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Full text of "La marcia de Leonida: nella inaugurazione del monumento ai martiri di Mentana"

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**' 



FELICE CAVALLOTTI 



LA MARCIA 



LEONIDA 



(Nella inaugurazione 
del Monumenlo ai Martiri di Mentana) 




MILANO 
STABILIMENTO G. CIVELLI 



rroprkiii lettcretrta riservata. 



NEL NOME GRANDE 

DI 

GARIBALDI 

AI MANI 

DI 

ENRICO E GIOVANNI CAIROLI. 



Ce, Mei 



\ 



I morti vanno in fretta. 

BURCIKR. 

Quante vittorie immortali 
Questa disfatta oscurai 



efà 




e notti, allor che torna piena la luna in cielo <*) 
E s'ode per le tessale gole il vento mugghiar, 
Spalancasi una tomba sul culmine di Antélo, 
E in vetta, in armi chiuso, ritto un guerriero appar. 



Ha fiammeggiante il guardo; mordon le labbia i denti; ^') 
Ed all'enorme clipeo fiero s'appoggia e sta: 
Guata pel colle sparsi sepolcri e monumenti, 
E la lung'asta in terra batte gridando: — 0/à! 

0/à, voi che dì Tespia lasciaste le contrade^ ^3) 

Voi che d* Euróta i bagni lasciaste e i forti amor! 

O per le patrie leggi pugnanti ellenie spade (*J 

Vedrem se il mondo ha lauri che sfrondi il nostro allor. 



— 6 — 

* 

Sclama — e discende : e a grandi passi il terren misura ,_ 
Via per dirupi e balzi marcia col vento al par; 
A lui dintorno T aquile volan nell'aria scura, 
E cupe Tarmi s'odono sui passi risonar. 

Marcia, e ai beozi arrestasi valli di Cheronea, 
Mira il cruento rivo e il memore leon: 
S'alzano voci lunghe lontan per la vallea, 
E dei Tebani amanti mormora la legioni ^s) 

— Leonida^ Leonida l vieni a posar con noi! 

Siam vinti ^ ma nei secoli la gloria nostra va ! — 
— No^ no, dormite in pace ! Vano fu il sangue, eroi! 
Periste e non salvaste Pellenia libertà! — 

E va superbo innanzi: e il Citeron varcato, 
Vede il trofeo levarsi di Maratona al cieli 
Invido un lampo guizza nell'occhio al gran soldato, 
E l'ombra di Callfroaco^^^ parla dal grande avel: 

— Leonida, Leonida! serba di noi memoria. 
Con noi qui posa ! 

— O morti, io non rimango qui! 
Tutto, voi, tutto aveste! la gloria e la vittoria 
Pei lari! È troppo dolce, morti, dormir così ! 

E marcia innanzi. £ al raggio degli astri tremolanti 
Scura, alla destra, in cielo, l'alta Acròpoli appar: 
Varca il Pentdio e l'onde di Céfiso sonanti, 
E dalla supia rupe dritto s' avanza in mar. 



— 7 — 

Ve' come l'ombra celere sfiora i sentier deirondc! 
Andro e la sacra Delo , d* Icaro il mar passò : 
£ Ohio, ricca di pampini : e de le lesbie sponde 
In vista, alle Arginuse ^7) pensosa s* arrestò. 

Ivi triremi infrante, ivi sanguinolenti 

Salme suU' onde mosse vedonsi galleggiar : ^^^ 

E grida Callicrdtida : ^^^ — In cinque contro venti 

. Fui vinto anch' io [ Leonida^ vien meco a riposar ì 

— Noy no, figliuol di Eurota ! dormi ht face nei ftutti 
Dove la ostil trireme si ruppe al tuo speroni 
Tutti d'un sangue nati^ comuni r are a tutti , 
Elkni contro Elknil che squallida tendoni — ^*^^ 



* 



E passa — e in Lidia scende : guarda beffardo il suolo 
Timbro narrante i lauri di Ciro : ^"^ e il fiume rVor : 
E la superba Sardi lascia e il ventoso Tmolo» ("^ 
E Tarso che di Antonio rise ai fatali amor. ('3^ 

E pel cilicio lido ratto inoltrando, il piede 

Ferma in angusto piano tra la montagna e il mar : (* ■♦^ 
Ivi d'immense spoglie alto un trofeo si vede, 
E stanno ellénie larve dintorno a favellar: 

— Leonida^ Leonida! qui de le perse torme ^ 
Grecia, e dei cento carri falcati trionfò: 
Resta! 

— Salvete, o morti! Leonida non dorme 
Dove a tiranno i lauri il greco acciar don^* -^ 



J 



— 8 — 

* 

E passa. Ed Antiochia lascia, Sidone e Tiro : 
Ecco di Gerosólima le torri alte apparir : 
Ed al guerrier di Sparta guerrieri ignoti in giro 
Strìngonsi. L'ombra intenta soffermasi ad udir. 

Fermasi intenta : han foggie, corazze, armi novelle, 
E sulle vesti candide rossa una croce sta : (^s) 
Insiem cozzanti assordano cento varie favelle 
L'ombra che i tempi valica, che ogni favella sa. 

— Libera tomba in Creta, Leonida, ha il tuo Giove! (*^) * 

Dei nostro Iddio la tomba noi liberammo qui. 
Noi contro il fior d* Arabia pugnammo in cento prove, 
E sotto il franco acciaro r arabo fior perù 



Con noi, con noi, gagliardo, nei valli conquistati \ 

Posai — ? 

— Salvete, o morti! non posso io qui dormir: f 

Io non pugnai sul colle per espiar peccati, ] 

Né in cerca di venture non mossi ad arricchir! — ^ 

E via. 

Del Cedro a tergo già la fatai vallea ^*7) 
Lascia, e a manca le squallide rive del Morto mar: 
E i vigneti d'Engaddi: le sabbie d'Idumea: 
E al misterioso Nilo ve' l'orme indirizzar. 

Sta fra i sepolcri immani, sta fra le sfingi altere: 
E ascolta una gran voce gridante: — Di lassa. 
Visto han quaranta secoli il nostro ardir :^^^^ le schiere 
Del sir del fuoco (*9) apparvero: e l'oste egizia fu. 



i 



— 9 — 

liesta con noi^ Leonina l 

— No^ noy morii dormite! 
Vasta è onor mio: (»°) del fuoco già non son io signor: 
Io non guidai sui colie i miei Trecento a Dite, 
La libertà sul labbro e la conquista in cor! — 

£ passa. E pei deserti di Libia e di Cirene 

£ per le Sirti infide volge a occaso il cammin : 
£ vaste ecco di Zama biancheggiano le arene 
Ove travolto giacque d'Annibale il destin. (»*> 

Gridan gli astati : — È bello del roman ferro il lampo! 
Qui, coi guerrier di Scipio, è bello, eroe, giacer. 

— £ voi giacete! io passo! Troppi eravate in campo, 
E i numidi elefanti v* apersero il sentier, — 

E va. D'Utica al memore lido e all'iberio mare 
Volge : e dall'alta rupe di Calpe sogguardò : 
Lontano il pian di Munda nell'orizzonte appare, 
Che di Pompeo la prole percossa ricordò. ^'*) 

Sclaman larve: — Di Cesare noi siam guerrier! Qui invita 
Dei vincitor la gleba dolci sonni a sognar ! 

— Sul colle io per la patria pugnai, non per la vita! 
Vincitori di Munda, lasciatemi passar! 

E via, marcia per fiumi, per monti, oltre Pirene, 
Fin che in Provenza ai margini del Rodano arrivò. 
Umane siepi mira : e fan pingui le arene 
Mille teutónie salme che Tonda rifiutò. ('3^ 



— IO — 



— T'arresta^ eroe di Grecia l le notti qui son belle! 
Che orgoglio coi soldati di Mario riposar! 

— NOf no^ eh' io non attesi ^ scrutando ne le stelle, 
Certezza di vittoria per l'ora del pugnar ! 

Addio! — 

Ratto dell' Alpi i gioghi erti guadagna , 
E giù per le convalli, piombando su Legnan. 
Di Svevia ecco le spoglie disperse a la campagna: 
E i legionari cantano la gloria di Milan. 

— Q^h ^^h ^^^ ^t Leonida! soldati della Morte, (^*) 
Pei patri altari a vincere venimmo od a morir ! 

— Se vincitrice Josti, prode gentil coorte, 
Le insegne non dovevi del vinto riverir, ^^s) 

Se non dà frutti il sangue, che vai gloria d 'allori ! 
Se libertà non germina, che vai d'armi virtìi! 
Morti feconde io cerco^ non vinti o vincitori; 
Morti feronde e libere , tra quei che non son più, — 

E passa: e pur mestissimo volge lo sguardo indietro 

Del Carroccio alle insegne 

Ed al gran Tebro va: 
Sul colle di Mentana, già in vista di San Pietro , 
Ritto , air enorme clfpeo fiero s' appoggia e sta. 

Sorge modesta un' ara : e suir ala dei venti 
S' odono voci fioche per la notte salir : 

— Noi pur, noi pur pugnammo in cinque contro venti, 
E non fu indarno, o patria, né il sangue né il morir ! 



— II — 



A nei non la vittoria, ma dei fiacchi Io scherno: 
Non i felici oròscopi^ ma il pallido dover : 
Non fratricidi allori^ ma fabbandon fraterno : 
Non di tiranni il soldo , ma il raggio d'un pensier. 

L alme donammo al fato, non bugiarde parole, 

Dair ombra degli avelli guardando ali' avvenir ! — 

L'ombra, inchinando l'asta, grida: — Stanotte vuole 
Coi morti di Mentana Leonida dormiri — 

Milano, 3 novembre i8So. 

F. Cavallotti 



NOTE. 



(x) I Lacedemoni solevano attendere, per combattere, il plenilunio. E per questo 
arrÌTarono in ritardo a Maratona. 

(a) X*^^05 6Sov(Jt ^ftxuv (TiRTEO, Eifgr- ^A 

(3) È noto che alle Termopili, i 300 Spartani, i quali ipotecarono per sé tutta la 
gloria, erano, TÌceversa, da quattro a seimila, secondo i calcoli vani degli storici ,* 
ai 300 di Sparta aggiungendo gli Iloti e gli alleati della Beozia, della Focide, di 
Corinto, ecc. Anche nell'attacco dell' ultima notte , pur dopo licenziati la maggior 
parte degli alleati, essi toccavano circa il migliaio, essendo in ispecie rimasti con 
loro quei di Tespia, 

(4) • Passaggiero annuncia a Sparia che noi qui perimmo obbedendo alle sue 
sanie leggi >. Iscrizione sul monumento degli Spartani alle Termopili. 

(5) Vittoria di Cheronea (336 av.E.V.) riportata da Filippo sugli Ateniesi e sui 
Tebani , che decise della morte della libertà greca. — Gli scheletri della legione 
tebana, nel luogo segnato dal monumento del leone, furono ultimamente ritrovati. 
Fu in cospetto dei 300 cadaveri di questo battaglione degli amanti tebani, eroi- 
camente caduti, che Filippo ruppe nell'apostrofe : Maledetti coloro i quali sospet- 
teranno che siffatti giovani potessero mai commettere cosa turpe t 

Il cruento rivo — l' Emone (da aima^ sangue) scorrente per Cheronea : questo 
nome, al dire di Plutarco, ebbe l'antico Termodonte" , designato dagli oracoli, — 
appunto in memoria della disfatta sanguinosa (Plut., Demostene). 



— 14 — 
(6) Callimaco, polemarco degli Ateniesi, caduto nella battaglia di Maratona. 

(j) Battaglia navale delle isole Arginuse (406 av. E. V.) rimpetto all'isola di Lesbo, 
dove la flotta dei dicci capitani ateniesi sconfìsse la flotta spartana comandata da 
Catlicràtida. 

(8) È noto che i dieci capitani ateniesi , vittoriosi alle Arginuse , furono dal 
popolo processati e dann iti a morte per non aver ripescato dal mare e onorati di 
funebri i cadaveri degli Ateniesi morti nella battaglia. 

(9) Callicràtida, il capitano della flotta spartana, accettò, quantunque con flotta 
assai minore di numero, la battaglia ofTcrtagli; ed eroicamente combattendo vi per), 
avendo colla prua della propria trireme, investito e tagliato in mezzo la nave di 
Pericle (figlio del gran Pericle), uno dei dieci capitani della flotta nemica. — AI 
pilota che Io dissuadeva dall' accettar la pugna pel maggior numero delle navi 
d'Alene, rispose che Sparta, perduta una flotta, poteva raccoglierfu un'altra, ma 
che egli fuggire senza ignominia non poteva (Cicerone, De off.; Senof., Ellen.; 
Plut. Apoft.). 

(to') Questo rammarico delle lotte fraterne, sopratutto durante la lotta fratricida 
del Peloponneso, e il presentimento che ne sarebbe venuta la rovina della Grecia, 
era perfettamente nelle idee del tempo, e in ispecic in quello dello stesso Calli- 
cratida : il quale, ritornando dall'ambasciata a Ciro, giurò che appena di ritorno a 
sparta avrebbe fatto di tutto Per riconciliare i Greci fra di loro , affinchè 
(fora innanzi incutessero essi timore ai barbari e non avessero bisogno del loro 
soccorso per rafforzarsi gli uni contro gli altri a mina totale della nazione. 
(Plut. in Lisandro). — E già poco prima , durante questa guerra del Pelopon- 
neso, Aristofane in Atene poneva sulla scena, in bocca a Lisistrata, il lamento per 
le lotte fraterne : ■ Io voglio sgridarvi tutti e giustamente perche spruzzando con 
un solò vaso di acqua lustrale gli altari, come uniti di parentela, in Olimpia, a 
Pilo e a Delfo, mentre avete nemici i barbari, distruggete gli uomini e '-.: città 
greche i» (Arist., Lisistrata). 

(ix) Battaglia di Timbra, nella Lidia, ove 1' e .-rcito persiano di Ciro il Orando 
disfece la potenza di Creso (546 av. G. C). 

(12) Il fiume ctoro, — il Pattolo. Tmolo, monte della Lidia: ventoso è detto da 
Omero. 

(13) In Tarso, città della Cicilia, Antonio ebbe i primi colloqui con Cleopatra. 

(14) Battaglia campale d'Isso (333 av. G. C), ove Alessandro il Grande coi 
Greci vinse Dario e abbattè l'impero persiano. La bavaglia ebbe luogo in un breve 
tratto di pianura che corre fra ' mare e le montagn:. 



- 15 — 

(is) Le Crociate. — Superfluo ricordare i delinquenti che nel Medio Evo accet- 
tavano per penitenza di andare a combattere in Tcrras.inta, e le turbe raccogliticce 
che vi accorrevano da ogni parte di Europa, avide di rapina e di bottino. 

(t6) Era fama tra i Greci fosse in Creta la tomba dì Giove. " / Cretesi dicono 
che Giove, non S9Ìo è unto ed allevato tra essi, ma ne mostrano anche la tomòa » 
(Luciano, Sacri/.). 

(17) Valle di Giosafat. 

(18) Battaglia delle Piramidi, vinta da Bon.ipnrte sui Mammalucchi, dominatori 
dell'Egitto. Parole di Bonaparte ai soldati : "^ Daltnlto di quelle Piramidi , 40 w 
coli vi contemplano, ». 

(T9) Sultan Kebir, Sultano del fuocn, fa il soprannome che i Mammalucchi die- 
dero a Bonaparte dopo la vittoria delle Piramidi, ove la loro magnifica cavalleria 
fu distrutta dal fuoco della fanteria francese. 

(20) ^ È a me tesoro grande : Tasta » — scolio d'Ibria, canzone militare spartana. 

(zx) Battaglia di Zama (301 av. G. C.) vinta da Scipione l'Africano contro Anni- 
bale. Sappiamo da Polibio come i due eserciti si equivalessero in circa di numero 
e come gli elefanti dell'esercito di Annibale, spaventati, in principio dell'azione, da! 
fracasso dell'armi e dalle grida dei veliti romani, si gettassero furibondi nel mezzo 
delle schiere numide dello stesso Annibale, portandovi lo scompiglio che influì sul- 
l'esito della giornata. 

(33) Battaglia di Munda (45 av. G. C.) in Isp.igna, presso Malaga, vinta da Cesare 
contro i due figli di Pompeo: Sesto Pompeo e Gnco Pompeo. Nella battaglia , tre 
mendamente accanita, perirono dei Pompejani più di 30,000 uomini, e Cesare, vitto- 
rioso, ebbe a dirne : « Altre volte ho combattuto per vincere, a Munda ho combattute 
Per vìvere » (Plit., Cesare). 

(33) Battaglia delle Acque Sestie (Aix in Provenza) dove Mario distrusse l'infinito 
esercito dei Teutoni. La strage fu tanta che i Marsigliesi costrussero siepi di ossa 
teutoniche, e le campagne ne furono straordinariamente ingra'«satc. Però, Mario 
superstizioso, conducente seco una strega di Siria, nelle cui predizioni fidava, fece 
prima il .sordo per più giorni alle provocazioni dei barbari che Io provocavano a 
battaglia. Ai suoi soldati per ciò tumultuanti e chic lenti la battaglia, rispondeva: 
« Non pugneremo _;f«M^ non saremo sicuri di vincere ». 



— i6 — 

(94) La compagnia della morte a Legnano. 



(95) Nella pace di Costanza, conchiusa tra Barbarossa e le città collegate, dopo 
la vittoria di Legnano, fu bensì riconosciuta l'indipendenza delle repubbliche italiane, 
ma la reverenza del sctcro romano impero mantenne ancora in diritto la supremazia 
degli imperatori tedeschi, e le fonnole di alto dominio, dritti regali ecc., lo che 
fu pietra di scandalo e porta alle successive pretese degli imperatori. 



Prezzo Centesimi 50 






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»^