienza
di Corrado , come fi è di (opra narrato •
Altri credono j che V avefle fatto morire «
ftv xrtre la maggior parte del teforo del*
fmperador Federico , eh' trtt in fuo po.<i>
tere* Che ne fia^ narra Matteo Paris (tf)«
che Corrado diede-^non leggieri tipetti d'
eifer egli ftgto autojre 'della morte di quel*
r innocente fanciullo ; poiché da allora in
poi non moftrò mai Corrado il fiio vol^
to cosi fereno y e giocondo come prima •
£ negli Attr d' Inghilterra > ultimamente
fatti imprimere dalla Regina Anna ^ fi leg*
gè una lettera di Corrado fcritta neir aa«
no 1254. al Re d' Inghilterra zio ^' Erri--*
co 9 nella quale » per togliere quefto ru«
more r ch« s'era fpanb ò! averlo fatto avve*
Jenare^diedegli Tavvifo della morte di fuo
nipote y con lentimenti molto appaffionaf
ti y fingendo molta afflizione > e dolpre
per k morte
Iflnocenzio « fomentando r mmiicizia na- l^rradmo , ìe
Anpiiio intanto GorraéD innooial giO!*.
fa - ridotte 4e Città d«l Regno fluttuaiiil
lòtto la fna nbhidtettza ^ ^fi^dKppai^^.di
yaflOure alutoveyerfb Ir Ittrti deli' Impéf
ÙQ } ma ecco y xhe.«Btntre nella Frimai
▼era di 9^' muó xz^. ^ acckigira J|
tiil viaggio f ne' campi vicino Lavello fit
aflalito da mortai febltr^e y che in pochi
giórni nel più hèl fiore della fiia^À/ non
avendo più che 26. ^nni , a' 2j. Maggia
lo tolfe ammortali (r), avyido d*rato il
ino regnò ^co.più che tre anni-: ónde
di ^efto l^wncipe né leggi, iiè altro at-
tinente alk politial di quefte Provincie »
•Usiamo.
Pure gli Scrittori dalla parte Guelfa f
infetti lion meno a Federico , che alla Tua
progenie» tiarrano, che Manfredi per n^z«
zo d' un Medico lo Taceffe avvelenate 9
con ifperanza, morto Errico , e Iui,f»uoa
effendovi della liuea di Federico^ altri , •
che Corràdino, eh' era nato l'aonoavan^
ti, figliuolo d'eflo Corrado., potefle age«
volmente occupare 1' uno, e 1' altro Jle*
geo : e che Corrado , non fapendo , die
moriva di veleno, fattogli dare da Man^
te di quel Principe \^ ma Papa' fr^di , lafciatfs nel fuo teftamento ^eredo"
j fomentando l' inimicizia na- Corradino, ìe Balio Tiftefib Manfredi «
ta perciò tra Corrado, ed Errico , offerì il
Regno di Si^iliaad Edmondo figliuolo d'
Errico , eh' era ancor fanciullo .
( Prei& Lunii ( ^ ) » fi leggpno alcune
Lettere d' Albert# Legato d' Innoc^zio in
Inghilterra , pgr le ^uali daflì L'Inveftitu*
ra del Regno ad Edmondo , • la confeiT*
ma del Papa nel 1254. coli' avvifo ,'che
dà ad Alberto di tal conferma. Ma que-»
fio tmtato per k morte d^Innoeenzio ri-
mafe interrotto • ) -^ .
E notafi in ^oefti Atti, che Innocen-
zio non tralafciò cos' alcuna , per impe-
gnar il padre a metterfene in polfeiTo , fi-
no a dar ordine al Clero d'Inghilterra di
preftar denari a quefto Principe , e. d' im*
pegnar perciò i beni delle loro Chiefe .
Ma da poi tutto quefto denaro fu diffipap
to y ed impiegato ad altri ^' dal medefi-
mo Papa i onde q*fto fecondo trattato
anche rin^Uie in ^tto ivanito.
(a.) Paris hifior.yingL linde R^^^^rf^r
dus poft- morttm jui frams , numqu^m ut
antea vultum oflendìt fere^um .. (b) X«-
nig Cod. hai. Diplom. Tom. 2*pag*9^Ì* 9^^-
Ma fé dobbiamo preftar federali' Ano^
«imoScriltor contemporaneo, uè avremo
Maufeedi per Autore di tale fcelleratezza ^
né per Balio lafciato da Cor>ado • '
Narra <)uefto Scrittore , che mentre Cor«
rado era mfermo y Bertoldo Marche et
Honebruch y allora potenti4fime ^ per lo
favorié de' Tedefchi ,- vedendo V itici ina*
xion di Corrado , eh' era di laiciar Man*
fredi per Balio del Re^o , c<m fottil ar«
te dimandò a Manfredi % fé volefle*aftr«
mère quel pefo , per. i^orgere 1' animo
fuo « Manfredi conofcendo raite del Mar-
chefe , gli-rifpofe , eh' egli non avrebbe
accettato* il Bai iato , ma che ben fé lo
meritava la prudènza del Marchefe y al
Suale. in ciò per ogni rjjTpetto dovea «ce-
ere : <ciò che fece con' fomma aftuzia 9
tosi peV non efporfi air odio de' Tedefchi f
come anche perchè conofcendo, che Ber«
fòldo y. come infufficiente , tofto avrebbe
* con
( e ) Anonym In Camphprofe Lavellum in»
firmitate correptusy mm effet circa annos a^
tatis %6. jn -frtumphorum fuorum primordìis
oferta morìis fato /ucmMt .
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Tff^ptt avuto a foccomberc al
gTave ?^fn , 1 Magnati del Regno avreh-
b 3 lui per Balio, comefegul .
Bt 1 1* . Lu r I .vc V utt que Aa r Ifpofta * a vendei
il moribofido Corfidb riferito^ che Maa-
ftcdi non avrebbe accettai© ilBaliato, fe-
ce che il Re Roiiiiiiaffc lui per Balio del
Retilo .
Fece Corradf» prima di morìfc il fuo
tettaiTientoj ntì quale avendo lafciato ere*
de II /*frffj/y Corradi fuo figliuolo ^ c Ba-
lio il Marcii e fc di Honcbruch , fra V ai*
tre cofe, prevedendo pli fcofirol£>ime»tif
che avrebbe potuto cagionargli ìniiocen-
tm tv, raccomandò al Balio f che pro-
curaCfe iif^r ogni ftudio d^oitener per Or-
radino la grazia e la pace della Sede
ApjK>ftoUca y per non vedere h * ^'^
quel fanciullo ih fluove giltrre l j
feficc
n L\>.iixnefe avendo alfunto il Ballatoi
e poftofi in mano tutto il teforo della Ca-
mera Regia, volle ubbidire al telt amento
elei Rcf e mandò Legati al Pontefice In-
tiocenxìo^ chiedendogli in nome di Cor-
radino l« pace , e la fua buona grafia ,
ficcoTne Corrado aveagli raccomandato nel
fuo relbmento , Innoceniio , che morto
Corrado /credeva aVer per le mani h pi!^
€>pporruna con^tiuntura d* tmpoffelfarlì del
Regpo j reputò quefta Legazione più tofto
un' argomento delta debolezza della parte
Re!»ia , *' dì devozione; onderen-
dmoH pi lo che mai , riipofe a* Le-
gati , c^e in tiaic le maniere egli vole-
va prender la froltflTione del Regno de-
voluto già alla Chiefa Romana : che ve»
nuto poi alla pubertà Corradino, quatido
foflc maagiore, |llora fi farebbero clami-
nate le lue prcrenfioni, e che forie , iela
Sede Appoflolica ne Taveffe reputato de-
ptio , gli avrebbe cenceduta la fua gr-i-
zìa ( tf ) • i •
Quelh rifpofta fece avvertito il Mar-
cl^^ , ed i Baropi del Regno , che T aiVi-
mó del Papa era già tutto rivolto ad oc-
cupare il Regno y e ben tofta f«- ne vide*
( a ) ^nrnfm, Stmmt4s Pmtifex illam L^
Ji ■ . ^ .flitati^ partii Re^ix ,
quam devotions ajctìbms , reffùndit ^^pfjtci-
fi fé èaéere velie Regni pGffe^m^ ^ atqm
domini um ; promìttifts Re^i pupi Ih ^ eum
TA C
ro gli effetti ; poiché comiieiava gli *
radunare un conveniente cfercito per in;
Vlderlo^ ed oltre di ciò s'erano kovert*
alcuni trattati » che teneva con ttiolti Ba*
foni affezionati della Chiefa, perchè fa*
jutartero alla conquifta \ i quali mal fodj
disfatti del governo dclMarchefc, e deli
infolenia de* Tedefchì , amavano aieglÌ9
fottoporfi al dominio della Chiefa ^ ch#
vivere opprrffi fono k loro fervitii , ì\
Marchefe volle riparare all' rmmincatc in*
vafione; ma fcoverto , che molti Baroni^
da' quali egli fperava atuio, s' erano dati
dalla parte del Pontefice, e che r cferci^
to Papale era già per invadere i conHni
del Regno > atterrito dall' imprefa, avvi-
lifli in maniera, che pentitoh dVaver af*
fumo il Ballato , quello , non lenza fuo
fOlToret rifiutò , e vergognofamente de-
pofe ( A ) .
I Ciwitì, c^Baroni» e gli altri ^T---^n
del Regno , che erano rimail fert \
fede del Re , vt * ' '^ r
abhindonato il t^ ra
al Principe Manfredi » px ■ . e fcon-
giurandolo t che per non ^^ .:. n^'^^^^'-^^ *!
Regno, ed cfpofto a pcrderfi, r.\ •
e^li il Ballato j a cui di ragion
teneva . Manfredi ripugnava , ti i
che ora che le cofe erano in iilato pur
troppo calamitolb, non voleva perdere il
fuo onore ; ma i Baroni iiicelTan temente
r * ilo , e proTeftandofi , che fa*
tp no perduto > finalmente T iti-
duifero a pigliarne il governo . Moyea
ancora im'altra ragione fortiflima , perch'cf-
fifndofi fparfa voce > che Corra di no foflc
morto , il Papa era entrato in maggior
fperanza d' occupare il Regno * All' in-
contro Manfredi , che reputava , fecondo
il teftamento dell* Imperador Federico fuo
padre , dover egli fuccedere ae' fuciSta»
ti , 4^ermÌaò di prenderne il gouerno %
tflSnoUl fé il pupillo vivea , ^U avrebbe
per lui amminiftrati, ^ per luìripnlTìgli
sforzi deir emolo Innocenzio ^ fé ali' m*
contro fofle vtio il rumore della morte >
JÉ- 4. , oon
sa pntenaum veniret , d§ /tóre , fi qtf(^ i^-
imret in Regno , gratigm e(Je facitnà^m *
V9%*^mym. Baliatus offkium fe^ gjjump*
fiffé^pscniiuh , Ó* ix tmU onus ^uidem in*
caute fi4fvepmm ^ rwn fine pudore depon^^*
dum i^iftim^vit*
r^initÌ7(=iH K\
.Coo^k
DEL REGNÒ DI NAPOLI LIB. XVIIL CAP. IL s8i
I
con facilkà fé ne farebbe potuto incoro-
©are ( tf ) -
Aveado adunque Manfredi affluito il
Ballato del Regno ^ fi fece giurare fedd*
tà dairifteflb Marchefe, dalli Conti » Ba-
roni» e da tutti i fedeli dei Regno , in
cotal maniera : che fé vivea il picciolo
Re 9 giuraffero a lui come Generai Aio
Balio } fé fofle morto y" aveffero dà txra a
riputarlo per loro Re > e Signore del Re-
tano (*)•
C A P- tll-
Spedizione ^ Inkocenzk^ TV. fipra
il Regno ^
COmpofte in cotal maniera ^fte b>^
fogne, il Marchefe andotfene in Pu-
Ha, promettendo a Manfredi dicolàmaa-
argli e^i foccorfo di denaro, e di gen-
te; ed mtanto Manfredi cominciò a pre-
parare, e difporre Tefercito per poter fcon-
teggiare a quello del PonteSce^ che a
^andi giornate fé ne calava nel Regno.
Prefidiò a qneflo fine San Germano con
i>uon numero diTedefoM, e fortificò Ca-
pua con tutte le vicine Terre , che e»*
.minciavano a fluttuare , per contenecto
nella fna ubbidienza.
Ma dall' akra parte Innocenzk> area
fatti -progreili grandi per facilitar Y impre-
fa , avea mandati fuoi Mefll in Sicilia x
Pietro Ruffo di Calabria , che dal Mar^
chefe di Honebruch «ra ftato laftiato Ba^
lio della Sicilia, e della Calabria , perchè
difponeffe qne' Popoli ad alzar le bandie-
re della Chiefa ( ^ ) ; ed in fatti Pietro
da Meffina fped) al Papa Folco fuo nipo-
te , ed altri Ambafciadori fopra due ga-
lee a fignificargli , che tanto la Sicilia ,
quanto la Calabria s^ andavan dtfponendo
ad abbandonar Manfredi » e darli dalla
parte fua*-
S'aggiungeva ancora , che Riccardo di
Monte Negro per Todio, ed inimicizia »
Tom. IL
( a ) Aììonym. Quamobrem Prime fs md Air-
ju/modì quìdem amulorum ìntenuonem tepeU
lendamy Regni guòemaculum ^ tam ad utili*
taf empii fi Hi nepotìsfuty fivìvifet yquamad
fuam , jx fotte defaào éliud contigiffet , affu-^
fntreÒejuredebebat'. (b") Anonym.Sinau^
tem ipfe Puer vel Jam defecijjet , velpofl , /r-
che teneva col Marchefe Bertolib, s'era
dato già nel partito del Pontefice , col
Quale erafi confederato » e promife voler
dar libero paffo all' efercito Papale per le
fue Terre , che teneva ne' connni del Re-
gno . Molti aldri Baroni ancora aveano
nafcoftamente mandato dal Papa' a giurar-
gli fedeltà, ed a ricevere da lui la rino-
vatione dell' inveftiture de' loro Feudi ,
che poffedevano (^) ì ed altri ottennero
con facilità dal Pontefice nuove inveffi-
ture ) ficcome Borrello di Anglono , che
fu da Innocenzìo in quefti tempi prima
d'entrar nel Re^o inveftito del Contado
di Lefina, ancoithè s'apparteneffeaMan«
fredi , come pertinenza del Contado di
Monte S. Angelo « Anzi Inaocencio avea
conceduta 1' tnveftitura del Contado di
Lecce a Marco Ziano figliuolo di Pietro
Duca di Venezia , a cui dichiarò appar-
tenere come difcendente del Conte Tan*
credi fuo avo^ non oftaiue le 4fagioni »
che vi teneva il Conte Tigrifio de Mu-
dignana i ov^ro i di lui figliuoli , per
ragione d* Alberia fiia moglie , che dovea
nrila fiìODeflione a tutti {Nreferirfi i e non
per altra cagione , h non perchi il Con-
te Tigrifio , ie &m figliuoli aderirono
ali' Imperadore federico contro k Chie-
ia , ed «Dcora non tralafciavano d' ofièn-
derla , onde Innocettzio gli reputava af-
fatto indeeni della Aia grazia i e la car-
ta di queèa inveftitura fpedita da lui in
Perugia 1' anno 1252. vien rapportata
dairUghello(f ), che dice averla rifcon-
trata nel Regiftro Vaticano • Siccome nell'
ifteffo anno 1252. a' 21. Gennajo dimo-
rando per anche in Perugia inveftl O.
Frangipane del Principato di Taranto ,
ancoichè fbffe di Manfredi, con tutta la
Terra d' Otranto : fotto pretefto , eh' era
ffato prima dato dal^ Imperadrice Coftan-
za L Normanna ad O. fuo zio , come ap-.
pare ptr privilegio dato in Perugia , rap-
portato da Rainaldo (/) ; ed in cotal ma«
niera Innocenzio gratificandogli s' avea
Bbb refi
ieris Honfufceptis » deficerét , ipfum Principem
Manfredumextunc in Regem& Regni domi''
numhaberent. {e) Anonym. {à)Anouym.
(e) Ughel. hai. Saar. tom. 9. p.iog. ri/con*
trata in Reg. Vat. an.<). Pontif. ». 1 2 1 • ^ 1 22.
( f ) Raynai. f . 1 3. AnnaL EccUfiaJl. an, 1 252*
a W.5. ad.7. colla data iz JLal.Feb.an.Pont.lXiB
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382 D E L V I S T O
refi«fuoi ligi 9 edepencknti i migliori Baf-
foni del Regno , e ridotti molti perfonag-
gi di conto al fuo partito*
Di vantaggio erafi penetrata una con-*
giura, che s'ordiva aCapua contro Man-
fredi , con deliberazione, fubito che T c-
fercito Papale fi foffe accodato al Regno ,
con impeto grande dar fopra quel Princi-
pe per imprigionarlo, o ucciderlo . Erafi
ancora fcoverta la poca fede del Marchefc
Bertoldo, il quale violando tutte lepro-
xneiTe fatte a Manfredi dì mandargli dal-
la Puglia denaro , e gente , non folo non
adempieva alle promeffc , ma difcorren-
do per Puglia badava folo al Tuo utile ,
gravando quc' fudditi d* ecceffive taglie ,
ed i fuoi Tedcfchi , per la loro rapacità
gli aveano alienati dalla fede , che do-
veano al Re , e defideravano il dominio
del Papa ; ed ancorché Manfredi aveffè
mandato Gualirano Lancia fuo zio , a nar-
rargli, le anguftie , nelle quali fi trovava
per moverlo a dargli ajuto , fu pe/è inu-
tile la miiiione , niente curando de' fuoi
pericoli .
Vedutofi perciò il Principe Manfredi in
cosi gravi anguftie, nelle quali era , più
per gli occulti, che per li palefi nemici ,
^reputando inutile ogni ^uo sforzo di vo-
ler colla /orza contrattare al Pontefice ,
bifopnò cedere al tempo , e ricorrere per
vincer T inimico alle fimulationi, ecfagl*
inganni * Erafi il Pontefice Innocenzio ,
per accalorare V imprefa , difpofto di ve-
nir egli di perfona a conquiftare il Re-
gno ; e fermato in ^naani era tutto in-
tetb al erande apparecchio , e perchè non
fi tralafciaffe ftrada per agevolarne 1' im-
prefa , avea mandati più Mefli a tentare
l' iileifo Manfredi , aftinché lafciafTe il go-
verno del Regno , e quello poneffe in ma-
«np della Chiefa . Manfredi con fomma
accortezza andava differendo la rifpofta ;
ma ora vedutofi in quefte anguftie, deli-
berò fargli tornare al Pontefice con rifpo-
-fte tutte umili, e riverenti, dicendogli ,
che rapportatfero al Papa , ch'egli fidando
al fuo gran zelo, e pietà, che aveva ver-
fo il Re pupillo fuo nipote , e reputando
effer proprio della Sede Appoftolica di
proteggerlo, e riceverlo nel fuo ienocon
paternal amore , e grazia , non ripugnava
( a ) Anonym.
R t A CIVILE
abbandonar il governo del Regno > « pOi»
uerlo in mano della Chiefa madre pieto-
sa di tutti , e più de' pupilli \ e che fpc-
rdva che con ciò fi foflero adempiuti i
voti di Corrado padre del fanciullo Re ,
che nel fuo teftamento avea ardentemen-
te defiderato , che la Santa Sede ricevere
fotto la fua protezione , e grazia T inno-
cente fanciullo : cb' egli non folo non
contrafterebbe, ma darebbe ogni aiuto ai«
la fua entrata , e poffefiione del Regno ,
fenza però, che doveffe recarfi con ;tal at-
to alcun pregiudicio alle ra^ni fue , e
del Re pupillo {a).
Il Pontefice ricevuta quefta jrifpofta con
indicibile allegrezza , fi lodò tanto di Man-
fredi, che quando prima tenne quel Prin-
cipe per ifcomunicato , e niente Cattoli-
co , ora lo ricevè in fua grazia , ed in
quella della Sede Appoftolica , dimentican-
do ogni oflfefa } ed avendogli fatto ani-
mo , che fidatfe in lui , che con pori» il
Regno in manÀ della Cfaie/a , non fi fa-
rebber punto pregiudicate le ragioni del
Re pupillo , e fue > e che quando farebbe
quegli venuto alla età maggioie , la Sede
Appoftolica gli avrebbe rendutafiia ragio-
ne ^ fi difpofe ad entrare nel Regno col
fuo efercito. Inviò intanto Manfredi , per
maggiormente afiScurarlo della fua fede\-
tà, Gualvano Lancia fuo zio ad Anagni
ad umiliarfi col Pontefice i e fé deve ri-
putarfi vera ouella Bolla rapportata dal
Tutini , fi vede , che Innocenzio per mo-
ftrargli ili' incontro ugual corrifponden-
2a, a' 27. Settembre di queft'anno 1254*
in Anagni gli confermò 1' inveftitura ,
colla quale p^r mezzo dell' ifteffo Gualva-
no inveft) , e confermò a Manfredi il
Principato di Taranto Q del quale prima
avea inveftito O, Frangipane ) il Conta-
do di Gravina, e di Tricarico, con l'o-
nore del Monte ^ Angelo , con tutte le
fupreme regalie , ed onori , e preminen-
ze, colle quali l'Imperador Federico fuo
padre gliel'avca conceduto, e che Corra-
do gli avea tolte . E per moftrargli mag-
gior benevolenza , poffedendofi allora il
Contado di Montefcaglioib dal Marchefc
Bertoldo , in ifcambio di quello gli die-
de il Contado d* Andria , inveftendone in
pubblico Conciftora in fuo nome il fo-
pfad-
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dlEl regno di napoli
gfadtktto Gualvaoo Lancia, damiteli ia
goo deir Inyeftitura vox anello , come fi
legge nella Bolla dell' inveftìtura , rappor-
tata dal Tutini nel libro de' Conteftabili
del Regno, (tf:)-
II Principe Manfredi y ancorché dal te-
nore di quefta inveftitura> e da altri fat-
ti comprendere, che l'animo d'Innoeen-
zio era non di governare come Balio il
Regno infino all' età maggiore di Corra-'
dillo, ma fupponendolo devoluto alla. Se-
de AppOftolica, dominarlo con aflbluco ,
ed indipendènte imperio , nulladimanco
con mirabile"" aftuzia diffimulava il tutf^;
e per maggiofmente farlo cadere nelle fue
reti , vie più mdfaravafi di lui tutto umi*
le, ed ubbidiente; anzi per fegno di mag-
gior venerazione , eflendofi Innocenzio già
incamminato , volle andare ad incontrar-
lo , infino a Cepperano , e quivi incon-
tratolo , volle inginocchione adorarlo , e
prendendo da poi il freno del fuo caval-
lo , io fervi in cotal maniera per un pez-
zo di ftrada infino chepaflaiTe il ponte di
Casigliano ( 6 ) •
LIB. XVIILCAP. IIL 383
lo, riputando in cotal guifa poter ufcire
dalla loro ferviti , ed eflcr fuori di peri-
glio d'effer più interdetti da^i Ufficiali
facri ( ^ ) . E quefto fu cagione , che Man-
fredi con grandiffime aftuzie configliò il
Papa , che compartilfe il fuo efercito per
le più ricche Provincie del Regno.- dal
quale configlio ne avvenne^ che i Capi*
tani Tedefchi , parte per timore dell' c-
iiprcito. del Papa , parte per la mala vo-
lontà , che conofceano ae' Popoli , i qua-
li ricufavano di pagare a' Tedefchi cos'
Alpuna > fi partirono dal Restio , e
towaiono in Germania delufi" da Man-
fredi , con lafciarne folp in Puglia , ed in
Terra d'Otranto alcuni , i quali appena
potendo vivere, non avendo t^aghe, an-
davano fempre più mancando di nume-»
ro. Così Manfredi toltifi dattorno i Te-
defchi , i quali gli davano maggior fof-
petto, che i nemici palefi^ e tratto trat-
to acquiftando forza m quella Provincie,
ove jera egli ftato creato Vicario dal Pa-
pa, ce«cava ora opportunità , come po-
tere difcacciarne i coftui foldati , che com-
ìnnoceazio gradì tanto quelle umili di- partiti in più luoghi, infra di loro divi
moftrazioni, che ancorché vecchio, e per
efperienza prudeotiffimo , fi lafciò ingan-
nare , in guifa , che oltre aver conferito
con lui quafi tutti i fuoi più ripofti pen-
fieri f credendo , che conferverebbe la più
fopraffina divozione alla Sede Appoftoli*
ca , volle cumularlo di maggiori onori ;
poiché oltre avergli dato il primo luogo fra
tìxtti i Baroni, lo creò Vicàrio d^ì Re-
gno, dal Faro, infino al Fiume Sele, e
per tutto il Contado di Molife , e Ter-
ra Beneventana ^ eccettuatone il Giuili-
zierato d'Abruzzo , coftituendogli otto-
mila oncie d'oro l'anno di mercede; e
- la carta di quefta concefiSone la rapportar
ancora il Tutini (e) 'j ed eflendofi già
fparfa fema per tutto U Regno , che il
]Papa eoa accordo, e pemiffione di Man-
fredi *a entrato nel Regno per amniini-
itrarlo, i Popoli, che ftavano infaftìditi
d*' trattamenti , che ricevevan da' Tedef-
chi ^ erano già tutti difpofti per ricever*
( a ) Reg. In. IV: in Vai. epìft. 205. Tutin*
de Conteft.del Regno pag. ^i. Pan/a in vi-
ta Inn. W. ( b ) Anmym. Et Papa Regnum
intrante , Princeps ftratoris ei officìum exhi^
bens frenum tenuità ^uo ufque ad pontem
fi , credeva con più facilità debellare .
Intanto il Pontefice entrato nel Re-
gno, prima fermoflii a Teano per piccio-.
la indifpofizione , e poi giunfe inCapuat*
ove fii ricevuto con mofta pompa^ e cele*
brità {e) ; e quivi fermatofi , era tutto intefo
ad unire fotto il. dominio della SedeAp-
poftolica tutte le altre Provincie del Re-
Ì;no di Puglia, e di Sicilia, come avea
iatto dell'Abruzzo , di Terra di Lavo-
ro, parte della Puglia, e d^ alcune altre.
Avea egli fatto Legato della Sede Appo*
fiolica fopra il Regno il Cardinal di S.
Euftachio, fuo nipote, al quale avea da-r
ta tutta la fua autorità, e potere per am-
miniftrarlo. Quefti è^ndo giovane , e
congionto ad Innocenzio (/), cominciò
con alterigia a governarlo , non come
Covernadore, ma come aifoluto padrone^
ed obbligava i Conti , i Baroni , e tutti
gli altri a dargli il giuramento di fedel-
tà , nullo fure Regis , & Prìncipis fulvo ,
Bbb 2 (co-
G arigli ani tr^nfiret . (e) Tutin.ìoccit.p.
60. (d) Cojianzo Itb. i. hijior.di Napoli ^
(e) Anoììym» {{)Anonym.Viroquìdemju9
vene^ <ìf ipfius Papa con/anguinco *
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,g4 b E L L' I S t O
(come dice l'Anonimo) ma atfolutamcn-
te a lui, come Legato della Sede Appo-
ftolica, a cui era il Regno devoluto. Per
quella cagione pretendeva ancora, che u
Principe Manfredi , ficcome avean fatto
gli altri Baroni , dovetfe preftar a lui con-
fimil giuramento dì fedeltà .
Allora fu , che Manfredi opportunamen-
te cpminciò pian piano a toglìerfi il ve-
lo ''della fimulazione, ed a rcfifterc aper-
tamente al Legato con dirgli , che le con-
venzioni avute col Pontefice erano ftatc,chc
fi lafciaffe in mano della Chicfa il gover-
no del Peano, falve però le fue ragioni,
e quelle del nipote, ed infino attanto ,
cbe il pupillo non farà fatto pubere , non
dovetfe mutarfi cos' alcuna dello flato , nel
quale era il Regno j per la qualcofanoa
volle dar il ricercato giuramento, nono-
ftante le molefte dimande del Legato .
Non fu però , come dice T Anonimo , che
per tali contefe Manfredi non veniffe a
perdere molto della Tua. ftima prcffo gli
altri Baroni del Regno.; poiché que-
fti vedendo, che il Legato niente riguar-
dando alla Tua Regale ftirpe, voleva trat-
tarlo di paw , e neir ifteffa guifa che gli
altri, cominciarono a perdere quella ri-
verenza ed offequio , cne prima gli por-
tavano •
• Per q«èfta cagione avvenne , che aven-
do Borrello di Anglono ottenuto dal Pon-
tefice Innocenzio , prima che entraife nel
Regno, rinveftitura del Contado di Le-
fina, perchè abbandonaffe le parti Regie,
e fegnitaffe quelle della Chiefa, ficcome
avea fatto con molti altri Baroni , per ti-
rargli al fuo partito^ pretendeva egli in
vigor di tal ìnveftitura, che quel Conta-
do a lui fi arpparteneffe } ma Manfredi pre-
tendendo giuftamente , ch'èfTendo quello tn
le pertinenze del fiio dominio , non dovetfe
in quella eflerne turbato , gli fece prima a-
mìchevolmente intendere , che fé ne afte-
netfe ; anzi di certa altra terra , che teneva ,
appartenente al Contado di Monte S. An-
gelo, gli fece fentire^ che lagodefle pu-
re, ma che almeno ne ricevere da luiT
Ìnveftitura, coh la ricognizione , e con
dargli il folito giuramento della afificura-
zione, altrimenti , che la laTciafle (a) »
Borrello infuperbitó per lo favore del Pa«
(a) ^onym* (b) Anonjm^
s
RI A CI VI LE
a, difprezzaudo Tambafciata diManfie-
Ji, con molta arroganza gli rifpofe, eli*
egli non era né per lafciar il Contado,
né per riconofcer lui per quella terra , né
per dargli giuramento alcuno . Manfredi
ancorché acerbamente riceveffe tal rifpofta ,
non volendo contendere col difu^uale ,
diffimulò r ingiuria V ed avendo mtefo,
che Borrello avea mandata molta gente
ad invadere il Contado di Lefina , con
aver già occupate due Terre di quel
Contado , non volle ufar la forza , ma
ebbe ricorfo al Pontefice Innocenzio ,
eh* era allora a Teano, al quale efpofeil
torto fattogli dal Borrello, che fotto prc*
tefijo d* aver avuta da lui la -conceffione
di quel Contado , voleva appropriarfelo ,
quando , come appartenente a Quello del
Monte S. Angelo , era di fuo dominio :
pregava perciò il Papa, che vi ri^ratfe,
perché non fortitfero inconvenienti mag-
giori .
Il Pontefice , fecondo le (ótìtt ambi-
fluità di quella Corte , gli rifpofe a gui-
ia d'oracolo in tal maniera : Sirfrafaf
Biirrello nthil de futibus ftinttfxt cmtcef-
fiffe {b). Manfredi ben intefe da queftì
rifpofta , che V animo del Pontefice era
per favorire Borrello , con tutto ciò pre-
mendo lempre , che gli foffe renduta {uà
ragione, gli furifpofto, che giunto aCa«
pua avrebbe fatto efaminare per termiiù
ai giudizi^ queft' afiare .
Intanto s' ebbe notizia , che il Marche-
fe Bertoldo da Puglia erafi ificamminato
per Gtpna per inchinar/! sA Ponrefioe ,
onde Manfredi , per non ^'ncontrarfi col
medefimo, prefe commiato dal Papa per
tornarfene; e mentr'era incammino, ec-
co che da lungi videfi Borrello^ che con
molta gente armata era in aguato per aA
falire ad un Hiogo angufto il Principe .
Dicché avvedùtifi que' della comitiva di
Manfredi, gli federo fopra, e poftoloin
fuga , rimaie in quel rumore wx\% Bor-
rello dalle genti del Principe , niente /a-
pendo Manfredi intanto della faa morte.
EiTendo arrivato il Papa aCapua, te-
fio i fuoi emoli variando il fatto , face-
vano reo di queilo delitto Manfredi i ed
ancorché per mezzo del Marchefc Bertol-
do proccuraffe purgarfi col Papa , con di-
re.
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DEL lEGNO DI NAP
fé ) che attorto ciò Te gì' imputava ; uul"»
ladimanco y avendo (coverto , che il Mar-
chefe in vece di difenderlo proccurava la
fua prigionia y mandò nella Corte del Pa-
pa 9 ch'era allora in Capua y Gualvano Lan«
eia (no zio per difenaerfi ; ed egli intan-
te neir Acerra in cafa di quel Conte fuo
cognato ricovroffi.
Il Papa pretendevi y che M»fredì fi
prefentafie avanti di lui per coudfc^re del-
la di lui inquifizione ; Manfredi non ri-
pugnava venire y purché fé gli fofife pro-
metta ficurtà della fua perfona ; ma Guai-
vano Lancia , aveudo penetrato y che il
Papa voleva imprigionarlo , uè voleva
da^i (icurtà, ma che fi folTe prefentato
avanti il fuo Legato; avvisò a Manfredi ,
che tofto partile dall* Acerra . non ftan-
do ivi .ficuro , e che proccuraite andarfene
in Puglia^ ove coir intelligenza de' Sara*
ceni, ch'ivi erano fuoi partigiani ,~proc«
curafle entrar in Lucerà y e quivi a&r-
zarfi (a) . Manfredi avuto oueft* avvifo
parti di notte , e (eco pòrtoffi due f^ti
giovani nobili Napoletani , che con Ce
avea , i quali furono Marino Capece y e
Corrado fuo fratello . Quefti furono i fuoi
£di compagni , che non V abbandonaron
inai in tutto quel pericolofo^ e difagevol
viario *
Paifati. molti pericoli , e difagi , final-
mente Manfredi giunfe in Lucerà , ove
coir ajuto de' fuoi Saraceni , eh' erano den-
tro, infrante le porte , enuri^ ivi pien di
gloria, e da tutta la Città fu acclamato,
e gridato per lor Principe, e Signore, a*
quali efponendo le cagioni , per le quali
erafi allontanato dalle parti del Pq^itefi-
ce, che non come Covernadore, ma co-
me Signore voleva ufurpare il Regno al Re
pupillo fuo nipote , dichiarò la volontà fua
non edere altra , che jura Regìs nepotìs
fui y O* fua^ & lìbertaUMy bonumquefla*
tum Regni , & Civitatìs ipfius virili fer ma^
nutemre , atque defendere , come fcriye 1'
Anonimo . Per la qual cofa tutti gli pre-
fiarono giuramento di fedeltà , e d' oma-
gio , prò parte Regif , & fua .
Il Marchefe Bertoldo, Odone fuo fra-
tello , ed il Legato del Pontefice , udita
la foq^efa di Lucerà, tofto uniti infieme
( a ) Arumym. ( b ) Summ. tom. z.p.i^i,
naL Eccl. tom. 13» antu 1255»
OLI L I B. XVIII. C A P. IIL 385
s* afforzarono colle loro truppe in Troja
per refiftergli; ma Manfredi, effendofiin*
di a poco impadronito di Foggia , avan^
zaya alla giornata di forze , e rófo foiw
midabile il fuo elercito , dopo varie vi-
cende , ruppe finalmente il Legato , e 1'
efercito Papale | prejfe Troja , difperfe le
Senti d'Odone, e del Marchefe BertoU
o , e ibpra di eife ottenne rimardftevol
vittoria. Allora fu, che Manfredi icriffe
a' Baroni del Regno ftioi partigiani quel-
la lettera , che fi legge preilb il Summon-
te ( A ) , avutala da Pier Vincenti di Bria-
difi , nella ^uale minutamente defcrivefi
quefta vittoria , che bifognà averla per
vera , ficcome per tale 1' ebbe Rainaldo
ne' fuoi Annali \ giacché è conforme a
juel , che di tal vittoria ditfufaoiente ne
[criiTe r Anonimo •
z
1^ Iknoc£KZIO abbandona il Re d* In^hiU
terra , ed invita il ffatello *del Re di
Francia alla conquifta del Regno : fé ne
muore iVi Napoli , e fvanifcono ì fuoi
difegni .
INnocenzio fin dal m'efe di Giugno delF
anno 1253. erafi colla fua Corte por-
tato in Napoli , dove fentendo i progref*
fi di Manfredi fatti in Puglia, temè non
finalmente doveffe difcacciario da tutte 1*
altre Provincie del Regno , eh' erano nell'
ubbidienza della Chiela ; e vedendo effe-,
re inutile ricorrere in Inghilterra, aven-
do avuta contezza in quel tempo che^fu
in Francia , del valore , e prudènza di
Carlo d* Angiò Conte della Provenza ,
fratello del S. Re Lodovico di Francia ,
feedl » quello Maeftro Alberto da Parma -
fuo Cappellano, e Segretario, per tratta-;
re la fua jpnuta in Regno , offerendoglie-*
n< r inveffitura . Ma per trovarfi il Re
Luigi in Oriente implicato nella guerra
fagra, non potendo dargli ajuto, non po-
tè niente conchiuderfi : rimafe-non per-
ciò Alberto in Francia , e trattò queft'af-
fare fotto i Pontefici fuceeffori d' Innocen-
zio per quattordici anni a firn di ridurre
il trattato ad effetto » ficcome fotto il Pon-
tificlto d' Urbano IV. fu ridotto (r).
Vi è anche chi fcriffe, che infermato*
fi
(a ) T ut tuo deConteft.f. ói.'Raynat. An-^
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jM deli; I s t o
fi Innocenzio in Napoli > avemlo intefa
la novella della vittoria ottenuta da Maa-
fredi , fé ne morifle di cordoglio a' 7. o
cotne altri rapportano a' 13. Dicembre di
Gueft'anno 1254* (41). Giace fepolto que-
(Ito Pontefice nel Duomo di Napoli > ove
ancor oggi s' addita il fuo tumulo . Fon*
tefice, che^potè darfi ouefio vanto, d'ef-
fere tato il primo , che unifle alle pre-
tenfioni , che faan tenuto Tempre i Pon*
tefici Romani fopra quello Reame, l'at-
tuai poifetfo di quello. Tutte lefpedizio-
ni degli altri Pontefici per conquiftarlo
furono, o infelicemente terminate, o ap-
pena moffe diffipate , e fpente ; tf Inno-
cenzio IV. può felamcnte dirli , che per
più mefi né aveffe avuto il corporàl póf-
feffo, e^iie per altri tariti lo tramapdaf-
fe al fuo -fucceflore Aleffandro IV. Per-
ciò fi leggono di lui tante inveftiture con-
cedute a molti noftri Baroni , delle qu^-
li fi è fatta metporia • Pontefice ancor
egli inteadeotifllmo di ragion civile , e che
ornò la noftra Giurifprudenza di molti
trattati , e volumi •
Fioriva in Italia in quelli anni V Ac-
cademia di, Bologna ibpra tutte le altre»
dove Innocenzio el&ndo giovane apprefe
la difciplina legale , e nelle leggi, ci vili
ebB«^ per Maeftrl Azòne , Accurfio , e Ja-
copo Balduino- ; ficcome nel jus Canoni-
co Lorenzo Spagnuolo , Giovanni Teuto-
nico , Jacopo d'A^afio , ed Uguccione
pidncipaJi Dott9ri ai quella età; onde ne
divenne un. de' più perfetti legifti del fuo
tempo (A). E volendo emulare Innocen-
zio III. pur famofo Giurecoufulto deTuoi
tempi f^ in mezzo* alle cure del fuo tur-
bidento , ed> inquieto Pontificato , non
tralafciò quelli ftud) , perchè ftando in
Lione , fcriife fopra i cinque l^i de' De-
cretali gli Apparati , di che tanto i Ca-
npnìAì fi fervono : fondando il principio
fojwra r autorità d' Ezechicl profeta i del-
la qual opera feri vendo S. Antonino di^
ce , chlella è di maggior autorità , che
la lezione di ciafeun libro degli altri Doe^ ,
tori , onde ne venne chiamato Padre, e
Monarca delle Divine , ed. umane leggi .
Scriffe le Coftituzioni , che fece- nel
Concilia di Lione, parte delle quali s'
hanno nel Sejio libro de' Decretali . Com-
(a) Chiocc.de Archiep. Neap^ ann. 1262. (b) Pan/a in Vha Inn9c^
RIA CIVILE
pofe un libro , che'Oftienfe nella fua Soni«
tna chiama Autentiche. Ed un altro inti-
tolato Apologetico y contro a Pietro delle
Vigne , intorno alla giurifdizione dell'Im-
perio, ed autorità del Papa , e compofe
anco i Commentar) del vecchio , e del nuo-
vo Tefiamento.
Ebbe in molto pregio gli uomini vìt"
tuofi, e| letterati, fra'quali Alcfifandro d'
Ales ài nazione Inglefe, ch'etfendo già
vecchio preie l'abito de' Frati Minori ;
dal quale fece comporre la Somma della
Teologia , ed altre grandi opere , onde
ebbe il cognome di Dottore Irrefragabile •
Spinfe Bernardo da Parma, ed il Campo*
ftellano , eh' erano fuoi Cappellani , perchè
fcriveilero fopra ì\ Decretale ^ e componef-
fero altre opere.
Amava molto le Religioni, e fra le
altre quella di ^. Benedetto , e le due di
S. Domenico , e di J*. Francefco , le quali
a guifa di novelle piante allora fioriva-
no. Riformò la Regola a' Frati Carmeli*
tatty dandone la cura al Cardinal Ugo •
Ordinò , che tutti i Romiti viventi fenza
Regola, e particolarmente quelli ch'era*
no per la Tofcana ,^ ed anche molti Re«
ligiofi di S. A^oftino , uniti fòTto un Ce^
nerale fi chiamaffero Eremitani. Riaov6
in Francia , ed anche in Italia la .Reli-
gione à^' Cruci feri y ch'era quafi. fpenta v
tal che in Italia fi rifecero alcuni Mo-
nafter) di nuovo , ed in Napoli particolare
mente ebbero^ipoi quello di S. Maria del-
le Vergini fuori della Porta di S. Genna-
ro, dato loro dalla Famiglia Carmigaa*
na# e da'Vefpoli. Concefle a' Cavalieri
de' S^. Maurizio , t Lazaro autorità d*
eleggere il G. Maellro nella Religion lo*
roì econceife a' Canonici dell' Arcivefco-
vado di Napoli l'ufo della Mitra bianca,
quando l' Arcivefcovo celebra; ed al Cle-
ro le franchigie , che infìno ad oggi gode
per tutto il Regno •
CAP.
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DEL R1EGN0 DI NAPO
C A P. IV.
Spedìzmie d* AhnssAVDKO IV. fvpra il Re-
gno j e nuovi iìrviti fatti da lui . al Con"
te di Pwutnza , td al Re ^ Inghìl-
terra*
IL Legato Appoftolico intimorito perla
vittoria ottenuta da Manfredi, abban-
donando la Puglia fece ritorao coirefer-
cito Papale in Terra dì Lavoro , incam-
minandofi verfo Napoli, e per iftradain-
controffi col Marchefe Bertoldo , e conti-
nuarono uniti il cammino infmo à Napo-
li , ove giunti trovarono , che pochi gior-
ni prima Innocenzio era già morto {a)*
Quando i Cardinali , e tutti ^e' delh
Corte videro il Legato, ed il Marchete
Bertoldo, ed intefero la ruina de'loro c-
ferciti , furono prefi di tanto timore , che
volevan toflo partire da Napoli , e riti-
rarli in Campagna di Roma ; ma còofór^
tati dal Marchefe , che non partiffero , n
fietterp \ ed air eiezione del nuovo Pon-
tefice furono tutti rivolti . Non manicano
Scrittori (é), che dicono etfervi ftato^ran
contratto fra* Cardinali per quefta elezior
ne, e che perciò la Sede fimt vacata un
anno. Ma l'Anonimo, il GoUenuccio ,
Panfa, ed altri (r), rapportano , che i
Cardinali temendo non il differire Y ele-
zione foffe cagione di maggior lor dan-
no, tofto in Napoli uniti di concorde vo-
lere clefTero Rainaldo d' Ao^gni della fa-
miglia Conti nipote di Gregorio IX. ch^
fu chiamato ^effandro IV. il qual^ nel
Duomo di Napoli fuconfecrato, ed inco-
ronato , ed in quefta Città , ficcome pruo-
va il Chiéccareìli (^), vi fi trattenne per
un'anno.
Intanto il 'Principe Manfredi , refo più
animofo per la morte d' Innocenzio , ri-
duffe fotto la fua ubbidienza quafi tutte
le altre Città della» Puglia, cJie aveano
alzate le bandiere della Chiefa . Si fotto-
pofe a lui Barletta, da poi Venòfa, e fi-
( a ) jimnym. Ambo fimul NeapoHm per-
venientes , invenerunt , quod ipjis dieius ,
vìdelicet Idi bus Decembris Papa defun&us
trat. (b) Giù. Villani \ Cojianzo^ lib. i.
(e) Amnym. Panfa^ in Vita Innoc, (d)
Ckiocc. de Archiep. Neap. an. i2Ò2, exCtof*
IT LIB. XVIII. CAP. IV. 3«7
italmente Acerenza , dove Gio, Moro fu
da' Saraceni crudelmente fatto iQCH^ire. •
Prende RapoUa , iàdi fi rc£?ro Trani y
Bari , ed in breve tutta la Puglia , tolto-
ne alcune. Città di Terra d'Otranto, che
ancora fi mantenevano fotto l'ubbidienza
della Chiefa.
Il Pontefice Aleflfandro IV. atterrito nel
principio del fuo Ponteficato di quefti pro-
gredì del Principe t fpinfe Tommalì Con-
te dell'Accrra cognato del Principe , e
Riccardo Filangerio , che- andaifero a tro-
var Manfredi : i quali vennero in Puglia »
fpinti anche, come fi diceva, da alcuni
Cardinali, per infinuargli, che non mah-
caffè mandare i fuoi Ambafciadùri a ral-
legrare col nuovo Pontefice della fua efal-
tazione a quella Cattedra, portando am-
mirazione, che ciò, che tutti gli altri
Pilncipi del Mondo facevano, non volef-
fe far egli<^). Manfredi dubitando , fic-
come altra volta era accaduto, che qiie-
'fta fua Legazione al nuovo Pontefice , non
fode interpretata jper fua debolezza , epu-
fillanimità ^ loro nfpofe , ch'egli non avreb-
be 4nandati altri Ambafciacbri al nuovo
Pontefice , fé non per trattar la pace eoa
tali condizioni; Ut Regnum in dominio^
& pùffeffione Jkegìs Conradi IL nepotìsfuì^
fub haliatu Principia remaneret. Compojitio
autem fuper eo tantum ejfet , ut cenfus prò
ìpfo Regno Romanx Eccìefia augeretur.
( Quefto trattato fu conchiufo da ^lef-
fandro, il quale nell'anno 1255. dimo-
rando ancora in Napoli, quivi fpedhla
Bolla dell' inveftitura ad Edmondo , che
vien rapportata da Lunig (/). )
Qjaando il Pontefice intefe nel rxtdino
del Cónte, e di Riccardo, che Manfre-
di non era niente difpofio a mandargli i
Legati, né a lafciare il Regno nelle ma-
ni della Chiefa, cominciò feguitando le
pedate dei' fuo predeceiTòre a mofirarfegli-
più inimico degli altri . Fece in prima ri-
pigliar il trattato da Maeftro Alberto da
Parma con Carlo Conte di Provenza j dal
quale avuti riicontri ,. che Carlo non fi
tro-
in l. fi maritusi^. §. legis Julia: j D.deA-
dulteriis , ivi : Quidam erat àbfens caufa Rei*
puhli^a j ut puta in Civita t4 Neapolitana^
ubi nunc efl Papa Alexander IV. (e) A'
nonym. (f) Lunig Cod. Ital. DipL Tom,
2. fag.^1%.
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jW D E L r I S T O
trovava difpofto per Timprefa deIRfcgno,
il voltò ad Errico Re J^ Inghilterra ^ rino-
vando il trattato ^ che il Ìuo predecefTore
Innoccnzio avea cominciato col medefi-
mo, offerendogli di nuovo T. inveftitura
del Regno per Edmondo fuo figliucrio ^
purché venifle tofto a difcacciarne Man-
fredi ; e notaft negli Atti di quel Regno,
che Papa Aleffandro fi rifcgldò tanto per
queft'^mprefa , che commutò il voto , che
avean fatto il Re d'Inghilterra, il Re di
Norvegia, ed altri d'andare in Terra San-
ta , nelr andare a con^iftar la Sicilia , e
il Regno di Puglia m favor della Chiefa.
Mandò ancora un Vefcovo in Puglia
a citf r Manfredi da fua parte : Ut in /ir-
flo Purificationis Beatés Maria proxime fu^
turo adCuriam Romanam accederet ^ refpon^
furus de interfeBìone Burrelli de Jlnglono^
t> de infuria y quam ApoJìoUca Sedi intu^
lerat expellendo Legatum , & oxercitum Ec*
clefia de Apulia (a). A quella ciuzione
rifpofe Manfredi per fua lettera diretta al
Pontefice , purgandoti di ciò , che fé si'
imputava della morte di Borrello , e che
per quello, che toccava d'aver difcaccia-
to il Legato , e l' efercito della Chiefa da
Puglia, non avea fatta niuna ingiuria al-
la Chiefa Romana , defeiRiendo con ciò
la giuftizia del fuo nipote , e fua * -
Durando Manfredi m tal proponimen-
to di non mandar fuoi Ambafciadori al
Papa^ venne da lui Maeftro Giordano da
Terracina Notajo della Sede Appoftolica
già benevolo di Manfredi, il quale mo-
ftrando difpiacere di quefte contefé, con-
figliò il Prìncipe , che in tutte le manie-
re mandalfe al Papa i fuoi Legati^ per-
chè da quefta miifione non altro , che
fommo onore , e -comodo n' avrebbe ritrat-
to ; finalmente Manfredi moffo dal confi-
glio di coftui dettino due Legati,^! Pon-
tefice , dandogli potere per trattar la pa-
ce, i quali furono Cervafio di Martina,
e Goffredo di Cofenza fuoi Secretar) (ò).
Giunti coftoco in Napoli, overifedeva
allora la Corte ^c\ Papa, cominciarono
a trattar con alcuni Cardinali deputati
^er quefto effetto la pace ; ed incontran-
dofi delle difficultà, e de'dubbj, i quali
non potevano fupcrarfi , fé non fi trattaf-
k a dirittura col Principe, i Legati per-
( a ) Anonym\^ ( b ) Anonym* ( e > Anonym.
RIACIVItE
fuadevano il Papa, che mandatfe unCar-
dinaie in Puglia a trattar con Manfredi,
Crchè in cotal maniera era molto faci-
, che la concordia feguifle • Ma i Car-
dinali gonfi per la. loro dignità , e gran-
dezza, la quale di frefco era fhta uln-
nocenzio cotanto itìnalzata, dicevano ià
non convenire Sedis honorì , ut Cardinales
hoc modo mktantur ( r ) . Per la qual cofa
lufmamente eifendofi contraftato fu quefto
punto, noa poterono gli Ambafciadori del
Principe in conto veruno indurre quelli
della Corte a mandar un Cardinale a
Manfredi •
Il Principe intanto vedendo , che fi
portava in lun^o il trattato , non volle
perder tempo di reintegrare al fuo Con-
tado d^ndria, ciò che con ragione fpe-
ziale fé gli apparteneva; e perciò refUtuì
a quello k Guardia Lombarda, ch'era
delle pertinenze di ^uel Contado , e che
ancora era rimafii ià potere delle genti
papali • Si moffararono i C^trdinali , avuta
tal notizia , ótkù per tal novità , e. eh'
era volergli deludere, e rompere con ciò
ogni trattato. I Legati del Principe rì-
fpondevauo^ che ciò non era violar i trat-
tati , perchè Manfredi , ciò che avea /ir-
to, avealo fftto come Conte di Andria^
non già come Balio; non avendo fatto
altro, che reintegrar» al fi^o Stato quella
Terra, la quale, come narra l'Anonimo,
erat de /pedali jure ipfius Principìs y e che
ciò non dovea difpiacere al Pontefice.
Ma ancoi^hè i Cardinali fotto quefto
pretefto moflraffero le loro doglianze , non
era ^e(ò per altro la lor^ difpiacenza , fé
non perchè vedendo approfiimarfi tanto
Manfredi col fuo efercito , temevano , che
finalmente non s' incamminale verfo Na-
poli ; «d in fatti erano entrati perciò in
tanta cofternazione , che il Pontefice con
tutta la fua Corte penfavano imbarcai^ ,
ed ufcire daM]ueIla Città ; per la qual co-
fa avvertirono gli Ambafciadori delPrin^
cipe , a dovergli fart intendere , che fé
veramente egli voleva la pace colla Chie-
h^ partiffe col fuo efercito dalia Guardia
lombarda, e ritornale in Puglia.
Gli Atnbafciadori , accortifi del lor ti-
more, gli promifero di voler fcrivere a
Manfredi, che ritornaffe in Puglia, come
fc-
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DIL REGNO DI NAPOLI LIB. KVlIL GAP. tV. ^g^
leceroì ma netriftefTo tempo la fecreto
gU fignificarono» che fé egli s* incammi*
nava verfo Napoli, per la paura entrata
«elle senti del Papa , eoa facilità T a\^reb-
be disfstttef e fi farebbe xrapadroaito di
Terra di Lavoro * Manfredi avuta tal no-
tizia y era difpofto > ancorché impedito daU
le tante nevi cadute > di pafTare in Terra
di Lavoro : tna lo ritenne V avvifo impor-
tuno in queir iftante foprawiuntpgli d'una
cfoUevazione Icov^rta m ^erra d' Otran-
to, di coloro di Brindifi , i quali elTeudo-
ii (olle-vati , aveano forprefa Nardo» •fat-
ta molta ftrage di que' Cittadini, e di fal-
dati, eh' 'erano comandati da Manfredi
Lancia , che il Principe (uo confanguineo
avea creato Capitano in Terra d' Otran-
to ; laonde convenne a Manfredi rivocar
il fuo proponimento, e volle incammi-
narfi verfo Brmdifi, come/ece, lafcia'ndo
la Guardia, e venne con ciò a foddisfarc
alla volontà Jitì Pontefice •
I Cardinali , veduto lui allontanato , ed
Jidplicato a quefta nuova imprefa in Ter-
^a d'Otranto, fi railireddarono per la pa-
ce , ni per ciò i Ledati di Manfredi po-
terono conchiuder niente ; anzi il Papa
creò allora un' altro Legato della Sede Ap-
Softolica per lo Regno » che fu Ottaviano
i Santa Maria in Via Lata , Diacono Car-
^iinale» il quale appena fu fatto « che fu-
bito cominciò ad unire gente , per formar
un competente efercito da opporfi a Man-
fredi : di che avvedutifi i fuoi Legati , to-
lto partirono da Napoli, e andarono a
ritrovar il Principe ^ u quale già era per
incamminarfi veno Brindifi, e gli e(po-
fero ciò che il Papa per mezzo del nuo-
vo Legato intendeva di fare, e d'etferfi
rotto ogni trattato • • -
Manfredi , perciò non intimorito , vol-
le profeguire i imprefa ; e cinfe d' aiTedio
Brindifi capo della ribellione , alla qual
Città eranu unite molte altre di Terra
d^ Otranto , come Oria , Otranto , Lecce ,
€ Mefagna ; e devaftaudo il terreno d' in-
torno, abbattè, e demolì Mefagna, fece
ritornar Lecce fottp la fua ubbidienza ,
ed air aifedio d' Oria tutto fi rivolfe . ^
Or mentre quefto Principe era .tutto in-
ttfo a fedare quéfte rivolte, i^Itre nuove
Tomo IL
(a) Aìionym. Curìam ìpfius IràpetatorU
Fé Aerici pauper ingreffus . (b) Amnym.
revolmioni lo chiamavwo tn altre più
^imote partii in Sicilia, ed in CalaWia.
, Era a quefti tempi il governo di qué-
fte Regioni commeflo ad un fo!o Mode-
ratore ^ il qual era^ come fidiflc, Pietro
Ruflb di Calabria Conte di Catanzaro .
Q.uefti efifeudo di fortuna affai povera, fu
attempi dell* Imperador Federico ammelTo
nella lua Corte i,a)\ indi tiratto tratto
crefcendo nella grazia di Federico , & fat-
to fuo intimo Configliero , e finalmente
Marefciatlo del Regno di Sicilia . Morto
Federico , fn da Manfredi dato per Balio
ad Errico, perche gò vernale la Calabria,
e la Sicilia in fuo nome. iPu da poi da
Corrado fatto Conte di Catanzaro , e con-
fermato nel governo di quelle Provincie ;
ma morto 'Corrado , mal fotferendò il Ba-
liato di Manfredi, diede di fe gravi fo-
fpetti d'etferfi confederato col Pontefice
lonocenzio IV. a* danni del Re Corradi^
ao^ einoftrò fempre avverfione con Man-
fredi , ed ora più che mai , che lo vediS
va potente in Puglia, gìi avea Iconvòlta
4a Sicilia non meno, che la Calabria per
mezzo di Giordano Ru^ filò nipote •
Quefti eàendofi con mfolta gente afforza»
to in Cofenza, teneva fotto la fua divo-
zione tutta la Provincia di Val di Cita-
ti, e Terra Jordaua, in guifa che il no«
me del Principe Manfredi, non folò non
•era temuto , tna avuto in niun conto ^
anzi erafi fcoveito un trattato, che pàfTa*
va con molta fecretezza tra. lui , ed il
Pontefice Aleffandro i di darfi la Cala-
l)ria in mano della Chiéfa , e già anda-
vano, è ritornavano meflii per compire il
trattato (i).
Manfredi ayvifato di quefte infidie da
alcuni Coientini, e da tìervafio di Mar*
tina, tofto mandò fue truppe in Calabria ,
e ne fece Capitano Corrado Truich, al
quale infieme col fuddetto Gervafìo im«
pofe , che guardale quella Provincia . Fu-
rono da quefti valorofi guerrieri dopo va-
ri fiiccefi^, defcritti dififufamenté dalPA-
nonimo, finalmente pofte quelle Provin-
tie fotto r ubbidienza del Re Corrado ;
ed avendo T efercito di Manfredi foggio*
gata quafi tutta la Calabria , fu anche ef-
pugnàta Meffina» e Reggio tofto fi pofn
Ccc fot*
Quid traElarì dicebatut^ fuod Cglabrig in
manibus Eccle/ia darmtir*.
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590 D E L V I ST O
fotto r ubbidicnxa del Principe , il quale
intanto , mcntte per fuoi Miniftri gaern
reegiavain Calabria > e in 'Sicilia ,^oa
tralafciò l'atfcdió d'Oria, e di ridurre le
Città di Terra d' Otranto ribellanti alia
fua divozione.
Mn mentre Manfredi era intento air
affedio d' Oria , e teneva le fue forze di-
vile m vane parti di Cajabria, e di Si-
cilia , Ottaviano Legàto^ della Sede Ap-
poftolica avea già ragunato im grand' e-
fercito per invadere la Puglia i ed era il
numero delle truppe , che lo componeva-
no > sì grande, che obbligarono Manfredi
abbandonare queir. affedio, e portarfi in
Melfi , ipèr refifterc a quel torrente , che
veniva ad ihondarlo . Unì per tanto il
Principe, come Jtotè meglio , i fuoi Te-
defchi y e Saraceni : ed ancorché il Tuo e-
fercito di numero cedeffc a quello dèi
Legato ; nulladimcno per lo valore de'
fuoi foldati , con intrepijiezza mirabile fé
invitandolo a batta-
RIACIVILE
che fronteggiava con quella di Manfre^ìii
e s'avviarono r Arcivefcovo di Cofeazat
e Pietro Ruffo in Cofenza, ove giunti, aveib>
do prima fparfe molte fìnte novelle , per at«
terrirc <5ue' Popoli , finalmente gli richiefe*
To , che fi rendeflfero al Papà . Ma ftando al-
la difcfa di que'confini Gervafio di Mattinai
fece loro valida refiftenza ; e polche per
la mancanza delle genti dell'Arciprete 1'
efercito dell' Arcitefcovo era molto efte*
nuato , quefto Prelato per accrefcere il
X^umero ,* tenendone facoltà dal Papa, co-
miftiò a ttocejignare quanti Calabrefi pò*
tè avere per que' contorni , togliendogli
dalla zappa, dall'aratro, e dal remo , i
quali correvano in folla a farfi crocefi*
gnare ; poiché l'Arcìvefcovo avea pub-
bljcata la Crociata contro Manfredi > coil
remlffione di tutti i loro peccati, e in-
dulgenze così •plenarie , come fé pigliaf*
fero k Croce contro Infedeli per dìfcac*
ciargli da Terra Santa, e dal Sepolcro di
gli fece incontro , invitandolo a batta- Crifto (^) . Si crocefignaróno perciò da
glia. Ma r efercito Papale i alla cui tefta duemila Cal^refi , che-uniti colie geriti
erajl Legato, non volle thai accettar l' dell' Arcivefcovo , ancorché mal in arne-
" ' ' "^ fé d'atmi, e cavalli, nulladimanco come
fé andaflero a prender il martirio per la
Fede , mpftrarono intrepidezza tale , che
ftimolavano l'Arciv^fcovo a dover intut*
ti i modi ufcire a combattere T efercito
contrario. Ma Gervafio di Martina dif-
invlto , e fol -fronteggiava quello del Pria
cipe, non venend<jfi pv più tempo a niun
fatfo d'arme.
Intanto fotto la condotta dell'Arcipre-
te di Padova', che il Legato avea fatto
fuo Vicario , erafi ragunato un altro efer-
cito per r imprefa di Calabria ; poiché
Pietro Ruffo fcacciato* da MefTma , e fug-
gitivo da Calabria èra ricorfo al Pojite-
fice Aleffandrò , animandolo alPimprefa
di Calabria . -S' aggiunfero ancora gli acu-
ti (limoli di BartoJomméo Pignatelli ^^ crea-
to allora dal Papa Arcivefcovo ditofen-
za, il quale per l'odio implacabile, che te-
neva con Manfredi y fu dal Pontefice A-
leffandro riputato iftromento abiliffipio per
poterlo impiegare" infieme con Pietro Ruf-
fo a quella imprefa . Accoppioffi ancora
a coftoro Bertoldo Mnrchefe di Hone-
bruch, al tjuale Aleffandro, per maggior-
mente adefcnrlo, avea conceduta Tiuve-
ftitura del Contado di Catanzaro, tolto
da Manfredi a Pietro Ruffo (a).
Or mentre quetti erano per incammi-
narfi in Calabria, fu dal Legato richia-
mato indietro l'Arciprete, per dover col-
le lue truppe accrelcere l' efercito , che
(a) AnofiyrrìT C^) Antony m.
prezzando le loro forze , dopo varie vi-
cende defcritte minutamente dall'Anoni-
mo, alla perfine gli pofe in fuga, gfidif-
fipò tutti, e coftrinfe T Arcivefcovo y e
Pietro Ruffo a fcappar via , il quale ri-
covratofi in Lipari , tornò poi in Terra
di Lavoro nella Corte del Papa.. Quefti
avvenimenti ftabilironp Je Calabrie fal-
damente nella fede del Principe Manfre-
di , e tutte pacate fotto la fua ubbidien*
za tornarono.
Intanto quefto PrFncIpe campeggiava col
fuo efercito in Puglia preffo Guardia Lom-
barda a fronte dell' efercito del Legato ^
il quale non volendo venir mai a batta-
glia, flav^^fi a vifta di quello di Manfre-
di, offervando l'uno gli andamenti, edi
moti dell'altro.
Ma mentre queftì eferciti erano in co-
tal flato s ecco che giunfe in Puglia a Man-
fredi un Marefcrallo del Duca di Bavie-
ra
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XVIIL CAP. IV. 391
ra ZIO del fanciullo Re Corrado manda-
to dalla Refiina Elifabetta madre dei Re»
e dal Duca i&etìo y per tratiare con Man*
fredi y e colla Corte Romana di quefti
intere^ a ch^eraao propr) di quel Priii***
cipe (a). '
Subito che il Legato , ed il Marchefe
Bertoldo feppero 1' arrivo del Marefcial^
lo y e la cagione per la quale era ùstto
inviato v.oAandarono al Principe Manfre«
dì a cercargli una tregua , e iofpenfioa
d' arnie y affine di poterfi trattar la pace
tra il Papa AlelTandro» ed il Re Corra*
do per mezzo dei Marefciallo ; Manfre*
di glie la accordò ; ed eilendofi per moU
ti nobili y e Baroni dell' una parte y e 1*
altra giurata la tregua per infino chedu*
raffe it trattato y e per cinque d) da poi y.
nel cafo niente fi conchiudeiTe : ii Lrga<*
to niente rifpondeodo circa la dilazione
di cinque giorni , diede di fé fofpetto »
non volede ijpgannarlO) ficcome l'evento
dimoftròs poiché effendofi Manfredi (fer^
mata che fu la tregua ) allontanato col
fuo efercito da cjuei. luogo y e fcorrendo
per le marine di Bari > il Legato y contro,
r patti della tregba» entrò col fuo efer-
cito in Capitanata! e forprefe Foggia ; po^
f<^ in cofternazione tutte le altre Git^ di
quefta Provincia ; & la tlittà di S. Ange*
lo pofta nel fopraciglio del Monte Gar-»
gano » air arrivo dell* efercito Papale in
foggia y fi ribellò contro il Principe • Man*
fredi, eh* era a Trani , pien di ftupore
per la violata fede del Legato (b)y non
credè in prima la forpreià di Foggia ; ma
accertato da poi di si grave attentato y
tutto pien d' ira velocemente pafsò col &ia
efercito a Barletta y ed avendola mante*
nuta in fede » ritornò in Lucerà ; indi
pafsò al Gargano y ove prefa per atfako
^eila Città ribellante y la riduflè alla fiia
ubbidienza; e riftorato il fuo efercito , fi
appfeflà a Foggia y ove aflèdia T esercito
Papale» ch'erafi ritirato in quella Città.
Intanto ii Marchefe Bertoldo era accorfo
colle fue truppe in ajuto del Legato ;
Manfredi lo prfvomc/e datagli una fie*
ra rotta, lo pone in foga, e prende tut^
to il iUo .bagaglio^
Il Legato fi chiude in Fonia col fuo
efercito 5 e Manfredi cinge Ta Città di
ftretto affedio » e vi cagiona una penuria
grandiffima. di viveri , tanto che fi dava
un cavallo per una gallina « e ibprgk que^
fti mali vi &• aggiunfe altm pee@(iore d*u*
na infermità così «rave>..che lìe perivar
no molti del fuo ttfercito » e T ifteilb le*
gato cadde anch' egli infermo ^c}^
Vedutofi perciò in quefte anguftle , co*
nofcendo ^ che non poteva più refiltere
alla fortuna» e valore del Principe, per
non* veder perire tutte le fue gentt an-
guftiate con ^el ftretto affedio y mandò
ùiòi Mefli a Manfredi predandolo della
pace. Non fu il Principi^ renitente ad ab*
bracciarla ^ onde dopo vai9 trattati infra
di loro avuti, fu la pace conchiufe con
quefte- oondizioni (^)«
Che il Principe tcneKè il Regno per fé »
e per parte del Re Corrado fi^o nipote ^
eccettq Terra di Lavoio : ,che quefta Pro-
vincÌR doveffe tenerfi dalla Chiefa : <he
fé Papa Aleffandro non. vpleife forfè ac*
cettar queda concordia » e traniazione >
fofle lecito al Principe ricuperare tutta quel*
la Terra y eh* appartiene al fuo dominio .
Fermata che fu da^ Princip.e , e dal Le*
gato quefta pace , fte da poftui Manfredi
iftantemente pregato y che^voletfeud imita«
zione del noftro buon Redentore perdonare
aque-gentiluomini def R^£no.9.che nel tem«
pò deirimperador Federico fuo padre erano,
(lati esiliati dal Regno* e^che allora era-
no col Legato % M&tifredi y ancorqhè que-
fto non fofifè comprefo ne* capitoli della
pace y nuUadimanco ufando della fua eie*
menza concedè a tutti il perdono ,^.e non
fotamente lor diede la fiia gralia^ mare*
ftitul loro tutte le Tejre , che ia pena
della fellonia, loro ^rano ftate giuftamen*
te tolte y con che però nell* avvenire col-
la loro fedeltà y ed onore canceilatfero le
paflate oifefe •
Ccc a Né
r^
C a ) Anonym^ ( b ) Anmym. Minime cte^ Pthìcìpem'treguarum paSia y fregìffet . (0 ^*
di^tU reputavit y & miratus eji fi verum ef-^ nonym^ ( d ) Amnym. Ut pwHeps pr9 par^
Jet^ quod Legatus Sedis Apofiolica y vìr qui* te fua y & Regis Conradi nepotis fui Re*
dem Ecetefiafiicus , O qui magìs aliis fi^ gnum tenerety excepta TePm Atborìsy quam
dem fervare tenebatur^ firmata inter fe^& Prìnceps EccUfi^ €9n0i^t ielUndamn
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392 D E L r I S T Ó
Né rotte 9 clic da qtiefe grazia fofTe ec-
cettuato il MarchdTe Bcrtoldb , co'ftioì
fratclji , sia qchi ampio perdono gli am-
miìTe nuovamente ndla &a fatniKarità ,
permettendo > che potetfero ritenere i lo-
ro Stati , de' jjuah per le loro colpe ,
avrebbono meritato ewrne perpemamenK
te privi .
€onchiuft in cotal maniera qaettat pa-
ce, Tefcrcito Papale col Legato partt da
Foggia y ed andd in Terra di Lavoro ; e
Manfredi avendo perciò tolto TafTedio da
quella Città, andò a divertirti alla caccia
ih quelle vicine pianure ; ma neir iAeflb
tempo del ripofe , non trafcurò mandare
fuoi Ambafciadori ai Papa a chiedergli V
^Iccetta^ione di quanto erafi col Legato con-
cordato (#) ; altrimente rifiutando Tac*
cordo , . hi efecùzion di quello avrebbe proc-
curato ridurre A>tto la itia. ubbidienza Ter-
I* di Lavoro •
Ma ecco come, toftò fvanirono ^eftS
ooncordarì j poiché giuntf §li Ambafcia-
dori del Principe* in Napoli , trovarono
nella Corte dèF Papa il Cónte Guafer-
buch, ilquaU fcoprMorj> una congiura,
che coir intelligenza di quella Corte , il'
Marchefe Bertoldo , e fuoi fratelli con al-
cuni nobili del Regno tramavano contro
h perfóna- di Manfredi, al «qual^ bifogna-
Va toftb avvifarla , nf rchè^ fé ne guardaf-
fe^ S'avvidero ancora, che il PapaAIef-
ftndro. a tutto altro era inchinato ,. che a
confermar l'accordo avuto col fuo Lega-
to; onde tofto dall' uno, e dell' akro ne-
avvertirono Manfredi .
Il Principe fori^refò dà tal' notizia , ri-
cercati-altri indizi di tal congiura, s'av-
vide, che era véro ciò chef li aveanoav-
vifato i (boi Ambafcràdòri ; onde fece to-
fto imprigionare il Marchefe, e' fuoi fra-
telli. Ed eflèndo ritornati dalla Corte del
Papa gli Ambafciadori fenza conchiudèr
niente, ifente la ripugnanza d'Aleffàndro
ad' accettare la preceduta concordia : per-
riparare a' mali pravifìimi , che*'ftgli mi*
nacqiavano , inumò una general Corte a.
tutti i Conti , e Baroni del Regno da te-
nerfi in Barletta in Febbrai nel dì della
Purificazióne del feguente anno rrsó. Ed
ihtantp^ perchè dal fùQ canto niente da
R ì A C I Y I L E
far rimane^ , per togliere ogni fcubf
tornò a mandare nuovi Ambafciadori at
Pontefice a ncercarlo di nuovo ^ fé vo*
kfife confermar la concordia , ma Aletfan-
ilro efpretfanflente negando di- fermarla*,,
ne rimandò i Legati.
Alloffa fu, che Manfredi nel flabilito
tempo* convocò in Bbrletta il general Par^
lamento, nel quale in prefènzadi tutti i
Conti , e Baroni Akl Regno furqno var) y
e*gravi afiàri rifoluti •
Fu privato per fentenza de* medl^iimr
Pietro di Calabria , tanto dell' onore del
Contado di Cat^inzaro , quanto dell' Uffi-
cio deHa Marefcialleria Regia del RegoO'
di Sicilia, per la fua fellonia.
Fu creato Conte del Principato di Sa-^
Jenio Guai vano ^Lancia zio del Principe,
al quale fri anefae^ conceduto V Ufficio di
G» Marefciallo del Regno di Sicilia , di
cui era fbto Pietro fpogliato i^.
Neli'iftetfo Parlamento,, il fratello di*
Gualvano zio parimente di Manfredi fu'
fatte Conte di SquiHaci ; ed' ad Errico*
da Spemaria fu conceduto ii' Coittado di^
«Marfico (A).-
Fu parimente ih queffii general Corte
agitata , e difcufla la caufa del Mmbcfe
2^np)do , e de^ fuoi fratelli , i quali con-
vìnti della congiura macchinata contro il
Princine , con concorde voto de' Cónti ,
e de' baroni del Regno , furono eoa lor
frntenza coifdennati a morte • Ma Man-
fredi volendo ufar loro clmienaa , com-
mutò la pena in carcere perpetua ,. ove
raiferamente finirono la loro* vita.
Disbrigato cht fu il Principe Manfre*
di da quefla Corte , ove diede rtiolti pro-
vedimenti politici |>er la quiete del Re-
gno , fii poi tutto rivolto all' imprefft di
Terra dì Lavoro ,. ed a fptgnere affatto
dalla- Calabria ,. e più dalla Sicilia la far
zìone del Papa ,/il quale in quell'Ifola
ancor vi teneva Frate Rufino dell' Ordine
de' Minori per Legato della Sede Appo-
ftolica, il quale poneva in ifconvolgimen-
ti continui queir Ifola , avendoli refi mo/ti*
Siciliani benevoli , i quali fcoffa la fede
Regia, ubbidivano a lui, come*a Signore -
dell' Ifola in nome della Chiefa Romana ..
A riparar quefti mali creò Manfredi pcrt
fuci-
la,) Anfmym* • (b) AnonynH.
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DEL REGNO DI NAPOLI L I B. XVIIf. C A P. IV.
filo general Vicario di Calabria , e di Si-
cilia Federico Lanzia fùo zio y il quale
con mirabile deftrezza» e eiran valore ri-
. pofe l'è Città di Calabria Àuttuanti inte-
ramente in pace ,, e quiete , e fotto T nb-
bicfienza: del Re , e dando animo airei^r-
cito Regio y cW era in Palermo r ^ete à ,
che il Legato Rufino , e'^fuoi feguaci fo(^
fero fatti tutti prigioni , e foffe reftituita
Palermo , e tutti que* luoghi air ubbidien-
za- del Re } e pamto poi in Meffina rìf
dufle parimente quella. Città àUa. fede
Regia ^
Intanto il Prìncipe Manfcedi avendo
intimata la guerra al Papa,, che allonca-
natofì dal Regno 9» avea prim» inAnagni,
e poi in Viterbo trasferita la fua Corte >,
s' accinfe all' imprefa di Terra di Lavoro ,
per reftitnirla fotto il fuo dominio. Spie*
gò li fuoi ftendardi , e con potente efer-
eito entrò ne' confini di Terra di Lavo-
ro » e verfo Napoli incamminofli • Fu.
veramente cofa maravigliofa > come notò*
il Coftanzo. ^a) y, che la Città di Napo--
li, la quale pòchi anni prima avea tanto*
oftinatamence chiuiè le porte , e negata
V ubbidienza a Corrado , oramandaiTe fuoi
Mieffi a Manfcedi. inentr' era ancor lonta-
m> y a fpontaneamente o£Espirfegli ( ^ ) •
Né fi crede che ne foffe (liau altra cofa
cagione , che k poche foràe , e vi^re del
Papa 9 e la frefca memoria, che (otto la
Speranza di Papa Innocenzio IV. es^o
ftati faccheggia£i> e miferamente disfatti.
Né vi é dubbio y che vixooperarono nu>t-
to leprometfe di Manfredi, Uguale man-
dò a dice a molti gcntiluomim. fiioi co-
Bofcenti, quanto gli uomini valbrofi pò-
Deano iperare maggior efaltazione da lui ,
che dal governo de' Preti ^ il die fi potea
vedere per efen^io di molti di Puglia' y
e di Calabria , e d'altre Provincie , eh'
egli con fomma liberalità , e mtinincen*
za avea efaltati con orxline di cavallerìa ,
e con altre dignità , e preminenze • In
fotti i Napoletani riceverono con gran fé*
fia, e giubilo Manfredi nella lor Città;,
il quale , perché T etfetto fbffe conforme
alle promelTe , entrato che vi fu , fece
tutto il contrario di quel ,, che avea fat-
(a) Cùflanzo Li. (b) jihon. (c)-^-
nonj^m. Et ideo prjcdsBs duje.QjvìtatesIJeA-
m
to Corrado, rinovando a fee fpe(e gliedi*
fic; pubblici ,. affecurando tutti coloro ,,
che a tempo di Corrado *, ed a tempo fùo
s'erano moftuti inimici delta Cafa di Sve**
via, ed onorando motti Nobili, «con pi--
gliargli , fecondo V età , e la virtù , o per
Configlieri, o per Cortegiani appreso Ta
fua perfona (r>.
L'efempio di Napoli moffe anche iCaw
puani di rendergli parimente la loro Cit-
tà y^è il fimile fecero tutte V altre Cit-
tà convicine • Solo Averta per la fazio-
ne » che v' aveano^ le genti del Papa , fe-
ce alq n ahro > refiftenza ;. ma finalmente
bifognò , che cedeflb alla- forza di Man-
fredi ,. ed in breve tutta la Provincia di
Tetra di Lavora fi fottopofe alia fua ub-
bidienza « Ridotta quefta Provincia, paf-
sò ia Capitanata , edindi a Brindifi per re*
primere la fedizione , che V Atcivefcova
di quella Città aveagli fomentata : la ri<^
àatk in ina fede , ed imprigionò V Arci-
vefcovo • Ariano , e T Aquila , che furo^
no T'ultime , e le più oftinate a mante^
nesfi nella ribellione , fiurono da lui arfcr
e diftruttf..
Cosi avendo quefto Principe reftìtuito
con taQto valoreal fuo dominio tutto il
RegnO' di. Piglia y^ fi difpefe di paflfare in
Sicilia per maggiormente ftabilirla nella
fede Regia,, e purgare q^ell' Ifola d* ogni
veftigio y che mai vi nmanefle della fa*-
zion. contraria • Navigò lo ifaretto , ed in
Mefilna giunto , fecevi dimora per pochi
giorni y ed indi pafsò a Palermo* Kegia^
Sede degli antichi Re di Sicilia •
Intanto il Pontefice Ale^ndro , noni
potendp per fé folo rintuzzare le forze
di. Manfredi, rinovò inqueft'anno 1257.
Le pratiche in Inghilterra ,> per ridurre
quel Re ad accettar T inveftitura del Re-
gno o&rtagli ftr Edmondo fuo figliuolo;
e narra Matteo Paris , che Errico vi con-^
defcefe i ma perché le forze non erano*
pari ali imprefa , il Re defiderava , che
gr Inglefi gli deflfero validi ajutL: per lai
qual cofa fece egli unire un Parlamento ,.
e fecevi in quello comparire Edmondo
veflito alla Puglie/e ,. per maggiormente
ipingeigli a. foccorreclo , acciocché il Re-
gno'
polh y & Capua fpùntm.fHaf$ ad mandàf»-
tum, Principis onwertmunt...
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39^ DELL* ISTORIA CIVILE
gno ofiTertogli» per cagioa loro non fi per-
deffe ( il ) j ma gì' Inglefi niente conchiu-
ftroj e conie diremo ,^ nell'anno 1 259.1!
trattato rìmafe affatto attinto } e Man-
fredi pcj vano rumore % eflere Corradino
morto ,, Cattofi incoronare a Palermo , fi
ilabill nel Trono di Sicilia-: eia che bi-
fogna rapportare nel feguentc libro di
qfieft' Iftoria ^
( Si leggono prefToZ»»/^ {b) dueBre<^
vi d*Aleflandro IV* uno fcritto ad Erri-
co Re d' Inghilterra padre d' Edmondo ,
ed un altro al Vefcovo di Erford , per-
chè in vigor dell' inveftitura fi follecitaf-
fero per quefta fpedizione , e mandaéero
gente , e l denaro promeffo per difcacciat
Manfredi del Regno • }
(a( Inveges Annah dì Pahn tom. 3^ (b( lunìg^ Cod^ItahDìfljkm^p^^ij. a 9x8^
^^^ ? ▼ JL k^
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D E L r ISTORIA CIVILE
DEL
R E GNO DI NAPOLI.
LIBRÒ DBCIMONÒÌiÒ.
Entf e Manfredi era inPalef-
mO) giunfe quivi novella ,
che il Re Corradino foffe
mono inAleraagna; ma in
quefto padb d' iftoria gli
Scrittoti, fecondo le fazio-
ni contrarie , non conven-
gono . I Guelfi , come Giovanni Vil-
lani Fiorentino , e gli altri Italiani di
quel partito narrano ^ che Manfredi per
«feguire il fuo fcellerato penfiero , die lun-
go tempo fotto contrario manto nafcon-
deva d^ ufurpar il Regno al Re fuo ni^
potè y avendo tentato invano di farlo av-
velenare > aveffe ordinato alcuni falfì mef-
fi, che gli portaffero nuova di Germania^
prima dell* infM'mità , e poi della morte
di Corradino', e che quefto rumore fparfo
in Palermo, ed in tutte le Città del Re*
gno, foffe ilato tutto per fua aftuzia, ed
inganno*, e che perciò , per mapgiormen-
te farlo credere , con difumulazione gran-
dìdima ^i dolore inviò a* Baroni ^ e Svu»^
dici delle Terre dell'uno , e T altro Re*
gno cotal avvifo ^ pubblicando per vera
la morte di Cqrradinò> é che avendo in
Palermo fatto celebrare con pompa reale,
e con dimoftrazione di gmndiflinio lutto
i funerali per la finta morte di quel Prin-
cipe , avelfe egli in prefenza di tutti i
Conti , Baroni , e Prelati ivi concorfi ,
fatta una graviffima orazione, colla qua-
le connumerandó i benefici de' Printipi
Normanni, e degli ImperadoriSve vi fuoi
progenitori verfo l' uno , e V altro Regno,
e l'opere fatte da lui a tempo di Corra-
do , e nelr infanzia di Corfadino fuo fi-
gliuolo j pregò tutti , che poiché la for-
tuna in sì poco fpazio , moftrandofi ne-
mica al fangue loro ^ avea. mandata fot-
terra si grande Imperadore , com' efa fia-
to Federico fuo padre > con tanta nume-
rofa progenie , non voleifero fraudar lui
di quella fuccefildne^ che la volontà di
Rio. T
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3f6 DELriSTO
Dio , e QUcUa di fuo padre dichiarata nel
di lui teftamento , V «rea deAinata y aveo*
doI& lafi:iato vive per iua roìfericordia ,
dopo la mojrte di tanti altri \Regali . Ed
aggiungendo poi la poca fperanza , o il
poco timore ^ che s' avea 4z tenere de^
Pontefici Romani ^ per effere il di lor go-
verno breve , e mutabile , pel ouale la
morte A' uno gpfta Quanto è 4tto in
molti ami! Ai viu , <e làfcia al fuocefTore
eeceffità di cominciare ogni cofa da capo :
vogliono 9 che quelle cofe dette da lui con
fomma grazia , e oon mirabil arte, fofTe-
ro (late di tanta efficacia , e vigore > che
fu immantcnente da tutti falutato per lo-
ro Re , e Signore .
Dall' altra parte T Anonimo , ancorché
Scrittor contemporaneo 9 ma tutto Ghibel*
lino , e coloro che lo feguirono , narra*
no y che. niente Manfredi ufaffe di fimil
ìngauni y ed aftuzie ; ma che fparfofi nel
Re^no cotal rumore della morte di Cor-
radmo , quafi tutti i Conti y e gli altri
Magnati del Regno, i Prelati ancora del-
le Chiefe s' avviarono immantenente in
Sicilia a trovar Manfredi y Bccome fecero
tutte le altre Città dell' uno > e T altro
Regno y con mandar i loro Sindici , e
Meffi in Palermo : dove iniieme uniti ,
di concorde volere tutti lo richiefero y,-
che avendo egli finora con tanta pruden«
za governato il Regno per parte fua )*e
di Corradino fuo nipote ^ eifendo quefti
mancato , doveffe egli come vero erede di
quello , prenderne il governo , e còronarfi
Re di Sicilia: che alle grida, e a'defider;
di tutti , effendo concorfi i Conti , i Ba-
ioni , e tutti i* Prelati del Regno T avef-
fero gridato Re, e colle folite cerimonie
r incoronalTero nel Duomo di Palermo
a' ii« del mefe di Agofto di queft* anno
1258. ( tf ).
Che che ne fia , fé Manfredi colle fue
arti s' aveflfe ciò proccurato , come è ^ìù
verifimile a chiunque riguaida V ambizio-
ne eh' ebbe. di dominare, o fbife cafo, o
volontà de' fudditi , fu egli con folenne
cerimonia , fecondo il coftume de' mag-
giori concorrendovi tutti i Conti , Baro-
ni , « gli altri Magnati del Regno , con
molti Prelati , gridato , e coronato Re ,
afliftendo a quefta fua incoronazione infi-
(a) Anonym^ Pitti RMÌnaldo.
R I A C IV I LE
niti Vefcovi , e Prelati j e Rinaldo Ve-
dovo d' Agrinjp^emo , che celebrò la mef*
fa, l'unfe demero olio, affiftendovi l' Ar-
civefcovo di Sorrento , e 1' Abate Caffi*
nenie , e pofcia dagli Arcivefcovi di Sa-
lerno , di Taranto , e di Monreale gli fa
pofta , nel Trono affiio , la «ntna Rea-
le . Alcuni fognarono , che Manfredi fi
fofle fatto anche incoronare Re di Puglia
in Bari colla corona di ferro, ficcome dif-
fero di Errico, e di Coftanza^ ma ancor-
ché il Beatillo nella Vita di ^^ Niccolò
di Bari) con autorità d'alquanti moderni
Scrittori s' ingegni provarlo , è ciò tutta
/avola 9 non raendovi ninno Scrittore an-
tico, o contemporaneo, che lo rapporti .
Tofto che il Re Manfredi fu aflunto al
iblio del Regno , per obbligarfi m^gior*
. mente i Popoli, ed acquiilar nome di be-
nefico, e di liberale , nella lefta deUa fua
coronazione , a tutti i Sindici delie Cit-
tà , e Terre , che ivi fi trovarono , fece
fplendidiffimi doni , diede uffic; , e molti
piomo£fe a {[radi , ed onori di C^LvMcriz .
Indi di Palermo ritornò tofto in Puglia
con alcuni Saraceni , per tener in freno i
Tedefchi ; ma fcorgendo effer tutte le Pro-
vincie pacate , e liete del nuovo fuo do-
minio , e che erano in placidiffima pace,
celebrò un general Parlamento a Barlet*
ta , ove onorò molti dell'ordine di Ca-
valleria, e molt' altri inveiti divari Con-
tadi , dando loro per lo ftendardo V inve-
ftitura « Dopo quefto intimò un' altra gè*
neral Corte in Foggia , ove avendo con*
vocati i Baroni , e gentiluomini , ornò
molti altri del cingolo della milizia , e
Srofufamente concedè ad altri onori , uf-
cj, e preminenze; e con magnifici giuo-
chi, fefte,'ed illtmiinazioni tenne i Po-
poli tutti allegri , e feftantt , e pieni di
gioja .
Il Pontefice Aleflàndro di mal animo
vedendo i progrefil di Manfredi , ed il
poco conto che s' avea A\ lui , penfando
che per reprimere le coftui forze non e-
rano fufficienti quelle della Chiefa, avea
già fin dal paiTat' anno il $7. riprtib il
trattato con Errico Re d' Inghilterra , in*
vitando Edmondo fuo figliuolo alla con-
quifta del Regno : ^d in etfetto , come fi
diffe, avea mandati fuoì Legati in Inghil-
terra
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d£l regno di napoli LiB.xnc.
terra a portargli rij^ftìtura^ pelrlaqua^
le inveitiva del Regno il Re Errico in
nome ^ "Edmondo fuo figliuolo ^ ch'allora
era di minor età ^ E già Errico in nome
di fuo figliuolo diede il giuramento di fe-
deltà al Legato ì e fi erano ftabilki i pat«
ti y ed il' ccnfo 9 che dovea pagarfi alla
Stàt Appoftolfca 9 ed avea promeiTo di
prefto venire con potente armata in Re-
gno per difcacciarne Manfredi « Ma' oche
quefto iPrincipe » meglio penfando , noa
Toletfe intrigarli inquéfta nuova guerra,
o che il cenfo ftabilito ne' patti' deir iqi^
veftitura foffe veran^nte grave , ed ^for-
bitante^ diiEferiva Fefpedizione, e &Uecir
tato da Aieffandro , rifpondèva-, che bi-
fognava moderar il eenlbx eh* era eforbi-
tante , prima cf ogni altra cof* ( ^ ) * Il
Papa impaziente defignò tofloJiAi^n^ndare
in . Inghilterra Arlòtto Sottodiaceno della
Sede Appoflolica > ed il fuo Cappellano
per trattac di ^udla moderazione ; ma
non fu' ciò di meiftieri , -perchè nell'iftef'-
(o tempo dai Re Errica furono, fpediti
kxxQi Ambafciadori al Papa l' A^rcjvefcov© ,
di Tarantafià > i Vefcpvi dì Bottun > e
Roffenjfe > e Maeftiro Nicolò di Francia
fuo Cappellano Regio per trattare* di qiieit
ift^ifo anfore*; maèffendofi co/toro atfatica-
ti in vano, 'li per nuovi torbidi inforti in
Inghilterra, finalipente nelfeguente anno
S259. fvanì ogni trattato ; né da pòi fi
pensò più in Inghilterra , ma in Francia
furono rivólti i penfieri d' Aleflandib non
meno > che del fup fuccefibre . Urbano .
Mentre pejr quefte cagioni' fi 4i£feriva
tal efpedizione ', Maivfredi itttaftto avea
già difcacciate le getìy -à^ Papa da ^Pu-
glia , da Terra di 'Lavoro ^ e-^^à Sicilia :
avcaprefi , .e puniti i 'ribèlli > ederafi
già , come fi h detto > fatto incoronare
Re in Palermo • Per la qual cofa Papa
Aleffandro adirato più che a|al,HiQn. vo-
lendo trafcurare via di vendiearfi , e vxr
dendo che le armi temporali nrenté^gio*
vavano , fu tutto rivolto alle fpirituali ^
onde alle fcoipuniche , ed- interdetti fece
ricorfo. ' •
Prefigge in prima certo terlnine al Re
Manfredi , perchè compariffe avanti di lui ,
e daffegli mddisfazione , ed ammenda rdi
tutto ciò , che coatto la Sede ApfottoU-
Tow. Ili
(a) Tuth^ de' Conteft.p^óu
vyr
oa avea attentato- , altramente T av^b^t
depofto , icomunieate. , e privato di tutti
SU onori i ma non compair^o Manfredi
i, poco curante, di quefte mmaccie, egli
lo fcomunica^ Io dichiara ribelle, ininii*
GJb della Romana Chiefa, e facrilego ocr
cupatore, e predone- ddk fue ragioni , e
che avea ftretta confederazione <^' Sara^
ceni , de"^ quali s? era fatto Capc> . }*o
priva del Pri^rcipato di Taranto , e di
tutti i Feudi , ragioni , onori , e premi-
nenze * Lo dichiara reo di «efecrandi de^
litti, d-*aver prefo , ed in. orcurò- carcere
pofto Fra Ruffino fuo Cappellano , e fuo
Legato in Sicilia , e Calabria ; d'aver ftefe
le facrileghe mani fopra i beni delle Chiev
fé del Regno di Sicilia>; .^ aver prefo, e
«on duìpe catene tenuto in iftrétte pxigio-
fììfV AKivefcoyp di Brindili , con i^K>«
gliarlo di jtutte le* fue robe^; e d' aVent
€on efectando, ed onùbile attentato afpjr
rato al foglio Regale'idi Sicilfa, con aver
occupato quel Regna, devoluto alla Sede-
AppoAoiica , e facrilegan)entefattoiène in^-
coronare Re , fenza fua permiffione , e
confenfo . Dichiarava perciò col voto , é
configlio de^iuoi Cardinali Manfredi fca*
mufaicato , nulla ed irriu la fua incoro-
nazione , e tutti g(i atti di tiuzionè , ed
ogni altro attinente- a qudla.
Jnterdiife' tutte le Città , luoghi ^ e Ca>e
ftelH , che ricevetfero Manfredi ,<e lo a-
veffero peV Re . Proibì a tu«i gli Arci-
vefcovi , Vefcóvi , Abati , ^qualunque al-
tra perfona Ecclefiaftica di celebrate i Di-
vini uffic; prefente A^anfredi, e, che nion
ricevefTero da lui benefici Ecclefiaftici , e
niuna amminlftrazioue di* Chiefa , o Mo-
nafter} \ e che x:QlOrp ^ . che &f trovartelo
avéi^li ricevuti , fra due ^mefi doveifero
onninamente vefignargli s ^^
Oltre ciò ^* afferendo egli > die mentr'
era in* Napoli rigórofamente avea ordina*
.to* a tutti i Prelati , -ed a qualiìvoglia
petibna Ecclefiaftica , clìe non s' accoftaf-
fera a Maofi:edi, n^ i>li mandàifero Am*
^afciadori, né riceveflfero Meflì da lui in-
viai ) n^ gli* preftartero ajuto. , o confi-
gUo ^ che ciò^ non^ oftante i .contro quefto
Tuo divieto, quafi tutti gli Arcivefcovi ,
Vedovi, Abati, ed altri Presti del lle-
mo di Sicilia sperano portati a Paleifmo»
Ddd ed
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39» D E L r I S T O
tà^ erano Intéft^enutì alla di lui titoorona-
«ione: perciò avea latti citar peneraltnen-
te tutti coloro, che v'erano ititervanuti ,
e nominatamente uilcnaì , che doveifero
comparire perfonalmente fra certo termi*
ne avanti di lui ; ma' perchè ninno era
comparfo , niente curando della intima-
zione fattagli } perciò fcomunicava Rinal-»
do Vefcovo d' Agringento , e lo depone-
va dalla Vefcovil dignità' )- per aver col-
ie facrileghe ine mani unto in Re quel
Principe , ed avea pel giorno- deli' inco-
ronazione folennemente celebrata laMei^
la . Scomunicava ancora f Arcivefcovo di
•Sorrento , e lo depone tra della fua Chie-
fa ) come anche i* Abate Caffinenfe , pri-
vandolo del governo di quelMon'afterio,
per aver affiftito a detta unzione > « co-
ronai ione *, comandando a' C^pirofi delle
Chiefe d' Agringento ^ e di Sorrento , al
■Convento del Monafterio ài Cafino. , ed
:SL tutti i vaffalli d^ie Chiefe ^ e Mona-
ftero ifuddetti , che ^on li uBbidiffero y né
li riconofcelfero per tali ; né più^li con-
tribttiffero l'entrate , e loro ragioni • -Agli
Arcivcfcovi di Salerno , di Taranto , e
-di Monreale ,-ch' erano parimente intcf-
venuti alla coronazione , li quali alP in-
degno capo^^'di Manfredi avean pofta la
Real corona , e V avcano pofto nel Regal
Trono* di Palermo , citò con termine pe-
rentorio , e prefiffo , che dovcffero perfo-
nalmente prefentarfi avanti di lui nella
proffima fattività dell' ottava de^ SS. Pie-
tro , e Paolo . La carta di qucfte terribili
cenfure-, che Aleffaudro icagliò contro
Manfredi , e fuoi partigiani , ove con for-
mole orrende fi- Jancrano tanti fulmini ,
ed interdetti y yien rapportata dal Tuti-
no , e fi legge nel fuo trattato de' Conte-
'ftabili del Regno («)* •
-Ma di quefti fulmini non fi facea al-
cun conto , erano riputati vani , e feìiza
ragionevol cagione (cagliati ; onde non fi
moifero punto né Manfredi ^ né le Città
del Regno , né i Prelati , né que' popoli
ad obbedirgli ; ^anzi Manfredi, godendo il
frutto deHe tante fue vigilie , e fudori>
fovente divertivafi in giuochi ^ e nelle
caccie , rigorof^mente comandando ^ che
fi profeguiflero per tutte le Chiefe del
Hegno , come prima i Divini uffici > nei
(a) Tut'm. de Cmtefl.ytag. 63. & 64.
RIA CIVILE
che non incontrò veruna fepugnatua ne*
Prelati , ed in tutt^l' altre perfone £c«
clefiattiche • E refofi da per tutto poten*
te ) e glorioso , già flendeva le fue forze
fuori de' confini del Regpo ^ e nell' altre
parti d' Italia avea refo celebre y e famo-
fo il fuo nome ^ tanto che per lui la fa-
zione Ghibellina cominciò a follevarfifo-
pra la Guelfi s ed in Lombardia ^ ed la
JFiorenza •avea fatti Biirabrli progreffi .
E perché vedeva, che. l'opulenza dell'
:uno ) e r altro Regno , ancorché foffe
grande 9 non avrebbe baftato a mantenere
grandi eferciti , come bifognava ,- che e*
teneife per i' inimicizia de' Pontefici Ro«
mani , prefe partito di mandare parte
dell' efcrcito in Tofcana, e parte in Lom<
bardia in fuifidio de' Ghibellini ; onde ve-
niainfietne ad evitar la fpeA , ed a di-
vertire 4I penfìero del Papa dal moleftar-
lo 9 al quale ^ra più necelTario attendere
alla conlervazione de' Guelfi , del patri-
monio di S. Pietro 9 di Romagna 9 e del-
la Marca (b) « Ed egli rimafe nel Re-
gno y dove trattanto viveya quel tempo
con molta felicità , e fplendìdezza : dimo-
rando nelle- Città. marittime di Puglia, e
più d'ogn' altra in Barletta. -
Or^eùtr'e^li dimorava in qnefta Cit-
tà giunfero quivi gli Ambaiciadori deWa
Regina Eli/aietta y Ucwidm V Anonimo ,
ovvero di Marghethif ( ieeondo per una
càrtd> che rapporta, crede il Summonte)
madre del Re Corradino , e del Duca di
Baviera , i quali efpofero a Manfredi la
loro ambafciata , dicendogli , che Corra-
dino era vivo , e che fi doveano puniie
^quelli., t:he fali^m^nte aveano pubblicata la
iua morte; onde in nome della Regina,
ie del Duca lo pregavano , che volefle la-
fciare il Regno , che legittimamente era
di Corradino . Manfredi ricevè gli Am-
bafciadori con grand' onore 5 e ftjma..; e
come molto accorto , e prudente avendo
previfta l' ambafciata ,-r prontamente loro
rifpofe : eh' era già notorio , e palefe a
tutti, che il Regno era perduto per Cor-
radino , e che egli con tanti fuqori , e
vigilie ^wr^iva feria avealìp ricuperato
dalle mani di due Pontefici : eh' eifendo
Corradino di poca età , tprnerebbe facil-
mente a perderlo ; ed i Pontefici Romani
fieri
(b j CoJIgnzù lìL u bift. di Nap.
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DEL REGNO DI
' fieri inimici della cafa Sveva con faciliti
glielo ritoglierebbero ; oltre che le genti
del Regno non avrebbero comportato^
dovendofi egli valere de* Tedefchi , de*
quali aveano orrore y che dominaffe più
in quello la nazion Tedefca : che non bi*
fognava ora> che i Popoli erano afTuefat*
ti al fuo dominio , ed alle fue maniere
placide , ed aH* Italiana , con dar loro
nuovo Principe, ractterfi in pericolo de
nuove re\^tuzioni y e perchè fi fcorgeife >
che non per ambizion di regnare y ma per
maggior titile del piccolo Re ^ ^gli non
lafciava il Regno , prometteva di confer-
vario per lui > e governarlo peir lui , e
nièntr' egli vivea > e da poi lafciar*
Io a Corradino : che perciò avreb-
be la Reina fatto atfai prudentemente di;
mandarlo a lui ad^ allevare ^ acciocché ap*
prendeffe i coftumi Italiani , percb' egli T
avrebbe tenuto , noij' come nipote , ma
come proprio fuo figliuolo (a) .,Gìi Am-
bafciadori ricevuta tal rifpòfta y chiefta li-
cenza fi partirono* riccamente prefentati ^
e mandò al Dupà di Baviera dieci corJfieri
belUflimi , ed al picciolo Corradino mol-
te gioje- ^
Rimandati con quefte rifpofte i Legati
del Dùca, e della Regina, riputando que-
fta infelice Principerà etfer molto dura>
e difficile imp#eu poter colle fue forze
ritoglier ora dalle mani di A^anfredl il
Regno , le fu forza diffiipular il tutto y
riferbando a tempo .migliore di poter ve-
dere il picciolo Re * fuo figliuolo reftitui*
s to al Trono di Sicilia .
T Intanto Manfredi ^abilito ora piii che
ì mai nei Regno , avendo abbaffate le fot-
5 ze del Pontefice; e -de' Guelfi in Italia %
i s* era refo formidabile a tutta Italia y ed
avea eftefo , oltre quella > la fiia fama , e
grido per tutte le altre nazioni d' Euro-
i pa per lo fuo coraggio , munificenza , e
r fplendidezza , e per tutte le altre virtù >
che adornavano la (uà perfona ^ veramen*
te Reoie. Si vide perciò favoruo , e fti-
matò da qtiafi tutti i Principi d' Europa ,
co' quali egli tratta v;( con (^ftraordinaria
ma^mificenza , e Iplendorej ed accadde in
quefti tempi , eh' etfendo venuto a Bari
(a) Coflanzo lìb. 3. (b) Anonym.Et
filìam fuam Conftantìam , quam ex prima
fonforte fua Beatrice , filia quondam A*
NAPOLI LIB. XIX. ^99
Baldovino Imperadpr di Coftantinopoli '
tfovartdofi egli in Barletta , andò fubito
corteiemente a riceverlo , e lo tratenne
in fplendidiflìme fede , e diverfi giuochi
d'armi: e non perdonando a fpefe , fece
far fuperbi apparati , e gioftre continue y
ove furono invitati i Signori più riguar-
devoli così dell' uno y come dell' altro
Reame.
Per ||^ celebrità della fua faitia y che
aveafi con sì génerofi modi acquiilata , fu
mo^ ir Re Giacomo d' Aragona a .vo-
Ittffi imparentar con lui , fpofando il ìlio
primogenito Pietro d' Aragona alla. fUa
figliuola Cofianza , eh' egli avea generata
di Beatrice figliuola d'Amadeo Conte di
SavQ^ fua prima moglie , prefa in tem-
po ^he ancor vivea 1' Imperadore fuo
pftdre {b)y tà il Marchefe di Monferra-
to fi fposò un'altra fua figliuola.
Difpiacqucro" al Pontefice Alelfandro
quefte parentele^ e per impedire quella
col .Re d' Aragotia ingiuufe a Raimondo
di Pennaforte, Frate Domenicano, e cele«
bre peif la fua Compilazione y^Z/e Decre-
tali y che s'adpperafle con ardore , ed ef-
ficacia appreilo quel Re , di cui egli era
ConfelTore > per fraftomarla ; ma tutti gì'
impegni del Papa , ^ le iofinuaziònì di
Fra Raimondo k nulfìi valfero ; laonde
vedutofi Aletfandro fuor d' ogni fperanza,
non ebbe ardire per quel tempo, che fo-
pravviffe , di mai più molcftarlo ; per la
qual co& Manfreai i^fino alla morte d'
Àleffandvo y regnò con molta quiete'' , e
felicità , riordinando le cofe del Regno ;
e nato per qpre magnifiche , volle anco
j^eiTo di noilafciar di fé perenne, ed im-
portai memoria , con fondare alla falda
del Gargano ite' lidi del mare una ma-
gpifica Città , che eftinfe afiàttp l'antica
Siponco., e che dal fuo infino ad ora- ri-
tiene il nome di Manfredonia , ancorché
Carlo d'Angiò occupato il Regno , ed i
Romani Pontefici per l'implaca^il odio
ai nome di Maafi^edi , avellerò fatto ogni
Audio , perchè non. Manfredonia y ma nuo^
vo Sipéj$to s^ appellaffe •
Il Pontefice Aleifandro non potendo
foftener di vantaggio i continui difpiace*
Ddd 2 ri,
Sabaudia Comitis , Imperatore, vivente , fuf*
ceperaty Don Petra primogenito diBì Regìs
Aragonum i/taìmmomo copulavit •
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4CO B E L r I S T O
ri y che per. le j^rofpefità di Manfredi ^ e
de' Ghibellini riceveva neir animo i vinta
finalmente da grave cordoglio y mentr'era
colla fua Corte a Viterbo > graveolente
infermoffi^ed indi a.pocQ uTci^i vita in
^ueft" anno izéo^ fecondò V Anonimo,
perchè il Sigonio» Inveges 9 ed altri co-
munemente jripdrtano la fua morte neir
anno Tegnente i'2(5i.
t Cardinali neir elezione del J^ce£E>
re furono in gìrandiilimi contrafti ; *e fi-,
nalmente non potendo infn di loro con*
venire , dopo tre niefi ^leflero peHiHU
fuori' del lof -"Collegio ^ Quefti fu Giaco*
mo Patriarchi di Gerufalemme y «che fi
trovava allora in 'Viterbo per promovere
col Papa akum jntereili d^Ua fua Ghie-
fa (^) .. Egli era di nazione Francie»
uomo di grande ipirfto > zelantiflim» di
pfomovere le pretenfioni ^della Romana
Corte > ed in. confequénza fiero inimico
di Manfredi, e de' fuoi Ghibellini v Urba<^
no IV. nóitboffi y nome a(}ai luttuofo^ e,
il^entoran4o air infelice cafa-. di Svevia*
C A R L .
^edizione d" Urbano- IV. cmtta Manfre^
di<^.e(l inviti fatti in Franiim pm la
ovnquijla: àé j^egnò .
IL Re Màttfredi'intefa reiezione d' Ur^
bano ohìremodcAiturbo^ene , e comin-
Qiò a remerà non vole^ ricorrere alle
forze di Francia per turba* quella, jpace ,
eh' ora godeva nel Regno • Kè uurono
vani i fuoi fofpetti , pbichè il nuovo Pon-
tefice , appena aiTunto al Ponteficato ,
adoperò^ nuovi mezzi perchè il Re Gia-
como d' Aragona disfaccffe jl i^atrim^oo^o
già cpnchiufo da Pietro fuo figliuob con
Coftanza figliuola di Manfredi (4)1 (6
per liioftrare maggior coraggio del iuo
I^redeceflbre , votle /ul bel principio ri-
trattar la caufa di Mianfjredi ; onde nel dì
ié\\si Cena del Signore ih, prefeoza d' in-
numerabil concorfo ^i popolo /blennemen-
te gli fpcdì una. terribile citazione (A),
e per renderla, piìi ftrijpitofa-, la fece af-
( a ) Inveges Ann., di Palermo^ fpw. 3.
KegnQ foL .67*
RIA CIVILE
figgere nelle porte delle Chiefe» per la
quale citava Manfredi di dover compari*
re avanti di lui perpurgarfi> e difenderai
fopra molti altri gravi ^ ed enormi delit-
ti) e ricever da lui que'caftighi^ e quel-
le pene > che la giuftizia gli avrebbe per*
fualo d' imporgli.
I deliui , i:h' erano efprefH in quella.
citazìpne rapportata dal Tutini (r) , e
f<^a ijt' quali voleva prender ammenda »
eraiio y cM Manfredi per mano de'Sata*-
ceni ave'a £atto abbattere y e riiinare fia
da' fondamenti laL-Città d' Ariapo i che
avea fatto vergognpfamebte uccidere Tom-
naafo d'Òria> e Topimafo Salice*; avea
data crUdel morte., e 'con tradimento a
Pietro Ruffo di Calabria Conte di Catan-
^rO) e fatta <:rudel ftrage di molti fede-
li della Romana Chiefa*^
Che in difpcezzo dell' autorità Appo*
fiolica y er, delle cenfure Ecclefiaftiche , ed
in deifaruzione di ouelie ^ faceva celebra*
re avanti di* lui ne^ luoghi interdetti i
Divini uffic) ,.,ciò cKe non era feoza fof-
petto d' eretica) pravità ; e che citata per-
dilo' dal fuo predecedbre Ale0andto y uè
comparendo > era"^ flato da colui fcomuni-
catc^..
Che egli in obbrobrio della Fede Cat*
tolica y preferiva a' Crifliani i Saraceni y
valendofi de' loro riti y e* converfi^ndo eoa
efii^ affai familiarmerue ^ che avea ridotta
il Regno di Sicilia ad une ftato igno-
mifìiofo.y cìi indura fjprvitù, pee l'acerbe
taglie ^^ed impefizionì , colle quali gra-
vava gli abitatori .* che s'era anche, im-
brattato del fangue de' fiioi congiunti ; ed
avea fatto, proditoriamente trucidare Cor-
rado Bufario Nunzio r e. vatfallo di Cor-
ladino ; oltre di molti efecrandi ecceffi y
pèf li qu^ era 4Annafi5 di notoria infa-
mia'.
Manfredi , ancorché non perfonalmen-
te sitate-, ma in .quel la^ maniera , per
editto t^ udita la citazione non .volle man-
care di mandar tofto fuoi Nunz) al Papa
per difenderfi di quanto fé gì' imputata i
ma ne forono toflo ^rimandati indietro
fenza conchiuder niente i ed approffiman-
dò4 il tempo pcefifb alla citazione di
do-
( b > Amnynu ( e ) Tu$m* di CònfeJL del
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DEL RtGNO DI Vi^AV
dover comparire , tornò Manfredi a man-
dare altri fuoi MeflS, vi fpedì il Giudice
Aitardo da Venofa» e Giovanni daBrin-
difi Notai Tuoi famigliari , i quali con
prefiiuroie iftanze dimandarono , eh' ef-
fendo ftato Manfredi citato per caufe ar-
due, e gravi , non i^oteva commettere a
niuno de' fuoi Nunz) la.fua difeia , ina
che farebbe egli pcrfonalmente venuto a
prefentarfi avanti il Papa , ed , il Collc-
5 io de' Cardinali , purché però fé gli fpe«
iffero dal Pontefice lettere di afficura-
mento, affinchè dovendo pafTare per luo-
ghi della Chfefa non. ricevefTe moleftià,
ed 'oftilrtà . Il Papa gli concedè «1 bepe
licenza di poter venire , ma riftrinfe il
numero di colo/o^ chfe dovtano perfua
cuftodia accompagnarh» , i che entraffé
fenz' armata ; onde Manfredi temendo di
3ualche infidia incamminoffi ajla volta
el Pontefice, ma per Aia- Scurezza por-
tò feco .cmnpetente numero di foldati-, e
molti Cavalieri per fya. compagnia . Ui>-
bano ciò reputando una gran temerità di
Manfredi , ibrdo , ed implacabile a quel ,
che per fua difcolpa allagavano i fuoi
Ambafciadori , rotto ogni indugio y nuo-
vo le cenfure contro Manfredi , e cimi ce-
lebrità grande non-altrimerite di quel.che
fece ri fuo predcceffore di nuovo lo fco->
munica, lo (dichiara tiranno ^ eretico, ed
inimico della Chieia .C^).
Allora Manfredi toltaQ. ogni lufinga di
poter entrare i?i grazia d' Urbano ^ ve-
dendolo rifoluto ai fuoi danni, e che non
vipera altro rimedio , che reprirae|è la
fui" alterigia colla forza , mandò' fukito
ad asoldare nuove tx)mpagnie di Sarace-
ni , fpedendole a' confini del Regno , per-r
che infcftàffero lo Stato della Chiefa in
Campagna di Roma ; ed altre truppe man-
dò nella Marca d^Ancoiia , ritirandoli
. egli in Puglia a provvedere a' bifogni d'
una jMtona guerra , che già prevffdea do-
verli fare con UFrbj^o .
Quefte' vmotfe ac€rei»bpro in gnifa io
fdegno, e Tira neir^nimo 4«1 Papa, cfce
non contento .d'aiver uihiliati i Svevi in
^Germania, ceì^ò anche abbattergli in Ita-
lia ; edf.aveiidò &orto, che i ricorfi fatti
da' fuoi Predeceifori in Ingjbilterra erano
(a) Anonym. Excu/atorum ha^e prjej^-
Borum éllegatìonibus pan dì/fuffis , ifsfe
Summus Fontifex eum vìncuìo excommuni*
OLI LIB. XIX-GAP. r. 401
rìufciti tutti vani , volle teittare fé in
Francia poteffèrd avere miglior fucceflb •
Spedi per. Unto Tvi M. Alberto ^Notajo .
Appoftolico , a trattare col Re Lodovico
perchè acccttaffe Tinveflitura per alcuno
de' tre minori fuoi figliuoli , che erano,
Giovanni Contendi Neyers, Pietro Con-
te d' Alenzon, e Roberto Conte diChia-
ramonte . Ma il Santo Re non accettò 1*
otferu , temendo ( come rapporta Rainaldo
C^) per ima lettera di queifio Pontefice
fcritta al' foprannomato Alberto ) di non
fcandalizzar il Mondo , affaltando un Re-
gno ^ che a^Gorradino Svevo era dovuto
per eredità, e ad Edmondo d'Inghilterra
donato per inveftitura d* AlefiTandro W.
' Efclufo^ per tanto'' Urbano dal Re Lo-»
dòvico fi Vivoife a pubblicar la Crociatjt
in .Francia ; laonde mandò ivi tut Lega*
to' Appoftolico ad affoldare buon numero
di ^entè , ed a predicare V indulgenza p}e*
nana , e. remiilione de' peccati a thi pi-
gliava r arme cdntra Manfredi , dichia-
randolo per tiranno, eretico, ed inìn^ico
«deija Chiefa •
Il Legato giunto in Fjrancia.puSMicò
la Crociata , ed atfb}dò gran num^odi
fold^ti fotto Roberto Conte di Fiandra ge-
nero di telarlo Conte di Provenza , e d^
Angiò , il quale venuto ih Italia con
buon ■ numero di Cavalieri Franzefi r i|*
tal 'modo rilevò le.cofe de' Guelfi,. fe sbi-
gjlftì i Ghibellini , che il Re Manfredi
rivocò gran parte delle genti , che tene-
va fparfe in Italia in favore de' GhibeU
lini ; per la qual cofa i Guelfi di Tofca-
na , e di Romagn^^andaropfoad incontrar
Roberto , ed inJCeme con lui debbllaronb
il Marchefe Ubezto Pallavicino . Il Re
Man%di per accorrere a' mali più gravi,
fi riiblvè di paffajre egli in Campagna di
Roma , e ponerfi in luogo opportuno ,
ove potelfe eifer pretto a vietate a' nemi-
ci r entrata nel Regno* , o. v,eniffero- per
la via d' Abruzzo. , o di Terra di Lavo-
rò^ e fubito^^do^enè ad accahipare con
tutto r efercìtò^a ftofluotìe , ed Ana.
gai (e).
Era allora il Papa* in Viterbo , e vol-
le , che Roberto Conte . di Fiandra con
tutto r efercito paiTàtfe di là , dove beni-
gna-
cationts adjlrinxh» (b) Rainald. ad ann,
nóM n^^* 21* ' Ce) Cojiavz^ lih. %. ^
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40% BÉ L L* I S T O
gaamente Taccolfe > lodandolo^ ed acca-
rezzando lui y e gli altri capi deir^cferci-
toi. e benedice le bandiere > e le gentil
con cfortarlo , che feguiflè il viaggio fe-
licemente^ mandandolo carico di lodi y e
di promcfle : delle quali gonfiato Rober-
to , fi moffe con tanto impeto contra il Re .
Manfredi 9 che fenza fermarfi in Roma
un momento,; andò ad accamparfi vicina
a lui •
Ma -il Re conofcendo ^ cHe non era
]>er lui di fronteggiare nella campagna ,
ma pia di munir le Terre , e guardar i
palli y per temporeggiare quella Nazione y.
che di natura è' impaziente delle fatiche 9.
quando vanno a lungo ^ fì "^ritirò di qua.
dai Garigliano y da quella parte > che di-
vide lo Stato ètlh Chiefa: dal Regno di
Napoli/ e già Roberto cercava di paiTar.
ancora quel. fiume ^ Ma perchè la mi-
no del Signore axf^a riferbato ad altri il
xninifterio dell^ mina di' Manfredi > ecc»
che i Romani fi ribellarono y r tolfera
in tutto l'ubbidienza al Papa 9 e crearo-
no un nuovo Magiftrato detto de' Bande-*
refi 9 per la qual cofa Urbano fu ftretto
a chiamare T efercito Franzefe > per man-
tenere almeno con la perfdna fua il refto .
dello Stato Ecclefiaftico^^ che no^ fegui^
fé r efempio di Rema .
Non laiciò Manfredi di pigliare sì o^
portuna occafione, e di travagliarlo ; poi-
ché partito che fu dall' altra riva del
fiume r efercito nimico ,. pafsò -folo co**
Saraceni, ricufando i fuoi Baroni Regni-
coli d' andare con lui ad offefa delle Ter-
re della Chiefa, col gfetefto , che T ob-
bligo loro era folodi militare perladifen-
fione del Regno ( a ) ; co/Ue le non forfè
difender il Regno ^ con tal divcrfiofe ab
RIA CIVILE
raceni andò verfoRoqia, e porgendo a)u*
to agli altri ribelli del Papa > perturbò^
tanto lo Stato Ecclefiaftico y che quelli
Franzefi » eh' erano venuti al foldo > non
potendo aver le paghe y fé ne ritornaro-
no di là dall' Alpi , e gli altri y che ri-
mafero , appena baftaroao a difenderlo »
I. hrvho <r. Urbano fatto CARia ^^w-
gii per la xonquijla del Regno •.
<I
fdej
Uefio accidente accaduto al Papa co"
Romani , e '1 veder co' fuoi ribelli
unitt) Manfredi y accrebbe di tanto
Ideano , ed ira Twirno d' Urbano y che
lo TCce p^nfare a più potenti^ ed efficaci
modi di fuinarlo ; e perchè vedeva con
ifperieilza y che le forze del Ponteficato
non erano baftanti ad alToldare efercito
tanto pofTente» che poteiTe condurre a fi-
ne si grande imprefa> chiamò il Collegio
de'. Cardinali (^)> e con una graviffima ,.
ed accurata orazione commemorando le
ingiuHe , e gì' incomodi 9. che. per lo fpa-
zio di cinquanta anni la Chiefa Ro^ua
avea ricevuti da Federico > da Corrado ^
e da Manfredi fenza niimo tifpttto y né
di Religione y né d' umanità y propofe >
eh' eri molto neceifario non fola alfa re-
putazione della §ede Appofiolica y ma an-
cora alla falute delle perfone loro > di
eftirpare quella empia , e nefanda proge-
nie i e feguenda la fentenza della priva-
zione di Fedefl^ data nel Concilio di
Lione da Papa Innocenzio IV. conceder
re 11 uno y è l'altro Regno , giuftamente
devoluto alla Chiefa » ad. alcun Principe
vatorofo y e potente 9. che a fue fpefe to-
gli^fle l'imprefa di liberare non folo la
Chiefa , ma tanti Popoli oppreffi , ed ag-
battere le forze del nimico « Ma Manfre* gravati da quel perfido y e crudel tiran-
di cedendo al tempo , diffimulò l' abban
donamento , e con placidezza diede a tut-
ti liceqza , perchè partiflero. , ed andaffe-
ro quietamente alle lor café t .gli richie-
fé (olamente a titola dN inipreftito , che
lo fovveniffere di qitó' dwpri ^ che avean-
fi portato feco peclfe fpefe ; ciò che in
trattato dal Conte di Caferta y e cosi fu
fatto.
L' intrepido Re^folamente co' fuoi Sa«
no y dal quale parevagU ad ora ad ora di
vederfi. legare coiv tutto il facro Colle-
gio^ emandarfi à vogare i remi nelle ga->
lee «^ Quelle y e fimili parole dette dal
Vsma con gran v^^fsiperkza comoiotfero V
animo di tuit^il Collegio , e con granpiau-
fo fu da tutti iodato il pi|rér di Su« &inti«
tà , e la curà^ che moftrava avere della
Sede Appoftolica, e delia fd^ute comune.
Si venne fendo alla difin^one intor»
no
^z) y. Ja§Qb. da Aitilo ^traSl. de éUohsy n»m. 15^ (b) Cq/lam» lib.
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DEL REGNO DI KAl^OLI LIB. XIX. CAP. L 40J
no air elezione del ftincipe : t poiché
dal Re Errico d' Inghilterra non era da
fperarfi cos' alcuna per effer lontano, per
efferfi veduto fin ora inutilmente averlo
Sifpettato tanto , bifognava metter V oc«
chio ad altro Principe . Dal Re di Fran«
cia etferne già ftato eiclufa . Né era da
(perar foccbrfo da Alemagna ^ implicata
allora tra" fiere guerre per V elezione, di
due Re de' Romani :, cioè d' Alfonib X*
Re di Spagna , ie di Rainulfo fratello del
Re d' Inghilterra >. Gli ^Itri Principi di
Spagna effere parte a Manfredi congiuh«
ti di fangue, e parte lontani -, ed impo-
tenti; onde non teftava, che d^Ua Fran-
cia > come non molto lontana y e fempre
propenfa a Soccorrere la Chiefa Romana y
di ricercar ajuto.
Era allora Carlo Conte^ di Provenza
aflai famofo in arte militare , ed illuftre
per le prati cofe fatte daluicontra gì' in-
fedeli in Afia -fottò le bandiere di Re
Luigi di Francia fuo fratello ( iar ) , co-
lui ) che per V innocenza di Tua vita ,
adoriamo ora per Santo ; e perch' era an-
cora ben ricco , e pofledeva per V eredità
della moglie tutta Provenza , Linguadoca ,
e gran parte del Piemonte ; parve al Pa-
pa , ed a tutto il Collegio {libito che fu
nominato , che fofTe più di tutti, gli al-
tri attiflìmo a^ ^ueft' imprefa ; onde fenz**
altro indugio oleifero Baitolommeo Pi-
gnatello già Aicivcfcovo d' Amalfi , ed
ora diXoienza , e poi di Medina (b) ,
per andare con titolo di Legato Appoftoì-
lieo a trovarlo in Provenza , e riferirgli
la buona Volontà del Papa,, e del Colle-
gio di farlo Re di due Regni, ed- a trat-
tare la venuta fua > e ibllecitarla quanto
prima fi poteffe .
Fu anche in queft' anno 1265. da "Ur-
bano inviato in Inghiltecra altro Legato
al Re Errico, e ad Edafenrdor fuo figliuo-
lo, affinchè non volendo accettar i patti
contenuti nell' inveftitura concelTa , né ef-
fendo in ifiato di adempir le coudizioni ,
colle quali era ftato il R'egno concedu-
to y rinunzialETero in mano del detto Le-
gato le ragioni, che- mai poteffero avere
in quefti Reami per T inveftitura fattagli
da Papa Aleffandro IV.
( a y Cojlanzo lib.\i. ( b ) Anonym.'
( e ) Lumg Cod, ItaL Dì^lom, tom. i*p* 390.
( Luiiifl (e) rapporta iL^reve d' Urba*^
no IV, dritzato in iqueft anno 1265. al
Re d'Inghilterra, riprendetidolo della fua
negligenza, e die per ciò rinuncii all'in-
vettitura del Regno , minacciandolo di vo-
lerne itiveftir altri. E ripigliando iltrat-^
tato con Lodovico IX. Re di Francia >
offerendo T inveftitura a Carlo fuo fratel-
lo, gli fcnffe per ciò due Bre»ì nhepur
ifi leggono preflo Lunig Cd).)
IL que' Principi proiitamente > tiaufeati
da tanti patti, e condizioni dal Papa ri-
cercate , rinunziaronp T inveftitura (e) ,
né vollero di ciò più fentir parola; ond^
kf che gringlefi dicono, che i Papi do-
po aver tirate dall' Inghilterra grandiffime
ibmriie di denaro per quefto negòzio , fa
fecero reftar delufa d'ogni fperanza , in-
colpando il Re Errico , il quale , effi di-
cono^ avrebbe dovuto alla prima rifiutar
Suffta Corona, o almeno rinunziarla to-
o , ^da poi che vide le tante condizioni^
e difficoltà *, e penfare che donare un Re-
gno 5 fopra del quale non vi fi abbia in
foftanza alcun diritto , a condizione che
s' abbia da andare a conquiftare a proprie
fpefe , e rischio ; è lo fteffo , che fare, un
prefente egualmente ingiufto , e nocevo-
le , e che fa tanto male a colui che l'ac-
cetta, quanto difonòre a chi lo dona.
Intanto T Arcivefcovo di Cofenza giun-
to in Provenza , efpofe con molto vigo-
re , ed efficacia l' ambaCciata y e come era
uomo del Regno di Napoli , e fiero inimi-
co di Manfredi, cui avendo egli in tan-
ti modi otfefo , è dubitando non ne pren-
delTe vendetta y premeva motto di ridur-
re ad effetto queft' imprefa -, efaggèrò a
quel Principe . con molto fpirito , e viva-
cità la bellezza , e« l' opulenza dell' uno ,
e r altro keamé , e T agevolezza d'acqui-
^argli , per l' odio , che portavano uni-
verfalmente i Popoli allaCaf^ diSvevia./
Carlo , ancorché Principe ambìziofo ,
intefa l'ambafciata, reftò alquanto fofpe-
fo, penfando all'arduità dell' itnprefa, ed
all' avverfione , che v' ebbe fempre il Re
Luigi fuo fratello, onde fu per rifiutar T
offerta ; nulladimancqt ftimolato da Bea-
trice fua moglie > la quale non poteva
(offrire > che tre fue forelle foffero , l'una
Re-
Cd 1 Ibid^pag. 935. tf 93^. ( e ) Tutitn. de
Contefi.p. 59. Chioccar. M. S. giuri/, tvm. i#
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404 DEL V -I S T O
Regina di Francia ^K altra d' Inghilterra»
e r altra di Germania y ed ella ì che avea
avuto- maggior dote di ci^fcuna di loro >
effendo rimafta erede di Provenza , e di
Linguadoca ^ non aveife albro titolo che
di ^ontefifa > vedendo (uo marito cosi foj
fpefo , gli ofFcrfe tutto il tcforo , tutte le
cpfe fue prezipfe, fino a quelle, chefer-
vivano ptr lo culto della Aia perfona ,
purché non lafciafle una imprefa cosi ono-
rata . MdìTo adunque non meno dal de-
llderio di foddisfare alla moglie, che dal-
la cupidità fua di regnare , rifpofc alPAr-
civefcovo, ch'egli ringraziava il Papa di
cosi amorcvol offerta j e che accordate
ijhe fi fdfferó^ le condizioni dell* hivefti»^
tura , non farebb^ rimafto altro ^ che di
parlarne al Re di Francia foo fratello ,
il qual fperava , che non folo ali avreb-
be dato configlio^ d'accettare 1 imprefa ,
ma favore) ed ajuto di poter più prefto,
e con più agevolezza conidurla a fiAe^
£d effendoii cominciato a trattar del-
le condizioni r che il Papa voleva in^por-
re su i due Reami di Sicilia * e di Pu-
R I A CIVILE
avrebbe pagato ogni aono di diece miU
mtce ^ wé ( ^ ) *
E perchè premeva ad Urbano di non
differir di vantaggio queft' affare} poiché
in altra maniera noa fi farebbe potuto
(cacciar Manfredi dal Regno } fìi conten-
to di moderare fecondo il Volere di Car-
lo le condizioni fuddette; onde conchiu-
fo il trattato ; in cotal modo , fcrifle an-
<^e al Re Lodovico , che deffe ajuto' a
Carlo Juo fratello, CgnificjmdogU per al-
tra lettera , che i denari , che foffe per
fomminiflrargli ,' fi farebbou prefi per ti-
tolo di preftanza , con^ animo di reftituir-
gli » Il Rt Luigi non potè refiftere a tanti
impulfi , e di mala voglia fu a^Ha perfi-
jie- coftretto, a dar 'il (ronfenfo ; che fùo
fratello acccttaffe T invito . Quefta memo-
randa deliberazione , ficcome fu cagione
della fatai ruina' della Cafa di Svevia ,
cosi ancora hot> può negarli , ciò che da^
fayj politici fu ponderato , che portafle
iafieme la cagione non pur di tanti tra-
vagli , e defolazioni della Cafa.ifeflfa d'
Aiìgiò, ma anche tante Ipefe , e tante i-
Corona dì Francia ;
glia, fi vide', cb^ Urbano voleva inve- nutili fpedlzioni alla Coi
ftirue Carlo , ma con quelle condizioni., U'^uale per lo cQtfo di più fecoli fi vi-
colle quali erafi flabilita k-^ace tra Man^
firedi, ed il Cardinal Ottaviano allora Le-
gato Àppoflolico., c\oh' ch^Napol\y e tut-
ta la Provìncia di Terra ^ di lavoro , eolle
fue Città , e Terre y e P Jfole adiacenti ,
come Capri y e Precida , Benevento col fuo
Territorio j e Val di Gaudoy reftaffèro alla
Chiefa Romana ; è tutte V altre Provin-
cie , coir Jlfola di Sicilia fi farebbero a
lui pec inveftitura coilc^ute ^
Moftratè al Conte quelle condizioni ,
non volle in ;conto alcuno accettarle^ e
dal fuo canto all' incontro fi fecero àll^
médefime quelle modificazioni : Ch'agli
non avrebbe inclinato ad accettar T impre-
fa , fé non fé gli foffe conceduto interamen-
te^ il Regìto di Sicilia ,' con tutta fa Terra
di quo dal Faro infino dUj co7ifini dello Sta-
to della Chiefa ; ficcome lo poffederono i
. Re Normanni , e Svevi y di manierachè,
eccettuatane la Città di Benevento^ con
tutti i fuoi di/lretti,y e pertinenze , niente
dell' altre Terre farebbe rimado alla Se-
de Appoflblica fé t^oux- il ^»f^ , eh'* egli
de Hnpegaata perciò a ^fo (tener molte dif-
pendiofe gjuerre , (e quali riufcitelc feni-
pre con infelice fucceffoj le han portato
difpendj , ed incomo4i graviffimi y effen-
do cofa, e per gli antichi , t nuovi efcm-
. pi pur troppo nota , . che.cominciandofi da
Gregorio M. tutti i Papi fuoi fucceffori ,
ancorcKè iuvitàffero molti Principi alla
conquifta , eblìero poi quegli flefn invi-
atati per fbfpetti , .quando gli vedevano prof-
perati , e a maggior fortuna arrivati 5, on-
de ne invitavano altri per difcacciar i pri-
mi, per la qual cagione il noftro Reame
fu tmferameme afflitto , e.refo teatro d'
afpre,-c di crudeli guerre.
Ma mentre il Legato Appoftolico era
•di ritorno in Italia , portando la Rovella
della venuta di Carlo , ecco che Urba-
no, dimorando ih Perui^ià, fé ne muore
in quell'anno 1264. ciò che impedì per
allora il paffaggio di Carlo in Italia*
( a ) Xe carte di quefle condizioni
Confeftab^ del Regnò y foL 70. 7 1 . .
CAP.
modificazioni vmgpno rapportate dal Tutini de'*
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DEL REGNO DI
GAP. IL
Spidìziom dì Ci^SlEìfflB IV. e tonquifie
4i Carlo d'Ancio* » da lui invefiijfo
del Regno diPugtia^ r di SicHia •
RE Manfredi kitcfa la «loitc di. Papa
Urbano ne prcfc^ grandiffinao i^iace-
Te » fperaado <ffer m tutto faor di peri*
colo I non m«iio t>er le difcordie , che a
^ue* tempi folcano forgcre traVCardìnali
per reiezione , onde nalc^eya lunga va*
cazioné della Sede Appoftolica^ che p^er
la fperanza area » the fofje, eletto alcun
Italiano 9 U ouate non avetfe interetfe co*
NAPOLI LPB. XrX/ CA^ It. 40J
mondo; e la Bolla di qneftì mxKàxio^
ne i ra{|porta^a da Lunig' (^) ; e dà
poi neirìfteffo Jinno i2é5.inveftidelRe*
'pno Carlo d*AR'^iò 9 e la Bolla di quefta
invejlit4ira con* tutti i fuoi patti, e. gra-
vami > fi legge pure pf etfo Lunig < ^ ) »
ficcome anche il giuramento dato daCar*
k> nel 11 164 a Viterbo , pag. 979.)
E perchè tfovò il Co41egio tutto nel
fneienmo propofito , m^ndò fiibito. con
firan celerità T AiiciveA:ovo a 4bIkcitaDe
a- venuta di Carlo «. Confermò ancora il
Qérdìnil Simone di S. Cecilia Legato in
Francia^ dal ino pred«ceflei» eletto ^ ^
gli knSt , ctie a^olvéife tutti i Orocefi*
gvMuV-iSLHztù per Terra Santa , còmmu*
Tranzefi, e. 4^ avelfe abborrimeato d^iàr tando loro il voto nella conquifta di Si-
trodur gente Oltramontana in Italia; ma cilia^ come fi raccoglie da un'epiftola di
veftò di gran lunga ingannate 9. perocché Clepeate fteffe riferita da Ag^ftino In^
i Cardinali, che .fi trovavano averkr of- veges (i)« Scride ancora al S. Re Lo*
fefo , e dubitavano , eh' egli ne a^etfe pre- dovìco , che delle ajuto a Carlo fuo fra«
£à vendetta 9 ftudiarorifi dì creare un Pa- tello) ed effendofi reiidnto certo > che co*
{la d' ankno , « di yakve fimik al mor- s\ il Conte di Provenza , ^me il Re fuo
to « e di comune conietifo a Febbraio del fratello erano difpefti per l' imprefa ^ coni*
Auovo anno izó^. crearono Papa il Car-
dinal di Narbon^ ^ Coftui non fole era
•di nazione Franze^e, ma vaffallo' di Car-
lo (a): ebbe ^ià moglie , e figliuoli ; «
fu uno de' primi Giul'econiulti dellaFran*
eia : fu poi > morta fua moglie , fatto Ve-
iicovo di Pois , iiidi di Narbopa , ed ap-
preffo Cardinale , ed qr^ fi trovava Le-
diate in Inghilterra . Tofto che feppe V
elezione, partiifi di Francia > ed in abito
fconofciuto di mendicante , fecondo il Pla-
tina, o diimercatante > come vuè} Col-
lenuccio, venne ^ Perugia » ove da^ Car-
dinali con fomma riverenza ricevuto^ fa
adorato PenteJBce ,^ e chiamato Clemente
IV. indi con molto onore a Viterbo 1
conduflero .
La prima cofa, che e' trattò ^nel prin-
cipio del fuo Ponteficato , fpintd" da quel-*
la naturar affezione , che la nazion Fran-
zefe fuol portare a' fuoi Principi , fu la
coticlufione di fegultar^ quanto per Papa
Urbano iuo predeeetfore era fiato comin-
ciato a trattare con Carlo d^Angiò, per
mezzo deir Afciveicovo di Co&nza .
( Clemente IV. fucceffore d' Urbane ,
rivocò prima V inveftitura data ad Ed-
Tom. IL
(a) Cofiamo Vé.u (b) Ced* Irai Diplom, Tom. a» pag. ^42. (e) Uid.pag.fi64.
(vd) ìvveges AnyiaL di Palerm. tofff- 3*
mife al Cardinal di Tour;, che aecerdaf-
fé i paKi , co' quali egli voleva , che fi
fbffe data T inveAitura i ed ancorché non
poteffe alterar niente diciò,lch'eraucpa«
tenuto con Urbano, fopra le modjéca»
zioni già fatte i nulladirnanco > ora che
vide Carlo impegnato, volle di gravi; e
pelanti condizioni obbligarlo neli' iftefib
^terapo , cbe gli dava T inveftitnra .
Aveva Urbano , come fi è detto , ten*
tato in quefta nuova inveftitura che s'of-
ferita al Conte di Provteata , ricalarne
per la Sede Appoftolica ^an profìtto ,
prpccurando allora con op;ni induftria , che
la Provincia di Terra di Laverò con Na-
poli , e r Ifole adiacenti ,-m>n altrimente
che Benevento , foife eccettuata , è fi ag^
^iudicaffe alla Chiefa ; ma Carle non voi*
le fentir parola ; poidiìè finalmente . non^
fé ali concedeva un Regno , la cui pof*
feilfone fede valute, ma doveaegli col-
le fue forze difcaceiarne il pofieflbre IVI an-
fredi , ed il Papa non vi metteva, altro
che benedizioni, ed indulgenze ^ ed un
poco di carta per l' Inveilitura ; poiché le
iue forze erano così deboli, che non po-
teva nemmeno mantenérfi inRoma.Cle^^
E e e men-
X
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40tf DELUrSTO
mente per tanto non potendo appropriar
a feqfliella Provincil , t>roccurò abineno
Sravare T investitura di tanti patti, econ-
izioni, che veramente refe il nuovo Re
ligio, ipogliandolo di molte prerogative,
delle quali prim^ eran adorni i predecef-
lori Re Normanni, e Svevi.
I CapltoU ftipolati, e giurati da Carlo
nel modo , che il Papa gli avea cercati ,
fecondo che vengono rapportati dal Sum-
ftionte, da RaìnaldiT (ii )/ e da Inveges,
ifOHO i fefiuciui.
I. Fu da Clemente invcftito Carlo Con-
te di Provenza dftl Regno di Sicilia*»/-
uà , e €itra , cioè di queir Ifola t. e di tut-
ta la terrai eh** di qua dal Faro infine
a' confini dello Stato delta Romana Chìe-
£i ^ eccetto la . Cittì di Benevento con
tutto il fuè Territorio, e pertinenza} e
oe fu inveitito prò fé ^ de/iendentHus mth
fcults , li>* faminh: fcd mafiujis exranti^
bus , fcemhia non féccedant 5 t^ ìnter maf-
4^los , primcfgenUus regnet . Quìbus omnibus
deficìentìbus i vel haliquo^ontrafacientibuf ,
Regnkm ip/unTrevertafur ud Et^hfiam Rp*
fnariam C^).
IL Che noti potfa in conto alcuno di-
videre il Regno.
III. Che deb]ba preftar il grurtnnetm)
éi fedeltà t e di ligio omaggio allaChie-
fa Romana «
^ IV. Atterriti i Romani Pontefici di ciò
che aveàno paflato co' Svevi, che ftiiono
iniierae Imperadori e Re di Sicilia , in più
capitoli volle convenir Clemente , che
Carlo non afpirafle affatto, o pfoccuraiTe
farfi eleggere , o ungere ^ in Re , ed Im-
perador Romano^ ovvero Re de' Teufo-
flici , o pure Signore di Lombardia , o di
Tofcana, della maj^gior parte di quel-
le Provinche, e fé vi fofle elettole fra
Suattro mefi non rinunziaffe , s'intetìda
ecaduto dal Regno .
^ V. Che non afpiri ad occupar T Iihpe-
rio Romana, il Regno de' Tettonici , ov-
vero la Tofcana , e la Lombardia .
VI. Clic fé accaderà , ftante le contefe
eh' allora ardevano per V elezione dell' Im-
peradore d' Occidente , che folle eletto
(a) Ratnald, ann. 1265.- (b) V. Rat-
naldo ad anyu 12^5. il quale adduce conven-
zioni' pia diffufe intomo al regolamento del'
la fuccejfione del Regno . (e) Reg. 1273,
RIA CIVILE
Cark) , debba alle mani del Romano Pon-
téfice emancipar il fuo figliuolo, che do-
vrebbe fuccedergli , ed al mede£mo ri-
nunciar il Regno, niente preCfo ^i fé ri-
tenendofcne .
VII. Che il Re maggiore d' anni 18,
pofla per fé àmminiftrare il Regno , ma
etfendo minore di quefi" età , non potfa
iimminiftrarlo ; ma debbafi ^tìttt iotto
là cuftodia , e Baliato dell^ Romana
Chiefa^^ infino che il Re farà fatto mag-
giore.
Vili. Che fé accadeffe una fua figliuo-
la femmina cafarfi a)ir Imperadore viven-
te il padre , e quedi defunto rimanere
ella erede , noh poffa fuccedere al Regno;
t fc deferità a lei la fncceffione der Re-
gno , fi cafalfe eoli' Imperadore , cada dal-
Me ragioni di fuccedere.^
IX. Che il Regno di Sicilia mm^fipof-
ùl mai unire all' linperio •
X. Chéfia tenuto pagate per lo cénfo
ottomila once d*oro l'anno nélfafefta de'
SS. Pietro , e Paolo in tre temiini , e
mancando decada dal Regno ; e di più
un palafreno bianco , bello , e buono ; e
fecondo un iftromento che fi légge nei
regale Archivio ( r ) , che fecero // Te-
forieri del Re Cairlo I. nelF anno 1174.
con alcuni Mercatanti di pagare alla Se-
de A|>poftolica otto mila once d*oro per
quefto ceitlb , fi vede, che fci mila fi pa-
gavano per lo Regno di Puglia , e due
mifa per l' Ifola di Sicilia .Del che fu-
rono i Pontefici sì rigidi efattori ^ clic
neiranno 1276. ftrmferó' ih maniera il Re
-Carlo , che trovandofi in Roma , e fenza
danari \ fu forzato fcrivere in Napoli a*
fuoi-Teforieri, che impegna^ero a' Mer-
catanti la fua Corona grande d' or<r^ e
tante delle fue gioje , ed oro , che abbia-
no in p^efto 8«.^mila once d' oro , e che
gliele mandino fubito in Roma per do-
verle pagare alla Sede Appofiolica per lo
cenfo di quell'anno {d.)\
XI. Che debba pagare alla Chiefa'^Ro-
mana 5000. marche fterlìne o«ni fri mefi.
XII. Che in fuffidio delle Terre della
Chiefa , a richicftà del Pontefice, fia tc-
mito
foL 167. Vien anche tappw^at^ 'dal Tutim
degli Ammira g. del Reg.p.i^. (d) Ckioc^
car. tcm. i. MS, gi/ffi/d. ^
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIX. CAR IL . 407
nutc^ mandare ^oob Ct]R«lierì ben ansati ^*
in guila che ciafctiaa abbia da mantenere
a fiie (pefe aliaena tre cavalli per tre me*
JQ in cja&hedun anno ^ ovvero fi poéane
oommiitare in foccorfo di Navi*
XIII. Che debba itare a qudlQdiffinì-
rà il Pontefice ioprii H det^minaaione de'
confini da £irfi di Benevento* •
XIV. Che diaficuità a'\Beneventaoìper
tutto tt ^egnoi ed ofTervi i loro privile-
{i i e ebe p^rmetu di poter difpooere U-
«ramente de' loro propri beni .
XV/u:he non potia nelle Terre delta
Chieia ReiSBina acquifiar cos" akima per
fuakm<|M titcdo ^ né ottenete in quelle
.ettoriaV o altra p4ideAana^
XVI. Che s' abbiane a relìituire alle
Cbiefe del Regno tutti i beni > che aUe
" medefime furono tolti •
XVII. Che tutte- le Chiefe , e' loro
Prelati y e Rettori godano della libertà
Ecclefiemcay e particolannente óetle eie*
zioni 9 rifiabileiMo^ CUmenee ciocché A«
ledanAro IV.^aveft aggiunte neir inveiti»
tura' data .ad Edmovido ^Ymoia del Re
d' Ifiébilterra ^ cioè cbe il Re ^ e fuoi
ittccdTMt non s intfomettan)» n'elle.el^zio*
mif poRùlaziooif^e pfovìfiomi de'Prelati,
in gui&» die > ntc itnte eUBionemy Jvut'm
^leQitMey v$l fofi Regìus^ affenfufij vef fon^
fdmrn alfquattnus piq'uhaiMr{ tf ) ^^ ibggìni^*
gendofi però V ^^ eie *pon abbia e pr^
giudleaie tSL Re, e fboi eredi,, in qnente
$' appaitene #» «./uro piArmstu^y :fi ^ciLRéà
ges SmUa , fm èfufdem Regni , é' Terts
Dommi y.hM&mut in aliena ^ vd i^iquibuf
Ecclefidtum ipfarum eonfuevertmt haitre i m
tantum tmmemy in quantum Es^U/hitum:pa'
Granir tmntamcé hfiituta €6nctdum \ ficcòme
perciò- pon &itono efdnfi i Re 9 fempre
che bi pèrfona 'eletta foffs loeo fe^^etm
4* infedeltà) d' impedire it potfeffo ; e con^
cedere il placito Regio alle Bolk di prò-
viiìone, come aksove diremo.
XVilL Che le cauie Bfccteiiafttcfae ih-
vmÈtm )M«ate ismanzi agli Oidinar) ; è
per ap^lazione alla Sede Appoftolica •
XIX. Che abbia a rivocare tutti gtà
< 8 ) Chiwc. M^&. Giuri/d. ir^lndktft. %qi*
'< b ) jtnonym. Romam- Cives de more mo6i^
lés ^ qum ex hoc in Hfud etìlìé de faeiliyeA
J'at ofcafio y illìus $mdie^ t kb e mwù i e^eqmasy
q.uas ipfis pfxfcnpta veteruvt tratfsfudit aié^
Statuti emanati centra bfr liberti Ecde*
iiajftica . .
XX. Che i Cherici , n^ per le cade
civili > né per le criminali fipoflanocon*
venire avanti il Giudice Secolare, fenoa
£ trattale civilmente* di canfe attinenti
a' Feudi-. . .
XXL Che ninno imponga taglie * alle
Chiefe. . .
XXIL Che. nelle Chieier vacanti non
pcrfEi pretendine > ed" avere né Regalie ^
né frutti ^
XXIII.. Che gli efflieti d^Ua Sitrilia fi
riducao» net Regno- ,/econda che cornane
detà la Chieia Romana..
XX LV. Che non laccia lega^ o confe<
degisiione coiv alcutio contro Ta Chieia »
XXV. ^Che debbia tener pronti milje
Cavalieri oltramontani rappareccbian pet
Terra Santa ,. oalWaffere della Fede.
Quefte fona quelle convenzioni y del*
le quali (peft> Marino ài Caramantto^ Aa*
dna Slfetmay e gli altri npftri Scrittori
lanna iQemoria y ^nda trattano de^ pe^
fi. f che neir inveftitura éatà a órlo fu«^
reno da Fapa Clemente agghxitti »
• Accordate in cotal maniera quefte Ca*
pitolationi , e ^ pHi felleeitando Cle»
mente ja venuta dd Conte y intraprende
quelli It ^paffaggio^ ed «vendo latta ae*
compagnare la. Conteflla Beatrice fua m^
glie da molti CapiuniV e Cavalieri Fran*
zefi,. e Provenzali , ^òftoro-feeero il viag*
aio per terra ; ed egli da Provenza , tU
fendofi- pofto intrepidamente con pochi le»
gai a ibicar il mare, dopo avere miraco^*'
lo4i|ìente fcampate T inudie y che Man-
fredi gli aveatefi? eon Sex Galee y firiat^
mente giàngè ^con ibmma feliciti lìel me^
ié^di Imggio ili queil* anno iz<^j. a Rd^.
mari ove fu da'Ronmtla ccHvmoltiapplau*
fi , e fegni d*^ allegrezza ricevuto , e ca-
feggiato}^ e narra V Arnnm»^ i^)f che Ai
tatita la leggerezza y e venità de' Roma^
ni , che riteoendo dfft per la dignità Se-
natoria y %a piceiol veftigio deli' antica lo^
no libertà ,. voUero anche di qnella fpo-
gliarfi y ed eiclnfi i loro nobili y crearono
Eee 2' • Car»
thmkasi^ tem a n\ Aftrahentes , etccUéfi^ pf^
magna parte noiiliéus y Carolum Provincia
Cimitem degerunt in Deminnm^ f^Senato^^
rem Utbìs pee/rnuum^ e^ evofimm»»»
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^dt
htLtV ISTORIA CIVILE
Carlo tor Signore » # Senatore fewpctHò
di Roma.
(2uefta $J felice, e pwfta venuta di Car-
la ^.gii dìed^ tanta riputatzione^ , e £ima
di PrÌDcipe valorofot e> magaaojinoy che
fafeva per «òtta Italia > ia perfonafiiava-
htk per un grandiffimo . e/ercito- ^ cfnde
Venntco toAo da lui tuw que* della fa-
sione Guelfa a vifitarlb , e ad bfresirfi di
Iftc^irlo. Ed intanto Tefercito di*Carlo,
che per terra exafi avviato,- dopo vatf av-
venimenti , era finalmente giunta in Iia^
Sia^^ e*la CoBtetfa Beatrice a, Roma.;, on-
e Carlo defiderofp. é" entrar pKfta nel
^egno , per timore , che tvoppò kk JLo-
ma trafetenendofi, nonvòniifer a mancar-
gli i denari per (ìippliEe alie paghe^i^^*
foldati , foUecitò fortemente F éfpedizio'ne ,
unendo .tinta tsL fua milizia pec eombat-
leit r jei^rcita dì Manfredi «.
1. Sorenazivne di Car|.o h^Roma^.
MA prima d'ufcire di Réma^- volk,
che Clenience colle eefebmà fo*^
ìitt r incoronai^' Re , ed infietne gt* in^
viaffe r iqveftitura , fecondo ciò eh' erafi
ftabilito . Il PoiÀefiòe V di* era. a Perugia ,
gli fpedl fua.Boll^^ per k qmle cQmoki-
fe a^ cinque Cardinali^, che in- San Gio^.
Lateraao avanti allUkace pubUid^iTero la
Bolla deU' mveftittiet^ e riceVctfero dal
Cpnte il giuramento^ di fedeltà, dd ligio
oma|ffiìo,"e«delL' oiJervansa: di que' Capi'^
ioli di fopra Piotati» e coUe debite forme
r incpronaflero* Re* dell'una., e raU«a^:Si«
cilia.^ Li Cardinali lieAinati, a quefta ce-
lebriti furono Rodolfo Vefcovo d? AJba-
£>,- Archerior Prete del tttoto di S% Praf-*
de ^ ^iccaodo di Sé Angelo ,« Gofiredo uiì
& Giorgio al Velo d^ oro r e M^ceo ^,
& Maria' in Portko> Diaooni Calcinali ,.
li: <)nali n^l giorno dell' Ept&nia sCé. Gt%b-
najovdi queft'^anoO'jziSé. colie ^ folke ce-^
Mmcmiè incoronarono Carlo Re d* ambe-
due le Sicilie infieme con feuftrice Aia
nioglie ,:. e^udo pcefeati molti Prelati, «
Signori con infinito^ popolo..^
( Di quefta: Beatrice fi legge il Tefta-
«lento ,. che iieoe a Lagoponfile neir u^
- (a) Cèd.Jtai.Drplom. Tom.lkpag.^TQ^
( b ) Tutim. di Ontfijiabtliy^ai. (e ) Th^
tifìl diCont^abilì ^ /o/. 79. tx Re£. Cjfm^
nò 1266. rapportato da Lunig C^)« )-
Si lefle la Bolla >deir inveftkuraf fatta
da eiememet per ta qual;^ con que* pat-
ti di fopra riferiti Y imreftiva dbl Regno
di Sicilia , €&• de tota Terra , f9ga eft ditra
PharufO' , lufque ad confini^ terrarum ipfiut
SUnùnut Éccléfia^ tkc^taCivitate Btnevan^
tana eum toto ierritark ^ tà* QMnìòus difirU
Siiur^ &' pertmentiis .
Ali' incontro i Cardinali tic^exono il
iigiio omaggio dai Re , ed il .giueameutO'
di fedeltà, la di ^csi formola infienie coir
iflromento déH' incoronaziooe 5 vìen rap-
-pmtsm dal Tfitioi (*.), ed è delfc^ucn-
tet^ove ìr,NoS'Garolus Het; gralinRexSi^
cìltXyfiucatus Apuiìégy & Prtncipatu^Ca'
pka , tS^r. W^bìs Dóminis Radulf^ Alba-
nf^fi Epifstfpo , 'Archer h , &'e* Diacoim C^^
dènaliÙMS , qiàèus^par Iheras fkas- DbmiuKS
Papa cpmmifip nfceptìmem tigìl héma§iì ^
fuid pfo Regm Skilke ^ it aiiis-Tèrrh No*
éif a pTxtdìSka Ecdtfia Rirniana^cencèffis /f*
nemuT y eidem. Ebm^ Chnmtii' Pfpa IV. &
efiis fuc0efff>ri1ms^cw^ùnìc€' ini^Oiì^ibus j -&
prsdìclie ÈoctefutRmfittmt f fàlere y atinma*-
niàus-vefirisy wof ^ ^ nomine' ipRus^ Dow/*
etffarumy aa' ppedt^a R»màn^ Ecthfijc^ ^
per-nps eidenr-Domi Papa y e/MS Jucceffùtì"
kusy ae Rtmarta Ec^efià Ìi^um> Aamagiun^
faaiwmsf- pr» Regna Sifiti^e , ac tot» Terra ^
aute eft^ citr^t Bhà^mm , ufque ad eanfinia
È^£9iMr»m , eucepta^ Civitate Bén^eventana-
itwn fo^ térrifmioy ^ imnilms diftriSUkus^
^ p^rpinànfis^Jjùs ^' nMs y & kstedi&us
mfìti* a prsSQàiJEccléfia^ Raomma aencef^
Donò attiBora ^oefto Principe m ncom*
pegik , e OMmorja di quoft' atto al Capi-
tolo* di S. Pietro^ e fuoi Canonioì in per-
petuo l^fiendite, t provènti della Bagli*
vagella Città d' Aiftona, e 4*ajtte rendi-
te , cfae la Caineira' Regia efi^va fepra
di quella fita negli Abruzzi , come per
una carta dell' Archivio Regio rapporta il
Turino (<?), e di più o«[iii annowp^
petuo 50. once d' oro* fopra. la Pogtfa di
Napoli (td)..
Il Sommario della Bblla di gucft^inye-
fiitur% £o' Capitoli ài fopia eyoftt vlea
i rap-
li IL 1.297; A. fot. 152. ( *) Tom V. JfL
$. Gitm/éL épuà €iio£C4aì^
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;
fappoTtata dal Sum monte , e parte ddk
mcdefinia vieti anche rapportata da Bal-
do (^) ne fuoi Comentarj al noftro Co-
dice, E quefta è la prima finttura, nel-
il quale quelti due Regni ren^on la pri-
Tti,i Tolta chuinuti di Sicilia citra 6^ ni-
$fd Phitfitm , Jei^gciidofì quivi : Ciimms
ndavit Rignum Skilìx dira t O
j hatum . E da qui in pmgreflb di
tempo ebbe oriefine T altro moderno tito-
ki : Rtx ttiriufyue ^iciiit , Non gii che
Carlo i' ufìfle mai ne' fuoi diplomi y e pri-
vilegi^ Doìchè ritènue Tempre i^li antichi
titoli , de* quali s'erano valfi i Re Nor-
manni T e Svevi » ficcome fi è offervaro
nella riferita fcnttura del ligio omaggio i
ed m mokr altre fatte ne* feguetnì tem-
pi olTervarfi il medefinio fa vedere Aj»o-
nino Invcaes ne' fuoi Annali di Palermo .
, Il Biondo» Platina » ed alcuni alrri aj-
fermino, che da ora Carlo riceveffe an-
che il tirc!0| e la corona di Re di Ce-
fuiàicmme ^ ma fono di gran Ittn^^a erra-
li , poiché qiiefto titolo ancora non era
itato tolto aCorradino^ che per Jole qua-
dre di Gorrado fuo padre il riteneva , e
1^1 Papa non glie lo contrago mai . Per-
|rennc pafcia a Carlo dòpo la morte di
Torradino nelTanno 1176. per ceflioaedi
[Klaria d* Antiochia ; onde avvenne» che
[ne' fuoi privile^J fi leggono per qucfta ca-
gione ìli maggior numero gli amii diSr-
cilia, che qtielH di Gerufafemmc C^)*
Terminate le feftc della coronazione ,
il Re Carlo fenza perder tempo fi psjfc
ili cammino con le fuc genti contro Mao-
tredì> e per la Campagna di Roma s'av-
viò verfo S, Germano. Il Papa non ed-
Èva dì foUecitarlo, e per a^evolarT itn-
prefa | mandA in Sicilia il Cardinal Ro-
dolfo Vefcovo^ d' Alboino » acciò cfoeefìqnnf"
Je ì Siciliani > e foUcvaflequfr* popoli con-
tro Manfredi p Altra ^rmìata avea già pub-
blicata in Iralia > dove per la fortuna, e
felicità di Carlo la parte Guelfa era no*
•abilmenre cefciuta dif^anitOi ddalTin*
«DOtro i GliibeUuki tutti difpi:efll.
(l) UmÌ^ in t\ aim antii^fimiùiis y Ctk
y:,r. dtltbef. (b) Invcgts to, ^- Annui, di
V?- IL
C A P/ Ili,
40S
^J|
Rs M^WREDT fkvj£ ^on inirefiidi!
imlvre U mmìeo ^ f^ctmetìit fi viem
^na^^lh^ ndl^ qnsl^ , (rgditQ djfu
rimane infelicemente uccifo . ^
D Air altra parte il Re Manfredi n
rralafciava con intrepidezza 1 e 1
lore accorrere in tutte le pani per prq
rirfi ad una valid^i difefa - Dolevafi à\
avverta fua fortuna > e fremeva infiein
e llupiva in vergendo il fuo Nemico n
Iblo aver con taivta felicità fu poche h
vi vaticato il mare, e sfuggito Ti nconi
delle fue Galee, ma con giubilo^ e fé
effe re ftato ricevuto in Roma^ e irtrui
il fuo efercito , eflere già ne* confi
del Regno . Stupiva ne' medefimi fi
fuddftì vedere tanta incoftanza, e \
iubilità C<^} > fembrandogli , che tutti eh
miffero Cario ^ e già per ogni angolo n
s udiva altro, che il fuo nome, e qu<
lo àt Franzcfi . Non rralafciava intaii
il mal avventurofo Principe inanimirgl
ed incoraggiargli alla difda; ed a tal
ne convocò in Napoli una general A flei
blea di tutti i Conti , e Baroni , rich
dandogli del loro a j uro {d)i fcorrevaci
ora a Capua, ora aCepperano^ ora al
nevento , e commife la cullodia de* pa
a due r de' quali dovea promettcrfi o|
aceortezza^ e fedeltà; al Conte diCafi
ta fuo cognato , ed al Conte Giorda
Lancia luo parente ^JPrefidiò S* German
^ ivi po(e gfan parte de' fuoi Cavala
Tedcfchive Pugliefi , e tutti i Sarac^
di Lucerà ; ed intanto va in Beneven
per teiwe in^fede quellla Città, e peti
correre da quivi a'bifognldelfuoefei:"^
ed indi pana a Capuar«
Ma tutte qiieflt cautioni iTtentefi
rono a quelF infelice Principe j poicJiè
lendo Carlo eiunro alT altra riva del C
rigirano j preflo a.Cepperano , il Conte
Caferia ch'eja alla guardia di quel pafl
con alcune fcufe fi ritirò indietro » e
Iciò , che patf^lff! il fiume feni' alcuno of
colo : il Conte Giordano ftupiice del t
dimen'
fiabilhsti^ Ù* vofù mntrarìo illomm del
^uo t^ho diiùìt^àì . (d) JÌìiM/fìK
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ilitneato , e tmM indietro per la via di
Capua* a trovar Manfredi . Così > come
deplora T Anonimo , ad mahm de/linstus
Manfredns^y qui apud. Cep^ranum^itis^/u^
ftfijientìam vrdinan' dei ebat , pajjus Regni
vacuos y &fine cujìtìàia mumiion^ reliquit^
ut liier^ adReg/ium aditus , pattai ìnìmìcìs •
Ecco^^me Carlo coi fue vittorioso e(er-
eito éntKi nel Reame , e comi^ tuiitii Ine»
ghi aperti fe^gli rendono ^ tsofto pfiendeà.*
do Aquino, e la Rocca d'Arci.
Il Re Manfredi avendo inteibt che Re
Carla avea patfato il fiume fe{iz^ alcun cottr
trafto y inorrìdifce al tradimento ^.^«d aven?»
do fubito unite le fue genti>^oll' efe^ito v.
<ehe teneva il Conte Giordano » cominciò
a temere non gli altri Bamtii facetfeio il
medefimo ^^ed avendo, già per Toletta U
fede de' R.egaicoli y^ tentò di iiplerfi render
Carlo amico^ e 4i trattar con lui di pace ^
mandò 'per tanto fuoi Ambafeiadori al mep
defìme a cercargli pace , o almeno tregua «
Ma il Re Carlo » che vedeva la fortune-
volar dal.fuo canto , non volle pemiere st
Imone occailooi., onde agli Ambafeiadori j
Bel fuo linguaggio Franzefe 9 diede quefta
altiera , e rigida rifpofta: Dite al Sjotdan
dì Lucana y, che io. *am. luì nqn voglio y^tti
pfljce y ni tregua y e che pifefto y 4» io mande^^
rò lui air Inferno y od egli manderà me^^in
Paradi/o (a). AvéaCarlo^ per inaninii-
ve i fuoi foldati y. lor perfualo , che eglr
militava per la Fede CattoIica<cetitro Man-
fredi fcomutficato y eretico y e Saracena :
eh' efII erano folcati di Criilo y e ohe i»
qualunque evento ,. £ darebbero efpofti atib
una certa, vittoria , o" d' e^r coronati col^
la corona del martirio 9 moreodo,; pdebdb*
landò Hnimico , <:qn> corone txdo4&le d'
alloro y' e renduti glesioft» ed imouNPtali .
ppr tutti i icceli (^ ) . * • .
Ricevuta Manfredi quefta rifpofta y h.
tutto rivòlto air armi, ed avendo ripofta
tutta, la fua fperanza nel gagliardo pfelT-
dio» che avealafciato in SjGerniaiw, ere»
dea> che Re Carlo.. na%avefle da proce^
4ere piò oltre , per «onjafckrfi dietro le
fpalle un;| banda cosi gfof& di foldati ne<^
mici , e che per 1^ Sto forre jdi S. Ger-
mano, fi farebbe- trattenuto, tanto ^ che^-
i' eftrcito Franzefe faffe diffoluto^ y per
«Mvatil.&el mefe di Gennaro ia qne^^lue^^
(e) Cofla^ìza Hi. 1. (b) Atianym»,
RIACIVIIE
ghi paluftri.t e^uazsefii o» chea lui and-
vatfeoi gagliardi ^ficorfi-di3arbeHe, do-
ve avea niandat<> ad aflbldaie g^an mir
mero di Saraceni ^ odi Ghibellini diTo-
ficana > e di Lombardia . Ma ecco igkidi*
e) umani conle tofto vengoao dopati da-
gli alti giudiq Divini y poiché eoittra ia
natura, delle fUgioni» i gioiruiemioi^pi.
di y e fereni » come fbglioaa e6re i pia
belli giorni di Prinuv^a ; e.^ieUi^ eh'
erano rimai! al prefidio 4t S. Gemano ^
non moftrarono quel valore nel difender-
lo y eh* egli s*a^éa. promelQb j perchè in
brevi di ,, per la virtù deXa velieri Fnw^
Ut^.y dai» r affelto alla Tem, eoa tutto
(*h^ i Saraceni valorefamente fi dìfendef-
fero, (a nondimeno quella pi^, e graa
farte del prefidio, uccifa.
Come Mahfftedi in^fe la per<lita di S;
Gennano, ritornando di là largente fco%*
jficu y. 3bigotti \ e mandata moha grate
a prefidiav Capua^ y egli con%liato dal
Conte Gual^^uiaiaq^ia i e dagl r altri . fuoi
^dàti Baroni >. & ritirò nella Città^ di Be»
neXiMKo y per aver T eleèìone > Ovdi dar
battaglia all' inimiee qnaitulo volee y ov^
véro iii ritirarfi-in Puglia, fe bifognalTe •
U Ile Càcio inMideiido k ritirata di Maet^
feedi in Beneveiito.) fi pefe a fegùicaiAoy,
e giunfe *a punto il feAo^ di di Febbraio
alla campagna di Beneire&to y e s* accam-
pò due nùglia lontana d&Ua Ckti ^ e man-»
co di uà miglictdal campo de" nemici. Al«
lora Manfitodi xol configlìe de* principali
del fuo campo deliberò dar là battaglia ,
giudicando v che. la dancfaezaa de' foMati
di Carlo peteffe promettergli certa vitto^
ria . Dair altre ^te Re Cario fpinto dell*
aedire fua ^noprio, e da quello, che gli
dava la ^vtuna y la ^nal. pareva v.^l^^ m
tutte rimprefè fue io' favorii y poftoia
ordine i fuoi y ancorché ftancbit afcl-ad
attacca» il fatto d' arme y onde fi eomin-
ciò quella memetanda^ e fiera battaglia^
la quale non è dei ndftrò iftituto deferi*
verla a ^màiuto > potendefi con tutte le
fue circofbnze leggere -nelt^ Anonimo »,
nelSummonte^ Iiwegeè) Tutini, epref-
ib molti altri Ulorici, che la rapportano ..
V infelioe Manfredi mentre la pugna
tutta arde 9 ed egli la mira da uniileva-
to.^Dlie^ wie èm òÌMXt é^ fiio eterei-
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DEL ROEGNX) DI
4d ^ ch^«iBBo mal «iMftte 4hi^«eiiitd > e
vakad» movere h terza» ch^era ibttotd
iva igeida tana xli Pngiiefi , fiWa a' Ca^
Jiitani- iiwi , ohe tofto ivi acoorreffero al-
a iiteÙL ^ s' avvvde ehe molti de* noftri
Reanicoli , ceri>cttti da Carlo, feguivano
il ìue. pastito h, e oon infame tradimento
njm ubbidivano, ma^^s' aftenerano di com-
battere , tjuando iV btibgno pia '1 ricMede-
va ( + ) • Allora Mairfredi co» anìm<» gran-
^, ed invitto, deliberando di voler- più
•tc^ morire, che iopravvivtreatantiva-
iorofi fiioi Campioni-, che vedea mr<}uèl-
la ^age nKMrire ; cala egli al campò , ed
over la pi^a pi% .arde fi inii^j^hia nella
più folta fcbiera de' iiioi iiemìei , è tra lo-
ro combatmodo^ da colpi di ii;om»fetiito
ìéiaftizia .;Egli dotto ^ 'f^afòfia r* e ìpi^-
'4e Mairematiche fu fcfperttAmo , «oti^ur
«mante de' letterati , m^ egli ^aocota fu
IxtteratilBme , è narrali aTec.com|toliojfìi
'trattata . delh caccia , a quefti tempi W
Principi efercitata , ed in fQmmo pregio ,
e diletta aytita. Biondo era , e bello di
perfona , e di gentile afpet^to , aflfabiliffirffo
co® twti , fempae allegro , e ridente, e
di mirabile , ed atneno ÌRge|^ j tanto
che non fon mancati li< ) chi con ragiò*.
-ne rabbia per la fua liberalità , ayvc*
-neoxai e cortefia> paragonato a Tito fi-
gliuolo jdi VefpafiaM , reputato la deli-
itia del gènere' umano . Della fiia magnK
ficenzà fono a noi rimafti beo chiari ve-
ftigi , il Poìto di Salerno , e la fimofa
braccio , perchè ninnò potetfe d^fi il van* Città di Manfredonia if( Puglia, che dal
(a di ina morte >, reftè mfelicejtienì«e^in fuo ritiene ancor ora il nome. E fisi con-
terra efttnto } e fcottofcinto tra innumefa- tinui travagli fofferti per difendere il Re»
bile folla di cadatreri eftititi, tre di, pri- gnodailein^vafioni di quattro Romani Pon-
ma che fott rawifato , tnìleramente giae- tefici , gli avéflèro dato campo di poter più
que . Così iufamemente_da^ fuoi tradito mo- attendere aHe cofe della pace , di più ma-
ri Manfredi f tf ) . Il cui ttjidiimento non «gnifiche fife oj^ere , e di altri più nobili iftr
potè Dante (ficcoÉie T -Anonimo) non
impuurlo a' nofth Re^Goli , chiamati al-
lora comunemente P«;/iVj^ , quando nel
fuo Poema {b) conmiemorando queìfe rot-
ta , coir altra xlata a Cocradmo, dMfe:
E r altra ^ il cui offameìtntor Raccoglie
A Ceperan lì , dove fu éugiardo
Cia/eun Pugliefif j e là da Tagli/ttozze ,
Ove fen^^rme vin/e U vecchio jtlarelo.
Ecco r infelice fine di queflb invitto ,
e valorofo Eroe , Principe i fé ne togli
la (bverchia ambizien di regnare , e non
aveife avuto Todio di più Romaìii Pon-
tefici , che lo depinfero al Mondo per cru-
dele , barbaro , e fehza Religione ) da pa-
ragonare a' più famofi (Capitani de' fecoli
vetttfti . Ei magnanimo, forte, liberale ^
ed amante della giiAizia , tenne ì fuoi
Reami in filato florido', ed abbondante •
Violò foUmente le leggi per cagion di re-
gnate-, in. tutte le "altre cole ferbò pietà, e
(t) Aìfontm. Mandar caterìs Capitanìs
tsy Praìpofitis fui exercitus , quod illico de-
fcerìdant ad /mgiiam: fed' cum nonnulli de
Regno y fui quofdam.falfof Comites , cr^m
qttìòus Rcx Carolns fub colorato patrìmp7tia^
ìis furceffwfìi-s titulo fpoiia-Regfiì dhifarat^
fequebantur , nollent bellum ingredi , /ed prt-
ditorie abjiiti(fem , Manfredus cum fuis mi-
nuti avrebbe egli fornito quéfto Reame'.
' Intanto V efeiicito di Carlo avendo m-
teramente disfatto quello deirinfelice Man-
tìtdi , inolwofli nel Regno , ed in pàf*
/andò , non vi fo crudeltà , e ftrage , che
i Fraiwefi non ufefTero ; Benevento andò
a lacco , ed a tuba., né fti perdonato a
feffo, né ad -età. Que' Baroni, che nella
pugna non reftarono eftìnti , parte fuggen*
do fcampatono la moire , e parte ìntegui-
ti da o«e' di Carlo furono fatti prigionie*
.rr : akuni ne furono mandati " ptigio*
ni in Provenza , ove gli fece morire d'
afpra, e crudel morte: alcuni altri Baro-
ni Tedefchi , e Ptiglicfi, ritenne pricio-
ni in diverfl/ luoghi dd Regno ; ^ed a
preghiere di. Bartolommèo PÌMìatelIi Ar-
civefcovt) di Co(ènza , é poi di Meffina ,
diede libertà a' Conti Gualvano, e Fede-.
rico fratelli, ed a Corrado, ed a Marino
Cipece di Napoli cari fratelli (d).
. ^ ^ Era-
litìbus mori poifu^ efigens y &c. (a) ^-
n^nyfn, Ptoh dalvr t a fui» fic prodhus , &e.
{bf Dante nelP Infer. canto 1%. ( e ) Rie*
eehnldo prejfo il Sumikonte . (d) jinonym^
\ Quibu^ ad prece} B. de Pigyìatùllis Arckic'
^pi/ropi Meffarrenfis i^t)e veniam pofl eveU"
tum pr^fata deliberatimi ìndulferat •
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411 . O E L r
Craio intanto Icorfi tre giorni > ^e di
Manfredi aon^^ avea novella alcuna , t^
to che a cfedea avefle colla fugaToampa*
ta la mirtei ma fatto far da Carlo o4t;-
tHIima diligenza nel campo tra* eq^itnor*
ti fu finalmente sl 29. di Febbraio gior-
no di Pom^ica ^ cavvifato il fuo -cada-
Tetp ( 4 ) ^ e condotto avanti il Re « lo
fece Carlo oflervare da Riccardo Conte
d[ CafetUE., e dal Conte Giordano Lan-
cia , e da altri Barc^- prigionieri , de*
ISTORI A CI V ILE
mico di Manfredi, cui nonbaÉAIa mor»
te per eftinguere il fuo implacabil odio »
ad. alta ^oce gridando cominciò a dire t
che fe bene non fode flato Manfredi fe»
poltQ in luogo iacro» eia però fiato ilfiio
cadavero poftop^ilb afiencrento, in ter-
i^eoo eh' era "della Romana Chiela ; che
dovea quel^rane morto levarli da quel
lóoffc), e portarli fuori del R^no» e le
offa bttttarfi al vento ì del di cui zeloco^
tanto fi compìaicque Papà. Clemente » che
quali alcuni timMamente riipondendo 9 furono Tofifaditfotterrate, ed^a lume Ipe»
^u^Thdo fu cfoo^o agli 4SKxhi di Giorda-
no ,. quelli tono , che lo riconobbe j dan^
dofi colle, inani al volto, e gridando al-
tamente, e piangendo fé gli'gittòaddótfb
bacciandolo, edicendd^: Oimè^ Signor mk^
cV i quel che Ì9,9^MÌo, ! ^ignot buono ^ Si^
£»^ ffvi^ 9 f^f^ ^i ^ ^^^ crudelmente folto
d) vita! Vàfo di fHofofia y^ onàanìentq ideila
milizia , gloria dd Rjtgi , pmtó mi Ì nega*
txy un coltello , ch^ io -^i potejfi uccidere pet
accompagnarti afta morte y come ti fono nel^
tt mtjitìe (^); e così piangendo non (t
gli pptea diftaccare d! addbfib , commen-
dando qu(|' pignori Fiani^£ molto cptaiv'
ta fua fedeltà, ed amore yti^ù il morto
Principe • E ^ricfiieftó Carlo da^ Franz^fi
fieffi impietofiti del,cafo eftrMno, che lo
facefle onorar almeno ,degli ultimi uffici ,
con fa%li^ àar ieppltQfa. in luògo &cro',
il oppoie il Legato Appoi^lico , dicendo ,
che ciò non conveniva,.eflendo morto in
contumacia di Santa Cbiefa ; onde Carlo
loro rilpQfe , eh' egli lo farebbe molto vo-
loqtieri , fé non foifle morto fcomunicato *
Perlaqualcofa. JFu il fuo cadaverò Seppelli-
to in nna folta preifo il Ponte di Bene*
vento, ove ogni foldato ( affinchè alme-
no in cotal guifa fotfe noto a' politeti- il
luogo del fuo.fepolcro, e Toifa -non fol^
fero i^arfe , ma ivi cuflodite ); vi buttò
una pietra , ergendovifi perciò i|i quel Uio-
gp un picciol monte 4j f^ * «
Ma F Arcivefcovo di Cqfenza fiero iqi-
to /urono 'tralporta«e • in riva del fiume
'V€rde , oggf appellato Marino ( r ) , ^ed
efpofte alU p^^a^ ed al vento , unto
c^ gli abitatori -di que' luoghi non pote-
fon mai di quelle trovar fegno « o me-
moria al'cutfa. (^) . Danle.Gon^e Ghibel-
lino , avendo compatimento d' un <ìosì mi-
ferabil' calo , finge Manfredi penitente , e
io ripone p^rcì^ non già nell* Inferno ,
ma nel Purgatorio^ e cosi gjtifadire : (0)
« * *' . ■ • " >
Io. fon Manfredi
Nipote di C<fiaHZ0 Impa^ice: .
()nd\io ti priegOj.cAe quando 4u rt^di^
Vadi, a mia iella figlia genitrice
DelV onor di Cicilia , e di Ragomt/
. ^E dicfÀ a lei U vcty s^ altro Jt dìce^
Pò/eia ch^ r eSii rotta la.perfona
Di due punte morali ^ . /' -mi rendei ,
Piangendo é queii^ che volentier perdona •
Orrìbili furon ti Peccati 'miei :
. y Ala la iontà infinita ha sì gran braccia^
Che prende ài y che fi rivolge a lei .
Se 7 Pi^or di Cosenza , eh' alia caccia
Di mefu.meffo par Clemente allora ,
Jlv/ffe Ih Dio 'ben letta quejia faccia ;
V offa del corpo mio farien ancora
lìh co del Pónte preffo a Benevento
Sotto 1$ gèatdia de la grave mora :
. Or le bagna la pio^gUy e move 'l vento
' Di fuor dal $^»o , ^uafi4ungo il Verde:
Dove le trasmuto a lume fùento •
• Per lor maledizi((k sì non fiperàe ,
C/;e
( a ) ££(/^- Camlì ad Clem.IF^. ch'i fi leg^ qua fecus Calorem Btnpventi fluviumfifu/^
gè preffo'Tutini de' ConteJL del Reg. pag. 96. ta erant yutiffue^lo funebri officio defeEla
( b ) Inveges AnnaL di Pater» ^.3. ( e ) • Boc^
caccio ; Viridis fluviief a Picanatìbus divi'
dens Aprutinos ^ & in Truentum cadens ,
mirabilts , eo quod efus in ripam , qii^- ad
Picanates varfa efimjujfu Clementìs Ponti-
ficis Summif offa Manfredi Regie Sicilia ^
fuerum^a Confewtino Pj^ftfule , e» quod Fi^
delium communione ^ripatus occubuerit •
( d ) Mejjand. Andrea nella Xjuerrm di Pao^
lo JV* ragion.
Purgatorio •
2. ( e ) Dante Canto 3« del
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DEL REGNO Ul NAPOLI
Che non poffa tornar P etemo dmore ,
Mentre che lafperama ha fior del verde #
C A P.
VL
Re CÀfLlo entrato net Regno , tomtncìa a
reggerlo con crudeltà , e rigori ^ onde ii
fìio governo i ahhorrito , e gli mimi fi
rivoltano y ed invitano alla conquijia Cor^
radino •
SParTafi intanto la iPatna della rotta dell'
efercito di Manfredi , e la fua mbr«
te , non fuwi Città così dell' tino , come
dell'altro Reame > che non alzaife le barx*
dierc de' Franteli .
( Le Lettere del Re Carlo fcritte a Cle
LI fi. XIX. GAP. IV. 4t5
Filippo di Monforte con la maggior par-
te dell' efercito ad affcdiarla , ma difen-
dendofi i Saraceni » ch'erano dentro, va*
loroftmente , bifognò abbandonar V imprc-
fa , lafciandola però ftrettamcnte aflcdia-
ta, la <iual Città infiemc colla Regina t
e'I figliuolo non fi refe, fé non dopo la
rotta data a-Corradino> come diremo.
Jf Siciliani ancora , intcfa la morte di
Manfredi , fubito aliarono le bandiere
Franzefi , ed i primi furono ì Méffinefi .
Mandò perciò Re Carlo Filippo di Mon-
forte in queir Ifola , e non pafsò guari ^
che tutta la riduffe fotto V ubbidienza di
Carlo (^).
Ecco come in un tratto fi refe Carlo
Signore di ambedue ouefti Reami
con
mente, per le quali gli dà avvifo dique* allegria, e giubilo de^ Popoli, che fi ere-
tta vittorit , fono rapportate , altre il Sum- deano liberati dal giogo, come dicevano.
monte, da Lunig {a).)
Tutti gridavano il nome di Carlo , e
pfomettendofi nel nuovo dominio fran-
chigia , e dovizia grande , credevano do«
ver vivere fotto i Franzefi non folo li-
beri da ftraordinarie tafle , ma d' effinre an-
cora liberati da' pagamenti ordinar) . Non
era Città , ove Carlo cònducevafi , che
non foffe ricevuto con fegni d' efirema al-
legrezza, e giubilo. Tofto da Benevento
parte , e viene in Napoli , e non' ancor
quivi giunto, che i Napoletani mandaro*
no a prefentargli le chiavi della loro Cit-
tà . Entrò in quella ^on la Regina Bea*
trice fua moglie , con gran pompa , e fa-»
ilo, accompagnato da tutti i Nobili del-
la Città , che '1 gridarono loro Re , e dall'
Arcivefcovo di Cofenza afMito , fi por^
tò nel Duomo di S. Reftituta a render
grazie al Signore di cosi fegnalata* vitto-
ria . Creò da poi Principe di Salerno Car-
lo fuo figliuol primogenito, il quale ufci-
to da Napoli cavalcò per tutto '1 Reame
peF affezionarfi i nuovi vaffallì : e con
non interrotto corfo di felicità tutte le
cofe fuccedono ai loro defideif • ^ Le reli-
quie del rotto efercito erano ritirate in
Lucerà, dove anche erafi falvata la Rei-
na Elena moglie di Manfredi con Man-
ftedino Aio picciolo figlinolo, ed una fi-
gliuola ( ^ ) . Re Carlo tofto «landò ivi
Tom. IL
( a ) Cod. ItaL Diphm. tom. %^ pag. 970.
( b ) CtìfianzA lii. i. V. Inveges Annak di
Pahr. tom* 3. ( e ) Anonym. Mitti$ in iV*
del Re Manfredi , è de' Saraceni , e di vi-
vere fotto il Regno di Carlo franchi tf
ogai pagamento, in una perpetua riccher^
za , ed in una tranquilla , e quieta pace »
Ma reftarono tofto delufi , poiché i Fran-
zefi fcorrendo per tutti i luoghi , porta-
vano co' loro traufiti danni , e ruine in-
fopportabili agli abitatori {d). Ed il Rè
chiamando i Baroni dell'uno , e l'altro
regno, chevenifleroafervirlo, impofcan*
cora un pagamento ftraordinario alle Ter*
fé del" Regno contro la loro efpettazio-
nc) e Ittfiiiga , falfaraente ftimando, che
non folo non ^ aveflero da veder più foN
dati , né pagar pefi eftraordiftarr, ma d'
eflere ancora liberati dagli ordinar} . Ma
il novello Re all' incontro badando uni-
camente ad arricchire per quefti mezzi il
fuo Erario , chiamò a auefto fine tutti i
Teforieri , e Camerari ael Regno , e vol-
le da quelli eJlere minutamente informa-
to de' proventi del Regno , degli Ufiicj ,
delle Ciurifdizioni , e di tutte altre fue
ragioni del Regno j e poiché era fiato in^
formato, che un di Barletta nomato Gie^
zolino della Marra eia di quefte cofe in-
ftruttifliuio , e che per tal cagione da Man-
fredi era ftato adoperato in fimili aflari ,
valendofi della di lui opera per le nuo«
ve impofizioni d'angarie, taglie , e con-
tribuzioni t fecelo a fé venire , il quale
Fff per
ciliam Dominum Philìppum de Monforte •
^d) Anonynu
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414 DELL" IST O
per applaudir air avidità fua' , ed aoqìii-
•ftarfi perciò merito jpretfo il iiov^llo Prm-
^ipe , portpgli jioti u>lo tutti ì RegiAri >
AV« erano notati i pnoveoti degli yffic;»
ielle Giurisdizioni, e delle altre ragioni
K^ie ; sia anche i Re^ftri > ov' >erano
rutocate tutte le aftraordiinarie impofizio-
nid'angarie, parangarie, colletto, taglie*
donativi) t contribuzioni, coUe gualifo*
vente erano ftati ^p^refli i mi(«rillegni-
coli (a). Furoa tali le infmuazioni , ed
i configli di GiczolinO) che Carlo per
porgli più fpeditamente in opera levò tut*
ti ^i Ufficiali , che prima erano nelle
Provincie, e creò nuovi Giuftizieri, Am»
mirati ( A ) > Protonotar) > Portolani , Do-
ganieri , i^ondachieri , Secreti , Maftri
Giurati, Maftri Scolari, Baglivi, Giudi-
ci, e Notari per tutto il Regno, a'quar
li prepofe altri Ufficiali maggiori , che
ibpra di loro invigikifero . QucAielèrci-
tando le loro commeffioni con inneità
acerbità, e rigore, gravarono di pelo ia*-
ibppottabile i popoli , fcorticandogli , e
cavando loro il fangue^^e le midolle (r>«
Ecco ora mutati i giubili in continui
lamenti , .gemono fbtto il grave giogo i
Regnicoli, e tofto mutano volere, e de*
fiderano già , e fofpirano Manfredi • In
ogni angolo fi fentono lagrin^voli i]ue«
relè: O Rex Manfrede ( con amaro piant^
to dicevano ) te met non cognqvìmus , quein^
nunc & ter etìam deploramus • Te lupum
credeiamus rapasem intet Pves pafcua hujus
Regni , fecuttfpem proventi $ dominii , quod
de vMbilitaùs , Ò* inconflantid more /ut ma*
gnorum pr§fuJione gaudiorum anxie moraba^
mur^ Mgnum manfuetum te famfuiffecogno*
fcimusy dukia tua potejiatis mkndata fentì-
musy dum alterius , & ma/ora guflamus •
Conquerebamur freqnentius nojiram parttm ,
fttftem in dominii tua Ma/^tis adduci'^
nunc autem omnia bona , quod prius ejì >
& pér/onas alienigenarum cairùertere debt"
ntus in pradam ( ^ ) •
( a ) Di quefiì Regifiri faffi anche memo*
ria in una carta rapportata dal Summonte .
(b) Afionym. Legem ponlt Regnicotisy n$^
vosque Secretarios •y JufiitiariùSy Admiratos ,
Protonotarios , Portulanos , DohanerioSf &
Fundigarìos , Magifirós Scholarwrum ,^ &
Magijtros Juratos , Bajulos , Judìces , Ù",
Notarios ubique per regnum , & ft^p^ hos
R I A CI VI L E
L Invito di CoRRApiKO in Italia ; g mal
fucceffo della fua fpedi^ione •
DA^ lamenti fi venne alle mormora-
ziotti, e finalmente alla {TiTokizione
di chiamar Corsadino da Alemagoa per
difcacciare i Franzefi. Molti Baroni cosi
4i queflo Reame , come di /quello di Si-
cilia , s'accìngono air impi^fa , e iftiga*
no ancora , oltre i fuggitivi , ed i ramin-
{[hi , tutti i Chilb^llini di I^ombardia ,
e di Tofcàna a far , il medeiimo » acqua-
li , pcrmaggiormente Aimplargli , efppn-
gono r infoppcMTtabile dominio de*Fran-
zefi ( e ) ^ Que' che fopjra. gli altri fi
dìftinfero in quefta mofla^ furono i Con-
ti Gualvano , e Federico Lancia ftatelli ^
« Corrado , e Marino Capeci : cofiore fi
portarono in Alemagna a follefdtar Cor-
radino (f) unico tampoUp di tutta la pò-
^rità di Federico • Mandarono ancora ,
^r queft' iftetfo fine , molte Città J^mpe*-
riali i loro Ambafciadori, i PìTani, i Sa«
neii,«ed altri Ghibellini , e con le prò-
meffe , ed efibizìoni , portarono antcor»
molto denaro per agevolar la venuta .
Era Corràdino giovanetto di quindici
Mni : perciò fuà madre Elifabetta di Ba*
viera troppo amandolo temea efporlo a
tanti pecicoli' per una impreia riputai ma-
lagevole ; ma Corràdino fpinto da gene*
rofo cuore ruppQ ogni indugio, ed abbrac-
ciò r invito , ftimolato ancora dal Duca
d' AuRria ancor egli gbvaneno « i:he s'
dfferfe venir ancora in Tua compignia a
riporlo ne' patemi Regni ; e Corrado Ca-
pece tofto da Alemagna ne diede awifo
m Sicilia V
S^ accinfe intanto Corràdino al. via
gio , e nel princìpio dell' inverno di que
anno izóyj, parti da Alemagna conducen*
do feco il Duca d' Auftria , ed un efefci-
to di diecimila uomini a cavallo » e. per
la via di-«Frento nel mefe di Febbraio
• • . ginn-
majores Prap^fitos ftatuìt • (e) Anotiym^
SubjeBi^ gravant indebite , ac eis importa^
bilia onera imponentes exigenda plus debi^
tOf cruorem eliciunt y se medullas. (d) w4»
nonym. ( e ) Anonym. Univerfis in Lom-
bardia & Tufcia Gibdlinorum capitibus in-
ùmare proeurant de fa/pero , C^ anguflo , ac
impottabili dominio Gallorum • ( f ) Anonym»
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1>EL REGNO DT NAP
gìunfe a Verona ; ove convocò tutti i Prìn-*
cipi della parte Ghibellina y che V aveano
foUecitato a venire ^ e prdfa rifoluzione ,
che doveffero paffare per la via di Tofca-
na, fi molTe da Verona , ed inviando la
maggior parte dell' efercito per la via di
Lunigiana, egli col refto tolfe la via di'
Genova, ed in pochi^dlgiunfe a Savona»
dove ritrovò V armata de'PiJfani ^ nella qua^
le s'imbarcò,^ edandÀ a Fifa. IPifani V
accolfero con molto onore , ed amorevo*
lexaa, lo providero di denari, eglimo-
ftrarono V armata , che volevan mandare*
a foUevase le Terre nurittime d'ambe-^
due i Reami».
Giunta ^r tanto Corradino a Fifa in-
fiejpie con molti Principi d'Alemggna, e
con Corrado Capece di Napoli , coftui
cercò a' Pifani che gli dailero navi per
poter tragittare in Tunifi , a foUecitare il
loccorfo de Saraceni. Erano in Tunifi a^
gli ftipend) di quel Re > Federico , ed Er-
rico di Caftiglia (^)> i quali lividamen*
te invidiando la ^rande^za , e profperità
dèi Re di Caftii^Iia lor fratello , fi tira-
rono fopra r indignazione del medefimo >
onde cacciati di Spagna militavano in Tu»
nifi fotte gli ftipend) ,di quel Re . E pef
la continua con verfazione , che tenevano
co' Saraceni , eran(^ quafi dimenticaci del-
la Religione Criftiana, e ne' coftumi po-
co differivano da' Saraceni medefimi ( ^ ) .
Federico era in Tnnifi quando vi ^giunfe
Corrado > dal quale informato delle cofe
di Corradino > 1 induffe a prendere la di*
fefa y e-proccurare pr^o quel Re valido
fbccorfo » Ma Errico per la fua naturai
fuperbia > ed ambizione > entrato in fof-
petto del Re di Tunifi ^ era paffato a tra%
var Carlo in Italia, è poi con finzioni y
ed aftuzie fi mife a tentare nella Corte
di Roma i fnoi avanzamenti^ per la qua-
lità de' fttOL natali fu ricevuto onorevol-
mente da que^Miniftr») e pofe in tratta-
ta la preten(}one> che promovea del Re-
gno di Sardegna . Giùnto a Roma > colle
Tue arti > e macchinazioni , ièppe far tan-
to , che ancorcfiè non vi coÉcorrdfe buo-
na parte di que' Nobili Romani » e de^
C a ) Amnym^ ( b ) Anonym^ Hifanefra^
treT Hifpani prò Saracenorum converfatione
dÌHthia ^ibusr Agarcnorum imbuti , & /e-
re Chrijiiana relisionh Miti , a Saraceni^
OLI LIB. XIX. CAP. IV. 41J
Cardinali y fi fece eleggere Senatore di
quellar Città ( r ) . Fu prima amico dì
Carlo , che gli era cugino , da cui fpera*
va col -favor fuo qualche Stato in Italia ;
ma vedendolo troppo ingordo di Signo-
rie , e che volet'a ogni cofa per fé y co-
minciò ad odiarlo y e ad invidiar la Tua
grandezza y e cercar opportunità di mi-
narlo • Altamente ancora fi dolea di lui y
che avendolo foccorfo di molti denari
quando era in baila fortuna , e quando ca-
lò in Italia contro Manfredi , da poi fa«
Uto in tanta grandezza > e con tante do-
vizie ^ che con facilità potea reftituirglie*
li /nonyoleaptt conto[alcuno renderglieli •
Avendo adunque avuta novella dell' in-
vito fatto a Corradino in Italia , credet-
te aver nelle mani opportuna occafipne*dt
vendicarfi di Carlo > ed infieme colìegan-
do(ì con Corradfno , fi pofe in ifperanza
d^ ottener da lui quello^ che non avea po-
tuto ottener da Carlo ; mandò perciò più.
lettere , e meffi a Corradino , affinchè fi
follècitaffe a venire , perchè egli avreb-
begli facilit^rta V imprefa > defiderando il
fuo arrivo piir che tutti i Regnicoli , Ro-
ma, e tutta r Italia , e fperàVa con cer-
tezza difcacciarne i Franzefi «
Intanto Corradino foUecitato per que-
fte lettere d' Errico , era , come (ì è det-
to y calato in Pila , e per maggiormente
iftigare i Popoli d^ Italia 9 e del Reame
di Puglia , e di Sicilia y fece fpargere da
per tutto più efemplari di un fuo Mani^
fejlo {dy y ove querelandofi acerbamente
di quattro Romani Pontefici , e di due
Re ,' Manfredi y e Carlo , invita i fuoi
devoti a* dar mano all' efpulfione de' Fran-
zefi da* Hfiribi Reami di duglia y e. di Si-
cilia . ■ ^
Non ft^pub credere che grandi movi-
menti fsft in Sicilia > Puglia, e Calabria
Suefta Scrittura : tutti gridavano il nome
i Corradino ^ ed a quefti ftimoli s* ag-
giunie un fatto d'arme accaduto al Pon-
te a Valle vicino Arezzo ; poiché proc-
curando Guglielmo Stendardo ) e Gugliel-
mo di Bifelve y Capitani di molta (lima
del Re Carlo , impedire il pafTaggio ali*
^ Fff z «fcr-
ipfiy viftt patum Cb* motibus differebant •
( e ) Anonym. ( d ) Q^efto Manifejla fi Ug-^
gè prefjo InvegeT AnnaU di Fater^ tom. j.
e Lunìg Cod. ItaL Diplém^ Tom. 2. fag. 938;
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^l6y
DELL' ISTORIA CIVILE
efercìto di Corradliio , furono rotti , ed
appena Guglielmo Stendardo fi faivò con
200. lance y ed il Bifelve reftò prigione
con alcuni pochi Cavalieri Franzefi y cV
erano rimaui vivi.
La novella di quefta retta fparfa dalla
fama per tutto il Regno di Puglia, e di
Sicilia y ed ingrandita affai più del vero ,
trovando gli animi già difpofti y follevò
quafi tutte le Provincie ; ed i Saraceni f
eh' erano foliti fotto 1' Iniperador Federi-
co , e Re Manfredi d' efler ftipendiati >
rifpettati y ed efaltati con dignità civili 9
e tnilitari, e non poteano foffrire di ila-
re in tanto baifa fortuna fotto 1' imMrio
dei Re Carlo , prefo vigore fecero ioil&*
var Lucerà , la qual^ inalberò tofto le ban-
diere di Corradmo • Seguirono il di lui
efempio quafi tutte 1' altre Città ^i Pu-
glia, di Terra d' Otranto , di Capitana-
ta , e di Bafilicata y ed era veramente co*
fa da ilupire y vedere tanta volubilità , e
leggerezza in que' medefimi popoli , i qua-
li poc'anzi ardentemente. defideravano la
venuta di Carlo co' fuoi Fraikefi , ed
ora averne cotanto abborrimento , invo-
cando inceifantemente il nome dì Cor*
radino; dal che, e da' molti altri efemp)
paflati , e da quelli che fi leggeranao ,
ne nacque ^ cosi prefTo gli antichi Stori-
ci , che moderni , quell' opinione de' no-
firi Regnìcoli , d' euere i più volubili , ed
incoftanti, e che fovente, tofto infaftidi-
tì d' un dominio , defiderarne un nuovo •
Taccia, la quale nemmeno Scipione Am-
mirato ( j ) ne' fuoi Ritratti , osò di ne-
garla a' noftri Regnicoli ; e della quale
mal feppe difendergli Tommafo Cotta in
?uella fua infelice apologia del Regno dì
Napoli .
Re Carlo ftupiva pure di tanta volubi-
lità , Bon men de' Regnicoli , che della
fua fortuna; e pofto in graupenfiero, era
tutto intefo di accrefcere il fuo efercito,
per andare ad gpporfi a Corradino , il
quale a grandi giornate fé ne calava a
Roma , ove da Errico di Caftiglia , e da*
Romani era afpettato , per entrare per la
via d' Abruzzi nel Regno •
Intanto Papa Clemente , eh* era a Vi-
terbo ; avendo intefo i progrefR di Cor-
(a) Ammtmo ne* Ritratti y in quello del
Rg Carlo L ( b ) G^^ ItaL Diflom. tom. z.
mdino in Italia , ed i moti del Regno ^
per opporfi dal fuo canto in ciò che po-
teva , non avea mancato , tofto che Cor-
radino giunfe in Verona, ed in Pavia ,
di feri vere calde , e premurofe lettere a
varie Città d* Italia inculcando loro , che
non aderiflero a Corradino; ma fcorgen-
do , che quefte lettere producevau poco
frutto, volle vedere fé per un altro ver*
fo potetfe fpavenurlo.
( Oltre di quefte Lettere fcritfe pure
ne' precedesti mefi una terribile Lettera
aU' Arcivefcovo di Magonza , perchè di-
chiarale pubblicamente fcomunicato Cor-
radino , co* fuoi , che affettava invadere
il Regno di Sicilia , che fi legge preflb
Lunig (*). )
Gli fpedl. per tanto in Aprile di ^ueft*
ifteifo anno 12^7. una terribile citazione,
colla quale fé gli prefcriveva certo tem-
po a dover comparire avanti di lui , fé
avefle pretenfione alcuna fopra i Reami
di Puglia , e di Sicilia , e che non cer-
caife di farfi egli ifteflb giuftizia colie ar-
mi , ma proponete fue ragioni aw^anti la
Sede Appoftolica , che glie la avrebbe ren-
duta ; altrimente non comparendo , avreb-
be contro di lui proferita la fentenza •
Corradino non comparve già , ma profe-
goì armato il fuo cammino ; ed egli nel-
la Cattedral Chiefa di Viterbo a* 28. A-
prile alla prefenza di tutto il popolo pro-
nunziò la fentenza . Da poi invitò Carlo
a venir a Viterbo, dove s'abboccarono in-
fieme , e lo fece Governadore di Tofca-
na ; e poiché 1' Im^perio d' Occidente va»
cava, lo creò egli Paciero, ovvero iVica-
rio Generale deir Imperio . AH' incontro
a^ 29. Giugno nella tefta degli Appoftoli
Pietro , e Paolo , c«n grande apparato , e
celebrità fcomunicò pubblicamente Corra-
dino , e lo dichiarò nemico , e rebelle
della Romana Chiefa , e decaduto da tut-
te le fue pretenfiooi (^) • Scriife ancora
a Fr. Guslielmo di Turingia Domenica-
no y che fcomunicatfc tutti coloro che non
voleflero preftar ubbidienza a Carlo ; ed
air incontro jricolmaile di benedizioni , ed
indulgenze quelli , che per lui prendere-»
ro l'arme coptro Corradino. E dopo tut-
to quefto , eflendofi refo corto ^ che erafi
con-
pag. 971, ( cO Inveges AnnaK PUctA
tom. 5«.
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DEL REGNO Ì)Ì NAPÒ
confederato con D. Errico di Caftiglia ,
to fcomunica di nuovo la feconda volta .
Ma Corradino poco curando di quefti ful-
mini y non s' atterrifce , e fermo nel pro-
ponimento bada unicamente ad unir gen-
te y e denaro per V imprefa (a).
Dall'altra parte Corrado Capece, e D.
Federico fratello di Errico , eh' erano an-
cora a Tunifi, feauendo le buone difpo-
iizioni di queft'imprefa , partirono da Tu-
nifi con 200. Spagnuoli, ed altrettanti Te-
d^fchì , e 400. Turchi , che teneva a fugì
ilipendj quel Re > e fi portarono in Sici-
lia • Corrado giunto a Schiacca, pubbli-
candofi Vicario di Corradino , iparge let-
tere per tutt^ queir Ifola , follevando que'
Popoli a ricevere il loro Re Corradino ,
che con numerofo efercito veniva • Le
Lettere erano dettate in quefto tenore :
Ecce Rex nojler cito veniet in celebri y &c.
e fono rapportate da Agoftino Inveges .
Le quali furono, cotanto efficaci , che in
brieve , avvalorate dal coraggio di Cape-
ce ) quafi tutta la Sicilia alzò le bandiere
di Corradino , tanto y che Fulcone Vica*
rio in queir Ifola per Re Carlo reftò forr
prefo , e volendo colle armi frenar la fol-
levazione, furono le fue truippe rotte , ed
egli obbligato colle fue genti a metterfi
in fuga . E qui terminaqdp V anonimo la
fua Cronaca , fi ricorrerà ora ài Villani ,
ed agli Scrittori non meno diligenti , che
fedeli rapportatori ^ de' fucceffi di qtiefti
tempi .
Papa Clemente avendo nel nuova an-
jQO 126S. intefa la rotta di Fulcone in Si-
cilia ^ bandi la Crociata y e fcomunicòtut*
ti coloro y che aifalivano la Sicilia di qua ,
e di là dal Faro . A Corradino mandò
nuovamente fuoi Legati y perchè tofto u-
IcifiTe d' Italia . Quefti non ubbidendo , lo
priva del Regno di Geritulemme) lo di-
chiara inabile all' Imperio , e ad ogni al*^
tro Regno • Scomunica di nuovo tutti i
Popoli , le Città , e tutte le Terre , che '1
favoriflero . Fulnttoò anche fcomunica con-
tro D. Errico , e lo priva della dignità
Senatoria y conferendola al Re Carlo per
diece anni.
Ma Corradino, niente di ciò curando*
fi , profiegjue il fuo viaggio y e giunto a
Koma , Al ricevuto in Campidoglio dal
( a ) Anmjfm*
Lt ttB. XTX. CAP. IV- 417
Senatore Errico y e da' Romani con grati
pompa y ed allegrezze a guifa d' Impera-
dore ; ed ivi ragunata molta gente , e
denaro y unito con D. Errico y e colle fue
truppe , intefp ancora i moti delle Città >
e Baroni del Regno , gli parve tempo op-
portuno d' entrare nel JS.egno , e fi parti
da Roma a' io. d'Agofto con D« Errico»
e fuoi Baroni,. e con molti Romani > né
volle far la via di Campagna y fapendo
che il paifo di Cepperano era ben guar-
dato , ma prefe la via delle montagne tra
Abruzzo y e Campagna , conducendo il fuo
efercito per luoghi non guardati y e fre«
ichi y abbondanti di carni y e di ftrame ^
e d' acque frefche y che fu a' Tedefchi im-
pazienti delocaldo di grandiflimo riftoro,
e finalmente nel piano di Tagliacozzo col<-
locò il fuo efercito •
Il Re Carlo dall' altra parte y avendo
ordinatola Ruggiero Sanfeverino , che con
buon numero di altri Baroni fuoi parti-
giani teneifero a freno i foUevati ; egli
con tutte le fìie forze cavalcò da Capua
per andare ad opporfi a Corradino ; ma
accadde, che in quelli dì capitò in Napo»
li Alardo di S.Valtriy Barone nobilifiimo
Franzefe y che veniva d' Àfia , dove con
fomma. fua gloria avea per venti anni
continni militato contro Infedeli , ed ora
già fatto vecchio ritornava in Francia per
ripofarfi y e morire nella fua patria • Co-
ftui non ritrovando il Re in Napoli y an-
dò a ritrovarlo a.Cijipua, doveeraooll'e*
feccito } Re Carlo , quando il vide y fi
rallegrò molto y e fubito difegnò di valerfi
della il^rtù di tal uomo j e del fuo con-
figlio > e lo pregò y che voleife fermarfi
ad aiutarlo in si gran bifogiil>; e bench'
egli fi^ fcufaile , che per la veccliiezza a-
vea lafciato l' esercizio delle armi > e s' era
ritirato a^ una vita Crìftiana , e che uoa
convemVa y che avendo fpefa la gioven-
tù in combattere con Infedeli , alia vec-
chiezza avetfe da madchiarfi del fangue
de' Criftiani^ nuUadimanco avendogli Car-
lo dato a fentire , che militando contro
Corradino pure milkav^ contro gì' Infe-
deli» effendo ribelle del Papa , (comuni-
cato , e filici della Chiefa., oltre che il
Re di Francia l' avrebbe fommamente gra-
dito i tanto fece, fin che lo ftrinfe a re«
ftare
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4ia O E L r I S T O R
ftare i e fcntcndo che Corradino era al-
loggiato, nel piano di Tagliacorzo , volle
che U cfercito. di Carlo da lui guidato
^^'accampafiTe forfè due miglia lontano da
quella: da poi corv pochi cavalli falito in
un poggio ) e confiderato bene il campa
de' nemici , s' avvide 1' efercito fuo effcr
di numera molto inferiore di quello di
Corradino y e perciò dover fpcrarli più
nella prudenza y ed aibizie militari, che
nella forza ;. ed avendo appiattato il ter*
zo fquadrone dietro ad una valle > fece
prefentafe la battaglia al nemico , il <^ua-i>
le avidamente la ricevè , fdegnato tiall ar---
dire de' Franzefl , che con tanto disvan^
taggio. di numero venivano a far giorna^
ta . Si attaccò il fatto, d' ^rn» , ed ancor
che i Franzefi con due ii^li fquadroni va*
lorofamente. foftene{rero*^rimpeta de' ne**
mici ^ a lunga andare l^ifognò. che ciedef--
fero, facendoli una ftrage crudele de'Iiran-
zfiCi • Re Carlo che con Alarda fopra il
poggio vedea 4a ruina de' fuoi ,. ardeva di
deuderia d'andare a (occorrergli , ma fu
ritenuto, da Alardo , e pregato che' afpet-
taffe il fine della vittoria ,. la quale avea
da nafcere dalla rotta de' fuoi , fìccome
avvenne; poiché cominciando i Franzefì
a gettar T arme , ^ renderfi prigioni , e
gli. altri a fuggire , le genti di Corradi-
no, credcndofi. aver avuta intera vitto-
ria, fi difperfero, parte- fi mifero. ad. in«
feguire i fuggitivi y,- altri attendevano a
fpogliare i Franzeil jÉbrti, ed a feguita-*'
IC' i cavalli' degli uccifi , ed altri a me--
naie 1 prigioni • Allora Aìardo volto ai
Re Carlo , diffe : Andiamo , Sìre^ ^he- la
vittoria ^ no/tra ; e difcendendo al piano,
con. lo terzo fquadrone , che era rimafo
nella Valle, diedero con grand* impeto.
iopra Tefercito nemico in vatie parti di*
vifo, ed agevolmente lo pofero.in rotta,
e fpinti innanzi, trovarono,, che Corra-
dino , e '1 Duca d" Anftria , e la maggior^
parte de' Signori eh' erano cdn lui , certi
della vittoria ,. s^^veano levati gli elmi ,
e ftanrana opprefH dalla ftanchezza , e dal
caldo i. e non avendo né tempo , riè vi-
^re da riarmaVfi , fi diedero a fuggire,,
e nella fuga ne fu gran parte ucciia .
Corradino, ed iKDuca d'Auftrià, col
Conte Gualvano y ed il Conte Girard©
( a ) I^ Bottis in addii, ad Caplt. de af-
ftcìitayidis hommibus illorum^ jgui tutbatior-
I A C I V I L E
da Fifa pigliaron la via della marina d^
Roma , con intenzione d' imbarcarfi là 9
ed andare a Fifa y e canminando di gior-
no, e di notte, veftiti in abito di con*-'
tadini , arrivarono in Aftura , Terra in
quel tempo de' Frangipani nobili Roma-
ni: dove con acerbo lor deftino a caio
(coverti , furono da uno di que' Signori
fatti prigioni, e di là a poco condotti ,
e confi|[nati a Re Carlo , che gli mandò
prigioni in Napoli , e gradì quefto dono ^
come preziofimmo , donando a qnel Si-
gnore la Pelofa, ed alcune altre CaAdla
m Valle Beneventana , e volle , che fi
fermUffe in Napoli : da cui diicefero i Fran*
gipani , che goderono gli onori lungamen**
te del Seggio di Portanava di Napoli •
D« Errico di Caftiglia , mentre fuggi-
va, fu incontrato dalle genti di Carlo, i
quali ruppero le fue truppe, e ne fecera
molti prigioni \ ed egli fi falvà fuggendo'
per benefìcio della notte • Alcuni- narra-
no, che fi ricovrò inMonteCafino , ove
da queir Abate , che credette farfi un gran'
merito col Papa , fu fatto prigione , e fat-
tofi allicurare di rifparmiargli la vita, lo-
mandò in dono a Papa Clemente, il qua-
le toffo r inviò ai Re Carlo , che in/ìè-
me con gli altri lo fece condurre ptigio*
niero in Napoli . Altri dicono , che fag-
gi verfo Rieri, e che pure un Abate d'un
altro Monaftero , dove capitò , -fattolo pri-
gione io mandò al Pa^a..
Soli (camparono dairira del Re, Cor-
rado Capece, e Federico fratello d'Erri-
co ;,' i quali trovandofi in Sicilia ebbero
modo d' imbarcarfi fopra alcune Galee de'
Pifani ,' ed a Fifa ne andarono ..
In memoria di qaeih rimarchevole vit-
toria, per cui , fé diam fede al FazzeU
lo^, fó fparfo il fangue di dodici mila Te-
deschi , fece Re Carlo edificare una Ba-
dia per li monaci di S^ Benedetto ( tf ) ,
nel luogo ove fegut la battaglia, col ti-
tolo di -S. IVIària della Vittoria,, dotan-
dola di molte poffeffioni . Ma per le guer-
re feguenti. fu disfatta , e difabitata : ed
oggi il Papa conferi(ce il titolo di quella
Commenda ,. la quale è delle buone del
Regno , per li frutti delle poiTeflSoni , che
ancora ritiene ( ^ ) .
Non fi poifono cfprìmere le crudeli ftra*^
gi>
yiis tempore Corradini a fide regia 4^ecerunt ^
(b) Cojlanzo lib. i..
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DEL REGNO DI NAPOLI
Al) che fece Gtflo de'riteUi) e de'prefi
m battaglia dopo quefla vittoria. Alcuni
fece impiccar per la gola > altri furono
latti morire col ferro j e moltilfimi conì-i
deiHiari a perpetuo carcere • Le Città del«
le iioib'e Proviocie j che alla venuta di
Conadino rilNcUafioofi ^ furono da* Fran*
aefì manooietfe » portando da per tutto de«
/blazioai^ ruÌMe^ ed incendi « Averfa fu
disfatu» Potenut Corneto, e quafi tut«
ti i Caftellidi Puglia ,, te di BaOUcata fu-
«ono crudelmente diftruttì.
Né miaori furono le flragi ^éir ìfola
di Sicilia • A Corrada d* Antiochia , ed a
molti Signori del partito di Corradido fu-
rono grinta cavati gli occhi j e poi fatti
barbaramente impiccare . Riduce i Sici-
liani in una squali fchiavitudine , gravan«
dogli di nuoTi tributi; ed i Franzefi in-
iblenti non perdonavano tiè air onore, né
alle «>bbe degli abitatori » onde nacque il
{principio del femofo vefpro Siciliano ; poi'-
chè i Siciliani per ufcire da tanta fervi-
tu diedeip jpoi mano alla cotanto celebre
congiura di Giovanni di Procida, della
quale parleremo più innanzi .
Debellò ancora i Saraceni , che s' era-/
no fortificati in Lucerà y ed avendo rt*
dotta quella Città fotto la fua ubbidien^
za 9 fece ivi prigionieri Manfredìno^ i
fua madre Elena degli Angioli fecdn-
da moglie di Manfredi > che condotti in
carcere nel Caftel dell* Uova di Naj^li »
furono per opra del Re Carlo fatti ivi
morire.
Scipione Ammirato ne^ fuoi Ritratti {a)
rapporta « che i figliuoli di Manfredi fof^
fero ftati tre , e che i lor nomi fodero
£rrico. Feerico, ed Anfellino, acquali
infino attempi del Re Carlo IL etfendo
tenuti incarcerati nel Caftello di Santa
Maria a Monte, fi davano tre tari d'oro
per ciafcun giorno • Ma altri , fra' quali
è Inveges (i), rifiutano ciò, che fcrive
queft' Autore ; poiché i due figliuoli di
Manfredi , eh* ebbe della prima fua mo<-
glie Beatrice di Savoja , preniorirono al
padre ,. e fol Manfredino figliuolo della
fecondai fu fatto prigione con la madre ,
che furono da Carlo I. fatti morire in
prigione •
IIB. XIX; CAP. tv. 41^
§. IL Inf^kt marte 4^1 Re CoRUADiNò»
in cui s' ^infe -ii ìegn^ggie ^e' Svevì »
Avendo con tali mezzi di crudeltà CaN
lo recati quefti R^gni fotto la fua
(a) Ammtf. nel thratto di Carh L
ubbidienza > fa ùfando rljRÓre eftremo, a-
Yendo ridotti i .fuoi fi\MÌti in iftato di
non poterlo più ofifendere , gli rimaneva
falò di deliberare ciò , che doveffe fyrd
di Corradino i del Duca d' Auftria, e de-
gli altri Signori prigionieri . ^e volle
prima il Re fentirne il parere del Papa ^
con cui ibleva confultare delle cofe più
ardue , e gravi del Regno • Scrivono Er*^
fico Cualdelfier, il Villani , Fazzello ^
Collenuctio , ed altri , che Cleàente al*
la domanda rifpondeife t quefte brevi pa^
ìrole: Vita Cotradiniy fnors Catili: Jnors
Corradini , vita Caroli . Lo niegano il.Co-
ftanzo , il Silmmonte , e Rain^do ; ed il
Summonte s'appoggia ad una ragion fal^
fifllma , dicendo , che^ ciò non poteva av*
venire , trovandofi già dieci mefi prima
morto Clemente, quando Corradino fu
iiatto decapitare ; nientedimeno ciò non
tipica al teftimonio di quegli Scrittori^
i quali dicono , che Carlo* richiedere il
Pontéfice del fuo parere, che gli fu da-
•^to^ ma che poco da poi prevenuto dalla
morte non potè vedere 1 efecùzione del
fuo crudeL configlio. Il Cdlanzo avendo
quel Papa per uomo di fanti ffima vita.,
e perchè lo fcrive il CoUenùccio fuo an-
tagonifta, non potè perfuàderfi a creder-
lo • Ma i^ ciò dee pilr darfi tutta la fe-^
de al Villani ^ il quale con tutko che
Guelfo » e capital nemico de' Svevi , di-
fendendo il Papa , hon ardifce di negarlo'*
Papa Clemente non potè vedere l' efe-
cùzione di sì fiero configlio y poiché a' 29*
di Novembre di queft'. anno 1268. o pu*
re com* altri fcriffero a'30. Dicembre tra-
pafsò; e per le continue fazioni contra-
rie de' Cardinali 5 che per la potenza di
Carlo non potevano dehberarfi ad elegge-
Ire un fucceffore di loro arbitrio , e voIon«
tà, vacò la Sede quafi tre anni^ cioè in-
fino all'anno i27i.ficcome fcrive iìCot^
(baio 4
Re Carlo , hiorto il Pontefice , nel nuQ«
vo aaoK) 1269* etfendor per la fua nata*
ral
(b) Inveges Annal. dì FaK towu ^ *
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42^ D E L r I S T O
ral fierezza 5 e crudeltà ftimolato a pren-
de^ di quell'infelice Principe le più cra«
deli rifoluziom: per dar altra apparenza»
e*più^fpeziòfi a quefto fatto» volle che
fi prendere fu ciò pubblica deliberaiio*
ntlt fatti convocare in Napoli tutti i
Sindici delle prime Citrà del Regno» ei
tnag|iori Baroni di quello » e quelli Si-
jgnori Franzefi chi" erano con lui, ragunò
un Configlio» affinchè deliberale ciò che
dovetfefarfi diCorradino. I principali Ba-
roni Franzefi erano in difcordia; poiché
' il Conte di Fiandra genero del Re » e
molti altri Signori più grandi , e di ma-
gnanimo cuore ) e che non tenevano in-
tenzione di fermarfi nel Regno , furono
di parete » che Cor-radino » e '1 Duca d'
Anuria fi tenetfero per quàlch'anno ci-
cerati» finché fòffe tanto ben radicato, e
fermato 1* imperio di Carlo , che non po-
tere temer di loro . M4 quelli » che aveano
avuto rimunerazione dal Re, e defidera-
vano aflicurarfi ^negli Stati loro ( il che
non parca , che potifle effere » vivendo
Corradino ) erano di parere , che dovef-
fe morire . Altri » a cui era nota l' incli-
nazione del Re , per andar a feconda del
fuo defiderio s'unirotfb co' fecondi . A quefia
opinione s' accofiÒ* il Re (^) , o folfe per fua
natura crudele, o per la grandiffima ambi-*
zione, e gran defiderio di Signoria , che
lo faceva penfare agli Stati di Grecia , a'
quali non ^teva por mano fenz'eifer
ben ficuro di non aver faftidio ne' Regni
fuoi , mafilme per le revoluzioni , eh' avea
veduto per la venuta di Corradino ; on-
de dubitava» che i medefimi Saraceni ,
eh' erano rimafti nel Regno , ajutati da'
Saraceni di Barberia,^ eflendo egli lonta-
IK> , non fi moveffero a liberarlo ; fu con-
chiufo in fine , che fé gli daife morte •
' A quefto fine fu impofto , che gli fi
fabbricane il proceiTo fopra quefte accu-
fé: di perturbatore della pubblica quiete,
e dei precetti de' Sommi Pontefici : di tradi-
mento contro la Corona: d' aver ardito d'
invadere, ed ufurpare il Regno» con fiilfo
titolo diRe , e d'aver tentato anche la
morte del Re Carlo . Fu il proceflb fab-
bricato, e compito innanzi a Roberto da
•Bari, ch'era Protoootarto del Re Carlo;
il quale proferi li fentenza di morte f»
(a) €hfianz» list: t, . ^
R I A C IV ILE
e quella letfe in pubblico» appoggiando*'
la fopra le riferite accufe.
( Di quefto Roberto» e della poca fua
letteratura , ne fa anche menzione Erri-
co d' Ifernia in quella lettera fcritta a Fn
Bonaventura , che fi legge nel Codice
MS. della Biblioteca Cefarea di Vienna»
iV,i7o.ptf^,82.dove fra l'altre cofe gli di-
ce : Navimus etiam y fi ad moderna tempora
flilum retrahimus » quod Papa Clemens /{<>-
bertum de Baro non magna Lheratura ho^
minem » imo tantum ex ufu aliquid co»
gnofcentem » apud Regem promovit Caro*
lum. )
Fu da quefta fentenza di morte fol ec-
cettuato D. Errico di Caftiglia , che fa
condennato a perpetuo carcere in Proven-
za , per offervarfi la fede data all' Abate ,
che lo confignò al Papa fotto parola » che
di lui non fi fpargeffe iaogue.
Fu a' 26. Ottobre di queft'anno 1269.
in mezzo del Mercato di Napoli con ap-
parati lugubri» e funeftj» eifeudofi appre-
ttato il talamo, e l'altre pompe di mor-
te » mandata in efecuzione sì barbara , e
fcellerata fentenza ; e narrati , che T in-
felice Corradino quando l' intefe leggere
dal Protonotario » voltatofi a lui gliare/^
fé detto Quefte parole : Serve nequam tu
reum fecijli filium Regis , & nefcis quad
par in patam non habet imperi um : .poi ri-
volto al popolo purgofiii de' delitti, cbefal-
famente fé gì' imbiutavano , dicendo , eh'
egli- non ebbe jnai talento d'offendere S.
Chiefa , ma folo d' acquiftare il Regno a
lui dovuto per chiare , e manifefte ragio-
ni » e del quale a torto n' era ftato ipo-
gliato. Ch'egli fperava» che di si inau-
dite , e barbare violenze, ne doveffero
prender vendetta i Dwhi di Baviera , del-
la ftirpe di fua madre , e che i Tedefchi
ancora non lalcierauno io vendicata la bar-
bara fua morte. E dette quefte paiole »
trattofi un guanto» come vuole il Colle*
miccio » e come #ltri un anello , lo but-
tò verfo il PopriiK» qnafi in fi^no d'in-
veftitura . E vi ^ chi fcrive jT che per tal
atto avefie voluto lafciar fuo erede D«
Feé^rico di Caftiglia figliuolo di ^. zia 9
che, come s'è detto» erafi'da SiciRà fug«
gendo , ricovratQ a Fifa . Ma il Mauro-
lieo , ed altri comunemente affermano »
che
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BEL -REGNO DÌ KAfOU ItB. XtZ, tAP. IV. 421
the Corradino con oueflo fegno , moren*
tio ienta fìgliwli> iftitul erede D.Pietro
fi'AragoAa nttfitb dì Coftaaza ititfofella
t:agina. £ narra PÌ0 H. (if ) che |U«efto
guanto y o anello fa raccolto da Errice
Dapifaro^ da etti fa portato in Ifpagna al
Se PietfO . Onci' è die i Re Aragonefi i
t gli AxSànci prendano la lor ragione
oolimido fc lleflfb bh^efa Aato cagione 4ì
^ crude] «morte >' togliendone) alla (uà infe«
lice madre. Poi rincrefcendogli di fòpr^v^
yiverc % tanti acerbi fpettacoli ^ poftofi
inginoccblone , chiedendo perdono a Dio
4e fuoi falli , diede fegno al tarnefìce M
dover efegqire il fuo ufficio, il. quale in
IMI trattò gli reeife R rcgal capo . E do-
per U fncceffione de' Regni di Sicilia , e pò lui > iuron déìiàpitati il^Conte <iirardo
^i Puglia, tioa già da^ìi Angioinf^ ma iz Pifa^^ Humafiò
4a quefto CtMTadino> ti quale tramando
f li a' Re dì Sicilia difcendetiti da Pietro ,
« da Coftanta ffglinola.di Manfredi, fit«
eome , idopo Aventino > IcriiTero Beibldo
<^), ilSwnttKmtey ed alfri. E gli Scrit-
tori SieHkni <r), che riguardando il te-
ilameoto dèirimperadoìr Federico , dove
Manfredi è^ trattato come fiio fi^liuol le-
4pttinio , invitandolo alla fuccelSoné de'
uioi Regni nel cafo^ cRe Corrado, ^d Er-
rico mancailèro fenza figliuoli v riputane
:per vero ciò , che Matteo Paris narra 9
leome naairoce fiktta inforgere da Manfre-
di ibtàoy cioè, che Aia madre eifendo vi*
«ina a morte , ftttofi chiamar Y Imperai
^re i avdSélo per le calde preghiere , e
lue pietoiè lagì^ime ^ indotto per quelle
foche ore ^di vita , che le rimaneva^
no a ricónoicerla per vera moglie; con
ifpofarla ; ed in ^conftguenza ^ 'che peir
i:otal atto Manfredi fi venne a legittima-
ve (d): tengono' per cofa térta v <^he la
Cavai ier Tcdefcò^
X nove Wltri Baroni Rjegnicoli futtono fatti
niorire fu le forche.
( Qtteftoc. Tederìco ultimo dell' antica ftif^
pe Auftriaèa ^ era della Cafa di Baden >
e s'.intitolava Duca d' Auftrià , com^ etede
di Federico II. il Pellicofo . f nacque da
Gertrude figliuola d' Errico ^i IL th' era
fratello del Bellicofe^ la quale fi maritò
tx>n Ermando di Baden, ^come narra Gtf
tardo a Roo ( f ) : Cum Ftìderìcus AuJitÌM
Duvu^ tx Hifienbergenfi gente uhimusAnnù
fojì fniile ducente /eiito.&'fuadrag^efimo tìt
^ulmrtr in pùgnn rum Hungarìf commi ffa acp
tep$é f obìtffèr V Hermunuì Badeiffts > ^hì
ÌGertriidim illius eyi fratfe tìenfrico Medlicen^
fe^ néptem in mdtrìn/ìùnto habebat > AuftfÌM
fuhemfitìùnem adterat ^ EJus filhss ffìdetì^
xus anno^ tuteli vix egrejfits^ Néapoii cum
<iunfadinb ApuUét &Sictlìà Rtge ^ utipaU'-
io pfffl dicetur ) rapite ple^us trat ^ Vedaji
Sttt^ìp ^/) ) * ' ' *^ '^ * :
Qpefio infelice fine > compianto da
fncceffiene di queiri Reami per la morte guanti videro si funèib , ed orrido fp^
di Corradino fi' foffe deferita a Coflénza
figliuola di Manfredi , e moglie del Re
Pietro y ed a* fuoi difcendenti •, e the ara-
Igione igli Aragonefi nt cacciarono ìFran*
zefi> e con giuftizia fé ne rendefier poi
Signoria * ' '
Ma perette più dura , e aceièa ibtfe t'
angofcia deir infelice Corradino ^ non fn
il primo ad e^erglr mozzo il capo > ma
tacolo > ebbe il giovanetto Cotradhio m
età di t% anni;, In lui ^Wftinfe iàthia**
ra, e nobilifiima caft di Svevia^ che per
lìnea non men hiitfcòlina , che femminma
difcendeà' da' Ciodovei > e dV Carolingi di
Francia > e da^ Duchi di- Baviera . Fami'-
glia > che fopra tutte te altre d* Euro>pa
contava più Imperadori > Re , Principi ^
e Duelli, e che fopra tutte le famiglie di
vollero riferbarjo al fiero fpettacolo della Germania teneva il vantò dinobiltà> In
decapitazione di Federico Duca d' Auftria j ^Ao"^ fangue incrpdert "ReCarlo^ portao» ^
poiehè il primo aé eif^r decapitato fo dogli cotal barbaro fatto eterna infamia
qtietf infelice , il *ctti capi^^^ièozzjf dal càr- preffo^ ttttte le Nazioili^d' Europa i^ né vi
li^ce, prefc in menò il dofenteCorradi- ^ '^ • ■ ** ^' -' —
no » e dopo averlo bagnato dUtrìare la»
f^ritne, bacciolo^ e fé lo ftr^fe al r^tto,
piangendo k fua Sventurata Ibrte, ed in*
Ttmto IL '
( a ) Pius IL in Europa . ( b ) Bhfoldo
de Régno SiciL & Neap. e. 3. ann. 12^9.
foL 68 1. ( e ) F. Tutm. de'CùnteJh pag. 5>
è Scrittore , ancor che Franzcfe, che non
detefti', ed abbaini atto si crudele 9 da
non paragonarli a quante empietà , e feci •
leraggini fi leggono de* più neri Tiranni »
<5gg ' eh'
(d) V. Invegeì Annal. di Palerm. tom. ^.
ìft) Hiflor.Auftr.Lib. i.prg. 15. (f ) Syn^
tagm. HiJKGerm.diJJm. ^2. §. 10. pag. 714.
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411 DELriStO
cV ebbe la Terra . QjQindi' in Alemagna
farfe rilluftreCafa d'Auitriai poich^eftia*
ta U ftirpe de' Principi di Svevia , e Ric-
cardo fratello del Re d' Inghilterra » che
afpirava air Imperio , eflendo morto y ed
Alfonro Re di Caftiglia fuo competitore
non avendo piii partigiani ^n Alemagna ,
gli Elettori ranno 1275. (1 ragunàrono in
FrancfoTt, ed eleffero per Imperadore K0-
Jolfo Conte di Aufpurg\ il quale fu coro-
nato r iftetfo anno in Aquifgrano » e ri«*
conofciuto da' Principi d' AJemagna ; ed
avendo umiliato OttogarpRe di Boemia,
fece che reftituifTe TAuibia, la qual die-
ék ad Alberta- fua primogenito , i di cui
dHcendenti preferì il nome di Aufirìaci .
Ecco finalmente come dopo ^9. anni
terminò in Sicilia , ed in Puglia il Re^
* gno de' Svevi « e con qnal «rudel princi-
pio cominciane quello At\Franzefi , che
portò in quefte noftre Provincie grandi
mutaziom , così nello ftatq civile > etemr
porale, come nello. Ecctefiaftico ^ e fpiri-
tuale • Ciò y che dopo aver narrata .la
politia Ecclefiaftica dr quelli tempi j fa-
rà il foggetto de* fegnenti libri di queft*
Iftoria.
C . A P. Y.
Pornìa Ectl'efiaJiìcM del decimoterzo fecole
infino ai Regnò degli Angioini^
LA potenza de' Romani Pontefici fi
fiele in quefto fecolo canto , che non
fu veduta in altri tétnpi maggiore : vole-
vau eifer creduti Monarchi non meno
nello fpirituale 3 che nel temporale > e s'
arrogavano perciò la facoUì di poter- de-
fiorre i Principi da' loro Stati , e Signo-
rie : chiamargli in Roma a purgarfi de'
delitti, de' quali erano ftati accufati : af-
fignar loro certo termine a comparirle ,
fentenziargli , e nel cafo non ubbidii&ro ,
di dichiarargli decaduti da' loro Reami :
afTolvere i loro vatfalli da'giuramenti dati 9
ed invitar altri allacònquifta delle Signo-
rie, ond' erano ftati depofti. Riputaudofi
Signori del Mondo , non aveano difficoltà
d* inveftire i loro devoti di Provincie , e
di Regni in tutta la Terra , ed in tutto
(a) Tutìnì degli Ammtr. del Regno^
pag.90^ datg in Anagfìi a^ i u Àgojlo iig^.
RIA CIVILE
il Mare d'Iible, e Golfi, e d'altre Pro-
vincie fconofciute , e lontane . Bonifacio
VIIL avendo Ruggiero ^i Loria Cunofo
Ammiraglio di Mare conqniftata Geri>a,
ed^ alcune altre Ifole dell' AArica , tofto
nel primo anno del Aio Ponteficato 1295.
etfendo in Anagni glie ne (pedi bolla d'
inveftitura ^ per la quale gli concedè in
Feudo le Ifole (^iddette con dbblioarlo a
preftar*il giuramento di fedeltà, edomag-
gio , ^ di pagarli cinquanta once d'oro
r.mno al pefo ^del Regno di Sicilia , per
cenfp, in rioogniìione del dominio diret-
to ,v eh' egli vi pretendeva , ficcome lo
prefendeva in tutte le altre Provincie del
Mondo; e la carta di queft' inveftitpra è
rapposrsita • dal Tutini (tf). E da quefto
prmcipip nacque, chéAleffaodro Vl.neir
anno 149 j* fi faceffe lecito di concedere
la Terra £erma , e Tlfoìe infino a'fuoi
tmnpi fconofciute, ^ tirar una linea da un
VdQ ^ir altro , affignandole , e donandole
a Ferdinando, ed IfabeliaRe diCaftiglia
(h). Quindi furfe la nuova- dottrina prò*
feÀta da' Dottori Guelfi , e da' Canonici »
che il Papa fofle Signore di tutto il Mon^
do : cont|raftando a' Dottori Ghibellini ,
che ne- facevano Signore l' Imperadore.
La Cattedra di S. Pietro volevano che
fi riputale la Reggia univerfele del Crifiia-
nefimo , ed a. quefto fine ingrandirono i
Cardinali « e depreifero i Vefcovi ^ per
rendere piiii maeftoia la loro Sede > I Car-
dinali , come fi è veduto , fdegnavano di
andar di -perfona a trattare xon Manfre-
di ,. dicendo , che ciò non era di loro fti-
ma , ed oi^ore i ed Innocenzio IV. ad onta
di Federico , che s' ingegnava abbacargli
infieme con tutto l'Ordine Ecclefiaftico,
volle dargfli il cappel roflb , la valigia , e
la TOAztz d'argento quando cavalcavano,
volendo , che alla Regia dignità fotfe la
loco agguagliata ^ ed eflendou da poi proc-
curato d' innalzar ^0ai pia la loro digni-
tà V a gradi , ed opori Eminenti , vennero
da|;Ii adulatoli ^ella Corte Romana anche
chiamati Gnx;f^/ Senatori , che venerati
con regali ohonnze. , eleggono il Supre-^
mo<^ Principe y che cosi chiamano il Papa >
ed affiftono al fuo gran foglio .
Divenuto il Papa Monarca , i Cardinali
gran-
Cb) Bolla éTAleJf.FI. frejfo Fram.lcpez.
IJlor. dall' Indie y cap.i^m
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DEL REGNO DI NAP
gnndl Sctxaton , e la Sede Appoftolica
Reggia ^ e Corte univ^rfale del Criftianc-
limo, Gregorio IX- per maggiormente fta-
btlirc la Monarchia applicò l'animo ad
una compilazione j e pubblicazione di D^-
cfsulì I le quali terminarono di mettere
interamente in rovina il diritto anticode'
Canoni » e ftabilirono la poffanta affolu-
ta, e fcnza termine de' Romaai Pontefi-
ci ; poiché coTìfiderando , che ficcome T
Imperador Tcodofio formò la politia dell'
Imperio» con far raccorrelc coftituxioni ,
ed editti, cost fuòi , come degli altri Im-
perador i ptcdeceflbri in un libro , che fu
poi chiamato il Codke Ttodojlam ; e 1*
Imperador Giuft in iano 3 oltre la compila-
Eion delle Pandette^ che contenevano le
leagi antiche accomodate al fuo tempo >
ridylfc ancora in un corpo le fuecoftìtu-
zioni, e quelle de'predeceffori Imperado-
ri nel fno Cc^dir^i così bifognava formar
una nuova politia per la Chiefa accomo-
<far^ a'iuoi tempi (giacché , mutate le
cofe , la compilazione del Decreto non
era a propofìto ) e di ridurre perciò in
un corpo tutte fepiftole decretali de' fuoi
predeceffon, con fepararle daVanoni , e dall'
altre epiftole de Pontefici , le quali non
porevano fervire , come quelle t ch'egli
trafceUcj per ftabilire la Monarchia Ro-
mina, e mafTimamente per la materia be-
neficiale I e per !o Foro Epifcopale » e
per maggiormente ftendere la conofcenia
neVk caufe, e la loro giurifdizione i ond'
egli f ad imitazione di que'due grandi
Imperadori, ordinò la compilazione d'un
nuovo Codice y ed abotiti tutti gli altri
reicritti, volle, che quefto fuo libro » che
thhmò ly^cretale ^ avelfe tutta la forza, e
vigor di legge; nel quale vi è molto più
letof^ a quello, che concerne l'edifica-
2Ì0MMe' procefli > che V edificazione delT
an itili';
•<a) J^* Ce/la Cifmmem.m dsrfefaLGteg,
JX.p0g, T. (b) S/nùd, Roman, fife Gela-
fio a»?i. 494* li^m dettetaìts ept/ìùiifj qutts
Éffatijfmjì Papx dher/ìs tempàtthus aù Utòt
Jir^mavt ptù dfver/ofHm Patrnm confkltatia^
OLI LIB. XtX- CAV. V. 41^
* I. Delia compilazwnt delle DefretaH ; r //
ra ufo y ed autarità .
EPiftole decretali erano ne' primi tem-
pi chiamate quelle lettere , che i Ve*
fcovi delie Sedi maggiori feri ve vano a'Pa-
dri della Chiefa, che gli richiedevano di
qualche oarere intorno alla dottrina j cdi-
Iciplina della Chiefa (a). Ma da poi il
Pontefice Romano , come capo della Chie-
fa, effendofi innalzato fopra tutti ì Ve-
fcovi, e Patriarchi, e facendo perciò va-
lere la fua autoriti più di tutti gli altri ^
s'appropriò egli folo di mandar "fuc epi-
ftole a' Padri, ed a'Vefcovi , che ricorre-
vano a lui per confultarfi di qualche af-
fare delle loro Chiefe^ e pervenute que-
fte epilìole a qualche numero , iin ne'
tempi di Papa Gelafio nel Sinodo di 70,
Vefcovi tenuto in Roma nell'anno 494,
furono quelle confermate, ac<^uiftando vi^**
gore non meno che i Canoni , che ne*
Concili erano ftabilìti C^)*
Ma a' tempi di Carlo M-che favori co-
tanto i Pontefici Romani, acquifìando vie
più fona le loro decretali, fi cominciò a
spararle da' canoni, e riputandoft non ef*
fer meftieri per aver vigore , di eifer
confirmatc da' Concili, o da' Sinodi: fi-
crcdettc , che efle fole baftalfero per re»
golare la dottrina , e la difcipUna dellr"
Chiefa, onde niaggìormente 1 Pontefici
ftabilirono U loro autorità V evie piùcreb*
be il lor numero, tantoché bifognò pen*
fare ad unirle infieme, e farne raccolta »
con ìntrodurfi perciò un nuovo dritto Pon*
tificio , lafciando da parte ftare 1 canoaì
de' ConcUj (e).
La prima compilazione di quefte lette*
re decretali fé parate da' canoni la fece
Bernardo Circd Prepofito di Pavia, e poi
Vefcoyo di Faenza , il quale fotto certi
titoli difpofe le decretali de' Pontefici , co-
minciando da Alertandro IIL infino a Pa-
pa Celeftjno III, il qual pervenne al Poti-
teficato neir anno iiqk Non ebbe egli
altro fcopo, fc non perchè quella fer^if-
fc, come mi fupplemento al Decreto di
Ggg 2 Gra-
nededtrum^ veneraiititer fk/dpiendx funi ,
Qan, SànHa Rommna ^* dijl, 15, (c) K
Jìatuz, hi pr.tfm* ad Ant, Anguflìm Dia--
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^•^
4Z4 DEtr rSTO
Graziano i onde quefta Raccolta fo chìa*
mata Vibro delle StravagAiiù \ perchè le
Coftituzioni ivi racchiufe , vagavatt fuort
del Deerettk {^\. Antonio - Augttftino U
éiede alla luce , dandole il frirtio luogo
fra le altre Raccolta delle antiche decre*
tali* In quddo decimoterao fecola ne fur-
ie un'altra, , di cài fi nominano tre Au*
tori, Giliertp r Manoy ^ Gtovanni^ Gai^
fen/e . Quelli i^nitando Bernardo > raccòK
RIA CIVILE
Con^ilazione y la fece Aipprimere > nfr
mai vide la luce del Mondo, fé non ne*
gli ultimi ttmpiy quando hincBceazic^Ci^
ronip neiranno 1^45. la lece imprimere
in Talofa colle fue dottiffime chiofe ( f ) .
Gregorio IX* adunque per mag^ormen-
te ^bilire la Monarchia Romana , ordì*
DÒ,, che & compilai un nuovo Codice^
nel quale- ad imitazione dell' iniperadore
Giuftiniano. » volle > che riiècare le altre
fero le Decretali di quelli Pontefici ; che; Coftituziom de Pontefici fuoi prcdecetfo*
r- — ^ : J"^ riyle quali non èrano più cofifacenti a*
fttoi tempi,, s^inièrìffero iti quello le fue,
e TaUre de fuoi pfeddceflRnri, che egli fti«
mò più X prdpoCta^ ed oltre a dò ,' per-^
ohe non &Uve0è oc^afione di ricorrere- ai
fus' civile y Aacuì da fé Rioltecofe, ancor*
chib nw richiefttoX/)» affinchè conqoe^
fto fuo Gk)dice fi cegofaflero i Tribunalt
^^^udtq , e Jeiifcóole neU' in^gnar a''gio^
imni la Ginrifprudeoza • Commife la Com»
pifsBiooe di queft'' opera a Rahmnuh dì Pén^
nafmtt del Contatto di Bircellona , Frate
Domenicano > gran Canoi^K^ ecf rnquifi-*^
fOite in Catalogna , emolto caro aGiacomoi
Re d' Aragon^i^,. cl^ la traibeUe^r fùo Coa«
feifore (f )« Gregorio,, tratt<^ dalla £ima
éelia fi^, dottrina y e bontà de^'coftmi ^
to fece vfoife in Roma ,. e h> crei fuo
Cappellano ^ e Penìtensièro » dignità , che
t quc' tempi noli fi confeiivat le non che
wì uomini riguardevotr, e teiteratiffimi..
Coflui eiegvendo la: fua. co'tnmèffione la
rtdufiè a compimente*. Divife' l'opera in
cinque libri ^ e fòguìtò T ifteft^ metodo ap^
viflèro dopo Bernardo i^ma fopra i due
pximi fi diftihfeGì<w4»wf, che ne fece più
ampia Raccolta .(*). La terza la dobbia-
mo a Bernardo CompoJUttano » il quale
da' Regiftri d*Innoceniio IIL Pontefice
il più ^otto,. e'i maggior facitore di de*
cretali » le faccollè » iu chiamata R&maf-
Ttt^te queAeCoile^oni effendofi fatte
fer privata autorità > allegate net iFòro>
o altrove % non avevano vigor sdcuiip I
onde era ^ avieri da'fcrigpi digita Chie^
ià di Roma cavar gli efcmpM perchè fa-
cetfem autorità. Per la (]^at to& S Ro-
mani pregarono InnoeenamlIK perchè di
Ipa autorità comandaile una Jiuova Com^r
yilazicine t Innòcenaio loro compkequev »
e diede la cura a Pietro^ Ben^venuim 6aé
Notajo » che la faceife : quelli neir unde*^
cime anno del fua Ponteficato intorbo ^il
1210* la fece,, e Al la' prinia Raccolta del-
jt$s Fonfificio y che fi facefie ^còn pubblica
aittorità (à). frisiti cH^queanni coU'oc^
casone del Concilio tenute, in Latera)io
fett<f il medefim'o Pontefice felno Cecénn"^ punto , che.tenneTribomanl> nella Compi
altfanel iif^. nella quale furòMi a«BH>n^ palone del Codice, dì Giuftiniano C*>
te tutte le Decretali y e^ referltti » che per
le fpazio di <}ue^cifique*anni emnfi ema<-
nati . Da poi neir anno 1227.- Tatùredi
Diacono di Bologna ne fece fin" altra >
nella quale unì. le Coftitnioni d' Onorie
IILfutce^r d^nnocenzie^ maquantun*
qne fofle ftata terminata ìa queir anno ^
nel quale mori Onorio iX«. fuo fuccefifo»
te» che meditava ofeurar la fama deTuoi
piejece£(bri con unii più ampia e ^luova
Papa Gregorio », védepdo terminata P
opera a feconda del iuogieffiò, toAopro*
mulg^ una Coflttuaione , che' la propofe
air ifteffb Codice» per la quale, abliknda
tutte le altre j comanda^ a tutti, chefola*
mente di, quefta tTotopilaaione fi fervif-
fero cosi ne^giudic}» corfie ndle fcuole :
proibendo ancora con moke rigore , che
per rliCvvejiM^ ninno abbia ardimento di
larne s^tra ^ fenza fpezial autorità della
(a) V.Maflrì^h.hiJfJur.T)in. numi 2^9^ firtc. awwv jyr. (?f) Cu}ac: ai r. uh. X
Tr.FJonnt.de MethodaJ^ìmAuuColle^Grat. dt fent. Ù* to jud.- (g) And.SchtfitmEi-
§•4. {\%) MaltnoktJoe.dt. (e} Guido. hLHsfpafKtom.^^^.ìdé. (h)Fr:Ffo-
PanairoK M. ?• r.8L Maftrìc. hcdunuitr. • ten. differt^ de MhIhk ti- AhaI. C^lid.
349» ià} Mafifk. mm* 3^9. (e> Ma^ ^tauitt'^m.-
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DEL REGNO DI KAPOtI LIB. XIX. CAR
Sede Xppoftolica C^J- Coirundà ancora » furono Dottori più itietti
che per turro it Mondo (ì dirolgafle , ed
m tutte r Accademie , ed Univerfità d*
Europa Ci ki^«efle (i) , iiifiauiiriando allo
Audio di quella non meno i Profeflbri ,
che pli Scolari*
JNon vi fu parte d'Europa, che perla
pott^iiza, e credito dìGrEr^orìo non lari*
ce verte con ardore ; e Ji moflero i Profeflb-
ri d^ tutte le parti > non meno ad infe*
gnarta nelle fcuole ^ che a farvi copiofe
eh iole . l primi fuToao Raffi fio ^ Silvéfira^
e Rkiùrdo Inglefe: Rodrvico cognomina-
to di pùcopaffa , e Pietro Corùoh , ovvero Bo-
Ha io Spa^nuolo : Bertrando , Dama/o ed jìla^
no Inglefe : Pierro Prepofito di Pavia , Pietro
Cailcnfe di Volterra » Bentardù Comp^Jltl-
lam y J/incenm Cajli^Hone^ d i Mi la no » GÌg-
vanni Tcutmiìco , e Tancredi * Seguitarono
apprerfo le coftoro pedate Guj^lielnw Na^
fo^ e Gii ■ Alùtnga V eleo vo di Fa-
enza^ Vili off redo ^ Filippo^ hmocen-
zio Ofimife ^ Pietro Sampfa ^ Egidio Bo*
lognefe > Bma^uida d^Aretlo , Fr ance/co
da Vercelli, Boatim di Mantua , e P Ar-
ddiacono , Ma furfe poi fupra gli altri ^Si-f-
nardù Bottone da Parma , il quale racco-
gliendo tutte le coftoro Chiofe , ne fece
egii, intorno Tanno 1240. una più ampia ^
trasferendo a fé la gloria di tutti (e).
Anche i Montaci per fecondare il genio
de* Pontefici v' impiegarono i loro talenti ,
e fopra quefte />^fr<*/d/rcompofero un^ope--
ra , intitolata l'tì^^^i^iw Monachomm ; ma
come mancante delle cofe fuflaniiali , e
ripiena di molti errori^ e dt cofe vane,
e fuperiìue y riufcl malto inerta, ed inu-
tile. Frate Giacóm& Canonico di S. Grò*
vanni in Monte pure intorno a ciò vol-
le a0aiicar& ; ma cosi e^li , come rutti
coloro « che vi s'erano affaticati riufciro-
no inciti > e ficcome per quelli > che s*
erano impiegati fopra il Decreto^ ne itac*
que il proverbio MagnusDeimiJla ^ Ma-
^nuÉ Afmijia y così ancora , fecondo che
ci tefUfica Giacomo Gujacio (^)> non vi
( a ) Greg. IX. VotemtT igitar^ ut hac mn^
fum CompHamne univerfi mani ut in }udi*
riii ^ c> in /cfjoiis , dijiricliuy pmhiùtmus »
ne quh pr^efumat aliam facete , abfqm au~
fioritale Scdi^^ Apò/ioUct /pedali , ( b )
Maith, Paris hiji^ Angl. ann. ri^5- A"ì5^*
Solemniter^ tì^ auttenme per tmus Mundi
di colof9\ i
quali a quefti tempi fi pofero a fcriveRs
fopra quello nuovo Diritta Pontificio.
Dopo quefta Compilazione di Greeo**
rio non tralalcxarono gli altri Ponrefici
>4oi fuccefifon ( per ingrandire vie piii la'
Moiurchia Romana) di ftabilire altre iora
Corti tuzioni , ficchè nel fine di querto iftef-
fo fecolo decimoterzo nonfoffeftimata ne-
ceffiria da Boni^cio VIFI, una nuova altra
Compilazione. Se ti' erano rtabilite alcune
da Gregorio ifleflb, molte da Innocenzio
IV* da Aleffandro IV, da Urbano IV,
da Clemente IV- da* due Grei?or| IX. e
X. da Niccolò IIL e dall' iftelTo Bonifa*
ciò. Vi erano ancora molte Coftitiizioni
fatte nel Concilio di Lione neir anno 1245V
fotto Innccenzio IV. Ve n'erano ancora
delie ftabilite ncll* altro Concilio di Lio-
ne tenuto nel 1274. fotto Grcaorio X.
Per tanto Bonifacio VUL it qu^e fopra
tutti gli altri luoi predeccflbri ebbe idee
molto grandi ^ e vafte del Pontcficato Ro-
no j riputando per quella fua veramente
Jìravagame Coftituzione ttnam Santhrn ^
che in balia del Papa fia maneggiar uguaU
mente i due coltelli , e la fovranità tem-
porale e(fere dipendente dalla fpiritu:tle :
volley che di tutte quefte Coftituzioni fé
ne forma ffe una nuova raccolta > e fotfe
come di Giunta a quella fatta da Grego*
rio IX* e ne diede V incombenxa a tre
Cardinali, a Guglielmo Mandagoto Arci*
vcfcovo d*Ambrun » al Vefcovo Beren^
gario Fredclloj ed a Riccardo Mal umbro
da Siena gran Dottore di que' tempi » e
Vicecancelliere della Chiefa di Roma (tf)*
Coftoro diedero compimento alT opera ,
e la divifero pure in cinque libri t e qua-
li in altrettanti titoli, come fu diviCi da
Raimondo di Pennaforte la fua. Bonifa-
cio, compita che fu , la fece pubblicare
intorno 1 anno iiy^. e volle » che s*ag-
giungerte al volume delle Decretali di Gre-
gorio, e fi chiamatfe perciò it^r/Z^ libro;
e con fua particolar Bolla ordind 1 che
iatìtudinem legi prtrepit ^ tì^ divutg.irì *
Ce) Gtiid, Pancirot, de Cfar. leg* luterà.
/ii. j, €^%. Majiric. mtm. ^$6, 557. fd)
Ct4/ac, ad eap* X* extr^ de fenr* & rt fw-
die^ (e) Biitia Bùnifac^ ad liù. decra.\T
Piibai Fraites in mris ad liùri mitittm ,
ì
42< D E L L' I S T O
da tutti s' ofTerrafe , che in tutte V Uni-
vcrfità del Mondo fi Icggcffe , e ne* Tri-
bunali aveile la Aia forza.» e vi^re » non
altrimente di quel , che Gregorio fece^ier
la faz 'y ma in Francia quefta Qpmpilazio-
ne di Bonifacio nonvebbe gran fucceflb^
non fedo per contener, molte ordinazioni
riguardanti rmgrandimento della fua^po-
tenza» e /del maggior guadagno della fua
Corte 9 ma ancora perchè molte cofe ia
ranella àvea ftabilite in odio del* Regno
dLFrancia per le controverfie, ch'allosa
acdevano fra lui» e il Re Filippo- il Bei-
lo (ii) . Non f:osl gli arvenne ne^i al**
eri Regni ( ^ ) dove fu con onor ricevu-
ta > né le mancarono Canonifti , che vi
£iceffero le loro Chiofe^ e fra gli altriil
fiuaiofo Giovanni J^ Andten infigne Detto*
fé del ^rittp Canonico di que*tei|ipi(r)«
Segu /irono di» poi nel- Tegnente fecolo
jecimaquarto T altre collezioni chiamate
le Clementine ; ed anche. T Efitaioaganti ,
affinchè 9 ficcome le tiompilazioni finora
iatte corrifpondevan^ ,. cioè quella del Df-
crera alle Pandette , e le Decretali al C«<-
dixf y cosi r Efiravaganti corrifpondeflero
alle Novelle i e perchè niente maiìcs^e >
negli ultimi fecoli fi venne anche a far
compilare i libri^delle IJiituzioni ; di che
ne loro Ipoghi , e tempi fecondo V oppor*
tunitì j che ci farà data« ragioneremo *
Quelle Decretali pretto di noi durante
il Regno de'Svevi j in quelle cofe y che
aJ opponevaiio alIenoAre Csfiituzìonì > non
ebbero ^ran fucceffo; e così Federico II.
come ^li altri Re S ve vi fuoi (ucee^ori fe-
cero valere le loro Coftituzioni , e quel*
)e de' Re Normanni fuoi predecefTori y
contraftando con vigore alle lorprefe , che
intendevano fare i ^Romani Pontefici fo-
pra i loro diritti y e fupreme regalie > face-
vano valere le leggi da eifi ftabìlite fo-
pra i matrimon), iopfa gli acquifti de fta-
|)ili alle Chiefe y mantenevano le loro
Regalie xKlle Sedi vacanti, neir elezioni
de* Prelati > e fopra ^uttQ ciò y die ne^pr^"
cedenti libri ff è potuto oflervare •
Ma caduto ^ueftò. Regno fotto la do-
minazione degli Aìigioini uomini lig; de*
Pontefici Remani , e da^ quali riconofce-
vano il Regno y prendendo vigore la fa-
(a) Duar. in.ppafat. KdeSacf.EcchMi^
nifif* ( b) Artuf. Duck de Aut.Jur. civ. /.
i.c.j^ n. xj, 14. 15, 1^, j8» (e) PanctroL
R I A C I V I L E
zion Guelfa, ed abbaifata affatto taGhi*
bellina y tantofto fi vide tutto mutato y ed
introdotte nuove maflime , e le Deartta*
li non pur ricevute , ed infegnate nelle
Scuole > tn& anche ne'Trib un a ii : n ou ^
per legge d' alcuirPfincrpe , ma per Vvéo
e conluetudine y che di quelle s' avea in
oiò t che non. era efpreffo nel diritto ci-
vile , e mafiimamente per V edifieazione
de^procefiì nelle caufe foren£, per iafer«
ma., e per l'ordine di procedere ne's^ìu*
dici , contenuto nel fecondo libro (d) ^
ficcome ancora per le caufe Ecclefiaftiche^
e dove accadeva difputarfi di co^ , ^ che
Steva porur peccato y e perìcolo delia
ute dell'anima (f).-Ed 1 noftri Prin-
cipi della cafa d'^Angìò , ancoichè cono-
fcetfero é0erfi ^uel- volume fatto compia
lare per gareggiare colle leggi degl' Im-
peradori , ed ingrandire _la potenza à^
Pontefici -, e che fi metteva mano non
pure alle cofe Ecclèfiafiiche ^ ma anche
jiHe profane ,. con. afiimerfi autorità di
giudicare fopra tutte le caufe ne* Dominj
de' Principi Criftiani , co§) fra gjli Eccle-^
fiafiicr , cóme fra' laici j nalladimaiipa
parte per trafcuraggine ed ignoranaa 9
non iapendo efili fame migliori , . parte per*
éhè molto. loro premea aver la grazia, e
buona <:orrifpondenza de' Pontefici , noii
fi curardbo ^li farle valere np'lorp Domini ,
e che non pure nelle pubbliche Scuole s!
ìnfegnatfero^ ma anche ne'loroTrìbuna*
li s' allegaflfero .
I noftri Profe0bri perciò vi s'applica-
rono non meno di quello , che facevano gli
altri nelle altre Città d'Italia; onde imbe-
vuti delle loro maffime , ci&chenon era a
quelle conforme, era fiputacoihranio , ed in-
ginfto. Alcune Coftituzioni di Eedertco, e
degli altri Re Normaimi fuoi predeceflori ,
parvero perciò empie , e tra l' altre quelle ,
«he difponevano de^ matrimoni , degli ac-
quici , delk cura delie tot>e delle Chiefe va-
canti » ecofefiiiùli ; ficftfiettechf^ciònon
potefle appartenere alla pe«eftà del Prìn«
cipè > e ÌQ0e ìm metter ia ialce nell'al-
trui meffe . Andrea d' Ifemia di0è cfaia-
ranaente ,. che tutto ciò eraà prima ftabir
lito , perchè allora npn era uTpito fueri
il libro- delle jDerre^^/i ; nm et^cin^ila^
tum
de Clar, leg. Interpr, L ?• e 1^. ( d ) Decre^
tal. L 2. ArtuuJ)uck L A.s, %,n. 19. (e ) V^
Artur, Le, n. 10. 1 1» 1 2. ^p^^ «
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIX.CAP- V.
$um ( e' dice ) volunmn Decretaliim (a).
A tutto ciò ptoTÌdero ancora i Roma-
ni Pontefici neir invefttture y che diedero
a* noftrì Re , e Clemente IV. in quella
che diede al Re Carlo L d'Angiò^ veU
le che s' anmilìafikro tutte le Coftituzio*
ni ) e tutti gii Statuti y che riputava ef«-
fere contra la libertà Ècclefiaftica (^) t
togliendogli molte regalie ^ e preminen^-
ze, che i Re Normainnì, e Syeyi fi avea**
no mantenute ^ ^e predo dì noi nel
Regno deg^ì Angioini , non. iblo i Pon*
tefici Romani non ebbero alcuno ^ftacor
lo a* lóro difegni di ftabilire la Monar>
chla^; ma trattando q«éfto Reame comov
lor Feudo , ed i Prìneipi contie veri Feii^
datari, e loro lig), vi fecero progreffi ma^
ravigliofi y come .fi vedrà diiaro. ne* fe«
guenti libri 4i queftMfloria*
Ai^
IL .EUzìane ài Vtfecvi , € ^
\m
NOn baftava per fondar ima M^tnar*
chia t^ov vederla di fole ìepgi > ed
ornar la Corte di grandi Senatori , e di
altri Miniftri per renderla più maeftofa i
ma biibgnaya ancora provvederla di dena-
ro ^ per mantenerla con pompa y « fafto
xonveniente ad ima Reggia univerfale del
CriftianefiiBo , ienza il quale farebbe to*
fto fparita . Le iole rendite dello Stato
della Chieia di Roma mn- badavano ; fi
pvoccurò pertanto tirare da tutte le Pro*
vincie ogni cofa a Roma. Biibgnava, che
ficcome gli -altri Principi per gratificare t
loro Fedeli ^ e per premian coloro > che
per efii militavano il concedevan Feudi ,
Dignità y ed Uffic> ?€0§ì era uopo aver-
ne de*confimili per poteigli difpeniare a
coloro y che militavano per la Corte y «
trovar mezzi peràftabiìirglt , alEfinchè nien*
te raancatfe y ed .in tutto il .Sacerdozio
corrifpondeiTe air Imperio • S' iftrtuirono
perciò molte dignità , ed uffic; y i quali
non appartengono .punto • alla Gerarchia
della Chiefa p^r ciò y che concerne il fuo
potere fpirituak y ma indrizzati folamen-
te per la tempocalità y e giurifdizione , e
per le co& del governo politico : ed in
(a) Abìt. dt Ifem. ìnOìnfiiU L^\ tìt,
31,. de admÌ9^ ^er. Ecd. ( b ) €«/« 19. in-
diò la Corte di Roma ha .fitperate t\xn^
r altre Corti de* Principia • Ber li Feudi f
fi fono iftituiti i StneficJ y e ficcome per
la materia Feudale^ furie una nuova Giu«
rifpnidenza y che ha occupati tanti volu*
mi y cosi per la materia Beneficiale tìt fur^
ie un'altra, che ha occupati atfaipiù vo-
lumi predo i Camniflì , che non la Feu-
dale prelTo i Legijtin
La maniera y che fi praticò per fargli
fefjgere , fu non meno ingegnofa cH^ tta-
v^liofa : bifognò lungo tempo per iftabi^
Ui^li y e s' ebbecQ da foftenere grandi epa*
tefe co' Principi, e to' Popoli, e Caroli
delle Provincie per tirargli tutti a Roma%
L'elezioni de' Vescovi, -aneordiè ìnap*
parenza fi la&iaKero al Clero , fi è già
veduto , che i Pontefici fi Servivano di
varj miezzi'per tirarle tutte <nl(oma% Si
pfoccurò ancora togUm nel!' elezioni l' af-
ienfo a' noftri Principi : Federico IL Cor*
vado, e Manfredi foileanero oon vigore \
loro diritti , né permifero fòpra ciò novi-
tà-alcuna ; ma Clemènte IV> inveftetida
Carlo L d' Angiò > fra i Capitoli y già
rapportati) che .gli fece giurate , volle e^
fpreffamente^ , che fi rinunciaffe a <^ueft*
I^Qfo,^e nel capitolo s8. gli preferire »
che cosi egli , come .i fuoi lucceflbri nùvt
f iiitfometteflero.iieir elezioni , poftula^
zioni, e provifioni de' «Prelati, in-tnàhie-
ra> che ni prima , ni dopo T elezione fi
riceita& Regio aifenfo ; ma folamente loc
irimanetfe falvo.il diritto, ^che per ragio-
ne di -patronato av^flero in alcune Chiefe y
per quanto i canoni /incedono 2l padmui
dt quelle (^)» •
Rimaffr {blamente a'noftri Re la facol-
tà di poter impedirt aU' eletto > che fé gii
daffe la poffefidone.fenca il loto placito re^
gh i e quefta (wiret tentarono di contrae
narla; ma non meno gli Aì^agdnefi, che
gli Angioini llefii loro ligi > fé la -man-
tennero , leggendofi , che Carlo II. eflen»
do flato eletto Manfredi Gifonio Canoni-
co di Melito per Vefcovo di quéfta iftef-
fa Città, perchè era al Re fofpetto , gì* im-
pedì il potfeflb di quella Chiefa , non con*
cedendogli il regio exequatuty come fi leg-
ge nella carta del Re data in Napoli nell*
anno
yefi. ClemJÌV. ( e ) Chtocc. M. S. ginrifd.
in indice tom* 19.
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4it DELL*
anno n.99» n^pportata dall' Ughello n^lla
fua Italia Sà«ra ^jr)« .£ tatti gli altri Re
Angioini , come Carlo HI. Ladislao ^ in-
fino alla Regina Giovanna IL <)nando gli
eletti non eran loro fofpetti y davano al*
le bolle Papali -di loro provifione tantofto
V exeqwauT j di che preflb il ChioccarelU
{b) it ne ledono più efempj.
*rolfe ancora Clemente a* noftrl Re la
Regalia ,,la quale ( non meno che ì Re
di Fnpcia } tenevano nelle Sedi vacanti
d«l noftro Regno ^ con porvi ì Rei^ Ba*-
gliyi, ^ akrè, pedone da «flidèftinattper
r aiamiaiftrazlon^ dell* entrate , per con*
fervarle al fucceflbré , fecondo il prefcric»
to de^ canoni; e Federico IL com'è chia*
1*0 dalle noftre/ Coftituziotu del Regno
ic)y ve la mantenne* Siccmàe altresì k*
ce Corrado Àio^fucceffore» vii q«aie , fo*
cóndo cbe narra Matteo Paris t - emendo-
^to dal Pontefice 5 fra Tiltse cofé ^ icn**
putato 9 che aveffe occupato ì beni delle
Chiefe vacanti ; rifpofe- all' accufa y eh' e-
gli non faceva ufurpazione akuna 9 nit
valevaii -di owlla ìftetfa ragione y che i
Aioi Prede«e«bri s* erano valfi lìdile SeA
vacanti y con. dar la cura de' beni di <]uel«
le a^fnoi proa»Kitofi' idoiici-v e favoli dir
quelli amminiftrare ) e che edi era con^
tento di valexfi^di qnefL' ifiefla ragrione V
che i Re di Franerà , e d' Inpifailterra va^
feiranii nelle Chtefe vacanti de' Regni
loro (d )• ' ^'
Ma CienQmte«IV» ne' iuddelti Capitoli
ìnveftendò Carlo L ciò non piacendogli ^
vojle nel capìtolo 22. obbligare quel Re ,
e fuoi fuccetfbri a rinunziare a qualun^
que Regalia , ibbilendo ^ che nelle Sedi
vacanti nqi| pote0è pretendere > né ave-
re, né Regalie» qèlrutfi}- rimanendo in*
tanto , finché non fodero provifte , la cu*
flodia delle Chiefe pie fio le perfone £c«
defiaiftiche , \t quali fecondo, il prcfcritto
de' canoni dovranno amminiftrare le jren-
(a) XJgML tom. 1. in Epì/c, Milìten/^
num. x6é ( b) Chiof^:' tom. ^^ de Regio exe'^
quatur • ( e ) T'ir, "de Adw^inìjlr. rerum Ec*
ci. poft mortent Pralator. ( d ) Matth^ Pa^
fif. Uifl. Ang.JnHenricoIIL fol.^^y.edìtM
Parìf* & ex l$br^ addiìamen$erum cu/o po/l
dici. Hiji, foL^a^. & 126. Quo^ fi vìdetur
sb/onum Apoftolica Sedi , contentus eji Do»
minus Rex ilio Jure ììtpradi&is vacantibuSj
ISTORIA CIVILE
dite diiinelle» e confervarle a^ futuri fnc*
ceffori (e). QMcfto fu vogranpatfo, che
avanzarono i Pontefici Romani » toglien*
do a*noftri Principi le Regalie nelle Chie-
fe ricanti ; poiché , fé bene in qnefti prin-
cipi fi nEMftiatfe di far rimanere la cura
delle medefime alle perfone Ecdefiafti-
che, e di regolare T ammiuiftnaione del*
le loro entrate fecondo ì Cannai ; nulla*
dimanco in pioeetfo di tempo , vi defti*
nacono effi i Golkaori^ t Nunq^ iqoa*
li mettendo mano foprx i beni di quel-
le^ non piik a^ ftthnri luMeflbri, ma a Ro-
ma fi^.ferbavano i frutti; onde fa llabili-
to pre^i» di noi un nuovo fiiMido , e co-
mipCiò a fentirfi il nome di Nmmào Ap*
f^flotÌBo y il che npn ebbe perfezione fé
n^n nel fegoente fecoU decimbquarto nel
Relno di Roberto per lecagiom^ che fa-'
Tanno da noi rappoftau ne' libri feguentt
di qnefi' Iftorìa ^ quMido ritornerà occa-
fione di favellare ddl' introduzione del
ColJenore jippqflolico nel Regno e de* fuoi
maravigltofi piogreffi in famir Roma di
denari^, per gli' fpogli delle poflxe Chiefe >
e per altri emolumenti , che ivi & tir a«
IMO
Si fecero ^ancora a qnefti tempi :tltre
forprefe per^ tirar ogni cofain koma*, poi*
che quando primin 9 fecondo i cracoidatt
avuti dal Re GugUeloEio .L colla Sede Ap-
Eiftolica -, ' non erano accordate le'appel*
zioni del Regno di Sicilia ( / ) ; ora
Clemente nel i8. articolo dell' inveftitura
data a Carlo j efpreifamente convenne ,
che le caufe Écclefiaftiche dovdSeio trat*
«arfi innanzi agli Ordinari 9 e per appel-
lazióne dalla Sede .^ppOftolica ^ ed eflen-
dofi proccurrato in queili tempii come ve-
dremo più innanzi) ftendese la^conofeen*
%£ 9 ed il foro EpifeopaW in immenib ,
tanto- che non vi eralitigio^ dov'effinon
pretondeifero metter mano 9 furono tirate
tutte le caufe in Roma : ciò che appor-
fuo utituf R^it^raHcìa « & Angìid in £r-
tlefis vacantlbuy Regiài fui. ( e ) Raynald.
Amu ErcJ^iad^anh.- rz^j. n. av C^ «mr. f2^5*
Cuflodia EcdefiarAm eaPHxnem libere rewia^
nente p&iesperfinas Ecclefiaflieas y futic Ctf-
fwnicas SanBiones . {{) Bull^ Jdriani a*
pud Capecelatr. hijìor. Neap, lib. 2. Habf
bit Romana Ecclefia y qua habet in aliìs pav
tibus Regni narjiri y excepta apfellatìone .
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIX. GAP. V- 42^
t& X ^elU Coree grandi emolmnnti 9 e
danari •
Ma quello > che portò maggior utile >
e guadagno alki Corte di Roma, ficcorae
non mioor povertà al Regno , fo la pro-
vinone de^berl•fic; » ed i var) mezzi « e
modi inventati» e ftabiliti da poi .per le
ìoxfà Decretali y 9d Bflravagan$i yt molto piiì
per le Regole della Cancelleria j per li quali
quafi tutto U denaro delle nome Chiefé ,
e Mónafter) va a ccrfare in Roma » *
Il nome di Beneficio fo ne* pritni fecott
della Chiefa inaudito^ né per tutto il tem^
pò y . che durò la quadripartita divifionH
de' bfni dì qnella, s'intefemai} ma quel*
la poi poAa in difuib , ed mnuUata » fi
videco varie mutazioni . Siccome la pas-
te aifignau a^ poi^i fi diede a' Vefcovi
col pelo d*aliinentaf gli, così la ponione
affegnau a'Cherici ce£sò, ed in fua vece
furono aibgiMiti agli Ecclefiafti d nffic^cet*
ti) con deftinar loro determinate rendite,
delle quali fijfkvideio i-Miqiftri delle
ChieCt t come di roba propria ; e quefto
dritto di raeeogliere leinentovate rendite
congiunto col rainifieri» fpirìtuale , fuee-
neralmeate appellato Beneficio ; e credefi
che tal nome, ed aile^amento di rendite
a ciafcua miniftero cominciafle nei nond
fecolo circa* r anno 813; come fi racco-
glie dal Concilio Magunrìno , celebratbjn
quell' anno , dove la prima volta fì fa
menzione dd Benefioio Ecclefiaftico (h).
In cotal giMfii, ficcmne coloro ^ che mili«
tavano per T Imperiò ^ erano premiati con
Feudi , che pure fi diCfero Benefic) : cosi
i Miniftri militanti per.U Chiefa era di
dovere , che fi prémiafTero con tal forte
di Benefic f , * cioè con qnefte rendite , e
digiutà Ecclefiaftiche, le quali erano chia-»
mate Benefici ; affinchè con tal premio
ciascuno fi rendeife. piìi animofo > . "e for^
te , e adempire al proprio dovere i ed
ufficio . .
Ma quefti benefic> noneifemloy che un
dritto annetfo , e dipendente dal miuifte-
rio di godere le rendite Ecclefiaftiche ht
vigore a una canonica iftituziotie , bifo-
gnava , che chi il oonferiya , avefle ra-
gione , e potéfti di confeiiflo , e che k
perfona , a chi fi conferiva , fotfe pari-
mente Ecclefiaftica , per cagion del Dftini*
Tom. IL
(a) Cap* !• de Eccltf. adtfic.
fterio , a cui con titolo perpetuo era uni"
to» Nelle DiOcefi la facoltà di conferir^
era de' Vefcovi, i quali o liberamente gli
conferivano, ovvero di necefTità ; ed era
5[uandd il benefìcio non poteva conferirfi
e non a. colui , che il padrone préfentava
in vigor dei patronato ^ chev'avfea: dirit-
to , die erafi*a lui acquiftato, o per aver
fondata la Cfaiefa , o arricchitala di beni »
fopra i quali avea iftituito il beneficio .
' I Pontefici Romani trovaron tnezzi non
triodi tirar in Roma le collazioni , è
privarne i Vefcovi , ed i padroni delle
prefentaxioni , ma d' inventare nuove re-
gole , perchè ogni eofa fervide a congre-
gar teiori . Prefcri^ro certi termini , co-
si agli uni , come agli altri y di valerli
di'lor ragione , li qfiali elafTi , la colla-
xione fi devolve a Rohia » Parimente fé
nominavano perfone indegne , ed incapa^
ci ^ ed a^ quaìi oftatfero canonici impedi-
menti , a* quali efii foli fi riferbarono la
poteflà di poter di fpenikre* togliendola ad
o^ni altto • Se fra gli preleatati , o eletti
accadeva litigio , la cao£r era tirata in
Roma , e fpelEfo il benefìcio fi. conferiva
né all'Uno, n^ all'altro , ma ad un ter-
zo • S' introdufle-, ch^ il Papa poteffe con^*
^rere, e prevenire ciafcun cpUatore de'
Benefic) • S' invitò la ki/ervazione , eh' è
un, decreto, per cui il Papa innanzi, che
un Benefìcio vachi, fi dichiara, che quan-
do vacherà , neifuno lo poffa conferire »
Che li vacanti in Curia, la provifìone fia
del Papa.; ficcome tutti li vacanti per pri-
vazione , owevò per traslazione ad Im al-
tro Beneficio, ed aticora tutti quelli, che
foffero rinunèiati in Curia, e tutti li be-
nefici de' Cardinali , Ufficiali della Cor-
te, Legati , Nunz) , ed altri Rettori , s
Teforieri pelle Terre dello Stato Roma-
no, e parimente li benefici di quelli , che
vanno alla Corte per negozi , fé ncll' an*
dare , o nel tornare moriffero circa 40^
miglia vicini alla Corte , ed ancora tutti
quelli , che vacatfero , a cagione che li
pòf^ffòri loro aveflero avuto un altro be-
nefìcio ..
Furono ancora introdotte le Rajjegna^
rioni , oomandandofi fotto fpeziofo prete«
fto di levare la pluralità de' bepefic; , che
chi ne avea più gli raffegnaffc j e per
Hiih rav-
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43«> - D K L L' i S T O
r avvenire, thi avendo un beneficio Cu-
raro ne rrccveffe un altro , dovelfe pari-
mente raffegnar il primo ) « lì raffegnati
foflTero rifervatf alladifpofiwmie del Papa .
S'intfodxjflero in Tjuefto fecolo le Cam"
mende de' benefici , le quali fecondò la lo-
ro iftituzione antica , non duravan , x:he
per poco tempo : perchè vacando un be*
ficficio , che dair Ordinario per qualche
rifpetto non fi potcffe immediatamente
provvedere , la coca di quello era racco-
itaan3ata dal Superiore a qualche foggetto
degno , fin tanto che la provifione fi fa-
tcfle , il qu^lc però non aveva facoltà di
valerfi dell'entrate, ma di governarle, e
riferbarle al futuro fucccflore ; ma poi ,
ancorché i Pontefici proibifferoa'Vefcovi
il commendare .^ktht fei mefi, efli paf-
larònó a dafe le Coinmende a vita . É le
Commende delle noftre Badie Vendute ric-
chiflTime , che ftabilirono nel noftro Rea-
me , han tirato in Roma {>iù tefori ', che
quelle dr tutte T altre parti d'Italia.
Papa Giovanni XXIL che fi diftinfe fo-
pra tutti gli altri per 1' ef^uifita diligen»
za , che avea in cavar danari d' ogiii co-
fk, onde in '20. anni di Pontificato ragu-
nò iiicredibili tefori , e con tutta la pro-
fufione ufata in vita , pure lafciò alla
jnorte fua 25. milioni : introdufle da pw
r Annate , ordinando , che per tre anni
ogniuno, che otteneva beneficio di mag-
gior rendita , che 24. ducati , dovéife nelì'
efpedizione delle Bolle pagare V entrata
d*un anno: il qual pagamento però fini-
ti \ì tre anni fu continuato^ così da lui ,
come da' fuòi fuccelTorl .
Furono anche introdotte le Penjìofi} (o-
pra i benefici , le quali fono riufcite più
utili , che i benefici fteffi : S' introdurfc-
ro anche le Coad/utorìe y i ^^ff^^ffi 9 le
Grazie efpettatìvey gli spogli t tanti altri
modi per tirar denaro in R-oii^a C»)'^ Mst
fopra' tutto li taun divieti , per potervi
appoggiar poi le taute^ difpenje^ così per
la pluralità de' benefici in una perfona ,
come per li gradi tli matrimonj, per le
irregolarità , per l' illegittimità di natali ,
e peritante altre infinkc , ed innumera-
bili fcagioni ; onde non concedèndofi quel-
ìt fenza denari , vennefi per tanti , e sì
( a) r. Il Trattatt delle materie Benefit-
ciarìe attribuito al P. Paolo Sarpì SerStta .
R I A CI V ILE
diverfe Icaturigini ad eflére ben provedu*
ta di tefori la Reggia univerìale del Cri«
ilianefimo; con impoverirà air incontro
le noftre Ghiefe , « toglierfi a' noAri Vef*
covi la provifione di quafi tutti i benefit
e) del Regno , li quali erano in Roma
provveduti nella maggior parte a'ibraftie-
ti , efclufi i nazionali , contvo il prefcritta
de' Canoni ^
Quando nella General Dietirtenuta in
Vormazia, alla querele de'PrìoGipi , e
4e'Vefcovi fi trattò df togliere qnefti a-
bufi, narra il Cardinal Pallavicino (£),
«he il Legato dd Papa Aleflandro alta-
mente fi proteftava, che ciò farebbe uno
fconvolgere tutto il Mondo ; e facendo
la Chiefir' un Corpo apolitico ^ diceva che il
volerlo ridurre all'antica difcipKna, era
r ifteflo > che far tornare un giovane al
vitto , che usò bambino f e che fitcome
4e compleilioni friAutano ne^coi^i nma-
hì, cosà parimeAte avviene ne^ corpi pò*
litici . E quando nel Coiiciiìo di Trento
s^ebb^ z trattateci queft'iftelfa materia,
per darvi almeno riforma, fu la cofa più
iènfibtle , e fpiacente , che mai potette pTo-»
porfi • Sijoppofero con viigofe i Preiati
del Papa , e difendevano gli abuff per
Sueft' ifteifo , che farebbe diffolvere ^ue«>
o Corpo poiitìca , e qnefta gran Monar-
tbia ; e r fftetfo Cardinal Pallaviciiio ( r )
alla fvelata dice ,' ch'effendo il Papa il
Supremo Principe ^ che ha tanti gran Se^
naiofi venerati con Regali onoranze , in
una Reggia univerfale del Criftianefimo,
noti deve Sembrar cofa ftrana , fé per con-
fervar lo fplendore i^\mk Reggia Écclefia-
ftica abbia tirato a fé tutte le grazie, le
difpenfe, le collaaiortP, e tanti altri emo*
fumenti per le refignazioni , regrefilr, an^
nate , penfioni, fpogU, acanti altri mo-
,di introdotti per tirar danaro in Roma ;
poichè^C endice )^ficcome qualunque Prin-
cipe rifcuote fenza biafimo i diritti per
le grazie j e per le difpenfazioni , eh' e-
gti concede fecondo le tafle del fuo Go-
verno , tosi non iebba biafmarfi il Papa
Principe Supremo , e Mmarca , per ciò ,
che concede , e difpenfa nel Criftianefi-
mo ; e ficcome i Principi' qualora talun
de' fuoi^ i^edeli s'è fegualato in qualche
azio-
( b ) Pallav, Iflor. del Concilio di Trento ,
/. i. f. 25. (e ) Pallav. 1. 1, rvj. Ó* ló.
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DEt RECSMO DI NAPOLI
azione militare,, o politica > gli cotKede
Feudi , a altra mercede i così il Papa
Principe Supremo difpetifa quanti benefici
egli vuole a chi s' è iegnalato in qualche
azione , o d^ aver maneggiata bene un af*
fare ,. compita bene una Legazione » o*
Nunziatura > o fatti altri importanti fer^
vizr alla Santa Sede ;. ed affitichè non fof--
fero dift ratti daMoro impieghile fi' to*
glieffe r incompatibilità d' aver molti di
Ìueftl beiuefic; y e noa adempire a' mini-
:er) ^^ a cut folio . anneffi , s^ introduce ,
che in vece delPnifficio^ baftaffe la fem«
plice recitazione del breviario ^ e dell' o*
le canoniciie..
Per mantener quefta Reggia , dice àn*
eor quefto Cardinale (a)y che Infognava.,
aprire più fonti per cavar denari , ed o--
notiy onde i Miniftri fi mantengano eoa
deccMTo 9 e pompa conveniente a^ Re ; e che
perciò non debbiafi molto badare all' u*
nione di più .^cneficjÌR unaperfona» fen-
za obbligargli alla refidenza * Quefti fono
i meni in verità ( e'tlice ) per confer-
var con fplendore l'Ordine Clericale > ed
una Reggia Ecdefiaftica v via de' più efii--^
caci è la copia. di que' tienefic) y i quali
non obbligano a feudesza : dov^ prov*^
▼ederfi con ciò ad una Corte » e ad una.
Reggia univerfale * Ed altrove (A) • valen*
dofi ilei medefimo paragone del Princi);te >
apertamente dice t che ficcome l' Erario
del Principe bifogna iiariempre pieno per
ben govexnarfi lo Stato', così y tener V E*
rario voto il Papa ,. Prìncipe fuprtmè y h
V'ì&tSoy che allentar la Ji/cipli?ia . Quìn<^
di conchiude y che il riformar la Dataria y
proibire a.' Giudici EccLeéaftici impor pe«
ne pecuniarie > ed il levar le,fpefe nelle
difpenfazionì y era uti allentarla difcipli'^
na ; poiché la pecunia ( foDo^ fue parole )
è ogni cofa virtualmente y cosY la pena pt^
euniarut ^ dalf umana imperf^ìone la pia
prezxat^e di quante ne dà il Foro puramen^^
te Ecelefiajiico : H qUale non poHndù , come
il fecolare , -porre alla diJfoluzJohe il freno
di ferro y convien chegliet ponga-d^ argento »
LIB. XIX. CAP. V. ^r
HI. Della conofcenzs nelle Caufe.
Tirate tutte le.caufe d' appellazioni iiit
Roma , fi proccurò ampliare la giù*
rifdizione dd Foro Epifcopale ,^ e ftende^
re la conoscenza de' Giudici Écclefiaftici
iofrz più perfone y ed in più caufe y Rc^
che poco rimaneffe a'Magiftrati fecolari
d' impacciarfene • Federico IL in alcuni
enormi y e gravi delitti de^ Cherici y per-
chè non rimanefiero impuniti > prendeva
egli ibvente a fargli caftigare : tìtst Cle-^^
men^ nelle Condistiofii dell' in veftitura
data a Carlo > volle nel zo. articolo ^ che
fi ftabiliffe y che in tutte le caufe cosi ci^
viliy come criminali non fi potelfero con-
venire avanti il Giudice fecolare, fé non
fi trattaffe civilmente di caufe Feodali •.
E le fi>rpr«fe , che a empietti ^empi fi fe^
cero , non pure preffo di ^noi > durante il
Regno degli Angioini , ma anche net Re-<
gno fteifo di Francia > furono maraviglio^
fé . I uoftri Re. della Cafa di Angiò ri«
conofcendo da' Romani Pontefici il Regno ;
e vedendo , che in Francia anche quel
ujìL
a) Pallav, lib. 8. cap. iz. (b)
EccL cap. i5«
Re. lo foiferivano , uon aveano cuore di
refiftere » e d' opporfi ^ Sottratto l' Ordine
Ecclefiaftica dualmente dalla giurifdizio-
ne fecolare > ed arricchito^ di molti pri-
vilegi, ed immunità^ fi pensò ftendere in
pYima Tefenzione a più perfone i che non
er^no di quell'Ordine.
I. Effi mettevano ai numero de' Che-*
rici tutti quelli , che-avevano avuta ton-
ferà^ ancorché feflèro cafkti; ed atten*
deifero ad altre ocoupazioni , che Eccle^
fiaftiche i e narra CztìoLoyfeau ( e ) , che
in Francia la cofa s' era ridotta in tale
eftremità , che qnafi tutti gli uomini e«
rano^di toro^giurifdizione ^perchè ciaf«
cuno prendeva tonfura per efenzionarfi dal«
la giuftizia del Re > o del fuo Signore t
più tofto che p^ fervhre alla Chie& • In
Francia però queft* abuib fu neir anno
1774; corretto a riguarda deir efenzioni
delle taffe» o gabelle dal Re FilipiN) T
Ardito y il quale «volle, che i Cherici ca-
lati foéfero fottopofti alle taife , come li
!»uri laici, e l'immunità loro rimanere
blo a riguardo del Foro » la quale pure
Hhk 1 fii
Paltw^ lìb. 2. cap. 6. (e) Lo/feau dee Sign.^
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4gz ' D ELr I S T O
fu poi lor tolta dall'Ordinanza di Roffi-
glione, la qtóle quefk immimkà la con-
ièrvò folanieiite ai Chcrici coftituiti ne-
^i Ordini Sacri , e pei il Parlamento
la confcrvò anche a' Beneficiati . Ma nel
Hoftro Regno T abufo npn fa tolto all'
intutto, e rimafe fol corretto a riguardo
deir efenzioni delle collette , o gabelle >
rimanendo loro T immunità a riguardo
dei taro, perchè facevano i Re della Ca^
ut d' Angiò valete nel Regno la Coftitu-
aiotie di BoniEtcip VIIL per la quale èra
t^%o conceduto, a' CAewVi (on/ugati privi-
legio d' immunità ; onde il Re Roberto
nel 1322. ordinò aVfuoi Ufficiali detRq-
gna, che ofervaflcfo detto privilegio, e,
^e^nonprocedeifero, così(ntHe loro cau-
tt civili 5 cornei criminali , purché per^
abbiano contratto matriinonio con uaa>
e vergine, portino la tonfura, e te vefti
clericali , e non fi mefchino in merc^-
tanzie, e negoziazioni; ed ancora fé non
abbiano a^unto la tonfura > ed abito del
Chericato dopo commeiTo il delitto per
evitar la pena» {a) . La qual Ordinanza
fu rinovata poi dalla Regina Giovanna
I. nell'anno 1347* C^)» e confermata dal
Re Ferdinando I. d' Aragpna per fua Pram-
9iatica (r) ftabilita neir^inno 1^69.
Parimente nel noftro Regno 2! Frjitì ter-^
zm/ ài' S. Franctfco , che fono mantel^
lati , e cordonati > cd^ abitano in luoghi
clauftrali ; ficcome alle Bizochcy che vir
v^o con voto verginale , o celibe vidua-
le ,' pure loro fi di^c V efeuzione dal Fo-
ro fccolare . E nel 9kgno degli Angioi-
ni la cofa fi riduffe a tal eftremità, -che
fino le Concubine 'de' Cherici gisdevauo e*
Menzione; e quel che fajpiù"maravi^ia ^
ne furon perfuafi gli fteffi noftri. Princi*-
pi y leggendefi , che i Cherici .della Cit->
tà» e Diocefi diMarfico fi querelayan col
Rje Roberto y perchè il Giuftizieco della
Provincia di Principato, cìtra procedeva
contro le loro concubine ^ imperocché aven»
do il Re Carlo il. padre ài Roberto per
fuoi Capitolati ordinato, che lej^cQncubi-
ue^ fcomunicate , le quali paiCrto V anno
perfillevano pure nella fcomunica , foffero
: ì:ì) Cime. M.S. giurì/. t^m.ic. X^)Chioe^
toc €Ìt. ( c ) Fragm^* i . de Clericis , feu Dia-
ec7ìis fahaticis • ( d ) Chìot. lec^àt. .( e )
Pragm. 4. de Clericis feU Diaconìs falvati-
RIACIVILE
multate in certa quantità di denari, il
Giuftiziero , anche dalle concubine de'
Cherici voleva efiger la multa ; onde il
Re Robefto nell' anno 13 17. ordinò al
medefimo, che non procedere contip di
loro in virtù del detto Capìtolo di fno
padre > né tampoco le moleftaffe nelleper*
ione , né nelU beni , ma che lafcia^ il
caftigp di quelle alli Prelati delle Chie*
Ìe(J).
S' introiterò ancora nel Regoo i "Dìa^
coni /elyMggj y ohe pure pretendevano e(èa«
alone } e bifpgnò per correggere ia parte
quefi? altvo abufo > che il fuddecto Re Fer«
dinando I* nel 1479. pubblicale Pramma*
t}<;a (e) colla quale luftabilitOY chequa«
lorà. non fono afcritti al fervizio. d' alcu«
na Chiefa, ma fi mefcolane ne' negozi £e«
colarla e di -Diaconi, e di Cherici non
abbiano > che il puro nome, s'abbiano da
riputare come veri laici , in modo che fia-
no Soggetti al Foro iecdiaae , ed avanti
Giudici fecolari , cosi ndle cai^e civili f
come criminali^ debbiano e^reconvenu*
ti, e debbiano foffrire tutti i pagamenti
fifcali, gabelUt, collette 9 e tum ^ì a\tri
pefi , che fpftengono i laici • Fn da poi
praticato > che no» goddfero il ]prìvUegio
del can. fi.quis Suadente , né il privilegio
del. Foro nelle caufe^Ciinli,. ma fi>lo nel«
le cripainali ,- e nelln civili in quanto al
aoftringimento del corpo ^ rendendogliim-
«uni da' pefi perfonali , hon però di ga-
belle $ collette, «ed ^ahri pagamenti fifca-
ti \ e pefi reali • intórno «a che- dal noftro
CoUatcral per varie canfiilte , e ^1 Tri-
bunale della Re^ Camera per molti fuoi
Arreftf fu megUori^olato tutto queft' af-
liiure> e rimediat# in parte agli abufi; di
che é da ytAexù il ChiòccarelU (/)•
Ancora fi9 noi^u unot de' punti con-
trovertiti fc i laici famigliari de Vefcovi
àoveff^to convenire così nelle cytfecivi-
li , come crimiitaH avanti il Vemiro , o
pure avanti Giudici fecofórì '(g)y preten-
dendo gli Ecclefiaftici titaipgli al loro Fo-
ro Epilcopale-
Parimente ftendevano la efenzionc con-
ceduta alle loro perfòne» anche ibpra i
mo-
fix. (f ) Chioc^ M. S. giurifd. tom^ io.de
Immunit. Cleric. (g) Chioc. MS.gìursfd.
tom. Sm .
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DEL RÉGNO DI NAP
mabili de'Cherici, in confeguenza di quel-
la maffima mal intefa, mobilia feqituntuf
perfenamy di maniera che tutti li mobili
delle genti di Chiefa cafate^ o noncafa-
te, non potevano efiere efeguiti, né ad
altri aggiudicati dal Giudice laico .
il. Effi foftennero » che ogni caufa do-^
ve OGCorìrefle mala fede , e per confeguen-
za peccato ^ fotfe della^ loro giurifdizione 9
come quella nella quale occorre di da*
verfi trattare del foggetto dell' anima»
di cui efli fono t Moderaijori.; e cosi ef-
fi intendevano il paffo del Vangelo , fi
peccaverit fratet tuus , die Ecchfia » partico-
lamente quando le Parti fé ne querela-
vano } la qual querelar perciò effi chianìa-
vano denuncia Evangelica ^ ficcome è am-
piamente tjtattato ntile Deeutali (tf), d^-
ve il Papa vuol . prendere a giudicare del-
le differenze tra i Re diFrancia>^e d*£n«
ghilterra toccante la , devoluzione pretefa
dal Re di Francia de' Feudi , e Signorie j
ehe il- Re d' Inghilterra teneva di quella
Corona > a cagion della coftui fellonia ;
per la qual cofa -efli fi pretendevano Giu-
dici'competeim qvafì in ogni azione^zian-
4io perdonale , aftche tra laici, dicendo,
che rare voke ella era.^ente dalla mala
fede y e per cenieguenza dal peccato , o
deU' Qna, dell'altra parte ì eèquando^.fi
0trattava dell' esecuzione db' con^tti, effi
'non facevano difficoltà di tirar alla lorp
conofcenza la lite, a cagion dèi giura-
mento , che per lo ftile .comune de' No-
ta) vi è inferito (é), confondendo ma-
lamente IsL'Cen/ttra de' coftumi colla giu-
ri/dizione^ e la còrrezJOH p^iienztuW^ wlìz
giuftitia cMtf?izrù/ay fbiza aver riguardo
al fatto di Natan con Pavide i^apportato
anche da Graziatio nel'fiio Decreip (t)*
in. Per fomigliant;e ragione eifi fofte-
He vano,. che la conofcenza de' teftamenti
Itoro apparteneife , conle materia . ài f o«
icienza^ dicendo^*ch' erano li naturali eft>-
cutori di quelli; anzi ch'eCTeiftlo il cor-
po del éefuRto toftatore lafciato ailaChh!«i
fa per la fepoitura, la Chiefa ancofaera-
fi fatta padrona de' Aioi mobili per qufe-
OLI LIB. XIX. CAP. V. 4?T
tare la fua cofcienza, ed efeguire il Tuo
teftamento. E Carlo Lojffeau (O ci te-
ftifica , ch^ in Inghilterra erafi introdotto
perciò coftume, che quando taluno mori«
va fenza teftamento, il Vefcovo, o pex^
Iona da lui deftinata 9* impadroniva dei'
mobili di quello . E che in Francia an-
ticamente gli Ecclefiaftici non volevano
feppellire i morti , fé non fi metteva tra
le loro mani il teftamento., o ki man*--;
canza del teftamento, non s'otteneva li*
cenza fpeziale del Vefcovo ) tanto ehm
riell'anno 1407. bifognò che il Parlamen-
to rimediaffe a tanto abufp , con far de-
creto contro il Vefcovo d' Amiens , e li
Curati d'Abljiftyille y che coloro , che mo-
tivano inteftati, foffero fenza coniradizio-'
ne, efelizacom|adamento particolace del
Vefcovo feppclfin. Ed erafi parimente in
Francia introdotto coftume, che gli afflit-
ti eredi per fai vare l'onore del defunto,
morto fenza tettare , dimandavano permif-
fione al Vefcovo .di poter per lui tettare
ad pias caf^fas^ e vi erano degli EccleÌTia''
ttfci,* li quali coftringevano gli eredi deli'
inteftato di convenire a prender Arbitri ,
per determinare la ibmma , che il defun-
to a vette dovuto legare alla .Chiefa'^
Da quette intrapreie degli Ecclefiaftici
nacque nel noftro Rejgno^ la pfeteafioné
di alouni Vefcovi , d'arrogarfi la facoltà
di €ar efli^ i tettamemi ad pias caufas per
li. Laici ,- che'itlaojonoab iniettato , fic
come per antica^ uiànza lo pretefe|i» x
Vefcovi dj JMocera de' Pagani i d' Alife ^
d* Oppido , di S* Marco , ed altri BreUci
liei le loro Diocefi, i* quali /ovente appli-
cavano i beni del defunto a fe ftefli.Ed
in alcune parti del Kegnó prelati prete-,
fero indiflintameate d' applicarfi a lor be-
ne/icio la quarta parte qq' mobili del de-
funto moicob feoza tettare 34E fi penò mol-
to predo di noi p«r eftirpar quefti abufi 9
e non fé negli umnu tempi , alle reite-^
rate confùke della Regia Cambra, e voti
<iel Collaterale , vi fi diede 'rittedio« con
Ifpedirfi più lettefe ortatoriali a'V^efcovi,
aflkichè iipn* prefumettìero d' arrogarfi tal
. (a) Cap, novit. de Judic^ (h)'Cap. j*
de For. compet. (t) Can,/^.l, §. item^cum
David enuf. 2* tfu. y.\Nathan cum Jhivìd
redarguit , Juum efl executus ùfficittm ^ in (pt%
grat Rege /uperior : non ufurpavit Regis »f*
ficiam , in quo etat Rege inferior • Monu}^
eum^ ut per pctnitentiam peccata fua expla'*
ret ; nttn autem tulit in eum fententiam qua
tanquam adulter^ & komieida marti ad/tee^
rhur. (cO ì^yftau Lc^
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434 DELL* ISTORIACI
rteftà* e fovente contro gì' iaobbcdicnti ciò^quel paflb del Deutetonctmo (r):
è proccdi^to al fequeftra delle loro ea* '"^ "
trate» ed a carceraìiont de'conjgkintì y noa
perdonandoli nemmeno al Vefcovo di No-
cera> eoa tutta che per fé allegaife Yim*^
memoriale y come un abufo condannabile f
e pili tofto corruttela x che lodevole ufau*-^
za. (tf)-
Da ciò. è nata ancora > che fiavi pretto*
di noi rimafa coftume y ficcom^ anche^ du-^
la in Francia , che IL Curati^ o i Vicar}
lìano capaci) come i Nota) di ricevere li
teilamenti , e quanda jdifpongano ad pìas^
caufas^^ ancoithè fatti fenza^folennità » dar
Ipro vigore 9. ed offervanza ».
ly^ Per cagion della connejfiti » i*e tra.
più compratori, coeredi , o condebitori ^
une ne loffe Cherico,. indicevano, che.
il privilegiato y come piiraegnoi deveti-^
rare avanti il fuo Giudice tutte le altro:
sarti* Parimente li Canonifti dicevano >
che il laijco' poteva, prorogare la giurifdi-
uone Ecclefiailica y. e non il Cberico. la
Scolare: e dicevanq ancora ^ che aj>par-^
teneva al Giudice Écclefiafticofupplire ii
difetto» a negligenza.- del Giudice laica.^.
e non al contrario*;, e quando fé gli di^
mandava la ragione^ efii dicevano , che
ciò era , perchè anticamente gli Ecclefia-
i^ici er^mo- giudici de' laici cosi ben , che^
de' Cherici ,, e che non v' era perciò in-
conveniente ^ che le coie tornaflero nella
loro prima natura , come, dice il Ciardi-**
nal Oftiehfe ( é ) .. E pi^re da'- pr^eced^ti
libri di queft'Iftoria fi è chiaramente ye-^
duto , che la giuflizia Ecclefiaftic^ in ciò ^
ch^ella^è epntenzioia, è fiata conceduta
dalli Principi» e difmembrata ^lla Giù*-
iliz|a temporale y ed ordinaria >. e fu chia*-
mata perciò privilegio CherìcaU y e li Ca-
nonifti la chiamano pure priviUgÌMm F<h
riy, per tienota|é » cK' è -contro JL dicitto-
comune*
^ .V. Efli foftenevano r <fc€t tutte le caufe
difficili >. fpeziaUneote in punt^^ di ragio
ne '
te
CIVILE
Si
difficile y & ambiguum apud te judicium
effe profpexerisy & judicium intra Portai
videris variati , venies ad Sacerdotes Levi"
ticì generis y & ad Judicem j qui fuerit iU
lo tempere > qui judicabunt tibi vesrìtatem y
& facies^ quacumque dixerint qui pra/unt
in loco y quem elegerit Dominus » Quando
è a tutti palefe la gran di&renza %tz le
leggi Romane 9 e la politia del vecchia»,
e uuovo^ teftamento • E Ja quefia i^incw
pio ayveqme y che fi veggano- in più luo-
ghi delle Decretali caufe difficili decife da*^
Pontefici ». che nòa^srano» in conta alcuno-
della gittftiziaEcclefiaftica, come fra Tal*
tré la £imòfa Decretale Raffwtìus {d).
VI*. Dicevano y. che apparteneva ad efii
il fupplire al difetto^ negligenza > o ^(ufpi-
zione del Giudice laio^ (e);^ e fottO' que-
fto pretefto,) fc un gran ptoceffo- durava
lungo^ tempa nel Tribunale fecoUre y lo
tiravano a loro » Quindi s' arrogavano la
facoltà di coaofcere delle fiifpizioni de'
Giudici laici , e queìF abt^ non pare in.
Francia y come teftifica Loyfeau (/) » ma
anche ne' Regni di Spagna er afi. introdot*
to C^)t e^reflb di noi nel Regno degli
Angioini av^ prefo anche tNiede ^ e fu
tanta 4a foggezione a* Pontefici Romani y
ovvenv 1» ^upidezza de' noftri Pùndpl
j^ia^^/oì» / ^che non fensa^au maraviglia».,
tra 4 Riti della qoftra Gran Corte della
Vicaria {^h) y fi Fegge^ una Prammatica
della Reginib. Oi<ivaana 11^ colia quale
ordina y cse ( toltane la Ciità di Napo-
li y dove vuole chd le fufpizioni fi cono--
fcano 4al G» Pfotonotaria > in: tutte le
altre Città y. e hioghi del Regno» le fu-
fpizioni^ & abbiano ad allegare- avanti ii
Vefcovc^ Dioceiano, ev»fuò' Vicario • E
con tutto di^ nel Regno degli Aragonefi
noa fi^ fofle (attaoCCervare^ uulladinaanoo
non maKayano v Velcovi y quando lor
vtaiv» «Catto rdi prenderne la conofcenza .
Ma fuccedutj gli £pagnitoli' y ufarono
^ lora appartenelTero , e principalmen* coftora rimedi più fòrti per toglile queft'
quandotvi era diverfità d^opinioui tra^ at>ufo, perichè avendo nel 1551. i Arci-
Giureconfulti ^ a Giudici ; alleggvanoper-»
( a ) r. Clftoccar. M^ Si giurìfd. tom* x%^
( b ) Oflienf. in Summa tit.. de foro competè
(e) Vien allegata nel cap. pervenerabilemy
ExHr. ofiì fila firn legìt. id) Cap^.RayuHtius .
Ex r. de teftamenti^ (e 1 Cdp. Ucet ^,&(/lr^
vefcovo d' Acerenzatenota d' intrometttf*
fi
àefrrù compet. C f > L^feau Lc^ {g) Fcr»
Judic. lìb. 2* w.-i» /. 22. ^ ibi Kllad. «•
8« Rov. Pragmge. z. fl^ j. de fyfpic* o0ic^
(*0 Rinzóy^
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BEL REGKÓ ì>ì NAPOLI LIB. XIX. Cip. IV. 43J
fi a conofcere della fufpizione allegata in^
nanzi a lui èsA Capitano di Pietrapertofa
contro i fuoi Sitidicatori » D. Pietro di
Toledo ) ad iftanza di queHa Univerfità»
con voto del Regio Collateral Conliglio ^
icriife wia grave lettera oratoriale all'Ar-
ci vefcova, infinìiaudogli, che dovere afte*
• nerfi di conofcere tli quella fofpizione »
fpettando tal conpfcen^a alla- giurifdizio-
ne del Re , non eflendo fiata la' pretefa
Prammatica lofleirvata, t che fecenaone il
contrario avrebbe {Hfooeduto contro^di lui y
come di chi cerca ufetparfi la giurifdiziò-
ne Regia (a): la qual lettera y narra Pro-
fpero Caravita (ò)y averla egli fatta ifn-
primere fra T altre Prammatiche di que«
fto Regno , che oggi* giorno fi legge in
quel volume. E nel Governo di D. Pa-
rafan di Rivera > lefTendo ftato quefto Vi-
ceré avvifato , che i Velcqvi , e i loro
Vicarj nelle Provincie di Principato ci-
tra, e di Bafilicata, s'abtflavano d'intro-
metterfi a conoicere delle caufe di fofpi-
zione degli Ufficiali, dirizzò* nel i$66.
un premurofo ordine al Governadore di
Jjuelle Provincie, comandandogli, che in
uo nome facetfe emanar bando fotto gra-
vi pene fH tutte le Città , Terre , e luo-
ghi di quelle Pi^incie , che nelle caufe
di fofpizioni^ le partii itiganti non debbia-
(f^o più aver^ricorfo a^, Diocefani , ma che
lo doveffero avere nella Regia Audien-
za , dove loro farà miniftrato complimen-
to di giuftizia : il quale ordine fu pure
farto imprimere tra le noftre Prammati-
che (e) affinchè tra noi fi toglièffe a^
fatto queft' abufo k
VII. Sotto c<A>re , chi? negli antichi
canoni trovavano y che il Vefcovo èra pro-
tettore delle perfone mifejrabili , come
delle vedove, pupilli, firanieri , e pove-
ri , volevano conofcere di tutte le loro
caufe <^); ancoichè vi.fia gran differen-
za tra proteggere i miferabili ^e proccu-
rar per efli ìa^giuftisia^ che d'eflèr Giu-
dici delle loro caule.
Vlir. Inventarono, un altro genere di
giudicio , chiamato di foro mijlo , volendo ,
che contro il fecolare pofla procedere co-
sì il Vefcovo 9 come il Magiftrato> d(in-
( a ) Pragm. 2. defyfpic. offic. ( b*) Gr-
tavha Rìu 265; »». 2. (e) Pragm. 3; >de
fufpic. offic. ( d ) Cap. ex parte de foro c$m-
^ luogo alia prevenziMe , come fono 1
delitti di bigamia, 4'trfura, idi fagrìlegio 1
ti' adulterio , d^ incefto , di concubinato 1
di beftemmia , <H fortilégio , « di fpergii»
YO ^ ficcarne ancora le raufe di decime ^
« di legati pii . Nel che effi v^avean*
quefto vantaggio , perchè colla efquifita
lor follecitudine , ferapre prevenendo , non
feco?
Yepu»
lafciavano mai luogo al Magiftrato
lare, efeTappropriavantutti, come ,^^^
tati anche da em , delitti Ecclefiaftici . E
m^l noftro Reame non £ finhren 1d' éftir«
pare affatto quefti abufi, fé non ìiei Re*
gno degli Spagnuoli > i quali non ammi«
fero prevenzione alcuna , e la cognizione
de' Suddetti delitti contro i laici fu attci»
fcuita interamente a' Giudica Reg) ( r ) ;
non dovendofi riputar iii modo alcuno Éeh
«lefiaftici ^ perchè veramente li delitti Ec*
defiaftici , o fonò quelU , che concerno-
no la Politia Eoclelìaftica , come dice Giù*
ftiniano nella Nov. 83. ovvero li minori
delitti , • di cui 1» Giuftizia ordinaria ne
trafcura la ricerca , e di cui perciò la pri*
mitiva Chiefa iie intraprendeva la cenfu*
ra , o correzione , per confervare una pai^
ticolar purità di còftumi tra' Criftiani } nu
ijuj^fta correzione fi faceva Ibmmariamen'*
te, e fenza giudizio co ntenciofo, come fi
è narrato nel primo , e fecondo libra di
quefta Iftoria..
IX. Si appropriarono tutte le caufe ma*
triftioniali ^ dicendo, che cffendo ftato il
contratto: di matrimonio da Crifto S. N.
clevaK) a Sacramento , la cognizione di
tutte le ciuie a quello appartenenti deve
tSktt de' Giudici Ecclefiaftipi ^ Ma s' è ve-
duto ne' precedenti fecòli , che i Principi
Cattolici prefero effi la cura de' matrimo*'
n) , effendo cofa chiariffima , che le leggi
de' matrìmonf , i divieti y e le difpenfe de'
gradi, tutte furono fbbilite dagl^Impera-
dorl; e fin tanto che le leggi Romane eb->
bero vigore i i giudic) a quelli apparterà'
nenti erano innanzi a'Magiilrati fecolari
agitati : il che la fola lettura de' Codici
di Teodofio , e di Giuftiniano , e delle
Novelle lo dimòfira evidentemente . E
nelle formole di Caffiodoro (/) > come
altrove fu da noi rapportato , reftano me«
mone
pet^ Qap. nuper de donar, inter vir. & uxor.
( e ) V. Chhcc. M. S. giurisd. t. 5. (f) Caf-
ftod^lii.y.iap^HÓ.
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43rf ]&^ Lr IST O
morie de' termuii ufati ila' Re Ofbogoti
nelle difpenfe de* gradi proibiti » che allo-
ra efrano ripiitate' a^rtenere al governo
Civile 9 e non cofa di Religione ; ed a
chi ha coalizione delT iftoriaj^ è cofa no-
tiflìma ,y che gli Ecclcfiaftici fono entrati
a giudniar caufe di tal natura , parte .per
connneflione , e parte per negligenza de'
Principi, e de'Magiftrati , Ma di ciò ora,
per la detertninazione del Concilio di Trea-
to (a)y non lece più dubitarne .
Finalmente i Dottori Romani (i) ap-
rivmrono infitto ad infegnare , che i delin-
cjucnti ne' Territori d'altri Principi, non
fi debbano rimettere ^ ma mandarfi a di-
rittura in Róma per effcr puniti , perchè
il Papa edeiuio il Si^mre della^ Città dt
RQma , eh' è la comune Patria di tutti ,
Avendo 1' Imperador Àtitonino per fu^
legge (r) ftatuitp, che tutti coloro , che
nafcono nell' Orbe Romano , i' intendano
fatti Cittadhii Romani, meritamente co-
me fuoi iudditi può pendergli a giudica-
re , e punirgli (d).
• Né finirono qui le loro intraprefe ,
pferchè vi fono altri innumerabili cafi,
ne' 4juali eran corretti i Laici piatirle
avanti Giudici Ecclcfiaftici, d^' quali iion
comporta il mio iftituit'o iame guì uh
più lungo catalogo . EA finron nientedi-
meno comprefi da Oftìenfe (t) infette ver-
fi, che chi gii confiderà , non può non ri-
maner forprefo in veggendo a ^ual'e fter^*
minata ampiezza àveiiero gli Ecclcfiafti-
ci a quefti tempi ftefa la loro conofcen-
za ^ donde conofc^à ancora , che tión. vi
è fine air ufurpàzione , da poi che una
volta li limiti della ragione fono fupera-
ti , ed oltrepa&ti •
Tutte quefte intraprefe della Giuftizia
Ecclefiaftica , non metto préflb di Noi ^
durante il Regino: degli angioini , ^he in
JFrancia durarono lilngameote, Jna da poi
*■• ^
(a 7 C0W, Trid.fi(f, 24. can. 1 2. (b) 0/-
drad. confi 124. Prrr. Barbo/, ad lìjb. 2. §. le^
gatis , D\ dejudìc. Farinac. inprdx. cfm.qq.
num. 17» (e) L. Roma ^3. D,ad munìci-
pai. L in Orbe 17. D.de fiat. hom. ( d ) F.
Artur. Duck de autkjur. eh. Rom. lìb. 2. e.
3. num. 5* ( t ) Ofitenf.
Har^tìcm , Simmi , fcenus , per/ums , a»
dal ter j
^ Pax , privilegi um , violentus.^ facrìlegusQM^
R, I A C r V t L E
i Francefi valendofi di rimed) forti , ed
efficaci , ruppero le catene » e per T Or-
dinanza del I539. furono molto ben ri-
fecate , la quale rimife la lor oiuftizia al
E'ufto punto della ragione , lalciando fo-
rnente, alla Chiefa la conoscenza de' Sa-
gramenti tra tutte le perfone , e delle
fole cgufe perfonali degli Ecclcfiaftici (e) ;
che fu in effetto ritornare air antica di-
ftinzioae deile due potenze , lafciandofi
le perfone , e le cofe Spirituali alla Giu-
0izia Ecclefiaftica , e le temporali alla
Temporale^. Nel noftro Reame gli Spa-
gnuoli cominciarono a rifecar gli abufi,
ma non riduffero la lor Giuftizia ai giu-
fto punto , come fi fece in Francia ; per-
chè gli Spagnmli , come « Saviamente fu
offervato da Pietrp di Marpa Arcivefco*
yo .di Parigi >r é da noi fi farà vedere
quando ci toccherà ragionare del lor eo-
verno , vollero medicar la ferita giurimi-
zione Regia cmy fmpiaftri, ed unguenti,
non già col fuoco , e col ferro , come fi
era fatto in Francia.
I V^ TribunaU dflf hiqutfmme .
PEr meglio ftabilir la Monarchia fu ia
quefto fecoLp introdotto in Roma il
Tribim'ale dell' Inquifizione • Innocetizlo
III. <:ome fi è veduta nel decimoquinto ,
libro di queft' Iftoria , non .av^ agi' In-
quifitori eretto Tribunale alcuno j ed il
noftro Imperador Fediarico IL né meno
preflfò di noi l' eresie ,. ma a' Magiftrati or-
dinari conmtife lii . condannazione deeli
eretici, i quali ìnfi^me co' Prelati delle
Ghiefe da lui deftinati,^^. 94iaK s'appar-
teneva la canqfcenza del diritto., doveva-
no invigilare per ^e^lirp^ME^U • Ma morto V
Inlperador Federico y e^ndo le cofe di
Gjsrmania in confufiotie, e l'Italia in un
Interregno, che. durò 23.aaniì Innoqen-
. zio
. Sì vàcitt Ipiptrjium^ fi negligi t ,> ambigit ,
aut fit "' ^ \,
S^peHus, Judex- , fit fubdita Terra , ve/
RuJUcusj O fervus j peregrìnus ^ Fenda ^
. viaisr*
Si quìs pceniteat , mi/er , omnis raufaque
mi/la ,
Sk denunci at Ecclefu quh^ /udìcat ipfa*
(e) Loyf.ìoc^ctt*
igitizéd^by VjOOQIC
DEL REGNO DI NAP
%lo IV. rìitiaaendo quafi Arbitro in Lom-
^rdia^ ei in alcune altre parti d' Italia,
« vedendo il gran progreifo , che gli ere-
tici aveano fatto' nelle turbazionipatfate^
applicò ranirao aireftirpazione di quelli » e
-confiderate l'opere , che per Taddietro avea-
«0 fatte in quefto Servigio i Frati di S.
f rancefco , ebbe per unico rimedio il va*
lerfi di loro ^ adoperandogli , non coom
-prima ^ folo a predicare , o congregare i
-Croce ft£nati ymz con dare ad effi autorità
llabiie, ed erger loro un fermo Tribuna-
le ^ il quale d'altra cofa non aveffe cum^
Ma a ciò due cofe s'opponevano : T
tina y come fi potetfe ienza còtifufioiic
fmembrar le caufe d' erefia dal Foro Epi-
scopale, che le area fempre giudicate , e
«conftituir un Ufficio propria per etfe fo*
le : r altra come £ pote& efeludere il Mar
^iftrato fecolare, ai giudicio del quale «ra
-commeiTo il punir gli eretici y per V anti^
x:he leggi Imperiali , e per T ultime dell'
Impera<k>r Federico IL ed ancora per li
propri ftatuti, che ciafcuna Cittì era fia-
ta corretta ordinare, per non lafciarore-
•cipitare il governo in que* gfan tumulti .
Al primo inconveniente tvevò il Ponte-
fice temperamento, con erger un Tribu-
nale compofto deir Inquifi^re , e del Ve-
icovo , nel quale però T Inquifitore fbtfe
non folo il principale , ma il tutto , ed il
Vefcovo vi avefle poco più , che il no-
me . Per dar anche qualche apparenza d'
autorità al Magiftrato fecolare , gli con-
■cefft d' atfegnar li Miniftri all' Inquifizio-
ne , ma ad elezione degl' Inquifitori me-
iiefimi .* di mandare coli' Inquisitore , quau-
tlo andaffe per lo Contado , uno de fuoi
Afletfori , ma ad elezione dell' Inquifitore
AeiTo : di applicare un terzo delle confi-
fcazioni al Comune^ ed altre cofe tali ,
che in apparenza facevano il Magiftrato
compagno dell' Inquifitore , naa in foftan-
za fervo. Rimaneva di proveder il dana-
ro per le fpefe , che fi farebbero fatte nel
cuftodire le prigioni, ed alimentar gì' im-
prigionati ; laonde fi ordinò , che le Co-
munità le pagaffero , e cosi fu rifoluto ,
effendo il Papa in firefcia 1' anno 1251.
Furono per tanto deputati li Frati di S.
Domenico Inquifitori in Lombardia , Ro-
magna , e Marca Trivifana , li quali adem-
• Tom. IL
Oli LIB. XIX. GAP. V. »?7
piendo al lor ufficio caMa. mólto rigore »
cagionarono in Lombardia qualche tumul-
to : perciocché avendo nel feguente anno
Innocenzio d^aitato Inquifitore di Milar
no Fr. Piet» da Verona deli' Ordine de'
Predicatori , ( • ) coftui per eftirpar da
ouella Città alcuni infettati d' erefia, die
fi facevano chiamar Credenti , non trafcu-
rava ^iligenaa per punirgli , onde alcuni
imatcerava ( ibno parole del Panfa (« )^
ad altri dava banda ^ e gliofiinati^ in ha-
Ila. della CoHe /ecolare faceva con T »//#-
«w fupplìdo del fuoco pttftire y ed avea ^^
fatte molte e/ecuziam , ad ordinato di fame
delP altre dopo Pafqua di Rafurreziona ^ di
che intimoriti alcuni pfincipali Milanefi ^
dubitando della lor vita per li proceffi ,
che avean prefentito aver loro fatti fab*
bricare l' Inquifitore , fi congiurarono in*
fieme, e riiolvettero di prevenir l' Inqui-
fitore con farlo morire ;~ onde accordati
gli gflaffini , Quefti po(^fi in aguato in
una folitudiaé tra Milano , e Como , do-
ve airinquifitor&OQcorrevapaffare, quan-
do lo videro, gli corfero fubito colle fpa-
de nude addoflo , e l'uccilero • Di cke
faKofene in Milano gran rumore, e pre-
fo de' é^linquenti fevero caftigo ; Innocen-
zio per qpefto Martirio fotferto , volle
canonizzarlo per Santo, ficcome la prima
Domenica di Quarefima del feguente an-
no 12531. con molta folennità fu celebra-
ta la canonizzazione, ed afcritto nel Ca-
talogo de* Santi Pietro Martire da Verona ..Si
fegnalarono anche in cotal guifa molti altri
Frati di queft' Ordine , e di quello anco-
ra de' Fraii Minori , i quali maudat.i dal
Papa nelle parti diToIofa, molti ne fu-
rono per fimili efecuzioni ammazzati •
Ma non perciò riputò Innocenzio di
rallentar 41 ciglre , anzi fette mefi da
poi, che inBrefcia avea date le leggi per
quefto Tribunale , dirizzò una Bolla a
tutti i Rettori, Configli , e Comunità
di quelle tre Provincie , prefcrivendo lo-
ro 51. Capitoli , che doveflero ©(fervaci
re per lo profpero fuccedb del nuovo
Tribunale, comandando , che li Capi-
toli foffero regiftrati fra gli Statuti del
Comune , ed otfervati inviolabilmente •
Diodc poi autorità agi' Inquifitori di fco-
municargli , ed interdirgli , fé non gli o&
lii i^r-
< • ) Vedi Apologia Tom. V. parte feconda cap. 5. (a) Panfa nella Vita d!^ Innocenzio iK
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43» B E L U r S T D
(crvaffer(^. K^É fi <liftffc il PonteiH^fet
allora ad int-rodtirre ì^ Inquifizione negli
laltri luoghi d' Italia > né fuori di quella ^
dicendo , che le «re PiOfWfcie fopranno*
mate erano più l'otto gU #cdki fuoi , e
più amate da lui • Ma la principal cagio^
ne era, perchè in quefte egli uvea gran-
de autorità ^ etfeùdo fen^a Principi , e fa-
cendo oqni Città governo da fé fola, nel
anale il Pontefice avi^a anche la parte
fua , poiché avea loro aderito nelF ultime
guerre • Ma contuttocift non fu facilmen*
te ricevuto T Editto ; onde Alefifandro IV.
fuo fuccetforc, fette anni da poi nel 1259.
fu coftfetto a moderarlo , e rinovarlo .
<:omandò tuttavia agr.Inquifitori , che con
le cenfore coftringefTéro li Reggenti deU
la Città airoflervatìxa.
Per la -ftetfa cagione Clemente IV. fei
anni dà poi > cioè nel 1265. lo rinovò
nel medemno modo , né però fu efegui-
to per tutto , finché quattro altri Ponte-
fici fuoi fucceflbri non foflero corretti ad
iilar ogni loro sforro per fuperar le dif-
ficoltà, che s' attrtverfavano ne4 far rice-
vere il Tribunale in qualche luogo . Na-
fcevano le difficoltà da due capi : V uno
per la poco difcreta feverità de'FRiri In-
quifitori^'e per Teflorfioni^ ed ahrigra*
vami : T altro , perchè le Comunità ricu-
favano di fomminiftrar le fpefe ; per la
•Qual cofk rifolfèro di deporre la preten-
iione , che le fpefe fofTero fatte dal Vuh-
blico i e r«' dar temperamento al rigore
ecceflìvo degli tnquifìtori , dieden> qualche
parte di più al Vefcovo , il che fu cagio-
ne , che con * minor difficoltà s' intro-
duccfle r Inquifizione in quelle tre Pro-
vincie di Lombardia, Marca Trivifana»
e Romaana , e poi in Tofcana ancora ,
e paffjjfle in Aragona > éélm qualche Cit-
tà d'Alemagna, e di Trancia. MadaFraiih
cia^e da Alemanna prefto fu levata, ef-
fendo alcuni de?,!' Inquifittìrì ftatifcaccia-
ti da Glie' luoghi per li molti rigori, ed
eftcrffeni , e per mancamento ancora de'
negozi . Per la qvt») cagione fi ridufTero
anche a poco numero in Aragona \ poi-
ché negli altri Regni di Spagna non era-
no penetrati.
Nel noftro Reame di Put5Ììa , mefitre
durò il Rc%no àt Svevi ^ non fu. variata
il modo ftabilito dair Imp erador Federi-
R I A CIVILE
co di procedere contro gli Eretici. Ni
morto Federico > per la himiftà , e conti-
Tìue guerre tra Corrado^ e Manfredi fuai
fuccefliori con Innocenzio^ e con gli al-
tri feguenti Pontefici, fu introdótta no-
vità alcuna. Nelle Getti Genetaii da Fé*
derico iftituite fé ne prendeva cara, do-
ve i Prelati doveano denuti^a^i, affin-
chè il M agiftrato viprocedejTe , di cui eri
il conofcer del fatto, e lacond^ima, fic*
tome de' Prelati la conofcenza del dirit-
to . Erano non da Roma > ma da' noftri
Principi deftinatì i Prelati per queft' Ufii-
x:io, il quale infieme to' Giudici Re^i,
quando bifognava , fcorrevano le Provin-
cie, e gl'imputati d'ereiia, fé convinti
perfiftevano oftinatamente neir errore >
erano fatti morire; fé davano fperanzadt
ravvedimento , erano mandati nel Mona-
ftero di Monte Cafino, o a quello della
Cava, dove fi tenevano prigionieri, infi-
no che dopo aver abiurato, nonfoddisfe*
teffero la pena a loro impo/ta , ficcome fi
è narrato ne' precedenti libri di quefta
Iftoria.
^ Ma tadnto il Regno in mano degli An-
gioini ligi de' Romani Pontefiei, ancor-
ché non fi fatfe introdotto preifi^ di noi
Tribunal fermo d' Inqnifizione dipenden-
te da quello di Roma ; nuUadimanco di
volta in volta i Pontefici fole vano defti-
nar particolari Commetiàr) Inqnifitoci per
lo più Frati Domenicani , i quali fcorren-
do per Le noftre Provincie , col favore ,
e braccio del Magiftrato iecolare, feceva-
no delle efecuzioni • E quantunque que-
fie commeifioni non poteffero efeguirle
fenza il placito regio ; nuUadimanco i no-
ibi Principi Angioini per la foggezione»
che portavano a Romani Pontefici, non
foto non gì' impedivano , ma lorofecevan
dare da' Giudici Regi ogni aiuto , e favo-
re; anzi fovente comandavano, che dal
Regio Erario loro foflero /omminiilra te
anehe le fpefe. Cosi Carlo L d'Ai^jò
nell'anno 1269. ordinò a' fuoi Miniftri ,
che pagaflero a Fr. Giacomo di Civita di
Chieti Domenicano Inquifitore dell'ereti-
ca pravità nella Provmcia di Terra di
Bari, e di Capitanata toftituito dalla S.
'Rt>nuina Cfiieia, un auguftale d'oro il di
per fue fpefe, e d'un fuo compagno, d'
un Notajo , e tre altre perfone » e K)ro
cavai- ^
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DEL REGNO DI NAP
cavalli (j); e nel medefimo anno ordi-
nò ai Governadore della Provincia di
Terra di Lavoro» che a richìefta di fr.
Trojano Inqiùfitore coftltuita dalU Sede
Appoftolica gli prcftaife ogni ajuto, coor
figlio , e favore » quando , e dove vorrà ,
e che efeguiife fubito le Aie fentenzt » che
darà contro gli eretici , loro beai , é fcu-
tori (*)• Parimente icriffe a'Regj Secre-
ti di Puglia, che fomminiftrafTero 30. on*
eie d'oro a Fr. Simone di Benvv&ito deir
Ordine de* Frati Predicatori InquifitoM
dell'eretica pravità, co^tuito dalla Ghie-
ÒL Romana nel Giuftizierato difiafilicata^
€ di Terra d'Otranto (r). Il medefimo
Re nel 1271. ordinò a'fuoi Miniflri, che
pagatfero a Fr. M/nteo di Cajiellamare In-
quifitore nelle Provincie di Calabria , un
auguftale il di per le 4iie ipefe, e d'un
altro Frate fuo compagno, un Notajo, e
tre altre peribne (^): e nell'anno 1278.
mandò più lettere a'Giuftizieri d'Abruz*
zo , e Capitani dell' Aquila , ed a tutti i
fuoi Ufficiali , che a F. Battùlommeo déP
Aquila dell'Ordine de' Predicatori Inqui-
fitor deputato dalla Sede Appoftolica nel
Regno di Sicilia, foauniniftrailèro ogni
aiuto , e favore f con t<vniéntare i rei ,
fecondo loro dirà dettb Inquifitore , ed
efeguire quanto da colui verrebbe in^«
fto (e).
Carlo IL fuo figliuolo nelPanno x:;o5.
ordinò a tutti i Ekironi, e fuoi Ufficiali,
che damerò ogni ajuto a Fute Afìgelo dì
Traki Inquifitore deftinato dalla Sede Ap«
poftolica , guardando , e riducendo nelle
carceri le perfo\ie macchiate d'erefie, fe«
condo vorrà' detto Inquifitore) che non
moleftinó i fuoi uomini per portar armi:
efeguano le fentenze, ch'egli darà contro
le perfone degli eretici , e Iwo beai j e
che agi' Inquifitori di tali delitti, e per
gli Ufficiali regi d'ordine del detto In^
auifitore carcerati , fi tormentino a richiefta
i detto Fr. Angelo , acciò potfa cavare
la verità da effi, e dagli altri (/); e
(t) La tana ( okn it Chìo^. ) i rampar*
tOÈU dal Toppi nel fine dèlia fua Bìbliote»
ca NapoL cavata dall* ytrthhio della ZeC"
e a in Ragrft. R* Carili X fign* ann^ iz($9*
//V. S. foì. 129. a ter. (b) Chìoc. M. S.
tom^^. (e) Teppi L e. ex Rem/ir* Caroti
L ( d ) Chioc, M. S. tom. 8. c^ ì ^^ ^^*
OLI LI B.XIX* CAP. V. 439
neU'atmo 1307. incaricò a Fu Rohmdì
S. Valentino Inquifitore dal Regno di 8ì«
cilia , che eoa tutto rigare procededè cotfe»
tro rArcÌDreM|Nli^BuQlattico, che correte
to prima miH^ predeceifore Benedetto^
era ricaduto ne' pnmi errori $ foftenetido-
falfft dottrina fopra alcuni ar«icoii delta
fede. Cattolica (^).
L' ifteffo Re negli anni 12 9.5^ e T307ÌÌ
fcri& a^ Filippa fuo figliuolo Principe d*
Acaja » e di Taranto , che Papa Clemen^
te V, avea fcrittoun Breve a*Roberto
Duca di Calabria foo figliuòlo, e Vicario
generale del Regno awifand<^seli , che il
Re di Francia avea uiata grandiffima di^
ligenza in carcerare per le loro erefìe in
un tempo ifteffo tutti li Cavìalieri Terni
plarj , che erano in Francia , e (^queftrati
l'iolo beni; e per ciò lo ridiiedeva, che
con configlio fecreta de' fuoi Sav) , facef-
ie carcerare cautamente ^ e- fecrétamente
in un tempo tutti i Cavalieri Templar},
ch'erano ne'Domin), e quelli carcerati y
tenergli in buona cuftodia ad ogni ordine
della Camera Appoftolica j ficcome facete
fequeftrare tutti i loro beni , e li teneffe
in nome della medefima : «ode Re Carlo
ordina sA detto tuo figliuolo , che degua
detto Breve nel Principato d' Aq^ja , fic«^
come il Duca di Calabria ftvretific fòtto
nel Regno.
Il Re Roberto fuo foeceflbre iiell' an<-
^ ;^iM* parimente ordinò a'fiioi UfK*-
ciali, che deflero ogni aiuto agli Inqui*
fitori deftinati da Roma; ed il me(kfl«
WBo ftile fu tenuto dalla Regina Oiovan-
na I. nel 1^43. dal Re Lodovico nel
1352. e dal ReCarloIIL11el1381.il qua-r
ledono a Tommafo Marincola fuo' lami*
gliare i beni xonfifcati del Vefi:ovo di
Trivent» eretico, come aderente all'An*
tipapa , e dichiarato ribelle di S. Chie*-
fa, e del detto Re (*»).
Non a' foli Frati Predicatori era com*
meflb queft' ufficio , vi ebbero anche para-
te i Frati Minori j i quali dichiarati dal
lii z Fa-
te fino rapportate dal Toppi /. rir. ex Reg.
Cani. fign. ann. 1278. lit^ C. /^. 181. a
ter. ( f ) C/;/dr. Le. {%) La cima i tap^
portata dal Toppi loc. cit. ex Reg. Cat.
IL fign. ann. 1307, lit^ B. fot. 217. a ter^
ih}Cbioc.L^
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44a DEL 1/ I S T O
Ripa Inqutjitori fcorrevano pure le noftie
Provincie . Ert in quefto fecolo il nu-
»ero degli eretici crefcimo in immenfo
di varie lette, e di var>iAitatì. Alcuni ^
lafciate le loro ' Religioni » affettando di
iciivere ^ Solttarj fe&za Regola , e feti-
M Superiori» e di menar una pia aufte-
ra vita, fi ritiravano nelle iblitudini, e
{correvano in varie parti, contan»inando
()e* loro errori molta ^ente . Si* facevano
ehiamare Fraticelli , Bizochi , Be^ardi , ov-
vero Be^hììii \ e prefTo di noi erano mol*
wplieati affai ne* Monti òì AbruToja^ e^ei-
la vicina Marca d' Ancona . Era»» ufei*
ti dall'Ordine de' Frati Minori, ed -ave-
vano quafi tutti gk fleffi principi , e la
Aetfa condotta \ ed i loro Gonfalonieri
iurono due Frati Minori , Fietm di Ma*
ctrata ,. e Piitte dì> Forofemproniì) , i qtrali
prima ottennero da Papa Celeftino V. a^
nuto#e della ritiratezza , la pemiiflione ài
vivere da Romiti, e di feguire litteral-
mente la Regola di S. Francefco \ ma da
poi Onorio IV. Niccolò IV. e Bonifacio
Vili, condeonar^no il loro iftituto ; e i
loro fucceffoti Clemente V. e Giovanni
XXII. gli fuppreffero adatto ia) . Era
Qommei& per lo più hi cura d' eftirpargli
£ Frati Minori /^ onde fi legfie , che Bo-
mfaHio VIIL commiiè a Fp. Marc9 di
Chietì dell' Ordine d^ Minori Inquifitore
nella Provincia dt S- Francefco y che fi
portafTe ne' Monti d' Abmvtno y e nella
Marca d' Ancona , ed implorando , fé (a-
sa di bifogno , il braccio- fecolare , proce-
da eontro di loro,, e loro fautori, coA
iacaKefargli> feovrirgli y e manifeftargli
dai nafeondigU > ove folevan a:ppiattarfi ,
mapdai^ in Rema prigioni , e con mol*
to rigore farne in^uifizionc ( A ) . Eglino
fi ritirarenoperciò in Sicilia, cominciando
a declamare contro i Prelati^ e controia
Chiefa Romana trattandola da Babilonia.
In coiai modo fu , durante il Resino
degli Angioini , praticata 1' Inqnifxxiem
pjC£f(b di noi y ma quanto poi qi^o Rea-
me fi foffe diflinto fopra ogni altro, per
aver tolto da fé ogni veftigio d' Inquifi^
zione , iarà narrato al fuo luogo ne' fe^-
guenti Ubu di qveA' Ifjioria .
(a) F. Wadingo tùm. 2. Ann. Min.aim'^
U9K Cb) U Bolla di Bonifacio VlII.i^
RIA CIVILE
V. Monaci y e Beni temporali ^
FA di' meflieci da era innanzi con-
giuBgere i Monaci co' beni tempo-
rali , perchè ficcoofte akroye fu notato »
che chi dice Religione , dice Ricchezze i,
così ora effendofi per gli acquifti de beni
temporali: renduti più- e&erti i Monaci ,
che tutti gli altri EccleftaAici ,. Uòtochè
iSon vi è proporzione fra. gli aciyiiftì ,.
che in quefti tempi fi fecero daUe Chie<
(e^ t quelli Aitti da* Motu^en- , bifogni
ora dire, Nuo^e Religioni ^ nucve Ricciez»
«e.) e tanto più la cofa fu portentofa ^
ehe non oftante, che fofTeto fondate lo*
pra la mendicità , onde furon. chiamate
Mendicanti j contuttociò gli acquifti,. e le
mccbezze furon immenfe .
Le Religioni , che furfero i« quefio
iecolo, riuscirono come taoce Legioni >
per coofcrvase, e manteneie la Monar-
chia Romana ; ed i Potireifici non fiiroa
maà dagli* altri cotanto bai ferviti , quan-
to da eoftoco , i quali militavano con o-
gni fervove^ per (oftenere la foco autori-
tà , e per agevolale U loro intcaprefe {
onde con ragione di tanti privilegi , e
prerogative gì i- cumularono. Coloro t che
fopra Jtutti in. quefto fecolo* fi diftinfeto y.
furono i Frati Predicatori j ed i Frati Mi*
mri . I>e' primis come fi è veduto , fu
autore Domenico Gufmano , il quale aven-^
do gran tempo /predicato contfo gli Al*
l^ig^fi y prefe jiell'anno 1215» la refolu-
zione eon nove fnoi compagni di .fondas
un Ordine di- Frati Predifasori^ con ifti-
tuto d'impiegar le loro prediche per e«
fiirpar Tefefie a quel tempo multiplicate
in Italia ,. ed in Francia . PortefTì Dome-
nico a Pap» Innocenzio Ul. per ottener
la conferma del fuo Ordine y ma il Papa
differì r accordarla > e lui morto , ciò che
non fece ianof sfizio , ottennero da Oqo*
rio III. fuo fttcccifore, il quale nell^an*
no. i2i<i;. lo confermò y ed accoB^orl »
che(]ue'Religiofi laiciaifero l'abito diCa«
nonici Regj^Iari da efii fino^ quel tern*
pò portato, e prendetfero un abko partii
colare, e otfcrvadero nuove cofiiruzioiii .
Si propagarono in Francia > ed in Parieì
'rapportata ,àéi Toppi Jce. dt. ex Reg. Valica
nunn 170^'
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DEL REGNO DI NAP
fin dairanno 1217. ebbero un Monafte-
ro nella Cafa di S. Jacopo, onde furono
denominali Jacopinì . Appena eran forti ,
che vennero nel noftro Reame a fondar-
vi de* Conventi, ed ebbero gradito rice*
vimento ; poiché avendo i Fatartni , ed
altri eretici , cominciato a contaminar
Napoli , e r altre Provincie , Gregorio
IX. gli fpedì a Napoli , fcrivendo nel!"
anno 1231. a Pietro dì Sorrento Arcive-
scovo di quefta Ciftà, che benignamente
gli ricevette, e che gF impiegai^ quivi a
predicare , ed infinuafle a'fopoli afecom-
Bwffi di ricevere dalle loro bocche il fe-
me della parola di Dio , per efllerfi co-
ftoro cotanto Segnalati in eftirpar Fere-
fie^ e con voto di volontaria povertà ef-
ierii in tutto applicati ad evangeliz^ait la
fua parola {a). Incaricò anche,' che gli
prdvvedeffe in Napoli di una comoda a-
.bitazione^ affinchè qttivi agiatamente per-
oiaìiendo y potefTero attendere con mag*
gior fervorealia carica loro impofta. Scrif- .
te confimile epiftola al popolo Napoleta-
.1)0, incaricandogli , che benignamente e
devotamente gli r iceveffero , affinchè po-
teflero felicemente pervennre al lor fine ,
e raccogliere il frutto delle loro fatiche ,
cioè4a lalute delle anime (^)^ ed infinuò
miche al Cardinal Gafliglrone ftio Legato
Appoflolico nel Regno di Sicilia , che in-
caricaife all' Areivefcovo il loro ricevi-
mento ì per la qual cofa ricevute coflui
le lettere del Papa , e Finfinuazioni del
Legato y gli ricevè con onore e gir diede
per abitazione la Chiefa di S. Arcangelo
ad Morfijam con un gran Monaftero ivi
cougiimta , ch'era allora abitato da'^Mo-
.naci Benedettini y i quali tenendo in Na-
poli altri grandi Monafieri , cedettero
quello 2Ì Frtni Predicatori^ refìgnandoloin
mano deir Areivefcovo con tutte le cafe,
ed orti adiacenti. L' Areivefcovo- infieme
col Capitolo ne invitti Fra Toramafo ,
fotto la cui guida erano que' Frati qui ve-
nuti , e ne gli fpedì Solla , che fi legge
preilb Cbioccarello ( r ) fotto la data de'
( a ) Epiji. Greg. apnd Chioerar. de Ar»
4hiep.Neap.f9L 155. Dileilos filios Fratres
Ofdinis Prjcdi$»tcamm veiut nov9s vinitoref
fnt vinex fu/cìtavit y qui non fua ^ fed qux
funt Jefu quateutes , tam contra frofligan-
d^sLxrefes^ qjam pe/les alias nmjttifefun
OLI LIB. XIX. CAR V. 44t
51. Novembre 1231. Ampliarono poi que^
Frati il lor Convento ( che mutato V an*
tico nome lo chiamaron poi dal nome
del loro Inftitutore S. Domenico ) con al-
tri orti contigui» per concellione avutane
da Giovanni Brancaccio % a cui Tifteifo
Areivefcovo nell'anno 1240. preftò 1 af-
fenfo. Neiranno ixóg. in tempo dell' Ar*
civefcovo Aiglerio per nuovi altri acqui-
fti V ingrandirono affai pKl (4) ^ e vie
maggiori ingrandimenti ricevè da poi nel
Regno degli Angioini fotto Carlo II. d*'
Angid , cotanto appaffionato, dì quef!a Re-
ligione , di che è da vederli Engenio nel-
la fila Naf>olt Sacra ^
Non furono foddisfatti i Re di queftx
Cafa d'aver in Napoli un fo!o* Convento^
dr Padri Predicatori, ma l' ifteffo Carlo IL
Meli' anno 1274. ne coftruffe un altro iir
onor dr S. Pieno Martire da Verona, che*
come fi dtffe, nell'anno 1253. era flato da
Innocenzio IV. afcritto nel Catalogo de*"
Santi. Lo dotd di ricchi poderi, di mol-
te cafe, e di altre rendite. L^efempiodel
Principe moffe altri Nobili Napoletani ad
arricdìirio, come fecero Errico Macedo-
nio, Bernardo Caracciolo, Giacomo Ca-
pano, ed altri rammentati dall' Eugenio *
Parimente nella Città d*Averfa edificò
una Chiefa, e Convento a* Frati di.queff
Ordine fotto il titolo di S. Luigi , che ftr
fuo zio, al quale concedè ampiffimi pri-
vilegi > e xlotò di molte rendite ( f ) .
Anche alle Suore Domenicane , che vi*
vevano nel medefimo ifiituto, fu data in
quefta Città comoda abitazione. Adiftan-
za di Maria moglie di Carlo II. Papa
Bonifacio VHI. ordinò airArcìvefcbvo di
Capua , che .alle Monache Domenicane fi
daffe per loro abitazione il Monaffero di
S. Pietro a Caftello fituato dentro il Ca«
ftello dell' Uovo , con tutte le cafe , . e
poffeffioni ; e che iMonacr Benedettini j^
che tenevano quel luogo, fi foffero tras*
feriti ne*Monafterj di S. Severino , di S*
Maria a Cappella, ediS.Sebaftiano. Mi
eflendo (lato da poi il Monaftcr<>di S". Pie-
tro
extitpandarfe dedicarunt evangetizationi vir^
ài Dei in aiJeSlionevoluntarta paufertatì^ ^
(b) Epifl. Gregor. apud Chioccar, loc, cit, tc)
Chioc. loc. cit. ( d ) Chioc. de Archiep.Neap^
ami. l^6<). (e) SummonKhifLtom.,2^fHi^
j. cap., Zu
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44t D E L L* I S T O
tro facchcw^^^<^ dai" Catalani, e con gran
veiraogna cacciate le Monache , il Ponte-
fice Martina V. fcrifle ali* Abate diS.Sc^
verino, che deffc loro ricetto nel Mona*
ftcro di S^ Sebaftiana , che allora era fla-
to dato in Commenda al Vefcovo di Me-
lito , e non v'abitava , che im fol Mo-
n^co Benedettino , con ceder loro tutte
le fue poflefl^ni ed entrate » ficcarne fu
efegnito ; end' è che per detta unione ri-
tenga quefto Monaftero ancora oggi il no-
me di ò. Pietro e S.SebajiUno (j ),
Non meno in Napoli , che in tutto il
Regno multiplicaronfi i Frati Predicatori
in quefto fecolo per lo favore , che tene-
vano non meno de* Re Angioini, che de*
Romani Pontefici. Innocenzio IV. diriz-
zò nel 1245. un diploma agli Arcivefeo-
vi di Napoli , di Salerno , e di Bari , col
quale loro fi dava facoltà , che in nome
della Sede Appoiiolica , ftrettamente or-
dìnaffero a tutti gli Arcivefcovi, Abati ,
Priori , ed a tutti 1 Prelati delle Chiefe
de' Regni di Sicilia y che non inferifTero
a* Frati Predicatori gravame alcuno , e
proibitfero a* loro fudditi di dar loro mo-
leftia ì e che proccuraflero di fare a' me-
defimi mantenere tutte T efenziopi • ed
inunynità concedutegli dalla Sede Appo-
itolica. Ci). Crebbero perciò col favore
de* Pontefici , e de* noftri Principi della
caia d* Angiò in maggior numero di quel-
lo y che avean fatto nel Regno di Federi-
co» e degli altri Svevì Tuoi ruccefifori; e
molto fplendore recò loro Tommafo d^ A-^
quino I foprannomato il Dottw Angelico ^
ufcito dalla famiglia de* Conti d' Aquino «
il Quale mal grado di fpa madre entrò
nell Ordine de' Frati Predicatori nell' an-
no 1245. , ed avendo in Parigi prefa la
laurea dottorale di Teologia Tanno 1257*
ritornò in Italia V anno 1^63. e dopo a-
vervi infegnat^ la Scolajlica nella maggior
parte delle Univerfità » fi fermò in fine
m Napoli a legger Teologia , ricufando
TArcivefcovado di quefta Città j offerto-
gli da Clemente IV.
Non difugual fucceiTo ebbero in quefto
Regno i Frati Minori • Efiii riconofcono
per loro iftitutore S. Frayiaefco d" Affi fi <^ e
lurfero ne*medefimi tempi , che i Valde^
(a) F. Engen^fiétp^Sacdi S.Sebaftìam ^
( b ) 1/ diploma .fi legge nelP Archìvio di
R I A C I V I L E
yi ; ma ebbero difuguale fortuna • Pietro
Valdo Mercatante ricco di Lione prefe an«
eh* egli rifoluzione di menar una vita tut-^
ta Ap{K)ftolicaì ed avendo diftribuite tut-
te le lue facoltà a* poveri , fece profefido-
n6 d' una povertà volontaria • Molti fé-
guirono il di luiefempi»» onde verfo 1* an-
no iiÓQ^ fi formò una fetta d' uomini ^
che fi denominavano i Poveri di Lione ^ a
cagion della povertà da eili profefTata. Si
diflero ancora Lionijii^^ dal nome della
Città di Lione \ ed anche Infabàatatij a
cagione di ceru forta di fcarpe , ovvero
fandali dsLtffx portati ^ tagliati per far ap-
parire i loro piedi ignudi ad imieazion
degli Appoftoli . Ma avean da poi prete-
{o y fenza mifGone del Vefcovo » e della
Sede Appoftolica y di poter eziandio pre-
dicare la lor riforma , ed infegnare la lor
dottrina pei fé foli , ancorché laici • Eb^
bero per ciò oppofizione dal Clero di Lio-
ne i onde commciarouo per quefte conte*
fé a biafisaar la vita rilafciata degli £c-
clefiaftici y e declamare contro gli abafi »
che vedevano introdotti nella Chiefa, Fu
loro impofto filen^io ; maperfiftendo» Lu«
ciò. III. gli fcomunicò, e gli condennò in-
fieme con gli altci eretici • Le fcomuni-
che maggiormente gì' irritarono , e gli
confermarono nella lorooftinazione» tan-
to che fcoflero il giogo dell* ubbidienza ,
e caddero in molti errori • La loro fetu
fi fparfe in più luoghi » onde^obbligarono
Pietro Re d'Aragona nell* anno 1197. di
efiliargli da* fuoi Stati y e Berengario
Arcivefcovo dìNarbona di condennargli •
Efii non potendo refiftere a unto impe-
to ^ rifol vertero di ricorrere a Roma y e
dimandare dalla Sede Appoftolica la con-
ferma del loro iftituto .
Dair. altra parte Francefco pur egli Mer-
catante d' AfiSfi y lafciato Pietro Bernardo-
ne fuo padre a mercatantare , abbandonò
ogni cura mondana » ed applicatofiaduna
vita tutta Appoftolica fece anch* egli pfo-
fefliione d'una pove^ volontaria y e coli*
efemplarità de' fuoi innocenti coftumi y a-
vendo tirati molti compagni a vivere in
mendicità > e ad impiegarfi ad opere di
carità ) accrefceva il numero più con gli
efemp; d* una vita innocente > ed auftera ,
che
•S". Domenico y feconde che riaperta Cbiocc. de
Archi ep* Neap» foL 159*
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DEL REGNO DI KAP
tìie colle prediche j e fcrtnonl t non mòl»
to itnpacciatidofi perciò > né declamando
contro i corrotti coftumi degli Ecclefìa*
■ftici , né entrandogli in penfiero fenzt
•iiìiflione d^ andar predicando » ed inre^naii**
do la fua riforma , ma fu tutto ubbidien*
^e alla Sede Appoftolica ; onde avendo di*
ftefa neir anno 1208. una nuova regola
per li fuoi Frati , la volle prefèntare al
Papa per riceverne V approvazione , e la
conferma . Papa Innocen^io III. ficcome
tigettò riftituto dé^Valde/t^ avendolo co-
nofciuto pieno di fuperftizioni , e d'erró-
ri, (•) così neir anno 1210. approvò la
Regola di Francefco ^ « T Ordine de' Frati
Minori , i quali ancorché non lafciaffero
di andare a piedi ignudi , e di frr voto
d'una povertà , non aveano quelle tante
fuperftÌ2Ìoni ic'ValJeft^ Si fbbilirouo per-
ciò in più luoghi d' Italia , ed in Fran-
tia , fìn da ^uefto tempo ebbero ancora
neir anno tu 6. ricetto in Parigi • Ono*
rio HI. neir anno 1223. confermò il lo-
ro Ifiituto , e di molte prerogative , e pri-
vileg) decorò quefto naicente Ordine.
Nel noftro Reame, ancorché fotto Fé*
derico IL e gli altri Re Svevi fuoi fuc-
ceflbri ( per efferfene valli ì Romani Fon*
tefici y nelle contefe che ebbero con que^
Principi , per meffi , e portatori di lette-
re ) avefferofovente patiti difagi) prigio-
nie , e morti ; nulladimanco non laicia'»
Tono i noftri Regnicoli di ricevergli ift
tjuefti medefimi tempi chefurfeiro; enar-
rali , che S. Francefco iftefTo , loro Iftitu-
tore , aveffe in molti luoghi del Regno
fondati egli di fue proprie mani alcuni
piccoli Conventi > come in Bari , in Mon-
tella , in Terra d' Agropoli , ed altrove
(tf). Napoli ancora vanta d'aver avuto un
Convento fondato dall' ifteffo Inftitutore
Francefco nel luogo ov' è ora il Cartel
nuovo , che lafciò Totto la cura d' Agofti-
jio d' A nifi fuo difcepolo , il qual da poi
da Carlo I. d' Angiò fu trasferito in S.
Maria la Nuova (^) . In breve ficcome
non vi é quafi Città > che non vanti a-
ver avuto S. Pietro per fondator della fua
Chiefa , così non vi é lu^i^ , dove B
{^)Vedi jipologia tom. 5. par. 2. pag, 5.
(^ Ti ) V. Guadigno negli Annaii di Mino*
ri y aym. 1222. neatil. Ijl. di Sati lìb. 2. Ca»
pec, hifl. Ncap, /. 5. (b) K Engenia Na*
OLI LIB. XIX. CAP: V. Mt
Vegga qualche Convento antico dì qneft^
Ordine, che non vanti étfefne ftato «gli
li fondatore • Ch6 che ne fia , non può
metterà in dubbio , che ndla Città di
Napoli , fin dal fuo naicimento ^ ebbe
iqueft' Ordine ricevimento^ poiché Gio*
vanni Vefcovo d' Averfa , praedeiìdo fn
Napoli la Chiefa di S. Lorenzo wn al*
cune cafe , e giardini > appartenenti I1IU
Cattedral Chiefa d' Averla , col jponfehfo
del fuo Capitolo nell'anno 1234. la coti*
cede a Fr, Niccolò df Terracina Frate Mi»
ìiore di S. Ffancefco Provinciale della Pro-
vincia di Napoli , in nome di fuà Reli*
gione > con condizione di dovervi q«rivi
dimorare i Frati del fuo Ordine , k qual
conceffione fu da poi nelf anno iz^ò.c^n-
fcrfaàta' da Papa Gregorio IX. (t).
Ma nel Regno degli Atigioiiri fu qucft*
Ordine non meno da^ Romani Pontènci f
che da' Princfpi di quella cafa molto più
favorito , e careapiato . Cariò I. allargò
r antica Chiela di San Lorenzo ed pala*
gio ivi congiunto , dove folevanlì unire
la Nobiltà , ed il Popolo , e vi Fabbricò
\ina magnifica Cfainià, la quale fu ridot-
ta a perfezione da Carlo 11. fuo figlino*
lo , il tquale ncll' anno 1502. fra l' altre
rendite, che le alfegnò) le diede la ter-
sa parte della gabella del ferro . L'efem-
pio del Principe traffe gli altri ad arric*
chirla : il noftro famofo Giutecofifulti»
Bartolommeo di Capua G. Protonbtario
del Regno a fiie fpelc fecevi fare tutta la
facciata della porta maggiore > ed Aurelio
Pignóne del Seggio di Montagna la pie*
ciola porta (d). L' ifteffo Re Cario L Jvo-
lendo in Napoli fabbricar Cartel nuovo
nel luogo or' era quel Convento de'Frati
Minori poc' anzi rammentato , trasferì da
quivi ì Frati > e loro coftruffe nelPanno
i2é8. Una nuova Chiefa, e Convento nel*
la piazza chiamata Alvina dov'era Tan**
tico palagio, e fortezza della Città , la
quale anticamente {\iatttzS.MatiadePa-
latioy e poi prefe il nome di 5** Marta
la Nuova 1, il qual oggi ancor ritiene (0*
Il Re Roberto gli favori non meno
che il padre > e l' avo , e non pur careg*
*. giò
poli facra ^ dì Santa Marta della Nova *
( e ) Efìgen. Nap. /atra , di San Lorenzo •
li) Engen. loc. cit, ( e ) Engen. Nap* fa*
tra , di J. Maria della Nova .
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^44 ' DELUISTO
^ i Fratta che le Suore di qucfto Ordi-
ne. Siccome le Suore Benedettine ebbero
p^ Fondatrice Scolajlica ibrella di S. Be-
nedetto , CDSÌ le Suore Francefcane ebbero
pef Inftitutrice Chìata £ A\[\fi difccpola
di S.Francefco- Coftei ricevendo con ar-
dore gi' iaii^atnenti del Aie maeftro , fì
refe Monaca 9 e fichiufe inAflifi nelMo-
naAero di San Damiano, dove ftefe una
Regola, del fuo Ordine , perchè deveife
fervire per le donne . Mentr' era grave-
mente inferma, convenendo al Pontefice
Inoocenzio IV. d' ufcir da Perugia , e por-
tarfi in Affifi , fu vifitata dal Papa , il
^nale le confermò la Regola del luo Or-
dine } e poc<^ da poi trapalata , per la fa-
f#a de'fuoi incorrotti coftumi , fu dalfuc-
ccflbr d' Innocenzio Ale^anàro IV. afcritta
al numero de' Beati ( // ) . Furono percib
edificati in memoria di lei molti Mona-
fter) di donne del fuo Ordine in Italia ;
ma in Napoli il Re Roberto a' conforti
della Regina Sancia fua moglie nel 1310.
ne coftruffe 'uno , che più magnifico , ed
a^fpio non ù vide allora in tutta Italia,
dove la R^na v'introduiTe le Monache
della Regola di S\ Chiara^^ da cui prefe
il nome ^ che ancor oggi ritiene . Fu d'
immenfe rendite , e poAeilioni dotato , e
vi edificò a canto un Convento de' Frati
del medefimo Ordine, perchè le fervifl»-
ra ne'facrì uffic). La Cbiefa fu coftrutta
con tal magni^cenia , che fu reputata non
inferiore a tutti gli .altri fuperbi , e ric-
chi Tempi d' Italia ; e di vantaggio la
dichiarò Roberto fa^ Cappella Regìa (A).
PrefTo di quefta Chiefa lo fteifo Re nel
x;2o. collocò in una cafa alcune Mona-
che difpenfiere delle limofine Regie ^ ma
venuta in Napoli neir anno 1325. dalla
Città d'Affifi una Monaca del Terzo Or-
dine di S. Francefco, infiammò di ma-
aiera le difpenfiere , che di comun vole-
re fabbricarono di quella cafa una Chie-
fa con Monaftero , che d vide fubito pie-
no di nobili donne Napoletane tirate dal-
lo fpirito ad ivi rin'err.irfì , e fra V altre
fuvvi Maddalena di Coilanzo , la quale
benché avefle prefo T abito nel Monafte-
ro di S. Chiara, il Re Roberto aveala
( a ) Panfa in Vita Imi. IV. ( b ) V. En-
gen. Nap. /aera , di S. Chiara • ( e ) £?z-
ge7$. Nap. /aera di S. Fr ance/co ♦ ( d ) Engen.
R 1 A C r V I L E
quivi mandata a prefiedere alla diftriba*
zione delle limofiae regie • Dura ancora
nella fua floridezza quefto Monaftero , ed
è nominato dal nome del lor Santo Frir^i-
ce/co CO- Un altro Monaftero fu eretto ,
e dotato dalla Regina Sancia, in Napoli
nel 1524. per le donne di Mondo con-
vertite, le quali viiTero fotto la Regola
di S. Francefco y e prefero di lor cura i
Frati Minori : la lor Chiefa perciò prefe
il nome della Maddalmaj che ancor og-
gi il ritiene, ma non già il medefimo
iftituto^ perchè ora fi ricevono donne no-
bili, e vergini, e portano T abito di S.
Agoftino, e militano fotto la Regola di
quel Santo, fé ben ritengono ancora la
corda ^i S. Francefco ( ^ ) .
Non meno in Napcli, che in tutte le
Provincie del Regno fi videro multipli-
cati i Monafteri de' Frati Minori , e delle
Suore Frantefcane ; e col correr degli an-.
ni il di lor numero arrivò a tale , che
non vi è Città , o Caflello ancorché pic-
ciolo , che non abbia i fuoi .
Surfe in quefto fecolo un altro Ordine
àx Mendicanti ^ detto dt Romiti di S.Ago-
fiino. Innocenzio IV. fu il primo che for-
mò il difegno di unire diverfi Ordini di
Romiti in un folo, maqueflo difegno ^fu
poi efeguito dal fuo fucèeffore Aleflandro
IV. il quale trattigli da' lor Romitaggi
per iilabilirgli nelle Città, e per impie-
gargli oelle funzioni dell' Ecclefiaftica Ge-
rarchia, ne fece una foia Congregazione
fotto un fol Generale, e lor diede il no-
me dc^'Romiti di S. Jigoflino*
Non al pari de* due precedenti Ordini
fi multiplicarono prefTo di noi gli Agojii-
niani . Napoli in tempo àt^ì Angioini ne
noverava alcuni, come quello di S.Ago^
ftiììQ y che fecondo V opinion più fondata ,
fi crede aver avuti i fuoi principi non
prima di Carlo I. d' Angiò, ampliato poi »
e con maggiori rendite arricchito da Car-
lo II. fuo figliuolo, e dagli altri Princi-
pi di quella Cafa. ( f ) : V altro di S. Gio-
vanni Carbonara fu fondato da Frate
Giovanni d' Aleifandria y e Dionigi del
Borgo , per munificenza di Gualtieri Ga*
leota, il quak negli anni 1559* e i343-
do- .
ìslap. /aera della Maddaleìia . ( e ) F. En*
gen., Nap. Saera , di S. Agcflìno .
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DEL REGNO DI
4otA 9L medefimi per la ooAnisime di
quella Chie£i9 e Imnaftero tiMe le fae
€afe , e giardini » che e' poflfedeva in quel
luogo ; cotanto poi ingrandito , e riflora-
to dal Re Ladislao ( # ) . Ve ne furono
altri, ma neUe Provincie del Regno fé
ne ftabilirono moltiifimi.
Parimente l'Ordine et* C^melhatù ìnon
fece a qaefii tempi fra noi grandi prò-
greifi • Era ftato iftitnito intorno V anno
«izK. (U akttni Romiti del Monte Cavr
snelaf adunati dal Patriatca d'Antiochia
{>er Mettergli ha cotnunità • Da poi rice-
vette nell'anno 1209. una Regola da Al*
terto Patriasca di Gmmfalemme , che fa
approvata in quefto fecdio. da Onorio IIL
Cotefti Religiofi patfaroap in Occidente
l'anno 12^8. e fi ftabilirono m Congre-
gazione, e vi fi ditfufero ; ttfendo ^ta
Ki la lor Regota spiegata , a miti^ta da
nocenzio IV. l'anno 1245. Dimrfi per
Italia pervennero in Napoli, ove pretfo
h porta del Mercato vi fabbricarono ima
})iccQlaChiefa con Convento*. Venuta pò-
eia la dolente Risina Margherita «adre
del Re Corradioo a Napoli con - molta
quantità di gioje, e di nponeta per ricvs
perar dalle mani del Re Carlo.il fìio uni-
co figliuolo, trovatolo morto , e feppelU-
to nella piccola Cappella della Croce , lo
If AFOLI LIB. XIX. CAP. V. . 445
Dottore di Parigi^ e da Felic9 jfuacouta
di Valois, ed approvato due anni da poi
da InnoconzioIIL L'Ordine de" Silveftri-
ni 9 i quali feguitavano la Regola di S.
Benedetto, fondato T aiolo laji. in Mon-
te Fano da SHveJìro GuzxMuo ^ che di Ca-
nofùco fi fece Romito, # tm£t nella ina
Comunità non poche perfpae. L'Ordme
di S. Maria delta Mercedi , fondato da 5^
Pietro NoUfco in Barcellona l' anno iri^*
fottO' l'autorità di Jacopo LR« d'Arago-
iia , per configlio di Raìneenda, di Penna^
forte y ed approvato d;^ Gregorio Iji(. l'in-
no 1235. L'Ordine de' Serviti j il quale
nominciò in Firenze 1' anno 1234. appro-
vato da Aletfandro IV"* e da Benedetto
XL L' Ordine àit* Crueiferi y ch'era quj^
fpento, fu reftituito da Innocenzio IV.
tal c)ie in Italia fi rifacevo alcuni Mon»-
fterj di nuovo ; ed io Napoli da poi nei
i?34v dalla famiglia Carmignani, e Ve*
fpola fu conceduta a Fr. Marino di & be-
verino in nome d'effi Cruciferi la Ghie-
ia di S. Malia 'delle Vergini > collo Spe-
dale che ivi eràvi, fuor, della perù- 4i
S. Gennaro^ pegrchè quivi dimciweio-, a
ferviUèro gl'infermi di quello Spedale
i^) * Ebbe, ancora in qucAo fecolo» oct^
gine r Ordine de' CeUfiìni , . iftiruito nel
noftro Regno da Pietro di Mortone d' Ucfr
fece quindi torre; e fattogli celebrare coSr ' alia, che menando una vita tutta ouAe
venienti efequie, diede per l'aninu di 01^
lui a quefta Chiefa tutto il teforo , che
avea feco portato • Re Carlo per moftrat
di concorrere alla pietà della Regina ,
seil' anjDo 12^0. loro concedè per ampliap
zion della Cfaiefii un luogo del Aio de-
marno 9 ch'era quivi vicino ,• chiamato
Morriànoy e crebbe da poi in quella gran-
dezza^ che ora fi vede* Altri ne fnron
da poi fondati in Napoli, e nel Rtgno,
ma aoia tanti ficchè potetfeio uguagliare
il nameco dt' Predicatori ^.t de' Frati iWJ-
wpr/ •
Oltre di QU^ ^ualtio Religioni di
Mendicéthti^ Ainero in.qnefto fecolo mol-
to altro Congregazioìti Religioie , ohe trat»
to tratto furono anche introdotce nel no-
firo Regno. L'Ordine della T.n^ità delU
Redanziondofiii Schiavi^ fàndito neli'aniio
xioS. da Giovami di i^Mi^Prqwnza,
Tomo U.
Cit) ^^Hl^» Nap.Sac. dì S.CU, a Carbonara.
M^ e Iblitaria alle falde della: Maiella ,
die fuori la fua Regcda , e fn tanto caro
al Re Carlo I. d'Aijigiò, che perfe folto
la fua protezione tutti i fuoi JVlanafterii
e la fua iantità rilutfe tanto, che dall'E-
remo afcefe ok Pontificato fiotto nome di
Celejiina V. Pofe il (uo Ordine fotto la
Regola di S. Benedetto , e l' approvò fat^
to Papa cen nna fua Bolla l'anno 1294^
che In poi «4 1297. confÌBrnifitto da Bo-
nifacio VIH. e daBenedcuo^XL neU'an-
no 1304. Non pur in Abmazo, na an-
che in Napoli ebbiM i Celefiinì ricetto
mir ifteflb teifipo.del loro nafcimento«
Fu lopo data, uoar Chiefa vicino la poru
chiamatii anticamente di Donn' Orfo , edi«
ficata, e di ric^i poderi dotata da Gio*
vanni Pipino dà Barletta M« Razionale
della G. Coirte, e Conte di. Minervino i
o da Carlo II. tenuto in fommo pregio 1
K k k per
(b) Engen. Nap. Sac. di S.lLdel^
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444
DELL' ISTORIA CIVILE
per aver col foo Tatore difcacciati i Sk»
raceni di Lucerà di Puglia } e di lui iti
quefta Chiefa fé ne addita ancora il Se-
polcro. Fu chiamata perciò di S* Pietro a
Ma/ella i la quale minata dal tempo , fu
nell'anno 1508. rifatta ed ampliata da
Colanello loqwato M. Portolano ^li Bar-
letta ,(i^).. '■ ^ ^
Molti altri Ordini furfero in queno fe«
colo^ il numcio de' quali era divenuto si
grande, che Gregorio X. fu coftrettonel
Concilio general «di Lione tenuto l' anno
1274. ^^bfpendere lo ftabilirne de''tittovi>
e ;^etare tutti quelli , x:W erano ftati fta-
hitrti dopo il -quarto Concilio generale La*-
teranenfe^ fenz' edere ftati approvati dal-
la Sede Appoftolica • £ d' un medefimo
Ordine ) «ed in una fieifa Città fe ne an-
davan coftniendo tanti Conventi , che fu
tiopo a pia Pontefici per varie loro Boi*
le ( À ) ftabilire una convenevol diftanza
^f\>affi ) perchè V uno non toglieffe il ton*
trorfo air altro , di cui eran tanto gelofi •
Ma di tanti Ordini i più diftinti' fvh
tono ì Men^canùy^ e fra.queftì i piùfai^
▼orici, da' Romani PomeBci^ furoiio i Prè-
ti PredicAtorì -^ ed i Frati Minori. Edi s*
«nmo lopra gli altri ffgnalati per le fpe-
dizioni contro ^li eretici di quefti tem-
pi 5 ed aveano fatti altri importanti, fer-
vigi nlla Chiefa di Roma y perciò furono
fopra gli altri innalzati, ed ariìcchiti di
molti privilegi «^ e prerogative* lRnoceti<^
lioIIL «d Onorio IIL concedè lofo éleu'»
zicme alagli Ordinar) « e vollero i:he fof-
fero fottopofti immediataniente alla Sede
Appoftolica • Così elfi come gli altri Re-
ligiolì Mendicanti y appoggiati fopra ipti*
vileg) lor conceduti da' Pontefici pretefe-
ro aver diritto di tonfeffare , e di dar V
tdbluzione a^ Fedeli fenza éninandame la
pertniffione f non folo a^ Curati , ma né
pmre 4f Vefeovi t di clie nacquero tanti
oftinati 4itigi col Clero fecolace^ che per
comporgli s^a&ticarono più Papi^
Ma ft mai meritarono quéfti novelli
Religiofi ^il favore de^ Pontefici Romani ^
per niim' altra cagione era-lorocertamen^
te più ben dovuto > quanto che per effi
§a riabilita" la nuova Ttólo&h Scòia/iìra y
la quale avendo fatto andane ìm difufbla
Dogmatica , e pofto in dimenticanza lo
^dio dell' antichità t e dell' IftoriaEccV
fiaftica^ tenne occupati gl'ingegni a qui*
filoni attratte , ed inutili ^ e a diipute
piene di tanta ofctxriti > di tanti contra-
ri ^ e di tanti ra^iri y ciae non vi Giro-
no ife non coloro > eh' erano verfati in
quell'arte 9 che pote&vo conq^rendeme
i^oalche cfl£i«
Qiiefta fbrta di ftudi » allontanandogli
dall' antichità > e dall' iftoria , piac(^ero
a Roma , e tanto più > quanto che k
potttftà de' Pontefici Romani era innalza-
ta in infinito , non prefcrivendo loro né
termine , né confine : e oiò anche bifo-
gnava farlo per proprio intereife j perdiè
avendo ^ffi ottenute da Roma ampiffime
efenzioni) e; grandi privilegi) perchè lo*
TO valeffero , e potettero contro ì Vefco-
viy e Curati foftenergli $ bifognava ingran*
dire la poteftà dd concedente . Quindi i
Decretifti da nna parte , e gli Scolaflid
dall'altra cofpirarono infieme a ftabilir
meglio la Monarchia Romana ^ e far ripu-
tare il Papa fupremo Principe non meno
dello fpiritoale , che ttel temporale •
« Ma parrà co<à ibnpenda come quefte
veligioni fondai» nella mendicità , onde
prefeco il nome di Mendicanti , e che nac-
quero per lo rilafciamento della difcipli-
na , ed oflervanza regolare , cagionato dal-
k tani« ricchezze ,. aveffero p€>tnto in
pvog^flb di tempo éw tanti acquifti , Ac-
che per qneft' iflefb bifognatfe penfare ad
i^ttz * Riforma ^ la quale nemmeno ha ba-
fiato ì Ma a chi confidererà la condizio-
ne degli nomini Tempre appa^onati alle
novità ) ed a' modi tenuti da Roma ^ a
cui ha imporuto fempre ftendere i di lo*
ro acquifti , perchè finalmente a lei ve-
niva a ricadere la maggior parte , non
parrà cofa ftmna , o maravigliofa . I Mo-
naci vecchi avendo già perduto il credi-
to di fantità, ed il fervore della milizia
facra eifendofi intepidito ; li Frati Men-
dicanti^ per qMft'ifteffo che profetavano
povertà , eflendofi accreditati , invogliava-
no maggiormente i Fedeli ad arricchirgli ;
imperocché effi s' erano fpogliati adatto
della facoltà d' acquiftir (labili , e fatto
voto di ivere di fole oblazioni , ed elc-
mofine ; Tèd aneorcliè irovaffero molte per-
ne loro divote » ch'erano ptbnriffime di
dar
(a) Engen.Nap. Sat. di S. Pietro aMajetta. (b) Si Ugsono'neì Buìlario Romano
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DEL REGNO DI NAPOLI LIB. XIX. CAP. V. 4^
itar loro ftabìii » e poderi » contuttodò per
la loroiftitiito aaa potencio ricerergli ^
vifiiUavanQ T offerte • A gìò^ fu fubito da
Roma txov^u una bnona via; perchè &
cooccdutQ datlft Sede Appoftolica privile-
gia a' Ftadt Mendicanti di poter acquifts^
re ftabili » con tiitto • che per voto , ed
ifiituzione loro era proibito •. Per cotal
f itiovaniento , fiibieo i Moaafteri dc'Men*
dicaditi d' Italia > e di Spagna^ ^. e d' altri
Tempre da! Romani Potefki con indulgen--
gencé pleoarie ,. e remiflionedi tutti i pec-
cati , ed altre prerogative *
( Non dee alcua credere ,. che quefti
'vocaboli di Careggiati , Rofarìatì , Corda-
nati^ Scc. fianfi poflt per derìfione ; poi-
che eod fi nominano «elle Bolle fteife
Papali , da' Canoniili , e da' Curiali fteiR
di Roma . Il Cardinal de Luca , eh' ef-
fendo Atvocaio t» Rorot $ ebbe fovente
Regni fecero in breve tempo grandi zo- a difeflder liti iftituite in quella Curia ,
Siiifti di flabili.In Francia: folo i FranBe*
s' oppoiero a tal novitì ^ dicendo , che
ficcome eranA entrati net loro Regno coli
queir iftituto di povertà, cosi conveniva),
che con quella perfeveraflèro «.
Ma nei noftro Regno , particolarmen-
te a tempo degli Angioini lig) de' Roma^
ni Poutefici % i loro acquifti furono nota*-
bili y. maffimamente ne' tempi dello fcis-
ma f quando tutto il rimanente del Ordi*
ne Chericale era in poca credito, ed all'
incontro tutto il» credito era de' Monaci «.
AfiTaggiate eh' effi ebbero le comodità , ed.
agi ,. che lor recavan le ricchezze , non.
ttovaron noi né modo né mifura , ficco-
me è dimoile trovarla quando fi oltra-
pafTano i coniìni del giufta per eftraric-
chire •. Per vie piìr accrefcerle ,. e tirar la
divozione de' popoli inventarono molte
particolari divozioni ». I Domenicanh ifti-
tuirono quella del Rofario ^ l Franafcanì,
X altra del Cordone .. Gli Ag'oflìntanì. quel--
la della Cor^^^fi j^ e gli Carmelitani l'al-
tra degli Abitini j e poi al di loro efem-
pio: non mancarona l' altre Religioni d'
inventar anch' effe le proprie infegne ,.
chi Scafularj , e chi altre particolari -di-
vozioni \ e per lo pipfitto; che fé ne trae-
va, diedero, ia ecceffi,. ciafcuno innalzan-
do l'efficacia ,. ed il valore della propria
infègna,, eoa deprcflìone del l'ai tre. I Do*
meiiicani efaggeravano- il valor MkRofa-
fio • I Francefcani a' lóro. Cordonati quel-
la del Cordone^ QMAgoJiiniani a'fuoi Co-
reggiati il proprio della Coreggia j; ed i
Carmelitani il loro: degli Abitini^ e coni
quefio. traffero. non mea gli uomini, che
le donne a rofariarfi ,, a cordonarfi. , a cor-
reggi arfi y e Sid. abitiniarji y e ad ergere pro-
prie Cappelle ,, Congregazioni f, favorite
Z. «TO'
( a ) Tambur.ÀeJure Abbatìfarum dìfp. 7, <^. J. num. 4- ( b ì De Luca de. RegularihHS
fart,. i . difc. 50. w. 4..
ir dagli uni , j^ dagli altri , ia Tpìk iuoi
difcorfi non fi vale^ di altri termini •• Le^-
gafi il Tambuijiio ( « ) ,. ove rapporta più.
Bolle di fommi Pontefici , che <osl gli
cftianuiuo ^, con darne di più la detra-
zione ,: (crivendo ^ che le donne fi chia-
mano' Corrìgiata Oc. quatefius Corrigiam S.
Auguflìnì cingunt .. E lo fteffo ripete nel-
la difp. 7. qu. IO. n.4. Il Cardin. di Lu-
ca {b) fa uà Catalogo di quefti nomi ,.
li' ^uali non altronde derivano , che da
fimiglianti cagioni :. Qua a]>pellari folgnt
( eidice ) Converfcsy Tertìaris^ Bigjuim %
Corrigaria >. Mantellatx , Pinzonckeriéej Ca*
noniyie ,. Je/uitjjfa. &c^ ciochè. fòvente que-
fta medefimo» Scrittore rapporta ia altri
iuoi difcorfi , particolarmente de- Jwrifdi'^
Bione f. part^ !•. difc. 45,. w. 3. ed iltroVe . )
E fu tanta fopra ciò. la loro emulato-
ne,, che ciafcuno guardava l'altro perchè
non fi valeffe della fua infegna per tkar
a fé la gente, ovvero s' ingegnatfst d'in-
troduvie un' altra fimile a quella : e fo-
vente vennera a contratti y e ad iftituir-
ne liti ia Roma % infino fé un Francefca-
na tentava all' Immagine di Noftra Si-
gnora farvi dal dipintore aggiungerci ùa
Rofaria denotante nuova iiìituzione , fic-
chè per quella fi fcemafle il concorfo a^'
Domenicani » e s' accrelceffe agli emoli
France&ani ». Frat^ Ambrogio: Salvia da Ba-
gnuolo dell! Ordine de Predicatori £amo-
fa Oratore ». e poi Vefcovo di Nardo ,,
cotanta per le fue prediche grato all'Im-
perador Carlo V. ed. al Pontefice PioV,.
ed a cui i Napoletani ereffero^ una ftatw.
di marmo nella Cbiefa dello Spirito; San--
to, che fu zio del Dottor Aleffandr^Sal^
vìé<y celebre ancor egli per lettere,, e per
la Éimofa trattato*, che compilò del G/»o-
Ktk.
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448 tt^L VISTO
eo degli Saatchì ; i>erchè il tofanatt fofle
folo de' Domenicani ^ e non potetfèro aW
tri arrotarli tal facoltà , ebbe nell' anno
15^9. ricorfo al Pontefice Pio V* da cui
ottenne Bolla ( « ) ^ per la quale fii inter-
detto , e vietato a. tutti gli altri d' eigere
Cappelle ^ e Confraterie del Roiarìo ; e
che tal facoltà fode folamente del Gene-
rale dell'ordine di S. Domenico.,- o fuoi
Deputati , concedendola ancora per -ifpe-
zial favore al medefimo Frat' Ambrogio «
Per r occ^fione di quefle paiticolaa d»»
vozioni y per maggiormente infiammar i
devoti , s* inventavano molti filiti mira*
RIA CIVILE
coli , ed oltre di predicargli a voce > fé
ile eompilavaoo lil^i , tantoché , fiecome
avvertì Bacon di Verulamio (£) , per
qoefta parte refero T Iftoria Eoclefiaftica
cosi impu£a t che vi bifogna ora moli^
ocitica , e yan travaglio per fepararc i
ioti mhraeoli dalli veri. Corali fiirono i
principi di quefti nuovi acquifti in qne-
fio decimoterzo fecoto, i quali ricevette»
ro molto maggiore ai^umento per tutto
il tempo ) che fra noi tegnarona gli An^
gmnì , gli. avvenimenti de' quali biibgne-
rà iMPOftare ne' iègnenri libri di queà*
Iftoria •
(a) Bullu Eii V. S6.mBniUrh^ tam.%^ (b) Bacù di Aug.Scimi.
Fine de f Tomo beando •
^ TA-
DigitizedjDy VjOO':^..^
44*
TAVOLA DE* CAPITOLI
Contenuti nel Secondo Tomo •
LIBRO W O N O.
Pag. I
Gap» L Y^Ondazhne della Cita £ Av>er^
ji fay ed ijittuzìone del fuo CoH*
tado netta per/ona di Raìnulfo Nor*
manne J. Conte £ Averfa . 1 1
\. Venuta de^ figliuoli di Tancredi Con^
te é^ MtavAlla . Marte di Corrado il
Salico^ e fue leggi. .12
Cap. IL Conquijie di Normanni /opra la
Puglia. ^ 17
§. L Dì Guglielmo Braccio dì ferro L
Conte di Puglia , creato P amo 1043.
2%
§. II. Di Drogane IL Conte dì Pu^
glia • 24
§. III. Prime ìnveftiture date^ dalF Im-
perador Errico J Normanni^ 2J
Cap. III. Orìgine delle nofire Papali Inye-
Jìiture: Spediziotie infelice di* Lione
IX, contro i Normanni : Su0 prigio^
nìa , e mòrte. 28
Cap. IV. Conquijie de* Normanni /opra la
Calabria : Papa Stefano fuccejfor di
Lione vi s* oppone y ma morto oppor*
tunamente in Firettze y vengen rotti
i fuoi dìfegnì . 38
I. Roberto Guìfcardo i /aiutato I. Du^
ca di Puglia y e di Calabria . 40
Cap. V. // Principato di Capua tolto a* Lori*
gobardi ^ pajja fotte la dominazione
de^ Normanni d^ Averfa . 42
L I B R O X. 42
Cap. L TX Ducato di Bari paffa /otto la
JL dominazione de^ Normanni . 52
Cap. II. Co?iquìJie de^ Normanni /opra la
• Sicilia . 54
Cap. III. Conquijie di Roberto /opra il Prìn*
cipato di Salerno y ed Amalfi. 58
Cap. IV. // Principato di Benevento pajfa
interamente /ottJ^ la dominazione de*
Normanni y e la Città di Benevento
altìt Chie/a Romaria . 59
Cap. V. Litigj eh* ebbe P Imperador Errico
con Papa Gregorio , il quote ricorre
al Dura Roberto y che lo libera dalF
armi delP Imperadore • -f 62
I. Invefiitura data da Gfegorìó VII. al
Duna Roberto^ 2é
Cap. VI. Conquijie del Duca Roberto inO*
riente : /uà morte , /eguita poco da
poi da quella di Gregorio VII. Ma.
Cap. VII. Boemondo travagiìa gli Sfati di
/tto fratello X Amalfi y e Cnpuafi/ol-
levano ; ed origine delle tlrociate ; 6g
Cap. VIII. Urbano II. fa/uo Legato il Con*
te Ruggiero ; ìinde ebbe origine U
Monarchia di Sicilia . 74
I. Concilio tenuto da Urbano it^ Bari ,
e /uà morte /eguita poco da pei da
quella del Conte Ruggiero y e £ aU
fri Principi. 79
Cap. IX. litigj y eh* ebbe T Imperador Ér*
rico IV. con Papa Gelajto IL Inve*
jìiture date da quefio Pontefice a* no*
Jiri Principi Normamii^ e /ci/ma fra
CalìfloIL e Gregorio Vili. 81
Cap. Ti. Lotario Duca di Saffonìa /uccede
neir Imperio d^ Occidente per la mor*
te d^ Errico \ ed unione dì' tutte que*
fie itoflre Provincie*^ nella per/ona M
Ruggiero Gran Conte di Sicilia y per
la morte di GugMmo Duca dì ru*
Cap. XI. Leggi Longobarde y e Feudali r#-
tenute da*' Normanni . Le di/ciplina^
ri/or§ono nel Regno loro per gli Mo*
nac'i Cajfmefi y e per gli Arabi in
Salerno . 85
§• I. Prime Raccolte delle leggi Lon^
gobarde ; e loro Chio/atfiri . 87
§. IL Le dì/cipline rì/orgono franoi pef
opera de* Monaci Cafftnefi . 91
$. III. Della Scuola di Salerno fama*
/a a quejii tempi per lo jludio dellf
Filo/ofia y e della Medicina introdotm
te quivi dagli Arabi . 9)
Cap. XII. Politia Ecclefiajiica dìquejìeno^
fire Provincie per tutto P undecìmo yir»
colo y infino a Ruggiero L Re di Si-
cilia . 98
I. Monaci y e beni temporali, 100 *
L I B R O X L 105
I. T Nvefiitura d^ Anacleto data a Rug^
X giero L Re di Sicilia . ni
Cap. I. Papa Immenzio lì. collegato/ colf
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4S0-.
petaiot- Lotario mow gtmrra éti Re*
Ruggiero .. Il Principe di Cafua ,
ed il Duca di Napoli s' uni/cono con
Lotario y fono disfatti , e Ruggiero oc-.
cupa i loro Stati\. 112
!♦ Lotario cala la feconda volta in ha^^
Ha ; ed. abbatte le forze di Roggie*
ro . 117
Cap.. IL. Ritrovamento delle Pandette in -4-.
malfi y e rinovettamento della Giuri/-.
, prudenza Romana » e di libri di Giti'
flinìano nelP Accademie iP. Italia .119.
Capi. IIL f/ Re Ruggiero profiegue la guer-
ra con Innocenzio : morte J* Anacle^
tOy^feguita poco da poi da quella di
Lotario Imperadore y e di Rainulfo
Duca di Puglia : Ruggiero, ricupera
le Città ferdute ; e tutte qnefte Pro-
lincie col Ducato, Napoletano al fuo
Imperi/} fi fottómettono ^ Innocenzio è
fatto prigione y e pace indifeguita tra
iuiy e^lRcy al quale finalmente con^
cede r invefiitura 4^1 Regno .. 123
!•. Il Ducato Napolitano , Bari y Brin*^
difi , e tutte^ le altre Città del Regno
fi fottometteno ai Re Ruggiero. 129
iCap.. IV. Il Regno e ftaiilitoj e riordinato,
com nuove leggi ^ ed Ufficiali .. 132
Cap». V. Delle léggi, di Ruggiero h Re di
Sicilia. ^ ^ 137
I. Delle. Uggì Ftudali particolari, del
Regno • 144.
• Cip.. VL Degli Uffie/ dalla Corona •. 147
§• L Del G. Contefiaòile .. 148
\.. IL Del G* Ammiraglio », 149
Delle Leggi Navali . ^ . 153
§. IIL DeTCCancelliero^ 154.
§. IV. Del G. Giufthkro.. 139
§. V. Del G. Camerario. 160.
i* VL Del G. Protonotario . i6z.
l.Yll. Del G..Sinifcalco.. 1Ò5
Cap.. VIL Spedizione* di Ruggiero in Af
frica :■ fue- virtà » e fua morte • 167'
L Coronazione di Guglielmo L e mor^^
te di Papa, Eugeyiìo , e deir Impera^
dor Corrado ^, a cui fuccedette Pede^
rico Barbaraffa •. 170;
L, I B R O XIL 170
^.. I.. ir * Imperador- Federico L fa k-
I ^ ga con Emanuel Copneno
Imperadore ^ Oriente ^ e move guerra
col Papa al Re Guglielmo .. 177.
t.. Articoli di pace ftabilitì con Papa-
Adriano ^^ ed invefiitura. data, dal me.'^-
o
d'efimo al Re Guglielmo ; e pace ìn^
di feguita colf Imperadore Emanue^
m le .. 181
Cap,. h V Imperador Federico fdegnato col
Papa della pace fatta con Guglielmo
cala di nuoixi in Italia : tiene una
Dieta in Roncaglia , e reftituifce in
Italia le Regalie., 1S3
Cap«. IL I Baroììi del Regno dì Puglia co^
fpirano contro Majone : Matteo Bo'-
nello r uccide , e / ordìfce nuova con*
giura eontao il Re Guglielmo per tor^
gli il Regno ^ e darlo a Ruggiero fuo
figliuolo 4ì nove armi * 187
Gap. III.. Il Re Guglielmo poflo in libertà
ripiglia il governo del Regno i mot*
te di Ruggiero fuo primogenito ; e
muovi tumoilté^ kk Palermo j ed inPu*
fìia y che finalmente- fi quietano per-
t morte del Bonelh ^ e degli altri
eeing$urati\ 195
Cap«. IV. Papa jtìeffandre III. riconofciuto
4a tutti per: vero Pontefice , morto
t Antipapa Vittore ^ ritorna in Ro->
^ ma i ed il Re Guglielmo , dopo aver
fedati numÀ, tumulti accaduti nel fuo
Palazzo y fé ne muore in Palermo
tanno 116S.. 197
Cap.. V.. Leggi del Re- Guglielmo !.. 200
L I B R O X 1 1 L 206
Cap^ J*. '^^Ozxadd Re Guglielmo con G io-
x\ Vanna figliuola £ Errico IL
Re dT Inghilterra .. Sconfitta- data da*
Milanefi. alF efercito delP Imperador
Federico ; e pace indi conchiufa dal
.madefimo con Papa AleJJandro IIL
210
§.. L Dominiodel Mare Adriatico . zi6
§. IL / Veneziani fono* fiati foggetti
degli Imperadori d. Oriente & d* Oc-
cidente*. 218.
Cap., IL. Spedizione de^Sicilfant in Grecia:
Nozze tra Cofianza^ ed Errico Re di
Germania j. e morte del Re GuglieU
moy e fue leggi'., 224
I- Leggi del At, Guglielmo II. ^ 230
Cap.. IIL. DelU Compilazione de' libri Feu^
dali ; e loro. Commenfatori. 251
§. L MelP ufo ,. ed autorità di qìtefii
. Hòri nelle nofire Provincie . 2 ? ?
§.. IL Autori , che. illufirarono i libri
feudali^ 23(J
§. HL. Cofiituzioni Imperiali attenevi-
ti a' Feudi , e l^ggi di Federico^ L 238,
Digiti^edby Google
XI B R O XIV.
"240
Cap. L f^Uglielmù III. Re di Sicilia
Vjr fuecede al padre Tancredi .
i* Imperador Errico gli ifntove gu$r^
ra , gli toglie il Regno ^ e lo fa fuo
prigione • 248
Cap. IT. I^ IrtfpBtadriee Coftanza prende il
.governo del Regno : fua morte , t
fine dei Regaì legnaggio ^è Nor-^
manni^ 254
'Cap* III- Politia lEccleJiaJlica di quefle no*
Jire Provincie per tutto il duodecimo
fecoìo y ìnfino al Regno dè'Svevi . 246
§. I. Nuove Collezioni de Caneni ; e
del decreto di Graziano. 258
§. IL Elezione de^Vefarui ^ ed Aba*
rì . . . • 259
I I BH t) ^V. 16^
X3ap. L (predizione di Gualtieri Contedi
O Brenna /opra il Reame di Si-
cilia per le pretenjioni di fua moglie
Albiniu . 267
!• Cuma diftrutta y e la fua Chiefa u*
nita a quella di Napoli. 274
Cap. I. Papa Innocenziò naviga in Sicilia .
Cmchiude te nózze di Federico con
Coflanza figliuola d^ Al fon/o IL Re
d^ Aragona ; e difende il Regno dat*
Pinvafione d*. Ottone IV. Imperado*
ye. ^ ^ 275
Cap. III. Il Re Federico viene eletto Im*
peradore da* Principi della Germa»
nia . Va in Alemagna y ed inAqui*
/grano i coronato "y ed Irmocltnzio in^
tima un general Concilio in Latera*
no., 279
Cap. IV. Origine àelF Inguifizione contra
- gli Eretici ; e mcrte di Papa Inno^
cenzio III. 28 r
L I B R O XVI. 287
§. I. TX£/fc Fazioni <juelf e ^ e Ghibel-^
I J line. 290
§. II. Della Corte Capuana. xft
Cap. I. Prime origini delle di/cordie tra P
Imperador Federico il* con Papa 0-
norio III. 292
Cap. II. Unione della Coróna di Geru/a*
lemme a quella di Sicilia . 294
I. Tra/migrazione de Saramni di Si-
cilia in Lucerà di Puglia , e de Pa^-
ioni. . . ...... .^97
Cap. III. Degli Studj generali ifiituiti da
Federico in Napoli . 298
Cap. IV. De^ Giurecon/ulti , che fiorirono
45t
fra noi a quefli tempi . joi
Gap. V. Onorio \III. follecita P Irnpefndot
Federico fer P efpedizhme di Tetra
Santa^ma è prevenuto dalla morte. 304
Cap. VI. Spedizione di Federko per Ter"
ra Santa . 307
Cap. VII. Spedizione di Gregorio IX. f<r^
pra il Regno dì Puglia. 3 lì
Cap. VIH. Delle Cojiitttzioni del Regno '^ 20 .
1. DelP ufoy 'ed autorità di qu^e Cg^
' ftituzioni dinante il Rejno de Sve^
vi y e d/ loro SpofitoYi. 324
LIBRO XVIL 238
Cap. !• 'jpRrico Re d' Alemagna fi tìbel-
Xli la contro F Imperadore Fede*
rico fuo padre ; vinto , i umilia ; #
Federico move guerra d Lombardi in
Italia y al che s^ optone Papa Cre^
gorio y da chi finai mente ne fu di
nuovo /comunicato . 329
Cap. IL Si rompe aperta guerra tra Fede*
rico y e Pap^ Gregorio y il quale in
mille gui/e oltraggiato dalP Impera^
dorè /e ne muore di dolor d* animo. 337
Cap. III. Sinibaldo Fie/chi è eletto Ponte^
fìce /otto nome -Yf hmocenzio IV. il
quale non meno y che il /uo prede^
cejfore Gregorio profie^ue con Federi^
co la guerra ; ed ottima il Coficilio
a Lione in Francia . 342
§. .1. V Iflorta del "Concìlio di Lione y
e della depofizione di Federico. .344
§. IL Infelice fine di Pietro delle Vi»
Cap. IV. federico pro/tegùe la guerra con*
troi' Lombardi néfP ifleffo tempo y che
Corrado /uo figliuolo è travagliato in
Alemagna da Errico di Turingia ^
e da Guglielmo Conte éP Olanda .
Muore in Fiorentino y -e gli /uccede
Corrado. 353
Xà!P*^ . Di/po/iztone y e novero delle Pro^
vincie^ deHe quali ora fi compone il-
I. Terra di Lavoro^ 361
IL Princi^o Ci tra . 362
IIL Principato Ultrjt. ibid.
IV. Bafilicata. 363
V. Calabria Cifra . • 364
VL Calabria Ultra. ibid.
VII. Terra di Bari . ibid.
VIII. Terra £ Otranto . ibid.
IX. Capitanata^ 3Ò5
X. Contado di Moli/e^ 3(^5
Digitized by
Gc^gle
15^
XI. Abfuxx» Ultra ^ ibid*
XII. Abruzrjo Citta , ^ ^ ibid.
Capf VI. Corti G$n€rali^ e Tìeté ìftìtuite
da Fedcrko h queflt noflre Provine
m^fuoì figliuoli ^ ih rimafcroy 9 fuo
teJiamcnto . 367
Teflaminto dì Federico Jh 370
LIBRO XVIIL 373
.Caft L f^Orrado dì AUmagi^a cala in
, V^ UaHa,' giunge per F Adria*.
' mo in Puglia 9 ed abbatta i Conti
d^ Aquino : Capua fé gli rendete ♦
N0^li vien fr^fa fer affatto e fao
ehegMÌata. ^ 37I
I. Invito X InmeenMo fatto al fratello
M R$ S JngMlterra alla conquìfla
ait Regno • •377
Cap. II. Corrado ìnfefpettìto di Manft^ì
' f^ /èPÌ^'^^ ^ ogni autorità ^ e dèfuoì
StaNi avvelena il fuo minor fr atei*
lo Errico / ed ej^li p^o da poi fé ne
muore di co^ifìmil morte i onde Man*
frodi affumff di nuovo il Ballato^ del
Regno 9 ^ ^ ibid,
Capt III« Spedizione ^ Innocenzo W, fo*
pra il Repa . 381
I« ImocenKio abbandona il Re ^ J»-
gFilterra$ ed invita il fratello del Re
ai Francia alla eonquifia del Regno x
fé ne muore in Napoli » e fvanìfco*
no ifuei difegni. 385
Cip* IV. Spedizione i Aleffandrf W. fo*
pra il RognOf e nuovi Ì9vìti fatti
da lui al t!onto di Provoca | ed al
Re df Inghilterra . 387
LIBRO XIX. 39
Cap. I. {^Pedizione £ Urbano W. contt
>3 Manfredi , ed inviti fatti l
Francia per la conquìfla del Re
gno • 4o<
I. Invito d" Urbano fatto a Carlo d" ^n
gih perJa cpnquijìa del Regna * 40
Cap. IL Spedizione di Clemente IV. e con
quijìe dì Carlo ^ Angiò , da lui in
t}eJiho del Regno di Puglia , e d
Sicilia . ^ 40*
L Coronazione dì Carlo in Rema , 40Ì
Cap. III. Re Manfredi^ riceve con intrepl
dezza y e valore il nemico : ferocone»'
te fi vieìie^ a battaglia , nella quali
tradito dafuoì rimane ìnfelicemenu
• uccìfo^ 409
Cap. IV. Re Carla omrato nel Regno , ro-
mincia a reggerlo con crudeltà , e ri-
gore; onde ij fuo governo è abborri^
tOy e gli animi Jì rivoltano , ed in*
vi t ano alla conquìfla Corradìno , 413
$. I. Invito di Corradino in Italia ;
e malfuceejjo della fuafpedizione. 4 14
. §. II. infelice mone del Re Corradi*
noy in cui s^ efìinfe il legnaggìo de"
Svevi.^ ^ 419
Cap« V. Potitìa Ecclejia/lica del decìmoter^
«a fecolo infine^ al Regno degli j^n»
^ giorni. • * 422
$• L pdla Compilazione delle Deere*
tali }. e loro ufoy ed autorità* 425
^ IL Stezione dé^V^covi^ e prervìfio*
ne intorno 4* Benefic) , 427
§. III. Della Conofcenza nelle cath
§. 1 V. Tribunale delP In^utfizione • 43<>
' |. V. Monaci ^ e beni temporali , , 440
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il
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V
Ir
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4^
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UNIVERSITY OF MICHIGAN
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