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1
60003961 ex
^
LA
INSURREZIONE PUGLIESE
LA CONQUISTA NORMANNA
NEL SECOLO XI
DA
GIUSEPPE DE BUSIIS
PROFESSORE STRAORDINARIO DI STORIA MODERNA
NELLA VMVERSITX DI NAPOLI.
VOL. I.
Napoli
EDITORE ALBERTO DETKEN
1864
*]/^é. ^. . sé
Stamperia <1c1l' Iride
TOMMASO «AR
CAPITOLO I.
Le province Italiane del mezzodì furono durante il
medio evo il legame storico che congiunse l'Oriente al-
r Occidente. Assalite dai popoli Germanici , disputate dai
Bizantini , opposero, per lunga età le antiche tradizioni
agli ordinamenti barbarici , serbarono nel contrasto della
duplice influenza almeno in parte la loro autonomia. Poi-
ché Greci e Longobardi non valsero a soggettarle in un
solo dominio, fra quelli e questi, piuttosto per forza
d'equilibrio che per propria possanza, si tennero più
0 meno indipendenti , Gaeta , Napoli , Sorrento , Amalfi ,
e più oscuramente altre città. L' invasione dei Musul-
mani, venuti terzi fra i dominatori, afforzò un siste-
ma di mutabili alleanze e di politiche transazioni , che
ne fecero intricata per tenebrosi e continui rivolgimenti
la Storia, e ne crebbero le debolezze e le sciagure.
Domestiche fazioni, aiutate dalla vicinità dei dominii
nemici e dalle incessanti correrie, rese atroci dall'odio
di stirpe e di fede; mutarono e rimutarono lo stato dei
vinti e dei vincitori , di maniera che sarebbe impossi-
bile dire ordinatamente le qualità tutte delle fugaci con-
quiste e delle miserevoli servitù.
Dopo il comune regno dei Goti , dal Tronto alla Sicilia,
TOL. I. 1
-2-
si videro , leggi , ambizioni , obbedienze , diverse ; mai i
popoli si restrinsero ad unità di governo se non coi Nor-
manni ; mai più si ricongiunsero alla rimanente Italia
prima dei nostri giorni. Longobardi , Greci, Franchi,
Musulmani , ed altre straniere genti ; Papi , Imperatori, e
Signorie minori , ne disputarono i brani ; Principali e
Repubbliche furono insieme ; costumanze, religioni, fa-
velle, dissimili e contrarie, v'allignarono in un tempo.
Tanta varietà doveva fare pertinaci le lotte , difficili a
cancellare le divisioni , le quali rispondevano, può dirsi ,
ad altre più remote. Anche innanzi ai Romani due stirpi
vi avevano predominato ; la Sabellica a settentrione e
su pei gioghi Appennini ; quella avventizia dei Greci nei
lembi marittimi della Campania , e nelle estreme punte
della penisola. Quasi d'egual modo nel medio evo, ten-
nero le più alpestri contrade i Longobardi; durarono
più lungamente i Bizantini dove già i Greci; fortuita
analogia, o naturale effetto dell' indole dei conquista-
tori e dei conquistati e delle locali tradizioni. Ma nel
IX secolo , quelli che già vi erano dominii Longobardi e
Greci, si suddivisero ; la parte più settentrionale seguì le
fortune del Regno Italico;^ le città marittime di Campa-
nia divennero autonome. Così che le province le quali
poscia costituirono il Regno parvero allora come partite
in quattro regioni. Poco meno che identico T ordinamento,
nelle terre aggregate al Ducato di Spoleto e Camerino ,
0 sottoposte alla diretta signoria dei Longobardi di Be-
nevento ; salvo che, gastaldi e conti obbedirono in quelle
mediatamente o immediatamente ai Re d' Italia ed agli
Imperatori d'Occidente; dove in queste s'incentrava
— 3 —
ogni potestà nei Principi che si estimavano indipen-
denti. D'una medesima guisa presso i popoli sottratti
alla conquista germanica, le misere reliquie delle mu-
nicipali costituzioni, decadevano sotto la prepotenza dei
greci ministri, o s' accoglievano in mano di più autono-
mi reggitori , Consoli , Ipati, o Duci che si chiamassero.
Questa distinta condizione influì diversamente sulla
sorte degli indigeni; nomi, tradizioni, istituti, sparvero
0 sopravvissero oscuramente , dove prevalse la invasione
germanica, e si tennero più interi nei paesi grecizzanti.
Laonde frequenti in questi furono le ribellioni, più vivi
gli umori di libertà, maggiore l'operosità dei commer-
ci ; finché in mezzo ad essi s' accese il desiderio d' indi-
pendenza, che sottraendo al predominio Alemanno e Bi-
zantino il mezzodì d'Italia , ne congiunse le sparte mem-
bra in un solo Stato.
A fronte ai popoli Germanici una sola nazionalità
aveva prima raccolti Greci ed Italiani ; ma lentamente si
venne disciogliendo per dar luogo a quella più naturale
delle schiatte e dei confini geografici. Questa trasforma-
zione, inavvertita, inviluppata nelle straniere invasioni
che n'affrettarono o ritardarono i progressi, nel Seco-
lo XI assunse il suo vero carattere , ed ingenerò la lotta
contro l'uno e l'altro Imperio.
Le vicende della greca dominazione in Italia sono con-
formi a questo successivo sviluppo di una distinta au-
tonomia, ma, a ritrarle tutte, troppo lungo e svariato
cammino si vorrebbe seguire. I suoi confini , per guerre ,
per alleanze , per trattati, crebbero e si restrinsero , alcu-
ne volte si ridussero a poche città, più raramente minac-
ciarono ampliarsi e divenire stabili. .Stretti d*ogni parte
(la nemici, sconvolti da generazioni nuove di barbari , i
Greci durarono nella penisola per quella comunanza di
memorie che univa Roma a Bizanzio. Ma infine anche
questa si cancellò nei teologici furori degli imperanti ,
nella nequizia dei ministri , nella vanità di estimarsi soli
eredi delle glorie latine. Ed a misura che si fecero più
esclusivo il nome di Romani, lasciando P altro d'Ita-
lioti 0 di Longobardi agli indigeni , sempre più da que-
sti si disgiunsero ^
Allora il nome di Romani, che nelle regioni divenule
soggette ai Longobardi ed ai Franchi aveva contrasse-
gnata la condizione servile dei vinti , in persona dei Greci
si perpetuò come titolo di dispregio, come appellativo
d'una schiatta decaduta e corrotta^; e fu non ultima
cagione perchè nella penisola si venne allargando quel-
lo d'Italiani. Cresceva la divisione il misero abban-
dono delle province, lasciate in balla dei patrizii, dei
duci, degli esattori, di quanti erano favoriti della cor-
te lontana; dilapidate dai rettori , corse dai nemici,
' ìniorno al nome di Longobardi dato dai Greci in generale agli lla^
liaiii del mezzodì sono freqnenti gli esempii presso i Cronisti del tempo,
t» molti ne raccolse il Pellegrino nella Disc, sul Ducato di Benevento.
Lo Slesso si dica per quello d'Italioti. I tre popoli sono distinti da Micir,
Glycas (Ann. p. IV. p. 577. ed. Bonn.) così: Quippe coniucti IjOn-
GOBAjtms Italis contra Romanos , quo nomine Graeci sunt accipiendi.
» LuiTPRANDO diceva a (al proposito air Imperatore Niceforo Foca :
inimicos nostros commoti nil aliud c&ntumcliarum , nisi: Romane ! di-
Camus, Iute solo idest Roman(yrum nomine , quicquid ignobilitatis, quic-
quid timiditatis^ quic^id avaiitiae, quicquid mendacii, immo quic»
quid vitiorum est comprendentes. Legai, §. 4%.
ammiserite dalle rapine, trabalzate d*uno in altro ser-
vaggio.
Antiche ed inutili querele si erano sempre levate con-
tro la tirannide dei greci dominatori. Restaurati appena
da Narsete, lamentavano gli Italiani, che il nuovo go-
verno vincesse in avarizia il Gotico *. Preferivano più
tardi ricoverare presso i Longobardi a fuggirne le op-
pressioni *. « I Greci, diceva un cronista del IX secolo ,
» come pel costume sono nell'animo simiglianti alle be-
» stie, Cristiani nel nome, nelle opere più nefandi dei
» Saraceni. Rapiscono uomini e donne di lor medesima
» fede , ne comprano dai Musulmani , per mercatarnc
)> nei lidi lontani dell'Oceano, o per tenerli in servi-
» tu ^. »
Respinti e circoscritti dai Longobardi , minacciati dal-
la sollevazione degli Italiani contro l'iconoclastia , ave-
vano lasciati estendere i primi , affrancarsi in parte i
secondi in alcune città della Campania , aggravandosi
suUiB terre rimaste negli estremi confini di Puglia e Ca-
labria e nella Sicilia. Ma le invasioni dei Franchi , le
ambizioni dei Romani Pontefici, l'Imperio d'Occidente
rinnovato , attemperarono gii odii fra i Longobardi di Be-
nevento ed i Greci . Onde resistere all' avanzarsi dei Ca-
* Paol. Diac. de Gest. Long. IL 5 — Costantio Imp. tcdem af-
fliclionem posuU in populo seu habitatoribus . vcl possesswibus irrovin-
riaì^m Caiahriae , Siciliae , Africae , Sardiniae , per diagrapha sea ca-
pite, aut nauticationes per anm)s plurimos, quales a meculo nunquam
fuerant. Anast. Bibl. in VitaL et pa'is. in Joan. ili.
» Greg. Magn. L, V. Ep. a, /4% L. Vili, cp. 2.
^ Hercuemp. Bist, h 8L
— 6^
rolingi, si strinse traessi un^ alleanza imposta dalla co-
mune difesa, che valse a perpetuare il dominio Bizanti-
no. Quando però la debolezza e le gare dei figliuoli di
Carlomagno potevano favorirne una più ampia restaura-
zione, la conquista della Sicilia fatta dai Musulmani, e
l'ignavia dell'Imperatore Michele li ne travolsero la
malferma possanza. Le città che ancora rimanevano sog-
gette, 0 caddero in balia dei Saraceni o divennero tribu-
tarie*; e fuori la vanità do' pomposi titoli , ed il pos-
sesso di qualche porto, nella metà del secolo IX , il nome
e l'imperio dei Greci parvero cancellati dall'Italia.
Rimanevano i Longobardi di Benevento, e le città di
Campania disfrancate ora sin dell'apparente soggezione
verso la corte Orientale. Ma deboli erano queste e di-
scordi , piene di sospetti pel mancato equilibrio , che po-
nevale a fronte ai cupidi vicini senza certezza di alcuno
aiuto. Perciò si volsero ad altra alleanza, posero i Mu-
sulmani in luogo dei Greci , e strinsero patti ed amistà
con essi. Così anche i Longobardi , per natura proclivi a
scomporre l'unità del Principato, subitamente lo divise-
ro; Radelchi e Siconolfo da Benevento e da Salerno ne
disputarono il possesso, lo partirono tra loro fautori,
chiamarono in sostegno a lor gare i Saraceni. E questi
in ultimo preponderarono su tutti; di Sicilia, d'Africa,
da Creta , accorrevano arditi venturieri a depredare , a
tentare conquiste.
Taranto ed altre terre in Puglia ed in Calabria furono
» Michael Imperat&r negUxisset omnis prope quae ad Romanum
pertinebant imperìum , Italia et pleraque SicUiac partes a (Jarthagi-
nensibusdebellataeet tribtUariaefactaeerant, Cjipren, il 220 ed. Bonn,
-7 —
occupate ; Khalfùn , un berbero liberto della tribù araba
di Rebi 'a , invocato da Radelchi , sorprese Bari , e vi si
tenne in signoria indipendente, a -lui dubbio alleato,
nemico agli altri, spandendo intorno sue gualdane ^
Le perdurate divisioni dei Longobardi , gli umori in-
quieti delle Repubbliche, lasciarono crescere i nuovi in-
vasori in una potenza maggiore di quella che i Greci vi
avevano avuta ; ed in breve ogni contrada fu piena di
scompiglio, di stragi, di mine, padroneggiando quasi
dovunque i Musulmani ^.
L* universale spavento quetò le discordie. Richiesto
r aiuto di Lodovico II re d^ Italia ed Imperatore , fu stret-
ta una lega tra Longobardi Franchi e Greci contro i
comuni nemici ; ma gli opposti interessi impedirono se
ne avesse altro vantaggio fuorché la liberazione di Bari
dopo quattro anni d' assedio. Il lieve trionfo riaccese le
gare ; cresciuta V autorità dei Franchi, i Longobardi n'eb-
bero sospetto , favorirono le pretensioni dei Greci meno
temute nel contrasto, s'unirono ad essi, e Lodovico II
fu abbandonato e distolto dall'impresa.
Poco innanzi a quel tempo Basilio il Macedone aveva
usurpato il trono Orientale al dappoco Michele III , por-
tandovi animo e propositi sufficienti a scuotere V inerzia
consueta. Rifece gli eserciti, ordinò la disciplina , riprese
* Amari. Storia dei Musulm, in Sic. T. i. p. 360. e seg.
« Cedreko dopo aver parlato delV occupazione di Bari iaua dai Mu-
sulmani , aggiunge : ibique conMent. Inde pautatim proxima quaeque
aggressa et potiti universam Longobardiam , et aliquando quidquid ad
ipsam usque Romam, olim gloriosiossimam ^ interest regtonisobtinW'
runt. L e. Nel nome di Lombardia comprendevano i Greci gran parie del-
l'lulia meridionale. V. Pellegr. JHss.
— 8 —
in Sicilia coji vigore la guerra , inviò in Italia navi e
milizie alle quali s'arresero Bari ed altre terre.
Questo fu il principio della seconda dominazione dei
Greci nella penisola , con varia vicenda durata sino
al secolo XI. Un esercito di Traci e di Macedoni , che i
Bizantini proprie armi non usavano , condotto da Proco-
pio Protovestiario e Leone Patrizio occupò gran parte di
Puglia e Calabria. Aiutavano i rapidi progressi gli interni-
dissidii della colonia musulmana di Sicilia ^, lo con-
tese della successione di Lodovico II morto senza eredi ,
r alleanza dei Longobardi, il consentimento dei popoli
oppressi dai Saraceni. Debolmente Stefano Massenzio ,
strenuamente Niceforo Foca , succeduti ai primi duci,
continuarono le conquiste. L'ultimo, levate ai Musulma-
ni Amantea, Tropea, S. Severina, li ricacciò nell'isola;
rimase caro agli' indigeni , perchè le barbare milizie as-
soldate volendo trascinarsi appresso come schiavi nu-
meroso stuolo d'Italiani , impose si rilasciassero \ E fu
singolare virtù ma inutile a sperdere l'infausto augurio
della rinnovata dominazione perversa sin dagli inizii.
Tornavano i Greci in sembianzia di liberatori , pure né la
memoria delle passate sciagure , né la presente miseria
dei popoli , infrenarono le rapine, sminuirono l'orgoglio.
• Amari Stor. dei Uus, in Sic. T, IL p, 42 ec.
* Omnia e barbar omm maniìms eripuU , Romana£ dicioni restituii,
Cedren. II, 234 — Romani (così chiamavansi Traci , ìfacedooi , ed al-
tre mercenarie genti ) domum eum duetore mo reversuri , mullas Ita-
lorum camprehenderant , quos volani in servUtUem eeeum abducere
eco, ivi 354. Leo Imp. Taci. §. 58. p, 74j2. A memoria del fatto dicesi
sorgesse un tempio presso Brindisi, otc le milizie avevano condotti i
prigioni per imbarcarsi.
— 9 —
Le terre divenute deserte d' abitatori ed infruttifere
furono aggravate di balzelli, e in alcuni luoghi ripopo-
late di colonie greche, di barbari e di servi affrancati ,
che le tenessero in maggiore obbedienza *. Altro vincolo
di servaggio fu la soggezione delle Chiese al Patriarca
Orientale. Già innanzi fervendo l'ire iconoclaste le aveva
Leone Isauro nella prima metà del secolo Vili sottratte
alia giurisdizione dei Romani Pontefici ; un altro Leone
ora, detto il Sapiente, succeduto a Basilio, confermava
gli antichi decreti per avventura trasandati nelle passate
vicende, e forse li ampliava^. Oppresse Puglia e Ca-
' Basilio inviò in Puglia e Calabria tremila schiavi affrancali perchè
vi stanziassero. Cont. di Theoph. V. p. 77. ed, Bonn, Le numerose co-
lonie di Greci che poscia s* incontrano , in gran parte , non anno origine
più antica. Sembra che anche Armeni vi si stabilissero , poiché in un di-
ploma di Simpaticio Imperiale Protospatario , dato nel 892 in favore di
Montecasino , s^ impone di rispettarne i beni ai : protospathariU , spa-
thariis candidaiù et ipathanU , eartulariU ,. et protonotarei thromarm.
Armeni , Greci , seu et Longibardie gastaldeis ec. Ex Reg. Petri Diac.
Fot. LXV , n.** 456, Questo diploma farà parte della Collezione di carte
bizantine che per cura deir egregio signor Trincherà Sopraintendento
deir Archivio di Napoli , verranno pubblicate.
* I>E Marca ; Pagi , Tomasino , Rodotà ecc. sostengono imposta la
prima dipendenza dal Patriarca intorno al 730 , quando a cagione della
contesa delle immagini V Imperatore Leone Isauro fece sequestrare i pa-
irimonii del Papa in Calabria ed in Sicilia. Da quel tempo le conquiste
Longobarde , e le correrie Musulmane è probabile avessero in gran parte
spezzati quei vincoli di obbedienza , riponendo molte Chiese sotto T au-
torità del Pontefice. Si spiegherebbe così la : Dispositio facta per Impera-
torem Lemem Sapimtem : ^^jiem ordinem habeant Throni Ecdesiarum
PcUriarchae C. P. subiectarum , pubblicata la prima volta dal Lem-
davio Jur, Graec, Lat, T, 1, L. 4i, p. 89, la quale raffermò la giù- '
risdizione orientale. Leone Allacci de Ecdes, Occid. et Orwnt. perp,
— 40 —
Ubria , non furono più. securi i vicini ; profittando delle
contenzioni, sempre vive nei divisi Principati Longobar-
di, i Greci ne presero l'alto dominio; posero in più stretta
dipendenza le città di Campania; s'abbandonarono ai
modi usati e pessimi di governo.
Intanto morto l'ultimo dei Carolingi sconvolgevasi
r Imperio d'Occidente. E mentre Guido duca di Spelati
e Berengario Marchese del Friuli contendevano la co-
rona del Regno Italico , richiamato Niceforo Foca dal
mezzodì , i Saraceni riprendevano le correrie in terra
ferma *. Tra queste mutazioni Aione Principe di Bene-
vento , cognato a Guido di Spoleti ,. o l'incitassero i
domestici esempii , o ve lo sforzassero i progressi dei
Greci , e le usurpazioni fatte in suo danno ^ , si sot-
trasse alla dipendenza della Corte Bizantina. Riaccesa
così la lotta presto vi s' infrapposero i Pugliesi , quasi
che i moti del Regno subalpino suscitassero tra essi le
medesime speranze di affrancarsi dalla straniera domi-
nazione. Perciò mentre Aione e lo Stratego Trapezi com-
eoH8, p, 424 , vorrebbe attribuirla a Leone Armeno , e quindi riportarla
air anno 814 ; ma non pare che la supposizione abbia solido fondamento.
• Amari, i. 425,
• Hi8 quoque diehus Tehophilactus stratigo a Bari Theanum ìiosti-
lUer advenU hyemis tempore , Saracenos temptans impugnare , nichil-
que poficiens , infructuoms abscessU , aìfiensque Neapdim , Marinum
gcLstaldum S. Agathae Ajonem rébellem percepii , et Apuliam rediens
funmuUas munUiones ejusdem Ajonis apprehendit. Unde occamné ac-
cepta idem Aio adversus augmtiUe dominium rebeUionis iurgium> ini'
tiavit, Herchem. n. 66 — Anno secundo regnante l£onc , Agneo (Aio)
Longobardiae Dux , regis Frandae gener , cognita BasUii morte , a «o-.
cintate RomanoTum vindicavit. Cedren. //. 25o,
battevano, Bari insorgeva, e scacciati i Greci sì dava al
Principe vittorioso ^
Dal tempo della prima conquista i Longobardi di Be«
nevento ebbero fortune diverse da quelli stanziati nelle
altre province Italiane. Gli accordi antichi coi Pontefici
contro i Re di Pavia , e contro i Greci ; le guerre , la vi-
cinità, i commerci con le Repubbliche di Campania , mi-
tigarono le acerbe nimistà di stirpe fra i vincitori ed i
vinti. V invasione dei Franchi favorì sempre più la
loro trasformazione; che persistendo nella difesa contro
i nuovi stranieri, fu necessità accomunarci proprii de-
stini a quelli degli indigeni. Pure non orano ancora di-
sparite in tutto te distinzioni tra le due schiatte , ma ve-
nivano ogni dì scemando, mentre crescevano gli odii
tra Italiani e Greci. Varie ragioni non per tanto vietaro-
no ai Longobardi compiere V unificazione deir Italia me-
ridionale, che non parve grave impresa ai Normanni ;
gli ordini sciolti del Principato che si divise e suddivi-
se; la ricordanza ancor viva del Romanismo ; gli aiuti
che le città di Campania trovarono , nei Greci , nei
Musulmani, nella libertà del mare aperto ai loro traf*
liei, intentato sempre dai Longobardi. Nò fu più stabi-
io ora il trionfo d'Aione quantunque si fosse allargato
a tutta la Puglia ^. Leone VI Imperatore inviava Co-
* Facta fuU prodilio m Baro , mense Junii , quando princeps (Aio)
fecìt proelium cum Stratigo Trapezi et Graecis, Lupo Prot. ad 886.
Ma deve essere 888 , come anche si k nella Chr. S. Sofiae. Lupo chiama
Trapezi lo «Iralego , che Ercheuperto dice Teofilallo , e forse ebbe en-*
trambi i nomi.
» Sibique totam dicionem vidicavU, Cedr. IL 233^
— 12 —
stantino Patrizio e numerosi eserciti a contrastargli , e
sebbene vinti nei primi scontri , i Greci alleati ai Napo-
litani , costrinsero il Principe a chiudersi in Bari *. In-
vocati quivi invano soccorsi da Capua, da Spoleti, dai
Saraceni , patteggiava la resa delle terre acquistate ,
e moriva poco appresso in Benevento.
Vantaggiandosi della facile vittoria e di quella mor-
te, i Bizantini assalivano il Principato e n'occupavano
la sede , spodestandone l'imbelle fanciullo che l'aveva
redato , estendendosi a signoreggiarne le dipendenze.
Guido di Spoleti , involto nelle guerre con Berengario
pel possesso del Regno , non aiutò i congiunti , e Be-
nevento rimasto ai Greci senz' altra difesa, allargando
i confini del loro dominio aggiunse maggiore baldanza
agli ambiziosi disegni. Imponevano allora alle Chiese di
Puglia .e Calabria celebrassero con rito greco; Vescovi e
monaci Greci inviavano in Italia , docili istrumenti d'im-
perio^, quando altre cure turbavano il Papato e vieta-
' tmitra eum Leo Costantinum patricimn wnisae praefectum cuin
OccideiUalibus mittit copiis, Commissa pugna Costantinus succumbuif
vix cacdem ipse evasit , exercitu suo ocdsione deleto. Cedr. I. e. Er-
CHEMPEKTO iiarra , che Aione lasciuto Aleuolfo , conte di Capua , che lo
aveva .riconosciuto come signore, a combauere contro Attanasio Vescovo
duca di Napoli , mosse contro i Croci e li vinse , ma sopraggiunto Co-
stantino con tre mila cavalli Io respinse in Bari. §. 73-80.
* Cariirba Serie Ciwwlogica dei Pastori Baresi ^ p. 81. Cum autem
nniversae Lotigabardiae Ducatus , quae vetus Hellas eroi sub impera-
tore erat Costantinopolitano , Papa vero separatus sub aliis Gentibus
vivebat , propterea Patriarca Ecclesias obtinebat ; nam Bi^ndusium. ,
et Tarentum a Costantinopolitano Sacerdotes accipiebant. Nilo Doxopatr.
de quinque Trhonis Patìiarch. ap. Schelstrat. Antiq. Illus.
— 13-
vano s'opponesse* Che succedendosi rapidamente i Ponle-
liei , parecchi in una volta disputandosi il seggio, non
si mosse querela contro l'usurpazione, già più antica-
mente tentata. Laonde con più grande ardimento osava-
no perfino volgersi all'acquisto di Sicilia, e profitlando
degli umori che s'erano desti tra i Musulmani, lo Stra-
tego di Calabria dava aiuti ai Cristiani di Val di Demo-
na, e Leone Imperatore apprestava armi e danari a più
valido assalto ^ Mentre con la forza e gli inganni , in-
tenti a spegnere le ultime reliquie del dominio Longo-
bardo, da Benevento minacciavano Capua, e tramava-
no in Salerno ^.
Ma i grandi apparecchi non produssero effetti duratu-
ri, e la mala signoria troncò anche ora il nerbo alla nuo-
va potenza. Insofferenti del giogo ignominioso ^, primi i
beneventani si levarono, e se ne sottrassero, aiutati da
Lamberto con fortuna e virtù maggiore succeduto al re
Guido suo padre. In pari tempo sospinti a vendetta , i Mu-
sulmani , che la prepotente tirannide di Ibrahim-ibn-Ah-
med aveva ridotti in quiete , invadevano la Calabria , fu-
gandone i vili difensori , depredandola più vòlte finché lo
stosso Ibrahim, che tra l'universale spavento s'avanza-
' Amari . Stor. Musi li. 70 e seg.
^ A!«ON. Saler. Rer. léaL T, IL p, 29i.
* Beneventi qnidem eius cives veluli proprm servulos traclabant ,
nrinU , verbeì'ibus , angarii diversis, terroribus assiduis , nulli honoievi
ret'crentiam servantes , nìdli credcnies , nulli unquavi veritatem dicen-
tes , nullique fidem cust odimi es , penuria quoque , scu adulteria puhlica
vei privata , et diversas fomicationes , et multimoda [urta eie. Chi*.
S. Besed. Pertz. Scrip. HI. p, 205.
-44--
va minacciando volersi aprire la via a Roma ed a Co-
stantinopoli , colto d'improvvisa morte giacque presso
Cosenza ^
Questo molestie piegarono gli animi a pace; e segui-
vano alquanti anni di tregua tra Greci e Longobardi , o
che la garentisse la potenza di Lamberto, o la impones-
se la necessità della difesa. Poiché spento Ibrahim, non
cessavano i perigli, essendosi, in mezzo a quelle disunio-
ni , stanziata una colonia Musulmana sul Garigliano ,
che per cinque lustri vi rimase desolando lo propin-
que terre e le lontane. Non dirò dopo quanti travagli ,
e per quali accordi, dalle forze congiunte di tutta Italia
e dei Greci fu distrutto quel ricovero di ardimentosi
masnadieri ; noterò soltanto come , mancato quel fla-
gello, altri ne sorgessero a funestare le infelici con-
trade.
Costantino Porfirogenito imperiava in Oriente , ma
fanciullo ancora, aveva lasciato usurpare il titolo e
l'autorità di Cesare a Romano Lecapeno. La corte agi-
tandosi per faziose trame , e per sospetto dei Bulgari,
Puglia e Calabria obbliate in mano d'infidi ed avari ret-
tori , non posavano, benché l' imperatrice Zoe nel 916
avesse comprata la pace dai Musulmani con l'annuo
tributo di ventiduemila bizantini d'oro ^ S'aggravarono
perciò i balzelli ; costretti i popoli a satisfare a quel
debito , alle usate imposte a prò del fisco, alla cupidi-
gia dei ministri. E la rapacità di questi tolse anche
* AìlARt 1. e.
• Cedren. //. 35S.
— 15 —
la vergognosa sicurtà del trattato , che rubando il dana-
ro, sovente il negarono ai Saraceni incitandoli cosi a
continui assalti K
Quindi tra le turbolenze di Costantinopoli, e le rivo-
luzioni di Sicilia e d'Africa, dove s' innalzava la più
fiera dinastia dei Fatemiti , rotti gli accordi si rinnova-
rono i saccheggi e gli oltraggi degli infedeli. Il Califfo
di Mehdia vi sospingeva non pure i Musulmani , ma i
servi , i liberti , gli assoldati Slavi *. I mari nuovamente
furono turbati dalle ruberie, le messi distrutte, le città
prese di forza , gli uomini uccìsi o tratti in miserabile
servitù. Per viltà , per impotenza non opponevano di-
fesa i Greci ; 'contro i quali altra volta irrompevano
le armi dei Principi di Benevento Landolfo ed Atenolfo.
Se a vendetta , se sospinti dalla fiacchezza dei jiemici,
se chiamati dai popoli oppressi ed indifesi , s' ignora ;
che il silenzio dei cronisti e la ferocia dei tempi nasco-
sero le cagioni ed i successi della guerra.
Volse allora il periodo più oscuro della storia d' I-
talia ; quando le contese tra Lamberto e Berengario
si perpetuarono innestandosi in quelle dei Re e degli
Imperatori Franchi , Borgognoni, Alemanni. Quando il
> Quantiinqne posteriore non è meno veridica la testimoniauza dello
Anonimo Scrittore deU* Istoria Sicula : Erat tanta , et tam miserabilis
utrìusque gentis oppressio , quod praeter importabile onus servita , et
infinitus redditus , et tributa quae praedicto Tyranno ipsos oportebat
solvere , non minus Saracenis per singulos annos tributariae per redem"
ptione suorum capUum indefensi a suis Graecis cogerentur reddere, vel
fine dubio mqrtem, aut captivUatem perpetuarli siM , et uworibus suis
et liberis expectare. Anon. Vatic. Hist, Sic. R, J. T. Vili. 747.
* Amari. II. 468 e seg.
— 46 —
Papato, nella generale corruttela, trascorso dai sacerdoti
in balla dei signori potenti , diveniva mercimonio di ree
femine; e gi^erre , sedizioni, ogni qualità di ruine, con-
turbavano il mezzodì. Laonde i contemporanei esterre*
fatti, giudicando vicina l'estrema ora del mondo, i pò*
steri affrettati a trapassare al racconto di tempi più
sereni , appena in parte ne ritrassero T orrore ; il quale
rimase nella tradizione comune anziché nelle speciali
notizie.
Dove e come si pugnasse allora tra Greci e Longobar-
di non si trova con certezza *; però l'impresa dei Prin-
cipi di Benevento fu assecondata dai Calabresi , e dai
Pugliesi ; incitati a sottrarsi all'ignavia di un governo
che non sapeva assecurarli dalle depredazioni nemiche. I
Calabresi insorti contro Giovanni Muzalone Imperiale Pa-
trizio r uccisero arrendendosi a Landolfo ; e la Puglia
ne seguì l' esempio *.
Gli effetti derivati da questa alleanza non è possibile
indagare dalle confuse memorie , pure due fatti sem-
brano indubitati : il dominio dei Bizantini fu abbattuto
quasi in ogni parte , e solamente rimase in alcune città
' Bis temporibus mpradicti principes multa cum Saracenis et (jh^ae-
cis certamina luibuerunt , sed Dei misericordiam victoriam acceperurU.
ClIR. VOLTUR. R. J. T. L p. U.
« Joannem patricium cognomento MuzcUonem Calabnae praefecerunt,
Ì8 cum imperiosus subditos gereret , est ab vis interfectus , atque ii se
dederurU Dandulpho regi Longibardiae, Cedren. H. 355. — Intereit
UrsHeo stratigo in praelio de Asculo mense Aprilis et apprehendit Pan-
dulphus ( Landulfus ) Apuleam. Lupo Prot. ad an. 920 — Entrami
d, Atenulphus Sypontum, ann. S. Soph. -—
marittime : il Principato Beneventano s'allargò in Puglia
ed in Calabria, ma decadde con eguale prontezza. Furono
le risorte differenze fra gli Italici ed i Longobardi che
lo prostrarono ? o le armi dei Greci , avvantaggiate da
quelle discordie , e sorrette da altri aiuti stranieri? Si
vorrebbe dire che tutte insieme queste cause vi contri-
buirono, se bastassero ad argomentarlo i lievi indizii
che ne rimangono.
Due Storici , V uno straniero air altro , narrano diver-
samente la restaurazione della dominazione Bizantina
dopo le sconfitte sofferte. Secondo Cedreno , T Impera-
tore Romano Lecapeno inviò una flotta e con essa il
Patrizio Gosmas Tessalonicense , il quale con accorti
trattati persuase Landolfo a rilasciare le conquiste ^
Luitprando Vescovo di Gremona scrive invece, che Tlm-
2)eratore d'Oriente comprata a grandissimo prezzo V ami-
stà diligo re d'Italia , disposandone anche la figliuola
Sk\ figlio di Gostantìno Porfirogenito , costrinse Landolfo
clopo sette anni ad abbandonare le terre occupate ^. Ma
c|uali soccorsi porgesse Ugo tacque , né da altri si de-
sume ; anzi egli stesso racconta altrove ,- che Romano
Lecapeno inviati grandi doni ai Musulmani d'Africa ne
ottenne milizie con le quali soggettò nuovamente Puglia
^ Calabria ^
• • Cedr. i4. 355.
* LciTPB. Legai. §. 10. .
s Ad Africam mox Imperator dirigit Regem cum predo rogans ut
^^ adiuvet , virtutitque eius auxUii Apuliam $Un , atque CalàMam
^"Ubdat, Hac ex legatwne Rex Africanus accitus innumerabUes ratibut
^opiw in Cahìyriam Apuliamque direxit, ìrìnasque ha$ RegUmes Im-
voL. I. 2
-18-
La diversità dei modi che si dicono adoperati a ri-
prendere le perdute province , non m'induce ad esclu-
derne alcuno , ma piuttosto a vederli usati successiva-
mente. Poiché la guerra durò più lungo tempo che non
lasciano sospettare i due Storici riferiti, e fu alternata
da fazioni varie e tregue , con i Principi e con le città ,
alcune delle quali rimasero ribelli o quetate insorsero
altre volte sino al 950 *.
Come che sia non si vogliono trasandare questi moti
che congiunsero Pugliesi e Galabri ai Longobardi nelle
medesime nimistà; questi primi ed incomposti desideri ì
d' indipendenza involti nelle ambizioni dei Principi, nelle
ostili invasioni dei vicini, negli accorti negoziati dei Gre-
peraiofm dominatui suòdit, Lvitpr. HUt, L. If. e. 55. V. Nota 1. infiae
al volume.
' Ritenendo le subite persuasioni volute da Cedbeno , o anche ì setto
anni di dominio che concede Luitprando, la guerra sarebbe finita al più
nel 927 — Pure due anni dopo troviamo : PandtUphus (Landvlphus) et
Guaimarius ( di Salerno ) principes Longobardi entraverunt in Apu-
team. Lupo ad an. 929. Onde, se fu pace, si ripresero poi le nimistà, con-
giungcndosi al principe di Benevento quello di Salerno , e come pare
anche il Duca di Spoleti ; mentre d' una strana pena imposta da questi
ai prigionieri Greci novella LurrpRAMDo ( Jlist, L, IV, §. 8), Combat-
tevasi ancora nel 941 : Et factum est praelium in Matera a Graecis
cum Longobardis cum Stratigo Imologapto et necavit eum cum Pao in
mari. Lupo. Ma che intercedessero tregue ed accordi, o sconfitte vicende-
voli, lo mostrano i diplomi del 955 e 957, nei quali Landolfo di Bene-
vento riconosce Talto dominio dei Greci. De Meo Ann. ad an, Chr. Vol-
TURM. ad an. Similmente accadde delle città , alcune delle quali più
vicine ai confini Longobardi si sostennero lungamente: an. 947 Pianto-
pidi sedit eivitate Ctiper«am. an. 950. Greci obsiderunt Asculum et
obtinuerunt. Lupo.
^i9 —
ci, i quali tornati presso a poco negli antichi confini ^
non vi rimasero lungamente senza altri contrasti.
Poiché intorno la metà del X secolo fallita la poten-
za dei Principi di Benevento, cadeva anche il Regno
Italico subalpino. Infievolito dairoltracotanza dei gran-
di, e dall'indifferenza dei volghi asserviti; diviso fra
le opposte preponderanze dei vicini Franchi ed Ale-
manni ; dopo una vita ingloriosa e travagliata , sog-
giacque in fine ai Tedeschi. Prima Arnolfo Tambì , lo
tenne poscia Ottone I il Sassone, ed insieme air Impe-
rio Romano Germanico , volle perpetuarlo nella sua
stirpe e nel servaggio. Allora alle cause, che già face-
vano diverse le condizioni del settentrione dltalia da
quelle del mezzodì, un'altra ne sopravvenne che più
apertamente le disgiunse. Dalla morte di Lodovico II, gli
Imperatori d'Occidente poca o niutìa ingerenza avevano
presa nelle mutazioni dei popoli meridionali; e la dubbia
autorità loro e quella dei Re Italiani non s' era vista
■ La restaurazione della dominazione bizantina sembra compiuta verso
la metà del secolo X ; poiché Costantino Porfirogeniio rimasto allora si-
gnore deir Imperio , non solo negò il tributo ai Musulmani , ma inviate
numerose milizie in Italia ( Cedreno //. 358 ) , volle respingerli con le
armi ; però ne fu vinto , e seguirono altre depredazioni ed altri patti ,
951-52. (AxARi. 44. i46), Rintentau la guerra nel 954 , il patrizio Ma-
riano Argino , avendo sottomesso le terre che ancora restavano ribelli ,
e costretta Napoli air ubbidienza ( Cedr. 44. 559 — Contin. Theopi.
p. 455-4) , si provò malamente contro i Musulmani (Amari 952 e seg.)
finché fu rinnovata la tregua. A questo tempo anche si riduce la testf-
monianza di Leone Osi. 44. 57 « dove dice che i Greci « tempore àcUi-
cet primi OcUmis , Apuliam iibi Calalniamque sociatù m auxUium
suum , Danii , Ru$si$ , et Gualanis , vindicavemnt.
— 20 —
valere oltre i termini del Marchesato di Spoleti. Ma
Ottone I, vinti Berengario II ed Alberto, ultimi re, as-
servito il Papato, rinnovate le pretensioni dei Caro-
lingi su tutta la penisola, si giovò a conseguirle del-
r antagonismo degli indigeni e dei Longobardi contro i
Greci, e del valore di Pandolfo Capodiferro. Questi,
oltre Tereditario Principato di Benevento , investito
d air Imperatore Alemanno del Marchesato di Spoleti ,
divenne precipuo istrumento a sue ambizioni.
Da t|uel tempo i nemici dei Bizantini si strinsero ai
Principi tedeschi , e gli avversarli del dominio germa*
nico alla corte Orientale. Funesto sistema d'equilibrio,
che se impedì l'assoluta preponderanza dell'una e del-
l'altra servitù in Italia , entrambe le mantenne più du-
rature. Perchè nella lotta per rifarsi autonomi si trova-
rono i popoli divisi in due campi , ed ebbero centro e
sostegno nella rivalità i due Imperii che si dicevano Ro-
mani ed erano nel fatto stranieri egualmente.
Favorirono Ottone I, oltre Pandolfo, i civili dissidii
di Costantinopoli, e gli inquieti umori delle città sog-
gette ai Greci. Perciò mentre richiedeva pel figlio Teo-
fania nata di Romano Joniore , fatto pretesto dello stesso
parentado, scendeva alla conquista del mezzodì. I EH^
zantini s'univano con Adalberto figliuolo a Berengario li
e con Giovanni XII, privati da Ottone del Regno e del
- Papato , davano speranze alla parte antitedesca , s' allea--
vano ai Musulmani nella comune difesa ^ E rotta la
* Oltre le minacce di Ottone , stringevano in quella lega il Califfo
Moezz di Mehdia e V Imperatore Niceforo Foca le comuni nimistà ooniro
gli Abassidi d' Egitto. Amari. 41. 279.
— 2< —
guerra , Alemanni e Longobardi di Benevento , entrati
in Puglia ed in Calabria, e nel Principato di Salerno
allora nemico, depredando, uccidendo, disertavano le
iDisere contrade , fugavano i Greci , soggiogavano i po-
poli *.
Ma tornato Ottone in Germania , e rimasto Pandolfo
£1 continuare l' impresa , combattendo i Greci era preso
a condotto prigione in Costantinopoli. Quivi per nuove
turbolenze, ucciso Niceforo Foca, salito air Imperio
(Giovanni Tzimisces, mutavansi i consigli, e la guerra
allentava; le nozze di Teofania consentite ne toglievano
1^ apparenti cagioni , V aggiornava la sopraggiunta morte
^i Ottone.
Dai corsi perigli non pare restasse altro danno ai Gre-
^ ■ , che la cresciuta miseria di loro province, e la man-
^^^ la influenza sui Longobardi ; poiché liberato Pandolfo ,
?*i antichi ed i nuovi stati tenne in omaggio ai Tede-
^^lii. Dalle origini sue non aveva mai il Principato di Be-
lì^^ento raggiunto un si alto grado di possanza, che in-
cominciando dalla Marca Spoletina, stendevasi sin pressò
^*la Calabria da una parte , e dall'altra toccava al Gar-
gano. Il disegno d' Ottone d' indebolire e suddividere <i
§^^ndi feudi in Italia, aveva subila un'eccezione rispetto
^* dominii Longobardi nel mezzodì , per necessità di porre
"^^ freno contro Greci e Musulmani, per farsi di quello
Stato obbediente e forte una base ad ulteriori acquisti.
Perciò ì* aveva ampliato ; mentre con la separazione
* CaUibnae fines venit, ineendiis et depredation'^ku eam vélumenter
^i<Mnt , et millia damna vel oppressiones gessit in principatu Soler-
^^ano, Anok. Saler. ad, art.
— 22 —
delle città dai contadi, con l'equilibrio tra Vescovi e si-
gnori laici, ed il vassallaggio del Pontificato, in Lombar-
dia ed al centro della penisola abbassati i potenti , ecci-
tando gelosie ed emulazioni infinite, cercò assicurarne il
possesso alla casa di Sassonia.
Ma questo mirabile edificio di grandezza ruinò innanzi
che se ne vedessero gli effetti. Tre anni dopo Ottone mo-
riva Pandolfo Capodiferro nel vigore degli anni , e i suoi
discendenti disputandosi il retaggio lo divisero altra vol-
ta, e lo ressero senza virtù.
Ottone II entrato in quelle gare le quetò per poco ,
sforzandosi a ripigliare e compiere i disegni di suo pa-
dre. Riassalì i Greci , occupò Bari Taranto e Metapon-
to*, ebbe alcuni vantaggi contro i Musulmani tornati
alla consueta lega contro i Tedeschi. Ma in mezzo a que-
sti successi fu sopraffatto dai Saraceni sulla marina di
Stilo, e campato per ventura trafugandosi, mancò dì
vita nel seguente anno. Lasciava erede un fanciullo del
nome medesimo, contrastata la tutela tra l'ava di que-
sto, la madre, ed Arrigo di Baviera; sconvolta quindi la
Germania , assalita in pari tempo dagli Slavi ; accesi
in Italia umori diversi contro la straniera dominazione.
Primo a giovarsi di tali condizioni fu l'Imperio Qre-
co , dal debole governo di Giovanni Tsimisces venuto
a quello di Costantino Vili e Basilio II figliuoli a Romano
Lecapeno, infingardo rotto ai vizii l'uno, operoso cu-
pido di gloria l'altro, ma in tanta diversità d'indole
concordi. Cominciavasi dal riacquistare il perduto ; Ba—
' De Meo ad ann, 985-84.
— sa-
ri, 0 vinla da Ottone II, o ribelle ai Greci , che è dub-
bio *, era schiusa al Patrizio Colocyres Delphinas , poi
Ascoli e r altre terre s'arrendevano, malamente difese
dai Longobardi ridivisi , contrastanti.
Basilio II, domata in Costantinopoli una sedizione ,
repressi i moti eccitati in Puglia , si volse ad allargarsi
in Italia, dove oltre la diretta signoria delle sue provin-
ce, riprese Talto dominio sulle città di Campania ed i
Principati Longobardi ^.
L' oscura e spesso nefanda successione dei Romani
Pontefici da quasi due secoli s' alternava a seconda del-
le prepotenze dei grandi e delle meretrici, della forza di
quella 0 questa fazione. Fortuneggiò alcun tempo fra le
parli il Papato, finché in ragione della politica autori-
tà usurpata , nella comune servitù divenne anch'esso
''^udo dei tedeschi dominatori. Ma increbbe presto alle
PMlenti stirpi gentilizie di Roma, più che il giogo im-
posto, il tolto privilegio dell'elezione ; laonde ai Ponte-
'^c^ì imperiali opposero Antipapi, congiure, violenze;
Contaminando di sangue quel soglio già bruttato di la-
^^ì vie e simonie.
Alla morte di Ottone I , un Bonifacio Francone , con
«liuto di Crescenzo, nobile e temuto signore, tentò oc-
cuparlo, e respinto fuggì in Oriente. Fervevano in quel
••^lìDpo le ire tra i due Imperii , e come opposizione al
Predominio Alemanno , sorgeva in Roma una parte pro-
Pensa ai Greci. Da essa sorretto tornava Bonifacio dal-
' De Meo ad an,
* ivi.
— 34 —
r esilio quando mancò Ottone II, e quali accordi reoas*
se dalla Corte Orientale la brevità della vita non lasciò
trasparire ; ma più tardi ai mostrarono in persona di
Crescenzo suo fautore. Questi preso il titolo di Patrizio,
afforzatosi in Castel S. Angelo, padroneggiò Roma sino
a che Ottone III disceso in Italia noi costrinse a rico«:
noscere suo nipote come Papa. Piegando alla forza dis-
simulò e accolse Gregorio V; partiti però i Tedeschi, ri-
prese Crescenzo il nome fastoso ed il dominio , scacciò
il Pontefice , invocando il sostegno dei Bizantini.
Era Basilio II potentissimo allora , Puglia e Calabria
obbedivano, i Veneziani erano resi propensi e devoti dal-
le larghe concessioni, i Bulgari vìnti , e la brama d'ac-
crescere r Imperio secondavano gli eventi. Ottone III
istigalo da una classica tendenza verso Roma richiede*
vaio di parentado, Crescenzo sollecitava con più grandi
promesse i suoi aiuti. L'Imperatore d'Oriente trattò con
r uno , congiurò con l' altro , sedusse gli stessi ambascia-
tori d'Ottone perchè servissero a sue mire. Giovanni Fi-
lagato surto d'umile progenie greca in Rossano, terra
ferace di bollenti spiriti, più che ogni altra Calabrese * ,
sagace, procacciante, sperto nelle dottrine dei tempi,
era piaciuto a Teofania, greca anch'essa e madre al terzo
Ottone. Questa di suo cappellano lo volle Abate in No-
nantola, poi Vescovo di Piacenza, e negoziatore delle
nozze imperiali a Costantinopoli. Ivi s'intese a proprio
vantaggio con Basilio II, e venne in Italia propugnatore
' Quo iUi gemper inardescunt prac Calabrù omnibm. Vit. S. Ni-
lo e. IX.
— 25 —
della restaurazione Bizantina. Dicesi scopo delia trama
tornare ai Greci l'onore dell'Imperio di Roma S dove
ministri di Basilio sarebbero stati , Pontefice Filogato,
Patrizio Crescenzo. Infatti fugato Gregorio V non fu diffi-
cile al Calabrese occupare la sede, all' altro la potestà.
Ma 0 che tardassero i disegnati soccorsi , o li prevenisse
Ottone , non si trovarono i congiurati parati a resiste-
re ; e l'Alemanno avuto in mano l'intruso Pontefice lo
depose e mutilò con feroce strazio, uccise dopo Crescen-
zo che sotto fede di salvezza gli aveva aperto Gasici
S • Angelo.
Ultime scoppiarono le vendette contro i Greci; Lan-
dolfo conte di Capua e Sergio IV Duca di Napoli, loro
al I cati , e forse partecipi agli accordi romani , venne-
ro spodestati. Capua ricongiunta al Ducato Spoletino fu
rf^tta ad Ademario, Gaeta e Benevento e Napoli costret-
ta a dichiararsi vassallo, la Puglia invasa sino al Garga-
no *. Ma il trionfo s' arrestò a cagione dei tumulti di Ro-
'^^ '^, e dei rumori che turbavano la Germania ; quindi la-
scoiata a mezzo la vittoria Ottone III rivalicò le Alpi ^.
AA osteggiarlo Basilio II aveva inviato Gregorio Tra-
^•^tuoto cai titolo di Catapano , poco innanzi conferito al
S^eco ministro in Italia a designarne là cresciuta poten-
^^ '*. E questi spente le deboli faville della ribellione in
* De quo dktum eH, quod Romani decus Imperii astute in Grae-
^^* transferre teniasset. Arnclph. Med. Hist, L. I. e. //.
^ De IIeo ad an,
^ Provana Studii Critici pag, 174 e seg.
^ Insino allora i reggitori di Puglia e di Calabria s* erano detti Stra-
^^fl'o , aggiungendo a questo titolo quelli personali di Anlipato , Patri-
— 26 —
Puglia , si congiunse ai Longobardi, restaurò i Principi
spodestati , scacciò Ademario *, resistè ad un'ultima in-
vasione di Ottone tentata con esito più infelice *.
La prematura morte deirimperatore tedesco pose ter-
mine alla perpetua gara con la quale i due Imperii si
contrastarono il possesso delle estreme province d'Italia,
e preparò nuove lotte. Entrambi i Cesari avevano voluto
ritemprare i loro pretesi dritti , riaccostandosi al Cam-
pidoglio; Ottone III meditò trasferirvi sua sede ^, Basi-
lio li si sforzò rioccuparlo ; ma la tradizione che cerca-
rono far rivivere come neo-romanismo germanico o bi-
zantino , risvegliavasi già sotto più veraci apparenze.
zio f o Imperiale Vrolospatario, Il nome di Catapano s incontra la pri>
ma volla nel 975. Michael Anlhypatus, Fatricius et Catapanus Ita-
liae ecc. è scriUo in un diploma originale che conservasi a Monteca-
sino , e farà parte della collezione delle carte Greche che saranno pub-
blicate dall'Archivio Napoletano, le quali mi fu dato consultare per cor-
tesia deir egregio Sopra intendente sig. Trincherà. Intorno air origine del-
la voce Catapano , ed alla sua giurisdizione, fu variamente disputato.
( Du Fresne in Not, ad Alex. Giannone L. Vili. e. 3. ecc.) Ma come
si deduce dalle parole di Guglielmo Pugliese,' fu quello ufìicio nuovo iu
Italia e supremo.
Quod Caiapan Graoci , nos juxta dicimus omne.
Quisquis apud Danaos vice fungitur huius honoris ,
Dispositor populi parat omne quod expedit illi.
Et juxta quod cuique dari docet , omne ministrat.
L. I.
» De Meo ad an. Murai. Diss. VI. p. 337.
* De Meo ad an.
^ Mascovu. Comment. de Ott, HI.
CAPITOLO II.
La casa di Sassonia tiniva in Ottone IH. Logorato in
una lotta maggiore alla virtiì sua, era morto più giova-
ne che il padre, spento anch'esso sul fiore dell'età. Il
retaggio del primo Ottone, così fatale alla sua stirpe ,
veniva ora conteso in Germania ed in Italia, separate
nnche una volta dalla forza degli eventi.
Appena il feretro imperiale, che i seguaci conduce-
vano aprendosi la via con le armi, ebbe valicate le Alpi,
Arduino marchese d'Ivrea fu proclamato Re in Pavia; e
la subitanea elezione mostrò pronti gli animi ad un ri-
volgimento, fecondo di nuovi destini.
Il Regno restaurato, ultimo nell' alterna vicenda del-
le due preponderanze Longobarda e Franca, non ritras-
se quasi il suo carattere da quella emulazione; meglio
apparve reazione contro la signoria Alemanna , e contro
l'invaditrice potestà Episcopale che n'era conseguita ;
e respingendo i tedeschi, afforzandosi nell'ordine de' mi-
liti e dei minori vassalli aspirò a rendersi nazionale ^
Tentò un' alleanza tra popolo e re , prematura nei tem-
■ La memoria di Arduino oppressa dai cronisti nemici e stranieri , tu
rilevata ai nostri giorni dal Provana nei suoi Studii Critici iulla Sto-
ria d* Italia ai tempi d* Arduino.
— 28 —
pi , ma non priva d'effetti, perchè diede impulso ad al-
tre riscosse, preparò i Comuni, diffuse in quella parte di
Italia il moto che. destavasi in ciascuna provincia. Onde
avvenne che in un tempo, ma sotto forma diversa secon-
do la singolare condizione politica , si commovesse tutta
la penisola tra il declinare del secolo decimo ed il prin-
cipio deir undecime.
In Roma Alberico, e poi Crescenzo, avevano ambita
una civile signoria, sottraendosi ai Papi ed agli Inapera-
tori; e quasi nei medesimi anni con fortuna e virtù più
grande s'innalzava Venezia. Il Doge Pietro Orseolo H
quotate le interne discordie, con le armi disfrancavai la
cittù dal tributo imposto dagli Slavi Croati e Narentini,
con accorti negoziati V esentava' dal pallio dovuto al-
l'Imperatore d'Occidente, e le otteneva grandi privilè-
gi da quello d'Oriente *. Più oscuramente svolgevasi il
' A Croatorum et Slavorum oppressionibus suo» poienter liberavU ;
viriliter ahsistendo sui compos in omnibus manebat; estraneis vero suae
resisteìUibus dUùmi vicissitudine recompensabat, Chr. Sagorn. ap. Filias.
n tributo agli Slavi pagavasi, secondo opina il Filusi, dal tempo della
morie di Pietro Candiano IV. La guerra fatta dall' Orseolo per liberar-
ne Venezia fu la prima origine della grandezza di questa città ; poiché
non solo i nemici furono vinti, ma molte delle città marittime della Dal-
mazia riconobbero la signoria del Doge. Opina lo stesso scrittore isti-
tuita allora la festa delle spousalizie con rAdriatìco in segno deir acqui-
stato dpminio. Intorno poi ai rapporti con i due Imperli, vivente ancor^s
Ottone in , r Orseolo ne ottenne diploma che sciolse la Repubblica dal-
l' omaggio del pallio d' oro e di 50 libbre d' argento , che da 190 anni
i Veneziani retribuivano agli Imperatori d' Occidente per la concessione di
commerciare liberamente nel Regno Italiano. Altre esenzioni e privilegi
furono accordati da Basilio II e da Costantino Vili favorevoli al traffico
— 29 —
desiderio d'autonomia in Sicilia involto in una duplica
tendenza, dei Cristiani contro i Musulmani; di quelli tra
questi che erano stanziati conlro gli Africani , onde
sottrarsi da ogni ossequio. Pure nella resistenza degli
antichi abitatori y nelle contese sanguinose della succes-
sione degli Emiri, nel dualismo fra Àrabi e Berberi, si
intravedono fazioni e voglie poco dissimili da quelle che
agitarono la rimanente Italia , e pel modo e pel tempo
mirabilmente concordi. Prevalsa infìne la tendenza del-
la colonia Musulmana sullo scorcio del secolo decimo ,
l'isola si fece in tutto indipendente dai Califfi ^
Maggiore somiglianza fu tra gli eventi di Lombardia
e quelli di Puglia, in quanto al carattere della rivo-
luzione , non per gli efletti che ne derivarono. In ambe*
due le contrade cominciò dalle ambizioni di alcuni Prin-
cipi, da Guido, dai Berengarii, da Arduino pressoio AU
pi; da Aione, da Landolfo, dai Guaimari, nel mezzodì;
fu- ccyitinuata dalle città , centro Milano e Bari ; fu ri-
volta contro i due Imperli, il Germanico ed il Bizantino.
Solamente la gloria che rimase intera ai Lombardi, ven-
ne tolta in gran parte ai Pugliesi dai Normanni ; e
questi raccolsero il premio di quella insurrezione e la
mutarono nel fine , fondando una Monarchia , quando
altrove s'ordinavano i municipali reggimenti. Ma prima
che si giungesse a tanta diversità di condizioni furono
vicende varie , degne di essere rammemorale, e che io
prendo a narrare , perchè si sappia come si originarono
nei porli deU* Epiro, deU'Àcaja, deUa Grecia e della Macedònia ec.
FiLiASi MemoT. dei Feti«lt. Voi. VI. p. 245 e seg.
« Amavi II. p. 40. #4/. m. m. m e seg. 357 t seg.
— 30 —
e vennero a compiersi l'indipendenza e l'unità delle
meridiorali province.
Delle città che dispiegarono maggior potenza maritlì*
ma nel medio evo , non ve n' à forse alcuna che possa
ripeterla dai tempi Romani. Nel Tirreno, Luni Populo-
nia Baia Stabia , spariscono innanzi a Genova Pisa Gae-
ta Napoli Amalfi; neir Adriatico, a Brindisi, a Ravenna,
subentrarono Bari Trani Ancona Venezia. Primi ad ac-
quistare importanza furono i porti del mezzodì ; gli
emporii di Puglia a cagione dei traffici si fecero ricchi
e popolati ; perchè respinte dalle correrie nemiche ,
per l'opportuna difesa del mare vi si raccolsero le genti
propinque, e vi si sostennero più facilmente i Greci,
fvi , come dovunque , la vita e V operosità italiana quan-
do sembra in tutto mancata nell'interno delia penisola
si diffonde lungo i suoi lidi in un campo incontrastato
dagli invasori.
Bari, che primeggiò in mezzo alle città Adriatiche, e
divenne sede della dominazione Bizantina, e centro del-
l'insurrezione che la prostrò, ebbe oscure origini. * È
fama si sollevasse primieramente contro i suoi reggitori
in occasione dello scisma iconoclasta nell'ottavo secolo
prescegliendo un proprio Duca; ma s'argomenta da in-
certe testimonianze. ^ D'ogni modo ribelle o no nell' aa-
> Di Bari antica quasi nulla si conosce. Tacito la ricorda come JIfu'
nicipio Ann. XVI. 9., Orazio per le sue moenia pUcosi L. I. Sat. V.
Altri le aggiunge il nome di Egnatia.
• 11 Carrubba (Eoniade) ed altri lo anno attestato sulla fede di uosi
Leggenda mtamo la traslazione della Gran Madre di IHo che si tuo*
le scritta nel IX secolo da un prete Gregorio , ma essa evidentemente
-34-
no 808 era venuta in potere dei Longobardi * , che vi
tennero a reggerla un Castaldo. Tale era Pandone quan-
do nel 848 i Saraceni chiamati da Radelchi di Beneven-
to contro l'emulo Siconolfo, occuparono la città e la
fecero stanza d'un lor Principato *. Liberata da Ludovi-
co II, tornò nuovamente ai Greci nel 876, e questi con-
tro i patti giurati trassero il Castaldo ed i principali cit-
tadini prigioni in Goslantinopoli ^.
Era allora città munita ^ , già volta ai traffici, pei qua-
li oltre i proprii cittadini e i Croci e i Longobardi v'ac-
correvano Ebrei ed altre genti diverse, così che poco
più che un secolo dopo le danno i Cronisti una popola-
zione di cinquantamila abitanti , meravigliosa pei tem-
pi. * Ed o fosse quella mistione di popoli, o altre più
è apocrife. Meglio potrebbe valere qneUo che affemta delle ciuà Anast.
in vii. Greg. II ^ sibi omnes ubique in Italia Duas elegerunt ».
• De Meo ad an.
* Moforeg-ibn-Salem la resse quasi per quattordici anni come princi'
pc indipendente. Amari I. p. ^71.
3 Herchemp. Ihst, n. 38.
. 4 Un monaco Bernardo che verso la metà del secolo IX (865) pelle-
grinò al Gargano ne fece questa descrizione: De mùnte autem Garga*
no abeuntes per centum quinquaginta miliaria venimus ad civitatem
Barrem Saracenorum , quae dudum ditioni subiacebat Beneventanùmm
quae eivitas super mare est sita duobus et a meridie latissimis muris
munita, ab aquiUme vero pnminet mare exposita-r^ Mabill. Saee, in.
P. lì, p. 472. n. 5.
^ Barum civitatem valde muniiam, . . . praeter eives quinquaginta
tniilia habitantium. Falco Ben. 1130. Molte famiglie greche si trovano
stanziale in Bari in quel tempo , dalle quali si fonno derivare i Dotto-
la » i loannaei , \ Gi%%% , gli Effrem ecc. distinte col nome di Kiuri
( K^ ). Il Bbatillo pone la trasmigrazioBe ai tempi di Carlomagno
-32 —
intrinseche cagioni, mostrossi sempre pronta alle sedi-
zioni ed ai rumori. L'avvicendata dominazione dei Lon-
gobardi e dei Bizantini, vi lasciò i semi delle due parti,
che sembrano allora comuni alle altre città di Puglia ed
ingenerarono le frequenti discordie e quelle costumanze
improntate dalle leggi romane e barbariche *.
Le due fazioni , avversai' una propensa l'altra ai Gre-
ci, perdurarono lungamente in Bari, e secondo che quel-
la 0 questa prevalse , i Principi di Benevento furono ac-
clamati, 0 favoriti i Bizantini. Ma questi civili umori
divennero più vivi verso la metà del secolo decimo,
quando caduta la signoria dei Longobardi , le partì as-
sunsero il nome dai cittadini che se ne fecero capi , e
le rivalità e le gare dei più potenti sì confusero negli
odii politici. D'allora la città si mostra in preda a conti-
nue turbolenze , alle quali assegna la tradizione un'ori-
gine diversa da quella che i fatti lasciano sospettare ^.
Oscure memorie ricordano venuti a guerra nel 960 A-
dralisto ed Ismaele ^ senza ricordare la cagione e gli ef-
fetti della pugna. Giudicando però dai successi posterio-
ri, doveva il primo parteggiare pei Greci, l'altro essere
fautore e capo della nemica fazione; la quale rumoreg-
i^iò probabilmente dentro e fuori la città nel tempo che
Star, di Bari p. i4. Petroni Star, di Bari T. L p. 36 seguendo il
\oLn Star, dei Viicanti, ii. p. 85 nel 672. Meglio è crederle ^eame
in tempi diversi. Circa gli Ebrei la loro presenza è attestata da parecchi
luoghi dei cronisti sincroni , e vi rimasero lungo tempo dopo.
» Che in Bari avessero vigore alcune delle leggi Longobarde è atte-
stato dalle sue consuetudini.
• Vedi NoU 2 in fine al volume.
* Et fwit pradium inter Adralistum et Ismaet. Lupo %0.
-33-
Hoinano Lecapenp usurpava il trono in Oriente » ed Ot-
tone I ne assaliva le province.
Ricomposta quindi la pace fra i due Imperii , e restau*
fati in Italia i Bizantini , Ismaele era ucciso nel 975 , e
BitontOi ove forse s^era ricoverato, veniva presa da un
Zaccaria, Greco certamente al nome ^
Però non quotarono gli animi. Nel 976 Niceforo Im-
periale Maestro in Calabria aggravando i cittadini di
Rossano perchè armassero salandre a loro spese , il po-^
polo tolte le armi ammazzò i protocarebi , bruciò le na-
vi *. Poi nel 979 yn Porfirio Protospata uccideva An-
drea Vescovo di Oria ^. Crebbero i rumori fra i rinnovati
tentativi di conquista di Ottone II, quando Bari ed A-
scoli ed altre terre si risollevarono. Ma disfatto a Stilo
l'Imperatore d'Alemagna, alcun tempo si sostennero i
Baresi, finché nel 984 « due fratelli Sergio e Teofilatto
rendevano la città al Patrizio Galocyres Delfìna, che ap-
presStO riprendeva Ascoli *. Pure ogni volta che in Italia
* Ismael inierfeetus est et Zacharias Bottmtum aeeepit, Lvpo, ad an.
9.75. Ismaele sembrò aU' Amari Musulmano, condouiero ausiliare o di ven-
tura , T. n. p. 13. Quindi sospetta rotto V accordo tra i Bizanlini ed
1 Fatemiti. Anche il Muratori vide in Ismaele « un capitano dei Sara-
ceni » ad an. Ma non si pose mente che V Ismaele del 960 poteva avere
rapporto con questo Ismaele e con queUo del 1010 , del quale si dirà
innanzi. Beatulo fa venire allora Basilio lì e Costantino VII! in Italia ,
e saccheggiare Bari , e porvi i Catapani. Ma il primo fatto ^ falso.
* Vita S. Nilo, ironia 1621, p. 112 e seg. Questo fatto che si vuo-
le accaduto alcun tempo innanzi , è determinato dall' Amari verso il 976
Star. n. p. 513. n. 2.
3 Lupo ad an, 979.
4 De Meo ,0^ an. 982. • 984. LIl^ mf an. 993.
TOL. I. 3
— 34 —
0 in Oriente appariva una speranza d'aiuto riaccende-
vasi il sopito incendio. L'infiammava nel 987 la ribeV-
lione di Bardas Foca e di Sclero contro gli imperanti
Basilio U e Costantino Vili, nella quale entrato anche il
Patrizio Delfìna, o richiamato prima o accorso da per se,
si pugnava fìn sotto le mura di Costantinopoli ^ Allora
in Bari la parte depressa insorgeva nel febbraio del me-
desimo anno, uccidendo Sergio Protospata, quello stes-
so pare, che aveva innanzi resa la città , e n'aveva forse
ottenuto in premio l'ufficio di Protospatario. Insolentiva-
no quindi gli antichi seguaci ed i congiunti di Ismaele ,
e uno fra essi, Nicola Criti, spegneva nell'agosto a ven-
detta Adralisto avversario suo e di sua parte *.
Se la fama di queste turbolenze , ed i travagli dell' Im-^
perio Greco , eccitassero i Musulmani ai danni dei popo-
li di terraferma non si può dire. Certo in quel tempo ri-
prese in Puglia ed in Calabria le correrie, nel 988 deso-
lati anche i borghi di Bari, gli abitanti furono tratti in
ischiavitù ^. Sopravvennero quindi le ire imperiali ; e
I Cedren II. 445. Delfina caduto prigione fu impalalo.
• Occisus est Sergius Protospata ( al. Protospatarius ) a BarenHs
m. Februarii, et mortuus est Adralistus a Nicola Criti m. Aug. XV
die. Lupo 987. al. JVtc. Crioti, e TIgn. Barese Ni€, CalaArUi, In pro-
sieguo si troverà menzione di altro Nicola Criti Melopezzi. La voce greca.
Criti risponde al titolo di Giudice ; e probabilmente anche V uccisore
d' Adralisto fu dei Meli o dei Melopezzi, congiunti ad altro Ismaele , co-^
me si vedrà. Questo titolo di Criti sembra fosse ereditario nei Blelopeszi.
Vedi Doc. I.
^ Lupo ad an. Nel 876 fu assalita Gravina , nel 977 Taranto, Oria ,
Bovino e Gallipoli, e dopo l'alleanza contro Ottone II, nel 986 Gera-
race , nel 988 Cosenta e Bari. Amari 515^2S9-40 — Ma noa si può
— 36 —
domata in Oriente V insurrezione, s'avviò a prostrarla in
/(alia Giovanni Patrizio ed Ammiraglio.
Disceso nel 989 ebbe in mano e spense Nicola Oriti
uccisore d^Adralisto, Porfirio uccisore del Vescovo d'O-
ria , e Leone Cannato , che s'ignora di qual delitto fosse
reo, se pure non fu dei principali ribelli ^
Seguì ai supplizii un più lungo periodo d'apparente
tranquillità. Era il tempo che raffermata ed estesa la
potenza di Basilio II in Oriente ed in Italia , durante la
fanciullezza del terzo Ottone , imbaldanziva sino ad a-
spirare allo stesso dominio di Roma. Quindi per dispe-
rato consiglio s'ode appena trucidato qualcuno dei ret-
tori *, e fuggiti presso i Saraceni a più sicuro ricovero
alcuni altri cittadini. Sforzi incomposti, violenti, incitati
daWira, dai nuovi e dagli antichi rancori, rimasti oscu-
ri a noi, che nulla più possiamo vedervi se non gli in-
dizii della continuata oppressione e della insofferenza dei
soggetti. Così un Maraldo ed un Pietro fratelli, in Oria,
dove s'è detto d' altre morti , ucciso nel 997 1' Escubìto
Imperiale , e congiuntisi ad un condottiere Musulmano
eh' è chiamato Caito Busito, Kàid Abu-sa'ìd si crede,
accertare se le ultime fazioni fossero fatte in aiuto dei Greci cqntro i ri-
beUi. Le parole del Sigonio : ( de Regn, Itah Lih. 7 ) qtdppe Basilius et
CVwtotUitiiK ImpercUores turpe ratt , te vetere tot annorum Apuliae ,
Calairiaeque funse possessione dejectos Saracenis, quos nuper Creta exe--
gerani magna mercede conductis , Italiam invaserunt ee, — non anno
alcun fondamento storico.
' IHsccndit Ioannes Patritius qui et Admiropolus , et ocàdit Leonem
Cannatum, et Nicolaum Criti, et Porphirium — Lcpo ad an, 889.
* Oecitus est Bubalus et Petrus Excubitus (guardia imperiale) men*
se marin. Lo?, ad an, 990. / «
-36-
assalivano Bari. V'entrò Maraldo sforzando una porta,
ma 0 gli fallissero gli accordi , o disperasse mantenervi-
si, n'usciva prontamente senz'altro effetto ^. A quei moti
forse davano ardimento gli apparecchi di Ottone III, ve-
nuto contro i Longobardi ed i Greci , e trascorso sino al
Gargano, perchè d'altri ribelli si à notizia. Ma partito
l'Imperatore, prima un Teofilatto in Gravina, poi anche
Maraldo furono presi *. Vinse entrambi Gregorio Traca-
moto, inviato nel 999 ad arrestare i progressi dell'in-
surrezione, a combattere gli Alemanni. Unito perciò ai
Longobardi, riacquistò ad essi Gapua, concessa da Otto-
ne ad Ademario; e in questa lega rinnovato l'alto domi-
nio sui Principati, padroneggiò dalla Campania allo stret-
to. Respinti i Musulmani alleati ai ribelli ^, largheggiò
• OccUus est Macro Theodoro ea:cubitu8 a Maraldo et Petra gernut'
ni in ùrie — Ghr. Bar. a4 an. Lupo h in luogo di Maraldo Smaragdus
che suona lo slesso ed aggiunge : Venit Busitus Caitus cum Smarag-^
do praefato in Barum mense Octobris , et praefatus Smaragdus eques
entravU in Barim per vim a porta occidentali , et exiit Uerum^ tunv
Busito cognita f rande discessit, ad an, 998. — Amari crede che il Ba-
sito Caiio sia Kàid Abu-sa'-ìd. II 540. Lunghi e contrarii commenti furo-
no fatti alle parole di Lupo dai nostri storici ; e sembra che Maraldo
avesse intelligenze in Bari , ma i suoi fautori o spaventati o temendo dei
Saraceni , non avendo risposto alle promesse , lo costrinsero ad uscire.
* Descendit Trancamoti Catepanus qui et GregoriuSy et obsedU ci-
vitatem Gravinam , et eomprehendit Theophilactum — Loro ad an.
999. Captus est praedictus Smaragdus a Tra^chamoto mense J^ii 44
die. Ivi 1000.
^ Oltre r impresa condotta da Maraldo , si à memoria di altre zuffe
dà un diploma, dato nel 999 mens. Nov. Ind. XIII, a Cristofaro Spataro
Candidato, ove è detto : Quandoquidem invenerimus te dietum Christo^
phorum fideìem et probum servum sancti ìwstri imperatoris et nostrum^
quippe prò sancto ejus imperio decertaveriset,,» pugnaveris adversìtm
- 37 —
di privilegi e ricchezze ai Vescovi , al Clero, ai Monaci,
devoti alla maestà di Basilio II ^; riunì il reggimento ci-
vile e militare nel titolo di Catapano.
Favorivano l'insolita grandezza dell'Imperio Bizanti-
no la morte di Ottone III, e le recenti vittorie sopra i
Bulgari venuti insino alle coste Adriatiche *. Ivi nel-
998 caduta in potere degli eserciti imperiali Dnrazzo, e
poco appresso quasi tutto il paese che fu detto Bulga-
ria ^, rimanevano i Greci padroni del mare che prospet-
tava i possessi italiani. Anche gli Slavi v'erano stati de-
pressi dalla guerra quasi contemporanea deirOrscolo
Doge di Venezia; il quale stretto a Basilio in amistà, ri-
cevendone il titolo di Protospata Imperiale , suggellò
l'alleanza con le nozze tra suo figlio e Maria, nipote al-
l'Augusto, figliuola a Romano Argirio che poscia gli
successe *.
aerunvMios Agarenos , multasgue rerum novarum moUtwnes et dam-
na itutinuerU, et mortis deserimen adieris.... monasterium sancti Ve-
M ee. Ex memb. arìg. Moìitecas. N, 4,
* Rimane del Tracamoto un diploma dalo air Arcivescovo di Bari, che
allora reggeva anche la Chiesa di Trani , nel quale ordina agli ufficiali
Greci di non imporre servigi , ed arrecare molestia ai preti ed ai frati
di entrambe le Chiese , senza esentarli però dal concorrere alla restau-
razione delle mura , e delle castella come gli altri abitanti. Gli concede
di sedere a giudizio nelle cause ecclesiastiche insieme ai Turmarchi , e
di partecipare alle multe. Petrom St. di Bari /. p, 407. Così anche
un' altro diploma di concessione o esenzione fu dato nel Decembre 999
da Ascoli ai Monaci di Montecasino, che avevano conventi e beni in Pu-
glia. Ex Reg. Pet. Due. fot. LVl, n, UO.
* LEBEAC X. 76. p. 479 e xeg.
^ Cedr. il. 476.
A Fili ASI. K. T7, p. 247 — Tunc etiam principi Venetiae imperafor
— 38 —
Puglia e Calabria ubbidirono nella pace universale;
gli sfessi assalti dei Saraceni , provocati forse dagli esu-
li , furono impotenti o minori * ; un solo minacciò peri-
gli e fu vinto. Conduceva l'esercito Musulmano il Kàid
Safi, che è detto rinnegato, e forse fu Pugliese, scampa^
to dalle persecuzioni presso i nemici di sua fede, tornato
ora nel lOOi con essi alle vendette. Quésti nel maggio
cinse Bari per mare e per terra, v'assediò Gregorio Tra-
camoto, e senza altri aiuti avrebbe presa la città. Ma
nel settembre il Doge Veneziano venne al soccorso , in-
cuorò gli assediati , li condusse a contemporanea batta-
glia fuori le mura e sul mare , e dopo tre dì si ritrasse-
ro gli assalitori ^
Questo fu V ultimo trionfo del Tracamoto , né più
di lui si favella insino al 1006; quando venne a sosti-
tuirlo Alessio Xifea , meno illustre per fama ^ , poco
nuptum tradidit filiam Argyri, sororem ejw Romani, qui post imperio
potitut est , hoc modo sibi gentem deviciens Venetam, Cedreno i 1 . 452.
■ Dal 998 segui qualche anno di tregua alle correrie Musulmane; nel
i002 si volsero contro Benevento Capua e Napoli , s' ignora con qual
successo. \j Amari 11 540 suppose vi l'ossero sospinti dagli stessi Bizan-
tini, ma non pare. Recenti accordi erano stati tra Longobardi e Greci,
e contro quelli e questi infierirono i Musulmani che nel 1005 entrati nel
golfo di Taranto assalirono senza prò Montescaglioso. Lupo ad an.
* ObsedU Sapi Caytus Barum adstante maio 2 die usque ad san-
cium Lucam mense Octobris , tumque liberata est per Petrum Ducem
Venetorum. Ixv, ad an, 1005. Obsessa est civitas Bari a Saphi apo'
stata et Catti, Chr. Bar. ad an* 1005, Joh. Diacon. al 1004, così anche
la Chr. Sagorm. — \\ Beatillo crede a memoria del soccorso dei Veneziani
innalzata in Bari la Chiesa di S. Marco , e posto un gran Leone di pie-
tra che ancora rimane e servì più tardi alla gogna, p. 42, 43,
3 Georeno 11. 452. Lupo ad an, 1007.
— 39 —
avventuroso in Italia, dove solamente un'anno rima-
se ^ Succeduto Giovanni Gurcuas, Catapano, Patrizio,
Antipata ^, ebbe anch' egli governo breve e travagliato.
A cagione del rigido verno del 1009, disseccati gli al-
beri., inaridite le messi, uomini ed animali cadevano
per fiera morìa. Nevi, fame, morti dovunque ; così che
in quelle sciagure videro gli Storici Greci presagi di più
luttuosi eventi ^ Né forse errarono giudicando che le
cresciute miserie aggiungessero fomite alla mala conten-
tezza dei popoli, incitandoli ad insorgere. Ma innanzi
d^ entrare nel racconto di questa ribellione, dalla quale
nacque la ruina ultima dei Greci, e la conquista Nor-
manna, non è superfluo vedere le condizioni contempo-
ranee della penisola.
Il Regno d'Arduino nou era stato fortunato di lieti
successi; l'alterigia dei grandi feudatarii laici ed eccle-
siastici, e più la riluttanza di questi a piegarsi all'impo-
sta obbedienza, volgeva gli animi di molti a cercargli un
emulo in Germania.
Arrigo II, già Duca di Baviera, eletto Re a Magonza,
' Lupo ad an. i008. In un diploma, che si conserva neir Archivio dì
Napoli , è detto : Alexn Protoip. et Catap. ìtal. Xifea mense martii
Ind, V.
* Le note dì un suo dipi, nel r Archivio di Napoli, portano: Joan,
Antip. Pairicii , Catap. Ital, de Curcua, Discendeva da un più cele-
bre omonimo valoroso guerriero, Gedren. II. 405: ed era imparentato
alla ^simiglia imperiale dei Tzimiscè — Ducange fam, Byzanf.
5 CeddU maxima nix , ex qua siccaverunt arbores olivae , et pisces
et vdatUia mortua sunt. Lupo ad an. Anno inseguenti iems fuit gra-
vissima Itàlieis mota indida. Gedr. II 4o7. Haec autem portendebant
eam seditionem qtmein Italia fuit excitata.Ghicks Ann. P. IV\ p. 577.
— 40 —
por se volenteroso d'Italia, e dagli altri invitato, com-
mise al suo congiunto Ottone di Garinzia di opprimerò
Arduino; ma vinti i Tedeschi alle chiuse dell'Adige,
iflsino al 1004 non più ridìscesero. Allora Arrigo sedate
le gare domestiche, mosse egli stesso, favorito aperta-
mente dai Vescovi , in segreto da molti tra i Conti , che
simulando fedeltà congiuravano, più che dell'onore e
dei giuramenti, solleciti dei privilegi e delle ricchez-
ze ^ Fu lieve perciò la difesa, ed Arduino abbandonato
dai traditori, ricoverò nelle sue terre d'Ivrea*. Arrigo
entrò in Pavia come Re d'Italia; ma nel di medesimo sur-
ta briga tra cittadini ed Alemanni seguiva ferissima zuffa
e l'incendio della città; onde soddisfatto a questi trionfi
tornava oltr'alpe ^ Non prese corona d'Imperio, né ven-
ne a Roma , dove nel 1003 morto Silvestro II, ultimo
dei Papi eletti dagli Ottoni , era caduto il Pontificato in
potestà dell'avversa fazione che dicevasi Spoletina. Que-
sta elesse due Giovanni XVII e XVIII, l'uri dopo l'altro,
e poscia al 1009 Sergio IV. Mancipii di lor fautori e mo-
lestati dai nemici, non ebbero questi Pontefici alcuna
influenza sugli avvenimenti die si apparecchiavano ; vi
entrarono sì i successori.
Pago alle apparenti dimostrazioni d' ossequici Arrigo
lasciava il Regno Italico senza provarsi a mutarvi nul-
' In medio prindpes Regni fraudoienter iìicedentes Arduino paìam
militahant , Henrico latenter favébant , avaritia lucri sectanfes, Ar-
.NOLI*. Hist, Med, £. /. e. 14»
* Veeeptu$ perfidia principum , majori militum parte d^stUuitnr —
Ivi e, 46,
^ pROVAMA StndU critici p, $29,
la, oltre il nome del supremo signore. In Lombardia, in
Toscana , dovunque fervevano inquieti umori ; gareg-
giavano Conti e Vescovi tra essi e coi vassalli, libere
voglie destavansi nei borghesi. Prepotenze antiche ca«
devàno o s'afforzavano, nuove ne sorgevano , subite va-
ria2Ìonie confusi rivolgimenti suòcedevansi. Singoli epi*
sodii d'una lolla, generata dalla natura stessa della
feudalità, dalle inimicizie di sangue, dagli accidenti
di una politica società che si trasforma.
Fuori il Regno erano, Longobardi, Musulmani, Greci.
I primi, venuta meno la prisca ferocia, secondo la virtù e
le ambizioni dei Principi, trapassavano dall'alto dominio
degli Imperatori di Occidente a quello dei Greci, con in-
certa dipendenza, sovente scossa o mutata. Dopo la morte
Ji Pandolfo Gapodiferro, si era rinnovata l'antica divisio-
ne, che lasciava un Duca a Benevento, e due Princi,pi
a Gapua, ed a Salerno. Niuno accordo o lega tra essi,
niun ordine buono che accentrasse il civile reggimento,
mancando gli stessi legami feudali,' che sopperirono in
quell'età ai vincoli più stretti degli Stati moderni. Gen-
ti e Gastaldi secondo il volere e la forza obbedienti o
sciolti da ogni omaggio , divenuti in alcuni luoghi indi-
pendenti, come in Aquino, in Teano, a Pontecorvo, a
Sora. Difficile a scorgere è la condizione degli indige-
ni dopo cinque secoli che conquistati e conquistatori
per tante vie si erano confusi. Longobarde le leggi ,
longobardi i nomi anche degli uflSciali , dei chierici, dei
villici, compiuta tale mistione che il diverso slato più
non vale a distinguerli. Pure nei volghi la più antica
progenie preponderava, e con essa la lingua, la quale,
— 42 —
salvo alcune voci d'armi di leggi d'ufficii, non si trova
diversa nemmeno in Benevento, prima e stabile sede
degli stranieri.
Variarono i confini delle tre signorie Longobarde per
mutabili successi che sempre li resero incerti. Sul fini*
re del secolo X erano circoscritte al nord dalle contee
dei Marsi e da quella di Chieti , che prima ne furono
parte , poi entrarono nel Ducato Spoletino , ed ora reg-
gevansi quasi autonome. Tra levante e mezzodì sten*
devansi al Gargano ed alla catena Appennina ; termini
contrastati dai Greci, varianti per vicendevoli invasio-
ni. Antico confine dall'altra parte formavano le città
di Gaeta, di Napoli , di Amalfi, di Sorrento; a fronte al-
le quali erasi rotto l'impeto della conquista. Nelle lun*
ghe guerre contro queste, contro i Franchi ed i Greci,
r indole dei Longobardi s' era infievolita , aveva par-
tecipato a quella corruzione delle schiatte signoreg-
gianti , cosi profonda , così universale in tutta Italia
nel IX e X secolo. Gli interni rivolgimenti di quei
Principati e di quelle Contee in quest' ultimo perio- .
do presentano quindi una storia uniforme di perfidie ,
di tradimenti, di debolezza; simile in tutto a quella del-
le piccole tirannidi italiane del secolo XIV e XV, posta
la differenza dei tempi. Intorno al 1010 reggevano Be^^
nevento Pandolfo II e Landolfo V suo figlio, Gapua Pan-
dolfo II detto il Rosso, Guaimaro III Salerno.
Tra Longobardi e Greci erano rimaste le Repubbliche
marittime di Campania , con quella incerta costituzione,
che più non era la prima forma dei Municipii , né anoo-
pa presentava immagine dei Comuni. Oscuro il politico
— 43-
ordinamento, indefinita la partecipazione del popolo nel
governo y antichi i titoli ma non T autorità dei reggitori,
che ancor si dicono Maestri dei militi e Consoli, Duchi
ed Ipati; quando più sovente sono Principi assoluti. Sta-
bile e riconosciuto reggimento non v'era, ma per molli
rapporti simigliante a quello che Venezia ebbe nei suoi
primordi!; turbato dalle interne fazioni, dalla violenza
d' un usurpatore , o di famiglie privilegiale , e dai tu-
multi delle plebi. Ed in mezzo a queste frequenti com-
mozioni, il tradizionale ossequio all'Imperio Romano
spesso le stringeva alla Corte Bizantina , ora come sud-
dite,, ora con pompose concessioni . d' onori ; e spesso
per insolito ardimento le faceva nemiche. Raramente
invaditrici contro i vicini, ne sostennero l'urto equili-
brandosi in altre alleanze , accrescendo loro forze con
l'operosità delle industrie e del commercio. Ma divise,
anch'esse, chiuse intorno, lacerate da intrinseci dissidii,
perdevano ogni importanza ; mentre sorgevano già emu-
le sui mari Pisa e Genova, destinate ad ecclissarne la
possanza, della quale soltanto la fama rimase più dura-
tura ad Amalfi.
Altre cagioni influivano alla debolezza della colonia
Saracenica in Sioyia, sconvolta dagli odii delle sette re-
ligiose e delle razze, e dal pessimo governo di Giafar,
che preparò la ruina della dinastia Kelbita e della do- «
minazione Musulmana ^
A questo simultaneo decadimento , ed alla dissoluzio*
ne crescente degli Stati Italiani , partecipavano i posses-
' AaAKt IL 349 e seg.
— 44 —
si dei Greci. Benché si fossero ampliati e raffermati a
misura che gli Alemanni, i Principi Longobardi, e gli
Emiri Siciliani perdevano ogni vigoria, soltanto apparenti
erano stati quei progressi. I loro variabili confini allar-
gavansi allora dalle radici del Gargano al promontorio di
Minerva , nella parte più meridionale d' Italia , e più
fertile; dove erano grandi città e marine portuose, che
la recente conquista della Dalmazia rendeva più secure.
Ma la depressione degli esterni nemici , non aggiunse
nerbo al decrepito Imperio dei Cesari, dai suoi medesi-
mi vizii consunto. Il Tema d'Italia come chiamavano
quelle province, dividevasi in Puglia e Calabria, ret-
te quella da un Catapano , questa da uno Stratego , o da
un Patrizio. Minori ufficii tenevano Protospatarii , Spa-
tarii , Cartulari!, Protonotarii , Toperiti, Turmarchi ,
ed altri numerosi maestrali; i quali surti sulle rovi-
ne delle Curie * e dei Municipii , negli istituti e nei
nomi fatti Greci, restano non dubbio segno del predo-
minio Bizantino sugli indigeni. E come foisse invalso ed
esteso Tuso del Greco idioma è inutile cercare qui, e
se più antiche ragioni v'influirono, ed alcuni più intimi
rapporti , che non si trovano rispetto al linguaggio Lon-
gobardo. Ma per quanto antichi e for^i sembrano i vin-
' E noto come dopo lunga decadenza le Curie fossero abolite fra
Fanno 886 e Vanno 893 dall' Imperatore Leone il Sapiente, il quale
così no scriveva a Stillano : CuriU autem piivUegium ut quosdam
Magistrata constUuerent, suaque auctoritate dvUates gubemarent
praeìmerunt. Quae ntinc, eo quod res dvUes in alium statum tran^
sfarmatae tint, omniaque ab una Imperatoria^ Majestatis solliciiudine
atque administratione pendeant , ne incasium circa legale Molum ober-
reni , nostro decreto illinc submoventur. Nov, XLVI, Uv. Leon«s«
-As-
coli con i quali Puglia e Calabria si trovavano avvinte
air Oriente, non è men vero, che quel servaggio fu il
primo a rompersi in Italia. Singolare precedenza che
non può attribuirsi se non ad una sola e precipua ca-
gione, cioè alla perpetuità dell'idea Romana rimasta
più intera nei popoli meridionali. In altre parti d'Italia,
ora i Longobardi contro i Franchi, ora questi contro gli
Alemanni, ora un Principe, o una casta intera si solle-
varono e commossero; ma sempre indarno, insino a che
l'impulso non si propagò nei volghi risvegliandovi quel
medesimo sentimento.
Discordano i Cronisti intorno al principio della Pu-
gliese insurrezione , e V incerta cronologia si fa più
dubbia pei falli dei trascrittori, e Terrore degli Storici
più lontani dal tempo, che ne confusero gli eventi. Ppi-
chè se probabile opinione è l'assegnarne l'epoca al mag-
gio del lOlO * , quando di latente si fece manifesta ; al-
tre ribellioni erano state innanzi meno note e meno
durature, delle quali la memoria e gli effetti restava-
no. Le cause remole però che ora l'eccitarono, e che
sarebbe difficile determinare , tutte si comprendono nel-
le parole di Leone Ostiense : « i Pugliesi insofferen-
» ti della superbia , dell'insolenza , e della nequizia
' * Mense Maii incepta est rebellio. Lupo ad an, 4009, Hoc ann» re"
èdiavit Longobardia cum Mele ad ipsum Cnrcua , mense Maja nona
die entrante. Ghr. Bar. od an, 40U, Quesla discordanza tra i du«
CronisU » forse unicameote è da attribuire ai trascrittori , poiché Lupo
«
Bella eopia di Pacca segna T aooo 1011, e nel Cod, d'' Andria T ao-
BP 1010. AUo stessa anco riferisce Ceoreno la ribellione , segnandola
nella Ind. YIIl an. 6518 T. 11. 437.
-46 —
D'dei Greci , si levarono finalmente contro il loro gio-
» go *. »
La morte del Catapano Gurcua sopraggiunta poco do-
po 2, occasione forse perchè l'incendio più rapidamente
avvampasse, svegliò le speranze degli esuli e degli op-
pressi , i quali rannodarono gli accordi altra volta stret-
tf coi Saraceni. Questi fra i rinnovati tumulti nell'ago-
sto del medesimo anno irrompevano sopra Cosenza e fò
occupavano ; oscura fazione che si collega alle anteriori
correrie fatte in aiuto dei ribelli Baresi ^.
Infatti i moti che si destarono , furono continuazione
delle precedenti lotte contro i Greci, e delle civili gare
che avevano divise le città di Puglia , come chiaramen-
' Sed cum superMam insoUntiamque ae nequitiam Graeeorum Apu*
li (erre rum possent tandem rebellant, Leo Ost. //. e. 37.
* Chr. Bar. Lupo ad an. 1010 — Lebeau sospeua fosse ucciso dt
ribelli. Z. XVIL p. /9/--Petroni Star, di Bari L 455, vuole mo-
risse innanzi , ed attribuisce V insurrezione alle gravezze imposte da Ba-
silio Mesardoniti successore di Curcua. Ma nella Chr. Bar. è detto :
rebellavit Longobardiam.,, ad ipsum Curcua.
3 Mense Maii incepta est rehellio , et mense Augusti apprehenderwU
Saraceni Civitatem Cosentiam, rupto foedere Cayti Sati. Lupo L c. Di
quale alleanza intenda qui parlare il Cronista non è facile comprendere ;
ma Cayto Sati o Safi è lo stesso che nel 1004 assediò Bari. Vedremo
in prosieguo più chiaramente indicato questo accordo tra gli insorti ed
ì Musulmani , ed anche air Amari piacque notarlo. » Che gli Emiri KeN
n biti , egli dice , abbiano aiutato a cotesti movimenti di Puglia dod può
» chiamarsi in dubbio : e se ci fossero ignote lor fazioni di guerra , ba«
» sterebbe la cura che posero le cronache Pugliesi a notare le mutazioni
» di signoria dei Musulmani dal millequindici al mille e venti , tacendo
» ai tptto quelle che precedettero e che seguirono. Storia dei Mus.
? Il 34S,
— 47 —
te apparisce dal nome stesso di Melo , che ora se ne ta
capo, e ne raccoglie l'onore e le sciagure. Tutti lo pon-
gono nato in Bari; ma variamente fu creduto disceso da
una delle diverse schiatte che albergavano sul medesir»
rao suolo. Di greca progenie lo chiamano alcuni , e dal
vederne il figliuolo ed il fratello detti entrambi Argiro ,
argomentano' fosse per sangue congiunto agli Argirii di
Costantinopoli, nobile schiatta che poscia tenne l'Im*
perio ^ e che con uno dei suoi rami sarebbe trasmigrata
in Italia, come già diverse famiglie Bizantine. Ma troppo
leggiero fondamento porge quella simiglianza di nome ,
che non si trova mai congiunto a .quello di Melo, né fu
ritenuto come proprio dai discendenti. Parimenti in-
certa è l'origine Longobarda ricordata dal poeta Puglie-
se *; perchè Longobardi chiamavansi quanti non erano
Greci, e perchè vi si oppongono le parole d'altri stori-
ci , che lo dicono cittadino di Bari o Pugliese ^ Perciò
tralasciate alcune pretensioni strane che lo vorrebbero
Tedesco *, sembra che a ritenerlo indigeno forse soltanto
' Eodem dato cognomine odio incettum iit on ea^ Costantinopoli
^igraverit, ibique sedes suas fixerit,,.. an vero ex catu aliquo^ alia'
^^ de causa id sUn nomenclatura arrogaverit, Ducakge Fam. Byzant,'
^^gyr. Ital,
* Longobardum ìidtù Guil. App. 1. « Melo fu di sangue Umgo^
* ÌHirdo , ma di famiglia dimorante da molto tempo in Bari , e am»
* emessa àUa nobile cittadinanza. » Beatil. St. p. 44. « Di sangue
^^^^gobardo » Petroni Stor. di Bari i. 444.
^ Barensium civium immo totius Apuliae primus ac elarior eroi
*^*^Bntiiminu# piane ac prudentissimus vir. Leo Ost. ///, p. 37. Un
^ PuHli qui se damoil Melo. Amato i, 20. Quidam enim vir potens
«ntu de iù qtsi'Barum incolebant. Cedren. ii, 457.
^ MiRTiNO HoFFMAMO stoFÌco tedesco del secolo XVII lo dice nipote
— 48 —
poti'cbbc esser cagione di lieve dubbio il nome che da
alcuni gli si attribuisce. In parecchi Cronisti sincroni in
luogo di Melo, leggendosi Ismaele, ed un diploma con-
temporaneo affermando che Melo ed Ismaele fossero una
stessa persona ^ , parrebbe doversene conchiudere che
Ebrea o Musulmana ne fu la stirpe; di quelle genti cioè
ch'ebbero in costume denominarsi dal figliuolo d' Àbra-
mo ^. Ma questa e le altre supposizioni sono in egual
modo prive di sicure testimonianze , e quale che voglia
immaginarsi il primo suo stipite, da un'epoca più re-
mota gli antenati di Melo si mostrano Baresi. Quel nome
d'Ismaele ch'egli serltò, ricorda un altro omonimo, che
trentacinque anni innanzi aveva combattuto in Bari con
Adralisto fautore dei Greci , e ne fu spento nel 975. Se
ciò non basta a crederlo uscito dallo stesso sangue,
valga ad accrescerne la probabilità , il vederli seguaci
deir Inpcnuire Anrìj^o U , nu seaza addaire ;ilciiiia pmof a di <|aeslo
isverosimile paKBUjo. tfj». Lckwic Ser^. Anr. £pù€op. Mumkerg,
T. 1. S 7S.
' IfM'ti'ie lo diismiai il Cuìmi. Bau», od 4Em. 40H , e eoa aneke Lo»
mi <n. KHO, set €ad, éT Jmtria ^ U Cn. S. Sota. nel cutf. Rorgiamb
mi a». KM7 > il biogmJb dt S. Arrigo » e «quello M Vescovo Me»-
wercL Ttxn^ Seripi. T. IL To^ g^ equivoco A diploau «fi Am-
yo Bl ditf sarà dato mi DoenoKiui ove sì dke : iamui 4mx JfmSmt .
^ K Mdo wcoAshir.
^ ^ìoa credo si trovi esmipio dei none dTIamaiiLe fin. i QiadaoÀ. rw*
russerò Ebrei in qnel tempo ia Bari è ctsrto ^ e i limai lmai»i ^^ aaao
jtaii ; onde si dovrebbe sapporre . che da. qneUi o d» <{iiesti nnciaBe bi
6iBÌ|$iia del ribelle Barese ; ma sono «luesti appemi probabili aoipeitì.
Melo e Milo poi si trovano osati tn ì Latini ed ì ledescbi ; «d «lue
famaele, è ricordato fin L cittadini di B^ ub Gmia Proia, Uai. iL.>^>
màim. MÌ38.
-.49 —
d' una medesima fazione. I semi delle passate discor*
die non erano mai venuti meno , e dalla morte del pri-
mo Ismaele essendosi innalzata la parte avversa col fa-
vore dei Bizantini , inferocirono gli sdegni , e come av-
viene nei politici rivolgimenti , si congiunsero i priva-
ti rancori alle pubbliche querele ; e ragioni antiche e
nuove infiammarono gli animi. Questi odii tramandati
d'una air altra generazione, aggravati da nimistà scono-
sciute a noi , spiegano perchè Melo , reputato cittadino
e dei principali , si trovasse per ereditario dritto capo
a quella parte che s* era mostrata nemica ai Greci. Ed
il numeroso seguito nella patria ed in Puglia , secon-
dandolo anche la qualità dei tempi pr^opensi a muta-
zioni , mostra riacceso ora da lui V antico desiderio
d'affrancamento. Sembra però che gli inizii della ri-
bellione cominciassero fuori Bari , d' onde forse era
esule Melo , poiché i primi scontri tra gli insorti ed i
Greci avvennero a Montepeloso in prossimità del con-
fine Longobardo. Ivi Melo, o Ismaele, come lo chiama
l'Anonimo Barese, vinse i nemici ed un Pasiano che
n'era il duce vi mori *.
La dubbia cronologia dei narratori , segna questi av-
venimenti con varia lezione, ma non si può collocarli
fuori Tanno 1010^. Allora eccitate dal primo successo
ottenuto molte città di Puglia si levarono in armi , e
dalla montuosa regione ove s' era combattuto , 3in pres-
» Et Ismael fecit pugnam in Montepelusio cum ipsis Graeeis et
ceddit Ulic Vasiano. Chr. Bar. lOH.
* Le varianti dei éodici pongono la bauaglia nel 1010 o nel iOil ^
ma sempre nelU anno stesso della ribellione.
vot. I. 4
— 50 —
so Bari, a Bitonto o a Bitetto , dove nuovamente si pu-
gnò, trascorsero i ribelli senz'altro ostacolo. Un secon-
do trionfo, sulla contraria fazione dei Baresi usciti a re-
spingere gli assalitori , fu contrastato con più grande
strage ^ , ed aprì Bari ai vincitori ; i quali quanti fos-
sero ninno dice , e se aiutati o no dai Longobardi \
< FecerufU beUum tti Betete uln multi Baremes cedderuni, Chb.
Bar. , nel cod. d' Andria. Bitonto » e le due ciiià sono quasi ad egual
disunza da Bari. Un' altra lezione di Lopo porta : Longobardia ribella-
vU a Cesare opera Melo ducis. hque accurrens praeliatus est Barum
contra Barenses tUn ipsi óbierunt. In ogni modo nei Baresi vinti non sì
possono scorgere i seguaci di Melo , che entrò in Bari » deve perciò cre-
dersi fossero della fazione avversa.
* 11 solo Gltcas parla d' un' alleanza co' Longobardi , possibile , ma
da non ritenersi suir autorità di uno storico posteriore ed inesatto che
dice Melo inviato dall' Imperatore contro i ribolli : quippe conjuncti Lon^
gobardis Itali contra Romanos (quo nomine Graeci sunt accipiendij se
commoverunt, Adversus eos Meles ab imperatore missus trophaeum
sane splendidum victoriae potitus statuii. Ann. P. IV. p. 577. Non
si può dire se queste parole indussero in più strano errore il Beatillo,
che scrisse : Con V occasione di questa vacanza di Catapano , e pre»
ciso nel 4045 alcuni nemici del Greco Imperio f Normanni scrivono che
fossero J cominciarono ad infestare la Puglia , per toglierla ai Greci
e soggiogarla al loro dominio. Della qual cosa tostq che s' avvidero i
Greci, ch'erano in Puglia, si elessero per Duce il più illustre e rù
putato gentiluomo , die fosse in Bari , anzi in tutta la Puglia , nO'
minato Melo... Uscì questi con soldati Greci e Pugliesi in campagna,
e data ai nemici sconfitta tale , che per un pezzo non poterono alzar
la testa , se m ritornarono trionfanti in Bari , e diedeio avvito a
Costantinopoli del successo. Non si sa come pigliassero queW Impera*
tori a bene V dettione di Melo a quel grado , ma si sa certo , che ri-
saputo i Baresi, come in quella Corte si trattava mandare un Cata-
pano (he li tenesse più a freno di prima , crearono et acdamaanmo a
loro Preneipe il medesimo Mdo^ e si ribellarono ali* Imperio^ p, 44-45»
— 61 —
Tornato Melo in patria vi assunse il titolo di Duca
probabilmente ^, e resse la città insieme alla sua parte,
nella quale primeggiava Datto suo cognato, fratello alla
moglie Maralda *. Ma se l'autorità di Melo si estendesse
su tutte le città insorte, e si riserbasse la preminenza a
Bari, 0 si formasse una tacita alleanza, è vano cercare;
perchè le vicende di quella rivoluzione lasciarono ap-
pena orma in Trani ed in Ascoli ^ , e surse e cadde con
tanta rapidità di fortuna, che ogni altra memoria fu can-
cellata dal furore dei nemici.
Dopo le prime sconfitte essendosi i Greci rinchiusi nel-
le città munite o fedeli, aspettarono soccorsi, phe non
giunsero innanzi il marzo del 1011. Allora Basilio Ar-
dirò di Mesardonia Prefetto di Samo, e Contaleonte Pre-
fetto di Cefalonia condussero in Puglia un esercito di
mercenarii Macedoni ^ a difesa dei presidii Bizantini. La
guerra cosi si rinnovò ; e in Trani i cittadini assediato
in una torre Sellitto ed altri, o Greci o fautori di lor
domìnio , v' appiccarono il fuoco , e ve li bruciarono **;
mentre Melo uscito da Bari , s'azzuffava con le milizie
* Lupo glie lo attribuisce dal 1010.
* Quodam aeque mbilUtimo ipsiu» Meli cognato, Leo Ost. 44 , 57.
'M^'ére camd de la moUUer de Melo. Amato 1. 25. d^ Meo ingannato
daH* apocrifo Cromista Cavense lo dice fratello.
'La Cronaca Ca\ense compilata dal Pratillo pone insorte tra le pri-
mule Ruvo , Ascoli e Minervino , ma soltanto è certo della seconda.
4 Gedr. //, 457. I cronisti chiamano. diversamente Basilio ilfejanfo-
Htct, Meiordoniti, Sardonia, de Macedonia; nei diplomi è detto de
Mesardonia.
^ SUlictus incendit iptos hominfis in civUate IWint., Lcrood an.
(Oli. Ma il testo anche a giudizio di. de Meo è erroneo. NcII^bron. Ba-
*
— 52 —
allora venute, riportandone splendida vittoria, ucciden-
do molti dei nemici; dei quali pochi rimasero prigioni,
i più camparono con vituperosa fuga *.
Fallite le armi , meglio riuscivano gli accorgimenti e
le seduzioni, che alla signoria Bizantina, come ad ogni
altra che per se abbia Tuso del comando, non manca-
vano partegiani in Puglia, ai quali s'accostavano le tur-
be dal lungo servaggio snervate, gli ambiziosi ed i ti-
midi. E Brindisi ed Oria tenute in fede dall' Arcivescovo
Giovanni * fanno argomentare anche altrove V alto Clero
aiutatore della restaurazione Imperiale. 0 afforzato da
nuovi eserciti , o sperando nelle domestiche divisioni ,
Basilio Argiro al 20 aprile di queir anno, venne a porre
l'assedio contro Bari ^ Quaranta giorni vi rimase^ op-
ponendo i cittadini ostinata difesa ; ma la contraria fa-
zione . cominciò con segrete congiure a tramare , per
porre in sua mano i principali ribelli *. Melo e Datto
REN. leggesi : Et SellUus et alii homines incensi sunt ab ipsi Trani-
si in wia turre. Che i Tranesi fossero ribeUi si desume daUa condanna
di Ifaraldo da Trani ricordata in prosieguo.
' Cedr. //, 437. 1 Cronisti PugUesi non parlano di questa baiU'
glia , ina lo storico Greco merita fede , poiché narra fatti contrari! aUa
sua gente.
» Un diploma di Basilio Argiro dell'agosto 101 i , letto ed emendato
da DE Meo ( ad an, 1010 ), confermando le esenzioni dei Catapani Xifea
e Curcua a prò del sudetto Arcivescovo e del Clero dice : justum est
ut etmservetur et custodiatur tanquam fideli et grati animi servo Im'
perii ejus potentis et sacrati , sed etiam universum ejus Clerum , et
omnia dictae Ecdesiae et subwrìna et praedia ec. ordina perciò che
ninno dia molestia.
^ XI die astante mense aprUis. Chr. Bar. an. 1012 erroneo.
4 Barenses resistere non vakrent^ post non Umgum tempus tìirpiier
-53 —
impotenti a resistere più oltre, visti invilirsi i loro se-
guaci , e prevalere gli interni nemici , prima che il tra-
dimento avesse effetto in segreto fuggirono, abbando-
nando ogni cosa diletta. La <)ittà, patteggiatala resa ,
aprì le porte ai Greci ^ e le prime vendette si volsero
sopra le famiglie degli esuli. Maralda sorella a Datto e
moglie di Melo , il fratello e il figliuolo di questo , che
avevano il nome stesso d'Argiro, presi come ostaggi fu-
rono inviati in Costantinopoli *.
'e suaque dedentes , eundem quoque Melum GrecU tradere cmaòcmlur.
Leo Ost. II , 37. Chr. Bar.
' CepU eam cum quihusdam conditionibus. Leo Ost. L c. La Chr.
Bar. neU' esemplare del Freccia dice soltanto : Et habit pacificc,
* Interea Barenses captam uxorem ipsius Uaraldam et filium Ar-
^ CostarUinopolim ad imperaiorem trasmittunt. Leo OsTr II, 57,
CAPITOLO III.
Dalla forza delle armi e dalla viltà dei suoi concitta-
dini, costretto Melo a fuggire, ricoverò con Datto in
Ascoli ; sperando presso il confine longobardo resistere
più validamente. Ma inseguito ed assediato dai nemici ,
temendo d' altri tradimenti, e diffidando d'esser sovve-
nuto, dopo breve dimora, di notte si ridusse col cognato
a Benevento ^ Se ivi non erano stati prima intimi ac-
cordi , il sospetto che vi destava la possanza dei Bizan-
tini procurò oneste accoglienze agli esuli. E questi, sen-
za indugio , dalla corte di Pandolfo II e Landolfo V * ,
passati a Salerno e di là a Capua , sollecitando aiuti ,
a cercarono per ogni via abbattere la dominazione dei
» Greci , e liberare la patria dalla loro tirannide 3. »
' Una cum Datto clam fugit, et Asculum introivU; atque post
paucos dies , timens ne etiam ipsi Graecis qui eum requirebant fai.
obMébaìU) contraderent , noctu egresms cum Datto, eie. Leo Ost.
//. 57.
* Io queUo stesso anno i due Prìncipi adottarono Pandolfo III detto
Guaio figlio di Landolfo V. de Meo, ad an.
^ Beneventum perrexU , inde Satemum , ae deinde Capuam ; nulla
interim otto indulgens quin modis omnibus satageret , qufUiter Grae*
corum dominationem abieere , atque ab eorum tyrannidem suam fot*
set patriam liberare. Leo Ost. l, e.
— 55 —
Ma i Prìncipi di Capua e Benevento per affinità di pa-
rentado congiunti tra essi e con Atenolfo Abate di Mon-
tecasino * , prevalendo sugli Stati propinqui , vi suscita-
vano le consuete invidie. L'antica emulazione, o recenti
dissidii, vietarono si concordasse in quella alleanza Guai-
maro III di Salerno ; e gli eserciti greci minacciavano da
vicino innanzi che si provvedesse a respingerli. Basilio
Argiro appena fu entrato in Bari , destinandola a stabile
sede dei Catapani, attese a fabbricarvi una fortezza *, a
quotarvi i tumulti. Che s'infierisse contro i ribelli non è
detto, ma il silenzio dei Cronisti non è argomento della
temperanza dei vincitori, quando gli odii cresciuti in
prosieguo lasciano supporre crudeli persecuzioni. Ninna
altra zuffa però si ricorda^; gli insorti dispersi esula-
rono , 0 prigioni furono inviati in Oriente , i beni ven-
nero confiscati; e compiute le vendette, Basilio mosse
ad intimidire i Longobardi, ospiti di Melo. Accoglievalo
neir ottobre lOH Guaimaro in Salerno; v'inviava suoi
messi l'abate Atenolfo, ad implorare la sicurtà dei beni
> Pandolfo li di Capua era nipote a Pandolfo 11 dì Benevento , e cu-
gino di Atenolfo figliuolo di quest' ultimo.
' Mesardoniti laboravU castello Domnico, Ignot. Barens. ap. Murai.
ArU. Med, Aevi T. I. Bari facta est sedes tnagnorum virorum Grae-
corum Chr. Bar. ap. Freccia.
3 11 Beatillo narra che Melo dopo la sua fuga aiutato dai Longo-
bardi vincesse i Greci presso Bitonto, poi vedendo aver necessità d'al-
are forze lasciato a mezzo il trionfo , si recasse in Germania a richie-
derne Arrigo. Invece la Cronaca Cavense edita dal Pratilli , dice : i
Greci esser venuti insieme ai Saraceni loro alleati contro i Longobardi.
Nel primo racconto è un evidente anacronismo ; V altro poggia sopra un
documento apocrifo o per lo meno interpolato.
— se-
di Montecaslno ch'erano in Puglia *, e piegavansi forse
anche i Principi di Capua e Benevento ; perchè né di
guerra, né dei ricoverati Pugliesi piii si fa memoria, in-
aino a che le mutazioni sopravvenute a Roma e nelFIm-
perio non rinnovarono le offese.
Al ritorno d'Arrigo in Germania, Arduino avendo ri-
preso il nome e l'autorità regia, combattè, punì i ne-
mici, tenne per suo il Regno*. Intanto in Roma man-
cato Sergio IV a mezzo 1' anno 1012, contrastavansi r
pretendenti. Eletto Benedetto Vili, lo scacciò poco dop(^
un Gregorio e furono due Papi; ma il primo invocatS^
gli aiuti tedeschi, promise la corona imperiale ad Arri •
go ^. E questi posta tregua alle domestiche sedizioni eu2r:i
agli assalti stranieri, potente in armi, discese altra voi
ta , sorretto dai Vescovi lombardi e dai feudali vassall -iJ
propensi più al loatano signore. Nel Natale del lOlcn^
rientrò in Pavia ; e Arduino abbandonato nuovamente s — i
ritrasse in Ivrea, e sparve nell'obbllo dei Cronisti, cornerà
Melo. Però la restaurazione del predominio Alemanncr*^
rimase maggior ricordanza e fu più efficace di quella de '
Greci. I partegiani dell'Antipapa Gregorio, intimiditi crr^
senza aspettare l'arrivo dei Tedeschi, lasciarono Romc^
' BasUiu* Protospatliarius et Catepano Italie , de Mesardonia. Cutr^
e%$et me in terram principibus atque in dvitate Salerno applicatum ^
vcnerunt ad me monachi de Monte Cassenum; de monasterio éancti
Benedica, et mostraveruni mihi traditionem de diversis heredUcUibus;
qui sunt in terram Apulie ec. Dedimus mm$e octub. Ind. decima.
Anni ah initio mundi sex milia quingentos viginti. Ex Reg, Petr.
DiAC. Fd. L, tt. 44%.
• Arnul. HU, Med. L. I , e, 16,
» Thietmar. Chr. L. VI.
— 57 —
in balla di Benedetto Vili * ; per mano del quale , nel fe-
braio 1014, ebbe Arrigo la promessa corona, vietandolo
indarno una sommossa spenta nel sangue ^.
La rinnovazione dell' Imperio d' Occidente , risvegliò
l'antagonismo di quello Orientale, non increbbe ai Prin-
cipi Longobardi, usati a mantenersi in quell'equilibrio,
diede speranze ai nemici dei Greci. Laonde Tesser ve-
nuto a quella cerimonia Atenolfo Abate di Montecasino,
cugino al Principe Capuano, figliuolo e fratello ai Princi-
pi Beneventani, non è senza significato. Quel Monastero,
che stendeva l'ampia famiglia dei suoi frati principal-
mente nelle terre longobarde , e v'aveva giurisdizioni e
possessi molti, consideravasi quale Stato indipenden-
te in mezzo alle Signorie confinanti. Rispetto alla origi-
naria costituzione l'ordine di S. Benedetto era l'emulo
dell'ordine Basiliano, milizia pretoria della Chiesa Gre-
ca, come l'altro s'estimava sostegno della Chiesa Latina.
Ma la rivalità degli istituti , che ne determinò le politi-
che tendenze, non si mantenne senza variazioni in quel-
l'età di sconvolgimenti continui , tra la debolezza del
Papato, e gli sforzi che Vescovi e Monaci facevano per
sottrarsene. L'ordine Cassinese, a cagione di tutelare
ed ampliare i proprii possedimenti, o per tenersi meno
soggetto a Roma, si piegò sovente ai Greci Ministri e ne
impetrò donazioni ed esenzioni. Spesso anche gli Abati
uniti per sangue ai Principi Longobardi, o loro devoti ,
■ Rex Henricus a Papa Benediclo , qui tunc prae ceterU arUeces-
wribu» suis maxime dominabatur , mense februario in urbe Romulea
cum ineffabili kanore suscipUur, Thiethar. Chr, X, VJ,
» Provana Studii critici , p. 280,
— 58 —
secondandone i disegni, si trovarono obbligati a parteg*
giare con essi ed a dividerne le fortune. Perciò più che
gli intenti religiosi , le ambizioni e gli interessi diedero
norma ai rapporti che Montecasino ebbe con gli Stati
vicini, con i Papi e gli Imperatori.
L'Abate Atenolfo, che recavasi in Roma, ancor gio-
vane dato ostaggio dal padre ai Tedeschi , fu^ito poi
d'Alemagna in abito da frate, ed ammalatosi per via si
era votato a S. Benedetto ^ Ma i rancori dell' esilio sof-
ferto cedevano ora ad altri consigli , e per se ed i Princi-
pi suoi congiunti trattava con Arrigo per infrenare i pro-
gressi dei Greci. L'erede degli Imperatori Sassoni d'ai*
tronde determinato a far valere i suoi pretesi dritti sul
mezzodì, ne apparecchiò i modi. Dei segreti accordi , ri-
mase documento l'ampia investitura, che dichiarò sot-
toposto al diretto dominio imperiale il Monastero Casr
sinese, assicurandone i possessi, sottraendo l'Abate ad
ogni altra dipendenza *. Rifermolla il Papa e largheggiò
alla sua volta di privilegi ^, ligio anch' egli all'Impera-
tore, favorevole alle sue mire per sospetto delle usur-
pazioni dei Bizantini, ai quali l'avversa fazione Romana
soleva piegare. Dicesi anche Arrigo concedesse a Bene-
detto VIII città e patrimonii in Campania, in Puglia ed
in Calabria, e persino in Sicilia; e sebbene il diploma
che se n' assegna sia falso * , altre prove dimostrano
la comunanza dei disegni , pei quali il Papa fu lascia-
• Tosti, Sior» di M<mteca$. T. I, p. 173.
• Diploma edilo dal Tosti, ivi p. 349.
3 Ivi 247.
h Paronio Ann. Hurat, Piena Esposiz. ec.
— Bo-
to potente in Roma ^ , e sostegno ai Principi Longo-
bardi.
Fra i timori e le speranze cbe si destarono alla coro*
nazione d'Arrigo, gli esuli Pugliesi non rimasero indif-
ferenti. Gli sforzi degli Ottoni altra volta secondati dai
ribelli , il refugio trovato in Benevento , fanno suppor-
re che non fossero estranei alle pratiche fatte contro i
Greci. Chiaramente si deduce dagli amichevoli rapporti
cbe Melo ebbe poscia col nuovo Imperatore e col Papa,
e dal barlume che ne danno alcune memorie che vi si
riferiscono. Il biografo del Vescovo Meinwerci , vissuto
nel secolo XII , narra, che Arrigo celebrato il Natale in
Pavia discese nella Puglia, e la restituì nella soggezio-
ne del suo Imperio ; vi prepose Ismaele come Duca , e
poi che l'ebbe ordinata, sorpreso dal mal di pietra tornò
in Germania ^. In questo racconto evidentemente sono
< Jl fratello di Benedetto Vili fu dichiarato Console , Duca , e Sena-
tore di Roma. Nella Chron. Farf. v'è un Placito del 1015 tenuto per
Damnum Romanum Consulem et Ducem et omnium Romanorum Se*
natarem , atque germcmum praenominati Domni Pontificii. R/ 1,
T. i/, p. U.
* Rex aiUem tubiectis omnibus et in dedicionem redactis quae re*
heUare temptaverint urbUms, proximum Natale domini Papiae cele*
bravU , idemque profectus Apuleam a Graecit diu possessam Roma*
no Imperio recuperava , eidemque provinciae Ismhablbm ducem prae*
fedt, Cum autem civitates Apulae pertransisset , et quae ad hono*
rem et utilitatem regni pertintòat uinque prudentisnme disposuisset ,
infirmatus morln calculiecc. Vita J^imwerci Epis. § 23, Pertz, R. G,
Scrip. XI, Le identiche parole sono ripetute nella vita di Arrigo I|
scritu da Adalberto §. 22 , ivi T. IV. Lo storica Tedesco Hoffmam-
HO che scriveva nel secolo XVII aggiunge particolari in tutto falsi;
FrosHmo anno iOU Romam profectus..,, Tum versus Apuii^m et Cq\
— 60 —
confuse in una sola le due spedizioni d'Arrigo, del 1014
e del 1021. Tutti i fatti però ricordati si riferiscono alla
seconda, eccetto reiezione di Ismaele o Melo a Duca di
Puglia; perchè in queir anno questi era morto. Parreb-
be quindi che Melo venuto in Roma presso T Impera-
tore , vi ricevesse conferma del titolo già assunto , e
promessa d* aiuti; ma vera o no T investitura , il riac-
cendersi dell* insurrezione aggiunge fede ai trattati. E
più certi si fanno gli accordi col Papa , vedendo ricove-
rati intorno quel tempo da Benedetto Vili in un suo ca-
stello sul Garigliano , Datto cognato di Melo ed altri
Pugliesi ^
Arrigo uscì d'Italia nel giugno del 1014?, e poco dopo
tornava ad una terza riscossa il perseverante Arduino, ma
vinto da mortale infermità , deposte le terrene ambizio-
ni , finiva la vita nel Monastero di Fruttuaria. Ultimo
che aspirasse a fondare una monarchia nelle regioni su-
labriam directis aciebus Graecos pariter et Saracenos a Capua expulU^
et Bubaganum Graecorum duce acri prelio superatum e Troja ejecU ,
et post reparatam et Imperio redditam Apuliam , Ismaelem nepotem
suum , quem Bambergae in sepulchreto Canonicorum Cathedralium
septUtum diximus , ducem ejus instituit ecc. Ann. Bamberg. T, J, f.
18 ap. LuDEwiG script. Rer, Bamher. EcceUo la impossibile parentela
fra Melo ed Arrigo pel rimanente concorda con i precedenti. Anche il
Beatillo dice andato Melo in Germania prima che Arrigo fosse Impera-
tore , cioè innanzi al 1014 , ma confonde al solito stranamente le epo-
che ed il racconto, p. 46.
' Dattus Uaque ad nostrum abbatem confugiens , cum apud $um
diebus aliquantis mansisset , demum a Benedicto Papa in turre de Ga-
riliano , quam idem Papa tunc retinebat , una cum suis ad habUan-
dum receptus est. Leo Ost. //. 37, Pone il fatto prima della venuta
dei Normanni.
-61 —
balpine, lasciava incontrastato il Regno ai Tedéschi , di-
visi per nimistà i signori feudali, tracotante la possanza
dei Vescovi, impazienti i popoli delle diverse oppressio-
ni. E quasi nel tempo stesso le tenebre che involgono le
vincende meridionali cominciano a dileguarsi ; Melo ri-
com-parisce nella Storia non più esule e fuggitivo, ma
come ardimentoso condottiero dei Normanni.
Fra il Principato -di Benevento ed il Tema Greco di
Puglia segnava allora il confine il Promontorio di Garga-
no. Prolungandosi neir Adriatico circa 37 miglia , si ele-
va nelle sue più alte punte sul livello del mare quasi per
1700 metri e torreggia sulle circostanti pianure dell' an-
tica Daunia. Il fiume Candelaro che ne bagna le estreme
pendici lo disgiunge dalle basse terre , che verso il golfo
di Siponto diventano maremmose nel Salso, nel Salpi, ed
in altri minori stagni. Il Triolo, la Salsola, il Gelone, rom-
pendo nella stagione delle pioggie Tarenosa landa, gon-
fiano di lor acque il Gandelaro, o si perdono nei luoghi
palustri. Ultimi a mezzodì scorrono il Cervaro e la Gara-
palla; e dall'altro lato, dove più ripida scende Terta sul
mare, si aprono i laghi di Lesina e Varano, e dove s' avval-
la a gradi per unirsi al continente serpeggia maestoso il
Fortore. Il Promontorio forma così un sistema isolato di
colline e di monti, di pianure e di valli, compreso in una
circonferenza di 120 miglia. Le alte giogaie di. Monte
Calvo e Monte Sacro , dello Spigno del Rignano e di
S. Angel, odistinte in quattro montuose catene, vanno
declinando a settentrione in colli e vallee ridenti per
verdeggiante coltura e limpide acque, e dirompono ripi-
de e frastagliate in ogni altra parte. A mezzodì s'apro-
-62 —
no nel fianco alle rocche calcaree spelonche e cave di
alabastro, e sulle cime i folti querceti percossi dai venti
aquilonari mugghiando * fanno sacro l'orrore dei boschi.
Tra le valli, e alle pendici furono già porti e città fioren-
ti *, perdute sino nel nome; ed Eruli, Goti, Greci, Lon-
gobardi , Saraceni ^, si fecero trincea degli aspri recessi
a vicendevoli offese *. Fugate le silvestri deità dei Pilun-
ni, nello speco del monte Laureto, ove innanzi Apollo a-
veva culto **, narrò la pia leggenda , disceso T Arcangelo
Michele intorno al finire del secolo quinto. L' ignoravano
i popoli , ma un toro sbrancatosi dalP armento s' arresta
a venerarlo sul ripido ciglione che mena all'antro, e tro-
vato dal mandriano , che per ira gli scaglia un dardo, il
ferro retrocede e piaga il feritore. Allora con digiuni e
* Garganum mugvre putes nemus. Horat. L, II ^ ep. 4.
AquUonibus
Querceti Gargani làborant, ivi X. //, od. 9.
Questi boschi furono ricordati anche dal Fontano : Vestii eam parte
superiore , qua nativa ipsa quidem , oc perimosa testudo est , e quer-
cu , vasta proceritate lucus, Bell. Neap. X. 4L
* FoRGEs D AVANZATI \i pono Apeneste, Merino, Dardano, Salapia ec.
Mem* della Società Pontan. T, 1, Stradone dice : AvJtiguUus tatus iUe
tractus /loruit fecundus rebus : sed eum Annibal et subsectita bella eva^
staverunt» X. Fi.
^ Una delle punte sulle coste meridionali del Gargano è detta : Jfoti*
te Saraceno , e tra Viesii ed il lago Varano v' ha la Punta Saracena.
Lean* Alberti , Descrittione di tutta Italia , p. Si4S.
4 Ivi presso si narra un'ultima impresa d'Odoacre mentre era asse-
diato in Ravenna » che fece saccheggiare i Sipontini per rifornirsi di vi-
veri. Trota Star. It. T. II. p. 4. Una leggenda m porta Totila. Sab-
NELLi in Epist. Sip. p. 69.
« Cavaubrì, Il Pellegrino, p. òì%.
— 63 —
preghiere Lorenzo Vescovo di Siponto impetra si sveli il
mistero, ed ecco apparirgli la notte il divino Aligero, di
sua voce annunziando a che in cielo presso Dio , ma in
terra quel monte aveva prescelto a sua sede *. » Tale
principio ebbe la nuova religione del luogo, che mutò
il nome di Gargano in quello di S. Angelo ^, e lo rese
uno dei più venerati Santuario
Singolare riverenza posero nell'Angelo Michele i Lon-
gobardi, lo dipinsero nei vessilli, e T improntarono nelle
monete ^; ma su tutti l'adorarono quelli di Benevento, e
dopoché i Greci, più rapaci che devoti, non si rattennero
dal saccheggiarne gli altari , e furono combattuti e vinti
più volte ivi presso , nella tradizione si fece del celeste
Cherubino un nemico dell'Imperio Orientale *. Alla pie-
' Apparit. S. Mich. 29 Sept. ap. Agta Sactor. hi sodo riferite le
diverse leggende, e determinala T epoca della voluta apparizione.
* A chi fosse vago vedere quel* che possono V ignoranza e la super*
siizione insienae congiunte , legga ; Il Ragguaglio ddl' insigne e vene'
ràbile Santuario deW Arcangelo S. Michele nel Monte Gargano. Na-
poli 4827. DaUa Tipografia del Real Ministero ddla Polizia generale.
* Paol. Diac. L. V, c. 3 e 44. Morat. R. It. T. I, Tav. 1.
4 Of^vo Idus Maji quo B. Miduulis Aróhangeli solemnia celebran*
tur eo die a Beneventanorum PoptUis NeapolUanos in pradio cae--
90S, devictosque fuisse, et ob memofiam tam iimgnis victoriae in Pa*
tronum «W adscripserunt. Vipera , Chrond. Epis. Ecd. Benev. p. 54.
Questa tradizione dì una vittoria dei Longobardi sui Napoletani presso
al Gargano , e del favore concesso da S. Michele si trova anche in Her-
CBEXP. §. 57, ed alcuni la credono identica a quella riportata da Gri«
maldo I Duca di Benevento contro i Greci venuti a saccheggiare il San*
luarìo nel 647, Assemakni, 7. 1, Ital. hist. e. 44. l'Agiografo Sm-
miGO pone T intervento del Santo nelle guerre tra Giustiniano e i Goti
negli anni 535-545. Ma negli atti dell' apparizione che diedero fonda-
mento a questa credenza i Napoletani vi sono detti Pagani , appella-
— Ci-
ta che rese desiderato il possesso di quel monte ai Prin-
cipi Longobardi , aggiungendosi così te memorie nazio-
nali , e la sicurezza che offriva a tutelare i loro confini ,
procurarono sempre di mantenersene padroni.
Nel 668 ne donava il Duca Romualdo la Chiesa e le
terre dipendenti a Barbato Vescovo di Benevento , che
v'unì, dicesi, anche la sede Sipontina. Entrambe le con-
cessioni furono confermate ai successori nei secoli se-
guenti da Imperatori e da Papi * , e questi allargando
quella Episcopale giurisdizione vollero, che mentre col-
tivo che combaue tutte le probabilità storiche. Che fossero state però •
guerre frequenti tra Greci e Longobardi presso al Gargano non si può
dubitare , come anche del sacco dato dai primi al Santuario , Paolo
Duo. X. Vty e. 47; onde le vendette attribuite air Angelo.
' Negli Atti di S. Barbato ^ nel Vipera l, e, p. 54 , ecc., si riferi-
sce la donazione di Romualdo, e la conferma deir aggregazione della
Chiesa Sipontina a Benevento fatta da Papa Vitale ; ma quest* ultima è
creduta apocrifa dal Borgia Mem. star. Ben. /, 255. Neir 895, quan-
do Benevento fu occupata dai Greci, questi nel confermare le conce»*
sioni al Vescovo si riserbarono i possessi del Galgano, in \ista della
loro importanza : Cosmus Ànthius Protopatricius et BasUius Protono-
tarius CostantinopolUani Imperatoris concesserunt Conservato Episco-
po Benev. omnia mae Ecdesiae pertinentia , et sub potestate sui Epir
scitpatus redegerunt praeter Ecdesiam S. Angeli , quam dispasiti(mi
Imperatoris reservarunt^ ecc. Vipera /. e. p. 59, cìiOiBullam p^nM*
bo signatam men, Januar. Ind. 11^ ex privU. BtbL Benev. fas. j82.
Ma la giurisdizione ne tornò ai Vescovi Beneventani , poiché nel 944
viun confermata da Marino 11 Papa, nel 957 da Giovanni XII nel 969
da Giovanni XIII , presente Ottone I Imperatore , e così nel 978 dai
Principi Pandoifo I e Landolfo HI , e negli anni sussecutivi sino al tem-
po di Benedeito YDI, che nel 1014 confermò le Chiese di Gargano e
Siponio, enei 1054 ne disgiunse TulUma, nuovaraenle riunita nel 1054
da Leone IX , e separata altra voltó poi nel 1066 da Alessandro II.
Vipera /. e. p. Si-Si ed Urgh. in Epis. Ben.
— 65 —
le armi i Longobardi infrenavano i loro vicini, i Vesco-
vi di Benevento elevati a Metropolitani arrestassero con
la loro preminenza i progressi della Chiesa Greca ^ Ed a
difesa del Santuario e di lor gente innalzarono i Vescovi
fortilizii sul monte *, divenuto baluardo religioso e po-
litico tra i due popoli confinanti.
La più antica memoria che si fa di Melo dopo la sua
fuga è quella serbata da Guglielmo Pugliese , quando
narra che s'incontrassero in lui i Normanni pellegri-
nanti al Gargano ^. Ivi si dice l'esule ricoverato a fug-
' L* accrescimento della giurisdizione Episcopale di Benevento si fa
rimontare alla BoUa di Papa Vitale innanzi ciuta , dove oltre Siponto,
che è riunita, si concede la supremazia sopra le Chiese di Bovino, Asco-
li e Larino. Vipera l, e, p. J/. Ma dubitandosi di questa Bolla ricorderò
quella ìdentiéa di Blarino II p, 61 , e quella più ampia di Giovanni XII,
che oltre le città menzionate , estende il primato a S. Agata , AveUino ,
Volturara, Qumtodecimo ed Ariano, e così le seguenti dell'anno 984,
998 , i012 ecc. che lo confermano , ivi p. 64-81. Questi legami di di-
pendenza con la sede principale del Principato Longobardo , furono
posti dai Papi a tutela della giurisdizione della Chiesa latina.
* f^el diploma di conferma dato da Pandolfo I e Landolfo HI air Ar-
civescovo Urso nel 978 si legge : simulque eum integro ipso Castelh
ejnsdem S, Angeli quod quidam Ursus electus praefatae sedis , in prò-
pria terrUorio jam dictae Ecdesiae a novo costruxit fundamine. Umor.
/. e. Che i Greci contrastassero a queste preminenze Episcopali V atte-
stano le suddette Bolle Papali , nelle quali sempre è fulminata scomu-
nica contro quelli che vi si oppongono , a sive Graecorum sU , sive
quenUibet hominem, » Questa formola in tutte ripetuta, manca in quella
di Leone IX per ragioni che si vedranno in prosieguo.
3 X. /. Il culto deir Arcangelo sembra rimasto come speciale nei di-
scendenti di Melo ; e tuttavia in Andrla mostrano una cappella anUchis-
sima , conoseiìUa sotto il nome di S. Mictifle deUi Mele, vi' Urso Stor,
d'Andria Lib, IL p. %1,
YOL. I. 3
— co-
lpire V oppressione dei Greci ; e la vaga fama di quel-
r esilio, che il poeta raccolse ed abbellì per crescer van-
to ai nuovi Signori , è in tutto conforme alle probabili
vicende del Barese. La natura del luogo atta alle estre-
me difese , ed alle improvvise correrie nelle pianure
sottostanti di Puglia ; la prossimità dei Principati Lon-
gobardi ; la stessa venerazione del Santuario , e gli au-
spicii suoi stimati avversi ai nemici, lo facevano oppor-
tuno rifugio. E intorno a questo tempo, vi sursero altre
castella per opera d'Alfano Arcivescovo, signore imme-
diato ; le genti che vi si accoglievano furono poste in
tutela della Chiesa Beneventana , e come tali ricono-
sciute da Benedetto Vili *. 'Leggieri indizii, ma non di-
spregevoli , che s' accordano forse alla possibile dimora
di Melo sul monte , e potrebbero far credere più antico
il favore concessogli dal Pontefice , che poscia divenne
manifesto. Come che sia mossero da quel luogo gli as-
salti rinnovati contro i Greci.
' Nella Bolla di conferma concessa nel 1015 da Bencdetio Vili al-
r Arcivescovo Alfano sono annoverate le Chiese di Siponto e Gargano ;
e vi è detto : Qui ArchiepUcopus Castrum S. Angeli de Monte Gar-
gano, quod ipsemet fundaverat Beneventanae Eedesiae subdidii etiam
guo ad homines ecc. Vipera /. e. p. 84 , cita , BUd, fase. U , Bull,
n. 4ÒÒ , lU, O.
CAPITOLO IV.
Fuori i confini degli Imperli d'Occidente e di Oriente,
nei quali si unifica la storia delle genti germaniche e di
quelle latine nella prima metà del medio evo , si scor-
gono due schiatte, TAraba e la Scandinava; nomadi ,
irrequiete , conquistatrici ; destinate con le violenti in-
vasioni a tramischiare popoli più lontani e diversi, e ad
affrettare la dissoluzione dell' antica cosmopolitia. Poco
note insino allora , per orìgini e costumi disformi , qua-
si in un tempo irrompono dal settentrione e dal mezzo-
dì , si diffondono sui mari e sulla terra ferma, guerreg-
giano , si stanziano , decadono con fortuna dissimile.
*l'una respinta d'Europa, disparisce dopo lunghe lotte ,
l'altra confondendosi mirabilmente coi vinti, fonda Re-
gni e Principati, ancor duraturi *. Da questa più avven-
turosa generazione di popoli uscirono i Normanni , che
presa stabile sede in Francia, diedero il nome ad una sua
* Normanni possident Apuliam , devicere SkUiam , propugnant Co-
*^<intmìpolim , ingerunt metum Btibyloni, Anglica terra tota se eorum
P^itus laefa prostemit. Guill. Pictav. His, Will. Due, Audax Francia
^V»nonnoi'iiw militiam caperla delituit j ferox Angtia capttva sue-
^?rttl , diva Apulia sortita refioruit , Hyerosolima famosa , et insi-
0^^ Antioehia se utraque supposuit, Rog. Hoveden. Ann,
— 68 —
provincia. RoUoiie , ricevuta nel 912 rinvestitura di
quelle terre e la fede cristiana dai degeneri Carolingi,
difese il dominio dai vicini, ed ampliò il Ducato dal qua-
le partirono gli ardimentosi conquistatori d'Inghilterra
p di gran parte d'Italia.
Prima che scendessero nella penisola a più stabili ac-
quisti , le sue coste ed i suoi mari non erano stati im-
muni dalle loro correrie. Narra una leggenda, che ver-
so la metà del IX secolo , Hasting, il più celebrato tra
gli eroi dell' Epopea Normanna , volendo sorprendere
Roma , disceso saccheggiando lungo le rive di Spagna
nel Mediterraneo, giungesse presso Luni nella solennità
del Natale. Credendo fosse la città di S. Pietro, e non
trovando modo d' entrarvi , richiese il Vescovo del bat-
tesimo ; ma poi che l'ebbe fuori le mura, s' infinse in-
fermo e morto , ed i suoi avuta licenza jèl seppellirlo in
terra sacra, seguirono in chiesa il funebre corteo. Allo-
ra scoperte le armi, sorpresi, massacrati i cittadini, del-
le donne e delle ricchezze fatto bottino , si partirono ^
Negli anni stessi per improvviso assalto anche Pisau
ed altre città sarebbero state distrutte *; e vera o no la
» Astingus a Francorum terra per Oceanum pelagus Italiam tendens,
Lunae poì^tum attingit, et ipsam urbem continuo cepit. Fragm. Hist.
de France, 1\ VII. Lunae civitas in Italia a JSormannis dolo capta,
— Fragm. Chr. ap. Murai. Ant, Med, Aev. T. I, p, 25. Dudox. S. Qdert.
de mtyrib. Norm. L, I. Guill. Gemm. c. 9'W. Benoit Chb. L. i. — Kìina-
ne memoria di Limi iieUe leggende del Nord , ed essa divenne il campo
delle gesle di quegli Eroi. Verlauff. Simb. ad Geograph. Med. aeri.
Regnar Lodbrokfsaga e. i4. Depping Expeditions des Norm, p. 114. Una
diversa tradizione riferisce Leand. Alberti, Descriz. d* Italia , p. 22.
• Italiani petunt et Pisa» civitatem, aliasque capiunt, depratdan-
— 69 —
tradizione , molti argomenti provano che in tempi po-
steriori/quando la nativa ferocia fu attemperata dalla
cristiana pietà, i Normanni non rimanessero in tutto
sconosciuti in Italia. 11 fatto stesso che s'adduce come
ragione di lor venuta a Salerno, mostrerebbe che v'ar-
rivarono sovente sotto le ruvide vesti di pellegrini visi-
tando i porti d'Apulia e di Campania. Ma intorno l'epo-
ca della prima dimora, e il numero e l'occasione che li
determinò a fermarvisi, variano cosi i racconti, che da
tutti gli sforzi fatti per concordarli non può dirsi ne sia
derivata una storica certezza *.
In conformità delle diverse testimonianze rimaste ,
mutano la cronologia e le circostanze , troppo confuse
spesso, ed alle volte rispondenti a quei fatti soltanto
che interessarono la qualità del Cronista ed il fine che
si propose scrivendo. Sono Monaci, Pugliesi, e Norman-
ni, quelli che principalmente tramandarono questa emi-
grazione, e per ciascuno il tempo ed il luogo è relativo
a speciali intendimenti. Quanto agli Storici posteriori ,
la maggior parte accettò, senza critica, la tradizione
più inverosimile, ed anziché soffermarsi a confutarli,
basterà a smentirne gli errori l'esame delle fonti ori-
ginarie.
11 racconto comunemente adottato, è quello riferi-
to da Amato Monaco Cassi nese vissuto dopo la metà
<iel secolo XI , quando la conquista era poco meno che
éur , (Uque deva$tafU. Ann. Bert. an. 860, Rodanum intrant fluvium,
jiaiiam poptUaniur. Erxextaire Trasl. s. Filib,
■ Sì troveraono riuoile nella Nota 5 io Gne^al volume le diverse nar-
Tàmnì dei Cronisti sulla veuula dei Normanni,'
— 70 —
compiuta. Egli narra l'arrivo dei Normanni con que-
ste parole : « Innanzi al mille che Cristo s' incarnò nel-
» la Vergine , comparvero al mondo quaranta valenti
» pellegrini reduci dal S. Sepolcro di Gerusalemme, ove
» eransi recati ad adorare Gesù. E vennero a Salerno
» assediata allora dai Saraceni e condotta in tali estre-
» mi che i cittadini si volevano arrendere. Salerno s*era
» fatta tributaria dei Musulmani , ma questi offesi che
» non si pagasse al termine d'ogni anno il tributo, Tas-
» salirono con numero grande di navi; malmenando e
» trucidando gli uomini e ponendo a ruba i dintorni. 1
» pellegrini Normanni non soffersero tanta ingiuria da
» parte dei Saraceni , né che tenessero soggetti i Cri-
» stiani; e venuti perciò a Guaimaro, Principe serenissi-
» mo che reggeva la terra con giustizia , lo richiesero
» d' armi e cavalli , offrendosi a combattere gli infedeli
» non per danaro, ma per disdegno di lor superbia. Ar-
» mati così , molti uccisero , altri fugarono alla marina
» e pei campi ; e rimasti vincitori , liberarono Salerno
» dalla servitù dei pagani. Quando poi questa gran vit-
» toria fu ottenuta per virtù dei quaranta pellegrini Nor-
» manni, il Principe ed il popolo di Salerno resero gra-
» zie e doni , e promettendo largamente rimeritarli ,
» pregarono si fermassero in difesa dei Cristiani. Ma
» essi non volendo mercede di quanto avevano operato
» per amor di Dio , scusaronsi di non poter rimanere.
» Perciò preso con essi consiglio i cittadini di rìchie-
» dere altri magnati di Normandia, ne fecero invito mo-
» strando la ricchezza di lor regioni. Gli ambasciatori
» inviati insieme ai Normanni recarono cedri , man*
— 71 —
» dorle , noci confette , drappi imperiali , ed istrumenti
» di ferro cesellati d' oro ; per invogliare altri a recarsi
I) nelle terre ove scorreva latte e miele ed erano cose
w tanto belle a vedere; come i reduci ne fecero fede.
» Era in quel tempo nimistà ed odio tra due signori Nor-
» manni, Giselberto e Guglielmo; il primo, detto anche
» Buatero , entrato in mal volere e fatto ardito contro
» r altro, che contrastava al suo onore , lo trabalzò da
» una rupe e lo uccise. Poiché l'ebbe morto prese Gi-
V selberto la dignità di Visconte in tutta la terra ; ma
» Roberto che n' era conte , se ne spiacque e volle spc-
» gnere l'omicida, per tema che T offesa impunita non
» facesse agli altri lecita l'uccisione dei suoi Visconti.
» Allora Giselberto, che aveva quattro fratelli, Rainulfo,
» Anseligimo , Osmondo e Lofoldo , quantunque inno-
» centi del delitto , fuggì con essi insieme agli amba-
» sciatori Salernitani. Armati, furono in Italia non co-
» me nemici ma come Angeli accolti ; il necessario a
» bci'e ed a mangiare diede la buona gente ed i Princi-
» pi del paese, e passati da Roma a Capua, vi trovarono
» uno di Puglia chiamato Melo, che v'era sbandito come
» ribelle all'Imperatore di Costantinopoli *. »
Questo racconto fonte quasi unica della leggenda dei
quaranta Normanni reduci di terra santa , si trova ripe-
tuto da Leone Ostiense, anch'esso Monaco Cassinese *,
» Amato , Chr. L, I , e. 17-20.
* Leone Ostiense quasi sempre ricopiò Amato , ed anche ora ne rife-
risce le parole, salvo poche modificazioni; come il dire rcnuli i Nor-
manni prima deir assedio , mentre V altro fa giungerli quando era co*
miQciato ponendo Salerno U'ibutaria sino allora dei Saraceni. NeirO-
-72 —
e con discordanti variazioni da altri Cronisti ^ Due fatti
conviene distinguervi , determinandone il tenipo e la
connessione; l'assedio di Salerno, e la venuta posterio-
re di Giselberto e dei fratelli invitati da Guaimaro III. "
Veri forse entrambi , stranamente furono confusi e di-
vennero cagione d'anacronismi e di errori.
Il tempo nel quale pongono Amato e V Ostiense * questa
correria dei Musulmani con epoca incerta, non si può ben
defìnire. Frequenti furono le depredazioni dei Saraceni
lu Ugo le coste del Tirreno ^, ma non rimane, oltre quel-
la testimonianza, altra memoria d'un assalto speciale
sopra Salerno intorno al mjile *. Quello ricordato da Lu-
sTiENSE poi \i ha minore semplicilà di particolari; irpiaranta peUegrìni
diventano per lui : viri equidem statura proceri , et specie pìdchri , et
armorum experienUia summi ; e Guaimaro manda in Normandia ', vdut
alter Narses poma per eos. L, li , e. 37. Però un' altra lezione del
medesimo Cronista riferita dal Pertz sembra con tradire a questo raccoo-
to , ponendo venuti la prima volta i Normanni a Capua. v. p. 8Ì.
■ GV6L. Gemmetice^se , VII. 30, Ord. Vitale HI. ed altri chiamano
Osmondo Drengotto V uccisore di Guglielmo Repostello , e non Gisel-
berto Buterico , ed attribuiscono a diversa cagione la morte. Vitale ,
narra la liberazione di Salerno , come avvenuta nel i035 per opera di
Drogone e cento Normanni , reduci da Gerusalemme , e dice fugati 20
mila Saraceni. Ivi.
* Secondo Leone nelP anno settimo dell' Abate Atenolfo entrarono m
Puglia ì Normanni con Melo , e ante kos circiter sededm quadra^nt€^
numero Normannos ec. Le. ■ ^
3 Per tacere di più antiche correrie, quelle ricordate dai Cronisti ii>
ten)po più prossimo al mille sono del i002, quando assalirono Bene-
vento e Capua , e corsero sino a Napoli , s^ ignora a qual fine e con
qual successo. Chr. S. Soph. ap, Pertz IH, Script. Anon. Cass. Ro*
NI3ALD0 SaLER. od OH. A MARI , li, o40.
4 È probabile che insieme a Capua, Benoento e Napoli , anche Saler-
— 73 —
poPrùtospàta e dall' annalista di S. Sofia, si dà come
avvenuto nel 1016, senza però farvi prendere parte ai
Normanni *, ed in tempo mollo posteriore una consimi-
le impresa in altro modo è narrata da Orderico Vitale.
Pure, non ostante i diibbii che ne rimangono, T in-
cursione e la difesa non sono improbabili *; ma eviden-
lemeote si errò rannodando la fortuita presenza dei Nor-
manni in Salerno, alla loro venuta posteriore, e ponen-
dola confìe precipua causa di loro emigrazione. Il secon-
do fatto che a quel trionfo si cerca collegare , V invito
no venisse moìesiato nei primi anni dopo il mille, ma fuorché in Amato
e oell' Ostiense , non se ne fa ricordo. L'Anonimo Cassinese, nella lezio-
ne adottata dal Caracciolo , dal Pellegrino , dal Muratóri e dal Pra-
TtLu 4segoa air anno iOOO : Otho Imperaior puer Beneventum venit.
Quidam Nortmanni Hyerosolimis venientes Salemum a SaracenU li-
h^Tunt, Ma neir edizione del Gattola , e nel testo più antico che se
ne conserva a Montecasino , da me riscontrato , non si legge altro che
Otho Imp, puer Beneventum venit. Quindi è da supporre inserita da
^llri posteriormente la notizia delP assedio.
' Cwiias Salemi obsessa est a Saracenis per mare et terram , et
wtftif prafecerunt, Lci<o , an. 1016, Rom. Salern. pone una correrìa dei
^nsubani sopra Capua nel secondo anno deir Imperio d* Arrigo li, éhe
sarebbe questo stesso ; ma tace assolutamente di Salerno : Hujus tiw-
P^ 9imo ieùundo Saraceni Campaniam ingressi Capuam obsideruni,
^ Chr. S. Soph- edita dal Pratilli segna anche all' anno 1016 : Sara-
^^ dbnderunt Salcìmum , et vastavemnt omnia usque Acrùpolis et
^^ttHm, Ma queste ed altre giunte si credono interpolate. Amari ,
H,S44.
* Ij' Amari non rigetta l'episodio; ma stima doversi porre nel 1016,
^ fungere nella pugna ai venlurìeri Normanni gli eserciti Salernita-
"' 4 11 , 54S-5i« Si potrebbe addurre come ai^omenlo di una più anti-
ca emigrazione , il diplonm conservato neir Archivio dì Napoli nel qiia-
^6 al 1008 si ricorda un Sansguala signore di Planisi ex genere iVo?-
^(^norum; ma io Vb jfer sospetto, v* Doc. II.
— 74 —
cioè del Principe, che per se anche ha sembianza di ve-
ro; n'è in tutto disgiunto non solamente dalla cronolo-
gia , ma dalle circostanze che vi si aggiungono.
Amato e Leone , fanno accompagnare in patria i pel-
legrini dai messi di Guaimaro III, che recavano preziosi
doni per invogliare altri Normanni a porsi al suo soldo;
e senza che interceda indugio, dicono l'uccisore di Gu-
glielmo Repostello aver accettato T offerta, onde fuggire
gli sdegni del Duca Roberto , ed insieme ai fratelli e ad
altri seguaci essersi recato in Italia. Quasi tutti gliStori-
ci ritennero la narrazione che è fondata sopra grande ana-
cronismo ; e se alcuno vi pose mente, piuttosto che im-
pugnarla, sì sforzò attribuire Terrore ai copisti. Ma nel-
l'epoca designata non vi fu alcun Duca Roberto in Nor*
mandìa ^, ed il primo ch'ebbe questo nome, flgliuolo
di Riccardo II , succeduto al fratello Riccardo III dopo
il 1027, mori nel 1035*. Di maniera che, le pratiche
degli ambasciatori di Guaimaro sarebbero durate dal
mille per oltre cinque lustri ; impossibile supposizione
che annulla il racconto di Amato, e distrugge quel nes-
so ch'egli volle porre tra due avvenimenti lontani e di-
sparati. Né vale credere fallato il nome del Duca Rober-
to in luogo di quello di Riccardo II , che resse la Nor-
mandia dal 996 al 1026; poiché l'errore sarebbe comu-
ne a tutti i Cronisti dell' epoca ^. Altra più recondita
« RoUooe primo Duca che si vuole assumesse col baltesiBìo il nome
di Roberto , era morto al più tardi nel 95i. Cmt. Tcbo:(. — Okd. Yrr.
X. ///, ed Ugo di S. Fum. lo fanno morire molto prima. Gli successero
Guglielmo Lnngaspada, e poi tre Riccardi sino al J027.
• Or». Vn. L. lU, Will. Geim. L. V.
' Prima il De Meo , Pref. Vd. Vii Ami. poi Gautier d'Aro , Coi*-
— 75-
ragione indusse forse il Monaco Cassinese a raccozzare
insieme le vaghe ricordanze dell' assedio di Salerno e
delle successive migrazioni , confondendo i nomi e gli
eventi. L'avventurosa conquista che abbassò il predo-
minio della Chiesa scismatica e dell'Islamismo, parve
ad esso, ed a molti un'impresa sacra e voluta da Dio.
Predizioni , miracoli , ed t)gni qualità di prodigi , v' in-
tervennero af giudizio dei contemporanei * ; Vescovi e
frati grandeggiarono per quelle mulaziotii; la stessa Ro-
mana Sede se n' esaltò *. Laonde non è meraviglia , se
quétes des Norman, en Italie p. ^, aflìermarono erralo il nome di Ro-
berlo per Riccardo II in A maio e Leone Ostiense ; pure Gcgliel. Gem-
METicENSE L. VII c, 30, narra ancir egli l' uccisione del Rtpostdh, km-»
porìbus Hewrìci Imperatoris fUii Cononis , et Roberti Normanmrum
Ducis, Aggiunge così un' allra conlradizione , poiché questo Arrigo, che
111 il m, regnò dal 1059 al 1046, quando Roberto era morto. Ord. Vit.
i//, invece segna il delitto: /n sede Apostolica Benedicto residente ; ma
egli fa posteriore P assedio di Salerno e ponendolo nel 1055, disgiungo
eosì i due fiitti per altra via. Non è da riposare però sulla fede di que«
sto Cronista che al L. V. dice: Maniehetiis Imperator Costantinopo*
leos ..,, succedente UH Diogene, Osmundus Drengot , et Drogo, aliù
qtie Normanni coeperunt Apuliam incolere, I due Imperatori riferiti non
sono mai stati.
* In iisdem temporibus divina flagellatio cujus occulta sunt judieia
Uftam Apìdiam at Calabriam Costantinopolitano Imperatori non re*
qmndas sed lacerandas reliquerat ad quorum Uberatùmem Deo mise-
rante certum est Normannos advenisse. Anok. Vai. Bist, Sic. p. 747
^. i. — Dieu a miséricorde de la servitude et vergoigne que vous souf^
frez tms le jof^s , et pour ce a mandé ces chevaliers pour wms dèli-
^er ^ U, 18. Quar cest terre de Dieu est donnée à li Normant. Ili
^^ « Amato.
* Sed haud erant secundum Dei consUium , qui ut exitus declora-
*** y Northmannos Ulic voluit sedes figerepro ecdesiae romanae subsi%
^^o adveréos sthismaticos prtnàpes. Baronio T, XVU , p. 158^
- 76 —
volendo che gl'inizii , quasi augurio solenne, rispon-
dessero al fine, l'incerto rumore di un trionfo sopra i
Saraceni venisse raccolto ed innestato ad altri avveni-
menti, onde aggiungere lo splendore di portentose vitto-
rie ai campioni della fede.
Una diversa causa servi anche ad alterare le scarse
memorie della venuta dei Normanni. Quando la gloria
della conquista tutta si raccolse nei figliuoli di Tancredi
d'Altavilla , ed essi soli primeggiarono fra gli eguali , e
furono Duchi e poi Re potenti, un obblìo naturale o vo-
lontario , nascose le anteriori imprese ed i nomi d' altri
avventurieri più antichi e meno illustri. Perciò alcuni
Cronisti e Storici vissuti al tempo delle mutate condi-
zioni , dispregiando gli umili principii , o propensi alla
stirpe avventurosa , le attribuirono ogni vanto come ai
primi Normanni discesi nel mezzodì ^; finché la narra-
zione assunto il carattere d' un romanzo cavalleresco * ,
si restrinse a magnificare soltanto, Guglielmo Bracciodi-
ferro e Roberto Guiscardo ^.
' Goffredo MXlaterra c T Anonimo Vaticano che iic segue le orme,
cominciano le loro Cronache solamente dulia venuta dei figliuoli di Tan*
credi senza far menzione dei precedenti Normanni. Similmente agli Al-
tavilla attribuiscono altri la prima migrazione.
* Nel secolo XJll gik le fole avevano trasformata la Storia in manie-
ra che sembra piuttosto un racconto di Paladini della Tavola Rotonda.
V. Nota 3.
3 Tìtnc GuUcaì-dus Normannus Apuliam SicUiam Cakibriam cum
XV miUUms Ntynnannorum cepU. Chr. Tcron. ap, Marténe VeU Scrip.
T. F, p, 1040, ponendo l'impresa ai tempi di Arrigo IV. Più strana-
mente un altro Cronista riferisce: Riccardus quidam Nomuinnus eo
tempore ( dopo il 1003 ) in Apuliam profectus , videns eadem provin-
ciam ab iriertibiis fuibitari incolis mandavU suae gentis haminibus ut
-77-
Ma più verace tradizione dovevano serbarne i popoli
Pugliesi f che li ebbero compagni nelle pugne contrQ i
Greci , e rannodarono quindi il primo arrivo ai successi
della rivoluzione Barese. Questo differente carattere, che
prevale nei loro racconti, si osserva anche in Guglielmo
Appulo, che innestando la pia leggenda al civile riscatto
della sua patria, parla anch' egli di pellegrini ; ossi però
non vengono a Salerno bensì al Gargano , non s' impe-
gnano a tornare sollecitati da Guaimaro, ma cedono in-
vece alle istanze di Melo ^ 11 debole lume che si ritrae
da queste discordanze, insufficiente a rischiarare il tem-
po delle più remote emigrazioni dei Normanni , serve in
parte a spiegarne gli eventi immediati, ed a congiungere
con più naturali legami la prima occasione di lor ve-
nuta ai progressi che ne conseguirono.
Dall' anno di sua coronazione Arrigo II era rimasto in
Germania, veU rattenessero T indole poco ardimentosa,
o altre più gravi cagioni. Intanto abbandonati a lor ge-
losie , Greci e Longobardi tornavano a guerra , se non
aperta e campale, di fazioni almeno e correrie ignorate,
che si volsero in ultimo in danno dei Principi. Le nimi-
stà e gli effetti si deducono chiaramente dalle parole
di Arnolfo Milanese ^ e dai sospetti che ne prese il Papa.
^pterentMr. Qui in multitudine eum minime sequi praesumentes^ deni
^ ^fieeni de Normannia egrem , iandem.smmm validam mannm ad
*^ conUraacerunt. Inter quo$ nepoi iprìus Ricordi RatbertuJt nomine
f^feetus est. Hi sodati» viribus ineolas illius regùmis sibi suòjuffave'
^^^. HisT. Fran. Frac. ap. Ddcheshe, T. IV, p. 86.
* GriLL. Api». L. I.
* niis diebus primus in Apìdiam Nùrtmannamm fuit adventns ,
— 78 —
Benedetto Vili riuscito a trionfare dei suoi avvcrsarii ,
usurpata in Roma una autorità, che da lungo tempo
non s* era vista in mano ai Pontefici , adoperavasi ad
estenderla anche suir Italia. Narrano che intomo al 1016
egli avesse riscattata Luni di mano ai Saraceni ^ , ed
incitati i Pisani a scacciarli di 'Sardegna ^ ; oscure im-
prese contemporanee al voluto assedio di Salerno , col-
legate forse ad altre fazioni di guerra in terraferma; ul-
time incursioni in ogni modo dei Musulmani « che mo3*
sero d* Africa, a quanto pare, e non da Sicilia ^. Maggiori
interessi sospingevano il Papa ad intervenire nelle lot-
te fra i Bizantini e le Signorie confinanti ; e tolta an-
che ogni ragione religiosa, la necessità di arrestare le
Principum terrae consulta vocaim , cum Graeci eam innumeris gra»
varent oppresiionibus. Harnulf. Med, hi9. L. e. 17. Ne parla dopo la
morte di Arduino.
« In Longobardia Saraceni navigio venientes Lunam dvitaiem, fu-
gato pastore invadunt.,, Quod cum domno Apostolico, nomine Bene-
dicto , fama deferret , omnes sanctae matris ecdesiae tam rectores
quam defensores congregans , rogat ac praecepit , ut inimicos Christi
ialia praesumentes viriliter secum irrumperent , et adjuvante Dùmhio
occiderent, Thietm. Chr. Pertz Script, VII, p, 851,
^ Benedictus Papa legatum Episcopum Ostiensem ad civitatem Pi-
sanam misit , ut Mugettum de Sardinea expelleret, Chr. Pis. R. /.
}/, 467.
^ Amari li, 345 pensa , considerando i rivolgimenti che agitavano la
Sicilia e vi menomarono le forze degli Emiri, venuti d'Africa i Musul-
mani che assediarono Salerno. H favore concesso dalla dinastia Ketbita
ai ribelli Pugliesi rafferma questa supposizione ; poiché in quel tempo
anche Guaimaro III prestava aiuto a Melo. Né sarebbe ardito sospetto il
credere , che i Greci fossero alleati o incitatori dei Saraceni d' Africa ,
e le due tradizioni che fanno chiamati i Normanni contro i Musulmani
0 contro i Bizantini si troverebbero cosi concordate.
-79-
»surpazioni della Chiesa scismatica ^ e la volontà di ri-
pristinare a mezzodì T influenza del Pontificato, più vi*
vi timori lo determinavano ad opporsi ai Greci, che ave-
vano rivoltigli sguardi su Roma stessa. Perciò Bene-
detto Vili s^era stretto ai Principi Longobardi ed ave-
va favoriti gli esuli Pugliesi ; perciò ora vedendo cre-
scere i perìgli tentava per ogni via frastornarli.
Dicesi , che in quel tempo Rodolfo, un' audace Nor-
manno , caduto in disgrazia del suo signore Riccar-
do II e temendone Tira, con quanti vollero seguirlo ve-
nisse in Roma per querelarsi delle ingiurie sofferte al
Papa Benedetto. E questi vistolo aitante della persona
e pieno di baldanza, cominciò seco a dolersi della in-^
vasione dei Greci nelle terre dell' Imperio ; e che non
fosse ivi virtù d'uomo bastevole a respìngerli. Infiam-
mato a quelle parole Rodolfo, s'offrì a combattere i Bi-
zantini dove altri lo sovvenisse , e s' unissero seco co-
loro che avevano a cuore di tutelare la patria dai loro
assalti. Piacque 1' offerta a Benedetto e lo inviò con i
suoi seguaci al Principe di Benevento, perchè quale a-
mico l'accogliesse, e adoperandolo nelle guerre gli ub-
bidisse come a proprio duce ^
Questo racconto del Glabro, Cronista della prima metà
del secolo XI, con più brevi particolari si rinviene in Ade-
marie contemporaneo suo, che afferma anch' egli, esu-
lato Rodolfo e venuto in Puglia per consiglio del Papa
a combattere i Greci *. 11 governo del secondo Riccardo
* Glabei L. Ili , § I , V. Doc. III.
* RU^iàrdi veto Comite Boihimagi filio Riéhardi NffmumnoÈ gu*
^ante , muUitudo eorum cum duce Rodulpho armati Bemam , ei
— so-
di Normandia, durato dal 99G al 10:36, fu inralti agi-
tato da sedizioni e turbolenze , per le quali molti emi-
grarono 0 furono sbanditi. Nei suoi primordii, i feuda-
tarii aggravando d'imposte e di servigi i vassalli » i balii
del Duca abusando di lor podestà , si erano sollevati gli
indigeni, e solamente dopo fìerissima strage vennero
depressi ^ Alquanti anni dopo ribellavasi Guglielmo fra-
tello di Riccardo e s'univa ai Francesi per combatterlo..
Vinto e prigione, i fautori suoi ebbero i beni sequestra-
ti e soggiacquero a crudeli pene. Non pertanto poco ap-
presso insorgeva Eude conte di Ghàtres , cognato al Du-
ca, e seguivano altre vendette*. A questi rumori par-^
tecipò forse Rodolfo , e benché non si possa spiegare la
cagione che lo sospinse a rivolgersi a Benedetto Vili ;
pure lo stesso Amato tra le confuse ricordanze non
obbliò notare , i primi Normanni essere passati di Roma
in Capua ^, quasi a smentire se medesimo, ed a confer-
mare una alleanza, che sempre apparve fra il Papato e
le straniere invasioni. La quale , dove non si mostras-
se ora per altre pruove, basterebbe la perpetuità degli
esempii ad accertare.
Alcune congetture genealogiche , fanno discendere
inde conivente Papa Benedicto Appuliam aggressi^ cuncta detastaìU,
Ademaki, His. L. HI, § 63, Pertz, Script, IV.
• WiLL. Cemm. Z. F. Thierry /.. //, p, 4M,
• Ivi, Ordkr. Vit. L, ìli, Riccardo H assediando Eude in Dreux
vi lasciò a combauerlo Rodolfo di Toeni e suo figlio Ruggiero. Dn
MocLiN BU. gen. de Norm. p. 98.
s Et passerent la cUé de Renne et vindrent a Capua. Amato I, 20.
Similmeate Gcclielmo Pcgliese : Postqmm gen$ Romam Normanniea
transit, L. 1.
— 81 —
questo Rodolfo detto di Tdcni dalla stirpe di Hulk zio
paterno di. Rollone primo Duca di Normandia * ; né più
oltre vale cercarne. Scarso numero di compagni ebbe
prima *; e tra questi, dicesi fossero, Giselberto Boterico,
Gosmanno, Rufino, e Stigando; venturieri tutli che po-
sero a prezzo il braccio, e dei quali ogni memoria sa-
rebbe perita , se gli eventi della Pugliese rivoluzione
non avessero data fama a quelli che poi seguirono le
loro orme. Affrettato dal Papa il drappello dei Norman-
ni uscì di Roma , e lietamente fu da Melo accolto. in Ga-
pua ^. I vincoli che congiungevano i Principi Longobar-
■ Rodolfo di Toesni o Tdenì è il primo che sia annoverato fra i di*
seeaóenìì de stirpe mala HtUcii, Will. Gemm. L. V , c. 10. La sua
genealogia fu studiata dal Mooyer, Ueber die angeUiche Abstammung
de» Normannischen Kònigsgeschlechts SizUiens von den HerzÒgen der
Normandiej p. 40^ Minden 4880.,
* Una variante che si legge in uno dei codici di Leone Ostiense re-
cata dal Pebtz dice : His primum didms venerunt Capuani Normaimi
aliquQt , quadragmta fere numero ; ^i domini sui comitis Norman-
niae tram fugientes , tam ipsi quam plures eorum socium quaquevw»
sum dispersi , sicubi reperirent qui eos ad se reciperet requirebant ;
viri equidem et statura proceri , et habitu pulcri , et armis experien-
(tmiiit, quorum praecipui erant vocaJbulo Giselbertus Botericus , Ro-
dulfus Todinensis (de Toeni) Gosmannus, Rufinus atque Stigandus.
— 1. 11^ e. 37. -R. G. Script. VUL É inutile osservare come quesia
diversa lozione è contraria al racconto dell'assedio di Salerno e dell' in-
cito di Guainiaro che fu introdotto nel testo di Leone , o egU stesso co-
pibda Amato; e verrebbe così a confermarsi che i primi Normanni ven-
nero nel 1016 a Capua , e che tra essi era Rodolfo di Tòeni.
^ Capua tandiu perveniunt , ubi eo tempore praedictus Melus eum
^tfnddfo principe morabatur. Leo Ost. 1. e. Amato i, 20. Fessa la-
^ ffiae Campanie substit oris. Goill. App. X. i. —Il Glabro inve-
^® fa inviarli dal Papa ad Bet^ventanos primates , che vale lo stesso.
VOL. I. 6
— 82 —
di s' erano più stretli in quel tempo; perchè morto il
Beneventano Pandolfo II, gli successe Landolfo V, e
r altro figliuolo col nome di Pandolfo IV venne adottato
dal Principe Capuano ^. Lo stesso Guaimaro III di Salar*
no , aveva deposta la passata emulazione, e raccogliendo
Melo armi e combattenti tra i nemici dei Greci , s' unì
agli altri nel soccorrerlo ^. Riuniti così ai suoi seguaci
gli ardimentosi stranieri, l'esule Barese nel maggio di
queir anno 1016 li menò seco al consueto rifugio sul
confine di Puglia ^. Non come peregrini , ma armati
' Pandolfo JI morì nel 1014; Pandolfo fu adouato nel 1016 , e prese
titolo di IV fra i Principi Capuani. De Meo ad ann.
* Cognito praedictorum Normannorum adven$H mox iUi accenii ,
eorumque causa diligentius perquesUa et agnita, illis de more miliiiae
protinui foed^ratur , et evestigio Salemum ac Beneventutn repedans ;
midtos sibi tam Graecorum odiOj ^quam sui gratia ductos associai,.
Leo Ost. 1. c.
^ Huius Abatis ( Athenulfi ) anno septimo coeperutU Normanni expU"
gnare Àpuliam, Leo Ost. Mense Maio venerunt Normanni in Apu-
Ila. Ann. S. Soph. 4017 , Ind. XY, Normanni Melo Duce eoeperuni
expugnare Apuliam. Ann. Caven. Pértz Scrip, V. Le stesse parole si
leggono neirANON. Cassin., mancano però nel testo più antico. Hoc ni-
mivum tempore si quidem ab incamatione Domini millesimo sexto
decimo Normanni Melo Duce , ec. ((Jhr. Casuar. Indictione decima-
quinta Normanni ec. Chr. Fossanov. an, iOil , etc. — La diversa
cronologìa adoperata dai Cronisti spiega perchè alcuni tra essi segna-
no Tanno 1017. Intorno poi alla grave differenza che porterebbero
le parole di Romualdo Salernitano : an, 997, Per idem tempus Mei Co-
tipanus primum in Apulia conduocit Normannos : e poi air an, 4044 ;
Ind, IX. Quo tempore Mei Catipanus cum Normannis Apuliam eoE*-
pugnabat ; basta osservare in qual misero modo fu sconvolto V ordine
cronologico di questo Cronista , per persuadersi che T anacronismo è da
attribuire ai copisti.
— 83 —
giungevano i Normanni al Gargano; ed il culto di lor
gente all'Angelo che v'albergava ^, ispirò la pia leggen^
da al Poeta Appulo. Adombrando il vero senza nascon-
derlo , cantò quindi , essersi ivi i devoti visitatori scon-
trati in Melo, vestito all'usanza greca, cinto il capo
delle insegne Ducali , affranto dal dolore della patria
perduta, che richiesti essi s'offerirono a liberare K
Prontamente cominciavano le offese; discesi dai mon-
ti i ribelli e gli assoldati Normanni , devastando i piani
sottoposti ^ assalivano i Greci ministri^; ne fugavano
' Nei primi anni del secolo VUI narra la leggenda che S. Michele :
wdentis totem veneraiionem exMberi sQn tit pelago qualit exibetur in
monte Gargano , apparisse n^la bassa Normandia a sei miglia da Avran-
ches , quasi db areme emergene , nwnU Tuniba , nune S. Michaelis.
Per dedicare la Chiesa furono iniriaU alcuni monaci m Italia a prender-
vi partem scUieet rubei paUidi , quod ipte memoratus Archangelus in
monte Gargano , iupra aitare ^ quod ip$e manu ma construxerat , et
partem scUicet marmoris supra quod steterit. Le reliquie furono con«
cesse , oonditione interposita » videlicet quos una causa Angelica reve-
ìationis sociaverat causa , una quoque aetemaliter neeteret eharitatis
camiexio. Bollan. Act. app, S, Mich. in mmt. Tom, Sept, p, 74..
* Horum nonnulli Gargani culmina montis
Coscendere libi Michaèli Archangeti voti
Debita sohentes. Ibi quedam conspicieutes
More virum Gracco vestitum , nomine Melum
Exulis ignotum vestem capite Jigato
InsoUtae mytrhae mirantur esse rotatus. — Guill. App. I.
^ Multos sibi.,. associai cum quibus pariterque cum ipsis Normanr
nis statim Graecorum terram ingressus , espugnare repugnantes viri-
liter coepit. Leo Ost. li , 57. Cestui furent en aide de Melo , et en-
txerent en la fin de Puille avec lui , et commeneèrent a combatre con-
tre li Grex. Amat. i, %4. Invadenda fwrens loca duxit Appula Me-
lue... Appula Normannis loca depopulanda manebat. Gug. App. L
4 Jllico autem illos ex Graecorum officio qui vectigalia in populo
— Bi-
le milizie nelle arenose lande ^; difTondevano lo spavento
ed il rumore di audaci correrie, incitando le propinque
terre a scacciare gli oppressori. Morto poscia tra quel-
le fazioni il Catapano Basilio Àrgiro in Bitonto , e poco
appresso ucciso suo fratello Leone ^, s' estendeva T in-
surrezione durante l'autunno ed il verno. Intanto nella
Corte lontana pervenuta la fama dei tumulti e della in-
vasione, decretavasi la morte di Melo-^, e s'ordinavano
altre milizie a disfarlo *, facendone duce Turnicio Con-
taleone Imperiale Patrizio e familiare *. Disbarcato in
Italia nella primavera del 4017 , gli insorti ritraevansi
verso le pendici del Gargano , ed afforzandosi sulle rive
del Fortore v'aspettavano i nemici. L' Escubito Leone
Paciano, inviato ad assalirli , s' abbattè con essi nel mag-
gio all'Arenola, ma incerta rimase la sorte delle ar-
exigébant , moadem Rodulphus , dmpuU quaeque iUorum et trwido'
vU, Glab. Le.
' Et par li camp arenous de PuUle font gesir hr anemis sans et»
prit. Amat. /, 2L
* Obiit Butunti Mesardoniti Catepanus. Lupo an. 4047, Et interfectui
est Leo frater Argiri. ivi. Dugange fam, Byz. Arg, It. à supposto
che Leone fosse frateUo di Melo ; meglio mi sembra crederlo fratello
di Basilio Argiro ; ignoro però su quale fondamento il de Muralt scris-
se : Leon Argire Catapano après la mori de Basile est assassine,
Chronol. Byzant. S. Petersburg 4855 p. 589,
^ Imperii fama insinuai rectoribus arva
Appula Normannos Melo Duce depopulari.
Hunc , his auditis , sibi Curia judicat hostem ;
Si capitur , capitis fieri caesura jubctur. — Guil. App. L
4 Et quant V empereor di dire que par hardiesse de chevalerie està-
iet sa terre assaUlie ^ manda contre li Normant li plus fori home
qu' U pot trover, Amat. 1,21.
^ Tornichius, Tornicius, Andronichy è detto variamente dai Cronisti.
— 85 —
mi ^, finché lo stesso Catapano sopraggiunsc a soste-
nerlo. Non lungi dal luogo dove poi surso Troia*, gli
eserciti riuniti dei Greci , si scontravano nuovamente
con Melo in campale giornata nel 22 giugno ; e v' erano
vinti. Padano cadde nella mischia, Tornicio fuggì vi-
tuperosamente 3, e mai più osando affrontarsi con i ri-
belli, fu richiamato.
Perchè tale vittoria si conseguisse , non pochi Nor-
manni solamente, come poscia scrissero i Cronisti*,
ma Pugliesi e Longobardi avevano dovuto insieme com-
battere. E contro perigli più gravi di quelli che potes-
sero aspettarsi da un pugno di stranieri, apparccchia-
vansi ora con possenti sforzi i Bizantini. Il Catapano
Basilio Boioanni * ed il Patrizio Abalauzio venuti con
» Nomine Fertorii loctis est Arenvla dictus, Maii mensU erat —
Fortuna pari prìma pugnatum utrunque — Guil. App. / , Leo Ost.
I. e, ma questi dice vinti i Greci.
* Un diploma di Boioanni del 1019 descrivendo i confini di Troia dice:
pervenit ad Ecclesiam S. Augustae , ubi proelium fuU sub Tornicio
Contaleone Protospathario , et Catapano Italiae, Ex apographo Pasg.
Baffi nella Bibliot. Nazion. di Nap. L' Ostiense però pone la bauaglia
prcjsso Ci vitate, l. e.
2 Tomicius , sed tergu dedit victusque recessU, Conflictu belli Pa-
cianus corruit hujus. Guill. App. 1. Iterum mense junii 22 die prae-
Hum fuit praedictus Tumichius et vicit Melum et Normannos ( sic ) ,
et mortuus est Patianus ibi. Lupo an, 1017. Fedi praelium cum Mei
et vicU Mei. Ign. Bar.
4 Mhs li Grex perdirent et li Normant estoient touzjors ferme.
Amat. I, 21, Glab. ih, §. 1. ec.
^ Bugiano, Boiano, Vulcano, Bubaiano ec. fu detto variamente dai
Cronisti ; ma Cedreno , II , 546 , chiama Boioanni ( poToyivvt^ ) il figlio ,
e questo è il nome che rimane anche nei diplomi.
— 86 —
numeróse schiere , e quantità grande di danaro ^ nel
decembre , benché la stagione non fosse propizia , ripre-
sero V offensiva. Melo però , assalito o assalitore , sul
pendio degli Appennini che scendono verso Puglia, dove
era un borgo detto Vaccarizza, riportò più grande trion-
fo. Molti giacquero dei vinti , gii altri inseguiti abban-
donarono le città e le terre più vicine in mano agli in-
sorti ^. Trani stesso rumoreggiò, ma Ligorio Toperita
represse con le armi i cittadini, e GiovannaccioProto-
spata vi fu ucciso , ed un RomùaUo inviato prigione a
Costantinopoli ^.
Con questi successi chiudevasi V anno 1017 ; di altre
zuffe vagamente accennate, s'ignorano in tutto i parti-
colari ^, e non ebbero effetti maggiori delle precedenti.
Melo riprese la signoria d'una parte della Puglia ^; ma
* Multa Graeeorum eum gente BasUiuà ire Jutsus ec, Gcil. App. I.
Magna cum pecunia direxerurU ut Apuliam eircumquaque regi4mtbu$
iibi vendicaret, Rom. Salern.
• Tertio apud Vaccaritiam campestri certamine dimieans , iribus
eos vicibus vieit , multogque ex hiis interaciens , et usque Tranum eo$
costringens , omnes ex hac parte , quas invaserant Apuliae dvOates
et oppidos recepU. Leo Ost. II , 57. Altri in luogo di TVatittm leggono
lianum,
3 Ligorius Toperita fecit proelium in Trane et oceisus est ibi Joan^
natius pf0totpatharius et Romuald captus est et in Castaniinopolnm
depùrtatus. Lupo. iOfS.
4 Ordcna la tieree hataUle , et la quarte^ et la quinte et tuU veh^
dreni li Narmant, Amato I, 21. L* Ostiense pone soltanto tré batu-
glie , e cosi anche Ademar. L. Vili , ). 55. Congressio bi$ et ter faeia
victores Normanni extUerunt,
» Et ensi Melo par la force de li Normant fu en lo tron de «m
konor. Amkt. L e.
— 87 —
il verno o altri ostacoli V impedissero « non avanzò più
oltre ; le stesse vittorie riportate , piuttosto che invo-
gliare i Principi Longobardi a secondarlo vigorosamen-
te , sembra ne raffreddassero V ardore. Invece T Impera-
tore d'Oriente, opponeva più valide forze; « egli di-
» schiuse , dice un Cronista , i suoi tesori , assoldò mi-
» lizie da ogni parte, numerose così che lor lance erano
» fìtte come un canneto , e lor persone parevano api
» sbucate dalle arnie ^ »
Però anche ai primi Normanni altri se ne erano ag-
giunti. E fama che sparso il grido dei trionfi ottenuti da
Rodolfo contro i Greci , molti furono desiderosi di par-
teciparvi , e con le donne ed i figliuoli abbandonarono
la patria , permettendolo , anzi spronandoli lo stesso
Duca Riccardo 11. Ma le schiere emigranti venute al var-
co di Monte Giove per discendere in Italia, fu neces-
sità lo sforzassero contro i fieri alpigiani che voleva-
no riscuotere un pedagio , e superate le chiuse combat-
tendo, raggiunsero in Puglia i compagni ^. E forse non
■ Itù
* interea cum audiium esset ubique , qwniam paucis Normanno-
rum concessa fuisset de superbientibus Graecis Victoria , innumerahi-
lis muUUudo etiam cum uxoribus et liberis prosequuto est a patria ,
de qua egressa fuerat Rudolphum^ non soluta permUtente, sed etiam
compellente , ut irent , Richardo illorum Vomite. Egredientes autem
smiis audacter venerunt ad loca Alpium, qui mone Jovis dùMur, ubi
eiiam in angustissimis semitis praepoUnsis regionis illius costUuerant,
imperomU cupidate feras et custodes ad pretia transmeantium exigen-
da. At iUie Northmannorum exercitus ^ confractus seriSj caesisque
euttodibus per vim transitum feceruni ; egressique non parvum Ru-
doipho coniukrunt auxUium ee. Glab. HI , §. i.
— 88 —
di proprio impulso, ma sollecitati da Melo, .dal Papa ,
e per avventura da Guaimaro di Salerno, accorsero le
nuove turbe ; onde la memoria rimasta dell' invito di
quel Principe, appo il quale non s'incontrano Norraaa-
ni prima di questo tempo. Pure cresciuti d'alcune cen-
tinaia , e congiunti agli altri , non valsero contro le
prevalenti forze dei nemici , e le astuzie di Boioan-
ni , che rifatto dallo sconfitte , volgevasi con le minac-
ce e le lusinghe a togliere ai ribelli il sostegno dei Lon-
gobardi. Nel febbraio del 1018 bandiva per editto in
nomo degli imperanti Augusti , si rispettassero i beni
dei Cassinosi ch'erano in Puglia, rifermando i privilegi
concessi dai suoi predecessori * ; e la benevola esenzio-
ne fu principio di più intimi trattati con l'Abate Ate-
nolfo.
Il silenzio che succede alle vittorie del Barese, raf-
ferma la narrazione d'Amato. Sorpreso dalla moltitudi-
ne degli Imperiali, egli sarebbe stato vinto; ma il Cro-
nista obbliò notare il tempo ed il luogo della pugna fu-
nesta , dove fatta dei nemici crudelissima strage, di
dugonto cinquanta Normanni solamente dieci rimase-
ro vivi *. Trascorse più che un anno da questa sconfitta
senz'altro Aìzioni , e qual che ne fosse la cagione , Melo
> In un diploma deU' Archivio di Montecasioo, dato nel febraio 1018,
da Basilio Boioanni è detto: Per serìptum imperialis jussi€nis' praeee^
pium Tteipimus nos Baiano observandum , ni non eamiM ad auferen"
da b(ma ecdesiarum tt precipue S, Benedieii^ sicui eeripia sigilla
Kidokyri antiphati Delfina , Genesii Romani anliphaii pairiiU^ Jb-
kannis Ahliphati palrilH Ammiropoli , Tkeodori Protospatay Alexii
prolospata, Xifii. ex Reg. PEra. Due. F. LA'IX n. 456.
* Mès powr un de li Nvrmanl furenl «ori moM de ononù, «l.^n
— 89 ~
ed ì Principi lasciarono inoltrare Boioanni insino ai
confini Bisneventani. Intorno ed oltre questi i Greci
avanzandosi, invadendo, alzavano castella, restaurava-
no città, signoreggiando tutta la regione dal Fortore
airOfanto, contrastata sino allora. La quale perduto
già innanzi il nome di Daunia , prendeva dal Catepano
Basilio Boioanni quello di Caiepanìa ,.che poscia riten-
ne. Firenzuola, Dragonara, Givitate, Melfi, s'edificaro-
no^, o meglio furono rifatte ed ampliato, a vietare
gli assalti dei vicini , ed a molestarli; e nelle loro fron-
tiere, sulle rovine dell'antica Ecana, in più remota età
distrutta, surse una città munita, che alla greca vanità
piacque chiamare Troia *.
Nel tempo stesso , spente le sedizioni , e ristabilita
iani fu fori la batailie que de ij e. Normant non remestrent se non
X mès de V atUre part furcnt toni que nonUìre non s* en trove.
Amato i , 22* Dice questa essere stala la sesta bauaglia ; invece Gu-
glielmo Pugliese dopo quella con Tornicio pone immediatamente T altra
di Canne posteriore di due anni , e V Ostiense narra in quesl* ultima ,
quarta «per lui, di 250 Normanni esserne rimasti dieci. L. Il, 37.
' Baiano Catapano cum iam dudum Trojam in capite Apuliae con-
struxit Draconariam quoque et Florentinum, ac Civita^em, et reliqua
municipia , quae vulgo CapUinaia dicuntur aedificavU , et circumpo-
siti» terris haòitatores convocans deinceps haMtari constUuU, Leo Ost.
Jlf 50, Capitanale corrupta vulgarìtate, Rom. Saler. Guil. àpp. ag-
giunge tra le cjllà edificanti anche Melfi, de Meo mostra le due prime
fondate più anticamente , ed allora rifatte, ad an.
* Uo dipi. Greco parlando della nuova città dice: haec civUas per innur
merabUes awnos destructa a nobi» Bajulis d. Imperaloris restaurata
et bene munita est. Ex apogr. Paso. Baffi nella Bib. Nazionale— Tro-
ia fu posta nel territorio Beneventana: Pour ce qui li Gte^ V avoient
mise en lo teniment de Bonevent. Amat. /, 22.
— 90 —
r autorità dei suoi ministri ^ , disponevasi Boioanni a so-
praffare in tutto i ribelli , senza che perciò si riscuotes-
sero i Longobardi di Capua e di Benevento dall' inerzia
inesplicabile. I tradimenti posteriori farebbero supporre
iniziatele pratiche che poscia apertamente si mostra-
rono; ma, 0 che ne fosse ignaro, o che sperasse impe-
dirle, Melo, fra quelle esitanze, apprestavasi a ritentare
la sorte delle armi. Alcuni Normanni eransi recati a
militare in Salerno , altri ne giungevano poi in numero
maggiore dei precedenti, in tutto dicono, tremila^; e
la città ove convennero e l'importanza che incomincia
a prendere Guaimaro IH, e che tenne poi sempre egli
ed il figliuolo in tutti i rivolgimenti che seguirono, ac-
cennano a più strette relazioni cogli insorti, donde forse
la diffidenza negli altri Principi. In ogni modo ripre-
sa la guerra , Melo traversò nell'autunno del 1019 le
pianure di Puglia, con animo, sembra, di suscitare a ru-
more le città marittime. Ma il Catapano, accorso achiu-
' CepU omnia tranquilla agere , atque strenue ordinare. Rom. Salek.
an. iOi% , erroneo.
* Dopo la disfaua di Melo , senza dirne il luogo , aggiunge Amato ,
Mès quant fu $eu à ScUeme que end avoient combattu li Nàrmani
por aidier Melo et estoient mort , vindrent li Normant de Solerne ,
de li Normant vint granJt exercit , et emplirent la emUrée de foriii-
simes chevalierSé i , 22; e poi narrando la seguente battaglia ne enu-
mera tremila , ivi. Il suo traduttore osserva a tale proposito : Cetim
moine storiographe , cest escriptor de V ystoire^ non met se eest mot-
titude de li Normant vindrent novellement de Normandie ^ au se à
Capv£ se partirent li Normant, Et aucun vindrent en laide de Me»
lo ^ et li autre alèrent avee li messagier de lo prince de Saleme,
Pert que cestui troiz mille Normant venissent nouveUement de Nor-
mandie, — Ivi.
-91 —
dergli la via, postavasi suU' Ofanto presso Canne * , per
più fiero cimento famosa, e schierate numerose falan-
gi di Russi ^ r barbare genti che formavano il nerbo delle
greche milizie , nei primi giorni d'ottobre s'azzuffarono
i due eserciti *. Con grande furore d' ambo le parti si
sostenne la sanguinosa mischia , e non per virtù , ma
per le insidie ed il numero vinse Boioanni ^ Spenti e
dispersi i nemici > dei tremila Normanni appena cinque-
cento avanzarono *, gli altri giacquero uccisi , o furo-
no prigioni menati in Costantinopoli in tanta moltitu-
dine, che ne corse l'adagio: « aver i Greci in lettiga
ciuffato il lepre ^. »
Melo scampato con le reliquie de' vinti ''y non sofferse
* Quarta demum pugna apud Carme Romanorum dade famosa ^
Leo Ost. l. e. Et Mdo priit un' autre bataiUe ,.... et $* incontrèrent
li iVorwianl cantre li Grex, en un lieu qui se damoit Vaccarice^ e' est
en Puille a Madfe, Amat. i, 2%* La battaglia di Vaecarizza è posta
imiaDzi dair Ostiense; ma sembra fossero due luoghi del medesimo no*
me. Turo presso Troia, T altro non lungi dair antica Canne.
• Pars uiraque resutnptis vtriòtM. Glab. l. e. Quartu eongressu cum
genie Russorum, Ademar. Le.
^ Cérciter oetobris pugnatur utrique Kalendas. Goill. App. /. Lvpo
1019. Cmt. Bah. erroneam^te I02i.
4 Baiano Catepano insidUs et ingeniis superatus. Leo Ost. 1. e.
' EiliGr9iftante(nneniUest(nlrenisxdel*auirefHitaiUefwrentmort.
Ei de li Normawt li quel avoient esté troiz miUe non remeistreni se wm
(amo ceni, Aiiat. l. e. Utrorumque exereiius gravUer laesus^ Glab. L e.
^ Vieti ei prostraii sunl et ad nichUum redaeti , et innumeri duci
Coitaniinnpolim uàque ad exiium tUae in tarceribu» tribulati surd,,,
VfÈie exitii proverbium: Graecus cum carruba leporem eoepU. Aden.
l, c.^Se pars utraque fessa eohibuit dice solunto Glab. L c,
7 Cam modica non gente galena obsistere Melus
Teri^a dedit , magna spoliatus parte suorum. GuiL. ApPf 1,
— 92 —
Tonta della disfatta, abbandonò la Puglia *, ove ogni ac-
quisto fu perduto *, e vedendo vacillare la fede dei suoi
alleati , e venir meno ogni altro soccorso , con Rodolfo
e pochi seguaci ^ prese il cammino d' Alemagna. Sospin-
gcvalo ad implorare l'intervento d'Arrigo il Papa stes-
so , che nuovamente accolse Batto ed alquanti Norman-
ni presso al Garigliano, essendo gli altri rimasti ai ser-
vigi dei Principi Longobardi*, e passati alcuni mesi
raggiunse Melo a Bamberga. Richiesto di venirvi a sa-
crare la Chiesa di S. Giorgio, che aveva V Imperatore edi-
ficata e sottoposta alla diretta giurisdizione Romana',
Benedetto vi si trovò neir aprile del 4020 ®, volentero-
■ Et puduit victum patria tellure morari ;
Samnites adiit superatus , ibique moratur. ivi.
' Universa quae facile receperat , facUius perdidit, Leo Ost. 1. e.
3 Mei fugit cum aliquantis Francis ad Enriehum Imperatorem.
Lupo /0/d. Glabro vuole vi si recasse Rodolfo, il quale , visosque tUius
patria£ minus bello aptos , cum pauds perrexit ad Imperaicrem Henr
ricum , expositurus ei huius rei negotium. Qui benigne iUum susd"
piens , diversis muneribtis ditavit , quoniam rumor de ilio attdicrai ,
cernendi contulcrat desiderium. I. e.
4 Melus vero cemens , se militum auxUiis destitutum , Normanno^
superstUes partim apud Panddfum constituenSj ipse ultra numies aS
imperatorem profcctus est , ut ad expellendos ex Apulia Graecos vd^
ipsum per se ad has partes venire suaderet , si posset , vel mUitum
ab eo auxilia aedperet , si non posset, Leo Ost. 1. e. presso il Pertz,
Vili Script, s' ha quesu variante : Constitutis autem tam in Bene-
vento , atque Salerno , quamquam etiam apud Capuanum prineipem ,
nec non et Vattum cum Normannis , qui ad octagenarium jam per-
venerunt numero. Amato dei 500 rimasti ne assegna 200 ad Alcnolfo*
e gli altri a Guaimaro, 1. 22.
5 Adalb. Vit, Henri€i, Pertz. IV, Strip.
^ B/vRONio , SiGONio ed $tUrì pongono il viaggio del Papa nel Ì0i9 sul-
— os-
so d'interporre le sue istanze, perchè Arrigo scendesse
a respingere i Bizantini.
Frattanto il Catapano, profittando dello sgomento che
era negli animi, attendeva ad assecurarsi dei Longo-
bardi. Ai primi favori concessi aggiunta ora promessa
di più grandi premii, ottenne l'amistà di Atenolfo Aba-
te di Montecasino , e per suo mezzo anche quella del
fratello Pandolfo IV di Capua. Questi più vile, o sedotto
da maggiori lusinghe, in segreto patteggiò con Boioanni,
facendo recare dal figliuolo in Costantinopoli le chiavi
della città fuse in oro come simbolo dell'omaggio ^ E
sforzati anch'essi, o cedendo con la consueta instabili*
tà , accettavano la pace anche i Principi di Benevento
e di Salerno *.
Cadde allora dovunque V insurrezione ; ma non la
paura dei Greci. Pochi generosi insieme a Batto era-
no ricoverati sul Garigliano , e Boioanni temendo vi
si rannodassero i vinti Pugliesi , o volendo compiere
in lor danno la vendetta alla quale Melo si era sot-
^ fede di Lamb. Scafnaburg. Mar. Scoto , Ann. Ildeseim. Ab. Uspero.
^Uìon con la testimonianza di Herm. Contr. Sigeber. ann. Saxo«
^^m, Saxo. Alb. Trib. Font, prova che fu nel 1020. Infatti il biografo
^'Arrigo dice : in proximo aprili Alemannia erUravit e che \i celebrò
'^ l^asqua , la quale nelP anno precedente fu nel marzo.
* Quum Capwinus prineeps latenter faveret Costantinopolitano Ba*
'^io, fecU interim fieri claves ec. Leo Ost. Le.
* Niun documento. assicura che i Princìpi di Benevento e Salerno ri-
conoscessero allora la supremazia degli Imperatori Greci ; ma pel primo
^0 sospettò con ragione de Meo ad an, , e pel secondo le molestie
che poi gli arrecò Arrigo 11» provano che abbandonò certamente la cau-
sa dei Pugliesi.
f
— 94^
tratto, 8i adoperò ad averli in mano. L'alleanza pas-
sata , i comandi del Papa , la sicurtà del luogo , af-
fidavano Datto ed i compagni ; poiché senza traversa-
re le terre del Principato Capuano , e di S. Benedet-
to, non potevano i Greci assalirli. Ma la cupidigia dei
Longobardi vinta dall' offerta di ricchi doni , consen-
tì al tradimento , e concesso il passaggio al Catapano,
prima che i profughi n'avessero sospetto, la tQrre fu cir.
condata d'assedio ^ Per due giorni si oppose dispe-
rata resistenza , poi presa di forza , rimasero tutti pri-
gioni. Narra Leone Ostiense, che alle vive istanze del-
l' Abate Atenolfo rilasciati i Normanni , indarno si por-
gessero preghiere a salvare Datto ^ Compiuto il suo io^
tento si ritraeva Boioanni menandolo seco, e nel 15 giu-
gno, il misero cognato di Melo, posto su d' un asino come
trofeo di vittoria, entrava in Bari. E perchè la ferocia del
supplizio servisse a terrore dei cittadini , iniqua senten-
za lo dannava alla pena dei parricidi , e chiuso in un
otre era sommerso nell'Adriatico ^
< Il traiduUore di Amato , che supplisce alla lacuna del testo , dove
il Monaco Gassinese tacque della vile partecipazione deir Abate , aggiun-
ge che Pandolfo di Gapua s'unisse a' Greci contro Datto: Panddfo
desirarU la mori lui vini mr o li Grex et vainchi la ior ,. et dònna
Dallo innocente à li Grex. I » 25.
• Per biduum oppugnans^ vi tandem iUum (mnibus ibidem manen'
tibus comprehendit. Et JNormannos qtiidem qui inibi fuerunt ab eodem
Baiano Abbas noster midtis praecibus adqueHvit i Dattum vero nuUo
Mnquam modo ab eius manibus eripere potuit. l^o Ost. II ^ 58.
^ EntravU àvitatem Bari equitatus in Asina XV junii , Lui>o. J^
noiex en mer. Amat. / , 23. Imitus culleo mare parricidarum iti tno.
ri praecipitatus est. Leo Ost. U , 38.
--OS —
Melo giunto allora in Germania, benevolmente ricevu-
to da Arrigo, ne impetrava pronti soccorsi, avvalorando
le sue dimando il Papa ; e già si apparecchiavano le
armi necessarie all'impresa, quando a la morte crudele
si rise di questi accordi*. » Logorato dai sofferti tra-
vagli , e forse dal dolore del miserando fine di Dalto ,
mancava T esule Barese nella terra straniera, compianto
dall'Imperatore, onorato quasi Principe di regio sepol-
cro nella Chiesa di Bamberga *. Ivi per lunga età innan-
zi air altare della Maddalena rimase V avello accanto a
quello d'Arrigo e di sua stirpe ^, che più pietosa a Melo
la fortuna, ebbero pace le sue ossa, mentre quelle del
congiunto raccolsero gli abissi del mare.
Periti entrambi i duci , non fu chi ardisse combattere
ancora; molti tra i loro seguaci erano cadati , altri vi-
' ÀuxÙia promUtens dona propinqui. Gcill. App. I. Requirest mi'
ftrìmde , et la henignité de lo empereor li promisi de fair ce que
Mdo requeroU. El lo impereor fU guarde de le prince de li Thodés ,
coment de certe chevalier se appareilla dealer à restituir Melo en sa
propre honor. Et la crudele «' en rit de cette convenance , quar Melo
funmt. Amato /, 25.
* Et en ot tristece V empereor et tout son exercit. Et en lo sepul"
ere de li noble fu mis. ivi,
At Melus regredì , praevenlus morte , nequivlL
Henrìcus scpelit Kex hunc , ul Regìos est mos ,
Funerìus exeqiiies comitatus aeque sepulchruin
Carmini RegaU tumulum decoravit homati. Gctt. Ap. t*
Àqmt. IHst. fragm. IV. Dbches. p. 80. Vit. S. Henr.
3 Inter haec in sepulchreto canonicorum ante aram Mariaé Mag^
dalenae sunt sepulchra Brunonis Episcopis Augustani fratris Heniiei
et Ismaelis eiusdem ex sorore nepotis, in quibus jam ne litera quidam
apparet. Hoffmamn, t. c. p. V, § 17.
— 96 —
vevano nascosti e raminghi sin presso ai Saraceni di
Sicilia, donde mossero sovente contro i Greci. Anzi in
quello stesso anno 1020 un Pugliese a nom« Raica in-
sieme all'emiro Akhal, disceso in Calabria occupava
Bisignano, ma o non secondalo o respinto si ritrasse
aspettando occasione più propizia ^
Quindi supplizii, esilii, confische, in ogni città; e
dei beni tolti s'impinguava l'erario, e più si arricchi-
vano i greci ministri e i duci delle milizie; ai quali lajr-
gheggiava Boioanni , donando le terre e le case dei ri-
belli ^, perchè si stanziassero in Italia. Anche i traditori
rimeritava, ed in grazia dell'Abate Atenolfo, la Badia Cas-
sinese otteneva si restituisse nel giugno 1021 ad Andrea
monaco di S. Benedetto il retaggio sequestrato a suo
padre Maraldo ricco cittadino di Trani^.
' Amari li , p. 343. Descenderunt Sarraceni eum Bayea et obsede-
runt BiHnianum , et Ulud apprehenderunt , et hoc anno mortus est
ipse Amira et Melus Dux Apuliae. Lupo 40^0.
• V. Docura. IV.
3 V. Dociim. V.
CAPITOLO V.
Dei Normanni restati in Italia , alcuni assoldati da
Atenulfo perchè tutelassero le terre del Monastero con-
tro gli assalti dei Conti d'Aquino, ebbero stanza nella
villa di Pignataro poco lungi da S. Germano, ove si ten--
nero fedeli finché visse l'Abate ^ Altri continuarono a
rimanersi ai servigi di Guaimaro III ^ , o vagarono alla
ventura nella Campania fra genti nemiche ; finché nelle
stesse discordie dei Longobardi non trovarono il modo
d' infrapporsi , militando come mercenarii ^ Intimiditi
' Abbas immo hoc monasterium magnU Aquinentium comitum infe-
ttatùmUnu urgeretur, . . neeesHtate coactus fortUHmos aliquot e praefatis
Normannis ascivU eatque iuxta se in oppido quod Pignatai'um nuncupa-
tur , non longe a civUate S, Germani ad monasteria bona tutanda con-
$tituit , quod quidem UH quamdiu Abbas ipse superfuU , strenue satis ,
ft fidelUer executi sunt, Leo Ost. II, 58. Tosti Stor, Mùnt, /, p. 476.
* Non remaòistrent se non cine cent ; et vj, grani home de li Nar-
mani remeinstrent , de li quel ij, remainrent avee Athénulphe abbi de
monte de Casrin , et li autre avee li sen chevalier à (aire chevaìerie
avec lo prince de Saleme. Amat. I, i%,
3 Campanae mesti redennt regionis ad oras :
Aujue locis nallis figunt temptoria certis.
Ptfterrebai eos plebs paacifacta siiorum ,
Yirìbus et validis circumstaos plurìbus hostis
CoDsilicmi tandem dat risa propinqua roorandi. Gviu. App. I.
TOL. I. 7
— os-
ci 1 loro audacia, i Greci guardavano i mari, cosi che per
Ire anni vietarono ai peregrini il viaggio di Terrasanta;
nìenando prigioni in Costantinopoli quanti ne scontra-
vano *.
Ma i trionfi dei Bizantini , e l'alto dominio preso sui
Principati , svegliando i timori del Pontefice *, facevano
più efficaci le sue parole presso Arrigo; la morte di Bat-
to, l'arrendevolezza dei Longobardi, le crescenti usur-
pazioni 3, ne vinsero le esitanze, e si determinò a ri-
vendicare i suoi dritti. Nel decembre del 4021 l'eser-
cito Alemanno giunse a Verona , e senza fermarsi in
Lombardia , dove non erano stati altri moti dopo la
morte di .Arduino, s'avanzò per l'Umbria. Ivi divise le
milizie , quindicimila combattenti con Poppone Patriar-
ca d' Aquileia inviò verso Puglia , e ventimila furono
affidati a Pellegrino Arcivescovo di Colonia, perchè sog-
giogasse i Principati Longobardi.
L'Abate Atenolfo e suo fratello Pandolfo di Capua,
prevedendo che il primo impeto della guerra sarebbe
stato in lor danno, presero diverso consiglio; l'uno fug-
gì presso i Greci, l'altro si preparò a resistere. Bicesi
• Tane per trienntum interclusa est via Hyerosolimae , nam pmj^te^
iram Normannorum , quicumque invenirentur peregrini a Graecis li^
gati Costantinopolim ducebantur et ibi carcerati affligebantur. àdemar^^
His. L. Ili, § 55,
• Reputare amissa Apulia ac Principatu , Romam quoque ne ma^^
turarent , ac per hoc Italiam totam consequenter sili et in proximc^
amittendam, Leo Ost. /. e.
5 Duces quoque 6ra£corumcum parte ejusinvaderant. àdemar. Hw —
1. e. Ilis omnibus audiiis Graecoìum , scUicet invasione , principia
tergiversatUme , Datti denique crudelissima nece, etc, Leo Ost. I. e.
— po-
che venuto r Abaie in Otranto per recarsi a Costantino-
poli, apparisse S. Benedetto al Vescovo della città, im-
ponendogli lo distogliesse da quel viaggio. Ma la paura
vinse ogni riverenza , ed Atenolfo entrato in mare , nau-
fragò miseramente nel 30 marzo del 1022 * in quei flut-
ti medesimi ch'erano stati tomba al tradito Batto. Per-
chè Arrigo , cosi pronta scorgendo la divina vendetta ,
esclamò: « E affondato nel lago che aveva aperto, cad-
de nella fossa da lui scavata ^. »
Intanto T Imperatore insieme al Papa entrato nel ter-
ritorio Beneventano vi ricevè gli omaggi del Principe
come signore ^ e raggiunte le milizie guidate da Pop-
pone venne a porre l'assedio a Troia. La nuova città
fondata a baluardo della Puglia sedeva in più forte sito
che ora non sia *, e greca l'origine, greca la guarnigio-
ne , oppose valida difesa. Mentre Arrigo vi accampava
intorno. Pellegrino di Colonia rimasto ad investire Ca-
pua sforzava Pandolfo alla resa * salva la vita , che al-
tro più onesto patto non volle concedergli. E quantun-
que lo dannassero a morte gli Imperiali Ministri, lo cam-
pò la fede ricevuta, e fu invialo prigione in Germania ^.
* Necrol. Cass. — Leo Ost. 1. c.
• PSAL. VII, i6.
^ La CsB. VoLTVRN. e 1' Ughelli riferiscono i Piacili tenuti nel Be-
''^Ventano in nome dell' Imperatore.
^ Il traduttore d' Amato inserisce nel testo queste parole : Où Troje
fu cpért V antique faJnique , et non pas la oH eUe est maintenant ^
9UUT en plus vili lieu est ara. 1 ^ 26.
^ Metuetis civium prodUiaiii'e. Leo Ost. I/^ 40.
^ Rimaneva Pandolfo II che V aveva adottato , e Pandolfo V , asso-
<^ìuto al governo nel 10,18. — pe Meo ad un,; ma s'ignora che n'avve-
— 100 —
Con maggior vigoria sosteneva Troia l'assedio dal marzo
al maggio del 1022, respingendo gli assalti, e brucian-
do le macchine ; ma poi stanchi assaliti ed assalitori , ed
entrata una dissenteria nel campo tedesco, s'appagò Ar-
rigo che simulasse arrendersi la città, e fuggendo gli
estivi calori si ritrasse di Puglia *. Innanzi però di par-
tirne visitò devotamente il Gargano, ed orando la notte
nel santuario, sorpreso da celeste visione, narrano gli
Agiografi, che mentre s'atterrava spaventato, un Angelo
gli gridasse : « non temere o eletto di Dio , sorgi e ri-
» cevi il segno divino della pace » e d' un colpo al fianco
lo fece zoppo per la vita ^.
uìsse, poiché del primo non è più menzione, T altro fu restaurato poi
col padre Pandolfo IV.
* I documenti che rimangono di questo assedio si contradicono. Amato
al £. / , e. 24 dice , che Arrigo la prese ; ma al cap, SS narra : Et
Trojens ( ne ) par débeltté de ceux qui l' aségirent , ne par force de
ceu% qui dedens estoient , mès pour lo fori lieu oii elU estoU , rum
poi atre prise, 11 Glabro racconta , che i Troiani avendo bruciale le mac-
chine furono rifatte e rivestite di cuoio , e che dopo tre mesi d' assedio
con vicendevole strage , appiccatosi il contagio neir armata tedesca , i
cittadini guidati da un romito con la croce innanzi , e preceduti da fan-
ciulli che cantavano kirie eleyson , vennero al campo e rimossero V Im-
peratore dal giuramento che aveva fatto d' impiccare tutti gli nomini ,
appagandosi che una parte delle mura fosse abbattuta , e poi riedificala.
Acceptisque pacis obsidibus universis regionis illius provintialibus re-
versus est Saxoniam, L. Ili, § I. Presa anche la dicono Epjdamno, e Erm.
CoKTRACT. Ma un diploma Greco dato due anni dopo afferma : ita fedelissi-
mi òbsistere Regi , quod nihil eis nocere valuU , bene civitatem defendeu»
tem et licet omnes res suos de forisperdiderint^propter hoc servitium
Jmperatoris non dimisere , nec ab eis fidelitate discessere. de Meo.
• De divis Bamberg, cap. 3, ap. Ugh. in Sipont,^ ma il Provama
attribuisce lo storpio a umana percossa ricevuta in Pavia al i004.
— lOi —
Fallila la spedizione contro i Greci, Arrigo si limi-
tava a far riconoscere la sua signoria nelle rimanenti
province. Senza alcuna resistenza s*era piegato Bene-
vento ; in Salerno , assediata per quaranta giorni dal-
l'Arcivescovo di Colonia, Guaimario diede ostaggio il
figliuolo che fu affidalo al Pontefice * ; e Capua ricevè
in luogo del deposto Principe , Pandolfo conte di Tea-
no.'Napoli stessa riconobbe la supremazia dell' Impera-
tore ^; e in Montecasino, ove si fermò rendendo grazie
a S. Benedetto d'averlo guarito dal mal di pietra, inve-
sti come Abate Teobaldo «.
Affrettando il ritorno con F esercito diradato dal con-
tagio, Arrigo non volle allontanarsi prima d' aver assicu-
rata la sorte dei discendenti dì Melo , e quella dei Nor-
manni che s'erano a lui congiunti. Rodolfo, che vuoisi
ito in Germania insieme al profugo Barese , ridisceso
coi Tedeschi, si afferma tornato ora con i suoi seguaci
in Normandia onorevolmente accolto dal proprio Prin-
cipe Riccardo ^. Degli altri Normanni, ventiquattro, tra
• Troiam , Capuam , Salemum , urhes Imperli mi ad Graecos de-
ficientes ad deditionem coepit. Epioam. Ann, ìfrev, Herm. CoTmi. Leo
OsT. ecc.
* Et lui donna la croce e' est lo baston ecdesiastique, àmat. I, 27,
28. Proinde Carìnenn ecclesia providentes quae specialius ad ro-
mnum spedai imperium ec. Dipi. Arrig. Rcges, Pet. Diac. 87 , 38.
^ Normanni quippe cum suo duce RodtUfo reversi in suam patriam
gratater recepii a proprio principe Richardo^ Glab. HI, §. Y. Un Rodol-
fo di Tdeni è ricordato come vivo in Normandia nel 1054, Neustria Pia
P* 567, Mooter p. ^ , ma si crede nipote a quello che venne in Ita-
^'a. Più prossimo discendente fu Ruggiero de Tòeni , che guerreggiò in
'spagna contro i Musulmani , e fu ucciso insieme a due figli nella sua
Patria verso il 1055. Will. Gemm. VII, e, o, Mooyer, p. 21.
— 102 —
i quali, Giselberto, Gosmanno, Sligando , Gualtieri de
Canosy, ed Ugo Fallucca, avendo a capo Torstaino il
Dalbo 0 Scitello * , affidava l'Imperatore a Stefano Pie-
tro e Melo, nipoti del defunto Melo; e non polendo
ricondurli in patria , concedeva ad essi alcune castella
confiscate ad Atenolfo o a Pandolfo nel contado Comi-
nensc *.
Anche alcuni Normanni furono investiti di feudi ^ (Si-
pendenti forse da Montecasìno, o dal nuovo Principe
di Capua. E perchè piii sccuramente rimanessero nella
fede dell'Imperio fu imposto al marchese di Spoleto e
Camerino di venire in loro soccorso ove occorresse *.
' Et que ìwn le poi recovrer le lor cose lui donna de lo sien prò-
pre la terre la quel se elame lo Comune avee li chastd qui i apar-
teneient. Et lor donna en aide Torstayne avee XXiiij. Amai. /, 29.
Quibus etiam in auxUium Normannos Giselbertum , Gosmannum ,
Stigandum , Torstainum balhum , Gualterium de Canosa , et Ugoìietn
Fallucca cum aliis decem et odo relinquit, Leo Ost. i/, 4L Torstai-
no o Tostaino fu dello Ciiello o Sciiello da Ord. Vit. ///. e Will.
Cemm. F//, e le Bègue da Du Moulin. Stor. gen, de Norm,
' liO Comune di Amato clic T Ostiense dice Cornino, era lo slesso
che il Conlado di Sera , poslo tra il Principato Capuano e la Contea
dei Marsi , Comitato Soraìio qui dicitur Comino Reg. Pet. Diae. n."
619y e comprendeva terre e castella diverse. Alcune n' erano slate do-
nate all'Abate Atenolfo dal Principe Capuano Leo Ost. li, 31, ed al-
tre glie n' aveva confermate Arrigo IL de Meo an. Ì0i7 , e confiscate
ora ne furono investiti i nipoti di Melo. A torto crede Muratori conce-
duto ad essi la contea di Teano. Piena Esposiz,
^ Nordmannis qutbusdam, qui tempore ejus Ulo confluxerant, quod-
dam , ut ferunt , illis in partibus territorium concessit. Herim. Al-
GiENs. Chr. an. W22. Pertz Script. V.
4 Amato 1 , 30 , dice , si chiamasse Ranieri senza dirne il Marche-
sato; ma altro non v'era più prossimo di quello dì Spoleti e Camerino.
- 403 —
Ma le mutazioni cagionate dalia discesa d' Arrigo non
potevano esser durature ; V autorità degli Imperatori
Alemanni nel mezzodì era stata sempre transitoria ed
incerta , simigliante ad un torrente che devasta e pas-
sa. Pandolfo di Teano, si trovò cinto* da nemici po-
tenti , quali erano i Principi di Benevento e di Salerno
congiunti all'espulso Pandolfo IV; e più grande gelosia
destarono le concessioni fatte ai Normanni per V indole
loro ardimentosa e rapace. Torstaino e gli altri compa-
gni, occupato in nome dei nipoti di Melo il castello di
Galiinario nel contado Gominense, non si tennero paghi
a quel possesso; cercando suhito allargarsi in danno
dei vicini *. Ma questi si armarono a respingerli, prin-
cipalmente Pietro figlio di Ranieri , Castaldo di Sera * ;
Nel iOOi r aveva posseduto insieme alla Toscana Ugo , a questi in
Toscana successe un Ranieri , che sembra lo stesso ricordato dal Croni-
sta » poiché a Spoleto non se ne trova alcuno , prima del 10i8 , quan-
do un marchese Ranieri fu deposto dairimp. Corrado. Muratori ann,
1027-28.
• Quant li NormarU furent ferme en la foi de l' Eglize empérieìe,
i effarcèrent de (aire lo comandetnent de V empéreor , et vindrent en
la terre qui devoit estre de li neveu de Melo , et erUrerent en lo Castel
de GaUmare , et firent paovre à tuU cU qui habitoient entar. Més
que ceste choze estoit petite , ces chastelz d* entar voloient par batail-
le, Amat. /, 30. Invece di GaUmare nel testo forse era scritto GfUli-
nare e sarebbe Galiinario nel Comitato Cominense, ricordato nei Bol-
lano. Vii, S. Gerar. ed iu un diploma di Corrado che dona S. Maria
de Gallenarip a Montecasino. Gattola T. I , p. 518.
• Et la superbe de un' autre Pierre fUz de Raynier non reposa , et
^r entre ceaux de celle contrae estoit tenu lo meillor , vouloit cou"
Irester cantre la majcste imperiai, /, 52» Trovando nel 1019 un Ua-
iiieri gastaldo di Sora (oe. Mfo ad an») ^ e nel 1055 up Pietro figlio
— 104 —
che- dolente di vedere.il suo retaggio in mano degli
stranieri * , rifiutò la pace che veniva offerta, e mos»*
se ad assalirli. Se crediamo air unico narratore dì
queste prime lotte fra gì' indigeni ed i Normanni t
venticinque cavalieri sbaragliarono più che dugencin-
quanta nemici , senza riceverne altra offesa che la mor-
te del gonfaloniere. E la vittoria fu compiuta quando
giunse il Marchese di Spoleto , al quale due dei nipoti
di Melo erano stati inviati per richiedere soccorso *. Ma
di questi e di quella impresa più innanzi non si ra-
giona; e Torstaino stesso che ne fu Teroe stranamen-
te perisce. Favoleggiano di lui , che mentre era al
soldo di Guaimaro ili come Duce dei merccnarii , vi
facesse mirabili pruove lanciando oltre il palagio del
Principe un leone , dopo che strappatagli dalle fauci
una capra , l'ebbe colle sole mani ucciso ^ Invidi però
della sua virtù, i Longobardi lo condussero con ingan-
no tra i serpenti a combattere, un drago smisurato,.. e
l'alito pestifero ed infiammato del mostro , consunte
le armi, lo soffocò ^. Così la popolare leggenda avvolse ,
di Ranieri di Sora (Leo Ost. II, 55, Alberici VU. Dam, Soiian.)\
credo non s* intenda di altri.
' // non vouloU soustenir que li hérUage de ^es anoessors fusi de
geni estrange, àmat. 1 , 52.
« Ivi.
3 Primus Apulieniibus Normannis dum adhuc ìU advenae Waitncd-
chi duds Salemi stipendiarii erant praefuU Turstinus cognommio
SciteUo vir in mtdtis probUatibus , admodum expertum. Qui inter
aliqua reliqua virtutis suae indiciae leonem prò aJblaJta tibi capra fu-
rentem nudis manibus arripuit: et tUtra murum Palata praefati Ducis
velut catellum quemlUfet prokdt. Will. Gehv. VU^ 30 ì
h Longobardi vero et invidia commoti,,.. du(rerunt eam in locum ,
— 405 —
dair origine al termine, la prima emigrazione dei Nor-
manni in fantastici racconti ; novellando ì Cronisti per
supplire alla povertà delle loro gesto allorché Melo fu
caduto. E le medesime tenebre coprono gli ultimi sforzi
dei ribelli Pugliesi. Quel Raica, venuto nel 1020 coi
Saraceni contro Risignano, e tornato forse a più ardi-
mentose correrie al tempo della spedizione d' Arrigo ,
tentava nel giugno 1023 insieme a Saffari Oriti * impa-
dronirsi di Rari; ma combattuto allontanossi dopo aver
espugnalo PalascianOi e per qualche tempo d' ogni par-
te fu pace, ninno osando contrastare ai Greci. Assicu-
rato anzi da quelle vittorie nel medesimo anno il Cata-
pano muoveva da Rari per una impresa in Croazia, d'on-
de rivenne trionfante K
Altri eventi favorivano i successi Rizantini. Renedel-
ubi morabatur immanU draeo cum magna multitudine serperUium.
Deinde ni Draeonem venire senserunt , eonfestim fugerimt, Turstinus
auiem ignarus ddi^ dum socias suoi furiere cernerei » et ob$iupescen$
causam tam gubUae fugae ab armigero suo inquirerel , en repente
flammivarus draeo iUi occurrit , et caput sonipedis eius hianti ore in-
vadil. Ai ille abstracto enee mrilUer feriens feram moxperemit: quin
etiam venenoto fUUu infectus tertio die obiU, Nam dypeum ejus , quod
mirum dktu est , fiamma et ore draconis erumpens momento totum
(»mbussU. WiLL. Gemx. l. e.
■ Lupo. Amari //, 345 ^ crede si debba intendere per Jaffari o Saf-
fori Crini , r emiro Siciliano Àkhal detto anche Abu-Gia'far. Ma il ti-
^b greco di Criti mi fa sospettarlo anche Barese , ed il nome di Saf-
^ a" incontra spesso nelle carte del tempo : Saphkus quidam presbi-
^^ ep. Leo Ost. //, 52.
^ Irantf retava Bugianus in Curbathia (cum Barensibus al. ) et
^^^*hprehendit ipsam Frincipissam ( Patricissa al. ) uxorem Cosmici,
^«ipo. Caa. hàn.
— 106 —
to Vili ed Arrigo Imperatore morirono quasi contempora-
neamente dal giugno al luglio del 1024, ed al primo su-
bentrava il fratello Romano col nomo di Giovanni XIX ,
che di laico fu Papa per simonia * ; all' altro morto senza
prole, succedeva dopo lieve conlesa Corrado detto il
Salico. Vacato T Imperio, si riscosse in Lombardia la
fazione avversa ai Tedeschi , i Pavesi memori delle cru-
deltà d' Arrigo ne incendiarono il palagio * , gli antichi,
fautori d'Arduino offrirono la corona a Roberto di Fran-
cia, al suo figliuolo Ugo, a Guglielmo d'Aquitania; ma
tutti la rifiutarono , paventando più della possanza degli
emuli le mutabili e divise voglie dei grandi ^ Laonde
fastidito di quei trattati e sperandone vantaggio , Eri-
berto Arcivescovo di Milano , potentissimo in Lombar-
dia , si recò in Germania a giurar fede a Corrado , e
molti lo seguirono.
L'elezione di Corrado giovò a Pandolfo IV deposto
Principe di Capua, poiché Guaimaro,che n'aveva in mo-
glie la sorella , ottenne con doni e preghiere fosse li-
berato *. Reduce quindi in Italia tutti i pensieri po-
se a riprendere i suoi dominii , né amici , né armi gli
mancarono. Da una parte i Greci , dall' altra i Con-
ti dei Marsi , ed i Principi di Benevento e di Salerno ,
s' unirono con lui , e Guaimaro raccolti i Normanni
» Glab. IV, e, l. Baron. ad an,
* Wippo in vit. Corr, Sai.
5 Arsulph. Med, L. II, e. 4. Murai, ad an.
4 Par prierie de la mmllier la quel estoit soror de Pandulfe^ man-
da domps a la majesté imperiai et à touz li grani home de la cori, .
Amai. /, JJ. La Chr. Volt, lo dice fuggito, R, /., T, /, p. //, p. Si2,
— m —
ch'erano sparsi per là Campania li condusse all'asse-
dio di Capua *.
Fra quelli che s'offrirono ai suoi servigi, primeggia-
vano Arnolino e Rainulfo *. Quest'ultimo, che doveva
poscia salire a maggior grandezza , usciva dalla stirpe
dei signori di Quarrel, piccola borgata posta nei dintor-
ni di Alefon, che diede il nome alla famiglia*. Venuto
forse insieme a Rodolfo di Tocni , sostenne colle ar-
mi nipoti di Melo , e chiamato dal Principe di Salerno ,
abbandonò le contese terre di Cornino. La facilta con la
quale Corrado aveva rinviato Pandolfo IV, e la lega che
s' era formata per discaòciarc di Capua il suo emulo,
lasciando travedere da qual parte sarebbe stata la vit-
toria , i Normanni non esitarono ad accettare il patroci-
nio di Guaimaro, dichiarandosi per la causa che egli
propugnava. Non pertanto Pandolfo da Teano per un an-
no si difese, e sopraffatto infine dal numero dei nemici e
■ lÀ Normant se recuUlereìU de totes pars et se mistrent et volonté
de (aire chevalerie sous lo grani prince de Solerne Guay marie,,,.--
Gaymarie soUao o deniers li Grex^ et raccuiUi à soi lo exercU de li
Normant et asseta Capue,* ivi.
> Max itaqtie pristinos Ulos suos fautores de Apulia una cum Bo-
iam Catapano Graecos aseiscenSf Guaimario quoque cognato suo cum
fswmannis Rainulfo et Amolino , comitibusque Marsorum omni cona-
nime annitentibus , Capuam, per annum iwUgrum , atque dimidium
cbsessam, Leo Ost. U , 58, — Una variante recata da Pertz dice : cum
^CTtnannis Rainulfo Amolino et ceteris a Cornino,
^ Questa famiglia, che latinamente fu detta de Quadrellis, Ord. Vit.
^^I, ed ebbe anche la signoria di Condò presso Alefon , lasciò il suo
**omc ai borglii vicini Linière4a-Quarrelle , VUaine-le-QuarreUe , ecc,
^LANT DeSìNos Mcm, hist, sur Alen^on^ T, i, /45-/5J. Un Roberto
^e Quarel è ricordalo nel 1087. Ord. Vit. VIH,
— 108 —
dalle interne congiure , nei primi mesi del 1026 , rico-
verò in Napoli ^ In tal modo l'opera dWrrìgo era di-
sfatta, e lo stesso Papa anzicliò seguire i disegni di suo
fratello Benedetto Vili, o per paura, o sedotto da lu-
singhiere oflerte, propendeva per l'Imperatore Basilio.
Da lungo tempo agognavano i Patriarchi di Costanti-
nopoli assumere il titolo d'Ecumenici Primati d'Orien-
te ; Eustazio che allora presiedeva a quella Chiesa, spe-
rò non senza fondamento, che l'avarizia del Papa si
piegasse a riconoscerlo , e furono perciò inviati amba-
sciatori con ricchi doni ^. Né forse solamente 1' uni-
versalità del greco Patriarca dovevano chiedere i mes-
si , ma riprendere i negoziati perchè la sede stessa del
Pontificato accettasse la supremazia Bizantina. Le for-
' Asieia Capue , laqueUe prUt par V indugine de li cUatin, Amato
ivi. Nel maggio era già iu mano di Pandolfo IV, dipi, in Ughel. Epis, Cap,
^ CoslantinopolUanus praesul cum suo principe Basilio , alii non-
nulli Graecorum consUium inicre quatenus cum consensu Romani Pon-
tificis licerci ecclesiam CostantinopolUanam in suo orbe sicut Roma
in universi , universalem dici et haberi. Qui statim miserunt , qui
deferreni multa ac divei^sa exenia Romani tam Pontificis, quos suae
parti (avere cospiccrent. Glauber /F, § /. Baìion. ad an. É notevole poi
una bolla concessa da Giovanni XIX a Bisanzio Arcivescovo di Bari, nella
quale confermando la sua dignità aggiunge queste parole : Ex hoc «nim
lucri potissimum primum a conditore omnium Beo in sideris areibut
praescribitur remunerationem , quando egregia ac venerabUia loca ad
meliora fuerint sine statu perducia ec. , ed enumera le Chiese sotlo-
posie. Ughel — Mense junii iO%'ó. Il Garubba volendo spiegare questa
insolita dipendenza da Roma la crede data nel tempo dell' insurrezione
di Melo , alla quale avrebbe partecipato V Arcivescovo, Serie Croiwl,
Past, Bar. p. iOi , ma V anacronismo è evidente , perchè nel giugno
102o fu eletto Bizauzio. Chr. Bar. 40%li. Ma io la credo posteriore e con-
cessa nrobabilmente nel 1033, quando Bari nuovamente s' era ribellala.
— 109 -
tunale guerre condotte in Oriente contro i Bulg«u'i , i
Russi, ed i Musulmani, suscitavano nel vecchio Impera-
tore il desiderio di compiere le glorie del suo regno col
riacquisto di Roma e di Sicilia, ed egli slesso si dispone-
va a prendere il comando di un' armata invaditrice. Pre-
cedevalo intanto il suo ciambellano Oreste, il piìi fedele
tra gli eunuchi *, che menando numerose milizie assol-
date fra i Turchi, i Bulgari, i Macedoni ed i Varangi *,
scendeva in Italia. Congiuntosi al Catapano Roioanni
scacciavano di Calabria gli ultimi pre^idii Musulmani
e restaurato Reggio , vi prendevano stanza per svenarvi
ed aspettare T Imperatore ^.
Ma dopo una sorpresa , tentata sopra Messina dal Ca-
tapano Roioanni coi Baresi*, i bellicosi apparecchi va-
namente si consumarono. La morte deir Augusto Basilio
avvenuta nel decembre, lasciò soprassedere gli assalti ;
ed Akhal profittando di una moria entrata fra i Greci ,
e dell'ignoranza di Oreste lo respinse, costringendolo a
' in SicUiam molitus expeditionem BasUius Orestem quarilam ile
fidissimis suis eunuchis praemiltit cum magnis copiis. Cedr. Il , 479*
Nel Chr. Bar. ove l'anno 4027 ò fallato è scritto Oreste ispo chito"
mti, e in altri esemplari Despotus Nichus, Ltpo scrive chetoniti ^ e
s' avvicina piiì al greco xojrwwTy); ciambellano.
' Vandali Chr. Bar. meglio Varangi, ed erano venturieri Scandinavi
che scendevano dalla Russia, a militare in Costantinopoli. Gibbon, c. LV,
Il nome fanno derivato da Varghing in lor lingua esule , o da Wehr
difensore.
^ Ibn-el-AthIr an, 416 (1025) Ms. A, 1\ 111, f, 159, cit. dall' A-
*Aai II, 365. — Regium restaurata est a Vìdcano catepano, Cirn. Bar.
Altre edizioni per errore la dicono distrutta.
^ ^ugianus cum Barenses barcavit Messinam, Chr. Bar.
— Ilo —
deporre ogni pensiero di conquista ^ Rimasto P Imperio
in balìa di Costantino Vili, principe inetto e voluttuoso,
caddero i trattali col Pontefice, da altri avvenimenti ob-
bligato a rompere quelle pratiche. Vive rimostranze se
n^ erano fatte fra i Latini ^, quando a vietarne in tutto
gli effetti s'aggiunse la venuta di Corrado in Italia nel-
r aprile del 1026. Coronato da Eriberto Arcivescovo di
Milano , disertò il contado di Pavia , scese a Ravenna ,
ove i Tedeschi ebbero aspra zuffa coi cittadini , e depo-
sto Ranieri marchese di Toscana, s'aggirò per quelle
province deprimendo i riottosi, accogliendo giuramenti ed
omaggi. Il Papa fu sollecito a concedergli la corona, per-
chè s' obbliassero i suoi torti, e confermoUp Imperatore
nel 26 marzo del 1027 , fra le solite brighe dei Romani
e degli Alemanni, che turbarono la cerimonia solenne '^.
Con tali auspicii Corrado proseguì' il suo camino da
Roma verso i Principati Longobardi che si riconobbero
vassalli *, e, come già aveva fatto Arrigo, si vuole in-
* Amari 11 , 367, Cedren. 11 , 4%.
* Sed GaUiarum episcopi et Abbates his obviare conati sunt , qui"
dam vero liiteris missis sedem Apostolicam viHtantes , et tantum ob-
briam et dedecus auctoritatibus ad medium prolatis ^ quibus carUra-
dicere fas non esset, a Romana ecclesia propulsantes. Huc. FlaVinia-
CEN Chr, Pertz Vili, lì Glabro reca una leUera scrìtu a tale propo-
silo dair Abate di S. Benigno per distogliere il Papa. IV , § 4,
3 MuRAT. (id an. Una lettera di Canuto Re di Danimarca riferìia da
WiLL. Malesb. L. n, c. 2, dice die alla coronazione di Corrado in
Roma erano presenti « omnes principes gentium a monte Gargano tit-
que ad istud proximum mare » e farebbe supporre che anche i Lon-
gobardi vi venissero per ingraziarsi con lui.
* Apuliam processit et Beneventum et Capuam , reliquas civitates
feudasse alcune terre ai Normanni sui confini dei Greci,
affinchè da questi le difendessero *. Ma la concessione ,
se vera, non fu durevole, perchè continuarono a rima-
nersi vaganti e dipendenti, e Corrado richiamato dai ru-
mori che Guelfo di Svevia aveva desfati in Germania ,
ripassò le Alpi nel maggio 1027.
Più opportuna occasione ad ingrandirsi trovarono i
Normanni nel torbido ingegno del restaurato Principe di
Capua. La dimora deirimperatore in Italia n'aveva af-
frenate le cupide VQglie e le vendette, ma subito appa-
rirono quando lo seppe lontano. Succeduto in Monteca-
sino ad Atenolfo, l'Abate Teobaldo per opera d'Arrigo ,
e la ricca badia trovandosi cosi sottratta alla sua pre-
ponderanza ; Pandolfo IV non rattenuto ora da altro ti-
more , confinò r abate nella piccola cella già abitata
da S. Benedetto , e prepose a reggere il cenobio un fra-
te a se devoto per nome Basilio , probabilmente Greco,
tjuesti , poiché Teobaldo fuggi a Napoli e poi S. Libera-
tore nella Majella , ne assunse l' ufficio , e molti monaci
scacciò, gli altri resse aspramente, i redditi ed i vas-
salli adoperando in servigio del Principe. Il quale, ec-
cetto S. Germano, S. Pietro, S. Angelo e S. Giorgio,
usurpò le rimanenti terre e le castella, e fece occuparle
da quei Normanni, che aveva ritenuti suoi raercenarii,
illius regwnis seu vi 8e^ vdontaria deditione sibi suìnugavit, AVippo
Fif. Chwr. § 17.
' Normànnis , qui de patria sua nescio qua necessitate compulsi in
Apuliam canfluxerurU , ivi Iwìntare licentiam dedit , et ad defenden*
dos termini regni adversus Gratcorum versutias, eos principibus suis
coadunavit: ivi.
— 442 —
preponendo al governo un Todino già servo del Moni-
stero K Similmente fu fatto della Badia di S. Vincenzo
al Volturno , e sospettando anche dell' Arcivescovo di
Capua lo imprigionò sostituendogli Ildebrando suo ba-
stardo. Il furore di Pandolfo trasceso prima contro Dio
ed i Santi , come dice il Cronista , si volse dopo contro
i cittadini per punirli della passata defezione^, e gli
stessi vicini ed i congiunti , non furono più securi dalle
sue trame e dalle sue depredazioni ^.
In cosiffatte imprese vennero adoperati i Normanni ^ ^
dei quali alcuni rimasero presso Guaimaro, ma il mag-
gior numero si raccolse agli stipendii di Pandolfo di
Capua, ed oltre quelli sparsi sui possessi di MontecasiaOf
altri furono allocati nelle palustri terre dette dei Maz-
zoni. Ivi scélsero un luogo abbondante d'acque e di al-
beri e cercarono afforzarlo ; ma trovato il suolo molle
e pantanoso , si trassero oltre alquanto in più opportuno
• Amai. 1 , 34 a 38. -^ Tosti i, 488 a 490, — NormannU qui iUn
tunc adhaerebant dUtribuens ec. — tam Normannos quam caeteros
quosque pavere praecepit, Leo Ost. ]I, 39. Mabillon An. IV, p, 358.
* Et puiz la rage de fortissime loupe se mostra àceux de la citi,
et estraignoit les dens come home esragé , et quant li home , guani li
fame faisot prendre; et ensi estoit le peuple tormente. Amat. II, 59.
s Et mul guerre contre li parent soe , quar quéroit de cachier de
V oììùT de Bonivent son coignat , et lo frère de celui qui V avoU mès
en hautesce. Mès quant JHeu est avec l'ome nul non lui peut nuire ne
mal faire. Amat. 1 , 59. La Chr. Borg. S. Soph. ad an. 4035^uvn^nn
assedio fauo da Pandolfo contro Benevento , però il testo d' Amato è
erroneo , e forse deve leggersi son frère de Bonivent et lo coignat
celui ecc.
4 Affiues properant hoc Principes tuli
Devastare locos hostesque virìliter aogiint. Guil. Api». ì.
— 113 —
sito posto nell'agro di Gapua, e al Ponte a Selice, o
al Vico Pantano come si crede, alzarono trincee*. Al-
la schiera accogliticcia fu preposto duce Rainulfo * ,
quello stesso che da Cornino era venuto in favore di
Pandolfo IV con Guaimaro.
Antiche nimistà erano state sempre tra Gapua e Na-
poli, e Sergio IV duca di questa dando ricovero a Pan-
dolfo di Teano , offriva ora occasione al suo emulo di
muovergli guerra. Aiutato dai Normanni e da alcuni
cittadini traditori , il Principe Capuano s' insignorì nel
1027 della città che sin allora non era mai venuta in
potere dei Longobardi, e Sergio fuggì in Roma con Pan-
dolfo di Teano che vi morì ^.
' Hac ratione loco metantur castra decenlì ,
Qui Umphis herbis simul arborìbusque redundans ,
Cumque locum primae sedis munire pararent ,
Undique densa palus ec.
Sic se factum munimìne cuidam,
Quis prìnceps Capuanus erat. ivi,
■» Egregium quendam mox elegere suorum
Nomine Rannulfum, qui princeps agminis cssct. ivi,
WiLL. Gemmet. narrata la morte di Torstaino dice : Normanni principes
nbi RantUfum et Richardum elegerunt , quibus ducioribus mortem
Twaini uleiicentes contra Longobardos aspere rehellaverunt, VII , 50,
Ma Riccardo successe a Rainulfo molto dopo.
^ Et la grant citi de Naples o V aide de ceux de la cité misi soui
«» IWMfé — Amai. I, 40. Princeps entravit Neapdim fraude civium,
taa. S. SoPH. BoR6. an, 40Z8 Ind, XL Leo Ost. II, 58. Un dipi, di
Rodolfo deir aprile 1029 è segnato : secundo anno Vucatus Neapoli-
'«norttm. Arch. Cassin. Caps. tftf, B. f. 1, n." 2 ap. Cayro Star, di
^q^mo, r. l, p, 64.
VCL. I. 8
L'occupazione di Napoli, sulla quale ì Greci ave-
vano sempre vantati dei diritti , non sarebbe stata sof*
ferta se nuovi imbarazzi non si fossero suscitati in Ita-
lia ed in Oriente contro V Imperio Bizantino. Costanti-
no Vili non ardi riprendere la guerra nemmeno con-
tro i Musulmani , e quando venne a morte nel novem-
bre 1028, il suo successore Romano Argirio richiamò
Oreste e lo stesso Boioanni , inviando gli Imperiali mes-
si Eustachio e Basilico a conferire gli onori di Catapano
a Cristofaro ^ Insieme ai nuovi ministri, o presentis-
se 0 fossero già incominciati altri rumori, mandava un
esercito raccolto in Grecia ed in Macedonia; « che nulla
fece per T imperizia e la malvagità dei duci*. » Infat-
ti tra. quelle mutazioni tornavano i Saraceni agli assal-
ti di terra ferma , condotti dal perdurante Raica e da
SaiTari ; i quali entrati in Puglia nel 1029 ponevano
Tassodio al castello d'Obbiano, ed avutone per accordo
prigione il presidio straniero , s' allontanavano ^. Que-
ste oscure fazioni ricordano appena i Cronisti , benché
quel moto non si limitasse a fugaci correrie. Fra le
consuete turbolenze della Imperiale successione , come
che fosse, la famiglia di Melo era tornata dal lungo esi-
' CuR, Bar. Lupo adan. iOÌ9, Uà dipi, di Cristofaro Catap. d' Italia
e di Calabria fu stampato da bel Giodice in Appendice al Cod, SHfL
di Carlo i. d'Anpò,
* Imperator ex Grecia et Macedonia coUectum egregium exereiium
in Italiam misit , qui tamen ipse quoque nihil potuU praeclarum ef^
ficere db ducis inscitiam atque malitiam, Cedr. II, 496.
* Tandem Raica et Saffari oòsiderunt Castellum Obbianum, ^
Obbianentes extraneos tradentes pacifkaverunt cum ipsis. Lvpo ad.
— H5 —
Ho di Costantinopoli in Bari ^ , e \a città s'era nuova-
mente ribellata. Se per interna sollevazione o per asse-
dio r ottenesse Raica , non ci è dato indovinare; però
più che di tutti, rimane gloriosa ricordanza dell' Arci-
vescovo Bizanzio , che si levò anch' egli fiero nemico
degli oppressori; ed eletto custode delia città, « ne fu
strenuo propugnatore , terribile e senza paura contro
tutti i Greci K »
A spegnere la novella insurrezione , sopraggiungeva
nel luglio del 1029 il Catapano Potho Argiro , e pugnava
con Raica in Bari ^ ; ma con qual fortuna s' ignora, perchè
■ Arffiro Semx venU de ipso ixUio cum sua familia. Ghr. Bar. ad
un. 1029. DocAiiCE confonde questi col figlio di Melo e lo fa morire nel
1034. Fam. Byzant, Argir. IL p. 132.
* Bizanzio, sembra apparieoere ad una famiglia rimasta sino allora
devota ai Greci. Nel diploma concesso alla città di Troia dal Catapano
Boloanni air anno 1019 vi sono nominati', Giovanni de Àlferna Protospa-
tario, Bizanzio Protonotario suo fratello custode della città, e Bizanzio
Conte della Curia ; ufficii che mostrano qual favore godessero nel tempo
della ribellione di Melo. Il Bizanzio del quale ora si parla fu eletto Arci-
vescovo di Bari nel 1025 , ma è fuori dubbio che divenisse nemico alla
straniera oppressione. Il Chr. Barese narrando della sua morte dice: €un^
ctae urbis custos oc defensor atque terrUrilis et sine metu cantra amnet
Graecos: e LuM « Custos civitatis ^ ejusque egregius propugwUor adver-
siM Graecos, » Queste parole non possono riferirsi al tempo della prima
insurrezione di Bari anteriore alla sua elezione, né a quella posteriore,
qiiaiido era loorto; laonde il titolo di custode della città, e la sua re-
sistenza deve porsi in questi anni. De Meo à supposto che Raica fosso,
^nt^lo di Bizanzio , ma non apparisce , anzi è inverosimile riflettendo
clte Tesole Raica cominciò a combattere i Greci nel 10^, e dopo fu
eletto Bizanzio Arcivescovo, né lo sarebbe stato, posta quella parentela.
^ Et mense JuiiivenU PotìkoCatepanus, fecitque pugnata cum Raica
m fari. Lvpo, Cbr. Bar.-* Un dipi, del 1030 pubbli<!ato da pei* Giupick
— Ite-
gli eventi della guerra con i ribelli ed i Saraceni , forse
loro alleali , sono pieni per alcuni anni di tanta confu-
sione, e monchi pertanto lacune, che non bastano sup-
posizioni a rischiararli. Corseggiavano i Musulmani sulle
coste d'illiria, in Corfù, e sino in Grecia, ove erano vin-
ti sul mare due volte da Niceforo governatore di Nau-
plia nel 1031 e nel 1032 ^ In pari tempo spandendo lor
gualdane in Calabria, nel giugno del 1032 vi prendevano
Cassano , e nel luglio affrontato Potbo lo vincevano e
r uccidevano *; feroce rappresaglia alla quale non fu*
rono estranei gli indigeni. Succeduto Michele Protospà*
tario giudice dell'Ippodromo, con nuove turbe merce-
narie d'Anatolii ^^ tenne governo inonorato insino al
maggio 1033 ; allorquando insieme al Catapano Co*
stantino Opo , furono spediti Leone Opo al comando
in Appendice al Cod, Dipi, di Carlo J d'Angiò, si dice dato da Bie*
ciano Catap. d' Italia e di Calabria ; ma o questo fu un altro nome di
Potho , 0 l' anno venne errato. Niuna altra memoria si à nei Cronisti
di questo Bicciano.
' Cedreno li , 499, Amari 11 , 367.
* Compreh, est Cassanum a Saraceni^ et Potho Catp, cecidU ab
eis, Chr. Bar. 1034, Tertio die Menm Julii.,.. ceciderurU Graeà ec.
Lvpo ad an, 1051. Ma deve essere 1052, perchè nel marzo, di que-
st' anno Ind. XV, Potho concedeva un dipi, a Basilio monaco di S. Be-
nedetto di Capua« Ex Arch, Casin. n. 9.
^ Il testo del Chr. Bar. c di Llto ad an. porta : discendit Mi"
chd Protospata criti tu bUu ke tu hypodromu et adduxit Anatcliki
Epi tu nyacon capt. — che in greco sarebbe : xy/ryj; i^tcì iVflro^jjojAij
xai Tov ^v\qv, Mich. Attaliot. «.* 7. Questo Michele sembra il patrizio
figlio di: Anastasio Logoteta : rei bellicae ignarissimus quippe in tim-
tra et delicias educatus, Cedr. //, 543, che nel i042 fu \into dai
Triballi e dai Serbi.*
-H7 —
delle terrestri milìzie, e Giovanni Cubiculario con la
flotta *.
Più avventurosi allora i Greci respingevano i Musulma-
ni, già per domestiche sedizioni apparecchiati a maggio*
ri rivolgimenti ^; e discacciandoli per sempre dalla peni-
sola, rompevano l'alleanza che la dinastia Kelbita aveva
stretta con i Pugliesi. Sembra che in quel tempo anche
Bari e le altre terre fossero riprese, perchè sebbene non
se ne sappia il modo , le vendette che seguirono , sono
sufficienti ad. argomentarlo. Il vecchio Argirio fratello di
Melo tornava in esilio, ed insieme v'era condotto Bi-
zanzio, con raro esempio, cittadino e sacerdote, ma-
gnanimo sostenitore di libertà , e fondatore dell'Episco-
pio Barese. Entrambi gli esuli morivano poi in Costan-
tinopoli, l'uno nel 1034, l' altro nell'epifania del 1035 ^.
Il fine infelice di Romano Argirio, spento dalla mo-
glie Zoe nel lOSi, nulla innovò nelle Italiane province.
L' Imperatrice se medesima ed il trono dando in balla
di un vile Paflagone a nome Michele , lasciava usurpare
ogni potestà da Giovanni fratello di questi , un monaco
' Lupo Chr. Bar. ad an. Orestae porro àbrogatum imperium , pe*
destrihus^ praefectus copiis Leo Opus,, et in Italiani missus , cku-
Sem ducere jussus Joannes , unus de cubieulariis BasUii Imperatoris,
Cedreno , li , 505. Non saprei dire se Costantino e Leone Opo siano la
stessa persona.
* AMARI II , 346 ' — Chr. àraba presso Caruso an. Egira 427 , e
DE Meo 4035.
3 Et Argiro Barensi obiit in Costantin. Chr. Bar. Bizantius Arch.
dirupavit Episcopium Barinum et cepit laborare. Lupo. Die Epipha-
twu óbiU Costantinopoli Byzantius Episcopus Barensis fwndaJkr ec.
Chr. Bar. an. 4035*
_ M8_
eunuco che resse con sagacia e fortezza. Ai Baresi i tolto
il nuovo Arcivescovo Romualdo Protospata , sospetta-
to nemico e condotto a morire in Oriente , fu imposto
un Nicola propenso all'Imperio *. E più lungamente
durando le paure dei governanti, e gli sforzi dei cit-
tadini per liberarsi, alcuno case erano abbattute altre
incendiate nel 1036, tra le quali quelle di Giovanni In-
canato *.^
In queste lotte sostenute dagli indigeni contro i
Greci , in niun modo erano entrati i Normanni ; per-
chrè con la morte di Melo e Datto si sciolse ogni le-
game tra essi ed i Pugliesi, dal tradimento dei Lon-
gobardi indotti a preferire i soccorsi dei Saraceni.
Gli stranieri rimasti nella Campania , continuarono
quindi a servire coloro che a maggior prezzo li com-
pravano; a mutar parte secondo le occorrente ed i
premii ; procurando astutamente che niun trionfo fos-
se compiuto , che niuno dei Principi si innalzasse su-
' Eleeim est EpUeopus Romulantes Protospatarius : led is aprilit
mente ab Imperatore Costantimpdlim evoeatus exul óbiit, et eiug Uh
cum eleetus est Nicolaus, Chr. Bar. — Et postea eleclus est a euncto
populo Nicdaus et intronizzatus est. Lopo. ì\ Garvbba suppone che Nieolt
resistesse come i suoi predecessori ai Greci , e V argomenta daU* esse-
re stato poi consacrato da Benedetto IX , ledendosi in margine di an
antico Mss. Nich, Àrch. eonsecratus a Pp, Benedkto IX, e daU* es-
sersi r Arcivescovo recato nel Ì04-2 a Costantinopoli ; due fatti che tt
vedrà avere tutt' altro significato. Lo dice di famiglia EfTren originaria
greca, Serie erit, p, 410, e cosi anche il Lombardi. Comp. Cr&nol, Ves.
Bar. /, p. 27.
* Chr. Bar. Questo Incanalo era per avventura discendente da )|oel
Leone Canatu ucciso nel 989 dai Greci come ribelle.
-419 —
gli altri a segno che l'armi loro divenissero inutili ^
Dopo aver combattuto per Pandolfo di Capua, ed aver-
lo aiutato ad ingrandirsi , Rainulfo gli si dichiarava ne*
mico nel 1030 , e concedendogli V esule Sergio IV la ma-
no di sua sorella vedova del Duca di Gaeta *, s' univa con
lui per riacquistargli Napoli ^.
■ Servire libentins ilU
Omnes gaudebant , a quo plas accipiebant ,
Bella magis populi , qnam foedera pacis amantes.
Funditas everti discordem quemque vetabat
Nunc favor addìtus his , et nunc favor additus iUis.
Deeepit Ausonios prudentia Gallica; Dullum
Piena lance capi perraiuit ab oste triumphum. Guil. Ap. ].
* La storia dei Duchi di Gaeta, oscurissima sempre, non permette po-
ter cercare il nome del primo marito della moglie di Rainulfo. Dair ot-
tobre del 1012 al 1059 alcuni diplomi danno come Duca Giovanni VI;
ma del primo suo anno si trova Duca anche un Leone, che ricompari-
sce nel 1016 e poi dal 1025 al 1024. Insieme nel 1025, 1020, e 1032
è menzionata , una Emilia Gloriosa Senatrice e Duchessa la quale gover-
na col suo nipote Giovanni VI ; ma non sembra sia la vedova che spo-
sò il Normanno. Ignote rivoluzioni agitarono allora il Ducato di Gaeta,
e trai quelli che lo pretesco s' infrappose anche Pandolfo IV di Capua,
che n* assunse il titolo di reggente con suo figlio dal 1018. — Federici
degli a$U, Duchi ed Ipati di Gaeta p. 296 , e $eg.
3 1/ epoca nella. quale Sergio tornò in Napoli è incerta, Leone Ost.
//, ò8^ dice , che per annoi ferme tre$ (al. anno uno mensUms quin-
que) Pandolfo la signoreggiasse ; la Cur. Cass. pone soli 15 mesi ; ed
Amato : JHès petit de tempi cestui maistre de la chevalerie honorahle'
nmt rentra en sa cité ^ 1 , 40. Sembra che gli accordi con Rainulfo
fossero stati anteriori al suo ritorno in Napoli , poiché aggiunge : Et
à ce que- lui non peust mal (aire la nialices de cestui Pandolfe ala
à Ranolfe home aomé de toutes verttu qui eonvènent a chevalier , et
^ éona sa soror par moMlier , la quelle novellement eUoU faii vidue
~ 120 —
Furono pegno le nozze d^una stretta alleanza , e Ser-
gio a tenerlo in fede, investiva con titolo di Conte Rai-
nulfo di alcuni casali e terre non lungi da Napoli, e di-
pendenti dal Ducato ^ Ivi alcuni anni innanzi era surto
il monastero Benedettino di S. Lorenzo *, ed oravi fonda-,
vano i Normanni una borgata, o altra più antica amplia-
vano e munivano , perchè fosse comodo e securo ricove-
ro; cingendola di palizzate e di fosse, e dandole nome
di Aversa , quasi a dinotarla nemica di Capua ^. L' anno
di questa fondazione, benché si disputi, rimane dai do-
cumenti accertato nel 1030 * ; e può considerarsi come
il principio dello stabilimento dei Normanni. Altri senza
dubbio di tempo in tempo n'erano sopraggiunti, aia più
numerosa emigrazione seguì dopo che Rainulfo fu stan-
ziato in Aversa. Afferma il poeta Pugliese, eh' egli per
mezzo dei suoi messi sollecitasse i compatrioti a venire
in Italia, e la descrizione del fertile suolo, e la speran-
za di ricchi acquisti , mossero plebei e nobili ad accor-
par la mori de lo conle de Odile , et lui domanda que fusi contre
la superbe de lo prince Panddfe, i\i.
• Et ceste part d'Aver se tributaire soni, muli de casal quiisorU.,.
Et une part richissime de terre de Labor lui fust donnée que lui feist
fribut... Et per reprendère la ferocité de cest anemi fist Adverse ator-
n ter de fossez et de hauter siepes, Amat. 1 , 40. Aversae comijtein Ìfli
faciens cum sociis Normannis ah odium et infestaiionem prineipis,
Leo Ost. // , 58. Guil. App. lo dice nominato Console , ma questa pa-
rola non veniva più adoperata nell* amico significato.
» Tosti, /, p, 452, 4024.
^ A Romanis quia ah adversis sibi coettbus costrueba4ur\ Adtersis
dieta est. Ord. Vit. HI. Intende per Romani gli indigeni.
4 De Meo Dipi. Reg. Monis, S. Bl. ap. Pellegr. Jam anno pieesi-*
mo residente gens Normannorum liguriamper Uròem Aversam, ati. #6i50.
— 424 —
t
rere ^ Insieme ai Normanni anche molti Brettoni ^, lor
confinanti I si trasferirono nella nuova patria; e prin-
cipali fra i cavalieri furono i congiunti di Uaìnulfo. A-
sclettino , era stato seco già innanzi^, ora il raggiun-
geva Osmondo Drengotto fratel suo , sospinto nell'esilio
dall'odio dei nemici. Che, menando inonesto vanto Gu-
glielmo Repostello d'averne sedotta la figliuola, l'ucci-
se , e lavata l'ingiuria col sangue, a campare dall'ira
del Duca Roberto , prima errò in Brettagna ed in' In-
ghilterra ; poi si ridusse in Italia con i figli ed i nepotì
a più sicuro albergo ^.
Né solamente dalle lontane regioni chiamò Rainulfo
altre genti; ma anche dalle vicine (erre i fuggitivi e gli
esuli quali che fossero accolse benevolmente, congiun-
' Rannulfus ab urbe per actis
Ad patriam inisit legatos , qui properaro
Norinannos facerent, et quam sit amoena rcfcrrent
Appula ferliliias
Talibus auditis et egenles ei loclupetes
Advenìunt multi ; properat , quod fasce levetur
Panpertatis, inops, ac quacrat ut optima dives. GtiL. Ap. I.
* Agiles Normannorum seu Jhitmum tyrones incitati , Ilaliam di-
miis temporibus espetitrunt, Will. Gemm. VH, 50.
^ Asclettino de QuadreUis, come launanieole fu detto Anquetil de
l?aarrel , è ricordato tra i primi Normanni venuti a Capita da Leone
OSTIENSE II , 57 , e da Amato che lo chiama Aséligimo I , ^. In prò-
^'e^o sì vuole signoreggiasse Acerenza e Geuzano , e poi Aversn ; ma
piuttosto che fratello di Rainulfo, quale lo fanno i due Cronisti» a me
P^»^ nipote , e se ne troveranno più innanzi le ragioni.
^ WiLL. Gemm. VII, 50, Ord. Vit. Ili, Freresenevox e casim, En
^^4\lve alerent dreiz ckemins, Benoit Chr, des Ducs de Norm, X. Ili ,
i^- /49. Si è già veduto come Amato attribuisca questo fatto a Gisel-
^^»lo Botcrico , confondendolo con Drengotto.
— 122-
gendoli ai suoi *; e rinvigorito cosi di altre forze, si
mantenne molesto al Principe di Gapua ^. Passato però
alcun tempo, e morta la donna ch'aveva tolta, Rainulfo
imitò parte altra volta; e tornato all'amistà di Pandol-
fo, ne sposò la nipote, figlia d'una sua sorella e del Du"
ca d'Amalfi Giovanni III , facendogli omaggio di Àversa.
Spiacque a Sergio l'abbandono del vassallo, che la terra
da lui donata soggettava al nemico, ed infermatosi dal
dolore ne morì '*
' Si vicìiiorum quis perniliosus ad illos
Confugiubal , fuim gralaiiler suscipiebant. Gl'ill. Ap. I.
» Li honor de li fartisHme Normant cressoii ciascun jor et li cita-'
valicT fortùsimc mdtiplioieìU chascun jor» Et à pène pooit Pandulf'e
reftrendre ne contraster à lo poir lor. Amai. I, 41.
'' Vandolfc manda message à lo conte Raydolp1i£,,. prist por moil-
licr la fide de lo patricc d' Umalfe , laquelle estoU nièce de lo princc
Pandidfe , quar la moillwr de lo patricie cstoit mror a lo principe,..
Lo maislre de la chemlerie fu malade et dui foit fu fati moiiutt et
puiz fu mori. Ivi 1 , 42-4:3,
CAPITOLO VI.
Mentre il numero ed il credito dei Normanni s'accre-
scevano, moriva il Principe di Salerno nel 1031 la-
sciando il figliuolo del medesimo nome , che fu Guai-
maro IV. a Più valente che il padre, più benevolo e
» largo in donare , ornato d'ogni virtù , fuorché d' aver
» molte donne prendeva diletto ^ » E passato oltre un
anno mancava anche Giovanni XIX , dal quale redava il
Papato Benedetto IX suo nipote; terzo Pontefice che
uscisse da quella stirpe , fanciullo ^ , o giovane appena ,
salito al seggio per V usurpazione e la potenza del pa-
rentado. L'unae l'altra successione influirono sugli av-
venimenti contemporanei.
Guaimaro IV visse dapprima in pace ed in amistà con
Pandolfo suo zio , finché una domestica offesa non fu
pretesto o cagione a rompere l'alleanza. Avendo il Prin-
cipe di Capua teotato stuprare la figliuola del Duca di
Sorrento, Guaimaro congiunto alla donna, tenne come
suo l'oltraggio e volle vendicarlo ^. Offerse oro , drappi ,
• Ivi. 11, 2.
* Nepos duorum , Bemdieti atque JoannU , puer ferme deeewnis ,
ifUercederUe thescnirorum pecunia. Glaber. IV, § 5.
^ La sofor de la moiUiér de Guaymère estmt moUlier del due de
— 124 —
cavalli, ai Normanni malcontenti delF avarizia del Ca-
puano 1 , propensi sempre a vantaggiarsi di quelle con-
tese per ingrandire. Rainulfo ed i suoi cavalieri furono,
perciò dalla sua parte , e vennero a cercarvi fortuna al-
tri reduci di Terrasanta.
Neir anno 1034 Roberto Duca di Normandia , vago di
avventure, o per pietoso costume, pellegrinando a Roma,
e quindi in Gerusalemme, aveva menato seco onorevole
compagnia d'alcuni conti e vassalli. Ma al ritorno, nel
giugno 4035, pervenuto in Nicea di Bitinia, vi morì
naturalmente o dì veleno ^, come fu sospettato; allora
alcuni dei seguaci approdando in Salerno , si fermarono
ai servigi del Principe ^. E poco innanzi è da credere vi
Sorrrii/f, et in due de SorretUe l' avoU rharié^ et Pandtdfe auaia à
avoir à faire canialment avec la file de edle dame moiHier dd due
de S«irmUe: doni GMoimère se eorrofa et appainUla de recengitr jor
imfame. Axat. U , 5.
* Traist far$ f avak , demolirà li ekeval , et etpandi dif^er» paU-
les , et dama li yormant à ce* dampt. Et li I<hrwMìU ntm fwreni
leni ecrrurent et pristrent le domps. ivi.
« W IL. Gem. vi , i5. Vace Roman de Rtm. 1 , 415. U suo figlio
GogìielDH) il Conquistatore inviò a prenderne le ossa per seppellirle in
Cerisay , ma essenilo morto prima che giungessero , dicesi rìnmiesfiero
toniitlate in Puglia. Dl Moul» , His. gen, de Sorm. p. 425,
5 Corradis Retj. XI, Hetmci Reg. F. Jyjic Robertut Dux Abr-
manniae poenitentia ductu* nHdipedeM Jerotolimam petiit ^ et jfaltm
rediens Apuiiae cantra Graecos adjurit ^ et Italos diseofdantes reòei-
larit y et ricims gentibus terrwem incussit , et de hoc eamsa coeperunt
ywrwohni in SicUia et Apatia daminari : nec multo post oòtil , et
Bithiniae stpelitmr , anno dneatms Vii. Cbk. S. Makt. Tiko:i. ap. Mabt.
et Di:ba5t. Àmp, CdL F. Questo intervento in Puglia non è ricordato
da altri , e lo stesso viaggio viene attribuito al Duca Riccardo : Jtt-
ckardms annes yortmannorum dimissa Cnnd ngis Ikukorum mrartm
— 425 —
giungessero anche i primi figliuoli di Tancredi d'Alta-
villa, dei quali non si rinviene innanzi notizia ^ Nella
penisola del Contentin, Diocesi di Goutances , sorge*
va il castello d'Altavilla, quattro miglia al nord di Ma-<
rigny ; posto in fondo a una valle , dove si crede ancora
scorgerne i ruderi ^ , dava.il titolo ad una famiglia, ap-
partenente a quella classe di baroni , che avevano ves-f
siilo e grido proprio in battaglia ed erano delti banner
rets ^. L'origine però della stirpe si pretende più o me*
no nobile , rannodandola alcuni agli stessi Duchi Nor-
manni , cercandola altri in più umile nazione *; indagi-
ne che non aggiunge né toglie grandezza ai discendenti.
Come che sia, un prode cavaliere, chiamato Tancredi
nei principii del secolo XI portò quel nome d'Altavilla.
Egli aveva condotti in guerra ai tempi di lliccardo II
propter metum Dttnorum exulans a patria Jerosolimam profectus ibU
que defunctus est.... Hujus Richardi gocii XL revcrtentes in Apulia
reman8i$$e narratur. Aìwal. Saxo. ap. £€card. 2*. /.
' Drogo quidam Normannus miies cum centum militibua ìh^ Hieru*
galem peregre perrexit: quem inde revertentem cum sociis suii Wnai»
middiuS' Dux apud Psalemum ec. Oro. Vrr. ìU. e lo fa combauere
con 90 iiiH$i Saraceni e liberare Salerno, dove alcuni dei suoi oompa*
gni poscia ritornano, lo non credo che si voglia intendere di Drogpne
Altavilla, e gli evidenti anacronismi e le confuse remiscenze che serbò
dei fatti il Cronista , non permettono dar valore alla sua testimonianza.
Un altro Drogoné conte di Pontoise, accompagnò Roberto nel pellegri-
naggio , « iùotì anch' egli in Oriente. Du Moolik. /. e. p, 42Ì*
* Mem. de la Società des oht. de JVorm. an. 4827^, J\ /K. p,
59^ €3 ^ Gàdtier o'Arc. p. 04.
5 DucANGE, Les familles Normandes Mss» de la BiM. Imp. 9up. fu
n.** 4iÌÀt ^^^ ^^^ sì trascrive un' estratto in Appendice alla Cronaca
d* Amato edita da Champoluom.
4 y. Nota 4 in fine .al volume.
— 126 -r
dieci militi di sua dipendenza ^ ; e da due mogli , Ma-
riella e Fredesinda, ebbe numerosa prole, d'ambo i
sessi. Dodici furono i figliuoli , e parve non senza divino
consiglio * , visti i grandi effetti che dovevano uscirne ,
come difensori dell'Apostolica Chiesa, ed estirpatori
dell' eretica pravità ; informandoli agli alti destini i geni-»
tori , che niuno ne ingenerarono senza previa orazione \
Nacquero di Monella : Guglielmo Bracciodiferro , Dro-
gone, Umfredo, Goffredo, eSerlone; di Fredesinna: Ro-
berto, Malgero, Guglielmo, Alfredo, Umfredo, Tancre"
di e Ruggiero, oltre Ire figliuole *.
I Normanni del Gontentin , creduti dei primi che si
stanziassero sotto Rollone ^ , serbavano l' indole irre-
quieta ed ardimentosa che distinse gli antichi ventu-
rieri, mostrandosi pronti a turbolenze ed a sedizioni K
> DucANGE Le.
* Ho8 autem non Hne ad miranda Dei dispensatùme duodenanum
completens numerum , quippe Sanctissimos Apostdicae Ecdesiae futìir
ro$ defensores , et Saracenicae pravitatis fortissimos extirpatorei. Àiioic.
Sic. p. 746.
•* Nunquam in stm vita , carnali commistione se coffnoverunt , «tn
priiu cum fkxis genibus in terra , faicta ad Dominwn orazione. Amos.
Sic. Ivi.
H Malater. I, 5^ Anmu Vat. p. 745. Mooter die anglebische ec.
p. 4. I nomi sì leggono con alcune 'varietà in altri. Samus ^ Gofftù
dus , Ihrogo , Willdmus Brachiferrew , Gofftidus , Malgrimus , Ho-
bettus, AlbereduSf WiUelmuSj Frùmentinus y Roggerius, Rom. Saleb.
an. 40Ò7» Secondo Okd. Vit. III. Goffredo sarebbe stato il primogeni-
to, poiché Tancredi Goisfredo patemae haereditatis agros conceMtl...
Et filias tres. Rom. Saler. ivi* Gredesi si chiamassero, Fredesinda,
Emma , ed Àlverada. Mooyer 1. e.
fi Langebek Rer, Danic. 11 y 49, Dvchesme Rer, fran. i, 452 p ec.
^ 11$ se faisaient remarquer , entre Us autres seigneun et éhtvO'
— 127 —
Né i figliuoli di Tancredi ritrassero diverso carattere.
Serlone, uno di essi, avendo ucciso un cortegiano del
Duca Roberto, esulò in Inghilterra, intorno al 1029, e
tornatone poi segretamenle , in grazia del suo valore fu
perdonato ^. Sforzati da domestiche gare , e dalla scar-
sezza dell'avito patrimonio errarono cercando fortuna
nelle armi , Guglielmo Bracciodiferro , Drogone ed Um-
fredo, finché si ridussero in Italia ^ I rumori che agita-
rono il loro paese durante T assenza, e dopo la morte
del Duca Roberto , forse anche costringeva! i ad abban-^
donarlo ^; e venuti insieme, o Fun dopo T altro, servi-
rono prima il Principe di Capua*; poi con Rainulfo ,
Uers de la I^ormandie, par leur extréme turbolence , et par um hontU
iité pre$que permanente contre le gouvemement des ducs, Thierry Conq,
d' Angl. II , 188.
• BIalaterba, i, 38, 59,
• Haeredet eorum prò haeredUate inUr se altercarti et sortem quae
«ut ceuerat inter pluree divisam singulis minus sufficere primo
patria digressi per diversa loca mUitariter lucrum quacrentes , tan--
dem Aptdiam.,,. pervenunt, ivi 5. Aliosque omnes ut extra sotiim ea
qmbus indigerent , viribus et sensu sUn vendicarent admonuit, Ohd.
ViT. L. ili. Amon. SicuL. 745. Amat. II, 8.
^ WiLL. Gemx. X. VII. Dopo la morie dì Koberto essendo rimasto
erede il fanciuUo Guglielmo II suo basiardo : Les seigìieurs du Bessin
et du Cfmtentin plus remuaiUs que les autres et encore plus fieis de
la pureté de leur descendance , se mirent à la lète des mécontentes , et
levèrent im armée nombreuse , mais ils furent vaincus en bataille rau'
gée au Val-des-Duhe , près de Coen. Thierry 1. e* 242.
^ Non simul sed diverso tempore. Ord, Vit. 1. e. 1/ epoca nou si
^OYa presso alcun Cronista , V Ako:<. Siculo , p. 745 posteriore a tutti
^ grande adulatore degli Altavilla, riferisce la loro emigrazione con que-
^^o parole : felicissimo et gloriosissimo Vomite Guillelmo Longoense in
^^€4,nquilla. paois tempore obtinente , ne vkrtus eorum aut fama per
-^ <28 —
passarono a Guaimaro lY, che di lor armi avvalorato
lottò lungamente contro i vicini *.
Alcuni Normanni non pertanto preferirono gli slipen-^
dii di Pandolfo IV , e continuarono a molestare per suo
conto la terre Cassinesi, per la qual cosa i frati levando
continue querimonie contro l'usurpatore, ora volgevao-
si a Guaimaro, ora sollecitavano i soccorsi di Corrado ^.
Ma più che le preghiere loro , richiamarono in Italia
l'Imperatore Tedesco i moti di Lombardia. Nell'appa-
rente quiete, succeduta alla morie d'Arduino, fervevano
le gare , s' invigorivano gli odii tra i grandi vassalli ed i
valvassori, tra la Vescovile potestà e la laicale. Scoppia-
rono improvvisamente nel 1035 , quando una conten-
zione universale e mai vista sin' allora surse nel Regno,
ed i minori vassalli congiurando contro i maggiori, ven-
nero infranti gli indefiniti ed arbitrarii rapporti feuda-
li ^ La sedizione , eccitata in Milano dalia prepotenza
dell'Arcivescovo Eriberto, s'estese dovunque erano le
stesse condizioni di mìliti e bassi feudatarii , ruppe in
aperta guerra ; e perdurando fu necessità intervenisse
otium torpesceret,,,, quibusdam parentelae mae ex aiiis probatisrìmU
viris quamplurimU sUn associatit.,,in Apuliamdevenerunt, Guglielmo
Limgaspada gOTernò dal 917 al 942, deve quindi supporsi quel titolo
auribnito a Guglielmo 1( succeduto a Roberto nel 1055 ; errore che si
h^ge anche nel Martyrolog. Benediet. 1 Miù v. Neustbia Pia p. 5iO.
GuGUEUio PcGLiESB li dìce chiamati da Rainulfo d^Aversa.
■ Intantumque reMlantes antea Frincipi campegcueruni , ni omiiu»
circumquaque se pacata sUerent. Malat. \ , 6, Et havcèrent la signo^
rk sur tous ti princes. àhat. Il , 5.
• Leo Ost. II. 65.
5 Wiwo Vit. Chuar. § 34. Absdl. m$t, Med. II , 10.
— 429--
Corrado. Disceso nel decembre 1036 , udì T accuse con-
tro Eribepto e gli altri Vescovi Lombardi , disposto a
deprimerne la soverchia autorità ^ Ma fuggito Eriberto,
consumò più che un anno a combatterlo , vanamente
adoperando le armi , le leggi , e le scomuniche , lanciale
dall' obbediente Pontefice; il quale scacciato di sua sede,
mercato così il favore di Corrado, che ad obbliare V onta
dell'inutile guerra, riconducevalo in Roma ^.
Si rinnovarono ivi le preghiere dei Cassinesi ^, e for-
se gli accordi con Guaimaro in danno di Pandolfo IV *^,
ch'ebbe contro Tlmperatore nella primavera del 1038.
Accolsero Corrado i monaci nella Badia, d' onde era fuggi-
to r intruso Abate, proni e con grande giubilo, esclaman-
do : « averlo aspettato anelanti come i giusti che attesero
il Cristo nel Limbo ^ ». iMa il Principe di Capua diilidaudo
dei cittadini e delle sue forze, rinchiuso nella rocca di
S. Agata , non disperava ottenere mercè con V oro , e da-
va ostaggi di sua fede. Corrado tra la cupidigia delle of-
ferte , e le insinuazioni dei nemici , esitò ; prese i doni ,
altri ne richiese , e negati , bandì decaduto Pandolfo
dal Principato ®. Riconosciuto Signore anche dai Bene-
' /«ì-^Herm. AcGiEN. ap. Pertz. Y.
» im-.GLAB. IV y § 44.
3 Leo Ost. 11. t>a.
4 Le relazioni anteriori sono accertate da Amato : Corame Guaima-
'*te 0 grani compaignie de bons chevalier resplendissoit en Italie, Cor'
*^€it emperéor manda per messages avant à Gaymére eomment il ve-
^»oi(en Italie. II , 4.
* Leo Ost. l. e.
^ De Meo ad an.
VCL. I. 9
^ 430 —
ventani *, volle ordinare stabilmente T Imperiale supre-
mazia nel mezzodì. Guaimaro eh' era venuto a corteg-
giarlo, e seppe guadagnarne i favori, fu adottato per
figliuolo ed investito di Capua nel maggio 1038 *; men-
tre per sua istanza, il Conte Rainulfo otteneva l'inve-
stitura d' Aversa, con la lancia ed il gonfalone ^. Nel
tempo stesso, Corrado faceva eleggere ad Abate di Mon-
tecasino Richerio , un Bavaro già monaco di Leno sul
Bresciano *, ed i beni del Monastero occupati erano re-
stituiti, salvo alcune castella affidate ai Normanni, per-^
che le guardassero come vassalli ; componendo le dis-
senzioni che erano nate tra essi e gli antichi possesso-
ri ^. Più oltre del giugno non rimase l'Imperatore , €0-
» Imperator ad terminos Imperii sui perveniens , Trojam , Bene'
ventura , Capuam , et aliasque civitates Apuliae lege et justitiae sta-
hUivit, Wippo Vit. Chuor, § 37. Ma non pare giungesse ìnsino a Troia,
perchè una clonazione ivi scriua nel luglio di queir anno porta le s&>
guenli noie : An, V Imp, Micliaelis SS. Imp, n. mens. Julii, Ind.
VI, DE Meo.
* Solement Guaymère vint à lui o tout li sien fortissime chevcUier
de li ISormant,,,, et dona gratis présens,,.. Et li empereor empiì la
"volontà de tuit li fidel soy , et lo fist fili adoptive , et lo fist prinee
de Capue. Amai, li, C.
^ Et puiz quant il fu en tant de grace procura que li empereor
fust en bone volontà vers Raynulfe , quar sans la volonté de li Aòr-
mant ne le ckoses soes pooit deffendre , ne autres poii ce prince con-
quester. Et lo empereor s' enclina à la volonté de lo prince , et o une
lance publica et o un gofaìwn dont estoit V arme imperiai conferma
à Rainolfe la conte d' Averse e son territoire, ivi.
4 Tosti i, 459. RicJier de Bergarie de noble gent et vaUlant per^
sonne. Auat. U, 5.
^ Dissentiones quae erant intra JSormannos extraneos et indigenoi
sola jussione sedavit. Wippq §. 57. Muratori à credulo si parlasse
— 131 —
stretto ad allontanarsi per ia peste che decimava il suo
esercito * ; e tornato in Germania vi morì nel seguen-
te anno.
L'investitura Imperiale non tolse i Normanni dalla di-
pendenza di Guaimaro ^, il quale sorretto dal loro va-
lore, riuniti entrambi i Principali, alleato del bellicoso
Abate Richerio ^, e di Laidolfo conte di Teano, eredita-
rio nemico di Pandolfo di Capua, primeggiò tra i vicini.
Né questi tardarono a scorgere gli effetti di quella cre-
sciuta potenza , che può considerarsi come V ultimo
splendore della stirpe Longobarda.
Pandolfo IV procurò indarno ottenere da Guaimaro la
festituzione del suo retaggio, e viste inutili le proffer-
te e le armi, lasciato il castello di S. Agata in guardia
di suo figlio, si recò ad implorare il sostegno dei Bizan-
tini *. Le sue antiche relazioni, e la perpetua gelosia
dei Greci contro gli incrementi dei Principi confinanti ,
facevano sperargli pi*OBto soccorso. Ma gli ambasciatori
di Guaimaro inviati a impedire quell'alleanza, trovaro-
delle discordie fra i Nonnanni già slabilili , e qneUi sopravvenuti ; ma
non mi pare che voglia dirsi questo ; in ogni modo si vedranno i Nor-
maimi continuare a rimanersi neUe terre di Moniecasino.
• Wippo 1. e.
* Et cestui cmU Raynolfe persevera en Malte a h princé, Ama-
^ Poco dopo la partenza di Corrado Richerio assediò insieme a Guai-
'naro Rocca di Rantra , ove s' era ricoverato Tedino. Leo Ost. II. 68.
^ Panduife eercha que la ire de Guaymaire se déust encliner à mU
'^f'ieorde , et aléga mUericorde de parentecè, Mès lo neveu non «' en-
^^na à la priore de s(m mele , pour laquel choze s* en ala en Costan-
^•noWe. Amai. II, «.
— 132 —
no più favorevole accoglienza nella Corte Orientale, e
Pandolfo fu respinto , e confinato per vietargli il ritor*
no*^ Cagione di questo improvviso mutamento, furono
i disegni che allora si venivano preparando di ripigliare
r impresa di Sicilia, alla quale s'estimava necessaria la
cooperazione d'un Principe potente come Guaimaro, o
almeno la sicurtà ch'egli non avesse voluto profittarne
per invadere la Puglia.
La guerra tra i Greci ed i Musulmani s'era terminala
nel 1035 per via di negoziati condotti in Africa ed in
Sicilia ^ E Giovanni Probato, venuto perciò neir isola,
vi trovò ferventi le sedizioni che trassero in ruina la
dominazione Musulmana. Ahmed detto Akhal , procla-
mato Emiro nel 1019 ed alleato dei Pugliesi ribelli, fi-
niva con poca gloria il reggimento cominciato con fau-
sti auspicii. Necessità o avarizia spingendolo ad aggra-
varsi sulla borghesia, misto d'indigeni passati air Isla-
mismo e d'Arabi stanziati; avvenne che i malcontenti
si rannodassero intorno a suo fratello Abu-Hafs ambi-
zioso di succedergli ^. Questi rivolgimenti poco noti nel-
le loro cause, e che in tanta apparente diversità di con-
dizioni politiche si riscontrano pel tempo e per la natura
con quelli Lombardi, parvero ai Greci opportunissimi
ai loro intenti. 11 messo Imperiale proffcrse ad Akhal il
patrocinio Bizantino, che fu accettato, ed un figliuolo
• Et puiz après lui ala lo messages de Guaymarie , loquel plus
manechant que proiant , ordena que li empereor n* eust misericorde de
Tandulfe,.,, et le manda en exil. Amai. II, i2.
• Cedreno 11, 6V5.— Amari U, 368,
• Amari , //, cap. IX,
— 133 —
deir Emiro si recò come ostaggio a Costantinopoli *. In-
vece i ribelli invocando un sostegno più valido dalla vi-
cina Africa, Moez-ibn-Bàdts, avido dell'acquisto dell'iso-
la, v'inviò il figlio Abd-AUah con un esercito. Durava
così la guerra, quando nel 1037 discesero dalla Calabria
i tardi aiuti dei Greci condotti da Leone Opo; questi
per vano timore che gli infedeli s'accordassero ai suoi
danni, o simulandone il sospetto, lasciò cadere l'im-
presa. Allora Akhal fu ucciso , ed il figliuolo di Moez ,
venuto come alleato s'insignorì della Sicilia ^. Crebbero
quindi le turbolenze, gli ostili apparecchi della Corte
Orientale, e gli incitamenti ^. L'eunuco Giovanni che in
luogo di Zoe e dell'inetto Paflagone reggeva l'Imperio ,
pannò armi e navi con vigoroso sforzo; affidò la flotta a
Stefano suo cognato, e le milizie assoldate fra i Russi egli
Scandinavi a Giorgio Maniaco, salito in fama pei trionfi di
Siria. Fu imposto a Michele Doceano detto Sfrondila, de-
signato al futuro governo d'Italia *, condurre Calabri e
Pugliesi ', e Guairaaro concesse un corpo d'ausiliarii ^.
« Cedren. i/, 545.
» IvL Amari , II , 377 , e seg.
- 5 A SiculU rumnullis saepe rogatus, Vit, S. FUaret. ap, Gaetan.
Sanct, Sic. T. lì, 414.
4 Patricius auxUio UH mUsus est Longobardiae et Praetor desi-
gnatus. Zonara, L, XV 11 § io. Descendit Michael Patricius et Dux
qui et Sfrondila (Fusaiuolo) vocabatur , et transfretavit cum Ma-
niachi PatriciS in Siciliani. Lupo ad an.
^ Et à si fatigose hataiUe estoicnt costretnt li PuUloii et li t'ala-
broix 0 solde et deniers de V impereor... Et li gentil et li peuple cstoit
excUé a ceste chose. Amat. 11, 8.
^ La^ poteste imperiale se humilia à proier V aide de Gaimère , la
— 434 —
Il Principe di Salerno colse volentieri quella ceca-'
sione per disgravarsi dei Normanni più turbolenti , che
non avendo terre dove stanziare come Rainulfo , vive-
vano ai suoi stipendii , invidiati e forse molesti *. In-
fìammolli a farsi campioni della fede , offerse ^andi
premii in nome dei Greci , ed egli stesso ne promise*.
Mescolavansi a queste milizie racccogliticce alquanti
Lombardi , esulati dalle rive del Po ^ a cagione dei tu-
multi e delle guerre fra i grandi vassalli ed i valvassori,
venuti probabilmente al seguito di Corrado, e rimasti a
cercar fortuna. Principale tra essi era Arduino, un mi-
lite della famiglia feudale dell' Arcivescovo Milanese*;
quel petUUm vouloU Gaymère aemplir. Ivi ^Vt amico Imperii maniosl
quatenus ipsos , per quos inimicos suos debellavisse fama eroi in aur
xUium sui Imperii mittat. Malat. /, 7.
' I/mgóbaràoTum vero gene invidiosissima et sempet quemeufnque
probum suspectum habens , ipsos apud eundem Prineipem ^ inimi^eo
dente mordente , occtdto detrahehant , suggerentes quatenus eoe a M
repelleret , quod ni faceret facile futurum ut gens tantae astutùie ,
tantae strenuitatis,,.. huereditatae ejus potirentur. Malat. I, 6. Akok.
Sic. 747. Longobardi vero adepta sccuritate coeperunt Normannos de*
spieere, eisque debita stipendia subtrahere, Will. Gehm. VII, 30,
* L'Anon. Sic. vuole che i Normanni andassero « nullo eocteti <«-
rio , sed delendis pravitatis Saracenicae et Sanctae liberationis Ecde-
siae accensi, L e. Invece narra il Malat. /, 7. che Maniace « promit^
tene etiam multis praemiis remunerandos, Princeps emtem nat^us oc-
casionem,,, praemia quae pollieebantur , ut eos ad id facUius impd*
ìat verbis enumerane , etiam de suis pollicetur.
^ Inter collectos erat Arduinus , et ejus
Aseculae quidam , Graecorum caede relieti
Plebs Lombardorum , Gallis admixta quibusdam
Qui profugi fuerant ubi bella Basilius egit. Guill. Ap. I.
4 Ardoin servicial de Saint Ambrm Archevesque de Uelan» àmkx. It.^,
-. 135 —
ribelle al suo signore , e destinato ad aver parte mag-
giore e più nobile nella rivoluzione del mezzodì. Le
raccozzate scbiere , cinquecento in tutto * , raggiunse-
ro i Greci a Reggio *. Ed oltre Arduino , i tre figliuo-
li d* Altavilla , Guglielmo Drogone ed Umfredo , gui-
darono i Normanni^, che si scontravano in Sicilia con
altre genti di lor sangue discese dal Baltico a Gostan*^
tinopoli , e menate a cercar ventura nel lontano Occi-
dente *.
Sul finire del 4038 Toste Bizantina e gli ausiliarii ,
passato lo stretto , investivano Messina ; dove non fu né .
forte,, né lunga difesa , essendosi in più munito luogo
trincerati i Saraceni. Ma vollero alcuni Cronisti magnifi-
care i successi di una contrastata vittoria per attribuirli
14. Quidam Lombardus de famUiis S, Ambrosii. Leo Ost. 11, 61.
h Lombardus erat, Guill. àpp. I. Cujusdam regioni domino nemini
suòdito. Cedren. II, 545. Arduinum quemdam Italum. Malat. ì. 7.
Arduino Longobardo, Bre?. Chr. Norm.
« Manda trois e, Normant. Amai. II, 8. Leo Ost. U, 67. Socios sibi
adsciverant 500 Francos a Gallia transaipiìia evocati, Cedren. L c.
Forse lo storico Greco enumerò anche ì Lombardi.
* In Regio princeps Salemitanus sicut olii Longobardi ex proficepto
imperatoria cum multitudine militum ac peditum convenisset, Anon.
Sic. 1. c. Ma è ialso vi venisse Guaimaro.
s Duce Arduino, Cedr. 1. e. Non sembra però che questi avesse il
comando anche dei Normanni , ed altri Cronisti meglio informati danno
ad essi per capi Guilklme lequd novcUement estoit venut de partiez
de ^ormandie avec ij frères Drogone et Umfroide, Amai. 1. c. Leo
Osi. 1. e. Malat. Anon. Sic. ec,
4 Neir Amari II , 580 , vedi V esame critico delle imprese degli Scan-
dinavi in questa guerra, e delle Saghe pubblicate nella Raccolta: ScH-
pia Historica Jslandorum T. VI , che vi conducono Aroldo il Severo
fraiello uleriBQ di S. Ciaf Re di Norvegia.
— 136 —
Normanni *, e tralasciando il racconto della guerra ge-
nerale, si fermarono a narrarne gli episodii, più speciosi
che veri. Tacquero quindi la battaglia di Rametta, nel-
la quale cinquantamila Musulmani furono disfatti e in
gran parte uccisi, se crediamo ai Greci ^, trasandarono
i lenti progressi dei vincitori , che per due anni in cir*
ca combattendo, solamente tredici fra castella e eit^.
tà occuparono^; e magnificando i loro Eroi^ dalla pic-
cola avvisaglia di Messina, li conducono all'assedio di'
Siracusa, cominciato -nel 4040*. Anche ivi apparisce
la loro virtù soltanto in una singolare tenzone fra Gu-
glielmo Bracciodiferro ed un feroce condottiero dei Sa-
raceni , che faceva strage degli assediantl , e rimase
spento dall'avversario *. Non s'arrese però la città," l'A-
fricano Abd-AUah, accorso in difesa, accampavasi a Trai-
na , e nella primavera o nella state di quell' anno vi si
pugnò con grande furore in campale giornata , perduta
dai Musulmani , pochi dei quali scamparono. Siracusa fu
' Anon. Sic. 748, Malat. I. 7.
> Cedren. n . 520. Nilo , Vit. S. FUaret.
s Cedr. ivL Amari , i/, 58 i.
4 Amato è il solo che vagamente accenni a diversi coinbaUimenU :
Et a dire la verité , plus valut la hardiece et la prottesee de ce$ pe-
tit de Normané que la multitude d£ li Grex , et ont eambattu la cité^
et ont vainchut lo chnstel de li Sarazin , et la superbe de li TktrfM-^
gni (Turmarchi?), gist par li camp, li gonfanon de li chrestien tont =■
e/fordes , et la gioire de la victpire est donnée à li fortissime Aor-
mant li , 8, Più ampii e più favolosi ragguagli di quella guerra rac-
colsero le Saghe Scandinave facendone eroe il loro Aroldo.
5 Malat. 1,7. Archaydus idem legis doctor vel principis, Anon: Sic. —
1. e. È verosimile che il Cronista scambiasse il titolo militare di Kàidfc
con quello di Kàdhi. ■ ■ ■. *
— 437 —
presa, e fra i trofei della vittoria, rinvenuto il corpo di
S. Lucia per rivelazione d'un vecchio Cristiano, volle
Maniace fossero i Normanni testimoni del prodigio ^
Ma le ricche prede, la fuga dei nemici, il trionfo stesso
eccitando l'avidità e l'alterigia dei Greci, generarono
funeste discordie. Querelavansi i Normanni che si ne-
gasse dividere il bottino*; e più grave ignominia muo-
veva lo sdegno d'Arduino. Venuto a reclamare presso
Maniace le spoglie dei vinti contese ai mercenarii , o
per se stesso, a cagione d'un cavallo guadagnato nella
mischia, che gli era stato tolto ^; fu negletto e vitupe-
rosamente offeso. Trascinandolo di forza in mezzo al
campo gli strapparono i peli della barba, e lo frustaro-
no « secondo l'usanza pessima dei Greci *. » Pronta ven-
« À trover cesi grarU trésor prist la testemonianee de li Normant ,
et s* amtèrent alla éeUze pour la destration de V ome vieti chrestien
fu mostre le séptUcre , de lo quel trairent la sainte puelle autresi en-
liève et fresche commerU lo premier jor qu' elle fu mise. Amai. II. 9.
* Greci donau's nichìl Ardoinus habere
Doiionim potuit, miser immimisque remansit. Goill. App.
Graeci ad locum , quo certatum fuerat, spelta diripiunt, inter se di-
vidufU, nulla portionis nostris, qui ab hoste escusserant, reservata,..
Per Arduinum quendam Italum , qui ex nostris erat , quia Graeci
servumis peritiam hahehat , Maniacum utique improvise , an ex deli*
beraiiane industria spolia diviserit ad rationem ponunt. Malat. 1 , 7.
L' Akow. Sic. 749 , ripete lo slesso , ma trascura il nome d' Ardui-
no , perchè più intero rimanga V onore della rivoluzione che seguì ai
Normanni. Entrambi i Cronisti tacciono della schiera Lombarda , ed
affermano vinta la battaglia di Traina per sola virtù dei figliuoli d'AU
la villa.
* Amai. H, i4. Leo Ost. II, (57.
4 In despecto Normannoium barbam propriis unguibus depelavU,
— 138 —
detta dicono seguisse a questa ingiuria; perchè Arduino
dissimulandola, ed affrenando Tira dei Normanni, al-
cuni giorni appresso , ottenuta licenza a traversare lo
stretto, si menò dietro i niercenarii di soppiatto, e copse
dev.istando la Calabria, respingendo quelli che T inse-
guivano ^. Ma con jùù ordine e verisimiglianza recano.
Cronisti meritevoli di fede, i particolari degli avvenimen-
ti. Arduino, infintosi rassegnato aspettò tempo alle ven-
dette , che non tardarono lungamente. L'impetuoso Ma-
niaco accagionando l'Ammiraglio Stefano della fuga di
Abd-Allah, scampato per mare a Palermo, con ontosi modi
lo percosse ed oltraggiò; e quegli, accusandolo d'ambi-
ziosi disegni, ottenne venisse richiamato e imprigiona-
to *. Basilio Pediadite, Stefano, o Michele Doceano, pre-
Anon. Sic. I. e. Secont la pessime costumance d<i li Grex fu balut
iotU nu et li cheval lui fu leve, Amat. 1. e. Leo Ost. 1. e.
Jussit
Graecoriim rilii caedendiis ut cxuerelur
Corrigiis ea('siim graviler peccasse puderet. GtiL. App. I.
CrROPALATA , (jiGL. PiGLiESE 6 Cedreno aUribiuscouo la crudele pu-
nizione a Doceano, ma più fede meritano , Amato , Leone Ostiense , e Ma-
LATEBRA , clic la vugilono ìntlitta per ordine di Maniaca.
• Malat. I. 8, AsoN. Sic. 749-30.
Cium cum genie sua Graecorum castra relinquit
Missa Pelasgoruni manus , bunc ut persequatur
Kepperit in campo. Cum quo confligere temptans
Cecidi! , et occisis decies ibi quinque Pelasgis oc. Gi'iL. App. l.
'* Ckdren. 11 , 525. Amato rirerisi*.e diversamente la partenza di Ma-
niuco dalla Sicilia, egli narra che Zoe scacciato dalla Corte Michele
Patlagone suo marito , richiamasse celerà mente Maniaco per offrirgli la
sua mano e V Impero ; ma giunto Maniaco trovò che i coniugi s' erano
rappaciali , e perciò fu crudélement taUlé , li , 40 , 13. La su^ morte
però avvenne molto dopo. Presso gli Storici Greci non si trova nulla
— 139 —
posti in sua vece al comando, diedero licenza ai tumul-
tuanti Normanni di partirsi, se pure innanzi non l'ave-
va concessa Maniaca ^ Certo è che tornarono nella Cam-
pania , salvo alcuni pochi più fedeli condotti poi in 0-
riente a combattervi barbare genti *.
Nonpertanto l'acquisto di Sicilia, che i Greci estima-
vano ormai sicuro, venne turbato dai rumori che si de-
starono in Puglia; e non solamente l'isola, ma ogni al-
tro possesso in Italia fu perduto. L' ultima ribellione di
Bari era stata piuttosto depressa che spenta, e dal 1035
per ogni anno s' odono , morti , confische , e condanne. A
quelle già narrate del 1036, tennero dietro nel 1038 ,
V uccisione di Capozzatò , del figliuolo , e di Giuda Pro-
tospata, spenti nel palagio del Catapano, e la distruzio-
che conrermì questi traitati , e forse non furono più che congiure di
cortegiani, ovvero inganni adoperati da Giovanni Eunuco per indurre
Maniace a lasciare risola.
. ■ Li Normand remanda a lar Prince. Anta. Il, 40. Tutti poi con«
cordano nel dire che Arduino si recò in Aversa a richiedere gli aiuti dei
Normanni. Una variante di Leone Ostiense , che sarà riferita a suo luo-
go , mostra chiaramente , che il Lombardo trovò in Aversa Guglielmo
Bracciodiferro , e gli altri suoi fratelli. Fazzello Dee. II, L, VI, e. 2,
afferma che Maniace rinviasse a svernare i Normanni in terra ferma.
* Erbelnum Franeopulumr qui vir in Sicilia Mamaeae in hdlo $0-
cim fuerat, ac praedara ^tatuerai tropaea, at exinde in eum, usque
in diem rei Romanae studuerat. Gedren. II, 6i6. Divenne in Gostan-
tinopoli éux popularium , e fu adoperat<^ nelle guerre contro t Patzi-
nicesi dai 1049 al 1051. Ma nel 1057 essendogli negato il titolo di
Maestro ddle milizie da Michele VI si ritrasse con 500 Franchi , presso
Samouck duce dei Tòrchi che infestavano T Armenia, poi per sospetti
che n*ebbe riceverò presso Aboiilsear , Emiro di Glheat sul lago di Van^.
ove tradito fo «cciso. Gbdren. ivi e 597,
— no-
ne delle case di Maraldo Turmarca, di Adralisto, e di
allri cittadini Baresi *. Questi supplizii che mostrano
vivi i desiderii di libertà, sospettosa e crudele sempre
la tirannide Bizantina, precedettero di poco la spedizione
di Sicilia. Essendosi ivi rivolte tutte le forze dei Greci ,
e sperando forse nella resistenza dei Musulmani , tra i
lenti successi della guerra , sul finire del 1039 agita-
vasi nuovamente la Puglia per le correrie dei Contarati.
Il nome e la qualità degli insorti rimase nei Cronisti
Grecizzanti; s'offuscarono presso gli Storici posteriori ,
incerti nel definire quella voce vieta ed inusata*. Conr
tarati j però valse allora quanto saccomanni; o milizie
armale d'asta alla leggiera, scorridori ed ausiliarii de-
gli eserciti ordinati e stanziali. E chiamaronsi per av-
ventura così le schiere levate fra i Pugliesi ed i Galabri
per l'impresa di Sicilia, le quali rinviate, si tennero
unite, ribellandosi al Catapano Niceforo Ducliano , e ri-
destando i sopiti umori. Gli insorti prima furono disfatti
e respinti, ma Niceforo che li inseguiva giunto in Asco-
li nel gennaio del lOAO, vi mori ^. 11 verno trapassò in
■ Et interfecti mni in curie Domnica Capozzati et filius ejus , tt
Juda Proto ( spaia ? ) ; et talavit dom, Mdracdi Tramar ( Turmaf'
ca ? ) et de Adralisto et Leo consobrinus ejus, Icn. ad an, 4038, La
Corte Domnica era la sede dui Catapani , come si deduce da un dipi*
di l{oberto del 1084 : Magnam Curtem Domnicam de Catapano. Gab-
RUBBA p. iOI n.** G.
• Contractoi o Conteratos si legge in Li po e nella Chr. Barese , v.
Nota 5 in fine al volume.
^ Nichiphorui Dulchianus eseusHt Contractos de Apulia , Lupo 1040,
con Tanno greco dal settembre, fìofm die entrante Januarii drìit HH-
ohiphorué qui et Dulchianus Catepanus in civitate Asculo, €br. Bai.
ad ann.
pace ; più ardimentosi però scendendo i ribelli nelle
pianure a primavera, nel di cinque maggio sorprende-
vano il castello di Molola e v'uccidevano Michele Giu-
dice e Romano da Matera Imperiali Ministri ^ Guidavali
ora Argiro figliuolo di Melo, esule da fanciullo, tornato
forse intorno al 1029 , vissuto in umile slato tra le infe-
lici.vicende dei suoi, serbandone gli odii e le speran-
ze. Rapidamente avanzò sopra Bari, ove erano amici e
congiunti , e dopo breve assedio la città gli si arrese *.
Era il tempo che in piij fiera zuffa si travagliavano i Gre-
ci a Traina contro i Saraceni , e quantunque vincitori ,
]e brighe surte dopo la vittoria , tenevanli intenti in
altre cure. 1 Normanni tumultuavano, nia rinviati o tra-
fugati di Sicilia, non entrarono allora nella ribellione,
e l'ordine slesso dei fatti s'oppone ad ogni possibilità
che ne fossero iniziatori ; perchè la caduta di Siracusa fu
posteriore o almeno contemporanea a quella di Bari ^, e
quasi un anno innanzi i Pugliesi s'erano riscossi. Nean-
che Arduino partecipò alle prime commozioni; partito
' Et quinto die hUrarUe mense Maii oeciius est Michael Coti, qui
toeatur Kirogfaeti sub castello Mutule ab ipsis Conierratis. Chr. Bar.
1040^. Et praedicti Contracti occiderunt Chirifactora , Chritiri Impe*
ratorem (sic) svbtus Mutulam , et Romanum Materìensem mense maii,
Lcpo ad an, Cod. d* And. die quinta Marta occisus est Miàhad a Ca*
tho, qui et chirofatus vocabatur,
* Et die VII astante venerunt omnes m Civitate Bari cum Argyro
filio Meli, Chr. Bar. ad an. Eoque mense obsedit Argyrus filius Meli
JBarum civitatem. Lupo ad an. Cantra Romanus Materanus obsedit
Argyrum intra Barum. Cod, d' Andr.
^ La battaglia di Traina si dubita se avrenne nella primavera o nella
sme del 1040. Amari U , 588.
— U2~
Maniace, egli trovando a se più benevolo Miclbele Do-
ceano , con ricchi donativi seppe indurlo ad affidargli
il governo di alcune terre in Puglia col titolo di Candida-
to ^ E probabile che le turbolenze che vi s'erano susci-
tate , facessero arrendevole Doceano ad inviare Ardui-
no ed i suoi seguaci , perchè tutelassero le città minac-
ciate , e poco dopo fu necessità accorrere- con maggiori
forze.
Argiro entrato in Bari , aveva fatto imprigionare Mu-
sando e Giovanni Ostunen&e capi dei Contarati *, s'op^
■ Arduyn, loquel avoU en lo cuer V ynjure qu' il avoit reeeue ah
a cestui Duehane , et lui dona moult or ^ et fu honorahlement recuè ,
et fu en hautesse de hànor fait, et fu fait, préfet de moult de tite%.
Amato il , 16. — Ducliano ab imperatore trasmittitur. Buie Ardui-
7iu«.... aurum non modicum offerens ^ candidati ^ ab Uh hanore dona-
tu8 nonnuUis eivitatibus praeìatus est. Leo Ost. IL 67. Anche Ceore-
KO afferma che Doceano gli conferisse V ufficio di Candidato , o meglio
di Spatario Candidato titolo che si legge in molti diplomi Greci. L'A*
MAR] Il , 389 , crede che la guardia di quelle città gli fosse concessa
innanzi la spedizione di Sicilia , poiché gli sembra strano che i Greci
si affidassero in lui dopo V ingiuria che gli avevano faua. Ma oltre la
testimonianza dei Cronisti, deve notarsi, che tutti dicono dato T ufficio
da Ducliano o Doceano. In quanto al primo non è possibile, perchè
venne nel febraio i059 e morì nel gennaio 1040 , nel qual tempo Ar*
doino era in Sicilia. Doceano poi non poteva lasciarsi corrompere se
non dopo la morte di Niceforo , quando egli fu chiamato a succedergli
come Catapano , e questo afferma V Ign. Baren. che vuole concesso ad
Arduino V ufficio di Toperila ad. an. 404L
* Tunc ipse Argirus sauciavit Musundo, qui erat primus inlereos^
et ligatis manibus , misit eum in carcere cum Johanne Ostunense » H
omnes Conterrati dispersi sunt. Chr. Bar. 4040. — Percussit Musan-
drum , et ligavit eum vinculo , et introimt cum eo Barum , et Coi^
tracti dispersi sunt. Lupo 4040. — Venerunt in Bari cum Argiro , et
dispersi sunt. Ign. 4040. — Isteque Argyrus captivum fecit Musan-
— 443 —
ponessero ai suoi disegni , o volesse per tal via assecu-
rare il predominio alla sua fazione nella città. Queste
discordie furono cagione che i Contarati si disperdesse-
ro , spargendosi per la Puglia , e suscitandovi tumul-
ti. Parvero allora gravi cosi i pericoli , che fu impo-
sto a Michele Doceano abhandonare la Sicilia con una
parte dell* esercito per reprimere i sediziosi. Nell'au-
tunno del 1040 il nuovo Catapano tornato sul continen-
te venne ad assalire Ascoli , dove erano state zuffe ed
uccisioni; e fece impiccarvi uno dei Conlarati *. Mosse
quindi sopra Bari , ed uscitone Argiro , vi entrò nel no-
vembre , fugando i riottosi , quattro dei quali vennero
sospesi per la gola ai merli del muro Bitontino *.
La facile occupazione di Bari sgominò i ribelli, senza
assecurare i vincitori , parve anzi che in un tompo tutti
i nenyci delP Imperio Bizantino congiurassero per ab*
batterio. In Sicilia, mancato Maniaco, i Musulmani ri-
prendevano vigore ^; la Servia e la Bulgaria insorgeva-
drum vvrum itUer eos pritnarium et in carcerem truttit, Cod, d* And,
La tenebrosa breifità dei Cronisti non lascia comprendere se i due pri-
gionieri fossero cittadini Baresi fautori dei Greci , come al Beatillo, p.
^ , ed al DE Meo , piacque credere. Un Musando Giudice è ricordato
io un dipi, del Tracamoto nclFanno 999.
« Venii MicÌMel Catap, qui et Duckiano a parte Sicilie , et prò
ùmieidio quod fecertmt ipn Conterati^ ilrìt in Asculo et appendit unum
hominem Un. Icif. i04i dal settembre. — Heic venit a Sicilia in Lom*
bardia Michael Protospatarius et Catepanus qui et Dulkiano junior»
Cbr. Bab. ad. an.
• Mense novembre entravit in Bari , qui et jussit in patibulo fur»
cae appendi quatuor homines supra murum Botuntinum. Chr. Bar,
^ an.
^ Cbdreh. JI , 595.
— U4 —
no ^ ; e le gelosie che divìdevano la Corte , l' infermità
e la scempiagine di Michele Paflagone , vietarono si
provvedesse con vigore ai crescenti malanni. Mentre la
Puglia continuava ad esser commossa, il Lombardo Ar-
duino, eh' è verosimile avesse il governo di Melfi, me-
more del vitupero sollerto , e scorgendo d' ogni partp
gli animi infiammati contro i Greci, segretamente s'acco-
stò agli insorti. Nobile disdegno della tirannide , desi-
derio di vendicare le ingiurie solFerte, lo avevano reso
umano ai soggetti , ne commiserava le oppressioni e le
gravezze *, « celando V odio suo come luoco sotto la ce-
» nere che dissecca prima la stipa, e poi subitamente
9 r avvampa^. » Quando i convenienti accordi furono
presi , sperando procacciarsi gli aiuti dei suoi compagni
d'arme*, lasciò credere volesse recarsi in Roma alle
perdonanze * , e soffermossi a mezza via in Aversa.
Il conte Rainulfo sempre obbediente a Guaimaro IV,
» hi bi7'ì9.
• Et parlarU à ceaux metoit paroles de compassiony et feignoU qm
il estoit dolent de la grevance , quU souffroient de la seignorie de U
Grex , et V injure qu' il faisoient à Iw moUliers et à hr fames , H
feignoit de souspirer et de penser à V injure qu' il souffroient de li
Grex; et lor promettoit de vouloir fatiguier et travallier pour lor de^
liberation, Ahat. TI, 16.
5 La ire fortissime non mostrée de fors^ mes la gardoit en cuer,,
coment lo feu coperte de cendre qui fait secce la laigne subite V o/u-
mera o feu ardente, ivi,
4 Et toux affermoient à lui Arduyn que lo vouloient obédir. Et
quant ce vit Arduino , soufla pour alumer lo feu. tvL
5 Fist semhlant d' aler à Rome à la perdonance ^ et ^enH .s' appo»
reilla à guaitier à li Grex, et ala à la cité d'Averse. tvi 47. Leo
OsT. U. 67.
— 445 —
mentre gli altri Normanni militavano in Sicilia, s'era
adoperato ad estenderne la signoria sui vicini. Dal 1035
la Contea Àrpino si sottomise al Principe di Salerno ^ ,
e il lieve acquisto fu seguito da altri maggiori. Le re-
pubbliche marittime della Campania, lacerate per civili
dissidii, disgiunte da reciproche nimistà , venuta meno
ogni alleanza esterna valevole ad equilibrare la crescen-
te potenza di Guaimaro , soggiacquero al suo dominio,
pd eccezione di Napoli. Domestici tradimenti e violenze
avvicendandosi nella successione dei Duchi d'Amalfi;
Giovanni 111, nel 1034 fu. deposto da sua madre Maria
e dal fratello Mansone. Ma passati tre anni la fiera don-
na congiurò con l'espulso, ed assunto insieme il gover-
no , acciecarono Mansone , confinandolo alle Sirenuse ,
deserti scogli del prossimo golfo; donde fuggì o fu in-
viato a Costantinopoli ^. Caduto però Pandolfo IV di Ca-
pua, il Duca Giovanni, suo cognato, nqn si sostenne
lungamente. Quantunque avesse disposata la figliuola
al Normanno Rainulfo , assalito da Guaimaro , per con-
giura dei fautori di Mansone, o per forza d'armi, fu scac-
ciato ; ed Amalfi nell' aprile del 4039 riconobbe la so-
vranità del Principe Salernitano ^. Similmente , sotto
colore di vendicare la moglie del Duca di Sorrento rin-
viata dal marito, Guaimaro occupò nel luglio di quel-
l'anno stesso il piccolo Stalo ,. preponendovi suo fra-
' Fedekioi , Dwhi ed Ipati di Gaeta p, 549 , reca un diploma che
ne prova la signoria.
• DE Meo 1054-37.
^ Im ad an, 4059, --La dté d* Amalfe riche d'or et de dras sub*
jìiga a sa seignorie. Amato 11 , 7.
VOL. I. 10
— 446 -
tello Guido ^ ; e passati alcuni mesi s' insignorì di Gaeta.
Verso la fine del secolo X il Contado di Traetto dichia-
randosi indipendente s'era disgiunto da questo Ducato »
che oscuri sconvolgimenti agitarono dopo la morte del
Console Giovanni V. Il suo retaggio fu conteso e ra-
pito al figliuolo rimasto in tenera età , e tra gli usur-
patori sMnfrappose Pandolfo IV di Capua, assumendone
r alto dominio ^. Questi antecedenti diritti sembra fa-
cesse valere Guaimaro , per dichiararsi alla sua volta
Console e Duca di Gaeta, come pare, dal giugno 1040^.
Né forse è inverosimile supposizione , il credere che
le prime nozze di Rainulfo con la vedova d*uD Duca
di Gaeta , fornissero il pretesto al Conte d' Aversa ed
al Principe suo signore , per contrastare quella città ai
diversi pretendenti. In ogni modo è fuori dubbio che
nel 1041 Rainulfo fu investito di quel Ducato * , ao-
' Et alèrerU à SoireiUe , laquel avoil fail injure à Guaimère , et
laissié la moUliei ; o la soror et la mère lo due fut pris , et fu con-
dempné en prison touz le jors de sa vie. Donna la diffnité de la cUé
à Guide son frère. Amato U ^ 7. De Meo ad an,
• Federici reca due carie ove è dello : Sexto anno ausUiante iwf —
iericwdia Dei Regentibus Cajeta domnus Fanddfus ^ itemque ejut fé
lius Fandolfus^ ambobus glorioHs et magnis pìincipibus. Mense Januai —
4023. p. 515. Ricompariscono con i medesimi liioli nel 1026 e lOSfl^H
Igh. It. Sac. l. 551. e Feder. 558.
5 Un diploma riferito dal Federici p. 549 , porta le seguenti note —
Primo Principatus Domno Guaimario Dei giatia Piinceps et Du-
mense junio. Ind. Vili , Gajela. E risponde air anno 1040.
4 Secundo anno resedentibus Gaieta civitate Domno RaintUfus Dm
et C(msul , mense decembris Ind. undecima. Federici p. 555. Poi^^
V ayde de lo prince Gaimare le conte Raynolfe d* Averse fu fait D%^
de Gayte. Amato IC, 51.
— U7~
crescendoBÌ cosi la potenza del vassallo , e quella di
Guaimaro, la quale estendevasi dai confìni della Cam-
pania ìnsino alla Calabria , quando i Pugliesi insorge-
vano, ed Arduino giungeva in Aversa.
CAPITOLO VII.
La guerra di Sicilia e le sedizioni di Puglia aveva-
no agevolati i trionfi di Guaimaro. Amico in apparen-
za dei Greci, egli sottomise senza riceverne molestia,
runa dopo T altra le città di Campania, che più o meno
direttamente , riconoscevano l'alto dominio Bizantino.
Napoli slessa , sola che rimanesse autonoma , sarehbe
soggiaciuta , se gli ambiziosi disegni del Principe Saler-
nitano non si l'ossero rivolti altrove. Secondo narra A-
mato, Arduino vernilo da Melfi in Aversa, si strinse
a trattare con Uainullb, e « lungo tempo è , dicevagli,
» che voi entraste in questa terra, lasciando il picco-
» lo retaggio della natia contrada. Eppure di più grande
» possesso non vi siete avvantaggiato, eccovi ora nella
» Contea donata come topo nel suo cavo. Ma se volete
» allargarne i confini basterà seguirmi , ed io lieto di
» congiungere alla vostra amistà il mio debole potere ,
» vi guiderò in un'ampia e ricca regione posseduta da
» uomini fiacchi e sgagliardili K » Le persuasioni furono
efficaci , Rainulfo convocali i suoi a consiglio ottenne
l'assenso di tutti, ed una schiera di trecento Normanni
' Amato II, 47.
- 149 —
con dodici capi s' apprestò a secondare Arduino. Tanta
fede anzi ebbero nella vittoria, che prima di muovere,
vuoisi, patteggiassero la divisione delle terre da acqui-
stare , con questa ragione , che una metà ne restasse al
condottiero Lombardo ^
Il rumore di quell'alleanza propagatosi quando in
tutto era caduto il nome e la potenza dei Longobardi ,
non è conforme ai fatti che seguirono. Rainulfo sottopo-
sto a Guaimaro, che allora o poco appresso l'investiva
anche di Gaeta , non sarebbe entrato in quegli accordi
contro i voleri del Principe ; né questi ignaro dei tratta-
ti, avrebbe poi preteso il possesso delle nuove conquiste.
E verosimile che senza dichiararsi ancora in favore dei
ribelli, Guaimaro concedesse licenza, non ai Normanni
vassalli suoi; ma a quelli tornati di Sicilia, e a quanti
altri erano mercenarii, d'accorrere in Puglia, e li spro-
nasse anzi, infingendosi estraneo all'impresa. Quindi non
Rainulfo, ma Guglielmo Drogòne ed Umfredo, che ave-
vano militato altrove insieme ad Arduino , e Gualtie-
■ Et prometent li Normant d* aler à ceste cose à laquelle sont en-
mtés et font unie compaingnie et sacrent enseUe avee Arduyne , et ju-
rent que de ce qu'U aequesteroient donroient la moUié à Ardnym,
Et estui li eonte xji, pare à li quel comanda que egualement deuns-
seni partir ce qu* U acquisteroient. Et lor donna troiz cens fortissi-
mes Normans, ec. àmat. Il, i8. Mox idem eomes duodedm de suis
eàpitaneos digit , et ut aequaliter inter se adquirendàm omnia divi-
dunt praecepU , Arduino de omnibus medietatem concedendum dispo-
nii. Leo Ost. II. 67.
el bis ex sex nobiliores
Quos genus et gravitas morum decorabat et aetas
Elegere duces ec. Guil. App. I.
— 450 —
ri e Petrone figliuoli d'Amico, partirono d'Aversa * con
piccola schiera *.
Melfi , prima città che occupassero , siede sul pendio
d'una collina, cinta intorno da fiumi. La munivano mu-
ra non alte ma forti , e posta nei confini di Puglia ver-
so il Principato Salernitano , reputavasi chiave e custo-
dia della regione, baluardo d'oflfesa e difesa control
contermini ^. Arduino che la g\iardava , o v* aveva se-
grete intelligenze, di notte introdusse gli altri venturie-
ri e li congiunse ai suoi Lombardi ; e perchè dubitando i
cittadini della gente straniera ed armata, accorsero su*-
bito a respingerla, Ardoino venuto in mezzo ad essi, così
favellò: « Questa è dunque la libertà che cercate? Quésta
» è la fede giurata? Ecco io adempio alle mie promesse;
» non sono i Normanni vostri avversarii , ma vengono a
■ Malat. e Tànon. Sic. lasciano venire direttamente di Sicilit sn
Melfi i Normanni , ed il primo aggiunge : sed dolosUaiem (ruaimàrii
Principis cognoscentes , ad ipsum minime transierunt : f>erum provin-
dam invastando , sibi subjugandi consUium accipiunt. / , 8. Ma en-
irambi i Cronisti tacciono in tutto della ribellione eh' era in Puglia. Leo-
ne Ostiense segue Amato; ed una variante presso il Pertz narra che:
Normanni interea qui eum Rainulfo comUe apud Avenam ma?ieftoiil,
idest GuUlelmus et Drogo filii Taneridi, et filii Amici Gualteriu$ et
Petrones consUio habUo, rdicta Aversa, filium Beneventani prineipi8
AtemUfum seniorem super se faciens ad Apuliam adquvrendam ^ ont-
mum intenderuni , pergentesque applicuerint Melphim , conjundisque
sibi Lombardis qms iUic reppererant. Ma V unione d' Àtenolfo fu po-
steriore.
» Trecento secondo Amato 1. e. U Brev. Chr. Norv. R. I. V. inve-
ce : invadunt Apuliam cum exercUu magno et forti, ad an, 404L
3 Une porte de Puille molte forte , laqueUe eontresta à li anemis ,
et est refuge et receptade de li amis. Amato il , 19.
— 451 —
» rompere il giogo che vi opprime. Voi seguendo i miei
» consigli Vi unirete concordi, e Dio v'assisterà ; poiché
» pietoso alla presente servitù, manda a liberarvene que-
» sti cavalieri ^ »
In tal modo furono accolti in Melfi , non per conqui-
sta, uè innanzi al marzo del 1041 *. Ma da questo punto
' Et Aldoyne $e met etUre eaux , et parla à haute vois : ceste est
la lìbtrté la quelle vouz avez ehereié ; cestui non sont anemis , més
(prant amie , et je ai fait ce que je vouw avoie promis , et vous fa-
ciez ce qùe vaus m* avez promis, Cestui vienent pour desjoindre lo jog
doni vous e$tiex loiez , de liquel ri tenez mon conseil jomgiez auvee
ces. Dieu eH avec wmz ; Dim a miséricorde de la servUute et ver-
gaigne que vous (wuffrez) tous les jors, et pour ce a tnandé ces che-
valiers pour vous délivrer. lì , i9. Arduino interveniente ac mediante
sine^aliqua controversia. I.ro (>st. 11. 67.
* V Ostiense scrisse : Anno dominica, noHvUatis 4041 , quo videli-
eel anno dies pascalis sabbaii ipso die festivUatis sancii Benedicti ève-
nit , Arduino duce Mdphiam , ecc. De Meo vorrebbe dedurne che i
NormauDÌ entrarono in Melfi nel 22 marzo del 1040 , perchè suole in-
cominciare r anno dal 25 marzo. Ma , se pure può dirsi che il Grom**
sta segui una costante cronologia , quelle parole : quo anno videlicet
ec non si lei^ono in un codice osservato dal Pertz. L'anacronismo
poi sardbbe evidente. . Doceano tornò di Sicilia nel settembre i040, non
perchè i Normanni avevano occupata Melfi , come scrivono Malaterra ,
r Akom. Sic. e Gcgl. Pugliese ; ma per la sedizione dei Gonurati ,
come fu notato da Lcpo e dalla Ghr. Barese. Posta una contraria ipo-
iesi non saprebbe spiegarsi , perchè assalita Ascoli , rioccupata Bari ,
-il Catapano lardasse insino al marzo del seguente anno per venire con-
tro Melfi. D'altronde se la battaglia di Traina fu nella primavera o nel-
r està del i040 , i Normanni ed Arduino che vi presero parte si tro-
vavano; nel marzo ed anche dopo ancora in Sicilia. La Ghr. Baben.
dice sotto r anno i041 : Arduino Lombardo intravit Melfi, Erat To-
periti de ipso Catapano , et coadunavU uticumque potuU Francos ,
et reìfellium exegit contra ipsum Catapanum, Quindi è chiaro che Ar«
- 152 —
sempre più si divide la storia in due tradizioni , e Titna
continua a narrare le guerre degli indigeni cóntro i Gre-
ci, e pone alleati i Normanni; l'altra si compiace sol-
tanto a descrivere i trionfi di questi. Laonde di Sicilia
subitamente venuti in Melfi , li fa trascorrere per le ter-
re vicine, a Venosa ,ad Ascoli, a Lavello, assalendo ,
bottinando, uccidendo, con grande paura dei popoli
sorpresi dalla virtù dei cavalieri sconosciuti. Ma cin-
que lustri di dimora nel mezzodì * , e le precedenti
battaglie di Puglia e nell* isola, avevano resi noti a
tutti i Normanni; e gli accordi stretti con i ribelli fa-
vorivano ora le loro correrie *. Sarebbe stoltezza il
supporre , che nemici o indifferenti i popoli , neutrali
i Principi Longobardi, i soli trecento partiti d' Aver-
sa sfidassero impunemente gli eserciti Bizantini, co-
me fu tramandato nelle vanitose memorie dei conqui-
statori.
duìno fu faUo Toperita dal Doceano , il quale non fu Catapano prima
del seUerobre 1040 , cioè alcuni mesi dopo la volula occupazione di
Melfi, Anche il Brev. Chr. Norm. pone all'anno 1041: Nortmanni
duce Harduino Langobardo primum invaduìit Apuliam, Rom. Salerk.
invece Eodem anno mense februarii Normanni ingressi jam in Apu-
Ha ec. an. 1059, Ind. VII, Ma la cronologia di questo Cronista è
piena di errori.
' Lo menmt à Vénoze,,, liez é joans sur leur cheveaux , et vani
corrant ga et là ; et li cUadin de la cité virent cU chevalier liquel
non cognoissoient s'en fMraviUoient et areni paour. Et lo secont jor
alèrent à Ascle... Et d*iluec s'en vmt à la belle PuUle, et celle eho-
ses qui lor plaisoit prenoimt , et celle qui ne lor plaisaient leisstnent.
Amai. Il, 20.
» Mès non conìJbattoì£nt , quar non trovoient qui lor anUrtstast^
Amato ivi.
— 153 —
Dopo che Arduino s'insignorì di Melfi * e la fama de-
gli invasori Normanni si sparse intorno , Michele Do-
ceano minacciando assalirli , inlimò sgombrassero dalle
terre dell' Imperio. Narrano, da parte del Catapano di-
cesse l'Araldo, che estimando vergogna misurarsi collo
scarso drappello concedeva libero il passaggio. Ma gli
ardimentosi venturieri rispondevano , verrebbero essi a
cercarlo *; e come indizio di lor bravura , Ugo Tudexti-
fen appressatosi al messo, d'un colpo di pugno sul capo
stramazzava morto il cavallo. Poi cortese quanto gagliar-
do accomiatava il Greco impaurito donandogli un destrie-
ro più bello ^; e di questi e d'altri vanti i più tardi ne-
poti novellarono. Intanto Doceano, dopo la metà del mar-
zo *, era già accorso ad impedire i progressi dei ribelli,
e s'attelava con l'esercito poco lungi da Melfi, presso il
' Una nota del (raduUore <r Amato , malamente confusa nel testo , a
spiegare la signoria presa da Arduino dice : Se la terre non avoU au-
tre seignor que ou à cui face trUmt se dame tributarne» Et en ceste
régne se dame terre de demainne ; et se a autre seignarie se dame co-
Ionie , come sont en cést régne la terre qui à autre setgn&rie. Et sanx
10 roy estoit seignor Arduin , et en celle parte se dament coione, ì\, 19.
11 traduttore secondo le idee de) suo tempo , divide le terre in dema-
niali e feudali ; ma sembra che nel codice vi sia una lacuna.
* Amato li, 24, E vuole chiamassero Doceano i Pugliesi che aveva«
no paura d* esser soggiogati.
5 Malat. 1 j 9. e TAnon. Sic. Fanno venire l'araldo in Ascoli. Gugl.
PcGLiESE è il solo che dica non fosse allora alcun esercito Greco in
Puglia :
Nulla tube Italis exercitus imperiai is
Partibus audiri , ecc.
^ Mauterra assegna al Catapano Greco un esercito di ^essan^mil^
vmati.
- 154 -
fiume OUvento , che scaturisce da Maschito e Ripacan-
dida, ingrossa riunendosi sotto Venosa, èva a scaricarsi
neirOfanto. Fronteggiavalo l'oste nemica, cinquecento
pedoni , settecento cavalli * , tra i quali commisti i tre-
cento venuti d* Aversa. Secondo lor costume, i Greci non
con impeto concorde, ma a schiera a schiera entrarono
nella mischia , confidando col numero ^ e il rinnovarsi
delle milizie rifinire le deboli forze degli avversarli *.
S'avvicendano quindi le diverse coorti, combattono, in-
dietreggiano respinte tre volte*; e poi sgominate si di-
sperdono. Né r asprezza dei luoghi , né il fiume n' arre-
stò la fuga, e lasciando feriti e morti sul terreno e nel-
le acque, pochi trovarono scampo col Catapano nei monti
vicini *• Allora dovunque fu grande spavento , e gli abi-
* Nam pediles tantum quingcntos turba pedestris
Et septingeatos co.iiitatus habeat equestris. Guill. App. I. Malàt. 1. 9.
* .La bone et forte compaignie de li Normant » qui motUt estoU pe-
tite , car li autre estoierU cent pour un. Et li host de li Grex li quel
non 8Ì pooit nombrer. Amato li , 2 J .
^ Non etcnim totas Danai laxare cohortes
Frimo Marte solent ; legionem sed prius unam
Inde aliam mittunt , ut virtus aucta suorum
Hostes debilitet. Guill. App. I.
4 Ter uno die cum Gràecis pradio dimicaaUur inter Aufidum et
Oliventum, Rom. Saler. an. 1059 erroneo. Mense martio XVil «n-
trantc juxta fluvium Dulibentis. Ign. Bar. ma forse era scritto XXVIi.
Et mmida lo due de lo empèreor une soe hataUle contre li Normant ,
et commanda que di de li NormaiU qui remandroit vif fussent man-
des cn prison , et encainnés , et mandés a lo impéreor. Et puiz tnan-
da. un autre bataille plus grant et plus fort„,.'Et encor remanda lo
fiuc r autre bataille plus vaUtant et plus grani. Amato 1 , 20.
^ . . . non asperitate locorum ,
Non probibctur aqiiis veliementibus , ut fugitiys)
— 155 —
tanti dei dintorni di Melfi aderirono ai vincitori i. Mol-
ti anzi, ai quali non la virtù ma soltanto l'esperienza
delle armi mancava, emulando T esempio dei Normanni
s' unirono ad essi *. Pugliesi e Longobardi accorsero , e
le turbe accresciute, o per timore di soggiacere ad Ar-
duino e agli altri stranieri, o cercando più valido soste-
gno, elessero duce Atenolfo fratello a Pandolfo IH Prin-
cipe di Benevento ^. I Normanni stessi V accettarono e
gli prestarono ubbidienza ^ lontani ancora da ogni pen-
Non se praecipilet. Plures in flumine mersos
Àlveus involvity quam morii traderet ensis.
Cum paticìs roontem Michael elapsus adivit
Vìctnos montes superare cacumiDe visum. Goil. App. I.
' Tota AptUia timore concussa moltitudo Longobardorum et maxi-
me iUi qui non muUum remoti a Melfio halritant se ipsos et civitates
et castra dominationes Normannorum subdiderunt, Anon Sic. 750. Ma
è falso si soUoponessero al dominio dei Normanni che ubbidivano ad altri.
* Quorum multi, quibus arm^rum doctrina potius, quam vires aut
animus olim defuerat, postquam virtutem Normannorum, magis imù
tare , quam invidiare studuerunt , optimi milites , et eorum in suis
acjuisUionibus fidelissimi adjutores postea faUi sunt, ivi p. 750.
* Sed quia terrigenis terreni semper honores
Invidiam pariunl , comiuim mandata recusanl
Qnos sibi praetnlerant Galli servare feroces.
Indigenam Laiii proprii preponere gemi
Dilexere magis
fìeneventi principis hujus
Nomen Àdenolfas , qnos forsitan ipse vel aurum
Dando vel argenmm , paeti mutare prioris
Gompoleret votum. Guil. App. I-
h Et à ce que qu*U d&msserU ferme euer è li colom de ceUe terre,
lo prince de Bonivent , home bone et vaillant liquel estoU frère a Di-
mlfe firent lor Due lo quel sertmnt cameni servicialy et lo honorn*.
— 136 —
siero di conquista, ed impotenti a tentarla. Poiché Do-
ceano raccolti i fuggenti , riforniva l'esercito di merce-
narii Anatolii , Ossequani , Russi , Traci * ; e volente-
rose 0 di forza gli s' univano le milizie di Calabria e
Capitanata, indìgeni o Greci stanziati , dei quali guida-
vano alcune schiere Angelo da Troia , e Stefano d' Ace-
renza , Vescovi entrambi , e pronti a servir V Imperio
col pastorale e la spada K Nel maggio i04i passato
rOfanto, eh* era guadabile presso Canne, scontravasi il
Catapano con Atenolfo a Montemaggiore ^. Erano da una
parie più che diciotto migliaia di combattenti , dall'al-
tra due mila Normanni *, accorsi da ogni luogo, oltre
i fanti ed i cavalieri Longobardi e Pugliesi. Si pugnò fe-
rocemente , ed al furore dei pochi cedevano i molti *.
«fui coment seignor. A5!i. II , 2S. Nanmanni inierta ui ineoUifum aé
se animum indinareni Alemiifo Beneveniani pnneipù flrùirtm siH
dvcem castituuni. Leo Ost. 11 , 67.
* Ig7<. Bab. ad an. Amato àlee ; che V Imperatore (T Oriente dubi-
tando di perdere la corona , chiamò a consiglio i suoi , spogliò (e Qiie*
se per raccoglier danaro, raddoppiò il soldo ai mercenarii. //, 22.
* Ign. Bar. ad an. 4ùi4,
^ Mense maii feiia ì\. Lcpo ad an. Mense madia iterum. Cm. Brev.
Non». Lo fiume hìquel se dame Au/fda estoit toni petit et bas que
li eheral n'i venoient fors jvsque a la euisse en Veaue, Amato li, 24.
Apud Caniìas prope Anfidum. Cedreno li , 546. Apud Monte Majo-
rem jtwta flnenta Au/idL Ign. Bar. ad nn. I due luoghi sono vicini.
4 Aui plures quam dvo millia Sttrmandi fwrunt , Graeci vero de-
cem et ceto millia exceptis serriiaribus. Ig!ì. Bar.
^ Cerreto attribuisce la disfatta ali* imperizia di Doceano : C«iiii^€
ti arma morissent et ipse cnm omnibus Rxmanis eopiis eoe debet odo-
rtn , trutta Opsiciana legume et parte Traciensum stipatus cum iis
apud Cannas... conflijtit \. e. La rompaignie de li cfteraiier de Cem"
pèreom- a tunne à tnrme estoient abatut. Amato I. c.
— 457 —
Incalzati ì Greci precipitavansi neir Ofanto , e sei^eao
l'aere, senza apparente cagione, s' estimò«miraeolo ,
che il (lume gonfiasse durante la mischia, quasi a pre-
cludere ai vinti ogni via di salvezza ^ Crebbe così la
strage, e nelle acque o di ferro, perivano i due Vescovi
bellicosi e con essi moltissimi ^ Doceano fuggi anche
ora vergognosamente insino a Bari ^,e le città e le terre
abbandonate ribellandosi all'Imperio, s'arresero ai suoi
nemici *, i quali un'altra vittoria, narrala però soltan-
to da Cedreno, riportarono poco appresso. Il Catapano ,
non ammaestrato dalle sconfitte , e senza neppure rac»
cogliere tutte le sparse milizie, raccozzali i vinti, ed
alquanti Psidi e Licaoni, ch'erano della legione dei Fe-
derali , osò affrontarsi in grande battaglia , e fu sopraC*
fatto dai Plormanni, ai quali erano uniti pochi Italiani
venuti dalle rive del Po e dalle radici dello Alpi ^. Dopo
' Et apparut un td mrade, et vertu di Dieu n beL.,. quant il
furent vaineut à la hataiUe , et il retomaieni por fuir , tant i avoit
d' aigue , que lo fiume isioit de fors de la ripe. Et toute foiee li air
avoit e$té M et serene, et nulle pluie avoit esté. Amato 1. c.
• loN. Bar. Amiisa majore exercitus parte, Ceor. I. e.
' Fugit Ihdehianus in Barum. Lupo. Twrpiter evasiti Cedreno I. c.
GniLL. Àpp. AMATO li, 22. L*Akon. Sic. narra fosse ivi ucciso perniano
(lì Guglielmo Altavilla p. 76i'
^ Et in Apulia eaptae sunt multae civitatee et loca quae erant
Graecorum. Brev. Chr. Nor. /. e.
^ Haec aecepta dade , ne ictus quidem , quod est de piscatore prò-
verMum , sapuU , neque omnibus copiis munitum hostem petOt , sed
temeritate , nimirum ductus eos ipsos qui vieti fuerint coUegit , ad*
junctisque Psidis et Lycaonibus , qui foederatorum legimem mplent ,
Francos quiibus alia aud exigua auxUia ab Italis circa Padum fiu»
men et ad Alpium radiceshabitantibus accessant , apud Horas (id
— 458 —
questo tempo dì Arduino e dei suoi seguaci non rimane
alcuna certa memoria, ed appena ricordato in prosieguo,
il condottiero Lombardo sparisce oscuramente nelle ra-
pide mutazioni sopravvenute. Melfi stessa si pretende
allora occupata dai Normanni , che vi si sarebbero stan-
ziati dividendosi il bottino ; se non che il poeta Puglie-
se , esaltando i vincitori , confuse sovente la cronologia
dei fatti ^ Non terre e dominii ebbero i Normanni da
quei trionfi, ma ricchezze molte, d'oro, di vesti, di
cavalli , rapite ai Greci , o concesse a premio *.
Doceano intanto ritraendosi nelle città marittime per
aspettarvi soccorsi, richiamò di Sicilia le legioni dei
Museri, dei Macedoni , e dei Pauliciani , levò in armi m
Calabresi ^; risoluto di riprendere la guerra più vigoi
loci womem esi) ^éarius magna rwrnm pugmi rtcfnt eti. Cem,
5^* Ma il luogo ed il tempo n'è ìoceno; troppo langi sarebbe
e forse intese dire Gru , presso V Ofonio.
' Melln Nonuaiinis victorìbus ut repeiator
Conpbcet. Hìc spoliìs collecùs geotis Acbaeae
SuBt aliquantisper tranquilla pace quieti.
Pro numero comitum bis sex stauiere plateas
Alque domus comitum totidem bbricantur in urbe Gì il. Apt. I ^
Questo tìtolo dì Conte , appena fu accordato nel seguente anno a f^o-
glìeUno RraccìodìfeffTo.
• £r H rmUami ti pmissaut .VormaiU ée éirenes rkkaes «oal ^^
rvdUs . éft ttsiimens ée éirfr$tf cvioroiix . de mmrmemÈems , de fa^r^'
hms . de nurWIf iT or ri dT «infml , de ehermms et de arme préeéoth
jnr. AnjLTO II , 2^
^ :wnp«àr mT ^Mìmi » H mmmi ipei Jthueri , Mmeedmes , ^
AmiìJtìiflw. H Cedaèrtmit. Us, Bit. md a. lOil.
CftbMsi|ne ^ìrìs qniknsqpe «njìque cvUectb
CìHi CnKtf aderant qnìiiHi . ^w» f i i— enrar
l>eeru iM<miej. et ab ì^^wmbm WaK»bani.— «;nL. A». I.
— 159 —
samente. Ma per comando dell' Imperatore venne depo-
sta e sostituito da Exaugusto figliuolo a Basilio Boioan-
ni, il fortunato vincitore di Melo , che recava danaro in
gran copia» altri eserciti di Varangi*, e T augurio del
nome fatale ai Pugliesi ed ai Normanni. Anche questi
però durante la breve tregua, s'erano accresciuti di for-
ze^; e quando il nuovo Catapano mosse nel settembre
1041 per assediarli in Melfi , ove si trovavano raccolti
sotto il comando d'Àtenolfo, gli uscirono incontro la-
sciando un presidio nella città ^ Occupava Exaugusto
le giogaie di Monlepeloso, e negli aspri recessi dei mon-
ti e nelle folte boscaglie aveva tesi agguali per invi-
luppare i nemici ch'erano venuti insino a Castel Siri-
colo K Fatti accorti degli inganni lentamente s'avanza-
* Cu. Bah. Goill. àpp. L' ire de lo impereor vini sur BycHden^
lo leva de wn ofiee que non fwt due,.,» Et lor doTta à cesti Exau'
9'usk ou, vicavre de auguste mondi d*argent,„ et lui manda Guarain et
cUtre gerU. Amato II , 25.
* Et li Normant non cessoient de guerre li confin de principat ,
ponr lume forte et suffisanJt de combattre et domrient et fasoient do*
^^«r chevauz de la richesse de li Gres qu' il avoient veiiìchut en ba*
tailii et jprometoieiU de donner part de ce qu'U acquesteìoient , a ceuac
^i (or aideroient cantre li Grex. Et ensi orent la gent cwet' et vo*
^otaé eontre li Grex. Amato f 1 , 24.
^ IcN. Bab. a la forte Melfe s* assenibUrent tonte la mdtitude a
^^^'^U. Mt Exauguste se appareUla auvec sa gent pour les prendre
^e dentre la cUé. Amato II, 25. Iterum fecit praelium cum Norman-
**** et cum Atinolfo Dux eorum de Venebento suh Monte Pelusii, Chr.
^ARBN. 1042.
^ Castello Siricobo Ign. Bar. Et li Normant qui bien lo soreni issirent
: ^^ coste et entretant que lo exercit de lo empereor estoit en lo secret de
j ^'kmf Pelouz , li Normant par grani hardiesse s* en vont a Monte Sa»
i '^. Amato 1. e. Goill. App. pone la bauaglia nel piano*
— 460 —
zavano i Normanni ed i loro alleati combattendo * ; non
più che settecento dicesi , contro diecimila stanziali, e
molti ausiliarii ^ ; ma forse anche ora soltanto gli stra-
nieri si numerarono. Con dubbia fortuna durava la pu-
gna, e questi e quelli piegavano a vicenda sospingen-
dosi ^. L' incerto cimento , è fama guardasse dall* alto
Guglielmo d' Altavilla , il quale infermo di quartana
giaceva nella sua tenda ; quando visti balenare i suoi ,
come leone furibondo si slanciò nella mischia , e riani-
mati i fuggenti ne assicurò il trionfo ^. Ma altri ne con-
cede il vanto a Gualtiero figlio d'Amico '. Tornati i Nor
manni con più ardire all'assalto, non ne sostennero Tur
to le mercenarie schiere Bizantine. A sottrarsi dall^
■ Et li Grex lor chtrchèrent de tirer derrièie en ce$U lieu mauii
corant , et li fsormant o douz pass les séquioient ; et li Grex ntm
cessoient de corre pour alienir à li pas doni se confidoient plusque en
Dieu. Amato 1. e.
« Ics. Bar. Indigenae Danai descendunl auxiliarii. Guill. App. 1.
5 Pugna sii inde gravis , ul v incanì merque laborant
Nunc hi , nnnc illi fugiimiqiie , fuganique , fuganles. Guil. Ap. I.
4 Quasi leo furibundus se hostibus medium dedit, Malat. 1, IO.—
J/ A.NON. Sic. senza accennare il luogo della baitaglia , confondendola
con quella di Oliveulo , fa combauere i Normanni coniro Doceano , ^
pone allora l'episodio della quanana , e delle valorose pruove di Gn-
glielmo che rapidus tanquam fluvius occunit , p, 76 L Niuno dei pi»»
antichi ne parla. — Rom. Saler. dice presemi alle tre battaglie di qtW"
sf anno , Drogo Normannus et quatttor ex fratribus ejus,
^ Cumque diu pugnani , Gallis paiieniibus , Argi
Acriter insiarenl , victores jani prope facti ;
Proripilur subito medios Galterus in hostes ,
Normannos hortans ad bella redire fugaces.
Ipse electorum Goniitum fuit unus , Amici
Filius insignis. Già. App. I.
— 461 —
morte cercano ascondersi nelle selve, fuggono d*ogni
parte; e quasi tutti periti i Macedoni, e moltissimi fra gli
iudìgeni ' , i miserabili avanzi si disperdono inseguiti
per lungo tratto. Exaugusto disgiunto dai suoi, premuto
alle spalle dalle lance nemiche , grida tremando nella
strania favella sé essere il Catapano , e. s'arrende prigio-
ne*. Allora, tentato indarno il castello di Monte Sirico-
lo, trovandolo difeso , i Normanni tornarono trionfanti
in Melfi con le insegne nemiche ed il Catapano, che da-
to in guardia ad Atenolfo, fu condotto a Benevento ^.
L'anno 1041, così avventuroso agli insorti, fu T ul-
timo di Michele Pafiagone ; nel decimo giorno di de-
cembre moriva , dichiarando successore il nipote Mi-
chele V Calafato, di vile genia, nemico a Zoe, ed a
' Chr. Bar. Et li Gtuirani soni oecU , et PuUloix sont mort et Co-
^(itrm; et tuit cU qui pour or et pour argent estoient venut à lo
pini de la bataille , sans arme et sans séptdture gésoient mort. Ama-
to. H, 25.
* GuiL. App. I. — Ign. ad an. 4042, -—Et lo Exauguste , lo quel avant
otxn^ e$té due , sentant la lance qui lui venoit droit à féiir , o len-
S^ barbare ensi coment pot parler cria : catapan , catapan , et ensi
^tdfeUa esire vainchut. Amato H , 25.
' Et après ce li Nomìant o victoire retomèrent a Monte Sarchio
(sic) doni, avoient mis le paveillon ; més pour ce que lo chastel estoit
ffluttni de granz fossez et de autres forteresces estoit deffendu par
9^ qui estcicìU dedens , quar non se pooU prendre ne desrober ; li
'^ortnant o tout la ÌMndière de lor seignor qu' il. menerent en prison
^'^tcmerent... a Melfe, ivi 25-26, Et lo donèrent à Athenulfe lor
Priitce ^ qu' il lo deust examiner et jugier coment il parust de (aire.
*^- GctLL. App. — Malaterra , lo dice ucciso da Guglielmo in bauaglia :
^««« Anno , duce exerdtus qui caudatus erat , quasi bove interfectus,
' ) ^0. Ma è falso , né altri dà questo nome di Anno ad Exaugusto.
VCL. I. ' 41
— 462 —
quanti erano stati strumenti di sua grandezza. Inesper-
to ed ignavo, poco attese all' Italia , ove i suoi presidii
rinchiusi nelle fortezze temevano avventurarsi in altre
battaglie, e respingere le depredazioni dei Normanni *.
Crebbe perciò V audacia di questi ^, e fra le slesse città
rimaste fedeli prevalendo la fazione dei ribelli, o ce-
dendo al timore, Bari, Monopoli, Giovenazzo e Matera,
si sottrassero all' Imperio patteggiando co' vincitori *.
Ma la sicurtà del trionfo scoprì le diverse ambizioni , e
ruppe l'alleanza che s'era stretta fra i nemici dei Greci.
Da una parte Argiro, figliuolo di Melo, dall'altra Ate-
nolfo di Benevento e Guaimaro di Salerno, aspiravano
ad insignorirsi della Puglia. I Normanni troppo deboli
ancora per occuparla come assoluti dominatori ; ma de-
terminati a stanziarvisi , si divisero per sostenere i di-
' Neque ijpsi muii cantra Norman nos tucìi poterant, Nam crebris
incursionibus eos lacpsacntes , vineta , et oliveta eorum extirparUy ar-
menta et pecora , et caetera , quae ad usum necessarium sunt , mhil
extra castra relinquentes diripiebant, Malat. 1 , 10.
* Il Malaterra confondendo ed affrettando gli avvenimenti fa seguire
a queste vittorie il soggiogamento della Puglia ; ma egli stesso confessa
che restrinse la narrazione tralasciandone i particolari : Sed per longum
est huic operi , per singula perstrigendo inserere , qualiter apud Apu-
liam egerunt. Hoc autem summatim non solum nos , sed etiatn res
ipsa testatur , quod omnem patriam armis domantes sibi subjugave'
runt. ivi. U.
^ Omnia praeclarum super Appula Barum
niis temporibus , Monopolis , Juvenacus
Àtque urbes aliae quam plurcs , foederc spreto
Graecorum pactum cum Francigcnis inicrc. Guill. App. I.
Intere pactum cum ipsis Franchis Materienses et Barenses , dum
non erat qui ex ipsorum manibus eos eriperet, Ign. Bar.
— 163 —
versi pretendenti , secondo che ne sperarono vantaggio
maggiore. Rinnovaronsi perciò quelle medesime gare
che nella Campania si erano compiute con la investitura
di Rainulfo.; e primo ad esserne rovesciato fu Atenolfo.
I Principi di Benevento, che non avevano saputo impe-
dire la prevalenza di Guaimaro, e T accrescimento dei
suoi possessi, cercarono indarno contrastargli il nuovo
acquisto. Ed allorché il principe di Salerno con accorte
promesse persuase i Normanni ad abbandonare Atenol-
fo , ed a riconoscersi suoi vassalli nel modo stesso che
avevano fatto quelli di Aversa * , non si tentò da Bene-
vento alcuna resistenza. Solamente come sterile ven-
detta , il Catapano Greco che vi si trovava prigione ven-
ne rilasciato ^; ed il suo riscatto fu l'unico premio che
Atenolfo conseguisse dalla guerra sostenuta. Un' oppo-
sizione maggiore però era surta contro Guaimaro tra gli
stessi Normanni. I figliuoli d'Altavilla, ed altri più ar-
dimentosi 0 pili cupidi, s'erano piegati invece a favorire
Argiro ; sia che la memoria di Melo , li rendesse pro-
pensi al figliuolo ^; sia che scorgendolo più debole di
' Multa per hoc tempus promiuentì Salernì
PrÌQcipi Guaimario , Normanni gens famulatum
Spernìt Atenulfi. Sed se tantummodo cives
Aversa dcderant dilìoui Guaimarìanae* Guill. App. I.
• Alhenulfo cwiant se estre riclie de celui prùon^ laissa li Nor-
mant et s* en toma à Bonivent ou il haìntoit , vendi lo prismi et as-
sembla deniers. Amato II , 26 , il quale vorrebbe allribuire a questo
r abbandono dei Normanni.
^ Nam reliqui Galli , quos Appula terra tonobat
Argiroo Meli geniti servire volebant.
— 164 —
Guaimaro, pensassero ritrarne più larghe concessioni,
e maggiore sicurtù di estendimenti. Questa parte dei
venturieri si trovò secondata dai ribelli Pugliesi, nei
quali la nimistà dei Bizantini non aveva cancellata Tan*
tica gelosìa contro i Longobardi. Ma i discordi umori,
ed i secreti intendimenti , taciuti in tutto , o appena ri-
cordati dagli altri Cronisti, si colorirono poeticamente
in Guglielmo di Puglia, unica fonte che rimanga per
giudicarne. K questi attribuendo l'accordo a più nobile
afictto, pone Argiro esitante a cagione della povertà sua,
ed i Normanni disposti ad obbedirlo , per solo impulso
di gratitudine '.
Parteggiando così i Normanni , quelli che aderirono
al figliuolo di Melo entrati di notte in Bari , nel due.
febbraio del 10i2, lo acclamarono insieme ai cittadini
Principe e Duca di Puglia nella Chiesa di S. Apollina-
re *. E benclìò non si .ni> rlnaiv le concessioni che ven-
Njiim pater i|)^ùus prios ìiuroiiiioere Gallos
Hìs in llaliam siuduil , dare muuora primus. Gvill. App. I.
• Ar^iroiis pau|H'r licei audax ei generosiis ,
Se laulac genti dominari posso lu^vil
ilum nihil argenti valeat praeberc vel auri.
. * . . Nostmni te principe nullum
l^iuper crii vel egens, duce te fortuna favcbai
lUmsiliique vias , duce qttos genitore solebat
l^»ndt^\ te nobis effecto principe |vandei. ivi,
* niHnunio tempore
IVniucit lUruni uatu s<Hì$usque priores,
Ou«vi; saneti dnctos Apollinaris ad ae^U^in
Taliter aff^tur , fW
— 165 —
nero fatte , le parole di Amato lasciano credere , fosse-
ro assegnate alcune città ai Normanni che avevano se-
guito ed autorità maggiore, ma non con dominio in-
dipendente. Infatti afferma il Cronista , che essi « an-
» darono nella via d'Argiro securamente, e tutte le cit-
» tà dei dintorni piegando ali* obbedienza e sottometten-
» dosi volontariamente o di forza , rimasero col reggi-
» mento, le leggi, e gli statuti che avevano, fuorché al-
» cune obbligate a pagar tributo ^ »
Guaimaro , frastornato nei suoi disegni , non eslimò
procedere innanzi e dichiararsi nemico d'Argiro; perchè
rimanevano ancora molti presidii Greci pronti a ripren-
dere quando che fosse la guerra. Era giunto allora Sino-
diano in Otranto , per mantenere in fede i fautori del-
l' Imperio, e per tentare che raccordo fra i Normanni ed
i Pugliesi si rompesse ; e fallito questo intento , e pro-
curando indarno riunire le reliquie dell'esercito Greco,
altro pili valoroso duce ^ sopravvenne. Michele V riso-
sublimai protinus illum
Omnes unaDÌmes. — Guill. App. I.
Mense Frebuatii factus est Argirus Barenses Princeps et Dux Ita-
lùu. Lupo i042. Nortmanni et Barisani elegerunt Argiro Principem et
Seniorem sibi. Bret. Chr. Norm.
' Li Normant,,. si se tomèrent à lo fil de Melo Argiro.,., et cestai
exlurent pour lor prince. Et puiz alèrent la vote de cestui due, et
aloient sécur et toutes les cités d' éluec entor constreignoient , qui esto-
ient al lo comìnandement , et à la rayson et statute que estoient ; ensi
alcun vduntairement se soumettoient , et alcun de force, et alcun pa-
ìoient tribut de denaviers chascun an. Amato \\ , TI,
* Quaedam solamen ut inde
Auxiiii caperei gens Appula , Sinodianum
Desiinat. HJc venieos et primo appulso Hydrunlum
— 166 —
luto a Fognar solo , avova rilegata T Imperatrice obbli-
gandola a vestirsi monaca, e discacciati i suoi mini-
stri; ma sul finire d'aprile, il popolo si levò a tumulto,
depose l'usurpatore, e Fabbaccinù. Restaurata Zoe, le
sue prime cure furono rivolte alT Italia; Maniaco , ri-
masto prigione dal suo ritorno di Sicilia, venne prescel-
to a Maestro delle milizie, e gli si commise riacquista-
re le terre che i suoi predecessori avevano lasciato ra-
pirsi in Puglia '. Quando vi giunse nell'aprile 1042^,
poche erano le città che riconoscessero ancora la domi-
nazione Bizantina, e forse quelle sole marittime, come
Oria , Brindisi , Otranto, Taranto e Trani ^. Disceso Ma-
niaco a Taranto, nulT altro recando che l'alterigia eia
ferocia *, raunù alquanti ormati trincerandosi fuori lo
fiOgatos socios Francoruin inisil ad urbcs
Se rccipi rogilans. Voluiil (Nolunl?) parere roganti.
Mìliliam Toparari cupit , scd \n\\\Ui muUo
Ceso ac disperso , paucos rcMiiiore valebat.
Sinodianus al) hoc muros non deseril uriu's
IIuc lainon ediclum facit imperiale reverli. — Guill. Ai'p. I.
' Patricium autam Georgium Maniacem , quem jam ante Muhof'
lus e custodia dimiserat , magistri lumore nrnavit et cwn pieno ifnp^'
rio imperatorcm e.rcrcitui in Italiani... , ut res ibi ducum ignavia k'
befacta constilueret. Ced. Il , !)i1 , !}4!i
» Chr. lUn. Nel 21 di questo in(ise fu restaurata Zoo, sembra quind*
cIkj Maniaco piuttosto fosse invialo da Micliele; ma attestano il conlra^
rio (ÌEDK. l. e. e SCYLITZAE p. 120.
* Quatuor tantum urbcs in Romanorum fide permanserunt , Brti^^
dusium, Hidrus, Tarentum, Barin. Cedren. //, oil, ma per Bari ^
falso , Oria e Trani furono poi assalite da Argiro.
4 Is praeter formam nihii diguum laude gerebat
Mente supurbus erat, diva feritatc redundans. Gdill. App. l
— 167 -
mura in un luogo detto Tara. Ma accorso Argiro con
settemila combattenti, decamparono i Greci senza aspet-
tarlo , e si rinchiusero nella città , e per quante provoca-
zioni facessero i Normanni, non osarono uscirne ; laon-
de saccheggiate le terre di Oria , questi si ritirarono.
Nel giugno poi Maniaco assaliva Monopoli, ed .avendola
presa , vi faceva grande strage dei cittadini , alcuni im-
piccando agli alberi, altri decapitando. Ninna maniera
di supplizio risparmiò, vecchi e sacerdoti furono uccisi,
i fanciulli , vivi ancora sepolti col capo all' infuori , pe-
rirono con orribile strazio *. Similmente azzuffatosi pres-
so Matera contro i Normanni , e rimasta dubbia la bat-
taglia, dopo grande uccisione, s' aprì la via nella città
e più che duecento a vendetta vi spense ^
Ma gli Storici Gieci pretendono riportasse maggiori
' Mense Junii deportavU civUatem. Lupo ad an, 1042. Venit su-
p&rcivU, Monopoli et comprehensi per ipsa campora plures hómines fé-
cit illos decollare ante portas, Ign. ad an.
agmen iniquum
Francis compactus invadere commovet iirbcs
Et Monopoleis primum dìfTunditur arvis.
Interemit muitos Maniàcus et arbore quosdam
Suspensos , alios trucato vertice mactal.
CaedJs inauditum genus exercere tyrannus
Audet in infantos : viveniìs adhuc , quia capii
Corpus kumo sepelit, caput eminente extra, ec. Guil. Ap. I.
* Maniaehus Magiiter cum exercUti Gra^corum fedi praelium con-
^'^a Nortmannos circa Materam , et fuit magna plaga in utroque exer-
^^^ Chr. Bbev. Nòrm. Abiit civitatem Materam e/ fuit grande homici'
^wm. Lupo ad an.
Ducentos
Agricolas captos furibuuda mente trucidai. Guu^l. App. J.
— 168 ~
trionfi, e che le poche milizie affidategli avvalorate daU
la virtù sua riuscissero a scacciare i Normaoni di Pu-
glia, ed a ridonare una sufficiente quiete alla turbata
regione *. Avrebbe , vuoisi anche, Maniace in parte re*
spinti, in parte con amichevoli trattati, accolti nelU oste
Bizantina*gli stranieri ^; e trovasi infatti una legione poco
dopo ai suoi servigi composta di Normanni. Ma se l'an-
tica autorità , e le seduzioni di ricchi preraii , indussero
alcuni dei venturieri a passare ai suoi stipendii, non è
vero che tutti costringesse ad uscire di Puglia, ed a rom-
pere l'alleanza con Argiro. Ferveva invece la guerra, e
nel luglio il presidio di Trani avendo ottenuta la resa
di Giovenazzo , condusse Argiro i Baresi ed i Normanni '
ad assediarla; ed entratovi al terzo dì per tradimento,
la città fu saccheggiata e tutti i Greci ucoisi, campando
appena i cittadini dal furore dei Normanni per sua in-
tercessione ^. Volgevansi quindi i vincitori contro Trani
stessa cingendola di macchine, e molestandola da un' al-
tissima torre , mentre con le navi bloccavano il porto*.
Rimase inerte Maniaco, per cìifetto di forze, o già solo
' Quamquam n(m esset satis iustis copiis , arttbus tamen Impera-
toriis tantum confecit , ut et Francos Italia pelleret apud Capuam ,
Beneventum , ac Neapolim , et res mediocri quiete costituii. Cedreto
II ,547.
» Condliaverat siM Francos multos , et in dies eos qui a Doeeanis
vexati erant effecit in Italia finihus quiescere: verebatur enim ^^m
quod eius virtutis in praeliis periculum fecerunt. Excerpta ex tó.
JOAN. SCILATZAE p. 720.
5 GuiLL. App. I. — Comprehensit ea per fraudis ab inlus» Chr. Bar. —
Ign. an, 1042.
4 Chr. Bar.
— 469 —
di sé fatto pensoso dopo le nuove che gli erano giunte
da Costantinopoli. Poiché a mezzo il giugno Zoe aveva
scelto un nuovo Imperatore disposandosi a Costantino
Monomaco, e questi affidava i più alti ufficii a Romano
Sclero, fratello alla sua amante , nemico a Maniace ^
Subitamente il favorito ministro a disfogare gli antichi
rancori , faceva assalirne la casa, ne violava la moglie,
otteneva si revocasse d' Italia. Nunzii Imperiali veni-
vano in Otranto nel settembre, Tubachi Protospatario,
Pardo Patrizio, Crisobulo, Simpatia, e T Arcivescovo
di Bari *. Il ritorno di quest' ultimo prova che avverso
ai ribelli fosse fuggito in Costantinopoli , donde rinvia-
valo Monomaco negoziatore d' importanti trattati. La
corte Bizantina ormai diffidava spegnere con le armi la
ribellione dei Pugliesi ; addensavasi in Oriente minac-
cioso nembo nell'invasione dei Russi*, ed in Italia,
dopo le feroci ingiurie, ben v'era a temere che Maniace
avrebbe preso disperato consiglio. Politico accorgimen-
to imponeva disgiungere i nemici * serbare almeno in
parte la supremazia delle lontano province, appagando
l'ambizione d'Argiro. E l'Arcivescovo e gli altri messi
dovevano adoperarsi perchè il figliuolo di Melo, obbliato
l'esilio del padre e la morte dei congiunti, e gli strazii
' CostaniÌDo condusse in corte e dichiarò Augusta Sclerene sua aman-
za , consentendolo Zoe. Romano Sclero che fu prescelto allora a Mae-
stro e Protostratore , innanzi quel l«inpo aveva avuta briga con Mania-
ce per alcuni poderi coniìnantì , e mancò poco non fosse ucciso. —
Cedreno JI , 547.
> Jgn. Bar. sett. 1045.
^ Cm. II , 552.
— 470 —
dei concittadini, accettasse i doni e gli onori che pro^
metteva Costantino *. Venuti perciò presso Trani , ove
durava T assedio, mostrarono ad Argiro le Imperiali
lettere , proffersero perdono a tutti , a lui i titoli fasto-
si di Federato , Patrizio , Catapano , e Vesti , pel Tema di
Italia ^; inculcando procurasse tenere in fede i Norman-
ni con la speranza di larghi premii 3, affinchè non s' le-
nissero a Maniace.
Argiro piegandosi alle offerte, impose s'incendiassero
lo macchine d' assedio , e non senza rammarico dei Nor-
manni * , che vedevano la città vicina a cadere, s' allon-
* Dcscendit Pardus Patricius cum Tubachi Ptotoipata et Mal§,
cum thesaiiris et dima Dargiro (sic). Ghb. Bar. 1045.
* Venit mi880 ab Imperatore Theodoriio Monomaco (Theodoro Cano?)
cum Basilisco mandatora ( manda lore) referentes parcentia et pcUrica-
to eidem Argiro. Ign. — Susceptis Imperialibus literis foederaUs , et
Patriciatus an Catepanus , vel Vestati horwriòus. Chr. Bar.
^ I^ostquam suscepit soliì Mononiachus honorem
Argipoo mandai sUideal converlere GaUos,
Procuretquc snis sodare fidelibus illos ,
Et promìltil . els se praemia magna daturum. Guill. App. I.
4 Argirous , nolens sibi desit ut imperiab's
Gratia , Norniannos compescit , ab obsidione
Trani , quod solum lune agraina Greca favebal ,
Confinosque loco deslitit depopulari, Guill. App. I.
Ma ò falso fosse la sola ciuà rimasta ai Greci — Jussit argomenta
incendi. Chr. Bar. Anche Amato accenna confusamente al dispiacere dei
Normanni : Li Normant aiarent à la famose cité de Trans , cantre
la quelle combattirent moult fortement , et poi «' endinèrent eil d4
Tram , et se la^serent prendre et lasserènt li arme , et o li bras pio-
iez allèrent , puis sequerent pardonance. Et un Normant , ( Puilloiz T )
qui se claìnoit Argiro , par sa fclie distruit la victoire : quar o la
hautesce de sa voiz et o san criement apprisse lo victoriose ire de li
^'ormant; et un de li xij exlit qui se clamoit Pierre de Gautiert ^
~ 474 —
tanò da Trani , dopo un assedio di trentasei giorni. ToN
nato quindi in Bari v' acclamò Imperatore Costantino
Monomaco *.
Questi negoziati crebbero i sospetti di Maniaco ; pure
dissimulando le offese ricevute, onorò i messi, e mo-
strossi pronto a lasciare il comando, per rapire il danaro
che avevano recato ; finché scoperti gli audaci propositi
imprigionò Pardo e Tubachi, e Tuno prontamente ucci-
se, l'altro con piò vile supplizio fece soffocare nello
strame di una stalla *. E poiché ebbe sedotte le milizie,
e se non prima, guadagnate ora certamente alcune schie-
re Normanne ^, assunse in Otranto la porpora e Tauto-
torità Imperiale *. Sperava così che i Pugliesi , per odio
della lontana dominazione, volessero sostenerlo; ma nel-
r ottobre accostatosi a Bari per tentare l'animo dei cit-
tadini, non trovandovi seguito si rinchiuse in Otranto *.
ot tei dolor , qu* U vouhit occidre Argiro , se ne fusi ce que par for^
ce li compaignon lo retenirent, II , 27.
' Et revertit Bari ad laudem de Imperatore Costantino Monomacho
cum suis civibus. Chr. Bar. ad an.
» GciLL. App. I. In dvitate Odronto Pardus occidit : Tubaki neca-
re fam. (sic) Ign. Bar.
s Corruptis ItcUids copiis — Cedren. II , 549.
Gallos etiaro pacificare lemptabat
Qiiod sperai inane est. Guill. App. I.
Ma che alcuni fra i Normanni si dichiarassero per lui è accertalo da-
gli Storici Greci.
A GuiLL. App. Lupo ec.
^ Venit multo vallatus milite Barum,
Àrgirous sperans proni issisfallere posse. Guill. App. ivi.
Supra Bari cum suo exercitu ad sumilandum (sic) se Imperatore ,
«tf non fuU qui et obbedirci: confusus reversus est Tatento, Io». Lupa,
— 172 —
Né lungo tempo vi rimase , perchè nel febbraio del se-
guente anno 1013, Teodoro Cano, Maestro e Catapa-
no inviato dall'Imperatore, cinse per mare la città, od
Argiro ed i Normanni vennero ad assediarla. Riuscì
non pertanto a Maniaee di fuggire in Bulgaria insieme
ai più ardimentosi compagni, e profittando della ribel-
lione che ivi si era accesa, vinse gli eserciti nemici; ma
combattendo ad Ostrobio con Sebastoforo morì di feri-
ta * Allora quelli fra i Normanni che V avevano segui-
to , condotti prigioni , rimasero in Costantinopoli, e for-
marono una legione , che ritenne il nome dell' antico
duce, e si chiamò dei Maniacati *.
— Gi'GL. Pugliese , fa venire Rodolfo Tridinocle e Guglielmo d' ÀlUvilla,
in aiuto d' Argiro , e pone ora lo scontro presso Tara , narrato dagli
altri Cronisti appena dopo la discesa di Maniaco.
• Cedr. Il, 5S9. ZoNARA TI, n, § 22, Ign. Bar. ad an.
* Maniacus concUiaverat sibi Francos.,,, cum vero se opposuUtet
Monomaco , et debellatus fuisset ; qui cum ipso crani traiecti et t»
servitutem redacti , Maniacatae appellati sunt , et in urììe Romanùrum
permansele , reliqui in Italiam relieti sunt Scilatz. 1. c. Con questo nome
rimasero , e s' accrebbero poi , e di essi intende parlare Anna GomEVO
ove dice di Alessio che : Dextrum quod fratri sui regendi commitertU
quinque mUibus costaÌMt fere Italorum , et e reliquiis copiarum Ma-
niacis illius, Alex. I , iZ, Dufresne annotò Mavfaxara^v Latinos teu
^ormannos intelligit , qui Maniacae dim Itaiiae et Sicilia merui-
rfwtl. ec,
CAPITOLO Vili,
Argìpo riconoscendo la sovranità di Costantino Mono-
maco ed accettandone i favori , arrestò i progressi della
insurrezione Pugliese, la quale assunse per questo fatto
un diverso carattere. L'inaspettato mutamento, era con-
forme però alle condizioni dei tempi. L'idea d'indipen-
denza non si svolse nel medio evo oltre i due termini
della città e dell'Imperio, circoscritta dai vicendevoli
rapporti. Feudi e municipii , si costituirono come indi-
vidualità distinte , ma subordinate ad un' alta suprema-
zia, che mantenendo i vincoli di una più larga comunan-
za sociale, fuori i suoi confini dichiarò exlege e barbaro
ogni altro ordinamenlo.il Ducato di Puglia s'assimilava
quindi a quelli di Napoli e di Amalfi , entrando co' me-
desimi dritti nella universalità dell' Imperio Bizantino ;
né i pomposi titoli di Vesti e di Patrizio concessi ad Ar-
giro , dovevano significare più che l'incerta dipendenza,
nella quale Duchi, Principi, e perfino Emiri Musulmani,
erano stati. Ma speciali cagioni che forse avevano resi
facili gli accordi , contribuirono poi a rendere meno
efficace e meno durevole la conseguita autonomia. E
r ambizione di serbare l'autorità Ducale, ed il timore che
i Normanni potessero prevalere, e violando i patti preten-
- m —
dere a più largo dominio, restrinse Argiro ai Greci in;
così intima alleanza, che poi si mutò in ossequio. Soepet*
ti erano già da ogni parte ; anche i Normanni dubitando
che la pace si fosse segnata in lor danno, si premuniva
no raccogliendosi in Matera , e proclamando lor Conte
Guglielmo d* Altavilla nello stesso mese di settembre
1042 *. Ed a legittimare l'usurpazione e per assecurarla
si dichiaravano vassalli al Principe di Salerno, che abil-
mente aveva saputo far valere il suo patrocinio fra quel-
le diffidenze. A misura che i discordi interessi alienava-
no i Normanni da Argiro, crescevano le offerte di Guai-
maro , ed a raffermarle concèdeva ora in moglie la fi-
gliuola di suo fratello Guido Duca di Sorrento, al nuovo
Conte Guglielmo ^
Le diverse Signorie soggette a Guaimaro, non forma-
vano uno Stato solo uniforme per leggi ed obbedien-
ze; ma un'aggregazione di Stati più o meno dipendenti.
' Meme septembris Gngliclmus electus est Comes Maierae, Lupo a/i
an. Et li Normant non pensoient aler par vanite et à case non certe
et retomèrent a Uur cuer, et ordenèrent entre eaux ensemble de fake
sur eaux un conte. Et ensi fu , quar il firent conte Guillerme fU de
Tancrède , home vaillentissime en arme et aomé de toutes bùrnus co-
stumes , et honne , et gentil , et jovene. Amato II , 28.
* Et quant li Normant orent ensi fait et ordené lor cmUe , il lo
mistrent a se devant , et s' en alarent à la cort de Guaymare prinee
de Solerne , et lo prince les rechut autresi come filz , et lor donm
grandissimes domps et à ce qu* U fussent plus honoris de tox , dima
a moUlier à GuUlerme novel conte , la file de son frère , loquelle se
clamoit Guide, amato ivi, Guill. àpp. dopo la caduta di Otranto, dice
che Argiro :
Banim repeicns, Gallos permittit abirc
llli Guaimario vadunt servire Salernura. L
^475 —
Reggeva il Principe stesso Salerno e Capua, e mediata-
mente le altre Contee ed i Ducati ; per modo che Sor-
rento da Guido^ e Gaeta ed Aversa da Rainulfo erano go-
vernate ; ed Amalfi intorno a questo tempo aveva anche
essa ottenuto come proprio Duca, T esule Rlansone il
Cieco *. Aggregando a questi dominii le terre tolte ai
Greci dai Normanni , Guaimaro ne costituì un nuovo
Contado , e ne prese il titolo sovrano di Duca di Puglia
e Calabria sin dal febraio 10i3 ^. I legami tra il signore
ed i vassalli furono posti in Melfi , dove venuto il Prin-
cipe insieme a Rainulfo, investi Guglielmo d'Altavil-
la, preponendolo col nome di Conte di Puglia ^ ai suoi
compagni d'arme, e dividendo tra questi le città e le
castella ^.
' Hansone scaccialo ed acciecato dal fratello Giovanni ili nel 1057
^uggì , 0 fu rilegalo a Costanlinopoli , e quando ne tornasse s' ignora.
Prima però dell' ottobre 1042 egli era Duca d' Amalfi , della quale ri-
tenevano V alto dominio Guaimaro IV e suo figlio Gisulfo , come appa-
risce dai diplomi , riferiti da de Meo , ad an. Similmente è fuori dub-
bio che Guido in Sorrento e Rainulfo in Aversa ed in Gaeta ricono-
scessero la sovranità del Principe di Salerno , cbe assume il tilolo di
Daca Sorrentino , ivi ad an,^ e comparisce nei pubblici alti segnati in
Aversa , ivi ad an, 1045-1044.
• Il primo dipi, che reca questo titolo Arch. Cavms. An. 86 n. 254
porla queste note : Anno XXV R. Soler. Dom. Guaimarii et V an.
Prt». Cap. et IV an, Ducat. ejus Amalf. et 1 an. dicterum... />. Gi»
9dfi /UH ejus , et 1 an. Due. eorum Apuliae et Calabriae , mense
fièr. Xi Ind. Altri ne reca de Meo.
^ GuUlelmus Ferabrachius qui intitulatus est primus Comes ApU'
Ime. Chr. Brev. Norh. ad an. 1045.
^ Et tant lo prince de Saleme , quant à lo conte d* Aversa , sali'
ffèretU à la pétUion de li fidel Normant et s* en alèrent li Normant
à Melfe o tout lor conte Guillerme et la furent reeues comme seignor.
— <76 —
Ma non si può dire con certezza quali fossero asse-
gnate a ciascuno e sin dove si estendessero. Alcuni Cro-
nisti scrivono si partisse quasi intera la regione , dando
a Rainulfo Siponto e le fortezze del Gargano ^ ; a Gu-
glielmo Ascoli, a Drogone Venosa, ad Arnolino Lavello;
ad Ugo Dibone Monopoli ; a Rodolfo Canne; a Gualtieri
Civitate; a Pietro Trani; a Rodolfo di Bebena S. Arcan-
gelo; a Tristaino Montepeloso; ad Erveo Frigento; ad
Asclettino Acerenza ; a Roifredo Minervino \ e ad Ardui-
no la metà di tutte le conquiste; salvo Melfi che rimase
in comune *. Molte però di queste città erano allora e
Et li Ncrmant li óbbediretU coment serviciàl , et li meiUor de li jYer-
mant portoit la viande , et estoU botellier , et avoient mouU chier éi
faire celle ville office. Amato 11 , 28. Et que non vaut la possestiM
eans prince , secont la loy que fist Guaymarie prince de Solerne U en-
vestii chascun. ivi 30.
• 0 li quel autresi demandoient , que i soit Raynolfe conte eur tous
eaux. Et anchoiz que vénissent à la division , quar non avoient cbUé
lo bénéfice de lo conte Rainulfe , si regardèrent de lo glorifier de c^
cose , qu* U avoient conquesto , et li proièrent qu* U deust recevoir h
eUé de Syponte... et mont Gargane,,, et toz li cluistel d'entar; et lo
conte rechut ce que de li fidel Normant de bone volonté lui fu domù.
Amato II , 28 , 29.
* Et en ceste manière GuUlerme ot Ascle ^ Drogo Vetiose ^ Amo-
line ot la Belle ^ Hugo Toute Bone ot Monopoli; Rodulfe ot Canne;
Gautier La Cité; Pierre Traanne; Rodolfe y fil de Bebena, Saint
Archangele; Tristan Monte Pelouz; Arbeo Argynère; Asclettine la Cer^
re; Ranfrède ot Malarbine;.., et Arduyne secont le sacramene donne'
rent la moitié de toutez choses , si come fu la convenance. Et Melfe
pour ce que estoit la prindpal cité, fu comune à touz, ivi 50. La mede*
sima divisione si legge nel P Ostiense, 11,67 , sol unto in luogo di Ugo
Toute Bone si scrisse Ugo Tutaòovi o Autobovi; ma nei diplomi d'A-
versa v' è Ugo Dibone , che forse fu lo stesso. De Meo ad an. 4Ó44,
— 477 —
furono poi per altro tempo Greche ; e tutto mostra che
si compresero nella voluta divisione, le terre sino allora
possedutele quelle posteriormente occupate; alterandosi
la vaga tradizione che ne rimase ^ Poiché non sembra
probabile che Rainulfo ottenesse il Gargano, togliendo-
lo al Ducalo di Benevento ed al suo Arcivescovo che vi
ebbe sempre diretta giurisdizione * ; né che Siponto, Ci-
vitate, Monopoli, Trani, cessassero di far parte del Te-
ma Greco ^. E la pretesa cessione della metà degli ac-
Erveo neir Ostiense ottiene Grigcntam , probabilmente Frigento , ed
Asdettino Acerenza, o Genzano come poi dice Amato.
' Et VenvUa à partir la terre tant de celle acquettée , quant de
ceUe qyC il devoie^ acquester. Amat. ì\. 28. Et le autre terre acque»
siées et à aequester partoierU erUre eaux de bone voknUé et en pais et
bone concorde, ivi 50,
* Ninna prnoya si ha che il Principe di Benevento fosse in guerra
con Guaimaro ed i Normanni , anzi in una carta del tempo i Longo-
bardi di quel Ducato si mostrano anch'essi nemici dei Greci. Infatti
Tesfielgardo conte Beneventano dona all'Abate di Tremili nel 1045 la
ciltà. di Gaudia nel contado Larinense col patto che gli abitanti : omnt
tempore tequantur nos quanti equitantes inventi fuerint cantra Grae-
óoe vel eonira Apulos et finitimas civitates. Murat. Diss. XIX, Man-
cano poi assolutamente dociunenti che accertassero il dominio di Rai-
nulfo sul Gargano. Un diploma di Riccardo Conte di Capua suo discen-
dente nel quale s' investe Montecasino» de Abbacia quae dicitur S, Ma-
ria de Catena sita.in finibus Apuliae inter Moatem Garganum et Mare
Adriaticum, juxta Castellum^ quod dicUur Bestia è ritenuto falso dal
DE Meo ad an. 4059, e proverebbe tutto al più una signoria acquistata
d<^ dai successori di Rainulfo.
* Si vedranno posteriormente conquistale dai Normanni. Molte altre
ragioni sarebbero anche per impugnare la divisione riferita da Amato e
dair Ostiense; in essa Guglielmo d' Altavilla, che prima fu conte in Ma-,
lera , e poi di Puglia , riceve Ascoli , Umfredo nulla , e quale che fosse,
AiALATERRAy GuGL. PiGLiESE , e gli altri Cronisti non ne parlano.
VCL, I. 12
— 478 —
quisti falla ad Arduino, loglie poi ogni ^de al racconto;
perchè signore d' un vasto dominio egli avrebbe dovuto
primeggiare sugli altri, e lasciare di sé piiì certa ricor-
danza ^ Melfi stessa, non che essere una città comune,
e quasi capitale del nuovo Stato Normanno , ubbidì a
Guaimaro ^. Laonde può dirsi solamente, che la Contea
non fu circoscritta allora in confini determinati ; ma al-
le città ed alle terre , che Argiro aveva fatte tributarie
dei Normanni, alcune se n'aggiungessero fra le piiì pro-
pinque al Principato di Salerno , come Ascoli , Lavel-
lo , Frigento , S. Arcangelo, e Montepeloso , ed altre che
* Dopo la ribeUìone di Melfi i Cronisti non parlano piii d'Arduino,
e la favolosa concessione della mela delle conquiste non si sa su quali
terre cadesse. L' Antoimni e qualche altro storico moderno gli s»s^pia-
no come sua parte la Lucania , ma senza addurne testimonianze. Il tero
è die ogni sua memoria sparisce. Scylatzae p. 720 crede Roberto d'Al-
tavilla fratrìs filius Arduini , a] altri vuole la sua discendenza pas-
sala in Sicilia ; ma le parole siisstt dolio scriiiore bastano a smentirlo:
» Ebbe chiarissiiuo piincipio la famiglia Arduino da quel famoso Caui-
> pano Arduino vero germe dei Duchi Longobardi di Benevento. Que-
» sti militando con Guglielmo Fortebraccio e Roberto principe Norman-
» no , amorevole lega con quei contrasse , e poco poi pel suo valore
» Geltrude figlia del Normanno Drogone per moglie ottenne. » Mdgnoz
Geneal, Fam, Sicil. T, i, p. 82, e da queste nozze sarebbe nata una
lìglia che disposossi a Grifeo Aurispione , ivi p. Il , p, 2. Soltanto è
probabile che fosse suo figlio queir Alferi filli Arduini , ricordato dal
Gattola in un dipi, del 1078 Hist. Cass. I. 227.
* Apparisce da un diploma scritto in Molli , nel quale Angelo Abate
di S. Pietro di Montevulture fonda insieme a 25 Amalfitani abitanti in
quella città un Monistero col titolo di S. Benedetto, con queste no-
te : Anno XXVI Prin» Saler, D. Guaimarii et VI an. Prin. ejus Va-
puae et V (VI) Ducatus ejus Amalphiae , et II (III) suprascripUh
rum... I>. Gisulfi eximii pr. et Due. fil. ejus, et II an. Due. eorum
Apuliae. et Calabria^, mense junii XII Ind. de Meo ad an. i044.
. — 479 _
nelle vicende della guerra » furono sottoposte o abban-
donate.
Ricevuti gli omaggi dei Normanni , Guaimaro li con-
dusse subitamente contro Bari ; lusingandosi che le de-
luse speranze degli indigeni, e gli odii non ancora sopi-
ti dalla pace improvvisa , dovessero volgere tutti in suo
favore. Intimava quindi ad Àrgiro abbandonasse la città,
e poiché Greco s* era fatto , tornasse ai Greci ; ma niun
moto si destò fra i cittadini, nò uscirono a respingerlo ,
né si mostrarono propensi a riceverlo. Argiro intimidito
si tenne sulle difese, e passati alquanti giorni, e dato
il guasto e saccheggiati i dintorni , il Principe allonta-
nossi ^, richiamato in Campania da altri avvenimenti.
Appena s' erano manifestate le pretensioni di Guai-
maro sulla Puglia e la Calabria, i Greci procurarono at-
traversarne i disegni rinviando in Italia Pandolfo IV di
Capua 2; e questi tornato nella rocca di S. Agata, che ave-
■ Et venit Gttaitnari princeps Salemitanus cum Franci et obsedit
Bari dies V. Lcpo eod, Caracc. dies XV. Ign. ad an. 1045,
Guaìmarius princeps conlisus viribus horum
Ilos secum Barum dcducit et obsedit ìUud
Imperat Argiroo , sibi pareat , urbe relieta
^Transeat ad Graecos. Monitis parere monentis
Abniiit Argirous. Goniligere non tandem audens
Invalidns pugnae se custodivit in urbe ;
Depopulaus agros et amoena oovalia Bari
Moenia Guaimarius propia repedavit ad urbis. Guil. App. I.
Amato nou parla di questa impresa e dice solamente dopo la divisio-
ne : Toma lo prince a Solerne , et le conte à Aver se sane et sauf,
li , 50. — DE Meo sulla fede delP apocrifo Cron. Cav, pone im' impossi-
bile assedio anteriore.
' L'epoca del ritorno di Pandolfo non è accertata, Amato dico: £t
— 180 -
va lasciata in mano di suo figlio, alcun tempo vi si ten-
ne nascosto, aspettando T occasione di pisollevare i suoi
antichi partegiani, e tramando poi e combattendo, su-
scitò grandissime molestie ai nemici. La Campania si
divise in due alleanze ; erano con Pandolfo , Landone
ed Atenolfo conti d* Aquino e Sesto, che avevano spo-
sate le sue figliuole ^ , ed il Duca di Napoli ; sosteneva-
no Guaimaro , Richerio Abate di Montecasino , Landolfo
di Teano , ed il conte Rainulfo , insieme alla maggior
parte dei Normanni vassalli della Badia o della Contea
d'Aversa. Già innanzi al ritorno di Pandolfo s'era rotta
la guerra; i Conti d'Aquino nel 1039 fecero una corre-
ria sopra Teano , e respinti, vi fu preso Atenolfo. Rac-
colto allora un più numeroso stuolo d' armati *, i suoi
fratelli tentarono liberarlo; ma accorse a vietare il pas-
so del Volturno l'Abate Richerio guidando le sue mili-
zie, e per quindici dì traltonnc Toste nemica; finché
volendo sorprendere il castello Cervario, lasciò mal di-
feso il guado, e gli Aquinesi piombando alle sue spalle
dopo breve mischia , 1* ebbero prigione ^. Landolfo di
Teano giunto troppo tardi non osò contrastare ai vinci-
tori , e ricoverossi in Montecasino. Chiedevano i Con-
quant lo impéreor fu mori , Pandulfe avec li autre li quel esfoietU
pnvéement asconz , et expioit , s* il poist nuire à Guaymarie , i/, 42,
dove non si può intendere d' altro In^pcratore che di Michele Paflagone
morto nel decembre 1041 , poiché ne parla nel medesimo paragrafo. Fu
dunque Pandolfo rinviato nel corso del 1042.
* Boi frères contea d' Aquin , e' est Adinulfe et Lande , p&rce qu' il
avoiint ij filles de Pandulfe lui estoient favorables. Amato U , 40.
• Leo Ost. IL 67.
» ivi.
^ 181 —
ti d'Aquino che venisse consegnato, promettendo ri-
lasciare l'Abate; i Monaci però si rifiutarono *. Essen-
dosi allora interposto Guaimaro , ottenne che Atenolfo
venisse permutato con l'Abate, il quale per consiglio
del Principe , o di proprio impulso , si recò a richiede-
re aiuti dall'Imperatore Tedesco Arrigo HI , e n'ebbe
cinquecento militi Lombardi *. Ma il ritorno di Pandol-
fo e di Basilio ^, ch'aveva altra volta usurpata l'Abazia,
suscitando più gravi timori, fu rinviato Richerio in Ger-
mania, a parteciparvi forse anche i disegni di Guaimaro
sulla Puglia ^ Più lunga dimora vi fece questa volta; e
durante la sua assenza e quella di Guaimaro , intento
all' assedio di Bari , prorompevano i loro nemici nelle
terre di Montecasino , e Pandolfo di Capua ed i Con-
ti d'Aquino occupavano il Monastero, riconducendovi
Basilio.
Ai primi rumori dì queste zuffe Guaimaro lasciando
Guglielmo d'Altavilla nel nuovo Contado Pugliese era
toi*nato in Salerno *, e raunati i Normanni della Cam-
• Ini.
* Monet ut ultra nwntes impiger vadat , reique ventate impera-
tori eicpoiita ^ vel ad has partes iUum ad sui Monasterii liberatimem
perducat, vel mUitum ab eo auxUia poscat. Leo Osi, 11, 69, L'Aba-
te naufragato presso Roma , continuò il sup viaggio , e tornò poi verso
il 1041 con 500 Lombardi; ma il Cronista Cassinese non dice se fosse-
ro assoldati , o se lì concedesse V Imperatore. '
5 Per hos dies BasUius Pandulfi Abbas a Costantinopoli cum eo
nversurus. ivi,
^ Leo Ost. Narra che Guaimaro venulo incontro a Richerio a Patena-
ria lo rinviò per altri aiuti, ivi,
^ Amato IL 30. Ed accenna confusamente alle guerre di Campania
nei Cap. 12 e 35,
— 482 —
pania si preparava a scacciare Basilio, allorché questi
senza aspettarlo fuggì in Aquino *. Nel modo stesso fu
liberato l'Abate di S. Vincenzo a Volturno dalle masna-
de dì Pandolfo *; mentre altre schiere da Aversa si
spandevano sul vicino territorio di Napoli e lo poneva-
no a ruba ^. Tra queste fazioni , non sembra che i Nor-
manni vassalli di Montecasino si serbassero tutti fedeli
a Richerìo ; poiché questi , reduce dopo diie anni con
più grande numero di milizie, a punirne la baldanza vo-
leva assalirli. Ma vietoUo Guaimaro , e diffidando dell' e-
sercito Imperiale, indusse l'Abate a rinviarlo, obbli-
gando i Normanni stanziati nelle terre della Badia a giu-
rargli fedeltà *. '
* Scd cum Normanmyrum exercUus a Guaimario cofUra Comites
eosdem venisset , BasUius noctu per montana Aquinum tfitsfugU. Leo
OsT. II, 69. Ma nel Cronista è dillìcile stabilire T ordine dei falli.
» Direxit illum RaintUfum Comitem , conduxU Normannis et Ca-
puanis venientibus praedictis sacrilegi rapitores fugati et dispersi
sunt, Chr. Voltlrn. p. 720.
^ Di queste correrie e saccheggi nella Liburia o Ducato Napoletano,
rimane meaioria in un diploma del 1045. Stefano presbitero dello Fran-
co prométte a Lorenzo venerabile Igumeno del Monistero di S. Lorenzo
e Bacco in Napoli che : ubi placuent et UH maìedicti lormanni (sic)
cxieris de Liburie et rccolliserimus teiris de liburias tunc ego in tota
memorata Ecclesia dare debeo solidos quindecim ec, die ^ mense watt
'Ind, XI, Monum. Arch. Neap, T. IV, p. 300.
4 Post duos ferme annos quod fuerat ultra montes profeetus Riche*
rius, iterum maiori satis congregato excrcitii rediit, Sed rìec eum eit
Normannos aggredì Guaimario visum est, tan dem itaque universos
Normannos, qui terras monasterii retinebant Abbati fidelitatem iurare
facieìis exercitum omncm ad sua remisit. Leo Ost. ivi 70. Poco dopo
temendosi che Rocca S. Angelo polesse darsi ai Conti d' Aquino , Ri-
cherio vi condusse i Normanni e fece abbatterne la mura. ivi.
— 483 —
Continuavano frattanto le nimistà in Puglia, nel 1044
Apgiro uscito da Bari veniva con una ilolla sopra Asta; il
nome però del luogo è sconosciuto, incerto l'esito del-
la pugna * ; ed oscura anche nei suoi particolari rimane
un' impresa di Guaimaro in Calabria, dove disceso con
Guglielmo d'Altavilla s'impadronì di Squillace e vi fon-
dò un castello ^. Probabilmente i Greci non cessavano
di suscitare imbarazzi al Principe di Salerno , e po-
co dopo la sua spedizione , l dissidii tra Richerio e
gli insofferenti vassalli si rinfiammarono in aperta con-
tenzione , perchè i Normanni che avevano promessa ob-
bedienza, dispregiando l'autorità dei frali, fabbrica-
rono la Rocca di S. Andrea , con animo di signoreg-
giare con maggior faciltà le terre della Badia ^. Con-
tro le giornaliere pn potenze 1' Abate apprestavasi nuo-
vamente ad invocare l'imperatore, quando il caso o
' Argiro direxU slolum ad ipsa Asta , ubi occisw est Alefantus
Naderi. Chr. Bar. iOU.
• GuUlelmus fUius Tarcredi descendU cum Guaimarii Principe in
Calabriam, feceruntque ipsum Squilladi castellum. Lupo, Rom. Salebn.
5 Normannis porro nostris arc^m Sancii Andreae in suum praesi-
dium edificare ac munire aggressis , mandat aòbas aò incepto desiste-
re , sed nullam prorsum obbedientiam , nullam inde reverentiam ei-
dem wduerunt habere Leo Ost. ivi 71. A questo tempo si riferisce la
devota novelletta narrata nei Dialoghi di Desiderio 1, i4. Mentre al-
cuni pescatori lanciavauo le reti per conto dei Monaci Cassinosi , Nor-
mannus quidam mente tumidus ac inflatus superbia furibundo spiritu
supervenU ; et ut sunt a4 rapinam avidi , ad invadenda aliena bona
inexpldìiliter anxii , pretese per se il pesce. Oppostosi uno dei pesca-
tori il Normanno lo rovescia in mare ed entra nella navicella. Ma per
fiera burasca si travolse ed annegò , e il pescatore fu salvo in grazia
di S, Benedetto,
— 184 —
l'astuzia gli porse più pronto modo di liberarsene*.
Primeggiava tra i Normanni a lui soggetti un Rainul-
fo nipote a Raìnulfo d' Aversa , il quale avendo munite le
castella di S. Vittore e di S. Andrea, n'era divenuto piut-
tosto signore che custode. Ma nel maggio del 1045, di
suo volere , o chiamato da Richerio * , recatosi con pic-
ciol seguito inS, Germano, cadde in potere dei Monaci.
Ignari della trama i Normanni, lasciate le armi secondo
il costume fuori la Chiesa, vi entravano per orare, quan-
do improvvisamente i coloni del Monastero e gli abi-
tanti della città, suonate a stormo le campane, irrup-
pero contro gli inermi. Tentarono i cavalieri difendersi;
ma sopraffatti , quindici ne furono uccisi , pochi fuggi-
rono, e Rodolfo rimase prigione. Lieto del trionfo l'A-
bate con Toro dei sacri vasi, assoldò i Conti dei Marsi
e del Sangro ^, e con la forza espulse i Normanni dalle
sue terre. Le rocche di S. Vittore e di S. Andrea, ove
era la moglie di Rodolfo , caddero dopo pochi giorni , i
presidi! che le guardavano furono spogliati, e pie leg-
gende tramandarono, che S. Benedetto visibilmente com-
battesse contro gli invasori *.
' Cemens itaque Àbbas et Normannorum cotidie vires accrescere et
se quoniam non erat qui adiuverat , nullo modo proficere dolens a^
merens ec... potius sumendum consilium qualUer se da tam mamfe-
stis perjuris suis cum auxUio patrU Benedìcti defenderet. Leo Ost. ivi,
* L' OsTiESE fa veuire Rodolfo volontpriamente presso Richerio , ut
tunc putatum est abbatem seu capturus seu occisus ; ma Amato dice :
Et vindrent à la eité de Saint- Germain autresi comme par lo coman-
dement de V obbedii, 41.
* Rompi lo vassel d'or et d*argent ec. Amat. IJ. M.
4 Mes Di^u s^apparut en mége , et Saint-Bénédit en celle baiaiUe
— 485 —
V espulsione dei Normanni dalle terre di Monte Casi-
no, suscitò molto sdegno in Avorsa ; ma Guaimaro si
oppose alle vendette *, e le trattenne la morte del Conte
Rainulfo, avvenuta intorno a quel tempo, e forse nel giu-
gno del 4045 *. Condottiero di ventura e vassallo, al Duca
di Napoli, ai Principi di Capua e di Salerno, all'Impe-
ratore obbedì; e più che il valore , T ingegno destro, la
mutabile fede, le discordie degli indigeni, lo innalzaro-
no. Primo tra i suoi ebbe dominio nella Campania , lo
estesero i discendenti emulando i figliuoli di Tancre-
di, e da questi sopraffatti caddero ma non senza fama.
Intanto mancato Rainulfo , gravi perigli si minacciava-
no ai Normanni; le vittorie dell'Abbate Richerio da-
vano ardimento ai loro nemici, ed infeumo ancora o
trapassato appena il Conte d'Aversa, Gaeta sottoposta a
se mostra gofanonnier. Et à ce que non fusi espandu tant de sane
tuU li Normant furent liés de petit de liguement. Am. H. 42. Leo-
^E dice che 1 dardi da essi scagliali tornavano indietro , e che un tale
vide un frate , che si rivelò per S. Benedetto e dissegli che rimasto 40
anni in Gerusalemme a conversare con S. Stefano, tornava ora in soc-
corso dei suoi , e s' avviò verso Rocca S. Andrea che fu presa il di
seguente.
' Statuentibus deinde Aversanis sociorum injurias vindicare GUai-
marius et dissuasU et obstitit. toso Osi. II , 72.
^ Nel Necrolog, di S, Benedetto di Capua , la morte di Ranntdfus
Comes è segnata nel giugno , ma non si dice V anno , de Meo la crede
avvenuta noi 1047 ; però egli confuse il primo Rainulfo cui secondo.
Amato dopo aver narrata la divisione delle terre fatta in Multi, aggiunge:
Quant eest cose furent faites et accomplies , que pour V aide de lo
prince Guaimare le conte Rainolfe de Àverse fu fait Due d^ Gay te ,
et ensi en bone viellesee et properité de fortune et en mémoire de pais
fu mort Rayndfe^ II, 51. £ T ordine stesso dei faui conferma moris-
se ÌB questo tempo.
— <86 —
lui da Guaimaro si ribellava, acclamando Duca Atenolfo
d'Aquino *. II Principe di Salerno fu in armi pronlo-
menle; o benché le sue milizie piegassero nei primi
scontri, in ultimo trionfando menò seco prigione Atenol-
fo 2. Ma la signoria di Gaeta non venne restituita ai Nor-
manni , più valido sostegno parve a Guaimaro l'alleanza
dei Conti d'Aquino; e poiché gli offrivano di sostenerlo
contro Pandolfo IV, liberò Atenolfo , e l'investi del Du-
calo vacante per la morte di Rainulfo ^.
Mono avversi furono però gli eventi ai Normanni io
Puglia. Argiro costretto ad invocare i Greci in suo aiu-
to , a|)rl Bari ad un esercito Bizantino, condotto sul fini-
re del 1045 da Costantino Chages ed Eustachio Palatino;
e poco appresso o sforzato o di sua volontà si recava
con Chages in Costantinopoli *. Laonde Eustachio, pre-
scelto a Catapano, richiamò gli esuli, avversarii certa-
menle d' Argiro ^, restaurando la fazione più devota al-
rimpcrio. Noi maggio poi deH046, tentando i Normanni
' Praetei'ea Gaietuni oh invidiam Guaimarii Adentdfum iupradi-
cfuM Aquini Comitem evocant . sibique illum in duce praeficierunt.
Lko Osr. II , 74. Non riman{»ouo diplomi di Atenolfo anteriori al mag-
gio lO.T) , eli' egli dice V anno ottavo del suo reggimento , Federici
p. Tirii).
* Lko Ost. /. v.
^ Iri.
1 ('.HR. Bah.
niandat , propiMot quautocius ad se
Argiroiis , jussi , favet imperialibiis ille
Ae(|uoris Adriaci transaeclus iluctibus urbem.
Appetii Imperii placidiis qui praesidel urbi
Snscepit aggressum magnis et bonoribus illum. ec. Gugi.. App. 11.
' Hevocdvit ownes csUiatos ad Barum. Lupo ad a».
— 187 —
sorprendere Taranto, si azzuffò con essi e li respinse non
senza suo danno; ròa quasi in pari tempo assalita Trani
da Guglielmo Bracciodifcrro , Eustachio accorso a di-
fenderla, vi fu vinto; e la città fu assegnata forse allora
a Pietro o Potrone figlio d'Amico , che in prosieguo se
ne mostra signore ^ Un altro più incerto trionfo seguì ^,
e lo sviluppo ulteriore dei falli farebbe supporre che
maggiori ne fossero gli effetti. Poiché si accenna ad un
trattalo fra Bari ed Umfredo d' Altavilla ; e sombra che
profittando delle sconfitte dei Greci, una parte dei cit-
tadini costringesse Eustachio a rinchiudersi nella Corte
Domnica , dimora dei Catapani ^. D' ogni modo non so-
■ La cronologia di queste guerre è molto confusa. L' Ign. Bar. scrì-
ve : Perrescit Imp. Palatino in Tarento et fecit proelium cum Nor-
manni et cedderunt Graeci et multi Antopii per gladio et in mare ,
et reversus est Imper, Catap, in Bari an. 1046 , e per Antopii dal
greco ivr6«io(; intende i Pugliesi ; anche in Lupo si legge : Perrexit Ta-
rentum et 8 àie in Trano, mense niaii, commisit praelium cum Nor*
mannis et cedderunt Graeci. Ma le due battaglie sono distinte dal Brev.
Chr. Norm. Argyrius Barensis Imperialis Catapanus et Dux Graeco-
rum , vadit in Tarentum contra Nortmannos et vincit eos ; et deinde
vadit in Tranum et vineitur ab eis duce Guillelmo Ferrabrachio. Do-
ve fa d' uopo notare eh' egli pone Argiro invece Hi Eustachio , e fa se-
guire le sue vittorie nel 1045; ina più secura guida pel tempo sono i
Cronisti Baresi.
» Factum est iterum praelium in Apulia inter Graecos et Nortman-
nos. Et isti fugaverunt et dissipaverunt exercitum Graecorum, Chr.
Brev. Norm. 4046.
5 Dopo r impresa di Taranto aggiunge T Ign. Bar. Et fedi Bari....
cum Umfreida cómite..., an, 4046. In questa lacuna se non può cre-
dersi indicata la dedizione di Bari, come vuole de Meo , può da quello
che scrive nel seguente anno il Cronista supporsi un accordo ed una
tregua fra i cittadini ed i Norroanui.
— <88 —
pravvisse a queste vittorie Guglielmo; e « leone in guer-
ra , agnello in pace , angelo nei consigli , » come piac-
que chiamarlo al poeta Pugliese S morto innanzi la fine
di queir anno , sì pretende sepolto nella TrinitSl di Ve-
nosa *. Figliuoli non lasciò Guglielmo^, né s*era fallo
ancora ereditaria la Contea di Puglia ; perciò v' aspira-
rono insieme Drogone suo fratello , e Pietra signore di
Trani , congiunto a lui per sangue , ricco d' averi , e po-
tente fra i Normanni. Ma prevalse Drogone *, sostenuto
dallo stesso Guaimaro *, e Vemnlo volendo contrastargli
il primato con le armi, fu vinto e costretto piegarsi alla
' GiiiLL. App. //.
* Lvpo lo dice morto nel i046, e quindi dopo il maggio, trovandosi
allora air assedio di Trani , e prima del settembre , quando pel Croni-
sta cominciava V anno 1047. De Meo , ad an,
* Muratori Diss. V crede che, Roberlo, Tancredi e Riccardo, i qua-
li in alcune carte del 4090 e 4098 si dicono figliuoli di Guglielmo,
avessero avuto a padre il primo Conte di Puglia. Ma de Meo ad an.
4045 , prova che furono figli di altro Guglielmo d' Altavilla conte di
Principato, nato anch'esso da Tancredi.
* Interea Populus , quem rexerat ipse
Pars comili Petro , pars est sociata Drogoni
Tancredi geniti
Unifredum tolus cum fratre Drogone tremebat
Ilaliae populus , quamvis tunc temporis esset
Diiior his Petrus , consanqninilate propinquus
Fama super Comites al ics excrevcrat hujus. GmL. App. H.
* Succèdi san frère liquel se clamoit Drogo , et fu fait eonte de
VuUlc de li veillant cl^evalier Normant et estoit approvi de Guay-
mère. Amato i/, 54. Non parla della contesa, e così anche gli altri Cro-
nisti : Drogo totius Apuliae dominatum suscepit , Malat. 1 , 12. Co-
mune assemu Consulatum suMimatus est, Anon. Sic.
— 189 —
supremazia dei figliuoli d'Altavilla ^ Ma le brevi gare
spronavano i Greci a riprendere Toffensiva, e già dal
settembre 1(U6, era giunto il Catapano Giovanni Raf-
faele con un nerbo di Varangi. Trovata Bari piena di
tumulti , ed Eustachio rinchiuso nel castello , per due
giorni assediò la città ; poi fermatosi nel porto e viste
inutili le minacce, consentendo agli insorti onesti patti ,
rinviò Eustachio, e si rimase in Otranto ^. Uscitone con-
tro i Normanni, neir ottobre i suoi Varangi prendevano
Ostuni, e nel decembre saccheggiavano Lecco 3, le quali
dovevano esse fra le terre occupale neir ultima guerra.
Drogone invece assaliva e distruggeva Bovino *, se pure
non fu più tardi; trovandosi intorno a quel tempo nella
Corte di Guaimaro, che gli disposò la propria figliuola *.
Anche la successione del Conte d*Aversa non era sta-
■ Sed Comes Umlrecius cum fratre Drogone superbani
Deponimi mentem; quìa dum certamen inire
Is parai , infelix foelicia tempora perdens ,
Vincitur et capitur : curru fortuna rotato
Tancredi natos subUmes reddere coepit. GviLL. App. ivi,
* Venit Johannes Catapanus » qui et Rafayl cum ipH Guarangi in
Bari, Intravit in curie Domnica , et mansit ibi unum diem ; et deinde
ibU et sedit in ipsa Pinna dies 11 cum ip» Guarangi, Et postea iterum
venerunt in ipso porto et pacem firmaverunt cum Bari et dimisit Eusta •
thium Catap. et reversi sunt Ydrontum» Chr. Bar. iOil dal settembre.
^ Comprehensum est oppidùm Stuni a Garangis in mense octobris
et in mense decembris,,., 1047 , /ò'. Rom. Saler. Comprehensa est Lic-
ce ab ipsi Guarangi. Ign. 1048.
4 Drogo Normannorum Comes cepit civiiatem Bóbinum , eamque
depopulata est. Rom. Saler. ad an, 1043, Ma V anno forse fu mala*
mente trascrìtto.
^ Guaimère lui donna sa fille pour moUlier à eeslui Drogo et la
data mault grandement» Amato II , 36.
— 190 —
ta senza contese. Il Principe di Salerno, a richiesta dei
Normanni, aveva conceduta l'investitura ad Ascleltino,
detto il Conte Giovane * , nipote per via di fratello di
ftainulfo , che resse alquanti mesi e si morì *. Allora
quale che ne fosse la cagione, Guaimaro prescelse fuori
quel linguaggio un altro Normanno a nome Raul; poco
accetto ai vassalli ^; e molti non vollero riconoscerlo.
S'accrebbero le sedizioni quando Rainulfo Tridinocte ,
0 Drengollo, anch' egli nipote a Rainulfo, preso ad in-
ganno dai Monaci Cassinosi in S. Germano e rimasto iu-
sino allora prigioniero, interponendosi Drogone e Guai-
maro, fu liberato. Rodolfo ricevuti mille tari dall'Abbate
giurò di non recare mai più molestia alle terre di S. Be-
nedetto ^ ; ma tornato in Aversa ^ incominciò a preten-
■ SuccesHt Asclettinus qui cognominatus est Comes juvenis. Leo
OsT. 11 , 68. Et proia li pi^ince li JSomiant qu' il dient lot^l désidè-
reni haucier en ceste honor. Li quel Aormant esiurent Asclitunie , fili
de lo frere de lor seignor lo conte Raynulfe qui moit esloit,,. Et por-
toieìU li Aormant lo gonfamn d'or, de loquel de la man droite lo
prince en revesti Asclittine Amato, li, 51.
» Mès la mort fui trop après qui desparti cesie amistié et mist fin
à sa vie, ivi»
"* Dehinc Rodulfus cognomento Cappellus Leo Ost. /. e. ed ia una
variante presso il Pertz R. Filius Oddpnis, Raul, Ruinulfo e Uodolfo,
non SODO che il medesimo nome. — Guaymère se festina et basta de
[aire coni sur li Normant , et non lo fCst de celle gent qui avoient
tsté avant mès de un autre lignage fisi prince un qui se damoU Raul;
et non o grant vdonté de lo peuple fufait. Amato II , 52.
4 L' Ostiense lì » 12 dice , che U'ascorso quasi un anno dalla cailu-
ra, Guaimaro, Drogone, ed altri capitani venuti a Montccasìno otten-
nero la liberazione di Rodolfo , e fu stabilito che per mille tari rinun-
ziasse alle sue pretensioni sopra le terre della Badia.
» Ad socerum est Aversam reversus. \s.o Osi. /. e. Sembra quindi
— 191 —
dare alla Contea, e tramando con Ugo Fallucca o con
altri, fu richiuso nella torre di Salerno ^ Ma alcuni cit-
tadini d'Amalfi che vi si trovavano, sodotli i custodi ,
fuggirono insieme ai Normanni , e questi ricoverando
presso PandolfoIV in Maddaloni, furono accolli benigna-
mente, e s'allearono con lui contro Guaijnaro *. V'ac-
corsero quelli banditi dalle castella di Montecasino, pro-
mettendo Pandolfo restituirle ^; e s* unirono altri insof-
ferenti del Conte imposto. Cosicché fu lieve impresa
sorprendere di notte Aversa, scacciandone Uaul , che
mai pili vi entrò, e quasi a scherno n'ebbe il nome di
Conte dai Cappello *. Dichiaratosi ribelle, e sospinto dal
che Rodolfo fosse genero di Raul dal CappcUo , e non del primo Rai-
nulfo come fu credulo. E quel nome di Tridìnoctc o Dre[;oUo potrebbe
farlo supporre figliuolo di Osmondo DrengoUo.
• Lo neveu de lo major coni Raynolfe, liquel se clamoit Tridinocle
(appresso lo chiama Rainulfe o Randolfc) et Ugo ìoquel avoit srni
prénom Ftdlacia ot en prison. Amato 11 , 55. Questo Ugo forse ò lo
stesso Ugo FaUoch, o FaUucca, che si pone tra i primi Normanni afli-
dati ai nipoti di Melo da Arrigo 11.
• Amato L c. gli Amalfitani eh' erano nel carcere si chiamavano Pan-
taleone e Costantino Tuisco.
5 Eisque universam hujus Monasterii tenam de qua proiedi fue*
rant , facile se restitulurum promittit si ei contra Guaimarii feirc
vellent auxUium. Leo Ost. H, 74. Pandolfe.,. fu mouH alegre et jo*
iarii ; les rechut gratiosemcnt , et lor pivmist ce quU aeoit et devoti
avovTf guar pour eaux pense de recovrer l'onai' de Capue, Amato /. e.
4 QuarU li ?ìormant esioxeni ad Averse non voloieni autre conte de
auire geni cu lignage areni conseitl avec Raridulfe (nel testo Pandul*
io) filz de lo frère de lo grani Raynolfe quo acquesié la conte de ses
parens, Ei cesiui estoit cellui qui avoit esté en prison» Ei Pandulfe
donna tani de argent,,» Ei la nuit Randulfe entra en Averse, et fu
receu moult dévotemeni,.. Et cmìseiUirent ^ et font contre la volonté
— m —
Principe Capuano , Rodolfo audacemente mosse contro
Salerno , ma trovando Drogone accampato sui monti di
Sarno pronto a respingerlo , mulo consiglio e deposta
Toltracotanza si sotlomise a Guaimaro, e fu riconosciu-
to signore d'Aversa ^
Finiva allora Tanno 1046, e sebbene turbala dagli
irrequieti umori dei vassalli, e dalle trame di Pandolfo
e dei Greci, non s'era sminuita la possanza del Principe
di Salerno. Fuori gli Stali suoi , i Conti dei Marsi e del
Sangro, e quanti altri erano più vicini , T onoravano e
gloriavansi d'esserne cavalieri ^. Un suo fratello dispo-
savasi alla figlia di Gregorio Console e Duca dei Roma-
ni^; Bonifacio Marchese di Toscana gli era alleato*;
de Guaymère ; et li autre conte fu cMcié de Averse et foui : doni
depuii fu elamé Conte Cappille, ivi.
' Drogo se festina de deffcndre la injure de son seignor.,. lo numt
après à Same sallirent et cspectoient que lor anemis venissent et Ran-
dulfe muta son proponement ; quar a Vandulfc faillirent li deniers ,
ec. ivi , 36.
• La cort soe estoit fréquentée come cort de impéreor ; li conte de
Marsico , li potent fili de Buriello et tuit li grant home liquel Imbi"
toient entor de lui , se faisoient chevalier de sa main et recevoient
granz dons. Amato U , 34. Figli di BorreUo dicevaiisi i Couii di
Saugro.
^ Si deduce da una Bolla di Amato Vescovo di Pesto dei i054,clie
trovasi neir Archivio della Ca>a, in essa e detto che Teodora iigliadel
q. Gregorio Console e Duca dei Romani, e vedova di Pandolfo figlio
di Guaimaro Ul , allora Monaca , donava la Chiesa e il Monislero di
S. Matteo alla Mensa Vescovile, de AIeo ad an.
4 Lo marchiz Boniface , lo quel est le plus grant de l' Ytalie de
ricchesse et ot plus chevaliers , fisi amistié caritative et ferma unite
avec eaux. Amato /. e. É singolare V errore di Gautier d' Arc , che
pretende Bonifazio s'alleasse co' Normanni.
— 193 —
^o temevano i Musulmani * ; ed i suoi doni aveva cari
V Imperatore di Germania *. Tutto pareva presagire, che
egli stesso o i discendenti , avrebbero in un solo domi-
nio riunite le diverse province del mezzodì, quando con
subita mina travolto, rapidamente progredì la conquista
Normanna.
' Aetnula Hnraanae nimiiun CarUiago salutis
Plnrinna prò pacìs fóederà dona dedlt.
'^i di Alfano Arcivescovo di Salerno-^ de Meo ad an, ^052.
' -^t fin V an o présent preciouz par ses messages visitoit V empé-
^' ^i aufresi Vimpereor lui mandoit présent de Alemaingne. Ama-
fhetttobìci Reges donati sacpe fuere
Magnlficeque sui ponderibus pretìi. Alfako 7. e.
VOL. I. 43
CAPITOLO IX.
Arrigo HI , figliuolo e successore di Corrado il Sali-
co, non era mai disceso nella penisola; seguendo i
paterni disegni egli attese ad abbassare la potenza dei
Duchi in Germania, e trovando quasi tutti i Ducali
vacanti per la morte dei signori , riuscì non solo ad
accrescere V autorità dell' Imperio , ma ad estender-
la 'guerreggiando in Polonia in Boemia ed in Unghe-
ria. Domata la ribolliono di Gofìrodo detto il Barbu-
to , in danno del qunle aveva divisa la Lorena , si vol-
se anche all' Italia , che appena di nome gli obbediva.
In Lombardia, morto l'Arcivescovo Eriberto, alle pri-
me contese suscitate dalla Motta, erano succedute le
gare tra nobili e popolani, e questi nel 1041 condot-
ti da Lanzone scacciavano di Milano gli avversarli , che
ricoverati nei castelli del contado osteggiarono per tre
anni la città. Con eguale pertinacia si difendevano gli
assediati; ma stretti sempre più, Lanzone iva in Ger-
mania per soccorsi, e n'aveva promessa, ove accettasse
un presidio Tedesco , e giurasse obbedienza ad Arrigo.
Prescelse invece più generoso consiglio , comporre in
pace i combattenti, e nobili e popolani s'accordavano,
— 495 —
ordinandosi in una prima costituzione comunale ^ Si-
mili lotte preparavano V aftrancamento dei borghesi nel-
le altre città Lombarde , ed in tutte Vescovi e signo-
ri contendevano contro l'audacia dei minori vassalli e
dei cittadini , senza alcuno intervento della Imperiale
potestà.
In Roma rimasto Benedetto IX insino al lOM, e poi
scacciato per sue nefande opere , tornava con la forza e
togliendo il seggio a Silvestro III che gli era stato con-
trapposto , per paura o per avarizia , vendevalo a Gra-
ziano che fu Gregorio VI. Non depose perciò la tiara,
ritenne suoi dritti, e gli altri i loro , e fra tre Papi , si
divisero le signorili prepotenze , che s'erano sostituite
alle pretensioni degli Ottoni sulla città e sulle elezioni.
Pontificali K
Nella Toscana signoreggiava con grande autorità il
Marchese Bonifazio , sceso di stirpe devota all' Imperio ,
e dagli Alemanni innalzato ; ma fattosi ora polente per
sé , e destinato a generare la nemica più perseverante
che si avessero gli Imperatori.
Con sì diversa condizione non v'era parte del Regno
Italico che si stimasse soggetta ad Arrigo, se non che da
lui s'intitolavano i pubblici atti per consuetudine an-
tica, e perchè l'Imperio rimaneva sempre ultimo or-
dinamento del civile consorzio. Ma il Germanico ed il
Bizantino egualmente depressi nel fatto , cedevano in-
nanzi ad un doppio movimento. Guaimaro e Bonifazio
miravano a sostituirvi il Principato , le città Lombarde e
> MuRAT. ad, an, ce.
• Ivi.
— 496 —
(li Puglia i Uberi Comuni; e questa duplice tendenza, che
ritraeva le due stirpi dei conquistali e dei conquistatori
non in tutto ancora conliise , infievolì le vicendevoli
forze , accese nuove lotte , favorì la straniera preponde-
ranza. Il ritorno dei nobili in Milano, non spense gli
odii delle due fazioni, ed Arrigo se n' avvalse, per ri-
prendervi il perduto dominio , prescegliendo a tale in-
tentò e contro i diritti del popolo e della Chiesa di Mila-
no, Guido da Velate suo Cancelliere come Arcivescovo.
E da questo e dai nobili secondato ; consentendolo la
pace ristabilita in Germania e le vittorie riportate sui
nemici, sul finire del 1046 scese in Italia. Poco rimase
in Lombardia aflrettandosi a giungere in Roma , dove
le contese e gli scismi del Papato lo chiamavano a scio-
gliere il triplice connubio della Sunamitide ^ , a coro-
narsi Imperatore , a porre le prime fondamenta della
sua autorità nella penisola.
Dei tre Papi un solo si fece ad incontrarlo insino a
Piacenza , e fu Gregorio VI , da molti estimato leggitti-
mo, e come tale accolto anche da Arrigo , che inviava-
te in Sutri a presiedere un Concilio , rannate fra i Ve-
scovi feudataria Ma poscia per suo volere deposto, Gre-
gorio fu condotto a finire i giorni oltr' Alpe, e in suo luo-
go eletto Suidgero , un Tedesco Vescovo di Bamberga
che si chiamò Clemente II. Questi incoronava Arrigo,
sanciva non si scegliessero più innanzi Pontefici senza
• Dicesi che un pio eremiia , inviasse ad Arrigo i segucnii versi :
Una Sunamitis nupsit iribiis niariu's
Rex Henrice , Onnipoteniis vice
Solve connubium , triforme dubiiun.
— 197 —
r imperiale licenza * , faceva vassalla la sede Romana ,
come l'erano divenute le altre episcopali; strumento
sempre di servitù dopo gli Ottoni. Ed Arrigo che in Mi-
lano aveva posto Guido, ed in Parma faceva Conte il
Vescovo Cadaloo , innalzava a Ravenna il suo Cancel-
liere Umfredo , perchè fossero nel Regno ubhidicnti
ministri.
Nel febraio 1047 venuto a Montecasino, ov'era Ri-
clierio , prescelto dal padre e devoto a lui , provavasi a
far valere i suoi dritti sul mezzodì. Non più i Greci ora
si opponevano all' estendimento dclV Imperio Germanico;
ma la potenza alla quale era salito Guaimaro adombra-
va Arrigo, avverso in Italia come in Lamagna ai grandi
feudi che potevano farsi indipendenti. Dubitando dei
suoi disegni ^, il Principe di Salerno, che mentre Arri-
go scendeva in Roma, trovavasi in contrasto co' Nor-
manni d'Aversa ribellati, ed aveva i Bizantini nemici ,
e Pandolfo IV pronto ad ogni danno ; pare che cercasse
premunirsi , in segreto trattando coi Greci. Non hi può
altrimenti spiegare Taver egli lasciato il titolo di Duca
di Puglia e Calabria , che dopo il decembre 4046 non si
trova più nei suoi diplomi ^, Il supporre che Arrigo ve
lo astringesse sembra strano; pure oltre questa conces-
' Ut videlicet ad ejus nutum sancta Romana Ecclesia nunc ordì-
netur , oc praeter ejus aucloritatem Apostolica sedi nemo prorsus eli-
gat Sacerdotem. S. Pietr Dam. Epis, Cap. %1 et 36,
* Et adoni la paour de V empéreour estoit en lo cuer de li princes.
Amato 111 , 2.
* 1/ ultimo che si legga con queste note è un diploma del Dee. del-
l'Ardi. Cavense, nel quale un'Abate Alferio in Salerno dona la Chiesu
di S. Nicola di Priato a Pietro Diacono, de RIeo ad an. 4046,
_ 198 —
sione non rimane indizio di più stretta alleanza contro
r Imperatore Tedesco, né di altra difesa apparecchiata.
Cedendo anzi ai suoi voleri consentì a dispogliarsi del
Principato Capuano in favore del suo nemico Pandolfo,
che aveva saputo con Toro guadagnarsi Arrigo^. Questa
restaurazione che menomava la possanza di Guaintiaro e
gli poneva accanto un'emulo pericoloso, non fu il solo
modo adoperato per abbassarlo. Arrigo trasse a sé i due
maggiori conti Normanni Rainulfo e Drogone, e questi
s' affrettarono a venirgli innanzi con doni e danaro per
ricevere una diretta investitura delle loro terre *, che
infievoliva ogni altra dipendenza.
Soli che non si mostrassero arrendevoli all' Impera-
tore furono Pandolfo III e Landolfo VI di Benevento,
i quali ostinatamente rifiutarono accoglierlo nella cit-
ta. A spiegare questa insolita resistenza , si sospetta,
che Arrigo, il quale traevasi appresso Papa Clemente,
sin d'allora meditasse permutare i dritti Apostolici sulla
Chiesa di Bamberga con Benevento , facendo vassallo del
Pontefice il Principato ^. Come che sia è notevole que-
' Guaimario renunciante Capuam , quem novem jam annis fenti0-
rat , Pandtdfo Ulum priori principi , et ejus filio , multo ab Ulis auro
suscepto , restUuit. Leo Osi. H. 76.
» Amato scrive : Guaymère se glorifia en la compaignie de li iVor-
mant , et li Normant se magnificoierU en li tUm de lor pririce. Drogo
et Rami fé furent glorifiez de V empéreor et mi$ en possession de for
contès. Ili, 2. Ma forse meglio T Ostiense: Drogoni Aputiae, et Rai-
nulfo Aversae Coniitiòus , ad se convenientibus , et equos UH plurimi,
magnaque pecuniae summa offerentibus ; omnem quam lune tenebatU,
ditione Impeiiali auctoritate firmavit — Provincias ipgas prout vide-
batur , disposuU , Duces Nordmannis constituit. Herm. Contr.
« DE Meo ad an, 1047. Ermanno Contratto auiibuisce l'odio d•A^
— 199 —
sta difesa contro la quale non valsero, né le scomuniche
del Papa , né le armi dell' Imperatore , che non poten-
do più fermarsi in queir assedio , si vendicò dei Bene-
.ventani, concedendo alcune terre del Principato ai Nor-
manni *. Ripreso poi nel marzo il cammino di Germania,
tentò attraversando Toscana imprigionare con inganno
il Marchese Bonifazio , alleato di Guaimaro ; ma quello
più scaltro seppe schermirsi e fu salvo ^.
Appena allontanato Arrigo , Guaimaro , che a malin-
cuore aveva ceduta Capua ^ , si volse a ricuperarla , e
riunite tre schiere di Normanni, l'assediò e l'ottenne.
Pandolfo. IV però con accorti negoziali, lo indusse ad
un accordo ^ pel quale gli rimase l'avito dominio; ma
irrequieto sempre ed ambizioso, rompeva poco dopo nuo-
rigo contro Benevento , all' aver i cittadini ingiuriata la sua suocera che
tornava da! Gargano. Lupo scrive : Imp. venit Beneventum. Beneventani
vero ad ejui injuriam aòsciderunt sirenutas equi ejus. ad an. — Bene-
veniMm eontendens cum dves noluissent redpere Leo Ost.
' Henricus.,, cum Pp, Clemente venit supra Beneventum: Urbem
excomunicavit... suburbium artit. Chr. S. Soph, cod. Boro, an. 1047.
Tarn co tuam, quam ob patris juriam totam Civitatem... carcomtem-
eari fecit , omnem Beneventanam regionem Nortmannis sua auetori-
tate cmfimans. Leo Ost. /. e.
* MuHAT. ad an.
^ Et malitiousement failli Guaytnire que rendi Capua à lo impé-
reom et trahi la eité , et fu rendue à Pandulfe sanx provision de
juitiee i'U avoit mal fait à la ette ou non. Am. Ili , 5.
4 Et pui% que se fu parti V empéreor , si se repenti Gaymère de
ce qu'U avoit rendu Capue à V empèreour , et cèrvia de la recovrer
et a$tembla trois es€hHl0s des Normans et mist siége à la eUé de Ca-
pue... 0t la prisent. Pandulfe se humilia^ et requisì concorde et paix
et vindrefnt convena/nces , et avingne que non fussent dérex Us conve^
nanees ; Umtet voks se partirent o paix et eontorde. ivi , 4«
— 200 —
vamenlc la pace^ assalendo i Conti di Teano, suoi anti-
chi nemici , e provocando Guaimaro ; onde rifatti ne-
mici, Tuno all'altro opponeva le armi assoldate dei Nor-
manni * , divenuti più potenti e numerosi.
Poiché nuove e frequenti emigrazioni erano stale ed
avvenivano, delle quali sarebbe impossibile determina-
re il lempo. Le turbolenze che lacerarono la Normandia
durante la minorità di Guglielmo II *, i fortunati suc-
cessi dei Conti d'Àversa e di Puglia, e le sollecitazioni
loro , avevano indotti i congiunti , gli esuli , ed ogni
qualità di gente, a cercare rifugio, ricchezze, e dominìì,
nel mezzodì d'Italia. Ora pochi in veste di pellegrini ,
temendo di cadere in mano ai Greci ^; ora molti ed ar-
mati, scendevano dalle Alpi^ approdavano nei porti, ed
erano accolti , assoldiati , posti a guardia delle terre *.
Dopo che Guglielmo e Drogone furono eletti Conti, crc-
' Li conte Détien (de Tien).,. non se partoU maiz de la, fidélUé
de Guaymère doni Fandulfe lo cercha de chacier ^ mès que nul non
lo pooit chader, ne V autre deffendre $an$ Vaide de li Normant , temi
Guaymère , quant Pandulfe , et se recoura o deniers à li fortissime
Normant. ivi 5.
• In pueritia vero eius Normanni gemina inquietudine eoneilaii re-
bellaverunt, et tn sua viscera din pugnantes, nimia stragem nobilium
et vulgarium perpetraverunt. Obd. Vit. I.
3 Sub specie peregrinorum peras et baculos portantes. , ne a Rom&-
nis caperentur. ivi IH. Vuole che in quelle vesti venissero gli allri
iigliuoli d* Altavilla.
4 Sub seguente enim se suorum et parentum et compatriotarum ,
sed et reliquarum circum adiacentum regUmum spe quasstus ^ maxi'
ma moltitudine, ipsi impigri largiiores , quasi fraires suscipientes ,
equiSy armis et veslibus, ac diversis muneribus dUabant.. Quibusdam
etiam tenarum loca largissime imperliaòantur Malat. I. Amon. Sic.
— 204 —
scinte le speranze degli acquisti ed il numero dei ven-
turieri , successivamente vennero gli altri fratelli meno
due, rimasti a custodire l'avito retaggio *. Giungevano
così, intorno al 1047, Koberto d'Altavilla, e Riccardo
Quarrcl giovani ardimentosi , destinali entrambi a mag-
giori grandezze *.
Riccardo , bello d' aspetto ed aitante della persona ,
con numerosa compagnia di cavalieri si fermò in Aver-
sa presso Rainulfo li suo cugino; ed ivi memori d'A-
sclettino suo fratèllo ^, che innanzi aveva retta la Con-
• liti autem non simul , sed diverso tempore in Apuliam abierunt.
Ord, Vit. /. e. Juniores vero fratres , quos aetas adhuc domi immo-
rari cogebat , praecedentes seniores fratres apud Apuliam forlHer a-
gendq , altionis cidminis hùnoris et dominationis ascendisse , fama
referente cognoseentes ^ quam cito aetas permisit , ipsi quoque subse-
cuti , duobus tantum in patriam relictis , ne haereditas vel competens
stirpi alienaretur. Malat. /. e, I figliuoli di Tancredi rimasti sembrano
Serlone e forse Alfredo.
« Amato , dopo aver narrata la venuta di Riccardo aggiunge : Et en
edlui temps mèismes vint de Normandie un qui se clamoit Robert
Il , 45. Anche SiGiBSRto'fa venire insieme e Roberto e Riccardo: Ao-
bertus et Richardus minuendae domo multitudinis eaussa , hoc tem*
potè a Normannia digressi, Apuliarn escpetant, et Itaìis inter se dis-
gidentibus , dum alteri contra alterum auxilium praèstant , hac op-
portunitate Italos callide et fortiter debellare , et successùs urgendo
suos nomen suum dilatant, et futurae prosperitatis sibi vium parant,
Chr. on. 4032. Pertz, VI. Ma nelPanno v*è errore.
^ Richardus AschetiUis de Quadrellis filius, Ord. Vit. HI. Ricchart
fili d\ Asdettine bel de forme , et de belle estature de seignor , jovène
home et ctète face.,, liquel estoit sécuté de mouUe de cheveUiers et de
peuple. Amato //, 43, Dicendolo in seguito cugino dì RainuKo II non
si può credere figlio di Asclettino il Conte Giovane ; ma d' un altro
AsclèttÌDo , come si couremia anche dalle parole dello stesso Cronista ,
ivi 44.
~ 202 —
tea , e meravigliati di sua virtù, tutti lo amarono e l'o-
norarono. Ma il Conte ne- insospettì , e scaccìollo ; per-
ciò fu in Puglia a militare per Umfredo d'Altavilla suo
congiunto * , finché gli fu ceduto Genzano *. A quetarne
poi lo pretensioni , Rainulfo gli concesse la sorella in
moglie, infeudandogli le terre ch'aveva possedute A-
scleitino ^
Principii meno avventurosi ebbe Roberto, primoge-
nito tra ì figliuoli di Tancredi e Fredesinna. Peregri-
nando con cinque cavalli e trenta pedoni ^, lasciava la
paterna dimora, e nulla possedendo, fuorché la sua spa-
da , per la via di Roma *, veniva a dividere i perigli e
le fortune dei suoi fratelli. Era allora Conte di Puglia
Drogone, e Conte di Lavello Umfredo ^; ma nati d'altra
madre , poco si mostrarono benevoli a Roberto , sia che
questi troppo chiedesse, o l'impetuoso carattere fosse
* Son cosin Raydulfe se prist garde de celle ìwnor que duucun lui
faisoit.,. si lui pria qu' il se partisi de lui,., et s'en alla à son ami
Umfroi frère de Drogo , et lo rechut gratiosemerU , et lo traila fcono-
rablement coment parent, ivi IL 44.
* Narra Amato /. e. che un Normanno a nome Sarulo possedendo
Genzano , eh' era siala di Ascletlino , l' offrì a Riccardo , ed introdottoio
neUa cìltà ; clama ses chevaliers et lor dist ; ga est venu lo frèn de
son seignor.
^ Usa sage cornei , lo fist son ami , et lui dona la soror pour muU'
Iter , et lui donna lo bénèfice de lo frère qui estoit mort. ivi,
4 Anna Comm. /.
^ Vacuos que necessariis rebus penates relinquimus et profedi Rih
mam cum magno timore vix pertransivimus. Oro. Vit. VII.
^ Hic (Drogo) fratrem suum Hunifredum Abagelardo Comitem
apud Castrum quod Lavel dicitur , vir prudentissimum » consiUo Apu-
liensium et Normantuìrum ordinavit, Malat. 1 , 12.
— 203 —
cagione di briga. Quindi si parli dal loro seguito , ed
« errò , incerto del suo cammino , povero , dispregia-
to , offrendo a prezzo i suoi servigi ^ » Perdurando le ni-
mistà fra Guaimaro e Pandolfo IV , al fine questi lo pre-
se al suo soldo promettendogli per donna una sua figlia
e per dote un castello; ma il perfido Capuano mancò al
giuramento, e Roberto l'abbandonò tornando ai fratel^
li *, intenti allora a proseguir la conquista.
La tregua succeduta alla discesa d'Arrigo IH non era
stata rotta dai Greci, frastornati in quel tempo dalle
domestiche guerre. Bari rimase indipendente; cittadini
più audaci di Argiro subentrarono a lui quando egli fu
lontano, e nel 1047 Adralisto, omonimo al primo nemico
di Melo, depressa la fazione avversa, s^ impadronì del
governo ^. E verosimile che le civili contenzioni di Pu-
glia avessero rapporto con quelle più gravi d' Oriente ,
dove i Macedoni ribellati avevano proclamato Imperato-
re Leone Tornicio , e nel settembre dello stesso anno
assediata Costantinopoli. Costantino Monomaco , rin-
< Cestui Robert s*en va entor li seignor à liquel o devote fot serve
ces ehevalirg. Et lui dote lo cuer qu' U volt ceux qui ne sont son per
fpair) qwi otti forteresees et diverses terres; et (lui) que est vaiUant
frère de conte , et va après la chevaierie de autre ; Ione temps ala
come ceUui qui va sansa vote pour V amor de avoir' terre: et est con-
stràimt de poureté de choses de terre, ivi, «
* Guaymère fist la force soe o tout ses eontes^ et Pandulfe tyra à
sai Robert et lui fist les dépens , et lui dona lo fort chastel appareil--
lié , et li promist par Jurement de donner lui la fille pour moUlier,
Et vint lo Jour déterminé... mès Pandulfe lui noia,.. Ili, 6, — Et
covint à Robert de tomer à V aide de son frère. — ttn 7.
* Àdrolisto praeHatit cum Mfwraniti , et comprehenM illos , et di^
rtierufU domos Joannis Incanatu, Ign. ad an.
— 204 —
chiuso nella città, confidava la difesa al Bapese Argino,
che di notte tolte alcune schiere di Greci e di Norman-
ni Maniacati sorprendeva con grave danno i nemici *.
Accorse poi contro gli insorti altre milizie li sperdc-
vano, e Tornicio e Batza che n'erano capi rimasti pri-
gioni furono abbacinati *.
Però innanzi che quetassero le sedizioni , i Normanni
riprese le ostilità , da una parte facevano correrie in Ca-
labria, dall'altra invadevano la Puglia. Nei^rimi mesi
del lOlSUmfredo costringeva Troia ad arrendersi, e j^sa-
la sua tributaria vi fondava a poca distanza un castello
in Vaccarizza ^. Ma contemporaneamente a questa vitto-
ria, avevano i Greci disfatti i nemici presso Tricarico *in
uno scontro che ritardò i loro progressi ih Calabria ; do-
ve maggiori ostacoli opponeva la regione montuosa, poco
opportuna alla cavalleria , principal nerbo delle schiere
Normanne. Perciò in quel tempo non vi fu combattuta
ninna grande fazione di guerra; come si può supporre
dalla narrazione delle prime imprese di Roberto d'Alta-
villa, inviato da suo fratello Drogone a tentarvi acqui-
sti. Nella valle del Grati , in un luogo detto Scribla , fu
rizzato un castello, o piuttosto una trincea che si chia-
* Magister Argirus Italus veh^menter quiritabatur , ac imperatorem
hortàbatur ne te extra porta emittetet. Cedr. II, 651. Argiro exivii
sub nocte cum aliquanti Franci et Graeci , et feeit eum damnum tm-
ximum, Ign. Bar. ad an. 4048 , dal seUeinbre. Zonara li , XVII , 25.
• Cedreno Le.
5 Humfredus capii Trojam , et fedi Castrum in Vaccarezza, Chr.
Brev. Nort. an. 4048.
4 ^intmanni iveìunt amtra Graecos in Calabriam et invaseraiU
eam , et vieti simt circa Tricaricum. ivi.
— 205 —
mò S. Martino, donde Roberto scendeva con pochi se-
guaci a rapinare contro i Cosentini , esercitando così il
dritto d'investitura che aveva ricevuto *. E « ladrone più
» che cavaliere, spesso ebbe difetto di tutto,. salvo che
» di carni , delle quali si pasceva come gli Isdraeliti nel
» deserto, inaflSandola d'acqua pura ^ a Quindi tornato
a Drogone « gli narrò la povertà sua, gli mostrò, dice
» il Cronista, lo scarno viso testimonio della fame »; ma
nulla ottenne, e sforzandolo il bisogno apertamente co-
minciò a rubare armenti ed uomini, che poneva a riscat*
to per provvedersi del necessario ^.
Mentre spandevasi intorno il terrore ed il danno di
queste rapine, per le quali non avanzavano i Normanni,
nella Puglia procedeva lentamente e con riguardo la
« Roòertum vero Guiscardum in Calabria posuit : firmans ei co-
strum in valle Cratensi^ loco qui Seriòla dicitur , ad debellandutn
Coseniinos. Malat. 1 , 12. Et cerca et pensa doni puisse aidier à la
poureté de san frère ; et $' en ala en la fin de Calabre , et trouva un
moni moult fori , et V appareilla de laigname , et lui misi nom la
roche de S. Martin , cestui dona a to frhe , et lo misi en possession
de Umte la Calabre, Amato ni ,7.
* Prist vie de laron.,. toutes choses lui failloient forse tant sola*
meni qu'U avoit àbondance de cluir coment li filz de Israel vesquir eìi
lo désert , et ensi vivoit Robert,,,, et lo boire,,,, esloit V aigue de la
pure fantaine. ivi 8.
s Et puiz toma Robert à son frère et lui dist sa poureté , et cellui
dia de sa bouclie moustra par la face , quar estoit moult macre.,,.
Et retoma Robert à la roche soe,„ et toutes choses qu' il avoit faites
àbsconsement , maintenant fist manifestement. Et pi^enoit li buef par
arer, et lijument, qui faisoient bons poUlistre, gras pors X et pec-
coires XXX; et de toutes ces coses non pooit avoir senon XXX^b€sant;
et autresi prenmt Robert li home liquel se racJmtarent de pain et de
vin. ivi 9.
— 206 —
guerra ^ , e cagioni della sosta erano le resistenze de-
gli indigeni alle loro aggressioni , ed il sospetto che ai
Greci non si unisse un più forte nemico.
Clemente II lascialo Pontefice da Arrigo , era morto
poco appresso la sua elezione , dicesi di veleno propina-
togli dal deposto Benedetto IX, che rioccupò Roma. M^
scacciato dalla fazione Imperiale , gli fu sostituito Pop-
pone Vescovo di Brixen , un altro Tedesco , che assunse
il nome di Uamaso II, e venuto in Italia nel luglio 1048
mori dopo ventitre giorni , spento forse nel medesimo
modo del suo predecessore. Fra le prepotenze dei nobili
Romani , e le pretensioni deir Imperio , invilito i con-
trastato, il seggio Pontificale venne infine concesso a
Brunone di Toul cugino di Arrigo , il quale menando
seco il Monaco Ildebrando esule in Cluny, fu in Roma
consacrato nel febbraio del 1049 col nome di Leone IX.
Nel marzo dell' anno medesimo il nuovo Pontefice pel-
legrinava devotamente al Gargano ^ ; poi convocati in
Roma ed in Pavia Concilii contro i Simoniaci , recavasi
in Germania, a concordarsi intorno ai modi di restau-
rare le ragioni delia Chiesa e delT Imperio in Italia. Im-
perocché i possessi ed i castelli del patrimonio di S. Pie-
tro nella turbolenta successione dei Papi , erano stati
distrutti ed usurpati; T episcopato, reso baldanzoso dalle
feudali investiture degli Imperatori, si era sciolto da
> Non si ricorda altra impresa in Puglia in questi anni fuorché quel*
la oscuramente ricordata dall' Ignoto. Comprehenditur Uerum uno Co*
itello de monte Gamo , ad an, 40^/9,
* Questo primo viaggio negato dal Pagi c dal Muratori è provalo dal
DE Meo ad an. 4049-50.
— 207 —
ogni dipendenza verso la sede Romana; il clero travolto
dalla simonia e dalla lussuria , era pieno di corruzione.
La ruina del dominio Bizantino in Italia, che avrebbe
potuto favorire l'estendìmento dell'Imperio Germanico
a mezzodì, e. l'autorità del Pontefice sulle Chiese sot-
toposte al Patriarca Orientale , non era però senza pe-
ricolo; perchè r occupazione dei Normanni, minaccia-
va al Papa ardimentosi vicini , all' Imperio più validi op-
positori , dove i loro progressi non fossero stati circo-
scritti. Se mosso da sola pietà Leone IX venne al Gar-
gano , questa non tolse, ch'egli scorgesse gli effetti che
potevano derivare dalla guerra che intorno vi si combat-
teva. E forse sin d'allora gli indigeni invocarono i suoi
aiuti contro « gli stranieri divenuti potenti non pel nu-
» mero e la virtù loro, ma per colpa e discordia dei po-
» poli K li Egli vide i Normanni « sforzarsi con la vio-
» lenza delle armi non solamente a soggiogare la Puglia;
» ma anche le circostanti province. Ed a conseguire la
» contrastata signoria , col ferro e col fuoco devastare i
» vigneti e le messi, impadronirsi delle città con cru-
» deli inganni , o con audaci assedii ^
Queste condizioni e quelle universali della Chiesa ^
' In eo tempore quo Normanni devastaDerunt Apuliae ^ et non sua
fortitudine , sed vUio gerUis suòdiderunt terram illam» Chr. Casavr*
ad an. ^049.
* N<m iolum Apuliam , verum etiam adiacentes quasque provineiai
beiHea vi sue eonahatur subdere dietoni» Quibtu vero wm tam faeUi
dammare poterai , harùm wneas , ferro , messes vero igne devasta*
boni; eivUates quoque natura vel dolo crudeliter captebatU , sive etr*
eumdare vallo audaeter non dubUabant, ànon. Vit, Leon, IX ^ ap,
Borgia.
— 208 —
indussero il Papa a recarsi in Alemagna ; ove trovalo
Arrigo in guerra con Goffredo di Lorena e Baldovino
di Fiandra, s'interpose per pace, e presi gli opportuni
concerti tornò in Italia.
Riprese molte tra castella e terre appartenenti alla
Romana Chiesa ^ , nel giugno del 1050 , Leone entrato
in Benevento prosciolse la città dalla scomunica lancia*
ta da Clemente II , e proseguì suo cammino in Puglia.
» Voleva, dice un suo biografo, restaurarvi la cristiana
» religione quasi che spenta, e concordare gli indigeni
» ed i Normanni, accolti già dai Principi di quelle terre
» come alleati contro gli stranieri , fatti ora insoffribili
» ai popoli, spietati tiranni, e devastatori della patria ^
Il Papa raunò un Concilio in Siponlo, del quale è
danno siano periti gli alti , perchè meglio ne sarebbero
apparsi i disegni che si venivano maturando nella Curia
Romana. L* esser stato intimato in città ancora sottopo-
sta ai Greci , farebbe supporre che anche questi doves-
sero partecipare alla pace ed agli intenti di Leone IX ,
nò mancano altri indizi! per provarlo.
Alla ribellione di Tornicio era succeduta in Oriente
una minacciosa guerra co^ Turchi ed iPatzinacesi che du-
ro lungamente^, e costretto da.pericoli più vicini, Co-
' Eodem quoque tempora multa sedis Apostolica pvaedia , m%dÌQqM
castella ; vel a sui praedecessoribus injuste tradita ; sive a confinalibus
tirannis , seu etiam ab estraneis crudeliter invasa ac possessa in hujus
pristinum ecclesie non sine labore redegit ànon. Vit, Leo. Post Pascha
... ultra Romam progrediens non nullos co locorum principes et civUa*
tes tam siòi quam imperatori iurejurando subiecit. IIebm.CoiNtr. iC30.
» WiB. Vit. Leo.
* Cedr. Il, 556 ^ e seg.
— 209 —
stantino Monomaco , aveva trasandata l' Italia , lascian-
do che i Normanni vi si estendessero , ed alcune città
si costituissero autonome. Ma i disegni d'Arrigo e del
Papa, e più le sollecitazioni di Argiro , rimasto esule da
Bari , dopo la rivoluzione che V aveva posta in mano dei
suoi avversarii, lo indussero a risollevare la cadente sua
dominazione in quelle province. Allora Argiro , avendo
ottenuto d'essere rinviato in Puglia col titolo di Maestro
Vesti e Duca, d'Italia, Calabria, Sicilia e Paflogonia * ,
prima che il Papa riunisse il Concilio di Siponto , è pro-
babile che si recasse in Roma. Un documento dello stes-
so anno, porge indizio della sua dimora in Farfa nel-
la Sabina, dove fatti splendidi doni al Monastero , ac-
cettò d' essere iscritto tra i confratelli di quel Ceno-
bio *. Sarebbe strano supporre che la sola pietà lo muo-
vesse a visitare quei luoghi propinqui a Roma, allor-
ché negoziati ed accordi si veggono seguire tra la Cor-
te Greca e la Papale, ed Argiro adopcrarvisi come me-
diatore. Le perigliose condizioni dell'Imperio Bizanti-
no avevano piegato il Monomaco a questi trattati ; resi
più necessariì , quando le aspre contese rinnovate tra
le due Chiese , facevano temere che Leone s' unisse ai
Normanni.
Dopo Fozio , ninno dei Patriarchi di Costantinopoli si
era proclamato indipendente dalla Sede Romana, benché
• Argiro MagUtei' Vestis , et Dux ilaliae , Calabriae , SkUiae et
PapMagoniae — Docum. VJ. In un diploma che sarà riferiio in pro-
sieguo , olire i suddeui tìtoli prende quelli di PapMagmiia et Tume-
lina^ —
* Vedi Documento citalo.
VCL. I. 14
— ilo —
pretendendo tulli alla supicuiazia della Chiesa Orienta-
le, se ne arrogassero il primalo, e cercassero allargare la
propria giurisdizione nello province Italiane dell' Impe-
rio. Ma il Patriarca Micliolo Ceriilario eletto nel 1043,
profittando degli scismi e degli sconvolgimenti che tur-
barono la successione dei Pontefici , si provò a rompere
anche i legami della nominale dipendenza. Secondato
da Leone Arcivescovo d'Àcride nella Bulgaria, da Niceta
Peltorato, e da alcuni altri Vescovi, tra i quali fu quello
di Trani, apertamente si disgiunse dalla Romana Chiesa,
condannandola come eterodossa; Ne riprovò le dottrine
inlorno agli azimi , al cibarsi di carni soffocate , al di-
giuno del sabalo, al celibato dei preti, ed nlla proces-
sione del filioque. E nelle sottili dispule spaziandosi l'in-
gegno Greco, violenti scritture furono dipoUo contro il
Papa ed il Clero Latino, divulgate in Italia dal Vescovo
Tranese, che in premio n'ebbe il titolo d'Imperiale Sin-
cello. Leone IX si aftrpllò a snionliro lo accuse, ed in
una lunga epistola sostenne V ortodossia della Chiesa di
Occidente, e l'universale primato del Papa *, avvaloran-
do le pretensioni di temporale dominio con la donazione
di Costantino^, che per lunga età riinase argomento
' Haec quidem calumnia greco sermone edita , et Joanni Tranensi
episcopi in suffellationem omnium latinorum directa , cum fuintt Tror
ni exibita fratri Humberto sanctae Ecclesiac Silvae Candidae Episco-
po , in latinum est traslatum ejus studio , atque delata domno Papiu
Leone nono,.,. Gloriosus Apostolicus libellum composuU lucuientim"
mum. WiB. Vit. Leon. IX. L. il , § 9. ap. Watteric, P(mt. Rwm.
Yitae. LipsùA 1862.
* Ne forte de terrena ipsius dominatione aliquis vobis duMetaiit
super sit scnipulum... ec. T, XIX ^ Voncilim'. Ep. I.
— 2H —
prediletto della Curia , in diretto d' altro più leggiltimo.
Ma il Gerulario non si lasciò persuadere y ed i teologi^
ci furori inasprirono sempre più'la lotta, insino a che
dubitando Costantino , che il Papa s' appigliasse ad ar-
mi più temute ^ a quotarne gli sdegni mandò Argiro.
E verosimile che questi offerisse come patto d'un* al-
leanza contro gli invasori, la sottomissione delle Chie-
se di Puglia; onde avvenne il Concilio in Siponto, cit-
tà greca, ed il decreto Papale che perla prima volta
ordinò in quella regione il pagamento delle decime ec-
clesiastiche ^
In seguito di questi primi negoziati Argiro tornò in
Oriente , e Leone fu in Melfi per indurre i Normanni ad
una tregua , e rimuoverli dalle crudeli molestie verso i
soggetti, e dalle rapine contro i vicini *. La guerra venne
sospesa; e quali che fossero i suoi disegni, il Pontefice
sul finire dell' autunno si recò in Vorraazia, presso T Im-
peratore Arrigo ^.
* Dedmas quoque a cunctis dandas ChristtanU, quarum nee men-
cio erat apud Apuliam, et per quosdam orbis fines ecclesiis resti-
tìiU. WiB. vU, Leon, IX ap, Watterich. — Et comforta lo peuple
qu'.U doieni donner à ecdnte édize li primide et li decime. Ama-
to ni , i5.
• Et pui% s-en ala à Melfe opponère contro li fait de li fortissime
Nofmint^ et tot, provi qu'U se demssent partir de la crudelUé ^ et
lais8ier la moleste de li poure,,. et qu'U soient continent et caste en-
veri lorvoixin et proaime. Amato UI, 16. Parla anche di un Concìlio
tenoto dal Papa in Salerno m il fist synode , e' est la cmffrégation de
Solerne , et trova que toutes li ordène de V églize estoient toute occu-
pie de la faùsse symonie, ivi 15, Se il nome della ciilà non fu leuo
malamente invece di Siponto.
5 WiBER. /. e. Erm. Contr. ad an.
iH2
Queste pratiche del Papa, i frequenti viaggi, il so-
spetto che s'adoperasse ad una lega fra Tedeschi e Gre-
ci , deternfìinarono i Normanni a ravvicinarsi a Guaima-
ro. Prima del marzo 1048 , Rainulfo II d' Aversa era
morto mentre apparecchiavasi ad invadere le terre di
Montecasino , e l'improvviso malore che lo spense par-
ve punizione dei malvagi propositi e dell' infranto giu-
ramento ; notando i frati ad esempio dei posteri , come
più che centocinquanta Normanni in due anni perissero
a vendetta dei sacri luoghi depredati ^ Quel che avve-
nisse in Aversa non è ben certo ; la vedova Gaitelgriroa
forse ad assecurare il governo al figliuolo Ermanno an-
cora fanciullo, fu costretta ad associarvi Guglielmo con-
giunto per sangue agli Altavilla ^; e l'usurpazione non
' Dei judido mane subita moftte necatus reperUis est. Quo facto
tam ingens terror JSormannos pervasit , ut alteìius neque tnvononif ,
neque praedationis giatia venire in hanc teiram apponerent, Denique
ad manifestam huius sancti loci vindictam , centum et quinquaginta
eiusdem cotnitis Tsmtnannis milites , intra ipsum ferme biennium di'
versis in locis diversa morte consumptis sunt, Leo Ost. II , 73.
* Un diploma deU' Archivio di S. Biagio d' Aversa contiene una dona-
zione di Gaitelgrima a Dei providentia Comitissa et SeruUrix » per
r anima di Rodolfo Seniori mei » con queste note : Vomitante D, Qui-
lielmo, et D. Herimanno in castro Aversae , quod eU finis Liguriae,
anno 1 die XXI mensis Martii , Ind. i. Ed è sottoscritta dal Conte
Guglielmo, de Meo ad an, 4047. — Il titolo di Senatrice si trova spes-
so neUe carte di Gaeta, intorno poi a Guglielmo ò notevole una va-
riante che si legge in im Codice dell' Ostiense recata da Pertz ; in essa
dopo Rainulfo Tridinocte sì dice : Post quem Guillelmum BeUabocca
de eognatùme Tancredi com.es effectus est. Forse egli è quello stesso ,
che ricorda Amato li, 39. Un' antrc briga leva cantre Guaymère Giti/-
terme Barbate , liquel avoit esté norri en la corte de lo prince auvee
~ 2*3 —
consentita dal Principe di Salerno, ebbe effetto nel tem-
po che questi era in guerra con Pandolfo IV. Ma proba-
bilmente non fu sofferta in pace dagli abitanti di Aversa;
poiché nel febbraio del 1050 venuto a morte il Principe
Capuano, Guglielmo fu espulso S o Guaimaro riprese
autorità in Aversa , e secondo che n* era stato richiesto
prescelse a Conte Riccardo fratello d'Asclettino il Gio-
vane, quello stesso cioè che Rainulfo II aveva bandito.
Trovavasi allora Riccardo prigione di Drogone per una
briga che lo aveva reso suo nemico , ma Guaimaro ot-
tenne venisse rilasciato, e seco lo condusse in Aver-
sa, ove* gli conferì l'investitura del contado *.
S9Z fUz ei ce fu par V amoneslement de Pandulfe et s' endina à sa
pourcté et entra en so costei de Belvedére , et faisoit datnage à lo
principat de Capue, Ma quesli fatti però sembrano anieriori aUa restau-
razione di Pandolfo IV , e non s^ accordano con quello che dice appresso
il Cronista , cioè che Drogone venuto in difesa di Guaimaro prendesse
il castello di Belvedere , e Guglielmo fuggito presso Argiro , fosse ad
inganno inviato in Costantinopoli. Àrgiro tornò in Bari nel iOoi , ed allo-
ra anche scrive V Ignoto : Argirus comprehensit Barbocca ; se pure le
misteriose parole debbono riferirsi al Normanno. Cresce la confusione
un dipi, dell* Arch. di S. Biagio nel quale Guglielmo Barboto urius de
mUitibus de Aversa fa donazione al Monastero Anno ML regn. Yen,
Viro , Henr. tertius Augusto , sub ejus tempus jam dim anno XX
residente gens Normannorum Liguriam per urbem Aversam anno I V,
cum esset in comitatu Herimanno pueruh et 1 an, D. Riccardi Co-
rniti ejus avunculo. de Meo 1050. Ma le forme insolite m* inducono a
crederlo apocrifo ; e in ogni modo , non può dirsi accertata la immedia-
ta successione dei Conti d* Aversa dopo Rainulfo II.
• Deinde Aversani expulso UlOj Richardum filium Asdettini ec. Cosi
continoa la variante di Leone Ostiense.
• 14 Normant prièrent la bone volonté de Guagmère que Richarl ,
loquil il avoieni fait conte vivant son oncle Raynulfe ^ U kr demt
— 214 —
Maggiori mutazioni si preparavano in questo mentre
nella Dieta raunata in Vormazia nel decembre del 1050.
Leone IX era venuto a discutervi le offerte dei Greci ,
i progressi dei Normanni , la necessità d' invigorire per
mezzo della Romana Chiesa la supremazia deir Imperio
Alemanno nell'Italia meridionale. Si rinnovarono quin-
di gli antichi disegni sopra Benevento , e pegno di con-
cordia fra le due potestà a comuni intenti, fu prescelto
quel Principato. Il Papa rinunziando ai diritti che van-
tava suir Abazia di Fulda, sulla Chiesa Episcopale di
Bamberga, e sopra altri luoghi donati innanzi quel tem-<
pò a S. Pietro , ne ottenne Tallo dominio *. Se giusta o
ingiusta la permuta, è vano discutere , altra era la ra*
gione dei tempi , e supremo signore della penisola osti*
masi Arrigo; ma fra le pretensioni degli Imperatori Te-
deschi e Bizantini i Principi Longobardi si reputavano
anch'essi indipendenti; e sebbene ora a questi ora a
quelli facessero omaggio, una signoria più vicina e di-
retta , come quella del Papa , mutava la vaga obbedien-
donner... Et Ricchart se humUia à la fidelUé de lo prince. Amato lU,
12. Non parla di Ermanno del quale non si à altra memoria , fuorché
quella del preteso diploma del 1050. — V Ostiense aggiunge che allora
a Riccardo: etiam Drogo sororem suam coniunxercU. JI^ 68. Quindi
dovrebbe dirsi morta la prima moglie.
' Imperator cum D. Papa, multisque Episcopis ^ et prineipQms
Natakm Domini Wormatiae egit , ubi eum Papa neut dudum eoepe-
rat, Fuldensem AbbaUiam, aliaque wmntUla loca, et Coenobia, quae
B. Petro antiquitus donata feruntur , ab Imperatore repo»cen$ esse-
gisset , demum Imperator pleraque in ultra Romanis partibus ad smim
jus pertinentia prò Cisalpinis UH , quasi per concambium tradUU.
Erm. Contr. Vicariationis gratta Benevenlum ab Henrico reeipient ,
Episcopium Bambergense sub ejus ditione remisU. Leo Ost. II. 79.
— 2 15 —
za in insolito vassallaggio, che non erano disposli a
sopportare.
Quindi allorché nel 1051 Leone IX , tornato in Uo-
ina , venne dopo la Pasqua ' in Capua ed inviò suoi le-
gati in Benevento , per ricevere il giuramento di fe-
deltà, opponendosi Pandolfo III e Landolfo V silo fi-
glio , si respinsero con ingiurie i suoi messi , e fu la cit-
tà nuovamente scomunicata *. Il Papa continuò il viag-
gio in Puglia, e risoluto di far valere i suoi dritti vi ri-
prese altri negoziati. Non ostante le promesse di Costan-
tino Monomaco, Gerulario rimaneva ostinato nello scis-
ma , e rifiutando comunicare co' Latini aveva anatemiz-
zato lo stesso Argiro che s'adoperava a persuaderlo ^.
Per la qual cosa il Papa , o volesse intimidire i Greci ,
0 giudicando che maggiore utilità gli sarebbe venula
rendendosi devoti i Normanni, lasciò piegarsi a trattare
con essi, indotto anche dalla resistenza dei Beneventa-
ni. Alinardo Abate di S. Benigno, che aveva condotto
seco d'oltre Alpe, uomo sapiente e sporto in diverso
lingue, fu prescelto mediatore presso il Conte di Pu-
glia *. E questi colta volentieri queir occasiono , per al-
■ Leo Ost. /. e.
* Leo Ost. Beneventum Papae Leoni concedUur , propter quod plu-
rima dUMia cammisfa sunt. Ann. S. Som. 4050. Leo Papa misU
Legqtot $uot Benevento qui aeceperunt scaccum mattum. ivi 1051.
* lUe enim per se manifestabaìU , quae Argyrus Megalopolim cum
veniuei frequenter noitrae insusurrabat humUUcUe ^ precipue de fermen-
tato. Quampropter non solum semd , sed bis et tertio et saepius a no-
ìris ^ectus fuiJt a sacra comunione. Epist, Mich. Cerul. a4 Pet. Epis.
Anih. Barom. ad an. 4054, f. 28.
4 Ut abUatores terras illius , si posset aliquo ttwdo retevaret ub op'
— 216 —
lontanare i pericoli che si minacciavano, promettendo
(li rimanere obbediente a Leone , insieme agli altri fe-
ce sacramento che in ogni tempo pronti ai suoi servigi ,
andrebbero anche oltre mare, se così gli piacesse *. Del-
le quali profferte sembra che subito si giovasse Leone
per costringere i Beneventani a sottomettersi; perché
avendo fatte i Normanni delle correrie in loro danno ,
i cittadini gli inviarono ambasciatori dichiarandosi di-
sposti a riceverlo come signore '.
Ricevuti i messaggi vennero in nome del Papa, il Pa-
triarca d'Aquileia, ed il Cardinale Umberto, i quali ot-
tenuto il giuramento dal popolo, condussero in Roma
venti ostaggi tra nobili e buoni uomini , ed essendo già
slati discacciati i due Principi ed i loro Sculdasci, nel
pressiones , qua nimium eraìU gravati a Normannos. Et quia domnu$
presul Ualinardus prepotens erat in verbis , et ad madendum quod-
libct lingua mfficiébat propter hoc ut mediator et legatus paci$ ifUer
praedictos Normannos et ipsum esset domnus Apostdicus , secum duxU
€um, Chr. S. Benìgn. Divion. Pertz Scrip, VIL
■ llli autem sdita caUiditate mi ac perfidia praesentibm ejus lega-
ti$ quicquid ipse vellet se facluros esse promittebant,... GaUi ouUm
subddi quod antea ipsius promiserunt nuntiis , nunc cum juramenlo
promittebant ei dicentes , se quicquid ipse vellet se esse facturos etiam-
si juberet ultremare sine more profecturos. Anon. Vit, Leo,
• Nortmannorum fortissima getis Bemventum invadere temptavU ,
et propter nimio timore perterriti , ad Leonem Beneventani aeces-
serunt ut ejus defensionem et auxilium merereniur habere , unde
factum est quod per offertionis cluirtulam Beneventum B, Petra et
Apostdicae sedis tradentes. Card. Aragon. VU. Leon. IX, — Inierea
Normannorum gens Beneventanos invadit. Qua tempestate Beneven*
funi compulsi, Romam tcndunt Beneventumque per cartulam offer-
tionis Beato Petro tradentes, Bonizo , Episcop. Sutrcn, IJb. V , ap,
"VVatterich,
— 2i7 —
cinque luglio Leone entrò in Benevento ^ In tal modo
ebbe fine la signoria dei Longobardi in quella città ,
prima sede del loro dominio e centro di nobilissimo
Principato , che si era esteso a tanta parte del mezzodì ,
ed ora cadeva ignobilmente senza alcuna difesa. Ma
grande mutazione era avvenuta dal tempo della prima
conquista, e ìa stirpe vincitrice commista all' indigena ,
• cedeva innanzi alla prevalenza di questa; cosi che non
senza meraviglia si vedrà sorgere attraverso le perdura-
te istituzioni Longobarde, uno dei primi Comuni Italiani
in Benevento.
La soggezione di quella città divenne poi V acquisto
più grande che facesse il Papato dal tempo di Garloma-
gno; perchè tra tutte le concessioni vere e supposte,
fu la più durevole, e per cagione di essa si trovarono i
PonteOci allora e dopo involti in tutti i rivolgimenti
del mezzodì.
Preso quel dominio, il Papa in più solenne accordo
&ì pacificò con Drogone e Guaimaro , dando fede i Nor-
manni che non si allargherebbero fuori le terre già ac-
quistate , e veglierebbero a difesa del patrimonio della
Chiesa ; alla quale non è improbabile che alcuni tra
essi prestassero omaggio per quelle terre che prima ave-
vano fatto parte del Principato *.
• Chr. S. Soph. op. Borgia. Cui praefatus princeps obedire ììoIuU ,
ideo Beneventani expulerunt eum ab urbe eum sculdays suis, Ann,
S. Soph. Et quant cil de Bonivent airent tant de perfection et de san-
etiti en lo pape , chacerent lo prince , et soumistrent wi (Ula fiddiié
9oe, AiATO ni, 17.
* Domnus Pp..,. Vii! die intranle mente Augusto idt Salernum,
Chr. S. Soph. ap, Borg. Guaimère et li NormaiU qui furent elamès viu-
— 218 ~
Questi Irattati, cosi opposti alle prime speranze che
s* erano destate nell' animo degli indigeni , ed intesi più
ad assecurare la dominazione Pontificale , che a tutelare
i popoli dalle gravi oppressioni, increbbero fortemente
ai Pugliesi. Nel marzo del medesimo arino Arglro, fre-
giato dei nuovi titoli, e recando molto danaro*, era
approdato ad Otranto onde restaurare il proprio potere
sotto il patrocinio dell' Imperatore. Ma accostatosi a Bari, .
la fazione a lui avversa non volle riceverlo; e venuti per-
ciò ad aperta guerra, Adralisto Pietro e Romualdo fratel-
li , ed i suoi fautori , la città partita fu piena di confusio-
ne e di sangue. Melo Melopezzo e Libono furono uccisi
come partegiani d'Argiro, e questi, prevalso nell'apri-
le , ne vendicò con altre stragi la morte. Adralisto fuggi
presso Umfredo , fratello di Drogone , la moglie ed il
figliuolo caddero in mano ai nemici, e le case furono
bruciate. Romualdo, Pietro, ed altri, rimasti anch'essi
prigioni, furono inviati in Costantinopoli, e nuovi incen-
dii nel porto o nella città consumarono alcune navi , e
le abitazioni degli Ebrei ^. Allora l'autorità d'Argiro fu
dreni à BaniveìU et servirmi fidèlement à lo Pape, Et proia lo Pape
Guaimère et Drogo qìC il doient deffendre la cité , et les enforma qu' U
doient ordener que cU de la cité iu>n soient greve ne afiU. Drogo prò-
mei de (aire ce que le pape a comande , et à ce qu* U aie remUmn
de ses pechiez promette à combattre pour la defension de la cité. Ama-
to, ni, 17.
' Venit Argiro fnagistri tdronto , mense martio cum tfiesauro ^ et
dona , et honores a Monomacho Imp, Ign. 1051.
* Et nm receperunt itlum Adralistus et Romuaidus cum Petrus
fjus germano, Sed nmi post muUum tempus Barenses receperunt i^tiMi
mie voluntate Adralisti et alioì-um» Sed Adralistus fugiit, Luh) 1051.
— i<9 ^
dovunque riconosciuta; eccettochè nei luoghi occupati
dai Normanni, dei quali tentò per altre vie assecurarsi.
Confidando nell* indole avara ed ardimentosa , offerse
prima ricchezze ed onori per indurli a militare al soldo
deli' Imperatore in Oriente , dove altri di lor gente
combattevano ; ma respinte le sue offerte * , per di-
speralo consiglio tramò di abbatterli con la forza e
r inganno.
La condizione delle terre che si trovavano sottoposte
ai Normanni è descritta dai Cronisti come infelicissima.
Finché erano rimasti alleati d' Argiroi principali tra essi,
s'erano fatte soltanto tributarie alcune città; ma dopo le
prime investiture di Guaimario il loro dominio esten-
dendosi s'era aggravato. Quelli che prevalevano per na-
scita e per audacia , preso il titolo di Conte , raccolti
intorno ad essi un numero di militi, e di venturieri,
tentavano acquisti con la violenza e 1' astuzia. Nello
città, 0 sopra i monti più alpestri fabbricato un castel-
lo *, depredavano i vicini, imponevano taglie e collette.
Et in mense aprilis entravU in Bari, Et ocdsus est Mei Malacapez-
sa et lÀboni, et xcUavU ipse Judeam ^ et dominum ( Adralistum? )
fugOt foras dvitatem ad Umfreda Cmrnte , et comprehensa est Rodia
uxor sua et fiUus , et Romualdo et Petro fratre ejus et aliis , misU-
que Ulos thektndiis et direxU Costantimpolim. Et Argiiro comprendens
Barboeea... Ign. ad an,
' Audit enim quia gens Monnannica prona
Est ad avaritiam , ec. Guill. àpp. II.
LMmporo Greco era in guerra coi Turchi ed i Patzinacesì, coniro i
quali già combaitevano alU'i Normanni , cioè Enreo ed i Maniacali.
* Qui omnia sihi dkipientes castella ex viUis aedificare coeperunt,
CfiR. VoLTORK. L. IL Lo stesso fecero poi in Inghilterra : Aedificave-
runt castella passim per hanc regionem et miser poptdus vexatus est
— 220 —
La supremazia dei due Conti maggiori, d'Aversa e di
Puglia , e quella di Guaimaro, più apparente che reale,
circoscrìtta in alcuni obblighi , mantenuta dai comnni
interessi soltanto, non valeva ad infrenare le individua-
li rapine. Ciascuno potendo allargare i suoi domimi ed
accrescere le sue ricchezze , quanto ne aveva la forza ,
guerreggiava, depredava, soggiogava per proprio conto.
» Crescendo ogni dì in numero, allettati ad accorrere
» dalla fertile terra, con assalti , con ingiusta tirannide
» gli indigeni opprimevano, castella, terre, città, case,
» le mogli istesse ai leggittimi possessori rapivano a lor
1» libito , i beni delle Chiese disertavano. Infine sempre
» più prepotendo , ogni umana e divina cosa confonde-
» vano , né al Papa , né air Imperatore se non appena
» con fallaci dimostranze cedevano *. »
Un documento , posteriore di alcuni anni , enumera
le gravezze più consuete che essi solevano imporre, cioè
prestazioni in danaro, saluti, angarie, terratico, erba-
tico, carnatico , calendatico, collette sul vino e sulTo-
lio , rilievo, ed altri balzelli ^. Avevano i popoli sperato
rt semper deineeps dHerìu$ factum est valde. Chr. Saxon. frag. sub
an, 4066. Thierry p. 25. T. 11.
• Fostea vero pluribus eorum ab uberem terram aecurreniibus adau-
eli , ipsos indegelos bello premere , iniu$tum dominalum invadere , Aoe-
redibus legitimis , castella , praedia , vUlas domos , uxores eiiam ,
quibus libttit , rt auferre , res Ecdesiarum diripere ; postrema diviM
et humana, omnia, proìtt viribus plus poterant , jura confutidere,
nec jam Apostolico Fonti fici , nec ipsi Imperatori , nisi tantum verbo
tenus cedere Heiman. Co.ttr. — Aiciolf. Mil. L. HI , e. 5.
* Un diploma di Ruggiero concesso ai Beneventani nel . 1157 dice:
rondonamus vobis ea omnia, quae no$ , et praedecessores nostri Xor-
mandi circa Beneventanam Civitatem habuemnt , fidantias steseti-
— 221 —
nella mediazione del Papa, e questi nelle promesse di
più umano governo; ma stabilito appena il vicendevole
accordo si rinnovarono ed accrebbero le molestie , e
quindi più grandi lamenti ne mossero gli oppressi , ac-*
cusando il Pontefice di averli traditi *. Poiché allonta-
natosi Leone IX continuarono le depredazioni e le ingiu-
rie, e si ripresero le correrie contro i Beneventani, non
ostante la fede data. Gli stessi familiari del Papa non
furono sicuri, e Giovanni Abate Fiscanense suo legato
preso e spogliato di tutto, descrisse in una lettera , che
ancora rimane , gli oltraggi che stranieri ed indigeni
erano costretti a soffrire per opera dei Normanni ^.
Sdegnato perciò Leone se ne querelò con Guaimaro mi-
nacciando ricorrere a più validi mezzi per deprimerli ,
e poiché il Principe di Salerno scusava Drogone , dicen-
dolo ignaro dei danni arrecati, furono a lui inviati mes-
si a richiamarsene ; ma noi trovarono più vivo ^.
piai y viddieei denariorum redditus ^ salutes , angariai , teiratieum ,
herbatieum^ eamatieum^ kalendatieum y vtntim, divas , relevium ,
postremo onmes alias exactiones tam Ecdesiarum^ quam Civium. cc^
Falc. Bbmev. Chr. ad on.
' Sed adhue vix Uh pervenerunt cum diversarum , circumquaque
provineiaTum festinantes legali retro damabant dicentes: Heu quid
egisti papa? Heu quid egisti? si jure papa dici potes qui nos nefan-
da traditione tradidistL Ecce inquiunt Normanni peiaies prioribus ef*
feeti ; omnia distraunl , omnia diripiunt , locorum desolatio advenit
fioKf, urbes munUae vix defendebantur muris^ una misera more im*
minet cunetis, Quis ergo dubitet hec omne te consUianle , te (adente^
peiora nobis advenisse ? Nam ante tuum adventum quoquo modo viveòa-
mu; nunc autem inimicis ad devorandum dati sumus. Anon. Vit, Leo»
• V. Docum. VII.
^ Mès qu€ H Pìormant non se porent si dèlogier coment li auti*e geni
— 222 —
Il pilopno d'Argipo, aveva risollevato T animo dei Pu-
gliesi incitandoli alla riscossa contpo i Nopmanni, ed
il tìmope d'una più fiepa sepvitù cancellando le pìoop*
danze della tipannide Bizantina , sospingevali a pipoppe
ogni spepanza nel Catapano. Gli odii concitati dalle
suggestioni dei Greci s' infiammapono pep V abbandono
del Papa , e nel silenzio si venne tpamando una vasta
congiupa a onde assalipe e spegnepe in un di tutti i
Nopmanni che epano in Puglia ^ » Fu designato il 17
agosto 1051 pep insopgepe , e molte città si pibellapono
scacciando gli stpaniepi, ed uccidendoli ^; ma solamen-
te di Dpogone si conosce il modo come venne spento.
Tpqvavasi egli in un castello del contado di Bovino det-
to Monteilapo ^ , dóve festeggiava con digiuni ed elemo-
restreindiL Ceux qui sont entor de B(miveiiU assaillirerU de baiaiUim
caus de Bonivent , et la rumor en va V oreille de lo pape comerU lo
proìnUsion de lo conte estoit cassie. Et lo pape,,, dist, Je troverai wÀe
comment sera deffendue la cité et abatue la superbe de li Namamt,
Guaymère deffent Drogo , ec. Amato HI , 18.
' Longobardi igitur Apulienses , genus semper perfidissimum , tra-
ditione per universam Apuliam silenter ordinata , ut omnes Namum'
ni una die occidererUur, Malat. 1 , 13. Longobardorum multi , quia
semper in omtie regione malorum, quam bonorum maiorem costat nu-
merum esse , virtutibus et prosperitati Normannorum invideniés , in
pemiciem pluriòus locis per Apuliam occulte conjurarunt, Anon. Sic.
p. 725.
* Sed per diversa Apulia loca plures hae traditione occumbuerunt,
Malat. ivi. VigUias beati Laurenlii IV Idus Augusti, Guill. Gemm.
Vn, 30. Agosto, RoM. &ALER, e Chr. S. Soph. Borg.
5 Montisolei , Malat. ivi. Montolio , Anon. Sic. Mont-Alégre , Amato
ni , 22. M&M Ilari , Lupo ed Ign. Altri Montillara e Montella, l\ ve-
ro nome è Monte llaro, nella Diocesi di Bovino, che in seguilo fu feu-
do del Conte di Loritello.
— Sga-
sine la vigilia di S. Lorenzo Martire , e nella notte , se-
condo la pia usanza , levatosi per orare nella Chiesa
vi discese accompagnato da pochi. Ma il Pugliese Riso
suo compare, ed altri congiurati, lo avevano precedu-
to nascondendosi nelle buie navate del tempio, d*onde
usciti improvvisamente fugali o spenti gli inermi segua-
ci , quasi olocausto di nazionale vendetta, io trucidaro-
no innanzi l'altare ^
Tre anni in circa tenne Drogone il titolo di Conte di
Puglia ed « uomo egregio , pio , valoroso , e caro a tutti
per la mansuetudine e 1a giustizia » lo dicono i Croni-
sti , lodando la fedeltà sua verso Guaimaro ^ Ma il de-
' Et Drogo rechut cdlui jor mouU sdlempnement à V onor de mU*
Hre Saint Laurens martyr , et furent appareUliez les dtozes necessaU
9er pour li powre. Et la nuit se leva Drogo pour aler à la vigile , et
à ce que sa dévotion non fust revelée ne dite , ala tout seni à l*égli*
u^ et V apostèrent ses animis. Amato HI , 22. Risus compater et sa*
cramentis foederatus ^ post janua latens foedere rupto, ferro eum sU'
scepit , qui cum pluribus suorum pauds aufugientibus occisus est.
Malat. L c. àmon. Sic. Lupo in luogo di Riso pone un Concilio , ed
aluri: Quem Wazo Neapolitano, comes compater ejus,,, coram Altari
Jkum et Sanctum Laurentiam invoeantem tmcidavit, Gvill. Gemm.
VJI, 30. Così anche la Chr. S. Bemoit.-— Ord, Vit. fa da Roberto ricor'
dare ai suoi fra le altre imprese: Vazsonem Neapolitanum comUem,,» me
duce per Dei juramen superastis. E forse in realià anche i Napoletani
parteciparono alla congiura.
• Fuit vir egregius, pius, strenuus, atque famosus , propter animi
mansuetudinem et justitiae servatam aequitatem a cunctis est dile»
ctttf. RoM. Sal. an. 10Ò4. Et lo conte Drogo avoit tant de dévotion
et fidelità ina lo prince ^ que moult de foiz Guaymère lui faisoit con*
traire et jamaù non pooit esmoir Drogo ec. Amato H , 55. — Il M\^
BiLLOM, rUcBELLi ed altri recarono il preteso diploma di una dona*
zione fatta da Drogone nel 1054 al Monistero di Venosa, il quale in«
— 224 ^
bole governo non affrenando la cupidigia dei Normanni,
la singolare pietà, vinta dalla comune ferocia, non
valse a salvarlo dalla nìorte infelice.
comincia cosi : Anno salutifirae Ine, MLl V Jnd, VI , Ego Ihogo V
Prov, Dux et MagUter Italiae, Camesque Normannorum totius Afi»
ìiae , atque Calabriae ce.; ma è smentito dal de Meo, e basta leggerl^^
per scorgerne T impostura.
CAPITOLO X.
Quantunque non mancassero ragioni di discordia fra
il Papa ed i Normanni , niente lascia credere eh' egli
avesse avuta diretta partecipazione alla congiura , vuoi-
si anzi , che udita la morte di Drogone pregasse per lui
impetrandogli perdono dei peccali ^ Ma insorti i Puglie-
si Leone non poteva rimanersi inerte spettatore di una
lotta, combattuta in tanta vicinità di Benevento, e nei
possibili effetti intimamente congiunta agli interessi del-
la Chiesa Apostolica.
Sin dai primordii del suo Pontificato due partiti si
erano venuti formando nella Curia Romana, l'uno Te-
desco, l'altro Italiano. Il primo sosteneva la dipendenza
dall'Imperatore, e voleva riformata la Chiesa, ma sen-
za menomare i diritti della dominazione Alemanna in
Italia. Memore dell'antica rivalità tra l'Imperio Germa-
nico ed il Greco, non vedeva con grande avversione i suc-
cessi dei Normanni, che n'avevano limitata la potenza
^ miravano a distruggerla; e sperava che le investiture
ricevute basterebbero a fare dei conquistatori altrettanti
vassalli. Leone IX Tedesco per nascita, congiunto d'Ar-
— 226 —
rigo, grato a lui dell' acquisto di Benovoiito, diffidente
come tutti i Papi dell' linpcrio Bizantino, benché dap?
prima si fosse mostrato inchinevole ad un' alleanza^ con-
tro ì Normanni, si era poi pacificato con essi e^&ftifna-
po. L'altra fazione Italiana che lo circoodàva diveàivd
però ogni giorno più prevalente , sostenuta dal mooaco
Ildebrando, nato in Toscana, discepolo e compag^oò di
Gregorio VI nell'esilio; e da* Federico di Lorena^ Can*-
ceiliere e Bibliotecario Apostolico *, fratello al Duca
Guelfo fiero nemico d'Arrigo. Diversi d'indole e di pa-
tria, questi due uomini singolari, si trovarono concowli
nello scopo di esaltare 41 Papato, l'uno per odio eontro
l'Imperatore, l'altro [)ei* compiere la riforma religiosa.
Dopo che i Concilii contro i Simoniaci ed i Goocu&in^
rii, avevano mostrato generarsi l'universale corruttela
da più profonda radice , nei silenzii del chiostro cornine
ciò a' meditarsi il rinnovamento doir ecclesiastica disci-
plina, che doveva sottrarre il Papa air Imperio, i Ve-
scovi alle laicali investiture , e costituire V unità gerar-
chica della Chiesa. Ma i fautori delle nuove dottrine ^
sospingendo Leone IX in mezzo ai rivolgimenti politici
della penisola, dissentivano dai Tedeschi negli ultimi
intenti e nei mezzi. Per essi la distruzione del dominio
Bizantino toglieva queir equilibrio che avrebbe potuto
sostenere i Papi tra i due Imperii ; e non scorgendo an-
cora nei Normanni la forza da contrapporre alla preva-
lenza Alemanna, grandi vantaggi s'aspettavano amicando
' In una bolla è deUo: Diaconi Sanctae Boni, Eccl. Bibliothecarii
vice domini Herimanni Arcicanceltarii et Coìoniensi Archiepiscopi, C«r.
Farf. R. 1, T, U, p. U,
— 927 —
la Ghiéfi^a Latina ai Grieoi. La sua giurisdizione si sa*
rebbe estésa su tutta r Italia e nello stesso Oriente; ed
r Papi, facendosi difensori degli oppressi Pugliesi contro
rNoftiia^ni , rinnovando le tradizioni del secondo Gre^^
gòpio, avrebbero riacquistata la morale autorità in tutto
per4tita.
Esitante fra queste due influenze , Leone IX fu tra^-
scinatoi da quella Italiana che nella morte di Drogone
scorgeva favorevole occasione a deprimere gli stranie-
pi y ed a rannodare le pratiche con Argiro. Per una stra-
na coincidenza pareva che da ogni parte si eccitasse
Podio dei popoli contro i Normanni, e mentre in Pu-
glia eóinbattevasi per discacciarli , in Inghilterra erano
banditi per volere del Parlamento ^ Ma la fama lontana
di quei moti > se pur giunse in Italia, trovò già il Pon-
tefiee risoluto alle nimistà , per le quali sollecitava gli
aiuti deir Imperatore Arrigo, del Re di Francia e del
Duca di Marsiglia , promettendo ampie indulgenze a
quelli che prendessero le armi. Siccome perù questo
grido di guerra fuori la penisola non destò grande fer-
vore * , Federico di Lorena d* animo più bellicoso , che
■ I NornianÀi venuti insieme ad Eduardo HI n'ebbero uiTicii e terre;
ma per la loro insolenza furono espulsi. Thierry , 11. p. ^8.
' DeHroit la confusiqn et la dispersion de li Normant , et deman-
da V aide de V empéreor Fédéric (Henri) et de lo Roy de France , et
del due de Marcelle , et de touteg pars requéroit aids. Et lor promet
à dbmer absclution de lor péchiéz , et de dovier lor grani dms , et
qu' il déliirassent la terre de la malice de li Sormant, Et aucun pour
te qu' il t^moient la foice de li Normant ; et li autie pour aministié
qu* il atHiient , et aucun que U non estoient proié, non estdH qui feist
lo comandement de lo pape. Amato Hi ,25.
menava vanto oon soli ewUo lì.njclri cavalieri voler vin-
cere i Normanni, indusse il Pnpa n fare accolta di' un
esercito Italiano dal Ducato di Gaeta, dai Contadi -di
Valva e dei Marsi , e dalle Marche *.
Se Guaimaro cedendo alle istanze del Papa foOTe an*^
ch'egli entrato in queir alleanza, i Normanni , assaliti
da quanti erano gli abitatori della regione posta tra -il
Tevere e lo Stretto , non avrebbero potuto opporre niu-
na resistenza. Ma il Principe di Salerno , temendo la
prevalenza dell'uno e dell'altro Imperio, si dichiarò
apertamente in lóro favore *, consenti elegessoro a Con^
te di Puglia Umfredo Abagelardo fratello di Drogone '^^
ed a porre niaggiori vincoli d'amicizia tra gli Altavilla
ed i Conti d'Aversa, volle congiunta una figliuola del^
l'ucciso a Pioberto fratello di Riccardo ^^ In 4|uesti ap-
parecchi erano trascorsi i rimanenti mesi del 1054, e
sebbene da ogni parto Ibssoro rumori e nimistà, niu-
' u Se je avùsc cent chevatieis vjfeminal , je combatroie contre tuit
Il chevalier de jSormandie. » J£t adoni eorurent à l'arme, et as iaU'
ces ^ el assemblèrenl de Gaièle , de Y albine ^ el de la Mardte; i sani
ajotnt homes de Marsi , et^ de aulre contès. ivi, Gaeia aveva dorutò'
solirarsi dal dominio di Guaimavo e porsi souo il paUH)cinio del Papa',
Valva , le Marche , il contado dei Marsi , riconoscevano la sua autorità cò-
me Vicario Imperiale.
* Que lo prince de Sakine non »e voloit consentir à la destructien
de li Noi'vmnt. Aiì;ito Ili , 2o.
" Et s' oMmblérenl li Norwanl puiz la inori de Drogo, el (o) Guay*
mère, et fu fait conte Umfroi, ivi 22.
4 Avant la inml de Guaymère un jovene alle à chevalerie et aorné
de vertu estoit venut , Robert frère carnei de Richart conte. -lEt a
cestui (ìtMymère avoil dmmé pour moillier la fille de Drogo tonte.
iì.n 55 .
uà speciali) memoria no fu serbata. I Pugliesi or vin-
ti y or vinèiiori , avevano espulsi da alcuno città i Nor-
iivannti in altre la ribellione depressa non era in lut-
to spenta , quando le milizie Greche unite agli indige-
ni assalirono i netnici. Argiro si azzuffò con essi pres-
so Taranto, e Sicone Protospata sui confini della Cala-
bria li afiTroniò non lungi da Coirono; ma ad entrambi
fu avversa la sorte delle armi, e la vittoria crebbe l'au-
dacia degli invasori e lo spavento dei popoli, così che
molte terre si arresero *. Crudeli vendette seguirono al-
lora; il castello di Monte Ilaro, dove Riso si era affor-
zato, dopò lungo assedio venne preso, e V uccisore di
Drogone ebbe dilaniato le inenibra, e fu sepolto vivo ;
gli -altri congiurali perirono sulle forche, e questi atro-
ci supplizii ^, dice un Cronista, attemperarono alquanto
r ira ed il dolore di Umfredo.
' Hunfredus Abagelardas nate fratrif turbcUut^ honorem ubi vendi-
caiM , castra quae fratrer possederai , imiluit, Normannosque , qui pe-
riculum tradilvmis evaserant sibi alligans , in vcndictam fraternae
necis insurgU , multoque temiìore castrum , quo fratrer suus occisus
fuei'ot , oppugnans , tandem deviai , fratrisque interremptorem , cum
.nbi assensientifntf , diversis cmdatibus afi^ciens , eorum sanguine iram
et dotorem cordis suis aliquarUulum extinxit. Malat. 1 , 15. De Riso
tamen principe conjurationis , et sceteris inventore , abscissis sibi sin-
gulis membris scparatim per intervalla tempore^ ut diu vivendo cru-
ciaretur, suppficium sumptum est^ ad tUlimum omissis omnibus mem-
bri» , adhuc vivens , terrae infondilur : casieri vero solo suspendio nc-
quitiae poena dederunt, ànon. Sic. 75!2.
* Fit proelium cum Argyro Catapano Graecorum et a Nortmànnis
iUrum fugalur exeìcitus ejus circa Tarenlum, Et ilem faclum est
proelium circa (Jrotonem in Calabria , el victus est Sico Protospata. Et
€l4}minium Norlnìannum factum est magnum in Calabria el Apulia ,
— 230 —
Tra le infelici vicende della guerra in Puglia edMn
Calabria , parve però non lieve vantaggio la niiseirisftni'
le morte di Guaimaro. Riusciti vani gli etbtti per sé*
pararlo dai Normanni, mentre muovevano per assalirli'l
Argiro ed i Greci , tramavano per impedire che il PVìte*-
cipè di Salerno li soccorresse, e per abbattere il liia^*
giore sostegno dei loro nemici. Dal tempo che Mansòne
il Cieco era stato da Guaimaro restaurato ih Amalfi,
aveva retta in suo nome la città , e Giovanni suo fratèl-
lo fuggito in Costantinopoli non osando disputargllemi
il possesso, rimase nel volontario esilio. Ma lo pertur-
bazioni sopravvenute , accesero in lui il desiderio di
rioccupare il Ducato, ed ogni aiuto necessario a consév
guirlo trovò nella Corte Bizantina. Tornato quindi ift
Italia risollevò i suoi partegìani , altri cittadini gli si
congiunsero per Todio antico contro Salerno, e voien:
terosi di sottrarsi a quella soggezione, neir aprile del
1052 gli Amalfitani si ribellarono contro Mansone ed il
Principe, acclamando Giovanni IH e suo figlio Sergio *.
et cretrit potentia et timor eorum in omni terra, Ghr. Brev. Norh. «i
an. Ì0o2.
* Et cil <r Amai fé furcnt costraint par sacrament et juremetU pom
lo mal intoUérable qu' il cher^ùient à (aire à li ministre de li prtncf ,
à ce que non soU plus obédi à cestm prince Guaymère ; quar cettui
ministre estoient autresi come d' Amalfe, Amato III ,25. — La Cfci.
Amalf. edita dal Muratori, sulla antenticìtà della quale non si può rispo-
sare , poue la ribellione neir aprile 1055 Ind. VI , e neir otlobre HdU
stesso anno e della stessa indizione , la venuta di Giovanni d» Costan-
tinopoli ; mentre seguendo come sempre Tanno greco, T aprile e V ot-
tobre non potevano cadere nella medesima indizione. Una più sicnn
guida ci pollone i diplomi , dai quali deduce il de Meo che anclMi in-
nanzi al settembre 1052 Giovanni aveva ripreso il Ducato. Una donano-
., U!.^fypiQrtuna diversione, sospinse anche ii Papa a ri-
I^f^ad^ere le interrotte pratiche con Argiro, poiché Ver
sg^ci^tq, eh' egli avev^ rannate in parte s'era disciolto
p^. lìQ fuinaccC; ed, i consigli (li Guaimaro * , in p^rte ac-
cji^fupatp $ui confini Beneventani, bastava appena ^.tu-
telfifli dalle correrie dei Normanni *. Crescendo perciò
i./finuori e le depredazioni, nel maggio del 1052 I^eo-
nQ:iX tornò a Benevento^; e nel tempo stesso il Ca-
tapaiio Barese trovandosi al Gargano*, gli rinnovò le
ppqflferte d'un, alleanza a difesa e vantaggio delU Roma-
tié riferita noi corf. Pkkris deTanno I05i h le 'seguenti note: Tempp,
Ikin.'JoànniSz^, Ducig et D. Sergii §1. Ducis ej%s filiti anno U ^
pf^t forum recuperatione die Xll mensis aprilis ind. VII.
^' ;Et mcmda à dire a cmx qui vcnoient contre li NornuirU : « Voux
irmiverés ce que vouz alez quérant ; ò triste ! vouz serez viande de li
'déwfrator lion ec, » Et quant lo peuple o'irent ce , si farent moult
trùt ^ et li ckeviUiers ramainrmt sana cuér et comeMèrent à retamer,
AmkjQ Ul , 25.
* Dopo r uccisione dì Ouaiinaro , narra Amato che Guido suo fratello
si recò presso i Normanni", liquel estoient assemUez pour ce qìCil ai-
ifndmimt à oombattre etmtre li chemlier de lo pape, tei , Sii. Le loto
invasioni nel Beneventano sono accennate anche da altri Cronisti i come
à^ vedrà ia prosieguo.
y^. Nel -21 ma^^ del 1052 il Papa trovavasi in Beneventa^ e si de<-
diipe da UQ dip« dato a Siconolfo Abate di $. Solia. LàBBé, CoìmU, T,
XIJ,eol.687.
..| Un. 'diplooia edito da du Giudice in appendice al Cod, Dipi, di
Cmfo I é" Anffiò porta queste note : Slffillum Argiro factum magister
peOis eataptfms iMiae^ Sicilie, Calabrie^ Paphlagonia et Tumelina
e^ifaditum domno Vito Abbati monastei^i sancii Joannis i^t Lama...
nume maii ind. V. Esso fa supporre che Argiro si fosse recalo nel
Gorgnio, ov'ara il Monastero « ed accerta che il Promoolorio non era
seBMlA aiicora in mano ai Normanni.
— Ì3Ì —
na Chiesa. Concordali ì patti, aspettando che Tlnipera^r
tore Costantino li sanzionasse, il Papa si recò in Nftp^-
li S a sollecitare forse gli aiuti di quel Duca a prò* degli
Amalfitani, che valorosamente combattendo per mare
contro Guaimaro, ne predavano le navi nello stesso por-
lo di Salerno ^. * ^
Ma un più valido soccorso trovarono i ribelli ed t
Greci nella perfidia dei medesimi congiunti del Prln-;
cipe. Cedendo alle istigazioni dei suoi nemici^ 0 mos-
si dall'ambizione di spodestarlo, i fratelli ed il padre
di Gemma moglie di Guaimaro congiurarono insieme ad
altri nobili d'ucciderlo , e promisero favorirli gli Amal-
fitani, 0 forse anche alcuni fra i Normanni d' Avorsa^
' Mès li pape fu laissié de sa gente , et s' entorna a Naple, À«à-
TO l. e.
• Et damèrent li Salernitani jtour combattre par mer et o grani
vUupe (re) et injure vergvignèrent lo prince, et dont pooient lui /Vi-
aaient damage par mer. Amato /.e.
^ Clama V ajutoire de li Noìinant, Mès porcc qu* il non recevoit
Ics deniers de Amalfe non pooit complir sa vdonié, Puiz li sien as-.
semola la grandesce de lo pnnce , et virent qiie Ini estoient faUlie la
fiddité de cil d* Amalfe , et lui estoient faitli li deniers , non lui fu-
reni tant fidel ; mès pour la ridusse qui lor estoit promise del frè-
re de la moillier , ce est de Raynolfe coìite d' Aver se , se acorde-
rent à la mori de Guaymère, Amato ivi, Qiiesle parole , che o dal
traduUore , o dai copisti furono rese oscure , farebbero supporre che
alcuui Normanni avessero partecipalo aUa morte di Guaimaro. WmVt
però sempre inesplicabile quel « frère de la moillier , ce est Raynol'
fc » ec. questi era già morto come lo stesso Amato disse innanzi HI , ^,
quindi o deve leggersi Richart o intendersi che i fratelli della moglie
di Guaimaro, istigatori della tra na fossero anche fraiellì di Gaitelgtima
vedova di llainulfo. Si vedranno accorrere in aiuto di Gisiilfo tìglio ikì
l*riucipc ucciso i Normanni di Puglia , ma non quelli d' Aversa,
nei quali la gratitudine Tu vinta dalia cupidigia dei
pjN^Oìii.
Meravigliosi prodigi, al dir dei Cronisti, preconizza-'
rono^lo'scellerato disegno in Salerno ed in Gerusalem*
me * ; efiuDiniaro questi ed altri più chiari indizii della
trama, che in tutto non rinoase ignota, dispregiò*. Fi-
nalmente apparecchiati gli inganni, al terzo giorno ^ del
giugno 1052 gli Amalfitani enjlrarono con le navi nel
{)erto saccheggiando i dintorni della città , ed accorso il
Principe, fra le sue genti si scoprirono i traditori rifiu-
tamlo combattere. Pregava e minacciava Guaimaro, ma
i congiurati gridando: « sia morto quello che ci vuole
acciecare », lo circondarono e l'assalirono. Dei quattro
cognali suoi , Adenolfo, ch'era il minore, lo rovesciò di
un colpo di lancia, e gli altri tutti con trentasei fe-
rite lo massacrarono , trascinandone il corpo vitupero-
samente lungo il lido *. Poscia entrati in Salerno cer-
carono di Guido suo fratello, ma riuscito a fuggire fu
>alvo, e la città rimase in mano ai congiurati. Pan-
lolfo, primogenito di Laidolfo suocero all'ucciso, ac-
jalìiato signore obbligò gli abitanti a giurargli omag-
\o , restituì ì beni ai proscritti , ed ottenuta per sor-
y
. V In Gtiorusalemme nasce un f'anciulio moiN)Colo , con piodi e coda
d^c , un alU'o con due leste , un ilunie scorre sangue , ec. Ama-
. JEl veni wmmovanl la voUnUé de li amis et paretU de Guaime-
T9^ mèi fue $e etm/idoU en sa vertu ; et qu' il mn se pwHi humUier
e9n,urvixial ks despriza. ivi ^,
. %4ì ti€r$ jw de juhig, ivi -^ Il die intrante mense junio. C^r. S,
Sopiap. BoRG.
^«ATo, ivi, Leo Ost. U. 85,
~ 234 —
presa la rocca vi imprigionò i patenti ed i figliiUoU 4i
Guaimaro ^ : :> . ;
L'esemplare pietà di Leone IX rimuove ogni sospetto,
ch'egli consentisse all'assassìnio , ed Àrgiro stesaoitse
volle ed aiutò la ribellione d'Amalfi^ non serabjpa* porr
teci passe alla posteriore congiura. Poiché, in egual modi)
che il Papa, non si trovò preparato ad assecurame gli
effetti, sostenendo T usurpatore del Principato, e;vietaar
do ai Normanni di rovesciarlo. Poco lungi era il Conte
Umfredo, e, probabilmente nelle terre di Benevento, a
fronteggiarvi le milizie Papali ^ allorquando nunzio deU
la crudele morte del fratello giunse nel campo Guido 9
richiederne il soccorso. Implorava sì facesse vindice;^
proprio signore, accorresse a liberarne il figliuoloie
dolenti del fiero caso, abbandonata i)gni altra impresdf^
senza che alcuno lo impedisse, i Normanni lo seguirò^
con tanto ardore, che agli otto di giugno erano presso
Salerno, e due giorni dopo v'entravano vittoriosi. I cit-
tadini rimasti fedeli rumoreggiando al loro apparire
avevano costretto Pandolfo a chiudersi nel castello in-
sieme ai fratelli ; e le mogli ed i figli loro , ostaggi d^
nemici , procurarono la liberazione di Gisolfo figliuoè^
di Guaimaro ^. Poi stretta la rocca d'assedio molto Mt
rosse, e ricevuta sicurtà della vita n'uscirono gli ucfi-
' Ivi 26 — £l pristrent la mcur de Guaynière et la nunUien^e
lo neveu 0 tout lor filz. M.
* Amato 111 , 2ò. Suppongo die fossero uel Beueveiilauo » (itn^ìi
non sarebbero accorsi com proiiuiaeule, e perclic i\i erauo le va^
iJel Papa.
■' Amato , /// , 27 , 35 , 25.
— 235 —
6ori ; fi^a dal popok> furibondo e dai Normanni contro
la data fede vennero spenti ^
Dopo Salerno anche Sorrento , insorta in quel tempo,
o insieme ad Amalfi, tornava air obbedienza di Guido
per opera d'Umfredo suo genero *, che a maggior gran*
deaaa aveva voluto innalzarlo offrendogli il Principato ,
mentre Gisolfo era prigione. Ricusollo Guido t e se e
gli altri mantenne in fede al nipote';. al quale, poi-
obè fu eletto Principe giurarono omaggio i Normanni,
e dichiarandosi suoi cavalieri , n'ebbero i doni coasueii
a l'investiture delle terre ^. Ma non intero il dominio del
padre redo Gisulfo; Amalfi, Gaeta, Gapua s'erano dis-
giiin'te dai suoi Stati , a meno diretta obbedienza aspi-
ravano i Conti di Puglia e di Aversa , e quando più n' era
d'uopo^ il senno e la virtù di Guaimaro mancavano noi
figlio.
..Un mese innanzi V uccisione di Guaimaro , era perito
afiche per mano d'alcuni familiari, il suo alleato Boni-
facio Marchese di Toscana ^; e la cagione della morte
* Et à tui (li) fidet Normant non plot celie paiz ne celle concorde,
ci àlèrènt eovUre ti mahaiz trailor et hotnieide^ et o l'aide de eil de
la "tUé iMèrei^ iuU H tmUor et tuU les occistrent et minstrent en
uM. sépuUmre, ivi 54»
V Poree que Umfroy avoitpour moillier la sewrdd Due de Sorrente ,
proia Ir Conte que lo Due fuist laissié et recovra la dignité eoe. ivi , oL
* Guide... la moillier et la fille toutes despoUla, ce qu'il pooit leva,
ti domwU à li Normant pour conserver V onor de $on neveu. ivi, 52.
4 Fureni autreri faii ehevalier de Gisolfe , et se firent investir de
ìa main de lo prinee Gisolfe de celle terre qu* il tenoieni. Amato HI, 20.
Remainrent fidel tant de Guide , quant de Gisolfe. ivi , 51.
* Bonifacio fu ucciso nel maggio « insidiis a duobus egcceptus mUi^
tibui. » Hern« Coktr. Arnif. Meu, L, I//, c. 3.
rimase ignota ; ma non deve essere trasandata questa
fortuita coincidenza, che mutò in un tempo i destini
dell'Italia centrale e delle meridionali province. Bom-
facio fu l'ultimo dei grandi Marchesi; reggendo Ma rao^:
glie Beatrice e la fìgliuola Matilde s'infievolì la potenza]
feudale, crebbe quella delle città insino allora repres-.
sa ' , e la successione contrastata poi fra Papi ed Impie-
ralori , permise ai Comuni Toscani di costituirsi iibe^i^
come i Lombardi. Così anche Guaimaro fu l'ultimo dei
Principi che ambisse la signoria del mezzodì , e eoa Jui
si spense il primato della stirpe Longobarda. Ma la pro-
genie Latina che l'aveva subito, disfrancandosi dalla sog-
gezione antica, non si ordinò nel reggimento dei Muni-
cipii; ruppe la tradizionale dipendenza dai Greci , risol-
levossi con dritti maggiori, però l'intervento stranierof'
e la forza degli eventi la condussero alla Monarchia.
La morie del Principe di Salerno , invogliò sempre
più il Papa a scacciare i Normanni ^, che già in parte
avevano occupato il Principato di Benevento ^. Contrf»
' Nei diplomi concessi dopo quel tempo ai Lucchesi da Arrigo IH €
]V e da f iOtario si legge : Consuetudines etiam perversds a tempoìii
Bonifocii Marchionis durUer iisdem hominiòus impositas , omnino inr
terdicimus , et ne ulterìus fiant praecipinms.
• Et quant lo Pape vit que lo prince Guaymère estoit rtèort, loqid
cdoU en V ayde de li ^ormant , si appareUla de destruire li NormoMl»
Amato HI , 33.
Quoniavì superbia conim in tantum creverat quod tolam terram
in suo posuerunt dominio , et Beati Petri Vicarii nihil ibi juris aui
dominio retinebal. Vn. Lk(»n. r r Calai, ap, Watteru.h. Cumque idem
Papa de yortmanimrum videntiis et injuriis, qui res sancii Petri «
incito vi t^mbiUìt , viuUù conquestus esset, Herman. Conth. (^«tf»
— 237 —
t>ssi i popòH invocavano i suoi aiuti ; e molti aceiecati ,
mozze le narici , storpii delle mani e dei piedi , gli ve-
nivam) innanzi, mostrando i segni della nemica crudel-
tà^ : àVtpi invocando i dritti dell'Imperio ed i suoi come
Poiileflce , chiedevano che facesse * valere le ragioni
della Chiesa Romana su quelle province, e sua dicevano
esser la Puglia , averla già posseduta i predecessori , ed
a rivendicarne il dominio s'offrivano pronti a concorre-
re^ *. Ma più s'adoperava Argiro con frequenti istanze
presso Leone IX, pregandolo a restituire la libertà al-
rilalia, a rompere l'iniquo giogo che teneva schiavi i
feritas Narmanìwrum nec Beneventum , nec alias 'Beati Pefri tenan
invàdere cessahat, — Vit: Leon, ex tabular, Vat, ap. Wat.
* ' OcHìis effogm , nar^lms abscissis , manibus pedibun truncatis , ée
Normamwrum crudeUtate miseraòilUer conqticrentes, Uade factum est
ut vir mUisHmus jpietate et mismcordiae j^enus UH tam immensae
miserorum afjlictioni compatiens , Ulius gentis superbiam conarelur •
humiliare. S. Bbun. Sign. VU. Leo, ap, Wat.
* Frimates Apuliae quibus Normaniwrum benignità^ multas divi'
tiag , et inultissima castra reliquerat { si pub dubitarne) non pins auri
Romani Ponti ficis falsis pollicitationibus , et ipsi de ^ormannis ma*
ximo timore incutiendo , ncque eos omnimo festinaret expeli e re non
mhiw quam exddiwn Romano Imperio per eos esse ventumm ?»p-
lieMù quievere soUecUare. Ason. Sic. p. 752»
3 Aptdienses necdum traditiombus exhausti per occidtos legatos Leo*
nem Àpostolicum , ut in Apuliam cum exeieitu veniat invilant , di-
ttn^ ApuHam sibi jure competere , et praedecessorum sucnum tempo'
fibuifuris Romanae Ecdesiae fuisse: se UH auxilii laturum, Malat.
1 , U. — Su quali ragioni s' invocassero i dritti delia Chiesa Romana
sulle 'Puglie iion sappiamo : Gregorio 1 aveva tenuto nel suo dominio ,
0 siilo il suo patrocinio Otranto e Gallipoli. Epis, JA\ 99, X. 400,
Admiio ì richiese come proprie , Benevento , Capua , Teano , Arpino , ^
AqiiW, Sora, Sessa, Arce, Cod, Carol, 81 , 86, 90, ma ninna più
ampia dòDcessiotie fu fatta.
— 238 —
Ptìgliesi^; e pronvetteva s'unirebbe a Idi con tutte te
forze dei Bizantini. Ad aggiunger fede, alle sue parole
Costantino Monomaco aveva rinnovate le asdicurazioBÌ
intorno all'ossequio della Chiesa Greca, e lo stesso dPan
triarca Cerulario s'era unniliatoal PonteJflce simulandosi
alieno dallo scisma. Si mostrava anzi pieno dì tanto ferr
vore per la concordia, che il Papa gir rescrrsse lodane
dolo del suo zelo, ed incitandolo a proseguire nella pa-
eiflcazione dei due Imperii *. Rassicurato quifìdi della
la cooperazione dei Greci e dei Pugliesi, Leone JXiioQ
dubitò del trionfo e degli acquisti, che alla spirituale au-
torità , ed al dominio della Chiesa dovevano dare incre-
mento. Dichiarati perciò contumaci e ribelli i Normàndi
fulminò contro essi la scomunica ^, e discussi con Argi-
ro i mezzi necessarii all'impresa *, sul finire dell* anno
, 1052 lasciando un Rodolfo come Principe vassallo In-
Benevento, riparti per l'Alemagna^. Recava seco let-
* Veris commiscens faUacia nuntia miuit
Àrgirous Papae ^ precibusque frequentìbus illuni
Obsecrat, Iialìam liberiate carenlem
Liberei , ac popultim discedere cogal iaiquum
Cujiis pressa jugo pessiiindatur Appula terra. Guil. àp. II.
* Po&t nimia longas et pemiciosas disccyrdias,,, super haec ui coe-
pisti collabora , ut duo maxima regna connedatur, Epist, Leo. IX,
ad CelluL Conc, X1A\
^ Post secundam et tertiam commonitionem Ponti f ex eos tanquam
rebelles et contumaces anathematis mucrone percussit , et postmoium
gladio materiali feriendos decrehit. Yit. Leo. ex tabul, Tat, ap, Wat.
4 Gloriosi ducis ac Magistii Argyroi fidelissimi lui colloquium et
consilium expetendum censui. Epis. Leon, ad Manom. Cmc. T. XII, Le.
3 Milites undecumque ardens contrahere, Leo Osi. H , 84. Qtiesic
Uodolfo investito di Benevento s' ignora chi fosse, de Meo. ad an.
— 239 —
tere del Catapano Barese, nelle quali questi pìcop*
dàftdo le gefite paterne, e l'alleanza di Melo con Ar-
pig(^Jf, prometteva volersi con eguale devozione ser-
bale fedele *.
Celebrato il Natale in Vormazia insieme all' Imperato»
ré n'ebbe il Papa un nèrbo sufficiente di milizie, altre ne
raccolise nelle diverse province per opera degli amici * ,
e >«on esse nei primi giorni del febraio 1053 s'avviò per
discendere in Italia. Ma non era ancora giunto alle Alpi
quando a consiglio .di Gebeardo Vescovo di Aichstet le
scfeiere inìperiali furono richiamate ^ Quali ragioni in-
ducessero Arrigo a mutare avviso non è detto, e forse
prevalse F antica gelosia contro i Greci, ovvero spiacque
che si eongiungesse al Pontefice per venire in Italia Gof-
fredo di Lorena, insino allora ostinato nemico e fratello
a Federico Cancelliere della Romana Curia ^ Rimasero
non pertanto al Papa , fra chierici e cavalieri valenti
nelle armi, intorno a cinquecento, oltre alcune masna-
de accozzate di predoni e scellerati, fuggili di lor pa-
tria, 0 spinti dalla speranza d'arricchire ^. Militi e sac-
' Sed eum Imperatoris mperio magnus valde Apostolico traditiH
fuU exercUus. ivt*
* Multis eum diversarum provinciarum mUUibus imperiali praece*
ptione , et amicorum stibventione comitantibus, Ekkardi CVir. Viriburg.
"* Herm. Cont. Leo Osi.
^ Homa reversus est adducens secum Godefridum^Ducem et fratrem
^ Fridericum. Lambert. Scafnabur. Chr, ad an» ,
^ Mios quamplures tam clericos, quam laicos in re militari proba*
iinifno^. ivù -^ De propinquis tantum et amicis Apostolici quigentis cir*
^^ illum in partes has comminantes, Leo Ost. — Amato dice 500 ,
^^U M,,Collecto igitur modico quid sed fortium virorum suae gentis
— 240 —
oomanni soffermaronsi a Mantova , ov' era intimato m
Sinodo; però nel tempo slesso della pia adunanza, su^
to un litigio tra essi ed i familiari degli altri Prelati,
furono ferite e morti d'ambo le parti, e l'assembleasi
sciolse ; ma gli omicidi furono dal Papa assoluti ^
Proseguendo il cammino Leone presiedeva ad un se-
condo Concilio adunato in Roma, rifermando le censure
contro i Normanni * , e dichiarando volere por fine alle
scellerate opere loro , e liberare di lor giogo gli oppres-
si ^. Partito di Roma sul finire di maggio *, gli s'aggiun-
sero per via altri signori e prelati, tra i quali , Adenolfo
Duca di Gaeta, Landone Conte di Aquino, Landolfo Con-
te di Teano , Oderisio figlio di Borrello , Roffredo di
Guardia, Pandolfo V di Capua, Pietro Arcivescovo d'A-
malfi, Alberico Arcivescovo eletto di Benevento, e Fe-
derico di Lorena *. Appresso a questi venivano in armi
exercitu, S. Brdn. Segn. ^^^ Leo, SecuH sunt autem plurimi TheuUh
nicorum , partim jussu , parti spe qttaestus adducti , mtUti etiam ^cdle»
rati et protervi , diversas ob noxas patria pulsi'. Herm. Contr. — Co-
mitantis nunc Alemannis innumens et Teutonicis, Guil. App.
' Non nulli suarum^ ortu inibi tumulti occisis. IIerm. Contr. Wib.
ViT. L. lì , §. 4. altrìbuiscc la zutTa ai familiari dei Vescovi avveisi al-
le riforme di Leone.
"^ Habita Romae post Fascha Synodo cantra Noidmamws, Hcm.
Contr. — Leo Ep, II, T, XlX Cane.
5 Ad horum igitur nefaria et inestricabUia sceleia illis e parObus
eliminanda , indigenasque ab eis libeiandos domnus papa animus in-
tendens. Herm. Contr.
4 Un dipi, riferito dal Gattola lo nioslra a S. Germano iV. KqI
junii — ind, VI,
» TiiUi i suddetU, firmano un piacilo tenuto dal Papa presso il Bi-
ferno. Chr. Volt, ad an, eccetto Pandolfo V; ma Giil. Ap. pone wl-
V esercito anche i Capuani.
— 2*1 —
...le m\ìj^W d€Jle Marche e quelle dei Valvensi, dei Cam-
..gani , dei Marsi, e, di Chicli *. Per modo che dal Tron-
^Mal.GdPgdno tutti s'accoglievano a secondare il Pon-
teilp^ in (j^uella guerra ; mentre dall'altra parte Argiro,
riuniti i Py|;liesi ed i Greci, riprendeva anch' egli T of-
fensiva. Solamente Gisolfo di Salerno rimase neutrale
,4ft^q^uesta lotta j poiché non si trova col Papa, né si ri-
^^Qo^rda tra i suoi nemici, dove seguendo T orme paterne
aYJf^l^be dovuto essere *. Ma probabilmente da Amalfi e
^.49.Ì4ap9li non era lasciato senza molestie.
: .Ifltanto fra questi formidabili apparecchi, i Norman-
ni non avevano trasandato di premunirsi per ogni via
,pnde difendere insino agli estremi le loro conquiste. I
due Conti d'Aversa e di Puglia unirono le loro milizie ,
i;li altri Conti minori condussero i loro cavalieri e vas-
salli, come Pietro e Gualtieri d'Amico, ftainaldo, il
Conte d'Aurola, Uberto Mosca, Ugo di Telese, Giraldo,
e Rodolfo di Boiano. Roberto d' Altavilla menù seco al-
joune .schiera di Calabresi raccolte in quelle terre che
egli aveva soggiogate ^; così che in tutto furono tremila
* Appula^ Balbenns^ Campanica, Manica ^ Tketensi (aL Telensis)
GciL. App. U.
^ Amato dice soltanto che Giovanni Vescovo di Salerno essendo am-
malato» ebbe una visione, e S. Matteo gli preconizzò la funesta riu-
scita deir impresa , e la morte del Papa , che veniva « avec vUs che-
Valter pour chacier ^ mès li sten seront destruit, et espars ^ et in pii-
ion^^et mori.., quar e* est ordené devant la presence de Vieu, quar
piicum^e sera cantre li Normant pour les chader ou tost monra ,
on grani affliction aura. Quar cesi terre de Dieu est donnée à li Nor-
mant. ni y 35.
3 GuiLL. App. II, Il Comes Aureolanus , che il poeta enumera fra
— ac-
cavalli e pochi pedoni , come vuole un Cronista ^ Prin-
cipale intento dei Normanni era d'impedire che il Papa
si congiungesse ai Pugliesi; si postavano perciò sul For-
tore, limite e difesa altra volta del Principato Beneven-
tano, in mezzo ai campi ondeggianti di biade. Leone
lentamente avanzandosi ai dieci giugno pervenuto sul
Tiferno , V attraversò presso la Staina , che scorrendo
da Dragonara si scarica nel Fortore poco lungi da Givi*
tate ^. Alcune piccole vallate e collinette , che rompono
le pianure fra gli Appennini e le radici del Gargano,
vietavano che le due armate poste a poca distanza po-
tessero intravvedersi ^; ma sapendo vicino Umfredo, il
Papa occupò Civitate, della quale elesse gonfaloniere
Roberto di Octomarset *. Non era suo animo attaccare
la pugna prima di congiungersi ad Argiro , non potendo
gli altri Conti Normanni si crede prendesse nome da Àurola nel ienu
torio di Larioo. Le depredazioni di Roberto nella Calabria erano COB-
tinuate. In una caru del 1055 Luca Turmarca ed i fratelli Panerà*
zio , Nicola , e Candido donano a Leonzio Abate della Cava il Mona^
stero di S. Andrea in pertinentiis Calabriae , quod derdictum hitu
Francorum diebus possidemus immune et liberum , et omnino deletum,
et exuUum , et prorms desertum atque vastatum ec. Così è detto ia
diploma deirArclu Nap. che sarà pubblicato fra le Carle Greche*
» Vix proceres istos equites ter mille sequuntur
Et pauci pedites. Goil. App.
* Castramentatus est /lumen quod dicitur Stag^num wm longe idi
oppido cui nomen est CivUas. Anon. Vit. Leo, ap, Bor.
3 Galli vero ex alia parte haud longe ab ejus castra sua quof»
posuerunt castra. Non ut tamen ad invicem videri possunt , nam fi»'
si Collis humilis interiacebat medius, ivi,
4 Fist gonfanmier de la ette et de la bataille Robert lo qu^u
elamoit de Octomarset, Amato III , 5G.
— 243 —
con le sole sue forze pareggiare la cavalleria degli av-
versarii * ; inviò quindi ad essi ambasciatori a richiede-
re che lasciassero libero il cammino, per tenerli a bada
ed indagare i loro intenti. Risposero i Normanni: esser
parati ai servigi del Papa, e pronti a seguirlo dove vo-
lesse; soltanto non sarebbero mai per consentire, senza
venire al cimento delle armi , che il Pontefice porgesse
aiuto ai loro nemici, raccolti sui confìni di Puglia, e
giunti con Àrgiro insino a Siponto ^. Andarono i messi
perciò più volte, ed i Normanni invocando le investitu-
re ricevute dagli Imperatori per legittimare il possesso
delle terre acquistate, offrivano a Leone di volerle tene-
re come suoi vassalli , e di rendergli per esse tributo ^.
' CuJHs venerabUis Leo auxUium tam in armis , quam in militibus
habere cupiebat. àaon. VU, Leo. ap, Borg.
* Audiens viUerea sanctus Leo GcUlorum moltUudinem non longe
differre a suU , incertus quid esset nuntios direxit siscitari quidnam
nàt veUet, quod facete volebant. UH autem respondentes dixerunt:
se paraios esse in famulatum pape quocumque illos ducere vellet. Ve-
rmm tame» unum fatebantur illis esse mdestum , et sine sanguinis
ef[iuiiome nullo modo fare futurum. Videlicet si eorum inimicis qui
adkue in finibus Apulia degebant auxUium preberet. Mrat enim nunc
temporis Argirus quidam Siponti; quem Costantinopolitanus Impera-
ter prvncipm costitueriU Apulie, ivi,
^ Et li Normant puiz qu' U vindrent mandèrent message a lo pape,
et cerchoieni paiz et concorde , et prometoient chascun an de donnei-
imcense et tribut à la sainte éclize , et celles terres qu' il ont veincues
por armes vohient rechevoir les par la main de lo vicaire de V églize.
Et mostrèì^ent lo eonfanon coment il furent revestut de la terre par
ìa main de lo impereor, et coment lor estoit conferme. Amato HI, 5G.
C«m Uli pace petentes subiectionem servUiumque ipsi promittereht , et
gwteqw prius iniuste siM usurparUes invaserant , ejus beneficio , gra-
(iaque retinere se velie dicerent, Herm. Comtr. Guill. àpp. lì.
— 244 -
Esitava il Pontefice , poiché non scorgendo altro mez-
zo ad aprirsi la via che la violenza, non poneva gran
fede nel suo esercito , numeroso , ma composto di rac-
cozzate moltitudini , che difettavano di tutto /^ poco
usate alle guerre , non lasciavano sperare resistereb-
bero allo scontro ^ Pure la baldanza dei Tedeschi,
i quali schernendo la piccola statura dei Normanni se
ne promettevano facile trionfo ^ , e le sollecitazioni di
Federico di Lorena lo indussero ad avvenlurare la pu-?
gna; ed il Cancelliere rigettando in suo nome le offer-
te dei nemici, ingiunse ad essi che uscissero d'Italia se
volevano pace ^. Alle fiere parole dichiararono i Nor-
manni, che le terre acquistate colle armi,, colle armi
difenderebbero ♦; e costretti anche dalla fame, poiché
' ÀudUis autem hujusmodi responns , quid potius agere cogiiabat. •
Nam ostis in fade stabat , via ferro aperìerido erat , armorum sui
exerdtus coartabatur penuria , et licei mollitudo salis copiosa , qw4
postea probavit eventum^ pusillanimilatem lamen multorum in lalem
negolio timebal, Anon. Vii. Leon,
* Ambinone captus Alamannorum exeicitu ab Imperatore siti in
adiutorio recepto. Malat. I, i4.
Teutonici quia caesaries et forma decoros
Fuerat egregi proceri corporis iUos,
Corpora derident Normannica. GintL. App. H.
Ed aggiunge che incitasse anche il Papa :
his Iialiae fex indignissima gentis
Gens Marchana.
s Ainz parla lo cancelier el les manesa de mori , et lor propoM,
qu* il doient fugir. Amato l\\ , 36. Idque Papa abnegans , vi et ink-
ria raptas res sancii Petri reposceret , eosque perperam pervaso eedm
loco juberet. Herm. Contr. Guill. App.
4 Armisque adquisilam palriam , armb defcnsuros vel morte oeewm'
biluros denuntianl. Herm. Contr.
~i45 —
accampati dove erano, altro cibo non avevano che il fru-
mento ^ 9 e temendo che Argiro avanzasse, s'affrettarono
ad assalire Toste papale. La qual cosa vedendo Leone ,
sorretto più dallo zelo divi no, che dalla militare perizia ^,
prescelti a duci supremi , Kodolfo e Ranieri ^ , dicesi che
con queste parole incuorasse i suoi alla battaglia:
» 0 strenui militi, stirpe d'uomini valorosi, riscuo-
» tetevi* Ecco imminente la pugna, il nemico vi preme,
» la vita e la morte , la libertà della patria è in vostra
» mano. Ov'è il perenne trionfo dei Romani, dove la
» gloria vincitrice dei Latini? dove ìa valorosa fama dei
» Tedeschi? Forse non è meglio, morire o vivere ono-
» ratamente in un di , che per lunga età trarre miseri
» giorni sotto la nemica oppressione? Levatevi dunque
» a difesa dei campi, delle donne, dei figliuoli , di
' Et hoc anno fuU magna fames. Lupo 1055. La necessitò de la
fame moleste li Normant , et par lo exemple de li Apostole prenoient
li espic de lo grain et frotoient o la main et ensi menjoent lo graia ;
et afflit par la fame requirent que ceste brigue se diparte en oomba-
tent. Amato III , 37.
* Zelum quidem Dei haòens sed non f orlasse scientiam. S. Brun.
Segn. Vit. Leon,
* Raynolfe et Raynier furenJt eslU principe de cest part li quel le-
verent in haut li gonfanon. Amato ivi. Il primo è fuori dubbio quello
slesso Rodolfo che il Papa aveva nel precedente anno investito di Be-
nevento come suo vassaUo. Il Borgia con evidente anacronismo lo sup-
pose identico a quel Rodolfo che intorno al 1016 , fu inviato a Bene-
vento da Benedetto Vili, Mem. Ist, de Meo lo riprende dell' errore , ma
non dice chi fosse. Sembrami quel Rodvtlphus Molinensis , genero di
Hoffredo di Guardia ricordato da Gugl. App. — Ranieri era probabil-
mente il Marchese di Spoleti , che altri dice prescelto a Capitano insie-
me ad un Alberto Tedesco.
- 24G -
» voi stessi ; e poiché per la terra natia pugnate , se al-
» cuno fia spento, sarà accolto nel cielo ^ » Poscia ri-
tiratosi in Givitato insieme ai prelati , dall'alto delle
mura benedisse ai combattenti, ed indulse alle loro col*
pe passate ed alle future ^.
Surta Talba del dieciotto giugno ^/si scontravano i due
eserciti. Prevaleva da una parte il numero, dall'altra la
disciplina e l'esercizio delle armi; e poiché in due schie-
re si divise r oste papale, Italici e stranieri , con P ordine
stesso Riccardo d'Àversa fronteggiò -i primi, Umfredo i
Tedeschi, innanzi ai quali occupò un colle in mezzo
ai due campi ^. Roberto co' Calabresi si tenne prepara-
to alla riscossa'; e così azzuffavansi. Riccardo assalite
le turbe accogliticce comandate da Rodolfo , P urta , le
incalza, le sgomina: inusate alle pugne campali, mal
fornite d'armi, e diverse per patria e comando, quelle '
■ ÀNON. rU, Leo cip. Borgia, v. Dog. Vili.
* Et li pape atfc li èresque sallireiU sur lo mur de la die , et re-
garda à la moliiiude de cavaliers pour le^ absolvère de lo peehiez, et
pardonna cr que poìtr lo pedìiè drvoieiit (aire. Asàto HI , 37. Cmh-
cto$ anlea ceUsli* donis Mimirtl , ae $ic remissis omnibus peeeatis in
prwliHm ire prrmifit, Ipse vero quia ittdignum eral talis interesse
negotio campulsus tamen a snis Ciritatem ingressus est oppidum,
A\05. Vif. Leo,
^ Chi. S. Som. ap. Botcu.
4 Imcr TcatoiH4c!ks NorminnoniDi caiervas
Ollìs cni iikhIìus. Gnu.. Arr. lì.
lmt<i^fm Galli asswii imalo atqm beili peràocli vtafùferio.... asm-
dmtnt tvilrm. Am>s. TiI. Ia»,
^ Ovnu serare sìuìstmm
Hobenus finicr Calahn cnm ^reDU> jaiiieiur j
Vi succarreaiium cnm \h\cn\ css^ (oniii^. Gcil. Arr.
— 2*7 —
lono ài fiero cozzo , e si sperdono inseguite ed ucci-
*• Fortemente però resistono i Tedeschi, e respingono
a valore gli assalti , ed uomini e cavalli insieme si
schiano, e pende incerta la lotta K Accorre allora Ro-
rto insieme ai Calabresi , e slanciandosi animoso tra
iù valenti, tre volte è scavalcato, e tre volte con più
*ore torna alla pugna ^. Sopraggiunto anche Riccap-
dair inseguire i fuggitivi, i Tedeschi sono da ogni
rte circondati *, ma benché pochi, serrati in cerchio
ntinuarono a combattere insino a che quasi tutti fu*
ao spenti *.
Et lo conte Richart despart li Todeschi et passe parmi eaux.
ITO ivi. Vvnbus averHs Itali» , tremar arripU omnes. Guil. Ap. IL
Latini comUes dam dimiserunt dictum PorUificem , reversi sunt
propria, Ann. Rom. ap. Pertz. Se subtraherUibusque nostrattbus,
ì OsT. Sed universa Pape mdtitudo , praeter Teutonicos , prò pudor
liia armorum strepita terga turpiter dedit fugicntibus. Anon. Vit.
K Et sécutèrent ceus qui fayoient , et les prenoient et les ocdment.
ITO. Fugaiwr Rodutfus Princeps. Ghr. S. Soph.
Prima ade a neutonicis pene vieti sunt. Herm. Gontr.
* .... mìrabilis ictus utrinque
Fit gladiis ; illìc humanum a vertice corpus
Vìdisses et equos hominis cum corpore caesos.
Galabrisque sequentibus illum
Quos conducendi fùerat sibi tradita cura,
Irruit audacter medios auimosus in hostes....
Ter dejectus equo, ter vìribus ipsis resumptis
Major in arma redit. Guill. App. II.
4 GmLL. App. II. Sed suceenturiatis copiis ex insidUs nostros , ctr-
ti^venientes. Herm. Gontr.
' Facto tamen de se quasi muro in modo corone^ morlem expectan-
( , ne impwne caderent , virUiter certabant. Et quamvis in ipsius
ninù mortis costUiUi videretur , nuUus tamen iUorum ab ostibus se
— 2i8 —
Dalla sanguinosa battaglia ^ usciti vincitori i Norman-
ni, corsero sopra Civitate , ove era rimaste il Pontefice
con la sua corte, e vi posero V assedio. Opponendosi re-
sistenza, tentarono col fuoco aprirsi la via, ne incen-
diarono i sobborghi ^ nninacciando i cittadini ; e questi
per paura , saccheggiate le masserizie del Papa ' , si dis-
posero a porlo in mano ai nemici. Allora Leone , sprez-
zando i perigli, fattosi precedere dalla croce, s'avviò da
sé stesso alle porte già quasi consunte ed arse. Ed ecco,
narra T Anonimo biografo, che un vento impetuoso so-
spingendo il fumo e le fiamme contro gli assalitori li re-
spinge. Atterriti dal prodigio gli abitanti, implorano per-
dono; ma il Pontefice non s'estimando securo, e visti
i Normanni prepararsi a rinnovare l'assalto, fece dire
ad essi : « Se il Papa chiedevano, egli era in loro ba-
» Ila , non fuggirebbe , che la sua persona non amava
» più di quella di tanti cari estinti , ai quali volentieri
» sarebbe stato congiunto nella morte, come per sangue
» e per affetto lo era stato finché vissero *.
vivente capi permittebant. Anon. Vit. Leo, Omms tandidem in ipso
certamine trucidatis, Leo Ost. Nul non echappa , se non aucun à qui
li Normant voloicnt pour pitie pardonner. Amato HI , 57. Secondo Gcil.
App. erano 700 Svevì. \. Doc. IX.
' Et fit magna strages in mense junio, Chr. Brev. Norm. 1054.
• Anon. Vit, Leo, Incoles minis terrent Apostolicum reddant. Ma-
LAT. I , i4.
3 La masserie de lo Pape et de tonte li soi , et li trésor de la eha-
pelle soi fu leve de ceus de la dté. Amato HI , 57.
• 4 Anon. Vit, Leon, Allri dicono fosse consegnato dai cittadini. lUi
vero semper perfidissimi, nulla pactione ad utilitatem Apostolici, nisi
ut se ipsos lucrentur adquisita , eum per portam eidunt, Malat. 1, 14.
Castri habitatores partim timore necessarim^m indigentia coacti^ ewn
— £49 —
Cosi s'arrese, e fu ricevuto con devote dimostrazioni
d'ossequio , non umili però come riferirono i Cronisti
desiderosi di attribuire almeno una vittoria morale al
Pontefice f o di menomare il biasimo che a lor senno
pareva venisse ai Normanni per aver combattuto , e ri-
tenuto prigione il Vicario del Beato Pietro ^
Miserando spettacolo offriva il campo ove s'era com-
battute quando lo attraversò Leone, molti, già suoi ami-
ci e familiari , giacevano spenti , ed egli pietosamente
chiamavali a nome lagrimando, pur consolandosi nel ve-
dere che trascorsi tre di dalla pugna i corpi rimaneva-
no interi , mentre quelli dei Normanni putrefatti e fetidi
erano stati pasto alle belve ^. Commosso all'evidente se-
gno del divino favore , volle nel campo soffermarsi due
per mttroi, demper eminum volunUaie Comitis tradideruiU, Anon. Sic.
p. 7S3. GuiLL. Àpp. II.
> Cwn magna devozione ejus provulvuiUur pedilus , veniam et òe«
wdilitmem ejus postulantes. Malat. /. e. Quibu$ Papa comnwtui , et
de honestimma tnrtute Normantwrum omnino, quam qttae Hbi a per'
fidis falsa relata fuerant certissime intelligens. Anom. Sic. p. 753. —
Qutbus auditis GaUi extemi memori delieti , vtdto deiecto , tale fé-
rtaUur dedisse responsum : Si digna aliqua nos inquiunt expeetare
vaUt satisfactio^ parati sumus quaeeumque voluerit papa subire ven-
dietam. Anon. Vit. Leo, — Mutatis animis in ejus sunt conversi 06-
sequelam^ cujus osculantes vestigia sibi immeritam deposedMnt in-
dulgeniiam. Wib. Vit. Leo. L. U, ^ Agareni (cosi sempre chiama
ì Normanni V Anonimo Annalista Romano ) in luctu conversi cum ma-
gno gemitu et tristitia veniam et misericordiam implorantes. Pertz ,
Scrip. V. — Ma queste testimonianze non s* accordano ai fatti posterio-
ri , e più veridiche sembrano le parole di Amato : Li Pape avoit paour
et li clerc trembloient. Et li Normant vineeor lui donèrent speranpe ^
et proierent que sécurement venist. Ili , 58,
* Anon. Vit, Leon, L e.
— 250 —
giorni per impetrare pace agli estinti ed onorarli di
sepoltura. Sorgeva ivi presso una Cappella quasi diru-
ta , ed in essa vennero tumulati; né molto trascorse che
per opera degli stessi Normanni rifatta la Chiesa, fu affi*
data a pii Cenobiti , e si rivelò con insigni miracoli la
virtù dei martiri ; che valse ad attemperare la crudel-
tà stessa dei vincitori S 6 f u dal Papa dichiarata me-
ritevole del celeste gaudio ^* Ma altri narrano , che le
ossa degli uccisi rimaste insepolte , si mostravano al-
cuni secoli dopo ai viandanti ^ sparse sul suolo, dove
* * Quibus Nortmannis, vir sanctus panca locutw prò tempore^ ipiU
deservUniibus siuduU funcra coMorum homrifiee procurare , teimi-
lan$ ea in vicina Eedesia db antiquo diruta tempore. Ab iuiem vero
interfectoribus restructa venusta opere Basilica oc concione Beo scr-
viesUium ibidem congregata , omnipotentissima Dei virtus muUos per
eos exerceret miraeulorum insignia. Ferocissima vero gens Norman-
norum his exterrita gesta crudeliiate deposita populos quibus coka-
bitat ex tunc compatriotas amicabilius troMavit, Wib. Vit. Leo. L.
* Dicesi che il Papa celebrando ogni di una messa di requie pei mor-
ii , gli apparve un angelo imponendogli di venerarli come santi , poiché:
pretiosa est in cospectu Domini mors sanctorum in ilio praelio perem-
ptorum. Anon. Hasern. Pertz. VII. Àllra visione si fa narrare dallo
slesso Leone con quesie parole : Ostensi sunt mihi inter ceteras fra-
tres itti qui in Apulie finis prò Christi ecclesie mecum occisi sunt^ tn-
ter martires coronati , gestantes manibus pàLmas virides diversis fUh
ribus ornata, Anon. VU, Leo, ap. Bobgìa.
^ Tanta enim ex utraque parte cecidU muUitudo ut acerv€U ibi po-
slea factus ex ossibus mortuorum usque hodie ab indigenis sóteat via-
toribus ostenlari, Goth. Viter. Pani, R. /. FU, p. 447, £ quesU
^U-age pare che ricordi Dante quando nel XVIII dell' Inf. dice;
Se s'adunasse ancor lulta la genie
Che già in sulla foriunata terra
ancora oggi i nomi dei luoghi serbano memoria del
santo e bellicoso Pontefice ^
Leone piegando alla necessità , poiché ebbe assoluti
i Normanni dalla scomunica , Tu dn essi condotto in Be*
nevento , ed ivi accolto da mesto corteo di chierici e di
popolo *, e cruciato da profondo dolore ^ , fu ritenuto in
onorevole custodia insino a quanto non gli venne per-
messo di uscirne *.
La sconfitta del Papa aveva rotti i disegni stabiliti
con Argiro. Rispondendo alle sue profferte di devozione
in quello stesso mese di giugno 1053, T Imperatore Ar-
rigo decretava che nella tomba innalzata nella Chiesa di
Baìfnbei^à , ove posavano le « ossa di Melo o Ismaele
Di Puglia fu del suo sangue dolente.
Con quella che sentio di colpì doglie
Per contraslare a Roberto Guiscardo.
• Ad un miglio dal luogo ove fu Civitate rimane un pozzo che chia-
masi dì S. Leone , e più in là sul Fortore un guado è detto passo di
S. Leone. Fracgacrrta Teair. Star. PoH, di Capitanata T. I , p. iOl.
Distrutta Gìyhate intorno al 1401 anche la Chiesa ov'era il sepolcro
disparve, ma in alcuni scavi fatti nel 18S0 nel sito dell* amico Di|omo
si rmvennero scheletri quasi giganteschi , pretesi avanzi dei comhatici^
ti. ivi p. 66.
> S. Brvn. Segn. Vii. Lem.
^ Neeeniiaie eoaetus eomunionem ejus prim interdicta reddisset Be*
neveiUum tamen eum honore reductus est ibique atiquantum tempon
deieniue nee redire permiesus. Herm Contr. Nortnannis carcere deten-
tum. Aeta 8. Leon. IX. Ugh. VHL Portaverunt Benevenium tamen
cum honaribut. Ign. Bar. Lo pape mènareni o tout #a geni jusque a
Bfmivent , « et lui amini$troient pain vin et toute ehoxe necessarie,
ÀIATO UI , 38.
h Cunctos dies in luetu et rnoerore egU, Lamb. ScArMAif* ad^ an» fO^Sx
-252 —
duca di Puglia, niuno osasse tumulare altro corpo ^ ft
E questi onori resi alla memoria dell' esule Barese
lasciamo travedere più inlime relazioni fra l'Imperatore
ed Argiro ; ma quali che f< ssero le contrarie vicende
della guerra vennero ad attraversarle.
Il Catapano pervenuto a Siponto per mare, non aveva
potuto congiungersi al Pontefice *, e caso o virtù, i Nor-
manni prima d'esser posti in mezzo dalle due armate,
riuscirono a battere Leone. Appena dopo la vittoria il
Conte Umfredo e Petrone, che s'intitolava Conte di Tra-
ni, volgendosi contro i Greci ed i Pugliesi li sorpresero
a pie del Gargano, dove Argiro fu vinto, e mortalraen-.
te piagato venne condotto in Viesti e quindi a Bari ^. Le
reliquie del suo esercito si rinchiusero nelle città ma-
ritlinic, e fuggendo vi si ritrassero i principali Pugliesi;
altri aprirono le terre ai vincitori ; molti anche furono
•^ V. Doc. X.
• Le parole del Cronista Borgiano di S. Sofìa, daUe quali sembra a
primo aspeuo doversi dedurre che Argiro fu presente alla battaglia di
Civitaie , vogliono intendersi più largamente , avendo egli in succinto
accennato alle due pugne sussecutive : Normanni bellum gerunt cum
Leone Papa et principe Beneventano , et Catapano Imperiali in prin-
cipatu Beneventi , ad an. 4053, Siponto era ai confini del Principato
di Benevento ed in alcuni tempi ne aveva fatto parte.
3 Et Argiro ibit in Siponto per mare. Deinde Umfredo et Petrone
cum exercitu Normannortim (venerunt) super eum et fecerurU bellum
et ceciderunt Longobardi ibidem. Ipse Argiro semivivo exiliit (exivit)
plagatus et ibit in civitaie Viesti, ]gn. Bar. Il cronista segna V anno 1052,
laonde il de Mko suppose che intendesse parlare di quella stessa balla-
glia che il Chr. Br. iNokm. dice seguita presso Taranto nel 10^2, e ìd-
vece di quesla città legge Siponto. Ma non esito a credere che oel
^esto dell' Ignoto fu trascrìtto MLll invece dì MUll.
— 253 —
che con essi si congiunsero volontariamente. Poiché co-
me già Adralisto da Bari, quanti non avevano obbliate
le fiere nimistà contro i Greci ^ ricoveravano presso i
Normanni. Insieme ai Calabresi condotti da Roberto ,
non è improbabile anzi che altre schiere d'indigeni pu-
gnassero commiste agli stranieri ; coloni che rompevano
il giogo servile , esuli, mercenarii, schiavi, ogni qualità
di gente concitata a mutar sorte dai rapidi i^ivolgimenti.
E la commozione s'estese dopo la battaglia di Civìtate ,
la quale ebbe per l' Italia del mezzodì gli effetti stessi
che la campale giornata di Hastings per T Inghilterra ;
ond' è che rimase in tante tradizioni. Soltanto la domi-
nazione Normanna , che allora può dirsi cominciata ,
progredì neir isola Brittannica più rapidamente, trovò
ostacoli maggiori nella Puglia, nella Calabria, e nella
Campania* E di questa dissimiglianza sono ragioni di«
verse , ma una senza dubbio fu la maggiore , la parte
cioè ch'ebbero i Papi nelle cose Italiane; poiché Tini-
presa di Leone IX, infelice nei suoi principii, riprovata
dai fautori stessi della Chiesa ^ , contro la comune pre-
• Iste primm Romanorum Pontifieum a B, Petto ad se usque eum
manu armatorum in bellum processit , qui quamvis sanctus fuerit ,
et pio hoc animo egerit , tamen quia non ejus id erat officii , neque
hoc UH permissum fuerat a domino,., ideo exercitu suo mdtitudo cae*
sa est , ipso prospiciente. Rom. Salern. ad an. WS5. — Occulto Dei
judicio, sive quia tantum Sacerdotem spiritualis potius quam prò ca*
àucis rebus pugna dccébat , sive quod nefarios homines quam multos
ad se ób impunitatem scelerum vel quaestum avarum confluentes ^
contra ibidem scelestos secum ducebat, sive divina justitia alias quas
ipsa novit. Herm. Contr. Et puiz ceste cose ret&mera a Rome et sera
mort. Et puiz la venue soe petit vivrà ; quar e* est ordené devant la
— 254 —
visione, doveva in ultimo riuscire per via contraria,
a quel medesimo fine di grandezza al quale aspirava il
Romano Pontificato.
FINE DEL PRIMO VOLUME.
présence de tHeu , quar quicumque sera eontre li Nortnant pour les
chacier^ <m tost fn<mra , ùu grant afflicHon aura. — Amato III , 35.
DOCUMENTI E NOTE
-*i» •«■••«».
DOCUMENTO I, p. 34.
Riferiamo , togliendolo dal Beatillo Star, di S. Nice. di Bari un do-
cumento che ricorda . un altro Nicola Melopezzi Criti , ossia Giudice ,
non per curiosità genealogica ; ma perchè questa carta (juasi ignola ci
sembra contenga particolari interessanti alla storia giuridica del Me-
dio-evo.
In nomine sancte et individue trinitatis. Anno Incar-
nationis Domini nostri ihesu cliristi millesimo centesi-
mo mense octub. octaba indictione. Residente me ni-
eolao barinorum oriti qui et melipezzis. In carte glorio-
si nostri domini boamundi in civitate bari, cum ceteris
nobilibus hominibus subscriptis testibus ad indicandum
et diffiniendum causas et altercationes uniuscuiusque
hominis ad nos venientis. Tunc nostram ante presen-
tiam. venit iohannizzius filius theofilacti imperialis pro-
tospati, de ista predicta civitate. compellans in vice ec-
clesie sancti nicolai confessoris christi. et vice domini
nostri helie vener. archiepiscopi super laitam uxorem ni-
colai. et grimam uxorem desigli ambas sorores. et filias
ìohannis de prephata civitate bari, dicens domine critis
clamor, super has predictas sorores. quod iniuste te-
nent causam et hereditatem. que fuit hominis. nomine
xigelli. pertinentem ei. Intus hac prehata civitate. et
loris. que res pertinenti am diete ecclesie sancti nicolai.
Eo quod predictus rigellus fuit homo defensus Ecclesie
TOL. I. 47
— 258 —
sancti basilii. que olim fuit in curia preterii pubblici,
ubi nunc est prephata ecclesia sancti nicolai. et fuit
ipse rigellus. mortuus sine filiis. Et ideo res sua perti-
net predicte ecclesie sancti nicolai. Hanc compellatio-
nem audiens ego qui supra crilis misimus et fecimus ve-
nire jam dictos viros predictarum sororum nicolaum et
dìsigium in jam dictam curtem ante nostram presea-
tiam. Qui Venientes et prescriptam compellationem fa-
6tam super uxores eorum audientes. et a me qui supra
criti interrogati, quid inde dicerent. dixerunt domine
critis hoc res uxorum nostràrum est. et nos nichil ha-
bemus in eo. et nobis non pertinet inde respondere. Sed
nostre uxores faciant exinde quod eis placuerit. Quibus
ego qui supra critis dixi. rectum est. ut vos prò uxori-
bus vestris respondeatis. et contendatis vel inde avoca-
tores mittetis. Unde misimus. et fecimus venire, et
predictus mulieres. ante quas predictus iohannizzius.
compellavit super eas tali modo, ut superius dictura
est. Hanc compellationem audientibus predictis mulie-
ribus. dixi. quem vellent in log. advocatum habere. di-
xerunt. domine critis volumus ut isti viri nostri prò no-
bis respondent. et contendant. Et illi dixerunt domine
critis dum nostre uxores volunt ut nos prò eis conten-
damus libenter contendimus. et mox eamdem compel-
lationem predict. nicolaus et disigius responderunt di-
centes domine, uxores notre juste tenent res unde pre-
phatus iohannizzius super eas compellavit secundum
continentiam scripti judicati. quod exinde factum est.
Quod mihi qui supra criti ostensum est. et fecimus il-
lud legere. et continebatur in eo. quomodo ipse rigel-
— 259 —
lus. ordinasset epitropos dominum iohannem sacerdo-
tem. qui dicitur de ipsa rosa, et romoaldum fllium petri
protospato, ut magala fil. fridelgisi èpi. et iudicasset
causam suam. et per fustem cornmisisset in manibus
ipsorum epitroporum gaìtam sororem suam cum omni-
bus rebus, quas videbatur habere et per eumdem fustem
dedit et tradidit potest. ipsum mundìum eius. et cetera
que in eodem scripto iudicationis continetur. quo lecto.
dixit prephatus iohannizzius. domine critis non debemus
respondere ad ipsum iudicatum. eo quod bacuum et si-
ne lege factum est. Nam jam dictus rigellus defensatus
fuit ecclesie sancti basilii. qui etiam si liber fuisset.
bacuum esset ipsum judicatum. eo quod continetur in
eo. dedisse mundium sororis sue ad ipsos epitropos. si-
ne pretio. et sine merito, cujus e contrario. Ipsi ni-
colaus et disigius responderunt dicentes. Istud judica-
tum per legem factum est. et predictus rigellus defen-
satus non fuit. Has altercationes audiens ego qui super
critis. dixi ad predictum nicolaum et disigium. fratres.
hoc judicatum certissime bacuum et sine lege factum
est. quoniam ipsam traditionem de mundi ipso, quod
idem rigellus dedit. suis epitropis. si volumus dicere
quod donatio fuisset, meritum appositum ibi non fuit.
et si eam volumus nominare venditionem. pretium ibi
non fuit datum. ergo, nec hoc. nec illud est. Unde ju-
dioamus illud prò vacuo. Tamen. quamvis bacuum sit
judicatum ipsum. et vostre mulieres propter hoc judica-
tum res ipsos prephati rigelli tenere non possunt. tan-
do. ut pars ecclesie santi nicolai ostendant scripta quo-
moda ipse rigellus. defensatus fuisset ecclesie sancti
— 260 —
basilii. unde prephatus iohannizzius abiit. et duxit. duo
sigilla greca* et ego feci ea legere et unum erat. conti-
nens quomodo romano anthipatus. patricius. bestìo. et
catepanus et allerum sìgillum erat continens. quomodo
iohannes patricius et catepanus. dederat sasso cum fra-
tribus suis servitiales. et invenimus quomodo ipsum ri-
gellum. esse de progenie prephati sassonis. secundum
continentiam cartule. quam prephatus nicolaus et disi-
gius ostenderunt Quibus lectis ego qui supra critis dixi
eidem nicolao et disigio. Ecce vos videtis per ista sigil-
la quomodo ipso rigellus defensatus fuit. Unde ìpse ri-
gellus judicare non potuit. quoniam liber non fuit. Et
si liber judicatum ipsum sino lege factum est. Unde ju-
dico ut tota causa et hereditas que fuit predicti rigelli.
intus hac civitate et foris. sit de predicta ecclesia, beati
nicolai. et jam dicti domini nostri helie. venerab. ar-
chiepiscopi ejusque successorum. et rectorum ejusdem
sancte ecclesie, et ipse muiieres vestre. nec eorum he-
redes. nichil inde, habeant. unde ego qui supra critis
per auctoritatem gloriosi nostri domini boemundi per
fustem dedi. et tradidi ad predictum iohannizzium totam
prephatam causam et hereditatem. que fuit prephati ri-
gelli. intus hac prephata civitate. et foris ubicumque
habuit et pertinuit. cum omnibus suis pertinentiis. quam
traditionem. ipse iohannizzius recepit vice ecclesie san-
cii nicolai. et domini nostri helie vener. archiepiscopi,
ut a modo sit in potestate. et dominatione ipsius sancle
ecclesia, et domini nostri archiepiscopi, et omnium suc-
cessorum ejus et rectorum ejusdem sancte ecclesie, ha-
bendi possidendi. et omnia exinde faciendi. ut eornm
— 264 —
erit voluntas sine requisitlone et contrarietate ipsopum
mulièrum eorùmque hepedum. omniumque hominum.
unde prò sccuritate et defensione prephate ecclesie san-
eti nicolai et domini nostri helie venerabilis archiepi-
scopi et ejus successorum et rectorum ejusdem sanctc
ecclesie, hoc scriptum judicii. diffinitionis et traditionis
feci scribere eis. In quo propria manu mea me subscri-
psi. una cum iìsfis nobilibus hominibus. qui in bis om-
nibus prescriptis inventi sunt et nostra plumbea vuUa
ex nostro tipario illud consignare feci, quod per nostram
jussionem scripsit iohannes noster protonotarius de ]am
dieta civitate bari qui et interfuit.
f Nicolaus barinorum critis qui et mclipezzis
f Ego Nicolaus testis sum
f Ego libonis testis sum
DOCUMENTO li , p. 73.
Anno incarnationis domine millesimo octavo. mense
Junio undecima indictione. Ego sangtiala dominus pla-
nisi , qui sum ex genere normannorum. Quadam die
dum residerem intus in predicto castello meo planisi et
cogitare cepissem diem mortis et eternum judicium , et
qualiter impii et peccàtores cruciabuntur in inferno et
quomodo justi fulgebunt in regno coelorum. et Con-
silio accepto a viris religiosis quod nuUus melius es-
set ad acquirendam vitam eternam quam si aliquis prò
remedio anime sue de rebus suis sancte ecclesiis de-
derit ec.
— 262 —
Offire una terra al monìstero dì S. Pietro Apostolo posto presso al suo
castello , dove « Joanne$ wAariw eivUatis Draconarie a prtdieto san-
guai rogaius » scrisse ec. àrchiv. Neap. Monum. T. 1.
Il Documento sembra apocrifo , poiché Draconaria fu fondala o alme-
no rifotta ai lempi del Catapano Boioaiini , cioè intorno al 1019 , De
Meo ad an. f e perchè il diploma manca delle forme consuete.
DOCUMENTO III, p. 79.
Contingit ipso in tempore , ut quidam Normannorum
audacissimus , nomine Rodulfus , qui etiam corniti Ri-
chardo displicuerat, cuius iram metuens, cura omni-
bus, quae secum ducere potuit, Romam pergerct cau-
samque propriam summo Pontifici exponeret Benedicto.
Qui cernens eum pugna militari elegantissimum , cepit'
ei querelam exponere de Graecorum invasione Romani
imperii , seque multum dolere , quoniam minime talis
in sui existeret, qui repellerei viros exterae nationis.
Quibus auditis spopondit se idem Rodulfus adversus
transmarinos praeliaturum , si alium auxilium praebe-
rent vel illi, quibus maior incumbebat geminae necissi-
tudo patriae. Tunc vero praedictus Papa misit itlum cum
suìs ad Beneventanos primates, ut cum pacifice excipe-
rent semperquc praeliaturi prae se habcrent illiusquc
iussioni unanimcs obbedirent. Egressusquc ad Beneven-
tanos, qui eum ut Papa iusserat susceperunt. ce.
HoDULPHi Glabri , hist, ///»
L Pertz Scrip, VIL
— 263 —
DOCUMENTOIV,p. 96.
7 Signum manus Basilii. In nomine Patris, et Filii ,
et Spiritus Sancii. Ego praefatus Basiiius de Crommyda
loricatus miles et primus mandatorum Imperialis exer-
citus , ex urbe a Beo protecta ppofectus , qui honoran-
dam et vivificam crucem meumque nomen propria manu
signavi , praesens instrumentum perfectae venditionis
de mea voluntate facio et trado tibi Nicol ao , dicto de
S. Aecaterina , hac de causa. Quoniam divinitus aiu-*
tus Basiiius Boio Protospatharius Gatapanus Italiae ,
mei misertus est, ut aliquod sòlatium mihi affert, scili-
cet ob remunerationem omnium servitiorum, quae ipsi
praestiti, iu munere quod ille gerebat, prò parte poten-
tis et sancti nostri Imperatoris, quum temporis ratio id
postUlabat, concessit mihi, ut continetur in eius diplo-
mate domum , quae est intra Civitatem Barii e regione
ecclesiae Sanctissimae Deiparae de Metizzia, et iuxta
eiusdem ecclesiae Baptisterium; eamque domum posse-
di usque ad XIV indiclionem. Hac autem eadem indi-
ctione currenle, Pothus Argyrus nobilissimus Protho-
spatarius Gatapanus Italiae, et dominus noster, simili-
ter et ipso a Deo afflatus, praedictum meum prototypum
diploma venerando suo diplomate mihi firmavit; ac pa-
riter ipsam domum tenui ac possedi tanquam dominus
et proprietarius a V indictione usque ad praesentem
diem, neniime impediente aut reclamante, integram ,
et hoc ambitu comprehensam , habentem scilicet in la-
titudine cubitos septem, in longitudine cubitos septem
— 264 —
et decem. Nunc vero quia statuì in patriam reverti, ideo
integram hiusmodi domum vendidi praedìcto Nicolao
prò pretio inter nos pacto et convento quatuor et viginti
solidorum labarum excussum liabentium , quos de tuis
in meas manus recepti in praese^tia subscriptorum te-
stium prò perfecto pretio , ut dictum est , venditionis et
cessionis, ut amodo et omne deinceps futurum tenipus
tu praedictus Nicolaus simul cura tuis heredibus habeas
in tua potestate hiusmodi domum , cum facultate , te-
nendi, possidendi, vendendi, donandi, permutandi, in
tabulis dotalis scribendì , pìis locis offerendi , et uno
verbo, omnia de eadem faciendi, utpote qui pecuniaè
solutione ipsam comparasti, ecc.
f Costantinus Proxìmus Opazenus praesens in tradi-
tione XXIV solidorum , testis propria manu subscripsi.
f Petrus filius Grimaldi protopapae subscripsi.
f Eusthatius Toperites filius Grimaldi , praesens in
traditione XXIV solidorum testis propria manu sub-
scripsi.
f Ego Petrus Imperialis Judex.
7 Nicolaus Comes Cortis testis subscripsi.
7 Stephanos Comes Cortis propria manu subscripsi.
Questa membrana originale greca del 1052 si trova neU' Archivio del
Monastero Cavense n.^ 95; donde Cu trascritta da Pasquale Baffi, eie
la tradusse insieme ad altri diplomi oggi conservati fra i Mss. della
Bibl. Nazionale di Napoli.
— 265 —
DOCUMENTO V , p. 96.
Praeceptuni Falci turmarchae de terris in Trane ale-
nulfo abbati. Ex precepto basilii ppotospatarii.
In nomine domini quinquagesimo octabo anno jmperii
domni basilj et domni Costantini sanctissimis imperalo-
ribus nostris. Mense junio quarta indictione. Ideoque
ego falcus lurmaicha. et episkeptjtj ex civitate trane.
Giare facio quia domni basilj imperiai] protospatharii.
et catepano jtalie qui et bugyano dicitur. demandavit
mihi ut darem jnipso sancto monasterio cujus vocabu-
lum est sanctus Benedictus de monte casino, cui regi-
men videtur do.nnus atenolfus gratia dei abbas omne
rebus stabile qua fuit maraldi rebellatorem falconi mo-
nachi ex predica civitate quas ei pertinuit a supradicto
genitore ejus et prò ipsa genitrice ejus. tam intus civi-
tate trane quan et de foras eadem civitate seu ubicum-
que. Unde egi qui supra falcus turmarcha secundum
preceptionemde ipso domno catepano seniori nostro per
hoc scriptunr paradosin. dedi atque tradidi. vice jam
dicto monasferio. Ad andreas monachus ex predicto ce-
novio. omn»m hereditate stavilc que fuit supra dicti
maraldi quas ej pertinuit a supradicto genitori, et per
ipsa genitrce ejus. tam intus civitate trane quam et de
foras eadei civitate. seu ubicumque cum transitis et
exitis suis et cum omnia infra se habentibus sicut illud
mihi dispouit atque demandavit ipse domno catepano
seniori notro. Quam hac scriptum traditionis in supra
dieta ratine jussi scribere tibi disilo diacono et nota-
— i66 —
rio. Ada mense et indictione supranominata. Falcon
qui supra turmarcha.
Ex Reg. Petti DiacoH,
Fol.LXV verso n.« 139.
DOCUMENTO VI, p. 209.
En ego Argiro Dei providentia Magister Vestis et Dux
Italiae Calabriae, Siciliae, Paflagoniae, quod est me-
lius commendo me et associor sancta Monasterio Bea-
tissimae Dei genitricis Mariae cognominato Farfae, et
tibi domno Berart abati per omnia almifico et cunctae
Congrogationi tibi commissae ut dun vivus fuero in
hoc mortali saeculo merear fieri particeps vestris san-
ctissimis meritissecundum splendidum scriptum, quod
mihi peccatori et immerito famulo m^ae Dominae et
sanctissimae genitricis Mariae Virginis, vostra est di-
gnata dirigere pietas , et ut vestris soffiltus sacrosan-
tis ordinibus, et divina protectus clemenia dignus fiam
piacere, ibidem primitus utillimis moribus, et post mo-
dum terrenibus opibus , quatenus post camis vinculum
postquoque domum histam Elisei gaudii ma vobiscum
mei fratris dilcctissimi et Domini congaudere merear
per omnia saecula saeculorum amen. Et u. praesentes
et futuri cuncti cognoscatis, me congrua vduntate pla-
^cidoque corpore , vel animo placuisse mihi leccatori et
confralri vestro talia peragere prò absolutione meo-
rum scelerum plurimorum , et meae animie propnw
meis subscripsi laetanter manibus, et buUa^e fecinius
— 267 ~
buila argentea anno ML Hedcmptìonis nostrae assum-
ptae carnis doniinicae VII.
Seguono altre parole poco intelligibili , e sembrano la missiva che ac-
compagnava la lettera, la quale scritta in greco (u alterala dai copisti
della Cronaca.
Àrgiros pronia theu Magistros Bestis kae Dux Italìas
Calabrias sichellas , kae Paphlagonias. Omelista proge-
gramma Cabeon kedulon, ematon ti Despini kae agia
Theotoco Maria ti en ti agemoni tis Farfas diatricon
paradi diis ickeo chiros ipegrapia.
Chr. Farf. R. I. T. II. p. lì,
ad an. 4050.
DOCUMENTO VII, p. 221.
Porro haec Italorum in Northmannos invidia adeo
exarsit, et jam inolevit, ut pene per omnia Italiae su-
burbia vix unquam ulli Northmannorum liceat tutum
iter carpere , etiamsi sit peregrina devotione quin assa-
liatur, trahatur, nudetur, colaphizetur , vinculis reli-
getur, saepe etiam tristem exhalet spiritimi longo car-
ceris squallore maceratus. Unde notum tibi sit, chri-
stianae plebis, humanissime pater, quia nisi Romana
pietas apostolica interdictione aboleverit hanc indisci-
plinatam barbariem , et maxime in specialis sui legati
injuriam vindicav-erit : ita ut totus orbis audiat et con-
^'•eniiscat, valde depretiabitur Romanae majestatis au-
ctoritas, nec erit gens illa Northmannorum bellica in
— 268 —
vèstro fidelitate adeo promta et devota. Interest etiam
tuae famae vir totius liberalìtatis et gloriae, larga manu
nostra perdita restaurare quia ecce ut jussìsti , paschali
termino adest noster nuncius ec.
EpiS, JOHANKIS ÀBBATIS FlSCAMENSlS
ad Leonem P. IX. ap, Marthen.
T%es. Anec. T. /, p. 208.
DOCUMENTO Vili , p. 246.
» 0 slrenuissimi milites. 0 bellicosissimum virorum
» genus expergisciraini jam vosque ipsos defendite: im-
» minens vobis est bellum vos ipsi videtis; hostis est
» super caput, porro vita et mors, libertas patrie, in
» manu est. Ubi est Romanorum semper triumphalis vi-
» ctoria? Ubi latinorum vinctrix in hoste gloria? Ubi
» teutonicorum bellicosa fama? Nonne melius est que-
» so uno die bene mori vel bene vivere , quam toto
» tempore vite misere videndo hostem sufferre? Exper-
» giscimini inquam agros, vineas, demos; filios, uxo-
» ras , vos denique ipsos defendite. Nunquid ut alie-
» num cujuslibet honorem acquiratis vos pugnam mo-
» neo ? absit prò patria tantum pugnate. Quamobreni
» si quis vestrum mortuus fuerit hodie, gaudeat; nani
» abrahe sinus eum recipiet. »
Anon. VU. Lmi, IX ap, Borgia
Mem, Ut. di Benevento , par* B-
1
— 269 —
DOCUMENTO IX, p. 248.
L'Anonimo scrittore della VUa di Leone IX, inlepporape U narra-
zione per celebrare con questi versi il valore degli eroi caduti nella
battaglia di Giviute.
Pro dolor heroes moriuntup in agmine fortes.
Quisque cadit fortis , gustando pocula mortis.
Ense tamen quisque stans monlis pocula miscct.
Si cadet hinc unus, miles prò milite nullus.
Ast alia parte prò solo mille cadente.
Pugnant et cedunt, et mille cedendo recedunt.
Si de germanis quorum duces exstat in armis.
Noscerè plus queris finem perpende laboris.
Nemo retro victus fugiendo suscipit ictus.
Hostem quisque petit et simplum reddere nesclt.
Cerneres ut postem firmum stare dum ferit hostem.
Ni fugiat terra subptus quibus est fuga nulla.
Iste fuit fmis natalis et ultimis illis.
Nam que dies una celorum duxit ad alta.
i4p. Borgia L c.
DOCUMENTO X, p. 252.
In N. S. et Ind. Tr. H. D. F. C. R. I. A. SI voluntali
^tque petitionibus fidelium nostrorum assensum prae-
^^mus, ad honorem atque utilitatem nostri regnique
*d provenire non dubitamus. Quapropter omnium Chri-
^11 nostrorumque fidelium lam praesentium quam futu-
— 270 —
rarum solleptem industriam scire volumus, qualiterex
nostris fldelibus quidam Argiro dictus per nuncios suos
nostrani clementiam suppliciter petiit , ut in sepulchro
patris sui felicis memoriae Ismahel nominati Bambeherc
sito , neihinem ab hac re in antea sepelliri nostra impe-
riali auctoritate flrmiter interdieimus. Cuius petitioni
condescendentes ob interventum nostri thori ac regni
karissimae consortis A. Imperatricis Augustae , ac peti-
tioni filii nostri H. statuimus ac nostra imperiali potè-
state praecipimus, ut in tumulo, in quo praedicti Is-
maheli Ducis Apuliae , qui et Melo vocabatur , ossa
clauduntur , nullus per omne aevum post ipsum pona-
tur, seu sepeliatur. Ad hoc et praecipientes iussimus
modisque omnibus confirmavimus , ne hoc nostrum im-
periale praeceptum aliqua magna seu parva nostri im-
perii persona infringere aut violare praesumat. Et ut
haec nostra imperialis iuterdictio stabilis et inconvulsa
omni permaneat aevo , hanc paginam inde conscribi ,
nianu propria, ut inferius videtur, corroborantes , Si-
gilli nostri impressione iussimus insigniri. — Dat. IIII
kal. Junii. An. Domin. ine. M. L. lUI. Ind. VII. Anno
Domini II. tercii Regis , Imperatoris secundi ordinai.
XXVI. Uegni XVI, Imp. Vili.
Lldarici Bamberg. Codex, ap. Eccaid.
Corp. his. Med, Aev. T, 11. p, 91
Le note cponologìche in parte sono erronee : V anno e V indizione ri-
spondono al 1054 , invece le altre note accennano al 1055 , e le ioii-
me relazioni clie per mezzo del Papa si strinsero in qiiest' anno fra A^
giro e r Imperatore mi fa credere che allora fosse concesso il diploo»'
NOTA 1 , p. 18.
Il racconto dì Luitprakdo intorno gii aiuti concessi dai Masul-
mani a Romano Lecapeno, fa impugnato dairAMABi, Stor. dei
Mus. in Sic. T. II , p. i75. Egli nega ogni cooperazione del Me-
dhì d'Africa in favore dei Greci, e dubita con ragione della pro-
babilità che gli infedeli si prestassero a tanta cortesia. Fa nascere
quindi la tradizione dall' odio degli Italiani contro i Greci , ed in
particolare dairódio e dal dispetto di Luitpbando contro i Bizan-
tini, il quale, <]aasi a smentire se stesso, chiude questa notizia con
uno anacronismo , dicendo : che i Musulmani rese le province ai
loro alleati girarono verso Roma e si stanziarono al Garigliano;
mentre dal 916 quella colonia era stata distrutta. L' illustre Stori-*
co riconosce non pertanto che : « il solo patto tacito ed espresso
».da sospettarsi tra il novecentoventicinque. e'I novecentotrenta è
* che ì Bizantini escludessero dalla tregua e designassero ai Fate*
1» miti le città di Calabria e di Puglia che loro non obbedivano, e
)» però non pagavano la quota del tributo musulmano ». Senza at-
Iriboire a questi accordi il carattere di una vera alleanza , e senza
dedurne gli effetti che vorrebbe Luitprando, altri fatti mostrano
che le armi dei Musulmani si volgessero anche contro i Principati.
Longobardi nel tempo che Landolfo occupò le province Greche.
Abbiamo sicure notizie di assalti e correrie contro il Principato di
Salerno ( Amabi m ) , e certezza di una impresa degli Slavi , amici
ed assoldati del Medhi d* Affrica , sopra Siponto, che allora ubbidi-
va ai Principi di Benevento; i quali secondo narra la Cronaca Voi-»
1umn$e ebbero in quel tempo : multa cum Graecis et Saraceni»
^^tomina. Similmente non si può in tutto rifiutare la testimonian-
— 272 —
za di LuiTPRAicBO intomo l' alleanza dell' Imperatore d* Oriente
con Ugo Re d* Italia , ed intorno ai soccorsi prestati da questo
contro i Longobardi. Sebbene il tempo e la natura di questi aiuti
non è possibile definire , giova però notare che nel 927 , quando
si sarebbero compiuti i sette anni assegnati da Luitpbando alla
dominazione di Landolfo nella Puglia , Ugo inviava il padre dello
Storico alla Corte Bizantina. Recavasi T ambasciatore a stringere I
primi trattati di amistà o a rifermarne altri più antichi? s'inora;
ma sembra che gli aiuti , quali che fossero, vennissero fomiti dopo
queir anno; poiché Luitprando aggiunge, che quasi a premio,
Ugo ottenne P Imperiale parentado , disposando a sua figlia il fi-
gliuolo di Costantino PorfirogenitO; e le nozze seguirono come è
notò nel 944.
NOTA 2, p. 32.
Il Bbatillo che nel 1637 scrisse una Storia di Bari^ racconta
nel modo che segue le civili discordie delia città sulla fede di A^
lationi Ms8, dei più vecchi di Bari.
» Ma senta il lettore una discordia civile , per la quale , nel 946
)) al mese di decembre, vennero alle mani i Baresi gli uni contro
» gli altri cioè quei del popolo con i nobili , e se ne uccisero mol-
y> ti. La cagione di ciò siccome non la scrissero quei che posero in
» carta questi homicidij, così per traditione si sa essere stata quel-
» la che segue. Costumavasi nella città di Bari, come ancor hogi
» vi si usa, che nei giorni dei nuovi sposalitij , il parente più stret*
» to della sposa la conduceva per la mano alla Chiesa con molta
)) comitiva di gente, e quivi con la benedittione del sacerdote la
» consegnava allo sposo che di là con la stessa frequenza la mena-
» va a sua casa. E come i popolani rispettavano molto, conforme
» alla decenza, ed al debito la nobiltà e ricevevano a favore che
» i gentilhuomini honorassero i sposalitij delle loro figliuole, si
D come al principio V invitarono solamente a farle compagaia nel-
» l'andare e ritornar dalla Chiesa, così da poi s' introdusse y che
— 273 —
» i parenti delle spose facessero , in loogo loro menar a mano le
» figlie da questo y e da quell'altro gentiihuomo lor conoscente.
» Del che avvistisi i Stratigi , e gli altri ofDciali della città procara-
» Tono, che ancor essi fossero invitati talhora a far luogo dei gen-
9 tilhnoroi alle spose novelle questa sorte di bonore. E perchè per
)» on pezzo fu ciò loro concesso , quando poi quei del popolo per
» causa d'inconvenienti più volte occorsi , vollero levar, via questa
» Usanza , gli ufficiali ed i nobili fecero loro gagliardissima resi-
» stenza, dicendo ch'era ciò d'obbligo , e che per conseguenza se
» ne volevano violentemente mantenere in possesso. Non piacque
»^ ciò a' popolani, e per questo i primi (3\ì essi , vedendosi così ag-
» gravati né havendo a chi ricorrere per giustizia, si unirono se-
» gretamente nella lor Chiesa, nominata allora la Madonna del
n Popolo , e stabilirono che nel primo sposalitio da farsi , tenesse-
» ro in detta Chiesa buon numero di gente armata la quale se da-
» gli avversarli fosse fatta violenza, uscisse arditamente di là e ne
9 facesse macello. Poco di poi succede il caso, nel quale perchè '
» nobili con gli officiali vollero per forza condur la sposa alla Chie-
D sa, comparvero subito quelli armati, e se ne uccisero tanti dal-
» Tona e dall'altra parte, che più famiglie, massime dei nobili
j» che furono air improvviso assaltati, ne rimasero estinte. Questi
j» dunque furono gli homicidij che acadettero a Bari, e furono cau-
j» sa che si levasse del tutto quella pessima usanza , e che il popolo
j» Barese per la risolutione fatta nella Chiesa accennata, le mutasse
n l'antico nome chiamandola, come ancor oggi s'appella, Santa
n .Maria del buon Consiglio. »
NOTA 3 , p. 69.
A determinare l' epoca della prima venuta dei Normanni non è
senza utilità riferire le discordi notìzie che ne rimangono.
Si è visto AiHATo stabilirne il tempo poco innanzi al mille; ma
il suo racconto non viene confermato da altra testimonianza. L' A-
NoifiHo Cassinese, deve credersi interpolalo all'anno mille, poiché
VOL. I. 13
— 274 —
quelle ^roìe Nortmanni Hyerosolhm venienies Sakmum a Safaee^
nia liberarunt^ non si trovano nel Co<lice più antico. Lo stesso Leo-
ne Ostiense, che nel testo messo a stampa segue Amato , in una
variante ricordata dal Pertzìì. G.Scrìp. J. VllI^ si limita a dire»
che nell'anno settimo delf Aliate Atenolfo: hU primum diebusve^
ner^fU Capuam Nortnanni aliquot , quadraginta fere nunuro ee.
Romualdo Salebnitano, solamente per errore dei copisti segna
air anno 997 : per idem tempus Mei Catipanue prunum f o ApuHa
canduxit Normanno^, poiché la ribellione Pugliese snocesse tredici
anni dopo. L'evidente anacronismo che risulterebbe congion'gendo
l'assedio di Salerno, alla emigrazione dell'uccisore di Guglielmo
RepostellOy distrugge poi in tutto la veracità della narrazione di
Amato. I due Tatti che ne sono il fondamento, anche senza cer-
carvi quel nesso che vi fu posto, furono con molta varietà di nomi,
di tempo, e di circostanze, riferiti dai Cronhti che ne fecero men-
zione. Lupo Pbotospata pone Passedio della città al 1016 senza
ricordarne i liberatori. Ordbrigo Vitale lo fa seguire iiel 1035 e
prima descrive la morte del Repostello : in sede Apostolica Benedir
do residente^ cioè tra il 1020 ed il 1024. Altri chiama Osmondo
Drengotlo, altri Giselberto Boterico, Tomicida , e Gugl. Gemme-
Ticense dice fuggisse : temporibus Henrici Imperaloris fUii Cowh
nis et Roberti Normannorum y aggiungendo altra confusione.
Lo scarso numero dei primi Normanni , e V oscurità delle prime
imprese, dovevano per necessità cancellare la memoria del tempo
e della cagione che li sospinse a venire in Italia. Il biografo di
Corrado, WiPpone. confessa che i Normanni ; de patria ma nescio
qua necessitate compulsi in Apuliam confluxerunt, Ord. Vitale
L. F, ne segna T epoca con una cronologia immaginaria ai tempi
di Manichetus Imperator Costantinopoleos,,, succedente UH Diogene»
Quando poi le crescenti conquiste didusero il grido dti venturieri,
e le tradizioni si vennero facendo meno vaghe, i Cronisti più lon-
tani confondendo le diverse emigrazioni , secondo la fama che a
loro ne giunse e T interesse dei narratori, turbarono T ordine ero*
nologico. Cosi la Cron. Turonense ricordando la peregrinazione
— 275 —
del Duca Roberto di Normandia in Gerusalemme , avvenuta nel
1034, lo fa tornare in Italia contro i Greci ; ed alTerma che de hoc
eausa coeperunt Normanni in Sicilia etApulia dominari. Similmen-
te T Annalista Sassone attribuisce, hujus Richardi ioeiiXL/A
primo stanziamento in Puglia.
in generale però la maggior parte degli antichi Cronisti concor-
da nel porre le più remote emigrazioni dei Normanni in Italia nel
tempo del primo Arrigo, secondo di Germania, che fu Imperatore
dal 1014 al 1024. Ea si quidem gens a temporibus prioris Henrici
in Calahriae , Samniae , Campaniae partes eoufluebant , scrive Er-
manno Contratto. Ed Arnolfo Milanese narrata la morte di
re Ardoino nel 1015 soggiunge: Illis diebus primis in Apuliam
Norlmannorum fuit adventu. Similmente Ermanno Augiensb , ri-
corda che Arrigo, concesse alcune torre, Normannis quibusdam
qui tempore ejus Ulo confluxerant. E la Cronaca di S. Bbrtino c.
36 { Marthen. Thes 111, ) scrive : regnante Henrico secundo Nor^
manni Italiam intramrunf. V Anonimo scrittore della vita di Leo-
ne IX non s'allontana molto dagli altri , ponendone Tarrivo tren-
taseì anni circa innanzi reiezione di quel Pontefice, cioè intor-
no al 1013.
In questo periodo , alquanto indeterminato, ma che si circoscri-
ve nella latitudine di dieci anni, è chiaro che i predetti Cronisti
compresero le piii antiche emigrazioni in generale , senza voler
determinare il tempo preciso della prima. Nel modo stesso fecero
Glabro ed Ademario , narrando uscito Rodolfo ed i suoi seguaci
di Normanndia , mentre reggevala Riccardo li. Ma entrambi con-
ducendo gli esuli nella Corte del Pontefice , e dicendo che : conni-
vente Papa Benediclo Appuliam aggressi , rivelano la sola possibile
cagione di lor venuta nel mezzodì , trasandata dagli altri , e mira-
bilmente s'accordano ai Cronisti indigeni. Poiché Lupo Protospa-
TA, gli Annali di S. Sofia e Cavensi, le Cronache di Casauria e di
FossANOTA , Guglielmo Appulo, e io stesso Leone Ostiense nella
variante di Pertz, escludendo , non ]a possibilità di una più remo-
ta e passaggiera apparizione in Salerno; ma il preteso rapporto
— 276 —
fra quella oscura impresa, ed il futuro stanziamento degli stranieri»
pongono il principio del loro intervento allorché vennero ai servi-
gi di Melo Ira il 1016 ed il 1017.
Era naturale però che questa indir4?tta testimonianza si alterasse.
I nomi dei primi venturieri presto s'obbllarono, che pochi erano ,
e confusi ai Pugliesi ed ai Longobardi non ebbero parte grande
nella insurrezione di Melo contro i Greci. Gli stessi Normanni che
successero non cercarono serbarne le ricordanze poco gloriose , o
le abbellirono con favolosi racconti, come è quello della morte di
Torstaino. Ma dopo gli acquisti fatti da Rainulfo di Qaarrel e dai
figli di Tancredi, dopo la seconda insurrezione di Argiro, e le mu-
tate fortune , le memorie che restavano si aggrupparono intomo a
quelle due famiglie , dalle quali incominciava la conquista. Riccar-
do l d*Aversa^ che poi fu Principe di Capua, e Roberto Guiscardo
che si largo dominio prese nel mezzodì , rimasero nella volgare
tradizione i primi duci , i più antichi invasori , e le loro imprese
divennero più remote nel tempo , più mirabili per la facilità con la
quale furono compiute. Quindi un Anonimo Cronista Francese (ap.
DucHESNE T. IV, p. 86 ] riferisce, che alcuni anni dopo il mille,
Riccardus quidam Normannus co tempore in Apuliam profecius ,
videns eadem provinciam ah inertibus habitari incolis, mandavU swu
gentis hominiòus ut seguerentur. . . Inter guos nepos ipsius Ricardi
Robertus nomine profectus est. E con maggior verità nota Sigkber-
TO all'anno 1032 Robertus et Richardus minuendae domo moltitudi-
nis caussa hoc tempore a Normannia digressi Apuliam expetant. ec.
Quando poi gli avventurosi discendenti di Roberto e di Ruggiero,
depressi e spodestati i Principi di Capua, furono re potenti , cadde
anche la gloria di Rainulfo e di Riccardo; T adulazione dei Croni-
sti cancellò dal racconto quella parte che essi avevano avuta nella
conquista, e gli Altavilla raccolsero tutto il vanto di essere stati
i primitivi Normanni che posero piede nel mezzodì. Malaterra ,
e TAnonimo Siculo incominciarono le loro Cronache dalla emi-
grazione dei figliuoli di Tancredi, gli storici posteriori li seguiro-
no , alterando sempre più la tradizionale narrazione.
— 277 —
Frale Tolomeo da Lucca ( HisK Ecel. L. XVIIF, e. 13) scrisse :
Venkns igitur Guillelmus quidam in Italia cognomine Ferrabrach,
nepos Tancredi magni Ducis Normanniae , cum magna multitudine
gentis praedictae versus Apuliae sa conferì. Ed a misura che re-
stringevasi il vanto della conci'.ista nella progenie d'Altavilla,
grandeggiava sempre più Roberto Guiscardo, vero Eroe di quella
stirpe. La fama delle sue imprese dilTusa in Oriente ed in Occi-
dente, condusse i posteri a riguardarlo come Tonico propagatore
della gloria dei Normanni , fondatore non solamente della loro do-
minazione in Italia , ma primitivo loro condottiero. Tale parve a
GoTOFftKDO YiTERBiKNSE {Pani. R. I. T. Vllly p. VJ7 e 553] ,
che sotto Tanno 1047 segnò: Eo tempore gens Normanniae con-
surgens sub Roberto Guiscardo viro slrenuissimo et magnae recor^
dationù Duce ApuUam ingrediiur; e ripetè appresso:
Hènrici quarti dum gloria vergit ad imum
SentU et Apula Normanmca praelia primum.
Allora la lenta e contrastata conquista , si trasformò in una ro-
manzesca impresa di cavalleria, la storia assunse il carattere del-
la leggenda ; sparvero i Pugliesi combattenti , e T intervenzione
così efficace dei Papi; e confusi nomi, età, luoghi, T astuto Ro-
berto divenne un paladino della Tavola Rotonda. Queste volgari
novelle raccolse frate Salinbbnb nel secolo XUI, ed il suo rac-
conto intorno al Guiscardo se non à interesse storico, spiega insi-
no a qual punto nei suoi tempi s* era alterata la ricordanza della
conquista Normanna. Egli narra così V origine del Regno delle
Sicilie.
» Igitur quia Robertus Guiscardus juvit Papara Gregorium sep-
» timum tempore necessitatis espellendo Imperatorem ex urbe...
» dedit eum in feudum terram Siclliae et Apuliae... —-Ivit igitur
» quasi explorator ut videtur habitatores illarum terrarum , et re-
x> versus congregavit exercitum et duos fratres quos habebat et
» consìliarios suos, et dixit eis: Sapiens in proverbiis dicit. XI. ec.
j» et dixit Robertus suis: omnia in supradicta necessaria sunt hu-
» mini volenti exercitum ducere , et cum hostibus boUum commit-
— 278-
» (ere , qiiae (Jomiiio concedente in nostro exercitu crutit omnia.
)> Terra Apulia et Sicilia concessa est nobis a Papa , et vidi ibi ho-
» mines habentes pedes lìgneos, et locuntur in gutture: Sur§Ue
» et aàcendamus in eog, viilimus enim terram mlde opuUnlam et
» uberem nolUe negligere: nolite cessare: eamas et possideamus eam^
» nuUtis erti labor. Inlrabitnus ad securos in regionem lalimmam ,
ì> tradetque nobis Daminus locum , in quo nuUius rei est penttria
» eorum quae gignuntur in (erra ( Judicum XVllI). Nota quod Ho-
» bertus appellavit pedcs Irgneos, patitos^idest zoppelios, qaibos
» utébantur illi siculi et apuli: eraiit enim liomines cac^relli et
» hierdazoll parviquc valoris. In gutture dizit eos lotiui quid quan-
yt do volunt diceì*e quid vi? dicunt ke boli? Ueputavit igitur eos ho*
» fnines viies et incrmès et sine virtute, et sino pcriiia artis pò-
» gnae. Judith V... Erant enim tres germani fratres: prinlus Ro«
x> bertus , secundus Guiscardus , tcrtius Ambrosius moiiachus , cui
» alii duo dixerunt : tu pugnaberis cum ferula tua , ideal tais ora-
» tionibns nos juvabis : nos vero duo cum armis pugnabimos, et
» domino concedente . cito subjugabimus eo« Et factom fuik ita.
)> Audiens lioc Imperator graecorum, et timens ne Robertns vellet
» Costantinopolim ire, et omnes graccos occiderò fecit aquas ali-
» cubi veneno infici corani co et mortuus est Robertus et reman-
w sit frater ejus Guiscardus ex quo in Sicilia Regi propagati fuerunl.
» ( CiiR p. 174 Monum, hisi, ad prov, Parmens, et Placen, ).
Gli storici posteriori non si mostrarono meglio informati di frale
Saliubene. Giovanni Villani, dopo aver detto che: « intorno
» a li anni dì Cristo 1070 passò in Italia Roberto Guiscardo Uu-
» ca di Normandia » L. IV e. 17, si contradice affermando che
» non fu Duca di Normandia ma fratello del Duca Ricciardo » e
che e povero e bisognoso venne in Puglia , e era in quel tempo
)» Duca di Puglia un Roberto nato del paese , al quale Roberto
» Guiscardo venendo prima suo scudiero , fu poi da lui fatto cava-
)> liere, e stando Roberto Guiscardo al servigio di Roberto Duca
» di Puglia molte prodezze con vittoria mostrò contro i suoi nemi-
» ci, il quale avea guerre col prenze di Salerno y e guiderdonato
— 279 —
» magnificameDte ritornò in Normandia e le delizie e le ricchezze
D di Puglia recò in gran fama nel sao paese , avendo ornato il suo
» cavallo di freno d'oro, e ferrato in fino argento. E ciò fece in te-
» stimonianza delle ricchezze di Puglia. Per la qual cosa provocati
» a sé molti cavalieri segnendolo .per golosità di ricchezze e gloria
» acquistare , tostamente ritornò in Puglia contro al volere di Got-
» tifredi Duca di Normandia. E di qua ritornato non molto tempo
» poi Ruberto Duca di Puglia venendo a morte, di volontà dei suoi
» nel Ducato di Puglia lo fece suo successore, e come promesso
» aveala figliuola ebbe per moglie li anni di C. 1079 (e. 18). »
Nel rapido esame che abbiamo fatto delle trasformazioni che
sub) il racconto della venuta dei Normanni, non s'incontra dopo
Amato ninna menzione dell'impresa di Salerno, mentre in una età
va^a d'immaginose leggende, non sarebbe stata obbliata, se nel po-
polo ne iùs?e rimasta la ricordanza. Una sola volta sembra voglia ac-
cennarvi ToL. DA Lucca K c. ma stranamente la riporta ai tempi di
Papa Vittore II, allorché, Cajma ohsidetur a Saracena, conlra quos
Vttdit Eoberlus Guiscardu&y et ipsos inde fugaviL Anche (|uando la
narrazione della conquista straniera, comincia a prendere nella
storia piò vere proporzioni, quel l'episodio, ed ogni altro più remoto
che vi si riferisca, non apparisce. 11 così detto Giovanni Villani Na*
PoLETANo scrive soltanto: « Roberto Guiscardo, venne al Reame
» con nndeci fratelli , homini acti in battaglia , chiamati da Lodo*
» vico figliuolo di Pandolfo Principe di Capua, il quale guerrezzava
» col Principe di Salerno, il quale Roberto per la sua virtute de
x> l'arme fo facto conductore et capo di tutti li Normandi et altri
» forastieri che guerreggiavano in lo Reame. El fello che in suc-
» cessione di poco tempo per li domìnij tutti li signori et principi
» excepto el Principe di Salerno el quale era a lui cogniato perchè
» lo dicto Roberto, havia pigliato Madonna Segregaida sua sorella
» per mogliere, da pò fu facto et intitolato con le bandere duca di
» Puglia et de Calabria per Papa Niccolò, il quale Roberto suc-
» successe al principato di Salerno per la mòrte di dicto suo co<^
» gnato per parte de sora, e. LIX.
— aso-
li Fazzkmx) (Deca IL L. VI e. II) benclic favoleggi della te-
nuta di Tancredi e dei saoi figliuoli in Italia, ai tempi di Sergio IV
e di Ludovico re dì Francia . (juando Berengario e gli Unni vessa-
vano la penisola, ignora l'antica \ittoria contro i Masulmani. La
tace anche il CorxBXtvxio , 1^. Ili, tornando stiirerrore d^ana emi*
gra/jone che « intorno agli anni di Cristo 900 era passata in Ita-
lia » e ponendo « due fratelli nno chiamato Roberto Y altro Ric-
cardo discesi da Rollone. » In egoal modo fanno gli altri ttoriei
insino al Suhmontr, il quale sembra rimettesse in onore V assedio
di Salerno e T invito di fSuaimaro. Trasandolli non pertanto Cape*
CELATRo , ma li ricopiò Giaunoiie , e dopo quasi tuttL
Delle tre Storie che furono scritte in Francia della conquista
Normanna y non è necessario fare un lungo esame. Quella del Do
MouLiff Les conguesles de$ Norman^Fran^aii aux Rayaume di Nor
ple$ et de Sicile ec. Rouen, 1668, manca in tutto di critica. La pe-
regrinazione dei quaranta cavalieri in Salerno , la vittoria , i doni ,
il ritorno , ed i rapidi pregressi dei figliuoli di Tancredi , confusa-
mente vi sono narrati ricopiando le solite fonti. L'altra del Ge-
suita ficFFiER , Hixtoire de l'origine du Hoyaume de Sicile ei NapUs
ecc. Paris ilOI , piena di anacronismi e di errori non fa che se-
guire Lkohk Ostiense e Malatkrra, ed il concetto che T informa
può riassumersi in queste parole : I Normanni délivrent t lialie du
invasioni et du joug des Infidéles , et agissent toujours coslammenl
en faveur de$ Papesjiisq'a leur [aire violence pour les [aire entrer
dans Ifurs vrais avantages. p. 5. Opera di più grande espettazione
pareva dovesse essere VHistorie des conquétes des Normands en lia-
lie ^ en Sicile y et Grece ^ par E. Gauttier d' Arc, Paris 1830^ ma
la sola parte che ne fu stampata , e che comprende la prima epoca
dal I0l6al108o lascia molto a desiderare. Scritta con arte maggio-
re delle precedenti, e con T aiuto di fonti insino allora sconosciute,
pure non se n'allontana quasi mai nel racconto, sovente anzi gli
errori del Du Moulin vi sono ripetuti senza citarlo; e circoscritta
alle imprese dei Noirmanni, obblia troppo T Italia, ed ignora quei
fatti che contribuirono a trasformare le condizioni del mezzodì.
— 281 —
NOTA 4, p. Mb.
I più antichi Cronisti non sono concordi intorno la condizione
sociale della famiglia di Tanfro<li d'Altavilla prima che venisse in
Italia. Senza entrare in una ricerca genealogica , la quale per altro
fo fatta dal Mooyer ( Ueber die angebiiche Abstammung dcs nor-
mannischen Kònigsgeschlechts Siziliens von den Herzogcn der Nor-
mandie. Minden, 1850 ) riferirò le principali notizie che ne furono
tramandate.
Orderico Vitale scrive : Hic Tancredi de AUaviiia cujusdam
mediacris vtri filius erat... e pone poi in bocca a Roberto Guiscar-
do queste parole: Ecce nos de pauperibus et infimis parmtibm pro'
cesshnng , et stenle rus Costantini vacuosque necessariis rebus pena*
ics relinguimus, L, V. — Lo stesso Cronista narrando la venuta di
Roberto di Grantmensil Abate di S. Evrulfo presso Roberto in
Puglia dice : lUe vero ut dominum naturalem eum konorifice susce*
pii, L. Ili , p. h83, e questa dipendenza di vassallo non trovo che
fosse notata da alcuno. Nello stesso modo viene ricordata da altri
r umile progenie. Nullum hominem probum hominem debere vocor
rt , nisi solum Wiscardum, Qui cum genere esset ignoti et panper-
culi maius omnibus fecisset hominibus. Additam. ad Che. Mal-
L6ACBN. ap. Bouquet. XI 644 , e Hist. Guiscardi , extrait inódit
d' un Mss. de la Bibl. Royal. Appendice alla Cronaca d'Amato —
Ex eorum ordine, quos vavassores ibi vulgo dici solenl. Otto Fri-
SIKG. de gest. Frid. L. I , e. 3. Roberto duce humilis conditionis
^tro. Ibid, (]hr. L. VI , e. 33. Robertus igilur ille ex humili fortU"
na obscura. Aiwa Comm. L. I , e. 10 e 12. — Invece assegnano
nobile origine alla progenie di Tancredi non pochi Cronisti. Erat
miles quidam praeclari admodum generis , qui ab antecessoribus
suis kaereditario jure sibi hoc villam reliclam , Tancredus nomine.
Malaterra 1 , 4. — Miles quidam genere nobilis. Anon. Sic. p. 1.
— Milifem praeclari generi». Guibert. de Noviu. Chr. L. Ili ,
e. 1. Normandus quidem genere nobilis. Nic. Special. R. U. T. V.
— 282 —
Ed apertamente rannodano gii Altavilla ai Duchi di Normandia
più incerte testimonianze. Tolomeo di Lucca L. XF/, e. 25, pre-
tende cho Roberto fosse figlinolo del Duca Riccardo I , e Gogliel-
mo Bracciodiferro nepos Tancredi magni Ducit Nàrmanniae L,
XVIII, e. 4ò. fiiovANin ViLLAìfi L. IV, e. «, narra che: Rcber-
io Guiscardo non fu Dura di Novmandia, ma fraiello al Duca Rie*
Ciardo. E in vario modo gli storici moderni , Buobifiglio e Pirri
Siciliani, GiA?nio5E Napolitano, il Portoppidan Danese, Maillt
Francese , ed altri pongono questa discendenza da Guglielmo Q ,
o da Riccardo II e III. Il Mooter esaminando e confutando queste
diverse supposizioni conchiude in ultimo :
V Dal fin qui detto non rimangono che due vie per coordinare
» possibilmente gli Uauteville condiscendenti diretti di Rollone:
9 vale a dire , con un figlio di Riccardo I il cui nome ignoriamo ,
» o alla figlia di quest* ultimo , la sunnominata Murici. Se sì po-
» tesso ammettere il primo caso , allora il nome di qoel figlio di
]» Riccardo sarebbe stato Guglielmo ; usandosi dare al primo dei
» nepoti il nome dell avo, ed essendosi chiamato Guglielmo il pri-
» mogenito di Tancredi. E la circostanza che Riccardo I aveva
» ancora un altro figlio di nome Guglielmo non dovrebbe sorpren-
» derci , giacché vi sono molti esempii di un padre che dava a dae
» o tre figli il nome medesimo , e talvolta il suo proprio. Per
» ciò che riguarda la Murici , potrebbesi |)er essa tutto al piti
» annodare una parentela facendola identica alla prima moglie di
» Tancredi. Prescindendo dalle indicazioni date, il periodo del-
9 la sua esistenza favorirebbe una tale supposizione , avendo po-
» tuto la madre della Murici averla ingenerata da Riccardo, se
» non prima che questi fosse coniugato alla Gunnor, nel tem-
» pò probabilmente di questo ultimo matrimonio. E ciò deve es*
• sere presupposto necessariamente se entrambe le persone si vo-
» gliono fare identiche; essendo la prima moglie di Tancredi di
» nome Muriella morta prima del 1025 , quando era già madre
» di cinque figli , tutti adulti come sembra , e nati quindi di cer-
9 to innanzi al 1020. A questo darebbe peso T espressione cita*
— 283 —
» ta deli'HiST^ Sicula ( Murat. Vili ) di uxor mbilièsima altri-
» baita a Muriella, v pag. 20.
ìì DucANGB (le$ fanUlL Norm. exiraci du Mm. atUo^. in Ap-
pendice alla Cronaca d' Amato) narra che Tancredi signore d'Al-
tavilla al segnilo di Riccardo II servoil avec dix chevaliers de ses
voMoux: ce qui faU votr qu'il n'estoU pas de la basse noblesse , ni
sorly des tavasseur et escuiers , camme veuletU la pluparl dee ecn-
vaini; mais qu' il esloil de Vordre des bannerets, ei de ceux qu* on
nomme barone ^ qui avoient droil de parler bannière en guerre et
d'atoir ery d'armes. E questa supposizione sembra accordarsi con
le parole di alcuni Cromisti , i quali dicono Roberto Guiscardo po^
vero, ma nobile: Roberlus Viscardus de Normannia exiens , vir
pauper miles iamen. Riccar. Cluniac. ap. Marten. Amp. Coli. F«
i469. Robertus mediocri parentela in Normannia ortus , qnae nec
umi reperet , nec altum quid lumerel. Guill. Malesb. de gesl. Reg.
A»gl. L. 111.
NOTA 5, p. 440.
11 Caracciolo nelle note a Lupo Protospata suppose che i
Contarali, ch'egli leggeva Contratti, fossero i Contragi^ popoli
della palude Meotide; e nel modo stesso opinò il Pellegrino fa«*
cendole ausiliarii dei Greci , come gli Ossacani ed i Russi. Il i^b
Mbo derivò la parola da contrahoy e giudicando che i Contarali
rispondessero ai Confederati y Pugliesi > Normanni, o Longobardi t
ne fece una specie di Motta o Compagnia di ventura. Invece il
Muratori estimò erroneo il testo dei Cronisti e lesse Conterrati ,
indigeni cioè , conterranei , trovando una certa analogia fra questa
voce, e l'altra di Conirada[Ant. hai. T. Ili, p. 1190). Ninno
immaginò che la parola poteva essere greca, e che passata nelFu-*
80 comune fosse adoperata dai Cronisti Baresi , cho tante altre
della stessa lingua introdussero nel loro barbaro latino. Bastava
ricercare nel Ducange la voce xovrapàro^ per trovare il suo vero
significato , cioè , milizie armate di lancia alla leggiera. Leo , in
TacL § 41 , § 117, e. 18 ec. -* Esse solevano reclutarsi come
pare principalmente fra gii abitanti delle campogne, per servire di
sostegno agli eserciti stanmii, eil i poss^essorì dei patrifnòmì eranc^
obbligati a fornirle. Questo mi sembra poter dedurre ila uit <JÌpIo-
ma dì Argira conservato noir Archivio di Napoli. Il Catapano Ba^*
rese confermando una donascione fatta al Monastero di S. Nicolor
di Monopoli ^ concede nel uìaggio del 1051 al suo Abate Ambrosie::
molti privilegi r fra 1 quali, impone ai Ylcarii Corniti, e Domeslici
della Corte Imperiale: « tGu y.Tiòi-jaL tmv à^d^zn^v imr:^t^l\id'if linaro-*
tJ IO UT Tira i'r.ipi'r;riiv aùtrii iyyapef^a^ ^apo^'/iy, xaa-rpOKrjtTtav, %p£ttuy x^M
^rA pXa^tì'j ìt3t/ fjvutfi^jiy. ec. Queste parole ^vennero tradotte nts
modo seguente ; m ulh unquam modo autlmnl vuiatorum ohì^
ipsi imporrire t angariai praestaUonetti , auxilium prò cmUUo md^
ficando , rerum mctssarmrum H c&mrmaluam r&juisiiionem , cot^
luranim et conturalorum expuisionerti ^ et quodcumqm iiliud lid^H
ntim €i vewaliaMm infarreec. Ma lu^a dliMim]pÌi^de U teoso dMM
parole: emlmin^m^tcQ^ifm^^f^rf^ i CmmmI
arano milizie annate di lanosa^ i6d i C'AMirìr e^v^ da lraa|iorle .
o dmiii ( V. DucAK«s } , quale privilegio ai aceontava at IbaiitaM
togliendogli l'obbligo dell' espulsione? Piìi eonforme al vero »#
sembra T attribuire alla voce hvoXiìv il significato di prestazione o
reqimis^oae^erchè allora è chiaro che si voile concedere il pri-
vilègio di es^èf^esente dal fornire cavalli ed nomini pei servigi
ordinarli^ e s^ra^inarii. £ verrebbe così a comprendersi, che i ri-
teiiijn^ofEiJn^i^e ad Argiro furono i Pugliesi, cioè quella milizia
in(Hgé|ia ^Afé^^^ecì solevano requisire nelle loro guerre, e che nel
1038 erSTtata chiamata in armi per V impresa di Sicilia — Sem-
bra che principalmente venisse fornita dagli abitatori della campa-
gna, poiché tra i villici del territorio di Stilo donati dal Conte Rug-
giero nel febraio 1097 a S. Brunone si trova un Basilius contarar
tus ( ex Orig. membr. bilingui Arch, Neap, n.7). Un Rano Con'
taralo compra anche nel 1174 una vigna presso Nicotera (Diplomi
greci raccolti da Pas. Baffi nella Bib. Nazion. ) ma allora già il
nome, più che la condizione, indicava T origine di Rano.
LA
INSURREZIONE PUGLIESE
LA CONQUISTA NORMANNA
NEL SECOLO XI
NAUmATS
GIUSEPPE DE BLiSIIS
PROFESSORR STRAORDINARIO DI STORIA MODERNA
NELLA CNIVERSITX DI NAPOLI.
VOL. II.
NAPOLI
EDITORE ALBERTO DETKEX
t86i
Staa)i)eria delVÌBiDE.
CAPITOLO L
L'esito infelice delle armi non distolse il Papa dai
oi disegni. Arrigo III aveva promesso verrebbe a libe-
rlo ed a combattere i Normanni , e la speranza che a
i s' unirebbero i Greci non era in tutto caduta. La Cu-
i Apostolica alacremente attendeva a conseguire que-
) accordo fra i due Imperii, ritardato dalla gelosia de-
. Alemanni, dalla mala fede dei Bizantini, e più dal
irulario , che nelle parole anziché nei fatti mostravasi
rendevole a rinunziare allo scisma, Argiro dalla sua
irte secondava il Pontefice , e poco dopo la battaglia
Siponto, aveva inviato Giovanni Vescovo di Trani * a
ostantinopoli per impetrarne altri aiuti. La scelta di
Liesto messo , che innanzi era stato principale strumen-
> delle ambizioni del Patriarca , e propagatore di siie
>ltrine in Italia, fa supporre che il Catapano volesse
graziarsi presso gli ortodossi , o togliersi d' intorno un
-reto nemico. D'ogni modo, perdurava l'amistà tra
f^apa e l'Imperatore d'Oriente, e mentre questi scri-
ba incuorandolo a sopportare con forte animo l'avver-
-^f^iro direxit ipso Episcopo Tranensi Costantinopoli messatico.
> 1055 Ind, VI.
— 4 —
60 destino, Leone preparava una solenne ambasceria,
onde rimuovere gli ostacoli che le diflferenze religiosa
opponevano ad ulteriori negoziati. Il Cancelliere Fede-
rico di Lorena, Umberto di Selvacandida, e Pietro A^
civescovo d'Amalfi, deputali a trattare con Gostantiflo
Monomaco , erano stati preceduti da una lettera scritta
nel gennaio 1054f , la quale chiaramente espone gli in-
tenti della Corte Romana.
» Vedendo, diceva il Papa, una oltracotante gente
» straniera, con incredibile ed inaudita rabbia, e con
y> empietà più che pagana, insorgere dovunque contro le
» Chiese di Dio, trucidare i Cristiani , e con nuovi e
D terribili tormenti infierire sino alla distruzione delleé
' » animo. Né per senso alcuno di pietà , risparmiare i
)) fanciulli, i vecchi , le donne; non distinguere trasa-
» era e profana cosa; spogliar le basiliche , incendiarle,
» abbatterle. Per quella sollecitudine che mi obbliga a
» invigilare tulle le Chiese , spesso ne ripresi la perver-
n sita, r ammonii, pregai, predicai, opportunamente ed
• inopportunamente, insistiij minacciai il terrore del-
» l'umana e divina vendetta. Ma, come dice il sapienle;
» Niuno potrà emendare quello che fu abbandonato da Dio^
n e lo stolto non si corregge •. Quindi la sua malizia ri-
» mase indurata e pertinace , e di giorno in giorno alle
» opere cattive s'aggiunsero le pessime. Allora deside-
» rande per la salvezza del gregge di Cristo adoperare
» non solo gli esteriori beni , ma la mia stessa perso-
» na, a testimonianza di quella nequizia, ed occorren-
* Eccles. 7.
— 5 —
»'do, alla repressione di cosiffatta contumacia invocai
» d'ogni dove Fumana dilosa. Perchè udii dall' Apostolo,
» che i Principi non portano senza ragione la spada, es*
» sondo ministri di Dio, e vendicatori dell'ira sua negli
» operatori del male ; che essi non sono per intimidire
» i buoni ma per punire i tristi; e che Re e Duci furono
» posti da Dio a vendetta dei malfattori. Tolta quindi
» meco quella compagnia che la brevità del tempo e la
» necessità imminente mi permisero raccogliere , esti-
» mai abboccarmi col glorioso Duca e Maestro Argiro ,
» tuo fedele, per averne consiglio. Non ch'io cercassi
D la perdita e volessi tramar la morte di chicchessia ;
';» ma intendeva con l'umano terrore intervenire là dove
» niuna tema era del divino giudicio. Frattanto mentre
» con salutare ammonizione tentevamo frangere la per-
ii tinacia dei Normanni, ed essi simulatamente ci prof-
» ferivano soggezione, con improvviso impeto assalirono
j» il nostro seguito.
» Ma ora della riportata vittoria più che allietarsi si
» attristano. Perchè , come la tua pietà si compiacque
» scrivere a nostro conforto, di questo presuntuoso pro-
» cedere verrà contr' essi indignazione maggiore, essen-
» do già sminuite le loro schiere. Noi ancora , certi che
» il divino aiuto ci assisterà , e che l'umano non fallirà ,
to non recederemo dal proposito di liberare la Gristiani-
» tà, né avremo pace, se non 1' avrà la Chiesa perico-
» lante. Ad acquistarla ed ottenerla, abbiamo dalla di-
» vina misericordia il massimo sostegno e presidio ncl^
» chiarissimo figliuol nostro Arrigo, del quale da un dì
» all'altro aspettiamo il promesso ed imminente arrivo,
— 6 —
» perchè con l'apparalo di guerra e T imperiale eserci-
» to si affretti al nostro sussidio. Ed a questo la divina
«grazia infiammò anche la tua serenità, affinchè qui
» entrambi con tutte le forze , discacciando la nemica
» gente dalla Chiesa di Cristo, e fugandola lontano, si
» rilevi l'afflitta Cristianità, e si riformi lo stato della
» Repubblica. Poiché l'Apostolica sede, e la santa Chiesa
» Romana per difetto di carità , per sovrabbondante ini-
» ([uità , tenuta da mercenarìi e non da pastori , che pro-
» cacciarono il proprio vantaggio non quello di Cristo,
» giacque miserabilmente devastata , finché per divino
» consiglio si volle imporre alla mia umiltà il pondo di
» tanta cattedra. Dal quale sebbene siano aggravali e de-
» pressi i miei deboli omeri, non poco mi allieta la spe-
» ranza santa , che da ambo i lati mi sorreggono la re-
» ligione e la potenza di questi preclarissimi figli. Laon-
» de devotissimo figliuolo e serenissimo Imperatore de-
» gnati operare con noi alla restaurazione della Chiesa
» tua santa madre, ed alla rccuperazione dei privilegi!
)) della dignità e maestà sua, ed a quella dei patrimo-
» nii suoi che sono nelle parti a te soggette, i quali
» apertamente potrai conoscere dagli scritti e dai rege-
» sti dei nostri e tuoi predecessori. Tu adunque, fatto
» grande successore del grande Costantino per sangue per
» nome per Imperio, esortiamo perchè sii imitatore del-
» la sua devozione verso l'Apostolica sede. E quelle cose
» che egli, mirabile uomo dopo Cristo, le conferì, confer-
» mò, e difese, tu, secondo l'etimologia del tuo nome ^
' Costantino.
n aiuta a recuperare , a possedere , a difendere ; per-
ii che in tal modo specialmente pugnando ti cogno-
» minerai appo Dio cosi come tra gli uomini ^ Questo
» in vero il glorioso fìgliuol nostro Arrigo medita com-
» pìere nei suoi regni ; e saranno opere a noi ed a voi
» fruttifere, preverranno la divina grazia, e con l'in-
» tervento dei beati Principi degli Apostoli, interponen-
» domi ed ottenendolo io, qual che mi sia suo Vicario,
» un' immutabile alleanza di pace verrà composta fra
n entrambi *. »
Rammentava infine il Papa le promesse del Cerulario
tutt* ora violate , richiamandosi alla Imperiale autorità
onde infrenarne i trascorsi , dichiarando, che le querele
religiose ed ogni altra differenza , tratterebbero i suoi
negoziatori. Da questa lettera apparivano senza velo le
mire del Pontefice, rivolto a costituirsi arbitro fra i due
Imperli in nome di una supremazia derivata direttamen-
te da Dio. Riconoscendo le due potestà, il Papato, quasi
ad impedirne l'urto agognava estendere il suo dominio
terreno in Italia, perpetua cagione di contese. Perciò
presso Arrigo s'invocava la donazione di Carlo Magno, e
presso l'Imperatore d'Oriente la tradizione di Costanti-
no, che allora incomincia a prender voga. Ed or l'una
or l' altra ponendo innanzi , avvenne poi , che gli antichi
palrimonii della Chiesa Romana , si pretese permutare
nel possesso delle città e delle province nelle quali si
trovavano.
Mentre tali pratiche seguivano, i Normanni aiutali
' Monomaeo.
» Vedi Docum. h
— 8 —
dallo sgomento dei nemici allargavano la conquista, gli
usati modi e la violenza adoperando contro i vinlt e gli
inermi. Nella Puglia e nel Contado di Benevento più "si
estesero, ma dove giungessero non dicono i Cronirti ,
ed il poeta Guglielmo T accenna senza ordine alcuno di
tempo. Molte città, egli vuole , sottoposte da Umfredò,
e Bari, Otranto, Acerenza, Venosa, Trani, e Troia,
avrebbero prestato omaggio , o pagato tributo K Ma più
tardi s' arresero, e se pure ad alcuna fu venduta una tre-
gua, non sembra patteggiassero le città maril lime. Perù
Trani , che già innanzi si trova ricordata come soggetta
al Conte Pietro d'Amico^, e Troia, che si narra presa
dal Conte Drogone dal 1048 *, è probabile che ribella-
te tornassero allora tributario , insieme ad altre meno
forti , 0 abbandonale dai Greci *. Queste vennero divise
tra i vincitori , che trovando i popoli intimiditi ed im-
' Malaterra e r Anonimo Siculo parlano subilo dcUa morte di Leo-
ne , e quindi delle imprese di Uoberto in Calabria, amato , dopo la
morte del Papa , narra le prime contese fra i Normanni e Gisolfu di
Salerno.
^ Mulias sibi subdidit urbes
Solvere Trojan i corniti coepere tributum ;
Uunc et Barini , Tranenses et Venusini ,
Cives Ydrunti famulautur , et Urbs Acerunli. GtiL. App. H.
^ GiiLL. App. gli dà questo titolo da tempo più remoto. Ma non si
può prendere a guida per la successione cronologica dei fatti. Egli pir-
la ora delle vendette contro gli uccisori di Drogone,
4 Chr. Brev. Norm. ad an,
^ Jamque rebeUis eìs urbs Appula nulla remuusit
Omnia se dedunt, aut vectigalia solvuut. Guil. App. U.
Ma Bari , Otranto , Taranto , Brindisi , ed altre città in Puglia ed Ca-
labria rimanevano ai Greci.
— 9 -
potenti a resistere ^ , continuarono le lorq usurpazioni ,
ed assunsero nuovi titoli di signoria. Cosi Gerardo, che
prendeva nome dalla piccola bor^^ata di Buonalbergo nei
dintorni di Benevento, occupato Ariano se ne dichiarò
Conte, e fu poi uno dei più polenli in quella contrada *.
Altri ne imitarono 1* esempio, e le terre di Capitanata
in gran parte furono da Umfredo concesse al fratello
Malgero ' , che intorno a quel tempo era venuto di Nor-
mandia, con Guglielmo e Ruggiero, figliuoli di Tancre-
di e Fredesinna , e Goffredo , nato di Moriella ^.
Continue emigrazioni riparavano le perdite sofierte
ed invigorivano le forze dei Normanni , per modo che il
naturale ardimento dopo il trionfo di Civitate divenne
audacia, né valse riguardo. Non piiì vassalli s'estima-
rono di Gisolfo, ma rotti i legami d'obbedienza, molesti
vicini, 0 infidi amici furono a tutti. Il debole governo
del Principe di Salerno favoriva anche le pretensioni
degli stranieri , ai quali né aperto oppositore , né bene-
volo signore aveva saputo mostrarsi l'erede di Guaima-
ro. E mentre con giovanile baldanza rompeva gli accor-
' Apuliam regressus omnem terram placidam et sibi obedientem in-
vtnit, Malat. 1 , 14.
• Vitale Star, d* Ariano^ p. 52 , lo ricorda come il primo Conte di
quella città , al possesso della quale aggiunse poi Morcone , Àpice ,
Montefasco» Monte Giove, e Padula.
^ Jhnos fratres Malgerium et GuUielmum , eodem patte genitas ,
eademque morum ìumestate , Comites ordinavU , et Malgerio Capita-
niam... distribuii. Malat. ], 15. ànon. Sic.
^ A li conte de PmUe vindrent autre frère de la eotUrèe de Nor-
mandie , e* est assavmr JUalgère , Gofrède , GuUlerme et Hogier. Àii>r
w, Hi, 40.
— io-
di, ributtava i consigli di Guido suo zio, D'opprime*
va r familiari, e tentava spodestarlo \ le domestiche ga-
re erano pretesto a maggiori malanni. Umfredo gene-
ro a Guido , increscendogli la supremazia di Giselfo e
giudicando alla Contea di Puglia vana ormai V investi-
tura, richiese il Principe dei consueti doni per sé e
d'un castello per Guglielmo *. Diceva averne avuta pro-
messa, e vera o no, ributtate le dimande da Gisolfo, sor-
prese S. Nicandro , e Castel Vecchio , corse e predò al-
tre terre, lasciandole nel dominio di Guglielmo suo fra-
tello ^ Nel tempo stesso Riccardo d'Aversa, recatosi
in Salerno, muoveva le medesime querele, e non tro-
vando ascolto, tese un'agguato ai seguaci del Principe
e molti vi caddero morti *. Quindi s'alleò con Giovanni
Duca d'Amalfi; ma piò oltre non durò la guerra, sia
perchè fu rotta quella lega per opera di Gisolfo, che
giurò pace agli Amalfitani * ; sia perchè si rivolse Ric-
' Itiointemeìit mutint la maistiie de son onde Guide , et lo pensa
de priver de toute honor. Amato IU , 41 .
* Et viiU lo conte Umfre , et demanda lo don qu* il soloit avoir ,
et vini 0 son frere GnUlerme et demanda lo chastel qui lui fu prò-
mis o sacrement. Li prince dampna la petition. ivi , 42.
^ Et en prime donérent esmote à lo chastel de Saint-Nicandre , et
puis vont devorant lo principat toui,.. pristreìU Castel- Viel ^ et F(t-
cose la }iove, ivi — GuUielmo terram illam , quae principalus dicitur
distribuii. AIalat. 1 , 15.
4 Richart vint a Solerne et demanda lo domp que Guaimairie lui
:(oloit donner ^ mès ot malemeni son enlendement.,., lo coiUe ordena
Vagati.,, si que furent mori. e. v. — Amato Ul , 45.
» Lo palride de Amai fé avoU faU coìwenance avtc lo conte Ri-
chart, tw, IV, 9.
V Et quant li prince de Solerne vii qu* il non pooil autre dioze
— li-
cardo a tentare più facile acquisto. Reggevano Capua
Pandolfo V e Landolfo V suo fii:liuolo , Principi deboli,
la cui potenza innanzi s'era stremata, rimanendo depres-
sa per la vicinità dei Normanni, che prodavano impune-
mente il territorio della città aspettando il tempo d'as-
salirla. L'amicizia di Pandolfo col Pontefice, aggiunse
nuovo incitamento, e prima che Tanno 1054 fosse com-
piuto, Riccardo alzate tre castella poco lungi da Ca-
pua * , travagliava senza tregua i cittadini , vietando i
traffici, ed affamandoli. Vigorosamente s'opponevano i
Capuani, ma stanchi , e mancando di vettovaglie com-
prarono infine la pace per settemila Bisanti *.
Mentre la Puglia e la Campania erano sconvolte dai
Normanni , la Calabria più lontana non rimaneva tran-
quilla. Le terre concesse agli altri fratelli avevano de-
stata l'invidia di Roberto, più irrequieto, più ambizioso
di tutti. Umfredo, per sospetto, niuna parte dei nuovi
duminii gli assegnò , procurava anzi non divenisse po-
tente. Nafaquero perciò aspre querele , e un dì trovando-
si a mensa trascorsero dalle parole alle armi , Umfredo
volle ucciderlo , ma interpostosi Gocelino , fece ritener-
faire , U requisì paiz et concorde avee li Amal/Uen à ce qu* U non
feùsent amistié auvec lo conte Rieehart. Et firent eoncordance emeble
o sacrement , et jure li prince et troiz cent de 9oe geni , et jurà li
patrice ecc, — fri , 10.
> Fist en li confin de Capue troiz choitels , et continuenelement do^
furit bataiUe a Capue , et non lessa aler grasse ne habwndance de cose
de vivre. Amato IV , 8.
* Mès occimt di de Capua et autresi de li Normant; mès a li A'or-
mani plus n* en vienent q^ui ne nwrent. Et cU de Capue... lui donne*
rent vji miUe bisant a ce qu* H non les persécutast plus, ivi,
-42 —
lo prigione '. Poi pacificati , Roberto ebbe alquanti cava«
lieri , e le castella già possedute in Calabria , dove lo
seguirono, Torstaino, Barene, e Ruggiero, ultimo della
progenie di Tancredi; i quali lo riconobbero loro Conte;,,
e seco divisero i primi possessi *. Morto in quell'anno
Sìcone Protospata , che in nome dei Greci governava la
contrada ^ , ripresero gli invasori le depredazioni , span-
dendo lor gualdane nella valle del Crati, e disertandola
con le rapine e gli incendii ^ Scendevano prima dalla
piccola fortezza di Scribla , poi lasciatala perchè 1' aere
n'era malsano, si raccolsero nel castello di S. Marco e
lo munirono *. Alla povertà delle forze suppliva l' in-
* GuiLL. App. n.
* Comes hac regiones vocaliis
Est ab bis habitus praesertim quos comitati
Siiiit equites aliquot , Torstenus dicitur unus ,
Alter Arenga , valensque ad gercnda bella Rogerius
His sibi concessae quaedam dedit oppida terrae. ivi,
* Lupo ad an,
^ Robertus praeda , incendia iiissit iibique
Terrarum lieri quas appetii et spoliari ,
Quodquc metum incutiat cultoribus omne patrari. Guil. App. U.
Cum Comes Humfridus tranquilla pace regebat
Apulia , Valligratenses in arce premebat
Optimos ille ducum Normannae gloriae gentis
Miles roilitìae decus exempUim probitatis
Viribus expertus , validus aninioque Robertus. Akon. Sic.
» Racconta Guglielmo Pugliese, che Roberto s'impossessò d* un forte
castello in Calabria , simulando che uno dei suoi era morto , e richie-
dendo ai frati che erano nella terra di seppellirlo nel loro convento.
Entrato il Ciinebre corteo » il tinto morto si riscosse , ed assaliti i cit-
tadini , furono aperte le porte. Pare che questo stratagemma fosse ifl
- 43 -
ganno e il tradimento, e gli stessi indigeni, che s'epano
come simiei alleati, né fede trovavano, né sicurtiì. Nar-
rasi che un Pietro figliuolo di Tiro, forse signora di Bi;-
sìgnano, scelto a compare da Roberto, e divenuto suo
dimestico, colto in agguato^ fu tratto in ostaggio. Po-
scia ad ammenda, prostrato ai suoi piedi, implorò il Nor*
manno perdono , e si scusava dicendo: che ogni legge
obbliga il padre a soccorrere i figliuoli , provvedesse
dunque alla necessità sua; e ricevuti venti soldi d*oro
lo rilasciò *. Queste erario le prime imprese dì Roberto,
ed ora congiunto a sessanta Slavi , Irasfugati dair eser-
cito Greco, saccheggiava le terre vicine, respingendo
i Calabresi *, ora con questi unito aiutava i deboli con-
tro i forti, eccitava i popoli a ribellarsi, impojieva ta-
glie , guerreggiava Cosenza e Bisignano ^.
grande voga presso i Nonnannr , poiché Asting lo adoperò a Lnnì , le
Saghe del Nord lo attribuiscono anche ad A?oldo il Severo, ed a Froo-
de I re di Danimarca , ed Anna Commeno fa fuggire nello stesso modo
Boamondo d'Antiochia di mano ai suoi nemici.
' Amato 111 , 10, Malaterra i. 46. v* aggiùnge altri particolari, chia-
ma il prigione Pietro di Turra, e diceche oltre il riscatto promettesse
rendere Bisignano , ma i suoi concittadini non si tennero legati dalla pro^
messa fatta ad un ladrone e rifiutarono sottomettersi. 1/Anon. Sic. rac*
conta invece , che la terra fu occupata da Roberto. Questi poi si sa-
rebbe nei tempi della sua grandezza ricordato del suo padrino: quar
la richesce de Pierre avoU soHenu à sa poureté , il fisi plus riche
qu* il v! avoU onquet està. Et dui fiUes de cestui Pierre donna à dui
riche marit. Amato IV , 17,
* Malat. $t7f , dice fossero esperti questi Slavi di ogni silo di Cala-
bria, e sembra appartenessero ai mercenarii Greci.
* ^ Quotidiano impetu lacessens , et bis adiaeenteni provinciam teeum
foedus inire eoegit : tali videlicet pacto ut castra sua retinentes, ser*
Ma le rapaci masnade , troppo deboli per far conqui-
ste, s'assottigliavano ogni giorno, nelle £uffe e nei di-
sagi , e r ingloriosa vita fastidiva a Roberto. Tornato
quindi ad Umfredo richiedeva il soccorresse di dana-
ri e di cavalli. Allora Gerardo di Buonalbergo , Conte
d'Ariano, il primo che chiamasse Roberto col nome di
Guiscardo , perchè sagace uomo e pieno di sottili ac-
corgimenti mostravasi ^ , gli offrì in moglie la sua zia
Alverada, e l'aiuto di dugento cavalieri. Piacque il pai^
tito,evinte le opposizioni di Umfredo, che fieramen-
te r avversava , seguirono le nozze ^ ; e con animo più
risoluto e più valido sostegno , riprese le sue correria
in Calabria, Roberto alcune terre sottomise , le altre
devastò , e da quel tempo gli arrise la fortuna a mag-
giori imprese ^.
vUium tantummodo, et tributum persolverefU ^ et hoc sacrameìUU^H
obMibus spopfmderuiU» Malat. /, 48.
' Mt Girart lui vint qui se clamoU de Bone llerberge..»» et come
Me dist lo clama premèrement Viscart. Amato H. — Questo nome che
rimase famoso, alcuni interpetrano quasi girovago; altri vogliono signi-
ficasse astuto , quindi il poeta Pugliese scrisse :
Cognomen Guiscardus erat, quia calliditatis
Non Cicero tantae, non fuit aut versutus Ulisses.
« Porquoi vas ga et là; pren ma tante soror de mon pére pour
moiUier , et je serai ton chevalier et vendra avec toi pour acquester
Calabre et avec moi jL e. cì^valiers,.,, Mès lo conte non plaieoU ^ et
deffendi cest mariage» Et un autre foiz lo pria Robert a genoiz... me
'o conte lo cìuua».. Et à l'ultime se consenti. Amato HI, 11.
^ Anna Commeno L. 1 , riferisce le nozze con altri particolari. Non Ge-
rardo , ma un Guglielmo Mascabelo avrebbe data la figliuola Alverada a
Roberto, ed in dote una città e grandi ricchezze. Ma T ingrato genero,
imprigionato a tradimento il padre della moglie nel castello di Frurium^
gli fece spezzare i denti per cavarne danaro , e poiché V ebbe ucciso
— 45 —
Intanto erano trascorsi otto mesi dacché il Papa tro-
vavasi a Benevento, né Arrigo scendeva ancora in Ita*
lia, né i negoziati col Monomaco erano compiuti. Leone
già infermo del malore che lo trasse a morte , o per de-
siderio di trovarsi più libero e securo, patteggiò con
Umfredo, e nel dodici marzo del 1054 si fece accompa-
gnare a Gapua ^. Forse soltanto allora prosciolse i Nor-
manni dalle censure, promettendo non molestarli; ma
che iti quell'anno o prima concedesse ad Umfredo ed ai
discendenti rinvestitura di Puglia, Calabria, e Sicilia,
dichiarandole feudo della Homana Sede , come alcuni
Cronisti riferiscono, è in tutto falso ^. Né i contempo-
ranei ne parlano , né le bolle posteriori ricordano que-
sta infeudazione , la quale Leone IX non avrebbe data ;
perchè il Papa non s* arrogava ancora apertamente alcun
dritto su quelle province , né sarebbe stato opportuno
invocarlo quando sMmploravano aiuti da Arrigo, e da
Costantino. Se vi fu una investitura , riguardò sola-
mente le terre del Principato Beneventano, e quali che
ne fossero i patti , il Pontefice non rinunziò alla spe-
ranza di riprendere la guerra.
I Legati Apostolici non avevano potuto insino allora
recarsi a Costantinopoli, vietando forse i Normanni che
uscissero di Benevento , e partiti d'Italia nel marzo, al-
ti^ usiirpò i dominii. Niuno dei Cronisti occideniali riferisce queste noti-*
zie, e sembra che Todio Greco le inventasse o 1* alterasse.
' La Chr. Boro, di S. Soph. fa durare otto mesi e 19 giorni la di-*
mora del Pap» a Benevento , a contare dal 25 giugno 10o5. Amato
dice tomasse a I^oma dopo dieci mesi, ì\l\ 59. Leo Ost. 11. 84,
• V. Nota 1 , in fine ai volume.
— 16 —
tri ostacoli s*iiìfrappoBero iungo il cammino^ ài mimerà^
che nelventiqiiattro giugno del 1054 perrenneroiiefiSr
Corte Bizantina , dove furono onoirevolmente ficaevair::^
Cominciata a disputare la qiiistione dello 'Scismaf|Mi«v&-
ro gli animi propensi a pace. 11 monaco Niceta^ uno dèi
più ardenti fautori del Patriarca , predente 4' Imperatò^^
ire, condannò le scritture e le dottrine lavverse al Papa
ed alla Chiesa Latina, e gli altri tacquero e lasciaro*'
no fare. Michele Cerulario si tenne in disparte , evitòf la
presenza dei Legati, e rifiutandosi a communicare 'Cpo
esài, nel sedici luglio, solennemente venne colpito d'a*
natema. Dopo ciò , i messi del Papa ^ rimasti ancora iW
giorni a comporre ógni differenza , e ricevuti riechi
doni, s'avviarono per tornare a Roma ^. Quali accordi
avessero presi intorno l' alleanza , e la guerra contro i
Normanni s'ignora. Ma non v'à alcun dubbio se ne tirata
tasse , perchè la faciltà con la quale i Greci rinunziava-
no allo scisma, e la presenza del figliuolo e del genero
d'Argiro in Costantinopoli, fregiato l'uno del titolo dr
Vesti, l'altro di Vestarca, mostrano che l'unità Catf
tolica che si voleva ristabilire, era fatta a fine di age-
volare gli intenti che il Papa aveva dichiarati nella sua
lettera del gennaio. E meglio apparve questo scopo
quando, temendosi che la Corte Romana per le mutazio-
ni sopraggiunte potesse mancare ai suoi impegni , venne
meno l'apparente concordia tra le due Chiese. Poiché dò-
po breve dimora in Capua, passato il Pontefice in Roma
' Comment. brev. rer. a legatis Apost, sed, CostaìUinop. gèttarum,
ap. CoNCiL. T. XIX , p. 676. Wiber. Yit. Lem, IX.
-17 —
v'era morto nel diecienove aprile del 1054^. Veramen-
te è inesplicabile come la notizia d' un avvenimento così
grave s'ignorasse ancora a Costantinopoli, essendo già
trascorsi due mesi. Né i Legati, né V Imperatore, mostra-
no averne sentore durante le trattative ; o almeno simu*
lavano non saperla. Però partiti appena gli ambasciatori
della corte Romana , Michele Gerulario , informato che
Leone era morto , fu sollecito a cogliere queir occasio-
ne per vendicarsi della scomunica riprendendo T ambita
supremazia. Raunato un Sinodo , vi dichiarò non poter
riconoscere nei rappresentanti della Chiesa Latina la
qualità di Apocrisiarii Pontificii , perchè gli era noto
che Àrgiro Barese , falsate le sue lettere e quelle del Pa-
pa, inviavali con mentito titolo a compiere sue frodi *;
la qual cosa attestava rivelata dal Vescovo Trànese, che
venuto innanzi aveva scoperti i tenebrosi inganni. Nel
IMToprio nome quindi, o con l'autorità del Sinodo, richia-
mò indietro i Legati, e rifiutando questi ubbidirgli, e non
volendo V Imperatore che fossero molestati , il Patriarca
sollevò la plebe con falsi rumori. La pace segnata , di-
ceva, tornare a disdoro dell* Imperio, averla il Mono-
maco soscritta cedendo alle seduzioni dei negoziatori ,
ai superstiziosi pensieri, ed alle astuzie d' Àrgiro , che
nascosto nemico , sempre in cuore aveva macchinato
eontro la maestà della Regia città e del nome Romano ^.
Con queste ed altre accuse aizzato il volgo., vago di
teologiche sottigliezze, pronto ai subiti furori , superbo,
> Amato HI, 59. Murat. ad an.
* V. DOCUIB. il.
* hi.
VCL. 11. 2
— 48 —
si destò un gran tumulto. L'Imperatore n'ebbe piaura,
e ad acquetare la sedizione trattenne i messi Papali, che
erano giunti in Selimbria , ma non osò abbandoBarK al
fanatismo del Patriarca ; e trovate poi altre vittime, fece
partirli , dando voce , che mal convenivasi prender ven-
detta degli ospiti stranieri. In lor vece, ricercati gli io-
terpetri venuti d'Italia, ed i congiunti d'Argiro, di-
chiarati falsarii e frustati per le vie , furono in ultimo
posti in mano del Cerulario, al quale scrìveva il Mono-
maco: « si bruciasse la scomunica pubblicamente, ed
» insieme ogni atto relativo ai negoziati , e quelli stessi
» che v'ebbero parte. Il genero ed il figliuolo d' Argiro,
» dannati a perpetuo carcere, soffrìssero i mali che ave-
» vano meritati ^ »
La fama di questa persecuzione, giunse vagamente
al poeta Pugliese, il quale contro al vero scrisse, che
dopo la battaglia di Civitate, Argiro, non sapendo né con
le armi né col senno infrenare le vittorie dei Norman-
ni, caduto dair imperiale favore fosse mandato in esilio,
dove molto tempo appresso , tra le miserie e le infermi-
tà venne a morte *. Ma più sicuri documenti accertano
che rimanesse in Puglia, e, se pur mutossi verso lui
r animo dell' Imperatore , non si tentò , o non si riuscì
• V. Docura. U.
* .... Jam Costantinus. amare
Desinit Àrgiroum , nec ut tanle solebat haberi
Est jam coDsilii comes intimus imperiai is.
£xilium passus , longo post tempore vitam
Degit in aerumnis et corporis anxietatc
Vexatus miser vitam fmisse refertur. Guill. App. 11.
— 49 —
ad abbatterlo; né molto sopravvisse Costantino, essendo
iHBncBto nel decembre.
Quéste discordie , infievolivano sempre più la resi-
stenza dei Greci contro i Normanni. Inoltre a Romfa la
sede vacava quasi da un anno, turbando reiezione il
dritto che Arrigo III vi pretendeva. Finalmente il mona-
co Ildebrando fu in Germania, e si consentì nella scelta
di Gerardo Vescovo di Aichsledt, quello stesso che ave-
va fatto richiamare T esercito concesso a Leone IX. Di*
venuto Papa col nome di Vittore II, nell'aprile del 1055
lo raggiunse l'Imperatore Tedesco, scontento delle gran-
di mutazioni che erano state e si preparavano nella pe-
nisola *. Perchè Gotofredo di Lorena, col favore di suo
fratello Cancelliere della Romana Curia, s'era disposato
a Beatrice vedova del Marchese Bonifazio di Toscana ,
ed il possesso degli ampii dominiì , e l' animo avverso ,
facevano credere aspirasse alla corona d' Italia *. Avva-
lorò il sospetto la stessa ambasceria in Costantinopoli,
per modo che Federico suo fratello, scampato appena dal
furore ortodossa dei Bizantini , e svaligiato al ritorno
d'ogni suo avere da Trasmondo Conte di Chieti^ man-
cò poco non fosse imprigionato in Roma per ordine del-
l' Imperatore. Si sottrasse ai pericoli ricoverando in Mon-
' 11 Papa recò lettere d'Arrigo ai grandi vassalli contro Gotofredo :
repuians ne forte per eum animi Itahrum semper avidi novarum re-
rum^ ut a regno Teuionicorum deficerent. ec. Lamb. Scanf. an. i052.
> Heinricus Imperator in Italiam perreocit ^ voeatus ^o legatione
Romanorum , qui nunciaverunt nimium in Italiam contra rem pub»
ìdicam crescere opes et patentiam Gùtefridi ducis, et nisi turòatis re^
bus mature consuletur ipse quoque regnum propediem ab eo diistm»-
lato pudore , occupandum fore, Lamber. Scamf. ad an.
— 20 —
lecasino , ove si vestì frate *; mentre suo fralelb, com-
preso dal medesimo timore, a scusare le nozze seguite
senza il volere d'Arrigo, gli inviava incontro Beatrice
e la figliuola Matilde. Le donne furono rattenute in
ostaggio; ma parve prudente consiglio dissimulare lo
sdegno , per sospetto che Gotofredo sospinto dalla di-
sperazione s' unisse a' Normanni *. Fermossi quindi Ar-
rigo a Firenze per celebrarvi col Papa un Concilio, e per
raccogliere le forze necessarie all'impresa del mezzodì^
alla quale era venuto determinato. Aveva perciò spedito
il Vescovo di Novara al Monomaco , e trovandolo nìorto
l' ambasciatore strinse lega con Teodora, succeduta nel-
l' Imperio d'Oriente. In mezzo a queste pratiche i Pisani
che allora cominciavano a prevalere sul mare, cattiiratfi
una nave, ove erano cinquanta cavalieri che di Nor-
mandia venivano in Puglia, per gratificarsi Arrigo glieli
condussero prigioni -^ E fu V unico effetto che uscisse
dagli ostili apparecchi, frastornali per necessità ch'ebbe
l'Imperatore d'accorrere in Germania, ove erano gravi
turbamenti. Perchè i Boemi insorti contro i Tedeschi li
scacciarono di lor terre, gli Slavi assalirono i Sassoni,
* Leo Ost. VH, 86. Ricoverò poi nel Monistcro di Tremiti.
* ìmperator itaque accepto a piimoiibus Consilio , Gotefridum cri'
mine absolvit , non iam probans satisfaetionem ejus , qìwm VMiwnt^
ne malis recentibus exasperatus , Nortmannis infestantibus Itaiitm
ducem belli se praeberet , et fierenl novissima ejus peimn prionbut.
Lamber. Sganf. ad an,
5 Eodem tempore 50, aut eo amplius armati milites a Normandia
latenter per mare traìiseuntes Nordmannicis cmUra Imperatin^m (W-
scilium praebere cupientes , a Pisentibus civibus capti atque ad impe*
ratorem delati sunt, Berthol. a«. 1055, Pertz F, Script,
-2< ~
molti sigaori feudali si ribellarono, & Gotofredo uscito
d- Italia inva$e nuovamente la Lorena *. Partito Arrigo ,
il Papa^, lasciato, come suo Vicario ^, nulla intraprese
contro i Normanni , e sembra anzi che rinnovasse la pa-
ce concessa da Leone LX ^
Né per altra via i Greci si opponevano ai progressi di
Uuifredo, Teodora, imbelle donna, più usata al racco-
glimento dei chiostri, che ai raggiri di cortese alle ar-
ti di governo, frale stragi di un pestilente morbo che
fnfiei'iva in Costantinopoli , trascurò V Italia. Argiro
atesso sperando con la morte di Costantino abbassata
l'autorità dol Cerulario, nel 1055 recatosi in Costanti-
nopoli insieme air Ai*eivescovo di Bari *, per liberare il
figlio ed il genero, ed impetrare soccorsi, fra le turbolen-
i» sopraggiunte vi rimale e si perde per alcuni anni ogni
Bua memoria. Assecurati così dalle minacce dei due Im-
peti^ii , lontano Attiro, impotente il Papa, sminuiti e
«egietti i presidii Bizantini, avanzarono i Normanni in
Puglia. Umfredo rompeva i Greci presso Oria , Goffredo
sub fratello occupava Nardo e Lecce , Roberto tentava
* Contin, Herm. Gontr. ec.
« Nel IngUo del .Ì056 Vittore H presiedeva ad un Placito in Comi-
tatu AprutienH in nome di Arrigo III. re Meo ad an*
. :^ :€t$tui Papa Vietar fu moidi eorUdt et moult kurge^ et fu mouU
f^miA ami de V Empériar; testui cmUre la ehevaìerie de Normant
NOtt esmut inimistié , mé$ ot sage conseil , quar li fist amicable paiz
avee li Normant. Abìato 1(1 , 44. Papa Cisalpinis partibus reverms ,
Nmimamiios eeterosque rebelles pacificai. Akk. August. ap. Pertz. Ili,
Sfffi^ Sembra ehe accenni ad una pace posteriore aUa morte d* Arrigo,
1119 noq si accorderebbe alle altre icstiinoDianze.
4 Igmot. Bar. ad an.
— 22 —
Gallipoli ; e fugati nuovamente i nemici nei dintorni di
Taranto, Otranto e castel Minervint) vennero in pote-
re dei vincitori , tra il cadere del 1055, ed i principii
del 1056 ^
Per altri insoliti accidenti il nuovo anno s'annunziava
funesto. Comete , ecclissi , carestie , presagivano secon-
do le credenze dei contemporanei , paurose sciagure , e
morti *; e prima a mancare fu l'Imperatrice Teodora, che
neir agosto aveva prescelto a successóre Michele VI Slra-
tiolico, d* umile stirpe, cresciuto nelle armi ; ma vecctiiu
e scempio di mente e di virilità. Poi essendo il Papa
in Germania, v'udiva che i due Principi spodestati Pan-
dolfo III e Landolfo V avevano rioccupato Benevento*,
forse col favore dei Normanni; contro ai quali incitando i
Tedeschi ♦ nulla ottenne, perchè poco appresso, nel cin-
que ottobre, chiudeva gli occhi al terzo Arrigo , dal quale
la Chiesa aveva avuto quel patrimonio, e Vittore sperava
altri possessi ^. Prevedendo maggiori danni il Pontefice
' Chorn. Norm. ad an,
* Fames multas provincia^ afflixit: egestas et penuria undique prat-
vcUuit,., diversarum provinciarum principes perwrunt. Marian. Scot.
ap. Pertz V. Scrip. — Eclypsim passa, repente contaìmit,., Quodprofecio
skut in proximo patuit , nihU aliud , quam vicintim utriusque prin-
cipis interitum praesignavit . S. Petr. Dam. Opus. LVI , e. 8.
^ De Meo ad an, W56 e W74. Il Papa era già in Germania nel A\
8 settembre , e nel 51 agosto , i Princìpi restaurati associavano al go-
verno Pandolfo IV figlio di Laiidolfo V,
4 Qui perrexit ad imperatorem supradictum ea causa qua et pre-
decessor suus , ut eicerent Agarenos ( Normannos ) quia damar populi
ilHus regionis non valebat sufferre,' Ann. Rom. ap. Pertz. V. Scrip.
* Cestui Pape ala à la cort de V empéreor pour demander li passa'
gè de la terre et de li Arpe ^ la qual terre apartient à la raiion de
— 23 —
consigliava la vedova Imperatrice, restituisse la moglie
e Matilde a Gotofredo di Lorena , si pacificasse con lui ,
rinviandolo in Italia ^. Ed in vero fuorché il Marchese
di Toscana non appariva sostegno, nel quale il Papa e
gli amici deir Imperio. potessero confidare, essendo ri-
masto d'Arrigo un figliuolo del medesimo nome, fanciuU
lo ancora ed impotente a frenare V ambizione dei riotr
tosi signori Alemanni. Consentite le sue dimande. Vit-
tore riconfermato nella dignità di Vicario Imperiale * ,
discese nella penisola, e subito sMncontrò con Gotofre-*
do e Federico ^ , T uno venuto di Germania l'altro dal
chiostro ove s'era celato.
La morte delVImperatore rinvigoriva nella Corte Papale
il partito Italiano. Risoluto Vittore ad avvalersi del Mar-
chese di Toscana, scomunicò Trasmondo Conte di Chic-
li, finché non restituisse ciò che aveva tolto ai Legati *;
Veglile de Saint- Pierre de Rome,», et lui promisi lo impereor de f ai-
re sa pétitùm. Amato 111 , 45. — Ma non s' intende se reclamò i patri-
raonii deU^ Alpi Cozie , ovvero Arpino. D' ogni modo Vittore è lodalo
perchè: tum eonsentiente tum etiam invito tinpeto^ore , mtUtos sacto
Petra episcopalm , multa etiam castella , iniuste ablata , iuste recepit,
Anon. Hasern. ap, Pertz. VII. Scrip, ■
■ Bojuzp de persee. Ecd. L, V. dice che Arrigo prima di morire re-
stituisse Beatrice e Matilde a Gotofredo raccomandandogli di serbar fe-
de al figlio.
* S. Pier Damiano fa dirgli da Cristo : E^ te quasi patrem Impe-
ratoris esse constitui. Imma sublata Rege de medio totius Romani Im-
pera vacantis libi jura promisi. Epis, L. I , ó*.
s Leo Osi. U, 94,
4 Leo Ost. ivi. Trasmondo nel luglio del 1056 aveva assistito al Pla.-
cito che ienae il Papa nel Contado Abruzzese , e fu scomunicano al ri-
torno di Vittore dalla Germanici,
poi a rendersi sempre più.berie\^olo Eeéerieo diliorMS,
e percbè più ulilmeato pot^68e.adop^RH9if>prociJ(D^f^^
ae^eletto: Abate di Montecasino. Rich/sriQ ^ ohe già lavé/ve
tenuta quella dignitèi» era morlo nel''deeembre.)105&/,
e gli avevano aostituito un monaooia mv» PietPOi.poao
esperto dei civili negozi! , e poco volenteroso :#iitfff8p-
porvisi. Spìacque perciò al Papa , il quale' perduto Be^-
nevento intendeva fare del Monastero un^pireaidio^^' ohe
servisse come centro di difesa ed oifesa. <)weat<i dt^o-
qpe un pretesto S costrinse i frati a deporro Pietro v^^é
a prescegliere, nel maggio del 1057, Federico , il ptQMf
tore dei bellicosi sforzi di Leone IX contro i -Normatmi t
che nel giugno venne nominato anche Gardinalei Graib
di clamori levarono i monaci, e per ogni via sostennero
i privilegi loro*; ma prevalse T ostinazione di Vittore*
Se non che dimorando in Firenj^e presso Gotofredo , ini
tento agli apparecchi di guerra , logoro dagli anni e dalle
cure gli mancò la vita nel ventotto luglio.
Questo imprevisto accidente non ruppe però i proposili
della Curia Romana, servì anzi a renderli più efficaci ,
perchè dopo breve vacanza, al due agosto, lo stesso
> L'Ostiense dice che Pietro fu deposto perchè eletto senza consen-
timento dei Papa e dell' Imperatore , ma fu il pretesto che s' addusse ,
la ragione vera lascia argomentarla Amato : Succedi Pierre religùmi
moine , mès non fu trop expert de chozes séeulèrs , et pour ce que
Victor lo reprenoit de» choses séculères des qudles U non curoit , U
renuntia à la croce , et à la dignità d* estre aòbé. Ili , 46.
* Ita ad subiugandum sibi Monasterium animum Papa vehemenkr
intenderat , cum memo ante iUum hoc attemptaverit, Leo Ost. H 91.
Si suscitarono tumulti fra i vassalli della Badia , ed il Cardinale Umberto
venuto a deporre Pietro , mancò poco non fosse uccisa, ivi.
— 25 —
, Ee^piéo dlLoreoà fti^ proclamato Papa 'Col nome di Steh
-foj^aiXi'^Una grande espétlazione sollevò allora fUapi-
JiiiivdiltttlifV^ nemico air Irap^ri&le stirpo si saj^eva il
rVàfié} ed eletto senza in^petrar licenza di Germania^ Av«-
•v«r$o atiche io reputavano i Normanni ^ ^ la sna strétta
oeiigiuiizioiMi) eoi Marchese di Toscana^ faceva prevede-
rÉy jcà<d molte e grffli(Ji novità sarebbero^seguite. S'ag^
giunse? «he nel mese stesso della sua elezione, quasi a
favorirne te mire , venuto a morte Umfredo ^^ si ride*
kfaaiH>nié nel mézssodV le speranze degli indigeni contrO' gli
-dlMiiieri. ■- =■•: ■■■■
, i^lllerzo^ Conte di Puglia venne sepolto nella Trinità
difvVenosa^, «giusto e benevolo ai popoli- lo. dissero ♦
con poMùme lodi; maggior vanto fu la fortuna nelle
arfmi> n dominio estèso, T obbedienza negata a Gisolfo,
pori ncipio alla grandezza dei ^uoi: Ma P autorità che
tenoCr quantunque dai fratelli redata, rimaneva elettiva^
né gli fu dato trasmetterla al figliuolo Abagelardo.Vuol-*
si' che fanciullo ancora questo, Umfredo dichiarasse tu-
' Ne quisquam sane muUis retro annis taetiorìbus suffragiU , ma-
iorem omnium expedatione , ad regimen processerai Romanae Eccle-
siae, Iamb. Scanf. ad an. Ingenti eunetorum letiiia, Leo Osi. H. 94.
'* Lupo e la Chr. Bbev. Norm. pongono la morte di Umfredo nel 1056,
ma r Ignoto Bar. e Roi. Salernit. la segnano nel seguente anno , e
furono seguiti da Muratori e de Meo. QuesO ultimo da un diploma dì
Roberto del 1068 argomentò che assunse il titolo di Conte di Puglia
aeir agosto 1057 , e nel mese stesso deve dirsi morto il fratello.
^ GciL. ÀPF. n.
4 .... Lacrimans Apulia tota
Flet patris interitum. ...
Non sittdiiit populum vexare tirannide dira
Justiti^m coleos. ivi.
- i6-
tore Roberto ' il quate ne usurpò i dritti ^ Ma le fjrequen-
ti contese tra i due fratelli rendono improbabile la tute-
la, e T ordine serbato nella sucoessione della Contea di
Puglia esclude Tereditarìa trasmissione. Guglielmo Brac-
ciodiferro, Drogone, ed Umfredo, avevano ottenuta au-
torità sopra gli altri Normanni, perchè eletti dal suffra-
gio dei loro compagni d'arme, erano stati riconosciuti
ed investiti da Guai maro IV. Sopra questa duplice parte-
cipazione si costituì il dritto di supremazia dei primi
Conti di Puglia e di Aversa ; né si mantenne senza alte-
razioni. Gli eredi di Rainulfo I si valsero del consentir
mento degli elettori per combattere V assoluto predomi-
nio che Guaimaro voleva arrogarsi nella scelta del Con-
te d* Aversa; mentre Drogone ed Umfredo invocarono
rinvestitura e gli aiuti del Principe di Salerno, per de-
primere i pretendenti alla Contea di Puglia. A misura
però che i Normanni si vennero sottraendo dall^ dipen-
denza di Gisolfo, s'accrebbe la potestà dei minori Conti,
ed il nuovo Stato parve dovesse ordinarsi in una aristo-
cratica federazione rappresentata da un capo elettivo.
Alla morte d' Umfredo questa tendenza si fece più ma-
* Uector terrarum sii eo morieulc suariim
£i geniti tutor puerilis , qiiem vetat aetas
Reciorem tìeri. ivi.
Abailardum filium suum Roberti fratri suo,.., cum Dìicatti Apuliae
commendavit, Will. Gemm. \l\ , 50.
» Rdinquem sibi successorem Bagelardum filium ejus mUitem sire-
nuum , Robertum Comitatns lionorem sibi arripuit , nepotem exyd-
lem, RoM. Saler. I0o7. R')bertus Guiscardus filium (si<^) Ulum ( Ba-
jeUrdum) fugam Ducatutn yorpionorum in Apuliqm obtinuU, Soi,o^
m PisTOR. au. 1047.
-27 —
nifesta ; da una parte gli AJtaviJla aspiravano a perpe*
tuare nella loro famiglia la dignità conseguita, dall'ai*
tra t Conti non erano propensi a riconoscerla come un
retaggio, i pericoli evidenti che sarebbero surti dalle
vicendevoli pretensioni sembra che consigliassero un
accordo. Né Abagelardo figlio di Umfredo fu eletto , né
Goffredo quartogenito di Tancredi; ma Roberto suo mi-
nore fratello e nato. da altra madre ^ Di maniera che
la libertà della elezione si trovò circoscritta neir arbir
trio di prescegliere fra i soli discendenti della stirpe di
Altavilla. Gli accorgimenti del Guiscardo , la fama del
suo valore, e le coperte vie adoperate, influirono forse
a questa transazione, la quale non accettata universale
mente , lo fece credere usurpatore ad alcuni , legittimo
Principe ad altri *. Perciò non venne riconosciuto &enza
contrasto ; i figliuoli di Umfredo si estimarono ingiusta*
mente diredati , e cercarono più tardi far valere i loro
dritti ; Pietro Conte di Trani , che già innanzi aveva di-
sputata la Contea a Drogone , rimasto segreto nemico ,
■ Le genealogie della famìglia Altavilla pongono Goffredo come il
quartogeniio di Tancredi e Monella, e dalle parole di Orderico Vitale,
che lo vnole erede dei beni paterni non sembra che possa dedursi che
egli fu il primo dei figlraoli (v. Voi. I, p. 126 nota 4). Serbandosi
r ordine dì successione insiuo allora tenuto, egli avrebbe dovuto essere
Conte di Puglia dopo il terzogenito Umfredo. H Mooter anzi nel quadro
genealogico dei figli di Tancredi segna : Gottfried Graf v. ApuHm
4057'4059 , p. 4. Ma non ho trovato documento che provasse aver egli
posseduto il titolo di Conte di Puglia , ed i diplomi di Roberta mostra-
no eh* egli successe immediatamente ad Umfredo in quella Contea.
* Robert rechtU V onor de la contèa et la cure d*estre cmUe, Amato /
IV , 2. Susceptus a patriae primaiibus omniwn dMninum et Q&mes tii
/oco fratrU efficUur, Mai^at. 1 , 18,
-28-
aspoltò una favorevole occasione per ribellarfti^ Seguiva
relez'rone probabilmente neiragosto del 1057 *,^ e come
che avvenisse , fu tra lo cause maggiori , che estesero «
raffermarono la conquisln. Iluberto, che doveva e38eriie
l'eroe, aveva allora meno che quaraul' anni ^) e le fat^
tezzOfC r indole, cosi ne ritrae Anna GommenO, nemica
sua. « Feroce rince;^no e destro, prode della* persona ,:
» cupido deir altrui, violento in acquistarlo , fu auda^
i> ce nei propositi, perseverante neir attuarli. La statura
9 sorpassò i più grandi, il volto ebbe acceso, biondi i
» capelli, ampio le spalle, vivaci gli occhi che pareva
» scintillassero, composte in bella armonia le membra ,
» dal capo al piede, di mirabile struttura e proporzione.
» Terribile la voce, che se quella d'Achille era suono
» di tumultuante moltitudine, la sua tuonava spaveq*.
» tosa fugando migliaia di nemici. Cosi por fortuna ^ e
x> per i^nimo fazionato , fu di sua libertà tenacissimp, e
n disdegnò sempre servire, o prestare forzato omaggio ^•
Nò la qualità dei tempi apparve meno conforme agli
smisurati pensieri ; poiché alle segrete congiure contro
il debole Michele VI in Oriente , succedevano aperte
ribellioni , e nel giugno del 1057 i principali duci del-
l' esercito essendosi ribellati proclamarono Imperatore
Isacco Commeuo. Nella guerra che s'accese tra i due
' Da UD dipi, del 1068 De Meo ai'gomenia che Roberto fu Cooie
udr agosto 1057.
• AsNA GOMMENO lU inoiirc Roberto nel 1085 in elìà di oltre 70 anui
UVA ì Crouisti concordano a dargliene poco più che 00 , e diverse ra-
gioni rendono più vera ({uesta opinione.
* Annìv Comm, Alecr, L. I,
— 29 —
contendenti, alcuni Normanni degli antichi Manicar
ti ,0 degli altri emigrati a cercare ventura , ebbero
parte, è' principale un Randulib, onoralo da Mic*hele
del titolo di Patrizio, che rimase prigione dei suoi. ne-
mici ^. Trionfò infine Isacco Gommeno , ma queste tur-
bolenze, lasciando indifesa T Italia;, Roberto ne profittò
per assalire vigorosamente i deboli presidii Greci K Nel
settembre fu combattuto presso Taranto |. ed i Bizantini
con grandissima strage disfatti. riehi^udendosi nella cit»
tà, abbandonarono le^ terre poste sul golfo sino ad Otran^
to ^. là pari tempo, Ruggiero ricevuti sessanta militi e
danaro dal fratello s* era spinto con grande ardire ad inva^
dere la Calabria. Occupali i* monti di Vibona, e costrbi**
tó un castello su quelli d'Incifola, sparse intorno le
depredazioni , costrinse i vicini a rendergli tributi, ap-
parecchiò la via a Referto ♦. 11 quale lasciata la Puglia,
costeggiando il golfo di Taranto, venne a congiungersi
a lui, ed insieme per le marine di Stilo rapidtimente
• Cemeko H, 651. V. Q. UI.
• Nam vita paulo post functo Mommacho cum Theodora circiter
annum unum óbtinuUset imperium et Michael dedaratus esset , atque
advevius ipsum Commenus indtatus et exerettui esseni intestinis belli
oecìqMli , ae nemo Roberti eonatus prohiberent , magnus ex hoc et il-»
ìmsiris evasii ; idoneum enim coepii exereitum , et equomm atque pe-^
euniae et armarum potitus est cum ti qui ab imperatorem duces urbibus
praefeeti erant non possent contra eìitmpere de paucitate suorum et mo*
dicam virtutem, Scylatzae p. 721.
• Factum est proelium mense septembri circa Tarentum et Graeei
vieti sunt , et facta est magna strages hominum a TareìUo usque Hy*
dr&ntum, et omnes urbes et terrae factae sunt de dominio Northman*
norum, Chr. Brev. Norm. 1055.
4 Malat. I. 19. 20.
-ac-
corsero sopra Reggio, città munita e sede dello Stratego
di Calabria. Gli abitanti del contado si ritrassero fugr
gendo nelle mura , menando seco il bestta>fBe e le prov*
visioni ; onde gli assalitori , trovale deserte le oampa-?
gne si divisero , e trecento cavalli con Ruggiero furo«
no a bottinare verso Gerace , i rimanenti con Roberto
assediarono Reggio. Minacce e promesse non valsero
però a commuovere i cittadini , ed opponendo buona
difesa, al terso dì i nemici, essendo per finire l'autun-
no si ritrassero ^ Tornando dall'impresa Roberta ebbe
a patti Neocastro, Canalda e Maia, dove data licenza
agli eserciti svernò ^.
Ma le sconfitte e la depressione dei Greci furono nuo-
vo sprone ali' animo di Stefano IX , e se innanzi erasi
mostrato acceso di grandissima voglia d'abbattere gli
stranieri, ora fatto Pontefice, e al desiderio aggiunto-
si il potere, alla nimistà antica gli interessi del Papato;
niente più cercava che scacciarli d'Italia ^. Perciò, con-
tro al costume, ritenne la dignità di Abate e fermatosi
a Montecasino *, raccolse intorno a sé i nemici dei Nor-
manni. Principale fondamento pose in Àrgìro , tornato
allora in Puglia, e poiché per l'esilio del Cerulario, più
' Cum videret se civibus urbis nee minis nec ìdandimentis fUetere
posse , quibusdam negotiis versus Apuliam revocantibus redUum par
rat. ivi, 1 , 18.
* Decedenti Leucastrum et Maia , et Canaldam paeem fadenies se
dediderunt. ivi.
3 Cestui abbé avant qu* U fust pape si esmovoit toute la gente qu'il
pooit avoir , et faisoit son pmre de destrune li Norman , puix quH
fu pape 0 toute la mort soe pensa de les destruire. Amato lU , 47.
4 Vi rimase dal novembre 1057 al febraio 1058. De Meo ad mi.
— 34 —
agevole era Taceordo, furono prescelti ambasciatori per
recarsi iti-Oriente Stefano Cardinale, il Vescovo Mai-,
nardo e Desiderio monaco Gassinese. A quest'ultimo ,
congiunto per sangue ai Principi di Benevento, uomo
severo e sapiente , al quale i Normanni avevano ucciso
il padre ^<3onridava il Pontefice specialmente i negozia-
ti , ingiungendo s' unisse nel viaggio al Duca di Bari.
La minorità 4' Arrigo IV, gli umori diversi che ferve-
vano nella penisola, ed i segreti pensieri del Pontefice',
'mutavano però le condizioni dell' alleanza innanzi cercar
ta ^a Leone IX. Non più la concordia fra i due Imperii,
ma r esaltazione della Sede Apostolica, e della Mirpe
di Lorena , piovevano procurare i Legati , concordando i
nuovi interessi a quelli dei Greci nel mezzodì. È mentre
il Papa, eletto il fratello Gotofredo Patrizio di Roma, uf-
ficio di grande autorità , ed ampliatone il dominio ^, av^
valorava il sospetto che volesse coronarlo Imperatore ^ ,
per altra via estendeva V influenza del Pontefìcato in
Lombardia.
La pace stabilita da Lanzone in Milano , non era du-
rata lungamente. I nobili nel 1045 col favore d'Arri-
' Paire a Normannis perempto. VU» Vici» 111 ap. Leo. Ostien.
L.JU.2.
.* Gotofredo vien detto : quondam nominatUsmus Romae urbis pa^
trieius et praefatus Anconitanus et PUanus Marchio , et totius inte--
riaeemis Tusciae et IMiae dominator ^ invictus quoque Virdunensiu'm
ctyiMS et Lotharingiae Dux. Chr* S. Humb. ap, Pertz. Saip, Vni*
.3 Disponebat autem fratri suo Duci Gothifredq apud Tusciam col-
loquhtm pmgi , ei^pie ut ferebatur Impexialem eoronam largiti ; de-
mum tero ad Ncrmannos expellendos , qui mommo UH odio eraiU ,
uno cum eo rever^i, Leo Ost. IL 97.
-32-
go IH ottenuto che fosse Arcivescovo Guido da Velate^
propenso a lor parte ed ai Tedeschi, abba9saroBo ibpir»-
ghesi , bandirono Lansone , usurparono il governo V. Ma
quando pareva assecurato il trionfo, rinacque più. vi»*
lenta la lotta , mescolandosi insieme gli odiì civili ai
religiosi. Il celibato del Clero, che alcuni Goncilii av&*
vano sancito, ed alcune bolle Papali propugnato, per
contrario costbme , per corruttela , per imitazione della
Chiesa Greca , non veniva ancora universalmente rico*
nosciuto in occidente. Più avversa mostravasi la Loin-
bardia, dove il Chericato e le nozze spesso erano stati
mezzo ad innalzare i figliuoli dei servi a libera condiao*^
ne ^ ; e dove ora la potenza Episcopale , e le ricchene
acquistate dalle Chiese, favorivano la simonia ed il con*-
cubinato. Pure la diffusione degli ordini monastici^ Tin»
verecondia dei sacerdoti, il divieto dei Pontefici, cresce-
vano ogni giorno il numero dei fautori della riforma. E
incontinenti e simoniaci i Vescovi e V alto Clero, i laici
ed il popolo prendevano ragione dal biasimo e dalle sco-
muniche Papali , per rompere il loro giogo e sottrarsi
ai vincoli di vassallaggio verso le Chiese. Gli interessi
del Pontificato si trovarono perciò collegati a quelli del-
la libertà , specialmente in Milano. Oppositore dell' Ar-
civescovo Guido prima era stato Anselmo da Badagio ,
Cardinale della Chiesa di S. Ambrogio ; ma eletto Ve-
scovo di Lucca , i diaconi Landolfo de Cottis ed Arial-
do d'Alzale, infervorati dal medesimo zelo continuaro-
• Landulf. Sen. Mediol. his, IH, 2. Am SS. ru. Ariaidi. Cut.
Flam. Manip. Fior. Ud.
• Vedi I)ocum. IH.
~3» —
pofKDlo« siriaeeeBe piùi tfiero^ coateziaiiB^; Da funa porteli
BoJbili fid ?)i oSIioo]ai4Ì! y \ctòìhe clnai»aVftn;& ^ gli . JfncontifL^
Denti i^ tv dall'aUra i riTopmàto^i ad i I^terìniv >t>^^t^^
sohe«no»cu»lM]ua)e^isr^if^iuria¥a iji {KiveTtàdeJ proleta^
rir^^ v6iu»ero adaperta guerra. LaitdolAy od ArialdoBCid»^
munitati iid 4057: ia Un Conci lioiproVinoialey
Imano ak'Pìspfir^c ?e ^8ieA)bene ? il primo ferito mortabnante'
fosse corretta a rimanersi a Piacenza, i^ altro perveouttr
aiìBoHia n? d^e oonforto ed incitamento a^ pròpugn^e^
3^>€^libato^?,e47autorità della Sede Romania sulla Chiesa^
Mihmese. 'Questa dalla sua origine s'estimava autona-^
maóy^-ma Je dissenziooi surle nel Clero e nel: popolo r
porgendo opportuna occasione a)^ Pontefice di farvi t^
kre Id sua supremazia ^furono ittviati tì comporre i ti^
m«^ltì» Anselmo 'da Badagio , ed il Monaco Ildebrando
poco rinnanzi eletto Cardinale^* r^
V Prendevano questo nome da Nicola uno dei seue Diaconi di Geru;
salemme , perchè la sua massima : bisogna e$ercUar la carne , s' alle-
gi?r hne^etraiKtèìa In favore deH" ìncoiitìtoeii^i; • < - :;*^ ;; •
-u*OU->?éW) iMjnifitìdft'di ^utìdla fóce ci" è dait/ dfe Bbmko Mrfè'i^*'
JSed* JU Yl'^TaUfVMB idest Pannesoa, Amarmi. Et UH qttidtm'^ d^^
cente$ frairi ra^arei ^ant iudicio » — - rai^os epim greee latine, |^t^-f
nnsdicUwr, (p^''^f>^ /lacera vestis ec.)
^ tiieé clariue demostravire ^ el quam haéreiicum esset Rofnanae
ecdettae non' obbedire, fiomzò iti: AitNin;. Med. Tiù. llf, if . 'AétA: SS.'
FUi-ijIrùrf* •.."■• V .-;-M\' .:■;.;?"» ' : v;v-:
^Jkfiodem. tempore Afediohn^nsis eccUeia qu^ fere per ducenti3$ a/^r
noe euperbiae fastu a Rmnanae ecdesiae se suUraxerat ditione prt-
miMii eAwUfir aliae ecchsiae sìélrì^ctdm eàse àogtmvit Boiiiko ivi Ma
la ricognizione del primato Romano accettata dai soli Paterini cònimuò
ad essere contestata.
VOL. II. 3
j
^34 —
Fr£i queste cure Stefaao IX fion obbbava gUMtfli^ap-
pareKicbi contro i NokPmanfìi; « toi^ato «.Rt)(mft.4(|V fe^
braÌQ 1058,^. faceva rgi^gretamenterBcaroirdali prepostola
dal Decano di Montecasiuoiii^tefloro «dui aaoriiafredi
del Monastero per provvedere alle necessità dell' impre-
sa. Ubbidirono a malincuore i frati^^; ma infermo da
più tempo, aggravò il Papa in Firenze, OJv'era venuto a
spronare il fratello, e sul fluire di marso 4k)ii lavvita
mancarono gli audaci disegni *. - • j n
Cosi la morte toglieva anche ora uà temuló nemico
ai I^ormanni, e fallivano nuovamente le speranze di Ar-
giro. \ Legati Papali che ancora erano: in Bariyiaefiei-
tando il tempo propizio a navi|;arè, s' affile ttarono rapare
tirsene; e Desiderio eletto successore di Stefano IXnel^
la Badia Gassinese fu richiamato dai frati; Nonipotendo
attraversare la Puglia occupata dai Normanni-y .preseet-
se imbarcarsi, e trabalzato dalle tempeste giunse nel Mo-
nastero il giorno di Pasqua ^.
' Et pour ceste trésor vouloit scomovére son frére qui se dammi
Gotherico, et autre grani ìwme à destruire li IS'ormant. Et ceste eho-
ze non estoU fait par consentement de li frére se non tant eetUement
que lo savoit lo prevost et lo déen. Amato /// , 47. £ noto come i
frati propagassero una visione , narrando che S. Scolastica » piangendo
del tesoro rapito , venne consolata da S. Benedetto con )a promessa
che presto tornerebbero le ricchezze, ivi. Leo Ost. 71, 97.
* L' Anmal. Rom. ap. Pertz V , fa morirlo avvelenato , ma confonde
stranamente gli avvenimenti.
^ Amato UI , 59. Invece Leo Ost. IIL 9. Voeperuntque pariier eum
Argiro satqgere, qualiter ante quam mors Fapae divulgaretur , rever-
ti valerent. Non enim dubitabant , se cognito eius óbitu a JSonnm'
nis vel capiendos j vel disturhandos... vcmrunt ad, Itobeitum Yiscar'
~3S-
Crebbero allora le miserie degli indìgeni ; le rapine
e Taspreeza del verno avevano generata una terribile
carestia che più infierì in Taranto ed in Calabria. Co-
minciò nel marzo « grandissima strage d' uomini e d' a-
nimali fece nel maggio ^ Per vii prezzo* vendevano i pa-»
dri i proprii figliuoli, ne v'era chi li volesse schiavi;
i cibi più schifi mancavano , e con grave scandalo dei
Cronisti, benché fosse Quaresima, di sola carne satolla-
vansi. Seguirono pestilenti morbi , ed in un tempo non
poteva dirsi quale fosse più grave dei tre flagelli , la
fame, la moria, o la spada dei Normanni ^. Le stesse
discordie nate tra gli invasori tornarono inutili agli op-
pressi. Gli acquisti di Ruggiero , il favore che trovava
presso i seguaci , avevano ingelosito Roberto, e volendo
abbassarlo, ruppero in aperta nimistà^. Ruggiero rico-
verò presso V altro fratello Guglielmo , il quale signo-
reggiando alcune terre del Principato Salernitano , non
aveva riconosciuta l'autorità del Conte di Puglia, ed ot-
tenutone il castello di Scalea , corse derubando sui pos-
sessi del Guiscardo. Questi devastò a vendetta i din-
torni di Scalea, finché ricacciato da Guglielmo, dopo
breve tregua crebbero le rappresaglie. L'irrequieto Rug-
giero chiese ed ebbe pace da Roberto ; ma o ridestan-
dosi i primi sospetti, o per intolleranza d'ogni soggezio-
dmm^ tune quidem partu Àpuliae eomitem.,. et teemiiaiem eis con-
eeitit et tres Detiderio equos, ec.
' Cim. Brev. Nobm. ad an.
• Sic trino flagello usque ad novas fruges attriti sunt. Malat, I. 27.
» Se invicem aeriter inquietando famae penitus et dignilatis sxiae
obliti caepta mie aequisitionis posponerunt. Akon. Sic. 755, Malat. 1. 23,
— 36 —
ne, surte altre brighe nuovamente si pai^l da fui; e
scelti alcuni fra i più audaci armigeri suoi ^ vagò pre-
dando nei confini di Puglia. Sin presso Melfi , estimata
sede della Contea /trascorse, e guidato da «in servo»
nome Blettiva, adoperando l' inganno e la forza derubava
i cittadini. Poi nascoste le prede nel castèllo di Scalea,
e maggior numero di armati raccolti /invase le terre di
Roberto , con improvvisi assalti molestando i Pugliesi e
gli stessi Normanni. Così rinnovate le perturbazioni ,
temendo che non fossero principio di più vasto incendio,
Roberto lasciata la Calabria, ove era a combattere i Gre-
ci , rivolse tutte le forze ad infrenare quei motr^.
Questi perigliosi dissidi!, e la speranza che le destate
gelosie s' allargassero in maggiori eoitnmozioni , indus-
sero Argiro a recarsi in Costantinopoli , per incitare il
Commeno a tentare un poderoso sforzo contro gli stra-
nieri; ed affidato il governo di Bari a Scinuro, partì sul
finire di giugno ^. Anche in Calabria i presidii Bizan-
tini riprendevano T offensiva; sorpresa di notte Nica-
stro , v' uccidevano sessanta Normanni e altre terre ri-
bellavano ^.
Mentre i figliuoli d'Altavilla contendevano in intesti-
na guerra, il Conte d* Aversa, che intorno a sé né emuli,
né forti nemici aveva, estendeva il suo dominio nella
' Malat. I. 24. 25. 26.
» Argiro in vigilia 5. Petri perrexit Costantinopoli et dimisU in
Bari Scinuro. Ign. ad an. W58.
^ Intentpestate noctis sUentio Neocastrum coeperunt interfectU LX
Normannis , ibidem ad civitatem servandam ccmstitutis. A>«on. Sic.
p. 7154. Ceperunt jugum Normannorum a se excutere , et sertithm
quod juravernnt vcl tHbutim minime peisohere. xMalat, I. 28.
— 37 —
Campania^ Nel t giugno del 1058 morto Pandolfo V di
Gupua l^ e rimasto «oio nel governo Landolfo V, Rie-
oacdaifyppe la tregua innanzi iatabìlìia,^ e rifatte le ca-
stelJ^ presuola città vi pose 1' assedio. Ai cittadini fii
vieUtQ di mietere e di yendemmiare,' non ostante gli
ofimsero.mollo danaro; né meglio valsero le armi, per-
chè trascorsir alcuni mesi , difendendosi i Capuani con
griande veliere tcostretli dalla fame patteggiarono in ul-*
timo la. re^a^. Landolfo uscì dalla città ed alcune ter-
re r^tentìc ed il nome di Principe , che si trova nei di-
plomi posteriori ' ; tributarii più che soggetti rimasero
i cittadini, poiché a guarentigia fu lasciata in loro balìa
la guardia delle porte e delle mura* Solamente, sembra,
venissero obbligati ad accogliere un presidio, ed a pre-
star giuramento a Riccardo, il quale insieme al figliuolo
Giordano assunse il titolo di Principe Capuano *.
'De Meo. Ma un diploma di Aienolfo d'Aquino, segnato: Undeeimo
anno Principatus Domini Landdfi gloriosi principis meme deember^
undecima inditùme (1057). Federici Cons, ed Ipat, di Gaeta, p. 378,
farebbe supporre che prima di quel tempo Landolfo restasse solo.
* Richart fi$t Mgue avee cestui Landulfe,,, et moult de cmfeàui'
fi$t tur Capue , dont ed de Capua non pósent mètre ne tendegier,,.'
il offrirent moult argent,,, et eontresterent eU de la cUé pournon estre
subjugat. Li Normant eombattoient , et bien se defendoient di de Ca*
pke amtre li Normant se les chozes de vivre ne lor faìlissent. Amato
m. 11.
^ Pandulfe (Landulfe) rendi Capue per convenance,,. H til de
Capue gardoient la porte dont toute la forteresee de Capue , et la
prince coment sage lor sosteni un temps. ivi. L'anno deUa resa parve,
incerto al De Meo che suppose esser rimasto Landolfo insitio al 106^ ;
ma i*gli confuse quest'assedio con quello posteriore.
h Sì deduce dal diploma riferito nella nota seguente.
-38 -
Poco innanzi il Conte d'Avcrsa aveva {pretesa :anche
la signoria di Gaeta, forse come crede del primo Rai*
nuifo che n'era stato Duca ^ ma i pochi documenti ohe
avanzano della storia di quella città non spargono aku-
na luce sulle sue vicende ^. Heggevala allora Atenòlfo
d'Aquino, ed al figliuolo, prima dell'assedio di Gapua,
Riccardo aveva promesso una sua figlia. Morto però lo
sposo e mancate le nozze, reclamò secondo la legge lon-
gobarda come fìtorgengap , o dono nuziale , ia quarta
parte dei beni del marito ^, e rifiutandola il Duca , Ric-
■ TJa diploma di qiiesfanno 1058 porge indizio se non del possesso
di Gaeta delle pretensioni almeno di Riccardo , perchè .porta le aeguea*
ti note : Primo etenim armo gratta Dei auxUiarUe Qaieta CivUaU
regentUms domno Jordane glorioso princeps civitatis Capue et pm
Gajetae praefatae , mense Januario indictione undecima, Federici p.
587. Proverebbe anche che il titolo di Principe di Capua fu preso in-
nanzi clic la città s' arrendesse.
* La successione dei Duchi di Gaeta è oltremodo confusa in queslo
tempo. Un Atenoifo della stirpe dei Conti d' Aquino apparisco Duca dai
diplomi sino al marzo 1055. Federici p. 559. E lo stesso si trova in
Aquino nel decembre 1057 , ivi 578 ; sia che n' avesse ripreso il do-
minio per la morte del fratello Landone ; sia che lo ritenesse in co-
mune con questo , dopo essere stato scacciato da Gaeta. Poiché il titolo
elle nel gennaio i058 prende Giordano , la mancanza dei diplomi d' À-
tcnolfo dal 1055 , e la sua dimora in Aquino , fanno sospettare die
per una ignota rivoluzione diversi pretendenti si disputassero il Ducalo
di Gaeta.
^ Amato narrato V assedio di Capua fatto da Riccardo , aggiunge : Et
petit de temps avant avoit donnée sa fUle pour moillier à lo fiU de
lo Due Valetane , IV , 12, Ma nel testo era Due Gaetane o Gageta-
no ^ come spesso scrive Piet. Duo. Chr, L. IV, 42. Més avant que
se complisse lo mariage morut lo fillz del Due, Et secont la loi de li
Longobart quant il vienent à mariage la fame demande la quart pati
cardo ^assediò Aq4iin0v Mentre era in (fuei dintorni^ da*
lita JD Mootecdflinov vi fuTÌeevuto con grandi dimostra-
zioni d!!9a<)rQv TAbate Desiderio ^U lavò i piedi , e pose
il Mofia&teco sotto la .sua. protezione K Poscia a preghie*'
radei monaci, offrì ad Atenolfb rilasciare una parte dei
debiio;t»wia rifiutato l'accordo continuarono le molestie
e le depredazii^ni,! finché pagali quattromila soldi si pa*»
cificaroBto*.t . . •) ^
j Fr^ttaato , anche Roberto e Ruggiero dopo 1- eccidio
di jN^Qcastro, deposte le vicendevoli ire, si èrano te-
cordati, dividendosi la Calabria dai monti Incifoli e di
Squillace già acquietati , sino a Reggio che intendevano
assalire» Ruggiero restituì a Guglielmo il castellò di Sca-
lea, ed a Roberto la ciltà di Scilla, e n'ebbe il possesso
di Mileto, una dell^ terre più forti di quella regiope ,
che divenne la sede della sua: Contea •^. Né questo solo
eifetto derivò dalla pace. Nelle contese che erano state
de li hiéi dd fMuit , dcnt Rkhart detnatida à lo due' pére del marit ^
la quaiie parie paur sa fitte, ivi.
' Et fu Tàené m capUule... lui furent laves lei pie% par la mo^
de lo Mìe / et li fu commise la cure de lo monastier et de la defen-^
skm. iviy 4Z.
«^ Itji 15, U. Leo Ost. IfJ, 49. MaìamCTite fti credalo che qùestó
pace avvenisse dopo il 1063. Federici', 395, ecc;
* Qua res (la perdila di Néocastro) moicime ambos fra^rer.w'aJd
eoncordiam provoeavU. Concordati igitur et diviso inter se AchefoHó
usg^ue ad Regium Calàbriam, et eoneesso Rogerio ut dàsttum in mm*
tr MdUi firmaret, et reddita SeiUa eivitaté Roberta Guiscardo, ^m
Rogeriui diu invito tenuerat ee. Anon. Sic. p. 754.' La divisboe é più
chiàramenle espressa da MaIatkrra I, 28, ^,55: A jugo montis
Iniefoli (td. Ineefoli) Montis SeylkaH quoé acgutdiunn erat, ^l us^
que Reggium essen^ aequisituri.
tra Guglielmo e Roberto, Gisolfo Ffineipe drSatoPDO.t
che del primo perle vicinità dei posseesi pia temevn ,
si era moistrato propenso al Conte dì PugUav e cooceden^
dogli gli stipendii medesimi cheGuaimaro soleva pagare,
in pegno di sua fede aveva- dati in Ostaggio il fìratello ed
il nipote '.Quest'alleanza si fece più intima allora strin^
gendola con vincoli maggiori» Colto il i)reteèta di U4ia
consanguineità innanzi ignorata, Roberto repudiò la pri-
ma moglie già madre di Boamondo ^ per disporrsi a Si<-
ghetgaita sorella di Gisolfo. Prometteva il Principe oltre
la dote, e l'annuale sussidio, di non entrare in nego-
ziati con Guglielmo senza consentimento di Roberto ,
che dalla sua parte s' impegnava a difenderlo dai nemi-
ci ^. Entrato perciò nel Principato alcune terre riprese
* Amato narrata V elezione dì ttoberto a Conte di Puglia dice : A fo
qud vini maintenant Gisolfe prince de Solerne , et lui donna ostage
8on frère charmi et lo neveu , ce est lo flls de Guide.,.. CeUui Vfml-
loit pater lo tribut chascun an comme avoit fait lo pére. IV , 2.
• Si adoni Robert penrnnt à ceste chose, quar trova que Alf)erada
la quelle tenoit pour moillier non lui poiit estre moUlier pour ce qne
cstoient parent , il laissa et demanda a Gisolfe prince de Saleme sa
soror. ivi , 18. Erra Sozom. Pistorien. dicendo generalo , secunda vero
uxme quartum filium nomine Boamundum. Questi nacque da Alvora-
da zia di Gerardo di Buonalbergo. Dopo il suo ripudio la sola memoria
che ne rimane è riscrizione che vuoisi posla sul sepolcro nella TriniU
di Venosa :
Gniscardi conjux Alberada hoc conditur arca.
Si genitum quaeris , hnnc Canusinus habes.
3 Et jura le due Robert li rayson de Gisolfe prince de Solerne de
lo haucicr et metre en seignmie. Et jura Gisolfe de avair ami-
stie avec lui , et sans lui non faire concorde avec GuHlerme , et
chascun an lui promeloit de paier una quantitè de momde. Ajia«
To IV , i9.
-41-
ai ribelli ' , e 8e£!:uilo da numeroso e splendido corteo e
ddi Conli tutti, fuorché solamente Riccardo d' Aversa,
verine in Salerno *. Ejì:uali virtù, dicono i Cronisti, esal-
tavano* gli sposi , che dove Tuno era ricco , umile e for-
te ,i' altra appariva rtobile , bella , e savia; ma ritardan-
dosi le nozze a preghiera di Gisolfo, mancò poco non fal-
lissero ^. Nella corte di Salerno non tutti erano propensi
a quel parentado. Guido zio di Gisolfo, che la sorella
aveva data in moglie ad Umfredo, sosteneva i diritti
ereditarii di Abagelardo suo nipote sulla Contea di Pur
glia, contro Roberto. E sdegnato delT alleanza contratta
* Vint 0 festinace par la forteresce de la quelle foyoieiU tuU li ane*
mis de lo princes de Saleme, Amato IV, 20. Malaterra scrive: An-
^iequam convenirent , Rogerio fratri procurandum committcns ut Gù
mdfum fratrem mum Cornile principalus in ìioereditate iHius firìua-
ìmrat. Meglio però legge in altro Cod. il Db Meo : antequam convcm-
reni Rogerio fralri suo commUtens , et ipse vi Gisolfo fratri suo pudlae
ad voium ageret , duo castra , guae GuUlelmus Comes Principalus in
hmtredUate Ulius firmaverat , quibus ipsi tamen plurimum infestus
era/, dtnUum vadU,
* Quar la caritative concorde entre Robert et Richart estoil un poi
efknngie. Amato /. e.
^Etcar estoU Robert entre le riche plus ricke , et entre li humile plus
kumUe , et entre H chevalier plus fort. Et la dame sa moUlier estoit
«oftfe de parent , belle de eors, et sage de teste. Amato IV, 18. Et Gisolfe
pria lo due Robert que ceste noces se prolmigasset quar non avoU encor
apreste ce qui estoit necessaires. Et lo due fist ce qui li prime lai
priait , et va s'en gloriouz , et liprince remeis confus. ivi , 21. Quiv
me ultiine parole fanno sospettare che Gisolfo volesse ritardare lc< uoss-
ze coti iin pretesto. Goill. App. Il , crede esitasse :
.... Quia Gaili
Esse videbaolur gens eflera barbara dira
Mentis inhuniana.
— 4i —
da Gisolfo, fece amistà con Guglielmo d'ÀUavilla,e
gli sposò una sua figliuola ^ Combattuto' da diversi
pensieri il Principe Salernilano, ora all'una parte ora
all'altra aceostavasi, e fra queste esitazioni richiamato
Roberto, cercò dare effetto alle nozze e pacificarsi con
Guglielmo. Ma questi gli rimase nemico , e l'altro cruc-
ciato, perchè i patti stabiliti non gli attenne, tolse la
donna e menatala a Melfi con grandissime dimostrazioni
d'onore, la dotò di terre e di castella, e s^po.poi )a
condusse in Calabria ^.
» Et pour ce que Gisolfe avoit fati cest manage sans lo coìiseUde
Guide san onde, pensa Guide de renare V enchange. Et donna Guìdt
la sa fille a Guillerme frère de lo due Robert li quel estoit contrairt
de Gisolfe, Et fisi liga et amistié avec Ita, Amato ivi , 22,
* Et fu dame lo due qu' U venist o petit de gent , quar dient qui
il vouloit faire paiz avec Guillertne. Et il vint come Itii fu dit , mès
non trova ce pourquoi venoit , doìU li due Robert s* en parti corrode
et mena avec soi en Calabre la moiUier , laquelle dota grandement de
chasteh et de mmtlt des terre s. ivi , 25, Inde Melphiam regressus so-
lemnes nuptias edebravìt, Malat. I. 31. L' epoca de\\e aozze sembra (io«
versi porre nella prima metà deir anno 1051).
» )•'.', >,,
CAPITOLO 11.
L^ acquisto di Càpua e la crescente grandezza di Ric-
cardo non avevano trovata alcuna opposizione hcITà còi*-
te Papale, agitata in quel tempo da perturbazioni mag-
giori. Stefano IX innanzi di morire , prevedendo che la
elezione dèi successore ridesterebbe le antiche contese,
aveva fatto giurarsi dai Cardinali e dai Vescovi, non pro-
èederebbero alla scelta del Papa prima che Ildebrando
tornasse di Germania, dove da Milano s'era recato *. Ma
i più potenti fra i nobili Romani e del contado, usati a
disputarsi la tiara, ed a farne retaggio di loro stirpe ,
insofferenti dei dritti che l'Imperio s'arrogava, e del
governo dei Pontefici stranieri; trovandosi lontana la
Curia, e debole la fazione Tedesca per la minorità d'Arri-
go IV, prevennero la elezione. Gregorio di Tuscolo usur-
pò r ufficio di Romano Patrizio, e d'accordo a Gerar-
do di Galera, ed ai figliuoli di CresGen;i5Ìo Monticelli *,
usando la forza è l'oro^ acclamarono Giovanni Vasco-
>: S* Pbtr. IUm. ad Aep. Rav. L. IH, ep. 4.
* Rmnamrum C^LpfUanei , et maxime GregoriuB de TuseiAano qui
patfUéaiMi dignikUe ahutebatur, Vit. Nio. II. Coi, Arch, V4it. of^
Wattpwch. T. I. Ann. Rom. ap* Pertz. V; Script '
vo di Volletri figlio di Guido ^ ; il quale presa il nome
di Benedetto X, ed ebbe dai nemici, a'eausa della sua
semplicità, T altro meno onesto di Mincio. I promotori
della riforma furono allora i^i grande ansietà; Ildebran-
do concordatosi con V Imperatrice Agnese s' affrettò a
tornare in Italia, e sostenuto dal Marchese di Toscana,
riunì un Concilio a Siena, nel quale annullata come
simoniaca la elezione di Benedetto, Tedeschi ed Italiani
gli sostituirono Gherardo Vescovo Fiorentino, di patria
Borgognone , che fu Niccolò II ^. Questo principio ebbe
lo scisma. 11 nuovo Papa condotto in Roma dalle mili-
zie di Gotofredo, vi trovò in armi i nobili, e furono
zuffe e morti da ambo le parti; ma col favore dei Tra-
steverini, fuggito Temulo, riuscì infine Niccolò a farsi
consacrare nel gennaio del 1059 ^. La guerra non ven-
ne meno perciò ; Benedetto ricoverato nel castello di
Passarano, e poi in quello di Galera, sostenevasi con
Taiuto dei cout^iunLi e d(M fautori suoi, in Roma e nel
contado |)oteiitissimi ^. Il Pontefice, quando Gotofredo
' Cum ai^ìaUmim turba undiqtte tumultuantibus et furerUibus w-
thronizzatus est. J)ehinc ad marsupiorum patrodnia funesta «mcur-
rit , jHicunia per regiones. S. Petr. Dam. L c. Leo Ost. H, 99.
* In quem et Romanorum et Teutonicorum studia consenserat, Lamb.
ScANF. ad an. Wo9.
^ A Gotofiido duce expellitur- Hertholdus Chr, Pertz F, Scrip, Leo.
()ST. Il , 99. Tane Transtibeiini miserunt legati dicto Ildebrando or-
chidiacono, ut cum festinatione cum suo electo Transtiberim pergereni,
quud et factum est... Ita divisus est Romanus orbis , ut colidie pU'
gnae et homicidia essent in dvitate. Tane demum comites diviserunt
se , alteri ex una parte alteri vcio ex alia. Ann. Rom. 1. e.
^ A>N. HoM. il quale narra che: ipse pontifex Nicolaus per se M
per urhcm , fackhat se invUis fideles pontifici Bcncdicti , fidclUaiew
— As-
si ritirò, sarre tto dalle sole suo forze, non rimase lun-?
gamente nella città piena di lumuili e sollevazioni, e si
ritrasse nella Marca di Spoleli e Camerino ^ Per via U>
raggiunse Desiderio Abate di Monleoasino, eletto Car-
dinale*,.ed i consigli suoi e le presenti necessità vin-
ceado i sospetti che is|)iravano i Normanni^ fu risoluta
contrapporli agli invasori della Sede Romana e del pa-
trimonio della Chiesa.
Riccardo ottenuta Capua primeggiava nella Campa-
nia;* ai Conti d* Aquino aveva tolto Pontecorvo ^, e
lo stesso Gisolfo, stretto dalle molestie di Guglielmo
d'Altavilla, col quale le nimistà perduravano, aveva
dovuto comprarne 1! alleanza*. Ma volubile com'era il
faeere ; unde plure$ ex illis juraverunt cum HnUtra nianu « ita di-
centes : Quia manu dextra fidelitatem fecimus domino nostro papa
Benedicto; titn vero synistram damus»
• (In dipi, del 2 marzo i059 mosira che trovavasi a Spoleto. CfiR.
VoLtuR. — e nel 24 febr. era stalo in Farfa e poi in Jesi. I^eo Ost. IH. |2.
• M.
^ Federici, p. 40i lo desume dai diplomi.
4 Mknwndoient pais et prmnetoieni moult argent Li prince Ri^
chart dona una partie d& $e$ chevaliers , o li quel atomia tout lo ■
principiti ^ et M lo recovra o tout ces chevaliers , vUles et ehaiteaux
.^... Sfilar GuiUerme wm estoU appareiUe de aler cùntre lo prince de
Vapue. Amato IV, i5. Di queste guerre tra Gisolfo ed ì Normanni non
abbiamo altro narratore se non Amato, il quale nemico di GisoUb esalfa
semfpre i "iooi nemici. Ma che non sempre qoesti fossero vittoriosi, n*è
indizio un elogio di Gisolfo scritto da Alfano Arcivescovo di Salerno
nel quale ira le alti^ lodi ò detto :
Gallos -namque D^os, colla ligaios
Antiquo gravibus more ■ catenis ,
Nec vidisse jnvat , ni videant nune .
llos a te reprimi Marte recenti. De Meo ad an: iOlti,
— 46 —
Principe di Salerai) » recuperate alotuie: terne jinancò ai
patti I9 ed iaterponendosi Roberto, sirpftciBeò oon 6ur
g^liehno e lo fece suo eavaliere conoendo^ molte. ca-
rtella nel Prineipato ^. Così tra i Normainni (FATarsa,
e quelli di Pug;lia , non più supremo signora, , . Gisolfo
sforzavasi a tutelare i suoi 3tati, opponendo le ooatra-
rie ambizioni dei suoi vicini, quando ad acorescerie la
potenza dei Normanni , s'aggiunse T amistà del Pon-
tefice. ^ ,_ : ' .! ; i r.
Probabilmente nel marzo di queir anno ^. cominciaro-
no le pratiche del Papa presso Riccardo. L' Abate, fìesi*
rio , che forse primo mediatore era stato degli accordi ,
fu dichiarato Vicario della Romana Chiesa per tutto il
mezzodì ^, e gli si uni negoziatore il Cardinale Ildebran-
do. Promise Riccardo fedeltà ed aiuti a Niccolò II, in
nome del quale gli fu riconosciuto il titolo di Principe
Capuano , e come tale fu sacrato *.
' Més l' amUtié de Gisolfe maiz non durait,,., quant li prince dt
Capue cercha la promission de f argent qu* il avoit fait par sacrt'
ment , di prince de Saleine lo mia parfaitement. D01U cùmanda 1K-
chart a sei chevaliers qu il s* en tomassen arrere. Amato , ivi.
* Et puii par la vdonté del due Robert cestui Gisolfe ot V amuiH
de Guillerme.,,. et fu fait clievalier de Gisolfe..,. et tuit li chastei
de lo prince se partirent ensemble ^ fors solement Solerne remeinst in-
tiere à l' onor de lo prince. ivi 25. Ma una sì larga concessioae mi
sembra esagerala , ed il cronisia narra questi avveuimeiilt con ordioe
00^ confuso che riesce impossibile cercarne la cronologia.
^ Per totam Campaniam et principatum , Apuliam quoque at^
Calabriam , ab ipso fluvio Piscaria , sicut infiuit in mare ^ vieem suan
idem Apostolicus UH concessit, Leo Ost. JIL 12.
H Tunc lldebrandus archidiacoìius per jussionem Nykolay pontifici
perì exit in Apulea ^ ad Ricsardum Agarenorum comitem et ardinavit
— 47 —
'■ Tre €onti e^tPeeento tìiilHì Normatìfti, concessi pef
aiiito ad iMebrando , ifisieme ai fartitori di Niccolò as--
sedi^fono te castella dei congiunti e degli aniioi del-*
l'Aniif^afa, ed alcune caddero, altre vennero devastate
fféi dintorni j eon vicendevole^ «strage degli assaliti e de-
gli aisjsfaìi tori; ma Galera per la fortezza del sito si so-
stenne e fu lasciata *.
11 Papa rientrato allora in Roma, neir aprile vi riu*
ni un Concilio e decretando le norme da tenere nel-
la elezióne del Pontefice, la restrinse sempre più nei
Cardinali ^. Quésti successi agevolavano intanto i ne-
gósiiati con Riccardo e con Roberto, la virtù e la poten-
za dei quali *, s' intravedeva non sarebbero state di
tòédiocrd utilità nelle tempestose vicende che si prepa-
ravano alla Romana Chiesa. Se conviene prestar fede al
eum prindpem , et pepegit cum eo fedus et ille fecU fidelitatem R(h
mane ecclesie et dkto Nicola pontifice, Ann. Rom. I. e.
* Tune dictus prìnceps inisU tres comitos suos cum nominato At"
(Mdiacono Bomae cum trecentis militibus Agarenorum in auxUium
Nyéolay pontifici. Tane dictus Nicolaus cum ipsis et eum Ramano
eicércttu qui ey fidelitatem fecerant ^ perreocit Gideriae ad obsiden-
da oc estpugnandam eam. Ceperunt expugnarè castella quae in cìT"
cuitn ejus érant^ appreendere , depredare , et incendere , uH multis
di ^kJàggilttis perierunt eùn utraque 'parte, Galeria vetio quia erat for»
tissima, nU ageré potuerunt; ad ultimum reversi sunt in Apulea*
Ann. Roh. /. e.
* tk primis eardinales diligentissima simul constderatione tractan*
tes , salvo debito honore et riverentia dUectissimi filii nostri Henriei »
^ In praeàentiarum rex habetur y et futurus Imperator Deo conce»
detUé speratur. ecc. Nicolai li statutum de elect, Pap, ap. Pertz.
Monum. 11,
* X)uia vero pótentia et vires ipsorum tunc temporis in orbe Ro^^
ìmkm magnatos et eeteros superahat, Vit. Nic. 1*. e.
biograro di Niccolò, in mezzo alle violenti contese dello
scisma, erano giunti in Roma ambasciatori dei Norman-
ni invitando il Papa a recarsi in Puglia , e promettendo
piena satisfazione delle ingiurie recate alla Sede Apo-
stolica ^ Ma donde che venissero le prime profferte , U
comunanza degli interessi , e le concessioni scambievoli
resero facile V accordo.
Roberto Guiscardo, rimasto in quel tempo in Cala-
bria, dopo che ebbe rioccupata* Nicastro *, aveva fatti
rapidi progressi contro i Greci ; poiché la uccisione di
alcuni fra i principali cittadini di Gotrone, ordinata da
Trymbo , che v' era Imperiale Patrizio , mosse gli in-
dìgeni a ribellarsi ed a favorire V estrema ruina del
dominio Bizantino ^. Le oscure fazioni della guerra ac-
cennano i Cronisti Normanni come una successione
non interrotta di trionfi ; e gli siorici Orientali , parziali
anch'essi, notando solamente le crudeltà dei nemici ,
narrano che Roberto, mutilando i prigioni, e venden-
' PonlificU animum vehementer angebat , quod Romanorum Capi'
tanei sicut praediximus ecclesia jura et Urbis dominium per viden-
tiam occuparent et Ulicite detinebant» Rebus itaque ìioc ìnodo se habeih
tibus ; Normanni ad praesenliam ejusdem Praesulis nuntias trasm*
serunt rogantes , ut in Apuliam descenderet , et satisfatixme suscepta
eos eeclesiae Dei reconciliare patema pittate deberet, ivi»
* Iterum a Nicastro expulerunt, Anon. Sic. p. 754.
* Tromby patricius fecit occidere Scribonem in civUate Coirm.
Lcpo 1088. Cedit igitur Trymbus Calaòriae qui illic dux eroi exef
citus , aperte cantra Scribonas facinus ausus , eum enim indigenis
minime piacere cernerei quod factum est , exul ad Imperatorem prof-
ciscitur.... Robertus autem cum propter Scribonarum caedem Calakos
exasperatos videret hoc quoque de causa rebellio^nem tneditatus non aw-
plius reversurus egreditur. Scylatzae p. 722.
— 49 —
doli sòhiavi, col terrore sottomise quella provincia *.
Ma altre speciali Hoikìie si cercano iodarno, Seaibrache
it^'Ctriscàrdo , prima anche di campiejune la .cofl^quista ,
ihtrtàsM il nome fli Conte di Puglìa-irtiquello di Duca,
nel iftbdo stesso ohe Riccardo- aveva usurpato quello. di
Prineipe ìnnaÀzi la soltomissiooe di Capua ^ ; e ehe più
tardi il titolo novello, rieonosciuto dal Papa, fosse. ac-
cettato da tutti. Questa mutazione non avvenne però san*
za contrasto. I nomi di Principe & di Duca assunti dai,
diitf'Capi deir aristocrazia Normanna > non erano presi a
vana pompa. Riccardo si sostituiva agli antichi Principi
Longobardi, Roberto aspirava a conseguire la Ducale
autorità che i Greci ed i Pugliesi avevano tenuta. Ed il
diritto di una ereditaria supremazia, ed il dominio su
> Con grande ìnesaUezza narra Scilatzae questi avvenimenli : Róbef'
ius fratris fUius Àrdoini,,,. qtn aperte Romams expelleré meditabO'
tur, attamem provinciam aggredì nutuebat, diffejrebat, se ipsum im-
beciUem cemens,.. cum vero uxw illius quam a Francia duxerat ,
Gaita nomine , fitta principis cui iMud mediocris regio suòiecta erat
»eeum esset^ ad eas urbes migravU quae uxori suae serviebant, qua-
rum prima et maxima Satemus nfiminantur. Illinc igitur vetuti fur
erumpem loca Romanarum subiecta. praedabatur , partim Calabriam
maneipant ^ partim Itatiam redigens in servitutem, Eorum verum
captivorum quos ceperat aliis fnanus amputare , atiis extremas partes
pedum incidere ^ aliis utrasque , quosdam etiam ingenti pecunia ven-
dere. ce. p. 720.
. * Un dipi, di Roberto , riferito dal Pomoori JDiss. dei Vescovi di
A'orilò, segna queste note: Vatum in urbe Tarenti die Vili junii an.
D* Inc. MLX Ducaius autem Aptdiae IL Mostrerebbe che il titolo
di Duca fu preso prima del Concìlio. Anche Amato chiama Duca Rober-
to al tempo delle sue nozze con Sighelgaita. Ma Guill. App. , il Carb.
d'Aragoxa^U Cbr. Brev. Norm, dicono concesso quel nome dal Papa,
ed altri vogliono che 1* assumesse dopo V acquisto di Reggio.
voL. n. 4
— 50 —
tutte le terre poste nei confini di quelle precedenti si-
gnorie , trovando ragione nei titoli usurpati , alteravano
la volontaria ed indefinita dipendenza che i nìinori Conti
sino a quel tempo avevano prestata. Pietro Conte di Tra-
ni , emulo sempre della famiglia Altavilla , non sofferse
questa nuova sanzione della superiorità di Roberto , e
secondato dagli indigeni malcontenti , dercò opporsi. Ve-
dendolo impegnato a guerreggiare in Calabria , indusse
a ribellarsi ed occupò Melfi , sede della Contea Puglie-
se; ma il Duca venne a porvi l'assedio, e datò il guasto
ai campi, i cittadini stessi scacciarono Pietro ^.Continuò
questi a resistere in Cisterna , e poscia in Àndria ; fin-
ché azzufi*atosi in sanguinosa mischia, fu vinto e costret-
to ad accettare i patti che gli furono imposti. Allora in
tutta la Puglia i Conti prestarono omaggio al Duca*, e
• Pierre fil de Ami avoit grani envie sur lo Dux Robert , et ehef'
choit de offendre lo en touz les lieuz où il onque pooit. Amato IV, 8.
Narra il Cronisla che Pietro occupò Melfi. , e vi fu assediato ^ o che cU
de la die yrièreni Pierre qu* il deffende lo grain qui est en lo camp
loquel est après de mèire. Sembra quindi clic volontariamente i ciuadi-
ni lo accogliessero , e che V assedio fu nelP està. Amato però raccon-
tando senz' ordine alcuno gli avvenimenti riferisce questa ribellione dopo
r assedio di Reggio. Ma nel luglio 1060 Koberto trovavasi al -Concilio
in Melfi e neir agosto Reggio fu presa , dovrebbe dunque , o porsi quel»
la contesa nel 1059 , come ò fatto , o posporla al 1061 quando il Duca
era in Sicilia. I particolari dell' assedio di Melfi, ed una disputa intorno la
tregua , definita con la pruova del ferro rovente , ò creduto tralascia-
re perchè il testo del Cronista ò oscurissimo e presenta una evidente
lacuna.
* Il se parli de la die qui se clamoii Cysieme ^ et s^ en ala à la
e ite qui se clamoit Antri. Et Robert ala après, et furent à la bataH-
le , ec. ivi , 6. — £^ puiz Robert va cerchant tuit li Normant de «i/or,
et nul n* en laissa qu' il non meisi en sa poesie, ivi , 7.
— si-
lo domestiche contenzioni quetate, con vigoria maggiore
si volsero le armi contro i Greci.
Roberto trovavasi ad investire Cariati S quando a
condurre a termine i negoziati e ad accrescerne V im-
portanza con r autorità propria, il Papa si recava in
Melfi I intimandovi un Concilio ^. Vi convennei^o nei
primi giorni del luglio 1059, oltre i Prelati ed i Ve-
scovi, i principali Conti, e insieme Riccardo ed il
Guiscardo , che per venirvi lasciò l' assedio. Essendo
periti gli atti del Sinodo , non è possibile conoscere
l'ordine e la qualità delle materie che vi si trattaro-
no ; ma suppliscono in parte le memorie dei Croni-
sti. Il Pontefice , dicesi , incominciasse dall' assolvere
i Normanni dalla scomunica ^, la quale se non fu l'an-
tica , che si vuole tolta dallo stesso Leone IX ^ , rimane
ignoto quando era stata fulminata. Concesse poi, l'inve-
stitura di Puglia e Calabria , eccetto Benevento, e quel-
la eventuale di Sicilia a Roberto , con titolo di Duca ^;
* GuiLL. Àn>. 11.
* Papa ad hoc monasterìum in ipsa beati Jvhannis nativitate ad"
veniieni » iodato iibi Denderio in Apuliam descendit : ubi cum apud
Melpkìam coneUium celebrasset, ec. Leo Ost. Ili, 13. L'epoca del
concilio ci è data dal giuramento di Roberto fatto nel luglio 1059.
2 Poniifex Apuliam tendens Normannos vinculo excommunicationii
abtoivit. BoHizo , de persec. ecd, L. YL Vit. Nig. ex cod, Arch. Vat,
ap* WATTfiftlCH.
4 Vedi T. I,p. 251.
^ TradcMqw eis per investituram omnem Apuliam et XJalabriam ,
e| terras beati Petri ab eis olim invasai eaccepto Benevento. Bonizo
/, e. ViT. Nic. l e.
Galaber concessus et Appulus omnis
Et locus et latio patriae dominatìo gentis. Gcill. App. II.
-.52-
ri fermando a Riccardo il Principato^; e ricevendo da
entrambi giuramento dì omaggio e fedeltà >•
Due formolo rimangono del giuramento di Roberto ,
in tutto dissimili , mostrandosi cosi che furono compi-
late in epoche diverse. Nella prima il Duca promette
esser fedele alla Chiesa Romana ed al Papa , dandogli
sicurtà che non avrebbe partecipato , né con la persona
né col consiglio , ad opera che tornasse in suo danno.
S'obbliga a non disvelarne i segreti; a procurare che la
Chiesa riacquistasse e serbasse le sue regalie ed i posse-
dimenti contro tutti ; ad aiutare il Pontefice a tenere se-
euramente ed onorevolmente il Papato e la signoria del
patrimonio di S. Pietro ; a non predare ^ invadere » ed
occupare altre terre senza licenza sua o dei successori ,
oltre quelle che gli erano state concesse. Di rendere
inflne un censo annuale per quella parte del patrimonio
della Chiesa che possedeva e possederebbe ^. Neil' altra
formola invece si limita soltanto a promettere per tut-
te le terre di suo dominio presenti e future , un cen-
so annuale di dodici danari di Pavia , per ogni juge-
L' eventuale investitura di Sicilia è ricordata dalla Chr. Brev. NoRtf.
da Leo Ost. Ili , 15, e nel giuramento è detto : Dei Gratia Apuliae et
utroque subveniente , futurus SicUiae. Gli stessi Cronisti dicono che ftt
concessa , o meglio riconosciuta la dignità di Duca , e GuiL. App. scrite:
.... multorum Papa rogatu
Uobertum donat Nicolaus honorc Ducali.
• Riccardi principatum Vaptianum..., confirmavit, Leo Ost. 1. e.
» Eo nbi jurare coegit, Bonizo 1. c. Ilominio et fidditate ab eis
suscepta. Vit. Nic. l. e. Ejusque ligius homo effectus. Rom. Salbb.
Sacramento et fidelitate Romanae Ecclesiae ab eis primo recepta. Lw
OsT. l. e.
3 V. Doc. IV.
— sa-
rò , nel di della Pasqua * ; ma la singolarità del tributo,
unico impegno che Roberto assume , il silenzio dei Cro-
nisti contemporanei *, e la condizione dei tempi, induce
a credere apocrifo questo secondo giuramento , trovan-
dosi nel primo meglio adoiftbrati i disegni e defìnite
le reciproche concessioni del Papa e dei Normanni.
Rilevando Roberto e Ricèferdo il dritto del loro domi-
nio dalla conquista , rispetto ai sudditi ed ai vicini, non
erano più che usurpatori, contro i quali persistevano
sempre le ragioni dei due Imperii. Senza investitura
niun possesso pareva rivestirsi di quel carattere di leg-
gittimità , che tra le violenti invasioni del medio evo ,
è certamente la più strana anomalia, che s'incontri nel-
la storia dei popoli barbari stanziati nelle province La-
tine. I Normanni prima dal Principe di Salerno, poi
dall'Imperatore Tedesco, avevano ottenuta la signoria
di alcune città ; ma allargandosi in danno delle preten-
sioni dell'uno e dell'altro, e contro quelle più evidenti
dell'Imperio Greco, era d'uopo cercare altrove la tras-
missione di quel dritto che mutava l'usurpazione in leg-
• Ivi.
* BoNizo , il biografo di Niccolò , e gli altri Cronisti contemporanei non
parlano di censo. Amato tace anche del Concilio, ed è singolare la ra-
gione ch'egli assegna del suo silenzio intorno ai Papi succeduti a Ste-
fano IX : Or non parlons plus de la subcession de li Pontifice de Rome^
quar V onar defoUli à Rome puiz que faiUerent li Thodesque , quar $e
je voill dire la costume et la éHectùm lor , on convieni mentir , et se
je di la verité aurai je V ire de li Romain. IH , 50. Il solo che ri-
cordi il tributo generale è Leone Ostiense : investùme census totius ter'
rae ipsorum , singulis videlicet annis per singula boum paria denarios
duodecim. Ili, 15.
— 54 —
gittimo possesso. Si è molto disputato intorno l'origine
detrailo dominio, che rese i Papi arbitri di quella in-
vestitura. E già innanzi s'è visto Leone IX richiedere la
restituzione di alcuni patrimonii che diceva nel mezzodì
tolti alla Chiesa Romana /e ricordare una voluta dona^-
zione di Costantino ; ma questi incerti titoli non sareb-
bero bastati a porre il fondamento della supremazia
Papale sopra le province possedute da remoto tempo
dai Bizantini. Un diritto meno contestato si tentò origi-
nare dalle difTerenze insorte fra la Chiesa Latina e la
Chiesa Greca. La massima che il Pontefice potesse di-
sporre dei beni degli scismatici, e degli infedeli, comin-
ciava ad essere invocata; e la tutela degli interessi del-
la fede cattolica appariva già come il supremo fine al
quale ogni umano mezzo doveva servire. L'investitura
concessa da Niccolò a Roberto , dove si consideri , di-
stingue duo qualità di possessi ; i patrimonii cioè che
direttamente appartenevano , o si diceva essere appar-
tenuti alla Chiesa Romana, e quelli che i Greci ed i Mu-
sulmani avevano avuti ed avevano *. Per i primi il Papa
si riserva le ragioni di diretto signore non come Ponte-
fice, ma come Principe ; e perciò egli esclude Beneven-
to, e stabilisce « per quella parte della terra di S. Pietro
» che era stata occupata , o che lo poteva essere in ap-
» presso, un censo annuale ^. » Quali terre s'intendes-
* BoNizo pone chiaramente questa distinzione : omnem Apuliam et
Calabriam , et terras beati Petri ab bis olim invasàs, l, e. per le
qtiali senza dubbio intende le terre del Ducato Beneventano , che '
Normanni sin dal tempo di Leone IX avevano occupate , e rìt^evano.
* Pensionem de terra sancii Petri quam ego teMO aut Un^ , simt
— 55 —
serò date a questo patto , non si cooosee , nò forse fu
detto, perchè oltre il Principato di Benevento , si riser-
bava il Papa far valere i suoi dritti sopra altri patrimo-
uii. Intorno poi alle province di Puglia, di Calabria, ed
alla Sicilia, Roberto si obbliga solamente di sottoporre
all'autorità del Pontefice tutte le Chiese ed i beni ad es-
se appartenenti ch'erano nei suoi dominii , ed a farsene
difensore nell' interesse della Sede Apostolica *. Cioè a
sostituirvi il rito latino al greco, la dipendenza Romana a
quella del Patriarca di Costantinopoli *. A questo inten-
to s'erano rivolte da più tempo le cure del Papato , ed
a questo fine nel medesimo Concilio fu condannato l'uso
delle nozze, consentito dalla Chiesa Orientale ^, e venne
deposto Giovanni Vescovo e Sincello di Trani, fautore del
Cerulario *. La qualità di Metropolita, pili che una tarda
HattUum est , reeta fide studebo ut illam annualUer Romana habeat
eceleHa. v. Doc. IV.
' Omnes quoque ecdesias, quae in mea persistunt dominatione, cum
earum possessjonibus dimittam in tua potestate , et defensor ero iUa-
rum ad fidditatem Romanae ecdesiae. ivi.
• Quia igitur Dea auctore per strenuissimorum fratri Roberti , quon-
dam nobUi$ memorie dueis et Rogerii comitis labore» atque victorias
tam ex iUa , quam ex terris cakibrorum ecdesiis grecorum tyrannica
eessavit invasio. Pascal. P. 11. Privileg, Eccl, Scyllac. Monum, Arch,
Neap. T. IV, p. 182. Cum Franci hunc ducatum occuparunt tunc Ro-
manus in omnibus hisce Ecclesiis ordinationem tenuit, Doxopatrio, de
quin, Thron.
^ Namque Sacerdotes, Levitae, Clericus omnis
Hac Regione palam se conjugio sociabant.
Sic extirpavit ab iUis
Partibus uxores omnino praesbiterorum
Sprelores minitans anatheinato perculiendo. Gcill. àpp. II.
4 Peta. Dan. Epis. ad S. R. E. Vard.
— 56 —
vendetta delle accuse mosse contro Argiro, provocò quel
decreto ; poiché in quel tempo il Duca di Bari non tre*
vavasi in Italia. Anzi prevalendo nella città natale la
fazione a lui contraria, il suo congiunto Melo d'Ameru*
sio , in quest' anno usciva da Bari ricoverando in Brin-
disi col figliuolo Tcodelmanno, ed insieme ad altri esuli
fondava un cenobio nel diruto monastero di S. Andrea
posto in una isoletta presso la città *.
L'indipendenza da ogni potestà laicale, e quindi la
supremazia sopra i Vescovi era lo scopo diretto al quale
tendevano gli sforzi dei Pontefici. E riconoscendo e san-
zionando la conquista Normanna nel Concilio di Melfi ,
air autonomia ed all'autorità della Chiesa Romana si
procacciava un valido sostegno, ed un rapido incremen-
to. Roberto s' obbligava alla tutela ed alla recuperazione
del patrimonio di S. Pietro contro tutti , assicurava al
Papa la spirituale e la temporale potestà ^, e prometteva
adoperarsi che V elezione del successore fosse fatta se-
condo la volontà dei migliori Cardinali, de' chierici e
del popolo Romano, senza riserva dei dritti Imperiali.
Sostituendo poi al rito ed al Clero Greco, le costumanze
Latine, e ponendo le Chiese ed i loro beni come dipen-
denti del Pontefice, n'estendeva l'influenza ed il prima-
to in lutto il mezzodì d'Italia. Questa mutazione non fu
proficua solamente al Papato , ma tornò di non medio-
cre vantaggio agli stessi conquistatori , ai quali il Clero
« Beatillo St. di Bari p. 05 , il qaalc vorrebbe già morto il Duci
Argiro in quel tempo Ughellio. IX in Ep, Brun.
* Et adiuvabo te; ut securc et honorifice teneas Papatum RomU"
num tcvramque Sancii Petri et prindpatum , ecc, v. Doc. IV.
— 57 —
Greco si era mostrato ostinatamente avverso , poiché
depresso questo *, molti fra i Normanni s'aprirono la via
all'Episcopato ed alle Abazie ^. Quantunque però il Papa
investisse Roberto e Riccardo dei loro dominii , non
sembra che s'arrogasse allora ifna diretta signoria sopra
tutte le province che formarono poi il Reame delle Si-
cilie. Stabilito l'omaggio ed il censo per quelli che si
dicevano patrimonii di S. Pietro , per le rimanenti terre
il Duca ed il Principe rimasero piuttosto alleati che vas-
salli della Chiesa Romana, piuttosto affidati che soggetti
al suo patrocinio; ed i vicendevoli rapporti, fìnchènon
s'alterarono, furono religiosi più che politici.
In conformità degli obblighi assunti, Roberto e Ric-
cardo fornirono a Niccolò un sussidio di milizie per
continuare la guerra contro i nobili Romani che favori-
vano l'Antipapa, o avevano occupate le terre di S. Pie-
tro. E prima sofiermatosi il Pontefice a Benevento per
far valere i suoi dritti , ottenne che i Principi restaurati
si riconoscessero vassalli ^. Poi nell' agosto coigiunte
le armi proprie a quelle dei Normanni , assaliva i Conti
• 11 Clero Greco non solamente fu sottoposto alla giurisdizione dei
Vescovi Latini quasi in ogni parte ; ma. spesso anche venne ridotto in
condizione servile. Fra i villani assegnati alla Chiesa Militense sono
ricordati alcuni presbiteri Greci. Ughel. in Epis. MelU, Ed «l Vescovo
di Sqnillace sono sottoposti Presbyteros Graecos eum filiis et fUiabut
ecrum. Altri documenti reca il RodotX del Rito Greco in ItcU, L. I. e. 9.
• RodotX ivi ec.
& PaU haec autem ordinatis et dispositis omnibus quae ad Bene-
tentanum patrimonium pertinebant , Nicolaus Papa reversus est Ro-
mam. Vit. Nic. 1. e. Nycolaw Papa venii Beneventun^ mense augu-»
sto. Aj«n. Bcnev. ap. Pertz. Ili, Scrip,
~S8 —
di Tubcolo, di Prenc8te, e di Nomcnto, costringeDdali
a soggettarsi ^ Invase ed abbattute le castella del €oDt6
Gerardo insino a Sutri, si riunirono tutte le forze intor^
no a Galeria, ove Benedetto s'era ricoverato*. Allora
questi vinto, da paura s'offerse a deporr^ il Papato, e
ricevuta sicurtà della vita, fu tratto in Roma e pub-
blicamente dispoglialo degli abiti Pontificali e della
dignità del sacerdozio, sopravvisse alcuni anni in umile
stato ^.
■ Normanni vero ad ipsius commonitionem cdleeto exercitu tube-
cuti sunt eiu$ vestigia et transeunles Campaniam , Praenedinorwn
ae Tu$eulanorum et Numentanorum terrai hastiliter invadentes ^ eit-
que tamqìiam eontutnacibus et domino m rèbeHantUnu damna grsr
vissima intulerunt, Vit. Nig. Bonizo. 1. e.
* Deinde fluvium Tiberis eum immensa militia et fortUudim artMr
torum peditum et sagittariarum copiosa móltUudine transeuntes, Ga-
leram et universa Comitis Gerardi castella usque Sutrium devastave-
runi. ViT. Nic. 1. e. Quae res Romanam urhem a capitaneorum ft&e-
ravit dominatu, Bonizo 1. c.
* L* Annalista Romano descrive minutamente la deposizione di Bene-
detto. Venuto r esercito Normanno ad assalirlo in Galera , il Conte Ge-
rardo si pentì d' avergli accordato asilo , ed il misero Antipapa salito
sulle mura maledicendo ai Romani gridava: « voi di forza mi voleste
Pontefice , fatemi salva la vita ^ ed io rinunzierò la tiara. » Trecento
cittadini avendogli giurala la sicurtà della persona , menato in Roma nella
Basilica Costantiniana , e spogliato degli abiti pontificali , seminudo fu
condotto innanzi V altare e postagli in mano una carta ove erano scrit-
te le maggiori peccata che un malvagio potesse commettere , gli venne
comandato leggesse. Egli piangendo riiiutavasi, e non voleva accusarsi reo
di colpe delle quali era innocente ; ma si piegò alla forza , mentre la
madre ed i congiunti presenti levavano pietose grida , e si percotevano
il petto ed il viso per dolore. Allora rAicidiacono Ildebrando gridò:
e Romani ecco le opere del vostro Papa m e fu deposto* Rel^ato
neir ospizio di S. Agnese visse miseramente , privato d' ogni uftìcio sa-
— 59 —
Mentre la pronta depressione dei nemici accresceva
r autorità del Pontefice in tutta l'Italia, e nella stessa
Milano sedati i tumulti erano riconosciuti i messi Pa-
pali , ed accettate le penitenze imposte ai Nicolaiti ^;
anche i Normanni progredivano con fortuna maggiore.
Boberto tornato all' assedio di Cariati la prendeva , e
poco dopo s'insignoriva di Cosenza e di Rossano •• Nel
tempo stesso Ruggiero dal castello di Mileto volteggian-
do e scorrendo nelle propinque terre assaliva Oppido.
Profittando della sua assenza il Vescovo di Cassano , ed
il Preposito di Gerace tentarono sorprendere S. Martino
nella valle delle Saline; ma accorso Ruggiero, fuggiva-
no dopo aver sofferte gravissime perdite ^.
Nel maggio del lOpO riprendevasi anche la guerra in
Puglia; Taranto e Brindisi , città che erano fra le prin-
cipali rimaste ai Greci , cadevano in mano a Roberto ,
e Malgero suo fratello occupava Oria *. Richiesto quindi
di aiuto dal fratello Goffredo , succeduto per volontaria
concessione di Malgero e di Guglielmo nella Contea di
cerdotale. Ouenne poi leggere T Epistola ed il Vangelo; ma niuna pre-
ghiera valse perchè gli si permettesse celebrare la messa. Morì poco
dopo che Udebrando fosse Papa , e questi concesse venisse sepolto ono-
revolmente.
' BoNizo I. e. ViT. Nic. L e. S. Petr. Damian. de reb. Medid. reht,
* Tunc Rossana potens , Cosentia fortis in armis
Tnm quoque dives opum Geracia subditur iUi.
GciLL. App. II.
s Malat. I. 52. Anon. Sic.
4 Meme Madio comprehensa est dvitas Tarenti per Ducem Robert
tmm. Et pattea ivU super Brundusium et cepU eam. Malgerus Comes
Mt super Oria et fu^OrVU Graecos ab ea. Chr. Brev. Norm. 4060,
— 60 —
Gapiluuala S Roberto vi chiamava anche Ruggiero, asse-
diando prima la terra di Gizzo , e poi il castello di Guil-
lamato, ove un Gualtieri che n'era signore, fu preso
ed abbaccinato , ed insieme a lui condotta prigione la
sorella di mirabile bellezza ^ L'acquisto di quella for-
tezza aprì a Goffredo la via della Marca Teatina , rima-
sta inaino allora immune dalle correrie dei Norman-
ni , e preparò ai suoi discendenti la signoria di quella
regione.
Raccolto poi più numeroso esercito il Duca tornava
con Ruggiero all'assedio di Reggio nell'està, ove per la
sede del Greco ministro, che prendeva nome di Duca di
Italia , erano forte presidio e copia grande di vettova-
glie ^ S'allargava la città in ampio circuito ; di palagi,
di magnificenze, di ricchezza, decorata; e come estre-
mo baluardo della signoria Bizantina in quella regioue,
opponeva ostinata difesa. Appressate le macchine e in-
comincialo r assalto, uscivano fuori gli assediati a com-
battere, e, se non fu vanto del Cronista, Ruggiero az-
zuffatosi con un Greco di gigantesca statura che disfida-
va i Normanni , ai primi colpi 1' atterrò *. Per la qual
* Sed Malgeritu mmiens eum omnem Comitatum suum GuiUelm
fratti suo reliquisset, GuUlelmus Gaufredum fratrem suum dmavU.
Malat. ]. 15. Pone la morie di Malgaro dopo il 1054, ma la Brev. Ciok.
NoRM. lo dice ancor vivo nel 10G0.
• Malat. I. 53. 54.
^ Urbcm magnani vM consuerat Dux Italiae commorari , qwd ibi
essent et magnificae domus , et earum quae ad victum necessaria co-
pia multa, ScYLATZAE 772. Tempore quo messes colligi incipiebant.
Malat. I. 55.
4 Malater. ivi,
— ol-
eosa sgominati i cittadini , e rovinando le mura in più
luoghi , patteggiarono la resa , ritirandosi il presidio a
Squillace *. Roberto entrato in Reggio vi assunse solen-
nemente il titolo di Duca di Calabria *, mentre Ruggiero
giovandosi di quella vittoria , col terrore , e con le pro-
messe, in poco tempo altre undici castella sottomise;
così che eccetto Squillace , quasi niuna altra terra ri-
mase in potere dei Greci.
Il possesso d' una città vicina alla Sicilia , aggiun-
se nuovo impulso alla guerra contro i Musulmani ,
che nel Concilio di Melfi il Papa aveva approvate , ed
alla quale le subite fortune, T indole dei conquistatori ,
e la cristiana pietà, erano incitamento. Dopo l'impresa
dlManiace, riuscita a miserabile fine ^, i Bizantini op-
pressi da pericoli maggiori non avevano ritentata altra
invasione nell'isola, né i Saraceni infievoliti dalle do«
mestiche discordie, avevano presa alcuna parte alle vi-
cende di terraferma.
L'unità del Califfato da più tempo si era scissa, e
precipitava allora dovunque in dissoluzione * , scon-
■ Ivi. Amato narra 1* acquisto di Reggio prima dello nozze di Roberto
con Sighelgaita , confondendo 1* ordine degli avvenimenti : En poi de
tempi priH et vaimhit Umtes forteresces de ceUe contrée , fors celle
de Rége , laquelle non lui fu donnée de cU de la cité pour volontà «
que il la Dainehi par force. IV , 5.
• Et quant lo dit Robert Viscart ot end conquesto et vainchut tou*
tee forteresees de Calabre , et fu fait Due de Calabre, ivi. Aecepta
urbe cum triumphali glorta Dux efficitur, Malat. 1. e. 36. Leo Ost«
SCTLATZAC.
* Amari II. 393.
4 Amari, ivi cap. XIL XV*
— 62 —
volta dalle sette religiose e politiche generate dalle dot-*^
trine stesse del Corano, e dàlie sollevazioni dei popoli
conquistati. Intestine guerre in Oriente ed in Africa di-
videvano i credenti; nella Spagna più fiera lotta s'ac-
cendova; e nella Sicilia le nimistà delle fazioni e Tedio
degli indigeni, preparavano laruina del dominio Musu^
mano durato oltre due secoli. Venturieri Normanni era-
no accorsi a combattere contro gli Emiri di Cordova e
di Granata ^ ed il racconto di loro gesta ripetuto in Ita-
lia v' infiammava gli animi ad un' impresa che doveva
precedere V universale commozione delle Crociate. Mig-
raceli e visioni non mancarono; un prete scorse in so-
gno un' albero smisurato , a pie del quale era Roberto ,
in cima una donna bellissima ; ed ecco scendere preci-
pitoso dai monti un fiume abbondante d'acque, e fu|£Ì-
re i popoli spaventati. Ma Roberto , così come la donna
gli impose , tutto lo bevve ; e poi un altro fiume scaturì
e poi un altro, più largamente intorno dilagando, e fu-
rono anch'essi dal Normanno disseccati. Misterioso sim-
bolo, nel quale il narratore vide il presagio delle vitto-
rie volute da Dio sugli abitanti del mezzodì d'Italia, so-
pra i Greci , e sopra i Musulmani ^.
Mentre la feroce dominazione di Moez-ibn-BadIs ca-
deva in Africa sotto V impeto delle tribù Beduine , con-
tinuarono in Sicilia ad agitarsi le nemiche fazioni surte
dalle diversità delle stirpi, e dagli ordinamenti succe-
duti alla conquista. Venuta meno T influenza del Regolo
Africano , era slato eletto Emiro Basan detto Sinisan
* Mariana ecc«
• Amato, V, 3,
— 63 —
fpaltello del morto Ahkal; ma non ebbe vigoria a sostener-
si: Quasi in ogni città si levarono usurpatori indipen-
dènti; il Kàid Ali-ibn-Ni*ma o Ibn Hawwasci occupò
Cingenti, Càstrogiovanni e Castronuovo; il Kàid-lbn-
Meklàti Catania; il Kàid Abd-Àllah-lbn-Menkùt Trapani,
Marsala , Mazara , Scìacca. Palermo venne in mano ai
notabili o Sceikhi , e tulta l'isola in preda all' anarchia.
Fra (Juesti turbolenti umori e in mezzo agli oscuri suc-
cessi delle fazioni , non è senza interesse notare , come
caduta la dinastia Kelbita, cominciassero a prevalere
gli uomini nuovi ; borghesi , popolani , guerrieri , gene-
razioni miste d'indigeni, schiatte *più anticamente stan-
ziate, che secondavano, in così grande disimiglianza di
condizioni , quel movimento di riscossa che ferveva nel-
la penisola.
Intorno alla metà del secolo XI s'innalzò più potente
fra tutti i Kàid, Mohammed-ibn-Imbrahim-ibn-Thimna in
Siracusa , uccise in battaglia Ibn-Meklàti Kàid di Cata-
nia , e sposatane la vedova , sorella di Ali-ibn-Hawwasci,
padroneggiò quasi tutta la Sicilia. Ma poco appresso la
donna mal sofferta e minacciata di morte fuggì presso
il ♦atollo, e s'accese la guerra tra i due cognati.
Sopraffatto dalle armi nemiche Ibn-Thimma si era
volto a chiedere aiuti ai Normanni, e sembra che venuto
in Calabria verso la metà del 1060, stringesse allean-
za con Roberto , lasciando in sua mano come ostaggio
un figliuolo ^ Ma, 0 tardassero i soccorsi, o l'invocato
' Variamente trasmutano ì nomi dei due Kàid i Cronisti, Amato chia«
ma Ibn-Thimma Amirai Vdtumino, ed il suo competitore Belcho, e
— 64 —
intervento straniero , accrescendo il numero dei seguaci
di Ali-ibn-Hawwasci, alienasse dal suo emulo l'animo dcii
fautori , poco dopo la conquista di Reggio , Ibn-Thimma
fu costretto a fuggirsi in questa città ^ Erano ivi altri
Musulmani , esuli e mercatanti ^ , disposti in gran parte
a secondare l'invasione Normanna, e raffrettavano, il
Kàid , sperando esserne restaurato , ed i Cristiani del-
l'isola; sebbene la pretesa congiura dei Messinesi, si
fondi sopra apocrifo documento ^.
Ma gli ostili apparecchi vennero allora frastornati dal-
le minacce dei Greci. Isacco Gommeno, poi che tenne
fiaccamente V Imperio , fastidito del grave pondo e dal-
le continue infermità , volle cederlo al fratello , e rifiu-
tandosi questi a succedergli l' abbandonò a Costantino
Duca, e nell'agosto del 1060 si rinchiuse nel monastero
di Studo *. In quel tempo perduta quasi tutta la Cala-
bria travagliandosi V assedio di Reggio il nuovo Impera-
tore inviò subitamente altre milizie e navi sotto il co-
mando del Miriarca Abulcare. Questi rifornito 1' eserci-
to a Durazzo, approdò in Bari ; dove avendo udita la re-
narra che il primo scacciato da Palermo in Catania per vendicare V io-
giuria , recUse à lo christianissime Due Robert , et parlèrent erue^Mt
et firent amistié. Et à ce que en lo cuer de lo due non remanist su-
spition Vultimien doììa son fili en ostage à lo due. V. 8.
• Et puii que lo sot lo San'azin , loquel se clamoU Beleho , V a«t-
stie de ce ji, chaza Voltime de toute Sicilie, loquel se ne alla à Rége
souz la deffcnsion de lo due, ivi.
* Et pour ce en la cUé de Rége habitoient Sarrazin et Vhrietien,
ivi n, Amari li, 540.
5 V. Nota IL
4 Cum vero res privata in regia laboraret nulla habebatur , qu(U in
Italia fieient ratio» Scylatzae 720.
-65-
sa di Reggio procurò tenere in fede le poche città ri-
maste devote, e le munì di capitani e di milizie ^ Poi
cercando alleati fra gli stessi Normanni , molti dei qua-
li a malincuore ubbidivano al Duca , e ne temevano la
soverchia potenza *, commosse tutta la Puglia a ribel-
lione. Accorso celeramente Roberto insieme al fratello
Malgero s' affrontò con gli insorti ed i Bizantini in cam-
pale battaglia. 1 Cronisti , salvo un solo , tacquero di
questa pugna, dalla quale derivarono grandi effetti , ma
poco durevoli. Perchè vinto il Guiscardo , Taranto Oria
Brindisi Otranto , ed altre terre ^ , tornarono volontaria-
mente 0 per forza ai Greci, e Melfi stessa fu minacciata.
Ruggiero però stringendo d' assedio Squillace aveva co-
stretto il presidio a fuggirsi di notte per la via di mare
in Costantinopoli ^, e rimasta così la Calabria libera dai
■ Ahulchare autem cum Dyrachium pervenUset inde Barium tranS'
misiii , cumque Rhegium eaptum cognovisset , cum Bari expectabat ,
ei mde quafUum poterai urbes adhuc amicai Romanie in officio ac
fide continébat , praeficiens duces et exercUum mittens ad locorum cu-
skidiam. Scylatzae p. 722.
■ Puiz tonc-temps que Calabre estoU gamie de adjutoire de fidel
ehevaliers, toma lo due Robert en Fuille.,. et trova moult qui avoimt
ewté li fidel eoe liquel venoient manque de lor fidelité. Amato IV, 32.
* Mense octobri venit Miriarca cum exercitu Imperiali et fecit pra^e-
lium magnum contra Robertum et Malgerum , et fugavit Northman-
noe , et iterum recuperavit eas ( cioè Taranto , Oria , Brindisi , nomi-
nale innanzi), cum aliis terris et Hydmnte. Chr. Brev. Norm. 1060.
ScTLATZAE, dicc cho aUa venula di Abulcare: adhuc enim a Romanie
eranl, Baris, Idrus, CallipolU , Tarmtum, Brundusium , et E&iae^
et aliae oppidula multa, et omnino tota regio, p. 722. Ma forse voUe
intendere dopo la vittoria.
4 Malat. J. 37. Egli pone, innanzi che venisse in Puglia, una corre-
ria di Ruggiero sopra Messina , dicendo che dopo aver depredalo si-
TOL. II. 5
— 66 —
nemici, venne a congiungersi ai fratelli in Puglia. Qoan*
tunque fosse già cominciato il verno , nel gennaio 1061
occupò Manduria , presso Taranto , mentre Roberto si
insignoriva di Acerenza, obbligando i Greci venuti sotto
Melfi ad indietreggiare ^
Né fu per allora altra guerra viva , o la stagione con-
traria il vietasse , o la prevalenza dei nemici costringes-
se Abulcare a rinchiudersi nelle città marittime. Le te^
re però che s' erano levate dall* obbedienza dei Norman^
ni vennero in parte riprese , ed alcune poste in condi-
zione di maggior dipendenza ; fra le quali fu Troia in-
sorta insieme alle altre. Assediata da Roberto, probabil-
mente nella primavera / offrirono i cittadini un tributo
maggiore di quello che innanzi pagavano; ma non ebbe-
ro pace se non quando permisero al Duca d'alzare fra le
mura un castello *.
Intanto Ruggiero dopo le prime vittorie sopra i Gre-
ci era subitamente tornato a Reggio , insieme a Gof-
fredo detto Ridello, che Roberto aveva prescelto al go-
verno dell'impresa di Sicilia ^ Nel febraio del 1061
no aUe porte deUa città , tornato in Reggio andasse a raggiungere il Du*
ca. L, II. e. 1.
' Mense Januario Rogerius comes inlravit Manduriam » et Roètr^
tus Dux comprehendit Acherontiam , et ivit contra Graecos obàdentes
Melphim , et fugavit eos, Ghr. Brev. Norm. 1061. Robertus Duo: f^
pit civitatem Acherontiam , Lupo, ad an.
• Amato, V. 6.
5 Et que savoit que Goffrède Ridelle savmt sagement governer U
chose,,. à ce qu'il fust sur li autre lo fist capitain.,. Et proia lo cmti
Rogier son frère , que par lo conseU de ceslui Gofrède deust fave les
choses, ec. Amato, V. 9. — L' editore di Amato p. 542, e Mooier p. i|
— 67-
facevano eatrambi una correria nell* isola, per depreda*
re e prender notizia del paese. Disbarcati con lbn-Thim«
na e con soli ceutoseft3anta militi presso Rimetta, ne
saccheggiarono i dintorni, enella notte seguente venuti
presso Messina tentarono sorprenderla '. Ma i musulma-
ni , usciti con le fiaccole a combattere, e visto il piccolo
numero, li circondarono e mancò poco non li prendes-
^ro. Al nuovo dì il valoroso drappello s'apri con le ar-
mi la via insino al mare ; e trovandolo in burrasca, fu-
rono tutti in gran disagio per tre giorni , travagliati dal
freddo e dal timore di essere raggiunti dai nemici. In-
fine calmate le onde, scannarono parte del bestiame ru-
hato per non ritardare il tragitto , e la rimanente preda
condussero a Reggio , adoperandone il prezzo a restau-
rare una Chiesa al culto cristiano ^.
lo credono frateUo dì Roberto , ma i' opinione non sembra probabile ^
XàfiSSreào di AltanìUa , che fu anche Conte di Brindisi ebbe in moglie una
Sighel(^u, Ughelli in Epis. Brind, mentre , come si vedrà in prosie-
guo, Goffiredo Ridello era marito d'una Maretta e sembra sopravivesse
al fratèllo di Roberto.
' Et come le* mena Vultumine à aUer en SycUle a une éhastel que
te dame RimeUe, Ei li dievaliers se donnèrent à terre après et pri-
MfmU prole,., et la nuU après aiirent à Messine.., et subitement lui
dmèrent bataille; et li Sarrazin qui lo sentirent , sans nonibre , o flacol'
ie^^Mumées issirent fors. ec. Aiato ivi. Malaterra U. 6. dice che do-
fi^'la prima sorpresa fallita Ruggiero si ritirò nelF isola di S. Giacinto , e
^ al seguente giorno dato un secondo assalto anche inutilmeiae , per
timore che tutti i Musulmani gli venissero contro si partì , e travagliato
dalla tempesta fece voto a S. Andronio. Alcuni Storici pongono questa
q^ectieione nel i060 , ma erroneamente.
^ Amato V , 10. Malaterra fa estendere le depredazioni sino a Me*
liuo e Ramettà , e narra con diversi particolari questa prima impresa ,
iBagnificando il valore di Ruggiero e diSerlone suo nipote. II. 4. .5. 7.
-.68-
Mentre più validi apparecchi si venivano facendo nel
marzo e neir aprile del 1061 per continuare l'impresa ,
gli abitanti di Reggio, Cristiani e Musulmani, di proprio
impulso 0 condotti da alcuni Normanni , uscirono con
alquante navi a corseggiare. Ma undici furono uccisi si
una galea rimase presa ^ Si tenne così desta la guerra,
alla quale Roberto si preparava, dopo aver d'ogni parte
costrette all' ubbidienza le città ed i Conti ribelli in Pu-
glia K Convocata un' assemblea , s' obbligarono tutti a
soccorrerlo, ed a partecipare alla spedizione ^ Le mili*
zie Normanne nel maggio convennero in gran numero
a S. Maria del Faro , e gli indigeni fornirono fanti, na-
vi e marinai ^ Anche i Musulmani aspettando d'essere
assaliti , munirono Messina , e guardarono lo stretto in-
viandovi la flotta , perchè impedisse il passaggio ^. Ro-
berto però invocato con pie cerimonie l' aiuto divino, ar-
mati due legni leggieri , vi entrò con Ruggiero, ed elu-
dendo la vigilanza dei nemici, passò in mezzo alle lo-
ro navi , e benché fosse inseguito , gli riuscì tornare in
I Et pour non (aire soi suspecte tant li chrétien , quant li Sarra*
sin qui ilec ìiabitoient armèrent soi contre li pagan de SycUle , ec
Amato ivi, 11.
• Res 8ua$ quasi ab acumina óbtusas , et minus ardinatas invenienst
tota hieme consUio prudentiae suae refortiens ad inteqrum reparaviL
Malat. II. 2.
^ Amato ivi , 1^. Malat. II. 3. 8.
4 Et li Normant lo secutèrent sans nombre et vindrent de PuUle et
de Calabre , et s' asemblerent en un lieu qui se clamoit Sainte^Marù
de lo Fare, ivi 15.
^ Cerchèrent grant aiutoire et secours a Messine , ivi. Malatu*
RA. 8.
— 69 —
Reggio, dopo av«r cercato sulle coste dell'isola un luo-
go opportuno ai suoi disegni *.
Quindi prescelti centosessanta cavalieri fra i più ar-
dimentosi, con tredici navi, affidato il comando a Rug-
giero , li mandò di notte secretamente , a prender terra
poco lungi da Messina , ove dicevasi alle Calcare *. Ivi ,
rinviate le galee, si nascosero, mentre il Duca simula-
va voler forzare lo stretto e disbarcare in altra parte.
Non sospettando dell'inganno il presidio ch'era in Mes-
sina, s'era volto dove era più apparente il pericolo, ed
un Kàid che da Palermo recava danaro nella città , fu il
primo che cadesse nell' agguato ^. Poi , sopraggiunto al-
tro rinforzo guidato da Goffredo Ridello *, i Normanni
mossero improvvisamente sopra Messina , nella quale
lo scarso numero dei difensori , sbigottito dall' assalto
repentino e dalla uccisione del Kàid e del suo seguito ,
non oppose resistenza. Alcuni scamparono fuggendo per
mare, altri ricoverarono sui monti, abbandonando le
suppellettili le donne i servi ai vincitori , che tra lo-
ro divisero la ricca preda*; fatta, come altri narra,
* Ivi , ìAx Malat. Dice soltanto che Ruggiero consigliò lo strata-
gemma , contro al volere del Duca' sbarcando in un sito detto Mona-
itertum con 150 militi , in soccorso dei quali inviò poi Roberto altri
300. E pone tutta la spedizione nel 1060. H. 10.
* Se resemdirent en un lieu qui $e dame Calcare. Amato V, 16.
Juxta locum qui dicitur tres locus^ Anon. Sic. 755.
* Amato ,' ivi,
4 Verwient cent et septant chevaliers , liqtiel mandoU lo due à lor
adfuMre , ivi. Ed appresso dice : la victoire que de Dieu avoient re-
cene par Goffrède Ridelle, ivi 18.
* Et partent enlre eaux la moillier et li filz , li servicial , et la wta«-
serie , et ce que il troverent de ceuz qui s' en estoient fouys^ ivi.
— 70 —
grandissima strage degli abitanti ^ Allora temendo si
ritrasse la flotla Musulmana; ed air annunzio del trion-
fo, desiderando partocipare alla gloria ed al bottino,
militi e fanti e marinai confusamente dalla vicina Cala-
bria s'affrettarono ad accorrere insieme a Roberto ^
Senza aspettare che tutto T esercito il raggiungesse,
mosse subitamente il Duca con mille cavalli e mille
fanti contro Rimetta ^, città che altra volta s'era oppo-
sta a Maniace con pertinace difesa. Ma divisi ed infievo-
liti i Musulmani dalle domestiche gare, non valse ora
la stessa fortezza del sito , e prima che Roberto vi giun-
gesse, il Kàid che n'aveva il governo, parteggiando per
Ibn-Thimna che seguiva i Normanni *, o cedendo alla .
paura, gli venne innanzi, e lo richiese di pace dichia-
« Pietoso caso racconta il Malaterra. Usciva dalla ciitk nn Musnl-
inano , seco recando la sorella , per sottrarre la sua beltà agli insulti
dei vinciori. Ma la debole fanciulla , stanca dalla rapida fuga si sof-
ferma , cerca il fratello incuorarla , e la sorregge , finché nel timore
d'esser raggiunto, piangendo l'uccide, 11. i\. La facile vittoria dei Nor-
manni si spiegherebbe secondo V Amari , perchè v i Musulmani in lor
» guerre di Sicilia , non fecero mai assegnamento sopra Messina ciuà
» cristiana , né mai 1' afforzarono , né tennervi presidio di momento. »
T. II , p. 582.
• Amato ivi , 19. Che la ilotia venuta a difesa dello stretto fuggisse
si argomenta dalle parole del Cronista: Et puiz ceuz de li Sarrazin
qui estoient en la haute de la mer pour voir.,,. o grani paour cher-
chèrent de fugir , ivi iS. e lo dice Malat. 1. e. 12.
^ Trova que tant estoient li chevalier quant li pédon , e* est mil-
le,... avec celle petit de geni qu' il avoit commensa à chevaucier pU-
nement et atendant continuelment li home de pie. Amato ivi , 20. Ma-
laterra. io.
4 Et Vultumine,*. estoit govemeor de tout lo exercit et lo due. Ama-
to ivi , 22.
-Ti-
randosi suo tributario ^. Così trascorse insino al Salso
presso V Etna , accorrendo i Cristiani rimasti in quei
dintorni con doni e vettovaglie , afforzandosi i nemici
nelle terre munite, abbandonando quelle aperte e mài
sicure. Certorbi resistè e non fu presa , Paterno e Melaz-
zo trovate vuote vennero occupate *.
Frattanto Ibn-Hawwasci, raccoglieva tutte le sue for-
ze per far impeto contro gli invasori ; si raccozzavano
i fuggitivi, giungevano d'Africa aiuti ^; e nel settembre
accampavasi presso Castrogiovanni , centro dei suoi do-
mimi. Ivi quindicimila cavalli, e centomila pedoni, di-
-cono i Cronisti Cristiani , venivano ad affrontare due
mila Normanni *; ma la sproporzione del numero rendo
dubbia la testimonianza, mirando gli scrittori piuttosto
a magnificare i portenti della fede che a conformarsi al
vero. Narrano perciò la battaglia con accidenti miraco-
losi, ed al primo urto sbaragliata Foste di Ibn-Haw-
• Dont lo Catte de celle cUé pour paour lui ala à geneoUz devant
et lui demanda paiz , et lui donna present pour tribut , ivi. — Liber
superstitionis legis suae coram positis , juramento fidelUatis firmant,
.Malat. H , 13.
• Paterne et Emellesie furent trovées vacantes Amato. , 21 , 22 , Ma-
UTERRA dopo Centorbi e Paterno fa venirli apud S, Felicem juxta cri-
ptas suòterraneas,
' Venthavetus eum multis Araìnds et Africanis , praeter eos , quos
.de Sicilia habueraf mUiles obviam procedens contra eos armis parat
éfBcertare. Anon. Sic. p. 75G. Quar tuit qui estoient fouis de li autre
ciiés et chastel estoient reclus en celle cité. Amato ivi , 25.
^ J[V, mille chevaliers et eent mille pédons ^ ivi. Lo magnifico due
liqud n* avvit que mille chevaliers et mille pédcns , ivi. L' Anon. Sic.
(liee che i Saraceni avessero soliamo, quindena comples mUlia»,, Aò-
Hfi inler milUes et pedites septigenlos, l, e, Cos) »ucbe MaIiAt, 17,
— 72 —
wasci, e periti nella pugna più che dieci noila Saraceni,
senza che un solo dei Normanni fosse, nonché ucciso,
ferito *. Ma essendosi i vinti ritirati in Caslrogiovanni,
e perdurando ivi a resistere anche dopo che intorno vi
s' alzarono castella di legno, così che dato il guasto alle
vicinanze Roberto se n'allontanò; sembra doversi dalla
vittoria detrarre V esagerazione dei particolari *. Invece
è più probabile che alcune trattative si aprissero con
i notabili di Palermo , i quali, avversi ad Ibn-Hawwasci,
vedendo i fortunati successi del Duca, gli inviarono ric-
chissimi doni, di drappi, e vasi d'oro e d'argento, ed
ottomila lari, richiedendolo d'amistà. Roberto accolse
onorevolmente i messi, rimandò con loro un Pietro Dia-
cono , a render grazie , e sapendolo esperto della lingua
araba, gli impose che simulando ignorarla, spiasse l'a-
nimo e le forze degli abitanti, e le condizioni della cit-
tà ^. Poscia secondato dai Cristiani di Val di Demona,
• Més Dieu combat pour exercit de li Normant chrestien, kar le$
salva , et li non fidel confondi et destruit. Et fu une cose merveiUour
sBy et qui jamaiz non fu oie , quar nul de li chevalier ne de li pédon
non fu occis ne ferut. Més de li paicn tant en furcnt occis quc nui
home noìi puet savoir le nombre. Amato ivi. J-.' Anon. Sic. dice morti
pochi Cristiani e diccìla Musulmani. Malat. 1. e.
» De quatrc part de la ette furent fait li chastelz ferma de forle"
resces. Et gastoient li arbre et li labotir. Et puiz dui mois li vick-
riuz due s^ en toma en Messine, ivi. Malat. dice dopo un mese.
* Le amirail de Palerme quant il vit que les cUés de Uuec evàw
faisoient paiz et se subjogoient , à ce que U qui estoit lo meillor mm
remanist derricre , manda messagcs à lo due Robeit o dcvers presni.
ec. ivi 24. Di quale Ammiraglio , o Eu)iro intenda parlare Amato non
si sa. Morto Akhal , e scacciato Abd-AUah-ibn-Moez nel 1040, era ftUlo
cleuo Emiro Hasan fratello di AUial,ciie alla sua volta fu sbaadiioda
~73 —
insorti contro gli antichi dominatori, Roberto, a lor dife-
sa , fece costruire un castello al quale in memoria del
primo che aveva fondato in Calabria , diede il nome di
S. Marco, ed affidatane la guardia a Guglielmo di Malo,
tornò in Messina *. Né lungamente vi rimase. Avvici-
nandosi il verno , fortificate le mura della città , e la-
sciatovi un presidio, insieme alla moglie, che lo aveva
raggiunto, ripassò in Calabria. Anche Ruggiero, fatta
con trecento cavalieri una correria verso Girgenti , sor-
prese e depredate le campagne , abbandonò la Sicilia ,
dove per poco posarono le armi. Ma soggiogate a le-
vante alcune città, ridestate le speranze dei Cristiani ,
restaurato in Catania Ibn-Thimna , di nome alleato nel
fatto vassallo agli stranieri che aveva chiamati ; creb-
bero i perniciosi umori di discordia neir isola. Pure ne
fu lento e contrastato l'acquisto, avvicendandosi la for-
tuna di quelle imprese agli eventi di terra ferma.
ralermo nel 10?i2. Cadde allora la città in mano agli sceikhi o notabili
e si governò a Repubblica. Surte quindi lo fazioni di Ibn-Thimna ed
Ibn-llawwasci , ubbidì di nome al primo, e T aiutò contro il suo avver-
sario. Ala rimasto questi vincitore estese la sua autorità anche in Paler-
mo, Amabi n , 420 e seg. 549-51. Sembra perciò che i notabili rico-
stituito r antico governo dopo le vittorie dei Normanni , inviassero am-
basciatori a Roberto.
' 'Amato, ivi, 25,
CAPITOLO HI.
Nei primi anni del governo di Guglielmo II la No^
mandia continuò ad essere turbata dai rumori che l'a-
vevano sconvolta al tempo della sua fanciullezza. La suc-
cessione paterna che gli era contestata come bastardo,
le animosità dei grandi, e le ribellioni , secondate dal
Re di Francia dal Duca d'Anjou e dal Conte di Borgo-
gna, perpetuarono le intestine guerre ; e tra le tempe-
stose vicende di quel periodo d'anarchia, signori e vas-
salli costretti ad emigrare , sovente erano venuti in Ita-
lia a cercare migliori fortune ^ Gli esuli più illustri ac-
colti ed onorali dal Principe di Capua e dal Duca di Pu-
glia, n'ottenevano castella e dominii ; e l'ospitalità ed
i parentadi stringevano gli antichi ai nuovi Normanni.
Intorno al 1060 era giunto nella Campania , sospintovi
' Frequenti migrazioni sono ricordate negli anni di queste turbolen-
ze. Mei 1047 Guido figlio del Conte di Borgogna secondato dai ViscoaU
del Contentin e del Bessin cercarono sorprendere il Duca Guglielmo e
gli mossero guerra ; ma vinti , i più ostinati fra i ribelli ricoverarono ia
Puglia. Du MouLiN His. de Narm. p. i57. Nel 1048 Roberto di Bigot,
volendo recarsi in Italia , ne fu sconsigliato da Guglielmo di Guerleiic
conte di Mortain , promettendogli che in breve non gli sarebbero man-
cate ricchezze in Normaudia , e queste parole riferite al Duca , farouo
pagione che il Conte esulasse presso Boberio Guiscardo, ivi.
— 75 —
dalla persecuzione mossa dal Duca di Normandia contro
la sua famiglia , Guglielmo di Montereil dell' illustre
stirpe di Giroie * , piccolo di persona ma valente. Ed
in grazia della nobiltà e della virtù sua il Principe Ric-
cardo l'aveva voluto per figliuolo adottivo e per genero
disposandogli una sua figlia *. Poco dopo , scacciati per
altri tumulti, e per sospetti, venivano a raggiungerlo ,
Raoul de Tosny^, Ugo di Grentmesnil ed Efnaldo di
Montereil , congiunti suoi , molti esuli loro seguaci o
complici *, ed ultimo vi giungeva Roberto di Grentmes-
* Un Guglielmo di Montereil conte d' Eu detto Biists , trainò eontro il
Duca nel i049 insteine al Re di Francia ; ma non sembra che sia lo stesso
che fu genero di Riccardo *di Capua , perchè è detto, che ricoverò presso
Errico in Francia , dove ebbe moglie , e la Contea di Soisson. Un Roberto
della medesima famiglia Giroie , si ribellò nel 1060 alleandosi al Conte di
Ànjou , ed al Conte di Majenne , e fu quindi avvelenato dalla moglie ,
e sepolto dair Abate Roberto di Grentmesnil suo nipote in S. Evrulfb ,
ivL In seguilo di questa ribellione, sembra che questo Guglielmo forse suo
figlio enarrasse. Narrasi anche di un altro Guglielmo di Giroie , il quale
nel 1045 dal conte d* Alen^on suo nemico acciecalo , evirato , e muli-
lato del naso e delle orecchie , si rese frate al Monistero di Ree ; e
venato poi in Italia eoi monaco Goffredo , ebbe molte ricchezze dai suoi
compatrioti. Ma nel ritorno morì a Gaeta , ed il suo compagno fu av-
velenato a Roma e rubato , così che delle pie largizioni , ebbe appena
H monastero di Ree , un calice , due casule , un dente d* elefante , ed
mr vngfaia di grifone. Gvgl. Gem. VII , 10 , 25. Ord. Vit. IH.
•• il aixni un nngulier ehevalier , petit de la pertonne , vumU ro-
husi €t fovt.,. Oe$tui fisi son fitte adaptive et ceetwi vouei pour gei^
éte,.. Uquel ee damoU GuiUenne. Amato IV , 27.
* Discendente da quel Rodolfo di Toéni o Tosny che prima condusse i
NorAianm in aiuto di Melo.
4 DvHOLHt dice che fossero accusati dal Conte di Montgomerj per
impadronirsi dei loro beni ; ed allora : Ums les eeiffnmn de Ornchee ^
— 76 —
nil Abate di S. Evrulfo. Questi dapprima scudiero del
Duca Guglielmo , s' era rinchiuso nel chiostro che gli
antenati di sua madre Adevisa di Giroie avevano fonda-
to; ma involto nelle accuse che costrinsero ad esulare
i suoi parenti , nel gennaio del 1061 fuggi con due mo-
naci a Roma per implorarvi la protezione del Papa^
Tornato insieme ai suoi legati , e respinto dal Duca , fu
in Francia , poi nuovamente in Roma, ove per poco sof-
fermossi T irrequieto frate *.
Nel luglio v' era morto Niccolò II , e la fazione dei
nobili risollevandosi, sotto pretesto di mantenere i drit-
ti dell'Imperio, inviò in Germania al fanciullo Arrigo IV
le insegne del patriziato , ed un' ambasceria , richieden-
dolo di prescegliere il Pontefice ^. Dall' altra parte si
spediva Stefano Cardinale^, ma non trovando ascolto
nella Corte tedesca, a consiglio d'Ildebrando e per fa-
vore del Marchese di Toscana, proclamavasi Anselmo
da Badagio Milanese, già Vescovo di Lucca. Riccardo
Principe di Capua sostenne con le armi questa elezione,
de GrantememU de Montereul^ de Echauffon^ et autres se reHrereiU
qui dans PuiUe , qui dans France. p. i6i.
' Ord. ViT. L. MI.
* H Duca minacciò di farle impiccare se riponeva piede in Norman-
dia , ed egli si ritirò neir abazia di S. Dionigi , e quindi in Italia, ivi^
^ Clamidem , mitram , anulum , et patricialem circulum ad Arri-
gum , per episcopos , per cardinales , cUque per Senatores et per em
qui in populo videbantur ^ praestantiores, Benzon. ad Henr, IV. L
VII , 2. Romani Coranam et alia munera Enrico Regi trantmite»
runt , eumque prò eligendo summo Ponti fice interpellaverunt. Hekholo.
Chron. ad an,
4 Petr. Dam. Op. T. Ili , p. 52, JHscept. Synod.
-77-
e dopo vivi contrasti * , il nuovo Papa nel primo giorno
d* ottobre del 106i fu consacralo col nome d' Alessan-
dro li. Ma la contenzione perdurando s'allargò in aper-
ta scisma. I Vescovi Lombardi avversi alle riforme,
s'unirono ai Romani ribelli, ed a molti Prelati Aleman-
ni ; e consentendolo anche Agnese Imperatrice , rau-
natosi un Concilio a Basilea , nel ventotto ottobre n' u-
sci antipapa Gadaloo, ch'era stato Vescovo di Parma,
ed Imperiale Cancelliere in Italia '. .
Divisa la Chiesa e l'Italia, nel verno si prepararono le
armi. I signori del Contado Romano si stringevano ai
nemici dei Normanni, incitavano contro essi i vicini per
impedire che venissero in aiuto di Alessandro. E Riccar*
do, togliendo pretesto da quelle macchinazioni, o volen-*
do prevenirne gli effetti, nell' autunno assaliva i Agli di
Bprrello, discendenti dai Conti dei Marsi, e ne devastava
1^ montuose terre poste intorno al Sangro. Avendoli
costretti a pace, come suoi alleati li condusse a guer-
reggiare nella Campagna Romana ; depredò sino a Sora
< BENzoNEdice, PrandeÙtM {ì\éehT2aìdo).,.. petit Rickardum de Co*
fwa y duidt ad Urbem sub miUe lUbrarum amditione. Quid plwra f
Aceepta pecunia eonalut est Richardus Lucensem heretieutn deducere
ad vinciUa sancii Petri , sed Romani bellicis armis restUerunt ei. Fa*
età, ut autem ab utr€ique parte mag!na strages. Richardus vera^ adiu*
tu$ nodi caligine nigra , adgreditur alia via\ et manibus sanguvnfiii
nofiiwnum papam inthronixavU. VII, % A Nordmannis et quibus*
ifiM Romanis Papa ordinatus. Chr. Bern. Nostro Desiderio Romam
cum principe proficiscente, Leo Ost. Ili , 19. Riccardus sanguineo ense
aeeinctus ea ipsa manu qua tres ex nobUibus Romanis morti destina*
fitp.hae eadem super cathedram te coUocavit, Benz. II, 2.
* Multis praemiis quibusdam ut aiunt datis, Bertrol. Chr. Romn»
WiTum legatis elegentibus Chadelch Parmensis episcopus. Bernol. Chr.
-78-
ed a Coprano , ed in tre mesi s'insignorì di molte castel-
la, e le divise tra i suoi cavalieri ^ E ^poiché era morta
poco innanzi Atenolfo conte d'Aquino e Duca di Gae-
ta , il Principe di Capua , usurpandone il retaggio al fi-
gliuolo Atenolfo II rimasto in tutela della madre Ma-
ria ^, n'investiva il suo genero Guglielmo de Montreil ,
> Bt li prince Rkhari efUra en la petite et eitrùUe terre de li fil
di Bwridle.,. Et ptiis emuuma ks diaus de viwe qui^U aooU porti
aoee eoi » et Jura pac(e dfi omùèU avec eauso et em redmU aku» pré-
tene. Et aeeompaiffnié de eaus ala à oonquester Campaigne^ laqu^
e(mquesta dedens troix moix , et le parti entre ses ehevaliers. Ahato IV,
26. IrUravU terram Campaniae obseditque Ceperanum mque Soram
devaetando pervenit, Roh. Salern. 1062. Che i figU di Borrello fos-
sero con r Antipapa Ic^ dice lo scismatico Bensone, nanrando T assedio
di Roma deU* aprile 1062. Trantimui ad partum Flaiani. Ibi fueru/iU
nobis obvH filii Burelli^ viri martifices ad pugnam novdli. Sequam
eorum mille , audacia pares Cornelio Sylle, 1. e. iO.
* Et a lui dona en dote la conte de Maree ^ et la conte de la rfehé
Campagne^ et lo fist Due de Gaiète, Amato IV, 27. Queste mestiti^
re furono date successivamente. La morte di Atenolfo conte d'Aquino
e Duca di Gaeta, crede il Federici avvenuta poco prima al 1060; ma
il Catro Stor. d* Aquino p. 75 , cita un documento che lo mostra vivo
in quell'anno, e prova che morisse nel febràìo 1061. 11 suo figlio Ate-
nolfo Il rimase in tutela della madre Maria ; ma sembra che Riccardo
lo spogliasse della Contea d' Aquino , perchè se ne trova in possesso
Guglielmo di Montereil , e gli contrastasse il Ducato di Gaeta come ri*
sulta da diplomi posteriori. Tempoiribus Domnae Mariae gloriose duci$*
ee Senatrix relieta quondam Adenolfi Consul et Lux ìxme recordatkh
nis , nee rum secundo anno gratta divina protegenle Consul^ fitti eju»^
domno Aderudfus gkriosus Comes et Dux infra etate mense martis,
Ind. prima 1065. Ma la tutela e il possesso della città era conteso dai
principi Capuani ; i quali scrivevano : Secundo namque anno gr^tié
divina auorìliante Gaieta civitate regentiòus et guhemantibus Doni»
Riccardo, et domno Jordano filio ejus ambobus imi, et gtomns-
sifni principibus Capuanense Civitatis , Senioribus namque et Due^
-79-
fl quale ebbe Aquino, ma non pare ottenesse Gaeta» di*
sputata da altri pretendenti.
Più aspra contesa si veniva intanto apparecchiando
in Roma. Cadaloo che faceva chiamarsi Onorio li aveva
nel verno raccolte armi e danari ; e sfuggito agli impe-
dimenti che voleva porgli Beatrice di Toscana , venne
Dell' aprile 1062 presso Roma a congiungersi ai nobili
ribelli. S'accampò nei piani di Nerone^ ed usciti a com-
batterlo i fautori del Papa furono vinti » e molti vi rima-
sero prigioni e morti. Altre zuffe seguirono nella città
che fu piena di rumori e di uccisioni , e rimase occupa-
la dai due emuli» ritirandosi Alessandro al Gampidoglioi
Cadaloo in caslel S. Angelo ^
Non sembra che i Normanni si trovassero a combat-
tere nella sanguinosa mischia , poiché Riccardo era in
quel tempo ratlenuto pressò Capua. Sia che durante la
sua assenza la città avesse tentato liberarsi, sperando nei
moli di Roma , sia come narra un Cronista , che reduce
il Principe dalla Campagna, e volendo contro i patti oc-
cupare le porte e le mura, gli abitanti lo scacciassero »
carta è la ribellione ^. Riccardo rifece intorno i fertili-
iiiiui Civitatis , et tertio quoque anno Ducatus atqw Contulatus dom»
no Menulfus in fra haetate positus , filli domno Adenulfui gì. Coni*
Urne recordationis , mene, oct, tnd. Jll, 4064» Federci 406«
' Commisia pugna in prata Neronis^ superati fuerunt UH qui erant
eos parte Alexandri et fugati suni , et multi morti fuerunt et capti* »*
Unde fra civitatem multae pugnae et homicidia orte fuerunt ec. AnUi
RoM. BoNizo de pere. eccl. VI.
* Il eommensa à demander à li citadin les forteresces dee por»
tei et dee tors: mèi ceuz de la citi non lui volerent donner Li
Prinee Riehart , quant il vit qu' U non pqoit avoir la fortere$€9
— sa-
zi!, costruì macchine d'assedio, e cominciò ad oppu»
gnarla, e da una parte e dall'altra furono danni. Benché
ai Capuani mancassero presto le vettoglie, si sforzavano
a resistere; uomini donne, fanciulli, s'incuoravano ^
vicenda , combattevano ^. Valorosamente pugnò un Au-
senzio dodicenne, ed ucciso lo piansero tutti. Un Ate«
nolfo trascorse oltre il fiume in mezzo ai nemici, e toN
nò salvo ^. Bi:evi ricordi che i narratori delle glorie
Normanne, quasi senza volerlo trascrissero, e dai qua-
li è forza desumere la storia dei vinti. Alla virtù ed al
numero degli assedianti, opponevano i cittadini la per^
tinacia, e le mura abbattute erano rifatte, e gli assalti
respinti ; ma alla fame non si rinveniva riparo. Di notte
attraverso il fiume, piccoli battelli procuravano delude-
re la vigilanza nemica e soccorrere gli assediati; ma in
ultimo Riccardo giunse anche a vietarlo , e crebbe là
miseria. S'inviò l'Arcivescovo in Germania, a chiede-
re aiuti ; ma la Corte Imperiale , era allora sconvolta
da grandi perturbazioni , il messo non aveva recato uè
de la cUé ^ si lor laissa et issi fors et rappareilla li Castel, àìia-
TO IV , 28.
■ Et iont férut, et occicnt et sont occis,,. Et li fame portoient Ut
pierres à li homes et ccnfoìtoien li marit , et li pére ensegnoiefU li
fili pour combatre ; et ensemble combattoient , et enseble se conforto*
ientf ivi.
* Et se leva un garson de xij ans qui se clamoit Auxence , liqwl
avoit la main drecié pour traire d* un are , moult en fieri, mès plus
en occit ; mès il fu féru et mori , et moult en furen dolent cU de h
cité. Un* auire de la cité singulère jovène passa de Vautre pari de lo
fiume , plus natant que soiant à cheval , loquel se clamoit Athénulfet
ec- ivi. Poiché fu vinta la cilià questo Atenolfo , se n* andò in pelle-
grinaggio a Gerusalemme , e poi si rese frat6 in Montecasino. tri.
doni I né oro ; e le sue parole non fruttarono che paro*
le ^« Fermatosi quindi al ritorno in Teano ^ ed avuta
contezza i Capuani delle deluse speranze , cominciò i n
essi a venir meno T animo; e stringendoli la necessità
8^ arresero nel maggio 1062 , ponendo in balìa di Ric-
cardo le mura e le fortezze *. Poco appresso insignoriva-
si il Principe per sorpresa anche di Teano; perchè ve-
dendo una notte da lungi fiammeggiare la città , e sapu-
to che un' incendio V aveva quasi distrutta , Tassali im-
provisamente, e fuggiti i Conti Pandolfo e Landenolfot
gli abitanti giurarono fedeltà ^.
Con minore virtù cadeva intanto V Antipapa Cada-
loo. Le due fazioni travagliandosi in Roma in conti-
nue offese s'erano per un mese sostenute nella città;
finché i casi d'Alemagna non vennero a deprimere le
forze degli scismatici, l principi dell' Imperit), che ma-
lamente avevano sofferta l'autorità d'Arrigo III, spre-
giando il governo che in nome del figliuolo aveva as-
sunto Agnese , e gelosi del potere concesso al Vescovo
d'Augusta , si dichiarano contro l'Imperatrice. L'Arci-
vescovo Annone di Colonia, il Duca di Baviera, il conte
di Brunswich , ed altri prelati e signori , nell'aprile del
1062 1 rapirono il fanciullo Arrigo IV togliendolo alla
tutela della madre. Il Marchese Gotofredo di Toscana ,
' Car en la cori de V empèreor d* Alemaigne ett costumance que qui
done parole , parole rechoU. Amato , ivi.
* Ivi, La seconda occupazione di Capua è posta nel 1062 da Romcal.
Saìcr. e daUa (Thr. S. Sophiae,
s Amato IV , 30.
VCL. IL 6
— 82 —
partecipe a quella congiura < , tornato in Italia ?enne
in aiuto di Alessandro che si era ritirato in Lucca, e
congiuntosi ai Normanni lo ricondusse in Roina \ Allo-
ra l'Antipapa, assediato nella parte della città che occa»
pava, fu costretto ad aprirsi la via con l'oro e ricoverò
in Parma ^.
In mezzo a queste commozioni , Roberto impegnato
nella guerra di Sicilia , benché avesse giurato a Nicco-
lò il di tutelare gli interessi della Chiesa Romana , non
s'era in alcun modo opposto ai tentativi degli scismati-
ci. Ma quando nella primavera del 1062 Alessandro si
trovò in maggiore pericolo, il Duca inviò milizie, e poi
fu egli stesso a prestare omaggio al Pontefice ^ Quindi
riprese le ostilità contro i Greci , attendeva a nacqui*
stare le città che per opera d'Abulcare s'erano sottratte
al suo dominio. Un altro Catapano a nome Marulo era
■ Cum praediclo Anna rapuit puerum regem. Benzone II , i5.
* Quasi ex iussione regis ad regiam urbem Asinelmum reportavitt
yormannas Romam venire faciens svcios et amicos rei pubblicae ap-
pelhvit, Tenzone l. e. Che v'inviassero milizie Riccardo e Roberto,
si presume da quello che altrove scrive , dicendo , fossero col Papa
Trynkinoi e Tancredi, II, i8.
* Postea vero pecunia deficiente , comites reversi surU ad propria
Vadoìus vero revertus est in Parma, Ass. Rom. VenienU Duce Gote-
frìdo Romam , multis precibus et vmgnificis donis eidem duci coZ/fl-
tis rtjr, ut rictus discederet, impetravit. Bonizo L. VI, Benzoke pre-
tende , ohe ingannato da Gotofredo , si ritirasse voloDtariamcnte V anti-
papa. 11, Io.
^ Bis autetn diebus Robertus Dux ad Aìexandrum Papam prof-
cirns , tìgius homo ejus dcvcnit , et sicut Mcoiao Papa\ ita et huk
jusjurandum fecit , et per vexilto ab eo cum honore ducatus accepit'
Rox. Salfr. an. t06i.
— 83 —
venuto in Bari conducendo seco una flotta ^ E dubbio
però se sia lo stesso Miriarca o ammiraglio vinto allora
in battaglia navale dai Normanni e rimasto prigione.
D'ogni modo il ministro Imperiale non s' avventurò in
impresa di riguardo ; furono anzi perdute Brindisi ed
Oria, e Roberto avendole rioccupate alzò un castello al-
la Megiana ^
A Roma, a Gapua, in Puglia, combattevasi così, e po-
sale le armi quasi in un tempo, si prolungava nel ver-
no la tregua. Solamente Ruggiero , raccozzati dugenlo
cinquanta militi, scendeva altra volta in Sicilia, 'corre-
va depredando insino a Girgenti, e assalita Traina, ove
numerosi erano i Gristiani , se ne impadroniva , festeg-
giandovi il Natale ^ E fra i lieti successi gradita nuova
lo richiamò sul continente.
Alessandro II appena eletto al Ponteficato , volendo
mostrarsi benevolo ai Normanni, aveva concesso aire-
sule Monaco Roberto di Grentmesnìl, l'abazia di S. Pao-
lo in Roma * , dove poco dopo lo raggiunsero le sue so-
relle uterine Giuditta ed Emma. Nate con lui d'una
madre, Adevisa di Giroie, e da Guglielmo Conte d'E-
vreux, sposato in seconde nozze ; entrambe, dicesi, ave-
' Dux Roberti barcavit Sicilia ^ et Mandi Catapanus venit in
Bari. Ign. Bar. i06i.
• Robertus Dux cepit iterum Brundusium et fugavU Graecos , et
wmprehendit Miriareham in praelio , et postea ivit super Oriam et
iierum cepit eam, et fecit castrum Mejana — Chron. Brev. Norm,
od an. 1062.
s Malat. II , 18.
4 Ecdesiam S. Fadi Apostoli tradidit dmec sibi congruam habi-
tationem inveniret, Ord. Vit. IH.
*
— 8* —
vano preso il velo votandosi nella Chiesa di 8. Evi^àlfo K
Ma fuggiti i congiunti, il sacro asilo delle religiose fu
turbato dalle depredazioni dei vicini, e dei ribellile
Giuditta ed Emma si ritirarono in Italia'. Non è mprò^
babile che anche innanzi la lor venuta l'ambizioso AtMh
te Roberto trattasse il parentado che poi seguì. Nobi-
lissima era la stirpe delle donne , discendenti dal san-
gue stesso dei Duchi di {Normandia ^ , e non ignote a
Ruggiero che nel recarsi in Puglia s' era fermato in
S. Evrulfo *. Come che sia , celati o disdetti i voti , sul
finire del 1062, con Ernaldo e Roberto di Grentmesnil,
giunsero in Calabria. T accorse Ruggiero , ed accolti
gli ospiti in Melito , sposò Giuditta ^ Compiute appèsa
le nozze, tornava in Sicilia, e ne riedeva con eguale t^e-
lerilà , dopo che congiuntosi ad Ibn-Thimna ebbe a pat-
ti Petralia •. Ma le domestiche gioie e le vittorie turbò
più fiera contesa.
■ Duae sorores uterinae Rodberti abbatis Judith et Emma apud Vtù
eum in Capella S, EbnUfi morabantur , et sub sacro velamine mun-
do renundasse deoque soli per mundidem corporis Huiere credebantur.
Ord. Vit. 111. Non si à altra testimonianza che conferrai la narrazione.
* Uticensis ecclesiaintus et extertus tunc quatiebatur. — Obd. Vrr. 1. e.
* Vedi noia III in fine al volume.
4 Ord. Vit. 1. e.
* Iter in Italiam inierunt et relieto velamine sanctitatis totis nifl-
bui mundum amplectae sunt , et ambae maritis ignorantibus ^wd dio
dedicatae essent nupserunt , nam Rogerius Siciliae eomes Judith «i
conjugium accepit , aliu^que comes cujus nomen non recolo , Emmati
matrimonio se conjunxit , ivi. Il nome e la condizione della prima
moglie di' Ruggiero, non si trovano però uniformamenle riferiti dai Cro-
nisti. Vedi nota IV in fine al volume.
« Malat. II , 20.
li Duca Roberto , geloso della potenza dei Coati , an-
che ì fratelli voleva deboli e dipendenti limitandone i
possessi ^ Frequenti querele perciò erano state con
Bi^^^ierOt e le prime discordie acquetate con la prò-
-messa di future concessioni , ora rinascevano. Chiedeva
il Conte secondo i patti, gli fosse ceduta la metà di Ca-
labria, non avendo ivi altro ottenuto che la terra di
Melilo -^ Ma Roberto negava investirlo , e forse abban-
donandogli gli acquisti di Sicilia , intendeva serbarsi
ÌDlero il dominio di quella regione^. Furono perciò
fieri sdegni e minacce, e voltandosi in arme Tun con-
tro 1' altro si divisero i seguaci in guerra aperta. Il Duca
» troncarla, d' un colpo venne sopra Melito, e Ruggiero
quantuijque infermo per febbre d' aria gli si oppose a
-mezza via. Accampò sui monti vicini di S. Angelo e
•Monverde, respinse i primi assalti; ma ricacciato nella
fortezza si strinse l'assedio. Pugnavasi con eguale furo-
re; soltanto il Conte fuggiva d'incontrarsi nel Duca,
te le sortite erano sempre dalla parte opposta ove egli
trovavasi *. In una però Ernaldo fratello di Giuditta,
giovane cavaliere e valoroso , fu ucciso con dolore di
tutti, e il rammarico rinfiammò gli assediati, che usciti
a vendicarlo , fatta dei nemici non poca strage , li co-
strinsero a slargarsi ^ Allora l'assedio si mutò in bloc-
, ■ Quamvìs pecunia largus in distributione tamen terrarum aliquan-
fulum pardor eroi, ivi , 21 .
* Malat. l. e.
. » Fazzbllo, Deca II, L. TU, e. 4,
4 Malat. II, 23.
' Ernaldo era fratello uterino di Giuditta, ed ultimo nato dalle. pri-
— 86 —
co I ed alzati [loco lungi due Ibrtillxii, lo milìzie de=-
Uuea vi si ston^Jarona. ^fl
Con queste lente fazioni si batlagliavaT quando Rug^
giero una notte profittando dell' oscurità e della u«^
gltgenza degli assedianti ^ attraversò senza esser visU^
lo loro ifincee , e con cento cavalieri s' allontanò dkj
Melito. L'ardimentoso drapjieilo giunto ìmprovisanierr-
te a Gcrace, per favore degli abitanti che parteggiavar^
pel Conte, s'insignorì della terra, ed avendola niunit^
torni Ruggiero inosservato fra i suoi ^ Udita appena 1
gorpresa^ accorse Roberto menando seco una parte d^l
le tnilizie; o rifiutando i cittadini aprire le porte, cerC3
entrarvi per tradimento Fra i Greei rimasti in Cera e?:
era un Rasilio , uomo reputato e ricco *, che si offri ^^
agli inganni. E a prepararli , il Duca nascosto nella c^^
eolla d'un frale Greco penetrò segretamente nella &i<
tà ^. Furono stretti gli accordi', e il traditore e la s i^i
moglie Melita si ponevano a mensa con Roberto, i^l
lorehè nn servo avendolo riconosciuto ne sparse il gì*
do, II popolo sollevato in subitcf tumulto, schiamazs^ci ^i
do furiosamente, circondò la casa, Tassali, l'invase?-
Basilio fuggendo per ricoverarsi in una Chiesa vicina ?
me nozze di Adevisa di Giroìe con Roberto di Grentmesnil. Gautier e'AìC
Conquétes dcs Normands p. 240 , Malat. 1. e.
■ Malat. Il , 22. Giracium spontanea voluntate Graecorum ibidei^
habitantium,.. aceepit, Anon. Sic. p. 758.
* Quemdam de potentimibus urbU notum hahens nomine Fanlttr»,
ab ipso ad prandium invitatus, Malat. ivi 2L Anon. Sic. 1. e.
^ CapucU) capite coperto, Malat. ivi 2i. Altri dicono entrasse sol*
io le spoglie d'un servo. Amato tace in tutto questa contesa tra i
fratelli.
1
— 87 —
venne uccìso, e la sua donna con più inonesto supplizio
impalata *. Roberto solo ed inerme in mezzo al volgo
furibondo, mancò poco non fosse trucidato; ma gli val-
se l'audacia sua, il consiglio dei più prudenti, la mi-
naccia della terribile vendetta, che i fratelli e le sue
genti avrebbero presa della sua morte ^. Fu quindi rite-
nuto prigione. Intanto le milizie accampate fuori le
mura fatte certe della prigionia del Duca , celeramente
ne davano avviso a Ruggiero; mentre la fama corren-
done intorno , con falso rumore propagava già spento
Roberto. Giunse così a Sichelgaita, la quale trovandosi
poco lungi , vi prestò fede , e fuggi in Tropea per im-
barcarsi, dubitando che morto il marito i nemici non
le facessero ingiuria ^. Intanto il Conte giovandosi di
quello improviso sbigottimento , imposto si disarmasse
il presidio che oppugnava Melito e s' atterrassero i for-
tilizii ; corse in aiuto al fratello. E perchè temeva che
gli abitanti di Gerace volessero tenerlo come ostaggio ,
0 ucciderlo, obbliate le precedenti gare, ma pur simu-
landosi lieto della cattura , e disposto ad usurparne i
dominii , richiese si ponesse in sua balìa Roberto. In-
timiditi 0 ingannati i cittadini consentirono*, e dopo
* Tania imputate a suis civibus attrectata est ut stipite ad ipso
ano usque ad praecordia trans fixa, inhonesta morte vitam terminare
cogeretur, Malat. ivi.
* Malat. pone in bocca al Duca un lungo discorso e conchìude: ta-
libus verbis , faventibus siM sapientioribus urbis , ignobile vulgo tu-
muìto sedato,,, Ducem in capione ponunt, li, 24.
* Anos. Sic. Malat. U. 27.
^ Malat. fra le altre ragioni attribuile a Ruggiero per persuadere
i citudini scrive : Si diutus differre tentatis , ecce ad praesens vineta
— st-
ayer ottenuto giuramento dal Duca, che ninna fortc^^
sarebbe mai costruita nella loro terra, lo rilasciarono ^
Nacque da quell'accidente il desiderio di pace. Roberto
piegandosi a cedere le città che innanzi aveva promes-
se ^, investi il fratello della metà di Calabria, e noo:
ebbe altro seguito la contesa ^.
Valse anche ad affrettare gli accordi, il timore d'altri
pericoli. 0 volesse Gadaloo procurarsi più valido scnste-
gno in Italia collegandosi ai Greci in danno dei Nor-
manni ; 0 Costantino Duca, vedendo nello scisma una fa^
vorevole occasione a rinnovare la guerra sollecitasse
r amistà degli scismatici; alcune trattative furono tra
questi e i Bizantini. Riferisce Benzene una lettera scrit^
ta dair Imperatore d'Oriente all'Antipapa, nella quale
se interpolò qualche frase il Vescovo d' Alba , nemico di
Alessandro II e dei suoi fautori; non è perciò meno pro-
babile r alleanza che vi si accenna , offerta al giovine Ar-
rigo ed a Cadaloo per punire « gli usurpatori degli impe-
riali ufficii *. » Ed a rendere più certa la testimonianza
et oliveta vestra extirpàlmntur , urbe vestra a nobU obsessa , machU
natnentis apparatis nulla cantra noi praesidia tuebuntur, ivi.
« Ivù
• Jhix corniti Calabriam partit. ivi 28. Alteram partem SicUiae atque
Calabriae possidendam , alteram custodiendam sanctissimo Corniti fratti
sui permisit, Anon. Sic. Ma la divisione della Sicilia avvenne più lardi.
^ V anonimo traduttore di Amato volendo supplire alla lacuna che è
nel lesto intorno a questa domestica guerra dice : Non mest cette hi-
stoire coment ot brigue avec lo conte Rogier son frère , et coment lo
ala prendre , et quc non là pot prendre en la ette lo persecuta en Si-
cilie , dont il fu prist de li Sarasin , et lo frère puiz lo racható.
V , 26. Altera cosi la prigionia in Gerace.
4 Docnm. V.
— sa —
8* aggiungono i tentativi fatti nella Puglia dal Gatapa^-
no Marulo. Mediatore degli accordi fra gli avversarii
del Papa e Costantino, si dice, il Patrizio d'Amalfi ^ ; e
come che sia, Cadaloo ricoverato in Parma, non trala-
sciava alcun mezzo per accrescere il numero dei suoi se-
guaci , per suscitare nemici ai Normanni , e sopratutto al
Principe diCapua , il quale più vicino a Roma opponevasi
ai suoi disegni. Le speranze suscitate dall'Antipapa , in-
dussero forse i Conti di Traetto, di Maranola, di Suio,
e la vedova del Duca di Gaeta insieme al suo figliuolo
Atenolfo II, a stringere una lega difensiva, nel giugno
4062, obbligandosi a non fare né tregua né accordo por
»n anno co' Normanni *. Altri forse congiuravano anche
in Puglia e Calabria^ se vuoisi prestar fede alle parole
di Benzene ^; e lo stesso Principe di Salerno non sem-
bra rimanesse estraneo a quelle segrete macchinazioni.
Dopo le nozze di Sighelgaita con Roberto , né amico a
questi , né apèrto nemico apparisce Gisolfo ; ma una
■ Bac eadem die aUate sunt ex Bizancio regales lUteras. Partita^
res vero lUterarum fuerunt tres misti purpura induti. Benzone 11,
12. Ma poi dice inviata altra lettera per manum Malfitani Patricii^
ni, 5, e lo chiama Pantaleo, ivi, 2. Duca d'Amalfi era allora Giovan-
ili m con suo figlio Sergio ; ma fo^se ebbe nome Giovanni Pantaleo.
- » I conti di Traetto Landò , Daoferio , Landone , Pandolfo , Giovanni
conte di Maranola, i conti di Suio, Rainerio, Leone, Landolfo, Giovan-
ni , Pietro , promettono Kalendas junii quintadeeimfi Ind. che : nec
finem, tue paelum cutn Normannorum gens, nec ponimus nee firma-
.mu$ per nullum ingenium , sed quodcumque cum eis facere venimus ,
inuimul vobiscum praenominatis uterque facere firmam ec. Dichiaravano
^e questo accordo durerebbe un anno. Federici p. 396.
^ AptUia iiquidem et Calalnia te praestolantur ^ diceva Benzohe ad
Arrigo IV. Ul , U.
— 90 —
parte dei suoi dominii aveva dovuto cedere a Guglielmo
d'Altavilla *, e le rimanenti terre, poste tra le due si-
gnorie Normanne non erano sicure dalla cupidità dei
vicini. Il sospetto, i recenti rancori, il desiderio di riac-
quistare r avita potenza, infievolivano l'odio antico con-
tro i Greci, e Gisolfo, tolto il pretesto di un perogri-
naggio in terra santa, si recò in Oriente. L'accompa-
gnavano, un Bernardo Cardinale *, e l'Arcivescovo di
Salerno; i quali ignari di sue mire, proseguirono il
cammino per visitare il sepolcro , mentre il Principe
soffcrmavasi a Costantinopoli presso l'Imperatore. Pro-
metteva assalire Roberto, scacciare d'Italia i Norman-
ni, dove gli si fornisse quanto era necessario a soldare
numerose milizie , e pegno di sua Tede avrebbe dati io
ostaggio i due prelati ^. Ma Bernardo reduce da Geru-
salemme rifiutavasi a rimanere, e morì tra pochi giorni;
r Arcivescovo fu lasciato tornare , poiché Costantino
pago dei dei giuramenti di Gisolfo, gli fece ricchi doni,
e rinviollo col danaro richiesto *.
Fra questi accordi segreti e palesi , Cadaloo sorretto
• Vedi p. 4().
' Gisdfe prist lo baston et V cffcìipe come pérégrin et ala a Costan-
tinople. Amato IV , 57. Lo archevesque de Salerne , et un evesque è
Rome estoient humile devant la majesté impeiial , entre tarU que Gì-
solfe parloil dq la perversion de li Normant , ceauz parloient de la
voie de lor pérégrinage. ivi 38. Ma il tempo del viaggio è iocerlo.
* Et quant il poi procura la destruction de lo due Robert et if
tuit li N(yrmant. ivi 39.
4 Et tant fist qu'il rechut Ix , centenairc de or d-e lo imperm;
et de ces denièrs devoil sddoir gcnt et confondre li Nmmant, Et lo
impercor constreint lo pnnce à tout terrible sacrement, ivi.
— 91 —
dai Vescovi Lombardi, e confidando nelle intelligenze
dei suoi p£^^teggiani, nella primavera del 1063 accostato-
si improvisamente a Roma , riusciva di notte a penetrare
nella città Leonina , e ad invadere la Chiesa di S. Pietro.
Ma al dì seguente, costretto a rinchiudersi nel castello di
S. Angelo , vi restò sotto la difesa di Crescenzo ^ Le due
fazioni ripresero le armi; il presidio Normanno che trova-
vasi nella città assediò l'Antipapa, e furono diversi scon-
tri, e vicendevoli sorprese, saccheggi ed uccisioni *. Ac-
corsi però altri Normanni , gli scismatici , non osarono
affrontarli , e Cadaloo si trovò rinchiuso da ogni parte ^.
• Congregata pecunia revetsus est Rome. Ann. Rom. Transaeio an-
no ^ occulte quasi fur Romam venU adjuvantibus eapitaneis et
quibusdam pestiferis Romani». Bonizo L. VI. Benzone al solito vuole
che fosse invitato dai Romani. 1( , 16.
* Niun Cronista narra questi combattimenti ; ma sono ampollosamen-
te descritti da Benzone che senza dubbio ne esagerò le tinte. Egli dice
che Hdebrando invitò i Nonnanni a scacciare di Roma Cadaloo ed i suoi
segnaci; ma in una prima zuffiai questi prostemuntque efc eis quosdam^
inculcantes alios usque ad montem Coelium , ubi inter utramque aciem
gravem eommissum est praelium. Multi quidem eorum interierunt vel
confossione armorum seu calcibus equorum. Una seconda volta raccon*
ta che i Normanni ponessero un agguato ad loeum qui dicitur Opus
Praxilii ; ma assaliti : in prima quidem belli vertigine utrobique più-
ribus prostratis resonat fragor i-uptis hostU,.. iteruik a nostris requi-
runtur , vulnerantur , prostemuntur. Ad extremum ooUecti in angulo
petunt pietatis dextras et sub jurejurando poUteentur nostnu reHn-
quere terras, II, 18. Ma queste pretese vittorie non s'accordano con
la fuga deir antipapa in castel S. Angelo.
3 Bo^zo l. e. Gotefredus seilieet aique Sarabaiia..., Atrahuntque
alios Normannos^ qui foris stantes non permittut feriaire Romanos,
Sepissime venientes ad portam Happii , minantur obsidùmem , et vel
vi vel fraude sancii Pauli invadere munitionem, Bekz. L c. Poi dice
che rubassero 1 doni fatti da Costautino Monomaco alti Chiesa Romaqa*
— 9.2 —
Solleoitò allora aiuti di Germania , e il Vescovo d'Alba
prescelto ad impetrarli neir ottobre giunse a Quiedlin—
burgov' era Arrigo IV. Recava altre offerte dei Greci ^
se vere o mentite, s'ignora. Costantino diceva i do\rci
sia certo, che i Tedeschi scenderanno, per muov^ir
guerra ai Normanni in Puglia ed in Calabria , invier-^ Si
nel golfo Amalfitano una flotta di cinquanta navi , s«^—
conderà d'ogni maniera l'impresa, e per venti an:ani
manterrà a sue spese le milìzie ^ Gli oppressi popò 1 i
aggiungeva Benzone, invocare la vendetta d'Arrigo ,
contro gli stranieri , che quasi indomiti giumenti cox*-r
revano le campagne di Roma*. Quali accoglienze tro —
vassero nella Corte Alemanna queste proposte non ^
possibile accertare. Il messo di*Cadaloo pretende cF»^
furono accettate, ed egli s'affrettò a venire in Italia ^
per annunziare l'amistà stabilita con l'Imperatore d'C-*
riente, e la prossima liberazione dei Romani e de^^^
abitanti di Puglia e Calabria '. Ma, o le sue fallaci sp^^
III , 1 , e che i Romani cottidianas cura Normawnos exereeni palninMS»
ivi , 1(>.
• Bekzone dice che a lui ed a Cadaloo fu per mezzo del Patrìzio di
Amalfi inviata una lettera dall'Imperatore Costantino, che egli trascrive
ad Adalberto Arcivescovo di Brema , nella (juale erano le promesse rife-
rite ( vedi Docum. V ) Recatosi poi il Vescovo d' Alba in Germania alla
presenza d' Arrigo e della sua corte affermava : Qnaecumque habet et
habere potest poUicelur libi Costantinus Doclicius ^ rex Bizanzenus,
tanquam si esses pi/rphirogenitus filius ejus, Quicquid enim in epiito-
/m suis legitur , quacumque bora voluetis complebitur, L. Ili , i4.
» Apulia si quidem atque Calabria apertis portis praestolantur , ut
vindictam facias de hiis , qui per Romana rura vclut iumenta indo-
mita pervagantur, ivi.
' Deinde in kamna recepto cum tribus xilentiariis domno electo
— 93 —
ratìze riferi come certezza , o , come sembra probabile ,
r ambizioso Arcivescovo Adalberto di Brema che allora
prepoleva nella corte Alemanna e sull'animo del giova*^
ìie Principe, si mostrò inchinevole a sostenerle ^; e
fra le discordi opinioni , e le gelose gare , prevalse in
ultimo r autorità ed il parere del suo emulo Annone
Arcivescovo di Colonia. Propenso questi ad Alessandro,
ottenne che s'intimasse un Concilio generale in Manto-»
va per esaminare le ragioni dei due Papi ^. A Cadaloo
intanto fu tolto il titolo di Cancelliere del Regno d' Ita-
lia, e continuando a tenersi chiuso in Castel S. Angelo,
non gli venne altro aiuto di Germania.
Cadevano così gli accordi, quali che fossero, fra gli
seHatin cuncta enucleavi quae aceepi ab hore regia,.. ScUieet de cer*
tUudine adventus eius , de confirmanda amicida quam expetébat rex
Bizanzenus^ et ut Apulus et Calaber habeant in Beo et venturo regi
iuae libeì'atianis spem firmam. ivi 25.
■ Adalberto di Brema uno dei tutorì e consiglieri di Arrigo IV, dopò
che fu rapito alla madre, emulò in potenza Annone, e seppe con ac«
corti modi procacciarsi la benevolenza deir inesperto re secondandon<9
le inclinazioni. Egli aspirò a divenire Papa del Nord facendo di Bre^
mi un'altra Roma. Mostrò sempre grande propensione verso i Greci ,
dai quali per vanità faceva derivare la sua stirpe. Adam Brem. Hist.
JBed. lU, 26, 33. Voigt. Stor. di Greg. Vlt^ e. 3. — Bei^zone né
parla con deferenza , dice che si trattenne disputane secum de necet*
èariis publicae rei... Ipse vero me istruebat ex Aiù, quae erant nt«n-
eianda domno electo^ senatuiy aliarumque dignitatum gradibus, si*
mvique Aguliae atque Calabria civitatum primatibus. Ili , 20.
* Annone aveta riunito un primo Concilio nel 1062 , in Osbor come
vuole Pier Diamiano , o in Augusta , ma la quistione dello scisma non
vi fu definita. Nel 1064 si recò in Roma, accordandosi con Alessandro
per la convocazione di un Concilio generale in Mantova, Bekzomìs lo
dipinge sempre come un nemico di Cadaloo.
— 94 —
scismatici ed i Greci per abbattere con gli aiuti d' Ar-
rigo IV e degli indigeni, la potenza del Papa e dei Nor-
manni. E dair altra parte ripresa l'offensiva in Puglia ,
guerreggiavasi alla spicciolata, procurando ciascuno dei
Conti allargarsi sopra i deboli vicini. Goffredo %lio
di Petrone Conte di Trani s' insignoriva nuovamente di
Taranto, e di Motola nel maggio 1063 ^ ; e nell'aprile
del 1064 Roberto e Goffredo Conti di Montescaglioso ,
figliuoli ad una sorella del Duca occupavano Matera ,
e nel giugno Castellaneta ^. Disfrancato da ogni timore
sul continente, Ruggiero attendeva a raffermare ed esten-
dere le conquiste in Sicilia.
' Et capta est Taranto a filio Petrone mense ma§^i, Ign. Bar. ad
an, Compraeìiensa est civitas Tarenti a Normannis. Lupo Prot. —
Mense aprili mortuus est Gaufredus cmnes et Goffridus fllius ejus
cepit TarerUum , deinde ivit super castrum Motulae et comprehendit
eam, Chr. Brev. Norm. — - L* anonimo autore di questa cronaca non si
accorda con V Ignoto Barese , che dice presa Taranto dal tiglio di Pe-
trone il quale , come si vedrà , ebbe nome Goffredo e fu signore di
quella città. Deve quindi supporsi, che per errore fu trascritto Gau-
fredus Comes in luogo di Petrus , o che quelle parole filius ejus si ri-
feriscono ad un nome mancante nel testo. A crescere la confusione U
Chr. Brev. Norm. scrive sotto Panno 1004. Mortuus est in Tarento
GuUlelmus comes ejus,
• Robertus comes cepit Matera in mense aprili , et in mense junio
Gaufridus comes comprehendit Castanetum. Chr. Brev. Norm. Essi
sono senza dubbio gli stessi ricordali da Gugl. App. II.
.... Kobertus de Scabioso
Monte Comes , dictus , Gofridi frater , et ambo
Orti germana fueranl Ducis.
Erano figli ad una sorella del Duca Roberto d' ignoto nome secondo
il DucANGE (gcnealog, in app. ad Amato) ma che forse fu Emma, ma-
ritata al Conte di Conversano che alcuni chiamano Tristano.
-^os-
te discordie e le nimistà surte tra i due fratelli, ave-
vano dato animo ai loro nemici neir isola. Ibn-Thim-
na principale sostegno dei presidii ivi lasciati , nel
tempo che si pugnava intorno Melito, assaliva Antel-
la. Ma tratto in inganno da un Musulmano che difen-
deva quella terra, altra volta a lui soggetta, confidando
nella simulata promessa di averla per accordo , cadde
in un agguato e fu spento ^ La sua morte tolse ai Nor-
manni r utile alleanza della fazione avversa ad lbn*Haw-
wasci, e dubitando d'essere sopraffatti, quelli che si
trovavano in guardia di Trairta e di Petralia, fuggiro-
no in Messina*. Rinvigorivasi quindi l'odio contro gli
invasori , e Ruggiero rattenuto in Calabria , indugiava
al soccorso. Armi e danaro gli mancavano , e seguita la
pace con Roberto, a provvedersene entrato in Gerace
impose si costruisse presso alla mura un castello. Invo-
cavamo i cittadini i patti giurati daUDuca, i resi servi-
gi ; schermivasi il Conte , dicendo , che partito ora il
dominio della terra, non l'obbligava quel sacramento ;
pure se volessero venderebbe la concessione ^. Per tal
modo sforzatigli abitanti a riscattarsi , adunò Ruggiero
trecento militi, ed insienfé alla giovine moglie, disceso
in Messina, raccozzate le altre schiere rioccupava Trai-
na sul finire del 1062. Festose accoglienze innanzi gli
avevano fatte i Cristiani che l'abitavano, Greci nella
maggior parte, e anche allora apparivano lieti del ritor-
no; ma fatto già sperimento dei nuovi signori, meno
' Malat. Il , 22 , chiama il traditore Nickele.
• Malat. ivi*
' Ivi II, 28.
— 96 —
sincere erano le dimostrazioni ^. La città posta fra i
monti , forte per sito , munì il Conte , e lasciatovi den-
tro Giuditta e uno scarso presidio, mosse verso Nicosia.
Prima però che l'oppugnasse, costringevalo a indietro
giare la ribellione di Traina. I perfidi Greci» scrive il
Malaterra , sol di tanto offesi , che i militi del Conte
ospitati nelle loro case le mogli e le figliuole seduceva-
no , congiurarono di levarsi in armi per ucciderli e di-
scacciarli ^ Scoperta la trama, i pochi Normanni si rao*
colsero intorno a Giuditta e con grande valore dal matti-
no alla sera resistettero. Finché sopraggiunto Ruggiero,
e trovati da una parte i suoi , dall' altra gli abitanti che
innalzate alcune trincee combattevano, apertasi la via,
si rinchiuse nel castello. Accorsi però in difesa dei ri-
belli cinquemila Musulmani dai luoghi vicini , circon-*
darono gli stranieri , e vietando uscissero a provvedersi
di vettovaglie in poco tempo fu grande distretta. La
fame , spingeva gli assediati a frequenti sortite, e quel-
li che non perivano contrastando la preda, cadevano
rifiniti dai travagli , e dal mancato alimento ^ L' inedia
il difetto di tutto, premeva il Conte e T ultimo degli
armigeri , trascorrevano i giorni e s' accresceva la ne-
cessità ; gli abiti stessi divenuti logori mancavano. E
* Iterum et si non cum tanta , ut prius , tamen aìaeriiate tusei'
pUur. ivi.
» Graeci vero^ semper gcnus perfidissimum, hoc solo offensi, qw4
mUites Comitis in domibus suis ìwspitabantur , de uxoribus et filia-
bus timentes ec. ivi.
» Fames angustia et assidui certaminis ,*et vigiliarum aestu.,» per-
plurimum deficiebant, ivi.
-97^ .
Ruggiero e Giiditta non avevano j^iù per ricoprirsi jie
non una cappa sola , e l'usavano a vicenda secondo che
maggiore n' era il bisogno ^ Pure non disperando si so-
stenevano ì Normanni , e con 1* usata ferocia affrontava-
no gli assalti^ sorprendevano! molestavano gli assedian-
ti^r sp^so l'ardite fazioni spingendo fuori le mura in
cerca dì vettovaglie e di foraggi. Avvenne un di che ri-
predando un drappello ìiscitò a predare » discese a so-
stenerlo Ruggiero » e circondato ebbe morto il cavallo »
e iniMse prigione. Ma gli riuscì di por mano alla spada*
Or ruotandola intorno respinse gli assalitori , e tolta
secò la sella, fu salvo ^. Quattro mesi durarono le sof-
ferenze e le zuffe , insino a che non vi diedero termine
r^sprissimo verno 4el 1063, e la negligenza dei nemici.
Non sopportando questi gli insoliti rigori della stagione
inebriandosi sovente per attemperarli , e trascurando la
consueta vigilanza , lasciarono sorprendersi. Nel silen-
zio della notte irruppe Ruggiero sulla città , ne superò
le munizioni senza contrasto , e sgominati i difensori ,
molti ne uccise, i rimanenti disperse. Fuggirono ì Mu-
sulmani , gli abitanti scampati dal furore della mischia
con crudele vendetta vennero puniti , e primo fra tutti
fu impiccato un Forino, istigatore e capo della ribel-
lione , insieme ai suoi complici ^
Soggiogata la terra, il ricco bottino servì a rifornire
il castello, lasciandone il governo a Giuditta, passò
'Ivi.
• Malat. ttn, 50.
* IvL Altri codici scrivono Polorìno in luogo di Forino, e TAnok.
Sic, lo chiama Glotioo.
voL. n. 7
— 98 —
Ruggiero ad assoldare altre milizie in Calabria ed in Pu-
glia ^ D'onde recato stuolo più numeroso di seguaci ,
armi e cavalli, riprese la guerra. Simulando una corre-
rìa s' avvanzò Serlone suo nipote con trenta cavalieri
presso le mura di Gastrogioyanni per trarne fuori il pre-
sidio, misto di Saraceni Siculi ed Africani. E questi
usciti sterminavano quel drappello , ma scontrandosi
nel Conte e neir esercito intero, cedevano ritraendosi
,dopo aspra battaglia. Allora saccheggiati i dintorni, Ca-
latavaturo e più oltre sino a Butera , tornavano i No^
manni carichi di preda in Traina menando seco i pri-
gioni ^. Altri successi seguirono. I Musulmani ricevuti
d'Africa nuovi sussidii, s'accampavano presso il fiume
Ceramo ^, e fronteggiavali il Conte per tre giorni. Poi
tentando altrove il guado l'oste nemica, accorreva Se^
Ione a respingerla, e la pugna ineguale dalla vanità dei
narratori , per incredibili e portentosi eventi , si mutò
in subito trionfo. Kon più che trentasei Normanni sba-
ragliavano oltre a trentamila combattenti'^; sui quali
piombando l\uggiero , divisi i suoi cento militi in due
coorli, ed a Tuna preposti il nipote, Ursello di Baileul,
ed Asgot de Puteolis , l' altra guidando egli stesso ; ot-
teneva compiuta vittoria. Quindicimila cadevano morti
e il duce loro, coperto d'armi perfettissime era ucciso
• Malat. ivi , 31.
• Ivi. 32.
s Ivi. 33.
4 Cum triginta mUlia essent , exceptis peditibus , quorum infinita
erat moltitudo , quod mirum dictum est , ipse triginta sex fnUUtf
habens , omnes in fugam vertil, ivi.
— 99 —
dal Conte. Vero è che a supplire all'umana virtù ^, si
aggiunsero prodigi e miracoli ,*e rn mezzo alla mischia,
si disse , tutti aver visto un cavaliere che vestito di luc-
cicante acciaro , su bianco cavallo , combatteva , nel
terribile aspetto simigliante a S. Giorgio *. Anche sul
pennone dell' asta del Conte apparve una croce *. Ma
quale è descritta la battaglia , o fu lieve scaramuccia ,
o in più giuste proporzioni è da ridurre il numero dei
vinti e dei vincitori , ed i danni vicendevoli. Che se
piacque ai Cronisti mentire, esaltando il valore dei Nor-
manni, quanti ne perissero nell'acquisto di Sicilia, per
confessione dello stesso Ruggiero, solamente Dio e ì
suoi Santi lo seppero K
Volendo credere al Malaterra, unica fonte dell'esa-
gerato racconto , nel dì seguente alla pugna , continuò
la strage dei fanti scampati sopra i monti vicini, e quel-
li che non furono morti vennero venduti. Poi dal fetore
dei cadaveri costretto ad allontanarsi, riedeva il Conte
ih Traina, conducendo seco le ricchezze trovate nelle
tende nemiche; e testimonio di sua devozione e del
' Nam humanae vires^ tam magnum quid, tamque noslris tempo»
,nòtM inaudUum, nec praesumere quidem, nedum perficere potuU'
imt, ivi.
* Quidam eques splendidus in armis^ equo albo imidens , album
ve^ciUum in summitate hostUis alligatum ferem,,. sanclum Georgium
ingeminando, ivi.
3 ivi.
4 Numerus autem ilhrum meorum mUitum qui in acquisitione ter*
me SicUiae mortui mrU , soli Deo et Sanctis eis eognitus est ; mihi
'iwro cum omnibus aliis kominiòusjncognitus.'-' JHplom. EccL Catan.
an. 1091 , ap. Pirri p. 52i.
— 400 —
trionfo inviava a Papa Alessandro quattro cameli che
erano parte del bottinò. Come fausto augurio afi pro-
gressi della fede giungeva in Roma 1' annunzio del-
la vittoria, e perchè un visibile segno del divino fa-
vore infiammasse a maggiori cimenti i guerrieri di
Cristo , il Pontefice concesse ampia indulgenza alle
loro colpe , ricambiando i doni con un vessillo be-
nedetto ^
Non s' accordano però questi vanti agli effetti veri
dello strepitoso combattimento; né una terra fu presa,
né altrimenti s' avvantaggiarono i vincitori. I Pisani, a
vendetta d'alcuni soprusi ricevuti dai loro mercatanti
in Palermo , sollecitavano Ruggiero a volerla assalire ,
si offrivano alleati all'impresa; ma il Conte si scusò per
allora di seguirli *. Quindi la flotta inviata da Pisa ve-
leggiò sopra Palermo, e non osando investirla, spezzata
la catena che chiudeva il porto , bruciate alcune navi ed
altre rapite , se ne ritrasse ^. Le. deboli forze vietavano
' Malat. ivi. La tradizione vuole che sullo stendardo fosse una im-
magine della Vergine dipinta per mano dello stesso S. Luca ; e la città
di Piazza pretende averlo poi ottenuto in dono e serbarlo. ChiarandX,
Piazza città di Sic, ant. e nuova, p. 154.
* Pisani ergo mercatores , qui saepius navali commercio Panormum
lucratum venire soliti crani , quasdam injurias ab ipsis Panormit^
nis passi , vindicari cupientes , navali exercitu undique conflato «.
Comes vero quibusdam negotiis se detinentibus , ad praesens ire distW'
Ut , mandans illis , ut modicum temporis sustinerent , donec haec,
quibus ad praesens intentus erat , expedirentur. Malat. ivi , 5-i.
3 Porro UH commerdalibus lucris plusquam bellicis exercUiis ex
consuetudine dediti... ne lucris assuetis diutius privarentur.., velai»
portum ejusdim urbis dirigunt , sed plurimam multitudinem exiwrm'
tes , catena tanlummodo , quae portum ab una parte in alteram doMr
— 104 —
a Ruggiero d* avventurarsi in una guerra offensiva ; ora
egli stesso, ora i suoi, volteggiando intorno Traina sor-
prendevano , depredavano i luoghi vicini ; ma erano
scontri parziali , leggieri mischie , che più tardi la t'^a-
dizione e la vanaglòria mutarono in campali giornate ,
ingrandirono con mirabili racconti. Trascorse così l'an-
no 4063. Nell'està , il Coute, fornita di viveri la città ,
e dispensato ai difensori .invece di stipendio il bottino
raccolto , impose che durante la sua assenza ninno ne
uscisse , e lasciata ivi la moglie , venne in Puglia. Re-
cavasi per chiedere aiuto a Roberto , a prender seco gli
opportuni concerti a maggiori imprese. N'ebbe cento
militi, ed aspettando che il Duca il raggiungesse, tornò
in Sicilia *.
Quotava allora per poco la Puglia ; ritolte ai Greci ,
Oria , Brindisi , Matera , Taranto , ed Otranto , rimane-
vano a loro soggette alcune altre città marittime di mi-
nore importanza. E queste teneva ih fede , più che la
devozione tradizionale , il sospetto di cadere in potestà
dei Normanni. La temuta prevalenza degli stranieri ,
aveva sospinto Argiro figliuolo di Melo , a favorire V a-
borrito dominio Bizantino , nella speranza che scacciati
gli invasori, l'amistà di Leone IX e di Arrigo III gli va-
lesse poi ad affrancarsi da ogni altra dipendenza. Ma gli
infelici successi delle sue armi in Italia , le trame del
Cerulario, le mutazioni avvenute in Oriente, e la morte
dibiU ahsciua reversi sunt^ ivi. Una Cronaca Pisana narra che occu-
passero la città , MuRAT. R. I. VI. ma è falso.
■ Ipse versus Apìdiam cum fratte quid alterius agendum sU ^a-
cfaftmM vadit. ivi.
— 102 —
di Stefano IX troncarono i suoi disegni , lasciarono prò*
grcdirc in Puglia ed in Calabria i nemici. Dopo che nel
1058 Argiro fu in Costantinopoli S confidando forse tro-
varvi più benevolo il Commeno , sparisce ogni sua noti-
zia , e quel che avvenisse in Bari può appena accennar-
si. Restava in sua vece Scinuro, e vuoisi vi si levasse
con titolo di Principe un Maraldizzo^i Però, se fu vero,
non tenne lungo tempo il governo. Gli incitamenti dei
Greci, e l'assenza di Argiro, vi suscitavano altra volta
la fazione a questi avversa; ed i partegianì di Adralisto ,
morto poco innanzi^, ripresa autorità, accolsero nel
4061 il Catapano Marulo , al quale nel seguente anno
successe Siriano ^ Tornava così la città all'antica sog-
gezione nel tenipo che Costantino Duca salito all' Impe-
rio, aveva tentato restaurare in Italia la sua dominazio-
ne. Ma le vittorie dei Normanni pónendo in loro balla
quasi tutta la Puglia infievolirono quegli sforzi , riac-
cesero in Bari gli umori di discordia. Manifestaronsì
■ Ign. Bar. ad an.
* Ivi, Questo principe Maraldizzo non si trova ricordato da alcuno
dei Cronisti antichi. Il Beatillo nella sua Stor. di Bari dice che re-
catosi Argiro in Costantinopoli vi rimase prigione , ed allora elessero i
Baresi a Principe Maraldizzo p. 6G. Sembra che l' argomenti da due lapidi
sepolcrali. In una , rinvenuta in un vecchio edilizio , si legge : Maral-
dizzi principis sepoltura. L' altra che trovavasi nella antica Chiesa del
Monastero di S. Giacomo diceva : Sepulchrum Salbergue MarcUdizxi Prtn-
cipis filia quae sanctimmialiter vixit : óbiit in Domino an, 4068. Fa
riportata dal Grutero e dal Muratori. Ma non vi trovo ragione per cre-
dere che Maraldizzo avesse il dominio dì Bari.
5 Obiit Adralisto. -—ÌGìi. Bar. an. i058.
4 Et MariUi Catapanus venit in Bari , an. 406L Et Siriano w-
nit Catap. in Bari. 1062 , ivi.
— 103 —
alla elezione del nuovo Arcivescovo Andrea , acclama-
to dalla parte depressa, che incominciò a prevale-
re * e trionfò quando il Duca Roberto dispersa la flot-
ta greca riprese le terre perdute. Allora , accostando-»
si ai Normanni , la fazione d' Argiro sul finire del 1063
respinse i magistrati Bizantini ; l'Arcivescovo riconob-
be r autorità del Papa , e presente Arnolfo suo lega-
to convocò un Sinodo * per introdurre , come pare , il
rito Latino. Alcuni mesi dopo , lo stesso Roberto en-
trava nella città , e fu stabilita un'-alleanza con vicen-
devole giuramento ^.
Cessando perciò quasi dovunque le ostilità Ruggiero
era venuto ad invocare i soccorsi del Duca ; ma i cento
militi che lo avevano accompagnato non mutarono le
condizioni della guerra nell'isola, e sopraggiunti d'Afri-
ca altri sussidii ai nemici crebbe la resistenza *. Un drap-
pello di Normanni uscito a predare verso Girgenti cadde
in un agguato , e vi rimase ucciso Gualtieri di Semoul ;
gli altri costretti a tenersi chiusi in Traina , dalle ostili
■ Mortuus est Nieolaus ArchiepUcopus ; et a quUnudam electu» ett
Andreas. 1061 , ivi.
» VenU Amolfus Archiepiscopus Vicarìujn Pape Alexander ^ et fedi
Smodum foras in S. Nicolao , qui vocitatur de Episcopis. 1063 ivi.
Fecit Andreas sinodum in ipso Episcopio. 1064 ivi.
> Et Robertus Dux venU in Bari, et fedmus ei saeramentum, et
mi nobis. m.
4 Dopo la prima invasione dei Normanni in Sicilia, Ibn-Hawasci, ed
altri Kàid chiesero aiuto in Àfrica da Moez-ibn-Badts. E questi inviò una
flotta, che fece naufragio presso risola di Pantelleria. Morto poi Moezz
nel 1061 il suo figlio Tamin più volte soccorse i Musulmani. Nowairi.
Bùt. Sic. e. XL
— <04 —
incursioni e dalla prevalenza dei Musulmani affrettarono
la venuta del Duca *.
Ruggiero fu a scontrarlo in Cosenza , e dopo aver as-
salito e preso nei dintorni un castello che s' era ribel-
lato, con mille e cinquecento cavalli ripassarono in-
sieme lo stretto nella primavera del 4064 *. Riuniti i
presidii dell' isola mossero sopra Palermo , sperando
averla per sorpresa, aggiungendo audacia il non trovare
impedito il cammino , essendosi i Saraceni muniti a di-
fesa nelle fortezze. Pervennero così senza contrasto ad
occupare un monte vicino alla città, e T assediarono ;
ma i numerosi abitanti, e l'ampia cerchia delle mura
vietavano una stretta oppugnazione. Fu d'uopo mutare
gli accampamenti per la molestia delle tarantole , che
abbondavano in quel sito ^ ; e gli assalti ed il blocco
non valsero , perchè dalle terre propinque Palermo era
provvista, e dalla parte del mare rimaneva libera *. De-
vastando e derubando i luoghi aperti ed indifesi rima-
sero i Normanni tre mesi intorno la città * , finche di-
sperando di prenderla per difetto di navi, e temendo
giungesse d'Africa un oste poderosa che dicevasi pronta
' Dux vero Robertus cum in Apulia esset sciens fratrem suum apud
SicUiam multiplici incursione ab hostibus lacessiri, plurimo exercUu
ab Apulia et Calabria congregato,., versus SicUiam intendit. Mala-
TERRA 56.
» Ivi,
^ In monte qui postea Tarentinus ab abundantia tarantarum, ivi
E attribuisce al loro morso uno strano effetto che è beU# tacere.
4 Dos terres voisines estoit apportée marchandise ; et se aUum né-
gassent la gràce par terre lui seroU portée par mer. Amato V , 26.
• Malat. l, c.
— Wò —
al soccorso ^ , fecero risoluzione d* allontanarsene. Pri-
ma però espugnato il castello di Bugamo , lo saccheg-
giarono, gli abitanti d'ogni sesso e condizione menaro-
no schiavi , e respinti per via i Musulmani di Girgenti ,
Roberto lasciato il fratello a Traina, condusse tutti i
prigioni in Calabria, allocandoli nella deserta terra di
Scribla *.
' NOWAIRI. Le.
• Nalat, l. e.
CAPITOLO IV.
Ncir impresa di Sicilia, alcuni soltanto dei Conti Nor-
manni ebbero parie. Troppo deboli ancora erano i le-
gami d' obbedienza verso il Duca , e ciascuno sottraen-
dosi alla sua autorità preferiva guerreggiare per proprio
conto ed ingrandirsi. Quindi nel tempo stesso che sin-
golari acquisti facevansi contro i Greci in Puglia , Pa-
lermo veniva assediata , e tentavano altri estendere in
più lontana regione il loro dominio.
La Marca o Ducato di Spolcti e Camerino innanzi al-
largavasi sino al Sannio come ultimo termine del Regno
Italico. Poi surte più o meno indipendenti le Contee di
Teate e dei Marsi , sottoposta alla diretta protezione
Imperiale ed arricchita la Badia di S. Clemente di Ca-
sauria, s* infievoliva la possanza dei Marchesi. Mutava-
no secondo l'arbitrio dei Tedeschi Imperatori, e gli in-
terni rivolgimenti , ed ora , conturbata per la minorità
d'Arrigo IV la penisola, ne usurpava il titolo e la giu-
risdizione Gotofredo di Toscana * ; mentre invasori più
arditi si accostavano dall' opposto lato. Goffredo d'Alta-
villa Conte di Capitanata soggiogate nel 1061 alcune
» Camerinum et SpoLetum invasiti Benzone U, 15.
— 107 —
castella al confine della Contea di Teate si sgombrava
quel varco * , ma distolto dalle fazioni di Puglia , sem-
bra morisse prima di penetrarvi ^. La vicinità dei Nor-
manni non pertanto suscitava violenti commozioni tra
i vassalli della Badia di Casauria , e molti che ai tempi
di Corrado Imperatore erano stati costretti a sottoporsi
al Monastero in condizione servile , ora invocato il loro
aiuto ed offerto ad essi Tallo dominio delle terre, ^i
ribellarono ^. In mezzo a questi sconvolgimenti Roberto,
figliuolo di Gofiredo, che prendeva il nome di Conte di
Loretello piccolo borgo presso la distrutta Dragonara *,
dando sostegno agli insorti , molestava senza tregua i
possessi della Badia. E spandendo intorno le rapine e le
devastazioni invano si provarono a resistere i frati , né
trovando altro scampo, in ultimo gli si resero tributarii *.
' Malat. I. 34.
* Nel 10G2 Goffredo insieme alla sua moglie Sighelgaita concedeva
alcuni diplomi in favore della Chiesa di Brindisi , ma sembra che nel
seguente anno morisse, se di lui volle intendere la Brev. Chr. Norm.
scrivendo : moriuus est Gaufredus Comes ad an, 1065.
3 lUi quos,,, in praesentia UgonU Ducis tempore Chwmradi Impe-
ratoris fuisse devictos , et accepisse castella per manus , domini Wi-
donis santissimi Abbatis sub conditione servili obliti juramentum et
fidei invaserunt possessiones munierunt castella contra Ecdesiam , et
ut securiores eam possent opprimere fecerunt sibi alios dominos , quo-
rum auxUio et virtute tenuerunt quod male invaserant ad diminu-
tionem loci et detrimentum totius abbatiae , Berardus vero , ut postea
paiuit divino (judido) UH non potuit resistere, quia Deus ad con-
fusionem terrae immiserat super eos Normannos dominandi gentem
avidissimam. Chr. Casaur. ad an. 1064.
4 De Meo , ad an. 1064.
^ Ab hoc siquidem tempore acceperunt fratres oMivisci Imperaioris
Curiae , et Normannis depopolantibus totas terras non valenifs resi^
— 408 —
Mentre Roberto di Loretello s'avanzava sulla Pesca-
ra, Riccardo Principe di Capua progrediva dall'altra
parte verso la Contea dei Marsi. La lega formata dai si-
gnori di Suio, di Traetto, di Maranola si era disciolta
dopo che r Antipapa fu depresso , ed un indizio a pro-
vare che tutti i piccoli Conti del Principato Capuano
cedessero innanzi alla prevalente fortuna di Riccardo ,
apparisco dalle numerose donazioni che essi fanno a
Desiderio Abate di Montecasino ^ Cercavano per tal via
donando e prestando omaggio per le loro terre al Mo-
nastero, serbarsene in parte il possesso, e sottrarle alle
invasioni dei Normanni. Molti però, o già spogliati ed
espulsi , 0 posti in evidente pericolo , tentavano con le
armi assicurarsi.
Sul finire dell'anno 1064, o nei principii del seguen-
te , il giovane Atenolfo Duca di Gaeta era morto *, ed il
sistere prìmitus fuerunt subditi Roberti primi Corniti de Loretello.
Chr. Casaur. ad an. 1064.
» Pandolfo Conte di Venafro dona a Montecasino la quarta parte del
Castello di Sesto, la metà della valle di Venafro , di Tiano, di Carinola,
di Calvi, di Caiazzo, e di quanto possedeva nel Principato di Capua. Con
altro diploma la quarta parte di Torcine , la metà di rocca S. Grego-
rio , di Vitecuso , Cerasuolo , ed il castello di Cerulario. Baldovino
Conte di Sera tre corti in Cornino. Bernardo Conte d'Isernia altre ter-
re , ec. Leo Ost. III. 19. Non sembra che queste largizioni fossero
tutte da attribuire al « buon odore di santità per ogni dove sparso dalla
pia e santa conversazione dell' Abate Desiderio , e dei suoi monaci •
come pretende il Federici , p. 454.
• Federici suppone morisse prima dell' agosto i065 , perchè anche
innanzi a quel tempo non si trova alcuna sua notizia , né i diplomi lo
ricordano , p. 408. Rimaneva un allro Atenolfo dei Conti d' Aquino, uia
era figlio a Landone fratello d' Atenolfo I Duea di Gaeta.
— log-
dominio della città rimase contrastato fra la madre Ma-
ria , Landone Conte di Traetto * , ed il Principe Riccar**
do. Ma prevalendo questi, s'accordarono gli altri. Ate-
nolfo , Pandolfo e Landolfo eredi del Conte d'Aquino *,
lo spodestato Landolfo Principe di Capua , Pandolfo e
Landenolfo già Conti di Teano* Landenolfo Franco e
Giovanni Citello Conti di Caiazzo , e Pietro Conte del
Volturno, s'unirono a Landone. Ed a rendere più forte
r alleanza offrirono la mano della vedova Duchessa di
Gaeta a Guglielmo di Montreil , che lusingato dalla
speranza di pervenire a maggiore grandezza abbandonò
la figliuola di Riccardo a lui disposata , e s' impromise
a Maria ^ ribellandosi al Principe. Quindi fu in Puglia
per assoldare uomini d'arme fra i Normanni , ma pochi
vollero seguirlo , e con essi * si congiunse agli insorti
• Si anno due diplomi di Landone, che il Federici crede con fon-
damento Conte di Traetto , e portano queste note : Anno primus con*
sulatus Domno Landus Dei gratia Comul et Dux menee augtuto. Ter*
Ha ind. (1065). L'altro è del decembre Ind. IV, p. 408 e seg.
* Oltre la testimonianza che ne fa Amato y sono ricordati come ribelli
in un diploma di Riccardo, 8 julii ind, ìli ^ dove li chiama infedeli,
ima cum loti alii comites Agnini. Arch. Cass^ capi. 66. Catro, Star,
d' Aquino p. 80.
» GuiUerme... desprisa la fiUe de Richart, laquelle^ comme est dU
li avoit donnée pour moUlier , et jura de prendre por moUlier. celle
dame qui avoit este moUlier de Adénulfe due de Gaiète^ de la quelle
OMireH avoit recue lo sacrement. JDont Adénulfe conte de Aquin avee
li frère eoe. Laude de Tragete^ et Pierre fils de Laude firent un sa*
crement avec Guillerme coment porroient contrester à la forteìésce de
lo prince. Amato VI , 1.
4 Adoni Guillerme se mist à la voie de aler en FuUle pour cerchier
à ses amie ajutoire , pour acquester aucuns domps. Et li amis de lo
prince s'en faisoient gabe^ et li amis petit lui donèrent de aide, ivi*
— 410 —
in Traetto. Allora Riccardo varcato il Garigliano venne
ad osteggiarli , e combattute alcune lievi zuffe , li re-
strinse nella città; donde, temendo esser presi per fame
uscirono in parte , e si sparsero nelle terre vicine. La
Duchessa ricoverò in Pontecorvo , Atenolfo in Aquino ,
Pietro in Arpino, e gir altri nei loro castelli, continuan-
do più lenta e confusa la guerra ^ Guglielmo prima si
chiuse in Piedimonte; poi percorse le propinque signo-
rie sollecitando d'ogni parte aiuti ^,e in ultimo disperan-
do potersi sostenere si volse al Papa. Gli acquisti fatti
nella Campagna , la cresciuta potenza di Riccardo in
tanta vicinità di Roma , destavano già non mediocri so-
spetti neir animo d* Alessandro ; troppo recenti però
erano i servigi ottenuti dal Prìncipe Capuano, perchè
gli si scoprisse manifesto nemico. Non rigettò dunque
le offerte dei ribelli , né si mostrò in tutto disposto a
favorirli ; accolse per vassallo Guglielmo di Montreil ,
fece giurarsi difenderebbe la Campagna come patrimo-
nio della Chiesa ^ , e gli concesse lieve sussidio di da-
naro , tanto che bastasse a suscitare imbarazzi a Ric-
cardo *. Ma questi si tolse di briga procurando che la
• Ivi,
» Mt Guillerme va per li feire et li marchié cerchant li cori de la
province d' entor certes coses pour vivre , et requiert de li setgnor adju-
toire.,. La plus grani pari de li seignor à cui il aloit lui noient et refur
seni sa pétition , et aucun lui donent poi de chose alégant poureté. ivi.
3 Et se fasoit servidal de saint Pierre , et promet de deffendre la
Campaigne à la fidélilé de la sainle Eclize et autres terres occu-
per, ivi.
4 Et donna alcuns deniers , més non tant que il en peust lonc4emps
sa gente soustenir , ivi.
— ili-
lega si sciogliesse. Trattò prima con la Duchessa Maria,
promettendo sposarla a suo figlio Giordano fece spe-
rare la figlia a Landone; e la donna ambiziosa ed il
Conte si lasciarono prendere a quelle vantaggiose of-
ferte e ruppero la fede giurata ai ribelli ^ Allora Gu-
gliemo vedendosi abbandonato interpose amici che lo
pacificassero col Principe , e fu perdonato e riebbe la
sua prima moglie ^. Rimanevano così in armi quasi so-
li i Conti d'Aquino, e tra essi Atenolfo aveva guer-
reggiato con valore nelle precedenti fazioni, e Pandolfo
ch'era l'ultimo dei fratelli, combatteva ora con grande
ardimento. Dal castello di Piedimonte, che gli abitanti,
trucidato il presidio Normanno di Guglielmo j gli ave-
vano dato, sorprese le milizie di Riccardo, le quali de-
vastati i dintorni di Aquino tornavano cariche di botti-
no, ed alcuni uccise, altri disperse, la preda ritolse^.
Ma indotto dalle persuasioni di Guglielmo , Atenolfo si
piegò anch' egli ad un accordo , ed il possesso d'Aquino
e della Contea per volere del Principe fu diviso tra gli
antichi signori ed il suo genero Montreil *.
' Commensa à esmovoir et à promette à la ducesse marit de plm
haut /umor. Cest qu'il lui vouloit pour marit son filz Jordain,., La
dame ducesse encontinerU se consenti et s*enclina à la voUmté de lo
prince , et parjura. Et Laude sans fot autresi se vouloit départir de
la moiUier , et laissant la compagnie de li amis , et se humUia a lo
eomandemerU de lo prince , à lo quel lo prince torbe de cor promisi
la fitte pour moUlier. ivi.
• Soul lo conte Athénulfe faisoit entrelz alcune cose de victoire. ivi.
« itn, 3, 5.
4 Et va Adéndfe à lo prince , et tant lo prince , quant GuUermi
ferma à lui et à san frère la part d* Aquin* ivi , 6*
— 442 —
Queste successive diserzioni infievolirono le forze de-
gli insorti, e permisero a Riccardo d'opprimerli. Gli ul-
timi possessi che restavano ai Conti di Teano, di Ca-
iazzo e del Volturno furono confiscati, ed una parte do-
nata a Montecasino , V altra dispensata ai Normanni K
Landolfo già Principe di Capua e Laidolfo suo nipote
vennero spogliati dei castelli che per trattato, o per for-
za avevano sino allora ritenuti , ed i discendenti poco
dopo ridotti in miserabile condizione si confondevano e
sparivano nel volgo ^ Né miglior sorte incontrarono
Landone di Traetto , e la Duchessa Maria , poiché del
primo non si trova più memoria'; e la donna non fu
disposata a Giordano, e perde Pontecorvo , del quale
Riccardo investì Marotta moglie di Goffredo Ridello,
che nelle guerre di Sicilia ebbe fama dì valente cava-
' Il diploma di confisca dice: Quoniam Landenolfus qui dicebaiw
Franeus , filius Landenolfi , et Joannes qui damatur CUellus filnu,.*
qui fuerunt Comites Calaciae , et Petrus filius Doferii , qui fuU Co-
mes Voltumense cantra animas nostras cogitaverunt et coneUiaverwnit
et ùìimicos nostros in nostram provineiam invitaverunt. Ann. 4066 ^
Ind. III. Gattola Bis. Càsin, I. 512.
• Quoniam Landolfus filius quondam Pandulfi olim prindpiSf et
Landxdfus nepos ipsius LandtUfi , et filii quondam Pandulfi , et Jo-
hannes et Petrus germani , et filii quondam Gisulfi » Pandulfus , H
Landenolfus germani , filii quondam Layddfi dim T%ianensis Cornh
tibus cantra nostram animam ec. propter quod secundum legem Im-
gobardorum omnes res eorum in nostro publico devdutae sunt, Gat*
TOLA , Acees. 164. L* autore dei Dialoghi atlribuiti aU* abate Desiderio
dice , che ai suoi tempi i discendenti dei principi Capuani Longobardi
vivevano miseramente.
s Landone di Traetto non apparisce nei seguenti diplomi , ed una
frase oscura di Amato potrebbe far credere, che Riccardo lo facesse
uccidere , poiché dice che il principe : lui promisi la fille pour moil'
— 113 —
liere ^ Per tal modo compiendosi l'anno 10G5 le terre
del Principato ubbidivano tutte ; solamente in Gaeta ,
mancata la stirpe degli Àquinali e Landone, si levava
un altro Duca a nome Dannibaldo, che contrastando al-
cuni anni si sostenne ^. E fuori anche gli antichi confini
si allargavano gli acquisti. Guglielmo di Montreil tor-
nato in favore , predominava insino a Rieti ed Àmiter-
no ^ , e frammischiandosi alle domestiche discordie degli
indigeni, accresceva la sua potenza e quella di Riccar-
do. Fiera nimistà teneva divisa la Contea dei Marsi tra
i due fratelli Odorisio e Bernardo ; questi minore per
her , la quelle ancois lui tailleroU la teste , 1. e. É cerio poi che Ma-
ria non sposò Giordano. Federici suppone che Maria vedova di Atenol-
fo I premorisse al figlio; ma essendo questo mono in giovane età, non
sembra che la vedova Duchessa della quale parla Amato sia stata sua
moglie.
' Gattola , Access. Par. I. pag. 258. — Probabilmente questa Ma-
rotta era figlia di Riccardo , ed il suo marito Goffredo Ri dello si
trova più tardi Duca di Gaeta. Una parte di Pontecorvo apparteneva a
Giovanni Scinto , il quale per essere rimasto .fedele a Riccardo ebbe in-
vece il possesso di S. Giovanni Incarico , Gattola Suppl. 293. E forse
è quello stesso Giovanni di Maranola che Amato afferma non si partisse
de lo collège de lo prince , il quale perciò aflidogli la custodia del ca-
stello d* Argenta » VI , i.
* Anno primo Ducatus et ConsuUUus Domito Dannimbaldus , Dei
grafia gloriosus Consul et Dux , mense nov, Ind. ¥• Federici p. 410.
Chi sia questo nuovo Duca non è possibile indagare; ma resse sino al
marzo del seguente anno , trovandosi un altro suo diploma dato in quel
mese.
5 CU de Marse^ de Retense, et Amiceme , de Velin^ et tmt ceuz
qui habitoient en la parte de Campaigne ^ gardoient son comande-
mant. Amato. VI , 7.
VCL. II, 8
-414-
et^, avendo usurpato quasi intero il retaggio all'altro,
né pace voleva dargli, né riceverne come vassalli i fi-
gliuoli ^ Si volse quindi Odorisio nel 1066 per aiuto al
Prìncipe di Gapua, e gli inviò il Vescovo Atto suo figlio,
promettendo a lui mille libbre d'argento, e la mano di
Potarfranda sua figlia al nipote di Guglielmo di Mon-
treil K Accettati i patti , Riccardo entrò nella Gontea
dei Marsi , fugò nel primo incontro le schiere che Ber-
nardo gli oppose f assediò le castella, devastò le terre.
E ricevuto il danaro promesso, e seguite le nozze, la-
sciato il nipote di Guglielmo in difesa di Odorisio , to^
nò in Gapua ^.
Ma i fortunati successi guardava con diffidenza la
Guria Romana; assecurata dai pericoli dello scisma,
dubitava ora dei proprii difensori , che nelle precedenti
molestie s'erano oltre il suo credere avvantaggiati.
L' Antipapa Gadaloo segretamente fuggito da Gastel
' Et en ceUui temps de li conte de Mane un liquel se damoU Ber-
nart , par avarice insociable et dérìr de avoir,,, tote la pari de h
frère avoit pris,., Oderisie eereha avoir paiz avec lui et pria lui que
tei fili fussent ses chevaliers , Amato VI , 8.
* Acco 8on fili évesque manda à la coft de lo prince , et lui prò-
mettoit de donner mUle livre-deniers , et promettoit à lo neveu de GtM'
lerm qui se clamoit Mostrarde , de donner lui la soror pour moillier,
la quelle se clamoit Fortarfranda. ivi. Mostrarole o MoscaroUe chiama
Amato Guglielmo , ma nel lesto era scritto Monasteriolo , come latina-
mente dicevasi il castello di Montreil.
* Ivi. Riccardus princeps terram Marsorum enlravit, Chr. Cass. ad
an. 1066. Més li chétif chevalier de Bernard fugirent davant li cent che
valier Normant — Et li jovencel lo neveu de GuUlerme , o V aide de-
san anele et avec li parcnt de la moillieì' assoutUla la richesse de Ber-
nart. Amato , ivi.
— 415 —
S. Angelo, non destava più timore ^ e nel Concilio con-
vocato in Mantova Alessandro riconosciuto come legi-
timo Pontefice*, aveva ottenuta obbedienza da mol-
ti Vescovi Lombardi ^. in Milano i Paterini vigorosa-
mente si sostenevano , e morto Landolfo , Arialdo faceva
loro capo il fratello Erlembaldo , per nobiltà di stirpe
per militare virtù , per infiammato zelo , valido propu-
gnatore del popolo e deir Apostolica Chiesa^. Con più
securtà confidando perciò il Papa nelle sue forze , tolta
anche ogni cagione di differenza con Arrigo IV , volgeva
il pensiero ai Normanni. Molte terre del patrimonio ave-
vano occupate nella Campagna , le altre minacciavano ,
e Riccardo sollevato V animo ad audaci pensieri , come
premio del patrocinio accordato richiedeva ora di essere
eletto Patrizio di Roma *. L' alto ufficio poteva aprire
la via air Imperio ; e che i Tedeschi lo perdessero non
curava Alesandro ; ma temeva che la vaga e lontana su-
premazia tramutata in un Principe vicino , riducesse
Roma in altrui dominio , deprimendovi la civile potestà
■ Duos annos obsesw post multos et varias aUamitates non ante
daium est ei inde exire , quam ab eadem Cencio trecentU libris ar*
genii se eomparavU. Bonizo VI. Ma la fuga sembra avvenuta sui finire
del Ì0G5.
* L* epoca di questo Concilio dal Pagi dal Fiorentino e dal Murato-
Biy è posta nel 1067, ma i documenti contemporanei mostrano seguisse
al più tardi nel 1065.
* Omnes Lcngobardi episcopi pedibus suis advduti ec. Bonizo L. VI.
4 Landolfo Med. Ili , 14.
» Princeps Richardus , victoriis ac prosperitatiìms mtUtis elatus ,
nUmgata Campania , ad Romae jam se vidnam porrexisset ipsiusque
iam Urbis patriciatum omnibus modis ambiret. Leo Ost. IH , 23.
dci Pontefici. Quindi allorché furono sopiti i moli della
Campania, che non valsero ad infrenare le ambizioni di
Riccardo, e questi ad avvalorare le sue istanze, assediò
Ceperano e Sora , e corse predando sino' alle porte di
Roma * ; ne scrisse il Papa ad Arrigo , e con lettere e
messaggi lo premurò a scendere in Italia ^.
11 sostegno prestato dai Normanni alla elezione del
Pontefice , aveva già destale grandi gelosie in Germa-
nia ^ , e di maggior pregiudizio dovevano reputarsi le
pretensioni al Patriziato. Arrigo parve volenteroso di
tutelare i suoi diritti , raccolse un esercito , giunse
sino ad Augusta , facendosi precedere da Gotofredo K
Ma il Marchese di Toscana , che per costume avreb-
be dovuto recarsi a pie delle Alpi per aspettarvi con
le sue milizie il Re Tedesco , dubitando che nel modo
come aveva fatto il padre , Arrigo non intendesse ab-
bassarlo, non mosse ad incontrarlo*. E diffidenti Tu-
• Ricardus intravit terram Campaniae , obseditque Ceperarum et
compreliendit eam , et usque Romam devastando pervenite Lupo , ad
an, 4066. Finés Campaniae invaserunt , Cod. Arch, Vat. ap. Watt.
• Et démentre lo prince Richart , estoit en cette acquester lo pape
avoU mandé moult souvent par letres , et aucune fois par messaci à
lo Roy Henri pour venir contre la crudelité de li Nortnant. Amato.
VI. 9.
• Non est auditum a seculis seculorum , quod ordinatio papae essel^
in manibus monachorum ncdum etiam in manibus Normannorum,
Benzone , 11 , 4 , ec.
4 Et lo Roy avec son exercit vint à la cité de Auguste, et aten-
doit lo due Gotofréde, Et Gotofréde avoit passe li Alpe, et estoit
venut en Italie, — Amato ivi.
^ Et puitz lo roy connut que il estoit gale de la malice de Gode-
froy,,,, quar est costumance que qaant lo roy vient de Alemaigne en
~H7 —
no dell' altro , o distolto dalle mutabili voglie e da
nemici del Papa , il Re più non discese.
Le invasioni però nei Marsi e nella Contea Teatina ,
appartenenti al Ducato di Spoleto , T ambito titolo di
Patrizio , che a Gotofredo , altra volta era stata con-
cesso , le richieste del Cardinale Ildebrando , indussero
il Marchese ad assumere per sé la guerra *. Nel verno
del 1067 preparava le armi, assoldava Tedeschi, e in pri-
mavera venuto in Roma con la figliastra Matilde, più tar-
di famosa , s' univa ad Alessandro *. Prevalendo le for-
ze nemiche Riccardo non aspettò che V assalissero , e
sgombrate le terre della Campagna si ritirò a Patenaria ,
disposto a passare in Puglia , se V oste Papale varcava
il Garigliano ^. Gotofredo seguito dal Pontefice e dai
Cardinali , avanzò sopra Aquino , dove insieme al Conte
Atenolfo si erano rinchiusi Guglielmo di Montreil , e
Giordano figlio del Principe *. Ma gli assalti furono re-
Jlalie , que lo marchis de Toscane o tout son ost doit aler devant de
lo o$t de lo roy. Et emi toma en artière, ivi.
' Et Godefroy est repris de ses amis , et gabé de ses anemis.., ivi.
Quamobrem Hildebrandus archidiaconus eorum adversionem patienter
tubstinere non valens auxilium potentissimi Duci Gotifredi prò recu-
peratime S, Petri patrimanium pustulavit, Cod. Vat,
• Et fait venir lo Todesque et autres gent appareilliez contre lo
prince Richart: ivi. Et hoc primum servitium excellentissima Boni-
facii filia beato Apostdorum principi , obtulit. Bonizo , 1. c.
5 Et li prince laissa la Campaigne. ivi. Sed Normanni metuens
ipsius adventum , terram quam inva^erunt continuo relinquerunt, Cod.
Vat. — Maximo correpto timore universam Campaniam deserentes
aufugiunt. Leo Ost. HI.
*» Amato , 1. c. Caeteri cum Principe Patenariam ec. Leo Ost.
— <18 —
spinti ed in una sortila uccisi q'uindici tedeschi * ; sola
fazione che si ricordi di quell' assedio , cominciato con
grande animosità , abbandonato dopo alcuni giorni. Sia
che mancassero di vettovaglie le sue milizie ^i sia che
lasciasse piegarsi alle persuasioni di Guglielmo , che
gli offri danaro ^ , il Marchese convenne a parlamento
con Riccardo sul ponte di S. Angelo in Tedici , e pat-
tuita la pace si partì. Il Principe rinunziando alle terre
di Campagna, prestò omaggio ad Alessandro * , che fer-
matosi per poco in Montecasino ed in Gapua continuò
il suo viaggio verso la Puglia. . '
Nel tempo che Roberto disceso in Sicilia oppugnava
Palermo , i Greci profittando della sua lontananza e spe-
rando nella resistenza dei Musulmani , avevano riten-
tato invadere il continente. Pereno imperiale ministro,
investito del titolo consueto di Duca d' Italia , scorse il
littorale di Puglia; ma trovando le principali città ne-
miche , si stabili in Durazzo ' , d'onde infestava le
marine®, e cercava con Toro, e con la promessa di
' Et issirent o tout\li chevaliers et occùtrcnt XV Todesque. Amato, ivi.
» La faim et ce qu' il non avoient vin contraint V ost de retomer
cn arrére, ivi.
5 Aon parva ut dicìtur donata pecunia. Leo Ost. 1. c. dà a Gugliel-
mo il cognome di Tesiafdiia.
4 Normannos Campania absque bello expulit , et Romanae reddit
ditione. Bonizo , VI. Sic itaque recuperata Capua , et Romanae EceU-
siae restituta, Cod. Vat,
5 Interea vero decìaratus dux Italiae Perenus fuit. Cum vero non
potuisset in Lombardiam copias traicere propter Roberti potentiam.
Dyrrachii mansit , Dux Dyrrachii appellatus, Scylatzae p. 722.
^ Chelandi^ incenderunt nave que veniebat de Calabria, Ign. Bah.
adan, 1064.
— 119 —
grandi premii muovere a ribellione i Conti Normanni
e gli indigeni *. Il sospetto di queste trame accelerò
forse il ritorno di Roberto , non essendo nemmeno
tranquilla la Calabria , dove insorta Policastro fu presa
e distrutta , e gli abitanti vennero trasportati in una
città , che fondata allora , come augurio di vittoria ,
ebbe il nome di Nicotera *. Più ostinata opposizione
trovò il Duca nel castello di Agel presso Cosenza. I
difensori con le frombole e le saette tennero lontani
i Normanni , irruppero nelle loro trincee , e fra gli
altri due valenti cavalieri uccisero , Ruggiero figlio di
Scolcando e Giseberto suo nipote , tra il compianto di
tutti sepolti nel monastero di S. Eufemia che allora
si fabbricava ^ Solamente dopo quattro mesi , concessi
onorevoli patti , si arrese il castello , oltre il quale
anche Scilla si tolse dall' obbedienza del Duca ^. Mag-
giori pericoli erano in Puglia; cominciando Tanno 1066,
r ammiraglio Mabrica era venuto con la flotta greca nel
porto di Bari conducendo alcune schiere di Varangi;
e sebbene non ottenesse la città , vi rinacquero le con-
suete discordie ^. Pereno dalla vicina Durazzo , strin-
geva pratiche co' nemici , eccitava i più ambiziosi
fra ì Conti a farsi liberi da ogni dipendenza , ricor-
dava ad Abagelardo figliuolo di Umfredo d'Altavilla
• MtUH nobUes perrexerunt Ferino in Durrachio prò tollendum ho-
norts. Ign. 1064. '
• Malat. II , 57.
• M.
4/t>t,II, 44.
' Mambrica cum Chelandiis venti Bari cum Guarangi. Ign. i066.
— 120 —
r Usurpato retaggio Ducale , lasciava sperare a tutti fa-
vore e sostegno. Allora Roberto a prevenire i nemici
volle assaltarli nella Dalmazia , ed armate alcune navi
in Taranto , Goffredo figlio di Petrone uscì dal porto per
tentarvi uno sbarco ; ma scontratosi nella flotta impe-
riale fu costretta a rinunziare all' impresa ^. Tenevano
il mare i Greci , alleati forse dei Musulmani d'Africa o
di Sicilia ' , e scorrendo i lidi di Puglia , vietavano i
traffici , predavano le galee Baresi *. Poi disbarcato l'e-
sercito da Durazzo, Mambrica riprendeva nel 1067 Brin-
disi Taranto ed Otranto , e spingendosi sino a Gastella-
neta ^ , cominciavano ad apparire i primi effetti della
tramata ribellione.
Tra queste fazioni di guerra , il Pontefice celebrato
un concilio in Troia '^ ne intimava un' altro in Melfi nel-
r agosto di quell'anno; ma non se ne trovano gli atti
per chiarirne lo scopo. Sembra cercasse ordinare le Chie-
se di Puglia sotto la Romana supremazia , e costituire
i Vescovi in sua dipendenza tutelandone gli interes-
si dalle usurpazioni dei Normanni. In fatti una Bolla
• Loffredus Comes filius Vetronii voluit ire in Romaniam eum
multa gente, sed obstetU UH qidam ductor Graecorum nomine Ma-
brica. Lupo ad an. 1066.
• Capta est Galea Petti de Gira a Saraceni in Malea. (Malia?)
Ign. Bar. ad an. 1067.
3 Galea quatuor Barenses captai sunt a stolo Imp+re (sic) ivi.
4 Mahrica cum exercitu magno Graecorum fugavit Northmannos
et iterum intravit Brundusium et Tarentum, Postea a^scendU super
Castanetum , et recepii eam, Chr. Brev. Norm. ad an. 1067. Otranlo
fu dopo ripresa dal Duca Roberto.
5 De Meo ad an.
— 121 —
posteriore dichiara , che Alfano Arcivescovo di Salerno ,
aveva in Melfi mossa querela contro Guglielmo d'Alta-
villa , il quale molesto vicino al Principe Gisolfo , oc-
cupava anche i beni delle Chiese. E rifiutandosi resti-
tuirli per ingiunzione del Papa, fu scomunicato *. Però
in un terzo e più solenne Concilio poco appresso convo-
cato in Salerno, presenti Riccardo di Capua, il Duca
Roberto, Gisolfo, ed i principali Conti Normanni, com-
parvero Guglielmo d'Altavilla e Girmondo dei Mulsi ,
usurpatori delle terre Episcopali, e per divina ispirazio-
ne, come afferma la Bolla, dichiarandosi pronti alla re-
stituzione erano assoluti ^. Solamente Trogisio di Rota,
un milite dal quale si volle derivata la nobile stirpe dei
Sanseverino, ritardò insino all'ottobre a pentirsi, e fu
poi in Capua dal Papa perchè lo sciogliesse dalle cen-
sure ^.
Le rinnovate ostilità dei Greci , il sostegno dato dal
Marchese di Toscana ad Alessandro, rendevano Roberto
e Riccardo proclivi a maggiore condiscendenza verso la
Curia Romana, e se ne raffermava l'autorità accrescen-
dosi il numero dei Vescovi Latini *, e riconoscendone i
privilegi.
■ UcHELLi. in Archiep, Soler.
• I beni ai quali rinunziarono neUe mani del Papa furono la corte
di S. Pietro Dataro, e di S. Vito, la Chiesa di S. Michele Arcangelo,
il castello di OlcTano, i possessi dì Lago maggiore, Tusciano, Lama Ui-
voalta , Asa, Picentino , Gifoni , Salsanico , Forino , Anguillario, Prato oc.
^ De Mbo. ad an.
4 Nella consacrazione della nuova Chiesa di Montecasino avvenuta nel
i07i , compariscono gli Arcivescovi e Vescovi di Puglia delle seguenti
città : Siponto , Trani , Taranto , Civitate , Troia , Alessano , Canne ,
— 422-
Ma gli accordi non ritardarono la pericolosa riscossa
apparecchiata dai Greci in Puglia contro il Duca. Le
pratiche di Pereno presso gli antichi fautori di Àbage-
lardo non erano rimaste vane. Sedotto questi dalla spe*
ranza di conseguire il titolo e V autorità che il padre
aveva tenuto ; alcuni Conti d^i premii offerti e dal de-
siderio di rendersi indipendenti, promisero ribellarsi.
Gozelino Barene , Ruggiero Toute-Bone , Amico figlio di
Gualtieri , Roberto e Goffredo di Montescaglioso , nipoti
del Duca , furono tra i primi che tramassero contro lui
col Greco ministro ^ I congiurati ricevuto molto danaro,
diedero ostaggi a Pereno due figli di Gozelino , la figlia
di Ruggiero , il figlio d'Amico , ed il fratello d' Abagela^
do *; e mentre Mambrica assaliva e bloccava le città ma-
rittime , raccolte alcune schiere d' indigeni ^ sollevarono
Fiorentino, Termoli, Larino, Bìsccglie, Minervino, Ruvo, Osluni, Mo-
nopoli, Giovenazzo, Ariano, Acerenza, Venosa, Otranto, Castellaneta.
' Et Gozzelino perilavit cum suis ad Pereno. Ign. Bar. Secon-
ido questa Cronista i primi accordi sarebbero incominciati nel 1064. Lo
esperii de émulation et d* envie se commovoit de estre cantre de lui ,
quar Gozeline de la Blace , à lo quel lo Due avoit donne Bar-entre-
hut (?) et Rogier Toute-Bone,., li quel se clamoit autresi Balaiarde,
et un qui se clamoit Ami fil de Galtter , firent conseil cantre le due
pour eaux estre temez haut et victoriouz. Amato V, 4. Malaterra, e
GuiL. App. danno il cognome di Arenga a Gozelino , e sembra lo stesso
che fu tra i primi seguaci di Roberto in Calabria.
.... GoiTridus Gocelinus Abagelardus
Filius Umfredi , sibi jura paterna reposcens
Praecipui fuerant actores consiliorum. Guill. App. II.
» Pereno, dice Amato l. c. presta cent centenaires de or,., et rechut
lo sacrament ; rechut la fitte de Rogier , }fo fili de Ami , et lo frèr
de Balalarde,
* pont li chevalier pristrent l'or et auncìent turme de larrons, et
— 123 —
le terre da loro dipendenti, invasero quelle Ducali. Gof-
fredo di Montescaglioso nel giugno del 1068 s'impa-
dronì di Monlepeloso * , e neir ottobre Amico figlio di
Gualtieri usurpava Giovenazzo *. Ma più grave perdita
fu quella di Bari. Quando vi fosse tornato Argiro s'igno-
ra; ma durante il tempo che vi prevalsero i nemici suoi
vissuto come è probabile in esilio, non pare vi rientras-
se prima dell' ultima rivoluzione che 1' aveva tolta ai
Greci , e stretta in alleanza a Roberto ^. Allora deposto
il fastoso nome di Duca di Puglia e di Calabria, assunto
dal conquistatore Normanno , aveva preso l' altro più
umile di Poedro, col quale resse la libera città mentre
s' agitava la Puglia per la ribellione dei Conti *. E co-
noscendo prossimo il fine della tempestosa vita , com-
non pristrent cilé ou chastel de lo due ^ més coment larron alUnent
dei robant de nuit et de jor, ivi.
« Goffridus Comes obsedit Montepillosum, et comprehendit eum in
mense junio. Chr. Bret. Norm. Malat. II , 39. Guil. App. II.
* Et Amieetta intravU Juvenacie. Ign. Bar.*
- Beatillo , p. 66 , e Petroni Storta di Bari 1. 70 , credono che
Argiro non tornasse più in patria ; ma sembra certo che vi morisse dal-
la testimonianza dell' Ignoto Barese , e dalla notizia recata dalla Cro-
naca Farpense.
4 Olriit Argiro Poedro, Icn. Bar. 1068. La supposizione che Argiro
morisse esule ed in miserabile stato non s' accorda con quel titolo di
Poedro che gli è dato dal Cronista. Perciò fu negata ogni identità fra
questo Argiro ed il figlio di Alelo, anche perchè la nuova dignità non
risponde a quella di Duca di Puglia che innanzi aveva tenuta. Ma le
oscure parole dell* Ignoto Barese lasciano almeno in parte travedere per
quali vicende avvenisse quella mutazione. Partito Argiro nel 1058 in
Bari si rialzò la fazione avversa sostenuta dai Greci , presso i quali il
figlio di Melo era divenuto sospetto. per le sue relazioni con Arrigo 111
e co* Papi. £ probabile che fu ritenuto in Oriente; ma o prima o dopo
— m —
punto l'animo di religiosa pietà, inviava al cenobio di
Farfa , ove nei giorni più sereni era venuto ad aggre-
garsi con sacri vincoli, preziosi doni. Seimila bisanti
furono offerti in suo nome , ed un ricco manto di sela
intessuto d*oro , simbolo della fugace dignità ^. Il pa-
dre in lontano esiglio , egli provata ogni vicenda di for-
tuna moriva ora in patria; ed appena il nome d'entram-
bi rimase nell'oscura tradizione, usurpando gli stranie-
ri intera la gloria d'aver abbattuta la secolare domina-
zione Bizantina.
Prima che la morte d' Argiro preparasse altre muta-
la morte di Isacco Commeno, egli tornò ia Italia, in qual modo è im-
possibile dire. Le vittorie dei Normanni , favorirono una rivoluzione ia
Bari per la quale prevalsi i parteggiani di Argiro sottoscrissero un* al-
leanza col Duca Roberto nel 1064. Allora Argiro rientrò nella sua pa-
tria, e lasciando il titolo di Duca di Puglia, che Tlmperatore d* Orien*
te gli aveva tolto , e sarebbe stato contrario alle pretensioni di Roberto,
prese quello di Poedro , che vuol dire Aniesignano o Preside della città.
Il medesimo titolo si trova adoperato nel 1089 in una donazione che h
un Maureliano : ffratia Dei Poedrus et Catepanvs et dominator loco
RutUiano. PrticNANi , Vindie, Diatr, p. 341. La vicenda delle parti
in Bari , che mostra sempre a capo di una la famiglia d' Argiro , ac-
certa che il Poedro dell' Ignoto fu un discendente di Melo , e le parole
della Cronaca di Farfa confermano che T Argiro già Duca di Puglia,
mori ricco e neir esercizio di un' alta dignità.
' La Crr. Farf. dopo aver trascritta la lettera con la quale Argiro
entra nella Congregazione di S. Maria di Farfa , riferita fra i Documen-
ti del primo Volume , aggiunge : Cum hujus vitae terminum sibi eer-
neret imminere direxit ad hac Eccletiam , sive Congregationem, quae-
dam raricra dona , et non parva pecunia , videlicet bisantos VI mir
Ha , et mantum pretiosum ìujlosericum , auroque textum , quod erat
praedara vestii sui honoris , quae amplius valere ferebatur , quam
centum libras argenti purissimi. Mlrat. R. /. T. Il , p. il , b^.
- 425 —
zionì in Bari , il Duca Roberto minacciato dai Greci e
dagli insorti aveva riunite tutte le sue forze per com-
batterli. Assediò prima Otranto , e vi fece intorno ca-
stella di legno strettamente oppugnandola finché s' ar-
rese ^. Quindi senza darsi pensiero delle correrie dei
nemici Aiosse contro le loro città ^ ; assali nel febraio
Montepeloso occupata da Goffredo di Conversano suo
nipote, e lasciando una parte dei cavalieri a bloccarla,
piombò inaspettatamente sopra Obbiano che gli si arre*
se '. Poi ricongiuntosi ai suoi trattò con un Godefredo che
era tra i difensori della città assediata, e promettendo
investirlo del castello di Obbiano, n' ebbe la terra. Per-
chè simulando allontanarsene, attirò fuori il nipote;
e mentre questi attendeva a tutelare gli altri suoi do^
minii , il tradiiore aprì alle milizie del Duca Montepelo-
' Meme octobri eaptum est Uerum Hydrontum et fugati sunt Grae-^
ci ab ea, Chr. Brev. Nor. 1068. Ma deve essere 1067. Amato appena
dopo il ritorno di Roberto daUa Sicilia dice : premèrement aeeeia 0-
tranto et attornia de diverses travaties et des chevaliers, £t tant la
aneia quant par armes et per powteté jusque à taiU que cU de4a
eiié se rendirent. V , 26.
* fint en FuiUe le plus tost qu' il pot et non se euroU de li ane»
mie soe , liquel aloient fore par lo camp , ne de la proie , qu* il fai*
eoùni non se curoU , mès ala à lor cita. ivi.
^ Fermarti Riobertus Dux obsedU Jdonlispilosif ubi nUiU profidens
€um paucis àbiit Oblnanum , et recepii eam , et traditionem cujusdam
Gotofredi entravit ipse Dux in dictam civUatem MonlispUosi, Lupo
1068. RoM. Saler. ad an. riferisce le stesse parole , ma in luogo di
Obbiano fu letto Arianum , e sembra un errore. Però il Vitale nella
sua Storia d'Ariano, vuole che Gerardo di Buonalbergo che n'era Conte
allora si ribellasse, p. 52. Malat., 11, 39 dice che Goffredo negasse al
Duca Montepiloso servitium, sicut et de caeteris castris.
-.426 —
so ^ Cadde appresso Gravina, e le città appartenenti ai
Conti ribelli furono investite e prese *, disfatti in diver-
si scontri gli insorti , ed i loro beni confiscati. Alcuni
caduti prigioni con atroci supplizi! vennero uccisi ^, al-
tri , come Gozelino e Ruggiero Toule-Bone, fuggirono in
Costantinopoli ^ , dove il Duca Pereno mandò anche gli
ostaggi. Solamente Amico , Abagelardo , e Goffredo di
Conversano furono perdonati , e V uno ritenne una parte
dei suoi possessi, gli altri congiunti per sangue al Duca,
ottennero più ampia concessione di terre e di castella '.
Anche i Greci erano stati vinti presso Lecce ^ , ma
' Lupo. Goil. àpp. II, narra i particolari deU^ assedio , Godefredo
aveva avuta uni metà di Montepeloao da Goffiredo , e da Roberto :
Accipit OiaDum sed quid post crederet illi ?
Traditor est Latii populo vocitatus ab omni.
* Robertus Dux cepit Gavinum, (sic) Chr. Bre\. Norm. ad an, — Et
à Gozelin leva tout ce qu* il avait , et à Rogier Toute-Bone toUi li
champ soe , ne lui laissa tant de terre oii se peust sotUerrer Et
prist la terre de Ami et de Balalarde. Amato V, 4.
s . . . . capit lios et projicit illos
Afflixit variis quorumdam corpora pocnis. Guil. App. li.
^ Et que non pooient recovrer la gràce soe foyrent en Vonstenlino-
ble,,, et quant Ferin vit V or de son seignor malameni despendu^
manda li ostage a V empéreor pour estre descolpé. Amato ivi. — Gca.
App. il
* Ami retint pour son chevalier et de la terre soe aueunepart Ven
rendi..* Et Balalarde , pour ce qu'il avoit esté fUz de lo frère , tiiU
avec ses filz , et consideroit dedens petit de temps de (aire lo grani
prince (?) dont lui dona plus ciies et cha^telz. Amato ivi. — GofTredo
di Conversano promise rendere il servigio dovuto per Montepeloso e le
altre terre. Malat, 1. c*
^ Factum est proelium in campum Litii , et fugati sunt Grafici.
Chr. Brev. Norm. 1068.
- 127 —
non è improbabile che la loro opposizione sMnfievolisse
per la morte dell'Imperatore Costantino Duca, il quale
nel maggio del 1068 mancava lasciando il governo alla
moglie Eudocia tutrice di tre fanciulli , Michele » An-
dronico, e Costantino Porfirogenito ^« Non pertanto mor-
to il Poedro le domestiche contenzioni rinascevano in
Bari, e la città partita rompeva l'alleanza stretta coi
Normanni. Figliuoli non sembra restassero diArgiro;
ma suo nipote o congiunto era queir Argirizzo figlio di.
Giovannaccio , che divenne capo della sua fazione^,
contrastandogli Bizanzio detto Guiderlinco , un nome
che ricorda altri avversarii ^. E prevalendo questi s' ac-
costava ai Greci , li richiamava nella città , usurpando-
ne il governo ^ Ma Argirizzo costretto a rinchiudersi
nelle sue case, poste nella parte più alta di Bari, vi si
sostenne con V aiuto dei suoi fautori , ed invocò il soc-
corso del Duca.
Sgominati ed abbattuti dovunque i ribelli , Rober-
to sul finire dell'anno vaniva ad accamparsi intorno
la città '. Ampie mura la cingevano , e la naturale for-
* ZOMARA. L. XVIII. §.9.
* Del figlio rimasto prigione in Costantinopoli non rimane notizia. Que-
sto è chiamato Argiriehi fUii Joannazi da Lupo , Argirizzo lo chiama
Amato , ed Argiro Goill. App. II.
» Bisantius cogwmento Guiderlincus. Lupo. i07i. V. Voi. I^ p. US.
^ Et se parti la cité en dui part , quar Bisante o une gran parte
vohit- deffendre la terre pour Vempereor et Argence la subiection de
la noble et puissant Robert., Xìhkto V , 27.
* Et die quinto astante Augusti venit dux Robertm et obsedit Bari
per terra et mare, Ign. 1068. Mense septembris obsedU Barum, Lupo
1069 cominciando per lui il nuovo anno dal settembre.
— m _
tozza aveva V arte accresciuta , poiché stendevasi verso
il mare quasi in forma di penisola , e sorgevano torri e
munizioni d'ogni lato. Ricca di commerci ^ popolosa ,
insoflerente d'ogni dominio, gli abitanti, diversi di stir-
pe I Greci , Longobardi , Latini , Ebrei , 2ibborrivano i
Normanni , che prima avevano accolti come mercenarii
di Melo e d'Argiro ^ Perciò quando il Duca, trovato un
pretesto nella violala alleanza , intimò ai cittadini di
riconoscerlo come signore, o almeno di porre in sua
balla le case d'Argirizzo; fu risposto, Bari restereb-
be fedele all'Imperio.^ Sul fmìr d'agosto, o nei primi
dì del settembre 1068 cominciò l' assedio , vennero di
Calabria navi e marinai per chiudere il porto ', s'al-
zarono torri di legno intorno le mura , ma i difensori
non si lasciarono intimidire. Bizanzio , volendo recarsi
a sollecitare gli aiuti dei Greci, trovò modo di eludere
il blocco , e non avendo il Duca una flotta numerosa ,
uscì con alcune navi dal porto. I Normanni n' ebbero
■•
* OpUms dilatam et robore plenam. Guil. App. 1. c. Barum ciotto-
tem maximam natura^ arte, et viribus beUantilm^ munitam^ amnino
ante illa tempora latinae subiectionit ignaram , super omnia Norman'
narum twminis invidam, Anon. Sic. 763.
* AvatU que lui donast bataille demanda a di de la ciiéqu'Ufut-
sent tubiette. Et contrasteirent,,. et dient que per nulle molleste qui
lo fuist fait ne se vdoient partir de la fidélité de lo imptreor. ifi.
.... Dux mandai civibus, aedes
Argìroì sibi dent , qiias noverai editìores
Contiguìs domibus ; quas si conscendit adeptus
Urbem Robertus totani sibi subdere sperai.
Barensp austera duci rcsponsa dcderuni. Guil. App. H.
* Hej^et Calabris adiectis navibus aequor. Gui, App. U,
-429 —
avviso da Argirizzo e fecero inseguirlo da quattro ga-
lee leggiere ; ma per fortuna di mare , o per virtù dei
nemici , due furono sommerse , e le altre rimasero dan-
neggiate ^ ^
Allorché' Bizanzio giunse in Costantinopoli, non reg-
geva più la debole Eudocia; invaghitasi di Romano Dio-
gene , togliendolo al patibolo al quale era stato condan-
nato, gii aveva con le sue nozze concesso l'Imperio nel
gennaio del 1068 *. E poiché furono accolte le dimando
dei Baresi , muoveva Stefano Palriano , designalo come
Catapano, con la flotta Greca, recando ogni qualità di
sussidii in difesa della città assediata. Aspettando il ri-
torno di Bizanzio , il Duca aveva inviate le sue galee ad
incontrarlo , e seguì presso Monopoli una grande batta-
glia navale. Dodici dromoni annonarii carichi di vet-
tovaglie affondarono , alcune navi furono prese dai Nor-
manni che incrudelirono contro i prigioni ; ma le rima-
nenti entrarono nel porto di Bari ^. Festose grida leva-
' Imperio sancii cives suffragia poscunt
Qui conjurati fuerant cum civibus , illic
Legatos mittunt , simulque imperiale juvamen
Oranes deposcunt. GtiL. àpp. lì,
BisantU s' en ala à Costentinoble et signifia lo fait à lo impereor ...
Ei Argenzie denuncia à Robert que Bisantie est ale.,, et lui manda
Robert dérriere quattre galées ligére pour prendre lo , més dui furent
noieà et li autre dui tomerent à lo due o damage. Amato, ivi.
• ZoNARA. L, XVUI. §, 10. Baronio e Pagi, pongono in quest'anno
il principio del regno di Romano Diogene , ma De Meo sostiene inco-
minciasse nel gennaio 1069 , e fa viverlo sino air agosto 1072. Vedi
Nota 5 in fine al Volume.
' Manda li empéreor un qui se damoU Stefane Patrie,., et manda
atvc lui Avartutèle Àchate-Pain.,, Et /b due sot que Besantie retor-
YOL. II. 9
— 430 —
ronsi da ogni parte , i cittadini estimandosi ormai secu-
ri correvano sulle mura , e per ischerno degli assalito-
ri mostravano le loro ricchezze invitandoli a prenderle ,
e con suoni di strumenti facevano allegrezza ^.
Cresciuto V ardimento dei Baresi , uscivano fuori a
combattere, e respinti tornavano, pugnandosi con egua-
le pertinacia e virtù ^ Lentamente cosi procedeva T as-
sedio durante l' anno 1069 , e sebbene fossero vicende-
voli molestie e continue fazioni , non valsero i cittadi-
ni ed i Greci a respingere Roberto, né per forza di mac-
chine ed impeto d' assalto questi superò mai le mura.
Tentò abbatterle dalla parte del mare, e incatenate al-
cune navi le congiunse per mezzo d'un ponte al piccolo
istmo che fiancheggiava il porto, innalzandovi sopra una
noU et manda trmx galées pour lo prendre, de /tqtie/ galèe fureiU
prise dui de BUantie et la tierce toma à lo due, AuKto V , 27. Giil.
App. ed ì Cronisti noi) parlano di Avartutele , e danno il titolo di Ca-
tapano a Stefano Palriano , la cui venuta è così narrata dall' Icn. Bar.
Venit Stcphano Patriano cum itolo. Et périerunt naves Xli in per-
tinentia civitatis Monopolis onerate vieto, omnique hono. Et multi
homines necati sunt , et alii compraeìienserunt Franci , et truncave-
runt, 10G9.
• Malat. II. 40.
* Adjuncto muros quo evertere possit
Diversi generis tormento , nec minus urbe
Cives defendunt, non inter moenia clausi
Cum duce pugnantes ostant prò mocnibus urbis
IIos pugnando fugant , prosternunt ictibus illos
Acriter ìnsistunt Normanni , nec minus acres
ObsJslunt cives. ce. Guill. App. H.
Quant li chevalieì' de lo duo donnoient bataille issoient defort é
de Bar , més plus issoient à Icr mort que à bataille. Amato V , 27.
— 434 —
forre di legno» che vietava ogni approdo e difendeva la
flotta Normanna ^ Ma i Baresi la rovesciarono, e di-
strutto il ponte, costrinsero il Duca ad allootanarsene ^.
L'assedio allora fu mutato in blocco; le galee Calabresi
scorrevano il mare, T esercito rimase accampato anche
nel verno intorno la città , riparando in capanne di fra-
sche. Non cessavano perciò le offese; era in Bari un mili*
te, forse trasfuggito Normanno, al quale grave ingiuria
aveva fatta Roberto. Il desiderio di vendicarla , gli in-
citamenti degli assediati, l'audace natura, lo spinsero
a tramarne la morte ^. E mescolandosi fra i nemici al
cadere del giorno mentre il Duca sedeva con altri a con-
vito nella sua capanna, vi si avvicinò spiandone i movi-
menti. Conosciutolo attraverso le frasche scoccò una
freccia, che giunse al segno, e sicuro d'averlo ucciso ,
perchè il feltro era avvelenato , rapidamente s' involò
recando la nuova del compiuto misfatto ^. Ma fu breve
' .... obiectis molìbus aequor
Parte replens alia naves prodire vetal>at
fiariaas , portumque suis ponuan paravit ,
Àtque super pontem posilo munimine terris
Urbanis nusquam prodire licebat ab urbe
Tutaque servabat classis Normannica. Guil. àpp. II.
' Al cives turrim capiunt ut maxima pòntis
Àequorei cecidit pars evertentibus illis. ivi,
^ Niles erat Bari cui dedecus a duce quondam
. lllatum fuerat grave , partibus ex alienìs
Promptus ad omne malum , levis iracundus , et audat '.
Castra ducis Stephanus monet buQc solertcr adire, ivi,
Pretioque componto,,. Amerimu^ ergo avarUia captionit ^ cupidiné
cop^fltf... fadnui accelerat, Malat. II , 40.
4 GviL. App. II , Malat. Il , 40.
— 432 —
la gioia ; appena le vesti aveva sfiorato il dardo , e a
premunirsi d' altri tradimenti , fece il Duca costruire
una casa di pietre ^ L'inutile tentativo non distolse i
Greci dalle inique arti. Perdurando V oppugnazione di
Bari , i Normanni correvano intorno sopra le altre città
che erano state riprese dai nemici, ed il Conte Goffredo
figlio di Petrone assaliva per mare Brindisi. Mabrica
con la flotta Bizantina impediva vi s'accostasse, respin-
gendo le sue navi dopo sanguinosa battaglia , e Roberto
venuto per terra ad investirla , mancato il sussidio ma«
rittrmo , abbandonava V impresa K
Arrendendosi però le altre terre vicine , e intimidito
dei continui acquisti dei nemici, Niceforo Caranteno
preposto dair Imperatore alla difesa di' Brindisi, non
osò aspettarvi un secondo assalto , e cedendo alla sua
viltà , cercò con V inganno un trionfo che la scusasse \
Simulando volersi arrendere , nel gennaio del 1070 ,
• Ivi,
* Robertus Dux descendit super Brundurium , et Goffridut Comes
venit cum exercitu magno et forti in navibus , et facta est inter eos
et Mabrica crudelis dimicatio. Chr. Bkev. Nor. 1070. Credo sia il
Conte Goirredo iìglio di PeU'one , che alira volta aveva combauuto per
mare con Mabrica , e non quello di Conversano , complice aU' insur-
rezione.
s Nicephorus autem Carantenus et invasione f adente Roberto et w-
finitis malis Italianis vexante timebat quidem veruntamen ab impera'
tore auxilium expectàbat, Omnes igitur Italiae urbes ad eum se ap-
plicaverunt et presidia acceperant. Quaedam vero presidia accusantes
stipendiarias se facere. Is autem ita pei'fectis fugere decrevit etiam,..
Sed cum secum reputans ignominiam in provindam mansU Brundu-
sium in fide erga imperalorem et in serviiute continens , fraude vero
ac dolo finitimos francos aggrcditur, Sìylatzak. 669.
— 433 —
promise al Duca che lascerebbe sorprendere la città ,
quindi disegnato il giorno, una schiera di quaranta mi-
liti Normanni, e quarantatre scudieri, pervenuti senza
ostacolo presso le mura le scalarono. Ma appena discesi
r uno dopo r altro furono trucidati , ed i mozzi capi in-
viati in Durazzo e poi in Costantinopoli , dove poco ap-
presso fuggiva il perfido Caranteno *.
Più temuti nemici molestavano in quel tempo T Im-
perio Orientale, perchè potesse volgere in Italia il nerbo
delle sue forze , e Romano Diogene intento a respingere
i Turchi sui confini della Persia, con deboli aiuti aveva
potuto soccorrere Bari. A quelle esterne minacce s'.uni-
rono i domestici sconvolgimenti; l'Imperatore fatto pri-
gione per tradimento dei suoi a Mauzicerta, comprò la
libertà e la pace dai Turchi , ma non riottenne il trono.
I cortegiani «i erano affrettati ad acclamare TWichele IV
Parapinace , figliuolo di Costantino Duca, e deposta Eu-
docia , si contese fra i due Imperatori *.
* Clam igitur cum iprìs eóUocutus , e de prodenda ipsis urbe men-
tione ultro eUroque halnta , venienteg francos exeepit , et per sealam
ascendentes singohs interfeeit eentum circiter numero , quorum capita
in navigium imposita in Dyrrachium transmittit, et inde ad Impc-
raiorem eorum qui andderat nuntius proficiseitur. ivi. Mense janua-
rii magnum homicidium est Brundusii nam Normanni volentes eam
eompraehendere , tenti sunt ex eis quadraginta cum aliis eorum mini-
stris quadraginta tribus. Lupo i070.
■ ZoiiARA. 1. e. Romanus Imperator deponitur et excoeeatur , et sueee-
dii Mithael Ducas filius Costantini, Chr. Brev. Norm. i07i. Romanus
DiogeMs qui cum praedicto Michaele privigni suo tenebat imperium
fraude praedicti Micha^lis privigni sui apud quandam civUatem Ar-
meniae eompraehensus et caecatus est. Lupo ad an, 1069 , ma fu più
tardi.
— 134 —
Per tali cagioni le prime vittorie dei Greci , e la ri*
bellione eccitata in Puglia , erano state fiaccamente se-
condate , ed ora alla cresciuta necessità malamente si
sopperiva. Invece il Duca Roberto senza mài abbandona-
re r assedio di Bari , aveva fatti convenienti apparecchi
per condurlo a termine ; e disperando entrare per assal-
to, imprese a chiudere la via del mare per affamarla. Le
galee dei cittadini congiunte a quelle Bizantine prevalen-
do insino allora per numero , avevano resi infruttuosi
i suoi sforsi , e gli scontri navali non s' erano pareggia-
ti in fortuna alle terrestri battaglie. Usati i Normanni
al .cozzo dei singolari abbattimenti, all'urto dei cavalli,
a combattere d' appresso corpo a corpo, nelle marittime
pugne , findiè non si venisse all' arrembaggio , erano
inferiori non per virtù ed ardire , ma per destrezza e
per agilità. A differenza però dei Longobardi , essi non
avevano quella naturale ripugnanza del mare, che fu
tra le cause precipue della lenta ed incompiuta conqui-
sta dei Duchi di Benevento. Prima di stanziarsi in Nor-
mandia i loro padri erano stati audaci pirati , ed i fi-
gliuoli ne serbavano le tradizioni e seppero riprenderle
quando ne venne il bisogno. Oltreaciò , appena sotto-
messa la Puglia e la Calabria , usarono a proprio van-
taggio le forze delle città dedite ai traffici, e le navi
ch'erano servite per T impresa di Sicilia, furono accre-
sciute, e gli indigeni costretti a fornire esperti marinai.
Dal tempo che durava Tassodio di Bari , in tutti i porti
si sollecitavano gli apparecchi per riunire una flotta, e
quando fu in pronto, nella primavera del 1070, il Conte
Ruggiero, condusse le sue galee dall'isola , e ne prese
— OS —
il comando *. Non è improbabHc che vi concorressero
come mercenarie anche alcune navi dei Pisani , indotti
dalle nimistà contro i Musulmani ad allearsi ai Nor-
manni *, e certo è che la flotta numerosa riuscì a chiu-
dere il porto di Bari. Strette Tuna all'altra le galee con
forti catene , e per mezzo di due ponti sospesi ricon-
giunte alla terra , la città si trovò circuita da ogni
parte ^,
Trascorso poco tempo si venne in grande strettezza
di viveri , così che il grano valse allo staio quattro bi-
santi ^ Queste molestie togliendo animo ai cittadini ,
■ Advenerat in auxilium Ducis fratris plurimo remige Comes Su
(Miae Rogerius noviter a fratte tnviiatug. Malat. II , 45.
' En cdlui temps quant lo due se combattoit pour prendre la citi
de Bar , demanda et requùt l* ajutoire de cU de Pise , à ce qui li
Sarrazin non soient laissiez en Ione repos. Amato V , 28. E segue a
narrare che ì Pisani assalilo il porlo di Palermo , ne rapirono la cate-
na riferendo a questo tempo T impresa ricordata da Malaterra anterior-
mente e con altri particolari. In ultimo aggiunge : Et puiz la victoire
de lo due en Puille , le Pisen rechurent grandissimes domps. D' onde
è chiaro , che se non direttamente , indirettamenle aiutarono queir as-
sedio , tutelando i possessi dei Normanni in Sicilia allorché Ruggiero
ne fu lontano.
* Més quant la sapience del due vit que par terre non se pooit
prendre , quar Bar est les troiz pars en mer , il fist venir moult de
nesf. Amato 1. e. Navibus per mare extensis , una ad aiteram firmi-
ter ferreis catenis , acsi sepem facienda compaginatis , ita totam wr-
bem cinxit,.. Duos quoque pontes, unum videlicet ab unaquaque r^pa
eostituens. Malat. II , 40. Nam ipse Dux fecit fieri pmtem in mari ,
quantus conduderet portum predictum urbis Bari, Lopo Nel testo per
errore si legge ad an. 1071 e deve essere 1070. Non sembra che sia
lo stesso ponte del quale parla Guil. App. perchè i particolari non s'ac-
corderebbero.
4 Car achatoient lo tomble de frument quatre bysant. Amato V, 27.
— 436 —
eccitavano le speranze dei Nornoanni e dei loro faulori;
Argirizzo diveniva più ardimentoso, ed aspre querele ed
ingiurie si ricambiavano tra lui e Bizanzio , armandosi
a vicendevoli offese *. Amici e congiunti molti aveva
Argirizzo , eia vicinanza di Roberto aggiungendogli si-
curtà , fece tendere un'agguato al suo emulo, che nel
luglio del 1070, mentre recavasi dal Catapano fu ucci-
so *. In vendetta si bruciarono le case dei Melipezzi, al-
cuno de' quali fu tra gli omicidi ; ma spento Bizanzio
una parte del popolo piegava verso Argirizzo , che mo-
stravasì largo e benefico, e ricevendo viveri e danari dal
Duca dispensavali a quelli eh' erano in maggiore neces-
sità '. Per tal modo, e crescendo il tormento della fame,
cominciò a mancare la volontà della difesa. La plebe
■ Et la male vdotUé de Bisantie et de Argentie se vint deseweramtt
et se dUtrent parole V un à V autre injurioses , et prometoient Vun à
V autre mort , et li arme se appareUlent. ivi.
• Et Argerico qui avoit lo adjutoire de lo due Robert , et li parent
et amis avoit plus que Bisantie , manda cert homes pour occvre Bi-
santie , quant il aloit à la mais(hi de lo Achata-Pain; et ensi fufait
et fu remez lo impediment de lo Due. ivi. Octàbodccimo die mensis
Julius , die Dominica interfectus est Bisantius Patritius , ab iniquis
homines , et salate sunt case Meli Pezzi , et obrute. Ign. Bar. 1070.
Dolo cujusdam Argirichi filii Joannazzi occisus est Bisantius eogno-
mento Guiderlincus in Baro. Lupo 1071. I Melo Pezzi erano probabil-
mente congiunti del Duca Argiro e si trovano ricordali nelle precedenti
fazioni. V. Voi. 1. p. 54.
3 Et entre ceste chose li home comencèrent à entre laiser la court
de AchMe-Pain , et à frequenter lo palaiz de Argerico, . Et Argitio
conforta li compaignon , et aidoit à li ménor , donoit chose de vivre
à li pour e,.. Et estoit allée la nef de li due pour ehargier vitaille de
viììre ^ et faisoit dire le due que estoit de Argerico , et avee lui por-
toit , et sembleblement lui mandoit deniers. Amato 1. c.
— 437 —
chiedeva si provvedesse ai suoi bisogni o si trattasso la
pace ^; e s'acquetò soltanto alla promessa d/ imminenti
soccorsi *. Stefano Patriano fece partire un messaggio
per r Imperatore; ma essendo allora viva la lotta fra
Romano Diogene e Michele IV, s'inviarono appena al-
cuni dromoni carichi di grano. I quali giunti pressò il
porto , volendo i cittadini assicui:arne 1' entrata , usci-
rono a combattere, e n'ebbero peggior danno di mol-
tissime morti ^. Se furono anche perdute le navi non è
detto, d'ogni modo la moltitudine non trovando sollie-
vo alle sue miserie rinnovava i lamenti e le grida * ,
mentre per opera d' Argi rizzo Roberto cercava sedurre
ì cittadini più potenti ^. Non per tanto 1' odio contro i
' Et h peuple dona une voix lacrimable pour fame , et dUtrent à
10 Achate-Pain ; ou il deffendUt la cUé ^ ou il fisi licUe cose la pace
avec lo due. ivi,
• Amato ivi.
& Et guani lo impereor sol cesi novelle il mut gon ost ou plus tost
the il pot , et manda JJc» dromon de ^atn.... Ceste fu occasion de
moult estre mort de eil de Bar , ear venoient o eil de lo impereor a
eombattre cantre li Normant, et se mistrent entre eaux, car se fioent
en la fortesce de ceuz , més non en toma la moitie à lar maison, ivi.
11 numero dei dromoni è senza dubbio errato e deve leggersi nove e
non novecenlo , come si conferma dalle parole del traduUore che a spie-
gare quello cbe fossero i dromoni, dice: sont commet conestaMe^ coment
fussent IX banières.
A Et di de la dté alarènt une seconde foix à lo Acate-Pain ; et un
ffrant partie de eil de la dté mandèrent disant a lo impereor coment
moult estoient de poureté de la fame. ivi.
^ Etmovoit à la fidelité de lo- due et lor prometoit domps, ivi.
Post ubi Robertus desperat moenia Bari
Posse capi pngna , coepit promittere mulla
Nobilibus patriae , quorum pollebat in urb^
— 138 —
Normanni , il timore di soggiacere al loro dominio per-
poluava la resistenza , confortandosi i Baresi nel pen-
siero degli aiuti Imperiali annunziati sempre come pros-
simi. E fra le trepidazioni, i discordi consigli, ed il di-
fetto di quanto è necessario a sostentare la vita , ebbe
termine V anno 1070.
Prima che finisse, o nel verno seguente, il Duca la-
sciato ad altri il comando, assaltava Brindisi, e abban-
donata da Niceforo Caranteno, la città si arrese subito '.
Piegava intanto anche in Oriente la fortuna di Roma-
no Diogene. I Normanni Maniacati che s' erano sempre
accresciuti d'altri mercenarii ed esuli accorsi al soldo
dei Bizantini , dichiarandosi In favore di Michele IV gli
avevano dato valido sostegno ^. Ma prevalendo la virtù
deir emulo, e sospettando che in suo danno s'unisse ai
Turchi, sostituì alle armi il tradimento. Dodici Vescovi
e Gozelino Barone furono prescelti ad offrirgli la pace.
L' esule Normanno onoratamente accolto nella Corte
Imperiale erasi mostrato devoto e riconoscente a Roma-
no Diogene, che in lui come amico confidava. Perciò
Nobilllas poliiis. oc. Guil. App. II.
É falso queUo che. dice il Malaterra : Principahatur tunc temporU
urbi Barensi , sub Imperatore Graecus quidam Àrgerius rumine qui
cum. caeteris civibuit prò tempore et loco ec.
' Robertus Dux entravit Brundusiopolim , dimism ante Barum d-
sidione. Lupo 1071. Robertus Dux cepit Brundusium, Chr. Brev.
NORM. 1071.
» Interea moltitudo Francorum ad Costantinum confluita Scilatzac,
p. 659. Fra i Normanni emigrali allora in Oriente furono Roberto Cre-
spi» e TJrsrllo de Bailleul , entrambi ebbero parte nella guerra tra Ro»
piano Dioj?ene e Michele IV. Vedi Nota 0 ip fine al Voi,
— 139 —
senza dubitare d'inganno inclinava ad un'accordo. Ma
fallito allora , vennero pyi tardi ripresi i negoziati , nei
quali affidandosi Romano pervenuto ad Eraclea, fu preso
ed abbaccinato , e relegato in un monastero morì dello
strazio sofferto ^ Gozelino già salito in favore , ottenne
titolo di Duca di Corinto^, e le presenti gesta, e la
memoria della passata nimistà che lo aveva fatto ribelle
a Roberto, determinarono Michele IV ad inviarlo in Ita-
■ Hos ubi Diogenes factos sìbi comperit hosies,
Àuxiiio fisus Persarum tenlat in illos
Givilis belli varios agitare paratus :
Prìyigni se non obsistere posse videntes
Illum conantnr seducere pace dolosa :
Ignari frau^is portantes nuncia pacis
Bis sex Poniiiices mittunlur cum Gocclino
Cujus Romanus tou'es expcrlus amorem
Non dubitai ei se credere sicut amico
Qrcdil Romanus Pastoribus et Gocelino
Securus facto jurando jure , fideque
Ut petit ipse , data , mìsero placet imperialis
Incassum reditus, quia mox ubi pervenit ille
Herecleam , capitur : privatur lumine captus. Guil. àpp. III.
* Goeelinum de Orencho quenàam natione Normannum , et in pa-
IcUio post imperatore secundum, paucis, quia strenuus armis^ et con-
tiUo caUens erat , Ducem praeponens. Malat. H , 45.
Navibus bis jussa proponitur imperiali
Quem ducis Italia timor expulerat Gocelinus. Guil. àpp. H.
Non trova qui voust venir à Bar pour la paour que li Grex avO'
iBnt prise de li fortissime Normant, Et finalment Gozolin , liquel esto^
a foy devant de lo impéreour , et dist qu' il estoit prest et appareU-^
lies d'aler eontre le due Robert.,, Et demanda talent d'or et copie de
paUliex et dejojaux àce qu'il puisse dipartir li Normant de la force,
de Robert. Et donna li chevalier à solde , et à ceste voiage lui donne)
XX nefs. Amato 1. e. Anon. Sic, Gerolinus Jhugc Corinthiùrum 764^
— 440 —
lia. Ebbe danaro, viveri , soldati, e venti galee , e nel
fcbraio del 1071 navigò verso Pari. Precedevalo la fama
destando speranze e timori ^ ed il Duca ricevuto avviso
eh* era entrato in mare, raccoglieva la sua flotta per
vietargli l' approdo affidandone il comando a suo fratello
Ruggiero '. Gozelino avvicinandosi di notte alla città
con .fiaccole accese dava segnali, dell' arrivo ai Baresi, e
questi rispondevano nel modo stesso , è con fuochi ri-
splendenti dalle torri ^ Scoperte allora le navi Bizanti-
ne , mentre Roberto vietava ogni sortita agli assediati ,
Ruggiero moveva ad assalirle. Ed investita V ammira-
glia, ove era un doppio fanale , s'urtarono le navi com-
battendosi d' ogni parte con grande furore , cosicché ne
fu sommersa una galea con cento cinquanta Normanni.
1 Greci ignari delle sinuosità del porto si avvolgevano a
caso fra le tenebre , e circoscritti dal luogo tornava inu-
tile la perizia e l'arte ^. Invece i nemici avendo a guida
' In mense febr, venti Stephano Patriano, et Gozelino cum stclio,.
Ign. ad an. Ma Patrìano trovavasi già ncUa città. L'Anon. Sic. riferisco
una pretesa lettera scritta da Gozelino ad Àrgerizzo — Docum. VI.
• Singolis noctibus speculatim ire jubet si forte eminus per mare
adverUantes naves asjrìciuntur. Malat. Il, 43.
^ Cum ecce quadam jam nocte mediante quasi stellae laniemae or-
dentes io summitate mari unuscuiusque navis eminiu apparere eospt-
cìtur, Malat. 1. c.
erat jam proximus urbi
Ingressum sperans nocturno tempore tntum. Guil. App. HI.
Et puiz quant il furent après U estoit mist , U font feu et haueent
li f acole halumées a ce que di de la cité se donassenl alegresce de lor
tenue , et li anemis eussent paour. Amato V , 27.
4 Centum quinquaginta loricati ex nostris suòmergerentur, Malat.
1. e. IfiN. ad an.
— U4 —
le fiaccole accese, e per la lunga dimora in quelle acque
fatti pratici dei luoghi, furono in breve vincitori *. Qua-
si tutte le galee dei Greci con ogni ricchezza e provvisio-
ne furono prese , solamente alcune nella confusa pugna
riuscirono a trafugarsi, o s'accostarono alla città *. Pri-
gioni ed uccisi rimasero molti ; e Gozelino condotto in-
nanzi a Roberto fu condannato a perpetuo carcere , e vi
finì miseramente la vita ^
Volgeva già il terzo anno dell' assedio * , e quantun-
que travagliati dalla fame e dalle domestiche dissenzio-
ni , i cittadini avevano resi vani gli sforzi dei nemici.
Fallita ora V estrema speranza , d' essere soccorsi dalla
■ Esse sibi laevius loca cognoscentibus illis
Certamina gravìus, mìnime quia gnara locorum
Gens erat iUa rate. Guil. App. HI.
* Comes vero Gocelinuin oppugnam superai,,, cum triumpho glorio*
tus ad fratrem remeol. Malat. 1. e. Comprehensa est chelandia in qua
erat Goxolino j eum auro et bestimenta, Ign. ad an. Gozolin fu pris
et 'IX nefs , et la riehesse qu' il portoient fu^elo due , et li autre
fu^rerU et se récupérènt à la citi. Amato 1. e.
^ Amato 1. c.
Inclusus longo Goeelinus carcere degens
Vitam infoelicem , vitae cum fine labonim *
Excepit finem , diversa pericula passus. Guil. App. III.
4 L'IcnoTO fa incominciare Tassodio neU' agosto 1068, e Lupo nel
settembre dello stesso anno. Essendosi la città arresa -noli' aprile 1071
sarebbero trascorsi due anni ed otto mesi. Amato però scrive che era-
no passati quasi quattro anni, e Leone Ost. lo copia. Ma anche Guil.
Ah», in scrive:
Tertius obsessa jam venerat annus. ec.
e Malat. vuole avvenuta la dedizione nel 1070, ma deve esservi erro-
re nel lesto ; ovvero egli segue altro sistema Cronologico , come notò
a questo proposito de Meo.
- 142 -
flotta imperiale, accorrevano presso ArgirizzOi pregan-
dolo ad obbliare i funesti odii , a non volere condurre
la patria in ruina. Chiedevano si facesse capo e duce di
tutti, animasse alla difesa anche i suoi fautori, rom-
pendo la pericolosa amistà che aveva stretta co' Norman-
ni ^ Ma Argirizzo, non accolse le offerte che gli erano
fatte ; ed essendosi impadronito d' una torre , ed avendo
inviata la figlia in ostaggio a Roberto, consigliava come
unica salvezza la resa^, sospinto dall'ambizione di ot-
tenere la signoria di Bari, dall'avversione dei Greci, e
forse anche dalla impossibilità di resistere , trovandosi
il popolo stanco ed affamato ^. Prescelto quindi media-
tore di pace, ottenne per sé il governo della città, la-
sciandone al Duca l'alto dominio ^; e agli abitanti assi-
' Et de UmUs pars vienent li iurme fneinienant de homes ei mm-
tenatU de fames eommerU $' il feutent la processione Et venenU pn^
stres , et vienent moines et laute manière de gent ; et ploroient ei
prioieni Argirie qu' il délivre la citi de la seignorie de Narmant, Ama-
to 1. e.
* Més Argitie elodi V oreUle.., non voust plus prohngier de donner
lui la eité , et manda une fitte qu*U avoit en ostage à lo due, et lui
avec li sien s' en saUli en une haute tor , laquelle gardoit powr lo
due. ivi.
Tunc Argiricius urbis
Primus habebatur, quem Dux ubi deditionem
Urbis inire facit , reliquos non ardua cives
Vincere poena fuit. Guil. àpp. HI.
3 fessa labore
Plus tamen esurie. ivi.
4 urbem
Egregiam Bari , quam Dux commiserat ipsi. ivi.
Barenses itaque se sua spe frustrati ulterius hostes ferre non va-
— U3 —
curati i privilegi , vennero restituite le terre occupate
fuori le mura ^ Alcuni però o più devoti ai Bizantini ,
o speciali nemici d' Argirizzo , cercarono trafugarsi in
Dalmazia, ed in parte perirono annegati nel tragitto*.
Finalmente nel quindici aprile i Normanni entravano
in Bari ; Stefano Patriario con le milizie greche v' era
stato ritenuto come prigione; ed il Duca volle giovarse-
ne obbligandolo a seguirlo nell'impresa di Sicilia ^ An-
che i Baresi furono costretti a porre le loro navi ai suoi
servigi , e ricevuto il giuramento di fedeltà, e disposti
i marittimi apparecchi , Roberto si recò a compierli in
Otranto *. Allora tutte le città di Puglia e Calabria ec-
cetto forse Siponto , si trovarono tributarie , o sottopo-
ste ai Conti , in diversa condizione* Serbarono non per-
tanto più 0 meno le proprie leggi , e i nomi e V autorità
dei maestrati , e le maggiori per singoli trattati ebbero
privilegi che garentirono le antiche costumanze e le
Untes , deàUipne facta , Duci foederantur, Malat. Il , 45. — Beatillo
dice che Argirizzo fu nominato Yìceduca , p. 75. NeU' Ignoto che avreb*
he potuto dare precisi ragguagli della condizione di Bari sembra vi sìa
una lacuna: /n medio mense aprili fecit(l) Bari cum ipso Duca.
' Reddit urbanis dux , agros , praedia , fundos
Perdita restituii , nil civibus intulit ipse ,
Nil alios pennisit eis inferre molestum
Et circumpositis solitos deferre tributum
Normannis donai jam liberiate quieta. Guil. App. IIL
* Et in mense martio Cattus qui pergebat Duracchio, ubietatkyri
Depifani cum aliis multis, orla tempestate ^ pereiit in pelago, nec
unum hominem inde exibU. Ign. 1071.
5 Lupo. Ignoto Chr. àS. Soph. ad an. Lo samedi avant la dyman-
che de Valme, Amato 1. c.
4 Gnu.. App. Ili, Malat. 1. e.
franchigie. Pure non sorgeva ancora uno Stato ; era
una confusa aggregazione , della quale si faceva centro
la Ducale potestà ; né liberi in tutto i municipi! , né de-
maniali, come poi furono detti; né sciolti da ogni dipen-
denza i Conti ; né feudatari! come appresso divennero.
E fra l'antico ed il nuovo ordinamento ancor vìvo era
il contrasto; ma prevalevano i principii della mutazione.
CAPITOLO V.
Poco innanzi che Roberto venisse contro Bari , dalla
sua terra natale il Duca Guglielmo il Bastardo muove-
va per assalire V Inghilterra , e la conquista era com-
piuta quasi nel tempo stesso che in Puglia finiva Tasse-
dio *. Sorgeva un nuovo Regno benedetto dal Papa , che
aveva favorita e legittimata l'invasione ed estendeva
per essa la supremazia della Romana Chiesa nelle re-
mote contrade ^. Per tal modo i due maggiori acquisti
che facessero i Normanni trovarono neir alleanza e nel-
le mire dei Pontefici incitamento e sostegno ; onde nac-
quero dritti e pretensioni, che nell'isola lontana ebbero
poca efficacia ^^ ma in Italia furono seme di sciagurate
vicende.
' Goglielmo discese in Inghilterra nel settembre del i066 , e h con-
quista può considerarsi come compiuu dopo la disfatu degli indigeni al^
campo dd refugio nel 1072. Thierrt HiU. de la wnq. de l' Angl. T. I,
L. Ili, T. H, L. IV.
■ La Chiesa Romana vantala dritti di supremazia sulP Inghilterra. La
resistenza opposta dai Brettoni air autorità dei Papi , le pretensioni di
cpiesti ad un annuo tributo , e la parte presa da Alessandro II alla con-
quista , onde avvalorare i dritti vantati, sono da riscontrare nel Thierry.
* Principale sostenitore del Duca Guglielmo nella Curia Romana era
stato Ildebrando , il quale divenuto Papa , trovando il Conquisutore poco
VCL. II. 40
— 446 —
La pace tra Alessandro II e Riccardo di Gapua non fu
duratura; morto nel 10G9Gotofredo Marchese di Toscana
che r aveva avvalorata, si trovò il Papa in altre brighe,
il Principe disposto a profittarne. In Milano il diacono
Arialdo caduto in mano ai nemici era stato con grande
ferocia trucidato, e durando la contenzione fra Erlem-
baldo e V Arcivescovo , questi rinunziava la dignità a
Gotifredo suo metropolitano , che se ne fece investire
da Arrigo IV promettendogli la distruzione dei Pateri-
ni ^ Crescevano quindi gli umori di discordia in Lom-
bardia, s'invigorivano i sospetti fra il Pontefice ed il Re
Tedesco , al quale si negava anche il divorzio con Berta
sua moglie. E probabile che riprendesse allora i suoi
disegni Riccardo, perchè a tutelare il patrimonio della
Campagna ed a tenerla obbediente , Alessandro indusse
Guglielmo di Montreil genero del Principe , a porsi ai
servigi delia Chiesa, affidandogli il comando delle milizie
papali ^. Negoziatore degli accordi sembra fosse V esule
propenso a subire il predominio del clero , e della Sede Apostolica ,
gli ricorda che per favorirlo , a quibtudam fratribus pene infawmm
pertuli^ submurmurantilnu quod ad tanta hamicidia perpeirtuida ,
tanto favore , meam operam impedUsem, Gong. T. XX.
• Arnvlp. HUt. Med. L. Ili , i8. Puricelli Vit. S. Herkmbaldi,
Godefridus Consilio symoniacorum et Medùdanentium capUaneorum tt
Longobardorum epitcoporum , alpes trantiit , regem adiU... iVaiR et
Pateream promittebat te destructurum , et Erlimbaldum vivum ca-
pturum, et ultra montes missurum^ si ei per investituram Mediola'
nensum traderet Episcopatum. Bomizo L. VI.
' Inter Narmannos qui Tiberim transierunt , Willelmus de Mma-
steriolo Willermi Gerviani filius maxime floruit , et Romani esercitus
princeps mUitiae factus , vexUlum S. Fetri gestans uberem Campa- I
niam subiugavU. Ord. Vit. Ili , 472. Fraedietus quippe miles Papaf
— U7-
Abate Roberto di Grentmesnil che da Guglielmo suo cu-
gino aveva ottenuta una parte d'Aquino ^ Però non è
nota la causa della nuova ribellione, e se venne eccitata
dai consigli del Pontefiae , valse forse a pretesto il nega-
to dominio di Gaeta , che promesso altra volta a Gugliel-
mo e da lui ambito , tornato nel 1068 in potere di Ric-
cardo, era stato concesso a Goffredo Ridello^ Come
che sia , rinacquero le querele ed i contrasti fra il PHn«
cipe ed il Papa , dal quale il Conte ribelle prese diret-
ta investitura delle sue terre , dichiarandosi indipen-
dente '. Si ruppe in aperta guerra nel 1070 , e Gugliel-
mo facendo ìmprovise correrie disertava e bruciava i
villaggi intorno Gapua ^. Offeso dalle rapine Riccardo
iignifer erat armisque Campaniam Minuerat^ et Campanos qui dU
versis icismaiibus ah unitate Catholiea diaidebanl saneto Petra Apo*
itoio sublugaverai. m 485.
• Ivi.
* Dopo il marzo dd67 non si trova pib ricordato il Console e Duca
Dannìbaldo , invece un diploma del febraio 1068 segna : Anno primo
Ihteaiui- aique ConmkUm Domno Loifrida Dei Gratia gUmoius Con-
tfld et Dhx. Ind. VI. Federici p. 4d6 , egli crede che sia Goffredo
Ridello , deuo Tariamente Jffrido ^ Eoffrìdo , ec. , che neir anno 1071
e nei posteriori prende il titolo di Goffridus Ridellus gratia Jki Con-
jmI et JDux Gaiiete , et dcminator CivitaÉis Poniiewbenie , segnando
tnche gli anni del Principe Riccardo del quale era vassallo, p. ,417
e seg.
< Poter ce que la volante de GuiUirme estoU esmeue et temptfe de
fair* mal ^ cercha une autre foix de eoi révékr cantre san seignar ,
quar la terre , laqueUe avoit veincue o grant bataille (?) , lui avait
émnée en henefice lo prince. Et à ce que lo pape puisse contrester can-
tre san seignor^ rechut la terre de la matti de lo pape. Amato VI, 11.
4 Quar dievaut^mi la nuit et lo matin avee sa geni, et ardoU les
tHks de'lo prinee, ivi.
— lig-
nei tempo che il Conte trovavasi in Roma , inviò suo
figlio Giordano con duecento sessanta cavalieri a deva-
stare il contado d'Aquino; ma sopraggiunto Guglielmo
lo inseguì con ottocento cavali» e trecento fanti , e lo
costrinse a rilasciare la preda ^
Che le ostili fazioni fossero pericolose ed importan-
ti più che non si ritrae dal breve cenno ohe ne fa il
Cronista , lo mostra l' essersi Riccardo rivolto per aiuti
al Duca di Puglia ^ Né solamente il parentado eh* era
tra essi, avendo.il Principe in seconde nozze sposata
Fredesinda figliuola di Tancredi d'Altavilla', mosse
Roberto a consentire alle richieste ; ma anche il timore
che V esempio divenisse pernicioso presso i suoi Conti ^
Prima però che si ponesse in via, ebbe nuova della mor-
te di Guglielmo avvenuta in Roma per subitaneo, malo-
re ^ , onde non fu più necessario il soccorso. Riccardo
occupato Aquino ne investì suo figlio Giordano, all'aba-
te Roberto di Grentmesnii tolse i beni che vi possedeva,
' Et toma GuUlerme à Acquin vainceor de ses anemU. ivi.
* Requist V aide del due Robert, et de» autres amU cantre la per*
vernté de GuUlerme. Amato , VI , i2.
^ Amato parlando di Giordano figlio del principe di Capua dice, che
il Duca estoit frère de la mère et san onde. VIO , i. H nome della
figlia di Tancredi d\ Altavilla ignoto al Ducange, apparisce dai Diplomi
di Giordano , JMonum. Arch. Neap. T. V , p. 45 , ec. Riccardo avea
prima sposau una figlia di Rainulfo Tridinocte. V. voi. I , p. 202.
4 A ce que li chevalier soe non preitsent exemple de GuiUerme.
Amato, ivi.
^ Lo prince manda disant à lo due Robert coment GuUlerme estoU
mori ton anemi , quar lui prist une fièvre et une chaut ^ et de ed»
le maladie fu mort à Rome. ivi. Donrui Aquin à san fUi Jordan.
ivi , 25.
— 149 —
e questi raggiunse i congiunti in Calabria , e fu prepo*
sto. al Monistero di S. Eufemia ^
Memore intanto delle pronte offerte del Duca, Riccar-
do strinse seco alleanza , e promise sovvenirlo con le
isue armi nell' impresa di Sicilia , a compiere la quale
Roberto raunava navi e milizie in Puglia in Calabria , e
da o^ni altra parte *.
Lentamente erano procedute le nimistà nell'isola do-
po il 1065; Ruggiero rimasto con le sole sue forze , at-
tese più ad assecurare le terre acquistate che ad esten-
dere i suoi dominii, e nel seguente anno fondava un ca-
stello in Petralia, donde a volta a volta irrompeva in
danno delle propinque città '. Depredazioni, e lievi sca-
ramucce , che. tennero appena desta la guerra senza
grandi offese , poiché durante questo tempo e insino al
1068, da maggiori travagli perturbati i Musulmani , non
osarono assalire il Conte , limitandosi anch' essi alla
difensiva.
Ajiub ed Ali , figliuoli al regolo Africano e da lui in-
viali in Sicilia poco dopo l'assedio di Palermo, avevano
munita questa città ed Agrigento ^ Ma in breve rinac-
qliero le antiche diffidenze e gli odìi tra gli Africani ed
ì Siculi. Quelli non avevano obbliate le pretensioni di
signoria sull'isola, e si provavano a farle valere; questi
• Oder. VU. 1. e.
* Lo prince Richard vouloU aler en SyciUe avee lui et faire lui
HmUante service et homr. Amato 1. e. Adoni li Calabroit o diverse*
geni de divenei nation. ivi , VI , i6. Gdil. App. Ili , pone fra gli as-
sediatori di Palermo , Normanni , Calabri , Baresi , Greci.
3 Malat. II , 38. .
4 NowAiRi, Hi$t. Sic. e. XI.
— 130 —
mal soffrivano che gli alleati si mutassero in padroni ^
Furono perciò querele e sospetti da ambo le parti , fin*
che cercando Ajiub insignorirsi di Agrigento i Ibii*Haw«
wasci , non potendo altrimenti sventarne le insidie ,
mosse contro lui come aperto nemico ; ma combattendo
con poca fortuna è forse con numero minore. di forze fu
ucciso in battaglia^. Non cessarono però le contese,
fecesi anzi l'opposizione più viva in Palermo *; ed assi-
curato da quelle discordie, s' accrebbero le irruzioni e
le rapine di Ruggiero che giunse predando fin presso ia
città ^ Ma l'audacia dei Normanni, quotò per poco le
domestiche gare, e Toste Musulmana, uscita a respin-
gerli, accampò nei piani di Mfsilmeri poco lungi da Pa-
lermo per sorprenderli al ritorno *. f
Non pertanto il Conte scoperto l'agguato, assalì e
ruppe i nemici,. pochi o molti che fossero •; poiché per-
petuo panegerista di Ruggiero , non è da porre gran fe-
do nelle parole del Malaterra ; ed ogni altra memoria
manca intorno alle oscure fazioni della guerra , ed agli
* Dopo la morte di Akhal la Sicilia era rimasta in balla dell* Afri-
cano Abd-Allah-ibn-Moezz , che fu scacciato nel 1040. Amari II , 418.
• NOWAIRI l. e.
3 Sed cum inde inter ejus milites et popìUum Urtns sedUiones gra-
vissimae intercessissent. Ivi,
4 Crebfis incursùmibus omnia hostUiter peiiustrans. ., Denique ver-
tus Panormum praedatum proficiscenti Malat. II, 41.
& Ex improviso apud Michelmir oceurrunt, ivi. Fazzello chiama il
luogo Bayharìa , e più specialmente Misilmir a sei miglia da Palermo.
Dee. ir, L. 7, e. I. É singolare Terrore di Gauttier d'Arc p. 270,
che fa di Michelmir , Hn émir Mkhail commandant de Palerme.
^ Exercitu innumeràbUù Malat. ivi.
— 151 —
interni moti della Sicilia. Narrasi che tra le spoglie dei
vinti trovassero i Normanni alcune colombe addestrate a
recare messaggi , alle quali appiccate sotto le ali lette-
re intinte nel sangue, le inviarono nunziatrici di loro
vittoria in Palermo, ove fu gran lutto *. Ma oltre il bot-
tino raccolto , non è detto che Ruggiero occupasse niu-
na terra nel tempo che rimase solo ; e sul finire del se-
guente anno 1069, chiamato dal fratello all'assedio di
Bari , se non cessò nelF isola ogni rumore d' armi , non
furono altri incontri d' importanza. Gli scarsi presidii la-
sciati si rinchiusero nelle città , i Pisani alleati del Du-
ca Roberto, porsero aiuti alla difesa, molestarono per
mare i nemici^; ma ninna ostile impresa si ricorda,
essendo da una parte troppo deboli gli invasori, dall'al-
tra i Musu Intani travagliandosi in più fiere discordie
delle quali sono ignoti i particolari.
Prima però che il Duca Roberto passasse nuovamente
in Sicilia la lotta fra i Siculi e gli Africani era termina-
la ; sia che la sconfitta di Misilmeri infievolisse le for-
ze di Ajiub , sia che nelle intestine contenzioni preva-
leslsero gli abitanti di Palermo, per accordo, o discaccia-
ti^ i figliuoli di Tamim abbandonavano la Sicilia intorno
al 1071. Lasciavano però presidii in alcune terre, e le af-
• Vìx ex tanta moltitudine ituperenset per quem rei eventtu PanoT'
mi renuntiaretur, ivi , 4i , 42.
* Fazzello fa rimanere Ruggiero sul continente per cinque anni per
quetare le sedizioni surie in Puglia e Calabria , l. e, ma non è conforme
al vero. Gli aiuti dei Pisani a Roberto sono ricordati da Amato : Et
eellui temps quant lo due se combatoit pour prendre la cité de Bar
demanda et requist T atutoire de di de Vìh , à ce que li Sarraxin
non goient leisriex o Ione repos et non forninsent la terre. V , 28.
— 452 —
forzavano S mentre Ruggiero vi tornava aspettando che
venisse a raggiungerlo il fratello '• Il Duca rimasto nel
giugno e nel luglio in Otranto s'apparecchiava con gran-
de alacrità all' impresa , e sospettando i Greci di Da-
razzo che volesse assalirli, gli inviarono ambasciato-
ri , offrendogli muli e cavalli per scoprirne l' animo \
Lo stesso timore indusse Costa Condimicita , che in-
sorti i Conti in Puglia aveva ribellata Scilla in Cala-
bria ^, ad arrendersi allorché Roberto fu giunto in Reg-
gio *. Finalmente nell'agosto con cinquantotto galee, e
numeroso stuolo di fanti e cavalieri ^ , dando voce di
' NowAmi 1. e. Secondo questo Cronista gli Africainì venuti Hi Sicilia
nel i061 ne sarebbero partiti nel 1008 f il Martoraiia Noiixi» sior. dei
Sarac, Sicil. T. I , p. 245 , sostiene con fondamento , che non prima
del 1064 giungessero in Sicilia Ajiub ed Ali , e ne partissero nel I07i.
E questa opinione fu seguita anche dal Wenrigh Rer. ab. Arab in Itai.
ec. gestar. p. 199. Che rimanessero presidii Africani si deduce da quel-
lo che poi narrano Amato e Malaterra.
* Malat. H , 43.
s Duracemes maxime sunt territi.., mtdumque et equum ei , qvan
ad honorem mandantes , hac occasione rem speculatum mittunt, ivi.
4 Roberto aveva nominato Stratigò di Scilla Costa Peloga , il qqjde
fece aspro governo della ci Uà. Fra le altre sue oppressioni , volendo
togliere air ava di Costa Condomicita una gallina co^ pulcini d* oro, che
si diceva possedesse , con varii tormenti molestandola , la rinchiuse ii
carcere. Condomicita trovandosi allora, con Roberto in Cotrone , s'io-
finse infermo , e tornato a Scilla la tolse per tradimento allo Stratigò.
Da quel tempo la città era rimasta ribelle. Malat. Il , 44.
^ Dux ibi Robertus Reginam tendit ad urbem. Gcil. App. HI.
fi Verrexit SicUiam cum LVIII navibus Lupo 1071. Amato dice
che la galea del Duca era accompagnata da JT gat et XL anUres mi.
VI, 14. Muliii comitantibus. Gcil. App. ivi. Magno equUatu, cum
navalibus , pedUumque copiis, Malat. ivi 4d. Lupo scrive che il Doci
nel luglio transmeavit Adriatici mari pelagum. Malat. ivi 44 , fa ri-
— 453 —
volere assalire Malta, navigò sopra Catania, e congiun-
tosi ivi presso a Ruggiero , dopo quattro giorni ebbe
la città ^ Imposto vi si fondassero un castello ed una
Chiesa in onore di S. Gregorio, s'avanzò senza altro
indugio contro Palermo, ed occupati i dintorni ^ stanziò
manerlo nel giugno e nel luglio in Otranto, e forse non prima del set-
tembre venne innanzi Palermo, ond*è che T arrivo nelF isola è segnato
dal BiEv. Chr. Norm. air anno 1072 alla greca.
• Malat. 1. c. , ma non parla deir assedio di Catania , e si limita a
dire che il Duca vi raggiunse il fratello. Amato invece : Lo due avoit
à govemer lo exereit , et li eonte s'en va à la cité de Caiainne , et
à U quatre jor la eUé re rendi. Et encmUmeni comanda pie wU fait
rDOc^f el amanda gue toit faii Veglile à Vomor de S. Gregme.
VI , d4.
* Malat. e gli altri Cronisti non parlano di altre imprese anteriori
air assedio di Palermo. Confusamente le accenna Amato , ivi , d3 , Ì6. Ala
n testo è pieno di errori e forse mancante , perchè la numerazione dei
capitoli non risponde alP indice premesso al libro. Egli dice che due
nipoti del Conte , Ruggiero e Balamante ( Abagelardo ) vennero a tro-
▼trlo in Trìgaroe (Traina) e mentre con le mogli in una pianura si pre-
parava da mangiare i Musulmani fecero una sorpresa e furono respinti
daj Conte. Poi aggiunge : En lo iequent jor partirent lo paiaiz et les
èko%e$ qu' il trotèrent fùrs de la citi , dmnent a li prince (?) li jar-
din dàeelox pleins de frutte et de cacce, et pour eoi li chevalier avo-
ieni li chose rogai et parodie terrestre... Et de là lo conte i en aia
à duutel Jdwn , més maintenant se dame lo chasté Saini-Jehan. Et
dama li Sarrazin .a combatre et prist XXX gentil home et en occist
XV. Di quale ciuà intenda parlare , e di quale palagio , non è possibile
scorgere ; ma nel seguente capitolo continuando a dire che nella cittii
era gran fame , e passando poi a descrivere Y assalto dato a Palermo ,
sembra che a questa» sia da riferire il racconto. 11 palagio pieno di frutta
« d* acque sarebbe la ì^isa poco lontana dalle mwvtii domestvcarum ar-
horum fructUmSy et aquarum etiam perpetuis scaturiginibus iniquus,
Faz9El. Jkc, I y L. 8.
— 454 —
gli alloggiamenti al di là del flame Orato ^ La flotta
venne a bloccare il porto, l'esercito divìso in due schie-
re , cinse d'assedio la città, ponendosi il Duca ad occi-
dente insieme ai Calabresi, ai Baresi, ed agli altri mer-
cenari! 0 venturieri; Ruggiero a mezzodì co' Normanni ^
Sedeva la città sul lido del mare , cinta alle spalle da
monti ; nello spazioso porto s' allungava il Gassare co-
me penisola , formando due seni che stendendosi a set-
tentrione ed a mezzodì chiudevano il golfo. Ivi alle due
punte estreme sorgeva da una parte Castello a mare dal-
l' altra la Khalesa o città nuova ^ ; torri e mura circon-
davano il Cassare, ed i suborghi. S'accostavano gli as-
sedianti , alzando macchine e castella di legno, vietando
che s' introducessero soccprsi e vettovaglie ; ed i nemici
respingendo gli assalti, dicesi, in dispregio lasciassero
dischiuse le porte, provocando i Normanni ad entrarvi.
Narrano che un'ardito cavaliere osò penetrarvi , e spro-
nato il cavallo, ammazzò quelli che erano a guardia
della porla, trascorrendo in seguito attraverso la città
per vie ignote a lui finché riuscì salvo dalla parte op-
posta *. Inverosimile episodio, che la popolare leggenda
trasmise agli storici posteriori , fra gli oscuri ricordi
delle frequenti sortite e delle vicendevoli offese *. Nu-
• Fasjzel. Dee. \l , L. 8.
• Fratremque Vomite ab uno latere statuens^ ipse ab cUtero cornai
Calabrennbus et Apulis , muros ahit, Malat. II , 45.
* Morso , Palermo antico , p. 209 seg.
4 Fazzello 1. e. L'Anon. Sicil. p. , 705 allribuisce questo vanto ad
im nipote del Duca.
* Egressi foras audaci mente repugnant ;
Veruni Normannos nequeunt tollerare fero^es
— 455 —
merosi difensori s'erano raccolti in Palermo; gli stessi
Africani accorrevano altra volta in aiuto , e disbarcati
in Sicilia , molestavano ed assalivano il campo dei Nor-
manni ^. Diveniva perciò ostinata la resistenza , e non
senza pericolo la condizione degli assedianti. Il Duca
Roberto spesso si trovò in penuria del necessario*, e
vedendo crescere gli ostacoli , richiese il Principe di
Capua dei susdidii che gli aveva promessi. Riccardo
prescelse duecento cinquanta cavalieri , affidandoli a
Giordano perchè li conducesse nell'isola; ma prima che
vi giungessero, da alleati si mutavano in nemici ^
Quotate le sedizioni di Campania con la morte di Gu-
glielmo di Montreil , altre brighe erano surte contro il
Principe di Capua mosse da Giordano suo figlio e da
Rainulfo suo fratello ^. Per quali cagioni questi si l'e-
Cultores Christi , dum gens Agarena resistit ,
Non perferre \alet : fugìunt , noslrique sequontur
Multos prosternunt gladiis et cuspide inuUos. Guil. App. HI.
' Eipessement venoieiU Mur la eUé de Palerme li Arabi et li Bar-
bari (Berberi) et faitoiefU empédiment à la victoriose bataiUe de lo
dMC. Amato VII, 1.
* Et en eellui tempi meitme faiUi lo vt» à la cort de lo due. ivi.
VI y 48. Gone differenza dei costumi Normanni e Longobardi , è utile
notare queUo che aggiunge il Cronista , non meravigliarsi che Roberto
bevesse acqua , poiché si dice che nella sua patria non si coltiva la
vile : Més è da merveiUier de la nMe moUlier soe , quar en la mai-
son de son pére , avoti use de boire vin pewre et dare , coment poU
boire aigue.
» Robert... eereha V ajutoire de lo prinee Ridiart eeeont ce qu' U
lui avoU promù... Et lo prinee manda Jordain eon fili o tout ijc.
éhewUiert. ivi VII, 1.
* Lo frère de eeetui prinee et eon fil» à*€si Raffncife et Jordan ,
— 456 —
vassero in armi s'ignora; ma Riccardo tolse al figliuolo
Aquino, e ne investi come suo dipendente Atenolfo che
già n' era stato Conte , concedendo il castello all' Abate
di Montecasino. Poco appresso però il frate che lo tene-
va in custodia fu scacciato dai cittadini , e furono nuovi
tumulti , finché in ultimo tornò la rocca e la città a
Giordano, che pacifìcossi col padre ^ Altri tentativi fatti
sopra Gaeta dal fratello del Vescovo , Ranieri Conte di
Suio furono subitaneamente repressi '; e dovunque era
ristabilita la pace, quando nel primo giorno di ottobre
del 1071 il Pontefice fu chiamato a consacrare la nuova
chiesa , che V Abate Desiderio aveva fondata in Monte*
casino. Da Roma si erano portate colonne e marmi , da
Costantinopoli e da Alessandria erano venuti artefici; e
lo splendido monumento doveva attestare la ricchezza
e la potenza accresciuta dei seguaci di S. Benedetto'.
trattoient de apeticier V onor de lo i^nce , et paur ce qu* U avom^
rechut de lui s' armèrent contre lui. VI , 2i.
' Questa guerra è confusamente narrata da Amato negli ultimi capi-
toli del V! libro , nel quale sono molti errori ed una grande confusio-
ne , e forse delle lacune poiché i due titoli dell' indice : 24 Coment
lo conte occist lo reetor de la cUé d* Aquin : e 22 , Cameni io dvc
Robert et lo prince Richart firent paiz et allèrent ensemble en SyeilU;
non si trovano nel testo.
• Appareilla de faire osi sur lo costei de lo frère de Raynier éves-
que de Gaiète... Et cellui chastel se damoit Stdie. ivi, 28. Ranieri
fratello di Leone II, Vescovo di Gaeta nel maggio 1070 contava Tanoo
XVllI del suo conlado di Suio. Federici. 416.
* Fait venir colompnes de Rome pour appareUlier V églize. Amato
IV , 26. Manda en Costantinoble en Alixandre pour homes grex et 5«^
razin pour aomer lo paviment de la églize de marmaire entaUlé, ivi,
IH. 40. Anon. NarnU. Ded, Ecd. CoHn. Mcrat. K. 1. V. p. 76.
- <57 —
Ad aggiungere magnificenza alla cerimonia » oltre il Pa-
pa ed i Cardinali , vi si trovarono presenti cinquanta-
quattro fra Arcivescovi e Vescovi , la più parte del mez-
zodì , e tutti obbedienti alla Chiesa Romana V Vi con-
vennero Landolfo Principe di Benevento, i Conti dei
Harsi , di Valva , e del Sangro , i due Sergi Duchi di
Napoli e Sorrento I Riccardo e Giordano di Capua, Gi-
solfo di Salerno insieme ai fratelli, i principali cittadini
d'Amalfi, ed infinito popolo accorso dai luoghi vicini K
Era la Badia come un terreno neutrale , e la festa una
. tregua volontaria , che permetteva si rincontrassero
Principi e Signori divisi per gelose gare ed antiche ni-
mistà. I politici interessi vennero subito a frapporsi alla
religiosa solennità , e nuovi disegni ed amistà uscirono
dalla congregata assemblea. Ogni differenza si tolse tra
il Papa e Riccardo , e Gisolfo ravvicinandosi al Principe
di Gapua , promise di non recare altri danni agli Amal-
fitani.
Sempre accesi erano rimasti gli odii fra Salerno e la
vicina Repubblica dopo l'uccisione di Guaimaro IV. Gi-
solfo per cupidità di riacquistarne il dominio , e per
vendicare la morte del padre non aveva mai desistito
dal travagliare gli Amalfitani. Le tregue , ed i trattati
non erano durate lungamente ^ , violando il Principe di
' LUerù invitatomi eiutdem Apostdiei ad universos epitcopos Catti'»
pamoB , Prineipatui , Apuliae ^ atque Calàbriae datis ec. Leo Ost.
m, 29.
• Caeterarum vero potentium seu noòUium , tam nostratium , quam
IVonnofmorum. ivi.
s In iiidem temporiìfus Gisdfus Salemitanorum prineeps cum Amai'
phitanii heUum habebat , cujw erat causa Pater suus in óbsidione
— 458 —
Salerno ogni promessa , molestandoli per terrai, e fa-
cendo derubarli in mare dai pirati ^ E quanti cadevano
in suo potere con atroci tormenti straziava, chiudendoli
in fetide e micidiali prigioni, mozzando loro le membra,
torturandoli finché non si riscattaaaero K
Nel 1069 morto Giovanni HI Duca d'Amala, Sergio IV
s'associava suo figlio Giovanni IV '; ma crescendo le
ingiurie e le ruberie di Gisolfo vivevano i cittadini in
grande travaglio, e forse sin d'allora invocavano me-
diatore il Duca Roberto. Ora venuto a Montecasino Mau-
ro nobile Amalfitano s' interponeva il Pontefice perchè
il Principe desistesse dalle molestie , e Gisolfo ne dava
promessa ^.
Né furono questi i soli accordi che si trattassero nella
Badia Cassinese, La soverchia potenza del Duca Robe^
to, guardavano tutti con diffidenza, Puglia e Calabria
sottomesse, la Marca Teatina invasa dal nipote, laSi-
Amalfi ifUerfectus. ànon. Sic. p. 766. Commensa à ettendre là tot
malvaisité à ses vaizin j à cU de Malfe, Et toutes voiez avoU juré
de donner lor ajutoire de tnÀ% cent homes à eU de Amalfe eotdft ior
a^^emit. Amato , Vili , %
' Les faisoit agailier par larrons de mer,.. et par terre ordenapé-
dons intra liquel aucune fois aloit li prince et non les les9oU im
fors. ivi.
' Qu'U estoient prison souffraient diverses pénes,.. estoient bat^t d
avient fain et soif,,. chascun jor lor erent taillié un memore jusqw
à tant que ou U moroient enei crudélement ^ ou U se rechaUrient de
mmdt grani pris. ivi.
3 De Meo ad an*
4 Devant lo pape vindrent à dire lo occasion de l'odie entri lo
prince et di de Mal fé , et qu' U pape deust chacier V odie et meHt
paix, ivi, 5.
— 459 —
cilia vicina a cadere in sua balta , insieme ricongiunte
avrebbero fermato un dominio vasto e temuto. L'indo-
le dei figliuoli d'Altavilla cupida di signoria ed audace ^
lasciava prevedere , che il Duca vinti i Musulmani si
volgerebbe ad altre ambizioni. Salerno, Gapua, Bene-
vento , confinanti ai suoi stati , non sarebbero rimaste
senza pericolo , quando domati i Greci , respinta ogni
altra nemica gente, resi i minori Gonti obbedienti vas-
salli , niuna opposizione troverebbe ai suoi pensieri.
Donde muovessero prima i sospetti , quanta parte v'a-
vesse il Pontefice, quanta il Gardinale Ildebrando, osti*^
nato avversario in prosieguo di un Principato possente
a mezzodì , non è possibile indagare. Dei segreti consi-
gli che si agitarono nella Badia , soltanto gli effetti ap-
parvero ; e giudicando da questi , le improvise ostilità
dei Gonti Pugliesi, di Gisolfo, e di Riccardo contro Ro-
berto, seguite appena dopo il congresso, mostrano la co-
munanza degli intenti.
Il Principe di Gapua aveva prescelti i cavalieri che
insieme a Giordano dovevano recarsi in Sicilia « quando,
» dice un Gronìsta , mutò parere , e prima che il figlio
» passasse il mare, gli impose di tornarsene al castello S.
D Angelo. E vedendo che il Duca trovava grandi ostacoli
» in Palermo , pensò di muovergli contro sedizione *. »
' FUiis denique Tancredi naiuraliter Me mo$ inolUus fuU ut sem»
per daminationis avidi , prout illis viret mppetebant , neminem terrai
vel possesmnes habentes ex proximo siM absque aemulatiane habere
. patereniur , quin vel ab ipsis confestim suMeeti deiervirentur , vel
/certe ipsi omnia in sua virtute potirenlur. Malat. Il , 58.
• Més lo prince avant que son filz passasi la mer , mua conseiil ,
— 460 —
È probabile però che gli incitamenti venissero dai
Conti di Puglia. Ivi la precedente ribellione era stata
piuttosto sopita che depressa , e le vedette, di Roberto
avevano sparsi i semi di nuovi rancori , e risvegliata
r antica emulazione nei discendenti del Conte Patrone.
Goffredo primogenito di questi , rimasto fedele al Duca
era mortOi e la Contea di Taranto trasmessa al figliuolo
Riccardo, per Petà puerile dell'erede, governava Pietro
Conte di Trani, fratello del defunto ^ Vantando gli ere-
ditarii diritti, negava riconoscervi altro signore, e chia*
malo all'impresa di Sicilia, s'era rifiutato partecipa>
vi *. Il Duca intento a maggiore impresa , dissimulò
l'ingiuria; ma aspettando d'essere assalito premunivasi
Pietro ^; rieccitava la fazione di Abagelardo, suscitando
et lui manda disant qu* U tomast à lo ihasti de SanU-AngUe. I0
prince vU et regarda que lo due avoU à Palerme mouU empediment^
et pensa de (aire commotùm cantre le due. Amato , VII , 42. £gli solo
parla di quesla ribellione come contemporanea deir assedio di Palermo;
Gi;iL. App. Ili, ne parla dopo il rilorno di Roberlo dalla Sicilia, cMa-
LATEBRA 111, 2 , acccnna soltanto le discordie eh' erano state fra Riccar-
do ed il Duca , e le ofiesc fatte a questo da Gisolfo.
* Hujus defuncto GolTridi fratre priori
Jus patrium manibus successerat , atque oepotum
Donec provectus soboles fraterna Ricbardus
Essel ad aetatem dominandi legibus aptam. GoiL. App. III.
* Et sibi concessum dicens a fratre Tarentum
Fraterni repetit jus muneris : ipse negavit
Reddere , quae fuerant arma superata patemis.
Dux Petro suspectus erat, quia prorsus eunli
Ad fines Siculos, vires adhibere negavit. ivi.
s Un diploma dell'Archivio della Cava citato dal de Meo nel quale
il Conte Pietro con suo nipote Riccardo concede all' Abate Orso la
nemici più potenti, e confidando assecurarsi mentre
incerte pendevano le vicende della guerra in Sicilia*
Ninno aflerjna ch'egli fosse tra i numerosi signori Nor-
manni venuti a Montecasino ; si trova però fra i primi
che si alleassero con Riccardo di Gapua ^ , ed a questi ed
a lui s'unirono, Amico suo cugino *, Guglielmo Harenc,
fratello forse a Gozelino , e Abagelardo. I ribelli procu-
rarono sommuovere tutto il Ducato, e mentre il Prin-
cipe Capuano invadeva la Puglia occupando Ganne ,
Abagelardo ed Harenc , che avevano terre in Calabria ,
v' insorgevano , e Gisolfo ne depredava per mare le co-
ste insino a S. Eufemia ^.
Questa pericolosa diversione sarebbe tornata fatale
air acquisto di Sicilia dove Roberto , lasciandosi intimi*
dire dai rumori destati sul continente, avesse abbando-
nato r assedio di Palermo. Egli però giudicando che una
Chiesa di S. Giorgio in Taranto porla queste note: Anno IV D. n.
Romani Diogeni Ss. Imper, nostro mense magio. Ind. X. (407^). E
farebbe supporre che Pietro si fosse posto sotto il patrocinio dei Greci.
Probabilmente però a quel tempo Romàno Diogene era morto o non
ave^a più alcuna autorità.
• Lo prince... fisi ligue avec dui frères^ e' est avec li fiU de Piètre^
de liquel un avoit nom Piètre et T autre Falgute , et les manda pour
(aire damage à lo due et leverent li chastel à la fidel soe. Amato Vii, 2.
* Et à, ceste liga autresi autre anemis de lo due corrurent , e' est
Balalarde et Robert Arenga , et dui vont en Calabre pour offendre à
li cose de lo due. ivi. Guglielmo Harenc chiama poi il ribelle.
^ Gisulphus omnes maritimos fines a Salerno usque ad porlum ,
qui 9 Fici dicitur, Arecumque^ et sanctam Eufemiam , partim a Gui-
scardo dietim pervadi audiens , versus Dueem inimicUias injecit , om*
nesque ei adhaerentes , quos capere poterai , contumeliis deturpabat,
Malat. III. 2.
TOL. II. 44
— 462-:
pronta vittoria sopra i Musulmani troncherebbe gli au-
daci disegni dei suoi nemici ^ , continuò ad oppugnare
la città , nella quale cominciavano a sentirsi i travagli
della fame , ed infieriva pestilente morbo ^. Una flotta
venuta d'Africa aveva tentato rompere il blocco, inve-
stendo le galee del Duca nel tempo stesso che uscivano
dal porto i Siciliani a combatterle ^. Ma Calabresi , Ba-
resi , Greci , Normanni , con sacre benedizioni e cerimo-
nie preparati alla pugna, affrontarono arditamente gli as-
salitori che da due lati, facendo risonare l'aere di grida
e suoni di trombe, s'avanzavano. E dopo fiero contrasto
]e navi Siculo ed Africane cedendo all' urto piegarono
in fuga ^; alcune furono sommerse, altre inseguite ven-
nero prese 0 bruciate anche al di là della catena che
chiudeva il porto ^. Tolta alla parte del mare ogni spe-
' Lo due wm se mua your cetU subite adversUé , ne se parti de
prendre Palerme. Amato VII, 2.
* Estoit une grani f amine erUre di de la cité.,. Et autresi pourli
mari non soulerrez esloil grani pestilence et moiialité, ivi , VI , H.
^ Inde Panormenses Àfiros accire laborant
Auxilio , quorum sibi \iribus associatis
Quod non sunt ausi terra committerc bellum
Commisere mari. Guil. App. III.
4 Mandai Normannis, Calabris, Barensibus, Argis
Dux a se captis muniri corpore Cbristi.
l^criida gens totam lituis sonituque tubariuu
Magnarumque replel vocum clamoribus aequor.
Principio naves Aflrae Siculaeque resisiunt
Nuiu divino tandem cessero coactac. ivi,
* Ivi.
— 463 —
ranza di soccorso, lievi zuffe seguivano intorno alle mu^
ra, meno frequenti però si facevano le sortite, quan-
tunque i Normanni cercassero attirare fuori i nemici ,
ed investissero da vicino la città ^ Finiva intanto Tanno
4071 , essendo già trascorsi cinque mesi da che Palermo
trovavasi assediata, e crescevano le molestie della fame
ed i pericoli *. Roberto disponeva le macchine e le scale
per assalire da diversi punti le mura , ed egli da una
parte , Ruggiero dall' altra vi si accostavano ^. Pri-
mo un Arcifredo , segnatosi divotamenle montava , al-
tri due gli venivano appresso ; ma giunti appena al som-
mo s' infranse la scala, ed accorsi i Musulmani, scam-
parono gli audaci guerrieri precipitandosi dall'alto*.
Intenti i difensori dove T impeto degli assedienti pareva
maggiore , li ributtavano , opponendosi con grande fe-
rocia ai loro sforzi. Simulati però erano i due princi-
pali assalti, e mentre cercavano respingerli, trecento
militi del Guiscardo per altra via , dal lato del porto,-
■ Scrìve Amato che i Normanni lasciavano viveri presso le mura per'
attirare fuori i Musulmani , ed* ogni dì ponendoli più lontani , facevano
molti prigioni. 1. e. Altre fazioni sono narrate da Guil. App. Ili , che
dice , una volta gli assediati avessero respinti i fanti nemici , m una"
sortita ; ma accorso Roberto li ricacciò spingendosi sino alle porte , le
quali furono chiuse abbandonando fuori parte di quelli ch'erano usciti
a combattere.
■ Malat. II , 45. £n V. moix veinchi Pcderme. Amato VI, 21. Que-
sti dice che lo nombre de li Sarraziu Hquel furent oecis , et de ceux
qui furent pris , et qui furent vendut non en puet estre memoire.
3 Fist faire xiiij scalle , de liquel sept en manda de nuite l'autre
part de la cité ou estoit son frère, ivi. Machinamentis itaque et scalis
ad muros trascendentes artificiomnme compaginatis. MAhAT. 1. e.
4 Amato , ivi.
— 164 —
senza esser visti superavano le mura , e riuscivano ad
aprire una porta ^ Per essa entrarono i Normanni, e vi
s' innalzò poi accanto una Chiesa sacra a S. Maria della
Vittoria ; onde aggiunse la leggenda , che la Vergine
stessa ivi apparsa nel furore della pugna ai suoi fedeli
la schiudesse ^. Si spandevano intanto i vincitori per
le vie della Kalesa, saccheggiando ed uccìdendo ', ed i
' Il /ut drecier V eschielU de V aulre pati , et wmanda à li tien
qui saillitent qu' il ouvrissent la porte, ivi. Cum latenter ingressut ,
ex altera parte , qua videlicet navalis exercilus adjacebat.,* A parte,
qua minus cavebatU , vaeillatur. A tiuiseardemibui sealis appotUit
mura aecenditur, Malat. 1. e. E poiché lo stesso Cronìsia dice die
Roberto comandava i Pugliesi ed i Calabresi, questi sarebbero prima
entrati nella città. Dalla parte della Kakea era una sinuosità che ser-
viva da porto principale e da arsenale. Geogr. Nubien. ap. de Grego-
rio. Morso , p. 212.
* Malat. l. e. Amato ivi. Di questa porta, detta anche dél/a Ftltorìff,
rimane qualche vestigio non mollo lungi da quella che si chiama porto
del Greci, Sulla Chiesa dicesi posta questa iscrizione : Roberto Panor*
mi Duce et Siciliae Rogerio Cornile imperantibus , Panormilani civet
ob vicloriam ìmbilam hanc aedem J), Mariae Victoriae sacrarunt» An,
J)om. 4074, IvENGEs Ann, ad an. La voluta apparizione della Vergine
è riferita dal P. Gaetano SS, Sic. T, Il , 286, Momgitore Palermo
divoto ^ ec.
i Urbe nova capta veteri clauduntur in urbe, Guil. App. UI. Pa*
normitani defusi hostes a tergo infra muros cognoscentes interiori urbe
refugium petendo $ese recipiunt, Malat. 1. e. Et levèrent les eoses de
li pa'ien , et partirent li enfant por lo servir , et la moltitude de li
mort covroil la terre. Amato 1. c. Fazzello Dee, Il , ed altri chiamano
nuova la città presa , antica quella dove i Musulmani si ritirarono , e
sembrano così contradire al Geografo Nubiense , ed al Falcando , cbe
descrivendo Palermo dicono città antica laKalesa; ma il nome d'antici
le fu dato posteriormente , quando la Palepoli venne rinnovata. Mok-
so 1. e.
— 165 —
Musulmani sorpresi alle spalle , cadendo già il giorno ,
abbandonati i borghi, si ritraevano nelle munizioni della
interna città. Ma nella notte tenendosi ciascuno nella
parte occupata, cominciò, dentro al recinto ove s' erano
gli assediati raccolti, a muoversi a sedizione il popolo.
I cristiani rimasti sino allora in condizione servile, pre-
sero insieme consiglio di scuotere il giogo degli infede-
li , e quelli che tra essi si trovavano armati per la dife-
sa , s' insignorirono di una torre che tenevano in custo-
dia. V accorsero di lor gente molti schiavi , e gridando:
libertà, libertà; s'offrirono in aiuto ai Normanni ^ Que-
sto accidente , che altri vuole avvenuto innanzi , scri-
vendo , che furono gli insorti quelli che aprirono una
porta a Ruggiero per segreto trattato , vinse la pertina-
cia dei Musulmani. E venuto il giorno inviarono due
Kàdi ed i principali fra gli Sceicki a rendere la città ,
ponendo per condizione che sarebbero rispettati nella
fede, e vivrebbero secondo lor legge *. Giurati i patti vi
■ Nox tumultum derimU, Malat. 1. c. n Fazzello 1. e. narra que-
sta congiura dei Cristiani , ed a loro attribuisce V entrata dei Normanni.
Alcuni storici Siciliani vorrebbero confermare il racconto con le parole
di Malat. If , 45 : oc rebeUarUium in urbe ChrUtianarum adjuti , ma
non si leggono nelP edizione del Muratori , faUa su quella precedente
del Caruso. Framc. Baronio de Majett. wh. Panar. L. I . e. 99 , ri-
ferisce un diploma dato in Traina ose è narralo il medesimo fatto, ma
sembra apocrifo. Forse lo stesso intese dire Amato : il commèncereni
cantre celle antique Palerme contraster cU de la die , 1. e. Del resto
la testimonianza del Fazzello non si vuol ripudiare , e può concordarsi
con la diversa narrazione. E che i Cristiani dell* isola aiutassero la con-
quista Normanna , si desume anche da altri luoghi del Malaterra L. II,
i5 , i7 , 18 ec.
* Dui Cayte alèrent devant hqucl avQtent l' ofice laquelle avoient
— 166 —
entrò prima il Conte e prese possesso delle mura e delle
torri, e quattro giorni dopo, nel dieci gennaio del 1072 \
preceduto da mille cavalieri , insieme alla moglie , 'ai
fratelli , ed a Guido di Salerno suo cognato , il Duca
trionfalmente si condusse nell' antica Chiesa Episcopale
che mutata in Moschea , tornava ora al culto di Maria.
Ivi r Arcivescovo Nicodemo, Greco di patria e di rito,
che la tolleranza dei Musulmani aveva lasciato nella
Chiesa di S. Ciriaca ^, restituito alla dignità della sede,
benedisse ai vincitori.
li antique , avec autrez gentUhome, li quel priereni lo conte que ìom
nulle autre conditùm ne eonvenance doie reeevoir la cUé. Amato ivi.
Cuncta duci dedunt, se tantum vivere possunt. Goil. App. l. e.
Anche il Nowairi dice che non si lasciasse ai Musulmani : neque hai-
neum , neque officinas, nec molendina , nec fumot. Ma più conforme al
vero è il racconto di Malaterra legem suam nullatenus se vidari,
• Amato dice che Palermo fu presa en la nativité de Ishu-Crisi , e
chfì il Conte segnati i patii della resa vi entrò con i suoi cavalieri,
regarda par la cité et ordena , et Va fait sécure , et puiz retoma à
son frère , 1. e. 19 , 22. E si accorda col 5Ialat. che pone la fine
deir assedio nel i071. Ma Lupo, la Cron. Brev. Norm. e I'Ign. Bar.
segnano V entrata di Roberto al 1072 , e nel primo e nel secondo per
errore si lesse Mense Junii die 40 , mentre neir ultimo è scritto con
data più certa X die intran. men. januar. Le parole di Amato spie-
gano questa differenza ; nel 25 decembre la città fu presa , ma nel 10
gennaio Roberto vi entrò , ed i Pugliesi del suo seguito diffusero nella
patria loro questa data. Che Guido dì Salerno fosse presso il Duca , lo
afferma Amato , o si deduce dai versi di Alfano scritti in suo onore.
Siciliani tellus Arabum miratur acervum
Quos tuus ipse dcdit cnsìs el basta necis. Ughel. It, Sac, X, 74.
^ Catione Graecus, Malat. 1: e, Nicodemo lo chiamano una bolla
di Calisto 11 , ed un diploma di Ruggiero. Pirri , Isotit, Ecd. Panor,
T. I , Amato ivi , 20 , aggiunge che dalla Chiesa alcuni buoni Cristiani
^467 —
Più che quattro secoli era duralo il dominio dei se-
guaci di Maometto nell' isola , cadeva ora nel tempo
stesso che i Bizantini erano in tutto espulsi dalla Ca-
labria e dalla Puglia, e le città Lombarde scuotendo il
giogo feudale dei Vescovi, infievolivano la dipendenza
dagli Imperatori Tedeschi. Questa diversa mutazione ,
dissimile nei modi , concorde negli effetti , che solle-
vava dalle Alpi alla Sicilia le generazioni indigene con-
culcate , non seguì né per impulso , né per virtù , dei
Pontefici e dei Normanni. Fu un rivolgimento sponta-
neo e fatale, apparecchiato dalla corruttela e dalla de-
cadenza delle stirpi sìgnoreggianti , dal lento e costante
risorgimento dei vinti, nei quali si fecondavano i germi
della nuova vitalità nazionale. Le oscure vicende della
riscossa nascondono gli sforzi di quel volgo senza nome,
che partecipò alla lotta contro i simoniaci , i concubi-
narii , e le investiture ; che insorse in Puglia ed in Ca-
labria , ed aiutò Roberto e Ruggiero nell'acquisto di
Sicilia. I Normanni ed i Papi entrarono in quelle con-
tenzioni, le secondarono, le volsero a proprio vantaggio;
ed a misura che prevalse l'audacia degli stranieri , o la
autorità della Chiesa, sursero Principati o municipali
reggimenti. Fra le ultime e disperate resistenze delle
signorie che cadevano, la duplice influenza divenne più
efficace ; e cercando ordinare in conformità degli intenti
proprii la politica società , che doveva nascere dalle
mine delle precedenti dominazioni , furono inevitabili
contrasti tra V una e V altra.
udirono la voiz de li angele et mmUt doux chant,,, et appartU (sUcune
foiz eiUuminee de la lumière de Dieu,
— <68 —
Poco dopo r ottenuto trionfo gli abitanti di Mazara, ve-
dendosi minacciali, inviarono a promettere tributo*; ed
il Duca ritenendo per sé l'alto dominio dell' isola, e
la diretta signoria di Palermo, di Messina, e Val di De-
mona, investì ir fratello delle rimanenti città acquistate
e da acquistare , con titolo di Gran Conte di Sicilia ,
rifermandogli le terre di Calabria ^. Rimanevano anco-
ra in balìa dei Musulmani, diverse città e castella, alcu-
ne usurpate dai KAid, altre dai presidii Africani. E con-
tro questi , più temuti , si ponevano ai confmi presso
Castrogiovanni , Serlone nato da un figliuolo di Tancre-
di d'Altavilla del medesimo nome ^, ed Asgot di Puteolis
congiunto al Duca per sangue, concedendo ad entrambi
■ Quant il sorent que Palerme s* estoU rendue , powr paor qu' U
orent donnèrent la cité à lo due , et lui promistrent de donner cto-
scun an tribut. Amato ivi 2i.
• Donna à son frère lo conte Rogier toute la SycUle , «e non que
pour lui réserva la moitié de Palerme, et la moitié de Messine et la
moitié de Vemède, et li conferma la parte de Calabre laquelle avoit.
ivi. Leo Ost. , III, ÌG. Il Malat. al quale ò da prestare più fede perchè
scrisse nella corle islessa del Conte Ruggiero, dice che Dux eam in tuam
proprietatem retinens , et vallem Deminae caeteramque omnetn Siciliam
adquisitam , et suo adjutorio , ut ipromittebat , nec falso adquiren-
dam , fratri de se habendam concessit. 1. e. Il Caruso ed il Mdratori
tennero la medesima opinione , che il Duca si riserbasse il dominio di
Palermo e Messina. Che ritenesse anche l'alta sovranità di tutta l'isola
apparisce dai diplomi nei quali prende il titolo di Dux ItcUiae, Cala-
briae , atque Siciliae, Monum. Reg. Neap, Arch. T. V, p. 98, 99,
ec. Totius A[mliae, Calabriae atque Siciliae Duccm, Leo Ost. Ili, IO.
GlA.NNONE L. X , e. 2.
•^ Suo padre Serlone non venne mai in Italia, prese parte invece alla
conquista d'Inghilterra sotto Guglielmo il Bastardo. Catalog, de BaoJi-
PTON. Gauttier d'Arc, p. 75.
— 169 —
ampii possessi *. Prendeva stanza Serlonc a Ceramo per
tutelare le conquiste dalle nemiche incursioni, e fron-
teggiare Castrogiovanni ; ma lasciandosi ingannare da-
gli Africani , ne fu ucciso a tradimento. Era tra essi
nella città un duce chiamato Brahen *, il quale aveva
intelligenza con Scrlone e volle farsi suo fratello d'armi;
poi simulando grande amicizia gì' inviò doni ed avvisi
si guardasse , perchè in un giorno designato uscirebbe-
ro sette Arabi a predare sulle sue terre. Scrlone spre-
giando lo scarso numero dei nemici, in quel dì fu a cac-
cia con poco seguito , e s'avvenne nei predoni , e questi
fuggendo lo trassero in un'agguato ove erano settecento
cavalieri e duo mila fanti. Circondati da ogni parte , si
raccolsero i Normanni sopra una balza, e disperatamen-
te difendendosi furono trucidati , eccetto due soli , che
infingendosi morti scamparono ^ Il luogo si chiamò dopo
rupe di Serlone, e del suo cuore, dicesi, si pascessero i
Musulmani , inviando in Africa i mozzi capi degli ucci-
si *. Piansero tutti il crudele eccidio; ma il Duca non si
fermò a vendicarlo, e nella primavera si dispose a lascia-
re Palermo. Fece munirvi una torre , e vista in mezzo
ai suntuosi palagi le deserte rovine di una Chiesa altra
■ Apud Ceramum morabatur ad tuendam provinciam ab ineursibtut
Arabicorum qui apud Castrum Johannis ea tempestate morari dice-
baiUur.,, Nam et medietas totius Sieiliae ex consensu Dueis et Comi-
ii8 suae sorti ^ Arisgotique de Puteolii iiUer se dividenda cesserai,
Malat. ivi 40.
• In altri cod. del Malat. si legge Bradem , ed il Fazzello 1. e. lo
chiama Brachino,
« Malat. Ili , 40.
*♦ /ri.
— ne —
volta dedicata a Maria, impose che splendidamente si
riedificasse ^ Poi chiamati gli Sceicki ed i principali
cittadini, enumerò gli spendii fatti ed i danni sofferti io
quella guerra; e volle che di tutto il rifacessero. E ri-
cevuti così molti doni e molto danaro , tolse seco ostag-
gi * , ed alcune porte di ferro e colonne marmoree che
fece condurre nella città di Troia ^
Lasciata una parte dell' esercito al fratello sbarcò a
Reggio , ed ivi rinviati i Greci e Stefano Patriano che
avevano presa parte alla spedizione * , si preparò a pu-
nire gl'insorti. Ordinò , invano opponendosi i cittadini ,
si costruisse una fortezza nella città di Rossano ',. ove
erano numerosi i Greci , e convocata poi in Melfi un as-
semblea vi chiamò i Conti ^. Il ribelle Pietro , rifiu-
tò intervenirvi e dichiarando non dovere alcuno omag-
gio , si rinchiuse in Trani ^. Senza curarsi delle corre-
» Deinde vero castello firmato , et urbe prò velie tuo, Malat. ivi 4o.
Fisi une fort roche et lo fist bien garder... Vit grandissime pala de
li Sarazin , entré liqucl vit V églizc de Saint-Marie à la manière d' un
d'un four,,. et moult honestement le fist rèUdificr, Amato VI, 23.
* Puiz clama cil de la cité , et lor conta et disi lo damage qu' U
avoit receu , et lor dUt lo nombre de li cheval que il avott perdu..,
Mt allors et moult de domps et moult de monnoie , et rechut pour
ostage li fiU de li meillor home de la terre, ivi.
* Portas ferreas et columpnas martnoreas quam plures cum capi-
tibus, ec. RoM. Saler. ad an,
4 GuiL. App. III. Dalla resa di Palermo all'assedio di Traui uascor-
se quasi un anno , sembra perciò che alcuni mesi s' inlrattenesse il Duca
in Sicilia e ciie nella prìniavera tornasse sul conlinenle.
* Didentibus urbicolis castellum firmavU. Malat. IH , 2-
6 Gu)L. App. ivi.
7 Intraverunt primo Normanni Trano in od ava Mpiphaniae cum
yetrono Cornile. Ltpo 1075.
rie degli altri congiupati * , il Duca Roberto condusse
nei principii del nuovo anno 1073 le niilizie e la flotta
contro quella città , dopo Bari estimata la maggiore che
fosse in Puglia *. Il Conte Pietro ed Ermanno fratel-
lo d'Abagelardo V avevano munita incitando i cittadi-
ni alla difesa; pure dopo quindici dì d'oppugnazione,
il popolo insofferente dei travagli dell'assedio , obbligò
il presidio a renderla , e nel secondo giorno di febraio
vi entrò il Duca ^. 1 ribelli patteggiata libera T uscita ,
ricoverarono in Andria; ma gli aiuti invocati dai Greci
mancavano, e le città intimidite dalla dedizione di Tra-
ni, ne seguivano T esempio. Bisceglie e Giovenazzo sog-
gette Tuna a Pietro, T altra al suo cugino Amico, sot-
traendosi al loro dominio si davano a Roberto*; più
pertinace resistenza opponeva Quarato , e fu necessario
investirla con regolare assedio. S' inviarono perciò a
prendere le màcchine rimaste intorno le mura di Tra-
ni *,ela scorta che le conducova, sorpresa da Pietro
* Non se cura de ehoaes petites , més cerca de metre main af eUés
de li plus grand. Amato VIH , 2.
* . . . . pracclarì nomine nrbem
Divitiis , armis , et multa gente repletam. Guil. àpp. ivi.
Dux obsedit Trano per terra et mare in mense Jan. Ign. i075.
Lupo , ad an,
* Ou estùient li fili de Pierre et Hermanne, Amato 1. c. Herman-
num eomitem fratrem Abagelardi, Malat. IH , 5. Guil. App. 1. c. Ign.
4 Poscit cum sociis , ut lìber abire sinatur
Sic que duci fieri concessit deditionem.
Se Juvcnacenscs dedunt et Buxilienses
Buxiliae Pelri fuerant Juvcnacus Amici. Guil. App. im
5 Amato VII , 2,
— 172 —
ed Ermanno, sarebbe rimasta prigioniera, senza un im*.
preveduto soccorso. Guido fratello di Gisolto di Saler-
no, ma fedele seguace del Duca *, Raul nipote di que-
sto, e Goffredo Bidello ', sospettando forse T agguato,
nel recarsi con una schiera di cavalli verso Trani si scon-
trarono nei nemici. Rinnovata la zuffa ; furono presi
Pietro ed Ermano , e ritenuti in carcere l'uno a Trani ,
l'altro a RapoUa. Cadeva con essi la ribellione in Pu-
glia ; Quarato e poi Àndria si arrendevano , ed innanzi
a Cisterna , più forte luogo , esposto Pietro sopra un
graticcio di legno , i suoi militi cedevano ^.
Allora anche Riccardo ritraevasi da Canne in Gapua;
e volendo abbattere in lui il principale sostegno di
quei moti, Roberto veniva ad assalire Lacedonia, che
apparteneva al nipote del Principe chiamato col mede-
simo nome ^. V'era nella città Giordano, e difendevala
strenuamente; ma Riccardo suo cugino, ignorando l'as-
sedio, mentre vi si recava con alcuni cavalieri cadde in
potere del Duca , e gli si dichiarò vassallo, ricevendone
l'investitura delle sue terre *. Congiunse anche le pro-
* Ivi , 3.
* Ivi, É inesplicabile come Goffredo Ridello , se è lo stesso che fu
investito dal Principe Riccardo di Gaeta si trovi ora col Duca suo ne-
mico , e prenda parte anche in prosieguo nella guerra contro il suo
diretto signore.
s Amato ivi .3,4. Guil. App. HI. Firent une grate de boston ou ^
junehi , et la metoient Piètre loie, ivi.
4 Et quant lo prince Richnrt vit la puissance de Dieu cantre lui
il laissa Canne et retorna à la sceurissime cité de Capua. ivi. Lodve
Robert vouloit tochier lo ehef de cest malice... et ala e mist siége de-
vant la cité de Cydonie , ou estoit Jordain, ivi 5.
* Et fu fait son chevalier de lo due , et son homine, ivi.
— 473 —
prie milizie per oppugnare Canne, dove era rimasto un
presidio di Ermanno, ed essendo sforzata la città, e
mancando d'acqua, non si sostenne lungo tempo K
Quetavasi così in parte la sedizione ; ma sconvolta
era ancora la Calabria, in armi il Principe Capuano e
Gisolfo. Roberto tornalo in Trani ponevala nella imme-
diata sua dipendenza, restituiva però gli altri possessi
e la libertà a Pietro *, piuttosto a togliere ogni seme di
fermento, che per generoso impulso. E prima che dei
maggiori nemici prendesse vendetta, infermatosi delle
sofTerte fatiche, ed aggravandosi il male fece condursi
in Bari ^.
< Cestui kichart fu cmjoini avec li chevatier de li due, ala li due
envers Canne.,, en brief temps fu prise pour defait de aigue,.. Ih-
dens la citi avoit moult de chevaliei' de Hermande. ivi , 6.
• Sohilur , et recipil quem perdidit omnia Petrus
Liber abìt, solo Trani privalus honore. Guil. App. HI.
s YìfU en tante débilité que partout se disoit qu* il estoit mort. Et
pur ce que il créoit qu* il lui alégeroit de sa maladie s* en ala à Bar»
Amato ivi, 7.
CAPITOLO VI.
Insino alla primavera del 1073 si erano protratte le
fazioni della guerra in Puglia, e cessato il contrasto «
nell'aprile moriva Alessandro lì. L'influenza che ì Pon-
tefici avevano avuta sulle fortune dei Normanni , cre-
sceva ora l'aspettazione, poiché era acclamato succes-
sore Ildebrando , che fu Papa Gregorio VII. Monaco e
Cardinale per oltre venti anni la Chiesa si era retta ai
suoi consigli * , e sollevandosi ogni giorno in maggiore
autorità il Pontificato , aveva quasi sconosciuto il pre-
dominio dell'Imperio Germanico, depressi i potenti pa-
trizii della Campagna Romana, poste in atto le sue pre-
tensioni di primato sopra i Vescovi, tentata una riforma
della interna disciplina , che doveva costituire l'eccle-
siastica gerarchia, e collegare il clero in una sola casta.
Aveva ricongiunto il mezzodì nell'osservanza del rito La-
tino , abbattuta 1' autonomia della Chiesa Milanese ,
spenti sul nascere gli scismi. Ed acquistato Benevento,
concessa V investitura dei loro dominii ai Normanni ,
fuori r Italia rinnovava vaghi diritti di supremazia sul*
« Vos scitis , quia a diebus domni Leonis Papae Me est Hildeìfran-
dus^ qui sanctam Romanam Ecclesiam exaltavit et eivitatem ittam
Hberavit, Bonizo, L. VII.
- 475 —
r Inghilterra e la Spagna. Cinque Papi si erano succe-
duti, e» ciascuno aveva mostrati i medesimi intenti; per-
chè accanto ad essi un uomo solo avvalorandone le ope-
re con la sua pertinacia ne rendeva immutabili i propo-
siti. Ed ora queir uomo stesso era chiamato a prose-
guirli in nome proprio, a compiere l'impresa iniziata;
nella quale crescendo l'energia dell'impulso si doveva-
no ravvivare le resistenze ^
Grandi erano ancora i pericoli della lotta, quando
fu costretto a prendere il governo della nave « travol-
» ta da venti furiosi, dall'impeto dei turbini e dei flut-
» ti , errante in mezzo agli scogli nascosti *. » Nel tem-
po che mancava Alessandro , il malanimo d'Arrigo IV
s' era fatto più manifesto ; riaccendevasi in Lombar-
dia l'episcopale opposizione; nella Toscana le nozze tra
Matilde e Goffredo Duca di Lorena, figliuolo del defun-
to Marchese Gotofredo , rendevano meno sicura 1' ami-
stà col Pontefice ; a mezzodì diveniva troppo potente
Roberto^. Ma. Gregorio VII non s'arretrava innanzi agli ,
' EpUeopi GaUiarum protinus grandi tcruptdo permoveri coeperunt^
ne vir véhementis ingeniis et acris erga Deum fidei dùtrictius eos prò
negfigentiis sui» quandoque dUcuteret, Lambert. Scanf. ap. Perts, V«
Script.
* Navem inviti aseendimus , quae per undosum pelagus violentia
l>eniorum , et impetum turbinum et fluctibus ad aera usque insurgen»
Èlibus in incerta dejidtur saxis occultatis, ec. Epis, ad GuiU. lleg.
AngU CoNciL. T. XX, p. ii4.
* Secondo la Cronaca dell* Abate Uspergense , Alessandro II prima
di morire aveva chiamalo Arrigo : ad satisfaciendum prò Simioniaca
haeresif aliisque nonnullis, Erlembaldo nel 1072 aveva fauo eleggere
dftUa sua fazione il chierico Atione come Arcivescovo contrapponendolo
— 476 —
ostacoli. Ad Arrigo notificò la sua elezione , air Aba-
te Desiderio ed al Principe Uisolfo di Salerno scris-
se subito invitandoli a recarsi in Roma, certi come era-
no del suo amore , e della fiducia riposta nella loro
prudenza ^ ; benevoli parole rispose a Goffredo di To-
scana^. Continuando iutauto 1* infermità, Roberto ridu-
cevasi allo stremo della vita ; e la moglie Sighelgaita a
prevenire lo turbolenze, faceva giurare fedeltà dai prin-
cipali Denti al suo figliuolo Ruggiero, escludendo Boa-
mondo nato dalla, ripudiala Alverada. Àbagelardo tentava
far valere i suoi dritti alla successione ^; e d*ogni dove
si annunziava che il Duca era morto. E la mendace noti-
zia giunse in Roma , celeramente al nuovo Papa , il qua-
le indirizzandosi alla creduta vedova le scriveva : « Un
» irreparabile e grande dolore à turbata la Romana
» Chiesa, quello della morte del suo carissimo figliuolo
)) Roberto, i Cardinali ed il Senato commossi al danno ,
a Golifrcdo. Ma iasoriì i seguaci di questo assalivano Àttonc , obbligao*
dolo ad abdicare. Arnol. hUt. Med, L. Ili , 25. L' epoca delle nozze
fra Matilde e GolTredo o Gozelone il Gobbo tìglio del suo paU'igno è
incerta ; ma fu precedente air elezione di Gregoria VII. Il nuovo Aia^
chese di Toscana si dichiarò in prosieguo fautore d'Arrigo.
' Tu autem ipse quantocius ad nos venire non praetermUtas ^ qui
quantum Romana ecclesia in te indiget et in prudentia tua fiduciam
habeat , non ignoras, Epis. ad ab, Vesid, Vili Kal, maii ind. 27.
CoNciL. T. XX p. 61 e 62. Nel modo stesso, e nel medesimo di scri-
veva a Gisolfo.
• Ivi, p. 67.
* Tuit le citevalier normant se assemblerent et exlurent pour lor
seignor Rogier lo filz de lo due , et lui jurrent.,, fors tant solement
Balalarde qui lo contredist, lequel refusa de estre son chevalier, quar
il vouloit estre haucie en celle honor. Amato Vili , 20.
» veggono venir meno in lui il sostegno della pace. Ma
» perchè sappia la tua nobiltà qualìlo affettuosa e sìn*^
» cera era la papale benevolenza verso tuo marito , di-
» sponi il suo figlio a volere per investitura della Chiesa
» ritenere quelle terre , che di consentimento e per ma-:
ìè no della Chiesa , il padre aveva ricevute dal nostro
» antecessore ^ »
Gregorio VII non si dichiarava avverso agli Altavilla;
ma offriva il suo patrocinio a Sighelgaita^ perchè que-
sta dubitando degli emuli che sarebbero surti a conten-
dere il Ducato al figliuolo, lo incitasse a riconoscere la
sua supremazia; e pervenuta la lettera a Roberto, quando
r acerbità del male era stata vinta , rispondeva ringra-
ziando , impegnandosi a rimaner fedele ^. Ma delle pro-
teste non appagavasi il Papa, e più sicuro modo d'in-
frenare i Normanni gli parve rannodare 1' amistà con
l'Imperatore d'Oriente , e premunirsi di un'alleanza se-
condo gli eventi necessaria. Due frati erano giunti in
Roma recando da parte di Michele VII congratulazioni e
profferte. Dicevano le credenziali a voce riferirebbero
particolari messaggi , s' affidasse in essi sicuramente il
Pontefice. Questi però dubitando, rescriveva a trattati
9 di tanta importanza non volersi per mezzo di simili.
» negoziatori condurre, invierebbe il Patriarca di Vene*
» zia, devoto ad entrambi, perchè meglio apprendes-
» se la sua mente , intorno a ciò che in segreto i le-
)» gati avevano detto , e intorno al modo come attua-
- V. Doc, VII.
• Rendi gràce à lo pape et li promisi de lo servir fidelement. Ama-
to VII , 8.
VOL. u. 12
— 478 —
» re le promesse. Intanto ricordasse , la concordia tra
» i suoi predecessori e la Romana Chiesa essere stata a
» quelli ed a questa utilissima , come di grande danno
» la vicendevole nimistà ^ » Questa lettera era scritta
nel giugno ; né di queir ambasceria più oltre si trova
cenno , o che mancassero gli accordi , o che fallissero
per altre cagioni ; e nel mese stesso il Papa consentali*
dolo Arrigo era consacrato. Durava in questo mentre la
tregua fra Roberto ed i suoi nemici, perchè sebbene
egli fosse risanato , adoperandosi Gregorio alla pace , lo
aveva richiesto di venire a S. Germano * per incontrarsi
con lui. 11 Duca si soffermò con l'esercito a RapoUa a-
spettando il tempo designato; ma nei primi giorni d'ago-
sto seppe che mutando consiglio il Pontefìce era venuto
a Benevento ^. Rimanevano ivi ì due Principi Longobardi
Landolfo V e Pandolfo IV. Il timore che la città cades-
se in mano ai Normanni , aveva indotto Nicolò II a ri-
conoscerli, appagandosi dell'alto dominio, ed erano ora
riconfermati rinnovandosi i patti della investitura *. Si
• V. Doc. Vili.
* Comanda à lo legai que il tornasi avière et die à lo due que U
vieigne parler à lui à la cité de saint-Gertnain.., assembla ses chevà-
/ter et gami de grant exercit , et s' en àia à Rapalle , et aiende lo
message de lo pape, ivi , 9.
3 Et lo pape mua sentence , et manda frére Désidère ahbé , qu' U
devisi venir à Bonivent ou il pape estoit venut, ivi.
4 Fra le condizioni della investitura data dal Papa si legge : Vel si
in aliquo quaesissei minuere pubblicam rem Beneventanam , aut alù
quam inde absque nuiu Papae alieni fecisset investitionem ; vel si
aliquo invenerit studio cum aliquo hominem intus vel foris Civita'
tem,.. amittat suum honorem. XII die entr, mense augusti, Conc. XX,
p. 75.
— 179 —
recò poi l'Abate Desiderio presso il Duca, e questi condu-
cendo una parte delle sue milizie accampò fuori Bene-
vento; né per reiterate istanze volle entrarvi sospettando
dei cittadini *. Pregava umilmente venisse il Pontefice
non a. Roberto, ma al fedele vassallo, e contrastando in
questo modo , si separarono con grande discordia ed
ira ®. Ma che fossero altre differenze ignote o taciute
dai Cronisti , apparisce da una lettera poco dopo scritta
dal Papa al Milanese Erlembaido, nella quale confor-
tandolo a perseverare nella resistenza contro i simonia-
ci , ed esponendo i suoi rapporti con 1* Aleraagna con la
Toscana e col mezzodì , dice : « 1 Normanni i quali in
» dispregio , e con pericolo della Repubblica e della
» Chiesa, meditavano ridursi ad unità , persistono osti-
» natamente in quella perturbazione nella quale li rin-
» venimmo; né pace avranno senza nostro volere. Pe-
» rò se la discrezione nostra alla santa Chiesa V avesse
» creduto utile cosa , essi umilmente sarebbero venuti
» a sottomettersi, e ad esibire la consueta riverenza ^ »
* il Saint pére pape manda messages à lo due que il dote venir à
lui , et lo due paur garder soi de la malice de cU de la dté proia lo
pape que non venist à lui come à Robert ^ més a sa fidelité. Ama-
to , 1. e.
• En encontinent discorde fu enlre eaux , et male volonté et grani-
ire, ìtì.
^ Nam Normanfm, qui ad confusionem et periculum Reipublicae
et S. Ecdesiae unum fieri meditohantur , in perturbatùme , in qua
eo9 invenimus , nimis ostinate perseverant , nullo modo , nisi nobis
voleniibus , pacem habituri. Si enim , discretio nostrae sanctae Ecde-
sw utile approbaret ipsi iam se nobis humiliter subdidissent , et et
quam solent reverentiam exhibuissent, Capuae V. hai, Oct. ad Herlem-
bàldum Mediolanensem, Gong. p. 8i.
— ìm —
Queste parole lasciano pienamente intravedere , che le
dissensioni dei Normanni erano incitate dalla Cnrìa Pa*
pale , per opporsi ad una temuta unità , nella quale si
designavano gli ambiziosi pensieri di Roberto, Mantener©
r Italia del mezzodì divisa in piccole signopie garoggJBti-
ti; perpetuare T emulazione tra il Principato di Capua
ed il Ducato di Puglia; fra i Longobardi degli Abruzzi
di Benevento e di Salerno ed i Nornianni; costituire
arbitra di quelle gare 1* autorità dell* Apostolica Sede,
era il segreto scopo che proponevasi il l\ipa. E poiché ln}
mire del Guiscardo si volgevano a compiere le conquisti^
riunendolo in un domìnio, in entrambi essendo la me-
desima sagacia e la medesima ostinazione nei propo@iti|
difficile troppo diveniva il concordarsi. I fatti meglio pa-
lesano i sospetti delPonleflcc; rotte le trattative, recava-
si a Gapua per dar favore a Riccardo ed indurla a strin-
gersi in alleanza con lui , e con Gisolfo ^ Lo investiva
del Principato, lasciandosi promettere che per le terre
di S. Pietro pagherebbe annuale tributo, e ad Arrigo,
ove ne fosse richiesto , giurerebbe fedeltà secondo gli
ammonimenti ricevuti, e salva sempre la fedeltà do-
vuta alla Chiesa, aiutando l'elezione del Pontefice se-
condo il consiglio dei migliori Cardinali ^.
' S*en ala a Capue pour dmner favor à prince Riehart , (o^
esloU anemi de lo due Robert.,, Lo pape avec lo prince Ricìuxr$ firenl
ferme et grant amistié et Hgue , et autreH avoU fait de Soteme, H^
cherchoient tout coment il porroient chacier lo due de spn ftono^» Ama-
to VII , iO , i2. Sciat prudentia tua nos l)eo miserante sanos el lae^
to8 , non sine sanctae Ecdesiae utiUtate apud • Capuani demofori.
Scrive così Gregorio ad Erlembaldo » L e,
* Penmnem de terra S. Petri,.. sicut statutum eU^ reeta /Uedth
Rimasto oltre un mese in Gapua, sul finire di novem-
bre * tornava il Papa a Roma per attendervi agli appa-
recchi della lega. Perchè a prevenire le ostilità, Rober-
to richiamato il fratello di Sicilia , invaso il Principato
di Capua , ed occupato Venafro , faceva ribellare a Ric-
cardo i figli di Borrello, Conti del Sangro *. Questi gui-
dando i nemici ad assalire e devastare i luoghi indifesi,
volteggiarono scorazzando dai dintorni di Capua sino a
Tagliacozzo, spargendo dovunque gli incendii e le ra-
pine ^. Quindi varcato il Garigliano, il Duca costringeva
per forza gli abitanti delle vicine città a dichiararsi suoi
vassalli; solamente rispettando le terre della Badia Cas-
sinese Traetto e Suio gli si resero prima di essere inve-
stite, e prestarono omaggio al Conte Ruggiero che ne fu
riconosciuto signore *; Aquino fu assediata, e si tentò
prenderla per un acquedotto, ma la sorpresa falli. Dei
Conti Longobardi che innanzi l'avevano posseduta, Ade-
nolfo e Landolfo rimasero fedeli al Principe Capuano ;
debo , ut Ulam S, R. annualUer habeat Ecclesia Regi vero Ben*
rictt , ut a te admonitus fuero , vel a tuis successoribus , jurabo fi-
delitatem, salva tamen fidelitate R, E secundum quod monitus
fuero a meliortbus Cardinalibus adjuvabo , ut Papa eligatur. —
Actum Capuae Vili kaUm. ( al. XVIII ) oct, Ind. ZI/. Concil. XX,
pag. 78.
• Epis, JIL Kal. Decem, Ind. XIL Conc. XX, 87.
* Coment premèrement vint à Benafre , li fili de Burelle , liquel se
estoient partut de la fidélité de li prince , lui vindrent pour nutre ,
et firent convenance enseble avec le due. Amato , VII , 10.
5 Ivi.
4 CU de la die de Trajette et de Sule donèrent la cité à lo due
avant qu* U venist à eaux , et rechurent pour seignor lo frère de lo
due Rogier. ivi.
— 182 —
Pandolib e Landò s'unirono agli assalilori» e giurala
obedienza a Ruggiero lasciarona iiilrodurre kuuì presi-
dii nei castelli di Vicalba e d'Isola '. Nel primo fu postof
Roberto di Grentmesnil allora Abate di S. Eulemia * »
nemico a Riccardo^ gli altri rurono forniti di niìlisie ,
perchè molestassero Aquino. E sopraggi unto il verno si
ritrasse il Duca insieme al fratello in Puglia ricondu-
cendo vi l'esercito.
Mentre ferveva questo incendio di guerra nella Cani^
pania, il Papa tornato in Roma ^ si adoperava a congre-
gare un'armata, e ad estendere la Inga stabilita con
Gisolfo e Riccardo Nei primi giorni del gennaio 1074 ^
chiamava presso di sé la Contessa Beatrice e sua figlia
Matilde *, e poco dopo scriveva al Conte di Borgogna,
perchè si disponesse a venire in difesa della libertà del-
la Chiesa ed ai servigi di S, Pietro, siccome al suo prc-
doeessore Alessandro aveva promosso, Prcgavalo v* in-
ducesse anche il Conte di S, Egidio, Amedeo figli uolu
d'Adelaide di Savoia, e quanti altri erano fedeli all'A-
postolica Sede. Fra questi enumera il suocero di Ric-
cardo di Capua , senza dirne il nome ; ma si ritrae da
« Puiz atomia Aquin et s' efforza de la prendre , et eereha de pas-
ser par lo cors de V aigue, ivi. Adénulfe et Landdfe remanent en lo
service de le prince ; més Pandulfe et Lande s* acostèrent à Rogier...
le prestèrent li Castel qui se clama VicaJ)lanche. Et habiterent ensem-
ble en un autre chastel liquel se dame Insule, ivi , II.
* Et un abbé de Sainte-Eufame qui se clamoit Robert , garda o
tuU li ehevalier sue VicaUanehe , ec. ivi.
^ Nel 20 novembre era a S. Germano , nei primi dì del gennaio 1074
scriveva da Roma. Gong. T. XX.
4 III Nonas Januar. ivi , p. 95.
- 483 —
quelle parole , che morta Fredesinda , aveva il Principe
tolta una terza moglie, forse di Borgogna, rimasta igno-
ta ai Cronisti ^. Aspettando che il Conte gli inviasse suoi
messaggi , soggiungevagli il Papa : « Non è già a sparge-
» re il sangue dei Cristiani che noi intendiamo raccoglie-
» re oste così numerosa; ma perchè i nemici, temendo
«> affrontarla si pieghino più facilmente alla giustìzia. E
i>i speriamo che alcuna altra utilità forse sarà per na-
» scerne ; cioè che pacificati i Normanni , sia dato con-
» durci in Costantinopoli in aiuto dei fedeli di Cristo ,
» che travagliati dai ferocissimi morsi dei Saraceni, an-
» siosamente chiedono il nostro aiuto. Poiché del rima-
» nente contro i Normanni ribelli, sono sufficienti le
» milizie che abbiamo con noi *. »
Sorgeva cosi il primo disegno delle Crociate , e forse
nell'animo di Gregorio VII era il recondito pensiero di
sospingervi i Normanni , e certamente la speranza di
ricongiungere la Chiesa Latina alla Greca, quando i pro-
' Hoc idem rogamus vos monete comitU s, Aegidii, et socerum RiC"
cardi Capuani Prictpi5. Epis, GuUl, Com, Burgun. Gong. XX p. 97.
Che dopo Fredesinda Riccardo sposasse altra donna si deduce anche da
una lettera scritta da Gregorio VII a Giordano figlio del Principe di
Capila e della sorella del Duca Roberto. Essendo allora già morto il
padre « rimprovera Giordano di varie colpe , e gli dice : Ecce dudum
navercam tuam et dominam cantra jus et nefas de ecdesiam trahere
ÙMfUam ec. H nome e la patria di questa matrigna sono ignoti , ma
doveva esser venuta da una terra prossima alla Borgogna.
• V. Doc. IX. — Altre lettere intomo ad una guerra contro i Turchi
furono scritte poco dopo. Ad omnes Vhristianos. Uonet ut Costanttno-
politanis opem ferant\, qui a Saracenis mul(is calamUatibus alfide'
batur.Kal. Mari. Ind. X1I,Comc. p. iOO. Altra XVJJ kal. Januar.
ivi , p. 153.
messi soccorsi avessero salvato dalla nuna l*Jmpi?P0 di
Oriente, Ma nella sua iastancabile operosità le lontflno
e maggiori imprese non impedivano quelle più prossime
e minori , le quali dovevano servire come mezzi ad un
fine onico. Quindi nel tempo stesso ìn fspagna ed in
Sardegna , inviava suoi messi , perchè lUma 0 l'altra si
dichiarassero vassatle di S. Pietro*, 1 Milanesi confor-
tava a perdurare nella resisten^sa contro V Arcivescovo
simoniaco*, con Arrigo IV mostravasi disposto ad ami-
chevole accordoi dove la maestà e gii ammonimenti de!
Pontefice riconoscesse *. Intanto alla guerra del mei* ,
zodl provvedeva ; e sebbene il Conte di Borgogna , e gli
altri aiuti gli fallissero, restringevasi a quelli d' Italia,
Convocava quindi nel marzo un Concilio in Roma, oe!
quale furono presenti la Contessa Matilde,* Azzo 11 Mar-
ohese d' Esté , ed il Principe Gisolfo *. E ri fermale k
I
» Non latere ros credimut regnum Btipaniae ah anlt^iio pfopf^
iurU sattcii Petri fuissf^ ec, Epù, \ ^ %9 , -il , ee.
■ W Arci VESCOVO Allone , eleitti dai Pa tenni , venne a rìcovt?rar« ^^
Roma e tu rfconfermato dal Papa, il quale apertamenie dichraraTi b
sua supreMia/Ja sulla Chiesa Milanese. £pM. 1 , 15.
* Appena elelio Gregorio VII, Arrigo IV avcTS invialo in Rfièla EIh?-
rardo di Nellemburg , a querelarsi dei violali drilli imperiaU* ll'ftp»
scusavasi dicendo che il popolo ed il Clero lo avevano obbliga!» i^
accettare il Pontificato prima della regia approTa^Jone , Lku^. Scam,
ad an. Sembra che Arrigo sì appagasse di queste ragioni , perchè n»!»-
uh il Vescovo di Vercelli Cancelliere del Regno a ratificare TeltìMOi*'.
ìnianto il Pontefice scriveva a Goffretio marito di Matilde, esser prtìoio
ad inviar legati al He per comporre la differente ^ n in im^ndm ùtdi-
ita nmlris monitU et amiilm aequkverit, Epi$. 1 , 9, ' 54^» ^
4 Cut iyfmdf} inlerfuil e^edtcniisnma €<9mitism MafhMéii , «f ì^
Marcio , ei Gùulfm Satcrnitanut princep^. Bonuo , L. VII.
— 185 —
censure contro i simoniaci ed i concubinarii , scomuni-
cava il Duca Roberto ed i suoi seguaci * ; contro i quali
lo slesso Guibérto Arcivescovo di Ravenna , che simu-
lava allora grande devozione al Papa, promise soccor-
.si ^ Ma principalmente s'offersero Beatrice, Matilde, e
Goffredo marito di questa. Narra Amato, che le donne
promettessero trentamila combattenti, tra i quali cin-
quecento Tedeschi; ed osservando Gregorio basterebbe-
ro ventimila, congiunti a Riccardo di Capua, ed agli
indigeni che alla sua voce si leverebbero in arjni , ris-
pondessero : voler fuggire il vitupero che ad esse ver-
rebbe se entrate in quella briga dovessero soggiacervi ^.
Ma innanzi di giungere le milizie intiepedivasi l'ardore
^ì Goffredo , in segreto propenso ad Arrigo, e mancando
alla fede data n' era 'ripreso dal Papa, ricordandogli
come le esitanze del padre avessero vietato alla Chiesa
di sollevarlo a maggiore grandezza *. Si continuarono
> Exeomunieavit atque anathemixavU Robertum GuUcardum dufxm
Afiuliae et (kdalniae atque SieUiae^ cum omnibus fautùrìbue $uU^
quowque mipiicetet, Conc. XX, p. 402. Robertus cum NormannU ex-
eomwMcatur. Bonizo I. c.
*JR^.Papa promittebat j se cantra Normannos magnani expeditio-
.-fi^ fa^mnmè €t cantra Balneoregis comites (?) se post pascha cum
*eoàim Pl^pa castra metatwrum. Bonizo 1. e.
' * J^Qur /atre la plus ferme de la mctoire lui en prùmetoit entre li
'SU. mUle, V. C. Todesehi. Et lo Pape respondi: Li petit vtttw-
?jiii» 'JVòmiatit o XX. miUe home» le poon assaiUier et vaincre se Dieu
'•ifiaàit , fuor awrons aide de lo pfiance Richart , et de ceus qui habi-
'tmit en edle pati... Et li noble fames respondirent : Et se nostre gent
que nùuz vous avons promis foyent devant li anemie^ non seroit sans
r.gremt vergoigne? ec. Amato VU, 12.
4 Vbi milites quos ad honorem et subsidium sancii Petri te ducati*
— 186 —
non pertanto gli ostili apparecchi, e Gisolfo recava in
Roma il danaro per assoldare fanti e cavalieri , e nel
giugno una parte dell* esercito congregato riunivasi in-
sieme al Papa ed al Principe a Montecimino ^ Vi con-
vennero anche i Pisani, soggetti al dominio di Matilde,
e dalla sua autorità e da quella del Pontefice indotti a
divenire nemici di Roberto *. Ma allorché essi videro
nel campo il Principe di Salerno , tumultuando si tolse-
ro dall'impresa.
Cagione degli odii erano le molestie recate da Gisol-
fo ai mercatanti di Pisa. Poiché non solamente infesto
ai vicini, cercava turbare i commerci di Gaeta, di Na-
poli , di Sorrento e di Amalfi , facendone prendere le
navi, e sacchegj^iare le terre 3; ma per avidità di pre-
rum nobU promisUti ? Sed quia quod beato Tetro promisisti non im-
plevisti , nos licet indigni , qui vicarii ejus didmur , nulla alia libi
promissione adhacremus , nisi quia ut Christiane tibi consulere deftc-
mus, Reminiscere patrem tuum multa sancta£ Romanae Ecdesiae prò-
misisse , quae si esecutus foret , longe aliter et hilarius de eo quam
sentiamus tecum gauderemus, VII Idus apr, ind. XII. Cono. p. H5.
' Et Gisolfe non fu pigre , mès vini alégrement et liement , (pmr
il désidéroit de destruire lo due Robert , liquel estoit marit de la so-
ror , et aporta li deniers liquel li estoient demandez... Et un lieuqui
se dame mont Cymirw, fu assemblé lo pape et Gisolfe prince de Sa-
lerne , lo domp , et une bone pari de la clievalerie. Amato l. e. 15. Una
lettera del Papa ad Erimanno Vescovo di Bamberga fu data in eo^ditio-
nem ad montem Cimimi secundo Idus Jun, Ind. XII. Concil. p. 124.
• Sebbene Pisa si governasse in quel tempo quasi come città libera,
pure alcuni dritti di supremazia vi esercitavano ancora i Marchesi di
Toscana , come quelli di presiedere i tribunali , e di conferirij alciiui
privilegi inerenti al luogo. Hegel Stor. della Cosi, dei Munte, Hai.
Cap. V , § I.
5 Et à lo maistre de la chevalerie de la e Uè de Naple , auauM
— 187 —
da , i suoi pipali correvano i mari rubando le galee dei
Genovesi * e degli altri popoli dediti ai traffici. Alcuni
Pisani, essendosi por fiera burrasca votati a S. Matteo
(li Salerno, e volendo sciogliere il voto n'ottennero li-
cenza da Gisolfo. Mentre perù scalzi recavano i doni alla
Chiesa del Santo , il Principe fece sequestrare la loro
nave ed il carico, e dei marinai rinviati i più poveri ,
gli altri ritenne insino a quando non si riscattarono ^
Questi danni e le offese tutte ricordando , fieramente
sdegnati, i Pisani raccolti a Montecimino alla presenza
del Papa mossero grande rumore contro Gisolfo, e per
vendetla delle rapine e delle ingiurie volevano uccider-
lo ^. Fu necessità che il Pontefice lo inviasse in Roma ;
ma indarno s* adoperò a ritenere le milizie di Pisa , le
quali rifiutando i loro aiuti si partirono ^ Venuto poi
al castello di San Fabiano, Gregorio vi aspettò inutil-
mente gli altri soccorsi promessi da Beatrice e da Matil-
de ; perchè tumultuando i valvassori Lombardi , non fu
possibile condurli alla designata spedizione *.
fini a navie , aucune par congregation de larron , donnoit conturba-
ti(m, et à lo due de Sorrcnt,.,. Et à ceaux de Gay te non pardonna.
Amato Vili , 5.
* Cercherent la mer et troverent une nef des Génevoiz laquelle pri-
strent et menèrent à lo prince, ivi , l,
«, Amato VIU , 4.
* Li Visain quant il virent Gisolfe , lumie de loquel il avoient re-
eeu damage f prison, tra'isony adont comméncerenl à Cìter : More
Gisolfe ! loquel est sans pitie , ivi , VII , i5.
4 Et en celle meisme nuit aòsconsément lo manda à Rome , et en
cesi manière loì' conseil fu tout deffaU, ivi. Li chevaUer Pisen furent
parti de lo comandement et vdonté de lo pape, ivi , 14.
* GregoHus viFffeditionem contra JSormannos praeparabat venieru^ue
— 188^
iMtiucandu cosi all'usto Ptumle ogni gostegDO , si ten-
tarono praticlie di [lacc. Il LUica nella primavera aveva
ripresa la guerra, e conjbatlnndo forse i Noniìanni , nel
fcbraiu era stalo ucciso in Monlesarchìo Patidolfu fi-
glinola dal Principe di Bene vento '. Ilicliies^to poi dai
legali Pontificii di [ìresentripsi in {[uella eitla por udire
la mente del Pajja^ ed esptìrrc le sue quei^elc *, Uoberto
risiJondeva» non aver rimomo di eolpa eommesga contro
il capo della Chiesa ed il suo signore, verrebbe al co-
spcUo suo quando il giorno gli sì designasse, a mo-
strare la sua innocenza. No>i ignorando però lo ostiliti^
che contro lui si preparavano , si accostò a Bencvenio
menando seco la moglie i fìf^^liuoli ed una scorta di ca-
valieri; ma "dopo tre di non giungendo il Papa se ne ri*
oèrtam dttd Hmtmi mque ad mHmm sancii Fabiani^ mm gitniH
ctim fiiiam ad expcdUimem infntahat , quas mtmtfs pia tfwnt^ Papat
ohrdire praecppto , Lanffotmrdieuit mn^anomm tumultmt impeéivit.
Nam ft^ifimw mibifa emrfa p.Tpeditimtm dmipaìyet^. Bosi?,o YU, B*»a-
trice e Matilde dominavano anche in Mantova ed in altre terre Lombar-
de , e che ivi nascessero tumulti , diversi da quelli ecciuii dai Pisani
a Montecimino si deduce anche dalle parole del Cod, Arehiv, Vai, Atum.
ap, Watterich , dove nel riferire la sedizione dei Lombardi si dice
mossa dair Arcivescovo Guiberto di Ravenna , il quale : cum Tedaldo
Mediolanensi et aliis cervieoHs episcopis Lonibardiae easpiravU atque
advernu Pastorem suum occulte seditionem ea;er(;ttt7. Tedaldo però fa
eletlo Arcivescovo nel seguente anno.
■ P. princeps Montùarculi occidUur meme februario. Chr. S. Soni.
an. 1073, Ind, XI, ap, Borgia Mem, Stor. Benev, De Meo crede
doversi riferire questa morte al presente anno.
* Quant $e tratoit ceHe case cantre k due Robert , li legai de Rfh
me lo cmtrestreni de venir à la dté de Bonivent à v'ir ce que wm*
loit ordener lo pape , et à respondre à lo pape de ce doni il ce wm-
loU lamenter. Amato |. c. 14.
— 489 —
trasse ^ E volendo da ogni parte stringere il Principato
di Gapua , condusse l'esercito nei dintorni di Napoli ,
alleandosi con Sergio VI. che n'era Duca. E questi te-
mendo più il Principe vicino , e nemico a Gisolfo, pie-
gavasi a queir amistà , e forniva di viveri le milizie ac-
campate nelle pianure della Liburuia *. Fronteggiavale
Riccardo, e sebbene i suoi non pareggiassero per nu-
mero Toste di Roberto , la sua virtù e l'esempio li av-
valorava a resistere ^. Prima però che seguisse alcuno,
scontro campale , sia che la defezione dei Pisani , ed i
rumori di Lombardia piegassero l'animo di Gregorio a
consigli più miti , sia che Roberto sollecitasse i nego-
ziati *, giungeva l'Abate Desiderio mediatore d'accordo.
Principe e Duca in egual modo si erano mostrati a lui
riverenti, e nella integrità dei costumi e nella religiosa
sua pietà confidando , al suo cospetto si scontrarono, ed
• Ivi.
* En celle piène fiU lo due fiehier sei pamUons et là h misi avH
um exereit , et puiz proia lo maislre de la chevalerie loquel esimi a
NapU^ que il deust venir à /ut, et avee lui fisi ligue et accordanee
o ioeremefU , et par lo comandemefU de li maistre de li tiievoHer fu
la ordené lo marchié et la foire. ivi , i5.
^ Et la polente de lo prince Riehart li estoU enconlre lignei at>Mt-
gne que non eust tant de chevaliers quani avoU lo due tout voies U
estoient proni et vaillant. ivi.
4 Scitote f Roberlum Guiscardum ^ saepe suppliees legatos ad noe
mittere»., et tantae fidelitatis securilate se in manus nostras don cu*
pere; ut nemo unquam fifmiori cidigatione se cuilibet Domino debeai
vel possit adstringcre, Sed nos non incertas rationes , eur illud sit
adhuc differendum , consideranles ; supemae diépensationis , et Apo^
stdicae procurationis Consilia praestolamur , ec. ad Beatr, Vomit* data
Roma XVIIÌ, kaler, novem. ind. \I1I, Co.^c. p. i55.
— 190 —
amichevolmente cominciarono a trattare ^ Dilungandosi
i negoziali , Riccardo, ch'ora in A versa, offrì a Roberto
più agiato albergo in uno dei suoi castelli; e data li-
cenza ad una parte dell'esercito, consentì il Duca a di-
morare con la moglie ed i figliuoli in Acérra, tenendola
in sua baUa, onorato con ogni maniera di cortesia dal
suo emulo finché vi rimase*. Stabiliti i preliminari, a
rifermare i patti prendevano impegno di trovarsi insie-
me air Abate Desiderio in Apice , terra di Roberto , dove
s' intendeva ricambiare il Principe della generosa ospi-
talità ^. Furono ivi , ed il castello venne lasciato in po-
tere di Riccardo, per trenta giorni disputandosi le con-
dizioni della pace. La \icendeVole condiscendenza tolse
ogni cagione di differenza , promisero restituirsi le terre
occupale e amorevolmente si concordarono *. Ma più
fiere rinacquero le dissenzioni quando si volle porre in
iscritto il trattato. Poiché dichiarando Riccardo che vo-
leva perdurare nelF amicizia di Roberto, salva sempre
la fedeltà dovuta al Papa, ed il Duca, essendosi invano
adoperato a rinuioverlo da quel proposito, non avendo
potuto alle voglie del Pontefice uniformarsi, si riacce-
\Et ces ij seignors avoient eslut cestui abbé Vésidère pour pére
esperitueL Et estoient subiette à son conseill... et par V (rrdinatim de
r abbé vinrent à parler ensemble ces dui seignor et emhrachèreni et
baisèrent cn boche V un V autre, ivi , 16.
• Ivi*
5 11 lui fist honor en Apice come lo prince lui avoit fait à la Cer^
re. ivi , 17.
4 Et là demmèrent XXX jors ensemble continuelement pour era»
miner et (aire la paiz , et nndirent V un à V autre ce que V un avoit
leve à V autre. ivi.
— 491 —
sero gli sdegni , e dividendosi come nemici , tornarono
alle offese sul finire dell'anno 1074 *.
Le nascoste e palesi nimistà in ogni parte riaccese
contro Gregorio rendevano Roberto meno propenso a
cedere innanzi le pretensioni papali. Sin dal tempo del
primo Concilio Guiberto Arcivescovo di Ravenna, am-
bizioso e turbolento prelato , venuto in Roma si colle-
gava in segreto agli avversarii del Pontefice *, e princi-
palmente a Cencio figlio di Stefano già prefetto della
città. Questi, aspirando a succedere nel paterno ufficio,
poiché ne fu escluso per volontà dei Romani , che vi
elessero Cencio figliuolo di Giovanni , congiuntosi ad
altri uomini facinorosi, s'abbandonò alle violenze ed ai
soprusi ; ed innalzata una torre sul ponte di S. Pietro ,
v' esigeva per forza un pedaggio ^ La comunanza degli
odii ravvicinò a Guiberto, ed altri si aggiunsero ad en-
trambi, preti concubinarii e simoniaci e loro affini, che
* Ceste escripture fu occasion de la destruction de la paiz, ear en
la mémoire ^ et en l' escripture de lo prince estoit , que il vouloit sai»
ver Vamistié avec lo due salve la fidelité de lo pape, et lo due non
vùuhit ceste condition, car non estoit ìnen avec lo pape.,. Et adont
se partorirent corrodez , et commeneerentla grande brigue qu' il avoient
devant entr*els. ivi.
• Ver omnes fere quadragesimales dies , quibus inibi mwatus est ,
Romam orationis occasione circuiens quosque pestiferos invenire pote^-
rat vel Papam propter iustitiam odientes , faciebat amicos , dataque
pecunia sacramento vinciebat ; inter quos et Cencium , Fraefecti Ste*
phani fUium. Bonizo , VH.
5 Cumque praefecluram vellet adipisci ab omnis Romanis propter /e-
rocitatem animi repudiatus est idem et latronum particeps et prae*
donum adiutor in sancii Fetri ponte turrim mirae magnitudinii
aedificans omnes transeunte s reddit tributarios. ivi.
riga-
li Papa aveva puniti o ininacciati ^ S' eslese anche fuori
la traina, procurando T Arcivescovo, rannodarvi l'alto
Clero Lombardo j Arrigo , e Iti slesso Roberto di Puglia,
La fazione avversa ai Paterinì in Milano » rinnovò le of-
ferte fatto al Re Tedesco d' uccidere Erlembaldo e por-
re la città in sua balla dove T aiutasse, e n'ebbe pro-
messa^. I Vescovi congiurarono ^j Ugo Candido Cardi*
nale^ nemico di Gregorio, fu invialo nel mezzodì a com-
muovere i Normanni. Sforzavasi di mostrare a Roberto
essere invalide le censure che F avevano colpito, perchè
venivano da illegittimo Pontefice , profferivagli in nome
dei suoi fautori l'imperiale corona, dove s'impegnasse
a secondarli *\ iMa dicesi che il Duca rispondesse : es-
ser pronto a fornire danaro ed armi ed a compiacerli
in tutto, fuorché nell* adoperarsi alla deposizione de!
Papa eletto giustamente. Onde fu che le pratiche si
' hi.
• Mediolanenses eapitanei , ecclesiarum vendUores , coUogvium eum
rege faciunt animumque eius ad deteriorem pattern fleetunt ; nam et
promittunt , se et Patariam destructuros et Herlimbaldum occisunt,
Quod rex libenter audivit et volunlarie , quicquid petieruni , promi»
Ht. ivi.
' Nam ubi Ravennam devenil,., cum cervicosU epitcopis Lombare
diae cospiravU. Cod. Arch. Yat. ap, Watter.
4 Nam eiusdem pestifero consUio Hugo Candidus.,. ad apotiasiam
verms est. Buie Apuliam tendens , Robertus et Normanoi dudum «
Papa excomunicatos , contra sanctam Romanam ecclesiam mirabUiter
excitavU ; nam dicebat eos falso ecccommunieatos et Papa non tc€uni$
decreta sanclorum patrum Ponti/icem , sed sanctae Romanae eedesiai
invasorem , adiicens , se cum suis fautoribus Roberto coronam ia^
rialem daturum , si eum militari man^ ab ecclesia peìleret, Bon*
zo, ivi.
\
sciolsero ^ Né improbabile è il racconto ; poiché la per*
tioacia di Gregorio induceva Roberto jtd intimidirlo , po-
nendosi iu relazione e mostrando allearsi ai suoi ne-
mici ; ma il sospetto che il trionfo degli scismatici re-
staurasse in Roma ed in Italia l'autorità dei Tedeschi ,
lo ratteneva dal favorirne i progressi. Ed abilmente de-
streggiandosi con gli avversarii del Papa e con Arrigo
mirava a profittare di quelle dissenzioni , per costringe-
re il Pontefice a consentire ai suoi disegni.
Afforzati quindi i presidii che custodivano le terre
conquistate nella Campania il Guiscardo si recò in Ca-
labria , dove suo nipote Abagelardo e Guglielmo Harenc
erano rimasti sempre ribelli , e anche quando trattavasi
la pace avevano rifiutato accettarla ^. Eccitati ora dalle
nuove ostilità con maggior animo si movevano ai danni
delloro signore, T uno dalla città di S. Severina, l'al-
tro dal castello di Vallaria ^. Poiché indarno v' erano
stati assediati , il Duca fece investire da suo figlio Rug-
giero Guglielmo Harenc, ed egli stesso venne ad oppu-
gnare S. Severina*, terra forte e munita, che fu d'uopo
■ Banc a prudentiswno duci accepit responsionem : Quando Ubi
neeesse est, si placet, in auro vel argento, vel in aliqua alia pecunia
vel in equorum et mulòrum, a me suscipe magni ficentiam ; mihi vero
suadere non poteris, cantra Romanum me armare PontifUam, ivi.
• SetUemerU Balalarde et Rogier Arenga , liquel estoient encontre ,
et non vouloient (aire la volontà de lo due. ivi. ì\ compagno di Aba-
gelardo è chiamato dal Cronista ora Roberto , ora Ruggiero , ed in se-
gatto sempre Guglielmo.
^ M, 18.
4 Ivi.
VOL. II. /|3
^ 194 —
cìngere di castella fossi e palizzate, onde ridurla per
fame *. Intimiditi dalla moltitudine degli assalitori cliie-
devano i due Conti patteggiare ; ma imponendo Roberto
cedessero la città, continuarono a difendersi nella spe-
ranza di essere soccorsi ^.
Intanto un nuovo Concilio riunivasi in Roma nel fe-
braio 1075. Il Papa inflessibile nei suoi propositi , vi-
sto Arrigo intento a guerreggiare i Sassoni, osando più
che i suui predecessori , fulminava d' anatema le laicali
investiture; volendo cosi estirpare la simonia, e tron^
care ogni nerbo, alla episcopale autonomia, ed alla Ke-
gia potestà nelle elestioni ^, Sospendeva da ogni sacra
dignità Guiberto ed Ugo Candido ed altri Vescovi *; ri-
fermava le ecclesiastiche censure contro il Duca Robe^
to ed i suoi seguaci, e contro Roberto di Lorilello suc^
nipote invasore della Marca Spoletina*. Anche Cencig,
imprigionato poco innanzi, veniva dannato a morte, e
poi soltanto per intercessione della Conlessa Matilde oU
' FUt chasteaux lignei enforza de fossez et de polis et la fiche ut
paveillons, ivi. *
' * Et lo due non lo vouloit (aire , quar sa fatigue eùt esté en mh
s*U wm eust la ette por laquelle U avoU còMatu hne-temps , et d
gardoient la cité et confortoient li citadin. ivi. « '
' Si quis imperatorum , ducum ^ marchionum\ comitum vel qwtì^
bet saectUórium potestatum aut personarum investUuratà episa^patm
vel alicuius aecclesiasticae dignitatis dare praesumpserit ^ eiusdem senf
tentiae vincUlo se astrìctum scUxt, Hogo Flaviniac. àp. Pertz Scrifi»
Vili. CoKCiL. XX , 442.
4 BoNizo , VII. Cono. /. e.
^ Robertum ducem Apuliae , iam anathematizatum , et Éóbertum
de Loritello , invasores honorum sancii Felri exeomunicavit, CoMai» '
XX, 443.
— 195 —
teneva la vita, dando ostaggi » e consegnando la sua
torre , che fu distrutta ^
In mezzo a queste minacce, anche il Principe di Ca-
pua aveva rivolte le armi contro i proprii vassalli , che
togliendosi alla sua obbedienza, si erano dati al Duca
ed al Conte Ruggiero di Sicilia. Riprese quindi alcune
castella^, si pugnò con varia fortuna nella Campania.
Fedeli a Riccardo, Àtenolfo e Landolfo guardavano Aqui-
no , gli altri due fratelli Pandolfo e Landone ribelli al
Principe si afforzavano ad Isola , sostenuti da Goffredo
Ridello eh' era in Pontecorvo , e dai presidii lasciati in
Traetto ^ Frequenti furono le correrie e le scaramucce;
le milizie Ducali , trascorse saccheggiando sopra Aqui-
no, inseguite oltre la Melfa, s'azzuffavano confusamen-
te , e Pandolfo cadeva prigione del fratello Àtenolfo ;
ma sopraggiunti altri al soccorso , e liberato, erano co-
stretti a indietreggiare i vincitori ^. Altre fazioni seguii
vano , e Riccardo perchè si tenesse desta la sedizione
* Cencio mentre il Papa era infenoo neir ottobre del 1074 aveva usur-
pata una Corte appartenente alla Chiesa Romana , per questi ed altri
dditti: secundum Romanat leges capitalem stueepii tetUentiam^ ted
precHnu gloriatae MaihUdis^ quae ibi oderei iUit diebus, ei muUarum
eivium Momanorum vix emeruU. ec. Bomzo 1. e.
* Li pròice reehercha li ehevalier ligud s' eetoieni parti de sa fide*
UU et ettoteni akz à io dMc^ dant le dmsa et tint lor dMtteaux par
md. Amkto , VU , 2.
s Ivi , 13« I diplomi di Gaeta del seuembre 1072, e del f<^raio 1075
segnano gli anni del Ducato di Goffredo Ridello insieme a queUi di Ric-
cardo e Giordano Principi di Capua. Federici, 418, 424. Quindi se non
fa un altro Ridello che aderì a Roberto , non è facile intendere come
Goffiredo riconoscendo la signoria di Riccardo lo combattesse.
4 Ivi , i4.
— 496 —
in Calabria, inviava in sostegno di Abagelardo alcu-
ne schiere di cavalli. Gerardo di Buonalbérgo Con-
te d'Ariano , volendo chiudere il passo si poneva in
agguato , ma egli stesso era fatto prigione , e retroce-
dendo in trionfo i cavalieri del Principe lo conduceva-
no a Capua *.
Perdurando questi diversi rumori di guerra, venivano
a rinvigorirla altri avvenimenti. Gisolfo di Salerno, non
ostante le promesse, aveva continuato a molestare gli
Amalfitani, facendo assalire le loro navi, rubandone gli
averi , e tormentando i prigioni crudelmente *. Si vol-
• Amato VII , 22. •
* Amato , si mostra acerbo nemico dì Gisolfo, e consacra undici ca-
pitoli noi quarto libro a narrare i suoi \izii accagionandolo dì tutti i pec-
cati mortali. Torna poi sovente per quanto può a dargli biasimo. Rac-
conta ora , Vili , 5 , che avendo nella inaugurazione della Chiesa di
Montec asino promesso al Papa di rispettare gli Amalfitani , e special-
mente i figli di Mauro , poco dopo in una battaglia marittima avuta con
i suoi vicini, uno fra essi vi rimase ucciso. L'altro, chiamato anche Mau-
ro , fu posto in prigione , e ne richiese per riscatto 50 mila bisanti. 1
fratelli ne offrivano 10 mila , eh' era quanto possedevano ; ma Gisolfo
non volle rilasciarlo. Indarno T Imperatrice Agnese, madre d'Arrigo IV,
che trovavasi in Italia , s' interpose , indarno pregarono ì monaci di
S. Benedetto , Mauro fu sottoposto a lungo supplizio. Ogni giorno ebbe
tagliato un dito prima delle mani , poi dei piedi ; e le ferite s' incru-
delivano col ghiaccio , infine fece annegarlo. Altri supplizii più feroci
contro gli Amalfitani descrive il Cronista , aggiungendo che il Principe
non les lessoit issir fors à lor vignez ne à lor jardins , ei restreignoit
li ìnfmiuné citadin en la ciié , et li vilain a li village, ivi , 2. Le
accuse di Amato, che potrebbero sembrare esagerate si confermano con
le parole dell' Anonimo scrittore della Vita di S. Leone Abate Cavense.
Eodem namque tewjìore memoratus Vrinceps contra Amalfitanos bel-
lum moverat , in quos ita saevire visus est , ut quoscumque ex m
— 497 —
gevano gli oppressi per aiuti al Duca di Puglia, ne in-
vocavano il patrocinio , perchè mitigasse con la sua au-
torità il furore del Principe *. Ma l'ingerenza di Roberto
cresceva i sospetti e gli sdegni di Gisolfo , il quale ve-
dendo i Normanni involti in altre brighe , entrato nel
territorio d'Amalfi s'insignoriva di tre castellai E mi-
nacciando altri danni alla città, Sergio IV che n'era
Duca , vinto dal dolore di quella invasione morì sul fi-
nire del 1074 ^. Lasciava un figlio a nome Giovanni , il
quale, o perchè scorgesse i cittadini inclinati a presce-
gliersi un più potente signore , o non osando resistere
al Principe nemico insieme alla madre ricoverava poco
dopo a Napoli. Allora gli Amalfitani richiesero il Pon-
caperet , magnis tormentorum cruciatibus deputarci . Murat. 11. 1. T.
VII , p. 214. lì solo clic ricordi con lode Gisolfo è Alfano che poi fu
Arcivescovo di Salerno , nel lungo elogio che scrisse dice :
In virtute animis , corporis et vi
Augustos sequeris : nulla Calonis
Te vicil gravitas ; solus haberis
Ex mundi Doniinis rite superstes. ec. Ughel. It, Sac. X.
' Sembra che anche innauzi al 1075 Roberto prendesse la protezione
di Amalfi ; la quale era stata obbligata da Gisulfo a pagare un tributo.
Robertus quaestu popoli stimulante Gisulfo
Mandat Àmaltìcolas cessat vexare tributum
Ferro sibi solitos. Guil. App. RI.
r .
* Hiist son estude pour prendre li chastel de li Amalfitain^ quar il
aUna chevaliers et pédons et veinchi troig cìiasteaux , lignei estoicnt
da longe de la mer. Amato Vili , 0.
s £t pour vette dolor lo patricie d' Amai fé morut. Et quant il fu
mori la moillier et lo fUz retoma a son pére pour non soustenir lo
dolor de Gisulfe. ivi. Da Giovanni nacque un Bernardo e da questo Mal-
fredo la cui figlia Amica sposò Gregorio StoscimUitum , e viveva con
la figlia Aduisa nel 1192. De Meo ad an.
— 198 —
tefice dì accettarli nella protezione della Chiesa, ma
r amicizia che Gregorio VII aveva per Gisolfo , ed il de-
siderio che il Principato di Salerno s'invigorisse per
meglio resistere ai Normanni , distolsero il Papa dal-
l' utile acquisto. Confortò quindi 'gli ambasciatori che
erano venuti in Roma , a voler sottomettere la citt4,a
Gisolfo ^ Questi consigli non valsero però a persuader-
li , la nimistà tra Salerno ed Amalfi , Ira i Longobardi
ed i Latini , perpetuata da antiche gare e da vicendevoli
offese , lasciava prevalere più periglioso partito. Nuova-
mente invocavasi Roberto , ed a renderlo propenso alla
difesa gli si offeriva l'alto dominio di Amalfi *. Trova-
' Donnèrent la eiié à lo pape Gréffoire pour ce qu^ il ddivroH lo
eoi de lo jouc de Gisolfe. Et lo pape qui amoit Gisolfe sur tous les
autres seignors non voust réceper Amalfe. Més cerckoii la eité de sout»
metre à Gisolfe , et enti dist à li messagier. Amato , Vili , 7.
* Quant U entendirent la volante de lo pape,,, il se retomèrent à
lo adjutoire de lo vaillentissime due Robert à loquel donnèrent puU-
sance de venir a la die (et) de faire une roche, ivi , 8. I^' anno nel
quale Roberto prese il dominio di Amalfi non è cerio. La Chr. Amalf.
inserita dal Pansa nella sua sloria dice : Sergius anno D. MLXX eie-
ctus est, vixitque annos V, et successit ei D, Joannes filius ejus, qui
antequam dominium exerceret , modico interjecto intervailo Ducatu
privatus est. Anno MLXXV Robertus Guiscardus Ducatum obtinuit.
Invece la Chr. Amalf. edila dal Muratomi , la quale sembra una copia
della precedente interpolala, scrive: Successit anno D. MLXIX D, Ser-
gius,., et regnavit annos F, et successit ei D. Joannes filius ejus^
qui antequam incoeperat regnare de mense novembre ind. XU per-
didit terram anno MLXX IV. De Meo , acceltando questa lezione ,
suppone che il Cronisla scrivendo T anno alla greca volesse intendere il
novembre del 1075. Egli si appoggia sopra i diplomi di Roberto , il
quale nel 25 luglio i079 segnava V anno sesto di quel Ducato , e nel
1085 quando morì si diceva aver governala Amalfi XI anni ed otto me«
— 199 —
vasi allora il Duca nella Calabria a combattere Abage-
lardo e Guglielmo Harenc, né polendo sovvenire pron-
tamente la città, inviò per mare alcune schiere. Ma il
Principe di Salerno , dopo che per vendetta ebbe stra-
ziati i prigioni Amalfitani , venuto incontro ai militi del
Duca, quanti ne prese fece porre ai tormenti. Poi con
più valido sforzo assalì Amalfi, ed ottenne un castello
presso le mura*. L'infiammavano l'ardente voglia di
impadronirsene, gli incitamenti dei suoi, e le false
profezie sparse dai frati , uno dei quali a nome Leone
annunziava avergli la Vergine rivelato: doversi senza
tregua né pietà travagliare gli Amalfitani, perché ca-
drebbero , essendo nei divini consigli predestinato che
Gisolfo dovesse infrenare la loro malizia e T ardimento
dei Normanni ^.
si. Ma i titoli dei diplomi non sono una sicura guida, e dove si voglia
ritenerli autentici, giova osservare che Riccardo prese il titolo di Prin-
cipe di €apua , e Roberto quello di Duca di Calabria prima d' averne
il possedè , mostrando più la pretensione che il dominio. D' altronde
la testimonianza di Amato è chiara , dicendo che Roberto qnando fu
invocato dagli Amalfitani trovavasi in Calabria all'assedio di S. Severi-
na che fu nel 1075. Nel novembre del 1073 egli guerreggiava in Cam-
pania ; né è vero quel che afferma De Meo il Malaterra aver segnata al-
l'anno 1073 questo acquisto, mentre lo fa contemporaneo dell'assedio
dì Salerno, IH, 3. Muratori ritarda sino al 1077 la cessione di Amalfi.
• Et quant lo prince lo sot il fu moult corrode , dont ces prisóns
qtC il avoit de Amaife à maniere de bette lor fist baillier la char ; et
lo dite come est dit , se fatigoit pour chacier Baialarde , et CruUlerme
Arenga , non poi sovenir à li Malfitain, Et toute voiez manda il na-
ves en ajutoire , et soldiers , de liquel en part en furent pris de lo
prince et ks fist tormjenter. Et assembla puiz lo prince tant de geni
come il pot et prist lo chastel plus à près de Mal fé. Amato. 1. e. «
^ Ivi, Lo chiama Leo fau% prophète^ o forse volle intendere di Leo«
— 200 —
In questo mentre veniva a termine il lungo assedio
di S. Severijia , nella quale con grande costanza e va-
lore si era sostenuto Abagelardo per tre anni , prima
contro le milizie Ducali , e poi contro lo stesso Rober-
to *. Stringendosi sempre più 1* oppugnazione , i viveri
gli erano in tutto mancati , gli abiti stessi logorati ca-
devano a brani; perciò nella Pasqua s'era rivolto al suo
cugino Ruggiero pregandolo , che in quel santo giorno ,
obbliate le inimicizie, gli inviasse un drappo nuovo per
ricoprirsi *. E Ruggiero richiese il padre che volesse
consentire al dono , né Roberto s' oppose commiserando
la povertà del congiunto. Ma da ogni altro pacifico ac-
cordo lo dissuase la moglie Sichelgaita, ricordando le
pretensioni di Abagelardo, che nel tempo della sua in-
fermità aveva rifiutato prestare omaggio al giovane Rug-
giero ^. Quindi si continuò ad investire S. Severina ,
finché gli abitanti, che molto amavano Abagelardo, e
molto avevano fatto in sua difesa, scorgendo T impossi-
bilità di sostenersi , lo pregarono di volersi arrendere *.
ne Abaie Cavense , che aveva molla autorilà presso Gisolfo , solus au-
dcbat pravis ejus dispositionibus libera auctorilate contraire. Anon. Fi/.
Leon. 1. e. ma non s'accorderebbe con la fama di santilà deU'Abalc.
» Sanciam Severinam Calabnae civitatem loco munitissimam tertio
anno postqvam illam obsederat cepit, Rom. Saler. 1075.
» JA vestement de lìalalarde pour viellesce se commencèrent à rom-
pre , il pria Rogier lo fili de lo que à lo jor de Vasche le dote sub-
venir à la soe necessità. Amato, VII, 19-
5 Ceste esmut lo cuer de lo marit à fairc damage à Balalarde.
ivi , 20.
4 Et cil de la cité, pour ce qu'il amoient motUt Baialarde et avo-
icnt paour de lo due , pour la deffense de la rebellion , destruizoient
le maisons , et tref , et toules les autres choses utiles consttmoient. Et
— 201 —
Abagelardo chiese sicurtà che sarebbe lasciato andare
liberamente , ed implorò perdono ai cittadini , ed accet-
tati questi patti, Roberto neir aprile del 1075 entrò nel-
la città , e v' introdusse un presidio ^ Poi congiungen-
dosi a suo figlio costrinse anche a sottomettersi il ca-
stello di Vallaria; perchè rimasto solo a resistere , Gu-
glielmo Harenc V abbandonò, ritirandosi insieme ai se-
guaci presso Riccardo di Capua *.
Da queste ostinate . fazioni obbligato il Duca a fer-
marsi in Calabria , aveva cercato distogliere Gisolfo
dall' assalire Amalfi , richiedendolo di pace ^. Diverse
cagioni lo inducevano ad evitare per allora una conte-
sa che poteva non essere senza pericoli. Aveva appena
quotala i moti sediziosi , trovavasi in guerra con tutti i
vicini , sotto il peso della papale scomunica , e non sen-
za sospetto, che dovesse Arrigo infrapporsi alle turbo-
lenze della penisola. Poiché i Vescovi scismatici e la
parte Imperiale avevano * preso maggior vigore in Lom-
bardia, ed in Milano istessa prevalevano eccitando la
plebe a sostenere i privilegi della Chiesa Ambrosiana.
Il numero dei Palerini decresceva ogni giorno, s'acca-
gionavano d' un' incendio che aveva quasi distrutta la
città; ed Erlembaldo assalito sulla pubblica piazza ed
puiz quatU il orent fatte cette chose, vindrent à Baialarde,,'. et lui
prièrent qu* il alast a lo due ton onde pour eaus delivrer. ivi ,21.
■ Ivi. La Pasqua di ((ueiranno fu nel 5 aprile, e poco dopo la ciuà
sì arrese.
• Ivi.
*...". veteris corrumpere nolit
Foedus amicitiae, cessare sororius illuni
Cogat amor , meritasque vices se reddere spondei. Gi;il. àtp. |||.
— 202 —
uccìso , i suoi fautori erano trucidati e dispersi i. Ap-
pena annunziata in Germania la sua morte , il Re inviò
il Conte Eberardo di Nellenburg in Italia, il quale con-
vocata una Dieta in Roncaglia , rese pubbliche grazie ai
capitani Milanesi della uccisione di Erlembaldo , e con-
fortoUi a scegliere ad Arcivescovo il nobile Tedaldo *.
Le vittorie riportale contro i. Sassoni^, aggiungevano
animo ad Arrigo, e compiuta la loro soggezione propo-
nevasi scendere nella penisola per far valere gli impe-
riali diritti, menomati dalle usurpazioni delle città, e
dai decreti pontificii sulle investiture. Il suo messo Ebe-
rardo, posti al bando dell'Impero i Paterini, e fatta con-
tro essi una spedizione, li fugò da Piacenza, ma non
valse a scacciarli da Cremona *. Quindi congiuntosi a
■ Mediolanenses eapUanei et varvassores , ecdesiarum venditore ,
ad colloquium regis remeantes , Mediolano magnus excitant sedUw-
nes... dieentes se integritate Beati Ambrosii velie turare,.. Cresceòat
cotidie numerus infedelium , et de die in diem numerus minmbatur
Vatcrinorum. Borsizo VII. Arnol. Uist. IV , 8 , 10. Nel 50 ma^zo del
1075 avvenne Y incendio , dopo la Pasqua , la uccisione di Erlembaldo.
Tra i suoi seguaci il sacerdote Liprando fu mutilalo , e degli altri ,
quicumque vero conjurationi non consenserunt , aut occidebanlur aut
factUtatibus nudabantur. Bosizo 1. e. Molli ricoverarono in Cremona.
Erlembaldo fu ritenuto per santo e usque Britannicum mare oìnnes ca-
tholici suni contristati, flentesque dicebant : quomodo ceddit potens,
qui pugnabat bellum domini\. BoNrzo l. e. Landul. IH, 50, ec.
• Mox ad Italicam partem destinavit comitem Evei^ardum suum
consiliarium... Qui veniens in Lombardiam mox in Ronealia curiam
congregava xbique Mediolanensibus prò morte Erlimbaldi gratias agens,
cos trans montes invitavit. Bonizo 1. c.
^ Lamb. Sganf. ad an. Berthol. Constant, ad an,
«♦ Dehinc omnes Paterinos publicos regis clamavit inimiaìs moxque
yiaccntinos , ibi in vicino positos , cum proptcr pusillaìiimitatem ani'
— 203 —
Gregorio Vescovo di Vercelli, si recò presso Roberto da
parte d'Arrigo, a profferirgli la sua alleanza, dove vo-
lesse riconoscere le sue terre in feudo dall'Impero ^
Ma il Duca accolti onoratamente gli ambasciatori, rifiu-
tò con accorte parole l' offerta che gli era fatta. « Que-
» sta terra , diceva , ò io sottratta con grande spargi-
» mento di sangue, e travagli di fame e di miseria, dal-
» la possanza dei Greci ; spesso ebbi a lottare contro gli
» slessi Normanni, fatiche e soflerenze ò durate a re-
» primere la superbia dei Saraceni. Ad ottenere l'aiuto
» di Dio e degli Apostoli , volli farne omaggio al Papa
» loro vicario, perchè €ontro la malizia dei Musulmani
» e la prepotenza degli stranieri mi sostenesse. Dio mi
» aiutò nel trionfo, e da lui riconosco quel dominio che
«ora si vorrebbe offrirmi. Pure, essendo generoso e
» giusto il vostro Re, ch'egli mi renda alcuna delle sue
» terre, ed io gli sarò per queste soggetto, salva sempre
» la fedeltà alla Chiesa *. »
Schermivasi così dalle pretensioni d'Arrigo, e gli am-
basciatori ricevuti ricchi doni, ed ammirando la sua sa-
pienza, dice il Cronista, si partivano ^. Sembra che
mi inveniret imparatos ^ pUrosque ab urbe fugavU,,, Cremonenses vero
qui fidei plenos et virtutibus munitos audivit , non prò dei timore ,
$ed quia non potuit , immunes derdinquit, Bokizo l. e.
' Et lui manda ij de li maistre conseilliers stens e' est lo évesque
de Vereeill , et gan canceUier royal et eonte loquel se damoit Herènarde ,
liquel lui deissent la sincere voUmté que avoU envers de lui. Et la terre
laquelle par sa vertu et par grate de Dieu avoU vainchui lui prioi(
que U deust recevoir par don royal. Amato VH , 27.
» M.
* Amato, ivi. , ,
— 204 —
questo incontro avvenisse in Puglia dove dispersi i ri-
belli di Calabria si era recato Roberto, sia per visitare
le città dalle quali era stato qualche tempo lontano, sia
per impedire che vi si estendesse una nuova sedizione *.
Àhagelardo confidando nelle nimistà del Pontefice, di
Gisolfo , e del Principe Riccardo , s' era rinchiuso nel
castello di S. Agata , e ricongiuntosi a Guglielmo Ba-
rene, ed al cognato Garilgione, dal fortissimo ricovero
molestava con frequenti incursioni i luoghi propinqui ^
Il Duca inviò da Bari a combatterli Roberto di Lori-
tello suo nipote, e Ruggiero suo figliuolo ^; ed avvici-
nandosi il verno , e non volendo prima d' aver sedati
quei rumori , e senza i convenienti apparecchi muovere
contro Salerno *, cercava indurre Gisolfo ad un'accor-
do. Richiedevalo che cessasse dalT offendere gli Amalfi-
tani , e ricordando il parentado che era tra essi , gli
prometteva dove assentisse alle sue richieste, di volerlo
aiutare a sottomettere tutte quelle terre del Principato
che si erano sottratte al suo dominio ^. Ma Gisolfo di-
• Et li due qui par Ione temps non avoit veues ses cités moult Ics
aloit cherchant , et cn fin s' en ala à Bar. ivi , VH , 55.
' S' en ala en Vuille à persécuter Baialarde avec fjarilgione maril
de la soror.,, t estui Baialarde avec Garilgione et GuUlerme avoient
afjlit les cités de lo due et moult de proie et desrobation , et Baialar-
de cstoit entré en la roche de sante Ayathe. ivi. Socio Guidilane. Giil.
App. m.
* Ivi.
4 Et il clama li sien fédel pour prendre Solerne et appareilla di-
vers frebuc. ivi. Da quesle parole del Cronista si desume che Uoberlo
si traltenesse in Bari per apparecchiare la tloUa contro Salerno.
' Pour ce que il esloit cognata lui rcquist paiz Et lui pi-ùfit
qu il nmi devisi (aire ceste porsécutitm , et lui prmncttint que il mu-
sdegnando le offerte , o giudicandole fatte per ingannar-
lo, respinse con acerbe parole i negoziati*. La guerra
quindi continuò lentamente, perchè Amalfi resisteva e
le milizie Normanne venute in suo soccorso, s'oppone-
vano ai nemici , e s' insignorivano dì Consa «.
Con più evidente danno s'infievoliva il sostegno che
Gisolfo aveva sino allora trovato nel Pontefice e nei suoi
alleali. Gli avversari i di Gregorio VII trionfanti in Lom-
bardia prendevano ardire a macchinare in Roma stessa
per mezzo di Cencio, Nella vigilia del Natale, l'audace
patrizio rapiva il Papa dalla Chiesa di Santa Maria Mag-
giore, e fra le tenebre e l'improviso tumulto dopo aver-^.
lo oltraggialo e ferito lo trascinava prigione in una sua
torre ^*'Un antico biografo narra che alla trama non fos-
se estraneo il Duca Roberto , e che Cencio innanzi re-
catosi in Puglia, seco congiurasse di uccidere il Ponte-
fice *. Ma r improbabile supposizione non si conferma
per altra testimonianza ; né fra le accuse fatte da Gre-
loit faire , tant qu* il auroit subjecte tonte la princée de Solerne, ivi,
VII, 9. GuiL. App. III. Malat. lU, 2.
' Haec sibi legatis mandata ferentes iUe
. Dieta superba refert , negat es$e sua fruiturum
Pace Ducem , nisi digna sibi famulamina solvat. Giiil. App. llt«
Amato 1. e.
* RoMOAL. Saler. ad an. Dubito che invece di Consa debba leggersi
Conca , piccola terra ^oco lontana da Amalfi della quale forse s' era
impadronito Gisolfo.
« BONIZO VII.
4 Jpse lustravU Apuliam Lucaniam ducem Guiscardum et caeteros
emcùmunicatos visitans statuii cum ipHs tempum opportunum quomo^
do dominum Papam caperei et ocdderet Paol. Benremd. Yit. Greg,
IL L T. ili, p. 1.
— 206 —
gorio al Normanno questa sarebbe stata taciuta. Quali
che fossero però i disegni di Cencio, troncoUi la uni-
versale commozione che V orrore del misfatto destò nel
popolo. I Romani subitamente circondavano la torre
minacciando di morte il sacrilego , e intercedendo il
Papa Cencio ebbe salva la vita. Poi confiscati i suoi ave-
ri , condannalo a perpetuo esilio , promise in espiazione
pellegrinare a Gerusalemme ; ma invece ricoverò in
Germania ^ Nella corte d'Arrigo ormai gli odii e gli
incitamenti contro il Papa crescevano ; i negoziali più
volte ripresi con Gregorio Yll^, miravano solamente a
prender tempo, e secondo il bisogno, s'avvolgevano in
vane promesse. Ma vinti i Sassoni, più acerbe e più
manifeste si fecero le animosità, più vivi i reclami;
muoveva frequenti querele il Pontefice perchè Arrigo ai
simoniaci d asse favore, le sue rimostranze spregiasse,
i vinti popoli opprimesse; il He dissimulava , o rifiutava
obbedire. Citato a scusarsi, convocava in Worms nel gen-
naio del nuovo anno 1076 i Vescovi Tedeschi, v'udiva
le accuse contro Gregorio, sostenute da Guiberto di Ra-
venna e dal Cardinale Ugo Candido , e come reo di
simonia lo faceva deporre. Molti Vescovi Lombardi riu-
niti poco dopo a Piacenza aderivano a quella sentenza ,
ed a Roma stessa si notificava. Fu letta nel Sinodo che
vi trovava raccolto, ed il Papa nel febraio rispondeva
scomunicando Arrigo ed i suoi fautori. S'accese allo-
ra una terribile contenzione, in Italia ed in Germania
• BoMzo , vn.
• EpUL vn , 5.
— 207 —
sollevandosi gli animi nell'aspettazione dMrnpre vedibili
eventi *.
Turbata la Lombardia dagli scismatici, debole in To-
scana r autorità di Matilde, alla quale intorno quel
tempo mancava il marito e poco dopo la madre ^, niuna
forza poteva opporre il Papa alle minacce d' Arrigo ,
Aiorchè quella dei Normanni. Si rannodavano perciò le
pratiche di pace. Ruggiero Conte di Sicilia, o di proprio
impulso , 0 cedendo alle istanze che gli erano fatte ,
chiedeva essere assoluto dalle scomuniche. Combatten-
do in nome della fede i Musulmani rimasti neir isola,
r Apostolica anatema, ch'era venuto a colpire i guer-
rieri di Cristo, sminuiva il religioso fervore della guer-
ra. Debolmente dopo la conquista di Palermo era pro-
ceduta, limitandosi il Conte ad alzare un castello a Cal-
tanissetta per molestare Castrogiovanni ; ma con ardi-
te correrie di volta in volta V avevano ridestata i Sara-
ceni d'Africa. Nel giugno del 1074 sbarcati improvisa*
mente presso Nicotera in Calabria , v' entrarono di notte
saccheggiandola , incendiando il castello , menando pri-
gioni donne e fanciulli ^. Poi nel seguente anno venuti
innanzi a Mazara per otto dì l'assediavano, finché accor-
so Ruggiero li ricacciò in mare ^. Fra queste fazioni mu-
tandosi in Roma i consigli , e non in tutto cadute le
' Vniversus noder Romanus arìns tremuit , et diverse Itali atqui
ultramontani super his decrevere. Bonizo VHI.
* Goffredo il Gobbo fu uccìso nel febraio d076 in Germania , ove tro^
tavasi ai servigi di Arrigo , e neir aprile morì Beatrice in Pisa.
3 Malat. ih. 6.
4 Ivi. Lupo dice fatto prigione il figlio del He d' Àfrica, ad an» iO%»
— 208 —
speranze che dovesse anche il Duca di Puglia piegarsi ,
scriveva il Pontefice nel marzo del presente anno al Ve-
scovo d'Acerenza: « Avere il Conte di Sicilia richiesta
I» r assoluzione , se , come le promesse mostravano , lo
» trovasse disposto a sottomettersi , ed a fare la neces-
» saria penitenza, l'assolvesse insieme alle sue milizie.
» Ove del fratello Roberto venisse a favellare , rispon*
» desse, la Chiesa non chiudere ad alcuno le porte della
» misericordia; mostrando il Duca filiale obedienza , es-
» ser pronto il Papa a riceverlo con paterno afTetto. Ma
» persistendo come nemico , fosse vietato al Conte ogni
j» relaizione col fratello ^ Se furono a questi patti tolte
le censure non è certo, continuarono d'ogni modo i ne-
goziati con Roberto; e Gregorio n'informava il Milanese
Virfredo dicendo : « Trattarsi di pace co' Normanni , e
» volentieri V avrebbero fatta, rendendo a S. Pietro, che
» solo desiderano dopo Dio per Signore ed Imperatore,
» ogni più umile sodisfazione , dove a noi fosse piaciuto
» annuire ad alcuno loro dimando. Ma aver speranza in
» un prossimo tempo , senza danno , anzi con incremen-
» to della Chiesa poterla conchiudere , stabilmente as-
» securando la loro fedeltà verso il Beato Pietro *. »
Quali fossero gli intenti del Papa non è facile scor-
gere, probabilmente però dovevano riferirsi ad una al-
leanza contro Arrigo. Niun timore di molestia era più
nel Duca di Puglia dalla parte dei Greci. Il debole Mi-
chele VII, oppresso dalle invasioni dei Turchi Selgiuci-
' V. Docum. X.
• Ivi,
— 209 —
di| minacciato dagli umori turbolenti dei proprii sud-
diti si volgeva all'occidente per invocare i soccorsi dei
Cristiani *. Né solamente dal Pontefice cercava aiuti ;
ma deposta la consueta alterigia , aveva sollecitata Va-
mistà di Roberto , richiedendo per suo figlio Costantino
Porfirogenito una sua figliuola. Il Duca s'infinse alieno
dal parentado, finché non ottenne promesse vantaggiose
e ricchi doni *; e dopo varii trattati le nozze ebbero ef-
fetto in questo anno. La figlia del Guiscardo , lasciando
il suo nome, asssunse l'altro più fastoso di Elena per
assidersi con fugace gloria sul trono Bizantino ^. Rassi-
curato da quel parentado , Roberto a prevenire ogni al-
tro sospetto, vedendo intenti i pensieri d'Arrigo all'Ita-
lia , e risorgere in Alemagna le pretensioni di dominio
sul mezzodì , aveva procurato pacificarsi con Riccardo
' Michele VII abbandonando il governo agU eunuchi ed ai favoriU,
8* occupò a disputare di grammatica e di filosofia , mentre i Turchi Sel-
giucidi invadevano le provìnce orientali , ed i Servi la Bulgaria. Zonara.
L. XVm, 16, 17, 18.
* A ce ^ U non fusi chacié de T onor de V empire requUt la fille
de lo due pour moillier à son fili, et dui foiz lo due le contreditt.,,,
sagement cela la volontà à ce que venist à plus grani domp et prò-
ndssìon ; et li message se partirent corrociez. Més plus corrode fu li
empéreor , car creoU que pour ce non vdist (aire parentèce avec lui
lo due car pensoit de lever lui V empire.... Et toute vaie lui manda
autre légat grans presens , et moult cose lui prometoU'..., Et ensi li
empéreor liquel deovoU recevoir tribut de tout lo mond , rendi tri"
but a cestui due lui mandoit par ses messages miUe et dui cent
de livre d' or avec preciosissime pailles de or et aufres domps. Ama-
to VU. 26.
^ Cut adductae nomen Helenae indidit, Zonara. l. c. 18. Dedit prae-
dietus Dux filiam suam nurum ad Imperatorem Costantinopolitanum,
Loto 1076.
VCL. 11. 14
— 2l0 —
(li Gapua. Le medesime cagioni inducevano il Principe
ad obbliare le gelose gare ^ , e ponendosi mediatore T A-
bale Desiderio , si concordarono in una lega difensiva
contro i comuni nemici ^ In queste pratiche aveva forse
confidato il Papa ; ma contro le sue previsioni riusciro-
no a diverso fine. Rimanevano le contese fra Gisolfo e
Roberto , poiché il Duca voleva si lasciasse in sua pote-
stà Amalfi, ed il Principe di Salerno s'ostinava a pre-
tenderla. Gregorio benché vedesse a malincuore cresce-
re la potenza del Duca, pure non trovando altro mo-
do come impedire la guerra, e temendo dovessero deri-
varne pericoli più grandi, instava presso Gisolfo per-
ché si pacificasse e si alleasse con Roberto , gli invia-
va l'Abate Desiderio, minacciandolo dove non si a>
rendesse ai suoi consigli di abbandonarlo^. Anche Si-
ghelgaita moglie del Duca s'interponeva, pregando il
fratello , e gli offriva di cedere Amalfi a suo figlio Rug-
giero ^. Gisolfo però gli ammonimenti e le istanze su-
» jfe'n cellui temps meismez li ntessage qui venoient de lo prince pour
avoir paiz avec lo due, encoiUreient li message de lo due, liqwl vf-
noient pour celle meisme occasùm. Amato ivi, 28. Més il me peri que
li message de lo roy d' Alemagne fu occasùm en pari que lo due fisi
paiz à lo prince Richart, ivi , 29. Malat. Ili , 5.
• Fu present l'abbé IJésidere, liquel sempre estoii principe de pai:
de ces dui,,,, et laisseront la compaignie de l' amis non polens , et
jurèrent de l' un trailier l' ulUité de l' autre , et estre en damage de
tous lor anemis, ivi , 24.
5 Non cessoit de amonester lo , quant par lettre , quant par messa'
gè , que il deust requeire la paiz avec lo due Robert et la unite et
faire ligue avec lui,,, Froia que lo abbé Vésidère i deust aler et dire
lui que contre lo due Roìmt non lui feroit adjutoire, ivi , Vili , 12.
4 hi.
— 244 —
perbamente rigettava ^ e circondavasi d'armi, persuaso
che la comunanza degli interessi avrebbe indotti i suoi
antichi alleati a non permettere che Roberto si sollevas-
se a maggiore grandezza.
Ma premevano il Papa i progressi degli scismatici , e
Riccardo di Capua pacificato con Roberto deponeva le
consuete diffidenze. La sua congiunzione con Gisolfo
era stata raffermata da più stretti vincoli , avendo Gior-
dano suo figlio sposata Gaitelgrima sorella del Principe
di Salerno, ricevendone come dote l'investitura di No-
cera *. E perchè si piegasse ora ad abbandonarlo , ed
a consentire che s' estendesse il Ducato di Puglia si-
no ai confini della Campania , Roberto era venuto ec-
citando altre ambizioni nell' animo di Riccardo. Pre-
me tte vagli di cedere Nocera , di sovvenirlo nell'acqui-
sto di Napoli; di compiere insieme la soggezione delle
terre non ancora occupate dai Normanni e partirle ^. Mo-
■ Me Gisolfe s' en corrosa et dist li vergoigne , et la menacha que
par la mort de lo marit la feroit éster o li vestiment noir, ivi.
* n De Meo trovando nei diplomi Nocera nel dominio dei Principi di
Capua , suppose che Roberto per ottenere gli aiuti di Riccardo contro
Salerno , promettesse a Riccardo di far sposare Gaitelgrima sorella di
Gisolfo a Giordano assegnandogli in dote il contado di Nocera , che si
estendeva sino a Stabia , e che le nozze avvenissero nel 1076 appena
espugnata Salerno, ad an. Ma Amato ci mostra Nocera posseduta da
Giordano anche prima dell'assedio di Salerno : Jordan lo filz deloprin'
ce Ricltart qui non faisoit son comandement , fu maledit de son pére,,.
Et désiroit lo due de retomer lo fili à la grace de lo pére , et cmi-
seUla que lo fili rende à lo pére Nocere de li chrestien , laquelle lo
prince disirroit avoir , et que lo pére dote concédir a lo fili la conte
de Mane, Amiteme derriére soi, et Balvanise et enn fu fait, VII, 55.
^ Et lo prince.,,, se offri de m meisme estre en aide à lo due de
— 242 —
stravagli il tempo essere opportuno alF impresa , gli
ostacoli con lieve fatica potersi superare , niuno altro
modo offrirsi più valevole ad assicurare entrambi dalle
pretensioni del Papa e dei Tedeschi. Quindi Riccardo
accettò le profferte , si giurarono i patti , e si resti-
tuirono a vicenda i possedimenti occupati. Opponevasi
solamente Giordano, il quale, o dalla moglie reso meno
ostile a Gisolfo ed avverso al Duca, o temendo perdere
Nocera , rifiutava lasciarla al padre. Domestiche discor-
die si suscitarono; ma ottenne Roberto che Giordano
venisse invece investilo delle Contee dei Marsi , di Vale-
va, e di Amilerno.
prendre Solerne, Et li due disi qu* il vouloit donner aide à lo prince
de chevalier et de navie pour prendre Naples, ivi , 24.
CAPITOLO VII.
Il Principato dì Salerno era surto verso la metà del
IX secolo distaccandosi da quello Beneventano, al qua-
le nemico ed emulo disputò lungamente la preponderan-
za del mezzodì. Questa divisione infievolì la potenza dei
Longobardi , ne trasformò il primitivo ordinamento po-
litico, permise ai Greci ed agli Imperatori d'Occidente
di estendere con varia fortuna il loro predominio nelle
estreme province d' Italia. Pure il nuovo Stato Salerni-
tano , rispetto a quello di Benevento , parve acquistasse
una vigoria maggiore. Al tempo di Guaimaro IV s'al-
largò signoreggiando quasi tutta la regione che poi di-
venne Regno di Napoli. Fu centro Salerno d'una coltu-
ra , e sede della famosa scuola medica. Ma dopo Guai-
maro decadde rapidamente; « quanto v'era di nobile,
» esclama un poeta contemporaneo , sparve come fumo
» ed ombra , perchè quasi pestilente morbo che entrato
» in un armento vi si spande e lo fiacca , morto il Prin-
» eipe, i Normanni invasero d'ogni parte con infinito
» danno il territorio di Salerno ^ »
' Quid quid habere prius fuerat haec vita decoris ,
Momento periit, fumus et umbra fìiit.
Nam velut una lues pecorum solet omnibus agmen ,
— 114 —
Cinque figliuoli aveva lasciati Guaimaro IV ^ GisoHb,
Landuiro^ Guido, Giovanni e Guaimaro ^ , fra i t|uali il
primo succedeva nella suprema dignità del Principato ,
gli altri ne redavano le maggiori Contee. Ma la ribellio-
ne di Amalfi e di Gaeta , e l*aecresciota potenza dei Nor-
manni , restrinsero i domini i negli antichi confini ; pei
anche questi furono invasi, e Gisolfo fu costretto a con-
cedere terre e castella a Guglielmo d'Altavilla, nella
valle di San Severino » e nel Cilento. D'allora le usur-
pazioni non ebbero più tregua , e mancato Guglielmo ^
i suoi figli ed i seguaci , io apparenza vassalli del IVin-
cipo , divennero senrpre più molesti. Frequenti erano k
briglie tra Longobardi e Normanni, e poco innanzi T as-
sedio di Salerno, in una di queste dispute fu ncciso
Guido fratello del Principe. Possedeva egli iosicme al
Normanno Guìmondo la valle di San Severino, e con-
trastandosi scelsero arbitro Riccardo di Capiia ; mentre
però vi si reeavano per diversa via, assalito in irnt> ii^-
Aere comi pio debilitare raodis ,
Sic gens Gallorum numerosa clade Salami ,
Principe defuncto , percoli! omne solum.
Alfano ap, IJghel. II. Sac. X.
« Quant Guaymère fu mort il laissa V. /Uh : li premier fu Gi-
solfo prince , Landulfe , et Guide moult bel et moult vaiilant en fait
d* armes ; Jeanh Seurre semhlable à eestui , et li menear se damoU
Guimère , détrattor et divorator. Amato Vili , il.
* L^anno nel quale %ìorì Guglielmo è ignoto, ebbe parecchi figliuo-
li. Roberto che prese il titolò di Conte del Principato ; Roberto » Rai-
nulfo , conosciuto presso gli storici delle crociate col nome di 'Priore
0 di Principato; Tancredi che fu Conte di Siracusa; ed una figlia del-
la quale si parlerà in appresso. Ducange. App. ad Ahat. pag. 531. de
Meo , ad an. 1046.
— 215 —
guato dai nemici Guido rimaneva estinto ^ Valente in
armi, amico al Duca Roberto, lo aveva seguito nelle
guerre di Sicilia e di Puglia , e la fama della sua virtii
fu r ultimo splendore dei Longobardi *.
Circondato da potenti vicini , Gisolfo aveva cercato
premunirsi eccitandone le diffidenze e r emulazione ,
alleandosi ora al Duca di Puglia ed ora a Riccardo. La
preminenza marittima che il Principe parve volesse as-
sicurare a Salerno ^, poteva ancora ritardarne la caduta
e rinvigorire la invecchiata signoria. Si volse perciò
con incessanti sforzi a riacquistare Amalfi , e vedendola
ora in procinto di soggiacere ai Normanni , anziché ri-
nunziarvi , accettando la pace che gli era offerta, pre-
scelse perigliarsi nella guerra. Non era superbia, né
ostinazione che sospingevalo , quando egli avesse con-
sentito a Roberto il dominio di Amalfi , città molto ric-
' Amato L c. Questo Gufraondo sembra sia lo stesso Girrooodo che
aveva usurpati i beni dell'Arcivescovo di Salerno — V. pag. 121.
• Qnant li N&rmant looient aucun de li Longobart disoient sage et
fvrt y et sage chevalier est cellui; mès de cestui Guide disoient, nul
ne se trove entre li Longobart plus prédouz. Et ensi d*un colp fu
mort et estufa la lumière de tuit li Longobart,
3 Amato ricorda sovente le molestie che le navi di Gisolfo recavano
alle città marittime vicine , ed anche ai Pisani ed ai Genovesi : et a
toute gent qui alUrìent par mer, VOI , 4. Auribuisce però ad avarizia
r incremento della sua flotta : et a ce qu il peust passer la richece de
lo empéreor , comanda que li sien larron de mer, à nul home de mer
non pardonassent, ivi. Ma V essersi principalmente rivolto a conseguirò
il predominio sopita Amalfi , Napoli e Sorrento , come lo stesso Cronista
narra, mostra che Gisolfo non era sospinto dal desiderio di arricchirsi
colla pirateria , poiché : en chascune par faisoit hédifier et faire fot-
teresces qui non se pooit prendre , et turboit li seignor de entor , et
deffendoit la terre soe, ivi.
— 216 —
ca di navi e di traffici S e prossima a Salerno, la sua ruì-
na diveniva inevitabile. Respinte quindi le trattative ,
benché vedesse il Principe di Gapua congiungersi ai
suoi nemici , ed il Papa costretto a provvedere alle pro-
prie necessità , preferì resistere. Armi e munizioni ave-
va apparecchiate, innalzate castella nei luoghi più al-
pestri ^, e Salerno cinta alle spalle da monti , in parte
poggiata al rapido declivio , in parte distesa sulla ma-
rina ^, aveva afforzata di mura e bastioni, e provveduta
di viveri.
Conoscendo la difficoltà dell' assedio , Roberto rac-
colse numerose milizie, ed oltre. i Normanni vi condus-
se gli indigeni, Pugliesi, Calabri, Greci. Chiamò di Si-
cilia alcune schiere di Musulmani ^, vassalli suoi e di
Ruggiero, e con potente apparato di navi, di cavalieri,
' Di Àmalii così canta Gcil. App. HI.
Urbs haec dives opum populoque , referia videlur ,
Nulla niagis locuples argento , veslibus , auro
Partibus innunieris ; ac pluriraus urbe raoralur
Nauta , niaris coelique vias apcrire perilus.
llunc et Alexandri diversa feruntur ab urbe
Rcgis et Amiochi : haec frcta plurima transit
Hic Arabes , Indi , Siculi noscuntur et Afri.
» Defors Solerne fist chasteaux , et disant la vérité , tant fisi qut
non i laissa nuUe choze où moni petit fori , que non feist la fortae-
sce. ivi, 13.
^ Urbs Latii non est hac deliciosior Urbe:
Altera planitiem pars obtinet, altera monteni. Gl'il. App. lU.
4 Assembla troiz-turmez de trois manières de geni: e* est de Latin,
de Grex et de Sarrazin , et comanda que venissent moult de geni et
de navie a garder le port. Et lui o chevalier et alabalestiers. Amato
Vili , 15.
— 217 —
B di balestrieri nei primi dì del giugno del 1076 si ac-
campò nei dintorni della città *. Prima però d'incomin-
ciare ad inveatirla, volle assicurarsi d'Amalfi. Chiama-
ti dal Duca erano venuti gli Amalfitani con la flotta a
chiudere il golfo di Salerno * ; ma perchè la repubblica
lo aveva riconosciuto supremo signore serbando la sua
autonomia , bramava Roberto , sostituire una più certa
e stabile sovranità a quella ottenuta. Indusse quindi
con larghe promesse e minacce i cittadini a concedergli
il diretto ed ereditario dominio, e stabilite le condizio-
ni, lasciando una parte dell' osercito intorno Salerno ,
■ En lo nwix de Jung -et comanda que fussent fiehiezle» tentes. ivi.
L^ anoo nel quale Salerno fu assediato si trova con molta varietà se-
gnato presso i Cronisti , tra il 1075 ed il i077. De Meo riprendendo
il Muratori che adottò quest'ultimo annoisi sforza a provare che non
avvenne dopo del 1075, fondandosi sulla testimonianza del falso Ann.
Salernitano , e sulla Chr. di S. Soph. Romualdo Saler. ed altri Croni-
sti però lo pongono nel 1076 ; ma senza entrare neir esame della diver-
sa cronologia seguita , che spesso anche fu alterata dai copisti , migliore
argomento a stabilire che Tassodio iti nel 1076 è Perdine stesso dei
fatti. Roberto dopo la Pasqua del 1075 che fu nell* aprile entrò in
S. Severina , e sedata la Calabria passò in Puglia come racconta Amato.
Non poteva dunque nel maggio , o nei primi giorni di giugno di quel-
la anuo trovarsi innanzi Salerno. L' assedio durò circa sette mesi , e se
nel decembre del 1075 Roberto fosse stato già padrone di Salerno ,
non s^ intenderebbe la lettera scritta dal Papa neU* aprile del 1076 a
Vimifrìdo , ove diceva trattarsi di pace co* Normanni , ma richieder que-
sti alcune condizioni aUe quali non poteva annuire. Le condizioni ri-
guardavano le contese surte tra Roberto e Gisolfo. L'Ann. Benev. pone
il '■ principio dell* assedio nel maggio.
* A Duce invitati, ut Hfn ad obMendum urbem namgio servUum
veniant , potentiores Duci locutum ew consenm alùjiuorutn accelerofit,
Malat. hi , 3,
— sia-
si recò con l'altra in Amalfi. E dopo che fu acclamato
Duca , ed ebbe occupati per sua sicurtà quattro castelli
ponendovi un presidio di Normanni, ricondusse gli Amal-
fitani all'assedio *.
Secondo gli accordi presi , anche Riccardo nel mag-
gio era venuto ad assalire Napoli ^. Reggevasi la città
col nome di Ducato , ed il Console , Duca , e Maestro
dei Militi ^, trasmetteva il titolo e la potestà nei discen-
denti, finché per domestiche congiure, o popolari sedi-
zioni , non sorgevano usurpatori a prenderne le veci.
Gli interni ordini mostrano il predominio di una oligar-
chia, spesso anche l'assoluta volontà d'un solo. E seb-
bene i pubblici atti si segnassero dal nome degli Impe-
' GuiL. Ai>i'. ni. dice , che dopo Salerno Roberto ottenne Amalfi.
Amato, avendo narrato in che modo offrissero gli Amalfitani la signoria
d(;lla città al Duca dandogli puissance de venir à la ette et de faire
une roche Vili, 8, ricorda poi per incidente essendo già stata presa
Salerno , che Dieu lui avoit concedut victoire avant de lo chasté de
Solerne et d' Amalfe. \\ì, 2r>. Le parole del Malaterra mostrano chia-
ranienlc che lloborlo ebbe prima V alto dominio di Amalfi , e che du-
rante r assedio di Salerno , egli con nuovi patti ridusse la città in più
diretta dipendenza : Dux itaque callidis pactionibus si assentiant , fi
autem disscntiant , minis terrendo atfentas , tandem ad confoederatùh
nem cumpìdit , ut si amtra Gisulfum tuerentur , tota Malfa UH sub-
jugata haereditalitcr foederaretur. Duce vero , ut expetebant , pro-
mittente, parte exercitus ad obsidendum relicta, reliquam secum dn-
cens , cum ipsis , qui inde venerant apud Malfam vadit, IJrbem sibi
a civibus deliberatam suscipit. Quatuor castella in ea fecit.
* Ccpit obsidere Neapolim principio mensis magii, Chr. Cass. IOTH.
2 Consul et Dux et Magister mUitum , è il titolo che ordinariamcn-
Je prendono nei diplomi. Se nei primordii del Ducato , allorquando >i
sottrasse al dominio Bizantino , la suprema dignità fu elettiva , dirennc
dal IX secolo ereditaria.
— 219 —
ratopi d'Oriente, ormai s'erano sciolti i vincoli di ogni
soggezione e dipendenza. Come Venezia, Napoli serbava
quella tradizionale venerazione all' Impero Bizantino ,
piuttosto a tener viva la ricordanza della propria origine
Romana fra le straniere genti che le circondavano, anzi-
ché a perpetuare una cfimera obbedienza da lungo tem-
po infranta. Apparisce anzi Napoli meno Greca dello
città di Puglia e di Calabria, poiché la vicinità di Roma
vi aveva fatto prevalere il rito Latino, e T autonomo go-
verno aveva impedito che il greco linguaggio venisse
adoperato nelle leggi , e nelle civili contrattazioni *.
Lungamente aveva resistito ai Longobardi , che non
giunsero mai ad insignorirsene; solamente Pandolfo IV
di Capua, T aveva per poco posseduta , ed a contrastar-
gli i Duchi assoldavano i Normanni, inveslondoli la
prima volta di una terra , perchè fossero schermo con-
tro il molesto vicino. Ma allorché i Conti d'Aversa si
mutarono in Principi Capuani , ne redarono le preten-
sioni, e Riccardo ambì anch' egli il possesso di una cit-
tà marittima , che Roberto gli offriva come prezzo del-
l'alleanza.
1 due assedii però non procedevano con facile succes-
so, Napoli rimasta libera dalla parte del mare opponeva
alle forze del Principe le salde mura ; ed i castelli spar-
si sui monti intorno Salerno , resistevano , ed impedi-
• Fra le moltissime pergamene grecite che rimangono non ve n' à ,
eh' io sappia , alcuna scriua in Napoli , dove gli atti notarili , e le con-
cessioni sono sempre in Ialino curialesco. Àlcaoe iscrizioni e qualche se-
gnatura , spesso anche greca soltanto nella forma delle lettere , raostra-
Do che nella ciuà non era molto comune e dilTu^a quella lingua.
- 220 —
vano l'approccio ^ Fu necessità di ricongiungere le fo^
ze , e Riccardo condusse in aiuto del Duca una parte
delle sue milizie. Allora abbattute le trincee , appianati
i fossati , s'investirono le torri , e Tuna dopo l'altra fu-
rono distrutte o occupate '. Gli assedianti strinsero Sa-
lerno dal lato dei monti e della marina, e vietarono con
fossi e palizzate ogni uscita per affamarla ^. Crescendo
i pericoli, era tornato l'abate Desiderio, da parte dì Si-
ghelgaita a consigliare la pace; ma Gisolfo giurò di mai
concederla al Duca. Si ripresero quindi le ostili fazioni,
non sempre favorevoli ai Normanni, se è vera l' unica
testimonianza del valore dei Salernitani che rimase nei
versi del loro concittadino Alfano *. Ma trascorsi due
mesi , cominciava maggior travaglio. Il numero grande
dei difensori raccolti nella città , e quelli cho dai vFcini
castelli vi si erano ricoverati affrettarono le strettezze,
ed avendo prima dell'assedio imposto Gisolfo agli abi-
tanti di fornirsi di viveri, fu costretto a togliere a cia-
» Lo dvc prova de avoir la et manda sa geni là à comhatre. Mèi
par ce que estoit fort a monter , et i avoit trop hoiz ceuz qui tenoietU
la roche non leu lessoient aler. Amato VHI , 13.
• Et Richart prince de Capue vint de V avtre pari en aide de lo
due Robert , et leva le voies et les fossez et li arbre qui eitoietU
fait.,,. et celle forteresce qu' il non vouUnt salver pour soi destruist.
ivi, ÌA.
s Ensi Solerne de la part de la mer fu atomièe de nefs , et de
Vautre parte estoit cloze de paliz et de fossez grandisnmes, ivi.
4 Gallos namque Duces , colla ligaios
Antiquo gravibus more calenis
Nec vidisse juvat , ni videant nunc ,
Hos a le reprimi Marte recenti. Alfano ap. Ugh. It. Sac, X.
— 221 —
scuno la terza parte della provvisione ^ Divenuta quindi
la penuria generale * , ritraevasi V Arcivescovo presso
Roberto, e poi nelle sue terre, ove accolse e nutrì gli
altri esuli ^. Intanto il Principe a sopperire al bisogno
spogliava le Chiese degli argenti , obbligava i cittadini
a rendere ancora quanto avevano in serbo , di maniera
che molti disperando sostentarsi fuggivano ai nemici ,
e per punirli le deserte case venivano abbattute ^.
Era sopraggiunto T autunno, ed a Riccardo incresce*
va rimanere inoperoso intorno Napoli aspettando che le
navi , caduta Salerno, si recassero a chiuderne il porto.
Richiese perciò il Duca che V aiutasse nella ^recupera-
zione delle terre che altra volta aveva possedute nella
Campagna Romana ^. Non s'erano collegati soltanto alle
depressione di Gisolfo i due Normanni ; ma risoluti ad
estendere la loro signoria sulle terre confinanti che
ancora rimanevano libere , nel tempo stesso che muo-
vevano ai danni di Salerno e di Napoli, avevano più ol-
■ Lo prince avoit faU comandament que Umte home deust procurer
dyèze de vivre pour ij ans , qui ce non peust faire issist de la cUé.
Fuix ij mai» Gisolfe comanda à li siens servicial qu* il devistent cer-
àhier ks cosez de li cUtadin de Solerne , lor fisi lever la tierce pari
de Umtes coses de vivre. ivi, 15.
* Poter ceste cote fu grant fame en la cité, ivi.
^ Ivi, 16. L* Arcivescovo chiamavasi Alfano.
4 Et une autre foiz lo prince meisme en persone ala cerchier te
mfrisons de cU de la cité, et toute ce qu'il trouva de vivre toute lor
leva pour sci. Et de ces qui fuioient destruisoit lor maison,,. La croix
de V église d* or et d' argent prist et rompi , et lo vout de saint Ma-
thie évangeliste romppi, ivi , 17.
^ Lo prince s* en vouUnt <der en Champaigne pour acquestcr la terre
de saint'Pierre, ivi, 2i,
— 222 —
tre sospinte le loro armi ad altre imprese. Roberto di
Loritello nipote del Duca abbandonando V assedio di
S. Agata era tornato nella Marca Teatina per compierne
la conquista ^ Già innanzi volendo arrestarne i progres-
si il Papa aveva richiamato da Montecasino il monaco
Trasmondo , della stirpe dei Conti dei Marsi , uomo di
feroce natura, e lo aveva eletto Vescovo di Valva, ed
Abate di Gasanria ^. Un altro Trasmondo Gente di Ghie-
ti , s'era insieme a lui adoperato a respingere i Nor-
manni ; ma senza alcun frutto. Poiché Roberto di Lori-
tello occupata una parte della Marca ne investì suo fra-
tello Drogone detto Tassone ^. Lo stesso Conte Tras-
mondo fu vinto e fatto prigione gli fu imposta la taglia
di diecimila bisanli ^, prima negata, poi per forza con-
cessa. Ma il danaro raccolto vendendo i sacri arredi
delle Chiese non valse ad ottenergli la libertà. Richie-
deva il Conte Roberto la cessione delle altre sue terre,
e negandola Trasmondo , col pretesto che apparleneva-
no alla moglie, fu sottoposto a fieri tormenti ^. Miglior
■ En cellui tewps ces ij peres et seigncr sagement esteint la flame
entre U Robert Lanticille neveu de lo gran due», a$sailli la marche
lliéthin^ et de ceste marche estoit seignw lo conte Trasmonde, Ama-
to VU.
• Nel 1065 era abate in Tremili, e tumultuando i frati, fece acce-
carne tre, e mozzare la lingua al quarto. L* abate Desiderio, \olle pu-
nirlo ; ma Ildebrando lo favorì , e poi lo elesse Vescovo. Leo Ost. IH,
23. McRAT. ad an.
2 En petit temp ne fu acquesté una parte et donna à sm frère Ta-
scone. Amato, ivi.
4 Ivi.
* Li vaissel de lo autel et li omament de V églize soni donnes pour
sa délibération.,, Robert lui demanda puiz la teire qui lui estoit re-
— 223 —
successo ebbero le armi , assalita Ortona , venivano a
fronteggiare i Normanni, i congiunti del Conte di Chie-
tì , chiamando in soccorso i vicini; Vescovi, Abati , si-
gnori; sin da Ravenna accorsero mili;?ie, e furono in-
torno a diecimila combattenti ^ Roberto simulando in-
dietreggiare, pose in agguato duecento dei suoi seguaci,
gli altri trecento seco condusse, soffermandosi in un
luogo opportuno alle insidie. Aspettò i nemici , e ne so-
stenne r impeto finché piombando alle loro spalle quelli
che s' erano nascosti , si sgominarono e dispersero. I
figli di Bernardo, ed i nipoti di Trasmondo rimasero
prigioni insieme al Vescovo di Camerino ed a quello di,
Penne *, che il Papa aveva forse confortati alla guerra.
Quattromila cavalli e ricca preda lasciarono, ed il Conte
di Chieti oltre la taglia rese le sue terre a Roberto di
Loritello, che n'ebbe in parte alcune come feudatario ;
e nello stesso modo si accordarono i suoi congiunti ^.
mese. Et Trasmofnde alliga que non lui pooit donner.,. Et pour ceste
chose rechut divers tormens. Amato VII , 30.
' Amato dice che la moglie del Conte di Chieti ^ il cugino chiamato
anche Trasmondo , Bernardo tiglio di Adamo , ed un altro Bernardo rac-
colsero milizie: et tonte la contree vont ckercant jusque à Ravane*
Et non lassent ehevalièr , ne évesque, ne abbé ec. ivi, 51.
* Dei cavalieri che seguivano Roberto ottanta erano suoi , gli altri
gU aveva affidati il Duca allorché inviollo contro Abagelardo , e con
questi : Li fili de Bernard , avec lo nevet^ Transmunde , furent pris.
Lo évesque de Camérin avec moult autres fu ratenut. Jehan évesque
de Fene , mès que estoit saint et reverende personne , estoU priscm ,
més fu laissiez aler. ivi.
^ Délivra lui la terre , et en rechut alcun part de la tnain de Ro*
berty et fu fait son chevalier,.. Et li autre, Transmunde fiU de Ber»
narde et lo neveu partirent li chastel et furent ses clievalier. ivi , 32.
— 224 —
Una eontenipopanee invasione aveva perturbata la
Contea dèi Marsi. Hìinanevano ivi ancor vive le discoi^
die tra Berardo ed i figliuoli di Oderisio, che altra volta
aveva invocato il patrocinio di niccardo. I suoi eredi
ora si univano al Principe Giordano in danno dei con-
giunti ^ devastandone ed usurpandone le terre *; ed essi
ed i Conti vicini, si facevano tributarii del Principe di
Capua , estendendosi la sua supremazia su tutta quella
contrada *, Poco appresso , o nel te in pò stesso che que-
ste minori fazioni d'armi si erano combattute , Riccar-
do ed il Duca Roberto , aspettando che si preparasse-
ro le scale e le macchine per dar Tassalto a Salerno, si
provarono ad invadere la Campagna Romana ^. E eoo
alquante schiere di cavalli per la via di S, Germano p
avendo prima visitato e lasciati ricchi doni a Monleca-
fiino * , vi entrarono tra il finire di settembre , o i primi
< Jùrdain o fx^rj; chevtdier mn et o Berardo , et trois fih de tu &mk
Odorize^ entra en la terre de Marte, et destruist lo conte Berarde H
prenanl proie» ivi, 55. Il testo è molto coufuso, sembra che dei doe Be^l^
di Tuno, figliuolo all'altro e ribeUe al padre, avesse chiamati iNormaBm:
Et Berart , fiU del conte Berart , à cui pétUion Jordain eetoU aln, ivi.
* Li conte qui estoient voisin manderent tribut pour avotr ta jrrA*
ce de Jordain... JHz mille de ceus homes furent vaineus de V. ceni
Normant , et lo pueple de quatte conte sont constraini de donner tn-
but \ ivi. Segue quindi il Cronista a ricordare le discordie e le inaivi*
gita dei Conti della Marsioa , per le quali , fu donne la vktdre à U
Normant. ivi, 54, 55.
5 Xo due amonité par lo prince Richart forni lo Castel de barn gat*
diens ,' appareilla lo siège en la cité , et ordena novelles eeóhidlei,...
quar lo prince vouloit aler en Chapagne pour aequester la terre ie
saint^Pierre. ivi, VIM , 24.
4 Ivi. De Meo, che non conobbe la Cronaca d' Amato, r^reode Pie*
^ 226 —
giorni di ottobre. Ma trovando le campagne desolate e
daaejrte , essendone fuggiti gli abitanti nei luoghi mani-»
ti; e le dirotte piogge e le tempeste opponendosi ai
loro progressi , occupate alcune castella e depredatene
altre tornarono indietro ^ Né sembra inverosimile che
in qualche zuffa fossero respinti dalle milizie del Papa ;
poiché questi intorno quel tempo così scriveva ad alcu-
ni cittadini Milanesi : « Mentre i Normanni più volte
» spergiuri si sforzano a rapire i beni della Chiesa, dal*
» l'altra parte i simoniaci uniti al loro Re Arrigo, me-
» ditano sconvolgere i decreti dei santi padri ed ogni
» religione. Ma confidiamo in Dio> il quale non a guari
» prostrò sotto la nostra mano la superbia dei Norman-
» ni , che essi non prevarranno ancor lungamente con*
» tro r Apostolica Sede *. »
Tfto Diacono , che narrò anche la spedizione nella Campagna e la visita
di Montecasino L. ili , 45. , perchè il Cardinale Abate non avrebbe ri-
cevuto il Duca scomunicato, che recavasi ad assalire il Papa, ad an.
i077« Ma i monaci avevano interesse di non dichiararsi nemici dei due
poteoii ospiti , i quali in queir occasione donarono molto oro , pauree
qu€ li frère prient Dieu qu' il pardonast lor pechiex. £ solamente es-
sendo a tiaivola , il Duca al frate che gli recò il sale diede 100 bisanti.
Amato l. e.
* Trovèrent tant de fame et de poureté , que tum solemenl ou sen-
ioietU li bette et li servicial^ me autreei li seignor. Et avoieiU moult
mal tetnps de ^uie^ de tronorre , et de folgure... Me» ei lo prince
wtUùt /otre rayton de ce qu' il acquetta et de ce qu*il fisi perdre à
eaint-rierre , la perle est dnquante pari plus que lo gaing. ivi.
* Cum ìdnc bona ecclesia Normanni mtdtoties periuri conatur au-
ferve , ex altera parte simoniaci cum Henrico rege eorum decreta san-
ctorum patrum cum omni religione moliuntur evertere: sed confidimus
t» domino qui superbiam Normannorum paulo ante sub manu no^ra
substavU p quod adversum Jpostolicam sedem non diu praevtUebunt-
TOL. II. 45
— 226 —
La simultanea commozione che sì era destala m
Lombardia e nel mezzodì, e gli avversi procedimenti
di Arrigo, avevano vietato al Papa di soccorrere Gh
solfo come avrebbe voluto , e di infrenare le io va*
sioni dei suoi nemici. Inutile conforto recavagli li
fuga di Roberto di Grentmesnil ^ il quale sospintoj
dal turbolento ingegno e dall' avariziai rubato quan*-
to v'era nelF abazia di S, EuTemia, concessagli dal Du-
ca ^ ricovera vasi in Roma*. Ma non tardarono a mo-
strarsi più favorevoli gli eventi. La scomunica aveva
ridestate le antiche discordie in Germania , suscitate
nuove ribellioni, accese la ambiziose voglie dei gran-
di ^. 1 Sassoni insorgevano altra volta , i Principi ed i
Mpii* Greg. ad Henrie* Ard^r. ti Wamef, Mtéioi, neundo iud,]
noti. Corre. XX , ÌU. A Dulie FttiTHo Diaco.%0 , narra U h spedizione
dice : Talia papae Gn^ii dum perveniiset ad aurei , dìiCtm d
princrpem a limine separami , coliecto e:reìtitu mpei' tm ire dUpù'
nuit. L e.
' Et cestui Abbe Robert enleva deniers qui là estaieni raceomanies
deli Normant^ et s'en ala à lo pape... Et que iwn aloU drmiametd
fu desprizie de lo pape. Amato Vili , 22. Nel principio del i077 seri*
ve Gregorio VII , ad Ugo Vescovo , che Roberlo Abate di S. Enfemia,
essendo egli in Lombardia, era di là passato per recarsi in Francia, e
che il Re Filippo due volte lo aveva richiesto come Vescovo di Char-
tres ; ma l* Abate tornato in Roma protestava non accetterebbe sema
licenza sua. Esaminasse perciò Ugo la volontà dei migliori di quella
Chiesa. £. V. ep. 7. Ma fu poi ivi reintegralo Goffredo, e Roberto
tornò in Calabria.
* MultipHeata suni mala, calamitasi et vastità» per univenam
Saxoniam et Thuringiam^ supra omnem retro maiorum. Laiib. Scmv.
od an. L* antico Ritmo di S. Annone descrivendo il forore dì quelle
guerre dice: « Incendii, rapine, assassinii, desolarono le éasteHi e le
% Chiese dall' estrema Danimarca alla Puglia , dall* Ungheria alle sehe
— 227 —
Vescovi, abbandonavano il Re, e d'ogni dove erano guer-
ra, sedizioni, anarchia. Nella metà d'ottobre s'aduna-
vano a Tribur per deporre Arrigo i Prelati ed i Signori
insieme ai legati del Pontefice; e da una parte e dall'al-
tra furono profferte , negoziali e minacce. Poi rinviavasi
la decisione alla nuova Dieta da convocarsi in Augusta,
presente il Papa; dichiarandosi che, dove alle imposte
condizioni mancasse , e non fosse tra un anno assoluto
dalla scomunica, s'intendesse deposto Arrigo *. Giurò
il Re, e giurarono i Principi che osservandosi i patti ,
lo seguirebbero con valido apparato in Roma, perchè vi
prendesse la corona imperiale , e quindi in Puglia ed in
Calabria, per liberare quelle regioni dal dominio dei
Normanni ^ Non fu detto se in nome dell'Imperio, per
sostenere i dritti vantati dal Pontefice , dovesse farsi la
spedizione; dalla quale altre discordie sarebbero conse-
guite ^. Ma prima che avesse effetto , vennero meno i
designati accordi.
» Carìnzie. » Schilter , Thesar, ani. Teut, 1 , 575. Voigt. VU, Gre-
ffor. VUj e. 8.
' Lamb. Scanf. l. e. BoM20 L. VIU. Fra i principali che si riuDÌrono
a Tribur erano Rodolfo Duca di Svevia, Guelfo Duca di Baviera, e Ber-v
toldo Duca di Carinzia.
* Omnes Uerum unanimiter iuravere si rex taeratMntum datum
observare voluisset, expeditionem se cum eo facturos in Italiam^ et
imperiali dignikUe sublimato. Normannos aggressuros et Apuliam et
Calaìniam ab illorum dominatu liberaturos. Bonizo 1. e.
^ L* Anonimo scrittore del Cod. Vai, ap. Watterich dice : che i Prìn-
cipi Tedeschi avessero allora promesso di condurre un esercito contro
i Normanni, qui lune adversabantur. Apostolicae sedi^ et terramipsam
eitpulsis JVorffiannù Beato Petra et eedesiae Romanae restituerent.
Ila queste ultime parole non essendo in Bonizo dal quale copia TAmo-
— 228 —
Anche Gisolfo aveva cercato pijnuovere il Duca dal-
l'assedio, eccitando una ribellione iu Calabria. L'ardi-
mentoso Abagelardo, essendosi Roberto di Loritello vol-
to altrove , uscito da S. Agata era venuto in Salerno ad
unirsi al Prìncipe suo congiunto ed alleato ^. E nel tem-
po che Riccardo ed il Duca erano lontani , trafugandosi
per alpestri vie pervenne in S. Severina insieme a pochi
seguaci ^, ed accolto dai cittadini se ne insignorì nuova-
mente , e tentò ridestare la sopita sedizione. Questi ru-
mori non valsero però a ritardare la ruina di Gisolfo;
ma non volendo che s'allargassero, il Duca chiamò di
Sicilia il Conte Ruggiero perchè si recasse ad osteggiare
Abagelardo '. Rimasto egli intorno Salerno, continuava
ad investirla, si lanciavano pietre e saette ^, eombatte-
vasi ogni dì , ed erano oppressi gli assediati dalle ne-
miche offese e dalla propria miseria. Ogni qualità di vi-
veri era mancata, gli stessi cibi più schifi, cavalli, topi,
gatti , non si trovavano; un fegato di cane pagavasi die-
MiHOf si può crederle inserite ad avvalorare le pretensioni del Papa su
quelle province.
« ' Fropter inimicitias quas cum Duce habebat , propter aereditatem
quae ab ipso detinebatur sibi , in adiutorium GistUfum introierat.
Malat. Ili , 4. Anon. Sic. p. 750. Abagelardo era nato dalla figUa di
Guido zio di Gisolfo sposata ad Umfredo.
Postquam tempus deditionis instare videi mcmtano itinere hostUia
castra apud sanctam Severinam , quae est in Calabria cum paucis prò*
fectus est, Anon. Sic. p. 730, Malat. l. e.
* Malat. ivi.
4 Donnèrent bataille à la terre , et jettent sajettes et mènent pier-
res. Amato Vili , 25. Frequenti incursione congrediens undique atler-
rebat. Malat. Ili , 4.
— 229 —
ci tari, una gallina venti,' un uovo due danari*. Per
difetto d'ogni alimento cadevano morti i fanciulli ed
i vecchi; i giovani deboli e languenti non avevano forza
• ad impugnare le armi *. Povertà e sofferenza maggiore
non si vide , dice un Cronista , se non a Gerusalemme ,
quando assediata dai Romani si vendevano i Giudei
trenta per un danaro ^. Pietoso caso narrano. Due fi-
gliuoli d'un prete, lasciato il vecchio padre nelP uscire
dalla città, furono seguiti da un cane. Venuti al campo
dei Normanni, del pane che dispensavasi diedero una
parte al fido animale, che verso la sera trovò modo di
rientrar in Salerno , e reeollo al prete. Così negli altri
giorni. Al terzo dì volendo il misero vecchio render gra-
zie all'ignoto benefattore, legò uno scritto al collo del
cane; e svelandosi il fatto, la Duchessa Sichelgaita im-
pose gli si ponesse indosso ogni volta un sacchetto di
pane e si lasciasse andare. Ma sorpreso , Gisolfo fece
uccidere il cane , e martoriare il prete che ne morì *.
La miserabile condizione dei cittadini facendo ogni
giorno più fiacca la difesa, n'affrettò l'estreme sorti ^
■ Ivi , 18. n Cronista aperto nemico di Gisolfo , aggiunge che egli :
vendait lo moy de grain qu* il avoit achathé iij, besant ; xliiij. à ceuz
qui lo pooient achater. Ma non sembra possibile che il principe in modo
così crudele volesse giovarsi delle sofferenze dei cittadini. Altre testi-
monianze confermano la fame terribile che travagliò la città. Malat.
IH , A. GuiL. App. hi.
* Et aucune foiz pour la grani débUité de la fain , le viell mo-
roient coment bestes sans bénédictim da prestre , U jovene de subite
mort. Amato , ivi.
» Ivi , 19.
4 Ivi , Gdil. App. HI. *
^ Et se aucun vout mener la pietre o la fionde , plus tosi fier li
— 230 —
Sei mesi erano Irascorsi da che Salerno trovavasi asse*
diata, uè per forza d'assalto avevano potuto i Normanni
superarne le mura^ quando volgendo il settimo mese,
riuscirono per sorpresa ad occiiparla *. Alcuni tra i Sa-'
lernitani ricoverati nel campo mostrarono una porta che
(li recente murata non aveva guardia ^ ed ai tredici dc-
cerubre , nella oscurità della notte vi condussero un
drappello di nemici *. Fu rotta ed entrarono, ninno ti
si oppose ; tutto era silenzio intorno sopra i bastioni e
nelle torri. Accorsi altri cavalièri e fanti ^ s'inoltrarono,
sorpresero le scolto , lipfono quelli nei quali si scon-
trarono ^. La debolezza , la desolazione era tanta , che
niuno osò impugnare le armi; e solamente dalle ^rida
dei vincitori che acclamavano il Dnca, Gisoiro destato
tten que li am^mù ^ et cil qui vcitloietU la nuit m tiìts tant fttmni
fieble , que à pène pooient n'ir lor mh. ivi » 23,
* ÀMkxo àlee , che il Duca enlro neUa ciiik uegli yde de dfcemhn
e' èst lo XVI jor (XUI). ivi. Anche TAnon. Cassin. fa durare T assedio
dal pridie Non. Maij sino agli Id, Dee, ossia come dice 1' Ann. Bexev.
ap, Pertz, 111 Scrip, in festum sanctac Luciae, Guil. App. ITI, asse-
gna oUo mesi air oppugnazione ; ma forse vi comprese anche V assedio
deUa fortezza.
* Un Salemitain ala à lo due , et lui disi tout ce qu* il savoii de
la citi , prie A. une compagnie une petite porte, ec. Amato ivi. Diver-
samente altri , Infestationi indivulse permtens tandem ad deditianem
coegit, Malat. 1. c.
Egressi cives octavi tempore mensis
Inlerrupta Duci Roberto moenia pandunt. Guil. App.
s Et saillent sur li mur , et entrent as tors , et nul ne trotèrent
qui à U parlasi,,. Et li due come sage manda auvec eauT dievalitrs
et autres homes armes , et ceuz qui gardoient tant debile de fame qui
U ncn pooient iair à la bataille. ivi.
— sal-
dai sonno, fuggì insieme ai fratelli nella rocca ^ Al di
seguente Roberto entrò in Salerno , che il Principe ave-
va giurato incendiare piuttosto anziché rendere ai nemi-
ci *. Pure non in tutto erano cadute le speranze , rima-
neva il castello, sovrastante alla città, forte per sito, pie-
no di difensori disposti a disperata resistenza ^. Tentò
il Duca l'assalto, ma colpito al fianco da un sasso lan-
ciato da una petriera, fu in pericolo di perdere la vita ^
Preparossi quindi a bloccarlo , lo circondò di palizzate ,
e mentre a sovvenire alla penuria dei cittadini faceva
recare viveri da ogni parte, non avendo più d'uopo del*
la flotta , comandò si ponesse ai servigi di Riccardo ^.
Le navi di Calabria e di Amalfi navigarono nel vicino
golfo di Napoli e vennero a chiuderne il porto ®, mentre
il Principe di Capua ripresa l'oppugnazione, faceva co-
• Et Guelfe quant U di ce commensa à fouyr , et $e leva de son
Ut. ivi. •
* Se estoU mist en euer de ardre la cité s'U non la pooU diffen*
dre, ivi:
^ Conscendit turrim , quae facU cacumine montis
Praeminet Urbanis, natura cujus et arte
Et gravis accessus , non hac munitior arce
Omnibus Iialiae regionìbus, ulla videlur. Guil. App. l, e.
4 Un JQT lo dyable liquel aidoit a Gisulfe en sa perversUé , la
pierre laquelle estoU mandée en la tor se romppi , et une parte de la
pietre donna a la eoste de lo due, et parut que U en deust morir.
Amato ivi. Giìil. App. 1. e.
' Et quant lo due Richart vit que la Mgue de son anemie estoit
venue à fin , cerea adjutoire à lo due pour venir sur Naples, Amato
ivi, 24.
^ Lo due comanda à di d' Amalfe et à li Cdabrex que li aiUeni
0 iout lor nefs et obéissent à lo prince. ivi.
-232 —
stPDire fortezze di legno intorno la città, saccheggiando
le rertili terre vicine. Ma valorosamente i cittadini re-
spingevano gli assalti ; invocati con preghiere e digiuni
i celesti aiuti , sortivano alle offese , incendiavano le
castella e le macchine; sorprendevano le navi nemiche^
menando nel porto due galee e duecento prigioni *. Al-
lora Riccardo innalzò una torre più presso alle mura ;
ma anche questa fu distmlta *; e solamente promet-
tendo ai suoi cavalieri dì rendere migliori cavalli per
quelli uccisi, li persuase a resistere, e con più furore
che fortuna continuarono le zuffe ^.
Mentre Napoli difendevasi, s* arrendeva Gisolfo* Pas-
sato breve tempo ^ vennero meno te provvisioni della for-
tezza. Fu necessità ridurre il sostentamento a tre once
di pane, e ad una di ronnaggio; acqua he v evasi da tutti
fuorché dal Principe e dai fratelli ^; scarni e nnacileati
erano divenuti air aspetto gli assediali, infievolile le
membra non reggevano il peso delle armi , ogni bal-
danza era caduta *. La sorella di Gisolfo, che ne divi-
deva le sofferenze , pregò Sichelgaita , che volesse aver
pietà della sua famiglia, e s'adoperasse per la pace. Ma
* Et aueune foiz li 6on ehevalier Utoient fors et dameùtU li Nar-
* mani à combatte^ et aueune foix tomoient o vietaire... Une foia pri-
strent ij e. et ij. gàlie$. Wi.
* /m.
s Four eeite promesse pristrent cuer li Normant, et séeutèreni li
eUadin , et les oecistrent , et pour ce que li ehevalier fion Umoient ,
furent plusor nwrt, ivi.
4 Ivi.
* Et jà se mostrùU la magréee en lor faees , et la vertu faiShit en
kr membre,.. ne non erioient, ne non disoient vergoigne, ivi, fS,
— 233 —
Ottenne soltanto cibi per sé ed i 8uoi, non altra promes-
sa, non essendo più possìbile indurre il Duca ad abban-
donare la conquista *. Vennero non pertanto a colloquio
Gisolfo e Roberto , il quale udite le proposte del cogna-
to respingevale. « Io sperava, disse, che il tuo paren-
» tado dovesse accrescere la mia possanza , e tu stesso
» ne saresti salito a maggior grandezza. Pure non la-
» sciando nulla intentato per abbattermi, cercasti con-
» tro me alleati a Costantinopoli, a Roma, presso la
» Contessa di Toscana. Ti chiedeva pace per gli Amal-
» fitani , e la negasti; ora Dio in'à concessa la vittoria
» e voglio usarne. » Il Principe rispondeva, accusando-
lo di aver voluta la sua distruzione. « Ecco, diceva, io
» son divenuto il vitupero del mondo, e tu vuoi usur-
» parmi l'avito retaggio che dovresti difenderei » Si
partivano irati; ma in* Gisolfo lo sdegno era vinto dalla
necessità , e tornando invano ai negoziati , fu in ultimo
costretto a rendere la fortezza nel gennaio del 1077. Ne
usci Giovanni suo fratello, n'uscirono i difensori accol-
ti umanamente dal Duca; il quale volle anche un dente
di S. Matteo, che dalla Chiesa ove serbavasi era stato
tolto da Guaimaro altro fratello del Principe. Grande
virtù s'attribuiva alla sacra reliquia, e procurava con
l'inganno serbarsela Gisolfo, inviando invece avvolto in
serici drappi, quello d'un' Ebreo morto in quei giorni ^.
' Et la dueesie at une de ees ij. gràces e* est ^ fussent mandées
dhoxes déliekmzes à mengier,,. més sa bone votante lui non vouscon'
eedir. ivi.
• Amato VUI ,26.
5 M,
-234 —
Ma i preti lo smentirono , e minacciato che a lui si ca-
verebbe un dente , ove il miracoloso negasse , lo rese *.
Altri contrasti nascevano a cagione delle terre che i fra-
telli possedevano, negando il Principe fossero comprese
nella capitolazione. Fece perciò Roberto apparecchiare
una nave ed i ferri per inviarlo prigione in Sicilia , e fu
grande la commozione ed il terrore, onde Landolfo ri-
nunziò al possesso della valle di S. Severino e di Poli-
castro, e Guaimaro al Cilento *. Cadeva così il Princi-
pato di Salerno , durato duecentotrentasette anni , e ri-
dotte in condizione di vassallo le stirpi signoreggianti
dei Longobardi andavano a perdersi in quelle degli in-
digeni. Gisolfo dalla commiserazione dal vincitore, ot-
teneva mille bisanti , e la libertà dopo aver giurato, che
né per sé né per altri avrebbe cercato di riprendere il
dominio perduto ^. Ricoverò dapprima nel campo di Ric-
cardo presso Napoli , poi in Capua *, seco traendo V im-
portuna memoria della passata grandezza.
* Im dente non estoit fatte ensi coment li prestre disoit. Lo due
manda disant à lo prince que s* il non avoit la dent de saint Mathie
propre à la jor séquente , qui trairoit à Gisolfe la dent $oe. ivi.
» Lo due fist venir li nave à lo pori et feri pour loier lo prince ,
quar lo voloit tnander à Palerme,.. Et alore fu un petit de plaint...
Landulfe rendi la vai de Saint Severin et Pollicastre , et Guaymère
rendi Cylliente. ivi , 29.
^ Giura Gisolfe que par soi ne par autre , mais non cercì^era lo
prineipée de Saleme.., Et la ducesse par comandement de lo due lui
donna moult de choses et li due lui donna mil besans et chevaux et
muh, ivi. Quocumque vellet abeundi libertatem dedit. Mal.\t. IH , 4.
Gm. App. ih.
4 yen ala à lo prince Richart et fu receu gratiousement,,.. Et à
fé que vesquis plus quiétement, mentre qu*U estoit sur JSaples lo man-
— 235 —
E forse a cagione del concesso ricovero s'intepidiro-
no le relazioni tra Roberto e Riccardo, il quale si que-
relò del fiacco soccorso che le navi del Duca gli ave-
vano dato. Ma i vicendevoli rancori sparirono subilo , e
la flotta che bloccava Napoli fu accresciuta ed altre mi-
lizie vennero in sostegno agli assedianti, e quindi Gisol-
fo cercò in Roma un'asilo più sicuro *.
La nuova della conquista di Salerno era pervenuta a
Gregorio VII quando egli conseguiva il maggiore suo
trionfo. Richiesto dai Principi Tedeschi di voler presie-
dere la Dieta d'Augusta, sul finirò dell'anno 1076, ben-
che il verno fosse aspro, s'era posto in via accompa-
gnato dal Cancelliere dell'Imperio Gregorio Vescovo di
Vercelli *. Ma giunto in questa città, udendo che Arrigo
stesso scendeva in Italia, per sospetto si ritrasse nel
castello di Canossa appartenente alla Contessa Matilde ^
Respinto in Germania, il Re passava le Alpi in sem-
bianza di penitente, e depresso il superbo sdegno nel-
l'animo, invocava perdono. Umiljossi, s'invilì, fu as-
soluto, prostrandosi ai piedi del Pontefice, nel ventotto
gennaio del 1077 *. La memoria però della sofferta in-
giuria vinse ogni più mite proposito , uscito da Canossa
da à Capue, Més en petit de tempi te partvrent corroeUi lui et lo
prince. Amato ivi.
■ Et pui% refirent paix,... Et lo due manda plu$ de nefs por re-
etraindre lo port de Naple. ivi , 31.
• BoNizo Vin , ec.
s Et sunt , qui dieunt , eum Pontifieem ineautum voluhte capere.
ivi , Lamb. Scanp. ad an.
4 Per aliquot dies supet* nives et gla^s diseaiceatui j^ibue perdìh
rant, Bonino 1. e.
— 236 —
lo circondavano i Vescovi scismatici, i capitani di Lom-
bardia si strìngevano intorno a lui *; e prima in segreto
poi scopertamente dichiarandosi nemico del Papa, Ar-
rigo continuò ad opporgli le insidie e la forza. Questa
mutazione, e gli ingannevoli trattati costrinsero il Papa
a rimanere nei dominii di Matilde durante quasi tutto
quell'anno, e soltanto nei settembre tornato in Roma*
vi accolse affettuosamente T esule Gisolfo concedendogli
il governo d'alcune terre nella Campagna Romana ^.
Intanto incerta pendeva la lotta in Alemagna. Tra i
Principi ed il Papa erano seguiti altri negoziati , e cre-
scendo i seguaci d'Arrigo in Italia, si riunivano ì suoi
nemici a Forcheim per dichiararlo decaduto dal trono.
Non potendo recarvisi Gregorio , per mezzo dei suoi le-
gati proponeva s'indugiasse ogni risoluzione; prevalse
però il partito di eleggere un altro Re, e fu prescel-
to Rodolfo di Svevia nel marzo del 1078 *. Ma .come
r avvilimento di Canossa aveva resi più arditi gli scisma-
tici in Lombardia; così ora la deposizione d'Arrigo, ri-
sollevava i suoi fautori in Germania *. In Italia erano
• Noctibus earum nefariis acquiescens cimsiliis illud mente tracia-
bat. ivi.
» In castello eodem , quarn jrro tot et tantis ereticorum et scisma-
ticorum scandalis et repugnanfiis non parum maestificatus usque in au-
gustum mensem perstitit. Berth.
* Ao rechut come ancor de pére et monstra à li Romain et toute
manière de gent coment lui vouloit bien , et lo fist prince de toutes
les chozes de V Eglize. Amato VUI , 51.
. . .* . venientem Papa benigne
Suscipìt et regio Campanica traditur illi. Guif.. App. \\\.
4 BoAizo Vni , Lamb. Scanf. ad an. Berth. Costan. Chh.
» Quod factum magna clade intulit Romano orbi. Bonizo VUI.
— 237 —
i Vescovi ed i signori feudali che minacciati dal riscuo-
tersi dei borghesi e dei vassalli sostenevano il Re Te-
desco contro il Papa protettore dei Pateripi ; ed in Ger-
mania erano principalmente le città ed il popolo , che
temendo V oppressione dei Principi e la loro potenza si
dichiaravano per Arrigo ^ E questi giovandosi del du-
plice aiuto, si trovò presto in condizione di contrastare
al suo emulo , e traversando il Fruii e la Carinzia mos-
se contro i suoi nemici *•
11 Papa senza dichiararsi ancora fra i contendenti ,
piserbandosi il supremo arbitrio delle loro ragioni , ne-
goziava con entrambi e con i Principi ^, ed aspettando
gli effetti delle pratiche e delle armi, rivolgevasi ai pe-
ricoli più vicini e più temuti. Un nuovo accrescimento
air autorità del Pontificato era venuto in quei giorni
dalla sommessione della Corsica *, che s'era posta nel-
r obbedienza della Sede Apostolica, e dalla donazione
fatta da Matilde al Papa di tutti i suoi possessi ^. Ma
piena di agitazioni ed in preda agli avversarii rimaneva
la Lombardia, ostili e cupidi d'altri acquisti si mostra-
vano i Normanni. Se con Arrigo avessero stretti accordi
* Maxima pars exercitus ejus ex mercataribus erat, Bbuno de beli*
Sax. p. m.
* Congregans omnes , quos habere poterai Longobardos « Veronam
profieiscitur. Arnul. Med, V, iO.
^ Berth. Costan. ad an,
4 Epist. V, 2. 4.
* Iram Imperatoris Henrici sUn infesti metuens , Liguriam et Tu*
sciam prwincias Gregorio Papae et sanctae Romanae ecdesiae devo*
tissime obtulit. Per. Due. Ili , 49. La donazione fu poi rinnovata nel
«02.
— 238 —
s'ignora; Riccardo però aveva continuato ad assediar
Napoli, la quale resisteva con tanta pertinacia da far
credere che i Santi stessi pugnassero in sua difesa *• E
Roberto poiché ebbe innalzale altre torri in Salerno on-
de assecurarsi di quella parte della città posta nel piano,
aveva assalito Benevento* Landolfo VI, ultimo di sua
stirpe e vassallo del Papa v'era morto nel novembre del
1077 *, e come suo feudo pretendeva la Chiesa il Priii'
cipato; ma il Duca, profittando dell' universale pertur-
bazione , e consentendolo Riccardo, tentò impadronirse-
ne ^. Vi condusse intorno T esercito, sacchegjjiò le terre
dei cittadini per indurli a rendersi ^ alzò castella e mac-
chine per batterla *• E in questo mezzo altri Normanni
irrompevano nelle Marche di Fermo e di Spoleto , nella
Sabina e nella Campagna, e perfino in Roma macchi-
navano. Mentre in Aleniagna l'Imperio pendeva dalla
sentenza del Pontefice, ed alla sua voce tiemavanu i
Re, lieti di chiamarsi vassalli del Beato E^ielro, quelli
che feudatarii e sostegno erano stati dalla papale gran-
dezza miravano a spogliarla dei suoi patriwonii , e
■ Sanctus ChrUti tnartyr Jantutrius cum aliU dealbatis saepiut
videbatUur a principe et ejus ewereitu per castra artnati discurrere.
Petr. Due. m. 45.
■ Quinto decimo kaL decembris obiit Landulfus princes, an. 4077
ind, XV, Chr. S. Soph. nel Catal. dei Prtnc. Bene», si dice morto
nel 27 decembre.
* Avec lo conseill et avec la licence de lo prince kUstant les neft
à lo pori et li chevalier en garde de lo chastel lo due ala à assegier
Bonivent, \ÌU ,51. Quarto decimo kaL januarii venit super Bem»
ventum Bobertus Dux* Ann. Bèkev. Pebtz. ni , Script.
4 Fist forteresce entor et afflisi li citadin de le chose hr. Amato l. e»
— 239 —
ad usurparne !a sede stessa. Indarno Gregorio VII im-
póse a Roberto in nome dell' antica autorità che s'allon-
tanasse da Benevento , il Duca rifiutò obbedirgli * ; e la
città sarebbe caduta se d' altra parte non veniva il soc-
corso. Nel febraio di quell'anno s'adunavano al quarto
Concilio Lateranense oltre a settanta Prelati ^; Rodolfo
ed Arrigo vi avevano inviati ambasciatori, a sostenere
i loro dritti a promettere obbedienza e devozione al Pon-
tefice. Ma rinviando il Papa la decisione ad una Dieta
da convocarsi in Germania, dove egli o i suoi legati
avrebbero udite e discusse le ragioni di entrambi , in-
giungeva si posassero le armi sino a quel tempo ^. In-
tanto fulminando altra volta d' anatema Guiberto , Ugo
Candido e gli altri Vescovi scismatici, pubblicamente si
dichiaravano nel Sinodo scomunicati tutti i Normanni
infesti alle terre di S. Pietro. Cioè gli assalitori della
Marca di Fermo e del Ducato di Spoleti , quelli che as-
sediavano Benevento , che invadevano e depredavano
la Campagna, la Marittima e la Sabina, ed osavano per-
turbare Roma, a Qualunque Vescovo o Presbitero che
» ad essi , sino a quanto non siano assoluti , amministri
» i divini ufficii, vogliamo, soggiungeva il Pontefice, che
» in perpetuo s' intenda rimosso dal sacerdozio ^.
' Et niH Romanus Pantif ex cuius praecqfto parebat , hoc idem Duci
prókUmUset , nequaquam db incoepto desisterU. Rom. Saler. ad an,
• Ivi.
' Berte. Costar, ad an,
4 Excomtmicamus omnes Nortmannos qui invadere terram 5. Petti
taborant videlicet Marehiam Firmanam , Dueatum SpóUtinum , et eoi
qui Beneventum obsident , et qui invadere et depredare Campaniam
nUuntur et tnaritima atque Sa^noSf nec non qui tentant urbem Mo»
ero ebbero le pratiche presso
dano figliuolo del Principe Riccardo , che due vo
padre era stato ribelle , ed ora vedendolo infermo , T ab-
bandonava. Spaventato dallo scomunica , o trovando it
essa un opportuno pretesto apertamente si separò da
nemici del Papa , ed insième a suo lio Rainulfo signor
di Caiazzo Avellino e Mercogliano , fu in lionia per far
si assolvere e per unirsi in lega con Gregorio VII '^
L'ultimo ostacolo alla civile discordia dei Normanni
tolto dalla morte di Riccardo. Pervenuto al ternaìnedeW
la vita, prima di scioglierlo dalle censure, gli iinpos
il Vescovo d'Aversa di restituire le terre della Chiesi
occupate in Campagna , e ribenedetto mancò nel etnqutl
aprile ^. Ebbe aita e robusta la persona ^ forte l'aninioj
sagace nei consigli , generoso e benevolo ai suoi mo^^
stressi , terribile ai nemici ^, La redata Contea mutò in
manam confundere , et quieumqm €ùmm seu £pùwp%u im ^^u^fi
ter pTaedÌ€tis Nortmannù , àmcc excmnunieaH fuerifU divinum 0$^
cium fecerit , a iocerdolali ufficio perpetuo luèmovcmui, €o.^ctL. XX.
p. 505.
' Et Jordain fili de lo due (sic) , avec lo conte Rogier ( Raioulfe )
ion onde , volani avoir la gràce de V Eglixe , alèrent à Rome et fw-
reni absolut de la excommunication et firent ligue de fidelità avec k
pape. Amato Vlil , 38. Pet. Diac. 1. e.
^ Richardus princeps obiit V feria Coena Domini. Akon. Gass. 1078.
Chr. Cav. Et quant il vini à mori rendi à saint Pierre la Campaù
gne , et absolut de lo évesque de Averse fu mori et enterré en edUd
jor que Ishu- Crisi céna avec ses disciples. Amatq ivi, 54. Con la morte
di Riccardo finisce la Cronaca di Amato , il quale aggiunge un solo ca-
pitolo per enumerare i grandi benefici! che il Principe di Capna e Ro-
berto fecero al Monastero pregando Iddio che pour la mérite de SaùU
Bénèdit , lor en rende mérite en vie eterne.
* FuU autem hie statura proeerus^ forti animo ^ ingenio astulus,
*
— 244 —
Principato, nella Campania, ed oltre fra i Marsi e quasi
insino a Roma estese il dominio, ed ambì signoreggiarvi
emulo non indegno di Roberto. Nemici , a vicenda si
sarebbero infrenati , concordi nelle ambizioni , forse la
politica potestà dei Papi sarebbe in tutto venuta meno ,
se non troncava la morte quell'alleanza.
Appena mancato Riccardo, Giordano riconosciuto suo
successore, e Rainulfo concessero pace a Napoli^; e
ricevuti quattro mila e cinquecento bisanti dai Bene-
ventani , mossero contro il Duca di Puglia , e lo co-
strinsero a levarsi dall'assedio ^. Roberto si ritrasse in
Troia , dove , quotando per poco il rumore delle armi ,
soffermavasi in altre cure. Àzzo II Marchese d'Este ben-
ché innanzi si fosse dichiarato grande fautore del Pon-
tefice , veniva ora egli stesso a richiedere la mano di
Eria figliuola del Duca per suo figlio Ugo ^; e splendi-
largitaie famosus^ circa benevolus, et stìn fidelibui mansuetas alque
benignus , rebellibus autem perfidù vtUde terribUis. Romual. Salern.
ad an.
* Sed eiu$ obsidio dissipata est a RodtUpho Pipino Comite, Lupo ,
ad an. Frinceps enim favens papae Gregorio acceptis a Benevetitanit
quatuormilibus quingentis bisantiis ec. Petr. Diac. 1. e. Sedit ibi usque
in 6 idus aprilis. Ann. Bekev.
* Et Neapotis obsidione soluta est, Anon. Cass. ad an.
» Amato VUI ,33.
Dumqae moraretur Trojanae moenibus urbis
Nobilis advenìt Lombardus Marchio quidam
Axo vocalus erat, secum deduxit Hugonem
nitistrem natum : Ducis huic ut filia detur. Guil. App. HI.
Secondo narra Ord. Vit. L. VIU, Ugo d' Este dopo la morte di Ro*
berlo : generosae conjugis magnanimitate (erre non valens repudia-
VOL. u. ^6
— 242 —
d amente &i festeggiò il parentado alla presenza dei Con-
ti Normanni, costretti in quella occasione ad offrire un
donativo. Conforme agli usi feudali era ia ricbiesta pre-
stazione « ma insolita ancora negli stati del mezzodì,
ove indefinita e contrastata rimaneva tuttavia la supre-
ma autorità di Roberto, Ogni nuovo atto perci6 che
mirasse a rafTerraarta suscitava gelosie e rancori. In-
sofferenti del vassallaggio obbedirono non pertanto i
Conti, ma serbando negli animi lo sdegno^ inclinarono
alle nemiche suggestioni '.
Celebrate le nozze il Duca aveva raggiunto il fratello
Ruggiero in Calabria sotto le mura dì S. Severina*,
Abagelardo vi si sosteneva con molta virlù , ed aiiabc
quando fu cresciuto il numero degli assedianli y irrum-
peva con improvise sortite a combatterli ^. 1 disperati
sforzi favori la fortuna, poiché trovandosi a quella im*
presa Roberto, Giordano e suo 2Ìo Hainulfo^ collegati
al Pontefice, s'adoperarono ad incitargli contro una più
vasta ribellione. Furono in segreto inviati messaggi ai
Conti in Puglia ricordando gli onerosi servigi imposti ,
i violali diritti , il dominio preteso dal Duca *. li Prin-
vit. Pro qua re Papa Urbanus palam ipsum excommunkatit. Diceu
che sposasse dopo Rinaldo Conte dei Marsi. Castella Chr. Com. Mar,
' comuniter ìHi
Chnnes tristantur, quasi Tecligalia poscì
A Duce miraotes, sed non obstare valentes,
Et mulos et equos , diversaque munera praebent. Gull. App. I. e.
» Malat. Ili , 5.
^ Saepeque conffredUur, multa mUUiae congruentia perpetrata «ini/.ìfi.
4 Tandem consilìis Jordanem patre Richardo
Participant natum , patruo simul omnia pandunt
— 2r43 —
cipe di Capua ed il Papa s'offrivano pronti ad una lega ,
lasciavano a ciascuno travedere la possibilità di render-
si indipendente, ed infiammate così le menti, congiura-
vasi da ogni parte. Altri avvenimenti aiutavano gli osti-
li proposili. Michele VII Imperatore d'Oriente congiunto
di Roberto era stato balzato dal trono. Inetto a respin-
gere le correrie delle barbare generazioni che avevano
invase le province; non valse meglio a spegnere le in-
terne sedizioni. Prima un Niceforo Briennio Duca di
Durazzo insorto neir ottobre del 1077 fu preso ed acce-
cato , poi Niceforo Betoniate, sollevandosi in Nicea con
lieve contrasto nel marzo 1078 la moglie e la corona
usurpando a Michele , rilegollo nel Monastero di Stu-
do ^ E fatto evirare e vestir frate suo figlio Costantino,
Elena ed un'altra figliuola di Roberto che ivi trovavasi
ritenne prigioniere ^. Frattanto rumoreggiava anche la
Sicilia. Ruggiero nel recarsi in Calabria, aveva affidato
Ranuulfo Corniti. Guil. App. IH.
Princeps,,,, cum universis comitibus Apuliae contra eum cospirat.
PeT. DlAC. 1. e.
• ZoNABA. L. xvin.
* Botoniates quidam factus est imperator , qui et ctbstulit praedi»
ctus Midiaelis uxorem^ et abusus est ea. Lupo ad an. Ipso quoque
filius,,, turpiter eunuchizalus,,, Ipsam Ducis filiam reclusam diligenti
custodiam observàbant, Malat. HI , d5. Zonara , dice che fu subito
rimandala al padre , invece Ord. Vit. Vili , narra che oltre Elena vi fos-
se un' altra sorella e che entrambe , post Umgum tempus Rogerius co-
rniti Sicitiae , Augusto (avente , ut amico redditae sunt, V altra so-
rella si vuole fosse Mabilia che poi sposò Guglielmo di Grentmesnil. Di
Elena rimane ricordo in un diploma del 1091 di Arrigo Conte del Gar-
gano , nel quale si parla della Chiesa di S. Bernardo edificata dalla Re-
gina Elena nella città Medianense. Chr. S. Soph. ap, Ugh. X.
— 244 —
iì eomando dell! isola ad Ugo dì Girgea suo genero, im-
ponendogli di non provocare a battaglia i Musulmani,
e di guardarsi dagli inganni di BeDavert che dominava
in Siracupa *. Ma il giovine Coele cupido di gloria ,
ehiamò da Traina Giordano fìgtio naturale di Ruggiero
e seco )o trasse in Catania, apparecchiaodost ad assalire
t nemici. Allora Benavert prevenendo ì suoi disegni ,
celata in reconditi luoghi una parte deiresereito ^ Fece
avaniarf" sin pres&o le mora della città alcune schiere*
Provocali dall'assalto i Normanni, e ruriosaraenle usci-
ti a combattere, lasciandosi trasportare dal giovanile
ardore dei duci caddero nelle insìdie. Né potendo resi-
&terp air urlo , scainparono alcuni con Giordauo fog-
genilo ; ma Ugo e molti altri Turono uccidi *. Udi-
ta la sconfitta , Ruggiero lornò in Sicilia, ed il Dti-
m Tu anch' egli eostretto dai sopraggìunti moli , ad
abbandonare T assedio di S* Severìna , dopo averla eia*
ta dì tre castelli , nei quali pose a guardia Erberto
Faloch, e i due fratelli Rtnaldo dì Semoul e Trista-
no Balbo \
Le trame segrete per commuovere a sedizione i Conti
erano riuscite ; il Papa onde darvi maggiore appoggio si
• MujiT. m , IO.
* irù Scbbese m1 IUìjliimui , ^wsu &tto è Mlito mtà 1076 mi
esite a rtferìrio al I07& ProKUwlMran b dfri ■umctìci fa alt«ntt
e Mm»dosì dspo 1^ issodìe 4i SilenN» , e éktmào il Croaistt d^ ii
^pel lewyo Ri^ggìer» fmiÈmaémm ■tmnitafaBi m mtmemUikm • Skitié
— 245 —
recò nel giugno in Capua * , e mentre in Puglia Ermanno
fratello di Abagelardo, e Guidilone suo cognato ripren-
devano le offese, il Conte Baldovino, Errico Conte del
Gargano , Roberto e Goffredo di Montescaglioso nipoti
del Duca , Pietro Conte di Taranto , insieme ad Amico
Conte di Giovenazzo e Pietro già Conte di Trani suoi zii,
si levarono in armi *. Né solamente questi ed altri po-
tenti signori si dichiararono nemici; ma Pugliesi, Cala-
bri, Lucani , in diversi luoghi cominciarono a tumultua-
re ed insorsero contro la dominazione straniera. Quindi
dovunque furono rumori d'armi, ed ostili fazioni, ra-
pine e morti ^.
li Conte Pietro che altra volta era stato signore di
Trani, tornò ad impadronirsene *, altre città furono oc-
■ V Epist, 1, del lib. VI , è scritta da Capua nel giugno dì que-
sC anno.
• Petrus et Golfredus aperu
Mentis fraude ducem coepere lacessere bellis.
Amissaeque nepos terrae memor Abagelardus
Filius Umfredum loto conamine teniat
.... socio Guidilone sororcm
Cui dedit uxorem , ncc Balduinus eornm ' «
Defuit auxiliis , et lingua doctus et annis.
His Comes Henricus Comes et sociatus Amicus
Doclior bis aderat Robertus de Scabioso
Monti dictus Gof&edi fraler. ec. Guil. App. HI.
. ^ Homnes hi privare Ducem conantur honore :
Haec dissentio non loca contulit Appula tantum ;
Sed Calabris etiam ac Lucanis regnat in oris
Nec non Campanis, metus et koslilis ubique,
Latronum rabies passim baccatur. ivi.
4 hi, ErUravit Petronus in Tranum, Lgpo ad an. 1079. Curom*
Bbev. Norm. ad an, 1078.
- 246 —
cupate dai ribelli, altre si dieliiararono libere, rieoùo-
scendo T autorità tleirimporatore trOriente '; e lo stes-
so fecero alcuni Conti per rimanere ìnJipcD«]enti *. An-
che nella Marca Toalina Trasiiiondo Vescovo dì Valva
ed Abate di Casanria , preparava armi e munizioni per
riprendere i possessi tolti al monastero; ma nelF agosto
Ugo Mahrie^zetto primo tra i feudatarii di Hoberto di
Loritello, simulando amicizia, lo sorprese e ritenendolo
prigione saccheggiò la Badia, e distribuì le rimanenti
terre ai suoi militi *.
L'universale commozione venne estendendosi sul fi-
nire dell'anno 1078, Non tutti i Conti però vi parteei- i
parono, ed alcuni per interesse, o più prudenti si man-
tennero fedeli a Roberto *. Lasciando S. Severina , egli
era venuto sopra Cosenza insorta ai primi rumori. La
pronta repressione, oscuramente aceeimata *^ , sendjni
che impedisse ogni altro movìnienLo in Calabria» dovv
le cagioni di turbolenza furono pi'esto rimosse, roicìiè
' Un ìstrumento di quesl' anno che si conservava nel Monastero di
S. Benedetto in Conversano segnava V anno primo deU* Imperio di Ni-
ceforo. De Meo ad an.
• Si vedrà in prosieguo Errico Conte del Gargano e dì Lucerà , in-
titolare i suoi atti col nome del r Imperatore Alessio.
3 Ugo namque Malmezzettus videns novas munitiùnes fieri et me-
tuens ipsas fore impedimentum sibi invaserat multa castella et mu-
nitiùnes et maanmam partem illius regiones , finxU se amicabUiter vel-
ie habere colloquium cum Abaie, ec. Lo ritenne prigione sino a che otn-
nia nova a£dificia dirueret, Chr. Casaur. ad an,
4 Sed quamvis kostes essent Ducis agmine plures
Pars bello melior Roberto semper adhaeret. Gcil. App. IH.
s Gente sua Calabras cum parte profectus ad oras
Et Cusentinos sibi pacificavit. ivi.
^
— 247-
intorno quel tempo o poco innanzi le milizie del Duca
avevano occupata per sorpresa o per forza Canne, e fatto
prigione Ermanno che n'era Conte*, questo accidente
agevolò r acquisto di S. Severina. Abagelardo volendo
ottenere la libertà del fratello promise in sua vece ren-
dere la città ^. Ma contro la fede data essendo stato Er-
manno rinchiuso nel castello di Mileto, Abagelardo in-
darno richiamandosene a Roberto si partì nuovamente
crucciato da lui e raggiunse in Puglia i ribelli ^
Al vantaggio ottenuto dal Duca si contrapposero più
gravi danni. Mentre egli era intento a raccogliere le
sue forze, ed il verno ritardava la guerra, progredivano
e s'accrescevano i suoi nemici. Amalfi insofferente del-
la perduta autonomia, si ribellava eleggendo a Duca
Marino Sebaste*, nella Contea di Nocera tornava ad
' In Apuliam seccssU , ubi non multo post apud Cavam (sic) in
quodam congresfu Heremannum Comitem frairem Abagelardi capiens,
Rogerio fratti in tum Meliiensi retrudendum mUtU. Malat. Ili , 5.
Deve leggersi invece di Cavam , Cannem , perchè di questa città era
Conte Ermanno , Amato VII , 6 , e perchè Canne scrisse anche V Ano-
nimo Sic.
* Malat. ivi,
^ Ivi, Narra che il Duca promettesse al nipote di far libero il fra-
tello , allorché si sarebbe recato al Gargano ; ma allorché Abagelardo
lo richiese di mantenere i patti, n'ebbe in risposta che si recherebbe
al Gargano dopo sette anni. Perciò soggiunge il Cronista Abagelardo si
allontanò sdegnato da Rossano , e discedens in Apuliam castro S, Ago-
dii seditiosus sese eum suis recepii. Tace ogni altro particolare sino
alla partenza d' Abagelardo per T Oriente.
4 MuBATOAi nella Diss. XIX riferisce un diploma dato in quest' anno
da Marinus Sebastus Dux Amalphitanorum , che fa supporre Amalfi
si fosse ribellata.
— 248 —
acclamarsi il Principe Gisolfo * ; Bari sottraevasi alla
imposta soggezione. Argiricio che aveva sperato renden-
dola a Roberto d'averne il dominio, malamente soppor-
tava che tolta a lui ogni autorità altri la reggesse. E
poiché fervevano ancora gli inquieti umori e gli odii
contro i Normanni, e nuovo fomite s'era aggiunto per
nvere il Duca costruita fra le mura una fortezza , incitò
i cittadini a levarsi contro V abborrita signoria. Nel ven-
tisei febraio del 1079 il Preside lasciatovi da Roberto
fu discacciato , il castello di Portauova distrutto *. Rin-
novavansi le domestiche gare, Basilio figlio di Melo Pez-
zo, in vendetta di Bisanzio ucciso dal padre, era truci-
dato dalla fazione avversa; ma non prevalse questa. Gli
omicidi furono acciecati ', ed Argiricio prese il governo,
e volendo assicurarsi il sostegno dei Conti ribelli , poco
dopo concedeva la sua figlia in moglie ad Abagelardo*.
» Il De Blasi nella Stor. Princ. Long, reca due diplomi segnati Ha
Nocera nel marzo e nel maggio del 1078 col nome di Gisulfo dai qua-
li si può dedurre che Giordano signore dì quella Contea yi avesse fatto
riconoscere il Prìncipe di Salerno. De Meo ad an, 1075.
» Barum rebellavit , ejecto exinde Praeside Ducis, Lupo 1079. Men-
se fehr, die III stante rebellavit Bari ah ipso Duce , et dirutum Co-
stellum de Portanova. Ign. Bar. 1079.
* Passarizzi et Stinizzi interfecerunt Basilium Meli Pezzi intus
sancii Nicdaus de Monte, et eodem die caecati sunt ambo in festa
sancii Marci. Ign. Bar. ad an.
^ Abagelardo
Coniuge , prole data , dedit Argyricius urbem
Egregiam Bari , quam Dux commiscrai ipsi. Gcil. App. 111.
La testinìODianza più sicura di Lupo prova che Argiricio non fosse
investito da Roberto del governo di Bari ; né sembra che egli scaccian-
done il preside Ducale volesse sottoporla ad Abagelardo.
~ 249 —
Allora stringendosi in legai le milizie di Bari, di Trani,
di Quarato , di Bisceglie, e di Andria condotte dal Con-
te Pietro e dal Conte Aniico , mossero contro Giovenaz-
zo ^ Pietro figlio di Riccardo, ribellava Taranto *; Aba-
gelardo venuto sopra Troia vinse Boamondo figlio del
Duca, assediò ed ebbe Ascoli ^. Combattevasi variamen-
te con ostinazione grandissima , e Giovenazzo che fra le
città di Puglia quasi sola rimaneva fedele, fu- salva
per accorgimento di Guglielmo dMvone, il quale facen-
do per mezzo di un falso messo annunziare l'arrivo di
Ruggiero figlio del Duca, intimidì e respinse gli asse-
dianti *. Giungeva finalmente Roberto ^^uidando nume-
rose schiere di fanti Calabresi *, e con le armi , e con
le promesse, la forza e l'astuzia adoperando a disgre-
gare i nemici , sgombratosi il cammino assalì e ripre-
se Ascoli. Poi scontratosi» ivi presso nelT oste degli in-
* Cum Peiri comitis comìlatu vadit Àmicus.
Affìiit obsessae simul Argyriciiis urbi
Cum populo Bari , Trani , pariterque Choreli :
Andrenses etiam cum Buxiliensibus assunt. ivi.
* Taranto fu dopo assediato dal Duca.
3 AbagUardus Comes ivit super Troiani , et fugavit Boamundum
fUium Roberti ducis , et obsedit et cepit Asculum. Chr. Brev. Norm.
1079. Lupo ad an,
4 GuiL. App. ih. Si dilunga molto a narrare la fedeltà ed il valore
degli abitanti di Giovenazzo, e di Guglielmo dMvone, al quale il Duca
aveva data la città dopo che nella precedente ribellione Tebbe tolta
ad Amico. La cura che pone il poeta in questa descrizione fece sup-
porre eh' egli nascesse in Giovenazzo.
^ Et Cuseniinos sibi pacificavit , et illos
Deduxit veniens ad bella pedestrìa promptos ;
Bis comitatus abit. Gol. App. IIK
— 250 —
sorli, mista di Pugliesi e Normanni, vinse in camf
battaglia Àbagelardo, che ferito nella mischia fu co-
stretto a ricoverare in Bari ^ Gli altri Conti si afforza-
rono nelle loro terre , ed il Duca , visitata Giovenazzo ,
e concessa ai cittadini per tre anni T esenzione dai tri-
buti *, profittando dello sgomento, si volse contro i più
deboli. Costrìnse Ariano a rendersi , assaltò in Monte
Vico Gradilone cognato di Abagelardo, e Tebbe prigio-
ne insieme al Conte Baldovino. Entrambi condannati
a perpetuo carcere vennero con diverso supplizio mar-
toriati, e Tuno fu acciecato ed evirato, l'altro perde
solamente gli occhi ^; le loro terre e quelle degli altri
ribelli furono devastate e divise tra i vincitori *. Di-
scordi negli inlenti e nelle ambizioni. Conti e città, in-
* Cepit Asculum , et ilerum Robertus Dux recuperavit eam. Postea
factum est proelium ibidem , et fugatus est Abagilardus cum militi-
bus suis. Chr. Brev. Norm. ad an,
lorica sed Abagelardi
Cuspide perfondilur : corpus persona lueri
Non valel armali. Guil. App. UI.
Dice però che ciliadini di Bari erano con lui, e che la baUaglia se-
guì presso questa cillà , e forse inlese parlare di una mischia prece-
dente , perchè parla dopo di quella avvenuta in Ascoli.
* Glil. App. l. e.
5 Petr. Diac. m, 43. GuiL. App. HI.
Asculus appetii ur certamine captus equestri
Est Balduinus , castellum nomine Vicum
Vi capiti liic Gradilo privaiur lumine captus ,
Texiìbus exuilur : sed Balduinus habere
lllaesos arius permiltitur. Glil. App. III.
4 hostiles vicos et castra subacta
Donat militìbus, faciebat praelia sacpe
Diversis diversa locis. ivi.
- 931 -
digeni e Normanni, non potevano validamente resistere
alla virtù ed alT accortezza di Roberto K Giordano ed il
Pontefice incitatori della sommossa, con debole aiuto
l'avevano sorretta. In Giordano non era T ardimento né
il valore del padre; e il Papa dopo le vittorie d'Arrigo in
Germania esitava a prender ))arte alla guerra. Oltracciò
intèrne turbolenze ^ non erano mancate nel Principato di
Capua, e riprensioni da parte della Curia Romana, che
minacciavano rompere la concordia^. Quindi allorché il
Duca volendo troncare ogni forza alla ribellione condus-
se l'esercito fuori di Puglia, accampandosi sul Sarno *
per invadere gli Stati di Giordano, l'Abate Desiderio ven-
ne in nome di questi e di Rainulfo a trattare ; e le propo-
ste furono accolte e segnata la pace sul finire del 1079 *.
* seti arie vel armis
Omues exsuperal , monilis quain diilcihus il Ics
Alicuit , hos bollo doinilal , versutus et aiidax. ivi.
» Sembra che il castello di Suio si fosse ribellato , poiché in un di*
ploma di Giordano si legge : Suio in perlinentia nostri Ducatus Caje^
taiwTum , qui nobis atque nostro genitori concessus , atque conferma'-
txis est ah Alexavdro Yen. Papa , et quia Bayneiius cum aliis suii
consortibus , qui in ipso castello habitaverunt , talem culpam fecerunt
unde legaliter otnnes res eorum nostro fisco deductae suni, IX kal. ocl.
1078. De Meo ad an.
^ Neir aprile (iregorio aveva sciillo a Giordano riprendendolo d'aver
per forza strappata dalla Chiesa la matrigna per costringerla ad altre
nozze , d' aver spogliato un Vescovo che si recava in Roma , ed usur-
pata la (Chiesa di S. Benedetto , e gli dice : Tu qui bona Ecdesiarum
quoniam fere cuncta , quae tenes , earum sunt , defendere debueras ,
tu potissime temerator ipsarum et dilaniatqr epcistis. XII k^| . Maii ,
ind. 11. Cono. XX.
4 Petb. Di AC /. e.
^ Petr, Diac. Gcil. App. /. e,
Più lenti però e più contraslatr procedevano in Roma gli
accordi, Gregorio VII non sapeva indursi ad abbandonafe
GtsairOf perchè gli pareva die la Chiesa nan potesse esti-
marsi sicura dalle ambizioni dei Normanni ^ se tra il Prio^
uipalo di Capua ed il Uueato di Puijlia non fosse uno sta*'
io intermedio che ne impedisse lacoiigiunzione Richie-
deva perciò che si restituisse Salerno ed Amalfi, e non
trovando propenso Roberto a rilasciarle, più volte furo-
no ripresi ed interrotti i negoziati. Il Duca fermatosi
per breve tempo in Salerno riacquistata subitamente
Amatfi * , tornò in Puglia per combattere e punire quelli
ohe ancora persistevano nella ribellione Occupò con
lieve resistenza Monticolo, Carbonara, Pietra Palomba,
Monleverde, Genzano * Spinazzola fu presa, dopo es-
serne fuggilo il figlio d'Amico, il tjuale temendo perde*
re le altre terre, implorò nuovamente perdono , Goffre-
do e Roberto di Montescaglioso prestarono obbedienza. ,
Mosse allora contro Buri, ma intimiditi della crudele
repressione e disperando potersi sostenere i cittadini si
affrettarono a patteggiare la resa ^. Abagelardo si ritras-
se nel suo castello di S. Agata , ed abbandonato dai
suoi fautori, impetrò ed ottenne che fosse liberato Er-
manno suo fratello cedendo quella fortezza ^ Argìricio
' Non si trova allro diploma di Marino Sebaslo , invece queUi che si
anno mostrano Roberto esercitare dominio in Amalii.
• Petr. Diac. Glil. App. 1. e.
* Caeteri vero metu perculH et se subdiderunt. Roh. Sal. 1079 Ba»
rum civitas reversa est in potestatem Roberti Ducis. Lupo 1080. Dux
fedi fine cum Bari, Ign. ad an,
4 Intorno ad Abagelardo sono discordi i racconti. Amato pone l'as-
sedio di S. Severina da lui sostenuto prima che Salerno fos^e assalito
-253 —
o uscito anch' egli, o dubitando più oltre rimanere in
Bari, poco dopo esulava dalla Puglia in Bulgaria. Né
in lutto venne meno la sua grandezza , se è vero che
onoratamente accolto , disposò ia figliuola Giacinta a
BodinoPrislao erede di quel trono ^ Caduta la ribellione
i Baresi furono costretti ad assediare Trani , e vi rima-
sero con Sighelgaita, mentre Roberto assaliva Taranto
nell'aprile del 1080. Ottenutala subitamente, e minac-
ciando Castellaneta, il Conte Pietro uscì per accordo da
Trani *; e tornata così ogni terra all'obbedienza, più gra-
vi'cure richianiHrono il Duca in Campania.
da Roberto , e dopo che questa città fu presa dice , che sua madre ven*
iie ad imptorare perdono , e che reso il castello di S. Agata ottenne
grazia. Vili , 35. Invece il AIalaterra , descrive V assedio di S. Seve*
rina nel tempo stesso che quello di Salerno , e con particolari diversi
da quelli di Amato , onde può ritenersi che intenda parlare di una se-
conda ribellione. Narra poi che uscisse da quel castello per ottenere la
liberazione di suo fratello , e che iuijannato dal Duca , ricoverò in S. Aga*
ta , donde fu costretto ad esulare con Ermanno in Oriente. Ma questo
non avvenne prima della ribellione dei Conti in Puglia, trovandosi egli
alleato di Argiricio , e probabilmente alcun tempo dopo , perchè si ve-
drà Ermanno nel seguente anno ancora in Italia. La pace fra Bari e
Roberto è ricordata anche da Guil. App. III.
< Achirizzi perreait ad Michaclem Regem Sclavorum deditque ejus
filio ejus filiam uxorem. Lupo ottobre 1080. Luccari , Ann. di Ragusa
p. ^, chiama Giacinta la figlia di Argirizzo e Rodino il marito , cosi anche
h Beatillo p. 76 , o lo dice re di Bulgaria , Sclavonia e Rascia , aggiun-
ge anche che in Bari fu posto questa iscrizione sepolcrale ad Argirizzo
*^ « Clarus stirpe defensor ut Hcctor — GUnia laus , et honor generis
populi quoque Rector — Kyri Joannatius hic clauditur inceneratus ->
Cut Petrus pandit celestia regna beàtus » — Ala non sembra possa ri-
ferirsi a lui.
* Dux obsedit civitatem Tarentum et mense aprilis compraehendU
Lcpo ad an, Guil. App. l. e.
1
Pontefice non aveva potute
la guerra in Germania; e benché entrambi i re per niex-j
zo dei loro legali , protestassero sommcssionc accusaa
dosi a vicenda, non cessavano pereiò dalle olfese '. Fé
rùci niiscIìJe, ingannevoli tre^^ue, inutili negoziati» snc»,-
cedovans! ; poi con più furore nella Sassonia, nella Ba- 1
viera^ nella Svevia, prorompevano le niniisla \ Indarno
il Papa decretò si riponesse il giudizio della contesa in
una Dieta designandone il tempo ed il luogo, inviando
messi e lettere, le ostili fazioni continuarono cpn diver-
so evento insino ai principi! del 1080^. Fugato allora
Arrigo dal suo emulo, o lo estiinasse vinto il Pontefice^
0 disperasse averlo mai amico, nel marzo rieonoseeva
pubblieamento Uodollb *, Vedendo però desiarsi più viva
agitazione in Italia, ed i legali del Re deposto adope-
rarci a rimuovere Matilde dalla sua alleanza , eecltofc i
popoli in Toscana ed in Lombardia, intimare a Magona
un Sinodo *; dubitando che anche Roberto non aderisce
ai nemici , volle pacificarsi con lui ^. L'Abate Desiderio
si fece altra volta mediatore degli accordi , e venuti
» BoNizo. 1. e. Berthol. Constant. Chr.
• IvL
* Ivi» CONCIL. XX.
♦ Ivù BoNizo. l. e. Bernol. (Jhr. Sioebert. Chr* *ec.
* Fraefati regis legali Tusciam venienteSy a subiectiane excf/i^ti-
simae comitissae Mathildis omnino temptabarU avertere; et quia plebi
semper cupida novarum rerum , infida piioribus Vominis , tum quia
eadem plebe naturaliter infida est , quod voluerunt , facillime faceti
poiuerunt,.,, omnes principes Longvbardorum ad colloquium invitaw
tee apud Brixianorium. Bonizo , lib. IX.
^ Veritus ne Henricus se Roberto conjuxisset parum et ipso antea
benevolo affecto erga Papam , sustineri non posset impetum avuborum
— 255 —
Gregorio a Benevento , ed il Duca a Salerno sul finire
di giugno si scontrarono in Aquino ^ Ivi in segreto col-
loquio * furono discussi e stabiliti i nuovi patti della le-
ga e della investitura. Giurò Roberto che in difesa del-
TApostolica Sede e del Papa , insieme a Giordano ed ai
principali Conti, avrebbe dati gli aiuti convenienti con-
tro qualsiasi nemico ^. Che ninna molestia sarebbe re-
cata a Benevento e alle altre terre della Chiesa, pro-
mettendo di vietare che Roberto di Loritello suo nipote
progredisse in ulteriori acquisti *. Quindi sciolto dalle
censure , prestava il Duca omaggio a Gregorio in Cepe-
rano ', dichiarando ricevere rinvestitura di Puglia, Ca-
labria, e Sicilia nel modo come gli altri Pontefici l'ave-
vano data ^ Per Salerno, Amalfi, ed lina parte della
simul hunc sUn matura recmcUiatwne praeoccupamlum omnino decre^
vii, Anna Cohh. 1 , 52. La medesima cagione assegua Guil. àpp. Ili ,
ma fa seguire V accordo dopo la morte di Rodolfo che fu posteriore.
' CUra Aquinum cottoquium habuU. Bonizo. 1. e.
* Soliloquium cunclis adstantibus inde remotis
ConsJlium tenuere. Giìil. àpp.
^ Notum sii ddectùme vestrae , nos tam per nos ipsos , quam et
per Legaios nastros cum Duce Roberto et Jordano ^ caeterisque poten-^
tioribtu Normannorum principibus fuUse locutus , qui profeclo una^
nimiter promittutU se , sicut jurati sunt , ad defensionem S» JR. E.
noetrique honoris amtra omnes mortales auaUium impensurus. Ad
unhers. fideL XX. Conc. p. 519.
4 Pacis perpetuae Beueventi foedere pacto* Guil* App. 1. c.
^ Il giuramento fu dato in Ceperano.
^ Congrua itaque ab eo satisfactione suscepta, prius a vinculo ex»
eomunicationis eum absolvit, et consequenter fidelitatem et komagium
eju$ recepite Postmodum vero jam assuntum in specialem beati Petri
milUem de totius Apuliae et CakJniae Dueatu per veceillum Sedie
Apostolicae investivit. Bomizo L. IX. Confirmata fuit aò ilio ommf
— 256 —
Marca di Fermo invasa dal Conte di Loritello , il Papa
riconoscendo ingiusto il possesso, consentiva però che
temporaneamente il Duca lo ritenesse , confìdando nella
sua bontà ed in Dio che in prosieguo si sarebbe provve-*
duto, secondo che all'onore del Beato Pietro, ed alla
comune salvezza meglio poteva tornare profic4io ^ Se.
mai i Normanni si obbligarono ad un censo determinato
verso la Chiesa Romana , sembra che non prima di que-
sto tempo si stabilisse. D'ogni modo, a queste condizio-
ni della pace, favorevoli molto alla Chiesa, aggiungo-
no alcuni Cronisti la promessa fatta dal Papa di co-
ronare Imperatore Roberto ^. Ma sebbene Arrigo e Ro-
dolfo non avessero altro titolo che quello di Re, è
troppo lontano dal vero ch'egli meditasse togliere ad
entrambi la corona imperiale. Gli intenti di Gregorio,
i danni che potevano derivarne alla potenza del Ponti-
ficato , r opposizione fatta al Principe Riccardo quan-
do ambì il nome di Patrizio di Roma, non lasciano al-
cun dubbio che non si sarebbe mai innalzato all'Impe-
ro d'occidente il Duca di Puglia. Altre ambizioni pie-
terra, quam habebat Ròherius in AptUia Calabria et Sicilia. Chron.
Brev. Norm. 1080. Doc. XI.
■ De illa autem terra, quam iniuste tenes , sicut est Salemus et
Amalfia , et pars marchiae Firmanae , nunc te patienter sustineo , w
confidentia Dei omnipotentis et tuae honitatis , ut tu postea inde ad
honorem Dei et sancti Vetri ita te habeas , sicut et te agere et me
tuscipere decet sine periculo animae tuae et meae, Conc. XX.
• Romani Regni sibi promisisse coronam
Papa ferebatur. Guil. App. III.
Pactorum haec fere sentenlia fuit ut Pmtifex quidem regis nomen
ac dignitatem Duci tribueret. Anna Comm. I. Anche Rice. Clcnacies.
Chr, dice :
— 257 —
gavasi a secondare |ìl Papa , le quali più conformi era-
no ai suoi disegui ^
Niceforo Botoniate non aveva potuto raffermarsi sul
trono usurpato a Michele VII , nuovi pretendenti sorge-
vano a contrastargli la corona , maggiori progressi face-
'vano i Turchi Selgiucidi nelle abbandonate province K
Fra i sediziosi rumori , V anarchia , e le invasioni nemi-
che, che turbavano l'Oriente, era nato in Roberto Tau-
dace pensiero di spodestare il debole Imperatore , e di
insignorirsi di Costantinopoli ^. Puglia e Calabria erano
slate e si eslimavano parie ancora del dominio Bizanti-»
no; Normanni e stranieri formavano il nèrbo delle mi-
lizie greche; alcuni Irai ribelli invocavano il Duca contro
r usurpatore. Né aiuti perciò si poteva credere gli sa-
rebbero mancali all' impresa , né apparenti cagioni a
renderla meno avversa ai Greci , dichiarandosi sosteni-
tore di Michele VII e di Costantino Poriìrogenito ma-
rito di Elena *. Trovandosi Hoberlo in Puglia , comin-
■ Forse in queUa occasione Roberto richiese anche il Papa che lo io-
vestisse della Sardegna , ma inutilmente ; perchè scrivendo neir ottobre
dì quest' anno ad Orzocco giudice di Cagliari Gregorio gli dice : essergli
stata con grandi proiTerte richiesta V isola più volte non solum a Aor-
mannU ^ et a luscis ac Longobardis , sed etiam ec. L. VUI , Ep. 10.
* ZONARA. 1. e.
^ Hoc de ilio costans habetur quod nisi morte praeoccupatus fuisset
filium tuum imperatorem faceret , se vero Rege Fersarum , ut saepe
dicebat , costitueret. Riccar. Clunacien. Chr, ap, Murat. Ant, It, T. IV^
p. 1085. Lo stesso narra Ptol. Licen. His. £ccl, L. XIX. e. 11. Rer,
Ital. T. XI. De quo histoiiae magna dicunt , quod intendebat ad Im*
perìum prò fUio suo Boamundo cum favore Gregorio et auxUio , et
ipse adspirabat ad regnum Persarum.
' 4 Secondo narra àmna Comi, le nozze non erano ancora seguite quan»
VCL. u. 47
— 258 —
ci aro no questi disegni a prepararsi; dalla vicina Dalma-
zia vennero incitamenti * ; e volendo meglio oascondem
i propri! intenti , o egli slesso procurò che un falso Mi'
chele, simulando essere rimpernlorc deposto, sì recas-
se a richiederlo di soccorso; a s'infinse prestar fede ad'^
un impostore che era giunto a Brindisi sotto quel ni>^
me *- L'audace avventuriere si chiamava Rector, e vuoi-
si fosse un frate greco o un coppiere che giovandosi df
una certa siraiglianza nelle fattezze del viso , si lasciò
credere Michele VII \ Il Duca lo accolse benevolmenlCt
cifcondollo di fastoso corteggio, impose a tulli d'omn
rarlo, e seco lo condusse a Salerno-*, La pace che trai*
do Niceroro Boloniate usurpò V Impero , tam quidem propter immàtu»
ram pttm aelatem , 4mide eiiam mulatmn t^i puUk{s.m, Né dil ino
racconto si deduce che Cosianiino foBse suto eviralo.
■ kmk CoKM. narra che AJonomacato ribeUaadQsi a Nìceforo , ed iiàUh
. paU) Duraasto , ira nasse con R<ibmo. Im,
• Ad hoc inter se nitmts tutius agebat ut tuh nomine Mid^adUt
quibusdam sibi faventiòuSj Graecis facUius debellatis.... vi coronan
tum sceptro, et ImperialUnis omamentù pervadens , ipse ìmperator
fieret. Malat. UI , 43.
' Vuole Anna Comm. che Roberto inviasse alcuni uomini di Crotone
a cercare un avventuriere che si spacciasse per Michele. Ma non è da
prestar molta fede alle sue parole. Lupo, T Ignoto, il Chr. Brev. Nob.
e RoMUAL. Saler. fanno venire il falso Michele a Brindisi , nel 1080.
Alcuni lo chiamano Rector , ed il Due ance Annot. ad Anna Con. cr^
de appartenesse ad una nobile famiglia di questo nome. Altri auiicbè
Monaco ne fanno un servo.
Iste solebat
Crateras mensi^ pieno deferre Lyeo
Et pincemis erat inferioribus unus. Guil. App. IV.
4 J)ux itaque ut et moi erat diligenter Ulum exeipim$ , oc homh
rabUUer circa se habens ^ secum duxit usque Salemum. Rom. Saia*
~ 259 ~ .
tavasi con la Curia Romana poteva tornare utilissima
alla meditata invasione ; occorreva però che il Papa as-
sentisse a riconoscere 11 preteso Michele , avvalorasse
la guerra con la sua autorità, e promettesse sostenere
Roberto nelle sue pretensioni alla corona Bizantina.
"Mon è probabile supporre che Gregorio VII ignorasse la
condiziono del falso Imperatore , quando quasi a tutti
era nota ^ , e se mostrossi inchinevole ad accreditare le
mendaci apparenze , non fu soltanto per compiacere al
Duca. Rivolgendone in Oriente le armi e le ambizio-
ni f non v' era da temere altro progresso in Italia , ed
una sicura guarentigia ne sarebbe derivata al patrimo-
nio di S. Pietro. Più alte ragioni movevano anche la
mente del Pontefice, trasferito ai Normanni quell'Impe-
ro , lo scisma Greco ^ sarebbe stato abbattuto , la perico-
ad an. — Ver omnes civitates Apuliae sive CalaMae processianibut ti
Imperialibui pompù ex edkto Husdem Ducis , accuratùsime obsecuiì'
datur. Malat. Ul , 15.
Coruìcinum sonitu circumdalus alque tubarum
£t plectris : .
.... populus quoque credulus omnis
Assurgebal ei» ilexa cervice salutans. Guil. App. IV.
■ Lupo dice: Imperator Michael descendit in Apuliam^ ed il Cfla«
Br. Nobm. Michael Ducas qui fuerat expuUus a Nichefaro venit in
Brundutium, Che fosse il vero Michele afferma anche Oro. Vit. Ila gU
altri CrooisU Guil. App. Rom. Saler. Akon. Sic. sono concordi nel di-
chiarare eh' era un impostore. E Malat. a^iunge che alcuni della corte
di Roberto «conoscendo il vero Imperatore affermavano non simigliarsi a
lui, 0 appena , ond' è che multus susurrus inter $um iuper taU nego»
tio fieni. Ili, 15.
^ in acquitUùme Coilaniinopoliiani Imperii non defideniibus bone-
siii eauiis miro nwdo apOatur. Mtera causarum eroi , fuod Gra^
— 960 —
Iosa conquista dei Miisulinani arrestata. L'unità e la su
preina^ia della Chiesa universale , arbitra fra i due Iuk
perii emuli ed obbedienti^ vagheggiala dal monaco lldi3*
brando come T ordine perfetto e prestabilito della Cri-
stianità, non sembrò mai tanto vicina ad attuarsi. Il Papa
scriveva ai Vescovi di Puglia e di Calabria: <f recarsi Ro*
berlo in difesa del deposto Michele, chN^ra venuto a ri-
chiederlo di aiuti, ammonissero perciò in nome dell'Apo-
stolica aulorità quanti dovevano far parte della spedizio-
ne , a non disertare come traditori ai neniici ; a volersi
adoperare con quella fede, che T onore della religione ed
il proprio debito imponevano, ai servigi del Duca; im-
partissero a tiìlti r assoluzione dei peccati * >n Né sola-
mente s'offrivo a dare un carattere sacro alla guerra,
ma prometteva con ogni altro mezzo parteciparvi ^,
Improveduti eventi venivano però a mutare lo uondl-
xioni d'Italia e d'Oriente prima che questi accordi av^
corum gens infedelissima debitam Romanae Eccksiae obbedimtiam
exibere contemnàbat. Anon. Sic. 768.
• Notum sit prudentia vestra non dubitamus gloriosissimum Impera-
torem Costantinopolitanum Michaelem.,^ Qui auxilium beati Pelri tue
non fila nostri gloriosissimi ducis Roberti flagitaturus Italiam petiit.
Quampropter nos.,. predbus Ulius ncc non eiusdem duds annuendum...
apostolica auctoritate praccipimus , quatenus illi qui mUitiam ipsius in*
trare statuerint , in contrariam partem tergiversatione transire non oii*
deant , verum (quod Cristianae religionis honor et déntum postulai)
eipresidium fideliter impendant..,, sicque fulti nostra auctoritate ^ tm-
mo beati Petri potestate a peccatis absdvite. Ad Epis, Apfd. et Cat.
Vili, hai. Aug. Conc. XX, 519.
* Anna Comm. dice che ira i paui deU' accordo vi fu anche che il Pon-
tefice auxUiares copias submitteret, ubi opus esset adversus Romanot
Orientales, I.
— 261 —
sero effetto. Nel venticinque giugno, pochi giorni innanzi
che si segnasse la pace in Ceperano , i Vescovi scisma-
tici riuniti in Brixen alla presenza d'Arrigo, avevano
nuovamente dichiarato scomunicato e decaduto Grego-
rio VII, ed in suo luogo eletto Guiberto Arcivescovo di
Ravenna col nome di Clemente HI ^ Agitandosi quindi
la penisola, il Papa sollecitò i Normanni ad unirsi con
Matilde, e stabilivasi, attemperati che fossero gli estivi
calori, muovere contro Ravenna, per indurre con la for-
za la città sede dell'antipapa a disconoscerne il domi-
nio ^. Ma r impresa, quale che ne fosse la cagione, non
ebbe luogo, ed invece guerreggiando Arrigo in Sassonia
nel quindici ottobre affrontatosi con Rodolfo , sebbene
rimanesse vinto, il suo emulo moriva dalle ferite ripor-
tate in battaglia^. Pochi giorni dopo il figliuolo d'Ar-
rigo sbaragliava le milizie della Contessa di Toscana in
Lombardia*. Duplice trionfo, che fu principio di più
terribile lotta.
' Ann. dom. ine, 1080, VII hai, Junii, cum apud Brixinam No-
ricam 50 episcoparum conventus nec non et optimatum exercitus , non
solum Italiae , sed et Germaniae , iussu regio congregaretur ^ facta
est vox una velut ab ore omnium terrU)Uiter conquerentium super
truculenta vesania cuiusdam Ilildebrandi pseudomonachi, Cod, Uldar.
ap. Pertz Mon. Ger, Leg. II. — Wido Ferrar. Chr, Ann. Augus. ec.
• Idipsum quoque nobis , et qui circa urbem longe lateque sunt in
Tuscia ca^eterisque regionibus principe s firmiter pollicetur, Unde post
kalendas septembris postquam tempus frigescere caepit , cupientes san'
ctam Ravennatem ecclesiam de manibus impiis eripere. Gong. XX.
^ BoNizo IX. Bernoldus , Chr. ec.
4 Eius filius cum exercitu excellcntissimae MalhUdis pugnavit et vieto-
riam obtinuit. Bonizo Le. Apud Vultamprope Mantuam. Bernold. Chr,
CAPITOLO Vili.
Prima d'invadere la Dalmazia, Roberto aveva inviato
in Costantinopoli Raul detto Pelle di Lupo, per intima-
re ìa guerra a Niceforo Botoniate, dove non restituisse
il trono a Michele *. Recava il messo anche lettere per
Alessio Commeno, allora supremo duce delle milizie,
e doveva indurlo a prendere partito in favore del Duca *.
Ma queste pratiche e le ostili minacce riuscirono a di-
verso fine. Botoniate rispose all'ambasciatore, mostran-
dogli il vero Michele che viveva nel Monastero di Slu-
do ^, ed Alessio ribellandosi , volle per sé tentare la
fortuna *. E mentre Raul tornava in Italia, corrotto Te-
' Anna Comm. I.
• Ivi.
5 Michele era sialo elello Vescovo di Efeso , ma preferì rimanersi nel
chiostro.
4 Alexius per vim intravit , deposuit Botoniati , et devenit miserum
induitque monachilem, Ign. Bar. Ann. Comm. Zonara , ec. Alessio era
invialo da Niceforo ad assoldare milizie in Adrianopoli , corrotti i mer-
cenarli fece proclamarsi Imperatore, e mosso contro Costantinopoli T eb-
be per tradimento di Annone , un tedesco che era tra i Varengi. Egli
era slato secondalo dai Normanni , e principalmente da Costantino fi-
glio di Umberto d'Altavilla, come sospetta il Ducange , ma senza alcoo
fondamento.
— 263 —
sercito, secondato dai Normanni che vi militavano, si
fece acclamare Imperatore , e senza grande opposizio-
ne deposto Niceforo T obbligò a vestirsi monaco. Non
è improbabile che congiurando con Roberto volgesse
accortamente a proprio vantaggio le trame, e che anche
Raul vi partecipasse. Poiché suo fratello Ruggiero era
stato ribelle al Duca , e trovavasi esule in Oriente , ed
egli stesso reduce in Puglia, venuto in sospetto come
traditore , poco dopo ricoverò in Costantinopoli , dove
onorata e potente rimase la sua stirpe *. Come che sia,
questa rivoluzione non mutò i propositi di Roberto ; e
sebbene Alessio concedesse titolo di Cesare a Costantino
Porfirogenito ^, ed accogliesse onoratamente nella Corte
Elena e sua sorella, per togliere ogni pretesto alla guer-
ra; continuarono gli apparecchi della spedizione. Esper-
to però alle insidie ed accortissimo, Commeno niun
' Narra Anna Comm. che Raul tornato in Italia si provò a sconsiglia-
re Roberto dair impresa , dicendogli aver visto il vero Michele , ed es-
ser caduto r usurpatore Niceforo. Ma il Duca pieno d^ira mancò poco
non r uccidesse e Raul fu costretto a fuggire prima presso Boamondo
e poi presso Alessio. Questi lo inviò più tardi ambasciatore a Goffredo
Buglione in occasione delle Crociate , e ne vivevano i discendenti al
tempo di P. della Valle, che ne parla nei suoi viaggi. Epis. p. 97,
DUCANGE. 1. e.
* Ann. Comm. Oro. Vit. dice che essendo suto abbaccinato, de vincìdis
sustulU Abbatum cenolni Sancii Cyri iutandum tradidU. VII , 640.
^ FUias quoque Wiscardi praefaius Heros, oc n ipge genuissei eoe
amavU ìdanditer , et pie traetavU , et fere XX anni$ sub tuUia sua
Iti delidis educava . Officium iUarum eroi mane dumimperator de suo
siratu surrexisset , manusque suas àbluere , mappulam et pectinem
ebumeum afferre , et barba imperatorie pcctere. ivi. Non si può dire
quanta fede meriti Innesta testimonianza.
— 264 —
mezzo lasciava intentato per impedirla, e viste rigettate
le pacifiche oflTerte, volgevasi al Pontefice ed al Princi-
pe Giordano, suscitando sospetti contro il Duca ^. Ten-
tò anche ridestare la ribellione nella Puglia per mezzo
di Abagelardo ed Ermanno; ma prontamente repressa
furono entrambi costretti ad esulare tra i Greci K
In mezzo a queste ultime vicende sempre più veniva-
no restringendosi i possessi rimasti ai Musulmani in
Sicilia. Il Conte Ruggiero in vendetta della morte di
Ugo di Girgea distrutto il castello di Zotica, fece ucci-
dervi gli uomini , e le donne ed i fanciulli inviò in Ca-
labria perchè si vendessero ^. Venuto poi saccheggiando
nella valle di Noto, incendiò le messi, e mancato il
raccolto fu grande desolazione e carestia nell' isola.
Trapani assediata per mare e per terra cedeva, ed occu-
pato Castronuovo per tradimento d'un servo, recavasi
il Conte ad investire Taormina. La città per sei mesi
• Concitare videlicet in eum studuit ducem Longobardiae Herman"
num , Papa Romanum , Àrchiepiscopum Capuae Eerbium , missis ad
omnes in eam rem litteris. Anna Comm. III. Sebbene dia il nome di
Duca ad Ermanno , non si può dubitare che non intenda del fratello di
Abagelardo. L' Arcivescovo Erveo fu anche dopo richiesto da Arrigo di
aderire alla fazione dell'antipapa.
• Mari transmeato ad Imperatorem Costantinopolitanum transeunt.
Malat. ni , 6.
Sic quia paces ducis non fungitur Abagelardus
Et patrii juris loca deserit , et Danaonim
Exul adit terras cum rector Aleius e^set
Imperii clemens hunc suscipit ille benigne
Tractat honorifìce. Guil. App. III.
s Foeminas cum pueris in Calabriam vendUum mittU, Malateria
HI , 10.
— 265 —
stretta d'ogni lato cadde per fame , e poco appresso an-
che Jaci e Ciniso aprivano le porte ai Normanni ^ Così
combattevasi sino 1080 ; ed esaltata dovunque la fama
di Ruggiero, Raimondo Conte di Provenza ne sposava
la figlia Matilde * nata da Giuditta sua prima moglie ;
alla quale già morta, era succeduta Eremberga figliuola
di Guglielmo Conte di Mortain K Altri parentadi strin-
geva il Duca Roberto con Raimondo Berengario Conte
di Barcellona, ed Ebles Conte di Roure e di Champagne,
potenti signori che intorno quel tempo divennero suoi
generi *.
• Malat. Ili, H , 42, 47, 48, 20, 21. Anon. Sic. Queste diverse
imprese sono confusamente narrate dal Malaterra che spesso si prova
a descriverle in rozzi versi. Pone l'assedio di Trapani e di Taormina
nel 4078 , e dice nello stesso anno esser venuto a Roberto il falso
Michele , e che in quel tempo preparavasi il Duca ad invadere la Dal-
mazia ; due fatti che appartengono al 4080.
* Raimundus famosisHmus Comes Provinciarum famam Rogerii
Siculorum audiens,... Mathildim filiam suam quam de prima uxore
admodum honestae faciei puellam hd^bat sibi in v^trimonium postu-
landum expostulat, Malat. Ili , 22. Raimondo Conte di Tolosa e di Pro-
venza detto anche Conte di S. Egidio. Il Dicange fam. Norm. ap.
Amato , crede che Matilde fosse gi2i vedova allora di Roberto Conte d' £u
Normanno , e che se il secondo matrimonio non fu sciolto , essa
morì prima di Raimondo , che sposò dopo la figlia di Alfonso Re di
Castiglia.
3 Le parole di Malat. riferite , nella nota precedente mostrano che
Ruggiero aveva allora un' altra 'moglie; e le stesso Cronista la chiama
Elemburga filia GuiUelmi Comitis MortonenHs , IV , 44.
4 GviL. App. Anna Comm. 1 , dice che prima di partire per Dalmazia
venuto in Melfi , Roberto maritò queste due figlie. De Meo crede però
che le nozze avvenissero prima di quel tempo. La prima chiamata Ma-
tilde fu moglie di Raimondo Rerengario II Conte di Barcellona e Cfir*
— 266 —
Ma eventi più gravi lasciava prevedere il riuovo anno
1081 *. Arrigo disponevasi a spendere in Italia , Roberto
a navigare in Dalmazia; e da una parte il Papa, dall'al-
tra Alessio Commeno attendevano a premunirsi. Grego-
rio VII inviava Gisolfo, Principe spodestato di Salerno,
a raccogliere il danaro di S. Pietro in Francia * , riuni-
va milizie, e dubitando che il Duca non dovesse venir
meno alle promesse fatte, scriveva sul finire del verno a
Desiderio : « Essergli noto quale utilità la Chiesa aveva
» sperata dalla pace co' Normanni, e quanto i nemici se
» n'eranoatterriti. Pure conformi all' aspettaziolie non si
» vedevano gli effetti ; indagasse perciò con diligenza
» l'animo di Roberto, e innanzi tutto se , occorrendo,
• dopo la Pasqua era disposto a recarsi in suo aiuto o a
» mandargli il figlio. Dove poi non fosse possibile, di-
» chiarasse , che indubitatamente destinerà ai servigi di
» S. Pietro dopo le feste Pasquali una parte delle sue
» milizie. Intanto lo induca a consentire, che i Nor-
» manni, soliti nella Quaresima a tenersi lontani dalle
» armi , siano da lui o da un legato Apostolico condotti
» contro i ribelli dell'Apostolica sede. Infine gli ricordi
» quello che promise intorno al suo nipote Roberto di
cassona assassinato nel 1082, e dai suoi discendenti nacque Margherita
di Provenza moglie di Luigi il Santo di Francia. Dlcange L c. Gaut-
TiER d'Aro p. 505. L'altra è chiamata Sibilla da Ducange , e Mabilia
da Gauttier d' Aro ; ma questa trovavasi ancora insieme ad Elena in
Oriente.
' Guibertus vero cum suis complicUms Papalia secum deferem indù-
menta intravit Italiani. Bomzo IX. Heinricus totam Italiani conturba-
vit ut nullus secure ad limina Apostolorum posset ire. Bernold. Chr.
» Epist. VHL 25,
— 267 —
» Loritello , cioè che non avrebbe invase altre terre ol-
» tre quelle acquistate in danno della Chiesa. Ne repri-
» ma quindi la sacrilega audacia , dalla quale non ave-
» va desistito , affinchè propizio S. Pietro , gli sia con-
» cessa perpetua felicità *. »
Si accrebbero i sospetti ed i pericoli quando nell'a-
prile Arrigo celebrata la Pasqua a" Verona s'avanzò in
Toscana. Ebbe Lucca che si sollevò contro Matilde, as-
salì Firenze, ma trovando resistenza, sciolto l'assedio si
ritrasse a Ravenna * ad aspettarvi che l'esercito ingros-
sasse d'altre cerne Tedesche e Lombarde, e giungesse-
ro i sussidii promessi dal Conimeno. L' alleanza tra il
Pontefice e Roberto, aveva accomunati gli interessi del-
l'Imperatore Greco e del Re d' Alemagna , ed a vicenda
s'inviarono ambasciatori^ stringendosi in lega. Ad af-
frettare la stabilita diversione contro i Normanni , se-
condo i patti , Alessio fece consegnare ad Arrigo cento
quarantamila denari e cento drappi di scarlatto , scri-
vendogli : che altri due cento sedicimila denari riceve-
rebbe per mezzo di Abagelardo, fedelissimo alla sua no-
biltà, allorché in esecuzione del giuramento sarebbe
venuto ad assalire la Puglia. Negozii di maggiore inte-
resse, diceva, esporrebbe il Protopoedro Costantino, la-
sciando vedere la necessità di raffermare la congiunzio-
« EpisL Vm. 37.
* Veronatn p<i8cha venit. Bermold. Chr, Bonizo L c. Morat. od an.
In suburbanis Ravennae moratur , disponens si poterit Romam circa
Pentecostem venire^ Epis. L, IX , 41.
'^ Fu dalla parte di Arrigo inviato in Costantinopoli Btirkart det^o
il Rosso, poi eletto Vescovo. Ciir. Uspehg. 1121,
— 268 —
ne dei due Imperli con vincoli di parenlailu alliacbè Ì0-
iieme uniti divenissero terribili ai coimnii nomici '.
Non ostaote però le promosse di muover guerra a Ro*
berlo, Arrigo non aveva trasourato di ricercarne T ami-
stà, E la Contessa Matilde disvelava lo pralitbo al Papa
il quale in^^iunsc a Desiderio, di scoprire il vero di quel
trattata, e se roircrta, che sì diceva r.^iita , della Mar-
ca Spolelina, e delle nozze fra Corrado tìgìiuulo del
Re e una figliuola del Duea, potesse rimuovere questi
dalla fede data, ed indurlo a negare i suoi soccorsi alla
Chiesa^- Ma Roberto respinse i legati Tedeschi^, giu-
dicando a ragione che ogni accrescimento della potenza
d'Arrido in Italia lornorebbe n suo danno. Ed avendo
già nel marzo invialo il lìgi io Itoannuido ad assalire l'i-
sola di Gorfù ', parti nel mai;gÌo da Salerno pt"r Olran-
' V, Dfif, XIK SemJjra turto eliti s' miLmda jiarlnrc ìVì Ahagi-larilo nU
pule tir Hdierio ricoverato [wn^^ Alessio. Fjliasi dice che i lii tknm
tnfùno ìmhiì ppr matzo dei VeneaìanL Jlem. #lof. dei Vfu. T* VI. e. i2.
* Comitissa Mathildis literas ad nos direxit , quibus continctur /wc,
quod quemddmodum a familiaribus ipsius prò certo cognomi , prae-
fatus rex placitum cum Roberto duce liabeat videlicet lioc , ut film
regis filiam ipsius ducis accipiat , et rex duci Marchiani tribuat. QwhI
Romani facile credent, si viderint ducem adiutorium (sicut juramen-
tum fidelitatis nobis promisit ) subtrahere, Sed prudentia tua soUicite
invigUet et quid super hac re actum sit diligenti examinatiune cogno-
scat, Epis. IX, ii.
^ Hunc regis mandala monent , quem Papa nolaral
Regno privari censes , ut conferat illi
Aiixilium conira Papam lumidosque Qniriies
Dux quamquam placidi dederit responsa favoris
Legati redeunt sine qualibet emolumento. Glil. App. IV.
^ Mense martio ipse Dux Robertus direxit riavigia et obsedit Cor-
— 269 —
to , ove s'era raunata la flotta, e si veniva raccogliendo
r esercito ^ Ne volendo abbandonare in balìa de' nemi-
ci il Papa che sollecitava i suoi aiuti *, connmise a Ro-
berto di Loritello , ed a Ruggiero suo figlio , che aveva
investito della Ducale autorità e fatto riconoscere come
successore, di nccorrere in difesa di Roma, quando ne
vedessero la necessità, e ne fossero richiesti ^.
L'imminente invasione, aveva destato non mediocre
spavento nella Corle Bizantina, ed in tutta la Dalmazia.
A ninno era Ignoto l'ardimento ed il valore del Duca, e
la fama esagerava gli apparati di guerra ^ Oltre i Conti
che si trovavano nel Ducato, altri cavalieri erano ac-
corsi di Normandia ^, e numerose schiere di fanti erano
fo, Ign. 1081. Lupo ad an, Quindedm naves trans mare aliquam ur*
bem preocupatum mittit, Malat. IH , 24. Glil. App. IV.
' Omnibus aptaiis , et navibus arte paraus
Per liquìdum ponlum classi contlatur Uydruntum. Malat. 111. ^ 14.
Militibusque sui se praestolaretur Hydronti
Imperai apiari naves facit , ipse Salerni
Undique dona petcns et supplementa moratur. Guil. àpp.
* Anna Gomm. reca una lettera scritta dal Papa a Roberto, la quale
o è falsa o alterala dalla consueta vanità della Imperiale scrittrice*
5 Anna Gomm. Sebbene aggiunga poco appresso che Ruggiero nescio
quo ca^u grave conditione mutata sententia expeditionem comitem ha*
buit. Ma lo confuse con Ruggiero Gente di Sicilia.
Egregiam sobolem multo spcctante , Rogerum
Accersit , populo cunctisque vidcntibus illum
Haeredem statuii, praeponit , et omnibus illum;
. Jus proprii Latii lotius , ci Appulac quacque.
4 Northmannid tumuUus expectatione ac fama , quantum nulliui
unquam urbis in omni retro extUisse memoria fando esset auditum*
Anna Gomh. IH.
* Robertus Girardus et Guillelmus de GrentesmainUlo ^ aliiquepto*
— 270 —
state raccolte fra gli indigeni ; galee e ci romeni avevano
fornito tutte le città marittime. Trentamila dìcesi fosse-
ro i combattenti , centocinquanta le navi; però di quelli
e di queste varia il numero presso i Cronisti, ma certo
è che formidabili furono le forze *• Nel maggio Roberto
tolta seco Sighelgaita ed il falso Michele navigò a Corfù
per raggiungervi Boa mondo , il quale o già si era insi-
gnorito delV isola , o r ottenne appena arrivato il padre.
Né quivi si fermarono j ma disbarcalo V esercito a Bu*
trinto I Boamondo ne prese il comando avanzandosi nel-
la Acroceraunia dopo avere occupate Aulona e Canina,
mentre Roberto con la flotta navigava verso DurazzOj do-
ve avevano stabilito rannodarsi ^, Se non che gli auspi-
cii, lieti sino allora, si turbarono, varcando il capo Lia*
guella si levò improvisamente una furiosa tempesta che
disperse le galee ; ed alcune ruppero sulle coste e si
sommersero, altre errarono spinto dal vento, e dei dro-
moni che recavano le vettovaglie molti furono perduti,
balissimi tyrones qui nuper de JSeustria venerant huk expedUione
aderant. Ord. Vit. VII , 641. E nella Chr. inediia di Fil. Mouske è
è ricordato
Un chevalier Bacheler
Qui par polirete vot aler
Droiet en Puille à Robert Guiscard.
Ms8. Bibl, Imp. n. 244 , cit. da Gauttier o' Arg. p. 509.
■ Anna Comm. dice 50 mila fanti , 150 navi , e 200 miUti ma deve
credersi esagerazione ; come anche queUo che aggiunge : Erat misera-
bile spettaailum videre puerulos imbelles,,,, lorica repente oneratoi^ et
impedimentos clypeo , qui arcum nec scire tendere, nec lassare nossent ,
et ubi ingredi oporteret prò debilitate in faciem caderent, Rom. Salei.
Pet. Diac. Chr. Brev. Nor. fanno condurre 700 mtliti e 15 mila fanti.
* Malat. Lupo. Guil. App. Anna Gomii,
-274-
La nave ove era Roberto fu in grave pericolo ; pure né
Tira dei flutti né il timore della morte , valsero a ri-
muoverlo dall'impresa^, ed approdato a Glabinitz, vi
si riunirono le galee scampate dalla burrasca , e poco
dopo vi giunse Boaraondo con l'esercito *. Mossero quin-
di contro Durazzo , occupandjo la flotta il porto , ed ac-
campandosi le milizie nelle ruine d'Epidamno già capi-
tale dell' Epiro , donde in tempi più remoti era partito
Pirro a cercar ventura e gloria in quelle* terre cadute
nel dominio dei Normanni. Con mutata vicenda giun-
gevano ora di Puglia gli assalitori , ed il nome de' Ro-
mani, vincitori dell' Epirota, usurpavano sulla opposta
sponda con diversa fortuna i Bizantini. Ninna provvi-
sione aveva trasandata l'Imperatore, e dubitando che
l'impeto nemico si sarebbe rivolto contro Durazzo, ne
commise la difesa a Giorgio Paleologo, che nelle guerre
d' Oriente aveva acquistato nome di valoroso capitano.
Cominciato l'assedio nel quattordici giugno, s'innalza-
vano torri cinte di cuoio intorno le mura, ed anche sul-
le navi ; mostravasi agli assediati il falso Michele , in-
citandoli in suo nome ad arrendersi, ed alcuni irrideva-
no all'impostore, altri o troppo crudeli o intimiditi,
esitavano ; ma con molta virtù respinse le prime offese
Paleologo ^. Frattanto Alessio, certo ormai che Roberto
meditava usurpare l' Impero , nel tempo che procurava
suscitargli molestie in Italia, disponcvasi con potente
sforzo a respingerlo. E trovandosi in un tempo minac-
• Ivi.
» Ivi.
^ Ivi. GuiL. App.
— 272-
ciato dai Normanni e dai Turchi , si volse a questi meno
temuti per averne pace. Le barbariche orde che doveva-
no raccogliere la cadente signoria dei Califlì Arabi, e de-
gli Imperatori Bi^anliui , infesLate T Armenia e la Cìlìcia,
percorsa la Siria, s'erano addentrate nelle province del-
rimpcro. Divise in tribù, in parte ubbedivanu a Soli-
mano stanziato in Nicea» dal t^uate ottenne Alessio tre-
gua e soccorsi *< Ala più valido appoggio seppe procacciar-
li in llalia. Dopo la Uiorte del Doge l*ictro Orseolo, rapi*
damenle s^era accresciuta la grandezza di Venezia. Dis-
francata da ogni os8e[[UÌo verso T Impero d'Occidente,
r incerta soggezione verso quello d'Oriente si era jjju*
tata in vincolo d'anùìità e di alleanza ^* E declinando la
maritliaia potenza dei Greci e dui Musulmani, subea-
Iravano nei trallici e nella industic operosità i Veneziani
i quali per accordi e per conquiste sollevandosi sulle
vicine^ città dell' Uliria cominciavano ad arrogarsi Tes-
elusivo predominio dell* Adriatico. Pochi anni innanisi ,
avevano infrenate le correrie dei Normanni in Dalmazia
e costretti gli abitanti di Zara » di Spalatro e di Tran , a
promettere che non li avrebbero né chiamati , né favo-
riti K V oscura contesa , rivela gelosie e nimistà che di
' Anna Comm.
* Gregorio VH scriveudo al Doge Domenico Selvo si rallegrava per-
chè : libertate quam ab antiqua stirpe Romanae nobUUatis aoeeptam
Qfmservastis. L. IV ^ 27.
^ Oscuramente sono accennate le correrie dei Normaoni in Dadmaiia^
e le contese surte perciò tra essi ed i Veneziani. Mella Chr. di Daik
DOLO ad an. 1075 si legge : In quo tempore Horihmanni JJalmalioonm
fiens invadunt et destruunt, JJux itaque egressus eos abire coegit^ ut
ab incolis solitam fidelitatem cum promissione non adducendi Ikrth'
— 273 —
tempo in tempo si rinnovarono, e che ora erano ridesta-
te dalla invasione di Roberto , e dalle istanze del Gom-
meno. Dicesi che questi offrisse ricchi doni e larghe
concessioni * , aggiungendo così più vivo stimolo , e so-
spingendoli ad accorrere in difesa di Durazzo. Il Doge
Domenico Solvo mosse sul finire di luglio con sessantalre
galee, mirabili per la loro grandezza, ed altre navi mi*
nori, ed ancorò al porto di Pali o al capo Fallo, come
si crede, a tre miglia dalla città assediata ^ Aspettavano
i Veneziani il vento propizio, e prima che avanzassero
Hoberto inviò Boamondo e la flotta a spiarne i movi-
menti. Fece richiederli anche di riconoscere il falso Mi-
chele , e simulando voler deliberare , il Doge trattenne
mannos in Dalmatiam accepit, £ forse al medesimo tempo è da rife-
rire una impresa conuo il He di Croazia deUa quale rimane memoria
in un Kegisiro del Monastero SS. (Josm. et Dani. JadrensU: In anno
4075 ab incar. meme lìovambns , ea ìempeslate qua Vontes Aviicu^
Heytm troaliae cepit, Lucius ae liey. Vaim. et tioat, L. Il, p. 85.
Jl Conte Amico sembra sia quello stesso che si ribello a Hoberto. Au-
che il Carli ricorda una battaglia tra Veneziani e Normanni anteriore
Sii 1077. Ani. Ital. T. IV.
' Secondo pare anche prima di Alessio , Niceforo Betoniate aveva
sollecitati i soccorsi dei Veneziani , ìua è falso che prima della esulta-
2Ìone del Commeuo il Doge Selvu venisse in difesa di Durazzo , come
sembra doversi dedurre dalla Cronaca del Dam)olo. Michele VII aveva
sposata al Doge una illustre Greca chiamata Teodora o Calegona , so-
rella come credono alcuni di Niceloro Botoniaie. Morosim Stvr, L. JV.
FiLiAsi. T. VI , e. 27. 8. Pj£h Damiano ne riprende i molli costumi , e
ne descrive la morte. J)e Ut.*Aioniai. e. 11. Le vantaggiose olferte fatte
dair Imperatore ai Veneziani sono riferite dai Cronisti. Veiwti multa
largttùme munerum et mawribus piwnUtU ad auxilium ejm coìiru"
caiis. Anon. Sic. Malat. A^n. Comx. L. ]V. Filiasi I. c.
* MoROsiN. Faust. Ak^, Cohu, Le.
vol. u. 18
— 274 —
por un giorno i nemici. Ma nella natte alzate intorno eti-
le antenne mobili torri , sospesi tra gli altieri i palischer-
mi, collocaadbvi dentro gli arcieri , si dispose alla be!-
taglia.
Respinte con ingiuriose parole le proposte èi Boamon*
«lo 1 , lo galee di Puglia di Calabria e di Amalfi , alb
fjuali sperano unite quelle di Spaiutro e di Ragusa *, si
3for?,nrono a penetrare dentro la lìnea delle navi Vene-
vitine ordinate in semieercliio, ed incatenate 1' una ai-
r altra. La mischia s'appiccò da lontano lanciandosi
dardi e pietre j poi accostandosi i Normanni si provaro-
no di venire air arrembaggio* Ma Tammiraglia che pre-
eodeva le altre, percossa da una trave ferrata, s' aperse
in un lato ed affondò, scampando appena Boamondo.
1 suoi, 0 lo credessero perito, o compresi da subito spa-
vejilo si volsero in fuga, e furono inseguiti dai nemici
insino al porto di Durazzo, che venne abbandonato ^
' As>A COMM. IV.
* LiccARi, Ann, di Ragusa, Gcil. App. c gli Storici Greci confer-
mano che i Ragusei ed altri Dalmati s'unissero in quella guerra ai Nor-
manni , tornando forsi> ai patti di una lega anteriore.
5 Anna Comm. 1. e. In portum Duracensem ad ignominiam dam-
nunque nostrorum impune applicant. Malat. IH , 26.
gens multa Venetica portum
Appetii, et naves Roberti marte lacessit. Guil. Apf. IV.
Questa prima battaglia navale è diversamente narrata dal Malatcrm
e dair Anon*. Sic. Secondo i due Cronisti. 1 Veneziani giunsero innanii
Duraz20 tre giorni prima del tempo designato dall'Imperatore. Uscita
la flotta Normanna a combatterli , dorò la mischia sino alla sera ; al-
lora vedendo prevalere i nemici chiesero tregua promeltendo ti di se-
guente di accettare le condizioni di pace che sarebbefo imposte. Jli
nella notte raggiunti da altre navi si premunirono al o^nbauineBto :
— 275 —
Allora gli assediati profittando della vittoria s' uniscono
ai Veneziani, tentano una vigorosa sortita, e recati mol-
ti danni, rientrano trionfanti in citta ^ Tre giorni ap-
presso il Doge confidando poter distruggere la flotta di
Hoberto riparata poco lungi , fornito di milizie greche
le navi, s'avanzò di notte per sorprenderla. Ma scoper-
to al chiarore della luna , i Normanni si prepararono a
resistere , e sostenuti dai Ragusei ostinatamente com-
battono *. Incendiata una loro galea dal fuoco greco ,
aach* essi urtano e sommergono una nave nemica, ed
eguale il furore , eguali i danni , incerta la. fortuna , la
stanchezza pose termine alla mischia *^. Sopraggiunta
poi anche la flotta Bizantina comandata da Maurizio ,
seguivano altri scontri navali ^ , e Roberto non osando
tenere il mare , fece risalire alle sue navi le foci del
Glykis, assicurandole così da ogni pericolo ^. La guerra
ed assaliti quindi i Normanni qaasi a sorpresa , li vinsero. Più proba-
bile però sembra il racconto di Ann.v Comneno. 1 Cronisli Venexiani ac-
cennano appena questi fatti.
> Anna Comm. 1. c.
* Acerrime ulrinque congreditur* Malat. Le.
Gens Gomitata Ducis cum Dalmaticis Ragusea
Telorum densis costernit jactantibus aequor. Guil. Api*.
LcccARi Ann. di Rag. narra che un Raguseo salisse sulla nave ovi*
era T Imperatore, e mancò poco non T uccidesse. Ma Alessio non era
ancora venuto in Dalmazia.
^ tìoUrique exomscentibus dolum^ ipn auUm slrenuitate ttotiro-
rum 9 ceriamen tUrinque diremptum quievU. Malat. 1. e.
. /4 Qtitètif eum $e adjuxisset Maurix cum da$se Romana gravisH-
mo pradio contracto Robertiani terga vertunt. Anna Coxn. Anche Fo-
fOAftUit Lei, Venti, parla di un' altra batt^Ua navale perduta dai N>r-
«lanni.
> ANN. Covi. I. e.
— 276 —
si restrinse alle terrestri fazioni , rese più l^nte dada
penuria dei viveri e dalle moleste sortite degli asse*
diati. Preclusa ogni via, vietavano Veneziani e Greci
che arrivassero soccorsi dalla Puglia ^ rifiutavano i po-
poli deir Epiro i tributi promessi e le vettovaglie , ed
era d' uopo per forza ed in siti remoti cercarne *. A qué-
ste sofferenze s'aggiunsero gli estivi calori, cagione più
funesta d'infermità e di morte. Molti cavalieri perirono,
in maggior numero i fanti *, ma l'assedio non fu sciol-
to ; aiuti vennero di Sicilia e dalla Puglia , e costretti
dalla necessità s'avventurarono i Normanni nuovamente
neir Adriatico ^. Mancate le pioggie erano molte galee
rimaste interrate nel Glykis, torrente anziché fiume;
e nel settembre cominciando a rigonfiare , il Duca fe-
ce approfondirne il letto rialzandone le sponde con ar-
gini artefatti; ed avendovi converse le acque dei vicini
ruscelli , riuscì a sollevarle '. Continuando frattanto la
oppugnazione di Durazzo v'accostò un'altissima torre ,
<;ongegnala in maniera che abbassandosi una porta ve-
niva a formare un ponte sulle mura. Cinquecento fra
» Uostilium tenv marique incursionum commeatum annonae prohi-
bentinm.,.. transittnu Italicarum navium e Roberti ditione necessaria
ad ipsum comportare parantium arcebat, ivi.
-' Ivi. Gì: IL. App.
• Pestilentia tanta vis exarsit ut ea tribus mensibus facile homi'
num decetn rnillia dicatur absumpsisse. Ivi. Ma sembra il numero una
deUe consuete esagerazioni deUa imperiale scriurice. I Cronisti Puglie-
si , dopo le vittorie dei Veneziani tacciono ogni altro particolare sioo
alla battaglia con Alessio.
4 Unde Roberti cito sensit quanti mementi maris imperium. A^?»^
(lOMM. l. e.
» Ivi.
* —277 —
ì più valoi^osi vi erano dentro; intorno torri minori coti
frofnbolieri e saettatori. Opposero gli assediati unche
essi una torre , e lanciando fuochi artificiati , ed urtan-
do con travi e catapulte , tennero lontani gli assalitori ,
uscendo anche fuori a combatterli. Pugna vasi così fiera-
mente , e il Paleologo con pertinacia provvedeva alla di-
fesa benché ferito; ma dubitando piìi oltre di sostener-
si, con frequenti messaggi affrettò il. soccorso dell' Im-
peratore. Alessio dal tempo della invasione aveva fatti
grandi apparati di guerra ^ raccozzate le milizie dei Tes-
sali , dei Macedoni , dei Manichei , e quelle mercenarie
dei Turchi, raccolte le legioni dei Varengi *. Militavano
fra queste generazioni diverse di Slavi , Normanni emi-
grati di Puglia * , Anglo-Sassoni , che fuggendo dalle
remote contrade , venivano a scontrarsi nella siirpe me-
desima degli odiati conquistatori di lor terra ^. In tutto
sommava l'esercito greco a settantamila combattenti * ,
e dovevano accrescerlo i Serbi condotti da Bodino , e
e ie genti della Dalmazia rimaste amiche all'Imperio *.
Con lento cammino avanzando il Commeno, pervenne
• lei,
'* Franeicis cohortibwt^ ivi. Erano condoue da Pamicomite, e da Co-
siariiiuo Umbertopolo , preleso nipote del Duca Roberto.
* Angli quo8 Varììigos appettante Mal\t. HI , 27. Ord. Vit. IV , VII.
Malesb. II. Thierry , li. L. 5.
H Pietro Diacono , ed altri storici lo fanno ascendere a 170 mila.
Lebeau , L. liXXXI.
^ Mandala per ferri curarel ad Bodinum et Dalmata reliquosqw
circum praeféctos et Duccs adiacentium regionum. Anna Cohm. l. e.
Sembra che. questo Dodìno sia lo stesso che aveva sposata la figlia del
Barese Argirizzo, ed in altro luogo è ricordato da Anna insieme al pa-
dre : Exarcki erant Ualmatamm Bodinus et MichaHwt.
nella prima metà d'ottobre presso il fiume Kardzanin,
e le varie e numerose schiere , accampatf. sopra i colli
circostanti a Durazzo , erano alla vista come locuste
sparse sul terreno '. Primi a scoprirle furono i forag*
giatori Normanni , e indietreggiando atterriti, vennero
a darne notizia a Roberto *. Scontravansi poi Boamondó
e Basilio, usciti dai due campi ad esplorare; s'azzuffa-
vano a pruova , e i Bizantini soverchianti di forze fujf-
givano, il loro duce restava prigione ^. Giungevano quindi
legati imperiali alla presenza del Duca, recatìdo minac-
ce e proposizioni d'accordo, per specularne gli intenti
e le forze ; e rinviati con disdegnose parole , dalF una e
l'altra parte si disposero a combattere ♦.'L'Imperatore,
chiamato da Durazzo Giorgio Paleolo^o adunava i capi-
tani a consiglio. Opinavano alcuni , che circondati i ne^
mici s'affamassero, altri che s'investissero subito, e fu
vinto cjucsto partito. Al nuovo giorno, dieciotto d'otto-
bre, si venne a battaglia; gli Anglo-Sassoni furono col-
• More locuslarum moiiles ot plana legunlur. Gdil. App. IV.
- .Malu. ni , 27.
•' Anna Comm. Guil. Api». I. c.
4 Anna Comm. dice , cho Alessio inviasse ambasciatovi a richietlere
Koberto delia cagione delia i;ucrra , e che questi ({uerelandosi delle
ingiurie fatte al suo suocero «d a sua lìglia , oflVisse alcune condizio-
ni di pace che furono respinte dai T Imperatore. Legati petierìmt res
fjuae concedi nullo modo posscnt , ut potè Romaìio Impet-io pemiciO'
sae. Ma non si può prestarle molta fede, ed in tutto false sono le pa-
role che attribuisce al Duca per esortare i Normanni alla battaglia , la-
sciando ai loro voti reiezione del supremo comandante. Roberlo secoH-
do essa narra , sarebbe stato a( clamato ad unanimità ; e se ad arte uou
menti , mostra questo racconto quanta poca cognizione ebbe Anna dd
politico ordinamento del Ducato di Puglia.
-279 —
locati nella vanguardia; un corpo di ausiliarii passando
nella notte lungo la riva del mare, protetto dalla flotta
Greca e Veneziana, venne a postarsi in maniera da pren-
dere alle spalle i Normanni; il presidio di Durazzo ebbe
ordine di tentare una sortita , le rimanenti milizie si
schierarono sul declivio d^una collina ^ Roberto, che
si pretende non avesse più che quindicimila uomini, ne
accrebbe il numero con le ciurme delle sue navi; dicesi
anzi che a togliere ogni speranza di fuga bruciasse le
galee;- ma non è probabile ^, D'ogni modo, invocati gli
aiuti divini con pie cerimonie ^ divise l'esercito; confi-
dando al Conte Amico Tala destra che poggiava verso
il mare, a Boamondo la sinistra, ritenendo per sé il
centro. Volteggiavano innanzi alquanti cavalieri provo-
cando i nemici , e scaramucciando , e primi entrarono
nella mischia i Vareugi; aperte le fila una mano d'ar-
cieri saettò da lungi , poi gli Anglo-Sassoni piombarono
sulle schiere del Conte Amico. Incalzati dall'urlo, op-
pressi dalle pesanti azze, i Normanni indietreggiarono in
disordine sino al lido del mare; e molti cercandovi uno
scampo , furono morti o presi dai Veneziani che costeg-
giavano la riva *. Ma accorse Sighelgaita, e con fiero as-
■ Anna Cohm. GtiL. App. 1. e.
^ (ìt'iL. App. dice : Ca$tì-a eremai veniente die dux providiui. Ma
Arra (^uiim. vuole che bruciasse le navi, e lo stesso afferma TAnon.
Sic. e Malat.: nave/i ma» a mare protectae omnes combuetU: ne fw-
te cum aerim praelium twitiis immineret , timidi eertamen declinando
spe trammeundi Ulorsum aufugerent. IH , 27.
* Ivi,
4 Angli... certamine inito caudaJtie bidentibus... infestimme inttantes,
nostris admodum importuni jnimo esse oueperunt. Malat. Amna ik>Nif . 1. e.
puita r,'ìiiipoguaiidu , incitando» cumbattetido . riiiiiimJù
i fuggeuti, e benché ferita di fpeccia , li condusse a por-
liLiuterc di Iato i Varengi, assaliti nel tempo stesso da
lioberlo ^ Alla lor volta respinti, piegavano gli Auglo-
Sassoni raccogliendosi dentro e sopra una Chiesa ; ma
il letta gravalo dal peso sprofondò, o quasi tutti rima-
j^cpo pcRtl , soffocati , uccisi -. Scendevano i Greci » e U
mischia diveniva generale; sboccando improvvisi gli au-
siliarii saccbeggiavano il campo dei Normanni , e posti
questi tra i! mare o la città, avendo il Duca rotto il pon-
te ad un tiuraioello per impedire le sortite del presidia ,
si trovarono quasi circondati ed in grande pericolo. Allo-
ra Roberto alzato il vessillo benedetto dal Papa si lancia
impetiìosanaente in mezzo alle srìhiere nemiche , e se-
guito da Boamondo e dai più valorosi, le ruppe e disor-
dinò^. Caddero alcuni illustri capitani imperiali, giac-
quero molte migliaia, alla vittoria quasi certa succesM^
lo f^compiglio e la fuga *. Rodino , che accampato sopra
• IJxor in hoc bello Roboni forte sagitu
Quadam laesa fuit. Guil. Afp.
Quando Gatta Roberti coniuT in bello secata virum Pallas altera,
licet non Minerva, compicata fugientes, acri fixos intuitu mcigna voce
increpuit. Anna Comm. E ricordan«ia la PaUade Normanna con feuiiuiuile
invidia la contrappone a se stessa , nuova Minerva.
^ Versus Ecdesiam S, Nicolai auxUium expeteììtes^ dumalii quan-
tum capacilas permittebat , subintrabant , alii tanta multitudine teda
supérscandunt , ut pondere ipsa feda dissoluta consubruantur , Uliqui
Mtbintraverant opprimentes conclusi pariter soffocarentnr. Malm. Anna
CoMMENO'dìce che ì Normanni v'appiccarono il fuoco.
^ GuiL. App. Malat. Anna Comm.
^ Oltre Niceforo Sirìadeno , Zaccaria , Aspete , ed altri capilani mon
in quella bauaglia Costanzo Dtica , fratello di Michele VII , che fa pei
— 281 ^
un coilo non aveva presa ancora parie alla battaglia ^
fu tra i primi ad allontanarsi *; ed Alessio travolto nel
comune spavento, inseguito dal Conte Amico e da Pie-
tro d^Aulps, solo, ferito, su rapido cavallo, errando a
caso per due giorni , fu salvo infine a Devol , ove le re-
liquie deir esercito si erano raccolte *.
Lasciarono i vinti seimila morti ^, ed ogni loro prov-
visione *. Nel ricco bottino fu trovata una croce di bron-
zo , che la fama diceva fatta da Costantino il Grande a
similitudine di quella che gli apparve nel cielo, serbata
da Roberto come augurio d'altre vittorie. L'assedio di
eiToro da alcuni storici confuso con Costantino tij^lio di Michele , e ge-
nero di Roberto. Anna Comm. lo mostra vivo anche dopo. Dicesi anche
perisse in quello scontro il falso Michele che combatteva fra i Normanni ;
ma il Ddcange, Nat. ad Ah, Com. Io fa sopravvivere ancora alcuni anni.
■ Anna Comm.
* Pietro de Aulps che altri chiama Pietro d'Alife, secondo il Docav
UE L e. prendeva il suo nome da un castello detto de AlpWus , e fu lo
stipite della famiglia dei Duchi Blacds de Aulps, Egli crede questo Pietro
discendente da Pietro primo Conte di Trani. Emigrò dopo in Oriente presso
Alessio, preso parte nelle Crociate, e la sua famiglia rimase io Costan-
iinopoli. La fuga di Alessio Commeno è narrata limgamente da sua %li.n,
la quale cerca coprirne la vergogna, esaltando il coraggio di suo padre,
che dopo aver valorosamente combattuto , circondato da tre cavalieri
Normanni , sfugge ai colpi del Conte Amico , perde il cimiero per un
colpo di Pietro d' Aulps , e riesce a troncare la mano al torzo. lusc-
guKo , due volte fu sul punto di cadere in mano ai nemici ; ma un sal-
to del suo cavallo lo salva , e ferito si sottrae ai persecutori , con gran
dispiacere di Roberto. Altri però dice che l'imperatore sì tenesse lon-
tano dalla battaglia.
^ Plusquam 6000 ex suis. Liivo ad an. Più che cinque mila dice
GciL. App.
1 Pretioiiora h4)sp%iia cum spolm umrpani, Malat,
— 282 —
Durazzo venAe ripreso; Paleologo rimasto nel campo
imperialo non aveva potuto più rientrarvi , ma Alessio
confldandone la difesa ad un Albanese chiamato Com-
miscort, fece intendere ai cittadini che presto tornereb-
be in loro aiuto. E questa speranza ed il gran numero
di Veneziani che vi era dentro * , valsero a prolungare
la resistenza. II Duca di Puglia, aspettando che s* arreo*
desse per forza o per fame , continuò a bloccarla *. L'av-
^ vicinarsi del verno tornava in suo vantaggio , la flotta
dei Greci e dei Veneziani non poteva restare nell'Adria-
tico , e mancato quel sussidio , lusingavasi che la città
sarebbe presa. Inviata perciò una parte dell'esercito ad
occupara Conitza e Giannina, accampò le rimanenti mi-
lizie nei luoghi circostanti a Durazzo, fabbricando un
castello sopra un colle che d'allora fu detto Monte Gui-
scardo ^. Ma aperti assalti non furono , vietandolo la
stagiono avversa; si tramò invece per ottenere ad in-
canno la dedizione. Un Veneziano a nome Domenico \
al (jualo era affidala una delle principali tórri , sedotto
dalle olferlo, o stimandosi ingiuriato dai suoi, si |>iegò
a renderla, ottenendo promessa che gii sarebbe sposala
la nipote del Duca figliuola di Guglielmo suo fratello
morto alcuni anni innanzi ^. La notte del quattordici
' liupeiii juslìs gens tida Venetica servai
Lrbom Dyrracliii. (jUil. Api».
'* JJivcrsis incursionibus crebro luccssebat. Mal.m.
^ Ivi. GuiL. Api».
4 Traditione quorundam Veneticorum, Lupo ad an. Veneliunnii qui-
dam nomine Dominicus nobile genere. Malat. l. e. Guil. App. Anon.
Sic. Gap. Vit. Anna Comm. pretende fosse Amallìtano.
- A'eptcm spcpiosae formae habens, fUiam vifielicet fralìis sui GuU-
— 283 —
febraio 1082, nascostamente furono messi dentro i Nop*
menni, e lo strepito delle armi, e le loro grida, destan-
do i cittadini, si levò da ogni parte grandissimo rumore
e confusione. Per tre giorni però nelle altre torri , e
nelle case si difese il presidio * , e non senza strage fu
compiuta la vittoria restando prigioni molti Veneziani ,
fra i quali lo stesso figliuolo del Doge ^.
Lasciato di governo di Durazzo Fortino di Uossano, il
Duca s'inoltrò nell'Epiro, e solamente Castoria osò re-
sistere; ma minacciata d'assedio, i trecento Varengi che
la difendevano s'arresero ^. Allora città e castella rico-
nobbero la signoria di Roberto, ed il terrore delle suo
conquiste si sparse sino a Costantinopoli *.
In mezzo a questi trionfi giungevano lettere e legati del
Papa, a Esser lieto, scriveva Gregorio al Duca, dei prospe-
» ri successi , e seco i Romani che di lor voti li avevano
» secondati; nonobbliassc però a quale intercessione era-
» no dovuti. Non obbliasse la santa Chiesa Romana, che
Mmi Principatus Comitis , ut ei in maliimonium cum hervdUatc pud'
lae competenti sociandam se dare spopondit, Malat.
Oderai hìc queiidam , quia non se parlecipabat
ik>usì}io
Quendam de profugis . Barioum convocai ad se
Qui sibi chanis erai fideique lenorc probalus.
llunc monei, ul noclae Roberli caslra requirai.
El se veUe duci sua commoda paudere dicat. Goill. àpp.
• Malat. Guil. App.
» Secoudo L'Ign. Barese , cftmprahendit Uux Venetieorum , el na-
vigie eorum eum multi homines. ad an. Ma fu il figlio di Domenico
Selvo che rimase prigione. Guil. An».
^ Fortino de Rosana delegavit. Malat. IH , ^.
4 Vsqw ad ip$am regiam urìtem trmiere faàebat» ivi.
— mk —
n in lui aveva posta ogBÌ sua sperala. Kicordasìie le
w promesse fatte, i doveri di crifitiano, lo tribolazioni
1* buscilate dal sedicente Imperatore Arrigo; ed accor-
rt pendo in soccorso della niadre travagliata dal figlino*
ìj lo della iniquità, sene mostrasse egli pietoso figlio *- »»
Aggiungeva: « non aver apposto suggella allo scritto per
H tema che sorpreso dai nemici noo se ne servissero a
n qualche inganno ^, »
l^oco dopo r invasione di Roberta in Dalmazia , nel
maggio del 1081 , Arrigo s'era avanzato da Uavenna so-
pra lioma accampandosi nei prati detti di Nerone. Ma
la resistenza opposta dai cittadini ^ e le infermità che
nella estiva stagione travagliarono T esercito, lo ave-
vano costretto a ritirarsi in Lombardia ^, dove rima-
se durante T autunno ed il verno del seguente auoo.
Lasciando che ì suoi fautori in Alemagna contrastasseru
al nuovo emulo, Ermanno di Lucemburgo, attese \i me-
testare e deprimere la Contessa Matilde , a procurarsi
alleati nell' Italia meridionale tra i Conti Normanni e
gli indigeni *. Nel marzo del 1082 ricomparso sotto Ro-
' £pù, L. IX , 17. Questa lettera fu recaia da Simone Crispeieosc.
Mabillon Act, SS. or. S. Ben, saec, VI. p. 11 , 285.
* DubUavimìu hic tigillum plumòeutn ponere ,ne ti illi inimici u-
perenta de eo falsiUUem aliquam facerent. Ivi.
^ Venti igitur sexta feria ante pientecostem ad diem constitutuw:
xed Romani praevarieatores effecti dausemnt introitum. Benzo* L. IV.
Post varias dades atque miserìas perpem sunt Romani,.., re.r cnncf-
pta spc ac desiderio $uo fraudatus , et in sua erubeseenlia lymfufus
in Lombardia remeavit. HoNtzo, L. IX.
4 Rossi crede che Arrigo si recasse a svernare in Kaveniia. Hi»t.
Rav. L. 5, 51a n(;l luglio Arrigo trovavasi a Lucca che si era ribellala
— 285 —
ma insieme all' antipapa Guiberto , ed occupate le ca-
stella dei dintorni *, volgevasi Gregorio VII a Roberto. In-
tento il Duca a proseguire la sua impresa , forse avrebbe
esitalo a recarsi personalmente in Italia ^, se ai pericoli
che minacciavano il Pontefice non si fossero aggiunti
moti di maggiore importanza. Allorché la prima volta
era venuto Arrigo ad assediare Roma, una grande com-
mozione si era destata nella vicina Campania , e secon-
do afferma un Cronista , tutti gli abitanti cospirarono
contro i Normanni , preparandosi ad assalirli appena
Roma fosse caduta ^. Atterrito da quei rumorìi e dalla
prossimità delle armi Tedesche , e forse fatto avverso ni
Papa per gelosia dell* amicizia stretta con Roberto, il
Principe Giordano di Capua accettò T alleanza che gli
era offerta da Arrigo ^ Gli diede quindi per ostaggio il
a Matilde. Mcrat, àn. e la guerra contro la Contessa è ricordata da
DomzoKE L. II, e. 21.
' Depopulans urbes et castra evertens, ad uliìmum per omnem qm*
draffedmale tempus R<mam ùbsedU, Bokizo 1. e. Bebnold. Chr.
• En grant doute furerU se il notre pere V apostde et V église de
Rtme laisseraient piller et asservoir, Reccil des UUt, de France, T.
XII, p. 145.
s Coneurritur ab omnibus certaiim , eonfluit ex vicinis maràtipi
inestimabilis populus, Bcnzo 1. e. Hoc audito omnes fere istarum par*
tium homines adversus Normannos uno animo unaque voluntate co*
epirant , et cum imperator Romam transòret , omnes Ulos unanimiter
msurgerent. Hoc illi esplorato perterriti consUium invicem ineunt, ut
eum imperatore foedus quoquo pacto componant: ne si Roma Ule pò-
tiretùr, adiuctis illi Romanis et omnibus per circuitum geiUibus^ ipsi
sedibus suis pellerentur. Petr, Diac. L. IH.
.4 Jordanus principis perterritus advenientis
Henrìci fama non armis obviat illi
Ut sesè finesque suos uitetnr ab i|lo ;
— 286-
figlio e lo sovvenne di danaro. Gregorio avendolo pereiè
scomunicato , scrisse ad Erveo Arcivescovo Capuano di
resistergli; ed all' Arcivescovo di Napoli per indurre il
Duca Sergio a dichiararsi suo nemico ^
La defezione di Giordano, le speranze suscitate dalla
discosa d'Arrigo, gli incitamenti dei Greci, vennero sol*
levando gli animi anche in Calabria , in Puglia ed io
Sicilia. Poco innanzi i Musulmani deir isola condotti
da Benavort , che signoreggiando Siracusa e Noto pre-
valeva fra tutti, s'erano per via di tradimento impadro-
niti di Catania. Un Saraceno che V aveva in guardia
mancando alla fede giurata al Conte Ruggiero, ilei tem*
pò che questi era sul continente , vi pose dentro gli as-
salitori. Accorsi però Giordano figlio naturale del Conte,
Koberto di Sordavalle, ed Elia Cartomense, Musulmano
Sed firmae secum compones faedera pacis
]||i se subigit, genitus concedil obses,
Kt cum prole dedit solidorum muncra multa. Guil. App.
> l.e trattative di Arrigo erano incominciate anche prima di quel tem-
po. Nel febraio del 1082 il Papa rinnovando contro lui le scomuniche
Anathemathnvit item Jldimundum et Landum Campanos omneique
adiutores eorum. Pktr. Pisax. Vit. Greg, VII. Nella lettera scritta
nd Erveo , che non à data certa , il Pontefice Io loda della resistea-
/a opposta ai nemici della Chiesa Romana , lo conforta a perseverare ab
illicita et nefaria exconiunicatarum partecipatiane abstinentes, con-
sigliandolo , dove si vegga minacciato, a ricoverare presso Roberto o in
Roma. Epi8, L. IX, 25. Inviò anche Gisulfo già principe di Salerno per
ambasciatore ai Napoletani , e al suo ritorno avendo riferito : qìwdJordani
qui scienter periuriai beato Vetro et nobis et ab hoc anatl^ematii nodis
lì'gatus est , adiutorium faciant , raccomanda air Arcivescovo : ut praefa-
tnm magistritm militum omnesque tibi commissos admoneas et pontili»
calis censurae disciplina prohibeas et interdicas , ut tam praefato Jor-
liane quam et meris illius ccmplicibus sesc abstineat, Epis. W , %,
— 287 —
rinnegato, lo milizie di Benavert respinte nelle mura .
prima che Tassodio si stringesse sgombrarono la ciltà ^
Quetavasi nel modo stesso la sedizione mossa da Angil-
maro. Surto d' umile nazione era questi, come uomo mol-
to valente, salito in grande favore presso Ruggiero, che
gli sposò la vedova di suo nipote Serlone *, conceden-
dogli in feudo la quarta parte di Gerace. Pure cupido
di maggior signoria, o istigato dalla moglie, Agilmaro
vedendo che i cittadini per avversione ai Normanni ^
erano disposti a secondarlo, aveva intorno quel tempo
occupata tutta la città fabricandovi una torre ; ma il
Conte dopo breve contrasto T obbligò a fuggire.
Represse le ostili invasioni e gli interni rumori, nel-
la primavera del 1082, Ruggiero recavasi a raggiun-
gere in Dalmazia il Duca^, quando entrambi dall' am-
bito acquisto dell' Imperio di Oriente furono distolti.
Alessio istigava Arrigo ad assalire secondo le promesse
la Puglia^; mandava l'esule Ermanno fratello d'Abage-
' 4^ALAT. HI , 50. n Cronista secondo l' usato costume attribuisce mi-
rabili prove ai Normanni. Benavert sarebbe uscito da Caiania per com-
battere il Conte con ventimila fanti olire ì cavaUi , e Ruggiero' con soU
centosessanta cavalieri , dopo numerosa strage, avrebbe respinti i nemici
nella città , costringendoli poi ad abbandonarla. Aggiunge eh<^ il MusuU
mano traditore che egli chiama Bencimine fu in Siracusa ucciso da Bt:-
navert.
• Erat enim filia RadtUfi Baianensi comUis. *ivi , 51 .
^ Qìda oììines gvnus nostrae gentis illis invisum erat. ivi.
•I Che anche Uuggiero si fosse recato in Dalmazia apparisce da quello
che scrive sotto V anno i085 il Cronista Fra Corrado : Rògerìus de Ro-
mnnia reversus est. De AÌeo erroneamente lesse Roma per Romania,
supponendo che Ruggiero si recasse in aiuto del Papa.
^ Miserat vero denuo legatos ad reges Alemanniae sub quwhm He-
— i88 —
lardo a riaccendervi le sopite turbolenze. Quindi il Con-
te di Lucerà e del Gargano tornava a riconoscersi vas-
sallo del Greco loiperatore ; Goffredo di Conversano ed
nitri Conti , riprendevano le armi per far valere le lo-
ro pretensioni ; Canne rendevasi ad Ermanno che prima
ne aveva tenuto il dominio, Ascoli, e Melfi insorge-
vano ^ xXnche Troia si levò improvvisamente; Ruggiero
figlio del Duca che soleva farvi dimora fu costretto a
rinchiudersi nel castello, ove il popolo aiutato dagli
Ascolani lo assediò \ Ma sopravvenuti altri Normanni
la città fu investita , ed irrompendo anche quelli che si
trovavano nella fortezza , gli abitanti furono superati
nelle difese, e con terribile supplizio, alcuni ebbero
mozze le membra , altri furono evirati , o fra i tormenti
thymne dicto... Venit ad eundem Robeìium trepidus nuncius: Regm
AUmaniae in procinctu ewe ad invadendum Longobardiam. A»*
COMM. I. e.
« Ea tempestate pluru apud Apuliam pivpter absentiam JDucis in-
sdentes ad versus eum cospiraverant , volentes ea, quae ejus jura erant
usurpare. Malat. III. , 34. Un' istrumento scriuo in Melfi , nel quale
Pietro figlio 'li Poto fa donazione delia Chiesa di S. Martino, è segnato
con questo note: Jmp, d. n. Alexil, mense octobris, VII Ind. (1085)
De Meo ad an. La ribellione avvenne probabilmente in questo tempo.
Similmento un diploma di Arrigo Conte di Lucerà e Cargano e delU
moglie Adelisa figlia del Conte Ruggieri di Sicilia , e di Giuditta , è dato:
Anno li Imp, I). Alexii SS, Imp, nostri, mense martio Ind. Vi. Ki.
* Interea populus Trojanus et Ascoliianus
Alter ius soliti nolens explere tributi
Amplius , atque dolens eversibus moenibus alter ,
Unanimes studio ducis invasore Hogerum
Haeredem egregium , qui sensu clarus in armis
Cum quantis poterat Troiana clausus in arce
Viribiis ostabat. Gijl. Api».
— 289 —
uccidi ^. Ascoli assalita dopo queir eccidio fu presa e
data alle fiaoime ^; ma non cadde perciò la ribellione ,
le maggiori città si sostennero, e Goffredo di Conversano
invadendo le terre del Duca pose V assedio ad Oria \ In
questo mentre crescevano le minacce ed i fautori di Ar-
rigo i accoglievalo il Monastero di Farfa ^ , aderivano a
lui i Conti dei Marsi, e Desiderio Abate di Montecasino
negandosi a prestargli omaggio, s* impose al Principe
di Capua di devastare le terre della Badia *. Occupan-
ti quindi e saccheggiati i dintorni di Roma , la città
stessa fu per cadere in potere dei Tedeschi , che appic-
cato il fuoco ad alcune case superarono le mura; ma il
popolo riuscì a scacciarli ^.
Sospinto da questi pericoli Roberto lasciò a Boamon-
do il comando dell' esercito in Dalmazia , e nei primi
giorni d'aprile disbarcato ad Otranto con due sole ga-
lee'', mosse incontanente sopra i ribelli che assediava-
' . • . r populamque rebellem
Dìyersìs ponit cructatibas , huic manns , illi
Pes erat abscissus , hunc naso , tesUbos illuni ,
Privai dentibus hos , defonnat et auribus illos. ivi.
• Dextruxit Asculum combusHtque eam igni. Rox. Salir, ad an.
.. 3 Maut. 1. e.
. 4 Ghr. Fàbf. ad an. Petr. Due. L. lU.
. ' imperotor interea per Comites Marscrum misit Eptitdam ad pa-
trem Jkiidenum Petr. Diac. li^ e.
^ Bernol. ad an.
y Malat. hi , 33. GiiL. App. IV. ànon. Sic. Insieme al Duca torno
daUa Dalmazia Roberto di Grenlmesmil Abate di S. Eufemia , e nel
decembre di queir anno non si sa per quale cagione fu avvelenato per
opera di un Musulmano il quale arte fUtmia BrixenH Cenobio scrve^
bai. Oro. Vit. VU , 642.
TOL. II. 19
— 290 ~
uo Oria. Il Conte di Conversano atterrito dal suo ri*
torno» se ne ritrasse, fuggirono gli altri ^j e senza ^sof-
fermarsi a punirli , il Duca s' affrettò ad accorrere in
soccorso del Pontefice *. Prima però che vi giungesse
Arrigo s' era allontanato da Roma, sia per timore dei
Normanni, sia per impedire che Ermanno di Lucembur^
go scendesse , in Lombardia ^ , come lasciava credere.
Aveva non pertanto muniti di presidio alcuni castelli
nei dintorni della città, donde l'Antipapa continuò a
molestare i Romani ^, finché il Duca non venne a di-
scacciarlo da Tivoli ^. Respinti cosi gli esterni nemici ,
volendo vendicarsi dei loro alleati, Roberto rivolse le
armi contro il Principe Capuano, e chiamato di Sicilip
anche il Conte Ruggiero , invasero entrambi la Gampa-
' Obsidione soluta quisque fugam accelerans in sua dUabUUwr,
Malat. 1. c. Dice quiodi che per universam Apuliam seditiones , qìia$
infedelitas turbaverat , a piaesentia ejus sedatae , in cospectu ejtu ,
ocsi nunquam fuissent , siluemnf. Ma durarono anche nel seguen-
te anno.
» Dux rediens ab Epidauro perrexit Romam ferens auxilium
Papae Gregorio, cum Rex jam in partibus moraretur Lombardiae^
ad debellandam Malhildis provinciam. Lupo ad an. Questa prima spe-
dizione dì Roberto verso Roma ricordata anche da Romcal. Salcr. fu
trasandata dagli altri Cronisti e dagli Storici.
2 Expeditionem in Italiani paravit. Bernol. Chr, 1082. BJa ne fu
distolto dai rumori sopravvenuti in Sassonia.
4 Guibertus... magnas depraedationes et varias Romanwum trvn-
cationes faciebat, Bonizo l. e.
^ Gregorium papam adiit , hostes ejus ab urbe propulU , ac civikh
tetti Tiberitti obscdii , acriter eam expugnans , Ulec enim magna pan
militum Imperatoris cum falso Papa Clemente se receptaverat. Bwi.
Saler. ad an.
nJà V lissediundo in un tempo Capua ed Aversa *. Per otto
di le oppugnarono^ poi uscito a combatterli Giordano,
farono diverse fazioni di guerra durante V està ; le messi
Tennero bruciate, la provincia tutta corsa e depredata *;
ma ili ultimo Roberto tornò in Puglia , e Uuggiero nel-
l' isola, dove nella sua assenza s'erano suscitate gravi
perturbazioni ^.
Giordano suo figlio, giovane dMngegno feroce e pie-
no d' ambiziosi pensieri^, v'era stato investito d* ogni
autorità, imponendo il Conte che a lui in tutto s'obbe-
dissei ma perverse suggestioni, e invidia forse, sospet-
tando che il padre dovesse nel retaggio preferirgli i fra-
telli nati da legittime nozze, l'istigarono a ribellarsi. Al-
cuni per animosità , altri per timore piegarono a secon-
darlo y ed usurpato ad inganno il castello di S. Marco e
Mìstretta ^ Giordano non più nascondendo le cupide vo-
glie ostilmente assalì Traina , ove si guardavano i te-
sori del padre. Tornato allora Ruggiero non volle far
forza al figliuolo , per timore che la disperazione non lo
spingesse ad unirsi ai Musulmani; e dissimulato lo sde-
* Fratre comite a SieUia arcesrìto admoto plurimo exerettu^ super
J&rdanum nepotem 9uum Principem Avenae messe tastaturum vadit.
kkLAT. m, 55.
* Ante urìfem Capuanum^ et casirùm^ quod Avcrsae dicUur^ ipso
intfito nec propulsare valente^ per oelo et eo amplius dies commorans
multa depopulatiùne per provinciam lacessimt..^ Multa milUaìiterdù
veirtis eongressUnis utrinque perpetrata sunt\ tri. i)ux hoslUiUer Ca»
puam obsedit^ et acriter ipsam dvitatem ewpugnavit mense Mio.
M. VI. Ro«. Saler. '
• * Malat. 1. c.
^ 4 Jardànui eac toneMim tamen , magnae tiris animi, et eotpùfis,
tt magnarum rerum ghriae suoi àminatimii appetii, m.
— 292 —
gno , e propenso ad obbliare i giovanili trascorsi , ac*
colse benevolmente Giordano. Ma dopo alcuni giorni «
abbaecinati i suoi complici , e minacciando il figliuolo
della medesima pena, lece sospendere T esecuzione, pa-
go che il terrore gli servisse d* esempio *.
Fugati gli scismatici, e depredate le terre del Prin-
(;ipe di Gapua, Roberto continuava intanto a combattere
e punire i ribelli in Puglia. E benché non apparisca ci)e
viva guerra facesse nel verno, pure è certo che ralte-
nuto dalla sedizione dei Gonti e delle città , quasi per
un anno vi rimase. Sembra che cresciute le turbolenze
anche in Bari si estendessero , perchè il Duca ne punì
i cittadini , e riscosse una taglia di molte migliaia di
soldi d'orca Più grande opposizione trovò in Ganne.,
che dal maggio al luglio del 1083 fu assediata, finché
avendola presa in vedetta fece saccheggiarla ed abbat-
terne le mura ^ Quel che avvenisse di Ermanno che vi
si era rinchiuso s'ignora^; forse fuggì nuovamente in
• Malat. Ili , 36.
^ Tulil ipse Dux multa vnllia solidorum ab ipsis Ba/renses , et />•
cU eis prò exinde magna tribdatio , et capsiones. Ign. Bar. 1085.
Siuo al giugno 108t^ Bari non si era ribellata. Uo ìsirumeoio di quel
lempo faUo da Giovanni Nauclerio di Bari è segnato Xi anno dom. Rub-
ber to invictUsimo duce Ytalie Calabrie atque Sicilie mense pmio. Mo>.
Archiv. Neap. voi. V , p. 98.
^ Obsidet obsessas cvertit humoteaus illas. Guil. App.
Li:po. Ign. Ann. S. Sophiae. Rom. Saler. ad an. Dopo la distruzio-
ne di Canne Roberto iterum tulit multis solidis in Bari,
4 Rex eral bis genitus genitrice Hermannus ec. Guil. App.
lì titolo di Re fu adoperato invece di quello di Come. Piet. Due.
ricorda nel Ì09G tra quelli che accompagnarono Boamoudo alla crociata
uà Hermannus Cannensis, L. IV. Secondo alTerma Lupo, nel 1082 ito-
— 293 -
Oriente, o ebbe in altro modo salva la vita; poiché al-
cuni anni dopo se ne trova memoria. Non ostante però
questi successi , la ribellione in tutto non fu spenta ;
Melfi neir ottobre reggevasì ancora in nome dell' Impe-
ratore Alessio ^ ; più lungamente ne riconobbe T autorità
Goffredo di Conversano * ; ed altro indizio delT importan-
za di quei moti può dedursi dal vedere che a Roberto non
fu possibile impedire le offese di Arrigo contro Roma.
Nel decembre 1082 gli scismatici erano tornati nei
dintorni della città, ed accampandosi ad occidente dA
castello di S. Pietro , per sette mesi molestarono con lo
macchine e le armi i difensori del Papa ^. Oltre i Tede-
schi stringevano Tassodio le milizie de' Vescovi Lom-
bardi, le quali per sorpresa nei primi giorni di giugno
1083 s'insignorirono di tutta la regione di Trastevere •.
Allora Arrigo fatto consacrare l'Antipapa Guiberto, pre-
se ad espugnare quella parte di Roma nella quale Gre-
gorio s'era ricoverato. Né potendo per forza entrarvi ,
seppe per via di doni e di promesse volgere in suo
favore i Romani *. Stanchi dai lunghi travagli sofferti ,
iùlardus perrexU ad CostantimpolUanum Imperaiorem , e farelibe sup-
porre che fosse tornato in PugUa insieme al frateUo.
' V. Istrum. citalo nella nota \ a p. 288.
* Nel 1086 un Goffredo che s'intitola inditus Dominator civUatis Mono-
poli, e che sembra sia lo stesso Goffredo di Conversano, pone innanzi ad un
suo diploma : Van. dom» Akxio Imp. Monum. Arch. Neap, T. VI , p. 105.
3 Land. Sen. hist. Med. IV. 3. Ekkard. Chr, Bermold. Chr,
4 Land. 1. c. Gli Ann. Augus. dicono che Arrigo prendesse per forza la
città Leonina.
^ Partim pretio inditeti , partirà multis promismnilnM seductis ,
omnet autem aequaliter iam trienni impugnatione fatigati, Bernol.
e sedolli dairoro» molli aderipona ad un accordo, e bfiifi-
ehè Gisolfo di Salerno cercasse di opporvisi, fu conve-
nuto che Sì meKzo novembre s'adunerebbe un Sinodo io
Roma, nel quale sarebbero definiti i dritti d'Arrigo al-
rimperiOv e Iratiata la pace con la Chiesa- I cittadini
gitirarono, che avrebbero indotto il Papa a coronarlo;
e dove questi si rifiutasse, o fuffgisse, o gì trovasse morto
in quel tempo, gceglierebbcro un altro Pontefice, Allora
ricevuti alcuni ostaggi Arrigo si recò in Toscana.
Hurante l'assedio diHouja, Roberto non aveva fat»
ta alcuna dimostrazione per infrenare le molestie ohe
HI recavano al Papa; solauiente a tenere in fede il pe-
polo , inviò a Gregorio trenta mila soldi d*oro » nel mo-
do stxsBso che Matilde facova i)ervenir|»^li il tesoro del-
la Chiesa di Cauosa *, La rcBlsLenzii opposta dai Uouiu-
ni, ed i sussidu pecuniarii destinati ad avvalorarla ,
rattennero il Duca da un intervento più ellìaace. D^il-
tronde, ridotta a tramjuilHtà la Fogliai egli preparavasi
a tornare nell'Epiro con più potente apparato d'anni ,
per secondare i successi di Boarhondo , e giovarsi del
terrore che si era sparso fra i Greci, A frastornarne i
disegni Alessio non cessava d'insistere presso il suo
^ Hoc tempore Romani a Papae Orefforn toeietaie dùeeàentis lega-
tos ad praedictum direiterur^ Regem , quo eum Eomae mUUrent. Sed
Dux hoc antkipans direxit ptmquam triginta mUHa 9olidùmm Ro-
mani , quatenus sibi eoi Papaequt rèamcUiarei , quùd et fìnium etl.
LnFO 1085. Trasmissus Gregvrius (hemurue Cantusinus. Domz. CoA.
autogr. ap. Wat. pag. 452. In un Sinodo tenuto in Roaia fv stabi-
lito che si potessero pignorare i beni deUe Chiese » ad nawilriiihiw
Guiberto Archiepiscopi Rìanfennati ec. ap. Balvt. MièceU. L. VII ,
pag. 69.
I
— 295 —
alleato , perchè dasse effetto alle promesse ^ ; ma Ar-
rigo, 0 non estimandosi forte abbastanza per assalire
gli Stati del Duca , o volendo innanzi tutto prostrare il
Papa ed assicurarsi T Imperio, indugiava le offese. Il
Concilio s'era riunito nel novembre ^; ma protestando
il Papa che senza la debita satisfazione non avrebbe le-
vate le scomuniche, né aperte trattative; Arrigo era tor-
nato nelle vicinanze di Roma, richiedendo che i citta-
dini in conformità dei patti e del giuramento obbligasse-
ro Gregorio a riconoscerlo, o lo scacciassero ^. L' oro di
Roberto e di Matilde però aveva accresciuto il numero
e l'ardimento dei fautori del Papa, i Romani risposero
aver giurato dargli la corona; ma non di coronarlo so-
lennamente , e disdette con questo sotterfugio le pro-
messe, gli vietarono che entrasse nella città *. furono
allora vicendevoli minacce, e lunghe trattative , fra le
quali venuto il febraio 1084 , vorrebbe una Cronaca Te-
' Eodem tempore legati Graeeorwn venerutU^ munera muUa et magna
in auro et argento vasùque ac serick afferente^, Ekkardus Chir. 4083.
Ann. Gomm. 1. e.
* Arrigo aveva egli stesso cercato impedire là riunione del Concilio,
prevedendone gli effetti. Infatti nulla vi fu stabilito intorno la paci;.
Bernol. Chr. Petr. Pis. VU, Greg. Bonizo 1. e.
' s Bernol. Chr. Nel giuramento che fu stampato nei Mon. Ger. Sor.
Vili , 461 , da un Codice del Museo Britannico Arundeliano si legge :
Si autem mortuw fuerit, vei H fugerii et reverti noluerit ad nostrum
eomilium ut te eoronet m costUutum terminum , noe papa digemm.
4 Proponevano di fargli dare la corona dal Pontefice da sopra le tuura
per mezzo di una fune , e rifiutando Arrigo : igitur domno Papae mul-
to firmius quam pridem , Consilio et auxilio adhaesere, Henricus au-
• lem multo instantius prò eis suae parte eqpplieandis , nune minando ,
nufic promittendo laboravii. Bermol. 1. e.
■■ -296-
desca che Arrigo entrato nella Campaoia si spinges^
anche nella Puglia conquistandone una parte *. Niuna
altra più cerla testimonianza rimane dalla invaBÌone, e
forse il Cronista fu tratlo io errore dalla vaga notizia
deir omaggio che prestarono Giordano di Capua ed i
Normanni del Principato ^ Anche l'Abate Desiderio fu
slogato a prendere F investitura dei possessi della Ba-
dia; e recossi perciò ad Albano ^. Ma non oltre questi ter-
mini si estese la sovranità di Arrigo ; anzi egli stesso
scrive essersi allora trovato a fronte air ostinazione dei
Honaani in tanta povertà di forze , che fu in procinto
d' abbandonare Y Italia *. Se non che il danaro e i doni ri-
cevuti da Alessio, perchè vietasse la partenza di Roberto,
gli valsero assai meglio che le armi, e spargendoli in
meizo al popolo sul finire del marzo ottenne di potere
occupare il palagio Lateranense e quasi tutta la cit-
tà ^ Quindi fatto riconoscere col nome di Clemente lU
» Circa kalendas vero februarii in Campaniam tramiens , ipsam ,
et magnam Apuliae partem cepit, Ekkardcs*. Chr. 1084. Ann. Saxo.
Chr. ad an.
* Princeps et omnes Normanni ad imperatorem pergebant. Imperar
fcr ojecepto a Principe magno qìuinJtUatis pretto^- per proMepium aìk-
rea bulla btdlatum confirmavit totims Capuani principattu attinentiat,
retento «tòt et Imperio monasterio Casinense , cum univerns pertine-
tiis suis, Petr. Di4c. L. ni.
3 itn.
4 Nam eum in Theutonicas partes, de acquirenda Roma jam et-
sperante», redire vellemus, ecce Romani misHs legati» ut Romam m^
traremus rogaverunt. Epis, Ben, ap, Pertz M. G. VHI , 185.
^ Benricus aceeptam pecuniam non in procinetu supra Robertum ,
quod iuramento promint , set ad eonciliandum eibi vulgus Romanum
expendU, cuius adiuiorium Lateranense palaiium intratit. Bevi. Ckr.
— 297 —
l'Antipapa Guiberto, si fece incoronare Imperatore * nel-
la solennità della Pasqua. Gregorio che non aveva potuto
impedire l'entrata di Arrigo, ricoverò con pochi ma de-
voti seguaci in castcl S. Angelo , e suo nipote Rustico
si fortificò con altri nel Soptizouio *. Gravi erano i peri-
gli , e la plebe voltasi a favorire i Tedeschi , li aiutava
nella espugnazione delle fortezze ; contro le quali si al-
zavano macchine ed ingegni di guerra ^ Ma dalla par*
te del Papa erano difensori valenti , e procedendo con
lentezza l'assedio , non disperavano di soccorso. L'Aba-
te di Bigione ed alcuni Cardinali , vennero in Puglia
a richiederne Roberto mentre questi si accingeva a sal-
pare per la Dalmazia, e posposta la spedizione ^, furono
da ogni parte chiamate altre milizie; non volendo il Duca
che Roma ed il Pontefice cadessero in potere di Arrigo ^.
■ Ivi, fioMizo ec.
» Ivi.
^ Cutn diverm bellorum madUnis oppugnare modis omnibm cepit.
PCT. DlAC.
4 LegatoB mùHt Roberlum Apuliae ducem , qui iunc forte dane in-
stritela mare trannre parabat. Hugo Flav. CAr.— Pet. Due. dice che
Roberto uWorz CostantinopoliUmum imperatorem expugnàbat ; mk non
sembra che fosse partito di Puglia. Ord. Vit. VII , scrive che aveva pro-
messo ai Normanni lasciati in Dalmazia quod dome reversuntf ad vof(
non utor halneos^ barba mea non radatur, neque caesaries mihi ion-
MorabUur. •
5 Mism per omnem Ducaium suum expeditis liUrii... ut quieum-
que mUites teu pedites armis deferendis eraiU idonei remota omni mora
Vueem gloriosum apud Romam sequererUur. Anon. Sic. p. 772. Malat.
dice preparau ed intimata la spedizione dall' autunno precedente.
CAPITOLO IX.
Dalla Calabria , dalla Puglia, e dalla Sicilia si leva^
rono schiere d^ìndigenir di Normanni, e di Musulmani
anclte, inviati dal Conte Ruggiero *; e Roberto mosse
nella prima metà del maggio 1084 con trentamila fanti e
seimila cavalli K Esercito potente, che smentisce lo scar-
ED nuniero dei combattenti attribuito sino allora dai
Cronisti ai conquistatori, Dicesi che innanzi s'inviassepw
messi a prevenire il Papa, e ad intimare allo stesso A^|
rigo di sgombrare da Roma, o di prepararsi a battaglia ^.
Certo l'Imperatore, avendo udito che i nemici s'itiol-
travano, non volle lasciarsi rinchiudere nella città, ed
animando il popolo a sostenersi e promettendo che pre-
sto tornerebbe, trasse seco i Tedeschi a Siena *.
' Genie coadunata immensa , et saracenù omnibus , quos kakrf
potuit. Land. Sen. IV , 5. Aesemìila grani piante de chevaiiers fu ie
PuiUe, que de SexUe, que de kalabre. Ree. hù. de Fran. T. Xll , p. i^-
* Millia sex «quitum , trigiuta millìa Romani
Duxerat hic fyeditiini. Guil. App. IV.
Quasi 30 milia bellatorum. Wido Ferr. CM\
^ Petr. Diac. afferma che i messi furono inviati dall' ahate Deside-
rio. Henfico Regi denunciami per nuncios : se ad lldebrandi Ubera-
tùmem intendere ; Uli vero aut obsidime eessandum , aut pugnan^wi
fwe. Wido Ferr. Chr,
4 Quia sìm mUUum praesidium eroi. Petr. Due. laveee Rov. Sa-
-299 —
Tre giorni dopo, nel ventiquattro maggio t il Duca
giunse sotto le mura e si accampò sulla via Tusculana ,
in un luogo che dicevasi TArco, di rincontro al palagio
Lateranense ^ Benché abbandonati dall'Imperatore i
Romani mostravano di volersi difendere , sperando esser
soccorsi , e per timore che Roberto vendicasse aspra-
mente le ingiurie fatte al Pontefice, ed occupasse la cit-
tà. Ma a) quarto dì si lasciarono sorprendere , ed una
schiera di mille e trecento Normanni , scalate le mura ,
per negligenza dei difensori, o per tradimento, ruppe la
porla di S. Lorenzo , e fece entrare Tesercito *. Il Duca
profittando dello sgoménto dei cittadini , s' aprì la via
sino al castello di S. Angelo , e liberato il P.apa lo con-
dusse nel palagio di Laterano. Rifatti però dal subito
LEK. dice avesse : ingenti eaereiiu , e s' tllontaiiasse timore coactutt^
Cesi anche Donizomk. Veiuti per etratam damnuia fugU. YU. M^th,
L. n.
* Ad Eedesia sanetwum QmUtmr Ccrmaium. I^tit. Diac. 1. e.
¥r»p$ Lateraneme palutium ài he» qui dieitur ad Arou. Wibo Feit.
1. €. Dicevasi cesi dagli archi óeW aeqvedotto. Ante poriam fua via
Tueeuìana parrigUur, Malat. Ili , 37.
> Triduo commoraius, urbe undique dmcum cmspecta, quodam di-
lucido €wm mille et tneeniis miUi^ut od fortam fiMe semoH Lau-
renai dieiiur*., ^uH immrem cusiodiam.., ecalie sUenier mppositis mu-
ro$ tranicendUi portisfue ferro «qmrto «iiof Mrodumns. ivi. Pietm
Diacono aarra che per €oas%)to ià Cesoie Console famore dd Papa ,
fa appiccato il fuoco alla città, e Mentre i Remaoì aeoorrevaao ad
estinguerlo , i NormaDiii si aprirono la via sèie al cartel S. Angelo.
Ma r incendio io posteriore. Invece altri scrive, che il giorae dopo al-
fa >enma di Roherte: Qwtuedam Romanorrnm^ portém veserwmUbun
quùmiFMiemam <Flaiiiittia ) diemU , i9Ue VoHeUum càèH* Wte. Ffea.
Irradila a quibus Romanis. Cna, Cavcn. Anche Bosnao fa eoirare R9-
%€rle al A seguente.
— 300 —
lerrore i ilomani, che ancora tenevano i siti più forti ,^
Qon improviso assalto irroinpendo sui Normanni, alcuni
ne uccidono, altri fu|;aoo, e contrastando ftiriosamente
per le vie e nelle piazze combattano *. Ruggiero tìglio
del Duca che era uscito fuori la città con mille cavalie-
ri , accorre contro il popolo solleviito , ina non riesce n
respingerlo, E già h sangui nosa mischia pendeva in
loro vantaggio , fjuando Roberto impone che sia appic-
cato il fuoco alle case ^; i fautori del Papa partecipi al
consigliOf lanciano in più luoghi le fiamme, e il vento le
propaga rapidamente. A questo inaspettato accidente ,
cominciano a piegare i Romani; ed atterriti dall'incen-
dio che si allarga intorno ad essi ed alle spalle, incni-
jfiaLì di fronte dai Normanni» si volgono in fuga ■*. Allura
al fuoco, s'aggiunge Tira dei vincitori; non più si coui-
i Hamani mriims resumpti§, eo»pir(Ui(me inviceìn faeta^ ierfia dir
pùU congregati , per media* ptateoi Urbis impeto facto super nùshtn
iffitere conantur. Nostri a mensù , qu^m asmffebanl , ptJìrumpentei,
ocyus in arma ruunt iMstibus hostes occurrunt , dura frons , ob dura
fronte óbviatur, Malat. 1. e. Bernol. dice che nacque la mischia eo
quod Rikmani quendam eius mUitem vìdneraverint, Gotofredo da Viter-
bo , per anacronismo pospone il fallo ai lempi di Arrigo V.
Papaque Pascalis vincula caplns adii
Henricus Quinlus dum gestal id urbe coronara
Audel Yiscardus parlim comburere Romam. Pant,,ap Mur. VII, 4d5.
* Sed Romanis fortiter insistentibus nullus impetus praevaUbat do-
nec dux : ignem! exdamans , urbe acccnsa ferro et fiamma insistita
Malat. 1. e. Probabilmenie fu allora che il Console Cencio, come narra
Pietro Diacono consigliò di appiccare il fuoco.
* Urbe maxima ex parte incendio vento admixto , accrescente con-
sumitur. Malat. l. e. Maiorem eius partem igni [consnmpsìt. Berxol.
WiDO Ferrar. 1. e. Petr. Pis. Vit. Greg. Dal palagio Laieranense sino
^1 caslel S. Angelo tuole Rom, Sai^er. che la cìllà fosse slata dislniiu.
— 304 —
batte; ma si ruba, si oltraggia, si uccide ^. Le vie, le
case , le chiese , contaminate con le rapine e gli stupri ,
saziata ogni voglia più malvagia , distrutta quasi intera
la città , le preghiere del Papa ^, e la stanchezza posero
termine air eccidio. Non cessarono perciò le vendette ,
alcuni sono mutilati , altri condotti prigionieri , e agli
infelici che implorano perdono , risponde Roberto con
fiere parole , ricordando le loro colpe , minacciando di
sterminare tutti gli abitanti di Roma, « questo nido di
serpenti, che egli dice, voler ripopolare di Normanni ' ».
Richiusi quindi gran numero di cittadini come ostaggi
in Castel S. Angelo , e lasciata una parte dell' esercito
in Roma, il Duca volle recuperare le castella e le terre
' Civium plum irUerfecit , ecclenas subruU , muliereg subiugata et
simplices, vinctU post tergum manibus^ vioknter prius oppressasi ad
tabemacula adduci praecepU. AVido Ferr. Urbe capta et predae data
mtdta mala perpetraverat , nobilium Romanorum filias stuprando et
nocentes pariter innocentesque pari poena affiigendo nuUumque modufn
uti victaribus mos est, in rapina, crudelitate , direptùme habenda.
Ugo Flavic. Omnibus crìminibus , quae ferro , et igne talibus agi so-»
let negotiis , se se furialiter immersexat , iquin etiam virgines sacra*
tas corrumpentes , miserorum Romanorum incestantes , ac antUos eius
earum digitulis detruncabant. Land. Sem. 1. e. Malat. tace questi par*
licolari , limitandosi a dire che i Romani impotenti a resistere ai nemi«
ci , venia impetrata reconcUiatur , sacramentis prò libitu Fapae et du"
cis oMigati foederantur. Le.
* Ord. ViT. 1. e. è il solo che afferma essersi il Papa indarno opposto
alle violenze dei Normanni. Tune Papa ad pedes Dueis oorruU lacrymis
profusus ait : absit hoc a me ut Roma destruatur prò me. Prima però
dice che il Pontefice benedisse air esercito vincitore e prò obedientia
a reattìms absolvU.
? Sardidos et nefaHosque habitatores ejus perimam,.. cruenium ci-
vUatem igne succendam^et tr4ms^lpini$ gentibus repkndam. fh^ Vrr«
— 302 —
della Campagna occupata da^lt seismatìoi, o ribelli al
Hontefìce *, Ed alcune ne prese, altre punì saccheggian-
Jane ì «lintopni ^, a Tivoli, ov'era T Antipapa pose l'as-
sedio j ma disperando averta per la fortezza dei dilenso-
Tir incendiate le «lessì, tagliati gli alberi, recato ogni
pèggior dauno sul litiiro di giugno tornò in Houia ^. la
quel tempo con eguale successo le milizie della Contes-
sa Matilde avevano combattuto in Lombardia *, ed Ar-
rigo, da queste offese respinto, o da più vìvi timori ri*
chiamato in Garmania poco appresso ugeì d'Italia ^. Pur
• PiBT- DiAC* riferisce che il Papa o Bùlierio «scirgao «la Roma mt
mijim ; ma 6eftioLi>o narra ebe ; acceplis obsiéibm a B^manià , «I t»
toit^Uo mMH Angdi^ qmd domum Theoderid dicunt ^ re^rvatii, ipgt
a4 Tfmperandam ierram mncii Petri mm Papa Gregoriù 4* Roma
i^mtìfum pronmmt, i, e.
• lìh hnvi autefu piurima casteUa H civUaie» domm Papae frcm-
peravii, ivi. A questo tempo apparrìeiìe uua ìetiera della Couiessa Mi-
t3de nella quak annunzia ai Tedesclù: Sdatit dmnnum Papa mm
reeuperasie S%Urum at^ lìepe, ap. Ugo Flav.
^ Inde ri6ur<«R0f afgresius... non procul urbe fixU tetUcrus^ ««-
teme ab ifimnam ClemetUù Apostolici^ jin tune temporis n^oroòoCm*
in illay arborei succiditi depopulatus est mems^ tncmulil doanoi ^
qukquid potuiJt ìkiomvnum obtruncavU. Sed cura nihU procederei, ec.
Wwo Fjerr. Iterum Romam in fettivUate smcti Petti reverswm».
Berjìol.
4 Modem tempore militef prudentissimae MathUdU in jUmgqiHirdia
CirtUra fautores Beinrici et inimicoi sancii Petri viriliter pugnate-
Tunt* Beiuiol* Arrigo avendo raccolio uo esercito per accocrer« in di-
fesa di Homa » fu sorpreso mentre assediava il castello di Sortoa nel
, Modaneset^ e vinto nel luglio, come crede il Mwat, Domi^ TU^ Math.
L. 2, e. 3. Tit. S, Ans. Lucen.
^ Nel 10^giugno Arrigo era a Veroqa, e nel priiMÙpifi d*agoito, is-
ae^iavn io Germania la città di Augusta ribelle.
— 303 —
non ostante il Papa , non si credè forte abbastanza per
rimanere in Roma , le gravi ingiurie sofferte dai citta-
dini, i saccheggi, le uccisioni, gli suscitarono contro
odio grandissimo Non solamente Roberto ed i Norman-
ni s'accusavano di quelle crudeltà; ma a Gregorio che
le aveva provocate, chiamandoli in sua difesa, si attri-
buivano. E dove prima era stato bisogno che Arrigo com-
prasse r amistà del popolo Romano , quasi tutti ora per
desiderio di vendetta aderivano a lui ^
Frattanto il Duca non volendo più indugiare la spedi-
zione in Dalmazia; ove meno avventurose erano state le
armi di Boamondo contro gli inganni e gli eserciti di
Alessio Commeno , preparavasi a lasciare Roma ^. Gre-
gorio dubitando che partiti i Normanni il popolo si sol-
levasse , cedendo alla necessità , e forse all' imperioso
volere del suo alleato anch' egli si dispose a seguirli ^.
* QuibiM ludibriU populus Romanus offennu , conflavU in lìde»
brandum inexorabUe odium, et taium mi animi in rege Beinrieum
iransfundU affectum , tanioque dileeionis vinculo sibi obstrictus eU ,
ut pluris fuisset regi ludibrium Romanorumy quam eentum miUia
aunorum. Wioo Ferrar. 1. e.
* Secondo pretende Guido Ferrar, Roberto avrebbe cercato prìina
placare i Romani, simulans emendationem , et iniuriae vicisHtudinem
et rerum omnium re$tUutionem , deide nikU proficiens , guoniam ffo»
pulì cor MLwralum eroi » statuii urbem relinquere , et cedere finibue
Momanorum»
, ^ At vir Apostolieus^ perfidiam Romanorum cognoseens et ulteriue
cèeessicne circumveniri carene ec. Malat. Ne duce recedente infideiiia$
Remanorum recrudeeceret... cedendum tempore arbUratus SaUnmm se
eontulit. Ugo Flav. Aggiunge il CronisU cbe partiti i Normanni i ne*
mici fi diedero ad inseguirli, e preso un compagno dell* abate di Di*
gk»ne cb' era rimasto indietro T uccisero. L*A»oii. Vatic» ajp» Watiunì*
— 304 —
Più mesto corteo accompagnava il Pontefice ed i siioi
liberatori, uscivano insieme dalla città gli ostaggi , ed
i prigioni; quelli destinati a rimanere pegno dell*obbe*
d lenza ilei Romani, questi ad essere venduti come servi
nella Puglia e nella Calabria ^. X mezzo il luglio fu il
l'apa prima a Benevento, poi scelse a sua stabile dimo-
ra Salerno; senza che apparisca la cagione percliè ad
una città di suo proprio domìnio preterisse un asilo nel*
la città che il Ducèi aveva fatta quasi capitale dei suoi
Stati K
Le vittorie contro i partigiani d'Arrigo» F ingrasso
trionfate in Roma , V esilio del Pontefice , assecuravaiio
a Roberto grandi vantaggi. Congiunto alla Contessa Ma-
tilde per combattere i disegni deirimperatore Tedesco,
ogni pericolo d' invasione straniera era tolto ; ed alle
interne turbolenze veniva meno il solo sostegno che ren-
devale temibili. 11 Papa altra volta oemico, poi diffiden-
te alleato , trovavasi ora in sua balla , in odio ai Roma-
ni , obbliato da Ermanno di Lucemburgo. Divisa tra i
due emuli la Germania , agitate da contrarie fazioni la
Lombardia e la Toscana; i Normanni avrebbero potato
estendere le loro conquiste nella penisola senza incon-
trarvi ostacoli insuperabili. Bastava offrire la pace ad
\uole che il Papa rimasto a Roma dopo qualche tempo si recasse io
Salerno.
' Per multos dies degens multa niillia Romanorwn vendidU «1 ^
deos, quosdam vero captivos duxU usque Valabriam. Borizo l, e. Ed
il pio Vescovo crede che tali poena digni erant multari , quia ad it*
militudinem Judeorum pastorem suum tradiderunt.
• Salerno totius principatus quan metropolim delecta fuerat. Ains.
COMM. V.
— 305 —
Alessio Gommeno, rinunziando alle concepite ambizioni
sull' Imperio di Oriente , e rivolgere le armi apparec-
chiate a questo intento sopra Roma , e nella Marca di
Spoleto e Camerino; sospingendole, col pretesto di de-
primere ed abbattere gli scismatici, sino in Lombardia.
Ove si consideri la condizione d'Italia sul finire del se-
colo undecime, quando T ordinamento dei Marchesati e
delle grandi Contee era dissoluto, la civile potestà dei
Vescovi contrastata, e quella dell' Imperatore caduta in
dispregio ; quando a questo disfacimento della supre-
mazia delle schiatte invaditrici , non ancora era suben-
trato il Comune , e le forze e le voglie divise e discordi
confusamente cozzavano. Non si può dubitare che l'au-
dacia e l'accortezza di Roberto Guiscardo in mezzo a
quel rivolgimento , politico, sociale, religioso, avrebbe-
ro ottenuti splendidi trionfi. Ma il disegno di allargarsi
in Italia se mai gii venne in mente, i^u frastornato dalla
guerra contro i Greci, nella quale trovandosi impegnato
giudicò non dover retrocedere.
Boamondo ed il Contestabile Briad • , lasciatogli com-
pagno nel comando, inoltrandosi rapidamente nell'E-
piro, ed occupate Perkini, Berat, Arta, s'erano trin-
cerati in Giannina, d'onde inviavano a correre e de-
predare il paese intorno. Alessio Commeno, raccolte
le reliquie del vinto esercito, solamente nel maggio del
1083 aveva potuto condursi a fronteggiare i nemici , e
non osando assalirli , cercava d' infrenarne le corre-
■ hi. GuiL. ÀFP. Questo Conte Brìand che aveva accompagnato il
Duca Gnglielmo nella conquista d^ Inghilterra si crede stipile della fa-
miglia Chateaubriand. Dccakce not. ad Ann. Comm. Lebeau L. LXXh
VOL. u. 20
— 306-
rie ^ Temeva l'impelo ed il valore dei Qavalieri Norman-
ni, ed a romperne l'ordinanza, si provò ad opporre dei
carri armati di quattro aste, fece disseminare.il terreno
di acuti ferri e di triboli. Ma riusciti inutili questi tro-
vati , perchè Boamondo seppe renderne vani gli eflel-
li , visto disordinarsi T esercito, fuggi in Acride; e si
ridusse dopo una seconda disfatta in Costantinopoli, ab-
bandonando ai nemici la Grecia settentrionale. 1 Nor-
manni divisi in tre schiere progredirono, Pietro d'Àulps
prese le due Polemos, ed il Conte di Pontoise Seppia,
Boa mondo dopo aver investite Acride ed Ostrobio, tro-
vandovi resistenza, corse sino al Yardar, restaurando a
Mogliena un vecchio castello e lasciandovi una guarni-
gione *. Soffermossi neir autunno in Aspra Ecclesias ^,
ove rimase tre mesi , volendo raccogliere forse maggior
numero di forze prima di sospingersi innanzi , p ratle-
nuto dalle turbolenze che coniiaciavano a manifestarsi
tra i suoi seguaci. Infatti T Imperatore disperando arre-
starne con le armi i progressi, procurava con Toro se-
durre i principali capitani, incitandoli a disertare ed a
ribellarsi. Il Conte di Pontoise ^, un Guglielmo, ed un
Rinaldo , congiurarono di recarsi presso Alessio, e sco-
perti^, il primo fuggì, gli altri invocarono discolparsi
per via d'un combattimento giudiziario. Ma Gugliehuo
' Ann. Comm. Malat. HI , 39. Ord. Vit. VU. 644.
* Anna Comm. /. e.
3 Ivi. Lebeau L. LXXXl, crede fosse T anUca Edessa.
4 il Conte di Ponloise apparteneva alla famiglia dei Comi di Vexin.
5 Communicato invecem Consilio decreverant ad imperatorem tran'
sfugere» Ann. Comm. /. e.
— 307 —
soggiacque alla ppuova e fu accecato; Rinaldo benché
vincitore inviato in Puglia vi subì il medesimo suppli-
zio *. Profittando di questi rumori i Greci avevano sor-
preso il presidio di Moglena , ucciso il Conte Saraceno
che lo comandava e distrutto il castello. Però né le se-
grete macchinazioni, né i loro assalti ebbero allora al-
tri effetti, e Boamondo occupate Castoria, Tricala e Tzi-
bisco si condusse a svernare sotto Larissa. Questa città
principale fra quelle della Tessaglia, per antiche me-
morie celebrata, era difesa da Leone Cephalas, valoro-
so capitano , devoto al Gommeno , e per sei mesi so-
stenne r assedio incominciato col nuovo anno 1084 *.
Alessio costretto a rimanersi inoperoso , aveva richiesti
altri sussidii a Solimano, e giunti da Nicea settemila
Turchi , s'avanzò per soccorrere Larissa, quando già
per difetto di viveri era in procinto di arrendersi. Per-
venuto a Tricala vi trovò una lettera di Leone , che lo
sollecitava ad affrettarsi ; ma fatto esperto della supe-
riorità dei nemici nelle pugne campali , cercò trarli in
un agguato , e vincerli per sorpresa e per inganno. Ri-
vestì Niceforo Melissene delle insegne imperiali , gli
confidò una parte delle sue schiere ingiungendogli di
trascinare oltre i Normanni, simulando dopo lieve con-
trasto una fuga ^. La contrada montuosa , frastagliata
di burroni e di vallee, era opportuna alle insidie, e
l'Imperatore di notte per vie coperte* andò a celarsi alle
' Ivi»
• Ivi. GuiL. App. V.
^ Ivi* ZoNARA XVIII , § 22 , ma fa precedere V acquisto di Castoria
invertendo V ordine del racconto.
sjMto d6i iieMiéi; Lo 8faratà|;feÉiatlicirài»JÌ^IjneIv^
Éfegnente i iNoratamiii atéàenéméìetkmétmiìe atbttoU^É^
sercito di Alessio iii^estlrwoi gtiòasbaltMép^tfei^^u^
fioi^imegudntblì ^ kiig^l lfattdi!àUésàllìfireoi) inaiti
dAll'lag|;Mto t'ìtdpaiirotiiìrt^ ié^Jès^cDpfUj^HoareasiJ
0af[(phinté ìeiosehSeretdélifiM BriaM^aMÉlfaaé^larotià
t)ttii^iiVÌ^8|ì«nméroiifitj mexnì^ote^énfùaiiiQÉaiHBitia aiortdi
ftifariiodiiio diipersi iiivemii^l scorai /deiv^tìmafe^ieiatt
èiDffiéi^ii^lè^>in i»i^af alla^aleiibbri^ giriginok^^
vteU ; 6lK0^4lìi«l l^td dei suidi i»0vwaai^4mvllu|^^
^iiid^^piafrieòld;' Egli i9ta8fo;rìiiipi^uaé teariètfiijweal h
^tlàv bavera iotfaaai uni aolfàato {lìasmi^^ehé ^ijnisdiarii
TóM^^l^^^iitfné 'VÉii«rtiead lo^fi^èli fó^et^ itnÉn^dd'i:^
ililffiérto i^^i^ì la vià^J^riooDi^idiitósi JloCk»ii& Bt-ituiiM,
si triDcerò in una forte posizione. Alessio entrato in La-
rissa , benché Vincitore Iimitavusi a molestarlo da lon-
tano, vietando alle sue milizie di venire a battaglia. Ma
queste preso ardimento dalla immobilità dei Norman^
ni , credendoli inviliti dalle perdite sofferte , si spinse^
ro ad attaccarli, e , come sempre , impotenti a resistere
air urto della cavallerìa, ripiegarono in disordine. S'af-
follavano i Greci sulle rive della Salembria incalzali*
dappresso, allorché troncò la vittoria un imprevisto ac-
cidente. Un soldato Uzese fuggendo feri lo scudiere che
portava la bandiera nemica e fece cadérla; l'abbassarla
' Anna Comm. Le.
Normanni solitae raenaores viriuiis ad arma
Concurrunl celeres , solitique fugacibus Argivi
Elabi pedibus , redeuni properanies ad urbi«
Moenia Larissae. Gdil. App. V,
-309 —
era segno della morte del duce ; ed i Normanni giudi^
cando che Boamondo fosse stato ucciso , si ritrassero
precipitosamente in Castoria e Tricala *.
Le due battaglie intorno Larissa erano state combat-
tute nel giugno del 1084, nel tempo stesso che Roberto
trovavasi intorno Roma ^ ; e sebbene Boamondo avesse
dovuto abbandonare l'assedio, questo lieve vantaggio
non rassicurava Alessio. Rifornita la città egli tornò
a Salonichi , confidando di arrestare con altri mezzi
l'invasione. L'assenza del Duca, le continue fatiche,
e la mancanza di paghe, avevano destato il malcon-
tento fra i Normanni; molti dei quali erano accorsi
dalla Neustria e dall' Inghilterra sperando ricchezze e
terre in Oriente ^. L' indole irrequieta di questi avven-
< Anna Comm. /. e, Malat. parla soliamo di una viUoria riportata da
Boamondo presso Aria. UI , 59. Ohd. Vit. L c. dice che i Normanni
piegando innanzi ai Greci erano quasi vinti ; ma una voce misteriosa gri-
dò dal cielo : Boamunde quid agU ? prodiare fortiter, Nam iUe qui
pairem tuum iuyit , te similUer adiuvàbU, Ed allora ripreso animo
fecero strage dei nemici. Più conforme al vero è la narrazione di Kon.
Saler. ad an. Duo cum imperatore proelia gessit , quorum unam
Boamundus ipse virUiter vicit , atterum vero imperator vieit , non
tamen m, sed insidiose agens. Gnit. App. s* accorda nel racconto coti
Anna Coum.; ma senza riferire ]' accidente della bandiera attribuisce la
ritirata dei Normanni
.... quia terra labores
Passa rapinarum , victus alimenta negabat
• Eadem singulari die, geminos mundi fere totius Imperatores di-
tissimos y et potentissimos , Dux Biscardus et Boamundus.,. supera-
rent. Anon. Sic. 775. In uno tempore duorum Mmperatorum fuga
triumphali gloria laus sibi. Malat. IH , 40. Guil. App. Ma non avven-
ne nel medesimo giorno.
2 Tgrones qui nuper de Neustria venerante Oro. Vit. VJ1| 641. Il
— 3^0 —
turieri , ì ìmìi progressi della guerra, la segreta avvor-
sione che una parte delle milizie» raccolte io Puglia ed
in Calabria, nutriva contro i conquistatori, e la man-
canza delle paghe * , offrivano una opportuna occasione
ad Alessio per suscitare gravi imbarazzi ai suoi nciniei.
Gli emissarii Greci eccitapono i Boldati a reclamare gli
slipendii dovuti da quattro anni, offrirono ai capi onori
e premii ^ dove aderissero alT Imperatore ^. Allora alcu-
ni tumultuarono, altri si rifiutavano a combatlere, esc
può prestarsi intera fede ad Anna Gommeno , la s*ilfl
che narri queste sedizioni, Boamondo dnpo avere in-
darno cercato di quetarle, fu costretto a promettere che
egli stesso andrebbe a chiedere danaro e soccorsi pre^^so
il padre. Confidò quindi la difesa di Casloria al Conte
Briand» quella del castello di t^olenios a Pietro d'Aulps,
e sì recò in Aulona per imbarcarsi ^. Ma il suo ritorno
in italiai se fu vero *, avveone più tardi. Alessio vedea-
Conte di Pouloise aveva accompagnalo il Duca di Normandia nella con-
quisla d'Inghilterra, e così allri.
' Olire la testimonianza di Anna Comm., sembra che a questo tempo
sia da riferire quello che narra Gotofredo da Viterbo, avere cioè Ho-
berto posta in uso fra ì suoi per mancanza di danaro una moneta di
cuoio che poi mutò in quella effettiva :
Dux erat in rebus pauper, divus probiiate,
Addidit ex cerio nummos expendere late.
Cum quibus et Danai copia vieta iacet.
Devictis Danais post tempore fertilitatis ,
Reddidit argentum prò denariis coriatis. Panth. p. 455.
Ma forse è in tutto falso il racconto.
» Omnes honoreSy omnia benrficia a se sperare jubebat, Anna Comi. V.
3 Ivi.
4 Miuno degli altri Cronisti accenna a questo ritorno di Boamoudo*
-341-
do che i Normanni sperano divisi nei luòghi più forti
aspettando che il Duca venisse a raggiungerli, aveva
ripresa l'offensiva ed assediata Castoria. La città posta
quasi nel mezzo d*un lago, congiunta alla terra da un
piccolo istmo chiuso da alle mura e da torri, era intor-
no circondata dalle acque. Difficile perciò V accostarsi
senza superare le difese delVistmo, ed i Greci, con inu^
tili- sforzi n'avevano tentata l'espugnazione. Gli asse-
diati giudicando da quel lato essere il pericolo, atten-
devano valorosamente a ributtarne i nemici, senza guar-
darsi dalla parte del lago, dove non essendo navi non
temevano offesa. Ma questa negligenza tornò funestj ;
Giorgio Paleologo , condotte alcune barche , nella notte
si accostò sotto le mura, e mentre Alessio simulava un
assalto sull'istmo, inerpicandosi sopra gli scogli riu-
scì alle spalle dei Normanni. Benché il Conte Briand ,
incuorasse i suoi a resistere, alcuni in segreto propensi
all'Imperatore, altri intimiditi dalla sorpresa, non vol-
lero secondarlo, e l'obbligarono ad arrendersi *. Fu sta-
bilito che uscendo dalla città fosse lecito ai soldati di
passare ai servigi di Alessio, ovvero di partirsi dalla
Dalmazia ; due stendardi posti 1' uno sulla Chiesa di
S. Giorgio, l'altro sulla via che menava ad Aulona, do-
Malat. dopo aver parlato dei trionfi riportaU contro i Greci, dice che
il Duca tornando da Roma, s'affrettò a recarsi in Dalmazia ove optato
portu applicans filium , et quos cum ipso , apud extremas paiìes dù
miserat,,. se ipsum reddit. Similmente Guil. App. dopo la baUaglia di
Larissa narra che mancando i viveri , ì Normanni si ritrassero nelle prin-
cipali città , e Boamondo fermossi ad Anlona. Ord. Vii. h tornare Boa*
mondo in Salerno; ma come si vedrà più tardi e per altra occasione.
" Aiwa Comié l, e.
- 3Ì2 —
vevano raccogliere le due schiere. E narra Anna Com-
meno che lutti si raccolsero intorno al primo , eccet- |
io il Conte Bri and cha rifiutando tutle le offerte del* ,
ì' Imperatore s'impegnò a non combattere più contro i
Greci *»
Solamente dopo la resa di Castoria e la diserzione
dei suoi difensori, Boamondo sarebbe venuto in Saler-
no ^, ove dolente ed umiliato dai danni sofferti , dicesi
sMncon trasse nel padre ^. Ma allri scrivono che il Doea
si portasse a raggiungerlo in Aulona; e d' ogni modo ,
quali che ne fossero i particolari, è certo che sul finire
del Testa del 1084 i progressi dei Normanni furono iìf-
restali nelT Epiro, ftobcrto nel Kis^lio tornato da Roma,
soffermatosi ancora nella Campania , per molestare ÌI
Principe di Capua , appresa ivi le nuove dell' esercito
lasciato in Dalmazia « e segnata la paco con Giordano*
si portò a Brindisi per compiervi gli apparati marittimi,
Alessio volendo impedire la minacciata invasione, in-
' Ivi. Lebeau vuole che il Conte Briand si ritirasse neUe sue terre
della Brettagna L. LXXXI; ma in un diploma del Duca Ruggiero del 1095
dalo in Melfi si trova segnato un Comestabiiis Brienus^ che probabil-
mente è questo stesso. Ughel. I, in Melph,
• Anna Comm. /. e.
^ Indicia successus improsperi in detecli valli moeslitia palain fé-
rens, ivi. Sozomen. Pistor. pretende che il figlio di Roberto , che egli
chiama Michele, fosse stato ucciso dai Greci.
4 Tempore Robertus raultis intentus in ilio
Praecjpuas conira Jordanum bella gerendì
Curas , infectum nil dimissurus , habebat.
Dux huius terras ferro populatur et igni.
Inde nepos petit pacem, recipitquc petitam. Gdil. App. V.
^ av-
vocava altra volta il sussidio della flotta Veneziana ^
Ristrette le ostilità nella Tessaglia il Doge Selvo non
aveva potuto prendervi parte; ma dovendo ora le galee
Normanne rientrare neir Adriatico , tornava utilissima
la sua alleanza e T Imperatore la comprò con larghi doni
e promesse di più grandi privilegi. I Veneziani con gran
numero di biremi e triremi, e di navi d'ogni qualità ,
fornite di milizie *, comparvero improvvisamente innan-
zi a Durazzo, ed entrarono nella città; ma non essendo
riusciti a sorprendere la guarnigione che si rinchiuse
nella fortezza, furono costretti ad abbandonarla^. Di-
scesero allora insino a Corfù , e sopravvenuta la flot-
ta Greca vi posero t'assedio *. Roberto in questo men-
tre raccolto Tesercito, le navi, ed i viveri necessa-
rii, salpava sul finire di settembre o nei primi dì d'ot-
■ Anna Coiih. Guil. App. DirexU exercitum eum multUudine navium
Hmul cum exercitu Venetianorum , ut marU inter Duci proMbelur.
RoM. Sal.
• Biremes triremesque formaeque omnis oc modi piratieas nave»
magno iis numero imposito exercitatorum maritimis pugnis militum
in hostem immisit, Anna Comm. /. e.
* Gens redit inlerea Veoetum raiibus reparaiis ,
Alque requisiiam nullis prohibeniibus inlrant
Urbem Dyrrachìi , quia rarus in urbe maoebat
Civis, egestatis disperserat undìque cives
Insolitae casus : remorans ler quinque diebus
£ens sludet utilibus vacuare Venetica rebus
Dyrrachium , sed praesidiis munilio tuta
A duce dimìssis, castella jura negavit.
Hoc non posse capi postquam videre recedunt. Guil. App.
4 Ad Corifum properant, haec complacet insula cuncta
Classis Alexina dux Mabrìca venerai illic. ivi.
Polire di Bri0dine)M*cèiitbif«bfl iitifìik^%ltìk
|Mrtl Meo, «li «ieetfgrciM8# kd /tòlràal'V'^^
iM ¥eM coiiliPWH «^Ti«to^ »M$«Hitttm
«avvieiliftiutoki «iteto il tiéhi<> j^iltl^àé à iri^iidi^ 1 f 'd^ftA
^ffii^rf^6é<«^ri(M«fidèV^ l^^lj^ "iiilHlièrVà)^
ma <^/AAcbein6miei rinviate le ^ee té^f^féy^fe'' ^^é
I Navibus dmique mente sepiembri & tota Àpulia , Calatnia , Hve
SicUia apud Hidruntum confiatU. Malat. Ili , 40. TransUi ipse RM,
in Romania mense octub. Ign. Bar. La Chr, Brev. Norm. ad an, se-
gna per errore : mitil se in navibus in mari in mense apr^.
tempus adesse
Caeperat autumni
Àmiatis cenlum vìginli aavibns aequor. Guil. àpp.
Eccello Malaterra tatti fatrao' partire Roberto da Brìndfsr.
* GuiL. App. Malat. Ooer. Vit. L c.
• GciL. Àpp. Anna Oomm. .VI.
4 Vehemens pugna fuit , nec missUibus proeul gesta seé manù cm-
seria cominus, Anna Comm. Gli altri . Grouìsti o ignorarono o laèqnero
queste due sconfitte.
& Anna Goim. Sieque ad quòd venerùt exequens... tiriribus infestw
obsidùmibus indefessua^ eongrensibus ptior, exeubiis nys^ùam abéhu,
fiunc mtnM terrena , nun^ limfiimentis nMceMdb^; - Imperimm* wM-
— a45 —
in sicurtà le altre nel golfo di Passeri , aspettarono sta-
gione più propizia a navigare ^ La tregua però non fu
lunga; un Veneziano a nome Pietro Contarini, traditore
dei suoi , riferi al Duca , che le loro navi erano in parte
lontane, e che le rimanenti quasi disarmate, malamente
si guardavano; sebbene fosse di gennaio Roberto non esitò
a sorprenderle, e quando non era alcun sospetto, venne
ad assalirle con grande audacia *. I Greci atterriti dopo
lieve reisistenza abbandonarono i loro alleati^; e questi
quantunque rimasti soli, e colti all'improvviso, si di-
fesero gagliardemente. Ma sulle galee erano non meno
di tredicimila combattenti, i quali affollandosi per im-
pedire r abbordaggio , ne vietavano i movimenti, e fa--
cavano piegarle da un lato \ Oppressi dall' impeto , im-
pediti dalla confusione, i Veneziani soggiacquero; sette
navi affondarono, altre furono prese; pochi riuscirono
a scampare e più che tremila perirono nelle onde o ven-
nero uccisi resistendo, duemila.e cinquecento restarono
prigioni * , e sopra essi inferocirono i Normanni ; alcuni
eitum reddens ante se tremere faciebai» Iìalat. /. e, Inhyeme iUa mul-
tas urbes et castra numquam deinceps Mexio sibi occurrente expu-
gnando acquisivU. ànon. Sic. p. 775.
■ Anna Comm.
* Ivi. In mense januarii commisU bellum in mare cum Benetici et
vicit, Ign. Bar. ad an, Malmesb. III.
* . . . . Danai nihil hoc pugnante repugnant
Sed passim fugiunt, Guil. A.>p. i» e.
h Anna Cqhm.
^ Ivi. Caesa sunt in ea pugna plusquam quinque miUia^ kominum
praeterea naves quinque captae , et duae cum hominifUnis subniersae
iunt , ita ut qui gladium potuere evadere belUUoris^, pelagi et» vara-
gogluiiret. lA)f^ a4 a^^Mt^ti in mare demeni\ plurimi' auiem otfài^
•^ale-
ne mutilarono, altri ne venderono comeacbipyi ^v GÌMin-
disaioìa fama ai aperse del trionfò; poic^ fugati i jQri^ca»
abbaaaata la poterne dei loro alleati, liberate Carfit <lBlr
Tasaedio'. una sola battaglia vendicava Tonta^ieUe
passate sconfitte, e poneva in grande pericolo LMmp0ri#
d'Oriente. A Yehexia il dolore di tante morti;, e : la ipeis
dita delle galee servi ai nemici del Doge per.cpncitdi|;li
contro il popolo. Suo figlio aveva il comando d<9flla 9ol*
ta, ed a lui s'attribuiva il disastro , deposto quindi Dp^
menico Solvo gli fu sostituito il suo emulo Vitale Fa-
liero*.
aottfMiW vero vici ptr (•gam ékifti mmH. Roa. Salcs. póne però ù
biuaglit m1 BOfenbre.
Tknqiie ftìH veheiMiM nopulut impetiM hiniin ,
IH leptan mensis non potse Ven^ieas clim
Elibi sparet , solis sed stare duabus .
Navibns ad bellooi nil profait
dao milb'a vìctor
Ad portum ducil de piignatoribus istis
Praetér eos alìos quingentos annumera vit ,
Qui capti fueranl. Septem fugientibus Àrgis ,
Argob'cae naves sunt boc certamine captae. Guil. Arp.
' MuUos eorum quos cepit inhumane erudavU deformavUque, Qui-
busdam oeuhi eruU , aliU nares aòscindit , nonnuUis manus aut pedes-
Asina Comm. Ma da queste accuse sono da detrarre le consuete esage-
razioni.
• Guil. App. /. e.
^ Dux VenetU exosus propter exeidium stoli contra Robertum mU-
$i dum annis Xll praefuisset repudiatur et de sede eaipeUitur. Dadì-
DOL. Chr. P. II, e. 8. Sansovino parla di una statua eretu a Dome-
nico Selvo per le prime vittorie a pie della quale leggevasi :
Obsesso repuli Guiscardum morte Robertum
Dyrràchio bine Dominum me vocat praesul Alexis.
Pretesero alcuni storici Veneti , cbe Selvo essendo cognato di Niceforo
— 3i7 —
Ma il rigore del verno si oppose ad ogni altra impre-
sa marittima , Roberto raccolse la sua flotta nelle foci
del Glykis, e soffermossi con l'esercito aButrinto *, do-
ve i prosperi eventi che avevano dato principio all'anno
4085 presto mutarono. Infierivano dal precedente anno
in Italia ed altrove la carestia ed una grande mortali-
tà *, ed ecclissi, e comete parvero alle turbate menti an-
nunziatrici di peggiori danni ^ Fra le milizie del Duca
già sofferenti dalla scarsezza delle vettovaglie si appic-
cò il contagio per modo che travagliate dalla fame e dal
morbo più che diecimila perirono; Boamondo gravemen-
te infermo venne a risanarsi in Italia ^. Intorno a (re
Boioniate odiasse Alessio, ed attribuiscono a suo tradimento la sorpre«
sa fatta da Roberto. Vuoisi anche che deposto si facesse monaco. Morof.
hist, L. IV. De Monacis L. IV. Filiasi /. e.
' GtiL. App. /. e.
' Fames et martalUas maxima fuU. Aron. Cass. Cba. Fossan. Ann.
Pis. ad an. Bernol. Chr,
^ Kalendas Martii metis inilio stella claris$ima in ciradum prìmat
Lunae ingressa est, Akon. €ass. Mirabilem quoddam praesagium, quod
per lotam Apuliam, Calabriam, sive Sidliam visum est, Malat.J1I.4ì.
4 Frigoris atque famis pars maxima passa labores
Interi t, et tantae crescunt incomoda pestis,
Ut prius exactus mensis quam tertius esset
Sint praeventa decem quasi miUia morte virorum.
« Filius aegrotans poscit Boamundus , ut ipsum
Italiae remeare pater permittat ad oras. Guil. App*
Sembra però che il poeta confonda la narrazione con alcuni fatti pre-
cedenti. Nella prima spedizione di Roberto in Dalmazia Anna Commeno
racconta nel modo stesso il ritrarsi delle navi Normanne nel Glykis e
la peste , il disseccarsi del fiume , ed i mezzi adoperati per sollevare le
galee interrate. L' identità dei particolari fa supporre che a 1* uno o
r altra riferì fuori tempo le cose stesse.
— 3« —
mesi durò il flagello, ed Alessio lieto di quegli indugi,
per indurre i Veneziani a persistere nella sua alleanza ,
prometteva abbandonare ad essi la supremazia dell* an-
tica provincia deirilliria, concedeva a Vitale Faliero il
titolo di Protosebasto e di Duca di Dalmazia e Croazia K
Ottenne così che s'allestissero altre navi , le quali , ve-
nuta la primavera, tra Gorfù e Butrinto trionfarono dei
Normanni ^ , e nella mischia Sighelgaita e Guido fi-
gliuolo del Duca furono in pericolo di rimanere prigio-
ni. In che modo avvenisse la pugna s'ignora, poiché
gli stessi Cronisti Veneti ne tacquero ; ma a giudicarne
dai privilegi accordati ai vincitori , gli effetti ne furono
estimati grandissimi. Alessio inviò al Doge una Bolla
scritta a caratteri d'oro nella quale esaltando le insigni
vittorie riportate contro lo scellerato Roberto , permise
che le navi della Repubblica trafficassero liberamente
in tutti i porti dell'Impero. Assegnò un'annuale dona-
tivo alle Chiese delle lagune, e volendo in un tempo
deprimere gli Amalfitani , allora soggetti ai Normanni ;
impose che tutti quelli che si trovavano a mercatare o
dimoravano in Oriente , fossero considerati come vas-
salli della Chiesa di S. Marco che i Veneziani avevano
in Costantinopoli, e pagassero perciò un testatico di tre
perperi ^. Sollevossi per tal via ancora più Venezia ia
* FlLlASl /. C,
* Multis ex eius exerùitu eaesis , pluribus demersis, Anna Comm.
3 La Bolla , o come dicevasi , il Crysobolo , fu conservata nel Cod,
Tretuano, Fosgarini Lett, Filiasi l. e. Anche Anna Comm. ricorda 'tra
i privilegi allora concessi che : vectigales fedi Malpherifes omnes qui
officinas Costantinopoli haberent.
— 349 -
danno di Amalfi, la quale p^^dut^ la libertà, impedita
nei traffici , per altre guerre dei suoi signori doveva
più tardi soggiacere anche a Pisa.
Cominciava a venir meno il furore della peste, quan-
do nel venticinque maggio mancò Gregorio VII in Sa-
lerno ^ Roberto udì con dolore quella morte , quasi
fosse presagio di altre sciagure ^; ricordava i destini dei
Normanni congiunti a quelli del Papato; nelle contese,
neir alleanza dei Pontefici, la grandezza propria e dei
suoi aver avuto principio ed incremento. Temeva che
la Chiesa Romana commossa da maggiori travagli non
cadesse ora in balia della parte imperiale, e l'impresa
alla quale si era accinto non gli fallisse per altri osta-
coli. Risoluto però a non recedere, inviava il figlio Rug-
giero perchè s' impossessasse dell' isola di Cefalonia , e
ad affrettarne l'acquisto vi si recò anch' egli con la mo-
glie Sighelgaita, disbarcando al capo Ather^. Ferveva
Testa, e narrasi che avendo il Duca richiesta dell'acqua
per dissetarsi, gli fu da un isolano indicata una sorgen-
te, posta ivi presso fra le rovine di una antichissima città
distrutta che chiamavasi Gerusalemme. A questo nome
' Guido da Ferrara, dice morisse mentre preparavasi Roberto comi'
tante Romanos subiicere : inter ipsos bellorum et commeatHum appa*
ratus 9 e vuole che Roberto assistesse alle esequie. La Chr. TuronensC
invece narra che morto Roberto Gregorìus Papa Salemum exUiatur»
* Dux non se lacrymis audita forte coércet
Morte tiri tanti ; non mors patris amplius ìllum
Cogeret ad lacrymas , non filius ipse nec utor ,
Estremi etsi casus utriusqtie videret. GolL. àpp«
^ftÀMMé CoMM. GuiL* App^ Secondoj T Arou* Sic. Roberto jaM prope
CoitaiUinopUim solo itinere trium dierum remotus acqtiifendo perve-
niitet,
trteall Roberto, i>oi0ti»|H èf¥évMtof«^^
là sera aòtermiiboé AMW^AmtiMlk»^»^
cani in Gerbsaleiiino^i VòlgaM^ ttiMri^v^isfeitHilìi^
ad altre piA in?eM8Ìmtli ^f^ao aie^He diiil^^
G^gorio Vff era morto frk l'ioftirierA^ ^f^ìinapltemWli
prilla ^ ed eiridenti se|;tii déllk aM saAtlfè Ibi^o^lpi^
sti apatia sepólto'; Roberto ièlle ave Va ìl^imÉÈ&i^biìm
Ttàperii ; it Otti nome Vomita, ^ofàto ;<iidÀa«^àhÌ9lfHÌ|i8
più remòta contrada ^ oón'|Éttéva*inorìro soÉRUtdrà^
ordiòarfé calzoni e ftbtàatiohe Mev 4iter<^eiìia8nnif>t
mesèblimi'él irero; L'aaimMità efaeora fwìLomgtìki*
di' ed i' Nortbaam , la triata flmwolie^ pwaoo i^fo^ .
d^ir dòcideiite atttvaìio i Cireoi oottie wàmm' |«r£ti.di £►
de è pieflii dì viltà O'A'tiEtttftrfictttit omtrtò^^
pn$iié té JRàvoloae l^gfèndo/ BoiWKiiiio feiilo^Kiel dia»
battere ATeaAio» àllo^hò il padre tornò in^AiAoiiav di*
cono, 8i recasse a Salerno ov' erano medici valenti , per
affidarsi alle loro cure. Ma Sìghelgaita sua matri^a ,
che r odiava , temendo che morto il Duca non volesse
' Si usque ad istum Atherem dUioni sua euneta $ubieciwrum. Bnic
profieiseentetn Jmmlymam dMtum naiurae ioluturum. Anna Co».
* Tanta fertur grandinum, tonitroumque eaiitUn procèlla ^ìU m-
nts illie posili huiusmodi turbinUnu jmlarent interire. Lopo ad an.
^ Haee nobis scribeiUibus forte superlata est narratio duarum mi-
raculorum Salemi coelitus patratorum unum mox tU idem beatw
Gregorius sceessU, alterum pauìo postquam de hoc saeculo ibidem f^
cessU. Pavl. Bernbied. VU. Greg. f iU. Ad cuius sepulerum Dm
multa mUlia miracula usque hodie operatur, Bohiso. I. c.
4 Nec fuU terrarum locus ita remotùs , in quo rumùr , fama , /i-
mar WUcardum per omnia fere ara wm volitaret. H»t. Ro». Wis. JTiv.
ined. Bibl. Roy. n. 6257.
— 32< —
disputare la successione a Ruggiero, si propose di uc-
ciderlo *. Nata in Salerno, iniziata essa medesima nei
segreti delFarle salutare, esperta nel preparare farma-
chi e micidiali bevande, fece somministrargli un lento
veleno dai medici eh' erano stati suoi maestri e sud-
diti. Ma la trama fu scoperta, e Boamondo fece cono-
scere a Roberto eh* egli periva vittima della iniquità di
Sighelgaita. Allora il Duca chiamata la moglie, con ter-
ribile voce domandò, se il figlio era morto o viveva; e la
donna dissimulando rispose ignorarlo. « Ebbene » riprese
il Duca, che in una mano aveva brandito un pugnale,
e r altra aveva distesa sul Vangelo: « giuro d'uccider-
» vi con questo ferro s'egli morrà del malore che lo con-
» suma ». Atterrita a quel sacramento, ravvelenatrice
inviò segreti messaggi a Salerno , e date altre medele
Boamondo fu salvo , volendo Iddio destinarlo a difen-
sore della fede cristiana contro i Turchi ed i Sarace-
ni K Ma dubitando Sighelgaita che gli ordini suoi fos-
sero giunti troppo tardi , onde prevenire la minacciata
vendetta, avvelenò Roberto, e lasciandolo moribondo,
bruciate le navi che rimanevano nel porlo , fuggì con
alcuni Longobardi che a lei erano devoti ^. Cosi l'odio
contro gli antichi dominatori di Salerno perpetuavasi
nella tradizione Normanna; le nimistà perdurate contro
i Greci v'aggiunsero altre fantastiche supposizioni. Non
^ Meluens fie per eum quia fortior erat et $eiMU multaque probità»
te pollehat Rogerius fUius suus amitteret Vucatum. ivi.
*.OpUulante Dei^ qui per eumdem Turcot et Agarenos Christianae
(i4t% hostes deprimere decreterai, ivi.
^ Cum reliquis Longobardi» noctu mrrexité ìsì*
TOL. II. ^1
— 324 —
per avversione di Boamondo , e per timore di Roberto;
ma sedotta dall'amore di Alessio che prometteva spo-
sarla , Sighelgaita si sarebbe determinata a spegnere il
marito. E compiuto il nefando delitto, fu a chiederne
il premio; l'Imperatore però ottenuto il suo intento, si
liberò dalla malefica donna condannandola al rogo ^ Ma
quasi volesse difenderla dalle ingiuste accuse, pietosa-
mente descrive il poeta Pugliese il dolore della Duches-
sa presso l'infermo marito*, ed altri , tolta ogni par-
tecipazione di Sighelgaita , narrano invece che Alessio
avendo fatte avvelenare alcune fonti , Roberto bevve di
quelle acque e ne mori ^.
' Rucc. Ho\E». Doc. XIII. SuttulU imperator maUfieio , quem virifite
nequUabai^ uxori ipsius connubium auguilale mentitus, cuti» intidiU
elaboratum viris haurieru interìU meliorem eontum , H Dea vduUset
emeritus , invincibilis hostili ferro , et domestico obnoxius venem.
Malmesb. 111. E con le medesime parole riferisce la morte àlber. Monac.
de Tri, Fon. ap, Leibn. Acces* 11. Malefkiis nurus et uxoris suae ve-
neno periit, consUio Imperatoris Graecorum, Gacf. Prior. Vosies. ap.
Labbe. Nov. Bib, Mss, Uh. T. II, § 39,
* Haec ubi Roberium cognovit febricitare
In quo tota sui sita spes erat utpote tanto
Coniuge , discissis flens vestibus , acceleratis
Cursibus accessit. (JciL. App. V.
* Fra Salimbese , del quale recammo nelle note del primo volume
le romanzesche fole intorno i figliuoli d' Altavilla , e che fa dì Roberto
e Guiscardo due fratelli, dice che minacciando essi T Impero Bizantino:
Audiens hoc imperator graecorum , et timens ne Bòbertus veUH Co-
stantinopolim ire , et omnes graecos occidere , fecit aquas alicubi ve-
neno infici coram eo , et mortuus est Bòbertus , et remansit fratrer
eius Guiscardus, Chr. p. 174. Riccardo Piota v. si limita a dire: de
quo quidam aiunt quia veneno necatus est, Chr. ap. Marthch. Scrip.
V. p. 4170.
- m -
Che nelld Corte Bizantina si tramasse onde arrestare
1* invasione dei Normanni, anche per via di segrete mac-
chinazioni j non è improbabile. Anna Commena scrive
che lo stesso Guido figlio di Roberto consentisse a ri-
bellarsi , accettando i doni e le offerte dei Greci ; ma
nnino effetto conseguì dalla pretesa congiura. Solamen-
te, i vaghi rumori e T esperienza delle insidie di Alessio,
la morte quasi subitanea del Duca, e le gare surte tra
i suoi figliuoli , servirono ad avvalorare il sospetto, che
r invincibile eroe Normanno^, non potesse perire se
non di veleno , vittima di una donna come il prillo
uomo creato *.
Benché non siano concordi le testimonianze sulla na-
turale infermità che lo spense, pure sembra certo che
mancò colpito dal contagio che infieriva ^ £d innanzi
■ ^umquam victus est ^ quamvU saepe pugnavit. Rice. Pier. /. £,
Vuius clypeus fmmquam dedinavU in beUo. àkom. Sic. 741.
* Livore femineo corruptus^ quo primìis Adam est de Paradisi sede
pnAectus. Ord. Vit. L c. Fra le Tolgarì tradizioni serbale intorno Ro-
berto è anche quella di un preteso tesoro trovato in Puglia. Era ivi ,
dicono , una statua di marmo che in un cerchio di rame intorno la te-
sta aveva scritto : Kalendis maii oriente sole haòebo caput aureum ,
misteriose parole che ninno aveva saputo ioterpetrare. Ma on Husulma-
no prigioniero di Roberto , ne discopri il significato , e nelle calende
di maggio cavò nel luogo, ove si proiettava T ombra del capo della
statua al nascere del sole , e vi rinvenne sepolte grandi ricchezs^e, che
..servirono por suo riscatto. Sigebeb. àctuak, Ukiucaii. ap. Perts VI Ser,
p» 47Q. Mai^mesb. U.
e « Pmro fantine urd^ns ts wùrìms fuerit an ut alU tradunt dolor
, Utms» Anna Comi. \, (Mit marte communi» Roy* Saìeh* PrpfiuviQ
tentris extinctus es$, LufQ.
Febre prius capitur flagrare canicula fervens
citello jiu.o iMpote,! Goffredo 4i. fiopvfwmo ^ j ji||i|g^li
mo di QTPotinfSftil, ,e4 Ugo 41 Cl^pino^^
^i^ordati i rapidi SMCpeast e4 i fm0 fcri^ijgj, ,.^4to W
c|ior^e a persistere e4;a^ <«)Edu^re, «^ jgport^^flfFfe
sa dVOriaot^e^ V Così trai il|>ia^lQ^ di vtutli. \v^ p4 wif#8<n
te Ittglia deJ 1085 ^pirò jcieir isola 4i pefeipnìih^eipffT
veputo poco oltre H termiqe del s^saant^ii^a Q^i^iUtf^cJil
luogo c|ie prima a\:eya pwao noim dai r^^MR^.^^ep?»*?
ni * , ritepQO quello più iweaujriafl^do 41 pctfrt% Guis^e^
ed in grafia dejla fede wdentf, e della; r^^ei^S^^
4a Rpraana Chiesa , q^uglli^, c^e Grj(|^0PM>,yH ^y§v|i|i^
sollevalo fra i S^ntÌ4 npn dpfeit^o^ ^^^uì^4j|^ ì^^
desiiiia gloria al figljuplQ di Tfjneredi ^ e^ 9^\b pp^fsm^
virtuose in vita aggiunsero i miracoli dopo la morte ^.
Primo tra i suoi che assumesse il titolo di Duca , al-
lorquando Roberto successe ad Umfredo, incerta ancora
Coeperat , aestiva cuius saevissimus ardor
Tempestate solet mortalibus esse nocìvus. Guil. App.
■ Or». Vit. ed attribuisce a Roberto una lunga e retorica perorazione.
' Luro. Ign. Bar. Guil. App. Anna Comm. l^aCna. Norm., e Uom. Salkb.
fanno morirlo neli' isola Cassiopea , e cosi altri. E la Chr. Torok. in
Venosa.
^ Maior sexagenario Rom. Saler. Invece Anna Con m. ^ noi e che mo-
risse : etatU septuagesimo,
4 In loco qui dicitur Veneti vieti a devictis Venetis. Lupo, Aiiiir
rumine suo nuncupatur portus Wiscardi. Ruc. Hoved. Far, Post,
5 Tanti autem dicitur fuisse zeli in fide Christi, tantae reverentiae
ad Rotnanàm Ecelesiam , tantaequè pietatis ad pauperei\ et ad pia
loca , ut post moTtem etiam miraeiUis corruseavit» Ptot. Lccen. L.
MX,c. 2,
— ans-
erà la conquista, e sparsa la dominazione dei Normanni
sopra alcune terre soltanto, in Puglia, in Calabria, nei
Principati, e nella Campania. Accanto ad essi restavano
i Greci signoreggianti nelle maggiori città marittime ;
i Longobardi di Salerno e di Benevento; le repubbliche
dì Amalfi , di Napoli , e di Gaeta ; e più lungi , i Musul-
mani di Sicilia, i Conti dei Marsi e di Chieti. L'Inipe-
ratore ed il Pontefice si mostravano nemici , avversi i
popoli, che di alleati li avevano visti mutarsi in oppres-
sori. 1 Normanni accampati in paese straniero, costretti
a perpetua guerra di rapine e di violenze , fra loro stes-
si discordi e divisi, né lutti ubbidivano ai Conti di Pu-
glia e di Capua, né la supremazia di questi era in sla-
bile modo consentita. Alcuni rimanevano ai servigi di
Gisolfo 0 dei Greci , altri militavano a prezzo, o s'uni-
vano intorno ai capi di maggior fama; dritti di vassal-
laggio pretendevano gli Imperatori Tedeschi, il Papa,
il Principe di Salerno. Le città usurpate, con diversa
ragione divenute tributarle o serve , insorgevano; e do-
vunque non altra sicurtà che la prevalente fortuna del-
le armi sosteneva fra tanti pericoli gli invasori. In tale
condizione Roberto subentrò al fratello ; e dove fosse
rimasto pago di una eguale autorità, o V audacia e Tam-
bizione fossero state minori in lui ; forse i Normanni
erano respinti , o una piìi lunga anarchia avrebbe tra-
vagliate le province del mezzodì. Infievoliti dalle inte-
stine gare, formando numerose Contee indipendenti, sa-
rebbero soggiaciuti ai vicini, o deboli e snervati anche
questi , si sarebbe perpetuata una lotta inefficace fra le
diverse stirpi dominatrici ; fra signori e sudditi. Ma la
-326-
prepotente volontà del Guiscardo, in mezzo a questa
varia e confusa contenzione, pervenne a mutare quelli
che parevano inevitabili destini della conquista. Egli
costrinse gli irrequieti compagni d'arme ad ìnuisata obe-
dienza; estese nella Calabria, nella Puglia, in Sicilia ,
nella Marca Chietina , in Amalfi, ed in Salerno il do-
minio *. Greci , Longobardi , Musulmani , dal Tronto a
Palermo , furono vinti , espulsi , o domati ; eserciti nu-
merosi raccozzati di genti barbariche fuggirono ; Arrigo
gli abbandonò Roma, Alessio fu in procinto di vedersi
tolto r Imperio. Sul mare pericolò la nàscente grandezza
dei Veneziani, in Italia depresso ogni altro emulo, la
famiglia d'Altavilla ottenne il primato sopra gli stessi
Principi di Capua.
Quando si guardi alle due conquiste Normanne, d'In-
ghilterra e d'Italia , e Roberto si raffronti a Guglielmo
il Bastardo, in tanta conformità di carattere , di virtù ,
(li fortuna, si vedrà die maggiori ostacoli convenne al
Duca di Puglia superare ed abbattere. Alla resistenza
degli indigeni, alle domestiche sedizioni, alla turboien
za dei feudatari!; non s'aggiunsero nell'isola Briltanna
le pretensioni e le armi dell'Imperio Alemanno e Bìzan
tino. Ivi non fu l'intervento della Pontificale autorità
e circoscritta dai mari , alla lotta combattuta da Gu
glielmo, non vennero a. mescolarsi interessi tanti e di
versi, le scomuniche, i concilii , i sospetti ed i disegni
della Curia Romana. Quindi mancato in mezzo ai suoi
• Virtute , dolo , arte ignavi popuH Victor existens , Campaniae
Apuliae, Calabriae, SicUiae^ ad ullimum possessor inventus est, On.
FiusiN. L. 1, e. 2,
-327-
trionfi , molte imprese Roberto lasciava incompiute ; né
in tutto dome erano le ambizioni dei Conti , né irrefre-
nate le loro prepotenze e definiti i vincoli di obedienza
dei minori vassalli , e riconosciuta la sovranità del Du-
ca. Riscosso il giogo dei Principi Longobardi, dell'Im-
pero Bizantino, e dei Musulmani, il politico rivolgimen-
to che aveva sollevati gli indigeni contro le straniere
dominazioni e favorita V invasione dei Normanni , pre-
ponderando ora questi , s'arrestava nel suo sviluppo e
si trasformava in una lotta domestica. Le principali cit-
tà, benché contenute dalla forza, aspiravano ad ottene-
re una municipale autonomia, pronte sempre ad insor-
gere contro i loro dominatori , ad allearsi con i loro ne-
mici, quali che fossero. Diverse ancora le leggi tra con-
quistati e conquistatori , diverse le condizioni stesse
delle città secondo i patti e gli speciali trattati di som-
missione, mancava tuttavia l'uniformità e l'unità dello
Stato. A conseguirla Roberto, aveva represse crudel-
mente le sedizioni, alzate castella nelle maggiori terre S
trasferita la sede del Ducato in Salerno , per meglio tu-
telare i nuovi acquisti , e compierli con la preparata
soggezione di Gapua, di Napoli, di Gaeta, e della Gónlea
dei Marsi, Aveva lottato perciò contro il Papa Grego-
rio VII , principale avversario di questa unità delle pro-
vince del mezzogiorno; ed in parte sospinto dalla neces-
sità di assecurarsi dalla tradizionale supremazia degli
Imperatori Greci , in parte dall' indole avventuriera ed
ardimentosa, si era volto a maggior guerra, per usur-
' Urbis vero quoi cepU^ ca$teUi$^ turritiupn munivUf Koa. Samsr,
— 3i8-
pare la corona Bizanlìua ^ Ma i cupidi inlpnlit uhe a*
vrcbberu furse sin il' allora Ibndata un'Impero LatiDO
in Orit3ntc , riUlirtiiio con liii« E nei possessi Ualiutii gli'
nslacolif pJuUoslo rimossi che superati , rinacquero |^iù
vivi. Altre ribellioni dei Conti furono, insorsero e con-
Irastarono ancora gli indigeni , ed i sospetti dei Poute-
ììùì contro i potenti vicini eccitarono altri pericoli. Onde
è ohe la morie di Roberto chiude quel seconda periodo
dalla invasiune straniera nel quale gli alleati dei Pu-
gliesi e dei Longobardi si trasformano in signori , e la
c^lìrpe d* Altavilla Btabihsce il suo primato; ma mtn 8c-
gna l'ultimo tonnine della conquÌBta Normanna.
FINE DEL SECONDO VOLUME
* Po$t muUarum Urrarum invcuionem , posi mtUtarutn paupenm
et divitum oppressionem , «itti* avarieiae nec Calabria , nee Sicilia
sufficit , quin et transmarina regni sibi subiugere cantra fas et ju$
anhelavit^ tiam Mniversae terrae arripuU. Beruoi,. Chr, i086.
DOCUMENTI E NOTE
llillllllV I
li
Ini • • I la -n I
II
DOCUMENTO 1 , p. 7,
Illa ergo sollecitudine, qua omnibus ecclesiis debeo
invigilare, videns indisciplinatam et alienam gentern in-
credibili et inaudita rabie , et plusquam pagana impie*
tate adversus ecclesias Dei insurgere, passim Cristiano»
trucidare , et nonnullos novis horribilibusque tormenlis
usque ad defectionem animae affligere, nec infanti , aut
seni , seu foeminae fragilitati aliquo humanitatis respe-
ctu parcere, nec inler sanctum et profanum aliquam di-
stantiam habere, sanctorum basilicas spoliare, incende-
re , et ad solum usque diruere : saepissime perversità-
lem ejus redargui , cornmonui , obsecravi , praedicavi ,
opportune imporluneque institi, terrorem divinae et hu-
manae vindictae denunciavi, sed quia sapiens ait : Nemù
potest corrigere^ quevi Deus despexerit, et slultus non cor-
rigilur ; (Eccl. 7), adeo obdurata et ostinata ejus niali-
tia permansit , ut de die in diem adderet peiora pessi-
mis. Unde non tantum exteriora bona prò liberatione
ovium Christi cupiens impendere, sed superimpendl ipse
peroptans , visum est mihi ad te^timonium nequitiae
eorum, vel, si sic expediret, ad repressionem contuma-
ciae, humanam defensionem, undecumque attrahendam
Tore, audiens ab Apostolo, principes non sine causa gla-
dium portare , sed ministros Dei esse , vìndices in irani
omni operanti malum : et (|uia principes non 3unt iu
niai!i M opef iTt 1^1 maU : «l^^tgM j9i^
a>JQ»ao..«ÌYÌMKefimiDa]ÌMstoél^ "'^^^^^ sbìoììTk
o.^tiffoltoajailfo ooflQitebf , q/udeiiiiteiiiptewli^
ii^mwéB$.tm»mim penmit iglorìMi dbdo0l9iìi||itH
t^iWfMBiui^ non utciijii^Q»pri:Ib>vhiÌ9iM0«ui»ìa^
«liKi|napi«iufcomiiian| tit«rHii«i pptaÌNim:ieaii| mé9Ìxài^
tlMtomoii ie4;iil>fialtam\haiiiàM(«erimiii«éK
gttJ.di^MMjiiàieiajiiiiuiM Babiì^jaQ^
fqWfpeiflilMioiaiii Mtotari adliimiti^ie» frattgewiteb^
#!Mi, «t HHs ex jadMiio mtaanii attbfeetiémiHrifla^ fO^
Aa^Jorem in^ proxiaio jespectaoi sibi aùt^eii^vaiitiiFaW i»^
gnationem , po3t illaro , quam «xperti sant , suae catar-
vae diminutìoDem. Nos quoque divino adjutorium nobis
adfore , et humanum non defore credentes , ab hoc no-
stra intentione liberandae Ghrìstianitatis non deficie-
mus , nec dabirous requiem temporibus nostris , nisi
cum requie sactae ecclesiae periclitantis. Ad quam
acquirendam et obtinentam , babemus maximum ex di-
vina pietate solatium et praesidium , carissimum at eia*
rissimum filium nostrum imperatorem.Henricum, cujus
de die in diem expectamus promissum et proxiroum
adventum , utpote cum procinotu et expeditìone impe-
riali properantis ad nostrum ^ubsidìum. Ad quod etiam
superna gratia tua serenitatem animavit , ut bine inde
yobi^ duobus , velut totidem brachiia inimicam gentem
— 33à —
ab ecclesia Ghristi propellentibus et prout effugantibus,
afflictae nunc Ghristìanitatis relevetur decus , et reipu-
blicae reformetur status. Et quia abundanle iniquitate
et refrigescenle cantate , sancla Romana Ecclesia et
apostolica sedes nimium diu obsessa fuìt mercenariis
et non pastoribus , a quibus sua , non quae sunt Jesu
Ghristi , quaerenlibus , devastata jacebat niiserabiliter
hactenus; divinum consilium voluit meam humilitate»]
suscipere tanta cathedrae pondus. Quo licet plurimum
mei imbecilles praegraventur et deprimantur humeri ,
non paruni mihi subest sanctae spei, quando quìdem ex
utroque latere lales adstant filii religione et poteotia
preclarissimi. Quapropter, devotissime fili , et serenis-
sime imperator , collaborare nobis dignare ad revelatio-
nem tuae matris sactae ecclesiae , et privilegia dignita-
tis atque reverentiae ejus , necnon patrimonia recupe-
randa in tua ditionis , partibus , sicut manifeste cogno-
scere poteris ex venerabilium praedecessorum nostro*
rum seu tuorum scriptis et gestis. Tu ergo magnus
suceessor magni Gostantini , sanguine , nomine , et im«
perio factus, ut fias etiam imitator devotionis ergo ape*
stolicam sedem , exhortamur : et quae ille mirabilis vir
post Ghristum eidem sedi contulit , et confirmavit , et
defendit , tu juxta tui nominis etymologiam , ( Monoma^
chi) costanter adjuva recuperare, retinere, et defende-
re. Ita enim apud Deum singulariter pugnans , cogno-
minaberis,' quod jamdudum inter homines cognomina-
ris. Hec sane gloriosissimus iìlius noster Henricus per-
ficere molitur in suis partibus. Quae omnia nobis et
vobis provenient felioius , et multiplicius ^ ubi quanto-
..MI-*
eofoqi raediafite, et òblitiènte, illraiìaìimuim pae^ et
. Af«iéof|9icli6l9(;«Mifiii)^f^ IftiHh» .tìglio #|j!^^^
^^pNff , » MIO fM^ nd ÌAiHime di Le^oe Acriihso Armmcwio diM*
l»rk seiUii «ii lea«^ g^à^'ìli?^
inìvi diglUéVei If éé»MÌà>|coiiM il^f^
ikfméki umm di «b^éo IMmo<iiiiSnilei«rM^
unt Bnvii £1; «ueeiiicla toiiiin«iiiorafiO' sciim da^ «essi Afiéariilru
Pontifieii. Ed in essa si narra.: che Nìceu abiurasse 1 suoi errori alla [ire-
senza dei Nunzii e dell' Imperatore , il quale ordinò che gli scritti dei
legali contro Michele Cerulario e Leone Acridano fossero traslatali in
Greco. E poiché il Patriarca non aveva voluto comunicare con i mes-
si del Papa fu scomunicato, e la scomunica venne depositata soir alta-
re. Concordala la pace , gli Aposcrisarii , ricevuti ricchi doni , prese-
ro licenza a partire nel 18 di agosto. Ma giunti a Selimhria furono ri-
chiamati , sotto pretesto che voleva Michele assistere con essi ad un
Concilio. Però avendo falsate le bolle lasciate dagli Apocrisaril del Pa-
pa , mosse il popolo a rumore , ed allora T Imperatore permise ai Nan-
ni di parUrsi , e costretto dai tumulti fece prendere gr ioterpelri che
avevano dal latino in greco traslatati; gli atti del Carenale Ihnberto ,
oioè Paolo e suo figlio Smaragdo , e co^ios ti ifeloniot li consegpiò a
Michele. Ma più tardi scoperto V ioganno fu il Patriarca , aUonianato
dair Imperiale palagio.
Con questo racconto non si accorda quello del Cerulario, dal quale
veglio appariscono le pratiche fatte datila Chiesa HèniMa » ìe gdotie del
— 336 —
t^trkret fd i sospetti contro Argiro. Avendo Michele riunito un Sinodo
appena furono partiti i l^egati fece scomunicarli , e dichiarò che V Im-
peratore conscio delle loro trame gli aveva scritto la seguente lettera.
Sanctissime domine, de eo, quod acciderat, aica Re-
gia Maiestas perquirens oiTendit , mali radicem ortum
habuisse ab interpetribus et sociis Argyri ; et de alieni-
genis quidam tanquam peregrinis, et ab aiiis suppositis
aliquid facere non possumus, mali vero auctores verbe-
ratos ad tuam sanctitatem transmisimus , ut per eo
istruerentur et alii ; ne similia in posterum effutiant.
Ghartula haec post anathema dictum et consiliariis , et
iis, qui publicarunt, aut scripserunt, aut rem, ut gesta
est , vel tenuiter callent , coram omnibus comburatur.
Mea si quidem regia Maiestas imperavit , ut Vestarches
Argyri gener , et Vestes illius filius in pyblacam conolu*
duntur , ut ibi vilam degant , malis divexati , quemad-
modum sunt digni propter hanc causam. Mense Julio
Ind. VII.
CoTELERiDs. Monum, EccL Grate*
T. X. Mansi VtmeU, XIX.
Scrivendo poi intorno ai negoziati al Patriarca di Antiochia aggiunge
il Cerularìo :
Homines quosdam execrandos, impios, et de quo non
eos peiorum quispiam appellaverit nomine, ab occidente
in magnam hac propulit civitatem : qui quidem adven*
tus sui causam praetexerunt a Papa missos se esse; ve*
rum Argyri dolosis suggestionibus consiliisque ad im-
perialem urbem venerunt , ubi ingentium scandalorum
Èdia
Ante aliquod tempos cum nòvtsseiniis àk iia , qttt^
vetera Roma ad oos vetiireot de noMlì^to et seieotk
Papae videlicet urbis Itomae nuper ddronetii Leonia àél-
licet; nec non quod aimul nobiscum aentiret, et coBve^
niret propterea scandalo^ ^qnae de ipaia^ feriuiidr oifea
Orlkodoxafn fidem HìOA. pauca iUi, i|<nf |p9iii|U3, i^>9^%.|ìt-
terÌ8|;miJta huoiilHatet u| jt^ ref^ v^es pognofto^i^^
liàdein liUeria. Id^ue ea de ef Q»a :f(^iai^9y qji^i^iam|p|t
luorari yoleb^iiiiia ^ Beo non ut bei^volviQ pobia ^}^
miliarem redderemua» qno^pfr eam Fraaoojrum.auxiliaf^
nobis procuraremus. Quas quidam litteras cum illi tra-
didissemus, qui ad Papam una cum Imperatoris litteris
esset illos allaturus et responsione accepturus, et nobis
redditurus : ille vero cum has accepisset litteras, et per-
venisset ad Magistrum et Ducem Italiae, Argyri nuncu-
patum , qui artificiose ipsum decepit , eo videlicet no-
mine , quo eitius litlerae ad Papam perVenirent : ipse
illas accepit. Qui cum omnia diiigenter didicisset, nec
inquam suae superstilionis , et vafricies oblitus esset ,
sed semper ea moliretur, quae regiae urbi etRomaniae
damno essent ; neque hac in re sui ab similis sed no-
mina ipsa , que ab Imperatore Vestiàrius accepta refe-
rebat ; ipse aliam accepit , ut lucro suo omnino illis
uteretur , id scilicet curans , ut viderentur praedictae
literae hac de causa scriptaepro aedificatiowe castro-
— 337 —
rum et cura de illis habenda. Et ita rem, quam dieemus
artificiose paravit Mearum itaque litterarum dempto
sigillo et quae in ipse cum legisset et aliae quaedam ad
nos quasi Papae nomine missa componens ec lUae
enim per se manifestabaut, quae Argyrus Megalopolium
cum venisset, frequenter nostrae insusurrabat humili-
tati, praecipue de fermentato. Quam propter non solum
semel , sed bis et tertio , et saepius a nobis eiectus fuit
a sacra communione ec.
Ed il Patriarca Àotìocheno risponde :
Magnopere sum mirati, dum eas legeremus, cum non
possemus conjicere , quo spiritus motus , vel quid tibi
volens Italus ille Argyrus ad tantum declinavit errorem
et profanus cum sit, sacra còntractare non dubitavit.
Quid enim communi cani et balneo? ec.
Baronio. Ann. Eed. ad an. 1054.
DOCUMENTO III, p. 32.
Nel Concilio di Pavia , agosto del 1022 , Benedetto Vili si provò ad
introdurre il celibato ^ e merita grande considerazione quello che egli
disse a provarne la necessità.
Reges utique et Imperatores, Ghristum secuti, et po-
pulus catholicus, armis fidei adquisitus amplissimis pa-
trimoniis ecclesiam ditaverunt , et exquisitissimis eam
possessionibus ad mare usque ampliaverunt. Sed bene
parata male sunt conservata. Omnes enim eam pertran-
seuntes diripiunt , et hi maxime , qui videnter esse re-
etores , modis omnibus quibus possunt , conculcant et
VCL. U. '*
.(•p>^ «uQiiiiai ani qiiilms4i|in fi^^iii» «t tfespig^,,^^^
.^pùme^ikmmM afc« iure ee<lwi« «d^avf^ ;^ps
libertant, licet non possint, flliis congerrones infìrfypybiU
fMinia MAgeran^. Ipsi.qiHiq^ 4»Ì6im fto^^t &-
-HiUft eaelettMi « 8ant'4i«6n4i^di«ncii^(9^jri wf^
hao sola fraudo fugientea» ut matrem lib|à)f9m.fSiUi,^na6Ì
liberi prosequantur. Ampia itaque praedia, ampia Matri-
monia et quaecunqne honf^pOMOUt, de bonìa ecde-
aiae — neque eoim aliunde habent -^ ìnfamea patrei
ìnfamibus filììa adqniruDtKEt.ittt^feri lion per rapiflam
appareant — volunt enim in terra rapare libertatem , ut
;4ii|bQ|iii ip Goelo ¥«^jDÌt,i^eÌL^te|n-tr-Jb^iI^^ ^^Ì^<>^
faciunt transire nobìlium. Hi sunt o coelpm ! o terra!
qui tumultuantur centra ecclesiam« Nulli peipres hostes
ecclesìae quam isti. Nulli paratiores ad inaidiandum ec-
clesiae et Christo , quam isti. — Sic annullatur eccle-
sia, sic mendicat. Sic aut perrarus aut ex familia eccle-
siae nullus iam invenitur qui valeat : quia hac fraude
omnes filii servorum ecclesìae ad clericatum aspiraut,
non ut Dee serviant, sed ut, scortati cum liberis mu-
lieribus, filii eorum de famulatu ecclesiae cura omni-
bus bonis ecclesiae raptis quasi liberi exeant. Sic iam
nullae ecclesiae pauperes sunt in familiist quod iam
pretio servientes ecclesiarum ministri condxicant et io
annuam mercede solvenda transeant necessitatem.
Deo itaque propitio primo datis et receplis legibus
- ostendemus, nulli in clero m^uliebrera complexum fuis-
— 339 —
se concessum. Postea vero de filiis eorum , qui nulli
debuerunt esse , et per maxime de filiis eorum clerico-
rum, qui sunt de familia ecclesiae, perfacilis erit co-
gnitio.
Omnes igitup filii et fìliae omnium clericorum qui
sunt de familia ecclesiae de quacumque libera nati fue-
rint vel uxore vel concubina , quia neutrum nec licet
nec licuit nec licebit, servi suae erunt ecclesiae in se-
eula seculorum.
Condì. Papien, 1021 ap. Mansi XIX. 545.
DOCUMENTO IV, p. b2eseg.
Ego Robertus Dei Gralia et Sancti Petri Dux Apu-
liae et Calabriae , et ulroque subveniente , futurus Si-
ciliae , ad confirmationem traditionis et ad recognitio-
nem fldelitatis , de omni terra quam ego proprie sub
dominio teneo et quam adhuc uUi ultramontanorum un-
quam concessi ut teneat, promitto me annualiter prò
unaquoque iugo boum pensionem , scilicet duodecim
denarios Papiensis monetae , persoloturum beato Petro
et tibi domino meo Nicolao papae et omnibus successo-
ribustuis, aut tuis , aut tuorum successorum nuntiis.
Huius autem pensionariae redditionis erit semper ter-
minus finito vere anno , sanctae resurrectionis die do-
minico. Sub hac conditione huius persolvendae pensio-
nis obligo me et omnis meos sive heredes sive succes-
sores tibi domino meo Nicolao papae et successoribu»
tuis. Sic me Deus adiuvet et haec sancta evangelìa.
— 340 -
A quesu priaia formoU ne segue aiì*aUra ehe sembi^ pRi conformi
»1 rero , e più aulica.
Ego Robertus Dei grati a et Sane Li Petri Dux Apu-«
1Ii»e et Calabrìae et utroque subvcnienle, futurus Sìci^
liae, ab hoc liora et deinceps ero fidelis sanctae Roma-
nae Eeclesiae et libi Lloiuini) meo Nicolao Papae. In
^HHisilto vel in facto ^ unde vìtiim aut meinbrurn perdas
aut captus sis mala capUone non ero. Consilium qiiod
mibi credideris et contradices , ne illud manifeslem ,
non manilestabo ad tu uni darimuni^ me sciente. Sanclae
Roman ae Eeclesiae ubique adiutor ero ad tene nd uni et
ad aequirendum regalia saniti Petri eiusque possessio-
nes prò nieo posse ^ contro omnes homines. Et adiuvabo
te ut secare et honorifice teneas Papatum Homanum
terramque sancii Petri et principalum; iiec invadere iiec
ac(|uirere quaeram nec etiarn depraedari praesumam
absque tua tuorumque successorum, qui ad honorem
sancti Petri intraverint , certa licentia , praeter illam
quani tu mihi concedes vel tui concessuri sunt succes-
sores. Pensionem de terra sancti Petri quani ego ieneo
aut tenebo, sicut statutuui est, recta fide sludebo ut il-
lam annualiter Romana habeat ecclesia. Omnes quoque
ecclesias , quae in mea persistunt dominatione , cuin
earum possessionibus dimittam in tua polestate et de-
fensor ero illarum ad fidelitatem sanctae Romanae ee-
clesiae. Et si tu vel tui successores ante me ex hac vi-
ta migraveritis , secundum quod monitus fuero a me-
lioribus cardinalibus , clericis Romanis et laicis, adiu-
vabo ut Papa eligatur et ordinetur ad honorem sancii
Petri. Haec omnia suprascripta osservabo sanctae Ro^
— 341 -~
nianac ccclcsiae et libi cum rccla fide , liane fidclilalem
obsepvabo tuis successoribus ad honorem sancii Pelri
ordinalis, qui mihi firrnavcrint investituram a le rnihi
concessam. Sic me Deus adiuvet el haec Sancta evan-
gelia.
Ex Cod. Àrch, Vai, edid, Wattebich.
P(mt. Rom. Vit, T. I. 233-4.
DOCUMENTO V , p. 32.
Romano Palriarche, regia costitutione super univer-
sali aecclesia sublimalo, Costanlinus Doolilius, Costan-
tinopolis basileus, salutern. Uouiana sapienlia, a nostro
Greco fonte derivata, quae in primo vel sccundo ac ter-
lio Ottone bene floruit, istanti tempore ita defluxit, ut
pacialur Normannos consortes imperii. Jam onim sibi
usurpant imperialia officia , ut in praesumptionc Lucani
pseudopapae. Ad hec corrigenda, per manum fidei tnae
volo firmare aolernalis amiciciae ])actum cum puero
Heinrico , rege llomano. Nam et ego Romanus suum ,
et ita nos ambo Romani sub te comuni patre simus u-
rium , conligali vinculo indivisae carilatis. Super hoc
filium meum por|)liir()gonitum dabo sibi obsidem , fo-
tumque meum thesaurum , ut ex eo faciat quod voluc-
rit ad suos usus suorumquo militurii, quatenus te prae-
vio sii nobis fncultns ire usque ad sepulchrum Domini ,
et expurgata spurcicia Nornìannorum sive paganorum ,
refloreat Christiana liberlns vel in fine saeculorum. Tu
autem via Dei, heres beati Pelri, claude sermones istos
in pectore tuo et operare opera Dei.
BcNzo. ad Hm. IV. Imp. L. Ih $ i'2.
— 342 —
DOCUMENTO VI, p. UO.
Gerolinus Dux Corinthiorum Arclierio Duci Barensium
salutem.
Pro certo habeas me cum magno subsidio in quarta
sive citiiis ad te venlurum, quare monitum te facio, ut
nocte illa ignes , atque lucernas plurimas , ne forte a
retro cursu deviemus, super muros civitatis veslrae fa-
cias accendere. Nos vero iterum , ut de nobis certiorem
habeas fiduciam, in navibus nostris lucernas accensas
habebimus.
Amon. Vaticani Bist. Sicula
ap. Murai. R. I. Vili p.
764.
DOCUMENTO VII , p. 177.
» Uno grani dolor sans remède est venue à la sainte
éclizo de Kome , laquel dolor a leissió la mort de lo kii-
rissime fili de la sainte églize lo due Robert, dont li cuer
de li cardinal et de lout lo collège e tout lo sénat do
Uonic soiit moult dolcnt de la soe mort, voiant la sue
rninc et testilìcant do avoir perdu lo accressenient de
lorpaiz. Més a ce que saclic la toe noblité la bénivolen-
cc de misire lo pape, de quant amor et perfection esloil
vers lo marit vostre, portcs lo sien filz à ce que o la or-
dination de la sainte éclize recèvc o la main de ré^lizc
Ics coses que tenoit lo pere de lui anceisor pape. »
Amato. L. VII, 8.
_343 —
DOCUMENTO VII! , p. 177.
Quidam a veslris partibus monachi venienles, quorum
unus Thomas, alter, Nicolaus, vocabatur, excellenliae
vcstrae ad nos literas detulere plenas vestrae dilectionis
dulcedine, et ea quam sanctae Romanae Ecclesiae exhi-
betis non parva devotione. Quae nimirum inter cetera
nobilitatis vestrae verba, eisdem monachis, de his quac
ipse viva voce in aure nobis ex parte vestra relaturi es-
sent , posse nos credere asserebant. Verum quia perso-
nae non videbantur tales, quibus secure fidem possemus
accomodare , vel per eos de tantis rebus magnitudine
vestrae respondere, confratrem nostrum Dominicum pa-
triarcham Venetiae, Romanae ecclesiae et imperio vostro
fidelissimam , ad vos studuimus mittere, quatenus ipse
diligenter a vobis intelligat, si in ea, quam litteris ve-
stris et viva eorundem monachorum secretius vos si-
gnificastis, adhuc volutate perseveratis , et legationis
vestrae verba ad effectum perducere velitis Scitis
enim quia quantum anteces&orum nostrorum et veslro-
rum sanctae apostolicae sedi, et imperio patrociniuui
concordia profuit, tantum deinceps nocuit, quod utrini-
que eorumdem carilas friguit. Cetera igitur, quae prae-
sentium latori secretius refcremla commissimus , indu-
bitanter poteslis credere, et per eum quidquid maiesta-
ti vestrae placuerit secure nobis significare. Datum Al-
bani septimo idus Julii ind. XL
Reg. Greg. VII , 1 , 18,
mfiaMfmfpm.
Ad GuOhlmm ì.*>¥^ ^<*$R#^i "^"^ '
^ eederiae BmMnaeauMiù pmàiec.
i
^ per euih nundtini fiobìs mat^date) qui iBodis omnibus
no8 reddat indubios; et idem vester nuncius veniat per
comitissam Beatricem , quae cum filia et genero in hoc
negolio liberare procurai. Hanc autem militum multi-
tudinem non ideo coacervare curamus, ut ad effusionem
sanguinis christianorum intendamus, sed ut ipsi, viden-
tes expeditionem, dum confligere timuerint faciliussub-
dantur justitiae Speramus etiam, quod forsitan alia inde
utilitaa oriatur: scilicet ut, pacatis Normannis , tran-
seamus Costantinopoli m in adiutorium Christianorum,
qui, nimium afflicti creberrimis morsibus Saracenorum,
inhianter flagitant ut sibi manum nostri auxilii porriga-
mus. Nam contra eosNormannos qui nobis rebelles sunt
satis suiBciunt milite9 isti qui nobiscum sunt. eco*
M. I, 46,
— 345 —
DOCUMENTO X , p. 208.
Arnaldo Episcopo Acherontino. ec.
Noverit fraternitas tua quoniam Rogerius comes fra-
ter Roberti ducis apostolicae sedis beneditionem et ab-
solutionom requirlt eiusque filius vocari et esse deside-
rat. Quaproptep pastorali cura hoc laboris onus tibi im-
posimus, immo ex parte beati Petri imperamus: utpost-
posita omnì torporis desidia illum adeas; eumque, huius
nostri praecepti auctoritate fultus si nobis parere sicut
pollicitus est voluerit, et poenitentiam ut oportet chri-
stianum egerit, ab omni peccatorum suorum vincula ,
tam ilio quam etiam suos milites , qui cum co contra
paganos, ita tamen ut agant poenitentiam pugnnturi sunt
peccati maxime absolvas... Amplius si de Roberto duce
fratre suo aliquid tibi retulerit, respondeas ei: quoniam
Romanae Ecclesiae ianua misericordiae omnes patet ,
quicumque poenitentiae amore ducti offensionìs scanda-
la deserunt et ad rectitudinis viam inoffenso pede regre-
dì concupiscunt. Si igitur dux Robertus sanctae Roma-
nae Ecclesiae sicut filius exoptat, paratus sum: paterno
amore euui suscipere , et suo Consilio ei iustitiam con-
servare, et ab excommunicationis vincalo paenitus ab-
solvere et inter divinas oves eum annumerare. Quod si
renuerit idem Robertus dux , ut cum eo ultra commu-
nicet , et parte apostolicae sedis licentiam non poterit
impetrare.
ivi, L. Ili, II,
.;-<'• *, ■■ ■ ; ■ •; ■.'...:.»,... ■:■ •.'rMvU'-i' >:irt\**-j i*'V(«»-. >j«iii;-i 'M i-'fùlt
toM MgnMoàsti-, Mattar 4<BBiii«#^ fimimitàt* toM>M<A
•orìbere , seias'ilftftlP NbMìdiiift^ mm''omfbiÉtfiam
paofs QOAMOum bWMfe:' quam Ii&Dbfìóiiie xòm récisftnt
et beftlo Petro , quem soluniiiiodo dojwjf t!ifHijfi|t,,p|ppi7,
torem poet Deum hsibere desiderant i humilìter satUfe-
citseDt, si voluntAM eqjmn m^[aSimÌ9m annueremus.
Sed Deo auxiliantei hoc non oum detri meato, sed cum
aiiCPReqlft.%naaM )?cìfiJe«w.iW^
DOCPl|ENÌOXI,p. 166.
Investitura Domini Gregorii Papae^ qua Roberttim
ducam investivit.
Ego Gregorius Papa ìnvestio te , Roberto Dux , de
terra quam Ubi concesserunt antecessores mei sanctae
memoriae Nicolaus et Alexander. De illa autem terra ,
quam iniuste tenes, sicut est Salernus et Amalfia et pars
marchiae Firmanae, nuna te patienter Bustìneo , in con-
fidentia Dei onnipotentis et tuae bonitatis, ut tua postea
inde ad honorem Dei et sancti Petri ita te habea&, sicut
et te agere et me suscipere decet sino periculo aoimae
tuap et meae. Actum (Ciperani, III kal. julii)^
M, viu. i.
^ 3i7 -
Il giuramenlo è idenlico a quello presuto a Niccolò li , solamente
dopo le parole contra omnes homines, si legge: excepta parte Firma-
nae marchiae et Salerno atque Amalphi , unde adhue facta non est
di/linUio. Ed adiuvabo te , ut seeure et fumarifiee teneas Papatum
Romanum. Terram saneti Petri quam nunc tenes vel habUurus es ,
postquam scivcro tuae esse potestatis nec invadere ec.
Segue poi la Costitutio reddendi census , in tutto simile a quella pre-
cedente fatta a Niccolò II , nella quale si parla dei dodici denari di Pa-
via per ogni paio di bovi. ivi»
DOCUMENTO Xll, p. 268.
Jam quod inter nos convenerat ut ab imperiali maie-
state nostra ad polentissimam dominationem tuam cen-^
tum et quadraginta millia nummorum et centum blattia
mitterentur, ea iam missa sunt per Costantinum Proto-
prohedrum et Praepositum dignitatìbus juxta placitum
libi fidissimi et nobilissimi Gomitis Bulcardi. Dieta vero
summa pecuniae constat argento facto et romanato an-
tiquac qualitatis. Gum autem tua nobilitas juramentum
perfecerit , tibi reliqua et promissa ducenta sexdecim
millia nummorum , et stipendia concessarum viginti di-
gnilatum, per fidelissimum maiestati tuae Bagelardum,
quando in Longobardiam perveneris. Quomodo vero per-
fici juramentum debeat, significatum haud dubie jam
luerit nobilitati tuae : exponet tamen adhunc clarius
Protoprohedrus et Praepositus Costantinus ec. Porro
cunctalionis et morae fìdelissimi et nobilissimi tui Co-
mitis Bulehardì causa fuit quod maiestas mea voluit
carissimum nepotem meum filium felicissimi Sebasto*
cratoris dilectissimi germani maiestati nostrae , videri
ab ipso.... Quooiam vero nondum mihi filium Deus dc^
— 348 -
dit, èI hic fratris fìlìns suavissimus, filli mihi loco est,
Bì Deo placueriti iiihil ìmpediat qua minus arri tei tia con-
tracta jam inter nos, necessitudine quoque affinitatis in
poste rum firme tur ee.
àmA GoHii, Alex. L> Uh
DOCUMENTO Xm , p. 322.
4
DeindG Kobertus Wiscardos inlravit navigium suiim
et uxop eius cum eo , et aubiu^avit sibi insulam de Cu*
verfu et insulam de Crete , et insulam de Rhodes » el
alias insulaa multas eripiens eas de manu Imperatoria
Costantiiiopolis, Deinde veni! ad portum, qui nunc no-
mine suo noncupa tur portus Wiscardì- Et cum inde pru-
gredi voluisset^ et intrare Rornaniaiu, Itiiperatop Con-
stantinopolitanus timens valdc adventum iIHus mandavi!
uxori suae, quod sì ipsa praedictum Hobeptum Wiseard
morti tradidìsset , et sic terram suant de eo liberassol *
ille duoeret eam in uxorem, et faceret eam imperatricem
Costantinopolitanam. Concessit autem mulier se faclu-
vam , quod Imperator petebat: et nacta opi>ortiinìtale
lomporis et loci porrexit Roberto Wiseard inarilo suo
venenum bibere: et mortuus est, et ibidem in insula
quae usqne in hodiernum diem dicitur porlum Wiseardi,
sepultus est: et totus excrcitus eius dissipaUis est. Mu-
lier anteni l'ugit ad Imperatorem Coslanlinopolilanum ,
(jui statini adimplevit omnes conventiones suas, et duxit
eam in uxorem , et coronavit in imperatricem , et cum
ouinis salennitas debita fuisset ei , et in dispensatione
et in coronatione , et in nuptiis ita solenniter quod illa
— 349 -.
diceret Imperatori : a Domine , veslri gratia iam perfe-
» cisti mihi omnem conventionem nostram. o Imperator
facto silentio coram omnibus ostendit conventionem ,
quam feceral cum illa et qualiter ilia morti tradiderat
maritum suum: et petiit ab illis iudicium de illa: et ju-
dicavcrunt eam ream esse morlis. Et sic translata do
nuptiis ad supplicium, accenso rogo iniecta est et in
cineres redacta.
Bi:<SG. DE lIovED. Far, Poster,
NOTA 1 , p. 45.
Malatbrra narrata la battaglia del Fortore dice, che Leone IX
concesse ai Normanni : omnem ierram quam pervaserant , tt quam
ulterius venus Colabriam tt Siciliam lucrari poaent de S. Pttro
haereditati feudi sibi et haeredibus suis possidendam, L. 1^ 14, Que-
sta testimonianza è' confermata dalle parole dell' Anonuio Siculo,
il quale scrive, aver il Papa investito Umrredo, dalla Marca di
Guarnieri insino alla Sicilia p. 731 ap, Mvrat, VIO. Alcuni storici
supposero quindi che nel 1054 i Normanni prestassero la prima
volta omaggio al Pontefice come vassalli; e benché il GiABfNoifS
L. IX, § 3, creda che la benedizione di Leone non avesse altro
scopo « fuorché assicurare maggiormente i Normanni della sua
amicizia » pure riconosce essere stati quelli i principii « delle pa*
pali investiture, che poi si ridussero a perfezione da Nicolò U. »
Però né Amato , né i biografi di Leone IX, Brunone da Segni ^
BoNizo e WiBERTo ; né gli altri Cronisti ricordano questa feudale
ricognizione , quantunque alcuni tra essi narrano che i Normanni
si prostrassero ai piedi del Papa implorando il suo perdono e la aua
benedizione. La prigionia del Pontefice in Benevento ( Amato ,
Herman. Contrac. ec. ) , la sua lettera a Costantino Monomaco ,
e le durate nimistà fra i Normanni e Vittore II e Stefano IX, mo-
strano assolutamente falsa la pretesa concessione; la quale è smen-
tita anche dalle parole che si leggono nel giuramento prestato da
Roberto a Gregorio VIL 11 Papa dichiara d* investire il Duca: de
terra quam libi conceg^erunt antecessor mei sanctae memoriae , Ni*
eolaus et Alexander, senza accennare ad alcuna investitura prece*
dente. Sembra anzi che debba dubitarsi anche dell* assoluzione dal*
— 352 —
le fcomaniche , che il Papa prima di uscire da Benevento avrebbe
data ai Normanni , poiché è certo che venne tolto Tanatema da
Niccolò II, né dal tempo di Leone IX si trova che altri avesse sco*
manicati i Normanni. Non per tanto le ostilità di Vittore II e di
Stefano IX porgono un probabile argomento per credere che Tuno
0 l'altro bandissero contro i loro nemici le ecclesiastiche censure,
sebbene nei registri Pontificii e nelle cronache non ne sia rima-
sta memoria.
Concordano poi tutti i Cronisti ad affermare che una investitura
fu data a Roberto Guiscardo ed a Riccardo di Capua da Niccolò H
nel luglio 1059; ma intorno al valore di quest'atto, ed alla esten-
sione dei diritti che venne per esso ad acquistare la Chiesa sulle
province del mezzodì sono diverse le parole è le opinioni. Bokizq
vuole che a Roberto si concedesse : omfiem Apuliam et Calabriam ,
et terrea beali Pelri ah eie olim invasae excepto Benevento; la Breve
Cronaca Normanna v'aggiunge anche la Sicilia; e Leone Ostiense
fa investire anche Riccardo del Principato Capuano. Come che sia
sorgono a proposito della investitura due quistionì, Tuna snll' ori-
gine, r altra sugli effetti; e considerandosi quella concessione come
il principio fondamentale dell'alto dominio dei Pontefici sul Rea-
me delle Sicilie , doveva per necessità essere diversamente giudi-
cata. Giannone sostenne che i Papi acquistassero quella suprema-
zia « non come capi dtlia Chiesa universale o Patriarchi di Occi-
dente , ma come Principi del secolo » e respingendo le apocrife
donazioni di Costantino e degli altri Imperatori, poste innanzi da-
gli scrittori ecclesiastici per legittimare la pretesa sovranità , vi
riconosce un' usurpazione consentita dai Normanni per assicurarsi
dalle scomuniche. Altri vi scorge « non una alienazione del pos*
6esso> né un omaggio feudale, « ma un*atto di formalità, che per
j» devozione deferiva volontariamente T alto dominio ponendo i
Normanni nella condizione di una spirituale clientela. » Abusi della
giurisdizione eccles, nel Regno ec. Venezia 4769,
Vero è che nella lettera di Leone IX all' Imperatore di Oriente
si parla della donazione di Costantino per richiedere che siafio re*
— 353 —
stitaiti alla Chiesa i suoi antichi patrimonii ; e che apertamente
Tolomeo da Lucca parlando della iovestitora di Niccolò H dice:
Motivum autem diclae recognilionU parHm fuit ex hoc quia dieta
regio tamquam manuale Imperli fuit quondam per Costantinuin
coUecta Silvestro.... recuperata est per Carolum Magnum et iterato
est per ipsum Ecclesiae restituta, L. XVIII , e. 44. Ma niente pro-
va che il Papa avesse cercato far valere qaesti pretesi diritti » né
che i Normanni riconoscendoli accettassero le terre che avevano
conquistate come una donazione della Chiesa nelle forme di un
feudo. Marino FBEcaA dotto giureconsulto del secolo XVI pre-
senti il carattere proprio di quella concessione quando scrisse: £b-
desia non dedit , sed accepit : non transtulit , sed ab alio occupatum
recepii. — de Subf. L. I, p. 53. Una più attenta considerazione dei
fatti e dei rapporti fra il Papa ed i Normanni spiega chiaramente la
origine e l'essenza della investitura. Allorché incominciarono le
prime pratiche d* accordo tra Niccolò II e Riccardo di Capua , il
Pontefice era stato espulso da Roma dalla fazione nemica , la quale
col sostegno della Corte Imperiale gli aveva opposto un' antipapa.
I Normanni si trovavano in aperta guerra contro i Greci , si erano
sottratti da ogni dipendenza verso Gisolfo, e rotta T alleanza e Ta-
mistà con gli indigeni, miravano a soggiogarli. Intendevano quindi
Rol>erto e Riccardo costituirsi signori delle terre acquistate, senza
rilevarne il dominio da altri; nel modo stesso che il Papa mirava
a costituire la sua elezione indipendente dall'imperio. Questi due
interessi, uniformi nello scopo, servirono a ravvicinare Niccolò II
agli invasori stranieri, abbandonando quella politica che i suoi pre-
decessori avevano seguita; e dapprima fu assoldato Riccardo di
Capua, perchè riconducesse il Papa a Roma, poi seguirono accor-
di con Roberto. Il Pontefice s'assicurava il sostegno dei potenti vicini
contro le prepotenze dei nobili Romani , e le minacce della Corte
Imperiale ; estendeva la sua supremazia sopra i Vescovi e le Chie-
se del mezzodì che si trovavano sottoposte al Patriarca d* Oriente
ed al rito greco. 1 Normanni legittimavano la conquista al cospet*
to dei popoli facendola sanzionare dal Papa , si sottraevano ad
TOi. u. 33
— 354 —
ù$m altra pretensione dt alto dominio, ponendo i loro possessi sot^j
to il palrociniodel beato Pietro. Questa ^ non tltra fa Tonginei
della mvestituraf essa non fu nna donazione, non ana concessiotte
fendale; ma un trattato d'alleanza, nei quale si cercò dì garentire i
rtHìiproci vantaggi. Quanta ul dritto cli^ il Papa aveva di disporre
o per meglio dire di rieonoscere come legittimo ijuei possesso ed
Dgnì futuro acquisto; è inutile cercarlo altrove fuorcbè nelle ere-'
den^e retigiost». Non fu come « Principe del secolo w ma come
« Capo della Chiesa universa^ b che egli Invertì ^ arrogaodosigià
i Papi il dritto di poter disporre dei beni degli scismatici » e de^^li
infedeli. Posto ciò non è dJKicile scorgere gli elFetti di quella inve-
stitura, essa non importava gU oneri di un vassallaggio feudale;
ma come ben fu detto era una « clientela spirituale n nella qaale
31 stabiliva una reciprocanza di doveri. Infatti Hobeito promeUeva
fL*dt^l(à ed assistenza m a tutti i successori di Niccolò che gli avreb-
bero concessa rinvestitura; j^ dichiarandosi cosi sciolta da ogai
obbligo verso quelli che a questo impegno uoii adempissero.
liitorijo al censo poi molle ragioni piovaau apocrdo il giurarne»'
to mi quale si promettono dodici denari di Pavia per ogni paio di
bovK Legnb Ostiekse fu il primo che aHermasse aver Hiccardoe
Roberto ofl'erlo: census totius terrae ipsorum, singuiis videiicel an-
nis per singula òoum Faviae denarios duodtcim, L. ili , § 15. Poi
Cenuo Camerario determinò più chiaramente questo tributo af-
fermando che : tempore quo Hobertus Wiscardus uUramorUanus ce-
pU rtgnum Skiiiae juravii dare , tacHs sacrosanti» Evangeliis pì'o
se et prò suis heredibus Domino Nicolao Papae duodecim denarios
Papiensis monetae (Lih, Cens.), Questa testimonianza posteriore ed
inesatta , poiché parla di un regno di Sicilia costituito molti anni
appresso , sembra si fondi sopra un documento degli archivii Va-
ticani ( Cod. A.) nel quale si trascrivano due formole del giura-
mento ( V. Doc. IV ) prestato da Roberto. Nella prima si legge :
promilto me annualiter prò unoquoque jugum boum pemionem sci'
licei duodecim denarios Papiensis monetae: nella seconda invece è
detto solamente: pensionem de terra sancii Petri quam ego tento ,
^ ass-
etti ienebo^ sicut ^atuiwn est^ recia fide siuJebo ut illa annuaiUer
Romana kabet ecch9ia. Tutto contribuisce a provare che la prima
iormola fu supposta per avvalorare le pretensioni d'un tributo » e
trasformare T indefinita sovranità accordata ai Pontefici in una di*
retta supremazia feudale. Fra tutti i Cronisti sìncromi che parlaro*
no dell'omaggio offerto da Riccardo e da Roberto ninno ricorda
quella condizione, eccetto Liso!«e Ostiense, che probabilmente fu
interpolato. L'Annalista Romano narrando l'accordo tra il Papa
e Riccardo scrive : pepegit eum eo fedus et ille fecit fidelitatem Ro*
manae Ecdesiae, ed in simil modo, Bonizo, Guill. App. , Ord.
Vitale, Rom. Salbrn, ec. parlano di fedeltà, di assistenza, d'in^
vestitura, ma non di tributo. Lo stesso si dica della Costitutio red-
dendi cenms e del giuramento prestato da Roberto a, Gregorio VII,
Funo e Taltro in tutto conformi alle due formole precedenti. Ol-
tre ie quali non resta memoria di alcun pagamento; poiché i trenta
mila soldi inviati dal Duca nel 1083 al Papa, perchè se ne servisse
a tenere in fede il popolo Romano, non furono dati a titolo di feu-
dale prestazione.
D'altronde le vaghe parole nelle quali è espresso il censo con-
fermano i dnbbii nelli sua insussistenza. Certo il ^to^o dei bovi vol-
le indicare uno spazio di terreno, e propriamente quello che in
un giorno poteva ararsi , e risponde cosi al iugero antico. Ma per-
chè il tributo fosse definito bisognava conoscere quanti ingerì mi-
suravano le terre occupate dai Normanni; ora questa difficile pro-
porzione tra l'estensione del suolo e la quantità del censo, non fu
mai stabilita; e la stessa moneta che avrebbe dovuto rappresentarlo,
può dirsi poco nota nel mezzodì. I denari di Pavia ebbero una cer-
ta diiTusione nell'alta e media Italia, ed anche a Farfa si trovano
menzionati in una vendita (ZannettiMon. Il,l4, 16. Carli Zecche
d'it. 1,100,161. ar.FARF. R.I.T.U, p. 2, p, 589) ; e nel 1134
in una carta di Montecasino , e nel ll49 in un'altra di Pontecorvo,
( Gattola his. 395 et Acces. 257. ) Ma in generale nella Puglia,
in Calabria , e nella rimanente Campania salvo questi esempii, non
si trovano adoperati. Oltreacciò con ragione fu osservato che enor«
'1
3fftl ÌII<<H|WI¥lÌllÌÌÌfÌA»ÌÌNtlÌiÌIÌ^W
àhtt Mdpctitfanim $ehifélùmm mU€Ì mi$ hMr$tilfiu ìSBU^ S ék-
c$marihu noiiris $imgttìà am& léSttilm. { Baioii. od o». ) La
quantità cosi delerminata, e per nollt riipoiid^tite a quella mdefi^
iuta di 4eAWi JMi^ AdRffm aggiun-
gere altro argomento a mostrare che innanii quel tempo» nou fu
stabilito un censo generale e per|>etoo.
NOTA a , p. 64.
Il Fazzello dopo di aver narrato in qiial modo fallita l'impresa
di Maniaco i Musulmani rioccuparono Messina dice, che <» i capita-
» ni della città avendo a sospetto alcuni gentiluomini cristiani che
» parevano inclinati a favorire la fazione Normanna li fecero ap-
>» piccar per la gola acciocché essi non avessero a macchinar qtial-
» che cosa nuova, e gli altri per questo esempio temendo della
» propria vita s'attendessero a vivere quietamente. La qual cosa
» ei^sendo molto malvolentieri sopportata da certi nobili Messinesi,
. » n entrarono in grandissimo sdegno, e tra qqe.sti fu Ansaldo dei
)» Patti , Niccolò Camulio e Jacopo Saccano , tutti Messinesi come
}» s*è inteso per fama venuta di mano in mano per fino attempi
"» miei. Costoro intesa la venuta di Roberto Guiscardo e di Rqg-
— 367 -
» giero in Calabria insieme con gli altri Normanni» spinti da gene-
» rosila d'animo e da concetto veramente eroico, fìngendo d'an-
» dare a Trapani navigarono a Reggio, e poi vennero a Mileto a
» ritrovar Roberto Guiscardo e Ruggiero Bosso fratelli; e proposta
» loro l'onestà della causa, il debito dell* ufficio loro, e la dappo-
» cagine e V inesperienza dei nemici, gli esortarono a far Timpre-
» sa di Messina , ed in ultimo seppero tanto ben persuadere che
M furono esauditi. » Deca II, L« VII, ci. Questa vaga tradizione
fu posteriormente raccolta neir apocrifa A^lorùi liber(Uiom$ Mes-
sanae per ComUein Rogerium stampata la prima volta a Parigi dal
Baluzio nel 1679 e poi dal Muratobi R. L T. XU. Il db Grego-
rio che ne mostrò la falsità pensa che fosse portata in Francia dai
Messinesi che esularono nel 1674. Consid. suirisl. di Sic. L. 1.
e. 2, n. 47.
NOTA 3, p. 84.
Gmealogia di GiudiUa prima moglie di Ruggiero.
Riccardo duca di Normandia
Gunnor
Roberto , conte di Evreux , arcivescovo di Rouen
Herleve
I
Riccardo conte di Evevreui
La vedova di Ruggiero di Tornois
Guìllelmo conte di Evreux
Adevisa di Giroie, vedova Adevisa di Giroie
del Barone di Grentmesnil II Barone di Greiitmesnil
i I III
Giuditta Emma Ugo Ernaldo Roberto
Ord. Vit. L. Ili, PiRRi Sic, Sac. ad prin. Gauttier d'Arc.
p. 231,
— 358 —
NOTA 4, p. 84.
L< testimonianza di Odbbico Vitals intorno la condizione ed il
nome della prima moglie di Ruggiero d'Altavilla Conte di Sicilia
sembra discorde da qaella degli altri Cronisti. Egli dice che fosse
monaca, sorella uterina dell' Abate Roberto di Grentmesnil, e che
si chiamò GindUta. Malatebra e rANOTfiMO Siculo nulla riferi-
scono intorno la sua qualità, e Tiino gli dà il nome di Delicia so-
rella dell'Abate Roberto di S. Eufemia, e nipote dei Conti Nor-
manni ( L. Il, 19 ]; l'altro di Juncla tìobilissimis orla natalibus.
Essendo Giuditta discendente dai Duchi di Normandia, e Roberto
di Grentmesnil identico all'Abate di S. Eufemia, la sola differenza
si riduce al nome , e bastò perchè gli storici si confondessero stra-
namente. Alcuni tacquero di questa Giuditta , altri ne fecero una
medesima persona con Ereroberga , altri in6ne assegnarono molte
mogli al Conte. Gauttibr d' Aec, crede di aver trovata la cagione
di questi errori ; egli asserisce che Giuditta venuta in Italia, vo-
lendo nascondere la sua condizione di monaca prendesse il nome
di Eremberga; e che il Fazzkllo scoprì a metà il vero allorché
disse Eremberga sorella di Roberto di (jrentmesnil ( Conquét, des
iVon/i. L. II, p. 236). Ma niente provaquestasupposizione.il
Malaterra dopo aver parlato di Delicia, ricorda intorno al 1080
le nozze di Matilde figlia del Conte, quam de prima uxore admo'
dum honestae faciei fuellam habebat L. Ili, 22, e poi nel 1089
scrive che morta Eremberga o Elemburga figlia del Conte di Mor-
tain Ruggiero sposò Adelaide. Se dunque innanzi al 1080 aveva
avuta una prima moglie, questo titolo di prima doveva riferirsi in
rapporto di Eremberjia che allora era viva, e perciò questa non
poteva essere la stessa sposata a Melito nel 1062. Toglie poi ogni
dubbio sulla pretesa identità un diploma riferito dal de Meo ad an,
1083, nel quale Arrigo Conte di Lucerà ed Adelisa figlia del Conlr
Ruggiero di Sicilia e di Giuditta fanno donazione; mostrandosi cosi
che la voluta mutazione di nome non fu vera. Senza aggiungere la
autorità del Pirri (Sic. Sac. T. l ) e del Ducange ( FamiL Norm»
— 359 —
appena, ad Amato ) che distinsero le due donne, sembra potersi
dire, che non rimasero figliuoli maschi da Giuditta; e questo for-
se avvalorò la tradizione che morisse senza lasciar prole per ca-
stigo del Cielo avendo infranto il voto di verginità ( d* Amico note a
Fazzgllo. Dee. VII, e. I. )
NOTA 5, p, 129.
Il Pagi ed il Babonio dicono , che Romano Diogene fu accte-
cato nel 1071; ma il Db Meo sostiene con validi argomenti che
invece la sua prigionia avvenne nel seguente anno. Senza entrare
in una discussione, estranea alla nostra istoria, notiamo solamen-
te, che dove il Goceliko del quale parla Guglielmo Pugliese, co-
me uno di quelli che furono inviati dall'Imperatore Michele a Ro-
mano per trattare la pace , è lo stesso Normanno che poi venne
insieme ai Greci al soccorso di Bari , debbono riferirsi almeno i
negoziati al 1071.
NOTA 6, p. m.
Le imprese di Roberto Crespin e di Ursello di Bailleul in Oriente
e quelle di altri Normanni emigrati dalla Puglia e dalla Sicilia, seln
bene non siano connesse alla conquista del mezzodì d'Italia, pure
dove si consideri la parte che ebbero i Bizantini nelle vicende dei
conquistatori , e si voglia in tutto conoscere l' indole di questo pò*
polo audace ed avventuriero, non sono senza importanza. Tra-
sandate in tutto dagli storici occidentali, sarebbe impossibile rac«
coglierle in una nota ; ò creduto quindi formarne una narrazione
speciale, in appendice del terzo volume , sotto il titolo : / Nor*
manni in Oritnte,
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