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Full text of "Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, ritratte e descritte"

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niM muMì m mimm 



RITRATTE E DESCRITTE. 




CanIf«eliio di llciio. 



BOLOGNA 

LITOGRAFIA DI ENRICO CORTY. 

TIPOGRAFIA DI SAN TOMMASO D'AQUINO 
1847. 



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■OHVlWll&EO. 




Puando m'ammfo a udire, leg- 
k^geodo la ftoria , la narrazione del- 
\ìA nilaa di forti citU e castella , 
anjci lo sciNiqaaasaiBento e la lenta tras* 
' rarma^inite di intere Provincie : quan- 
' do ci »tibaltiamo a federe i ruderi , e 
^ ìt m^c^rre di un qualche antico e nagni- 
flro edificio sf rollato da repentini commovi- 
meali ddìn terra, o logorato e corroso dal 
eaallMato morso éé tempo , mi do a meditare la 
dcMeixa ddl* uomo e delle sue opere. E per vero 
éin non sono forse pressoché Innumerevoli le prove 
doqacatisaiine di questa cadncità umana? Chi scor- 
re la tcrraquea mole non inciampa ad ogni tratto 
ia oggetti che gli buno chiara testimonianza di 
quanto allénniamo? Qui pere restringendo il parlar 
Dostro brtmo parola di un solo di qne' tanti liio- 
tjtù che fsnno ampia lede di quella possa cui oiuna 
flMxa umana resistei e questo è Monteveglio: né 
a tal nome sia alcuno schizzinoso ch'osi deriderci, 
perchè se gli sarà in grado di percorrere gli storici 
e di osservare 1 relativi monumenti , s' avvedrà che 
Monteveglio fu luogo fortissimo , fu luogo impor- 
tante , quantunque in questa età sia un piccolo 
gruppo di case di pou apparenza , e di niuna im- 
fofftaasa , che solo serba qualche vestigio d' anti- 
chità e di fortezza. Sorge il luogo in discorso a 14 
■ligTia dalla città di Bologna fnori di sant' Isaia 
Boa lontano pih di sei miglia in linea retta dai 
ylh alti Apcnnini , e meno di due dalla pianura , e 
due miglia pur distante da Bazzano. Colla scorta 
del Calindri , e degli Storici che del nostro luogo 
kan tenuto discorso^ verremo divisando come si 
potrà il megfio , prima un sunto storico delle sue 
politiche vicende , poi le pih importanti notizie del 
tempio Parrocchiale. Quantunque la primaria ori- 
gine di nonteveglio , della sua fortezza , e del no- 
■e d sia atfatto ignota , pure tutto ci induce a 
credere questo luogo rimontare ad una lontanissi- 
ma antichità ; e pare potersi asserire fosse già im- 
portante e forte ai tempi della Repubblica Roma- 
na : derivando forse la orìgine e il nome da una 
gente Bellia o Pdlia romana , come congettura 11 
Malvezzi appoggiandosi alle iscrizioni di Gniterio. 
S certa per& si è che nel settimo e nell' ottavo se- 
colo dell' era volgare Monteveglio era città estesa , 
forte , florida e fadente parte della nona provincia 
4' Italia : e poiché le dttà non arrivano ad uno sta- 
to di vigorosa e prospera esistenza , se non dopo 
pih tccoli dal loro BaadflMnto , cosi é da credere 



che avesse origine molti secoK avanti l'epoca di cui 
partiamo. E che fosse dttà neU' ottavo secolo ce lo 
attesta Paolo Diacono storico contemporaneo e Ana- 
stasio BiUiotecarìo morto tra 1*878 e 1*882. A prin- 
cipio deU* ottavo secolo Monteveglio era dipendente 
dagli imperatori Bizantini , e per loro veniva go- 
vernato dagli esarchi risiedenti in Ravenna. Ma al- 
lorquando il feroce Liutprando re de' Longobardi 
irruppe nella nostra lUlia, fira le altre città da lui 
conquistate e per forza d* armi tolte agli Impera- 
tori d' Oriente fu certamente Monteveglio : anzi è 
da dire che il fiero conquistatore trovasse ivi un 
forte intoppo : e che superato finalmente ogni osta- 
colo , menasse nella città un estremo eecidio , de- 
vastando ogni cosa , giacché dopo quel fatto avve- 
nuto nel 728 non trovasi pili Monteveglio nominato 
città , ma terra, castello , corte, compreso nel ter- 
ritorìo bolognese , e soggetto al Senato di quella 
città, quantunque avesse un suo governo distinto, 
e molto territorio da se dipendente , e anche molta 
fortezza di sito. Qui é a pensare qnanto dovessero 
i Bolognesi apprezzare un luogo che era un polen- 
te antemurale della loro frontiera , e quali cure 
adoperassero perché fosse ognora ben munito .evi 
si tenesse continua e vigilante guardia. La storia 
però ci abbandona , e non si hanno notizie certe di 
Monteveglio se non nel 1092 , nd qual anno trovasi 
in potere della famosa Contessa Matilde , che essen- 
do allora in guerra con Enrico IV imperalor di Ger- 
mania aveva accresciuto le naturali fortificazioni 
del nostro castello collocando in esso molta solda- 
tesca valorosa , perché ben conosceva quanto im- 
portasse porre inciampi ali* andata di quell' ardito 
conquistatore, che si era prefisso di abbassare la tua 
potenza e cacciaria dalla fortezza di Canossa. Quin- 
di, non solo il castello onde partiamo fu da lei mu- 
nito e messo a buona guardia ; ma ancora i passi 
principali che lo attorniano , onde ben dilllcile riu- 
sciva il passare da quella parte. L* Imperatore però 
che ben altri ostacoli aveva superato , né città al- 
cuna rocca , od esercito per forte che fosse aveva 
potuto arrestarne i passi , si avviò coli' esercito 
verso gli Apennini , e giunto nelle vicinanze di Mon- 
teveglio ebbe a prima giunto in suo potere Monte 
Morello e Monte Alfredo, restando quivi prigio- 
niere di guerra Gerardo Alfiere ufllzlale, per la 
sua prudenza e pel suo valore motto stimato dalla 
gran Contessa. Dopo ciò Enrico venne tosto sotto 
Monteveglio , e riputando che bastasse mostrasi per 
InptdrooirteBe , non aveva spiegato tutti i suoi 



neui di èsputnaiioiit *. ma quando dopo rani tenu- 
tivi afTiiò che la blaogna non era così facile quanto 
si era immaginato, e punto di dispetto che un luo- 
go si meschino arrestasse i suol vittoriosi pasti, al 
ostinò a volerlo avere ad ogni costo. Da alcuni luoghi 
che trovansi negli scrìtti di Doniione autore con- 
temporaneo al fatti che narriamo , e da molte altre 
circoslanse pare che le fortificazioni del nostro ca- 
atello a que' tempi si estendessero fino a quell' al- 
tura chiamata Chucherla, e che ora è lontana alcu- 
ne centinaia di braccia da ciò che resta dell' antico 
Blonteveglio ; onde dovea presentare un' estensione 
diflicile a guardarsi; però un nemico che volesse 
espugnare quel luogo pensava ciò potersi facilmente 
eseguire , perchè concepivasi speranza di potervi 
shucar dentro o In un sito o in un altro. Però l' Im- 
peratore si diede a battere il castello con ogni ma- 
niera di macchine belliche usate in quell' epoca , e 
poscia a dare generali assalti alle mura ; ma indar- 
no , che gli assediati con valore inaudito , e con in- 
gegnosissimi provvedimenti respìnsero il nemico , a 
cui e dall' alto del forte , e con opportune e vigo- 
rose sortite cagionarono non piccol danno. Tra i 
frequenti assalti degli assediatori , e la salda resi- 
< stenza degli assediati si consumarono ben quattro 
mesi inutilmente , correndo dovunque la fama del- 
l' alto valore dei guerrieri assediati , della loro fer- 
ma opposizione , e levandosi dappertutto le mara- 
viglie come un luogo tenuto in prima a vile fosse 
un insuperabile ostacolo a colui che aveva vinto e 
debellato ben altre rocche ed altri eserciti. L' an- 
tipapa Gniberto creatura di Enrico, udita da Roma 
una tanta resistenza , o fosse per curiosità di ve- 
dere il luogo , fosse per superbia » sperando che 
co' suoi consigli e co' suoi aiuti farebbe piegare la 
bilancia a favore degl' imperiali , si porlo al campo 
congiurandosi coli* imperatore per far cadere ad 
Ogni patto quel baluardo della potenza guelfa in 
Italia. Saputosi a Canossa da Matilde Io stretto con- 
siglio del due coronati a danno di lei e della Chie- 
sa ; e venendo da molti esortata a domandar la pace 
riconoscendo l'antipapa per legittimo capo del cat- 
lolicismo , tenne un' adunanza di teologi onde sape- 
re se il potea fare senza contravvenire ai doveri 
di religione. Ebbe la parola per primo il Vescovo 
di Reggio Eriberto , e parlando con molta facondia 
cominciava già a piegare l'assemblea verso la pace; 
quando sorse per la contraria sentenza un certo 
Giovanni eremita, che parlò con tanto zelo dell'onor 
di Dio e dell'ingiustizia de*<;hibellini, che la Prin- 
cipessa confermossi nel volere la guerra fino a tan- 
to che fosse stata spogliata di lutto, o che avesse 
fatto trionfare la giustizia riponendo principalmen- 
te la speranza in quel Dio che può d' un sol cenno 
abbattere infiniti eserciti , e fiaccare la superbia 
de' pili potenti. Quando al campo imperiale Tu co- 
nosciuta la ferma determinazione di Matilde di 
guerreggiare fino agli estremi , i due superbi amici 
arsero d' interna rabbia e cinsero di stretto asse- 
dio il castello. GII assediati ooodimeiio boo ftiroBO 



spaventati e con vigorose sortite si facevano passo 
tra M campo Imperiale e Introducevano soccorsi 
d' uomini e 41 vettovaglie, senza che il nemico po- 
tesse inpedhrlo. Ciò veduto Enrico pensò di fare un 
ultimo sforzo per rendersi padrone di un luogo che 
gii tanto costavagli. Ordinò che si edificasse una 
macchina di nuovo genere colla quale potessero gU 
assediaoti accostarsi alle mura in si gran numero 
che non fosse possibile ai difensori il respingerii i 
la quale però condotta a fine fu avvicinata alte 
mura comandandosi nello stesso tempo un assalto 
generale: ma né l'assalto, uè la macchina fu di al- 
cuno aiuto, perchè quei di dentro trovarono modo 
d' incendiarla : e nel furore del combattimento cadde 
tra' morti un figliuolo dello slesso imperatore. Ve- 
dendo pertanto che non era possibile entrare per 
forza del mondo là dentro , fece suonare a raccolta 
e trafitto dal dolóre per la morte del figlio , e in- 
dispettito della vergogna per la fallitagli impresa 
abbandonò Monleveglìo , il cui nome in que' tempi 
suonò per tutta Europa , e furono levali a cielo 
quegli eroi , che non la pcnlonando a fatiche uè a 
stenti seppero fsr fronte a tanta Hiria e rintuzzare 
tanta baldanza. Qui è però da avvertire che allora 
Monteveglio conteneva forse nel solo suo abitato da 
circa 12,000 individui senza conlare poi la popola- 
zione nelle trenta comunità che formavano la con- 
gregazione del suo plcbanato , le quali comunità ne 
formavano forse la Diocesi quando era città. 

Proseguendo la storia civile di questo luogo è 
da notare die nel 1157 i Montevegliesi si reggevano 
da sé, avendo leggi particolari e Magistrati suoi pro- 
pri , e non sooovi documenti che mostrino come av- 
venisse che acquistassero questa libertà, ed è certo 
che nel detto anno avevano dodici consoli come go- 
vernatori di tutta la terra. Entrarono poi in discor- 
dia coi Bolognesi , e secondo il Muratori , nel 1179 
strinsero alleanza col capitani, e valvasori delle 
castella del Frignano , e n' ebbero aiuto di fanti e 
cavalli , ma non dovette questo molto giovarli , e 
certo furono assai danneggiati dai nemici , perchè 
si asserisce dal Dolfi aver veduto un autentico do- 
cumento in cui leggevasi il forte castello di Monte- 
veglio nel 1181 in quel torno ridotto in un muc- 
chio di sassi. A malincuore sopportavano i Monteve- 
gliesi l' abbassamento della loro potenza , e tre dei 
loro consoli cioè 4Sinibaldo , Soldato e Pietro ripor- 
tarono licenza da Enrico VI imperatore di riedifi- 
care la loro rocca : e mancando poi di pecunia ri- 
corsero ad Innocenzo III onde ottenere soccorsi pe- 
cuniarii a patto di sottomettersi al temporale do- 
minio della Chiesa; ma non furono accettati. Per la 
qual cosa non trovarono miglior spediente che danl 
in potestà , sotto certe condizioni , ai loro vicini i 
Bolognesi : il che avvenne alti 18 Luglio 1198, pren- 
dendone il possesso 1 nuovi padroni il 16 Agosto 
detto anno. Siccome In quei tempi pochi erano che 
si dedicassero alle lettere , cosi molti e molti avve- 
nimenti passavano Inosservati} quindi è che la sto- 
ria non ci paria piU di Moeteveglio che od IM ^^ 



■d f«al aMO aflimM fl Ghirardacti chi (tarona 
riattate le onara della Chncberla t aarraodoei lo 
alcaio atorko che nel 1997 il terrllorìo e n castello 
ia ditcorao fkirono messi a fuoco da Ugoccione del- 
la rifiola e da Msghinardo capilaao del MarHiese 
4* Este s e mom ostante tatti i|ncsti accidenti , Moo- 
tcf eglio . secondo trovasi registrato . era ancora 
■Milto forte, e nell'anno IM il Senato ioTiogli un 
rioliano di cinquanta soldati. Nel 1300 poi la guar- 
dia dei nostro castello era ridotU a 14 soli soldati; 
»a nel 1304 dai deputati alla sonreglianza delle ca- 
•Mla fn anmenlata , e ?ennevi spedito un capitano 
Bobile , e uno popolare co' loro soldati ; e maggior- 
mente ancora Tenne accresciuta nel 1307 per sospet- 
to dei rooTimenti del Conte Montecuccoli e dei Conti 
da Panico. Succeduta però la calma è da dire che i 
Bolognesi riposassero troppo confidenti in quella , e 
tacessero mala guardia nei luoghi di frontiera i per- 
dio i Modenesi emuli di Bologna e suoi nemici eter- 
ni. colto il destro nel 1313 s'impadronirono di molti 
castelli appartenenti alla medesima fina cui fu Mon- 
tereglio. Dolenti oltremodo quei da Bologna di que- 
sta occupazione risolsero di fare ogni sforzo per ri- 
guadagnare il perduto, e il nostro castello neir Ago- 
sto dello stesso anno tn riconquistato, e poi nel 1316 
dato in custodia alla comunità de' Conciatori da 
caoio , e degli Oreflci della città. Nuove fortiflca- 
2i0fii furono praticate in esso nel 1332 e trovatasi 
■ranito di noa Torre, di un Torrione e di un Bat- 
tifrcdo , essendovi spediti due Capitani e 24 Soldati 
cott ordine che aiutati , secondo pare , dagli uomini 
édU terra , tenessero buona guardia i più ancora 
amientando la guarnigione di questo castello nel 
•cfvente anno in cui era? i sospetto di guerra t ma 
fti ladamo ogni proffedlmento , poiché fki dato a 
tradlBBento a Passarino Booacossa Signor di Mode- 
IM. Certamente anche a qne* tempi doveva Monleve- 
fUo essere luogo importantissimo , giacché dall' una. 
parte per ricuperarlo e dall' altra per conservarlo , 
si fecero tali sforzi che allora non si potevano fare 
■Mggiori 2 e raccontasi che nella battaglia di Zap- 
folino accaduta nel Novembre del 1325 tra Passari- 
■0 Boaacossa e i Bolognesi , combattessero insiemi 
pib di 40,000 uomini , e che il combattimento du- 
raaae asolte ore terminando colla sconfitta dei Bolo- 
gnesi; gli avanzi del cui esercito ripararono parte 
te Crespellano e parte in Bazzano. Se il popolo di 
Baiagna s' era addolorato alla perdita di Monteve- 
flio , è lieve immaginare quanto maggiore doveva 
«sere poi il dolore pel danno e per la vergogna ca- 
(Ioaati da una tale sconfitta , tanto pih che per at- 
tira Bon eravi speranza di poter tentare la conqui- 
sta con 1' armi ; e se il Passarino stesso nel Gen- 
aaio del 1326 spontaneamente senza avvertirne i 
SMi alleati non faceva la pace coi nostri restituen- 
do VontevegUo. chi sa quanto tempo sarebbe corso 
priasa di tornare signori di quel castello. Se non 
che per k Dazioni che a qnest' epoca laceravano la 
cUtA di Bologna non potendo i Magistrati fare quei 
fravTcdiacatl dw arato necassarii , uo Niuiarella 



da Cozzano oceiipò Montevegllo contro la madra pa- 
tria ; ma gli ni tolto poi nel 1328 dal Legato dal 
Papa , e tornò in potere della città che nel 1335 te 
fortificò ; quel mal uomo però di Muzzarello ebbelo 
di nuovo in suo potere nel 1336 , e ne renne spo- 
destato nel 1338 da Toniolo da Loiano per comando 
di Taddeo Pepoli. Venne in appresso sempre dhni- 
nnendo la fortezza di Monteveglio , non si però che 
non valesse a resistere nel 1360 agli assalti del 
detto Muzzarello che voleva nuovamente impadro- 
nirsene a nome dei Visconti t ai quali fn poi conse- 
gnato a tradimento nel 1361 ; e ritolto con certo 
stratagemma nel 1363; e secondo la cronaca Miscel- 
la , in allora le fortificazioni del nostro castello con- 
sistevano in un Girone, in Torre sopra la porta, e 
la Chucherla detta Chufherla di Pieve. Di nuovo tn 
consegnato a tradimento nel 1376 alle milizie del 
Cardinal Roberto Legato di Gregorio XI, e ciò 
aia 16 di Luglio; e uno di questi traditori, che fn 
Bugi laute Primodicci , pagò colla testa la sua fel- 
lonia. Qualunque ne fosse la cagione il nostro ca. 
stello nel 1391 era privo afl'jtto di fortificazioni , 
onde sotto il tesorieralo di Bartolomeo Guidotti vi 
furono riedificate le mura , erigendovi un nuovo 
Torresotto oltre le altre fortificazioni ; e nel 1401 
fu quivi castellano della rocca piccola un Giuliano 
Papazzoni mandatovi da Giovanni I Bentivoglio. Si 
arrese nel 1420 alle milizie di Braccio da Montone 
Capitano del Papa , e pare che tornasse alla dipen- 
denza dei Bolognesi , giacché nel 1428 fu presa per 
forza la rocca maggiore di questo castello da Gia- 
como Caldora Generale del Pontefice, e venne in* 
cendiata restandone ucciso il castellano. Sembra che 
di nuovo tornasse alla dipendenza dei Bolognesi , 
avvegnacché la cronaca Miscella narra che nel 1433 
per essersi ribellato da loro fu dai medesimi nesso 
a sacco , il che viene pure confermato dal Borselli. 
Qui pure é una lacuna nella storia , e viensi d* uà 
salto al 1507 e trovasi che in tale anno Annibale . 
Antonio e Galeazzo Bentivogli figli di Gtevanni II 
entrati nel territorio bolognese con 10,000 Soldati 
ebbero in lor potere il nostro castello . né si sa 
quanto il tenessero; ma tornato In potere deUa 
Chiesa e mantenutavi la solita guardia , potè resi- 
stere nel 1527 alle armi del Duca Borbone eome si 
ha da un' iscrizione che riporteremo alla descri- 
zione del tempio Parrocchiale. Quindi innanzi la 
storia nulla dice di questo luogo che meriti essere 
raccontato, perché ivi pih non avvennero straordi- 
narie vicende forse per la sua diminuita Importan- 
za : vuoisi però notare che dal castello e dal terri- 
torio in discorso ebbero origine moltissime fianiiglie 
che furono poi nobili anche di città , ed occuparono 
molti carichi , come i Volta , i Botti , i Zogoli , gli 
Odoni , i Guiduccì , i Rinieri , e molli altri ; ma il 
ptii onorevole personaggio uscito di questo distret- 
to, secondo il Calindri, fu il Papa Onorio II. ^e- 
sto castelte , che a' tempi antichi albergava tra le 
sue mura parecchie migliaia di abitanti , oggi vale 
a rioof crarae appena 120, nostraado però te t cstigia 



édh sua fortexM e Ma tua antidiHk in graial 
nari diroccati ; e in altri ruderi , a? anzi di antichi 
edifizii e dì Tortificazioni cattellane. La posizione 
•na è delle più amene j avfegaaccliè, esieodo situato 
alla sooimilk d* un monte, di là ai scorge grandis- 
sima estensione della sottoposta fecondissima pia- 
nura , e in lontananza la città di Modena , Reggio , 
san Giovanni in Perdicelo ed altri castelli. Nel terri- 
torio parrocclilale , pure in deliziosa situazione tro- 
vasi la villeggiatura della nobile famiglia Agucchi , 
adoma di uno splendido palazzo, e di quant' altro 
richiedesi a rendere piacevole una signorile dimora. 
Secondo le osservazioni doli' ingegnoso Abate Calin- 
dri e secondo pure la verilà , il suolo di questo ter- 
ritorio è composto di arena e creta , o separate o 
miste; in vari siti veggonsi banchi di ghiaia fluvia- 
tile, e di scogli calcarei. Mei monte Paraviero poi 
e nel Rio che vi scorre vicino, ed in allri appresso 
dopo una dirolla pioggia presentasi materia ad un 
naturalista onde arricchire nn museo di una sva- 
riatissima serie di produzioni marino-terrestri delle 
piii belle. Molte acque salubri scaturiscono nel no- 
stro distretto: e fra l'altre è molto buona l'acqua 
della sorgente chiamata la Fontana della Cappella, 
come pure quella che scaturisce nel Rio detto la 
CfMta di Gallo, ed altre ancora , e fa maraviglia 
come i nostri scienzati non tengano rura di queste 
ricchezze che ci nascono in casa per correre a gu- 
stare le altrui in lontani luoghi. Monleveglio per 
ciò che riguarda gli affari civili fa comune da se 
sotto il governatorato di Razzano. 

Dette le notizie civili di Monleveglio verremo alle 
religiose, passando poscia alla descrizione della Chie- 
sa Parrocchiale , e a ciò che spetta allo stato pre- 
sente di questa Pieve. Tutto ciò che risguarda la 
storia del castello e la materiale costruzione della 
Chiesa parrocchiale di Monteveglio ci porta a cre- 
dere che questa sia antichissima , e che fosse pieve 
già molto prima del mille, ma ninno documento ce 
ne dà certezza alcuna; se non che possiamo assicu- 
rtrci che dopo la metà del secolo decimo era dipeu- 
^nte dal Vescovo di Bologna ; giacché in un Sinodo 
Diocesano tenuto dal Vescovo di Ravenna per nome 
Onesto nel 973 in luogo detto Marzaglia , Alberto 
Vescovo di Bologna cede la Chiesa di Monteveglio 
ad Uberto Vescovo di Parma. Ma nel 11S7 trovasi 
questa pieve amministrata dai Canonici Regolari di 
san Fridiano di Lucca ; il che rilevasi da una Bolla 
di Gregorio Vili , come pure da altra Rolla di In- 
nocenzo IV del 1253 si rileva meglio lo stabilimento 
in Monteveglio dei delti Canonici , ma non si ha 
tanto da poter precisare 1' anno in cui intrapren- 
dessero il governo di detta Chiesa. Pare ancora po- 
tersi richiamare in dubbio l'asserto di alcuni storici 
che questa Chiesa venisse concessa ai citati Cano- 
nici dalla famosa Conlessa Matilde , non esistendo 
alrr«M> autentico documento su cui potersi appog- 
giare tale asserzione. In qualunque modo sia la cosa 
è eerto che quei Canonici furono in possesso della 
Mitra pieve fino alla metà del secolo XY, nel qnal 



teoifN), p^ esaere itita eretta in eoniflienda , a fn 
essersi impoverita d' assai i dne Canonici Duazarelll 
da Monteveglio , e Lorenzo di Pietro da Zappolioo 
che la reggevano non vi potevano campare la vita j 
onde nel 1455 supplicarono Calisto in di volere uni<* 
re questa Chiesa con tutte le sue rendite e diritti 
d'ogni maniera ai Canonici Lateranensi di san Gio« 
vanni in Monte di Bologna : la qual cosa rimessa al 
Vescovo per informazione , e trovata vera , segui 
l'unione, accordata sulle entrate della medesima una 
pensione all'Arcidiacono di Bologna Giovanni di Ana- 
gni che 1* aveva in commenda. Dopo questo tempo 
fino ali' invasione francese le plebanale di Monteve- 
glio fu moderata con zelo e grandissimo decoro dal 
Canonici Regolari Lateranensi : e nel 1692 eranvi 
dodici Canonici professi oltre i conversi , come ri- 
sulta dalla visita fallavi dall' Arcivescovo Bolognese 
Boncompagni , la cui memoria trovasi nel!' Archivio 
Arcivescovile. Nel decimoquarlo secolo la nostra 
pieve aveva sotto la sua dipendenza (Ino a 48 par- 
rocchie come può rilevarsi dal Calindri . e da me- 
morie esistenti neir Archivio Arcivescovile : ma due 
secoli dopo rimasero nella Congregazione della no- 
stra pieve solamente le parrocchie di Gavignana , 
Zappolino , Calcara , Fagnano , Monte san Pietro , 
Serrzvalle; essendo in seguito passato Calcara sotto 
la plebe di Anzola, le altre restarono dipendenti da 
Monteveglio , come al presente. 

La Parrocchiale di Monteveglio è divisa in duet 
una superiore e V altra inferiore o sotterranea ; e 
l'interno della superiore è molto ampio, a tre na- 
vate, la cui struttura mostra una remotissima an- 
tichità ; poiché si compone di archi accuminati so- 
stenuti da colonne disuguali nelle proporzioni del 
capitelli e dei basamenti i il tetto poi è messo a 
travatura tanto nella navata di mezzo che è altis- 
sima , quanto nelle due laler.ili che sono pili basse, 
e tanto la navata di mezzo che le due laterali ter- 
minano in mezzo catino a volta , dovendosi salire 
ben 15 gradini per ascendere alla Cappella maggio- 
re. Lateralmente poi ai detti gradini se ne discen- 
dono sei. ed entrasi nella detta Chiesa sotterranea 
pur a tre navate sostenute da grossi pilastri . e da 
mezze colonne : nell' Aitar maggiore di questa evvi 
una pittura in tavola rappresentante la B. Vergine 
sedente col Bambino in braccio . che scherza con 
una svolazzante rondinella tenuta da lui legata ad 
un filo; e a destra della Vergine vedonsi san Tom- 
maso Apostolo e san Teodoro . a sinistra santa Lu- 
cia e san Michele Arcangelo; e questa dipintura 
crrdesi di Simone da Bologna. Tutto il complesso 
poi di questa Chiesa è di cattiva architettura ; es- 
sendo però da pregiarsi alquanto per la siia anti- 
chità , e per le memorie che sono ad essa legate. 
Nella Cappella maggiore, il dipinto del suo Altare 
rappresenta la Beata Vergine Assunta titolare della 
Chiesa , il qnal dipinto non sembra avere alcun pre- 
gio in Sfitto di ragione artistica : in questa stessa 
Cappella è il coro cogli stalli di noce intagliati, ma 
in istile di nim valore. Nel corpo della Chiesa 



npcriort li csotenfOiM» qiuUra Cip^n^ • i iQ<>i 
jUtarts e a destra (U cU ealrfr Tedcal wa rotonda 
ia coi cootieoii il Foote Battesimale. Neil' ioteroo 
del onaro che (orma la ticdata del ootlro Tempio , 
di cootro aDa navata destra per chi sta volto all' Al- 
iar macfiore icg^esi la seg ncote iserixioot t 

imioiiiA Funmi 

MATBILDia COMITISSS 
DOSIIfATlONE POrVLORVM BT PBOVtflCUBVM 

iMPcmo 

EOCISTS JCgVIPUUTX 

HCROJOVII CLABl&SllUt 

APOSTOLICI TRHONI ET PONTIFICliS POTESTATIS 

ADTEESTS IMPERATORE» PERSECVTORES 

HENRICOS 

LICET COIISAROVINEOS 

TVTRLARl GLORIOSISSIBM 

PATRIMONI I DITI PETRI 

POST AVGV8TOS COTTSTANTINYM 

ET CAROLVM MAGN08 

LABOITBICI MVNIFlCENTISftlNA 

QVOD CASTRVM BOG BT COLLEGI VM 

ANTlQVlSSIMia CANONIBVS BEGTLARIBVS 

AD CLfcBICALEM DUkCIPLINAM OORSBRTANOAM 

ANNO MIIXC 

STABI LIERIT ET OPIBVS rYMVLABIT 

GBATITVDINIS TRSSRRTLAH HAlfC 

PEXDBCBSkOBTM GORDfBVS DVOVM IMPBBSSAM 

SVCCE9S0RRS IIOEM CANONICI P. 

BZPOSTEAE VERO ANXO DOMINI 

MDCLTIll. 

Rei capitello della colonna sinistra in principio 
della scala che mette nella sotterranea Chiesa , ve- 
dcsi scritto in bel carattere romano mciii , e in 
«fiicllB di rincontro pure nel capitello ed in carattere 
ugualmente romano ma che sembra di autor diffe- 
rente è scritto : CAM. REO. LAT. c io qual conto ab- 
hiansi a teoere tanto queste iscrizioni quanto V epi- 
grafe snrriferita si conosce dalle notizie storiche 
del castello e della Chiesa già premesse. Nel muro 
poi di questa Chiesa , che rimane dalla parte del- 
l' Evangelo leggesi la seguente iscrizione italiana. 

D. 0. M. 

HELL' Alino 1527 ESSENDO ARCIPRETE ED ABATE IL 
BBVEBE?IDIS6IM0 P. GIO. LODOVICO LANDBIANI MI- 
UUIESR rV QVE8TO CASTELLO DI MONTEVEGLIO AS- 
SIDI ATO DALL' ESEBCITO DEL DVCA BORBONE. FB- 
CnO OLI TONINI DI DETTA COHVNITÀ VOTO A QVB- 
STA B. y. CBS SE DIO PEB SVA INTERCBSSIONB DA 
TAUI ASSEDIO LI LIBEBAVA FARE OGNI ANNO IN 
TAL CIOBNO TNA SOLENNE PROCESSIONE ET OV- 
rBRIB A QVESTA CBIESA VN CEREO E MENTRE LI 
CANONta BEG. LATERANKNSl IL GIORNO DELLA SO- 
LEIVNITÀ DELLA SS. ANNVNZIATA CANTAVANO COM- 
PIUTA MIBACOLOSAMENTE FVRONO LIBERATI PBR- 
Cni IN YN SVBITO VENNE TANTA NEVE CRE GLI 
niMia PVBONO FOBZATI AD ABBANDONARE L' IM- 
PBBSA B PVGGIRSENE E QVANTITÀ DI LORO NBL 
riTMB DELLA GIARA SI SOMMEBSEBO. 

»IB 8 DBCEMBBIS MDCLZZIV BBSTAVRATA FV1T. 

Là funzione memorata nella superiore Iscrlzlo- 
ae si pratica tuttora , e ogni anno portasi proces- 



^•MhBMte la MadOBM alla Cappella di saa Rassi 
situata eatro il recioto del castello i si proudt il 
cereo , che il Comune annualmente provvede , e ri* 
tornasi pure processionalmeute alla Parrocdiia. Quo* 
sta Chiesa trovasi fornita d' una grandiosa sagri- 
stia 000 armadi addetti al luogo e belli , io cui 
sono intagli antichi riportati , rappresentanti varia 
llgnre , e nella fascia del cornicione vedasi la leg- 
genda: 

BEATI IMMACVLATI IIT VIA QVI AmVLANT IH LISI 
DOMINI MCCCCLXXIVIII X DECBMB. 

In nn locale del convento ora appartenente alla 
canonica, si conservano i ritratti della maggior par^ 
te degli Abati che hanno qui dimorato cominciando 
dall' anno I5g| ìb cui reggeva la Chiesa di Monte- 
veglio Ambrosiiis bononiensis , e vi stette quattro 
anni : a cui seguono altri 3f ritratti in cui sono 
scritti 1 nomi dei detti Abati e gli anni della reg- 
genza ; I' ultimo del quali è nn Don Gaetano Busi 
che resse fino al 1795 , venendo espulso dai Fran- 
cesi unitamente a tutti i padri che abitavano colà ; 
spogliati venendo dagli stessi Franresi di tutti i beni 
che occupavano quasi tutto il territorio parrocchia- 
le. Seguita poi un'iscrizione nei seguenti termini i 

D. 0. M. 

SOPPRESSA CONGRRGATIONE CAN. RE6. LAT. ABCBI- 
PRAS. SRCVLARSS ET TIC FORANEI RVIC PARE MA- 
TRICI PRJEFVEBB QVOAVM UIC SERIE8 DBMONSTH4- 

BrrvB. 

Ma non avvi ancora alcuno dei ritratti degli Ar- 
cipreti secolari ; e dovrebbero essere già due , uno 
del Molto Reverendo sig. D. Giuseppe Guidiicci primo 
Arciprete secolare , e 1' altro , quello del presente 
Arciprete Molto Reverendo sig. Don Lorenzo Giaco- 
metti. Quantunque per incuria degli uomini sia ro- 
vinato alTjtto uno de' grandi claustri che formavano 
r antico convento , resta pure molta ampiezza di 
locale concesso all' Arciprete prò tempore ad uso di 
canonica. Nel bellissimo claiislro rimasto intatto 
leggonsi qua e là alcune iscrizioni ; ed ha nel mezzo 
un pozzo circondato da una bella cisterna^ dalla 
quale l'acqua purgala passa nel detto pozzo. 

11 distretto parrocchiale di Monteveglio confina 
coi territorii di Oliveto a levante , di Bazzane e 
Crespellano a settentrione ; di Zappolino , Maiola , 
sant' Apollinare a mezzogiorno ; di Montebudello e 
Scrravalle a ponente. 

Ora diremo degli Oratori pubblici esistenti nella 
nostra Parrocchia. Entro il recinto attuale del ca- 
stello vedesi un Oratorio non piccolo con un solo 
altare dedicato a san Rocco; in questo allorché era 
quivi in flore il convento dei Lateranensi si eserci- 
tavano le funzioni Parrocchiali da un Canonico a 
ciò preposto dall' Abate; presso questo Oratorio esi- 
ste tuttora il Campanile con entrovi una sola cam- 
pana. Era pure nel castello in discorso altro grande 



Orfcbrto dedieato alla B. F. deUà Mondine apparte- 
nente alla Compagnia così chiamati i ma trascurato 
alAitto dopo ii 1838 cadde io mina , e ora non re- 
itano plii che I mori di cinta. In qnesto Oratorio 
eraf i una tela rappresentante san Carlo , san Tom* 
intso da Villano? a , santa Lncia , sant' Agata , con 
bel coro d* Angeli e Serafini; e dal laceri avanzi 
del medesimo che trotansi nella canonica parroc- 
chiale, puossi argomentare la bellezza, in qnesto 
quadro era un' apertura in mezzo , che da?a adito 
ad una nicchia entro cui stafa la statua della Beata 
Vergine Tenera la ora nella parrocchial Chiesa nella 
Cappella dedicata al Rosario. Altro Oratorio con un 
nolo altare sorge sopra un monte chiamato sant'An- 
tùnio, essendo l'Oratorio dedicato al detto Santo : 
questo è di proprietà dei Tratelli Nicolai di Savigna- 
no nel Modenese. Presso il Casino Agucchi è 1' ele- 
gantissimo Oratorio sacro alla B. V, di tan Luca; 
questo è tutto a volta costrutto in buona architet- 
tura ad ordine jonico, con altare di marmo fornito 
di splendidi arredi sacri. Nel luogo detto il Buon 
Figlio trovasi l'Oratorio dedicato a san Luigi, bel- 
lo anch'esso con un solo altare, avente l'organo, 
e buoni arredi sacri : questo è di proprietà della 
vedova Minelli. L'Oratorio sacro alla Beata Vergine 
del Ghiaccio, situato in luogo cosi chiamalo, ap.- 
partiene all'ospizio dei Mendicanti. Nel luogo detto 
Casa degli Agostini è l'Oratorio intitolato a S. Ago- 
stino di proprietà Pedretti. Avvi pure altro Orato- 
rio dedicato a san Bartolomeo. Altro pure è dedi- 
cato a $an Già, BaHista Decolato, che è sospeso 
per essere in ruina , e sarà mestieri farlo ricostrui- 
re. Nel luogo detto santa Maria di Fagnano trovasi 
l'Oratorio con tre altari sacro alla B. F. Assunta, 



Questo tien luogo di sussidiale , con cura d' anime . 
dipendendovi cìna 300 individui . ed avvi il suo 
Campanile colla canonica e il Cappellano residente. 
Vuoisi pure far menzione della Madonna detta della 
Pioggia venerata con singoiar divozione da questi 
popolani I in onore di cui celebrasi solenne festa 
nel di dell' Ascensione di Cristo portandola proces- 
sionalmente alla Chiesa parrocchiale. Questa è si- 
tuata a metà della salita che mette sulla cima del 
monte ove siede il castello ; e già tempo era in un 
albero ; ma ora è stata posta in nicchia sotto una 
grande arcata quadrilatera sostenuta da quattro pi- 
lastri. Sopra il monticello ora chiamato il Monte 
Calvario , e che anticamente fu appellato la Chu- 
cherla era una Cappella in cui veoeravasi una im- 
magine della Vergine , con dipinto di niun pregio } 
la qual immagine al minare dell' Oratorio fu tras- 
portata alla Chiesa parrocchiale , e conservasi nella 
inferiore Cappella a comu epiUolm, e chiamasi 
Madonna della Chucherla, 

Nel territorio per noi descritto abitano, nel 1846, 
circa 1,500 abitanti , moderati spiritualmente da 
vari anni dal Molto Reverendo sig. Don Francesco 
GiaeomeUi col titolo di Delegato Arcivescovile , in 
luogo del di lui fratello sullodato che trovasi gra- 
vemente infermo, per cui ora, 31 Marzo 1847, ne 
ha fatto rinuncia, e ne prese la canonica istituzio- 
ne il detto signor D. Francesco Arciprete e Vicario 
Foraneo , e solenne possesso il giorno 9 Maggio 
dello stesso anno. La festa titolare celebrasi alli 15 
d' Agosto d' ogni anno ; ed il diritto di nomina di 
questa pieve spetta ai RR, PP. Canonici Lateraneosi. 




— 2 — 



uam m^mmm i mm 



DE' SAHHABTINI. 




piftta, e gii il notammo altrove, era 
la circoiirerefuia della Parrocchiale 
\Yì Crevalcore, e |ier la maniera dei 
, (efrenn , che era paludoso , e pel di- 
fretto di strade praticabili tornava in- 
I comodj da frequentarsi a molta parte 
^IP^ <Jcì parrocrriiani, ì qnali non usavano alla 
j^r^y ni«4Ìc$Liiii le non nelle circostanze pih so- 
^^'^ leoaì , < quando o il comando di santa Ma- 
dre Chiesa , o altra necessiti li costringeva. Perciò 
al principio del secoto passato qnando l' Bminentis- 
simo Tanari venne esaminando i distretti tutti sot- 
toposti alla giurisdizione ecclesiastica di Nonanto- 
la . egli che ne era Ahate commendatario , volle i 
bene dei popoli erigera altre Parrocchie sUccando- 
■e i diftretU da Crevakore. Ed eccoti sorgere al- 
lora la Parrocchia delle Caselle , e darsi comanda- 
amato perchè mia Chiesa fosse edificata a spese del 
■caUrato Cardinal Tanari nel quartiere de' Sam- 
aurtiai , cosi chiamato perchè anticamente ivi esi- 
•tcra iltn Chiesa sotto il titolo di san Martino del 
Secco. Pertanto alli 11 Luglio 1713, secondo notizie 
esisteati aell' Archivio Arcivescovile di Bologna , e 
Avoriteci dalla gentilezza dell' Emioentisslmo nostro 
Aftivescovo e anche secondo aftrma il Tiraboscbi, il 
Vkarta generale di Nonantola, determinatone prima 
y «stretto , levò alla dignità di parrocchia ta nuova 
Chiesn nwtteadola sotto gli auspicii di san France- 
•M d* AatiiI e di san Carlo Borromeo , e ciò per gli 
Atti del Noterò Cancelliere AbazUle Ciò. BatUsU 
ftaamgaa. Il diritto di nomina della nuova parroc- 
èhia fa per an terzo accordato al Preposto di Cre- 
vatoore per retrihnirlo del diritto che perdeva sul 
territorio taiembnto, e gli altri due terzi resta- 
nno acfla persoaa del fondatore Eminentlssimo Ta- 
aarl vita taa durante , con questo che dopo morte 
aa tana postasse al Seaifaiario di Nonantola , e r al- 
tea terza all'Abate commendatario pro-tempore del 
dette Moaastera. La Parrocchia de' Sammartini re- 
tte laeorporate nella Diocesi di Nonantola fino aUl 
11 OiccHibre f m , ael qnal giorno per Decreto di 
Pte T1I Ai traslocate nella Diocesi di Bologna , e 
I tolcaae potse tto fti preso dall' odierao Eminentis- 
tteM Oppizaoal afii 6 Maggio IflSS pei rogiti del Dot- 
lar Aatoala Galeotti Notare di Creralcore i è eon- 
tiaab la aotCn Parrocchia ad essere soggetta alla 
di Crtvaieire , dafia qaalo anche per lo 



L' tateraa delta Chiesa è attal vasto , a trava- 
abbcUiastato» o eoa tre Cappelle I 



laterali internate nel moroj e siccome tarebbe lao* 
go anche per un quarto, invece' di questo vi è aia 
grsn tele rappresentante la Sacra Famiglia , ta qaal 
dipintura era per V addielre dei Padri Minori Osser* 
vanti , che abitavano nel Convento chiamato Abre* 
nunzio , situato presso il confine modonese sotto 
Crevalcore. Il maggiore Altare ha un dipinto che 
rappresenta ssn Francesco e san Carlo titolari delta 
Chiesa ; e a' di 4 Ottobre solennizzasi ta frate di 
san Francesco , a' 4 Novembre quella di san Cario. 
Nella Cappella del Rosario evvi altro quadro rap- 
presentante la B. Vergine con san Domenico e san- 
ta Catterina da Siena , che non sembra cattivo. 

Nel territorio parrocchiale sono tre Oratorii , il 
primo de' quali è sacro a tan Michele di ragione 
della NoblI casa Malvasta , dove viene mantenuto 
dalta famiglia suddetta un Cappellano che ogni gior- 
no festivo ha obbligo di celebrar ivi ta messa. Il 
secondo s' intitola alla B, Vergine sotto la denomi- 
nazione del Secco essendo stato edificato dalla nobil 
casa Maraili di Bologna ; e chiamasi del Secco per- 
chè esiste nel luogo dove anticamente sorgeva la 
pirve (li san Giovanni del Secco che ebbe vita fino 
al secolo XIV , dopo il qual tempo trovasi non es- 
sere piti in quel luogo se non un Oratorio denomi- 
nato santa Margherita , ed anche santa Siconta ^ 
finché ridotto ad uso profano e quindi sospeso si 
venne all' edificazione del presente Oratorio. Il terzo 
Oratorio del nostro distretto è quello dedicato alta 
B. Vergine coU' invocazione delle Pioppe a spetto 
alla nobil famiglia Malvezzi. 

Il distretto parrocchiale de'Sammarttai dittaato 
da Bologna circa 17 miglta , è circoscritto dai terri- 
torii di Caselle, Palata, Chiesa nuova ossia san Mat- 
teo della Decima , Crevalcore e col Modenese. È abi- 
tato nel Btarzo del 1847 da circa 950 individui ans- 
maestrati neHe cose di religione dal Molto Reveroa- 
do signor Don Franceeco Galeoni parroco odierao 
che non risparmia cure pei bene de' suol popolani. 
Gli uomtai di questo luogo per ciò che ha retazioao 
colla loro vita civile , sono dipendenti dal Comune 
di Crevalcore sotto il governstorato di san Giovanni 
in Persieeto; e trovano sussistenza nell' eserctaio 
dell' agricoltura , nel coltivare massimamento 1 ter- 
reni a risaie e valli , o nei mestieri aeeetsari aUa 
vita, il qualche indiistrta relativa al Gommerete. 



— 3 — 



S. GIUSEPPE DELLE CASELLE 

DI CREVALCORE. 




l^ Tait issi aio territorio che antiea- 
jiitfitle co«titiii7a la Parrocchia di 
^Crev licore era ao distretto assai 
' fontano daJla Chiesa ; e tanto che tor- 
\ Dava assai dìMcile agli abitanti il com- 
piere tutti quegli atti di relifMIle che 
' t«ngen^ yìf» nel nostro animo la pietà , e 
! che eohq comandati dalla nostra santa Ma- 
dre la Cbksa. L' £minenti88imo Cardinale 
ftebasliaoo Tanari Ahate commendatario di Nonan- 
tola , dopo una visita fatta alla Plehanale di Cre- 
Talcore, considerando la distanza del distretto in 
discorso posto in vicinanza del fiume Panaro in luo- 
go detto le Caselle de' Lodi , concesse nell' Aprile 
del ino al benemerito D. Ciò. Domenico Dini Giia- 
nelli che ne aveva fatta dimanda di erigere una 
Chiesa che servisse di Parrocchia ad un circondario 
da smembrarsi da quella di Crevakore. Il che efel- 
tuatofi in breve, il nominato Don Guanelli in pre- 
mio della sua sollecitudine ottenne per una terza 
parte il diritto di nomina , venendo concessa un' al- 
tra terza parte al Preposto di Crevalcore il quale 
aveva spontaneamente ceduto le primizie dei luo- 
ghi smembrati al nuovo Parroco; e l'ultima par- 
te fu riserbata all' Abate commendatario di No- 
matola t al ^uale pure spetterebbe anche la parte 
goduta dal sullodato Guanelli in caso che dopo la 
•uà Biorte si estinguesse la linea dei suoi Nipoti 
carnali anche per parte di sorella. Nel determinare 
poi la circonferenza della nuova Parrocchia , sorse 
dlflBcoltà per la divisione della tenuta che chiama- 
Tasi Guisa { ma il Prevosto di Crevalcore la cedette 
al Parraco delle Caselle coU' obbligo che annualmen- 
te gli sborsasse 75 lire bolognesi. Durò poi questa 
Chiesa a Cir parte della Diocesi di Modena fino al- 
l' anno 1811, nel qual anno per Decreto di Pio VII 
detti 11 Dicembre con molte altre fu trasferita alla 
Diocesi bolognese , prendendone solenne possesso 
f odierno Eminentissimo Cardinale Arcivescovo Car- 
lo Oppizzaoi pei rogiti del nolaro di Crevalcore Dot- 
tor Antonio Galeotti. La ^lomina di san Giuseppe 
delle Caselle appartiene per un terzo all'Abate com- 
mendatario di Nonantola Vescovo di Modena » per 
r altro ai seminario di Nonantola , e per l' ultimo 
all' Arciprete di Crevalcore. 

L'interno della Chiesa in discorso è a travature, 
decente, e contiene cinque Altari. Il maggiore è de- 
dicato a san Giuseppe titolare , la cui festa cele- 
brasi alU 19 Marzo « e gli altri , uno è sacro alla 



B. V. del Rosario . un altro alla B. V. del Carmine , 
il terzo alla B. Vergine detta Cintura . e il quarto a 
san Francesco. Asserisce il Calindri ne' suoi mano- 
scritti che abbiamo sott* occhio , esistere in questa 
Chiesa uà paliotto rappresentante la B. Vergine dd- 
la Cintura , opera del pittore Colina i e di pih tu 
bel capitello di marmo parlo d' ordine corintio -di 
costnizione romana, alto un piede e mezzo; di dia- 
metro al basso di un piede e due once : il qnal 
capitello serviva di base atta pila deH' acqua santa. 

Nel territorio parrocchiale poi vi sono due Ora- 
torii ; il primo de' quali è appellato la Bolognina de- 
dicato a sant' AfUonio rappresentato da un bel- 
lissimo dipinto della Sirani , secondo avvisa il citato 
Calindri. Questo Oratorio è in volto ed ha tre Al- 
tari : serve di sussidiale alla Parrocchia onde par- 
liamo ; ma è senza cura d' anime , e spetta atta 
casa Malvezzi. L' altro Oratorio poi detto dei Cro- 
ciali è sacro al Nome di Maria, ed apparteneva 
in antico e appartiene tuttora alla nobile famiglia 
Malvasia di Bologna. 11 nostro distretto viene cir- 
coscritto a levante da quello detta Galeazza per 
mezzo della via territoriale detta del Papa ; a mez- 
zogiorno dalla Parrocchia de' Sammartini ; a ponen- 
te dal territorio di Stufflone Diocesi e Stati esten- 
si; e parimenti da quello di Ca de* Coppi e Campo- 
santo per mezzo del fiume Panaro. Gli abitanti del- 
le Caselle in numero di 1350 circa nel Febbraio 
del 1817 , riconoscono e onorano per loro modera- 
tore spirituale il Molto Reverendo signor Don Gio- 
vanni Pamgadi di famiglia nobile Modonese, il 
quale è Parroco odierno detta nostra Parrocchia. Per 
ciò che spetta alle cose civili , questo distretto fa 
parte degli Stati Pontifici sotto U governatorato di 
san Giovanni in Persicelo. 

Niun edifizio rimarcabile trovasi nel nostro luo- 
go , se non una casetta di costruzione antichissima 
e in gran decadimento appartenente ai fratetti Ri- 
ciardi di Crevalcore , la quale è posta nella linea 
che divide la nostra Parrocchia dalla Galeazza *. ed 
è pure antichissima un' altra casetta ristaurata per 
metà a questi tempi , di proprietà dei fratelli Lodi 
posta nel borgo Caselle. Questo suolo per fertilità 
e^per ottima coltivazione somministra mezzi di so- 
stentamento ai suoi abitanti ; parte dei quali eser- 
cita pure mestieri necessari! ed utili alla vita. 










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•Amtl MAMO « MAMS» 



DI BAGNAROLA» 




i adirata è nonif di vn distretto 
^Parrocchiale situato Bove miglia 
I dalla cittì di Bologna fnori di por- 
^ìa sao I>oaalo. Questo luogo così ap- 
^ periato è taoto antico che non trofasi 
io atcun documento quando gli fosse 
2 imposto un tat noine , uè da qnal cosa 
* tragga il medeitmo la sua derivazione. La 
t memoria pjìi ri mota in cui sia fatta men- 
xione di Bagnarola è una carto di douaiione citato 
negli annali Camaldolesi, nella quale leggesi clie Gi- 
solfo Daca nell* anno VI dell* imperator Lodof ioo 
dona a Giof anni Vescovo di Ravenna una sua Corte 
< cioè gran tenuto ) con i suoi fondi , casali ed al- 
tre pertinenze , posto In Bagnarola; e anche in tem- 
pi posteriori trovasi nelle scritture nominato la 
Corte di Bagnarola. Nel 1162 poi nella venuto in 
Itatta dell'Imperatore Federico Barbarossa fu tutto 
il comune onde parìiamo donato ai monaci di S. Vit- 
tore e di san Ciò. in Monte di Bologna. Era tenuto 
il gran conto dal Senato Bolognese, onde s'adope- 
rava die gli abitonti fossero contonti , e ne miglio- 
rava N territorio aprendo nuove strade e riattoodo 
le già aperte , operandovi ancora altre costruzioni 
che potessero hisognarvi ; però tn gli altri lavori 
effettuati , trovasi che nel 1299 essendo Podestà di 
Bologna Biagio Tolomei da Siena , si diede mano a 
ristourare una chiavica di Braignazzo , posto nella 
Corte di questo Comune. Questo Interessamento che 
il Senato portova al luogo in discorso era anche 
cagione che gli fosse Catto ingiuria dai nemici di 
Bologna , e quindi nel 1390 andò tutto a sacco e a 
mha per opera del Conto di Virlh che con 1000 ca- 
valli osteggiava contro la città nostra. Prova pure 
d'afRezione è quell'essere stoti addottoti in cittodini 
Bolognesi molti uomini del Comune in discorso; e 
fra gli altri vuoisi contore un certo Boninconto che 
nel 1316 fu annoverato fra gli arbitri che dovevano 
pronunziare nelle oontroversie insorte tra i rettori 
e secolari dell' Università , e il Comune di Bologna. 
Nel 1350 trovansi anche Catti cittadini un Grasiolo 
Levandini e Andrea , come pure pih tordi Bartolo- 
aaeo che poi , nel 1430 insorto la Dizione dei Cane- 
toli , Zambeccari e Griflbni contro il Beaiivoglio e 
il ht^ito, fu tr** coloro che i faziosi bandirono dal- 
la città. Se anticamente questo distretto fU luogo 



importonte , collo scorrere del tempo noa veme t 
scadere , che oggi pure è in fiore tra per la buona 
agricoltura che vi si esercito , e per la sua fertilità 
da cui scaturisce facilità di sussistenza a tutti i 
suoi abitonti : e in esso sono fondachi dati allo spac- 
cio di tatte quelle cose che alla vito agiato sono 
necessarie. Pih poi è importonte il nostro territorio 
per la fiera rinomatissima di bestiami e di ogni ma- 
niera mercanzie, la quale sparge nel paese in quel- 
l' epoca non pochi danari , per la gran eoncorrensa 
di uomini venuti da tutti i drconvieini Comuni ed 
anche dai lontoni. Questo fiera secondo attesto II 
Golinelli in un suo diario ebbe comindamento nel 
Settembre del 1711, e fino al 1735 cdebrossi sempre 
dal giorno 24 al 29 detto mese t ma non essendo 
quell'epoca molto propizia per la troppa proasimith 
della fiera di san Martino in Soverzano motossl , e 
dal 1735 in poi si tenne costontemento nei giorni 25» 
26 e 27 di Uiglio. Dal 1779 fino al 1784 altra fiera 
tennesi nei prati di casa Odorici nei giorni 4, 5, 6 
Ottobre , essendoché in quegli anni si ommise quel- 
la citato di san Martino : e in qudl' epoca e per 
quella circostanza la nobil casa OdiMrid innalzò quel 
magnifico ediflzio in forma di ferro di cavallo eofi 
un elegante arcato ndla parte superiore circondato 
da porticato sotto cui eranvi le botteghe per servi- 
gio di detto fiera. Il nostro luogo , che per le coso 
dvili ha Comune da sé sotto il governatorato di 
Budrio , é rallegrato da molti edifizii signorili chi 
nella stogione estiva e autunnale , vengono abitoti 
dai singoli proprietori ; fra i quali vogUonsl OMltert 
in primo luogo I magnifid palazzi pertinenti uno 
al Conte Ottovlo Malvezzi ilanuzzi con Cappdla pri- 
vata ad uso della famiglia i ed altri due apparte- 
nenti ai signori Marchesi Carlo ed Emilio Malvezil 
Campeggi; e in quello dd signor Marchese Carlo 
trovasi una privato Cappella con molto decenza te- 
nuto : i quali palazzi essendo in poca distonia l'nno 
dall' altro e facendo di sé bdla e maestosa aMMtra 
danno al luogo non poca magnificenza. Oltre al detti 
é pur rimarcabile il citoto che fU ddla caaa Odorid» 
in cui é pure un' degantissima Cappella privata* 

Anticamente nd distretto onde pariiamo esiste- 
vano due Chiese Parrocchiali , I' una dedicata a 
san Biagio dipendente dal piebanato deHa Pieve di 
Bndrie , e I' altra sacra a aan Giacomo Magglort 



lOfieUi al plebaoato di san Gio. in Triario. Ma p<r 
la frappo tenue dote di entrambe » i loro Rettori 
goB tf c?ano nodo di ▼ìTcrc eon ^ hH decora che 
t'addice al laardalt , « però nan travandoil alen- 
ilo che folessero concorrervi , pativano lunghe va- 
cause con gran detrimento delle anime dei parroc- 
chiani. Però in una di queste vacan» lunga di he^ 
20 anni, il massaro ed uomini di Bagnarola chiesero 
ed ottennero di unire le rendite delle due Chiese » 
facendo una sola Parrocchia : il che effettnossi nel- 
l'anno 1376, secondo rilevasi dai documenti origi- 
nali risultanti dagli Atti della detta unione esistenti 
nell' Archivio parrocchiale. La detta unione durò 
fino al 1594 , ed in tempo in cui la Parrocchiale di 
san Giacomo era vacante, il coadiutore dell'ordi- 
nario. Monsignor Alfonso Paleotti smembrò san Bia- 
gio da quella , dandone la giurisdizione al Bolognese 
Seminario , sotto pretesto che fosse un beneficio 
semplice x ma il dotto Parroco Molto Reverendo si- 
gnor D. Giovanni Calcati protestò intentando una 
lite che durò fina al 1668 , epoca in cui per le sue 
cure avendo egli ottenuto trionfo con esaltamento 
della giustizia , si riunirono di nnovo le due Par- 
rocchie ; e a perpetua memoria del fatto leggesi nel 
vestibolo della Sagristia della Chiesa di san Giaco- 
mo la seguente iscrizione in macigno. 

D. 0. M. 

mmWRflDO 0. GALKATIVS LAVRBKTINVa 8. JACORI 
AF. bB BAGNAROLA RECTOR TER VRBBM PBOFBCTV8 
STTDIO ABBB ET LABORE KCCLESIAM 8. BLA8II A 
IIVLTI8 AmVia AB HAC SBIVIfCTA 

niMABVIS 1VRIBV8 TAlfDEM REDDIDIT 

ANNO DOMINB 

1668. 

Da qnen* epoca in poi la Parrocchia onde par- 
Hanao militò sotto la protezione dei due titolari , 
cioè aan Giacomo di cui si celebra la festa a di 25 
Luglio , e di san Biagio la cui festa viene solenniz- 
zata a dt tre Febbraio ; restando nella dipendenza 
della Pieve di san Gio. in Triario fino al presente ; 
distiagnendosi anche i due territorii colla denomi- 
nazione di Bagnarola vecchia quello di san Biagio , 
Bagnarola giovine l'altro. É poi tradizione che il 
suolo su cni innalzasi la presente Chiesa di san Gia- 
coBM di Bagnarola appartenesse alla famiglia Ben- 
tivoglio il cui slemma gentilizio vedovasi nella gran- 
de arcata al di fuori. 

li più antico ristauro fatto alla Chiesa di Bagna- 
rala di coi si abbia memoria , è quello della fac- 
ciata eMtuato a spese del Marchese Ferdinando 
Caspi nel 1682. e nel 1684 vi pose il suo slemma. 
Nel 1768 fu nuovamente riattato a spese del signor 
Conte Prospero Ranuzzi Cospi l' ornato della porta 
maggiore. 

Nel 1761 il Parroco Molto Reverendo Don Do- 
menico Corazza ricostrnsae II tetto che già mina- 
va ; e nH 1779 alli 28 di Luglio ti eondnase a fine 
il riataura di tutta la Cappdta maggiore col tao 



magnifico dipinto ritoccato dal valente sig. Antonio 
Bonetti I e ciò operosai a spese dell'Abate Pier An- 
iMio Od#rict U coi ftaoBau fo aottituito a queHo 
dai Banttragfio. hi queft'apoea ancora IVi costrutto 
l' Aitar maggiore che è l' attuale contribuendo an- 
che perciò il citato Odorici. Nel 1813 poi Ai di nuo- 
vo riiardta la iM^clata a spese dell'Arciprete D. Lui- 
gi Vitali . dei possidenti e dei parrocchiani , levando 
via lo stemma Cospì , e ponendovi in vece la se- 
guente iscrizione in macigno. 

DEO IN HONORBM SANGTI JACOBI MAO. APOST. ET 
BLASII BPIS. ET BURT. INSTAVRATA ANNO NDGCCZIlf. 

L'attuai Chiesa è l'antichissima di san Giacomo 
costrutta a travature ed è lunga nel suo intemo 
piedi 90, larga piedi 30, alta piedi 36; e il diritto 
di nomina appartiene ora alla Mensa Arcivescovile. 
Sono in questa Chiesa sette Altari , due dei quali 
in Cappelle e gli altri quattro senza Cappelle e la- 
terali al maggiore , costrutti posteriormente. L' Ai- 
tar maggiore va ricco di una bella tavola rappre- 
sentante la gloria del paradiso colle tre divine per- 
sone nell' alto , pih al basso molti Santi frai quali 
campeggiano san Giacomo , sant' Isidoro agricoltore 
e san Rocco, la qual dipintura è opera del pennello 
del Gessi ordinata dal Parroco Gnadini nel 1630 : 
al quale ordinamento diede occasione la peste che 
in queir anno infieriva , e che speravasi cessare per 
r intercessione dei Santi , i quali ri sono mediatori 
presso Dio. Altro bel dipinto ammirasi nella nostra 
Chiesa rappresentante la B. V. della Cintura^ opera 
della esimia pittrice bolognese Elisabetta Strani, do« 
nato dal Marchese Ferdinando Cospi nel 1787 , se- 
condo trovasi aflìprmato nei manoscritti del Calin- 
dri; e di questa dipintura parlasi con gran lode 
nelle vite dei pittori fimosi di Bologna , e trovasi 
nella Cappella a rormi efoanqdii la quale è della 
parrocchia. 

La Cappella a coma ejpittolm dell' Aitar mag- 
giore è sacra al culto della B. V. del Rosario , rap- 
presentata da una statua riputata di buona mano» 
ma d* ignoto autore. Lateralmente poi al principale 
Altare è quello dedicato a san Girolamo , io cui ha 
un sotto quadro rappresentante S. Giacomo e S. Bia- 
gio che risuscita un bambino ; dipinto non isprege* 
vole ppr pregi artistici. Prima di questo a eoniis 
evangelii è 1* altro sacro a sant' Antonio Abate e a 
san Giovanni Evangelista di spettanza libera della 
Parrocchia per averlo al lutto riedificato a sue spe- 
se nel 1762. A coma efn$tdm della Cappella mag- 
gioro è primo I' Altare dedicato ai santi Michele e 
Gregorio magno di pertinenza della oobii casa Ban- 
zi erede Orsi ; e qui ha un dipinto rappresentante 
san Gregorio che pur fU fatto dipingere dal Parroco 
Gnadini ; quindi segue l' Aitar dedicalo alla Pietà 
che spelta al sig. Conte Ottavio Malvezzi Ranuzzi. 
Questi quattro Altari sono di forma antichissima , 
ed hanno superiormente nn baldacchiao dì tela co- 
loraU. 



1 



Io questa ArcipreUIe ba fl Stero Fènto di rigc- 
Denzione concesso dtU' EmineBUssIao OrpìsiqbI 
■d 1808 ; né trorasi pertbè la Parroeekla ne fosao 
stata privata s giacché da eerte memorie, e lira f U 
altri dal discorso terzo dell' Emlnenlissimo Cardi- 
nale de Lucca , ricavasi che aDtìcamente esisteva in 
aan Biagio. Prima che si facesse fondere 1* attuale 
concerto di quattro campane, eravene una che por- 
tava la seguente iscrizione : 

aouLVDYS HI ncrr a. d. mocclxxxvi. 

Nel territorio di Bagnarola anticamente erano 
molte Chiese , e nel 1866 si trovano nominate le 
seguenti : Santa Maria già Convento poi Cappella- 
nia dipendente dall' Abate dei Monaci della Croara, 
della quale nel 1316 era stato investito Pietro fi- 
gliuolo del Magnifico Taddeo Pepoli di Bologna s e 
questa medesima Chiesa trovasi poi essere di gius- 
patronato della famiglia Dolfi , sotto il cui stemma 
posto in alto sopra la porta maggiore leggevasi 
quanto segue scolpito in pietra arenaria t 

CAMILLTS DVLPHVS IVR. OTR. DOC DECANVS EOCL. 
a. PETRONII BON. HANC AEDEM IP8I DECANATVI 
PKBPETVO VFIITAM A FVNOAHEimS EBIXIT ANNO 
•AL. MDXXVUI. 

Eseguendosi questo ristauro sopra avanzi di 
un'antica torre, nello su vare ivi intomo vi si rin- 
Tennero moltissimi rottami di muro e ossa umane. 
Questa Cappella pare quella che ora si conosce al 
titolo di santa Maria appartenente alla nobtl casa 
Ratta , e posta sopra un terreno die forma parte 
dd heneflzio decanale di un Petronio. San Nicolò 
lo cui era uno stemma antico rappresentante due 
oqnìle , e due teste di cervio s il tutto in marmo 
auUa facciata con questa leggenda — bestavrata 

A. O. HDCLXXXII. 



Saiif Andrea e san Zenone eoo CtppaOtnla ; di 
cnl ni invettito nel 1440 Don Marco di Spolelo dal 
Vescovo di Bolognai U quale poi nell477 M uotU 
all' altr» Chiesa dedicata a un Pietro che era di 

gius de' Mazzoli; e al presente si conosce pure sot* 
to U titolo di $an Pietro ed è benefizio di nomina 
della famiglia Diolaiti. 

Neil' Oratorio Malvezzi che è sacro a 9aa Gm- 
$eppe e in cui ha una gran quantità di Reliquie . 
leggesi questa iscrizione : 

D. 0. M. 

OOLLECTIS CIVILEM IN ARSAM DOMIBYS - REDO- 
NATA FIRMIORI PARBNTIBVS SOBOLR~AO PIETATBM 
LOCI - AD INCOLAMITATSM FAMILUE ~ AEDBM HANC 
BACBAM-SVB AV8PICIIS D. JOSEPHI AIIORVMQVE 
8S. PBOTECTOfiVM - VOTIWM IN 0B8EQVIVM EBE- 
XBBB - PLOBIANVS BT MATTEV8 FRATRES DB MAL- 
VBTUS - ANNO DOMINI HDCLZZEVI. 

Avvi pure altro Oratorio dedicato aUa B. Vergi- 
ne ÀMunia di proprietà del signor Conte Ottavio 
Malvezzi, nel quale sotto l'Altare conservasi il cor- 
po di un Fedele martire donato da un Pontefice al 
sig. Conte Angelo Ranuzzi Cospi. Oltre le pubbli- 
che Cappelle già descritte altre private pur v' han* 
no già ciUte nei palazzi Malvezzi e Odorici. 

Il territorio di Bagnarota nel Marzo del 1847, 
è abiUto da 1095 individui circa , che spiritual- 
mente sono moderati con zelo e carità evangelica 
dal Molto Reverendo sig. Dm Ftance$eo Dal Pino 
cittadino bolognese , e attuale Arciprete della no- 
stra Chieu. Questa è circoscritta dai distretti di 
Vigorso e Veduro al Sud; di unU Maria di Caz- 
zano al Nord: della Pieve di Budrio all'Est, e dal- 
l' ArcipreUIe di Granarolo all'Ovest. 



TOM. II. 



— 5 — 

SS. VITTORE E GIORGIO DI VIADAGOIA. 




wa notizia più antica che per noi 
«iasl rinvenuta del cornane di Via- 
I dagola rimonta al 1163; ed è una 
i doitacione fatta addi 19 Nofembre da 
nn Ugizzone detto Migliorello , e da 
' Evalierotlo fratello del già nominato , 
dei beni che essi possedevano nel comune 
jn dL!H-dr!»o; la qual donazione fu fatta in 
fasore del Priore e Padri di san Vittore , 
e di san Ciò. in Monte. In un testamento del 1224 
un certo Alberto Fasoli lascia Lire 40 , e due lor- 
nature di terra poste \a Viadagola presso alli Sca- 
nabecchi ai Padri di san Vittore , e di san Gio. in 
Monte coli' obbligo che facciano le spese della sna 
sepoltura , e che facciano intervenire il vescovo , e 
i Canonici di san Pietro , e i quattro coosorzii al 
ano funerale. Si trova che a dì 4 Maggio 1252 
nacque un Bentivoglio battezzato alli 8 detto mese 
ed anno , tenuto al fonte da Bagarotto degli Asi- 
ndli , e da Dianea Vicenemici , nativo per parte del- 
la madre nel noslro comune , e dal quale si crede 
avesse origine la famosa famiglia Bentivoglio , che 
fu poi signora di Bologna. Nel 1298 trovasi che gli 
nomini di Viadagola furono tenuti con molli altri 
comuni a concorrere alte spese della fortificazione 
della torre de' Cavagli; e trovasi nell'Archivio pub- 
blico dove parlasi delle cittadinanze , che nel 1325 
fti fatto cittadino un Domenico di Biagio di Ugoli- 
no del comune di Viadagola. Per sedare i rumori 
suscitali nel 1335 dai fuorusciti , il Senato confinò 
in determinati luoghi varie famiglie ; e nn certo 
Santolino , pare della famiglia Beccadelli , si ritirò 
a Viadagola , e a tutti venne comandato di non 
abbandonare il confine sotto pena della vita. Queste 
notizie dietro la scorta de' storici patri! e de' ma- 
noscritti del Calindri abbiamo potuto rinvenire in- 
torno la storia civile del nostro territorio: il quale 
secondo il Malvezzi , nel medio evo chiamavasi Vi- 
taliacula; il cui nome pare derivi dal nome Bitei- 
ium che trovasi nelle tavole piacentine, e dalla 
voce latina Acula ; o da BUalia cognome che leg- 
gesi nelle iscrizioni di Gruterio. Questo territorio 
al presente ancora è comune da sé sotto il gover- 
torato di Castel Maggiore. In esso sorge il magni- 
fico palazzo antichissimo dell' estinta casa Fibbia , 
ora Pallavicini. La fertilità del suolo , e l' industria 
degli agricoltori rendono il distretto piacevole e co- 
modo a soggiornarvi trovandovi gli abitanti facilità 
di sussistenza. Ma veniamo al tempio parrocchiale. 
Trovasi che nel 1341 era già parrocchiale sotto 
al plebanato di san Gio. in Triario, al cui Parroco 
tu dau liceoza dal Vicario Veacorile alli 3 Luglio 



detto anno, di confermare a rettore della Chieia di 
Viadagola Don Domenico Balduzzi eletto e pKiea- 
tato dai parroccliiani. In progresso di tempo per 
pili comodità passò la nostra Parrocchia sotto la 
Pieve di ffinerbio nelTa cui dipendenza trovasi 
tuttora. Coi rogiti di Paolo Monari 24 Novembre 
del 1620, il Cardinale Arcivescovo di Bologna Ales- 
sandro Ludovisi concesse il titolo di Arciprete al 
Parroco D. Domenico Marcucci ritenuto poi da tut- 
ti i susseguenti. Neil' Archivio di Viadagola esista 
un libro de'battezzati che risale fino al 1507 il ebè 
prova l'esistenza della Chiesa in quell'epoca e l'es- 
ser suo di parrocchia. Scorgesi attiguo all'attnU 
Chiesa onde parliamo muri incominciati che cireó- 
scrivono un largo spazio di terreno ; e ciò indice 
il pensiero dell' Arciprete Leoni , che sedette. q«ivi 
nello scorso secolo , di edificare una vasta e beila 
Chiesa , che per qualche avversa circostanza doyet- 
te lasciare interrotta. La Chiesa attuale fu fatU ri- 
staurare nel 1757 da Benedetto XIV come rilevasi 
da un' iscrizione posta sopra la porla di essa. L* io- 
temo della nostra Arcipretale è piccolo , basso e a 
soffitta , fuori della Cappella maggiore che è a ca- 
tino , ma angusto. Sonovi due altari fateraH uno 
de' quaU posto a ridosso del muro con poco sfon- 
do , e I' altro in ima Cappella con più sfondo , la 
quale pure è molto piccola. Il quadro dell' aitar 
maggiore rappresenta san Francesco e san Luigi , e 
il quadro rappresentante san Giorgio e san Vittore 
titolari della Parrocchia trovasi in una delle Cap- 
pelle laterali. Nel distretto parrocchiale sono tre 
Oratorii; il primo è una bella Chiesa dedicata alla 
Natività della B. F. posta rimpetto alla parroc- 
chiale ed appartiec?- all' Eminentissimo Oppizzoal. 
Il secondo è sacro a $ant* Antonio Abate di pro- 
prietà del signor Luigi Cappelli. Il terzo è presso 
al ponte Fibbia dedicato alla Madonna del Ront" 
rio appartenente a Pallavicini Fibbia. 

La Chiesa parrocchiale di Viadagola è diitanCe 
da Bologna sei miglia fuori di porta san Donato, 
e il suo distretto è circoscritto dalle Parrocchie di 
Granarolo , Quarto inferiore , Cadriano » san Gio- 
vanni in Calamosco, Lovoleto. e santa Maria Mad- 
dalena di Cazzano. L' odierno Arciprete della Par- 
rocchia in discorso è il Molto Reverendo sig. D. An^ 
Ionio Contarini ; e gli abitanti sotto la sua giu- 
risdizione ecclesiastica sono nell' Agosto del 1846 
circa 700 ; dai quaPi solennizzasi specialmente il 
di 14 Maggio come dato alle glorie del loro titola- 
re : il diritto di nomina della Parrocchia per noi de- 
scritta è libero della Mensa Arcivescovile. 

T. 



.-*' 




— 6 — 



SAN PIETRO APOSTOLO 

MI Minto M WIIIIICIiltBll. 




^^nori di porta man'iOK a 17 miglia 
^drea dalla città di Bologna è la 
f Chiesa parrocchiale di Farne o Far- 
i wìo , jonalzata sn di una pendice sco- 
ijK«a Si piedi di Monte-Cerere: il di- 
^ f iiretlo parrocchiale , che neir Aprile 
[ed IBt7 t^ni|»rende 60 indivldiii , è rtstret- 
] to tr^ i territorii delle parrocdhie di Sas- 
suno, di Vigaale, di Frassineto, di Monte 
Calderaro , e di Rignano. Pare rJie la soa denomi- 
aaaione sia derìrata dalla parola latina Famdum, 
fecondo anche il parere del Malvezzi , giacché in- 
tewicsi con tal nome nna certa specie di quercia 
4i coi pariano VitrnTio e CoInmeUa , e pub essere 
che in qoesto luogo ve ne avesse UnU copia da 
diiamare tntto U circondario col nome di quella i 
•pedo 4' alben che pib abbondava ; il che avvenne 
di aolti altri territorii. Qnesto snolo non è dei piti 
feitiU» ma Ule però che dà luogo alla coltivazione 
M grano con bnon esito , e produce uve ottime e 
notte altre biade che servono o all' uso degli abU 
tanti, per nutrimento de' bestiami; ma ben altro 
▼anUggio potrebbe recare a' suoi possessori, quan- 
do volessero far conto della sua proprietà onde si 
attaglia bene aUa coltivazione degli ulivL Questo 
nmù d'industria, che sarebbe per la nostra prò- 
Tiocta un sicuro fonte di ricchezze , è affitto ne- 
gletto dal noatri grandi proprietarii ; eppufc con 
piccoU fatica , e con pochissima spesa si potrebbe 
riconoscere col (èììù che moltissimi luoghi delle bo- 
lognesi colline sarebbero acconci alla coltivazione 
degli ulivi ; la maggior parte però o per comodo o 
per timore , o per grettezza di mente , a nino pat- 
to fi discosterebbe dal sistema agricolo tenuto 8- 
■ora . te qual cosa ha fatto si che non si ritragga 
dal fertilissimo snolo che costituisce quesU bella 
provincia , tutto II vanUggio che potrebbesi rica- 
irame. Al presente però che per la larghezza di un 
benigno governo ogni individuo sente di avere vita 
politica, e ottiene facoltà di svUluppare flraocamen- 
te i snoi penfieri, speriamo che nel gran movimen- 
to degli nomini a promuovere il bene materiale del 
pacfe fi ponga mente a perfezionare 1* agricoltura 
dalU «naie ci piò dcrifarc Unta vera ricchezza da 



andarne invidiati. Ma torniamo a noi. Gli abitanti 
di questo territorio sono amministrati in quanto al 
civile dalla magistratura comunitativa di Monte- 
renzio sotto il governo di Loiano: e siccome ninna 
cosa ci somministra la storia civile intomo a que- 
sta popolazione, cosi verremo a parlare delta Chie- 
sa parrocchiale, riportandone quel tanto che ci è 
venuto fatto rinvenire attinente alla sua storia. 

La prima volta che negli antentici documenti 
trovasi fatta menzione della parrocchia di questo 
circondario si è in una visita pastorale fatta dal 
Vescovo di Sebaste Monsignor Agostino Zanetti nel 
giorno 16 Settembre 1545 : e si conosce essere già 
parrocchia parimenti sotto il plebanato di Monte- 
cerere come al presente , essendo allora rettore 
D. Cesare Nanni di Dozza Imolese. Né allora chia- 
ma vasi coli* attuale appellazione, ma san Pietro nel 
comune di Sassuno in luogo detto il Femè, la quale 
denominazione durava ancora nel 1620, secondo ap- 
pare da una Bolla del Cardinale Alessandro Ludo- 
visi Arcivescovo di Bologna che fu poi Gregorio XV, 
il quale nel giorno 19 Decembre detto anno conferì 
la nostra Chiesa di san Pietro di Sassuno a D. Car- 
lo Antonio Maldiiavelli i e non havvi indizio del 
quando precisamente abbia cominciato a chiamarsi 
del Fameto. Poche notizie possonsi ricavare dal- 
l' Archivio Parrocchiale , poiché in esso non esiste 
che un libro risgnardante la statistica territoriale 
che rimonta all'anno 1659 da cui risulta che essen- 
do rettore D. Domenico Monizzi la popolazione di 
Fameto era composta di 44 individui da cui puossi 
argomentare la ristrettezza del territorio. Questa 
parrocchiale anticamente era a travature , ma nel- 
l' anno 1635 essendo Parroco un D. Annibale Laudi 
procurò che fosse ridotta a volta reale , e rifatta 
nel rimanente , venendo poi di nuovo ristaurata 
nel 1767 , come dalla seguente iscrizione esistente 
sopra uno degli altari laterali. 

D. 0. M. 

A. ARNIBAL LAIfDVS CTM ONIBI FtCIT 

MDCXllT 

AC A DIVOTIf EBfTATAATVM 

MOOClini. 



Tre aiuri tono conuerati al evito difino nella 
Chiesa in discorso» U maggiore dei quali è posto 
in aoa CappeHa separata dalla rimanente Chiesa 
per roexzo di ferrea halanstraU , la qua! Cappella 
forma un coro di mediocre grandezza , nell' alto del 
coi maro Todesi appeso un dipinto in tela di an- 
tira scuola , che sembra di buona mano , rappre- 
sentante san Pietro Apostolo titolare , e san Paolo. 
1 due altari laterali sono intemati nel muro di cin- 
ta i e uno di questi è dedicato al Crocifisso , in 
cui ammiransi molti bassorilievi di bella fattura , 
opera di Mariano Conti che è l' autore dei basso- 
rilievi dell* aitar maggiore di Monte-Calderaro , ti 
di san Giuliano di Bologna ; quivi stesso è ancora 
un sotto quadro rappresentante la Sacra Famiglia; 
e questi lavori furono eseguiti per cura del Par- 
roco Don Giacomo Bartolini nel 1791. V altro al- 
tare laterale poi è sacro a santa Maria Maddalena 
rappresentato in un dipinto in tela al medesimo 
altare soprapposto. 

In questa Parrocchiale non avvi pulpito , nh or- 
gano, né battisterio, dovendo i parrocchiani ricor- 
rere alla Chiesa matrice per rigenerare nelle sante 
acque i loro figliuoli; la qual Chiesa è quella di 



Montecerere senza cara d' anime , che è gover- 
nata dal Curato di Monte-Calderaro che ne è il 
Vicario, n Campanile della nostra Chiesa conteneva 
soltanto due campane messevi per cura del Parroco 
Don Annibale Laudi i ma V odierno Molto Reveren- 
do signor Don Domenico Molinari sacerdote di 
ottimo cuore e Parroco di questa Chiesa fece sì che 
a spese sue , e coli' aiuto di due parrocchiani vi 
aggiunse la terza a maggior decoro del servizio di- 
vino. Per le cose dette appare che i due Parrochi 
nominati Laudi e Bartolini non si spaventarono per 
le gravi spese occorrenti a migliorare Io stato ma- 
teriale della loro Chiesa : ma ravvivati dallo zelo 
del maggiore onore di Dio consumarono generosa- 
mente quanto servir doveva all' agio della loro vi^ 
la, e però sono degni di star sempre vivi nella me- 
moria dei buoni, 

Il diritto di nominare il Parroco alla parroc- 
chiale del Fameto appartiene alla Mensa Arcivesco- 
vile^ e i parrocchiani festeggiano particolarmente 
il di 29 Giugno perchè sacro al titolare del Tempio. 
Parrocchiale. 

T. 







3^ mmm^ miu mmm. 




f bi Hce da porta santo Steflino e si 
!mf(te per la Via cbe mena in Te- 
Jjseana a circa quattro miglia della 
[ritti suMd sinistra della detta Via, s'ab- 
baile ad un territorio parrocchiale di- 
esteso per colline e per valli molto vago 
ff salubre ad abitarvi. 11 medesimo cono- 
' scinto sotto il nome di Croara , che nel 
^ medio ero cbiamossi Corvoria o Corba' 
ria « e poi Corvara, e Corbara da cognome, se- 
condo opina il Malvezzi , di famiglie romane detto 
Corba e Corvio, è composto da un terreno atto 
alla coltivazione del grano , dell' uva , e di tutti gli 
altri prodotti rurali delle nostre campagne : ma in 
una parte montuosa ha una lunga e profonda vena 
di gesso speculare, e in molti siti dà mostra di pie- 
tre, come agate , diaspri e alabastri; e chi piglias- 
se la cura di esaminare bene a dentro la condizio- 
ne di questo suolo , forse potrebbe trarre qualche 
utile partito dai prodotti del medesimo rispetto a 
questi generi, n Calindri parla di un meandro for- 
mato sotto una collina dall' acqua , nel quale trovò 
mi' incrostazione di stallatiti a svariati colori , e ri- 
dotto alla durezza dell' agata da non doversi tras- 
curare. Ma venendo all'antichità del medesimo è da 
notare, cbe, se vera è la derivazione del suo nome 
accennata di sopra , deve essere antichissimo , per- 
chè il cognome Corvo era nella gente Atillia, e Cor- 
bio nella Ortensia , due famiglie romane che forse 
avevano abitazione o possedimenti in questo luogo. 
È certo per altro che nel medio evo esisteva con 
questo stesso nome, quanttraque gli autentici docu- 
menti che parlano apertamente di esso eomintlansi 
a rinvenire soltanto verso il mille. Si ha per indu- 
bitato eziandio che nel medesimo ebbe vita un ca- 
stcHo di cui fira le altre memorie , una ve n' ha in 
una scrittura d' enfiteusi segnata sotto il giorno 
06 Aprile IMI che trovasi nell' Archivio de' RR. Ca- 
nonici dì san Salvatore , in fine della quale Scrit- 
tura leggesi : haehtm in eastro quod voeaiwr Cor- 
torio, secondo riporta il Calindri. Come venisse di- 
strutto ed in qual tempo il nominato castello non 
appare , ma trovasi questo luogo nel decimo terzo 
secolo nominato semplicemente comune , il che mo- 
stra apertamente non piii esistere quivi alcun ca- 
stello. Nel 1404 poi il Cardinal Cossa legato di Bo- 
logna volle che tutti gli abitatori del nostro distret- 
to fossero ascritti alla cittadinanza bolognese , con 
tatti quei privilegi ed esenzioni che ciascun citta- 
dno aveva diritto di godere; e per molte prove 



chiaramente risulta molte famiglie ricche ed influen- 
ti avere allora in esso stanza. Nei tempi posteriori 
non trovasi più cosa di storica importanza , e nei 
Aprile 1847 è abitato da 4f individui che dall' agri- 
coltura e dall' esercizio delle arti e mestieri trag- 
gono lor sussistenza , per le cose civili essendo sog- 
getti al comune e governo di san Lazzaro. È molto 
rimarcabile nella nostra terra il luogo chiamato Mi- 
serazzano il quale è villeggiatura dei signori Conti 
Negri , stanza deliziosissima vuoi per edifizii ele- 
ganti e magnifici , vuoi per comodità , e più per la 
stupenda salubrità dell' aria , e per la maravigliosa 
veduta che di qui si può godere di larghissimo trat- 
to della sottoposta pianura , e de' circostanti colli. 
Ora venendo alla storia religiosa di questa Chie- 
sa è da notare che se il territorio vanta grande an- 
tichità, pure antica è anche la Chiesa e pare possa 
essere stata eretta molto prima del mille , ma niun 
documento autentico ci dà alcuna certezza intorno 
questo fatto. Nel secolo decimoterzo fu rìstanrata » 
nel secolo decimosesto venne al tutto edificata , 
quindi nel decimosettimo fti rifatta la Cappella 
maggiore, e nel decimo ottavo abbellita e condotta 
a pih decenza ed eleganza tutta la Chiesa come ri- 
levasi dalle due seguenti iscrizioni che leggonsi la 
prima sopra la porta maggiore , e l' altra in nna 
parte del coro. 

TBMn.V9l HOC 

hìvm csaLiiK V. et n. sacrvm 

BIKVIVTB TERTIO DRCIMO SACVLO àVCTVM 

BXBVNTE DBCniO SEPTIMO RBSTAVftATV» 

IN HANC MVLTO MKLIOfiBM PORaiAM 

RBDACTVM 

DECIMI OCTAVI 8ACTLI ANNO SBlAGESIMO PRIMO 

ORNAVBRVNT 

CANONICI REfiVL. SS. 8ALVAT. COMMORAimS. 



USTO y 

PONTiriCB MAXIMO 

GABRIEL CARDINALIS PALROTTVS 

PRIMV8 aONONIA ARCHIBP1800PVS 

TBMPLVM noe 

DEO 

AC DIVA CECILIA VIRO. BT MART. 

SOLENNI RITV 

SACRAVIT DICAVITQVB 

ANNO MDLIXIV. TBRT. ID. MAI. 

BBNBDICTO XIV. 

PONTmCB MAXIMO BONONliN. 

8ACBLLVM HOC 

BRBCTVM AVCTVM 

ORNATVNQ. 

ANNO B. C. 

MDCCXLII. 



n Cardinale Paleotti primo àmnatoyo di Bolo- 
gna , che molto era affesionato alla nostra Chiesa , 
alU IS Agosto 15S5 le donò un Tnrrlbolo d' argento 
€0U' immagine di santa Cecilia neOa base » eon at- 
torno il suo nome , il quale si conservasse dal suo 
curato da usarsi nelle funzioni solenni , con ordine 
che il detto turrìbolo dovesse in perpetuo restare 
a questa Parrocchia. Intorno al secolo decimo la 
nostra Chiesa era arominislrata dai Monaci Valom- 
brosani che stanziavano nel convento presso alla 
medesima , e quantunque non si abbia tanto da 
precisare l'epoca in cui i detti Monaci comincia- 
rono a governarla , nondimeno molte fondate con- 
getture ci fanno credere un tale fatto avvenuto 
presso al mille s e nei rogiti di Tommaso Muz- 
xarelli dell' anno 1144 si dà testimonianza cer- 
ta che I VaUombrosani erano nella Croara. Il Ca- 
lindri afferma che fra le lettere latine inedite del 
Petrarca una ve n'ha che porta il seguente in- 
dirizzo: Ad AbaUm CorvaricB Bonom'm; la quale 
Ila per argomento -. sUim operum nowrum expe- 
daUone, H modedia temperandam. Comincia in 
questo modo : Non facile dUtu est , quam UbU 
anidiam te totem virum eam rerum mearum sen- 
Ure duteedìnem..,, e porta la seguente data . Ad 
fimUm SorgUB Sai. Septembri 1227.- E che qne- 
sto Abate avesse carteggio col sommo Poeta si ren- 
de tanto piii certo in quanto quei Monaci, e per la 
sapienza onde ornavano la mente , e per la pietà e 
santità con cui vivevano , erano bene amati e rive- 
riti dai più cospicui personaggi di quei tempi. Il 
popolo pure li aveva in gran venerazione non solo 
per la vita immaculata che menavano , ma vera- 
mente pel bene morale e materiale che ad esso lar- 
givano, instruendolo nelle cose di religione e pro- 
cacciandogli mezzi di sussistenza col promuovere 
l'agricoltura, coli' incoraggimeolo , colle loro co- 
gnizioni , e spesso coli' opera effettiva. Questi re- 
ligiosi (come si ha da documenti esistenti nell'Ar- 
chivio Arcivescovile) conservarono il convento e la 
Cìiicsa di sanU Cecilia fino al 1497 , nel qual anno 
essendo Abate Don Tommaso Manzolini di Bologna 
rinunziò l'Abazia, U Convento, la Chiesa e tutti i 
beni che erano la dote di quel convento nelle mani 
del Pontefice Innocenzo Vili , che con Bolla 13 Kal. 
Junii detto anno , concesse il tutto ai RR. Canonici 
Lateranensi di san Salvatore di Bologna. Questi sta- 
bilirono ivi un convento del loro ordine, e per l'am- 
jninlstrazione delle funzioni parrocchiali deputaro- 
no ora un Canonico ora un Prete secolare, sempre 
coli' approvazione dell'ordinario. Il Convento venne 
soppresso dal generale Bonaparte con Decreto del- 
ti 12 Decembre 1796 eseguito dal Senato bolognese 
nel 17»7 incorporando i suoi beni nel Demanio , e 
assegnando una corrisposta pecuniaria al Sacerdote 
che restò in qualità di Curato al governo della Chie- 
sa in diseono; e quella corrisposte al ritorno del 



governo Pontificio venne eambiate in tenti beni sta- 
bUi effettivi , ritornando, il governo parrocchiale e 
il dhritto di nomina ai suddetti Canonici regolari , 
essendo odierno Parroco il Molto Reverendo sìg. Ca- 
nico Dtm Udgi Fame. 

La nostra Chiesa nel suo intemo è una delle beli 
le e ben tenute della Diocesi mercè le cure dei sul- 
lodati RR. Canonici Lateranensi dai quali è retta. In 
essa sono quattro altari laterali oltre il maggiore , 
il cui dipinto in tela rappresento sante Cecilia tito- 
lare della Parrocchia ; ed è lavoro assai pregiato , 
secondo afferma il citato Calindri , del Mastelletta , 
di cui è pur opera l'altro rappresentente sant'Apol- 
lonia. Seguitendo a parlare dei dipinti in essa con- 
tenuti il sullodato autore dice che il sant' Antonio 
da Padova è del Tiarini ; che il san Sebastiano , e 
l'altro rappresentante Davide con in mano la testa 
del gigante appartengono alla scnola del famoso 
Guido , essendo copie di due suoi quadri ; e sog- 
giunge che in sagristia trovavasi un bellissimo di- 
pinto in cui era ritratto il Salvatore dal sommo 
pennello del Guercino. 11 quadretto poi che ora tro- 
vasi realmente in sagristia e che raffigura la Sacra 
Famiglia attribuito dal detto autore al Buonarotti, 
pare piuttosto di Giuseppe Mazzoli. L' aliare mag- 
giore è ornato da quattro colonne corintie che so- 
stengono la sua Cappella. Questa Parrocchia fa par- 
te della congregazione plebanale di san Ruflllo , e 
celebrasi la festa del titolare alli 22 Settembre. Essa 
è limitata dalla Parrocchia di Monte Calvo , da 
san Ijizzaro sussidiale delle Caselle , da Rastigna- 
no , san Rufflllo e Farneto di Pizzocalvo. 

Gli Oratori pubblici che si venerano nel suo ter- 
ritorio Parrocchiale sono otto; il primo dedicato 
alla B, Vergine dette de* Boschi, proprietà del si- 
gnor Dottor Giacomo Rivelli : il secondo chiama- 
to santa Maria di Miserazzano appartiene ai si- 
gnori Conti Negri: il terzo appellasi sant'Andrea 
di HHserauaino di ragione dei suddetti : il quarto 
vien detto santa Maria deUa Stella del RoncagUo 
pertinente al sig. Marchese Zambeccari } il quinto 
è sant'Anna de'Marani spettente al signor Conte 
Antonio Pallavicini Fibbia : il sesto che chiamasi 
san Giuseppe detto del Govone è giuspatronato del 
sig. Avv. Casali j il settimo è dedicato a san Fi- 
lippo Neri neir antico palazzo Fibbia ora del sullo- 
dato signor Conte Antonio Pallavicini. Questo è 
chiamato magnifico dal Calindri , e fu eretto nel- 
r anno 1661 con concessione di Alessandro VII del- 
li 11 Ottobre. In esso ha un dipinto rappresentente 
san Filippo opera di Francesco Monti , e l' ornato , 
pure dipinto , che circonda il quadro nominato , è 
del Bibiena. L'ottavo Oratorio del nostro distretto 
appellasi san Giuseppe del Roncaglio di proprietà 
del signor Gioachino Bellotti. 

T. 



— 8 — 



S. nnCHELE ARCANGELO 



DI lOhA. 




liceenlo di porta santo Stefano men 
fdi tre miglia da Bologna su di una 
icollina , che sorge aOa destra della 
ehe dilla città nette in Toscana , 
* fedeli la Chiesa Parrocchiale di san Mi- 
L chele Arcangelo di Jola. Varie sono le 
in tomo alla derivazione del nome 
^ dato a questo distretto ; poiché reputasi il 
^ nome Jola quasi accorciamento di /«oto , 
eunào il colle in cui ergesi la Parrocchiale stac- 
cato da tatti gli altri i alcnni poi lo fanno deriva- 
to dalla ?oce tedesca Jò<hda che viene a dire eco, 
ctaeodocbè appena uno ivi pronunzia una parola a 
voee alquanto spiegata , odesi tosto ripetuta in va- 
rie parti dall'eco: il Malvezzi riportando che que- 
sto luogo nel medio evo appellavasi Gteuia e Cel- 
hUa, tiene che possa essere originato dalla voce 
latina CeUnda. Checché sia però di ciò è certo 
che il noatro distretto conosciuto sotto un tal no- 
ne è antichissimo , quantunque le memorie eerte 
tà antenticlie cominciano solamente verso il mille, 
le quali memorie consistono in una quantità di ro- 
giti di locazioni , e di enfiteusi trovati nel!' Archi- 
vio .dei Heverendi Canonici Lateranensi di san Gio. 
ia Monte , e dei Padri di san Francesco di Bologna 
OMervati dal Calìndri. Da molti di questi rogiti , e 
specialmente da quello intitolato Brardo segnato 
alti 34 Sattemhre 1131 , rilevasi che quivi esisteva 
un castello , la cui distruzione , secondo la senten- 
za del citato scrittore , pare accaduta nel secolo XIV 
oppure XV s e che i Canonici nominati avessero nel 
comune di Jola beni assai , si ha da una conferma 
Calta a lor favore dall' Imperator Federico I , data 
■d territorio di Bologna dopo la distruzioo di Mi- 
laao alli 3 Luglio 1162; nonché dalle Bolle di varii 
Pontefici , la pih antica delle quali é quella di Lu- 
do 111 sotto il giorno SS Aprile 1183. Un rogito di 
Gerardo delli SO Giugno 1149 porta che un eerto 
Riaiero di Lamberto cede a fivore dei Canonici di 
aan Vittore tutte le ragioni a lui spettanti posti 
■eli' isola che é in capo alla chiusa del molino di 
Saveoa nel comune di Jola , la qual chiusa essendo 
41 legno • nel f 4S4 fu eostrutta in mattoni cotti , 
COBM da licenza del Legato Pontificio del giorno 
S7 Marxo detto amio, e tale licenza fu trovata 



nel pubblico Archivio. L' altra chiusa inferiore al 
detto molino nello stesso torrente di Savena , la 
forza della quale l' acqua introducesi in un canale 
a questo fine scavato e vien condotta a Bologna , 
fu fatta nel ISSI. Nel terreno costituente questo di- 
stretto si raccolgono saporitissimi fhitti , uva ec- 
cellente ed accreditatissima , non che grano ed al- 
tre biade in sufficiente quantità , onde i 150 indi- 
vidui circa che nell'Aprile del 1847 ivi abitano , tro- 
vano nella feracità del suolo bastevoli mezzi di 
sussistenza : essi per le cose civili sono soggetti im- 
mediatamente al consiglio comnnitativo di Bologna. 
La parrocchial Chiesa del circondario in discor- 
so é antichissima trovandosi essere già parrocchia 
nel 1S75, della quale era Rettore un certo D. Tom^ 
roaso di Boninconto da Battidizzo che vi stette na- 
che motti anni dopo il 1300 , rinunziando la cura 
per entrare nell* ordine dei Canonici Regolari di 
san Gio. in Monte. I Parrocchiani anticamente era- 
no investiti del diritto di nominare il Parroco , e 
nel 1375 nominarono Don Nicolò del ta Tommaao 
da Montecalvo, prima del quale eravi già stato un 
certo Don Guido. Del 1378 la Parrocchia di Jola di- 
pendeva dal Plehanato di Bologna sotto il quartiere 
di porta Procula ; ma nel 1570 per una migliore 
ordinazione dei Plebanati Diocesani comandata dal- 
l' insigne Arcivescovo Paleo! ti la nostra Chiesa pas- 
sò alla dipendenza di san Rnfflllo , nella quale dora 
tuttora, come da notizie ricevute dall' Arthivio Ar- 
civescovile, attesa la liberal cortesia dell' Emiaen- 
tissimo Oppizzoni che ci fornisce non poche pre- 
ziose memorie necessarie a questa opera nostra. 
Neil' Archivio parrocchiale delia Chiesa in discorso 
si trova una scritta , nella quale é registrata 
la compra fatta dai Parrocchiani di una campa- 
na nel 1433 intomo cui erano caratteri greci , la 
quale pih non esiste. Inoltre vi si può leggere una 
petizione dalla quale si viene in cognizione che un 
certo cittadino Giovan Filippo de' Salavolis dopo di 
aver ristaurata la Chiesa e fornitala di suppellet- 
tili sacre , otlenne nel giorno 39 Aprile 1433 colla 
sottoscrizione di 16 cardinali , un' indulgenza per- 
petua da lucrarsi nel giorno dell'apparizione di 
san Michele, nel giorno della Pasqua di Risurrezio- 
ne e nel di della consecrazione deDa Chiesa. Trovasi 



pure nel detto Archivio nna copia di uoa lapide 
in macigno non leggibile, posta nel muro della ca- 
nonica , dalla quale copia e da altra autentica me- 
moria si prova , che nel giorno 4 Febbraio 1609 
dal massaro ed uomini di questo comune fti fotta 
donazione in perpetuo del giuspadronato della Chie- 
sa parrocchiale al signor Marchese Senatore Ga- 
leazzo Paleotti, dietro la qual donazione ed ac- 
cettazione eseguita pei rogiti dei nota ri Viltorio 
Barbadori e Guido Pinelli , esso Marchese diede to- 
sto principio a riedificare la Chiesa , canonica e 
casa rurale , provvedendo in oltre il sacro tempio 
delle necessarie suppellettili al maggior decoro del 
culto divino ; e conservasi tuttora uno scudetto in 
macigno portante lo stemma di quella famiglia dal- 
la quale il detto giuspadronato passò per eredità 
nell'illustre famiglia Casali; e nel 1802 ugualmente 
per eredità alla nobile casa Isolani che tuttora lo con- 
serva. Questa nohil casa possiede un libro in cui so- 
no registrate memorie della nostra Chiesa , le quali 
rimontano fino al 1375 e in cui si conferma tutto 
ciò che per noi si disse di essa cominciando dalia 
detta epoca ; e di più vi abbiamo rinvenuto che il 
Cavaliere Galeazzo del fu Senatore Camillo Paleotti 
assegnò non molti anni dopo l' acquisto del diritto 
del giuspadronato di questa Chiesa , 24 tomalure 
di terra in aumento del benefizio parrocchiale. Sono 
poi nel detto libro registrate tutte le vacanze av- 
venute dopo il 1375 nella Parrocchia di Jola e suc- 
cessiva nomina del nuovo Parroco ; e queste nomi- 
ne si veggono per lo piU sanzionate dal Reverendo 
Capitolo di san Pietro. Nei 1746 essendo Parroco di 
Jola Don Pier Maria Antonini furono riedificati i 
tre Altari della nostra Chiesa e ridotti alla forma 
presente a spese del citato Parroco e de' Parroc- 
chiani , ed in gran parte di Monsignor Felice La- 
tanzio Sega Vescovo di Amatuota , governante la 
Chiesa bolognese invece di Benedetto XIV, e questo 
Vescovo era parrocchiano possidente, avendo qui 



un casino appellato col suo cognome. La Chiesa , 
secondo notammo , sorge sulla cima di un colle da 
cui godasi di un' ameniasima veduta verso la pia- 
nura estendendosi la vista fino al lontano orizzonte 
per un largo tratto della medesima pianura, e ad 
aria chiara si scorge V Adriatico. 

L' interno del nostro tempio è |fulito e di suffi- 
ciente grandezza se si ragguaglia colla popolazione 
per cui deve servire. Tre Altari quivi contengonsì 
il maggiore de' quali è consacrato all' Arcangelo 
san Michele la cui festa titolare solennizzasi alli 8 
di Maggio , altra pure celebrandosi nel di della 
Pasqua di Risurrezione , venendo esposto alla ve- 
nerazione de' Fedeli il Santissimo legno della Croce, 
alla cui festa concorrono non solo i limitrofi popo- 
lani , ma ben anco i lontani. L* Altare a destra del 
maggiore è consacrato a Gesh Crocifisso rappre- 
sentato da un rilievo, e a sinistra è 1* altro Al- 
tare dedicato alla Beata Vergine del Rosario vene- 
rata in una statua entro nicchia. Il quadro dell'Ai- 
tar maggiore fu fatto in Bologna da un certo Coma 
svizzero nel 1754 per cura del sullodato Parroco 
Antonini al quale pur devesi il Crocifisso e la Bea- 
ta Vergine che veneransi negli altri Altari ; né a ciò 
rimase il suo zelo , che arricchì la Chiesa di arredi 
sacri , vasi d' argento , dei quali esistono tuttora 
quelli che non furono involati dal governo Francese; 
e questo Parroco mori nel 1774 riposando le sue ossa 
sotto alla balaustrata del suddetto aitar maggio- 
re. Questo circondario è limitato dai territorii di 
san Ruffino , di Rastignano , di Sesto , di Roncrio, 
della Misericordia e di san Giuliano di Bologna per 
mezzo della sussidiale san Silverio detto Chiesa 
Nuova { e un solo Oratorio pubblico si rinviene in 
esso , il quale è dedicato a santa Teresa posto nei 
podere detto Coppi di proprietà del signor Giuseppe 
Dozza. 11 Parroco attuale di Jola è il Molto Reve- 
rendo signor Don Giuseppe Dalla Casa. 

T. 




^^^ 



— 9 — 



aBlI¥JI&iOEB. 



■ngg8^#<fg'.»<M 




UevALCORE castello della fegazio- 
Ine, e della Diocesi di Bologna , go- 
^vfrno di sao Giovanni io Persiceto 
,- annovera 1,600 abitanti nell'interno, 
e 9,tT4 io tutto il suo territorio. Que- 
.^rj^&ln è diviso in due Appodiati. Appo- 
& dialo Crevnlcore di anime 7,321 e Appo- 
^diato Palata di anime 2.353. Neil» ^ppo- 
^dìaio Crn\ìieore sonovi tre Parrocchie, 
l' usa di san Silvestro in Crevaleore , di cui fare- 
mo motto a suo luogo , l' altra di san Francesco ai 
SammarUm, la terza di san Giuseppe alle Casel- 
le. ntWAppodialo Palata sonovi altre tre Parroc- 
drìe, qnella di san Giambattisla in Palata, di 
«auto JliEiria della Galeazza, di san Giacomo del- 
ta Bevilacqua. È distante da Persiceto miglia 5 , 
da Cento miglia 12 , e da Castelfranco 9. 

Aoticaroente il suolo Crevalcorese era dilagato 
4a paludose acque , ed ingombro di selve. Fram- 
messalo però da isolelte , e pianure , da scoperti 
sestieri , potè dar adito e passaggio alle truppe del 
Cmiiole Pausa , quando nascostamente avviandosi 
àlU Tolta del Foro dei Galli , volea soprapprendere 
Aatonio che assediava a Modena Bruto, e venire 
il soccorso di Irzio , e di Ottaviano , che colà ar- 
meggiavaiio. Ma accortosi della insidia la cavalle- 
ria di Antonio nel confine della palude tra le angu- 
stie dei luoghi appiccò un fiero combattimento , che 
aadò a terminare in quella famosa battaglia cam- 
pale Inori della palude in cui restò bensì Antonio 
sconfitto , ma mortalmente ferito Pausa , e tradot- 
to a Bologna ove mori. Lo scontro adunque dei ne- 
mici arvetne nel snolo Crevalcorese , ma la caduta 
4d console segni al Foro dei Galli poco distante da 
Ctftdflraoeo. Quindi poeticamente , e non istorica- 
mentc cantò II lepidissimo Tassoni nella sua Sec- 
ckia rapiU (Stanza 15 Canto 11). 

Giac* una terra antia, e fa^oriu 
Dalla grasic «kl Ci«l« a maraviglia 



Già vi fa OBurto Pania, • dal dJ 
NoainaU dd rooi fu Crvrakofc 



Il Bafotti nelle sue note al Tassoni ne appoggia 
r opinione mostrando, cke la batUgUa di Passa 
attiMr nel Inogo ove ora cominciano le presenti 



Valli di Crevaleore, collocando in tal postura r an- 
tico Foro dei Galli, ma crederei che non fossero dis- 
pregevoli le ragioni che io lungamente addussi in 
contrario nella Storia di Crevaleore che Intito- 
lai a questo Comune nel 1840 , e che fu poi stam- 
pata nel susseguente anno 1841 neW JÌlmanaceo 
Statistico Bolognese ( Bologna Salvardi 1841 ). Il 
suolo Crevalcorese quasi grave cordi pare che as- 
sumesse i nomi di Grave al core, Greixdcore, Cre- 
valeore appunto da questo funestissimo accidente 
dannoso tanto alle truppe Repubblicane, o dai di- 
sastri , che al paese apportarono le guerre Nonan- 
tolane nel secolo XII come diremo. Ciò che vi ha 
di certo si è , che questo territorio prima del 749 
dopo G. Cristo era compreso nell* agro Persicetano 
anticamente estesissimo , che prima di tal epoca 
anche Nonantola era una pertinenza di questo agro 
detto Pago Persicetano, e che i Duchi di esso che 
lo reggevano fecero donazioni di terre alla Nooan- 
tolana Badia , la quale sorse allorquando Anselmo 
già Duca del Friuli fratello di Giseltrude moglie di 
Astolfo Re dei Longobardi in Italia nel 749 fasti- 
dito delle mondane grandezze volle ritirarsi in un 
solitario recesso , ed ottenne dal cognato il posse* 
dimento di Nonantola , larga estensione di terreno 
allora incolto , ed ingombrato di selve ove innalzò 
un Monastero ed una Chiesa, che fu poi detta Ba- 
dia di san Silvestro. 

Entro a queste erano compresi i beni del Mona- 
stero , e formava parte di essi beni il suolo Cre- 
valcorese colle sue valli e paludi , allora di gran 
lunga pih estese delle presenti. Un castello antico 
chiamato Castelvecchio sorgeva nella villa Guisa 
a un miglio dall' attuale nel luogo detto FiiUigna- 
no , che fu poi abbandonato quando venne rizzato 
il presente, lo che segui del 1020, o in quel tomo. 
Un vasto possedimento che sta fra settentrione 
ed oriente , e che insino a Cento si estende deno- 
minato Corte del Secco o Corte Siconia, era ab 
antico in signoria dei fratelli Rolari e Mechi Duchi 
Longobardi , i quali eran pure padroni dell' altra 
corte detta Sabiniana , ora Palata. La corte del 
Secco fu poi data in dominio nel secolo Vili dai 
Duchi ai Monaci di Nonantola , i quali ne prosciu- 
garono le terre , e vi edificarono Chiese e Castelli. 
La Sabiniana , ora Palata , venne egnalmente a ma- 
no del Monaci che la ridussero a stato migliore , 



eoUiftodota ed abiUndola , e pattò poi io dominio 
dei Bolognesi nel secolo XIH. Pretese il Tiraboschi, 
che ivi esistesse una gran città detU Sabimana, 
ma il Calindri interpretando mégUo una pergamena 
Nonantolana ha fatto ritenere più probabile , che 
debbasi intendere di Cortesana città detta anche 
Otena che fu nel territorio di sant' Agata castello 
a tre miglia da Crevalcore. 

Il nuovo castello che andavasi aumentando di 
edilizi restò compiutamente costrutto nel 1160, co- 
me rilevasi da un marmo antico , che io scoprii in 
un muro interno di una casa , e che procacciai che 
il proprietario di esso che era I' Illustrissimo si- 
gnor Giuseppe Malaguti mio ottimo amico , non ha 
molto defonto, ne facesse dono al Comune , il quale 
poi lo collocò sotto la Porta del Castello per a Bo- 
logna colla memoria latina che io vi feci , e che qui 
riporto sotto ali* antica così interpretata. 

ANNO MILLUIMO SIMVL 4TQVR CBNTENO BIS QVO- 
QVB TRICENO CREVALCORIIS BINIS COADIVNCTlS. 



ORDO CRBVALC0RIEN8IYM 
marmor hoc VBTTS PATBIAB HISTORIAR 

MONVMENTTM 

A JOSRPHO MALAGVTIO DONO ACCKPTVM 

RX PARIETE INTERIORE D0MV8 BIVS 

QVX EST AD PORTAM MVTINENSBM 

PARTE SINISTRA LOGO EXTREBIO 

ANNO MDCCCXXXX 

■TC TBAlfSFBRENDVM CONLOCANDVMQYB CYRAVrT. 

Questo castello servi di fortezza ai Nonantolani 
nelle guerre ferocissime che sostennero contro i 
Modenesi invidi delle ricchezze del Monastero. Fu 
allora che quei di Nonantola collegaronsi coi Bolo- 
gnesi per opporre una gagliarda difesa al nemico. 
Assai volte conseguentemente restò vessalo il suolo 
Crevaloorese pei varii successi di tali combattimen- 
ti , e rinalmente cessate le guerre passò in sogge- 
zione di Bologna , e perchè del successo si allegrò 
fortemente, trovasi nelle carte dell'anno 1230, e a 
quest* epoca prossime , denominato il castello Al- 
UgraUore. 

Ma durò poco l' allegrezza dei Crevalcoresi , per- 
chè per essersi addimostrato Federigo IV feroce 
contro la lega Lombarda , e in conseguenza inve- 
leniti i Modenesi , che tenevano per 1* Imperatore , 
contro i Bolognesi , che facevano parte della Confe- 
derazione pugnando fk'equen temente con loro , Cre- 
valcore ben di sovente veniva disertato , arso , di- 
strutto dai Modenesi. Questi però nel 1212 fatta 
una correria a Crevalcore lo assalirono. Ma inva- 
no; perche i Crevalcoresi fatta una felice sortita 
alla loro beo difesa fortezza si avventarono ai ne- 
mici , e li misero a sbaraglio ed in fuga. 

Nel 1297 per le dissidenze tra Azzo Marchese di 
Ferrara ed I Bolognesi , fu afforzato il Castello , 
■moita la Rocca, costrutte mura di pietra, prò* 



fondate le foaae, e rauicurati i ponti levatoi. E beo 
giovò una tale sicurezza , perchè compostosi Azzo, 
i banditi di parte Ghibellina spesso lo travagliava- 
no. Quando poi i Visconti divennero Signori di Bo- 
logna dopo la morte di Taddeo Pepoli , e ne fu fat- 
ta la cessione da Giovanni e Jacopo figli di Taddeo, 
Crevalcore restò soggetto a Giovanni Pepoli unita- 
mente a Nonantola , ma per poco tempo perchè do- 
vette rinunciarne la signoria all' Arcivescovo di Mi- 
lano , in forza della fiera persecuzione che mosse 
ai Pepoli Giovanni da Oleggio crudelissimo gover- 
natore del Visconti. Morto poi l'Arcivescovo, e suc- 
ceduti i nipoti, Crevalcore fu dei Visconti ;*e poi- 
ché r Oleggio ebbe ceduta Bologna alla Chiesa , e 
collegati si furono il Marchese di Ferrara , i Gon- 
zaghi, il Carrara, Cane Signorio, Malatesta di Ri- 
mino , e il Cardinale Egidio contro di Barnabò Vi- 
sconti accadde un fatto d'armi sotto Crevalcore tra 
Malatesta e i soldati del Visconti ivi stanziati. Fi- 
nalmente seguitò un decisivo combattimento sotto 
Bologna , e cedutasi questa città dal Visconti nel- 
r anno 1364 fu fermata la pace , e Crevalcore fu 
occupato da Urbano V. 

Del 1637 morti i fratelli Pepoli a Pavia , i figli 
loro restarono investiti dei Beni accordati in livello 
dalla Badia , ed uno di questi vendette al Comune 
di Crevalcore la metà dei Molini di loro proprietà 
posti dentro al Castello pel beneficio di un canale 
che lo interseca. 

Del 1390 aspirando Gian Galeazzo Visconti al- 
l' impero d' Italia romoreggiava colle armi nel Bo- 
lognese , e Crevalcore ancora fu sorpreso. Fortuna- 
tamente sopraggiunse da Bologna un presidio che 
unito ai Crevalcoresi, riportò vittoria. Stabilitasi 
poi la pace , insorsero le fatali guerre civili a di- 
laniare Bologna. I Gozzadini, i Bentivogli, gli Scac- 
cliesi , i Maltraversi , Facino Cane governatore dei 
Visconti , gli Gretti , i Canetoli turbavano la pub- 
blica tranquillità , e frequenti erano i saccheggi , 
gli incendi , le devastazioni del Castello e delle sot- 
toposte campagne. Da ultimo Giulio li nel 1508 oc- 
cupò Bologna , e ricondusse la pace , che solo restò 
turbata nel 1623 al tempo di Urbano Vili quando 
Odoardo Farnese Duca di Parma in lega coi Vene- 
ziani , col Duca di Modena , con Ferdinando II di 
Toscana contendevano col Pontefice pel Ducato di 
Castro. Teatro di guerra fu allora Crevalcore. Aven- 
do il Duca di Modena occupato nottetempo il Ca- 
stello , i Pontificii lo oppugnarono , e scalate le 
mura entraronvi , commettendo nello spazzo della 
piazza il pili sanguinoso combattimento. Inferiori i 
Modenesi fuggirono. Poco appresso però capitanati 
dal famoso generale Montecuccoli sparsero pel ter- 
ritorio Crevalcorese il terrore delle temute lor ar- 
mi . e misero a ferro ed a fuoco quanto incontra- 
rono in queste campagne non avuto riguardo nem- 
meno alla Chiesa di san Martino in Cozzano a po- 
chi passi dal Castello al sud-ovest, che era un* an- 
tica Basilica della Badia di Nonantola , dove aveva 
dimorato Mot' Ameliiio , té oro mori io odore di 



taotità la vergine Aaseride. Questa fu arsa. Ora io 
questa situazione non esiste per memoria , che una 
cokNUia con sopra?i la croce (dicesi) della stessa 
antica Basilica. Fuggilo in isconfltta il Cardinale 
Barberini generale dell' esercito pontificio lento un 
componimento, e seguì nel 1644 restituendosi ai 
Farnesi il contrastato Ducato di Castro. 

Duranti le guerre avvenute in Italia per le pre- 
tese della troppo famosa successione di Spagna nul- 
la soffrì Crevalcorci negli nllimi avvenimenti sol- 
tanto ebbe a soffrire; perciocché nel 1743 passaro- 
no di qui gli Spagnuoli per assalire all' impensata 
gli Austro-Sardi stanziati lungo il Panaro a Campo 
Santo. In effetto terribile battaglia si commise in 
quel luogo, favorevole per gli Austriaci. Non fu 
però dennitivo, e solo fu statuita la pace nel 1748 
col trattato di Acquisgrana , in vigore del quale fu 
ritornalo in possessione degli stati suoi il Duca di 
Modena , consegnate Parma , Piacenza e Guastalla 
all' Infante Don Filippo. 

Kull' altro avvenimento degno di ricordanza se- 
guì per Crevalcore salvo il passaggio dei Francesi 
capitanati da Angerau nel 1796 quando vennero la 
prima volta a Bologna : e salvo il possesso di queste 
Parrocchie, che appartenevano alla Diocesi di Modena 
e di Nonantola , preso dall' Eminenza Revercndissi- 
nia del sig. Cardinale Carlo Oppizzoni Arcivescovo di 
Bologna il 5 Maggio 1822. Così fu eseguito il cam- 
biamento della giurisdizione ecclesiastica di Creval- 
core; ed ora la Badia di Nonantola non ha altro 
vestigio dell' antica potenza e dominio su queste 
terre , che alcuni rimastigli possedimenti , ed una 
moltitudine di enfiteusi imposte sui fondi del Cre- 
Takor^se. 

Trovasi il Castrilo in un amena postura , coro- 
nato di ben coltivate campagne. È cinto di terra- 
pieni . partito per mezzo da un' ampia e diritta 
strada maestra , alle due estremità della quale so- 
■ovi due Porte l' una per a Bologna a mane , l' al- 
tra per a Modena a sera. Ai lati della via grande 
fi aprono viette di qua e di là le une di rincontro 
alle altre , sì che col loro essere così dirittamente, 
e bellamente ordinate formano un regolare disegno, 
e una simmetria piacevole a risguardare. L' aere è 
salutevole , fertile il terreno de' suoi campi , e vi 
prospera l'agricoltura. I principali prodotti che co- 
stituiscono la ricchezza dei possidenti sono frumen- 
to, frumentone, canepa , bachi da seta , riso, e final- 
nsente strame di valle. Gli abitanti sono dediti ai 
lavori di campagna e a quelli del filo, nei quali soln- 
mente ripongono la propria industria. La ben divi- 
sata strada di comunicazione con Cento città ricca e 
commerciale sarebbe I* unico mezzo di migliorare la 
condizione di questo Paese. Perciocché non avendo 
Bcrcato settimanale florido , come altri paesi , non 
estendo ivi animata l'industria in altri rapporti, 
non avendo risorsa alcuna per prosperare a cagione 
éfW isolamento , in cui geo^aflcamente ora trova- 
si^ e per non avere via onde accedere a prossimo 
pacK ricco , come h apputo Cento eoo cui br traf- 



fico in ogni occorrenza , giace piti presto in pover- 
tà, e la sola sua grande parsimonia lo sostenta. Per 
la nuova strada si aprirebbe un commercio con Cen- 
to, e col Ferrarese; ed effettuandosi un ponte al Pa- 
naro nella situazione di Camposanto, Crevalcore po- 
trebbe servire di discesa a Bologna dalle tre ricche 
Provincie Lombarde Mantovana, Bresciana e Berga- 
maschi. Ma vi si oppone la Partecipanza di san Gio- 
vanni sola delle quattro Proprietà , fra cui passereb- 
be per un bricciolo di ItTreno la strada. Essa nega 
di cederlo. Sperasi però nella giustizia dell' adorato 
nostro Sovrano che le patrie cure , e il vivo impe- 
gno dell* Illustrissimo signor Gaetano Rossi Priore 
di questo Comune , uomo , ripeterò le parole del 
Persicetano Rettore Professor G. F. RamheUi inse- 
rite nel Contemporaneo , wmio di bellissimo (mi- 
mo , e fornito di queUe ottime doti che rendono 
degno, e meritamente amato dai popoli un magi- 
strato , abbiano a vantaggio di questa popolazione 
un felice successo. 1 Crevalcoresi sono buoni d' in- 
dole , socievoli e caritativi. Negli studii profittano. 
Sono aperte due pubbliche scuole , 1' una di Gram- 
matica e di Reltorica , V altra di Aritmetica , ed 
una privata di Musica. Molti uomini illustri ha dato 
il paese , in cima ai quali sollevasi il gran Marcello 
MalpigM, di cui è venuto pocanzi a luce un Com- 
mentario da me redatto, ricco a testi di lingua inedi- 
ti, e a memorie del lutto nuove trovate tra i suoi 
manoscritti da me medesimo scoperti in patria. 
Nacque del 1628 e morì nel 1694. Visse esempio di 
sapienza e di modestia , fu sommo per le sue sco- 
perte Anatomiche e Fisiologiche , seguace di Galileo 
nella investigazione del vero, l'Omero dei Filosofi, 
l'occhio d' Italia , I' amalo dai Principi e dai Sog- 
getti , la delizia di Bologna come ne fu lo splendo- 
re , la pupilla di Innocenzo XII Pontefice di cara 
memoria. Francesco Ippolito Albertini che fu suo 
discepolo, fu Medico prestantissimo. Nacque nrl 1662, 
morì nel 1738. Pose I pie sulle orme del venerato 
Maestro , a riesci uno dei ristoratori della Medici- 
na; spada e scudo contro gli emuli e invidi del So- 
vrano Anatomico. Sbaraglia Giaìiffirolamo nato 
nel 1611 e trapassato nel 1710, fu Medico pur esso 
d'ingegno, ma empirico. Oscurò il suo nome col far 
guerra all'ottimo, al massimo (ardirei dire) degli 
uomini del suo secolo , al Malpighi che oltre a ciò 
eragli compaesano , e Professore neHa medesima 
Università. Perti Giacomo Antonio celebre Con- 
trappuntista, che aprì gli occhi nel 1661, e li rjiiuse 
nel 1751 richiamò alla semplicità e al buon gusto 
la Musica del teatro , e piti vivezza ed espressione 
procacciò a quella della Chiesa , pari in merito al 
Reta , al Giacobbi , al Colonna. Fu amato ed ono- 
ralo da Leopoldo 1 di Laraagna, da Carlo VI suo suc- 
cessore , da Ferdinando I di Toscana , da Benedet- 
to XIV Pontefice di dolce ed immortai rieordanza. 
Lodovico MatHoli Incisore riputatissimo , che vide 
la luce nel 1662 e la perdette nel 1747, approfittò 
degli insegnamenti dello Spagnnolo e i suoi intagli 
elle allora uMvano all'acqua forte di nomerò infiniti 



(fiaccliè fti «a laToratorc iadefeiso) lono pregeToli. 
lioH Monsignor Fidro Asnkmio che entrò fra 
1* ■•ano consoriio nell' anno 171S e se ne di^rtl 
■d 1796 fti protetto dal Marchese Francesco Zambec- 
cari » dal Gonfaloniere Taddeo Bolognini , dal Car- 
dinale Giovanni Francesco Albani , e ginnse ad es- 
ser fatto Protonotario Apostolico da Papa Lamber- 
tini . Gamerier secreto , e suo N4inzio da Clemen- 
te XIV per essersi addimostrato Filologo eruditis- 
sino , anDantissimo della fatica , ed uomo di soavi 
costami. Ha lasciato alla Biblioteca dei Canonici di 
san Salvatore di Bologna 36 volumi di manoscritti, 
tesoretto di letterarie notizie. Farioli Antonio fu 
un giovanetto , the appena comparso nel giardino 
del mondo (lo che fu del 1626) venne meno in sul- 
lo stelo , e mor) vittima del mollo studio, che avea 
cominciato a porre nella dipintura alla scuola del 
celebre Pasinelli. Alla volontà di studiare accoppiò 
un'indole soavissima , cui resero più amabile la do- 
cilità , V affezione al maestro , la devozione alla re- 
ligione. Pietro Maria da Crevalcore usò alla scuo- 
la del Calvart , e ne fu piaciuto il suo modo di 
Ut le linee e i dintorni. Lumeggiò bene , ed om- 
breggiò risentitamente. Difese il maestro contro Ir 
inaidie di Federico Zuccari , e in tutti i modi ap- 
prese ai viventi del secolo XIV come la riconoscen- 
za dovesse dai benefattori sviare i colpi dell' uma- 
na malevolenza non tanto sulla fama loro, quanto 
snlla persona. Figozzi Vincenzo Antonio fu me- 
dico pratico eccellente entrato in questo teatro nel- 
l'anno 1639 uscitovi nel 1729. Diligente, dotto lo 
chiama lo Zanotti nei suoi Commentarli , di un ani- 
mo sensitivo e generoso. Michelini GiambatfÀsta 
conosciuto ancora sotto il nome di Carlo di Cre- 
wdeore Cappuccino già Guardiano del Convento di 
Bologna e Rubricista della sua provincia , fu delle 
discipline sacre perito, ed ornato di molte virili. 
Gtdanim AlviH Giambattista Pittore passato alla 
vita migliore nel 1647, e nominato con lode nel 
Malvasia e nel Crespi. LeoncUi Antonio visso nel 
secolo XV è celebrato per intendente pur esso di 
dipintura, e peritissimo in ispezialità In ritrarre 
immagini di persone, ed imitare in tela felicemen- 
te fnitli , fiori e animali. Bernardo di Gioìxinni 
già Console di Bologna nel 1316 fu commendato per 
dottrina nelle Filosofiche materie , per probità non 
apparente , ma vera , per inalterata temperanza , 
per animo randido e benevolo. Ei fu pariator par- 
co , e parlatore di verità. Galvano di Giacobino 
Attegraeuari fu nel secolo XIII profondo Giurecon- 
aulto, e con saggio e leale consiglio giovò al suo 
prossimo. Certo Padre Canisio Professore di Teo- 
logia nel venerabile Seminario di Nonantola tradus- 
se eoa lode le opere di san Girolamo. Oltre questi 
ebbe Crevalcore molte persone di virtuosa vita , ed 
vtili, e benefattrici del suo simile tra le quali me- 
ritano distinta menzione una Lucrena Michelini 
morta nel 1636 in odore di santità , uo Capitaoo 
Francesco Antonio Barberini tenero del bene dei- 
la poverU che rctpirh l'aere di viU sei 1761 e tal- 



■atorameote rapito di tifi nel 1789 , il fvale oltre 
avere heaellcato la vita lasciò dopo morte tottl i 
suoi beai per l'erezlooe di uà Ospitale. Questo 
ora accoglie gli infermi , e s' erge durevole monu- 
mento di carità fraterna , e di bellissimo esempio 
pei doviziosi , di già da alenai stato imitato. Gio- 
vani di belle speranze ebbe pure il paese , e un 
un Francesco Setti aveva con lode cominciato a 
dare i primi passi nella pittura , Luigi Breveglieri 
nella letteratura. Uomini ornati di belle doti ha 
avuto il Paese a moderatori della cosa Sacra in que- 
sta Chiesa di san Sdvestro quali nativi del luogo 
come il Prevosto Manfredini purgato scriltor la- 
tino , quali strani. Uomini di conto in altre cariche 
ha pur avuto , e un D. Francesco Franzoni sperto 
maestro di Grammatica e buon Poeta , un D. Pie- 
tro Sante Tesini Dottor di Leggi , Inslilutore pur 
esso di buone lettere . Poeta ed Astronomo , oltre 
tanti altri , 

,,Gbe il nooaiiur urebbe opri perduta. 



CHIESA ARGIPRSTiLE 



8AB 8lftVB8VBO 



Non si sa V anno preciso io cui fosse edificata 
questa Chiesa di già dipendente dall' Abbazia di No- 
nantola. Se il Castello però fu cominciato nel 1010 
e compiuto nel 1160, prima di tal epoca certamente 
conterà questa Chiesa la sua esistenza. Ninna me- 
moria si è trovata in essa in fuori di una di data 
recente che rammemora come la Chiesa nel 1656 
fosse ampliata e ristorata, e nel 1788 di omameoti 
fornita. Questa memoria non esiste che nelle Rac- 
colte di patrie notizie ; ed è la segueole : 

D. 0. M. 

QVOD TBMPLVM HOC SANCTI SILVBSTBI PaPJI - m- 
MORIiB DICATVM - LABBNTB SACVLO ZVII PIA PS- 
TRI MONTAGVTI - PROPOSITI - C0MMVNITATI8 BB- 
NEPICIATORVM ATQVB SODALITATVM - COlfCORDU 
~ MARCHIONR THADRO PBPOLI 8RNAT0RB PRjBSIM 
- RBSTAVRATVM ET AMPLIATVM - NVIfC COMin 
JOSRPBO MALVASIA SENATORB PAVRirTB — COMHy- 
N1TA8 KADEM BENRPlCIORVlf RBCTORB8 COFTPRATBl- 
friTATES - TOTVSQVB POPVLVS ~ IN ORNATIORBH 
FORMAM REOKCRRINT ~ JOAlfIfES CAROLVS ANSA- 
LONI PRXPOSITVS IN GRATI - ANIMI TBSTIMONIVM 
MKMORIAM HA NO BXTARE VOLVrr — ANNO ERPA- 
tLKTM SALVTIS HVMANJK MDCCLZZZVIII. 

Quando acadde la spontanea dedizione che I Ho- 
nantolani fecero di lor medcaUnl e delle loro Icrrt 




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ai Bolognesi, lo che segui nell'aono IIM, 1* AlMte 
di NoBfatoIa cooserrò la ginrisdiziooe spirituale 
del Castello , ed avvegnaché il VeseoTO di Bologna 
pretendesse di contrastargliela , fu giudicata nulla- 
meno indipendente da lui (come quella di san Gio- 
vanni del Secco) e al tutto soggetta all' Abate No- 
Bsntolano. Egli eleggeva il Proposto ed i Canonici 
di questa Chiesa (giacché Canonici allora vi erano) 
e senia la concorrenza del Clero , come sappiamo 
che faceasi nella Pieve di Nonantola ; parendo che 
il diritto del Clero di aver voce nelle elezioni dei 
Canonici avesse luogo solamente nelle Chiese che 
atean titolo di Pieve , il qual titolo non ebbe mai 
la Chiesa di san Silvestro; e per conseguenza nep- 
pure i diritti di Pieve , quantunque la Chiesa di Cre- 
valcore fosse una delle più insigni , e onorata del 
titolo di Prepositura. Perciò la elezione del Propo- 
sto, e de' Canonici era io piena liberti dell'Abate. 
E perchè l' Abate godeva dei privilegi e degli onori 
vescovili , cosi oltre le facoltà della collazione della 
Tonsura , e degli ordini minori , oltre I' autorità 
dell' esame , e la decisione delle cause matrimonia- 
li , e la riserva dell' assoluzione di alcune colpe , 
oltre la libera collazione delle Chiese al Monastero 
soggette , aveva il carico di visitarne personalmen- 
te le Chiese alla pastorale sua cura affidate. Veni- 
vano quindi gli Abati per questo oggetto anche in 
CrcTakore , ed ivi conservasi ancora il loro benché 
umilissimo, e ornai cadente albergo. Come poi que- 
ste notizie tratte dall' immortale opera del Cavalier 
Girolamo Tiraboschi sulla storia della Badia di No- 
nantola , e da altra postuma sugli Stati Estensi 
tanto in ordine al titolo di Pieve, quanto alla di- 
peodenaa costante a quella augusta Abbazia , si ac- 
cordino con ciò che sta registrato nel Campione au- 
tentico di tutte le Chiese dipendenti dalla Diocesi 
di Bologna esistente nell' Archivio della Reverenda 
Mensa di Bologna , lascio giudicarlo ai critici. Io 
non dirò , che il titolo di Pieve ne' registri citati 
trovisi gratuitamente aggiunto da chi li scrisse, 
meno poi che la visita pastorale fatta dal Gesuita 
Palmi d' ordine del Cardinal Campeggi Vescovo di 
Bologna nel 1555 e la nomina del Prevosto Tesìni 
del 1609 fossero abusive ; dirò solo , che stante le 
note discordie de' Vescovi di Bologna cogli Abati in- 
tomo alla giurisdizione ecclesiastica , in qualche 
tempo non é difficile che potesse essere avvenuto 
qualche atto arbitrario. 

L' antica Chiesa di Crevalcore ha sofferti muta- 
menti diversi nella sua costruzione. Anticamente 
era pih corta della presente , e terminava in lun- 
ghezza poco più là della porta piccola laterale , che 
guarda la piazza. Sostenevano il tetto architravi , 
quattro finestre gotiche eranvi nel coro. Il coro era 
dentro il volto del mezzo ovato , e l' aitar maggiore 
era plh indietro. I balaustri traversavano da una 
colonna all'altra. Ai lati delle prime colonnate eran- 
vi dne altari 1' uno a destra dell'aitar maggiore de- 
dicato a sant'Antonio, l'altro a sinistra a san Gio. 
imiltn. L' alUre dal Crocefisfo csistcf a plh afan- 



ti . e dove ora avvi P altare del RoMrio ernvl PH. 
tare della Clntnra con quel cancello di ferro , che 
ora serve pel Battistero. L'altare del Rourìo poiché 
fu prolungata la Chieu era collocato, ove ora avvi 
la porta dell' Oratorio del Santissimo Sacramento. 
Dove ora é la porta grande evavi il Battistero , e 
dove ora é il Battistero aprivasi la porta maggiore 
della Chiesa , la quale metteva sotto di un portico 
contiguo alla Chiesa , annesso a cui aravi dalla par- 
te della piazza il cimitero circondato di bassi muri. 
Sotto il portico pure eranvi arche per seppellirvi i 
defonti. Questo cimitero fu distrutto unitamente al- 
l' altro forse piti antico che era quasi rimpetto alla 
porta della Chiesa al lato sinistro per chi entra quan- 
do fu fatto il presente fuori della porta a domani, 

10 che fu del 1800. 11 portico fu atterrato nel 1815.- 

11 Campanile é fabbrica del 1386 come risulta da au- 
tentica dichiarazione del Paroco Grotti , ove nel- 
r asseverare che l'orologio, e campana benché so- 
prapposta a un angolo della Chiesa é di proprietà 
del Comune , indica l' erezione già fattasi del Cam- 
panile. L' orologio fu trasportato sulla porta a sera, 
ove ora vedesi nel 1723. Sulla epoca della fonda- 
zione del Campanile non concorda la iscrizione go- 
tica, che leggesi tuttora apposta nel Campanile pre- 
sente la quale ne mostra l' edificazione nel 1421 , e 
il complemento nel 1424. Eccola 

CAMPAIVILB ISTVD QVO FABRICARI FECIT RVCVCaO 
VGONIS DB ZAMCnARIS IlfCBPTVM FTrr WttL CO- 
MYIfB CRBVALCORII ANNO DOMINI MCDIII ET n- 
NITYM MCDXIIV. 



fo poi trovo riscontri che fosse questa 
posta nel Campanile solamente nell' anno 1729. Non 
é quindi maraviglia se non si convengono a pelo 
le date. 

Di pitture pregevoli entro la Chiesa non ayvi 
che la tavola di san Silvestro che é di Giovanni 
Vianì. Negli altri altari evvi il cuore di Gesù del 
Varrotli, la morte di san Giuseppe d'Antonio Ros- 
si , san Biagio , ed altri Santi di Mariano Collina , 
e un cuore di Maria Vergine con 15 Misteri del 
Calvi. Del Calvi stesso evvi appeso al muro il Mar- 
tirio di sant' Andrea ; e il san Francesco stimatiz- 
zato tutto malconcio dicesi del Cavedoni. È ben 
munita a paramenti , e il Mollo Reverendo signor 
Don tmocenzo Pixzirani attuale Arciprete com- 
patìbilmente air infelice sua costruzione ne cnra 
tutto il possibile decoro. Son pochi anni che ne fece 
di nuovo l'aitar maggiore, ed altri miglioramenti. 
Egli ha molto zelo per la sua Chiesa , e le sacre 
funzioni sono sempre falle con bell'ordine, reli- 
giosa dignilà , e fervore. 

CHIESA DELLA CONCEZIONE. L'Oratorio an- 
nesso alla presente Chiesa della Concezione era l'an- 
tica Chiesa che chiama vasi della Pietà per vene- 
rarsi Ivi all' aitar maggiore un quadro non al tut- 
to spregevole che anche oggi trovasi nell'altare del- 
l' Oratorio rappresenUnte la Pieià. Poco lungi e 



^asi aderente essendovi la Porta chiamata a Sera, 
' e da 00 lato di essa porta trof aodosi dipinta una 
Beata Vergine detta dell' Orto rappresentata sur 
una seggiola col Bambino ritto sulle ginocchia di 
lei , i devoti vollero trasportarla nella vicina Chiesa 
perchè fosse come miracolosa immagine venerata 
più decorosamente. Ciò avvenne nel Maggio del 15S4 
per mezzo di una gran macchina, stantechè la par- 
te del muro ove era l' Immagine Ui traslocata , e 
fermata nell'ultimo volto della Chiesa nuova presso 
r Oratorio. A quest' epoca doveva essere ordita in 
parte la Chiesa della Concezione attuale e al tutto 
compiuta nel 1694 giacché si hanno riscontri essersi 
edificata a brani. Nel 1720 fu selciata, e fino a tal 
tempo si celebrò sempre Messa nell' Oratorio. Nel- 
l'anno 1724 Hirono compiute le Cappelle ed ornate 
di scultura , e nel susseguente anno fu fornita di 
paramenti nuovi , di damaschi , e denominata Chie- 
sa deUa SS. Concezione, n suolo era di proprietà 
della Badia di Nonantola. anzi dicesi che nel luogo 
ove ora è la Chiesa nuova della Concezione fossevì 
una casuccia di ragione della Badia che serviva per 
comodo del Forno a pochi passi lontano di pro- 
prieU della stessa Abbazia , la qual cosa fu conce- 
duta alla Confraternita per l' edificazione della Chie- 
sa. L' immagine è pur ora all' aitar maggiore , e 
in occasione del rìprlstinamento della Compagnia 
si rese mobile e portatile segandosi il muro , e ri- 
ponendolasi in apposito nìcchio. Si sconciò però nel 
segarla, e fu poi ritoccata issofatto da mano peri- 
ta. La Compagnia poi che ufflzia la Chiesa è di an- 
tica istituzione , e la sua origine rimonta al seco- 
lo XV. Neil' Archivio dell' attuale Confraternita si 
conserva la rinnovazione dell' investitura della Chie- 
sa data nel 1640 dal Protonotario Aposlolico Aure- 
lio Bonetti Vicario dell' allora Abate Commendata- 
rio Card. Antonio Barberini nipote di Urbano Vili, 
dalla quale apparisce, che la Chiesa della Beata Ver- 
gine della Concezione che allora chiamavasi Beata 
Vergine dalla Porta ( sendo andata in disuso la 
primitiva denominazione di Madonna ddl'Orto) fu 
conceduta in livello nel 1524 alla Società o Compa- 
gnia della Pietà (cosi allora chiamata) dall'Abate 
Sertorio, e che nel 1582 fu conceduta la rinnova- 
zione del livello dal Cardinale Ferreri , e nel 1610 
dall' Abate Mattei. Era adunque insliluita la Com- 
pagnia della Pietà fino nel 1582 e parlandosene nel 
medesimo Rogito in pergamena come se molto pri- 
ma esistesse la Compagnia è certo , che essa era di 
già formata da mollo tempo prima. Il nome stesso 
di Compagnia della Pietà ne fa fede. Stantechè dal- 
la Chiesa della Pietà , che è l' Oratorio che ora è 
annesso alla Chiesa nuova , e che appartiene a quei 
tempi, la Compagnia assunse il suo nome. Ella 
adunque è di antichi instituzione , e fu dipendente 
dall'Abate di Nonantola fino ai 1797, in cui fu sop^ 
preasa per 1* invasione Francese. Del 1(120 poi fu ri- 
priftinata sotto Monsignor Francesco Maria d' Este , 
e poiché queste Parrocchie passarono lotto la gia- 
risdiiiooe dell' Areiveseof o di Bologu , eeitò a Ini 



soggetta eoTùt appare anche dall' ultimo atto del- 
l' approvazione della Compagnia del 1841 , restando 
solo sempre a suo carico Inverso l' Abbazia di No- 
nantola il pagamento dei canoni e laudemi per la 
rinnovazione ventinovennale. Ora questa Pia Società 
è di un novero considerevole di Confratelli intenti 
ad accrescere il colto a questo Santuario del Pae- 
se , alla Chiesa del voto della Comune per la cessa- 
zione della peste nel 1630. Perchè poi questa Chiesa 
ora chiamisi della SS. Concezione , non si sa. La 
prima Madonna era una Pietà , la seconda una Ma- 
donna col Bambino, che è la miracolosa che ora si 
venera all' aitar maggiore. Evvi altro quadro è ve- 
ro, nell'Oratorio rappresentante una Beata Vergine 
della Concezione , ma nessun' altra memoria ne fa 
aperto il tempo in cui fosse quest' altra Immagine 
venerata. Fatto sta che la Chiesa conserva tuttora 
questo nome , e le feste fannosi tutte alla Beata 
Vergine della Concezione, benché altra immagine 
si veneri sull'altare: e si pretende che fin dall' an- 
no 1725 fosse cosi intitolata , e che avanti all' ai- 
tar maggiore fosse collocato il quadro della San- 
tissima Concezione in occasione delle Feste a lei 
appartenenti. 

La Chiesa è di buona architettura ; le sculture 
dell'ara grande il Mosè, il Noè, i putti, gli angeli 
sono pregevoli perchè di Giuseppe Mazza , è ricca a 
paramenti, buono è l'organo, opera dell'egregio 
Agostino Traeri Modanese, e tutte le cose di que- 
sta Chiesa son ben dirette dal veramente degno di 
commendazione attuale Priore signor Luigi Traldi, 
Le Pitture sono discrete. Il Martirio di san Barto- 
lomeo è di Antonio Rossi. La sant' Anna , la san- 
ta Lucia . la santa Liberata è di Giuseppe Marchesi 
detto Sansone. Il sant' Agostino è del Creti , il 
sant' Ambrogio del Oraziani , il san Girolamo del 
Terzi , il san Gregorio di Giuseppe Pedretti , U 
santa Filomena di Francesco Belvederi. Si sta ora 
pensando al ristoro e al perfezionamento dell' ar- 
gano , e all' erezione di un campanile dicevole , di 
cui la bella Chiesa è mancante. 

CHIESA DI SANTA CROCE. Questa Stanza del 
Dio vivente dedicata a Gesù agonizzante , una 
cui pregevole e miracolosa Immagine in essa al 
venera , fu fondata nel 1768 dalla Confraternita di 
santa Croce , e terminata nel 1772 colla scultura 
del Bolognese Lepori. Esisteva prima di essa l' an- 
tica Chiesuola di santa Croce , e si trova nominata 
nel 1680 come consistente in un piccolo tempietto 
con due altari 1' uno in mezzo ad esso , l' altro da 
un lato. Ma fu atterrata , e in suo luogo rizzatavi 
la presente a tutte spese della Compagnia , la <inale 
oltre le contribuzioni dei fratelli era fornita di mez- 
zi stante beni che possedeva , come moltissime al- 
tre Confraternite e Società pie del Paese che dopo 
r invasione Francese furono soppresse e distrat- 
te. Nel 1834 per lo zelo dell' ora defoato Cappdlano 
della Parrocchia Molto Revereodo flignor Don Ange- 
lo Frabetti fti ristoraU In nao aUa SagriiUa dM 
crollava. Ne ftci io allora roenioria MDa preicita 



iscriiione dM trofasi ora dentro la Chiesa stessa 
sopra la porta. 

^KM lAirC CKVCl BànCTM SIHTATORIS ROSTRI 

DICATAM 

PIITAn tODAUTATIS QWM FVIT CRTCIS BànCTM 

Aimo MDOClIVIfl nTRVCrAM 

ANCBLTS raABKTTIVS SACBRDOS CTBIO MINOR 

VT SACRARIVM FATISCBIVS SERVARBTVR 

ET TOTIVS TEMPLI ORNATfl CONSVLTVM rORBT 

CTEIATORVM GBEVALCORBNSIVM STIPE 

TLTRO PIBQYB COLLATA INSTAVRANDAM CVRAVIT 

ANNO MDCOCXXXIV. 

In questa Chiesa anni sono vi tu eretta una Com- 
pagnia che unitamente a quella della Concezione , 
e a quella del Santissimo Sacramento condecora le 
Processioni , ed è questa pure la Chiesa della Con- 
gregazione degli Scolari , e di una unione di Fede- 
li , che recitano 1' U£Bzio dei Morti. Le pitture del- 
la Chiesa sono discrete. Evvi un Orazio Samacchi- 
Bì nel qnadro dei Re Magi , e l' altro quadro della 
delb Beata Vergine Addolorata con sant' Agata e 
sant' Apollonia è del Varrotti. Il Cristo agonizzante 
è beli' opera di Sebastiano Sarti detto Budellone. 
Fra le altre parti mirabile è la testa , che è assai 
esprimente. La scultura detla Chiesa è di Filippo 
Scandellari. 



CHIESE ENTRO IL CASTELLO 

CHE OR PIÙ NON ESISTONO 



Ckiesa dell' Ospitale di santa Maria dei bat- 
tuU. Era un ospizio de' peregrini. In questa Chiesa 
eraTi il famoso quadro dei Re Magi di Lodovico 
Carracci , nel cui ornato vedevasi il Padre eterno 
dello stesso autore , rapito dai Francesi. Non si sa 
ove sicno iti i due quadri che ivi esistevano, l' uno 
di yìDcenzo Splsani detto Spisanelli rappresentante 
sao Giobbe e sant' Antonio di Padova , con sopra 
e intorno varii pregevoli quadretti , e 1' altro di 
Fraaccsco Brizio del san Cario , che sostiene un 
patto colla madre morta in terra , avente nell* or- 
Bato d'attorno in varie tavolette le storie della vita 
e miracoli del Santo espressi in piccole eleganti fi- 
gnre. Fu questa Chiesa resta arata nel 1780 , ed ora 
esiste ancora annessa alla casa Comunale , ma ad 
altri osi giacché dopo la soppressione del 1796 fu 
veodata. 

Ckiesa di sonda Maria de poveri. Il locale di 
qoesta Chiesa si è tramutato oggi nell' Ospitale di 
questo titolo fondato dalla bnona memoria di an 
tUaatropo dd paese Capitano Francesco Antonio Bar- 
bcrioL Neil' aitar maggiore ammiravasi la tavola 
én stati Sebastiano e Rocco e putti di Francesco 
. Sopra cravi oaa tcsU rapprcscottote il Pa- 



dre eterno dell' Albani stesso , che (ù portato in 
Francia , e appresso la restituzione rimase alla Pi- 
nacoteca di Bologna. Sperasi che fari ritorno oel 
Paese, che la possedeva. I due quadretti di fiori di 
lato al suddetto quadro erano del Milanese. L'ornato 
intagliato in legno che lo circondava era di Antonio 
Levante. All' altare a mano destra esisteva il qua- 
dro rappresentante la Beata Vergine col bambino 
in trono , san Nicolò di Bari , santa Francesca Ro- 
mana e san Lorenzo , opera di Francesco Gessi. 

CHIESE FUORI DEL CASTELLO 

ORA NON PIÙ ESISTENTI 



San Martino in Cozzano fuori del Castello a 
pochi passi al Sud-ovest. Fu Basilica , e la seconda 
Chiesa che fondò sant' Anselmo. Sussisteva ancora 
nel secolo XVII , e fu atterrala per le guerre dei 
Barberini. 

San Martino al Secco. Avea titolo di sempftce 
benefizio . ed esisteva nella Corte Siconia. Diede il 
nome alla villa , o quartiere , che oggi ancora ap- 
pellasi Sammartini. 

Pieve di san Giovanni al Secco. Fu distrutta 
verso la fine del secolo XIV o in quel torno. Vi ri- 
mase solo r Oratorio di santa Margherita , che ora 
pili non esiste. 

San Giovanni alla Guisa, QiiesU Chiesa era in 
Crevalcore vecchio. Continuò a sussistere anche 
dopo r atterramento del vecchio Castello di Fulti- 
gnano , e aveva i suoi particolari chierici , o bene- 
ficiati , la cui nomina stava all' Abate Nonantolano. 
L' ultima menzione di essa si ha nel 1440. Caduta 
la Chiesa . il benefizio tu unito alla Chiesa di Cre- 
valcore nuovo. 

Santa Giustina e san Biagio in Castel Crescen- 
te. Questo era situato presso Stufflone, e se ne ve- 
dono anche le vestigia. Cominciò a vedersi distinto 
verso la mttìi del secolo XIII . e si trova indicato 
anche nelle carte del secolo XVI. Passò in proprietà 
della nobile famiglia Rangoni di Modena. 

San Pietro da Roncolamberto nella Corte del 
Secco. 

San Giorgio e santa Maria del Porto nel luo- 
go ove ora è il passo del Guazaloca. 

Santa Maria di Bodruncio , o di Abrenunzio. 
Ebbe il nome di Pieve, e fu fondata nel 1112. Verso 
la metà del secolo XVI fu ridotta a semplice bene- 
fizio , e durò in tale stato fino ai 1716 , nel qual 
anno vi fu fabbricato un Convento di minori rifor- 
mati , il quale dopo l' invasione Francese fu sop- 
presso , vendnto » e fino dalle fondamenta distrutto. 

Santa Maria di AUsino fondata alla fine del 
secolo XII e posta tra la Pieve di Bodruncio , e la 
Chiesa di Crevalcore. Vi tu poi edificato accanto un 
Moautcffa 4i Monache. 



Sonia Mctria M FogUo era poco lungi da Bo- 
dmocio. Se oe trora meniioae nel 1160. 

San Paneratio Chiesuola poco lungi dal Castel- 
lo al Sud. 



CHIESE PiRROGGHULI 

APPARTENENTI A CREVALCORE 



Santi Francesco e Carlo ai Sammartini fon- 
data dal Cardinal Tanara nel 1713 nel luogo, ove 
anticanoente era la Chiesa di san Martino .di già 
nominata addietro. 

San Giuseppe alle Caselle fondata nel 1710. 

San Giambattista alla Palata. Fondata verso 
la metà del secolo XI dall' Abate Rodolfo II , e di 
molti beni donata. Appresso fu chiamata col nome 
di san Nicolò. Abbandonala poi per certa controver- 
sia , distrutta , fu nel 1504 rifabbricata in luogo 
poco distante , e allora si chiamò di nuovo col ti- 
tolo di san Giambattista , che tuttora ritiene , es- 
sendo Parrocchiale di giuspatronato dei nobili Mar- 
chesi Pepoli. Evvi anche un Oratorio sacro a S. Pan- 
crazio di proprietà Sassoli. 



Santa Maria ddla GaUaxxa, fabbricata dal 
Conte Guido Pepoli nel 1468. 

San Giacomo della BeiÀlaeq%ui , detta una vol- 
ta Chiesa Bianca , ebbe origine dai fondi . che In 
enfiteusi tiene dalla Badia la nobile famiglia Bevi- 
lacqua di Ferrara. Fu fondata nel 1478. L'Oratorio 
della Beata Vergine tn fabbricato nel 1719. 



CHIESUOLE TUTTORi ESISTENTI 



QUA E LA SPARSE PER LE CAMPAGNE 



Santa Sofia , la Seraflna , la Cuppina , san Ber- 
nardino , la Chiesa dei Ronchi , la elegante Roton- 
da , r Oratorio di sant' Anna ambe ai Ronchi stes- 
si , il Crociale . l' Oratorio di san Girolamo alla Pa- 
lazzina Pepoli » la Madonna del pioppo , la Chiesa 
della Sterpata , quella della Guisa , e la Madonna 
delle fosse presso il Castello. 

G. Atti. 




— 10 — 



aùQV^ iiaM4 m mimm. 




rccir D« tizie della Parrocchia ao- 
LtklitMinii di Mot'Iiaia in Bologna, 
|ci atterremo agli Scrittori piii re- 

, P^r avf me contezza la meno in- 

f certa die dar si possa t e Terremo poi 
mano mano ai moderni, per vederne 
I suEcesi ira mente le vicissitudini. - La Chie- 
L fia Farn^tchiate di sant' Isaia , posta nella 
Strada di un tal nome (e che dal tempo 
di sao Pio V , il quale ne aperse la Porta Urbana 
file Ti sta a ponente , fa detta ancora Strada Pia ) 
trovasi nel Quartiere di Porta Stiera Stieri o So- 
trria (dall'antico tempio di Giove Soterio o Salva- 
tore , dov' oggi è la Chiesa di san Francesco ) e ven- 
ne corata ab antico dal suo Parrocchiano e Rettore 
che dir si voglia. Questa Chiesa l'anno f088 fu con- 
segnata alla Tribii di Porta Stieri , per radunarvisi 
in occasioni di tumulti; poiché ogni Quartiere ave- 
va un luogo sacro dove i capi del popolo e delle 
fooiigile si raccoglievano a deliberare sulle occor- 
reaze e sulla salute della patria. L'anno 1247, poi- 
diè i Bolognesi ebbero a sé il contrastato Castello 
di Bazxaoo, e l'ebbero nel giorno sacro a sant' Isaia 
Profeta e Martire , per consiglio del Pretore offer- 
icra a questa Chiesa quaranta cerei , a pegno di 
gratitadine , divozione e fede speciale. - È notizia 
poi di Matteo Mainardi che nel 1264 la collazione 
di saetta Parrocchia fosse in diritto de' Reggitori 
di santa Maria di Fekmica nella Diocesi di Manto- 
va : dd qnal giuspatronato non reca però le ragioni. 

Ma tale Chiesa (prosegue il Mainardi) essendo 
ragasta ed in istato di caducità , fu principiata a 
Cirsi di nuovo e ad aggrandirsi nell' anno di Cri- 
sto tBU , da Don Giulio Segni , zcbntissimo Ret- 
tore di essa Parrocchia. E qui possiamo prestar 
lede intera al narratore^ che sotto a' suoi occhi la 
vedeva anspiiitare e riedificare, e che facevaoe pa- 
rala Bel 1633. rm d' allora fuor della Chiesa era 
■a PMiico, dove serbavasi a venerazione una Ma- 
daaaa ia dipintura , la quale il 2 di Luglio di esso 
aaaa 1624 (à posta in Chiesa , incoronandola un 
Moasigaore Matteo Cariofalo Arcivescovo di Busien- 
ta.- Ne altro aggiunge il Mainardi, se non che 
Mi 1638 sotto la Cura di sant' Isaia , eran > 974 ani- 
WÈt da caaiuaioae e 290 fanciulli . in tutto 1261 iu- 
difidm. 

n iMhhutì mù Caaooieo Malvasia , parlando del- 
inddsttl Ckiasa di saat' Isaia , ndia sua Guida di 
dal 1686 • asserisca che il primo ediflzio 
ì M esisteste» ara aatcriore a su Zana prisso 



Vescovo nostro, il quale governava la Chiess di Bo- 
logna r anno di Cristo 270. Questo ediflzio sacro , 
benché fuori delle mura del secondo recinto , Ino 
dal 1088, come si é detto, era capo-luogo della 
Tribh di Porta Nuova , titolo dato al Quartiere di 
sant' Isaia fino al 1485. - Architetto della Chiesa 
del 1624 fu Sebastiano Fiorini , figliuolo dell'egregio 
Pietro . nipote di un Giambattista , e congiunto di 
Gabriele, i quali tutti furono addetti alle belle ar- 
ti , i primi due come architetti di merito non co- 
mune , il terzo come pittore , l' ultimo come scul- 
tore i e tutti dotti ed operosi. 

Ai giorni perUnto del Malvasia , la Chiesa onde 
parliamo aveva nove altari, ed era ad una sola 
nave. All'altare primo verso la porta, a eomu epi- 
sMae, venera vasi un Crocifisso in dipintura , co- 
piato dal famoso di Guido Reni alla Chiesa antica 
de' Cappuccini} al secondo un' AnnunziaU d'un imi- 
tatore del Cesi ; al terzo una Vergine in rilievo . 
con varii santi , condotti di scultura da Giovanni 
Todeschi j al quarto una Madonna di Loreto , con 
frontale dipinto da Benedetto Possenti. All' alUr 
maggiore vedevasi un Padre Eterno in gloria d' An- 
geli , dipinto da Pier Tommaso Tosi. Seguiva al- 
l' altare sesto (cioè al primo discendendo dal mag- 
giore verso la porU a comu evangdU) un san Car- 
lo genuflesso innanzi la croce, dovuto al Garbieri 
carraccesco, quand'era nel fiore dell'arte sua; bel 
settimo altare* vi aveano tre Santi Franceaeaai di 
di niun conto i nell' ottavo una sant' Anna con Ma- 
ria Vergine ed altri Santi , tavola eopiaU da una 
del Cesi a sant' Anna de' Certosini } e nel nono ed 
ultimo era quella Madonna di Michele di Matteo 
Lambertioi , dipinta nel 1418 , che abbiamo detto 
essere stata un tempo sotto il Portico attiguo aDa 
Chiesa , indi portata nell' interno , e coperta poi da 
un frontale di Antonio Gavasetti. Sotto al portico 
invece fu trasportato un quadrilatero di muro, dove 
prima del 1088 era stato dipinto da rozzo artista 
sant* Isaia , segato dalle spalle al petto per due 
freddi manigoldi i il quale dipinto trovavasi all' ai- 
tar maggiore della Chiesa antica distrutta. 

In seguito, prese a confronto successivamente le 
altre Guide di Bologna . che sono diciassette , tro- 
vasi che fin verso il 1732 nulla fu mutato né di pit- 
tura né di scultura in sant' Isaia s che solamente 
verso quest'ultimo anno fu posta alla Cappella Mag- 
giore una tela , di Gian Girolamo Bonesi , rappre- 
sentante sant'Isaia pronto e forte a sostenere il 
martirio. Ma perché il dipintore Aatoaio Magnoni 



era flratello del Paroco di questa Chiesa Parrocchia- 
le s così che fira il 1766 ed il 76 , ebbe a dipingere 
tre tele per I* ediBzio sacro di sani' Isaia ; cioè quel- 
la all' altare terso , da cui dlsparrero le Multare 
di GiOTaoni Todeschi , per dar posto ad una téla 
di esso soppianta tore , che presentò una Madonna 
col Puttino ed alcuni Santi : quella del quarto d* on- 
de se n'andò la Madonna di Loreto^ cui venne so- 
stituito un dipinto dello stesso Autore , dimostran- 
te i tre Arcangeli Micliele, Gabriele, Raffaele, ed 
uo Angelo Custode ; e quella all' aitar maggiore , 
di dOTe tolto il dipinto del Ronesi , fu posto un la- 
Toro dello stesso Magnoni , che espresse , come il 
Booesì, il Martirio di sant'Isaia , e certamente con 
minore scienza e con meno nobile artifizio; giovan- 
dosi per r omaniento intorno al dipinto suo , del 
famoso Petronio Fancelli , capo e padre d' una fa- 
miglia d' artisti. - La Guida poi del 1792 reca no- 
tizia come il Magnoni inflnentissimo avesse fatto 
levare dalla prima cappelletta la copia del divino 
Crocifisso di Guido, e ne avesse sostituito uno suo. 
Da quel tempo sino al 1827, nel quale fu presa a ri- 
fare quasi appieno la Chiesa in discorso, non trovia- 
mo altro mutamento nella medesima , se non alle 
Cappelletto terza e settima , nel!' una delle quali , 
alla Madonna col Puttino ed alcuni Santi del Ma- 
gnoni, fu sostituita una Beata Vergine del Rosario; 
e neir altra , ai tre Santi Francescani di niun con- 
to , fu surrogato un sant' Antonio di Padova. 

Ma eccoci agli anni 1827 al 37 , nell' ultimo dei 
quali ricorse per tornata Decennale la processione 
solenne eucaristica per tutta la Parrocchia. Per tale 
circostanza l'odierno reggitore della cura d'anime, 
pensò e volle costruire una Chiesa come nuova , la 
quale costò in complesso Scudi 16,000, che furono 
in parte erogati dalle sue rendite parziali : sicché 
non moltissimi ebbero a sborsarne i popolani. Cosi le 
argenterie , i vasi sacri , e gli apparati sacerdotali 
per benefizio della Parrocchia, furono con molta sua 
spesa provveduti acconciamente. Questo benemerito 
Paroco è II Molto Reverendo signor Don Giacomo 
Nigri, Esaminatore Prosinodale ed uno degr Illu- 
strissimi Amministratori ecclesiastici del Cimitero 
Comunale , mMchè della Pia Opera Rognoni. Questo 
esimio sacerdote è profondo teologo , moralista in- 
signe, e fu ne' suoi giorni più verdi poeta italiano 
di classici modi , come addimostrò di special guisa 
quando ritornò alla sua Diocesi l' Eminentissimo si- 
gnor Cardinale Oppijzoni , e quando il claustrale 
Micara fu vestito della Sacra Porpora. 

La nuova Chiesa pertanto . che un tale Paroco 
benemerito volle erigere , fu tutta architettata dal- 
l' Ingegnere signor Luigi Dottor Marchesini, e mu- 
rata dal Capomastro Sanie Rosa. L' architetto vi 
mantenne un portico alla rustica lateralmente , ne 
rifece la facciata , ne aumentò il numero degli al- 
tari . voltò un catino con laolema sopra il maggio- 
re, ed aggiunse le navi secondarie alla primaria 
del Fiorini. - Entriamo la Chiesa ed osserviamola. 
È dunque a tre navi . con pUaatri corinti « udial 



ne sono gli altari , altretlaate le cappelletto ; alte 
le vòlte , decente l' aspetto , grandiosa la maggior 
cappella luminosissima. Al primo altare a destra ò 
sovrapposta una tela che fii un tempo nella princi- 
pesca Galleria Hercolani, e che rappresenta Gesh 
Crocifisso , D'a la Madre addolorata e diversi San- 
ti; opera lodevole di Orazio Samacchini. Al secondo 
altare è una Santissima Annunri.ita di Pier Facci- 
ni. Al terzo è la Presentazione di Nostro Signore 
al tempio , pittura di Cammillo Procaccini , che fu 
già tempo in santa Maria della Ceriola. Segue uni 
statua della Madonna del Pianto ch'era in santa Cri- 
stina di Pietralata. Intorno a questa avvi a dipin- 
tura i Misteri del SS. Rosario , operati da France- 
sco Correggio bolognese , allievo del Gessi. Alla cap- 
pella quinta è il sant'Angelo Custode con Maria Ver- 
gine e Gesh Bambino, fattura di Giuseppe Varotti. 
Alla Cappella Maggiore esiste ancora la tela di An- 
tonio Magnoni , con ornato in plastica di Antonio 
Tognetti , immaginato dall' architetto Marchesini , 
e adomo sopra di due Angeli dell' esimio Massimi- 
liano Putti, n settimo altare , che è primo discen- 
dendo dall'ara massima fa comu evangeliij ha 
sopra una tela d* uno scolaro di Guido Reni , la 
quale rappresenta Maria Vergine Assunta , san Car- 
lo, sant' Antonio Abate e santa Lucia. Segue all'al- 
tare ottavo un sant' Antonio di Padova col Bambi- 
no Gesù ; pittura di Benedetto Gennari allievo del 
Guerclno , la quale vedevasi ai Cappuccini antichi 
fuor di Porta san Mamolo. L' Immacolata Concezio- 
ne al nono altare è di Ubaldo GandolR. Viene ap- 
presso un dipinto di sant' Anna con varii Santi , 
operato dal Cesi per l' ospizio de' Certosini. All' ul- 
timo è la Madonna suaccennata di Michele de' Lam- 
bertini , con frontale di Anna Maria Crescimbeni 
allieva del Calvi , la quale vi dipinse diversi Santi 
della Compagnia di Gesh. 

La Sagrestia fu pure architettata dall'Ingegnere 
Marchesini. In essa , all' altare , è una divota Ma- 
donna di Lippo Dalmasio , eh' era già in una casa 
privata posta nella Piazza de* Calderini. 

Molte Chiese notevoli dipendono dalla parrocchia 
di sant' Isaia , fra le quali era un tempo ragguar- 
devole san Francueo de' Minori Ctmveniuali, che 
per piti di quarant' anni fu volta ad uso profano , 
e come Dogana adoperata ; ma che d' ora innanzi 
tornerà ad echeggiare di sacri canti e di solenal 
salmodie , mentre sonò per troppo lunga stagioae 
del frastuono de' carri e delle bestemmie di triviali 
mulatieri. Nel 1798, questa Chiesa antica , architet- 
tala da Marrx) Bresciani fino dal 1236, fu ridotta a 
Dogana , come si è detto , per le vicende , troppo 
note , d' Italia : e solo fu riaperta il primo di Set- 
tembre del 1812. Ora non ne vedla no ufficiata che 
la cappella Lombardi Malvezzi; ma fira poco molte 
altre cappelle grandi , e del coro , saranno rlgeoe» 
rate ad uso sacro. Intanto è rifatto l' aitar mag- 
giore» che devesi quasi tutto a JacobeOo e Pier 
Paolo Veneziani , famosi artbti del secolo XIV. Al 
pfeacate som féori di pericolo i bri icpoleri 



Bocetdiferro , lUaasxl e Migti : U corpo della 
ChieM ti rabèclla sella tna arcMIettara originarla} 
e il sacro laofo, a dir brere, deporr! lo aqnallore 
per Testirf gli adomamentl die gli convengono. 

San JIMHa, che ttì Chiesa di Monache Dome- 
nicane Ino al 1799, esisteva del 1280, e venne 
poi riedificata nel 1585 da Pietro Fiorini padre di 
Sebastiano. Questo luogo sacro è sussidiale di 
sant* baia , ed ha otto altari , dove sono dipinture 
pregfroli del Faccini , del Tintoretto e di Guido. 
Dalle Monache Domenicane di san Mattia ad ogni 
triennio si estraevano quelle che andavano custodi 
al Santuario di san Luca , l' immagine della cui 
Vergine , detta del Monte della Guardia , veniva re- 
cata ogn' anno , per le rogazioni minori , a questo 
ricetto dì ancella di Dio. 

Presso alla Parrocchiale di sant' Isaia è la Chie- 
sina degli AgonixsarUi , dove sono tre pitture di 
poco rilievo , se non si dica de' santi Giuseppe e Te- 
resa di Ercole Graziani. -Semf'iimia è Chiesa ad- 
detta ad un Collegio di educazione femminile s la 
quale dal 1435 al 1796 fu ospizio de' Padri Certosi- 
ni , ed ebbe in custodia il cranio di sant'Anna , or 
venerato in san Pietro nella Cappella a si gran ma* 
dre dedicata. - Dalla Parrocchia di sant' Isaia di- 
pende per fatto di area , non già di patronato , il 
luogo nncora delle Monodie or SaUsiane, e già 
DooMskane , dette di san Giovanni Battista dal ti- 
tolo defla Chiesa loro. Ivi sono cinque altari con 
pittare lodevoli del Massari , del Mastelletta , del 
Candi , del Calvart e di Tibnrzio Passarotti. - A 
mmPéUegirino, già Confraternita, dov'è neir Ora- 
torio no aflTresco di Annibale Carracci , sono educa- 
te e mantenute povere Zitelle, raccolte provvida- 
mente dall' esimio sacerdote Don Cammillo Breven- 
tanl. Non molto lungi vi ha la Camera Mortuaria 
Coninnttativa , al luogo detto di ion Rocco in fon- 
do ni Fratello , sulle mura. Quivi sono bei dipinti 
di egregi seicentisti , e specialmente nell' Oratorio 
superiore , che può dirsi una meraviglia dell' arte 
pHtoriea bolognese. - Lo Spedale degli Abbando- 
nati om della Parrocchia di santa Caterina di Sara- 
gif in, trovasi in confine della dizione di sant'Isaia. 
Qvento Inogo di misericordia fu fondato da D. Gin* 
lio Cenare Canali , esimio Paroco di sant' Isaia. Ora 
però la baoeftcenia di lui è concentrata in quella 
ed Ricorero . essendo restato al Paroco prò tem- 
porc di sant'Isaia il diritto di nomina per otto letti 
in qvcll' IstitnU pel poveri. Al presente U Inogo 
degli Abbandonati è Caserma per militari esteri al 
servigio della Santa Sede.- San Lodovico nel Fra- 
tello In Convento di Monache ; ma ora è in parte 
Cascmu • dì proprietà de' Padri Gesuiti , cui venne 
cednto per teaUBento d'un ei regolare loro che fu 
il Manhfii Tartagni.- Aggiungiamo a questi ìno- 
pe turi • ài ke&elkxnà eania Maria déUe Im- 
m^éeiUumrnmmanUHSftdaUliodimmFm^ 



Cesco. Nel 1513 fu qui trasferito dalla Nosadella 
ano spedale pei poveri pellegrini , il quale in oggi 
è privata abitazione. La Chiesa e 11 portico attuale 
(tra san Felice e 11 Fratello, in fondo aDa Seliciata 
di san Francesco) devesi al classico architettore Do- 
menico Tibaldi. Nella Chiesa sono lavori d' arte as- 
sai belli, frai quali una tela del Cavedoni, che sta 
per c«rto tra le piti vivaci di lui. — Qui presso è il 
portico detto di san Francesco , a ponente della Se- 
liciata , sotto al quale sono dipinte in lanette a fre- 
sco le gesta di sant'Antonio di Padova. Tali dipinti 
non sono tutti eccellenti cose; ma i tre del Tiari- 
ni , i tre del Gessi , i due del Desani , e quello del 
Colonna sono veramente pregevoli , quantunque non 
abbiano a disprezzarsi nemmeno quelli del Tambu- 
rini , che ne condusse un numero maggiore che gli 
altri. - L' ultimo luogo sacro sotto la Parrocchia di 
sant' Isaia è la Chiesa dello Spirito Scado, costrui- 
ta dai Chierici Minimi nel 1665, i quali poi nel 1746 
vi presero a fabbricare ancora il Collegio , con ar- 
chitettura di Alfonso Torreggiaoi. Qui fu un tempo 
la Parrocchia de' santi Gervasio e Protasio, che ven- 
ne poi chiusa ': e solo del i82f , i Signori delle Mis- 
sioni acquistarono Chiesa e Collegio, e ne tengono 
ancora la proprietà.- E qui faremo fine aDa nota 
de' luoghi notevoli nell* area parrocchiale di S. Isaia, 
aggiugnendovi la Dogana , la Posta delle Lettere , 
gli uflBzi di Finanza , le Caserme dei Dragoni Ponti- 
fici. - Con che daremo compimento a tutta la parte 
storico-mista riferibile alla Parrocchia in discorso , 
la quale Parrocchia contiene in questo mese di Mag- 
gio 1817 circa 4,200 anime , e confina nei suoi li- 
mRi ampli con santa Maria della Carità , san Gre- 
gorio , san Paolo di città , santa Caterina di Sara- 
gozza , e san Paolo di Ravone fuor delle mura; col- 
la quale parrocchia di sobborgo ha comunicazione 
per Ja porta urbana detta Pia o di sani' Isaia , la 
quale si deve al famoso Pietro Fiorini , architetto 
del Senato di Bologna. 

E finiremo le presenti memorie dicendo come n 
sant* Isaia , oltre il Paroco Don Segni benemerito , 
ne fosse un altro ragguardevole in Don Giulio Ce- 
sare Canali , morto in odore di santità , e sepolto 
nel presbiterio della Chiesa , come verificò non ha 
che un decennio il professore Don Giuseppe Canali 
suo pro-nipote. Ed oltre a lui fu degno di memoria 
un D. Fabbri che mancò nel 1801 , Il quale costruì 
la Canonica. A Ini succedette il Dottor Lambertlnl . 
già Paroco a san Tommaso del Mercato (Il cui bene- 
fizio fu aggregato a quello di sant' Isaia ) ma che 
poco vi stette, perchè fra breve mori. -Allora sot- 
tentrò economo r odierno D. Giacomo Negri, che poi 
del 1807 fu nominato Paroco ; che oggidì nella città 
di Bologna è il Curato pih antico % a cui Dio con- 
ceda lunghiaaina vita , colma di grazie e di veraci 
bcocdiziOBl. 
' Dottor SALTàTOKK Mmn. 



— 11 — 



SANTA MARIA ASSUNTA DI GASAGLIA. 




Alto la denominazione di Casaglia 
jiìì Gaibola che anticamente chla- 
r mavasi Casaglia e san Luca , come 
f leggerli negli antichi documenti . e par- 
llicf^larmente nel sigillo Parrocchiale . 
, molici intendere un distretto parroc- 
'chìak r'isi appellato, la cui Chiesa fa par- 
I tt della c<>tigregazione plebana di Gaibola. 
E doveobii ora intrattenere di questa Par- 
rocchia parleremo in prima del territorio risguar- 
dato secondo la sua costituzione civile e materia- 
le, notando avanti ogni altra cosa che il nome Ca- 
sagiia par derivato dalla voce latina Casalia vale 
a dire quantità di case sparse, concorrendo in que- 
ata opinione il tante volte citato Malvezzi , non che 
Il Bf asina , il quale asserisce assolutamente chia- 
marsi questo luogo con tale appellazione dalla gran- 
ile quantità di case che ivi anticamente esìstevano. 
Che ae ciò è conforme al vero potrebbesi cavarne 
argomento che qui fosse esistito anticamente alcun 
caatedo . e la tradizione dice esservi stato un ca- 
Iteno denominato Monte Albani dagli antichi Mon- 
ttalblni che ne erano proprietari , in mezzo al qua- 
le eaisteva la Parrocchia ed anche oggi i proprie- 
tari M terreno pagano un canone alla Chiesa Par- 
roeckiale: siccome però niun autore antico ci dà 
fìh particolare contezza di ciò , non ne faremo al- 
tro discorso. Quantunque sappiasi questo luogo es- 
aere terrilorio parrocchiale molto pih anticamente 
pare gli storici non ne parlano che cominciando 
4aBa metà del secolo XIV, trovandosi scritto nella 
eronaca Miseella , secondo riporta il Calindri , che 
nel ISSO le milizie di Bernabò Visconti occuparono 
il eirooodario di Casaglia con altri vicini e lo mi- 
Siro a sacco con tanta strage de' popolani che ri- 
mase disabitato, e nel 1360 secondo riferisce il Ghi- 
rardacci (ù condannato a morte un Guerretto di 
Casaglia , perchè implicato in una congiura contro 
il Visconti medesimo. Trovasi memoria di un ponte 
coslmtlo sopra un rio denominato Riolo detto il 
ponte di san Benedetto di Casaglia , la qnal coslru- 
aione avvenne nel 1387: e gli storici bolognesi no- 
Tcrando tutti i comuni del contado che mandarono 
doni a Sante Bentivoglin in occssione del suo ma- 
trimonio, affermano questo avere spedilo un vi- 
tello. 1 prodotti che si ritraggono dal suolo del no- 
stro distretto sono grano in mediocre quantità , er- 
baggi , e frutti d' ogni maniera } uve squisitissime 
e tali da produrre i pili generosi vini sol che to- 
Irsse aversi la pazienza di studiarne il miglior pro- 



cesso di fabbricazione. E considerando la ricerca che 
si fa de' vini ferestieri con tanto dispendio , quando 
avremmo in casa nostra materia da produrne degli 
uguali , se non de' migliori , e con tanto meno spe- 
sa , anzi con immenso guadagno , perchè potrebbe 
farsene un traffico vantaggiosissimo , si è indotti a 
levar la voce contro la generale indolenza de' pro- 
prietari e de' trafficanti : i quali trascurano tante 
ricchezze nostrali per ricevere come maraviglie tot- 
te le cose che vengono d'oltre mare, e d' oltremon- 
te. E Ano a quando durerà il mal costume di cer- 
care tutto dallo straniero quasi che il suolo italia- 
no e l' ingegno degli italiani sieoo cosi isteriliti da 
non poter niente produrre che pregio abbia 7 Di ciò 
basti , e seguitando a dire del suolo ond' è formato 
il nostro distretto , si deve notare che im' abbon- 
dantissima vena di gesso lo trascorre, la qual vena 
quando pih scarsa, quando piìi ricca percorre quasi 
tutto il montagnoso territorio della nostra provia- 
ria. In Casaglia però ed anche in altri luoghi sono 
fornaci per cuocerlo. Nel Maggio del 1817 il circon- 
dario in discorso trovasi abitato da circa 640 indi- 
vidui che per le cose civili sono tutelati dalla ma- 
gistratura comunitatìva di san Giuseppe e Governo 
di Bologna. 

Se non v'hanno memorie che ci mostrino la pri- 
maria fondazione del tempio parrocchiale nel cir- 
condario in discorso , pure abbiam tanto da credere 
che fin dal secolo decimo esistesse quivi una Chiesa 
parrocchiale; e il Calindri in una nota dell'artìcolo 
sul Santuario della Madonna di san Luca , riporta 
che fin dal 1240 i Monaci di san Procolo ne posse- 
devano il diritto di nomina , asserendo nel tempo 
stesso che un D. Giacomo detto Giacomino Monaco 
di san Procolo era stato cappellano della nostra par- 
rocchiale , e che nel suddetto anno fu fatto priore 
dei Canonici risiedenti allora nella canonica del 
monte della Guardia. I campioni però esistenti nel- 
l' archivio Arcivescovile non parlano della Chiesa di 
Casaglia che cominciando dal 1378, nel qual tempo 
faceva parte della congregazione plebaoale di Bolo- 
gna sotto il quartiere di san Procolo , venendo tras- 
ferita alla soggezione della Chiesa plebana di Ron- 
crio se vero parlano i suddetti campioni » nel 1570 
reggendo la Diocesi bolognese l' illustre e benenM- 
rito Cardinale Gabriele Paleotti primo ArciTOseofO 
della nostra città j e sul finire del secolo XVI Tcue 
traslocata nella soggezione di Pademoi ed eretta in 
pieve Gaibola nel 1654 fece parte deOa sui eoagra- 
guiooe plebanale anche Casaglia , e cosi tara San 




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■I prcfott. Del lite troTtii che oltre i MoMcl di 
•M Proeolo «Kilt I parroediiaiii ebbero diritto f»er 
«M »ctà alla noniM del Paroco in conpemo 
d'OTcrc coadin?ato alla fatibrica dei corpo della 
CkicM , e dopo la flopprctsiooe dei detti Mooaci a?- 
vcnU nei 1707 la loro metà di?eiitò diritto della 
Hetereiida Mensa Arci?efeoTÌIe j essendo tuttora I 
parrocchiani stessi in possesso dell' altra metà. 

L'attnal Chiesa Tenne poi ingrandita con la fab- 
brica della cappella maggiore per le cure dei detto 
Parroco Don Luca Masi , che tvt Viario Foraneo di 
Caibola , nel triennio a cominciare dall' anno 1749 
al 1751 ; e la facciata poi già era stata costrut- 
ta nel 1410 : in questa fabbrica furono impiegati 
certi grossi e grandi pietroni di cotto , se ha da 
credersi al Calindri , ca?ati da un tratto dell' acque- 
dotto detto augustale . che cominciando sull' alto 
degli Appennini tagliando i monti portatasi a Bolo- 
gna ; e le spese necessarie furono sostenute dai par- 
rocchiani e dai monaci compadroni. Però o non Uk 
ben tentato il terreno su cui si poggiarono le fon- 
damenta della nuova Chiesa , o si lavorò eoo poca 
fortezza , perchè 40 anni dopo i muri fecero pelo e 
Booramente i parrocchiani coi Cassinesi furono 
astretti a sostenere le spese necessarie per gli op- 
portnni rìstauri. Nel 1839 l' odierno parroco Molto 
Rerereodo signor Doti S^HuUano BerH consideran- 
do quanto fosse disdicevole che una Chiesa parroc- 
chiale fosse priva di campanile volle adoperarsi che 
Si riparasse a questa mancanza , e i parrocchiani , 
e I signori possidenti mossi dallo zelo del loro pa« 
Itore fàrono presti a caricarsi delle occorrenti spe- 
se , onde si mise tosto mano all' opera $ e nel 1844 
fi ta posto un decoroso concerto di campane con 
ma spesa toUle di Scudi 1800. Nella Canonica vi è 
in snro 1* Albero dei Parrochi Incominciante con 
Don Giovanni de Frìggia nel 5 Luglio 1410, e sono 
io Bumero di 22 Ano all' odierno che per anche non 
▼i è stato posto. L' intemo della Chiesa e a volta 
langa piedi 50 bolognesi , larga 22 , e alta in pro- 
porzione. La cappella maggiore è sostenuta da quat- 
tro cohMine, e forma catino dipinto a figure ed or^ 
■aCi da* due pittori Carlo Vandi figurista e Antonio 
Bosetti omatisU. L' altare di questa cappella è con- 
sacrato air Assunzione di Maria , la quale Tedesi 
ivi rappresentata in una tela alta piedi 11 , e lar- 
p 6{ il qnal dipinto è opera di Antonio Magnoni 
isalaio del Oraziani che pose mano in questa di- 
pinCnra correggendola da quanto gli parve mal Dit- 
to ; e la spesa di quest' opera fn sostenuta da un 
ctrto aignor Giacomo Foretti benemerito possidente 
^lla nostra parrocchia. In questa stessa cappella 
iOBO due cantorie , nell* una delle quali avvi l' or- 
giDO e neO' altra il pulpito. Qui non è <la tacersi 
che il Padre Gioacchino Scali Paltroni ex generale 
dd tari' ordine di san Francesco contribuì 100 dop- 
pie per la coftmzioM di questa cappella e pri fon* 
dwmfi dd campanile. Due alUri bterali si tro- 
nm ifl «Qcata Chiesa coOoutl lo dna cappellei a 
I ia eorm «Moto è sacro aiU Beau Yaiglat 



del Rotarlo la col IwBtgfaii vtotfBtl hi bm ttt- 
tna di cotto, opera di GaetaM RaisModli oPallart 
di contro è dedicato al santi Sebastiano o Rocco ri- 
Iratti in nna Ula dipinta da Nieota Bertnzzi. Tutti 
gli ornati a stucco die veggonsi nel corpo ddla 
Chiesa sono opera di Gio. Battista Canapa. Conti- 
gno afia Chiesa ha la sua sagrestia formante un 
quadrato perfètto di piedi 12 per ogni parte, co- 
strutta a soffitta con due porta , una delle quali 
metta in Chiesa , e l' altra alla canonica. In essa 
trovasi una lapide incisa coi seguenU caratteri. 

kVùì 12 01 BCACoro 1582 passò la MADOmrA di 

S. LUCCA DALLA CHIESA DA CASAIA. D. BAnTOLO- 
MBO DA PUNCALOO CAPBLANO B iAOOHO DI GOLA 
MASSAIO. 

I popolani ddla nostra parrocdila solennizzano 
spedalmente U di 15 Agosto essendo il giorno con- 
sacrato da Santa Madre Chiesa all' Assunzione di 
Maria Santissima patrona ddla parrocchia in di- 
scorso. Due dei parrochi di Casaglia sono stati Vi- 
cari Foranei consecutivamente dd plebanato di Gai- 
boia , il primo nomossi Don Angelo Maria Masi , e 
r altro Don Luca Masi. Le parrocchie che coi loro 
distretti formano limili alia nostra sono; san Pao- 
lo di Ravone^ Pademo , Casalecchio di Reno e 
Gaibola. 

II nostro territorio nn tempo aveva a setten- 
trione per limite la parrocchU di san Giuseppe in 
valle di pietra ora distrutta , il cui circondario fu 
scompartito alle parrocchie limitrofe, la Misericor- 
dia e san Paolo di Ravone, e la sua Chiesa stimasi 
esistesse dove ora esiste qudle dei Reverendi Pa- 
dri Cappuccini. Anticamente nel distretto di Casa- 
glia erano pih Chiese pubMIche che oggi. Eravi 
quella consacrata a san Gio. Battista decollato che 
fO proprieU dd signori Pallotti, U cui locale spetta 
al presenta alta signora Gregorini : questa Chiesa 
poi fu l'antica parrocchia , che durò dall'anno 1340 
al 1410. Altro Oratorio pure quivi esisteva dedicato 
a san Gio. Battuta , ed era nd sito deU' antico ca- 
stello dd Montalbani. Cinque Oratori! però esistono 
tuttora ndla parrocchia di Casaglia i e cioè qndlo 
sacro alta Beaia Vergine sotto II titolo delta Neve 
denominato il Gnizzetto , apparienenta al slg. Fab- 
bri : r altro intitolato a san Carlo rhe era di ra- 
gione dei signori Carati, le cui perihienze ora sono 
sotto amministrazione. Un terzo è qneHo in cui ve- 
narui jofi Michele in luogo detto il Zagrnie ap- 
partenente al signor Costelli. Il quarto è san POft- 
cragio dirimpetto alla Chiesa di san Luca, nel 
quale si dice che venne collocata la detta Immagine 
appena ta consegnala alle eremltesse. Il quinto h il 
celeberriaso santuario in cui venerati la santa Im- 
magine di Maria Vergine dipinta , come credesi da 
san Loca Evangelista t e questo è di proprietà del 
cofliWM hologneae amministrato da un corpo di si- 
gatri tolto U noiM di Fabbricieri; t trovasi sotto 



l'InmedlaU H p m àtn u dell' EminMlistimo Ardff- 
•coTO di Bologoa. Siccome poi questo tempio è fa- 
nosissimo e forma ano de' pili Itegli ornamenti del- 
la nottra cittk , cosi dietro la scorta del Calindri e 
di altri autori ne discorreremo brefemente I* origi- 
ne e i progressi. 

Molti autori e sprcialmeote II Ghirardacci asse- 
risrono che nel 1007 una vergine bolognese nomina- 
ta Angela folendo ritirarsi dal secolo ed evitare il 
matrimonio propostole da suo padre , riftiggissi sul 
monte della Guardia dove fabbricatasi una capanna 
difdesi a menar vita santa ; e non avendo potuto 
il padre distorta da questo suo disegno le diede 
per compagna Angelica d' animo religioso edifican- 
do loro una piccola Chiesina , e una casetta da ri- 
coverarvisi. 11 Calindri però appoggiato, secondo 
Asserisce, ad autentici documenti afferma l'eremi- 
torio del monte della Gnnrdia aver avuto origine 
t)jii tardi , giacché lo trova nominato per la prima 
volta nei 1160 e abitato da due sorelle una chia- 
mata Azzolina e V altra Beatrice figlie di un certo 
Rambertino de' Guezzi. Ora essendo queste due 
donne abitatrici dell' eremi Iorio già prima eretto 
sul detto monte , un pellegrino per nome Teocle 
Chmnla presentossi al Vescovo di Bologna Gerar- 
do I, e dicendosi Tenuto da Costantinopoli presentò 
un* immagine di Maria Santissima in tavola che il 
pellegrino asseriva dipinta da san Luca Evangeli- 
sta , e che affermava doversi collocare sul monte 
deUa Guardia alla venerazione dei fedeli , la quale 
immagine fu consegnata alle donne nel giorno 
8 Maggio 1160. Quantunque molti neghino questa 
pittura poter essere stata opera dell' evangelista , 
la tradizione e moltissimi autori d'alta fama se- 
gniti dal nostro Calindri tengonla sua, non trovan- 
do poi impossibile a ben considerare ogni circo- 
itanza , che san Luca Evangelista fosse stato cono- 
scitore df pittura. Checché sia però di questa con- 
troversia ce ne passeremo; essendo però certo che 
il nominato Vescovo alla presenza del detto eremi- 
ta , e di molti personaggi riguardevoli cittadini bo- 
lognesi, consegnò la santa immagine alle due pie 
donne che la collocarono nella loro Chiesina di 
san Pancrazio : e quest' atto trovasi registrato in 
autentico documento conservato presso le suore di 
san Mattia che colassh dimoravano. Dopo le due 
suddette eremitesse trovasi vivere in queir eremi- 
torio Angelica Buonfantini cugina delle medesime 
e figlinola di Caide, e di Bologna, figlia di Gherardo 
da Guazzo i la quale Angelica avendo avuto in dono 
da sua madre due pezze di terra strinse nel 1192 
un contratto col priore dei Canonici di santa Ma- 
ria di Reno donandogli le nominate due pezze a 
condizione che la consigliasse nel governare 1' ere- 
mitorio , e nell* ampliazione dei fabbricati , e che 
potesse ricevere altre pie persone che volessero colà 
ritirarsi , col patto ancora di alimentarle colle ren- 
dite dei beni ceduti in caso di bisogno , e che le 
fossero concessi alcuni di quei Canonici per assi- 
•aleria; come di fatti richiese il CanoBlco UufiraoM 



e il prete Alberto di Roferio. Le quii eoodiiioql 
fttrono aceettate da Ugo priore di detta canonici 
di santa Maria di Reno , e di san Salvatore , dopo 
la qnale accettazione la detta Angelica alla preten- 
la di tettimonii si fece conversa di santa Maria di 
Reno e indossò gli abiti di canonichessa ; come 
puossi rilevare dai rogiti del notaro Tettacapra sot- 
to il giorno 30 Luglio 1192 esistenti presso i Cano* 
nici di san Salvatore. Qnesta donna sostenne nni 
lite contro il priore di santa Maria di Reno che to- 
leva recedere dai patti stipulati e ne usci Tincitri- 
ce; poscia nel 1193 si portò a Roma per ottenere 
da Papa Celestino 111 concessione di erigere una 
Chiesa più vasta e più decorosa con altri fabbri- 
cati opportnni ; nella quale dimanda non solo fu 
esaudita , ma il Papa slesso le consegnò di sua 
mano la prima pietra da collocare nel fondamento; il 
che risulta dal breve di quel Pontefice scritto al Ve- 
scovo di Bologna Gerardo Ghiaia de' Scanabecchi , 
nel quale gli ordina di portarsi in persona a cele- 
brare la sacra cerimonia ; e questo breve fu trova- 
to nell' archivio delle Suore di san Mattia. Nel gior- 
no 20 Novembre 1197 essendosi essa nuovamente 
portata a Roma ottenne dal Pontefice un Breve con 
cui dichiaravasi la nuova Chiesa da lei edificata e 
gli annessi fabbricati sotto l' immediata dipeodenia^ 
della Santa Sede , e di piti consegu) favorevole tea- 
lenza nella lite rinnovata dai Canonici di santa Ma- 
ria di Reno per l' oggetto di sopra menzionato i la 
qual lite , ognora sopita ma non mai affatto tenul- 
nata , ebbe fine all'amichevole nel 1211. Intanto la 
devozione alla sacra Immagine era venuta crescet- 
do, e molte donazioni erano state fatte a quel ten- 
pio e si potè erigervi una canonica in cui mante- 
nervi un certo numero di canonici col loro priore» 
il che pare effettuato nel 1209; confermandorisl 
però meglio nel 1211. Uno dei priori della canonica 
di santa Maria del Monte della Guardia fti 11 flBO> 
naco di san Procolo Giacomo detto Giacomino , già 
Cappellano della Chiesa parrocchiale di Casaglia, 
eletto dai Canonici colassìi stabiliti; la qual elezio- 
ne non essendo piacciuta ai Canonici di santa Ma- 
ria di Reno se ne fece piato nel foro e dopo naolto 
agitarsi fin) colla rinunzia di detto priore accaduta 
alli 22 Gennaio 1212 : tanto piU che avendo egli ot- 
tenuto un privilegio di essere irremovibile da quel 
priorato aveva incontrato la disapprovazione della 
saggia Angelica fondatrice e padrona della Chiett 
di santa Maria della Guardia ; la quale mancò alla 
vita poco dopo questo tempo. Costei fu donna va- 
lorosa e di alti spiriti , e una di quelle molte clM 
pel ioro magnanimo operare hanno lasciato iUnstra 
fama alla mia Bologna. 

Dopo la rinunzia del suddetto priore trovasi elet- 
to un certo Alfredo canonico , che pure rinunziò , e 
dall' alto di rinunzia appare aver ciò fatto perchè 
le rendite non erano bastevoli al mantenimento dei 
Canonici , onde il Cardinale Ottaviano UbaMinl che 
aveva ricevuto quella rinunzia , abolì la Canonica 
asiepMndo i beni a suor Baltena , taòr Dana a i 



MnHia • f«i c ctod o toro fitte le nglonl e prifi- 
kgi «élla abolite caooalca fotto coiMBdo che dal 
jMMStero delia SanUtiina TrioiU di Romano pas- 
iaaiaffo a dinorarc aUbilneote al monte della Guar- 
dia ad islmiloiie delle eremitesse. Mossa gnerra 
4ai Caneaici di saate Maria di Reno a qneste snore 
ai diede Inogo a f raodi dibattlmenU forensi , ma 11- 
■alaacate le suore ftsterono padache abiUlrici del 
Basirò BMBtes anzi da Inooeeozo in, Onorio III, e 
Gregorio IX ottennero per se e per la Chiesa e per 
tatto ciò obe spettefa alla medesima , la conferma 
delle csenxioni e privilegi accordali alla famosa An- 
gdica da Celestino III. Nel 1S80 poi le monache del 
aaaate ddla Guardia mutarono l'abito Agostiniano 
ad Domenicano per comando di Fra Latino Cardi- 
aale e Vescovo di Vdletri. Nd 1305 fu ristaurato 
il tempio dove conservavasi la santa Immagine che 
gib testo era venerata dai Bolognesi non solo , ma 
aaeora dai forastieri , di guisa che nd 1360 essen- 
do foelle alture invase dalle armi dei Visconti di 
ililaoo^ che dovunque menavano tanto guasto , il 
■ostro. Santuario restò illeso da quella ftiria. Nd- 
r aoao 1395 però un turbine straordinario gittò a 
terra fl campanile, e ne squassò in parte le mura. 
Rilevasi da un Breve di Eugenio IV che nel 1438 il 
panastero dal Monte della Guardia fu unito all' al- 
tra dello stesso ordine esistente nella Chiesa di 
asa Mattia in Bologna i né la detta unione non di- 
Itrsiie le Monache dal servizio ddl' illustre San- 
ìmèno , ma nove presiedevano continuamente al suo 
iervizto, e ogni due anni venivano surrogate da 
altre nove che dal Convento di san Mattia di Bolo- 
gna passavano sul sacro monte j e tento fu il fer- 
vore di qndle Monache , e la forza della divozione 
de'feddi, che 40 anni dopo la citete unione si potè 
liedilkare il tempio della Beata Vergine con piti 
magoificenza , e molto pili ampio dell' antecedente. 
Yeaae sempre crescendo l' affetto e la riverenza dei 
feddi verso qnd Santuario , di modo che fa neces- 
urto che il Senato bolognese instituisse una com- 
asiaaiooe d' uomini specchiati per probità , i quali 
awBlaistrassero le generose offerte fatte al sacro 
teaapto continuamente , e provedessero ciò che era 
aacatierì pel rdigioso servigio dd santo luogo, e 
faaato occorreva pel materiale decoro della Chiesa 
■aa aolo » ma di tutti gli annessi edirizii. Siccome 
pai ia dai primi anni che la benedetta immagine 
«bbe la tua sede nel monte della Guardia fu scopo 
ala riverenza e alla venerazione della rdigiosa Bo- 
lagaa , cosi nelle awersitb si ebbe ricorso a lei , e 
■d laOS e ad 1365 fu trasportata con solenne pro- 
aeiaiooe in dttb ; e nd 1433 , essendo Vescovo il 
Beato Nicolò Albergati, il Senato stebill che ogni 
aaao per le rogazioni yenisse la miracolosa Imma- 
gìM traslocate in città perpetuamente. Avveniva 
però cbe per le prolungate piogge i fedeli non po- 
tfSifm muovere al santo monte , od anche l' annua 
MifMiil^ dd trasporto fosse eoo gran disagio effe- 
taate t qaladi comiaciò a vagheggiarsi l' idea di un 
particato dw partisse dalla porte di Saragozza e 



icgnltetie latte la via fiao al Santaarlo. e prtao a 
proporre questo gigantesco peadero al Senato Ai m 
Canonico Lodovico Zeneroli di Cento, che da prtoM 
non fn quasi ascolteto tento sembrava a dasoino 
impraticabile una tei' opera : ma il buon religioso 
non si stencando però, anzi Ingegnandosi tirare al- 
tri nella sua sentenza, riuKl a spargere la persua- 
sione di tanto lavoro in un gran numero di eltte- 
dini , e congiunto al Marchese Girolamo Albergati , 
al pittore Giacomo Monti, e al depositerlo dei flib- 
bricieri Giacomo Land! ripropose al Senato la graa- 
de opera , che considerata meglio la disposiziooo 
dell' animo dei cittedini per questo riguardo, venne 
pienamente approvate ; e convenuto il modo , e scd- 
ti gli nomini per raccogliere le offerte a quest'uo- 
po , il dì 28 di Giugno dd 1674 fta gittete la prima 
pietra nelle fondamenta non già dove ora principia^ 
ma pih avanti , e cioè all'arco segnato 130; ponen- 
dovi ancora una medaglia di bronzo portente da 
una parte lo stemma di Clemente X , e dall' altra 
quello dd comune di Bologna. Si proseguirono gli 
archi fino al Mdoncello ; e nd 1675 poi essendo le- 
gato a latere in Bologna il Cardinal Bonacorso Bo- 
nacorsi edificò a sue spese il grand' arco a forma 
di tribuna sostenuto da quattro pilastri che appe- 
na fbori di porte db prindpio a questo cdebre nso- 
nu mento della pietà bolognese , e si prosegniroao 
gli archi fino a conginngerli agli altri. 

Al luogo detto il Meloncel)o si abbandonò la stra- 
da che da Bologna mena a Porretta costegglante a 
destra dal portico , e gitteto sopra queste via un 
ponte sostenuto da grossi pilastri vi si eresse sopra 
il portico ornandolo con bugnati , con colonne ele- 
ganti sostenenti una bella tribuna , e con altri or- 
namenti architettonici secondo un disegno dell' ar- 
chitetto Francesco Galli Bibiena } quindi al comincUr 
dell'erta, costrutta una cappella dedicate al'An- 
nungiaxione di Maria, si venne ogni tratto in- 
termezzando r ordinaria maniera degli archi con 
una grande arcate a sfondo nd moro laterale per 
formare una cappella aperta , delle quali 15 d veg- 
gono fino al principio della scala che mette sulla 
sommità del monte , e in ciascuna fki dipinto ubo 
de' misteri che nella recita del santo Rosario d me- 
ditano. Nel tempo stesso che si edificavano I poN 
tici su pel monte , i Fabbriccieri del Santuario con- 
siderando che la Chiesa allora esistente non corris- 
pondeva alla grandezza di quell' opera nagaifi- 
ca , vennero in risoluzione di costruirne una che 
in grandiosità e magnificenza , ed eleganza di di- 
segno consuonasse col rimanente: e trovati i dlte- 
dìni pronti ad ulteriori spese , nel giorno 26 Lnglto 
del 1723 fu con istraordinaria pompa e concorso di 
gente d'ogni classe, dall' Eminenlissimo Boncompa- 
gni gittela la prima pietra nelle fondamenta dd 
tempio attuale che nel 1765 a dì 25 Marzo fu con- 
sacrato dal Cardinale Vincenzo Malvezzi Arcivescovo 
di Bologna , e nd 1757 era stata condotta a line la 
gran facdata dd tempio a tutte spese ddl' immor- 
tele nostro coocittedino Benedetto XIV. come da 



li^ poiU ■ÉB'iiairM Ma CUtsa lofn la por. 
la mèùfit^ 1 1 poiiid poi cooiottl a coagiugoenl 
COQ oaa parto latorala della tecdala itoiia. e prò- 
legueodo a modo di galleria aTaoU la porto dd 
ncdailiiio tonplo , e dUceiideati daU* altra parto 
floo. sul ripiano del «onte taroao temilBatt circa 
nel 1789. 

L* interno di questo Santoario figura dne of di 
in croce contornati aU' alto da un gran cornicione 
poggUnto 8U colonne scannellato d' ordine corintio. 
U aonunitli è tonnato da un gran catino che ter- 
minando in una arditiasinia cupola » dà ali' ediflzio 
molta maestà e grandezxa. Due grandi Cappelle 
sono nei dne punti contrarii e più lontoni dell' ora- 
te, e altre quattro pih piccole Cappelle ai lati , col- 
l' aitar maggiore in fondo, entro una gran Cappel- 
la • nel cui muro di cinto in nicchia , contornato di 
marmi finissimi e arricchito di ori ed argenti, sto 
te santo Immagine adoma di gemme e d' altri pe- 
regrini fregi. Per accedere a questo nicchia sono 
praticate due scalee ai lati dell'altore dietro cui 
formasi un ripiano col perimento messo a finissimi 
marmi di rari colorì. I dipinti deUa Cappella mag- 
gtere sono di Vittorio Sigari i le pilastrate e il cor- 
QickMie dipinti a disegno marmoreo sono di Dome- 
nico GiottL La tela rappresentante san Pio V nella 
prima cappcUa laterate a destra di chi entra , è di 
Gioranni Viani i i dipinti laterali della medesima 
sono opera di Nicolò Bertuxzi. La coronaiione di 
Maria nette contigua CappeUa è uno degli ultimi 
dipintt del CayaUere Donato CreU , e U sotto qua- 
dro rappreaentente la Maddalena è di buona mano. 
La Madonna col san Domenico e i misteri del Ro- 
aario rapprcsentoti nella tem Cappelta, si debbo- 
«0 al pennello di Guido Reni quando era in sni 
primordi deite sua splendida carriera , e i latorali 
anno di Giuseppe Pedretti. La teta della quarta cap- 
pdta rappresentonto TAssuaiione di Marte Vergine 
fti dipteto da Francesco Parona da Udine, e del Ber- 
Inaci sono opera i dipinti laterali. Nelte quteto cap* 
Pffla fencrasi te Reato Vargtee adorata dai SanU 



Pf«tettori di Rologna, mppfetcntott te una gran 
tote aon asimte bmfwrn e gmnda flneisa d'arte 
dal Cavalter CreU i e U Crocifisso scolpito , U S. Gio- 
ranni a te Madonna in riHero che reggonsi nella 
medesima cappella , debbonsi alto scultore Angelo 
Piò, dei Bertuizi essendo te dipintura rappresen- 
tonte i soldati che ritornano dal caWario, e l'altra 
te cui sono ritratti i dne profeti i i quali dipinti 
reggonsi ai bti di questo stessa cappella. Le stoloe 
poi che amroiransi nelte Cappefla del Rosarto sono 
tettura di Gaetono LollinI, e del prelodato Angete 
Piò sono Cittnra tutte te altre stotne che qua e te 
▼eggonsi sparse pel corpo ddte Chiesa. II tempio 
per noi descritto colla sua maesU , ampiezza ed 
eleganza, fa aperto il ralore art&tico deìP illustre 
architetto Francesco Dotti che ne iuTentò il disegno 
e ne sorregliò l' esecnzione i e consideratolo unito- 
mento al porticato , te perenne testimonianza del 
generoso animo , e della singoterissima pietà del 
Bolognesi, i quali con offerte spontonee e libere, 
in men di 90 anni condussero a compimento un'ope- 
ra che costò pih di 346.000 scudi romani , non con- 
tondo tutti gli ori e gli argenti e te pietre preziose 
di che si potè ornare l'immagine, te nicchte e la 
Cappella maggiore ralntati oltre 70,000 scudi ro^ 
mani. Né solo a que* giorni era calda e polente nd- 
r animo de' dttodini bolognesi te sante religione , 
che a' nostri giorni pure ne son pteni , e il dimo- 
strano Je numerose oWntt quotidtenamente tet^ 
aU' uopo di conservare con opportuni risteuri il 
grande edifizte, e te frequenza degli adoratori con- 
correnti al gran tompte , e la straordtearia alle- 
grezza , anzi il tripndte onde ogni anno esulte l' in- 
tera citte nel ricerere fra te sue mura te benedet- 
to immagme. Oh di quante opere ammirande può es- 
ser capace un popolo che sente con tanto caldezza 
gli •ttétii rdigiosi , e che ama si dtomeoto te pa- 
irte da rolerla ornato e ricca di tonto monumento! 



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DELLA MEZZOLARA. 




Veizotara è nome antichissimo di un 
ftli^tretlo parrocchiale nel contado 
Jl bolognese, situato al nord-est della 
TciU^ alb djstania di miglia 13. E che 
[ qyestrv aome salga ad una remota an- 
licbità , oltreché trofasi cosi usato in 
le piU antiche memorie che riguar* 
da no gue^ta distretto , si può dedurre an- 
che éiìÌA sua derìTazione che pare , secon- 
do pure r opinione del Malvezzi , composto dai due 
cognomi MeHus o Meeiui, e Oltìut o Olius, i qnali 
si leggono nelle tavole piacentine, nelle iscrizioni 
di Grnterio , ed altrove. E può esser veramente 
che ai tempi del romano impero famiglie di tali no- 
mi ahitassero in questa terra , e che dalla corru- 
zione poi dei medesimi ne sia uscita la parola Mez- 
zolara. Quando però gli abitanti di questo luogo ve- 
nissero alla credenza del Cristo , non è manifesto , 
come pure ignoriamo quando si fondasse ivi da 
prima la Chiesa parrocchiale; giacché la presente 
fO edificata dal Conte Filippo Bianchi nel 1459, 
come dalla seguente iscrizione che leggesi nel por- 
tico lateralmente alla porta maggiore della nostra 
Chiesa. 

TBMPLTM noe DVDVM PER IfOBILES DB BLàlfOlIS 

rvKDrrvs «dificatvm ad prjksens vetvstatbm 

DlftTPTyM PB0VIDKNTI4 BRVICINI PH1LIPPI DB 
BLARCniS PR«DlCnS RBJBDIPICATYM FVIT ANNO 
D. HCDLIX DB IIKNSB SEPTBMBRIS. 

E per avere la casa Bianchi sostenuto la spesa 
di ima tale erezione diventò posseditrice del di- 
ritto di nominare il parroco; e dalla famiglia Bian- 
dii passò un tal diritto ai Boecadiferro , quindi alla 
Contessa Teresa Legnani vedova Malvezzi; quindi 
al Conte Pietro Malvezzi , e ora ai suoi eredi. 

Da prima la parrocchiale in discorso fu incor- 
porata nella congregazione plebanale de' Santi Ger- 
vatio e Protaslo di Budrio, e vi restò fino al 1636; 
ad qnal anno alti 29 di Settembre con editto del 
Cardinale Arcivescovo Girolamo Colonna, ne fu 
isenhrata ed eretta in Arcipretale e Pieve tito- 
tolare tenxa alemia dipendenza : in seguito poi pas- 
sò a far parte della pieve di san Giovanni in Trla- 
rio. L' intcmo Mia Chiesa é ampio , con 6 alUri 
II. 4 



oltre il maggiore che ha un dipinto rappresentante 
san Michele Arcangelo titolare della parrocrbia : ed 
é bella fattura attribuita ai Caraccl. Fra gli altari 
laterali, quello dedicato al Rosario ha una pittura 
cbe rappresenta la B. V. del Rosario , ed é molto 
pregievole in fatto d'arte; e leggesi a piedi d'esso: 
1612 Dionisio Calvari Fiammingo fecU, È puro 
molto stimalo il quadro in cui é dipinto sant' An- 
tonio di Padova e sant' Ambrogio , e questo viene 
attribuito al Ghedini. Questa Chiesa ha il sacro 
fonte battesimale concessole dal Vicario d' allora 
pei rogiti del notaro Baldassarre Grossi ai 3 Otto- 
bre 1458. La parrocchiale di Mezzolara va ricca di 
un bel cimitero eretto dai fondamenti nel 1821 , t 
circondato per tre lati da un porticato , i cui ar- 
chi servono di sepolcro gentilizio per le famiglie 
dei signori proprietari! che concorsero alla spesa 
di erezione. La magistratura comunale sommini- 
strò la somma necessaria per erigervi i muri di 
cinta all' altezza di • sei piedi ; tutto il restante 
edilizio dei portici essendo stato compito dagli 
stessi proprietarii ora signori degli archi sunno- 
minati. 

Questo territorio parrocchiale é circoscritto da 
quello della Pieve di Budrio , di Vedrana mediante 
r Idice , di san Martino in Argine , di san Pietro 
Capofiume, di Duliolo, e dei Ronchi di Bagnarola: 
e in esso abitano nel Giugno del 1847 circa 1800 
individui cui modera spiritualmente il Molto Reve- 
rendo signor D. Michele Lucehi Arciprete attuale. 

Sei Oratorii pubblici venera nsi nel distretto in 
discorso , dei quali il primo e più importante è 
quello dedicato a san Pancrazio che servendo di 
sussidio alla parrocchiale merita che se ne tenga 
discorso un po' lungamente. E in primo luogo é da 
notare che l' erezione di questo Oratorio avvennt 
circa il 1565, come da visita pastorale delli 17 Ago* 
sto detto anno di Don Andrea Calegari Arciprete 
della Chiesa Cattedrale di Piacenza come deputato 
del Cardinale Ranuccio Farnese . perpetuo ammini- 
stratore del Vescovato di Bologna. Questa visita 
che fa parte dei documenti cbe trovansi nell' Archi- 
vio Arcivescovile , e dall' Eminentissimo Oppizzooi 
fatti raccogliere e custodire per un apposito Archi- 
vista , ci ammonisce come 1* Oratorio dedifato a 
san Pancraiio de' Casoni nel comune di Mezzolara 



fu edificato dalla nunificeaia t pietà de* signori 
Manzoli nobili bolognesi , i quali al tempo della yi- 
sita citata volefano che Ti si esercitassero I di?iol 
uffici mantenendo?! all' uopo a proprie spese il Sa- 
cerdote Don Cristoforo Benni della Diocesi di Ber- 
linoro. Risulta pure da altra risita pastorale delli 
5 Settembre 1573 tenuta da Monsignor Ascanio Mar- 
chesini f isitatore Apostolico , che il nominato Sa- 
cerdote era provveduto per la divozione della si- 
gnora Lucia Manzoli; ma da queste visite non ha 
luogo ad argomentarsi che questo Oratorio fosse 
ancora sussidiale: come poi provasi dalla visita del- 
l'immortale Lamberiioi Arcivescovo, indi Papa col 
nome di Benedetto XIV, nella quale sotto il giorno 
21 Marzo si ha certezza che il nostro Oratorio è 
sussidiale con cura d' anime , esercitata dal Sacer- 
dote Don Antonio Bononcini ; il diritto di nomina 
essendo passato ai Duchi d' Acquasparta. Nelle vi- 
site pastorali dei susseguenti Arcivescovi si trova 
ognora nominato sussidiale , e da quella del 1755 
sotto il giorno 19 Aprile si ha ceriezza che il gius- 
patronato veniva goduto dai suddetti Duchi d' Acqua- 
sparta unitamente agli Illustrissimi Marchesi Bagni 
di Mantova , ai quali spetta tuttora. Ora venendo 
agli altri Oratori! , non faremo che notarne il no- 
me e il proprietario , non presentando in se stessi 
cosa che sia degna d' essere specialmente menzio- 
nata. Di questi adunque uno è sacro a santa Nin» 
fa, ed è proprietà del signor Cavaliere Rusconi: 
un altro s* intitola a santa Liberata spettante 
alla nobile fimiglia Bolognini Amorini : un quarto 
venerasi sotto gli auspici di san Bartolomeo , e 
appartiene alla casa BaciocchL: il quinto è consa- 



crato a tOHt' Antonio Abate, ed è proprietà del- 
l' amministniiiooe parrocchiale pel legato Fabbri ; 
nel sesto venerasi san Carlo Boromeo; questo è 
tituato Ticino alla Chiesa parrocchiale e spetU alla 
medeshna. Nel suolo di questa parrocchia presso 
r Idice si vedevano vestigia di fondamenta di una 
casa nella quale morì schiacciata la famosa dotto- 
ressa Betisia Gozzadini ai 3 di Novembre 1261; poi- 
ché essendosi ritirata in vicinanza dell' Idice ed ivi 
ammaestrando la gioventh ta costretta a fuggire 
per una piena straordinaria sovraggiunta nel detto 
torrente , e allagata pure la casa dove essa erasi 
rifuggiata restò sepolta sotto le rovine della mede- 
sima , sfasciata dalla veemenza delle acque. Iq. que- 
sto distretto medesimamente avvenne una fiera 
battaglia tra i Bolognesi alleati dei Fiorentini ca- 
pitanati dal Duca d* Urbino , e l' esercito Veneziano 
comandato da Bartolomeo Coleoni nella quale i no- 
stri riportarono piena vittoria ; e ciò accadde nel- 
r anno 1467 secondo narrano gli storici patrii. Que- 
sto forse è quei combattimento che il Muratori nar- 
ra sotto il giorno 25 Luglio di questo stesso anno 
avvenuto alla Molinella j e pare con pili ragione , 
avvegnaché il luogo più forte dava maggiore ap- 
poggio all' esercito , perché dal capitano dovesse es- 
sere scelto a preferenza. Questo suolo é fertile, ben 
coltivato e ammiransi in esso i due palazzi appar- 
tenenti r uno alla famiglia Sforza bolognese, e l' al- 
tro al Cavalier Rusconi. Tutti gli affari civili di 
questi popolani vengono curati dal comune di Bu- 
drio , sotto la dipendenza di quel governatore. 




— 13 — 



SANTI PIETRO E PAOLO 



m lASVICBABO. 




u un eienco dd MoDiitero nonanto- 
isno lecoodo afferma il celebre Ca- 
JliDdrt, ricavasi che il distretto il 
Tqttxiiè ora è conosci alo sotto il nome 
^dì Rallignano chiamossi anticamente 
^ Lai! I E nano, e pare questo vocabolo de- 
rivato dal cognome I/Uinia che rinviensi 
nelle iscrizioni di Gruteriò riportato dal 
Uaheiiì , quando nel corrompersi il lin- 
guaggio totino si diede origine alla lingua italiana. 
É certo che nna famiglia LasHgnani fiori nel de- 
cioM terzo secolo in qnesto distretto , e che ebbe 
molta inflneoza nelle cose cittadine , e i cui mem- 
bri coprirono molte onorevoli cariche nel governo 
éeUa ikitìi di Bologna ; ma non si conosce affatto 
le fosse signora del castello che qui esisteva , e gli 
detse il suo nome , o se «scita da basso stato si 
fatse venuto innalzando per acquistale ricchezze, 
o per servigi prestati alla patria. La notizia più 
aalica che abbiasi di questo luogo è in un curioso 
fitnuBento di donazione rinvenuto nell* Archivio dei 
Tadrl di san Gio. in Monte , nel quale appare che i 
Padri e U Priore di san Vittore sotto il giorno 27 De- 
ceiDbre 1129 diedero una pezza di terra vitata e 
arativa posta nel comune di Rastignaoo a Giovanni 
SUvola e Alda sua moglie col solo patto che essi 
conduttori ringraziassero ogni anno i detti Padri. 
Rd 1163 poi i detti Padri ebbero in dono da Pietro 
di ftan Rofflllo e da Bona sua moglie , le loro per- 
iMe , e tutti i beni che possedevano nel comune di 
MB Rofflllo e di Rastignano. Da un documento no- 
tarile del giorno 8 Settembre 1207 si può conoscere 
r esistenza di un castello in questo distretto , poi- 
diè si dice : terra arativa in loco detto la CÀtti- 
tmra che fu di Pietro Bono converso di detta 
Ckieea (S.fYaneesco di Bologna) e della metà di 
«M cftate posto tneino al caitdlo di Rattignano. 
n terreno di questo circondario è Tertile, pro- 
daeendo molla e preziosa uva , biade di ogni gene- 
re, e molte (trutta. Fra gli edifizii ad uso civile è 
da Dotare nn palazzo grandioso della casa De-Bian- 
ehi che pure è signora di un altro casino in cui 
avvi una fontana perenne , che incanalata nel 1B51 
dai Connieiidatore Baldassarre Sighicelli, venne con- 
éotta iao alla strada postale che mette in Toscasa 



a comodo de' passeggieri, e conservasi tuttora al 
medesimo fine , avendo obbligo la suddetta famiglia 
di ristaurame la manutenzione quando bisogni. In 
essa leggesi la seguente iscrizione t 

D. 0. M. 

VUTOR SITIBVIfDB 

8ALVBBXM REGNO POTIOBRH BABBII8 LTHRUM 

SVBSISTB PAVLVLVM 

BIBXlfS NON ABIBIS AB8QVB GBATItS 

DOMINO HVIVSCB LOCI RBFXBBNDIS 

BALTRASS4B SI6BICBLLV8 

NOB. BONON: PBIL. DOCT. COLL. 

BT COMHKNDATOB PBIORAT. S. PROSP. PAVBNT. 

6BAN0B BOC TIBI PABAYIT GOMIODVM 

ANNO DOH. MDCLI. 

È poi deliziosissima la villeggiatura del principe 
Pio di Savoia , ornata di un palazzo da poco in 
qua ingrandito , e reso più bello , contornato da 
magnifico ed elegante giardino, con laghetti, grot- 
te , ed altro corpo di Fabbrica imitante gli antichi 
Castelli , e tutto ciò che può concorrere a rendere 
un soggiorno accetto e piacevole ad abitarvi. Questo 
distretto è situato a tre miglia e mezzo circa da 
Bologna ftiori di porta santo Stefano , circoscritto 
dalle Parrocchie di san RufflUo , di Jola , di Sesto , 
di Montecalvo , della Croara , e comprende in que- 
sto mese di Giugno 1847 circa 370 individui, i quali 
sono civilmente retti dal comune di Musiano sotto 
il governo di Bologna. 

Giacché per la singolare bontà dell' Eminentis- 
Simo Oppizzoni illustre Arcivescovo di Bologna pos- 
siamo consultare il ricco e bene ordinato Archivio 
della lodata Eminenza sua , ne ricaviamo grande 
aiuto nella compilazione dei cenni storici delle Chie- 
se parrocchiali di Bologna e sua diocesi : e rispetto 
alla Parrocchiale di Rastignano abbiam rilevato che 
nel 1378 ivi esistevano due Parrocchie, nna sulla 
cima d' un monte detto - La Sampiera - dedicato 
all'Apostolo san Pietro, e l'altra distante circa 
mezzo miglio sacra a san Girolamo , qoella di no- 
m'ma dei RR. Canonici di santa Maria di Reno , e 
quesU della Ulnstre casa Ghisiliert. Fino al 1700 
avevano avuto dipendenza dalla plebanale di Bologaa 



•otto il quartiere di Porta RaTenoate , ma allora , 
essendo Arcivescovo di Bologna il Cardinale Ga- 
briello Paleotti Bolognese, erano passate alla dipen- 
denza del plebanato di san RnflUlo , dal qnaJe di- 
pende tuttora la Chiesa di Rastignano. Fu nel 1574 
che i parrocchiani di san Pietro del nostro distretto 
supplicarono il citato Arcivescovo che attesa la yec- 
chiezza del loro tempio minacciante mina fosse 
trasportata la sede parrocchiale all' altra di san Gi- 
rolamo ; la qual supplica essendo stata esaudita fu 
tosto effettuata la traslocazione , ottenuta 1' appro- 
vazione del Santo Pontefice Pio V illustre membro 
della famiglia citata Ghisilieri , e quantunque la 
Chiesa di san Girolamo Tosse di suo diritto , tutta- 
via lo cede ai RR. Canonici Renani , i quali segui- 
tarono a presentare il Parroco di detta Chiesa in 
uno dei loro Canonici , e la Parrocchiale conservò 
il titolo di san Pietro come al presente. Nel 1652 
per la Bolla di Innocenzo X che aboliva tutti i pic- 
coli Conventi di campagna e la giurisdizion loro 
sulle Parrocchie , la Chiesa di Rastignano passò ad 
essere moderata da un Sacerdote secolare; ma nel 
eorso del tempo trovasi Parroco anche un qualche 
Canonico, come nel 1679 eravi Parroco Don Fran- 
cesco Ghisilieri bolognese Canonico Renano , e nel- 
l'anno 1712 fti Parroco Don Pietro Gualandi di Gag- 
gio di monte Prete secolare, che ivi morì il primo 
Dicembre 1717; subentrò nuovamente a regolare la 
nostra Chiesa spiritualmente nel 1718 un Canonico 
regolare nella persona di Don Ambrogio Montauri ; 
quindi nel 1724 sedè Parroco il Sacerdote secolare 
Don Lodovico Felice Torri bolognese a cui seguiro- 
no altri sette Sacerdoti secolari , e per ottavo 
1* odierno Parroco Molto Reverendo signor D. Raf- 
faele Biagi che fu nominato dall' Eminentissimo 
Oppizzoni li 11 Giugno 1S47. Da una nota però ve- 
nutaci dall' Archivio Arcivescovile sunnominato , ab- 
biamo che i Canonici non hanno mai perduto il di- 
ritto di nomina di questa Chiesa » se non alla sop- 



pressione loro per fìitto dei Fìrtaeesi , ma che alla 
ripristinazione dell'ordine la riebbero nuovamente. 
Al tempo dell' unione di queste due Parrocchie la 
Chiesa attuale era a travi i fu accresciuta in al- 
tezza nel 1764 e messa a volta , e facendo poggiare 
una grande arcata su due colonne si formò la Cap- 
pella maggiore , la quale contiene l' altare di cotto 
costrutto nel 1845 per cura del Parroco Don Gio- 
vanni Bolognini che resse questa Chiesa dal 1839 al 
Maggio 1847 , ed è dedicato a san Pietro titolare , 
il quale è rappresentato in una tela nell' atto di ri- 
sanare lo storpio ; ed è un bel dipinto del Tiarini. 
Due altari laterali senza Cappella sono nella nostra 
Chiesa , 1' uno de' quali è dedicato alla B. Vergine 
del Rosario a cui era nel 1718 eretta una confra- 
ternita e che ora pih non esiste : e l' altro è sacro 
a san Girolamo. Qualche altro ristauro fu praticato 
dal detto Parroco Don Bolognini che pure ingrand> 
e rista uro la Canonica. 

Il Cimitero della Chiesa in discorso trovavasi 
presso la medesima in luogo che impediva al Prin- 
cipe Pio di Savoia sunnominato di poter fare il 
cancello d' introduzione al suo Casino. Questi per 
ottenere libera la sua entrata concesse , con larga 
generosità , un pezzo di terreno della semina di 
una corba ad ingrandimento del terreno spettante 
al benefizio parrocchiale, e fece a sue spese il nuo- 
vo cimitero in luogo poco distante dalla Chiesa. Dai 
popolani di Rastignano si solennizza specialmente 
il giorno 29 di Giugno d' ogni anno perchè sacro al 
santo Apostolo Pietro titolare della loro Chiesa. Nel 
distretto parrocchiale di questa Chiesa eranvi tre 
Oratori pubblici , ma al presente non ne esiste che 
un solo dedicato a sani' Antonio Abate di pro- 
prietà della sullodata nobile famiglia De-Bianchi » 
ed è esso pure sospeso non potendovisi per ora ce- 
lebrare il santo Sacriazio. 

T. 



— 14 — 



SANTI FILIPPO E GIACOMO 



DEI RONCHI DI BAGNAROLA. 




pen molte sono le Chiese Parroc- 
bchUIt della Diocesi bolognese , del- 
|Je quali non si conosce l'origine^ 
Imperché niuoa memoria di esse, qiialun- 
ue ne sia la cagione, è perTeouta fino 
noi. Pi^rò osservandone la costruzio- 
I esam mando memorie Indirettamente 
'ìrerrntFsi aire medesime si ba luogo a de- 
' durile la remota antichità. Fra queste Par- 
rocchiali di origine ignota è quella de' Ronchi di Ba- 
gnarola , la quale tuttavia deve essere antichissima 
secondo appare dalla sua forma : e una memoria 
d' enfiteusi fatta dai Padri di san Gio. in Monte di 
certi beni che possedevano nel distretto della mede- 
tima , è segnata ali! 3 Giugno del 1151 , e chi sa 
quanto prima di quest' epoca esisteva questa Chie- 
sa. Il Campione delle Parrocchie bolognesi esistente 
self' Archivio Arcivescovile di questa città fa men- 
zione di essa soltanto nel 1378 , nel qnal anno dl- 
peodcra pure dalla plebanale di san Gervasio e Pro- 
lasio di Budrio come al presente. Il giuspadronato 
ddla parrocchiale de' Ronchi di Bagnarola fu anti- 
camcole della nobile famiglia Poeti di Bologna ; e 
per una primogenitura instituita dal Marchese Giu- 
seppe ultimo di detto casato , passò al Aglio mag- 
giore della casa Gozzadini, la qual famiglia tuttora 
trovasi posaedìtrice di tal diritto. 

V interno della nostra Chiesa è di semplice ma 
patita costruzione , che però al presente abbisogne- 
rebbe di essere ristaurata. In essa l' aitar maggiore 
è sacro al titolare san Giacomo Maggiore Apostolo 
e saa Filippo , rappresentati da un dipinto in cui 
vfggonsi essi Santi in atto di adorare la Madonna 
li Loreto s il <|nal dipinto è cosi ben conservato che 
pare da non molto uscito delle mani del pittore. 
ARrl doe altari sono ai lati di questo tempio j dei 
qaali quello a destra è dedicato alla Beata Vergine 
dcNa salute : e veggonsi ivi dipinti in tela i misteri 
con BMrfta perizia nell' arte , e con certo fare che 
dircbbesi questo dipinto opera della scuola dei Ca- 
raeci. L'altare di contro al detto è intitofato al 
SaatiasiBO Crocifisso , rappresentato da una figura 
ia istocco confitta in croce postavi per cara del 
Malto Reverendo signor Don Giacomo Nanetti an-, 
i dcU' odierno t questo altare prima era de- 



dicato alla Santissima Annunziata. Per cnra del- 
l' odierno Parroco Molto Reverendo signor D. Pie- 
tro Antonio Santini venne di nuovo eretto in que- 
sti ultimi tempi il fonte per la sacra lavanda bat- 
tesimale , la cui pila dì marmo statuario fu inta- 
gliata da Giocondo Giordani. 

n distretto Parrocchiale de' Ronchi di Bagnarola 
incontrasi fuor di porta san Vitale a 12 miglia da 
Bologna tra i distretti di Mezzolara , Duliolo , 
|an Martino in Soverzano, san Gio. in Triario, san- 
ta Maria Maddalena di Cazzano, e Pieve di Budrio ; 
in esso nel Maggio del 1847 firuiscono la vita circa 
760 individui che particolarmente festeggiano 11 di 
primo di Maggio , e il di 25 Luglio come sacri ai 
titolari della loro Chiesa. In questo distretto vene- 
ransi due Oratori pubblici , l' uno sacro a san Giu- 
seppe di proprietà del sig. Vincenzo Buriani , l' al- 
tro dedicato al SS. Salvatore appartenente al Con- 
te Ottavio Ranuzzi Malvezzi. Nel campanile di que- 
sta parroahiale sono tre ben concertate campane . 
fnse da Francesco Comelli nel 1789. La piccola di 
quelle che vi erano ai tempi del Calindri portava 
questo motto indicante l' epoca in cui venne fusa a 
i* autore - BOifACvasivs uè fecit. a. d. 1420 - la 
quale piti non esisto. 

Gran parte del descritto territorio è dato al- 
l' agricoltura e vi si ricava molta e buona eaaepa , 
molto grano , molta uva : e l' altra parte a risaie 
artificiali e valli , le quali secondo il Decreto Fro- 
sini del 1816 dovevano già essere posto a coltura 
secca dalla via delle Cavalle in su , e dalla parto di 
sotto fino dal 1819 1 cosa però che non si è ancora 
effettuato. Quindi i suoi abitanti vi campano là vito 
con queir agiatezza che puossi desiderare da chi è 
nato alla fatica : e molti di essi esercitano quei me- 
stieri che oltre l' agricoltura recano pur tonto van- 
taggio all' uomo che vive in società , e dei quali 
mal si potrebbe far senza. Quando sorgesse fra gli 
uomini di questo distretto o qualche attorco o dis- 
crepanza d* altra maniera , hanno ricorso alla ma- 
gistratura comuoitotiva di Budrio da cui dipendo- 
no , la quale magistratura In caso di avvenimenti 
superiori alle sue attribuzioni , metto capo al go- 
veroatore di Bodrio mcdesimamento. 

T. 



— 15 — 




DI LOVOLETOt 



^ì^ìtìt^^i^^^ 




I er isf>j egare l' etimologia del 
Lovokio, abbiamo no pelago t'enìN 
|iltziàne da sprofondarvisi dealrO'fr 
nò alla gola. Nelle veoGhie carte ai ìt(^ 
' va scritto il nome di questo territorio , 
^uanJo LupolUam, quando Lowreio, 
ed ora Lui^oldum , ora LueolHum , non 
, che Lùvefkio t Lovellè, onde il volgare di 
Vote , che gì' idioti ripetono ad ogni pie 
aospiiito. E di qui le opinioni che tale denominazio- 
ne derivasse dal crescervi i lupoli in gran copia s o 
dal trovarvisi nei dintorni molti lupi voracissifcrii ; 
o dall' esservi stato un bosco lieto (Lueu»4aHH8), 
o da OUkan, oliveto; o da OpoUtwn finalmeiHe, 
piantagione di Opi. -Ma checchessia di un tanl^ 
«liiaso d' erudizione , certo è però che Lovoleto \ 
luogo molto antico; giacché il Muratori nelle ita* 
Kane antichità cita un diploma del 899 , col quale 
il Re Berengario conferma all' Abbadia di Nonantola 
due porzioni della selva di Lupoleto; per cui non 
toma strano che un bosco fosse già in questo fuo^ 
go , e che di Inpoli diuretici vi avesse nascila spon- 
tanea. Dopo il qual tempo sunnotato, cento e oen* 
lo volte si trova parola di Lovoleto , e di possedi- 
menti che vi avevano alcune Corporazioni religiose, 
e spezialmente i Canonici di san Vittore e san Gio- 
vanni in Monte. ~ 1 possedimenti suddetti , per lo 
straripamento di Savena nel 1558 furono assai dan- 
neggiati : per cui in quell' anno , per sentenza del 
Vicario Generale del Vescovo , ne vennero diminui- 
te le decime; poi del 1665, essendo i Lateranensi 
caduti in debiti gravissimi , fecero vendita per ven- 
tisei mila scudi d' ogni cosa che possedevano in Cà 
de* Fabbri , e in Lovoleto , a Giacomo di Andrea 
Bugami , ricco gentiluomo bolognese. 

Questo territorio onde parliamo è circondato da 
qndli di Cà de' Fabbri , san Marino , Sabbiano , Ca- 
driano , Viadagola , Gnnarolo e santa Maria Mad- 
dalena di Galiano. E lontano dalla città sette mi- 



glia e mezzo, e la Chiesa Parrocchiale trovasi tnlla 
Strada che da Bologna mette per le Poste a Ferra- 
ra , e viceversa. Dipende dal Governo di Castel Mag- 
giore , dal Comune di Viadagola , e dal Plebanato 
di san Marino. -La detta strada postale attraversa 
il territorio della Parrocchia , e Saveoa vecchia Ti 
scorre per lo mezzo. Questo fiumetto , l' antica Sa« 
pina dei Romani , molte volte straripò , e molte 
volte in conseguenza allagò le circostanti campa- 
gne. Ciò avvenne di special guisa nell' anno 1551 , 
e nel 58 ; onde il Legato di que' tempi ordinò che 
si scavasse un alveo nuovo nel Comune di Lovole- 
to , per cui avvenne che porzione della Parroecliia 
in discorso rimanesse poi di là dal fiume. - Antl- 
cbissimamente la strada massima da Bologna a Fer- 
rara fti la presente : poi , quando il Reno più non 
immise le acque proprie nel Po sicché stagnando 
formò valli e paludi ampie verso Malalbergo , fta 
d'uopo giovarsi di altre vie per congiungere le due 
città ; sino a che , rasciutte l' acque in buona parte 
( per l' umana industria e pel tempo ) venne rista* 
bilita l'antica strada, eome tuttora noi vediamo» 
benchèi quella ancora di san Pietro In Casale e di 
Poggio Renatico possa all' uopo convenire. 

! Diari fanno ascendere la popolazione di Lovo- 
leto , nel 1768 ad anime 595 , e nel 1791 a 751 1 
onde vediamo che in ventitré anni si accrebbe ék 
176 individui. Dopo il qual tempo andò decrescendo 
la popolazione fino al 1810 , nel quale anno Lovo- 
leto non ebbe pih che 70f abitatori ; onde la tua 
diminuzione fu di 47 individui io diciannove anni. 
Di presente (come in tutta la Diocesi, almeno alla 
pianura ) la popolazione si è di nuovo aumentata ; 
il perché si contano nella Parrocchia di Lovoleto 
900 persone circa ; le quali in fatto di spirito ven- 
gono sorrette nel presente Giugno 1817 dal Mollo 
Reverendo signor Dan Giuseppe GiùWumM, che 
con lodata solerzia regge da cinque anni Q tuo po- 
polo. - Diversi casini di vlUeggialuni fCSgoMi pai 




^x 



■^ 



V 



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J 



territario di Loroleto. QaeOo de' signori Monti Ca- 
tignoli, a un lato della Strada Postale} uno éetU 
gnor! Cane alla parie opposta ; e qadlo de' signori 
Lagorio. Nella Tidoa Viadagola ha una villa il si- 
gnor Conte Antonio Pallayieini , cui spetto per ere- 
dito Ubbia Fabbri U ginspatronato della Chiesa di 
Lofoleto , e la nomina di obi ne tenga il goremo. 

La ({naie Chiesa , dedicata a san Marnante o 
san Mammolo martire , è probabilmente la pih an- 
tica fra le Parrocchie della Pieve di san Marino , 
essendone certa notizia fino dall'anno 1163, in coi 
sappiamo che possedeva poderi; il che ne porge 
indizio che fin d' allora avesse cura di anime. - Essa 
dipendeva nel 1300 circa dal Monastero di Mussi- 
gliano o Musiano ; poi quando questo nel 1307 tu 
unito a quello di Santo Stefano di Bologna, tro- 
vossi la Chiesa di Lovoleto soggetta al Cenobio di 
Santo Stefano, come nelle pagine del Casale e del 
Patricelli intorno all' Abbazia di Santo Stefano chia- 
ramente apparisce.— Forse i Benedettini di Mussi- 
gliano edificarono la Chiesa di san Mammolo di Lo- 
voleto , sopra i beni donati loro dal Conte Alberto 
e da Bertilla sua moglie. Ma quando nel 14i7 l'Ab- 
bazia di Santo Stefano fu convertito in Commen- 
da , r Abate Commendatario si spogliò del diritto 
di nomina , e nel popolani lo trasferi ; sicché a quel 
tempo Lovoleto divenne Parrocchia indipendente. 
Minacciando poi rovina la Chiesa , tu ricostruita 
prima del 1600 dall'agiata famiglia de* Chierici, che 
assunse il diritto di giuspadronato sulla medesima : 
onde poi per eredità passò tal diritto ai Fibbia Fab- 
bri ( 1686 ) ; indi al mentovato signor Conte Anto- 
nio Pallavicini. 

Neil' Atto di visito pastorale del 1568 , conser- 
vato in Archivio a san Marino, è detto che la Chie- 
sa era stota di recente rifatto dalla famiglia de'Chie- 
rici : ed esisteva ancora nel medesimo stato , cioè 
bassa e sparuto , al tempo della visita del 1686 , e 
forse ancora verso il 1785. Nel quale anno l' ottimo 
Paroco D. Ambrogio Galli , non potendone più com- 
portore lo stato squallido e meschino , si pose in 
an'mio di fame ricostruire un' altra dalle fondamen- 
to, coli' opera del capo-mastro Ariconi, coadiuvato 
in parte dai popolani, in parte dai possidenti di Lo- 
voleto. Ma non era bene a mezzo la fabbrica , che 
lo xelante Sacerdote cadde da un ponte della mede- 
sima , e ne mori ; laonde venne poi terminata nel- 
l'anno 1794, quando fu Paroco di Lovoleto D. Lni- 
gi Bettioi. 11 Campanile era stato compilo nel tre- 
mendo anno del terremoto 1779 , dal prefato Galli , 
che vi pose un'epigrafe nella base, e che vi fece 
fare la cuspide ad abbellimento della torre che già 
esisteva nel 1685. 

L' intemo della Chiesa è d'Ordine Jonio, in vol- 
to , e termina in un coro semicircolare , dove si 
vede un dipinto che sto frai migliori di Francesco 
Ciutfti pitlor moderno , e che rappresenta san Mam- 
molo il quale ricusa di sacrificare all' idolo di Giove 
Scrapide. - La sua festa si solennizza il 17 di Ago- 
sto.- Quattro altori laterali fanno pih adorna que- 



sto Chiesa. Nel primo a eorfw ewmgdH è wà baoi 
dipinto d' autore ignoto , che rappresenta il Crad- 
flsso con appiè la Penitente di Maddalo x il tolto- 
quadro , che figura il Salvatore , è di Jacopo Alca- 
Sandro Calvi , soprannomato il Sordhio : ed a tatti 
i dipinti maggiori è unito un sottoquadro, non pere 
di tran pregio. Nell'ultimo altere a destra è una 
^on tela , che finge il Bealo Leonardo da Porto 
Mltk^^o. Negli altri due alteri non sono dipinti 
raggnat*devoli. Notebile è la Via Crucis , condotto 
con amore e molto studio dalla signora Maria Cre- 
scimbenl , conosciuto per altre opere di assai dili- 
genza esecutiva. - Queste Chiesa inoltre ha il Bat- 
tisterio, erettovi nell'anno di grazia 1809. -Cin- 
que Cappelle aveva pure 1* antica Chiesa , la quale 
sorgeva quivi presso, e di cui rimane memoria 
materiale nel luogo dov* è in oggi la lapide stori- 
ca , che annunzia il passaggio di Pio VI nel 1782.— 
La Sagrestia nuova fu stabilita al tempo del Pa- 
roco Bellini. La Canonica venne pur rifatto dallo 
stesso Paroco, sul disegno di Lorenzo Bellini sno 
fratello , e venne sostituite a quella che costruiro- 
no i Chierici nel secolo XVI. 

In Lovoleto era un Ospizio , detto di sani' Ales- 
sio , che i Nobili de' Calderini fondarono pei poveri 
Pellegrini l'anno 1454, a mano sinistra lungo la 
strada recandosi da Bologna a Ferrara , e poco di- 
stante dalla Parrocchia. - Ma fra le tante cose utili 
cadute in non cale, fu ancor l'Ospizio di sant'Ales- 
sio , che al presente è convertito in tetto di rico- 
vero per pigionanti del paese , ma serba ancora il 
suo carattere di luogo dato all' ospitalità. 

Altri luoghi sacri vedevansi per lo addietro in 
questo lerrilorio; fra i quali santa Maria di Lovo- 
reto ; r Oratorio della Maesto del Fabbro ; la Cap- 
pefietta di san Giuseppe; quella di santa Maria 
Maddalena ; e l' altra della Natività di Maria Ver- 
gine. Don Giuseppe Checchi, Francesco Sora e Bar- 
tolommeo Zaniboni erano i proprieterii di questo 
nel 1685. - Oggidì , nella Parrocchia che stiamo il- 
lustrando , vi ha un Oratorio pubblico , sacro a 
sani* Antonio di Padova , ed attiguo al palazzino 
Monti Casignoli: un secondo dedicato a san Ttn- 
eenzo Ferreri, appartiene ad un signor Sellili di 
Castel Maggiore , ed è un elegantissimo Oratorio » 
con portico davanti , situato presso al Casino di 
esso signor Selml. Un terzo finalmente . intitolato 
a santa Croce , è de' signori Amorini , in Inogo 
detto il Bolognino , perchè appartenne al signor Ful- 
vio Bolognini, onde gli Amorini sono eredi. 

Ed eccoci ai Parochi del Lovoleto , de' quali è 
discesa a noi la memoria per la catena de' secoli. 
Nel 1499 era pastore del paese Don Tommaso dal 
Gambero , laureato in legge nel 1483 , e che del- 
l' anno 1506 era Canonico di san Petronio ; sicché 
forse non istette mai col suo popolo. - Volgendo 
il 1556 fu scelto a Rettore Don Marco dal Chierico 
de' Chierici , che ricostrusse la Chiesa e la Cano- 
nica. E dopo trentotrè anni, sollentrò a lui un suo 
firateOo di nome Nicolò. Al tempo poi della visita 



ad 16d5 , era Paroco di LOYOleto Don Gitcomo Pa- 
risiol i Oli succedettero Don Cesare Sarti , D. Frao- 
cesco Poggi, Don Giuseppe Maria Padorani, che vi 
ÉU?a ancora del 1702. Poi Don Sebastiano Borgia , 
che moriva del 1727 ai 9 di Gennaio ; e cui venne 
appresso Don Domenico Montanari» altissimo d'in- 
telletto, splondido dì cuore, maestro in leggi, pò- 
verissimo di patrimonio , santo di costume , sem- 
plice di modi . umile in faccia a tutti , grande nel 
•ospetto di Dio. A lui tenne dietro nel 1774 quel 
Don Ambrogio Galli che per) nel rinnovare la casa 
di Dio , e che prima d' esser Paroco di Lovoleto fu 
Cappellano allo Spedale dell' Idice. Resse costui di- 
ciannove anni, cioè fino al 1784; in cui, morendo, 
lasciò il suo gregge al bolognese Don Luigi Bettini , 
che trai Rettori di Lovoleto fu tale da proporsi in 
esempio. Lungamente governò il Bettini la Chiesa 
in discorso ; e noi desideriamo che per lunga sta- 
gione possa reggerla puranche 1' attuale Don Giu- 
seppe Giovannini : imperciocché essendo in lui mol- 
to affetto pe' suoi popolani , e in questi verace de- 
vozione pel benigno Paroco ; è sorta per ciò tale 



nobile gara di scambievole benevolenza, che non 
può recare se non fìrutti di comune benessere. Di f- 
fatto , come da discordia tra inferiori e superiori 
non nascono che guai , cosi da concordia non deri- 
vano che gioie : cbè il volere de* maggiori si fa leg- 
ge di ubbidienza pe* minori , i quali pongono opera 
per mandar contenti gli onesti desiderii de' loro go- 
vernanti i e questi, allettati dall'amore de' sudditi , 
studiano ognora nuovi mezzi per renderli piò lieti 
e felici. Sicché addiviene che la concordia sia fonte 
inesausta di coosolazioni , e valga al progresso del- 
le genti nel moc piò ampio ed efficace che possa 
mai desiderarsi. IX quale verità non hanno a cer- 
carsi altrove i parU esempi. Si volga uno sguar- 
do ali* amore di recip^ocanza fra l' Augusto PIO IK 
e il suo popolo fortunatissimo , e sarà manifesto , 
come il concetto nostro si apponga al vero , e come 
non possa conseguirsi prosperità e miglioramento 
neir umana famiglia se non per le vie della concor- 
dia , dell' affezione e della pace. 

Dottor S. Muzzi. 



"^^L^ 




— 16 — 



d« &ii^334Mi<i» m mum. 




opn un coDe isolato ebe fra i 
iti s'erge in riva all'Idice alla di* 
^stanza di 18 miglia circa da Bolo- 
' gna fuori di porta Maggiore redesi la 
t Chieda Parrocchiale di Bisano , il cui 
, circondario trovasi confinato dai di* 
, stretti dì Villa, di Castelnuovo, di san Be- 
nedetta di Cassano , e fa parte delia con- 
gregaiiooe plebanale di Barbarolo. Che in 
fiiesto distretto fosse una Chiesa col titolo di Par- 
rocchia anche verso il mille , se noi possiamo cer- 
tificare da memorie autentiche^ si può ben argo- 
■MDtare da varie storiche circostanae riguardanti 
foesto luogo. E in prima i trovasi in un campione 
aatico di tutte le Chiese diocesane di Bologna sotto 
il plebanato di Barbarolo quanto segue ~ Decima 
Chiesa suddita è sant' Alessandro di Bisano colla- 
xione dell'Ordinario. Fu edificata circa l'anno 1300. 
V* era un castello anticamente , e per edificarlo fu 
feltata a terra la Chiesa , che era sotto il titolo 
de' santi Biagio, Alessandro e Nicolò, che tn poi rie- 
dificata altrove nel detto castello. Ora è semplice 
horghetto di case , ove si fa il mercato il Martedì 
e ad giorno di san Rocco una Fiera di Bestiami e 
Merci. - Se adunque col materiale di una Chiesa 
già praesistente fu edificato il castello^ di cui pure 
fia dal 1109 trovasi fatta menzione , come vedremo 
fib avanti , forza è l' inferirne che molto prima 
(iMse stata innalzata una tal Chiesa , la quale ven- 
•e allora alterata forse per essere In cattiva con- 
disione. In un campione delia Reverenda Mensa di 
Botogna leggesi che nel 1378 sotto la pieve di Bar- 
barolo nel circondario conoscinto col nome di Bi- 
taso erano due Parrocchie , r una detta san Bene* 
dello , r altra san Biagio ^ le quali pure sono indi- 
cale da un posteriore campione del 1400 , trovan- 
doviti di pih aggiunta quella di san Gio. Battista t 
e saette tre medesime Parrocchie sono annoverate 
la aa libro delle Chiese Parrocchiali della città e 
bacasi di Bologna sotto l'anno 1508. Nella relazlo- 
at di yisiU fatU alla pieve di Barbarolo nel 1545 
dal Vescovo di Sebaste Monsignor Agostino Zanetti 
vieae indicata la Chiesa Parrocchiale di santa Croce 
di Bisano che era retta da Don Raffaele Vanti, non 
Iravaadosi pih nominate le tre suddette Parroc- 
duali. AU'aaao 1555 sotto il giorno 7 Agosto, fu 
ànovaiBente visitata la plebanale di Barbarolo da 
Doa Fìrancesco Palmi dell' ordine dei Gesuiti depu- 
talo a ciò dal Vescovo di Bologna Cardinale Gio- 

TOMO II. 5 



vanni Campeggi : e nella relazione di questo Visita- 
tore si trova in Bisano una sola Parrocchia già de* 
dicala a sant' Alessandro come presentemente , a in 
seguito fu sempre cosi chiamata aggiungendovisi so- 
lo alcuna volta alias santa Croce : ma dopo il 1700 
viene sempre la nostra Parrocchiale appellata colla 
denominazione di sant' Alessandro. Prima del 1566 
dovette la nostra Chiesa subir forse un generale ri* 
stauro, perchè sopra la porta maggiore nell'inter- 
no , leggesi quest' iscrizione : 

D. Pimo TAirri parhoco pece consacram svi- 
sta CHIESA DAL CARDINALE PALEOTTI ARaVSSCO- 
VO DI BOLOGNA 5 OTTOBRE 1566. 

Dai Parrocchiani poi fu ristaurato nel 1751 U 
campanile che era stato in parte diroccato da un 
fulmine; del qual campanile restano al presente po- 
chi avanzi , e le tre campane che formano un di- 
screto accordo , si trovano al pian terreno appese 
a due travi. 

L' intemo della nostra Parrocchiale è a travi , 
solamente la cappella maggiore essendo a volta for- 
mante catino , nella quale ai lati sono due cantorie 
coir organo in una. L* altare di questa cappella è 
dedicato a sant' Alessandro titolare della Parrocchia 
rappresentato da un dipinto in tela in atto di ado* 
rare la santa Croce ; dove pure veggonsi sani' An- 
tonio Abate e santa Lucia. Degli altari laterali qud- 
lo a destra è formato di scagliola di bdla nostra , 
consacrato al Santissimo Crocifisso , rapprcscatato 
in una tela in cui è dipinto san Carlo e san Fran- 
cesco : in questa stessa cappella nel muro laterale 
vedesi un dipinto in tela antichissimo che rappre- 
senta la Beala Vergine col bambino. L'altro altare 
laterale rimpetto al già nominato , è sacro alla 
Beata Vergine del Rosario che vedesi effigiata la 
una tela con attorno tanti quadrettini rappresen- 
tanti I Misteri del Rosario. Questo altare è come 
l' altro formato di bella scagliola , ed è entro cap- 
pella internata più grande della già descritta , la 
quale pure è internata , e 1* altare del Rosario è 
privilegiato. Ad un lato di quest'ultima cappella 
leggesi un'iscrizione indicante che la famiglia di 
Giovanni Dalle donne edificò 1* altare e la cappella 
ani 19 Agosto 1519. La festa titolare della nostra 
Parrocchia si edebra il giorno di santa Croce , e la 
seconda Domenica di Luglio : e il Molto Reverendo 
signor D. Giui$fpe CaisoUtri è I' attuale Parroco 



(fi qnesta ChieM , nel cui circondarlo sono 1 se- 
guenti Oratori. Il primo è dedicato a ionDomitUeo 
nel Palazzo di BlMno di proprìcti deili «Ignori Lui- 
gi , Domenico e Giacomo Vanti fratelli. Il secondo 
intitolalo a san Rocco collocato nel Borgo pare di 
Bisano appartenente alli signori Ugolini , il quale 
hi edificato verso il 1510 dalla famiglia di Giovanni 
Dalle donne } un terzo sacro a san Giovanni Bat- 
tista posto nel luogo detto il Bosco. Fu edificato 
dalla famiglia del fu Francesco Cella nel torno del- 
l' anno 1000 , ed ora appartiene al signor Francesco 
Romani : e per ultimo 1* Oratorio del Casone dedi- 
cato alla B. Vergine della Neve, di proprietà dell! 
signori Vecchi che lo edificarono entro l'ottavo se- 
calo , ma questo al presente è diroccato. 

Quantunque nel territorio Parrocchiale non veg- 
gasi traccia alcuna che mostri essere ivi stato un 
castello assai forte s pure tutte le storie bolognesi 
ne parlano , e sebbene non indichino quando e da 
chi venisse costrutto, è certo che nel 1109 gik esi- 
steva , trovandosi io un istrumeoto di donazione 
fatta al Monastero di santa Cristina di Stifonte da 
Ire fratelli Mainfredo . Ubaldo e Guido , sotto il 
d) 27 Settembre anno detto , pei rogiti del notaro 
Raimberto , che i suddetti donatori sono chiamali 
figli del signor Quidone dd casteUo di Bisano ; 
ed avvi luogo a sospettare che io quel tempo il 
detto castello potesse appartenere ad un qualche 
Conte particolare che lo avesse come in feudo. 
In qualunque modo però fosse la cosa nell' an- 
no 1266 è certo che esso fu venduto al comune di 
Bologna da Ubaldino dei Conti di Loiano ; Il qnal 
castello poi nel 1275^ se vero dicono il CriflToni , la 
cronaca Miscella e il Ghlrardacci , restò preda dei 
Lambertazzi dopo la vittoria da essi riportata con- 
tro i Geremei al ponte di san Procolo vicino a Faen- 
za. Famosissima fu in quei tempi , e dopo , la fa- 
miglia potente dei Bisani , la quale forse fu signora 
del detto castello prima dei Loiani , o anche in pri- 
ma origine , perchè il nome stesso Bisano par de- 
rivato da un cognome di famiglia che si trova nel- 
le iscrizioni di Gruterio; la quale famiglia stabili- 
tasi poscia in città seguì la parte dei Lambertazzi, 
e Nervo Bisani fu citato nel 1280 a Ravenna dinan- 
zi al Conte Bertoldo Vicario di Romagna , a render 
conto dell' infrazione della celebre pace fatta nel- 
r anno 1279 tra i Lambertazzi e i Geremei , nel- 
la pubblica piazza della città di Bologna. Cor- 
rendo il 1295 il Senato bolognese importandogli 
molto il conservarsi questo castello , e il suo ter- 
ritorio lo fortificò con ogni argomento , e Io munì 
di soldati } e comandò che fosse costrutto un mo- 
lino neir Idice a comodo della popolazione i e tro- 
vasi che nel 1297 il medesimo Senato faceva parti- 
colare estimazione di Guglielmo da Bisano, da sen- 
tire grandissimo rammarico della sua morte avve- 
nuta per ferimento de* suoi nemici in Piancaldolo ; 
essendo stati gli uccisori energicamente persegui- 
tati dal Senato , e le loro immagini come quelle di 
traditori dipinte nel palazzo pubblico. L'ultima voi« 



t« però che nelle nostre storie lenteii nonlaato d 
castello di Bisano è nel 1326 , in cui ?enne fisrtill- 
cato ; e nel 1401 annoverandosi le rocche e le for- 
tezze a cui Giovanni I Bentivoglio mandò capitani 
e soldati , non trovasi fatta menzione del castello 
di Bisano. Trovasi nominato Bisano come semplice 
comune nel 1454 , in occasione che si annoverano i 
comuni che in detto anno regalarono Sante Benti- 
voglio in occasione delle sue nozze*, come pure 
nel 1497 trovasi appellato col semplice nome del 
distretto facendosi menzione defia morte del notaro 
Nicolò da Bisano. Moltissimi uomini celebri ebbero 
origine dal castello e distretto di Bisano , e fira gli 
altri Giovanni da Bisano che era tenuto In tanta 
stima dal governo bolognese che fu insignito delle 
pili luminose cariche, e mandato in varie amba* 
scierie ai principi, e segnatamente al Pontefice Gio- 
vanni XXII per trattare le cose della città. Bemar» 
do , Egidio di Salf etto , e Piglio da Bisano liirono 
valorosi capitani i come Giacopo , Lucio figlio del 
famoso Giovanni già nominato , Severo , Bernardo 
Paolo di Bencivenga , Domenico e Antonio , lutti 
della illustre famiglia dei Bisani flirono uomini sa- 
pienti , e secondo afferma il Ghirardacci occuparo- 
no i primi posti nel Senato bolognese, e per dot- 
trina e saviezza fU ciascuno meritevole dell'amore» 
e della stima de' suoi concittadini. 

Al presente Bisano è un distretto di poco conto, 
nel cui suolo vivono 320 Individui , secondo la sta- 
tistica del Luglio 1847 , e per le cose civili è sog- 
getto al comune di Monterenzio , sotto il governa- 
torato di Loiano. Fra gli edifizii profani è degno 
di menzione il palazzo del sig. Gio. Battista Prati 
per essere grandioso e con magnificenza costrutto. 
Il Calindri parlando della natura del terreno onde 
componesi il nostro distretto , afferma esistervi due 
fontane d'acqua calda , e avente in se germi medi- 
cinali i e di pili dice di essere stalo assicurato che 
vi si erano rinvenuti principii di una miniera di 
rame nel sito detto Poggiòli , nella quale trovavasi 
mischiata qualche porzione d'oro, e afferma d'es- 
sere stato assicurato che per opera di un Ercolani 
se ne erano falle sperienze tutte riuscite a buon 
fine ; la qnal cosa non par troppo vera , perchè ai 
giorni nostri in cui le scoperte si succedono senza 
quasi interruzione , pare impossibile che da qual- 
cuno non fosse riconosciuta l' esistenza di tale mi- 
niera : tuttavia non vogliamo escludere affatto una 
tale probabilità , perchè potrebbe avvenire , che . 
nell' occasione che dalla nostra società presidente 
allo scoprimento di qualche miniera nella collina 
bolognese farà le pih sagaci , e profonde sperienze 
su tale oggetto , si verificasse almeno in parte ciò * 
che il citato Calindri asserisce del nostro luogo. 
Del resto il terreno non è molto fertile, e vi si ri- 
traggono castagne , ghiande , poca uva e non ot- 
tima , grano , pascoU , ed altre biade in non molta 
quantità. 

T. 



— 17 — 




ASDIBA m ¥I9HME. 



|(ti itSiUnza di miglia 13 da Bolo- 
|giià fi I ori di porta maggiore è un 
^dcdbfo appellato Vignale sa cai sor* 
Tf e una Chiesa da tempo immemorabile 
i trtliì ìD Parrocchia , e però tatto il sno 
[ territorio , che al presente è circoscritto 
parrocchie di Pizzano, di Monte-Ar- 
, imto , dt Monte Calderaro , di Fameto e di 
^ Saasiino . appifriasi Vignale , la deri?azione 
della qoal parola ci h ignota affatto. Non è a chia- 
■arti in dubbio che questa Parrocchia non esistesse 
anche prima del qnartodecimo secolo, ma le me- 
morie autentiche die di essa sono fino a noi perve- 
nnte risalgono soltanto a quel secolo, leggendosi 
nd tante volte citato campione dell' Archifio Arci- 
vetcoTÌle , che la Chiesa in discorso era gik Parroc- 
chia nel 1378; e conoscevasl allora sotto il nome di 
sant'Andrea di Pizzano , essendo situata in quel co- 
mune in cui tuttaTÌa si nomina con questo nome la 
Parrocchia di san Biagio. Quando , e perchè la no- 
stra Chiesa dalla generale denominazione del comu- 
ne passasse alla particolare del luogo dove essa è 
piantata per niun modo abbiamo potuto venirne in 
chiaro ; solo essendo certi che col nome di Vignale 
tn ognora nominata nei tempi a noi piti vicini. Nel- 
r epoca detta di sopra , e anche nel 1366 la Chiesa 
in discorso faceva parte della pieve di Monte-Cerere 
come al presente , e fu sempre , ed è tuttora di li- 
bera collazione della Reverenda Mensa Arcivescovile. 
1 Ubri dell'Archivio parrocchiale cominciano dal 1567, 
e cioè dopo il Concilio di Trento, compiuto sotto 
Paolo II! , dai quali si ha luogo a conoscere che da 
qnell'anno fino ai nostri giorni hanno seduto in Vi- 
gnale undici Parrochi compreso il moderno Molto 
Reverendo signor Dan Prudenzio nichelini. Tra i 
lilirì che abbiamo accennato trovarsi nell' Archivio 
parrocchiale , uno ve n' ha in cui sono registrate 
BMlte visite pastorali fatte alla Chiesa dagli Ordina- 
rli in persona , o dai loro Delegati ; e vi si leggono 
ancora tutti gli ordinamenti emanati relativamente 
alla conservazione e al risarcimento degli altari , e 
di tatto ciò che può occorrere al loro servigio e al 
BMggior decoro del culto esteriore. La più antica 
delle visite che ivi leggonsl avvenne sotto il giorno 
9 Luglio del 1576 per fatto dell' Eminentlssimo Ga- 
briele Palrotti Arcivescovo di Bologna che personal- 
mente visitò la nostra parrocchiale facendo coman- 
damento che si eseguissero certe prescrizioni già 
ordinate à» altro antecedente visitatore minacciando 
al Parroco di spogliarlo per nn triennio delle ren- 
dite parrocchiali e della loro amministrazione. Da 
taso libro ancora ti conosce 11 nome dei Parrochi re- 



sidenti all' epoca delle visite , e il tempo della loro 
elezione. 

Questa Chiesa parrocchiale nel suo interno è sof- 
fittata, e contiene due altari laterali ed il maggiore, 
che è consacrato a sant'Andrea, la cui immagine 
vedesi dipinta in tela unitamente all' immagine di 
san Giovanni evangelista , sant* Antonio Abate , ed 
nn altro Santo colla croce sugli omeri, e pare S. Gio- 
vanni dalla Croce : in mezzo dei quali vedesi il 
Crocifisso. Tutti i popolani solennizzano con par- 
ticolare dimostrazione di santa gioia il giorno 30 No- 
vembre d' ogni anno , come quello che da santa Chie- 
sa venne dedicato alle glorie dell'Apostolo loro tito- 
lare, n primo altare laterale è dedicato a Maria San- 
tissima sotto l'invocazione della Neve, di cui si ce- 
lebra la festa nella seconda Domenica di Agosto. 
L' altro altare poi fn edificato dal Parroco Don Do- 
menico Castelli predecessore al presente , il quale lo 
consacrò a san Vincenzo Ferreri con un dipinto rap- 
presentante l' immagine di detto Santo i e di pih in 
questo altare avvi un abozzo semplicissimo sul mu- 
ro j ed è una tela rappresentante una Madonna col 
bambino , e due figure in piedi , V una delle quali 
è san Pietro, come argomentasi dalle chiavi che tie- 
ne io mano , e 1* altra portante un bambino sugli 
omeri non si conosce chi rappresenti. Nel distretto 
parrocchiale non sono Oratorii pubblici , uè avvi no- 
tizia alcuna che ve ne siano mai stati. 

Esiste presso alla Chiesa una Cisterna antica di 
bella costruzione , e conservata cosi bene , che pare 
edificata da poco tempo: alcuni avanzi di grossi 
muri che veggonsi a non molta distanza , danno in- 
dizio che anticamente esisteva una rocca nel nostro 
distretto : e al tempo che di quivi passò il Duca Bor- 
bone intersecava il nostro territorio una bella stra- 
da carrozzabile che menava in Toscana , secondo vie- 
ne narrato dagli storici patrii. Al presente, cioè nel 
Luglio 1817 abitano questo circondario parrocchiale 
105 individui che dalla coltivazione del suolo nella 
maggior parte ritraggono i mezzi di sussistenza t e 
per le cose civili dipendono dal comune di Monte* 
renzio sotto il governo di Loiano. 

Buono è il terreno costituente il nostro distret- 
to , e specialmente nelle vicinanze della Chiesa , già 
tempo , vi si è r4>ltivato con bnon esito anche 
la canepa , dove però il nostro suolo mostra la sua 
buona natura ; è nella produzione di varie specie di 
ft'utti , che ivi si raccolgono in gran quantità e di 
saporitissimo gusto, e particolarmente avellane, os- 
sia nocduole , ciliegie ed altre. 

T. 



— 18 — 



S. MARIA DELLE CASELLE 




^clta Congregazione plebanale di San- 

, ta Maria degli AlemaDoi è pure la 

f Parrocchia di Santa Maria delle Ca- 

' se]fe> il cui distretto è limitato dai ter- 

{ rito ri i di Villanova» della Croce del Biac- 

^ co, di Fossolo, degli Alemanni, di S. Sil- 

' verjo di Chiesa nuova , di Croara, di Farne- 

to , di 7if20cal?o , di Russo, e di Castenaso. 

Non vi hanno notizie , che oc faccian certi 
del tempo in cui la chiesa onde parliamo fosse edi- 
ficata , ed eretta in parrocchia; ma dal trovarsi no- 
minato questo distretto colla stessa odierna denomi- 
nazione anche anticamente , è da tenere che fosse un 
circondano parrocchiale anche prima del mille; e 
circa il mille e cento poi trovansene positive notizie 
nelle storie profane di quei tempi. Il primo docu- 
mento che ci affermi la indubitata esistenza delta 
nostra parrocchiale 1' abbiamo nel tante volte citato 
campione esistente oell' Archivio Arcivescovile , il 
quale afferma che neir anno 1378 santa Maria delle 
Caselle era parrocchia appartenente al plebannlo della 
Cattedrale di Bologna sotto il quartiere di Porta Ra- 
Tegnana; e quando l' Eroinentissimo Paleotti nell'an- 
no 1570 reggeva la chiesa bolognese questa era già 
stata trasferita alla dipendenza della plebanale degli 
Alemanni, essendo stata per alcun tempo eretta in 
Vicariato Foraneo. Anticamente gli uomini del di- 
stretto erano possessori del diritto di nominare il 
Parroco ; e in memorie che si sono estratte dall'ar- 
chivio parrocchiale basate su documenti notarili, e 
perciò autentiche » troviamo che nelP anno 1373 
alli 6 di Aprile fu presentato il Parroco da un Ac- 
carisi , ed altri catlani , e l' atto fu rogato dal no- 
taro Paolo Cospi; nel 1411 fu presentato Don Pie- 
tro Bignamli e nel 1422 i parrocchiani nominarono 
certo l>. Ugo Zelandi come nominarono nel 1471 certo 
D. Filippo d'Antonio della Stella per tacere di altri, 
non permettendoci la natura di quest* opera di an- 
dar troppo pel minuto. Godettero i parrocchiani di 
questo diritto^ fino al 15fi0 nel qual anno a di 25 
Gennaio pei rogiti nel Notaro Vescovile Piriteo Bel- 
liossi se ne spogliarono per farne dono ai I^ateili Lo- 



dovico , e Tommaso Gozzadlni , l' erede dei quali fa 
il Senatore Marc* Antonio della stessa famiglia , U 
quale permutò il gluspatronato di santa Maria delle 
Caselle con quello di sant' Ambrogio di ViUanova 
spettante al Conte Lelio Bonfioli ; e ciò con pubblico 
atto dclli 9 Aprile 1655 : la qual permuto fu ratifi- 
cata dai popolani già compadroni cogli atti del No- 
taro Bertolazzi a dì 10 Gennaio 1780. La famiglia 
Bonlìoli fu posseditrice di un tale diritto fino alla 
sua estinzione ; e in oggi esso appartiene agli eredi 
del Conte Vincenzo Malvezzi Bonfioli. 

Nelle citate memorie sta registrato che ne! 1471 
sotto il giorno 29 di Marzo venne unita la Chiesa 
di sant' Emiliano di Russo a questa nostra di con- 
senso ancora d*Onofk'io,e Giovanni Sampieri com- 
padroni della detta Chiesa di Russo , e questa unio- 
ne trovasi pure memorato sotto 1* anno 1483, né si 
riferisce la ragione onde si venne al fatto di unire 
le due chiese né se qnest' unione fosse di parrocchia 
a parrocchia , oppure se Russo cessasse dall' essere 
parrocchiale , e non appare l' epoca in cui Airone 
nuovamente disunite, giacché al tempo presente la 
Chiesa di sant' Emiliano di Russo è parrocchiale di- 
sgiunta da qualunque altra. Nel 1573 alli 18 Aprile i 
tre rettori di santa Maria di Fessolo , di san Giaco- 
mo della Croce del Biacco, di santa Maria delle Ca- 
selle che era un Don Francesco Pootelongbi conven- 
nero di celebrare ogni mese una messa per ciascuno 
nella Chiesa di san Giorgio di san Maggiore dal cai 
rettore Signor Don Francesco Offk*edi Canonico di san 
Petronio furono cedute sei famiglie del suo territo- 
rio al Parroco di santa Maria delle Caselle in esecu- 
zione di una sentenza del Vicario Generale dell' Arci- 
vescovo di Bologna. Queste famiglie , secondo ap- 
pare da notizie rinvenute nell' Archivio Parroc- 
chiale delle Caselle , appartenevano alla casa Mal- 
vasia la quale deve tuttavia possedere 1* atto nota- 
rile di questa cessione. Nel secolo ztii il Parroco 
delle Caselle Don Giacomo Vecchietti considerando 
che il Cappellano di san Lazzaro celebrava matrimo- 
ni , seppelliva defunti , riceveva primizie , esercitava 
In una parola atti parrocchiali tanto in chiesa , che 




vv 






1 






C/a - i 



^ 



nelle famiglie contro ogni diritto, coendo ciò riter- 
bato a lui solo come Parroco , giacché la Chiesa ed 
OspiUle di san Uzxaro facerano parte del distretto 
parrocchiale di sua Parrocchia si richiamò di tale le- 
sione de* suoi diritti ai Trìbanali competenti, e co- 
minciò una lite contro il detto Cappellano, e il com- 
mendatore dell' Ospitale, che durata molti anni ta de- 
cisa in favore del suoominato Parroco come appare 
iadobiUto dalla seguente Notificazione. 

., Si noUflca a tutu li fedeli CrisUani dell' uno, e 
dell'altro sesso abitanti nel Comune di san Lazzaro, 
che non possano , né debbano riconoscere mai per 
loro Curato il Cappellano prò tempore dell' Ospitale, 
e Chiesa di san Lazzaro , ma il Reverendo Parroco 
prò tempore delle Caselle , e da questo solo ricevere 
ì SS. Sacramenli , e solamente a lui rispondere, e pa- 
gare le Primizie , e se alcuno de' detti Abitanti in 
detto luogo di san Lazzaro contraverrà a questo no- 
stro Editto col riconoscere , e col ricercare , che sia 
.Curato il detto Cappellano di san Lazzaro, e che 
sia eretto in Parrocchia il Comune suddetto di san 
Lazzaro , s' intenda incorso nella pena di Scudi cin- 
quanta d' oro da applicarsi a luoghi Pii a nostro ar- 
bitrio , e air incontro in caso, che detto Cappellano 
abbia ardire di esercitare atto alcuno Parrocchiale 
in detto Popolo , senza licenza espressa del Reve- 
rendo Curato delle Caselle , incorra ipso facto nella 
pena della sospensione a divinis , cioè dell' Esercizio 
dell' Ordine Sacerdotale , e di Scudi cento d' oro da 
applicarsi ad uso pio come sopra ; e questo lo Scia- 
mo non solo come Arcivescovo di Bologna , ma in 
esecuzione delle Sentenze della Sacra Rota di Roma 
sopra dì ciò emanate , nelle quali si dichiara , che 
detto Popolo di san Lazzaro sia sempre soggetto , co- 
me sopra , al Curato prò tempore delle Caselle , e 
come piU ampiamente consta dall' Instrnmento di 
Concordia , e Rinuncia su di ciò stipulato tra l' Illu- 
strissimo signor Marchese Fabio Albergati Commen- 
datore di detto Ospitale , e Chiesa di san Lazzaro 
da una parte , e il Molto Reverendo Don Giacomo 
Vecchietti dall'altra per gli atti dell' infrascritto No- 
taro Arcivescovile li 15 Novembre 1690 , al quale si 
abbia relazione ; avvertendo , che contro 1 Trasgres- 
sori si procederà con tutto il rigore , e affissa , che 
sarà questa nostra Notificazione alla Porta della 
Chiesa di san Lazzaro , avrà forza , come se fosse 
stata a tutti , e a ciascheduno in particolare perso- 
Balmente intimata. ., 

Dal nostro Palazzo Arcivesc. li 8 Decembre 1690. 

Nonostante però questa decisione tanto il Cappel- 
lano di san Lazzaro , quanto alcuni abitanti del di- 
stretto non avevano voluto piegarsi alla comandata 
dipendenza ; e fu mestieri pubblicare un editto uscito 
dal Palazzo Arcivescovile di Bologna alli 5 Aprile 1691 
col quale rinovavasi l' intimazione al cappellano di 
San Lazzaro , e agli abitanti delle pene minnacciate 
nella suriferila notificazione e più altre pene ad ar- 
bitrio dell'Arcivescovo se per avventura si verificasse 
alcuna contravvenzione alle rotali decisioni : e a con- 
fema di quanto abbiamo detto leggasi la seguente 



Iscrizione che trovandosi ora in canonica il Parroco 
attuale intende di collocare nella Chiesa. 

D. 0. M. 

iORE PAROCK. 

IN H08PIT. nr BCCLK8. TU PAMIl. 

8. LAZZARI 

8IBI ET 8CGCB8S. RBSTmnO. 

FIB SBllTBffT. A. C. DIE 8BXTA 8KPTE1IB. MDCLXXXVIII 

PER DDAS DEGI8. ROTAR ROM. XXVI JUIIII MOCXC 

PER SEIfTENT. SID8DBM ROT. DIE XyiII SRPTEMR. MDCXC 

AMPLIATA ET BRECTA HAC PARROOCRIALI 

CRORO ET EDIPICIIS EXCITATI8 

ADAUCTA 80PPBLLECT1LI , ET ORNATU 

JAC0BU8 VECCBIETTI * 

J. V. ET PH. D. BOIfOlf . 

PROTONOT. AP. Vìe. POR. 

ANNO SUI RBGT0RATU8 XXXVII. 

PAS<IIIIN1». BRITIDS MODBR. RBC. 

A CO. BBRCOLB M. BONFIOLl 8ENAT. 

PRABSKNTATD8 

ANNO DOMINI H. D* CO. XVI 

POSUIT 

In quanto ai rlstauri effettuati in questo tempio 
non sono restate memorie che dei nominati nella sue- 
sposta iscrizione , e di quelli effettuati dal Parroco 
Don Lorenzo Parenti , il quale nel 16S3 edificò la 
cappella maggiore dai fondamenti, e fìibbricò di nuo- 
vo il campanile, e acquistò le tre campane, deOe 
quali la maggiore, e la minore fuse dal Laudi Imo- 
lese , e di più arricchì la chiesa di suppellettili sa- 
cre nella maggior parte a proprie spese, aiutandolo 
nel resto i parrocchiani : il che viene accertato da 
un' iscrizione che leggevasi nella pilastrata sinistra 
della stessa cappella maggiore. Ora possiamo accerta- 
re , che si sta progettando un ristauro generale nel 
suo intemo , e che l' odierno Parroco nel 1815 s' ado- 
però che venisse ristaurato il campanile già guasto 
dal tempo. 

L' odierno rettore poi nell* anno 1841 dopo & 
aver procurato che si raddrizzasse la via che passa 
vicino della Chiesa, formò il bel piazzale che ai 
apre avanti ad essa ; cosi V occhio del riguardante re» 
sta molto soddisfatto, essendosi provveduto nello ateiao 
tempo al comodo dei popolani accorrenti alle sacre 
funzioni : e più poi sarà piacevole la veduta , e mag- 
giore la comodità quando sarà effettuato il ponte di 
cotto a capo della indicata , via sul torrente Savena » 
dandosi opera al presente a raccogliere gli opportuni 
materiali. La Chiesa di che parliamo nel suo intemo 
é a volta con tre altari laterali , due del quali sono 
collocati in piccole cappelline, di coi la prima é dedi- 
cata a san Vincenzo Ferreri nella quale é un dipinto 
ad olio rappresentante una Pietà che pare di buon 
autore essendo ricco di non pochi pregi artbtici. In 
questa stessa cappella trovasi eretta nna confiratec- 
nita sotto gli auspici del santo nominato; la seconda 
cappella é sacra al Santissimo Rosario. Di rimpetto a 
questa mirati il terzo altare alquanto internato nel 



Pi • fMtto altare vicae Micalo a un Lnlgi 
Gauaga , éave pura troTatl dm CMipagiia sotto la 
pi D l t iio B C di detto saotoi e al fucata cbe la gii no- 
Miaata ora per le cara dea* odierao Panroeo nofenoo 
gU aggragati la gnodiiaiflM munera, laddore al m- 
priTTCBlra dei ■edcsIOM erano ridottca tale stremo , 
dK poco pih era ad essere estinte. L' aitar maggiore 
crini ad onore dell* Assuniiooe di Maria Santissima 
In f naie essendo il titolare della parrocchia riene 
parUcolamente dai parrocchiani onorata , e festeg- 
glatn nel glomo 15 di Agosto come quello che da 
unU Madre Chiesa è consacrato alle glorie della Ver- 
gine Assunta. Il dipinto di questo altare rappresenta 
In Tergine con altri santi j ma pare che l' immagioe 
della madonna vi sia stata ritratta da altra mano 
dK non è quella dell'autore del quadro, giacché si 
u che in quel luogo eravl un fòro o?ale in cui era 
posta vna lesta della Madonna 2 e il Calvi in un suo 
attcstato col quale asserìMC questo dipinto di Vin- 
ccnao Splsani detto il Pisandlo aUievo del Calva rt 
non ft mensione di questa immagine dipinta in luogo 
dclJEbro chiuso. Dietro questo altare apresi un va- 
sto coro in cui è un beli' armadio nel quale ammi- 
rasi nn crociOsso in gesso dello Scandellari , e vuoisi 
apncialmcnte avere in gran pregio la Croce cbe è di 
ptfielto laroroi come pure aono pregievoli due lam- 
pndaril fitti per cura del citato odierno Parroco ad 
nsn dele proerssioni. 

Nd distretto parrocchiale di santa Maria delle 
Caselle, e propriamente sulla via Emilia è la Chiesa 
di san Laiaaro , nella quale un tempo si esercì ta- 
nno le ftaniioni parrocchiali come accennammo di 
ispn, e cbe al presente non è che semplice Oratorio 
ld nso di Sussidiale della Parrocchia : e quantunque 
^l ordinarli sia stata riconosciuta come sussidiale 
pira è tale pih per tolleranza , che per diritto san- 
slMStn con apposita legge. Siccome poi a questa 
Chiesa si legano molte memorie importanti cosi ci 
liieihisno n dirne alcun che piii innanzi. Gli abi- 
tanti di questo territorio nel Settembre del 1817 
a 1950 circa , che per le cose spirituali 
iti dal M. R. Signor Don Antonio Ar- 
Pnrroro attuale della Chiesa onde favcl- 



a dare un cenno della storia civile di 
ì distretto secondo rireriscono gli storici patrii. 
I hi quanto alla di*nominazione di questo luogo pare 
dcrhrata da un* unione di case die qui sorgevano an- 



tieanent» , • che furono distrutte altorquando Cri- 
stiano AreirescofOdl Magonza luogotenente imperiale 
In Italia nd 11T4 pasura per questi luoghi colle trup- 
pe Alemanne eoi divisamento di umiliare il partito 
Guelfo Italiano I e raramente la cronaca miscella ci 
narra che In qnell* epoca dal detto esercito fn portato 
gran danno al nostro distretto, il quale pure come 
ora, denominavasi. In una bolla di Gregorio Vili leg- 
gesi la conferma di tutti i privilegi , e beni goduti 
dai Monaci di san Vittore nel Comune delle Caselle. 
Questa terra fu in molta considerazione del Senato 
Bolognese , il quale nd 1299 ne ampliò le strade , 
e sempre poi carezzò gli abitanti onorando i più me- 
ritevoli di offlcii distinti , e annoverandoli fì-a 1 cit- 
tadini , come avvenne nd 1368 in cui fu data la cit- 
tadinanza al famoso Messer Riccardo delle CasHIe 
giurisperito , uomo di gran dottrina e molto influente 
nelle cose patrie: nel 1385 fu ascrìtto a cittadino un 
Bonaventura di Lenzo; e narrasi pure di un Anto- 
nio delle Caselle il quale nel 1399 essendo fra i ma- 
neggiatori delle cose pubbliche per uno stratagemma 
operò si che Astorgio Manfredi potè insignorini dd 
Castdio di Salarolo. 

Gli abitanti della nostra terra anticamente erano 
padroni della Chiesa parrocchiale di san >lichele di 
Sanguineta, e trovasi memoria che nel 1151 a dì 21 
Gennaio nominarono Parroco di detta Chiesa Don 
Giorgio da Bologna. Le storie civili pifi non riferi- 
scono cosa di rilievo di questo cirrondarlo e ci ri- 
stringeremo a notare, che in esso ammirasi il palazzo 
Malvezzi Bonfloli il quale essendo molto antico, e 
per la sua forma , e per essersi trovato ivi sepolte 
tre urne sepolcrali con entro ceneri, pare che dovesse 
essere luogo d* importanza nei pili remoti tempi. 
Avvi pure il palazzo ddla Signora Marchesa Ratta 
nata Scherani , non che il grandioso e molto antico 
palazzo Pepoli ma non finito , spettante ora al Signor 
Conte Guido Luigi; ed avvi pure altro signorile edifi- 
cio appartenente alla Casa Ratta. Il torrente Savena 
divide questo territorio parrocchiale i cui abitanti 
per le cose civili mettono capo alla magistratura del 
Comune di san Lazzaro sotto I* immediato governo 
di Bologna. Il terreno costituente questo luogo è as- 
sai fertile , e per I' ottima coltura del medesimo rac- 
colgonsl in grande abbondanza prodotti rurali d' ogni 
maniera ; così che i popolani tra per questo , e per 
l' industria t e pel mestieri esercitati da molti hanno 
largo mezzo di sussistenza. T. 



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Mapctto a qvtita ChicM ctiste?a gik m Otpita- 
k iato alla cara ddla «era malattia cbianaU Icb- 
ka. Molti docyiDMtl aeritti mnm arrivati fino a noi , 
i ^nali rcodcndoci coouperoli di alcune vicende di 
questo luogo e della sua Chiesa , non ci danno tut- 
tavia alcuna certeua della sua origine , e solo pos- 
fiauM» asserire che esisteva prima della metà del ter- 
ladecimo secolo, di ciò dandoci non dubbia testi- 
■ottlania alcune carte autentiche dell* Archivio Ar- 
óveaeovile. lo certe altre memorie appoggiate su 
ètcumentl notarili risguardanti questo Spedale ab- 
kiaoM trovato che nell'anno 1298 era rettore del 
«cdcsimo BoBifazio Asinelll , e in altro luogo affer- 
■asl che gli stessi Asineli! erano proprietaril di «piel 
hngo , di cui era rattore nel 1315 Bonandrea di Pie- 
tro de* Bonandrei. L'Abate Calindri nelle sue schede 
Banoicrltte che raccoglieva per la storia delle Chie- 
se A pianura del contado Bolognese . là dove parla 
Mie fiimiglie nobili della nostra città , afferma che 
ari 1353 era rettore dell' Ospitale Delfino Gozzadioi 
Dottor di Leggi , e fa credere che alla medesima fa- 
Biglia spettasse pure la proprietà di esso toltale 
dall' Oleggio thvnno di Bologna. Ancora ci vien data 
certezza che nel 1473 era rettore di san Lazzaro un 
Dan Girolamo Monaco di Vallombrosa , il quale a di 
31 Luglio detto anno rinunziò al rettorato. SI ha 
pare notizia di locazioni, di enfiteusi, e di altri con- 
tratti civili fatti dai rettori, e commendatori del- 
l' Capitale in discorso^ i quali poco importando al no- 
stro uopo ce ne passeremo facilmente. Le notizie che 
abbiamo dal già ciUto Archivio Arcivescovile ci fanno 
aperto che i leprosi stessi che ivi erano a cura aves- 
sero in una cert' epoca il diritto di nominare il ret- 
tore sovrastante all' Ospitale , il qual diritto fu da 
loro perduto quando Pio IV con lettere apostoliche 
delli 14 Marzo 1561 accettando la rinuncia al retto- 
rato emmessa da Girolamo Alamandini Seniore , ap- 
provò che a questo succedesse Girolamo Alamandini 
Jnniore da lui proposto. Poscia il Cardinal Gabriele 
Paleotti avendo per un Breve di Gregorio XIII delli 
15 Ottobre 1573 ottenuto l'opportuna facoltà, e re- 
potando nulla la suddetta collazione un) 1* Ospitale 
al suo novello Seminario con Decreto delli 19 Feb- 
bnro 1573 , al quale Ospitale già per un Motu-pro- 
prio di Pio V delli 11 Agosto 1567 erano sUti tolti 
i privilegi e le esenzioni concessegli da altri Ponte- 
Èd, né trovasi la ragione di questa revoa. Sisto V 



poi riguardando la mentorata unione fatta dall' Ar- 
civescovo di Bologna illegittima , con Breve delli 
3 Novembra dell* anno 1585 confermò in commen- 
datore rettore del medesimo Ospitale il suddetto 
Girolamo Alamandini. Questa conferma fu cagione 
di una lite acerbissima tra II Seminario e la com- 
menda de* santi Maurizio e Lazzaro , la quale fìi 
troncata da altro Breve del lodato Pontefice Sisto V 
delli 13 Marzo del 1590 col quale abrogando le co- 
stituzioni de' suoi antecessori, e specialmente quelle 
di Gregorio XIII delli 15 Ottobre del 1573 , con- 
cesse la Commenda di san Lazzaro al signor Tom- 
maso Cospi. n Seminario però non cessò dalle sue 
pratensioni , ma tu vana ogni sua mossa dacché al- 
tri della Cimiglia Cospi succedettero nel godimento 
di quella Commenda , e dopo questa passò nella fh- 
miglia Albergati . l' ultimo dei quali tu il Marchese 
Fabio che l'ottenne li 10 Maggio 1690 dal Pontefice 
Alessandro Vili. Ciascuno poi dei detti Commenda- 
tori era obbligato a mantenere lo Spedale e certo 
numero di lebbrosi , non che il Cappellano , gli edi- 
fizii della Chiesa e del fondi della Commenda. Ad essi 
commendatori è dovuta la sagristia annessa alhi 
Chiesa che fu condotta a termine nel 1663 dal com- 
mendatora Marchese Achille Albergati. Dopo la morte 
del Marchese Fabio Albergati ultimo possessore di 
questo benefizio , il Pontefice Innocenzo XII con Bre- 
ve 16 Agosto 1693 , applicò la commenda allo Spe- 
dale degli Esposti in Bologna con tutti quegli onori 
che vi erano annessi, e col peso di una pensione 
annua vitalizia di Scudi 200 a favore del Marchese 
Pietro Bargellini patriarca di Gerusalemme : Il qual 
fatto viene ampiamente confermato dalla seguente 
iscrizione collocata nell'interno della Chiesa sopra 
la porta. 

iNKOCEirni XII p. o. m. 

SVMMA 40 6ENBII0SJI LIBBRALITATI 

QVI VT INOPIAM IKAM DITAKIT 

■ QVISTBI HOC. S. LAZAM BBNBFICITM 

iif PAVPBaRiHOs iNVAirrss Bxposrros 

KB06AVIT 
Aimo DOMINI MDCLXXXXII. 

Non V ha alcun dubbio che la Chiesa suddetta 
non sia antichissima, e che già non fosse parroc- 
chia : essendoché dopo la strage fatta od suo di- 
stretto , DOo si sa in qual epou , ma pare circa 



il 1100 , pochi «biUati erano restati nella medesima 
onde male si pote?a provvedere alle spese necessarie 
al decoroso mantenimento di una Cbiesa parrocchia- 
le , domandarono di unirti (Boltai Parrocchia di Pix- 
zocalvo ; ma avendo ricevuto un rifiuto si rivolsero 
alle Caselle , e vennero accettati. In processo di 
tempo poi i Cappellani di san Lazzaro dispiacenti 
del perduto diritto parrocchiale, e vedendo nnova- 
inente rifiorire il distretto di popolo cominciarono 
ad esercitare funzioni parrocchiali , cessandone dopo 
l' anno 1690 per le decisioni rotali a cui si uniformò 
poscia il detto Cappellano , e l' ultimo commendatore 
Marchese Fabio Albergati suddetto , sottoscrivendo 
formale rinunzia alla lite già tanto agitata , e assog- 
gettandosi in tutto a ciò che veniva imposto dal tri- 
bunale romano. Dopo di che il Parroco delle Caselle 
Don Vecchietti conoscendo che per la distanza dalla 
Parrocchia riusciva incomodo e difficile a molli par- 
rocchiani adempiere il precetto della messa festiva 
chiese all' Eminentissimo Boncompagni ed ottenne , 
che si tenesse una cassetta nella Chiesa (|i san Laz- 
zaro affinchè si raccogliessero le offerte de' fedeli io 
attin>agio delle anime purganti , onde fosse mezzo di 
far celebrare ne* di festivi una messa di piii nella 
Chiesa di san Lazzaro. 

Nel locale annesso alla medesima nel 1818 abita- 
rono I Padri Minori Osservanti al loro ripristinarsi , 
i quali ivi dimorarono fino al 1838 , in cui furono 
trasferiti nel locale di san Paolo in Monte. Questa 
Chiesa nel suo inlerno è grande e di curiosa costru- 
zione , essendo divisa in tre scompartimenti. Il pri- 
mo è un quadrato a volta a modo di vela : e quivi 
a nano destra di chi entra» su largo piedestallo en- 
tro nicchia poco internata nel muro , ammirasi una 
Pietà in terra cotU, opera molto pregievole deUo 
ScaodeUari. Da questo primo segmento per mezzo 
di una grande arcata con ai lati due laterali bellis- 
•imi, si passa ad uno spazio formato da tre piccoli 
archi, quindi entrasi nell'area maggiore del tempio 
messa superiormente a palco con travi scoperte tutte 
dipinte , e secondo abbiamo trovato in una memoria 
scritta , pare che quel dipìnto sia sUto effettuato 
nel 1547 per commissione del Commendatore Laman- 
dino giacché trovasi l' istrumento di convenzione l>a 



Ini e il pittore nominato Pietro Pisano , dove leggesi 
ancora che U detto dipinto dovrà essere a chiaro 
scuro con dentro un broccato , il tutto per Lire 70. 
Qui Tuolsi notare che le due prime parti di questa 
Chiesa formavano una sezione dell' OspiUle. 

Tre altari sono in questa Chiesa; il maggiore, che 
ha una gran tela dipinta ad ornati architettonici , 
nel cui mezzo apresi una larga nicchia per dar luo- 
go alla colossale statua di san Lazzaro, che è di 
autore ignoto , ma non ispregievole in fatto di me- 
rito artistico. A destra dell' osservatore è 1* altare 
sacro alla Beata Vergine del Rosario rappresentata 
da una statua in gesso opera questa pure dello Scan- 
dellari i e questo altare ancora è ornato di tele di- 
pinte rappresentanti ordini architettonici di stile ba- 
rocco. L' altro altare è dedicato alla Beata Vergine 
del Suffragio , la cui immagine vedesi dipinta in tela 
dal Ghedini , e posta in un piccolo ovato con all' in- 
tomo molte reliquie. In questo altare è eretta una 
confraternita delSnfflragio, la quale esisteva già an- 
che quando la Chiesa era parrocchia : e al presente 
ancora questa confraternita è molto numerosa ; e 
colle offerte di questi aggregati ogni anno si cele- 
bra un ottavario nell* ottava d' ogni Santi a sol- 
lievo dei Defiinli. Siccome poi il luogo in discorso 
è situato sulla Via Emilia la piii frequentata per 
andare a Roma , così è stato spettatore di molti e 
gravi avvenimenti. E per dirne alcuni . nel 1360 le 
truppe di Bernabò Visconti coprivano queste vicinan- 
ze fino al ponte maggiore presso a Bologna } come 
pure esso vide V esercito del Mala testa quando nel- 
r anno 1423 era in rotta colla Chiesa : e nel 1449 
qui rilirossi la cavalleria di Astorre ManfMi spe- 
diU dal Senato aU' assedio di Castel san Pietro ri- 
bellatosi contro i Bentivogli , giacché gli assediati 
sostenuti i primi impeti, chiamato l'aiuto di Al- 
fonso re di tiapoli che era in Toscana , riuscirono a 
scacciare il ManlVedi , e a liberarsi dall' assedio. 

Al presente il nostro luogo è residenza della Ma- 
gistratura comunale di molti distretti sotto il go- 
verno di Bologna , e in quanto alle cose ecclesiasti- 
che dipende come si notò dalla Parrocchia di san- 
ta Maria delle Caselle. 

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— 19 — 



SANTI MICHELE E CBlSTOfVRO 



DI SASSDNO. 




lUa distanza di circa 13 miglia da Bolo- 
Una Tuori di porta maggiore incontra- 
rsi un distretto parrocchiale antichis- 
r&imo appellato Sassuno; la quale denomi- 
inazìoac, secondo credcsi, derifa dall' es- 
l fere «tata la «arrocchiai chiesa edificata 
[ sopra un' altura fóftnata da un gran sasso i 
, il che viene confermato ancora dall' ossenrare 
' elle il campanile della chiesa ha appena due 
piefi di fondamenta ayendo la durezza della mate- 
ria impedito di farlo maggiormente profondo. Qui 
■otcrciDO che per riguardo all' antichitit di questo di- 
stretto cosi nominalo abbiamo argomento ende Ine- 
rire la sua esistenza essere anteriore al 1000 , giac- 
dlè il tante volte citato Calindri porU un documen- 
to di donazione del 1068 nel quale si nomina come 
tettinnooio un prete Sigezo da Sassuno, e può anco- 
ra questo essere stato intitolato cosi qualche seeolo 
prìm9i ma di ciò non è memoria. Dagli storici patrii 
^1 abbiamo che molte, e potenti famiglie abitavano in 
Saisvno anticamente , ed erano chiamati conti e nei 
frammenti degli estimi del 1281, 1282, 1305 confer- 
masi quanto asseriamo; e trovasi memoria dì una fa- 
miglia feudataria di una parte di questo luogo , e 
cioè di quella parte circostante al rio Francinatico, 
^e adendo voluto far mostra di potenza più che le 
sue forze reali noi consentissero , fu dal comune bo- 
lognese umiliata, distruggendone le case, e manomet- 
tendo il paese. Un luogo forte era in questo terri- 
torio ora detto Castelvecchio, e ronsìsteva in una 
roeca circondata da un castello che serviva d' ap- 
poggio ai suoi proprietarii onde frenare V oltraco- 
•UBza dei nemici : e quando era in potestà del co- 
■raoe di Bologna venne sgravato da qualunque im- 
posto per alleviare ai suoi abitatori dei mali soffer- 
ti oeOe passate guerre. Trovasi poi che nel 1428 ven- 
ie espugnato , sebbene a gran fatica , dall' esercito 
ecclesiastico; e nel 1441 da Baidnccio d' Anghiari. 
Nei 1490 poi Giovanni II Bentivogli avendo bisogno 
di raffermare la sua potenza, e fortificando varii luo- 
ghi del contado comandò che si edificasse una picco- 
la rocca nel castello di Sassuno. In questa terra ol- 
trcecbè visse la famiglia Sassoni da cui nacquero va- 
rii oomioi celebri per lettere, e scienze, fiori nel 1298 
Arighclto da Sassuno famoso ingegnere. Ai tempi del 
Tomo ii. 6 



Calindri nulla era nel nostro luogo che facesse testi- 
monianza d' antichità , se non una lapide di marmo 
bianco con alcune grandi lettere romane avanzo di uni 
iscrizione guastata dall' esser stata tagliaU la lastra 
di marmo per acconciarla all' imboccatura del sepol- 
cro dei sacerdoti della parrocchia di Sassuno. Di pib 
osservò lo stesso autore nel luogo detto il Dragone un 
curioso fenomeno , che esso descrive minutamente, e 
che accenneremo noi pure, il quale consisteva in una 
voragine nella quale udivasi un continuo rumore , t 
vedevasl una eruzione di liquida argilla , la quale dU 
lagavasi a modo di lava, ed era pih braccia dì altez- 
za intomo alla bocca onde usciva. Quando 1* eru- 
zione era cessata la bocca era chiusa, e prima che u- 
na nuova eruzione avvenisse vedovasi 1' argilla gon« 
fiarsi a modo di polla d' acqua , quindi aprirsi in un 
foro a foggia della bocca di un calice; poscia coli' in- 
terruzione di 30 secondi avvenire il vomitamento del- 
le materie argillose a cui era flraromisto qualche par- 
ticella di marcassiU ; e il terreno all' intomo a poe- 
chi passi dalla bocca aveva un moto continuo di tre- 
mito; e dicesi ancora che le eruzioni -Classerò più vee» 
menti , e più abbondanti quando accadevano scosse 
di terremoto. É pure in questo territorio la bellissi- 
ma cisterna di cui si è fatta menzione nella storia di 
Vignale. Il distretto è dato all' agricoltura, e vi si rac- 
coglie grano , uva , e frutta in sufficiente quantità^ 
poche castagne, poco fieno, molla legna da f^oco, che 
darebbe utile assai più grande se vi fosse facilità di 
trasporlo. Gli uomini di Sassuno in numero di circa 
230 nell' Agosto del 1847 per le cose civili dipendono 
dalla magistratura di Monterenzio, sotto il governo 
di Loiano. 

Antichissima è la chiesa parrocchiale di Sassuno , 
ma sconosciuta ci resta 1' epoca della sua erezio- 
ne , e da campione autentico si ha che già esiste- 
va nel 1378 , come ci ammonisce lo stesso campio- 
ne trovavasi a que' tempi in questo stesso territo- 
rio un' altra chiesa parrocchiale intitolala S. Michele 
di Francinatico, la quale per vetustà , e per iscoscen- 
dimento di terreno essendo per minare , fu dall' im- 
mortai Lambertini abolita aggregandone il distret- 
to a quel di S. Cristoforo di Sassuno ; e perciò do- 
po quella unione la nostra parrocchia riconosce per 
suo protettore anche S. Michele, ad onore del quale 



questi popoUoi festeggiano il giorno 39 Settembre , 
come il giorno dedicato alle sae glorie. Questa chiesa 
nel suo interno è a trarature eccetto tutta la cappella 
maggiore che è in folto j il dipinto dell' aliare mag- 
giore rappresentante S. Michele, un crocifisso, S. Gior- 
gio è opera di buona mano fatto per commissione, e 
a spese di un Giorgio Piazza nel 1631. Due altari la- 
terali sono nella nostra parrocchiale ; quello in cor- 
fili Ewmgelii dell' ara principale è internato nel mu- 
ro, e dedicato alla B. V. del Rosario con un liellis- 
•imo dipinto in tela rappresentante i misterii del SS. 
Rosario. Nella parete opposta , ma piU vicino al 
maggiore , ?edesi I' altro altare sacro alla B. V. del- 
l' aiuto, il quale è stato edificato da non molto tem- 
po a fine di rlporvi una statua di M. V. che prima 
era in un piccolo pilastrino. È degno di memoria il 
parroco D. Tommaso Valdiserra che moderò questa 
parrocchia dal 1721 al 1761 alliltS Dicembre, e re- 
staurò totalmente la chiesa j che fu poi di nuovo ri- 
sarcita nel 1835 per Io zelo dell' odierno parroco Mol- 
to Reverendo Signor D. Gio. Pagani. Lo stesso Val- 
diserra procurò eziandio il maggiore ingrandimento, e 
il maggior lustro dell' oratorio dedicato a Sani' An- 
na di cui faremo parola a suo luogo ed è pure da 
rammemorare il parroco D. Ferdinando Atti il quale 
a sue spese, aiutalo dai parrocchiani procurò che nel 
1796 venisse innalzato il campanile che tuttora vede- 
8i , e quest' opera essendo aflBdata ad un esperto ca- 
po mastro muratore per nome Francesco Monti , riu- 
sci la pih bella che in fatto di campanili si vegga per 
lungo tratto in questi dintorni; e 1' attuale parroco 
s' adoperò che vi fossero collocate le due campane le 
quali anche al presente si odono. Perchè poi tornas- 
se comodo ai parroahiani presentare i neonati per 
la sacra solenne lavanda , per concessione del nostro 
Lambertini tn nella Chiesa in discorso eretto il sacro 
fonte nel 1738. La parrocchia di Sassuno che fa parte 



della pieve di Monte-Cerere, ed è di libera nomina del- 
la Reverenda Mensa arcivescovile è circoscritto dal- 
ie parrocchie di Monte Renzo , di Pizzano, di Vigna- 
le , di Monte Calderaro, di Farneto di Monte-Cerere, 
e di Rignano. 

Nel territorio di Sassuno. Non vi esiste che un solo 
oratorio pubblico ed è quello di Sani' Anna nomimi- 
to di sopra. Questa chiesa apparteneva alla parroc- 
chia di FrancinaticOj e ora alla nostra per 1' unione di 
quella a questa. In essa sono due altari, uno laterale 
collocato in piccola cappellina , e il maggiore in cui 
evvi Sani' Anna rappresentata da una tela dipinta 
con tutti i prestigi dell' arte. Di più sopra questo 
stesso altare venerasi un' immagine di Maria SS. rap- 
presentata da un rilievo in gesso, e posta entro piccola 
nicchia dall' apertura circolare. Questa santa imma- 
gine riscuote la venerazione dei fedeli popolani di 
questi luoghi in forza delle molte grazie da essi ot- 
tenute per le preghiere fatte in suo nome: Da un do- 
cumento estratto dall' archivio arcivescovile che ab- 
biamo soli' occhio , ci è dato afftrmare che questo 
rilievo era in un muro di una tasa che esisteva nel 
luogo occupato dalla chiesa in discorso : e che pei 
molti miracoli conseguili dai fedeli fu mosso il car- 
dinale Colonna arcivescovo di Bologna a farla traspor- 
tare nella parrocchia di Francinatico come luogo pih 
conveniente ; e che queir ordine fu eseguito il dì 25 
Maggio 1637; ma il giorno dopo a tale trasporto con 
ammirazione d' ognuno la santa immagine fu trova- 
ta al solito posto ; per cui allora si venne in deter- 
minazione di edificare una chiesa nel posto medesi- 
mo ; e ciò fu per cura del Signor D. Guido Pollini 
vicario foraneo di Montecerere , e parroco di Monte- 
caldera ro ; e il giorno di Sani' Anna viene festeggia- 
to ogni anno con solenne pompa, e con gran concorso 
di popolani dei limìtrofi, e lontani paesi : 

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I iathh ad alcani paia che Monte Cal- 
cio Abbia deriyato il suo nome dalla 
{steri Illa della cima di quel colle su 
s' erge la chiesa parrocchiale cono- 
' scìnta con questo nome , pure ci piace 
'piuttosto di attenerci air opinione del 
^ìUUttzì il quale dall' aver trovato nelle ta- 
FtoJc piacentine, fundus ealvianui , e dai 
noti cognomi romani Calvut, Caimiku e 
Gàlba argomenta essersi denominato questo luogo. 
La qoak opinione si troverà molto vicina al vero , 
le sì coosiderì che Bologna e la sua provincU fii già 
colonia dei romani , e che moltissime famiglie della 
gran città trasportarono lor dimora nella colonia per 
eleggervi stabile domicilio , altre per dimorarvi tem- 
perariamente avendovi acquistato possedimenti : e 
quindi molti sono i distretti che anche al presente 
4ai cognomi di quelle antichissime famiglie si appel- 
bno. La parrocchiale di questo distretto esisteva già 
prima del 1345 come si ha da documenti che possonsi 
leggere nell' archivio arcivescovile di Bologna ; e nel 
1378 dipendeva dal plebanato di Bologna sotto il quar- 
fiere di porta Ravennate , e dopo la metà del secolo 
XVI trovasi incorporala nella congregazione di S. 
Rofllllo di cui fa parte ancora presentemente. 

La chiesa di Monte Calvo , che vedesi adornata di 
DB l»el campanile costrutto per cura del parroco D. 
Domenico pascetti è a soffitta dipinta a fresco col 
suo firegio simile , e condotto con molta eleganza e 
perizia di arte. 

È bello e rimarcabile il dipinto dell' aitar maggio- 
re rappresentante la natività di S. Gio. Battista tito- 
lare della parrocchia; il quale fu fatto per cura del- 
ia Signora Gentile Maria Calvi de' Pepoli nel 1628 ed 
è opera di Gio. Andrea Sirani se bassi a prestar fe- 
de al Calindri } il quale pure afftrma che i misteri 
del Rosario dipinti in tanti quadretti a olio sono di 
Barbara Sirani figlia del già nominato. Il ginspatro- 
■ato di detta chiesa apparteneva nel XV secolo alla 
famiglia Montecalvi , dalia quale sul finire del seco- 
lo XVII , passò per eredità nella famiglia Bonflgliolii 
iodi per eredità similmente al conte Vincenzo Bonflo- 
lì Malvezzi, il quale vendendo al Signor Vincenzo 
Romagnoli ora defunto i beni ereditarli cedettegli an- 
dM il suo diritto di nominare il parroco a detta 
chiesa che godesi ora da' suoi figliuoli eredi. 



A tempi del ciUto Calindri 140 anime circa eofli- 
ponevano la popolazione di questa parrocchia; ma in 
oggi questa popolazione s' è aumentata, e nel Giugno 
del 1847 si contano nel nostro distretto circa 158 indi- 
vidui moderati spiritualmente dal Molto Reverendo Si- 
gnor D. P^egrino Ferrari parroco attuale di Monte- 
calvo il qpale non risparmiando alcuna cura o fatica è 
riuscito a corredare la sua chiesa di molti sacri appa- 
rati, del pulpito, di una bdlissima viaerueis e di aU 
tre suppellettili convenienti al pih decoroso esercizio 
del culto divino. La festa titolare di questa chiesa ce- 
lebrasi aia 24 di Giugno. 

Questo territorio , che trovasi circoscritto da quel- 
li della Croara , del Farneto, di Pizzocalvo, di Caao- 
la Canina , di S. Bartolomeo di Musiano , e di Rasti- 
gnano , anticamente era abitato da famiglie agiate 
come può argomentarsi dagli estimi antichi ; e fra le 
altre è celebre la famiglia del Monte-Calvi dalla qua- 
le sortirono uomini che pur molta influenza ebl»ero 
nelle patrie vicende di que* tempi; e per dime alcu- 
ni j un Giacomo Montecalvi fu professore di medici- 
na e filosofia , e'morì in Bologna nel 1361 1 un Gio- 
vanni nel 1380 fu podestà d' Imola : nel 1386 un Ni- 
colò fu rettore della Pieve : nel 1415 un Tommaso fa 
podestà d' Imola: nel 1488 un Ettore Podestà di Luc- 
ca. Nel 1489 un Giacomo era patrizio botognese come 
può vedersi dall' Alidosi; nel 1582 Annibale di questa 
famiglia era professore di leggi e mori in Roma il 
primo di Maggio anno stesso. È poi celebra Vincenzo 
Montecalvi come filosofo, e medico il quale nel seco- 
lo XVII era un ornamento dello studio bolognese e 
cessò di vivere alti 18 Ottobre del 1637. 

Il nostro distretto è distante dalla città di Bologna 
circa miglia 6; e non presenta ora alcun che di ri- 
marcabile , se non che nella cima del monte ammira- 
si un grandioso e magnifico palazzo, i popolani del 
medesimo per gli afllsri civili dipendono dal comu- 
ne di Musiano sotto il governo di Bologna x e il suo 
terreno produce (Irumento , e Uva di squisitissima 
qualità ma poca, scarseggiando i prodotti agricoli per 
essere quasi tutto il monte formato d' un sasso cal- 
cinaceo che forma una parte d' industria cavandose- 
ne calce atto alla costruzione degli ediflf ii. 



— «1 — 



S. BIAGIO DI PIZZANO. 




^nciinlrnsL il territorio di Pizzano 
^Tuot- di |>ort4 maggiore a 11 miglia 
I della città , ed è circoscritto dai di- 
stretti dì Monte Armato , di Vignale, 
dì Sa sanino « di S. Maria di Zena , e di 
k Monterenzoi né abbiamo alcuna memo- 
ria the ci dia contezza dell' origine del tem- 
pio ptifrocchtaie, cbe però deve essere anti- 
* chiasìmav rimoatando ai più lontani secoli 
dell'era nostra questo luogo colla sua presente deno- 
ninaziODe. Anzi ba motivo a credere cbe la parola Piz- 
lano sia derivata da un cognome romano; e il nostro 
Malvezzi asserisce di aver rinvenuto nelle iscrizioni di 
Gruterìo una gens Pitia, e opina cbe da questa siasi 
poi, col corrompersi del vocabolo, formato il nome del 
nostro luogo. Volendo però tener discorso di questa 
^parrocchiale con dati positivi, dietro autentiche no- 
tizie estratte dall' archivio arcive^scovile, diamo per 
certo che esisteva , ed era già parrocchia nel 1878, 
e che fu sempre di libera collazione della sacra men- 
sa di Bologna come trovasi al presente ; e dipenden- 
te pure a quei tempi dalla plebanale di Monte Cerere, 
come al nostri giorni. Anzi in un elenco del 1366 che 
novera le chiese parrocchiali del contado bolognese, 
trovasi cbe nel nostro distretto era ancora un* altra 
parrocchia dedicata a Sant' Anna la quale medesima- 
mente apparteneva alla stessa congregazione pleb.ina- 
1e: non sappiamo però se sia da tener per certa questa 
notizia , perchè le memorie dell' archivio arcivesco- 
ìrile non ce ne danno alcun cenno , né abbiamo tro- 
vato Il minimo indizio della abolizione di una tale 
parrocchia Neil' archivio parrocchiale sono libri che 
datano dal 1616 dai quali si conosce che in queir epo- 
ca era parroco D. Domenico Conti , e da quello fino 
al presente. Molto Reverendo Signor D. Giuseppe Fe- 
deli sei parrochi hanno tenuto il regime spirituale di 
questa terra. In quanto ai ristanri fatti alla chiesa 
non possiamo parlare se non partendoci dal 1700 , nel 
qual anno essa era condotta a tale stremo che tu 
mestieri appuntellarla da ogni parte, perchè non ro- 
vinasse. Allora eravi a parroco un D. Domenico Mi- 
chele Amadori il quale aiutato dai parrocchiani . ma 
per la maggior parte a sue spese si diede a riattar- 
la , e tanto vi si adoperò che in pochi anni la ridus- 
se ad uno stato lodevole , e in quella forma che tut- 
tora vedesi; né qui cessarono le cure del sullodato 
parroco ; che la sacerdotale dimora pur essa aveva 



necessità di ristauri, e tanto ne abbisognava che noq 
era abitabile , e per ben due anni fu costretto a sog-» 
giornar in un casino che era in poca distanza dalla 
chiesa. Volendo però questo onorevole sacerdote ren- 
dere quella canonica tale da potervisi ricoverare , vi 
spese attorno quanto aveva , accattò limosine, e gli 
riuscì non solo di tornarla abitabile , ma ancora po- 
tè aumentarla di alcune camere; onde vuoisi pre- 
miare la nobile liberalitli di quel ministro dell* alta- 
re colla lode che meritano tutti i cuori generosi , cbe 
invaghiti del vero decoro spregiano le fatiche , e non 
la perdonano a stenti per raggiungerlo. Nella prima- 
vera del 1818 irruppe una firana cosi estesa che fe- 
ce smotare circa 12 tornature di terreno di cui una 
parte formava porzione del benefizio parrocchiale 
trascinando pur seco due fanciulli di 12 anni ; e sen- 
za r ostacolo di un monte contro cui rumoreggian- 
te a guisa di terremoto fermossi il dilagato terreno, 
chi sa quanti maggiori guasti sarebbero accaduti. In 
questa circostanza un' angolo del tempio si smosse 
mancando di solidità, onde la chiesa minacciando mi- 
na fu sospesa dal 1819 al 1820 , anche perchè troppo 
erasi impoverito il beneficio parrocchiale. Il Molto 
Reverendo D. Gio. Piacenti ebbe ricorso alla legazio- 
ne per un qualche soccorso , ma inutilmente ; onde 
raccolte le offerte dei parrocchiani, e aiutato da S. E. 
Rev. r Arcivescovo Oppizzoni, che somministrò 40 
scudi diede opera a rinforzare il fianco dell* edifizio 
e si potè renderlo stabile. L' attuai parroco e succes- 
sore al Piacenti rinovò le istanze per ottenere qual- 
che miglioramento nel benefizio parrocchiale , e nul- 
la essendogli stalo concesso , si diede a coltivare nel 
1824 il terreno franato che già erasi fatto consisten- 
te, e colla sua solerzia , e costanza lo ha ridotto a 
podere di bella tenuta con suoi filari di alberi vitati 
aumentando eolla sua industria di non poco il suo be- 
nefizio. Diciotto anni dopo il citato franamento quel- 
r angolo della chiesa che era stato ristaurato fece nuo- 
vamente pelo in modo tale che fu mestieri rifaryi la- 
vori per fortificarlo , le cui spese furono sostenute 
dai parrocchiani, concorrendovi per 20 scudi 1' Emi- 
nentissimo Oppizzoni; ma nuovamente mostra varie 
screpolature , perchè il fondo del suolo essendo tu- 
faceo non può avere durevole consistenza. 

La chiesa di Pizzano nel suo intemo è d' ordine 
composita a volta, ed ba due altari laterali ridossa- 
ti al muro , dei quali quello a eomu evangdii è 










Or. 



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dcdioato II SS. Rosaria » dofe ha un dipioto in tela 
rapprcfcnUote i mUtcrU. U quale è di iMUa ottura, 
e fn dlpiato oel 1630. folto ritoccare a ipeie dei par- 
rocdiiaoi aei 1780. L' alUre a earm epid, ergesi ad 
Ottore di S. Saatiano rappreaeoUto da uo dipinto in 
coi anniransl oon poclii pregi artisUci. V alUr 
maggiore poi è sacro a S. Biagio la cui effigie mira- 
si riiratU in una tela eollocaU i^ medesimo. Que- 
SU chiesa è sema eoroj ha una cantorìa con orga- 
no baoBO, ed è quello che era alla Trinità in Bolo- 
gna comprato dai parrocchiani per cnra del parroco 
nominato 8ig. D. Gio. Piacenti; vi ha ancora il pul- 
pito , con un confessionale su cui Tedesl un dipinto 
che rappresenta Gesb Crocifisso. Fra le opere fatte dal 
parroco attuale a maggior decoro della nostra chie- 
sa Tuolsi annoverare il cimitero parrocchiale } ma 11 
bel cannpanile disegnato dallo stesso architetto che 
disegnò quello di Sassuno , che è veramente leggia- 
dro, fu fatto in altri tempi. In esso sono tre piccole, 
ma ben concertate campane quelle pure fatte fonde- 
re dal parroco Signor D. Michele Amadori. Ai tempi 
del Calindri questa chiesa contenera una campana fti- 
sa nel 1315 attorno alla quale In caratteri barbari , e 
in rilievo leggevasi quanto se^ììt - Mathew Ugolini 
me fecU A. D.MCCCXXXXV. Il giorno 3 Febbraio è 
giorno di solennità pei popolani di questo circonda- 
rio , perchè in esso celebransi le glorie di S. Biagio 
patrono della loro parrocchia ; nel cui distretto 1* A- 
gosto del 1847 capiscono circa 397 individui. Io esso 
sono soltanto due oratori! pubblici , e cioè quello 
dedicato a Sant' Anna di proprietà del Signor Lui- 
gi Fabbri, e 1' altro sacro a S. Quirlco apparte- 
nente al Signor Domenico Amanuzzi. L' abate Ca- 
lindri nel suo Dizionario Corografico parlando di 
questo distretto parrocchiale dice che a suoi tempi 
vi si trovava un oratorio sotto gli auspicii di Sant' 
Antonio Abate ; ed era situato vicino al luogo detto 
Malapasqua ; ma un tale oratorio oggi pili non esi- 
ste, uè sappiamo quando venisse abolito. Giacché non 
abbiamo pili altra cosa da aggiungere riguardo alla 
storia religiosa di questa terra , entreremo a discor- 
rere brevemente le notizie della storia civile, che del 
medesimo sono infino a noi pervenute. E da prima 
vuoisi avvertire, che siccome il luogo, secondo notam- 
mo a principio, derivò probabilmente il suo nome da 
una famiglia romana che dovea avervi signoria , cos) 
ha motivo di ritenere antichissimo il distretto cono- 
sciuto col presente nome : ma noi volendone dire po- 
sitivamente daremo principio da quell' epoca In cui 
lo troviamo registrato nelle pubbliche storie. 

Nel pubblico archivio adunque, giusta 1' asserzione 
del Calindri, sono notizie del nostro distretto che ri- 
salgono fino al decimo terzo secolo : e si trova che il 
Inogo oggi appellato Malapoiqua era un forte posto 
solla via dell' Idice a difesa della medesima , ed era 
capo luogo di un comune i cui popolani furono io 
vani tempi danneggiali dalle guerre , e nel 1299 ven- 
nero dal senato bolognese giudicati degni dì godere 
totale esenzione da qualunque gravezza appunto per- 



chè poco prima erano stati ntaemmlmeote ilKItl ià 
quel terribile flagello. Anche nel 18S6 Malapasqua fe- 
cea coflMine da se, e trovasi scrìtto cb< dovette eoa 
altrì molti comool concorrere per ordine del conaigli» 
di Bologna alla forìiflcazione del castello di Bisano, 
né dopo qoel tempo si fa plh menzione della roeea 
Malapasqoa, e del suo territorìo come comuoe da se» 
ma trovasi locorporato eoo quello di Piszaoo , seoia 
poter rìlevare il quaodo , e la cagiooe oode ciò arre. 
Disse. Le prime memorìe di Plzzaoo stesso si riCerf- 
scooo alla metà del Xlll secolo e oe daooo eertem 
che qui pure era uo luogo forte che doveva sorgerò 
In vicinanza della chiesa attuale , e ciò viene confer- 
mato dall' avere 11 parroco presente rioveouto certe 
pietre antiche, e uo segmeoto di olla oello scavare 
le fondamenta del campo santo. Abbiamo dalle storie 
patrie , e specialmente dal Ghirardacci che i popoli 
del Fiagoano , e di Piancaldoli uomini in que' tempi 
fieri , e di aspri costumi , o fosse per vendicare an- 
tiche ingiurie, o fosse per 1' avidità del predare, fe- 
cero un' improvvisa , e potente incursione su quel di 
Pizzano menando strage degli abitanti , e manomet- 
tendo tutto il territorio : la qual cosa non andò Im- 
punita , ma tornò In danno e mina degli stessi Inva* 
sori. Imperciocché II senato di Bologna come seppe 
r audace crudeltà di que' malvagi pieno d' Ira, e di 
mal talento fece preciso comando al capitano Giaco- 
mo da Bagni che si facesse vendicatore dei poveri 
oppressi , respingendo , e colla maggior severità ca- 
stigando gì' Invasori. 11 quale comandamento fu In 
ogni sua parte compiuto , poiché coloro che poco pri. 
ma erano entrati nell' altrui si videro privati del pro- 
prio ; e colla prigionìa , e col sangue scontarono le 
prigionie onde avevano afflitto i male arrivati Pizza- 
nesi , e il sangue che dalle lor vene avevan versato. 
Quantunque però questi popolani avessero sofferte le 
narrate vessazioni pure nel 1307 concorsero per quan- 
to era da loro a sostenere le spese necessarie per 
1' edificazione della fortezza di Sassìglìone. Scorse 
non pochi anni in cui quei da Pizzano furoo lasciati 
vivere né trovasi registrato , che avessero a patir 
molto danno ; ma bene ebbero a dimenticare tutta 
la loro felicità passata fosse pure stata a mille dop- 
pi maggiori, quando nel 1376 furono scopo dell' ira 
bestiale degli inglesi assoldati da Gregorio XI in no- 
merò di 2000 cavalli , e di 8000 pedoni e sottopo- 
sti all' imperio del cardinale Roberto Gebeona onde 
tentare di costringere i Bolognesi a lasciare 1* allean- 
za dei Fiorentini e dei Visconti , e darsi alla chiesa. 
La qual cosa non potendo ottenere furono fatti iofi- 
nitl guasti In tutto 11 territorio bolognese, e più par- 
ticolarmente in Pizzano come narra la cronaca mi- 
scella nei seguenti termini - I Bretoni andarono a 
Pizzano e ivi ebbero la fortezza , eh' erano poco for- 
ti , e quella rubarono , e presero grandi , e piccoli , 
e furono morti assai. Fu questo In Agosto. Pigliava- 
no cosi le femmine, e i faotolini io cuoa come gli uomi- 
ni. Questo fn anche grandissimo danno. Sopra questa 
montagna non era mai scampato, né fuggito alcuno^ 



ptrcbè nai non Ti aiidò •leaaa gente. Ma qneilo 
■lOBSigiior cardinale ita?a coose aspettando di ve- 
dere molto male, che quel Bretone che preienta?ali 
la sua spada bene insanguinata dicendo : ne ho mor- 
ti oggi tanti ; di quanti pih dicera , ne faceva egli 
maggior festa , e io oltre gli sacrava le spade , co- 
me se noi fossimo rinegati. Ma non aveano ragione 
i Pastori della Chiesa. -^ Qui è da notare che il croni- 
sta era stato spettatore degli aTTeniraenti e indigna- 
to da tante crudeltà non poteva tenersi dal non pro- 
rompere in dure parole contro i guidatori di una sì 
fiera milizia. Da tanta rovina non potè mai piii rile- 
varsi il popolo di Pizzano , e non trovasi più ram- 
memorata la sua fortezza , né registrata alcuna 
gesta che mostri 1' energia di un distretto abitato da 
forti ed animosi uomini. Nella terra onde parliamo 
ebbe anticamente stanza una potente famiglia i cui 
membri furono molto famosi, e si trovano celebrati fi- 
no alla metà del secolo XIV: e qui ci piace far cenno di 
alcuni. Tommaso da Pizzano nel 1271 andò ambascia- 
tore per Bologna in Francia , dove dimorò piii di 6 
mesi. Nel 1292 Domenico di Giuliano da Pizzano era 
uno de' procuratori del comune di Bologna. Nel 1302 
un Pietro era degli Anziani in Aprile, e morì nel 1305; 
ed altri anziani di questa stessa famiglia trovansi 
negli anni seguenti. Un Valentino sostenne le parti 
di ambasciatore di Bologna in Romagna. Che se i 
membri di questa famiglia furono celebri per cariche 



civili, furonvene pure akoni nominati per cariche mi- 
litari, come un Simone di Tedorigio capitano nel 
1388, e un Marcello pure capitano nel 1960. 

Al presente questo territorio è un comune dipen- 
dente dalla magistratura di Monterenzo per le cose 
civili sotto il governo di Loiano. Il suo terreno es- 
sendo composto di un fondo tufaceo non è suscettibi- 
le di tutta quella coltura che generalmente vedesi 
praticato dalla perizia dei nostri coloni nella maggior 
parte dei poderi del contado : tanto pih che nelle sta- 
gioni molto acquose va soggetto qua e là a frane che 
spesso distruggono 1' opera dell' industrioso agricol- 
tore. Sulla superficie del suolo incontrasi gran moltitu- 
dine di gusci d' ostrica , e di altri abitatori marini , 
e fu trovato un tronco di un ramo di rovere petrifi- 
cato, onde ha luogo a ritenere , questi essere avanzi 
dell' universale diluvio. L' Idice scorre per questo terri- 
torio le cui acque incanalate artificiosamente danno 
moto ad un molino da grano che esiste fino dal 1299, e 
il ripiano in cui trovasi era allora chiamato Valbruc- 
cana come leggesi in un testamento di certo Osber- 
ghi veduto dal Calindri. Dal luogo detto i Castellacci 
io poca distanza dalla parrocchiale, e dove credesi rJie 
esistesse la fortezza di Pizzano , godesi di una vedu- 
ta piacevolissima potendo I* occhio spaziare in molta 
distanza , ed essendo dilettato dalla varietà dei luo- 
ghi che gli si parano innanzi. 

T. 




5' 






¥ 




— 22 — 



S. MARIA E S. DANIO 

DI AMOLA. 




FnesU parrocchia giace in Tasta pia- 
j, nura e lontana da Persiceto men di 
!|diie miglia essendo una del suo Ple- 
hanaio. Confina al Sud-Est con Persice- 
to strfso cui circonda in gran parte , il 
' quale ai?zi ne ha rinchiuso testé un ap- 
pczzato «ntro il proprio recinto. Gli altri 
iiioi co n ti fi j sono le parrocchie di Lorenxa- 
tlco e dì ZcQtrigolo all' Est, quella di Tivo- 
li al Sud, di S. Agata all' Ovest e di S. Matteo del- 
la Decima al Nord-Est. 

Il suo nome di Amola è diminutivo della parola an- 
tica Lama levata la lettera l del qual nome io ho 
detto nella storietta ( di coi in fine ) su questa mia 
parrocchia dietro le parole di Dante ( Inf. e. 20 Purg. 
e 7. ) e le altre opinioni del Melloni e del Toselli au- 
tori nostri : conchiudeva indicar esso un pezxo di 
piano alquando elevato in mezzo a luoghi paludosi 
come sono stati di fatto e sono in buona parte que- 
sti siti. Non ne inferiva per questo esserne il terri- 
torio insalubre e in particolare la situazione delia 
chiesa essendo essa come su di un piccolo carocoro 
e neppure che questo territorio fosse di uso agli a- 
bitanti meno antico di moltissimi altri di nostra dioce- 
si e provincia. Le monete romane qui rinvenute e 
le notizie che abbiamo delle guerre guerreggiate in 
questi contomi nello spegnersi della romana repub- 
blica provano il mio opinare, ( Y. Cic. Filip. ult. Let- 
tera di Galba e gli aut. Dione, Apiano, Svetonio ) 
tanto piii che il condotto ora detto Gallego che scor- 
re al confine della parroahia non lontano dalla chie- 
sa sembra per certo (Calindri Diz. corog. Pian. p. x. ) 
i' antico fluvius GaUorwn. Anche ne* bassi tempi 
questo nome di Amola non sembra essere stato si ne- 
^tto come al presente, se crediamo ai celebri steri- 
tori modonesi Signonio , Muratori , e Tiraboschi dal 
quali si rileva essere qui stata allora una borgata 
anzi la proprietà di un Conte e una Contea, e la bor- 
pta dicono che fosse dove sorgono le motte di terra 
dette i monti ora iotemati nella valle , e là attorno 
C erano sicuramente coltivati terreni, come lo atle- 
stono i campioni vecchi di prima, segno di scoli d' ac- 
que qui allora pili felici che non al presente. Alcuni 
«omini di nome ed alcune famiglie nobili ancora si 
* leggono presso Melloni, Calindri ec. derivate da que- 



sti luoghi. Ma riguardo ad antichità di fabbriche qui 
non riman forse che il piede della torricella ora cam- 
panile e vi resUva, veduta anche dal Melloni, una la- 
pidetta riportata ed incisa da esso e dal detto Ca- 
lindri, la quale si spiega da qnest' ultimo cosi. 

ANNO DOMINI 1189 RK6NANTB rBDKBICO IMPUATO- 
RB HOC OPUS PUIT INCBPrUM B0NI8 PBBSSTTBRIS 
IOANNB BT FBTBO UC MANBNTIBOS. 

Alquanto piti antiche sono altresì le notizie che ci 
restano del Santo popolare , che qui si venera , del 
quale parlano i Bollandisti , 1' Agiologio italico , Ma*- 
sini , Calindri e sopratlutti il su lodato Melloni nelle 
vite de' Bolognesi illustri per santità. Si calcola eh* e- 
gli qui si portasse o che prete ossia parroco come di- 
remo qui divenisse circa il 1171 ed è scritto che qui- 
vi dimorasse per tredici anni e vi morisse il 12 Mag- 
gio del 1184. È stato detto fin qui eh' egli si ritiras- 
se in questi luoghi per menarvi santa e solitaria la 
vita : in altra storietta scritta per questa chiesa lo 
m' ingegnava di provare che non solamente santa e so- 
litaria ma pastorale ossìa parrocchiale aveva dovuta 
condurla , e che perciò era stato qui santo non solo 
ma parroco anzi il primo parroco in questa chiesa, 
del quale si abbia notizia. 

E parlando dapprima del concetto di sna santità, si 
vede che , dall' epoca di sua vita e morte , andò que- 
sto crescendo e mantenendosi mai sempre fino ad og- 
gi in maniera , che questa chiesa , dapprima intito- 
lata di S. Maria , si trova nel 1555 detta di S. Da- 
nio , e poi nel 1568 di S. Maria e di S. Danio , che 
è il nome del Santo , il qual nome non sembra altro 
che una contrazione di Daniello. La sna festa , che è 
ai 12 di Maggio sudd., si trova di concorso sin dal 
1573 , ma il concorso a lui non è della sola sua fe- 
sta: V' ha frequenza di devoti massime estemi in tut- 
to il corso dell* anno. Già egli era stato sepolto con 
distinzione singolare nel bei mezzo dd locale o della 
cappella che fossevi allora , il perchè questo sepolcro, 
imbarazzando la piccolezza del luogo , si venne pro- 
gettando la traslazione del S. corpo, che poi si ese- 
guì dall' Arcivescovo Cardinale Malvezzi in persona 
1' anno 1705 conforme lo dice l' iscrizione che ancor 
si legge . A nostri tempi poi si è formata un' unione 



di devoti in siio onore , che nel 12 Maggio 1835 ne 
portò la iacr* urna per la prima toIU in proceuione 
solenne, la quale fio qiii vie n rinovata ogni anno, che 
il giorno del Santo eade in fesU di precetto. 81 è ri- 
prodotta ancora l' immagine sua per le stampe, ciò 
che non si sapeva tetto da quasi un secolo. 

Che poi questo Santo stesse qui veramente parro- 
co io lo rilevava dall' uflBzio Inerente all' ordine, dal 
titolo di Pretòyfer usato fino a suoi tempi in signi* 
Acato anche di parroco >, dai documenti che qui ab 
antico vi fosse a ciò il benefizio , vi fossero abitanti, 
come abbiam detto, che richiedessero cura d' anime lo 
rilevava dalle traccie de' suoi successori fino a noi, e in 
Ane dall' essersi ritenuto questo luogo ed anzi essersi 
autorevolmente dichiarato residenza parrocchiale pri- 
mitiva. Bisogna sapere di fatto riguardo a quest' ulti- 
ma cosa , che dopo S. Danio , e dopo i suoi primi 
•accessori Pietro a Gioanni, lodati anch' essi per bon- 
tà di vita come abbiam nella lapidetta accennata piò 
sopra, l parrochi trasportarono in seguito la loro re. 
sidenza vicino ( come io credo ) e poi , nell' ingran- 
dimento della terra, dentro S. Gioanni, porzione del 
quale fbrmò anche parrocchia dell' Amola, e la tras- 
portarono in certa loro chiesa poscia demolita inti- 
tolata ai santi Vitale ed Agricola , ritenendosi però 
sempre parrochi di S. Maria dell' Amola. Questo durò 
sino al 1573 in cui un visitatore apostolico intimò loro 
di restituirsi a questa loro prima chiesa essendo parro- 
co un certo D. Castagneto , che si trova notato con- 
tumace penes iUuUr, EpUccpwn forse perchè non 
volle ubbidire; ma il successore di lui D. Gio. Mora- 
ti accettò e ripose qui stabile la residenza nel 1575, 
cni poscia tennero sempre e tengono anche al presen- 
te I successori. A scusa de' parrochi di quest' Amola, 
che per tanto tempo non tennero la residenza a can- 
to della chiesa loro primitiva si potrebbe addurre l' i- 
solamento suo, la disastrosità delle vie che vi con- 
ducono , una al presente eccettuata, l' incoltezza o 
bruttezza dell' abitato, la situazione fuor di centro 
nella parrocchia ec. il fatto sta che si hanno anche 
nel Melloni documenti della miseria della chiesa e a- 
hitazione presbiterale , la quale in gran parte è du- 



rata Ano a giorni nostri t qnale poi sia stato in que- 
sti ultimi anni I* operato onde ridurla almeno a con- 
veniente localitò tanto riguardo alla canonica che alle 
poche Dibbricbe attorno, qui non conviene a me dire. 

Ma Anlamo di accennare quanto può bastare a qne- 
sto articolo. La chiesa fa posta ad architettura di or- 
dine ionico dal parroco Baldnzzl circa I' anno 1798 
essa non ha capi d' arte eccetto 11 quadro neir aitar 
maggiore che è dell' Albani , ma alquanto patito , 
oltre questo altare ne sono altri cinque nel corpo del- 
la chiesa stessa, compreso quello di S. Danio , il qua- 
le per altro ne resta quasi separato a sinistra di det- 
to aitar maggiore. Non manca qui Ui compagnia del 
Santissimo che h una delle piò antiche , leggendoti 
rinovata sin nel 1583, e possiede un così detto IroH- 
eo d' intaglio dorato magnlAco. Esistevano in questa 
parrocchia quattro oratori oltre l tre presenti che so- 
no : uno della famiglia Sassoll già fabbricato ad ono- 
re di S. Antonio di Padova decorato di moltissime 
reliquie , il secondo ad onore de' Ss. Camillo 4e Lel- 
lis ed Andrea Avellino canonicato^rra : il terzo pii^ 
elegante degli altri del Slg. Raffaele Bassi io onore dei- 
la Vergine addolorata. Il giro attorno la parrocchia 
è di nove miglia circa contenenti oltre iSOO anime. 

Non vuoisi tacere però che v' è stato ancora di co- 
stà nn qualche uomo di merito come un Gioanni da 
Lamola famoso professore nello studio di Bologna nel 
1378, un Pietro di Guglielmo da Amola che dovè es- 
sere di qualche vaglia se fu posto fra gli anziani di 
detta città per 1' Ottobre del 1386, e cosi un altro 
Guglielmo posto tra i medesimi anziani nel 1417. Di 
alcun merito pure esser dovettero Antonio di Gugliel- 
mo , e Zolo tutti da Amola se furono posti nel con- 
siglio de' 600 nel 1387 oeppur passiamo sotto silen- 
zio un Gioanni Professor di Leggi nel 1400. e nel 
1423 un Bernardo pubblico lettore Amolesi anch' essi. 

Queste sono tutte le notizie che risguardano la sto- 
ria civile ed ecclesiastica di questa Chiesa , le quali 
si sono estratte dalla Storietta indicata che io bo 
scritta, e riprodotta per queste stampe io altro opu- 
scoletto come opcriciuola a parte. 

I>. Giuseppe Benedetti, 



— «3 — 

SAN PROSPERO DI SATIGNO 




otto nome di Savigno intendesi 
inaa terra della montagna bolognese 
_^ì\ cui cirooodarlo Tiene dìTiso io tre 
^ dfslfi^tU parrocchiali , di cui essendo II 
l|irìncipa!e quello soggetto alla parroc- 
. ehi a intitolata san Prospero, prima trat- 
teremo ili «sso cominciando dalla sua chie- 
Uà. SmodJo [Demorie esistenti nell' archivio 
arcivescovi te si ha che nel 1378 in questo 
territorio erano due chiese dipendenti dal plebanato 
li san Giorgio della Sammoggia , l' una di cui era 
•■ Prospero , 1* altira san Stefano , e pare che en- 
fuabe fossero parrocchiali di ginspatronato del par- 
rocdiiaoi. Le quali due parrocchie si trovano unite 
■ nsa nell' anno 1400 , colla residenza del parroco 
ìb lao Prospero , nominandosi la parrocchia con en- 
trttibi i titobri fin verso il cadere del secolo XVII , 
i quindi innanzi appellata soltanto san Pro- 
venuta poi l'antica Chiesa a miserevole con- 
! per la sua vetustà , il zelante parroco D. An- 
) Pagani nel 1680 con suo grave dispendio eoa- 
Hirato ancora dalle offerte de' parrocchiani edificò 
lai ftmdamenti una Chiesa presso la pubblica via 
IK mena al luogo del famoso mercato di Savigno , 
a foale riusci uno de' pih bei tempii che sieno nella 
mtra montagna , ed è l' attuale dì cui è discorso ; 
1 Ae rilevasi anche da una memoria posta nell' in- 
Icno della Chiesa sopra la porta maggiore : 

1. D. AirrOlflI PABOCHI , KT PAROCCBIANI A FVNDA- 
■BITIS BRECTOM MDCLXXXI. 

Nello stesso tempo che si dava mano all' edlfica- 
doae di questa Chiesa si venne pure erigendo una 
Imre quadrala senza cuspide , nella quale a tempi 
Mitrì Ut collocalo un buon concerto di quattro cam • 
^■e fkise dal sig. Angelo Rasorì. L' intemo di questa 
arrocchiale è a volta reale con una maestosa cappella 
■fggiore e due laterali. Nella maggiore è l'altare dedi- 
cata al vescovo S. Prospero titolare della parrocchia, il 
l«al santo viene rappresentato unitamente a 8. Ste- 
haa in una dipintura che sembra di buon pennello ; 
le cappelle laterali sono dedicate l' una alla B. V. del 
Raaarìo , e l' altra a san Giuseppe ; e a nostri gior- 
ni, carne anticamente , la chiesa di san Prospero va 
liggetta alla pieve di san Giorgio dfHa Sammoggia , 
I II diritto di nominare il Parroco alla medeshna 
appartiene alla mensa arcivescovile. I distretti par- 
lacchiali che intorno fanno limite alla giurisdizio- 
ne- territoriale di questa Chiesa sono quelli di Mer- 
hoa, di san Giorgio della Sammoggia , di santa Cro- 
ce di Savigno , della Chiesa nuova , e di Tolè. Il po- 
polo della nostra parrocchia è retto spiritualmente 
dal Molto Reverendo sig. Don Luigi Caroli Parroco 
adiemo , e la festa del titolare solennizzasi nel glor- 
aa 35 Giugno , essendo quel giorno consacrato alle 
gloria del vescovo san Prospero. Un solo Oratorio 



trovasi nel distretto parrocchiale onde parliamo ed 
è la Chiesa della SS. Trinità di ragione del sig. Giu- 
seppe Saporì di Tolè ; la qual Chiesa esisteva pure 
nel 1068 chiamaU di Prato BaraUi e con solenne 
istrumento donaU da Alberto da Panico ed Imelde 
sua moglie all' abbadia di santa Lucia di Roffeno. 
Nel nostro territorio fu già un castello che, a delta 
del Calindri , aveva mura che giravano 132 piedi , in 
mezzo a cui innalzavasi una rocca con torre, cas- 
sero , e tutto ciò che richiedeasi per la fortificazio- 
ne del sito , onde ftr fronte agli assalti nemici. Pare 
che il detto castelto esistesse già all' epoca della citata 
donazione di Alberto da Panica; quello però che 
vuoisi tenere indubitato si è che già Boriva nel 1112 
come rilevasi da una bolla di Pasquale II diretta a 
Giovanni abate di Nonantola , e successivamente da 
queNe di Innocenzo H ntl 1132, di Alessandro III 
nel 1166 eolle quali confermavansi dai suddetti Pon- 
teflci certi privilegi ai monaci nonantolani. Alla fine 
del XIII secolo e aK principio del XIV molte famiglie 
potenti avevano stanza in Savigno e parteggiavano 
quali per una fazione , quali per un' altra cotalchè 
trovansl annoverati fra i banditi di parte Lamber- 
lazzi un Gio. di Guglielmo , un Raniero . e Bertoli- 
no, un Baldone^ un Ubertinello ed altri tutti appar- 
tenenti al nostro luogo. Che 11 senato di Bologna aves- 
se piena giurisdizione sul castello in discorso si fa 
manifesto per varii alti emanati dal medesimo nel 
secolo XIV risguardanti la sua fortificazione , e il 
munirlo di presidio; e lo storico Ghirardacci afferma 
che nel 1335 riedificò per fino la chiesa parrocchiale. 
Nel 1360 però il nostro castello cadde preda delle trup- 
pe di Bernabò Visconti Id quali veramente non giun- 
sero a conquistare la rocca e furono poi^ forzate ad 
allontanarsi con loro danno rafforzato il presidio per 
molti miHti spedili dall' Oleggio. Giacomo Gretti an- 
dò per comando di Benlivogli nel 1401 capitano del 
nostro castello; il quale secondo afferma il Dolfi fu 
da Leone X con Seravalle concesso in feudo a Filip- 
po di Cesare di Tommaso Castelli nel 15f1 , levato- 
gli poscia da Clemente VII nel 1532; il qtial castello 
è tradizione che fosse poi distrutto dal duca di Bor- 
bone quando passò per gire all' assedia di Roma. Ai 
nostri giorni ancora rinvengonsi avanzi di muri la cui 
forma , e grossezza attestano 1* esistenza del forte 
di cui abbiamo parlato : e vi si osserva pure un' an- 
tica cisterna murata nella quale ora si fa conserva di 
neve. Questo distretto che trovasi alla distanza di 
circa 20 miglia da Bologna fuori di porta S. Isaia ha 
la Magistratura Comunale sotto il governatorato di 
Bazzane; i 430 individui che lo abitano nell'Agosto 
del 1847 trovano loro esistenza parte nei proilotti 
del suolo , parte nell' esercizio dei mestieri , e del 
traffico che per la favorevole circostanza del mercato 
che si tiene , in Savigno è molto vivo e profittevole. 

T. 



— «4 — 



SAN BIAGIO DI SAYIGNO 




Ina delle chiese parrocchiali della ter- 
Ira di Savigno è quella dedicata a 
|S. Biagio che pure appellasi chiesa 
[nuova di Savlgno. Non è a noi cognita 
^1' epoca della primaria fondaziooe di que- 
i sti parrocchia , e solo possiamo afferma- 
» re che e&ìsteva nel 1366 , ma col titolo di 
. S. Martino; e pare ancora die venisse io- 
^ dicala coir uno e 1' altro nome , giacché in 
no campione del 1400 trovasi appellata = chiesa di 
S. Biagio di Saligno nella villa di S. Martino = come 
ricaviamo da notizie registrate nell' archivio arcive- 
scovile , e somministrateci dall' archivista sig. Mar- 
ghetti , per la cui gentilezza , dietro la benignità mu- 
nifica dell' Eminentissimo Oppizzoni verso qnest* ope- 
ra nostra , veniamo arricchiti di importanti , e au- 
tentici documenti opportuni alla maggiore veracità e 
al maggior lustro di questo nostro lavoro. Nel sesto- 
decimo secolo però la nostra chiesa cominciò a chia- 
inarsi colla sola invocazione di S. Biagio , ed esi- 
steva presso all' antico castello di Savigno in luogo 
detto al presente ~ chiesa vecchia - Nella circostanza 
poi chela chiesa, e canonica aveva d' uopo di fonda- 
mentali ristauri , perchè non minasse , e la maggior 
parte dei parrocchiani abitando di là dal torroiite 
Chiaia verso il modonese lontano dalla chiesa par- 
rocchiale con gran detriment o della religiosa pie- 
tà di quegli uomini , si ebbe ricorso all' immortale 
Lambertini allora arcivescovo di Bologna , affinchè 
desse concessione di potere edificare una chiesa là do- 
ve era la maggior parte dei parrocchiani ; la qual 
domanda venne consentita con rescritto dei 20 Mar- 
zo 1739 aggregando i pochi parrocchiani situati di 
qua della Chiaia alla parrocchia di S. Prospero di cui 
già parlammo. Quindi per generosa donazione dei 
firatelli Bignami trovato l' opportuno terreno, a 16 mi- 
glia da Bologna fuori di porta S. Isaia, si edificò la nuo- 
va chiesa, che dietro licenza del vescovo Gto. Ballista 
Scarselll fu benedetta nel 1741, cominciando ad esser- 
citarvisi tutte le funzioni parrocchiali nel settembre 



di detto anno } e fit assoggettata alla plebanale di 
S. Giorgio della Sammoggia da cui dipendeva pure la 
vecchia. Anticamente il diritti di nominare il parroc- 
co alla nostra parrocchia apparteneva agli uomini del 
paese; ma passò poi alla Mensa arcivescovile, cui tutto- 
ra appartiene. La nuova chiesa riuscì lunga nel sus 
interno piedi 42, larga piedi 16, ed alta 20 con tutto 
'il corpo di essa e le tre cappelle che nella medesima 
si trovano , a volto falso. L' altare della maggiore 
cappella è consacrato a S. Biagio rappresentato in nns 
tela dipinta a olio, e vi sono pure altre due cappel- 
le laterali. Nel concerto delle tre caropane che sono nel 
campanile di questa chiesa vedesene una fusa nel 
1381 da un certo Martino , che in caratteri così det- 
ti gotici vi rilevò il suo nome , e il citato millesimo. 
. Questo parrocchiale distretto ha per confine le parroc- 
rJiie di S. Prospero , di S. Croce di Savigno, della pie- 
ve di Sammoggia , e di Monte Ombraro, distretto nel* 
la diocesi di Modena. Il Molto Reverendo Signor 
D. Luigi Milani è il sacerdote che attualmente in 
qualità di curato regge i 400 individui circa che nel 
Settembre del 1847 popolano il parrocchiale distretto 
della chiesa nuova di S. Biagio di Savigno la cui fé* 
sta titolare solennizzasi alli 3 Febbraio d' ogni anno. 
Siccome poi il circondario anticamente era unito agli 
altri di Savigno cosi per le notizie della storia civi- 
le vale anche per questo ciò che venne avvertito al- 
l' articolo del territorio di S. Prospero, e solo note* 
remo , che il terreno ond' è costituito questo luogo 
è cretoso , sassoso , e soggetto a franare ; ma vi si 
raccoglie molta e buona uva , poche castagne , mol- 
to e buona frutta e discreta quantità di grano, essen- 
do poi per una parte coperto di boscaglie vi si rica- 
va gran quantità di legna da bruciare, della quale 
non si ritrae tutta il vantaggio possibile a cagione 
della difficoltà del trasporto. Gli uomini del territo- 
rio della parrocchia onde abbiamo tenuto discorso 
sono civilmente amministrati dal comune di Savigno 
sotto la dipendenza del governatorato di Bazzano. 

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Inlieamente tntto quel tratto di pae- 

ia^ ctie al presente iotendiamo bU 

^gni Ardire col nome Savigno fornoa- 

fira tm solo distretto parrocchiale , che 

foggi è dìvììo io tre } e per la distan- 
za alla chiesa noolti degli abitanti mal 
f pievano adempiere agli obblighi religiosi) 
^dal die Vienne là necessità di ergere altra 
' parrocchiale a comodo de' popolani di Sa- 
fipo. Ma neppure con tale erezione si proTTide a 
tatti gli nomini di quella terra , che a una parte di 
loro essendo per la Tiolenza di due grossi torrenti 
iMfcdita specialmente nell' inTerno di portarsi aRa 
famcdiìa, e alle chiese limilrofe veniva tolto di sod- 
ditfare aHe loro religiose brame. Il perchè quegli no- 
Bili rivolsero calde istanze all' Eminentissimo Mal- 
Tnii ArrìrescoTO di Bologna onde ottenere la ere- 
ilMe di una nuova parrocchiale : le quali istanze 
eoMMcinte giuste dal sullodato Eminentissimo ven- 
nefo esaudite , e per una concessione Armata a Ili 
8 Ottobre 1759 fu eretto in parrocchia col titolo di 
Santa Croce un antichissimo Oratorio in cui era un 
bcaellzio semplice di ginspatronato dei Signori Na- 
tale Righi, e Matteo Rnbbini, ai quali fu pure rila- 
fclato il diritto di nominare il Parroco pro-tempore 
dda nuova parrocchia. Dopo un triennio dalla me- 
■orata erezione la Chiesa, e l'annessa canonica es- 
io pessima condizione , e minacciando mina 
portate querele al medesimo Arcivescovo Mal- 
fvtil , il quale intimò ai compadroni che dovessero 
iniiianMnente dar mano ai necessari! preparativi per 
ima proBta riparazione e della chiesa , e della cano- 
vica , assegnando a risolversi il termine di 9 giorni , 
Morsi i qu ali senza che essi avessero preso determi- 
vazioiie alcuna , scaderebbero dal loro diritto, H quale 
Sventerebbe proprietà dalla R. Mensa arcivescovile 
«ho si addosserebbe i pili necessarii ristauri , come 
dìffatti avvenne. Tuttora la Mensa stessa conserva 
n diritto di nominare il Parroco di Santa Croce di 
Savigoo i e questa parrocchia Bn dalla sua fondazio- 
ne fu posta nella Congregazione plebanato di 5. Gior- 
gio della Sammoggia , e vi si conserva ancora ai no- 
stri giarai. La piccola chiesuola parrocchiale onde 



pariiamo sorge sul pendio della catena degli appe- 
nini in vicinanza del conEne degli stati estensi con 
quelli del Pontefice. L' intemo della medesima è a 
travi, di semplice struttura con tre alUrì; sopra il 
maggiore dei quali è una nicchia con entro una cro- 
ce t nella quale conservasi un poco di quel santo le- 
gno onde si compose il patibolo del giustissimo trtL 
gli uomini i e questa nicchia è coperta da una tela 
dipinta scr cui vedesi ritratta santa Lucia , e santa 
Appolonia. 

I due altari laterali sono consacrati , l' uno alla 
B. V. di san Luca , e l' altro al SS. Crocifisso. 

II distretto parrocchiale della Chiesa onde parlia- 
mo ai tempi del Calindri conteneva 209 individui di- 
visi in 38 famiglie : ai giorni nostri , e nel Novem- 
bre del 1847 conta circa 270 anime; e viene limitato 
dai distretti di Monte Ombraro , e Monte Albano , 
non che di Monte Tortore dal lato modonese, e dalle 
parrocchie di Tolè , di san Prospero , e di san Bia- 
gia di Savigno dalla parte del Bolognese. Quei popo- 
lani hanno per loro spirituale moderatore , e Par- 
roco della loro parrocchia il Molto Reverendo Signore 
il Signor D. Andrea Casanelli : e solenizzano con 
particolare festivitli il giorno 3 Maggio in cui accad- 
de il ritrovamento della Santa Croce sotto i cui au- 
spicii milita l' intera parrocchia 

Questo territorio essendo formato in gran parte da 
arena loEacea , e da creta sassosa non dli luogo ad 
una florida coltivazione; tuttavia vi si accoglie gra- 
no molto attesa la natura del terreno , poca uva , 
ma buona , molto combustibile che ricavasi da bo- 
scaglie estesissime quivi esistenti ; dalle quali derivò 
la denominazione di Santa Croce delle Selve onde 
venne alcuna volta appellata la nostra chiesa ed al- 
tri prodotti rurali in poca quantità. Per rispetto alle 
memorie civili del nostro luogo è da riportarsi a 
quanto è detto del territorio di san Prospero di Sa- 
vigno, capoluogo con magistratura comunitativa da 
cui dipende pure il circondario di Santa Croce; fa- 
cendo capo tutta la comunità al governo di Bazzano 
in caso di affari rilevanti. T« 



— «6 — 





Innante volte si abbia discorso della 
k stori a di Budrio , sempre ne toma 
^alla memoria il Golioelli raccoglito - 
re delle cdse di sua patria , il quale pub- 
Llilicò un volume, dove parlò dell' origine 
* rid lufte'> e de* fondatori di Budrio ; del- 
„■ prime cltki^se io esso luogo ; delle sue ca- 
lamità Lemporali; del restauramento del pae- 
se i «itila Parrocchia e del monastero ivi uni- 
to i delle religioni regolari raccoltevi ; delle Chiese 
dipendenti da quella di San Lorenzo : e degli uomini 
insigni in santità , lettere, ed armi , che hanno avuto 
origine da Budrio. Noi pertanto deriveremo per la 
maggior parte il presente scritto dal lodatissimo Go- 
lioelli; giovandoci ancora d' una Memoria dell' esimio 
signor Gaetano Giordani ; e di alcune inedite scrittu- 
re del Calindri , per rio che spetta allo stato di Bu- 
drio nell' andato secolo ; nonché di recenti ottenute 
in esso luogo, nella circostanza che si è eseguito il 
disegno prospettico esteriore della parrocchiale di 
S. Lorenzo suaccennata , nonché quello d' una veduta 
in Panorama del Castello in discorso. 

In quanto all' origine ed all' antichità di Budrio , 
il Golinelli colla scorta di documenti e di citazioni 
autorevoli si studiò di provarla notevolissima : e ncl- 
r attenersi alle varie opinioni degli eruditi sopra la 
denominazione assegnatagli (non è ben certo se dagli 
Umbri dai Galli Boi) e nel riportarne la etimologia 
del nome , che da parecchi scrittori differentemenle 
si spiega , inclina ad opinare che la pih accreditala 
sia quella la quale per le voci greche fitti e dfui 
( eh' egli porgeva scritte male ) compone la parola 
fitte f Vi , dove la ( Anale del primo membro sparisce 
nel collegameoto col secondo, che incomincia per con- 
sonante. E perché fitti significa Bue, e <ff&( Arbore 
dento i così avviene che Budrio accenni un luogo di 
orezzo, o di pascoli pe' buoi , una Tertile campagna, 
od un casale dove si manipola il latte e si Ta butli- 
ro ; ed a prova di questa spiegazione , accenna lo 
stesso Golinelli che molli luoghi abbondevoli di pa- 
scoli per armenti e bestiami , per molta grassezza e 
felicità di terreni , appellaronsi col nome di Budrio. 
Ricorda poi che sino dalla pih remota antichità il luo- 
go oV é il nostro Budrio , veniva circondato da bo- 
schi , selve , valli ; di cui ancora si rinvengono alcu- 
ni vestigi i e che perciò questo paese restava occulto 



e sicuro dalle ingiurie delle orde straniere e barbare . 
le quali tante fiate invasero e distrussero la bella Ita- 
lia. Il mancare pertanto di prove autentiche sull' ori- 
gine primaria del Budrio nostro , conchiude il Golf* 
nelli , s* ha a tenere per l' appunto un valutabile in- 
dizio della sua antichità : perché si considera tanto 
pili antico un luogo , quanto meno di questa poasoM 
assegnarsi i veri principi. 

Ma trapassando le varie memorie incerte da quesiti 
storico riferite nei remotissimi secoli, quando i Ro- 
mani resero colonia loro la città di Bologna , e ven- 
nero ad abitare nei contorni di essa : quando la Fede 
di Cristo si diffuse nei noslri paesi , e quando qne- 
sti furono soggetti alle scorrerie di estranee gesti 
d' arme , che tanto danno (come in altre contrade 
italiane) quivi recarono : toccheremo più innanzi Im- 
vemente le guerre , gì' incendi , e le stragi per civili 
fazioni sofferte : le pestilenze , le carestie , ed altre 
disgrazie , per cui il suddetto Castello ebbe piìi volte 
ad essere rovinato , ristorato , rinnovato , ed amplia- 
to ; e finalmente ridotto come noi verremo ad a^ 
cenoare. 

Se vogliamo prestar fede alle memorie suddette, 
il luogo dove fu fabbricato l'antico Castello di. Bu- 
drio ne' remotissimi tempi era in parte allagato di 
acque , in guisa che per tradizione si ha ricordo ave- 
re già servito di molo , o di porto ad approdare le 
navi , le quali dalla Padnsa e dalle circonvicine valli 
a Ravenna e ad altri luoghi dilatavansi. È indubitato 
che pur oggi rimangono tratti di valli a dieci miglia 
dal Castello suddetto, che si chiamano Xfaria JfiM*- 
tua , e volgarmente Marmofta. Però questa ed al- 
tre simili notizie trovandosi memorate dal GolineDi, 
e non dovendo fermare l' attenzion nostra , perchè 
estrinseche alle cose speciali di Budrio , passeremo 
piuttosto a descrivere il materiale , onde il castella 
oggi giorno é composto. 

È Budrio pertanto un antico e nobile castello (e teN 
ra che da altri si dica) della Provincia e LegaiiODe 
di Bologna , il quale é posto quasi a Greco nella pia- 
nura fra il fiume Idice ed il torrente Centonara » e 
dista dalla nostra città per un dieci miglia* Ha le 
sue fabbriche di mattoni cotti , di costruzione soli- 
da , e intonacate nelle esterne pareti alla maniera di 
quelle che si vedono per tutta Bologna ; e , eome in 
CSM • ba quasi tutte le case fornite di portici ai lati 




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delle strade. Qnette di?idooo fl eastello , e «mio po- 
lite e di bastevole spaxio , e di molU regolarità. Bu- 
drio può coosiderarsi diviso io due parti sé 1' una 
muraU , 1* altra si foma per doe borgate all' ester- 
DO delle mura : e neU* uoa e neU' altra parte vi han- 
no ediflzi coosiderevoli e grandiosi : e fra essi devon- 
si specialmeoU noUre le ben decorate Chiese, e gli 
annessi Conventi j il Monte di Pietà ora residenza 
del Governatore ; Il casamento in cui risiedono i Ma- 
gistrati del Comune e del Consiglio Consorziale dei 
Partecipanti , dove da un lato è il Teatro. In Budrio 
vi ha una torre con orologio , ed altra antica detta 
del Borgo , e vi sono alcuni privati notabili casamen- 
ti , come pure nelle due Borgate al difuori ; le quali 
si chiamano toscatielle di sopra e di sotto : nella su- 
periore delle quali è il bene ordina lo Spedale per 
sollievo de' poveri malati i nella inr«riore il Conser- 
▼atorio , appellalo l' Opera Pia Bianchi , in cui ven- 
gono mantenuti ed allevali orfani d' ambi i sessi. A 
ciò si aggiunga la Cas^ di Ricovero , eretta nel 1830, 
e che contiene un cento individui d' ambo i sessi, 
jDantennti a carico di diverse comunità. Tra le cose 
singolari da notarsi in questo Castello, è 1' antica fab- 
iMica delle corde armoniche , condotta dalla famiglia 
Trebbi , che de' lavori di tal genere fornisce le circo- 
stanti città, e tiene depositi per varii luoghi d* Italia. 
. Le mura che circondano il Castello sono di matto- 
ni cotti , di conveniente altezza e ben mantenute. 
In Budrio si entra per due Porte di forte costruzio- 
ne; e tratto tratto lungo le mura si trovano piccole 
torri di forma quadrilatera o circolare , che chiaman- 
ti torresotti. Lunghe fosse , se non profonde , seguo- 
no il circuito delle mura , e dal lato dì levante la 
fossa ha un* alta sponda che fa difesa al Canale , on- 
de si adduce acqua al molino del Consorzio. 

V aspetto esterno del descritto Castello presenta 
una gradevole veduta , come di una piccola città ; a 
tal che potrebbe reggere al confìronto di non pochi 
luoghi che ne hanno II titolo , e sono mancanti di 
alcune delle prerogative che in Budrio si rinvengono. 
E qui toccheremo di volo che le dette mura più volte 
furono innalzate ed atterrate , e col recinto loro die- 
dero al Castello diverse forme. La ristaurazione e la 
fortificazione delle medesime si atlrìbuisce all' anno 
13B3, allora che Gomezio Albornozzo era Governato- 
re di Bologna a nome di suo Zio il celebre Card. Egi- 
dio Carino , venuto pel Pontefice Legato a latere io 
Italia. Sappiamo altresì che del 1379 Budrio fu rin- 
novato ; e che il vecchio Castello , essendo lungo e 
stretto , si ridusse il nuovo di forma quadrata , e ne 
vediamo anche un segno non dubbio nella porzione 
di mura , le quali , di maggiore altezza , stanno ai 
lati della Porta di sopra. Circa il 1380 dal Senato di 
Bologna s' inalzarono edifizi nell' interno del Castel- 
lo, il quale si rese pih abitabile e sicuro; né sola- 
mente furonvi erette belle fabbriche ; ma si accrebbe 
di popolo , e vi s' introdussero molte arti. E negli 
anni seguenti , non rimanendo pili spazio a fabbri- 
care entro al murato , s' innalzarono altre abitazioni 
di fuori , al Iato deUa porta di levante , nel loogo 



oggidì propriamente denominata il Borgo. Accrescin- 
to pare in questo il numero delle case , e divenuto 
esso borgo forse più grande del Castello medeliino ; 
del 1430, desiderando i Magistrati del Comune di 
Budrio d' unire insieme tnlto 1' abitato e darvi mag- 
giore ingrandimento , fecero atterrare le mura che 
a levante erano presso alia porta o torre detta della 
Guardia, o del Borgo sunnominato. Ma per circostan- 
za impreveduta di vicende politiche e guerresche , ne 
venne sospesa la edificazione , che si dovette proro- 
gare a miglior tempo. Servì firattanto per sicuro 
schermo da quel lato la profonda e paludosa fossa , 
e solamente nel 1486 si ritornò alla fàbbrica delle mu- 
ra, cominciando il lavoro verso la parte di setten- 
trione ed in tale epoca ritiensi (se non prima) che si 
aprissero le due Porte accennate in precedenza; e che 
la Porta sotto la torre del Borgo non servisse più al- 
l'uso antico, ma soltanto pel passaggio dal vecchio Ca- 
stello al Borgo stesso. E le due porzioni di mura del 
levante e del mezzodì , le quali mancavano a rinser- 
rare il Castello ; vennero successivamente principiate 
e ridotte ad intera costruzione 1* anno 1506. 

Budrio, circondato così all' intorno delle mura, 
crescendo tuttavia di abitatori , né avendovi pih luo- 
go a fabbricano nell' interno , fU soggetto all' aumen- 
to di nuove abitazioni nell' esterno , ed in tal ma- 
niera formaronsi le due toscanelle predette ; le quali , 
benché sieno fuori del Castello , si considerano come 
se vi fossero dentro ; e tutta insieme la popolazione 
appartiene per ogni circostanza a Budrio : e forma , 
per così dire , di questa ragguardevole terra un sol 
corpo , soggetto ad una sola giurisdizione , e ad un 
comune regolamento. E tutti gli abiUnti del luogo 
per ispeciale privilegio godono della bolognese citta- 
dinanza. 

La pubblica rappresentanza dipende dalla Legazio- 
ne di Bologna , ed é diretta nelle singole attribuzioni 
dal Governatore , dal Priore , e dagli Anziani. Il Go- 
vernatorato é dei primari e pih distinti della Provin- 
cia ; perciocché estende la sua giurisdizione a varie 
terre , castella e ville , onde in complesso la popola- 
zione enumera forse 36,000 anime. È Budrio, pel 
suo territorio uno dei Comuni di prima classe nel- 
lo Stato Pontificio. La popolazione del Castello ascen- 
de a 1,662 abitanti; colle due toscanelle a 2,248, me- 
no le suore in venti forse, i Ricoverati in pih di cento, 
le Zitelle dell' orfanatrofio Bianchi in una ventina » 
ed i soldati di varia arma , in altrettanto numero 
Incirca. Il novero progressivo delle case segnate, 
ascende a 280, o poco pih. La parrocchia di S. Lo- 
renzo dovrebbe reggere in questo mese di settembre 
1847 un complesso approssimativo di 4458 anime , 
perché al numero suindicato se ne aggiungono 2210, 
f^a gli uomini e le donne della campagna. 

Le circostanti regioni del Castello di Budrio pre- 
sentano amenità di ville , grandissima fertilità di ter- 
reni , abbondanza di prodotti , e specialmente ottima 
canapa ; la quale gode di tale rinomanza , che si 
Yuole tra le migliori che ricavinsi nelle pingui terre 
lUUane. U climi è salobrej l' aria temperata, e tutu 



niètÈt «rate degli ntm e ?aiitaggi ebe sono pni- 
prìi (Ièlla natura sua , che demaoo dalla kidiislria 
degli abitatori , e cbe ritrae dai benefici o prlTilegi, 
dei quali può Tentare sino da remoti Umpl il poa- 
ledf mento. 

E qui fiamo a tale penrennti, che ne viene obbligo di 
estenderci alquanto intorno alle Tincende molte e di- 
vèrse della terra di Budrio, dal secolo duodecimo del- 
l' Era Cristiana lino a noi. E in prima , ai giorni di 
Federigo 1. di Lamagna, detto Barbarossa, scorrendo 
pe' dintorni il Capitano troppo famoso nomato Cri- 
stiano Cristiemo , prese e distrusse Vedrana; laon- 
de pare che i Budriesi (anno 1175) prestassero forag- 
gi air esercito Svevo , per non incorrere la sciagura 
de* Ticini: e fu allora che Budrio e Vigorso accrebber- 
si d' abitatori , i quali vennero a ricetto in essi luo- 
ghi dalla diserta Ycdrana o Veterana. Dopo di che , 
levandosi in superbia per raddoppiata popolazione gli 
nomini di Vigorso , si attirarono lo sdegno dei Bu- 
driesi , che , per le duplici vie di Castenaso e della 
Rifcardina , assalirono e guastarono il Castello di Vi- 
gorso , che mai più dalle rovine non risorgeva. E 
sembra poi che a questi popoli finitimi non incoglies- 
se sciagura alcuna sino al 1315 , nel quale anno una 
penuria di viveri afflisse l' intero paese , che poco 
appresso, cioè nel 1317 ebbe discordie con certi uo- 
mini di Bologna , fruttate al Castello dagli Ugulini 
e dai Giuliani capo-faziosi del luogo , e indotte poi 
a vera pace dal Consiglio dei Seicento di Bologna. 

Ed eccoci al 1347 , anno tremendo di carestia per 
l' Italia tutta : cui segui una pestilenza delle più fie- 
re che a memoria d' uomini si descrivano: pestilenza 
orrenda , che fece eterno il nome del Boccaccio che la 
descrisse come fu a Fiorenza , e che quasi per riflesso 
la mostrò com' era neir Italia tutta, ed oltre 1' Alpe 
pur anche. E nel 1350 , Astorre Conte di Romagna 
{siccome narra il Ghirardaccl) morendo a danno de' Bo- 
lognesi , scorse a saccheggia mento della regione ; e 
movendo da Castel S. Pietro sopra Budrio, lo prese 
e devastò crudelmente. Né appena si era risloralo 
dei trascorsi guai , che il tiranno Oleggio (1354) mal- 
menando Bologna , percosse d' ogni crudeltà il nostro 
Budrio. E giunto, a colmo di sciagura^ il Conte e 
Capitano Landò colla gran Compagnia , fermossi a 
Budrio con 20,000 fanti e 6,000 cavalli , né volle par- 
tirsene , senza lasciar memoria d' inaudita empietà, 
bruciando 11 luogo e spianandolo, ciò che pure operò 
a danno della Riccardioa e di Medicina , che lutti i 
mali della guerra ad un' ora stessa provarono. Né 
appena l' indegna Compagnia trascorse fino a Bre- 
scia , eh' eccola di nuovo sul territorio di Bologna , 
e specialmente a Budrio , che appieno distrusse. 11 
qnal castello ragguardevole fu impreso poi a rinno- 
varsi dall' Albornozzo , siccome abbiamo già narralo. 
Dall' anno 1363 , in cui avvenne la rigenerazione del 
luogo , sino al 1422 non ebbe a sobbarcarsi a sciagu- 
re { ma del 1422 dovette gemere per contagio , e del 
1496 per le scorrerie dell' esercito di Eugenio IV. ca- 
pitanato da Giampaolo Colonna e da Baldassarre da 
Offlda » crudel Pretore di Bologna : il quale esercito 



bfttagfiando coutil FrancMeo Sforza celeberrimo il 
gforao 16 settembre, toccò ona grande sconfitta pres- 
so di Bndrio j e figgendo quivi non pochi degli ec--~ 
eleatastiei , vi riparò pare I' affidano che lo Sfont 
ad ogni patto voleva In sua potestà , e che dimandò 
al mMsaio Bartolommeo Cesari. Onde assediato il ca- 
stello , minacciavalo di morto i sicché le genti di Bu- 
drio , aperto le entrato , diedero adito agli Sforzeschi 
di spaziarsi dappertutto; i quali, trovato l' Offldano 
nascosto in luogo immondo, vestito da femmina, e di 
ftrina cosparso il viso , lo trasser fìiori , e cucitolo 
in un cuoio e a Medicina speditolo , quivi di atroci 
morte fu fatto da ultimo morire. Il Capitano Colon- 
na , che nel fatto d' armi era rimasto prigione dello 
Sforza , venne lasciato libero : onde poi , non sapen- 
do meglio come vendicarsi della sofferta cattività , 
studiò pretesto che i Budriesi avessero favorito l' ini- 
mico per danneggiare a lui ed all' omda .- il perchè 
1' anno appresso (18 di Marzo) ritornò Giampaolo con 
vaghezza di barbaro a Budrio , e fece strage del po- 
polo , e pose a sacco ed a ruba il Castello vandalica- 
mente , come il Carradori , il Baldassarri ed il Medo- 
si lasciarono scritto. 

Così pervenlvasi, di disgrazia in disgrazia, al 
1444 , quando un conUgio de' più fieri spopolò poco 
meno che affatto il Castello, il quale si umiliò in pro- 
tezione di S. Sebastiano , e venne ogni anno celebran- 
do le glorie sue , quasi in festa di precetto. Cessato 
la strage della peste, rinforzò la carestia, che del 
1445 tormentò Budrio, e le vicine terre malcapitote, 
le quali ad un tempo trovavansi infestate da varie 
soldatesche d* ogni fazione. Infine Sante Benlivoglio, 
(1449) munì di amiche milizie tutto il contado; e 
Budrio pure fu conforto to di presidio- E questo è il 
tempo della battaglia famosa alla Riccardina tra i 
fuoruscili Bolognesi repubblicani e le soldatesche di 
Sante Bentivoglio , uno dei Principi di sua famiglia 
celeberrima. Passarono poi più di tre lustri, nel qua- 
li non patì la terra di Budrio danno di riguardo i ma 
nel 1467 rivide armale bande devastare intorno dap- 
pertutto ; e i Veneziani e il capitano Colieoni da Ber- 
gamo (che sostenevano gli esuli fiorentini) sbaraglia- 
li al solito luogo della Riccardina da quelli di Bolo- 
gna , dalla Repubblica di Firenze e dal Re di Napoli, 
le cui milizie collegale avevano a capitano Federigo 
di Montefcllro Duca d' Urbino. E questa fu la prima 
volta che al cozzar dell' aste , delle spade e degli scu- 
di si aggiunse lo scoppio degli archibusi e il tonare 
di piccole artiglierie trascinate per la campagna dal 
cannonieri della lega. E poiché in quel campo dì bat- 
taglia molli uomini d' ogni parte trovaron morte : 
cosi gli fu dato nome di Mal campo , che conserva 
pur oggi , e dove spesso si rinvengon ossa di estinti 
e avanzi d' armi di battaglieri. 

Intanto Budrio , in cimento di pericolo e privato 
della sua Ròcca per decreto de' Bolognesi , temeva 
non gli fosse Felsina matrigna anzi che madre : il 
perché nel 1482 alcuni del Castello e de' vicini paesi 
proposer di mettere sé medesimi in protezione de' Ve- 
neziani, che però non accolsero la dimanda loro: onde 







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p^ gli autori della naccfaioazioiie feniero puniti. 
Però le genti di Bndrio ottennero favor paterno é» 
Gàoranni II. Bentivoglio , eni donarono per gratitudi- 
ne un palazio do?' oggi è il Monte di Pietli i tanto 
piti che lo stesso Benti?oglio ottenne ai Budriesi la 
concessione di lavorare la canapa , cbe il reggimento 
di Bologna non voleva loro acconsentire. Qnando poi 
Bel 1500 il Duca di Valentino pretendeva alla signoria 
di Bologna , scorse colle sue genti fino a Budrìo , e 
quivi alloggiò per molti mesi, e recò.grao danno d' ogni 
guisa alla terra ospitale che 1* accolse , e soprammo- 
do al Massaro di quei giorni Francesco Minossi. Per 
In qual cosa ebbe il paese a soffk'ire gran care- 
atia , giacché la maggior pr \e de' viveri e de' forag- 
gi serviva a saziare i' ingordo es^^rcito del Borgia. Né 
con tante sciagure fn colma la misura de' mali pel 
paese di Budrio; che negli ullimi giorni di Alessan- 
dro VI., di Giovanni Beotivoglio . e di Giulio 11., mil- 
le traversie pali d* ogni modo , perchè in cotanto 
tramnìarsi di fortune , e negli spessi arrivi o riti- 
rarsi di eserciti , mille vessazioni sopportar dovette- 
ro gli abitatori di Budrio, così per trovarsi sopra 
una strada assai battuta da milìzie , come per avere 
impugnate 1' armi a^favore di Giulio nel tempo della 
cacciata di Giovanni li : avvenimento notevolissimo , 
pel quale si acquistò gloria il capitano Cammillo Ben- 
ol budriese , e privilegi la terra tutta , che Giulio II. 
prese in amore e protezione. E nelle guerre poi fra 
la Chiesa e gli Estensi, oh quante volte le genti d' ar- 
me pontificie posero stanza nel nostro Budrio , o lo 
gravarono di pensieri e di spese per vittovaglie, per 
combustibile , per servigio d' uomini e di bestie l 
Ma quando nel 1511 ebbe luogo il famoso assedio del- 
la Mirandola , colla presa di quel forte , Cammillo 
Beoni giovò di sua mente e di suo braccio il Ponte- 
fice ; onde n' ebbe le Iodi ed i prcmii , che si eslese- 
ro ancora sopra i drappelli da lui condotti , e sopra 
il paese cbe gli fu culla fortunata. Né da questo rag- 
gio di fortuna trovossl appena confortala , che sorse 
improvvisa nube a sgomentare la popolazione di Bu- 
drio; e fu allorquando nel 1517 il Duca d'Urbino e 
Federigo da Bozólo avversi alla Chiesa , entrarono il 
Castello , e fecer impeto sugli abitatori , e molti ne 
trucidarono, frai quali iliavio politico Bartolommeo 
Rlvani ; poco mancando che non uccidessero pur an- 
che il Podestà nobilissimo Giovanni Malvezzi bologne- 
se. E la pestilenza con carestia nel 1524 ; e l' eserci- 
to del Borbone nel 27 ; e nel 28 quel de' Francesi , 
fBfono altrettante calamità per lo paese di Bndrio. 
Dalle quali infine ebbe riposo nel 1530 , qilaodo Car- 
lo V. s' incoronava in Bologna imperatore, e guar- 
dava benignamente , insiem con Papa Clemente VII. 
le genti e le schiere di Budrio ; il cu| capitano An- | 
drea Zaniboni colla sua eletta falange passava tosto 
a danno de' Saraceni oppressori di Vienna , e dava 
Mccorso alla santa causa di tutta quanta cristianità. 
Nd qual tempo incirca ebbeiuogo la divisione della- 
jioiroia da Budrio , con danno specilmente de* pove- 
ri , cbe vi trovavano lavoro e cibo onorato. Il per- 
de poi nel 1545 hi annullata siffitta nociva divisio- 



ne , e ne fti stabilita mi* altra V anno apprasio . Ci- 
stlngnendo I Beni interni dagli estemi, e stabilendo 
due Comunità ; 1' una pel reggimento civile ed Ca>' 
stello , 1* altra per le faccende rusticane della Cam- 
pagna. II quale anno 15i6 fu tremendo al paese par 
acerbissima pestilenza ; per cui i popolani rinnovaro- 
no gli anticb; voti a S. Sebastiano, e furono esauditi. 
Cessata la mortalità indotta dal Contagio, si diede- 
ro gli abitatori di Bndrio ad ogni modo d' industria , 
specialmente nei lavori della canapa ; e gli agricolto- 
ri ad Ogni diligenza nell* arte propria ; talché la ca- 
restia dèi 1590 , cbe venne detta comunemente dd 
rabbione, e che per tutta la bolognese Provincia tor- 
nò veramente mortale , non fu si aspra e tremenda 
per Bndrio come ad altri luoghi meno industri e me- 
no antiveggenti. -Ma la piti fiera calamità che Imper- 
versasse a flagello de' Budriesi fU nel 1596 la divisio- 
ne del popolo nei dne feroci partiti de' Gnelfl t 
dei Ghibellini , nomali dapprima i Pepoli ed i Mal- 
vezzi , poi i Medosi ed i Fracassati , i quali vennero 
alle mani ed al sangue pili e pii*i volte , e fecero stra- 
ge reciproca miseranda , specialmente nel 1626 ; sic- 
ché di Budrio si poteva sclamare con Dante: 
Ed ora in te non stanno senza guerra 
Li vivi tuoi : e r un l' altro si rode 
Di quei cbe un muro ed una fossa serra. 

Ma Dio , che vedeva l' empietà della discordia , la 
troncò d' un tratto collo squallido morbo della pesti- 
lenza ; quel morbo ahi troppo famoso negli annali 
d' Italia del 1630 ! In esso anno morirono pel terri- 
torio di Budrio 1764 persone , i cui cadaveri furono 
seppelliti nel cimitero di Sani' Ansano , e in quello 
del Lazzaretto. Una tale ira del cielo importò la spe- 
sa al Comnne budriese di lire 5,631 e 9 soldi ; ma 
rese migliore tutto il popolo , che afflitto ed umilia- 
to , non pensò a gare di partito , e studiò invece con- 
cordia di affetti e d'industria, e venne poi in tale 
aumento di ricchezze e di cognizioni utili d' ogni 
genere , che Ù commercio ed i lavori delle materie 
prime derivate dal suolo posero in buona condizione 
questo paese ragguardevole : sicché a malgrado di 
parecchie calamità , recate o da grandini , o da sicci- 
tà, o da inondazioni o da malori epidemici, mai piti 
non ricadde nello stato povero e miserando in cui fu 
travolto nei peggiori tempi ; vogliamo dire ne* tempi 
di guerre e di fazioni , di noncuranza del suolo e 
de' suoi tesori, d^ irreligione e di baldanza, di super- 
bia e d' ira nefande. E crescendo ognora pili negli abi- 
tatori del paese la mutua cristiano carità, la pietà 
operosa , la solleeiYudine IVatrrna de' veraci catto- 
lici , fu proveduto ne* momenti di squallore alle stret- 
tezze de' poveri , ali* iodigenenza degli orfani , alla 
difesa del Castello, al benessere universale. 

Ma troppo ci siamo diinisi ad temporale del luogo. Di- 
easi ma^ delle sue latrè Msólte, e specialmente della 

CHim PtilROCClIM DI 8. L0RSH80 

onde più sopra noi abbiam mosso parola. La parroci 
cbiak di S. Lorenzo, è arcipretale e titolare del 



Castello di Bndrlo: eia tetU di qvetto Martin inai- 
gne , fiene celebrata anonalmeate il giorno dcelno 
di Agosto 3 quantunqne II protettore della ClàeM sia 
l' altro Martire S. Sebastiano , la cai featifità si so- 
lenniasa il di Teotesimo del Gennaio , nel quale ricor- 
rono le glorie dell' invittissinio credente. Un antico 
edilizio sacro esisteva quivi sino dall' anno 1185 , e 
Ite iBOdiOcato ed ampliato nel 1309 , a spese pnbbli- 
cbe • poi di nuovo, con elemosine dei Biidrtesi , nel 
1406 . quando i RR. PP. Servili vi vennero a fondare 
un Monastero. E da quel tempo fino ad oggi fu sem- 
pre diretta la farroccbia da Religiosi del medesimo 
Ordine ohe per munificenza si resero benemeriti si 
della Chiesa che del Castello, fuorché dal 1817 al 43, 
nei quali cinque lustri la Chiesa venne condotta da 
Arcipreti secolari. Ma in esso anno 1843 , essendo va- 
cante la cura d' anime in S. Lorenzo e Sebastiano di 
JBndrio, fu di nuovo affidata ai Religiosi del Sena- 
rio ; e in quella notabile circostanza si vide pnbbli- 
•cata in foglio la seguente epigrafe , che forse a me- 
moria del fatto verrà scolpita e perpetuata ne' marmi: 

A DIO OTTIMO MASSIMO 

roura b dato* di covi >b» 

A. GREGORIO XVI. 

•ffcarsncs > vàD&s rELicxHMrra «BSiAsra 

It CASDIIIàLB BaiVESTIltlMO 

LUIGI LAMBRCSGHIIVI 

tBCBBTABlO M STATO 
B IBCLITU rBOTBTTOaa 

DSL VENEBABILK ORDINE DEI SERVI DI MàSLÌk 

AL POBPOBATO C04PIC00 

MARIO MATTE! 
raaucTAmio di stato pbb lo laraBao 

Q04BOO 

■IL «lOiaO TBBTBSiaO DEL aDCCCXXXXIII. 

•4CaO PBB TOTO AL HAaTIBB SBBArXIAaO 

XA BKRniSaiTA RELIGIONE DI ESSO ORDINE VENERABILE 

aicaraATA il aoBASTBao b la cbibsa di sa« lobbbio di budbio 

co* coba di ABIBB 

AL PADRE MAESTRO ANGELO CARABELLI 

ArrtDATA 

BaSeBBDO LA TBLIIBBA LBOAIIOVK 

IL PBOTIDO CABDIBAL8 

UGO PIETRO SPII^OLA 

B LA Diocasi 

IL POBrOBATO SOLLECITO 

CABLO OPPIZZOWI 

U. COMUNE IL CONSORZIO IL POPOLO BUDBIBSB 

ra* TALE btbuto PAUSTitsiiso 

SULEmi AtlOBI DI 6BABIB 

COB TUTTA BIULTABBA 

TEIEUTATABO 

Ma poiché pili sopra abbiamo accennato alle vicen- 
de della Chiesa di S. Lorenzo , qui aggiungeremo che 
in sul principio dello scorso secolo si diede comincia- 
mento alla fabbrica attuale , modificata ed ampliata 
ftiill* antica , per opera dell* Architetto Alfonso Tor- 



nggiani , e eonpiiiU poi ael tf%5 eoa dlretlotie di 
Giuseppe Tubertinl. Un tale edilizio è di ordine eo- 
rintio , e sente dello stile vario dei dne artefici ope- 
ratori. I' uno de' qnali più (iinUstico, I' altro pili 
savio , na entrambi imbrattati in diverto modo dciln 
pece del seicento. La chiesa in discorso ha ondici cap- 
pelle, otto nel corpo o nave lunga , tre nel prethi- 
terio. Molti pittori ^ e quattro operanti di scnlliira 
lavorarono per S. Lorenzo in discorso. Gli Angioli so- 
pra l' arco d' introduzione al presbiterio , e tutte le 
figure del coro , sono del professore Demaria ; molti 
ornamenti in rilievo debbonsi ad Antonio Lepori ed 
a Giuseppe Leonardi ; e i capitelli di varie colonie 
furono plasticati da ungerlo Canepa milanese. La 
tavola del maggior altare è fra le cose più studiate 
di Gaetano Gandalfl : le pitture dei pennacchi e del* 
l'ibsida sono del vivente Fancelli; le cose d' ornato 
di Faustino Trebbi , mancato all' arte , or sono circa 
undici anni. L' organo, sopra la porta d* ingresso, è 
frai migliori fabbricati dai Monlesanto mantovaaL 
Al primo altare poi , sulla destra di chi entra ia 
Chiesa , vi ha una tela , colla Vergine in gloria e dva 
Santi , dipinta dai tre famosi Carracci ; sotto la qaa- 
le tela è un quadrettino di Ubaldo Gandolfl. AH' al- 
tare seguente è una pittura del Fraoceschini ; al ter- 
zo un' Addolorata scolpita da Filippo Scandellarl , e 
posta in mezzo ad un ornato d' invenzione di FT. 
Alessio Menghini da Budrio , e d' esecuzione dei flnh 
lelli Dalla Quercia imolesi. Il vicino quadro dei Santi 
Fondatori dell' Ordine de' Servi è di Antonio Rossi i 
cui viene appresso una statua di N. D« della Coace* 
zinne, eseguita dal prefato Scandellari, ed un Saa- 
t' Antonio Abate di Gian Giacomo Monti. E disoea- 
dendo dalla cappella maggiore a Comu-EvangeiU » 
all' altare del Sacramento sono lavori di Giambatisla 
Zoboli e del Trebbi sullodato; e l' istituzione del- 
l' Eucaristia nel vicino altare è deli' encomiato Gae- 
tano GandolH; come pure il sottoquadro con due 
mezze ligure. 11 San Sebastiano all' altare ottavo è 
d' ignoto pennello; e fanoogli ornamento diverse scol- 
turc dello Se anileiiari. La Beata Giuliana all' altare 
nono è derivala dal Fraoceschini; ed alla decima cap- 
pella. S. Pietro istituito pontefice della Chiesa di Cri- 
sto, è del carraccesco Mastellelta. Infine alla cappel- 
la undecima il S. Nicola da Talentino è forse di Leo- 
nardo di Guido.- Le otto medaglie (con altrettanti Bea- 
ti della religione del Senario) furono condotta da Anto- 
nio Gionima , allievo dello Spagnolo: la Madonna nd 
Capitolo è d' un pittore quattrocentista: le due Statue 
del Santo Protettore e del Santo Titolare sono dello 
Scandellari suddetto; e la quadratura, da ultimo, 
che adorna il fonte battesimale è del Trebbi suaccen- 
nato , eh' ebbe per culla il castel di Budrio , per luo- 
ghi d' esperimento , il suo paese , Bologna e 1' elve- 
tica Neuchatel , dove dipinse con abilità e con pro- 
fitto d' interesse e di fama. 

E tanto basti di questa Parrocchia ragguardevo- 
le , che trovasi nd plebanalo dì Pieve di Budrio , e 
in territorio dipendente pel temporale dal Goverao 
e Comune del Castello di Budrio suddetto i la quale 



Parrocchia codUm con Pieve, eoo Tedraoa , con Cen- 
to di Badrio , con tanta Maria e con tao Donoino 
di Villa Fontana.- Non poche Chiese sossidiarie di- 
pendono da san Lorenzo di fiudrio^ o troTansi nel- 
r area di sna Parrocchia : e non pochi Oratoriì pub- 
Mici , cosi nel Castello che nei dintorni. Ddl' una e 
degli altri daremo M nome i e , dove sianvi oggetti 
d'arte notevoli, ci stenderemo a fame pih ampie 
parole. - Le Chiese io Biidrio sono : santa Maria del 
Borgo, sant'Agata, U Santissimo Nome di Maria, 
e san Domenico. Fuori vi ha san Giofmnni Evan- 
gelista del Conservatorio Bianchi} «on Giuseppe allo 
Spedale Donini ; sant'Antonio di Padova alla Mar- 
tella ; la B, F. deW Olmo de* Budriesi ; santa Ma- 
ria delle Crete di nomina dell' Atxivescovo ed uffi- 
ciata da Don Sante Filippi } il Santissimo Salvatore 
di nomina della famiglia Guidotli , Chiesa ufficiata 
da Don Antonio Bertoni ; la Santissima Trinità In 
luogo detto il Caslellazzo , di proprietà del Signor 
Giuseppe Gandoltt ; la visitazione di M. V. ; la Na- 
tività di NS. ; il Crocifisso, ed altri Oratori! for- 
s' anche , dove non sono cose d' arti memorabili. 

Ma per annoverare le cose meritevoli d' illustrazio- 
ne . poste nelle varie Chiese sunnominate j daremo 
principio da Santa Maria del Borgo , delle RR. MM. 
Teniarie de' Servi . Al primo altare vi è un dipin- 
to de* pih belli e graziosi del Mastetletta , rappre- 
•entante la fuga della Sacra Famiglia in Egitto s al 
Mcondo un* Addolorata , in rilievo ; al terzo una 
Madoona in gloria e due Santi , piccole figure , forse 
dipinte da Lorenzo Sabattini ; all' aliar maggiore , 
conservasi dentro nicchia adomata , l' immagine an- 
tica In carU della B. V. titolare della Chiesa j e vi ha 
iuollre un bel dipinto grande di Bartolobimeo Cesi , 
rappresentante la natività della Madonna. Alla cap- 
pella quinta veggonsi degli Angeli dello Splsanelli , 
dM stanno a frontale del miracoloso crocifisso , che 
fa del glorioso S. Filippo Beoizzi , e che il venerdì , 
tanto si poria per le vie di Budrio in solenne proces- 
sione , adorno di magnifica dorata macchina intaglia- 
ta da Pietro Roppa valente artefice bolognese, sopra 
un disegno di D. Giuseppe Orlandinì e dell' architetto 
Angelo Ventnroli. Al sesto altare ammirasi il mar- 
tirio di Santo Stefano , singolarissima pittura di Pier 
Faccini , venezlanesco artefice bolognese. 11 sottoqna- 
dro del S. Gaetano è del vivente Fancelli. Ali' ultimo 
altare vedesi un S. Giovanni Evangelista di Giampie- 
tro Possenti, imitatore de' Carracct, con sottoquadro, 
probabilmente del Frattini.~La Chiesa di Sant'Aga- 
ta è moderna , perchè architettata da Giuseppe Tu- 
hertini , ed ornata da Antonio Lepori e da Giuseppe 
Leonardi. Anticamente era quivi una Chiesa nomata 
di Santa Maria nuova ; e sorgeva sulla fossa da levante : 
Ma dopo ampliato il Castello , fti rifatta dentro le 
Bara nel 1410 , a spese di molti divoti capi-fami- 
glia } e si chiamò la Compagnia della Misericordia. 
La presente Chiesa ha cinque altari. Al primo vi 
ha nn dipinto di Giacomo Llppi , detto Jacopone da 
tadrio , che lo fece per firontale alla statua di San- 
t^ Agata t al secondo è nn' operazione d' incerto 

TOHOU. 8 



pennello carraeeesoo . con soltoqiiàdro di Crtiseppe 
Ghedioit al maggior altare è un paradiso magnifico 
del suddetto Jacopone * al quarto un San Cammillo 
de Lellis di GaeUno Gandolfl, con sottoquadro del 
Calvi I al quinto infine è una Madonna di Loreto di 
Giuseppe Gbedini , venerata da uoa copiosa e divola 
Compagnia, alcuni de' cui individui , estratti a sorte 
recansi ogn' anno alla Santa Casa di Loreto. - 

Nella Chiesuola presso le mura di mezzogiorno, 
raccogliesì una Compagnia di divoli della Vergine , 
detti i Ventiquattro, ì quali mantengono ufflziala la 
Cappella , intitolata al Santissimo Nome di Maria , 
ed ornata , con disegno di Davide Zanotli , dal Pal- 
mierani bolognese. - Bella Chiesa nel Castello di Bu- 
drio è finalmente quella di 5. Domenico, o del Ro- 
sario , cosi nomata per la Compagnia che la eresse, 
affine di recitarvi questa proficua divozione. Essa 
Chiesa fu incominciata nel 1605 , e dopo dicci anni 
ceduU ai RR. PP. Predicatori , riserbandosi però la 
Compagnia suddetta la proprietà della cappella mag- 
giore e delle sue pertinenze. Questo sacro luogo (che 
ora appartiene ai Consorzio Partecipante , per Bolla 
Pontificia di Papa Pio Vili, di gloriosa memoria) è 
composto dì nove cappelle- Nella prima è un di- 
pioto allegorico sul gusto de' Passarotti , clic allude 
a San Tommaso d' Aquino ed alla sua sapienza. Keila 
vicina un miracolo di S. Domenico, rappresentato 
in tela da Giuseppe Pedretli. Nella terza una buona 
copia del famosissimo S. Giacinto di Lodovico Car* 
raccl , che già fregiava una cappella in S. Domenico 
di Bologna , e che ora fa bello e pili prezioso il Real 
Museo di Parigi. Non molto notevole è la Cappella del 
Crocifisso. Ma la quinta e la sesta , cioè la maggiore 
e la seguente, ril>occano di grandiose e stupende ope- 
re di Alessandro Tiarini ; come la settima è ragguar- 
devole pel S. Pietro Martire e il S. Giovanni Batti- 
Usta dell* Albani. AH' ottavo altare vedesi figurato 
un miracolo di S. Vincenzo Ferreri ; e per la festa vo- 
tiva del Santo si espone ogn' anno un buon dipinto 
di Ubaldo Gandolfl , cbe rappresenta il ritratto di es- 
so santo Taumaturgo Domenicano. Incerto per fine 
è r autore della Santa Rosa di Lima espressa io pit- 
tura sopra 1' altare dell' ultima cappella. 

Fuori di Budrio a sellentrione è un Oratorio inti- 
tolato alla Santissima Ttinità, e detto comune- 
mente il Caslellazzo, pel quale furono dipinte, sul 
1672 tre tele da Barbara Sirani , che immaginò nel- 
r una 1' augustissima Triade ; in altra la B. V. co- 
gl' infanti Gesh e Giovanni ; e nella terza S. Biagio 
e Giovanni espressi divotamente. Altri dipinti adorna- 
no le pareti di quest' Oratorio , di proprietà del si- 
gnor Giuseppe Gandolfl , il quale fautore mostrando- 
si dell' arti belle del disegno , vorrà salvare da mina 
le buone pitture di tale edifizio degne di conserva- 
zione. - Ed altrettanto ne è degna la Chiesa di Soft» 
la Maria delle Crete , che vedesi a levante di Bu- 
drio , per la quale l' Albani pennelleggiò nn coro 
d* Angeli s) belli , che sembra in vero n* abbia tratti 
i purissimi tipi dal Paradiso. Giacomo Demaria fect 
la statua di Sani' Antonio da Padova per la medesiiM 



Chiesa. - A leTante pure di Bndrio • ma pili Ino- 
gi , è la Chiesa della B. F. denominata dell' Olmo, 
alla liliale i Budriesi professano tanta dìTOzione , che 
ne portano 1* immagine al Castello nelle rogazioni 
minori , come in «Bologna si costuma colla B. V. di 
San Luca. E qui faremo flne all' indicazione delle 
rose sacre notevoli di BiiJrio e dei dintorni , accen- 
nando al bel tabernacolo di varii legni, fatto nel 1663 
da Frate Vittorio della Bastia cappuccino , per 1* ai- 
tar maggiore d' una loro Chiesa distrutta , ed ora 
conservato con degna cura nella predetta Chiesa del- 
l' olmo. 

Ed eccoci ai luoghi profani onde toma bene par- 
lare , tanto situati in Budrio che fuori. - Dentro vi 
ha il palazzo del prestantissimo signor Barone Giam- 
battista Dalla Noce , adomo all' interno di belle sale, 
e di agiatissima e ben disposta abitazione*, ed altre 
case vi sono con raccolta di bnone pitture , fra le 
quali è nota la collezione fatta dui benemerito Dome- 
nico Inzaghi, con istabilita \olontà testamentaria che 
tali pitture finiscano in proprietà del budricse Con- 
sorzio -Fuori del castello son notevoli: il palazzo 
già Savini ora Cocchi , quello del Signor Giusfppe 
Gandolfi , la villeggiatura del signor Zucchelli in luo- 
go che fu de' PP. Cappuccini ; e la forte e merlata 
fabbrica , che appartenne un giorno ai potenti Benti- 
voglio di Bologna , dai quali trasse il proprio nome , 
e dove è presso uno dei tanti Oratori! pubblici , che 
porgon fede della pietà de* Budriesi. 

Ma si p.issi ornai agli uomini , o del luogo o deriva. 
ti da esso, e i quali sono degni di memoria. Massimo 
tn tutti è Antonio da Budrio Giureconsulto e Mae- 
stro meraviglioso, che basta ad onore del luogo. Segue 
Bartolomeo di Domenico GarganeUi, oratore en- 
comiasta del prefato Antonio, e laurealo in Bologna 
nel 1391 in Filosofia e Medicina. Della stessa famiglia 
de' Garganelli nacquero i due valenti. Taddeo di Fran- 
cesco , il quale Taddeo fu Dottore e Lettor Teologo, 
e vestì r abito dei Servi di Maria ; nonché il suo 
pronipote Giambattista che fu del Collegio de' Giudici 
nel secolo XVI. 

Ma costoro non furono , per età , i primi illustri 
di Budrio. Vada anzi tutti per tempo Àiercatello di 
Gerardino , che fioriva del 1267 , Medico insigne ed 
onore di sua terra natale. - Cosi poco dopo fioriva 
Amadore uno de' Sapienti in Bologna per la tribìi 
di San Pietro ; e come lui ne' seguenti anni fiirono 
Anziani e Consoli , se non Tribuni o Sapienti , pic- 
cola d* Ugolino Alberto , Ugolino di Fra Nicola , 
Domenico di Giacomo, Bartolomeo leggista , Jaco- 
po medico , Antonio Cosso giurisprudente , Ugolino 
di Giacomo , e Dondino , tutti da Budrio , tutti 
accennati dall' Alidosi a dal Ghirardacci , affinchè i 
nomi loro trapassino com' è dovere , alla posterità. 

Conte di Lorenzo Benedetti fu laureato in ambe 
leggi nel 1278 j e perchè di pelle fu abbronzato , ven- 
ne dello comunemente il Conte Bmno. Fu lettor pub- 
blico e Giudice del Comune di Bologna j e recossi 
a* piedi di Nicola III. Pontefice per impetrare I* ao* 
torità del Vicario di Cristo ad ottenere la pace dei 



Lambertazzi co* Geremei eapo-ffizioti di Bologna.^ Co- 
li di Budrio fkirono Arcangelo e Gabriele Benedetti» 
r uno del secolo testodecimo 1* altro del dccimotta? o. 
amendue Teologi , amendue de' Servi di Maria. 

E venendo alla famiglia de* Mhtratori» varU aog- 
getti deDa medesima troviamo degni di memoria i e 
trB questi Giovanni e Francesco « che con Giovanr 
ni Sarti , lor concittadino , fondarono in Ferrara la 
Chiesa a lo Spedale di S. Giobbe nel 1373. - Della 
stessa famiglia erano , Petronio Dottor dì Leggi nel 
1440; Giacomo Capitano , del 1571 nelle imprese del 
Veneziani contra de' Turchi j Francesco di Marcas- 
tonio , che nel 1671 insegnava notomia nell' Archigin- 
nasio felsineo , e che istituiva in Bologna nel 1630 11 
Collegio Muratori per alcuni giovani budriesi } i4dUI- 
le filosofo e medico, figlio di Giacomo Capitano , ilo- 
ftfrto. Decano del Collegio di Medicina, e il quale mo- 
ri in Bologna nel 1709, avendo ottani' anni. Smor Sco- 
lastica professa nel monastero de' Santi Gervaalo e 
Protasio i Marcantonio de' Minori Conventuali i e 
Giacomo Antonio poeta volgare dì merito non co- 
mune , si per immagini the per istile di lingua. 

Degli Ugololti da Budrio sono ragguardevoli , £o- 
renxo leggista e del Collegio de' Giudici ; ed il F. 
Alessandro Cappuccino, morto in Verucchio nel 1580 
in odore di santità -lllnslri Hirono due Attxmt , GiOr 
corno e Francesco , amendue leggistì di gran bm- 
rito , 1' uno professore in Milano , 1* altro insi g nllo 
di laurea in Bologna , t incombenzalo di molle cooi- 
missìoni diplomatiche in Ispagna . in Avignone , oé 
in Roma , dove lasciò la spoglia mortale nell' aaoo il 
grazia 1620. 

E venendo ai DàXla Nave da Budrio , noteremo • 
Gian Matteo, che nel 1416 , in compagnia di Matteo 
Sagaci , dì Alessandro Recordati e dì Pietro Ghetti 
militarono in Ungheria , in distìnti gradi soldateacÌd« 
ed ivi lasciarono gloriosameute la vita. Amordio 
dalla Nave fu giurisprudente , e lettore in Bologaa 
ne 1 1430 , o io quel tomo } Florio fu salutato legala 
nel 1416, Alessandro nel 1494} mentre Annibale nel 
1526 veniva Inchinato aritmetico e geometra i e Cf* 
sare nel 1542 , laureavasì in gemina legge , poi ian- 
prendeva gli studii ecclesiastici , e diveniva Protooo- 
tario Apostolico. Nella stessa famiglia fiori il valoroM 
Fulvio, che del 1577, otteneva soldati e privilegi U 
capitano dalla Serenissima Repubblica dì Venezia j.o 
combatteva poi per questa in Candia contra gì* infedcB. 

Un altro leggista budriese fu Bartolomeo Chiarini» 
ed un altro teologo il P. M. Giambattista, di cui mmb 
è palese il cognome , ma che del 1482 ottenera la 
insegne dottorali in divinità , e veniva ascritto al col- 
legio de' sapienti nelle cose sacre cattoliche. - Di oiol* 
ti Bemt daremo il nome : Cammillo fu capitano li- 
signc allo stipendio della Santa Sede ; Nicolò sao fl- 
glio nel 1!^9 si laureò in Bologna nel Diritto Ci?lei 
Livia figliuola di lui , vesti l' abito delle Carmelitaot 
Scalze in S. Gabriello di Bologna j Dionisio e OiMr 
francesco furono uomini di Chiesa j e JFVaneano 
de' Servi dì Maria , combattè gli eresiarchi Interagi 
fa vescovo di Scala nel 1603, e vi mori nel 1617 . 



dopo aver donato alla sua patria le dne insigni reli- 
^ie de* Si. Lorenzo e SeUstiaoo , protettori eccelaf 
di fiudrio. 

Borio Berlinghieri ta lef gitta nel 1516 . e segre- 
Urio dei Duchi di Ferrara. Così fu lodato giurispe- 
rito Domenico Maria Recordatii e buon medico 
Aiestandro della stessa famiglia. - E tre Zaniboni 
§k rammentano , tutti degni di memoria : Andrea va- 
loroso in armi , GiasnbaUida in medicina , PiOro 
io matematica. Ai quali aggiungeremo cinque illustri 
della famiglia Sairii: Paolo lettor di Logica in Bo- 
logna , Cornelio medico distintissimo , Alessandro 
filosofo , Felice legislatore , ed Annibale giurista. 
- Gran teologo e predicatore ùi il P. GiambaUista 
Ubranxi de' Servi di Man»." Giacomo Sgargi fu pie- 
Taoo di Budrio , e fabbricò a sue spese alcuni edifizi 
nel Castello ; mentre Giambattista fu uom di lettere, 
e compilatore d* un rimario di tutti i versi del Gof- 
flredo di Torquato. - Teologo e Servita era il P. Dio- 
nt^io CatcaUi , che lasciò scritti filosofici e canonici , 
degni d' altissima lode. 

Ma passiamo a cinque dei Cesari- - Il primo Ai 
Domenieo, il quale dal 1559 al 71 nelle guerre dei 
VcMZiam contro de* Torchi , operò stupende prodez- 
j«, strappando agi* infedeli due stendardi , che offer- 
te poi In patria , per gloria e ringraziamento , al- 
l' altare di 8. Giacomo Apostolo nella Chiesa parroc- 
chiale. Il secondo ta D. Anigdo , insigne Servita. Il 
terzo Tiberio , segretario dell' Eminentissimo di Al- 
tcoips. 11 quarto Jlfatteo, servita. Teologo, Predi- 
catore. L' ultimo D. Giuseppe, sacerdote da porsi 
in esempio per dottrina e per virth.~Gtif/to Cesare 
Brandi to dottore in Arti , in Filosofia e in Medicina ; 
don AtUonio Orwni nelle Leggi ; D. Girolamo Go^ 
ff in ogni ecclesiastica e civile disciplina i Francesco 
Gota • deco , non andò secondo per pietà a nessuno 
éeOa sua patria; VUicenxo prevalse agli altri di sua 
CMt in Fnosofla e Medicina, e lasciò decreti testa- 
■cntaril degni della più alta nominanza. 

fVai Bndriesi rlsplende per nmiltà U P, Simone 
Barbieri , che Introdusse in sua patria la religione 
de* Cappuccini prima del 1583. Fra Alessio, Cappuccino 
Laico , tvL pur da Budrio , e sali io fama per quanto 
«Da sua condizione veniva consentito, Domenico 
MttutH splendeva stella di legge : Enrico , Baldas- 
ì e GiambaMisla , firatelli al secolo , fratelli an- 
alla religkme de' Servi di Maria , mostrarono 
ben meritassero del loro Ordine , e delle pib 
! discipline. 

Parisio di Pellegrino CrudeU , laureato in FUoso- 
la e Medicina nel 1614 , mentre si levava in beUa fa- 
HM, mori assai giovine : Giacinto Maria deU* ordine 
dr Predicatori , visse idtimo di sua stirpe , lungamen- 
te onorato, e rispettato da chiunque lo conobbe. -Gta- 
eitda e Giambattista FV-ocosiatt furono pure iOnstri 
Bndriesi} r uno filosofo e medico, l' altro dottore in 
legge. 



Siamo agli artisti Angelo Grimaldi paesista venne ag« 
gregato alle quattro arti unite in Bologna l'anno 1561. 
furono suoi figliuoli Giulio Cesare ed Antommaria, 
anch' essi pittori. Giovanni Grimaldi, paesista celebre, 
discese forse dalla medesima famiglia.- £tp|n o di Lip* 
paGiacomo, detto Jacopone da Budrio, fu l' artista 
più celebre trai figuristi che mai avesse l' illustre ca- 
stello onde parliamo, il P. M. Baldassarre MeixeUi 
de' Servi dì Maria, e Caccioli Giambattista, pittore di 
figura stanno fra gli allievi del Canuti: Mauro Aldro- 
vandini da Budrio fu buon quadra turista : Alberto 
Melonari buon paesista di boschereccia, il quale 
chiuse suoi giorni nel 1711. ~ Gotti Giuseppe Carlo , 
fu distinto pittore di architetture ; Giovanni Ram* 
baldi d'ornamenti} ed Alessandro dalla Nave deU 
r une e degli altri ad un tempo. ~ Straordinario Ar. 
chitetto budriese si parve Alfonso Torreggiani, ben- 
ché senta del Borrominesco.- Tubertini Giuseppe nac- 
que in Budrio nel 1762 , e fu scolaro in Architettura 
di Giuseppe Jarmorini. Egli mori nel 1831 , in Bologna 
sua dimora, essendo professore con voto nella Pontifi- 
cia Accademia di Belle Arti. Trebbi Faustino da Budrio 
fu Architetto e pittore ornatista e quadraturista. Egli 
mori nel 1836 il dì del Natale, lasciando in Ra/foeU 
un seguace dell' arte sua di pittore^ e in Mauro, pro- 
fessor di Chimica , un altro degno budriese. Faustino 
ebbe dati i primi elementi del disegno al professore di 
prospettiva Francesco Cocchi compaesano suo, cho 
dopo treni* anni d' esercizio passati in Amburgo, è ri- 
tornato in Italia, ed ha preso stanza in Bologna, dove 
siede in cattedra con bella corona di scolari. Antonio 
Sarti , pittore ed Architetto , fh pur discepolo e com- 
patriota del Trebbi j ed ora in Roma tiene scuoia, ed 
opera egregiameuU, insieme a Giuseppe suo flraUUo 
plasticatore di merito. 

E qui, nel chiudere questo cenno, forse protratto di 
soverchio, toccheremo del Dottor Domenico GolincUi 
da Budrio, e d' altri illustri della sua casa, che la mode-> 
stia rara di lui non accennò menomamente. Figliuolo 
di Stefano , mercante ricco di canape nacque circa del 
1680, e studiò buone lettere sotto il P. M. Girolamo 
Federighi. Venuto poi a Bologna, vi imparò Filo- 
sofia e Medicina , e n* ebbe le insegne dottorali. 
Scrisse molte centurie di casi medici e pratici , cho 
vennero conservate manuscrltte dal laborioso Car- 
rati ; e dettò la storia della sua patria, rJie mandò al- 
le stampe nel 1720. ~ Suo figlio Lodovico fti teologo 
ed Arciprete della Pieve de* Ss. Gervasio e Protasio 
di Budrio , e diede nel 1775 la storia della Madonna 
deir Olmo. Il primo usci di vita nel 1743, assistito dai 
suddetto figlinolo, il quale poi mancò alla terra nd 
1779, compianto assai jdai popolani, anzi da tutti i 
compaesani suoi. - Ma tempo è venuto che si tacia » 
cosi per non ricopiare l' intero libro del Golinelli e la 
memoria del Giordani , cosi ancora per non opprime* 
re di soTcrdiia noia il pazientissimo lettore. 
Don. S. ] 



— «7 — 



®. HABIA &JIW11VAHJI 



BE' BOSCHI DI BABBICELLA. 



TT ^ W m ^ St^Gm 




Jj|r,i nifi 1600 assai Taslo e di largbls- 
^stwp circonferenza il distretto dipen- 
drnìe dalla Barricella , e non era?i 
[ neppure una chiesa sussidiale che desse 
Icomoiio ai più remoti parrocchiani di 
'aiJempire ai loro doveri religiosi senza 
' portarsi oll.i parrocchia. E però il Conte Ce- 
^ «ai e Bianchétti uomo piissimo e tntto dato 
^"^' alle cose di religione, edificò e sue spese una 
chiesa che fti dedicata a S. Gabbriello la quale doves- 
se servire di sussidiale alla parrocchia nominala. Ma 
quasi ciò fosse poco all' onor di Dio e In servigio di 
que' popolani volle che altra chiesa venisse ediflcata 
nel luogo detto i Boschi di Barricella , e nel 1619 si 
diede compimento alla costruzione di una rappella 
della forma e grandezza della S. Casa di Loreto , co- 
minciando a gittare fondamenta intorno a questa, ma 
in molto pih ampia circonferenza , per 1' erezione di 
no' altra chiesa che la prima in se contenesse ; ad 
imitazione appunto del tempio di Loreto. Lasciò poi 
due fondi col prodotto de' quali si dovessero mante- 
nere due' sacerdoti ; e questi fondi col volger del tem- 
po sono stati diretti ad altro fine; e uno di essi chia- 
masi Serraglio della Madonna. La cappella maggiore 
già detta venne poi compiuta dagli eredi del sullodato 
Conte Cesare Bianchetti restandone il giuspadronato 
alla medesima casa fìno al 1769 nel qual anno a di 
16 Febbraio pei rogiti del notaro arcivescovile Bia- 
gio Bavosi questo diritto venne ceduto dietro appro- 
vazione dell' Eminentissimo Arcivescovo Malvezzi alla 
ca«a Ercolani che tuttora lo conserva : le quali cose 
tutte appaiono da autentici documenti che possonsi 
leggere nell' archivio arcivescovile di Bologna. La chie- 
sa in discorso fu sussidiale di Barricella senza cura 
d* anime con residenza di ucerdote , e colla perma- 
nenza del SS. Sacramento } nel quale stato durò fino 
al 1843 , anno in cui ali! 9 di Giugno fu levata alla 



di gnitè di parrocchia con decreto dell' Eminentissimo 
Oppizzoni assegnandole a territorio un tratto del di- 
stretto della Barricella alla cui congregazione pie- 
banale fu sottoposta. La chiesa de* Boschi , onde par- 
liamo , nei 1844 venne ristaurata a spese della forni- 
glia Ercolani ; e in quello stesso anno vi si ercaae 
canonicamente la Compagnia del SS. Sacramento i e 
vi si innalzò il Battisterio ; che prima di quell' epo- 
ca i battezzaiidi dovevano portarsi o a Barricella , a 
a Malalbergo. Nel suo interno è spaziosa , a travata- 
re; con due altari oltre quello contenuto nella più 
piccola cappella, la quale come si notò è grande eome 
quella dì Loreto, e della stessa forma, e dedica- 
ta alla madonna sotto tale invocazione , ed è pare la 
titolare della parrocchia, al cui onore solennizzasi dai 
parrocchiani con particolar culto il giorno 10 Dicembre 
d' ogni annoi ed è parroco attuale di essa il Motto 
Reverendo Sig. D. Giuseppe Cuppini. 

II distretto de' Boschi viene circoscritto da quelli 
di Barricella , del Tedo» di Pegola, di S. Filomena « 
e di Malalbergo j ed è situato 18 miglia circa lonta- 
no da Bologna fuori di porta S. Donato. Circa 700 
sono gì' individui che nel Giugno 1847 abitano in que- 
sto territorio , la maggior parte dei quali esercita 
r agricoltura , gli altri attendendo ai mestieri , e al- 
le arti , a qualche industria di commercio ; i pro- 
dotti principali del suolo sono molta Caoepa ed In 
buona quantità , uva non della qualità migliore , ed 
ogni sorta di grano , specialmente di riso. 

Il distretto per noi descritto , per ciò che spetta al- 
le cose civili dipende dal comune di Barricella sotto 
la dipendenza dal governatorato di Budrio. Sono da 
osservarsi nella circonferenza della nostra parrocchia 
la tenuta denominata Lama , di. proprietà Ceneri e 
il palazzo Ceneri ora spettante agli eredi di quésta 
famiglia ; in quest' ultimo è una cappella dedicata al 
SS. Crocifisso. T. 



— 28 — 



um^ mim^ ^nmm 



DI VEDRIANA. 




un* alto di un monte a 15 miglia 
^della città di Bologna fuor di porta 
^maggiore sorge 1' antichissima chiesa 
^ parrocchiale di Yedriana che milita sotto 
)gU auspici dell'apostolo sant'Andrea, 
k Quantunque sia certo che questa terra 
i formasse anche antichissimamente un distret- 
I to parrocchiale , perchè se fosse altrimenti 
ti conoscerebbe l' epoca del suo innalzamen- 
itrrocchia , pure non ci è dato di affermarne 
iteiUcità 1' esistenza se non nel 1378 seguendo 
ria del tante volte citato campione delle chie- 
'oechiali della diocesi bolognese ; dal quale ab- 
che la nostra parrocchia fin da quel tempo era 
!M Bella plebanale congregazione di Montece- 
iccome oggi ancora si comprende ; e che pure 
' epoca il diritto di collazione spettava ai par- 
ai liccome al presente. Prima del 1808 qnesta 
die avea 1* impronta di gran vetustà era ri- 
I tate squallore che appena era conveniente 
uri il culto divino , onde II parroco d' allora 
Domenico Presi divisò di rinnovarla, e tenuto- 
orso ai suoi popolani, e infervoratili all' opera 
e lir. 1000, aggiungendo del suo quel che mao- 
!r cominciare la fabbrica dai fondamenti e con- 
ino al tetto; il quale finito non potè piti oltre 
rtl per mancanza di mezzi ; e fu poi l' edifizio 
condotto al suo compimento nel 1822 per cu- 
parroco odierno. L' interno della chiesa in di- 
h a volta reale, e d' ordine corintio con tre al- 
DOggiot dei quali è dedicato al titolare della 
bia S. Andrea apostolo rappresentato ivi da 
nto in cui mirasi un crocifisso i cui piedi sono 
iati da S. Francesco , mentre il nostro titolare 
I destra , e S. Pietro principe degli apostili 
*a 1 1 due altari laterali poi son consacrati uno 
lonna del Rosario , l' altro a S. Antonio aba- 
iletro delP aitar maggiore ▼' ha no coro 



semicircolare, e nel corpo della chiesa una sola cantoria 
con organo. Per le cure del parroco antecedente ven- 
ne edificato alcun poco distante dalla parrocchiale 
il cimitero colla cappella mortuaria il tutto con 
singolare proprietà e decenza. Il Molto Reverendo 
Sig. D. Francesco Zappali è il parroco odierno 
di Yedriano , il quale modera spiritualmenle 360 in- 
dividui circa , che nell' Ottobre del 1847 popolano 
quel distretto : i quali particolarmente santificano il 
giorno 30 Novembre come dedicato alle glorie del loro 
titolare. In questa parrocchia ha un solo oratorio 
pubblico edificato nel 1754 , il quale per essere gua- 
stato da una frana formatasi nel terreno dove esso è si- 
tuato ora è sospeso. Il circondario di Yedriano tro- 
vasi itn quelli di S. Martino , Frassineto , Monte Cal- 
deraro , Cappella , Casalecchio de' Conti , e di LIano. 
Ora è da fare un cenno degli avvenimenti civili del 
nostro luogo e dicendo prima della derivazione del 
suo nome , pare che sia originato dal cognome Ya- 
ria , che trovasi registrato nelle iscrizioni di Grtite- 
rio , dal latino Vedfianus il quale incontrasi nel- 
r itinerario di Antonino , intorno a che è pur con- 
forme I* opinione del Malvezzi. Noteremo poi che qui- 
vi ergevasi un castello a poca distanza della chiesa 
parrocchiale, di cui restano tuttavia le vestigia. Il 
Ghirardacci ci racconta che del 1296 il distretto (a 
preda delle genti di Francesco d' Este fratello di Az- 
zo . Le quali facendo impeto contro le mura del ca- 
stello dovettero ritirarsi colla vergogna di non aver 
potuto superare queir intoppo. I guasti però fatti 
dal nemico in tutto il paese furono sì grandi che il 
senato per commiserazione esentò nel 1299 quei po- 
polani dalte imposte , indi nel 1300 li esonerò della 
metà di qualunque imposizione , o gravezza , e ciò 
per quattro anni. Narrasi dai cronisti che un Goz- 
ladini fabbricò in Yedriano una torre, ma non è detto 
se nel castello o fUori; e dicesi ancora che (b tra'quelte 
le quali dal consiglio della città fiirono in queir anno 



designate ad eiser distrutte. Nel 1376 il nostro ca. 
stello tra per la fortezza del sito, e per una guar- 
■iglone tra dentro e fuori di 600 bravi soldati posti 
alla sua custodia dal senato, rintuzzò ben parecchie 
volte la ferocia degli Inglesi , i quali però ingrossati 
di numero e inveleniti per la resistenza incontrata 
fecero gli estremi sforzi e se ne impadronirono ta- 
gliando a pezzi il presidio da alcuni infuori, che con 
una Alga pericolosa fra quei dirupi si misero in sal- 
vo. Venuti tempi più quieti e datisi gli uomini a pa- 
cifici studii Ugolino da Yedriano desideroso di far 
* opera utile pe' suoi paesani richiese ed ottenne dal 
senato nel 1890 di costruire un molino da grano che 
tuttora sussiste servendosi delle acque del torrente 
Gaiana , che fra quei monti ha origine. Pih tardi co- 
loro che custodivano il castello di cui abbiam fatto 
cenno si arresero senza resistenza a Braccio da Mon- 
tone , che come generale del Pontefice conduceva nel 
1120 un forte esercito, a cui sarebbe stata pazzia voler 



resistere. Trovasi poi nel 1124 un Galasso da Ve- 
drUno essere noverato fra I valorosi capiUni del- 
r esercito pontificio , il quale die veramente prova di 
valentia militare quando in compagnia di Riccio da 
Montechiaro porUtosi sotto una Butta fabbricaU so- 
pra Castel S. Pietro la prese d' assalto. Dopo qud- 
r epoca nulla piti troviam riferito di questo luogo , e 
a nostri giorni gli uomini di questa parrocchia per 
le cose civili sono regolati dalla magistratura del co- 
mune di Castel S. Pietro sotto il governo pure di Ca- 
tel S. Pietro. Il terreno costituente il distretto non 
è molto fertile, tuttavia vi si ritrae una sufficiente 
quantità di grano , e di altri prodotti rurali. Vuoisi 
notare ancora che dalla cima del monte dove e posta 
la chiesa apresi all' occhio del riguardante una mara- 
vigliosa veduta della pianura cominciando da Bologna, 
Cento , Comacchio , fino a gran parte della Romagna. 




— 29 — 



S. MABIA ASSUNTA 



DI TOLE. 




^erso la foce del torrente detto =le Ghia- 
re ss , che si scarica nel Lavino (flu- 
Jm<! celebre perchè ricorda con le li- 
[ ste di proscrizione la pace dei Triumviri 
[ pììi feroce della stessa guerra) trovasi 
, sopra un Monte alla sinistra di Reno, 
e dietro li eoofloe Estense nn villaggio , o 
borgo , the chiamasi Tolè. È questo borgo 
' il cc&Ud dì mia vasta Parrocchia , che na- 
■era ben mille abitanti, daeeeoto circa de' quali vi- 
vono riuniti presso li Chiesa , e gli altri sono sparsi 
per la campagna in (In* estesissima periferia. L' ori- 
gine di qnetto luogo è ignota affatto ; ma giudicando 
mila forma degli EdifizJ , e riguardando alla molli- 
plicilà delle torri sparse pel suo territorio , è forza 
di crederla molto antica. Una sola notizia degna di 
fede per la sua autenticità si legge nell* Archivio Ar- 
civcfcovile di Bologna, e cioè che la Parrocchia di Tolè 
Irovavasi nel 1378 compresa (come lo è pure al pre- 
sente) oeUa congregazione plebanale di S. Pietro di Rof- 
fene. Se non che riandando la Storia bolognese del 
Chirardaccio , leggesi alla part. II. pag. 69 ove parla 
degli avvenimenti accaduti nell' Anno 1326. , che „ 
„ Maghinardo figliuolo di Tordioo conte da Panico , 
„ nemico del Comune di Bologna , avendo in essere 
„ bnon nnmero di soldati assalì il castello di Toleto 
„ ei arse molte case , uccidendo molti di quei caslel- 
„ lini, e facendo ricchissima preda delle robe loro , e 
„ de* bestiami „ La quale istorica narrazione fareb- 
be conoscere che questo luogo non solo esisteva in 
tal epoca (anteriore alla citala nell' Archivio Dioce- 
sano) ma che trova vasi popolato , ed in istato flori- 
do ^ e dovizioso. Questa breve notizia viene ricorda- 
ta dall' Ab. Calindri , allorché discorre di questo pae- 
se , e la riporta all' epoca precitata anche l' illustre 
Antere degli Annali di Bologna nel Voi. 3. pag. 85. - 
B paese di Tolè disU dal castello di Vergato sei 
miglia circa all' ovest-nord , e circa diciotto miglia 
9à snd-oreflt da Bologna j e vi si accede per una stra- 
di aTikibile » passando da Susano » e Cereglio. & 



traversato da una via quasi rotabile , che da Bo- 
logna conduce per le = Pradole a a Porretta , ma 
poco frequentata dopo che tn aperta la strada Pro- 
vinciale dietro Reno. Dalle alture presso Tolè si go- 
de in giorno sereno un panorama assai bello con la 
veduta di Modena , e di gran parte della pianura 
lombarda sino alle montagne Veronesi. Le terre sono 
quivi abbastanza fertili , segnatamente per nurzadd- 
li , e castagne j ma il prodotto più noto sono i cavo- 
li (brassica oleracea) nella varieté detta s cavolo 
capuccio s. Se ne coltivano a Tolè orti , e campi 
estesissimi , e sono molto ricercati in questa provin- 
cia , e nel Modenese. Un terreno sciolto , l' aria pura . 
e la irrigazione comoda , che vi presta una sorgente 
Umpifla , e fresca , contribuiscono a rendere questo 
legume di facile coltura , di color bianco , e di sapo- 
re squisito. — 

La popolazione di Tolè è attiva e denarosa , ed ama 
il commercio. Vi si tiene ogni anno al principio di 
Settembre una bella fiera di bestiami , e merci ; e 
nella Borgata vi sono due forni , una macelleria , e 
varie botteghe con diversi generi. Evvi pure una 
scuola elementare pubblica , mantenuta da un pio le- 
gato i ed una Medica - chirurgica condotta gratuita 
per tutti. Vi risiede una Dogana di confine , con un 
picchetto di Guardie di finanza i e si trovano entro il 
paese anche due mediocri Osterie , ove talvolta si 
scarseggia di cibi , ma invece vi abbondano vini pu- 
ri delicatamente saporiti , fatti con le uve delle spon- 
de del Lavino ; ed il fiume acquista per esse una on(%> 
va fama , ben pih stimabile dell' antica , datagli dai 
feroci Triumviri- - 

Dalle notizie del paese passando alle particolari 
della Chiesa , diremo che questa è situata nel centro 
del borgo e nella parte pili comoda , e piana della 
parrocchia. È di costruzione antica , molto vasta , e 
grandiosa , col soffitto a' travi , e con quattro picco- 
le Cappelle da un lato , oltre la maggiore , restando 
P altra paréte senza altari , per essere aderente al 
Cimpanile , di poco alta , ma di robusta , e spasiosa 



forma. - QuMtÉ chiesa (della quale non abbiamo 
memoria prima dell* anno 1378 ) è dedicata a Maria 
Santissima Assunta in Cielo , la di cui festa princi- 
pale celebrasi nel 15 Agosto con istraordinaria aflfueo- 
za di popolo, n quadro ben conservato dell' aitar mag- 
giore , rappresentante questo trionfo della Gran Ma- 
dre di Dio ( sola pittura degna di rimarco) credesi 
opera di Agostino Caracci e 1* ornato a fresco , che 
lo contoma , è lodatissima fattura di Mauro Braccio- 
li . eseguita nell' anno 1800. - E?vi in questa Chiesa 
il Fonte battesimale , che per ispecial privilegio si 
benedice , e rinnova sempre nel Sabato Santo di Pa- 
squa di Risurrezione ; vi si conservano molte Reli- 
quie di Santi , e si distingue per non pochi arre- 
di sagri di valore , e pregio , ed anche per copio- 
se argenterie s fhitto delle cure zelanti , ed evangeli- 
cbe dell' Arciprete D. Vincenzo ^Morandi che resse 
qnesU Chiesa dall'anno 1797 a tutto il 1802. -Altre 
feste si celebrano tra 1* anno in detta Chiesa , e tut- 
te di gran concorso s ma fuori della principale gi^ 
indicata ai 14 d' Agosto , le più notabili sono quella 
della B. V. del buon Consiglio nel terzo giorno di 
Pentecoste, e quella di S. Antonio di Padova. - 

Tolè, come capo luogo di un' Appodiato , ha un 
SiBdaco, e dipende negli affari temporali dal Governa- 
torato , e dalla Rappresentanza Comunale , ed altre 
Magistrature di Vergato . ad eccezione di una pic- 
cola (dazione che si comprende nel comune di Savi- 
gno sotto il Governo di Razzano. Quanto poi alla 
giurisdizione spirituale, trovasi annoverato nelle Par- 
rocchie del plebaoato di Roffeno ; m» dappoiché nel 
1836 venne l' odierno Arciprete insignito del titolo , 
e delle attribuzioni di Vicario Foraneo , può questa 
Chiesa ritenersi come affatto indipendente , avvocan- 
do anzi a sé stessa per le ingerenze di tal Vicariato 
la nominata Matrice , e le altre limitrofe cure di Ca- 
signo, Musiolo , Cereglio . e Susano. - 



La Chiesa Arcipretalc di Tolè era in antico di gio^ 
patronato de' suoi communisli, i quali nel 22 Set- 
tembre 1527 con rogito del NoUro Gioanni Gandolfl 
donarono simile onorificenza al nobile Jacopo Sampie- 
ri di Bologna. Quest'illustre Famiglia poi la manten- 
ne sino all' anno 1821 , nel quale per atto delli 4 Giu- 
gno , rogato dal Cancelliere Arcivescovile Luigi An- 
drea Nanni fu dall' Eccellentissimo Signor Marchese 
Francesco con graziosa adesione dell' Eminenlissimo 
Arcivescovo restituita ai Parrocchiani. - 

Regge ora la detta Chiesa , ed il suo Vicariato il 
degnissimo Arciprete D. Pietro Bartolini , il quale 
a sue spese (Ira l' altre beneficenze di cui la Chiesa 
stessa andrà memore) fece aumentare , ed abellire 
l'Organo; e colle largizioni dei parrocchiani , e sue 
nella maggior parte provvide nel 1837 un grosso , ed 
armonioso concerto di quattro campane. Egli trovasi 
da ventisette anni al governo di questa parrocchia, 
ove per la sua perspicacia , e prudenza meritò U 
stima de' Superiori e l'ammirazione de' suoi cono- 
scenti. Zelante pel bene delle anime , caritatevole ver- 
so il povero , ospitale , benevolo , e disinteressato 
con tutti , non è troppa lode il concludere che fira i 
parrochi di questa Chiesa ninno ha mai riscosso , né 
forse in appresso riscuoterà tanto omaggio di amo- 
re , di riguardi, e di ossequiosa sommissione , quan- 
to ha saputo meritarsi , e giustamente ricevere !• en- 
comiato Reverendo Arciprete Don Bartolini. - 

Né Ora toni , né altre fabbriche degne di menzione 
trova nsi nel distretto di questa Parrocchia, che é con- 
finato da Savigno S. Prospero , e S. Croce , da Ra- 
diano , Vedeghelo . Cereglio; Musiolo, Praoarolo, 
e Roffeno Pieve , e dalla Parrocchia prevostale Esten- 
se , detta di Monte tortore. 

Don. L. RutGBai 




— SO- 




DI CALVENZANO. 




hit da Bologna , (lercorrendo la nuora 
Tf ìa ilietro Reno, recasi allo stato To- 
Jscano , troTa a poca distanza dal ca- 
[sUm (lì Vergato tra il fiume , e la stra- 
, da stessa una Chiesa , che mostra al- 
' esterno una semplicisaima , e modesta 
r «f-ehitettiira. Chiamasi questa la pieve di 
^Catf>emam , ed è posta nella parte più bas- 
^ sa , e quasi alla periferìa del suo territorio 
parmechlale. - 

In Qu cerchia non ristretta , e per la maggior par- 
te montuosa , e di difficile accesso , Tifono soggetti 
a qncftta cura poco pih di 360 indi?idui i i quali se 
MNi godono gli agi » ed i piaceri , che procurano le 
ridenti colline , o le fertili vallale del piano , sono 
Iteti di Yenir governati da un' ottimo pastore t dal 
He? ereodo Arciprete Dottor Silvestro Boni , che qua- 
si Ione • ed esempio de' Parrochi circostanti , segue 
I Mtaasl del Vangelo^ spendendo I redditi di una 
fiigoe prebenda nel decorare la chiesa , e nel sotle- 
?are i miseri , e gli oppressi.— 

» qnesto piccol tributo di lode all'odierno ze- 
Moderatore , aeeenneremo brevemente la 
perle storica , che riguarda il circondario della cura 
■ hilsoggetU.- 

GII Annali , le Cronache , ed altre memorie qual- 
Sfaail del contado di Bologna non fSinno parola del- 
l' «rf^ioe di questo luogo, né della derivazione del 
•M vocabolo. Noi per altro siamo Inclinati a creder- 
It A molto antico , e forse anteriore all' XI. Secolo, 
dÉppoldiè sul cominciare del XII la pieve di Carvenr 
amo fra le tante parrocchie componenti la sua con- 
giffazione , contava quelle di S. Biiehete de Sangite- 
mta , e di 5. Andrea de CapriHa , grossi , e popo- 
lati castelli , i quali erano situati nell* attuai terrl- 
tsrfo di Calvenzano ; e le di cui belticnse popolazio- 
al éofo infinite guerre , ed orribili massacri , si die- 
» eolle genti di Rudignano (oggi Rodiano) al Go- 
» di Bologna nell' Anno 1123. - 
L* Ittostre odierno Annalista narra che tal dedlzio- 
■e sega) nel 10 Giugno dell' Anno suddetto , con gin- 
rsfs obbedienza al Comune , ed alla Chiesa di Bolo- 
pi , e col dimetter loro certo numero di case entio 
Tomo ii. 9 



i recinti di que'castelTi; i qnafi esistevano a poca di- 
sUoza dal Reno sull' erto dei monti , doV era la 
strada, che menava alle terre del Frignano. Aggiunge 
poi che i Consóli di Bologna obbligaronsi dal canto 
loro a riconoscerli per cittadini , ed a proteggerli con- 
tro ogni assalto nemico , tranne se fosse provenuto 
dalle fòrze dell' Imperatore. - 

Ma di questi due castelli non sopravvanzano che 
gli antichi nomi , e poche rovine , non avendosi dal- 
la storia veruna traccia per conoscere l' epoca del 
loro decadimento , e della loro distruzione. Pare però 
che nel 1366 . ed anche nel 1417 esistessero con nu- 
merosi abitatori; poiché leggesi negli elenchi delle 
parrocchie di qne' tempi che la pieve di Carvenzano 
contava sotto di se undici Chiese con cura d' anime, 
oltre U popolazioni di Ct^prigUa, e Sangmnela cot- 
te rispcUive Chiese parroecMaH. Anzi secondocché 
narra il Dolfi nella sua Cronaca deUe Csmiglie Bolo- 
gnesi , il casteUo , e dtotretto di Sansimmeta sarebbe 
stato da Clemente VII. dato con altre terre neU' An- 
no 1633 al conte Nicolò d' Alberto CasteUi. ~ 

Finalmente, giudicando dalle tradizioni che In luo- 
go possono raccogliersi , sembra che il casteUo di 
ftanguoneta si conservasM per molti anni ancora do* 
pò quello di Caprìgliai mentre di quest'ultimo «» 
trovasi ricordo alcuno , laddove il primo è In meflMh 
rìa degli abitanU aborigeni di quesU Pieve, come 
una grossa borgata, avente la prineipal ròcca sul colle 
detto Monte radicchio , e dando sfa» agli ultimi 
tempi il proprio nome pel censo, e per gli atti di mwr 
nicipio a tutto l' attuai territorio di Calvcesano.— 

Detto in brevi parole quanto si riferisce alla storia 
di questo luogo , accenneremo le cose , che riguarda- 
no la sua topografica condizione , e tntto dò che tre- 
vasi di pih notabile nelle Chiese , che esse luogo rao> 
chiude. - 

Comprendesi la parrocchia di Calvenzano nel €»- 
mune di Vergato , ed é soggetta a quel Governo » 
distando due sole miglia al nord-est, dal Capo-luogo 
predetto. La sua popolazione d' indole pacifica , e 
mansueta si dedica quasi csdusivanMnte all' agricol- 
tura , da cui trae il proprio sostentamento. Noe tre- 
vaasi di fatti la queste territorio liimiglte agiate . 



uè viventi d*arte, o di commercio; benché il terri- 
torio stesso venga ioterfecato dalla nuova strada » 
che da Pistoia conduce a Bologna, n suolo però è 
fertile, sebbene nella massima parte In grande pendio; 
ed il dima vi è dolce, con aria pura, e saluberrima. La 
sua esposizione poi di mezzodì-levante fii che le uve 
vi sieno abbondanti , e saporite , e che le biade , ed 
ogni altro genere di frutta vi giunga ad una perfetta 
maturità. Nella più alta pendice di questi monti Iro- 
vansi alcuni castagneti domestici , molti boschi , ed 
eccellenti pascoli; e nella parte piana sonovi buone 
praterie con gelsi , e qualche terreno grasso , e sciol- 
to , ove con molto proiUto potrebbe collivarsi la ca- 
nepa , e r orteggio. - 

La chiesa plebanale di Calvenzano fu da remoli 
tempi , ed è tuttora di gius-patronato della nobile 
famiglia Marsilj di Bologna > alcuni individui della 
quale ( insigniti dell' ecclesiastica dignità ) ne furono 
anche rettori. La sua congregazione era in antico as- 
sai numerosa , comprendendo (siccome fu detto) tre- 
dici parrocchie , fra le quali S. Stefano d% Labitnte 
(ora Abbaziale, ed indipendente) e S, Michele di Sai- 
varo (oggi plebana) senza contare le sussidiali , e 
gli Oratori in grandissimo numero j e tanta vastità 
di giurisdizione era corredata da una larga , e dovi- 
xiosa prebenda , per cui nel Secolo XYI questa Chie- 
sa fu data in provvisione al Coadiutore del Vescovo 
di Bologna. Altro indizio della remota sua grandezza 
era il diretto dominio che questa prebenda esercitava 
su moltissime terre del suo plebanato. Sanno ormai 
tutti che ne' tempi infelicissimi , nei quali Italia no- 
stra era invasa dai barbari , ogni possessore di sta- 
bili , che ne temesse le violenze , e le devastazioni , 
ofn-iva il diretto dominio de' suol beni a qualche 
Pio-luogo, che per dovizie^ o per celebrità di vene- 
razione fosse salito in grado tale di autorità , da ren- 
derli rispettati , ed immuni. La prebenda di Calven- 
zano contava ben trecento stabili a lei tributar] , e 
ne riceveva i canoni , e i laudem] in ricognizione di 
simile dominio, E sebbene per le successive Aposto- 
liche concessioni molti di tai fondi siansi affrancati 
da quella specie di soggezione , pure V Arciprete 
pro-tempore di questa pieve riscuote tuttora gran 
numero di canoni , e li esige in varie parroccliie an- 
che lontane dal suo territorio : conservando così tra 
le medesime un segno di quella grandezza , e supre- 
mazia , che per alcuni secoli avea fatto di questa 
Chiesa una delle Matrici piti insignì , e pih ricche 
della Diocesi. Finalmente dell' antica sua rinomanza 
un monumento ci resta nell' ampia , e robustissima 
torre , munita di feritoie , e fabbricata ne' Secoli di 
mezzo all' estemo della canonica ; la quale dev' esse- 
re stata costrutta onde difondersi dalle incursioni , 
che per tanti anni di quella malaugurata età afflis- 
sero questa sì bella , e popolata parte di contado. ~ 
Ma se tanto era nel Secolo XIV , e ne* seguenti il 
lustro , e la grandezza di questa Pieve ( cui rispon- 
deva una magnifica casa canonicale) altrettanto era 
modesto , ristretto , e di mal' intesa costruzione il suo 
tempio principale ; fioche neir Anno 1650 , essendo 



già restitniti a questa Chiesa I suoi rettori « g ov«- 
nandola l' esimio Arciprete D. PraneeiCB Tamt/li, 
pensarono i popolani , e questo pio zelatore esser 
giunto il tempo di cancellare l' ingiurioso confronto 
che scorgevasi tra 1* abitazione del Parroco , e la Ca- 
sa Augusta del Dio vivente. Uh proposero già ristao- 
ri , ampliazloni } ma un nuovo , e sontuoso edifi- 
cio , che nella sua limitata grandezza adorno di opere 
artistiche, e di preziose suppellettili valesse ad espiai 
r onta ^ e la vituperevole accidia de' lor maggiori. - 
La fabbrica cominciata nelP indicato Anno , ebbe com- 
pimento soltanto nel 1676, ed è quale si ammira 
oggigiorno 2 pochissimi essendo stati i ristauri , che 
da quel tempo vi occorsero. La sua architettura d* or- 
dine composito soprabbondava di fregi , e di sculture . 
le quali con savio accorgimento furono corrette , t 
ripulite in appresso; talché di presente (ove si pen- 
sasse a qualche esteriore decorazione) potrebbe tener 
luogo tra le Chiese più belle , e più eleganti della no- 
stra Diocesi.— 

Adornano l' intemo di questo Tempio sette cappel- 
le j nella prima delle quali a sinistra trovasi il S. Fos- 
te battesimale, di moderna, e vaghissima fattura, 
chiuso da cancello di ferro. Nelle altre sonovi gli al- 
tari , il maggiore de' quali è di legno con magnifieo 
tabernacolo , decorato di belle dorature , e di stape»- 
do intaglio. Il quadro di questa cappella , rappresea- 
tante il S. Vescovo Apollinare (patrono della Chiesa! 
colla B. V. ed il Bambino Gesù, e coli' Apostolo S. An- 
drea , credesi opera di Dionigio Calvart , ed è discre- 
tamente conservato. Nella seguente cappella a destri 
sonovi i Misteri del S. Rosario ; ed in luogo di sot- 
to-quadro avvi entro custodia con cristallo no pre- 
zioso reliquiario di ebano , fregiato di piccole statue 
di bronzo dorato , e di serafini d' argento , i qaali 
contornano un basso rilievo pure d' argento , rappee- 
sentante la B. V. con S. Apollinare : dono manifiee 
dell' odierno eminentis. Arcivescovo. La cappella , che 
segue , dedicata a S. Michele , ha per sotto-qaadro 
la Vergine Santissima del Buon Consiglio , a cai pre- 
stasi in questo luogo special culto , e veneraziooe. 
Viene appresso quella già indicata del Battistero, 
avente un quadro colla B. V. Lauretana. Di rimpd- 
to avvi r altare col quadro d' ignoto ma valente ir* 
tista, rappresentante il Santo d'Assisi in oraziooe, 
ed un sotto-quadro dedicato al S. Cuore di Gesli. 
Più sopra è la cappella di S. Giuseppe, il di cui qua- 
dro , ormai affatto decaduto . mostra qualche traccia 
di buon pendio. Qui pure è una custodia preziosa di 
Reliquie , ricca d' intagli , e dorature , recentemente 
provveduta dall'attuale piissimo Arciprete. Finalmen- 
te nella cappella , che segue , è il quadro di Gesh 
crocifisso colle tre Marie , opera lodatissima della 
scuola di Guido i ed un sotto-quadro del Si g. Angelo 
Lemma coli' effigie di S. Filomena. - 

Terminato nel detto Anno 1676 questo beli* ediflzio, 
venne pure eretto dalle fondamenta il campanile , di 
pih semplice , ma ben intesa architettura i e poiché 
all' ingente spesa non bastavano le ristrette fortune 
de' parrocchiani, dovè sopperire col proprio patrimonio 



il lodato Arciprete D. Tofuffi, ti qnale poi Ai de- 
giaineote corritposto» erìgendosi salle porta prio- 
cijpale della cbictt nna lapide marmorta colla segtieo- 
le ifcriiione 

D. 0. M. 
sane intni s. apolluiaris SAiiGciin, ir ufFcus dicatav 

IIUMTIIM. M». M MAiaiLIIS JUai-TATMHfATU CLAAAM 

roamci pbius iMFoarro 
cTMàTis GOROiciasos III untpacaiuM Aoncns 

ALTABB DCVAUl VUCimS ROSABII 

Cim MTtnCA ICORI KlflTOS IBICTO 

MCIH HIMC IRM SnGDLAAUS LOCB, IT OCDLO COMPLm 

D.FJlANCiaCI DE TAR0FFI8 UDSD.ARCHlPRiaBTTEai 

MS IT spLnnx» 

m FULGIDOM PIKTAT18 MOflUmumni ILLUSTHAROl^T 

AB ANNO DOMINICI INCARNATlOlfl» 

ODÌXL S ad = CI9I3GLXXVI. 

Dopo il memorato D. Tamffl illustrarono qnesU 
Chiesa diversi parrocbi dottissimi, fra i quali l'ar- 
ciprete D. Ercole Bacchetti , modello , e decoro del 
Chiericato Bolognese. Ne furono poi beoemerìti in ispe- 
dal Bodo gli arcipreti D. Giacomo Monti , e D. Anto- 
ma Snérì -, il primo de' quali acquistò nella soppres 
iioae de* Conventi un ricco apparato a terzo, il nuo- 
vo AlUr maggiore . ed altre suppellettili di valore , 
e pregio i e V ultimo procurò del proprio il nuovo 
Battistero , rUtaurò la canonica , U chiesa, ed il cam- 
poaile , e contribuì nella massima parte alla spesa di 
m nuovo terzo di campane. - 

QnesU Matrice godeva da molti secoli il privilegio 
della plenaria Indulgenza detta ddla portiuncula ; 
ma le mancava una Confraternita , che sotto gli ao- 
ipicj del serafico Patriarca ne promovesse 11 colto , 
e la divozione. A ciò provvide ben presto 1* attuale 
■critlsaimo Arciprete Dottor SUvettro Boni; il qua. 
le ponendo ogni sua cura nel bene delle anime , eres- 
se cnnomcamente neir Anno 1838 una numerosa con- 
fratcmiU . la quale , mercè l'indefesso suo zelo . au- 
■mUsI di giorno in giorno . e reca frutti evidenU 
di tpirìtaale vanUggio a tutte le circosUnti parroc- 
chie» le quali affluiscono a quesU ChicM per ricevere 



il tesoro delle fodulgeoze qnando nel giorno 9 di 
Agosto viene celebraU con divoU pompa . e solenni, 
tà U fesu di detto santo Patriarca. Oltre si sena. 
Iato benefizio^ altri moltissimi ne ha procurato U 
lodato Reverendo Arciprete nei tre lustri deU' odierno 
suo rettorato. Si ooUno (ti questi la riordinaziooe 
completa del parrocchiale Archivio, coi spender do- 
vette una non tenne somma di denaro j !• acquisto di 
un Organo nuovo, e grande, coli' erezione di due 
coretti , cantorie s una campana aggiunta alle altre 
tre , onde formare un quarto, l'ornato con festoni 
di fiori an» immagine dipinta della B. V. del B. Consi- 
glio, la cui festa celebrasi nella prima Domenica di 
Maggio i una nuova, e ricca stola parrocchiale, e la 
bella sUtua di S. Francesco d' Assisi, opera de' va- 
lentissimi scultori Signori Oraziani di Faenza. ~ 

QuesU plcbana novera in oggi nella propria con- 
gregazione le sole parrocchie di Lisema. Rudiano, 
Malfolle, e Prunarolo, e sonovi nel territorio della 
sua cura tre Oratorj pubblici. Il primo detto la Ma- 
donna dd Boico sulta strada nuova , e di prospetto 
al ponte di Reno , è dedicato alla B. V. del Carmine, 
la di cui l^ta si solennizza ogni Anno nella Dome- 
nica dopo il 18 Luglio. È ampio , di antica costru- 
zione, e con portico davanti, ed è fornito di campane» 
venendo nfflziato ogni Sabato , ed ogni terza Dome- 
nica del Mese. Ne' tempi andati si custodiva come 
Santuario da un'eremita , il quale abitava nelle due 
telette , incavate nel sasso , ed esUtenti nelle parte 
posteriore di detU chiesa, oggi invece è sotto l'Im- 
mediata cura , e dipendenza dell' Arciprete pro-tem- 
pore di Calvenzano. Il secondo Oratorio pofto ove 
dicesi Casalino è di proprieU deHa Signora Biarche- 
sa MazzetU in Devia , ed è benedetto in onore del 
Ss. Michele , ed Andrea. Il terzo . situato nel piccolo 
borgo di Sangnoneta , è dedicato a S. Felice cappuc- 
cino, e spetU in proprieU al Sig. Sebastiano Fortuz- 
zi. Nulla ritrovasi in queste tre chiese , che degno 
sia di menzione, come nuli' altro di rimarcabile esi- 
ste nell' indicato territorio parrocchiale, al quale fan 
limite, e corona le cure di Salverò. Carviaoo , Li. 
sema, Rodiano , e Vedegheto. 

DOTT. LOMI ROQCBBl. 



— 31 — 



SS. MARIA E PIETRO 




chi vede da lungi Sauonero , già 
Itorìt Castello del bolognese, sembra 
|ttn adunamento di case posto a cap- 
I pctb d' Ufi monte di basaltei ma inve- 
J TQ non restano di Ini che alcuni ruderi 
( delle diroccate mura caiteHane , una 
I porta già munita di Ponte Leratoio , le re- 
, liqiiie d* una torre , e pocbi e miseri abi- 
^ tu Fi che levansi su d' uno scoglio femigi- 
Doto' tinto variatamente di nero , verde cupo , e ros- 
so scuro. Mostra la sua postura esseme stata assai 
difficile la espugnazione ionanzichè usassero le arti- 
glierie da Aioco. Particolari signori ne tennero la do- 
minazione : e questi ne' frammenti degli estimi di 
Bologna nel 1293 sono registrati fra i Magnati del 
Contado , parendo che abitassero in Città la Casa , 
la quale nel 1306 il Priore » e I PP. di S. Giovanni 
in Monte davano in enfiteusi ad un Egidio da Sasso- 
nero , dal quale ebbero forse a discendere Giacobina 
e Pietro di Giovanni di cui a tempi del Calindri si 
conservavano i testamenti nell* Archivio di S. Francesco 
di Bologna. Celebre è una discordia civile , che arse 
fra i lassonegrini , e i contermini sassilionesi , com- 
posta poi nel 1386. E perchè Sassonero pativa dan- 
neggiamenti gravissimi nelle guerre del 1296, a rifa- 
cimento e sollievo di essi Io sgravava il Consiglio per 
4 anni avvenire dal 1300 in poi della meti d' ogni 
gravezza ed imposta. Pietosa costumanza praticata 
sovente a quei tempi , che noi teniamo rozzi e bar- 
bari j e che la vantata umanità del nostro secolo ha 
del tutto dimenticala e dimessa. Importante e ben 
guardata dalle ostili insidie dovea essere la Rocca di 
Sassonero nei Secolo XIV e pih innanzi, mercecchè 
nel 1393 avea il suo Castellano il quale nel 1401 era 
Lippo di Rambaldo da Lolano postovi da Giovanni P 
Bentivoglio. Oltre a ciò era uno de* Vicariati del ter- 
ritorio , trovandosi memoria , che nel 1396 ne era 
Vicario maestro Giovaooi di Baldo. Questo Castello 



poi fu tra quei primi di che le armate della CUett 
capitanate dal Cardinale Baldassare Cossa s* imposset* 
sarono nella guerra del 1403. Sassonero , oltre il pre- 
gio della fortezza del sito ebbe anche quello di prò- 
dnrre uomini chiari per arme , lettere , o pei notevo- 
li avvenimenti di cui furono parte. Di tal numero 
sono ! quel Pietro di Giovanni sopraricordato detto 
fra Mitìiitraii ddle Socielà a trattare d' accordo fra 
gli scolari ed il Comune di Bologna : Guido , detto 
Valmosana , uno dei seguaci del marchese d' Bste » 
quando nel 1301 fu forza ai Bolognesi venire a capi* 
lolazione con esso : Guido di Duccio , che fu fhi Con- 
testabili di Bologna nel 1590 : Coresioo di Negro fSitIS 
da Giovanni 1** Bentivoglio Castellano di Bruscoli nd 
1401 : e Gherardo da Sassonero scopritore della con- 
giura ordita contro il Bentivoglio nello stesso anno. 

Nel 1461 1' estimo de' FìmanU che ascendeva al- 
la forte somma di 2600 lire mostra con sicurtà » citt 
il territorio di Sassonero fosse pih coltivato e di po- 
polazione pih numerosa della presente. L'aria A 
questo luogo è lieta e salubre , onde rade le malat- 
tie e le morti degli abitanti. Ottimi e abbondevoB 
ne sono i pascoli i producendo i terreni feradsiiml 
di ghiande e legna da fuoco , uve . frutta , seta , fieno 
e castagne in discreta quantità. I suoi colli sono (ro> 
miti di ostracei alabastritici e quarzosi : ocree di pili 
colori , e ghiaie fluviatili a strati tagliano in parec- 
chi luoghi essi colli e i monti cretacei a varie altcx- 
ze. Notevole è poi una estesa e magra miniera di 
ferro di color nero fosco i ed è so di un masso A 
essa che torreggia il diritto Castello. 

Da queste istoriche contezze del luogo venendo a 
quelle della Chiesa dico , che sulla sponda occidentale 
che fiancheggia il fiume Sillaro vedesi tuttora nn ne- 
ro ammasso di roccie : ed è questo il luogo ove sor- 
gea la Cura di S. Pietro Castello , la quale ad 13^ 
sottostava al plebanato di Monte Cerere : e snll* op- 
posta sponda del Siliaro era V altra Parrocclda di 




^N 



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ì,^ 



§1 






^ 
^ 









S. Maria dcHa riUa eretU forse dopò il 1306 } giae- 
Hiè io un Registro delle chiese bolognesi di tale an- 
no non è menzionata , che quella di S. Pietro : ma 
nel 1470 troTansi unite amendue in nna sola Parroc- 
eiiia. E in altro Registro del 1569 è nominata prima 
Eedetia S. Màriae de Saxoniffro , Hne cura; indi 
Tiepe riportata siccome fatta nna sola coli' altra di 
S. Pietro 4li cui era Rettore D. Antonio Guidi. Nel 
1757 con decreto di Bologna delli 4 Maggio, interdlce- 
Tasi r esercizio delle sacre funzioni in S. Pietro, che 
poi demoliTasi nel 1773, congiongendosi in un solo i 
titoli delle due parrocchie; le quali , cadendo il seco- 
lo XVIII , passarono in tal modo sotto al plebanato 
di S. Maria di Zena, ossìa del Monte delle Formiche; 
ponendo poi in seguito la sua residenza il parroco 
il S. Maria della Villa. Il Giuspadronato della Cura 
apparteneva in antico ai Parrocchiani , i quali per 
le grandi spese sostenute dal Doti. D. Andrea Folchi 
nella ricostruzione della chiesa e della ranonica, gliene 
cedettero il diritto , passato successivamente in altri 
Folchi , e nelle famiglie Barbetti , Diolaiti , e Miche- 
Gni che da ultimo lo ebbero rinunciato alla Mensa Ar- 
civescovile. (*) Notevoli sono in questa Chiesa due an- 
tiche Campane fuse da un RolaniJo nel 1362, come in 
caratteri barbari si legge sull' orlo di esse. Il libro 
ie* battesimi trasportato dall' antica cura di S. Pie- 
tro risale fino al 1575. 

La Chiesa Parrocchiale di S. Maria della Villa (•*) è 
cOMCcnta a M. V. del Rosario , la cui festa titolare 
•I celebra la seconda Domenica di Giugno. Questa sulla 
■età del secolo scorso ebbe già abbellimenti e restau- 
ri dal parroco D. Lorenzo Turrini , che riparava in 

(*) La ctuàoM M diritto di noanina fu Citta dai parrocchiani 
d FolcU li 9 Agoito iSSi con rogito di Gngliaiao Dondiai ap- 
^iHu dal Vievio GcMrak eoo dacrtto de' aS Ottobrt i5if par 
^ ani iS CiMta Balioti aotoro vatconla. Aodraa Folebi di Giro. 
laaa la caduta poi ai frataOi Rinaldo a Antonio ótì fu Gio. Maria 
• a Gaoi. PpaBaniio del in Franeeteo Barbatti ali it Maggio i65t 
aaa la^ di Jhmmieo Valantini. Rinaldo Baibatti poi eoo iitro- 
«■la di Giiieappé Lodi daU 9 aprila 17S1 na fcea dono a D. 
Qm, iMomo, Gio. ToanaaMO, Midieb, Ludo Maria, a Gio. Ma- 
m 1^ dii fo Già Maria Midielini, eha finalaaanta na IÌMere aa^ 
mtm A Manea ArcàfaieoTik. Della eeieiona Diolaiti è fatto mordo 
dri CdSaAi Antonio di SAHoaaaa 

O U CAtoftAmi , t. IIL p. 3a3 tre Mu. dalT Inetitalo dà coataaaa 
dd poaadiaMDtOt patriaoBie dM poModera qttfita Farrocclita a 



simil modo la Canonica , or nuovamente racconciati 
dall' odierno zelante parroco D. Angelo Pagani , Il 
quale risarciva ancora l' antico , ed unico Oratorio di 
S. Mamante avuto in devozione grandissima ; e a cui 
traggono numerosi 1 popoli nella festa che se ne ce- 
lebra li 17 d' Agosto. Il Sillaro traversa la parroc- 
chia , e il Rio che scorre presso S. Martino la separa 
dalla Diocesi Imolese, sorgendo a pochi passi il Ca- 
stello di Sassoleone , che essendo nel tenére di Bolo- 
gna è nondimeno soggetto al Vescovado d' Imola , il 
quale può reputarsi aver avuta alcuna signoria so- 
pra S. Maria della Villa j accertando una Bolla d* In- 
nocenzo III delli 7 Febbraio 1215, che esso dominava 
Castrum GallUtemae, Curiem TarraneUi , Curtem 
5. IHaiuàs ds Sàio Fundus (tic) SassUiuni ee. Al- 
tri confini della Parrocchia sono i Casoni di Roma- 
gna , le Tombe di Sassatello , Rignano , Montèreo- 
zio , Risano , e Cassano. È lungi da Bologna 20 mi- 
glia , sottomessa al Governo di Loiano , e al Comu- 
ne di Monterenzio ; essendone la popolazione di pres- 
so a 400 anime. 

L' intemo della Chiesa è d' ordine Jonioo , con sof- 
fitto a volta ; e lateralmente due altari, che a* adden- 
trano nel muri : dedicato I' uno alla B. V. del Rosa- 
rio raffigurata in antica imaginei e l'altro al San- 
tissimo Crocifisso , con quadro rappresentante G« C. 
In Croce , con S. Lucia , S. Maria Maddalena e S. An- 
tonio di Padova. Sull' Aitar Maggiore , che ha il suo 
coro , vedesi una tavola con M. Vergine e vari! Santi. 

La Cantoria con organo , è sovra la porta e allato • 
ad essa la Fonte battesimale. Una lapide, tuttora 
esistente in chiesa , ricorda un lascito fatto a rogi- 
to di Scipione Uccelli li 22 Agosto 1650 a S. Maria 
della Villa di Sassonero. 

È forte a dolere che le vicende delle etb ; i rivol- 
gimenti della fortuna , e l' incuria degli uomini ab- 
biano operato , che poche o ninne memorie siano ri- 
maste di forti Castelli , come Sassonero , sUti forse 
sovente campo di luttuose stragi, e che viddero avve- 
nimenti importanti , la narrazione de' quali , come 
potrebbe ora chiarire qualche punto istorìco , e som- 
ministrare alcun utile esempio altrui, porgerebbe 
àncora una notevole pietra all' intero edificio della 
storia generale d' Italia , che maestra , come fta alle 
nazioni dell' arti di pace , fu pur sempre grande e 

gloriosa in qneUe di guerra. 

^ (G. F. Rambilli.) 



-^e^e^^S^^^^ 



38 — 



CASALECCHIO 



DE< CONTI. 




faogo antichisfimo del contado bolo- 
§ntM, è Casalecchio de' Conti che ave- 
I VA un castello con sua rocca situato 
i^nel luogo dove ora è la chiesa parrocchia- 
> Te ; e «iiialche vestigio riscontrasi tntto- 
i ra del medesimo nei dintorni. Verso il 
mille i^ra contea governata da particolari si- 
gnori che ne erano I feudatarii : né abbiamo 
alcun documento che ci mostri l' epoca pre- 
cisa nella quale venisse nella libera potestà del sena- 
to bolognese: essendo però fatti certi dagli storici 
patri! che nel 1309 ciò era già accaduto , perchè tro- 
Tiaroo che nel detto anno il consiglio ordinò che si 
risarcisse quel castello rifacendone le fosse di cinta 
con altri lavori di fortificazione. Continuava però una 
famiglia potente a portare il titolo di Conti di Casa- 
lecchio, e forse ne aveva tuttavia il dominio sotto 
la dipendenza del senato i il certo però si è che i 
membri della medesima dovevano essere poco amanti 
della pace , e forse si prevalevano della fortezza del 
sito per tnrbare il contado , come molli altri face- 
Taoo; per cui Gallo , Matteo , e Rainiero figli di Rai- 
niero conte del nostro luogo furono costretti nel 1313 
a dimorare in città per essere pih facilmente sorve- 
gliati. Nel 1321 questo castello fu munito di presidio 
dal senato in una con molti altri , per togliere facol- 
tà a Romeo Pepoli di nuocere alla patria io vendetta 
di essere stato bandito t e oell* anno susseguente si 
spedirono nella rocca in discorso un capitano e quat- 
tro lancieri i il che rinovossi pure nel 1324 affinchè 
▼alesse a ribattere le molestie dei fuorusciti , se 
contr* esso avessero tentato cose nuove. Questo fu 
uno di que* luoghi componenti il vicariato di caste! 
S. Pietro , ed è sempre stato Ara I comuni ricchi ed 
abbondanti del contado bolognese } oggi pure è un 
distretto fertile e ben coltivato , il quale per le cose 
civili è appodiato di Varignana sotto il governo e 
comuoe di castel S- Pietro. La strada Emilia taglia in 
due qnesto luogo , onde la parte che resta raperior- 
mente alla detta via dicesi Casalecchio tuperiore , t 
I' altra parte inferiore. Il torrente Gaiaoa , e il Rio 
Rosso lo bagnano i e quivi hanno una leggiadra tU. 
leggiatnra i conti Antonio, GÌo?anni. e Cesare Codroo- 
chl ArgcU imolcsli un palano U MirchcM AMlbtle 



Banzi ; ed un bel casino Donna Maria Malvexii Vi> 
dova Errolani ; il qual casino era anticamente MXtà 
famiglia Magnani. Nella detta via Emilia sorge 1« !•• 
canda del Gallo che un tempo fu stazione postile. 

La chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo è la pMu 
rocchia di questo distretto la quale è antlrj , ma im 
abbiamo certa notizia della sua esistenza se non ma 
1370 , perchè la troviamo registrata fra le 
chic del campione che ci serve di scorta , e 
Tolte citato. Allora faceva parte questa chiesa 
congregazione plebanale di Montecerere , e fki I 
ferita nella Pieve di Castel S. Pietro ai tempi M- 
I' Eminentissimo Cardinale Gabriele Paleotti ardvt* 
scovo di Bologna, trovandovisi certamente assoggetlatt 
nel 1570. In questo stesso distretto era un' altra par- 
rocchia appellata S. Pietro in Scorticheto , la qodi 
essendo abolita circa alla fine del XV secolo U SM 
circondario fu unito a questa nostra. Il giuspadroM- 
to di S. Michele di Casalecchio appartenne aille»f 
mente ad una famiglia Conti della quale era nel ISK 
membro un Francesco Conti cittadino bolognese , ckt 
in detto anno trasferì il suo diritto ad un Hlcoiè 
Zola di Budrio , al quale nel 1630 erano sneeedatl 
nella possessione di un tale diritto i Signori D. Ni- 
cola Fiorentini , Antonio RofTeni, e Giovanni BuratlL 
Nel 1723 poi il conte senatore Alessio Orsi inrccm 
re Buratti , i PP. Minori conventuali di S. FrancetM 
successori Fiorentini , e la suora Maria Adelaide pro- 
fessa nel monastero di Sant' Orsola di Roma , al «- 
colo Eleonora RoflTenl , e i Ferri d' Imola erano I 
proprietarii del diritto di nominare il parroco aUt 
nostra chiesa. Finita la linea Orsi , la -parte di dirit- 
to che ad essa spettava passò alla casa Cospl dm 
cessata essa pure , i suoi eredi oggi sono investiti di 
quella medesima parte; e il parroco odierno Molto 
Reverendo D. Agostino Preti venne nominato nd 
1829 dal PP. conventuali di S. Francesco, dal fjratcill 
Marchesi Girolamo e Tommaso Cospi , e dal Signor 
Nicola Ferri d' Imola. Dei ristauri fatti nella chleM 
onde parliamo non è notizia se non di quello Ditto 
dal Molto Reverendo Signor D. Giacomo MéW par- 
roco dal 1793 al 1796 , il quale in parte a sue spese, 
e in parte a spese dei parrocchiani , e d' altri bcncC- 

fliltori , e spedalmente del conte Piriteo Malvegsi dM 




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mt fect I* aitar maggiore di ma rmo , rie- 
ifta dai foodamenti eomf Tedesi dalla te- 
ixiooe poaU lulla porto maggioro inter- 



D. 0. M. 

■oc DIVO mCHAELI ABCHAROILO DICATOM 
imo IWC WO!f PABROCCHIARUll, ALIORDH 
QUI BENEFACTORDM RLBM08IlVlt 
AimORUM INTKRVALLO A FUNDAMENTIS 
■BRCTUM AO ORIVATCII VOLOIT 
IA00BU8 AirrOtVICS BCTELLUS PARR0CBU8 
ANNO 1796. 

I costruzione la cliiesa fn voltata da le- 
lente I e si osservano ancora gli avanzi 
ridotti ora in parte ad nso del parroco , 
Ottavia in un muro dipinto 11 santo tito- 
'. nel mezzo , e S« Rocco dall' altra parte» 
re era una cappella laterale leggcsi que- 
«: Panlus Conti fecit. L' intemo del no- 
è vasto di ordine Jonio a volto reale , t 
attro alUri laterali internati nel muro 
giore. Dei laterali il primo è dedicato al 

• i il secondo a S. Antonio in cui ha un 
appresentante S. Antonio Abbate : S. Pie- 
enio : il terzo alla B. V. del Rosario rap- 
a una bella statua di cotto lavoro pre- 
6* Antonio Conti, che fu pure 1* architetto 
ta riedificazione della chiesa : e di pih in 
« si ammirano i misteri dipinti in tela 
laettria : il quarto finalmente è sacro a 
rappresentata da un pregevole dipinto 
I la detta santa è ritratta la B. V. e 

• : alla sinistra poi di chi entra vedesi una 
de aperta fino a terra in cui racchiude- 
ttesimale. L' aitar maggiore secondo no- 
marmo , come pure i gradini e la ba- 
qnale è quella che era agli Alemanni e 
i è consacrato all' Arcangelo Michele ti- 
parrocchia rappresentato da un dipinto 
Ine lati poi del medesimo sono due can- 
gano che è quello stesso che trovavasl 
ddia Morte in Bologna, e le due colonne 
Basa la balaustrata formano la cappella 
ro cui è posto l' altare io discorso. Questo 



parrocchiale ha nn piccolo e sconveniente campa, 
nile in cui però sono quattro buone campane e ben 
concertate, fuse dal Slg. Serafino Golfleri per cura del 
parroco attuale. Questo distretto parrocchiale è cir- 
coscritto dai territorli di Poggio di Castel S. Pietro, 
di Liano , di Vedriano . della Cappella , e di vàrìgna- 
na. Quasi mille sono gli abitanti della nostra parroc- 
chia nell' Ottobre del 1847, i quali solennizzano il 
giorno 29 Settembre come sacro alle glorie dell' Ar- 
cangelo Michele loro particolare patrono. 

Molti oratorii sono nel circondario di cui favellia- 
mo , e primo , nella parte inferiore quello dedicato 
a S. Lorenzo martire e a Santa Giuliana di proprie- 
tà Banzi presso il palazzo della medesima famiglia i 
un secondo consacrato ai santi re Magi situato pres- 
so la locanda del Gallo . e questo appartiene alia prin- 
eipessa Donna Maria Ercolani. NeUa parte superiore 
della nostra parrocchia sono tre oratorii pubblici , t 
cioè uno chiamato il convenlino dedicato a santo Ma- 
ria de' Paci di proprietà Stonzanii e ora del Signor 
Marchese Guido Luigi Pepoli. Appellasi con tal no- 
me , perchè anticamente era quivi nn convento dei 
minori conventuali di Bologna , i quali mantenevano 
qui tre (Vati coli' obbligo della predicazione annuale, 
e quaresimale , e de' Venerdì di Marzo e i tre gior- 
ni festivi di Pasqua di Risurrezione nella circostonza 
dell' esposizione del Santissimo, lo questo occasione 
ancora portovansi a questa parrocchiale le due com- 
pagnie di Castel S. Pietro , una delle quali chiamava- 
si del Confallone. Radunavansi queste nell' oratorio 
detto il Conventino , e una portavasi ad orare innan- 
zi al Sacramento dall' ave maria fino alla mezza not- 
te in cui gingneva I* altra , che trattenevasi fino a 
giorno t e così per tutti tre i giorni. Altro oratorio 
detto la GkUMa che fti abbazia è sacro a S. Giaco- 
mo Apostolo , ed è proprieU del romano pontoflce 
prò tompore. L' oratorio situato alla Fratto intitola- 
to a S. Rocco è di gius del Sig. Michele Sermasi. Al- 
tro oratorio eravi , che al presente è stato distrut- 
to , conMcrato a S. Pietro detto in SeortichHo t que- 
sto era la chiesa parrocchiale di tal nome di coi ab- 
biamo sopra fatto menzione : e fu eretto in questa 
chiesa una cappella per conservare la divozione al 
titolare della soppressa parrocchia. La distonza del 
nostro luogo da Bologna è di miglia 14 fuori di por- 
to Maggiore. T. 



— 33 — 



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^(ic^m minandosi alla Tolta della par- 

^ roccliiale di Frassineto 17 miglia da 

Bologna fuori di porta Maggiore , 

.prima di giungervi mirando un antico 

torrione e mura annerile dal tempo si 

^avtìfta «cubito che quivi doveva antica- 

^^ mente csLikre uno di quei forti che dovun- 

f^k qne rnconlravansi nelle colline Bolognesi. 

^^^^ Giusto poi al luogo suddetto il viandante 
mirando la grossezza dei muri che è di tre piedi so- 
pra terra . alcuni baluardi , e una porta antica a 
sesto acuto alla foggia delle porte rjstellane di un 
tempo si conferma subito nel concepito pensiero i e 
più ancora se ne certificherebbe considerando gli 
avanzi che in questi dintorni si scorgono ; e conside- 
rando la torre circolare antichissima a tre piani da- 
ta presentemente ad uso di prigioni. Di fatti e gli 
storici patri! , e gli archivi pubblici ci danno incon- 
cussa testimonianza che in questo luogo fn un forte 
castello glk esistente prima del mille , che altri dico- 
no essere stato un feudo , ed altri tengono fosse una 
contea sotto la dipendenza del senato di Bologna : an- 
zi il Calindri afferma che i conti di Frassineto comin- 
ciarono ad esistere solamente nel quarto decimo se- 
colo ritenendo che questo luogo prima di queir epo- 
ca fosse assolutamente sotto la dipendenza del sena- 
Io. Neil' elenco dei luoghi che nel 1245 erano tributa- 
rli dei Loiani è scritto anche Frassineta , e nel 12S2 
tono nominati i Conti, o Valvasori di Caligato altro 
castello che sorgeva in questo territorio il quale for- 
se fu distrutto nelle guerre del secolo decimo quar- 
to. Corrente 1* anno 1293 è certo che Frassineta era 
proprietà del senato , perchè trovasi negli atti pub- 
blici che diede opera onde fosse racconciata la via che 
dall' Emilia coli si conduce. Questo territorio fu mes- 
so a ferro e fuoco nel 1296 dal marchese Francesco 
d' Este generale del fratello Azzo entrambi nemici dei 
Bolognesi , e in guerra con loro ; ma non riuscì ad 
espugnare la rocca , che nel 1297 fu dal senato mu- 
nita di attrezzi , e fortificazioni maggiori, e di sol- 
dati ; e nel 1299 gli abitanti furono liberati da ogni 
imposizione , e balzello attesa la grande indigenza 
ond' erano oppressi. Da questo tempo fino al 1428 noa 
ci narra la storia ninna vicenda di questo castello; 
ma siamo fotti certi , che nel detto anno ta tolto al 



Bolognesi da Giacomo Caldora generale dell' esercito 
ecclesiastico. Nel 1506 Frassineta seguì le parti di 
Giovanni II Bentivogli, quindi fu saccheggiato dal- 
l' esercito pontificio , e gli abitanti furono costretti a 
sopportare tutte le miserie della guerra. Credesl chs 
il nostro luogo fosse anticamente fendo della famigHt 
Carati bolognese per essere ivi stati scoperti alcnil 
stemmi di essa , ma niun documento autentico cs M 
accerta. Molti uomini illustri hanno avuto origine ia 
Frassineta , e nel 1312 Prencivalle conte del luogo 
che fu mandato dal comune di Bologna alla città di 
Firenze fra gli ambasciatori dandogli un seguilo di 
cento soldati forse per aiutare la cittì amica in qual- 
che sua urgenza ; e il Ghirardacci città un Fraies- 
schino conte di Frassineta, che nel 1326 fu uno dcgfi 
ambasciatori dello Studio spediti al pontefice a Bona 
dal senato. È notato un Albertino di Gerardo nel 1811 
un Bertolino nel 1359, un Landò nel 1393 tutti fini 
notari , che in quei tempi avevano credito di saggi « 
e molto addottrinali. Fu poi Frassineta uno del Vi- 
cariali secolari del contado ordinati dal senato par 
la migliore amministrazione della giustizia j ora è 
un semplice distretto parrocchiale dipendente per li 
cose civili dal comune , e governo di caste! S. Pietro 
E poi probabilissimo , e molli tengono tale opidfOBC 
per una verità certa , che il nome di Frassineto sig 
derivato a questo luogo da una qualche selva di FtaS- 
sini , albero notissimo ; che ivi fosse aoticameoti i 
tanto pih che non solo nel contado bolognese , im 
ancora in molli altri d' Italia incontrano distretti Kp* 
pellati dal nome della pianU pili frequente io essi» 
da qualche altra particolarità del suolo. Il terreno 
costituisce la supet licie di questo circondario è accoo- 
ciò alla coltivazione di ogni maniera prodotti rurali, 
non che degli ulivi , quantunque , colpa la negligen- 
za de' proprielaiii , pochi veggansi qui sorgere. Ed 
ahi come spesso avremmo a dolerci, e a levare disdo- 
gnosa la voce , se valessimo tener conto di tutti 1 
distretti che nella compilazione di quesl' opera ci aT- 
viene d* incontrare , nella collina o abbandonati td 
una mala coltura , o non dati a quel genere di pro- 
dotti a cui pih sarebbero adatti i E per tacere di ogni 
altra cosa chi non vede quanto vantaggio ricaverelèe 
U paese dal coltivare gli olivi in gran quantità , neo- 
tre ci è d' uopo accattar l' oUo al di fkiori con gravo 




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danno di tutta la popoTazione. Eppure la maggior 
parte della nostra collina non potrebbe essere piti 
propizia a qnesta pianta che ti crescerebbe ottima- 
■ente • e produrrebbe squisitissimi (hitti ! E le viti 
qual vantaggio d;<nno al proprietario , e al colono se 
non di fornirlo di on vino comunale da consumarsi 
tutto in famiglia quando con una più sagace coltu- 
ra , e con metodi appropriati ci potrebbero .arric- 
chire di vini cosi squisiti, e svariati per sapore, e 
per qualità da far si che lo straniero ricorresse con 
gran premura a ricercare i nostri con immenso van- 
taggio al commercio, e per conseguente di tutti i 
cittadini , non che noi acquistassimo i suoi con tale 
dispendio dal risentirne poi non piccol danno. Ci con- 
fortiamo però che , nei tempi presenti nei quali la 
sapienza del gran pontefice , del plh buono fra i re , 
apre l'adito ad ogni guisa di utile speculazione, 
r agicoKnra sarà fatta scopo delle pili minute ricer- 
che , aflBnchè da lei si riceva tutto quell'utile che si 
ha ragione di sperarne. Ma veniamo a noi. 

fi tempio parrocchiale di Frassineta è antichissimo, 
e BOi lo troviamo già parrocchiale nel 1378, secondo 
appare dall' autentico campione esistente nell' archi- 
vio arcivescovile , senza avere alcun documento che 
ci ammaestri della sua origine. Da memorie certe 
però sappiamo che 1' attuai chiesa , la quale sorge 
svila vetta di un monte entro il recinto dell' antico ca- 
stello , fu innalzata nella fine del secolo XVI ; e dal 
testamento del parroco D. Marco Carati rogalo alli 

9 Ottobre 1607 dal notaro Girolamo Melazzi di Doc- 
cia sappiamo che questo sacerdote fu il primo mode- 
ratore di questa parrocchia dopo il rinnovamento del- 
la chiesa , e nell' archivio parrocchiale bassi memoria 
che da queir epoca fin ad oggi hanno quivi seduto 

10 parrochi. Dapprima questo tempio fit fatto a due 
aavate, ma nel 1700 vi si aggiunse altra navata in 
corno epistola tolta dal corpo della canonica , per 
di al presente il suo interno è a tre navate , a tra- 
fi, e molto decente per essere stato imbiancato total- 
■cote nell' anno scorso per cura del parroco odier- 
■t. L' aitar maggiore di questa parrocchiale è dedi- 
cato a S. Bartolommeo titolare della chiesa rappre- 
•entato da un dipinto di buona mano, come si può 
iHevare dai pregi pittorici cbe un tal lavoro distin- 
fWHio. I quattro altari laterali che quivi s' ergono 
al colto dell' increata maestà , militano sotto gli su- 
icidi il primo a cornu evangelii della B. V. del Rosa- 
rio la qnale viene rappresentata da una statua , am- 
■iraodoai i santi misterii dipinti in tela con bel ma- 
gMero : il secondo altare dalla stessa parte ha per 
aaipice Sant* Antonio Abbate , il quale scorgesi ri- 
tntto in tela circondato dai Ss. Gio. e Carlo , e dalle 
nate Appolonia , e Lucia. Il primo poi dalla parte 
in corno epistolae s* intitola a sani' Antonio di Pado- 
fa la cai immagine venerasi scolta io ona statua : t 

Tomo ii. 10 



il secondo ha per titolare S. Filippo Neri con mn te- 
la che lo rappresenta i e quivi invece di sotto qua- 
dro ha un busto scolto io legno che rappresenta esso 
santo , il qual busto aperto nel petto contiene un re- 
liquiario con entro una parte dei precordii del santo. 
Il campanile di questa chiesa non ha che due cam- 
pane nella maggiore delle quali evvi questa iscrizio- 

Oe MKI1TB 84NT. SPONTANEA HONOBB DIO PATRS ET 
LIBKBAZIOIfB MCCGCLXXXXI PBTBDS US PBGIT C qUCSta 

è di peso maggiore di libbre 1200. 

Il territorio parrocchiale in discorso è limitato dal 
distretti di Monte Calderaro, di S. Martino in Pedrio- 
lo, di Vedriano, del Farneto di Monte jCerere, di 
Rigoano diocesi bolognese ; delle Tombe , di Fiagqa- 
no , e di Gesso diocesi d' Imola. La popolazione di 
Frassineta nell' Ottobre del 1847 è di circa 400 anima 
moderate spiritualmente dal Mollo Reverendo Signor 
Don Vincenzo Pozzi, e la solennità del titolare vi^- 
ne celebrata alli 24 Agosto giorno dedicato alle glo- 
rie dell'Apostolo S. Bartolommeo. Fra gli altVi luo- 
ghi sacri che sono io questa parrocchia è precipuo 
la sua plebanale cioè la chiesa di Monte Cerere il cui 
arciprete attuale è Mons. Termanini arciprete della 
metropolitana di Bologna, essendone vicario foraneo il 
parroco di Monte Calderaro : e le notizie sloriche di 
qnesta pieve le registrammo nella illustrazione della 
parrocchia di Monte Calderaro suddetto} bastando 
qui accennare , che le entrate plebanali furono da- 
te in enfiteusi alla famiglia Conti di Bologna , che 
paga perciò 20 scudi all' arciprete di essa , e mantie- 
ne colà un sacerdote perpetuamente. Vuoisi pure no- 
tare che l' interno di questa chiesa è io malo stato , 
a travi, e ha due altari , 1' uno cioè il maggiore con 
un dipinto rappresentante la B. V. col bambino ; e 
l' altro è dedicato al Crocifisso , e trovasi internato 
nel muro 2 rimpetto a qnesto è una cappella col batti- 
sterio. Accennammo già che la situazione io cui erir 
il castello di Calegato ora fa parte del nostro territo- 
rio , ora dobbiamo aggiungere , che ivi era una chie- 
sa parrocchiale, come rilevasi dalle visite pastorali 
fattevi , la quale essendo , circa dopo la metà del 
secolo XVI abolita, e aggiunto il distretto a Frassi- 
neta ivi rimase un oratorio , che al presente trovasi 
affatto diroccato. Sono poi nel nostro circondario 
quattro pubbliche cappelle di cui la prima è consacrata 
a S. Felice cappuccino di proprietà Nanni ; la seconda 
sacra a saota Lucia appartenente alla famiglia Salia- 
ri : la terza intitolata a S. Antonio di Padova posse- 
data dal Sig. Bassi ; la quarta finalmente intitolata 
S. Maria , e S. Marco di Molano era già possidenza 
dell' antica famiglia Bargellini dì Bologna , ed ora dei 
signori Laudi < eoo che diamo fine al presente arti- 
colo. 

T. 



— 34 — 



m lATTEO DELLA MOLINELLI 




|o nomo che partendo da Bologna per 
la porta S. Donato , e si mette per 
quella via provinciale dopo d' aver 

[ fifrcorso il viaggio di 20 miglia fra 
ubertosissime campagne ornate di ele- 

LganU casini, magnifici palazzi, e gros. 
^5i villaggi , arriva a una terra posta sul 
, conRiK^ «Iella provincia conosciuta sotto il 
nome di Molinella. Questa terra forma il 
distretto parrocchiale di una chiesa dedicata a S. Mat- 
teo Apostolo col titolo di arcipretura appartenente alla 
congregazione plebanale di S. Martino in Argine. In 
quanto alla prima Tondazione di questo tempio non 
si è potuto rinvenire memoria autentica che ce ne 
renda avvertiti : e percorrendo i campioni delle par- 
rocchie diocesane del 1378, 1400, e 1508 non si legge 
il nome di quella ond' è discorso. Da certi docu- 
menti però che possonsi osservare nell' archivio Ar- 
civescovile di questa nostra città , si è indotti a ri- 
tenere la nostra chiesa elevata alla dignità di parroc- 
chia nel 1522 pei rogiti di Girolamo Cattanei notaro 
vescovile: e la tradizione aflTcrma essere stata edili- 
rata a spese dei parrocchiani , i quali per compenso 
avefano poi il diritto di nominare il parroco : e , 
quantunque il non essere registrata nei ritati cam- 
pioni potesse aversi rome certa testimonianza di una 
posteriore erezione, tuttavia noi saremo indotti ad as- 
serire fuor d'ogni dubbio la narrata oiigine essere la 
vera, sappiamo poi di certo che questa parrocchiale Tu 
eretta in arcipretura nel 1766. La mensa arcivescovile 
da due secoli circa esercita il diritto di nominare il par- 
roco a questa Chiesa ; la quale fu ristaurata nel 1796, 
e nuovamente per cura dell' Oilierno arciprete venne 
interiormente , ed esteriormente ripulita , e fu pure 
ristaurato il bel porticato che vedesi avanti la porta 
d'ingresso il quale serve alla medesima di como- 
do atrio. L' intemo del nostro tempio è d' ordine do- 
rico composito , i cni lavori di scultura di una vera 
eleganza ftirono eseguili dal celebre Marco Conti bo- 
lognese} ed è a vòlta , spaziosa , e di bella vista , e 
contiene 6 altari , compreso il maggiore , posti in 
cappelle; e tutti questi altari vanno ricchi di bellis- 
simi dipinti. La cappella maggiore resta separata dal 
corpo della chiesa per una magnifica balaustrata di 
bei marmi, e l'altare maggiore è di cotto imitante 



il marmo con bassorilievi , e arabeschi di bella Al- 
tura opera pur essi del suddetto Conti. Qveila è 
dedicato a S. Matteo apostolo rappresentalo éi 
una tela dipinta ; e vedesi il santo aell' atta 
che viene chiamato alla sequela del Red w t a tf > 
il qual dipinto è della scuola del Calvi. Nd car- 
po della chiesa lungo le pareti che flancbcgifaM 
1' aitar maggiore ammirasi 1' altare consacrald a 
S. Gaetano ritratto in tela per opera del vecchio H- 
drini ; e contiguo a questo è I' altro dedicato a 
S. Antonio Abate con dipintura del Ramengkl , do- 
ve ammirasi pure un sottoqoadro rappreaeslaiite 
S. Anna d' autore ignoto , ma assai antico e di bd- 
I' effetto. Nella parete dirimpetto sono tre altari, il 
primo sacro alla Madonna del Rosario con dìplottfa 
del Petroni , e venerasi l' immagine di Maria Sai- 
tissima del Rosario in una statua bellissima cetra 
nicchia. Il secondo altare trovasi entro noa gnwk 
cappella dirimpetto al pulpito la quale è maestrcfll- 
mente dipinta , e fu eretta nel 1781 } ivi si vcicrt 
S. Francesco di Paola raffigurato in una statua di stoc- 
co condolta con maraviglioso magistero dell' arte IM 
guasto; questa fu disegnata da Angelo Piò, ed eacfai- 
ta dallo Scandelari: qui ha un sottoquadro che rapprc^ 
senta la B. V. di S. Luca opera del Sordino. Il tcno 
altare dedicato a Gesh crocifisso che ammirasi dlpialo 
in tela e il pittore c^lse l'istante in cui il Redcotoff 
esalò la grand' anima ; tanto questo dipinto, qnaalo 
il sottoquadro che raffigura il cuor di Gesh sooola* 
vori del sullodato Sordino. Sopra la porta d' Ingresso 
è la cantoria con organo del Traer costrutto nel tM 
e ridotto per cura dell' odierno arciprete a miglior 
forma con molto dispendio : lateralmente alla detti 
porta vedesi uno sfondo circolare entro cui è il bit- 
tisterio di marmo sormontato da nna statua rappro- 
sentante un angelo e fin dal settembre del 1573 que- 
sta parrocchia possiede il fonte di rigeneraiioM. 
Nel 1726 circa venne eretto il bel campanile , chi 
restò mancante d' un ordine , perchè la mala coMÌ- 
stenza dei fondamenti non permise di proseguire mI 
lavoro per la detta ragione rimane in pendenza atri- 
ordinaria. Molto è a dolere che quest'opera non po- 
tesse toccare il preconcetto confine , che sarebbe 
riuscito uno de'pih begli, e grandiosi della diocesi i 
come oggi stesso quantunque non finito è uno dc'piii 




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alti. È degno d* essere annoverato U bello stendardo 1 teo. Del tempo in cni Tenne edificato il castello in 

s_ l^;——^ A^ttm AMn»kM<*MSa Ami CAnlìaaìmA SI Aitala ttt ^ìa^AiiAA MitawjlA a»K:««A lo j:_.^^J-__ J.i e% •_ 



in legno della compagnia del Santissimo , il quale fu 
•ostnitto nel 1748, e messo a mirabili intagli e tutto 
dorato} come è da notare che la chiesa in discorso 
è adoma di molti e belli aredi sacri , e Tasi d' ar- 
gento , e di tutte le suppellettili preziose necessarie 
al maggior decoro del culto estemo , le quali cose 
sono state di gran lunga aumentate per cura del- 
r odierno arciprete. Neil' Agosto del 1847 gì' individui 
abitanti la nostra parrocchia astendono al numero 
di 1400 circa , i quali sono spiritualmente moderati 
dal Molto Reverendo Signor D. Andrea Contri : essi 
celebrano specialmente il giorno 21 Settembre co- 
me quello che fu consacrato alle glorie di S. Mat- 
teo Apostolo titolare della parrocchia. Ma la dome- 
nica prima di Luglio viene da questi popolani pih 
che ogni altra festa solennizzata con magnifici adobbl 
nel parrocrhial tempio , con musicali concenti ese- 
guiti dai più abili artisti di suono o di canto , pro- 
nunciandosi in quel giorno da facondo oratore un'ora- 
zione panegirica ad onore di S. Francesco di Paola 
scelto a protettore del circondario al cui esaltamento 
vuoisi sacrata tanta pompa festiva. Tratti dalla 
santità del giorno , dalla magnificenza delle dimo- 
strazioni concorrano alla nostra chiesa non solo tutti 
i parrocchiani in tale circostanza , ma ben anche 
gran moltitudine dei limitrofi , e lontani Paesi onde 
deliziarsi lo spirito alla soave esultanza , che in tale 
occasione quivi universalmente signoreggia. Altro 
giorno solenne è per questi popolani il lunedì delle 
rogazioni minori , in cui si effettua una magnifica 
processione che levasi da S. Martino in Argine , la 
qual fnozione fu originata fin da quando la Chiesa 
della Molinella era sussidiale di S. Mai tino , e man- 
teonesi ancora quando la Molinella fu eretta in par- 
rocchia , e di ciò si parlò pure nella storia di detta 
chiesa di S. Martino. Questo distretto ha per confine 
i territorii di S. Martino in Argine, di Durazzo par- 
rocchìa sospesa, di S. Pietro Capofiume, di Traghetto 
diocesi e governo di Ferrara, e di Marmorta diocesi 
di Ravenna. Due soli oratori pubblici trovansi in 
questo circondario parrocchiale , uno dedicato alla 
Madonna del Rosario situato superiormente al por- 
tico che fa galeria all' ingresso del tempio parroc- 
chiale a cui appartiene , e 1' altro sacro alla Santa 
Concezione di Maria il quale spetta al Signor Mar- 
chese Franzoni. L' antica strada di confine tra la 
legazione Bolognese , e Ferrarese interesca il no- 
stro distretto , e per cui resta pure diviso in due 
diocesi e rioè di Bologna , e di Ravenna spettando 
a qnest' ultima la parte orientale, e all' altra l'oc- 
cidentale e la meridionale. Anticamente la terra della 
Holinella fu di non poca importanza , e molto ap- 
prezzata dal Senato bolognese , essendoché trovan- 
dosi sul confine del contado, presentando l'opportu- 
Bitk di difendere le frontiere per un castello avente 
una torre acconcia alla difesa , il qual castello ve- 
Biva nominato S. Stefano della Molinella i onde si fa 
quasi certa per noi la riporUta origine dell' attuai 
tempio parrocchiale sotto I' appellazione di S. MaU 



discorso , quando subisse la dipeodeza del Senato 
bolognese non abbiamo argomenti da poterlo dimo- 
strare; e tuttavia per testimonianza de' nostri isto- 
rici siamo certificati che nel 1322 era già in possesso 
della nostra città , perchè vi spedi una balestra gros- 
sa . altre balestre da staffa , un capitano ed altri 
soldati f altre munizioni furonvi pure spedite 
nel 1324, nel qual anno furono fatti ristauri al por- 
to , perchè quivi passava un canale , vennero aperte 
strade nuove e racconciate le antiche } onde comin- 
ciaronsi a murare molte case , e divenne in seguito 
una grossa terra. Accostandosi però i tempi in cui 
il contado di Bologna ebbe a patire grandi guasti 
dalle armi viscontee il nostro forte vide 1' esercito 
di Baraabò Visconti nel 1360, e a lui si diede spon- 
taneamente , tornando però sotto 1' antica signoria 
all' appressarsi del cardinale Egidio Alberaozzo che 
sosteneva le ragioni della S. Sede su questi dorolnil. 
Corsero alcuni anni prosperosi pel nostro luogo , ma 
giunto il 1390 , questo hi per lui malauguroso t Im- 
perciocché avendo il conte di Virtìi invaso con un 
esercito il contado di Bologna per impadronirsene, e 
avendo già conquistato alcune castella si mosse al- 
l' assedio della Molinella. La torre era data a custo- 
dirsi , e a difendersi alla compagnia de' cenciai , i 
quali non facendovi quella guardia che richiedeano 
le circostanze diedero agio al nemico d' impossessar- 
sene che bramando, o vendicarsi della sofferta fatica , 
volendo scemare gli ostacoli ai conquistatori degli 
altrui dominii , saccheggiò tutto il paese , e atterrò 
al tutto la torre in discorso , togliendo ogni segno 
di fortificazione. Tornati poscia i Bolognesi al posses- 
so della Molinella vi rinnovarono le antiche fortifi- 
cazioni s e trovasi negli annali del Muratori che 
nel 1467 fu il punto d* appoggio di Bartolommeo 
Coleoni duce delle armi veneziane contro 1' esercito 
del Visconti e de' suoi alea ti. Correndo poscia il 
giorno di S. Giacomo 25 Luglio i due eserciti vennero 
alle mani , e quantunque da ambe le parti si fa- 
cesse prova di singolare gagliardia , la vittoria fu 
incerta , essendo costretti i combattenti dalla buia 
notte a dividersi senza potere né l' una , né l' altra 
parte avere il vanto di cantar la vittoria. Dopo quel 
tempo niuna notizia abbiamo della Molinella, se non- 
che nel 1641 era podesteria , e il Calindri asserisce 
che la torre che serviva di carcere ai suoi tempi era 
quella dell' antica fortezza. Ora questo luogo è un 
distretto comunale avente magistratura sotto la di- 
pendenza del governatorato di Budrio : è però un 
paese brioso , e sui confini del territorio bolognese 
erigonsi molte case di beli' aspetto , situate slmetrt- 
camente , costeggianti i due lati della larga via pro- 
vinciale già sopra nominata. In questo luogo i popo- 
lani campano la vita parte esercitando l' agricoltura , 
parte dandosi agli utili mestieri , presentando il trafl- 
fo opportunità a molti di onesti guadagni. Il luogo è 
fornito di quanto occorre all' agiatezza delia vita , 
per la qual tosa torna molto comodo 1* abiUrvI. 

T. 



— 35 — 



Umk i&lM Ù99ÌMM94 



DI BUDA. 




Certi distretti del contado bolognese 
liri^ssern la denominazione dalle fa- 
mi^ìif! romane che vi signoreggia ro- 
ino , anche solamente vi ebbero lunga 
^dtmora . e in pari modo altri luoghi de- 
Irìvaroiio il loro nome da altre genti 
K}^xi clic ivi stanziarono. Fra i quali vuoisi 
•i^mL V<>f^' ^' tirmndario conosciuto sotto il no- 
****-* me di Buda. È certo che i Calli Boi abita- 
rono per lungo tempo in molta parte d' Italia , e 
specialmente Sul Bolognese, e su lungo tratto di Ro- 
magna i e tiensi per indubitato che nei contorni di 
Buda avessero piii lunga , e pi fi principale stanza , e 
che quindi tutto il luogo si chiamasse poi col nome 
de* suoi dominatori. In fatti nei tempi pih antichi 
questo territorio chiamossi Boida , poi Buida , e 
finalmente Buda ; dal che si può inserire una quasi 
certezza intorno alla sua derivazione da quegli an- 
tichi abitatori -, e in conseguenza ognuno di per se 
stesso può argomentare quanta sia 1* antichità di 
questa terra conosciuta colla presente appellazione. 
Anche è facile congetturare che in quella remota 
•tagione fosse luogo importante sapendosi per cosa 
indubitata , che nel secolo nono era capo luogo del 
pa«se. Gisolfo d'Imola figlio di Romualdo Duca fece 
dono di questo circondario alla chiesa di Ravenna 
nel 855 , e allora chiama vasi Boveta come trovasi 
notato nella scheda manoscritta del Calindri da cui 
ricaviamo qneste notizie. Nel 1116 l' imperatore En- 
rico permise ai Bolognesi che si valessero dei pascoli 
che crescevano nella pieve di Buida fino a Cento. 
Pih tardi il territorio di Buda venne affatto in pò- 
tcstSi del Senato Bolognese , e nel bel mezzo del me- 
desimo fu scavato un canale per cui potevasi con 
barche trasportare ogni guisa di merci da un luogo 
a un altro , e nel 1304 nel porto di questo canale il 
fenato fece innalzare una torre onde aver modo di 
guardarlo dalle nemiche escursioni. Siccome poi le 
CMC pih innocue per la malizia degli uomini posso- 
no rendersi dannosissime , cosi nel 1321 diventò un 



mezzo per fare il conlrabando del grano , estraM- 
dolo ad onta del divieto del Senato ; per Io che la 
fece da capo a fondo interrare. Una famiglia potente 
appellala Boiti quivi dimorava anticamente, la quale 
forse trasse origine dagli antichi abitatori come ino. 
na il suo stesso nome. Che poi questa famiglia foaie 
potente , lo attestano tutte le storie patrie noTeran- 
done i membri come influenti nelle pubbliche blta- 
gne. E per dirne alcun che vuoisi notare de 
nel 1297 la famiglia Boiti fu ft-a quelle della 
parte Lambertazzi che si raccolsero nella piana di 
Bologna onde stringere solennemente la pace f^a le 
due fazioni che tanto agitarono questa nostra cittì. 
Questa pace però fu prestamente violata , e Pietro 
Boiti fu tra quelli che vennero chiamati a RaTCM» 
a un parlamento onde rapattumare insieme di nuovo 
questi eterni nemici. Del 1292 un Boito Boiti era del 
consiglio degli Ottocento , e di questi Boiti se na 
rinvengono nel consiglio . fra i notari , e f^ gli 
anziani nel 1340 . e nel 1847 . non che in altri tem^' 
pi ancora. Dal secolo XV in poi il nostro luogo non 
ebbe piìi alcuna particolare importanza; e nell'Otto- 
bre del 18f7 è un distretto abitato da circa 360 indi- 
vidui i quali sono tutelati nelle cose civili dal co* 
mone di Medicina sotto la dipendenza di quel go- 
vernatore. 

Se il distretto civile è antico , la chiesa parraè- 
chiale pure è antica » e nel 1051 è detta pieve in nn 
documento col quale Adelfredo vescovo di Bologna 
dona ai canonici tutte le decime della medesima. Fi- 
no a qual tempo però restasse pieve non si può di- 
re , e ci è dato solamente di affermare che nel f378 
era come al presente compresa nella congregazione 
plebanale di S. Mammante di Medicina , ciò rilevan- 
dosi dal campione delle parrocchie bolognesi di quel 
tempo esistente nell' archivio arcivescovile. Il giuspa- 
tronato appartenne fin dal secolo XIII ai fratelli Flo- 
riano, ed Aurelio Malvezzi; e nel 1473 per divisione 
dei beni paterni seguita tra essi il diritto di nomi- 
nare il parroco a Buda toccò a Floriano , dai cai 




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eredi Tennero fempre pretenUtl i rettori fino il pre- 
sente che fn eletto dal Marchese Commendatore An- 
tonio Halvezxi nel 1813. Abbiamo ancora certezza 
che nel secolo decimottavo in sol principio venne 
qvesta chiesa riediflcata dai fondamenti per opera 
dei compadroni , come rilerasi ancora dalla seguente 
iscrizione da cui pure si ha certezza che la nostra 
parrocchiale era capo luogo prima anche del mille. 

MATTnnm rr noaurrva aurblii i, uktfmi 
BT Binomiiva caroli Filippi p. 

OONSOBRINVS EORVM 

TEMPLTM M4R1ANVM BVDAB 

OLIM BOtTA BOTETA APPRLLATAS 

80RCVL0 OCTAirO PRINCBPS RKGIONIS 

PCniS PATBONATVS ANTIQVAE GBNTIS MALVBTIAR 

A SAECVLO OCTAVO 

CASTaYM , ET LATIFONDIA ARCVM POSSIDETfriS 

▼ETVSTATB DELAPSVM 

RBSTAVRANDVM CVRAflKRVfIT 

A. D. MDCCIII . 

L* intemo di questa parrocchiale anticamente era 
pib piccolo , e conteneva solamente tre altari i ma 
ora ne annovera 5 il maggior dei quali è dedicato 
alla Santissima Annunziata. 

n territorio confina coi circondarli delle parrocchie 
di Portonuovo , Fiorenlina , Fantuzza , che è sussi- 
diale di Buda , e col distretto di Ganzanìgo. La festa 
titolare viene celebrata alli 25 di Marzo , e il Molto 
Reverendo Signor D. Tommcuo Lu^i Protonotario 
Apostolico, Cerimoniere di S. A. I. R. il Duca di Mo- 
dena è il parroco attuale della nostra parrocchia , 
die sorge alla disUnza di 30 miglia da Bologna fuori 



di porU R. Vitale. Nel distretto della medesima , t 
sotto la sua giurisdizione è la chiesa sussidiale delta 
della Fantuzza dedicaU a S. Barnaba. QuesU chiesa 
tn edificata nel 1470 dalla famiglia Ff ntuzzi , e poi 
di nuovo riediflcata dalla medesima nel 1581 , e ri- 
dotta alla forma attuale colla seguente iscrizione 
posta sulla porta nella facciata. 

ORATORIVM HOC D. BARNABAB DICATVM JOAIINBS , «T 

RiaCVLES FANTVni FRATRBS , BT FILII OCTATIANI 

QVONDAM JVLll A FONDAMENTIB CONSTRYZERVirr 

MDLXXXI. 

Onde da suoi fondatori ricevette il nome che ritie- 
ne presentemente. Monsignor Ascanio Marchesini vi- 
sitatore apostolico nel primo di Settembre 1573 It 
trovò unita alla congregazione degli Eremitani di 
S. Agostino , e per la sua distanza dalla parrocchialt 
di Buda , e pel concorso di popolo che vi era la 
eresse in cura d* anime. Difalli si hanno documenti 
che in questa chiesa si celebrarono matrimonii , 
ed altri atti parrocchiali sino al 1692 nel qual tem- 
po essendo insorta lite tra D. Picco Cassini curato di 
Buda , e il rettore della Fantuzza , fu poi questo ri- 
conosciuto come semplice cappellano ammovibile ad 
arbitrio del Conte Marc* Antonio Elefantnzzi con de- 
creto del Vicario generale alli 2 Maggio del 1702 per 
gli atti Lodi. Fu poi riconosciuta come sussidiale di 
Buda dagli Arcivescovi di Bologna come tutto^ con- 
servasi. Il Ginspadronato di essa passò dai Fantuzzi, 
ai Boccadiferro , e da questi ai Marsili , e quindi al 
Signor Andrea Berti presente compadrone. 




— 30 — 



S. GIOVANM BATTISTA 



DI GORGOGNANO. 



^K»<C>€^ 




In Urli issimi) castello e.comttoe del b»- 

Uagnese territorio (il Gorgognano, e 

piarne la sin origine perdesi nel l>uio 

^ffe' secoli , così non è beo chiaro , s' ei 

f levasse le sue mura : come sembra pro- 
babile , dov* ora a' innalza la Chiesa Ar- 
I clprelalr. Il Muratori nelle Antichità del 
, Mhììq Evo reca una pergamena del ix seco- 
ho in cui si nomina il Castello di Gorgogna- 
DO , come facente parte del presente territorio bolo- 
gnese; il che confermasi da un istromenlo di dona- 
zione fatta nel 1142 al Monistero di S. Cristina in 
Stifonte , che è actum in Castro Garguffnani da 
Pietro notaio , detto Monacus Gargugnanensis. Pare 
che questo forte luogo venisse distrutto innanzi al 
1298 , poiché nominandosi ad una ad una nella deter- 
minazione presa dagli otto deputati sopra la Guerra 
dal Consiglio di Bologna tutte le rocche e castella da 
fortificarsi , non vi si trova mentovato Gorgogoano , 
di cui allora esisteva per certo il sito , e la Chiesa 
<con titolo di Pieve) leggendosi in una lapide sovrap- 
poita alla Porta maggiore di essa io caratteri gotici. 



ANNO DOMINI MCCXVIII 
DOMINI» • MEDIUS • AMICUS • ABCHIPBSSBITRR 

mura • BCCLBauB • hoc • opus • fb<;ìt < fieri 

ANIMA • CUJUS • REQUIESCAT • IN « PACE • 
AMEN • 

Fortificandosi Bisano nel 1326 fu questo uno dei 
Comuni che concorsero nella spesa. Abbiamo dal Ght- 
rardacd ( par. II. p. 195 ) che nell' anno medesimo un 
Arciprete Lojani ebbe ucciso Domenico Gorgognani , 
da Gorgognano con due figli ; e che un Benedetto 
él tale famiglia fn anziano di Bologna ne! 1350 , e 
1886 2 poi consigliere per Porta S. Pietro oel 1387 , 
e GonbKmlm di GiiistUia nel 1888. 



Divedesi Gorgognano in dite Borgtietti , ono detto 
4li sopra e l' altro disotto : è popolato di quasi 500 
anime . dista un 13 miglia da Bologna al cui Gove^ 
no soltogiace . ed è posto nel Comune di Pianoro. 
Ottima e lieta ne è 1' aria provata dalle longevità e 
rade morti degli adulti. Le principali sue produzioti 
sono frumento , uve , fk'utta , seta e castagne in mi 
grande quantità : abbondando all' incontro di ghia»* 
de . legna da ardere , fieni , ed ottimi pascoli. 

Catene di monti in parte Tertili , in parte olTereÉti 
allo sguardo, aridi e scoscesi balzi intomiaoo GorfO- 
gnano. Il torrente Zena bagna a levante il lembo della 
parrocchia , che ha per confini S. Maria di Zena , Pia- 
noro , Riosto , Casola Canina e Livergnano. La tot 
Chiesa che elevasi maestosamente sulla collina ( oggi 
retta con ogni zelo dal Molto Reverendo Sig. Arcipre- 
te D. Domenico Coppi) è intitolata a S. Gio. Batti- 
sta , dì cui solennizza la festa a 24 Giugno. Fu già 
questa Pieve antichissima con 12 filiali , a delta del 
Calindri; o con nove, compresavi la Matrice, come 
vuole il Melloni. Pare , che a que* tempi ne spettas- 
se la collazione al Vescovo di Bologna , mentre in un 
rogito di Foresto Cambio da Lugo dei 29 Giugno 
1295 dal vescovo Ottaviano tal Pieve è conferita a 
D. Antonio canonico lateranense, per la rinuncia fat- 
tane da D. Matteo Arciprete di essa , e Curato di 
Santa Lucia di Bologna. Pieve è pur detta in uà 
islromento di Lenzio Cospi delti 23 Gennaio 1321 , nel 
quale il pretore di Bologna inibiva il dar molestie ed 
aggravii al cherico D. Leonardo Lojani rettore di 
quella. Nel Campione della Mensa Arcivescovile del 
1378 è similmente intitolata Pieve , con sottoposte 
le chiese di S. Gervasio di Cervara , S. Pietro di Ver- 
zano , S. Giorgio di Montagna , S. Lorenzo di Gorgo- 
gnano . 8. Martino di Torvano , S. Cristina di Zena, 
S. Qnirico di Pizlaiio, e S. Margherita di Zena, ovve- 
ro delle Formiche. Lo stesso nome di Pieve le dà 




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eziandio V altro Campiooe del 1508 il quale mostra 
aver ella appartenuto alla nobile famiglia Lojani al- 
meno fin dal secolo xiv i e che le erano poi state 
congiunte le chiese di S. Genrasio di Ceryara, 8. Pie- 
tro di Yenano , e 8. Giorgio di Montagna. Appare 
di piti da codesto Campione , che si trovavano eretti 
anche due canonicali in delta Pieve , la quale Pao- 
lo 111 con breve delll 30 Giugno 1514 univa perpetua- 
mente al Capitolo della Metropolitana di S. Pietro di 
Bologna ; che appresso ne ha sempre nominati i Ret- 
iori. Non appena compivasi la Santa Sinodo Triden- 
tina , che gli Arcipreti di Gorgognano porgevansi os- 
sequenti a suoi decreti , mentre i libri dei batlesi- 
mi , e matrimonii incominciano dal 1566. Nel 1570 , 
essendo Arciv. di Bologna il cardinale Gabriello Pa- 
leolti , conservato il nome di Pieve , passava a far 
parte del Vicarialo foraneo , e Plebanato di Zena , 
cui è tuttavia soggetta, con titolo d' Arcipretura cor- 
rispondente air antico di Pieve. E perchè 1' Arcipre- 
ie avea suo mantenimento dal Capitolo Metropolita- 
no , soppresso questo , e vendutine i beni a' tempi 
napoleonici , ebbe sussidii dal Governo , infino a tan- 
to che, curando efficacemente la cosa 1' Eminentissimo 
Arciv. Carlo Oppizzooi neli' Agosto 1819 olleneva dal- 
la Camera Apostolica ferma provigione perpetua a 
congruo sostentamento. 

La chiesa , che verso la metSi del 1700 fu gik ri- 
modernata , venne quasi totalmente rifatta dal Dot- 
tor Francesco Vigiiadnl ferro Abbate di Barbarolo, 
che ne era parroco. Bello ed elegante è l' interno di 
essa. Ha il soffitto a vòlta. Ionico è 1' ordine ond' è 
architettata , avendo ai lati quattro altari , chea' in- 
temano nei muri. Chi entra trova a sinistra *la nic- 
chia del Battistero , al quale seguono il primo altare 
intitolato alla B. V. del Carmine effigiata in ricamo 
a punto francese e il secondo a N. Donna del Rosa- 
rio. Volgendoti a destra il primo aliare è dedicato a 



S. Isidoro protettore della Conflratemita del SS. Sa- 
cramento^ e l'altro al SS. Crocifisso, proprietà del- 
la famiglia Mattioli. Un beli' arco che posa su duo 
colonne ioniche separa la chiesa dalla Cappella mag- 
giore formata a catino. Il quadro di essa di mano 
moderna rappresenta i santi Gio. Battista, Gio. Evan- 
gelista , Pietro , Antonio Abbate , ed Apollonia. So- 
vra la porta maggiore sta il pogginolo con organo , a 
sinistra il pulpito , e dirimpetto a quello un confes- 
sionale sovrastato da nicchia contenente una statua 
dell' Immacolata, creduta opera del Piò » ed ivi collo- 
cata dal Vignadalferro. Antico è il Campanile che sor- 
ge allato alla Chiesa è fornito di Campane anch' esse 
antiche molto. La Canonica assai comoda e di vaga 
e gradevole veduta fu quasi nuovamente riedificata 
nel 1834 dal Vignadalferro, 

Gorgognano ha sotto di sé gli Oralorii seguenti. 

1. S. Giorgio di Montagna , che fti antico comune e 
castello de' Signori Lojani nel secolo xiii distrutto 
da tempi remotissimi. Da esso trasferivansi in Bolo- 
gna varie nobili e doviziose famiglie , tn quali 
r antichissima Sangiorgi , che nel 1265 diede un 
Ivano di Daniello, la cui figliuola Ivana nel 1281 fu 
moglie di Prencivalle di Tommaso Ariosti t S. Gior- 
gio fu gik chiesa parrocchiale incorporata poi in 
quella di Gorgognano. 

2. S. Guarino vesc. cardinal bolognese del N. U. Co. 
Filippo Agucchi. In questo nei di 15 , e 16 agosto 
vengono celebrate le funzioni parrocchiali a comodi- 
tà de' concorrenti all'antichissima fiera di Zena, 
che si tiene nel contiguo prato. 

3. S. Pietro Apostolo della famiglia Minghetti. 

4. S. Lorenzo Martire di proprietà deUa stessa. 

G. F. Rahbblli 




— 37 — 




DI VARIGIVAIVA. 




3S rimana è il nome di un distretto 
i flislribtiito io due territorii parroc- 
|chìaLì , le cui chiese sono dedicate a 
L S* Lórtùtfì V una , e 1* altra a S. Giorgio. 
t Skcniiic |ioì la chiesa di S. Lorenzo è 
I nnìprcìufn plebanale, ed ha sotto la sua 
dipeniknza J^ parte piìi grande dei distret- 
to , casi diierno prima di essa: e innanzi 
tulio l€»S€reaio un breve cenno storico del 
luogo, nel quale si comprenderanno le notizie tanlo 
4el territorio soggetto a S. Lorenzo , quanto di quel- 
lo soggetto a S. Giorgio Tormaodo essi civilmente un 
solo circondarlo. 

È tradizione che il nostro luogo fosse conosciuto 
anche prima dell' era volgare ; anzi ha probabilità 
che pigliasse il suo nome da una qualche famiglia 
romana che quivi avesse suoi poderi , che invaghi- 
ta dell' amenità del luogo vi ponesse dimora. Di fatti 
nelle iscrizioni di Gruterio incontra una gens Ver* 
nia, e getu VarrirUa; e in quelle del famoso Mu- 
ratori una gens Orenia , e Umia; e da alcuno di 
questi cognomi sembra derivalo il vocabolo Vregna- 
ni , nome onde appellavasi il nostro luogo nel medio 
evo , dal quale si formò poi Vergnana , Verniana e 
finalmente Varignana come trovasi scritto nelle me- 
morie pih recenti. Che fosse poi luogo importante 
nella remota antichità si può argomentare, secondo 
riferisce il Calindri , da una quantità di monete d'ar- 
gento , e di rame consolari , e imperiali , greche rin- 
venute ne' suoi contorni in vari! tempi ; non che da 
frantumi di vasi da sagriflzii , di olle segnate con 
sigle; e nell'orificio di una di queste fu trovato 
scritto ~ Salvios - Sono state anche scoperte alcune 
fondamenta di ediflzii antichissimi , le quali più e plii 
confortano 1' opinione di remota antichità attribuito 
al nostro distretto, la quale opinione si verrà viemag» 
giormente corroborando pel nome di Pagania con cui 
appellasi un tratto del medesimo . quasi voglia signi- 
ficarsi ivi avere i pagani avuto lor sede ; e anche la 
tradizione viene in nostro soccorso qualificando il sot- 
terraneo che trovasi sotto la chiesa parrocchiale per 
uno di quei siti sottoposti ai templi dei gentili dai 
quali i sacerdoti pronunciavano gli oracoli. Né solo 
ai tempi de* romani fu Varignana luogo di rilievo, 
na ben anche nel medio evo t pare che fosse ana di 



quelle fortezze che formavano la linea degli Appen- 
nini , nominato ancora da Paolo Diacono storico lon- 
gobardo , come opina il Calindri , sotto il nome di 
Verona, forse per isbaglio de* copisti invece di Fori- 
gnana, Vregnana. Verso il mille chiamavasl eO- 
strwn Vregnani secondo leggesi in una pergamena 
dell' archivio nonantolano : ed era castello con forti- 
ficazioni, mura di cinta molto estese; e grandiHioM 
numero di abitazioni; di modo che gli abitanti era- 
no distribuiti in due parrocchie ; e verso il finire dd 
secolo XIII era cosi in fiore e vi avea tanto concorto 
di uomini dei circonvicini paesi che dal consigli^ di 
Bologna tn concesso a questo comune di tenera t 
Ponte Floriano un mercato di bestiami , e d'ogni ma- 
niera di mercatanzie in tutti i Giovedì dell' anno ; 
la qual concessione venne sanzionata nel 1295. Av- 
venne sciagura gravissima al nostro castello corrai- 
te r anno 1297. Maghinardo da Sosenana se ne impa- 
droni d' assalto , diede al fuoco moltissime abitazio^ 
ni , e dopo d' avere ucciso non piccolo numero d' aM* 
tanti , moltissimi tradusse prigionieri di guerra. Do- 
po questo luttuoso avrenimento 11 consiglio bologne- 
se onde guarentire questo luogo da altre aggressi^ 
ni rcintengrò le mura in tutto il loro giro , rialzan- 
done le torri , e riscostruendo tutte le fortificazioni 
che si addicono a un posto militare ben munito t e 
a questo fine fu scavato il Rio Rossole attraverso del 
castello ; e costrutto un ponte, sopr* esso vi fu eret- 
to un bastione a cui si aveva accesso per mezzo di 
ponti levatoi. Quanto si era fatto sembrando ancora 
insufficiente ad una buona difesa, nell' anno venturo 
vi fu aumentala la guarnigione , e venne provvedu- 
ta di tutti quelli apparrecchi militari che in que' tem- 
pi si usavano. Perchè poi la fortezza fosse pib iti- 
concia a sostener l' impelo di un esercito , gli otto 
sapienti eletti sopra la guerra comandarono che si 
munisse di fortificazioni il palazzo di Alberto Denari 
famoso dottor di leggi e figlio del grande Odofredo , 
il qual palazzo era vicino di Varignana in luogo det- 
to Villa Franca : e perchè la fortificazione fosse riu- 
scita di maggiore solidità vi spedirono i tre ingegne- 
ri Bonaventura da Argdata , Bencivenga di Caaola , 
Enrìghetto da Sassuno. Eppure tanto apparato di 
fortificazioni non furono acconcie a salvare il castello 
dall' altrui possania, essendoché nel 1850 il C. Astorre 



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Il III 



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I 



I III 






di Rona^na dopo dk aver fatto prigione a tradimento 
Giovanni Pepoll portatoti con una schiera de* suoi 
•oldati lotto Yarignana , non penò mollo a impadro- 
■incoe s il qua! fatto rende aperto che quei raffor- 
xanenli o ftarooo io verità di poco valore , o che per 
negiigenza erano stati lasciati indebolirsi , o che vi 
si teneva mala guardia. Non erano appena scorsi 10 
anni da questa espugnazione che nuove soldatesche 
vennero a far impeto contro il nostro castello » il 
quale cadde in potere del Visconti ; ma alli 3 Settembre 
dell' anno medesimo , e cioè nel 1360 venne di nuovo 
restituito alla chiesa per mezzo del Mala lesta generale 
delle armate pontificie. Siccome però in que'tempi ogni 
tratto la città di Bologna cambiava reggimento ora 
parteggiando per la Chiesa , ora pei Visconti , ora vo- 
lendosi governare da se, cosi i luoghi che da essa di- 
pendevano ne venivan seguitanto le leggi , e le mos- 
se; per la qual cosa essendosi Varignana ad esempio 
suo e d' altri luoghi ribellato al Pontefice fu battuto 
dal Cardinale Egidio Albornozzi che avutolo in suo 
potere lo demoli affatto. È però da credere che dopo 
qneslo fatto il senato di Bologna conoscesse del suo 
interesse il reintegrare le fortificazioni di questo luo- 
go , poiché quando nel 1376 gli Inglesi assoldati di\ 
Papa Gregorio XI si portarono nel bolognese per sot- 
tosMtterlo alla Chiesa e avendo battuto e superato 
miti luoghi forti trovarono insuperabile Varignana, 
die resistette a tutti i loro assalti. Se a questa voi- 
ta ebbe la ventura di respingere i nemici , non fu 
egualmente felice il nostro castello nel 1428 ; perchè 
la esercito ecclesiastico invadendo il territorio bolo- 
gnese espugnando , e saccheggiando tutti i territori! 
fortificati, esso fu nel numero dei più malmenati i e 
pali tanto danno , e tanti abitatori gli furono mor- 
ti , che mal poteva da se bastare alle spese neces- 
larie^ onde nel 1442 richiese, ed ottenne che il co- 
anne di Monte Calderaro facesse comiraela con esso ; 
il che pare gli fosse di non poco giovamento per ri- 
«eltcrsi in uno stato di agiatezza non mediocre ; se 
qnesti due comuni nel 1454 allorché tutti i territorii 
del contado furon larghi di donativi a Sante Bentivo- 
gll Ben* occasione del suo matrimonio , dopo Budrio, 
e S. Giovanni in Persicelo, primeggiarono sopra tutti 
gli altri , presentandolo di 36 corbe di Spelta , 2 vi- 
telli , e 50 carra di legna. Quantunque le mura , e le 
altre fortificazioni di Varignana venissero risarcite , 
■M pervennero piii mai ad uno stato di solidità che 
vaktse ad arrestare gli eserciti , a nel 1501 quel mo- 
airo del duca Valentino impadronitosi di Medicina , e 
•pento il famoso duce Pietro da Maizano prese que- 
§!• castello , e lo abbandonò al saccheggio. Ammae- 
strati quindi gli abitanti di questa terra che quando 
I* opposizione fallisce allo scopo , gli oppositori ne 
scntooo danno , e mina , si arresero però senza al- 
cma Biostra di resistenza , quando nel 1506 gli ec- 
dcsiaslici che per Giulio li. l' assediarono: stipulando 
però prima il patto che tutto i popolani avessero 
salva la vita , e la roba i la qual condizione ar4:etta- 
U dagli assedianti , fu pnr mantenuta. Dopo que- 
sl* epoca furono riparate le mura castellane del nostro 
Tomo n. H 



luogo come rilsrasl da due memorie citate dal Ca« 
lindrl , delle quali una era posta in un avanzo del- 
la porta del castello che era situato verso la Quader- 
na dal quale appariva quella porta rìstaurata nel 
1557 1 e l'altra era posta in un muro di una scalet» 
ta che dava l' ingresso ad una casuccia j e questa tra- 
scritta dal nominato autore dice cosi =: anno salutis 

MDLXXVII INSTAUBATA 8ANT VARIGNANAK MAINI A COMU- 
NIBUS PKCUNIIS HOMINUM VARIGNANAB SOPERIOMS , BT 

iNrKaioais , montis calderarii , casbllk , montis ar- 
mati , ET STIFONTIS ANDREA DB ANDRBOLIS MASSARIQS 

Dopo quest' epoca non troviamo pih nelle storie fat- 
ta menzione del castello fortificato di Varignana , e 
al giorno d' oggi rimangono pochi avanzi di muri con 
una porta che dicesi essere una di quelle che erano 
nell' antica cinta di muraglie. 

Fra i personaggi , e molti furono , che nativi di 
Varignana ne illustrarono il nome colla loro ono- 
rata vita noteremo come pih insigni degli altri i 
tre famosi medici Giovanni , Bartolomeo , e Gugliel- 
mo che fiorirono al principio del secolo XIV; l'ul- 
timo poi fu anziano nel 1304 , e veniva da mol- 
to chiamali U Maestro venerabile delta Medicina. 
Matteo celebre lettor pubblico nel 1378 fh da Vari- 
gnana } e lo fu allresi Pietro illustre dottore di me- 
dicina , e pubblico lettore di Filosofia , il quale per 
la sua eccellenza nella medicina pratica fki da suoi 
coetanei chiamato medico eccellentissimo: né vuoisi 
tacere di Domenico , e Gaspare filosofi a quei tempi 
secondo Leandro Alberti , accreditati j né di Dome- 
nico Invia famoso scultore della sua età. Dice il 
Calindri che nella Biblioteca dell' Istituto di Bolo- 
gna esiste un grosso volume di cronache scritte , 
a quel che pare , net XV secolo , e vanno sotto il no- 
me di Giovanni da Varignana. 

Questa terra rhe fu celebre per fortezza di sito , 
per supremazia sopra altri distretti, e pei chiari uo- 
mini a cui diede i natali, ai nostri tempi è un distret- 
to comunale sotto il governo di castel S. Pietro e 
molto al di sotto della sua celebrità antica. Tuttavia 
non è di si poca importanza da non doversene tener 
conto ; anzi è per questo riguardo da anteporsi t 
molti altri , e per la posizione del luogo, essendo una 
delle pih belle, e dilettevoli, terre e molto pib per le 
due cave di pietre arenarie, l'nna delle quali fa prin- 
cipia ta nel 1670 da un certo Antonio Aadreoll , e det- 
ta dal Calindri , cava ddlo SchMfO = perchè nel 
fendere uno di que' massi fu trovato uno scheletro 
intero che venne portato all' Istituto di Bologna t t 
l' altra era chiamata s cava di Pagania ts comioeia- 
ta a scavarsi da una flsmiglia nominata Razzi i e que> 
sta cava nel 1660 essendo giunta presso alle flsoda- 
menta della chiesa da cui pigliava il nome yeune 
sospesa. Queste cave poi sono nei terreni del conte 
Antonio Bentivogli di cui ammirasi ivi un grandioso 
palazzo, che innalzasi in silo amenissimo da dove 
si gode di una veduta delle pih gradevoli. Nei terre- 
ni medesimi poi a mezza collina sgorga un* abbon- 
dantissima vena d' acqua potabile , la sola , che sia 
in questi dintorni e che mai non diseccasi. Il CaUndri 



dif fra te €•▼• il OftM rkiffiihrail 
fvi e là «M^M lo folto , t che t1 erano ea?e ài are- 
M agallila , e 4Ì pietra calcarea ottima per la calce. 
Di pili Toieiido determinare la poaUteae geografica 
di Yarigoana , dine 1* altura do?e aorge? a I* antico 
caatello accendere a un quarto di miglio sopra il li- 
fello dei mare , e il distretto esser situato a 36 mi- 
glia dall' Adriatico in linea retta la qiial linea por- 
tare. aOo sb oc co dei fiumi Tronto , e Montone imtli 
ala destra, di Ravenna } e affermò ancora crescere qui- 
fi la Mcmdf^ipm, l' eUeboro maschio , e femina , 
annoTerando ancora altri prodotti appartenenti alls 
atoria naturale , che tralasciamo per hrerità , doven- 
do intrattenerci ora del tempio parrocchiale , e degli 
altri luoghi sacri. 

8e come notammo a principio il castello di Varigna- 
na è antleblsslmo, pure anticliissime dorè? ano essere le 
due parrocchie che nel medesimo noi troviamo essere 
alate per certo nel 1378, come abbiamo dal campione 
esistente nell* archivio arcivescovile } e cioè la parroc- 
chia di S. Lorenio che è l' attuale , e quella di S. Ma- 
ria entrambe aoggette allora al plebanalo di Monlece- 
rere. L* arcivescovo di Bologna cardinale Alessandro 
LndOTìai eresse la parrocchia di S. Lorenzo in pieve 
ton titolo di arcipretura sottoponendovi l' altra di 
S. Maria , a qiella di S. Giorgio distante dal castello 
un miglio e tuttora esistente. Nella riduzione, e con- 
centraziooa Me parrocchie del 1803 venne soppressa 
la siiddatta di i. Maria , e sottoposto il territorio a 
S. Lorenzo. La chiesa , canonica , ed altri edlflcii , e i 
terreni formanti il benefizio parrocchiale venduti con 
permesso del ministro del culto aumentarono il bene- 
fizio di S. Lorenzo. Nel 1815 alli 4 di Novembre I' eml- 
Dcnlissimo Oppizzoni sottopose al plebanalo di Vari- 
gnana anche la chiesa parrocchiale di S. Maria delle 
Cappelle. La nostra arcipretura fu sempre ed è tut- 
tora di collazione dei popolani del distretto , e quel- 
la di santa Maria era libera collazione della mensa ar- 
civescovile. Non polendo parlare dell' errezione del 
tempio di S. Lorenzo, né dei ristaurì , eccettuati al- 
cuni migHoransenli tanto nell' esterno , che nell' in- 
temo eflHtuati dall' odierno arciprete , perchè altre 
memorie non abbiamo , passeremo a parlare dell' in- 
tema forma di esso , che è di ordine toscano a Ire 
navate in volto con N. 6 altari laterali oltre il mag- 
giore. È degno di osservazione un dipinto in tela 
jn cui sono ritratti i misteri del Rosario , lavo- 
ro di Dionigio Calvari. Vuoisi pure far menzione del 
Battislerio di un lavoro assai pesante , e bizzarro . 
e che sembra opera del declmoterzo secolo con una 
pittura di non cattiva mano , la qual pittura rappre- 
aenta il padre Eterno giacente in modo assai strano. 
Sotto questa chiesa poi è quel sotterraneo di cui ac- 
cennammo di sopra che pare essere slata un tempo 
una catacomba , dove si riniggiavano i cristiani ; ed 
era a tre navale con pitture nel muro di cattiva ma- 
no , e con collonetle ottangolari di marmo d' Istria. 
Siccome poi si vedevano bassi rilievi esprimenti sim- 
boli, geroglifici , ed inUgli in cui rilevasi in alcuni il 



■odo gordiano, eoA porta a cradare cha saiitataa te- 
che ai tempi del gentili , o almeno che venlsae a<i« 
Acato nei primi tempi della chiesa quando 11 gusto 
delle arti erasl affìitto imbarbarito. Il campanlte è 
una torre antica , che stimasi una di quelle edificate 
per la fortificazione del castello i ai tempi del Calin- 
dri nella campana maggiore leggevansi te seguenti 
parole rilevate intorno alla medesima = mirtim um^ 

CTAM, SPORTANBAM AD HAICS DIC04 PATRIAg ULTtA 
MONTBM 8AC. mUA MASA AlV. D. MCCCCIXIVIII. S Qoe- 

sta non esiste pih sonovi invece tre campane. 

Il distretto parrocchiale distante da Bologna mU 
glia 10 confina colle parrocchie di S. Giorgio di Vari* 
gnana, di S. Maria delle Cappelle, di CasaleccMn 
de' ConU . del Poggio di caste! S. PiHro , di S. Doni- 
nn di Villa Fontana , di Stifonte , e di Monto Calde* 
raro , e contiene N. 1800 individui moderati apiri- 
hialmente dal Molto Reverendo Sig. Dottor D. Domi' 
nieo Tairuffi arciprete attuale ; e si celebra la festa 
del titolare S. Lorenzo a dì 10 Agosto d' ogni anno 
giorno sacro alle gloile del santo martire. In questo 
distretto è una chiesa sussidiale dedicata a S. Anto- 
nio Abate , la quale anticamente spettava alla nobi- 
le famiglia bolognese Legnani ; e di più vi sono i se- 
guenti oralorii pubblici. Il primo è l'Oratorio di 
S. Maria esistente nel luogo dove era la parroccUa 
di questo nome di cui abbiamo parinlo ; e ridotto 
allo stalo presente per le cure dell* attuale ardpre- 
te , ed è di proprietà parrocdiiale per servizio della 
Compagnia del SS. , in esso sonovi due altari, e nel pa- 
lio dell' aitar maggiore ammirasi un basso rilievo rap* 
presentata la deposizione di Gesh Cristo nel sepol- 
cro , venerandosi nell' altro un Crocifisso. Un lecon* 
do oratorio è quello del sig. C. Antonio Bentivoglio 
nel suo palazzo , ed è sacro alla B. Elena Dnglioli 
Dall' Olio. Un terzo fu edificato nel corrente anno 1817 
dai PP. Agostiniani in un loro fondo detto la Colom- 
bara, dedicato alla B. V. della Consolazione. Un quar- 
to è quello dei Signori Scarselli situalo nel loro ca- 
sino. Un quinto è quello consacrato a S. Nicolò sul- 
1* Emilia. Vien sesto l'oratorio situalo alla Gaiana 
dedicato a S. Anna , apparteneva questo al Sig. Mi- 
chele Chiesa , ed ora al Sig. Filippo Simoni. 

Dal Casolari poi si ricava che quivi anlicamenla 
erano due ospitali , uno di S. Maria , 1* altro detto di 
S. Bartolomeo , e che furono uniti al Seminario di 
Bologna. Come pure si rileva che S. Nicolò di Paga- 
nia era un beneficio semplice dipendente dall' Abadla 
di Monte Armalo, e poi dalla Mensa di Bologna; a 
clic altra sussidiale esisteva appellata S. Gio. Ballista 
della Tassinara detta ancora de' Boschi , la cui ere- 
zione fu dovuta ad un Bolognino di Albertuzzo Ba- 
sciacomari , che per testamento rogato alli 4 Luglio 
1309 nel luogo delle Tassioare ordìnd che i suoi ere- 
di provedesftcro la chiesa di calici , libri . ed appara- 
li necessarii , e che vi mantenessero residente un sa- 
cerdote , a un chierico. 

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— 38 — 




DI VARIGIVAIVA. 




ler ciò che spelta alla derifazione dd 
oome onde appellasi questo distret- 
l^to , e per le notizie della storia ci- 
vile fa d' uopo riportarsi a ciò che di- 
' ^«mmo di S. Lorenzo di Yarifnana ) so- 
t Jo aggiungeremo che il distretto di que- 
sta parrocchia per le cose cìtUì è soggetta 
, Illa magistratura comunale di Yarignana 
sotto il governo di Castel S. Pietro. Vuoisi 
I far memoria della cava di macigno situata io 
taogo detto le Merline dalla quale ridonda molto uti- 
li al paese , e per gli operai , rJie ?i s* impiegano , 
• pd danaro che se ne ritrae collo fmereio di esso 
■MdgMO : ancora è degna di memoria la ▼illeggiatort 
Mia bmiglla Malvezzi Campeggi che per essere ma- 
giltka è d' ornamento al paese. In vicinanza poi del- 
la diieaa parrocchiale che sorge presso il torrente 
Qaadema a un miglio circo sopra la via Emilia si 
•MO rinvenuti spesso oggetti antichi , e avanzi di 
fallisti ediflcii , onde ritiensi che 1' antiu città di 
Oatcroa si estendesse fin qui. 

La chiesa parrocchiale di S Giorgio è antica , ma 
f avtenticitli della sua esistenza come parrocchia co- 
•Ipdasl a conoscere solo dal 1378, perchè trovasi nel 
campione dell' archivio Arcivescovile citato ad ogni 
fii ioapinlo di qnest* opera i e secondo memorie a?u- 
U pure dallo slesso Archivio siamo accertati , come 
gli Botammo in S. Lorenzo . che la nostra parroc- 
cMale apparteneva nel detto anno alla congregazione 
plfbiMle di Montecerere : ma , alli 18 Dicembre del 
IÌI4 cttendo stata eretta in pieve S. Lorenzo di Va* 
ffigsaBa , venne ad essa sottoposta , e vi rimane pure 
attaalaseate. Dapprima era di giuspadrooato dai par- 
DNcMavI sali nd suo distretto } I quali eoo no atto 
vogalo da Manrizio Bovariai ootaro rooMoo alli 14 
CtagM 1&90 cedettero il loro diritto ai ndU Revc- 
ffadi PP. CaBsaMolesI de' santi Coaaaa , e DamiaM • 



die coosenrarooo il diritto dì oomioare il parroco fll- 
00 alla loro soppressione avvenuta per oo decreto dd 
geoeral Bonaparte ddli 13 Dicembre dd 1796 , dopo 
il qual tempo la nomina fu di regio diritto, poscia 
alla rtotoraziooe del governo pootUleio no tal diritto 
pervenne alla mensa Arcivescovile, che tuttora lo 
conserva. L* intemo di questa chiesa è piccolo in vòl- 
to ed haSalUri laUrali dediuti,l* ono al CrodUaso 
rappreaeotato da uo cattivo dipioto io tela eoo 8. Lo- 
da a piedi della Croce , e I saoti Roceo, e Sebasliaoo 
dai lati ; l' altra è sacro alla B. V. del Carmine rap- 
presentato da uo dipiato ad olio in una Inoetta so- 
pra di no prospetto di legno fornaaote Ire oiechle i 
quella di mezzo iocavato , e ooo vi è alcnoa imasa- 
gioe ; e sulle altre due hanoovi due tele dipiote , la 
ttoa di cui è ritratta 8. Appoloola, e odi' altra 8. Aga- 
ta. Oltre questi è l' aliar maggiore dediuto, a S.Gior- 
gio rappreaeotato io no dipioto ad olio di oiuo 
pregio. 

Il distretto parrocchiale confina con S. Pietro di 
Ozzano, eoo 8tifonte, S. Lorenzo di Yarìgoaoa, 8.Do- 
nino di Villa Fontana. 

La popolazione di 8. Giorgio di Varigoaoa nel No- 
vembre del 1847 amoMMta a circa 655 iodividoi che 
onorano per loro moderatore spirituale il Molto Re- 
verendo signor D. AUiaahdro ZuppìfoH parroco pre- 
sente della nostra chiesa , la coi festa lilolare eala- 
brasi alli S3 di Aprile. 

In questo territorio ha una chiesa sussidiale detta 
S. Gio. Battista de' Boschi disUoU pih di due miglia 
dalla chiesa matrice di 8. Giorgio 2 e questa sussidia- 
le fu fondaU dal nobile Bolognese Gio. Aoloalo di 
Lucio 8angiorgÌ con iatrunsento rogato alli 86 Marzo 
ISSI dal noterò Ertole Dall' Oro. E questo ftedatore 
s* indusse a tal' opera per sao comodo , e divozione ' 
perchè essendo il luogo di sua vlllegglatnra molto 
IoaUno alle chiese , ooa gli era data di raccoglierai 



nel luogo MBto a sua volontl. Vemie poi oueila chio- 
sa ricoiKMciata per sussidiale , e per tale riconosciu- 
ta da Mons. Bernardino Catianei fiario generale Ar- 
cìTCScOTile con suo decreto delli 16 Maggio 1643. Il 
Calindri annoverando gli oratorii di questa parrocchia 
dice che allora ?e ne esistefano tre , e cioè uno de- 
dicato alla Santissima Aonunxiata , un altro sacro a 
Sant' Anna , e un altro intitolato a S. Francesco. Se- 
guita il citato Calindri a rirerire che questo oratorio 
detto S. Francesco di Maizano ayeva anticamente per 
titolare S. Pietro , e che pervenuto io possesso dei 
PP. ConTcntuali di S. Francesco lo commutarono nel- 
1' attuale patrono erigendo ancora ivi un convento 
del loro ordine , il qual convento dal padre Meloni è 
posto nella cinta dell' antico castello di Varignana ; 
ma il nostro autore afferma quel Padre essere cadu- 
to in errore , poiché il detto convento era presso il 
detto oratorio ; e conferma il suo asserto col citare 
un legato fatto da un Ugizio da Monte Fiore pei ro- 
giti di Sismondo , e ritrovato neir archivio dei reve- 
rendi PP. Conventuali di S. Francesco di Bologna. Un 



testamento di Mamhlna di GnSdotlo dalP Asola fitto 
alli 18 Luglio 1269 pei rogiti di Gandolllno di Matteo 
Benintendi (è vedere che pure in Maizano esisteva li 
convento ; il che viene pure confermato da altro te« 
stamento dell! 5 Gennaro del 1276 rogato dal notaro 
Bonamico di Leonardo da Fermo ; e altresì dal testa- 
mento di Prendiparte di Mercadante da Ozzano del- 
li 12 Gennaio 1285 , nei quali testamenti sono stahi- 
lìtì varii lasciti a favore di questo convento : al qua« 
le Grimaldino di Benno da Varignana lasciò in no suo 
testamento una vigna ; e anche sì raccoglie la esi- 
stenza dei medesimo monastero da una Bolla di Si- 
sto IV in data delli 11 Luglio 1472 con la quale pri- 
vilegiò quei religiosi esonerandoli da qualunque da- 
zio , ed imposizione. Ciò poi che piìi di ogni altra co- 
sa , che a detta del nostro autore , rende aperto qui- 
vi essere slato il monastero de' Conventuali si è un 
lunga iscrizione che esisteva nell* oratorio di S. Fran- 
cesco di Maizano affissa nel muro. 

T. 




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— 39 — 



SANTA MARIA E SAN GIUSEPPE 



DI CASSANO. 




fissano fu antico Castello del Bolo- 
* gn«se , che le?andosi in mezzo ad 
ì aUrf appartenenti a' conti , nobUì , e 
alvassori , sembra ftior di dnbbio che 
moMo innanzi al duodecimo secolo fosse 
^ dominati) da qualche particolar Signore , 
' ««bbf ne ciò non fenga testificato da istorìco 
JmontrmpTito Alcuno. Certissimo è che nel se- 
colo xjii era luogo assai importante , ti\>- 
mentovato fra le Castella che i Bolognesi 
lAwiarooo di presidio , e munirono d'armi, e vet- 
«faglie ad opportuna difesa nella guerra , che 
Mi 1397 unitamente a Romagnuoli guerreggiarono , 
Mitro U Marchese Azzo d' Este (Ghtrardacei p. /. 
K. XL p.Z$t.J Ugualmente certo è pure che tali e 
iiU dovettero essere le ruberie, i saccheggiamenti 
I k alragi di que' giorni: che nel 1399 determinan- 
• il Seoato bolognese (LU>. prwvis. Ldt. Q, f. Ì5J 
he lotte le castella che avessero patito gravi dan- 
1 , fòiicro rimase disertate per gì' infiusti eventi 
rito passata guerra fossero non solo sovvenute, ma 
lite cicoti da molte gravezze, nel Catalogo di que« 
lo Iraraii pur compreso Cassano. E perchè sifhtta 
Aaraiiooe . o non fti posta ad effetto od ebbe 
laui faopedimento riceveva il Senato nel 1300 un ri- 
MOO di SO , e pili Castelli , fra cut leggesi il nome 
iCaaaano (GMr, p. /. lib. XIL ftag. 415), che rovi- 
111 ed esausti dalle guerre instavano per venir sgra- 
ill da pesi ed aiutati a rifiorire. Laonde statuiva 
acoalo che per qwMro omtt ecniinui pagassero 
I mdà solianU) delle imposixùmi e de'fruUi, pei 
etti 4 ami, ordinando che di poi questa grazia 
mi rimessa al Consiglio dd popolo. 
Molto nmaoa.era sifflitta determinazione, e da de- 
icrare di veder resuscitata a di nostri , quando 
er fortunose vicende decadute da loro fiorente sta- 
lle terre , e le castella non valgono pih a sostenere 



i pesi cui sottostavano ; e il tenervele appresse non 
varrebbe che a condurle a mina sempre maggiore. 
Nessun' altra memoria di Casssno rinviensi a que- 
sti anni , se non che raccontasi nei Muratori ( iter. 
Hai, Scripi. T. xm. col, 334; che Àginolfo da Cas- 
sano, detto Ghinolfo dal Ghirardacci (P. n. lib. XIX. 
p. i9 ) (n uno de' principali , che congiuratisi con- 
tro i Conti da Lojano , ebbero tolta loro a forza la 
Pieve , oggi Abbadia di Barbarolo. Nel 1401 ( lib. 
Giom. an. 1401 ) fioriva poi Antonio di Gioooimì 
di Cassano, uno de' piii caldi sostenitori della parte 
Bentivolesca, per cui Giovanni I. Bentivoglio, non ap- 
pena giungeva alla Signoria di Bologna che lo eleg- 
geva primo fira Connestabili che aveano la bandiera 
de' Reggimenti di Fanteria , secondochè costumavasi 
a que' tempi. Ignoto è il luogo ove sorgesse il Ca- 
stello di Cassano ; opinando il Calindri ( Bis. Coro- 
graf. V. IL p. 182 ; che levasse la fronU sul coHe 
che sovrasta alla Chiesa parrocchiale. Cassano Iti per 
lungo tempo un Comune , ed ora non è che una par- 
rocchia di 200 anime incirca , lontana da Bologna 18 
miglia , soggetta ai Governo di Loiano , posta nel 
Comune di Mootercnzio , e nel Plebanato di S. Ma- 
ria di Zena. È bagnala dal fiume Idice , e intorniata 
da ogni parte da' territori di Pieve di Zena, Risa- 
no , CaM novo , Barbarolo , Villa di Sasso , e 
Monterensio. Lieta e sanissima ne è I' aria i e H 
luogo abbondantissimo di pascoli , e di boschi da le- 
gna , dando uve , ghiande, e fieni a sufficienza i es- 
sendovi minori i raccolti di frutta castagne, cana- 
pe , seta , e granaglie. Acqua alcuna particolare non 
ha , ed il terreno è arenoso sparso di gusci di vari 
testacei , cretoso pienissimo di sassi d' alabastrite , 
e di pietra cittadina i trovandosi qua e colà sassi 
minerali. E pure ocraceo in non molta estensione 
e ghiaioso , tagliato poi sparsamente da banchi di 
ghiaia flaviatile, che in diverse direziooi , altezze , e 



profondiU ft* internano nelle viscere de' terreni delle 
sopra difisate qualità rinvengonsi in essi moltissime 
BUarcoitUe, e specialmente nel letto del Rio Zel; sca- 
Tandosi anche di molto Cafòm fomU non petrìflca- 
lo, che i naturali del luogo dicono Cordone fMj^aiio. 
Nella sommiti , e nelle pendici de' colli si trorano 
quarti ed ostraciti non pochi. 

La chiesa di Cassano , comecché circondata da al- 
le balze, gode tuttavia di amena postura i moderata 
n* è la temperie dell' aria ; sorge su fertili , e ver- 
deggianti Colline , fiancheggiandola il Monticello , 
detto il CadeUaccio* e scostandosi appena d'un mi- 
glio dalla destra ripa dell'ldice. Questa Chiesa è una 
fra le pih antiche della Montagna Bolognese , appa- 
rendo dal Campione della Mensa Arcivescovile che 
nel 1378 erano in Cassano due Chiese } Parrocchiale 
l' una sotto U Utolo di S. MarU . Ecclesia S. Aforto 
de Terra Caseanij senza cura l'altra sotto l'invoca- 
zione di S. Damaso Ecdesia, iine cura. Sancii Dal- 
mata, sottoposte l'una e l'altra a S. Maria della Zena, 
detta volgarmente del Monte delle Formiche. Il Ve- 
scovo a supplica degli uomini di quel Comune riu- 
niva la semplice chiesa di S. Damaso alla Parrocchia 
di S. Maria alla quale poi veniva aggiunto in se- 
guito il titolare di S. Giuseppe. La Chiesa dì S. Da- 
maso situata presso la sponda dell' Idice venne di- 
itnitta dalla violenza di questo fiume a modo , che 
or non rimane di essa alcun vestigio. La congiun- 
2ione delle due chiese ha la data delli 30 Gennaio 1450, 
e fu rogata dal notaro vescovile Rolando Castellari s 
conservandosene lo strumento io pergamena nell' Ar- 
chivio parrocchiale ; in cui sono due altre , forse 
non meno pregevoli pergamene con data delli 9 Lu- 
glio 1524 I' una , e del 1528 1' altra i ma per essere 
scritte in troppo minuto ed inintelligìhile carattere 



non poterono essere decifrate da chi prese ad esa- 
minarle. 

QuesU Chiesa ( la cui fesU titolare cade a 10 di 
Marzo) non ha sotto di se aican Oratorio} e il suo 
libro necrologioo move dall'anno 1857. 1 Popolani eb- 
bero sempre , come anche ora, il diritto di nominare 
i Rettori della Parrocchia firn quali non sono a ta- 
cersi gì' illustri nomi de' due nobil uomini Ippolito , 
e Marc' Antonio Malvezzi , e di Monsignor Tomma- 
so Campeggi , che fki poi Vescovo di Feltre. 

L'interno della Chiesa che, ha il soffitto a travi, 
presenta tre altari. Senza coro è il maggiore , aven- 
te un antico quadro del TtantUo di S. Giuseppe , 
che sembra di buona mano. Dei due altari de' lati 
che 6' intemano nei muri , quello a destra di chi 
entra è dedicato alla B, V, dd Carmine figuratavi 
in dipintura col Bambino in gloria , due beati do- 
menicani a' piedi i e nel fondo la prospettiva della 
Chiesa. L'altro altare dirimpetto ha i' effigie di Sonia 
Liberata , cui è sacro ; ba forma di Cappella a ca- 
tino bene illuminata i e dietro 1' altare un pàccot 
coro con quadro della B. F. dd Rosario. Due porte 
laterali conducono in Canonica 1' una , in Sagrestia 
r altra. 

Sulla porta, ond' entrasi, è la cantoria nuova. con 
buon organo , opera di Alessio Veratti , e quivi po- 
sto dall'odierno parroco M. R. Signor Don Giuseppe 
AtberUuzi (dell' antica famiglia de' Lambertazzi) che 
tutto zelo per 1* onore della sua Chiesa l' ha con 
esempio degno d' immitazione quasi di solo proprio 
danaro decorosamente restaurata nelle inteme par- 
ti ; dando anche ali* estemo un aspetto piii vago e 
adorno , per cui la sua memoria vi rimarrà sempre 
in lode e benedizione fra suoi amati popolani. 

G. f . Ramulli. 




^ 







v 




— 40 — 



8AH BBHSBBTVO 

DI QUERCETO. 




cri?e il Mnratori (D%i9ert.ii.pMì,) 
4cUh erano una volta paesi piantati 
^di determinati altieri i nomi de'qiia- 
ì li dnrano tuttavia , come Cerreto , Lau- 
'reto. Rovereto, Sdieeto, te, e di questi 
> fh certamente Quibcrto , cos) chiamato 
[ 4b\ boschi di querce die sorgevano neMuoghi 
)ebc ora lo formano. Esso fU pur detto Qwr- 
eetto ne' Cataloghi del Montieri , Querxdo 
■riK dd Sassi, e S. Benedetto in vecchie carte 
Hnlire di sua parrocchia. Era questo antico Co- 
iM Hologoese , e tale mantenevasi a tempi del 
m diligentissimo Autore del Dizionario Coro- 
m della «onUoi^ Bolognese (1781) , e fone ces- 
èntrio allorquando i Francesi scesero dalle Alpi 
yii.0m non è che una Parrocchia posta sotto al 
rtt di Loj<mo nel Comune di MoiUerenxh, la 
i quasi tutta sulla riva sinistra dell' Idlce , 
ì lungi da Bologna, abitata da un 450 anime i 
I da popoli di Gragnano, Sconnetto, Bi- 
, Campeggio, Catomi di Faldo (Diocesi Imo- 
f I fianealdoli (Stato Toscano). L' aria di que- 
I0fo è para e mollo benigna standosi le morti 
il MM alt* nno per cento. Abbonda di nve , ca- 
m^ kgM da ftioco , e grassi pascoli. Pih scarsi 
i» I raccolti di frutta , seta , canapa , e gra- 
c Formasi il suo terreno di banchi di sas- 
If latili di creta , d' argilla , e d' arena sovrap- 
promiscuamente 1* un l'altro, e tagliati in 
I iBOgo da banchi d' un ocrea rossastra. Affer- 
I Nasini (Bologna perlutirata, pari. Lp. 18l> 
uà laogo detto la Fonte trovasi AnUfra gkd- 
I la Fieira Gagate; ma pare eh' ei fosse trat- 
I taganno da' piccoli pezzi di Gesso specula- 
cilor d' ambra che rinvengonsi ne' luoghi cre- 
coase assicura il Calindri che ne fé* accurate 
he. 

m istrumento de' 15 Gennaio 1SS8 ( rogato da 
sgelo Notaro) , e che serbasi nell' Archivio di 
irannl in Monte di Bologna ( lib. 2. N. 8 ) , tro- 
waaiBato questo luogo , un ricco abitatore del 
alo Bieano di Bieano da S. Benedetto 
richiamato e cassato dal pubblico 



Aatichissima è la Chiesa Parrocchiale di Querceto 
(retU oggi a gran lode dal Molto Reverendo Signor 
Don FU^ppo Lorensinii dedicaU a Dio aotto l'invoca- 
zione di S. Benedetto ; chiamandosi eUa Biill Sleachl 
delle chiese bolognesi del 1366. e 1378 Sederia 5. Be- 
nedieH Curiae Bieani , sottostando anche allora , sic- 
come addesso al plebanato della Pieve, ora Abbazia , 
di Barbarolo. Ma perchè la taccfaia chiesa era asta! 
piccola , e resa squallida dalle ingiurie dei tempi il 
benemerito parroco D. Lnea Celli , aiutato dall' eìe- 
inoainc de' popolani , la riedificò dalle fondamenta 
nel 1660 , rendendola pih vasta ed elegante ; avendo- 
le dato 44-piedi di lunghezza , 17 di larghezza e S3 
di altetza. Mancava però delia Fonte Battesimale, 
che le Venne concessa soltanto all' entrare del seco- 
lo XYIII per cura del valente parroco Don Carlo Giu- 
seppe Bolognini. 

La collazione di tal Parrocchia fki poi sempre di 
pieno diritto della Mensa Arcivescovile. Venendo al- 
P intemo della chiesa (che è fornita di vasta sagre- 
slla) , offre questa tre altari. Il maggiore ha il suo 
coro , con presbitero circondato da elegante baianstra- 
ta di legno , e il quadro di esso raffigura Maria San- 
tissima la gloria coi Santi Benedetto, Maoro, eS. Ln- 
cla. Degli altri due altari intemantisi nelle mura » 
l' uno è dedicato al SS. Crocifisso i e l'altro alia B. V. 
della Ontnra ivi rappresentata in dipinto con S. Ago- 
sUno , e S. Monica. 

Sovra la porta d' ingresso è la Cantoria con buo* 
nisaimo organo del Mazzetti i rimanendo il Battiste- 
ro alla sinistra di chi entra. 

Gli Oratorii di questa Parrocchia sono i seguenti. 

1. S. Jloeeo posto sotto l'ImmediaU ginrisdtiione 
del parroco , e presso al quale trovasi locato il Ci- 
mitero. 2. LaB. V. detta VUitatione detto la Poz- 
za de' Signori Fratelli Barbieri. 3. S. Al. ddla Merce- 
de proprieU de' signori Fratelli Caselli. 4. S. Maria 
Anmauktta della fìimiglia CeBa posU di là dal fiume, 
con popolazione di circa tS6 anime. 

A qoesti il Calindri aggiunge la Freeefidazione nei 
Siefiini, Oratorio che forse per le vieeode de' primi 
anni dd preicata secoio andò distrutto. 

6. F. 



— 41 — 



SAN BIAGIO 

Bl «ASVBft BB BaiVVI. 




ymfì dì Porta Maggiore a sette mU 
\f;1ja da Bologna sulla cima d' una 
f Collina dì Gesso che si dilunga per 
i brrvi^ tratto dalla destra sponda del- 
* V Idief s<»r|$e Castel de* Britti , luogo di 
; reinoliS6ima orìgine , di cui or non ri- 
' niflngona lUt poche vestigia , e come si ha 
I ragione ri) I dubbio che fosse già esistente 
a' tempi degli Etruschi, de' Romani e dei 
Galli Boi, non si ha però alcun Tondamento per re- 
putare sia slato in alcun tempo Città vescovile « par- 
ticolarmente BritUum , come si è voluto. Ben prova- 
no la sua ìontanissima età le molle monete imperia- 
li t gli oggetti di Antiquaria d* ogni maniera rinvenu- 
tivi , e specialmente la lapidetta dicente. 

L. CALVIUS 

L. L. 

DI0ME0K8 

delle quali cose nel 1779 conservavasi grandissima 
IMrte nel Ithiseo ari Palazzo di Campagna del Conte 
Senatore Antonio Maria Grati, nel quale era da am- 
mirarsi sovrattutto un Minerale di oltre 32 libbre 
somigliante alla miniera cruda del ferro , di forma , 
qualità, e mole considerevolissima (VXalindri Diz. 
Corog. V. IL p. 254;. 

Il luogo di cui parliamo trovasi nominato covm Ca- 
stello; nella donazione fatta nel 706 a S.Anselmo fon- 
datore della celebre Badia Nonantolana da Giovanni 
Duca di Persicelo e di Ponte duce ( Murai, diss. 
Mcd. Aevi, t, IL col. 200 ) : chiamandosi allora Ca- 
stel Gessaro, e volgarmente Brito, Pare che la natu- 
rai fortezza di esso , e i modi di guerra de' nostri 
antipassatl lo lasciassero in lunga quiete ; tacendone 
per non breve tratto le istorie , da cui sappiamo sol- 
tanto che nel 1088 era già Comune abitato da ricche 
e possenti famiglie e posto in grido da uomini che 
fiorirono dappoi chiari in lettere, e dignità, come nel 
1306 un Giacopo ; e nel 1321 un Zaccaria di Don- 
didio , Anziani di Bologna ; e nel 1365 Giacopo da 
Castel df Brilli valente lettore nella Università. 

Certissimo è che da Castel de' Brìtti derìvò la pos- 
sente famiglia che tolse il nome da esso, la quale va- 
riamente parteggiando e specialmente pe' Lambertaz- 
li venia sbandita dalla Patrìa e a piU tardi tempi 
andava ad estìnguersi nella città d' Imola. Che se al- 
quanto avean tacciuto le armi e i guasti intorno a Ca- 
stel de' Britti \ non cosi avveniva nel 1175 in cui Cri* 
stiano cancelliere di Federico I. imperatore congiun* 
tosi agli uomini di Medicina lo prendeva d' assalto , 



I dandolo quindi rabbiosamente al sacco « ed al fuoco. 
Ma forse risorgeva e rafforzavasi in breve giacché nd 
1360 venia di nuovo preso a forza da Bernabò Viseosdi 
signore di Milano, che lo abbandonava allorché (1361) 
udi avvirìnarsi a Bologna con forte esercito il Car- 
dinale Egidio Albomoxsi Legato del Papa , U qn^ 
le fece diroccare e spianare dalle fondamenta qnal 
Castello e le sue fortlflcaziont acciò non prestaiacf» 
pili ricetto e difesa agi' inimici. 

Nel susseguente secolo rìfacevasi il Castello eia 
nuove mura e fortificazioni diverse e meno anpit 
dell'antiche, e ciò. opportunamente « che nel 13751 
Bretoni capiUnati dal Cardinale Roberto Gebenna, eb- 
bero a tentare inutilmente lapresa di Castel de* Brut- 
ti, come vuole il GhirardaceifP. U. L XX V.p. 35t> 
piuttosto come dice la Cronaca Miscella ( Jftir. 
Rer. ttal. t X VllL col, 550; ivi fecero un grand'ùf. 
dere di case, e un gran dam^. il non trovarti pere 
ricordato il Castellano di esso, né nella NoU de* Ca- 
stellani del Contado di Bologna del 1393 ; né fra quit- 
li che mandò Giovanni prìmo Bentivogli a aeaaaita 
Castelli e luoghi forti del Bolognese , fa credere , eie 
dopocclic /' Albomozzi v ebbe porUta la mina ' Mt 
avesse piti Rocca , e non venisse totalmente riaaitilf 
che sulla One del XV secolo, come prova U stratta. 
ra de' suoi avanzi e 11 leggersi nel Chirardaed eht 
nel 1428 ^t Ecclesiastici presero Castd di* BriMi 
nel tm.-^l soldati Faentini . . . saccheggiarom il 
territmio da Borgo Panicale a Castel Britti-, I sol- 
dati del duca di Milano nel 1445 andarono a Ca- 
stel de' Britti , dove presero molti uomini. 

Si sa inoltre , che nel 1608 un Giulio Camillo Sa- 
laroli avea preso a disfare le mura e toglierne le 
strade (Calindri, ivi) per cui l Consiglieri del Ca- 
stello ebbero ricorso al Senato. 

Nessuna ricordanza storica troviamo di questo lao- 
go , se non che fu uno de' 21 vicariati del Contado 
di Bologna . guardato da prodi Castellani di cui nan 
si conosce che un TeodinoCoitellamd' Rocca d'Wré- 
ti, ricordato dal Monni ne' Sigilli. 

Il paese è ameno, d' aria saluberrima , e fertilinì- 
mo di frutta ed uve squisite. 

Suir alto del Colle di Castel de' Britti cui guida^ 
no ripidi e disagiati sentieri levasi la Chiesa Parroc- 
chiale di S. Biagio ( oggi affidata alle cure apiritnali 
del Molto Reverendo Signor D. Carlo Maesiram^ fian- 
cheggiata da un gruppo di rustiche case, che co' ru- 
deri dell' antiche mura , e colle reliquie defla porta 
Castefiana offirono gradevol visU a riguardanti, mentre 



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I catena de' Monti rhe le BOtrastano dall' tin lato 
l'ampio e gaio orizzonte che apresi, dall' altro ne 
endooo ammirevole e pittoresca la postura. Questa 
ura che conta un 650 popolani confina con PixzO' 
alvo , S. Cristofaro, Ciagiumo, e Casola Canina, 
rovasi locata nel Comune di S. Lazzaro , e sotto al 
;overoo di Bologna. Appare dagli antichi Elenchi di 
Ihiese eh' ella nel 1378 sottostasse al Plebanato di 
^aUino od Ozzano, ma il Cardinal Alessandro Lo- 
Ufvisi , che fu poi Gregorio XV , eretta in Pieve 
tanta Maria di Pizzocalvo ( Bolla de' 15 Decem- 
vre 1614 rog. di Vittorio Barbadori ) le sottomet- 
«fva la Chiesa di Castel de' Britti che le è tut- 
ora soggetta , ma che anch' essa alcuna volta fu 
>ld»aDa , come prova una memoria del 1 Ottobre 1638 
tei parroco Alessandro Nanni ; e consta altresì che 
!bbe soggetta almeno la Chiesa di S. CrislofAro. 
lei 1485 fu ad essa unita parte della soppressa Par- 
•occhia di 5. Michele di Coralupo (^og. di Rolan di- 
io Castellani de' 17 Novembre). 

Ciuspadronato ne ebbero in antico i parrocchiani che 
1 16 Ottobre del 1607 (rog. di Fabrizio Felini) ne fecer 
loBO II parroco D. Giovanni Bagnoli, acciò riedificasse 
*d aggrandisse la Chiesa , come liberalmente avea 
tolto a fare di suo. Nel 1809 passò tal diritto da Bagnoli 
■e' Paozaccbi , e Bonazzi che presentarono in Rettor 
D. Girolamo Baraldi ; appresso ne fu fatta cessione alla 
Mensa. Nulla offre di singolare la Chiesa nell'esteriore 
prospetto, ma porgesi maestosa e decente nell'interno 
che è tutto d' ordine Toscano , e a volta reale , con 
lei Cappelle da' lati. La Maggiore bastevolmente am- 
pia ha un gran quadro che figurava il profeta Isaia , 
ma con podie mutazioni fu volto a rappresen- 
tare nn avvenimento della vita di 5. Biagio { la cui 
festa titolare si celebra a 3 Febbraio ). Tal quadro 
pcnoelleggiato dal Bonesi ha in alto una gloria molto 
Ttgamente dipinta. Sono in questa Cappella due Can- 
torie , con buon organo nell' una . che fu già nella 
Chiesa della Magione. Dietro ad essa è un Oratorio, 
o Tempietto di figura ovale, e mista con colonne pi- 
lutri , coretti , e cupolino , tutto formato nel 1760 
eoa bell'arte ron macigni di Gesso dal Parroco D. An- 
tonio Maria Bonazzi , che tutto architettò a modo 
dt unire sette Cappelle , e rendere alcuna similitu- 
dtee dell' antichissima Chiesa di S. Stefano di Bolo- 
gia. I/altare di quest'Oratorio è sacro alla B. V. delle 
Craiie detta la Madonna della Pioppo , che prima 
TCMrsfasi in una Chiesuola appiè della Collina. 

La prima Cappella a destra di chi entra di pro- 
priell del Signor Marchese Francesco Spada è ad 
More della B. V. del Rosario , ivi rappresentata in 
ittalna di stucco. La seconda è dedicata a S. Anna 
che Tcdesi in quadro co' Santi Giuseppe e Francesco 
é* Assisi. La terza , che è vicina alla porta d' in- 
gresso , in luogo di Altare ha la Fonte battesiniale 
fosteouta da mirabile colonna a balaustra di Pietra 
ed Paragone, Volgendo a destra veggonsi prima la 
Cappella di 5. liberala. Seconda quella dell' Angelo 
custode con Istatoa di stocco in nicchia. Terza del 
SS. Crocifisso di proprietà de' Compadroni della Par- 
rocchia Signori Bagnoli , Bonazzi , e Panzacchi. In 
alenila delle Cappelle sono poste ad ornamento statue 
di terra cotta del Badokm, Nel contiguo Campaoile 
Tomo ii. 12 



sono 4 Campane la maggiore delle quali pesante 2,000 
libbre era nell'Eremo di Casola Canina. 

Congiunta alla Chiesa è la Canonica bizzarramente 
architettata dall' Ingegnoso Parroco Bonazzi, che 
l' adomò al di fuori di statue di terra cotta , di rin- 
ghiera e di terrazzo , onde godesi una vista la più 
vaga è dilettevole. Assai notabile è che parte di essa 
Canonica, la vasta cantina, e quasi tutti i sotterra- 
nei furono incavati nel duro Gesso speculare di cui 
è formato pressocchè tutto il colle su cui posa Ca- 
stel de' Britti , che dà buon gesso da piccole Cave. 

Ha questa Chiesa sotto di se otto Oratorii, e cioè: 
Primo La B. V. del Soccorso , e Ss. Sebastiano e 
Rocco di Valdifiori di proprietà del Signor Clemente 
Antonelli. Secondo 5. AtUonio di Padova de' Signori 
Pallotli. In questo sono venerati in elegante urna di 
marmo i corpi de' santi Martiri Vito . Modesto , e 
Celestino Papa. Terzo La Purità di Maria Santis» 
sima nel luogo detto Tomba Forella del Signor 
Gaetano Forlai. Quarto S. Michele Arcangdo deUa 
Badia. Fino dal 1090 fu questo de' Camaldolesi } ai 
quali per discordie nate nell' elezione dell' Abate fu 
tolto da Alessandro IV nel 1261 e per mezzo del Car- 
dinal Ubaldlni dato a Cavalieri Gaudenti (9 Otto- 
bre 1262 J, Che se vane furono le istanze de' Camal- 
dolesi che il rivolevano, morto il Gran Maestro Gio- 
vanni Sala , r otteneva in Commenda nell' Otto- 
bre 1499 il Cardinal Giovanni Borgia nipote di Ales- 
sandro Vi; e quindi ne furono commendatori i ve- 
scovi e Prelati di Bologna per tntto il Secolo XVI , 
essendone ultimo Alessandro vescovo di Vigevano. 
Fondatosi poi nel 1586 da Stato F. il Collegio Mon- 
talto pe' Marchigiani passò questa Badia eoo altri 
beni de' Frati Gaudenti in possessione di esso Colle- 
gio (Bolla di Sisto V. delti 17 Novembre 1586;. la 
quest'Oratorio di cui oggi è padrone il eh. Sig. Cario 
Berti Pichat veggonsi tre altari il grande sacro a 
S. Michele : 1' uno de' laterali alla B. V. dd hosa- 
rio, e r altro a 5. Girolamo. Sono in esso e Orga- 
no . e Cantoria , e Sagrestia. Quinto La Sacra fa- 
miglia alla Piana in cui è pure un quadro di 
S. Antonio Abate ed appartiene al Signor Angelo Zi- 
rotti. Sesto S. Croce alla Portazsa > ora Palazzo del 
Signor Avvocato Certani. Settimo ilP SS. Crocifisso 
della Prowidensa al Molino , fu già del Co*. Ant. Ma- 
ria Grati , ora del Signor Marchese Spada. Ottavo 
S. Orsola ùìRoncadeUo: fu de'Conti Carbonesi e spetta 
oggi al signor Berti Pichat. Castel de' Britti ebbe an- 
che I' Ospitale di S. Maria dC Pdlegrisd a cui 
nel 1335 lasciava l' eredità propria maestro Bertolioo 
di Domenico Fabbro (Calindri t. e. p. 275, nota 964;. 
Sono poi degne di menzione le ViUeggiature se- 
guenti : il grandioso Palazzo che (n del Collegio 
Montalto, { or Berti Pichat ) onorato già del soggior- 
no di molti illustri personaggi , fk*a quali fkirooo da 
ultimo Leone Xll e Pio Vili allora convittori del 
Collegio. La Villeggiatura del Signor Zirottl nella 
quale stanxiò S. Carlo Borromeo di che serbasi 
memoria nell' iscrizione sottoposta al di lui ritratto 
in bnsto collocato nella Camera da esso abitata. Il 
Palazzo che Ui de' Conti Grati ora dei Marchese Spa- 
da; ed I CasM dei Signor Ftaaceseo Baflal , e de'Si- 
gaorì PallotU. G. F. 



— 4« — 



^JIHIFA HAllA 



DELLA CAPPELLA 




^a Chiesa Parrocchiile di Santa Ma- 
ria Assunta che pur dicesi della 
\ Cappella è lungi da Bologna delle 
^ miglia presso a 13, e conduce ad essala 
' Vìa Emilia inflno a S. Nicolò , d* onde 
* V ìiH3omioclano a salire i colli , ed Ivi 
ella trovasi posta m d' un' amena altura 
da cui \' occhio spaziandosi per le ridenti 
4:diiipdgfle del piano gode d' un ampio oriz- 
zonte. Questa Parrocchia è situata nel Governo e Co- 
iDune di Castel San Pietro , ha un cento sessanta 
abitatori , e viene confinata da quelle di Casalee- 
chio, TMgnana, Liano, Vedriano, e Monte Cai- 
deraro. Nel 1366 chiamavasi Ecclesia Sonda Maria 
de Pragnano de Caxalicho comUum , e nel lilO 
Ecclesia Sancta Blwria de" Capella , sive de'Caxa- 
lichio Comitum. E perchè nessuna particolare contez- 
za ci dà la storia de' luoghi eh' ella abbraccia , pare 
si possa credere rondata mente che sia sempre stata 
semplice Chiesa Parrocchiale nel territorio assai più 
vasto di Casalecchio de* Conti» Appare dall' antico 
Campione della Mensa Arcivescovile del 1378, ch'ella 
dipendeva dal Plcbanato di Santa Maria di Monte 
Cerere, cui fu soggetta fino al 1570, anno in cui era 
già passata sotto quello di Santa Maria Maggiore 
di Castel S. Pietro , cui per altri due secoli r bbe a 
soggiacere , fintanto che essendosi operati nel 1815 
molti mutamenti di territorio a meglio ordinare il 
reggimento delle Parrocchie della diocesi^ Bolognese , 
la Cura della Cappella rimase sotto il vicariato 
de' Santi Maria e Lorenzo di Varignana. 

Il Giuspadronato di essa spetta ai parrocchiani da 
tempi ben antichi, giacché consta che almeno dal 1411 
ne esercitassero il diritto. Neil' Archivio Parrocchiale 
serbasi in fatti un libro che s' intitola : Summarium 
jurium Parrocchialis Ecclesia Sancta Maria de'Ca- 
solecchio ComUum , de Capella nuncupata . Botio- 
niensis Diocesis de Patronatu ParrocManorwn : e 



si legge in esso che Ecclesia vacante, obiiu admo- 
dum R. D. Joannis de Clericis illius ultimi Redo- 
lii 1414-21 Mii, vacante dieta ecclesia privatiam 
D. BaUhassaris de Caburatio , Joannes Jaeobi d» 
Varignana, suo et aliorum Parrocchianorum , no* 
mine prasetdavit , eoram D. Archiprasbifstero 
PMrìs Montis Cereris D, Antotnum ( sic J Jòath 
nes De Barletta D. Archyprcssbyter prasentaOù- 
tiem admisit et dictam commissionem : RogiL 
PhUipp, De Ckristianis, et 21 Aug. dictus D. Joai^ 
nes fuit Redor istitutus, Rog. Custodiens. ecc. 

Al cominciare del Secolo XVII! trovavasi U Chiesa 
assai ristretta, minosa e cadente; quando a sua grae 
ventura a d) 3 Agosto 1711 né diveniva parroco 
Don Angelo Michele Gualandi nomo di senno, pietà e 
cuore grandissimo , onde nel seguente anno prese a 
riedificarla facendola piti ampia e adorna . com' è di 
presente ; e sei anni spese in essa fabbrica , che 
soltanto nel 1718 videsi compiuta. E non solo furono 
in lui mirabili lo zelo , e la diligenza , ma la gene- 
rosità dell'animo ancora, che affinchè piti degna del 
santo culto , e piti alta alle parrocchiali funzioni 
sorgesse la Casa di Dio , che avea fatta sua spesa { 
non perdonò a dispendio e tutta di suo danaro la ri- 
fece i salvo le due Cappelle , che quella del Sanliffi- 
mo Crocifisso fu edificata a spese de' fratelli Seba- 
stiano , Domenico , ed Antonio Gualandi beoettanli 
della Parrocchia, e l'altra dì Sannicola da Domenico 
Giordani. Pianto e desiderato da suoi amati popotani 
mancava il Gualandi nel 1758. lasciando grata e du- 
revole memoria del suo dolce e pio reggimento di cir- 
ca 47 anni ; sulle orme del quale cammina oggi eoo 
ugual lode il M. R. Signor Don Giacomo temi che 
fin dal 1804 ha il governo della Cappella. 

Questa Chiesa ha l' intemo a volta tutta fregiata 
d'ornati. Un maestoso arco che poggia su due svelte 
colonne introduce alla maggior Cappella , ov' è il 
quadro rappresentante in allo M. V. Assunta al cielo. 




^ 



Vi 
x' 
\ 
\ 

5: 



^ 



















.s 



V 






^. 



San Pietro da nna parte , e un altro San- 
dra. Nd muro di flanoo lefgesi la seguente 

D. 0. M. 

8ACRAM * HARC . AB&RM 

mUNl • IN . CABIUM * AS8UMFTAI 

DICATAM 

^IVrERB * TBTDSTATB • LABSlfTB 

nOPBlO • ABRB • A • FUHDAMBNTIS 

• ROVO • BRBCTAM • AMPLIORI * SITO 

JSOLCTAM • BT • ORFf ATAM • V0LU1T 

D. ANGELUS • GUALANDI * RECTOE 

ANNO DOMINI MDCCXX. 

pelle sono ai lati ; quella a diritta è dedi- 
M Nicola da Tolentino , e sovra di essa 

ARAM • HANC 

AIRB . BT • OPBRB • SIRI • P08C1T 

DOMINICUS • GIORDANI 

ANNO DOMINI MDCCCXX. 

Cappella dirimpetto è sacra al SamUssimo 
K Minacciando poi mina la Chiesa nel 1840 
benemerito suo parroco opportuni restauri, 
;io di nuovi pilastri a sostegno di essa , e a 
fortunosi accidenti. 

Oratorio di questa Parrocchia era quello 
HHuUano e Rocco, che Iti dclU Caia Ben- 
na ora è rovinato. 



Scrive U Calindri f Dix. Carogr. T. U. p. 181 ; ebt 
nel luogo , detto 1 Termini il quale poco si dilunga 
dalla Chiesa vedeansi a suoi tempi le vestigia di an- 
tichissimo Eremo distrutto , che già appartenne ai 
PP. Agostiniani di S. Giacomo di Bologna ; a* quali 
chi possedea esso luogo pagava tuttavia un annuo 
canone. Alla Goxxadina poi ni una Cava di Sasso 
arenario di grana fina , ma ora si giace abbandonata 
e dismessa. 

Purissima è 1* aria di questi luoghi i quali hanno 
copia grande di fichi squisitissimi , e d' uve eccel- 
lenti , da cui trar potrebbonsi vini da uguagliare i 
pih reputati forestieri , come aasicura il Calindri fa- 
cesse circa U 1780 il Parroco Don Domenico Maria Ca- 
vallari. Pochi Castagni vi si rinvengono . pochi bo- 
schi da legna, e pochi ulivi: molte poi sono le 
ghiande , e le frutta ; molti i pascoli j fieni e fra- 
menti a sufficienza i scarseggiando i raccolti di Seta 
e Canapa. Il terreno ne è or cretoso , or arenoso e 
ghiaioso : avente lunghi e grossi banchi di ghiaia 
molto indurata; e scogli arenarti di grossa grana in 
cui si mostrano infiniti frantumi di Quarzo e di 
piccolissinù grani di RdeniU. Ove il terreno è cretoso 
sono gusci di TerebratuU e Dentali; ov* è arenoso 
se ne veggono di Telline e di piccole PeUinUi, o si 
trovano i loro nudei. In altre parti poi il terreno 
formasi di strati di creta , d* argilla , di ghiaia , e 
d'arena sovrapposti ad no masso o banco continuato 
di BlacIgDO arenario. 

G. F. Ramiblu. . 




— 43 — 



3« mmm m ^^mm^ 



DI MONTAGNA 





ABtv?co che fu già CasteUo e Comune 
del Bolognese , e or non è rhe Par- 
rocchia , viene chiamato di montO" 
gna a ilistinguerìo da altro di sìmil no- 
me che giace in piano. Vuole il Caline 
ilri flHz, Cor. t, 5. p. 13; che Sabbio- 
m stA ìi suo regolar nome, e Saòtimo una 
^mirìone del volgo. Di questo Comune è 
fiarola la due ittruroenti che conservavansi 
Ben* Archivio delle Canooichesse di San Lorenzo di 
Bologna rogati negli anni 1301 e 1305. Nel 1360 fu 
uno de* Castelli che gli Ut>aldini tolsero a Yizzaoi 
che ne erano padroni ; e consegnarono a Bernabò Vi- 
sconti dominatore di Milano. Trovasi memoria d* un 
Efiiio di Manueih da Sabbione , che fu Anziano 
di Bnlogna In ^ovembre del 1322; e di un JliiitiiW/o 
di yicoia da Sabbione che fu uno drl Consìglio 
«le* 000 nel 1387. L'e^iitimo de* fumanti drl suo terri- 
torio nel Itól veniva consideralo per sole lire 200. 

Sabiuno è paese di buon aria . che ft>ulta prerìose 
uve. lichi t^uisìli. ^hiamie. ìt^n» da artieiv. seta, 
tteno e granaglie. Ila molta estensione di terncao la- 
vinoso, e a sodo con grassi pascoli; e questo terre- 
no ^ in parte cretaceo . in parte arenoso , con alcu- 
ne strisele dì argilla ; e d* ocrea roasictia , partko- I 
larmente ne* foy^fiuoii Rossi. Nel luogo detto le Tur- \ 
riam ha tua sorgente un acqua sulfurea. 

La Parrocchia di Sabiuno è antichissima , trovan- 
dosene mrniione uell' Kleiico nonantolano del 13^ t 
e in quello della Mensa ArcivescovUe di Boli^gna 
«M 1371^. nel quale apparteneva alUtra, sicc\^me oggi 
aiK^^ra , al PleUanat«> della Pieve del Pino. Fino 
dal 11^7 ne spettala il OiiKpadrxHiato alla f^aiiglìa > 
\ inani m^ilùKiiiiij e delle pnocipalì fra te Senato- 
rie. la quaW ne m^mm^. e presentò i Retti>ri inrìno 
air a»»k tl^t nel qnjV Kihberto Vifiani Conte e Se- 
Mtore lasciava p*'r testamento ^apertvHi ai i Mario 
ag^ atti drl N\»tjr\« ilo^inni M4s:ih ^ tale dirtttv^ al 
Marvhe^ C«ata»zv% tknli*\*$h Coltelli sito ereJe, con 
>«nc\^ di lide^comniixvv Seguentemente tv^raò tal di- 
ritto alia famiglia > ciani, dalla quale nel t7U tra- 
ikfivMì nel Marvhev.^ Senatore Bartolomeo De B«f>ì 



^•kfi^ 



successore e mediato erede del Conte Filiberto sov» 
detto. E quindi i Marchesi Tommaso e GialiaBa Bl 
Buoi nel dividersi i beni patemi convenivano ai60t> 
tobre del 1797 che detto Ginspadronato speitasscil 
Marchese Tommaso ( rogito di Domenico Ailons 
Schias^i ; e Antonio Camillo Galvani ) , che nel tM 
ne nominava il penultimo parroco Don Frano» 
Landini . e nel Marzo del 1848 I* odierno Jf. A. DM 
Ftaneeseo Paganeili. 

Ma ridotta la Chiesa ne* primi anni del 
secolo in istato di grandissimo squallore e d* ii 
neote pericolo erasi già al punto di aUiandonarla 1^ 
I talmente , e dividerne le anime ft» le con?icine Cm 
di S. Martino di Ancognano , e S. ApoUnurc dì fi- 
! derno , quando il provideotissiroo Signor Cardimli 
i Arcive8co\o Oppizzohi fattone conoscente ntteneraéM 
: pndrone Signor Marchese De Bnoi che operar 
ulta Chiesa e Canonica qoe' restauri che erano 
sti , siccome fece solla perizia del chiaro 
bolognese Signor Ginseppe Tobertini ; e per cmi k 
cessò il pericolo di perdere la cura delle anime. D^ 
sta questa Chiesa cinque miglia da Bologna , cnnlaih 
, do poco pib di 100 abitatori ; ed è chinna é'ogni in- 
torno dalle cure dì Paderno , S. Andrea di Stài , 
Bomerio ed Ancogmmo. Un solo Omtorio è tnltt i 
essa posto lungo la via Maestra nel Inogo detto b 
Cosa Riamea , e dedicato ai Sf. Ffresa , Giacmm 
e Filippo verso la lioe del secolo IVII da nobile flh 
migtia bolognese. 

L* intemo della Chiesa Parrocchiale dedieata n DIO 
Ottimo Massimo sotto I* invocazione dell* Apmtala 
San Pietro, è non molto grande, in cattivo itatn CM 
pìccola cappella principale in volto , con nn qnaérn di 
forma ovale rappresenUnte la B. V. in Glorìa cnn Mito 
S. Pietro S. Girolamo ed altri dne Santi, pittnra a ifo 
di poco pregio. Il Corpo della Chiesa con soUtle a ri- 
qtiaJn ha dne piccoli altari laterali, in qnello a (OHM 
«Timi;W'i si tenera la B. V. deOa Cintura statna it 
Vicvhui . e aetr altro nn quadro di nìnn conto rap- 
presentante la Sacra Famìglia. QnesU Chiesa è irtii 
cantoria . sema pulpito . «1 ha nna p« 
Sagnntia. C. F. IU»au.u. 




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DI MONTAGNA 





^ABTVNO che fu già Castello e Comune 
jdel Bolognese, e or non è che Par- 
i^roccbia , viene chiamato di monta" 
^ gna a distinguerlo da altro di simil no- 
\ mt d\t giace in piano. Vuole il Calin- 
. *lri f Diz, Cor, t 5. p. ÌZJ che Sabbio- 
.m sìa il suo regolar nome, e Sabiwio una 
|r^rnizb[ie ild volgo. Di questo Comune è 
fiatala io iltie istrumenti che conserravansi 
Dell' Archivio delle Canonichesse di San Lorenzo di 
llologna rogati negli anni 1304 e 1305. Nel 1360 fu 
uno de* Castelli che gli Ubaldinl tolsero a Vizzani 
che ne erano padroni; e consegnarono a Bernabò Vi- 
sconti dominatore di Milano. Trovasi memoria d'un 
Egidio di Manuello da Sabbione , che fu Anziano 
di Bologna In Novembre del 1322; e di un Hanuello 
di Nicola da Sabbione che U\ uno del Consiglio 
de' 600 nel 1387. L' estimo de' fumanti del suo terri- 
torio nel 1451 veniva considerato per sole lire 200. 

Sabiuno è paese di buon aria , che frutta preziose 
uve, fichi squisiti, ghiande, legna da ardere, seta, 
fieno e granaglie. Ha molla estensione di terreno la- 
vinoso , e a sodo con grassi pascoli i e questo terre- 
no è in parte cretaceo , in parte arenoso , con alcu- 
ne strisele di argilla ; e d' ocrea rossiccia , partico- 
larmente ut* Pogginoli Rossi. Nel luogo detto le Tor- 
rione ha sua sorgente un acqua sulfurea. 

La Parrocchia di Sabiimo è antichissima , trovan- 
dosene menzione nel!' Elenco nonantolano del 1366} 
e in quello della Mensa Arcivescovile di Bologna 
del 1378, nel quale apparteneva allora, siccome oggi 
ancora , al Plcbanato della Pieve del Pino. Fino 
dal 1157 ne spettava il Giuspadronato alla famiglia 
Vizzani nobilissima e delle principali fra le Senato- 
rie, la quale ne nominò, e presentò i Rettori infino 
all' anno 1601 nel quale Filiberto Vizzani Conte e Se- 
natore lasciava per testamento (apertosi ai 3 Marzo 
agli atti del Notaro Giovanni Masini) tale diritto al 
Marchrse Costanzo Benlivogli Coltelli suo erede, con 
vìncolo di fide-commisso. Seguentemente tornò tal di- 
ritto alla famiglia Vizzani, dalla quale nel 1743 tra- 
sferivasi nel Marchese Senatore Bartolomeo De Buoi 



successore e mediato erede del Conte Filiberto 
detto. E quindi i Marchesi Tommaso e Giuliano De 
Buoi nel dividersi i beni patemi convenivano ai 6 Ot- 
tobre del 1797 che detto Gìnipadronato spettasse al 
Marchese Tommaso ( rogito di Domenico Antonie 
Srhiassi ; e Antonio Camillo Galvani ) , che od 18M 
ne nominava il penultimo parroco Don Fraoccsco 
Landini , e nel Marzo del 1848 l' odierno Jf. B. Dm 
Francesco Paganelli. 

Ma ridotta la Chiesa ne' primi anni del preieite 
secolo in istato di grandissimo squallore e d* iniMi- 
nente pericolo erasi già al punto di abbandonarla to- 
talmente , e dividerne le anime f^a le convicioe Core 
di S. Martino di Ancognano , e S. Apollinare di Pa- 
derno , quando il providentissimo Signor Cardinale 
Arcivescovo Oppizzoni fattone conoscente otteneva dal 
padrone Signor Marchese De Buoi che operar fiMasie 
iilla Chiesa e Canonica que' restauri che erano richie- 
sti , siccome fece sulla perizia del chiaro ingegnerà 
bolognese Signor Giuseppe Tubertini ; e per etti le 
cessò il pericolo di perdere la cura delle anime. Di- 
sta questa Chiesa cinque miglia da Bologna , contan- 
do poco piò di 100 abitatori ; ed è chiusa d' ogni in- 
torno dalle cure di Pademo , S. Andrea di Seslo • 
Roncrio ed Ancognano, Un solo Oratorio è sotto di 
essa posto lungo la via Maestra nel luogo detto la 
Casa Bianca , e dedicato ai Ss. Teresa , Giacomo 
e Filippo verso la fine del secolo XVII da nobile tè- 
miglia bolognese. 

L' interno della Chiesa Parrocchiale dedicata a DIO 
Ottimo Massimo sotto l' invocazione dell' Apostolo 
San Pietro, è non molto grande, in cattivo stato coi 
piccola cappella principale in volto, con un quadro di 
forma ovale rappresentante la B. V. in Gloria con sotto 
S. Pietro S. Girolamo ed altri due Santi, pittura a olio 
di poco pregio. 11 Corpo della Chiesa con soffitto a ri- 
quadri ha due piccoli altari laterali, in quello a conni 
evangeUi si venera la B. V. della Cintura statua in 
nicchia , e nell' altro un quadro di niun conto rap- 
presentante la Sacra Famiglia. Questa Chiesa è senza 
cantoria , senza pulpito , ed ha una poco decente 
Sagrestia. G. F. Bambelli. 







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DI PADERNO. 




bikrno (sulla origine del qiial nome 
^ nulla li Ila di certo) fa antico co- 
imime del Bolognese territorio del 
quale iticomiociasi a trorar menzione 
in nn ì^tnimento di compra del 1102, 
» e in altro del 1170 col quale I padri 
«Iella diieS9 dì S. Vittore , unitamente ai 
Canonici di S. Giovanni in Monte el>bero 
' ^icquJstatì molti beni , che poi nel 1162 ven- 
terò confermati in loro proprietà da un diploma di 
Federico I. e seguentemente da brevi e bolle de'Ponte- 
fici Lucio III. de'22 Aprile 1182. Urbano III. de' 3 Giu- 
gM'l186, Gregorio VIII. de' 30 Ottobre 1187, Inno- 
cenzo III. de' 23 Febbraio 1199. 

Nel 1431 trovasi una provvisione fatta per questo 
comune , ed altra nel 1473. E poiché , né da siffatte 
memorie , né dalle istorie bolognesi appare che Po- 
dtmo fosse giammai castello o luogo munito j é a 
reputare che le sue case siano sempre state sparse 
per le campagne senza mura o difesa } e non abbia 
giammai avuto particolari Signori , appartenendo es- 
so ognora al territorio primitivo di Bologna , alla cui 
metropolitana fin da tempi remotissimi era soggetta 
come da sua Pieve , la cura di Pa'derno, il quale é 
ora luogo fertile ed ameno , fruttando uve , ghiande , 
Ami • canapa , seta e grani ; ha molti boschi da le- 
gna , molte terre a sodo e lavinose , con buoni pa- 
scoli • e abbondevoli frutta. Una vena o strato di 
gmso , e varii pezzi di pietra fosforica che trovansi 
■ci rio di SatlTiano , o Siriano sono le cose piii me- 
ritevoli d' osservazione in esso : come lo é del pari 
mi' antichissima fornace e fabbrica di vasi da Agru- 
mi , ed Olle di terra cotta. Nel luogo detto la Ft'na- 
na ha nn borghetto o ridotto di alquante case. 

La chiesa parrocchiale di S. Appollinare é posta 
alle falde del i.../nte Pademo assai celebre per tro- 
varsi in esso la pietra fosforica rinvenuta dappri- 
ma nel 1602 fra le sue frane argillose da Vincenzo 
Casciarolo Calzolaio Bolognese perdutissimo Alchi- 



mista (1). Questa chiesa é presso a tre miglia da Bo- 
logna sotto al di cui Governo é locata , giace nel- 
r appodiato di S. Giuseppe , popolata di circa 400 
abitatori , avendo per suoi termini le parrocchie di 
Gaibola, Rmcrio, Sabiwio di MoiUagna, Casa- 
glia , S. tarlino d'AneogmnOj e mediante il Re- 
no , Panteeehio, Non trovandosi documento alcuno 
che provi l'età in che fu fondata , non altro può af- 
fermarsi sicuramente , te non che nel 1378 era trt 
le chiese suburbane dipendenti dal plehanato dellt 
Metropolitana di S. Pietro nella divisione del quartie- 
re di Porta Procula. Tale rimase fin quasi al 1570 
anno in cui passava a sottostare al visitatore • o Vi- 
cario Foraneo di Roncrio. Cessato nel parroco di tal 
luogo codesto incarico , gli succedeva all' aprirsi del 
secolo XVII. il parroco di Pademo D. Felice Castaldi 
che olire la metà di esso secolo tenne giurisdizione 
plebanale sulle parrocchie di S. Maria di Coioglia, 
S. Maria di Roncrio, di S. Michde di Gaibola < 
di S, Maria ddla Misericordia , serbasi nell' archi- 
vio parrocchiale un libro mortuario che prendesi dal 
1591 ed altro del 1035 nel quale un Domenico Orsi^ 
che si dice visiUtore i notava d'incominciare un tal li- 
bro per non aver trovati i pih antichi perdutUi la 
Bologna. NoUbile cosa é che Pademo ebbe già nel 
suo circondario Vicariale i monasteri di S. Maria del 
Monte dei Monaci Cassinesi di S. ProcolO) della SS. Ao- 
Dimziata de'Minori Osservanti; di S. Girolamo de'Ge- 
suati) di S. Michele in Bosco degli Olivetani; del Mon- 
te Calvario de'Cappuccini i dei Ss. Vittore e Fridiano 
de' Canonici lateranensi di S. Gio. in Monte; di S. Ma- 
ria di Ronzano de' PP. Domenicani; di S. Margheri- 
ta de* PP. ServiU ; di S. LiberaU de' Gesaiti e dellt 
Monache di S. Luca, oltre 5 Oratori!. 



(I) V. MoGoa Mcnom di Stor. Kit d«i Prodotti • HÌDenfi 
ddb pwT. BologMM p. 83 t Lotterò intorno Intoononi o S«op«. 
lo ItaliiiM di GinfruMMco HaubdL Modo* 1844 per Viamd 
Hom Lm. LXX. pe|. 35o. 



Ridivenuta poi nel 1654 la cara dì Gaibola ?iilta- 
trice . plelMoale subuiiMoa qiieUa di Paderno la- 
sciò di esaer tale ceitaiidole pure ogni dipendenza 
dalla Metropolitana ; cui (ù riserlMto un annuo tri- 
bnto e allora Paderno andò soggettata a Gaibola come 
è tuttavia. Quantunque si pensi, che il Giuspadronato 
della chiesa spettasse in antico a' parrocchiani , non- 
dimeno non è documento che il provi , essendo poi 
certo che da tempi del primo Arciv. il Card. Gabriel- 
lo Paleotti (1566) esso è proprio della mensa arci- 
vescovile di Bologna. 

La facciata della chiesa di Paderno (di cui oggi è 
vigilante pastore il Molto Reverendo Sig. D. Franee- 
teo Labaniù si offre alla vista con leggiadro aspetto 
sorgendole allato un alto e svelto Campanile : mo- 
strando però entrambi costruzione non molto antica. 

Vasto , ed alto ne è l' intemo che ha il tetto a vol- 
ta , piccola ne è la cappella dell' aitar principale 
senza coro di dietro con quadro in cui vedesi la 
B. V.inGloria col Bamhino Gesù e iSs, Apollinare 
e Rocco e perchè appiedi di questo è dipinto un pas- 
sero , tal quadro si crede opera del Passerotto che 
abbia volato simboleggiarsi in questo Augello. Nella 
prima cappella a destra di chi entra che è un poco 
pili internata si venera in tavola d' ottima mano la 
B. V. dd Roeario coi misteri dipinti all' intorno i 
nelP altra cappella di minore sfoilo vi si venera la 
B.Ver^inedd Carmine in statua entro nicchia forata 
in nn quadro io cui sono effigiati vari santi. La chie- 
sa ha due Cantorie , e bnon organo j ed è eretta in 
essa la devota Confk>atemita del SS. Sacramento , i 
cui Capitoli vennero approvati nel 1714. La sua festa 
titolare si celebra a 23 di Luglio. 

Ella ha poi sotto di se gli Oratorii seguenti. 

DeeoUaxione di 5. Già. Battista di proprietà della 
parrocchia. NaHvità diS.Gio. BaUisia già del R. 



Capitolo di S.Pietro, ora dell' EcceUentissimo Sig. 
Dottor Mignani Segretario Generale di Legazione. 

S. Liberata (H Calindri diceS. EUsah^Uà sul omb- 
te Paderno de* FrateUi Moncali di S. Rufflllo. 

Duole al Calindri ( JHx. Cotg. Voi. m) di non 
aver avnte notizie certa d' una Chiesa , od Oratorio 
di 5. Giorgio già sotti^posto a Paderno i che nel 1490 
fu unito alla prevostdra di S. Petronio , e dopo U 
1569 venne demolito. E parimenti ne' Registri , che 
ebbe alle mani trovò mancare le Chiese i^ S. Ja- 
copo di Domicilio; e S. Jacopo ddle Tùmbe di libe- 
ra Collazione della Mensa , delle quali parla il Caso- 
lari nella sua raccolta, e perciò opina , o che ancht 
codeste fossero demolite da gran tempo , ovvero noa 
indicate a lui da chi ebbe a somministargli le me- 
morie risguardanti Paderno. 

Egli adunque non tenne parola che de' tre orato- 
rii sopraddetti osservando che i due sacri a Ss. Gin. 
Battista sono registrati ne* vecchi elenchi fhi le chie- 
se del plebanato della Metropolitana fuori di Porta 
S. Procolo uno col nome di S. Joaamis de ChantUo; 
V altro S. Joamds de Marola e appunto nel ìwh 
go detto Marotta è tradizione anche oggidì che 
sorgesse un' antico convento di Monaci i ma ori 
non è che una semplice casa non apparendo vestigit 
ruderi di vecchia fabbrica alcuna. Altra chiesa od 
oratorio consecrato a S. Bartolommeo dovea essere 
verso il secolo XIV in questa parrocchia , giacché 
fu riedificato nel 1364 ( o 1374 ) in Foresta Pader- 
no ; e per esso Gregorio XI concedeva indulgenze t 
chi ne avesse con elemosine aiutata la fabbrica i li 
quale convien credere venisse condotta a temile 
giacché nell'Elenco del 1366 in seguito dalle due 
chiese Intitolate a San Gio. BattisU leggesi Beat. 
San. Bartholomaei de Reno. 

G. F. Rambilli. 




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SAIV STEFAIVO 



DI MONTERENZIO. 




I onte Renzio chiamato in antico ilfott- 
fk di Reruolo j Mmt Retixuli la 
J^cm origine remotissima si perde 
[ mWà caligine dei tempi, pare fosse po- 
^ %ìù ooD già dove sorge al presente la sua 
^C Chiesa Parrocchiale^ ma bensì piuttosto 
ad luogo detto Torre de* Pagani , dove ri- 
' mangon Itittavia le reliquie di una antichissi- 
i^ ma torre di altezza circa Tenti piedi bolognesi 
in quadrato, con ampio cassaro volta poscia a colonica 
abitazione. L'antico Monie Renzio , a nostro avviso , 
sorgerà mezzo miglio distante dalla Chiesa in una 
▼etU di Colle che s' innalza alla destra riva del fiu- 
mt Idice per chi il tergo abbia volto alla sua sorgen- 
te. Per quanto laboriose cure e diligenti ricerche a 
noi non fd dato trovare memorie del Castello che 
oltre il mille , ali* infuori del documento serbato nel- 
l' Archivio Estense dal quale si rileva che in un pla- 
cito tenuto da Ulderico, uno dei giudici di Otto- 
■e m • nel 998 era fra gli Assessori Teucio detto da 
Monte Renxoli; che Teucio era uomo di buona opi- 
nione e lodevole fama , e forse ancora Signore di 
Monte Renzio. Che Monte Renzio fosse Castello nel 
tempo sopraindicato pare fuori di dubbio , percioc- 
elle tale era infatti al cominciare dell' undecimo se- 
colo , e nomavasi il Castello di Renzolo , e ne era 
Signore Magifredo^o Mangifredo, uno degli ante- 
nati , a nostro giudizio , dei famosi conti conosciuti 
ne* secoli posteriori col nome di Conti di Lojano. 
Questo Castello da Manginflredo fti ceduto per con- 
tratto al Cimoso Marchese Bonifacio che aveva con- 
dotta in moglie Rìchilda germana dello stesso Man- 
finfredo , e che dopo la morte di lei passò a secon- 
de nozze con Beatrice madre della celebre Contessa 
MaUlde, Per oltre due secoli e mezzo manca , o si 
è perduta la storia di questo Castello ; e solo ci è 
noto che nel 1297 fu dai Bolognesi munito di guar- 
die e di ogni altra maniera di diffesa ; lo che fai fe- 
de the da' suoi primi Signori o coli' oro o colla for- 
za sia venuto in dominio dei Bolognesi. Nel 1298 ne 
fin posto a sacco il territorio da quelli di Piagnano e 
di Piancaldoli. E perchè fu tra le castella che pati- 
rono grsvi d*nni n^Ue guerre fra il Blarchese d' Este 



e i Bolognesi , nel 1299 venne dal Consiglio largamen- 
te sovvenuto , e gli abitanti di esso sgravati dal pe- 
so delle pubbliche imposizioni. - Narra lo storico Chi- 
rardacci che Ugolino da Monte Renna presa d' as- 
salto e insignoritosi della Pieve di Barbiròlo a Loia- 
ni , gli fu forza in seguito (con pentimento di aver- 
la presa pei danni che poscia gliene tornarono) di 
abbandonarla insieme agli altri suoi compagni. Jlfon- 
te Renzio concorse cogli altri Comuni nel 1326 al- 
la fortificazione di Bisàno. Vicende ora prospere , ora 
avverse provò negli anni 1390 . 1398 , 1399. Un Gio- 
vanni di Lodovico da Monte Renzio nel 1403 morì 
in terra d'esilio. 

Due Chiese parrocchiali fino dal 1378 sorgevano in 
Monte Renzio 1' una intitolata a Santo Stefano che 
è la presente , l' altra a Sant' Andrea di Scaruglio , 
riunite poscia nella metà del secolo seguente in una 
sola Parrocchia , a cui S. Andrea serve di Oratorio. 
Dalle reliquie di un libro antichissimo di Battesimo 
si rileva , che la chiesa parrocchiale sorgeva là dove 
sorge ora la Cappella di S. Andrea di Scaruglio , per- 
ciocché in esso libro firmavansi „ Parrochi di S. Ste- 
Oino e di S. Andrea. „ 

La Chiesa di Monterenzo o S. Stefano , si estoDe 
in luogo eminente forse quanto il Monte delle For- 
miche , quantunque pili agevole ne sia l' accesso. Il 
fiume idice traversa da una parte il territorio par- 
rocchiale e a Levante il Sillaro ne forma frontiera. 
Nella Parrocchia avvi un luogo detto il Palazzo di 
proprietà Tenari , e per emfiteusi dei Frontini , San 
Domenico del Cartagnari , S. Michele della Rocca pro- 
prietà dei Signori di questo nome. - Santa Maria di 
Zena , Pizzano , Sassuno , Rignano , Cassano, VU- 
la di Sassonero , sono i confini di Monterenzio. 

L' intemo della Chiesa , e il palco a travi fanno 
fede dell' antichità di essa. L* aitar maggiore , pur 
esso a travi , s' innalza , sopra due gradini , e l' ab- 
bella il quadro rappresentante Santo Stefano , S. An- 
drea e la B. V. in gloria ; e le due Medaglie , in cui 
sono effigiate S. Appollonia e Santa Caterina. A la- 
to avri un quadro del 1835 che dall' Oratorio di 
Sant* Andrea di Scaruglio vi fu trasferito dal pio e 
benefieo Don Onofrio Dormea, odierno reverendo 



Parroco ; U quadro figura S. Andrea , 6. Agata e San 
Donnino. - L* AlUre a destra è sacro aUa B. Vergi- 
ne del Rosario i i misteri , e i due Angeli che reg- 
gono la Corona non sono privi di merito. L' Altare 
di faccia è intitolato a S. Lucia ; e sono pregievoli i 
Santi i?i ritratti S. Carlo Borri , S. Rocco , S. Anto- 
aio Abate , S. Sebastiano , e la B. V. in gloria. Chi 
entra per la porta maggiore scorge a sinistra la nic- 
chia del Battistero e più innanzi dallo stesso lato 
magnifica cantoria con organo eccellente. In onta al 
testamento (anno 1823) in viriti di cui il defunto 
Signor Pietro Frontini obbligava 1* Erede Ignazio Ro- 
rati ad erogare , entro Io spazio di un quinquennio. 
Scudi cento a ristauro dell' Aitar maggiore , la vo- 
lontà del pio testatore rimane tuttora innapagata. 
n campanile che coi sacri bronzi anche i più lontani 
invita alla preghiera , vi fu costrutto , volsero già 
aettant* anni , per le solerti cure del Reverendo Par- 
roco Don Petrigio Frontini , fratello del lodato e ine- 
•andito Testatore. - La festa titolare di S. Stefano 
in Monterenzo si celebra il secondo giorno di Agosto. 
Per oltre diedotto miglia di cammino è lungi da Bo- 
logna. La Popolazione già di 300 abitanti è ascesa 
a' giorni nostri oltre ai 400. - Monterenzo in antico 
era sparso di spesse macchie e foltissimi boschi , e 
ciò si argomenta ancora dal ricco dono di capretti 
che il Comune largì a Sante Bentivogli , allorché nel 
1454 in Bologna se ne festeggiarono le nozze. Nel 
1451 l'estimo dei Fumanti ascendeva a lire 3500; lo che 
addimostra o che i boschi erano popolati di gran nu- 
mero di animali , o che la terra allora con più 
cara e più amore coltivata , rendea frutti mag- 
giori che al presente , quantunque più estesa. Né 
è a dubitare che allora i terreni fossero più fecon- 
di , perciocché in que' tempi erano divisi la maggior 



parte fra piccoli possidenti , o fra coloni o agricol- 
tori che li godevano in emfiteusi, o a livello perpe- 
tuo. E a tutti é noto che i terreni in molte proprie- 
tà divisi quando sono concentrati in poche e vastis- 
sime possidenze , si toglie ai piccoli proprietari il 
mezzo di coltivare e mantenere gli angusti poderi ; 
ed é la maggior mina anzi la morte dell* agricoltura 
e del commercio. - L* aria vi é purissima e salubre, 
come in ogni luogo montano. Dolci le uve , saporite 
le frutta ; le ciliege e le castagna di rara qualità. 
Moltissimi i boschi a legna , come pur il carbone , po- 
chi la seta , e la canepa , sufficienti i fieni pei Bestia- 
mi , i pascoli molti e salubri , creta e sabbia , o are- 
na giallastra in parte indurita a consistenza di tUr 
fo ; banchi di sassi fluviatili , che quest' ultima qua- 
lità in qualche parte attraversano sono i componen- 
ti del terreno di quella Parrocchia. Un rio di acqua 
sulfanina , e una sorgente perenne di acqua leggeris- 
sima e salutare che scaturisce dal luogo detto Sca- 
ruglio. Avvi in abbondanza la marcassita nel rio o 
fosso appellato Zel e nel rio detto dell* Osso, Olio di 
sasso nel rio dello stesso nome i molti i cristalli cal- 
carei in iscogli spumosi traversati da grossi e luo- 
ghi strati di quarzo , i quali tagliano strati di ver- 
de argilla indurita come scoglio ; vari frantumi ges- 
sosi di un gesso nominato speculwn Asini , o del- 
r altra qualità detta scagliuola ; grosse gariofilliti di 
sostanza fibrosa , quantità di nuclei di telline , i gu- 
sci della stessa qualità dei testacei, gusci d'ostrica, 
di dentali , di terrebratule, e qualche buccinite , stra- 
ti di tufo ripieni dei suddetti gusci , varli opereuHti 
giallircii , e qualche tronco incarbonito , o dicasi di 
ccgrbon fossile sono le rarità naturali che trovansi 
in questo territorio , nel quale altro borghetto lon 
V' é che quello di Scaruglio. 

Dottor A. Zarou. 



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— 16 — 



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DI LISERiVA. 




Jtlm ad ano de' monti , che fanno 
argine , e corona alla vallata di Kt' 
|n(^ , il viandante che da Bologna re- 
\z2hi AÌÌi Toscana , percorrendo la nuo- 
ì va slraila di Porretta , vede in prossimi- 
, là Uet castello di Vergato erigersi una 
picenla cliieM con annesso campanile. Esiste 
|a mede&ima da remotissimo tempo , bene- 
dciU nel nome di S. Lorenzo martire , ed 
ctfO é' una parrocchia che fu anticamente assai va- 
m t t popolata , e che oggi novera poco pib d' un 
mIìmìo d' individui , sparsi in un territorio di po- 
bt Migiia di circuito. A voler credere quanto di que- 
a CUeu leggevasi inciso su di un macigno , trova- 
I Mi ristaurare l' antico tempio di Roffeno Pieve 
I cIm vandalicamente si ricacciò ne' fondamenti di 
■dia Cihbrica ) pare che il suo nome antico fosse 
■alla di S. Lorenzo di lucerna, e che nell'anno 1098 
trovasse gili soggetta all' indicata matrice , ed 
rcaae a suo spirituale moderatore nn Itoti ÀKoanio 
Wai di Nonantola. 

Carlo è però che nel Secolo decimo terzo viveva 
I Crale converso nella canonica di S. Maria di |(e- 
I , oaninato Giovannino da Ltuema, il quale re- 
tloiloai in famiglia prima della sua morte, legò i 
al terreni in aumento alla dote di questa parroc- 
file prebenda. 

La parrocrliia di Lucerna (ora Lisema) stendeva- 
pcr BOlto tratto nel territorio attuale di Pruna- 
ia • ed io quello di Susano ; e comprendeva nel suo 
stretto anche il paese di Vergato , col circondarlo 
I* odierna sua cura. Contava perciò sotto la spiri- 
tale aaa giurisdizione oltre le mille anime ! Ma nel 
calo decimosesto , essendo diroccato per vetustà 
diisio della chiesa principale (situato a poca distan- 
TOMO II. 13 



za daHa presente) se ne trasferi il culto in questa, che 
direhbesi meschinissima cappella ; mentre gli abitan- 
ti del Vergato , che già aveano costrutta nel loro 
castello una nuova Chiesa , impetrarono , ed otten- 
nero di emanciparsi dall' antica giurisdizione , e di 
erigere una nuova Parrocchia sotto il titolo dì S. Ma- 
ria della Visitazione. In quel tomo accade ancora 
che un nuovo censimento , ed una nuova ripartizio- 
ne , operata nella Diocesi , restrinsero il territorio 
di Lisema all' animato , ed alla snperacie attuale ; e 
togliendo la sua Chiesa dal plebanato di Roffeno , 
r unirono , come trovasi di presente , alla congrega- 
zione plebanale di Calvenzano. 

Per questa restrizióne appunto avvenne che i po- 
polani ( pochissimi di numero , e poveri di fortuna ) 
non pensassero pib mai alla ricostruzione della lor 
Chiesa i e trasportando su quella , che or serve al 
Divin culto , le due campane dell' antica parrocchia 
(una delle quali fondata dal celebre JUàrUno nell'aa- 
no 1966) , distrussero la casa canonicale , e ne fab- 
bricarono una nuova , aderente alla cappella stessa , 
ove prese dimora il Parroco di quel tempo D. Gian- 
'Giacomo Guidi, e dove abitarono, ed abitano tutto- 
ra i di lui successori. 

Questa Chiesa, tuttoché sien decorsi tre secoli, aoo 
ha rimesso dell'antico squallore. Piccola , senza luce, e 
senza forme architettoniche ; avente due soli altari, e 
priva di coro , e di sagristia , aspetta in silenzio che 
lo zelo dell* odierno Parroco^ e la pietà del sno po- 
polo , dandole nuova forma , e decoro , la rendano 
degna di un Dio vivente , e dei Riti augustissimi del- 
la cattolica religione. 

La storia non accenna a verun fitto , che possa 
riferirsi alle località di questo territorio i aè quivi 
pur trovati uà segno , od uà TCttigio , che valga a 



rkordart qnaleuBO del UnU aTftaiBcnU, cfa» m* de- 
cani tenpl Uttttraroao quctU parte nronteiia ddla 
MogMac prò? iMia. Unito il territorio atcwo a quel- 
lo di Vergato • obbedì prima del Secolo Xn. al tirao- 
Mtto. che doariM^a sn questa parte' di eontedo. Più 
terdi seguì le sorti del suddetto paese , e degli altri 
castelli aaitlnui di Sanguaneda , Capriglia, e Jloefta- 
no , dandosi a soggexiooe del Comune di Bologosi . 
sotto cui rimase sino all'anno 1796. -Dopo que- 
st^epoca il territorio di Lisema fece parte della co- 
muniti di Vergato , da cui è appena distonte un mi- 
glio , e dove è mestieri che i suoi abitanti si porti- 
no per ogni occorrenza della vita , mancando in que- 
sta parrocchia ogni arte , ed ogni genere d' indu- 
stria , e di commercio. 

Conclnderemo pertanto col dimostrare come la si- 
tuazione topografica di questo luogo ( specialmente 
■eOa stogione estiva ) sia deliziosa , ed amena per 
un vasto orizzonte , per un clima temperato , e per 
un' aria purissima. Le uve , ed 1 (hitti vi maturono 
io copia , e con eccellente sapore i e si raccolgono a 
sufficienza castegne , e biade , allevandosi ancora con 
Buccesso non pochi gelsi pei bachi da seta. 

W questa prebenda spetta il gm$ jpalronato a' suoi 



parroeehiani • o ne è rettore l' odIerM parroco 8i- 
0iior Dm FUtfò ParefMU, zelante • e pio aacer- 
dote 1 per le solerti cure del quale fb eretto uell' an- 
no 1888 il nuovo campanile , posata nel 1816 un nuo- 
vo quarto di campane , Aiae dall' egregio Brighenti , 
le quali per soavità di nwtallo , e per stupenda ar- 
monia non temono il confronto di qualsiasi altro 
concerto di questi luoghi. 

Nel circondario parrocchiale di Llserna trovasi m 
solo Oratorio , in luogo detto la Chiusa dedicato a 
S. Antonio , e spettante alla famiglia de' Signori Nan- 
ni Leverà di Bologna , la quale tien quivi un bel ca- 
sino di recente ristaurato , ove dimora te naaggior 
parte dell'anno. Quest'oratorio è ampio, e solidamen- 
te costrutto , fatto a volta nell' intemo , e ben deco- 
rato di supellettili per le incessanti cure delta piis- 
sima Signora Rosa Piermei vedova Nanni Leverà. Fuo- 
ri di questo edifizio , non vi sono fabbriche , o altre 
cose degne di particola r menzione nel territorio sud- 
detto , il quale vedesi circoscritto dalle parrocchie 
di Vergato , Calvenzano , Prunarolo , CarvUoo , Sn- 
Muo , e Rodiano. 

DoTT. Loioi Rooami. 













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— 47 — 

•AHI A SABIA aA»»A&»tlA 

DI CAZZANO* 




^n bella e ridente postura Inngo la 
^ -strada provinciale di S. Donato , a 
9 miglia dalla cittli , disteodesi un 
, distretto , che col nome di Cazzano Tie- 
ne conosciuto. La etimologia di questa 
i denominazione pare deri?aU dai Toca- 
Va^ bull latini Caeia,oCaHas U primo dei 
fmk qualL incontrasi ne' fasti consolari degli an- 
F<il^ lidii romani, adoperato a contraddistinguere 
una di quelle repubblicane famiglie , e leggesi anco- 
ra nelle iscrizioni di Gruterio *• 1' altro poi si legge 
nelle antichità dei CaUi raccolte dall'eruditissimo 
Maffei. Che se una tale deriTazione ha qualche peso, 
ftcilmente si può argomentare dal nome l' antichità 
dd distretto. Siccome però la barbarica invasione 
col distruggere il romano impero , sparse dovunque 
il disordine , e la confusione , cosi distrusse la mag- 
fior parte di quegli argomenti sui quali si fondano 
le storiche tradizioni , e scorsero alcuni secoli in 
ma quasi totale oscurità. Quando però verso il mil- 
k gì' Italiani cominciarono ad aprir gli occhi del- 
ta mente alla luce della verità , si diedero a te- 
■cr memoria degli avvenimenti che tra loro avveni- 
TtBO , e da queir epora la storia riprende il filo del- 
ta tue narrazioni. Per la qual cosa le pih certe noti- 
sta della terra di Cazzano risalgono soltanto fino 
al duodecimo secolo : e la prima volta che trovasi 
aODioato è in una carta di donazione esistente bel- 
1* archivio dei canonici di S. Gio. in Monte , nella qua- 
ta un Gnicciardino di Rainerio dona le sue possessio- 
■I poste nel comune di Cazzano ai suddetti canoni- 
ci. Trovasi poi nel 1298 che un Martino nativo del 
BOftro luogo era annoverato tra gli anziani della 
fMh s e nel 1301 uo Gualtiero , e un Guidone erano 
fira I banditi potenti i il che mostra che doveano 
avervi Csmìglie ricche , e di gran seguito. Il terreno 
4d BOitro distretto con molti altri circonvicini era 
a fiel tempi pahidoso , il perchè nel 1306 il senato 
ti f tee cavare una larga fossa a fine di asciugarlo e 
readcrio fecondo. Ebbe questo comune nel 1388 un 
Crcforio di Ugolino nel consiglio dei 600 , e nel 1416 
m Andrea da Cazzano fti uno de* lettori dello studio 
tartogncfc ) il quale trovasi esercitare lo stesso ma- 
glflcro ancora nel 1420. La nostra terra come la mag- 
fior parte dei contadi del Bolognese fu In quel tem- 
pi percossa dai terribili effetti della guerra , poiché 
il coate Luigi Dal Verme guerreggiando contro i oo- 
alri, ed essendo respinto dall' assedio di Castel Fran- 
€• , ael ritirarsi operò i maggiori guasti in tutti 
fie' luoghi dove passava. Per la qual com Gazfaao 
cbke a sopportare un danno straordinario , essendo- 
ckè altre il taccheggio di molte case , e il ferimento 



ilelle persone , furono calpestate a bello studio , e 
tagliate le biade immature^ schiantate le piante» ed 
altri guasti assai vennero menati : onde quei miseri 
abitanti per molti anni ebbero a dolersi di tanta 
ruina. In seguito poi quando la città di Bologna ri- 
parò stabilmente sotto le insegne di Santa Chiesa 
non fu pili scossa da slraordinarii avvenimenti , e 
neppure i comuni da essa dipendenti ; quindi il no- 
stro luogo non ci presenta piti nella storia civile co- 
sa degna di essere riferita. Al presente Cazzano per 
le cose temporali è moderato dal comune , e gover- 
natorato di Budrio , e conta nel suo distretto parroc- 
chiale 1373 anime , che trovano loro sassistenza o 
nella coltura del terreno assai fertile e produttore 
di ottimo grano , o nell' esercizio dei mestieri , che 
ad usi e bisogni campagnoli si addicono , o nel pra- 
ticare un' onesta industria nel traffico delle derrate , 
e delle merci necessarie al consumo degli abitanti. 
Molti easini poi danno al territorio un aspetto gra- 
devole , e i piti Botabili sono quello del Sig. Marche- 
se Calvi situato a poca 'distanza dalla chiesa parroo- 
chiale , quello del Signor Saturnino Bonora , I* altro 
di Monti Casignoli, di Spaggiara , e quello dei Signo- 
ri Malvasia , anticamente Tortorelli. 

Si sa chi anche anticamente il nostro distretto era 
fornito di chiesa parrocchiale , ma non è dato asse- 
rire r epoca precisa della erezione primaria della 
medesima , né qual vescovo sedesse in Bologna quan- 
do ciò venne effettuato } potendo noi , dietro la scorta 
dell' autentico campione esistente nell' archivio arci- 
vescovile , affermare soltanto che nel 1878 Cazzano 
possedeva la chiesa parrocchiale , e che allora eome 
al presente questa dipendeva dal plebanato di San 
Giovanni in Trìàrio. A quei tempi era di pessima co- 
struzione , e a travi } nel quale stato durò fino alta 
meta del secolo XYIII i epoca fai cui per cura del be- 
nemerito parroco Dottor D. Siro Usualdo De Gregori 
fu rimodernata dai fondamenti e messa lo vòlto rea- 
le, e venne consacrata alli 12 Ottobre dall' Emioentif- 
simo Vincenzo Malvezzi Arcivescovo di Bologna eo- 
me appare dalla seguente iscrizione posta sulla porta 
maggiore nell' intemo. 

TRMTLUH HOC 

mVM MkhìM HAGDALBffJl TMnti 

TIKCBIfTII» CARD. HALTBTIIia 

BOifONui ABCHianscom 
aotiMiii aiTu coifsicaAViT 

DIB XII OCT. HDOCLT. 

Altro ristaaro generale fta eflMtoato nel 1846 per 
cura dèir attuale parroco, il quale soeteaae una 
parta delle ipcte del proprio aiutato nel reato dai 



parrocdiianl, e dalla generosiU di alcuni possidenti. 
Allora pare ai edificò di nuo? o dai fondamenti b cap- 
pella maggiore col coro e l'altare , terminando la cap- 
pella stessa in nn gran catino con soprapposta picco- 
la tribuna, il tutto dipinto a diiaro-scuro , coli* an- 
cona in rilievo dipinta a marmo di varii colori ; il 
che viene attestato dalla seguente iscrizione posta in 
un coretto neir intermezzo dei due altari laterali a 
) destra di chi entra per la porta maggiore. 



D. 0. M. 

HOC MAICS SACELLUM 

E FURDAMENTIS RCDiriCATUM AD HAKC 

AHPLITUDINKM ET ELEGANTIAM BBDACnm 

O. lOSEPUI BONDELLI PARRORHI 

PAEBOCCBlAflORITM ALIORUMQDB POSSIDENTIUM 

8DMPTIBDS 

ANNO DOMINI MDGCCXLVI 

Tutto l' interno pertanto di questo tempio è d'or- 
dine ionico misto , e in ottimo stato di pulitezza e 
di eleganza; possiede 4 altari laterali oltre il mag- 
giore j i quali sono posti in cappelle non molto 
sfondate , con passaggio dall' una all' altra. Entran- 
do adunque dalla porta maggiore ha una piccola cap- 
pellina in cui è posto il sacro fonte battesimale con- 
cesso alla chiesa nel 1811 dall' Eminenttssimo Op- 
pizzooii quindi T altare dedicato a S. Giuseppe spo- 
so di Maria Vergine rappresentato da una dipintura 
in buono stato j ma di comunale fattura; poi è l'altra 
cappellina o coretto accennato di sopra ; indi il secondo 
altare laterale dedicato a nostra Signora ^ria Santis- 
iiffla rappresentata in una tela unitamente ai santi 
Agostino, e Domenico , e il Beato Simone Slouk , pit- 
tura pregiata attribuita al Prete Genovese. I due al- 
Can laterali dalla parte opposta sono dedicati 1' uno 
al SS. Crocifisso , e l'altro ai santi Fabiano e Seba- 
stiano e Martino Vescovo , figurali in un dipinto in 
tela di poco pregio. Nei due ultimi coretti trovansi 
due grandi reliquiarii contenenti molte reliquie di 
santi poste in apposite teche dorate, le quali reli- 
quie in numero di 132 son dovute alle premure del 
parroco zelantissimo D. Luigi Belvederi. L'altare prin- 
cipale è di pietra speculare di bella apparenza , sot- 
to il quale era collocato il corpo di S. Placido mar- 
tire estratto dal cimitero di S. Agnese di Roma , e 
donato alla nostra chiesa dal pontefice Benedetto XIV 
d'immortale memoria ; e il detto corpo quindi innan- 
zi verrà collocato sotto l'altare della B. Vergine men- 
zionato di sopra. Questo altare è consacrato a S. Ma- 
ria Maddalena Penitente titolare delia parrocchia , 
la quale santa unitamente al Kedcntore è rappresen- 
tata da un mirabilissimo dipinto in tela, opera di 
Dionigio Calvari ; appiè di cui leggesi quanto se- 
gue S ASCANIUS, ALBERTUS COSPII AGNATI DICATERUNT , 

D10NISID8 caltart pingebat 1585. Duc cantorie , in 
una di cni è r organo , sono nel presbitero : e nella 
cappella dedicata a S. Giuseppe trovasi eretta fin 
dal 1712 una conllratenlta ioUtolata ddla buona 



morte sotto gli auspici dei nedesino Moto, di cni 
si celebra 1% fosU porUodone proctaalMialflseate la 
statua di stucco , opera molto pregfaU di Donenico 
Piò nel 1786 lavoraU. La bellissima sagrestia fti edi- 
ficata per cura del parroco D. Luigi Belvedert od 1792 ; 
in essa ergesi un altare sacro ai santi Vincenzo di Pao- 
la , e Luigi Gonzaga , e a S. Liberata ritratti io ooa 
tela di poco pregio : nella medesima poi è la segiieo- 
te memoria. 

D. 0. M. 

SACELLO 

ALOTSII BKLVEDBRI PASTOEIS IT OTIUII «ti 

AOCTO BXOBNATO 

AELIGIO PIETAS H0N08 PATBANT 

IN OKYUM 

A • D • CIO • lOCC • XCII • 

n campanile ridotto a forma elegante dal murato- 
re Giuseppe Brighenti contiene un ottimo concerto di 
quattro campane fuse dal Laudi bolognese. Questo 
campanile è adomo dell' orologio a comodo dei popo- 
lani. Nell'archivio parroahiale conservasi memoria 
dei parrochi dì Cazzano cominciando dal 1565 fino ai 
nostri giorni , e novera nsene tredici compreso il pre- 
sente Molto Reverendo Signor Don Giuseppe Ànt 
delli. La Testa titolare della parrocchia in discorso 
viene solennizzata alli 22 di Luglio. 

Dopo il tempio parrocchiale è primo per importan- 
za , e per antichità 1' oratorio sacro a S. Margherita 
di Armarolo, la quale serve di sussidio alla parroc- 
chiale, ed è governalo da un sacerdote che costantemen- 
te vi risiede a comodo de'circonvicini abitanti. Questa 
chiesa era già eretta al culto dell' Etemo nel 1S78, 
e chiama vasi di Mordo ; nel 1720 fu riedificata dai 
suoi compadroni che era la nobile fomiglia Cospi 
di Bologna risiedendovi allora D. Paolo Filicori ; ora 
il diritto di nomina della medesima appartiene agii 
eredi della famiglia Cospi. Fu tra quelle chiese che od 
1810 per decreto imperiale si doveano abolire ; ma 
considerata la distanza degli abitatori circouTidai 
dalla chiesa parrocchiale , la mala costruzioo delle 
strade, che specialmente nel 1* inverno per essere 
guaste , e rotte e piene di fongo , impedirebbero 
quelle genti di portarsi ad altre chiese a soddisCire 
ai precelti religiosi , derogato per questi riguardi al 
decreto medesimo il nostro oratorio si lasdè io- 
tatto. Altre dne cappelle pubbliche sono nel distretto 
onde favelliamo , e cioè quella che milita sotto gii 
auspici! di S. Antonio da Padova di proprietà Cabri, 
e l' altra che s' intitola a S. Carlo Borromeo appar- 
tenente già alla casa Tortorelli , ora alla nobile fo- 
miglia Malvasia Tortorelli. Queste sono le principali 
notizie della terra di Cazzano per noi rinvenute , e 
come meglio portava la nostra pochezza in ordine 
disposte; né volendo intrattenere i lettori io fané 
parole diamo fine al presenta articolo. 



T. 



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8« «mftaait m st^vii 



DI BOLOGNA 





dTTì rima di mi edile , In ^ella 
parìe di Bologna che è volta al roez- 
tiìé\ , è fama che ne' tempi antichii. 
limi fosse na delubro pagano -, sacro a 
Giana bifhmte, ben veggente nnme della 
mìtica Etmria e della superba Roma. 
Cadde Ciano col sorgere del Crislianesimo t 
e twvtTììlA ({nella stanza pagana In eristia- 
na Chieia , ecco ora il Vangelista Giovan- 
•i , r estatico di Patmos avere Ivi ano culto S. Pe- 
tntàù. Vescovo nostro e protettore, edificò Cristia- 
■e Cklese dov* erano dapprima in Bologna diversi 
laaiptt pagani. E come solle rovine di quello d' Iside 
Un* sorgere il Santuario di Santo Stehno j cosi su 
fMlte del tempio di Giano , levò la prima Chiesa a 
5aa Giovanni Evangelista ora dedicata. Sembra pe- 
rò t a fnanto corre di tradizione , e a quanto riferl- 
•ce «n archivio di antldii canonici , che la prima 
caM di DIO eretta colasah dal glorioso Vescovo S. Pe- 
tTOBio • venisse dedicata nel 433 e secondo altri 
■ci 448 dell'Era Cristiana , all'Ascensione di Crtoto*! 
t dm solo in sui ISSI fosse riediflcata In ampia far- 
«a , Bon molto dissimile dalla presente t nel qual 
Impa forse mutò il titolo dell' Ascensione in quello 
Mf Apostolo S. Giovanni. Però in quanto all' anno 
Mto prima edIBcazione . pare pib certo II 438 1 asse- 
twJs il Cardinale Giacomo Boncompagni ne' suoi 
mggMgti pastorali , che tale Chiesa fta consacrata 
PS di Maggio del 485. 

i pai registrato ne' libri antichi parroeehiali , onde 
teaevaao huon eotto i Canonici Regolari Lateranen- 
•i , €iSR il CaBBpanila dcHa Ifnova Clilesa fosae odi- 
tcato Bd USB} ma non è fotta parola né ddParcM- 
Iclto dalla Chiesa , nò di qndo dri CaapanUe. 



TOMOU 



13* 



Vttò è folU parola a) deV antichità del luogo co- 
flM Chiesa Cristiana . e si deU' antiehith delU mede- 
sima come Parrocchia. Alla quale ( il 17 di Giu- 
gno 1568 , venendo soppressa , con decreto dell* Emi- 
nentissimo Signor Cardinale Gabriele Paleotti , la 
Parrocchiale di SanU Teda . fondaU essa pnre da 
San Petronio) fu commessa noa parte di questa cura 
e giurisdizione alla Parrocchia di S. Giovanni in 
Monte , altra parte a quella di Santo Stefano , ed 
altra a quella di SanU Maria della Ceriola . detU 
volgarmente di Castel de* Britti , per un' Immagine 
della Vergine , che quivi era , identica ad un* altra 
che sul còlle di Castel de* Britti è teauU in vene- 
razione. 

Volgendo poi ranno 1825. fa tolU per decreto dd 
Cardinale Arcivescovo Alessandro Lodovlsi ( che poi 
divenne Papa col nome di Gregorio XV) la non loa« 
tana Parrocchia di Santa Luda, laonde U 19 di GaiK 
naio una parte della cura di questa venne assegnata 
a San Giovanni in Monte , e il rimanente alle Tleiaa 
Parrocchie di San Biagio e de' Santi Cosma e Da- 
miano. - Da ultimo , cqu decreto dell' odierno Basi* 
nentiasimo e Reverendiasimo Signor Cardinale Arci- 
vescovo Cario Oppizzoni , il 93 di Maggio del 1881 
venne soppressa , come Parrocchia , anche Saato Sto- 
fono sopramenzionato , e ne venne concentrata In Saa 
Giovanni in Monte hi^ cura delle anime i restando la 
Chiesa di Santo Stefo'no sussidiale della Parrocchia 
ondo focclamo qni discorso. - Cosi si vide grada 
grado ampKaU la giuriadiiloae de' Parochi di S. Glo- 
vaaM Ui Monte , I quali per Ingo tempo ftarona I 
Canonlri taaceenaali Lataraneasli ed aboliti qnestl la 
forza di Decreto dri General Bonaparte ed 18 Decem* 
bra 1188. paiiò la ava ddta ParraacUa d GtvarM 



secolare : e, risUbnUo poi U Reggimento PoiUflcio, 
Tennero sempre i Parochi di San Giofanni in Monte 
nominati dall' Ordinario. 

Fin qui dell* origine e della ginriidlsIoBa BcdetU- 
stica di San Giovanni in Monte. In quanto ala poti- 
xione dell' Editate . «Mo donino » tUrel por dire . 
l' intera città : è costruito solidamente , al centro del 
quartiere più popolato della nostra Bologna : ed ha 
una tele architettura Cristiana nel suo intemo spa- 
iloso e tranquillo , che mette singolare disposixione 
a divoto raccoglimento. La facciate ne è molto sem- 
plice e nobile a un tempo , e mostra ad evidenza 
(cosa che di rado avviene) come I' intemo risponda 
al prospetto i laonde vi si scorge maniresto come sia 
n tre navi o scompartimenti. Oltre di che una tele 
Cicciata è disposte a modo , che , vedute dal basso 
piano in capo alla via di Miola sotto la salite che 
mena al tempio . presente un bel punto prospettico 
di gradevole effetto. Bello poi , di fianco alla Chiesa , 
è l'ampio loggione che ascende da Strada Stefano al 
sacm edifizio : belle sono le opere d' arte che vi si 
ammirano , delle quali diremo più innanzi non leg- 
giere particolarità. 

E prima di procedere alla parte artistica relativa al 
tempio di San Giovanni in Monte , daremo uno 
aguardo col Mazzoni Toselli alle fasi della sua costru- 
zione , e ripeteremo talora , tanto le sue congetture 
che le sue notizie veramente storiche tratte dagli 
Archivi , a cui ebbe quotidiana consuetudine finché 
bastògli la vita. Nel quarto secolo Cristiano comin- 
ciarono i Signorotti ( cosi il Mazzoni riferendosi al 
Prevosto Muratori ) a costruire nelle loro ville Ora- 
torli Cappelle a comodo proprio , che quindi col 
tempo vennero fabbricate anche nelle città presso le 
case loro : le quali Cappelle furono poi denominate 
Parrocchie , attignendo spesso un prenome dalla fa- 
miglia cui appartennero. Ed ecco le Parrocchie degli 
Accarisì , degli Albiri , de* Lambertazzi , de' Rustica- 
ni , de' Piatesi , de' Cacciancmici , de' Guarini , de' Fo- 
acarari, de' Bulgari , de'Guidoscalchi , de' Galluzzi , 
de' Carbooesi e via dicendo. Tali Chiese , che hanno 
prenome dai proprieterii dell' edifizio , sono antichis- 
sime: come antiche quelle altre ^ le cui Cacciate veg- 
gonsi rivolte a ponente , avendo 1' altere verso le- 
vante (patria e trono di Cristo) al cui Uto, secondo 
il primitivo rito , guardavano i Sacerdoti celebranti. 

E appunto ad Oriente sta rivolto il maggior Altere 
di San Giovanni in Monte , ed a Ponente la facciate. 
Così a ponente sono volti i prospetti delle Chiese sul>- 
urbone di San Vittore, di San Michele in Bosco e di 
Ronzano a ponente , in città , le facciate di Santo 
Stefano » di S. Francesco , di S. Benedetto , di S. Pie- 
tro , della Badia , di S. Gervasio , di San Domenico e 
di San Procolo -, tutte antichissime Chiese. 

Un'altra prova dell'antichità dell'edifizio di San Gio- 
vanni in Monte erano i due leoni di marmo alla 
porte principato , che nei bassi tempi ( oome prima 
fecero i pagani ) aolevansi porre , quasi a custodi e 
luardie dei templi. E difflitto due grandimimi leoni 
di baialte ftarono trovati In Roma dinanr i ni Pan- 



teon: dna so ne videro alte nostra CUcu di San Pie- 
tro , ora Metropnlitena i anzi dirommo quattro • che 
dall' estemo sono ora trasporteti alte parte tetcrio- 
re t dne ne vediamo pur anche a ^n Gteeomrtteg- 
ftoro 1 e dna ne stevnno al' Ingmaq di quanto tem- 
pte di San Giovanni In Monl# , nnll' uno de* qnafi 
( narra lo storico Ghirardacci ) sedeva ndl' Agosto 
del 1501 un fanciullo di quattordici anni . che te m 
fierisaimo temporale hi percosso da folgoro , e i 

Ma di tutte r antica tebbrica non rimane ni ] 
sente indizio veruno. Ora la Chiesa nella 
architettonica è tutte nuova , forse sul disegno di 
Domenico d' Opizzo Berardi da Carpi architetto e 
pittore , forse sui disegni d' altri artefici i certo è 
che il Berardi (cosi sempro il Mazzoni Toselli) obMl- 
gossi nel 1473 di rifare almeno te facctete dalte som- 
mità della porte in su , lasciando intetto 1* ornaasento 
ch'era davanti ad essa porte^ cioè un portico o periati^ 
lio all' antica , che poi fU ridotto in altra forma, come 
vediamo adesso , forse nel 1589 , quando alla CUean 
venne date l'ampiezza che mostra presentemente. Ma 
dalle parole del contratto (che trovasi ora nell'archi- 
vio del Commissariato Centrale , detto il Demanio ) 
e dalla descrizione eh' ivi si ha del disegno del Be- 
rardi , paro certemente che mai non venisse poato te 
atto : tento pili che sappUmo come i (tuonici teto- 
ranenai avessero piati e reclami verao 1' ariteli , 
che non adempì le promesae date. 

Egli è perciò che forse la Chiesa di San Gtofnnl 
in Monte non venne rifatte ed ampliata che nd 1581 • 
tesciandovi od mezzo i' aitar maggioro ddln Chitan 
vecchia , col Cristo di tutto rilievo, te legno, 1 
alla colonna. Tale monumento tu posto ndla i 
Turrini I' anno 1824 , quando Filippo MiseroeeU te* 
gegnero operò il gran restauro di tutte te Chlcaa i e 
nel luogo dov* era prima , ai pose a segno nna tepfr- 
dette con croce, sul pavimento ddte Chleaa Stalin. B 
quale indizio memorativo ronde aperto come II vaa- 
chio edifizio fosse assai più piccoto del nuovo. E m 
altro indizio di tele minore dimensione si è questo , 
che dove te oggi è la Cappella Ratte ( otteva alte 
destra di chi entra te Chieu) era l'antica SagriiUi, 
la quale fu ridotte a Cappdla dopo il 1607, come al ka 
dal testamento del Reverendo Dionisio Ratte, che li- 
sciò obbligo a' suoi eredi dell' erozione ddte nnofi 
SagrestU , come oggi si vede. 

Chi , con certezza , architettesse ed aggrandliae te 
Chiesa nel 1589 , non si rileva nemmeno dagli ardi^ 
vi. Certo è che un Nicolò Donati lapicida ne lavorò te 
tecciata, dove sono molti ornamenti di coraid te ma- 
cigno; e probabilmente costruì il tempietto, o periatt- 
iio esteriore , sul disegno d' un alliero o imitelnra 
dd Barozzi da Yignote i mentre , e il proapdto 
esterno , e I* interiore architettura sono di stile pih 
remoto j forse attenendosi il disegnatore anonimo 
alle reliquie ddte Chiesa primitiva , che diede Impolio 
al così detto gotieo della Chiesa attuale. 

E qui toma bene 1' avvertire dm maestro Berardi 
nd 1478 enei obbligato di ponre aopra te porli 
maggioro il di fUori ui' iqoite di riltero x te qude 



.allon 000 vi fti messa • perdiè la nuava fiMciata noa 
TCBoe eseguita. Né ancora vi era od 1589 , perchè il 
Ik>nati aomioa la porta maggiore e dice che sopra 
Ti dev* essere posta 1' aquila , simbolo di San Gio- 
Taimi Efaogelista. Ora però fi si Tede un' aquila di 
lilieTO dipinta in nero , la quale afferra un tronco 
coli' artiglio I e nel tronco è Inciso visibilmente e a 
chiare cifk^ NICOLA VS F.-Tale scritU non valse al 
llasiai per impedirgli un errore nella sua Bologna 
Perlustrata j giaccbiè narrò che l'aquila era d' Alfonso 
Lombardi. Né sapremmo dire perchè nelle Guide 
di Bologna venga asserito essere 1' aquila di un tale 
Ifioolò da Ferrara , argomentando forse che la cifra F. 
( feeit) signiachi ferrarieniii. Noi invece stiamo pih 
volentieri rol Mazzoni , U quale ritiene che dovendo 
il Berardi fare scolpire 1' aquila a Nicolò dall' Area , 
artefice insigne fra noi nel 1473, questi la plasticasse 
e ne facesse consegna : talché poi dopo un secolo e 
più venisse posta dove ora si vede. E a tale credenza 
,#e induce ( oltre lo stile del lavoro ) la firma sopra 
espressa , che soleva essere quella di Nicolò da Pu- 
glia , Dalmata , o dall' Arca che dir si voglia i e 
che vediamo incisa anche sotto la gran Madonna di 
. terra cotta, io basso rilievo, che scorgesi in alto nella 
.facciata del Palazzo nostro Apostolico: Madonna che 
.fappiamo per certo essere stata condotta in iscoUura 
.dal detto Nicolò , come riferiscono concordemente 
lutto le Guide di Bologna , e come dice ancora il 
Vasari. 

Ma per lasciare le questioni , e per venire alla cer- 
.teiia , entriamo nel tempio di San Giovanni in 
•Jioate , e vediamone le bellezze artistiche , le quali 
Oggidì vi ai ammirano. 

Le quali bellezze tanto più si gustano al presen- 
te » in quanto che la fabbrica tutta , nel 1824 fri ve- 
«Muente ridotta ad ottimo stato , per insigni risar- 
.eiasenti. Il marchese Girolamo Cospi , Il marchese 
iPietro GuastaviUani , il Conte Luigi Turrìni, Antonio 
.Giacomelli, Giampietro Lazzari, coi Sacerdoti Don Lui- 
^i Bassani , Don Pietro Prati e Don Luigi Melchior- 
.rt • ebbero a quel tempo la direzione de' grandi la- 
.v«ri operati nel luogo Sacro. D. Pietro Landini era 
Parroco Presidente dell' Assunteria direttrice; e l' Ar- 
dtilatto Cavalier Filippo Miserocchi , ne proponeva 
ad assisteva i restauri. Sotto la loro vigilanza per- 
taato fu ricoperta la Cappella Maggiore , e la pr'una 
«fodera della nave di mezzo i fu rinnovata le Sagre- 
itti , risarcito il tetto delle navi laterali e delle cap- 
atili 1 vennero aperte le finestre del coro , e venne 
iiiicmala la scalea che mette all' Altare maggiore. 
Jarooo tolte molte Immagini da nicchie e trafori 
Bi* pilastri del tempio ; levate le lapidi eh' erano 
aparae per la Chiesa , e disposte nella gran loggia la- 
terale ; si rimosse la colonna antica dal centro del- 
l' edlfizio , e fu trasferita nella Cappella Turrini : si 
abbellì , dipinse , indorò , ogni mobile , ogni oma- 
aanto del Sacro edifliio, recandolo al massimo splen- 
dori , alla più solenne decenza. 

Dkiotto Cappelle rendono bella e decorosa la Chiesa 
ddli «naie partiamo. La prima , a destra di chi 



intra per la porta maggiore « appartiene al signori 
Goxxadini Poeti, Ivi é una tavola , o della scuola o 
di Giacomo Francia , che rappresenta Cristo in for- 
ma di Ortolano che apparisce alla Maddalena. Alla 
seguente Cappella della famiglia Lazzari , il Croci- 
fisso , già venerato nella Chiesa di San Matteo degli 
Accarisi , é di Bartolomeo Cesi. All' altare Banani 
sta l'opera più bella di Pietro Faccini: il Martirio di 
San Lorenzo t cui sono laterali due belle opere del 
Guerrino : S. Giuseppe e San Girolamo. Alla Cap- 
pella quarta ( MaeMavMi ) il dipinto del Beato 
Bernardo da Mantova che atterra l'idolo, é di Giam- 
battista Bolognini seniore. Viene appresso la Cappelli 
QwuUtxHUani» dove riposano le ceneri del Cardinale 
Filippo , nipote di Gregorio XIII , e dov è la atoria 
di Sant' Aniano che battezza un re , eseguita da Be- 
nedetto Gennari. Ecco vicino , all' altare Bofogiitiif 
Amorini , il San Piero liberato dall' Angelo ; lavoro 
sufficiente di Cesare Giuseppe Mazzoni ; cui è sotto- 
posta una Madonna di Lippo Dalmasio. Da un lato vi 
è un Sant' Antonio di Padova dello Spisanelli , dal- 
l' altro un antichissimo Crocifisso. Il settimo altare 
HtTecìUafA e Segni ha una bella tavola del Costa « 
ottimo artista Ferrarese. Viene dopo la Cappella del 
Sacramento , di proprietà dei nobili BaUa. Quivi è 
una divina Immagine , eh' era nell* antica vicina 
Chiesa di Sant' Eutropio , e che ha dinanzi un fhm- 
tale della scuola del Cavalier Franceschini. Il Bolo- 
gnini e il Samacchini hanno dipinta la nona Cappella 
di proprietà dei Ranuzzi : in faccia alla quale è un 
San Carlo elimosiniero , dipinto da Florio Macchio. 

Di qui si passa alla Sagrestia , dove sono pitture 
dello Spisanelli , del Bonelli , del Giovannini e del 
Fiumana. -La Cappella maggiore è architettata dal- 
l' Arduino t appartiene all' Amminittraxione Parroe- 
Male ; ha una tavola magnifica di Lorenzo Costa » 
contornata da un ornamento dei pittori , Giuseppe 
Fancelli , e Professore Pietro , fratello suo.. Intorno 
al coro girano gli stalli intarsiati nel iSStZ da Paolo 
Sacca I sopra dei quali sono quattordici busti (degli 
ApostoU e di due Vangelisti) plasticaU forse da Ni- 
colò da Ferrara , forse anche (e lo dice Pietro Lamo 
nella Graticola ) da Zaochio o Zaccheria da Volterra. 

E discendendo dalla Cappella massima per la Chiesa 
a eormi Evangelii , ecco ali* undecimo Altare , di 
proprietà GiacomeUi , la nascita di Maria Vergini 
dipinta da Cesare Aretusi , e forse ancora da Giam- 
battisU Fiorini. Appresso viene la Cappella Bentiwh 
gHo , dove fu un tempo la magnifica divina tavoli 
di Rafkello , rappresentante Santa Cecilia , San Paolo, 
Sant'Agostino, San Giovanni Apostolo e Santa Maria 
Maddalena i opera unica in Bologna per le più nobili 
prerogative deU' arte. Fu essa trasportata infrancii 
nel 1796 , anno funesto dell* invasione i Qui non re- 
stò che la stupenda cornice intagliata dai Formigine, 
dove venne posta una copia meno che snfflciente. 
SUbtta cornice in risarcita nel 1824 per cura 
di' compadroni della Cappella , Signori Conti Anto- 
nio a DooMoieo firatelli Bentivoglio. L'opera in- 
ali' ApeOa italiano daUa Beau Elcoa 



Ì>a|fH6li din* Olio , ditte al prefcnte nella Pontificia 
nostra Plaacoteca. - La Cappella dedroaterza , di 
proprìetk laurini, ba per «ptadro un San Michele di- 
pinto da Ercole Petronl. Qui? i ora è il Cristo alla 
Colonna (opera d' nn Pavese) che trovaTasi in mezzo 
alla Chiesa , e che stata trofeo e simbolo all' altare 
magglorè dell' antico tempio. Dal luogo antico fu 
tolto nel 1824 , per cura e spesa del benemerito signor 
Conte Lucio Turrini. All' Altare quatlordiceslmo ve- 
desi nn' opera lodata di Francesco Gessi : Cristo che 
chiana a sé Giacomo e Giovanni Apostoli novelli. La- 
teralmente Ti hanno due quadri non ispregevoli : 
I' uno di Francesco Cavazzoni ; 1' altro forse di Ste- 
rno da Ferrara. La Cappella è de' Ceretoli eredi 
Fanluzzl : le tele ai laterali furono fatte dipingere 
da ano della famiglia Rota e da Vincenzo de' Ferri. 
L'Annunziate alla vicina Cappella Cospi BallcUini è 
di Ercole Demaria , copiata da una di Guido. Il 
Quadro all' Altare Da Via è opera di Giambattista 
Bertnsio. E passando innanzi alla porta che mette al 
nobile atrio o loggiato, fatto con disegno del Padre 
Abate Basilio Oliva tra il 1632 ed il 1648; non si tra- 
lascii di alzare lo sguardo al bel monumento sovra- 
stente , eretto alla memoria del medico Girolamo 
Tostino da Firenzuola , morto nel 1527. La Cappella 
diciassettesima , di proprietà Badini, è tutta magni- 
fica per molti stucchi dorati ; ma è plii insigne per 
la tevola del San Francesco d' Assisi meditante sopra 
la croce , e per i quadretli laterali j opere stupende 
condotte dal Guercino da Cento con quel suo stile 
migliore , che lo fece appellare vero mago della pit- 
tura. Finalmente alla Cappella Botlrigari vedesi la 
tavola del Battesimo di Cristo , dipinta dallo Spisa- 
nelli con lodevole magistero. 

E qui noteremo come questa Chiesa , la quale 
fu tanto abbellita di restauro nel 1824^ ad ogni dieci 
anni è stata sempre condecorata di novelli adorna- 
menti , a spese di egregi parrocchiani , e dell' estinto 
Pastore Landinl summentovato. Anzi nel 1844 , ven- 
ne qua è colà portata coli' arte a maggior lustro j e 
ne fu poi , quasi direi rinnovata la fronte esteriore . 
che aveva sofferto alcun detrimento. Di ciò è posta 
memoria in essa tronìt ; indicandovi il tempo della 
notevole riparazione . e i nomi di chi vi ebbe princi- 
pale cnra , e specialmente dell' architetto Professor 
Filippo Antolini. 

Ma troppo ornai essendoci diffusi nella descrizione 
della Chiesa , sappiasi che essendo Parrocchia di gran 
conto, ha intorno a sé, o da essa dipendenti, diverse 
altre Chiese , delle quali daremo i nomi : Santo Ste- 
fano , Santuario insigne antichissimo , che trovasi 
ncH' area della Parrocchia in discorso , ma non sog- 
getto alla medesima , avendo un parziale governo 
suo ; Santa Lucia . de' RR. Barnabiti , retta da loro 
coli' adiacente Collegio: Santa Maria di Loreto, 
piceola Chiesa , presso quelle di Santo Stefano ; e i 
Solili Cosma ^Damiano, Chiesa dipendente dalla Par- 
rocchia in discorso, ma non sussidiale della medesima. 
E dalle Chiese venendo ad altri insigni luoghi , o 
che ftirono , o che sono conpreii ne' limili della cura ' 



di s: GioTaonI In Monte .diremo cbe per qoati m 
secolo vi si trovò H Collegio fondato dal Conte Tco- 
doslo Poeti , con testomento del 15 Giagao 1519 , ra* 
gito dal Notelo Romano Claudio Ba^Ra: H foal Col- 
legio esiste tnttora na te altri parte delia CM. 
Esso venne aperto del 1552 , neRa casa del i 
presso la Chiesa di Sant'Andrea degli Antaldit 
quale casa passò nefla Piazzette di San Giovanni la 1 
te. sull'alto del còRej e di qni, del 1774, nefla cMa 
attuale in via Barberia al N. 895. Esso è a piailto 
di giovani cittedini , di tre orighii , raaggielrt dsfll 
anni diciotto ; i quali debbono laurearsi rispettlfa<- 
mente, o in Teologia , o in Legge , o in Medidm a 
in Matematica. La loro scelte venne aflldata alte Ila 
nobili famiglie , Albergati , GnidotU e Sampleri, il. 
chiarate già dal testatore compadrone del CoRegtei 
il quale ha tntela de' giovani . mantenimento dei sa- 
desimi , e 1' obbligo di spesarli anche nel coaacgai- 
mento dei gradi accademici , comprese le lanree. 

Queste notizie ci vennero comunicate daU' 
e diligente signor Serafino Mazzetti archiviste 
vescovile , dalla cui gentilezza abbiamo attinte i 
le seguenti intorno al Collegio di San Luigi ( parta 
nella Parrocchia di San Giovanni in Monte ) ed aHa 
sue vicissitudini. Questo Collegio ha ingresso priad- 
pale dalla via di Cartoleria vecchia al N. 437. fm 
fondato nel 1845 dal benemerito Conte Carlo Zani, a 
vantaggio de' cittedini e figliuoli di negozianti, anchi 
forestieri , e venne detto in protezione di S. Carte. 
Morto il fondatore , il Padre Ottavio Rossi Gesnite aa 
commutò il titolo di S. Carlo nell'attuale di S. Lnlgi, 
avendone allora i Gesuiti di Santa Lucia la direziaaao 
la cura ; e lo tennero sino alla loro sopprcailOM 
del 1773 nel novembre. Del quale anno vennero foro 
surrogati i Padri Barnabiti ( che avevano sterna a 
a San Paolo ) a ciò confermati con breve spa> 
ciale di Papa Clemente XIV in date del 9 Settem- 
bre 1774. - Neil' anno poi 1801 a questo CoUegfo di 
S. Luigi fu unito 1' altro di San Francesco Saverte , 
detto de' Nobili , fondato già da Don Sinibaldo Biondi 
nell' anno 1600 , a profitto non solo de' bolognesi » 
ma de' forestieri ancora ; e venne dedicato da priaui 
a Santa Caterina , e situato in Via de' Chiari j dalta 
quale nel 1645 passò in Cartoleria Vecchia , presso che 
di rimpetto a quello di San* Luigi , ora nominato. 
Ma sorse fì'a poco un Don Lodovico Micheli a fondare 
un altro Collegio collo stesso titolo dei Nobili t il per- 
ché levossi il Biondi a difesa propria , ed otteaaa 
il 9 di Luglio del 1622 ( pegli atti del Notate Paola 
Monari ) dal giudice Monsignor Vescovo sulDragiaca 
Gozzadini, un decreto declaratorio, che il solo Colle* 
gio del Sacerdote Sinibaldo Biondi avesse titolo de'NO- 
bili ; dovendosi chiamare l' altro de' generosi studenti 
di San Marco. Il quale ultimo Collegio , cadde ne- 
gletto ben presto, e tu chiuso per sempre. -Nel 1823 
venne poi tetto pubblico , pei tipi di Nicolò Tebaldi- 
ni, nn altro Decreto di detto Monsignor snA^ganeo eoa 
cui lodando l' istituzione del Sfondi , approvava gH 
stetnti del Collegio. Avvenne poi nel 1632 la «arte 
del Sacerdote fondatore! ond'ecco I GesuiU i 



le del Collegio dei Nobili , il 4 Ottobre 
> anno 1633 , deputandovi a reggerlo D. Ste- 
lioi , poi D. Michele Torri , e nel 1645 U 
iell* altro di San Carlo ( Conte Zani ) con 
ovematore. Ed esso Goremalore assegnò i 
egli otto Padri o Sacerdoti Laici , sopraT- 
•d esso Collegio , lo stipendio annuale 

I ducatoni. ! detti Gesuiti tennero la dire* 
Collegio de' Nobili finché durò la Compa- 
! lino air anno 1773 x e lor sottentrarono i 
, come in quello di S. Carlo , poi S. Luigi. 
Itimo (il solo che esista ancora) accetta ed 
attere , scienxe e belle arti , circa quaranta 
Dbili di elette famiglie , s) cittadini che 
, I quali sono educati da essi PP. Bamabi- 
oltre , nelle annesse scuole , istruiscono gra- 
e un 400 gìoTinetti negli studii elementari , 
ittorlca pur anche* 

iando quest'argomento, intomo al quale ci 

II d' avvantaggio , diremo che altri luoghi 
lail' area parrocchiale di San Giovanni in 
t il Teatro del Corso , il Casino Nobile , 
I2xi in istrada Stefano e Castiglione , e la 
loia , che fu stanza alla Beata Elena Du- 
' Olio , il cui corpo si tiene ì 



nella Chiesa parrocchiale saddetta , entro la Cap« 
pella da lei eretta nel 1513 , e dove fn gii qnel nù- 
racolo d' arto della Santo Cecilia , per lei conniessa 
al sommo pittore Raffliello. 

Chiuderemo le presenti notizie col notore i limiti 
della Parrocchia in discorso , e la sua popolazione. Dal 
lato di Strada Stefano la cara di San Giovanni in 
Monto confina con quelle di San Bartolommeo e della 
Santissima Trinità} in Castiglione coi Santi Giuseppe 
ed Ignazio e con San Bartolomeo : in Ponte di Ferro 
con San Giovanni Battisto de' Celestini; nella piazza 
de' Calderini con San Procolo , e per Borgo nuovo 
e Gerusalemme coi Santi Vitole ed Agricola. 

La popolazione di San Giovanni in Monte , è di 
circa 3200 anime, nel presente mese di Marzo 1848 ^ 
e sono questo alBdate alla vigilanza dell' ottimo Sa- 
cerdote Paroco , il Dottore Jkm Ftneeiuo NataU , 
cui auguriamo lunga vito colma di que' beni che 
gli dovrebbero fHitton le sue virtb ; ed assai pili 
d'un mezzo secolo di governo sul proprio gregge, sic- 
come toccò dal Cielo all' anteceassore di lui Don Pietro 
Landinì , che , nominato Paroco del 1791 durò in uf- 
ficio con molto lode sino al 1846 ; nel quale anno 
chiuse col reggimento la vita. 

DOTT. Salvatom Mozzi. 




Tomo ii. 



I3»* 



— 49 



SANTA URIA DELLA BARIGELIA. 




-ina tmpr«M intraprenderebbe al cer- 
to , chi ifnendo discorso delle Chiese 
|PirrocchìiU del contado Bolognese 
I s' argointn4d$S(! Tolerne additare con 
l ctrlcita U ariani ; imperciocché della 
I maggior farle di esse non si conosce in 
modo aleiìno Ja prima fondazione , non ri- 
' salendo ìt notìiie autentiche spettanti alle 
' oiedesime piii in ìk dello scorcio secolo XIV. 
Quantnnqneper altro non ci sia dato assegnar l'epoca 
della prima fondazione di esse, non ci è però vie- 
tato di stimarle di antica erezione; anzi quando un 
autentico documento ci rende avvertili che nell' an- 
no 1377 le tali parrocchie già esistevano , e che fin 
d' allora venivano governate con leggi Sancite dai 
Vescovi preposti a tale ordinamento , abbiamo diritto 
di tenere, che anche molto prima di quel tempo esi- 
stessero ; perchè ( se ciò non fosse ) non si vedreb- 
bero all'epoca detta sottoposte ad un regolare ordi- 
namento che suol essere l'opera dell'esperienza , la 
quale col tempo solo si acquista. 

Dall* Archivio pertanto di questa nostra Chiesa 
Arcipretale , e Parrocchiale di Baricell4 rileviamo , 
che la notizia piti antica , che si abbia della medesi- 
ma parrocchia si rirerisce all' anno 1366 , nel qiial 
anno per autorità di Papa Urbano Quinto coli' opera 
di un certo Fabio Priore di S. Siro di Bologna venne 
formalo un elenco delle Chiese , e luoghi pii 
della Città . e Diocesi , nel quale sotto la Pieve di 
Dugliolo. leggesi annoverata la Chiesa di Santa Ma- 
ria di Guazzarello d' Altedo , la qual Chiesa in un 
posteriore elenco compilato 1* anno 1408 conosciuto 
sotto il nome d' elenco Muzzoli , si descrive - £rc. 
S. Maria de Guazzarello de Altedo , sive de Ba- 
fitella. Dai fragmcnti de' Rogiti di Matteo Griffoni 
esistenti pure in questo nostro Archivio , si racco- 
glie la notizia della elezione di D. Gregorio Ghisilieri 
in Rellore alla siiddelta Ciiiesa di Santa Maria della 
Guazzarella vacata per rinunzia di D. Giacomo Be- 
nacci , presentalo li 2G Gennaio 1377 instituilo 
li 13 Febbraio , e die ottenne il permesso nel dì 6 
Luglio. Ivi si annuncia la d^tta Chiesa di Patronato 
degli Eredi di Bartolomeo della Seta , e della Moglie 
di Bartolomeo di Savignano. Si ba pure notizia dai 
Rogiti del Notaro Filippo CrUtiani In daU delli 13 



Decembre 1413 dell'elezione fatU di D. Giovanni Aa- 
dalò iu Rettore della Chiesa predetta dalla Narchcia 
Bisanelli Patrona. 

Dalli fk'agmenti dei Rogiti del Notaro Filippe Pbr- 
maglini esistenti nel riferito Archivio appare la data 
dei 9 Febbraro 1436 la presentazione fatta dagli no- 
mini Parrocchiani della Chiesa di Santa Maria di Bi- 
risella del Rettore a detta Chiesa ; slmilmente dal 
fragmenti dei Rogiti del Notaro Lorenzo Pini in data 
delli 5 Novembre 1437 si rileva la memoria della 
presentazione fatta dai Patroni della nentnvata 
Chiesa di D. Giacomo Alamani in Rettore della mh 
desima. Si ha pure dai fragmenti dei Rogiti di Gra- 
ziano Grassi in data del 2 Marzo 1450 memoria della 
dichiarazione della pertinenza di Gius-patronato dda 
predetta Chiesa ai di lei Parrocchiani fatta dal Vica- 
rio Generale della Curia Arcivescovile di IMogii. 
I parrocchiani diedero mano a costruire di nonft II 
tempio parrocchiale nel 1461 riservando per aè il di- 
ritto di giuspatronato ; il che vedesi attestale dai 
frammenti summentovati , nei quali è pur fatta Men- 
zione che gli eredi di Bartolomeo della Seta , e la 
moglie di Bartolomeo da Savignano eran In teapl 
anteriori compadroni della Chiesa in discorao. 

Si conserva nell' Archivio dalla nostra Chieia co- 
pia di un Rogito di Baldassarre Grassi Notaro in data 
dei 24 Marzo 1464 continente l' elezione di Franccico 
Guido Lasagoi dell' Ordine de' Servi in Rettore di 
essa Chiesa rimasta vacante per rinunzia di D. Sal- 
vatore di Salerno, fatta dagli uomini Parrocchiani, e 
sua approvazione , e conferma fatta dal Vicarie Ge- 
nerale della Curia Vescovile di Bologna. Questo fn il 
primo Rettore nominato dai Parrocchiani dopo la riedi- 
ficazione della Chiesa ; e molte di quelle generose fli- 
miglie , che concorsero alla fabbrica della mede- 
sima tramandarono il loro nome onorato sino a 
noi e nei documenti autentici trovansi registrati i 
Callegari , Diolaiti , Negri , Torresani , Vallini , Zam- 
bonelli , Salvagni, Rnbbini , e Gagnoli, i quali tatti 
non solo ebbero parte alle spese della fabbricazione 
del tempio, ma ben anche concorsero insieme a fon- 
dare un benefizio , che perpetuamente fruttasse tanto 
da servire di mantenimento al Parroco pro-tempore. 
E stando sempre alle memorie che si conservano nel- 
l'archivio parrocchiale si ha notizia della sua coUoiooe 



fiitU dall' Ordinario pih folte nei tempi focccatiri a 
Booiiiia , a preaentaiione dei Parrocchiani Ano a che 
nell' anno 1606 li 17 Aprile con aolenne Inatnimento 
I Rogito del Noterò SIlTcstro Gramncci li Parrocchiani 
MCdeaimi , coU' autorità ed approvaiione di Monai- 
|oor Alfonao Paleotti, di qoel tempo ArciTcacovo di 
Bologna , donarono il Patronato di dette Chiesa col 
lina di presentere il Rettore, al Cardinale Lorenzo, 
ed al Senatore Marco Antonio fìratelli Bianchetti com- 
prendendo nella donazione anche li diacendenti del 
detto Senatore Marco Antonio. Ma estinte nel- 
I' anno 1761 per morte del Marchese Alfonso Herco- 
jmi la discendenza del detto Senatore Marco Antonio 
Btenchetti , e quindi essendo rientrali gli nomini Par* 
rocchiani della Baricella nell' antico diritto di detto 
Patronato donarono quello nuovamente con aolenne 
iatrumento autorizzato dal Cardinale Vincenzo Mal- 
rezzi Arcivf scovo di Bologna, al Marchese Marc' An- 
tonio Hercolaoi succeduto all' Eredità del Marchese 
Alfonso suo cugino , estendendo la donazione anche 
ini di lui eredi e successori qualunque, come ne ap- 
pare nel Rogito del Notaro Biagio Bavosi delti 16 Feb- 
àrajo 1769, quindi la Chiesa auddette presentemente 
h di Gius patronato di Sua Eccellenza il Principe 
àstorre Hercolaoi , e dello ateto del fu Principe Fi- 
lippo Hercolani^ presentemente rappresenteto dal no- 
ni uomo signor Marchese Carlo Bevilacqua. La no- 
itra Chiesa ottenne fino dall' anno 1458 li 6 Ottobre il 
SMte Battesimale per concessione del Vescovo Ven- 
ttasiglia suirragaoeo del Cardinale Filippo Cahindrini 
li quel tempo Vescovo di Bologna , e suo Vicario Ge- 
Nfale come sì raccoglie dai registri del Notaro Pie- 
tra Bottoni. Neil* anno 1606 questa parrocchiale fu 
tretto in Pieve alti 31 Ottobre dal aumentovato 
Ufonao Monsignor Paleotti Arcivescovo di Bolo- 
pan coir essere sUta la Parocchia amembrate dalla 
Pieve di Dogtiolo^ alla quale da prima apparteneva, 
!d il Rettore , o Paroco di essa fu decorato del ti- 
tolo di Arciprete non estendendosi però la sua con- 
gregazione fuori della propria Parroahia, e come da 
tona spedite per gli atti del noterò Arcivescovile 
rUtorio Barbailori. Ora come Arciprete, e Vicario Fo- 
rraao ha sotto di sé Altedo colle due Parrocchie di 
MMTt erezione Boschi di Baricella , e S. Filomena di 
à da Reno. Indotto poi dal pessimo steto della Chieu 
ii diicorao l' Illustrissimo , ed Eccellentissimo signor 
Mtor D. Giuseppe Schiassi Arciprete della Baricella 
ÌM dall' anno 1788 diede principio alla fabbrica di 
M8 i la quale era situata nel più basso del cen- 
Ift eomonale. Cotte sue provvide insinuazioni in- 
iiiae il docile suo popolo prima a ribassare oltre 
l«t piedi la strada , e piazza in Csaia alla Chiesa , 
i folodi saliciata a sassi con vistoso dispendio at- 
leta la lontananza dei medesimi, che convenne traa- 
porterli sino dal Trebbo ; e qnetla compite comin- 
ciò Il lavoro detta fabbrica della facciate eateriore 
dal disegno del valente giovine signor Giacomo Bar- 
tail. Dato termine alla facciate , e fatti II fondamenti 
Kll'1789 , con tutto coraggio si accinse neD' anno se- 
iwate a porre opera alla Chiesa, che fu ridotte al suo 



complfflento , aialeaw al eampanllo iogroiiando vec- 
chio a proporzione del bisogno ed alzandoto piedi aaO^ 
aante. Fn ornate la Chiesa con ottima scoitnra dal gio- 
vine signor Marco Conti Profeasore di provate abilità, 
ed è una delle pih belle Chiese dd contado. Nel aoo in- 
terno ò ampia , elegante, in volto reale d'ordine Co- 
rintio con aei alteri laterali oltre l'altare Maggiore, il 
quale è costruito di fini marmi , che fu modellato col 
disegno di quello di S. Salvatore di Bologna , ed eao- 
guito dall' egregio aignor Petronio Raaori. Fu poi 
aperte nel giorno di Luned) 8 Settembre 1794 dedi- 
cato alla nascita della Vergine titoUre della Chleaa 
con iscrizione sopra la porte nell' intemo della me* i 
deslma del tenore seguente : 

DKO • OPTIHO • MAtf HO • SàCt t 

IH BOffOREM • MARUB * PTASCBirriS 

JOOBPHYS • SCBIASaiVa • DOCr : TIIOL • AROnP • 

TEMPLVM 

aoNPr» • svis • ir • coRLATioifi • popn.i • babicillihsis 

A • SOLO • BBricnniD • fotiobiq • roBiu • aximvBim • 

CVBAVrr A • MOCCLXXXXllll . 

La Chiesa fu benedette nei primi vespri giorno di 
Domenica da Monsignore Luigi Rusconi prelato Dome- 
stico di Papa Pio VI. , e poscia Vescovo di Amatunte. 
Le Stetue dei Ss. Evangelisti Matteo , e Giovanni collo- 
cate nelle nicchie della Cappella Maggiore aooo del 
I.eonardi. La tavola del Altare Maggiore ( in cui anno 
dipinti molti Angeli , che fan corona all' antichiaai- 
ma divota Immagine della B. V. esistente nel mez- 
zo entro una nicchia-, ed a cui è tradizione , dia 
fosse sino da' tempi pih rimoti dedicate la Chiesa) è 
opera di Pietro Fancelli , di cui è pure quella di 
S. Antonio di Padova collocate in uno degli Alteri late- 
rali. All'Altare del Rosario vi è l'ancona coi sacri asi- 
steri , nel mezzo la B. V. in gloria colli Sa. Donse- 
nico , e Caterina da Siena , che ai atima di bnona 
mano , ma ne è ignoto l' autore. In proapetto si ve- 
nera nell'altra Cappella un divoto antichissimo Cro- 
cifisso , già dono del Senatore Cesare Bianchetti det- 
to = Il Venerabile = da cui anche fli arricchite la 
Chiesa di non poche Sacre Reliquie ^ come avea pur 
fatto precedentemente il Cardinale Lorenzo di Ini 
Zio , ed uno dei primi patroni. Ad un altro Altere 
laterale , cioè quello a destra nell' entrare in Chiesa 
di patronato una volta della famiglia Fibbia Fahri , 
ora Pallavicini vi è un' ancona colli Ss. Filippo Ne- 
ri , e Felice Cappuccino dipinto dal Cavaliere de Maja 
Siciliano, come era denotalo in una iscrizione > che 
esisteva in dipinto in una delle pareti laterali della 
vecchia Cappella già demolita. Nell'Archivio dalla Chie- 
sa si conservano copie di varie iscrizioni , o aseaso- 
rie , che esistevano nella vecchia Chiesa indicanti i 
Patroni delle Cappelle, e gli obblighi annui, che vi era- 
no. Ora nella Chieu non vi esiste , che la lapide della 
tumulazione dell' Arciprete Gabriele Spettoli eaiaten- 
te nel mczio defla Chiesa davanti il prcabiteio , e 



^etb Mia Conieentioiie dilla nadesima Cliieta. 
Qtidli deU* Arciprete SpettoU è del tenore leg ueaU 

ne JACIT 

CAaannu • apirroLi • qyi 

AlCaiPaiSLlìl • Bàlio • ICGLiaiAH 

KB ARNOS • 42TINQVA61NTA • I^fO • 

BBCTB • 6VBERN4VIT • 

Tlirr • ANN • OCTOGINTA • DTO • 

OBIIT • XII • FKB • MDCCLXXXII • 

La segoenle iscriziooe che tratti della Consecra- 
liMe della Chiesa è incisa in marmo e posta nel 
maro a comu EpistolsD dirimpetto al Pulpito 

Tilt * KAL • IIAIA8 • AN • MDGCGXXXTI 

TBHPLVH 

A • V • E • KABOLO • OPPIZZONIO 

CAB • ABCBIBP • 

BX • P06TVLATI0NB 

toamu • acBiAssi • doct • tbbol • ABCBipaiSB • 

BT • POrVLI • BABICELLENSI8 • 

CVM • POST • ANNOS • XXXXII • 

OPIBIBM • AHPLIATI8 . BT • OMNI . CVLTy • ADDITO 

BB8TITVTVM • TVERIT • 

aOLUBHfflBTI • CABBBHONIIS • BITB • G0N8BCBATVM • B8T • 

INBICTO • ANNIVBBSABIO • DIB . 

Iir • OOMINICVM • 0CT0BBI8 • TBBTIVH 

grò . DIB . TBHPLVM» QVICTMQVB • TISBBINT 

HfDVLOBNTIA . CABD • ABCBIBP • BIVftDBM 

DATTM • SINCTLIS • EST • 

TU • CBRTm • DB • POBNALIVH . DIBBTH • NVMEBO 

ABOLBANT • 

La nostra Chiesa poi dal 1300 Ano a nostri gior- 
ni eonta ventidne tra parrochi semplici , e arcipreti 
eoltopreso l'odierno Mollo RcTereodo Sig. Dottore Don 
RagàeUo Bonari. 

Nella Parrocchia Ti erano oltre la Chiesa Arci pre- 
tate dne ansfidiaU, alle quali a di 21 Ottobre 1619 
risiedevano sacerdoti capetlaoi eletti dal senatore Ce- 
ure di Marc' Antonio Bianchetti Patrono , ed aroo- 
TihUi ad mOmn dell* arciprete pro-tempore : una è 
dedicata all' Arcangelo S. Gabriele , ed è tuttora sus- 
sidiale, esistendovi sopra la porta Maggiore all' ester- 
no la seguente lapida. 

D . . M . 

DITO • fiABBIKLI • AD • DBIPABAM • VIBCINEM 

CESAB BLANCHBTTV8 

A . rTNDAMKNTlS • KBEXtT • HDCXIX 

L' altra poi detta S. Maria de' Boschi è stato ele- 
vato a parrocchia , e viene descritta in apposito ar- 
tifolo. 

VI è ancora nella Parrocchia un luogo detto = Cor- 
niolo = e poco distante daHa detta sussidiale di San 
Gabriele un' antica Chiesa dedicaU ali* Assnniione 
della B. V. detta comunevente s la Chiem Vecchia 
éi Corniolo s neHa qnale erri eretto nn eecletiasti- 



co beneBdo lettpliei di pattnnaio In anflea iait 
famiglia Felieinl di Bologna , bm te aggi di GHm 
della fomiglia Boschetti di Modena. Ala deCla Chie- 
sa risiedeva II sacerdote Rettore néR* anncosa 
liane canonicale , speciatanmla avanti , ehe 
erette le dne snsaidiall. NelU nedeslnia Chtaaa col- 
elevano non ha nolto tempo te vestigte denotanti 
esservi stati oltre il maggiore altri altari lalerafi » 
e che vi fossero dei dipinti a fresco suite pareti , che 
presentemente sono quasi del tutto periti a cagiona 
dell' umidità. Questa medesima Chiesa fa consacrata 
con solenne rito nell'anno 1590 li 14 Agosto come 
apparisre dalla memoria incisa in piccola lapide col- 
locata nel muro a coma Epistol» presso l' Altare. 
Il moderno Rettore del beoefixio semplice eretto in 
delta Chiesa è io oggi il molto Reverendo Signor iten 
Giuseppe Setti Parroco della Chiusa di Gesso. 

Oltre le anxidelte chiese vi sono nella parrocchia 
di Baricella dne Oratorii pubblici , che già servivano 
alli confratelli di due compagnie , che nelle vicende 
dei tempi passati vennero soppressi ; il primo salto 
l' invocaxione di S. Giuseppe , il qnate fn ripristina- 
to all' epoca del ritomo sotto il pacifico domfaiia 
della S. Sede avvenuto li 18 Luglio 1815 , come risal- 
ta anche dalli nuovi statuti di essa compagnia staa- 
pali nell* 1837 il di cui Oratorio esiste accanto al- 
l' Arcipretale , e fu eretto sino dell' anno 1610 pier 
eccitamento del suroroentovalo Cesare di Marc' Anto- 
nio Bianchetti. Il secondo esso pure ripristinato, è 
sotto il titolo di S. Maria del suffragio presso te •■§- 
sidiale di San Gabriele. L' Oratorio di detta Coa^B- 
gnia essendo di proprietà della buona memoria dri 
Sig. Arciprete Dottor D. Giuseppe Scliiassi, ha ordina- 
to nel suo testa mento del di 1 Ottobre IBIS a ragl^ 
to del Sig. Dottor Giuseppe Zucchini » che, salvata 
proprietà ai suoi eredi , detto Oratorio stia pcrpc* 
luamenle aperto al culto divino a comodo di qndta 
sussidiale . e dei confhitelli della medesima compa- 
gnia per esercitarvi le sue pratiche di divoxione sem- 
pre però colla dovuta dipendenza , e subordinsiione 
al Sig. Arciprete pro-tempore della Baricella , man- 
cando alla quale potrà il Sig. Arciprete suddetto im- 
pedire ai drlti confratelli 1' accesso a detto Oratorio 
secondo la sua prudenza. Resta però a carico dei 
medesimi confratelli il mantenimento della fabbrica 
di detto Oratorio , e li prega a voler recitare per 
1' anima sua un De-proftindis quando nei giorni fe- 
stivi avranno terminato il loro Uffizio. 

In esso Oratorio vi è la Cappella dipinta a fresco 
coir Ornato dell' Altare di mano dell' Alberoni. Tanto 
in questo Oratorio » quanto in quello di S. Giuseppe 
si adempivano fra l' anno diversi obblighi di anni- 
versarii , e celebrazioni di messe ingiunti in perpetuo 
da varii testatori , che aveano lasciati alle compa- 
gnie fondi, e capitali» che dopo la soppressione flirc 
no occupati dalla nazione. 

Oltre a ristauri fatti a detto Oratorio di S. Giusep- 
pe della fiimiglia Brunelli , di cui ne è proprietaria 
sooosl neir anno 1837 per parte della compagaia ria- 
novati ancora i mobili con pie largixioni, che Teoacro 



date 4tl bMenerito coofrateHo NobiI Uomo Signor 
GiuMive Zncelwii . il quale nancò ^ridiente ai Ti- 
fi Mi A 17 Mano « detto anno 1837. 1 toni erwil per 
la ferfida loro reUgioaa pietà conoaeiata r idea , che 
nntrìva il loro genitore di lasciare noa menMrla al- 
la coapagnia atabilirono di asaegnarle , risenrandoei 
la proprietà , l' annua rendita di Se. 33 : 82 : 5 pro- 
dotto di un capitole di censo io sorte di Se. 700 a de- 
trito delil fratelli Brignati , e Contesse d' Imola , ol- 
tre I* abbuono di Se. 170, 70, per li risUuri fatti 
ali' Oratorio. La compagnia ha perciò ora il peso di 
Are celebrare sei messe nel giorno 17 Marzo d' ogni 
tono in snffragio dell' anima del suddetto Defunto 
Sig. Giuseppe Zucchini ed altre sei messe nel gior- 
no della festa di San Giuseppe ad onore di ^etto 
Santo Patriarca con un De-profOndis nelle orazioni 
di Rito pd detto defunto. Tuttociò risulta dal Ro- 
gito del NoUro Sig. Dottor Alfonso Verardini ddli 
SI Maggio 1811. In quest'oratorio esiste un quadro 
ia tela ad olio dH Gessi rappresenUnte la nascita di 
Getii Tisitato dai pastori , ultimamente ristourato 
feHcencnte dal Professore Clemente Alberi. 

Trovasi ancora presso la Chiesa ArcipreUle un al- 
tro Oratorio pubblico con altare dedicato al Santis- 
simo Sacramento eretto nell' anno 1793 colla coope- 
raziooe, e dispendio del fu Sig. Giuseppe Bandiera , 
die ottenne per sé , e suoi eredi nel medesimo Orato- 
rto «n particolare Sepolcro. Il medesimo fta edificato 
sai snolo appartenente alla Chiesa , e dove esisteva 
m cnnwrone inserviente alla custodia di vari! uten- 
sili di ugrifttia , e per insegnarvi la dottrina cristia- 
■0 al fiinciulli ; questo anche presentemente serve a 
Ili nso della scuola della dottrina cristiana , ed è di 
totale proprietà dell' Arciprete. In esso sulla porta 
d' Ingresso nella parte interna a memoria della sua 
cdilcaiione , e dell' uso a cui fu destinato è colloca- 
U na Iscrizione in dipinto espressa nei termini se- 
gicati. 

D . • M . 

fOSSPHYS • B41fDfUA 

GOOPTAITS • M • SOOALITATBH 

SACtAMEirri • ACG • 

SACELLVM 

OONYBNTIBVS • SODALIVM • ACBNDIS • 

IT . CATCHBSf . OniSTIAIIAI • 

rvnis . TRADimuB 

IN • SOLO • BCCLB8UB • BAElGBLLRfSIS 
DOMO . ▼STERI . OaABBim 



AB • inOOiTO . BXTSTXIT 
• A • MDCCXCII • 

Oltre a varii altri Oratori!, o Cappelliae di prirate 
■p p afte i cn ze esistenti in pili luoghi della ParroecMa 
v« r te uno dedicato a S. Fabio Mariire sitnato In 
.Tieiaaua dcia Chiesa Arciprctole , e nel centro dd 

TOMO II. 14 



paese in luogo detto ss H Borgbetto m ài patronato 
ima volto defla fliralgfla Fibbia Fabri, ma ora del 
Conte Antonio Pallavidal , nei quale era eretto un 
semplice benefizio sotto l' Invocazione , e Utoio di 
S. Maria MU Cimami, alins de Ida Preàua, 
ivi trasferito coll'autoriU del Cardiale Arcivescovo 
Alessandro Lodovisi dappoi assunto al Pontificato col 
nome di Papa Gregorio XV neU' anno 1831 come si 
raccoglie dalla iscrizione, che si leggeva in dipinto 
nel muro laterale a mano destra di detto Oratorio , 
la quale si conserva io Archivio unitamente ad un'al- 
tra , che pur vi esisteva. Vi era l' obbligo ddla cele- 
brazione di due Messe annue , ma da molto tempo 
non si è adempito per essere il detto Oratorio da 
pih anni sospeso essendo . come si asserisce perito la 
rendite del Beniflzio. 

Vi è r Oratorio dedicato a S. Marco Evangdisto 
nel centro del paese ora di padronato del Sig. Lui- 
gi Bandiera in addietro spettonte alle fiimiglie Unga- 
rdli^ nd quale per istituzione del fu Domenico Un- 
garelli vi è l' obbligo della cdebrazione di una Mes- 
sa io ciascuna settimana dell' anno. 

Vi è pure l' Oratorio dedicalo a Sant'Anna di pro- 
prietà una volta dei Signori Panzacchi , ma ora del- 
la famiglia Cacciari di Barricdla. 

Altro Oratorio vi è pure dedicato all'Immacolata 
Concezione ddla B. V. detto s la Chiesa Rossa = Si- 
tuato alla metà della strada . che conduce a San 
Gabriele già appartenente alla famiglia Spettoli Ban- 
diera , ed ora del Signor Giampaolo Tassoni aven- 
done fatto acquisto unitomente al fondo contiguo 
dal Signor Dottor Gualandi nell' anno 1811 nel qua- 
le Oratorio per istituzione del fu Don Girolamo 
Diolaiti Bernardi vi è l'obbligo della cdebrazione 
d' una Messa in dascun Mese , di otto Messe nel 
giorno della feste della Santissima Concezione , e di 
una Messa in ciascun dei nove giorni antecedenti al- 
la feste medesima in ogni anno. 

Finalmente nell'Oratorio dedicato al SS.N. di Maria di 
patronato in oggi della famiglia Primod), vi è l'obbligo 
della celebrazione di varie Messe in certi dedgnati 
giorni in ciascun anno per istituzioni dd fu Ange- 
lo Boari , essendo stato nd detto Oratorio tumulato 
il corpo di Giuseppe Antonio di lui padre ; come ri- 
sulto da licenza di Monsignor Vicario Generale Arci- 
vescovile ddli 3 Marzo 1735. Qnesta parrocchia di 
Baricella compreso il sussidio di S.Gabriele conto 
3874 anime secondo la stetistica dell' Aprile 1848. 

Sino dall' anno 1819 fu nella nostra commiità della 
Baricdla ìnslituito la pubblica Via Cmeis eoli' ere- 
zione di quattordici Croci di legno lungo la pubbli- 
ca strada dette ss Savena Vecchia che condnce alla 
sussidiale di S. Gabriele , ed a quella dei Boschi s Ora 
Parrocchia sotto gli Auspicii del Venerabile servo di 
Dio Cesare Bianchetti. La misura ddle distonze , che 
allora tennero era incerto , coom dd pari della sua 
canonica erezione , mentre niun docuBcnto relativo 
esisto Bdl'ArchiTinParmcdkiate. Ideatosi pertanto dal 
zdantJsaiMO Signor Afdpnto DnCtora D. Giuseppe 
ScMaisi di riprlrtlnre i 



^ ?aiUf gioM opera . • fiilto fniodi le fìà dUigenU 
rìcerelie ìDlonio alle praeiM Mirare 4t tenerli , lo- 
Doai queste rìnteinte nell' opera 4ì Criaieoo Adri- 
cpmio , il quale vlaitò i laoshi Stati di Geruaalen- 
■le , e ne preie le nlanre. A?eadole ?eriflcate eoo 
litri autori » e tutti convenendo eoi nedeiino Adri- 
conilo li lono adottate le medesime^ e previa la 
luperiore fiieoltà , venne fatta dal prelodato Signor 
Arciprele Sdiiasii la solenne Benedizione della prima 
pietra , e polla nella prima stazione il giorno di Do- 
menica 30 del mese di Ottobre dell' anno 1831. Ter- 
minati in appresso li 1 f pilastrini di cotto , o per 
meglio dire grandiosi tabernacoli sotto la direzione , 
e col disegno del Sig. Dottore Vincenzo Vannini In- 
geniere Architetto e ponendo nei nicchi le tavole 
di terra cotta in basso rilievo colorite a olio di ma- 
no del sacerdote D. Lorenzo Filippi dimorante in Bo- 
logna, il giorno del Venerdì Santo 20.Apriie dell'anno 
1832 fu il giorno di già fissalo per la canonica so- 
lenne erezione fatta dal molto Reverendo Padre Let- 
tore Benedetto da Piacenza Minore Osservante, e Pre- 
dicatore Quaresimale. 

Nel basamento della Colonna situata in mezzo al- 
la Piazza vi sono due eleganti iscrizioni latine del te- 
nore seguente 

Sotto l' Immagine della B. V. Addolorata 

IMAGO • 

D • Il • MARIAE • PBBDOLENTIS 

IFriCTA • COLLOCATAQ • 

ET . COLVMNA • INSTA VIIATA • RT • IXCVLTA • 

IVMPTIBVS • lACKBDOTVM • CVRlAt . BARICILLENSII • 

CVRURVHQVB • SVBSIDlAaiVM 

A • MDCCCXXXll • 

L' altra , che guarda alla Chiesa è in questi termini 

• ANNO . UOCCGXXXII * 

lOSEPHVS • SCUIASSIVS 

DOCT • TUKOL • 

ARCH1PRE8BYTKR 

SVPREM08 

D . N . lESV 

CRVCUTVI 

PER • STATI ONES 

INTERVALLI» 

ITINERIS . HIER080LYMARII 

ADAMV8H1M . CONSTITVTAS 

PRIMITVS . FEKIA • 8fiXTA 

NkEDOMAblS • 8ANCTAE 

BITB • RECOLEriDOtl 

cvRAvrr 



L* anzidetta Imntagine di M. V. Addolorata è ope- 
ra dei Sig. Luigi lioncagli Bolognese , oone pure di 
sua nano sono le quattro Statue di terra eotta . che 
coUncate sono nei nicchi delte dne grandi Cappel- 
le laterali. E qui per onora del dcftnto , e tanto 



benenrarito nraiprate ntn pnssisf à Mcan di Ma ri* 
tarira In heUn epigrafe del eeleheninw Con. Praf. Fi- 
lippo Sehinssi latto da tal tra mesi prlan delta san 
morte j e che perciò pnossi tenera l-ntlkin Invoro 
di un tont' uomo. 

nate • IV • »*cs • «vismit 
lourart • rKiiciKt ' >t • ■aam* • ■ov4Tta «v 

«CBlAMiri 

OOCTOE • TBBOUMT* 

AKCSIPKMBTTBft • aCCLBSIAS • SPICCHIMI* 

VB» • AIIBOS • LX • OlBt • ZIII • 

QTI • DB * PBC • ITA • BT ' CTBUTIt • IBCOIiU * OVITTLABTttTB 



I> * PMtmWO • %0VO 

A • pTBBAnrrtB * unttctru 

AC * BITV * SO&LBairi • PIATTM 

IBOBBrr^TB ' lACBA * •rrSI.LBCTI&S * ATCTTK 

TI • II» • torTBHBB • A * ■BCCSCIT ' 

iPBBTIT 

BT • ITBTA • TIAH ' CTI ' BOMBI • A ' lAPIBA . TBTBAl 

BIT ■ LAPIDBAS * OULUMBLLAl * A . HOCCCXXXII . 

AD • O • ■ • IBST • tTPBBOS • CBTCIATTt • BBCOtBBlM 

BBI6I • iritIT 

Vf AH^TB ■ BABBBH ' ABTBA * COBUOSAH 

lAXI* • APTABU * COACBBVATft • tOB«0 * ITtBBBB * PBBCO«MU>A« 

PBCir 

imTPBA • BBCBii* • DoaiaLiTM • ABcatPBBssTTBBo * Avnitrn 

▼IB • IMBVTO * rBVMBTlA * laTBfiBtTATB 

COBTBMPTT • tri • SBaBTOLBBTlA * tu * OMBBfl 

IVnSBITH^ • BBAA * BCClBtlAH ■ LBCATOBTH * «VmrfCBVTlA 

SXEHPLAB ' GOABVI* ' PUITBBK^^TB 

APOPIBXI • COBBBPTTi • POIT * OIBt * III • ABIIT * A» « IIUMi 

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POPr&O • «TO • rviTBBIO 

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ATB • BT • VALB ' ABTBBarH * ABIMa ■ DBtlBBBATItMaà 

BT ■ BITO * asIlOB • BMTBI 

Venendo infine a dire qualche cosa in quanto al 
temporale di questa Parrocchia riguardato come co- 
munità , si raccoglie dall' Opera , o Dizionario Coro- 
grafico del Calindri della Provincia Bolognese pub- 
blicato colle stampe di S. Tommaso d' Acquino nel- 
l'anno 1785 all'articolosr Ailedospag. 166 , che nel- 
l' anno 1413 , o 1428 gli uomini , e capi di famiglia 
della Barisella ottennero dalli sedici riformatori del- 
lo stato di Libertà di potersi erigere in comunità 
separata da quella d' Alleilo , di cui era di que'tem- 
pi un' appartenenza o contrada , come appellavasi to 
allora , questo comune di Barisella. 

Altro storico moderno dice = che Baricdla dieesi 
anche Barisella e Barigella. È antichissimo questo 
luogo , e Leone X lo fece Contea , che Clemente VII 
distrusse nel 1532 ; alla qual Contea erano sto ti ascrit- 
ti li Felicini con molU privilegi. Nel 753 già esisteva 
eone ne fa fede un Diploma di Alfonso Re de* Lon- 
gobardi. Trovasi in plano questo territorio di sn- 
perllcie Robbie Romane 2983 , Ai de' qonli pndoniM 



in raeeolti grano , graoturco , fiTa , canepa , e vi- 
no ; la sua popolniiooe Tfcoe oontata da teste 5118 
avente no Paese ricco in fiibbricati che neHa più far- 
te sono liaonl. Qnest' autore però non porta la copia 
dei citato Diploma. Questo luogo venne eretto in 
comune col primo dell' anno 1818 come risulta da 
dispaccio dell' Emioentissimo Cardinale Legato Len- 
te delli 27 Decembre 1817 N. 19294 diretto al Signor 
Giuseppe Atti , ora deflinto. Ai tempi nostri questo 
contado ba Magistratura comunitativa con Priore di- 
pendente dal Governo di Budrio. 

Giace il territorio di Baricella al Nord-est della 
Città di Bologna , da cui dista dodici in tredici miglia 
in una perfetta pianura , e forse la più depressa di 
tntta la Provincia. Nella sua estremità e nella dire- 
zione di ponente a tramontana viene tagliata dall'Al- 
veo di Reno io cui vi mettono foce mediante le Chia- 
viche di Gondazok) e della Becca ra , i Scoli del terzo, 
e quarto Circondario, che attraversando da mezzodì 
a tramontana questi bassi piani vi arrecano grave 
pregiudizio ai terreni seminativi ed alle piantagio- 
ni Industriali. 

Una soia strada può dirsi serve di circolazione in- 
tema di questo territorio e batte in un piano più 
elevalo r antico corso di Savena vecchia da Miner- 
bio a Reno. Doe Strade traversali si congiungono a 
questa , la prima al ponente detta del Corso , e si 
mlfee in Altedo alla strada postale di Gallerà , e 
r altra a Levante per lo Scolo Lorgana conduce a 
S. Pietro Capo Fiume , ed alla Molinella. 

L' intero territorio confina a levante e tramonta- 
na colla Legazione di Ferrara mediante una antica 
Via detta del Confine , a ponente e tramontana con 
Altedo e Malalbergo^a aMziodi con Minerbio, San 
Martino in Sovcrzaoo , Diolo (o Dogliok» , e l' Idice 
jMbMdonato. 



La terra di questo territorio non essendo che l'ef- 
fetto delle deposizioni dei torrenti che vagavano di- 
larginati sono rioacite sciolte , ed anche sabbiose , 
ed in poca parte forti, e tenaci. Le migliori costeggia- 
no l' antico corso della Savena Vecchia che abbon- 
dano di Silice in parti grosse, e possono perciò ca- 
ratterizzarsi selciose cslcaree alluminose. Quelle che 
distano dall' antica Savena oppure qnelle della boni- 
flcazione dell' Idice sono Selciose in parti fine , e pos- 
sono chiamarsi Selciose , calcaree. I terreni più forti 
e tenaci si riscontrano nelle situazioni più lontane 
alle sopra indicate bonificazioni , e costeggiano i Sco- 
li Fossadone e Fiumicello , e possono considerarsi al- 
luminose calcaree selciose. 

L' Etimologia dd nome di BarieeUa , il quale tro- 
vasi in documenti anticlii scritto BairiiéUa, ed an- 
che Barigella, sembra, secondo l'antica tradizio- 
ne, che sia derivato dalla Moglie di un BargMo, o 
BariieUo, la qnal dovendo passare sopra una pe- 
dagna da nn lato ali* altro dell' antico Torrente Sa- 
vena , cadde nella corrente del medesimo , e sorten- 
done , come per miracolo , illesa , attribuì tale gra- 
zia alla Beata Vergine, che in poca distanza trova- 
vasi la sua Chiesina. Da queU' epoca in poi fu de- 
nominata la Madonna della BariMa, che prima chia- 
ma vasi deHa Gmuxar^a, e ciò per essere circon- 
date dalle acque. li Malvezzi però è d' opinione che 
questa parola derivi dai cognomi Varo , o Baro , i 
cui diminutivi sono VarieeiUa , e BarieUta, in Gni- 
terio . e in Pigo : e nel Muratori trovansi i cognomi 
Bariiia, e VariHa, e nelle tavole piacentine un 
fondo appellato VarigUoi onde con facile inflessione 
da qualcuno di qnesli vocaboli si può esser formato 
BaficeUa,ù BarigeUa. 

D. Raftasls BonSABi. 



— 50 — 



DI QUARTO SUPERIORE* 




Lebb' eMerf cosi remoli r aotichità 
della ChieM Parrocchiale di S. An- 
}«lr«a di Quarto che la memoria di 
\ roitdaziotie perdesi nel buio de' seco- 
e «altaoto si trova mentOTata nel 
b Campione della Mensa Arcivescovile di 
Bologna ót\ 1378 fra le Parrocchie dipenden- 
ti dai Plebflnato di Marano. 
Pare « die il Giuspadronato di lei sia sla- 
to sempre di diritto de' parrocchiani , essendo certo, 
the Ule ti è mantenuto dall' anno 1413 Ano a gior- 
ni nostri. 

Lunga ed ampia piazza si stende innanzi alla Chie- 
sa di S. Andrea » fabbrica solida , restaurata nel 1697 
a cura del parroco Don Bartolomeo De Mori , che 
aiutato dal danaro de' Parrocchiani vi aggiungeva 
comoda sagrestia. Seguentemente vedesi da libri del- 
le spese che dal 1748 al 1780 veniva risarcita e rimo- 
dernata al tulto , facendosi di nuovo la Cantoria di 
pietra nel 1775; e prima , o in quel torno elevando- 
sene il Campanile che sorge per 52 piedi e porta tre 
campane di 1074 libbre. 

Assai decente è adorno è 1* interno della Chiesa , 
lunga 49 , larga 16 piedi e proporzionatamente al- 
ta. Ha questa il soffitto in pietra sopra il presbìte- 
ro t di cannicci dall' arco maggiore Ano alla porta 
grande. 

I.' Aitar principale fatto di pietra nel 1728, e che. 
come gli usciali del coro è colorilo a marmo con fi- 
letti d' «ro ha un quadro , che tiensi della scuola del- 
l' Albam , e rappresenta la B. V. in gloria col Bam- 
bino Gesù , S. Gio. Battista, S. Sebastiano , e S. An- 
drea Apostolo , titolare della parrocchia . la cui fe- 
sta si celebra alli 30 novembre. 
Gli altari dei lati sono sacri. 
Alla B. V. del Rosario venerala in islatua e contor- 
nata (la 15 Misteri dipinti in tela nel 1758 da Anto- 
nio Pironi cenlese. 
A S. Ftancesco di Paola. 
A S. Antonio di Padova , pittura anch' esso del 
Pironi» sotto la quale è un picciol quadro di San 
Magno Abate, lavoro di Af.'' Lovis Massilie, Svidse. 
In questo altare è eretta numerosa Confraternita in 
onore di S. Antonio , che alza stendardo , veste cap- 
pa e mantellina particolare. 

Al Santiss. Crocifisso, e S. Maria Maddaletia, 
con quadro che li rappresenta congiuntamente alla 
B. Vergine . e S. Gio. Evangdista. Un sottoquadro 
dH Ghedini raffigura S. Uidofo Agricola, 

A S. Vbaldo, che vedesi ritratto in tela ( ridotU in 
cattivo sUto ) con S. AfUanio, e S. Biagio vescovo. 



Al dissotto è S. Andrea Avdliiio io un quadretto 
del Ghedini. 

Nel pavimento del presbitero ionanzi alla Balaustra- i 
ta leggesi in una lapide ' 

D • M • 

EXTRVCTVS 

PARBO€ni 

SARCOPHAG VS 

AD- 1778 
E in altra della Sagrestia. 
D • • M 

COLLABBPTTEM • AC • PBNK • DIRVTAM 

AKDEM • BANC 

R • D • BART." • DK * MORI • CORATO 

PRECE • ET • PRARIfO • CVRANTE 



QVARTI • 6\TRR10RIS • ECCXERIAE • PATRONORVH 

KTfAM • RVFFRACAMTIBVS • IXPRNSIVS 

AMPLIORI • PORBIA • FV.XOtTVS • BRECTAM 

PIKTA8 • INSTATRAT 

SIC ■ VETVSTAR • UrOVITATB . FVtiATVR • 

1697 • 

Coogìungesi alla chiesa una Canonica battevolmen- 
te vasta , ed in buon stato. 

La Parrocchia di S. Andrea di Quarto Soperiore. 
retta oggi dallo zelo del M. R. Signor Don Pietro Gio- 
suè Wai , è lontana da Bologna non piii di tre aai- 
glia , abitata da 700 anime circa , che nel 1780 non 
giungevano a 497 , posta nella Giusdicenza e Comu- 
nità di Bologna , sotto 1' Appodiato di S. Egidio, nel 
vicariato di Castenaso, e conlina con MaraìU), Quar- 
to inferiore , S. Gio. Calamosco , S. Dontùno , lìY- 
lola , S. Antonio di Savena , Croce del Biacco , e 
VUlanova. 

' Ella ha sotto di se gli Oratorii seguenti. 

j S. Gio. e Rocco di proprietà del Sig. Gherardi 
S. Maria liberatrice con beneficio del Sig. Che- 

, rardi suddetto. 

S. Giuseppe , detto il Piratino spettante al Sig. 

I Francesco Roversi , già dei Conte Pietro Riario. 

i S.Anna al Cirodano appartenente al Sig. Romagnoli 

I La B. V. Addolorala , già del Sig. Vaoduzzi, oggi 

ì Romagnoli. 

; L' Assuniione di Maria Santissinm al Palazzo 

, Marsigli. 

In questo si conserva il corpo di S. Catulido nar- 
tire di cui si celebra la festa li 3 Ottobre. 

G. F. Rahulli. 




^^ 






— 31 — 



IN BOLOGNA. 




31 n di r.itiKiio 1445 Mcadera in Bo- 
^togfitk un atroce fatto memorando. 
, ÀnciUiale Beotivoglio , tipo dei si* 
^ gfiùtì popolani, giovine di 82 anni, pa- 
re liei magnifico Giovanni II. , amieis- 
i $11110 di Galeazso Marescotti , che con 
Jiij fece Ubera la patria del giogo Visconteo t 
AiiDiliate , che Bianchi e Neri , Guelfi e Ghi- 
helJtitt parevjs amassero ugualmente s Anni- 
i, atretto di parentela e di amicizia coi Canetoli 
ni Ghisilieri , potentissime famiglie di Bologna , fu 
Gaoeloli e dai Ghisilieri proditoriamente assalito 
neeiso. -Era il giorno di S. Giovanni Battista i e 
I di esso di , nato essendo un figlioletto a 
I Ghisilieri , pensò questi di farlo levare al 
m fonte al troppo temuto Bentivoglio , compen- 
io poi r uiBzIo gentile di comparatico col pih 
a del delitti , colU morte a tradimento. Tenne 
ifoe Anihale a battesimo il neonato del GhisUie- 
i poi , dal Duomo ritornato a cau del com- 

• , e con Francesco avviandosi alla festo di S. Gio- 
ii ivtsao la porta Sant* Isaia 1 stretto al braccio 
ftdso amico , ed assalito da sgherri di questo e 
littiaU Canetoli , fu steso morto presso la Chiesa 
mie di San Gregorio , dov* erano le case de' Ghi- 
iH I a poco lungi , rimpetto alla Chiesa di San 
vatio, quelle de' Canetoli. -Nel tempo stesso uno 
pfiù di bombarda di colubrina annunziava ia 
rtt dd Bentivoglio , e 1' ora di sterminare i suoi 
lai Marcacotti. Ma la cosa andò fallito. Galeazzo 
(«Motti , assalito dai traditori , si difese come 
it I abbattè , uccise gli assalitori , ulvò se stes- 
, oManò il popolo ad ascolUrlo , narrò 1' infame 
ra concittodina , ed eccitò i bolognesi a vendicare 
■orto dell'amico benamato. Ecco in armi Bologna j 
e le case dei Canetoli s ucciso io una fogna il vile 
ftoato Battisto , naesso in rotto il GhisUieri. onda 
saie ftifono abbattute e spianate, restondo a qud 
to tt tristo BOOM di Gnoato. 

« quel guaato portento , In quel suolo abbando- 

• d» «uà stirpe fanesto che riparò to Fraacia » t 

Tono n. 14« 



servi poi lo straniero per lunga stogione i su quel 
guasto venne eretta la Chiesa de' SanU Gregorio e 
Siro , onde terremo parola brevemente e veridica- 
mente. Poco lungi da questa Chiesa , sul canto del 
Vicolo di Belvedere , dove fu poi la casa Angeli ed 
ora Cappi, era un ucro edifizio, assegnato nel 1537 
ai Reverendi Canonici di S. Giorgio in Alga di Venezia, 
cui dapprima ( e fino dal 1419) era stoto eoo- 
ceduto ia Chiesa di S. Gregorio fkiori di porto San Vi- 
tele . dov oggi è lo Spedale casa PU di Ricovero. 
V edificio sacro da esso loro avuto in cura , era de^ 
dicato a San Siro , ed era angusto e non al tutto 
decoroso y tonto pih come Parrocchia. Adunque ven- 
nero in pensiero que' zelanti Canonici di fabbricare 
un tempio assai pih Tasto e decoroso, nell'area del 
guasto de' Ghisilieri : ed avutone il suolo ed il per- 
messo dagli esuli signori , ivi nel 1530 e 31 presero 
ad inalzare la bella Chiesa che or vediamo , e che 
forma argomento di questo racconto. E per memoria 
del dono di quel suolo, incisero sopra la porto della 
nuova Chiesa sa m soio a nMlibm de GhùierUi 
donato eondrueta. s 

Volgendo poi 1' anno 1551 ( come ne ha riferito il 
signor Serafino Mazzetti Archiviato Arcivescovile) es- 
sendo addotto ad uso profano e demolito la Chiesa 
parrocchiale di San Siro , venne unito il titolo di 
questo alla Chiesa nuova di S. Gregorio , nel 1552 : 
ed ecco il doppio titolo di San Siro in San Gregorio, 
poi nel 1579 de' Santi Gregorio e Siro dato alla Par- 
rocchia in discorso quando (U consacrato. L'antica e 
demolito Chiesa di San Siro esisteva poi certoncnto 
del 1378 , dacché nel Campione della Mensa Vescovile 
'Si trovò allora ciUto fk>a quelle del consorzio di San 
Proapero di Porto Stiera. 

Ma ritornando aUa Chiesa nuova , ne duole che 
l'architetto primo non ne sia cognito; perchè gì' in- 
ventori di belle opere dovrebbero sempre tramandare il 
loro nome alla posterità. I capo mastri e intogUatori 
da Formigine operarono senza dubbio nell'interno di 
questo Tempio , ornandolo di ancone decorose e di 
ricchi altari ; aè forse andrebbe hNitaa dal vero chi 



irokSM loro oUrilHiire r infCBXioie prima «Iella fab-* 
iNica : asa come trovali al presente ooo ha pih com- 
pkaao di carattere deli* arcbilettora di que' ù\ e di 
qoei maestri ; perchè dopo il terremoto del 1779 vi 
fu posta roano dal Professore Angelo Venturoli , che 
trasformò nel suo stile quelle parti ornamentali 
che imprimevano proporzione e carattere alla Csh- 
briche del secolo ivi. 

La Chiesa attuale però è d'un bell'ordine dorico, 
sorreggente maestosa trabeazione : la vòlta vi è sopra 
ben girata: e tutto ciò che non è fusto o parete, vi 
è di macigno di buona cava , ed intagliato con abi- 
lità di scarpellino. Alla prima Chiesa posero molta 
cura i detti Canonici di San Giorgio j i quali avendo 
a superiore il zelantissimo Don Lorenzo Brocca ne 
ottennero dal celebre Cardinale Gabriele Paleotti la 
consacrazione: e questa fu fatta in detto anno 1579 
il dì 25 del gennaio e negli altri sette susseguenti , 
siccome esprime un'epigrafe murata nell' Atrio della 
sagrestia , sopra la porta che mette alla loggia del 
coro. 

Trascorse quasi un secolo dopo una tale conse- 
«razione , quando i Canonici di San Giorgio in Alga fu- 
rono soppressi; e la Parrocchia, rimasta da prima con 
Incerto governo , venne poi affidata ai Padri Ministri 
dcgl' inférmi , ai benemeriti di San Cammillo de Lel- 
Ils , che del 1870 vi fecero solenne ingresso. Ma il 
terremoto memorando del 14 di Luglio 1779 , apportò 
danno a questa Chiesa, siccome più sopra abbiamo det- 
to, ene apersela vòlta, minacciando rovina ad ogni scos- 
sa, ad ogni nuovo crollo. Per la qual cosa i Padri e 
Parrochi Infermieri , raccolti mezzi al totale restauro 
della lor Chiesa, l'affidarono al valente Angelo Ven- 
turoli, che l'alzò, e rinnovò io molta parte , facen- 
dovi la nuova facciata d' ordine Jonico , posata sopra 
base a tutta r^orreoza , onde sorgono pilastrate ge- 
melle binate che dir si voglia , in cima alle quali 
vedesi un' ampia cornice ed un firontone di buono 
stile , cioè né curvo né interrotto. 

Pih volte poi , e dentro e fuori . venne restaurata 
e rhifrcscata di tinte la Chiesa in discorso , e special- 
Bente negli anni 1807, 1828, 1838, e nel presente 1818, 
tn cui per tornata decennale si solennizza per tutta 
intera la Parrocchia de' Santi Gregorio e Siro la so- 
lenne festa del Corffus Dimini, 

Diremo perciò in quest' occasione alcuna parola del 
rettanro che fti fatto nel 1838 al luogo sacro onde 
pariiaroo; poi di quello che in oggi vi vediamo con- 
dotto con tanta proprietà e con sì bella convenienza, 
Neil' anno adunque 1838 il fu Parroco zelante , signor 
IKm Gaetano Nicolini , cogli Assunti , egregi signori 
Marebese Virgilio Da Via ed Avvocato Pietro Ferra- 
ri, commisero l'incarico del restauro al signor Inge- 
gnere Architetto Dottor Vincenzo Vannini , socio di 
varie Accademie di Belle arti ed allievo dello Scan- 
denarì , del Venturoli , del Nadi e del Casperìni . il 
quale corrispose ad ogni loro desiderio , e curò con 
atHva aiiiatenfa ogni mlgHoramcnto « adornamento 
del Sacro luogo , e delta ave adlacenfe. Vernerò al- 
lora riMOvati i paviaoti deilt Capfda e fta ripulito 



quello del corpo della Chleu : ogni tfaila , A ali* hi- 
temo cho ali* esterno , per opera di Cammino Mac- 
cagnani e con direzione del fu Professore Antonio Basa- 
li , venne rinnovata i furono poste alla Cappelle mi- 
nori le eleganti inferriate che le chiudono, ideate dal 
Vannini e fìra breve alquanto modificate : CammiUo 
Mattioli rìnfirescò con pittura a finti marmi il classico 
ornato dell'aitar maggiore: Alessio Verati ripuD i due 
organi , all' uno de' quali , dieci anni prima aveva ag- 
giunti cinque registri. I quali organi , 1' uno del 18S1, 
l'altro del 1673, sono buone opere del Sormani di Rimfad 
e di Carlo Traeri di Brescia. Né qui diremo del marcia- 
piede e della gradinata a ponente della Ohiesa ; usa 
de' restauri ai rinflancbi ; non del tetto , delle por- 
te, delle finestre, racconciate, o rifatte, o con tinte 
ad olio ben difese. Diremo piuttosto che in tale cir- 
costanza la memoria sepolcrale al gran Marcello Mil- 
pigbi fu tolta da un lato dell'ara massima e murala 
nella Cappella di San Cammillo de Lellis , per cura 
del proprietario N. U. signor Conte Luigi Cavaliere Sali- 
na j sotto alla qual memoria fece portare e tumulare 
le ossa dell' insigne Anatomico , che prima giacevano 
in un' arca , fuori della Cappella in discorso. -E fa 
allora che pose , a rimembranza di tale traslazìont, 
e di contro al cenotafio del Malpighi , la seguente epi- 
grafe « dettata dal chiarissimo Monsignore FHipì^ 
Schiassi , elegante scrittore italiano , elegantluhM 



ALOUMUS • SAUNA • ADV • COM • 
BQ • COR • PEna • 

PATROIfUS • CELLAB 

CCLTOR • CAELmS • TUTELARIS 

OSSA • HARCELLl • MALPIGHII 

VIRI ■ PER • ORBBBI • CLAR1S8IMI 

CUM • INSCRIPTO • LAPIDE 

BX • ABOITIS • OBSCDRISQUR • L0CI8 

vmTrns • honorandab • caussa 

INFERRNDA • CURAVIT 
A. M. DOCC. IXXTIII. 

In quest' anno , poi , essendo Parroco zelantìsillM 
a San Gregorio il ilf. A. Signor Dm Giuseppe Pdd, 
e direttore di tutti i restauri della Chiesa e de' luoghi 
adiacenti il R. signor Don Gaetano Cesiri , erudilof il 
architettura , sono state fatte nuove Importanti mo- 
dificazioni al santo luogo, alla Sagrestia , agli atrii, 
alle logge , ed alle parti esteriori dell' edifizio t dcla 
quali modificazioni sarebbe soverchio il voler dare 
partitamente le notizie. Basterà il dire che l' interno 
del tempio è rinfrescato di tinte più leggiere e pHb 
luminose che nou per lo addietro ; che il piano dd 
Presbiterio è rifatto a battuto con buon metodot che 
I' aitar maggiore è stato messo ad oro e colori nella 
sua grande magnifica ancona , per ridurlo hi armo- 
nia coi minori altari , che già trovavansi dorati 
ne' palli , e colle dorature campeggianti aopm IMI 
rossi ed azzurri. Laonde in queste parti artiaticèe , 
acolpite dai valenti da Formlglne è richiamata unilM»- 
mltà di pittura e doratara eom* cn prhna «iiil^ 
mità d'intaglio ne* macigni. I stocome icH'allir 



maggiore non li ave? a ài ricco e adorno che il paUottOi 
coi! ora . attcneodoii alle dorature ed agli ornati di 
questo e dell' ancona , è auto compito l' jlUre nei 
maoaoloni, nei fianchi, nelle fcaffe, nel ciborio, con 
pic«> itile deU' antico . dai valenti aodi Laffl e Pa- 
gani ornatisU fcarpeiUni. A ciò ai aggiunge la 
aenpl ideata incaasatura degli organi, che ùlcera ingom- 
hffo per troppe parti e soverchia altezxa ; e che 
tasto pih compariva barocca , quanto pih semplice e 
adiietta è r architettura generale della Chiesa ; non- 
ché un restauro notevole al meccanismo dell' orga- 
■0 del Sormani, per opera di Alessio Vera ti. E iu vero 
vi ha fatto nuovo , e con beli' ingegno , il somroiere 
o bancone a sportelli , e vi ha aggiunti altri otto re- 
giatrì; sicché ora ve ne hanno diciotto, de' qua li 5 del 
Sormani, 5 del Verati fatti nel 1828, ed 8 del medesimo, 
«uaenlati ora a quelli che vi erano.Di pih l'ingresso alla 
Chiesa dal lato della sagrestia è stato aperto di farcia 
•Ila porta di Ponente che mette alla via del Poggiale; 
avcadosi per tal modo un ingresso di fronte all'allro, e 
pliiaemplicitk nella disposizione della loggia e degli at- 
tril da levante. E perchè l'altare del Crocifisso aveva 
wm cattivo ornato d' attorno alle sculture che ne sono 
arfomento principale ; è stato perciò tale ornato mu- 
f«td affatto al presente , con pensiero del prefato 
■ichltetto signor D. Cesliri , eseguito in iscagliola, a 
acmhianza di marmi colorati , da Agostino Canlurio e 
•domo di due mesti Angioletti alla cima , plasticati 
dallo scultore Alfonso Bertelli. A sommo dell* ancona 
è il PeUicano , simbolo materiale della Caritli reden- 
trice , che salva la vita de' suoi figli col sacrifizio 
del proprio sangue. 

Tanto per uno sguardo generale alla Chiesa nello 
stalo di quest' oggi 25 Giugno 1848. -Ora vediamone 
partitamente i pregi artistici. La Cappella Maggiore 
è varissima e nobile , per 1' altare e 1* ancona ; la- 
vori corintii a scompartimenti, colonne, candelliere, 
rosoni , firegi , bassirilievi e comici del più eletto stile 
claqiiccentistico. A cima del frontespizio della mole sono 
daa figure, la Fede e la Carità, condotte di scoltura 
da Giovanni Lipparini : in mezzo all' omamento è 
Mi bella pittura del Calvart ; San Gregorio che 
opera in faccia a' legati dubbiosi occidentali il mira- 
calo del perforato brano di sudario , asperso di san- 
gM : nella porticina del Tabernacolo è una soave 
Hptetnra dell' Ascensione di Cristo ; condotta da Ja- 
aapo AlesMndro Calvi , detto il Sordino. 

All' altare primo , a comu Evangelii , il Battesi- 
BO di N. S. dipinto da Annibale Carracci , è opera 
iflerante per limpidezza di tinte , e vaghezza di lu- 
ce I condotta dal ferace artista nell' età forse di 20 
9S anni , dopo che a Parma ebbe veduto nel 1580 
le atupende tavole del Correggio , e ne fu preso di 
meraviglia e d* affètto. 

All'altare vicino (dov'è la nuova scoltura del Ber- 
tctt ) vedesi il Crocifisso in rilievo del Mirandola , 
mia sUtue laUrali di Sebastiano Sarti detto il Rode- 
lOM t e sotto vi ha un San Giuseppe di Giacomo 
hfhaldi , dipinto in tela di forma ovale per traver- 
!•» a cUito ora da eonicc ad ovoli , con da» e pie- 



de d' hitaglio , lavorato il tutto eoo Arancht zza di 
scarpello da Franecsco Ortolani. 

Stupenda tela con sopraquadra è nell' altara vici- 
no \ e rappresenta S. Giorgio che libera dal drago la 
reale donzella. Dignitosissimo è il Padra Etemo in glo- 
ria di Angeli i ogni cosa dipinta dal gran maestro Lo- 
dovico Carracci , con mirabile artifizio di composi- 
zione e di pennello. 

All' altara di San Lorenzo il quadro è di Iacopo 
Alessandro Calvi suddetto j ed era nella Chiesa sop- 
pressa di San Lorenzo di porta Stiera. Rimpetto vi 
ha r altare dei Santi Fabiano e Sebastiano , con tela 
di Gio. Luigi Valesio pittore e poeta. Contra al 
S. Giorgio di Lodovico è un' Assunzione di Maria Ver- 
gine , che secondo il Malvasia fu dipinta da Cam- 
miUo Procaccini. Di faccia al Crocifisso è l' altare di 
San Cammino , il cui quadro in tela , a olio, è V ul- 
tima opera di Felice Torelli. Ed a fronte del Battesi- 
mo dipinto da Annibale, vi ha l'altare di San Lorenzo 
Giustiniani e Sant' Antonio Abate , onde la tela fu di- 
pinta con molto sapere da Lucio Rlassari. - A tutte 
queste opere d' arte s* aggiungono alcuni sottoqua- 
dri , ma non molto ragguardevoli. Alla tavola di An- 
nibale è sottoposta una divota immagine antica , io 
bassorilievo colorato , che un dì si venerava nella 
soppressa Chiesa di San Lorenzo, e che qui si vene- 
ra In oggi , sotto titolo di Madonna del patrocinio ; 
alla tavola di Lodovico è un Beato Leonardo dd Cal- 
vi ; al San Lorenzo Martire , il Sacro Cuora di Gesù , 
e lateralmente un Sant' Onofrio di Giuseppe Gabriel- 
li i ai Santi Fabiano e Sebastiano è una Sant' Anna 
e da Iato un San Giovanni Nepomoceno di Paris 
Porrone; di cui è pure il sottoquadro del Sant'Emi- 
dio all' altare dell' Assunta. ~ In quanto poi agli or- 
namenti od ancone degli altari , ( tacendo del mag- 
giore, onde già si è partalo) è di legno dorato quella 
che racchiude la pittura di Lodovico Carracci, el' altra 
del Massari; di macigno è l'ornamento alla tela di Anni- 
bale; sono di scagliola eguale a tinta bruna le dne estre- 
me presso la porta maggiore; è di scagliola variata la 
nnova all'altare del Crocifisso; ed è tutta di legno quella 
all'altare di San Cammillo , il cui disegno pittoresco è 
di Giovanni Calegari eseguito in intaglio da Petro- 
nio Nannini con modelli di Antonio Gamberini. Gio- 
vanni Lipparini plasticò le statue sopra 1' ancona , e 
le teste di S. Filippo Neri e di S. Francesco d' Assi- 
si , che fanno ornamento laterale a questa cappella. 
Giovanni Mazzoni lavorò l'ossatura in legno di tutto 
l' altare ; e Giuseppe Ferri fece i capitelli alle colon- 
ne , e le mensole tulle del cornicione. 

E tanto basti per avere un' idea della Chiesa e 
delle sue opere di arte ; alle quali aggiungeremo 
la Via Cracis, fatta all'acquerello in Roma nel 1795 
da Prospero Mallarini , e il gran cartello di stucco , 
lavorato da Antonio Gamberini sopra l'arcone d'im- 
boccatura alla Cappella Maggiore. Ora non sarà dis- 
caro che si tocchi delle varie parrocchie , le quali ^ 
in parte o in tutto si ritrovavano per lo passato 
dentro l'arca o recinto della Parrocchia onde parlia- 
mo. - E prlasa vi fta quella de' Santi Fabiano e 



Sebastiano , 4i cui si tro? ano memorie del 1299 . la 
Chiesa della qnale sUfa nel largo dinanzi il voltone 
de' Gessi , e tu atterrala d* ordine del Goremo 
•el 1796. La cura delle anime ne Ai trasferita il 16 
d'Agosto dell'anno stesso alla Chiesa di S. Colomba- 
no : poi , dall' odierno ArcivescoTO Oppizsoni , sop- 
pressa tale ultima parrocchia nel 1806 il 23 di Mag- 
gio , ecco le anime di S. Fabiano passate in cura di 
S. Gregorio. - La Parrocchia di S. Prospero le cui 
notizie incomhiciano dH 1378, fu soppressa nel 1613 
dal Card. Arcivescovo (poi Papa Gregorio XV.) Ales- 
sandro Lodofisi , e incorporata ai Santi Fabiano e 
Sebastiano , onde poi a S. Gregorio. - Ed oggi vi è 
pure compresa la Collegiata antica di S. Colomba- 
no , che vuoisi eretta dal Vescovo Pietro nel 616 ; 
soppressa poi dall' Arcivescovo Monsignor Alfonso 
Paleotti il 17 Decembre 1601, che ne divise i popolani, 
a San Pietro, a San Fabiano,^ S. Giorgio ed a Santa 
Maria Maggiore. Tornò poi la detta Chiesa a servire 
di Parrocchia quando nel 1798 fu atterrata la Chie- 
sicciuola de'Santi Fabiano e Sebastiano*, ma restituita 
a cura d' anime nel 1816 il primo giorno d' Aprile 
l'antichissima Parrocchia di Santa Maria Maggiore , 
quella di San Colombano fti convertita in sussidiale 
di S. Gregorio , com' è pure presentemente. - Santa 
Maria e San Luca dc'Castelli erano pure dentro l'area 
della cura attuale di S. Gregorio. Quella di Santa Maria 
credesi fosse sull' altura di Castello, e venisse eretta 
da San Petronio nel 432: quella di S. Luca <oggi pure 
ufficiata ) esisteva certamente nel 1350 , e furono 
ameodue soppresse ( e la prima fors' anche chiu- 
sa ) dall' Eminentissimo Gabriele Paleotti il 15 di 
Aprile 1575 , e concentrate in S. Colombano. - Così 
trovavasi nel circuito della parrocchia in discorso 
quella de' Santi Gervasio e Protasio , la cui Chiesa , 
che pare fondata dal Vescovo S. Felice nel 401 , era 
parrocriiiale nel 1280 , e fu soppressa e chiusa dal- 
l' Eminentisslmo nostro Oppizzoni il 23 di Maggio 
del 1806. -S. Giorgio in Poggiale coli' unito Convento 
de' Padri Serviti poi de' minori Francescani , ed ora 
della Mensa Arcivescovile , trovasi nel circondario 
di S. Gregorio. Di tale Chiesa abbiam notizia fino 
del 1300; e venne soggettata a San Gregorio il 23 di 
Maggio nel 1806. Molta parU dell' antichissima par- 
rocchla di S. Lorenzo di Porta Stiera , esistente 
nel 1100, e soppressa e chiusa dal prefato Cardinale 
Oppizzoni , ta concentrata in San Gregorio nel 1806. 



Cosi una parte dell'antichissima P^irrorchia di Santa 
Maria Maggiore , soppressa purè del 1806 , venn** 
aunseotata alla cura di San Gregorio, dalla quale 
poscia, dieci anni dopo, fta tolta, ristabilendola Par- 
rocebia i mentre In qne* dieci anni era a sussidio 
della predetU Chiesa di S. Gregorio. 

Per tante ampllazioni la Chiesa in discorso ha 
molto estesa la cura delle anime , che sono al pre- 
sente 3800 circa : e confina colle Parrocchie di S. Pie- 
tro, de'CelestinI, di Sant'Isaia, della Carità, de'Santi 
Filippo e Giacomo, e di Santa Maria Maggiore. Essa 
contiene nella sua periferia quattro Chiese sussidiali 
o dipendenti: San Colombano; Santa Maria dell'Ora- 
zione di Giuspadronalo de' S. Bersani , San Giorgio , 
e San Prospero di Giuspadronalo di Monsignor D. Pie- 
tro Prof. Trombetti e dell' Avvocato Luigi Landlni. - 
In San Colombino non sono oggetti d' arte rilevan- 
ti , che due Madonne ; 1' una forse di Lippo Dalma- 
sio , 1' altra per avventura di Marco Zoppo : nella 
Madonna dell' Orazione vi hanno affreschi dello Spa- 
da , del Garbieri , del Massari e di altri discepoli di 
Lodovico Carraccl : in S. Giorgio sono due stupende 
opere del detto Lodovico, ed una magni flca del Tia- 
rini : senza dire di due buone copie da Annibale e 
dall' Albani , e d' una tela dell' Albani e di Simone 
da Pesaro : finalmente in S. Prospero vi ha la gra- 
ziosa architettura di Francesco Tadolini e di Alfonso 
Torreggianl. - E dai luoghi sacri notevoli venendo 
ai profani , è bello il palazzotto della Zecca , ne' Vet- 
turini, architettato convenientemente dal Terrìbillai 
e grandioso è il Palazzo Cataldi , rinnovato in que- 
sto secolo con pensiero di Giovanni Bassani. 

Tali sono le notizie storiche intomo alla Parroc- 
chia di San Gregorio ed alle sue dipendenze. Ed é 
all' animo un conforto il vederne oggi tutte le vie • 
con bella gara, fatte adorne; l'osservarne gli ediflzi 
pubblici e privati tutti vaghi di restauri e di addob- 
bi : e r ascoltare il cantico de' fedeli e il suono 
augusto dell' organo , nel luogo stesso dove appnnto 
quattrocentotrè anni prima udiva usi grida di popolo 
tumultuante, e besteromie di plebe contra due schiatte 
funeste , fatali : i Canetoli e i Ghisilieri , le case 
de' quali erano arse ed atterrate dal furor cittadino, 
per vendicare l'infausta morte dell'idolo dd popolo, 
Annibale primo Bentivoglio. 

Dottor Salvatore Mum. 






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52 — 



SAX PIETRO 



01 



CASTEL DEL VESCOVO 




|o)iìnioii« assai verisimile che nd 
Fpìano della Valle di Castel del Ve- 
lico to fqssero in antico , dominan- 
glì £triiiclii , i RoiMBi , e i Galli 
iBoi , una pih Ville di delizia , alcuo 
'tempio , pnMriico edificio , o fon'ancbe 
lina eitlà o contrada che era tuttavia io 
I |tifdi Birorcbè ad Ttt re Luitpraodo veoen- 
40 CO' Auoi «s«reiti a conquistare 1' Emilia 
Iacea che parta di quelli tenesse la vìa de' monti 
a torre a popoli il ritrarsi ed alibrzarsi ne* luoghi 
Montani. B piuttosto che ammetter quivi la (!ivolosa 
città di Garetta par plh prohahile che appo il Sauo 
éi GIótim sorgesse CaM Ferrane ( Cattrum Fo- 
ronUmum ) di cui non rimangono che poche e dubhie 
vesUgia. 

V nntko Castel del Vescovo sembra levasse sua 
firontt là dove or siede la Chiesa di S. Pietro, o dove 
è il palasso delle TùrreUe, mostrandosi più credibile 
che in qncst' ultimo luogo stessero i casamenti; e la 
Rocca dominasse nell' altro , di che porge indizio il 
trovarsi nominala in un documento del 1248 la ViUa 
a CaM del Véscovo , sulle rulne della quale ven- 
nero forse ad edificarsi le Torrette. Ma checchessia 
della sna antichità e de' luoghi eh' ivi stessero con 
altri nomi} pare che con quello di Castel del Vescovo 
non risalga ad origine più remota del XITI secolo , 
potcodoai conghietturare che quest' ultimo nome g^i 
derivasse non tanto dal lungo dominio che o' ebbero 
i Vescovi di Bologna , dall'affetto che villeggiando so- 
vente in esso gli posero , quanto dalla continuata { 
proteaiOBC in che il tennero , e dall' averlo fortificato 
di Rocca , di Torri . e di salda cinta dì mura , dal 
che venna fors' anco il nome di Chiutura dato a 
qua* hngni antichi che poi si rinvennero nel suo ter- 
ritorio. 

La prima certa menzione che trovlam fatta di 
esso nelle storie è nel 1220 nel Diploma con che Fe- 
derico n concesse ad Emieo detta Fratta Vescovo 
di Bologna e suoi successori la piena giurisdi- 
xione su varie castella , (re cui s' annovera Castel 
del Vescovo , e sua Corte. Ondecchè , catturato in 
tal anno nella piazza di Bologna un omicida di que- 
sto luogo , Enrico il reclamò , e volle satisfazione 
dèir onta. Bell* anno seguente poi Corrado Vescovo 
41 Metz e Spira , legato imperiale in Italia ampliò i 
privilegi d' Enrico su que* luoghi , de* quali godette 
la possettione in pace , fino al Settembre del 1237 in 



Tomo ii. 



I4** 



coi quistionando egli per alenne decime col Pretore 
di Bologna Pagano da Pietra Santa ebbe ricorso a 
Gregorio IX, che mandò Patmerio da Campagnola 
canonico lateranense a comporre le discordie , in che 
mettendo indugi , accadeva fk^ttento un delitto a 
S. Giovanni in Persicelo e mandandovi il Vescovo 
suoi ministri a punirlo , il nuovo Pretore Federico 
Lavelongo da Brescia vi spedi suoi sgherri a cacciar- 
neli i e a forzare cento Persiceteni a condursi a Bo- 
logna , e giurarle fedeltà in sua mano. Palmerio al- 
lora sospinto dallo sdegnato Pontefice scomunicava il 
Pretore i suoi Giudici , e Ministri ; ed Enrico , po- 
sta sotto interdetto la città , si riparava a Reggio. 
Invano il Papa a quelare le cose , usava 1' opera 
de' Cardinali Gregorio veecovo Pì^enettmo, ed Otto- 
ne di S, Nicolò in Carcere, che invelenitesi vieppih 
le parti, Jtomero Zeno, altro pretore, toglieva onni^ 
namente al vescovo il dominio di tutte le castella . 
positivi nuovi pretori. Al che stencatesi la pazienza 
del Pontefice da vescovi di Parma , Mantova e Spoleti 
facea scomunicare lo Zeno i suoi aderenti , e Bolo* 
gna tutu , imponendo infino agli scolari il partirsi 
dallo studio. Ma venuto a plh miti determinazioni il 
Senato, richiamava prima il vescovo (6 Luglio 1232) 
quindi rimessa ogni quistione in F. Giovanni da Ft- 
ceiua eloquentissimo Dominieano . questi a di 20 
d' Aprile 1233 , premessa di vota processione , ridusse 
tutti a concordia col famoso Laudo che pronunciò. 
Né fino al VM Insorse piii dissensione alcuna j anzi 
contendendo nel 1301 potenti famiglie da Panico, e da 
Bèdalo dall'una pariej da Vlzzana e Castel del Vescovo 
dall' altra le calmava il Consiglio congiungendole con 
vincoli di scambievoli nozze. E come compooeaosi di 
qneto simili contenzioni cosi taceano tosto le insorte 
nel 1302 fra Enrico , e Bologna per ' un mulino che 
sembra costrutto circa il 1248. Nel 1303 , o 1309 
avendo voluto il Senato sottopporre Castel del Ve- 
scovo al Pretore a Bandiera di Caprara il Vescovo 
Ulferlo il ft rimanersene , mostrando quanto ciò con- 
trariasse a giuramenti fatti nel 1302 al suo anteces- 
sore Giovanni Sacetli. Riroane dubbio , se I Vescovi 
rinunziassero , o perdessero la giurisdizione di questo 
Castello , sapendosi soltento che intomo al Se- 
colo XV ei passava al Comune di Bologna i e che 
allora egli avca territorio pib ampio del presente , 
comprendendo In sé buon tratto di Sosio Predoso , 
altrimenti detto S. Leo, Ancora ne provano la gran- 
dcxia e floridezn i ricchi mercati che vi si tacevano 



per due giorni a' 15 A* ogni mese , e che probabil- 
mente afean luogo pretto la FMana, oltre al Sal- 
to. E questi doveam attere ben rilevanti te quando 
il Consiglio di Bologna ebbe proibiti parecchi mer- 
cati pei delitti che vi si commettevano ci rimase in 
fra i quattro riservati. Nel 1313 esigendo il figlio 
del Conte Ugolino da Panko dazi! e pedaggi da* mer- 
canti che passavano per questi luoghi, il Podestà di 
Bologna ordinava si rifacessero 1 danni e similmente 
voleva che queglino di Castel del Vescovo corressero 
all'armi a suon di Campana a respingere gli assalti 
e le ruberie di Alberto di Axzo GaUuixi. Che se 
allora tornava tutto a quiete , i fuorusciti di Bolo- 
gna nel 1313 saccheggiarono crudelmente quel Ca- 
stello. Appresso perchè si àyt* dubbio , che , presi 
Bargi, t Casio, dal Capitano Balducci, potesse co- 
stui scendere a Bologna colle sue orde , il Senato a 
chiudergli il passo fé murare una Bastia a Castel del 
Yescovo, che pare fosse vicina al Sasso o ad un Pa- 
laszo di delizie de' Conti Ranuzzi. Ma liberati questi 
popoli dall' esteme discordie all' interne si diedero ; 
e quindi divide? ansi in due parti , che venute all' ar- 
mi nel 1415» la vincitrice, assediati diciassette degli 
avversari in un Palazzo de' Pepoli , vi appresero il 
fuoco e vivi vivi li abbrncciarono. Eccesso degno di 
gravissima punizione , che però il Senato castigò sol- 
tanto col bando de' malfattori. 

Ebbe' questo Castello anch' esso uomini di conto , 
poiché nel secolo XIII lo abitava lìnGatparino de' No- 
tili di conUdo che fu de' Deputati dal Consiglio 
nel 1393 a gire cogli Ingegneri sull' alpi , affine di 
dedurre in città V acque della Dardagina. Questi in 
Marzo 1399 fti uno degli Anziani, come in Maggio lo 
fu un Giovanni , forse della stessa famiglia- 

Trovandosi poi che Suor Giofxmna di Riccobaldo 
a 3 Novembre 1298 lasciava una casa e podere a 
Suor Maria d' Ugolino da Castel del Vescovo resta 
dubbio se fossero in esso Monache Terziarie che inse- 
gnassero a fanciulle; ovvero se la Maria quivi nata 
fosse suora di alcun ordine. 

Non porge la Storia nissun altro avvenimento no- 
tevole; che risguardi questo luogo; se non che fa ri- 
cordo , che allorquando GIULIO II erasi recato a Bo- 
logna all' intendimento di cacciare i barbari dall' Ita- 
liane contrade (impresa cui alla voce dell'immortale 
PIO IX tende ora tutta quanta la Penisola nostra) a 
di 19 Febbraio del 1507 dopo ammesso al bacio del pie- 
de Alfonso Duca di Ferrara, venivasi a Ponleccbio, 
e quindi a Castel del Vescovo , ove intrattcnevasi a 
lauto pranzo presso Giovanni Stefano Ferreri tra- 
ttato dal Vescovado di Vercelli a quello di Bologna : 
cui tomavasi dopo la Mensa Giulio seguito dalla sua 
nobile e nnmerosa comitiva. 

Facendo passo da ciò all' istoria naturale del paese , 
dirò coli' Albera ( Descrizione dell' natia p. 301 ) 
che si traggono da questi ameni colli, i soavi ma- 
seaUUi . e le bwme Vemaeeie , ed altri delicati 
fnttti saporOi, ed in particolar modo pere , pesche 
e mandorle , crescendovi non pochi Olivi , Celti e 
Querele, abbondando i pingui patcoli, e i grani d'ogni 



tpezie. Acque ht molte fira cui stimansi sovra l'altre 
la Fonte deQ' Asino \' acqua della Spugna , delta 
Bixxola, e la ferruginota che è alla Serretta. Il ter- 
reno è al tutto loffligliante a queHo della protsima 
Cura di S. Lorenso di cui dirò in seguito , ed è 
a por mente che il Calindri assicura aver qui trovati 
minerali di Rame, e varìi pezzi d'Agata bellissimi 
e durissimi. 

SpetU ora Castel del Vescovo . siccome Appodia- 
to , al comune di Praduro e Sasso , standosi sog- 
getto alla Giusdicefixa di Bologna : le genti abita- 
trici di esso ( che dagli antichi estimi appare fossero 
polenti e ricche ) ascendono al numero di 330 , oltre 
la metà delle quali abita nel gruppo di case unite 
che dicesi Borgo , o nelle sue vicinanze : avendo la 
Parrocchia di S. Pietro contermini le altre di ilfon- 
gardino, Monieckiaro, Pontecchio, Castel del Ve- 
scovo S. Lorenzo , e Sasso Predoso, detto volgar- 
mente S. Leo. 

Non si hanno notizie certe del tempo in che venne 
fondata la Parrocchia di S. Pietro ( avnU oggi in 
cura dal M. R. Sig. Don Gaetano mgnani } e solo 
trovasi ricordata negli Elenchi del 1378. come dipen- 
dente dal Plebanato di S. Stefano di Pontecchio . 
cui appartiene tuttavia ; essendo poi certo , che fn 
sempre di libera collazione della Mensa. Questa Chie- 
sa , che disU dieci miglia da Bologna , e si vede in 
bel prospetto suU' alto del colle che si eleva disopra 
del Borgo è di fabbrica moderna , e assai decorosa 
internamente , come qnella che si allunga per 43 pie- 
di , si allarga per 30 e s' innalza per 33 , avendo 
altresì un ristretto coro cogli stalli di noce dietra 
r aliar maggiore , sul quale si ammira con altri 
santi S. Pietro ( la cui festa titolare si fi a' 39 di 
Giugno ) figurato in bella tela da Paolo Caraeei. I 
due altari delle Bande sono intitolati uno alla Ma- 
donna del Carmine , e l' altro al Santissimo Croci- 
fisso. Scrive il Calindri che nella Sagrestia si vedeva 
una B. V. del Gwrcino , che ora pifi non esiste. 

Questa Parrocchia ha nel suo distretto gli Oratori 
della Santissima Concezione del Borgo . di 5. Apol- 
lonia del Borgo . di S. Michele Arcangelo de' Cipres- 
si , ollra il celebre Santuario della B. V. del SasiO . 
fondato da FV. Giovanni da Panico nel 1383 , mo- 
dernamente rifallo dalle fondamenta nel 18f7 in ele- 
gante Chiesa con due altari laterali , tutto in vol- 
to , e sua canonica unita. Il simulacro di M. V. è 
allo da due piedi e in iscoltura colle mani giunte, e 
il Bambino in grembo. Fu fatto nel 1400 , e rì- 
stauralo iì»\ Senatore Nicolò Sanuli , già Conte 
della Porretta. 

Ricorda in fine il Calindri una piccola Celletta aa- 
tichissima , che i paesani dicono Ospedalino . sacro 
a Sonia Liberata . a cui venivano recati a benedirsi 
i bambolini appena nati , ora quella immagine di 
Santa Liberata è stata collocala nella Chiesa Parroc- 
chiale e serve di sotto quadro all'Altara della B. V. del 
Carmine celebrandotene con pompa ogni anno la tua 
fìetU li 18 Geonaio. 

G. F. Ramsiui. 



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DI 



CASTEL DEL VESCOVO. 




■rendo nelle antecedenti parole che 
iriguardano la cura di S. Pietro di 
iCastc! del Vescoro dato non brere 
^rasgaaglio delia storia civile di cosif- 
flitto paese; nel trattare ora deli* altra 
^Parrocchia di S. Lorenzo . che ne è 
•rte , e da esso prende II nome , per non 
amare sul già detto mi restringerò alle 
Mhe speciali contezze che si hanno di 
BM; ignorandosi al tutto avvenimenti par- 
e potessero illustrarla in alcon modo, 
tuttora avvolta nel buio de' secoli 1* età in 
Bime fondata non essendovi monumento al- 
l' additi ; trovandosi soltanto che nel 1378 
■' è a' nostri dì soggetta al plebanato di 
) di Pontecchio. Mostrano quindi antichi 
, che nel 1436 ne apparteneva il Gius pa- 
Giovanni Pirondelli , Antonio Nordoli , Do- 
puroli , e Bino Atdrovandi , detto Voud- 
ci anni dopo aggiungevasi Melchiorre Viz- 
fl 1456 Bartolomeo Cavrara co' figliuoli ed 
latro Tassi , ai quali tutti succeduto Ales* 
Gaspare Vasselli , questi a' 19 febbraio 1607, 
I Giovanni Felini (acconsentendo il pio Ar- 
yfonso Paleotti ) ne faceva ampia e libera 
al Conte Romeo Pepoli ; e quindi I Parro- 
.orenzo, da discendenti del Pepoli vennero 
Binati. 

da Porta Saragozza , e dilungandosi un 
a da Bologna sulla strada che per la Por- 
i in Toscana incontrasi presso la sinistra 
eso posta nel piano della sua spaziosa e 
▼alle la Chiesa Parrocchiale di S. Lorenzo , 
dal ilf. R. Sig. Dm Angelo Cotla. 
^arrocchia ha una piccola Borgata od luo- 
I Cà M pozEO di Ire o quattro famiglie , 



ed un'altra maggiore alla JMimiiimadi sette famiglie, 
e circa quaranta abitatori. E qui era la celebre casa 
abitata dal CoUmna , ove a' tempi di sede vacante 
si è battuto moneta. Sulla Torretta di tal casa it- 
desi tuttora lo stemma gentilizio dei Colonna da* quali 
passò a' Principi hunccmpagid ^ ed ora al aigaar 
V^nmeneo BosH che possiede ancora il PaUuum 
ddl'Armi già appartenente alla nobil casa PtpoH , 
ove sono da quattordici famiglie, formanti no 50 ani- 
me. E tutto il distretto dalla Parrocchia ne contiene 
circa 450 , ed ha confinanti i territorii di Pontecchio , 
Castel del VèicovoS. Pietro, MonieMaro» e mercè 
il Reno BaUidixto, e Tixzano; trovasi soggetta al 
Governo di Bologna^ e locata nel Comune di Praduro 
e Sasso. Verso la metà dello scorso secolo , e forse 
fino alla calata de' Francesi in Italia nel 1796 era di- 
pendente dalla Massaria di Castel del Vescovo S. Pie- 
tro, eleggendosi però il Massaro vicendevolmente da 
questa e dall' altra Parrocchia di S. Pietro. 

Pura , lieta , e molto salubre è l' aria che vi si re- 
spira , temperato e dolce né è il clima avendo suolo 
aroeoissimo e ubertoso d* ogni genere di grani , di 
fieni , gelsi , legna , frutta , ghiande : e sovrattutto 
di vini squisiti quali anno la Vernaccia , la Malvagia , 
I* Aleatico , ed il Moscato. Arena e ghUia ne forma- 
no il suolo che snl eolle è piuttosto sabbioso , parte 
indurato come Tufo , e parte sciolto sostenuto da una 
base di creta r«nerìna e bianca mista a sabbia gial- 
lastra, che quanto pib si mostra alla superficie decol- 
li , altrettanto li rende attissimi alla produzione del- 
l' uve che formano la ricchezza rurale del paese. Co- 
desta base cretosa , tagliata a quando a quando da 
talun strato di argilla e di ghiaia fluviatile vien 
scendendo dall' alto de' colli infin al fondo della val- 
lata stendeBdoii benanco al disotto dell' Alveo del 
Reno. 



Nel 1818 nel luogo Mmdaiuxri a cui ti accede pel 
Jlto K(Bfde si discoperse un'acqua minerale molto sa- 
lubre die meritò venire descritta dal celekre diimico 
signor Prof. Gaetano Sgarzi. 

Assai decente è la Chiesa di S. Lorenzo tutta io 
volto nel cui Aitar principale è da ammirarsi il qua- 
dro del Santo titolare ( la cui festa celebrasi solen- 
nemente a' 10 di agosto. ) Rappresenta esso il mar- 
tire S. Lorenio , Santa Lucia , colla BeatisH- 
ma Vergine in alto. Pensa il Oallndri che questo 
sia lavoro di Ftaneueo Albani , detto VAnacrem' 
te della friiiura, ma è l'opinione d'altri intelligenti 
che sia piuttosto del Gennari, Fu esso per cura del- 
l' odierno parroco restaurato e pulito per mano del 
signor Marchese Virgilio Dacia caldo amatore del- 
l' arti del disegno. 

Nulla che abbia merito d' arte si vede ne' tre altari 
de* lati ; degno però di osservazione è un pezzo di 
Musaico a fiori in pietra dura ; il quale affinchè sia 
conservato venne congiunto al lastricato della Pre- 
della del primo altare a destra di chi entra la Chie- 
sa. Tale musaico fu trovato dal Parroco Don Luigi 
Zanelli antecessore del Costa , scavando un terreno 
nelle Ticinanze delia Chiesa , ov' ebbe a rinvenire 
ancora alquanti cadaveri , molte medaglie e monete 
antiche , fra cui tre o quattro d' oro. Il Costa inoltre 
potè vedere altro gran pezzo di Musaico sotto al vec- 
chio Cimitero , che era collocato dirimpetto alla Chie- 
sa ; e che nello scorso anno fu rifatto di nuovo a 
poca distanza di quella. Tutto ciò , e il trovarsi a 
quando a quando mura sotterranee e pezzi di mar- 
mo; e essersi rinvenuta nell' eseguire uno scavo da un 



CoBtadioo pochi di sono, una Intera Camera 41 qnal* 
che estensione in un terreno già de' Conti Ranuzzi , 
oggi del signor Marchese Banzi » porge fondamento 
a credere che in questo sito foste , se non la poco 
creduU città di Garena , almeno una parte di Co- 
ilei Ferrane , o d* altro luogo antico e molto 
abitato. 

Congiunta alla Chiesa è la Canonica di semplice e 
grata eleganza presso cui si eleva lo svelto e bel 
Campanile. 

Il Circondario di questa Parrocchia ha i seguenti 
Oratori. 

1. S, Bartolomeo, Oratorio pubblico nel luogo detto 
la Maranina, spettante al signor Francesco Rossi. 

2. Il SofUisiimo Nome di Maria, Oratorio privato 
di proprietà delle Putte di Santa Croce. 

3. S. Giovanni BatUUa, oratorio pubblico nel Pa- 
lazzo dell' Armi del signor Rossi suddetto. 

4. Santa Caterina, or dedicato alla Beata Vergine, 
del signor Avv. Zanolini. 

5. S. Francesco d' Assisi, Altro Oratorio privato 
de' signori Alberghini. 

6. Cappella privata de' signori Ferri dedicata a Mi- 
na Vergine. 

Il Calìndri f Diz. Corogr. Voi. 2. p. 214 ) ricorda na 
altro Oratorio di Santa Maria degli Angioli, già della 
Casa Armi, poi de'Conlt Pepali -, che forse è lo stes- 
so che quella del Nome di Maria; od altro distrutto 
nelle fortunose vicende che tutto sconvolsero ali' en- 
trare del preseote secolo. 

G. F. Rambblli. 




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DETTA DE^ MENDICANTI. 




I óDiìf nor Alfonso Paleotli , secondo 
f Arcivescovo di Bologna, U giorno 
ìpHmo di Giugno del 1600, (pint- 
' tOitochè li SQ di Gennaio, come da ta- 
luna fu sUiftpato) pose la pietra an- 
' golirc della fabbrica di Santa Maria del- 
pjetl , riftU con questo titolo, perchè 
destinata a luogo di convegno per poveri 
orfanelli ineMknnEi, (che sino dal 1567 abi- 
ti» iu àkune case vicine) i qnali vi soddisrecero 
Itto esercizi di pietà e religione Ano al Luglio del 
• «la cni venne decretata sussidiale della Par- 
9cUa di Santa Maria Maddalena ; e seguitò in siffat- 
fMlitk fino al primo giorno d'Aprile del 1816; 
1 fatte giorno I* odierno Arcivescovo nostro Signor 
tNHatle Carlo Opplzzoni la eresse in Parrocchia li- 
ti , sottoponendo alla sua cura quasi tutta la po- 
itiloae che una volta appar^neva alla Parrocchia 
iptesat de* Santi Leonardo ed Orsola. 
Mtltco Mainardi, parlando di Ule Chiesa de' Men- 
rtati» dice che prima del 1600 i poverelli mendi- 
■ti erano a San Gregorio , fuor di Porta San Vita- 
» dov* oggi è lo Spedale e la Casa di Ricovero : ed 
tlange che il 20 di Gennaio del 1567 i giovani po- 
»ctt Tennero processionalmente in Bologna , con 
iattrrento del clero , ponendo stanza In una casa 
«iatt da un Roberto Malvezzi i restando fuori 
thM e le donne. L' anno poi 1573 ai 24 di Marzo 
fiect una processione generale per sovvenimenlo 
MI* Opera de' Mendicanti, e raccolsero d'elemosina 
r« MO. fira le quali 4000 donate da Mona. GUmbat- 
tu Campeggi Vescovo di Maiorica. L' anno 1508 
^ estere piccola quella Chiesa dove gli orfani men* 
iatati tolevano raccogliersi) comprò I' Ammniist/t* 
iaiat de' Mendicanti alcune case a mano destra per 
fefebrlatrvi un sacro ediflzio : e fu quello onde Mon- 
ifntre Alfonso Paleotti pose la prima pietra. - Fon- 
ala la Chiesa de* Mendicanti . l'anno 1608 venne 
Ifeerla ; ed essendo Chiesa de' poveri , fu intitolata 
Ila Pielb , ed è ancora. 

Alle qnali parole del Mainardi recheremo correzio- 
^ , dorè tono inesatU , e ciò attenendoci a certe no- 

TOMO 11. 15 



tizie attinte da va Libro che eonscmsi aett'ArcbU 
vio dell' Opera dei Mendicanti. Tale libro , sUmpalo 
o pel Benacci nel 1574 e ristampato nel 1608 , di- 
ce che il giorno di feste 18 Aprite 1563 , aduna- 
ti nel cortile del Vescovado indifferentemente tut- 
ti i poveri mendici che altera si trovavano in Cit* 
tà , e fatta una solenne processione , con ima lar- 
ga elemosina del popoto, furono guidati in ordi- 
nanza tutti insieme alla casa di San Gregorto , a lan- 
de e gloria ddte Divina Maestà. - A tele Opera dei 
Mendicanti nel principio non fti assegnate altra abi- 
tezione che il luogo di S. Gregorio , anticamente de- 
putato al servizio di poveri appestati del paese ; ma 
perchè , essendo poi col tempo cretcinte l' Opera , 
quel luogo non era capace a tanta gente che vi ti 
raunava , e non era sufficiente per tutte le occorren- 
ze dell' Opera ; fn necessario dell' anno 1566 che si 
comprasse dal Cavalier Roberto Malveizi la casa po- 
sta in Istrada S. Vitele presso alla Porta , dove si 
diede ricetto addi 20 Gennaio 1567 a molti poveri di 
detta Opera , ed in particolare ai putti che ogni gior* 
no si mandano alte botteghe perchè imparino akun- 
esercizio , ed a quelli che si mandano per la città 
raccogliendo flmosine (cosi il Libro dell*Archivte). 

Quest* edifizto , onde s* ignora il primo architetto , 
è falso che avesse te porte a settentrione, e che poi ve- 
nisse voltete a mezzodì come alcnni hanno scritto. 
L* ediRzio fb sempre alla stessa guardatura di cicte , 
e venne fatto dalle diverse rappresentenze delle arti 
ognuno per te proprte Cappella) dal 1600 in avanti. 
Ma poiché trovavati coperto a palco , venne vòlteto , 
cioè coperto in vòlto nel 1667 e Bnito il trente di 
Giugno , con disegno di Mastro Bartolommeo Beili , 
detto Bartoto , ArchUelto del Reggimento , morto nel 
1676 , e con opera muraria dei fratelli SteCsno e Ber- 
nardino Bonnini cni furono pagate (secondo il dili- 
gente raccoglitor di notizie Marcello Gretti) lire 7780. 
Nò poteva la Chiesa esser volte all' opposto di quel- 
lo che sia presentemente ; si perchè doveva avere 
l' ingresso dalte strada maestra , si perchè (avendolo 
all' opposto lato) converrebbe dire che ivi fosse sta- 
te una via aperte. Ma non c'è piante di Bologna, 



benché antica , la <i!ta1« mostri àkmiM atrada né via 
pegli orti die accerchiano il sacro edifizio io diseor* 
so i laonde chi diaac pel pruno voltata la Chiesa dei 
Mendicanti , la disse coperta in vòlto » o bob altri- 
menti. 

E siccome in Bologna Tidea di pietà è idea santa 
potentissima ; cosi , ad abbellire una Chiesa di que- 
sto none, gareggiarono col Senato le Compagnie del- 
le Arti , per lasciare ai tempi avvenire un testimonio 
della loro divozione. Ed al fine di rendere sontuosa 
una tale Chiesa , concorsero coi signori compadroni 
i pili celebri pittori e scultori della scuola bolognese , 
che ilella scienza per esso loro posseduta lasciarono 
insigni monumenti. 

Diffìitto in questa Chiesa erano un giorno stupen- 
de pitture dd Passerotti , delia Fontana , di Guido , 
del Cavedoni , del Valesto , del Tiarini , del Mastel- 
letta , di Lodovico , e del Cesi. Le quali stupende ope- 
re , carpile in grau parte dai Francesi nella loro in- 
vasione del 1796 , furono portate a Milano , poi a 
Parigi , ed a Lione . d' onde alcune ritornarono per 
comporre la nostra inclita Pinacoteca ; ed altre rima- 
sero oltremare ed olir' alpe , a fare aperla agi* invi- 
diosi stranieri la prodigiosa possanza dell' ingegno 
artistico italiano. 

Air aitare primo pertanto, sulla destra di chi en- 
tra in Chiesa, dentro l'ancona disegnata da Gio- 
vanni Torri , e adorna di statue di Francesco Siivi è 
un dipinto di Bartolommeo PaSsarotti , rappresentan- 
te Sant'Orsola colle Vergini. Questa tavola piut- 
tosto di pregio fu sostituita ad una di Alessandro 
Tiarini ( i sospetti di S. Giuseppe dileguati dall' An- 
gelo) trasportata in Francia nel 1796, e conservata 
nel Museo reale di Parigi. Quivi è un soltoquadro di 
Domenico Ramponi , che rappresentò S. Francesco di 
Paola. - Il secondo altare è quello delle Reliquie, e vi 
ha nna tela di frontale, dipinta con molta valentia dal 
vivente Onofrio Zanotti. Di tale altare devesi il dise- 
gno ai fratelli Zauarini , che hanno condotte le scul- 
ture sopra e gli ornati di gesso. Le pilastrate latera- 
li , d' intaglio in legno , erano all' esterno della Cap- 
pella ottava, dedicata a San Giuseppe. Il corpo di San 
Donato martire , visibile sotto la mensa dell' altare , 
stava per lo addietro sopra le scafette dell' ultimo 
altare, cioè quello della cappella undecima della 
Chiesa. Del terzo altare , che fu della Compagnia 
de' Salaroli 1* architettura e le sculture erano di Er- 
cole Fichi. Tali scolture stavano all'esterno sopra l'ar- 
co della Cappella . e consistevano principalmente in 
due grandi angeli d' intaglio in legno , che sostene- 
vano lo stemma della Compagnia de' Salaroli. La 
tavola attuale del S. Francesco Regis, con altri Santi 
è di Ercole Oraziani -. povera sostituzione alla bella 
tela di Lodovico Carracci , il quale flgurò la vocazio- 
ne di San Matteo pubblicano , l^tto seguace ed Apo- 
stolo di Cristo. Attorno alla Cappella vi sono storielle 
di S. Matteo dipinte dal Berlnsio.- L'architettura del- 
la quarta Cappella è di Sebastiano Fiorini. Le sculture 
sono di Carlo Bonaveri. Ai laterali stanno due pittu- 
re dei Cavcdone , relative alla vita di Sant' Alò , pro- 



tettore de' Ferrai , cai apparteneva l' altare. Sapra 
l' alUre è on Crocifisso del Mirandoto : ed una volU 
vi avea un miracolo d*arte dd Cavedona (San Pe- 
tronio e Sant' Alò) che ta IrasporUto a Parigi nel 
troppo fSsmoso anno 1796 , e ^oindi riportato a Bo- 
logna, per arricchire la nostra insigne Pinacoteca. 
I Bassirilievi nella vOlta , rappresentanti la Fede » 
la Speranza e la Carità , sono di rame , barbarisn- 
mente imbiancati. Altri bassirilievi simili adomavaao 
le pilastrate ed il soprarco fuori della Cappella : ora 
sono stati tolti , come V altro bassorilievo della Pie> 
tà , nel peduccio del Quadro , ove al presente è no 
tabernacolo , con pittura di Lodovico , trasportata 
quivi dalla chiesuola di S. Giobbe. Le due colonie 
dell' ancona sono di rame dorato j le sculture d' or- 
nato sono di legno. Alla bocca dell' arco d' ingresao 
eran due angeli di gesso, che sostenevano lo stemam 
della Compagnia del Fabbri. Al quinto altare, già 
delia Compagnia degli Speziali , è una Santissima AB* 
nunziata , languidetta opera di Gian Luigi Valesio . 
dentro un ornato di Giovanni Lambertini. Gli an» 
geli , che un di si videro all' esterno della Cappel- 
la , reggevano I' arma del sodalizio proprietario. 
Magnifico , notevolissimo era una volta 1' aitar mag^ 
giore per la famosa Pietà di Guido Reni. L' Illustris- 
simo Senato di Bologna acquistò nel 1600 la proprietà 
della Cappella , architettata da Antonio Polluci detto 
Levanti, morto nel 1663. Il Dentone la dipinse : Cle* 
mente Molli fece i dossali del coro. Guido il divino con- 
dusse la tela peregrina in vastissima dimensione. Fat- 
tane poi conquista dai Francesi , ne tu sostituita nna 
di Antonio Balestra veronese, e di Pietro Fancelli bola- 
gnese vivente. Ora però vi ha una copia della tela prt- 
fata di Guido, eseguita con merito non comune dal vi- 
vente prof. Clemente Alberi : tenendo l'originale me- 
raviglioso il primo posto nella prefala Pinacoteca. 
La copia dell' Alberi vi fu posta nel 1S4I , tre an- 
ni dopo che tutto l' ornato dell* ancona venne mes- 
so ad oro. Nel centro della vòlta è un Padre Eterno 
dipinto da Lorenzo Praozini; e sopra, all' imboccatu- 
ra della Cappella , era già un grandioso stemma di 
Bologna , con attorno magnifico ornato. Ma questo, 
e tulle le Armi delle Arti che fecero a spese loro le 
Cappelle , furono levate , or sono circa venf anni , 
dal prof. Leandro Marconi. - Nella vicina sagrestia 
sono pitture del Bagnacavallo e della esimia e sven- 
turata Sirani. - La Compagnia degli orefici fece ar- 
chitettare al Torri la settima Cappella , dove il pre- 
detto Silvi lavorò sculture in gesso ed in legno. In qne- 
sta Cappella la tavola del Sant' Eligio che fa ele- 
mosioa , e i tre quadretti nella vòlta e nei laterali 
sono del ferace e veramente classico Tiarini. L' orna- 
to dell' altare non è pih I' antico , dov' erano figoft 
a guisa di termini. - Ed eccoci all' ottava Cappella , 
dell' ex Compagnia dei Falegnami. L' architettura è 
di Sebastiano Fiorini , con ancona in marmo e scul- 
tura in gesso e in legno di Cammillo Mazza. La ta- 
vola della fuga in Egitto è flra le cose migliori del 
Donducci o Mastelletta , di cui sono ancora tatti i 
quadretti che fanno ornamento nella Cappella. I 



MttOfoadfoM 8.FJnuictMo4i Salet èdcU'Aagè.- Yto- 
M apuretio la Cappcna gii dcH'Arta de'ScUiaoli. 
V ardtf teltara è di Gianpaolo BoncoaU , che dipinae 
BcHa parta iofcriora dm atorialla di San Giobbe , ad 
olio lo tela. La Kultm In geaao e l' ornato erano di 
Gabriele Fiorini i ma U Marconi la apofUò per sem- 
pUicarla. GII aftvachl deQa f<6IU aono opere patite del 
Catedooi. Qui è il quadro di Latinia Fontana , che fi- 
gurò Geth Criato saxiante le torbe con cinque pani e 
due peKì : e tiene vece del famoso San Giobbe di Gui- 
do Reni; stupenda delicaU pUtura.da lui compiU sul 
1636 nella sua terza maniera limpidissima ; la quale 
dipintura tu portata in Frauda dai sedicenti amici de- 
vastatori: ed oggi adoma la maggior chiesa della città 
di Lione. - Le ultime due Cappelle hanno tavole del 
Cesi t Sani' Anna In estasi abbellisce la Cappella deci- 
ma » un Crocifisso con Santi la decimaprima. Sopra 
l' altare della Sant' Anna . il cui ornato è di Ga- 
briele Fiorini » veggonsi i due angeli d' ioUglio in 
legno , che stavano io antico sopra l' arco della ter- 
la Cappella , aiccome abbiam dato. - E qui aggiun- 
geremo cbe il magnifico cancello all' ingresso della 
eappella nona è di ferro cogli ornamenti d' ottone : 
cbe il Umburo a sostegno della Cantoria , e quesU , 
t la cassa dell'Organo, sono del predetto professore 
Marconi ; mentre l' organo è del Bersanl , rimoderna- 
to dal vivente Mazzetti. - Le mense poi degli altari 
aooo atate eseguite colla direzione e col disegno dei 
fratelli Zanarini , i quali pure hanno ridotto a lor 
talento l' altare maggiore. - E questi sono gli ogget- 
ti d' arte, si d* oggi che del passato , nella Chiesa in 
diacorao . il cui portico esteriore coi tre ingressi fu- 
rono orchitettora di Giambattista Torri. 

Questa Parrocchia , che conta 2300 anime , non ha 
vtrooa Chiesa di sussidio : bensì nel suo circondario 
fi è la Chiesa di S. Leonardo degli Orlimi e delle Or 
bue Mendicanti , la quale trovasi in Istrada S. Vitale, 
ali* oppoata parte del Tempio della Pietà , e situata 
fra i due conservatorj d'ambi i sessi. - L'origine di 
tale Chiesa riferisce alla pih remota antichità , dap- 
poiché dicrai rifabbricata nel 1203 ; consecrata il U di 
SettCBbre del 1217, e non del 1216; restaopta nel 
1802 i e già Parrocchiale prima del 1228. E questo 
rilevasi da un atto del Capitolo della Metropolitana , 
che leggesi nel libro detto delle Asse a pag. 38. Es- 
M per certo era descritta nel Campione della Mensa 
od 1378, tra le Cappelle del Consorzio di Porta Ra- 
Teooate. Volgendo poi il 1534 fu ampliata e rinnova- 
ta i e con Bolla di Papa Paolo III del 12 Detembre 
tsm fu conceduta alle Monache Cistercensi di Sant'Or- 
aola , eh' ebbero stanza neir annesso Convento fino 
oBn loro soppressione. Di nuovo fu consacrata nel 
US9 , e rifabbricata in vòlto del 1658 . sul disegno 
di Antonio Uri. 

Ai tempi del Malvasia vedevansi in questa Chiesa 
molti magnifici dipinti nelle sue dodici Cappelle. Al- 
la prima un San Girolamo di Gabriele dagli Occhiali; 
alla seconda una Madonna ed alcuni santi della scuo- 
la dd Bagnaca vallo ; aUa terza un Sant' Antonio di 
niaabetU Sirani; poi una Pietà; ed un Battesimo 



di Nottro Sigoéios t no 8. Ftaoeateo; ad aT aitar 
maggiore 11 Martirio di Sant*Ofaola, stupida ope- 
razione del grao Maestro Lodovico , vaga di atlle e 
di colore come le cose pih venuate de* buoni vene- 
ziani. Appresso vedovasi una statua di 8. Leonardo 
d' Alfonao Lombardi ; poi una leggiadra tda del pre- 
fato Lodovico , che dipinse Santa Caterina in earee-, 
re , che converte alla fede cristiana la moglie di Mas- 
simino imperatore , insieme a Porfirio ; dietro veniva 
un' Annunziata di un allievo ed imitatore del Calvart ; 
poi una Madonna del Rosario coi Misteri attorno; e 
un Crocifisso dipinto sul muro nella Cappella dodice- 
sima. La Guida poi del 1782 alla pagina 44 , parla 
ben diversamente j il che mostra come nei cento an- 
ni dal Malrasia in avanti , si fossero già mutate le 
cose per rispetto a tale Chiesa. Essa poi fta conver- 
tita ad usò profano , e durò senza culto fino 
ai 13 Novembre del 1822; nel quale anno, essendo stata 
ceduta coll'annesso convento all'Opera de'Mendicanti , 
venne riaperta , dopo avervi fatti non pochi restauri. 

Ora non vi hanno che tre altari , ma con magnifi- 
che pitture. Al primo è un Annunziata del Tiarini , 
di squisito concetto: al maggiore la Sant'Orsola snm- 
mentovata del celebre Lodovico: al terzo la Santa Ca- 
terina del medesimo gran maestro. L'ornato dell'ai- 
tar maggiore è dipintura del vivente Onofk'io Zanot- 
ti : e tutta la Chiesa è d' una mirabile e decorosa 
semplicità. 

Altre due Chiese vedevansi una volta nel recinto 
della Parrocchia de' Mendicanti : quella de* Santi Se- 
bastiano e Rocco • e qudla contigua del Conservato- 
rio di Santa Marta. Nella prima , . che apparteneva 
ad una Confìratemita di benemerite persone > e che fu 
eretta nel 1506 , osservavansi nel 1686 , lateralmente 
alla porta , due begli affireschì di Orazio Samacchini. 
A metà del secolo scorso fu risarcita con archi- 
tettura , dipinta d' ornato e di figura da Vittorio 
Bigari , confratello dell' unione pietosa , la quale 
assisteva I ravveduti che venivano al lume della 
nostra fede , e gì* infermi cronici dello Spedale di 
Sant' Orsola. -La Chiesa poi di Santa Marta , era 
piccola , antica e architettata da Gaspare Nadi. Ma 
nel 1813 (consentendolo il superiore ecclesiastico) tale 
Chiesa fu convertita in una spezieria , quando cioè 
le Orfane Mendicanti passarono da Santa Caterina in 
Santa Marta : ciò che meglio vedremo , trattando dei 
luoghi notevoli contenuti nella Parrocchia in discorso. 

Luoghi notevoli sono dunque in oggi gli Orfanotrofi 
de* Mendicanti , i quali ( secondo si è potuto ricavare 
dall' Archivio di Sua Eminenza Reverendissima , il 
signor Cardinale Carlo Oppizzonl Arcivescovo nostro, 
che tiene a cuore quando spetta al lustro della Dio- 
cesi ) ebbero la toro orìgine nel 1563 , per cura 
de* Magistrati , Gentiluomini e Cittadini di Bolo- 
gna con breve di Papa Pio IV del 27 Novem- 
bre dell' anno 1560 ; in virtù del quale venne 
eretto uno spedale per alloggiare e nutrire i veri 
poveri costituiti in estrema necessità , e tanto 
mendici ed abbandonati che avrebbero vissuto e dor- 
mito con iscandalo per le pubbliche vie. Il primo 



luogo per tali poveri ta a San Gregorio (siccome s'è 
detto più sopra ) fuor di porta S. Vitale , ove molti 
d' ogni età e sesso ne vennero chiusi , per le fervide 
esortazioni pobblicbe e private dd Reverendo Padre 
fra Teoflk) Galloni da Treviso, che predicò in San Pe- 
tronio nella Quaresima dall' anno 1563 } colla proto* 
aione efficace di tutti i superiori deUa città , e del 
Vescovo nostro Giovanni Campeggi , e mediante le 
grossissioie limosine di Monsignor Giambattista Cam- 
peggi Vescovo di Majorica aggiunte ancora le contri- 
bufioni di molti Conventi e Monasteri di Religiosi. 

E poiché il numero de' ricoverati si accrebbe di mol- 
to ; ecco a S. Gregorio fuor delle mura lasciarsi le 
donne e le zitelle orfane : i cronici e vecchi d' ogni 
sesso passare nel 1592 a Sant' Orsola ( ora spedale 
e prima sino al 1546 Convento di Monache Cister- 
censi.) -Nella città, poi in via san Vitale, in luogo 
attiguo di quello , dove poi fu eretta la Chiesa 
de' Mendicanti , ebber ricetto i giovani maschi ed 
orflsni • eome piti sopra s' è toccato. 

Avvenuta quindi nel 1798 la soppressione de' Con- 
venti de' Regolari , furono trasferiti questi Orfani 
Mendicanti, nel 1799, al Monastero di San I^eonardo 
( presso l' indicata Chiesa sopradescritta ) per cessione 
Che ne fece il Governo. 

Ed ecco I' antica loro casa data in affitto a parti- 
colari s ed ecco gli Orfani , sino al 1809 , starsi rac- 
colti in San Leonardo. Ma istituita quivi la casa 
d'Industria, e partite dall'annesso Istituto di Santa 
Marta le zitelle del Conservatorio , che vennero unite 
a quelle del Baraccano; ivi (e in una parte del vici- 
no luogo de' Santi Rocco e Sebastiano ) furono ricet- 
Uti gli Orfanelli Mendicanti. 

E poiehè le Suore Vallombrosane di Santa Cate- 
rina in istrada Maggiore più non esistevano : così 
nel vuoto monastero , che fu prima per alquanti 
mesi Caserma militare, vennero poste le zitelle men- 
dicanti , nell' anno stesso 1799 , in cui gli Orfanelli 
Mendicanti ebbero il luogo di Santa Marta. 

Sciolta poi la casa d' Industria , vennero trasferite 
a San Leonardo le fanciulle Mendicanti : e il Mo- 
nastero di Santa Caterina , con decreto dell' Emi- 
nentissimo Arcivescovo Oppizzoni , dato il 22 di 
febbraio 1817 , fu destinato alle putte di Santa 
Marta, in compenso del loro antico ricovero, abitato 



adesso dagli Orfani. ~ E nel 1809, nel luogo de* Santi 
Sebastiano e Rocco ( intermedio a Santa Marta e a 
San Leonardo) ftirono messi I ragazzi erranti per le 
stride , che sino dal 1797 il Conte Maivantonio 
d'Aldo raccoglieva a SanU Maria della Misorieordia , 
fOori di porta Castiglione. 

Tali sono i luoghi sacri , Uli i luoghi pii delU 
parrocchia di SanU Maria della Pietà. In quanto a 
luoghi d' industria ve n* hanno due : una fabbrica di 
terraglie , del signor Gioachino Barerà , istituita non 
ha molto presso porU San ViUIe , dove fu un gior- 
no quella delle maioliche , d' antica rinomanza , ri- 
costruita nel 1764 da Marcantonio Ercolani ; ed una 
di birra , che va ora ad istituirsi in via Broccaindòs- 
so , e che appartiene al signor Gaetano Nadalini. 

La Parrocchia in discorso confina con quelle di 
SanU Caterina di strada Maggiore , di Santa Maria 
Maddalena . di San Vitale , nonché colle mura della 
città . che le mettono confine colle Parrocchie subor- 
bane di Sant' Antonio di Savena e di Santa Maria 
Lacrimosa degli Alemanni. - La Chiesa Parrocchiale 
de' Mendicanti é govemaU, sino dal tempo che fu li. 
bera e indipendente , dal HoUo Reverendo Hgwr 
D. Carlo Gnudi, Esaminatore Prosinodale , che si è 
dato cura pegli ultimi resUuri al sacro ediflzio onde 
partiamo , i quali consistono nel rifacimento di buona 
parte del coperto e delle rispettive armature. 

E qui finiremo col notare che la Parrocchia deHa 
Pietà gode benefizio d' alcuni lasciti del Conte Do- 
menico Gualandi , il quale nel 1610 istituì otto doti 
annuali di scudi 40 per ciascuna, a vantaggio di altret- 
tante zitelle della già Parrocchia di san l^nardo (ora 
in gran parie interchiusa ne* Mendicanti,) purché ab- 
biano domicilio nelle antiche sue case in via Bnc- 
caindosso. E un lascito simile decretò nel 1716 Giam- 
battista Masina , di molte doti di scudi 20 I* una a 
benefizio di non poche zitelle di San Biagio (ora fin- 
zione passata alla Trinità ) e di altretUnte di San 
Leonardo , nella porzione addetta in oggi a SanU 
Maria de' Mendicanti ; rilevante Parrocchia cui é toc- 
cata quest'anno, per tornata decennale, la pompa del 
sacro ^dobbo del Corpus Domini , la domenica S 
di Luglio 1818. 

Dottor Salvatobe Muzu. ^ 




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— 55 — 



SAIV CASSIAIVO 



DI RIGNANO. 




Fi Chieu di RigDiDO è pasti snl- 
ralto d'un moote d'onde non veg- 
1 gonfi che terreni smoui e traspor- 
tici ti dalle itwhie o Orane • che staecan- 
' do»] a quando a quando dalla monta- 
* gni scendono ruinosamente al piano. 
Tal Cura è di assai lontana antichità . tro- 
vandosi ael 1966 ricordata nell' elenco no- 
lUDtoJaiio fra le Chiese del Plehanato di 
C«erc , cui leggesi pur sottoposta nell' altro 
Icgistr» del 1376. 

notiaia ci è pervenuta de' suoi remoti 
» né altro or ne conosciamo , se non che ella 
riCibbricata di recente d' ordine corintio in 
pfRa naie , ornata di sculture, lunga piedi 29, tar- 
li IS » e alta in debita proporzione. 

V aliar maggiore è dedicato a S. Catsimo suo tito- 
lar» « la cui festa Tiene solennizzata a* 13 di Agosto. 
B ino quadro, che è della scuola del Sirani rappre- 

il SanUtiimo Crocifisso con appiedi S. Maria 

I, S.Cassiano, S.Emidio, S. Lucia, e 

^ApoUmUa. 

Mk due Cappelle laterali internate ne' mnri e a 

0. r una è in onore di S. Antonio Abate con detto 

ì dipinto in tela congiiinUmente a' Si. Fabiano, 

• Stkutiam; e aUa B. V. dd Rosario in gloria , 

1 mi nini! al di aotto in una lapidetto. 

IX TOTO 

AiT. n. BnnMcn m ptraosAifcns 

iOOMniQini PABBOCaUAHOnOM 
A. n. MOCIIX. 

V altra CappeHa è sacra alla B. Y. dd Carmine. 
U fMSU nella Domenica seguente il di 16 di lu- 
gi» «gni anno , coli' intenrenimento di tutti i Parro- 
cM M plebanato 41 Monte Cerere, è obbligo di fare 
la Pmeeialone con quella Sante Immagine , aerxiodo 
g privilegio conceduto da Fra Domenico Marte Pul- 
liai CanMliteno bolognese per facoltb accordategli 
M MO Generale. Il Pulzoni inoltre ebbe instituite 
In CMrf^tefnite , aotto l' invocazione di essa B. V. ad 
Itteui del parrocchiano Gio. Dalta VaDe che di suo 



danaro fece Care quella devota Immagine fv.UrO' 
gUo di Francesco Casi ciUadino botognese dd 1616.>. 
Le storie di Bologna teciono al tutto degli avvcni* 
menti che riguardano Rignano, e solo è certo che fu 
uno de' Comuni della Provincia t e forse cessò di es- 
serlo quando alte fine dello scorso secolo tntle eb- 
bero a cambiarsi ft« noi te politiche istituzioni. 

Rignano che è posto sotto ciete puro e temperato , 
di molta uva , molte frutte i molte ghtenda , ha va- 
ste terre a sodo , pochi boschi a legna , prodoee po- 
chi gelsi , meno canepa ; ma fieni , grani e biade a suf- 
ficienza. Il suo terreno che è arenoao in poca esten- 
sione e cretoso e sassoso nel rimanente , non porge 
cose naturali degne d* osservazione , se si tolga che 
nelle estremiti del Rio dei Piandli nello scoglio detto 
dagli Ossi , trovaosi moltissime cristellilzazioni pi- 
ramidali variamente grosse e colorate , e che ivi 
presso rìnviensi di molta lardite , altrimenti detta 
Pietra da Sarto. 

La Parrocchia di Rignano , eh' or reggcsi dalle so- 
lerli cure del Jlf. JR. signor Don Sanie Lamieri , i 
a 16 miglia da Bologna fOori di Porta Maggiore s 
viene formata da un S60 abitatori, è posta nel Go^ 
verno di Loiano , Comune di Monterenzio^ Plebanato 
di Monte Cerere, bagnata dall'acque del torrente 
SeUaro , e confinata dalte Cure di Sassuno , Fame- 
io , Frassineta , MmUerensio , e daUe Tombe di 
SassaieUo , diocesi Imolese. 

Due Oratorii trovansi nel ano circondario -. 

Apparitene U primo alte Chiesa » ed è Intitolato a 
S. Ftaneesco d' Aeeiri, Ebbe questo fowldsione , e 
dote da' particolari famiglte Rignanesl , assentendo IT 
Parroco Don Benedetto Pietro Santi (V.U rogOo di 
PmuaecMo Pansaediia ddli 21 MastMù l6S5^c fta 
allora chiamato te Mesa verna ; ed è situato nella 
riUa dd Sdlaro , in luogo chtemato U Campo ddla 
Quercia ddla Croce, lontano da nn migtto dafia 
Parrocchia. 

L' altro sacro a S. Petronio (altri scrive alte 
B. F. dd Bwm Consiglio) fu innateato a quesU ul- 
timi tempi , ed è di proprteU da' signori Undi Ca- 



G. F. Rambblu. 



Tomo u. 



15* 



— 56 — 



DI PIZZOCALVO. 




|i Bologna lontano sei miglia per- 
correndo la yia Emilia , ed alle 
piìàt di UDO di qaei colli cbe sten- 
f itoDil vnno il mezzo giorno , ed ove il 
^Torrenlo X«na ne lambisce le radici, 
» aorge h Cbiesa di S. Lorenzo del Far- 
ntto dì Pi£zocal?o » delle piti antiche della 
dioceiì di Bologna.* Ignorasi 1' epoca di sua 
lùnda2ioo«! , ma è ben a credere che rimonti 
a tempi remotisiimi , se sino dal 1281 si ha memo- 
ria die appartenesse alla nobil Famiglia Senatoria 
Gozkadini di Bologna , cosa che ficilmente ne Induce 
a supporre che da molto tempo anteriore a quest'epo- 
ca venisse edificata. Nella quale opinione si è maggior- 
meite confortati nel vedere li rista uri che occorsero 
alla medesima in appresso voluti dalle iogiurìe del 
tempo. Se però questo Tempio fu edificato sino 
Da' primi secoli dopo il mille, non abbiamo con que- 
sto voluto concluderne che ^ quella lontana epoca 
costituisse qnesto la Parrocchiale del Farneto ; con- 
ciossiachè si ritrova in un libro di memorie estratte 
dall'Archivio Masini, come li 3 Aprile 1375 con instru- 
mento a Rogito di Paolo Cospi fosse commessa la cura 
d* aaime al secondo Beneficiato di detta Chiesa , e 
quindi Casse eretta in Parrocchiale sottoposta al Pie- 
hanato di Bologna del quartiere di Porta Ravennate; 
si apprende pure dalle memorie storiche come nel 1378 
a tale giarisdisione soggiacesse , e vi si conservasse 
sino ai tempi dell' Immortale Arcivescovo di Bologna 
Gabriello Pakolli che volle sottoporla alla Pieve su- 
hurbaaa di S. Rn Olilo come la ritroviamo nel 1570. 
Fosse però o onova limitazione dì Parrocchie , o ri- 
chiesto aumento di Giurisdizione di alcune di esse , 
SU in fstto che eretta in Chiesa Plebanale e Vica- 
riato foraneo dall' Eminentissimo AIcsMsdro Lodovisi 



Arcivescovo di Bologna che tn in appresso Papa Gn- 
gorio XV, passò li 15 Decembre 1614, come consta da 
Rogito del Notaro Barbadori di Pizzocahro , sotto la 
Giurisdizione di questa Pieve dalla quale tnltait 
dipende. 

Nei tempi in cui governava la Chiesa Bolognese 1 
suddetto Eminentissimo Paleotti e precisamente mI- 
I' anno 1566 fu questa Chiesa abbandonato dal di 
lei Rettore Don Tiberio dalla Santo di Orrieto cot- 
ciossiachè si trovasse e la Chiesa e la CaiKwici !• 
istoto niinoso. Ad occorrere a si gran disordite S 
predetto Eminentissimo Paleotti deputò e eommlic 
alli due Cittodini Bolognesi Annibale Testo , t Ifi- 
colò dall* Armi Possidenti in detta Comune del P!ir- 
nelo di far ristaurare e l' una e l' altra , concedeada • 
medesimi ogni pih opportuna facoltà tonto per esigere 
le rendite tutte di detta Chiesa , quando di obbligare 
li uomini ad essa sottoposti di prestorsi all' 
rente trasporto de' materiali , e colla loro 
d' opera a richiesti ristouri. Prestaronsi essi alleerà- 
mente all' impresa ma fosse che un tole rtstonro iOt 
venisse a dovere eseguito , o che venisse mena •> 
grave bisogno di tutto il corpo del fjdente Bdiixio 
avvenne che dopo un secolo e mezzo fu forza al di 
lui compadrone Senatore Alessandro Gozzadini nel 1^ 
riedificarla da' fondamenti : e nel 1776 ricostruire di 
nuovo la Cappella maggiore a speft in parte delCs*' 
padrone Senatore Ulisse Gozzadini , ed in parto del 
generoso di lui Paroco in quel tempo Don Tommaf* 
Antonio Gelati. 

È questo Chiesa , come si disse posta alle (lUde di 
un colle presso al Torrente Zena in amena sitaaiis* 
ne , poiché mentre a Levante è circondato dal delti 
Torrente , a ponento mira ai colli della Cioari , • 
Monto Calvo, spazia sulta vasto Pianura al settentrisae, 




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^ ^ 









2v> 






- V 









e dalli pavle 4èl mcxiogiorM tul lontani mnntl. i 
d'eiaa di anfflcicntt ampleisa, e con TOtta eoitnitU 
di eoii dette aidle e fciao. Tre finestre sonminl* 
•frano guanto è necesiarlo di luce all' Interno , ed 
Ila tre altari eomprcao il maggiore, n quadro di 
^esto ultimo rappresenta Gesh Crodflsso S. Lorenzo 
titolare della Chiesa , e Santa Lucia. Se ne ignora 
I' autore » ma certamente è di mano maestra. L' al- 
tare a destra di questo e sacro aBa B. T. della Cen- 
tam ed il quMlm ta dlplnlo a spese del Paroco di 
inesta GUesa D. Marco VifarelH che la resse dal 1S33 
ni 1S56 nel qnal aaM Sfentvratamente colpito di una 
aichihngiata , e condotto t Bologna a guarigione 
fai? i niort li 19 Giugno. L' altare a sinistra è dodi- 
cato alla B. V. del RoMrio» la di cui immagine è in 
rilleTO. Apparlcnefa questo altare all' in oggi estinta 
antica famiglia GaUi. 

Confina la detta Parrocchia con quella di Pfxiocalvo 
soa Matrice e con Cesoia Canina , Monte Cairo , 
Crof ara o Corvara , S. Siherio di Chiesa nuova sus- 
sidio di S. Giuliano di Bologna , e Santa Maria delle 
Caselle. Ascendono in oggi li popolani al N. di 371. 
Cinque sono , oltre i privati , li pubblici Oratori 
esistenti in questa Parocchia e cioè : I' Oratorio de- 
dicato a S. Antonio di Padova , e quello sacro a 
Santa Liberata ambidue di Proprietà Amorini , quello 
di Santa Maria Bfaddaiena di ragione Sonora , altro 



dedicato a Sanf Ama spettante ali! signori Dalla 
Casa , ed altro finalmente saero a Maria Vergine con- 
cetU in luogo coék detto te Scometta che è di pro- 
prteU Berti. 

L' amenità del luogo doveva portare di conce- 
gnenxa che que' signori li quali possedessero alcun 
tenimento in detto territorio si procurassero anetra 
agiata abitazione a villeggiare quindi vedi sorgere 
fra quelle che primeggiano una della sigaom Ronconi 
in Berti , altra del signor Badìni di Ferrara, altra del 
signor Marchese Parade , ed altra antica e gih spet- 
tante alla esthita Famiglia Bolognini in oggi posse- 
duta dalli signori Marchesi Amorini. 

Non daremo fine senza accennare cosa che ridonda 
ad onore d' illustre e fflantropo trapassato , e ri- 
sguardante questa Parrocchia. Don Cario Menariai che 
resse questi Chiesa sino all' anno f 8S6 in cui mori 
li 96 Novembre lasciò per ultimn volontà alla mede- 
sima tutti li ca|il pregievoli. Ne taceremo pure come 
di altissima lode sia degno l* attuale Reverendo Par- 
roco Don FrmeaeoGaUoni polche potè con costanza 
d' animo subentrare alli tre Arcipreti Vincenzo Moli- 
nari , Don Giovanni Carponi e D. Fulgenzio Chiarii 
rinunciatarii tutti nel breve spazio di tempo che 
corse dal 1836 al 1S48 io cui scriviamo. 

Dott. L. A. 




— 57 — 



SAN lARTINO DI TIGNANO- 




u di una di quelle «mene colline 
ithe corrono lungo la sinistra del 
rReno € che fiancheggiano la via che 
bolagna rtaori di Porta Saragozxa 
4condivc€ atte Terme Porettane alla di- 
k itiDia dj B miglia sorge la Parroochial 
. Chiesa dì Tignano. Ne derivasse al luogo il 
] nome da alcuna famiglia polente che aves- 
te hi vasto tmimento , o da qualche altra 
dreoitanza , r etimologia di tal nome e a noi igno- 
ta , e solo si conosce come sino dal 1274 tempo in 
cui iaflerivano le fazioni Guelfa e Ghibellina rappre- 
sentate in Bologna da Geremei e LamberUzziJa Fa- 
Biglia da Tignano segui il partito di questi ultimi , 
e poiché questi furono vinti fu astretU al bando dal- 
la Città queir Aldigerio di Giacomo da Tignano che 
aveva sUnza in Bologna. Ma non rimovendosi dal 
proposito di fazione un Ugolino di Bonifazio di que- 
sta Famiglia il quale abitava in detto Comune e che 
da munito luogo difeso fomentava nel contado dis- 
sidii , fu il Consiglio di Bologna astretto nel 1798 a 
spedirvi la Compagnia di Vari . e de'Mercaoli ad at- 
terrare la Torri, i Palazzi ed altri Ediflzi che a lui 
appartenevano. Ne per questo venne meno in questa 
Famiglia lo spirito di parte . e proseguirono d' ogni 
loro potere a turbare la pubblica quiete , talché il 
consiglio a provedere a queste dietro minacele ri- 
cbiamolli in Città con ordine di non poterne uscire. 
Non cessando però da mene insurrezionali venne la fa- 
miglia da Tignano dispersa ed estinta in quel luogo 
dove aveva per tanto tempo dominato . e fu questo 
i semplice villaggio ridotto , che venne da Leone X 
dato al Conte Rossi. Ignorasi l' epoca in cui fosse 
eretta questa Chiesa poiché nel 1366 tre erano le 
chiese in Tignano l' una dall' altra distinta e separa- 
ta e cioè S. Martino , S. Maria , e S. Nicolò tutte e 
tre Parrocchie, le quali poi sembra che prima del 
1509 fossero in una sola ridotte » esistendo nell' Ar- 
chivio di S. Gio. in Monte una Pergamena nella qua- 
le si legge la collazione alli 20 di Agosto di quell* an- 
no nella Chiesa parrocchiale di S. Martino delle altre 
due di S. Maria e di S. Nicolò di Tignano fatta dal 
Cardinale Legato } nominando il Parroco nella persona 
di I>on Gio. Francesco Roverbella, ed il possesso pre- 
io dal detto Sacerdote. E ne induce anzi a credere a 
seconda di antiche tradizioni , che l'antica parrocchia 
esistesse nell' in oggi Oratorio di S. Marta che trovasi 
in una vicina Collinetta denominata S. Maria , dal 
rinvenirti nel rimovere il terreno • in luogo attiguo 
•I detto Oratorio , molte ossa umane • prova di fon- 
data congettura che ivi ctlstcMe H Cinritcro. 



CodesU Parrocchia è sottoposta al Piebanato di 
Pontecchio come lo era sino dal 1378 ed è di Giiupa- 
dronato de' Conti Rossi ne' qtiali passò dalla famiglia 
Galluzzi nel secolo XVII e che in oggi spetta alla 
Illustre dama Sig. Contessa Ersilia Rossi vedova Mar- 
sìgli. La popolazione di questa parrocchia che a ten- 
pi del Calindrì non oltrepassava il numero di SM ii 
oggi ascende a quello di 453. Sono li suoi limili la 
parrocchiali di S. Maria di Gesso , di S. Gio. Battista 
di Tizzano ora dell' Eremo , di S. Maria d' AnMia di 
Montagna , di S. Pietro di Scopeto , de' Santi de- 
mente e Cristoforo di Mongardino , e di S. Micbcie 
di Nugareto. 

La Chiesa parrocchiale in discorso volge la fomite 
verso ponente. Se non presenta l' interno alcuna co- 
sa degna di rimarco per buon gusto archiUttonica e 
per eleganza , mostra però quella modesta semplicità 
e nettezza che tanto si desidera specialmente aefle 
rurali Chiese a serbare le quali tanto si adope- 
ra I' attuale di lei zelantissimo Pastore Molto Reve- 
rendo D. Camillo Brutori. È questa costrutta a folta 
schiacciata ed ha tre altari compreso il maggiore. 

Questa Parrocchia abbeoché non eslesa , pare ha 
quattro Oratori! nel di lei circondario. Il primo è qad- 
lo di S. Maria che come si disse , era forse a un taa- 
po la Chiesa parrocchiale. Fu quest' Oratorio ristaa- 
rato e ridotto ad elegante forma nel 1816 dalP lanaRa- 
ra parroco D. Evangelisti. Venerasi in questo, antichis- 
sima devola Immagine di nostra Donna in rilievo in 
legno la di cui festa si celebra nella parrocchiale ove 
viene trasportala nella Vigilia di Maria Assunta. Il 
secondo nominato di Pramarano è dedicato a S. Roc- 
co ed appartiene alla Famiglia Nobili. Venne qncato 
assoggettato dopo il 1756 alla giurisdizione della par- 
rocchia attigua di Amola , ma nel 1800 venne resti- 
tuito a questa di Tignano. Il terzo denominato — Po- 
sta - é dedicato a S. Anna ed é di proprietà dela 
famiglia Bolognetti. Il quarto finalmente fatto coatnri- 
re nel 1824 dal fu Signor Avv. Francesco Livizzaai e 
sottoposto a questa parrocchia con decreto Arcive- 
scovile delti 29 Ottobre dello stesso anno è sacro al- 
la Santa Famiglia , ed ha serbare memorie delle qiat- 
Iro Cappellette con Croci edificate dal nostro S. Ycica- 
vo Petronio in Bologna nel 433, serbasi sopra l'altare 
parte delle reliquie che furono rinvenute nell' atterra- 
mento di dette cappellette, e nella remozione di quelle 
colonne che si venerano in oggi nella nostra Basilica 
Petroniana , e furono quivi collocate dal Fondatori li 
ti Novemb. 1824 con grande e devota funzione , cobm 
risulta da un' iscrizione riposta sopra la porta. 

DOTT. L. A« 







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— 58 — 



8A8TA HABIA 

DI SUSANO. 




Puesto nome non è cognito nelle Bto- 

^rie antiche di Bologna , perchè II 

jsuo piccolo territorio era unito a 

quello di Cireglio o Cereglio, fomiando 

'con esso un sol comune , o /eudo , 

^sempre distinto col nome di quest' ulti- 
BO. Susano era dunque soggetto al nobile , 
\ tirannetto , che ivi dominava prima del 
ecolo XIII i e quando sul principiare di 

liberata la montagna dai valvassori , o 
che r opprimevano , Susano corse la stessa 
i Cereglio , e de' circonvicini paesi : cioè fu 
anni tribolato dal ladronecci e dai massa* 
ri commisero le orde del marchesino Lupo, 
«ti di Panico , inseguite dalle vittoriose 
*\ Comune di Bologna. Ridonata la pace a 
)gbl , si sottomisero i popoli al Reggimento 
I e Susano Tu compreso nel contado , ed 
le itftt circostanti al Capitanato della mon- 
rina residente in Casio , poscia nel castello 
lo. Dopo una tal dedizione , Susano restò 
mito alla mastaria di Cereglio j sinché 
Dell* anno 1796 le forme di governo , passò 
te della comunità , e giusdicenza di Verga- 
li cui dipendenza trovasi ancora, 
territorio , posto alla distanza da Bologna 
2S nella direzione di sud-ovest , è in una si- 
elevata , e salubre, circondato dalle parroc- 
BTgato^ Castel Novo, Lisema, Casigno, Ce- 
Pmnarolo. La sua popolazione di anime 240 
la nuiggior parte di agricoltura (restringen- 
ini cifra assai piccola la classe de' possiden- 
11 artieri ) e i suoi prodotti principali 

Tomo ii. in 



il fk'omeiito , il granturco , e I* nvii come nena parte 
pili alta le castagne , U legnane da lavoro , ed il 
carbone. 

Il distretto parrocchiale di Susano era anticameale 
plh circoscritto , e limitato , poiché tutta la parta a 
settentrione del medesimo comprendevasi nella pa- 
rocchia di Lisema. La primitiva chiesa ( di cui igno- 
rasi l'origine) esisteva nel luogo, non lungi dall'at- 
tuale, chiamato ancora la chiesa vecchia; e quando 
Dell' anno 1389 fu demolita , perchè sfasciata e ca- 
dente , i parrocchiani nel Gennaio 1393 ( al dire del 
Ghirardaccio) intrapresero 1' erezione di una chiesa 
nuova in terreno pih comodo , e plano , e precisa- 
mente nello spazio , che ora rimane tra il campani- 
le , ed U fabbricato rustico ad uso di granaio. Pas- 
sati alcuni anni , la nuova fabbrica , già compita , 
venne aperta al divin culto, e benedetta. Formavasi 
la medesima di tre cappelle, senza coro, e senza ve- 
run ornamento , costrutta ( all' uso di que' tempi ) 
coi travi acuminati, e con piccole finestre, che spar- 
gevano una luce opaca , ed incerta. Ma per quanto 
fosse solida » e premunita , avvenne che nei primi 
anni del secolo XVII una firana del sottostante ter- 
reno sì fattamente la scosse , e danneggiò , che il 
parroco d'allora D. Filippo Betmi stette sopra pen- 
siero di toglierla dai fondamenti , e redificarla in 
altra posizione , piuttostocchè ristaurare la parte , 
che cadeva. Prevalse però quest' ultima opinione , lu- 
singato che il terreno non avesse pih in seguito a 
sommuoversi i e tatti tntti que* lavori di difesa , che 
r arte polea consigliare » dispose eo' paroocbtam 
l' erezione del campanile , che in pochi anni tu pure 
eMgnita i coDocandOfi tatanto i' orologio , e le dne 



campane ddla chiesa , le quali poi ftarono in appresto 
aumeoUte di una terza , più piccola , ma niaole 
annonizzante • ed accordata colle altre. 

Eravamo giunti al secolo XIX . t le cose dnravino 
di questa guisa i quando la parte infertorsL deHa 
chiesa ( più danneggiata dell' altra ) minacciò nuova- 
mente mina. Riunitisi i popolani col dotto e bene- 
merito lor pastore D. Pier Giacomo TtvrufH, e fatte 
eseguire diverse ispezioni d' arte , videro esser mi- 
glior espediente di demolire affatto il tempio, ridotto 
a sì infelice condizione , e rifabbricarne uno nuovo 
poco lungi • sopra terreno pìh solido , e sicuro. Ma 
la spesa era ingente , e pochissimi i parrocchiani , 
che doveano sostenerla. Stettero pertanto deliberando 
dall'anno 1812 a tutto il 1818; poi incorati, e larga- 
mente sovvenuti dall' odierno Eminentissimo Arcive- 
, decisero ad unanimità di sentimento d' intra- 
i l'edilìzio, affidandone il disegno all'ingegne- 
re Signor GiweppeCoUiva, e l'esecuzione al capo- 
-mastro muratore Signor Giacomo Sortoli di Bo- 
fogna. 

La nuova fabbrica fu cominciata nell'Agosto del 1822, 
e compita alla fine del 1824 , poi benedetta dal lodato 
paroco D. Taniffi nel 25 Marzo del successivo 1825. - 
La spesa di pressoccbè scudi 2,000 fu in gran parte 
sostenuta dal parroco stesso , e dai parrocchiani , 
e segnatamente dalle famiglie Pedrini, Guzzini, e 
Benasri; e pel rimanente si ebbero soccorsi dalla Co- 
mune di Vergato , dall' Eminentissimo Arcivescovo , 
e dalla prebenda parrocchiale. 

Il tempio è di forma , ed architettura elegante , in 
volto reale , forse troppo alto in relazione alla sua 
lunghezza , ma però di effetto soddisfacente. Bella è 
la cappella maggiore , magistralmente dipinta a 
chiaro-scuro dall'ornatista Veronesi, allievo dei ce- 
lebrati pittori Caponeri , e Zanotli di Bologna. Le 
altre due cappelle son pur dipinte dal lodato artista ; 
e i loro altari, come quello della cappella maggiore. 



•ODO di forma semplice , ma perfetta , ed •■unirabi- 
le. Tre superbi quadri adomano questo tempio , due 
de' quali esistevano nell'antica chicM, l'altro (desti- 
nato per la nuova cappella maggiore ) fu acquistato 
neir anno 1824. - Il primo , che incontrasi a destra 
della porta nell' entrare , e di AUstandro Tiarini , 
rappresentante 1' Assunzione di Maria Vergine , ed è 
ritenuto dagl' intelligenti una delle migliori opere di 
quest' esimio pittore. La tela di nuovo acquisto per 
la cappella maggiore rappresenta pure , ma in piik 
grande dimensione , il transito della Vergine ; bella 
fattura di Giuseppe Ribéra , detto lo Spagnoletta. 
V ultimo quadro finahnente ( discendendo all' altra 
cappella laterale ) rappresenta una Pietà , ed è loda- 
tissimo lavoro di Simon da Pesaro, La chiesa ha il 
suo coro , ed una decente sagristia , sopra la quale 
esiste un coretto, o piccola cantoria, che serve di per- 
gamo, e dove potrebbesi collocare un organo. Dall'odier- 
no parroco signor Don Giacomo Giacomelli sooosi 
procurali altri abbellimenti, Ara i quali una nuova ba- 
laustrata di ferro con arabeschi di ottone , ed un 
ricco ornato con festoni all' immagine di M. V. che si 
espone nella Domenica dopo il 15 Agosto , festa prin- 
cipale di questo luogo. 

Grave difetto di questo tempio è 1' esser privo di 
casa parrocchiale , la quale minò nei primi anni del 
secolo XV; e per trovarsi la seconda chiesa aderente 
ad una casa colonica della prebenda , i parochl adat- 
tarono provvisoriamente una parte di quella , né si 
curarono pih di farla riedificare. 

La parrocchia di S usano fu sempre compresa aella 
congregazione plebanale di Roffeno , dipendente però 
dal Vicariato foraneo di Tolè. Anticamente , e sino 
alla metà del secolo XVI era di gius patronato de'suot 
popolani ; ma da quest' epoca sino al presente è di- 
venuta di libera collazione della R. Mensa. 

Dott. Luigi RoGcsai. 



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— 59 — 



S. LORENZO m COLLUDA. 




iill' allo di ameDO colle , fnori di 
j parta 5. Isaia , nove miglia lungi da 
i^Bolo^a , fra il torrente Landa , il 
^ ddte Blaraviglie , e il fiume La- 
Inna sorge la CbieM di S. Lorenzo , 
^antictLiSiìimji Pieve, che trovasi descritta 
L le* Campi<»ni ddla Mensa dei 1366, e 1378, 
leome avente sotto la sua congregazione 
venti chìHt , cioè : Santa Cristina di Pra- 
gMtto , S. Giorgio di Gesso , Santa Maria di Pradal- 
bino , S. Biagio di Peredola , S. Nicolò di Zola , 
Santa Maria di Pragatto , Santa Maria del Cartello 
<or detta Capra mozza) , S. Martino di Casola, Santa 
Maria dell' Amola , S. Agata di Predosa , S. Qoirico 
di Calcara , Santa Maria di Gesso , S. Giovanni di 
Contagnano , S. Giovanni dell' Amola , S. Andrea di 
Montagnano , S. Dalmasio di Santa Maria in Strada , 
S. Michele di Sorbetolo, S. Procolo del Lavino, Santa 
Maria de liidhodono ( della Ittj^OAi ) e Santa Maria 
di Caprazza : alle quali nel 1506 erasi aggiunta Santa 
Maria delle Tombe de' Magnani, fondata a 20 Settem- 
bre 1447 da Matteo Magnani ( v. Rogito di Rolando 
Castellani ). È tradizione , cbe qnesta Pieve fosse in 
antico posseduta e ufiBciata da' Canonici regolari , ma 
qnindi trovandosi minacciata d' imminente ruina la 
Senatoria famiglia Grassi 1' otteneva in Commenda 
da SU^ IF (con Bolla de' 14 Settembre 1470) perchè 
li riCibbricasse entro sei anni , con ispendervi 500 
fiorini , mantenervi un Rettore , e quant* era oppor- 
tano al decoro della Chiesa di cui le accordò il Gius- 
padronato (che tuttora conserva) con facoltli dì no- 
minare anche un chierico del casato , cbe avesse toa- 
anra e varcato il 18 anno. Il medesimo Pontefice, con 
altra Bolla de* 22 Dicembre 1474 raffermava le condi- 
mni suddette, aflBdando al Seniore della famiglia lo 
amministrare la Pieve ; il cbe a' 17 Agosto 1483 ve- 
nia approvalo da Jhnocetijso FU/, anche perchè sotto 
Gagpare e AnUmio Gram Commendatore , Protono- 
tarlo Apostolico , Uditore di Rota , e Rettore di S. Lo- 
renzo nel 1482 eransi rifabbricate dalle fondamenta 
la Chiesa , la Canonica , e la torre delle Campane. 
E tali facoltà tutte piU tardi aveano nuova conferma 
da S. Pio F. Imwcenzo X poi. con breve de*. 24 Feb- 
braio 1645 dichiarava privilegiato l' altare della Con- 
ft«temita del Santiasino Rosario » e con altro Breve 



delli 13 Settembre 1653 concedeva Indulgenza nella 
seconda festa di Pentecoste. 

La Chiesa di S. Lorenzo, una delle pib belle e de- 
centi del Contado, prima del 1780 ebbe alcun riparo 
ed abbellimento dall'Arciprete D. Giovati Paolo Bian- 
concini, fu poi restaurata al tutto nel 1811 , e affin- 
chè riescìsse pili alta , e ne fosse posto in miglior 
mostra il prospetto abbassavasi la piazzuola , che 
le sta dinnanzi} e facevansi due gradini pe' quali or 
si sàie alla medesima. 

Nel quadro dd suo aitar maggiore sono effigiati 
da buona mano i Ss. Martiri Stefano, e Lorenzo , 
dal quale prende il nome , e di cui si fa solenne fe- 
sta a di 10 Agosto. Sono degni di essere osservati 
ancora il TransOo di S. Giuseppe del FtanceetM- 
ni , il quadro di S. JlftcAele , S. Aìdmvio di Pado- 
va, e S. AnUmio Abate; il quale ultimo ha la testa 
parlante , e maestramente disegnata. Assai vaga è 
pure la Via Crucis in tela opera di Giuseppe Ghe- 
dini , falsamente attribuita al Gandolfl. La statua 
della ir. F. del Rosario credesi di AngHo Piò e fu 
risarcita ultimamente per cura dell* odierno beneme- 
rito signor Arciprete M. R. sig. D. Giacomo Polaeci, 
Ha questa Pieve gli OratorU di Santo Caterina , 
già dei Dal Bon , oggi del sig. Avv. Gnahindi : di 
Santa Maria Maddalena della signora Maddalena 
Polga , che ora riceve ingrandimenti ed ornati. Ap- 
prendiamo dal Calindri , che altri due Oratorii vi 
erano or distrutti, o sospesi} e cioè Santa Cateri- 
na della Castagnola di sopra ; e hi Esaltainone 
della S. Croce de'Mazxonù 

lì territorio di S. Lorenzo in CoDioa si parte in 
due Borgate , 1' una detta Vigo , e 1' altra Capra- 
mozza nella quale è una Chiesuola sacra a Maria 
Vergine posta a cavaliere d' una collina chiamata 
Castello , perchè ivi forse esisteva un luogo forte di 
cui veggonsi e scopronsi tutto di le fondamenta , e 
i ruderi cbe ne mostrano l'ampia estensione. Vedesi 
in tal Chiesa un immagine di nostra Donna antichis- 
sima intagliata in legno , e somigliante a quella 
de' tre Re Magi che trovasi in S. Stefino di Bologna. 
Pare che tale immagine sia stata scolpita nel 400 , o 
venerata colà pochi anni appresso , giacché nel ri- 
muoverla di luogo si trovò bucata di sotto , e scrit- 
tovi ecce. Da quanto mostra poi un antica lapide 



ia cirttleii gotici lemkra poterti dedurre che la 
Ciiiefa Coffe fondati od 1159 1 la ifcfìxiooe però pnò 
crederai opera del fecole XIII , Tcoeado al XIV , e 
dice : 

4* NONO POST 

Milli datm con- 

TUM QOINQCAOIIITA OORaiBOt ANITIf 

QuoD rorr nfcimm pbi- 

DII NORAO MADU. RURaUM 
FUNDAMIRB TBMPLUM ViaflO 

Du Matib , JAOOBiQoa JoiAimis. 

Non è certo , se io tal luogo fosse allora una for- 
texsa » siceome tì era nel 1297 , anno in che Uguc- 
ckm dèlia Faggiuola e Màgkinardo da Susinana 
capitani del March. Axzo d Site V elibero assedia- 
ta : e presa d' assalto la saccheggiarono e distrusse- 
ro totalmente. Pare che a que' di ne fossero signo- 
ri , Cattanei t Nobili di S. Lorenzo in CoUina. 
Ignoto è , se tal fortezza Tenisse riedificata allorché 
verniero fermate le paci fra i Bolognesi e il March. 
d'Estei si trofa però che alli SO Marzo 1403 il Duca 
di Milano concedeva a Francesco Gallozzi di coitruire 
$opra U Poggio di Capra MoxMa la fortesia , la 
quale Q Cardinal Legato ordinava al Comune di 
S. Lorenzo in Collina di demolire nello stesso anno , 
la quel cosa non potè porsi ad effetto , che nel 1409 
in che fa spianata dalle fondamenta. 

Capramozza non dista , che poche pertiche da 
S. Lorenzo , né ben si conosce , se i Gallnzzi Capra- 
nozza abbiano padroneggiato l'una e l' altro j né, se 
S. Lorenzo fosse luogo munito prima della vicina Ca- 
pramozza I o se piuttosto questa non gli servisse di 
difesa ; giacché S. Lorenzo non ha nome di Castello 
acne Istorie , che verso il 1360 in cui 1' ebbe forte 
trafagliato Taddeo da Guxumo, che il volea pren- 
dere pe* signori di Milano pei quali militava. Lunga 
é la serie delle prepotenze , congiure , tumulti , e 
•correrie eoa che turbarono Bologna e il Contado i Cal- 
luzzi dal 1306, al 1309 e sovratulti Alberto di Ghe- 
rardo , Arciprete di S. Lorenzo. Valevansi costoro 
de' spessi mutamenti di Governo , e delle guerre che 
infestavano l' Italia , per poter operarsi impunemente 
in tali misCitti , da' quali nascevano durevoli nimistà 
fra popoli del contado. E di vero tali sanguinose di- 
scordie insorsero nel secolo XV fìra quelli di Zola , 
fradaibino, S, Lorenzo, Oliveto, ed altri luoghi i 
quali aveaoo a capi Pietro de* LavaccMari , Alberto 
detto V Uomo da Serravalle , e Bartolomeo da Pra- 
daibino , che appena dopo qnattr' anni nel 1416 il 
Magistrato de' XVI potè ridurli ad alcun termine di 
composiziooe. Ma , se mancavano le private contese 
noa tacevano le pubbliche ; ondecché nel 1420 11 pe- 
mgtno Brando da' Montone generale del Pontefice. 
Martino V occupato a forza tutto il Bolognese , fa- 
cerasi signore di S. Lorenzo , il quale appresso ca- 
deva in piò grave sciagura , poiché Tenutone io pos- 
sessione Nie(Àb Pieinino generale del Dna di Mila- 
ao , allorché i suoi soldati toraaroao ia Lonbardla 



a' 4 Giagao 1428 U poserà cmdelBieate a sacco. Tea- 
tarooo i Bolognesi di riprenderlo al Duca ad 1446 , 
inviandovi a* 12 Maggio capiUai e soidaU i e a' 18 
que' del Castello capitolarono la resa. Scrive però U 
Ghlrardacci , che due volte i Bolognesi fecero prova 
di riconquistare U Castello condotti da due generali, 
U Mardueee Taddeo , d'EtU e Pietro Naoarrino : 
ma che la prima volta , che fu del mese di Marzo 
dovettero tornarsi addietro , riuscendo pili fortunati 
la seconda. Molto ebbe a patire il Castello, e sao di- 
stretto nel 1605 da un gravissimo terremoto che daa- 
nificò forte il Bolognese , e fin d' allora , o nel 17 se- 
colo accader dovette lo smantellamento , e la totale 
rulna del medesimo , non rimanendone ora che po- 
che e sparse vestigia. 

Pare che II suo territorio dovesse avere ampiezza 
grande , mentre 1' allibrato de' fumanti ascendeva 
nel XV secolo a lire 5.200. S. Lorenzo ebbe in M 
uomini chiari , e famiglie benestanti e civili , come 
vedesi dagli estimi , e dalla Matrìcola de' notori di 
Bologna che registra Giacomo da S. Lorenzo e Gto- 
eomino di Giacomo nel 1232 , e 1233 ; e Giooamd 
qwmdam Bernardo nel 1352. El tu uno dei 21 vicariati 
temporali del Contado , anzi il 17 in ordine i ap- 
presso fu Comune o Masseria fintantoché nel 1796 vea- 
nero i Francesi in Italia. 

La Pieve di S. Lorenzo é ora di 380 anime < coa- 
Ana coli' Abbadia di Zola Predoea; e colle Parroc- 
chie di S. Martino in Cosala, PradaUnno, MmU 
Maggiore , e Amola di Montagna che formano il 
suo Plebanato. È posta nel Governo di Bazzaao , • 
sotto al Comune di Monte S. Pietro. NotablI coia é » 
che il maestoso Palazzo Isolani, che sorge sa Moa- 
teveccbio soggiace alla Parrocchia di S. Martino; per- 
ché la Porta Maggiore di esso riesce sul territorio di 
questa : rimanendo per metà dipendente da S. Lo- 
renzo : giacché le due porte laterali dividono II ter- 
ritorio d' ambe le cure. 

Buonissima é I' aria di questo luogo . e fertile a« 
é II suolo . come quello che produce molte e squisite 
uve . (Tutta d* ogni maniera , e specialmente flchi dì 
grande eccellenza , seta non molta . canapa poclrifsi- 
roa ; fieni , grani , e biade in bastevole quantità. Ha 
boschi da legna parecchi : castagneti e pascoli di 
terre a sodo non molti. Varie sorgenti ferruginose vi 
rampollano , e specialmente a 11^ Fosea , confine di 
Zola . e sopra la Landa, n terreno è arenoso gial- 
lastro . cenerino , misto a glutine cretoso eoo ia 
mezzo strati durissimi gremiti di testacei. Narra il 
Calindri essersi già trovati pesci pietrificati alla Sor* 
aa, e nel Rio de' Bonzi, con vari pezzi di piombo, 
e medaglie de' bassi tempi. Nel Rio della Landa , 
rinvengonsl testacei di piò sorta . lavori di Polipi 
marini , e di Madrepore : soprattutto poi molti , e 
grossi pezzi di Marcassita viiriolica figurata io 
mille foggie : e assai piò bella dei tuli del si cete- 
brato Rio delle maraviglie. 

G. F. lUaiMLu. 



^ 









^ ri 




— 60 — 



tAMVl «lAtOV» . S tlUf t» 



DI CASADIO. 




|rama che nel ISOO, prima che il Re- 
^no per mezzo degli argioi , e di al- 
^Li i latori opportuni veniMe alinnea- 
e coitretto a tenere noa sola dire- 
izìone, alcuni nomini ponessero stanza 
'presso 3ì nominato fiume a otto miglia 
/circa «la iìobgna fuori di porta Lamme : e 
I dkeii chf abnegate le mondane ambizioni , 
e icarchi dai negozii profani , ivi menassero 
irai nella pace del Signore tutti intesi alle con- 
ilazioni della beata vita ; per la qual cosa tutto 
rritorìo abitato , e percorso da quegli uomini , 
ri chiamato Casadio , quasi si volesse significare 
Mere stata la casa di Dio. Pare nondimeno che 
Mi tempi non esistesse in quella parte alcuna 
• parrocchiale , avvegnaché la presente fu eret- 
Mcoodo l' asserzione del campione Montieri , al- 
Agosto 1542, e rilevasi ciò dai rogiti di Bartolom- 
Foicarari. Sembra ancora che a questa volta il 
cito campione sia secondo verità , essendoché la 
a visita pastorale fatta alla medesima » trovasi 
rata nel settembre del 1565 { dalla quale pure si 
) la cognizione , il giuspatronato di questa per- 
dale spettare agli uomini del luògo per esseme 
I fondatori , e perchè a proprie spese mantene- 
il rettore ; la qual cosa vien confermata da al- 
▼tolta pastorale in data 2 Luglio 1666 ; ma dal 
la poi , documenti che trovansi nel nostro ar- 
to arcivescovile dimostrano il giuspatronato di 
rieth della Reverenda Mensa di Bologna come al 
mte. 

s i ristauri fatti nella nostra chiesa vuoisi in 
IO luogo notare quello avvenuto nel finire del se- 
XVI j e forse fu allora che la chiesa venne eretta 
attuale situazione , giacché appare da una me- 



moria trovata In un pilastrino scoperto nell' argine 
di Reno poco dUUnte da qnesU parrocchiale, che là 
esisteva hi medesima in altri tempi. Per dire adun* 
qne della suaccennata erezione , notisi che D. Loren- 
zo Gripandi del castello di S. AgaU fu eletto parro- 
co di questa chiesa nel 1597 ; e osservando il vecchio 
tempio troppo disconvenire, pel suo squallore alla mae- 
stà deli' Eterno , fece ogni diligenza perché si pones- 
se mano a riedificare il medesimo. Risoluto egli pel 
primo a non risparmiare né fatiche , né averi , con- 
dusse i parrocchiani tutti , e molti cittadini che nel 
territorio parrocchiale avevano possidenza , o di ter- 
re , o di ediflzii , a ripartire le necessarie spese eoa 
giuste proporzioni , e sì effettuò la riedificazione del- 
la chiesa , e della sagrestia fornendole entrambe di 
quegli arredi che al divin culto sono convenienti. Il 
degno sacerdote però non contento a ciò, quasi a tutto 
suo carico fece fabbricare il campanile , la canonica , 
pih una chiesina a capo della strada nuova sopra 
un terreno che acquistò da certo Vaccari a questo 
effetto appositamente , e la detta chiesina , che tut- 
tora esiste, alla B. Y. di Loreto per sua particolar di- 
vozione volle consacrata. L' ottimo sacerdote dopo le 
ben sostenute fiitiche del suo ministero , dopo avere 
ben meritato della patria , e della religione si ad- 
dormentò neUa pace del Signore nel 1630 compian- 
to , e desiderato dagli uomini ; che colui il quale sa 
vincere 1* interesse individuale a prò della santa re- 
ligione , e del suo paese avrà sempre un posto di af- 
fezione nel cuore di tutti i buoni. È ancora memora- 
bile r altro ristauro che si effettuò per cura dei par- 
roco Don Girolamo Mattarozzi nel 1739 come è ma- 
nifesto da un libro esistente nell' archivio parrocchia- 
le che comioela dal 1736 1 nel quale é scritto che il 
suddetto parroco bcoedi la chiesa stessa alli 26 Aprile 



dd 1739 » dopo di a?eria riediflata affitto dai fon- 
dameoti , e condotta fino al compimento totale , ec- 
cetto una piccola parte della Tòlte i e le due cappel- 
le in corau epistol» cbe poi fenoero terminate nel 
1741 i e oel 1743 Ita fotte dipingere te tete dell'al- 
ter maggiore rappreaentente U Santiasimo Crocifisao 
adorato dai Santi Giacomo , e Filippo protettori , e 
titolari deUa parrocchia : e questo dipinto è lavoro 
del pittore Paris Porroni detto il muto nato nel 1704. 
Il nominato sacerdote come 1' antecedente vuol es- 
aere molto commendato , perchè a tutte sue spese 
diede principio e mise a compimento quell'edilizio a 
maggior gloria di Dio. Indi nel 1829 per cura del cu- 
rato Don Francesco Scansoni venne innalzato il bel- 
lo , e grandioso campanile , in cui nel 1831 fu col- 
locato r attuale concerto di quattro campane fuse dal 
bolognese fonditore Sig. Brigbenti. 

L' interno della chiesa in discorso è tutto in vòlto 
con quattro cappelle teterali , e la maggiore fatta a 
Tela e forma un poco di coro , e contiene due can- 
torie con organo. L' aitar maggiore è di bellissima 
apparenza , perchè costrutto di pietra speculare , det- 
te comunemente scagliola , a varii e bei colori imi- 
tente il marmo , con quattro gradini della stessa ma- 
teria , che mettono all' altere medesimo ; e questo 
lavoro al effettuò per le cure del Molto Reverendo 
Signor Don Angdo Parisi attuale parroco di qua- 
tte cbieaa , come pure il battuto a marmo che cuo- 
pre la superficie del presbiterio si deve al medesi- 
mo : la noatra parrocchiale è ricca del fonte battesi- 
male a comodo de' suoi soggetti. Essa anticamente 
teceva parte del plebanato di San Giorgio di Piano , 



ma per decreto di sua Eminenza Reverendissima Si- 
gnor Cardinale Carlo Oppizzoni odierno arcivescovo di 
Bologna emanato nel giorno 27 Ottobre 1843 fo tras- 
ferite alte dipendenza del plebanato di Fono. 

Nd drcoodario parrocchiale oltra la cblaaina indi- 
ate di sopra che ora è proprietà Znccfaini , esiste un 
oratorio sacro a 8. Antonio di Padova che venne edi- 
ficato al finire del secolo XVII da Giovan Battiate 
Sampieri , e che ora è divenuto pertinenza del Si- 
gnor Conte De Bianchi. Questo territorio parrocchia- 
le è limiteto dalle parrocchie di Bondanello , Argella- 
to , Stiatlco , Funo mediante il Reno , Boncoovento , 
e Padulle. Gli abitenti che nd Giugno dd 1848 vivo- 
no in questo distretto sono in numero di 890 i e so- 
lennemente festeggiano il giorno primo di Maggio , 
perchè sacro specialmente ai santi Giacomo , e Filip- 
po titolari della parrocchia. 

Per rispetto alla storia dvile di questo luogo nin- 
na cosa è a noi pervenute degna di memoria , se 
non che nel 1305 era fra quei luoghi che pagavano 
tributo a Ubaldino padre di Fano 11 de' nobili di Loia- 
no. Si sa poi che in tempi antichi quivi eaistevano 
folte boscaglie , e che poco coltivato era il suolo ; ma 
al presente è molto fruttifera la coltura della cana- 
pa , del grano , e delle altre biade che odia maggior 
parte dd contedo bolognese abbondantemente ti ri- 
cavano. Per quanto spetto all' ammtnistrazioDe civi- 
le di queste terra essa è regolata dal comune di Ca- 
stel Maggiore , e per la distribuzione ddla giustizia, 
dal governatorato pure di Castel Maggiore. 



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— 61 — 



SANTI NICOLÒ e PETRONIO 



DI FVNO. 




lon è faeil cosa il conoscere 1* ethno- 
vlogia ed origine di que* nomi che 
^8' ebliero da gran tempo alcuni luo- 
^ gfii specialmente nella ProTincia Bolo- 
) gnese. Imperocché desumendosi il nome 
per lo pili dalle localitli , o da alcun fat- 
' lo if i accaduto , o dal possesso che n' ebbe 
alcuna famiglia ; ne aTviene che od essendo- 
si immutato coli* andare del tempo l' aspet- 
Inogo , o dimenticato il fatto storico che ìtì 
te, spenta la famiglia dalla quale ritrasse il 
» ogni originaria nozione relativa totalmente 
CI. Aggiungi che essendo stata codesta regione 
ata da Celti , dalli Etruschi , da Romani , da 
bardi , forse li primi diedero il nome a rlspet- 
loghi esprimenti la loro ubicazione , nome r-he 
^Tenienti conquistatori fu per avventura neh 
lingua tradotto , ovvero corrotto ed alterato , 
a nano a mano finché fosse spenta ogni idea 
t origine. 

fcbè però lo studio sulla origine de' nomi non 
ad Illustrare e documentare la storia , e si ab- 
I ridurre a semplice congetturale erudizione é 
I ben servile impresa ed inutile. Lasciando dun- 
farte la derivazione del nome Fuoo , passiamo 
it' altro questa parrocchia riguarda, 
itnata la Chiesa di Funo sette miglia e mezzo 
iogna fuori della Porta Galliera sulla via che 
:e a 8. Giorgio. La Parrocchia e circoscritta da 
di Casadio » Stiatico , Castagnolo minore , San 
I , Sabiuno , Castel Maggiore e Bondanello ed 
A territorio è sottoposto al Governo di Castel 
ore , e conta questa Parrocchia circa 750 abi- 
Perlile è il di lei suolo , e la robusta vegeta- 
delle Piante specialmente né fanno prova. For- 
bassi tempi dopo 1* invasione de' Barbari sog- 
e al destino di gran parte della circostante re- 
ove fugati spenti gli agricoltori per ferro o 
Ite venne per lungo tempo abbandonata e in- 
efaita , venne alle condizioni di Padnle ridot- 
poichè ebbero fine le barbariche invasioni , e 
rono le forze delle accanhite fazioni delle Ban- 
Condottieri e quindi si fece luogo a pacifiche ' 



cure, s* incese precipuamente alla prima delle irti, 
air agricoltura. E non é difficile che li Monaci Bene- 
dettini che nell'adiacente Bondanello avevano que' ter- 
reni rabbonati curassero ancora il bonifico di questi, 
servissero di esempio ad altri Agricoli , specialmen- 
te prevalendosi con artati sedimenti di limo e Torbe 
a ricomporre l' ineguale terreno a coltivazione , con- 
vogliando le superflue acque in non lontano condotto. 
Ignorasi il tempo nel quale sorse detta chiesa , ma 
argomento d' induzione a ritenere che o fosse sul 
cadere del decimo secolo , o sul principiare dell' un- 
decimo la di lei prima costruzione , se vuoisi avver- 
tire che questa ùi alla forma delle primitive Chie- 
se volta cioè col Presbiterio ali* Oriente e col re- 
stante all' Occidente , e fra loro dette parti sepa- 
rate com' era costume di que' primi tempi. Né ab- 
biamo di essa altra slorica contezza pili antica del 
1300 raccolta dalle memorie delle Famiglie Galluzzl 
e Nerini , alla prima delle quali appartenne un tem- 
po il di lei giuspadronato. Si conosce io seguito co- 
me nel 1435 passasse un tale giuspadronato da Fran- 
cesco Majonl ed Ugolino Galluzzi ne' discendenti per 
femmine de' suddetti Majoni e Galluzzi , e come nel 
1501 si concentrasse un tale diritto in certo Giovan- 
ni Lelli discendente Majoni il quale donollo in appres- 
so al Conte Antonio da Panico , ed il Nipote di que- 
sto Francesco di Marcello l' alienò nel 1548 a Se- 
bastiano Melloni il di cui erede Antonio Caravaggi ne 
fece donazione nel 1615 all' inallora parroco di Funo 
Don Giovanni Bonagrazia , e li eredi di qnest' ulti- 
mo il giuspadronato in discorso donarono nel 1649 al 
Canonico Alessandro Ghisilieri che nel 1665 lo tras- 
mise per atto di donazione a Rogito di Guglielmini 
Bartolommeo al Senatore Guido Ascanlo Orsi. Per la 
morte poi del Senatore Camillo Orsi ultimo di tale 
patrizia famiglia cadde per intestata successione il 
diritto suddetto nel Marchese Giacomo Magnani il 
quale nell' ultimo suo Testamento delli 14 Aprile 1799 
avendo costituito in suol eredi li Signori Gio. Batti- 
sta del fu Ugolino , e Giacomo del fu Francesco Tn- 
bertini, a' medesimi e loro successori venne il Gius- 
padronato suddetto con li altri diritti erediUrli de- 

TOlOtO. 



Era questa ChieM soggetta da prima alta Pieve di 
S. Giorgio , ma l' immortale Pooteflcc Prospero Lam- 
bertìDi medetto XIV coi Bolla dcMi IS Maggio 1732 
eresse la Chiesa suddetta io Arcipresbiteriale e Ple- 
baoale toglieòdola alla giurisdizione della Pieve di 
S. Giorgio. L' attuale Arci?escovo di Bologna Eminen- 
tissimo Carlo Oppìzzoni con decreto 27 Ottobre 1842 
confermando il suenunciato svincolo di giurisdizione, 
sottopose alla Chiesa di Fuoo la parrocchiale de' San- 
ti Fifippo e Giacomo di Casadio , sottraendola al Pie- 
banato della Chiesa di S. Giorgio , e dichia rolla vi- 
cariale. 

Guasta dal temfio e cadente venne ristaurata per 
la prima volta da cerio Don Gio. Antonio Toma da 
prima Arciprete di S. Pietro in Casale . e che passò 
a quella di Funo nel 1717. La innalzò egli quasi a 
quell'altezza die in oggi apparisce costruendovi il 
soffitto a vòlta. Eresse dalle fondamenta il toro e la 
Sagristia. Cinse di mura il Cimitero. Ornò il Piazza- 
le di Fronte alla Chiesa di colonnette , muri , e Pila- 
stri , e di una statua d* uno de' titolari della Chiesa 
S. Nicolò pregevole opera dello scultore Giuseppe Maz- 
za. Ma nel 1730 era accaduto a questa Chiesa quel- 
lo che per lo più suole accadere alli EdiazJ nell' in- 
nalzamento de' quali vuoisi conservare il vecchio, 
conciossiachè forse anche per imperizia di chi presie- 
dette a que' primi ristauri , li muri della Chiesa mi- 
Mcciavaoo mina. A prevenirla però accorse l'ottimo 
zelante di lei Arciprete di quel tempo Don Francesco 
Maria Machelli , che non solo fu pago di rinforzare 
e riuovare il cadente togliendola cosi al pericolo , ma 
neir anno seguente pose mano a lavori interni e pro- 
seguilli sino al 1742. Rinovò l'antica Cappelletta del 
Hattistero , eresse la Cappella maggiore che rispon- 
desse al ritmo dell' esistente edilizio. Sorse per esso 
la Tribuna sopra la Cappella maggiore , e da fonda- 
menti il Coro , rinovossi la Sacristia , e si alzò il 
foraice dell' intera Chiesa di Piedi 6 Bolognesi. Cosi 
abbellito e decorato il Tempio fu desso consacrato 
Del 1742 dal Vescovo Scarselli. 

Questa Chiesa abbenchè non possa ritenersi a mo- 
dello di eleganza architettonica , pure non è senza un 
certo buon gusto di forme tanto pih ammirabile^ 
quautochè si volle conservare nel suo ingrandimento 
e raffazzonamento quanto si potè di vecchia costru- 
zione il che impedisce per lo pih quell' armonia del- 
le parti che può ottenersi in un edifizio di nuovo 
per intero eretto. Oltre la Cappella maggiore hanno- 
vi altre quattro Cappelle minori. Adorna I* ara mag- 



giore un Quadro rappresentante li Santi Nkolò e 
Petronio titolari della Chiesa lavoro del Calvi detto 
voigaranente il Sordioo. È sacra la prima minore Cap- 
pella alla B. V. del Rosario e li misteri di esso effigiati 
all' intomo della Immagine dipiota dal detto Sordino 
sono opere de'valenti scolari della scuola Caraccesca , 
e tre di questi sembrano lavori di uno dflli stessi 
Caracci , di Lodovico. La seconda è consacrata al pre- 
cursore S. Gio. Battista , ed in questa esiste il Sacro 
Fonte , privilegio antico di questa Chiesa e che nelli 
andati tempi a poche Chiese era concesso. È la ter- 
za dedicata alla B. V. del Carmine , S. Rocco e S. An- 
tonio da Padova. Si venera nella quarta un Crocefis- 
so . bellissimo lavoro a stucco d'incerto autore. Sot- 
toposta all' Altare del Rosario raccolte in un Urna 
posano Ossa e Cranio ed Ampolle di Sangue degl' Il- 
lustri Martiri S. Felice e Valente. 

Il fornire delle Cappelle è graziosamente dipinto a 
fresco da uno de' primi ornatisti de' nostri tempi Ca- 
poneri. Compie l' elegante insieme di questa Chiesa 
una marmorea balaustra al maggior altare con men- 
sa e gradini parimenti di marmo , ed Ara tanto io 
questa Cappella che nelle altre di cosi detta variata 
scagliola a simulato marmo ed Organo insigne anche 
pe' svariati Instrumenti. Ha pure a dovizia di ogni 
necessaria e ricca suppellettile al divin culto occor- 
rente talché questo Tempio nulla lascia a desidera- 
re si per questa parte , come per la nettezza ed ele- 
ganza. 

Esistono nel Circondario di questa Parrocchia tre 
Oratorii il primo dedicato aS. Stefano Protomartire di 
antichissima erezione tenuto da prima da Monaci Ca- 
sinensi , indi da Monaci di S. Giorgio in alega di Vfr> 
nezia , ed ora dalla Famiglia Zambonelli. Il secondo 
dedicato a S. Lorenzo già di proprietà Orsi ed ora 
Berti. Il terzo sacro a S. Francesco Saverio della no- 
bile Famiglia Agucchi. Li due primi sono antichissi- 
mi e nel 1200 erano p arrocchie. Circa a signorili ci- 
vili edifìzj non ve n' ha alcuno che meriti speciale 
menzione. 

È a sperare anzi fermamente credere che 1' attuale 
zelantissimo Arciprete di questa parrocchia Molto Re- 
verendo Don Gùwanni JLorenzini, voglia non solo 
curare la conservazione di tutto e quanto avventa- 
rosamente in si felice stato rinvenne , ma darà ope- 
ra a provedere tuttoché potesse in seguito al mag- 
gior lustro di tal Chiesa desiderarsi. 

DOTT. L. A. 



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— 6£ — 




DELLA LONGARA. 




IJ« iinistra del picco! Reno nel cop- 
lido bolognese distante dalla città 
circa sei miglia, fuori di porta La mi- 
rile , sì distende un territorio che aotì- 
cameDte si conosceva sotto il nome di 
Pokiine, e che oggi appellasi ~Longara. 
molli istnimenti notarili di conoscin- 
Ea stiteiatkità relativi al duodecimo secolo e 
ai segticnU, indicano il nostro luogo col det- 
to nome , che allora scrivevasi Polieino , come si 
può osilervare in uno di tali istromenti citato dal 
Calindri nelle sue schede manoscritte , nel quale di- 
cesi di una fnonomianotitf di due ancelle fatta qui- 
vi a di 5 Luglio 1134 dai fratelli Armanno, e Vigiberto 
pei rogiti del notaro Gerardo. Come poi da Polieino , 
FoUsitie si passasse a chiamarlo Longara , e quan- 
do ciò avvenisse non è detto in nessun documento , 
■è ci brigheremo troppo di cercarlo . venendo piutto- 
sto a dire della chiesa parroahiale , e delle notizie a 
questa spettanti. Nel secolo XIII due chiese parroc- 
cMili aveano io questo territorio dedicata a Sani* An- 
drea r una , a S. Michele l' altra , ed è 1* attuale. Ri- 
Ipetto alla prima si ha da un rogito del notaro Bo- 
naventura da Marano delli 30 Marzo 1276 registrato 
nel libro detto dell'asse del capitolo di S. Pietro al 
foglio 72 , che la chiesa di S. Andrea era di giospa- 
dronato dei parrocchiani , e che venne conferita dai 
medesimi al sacerdote D. Benvenuto del fu Gerardo, 
nelle citate schede poi del Calindri trovasi che la me- 
desima nel 1324 apparteneva per giuspatronato al- 
l' abbate di S. Procolo di Bologna , ne viene fatta pa- 
rola del come avvenisse questo cambiamento di com- 
padrone. Questa chiesa tn parrocchia fino al 1438 , 
nel qual anno essendo vescovo di Bologna il cardina- 



TOMO ti. 



17 



le, ora B.Nicolò Albergati, venne unita a quella di 
S. Midiele formando cosi di ambi i distretti una so- 
la parrocchia. Riguardo poi all' attuale chiesa non ci 
'è manifesto né quando fosse eretta , né l'epoca del- 
l' innahEamento suo a parrocchia ; sebbene ci sia cer- 
tezza che nel secolo XIII ,era i mentre un rogito del 
notaro Giacomo del fU Benvenuto del primo Maggio 
1285 registrato nel libro gii citato di sopra al foglio 
74 , ne attesta che era parrocchia di giuspatronato 
libero ai parrocchiani , i quali in detta epoca nomi- 
narono in rettore della medesima il sacerdote D. Bo- 
lognino del fu Domenico. Stettero i parrocchiani nel 
possedimento del diritto di nomina fino aUi 5 di Feb- 
braro 1646 , nel qual giorno si spogliarono del loro 
diritto per fame dono al Dottor Gio. del fu Scipione 
Fantuzzl , e a suoi successori qualunque , onde di 
alcuna guisa rimeritarlo pe' suoi beneflcii che , mas- 
simamente in tempi guerreschi aveva a quegli nomini 
compartiti. Questo dottore poi con rogito di Gio. Lo- 
renzo Mnzzi , secondo ci narrano documenti esistenti 
neir archivio arcivescovile di Bologna , sotto il gior- 
no 8 Agosto 1648 trasferì , a titolo di dono la metà 
di quel giuspadronato ai fk>atelli conti Girolamo, Ales- 
sandro , Alberto , e Massimo Caprara per essi , e loro 
eredi in linea maschile solamente; e terminata questa 
linea colla morte del Conte Massimo Caprara ritornò 
intero il diritto di nomina alla nobile famiglia Fan- 
tuzzl come da sentenza della curia arcivescovile sot- 
to il giorno 21 Maggio 1731. Il rinomato scrittore 
delle notizie degli scrittori bolognesi Sig. Conte Gio- 
vanni Fantuzzi fu 1' ultimo di questo usato che nel 
1791 presentò il sacerdote bolognese Gio. Maria Mo- 
ruzzi a rettore della nostra parrocchiale. Passò poi 
il diritto di nomina per eredità nel Conte Antonio 



Ceretoli Fantntiì di Parma : quindi la metit di esso 
diritto fu acquistata dal Molto ReTcrcodo SIg. Dottor 
Doo Pietro Paini di Parma legatario del Ceretoli , e 
il detto legatario nel 1833 nomina il Molto ReTereo- 
do Sig. D. Vinemxo Molinari « che è r attuale arci- 
prete della Loogara. 

Nel 1378 la chiesa in discorso , secondo' sta scritto 
neir antentico campione delle parrocchiali del contado 
Bolognese esbtente nell* archi? io arcivescoTile , era 
soggetta al plebaoato di Bologna sotto il quartiere di 
porta Sliera : ma nel 1670 reggente la chiesa felsinea 
il benemerito cardinale Gabriello Paleotti , tu messa 
sotto la dipendenza del plebanato subnrbano di Cor- 
ticella a cui spetta anche a giorni nostri ; e tu eret- 
ta in arcipretale dall' immortale arcÌTescovo di Bolo- 
gna Prospero Lamberlini che poi fu Papa col nome 
di Benedetto XIV. 

Il pili importante ristauro che nella chiesa in di- 
scorso sia stato eseguilo è quello avvenuto per opera 
dell' Arciprete Glovan Battista Baroni , il quale vo- 
lendo allungare , il corpo della chiesa , ed alzarne poi 
proporzionatamente il grand'arco della cappella mag- 
giore, condusse a fine queste due operazioni senza at- 
terrare le pareti, né debilitarle in alcuna parte ; usan- 
do certi ingegni meccanici , coi quali trasse avanti 
tutta la facciata alta piedi 30 , a larga piedi 25 , in- 
sieme colla cantoria ed organo ; e ciò per lo spa- 
zio di piedi 31. Né credasi che grave spesa si ri- 
chiedesse per tal fatto ; che poco legname con alquan- 
te corde , e l' opera di 10 manuali bastarono ali* uo- 
mo ingegnoso , impiegandovi la somma di circa 8 scu- 
di , il che fa maraviglia a adirsi. Questa meccanica 
operazione , parto di un ingegno italiano , riscosse 
'appena una parola di lode dai viventi d* allora , e in 
breve 1* autore andò dimenticato , laddove falli di mi- 
nor conto operati da ingegni stranieri hanno procac- 
cialo ai loro autori onoranza durevole, e clamorosa 
non che larghissimi provvedimenti. Speriamo però che 
nel risorgimento dell* italiana indipendenza l' ingegno 
italiano verrà confortato con quegli stimoli di Iodi e 
di premii , che pur tanto giovano ali' incremento del- 
le utili invenzioni , e che ahi troppo spesso finora 
mancarono affatto ai figli d' Italia. Né il Baroni meri- 
tò bene della parrocchia pel suddetto lavoro soltanto, 
ma ancora per avere di nuovo costrutto una gran- 
diosa canonica , posto l' orologio , e accresciuta una 
campana nel campanile , e per altri benrfizii rrcnti 
al luogo di sua residenza. La seguente iscrizione poi , 



che ieggesi in luogo, dà testimonianza di quanto ab- 
biamo detto di sopra. 

JOARIfl BAiTISTIt BABONIO 
aMUPUMBITBO Wi 

mocAmoo aoLiuTtaaiiio qdod an. 

MDOCLWtn 

AD TBMrLini HOC AMPLIFICAFTDUM 

AllTIQDini PARIETEM CYLINDltl IMPOSITDM 

AD XXI PEOBS TRAXERIT 

IT ARCUM SACELLI MAIORIS 

80PPOS1TIS NECTILRIVS TERNO PBOBS 

INTACTUM BXTCLXRrr 

8CARSELLIIIS ARCHIPRBSBIT. 

MBMORIJK CAUSA POSCIT 

ANNO MDCCLXXII. 

Nuovo ristauro si praticò nella medesima nel 1791, 
avvegnaché specialmente il tetto minacciasse immi- 
nente ruìna. L' intemo poi della nostra chiesa é suf- 
ficientemente ampio , contiene la cappella maggiore 
consacrata a S. Michele Arcangelo rappresentato da 
una dipintura in tela : oltre questa, altre quattro cap- 
pelle laterali sono in essa innalzate al culto dell' eter- 
no a pascolo del religioso affetto che investe i par- 
rocchiani ; i quali in numero di circa 1400 aecoudo la 
statistica del Luglio 1848 popolano il territorio par- 
rocchiale i e solennirzano la festa del titolare nel gior- 
no 29 Settembre di ogni anno. Nella chiesa in discor- 
so havvi il fonte battesimale a comodo de'parrocchin- 
ni , ed é la medesima ornata di un decente cémpuA- 
le contenente un concerto di buone campane , di pih 
rorologio fattovi porre dal sullodato arciprete Baroni. 

Nel distretto di questa arcipretale sono i seguenti 
sacri oratorii , e cioè quella spettante al Sig, Pa$qm- 
ni dedicato a S. Gaetano ; un altro sacro alla Nathrl- 
tà di Maria appartenente al Sig, Antonio Boldrini,m 
terzo intitolato a S. Antonio da Padova , proprietà 
del Sig. Gaetano Sauoli : un quarto solto gli anspi- 
cii dello Spirito santo , e spetta al Sig. Giacomo JÌs- 
8oUi : il quinto poi milita solto la protezione della 
santissima Vergine Annunziata , e ne gode la proprie- 
tà il Sig. Pietro Carati, I territorii parrocchiali di 
Bonconvento , di Sala , S. Vitale di Reno . del Treb- 
bo , di Castel Maggiore di là dal Reno limitano d' ogni 
intomo la circonferenza parrocchiale della Loogara , 
e ne formano 1 confini. II nostro territorio in quanto 
alle cose civili é regolato dalla magistratura comunale 
di Calderara sotto il governo di Bologna. T. 



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s^tomiaso m sf&nvtcìttto 




I rima del dodicesimo secolo non ab- 
biamo notizia di questo Inogo. Sap- 
^ pi amo soltanto dagli Annali di Bo- 
fQgna cIm; nell' anno 1117 apparteneva 
ini i ente ad altre terre circonvicine ai 
y Canli , o Caltanei di Caprara ; ed il 
Cilindri ci narra che nell'anno 1299 II Comu- 
ne di Bologna fece a pubbliche spese riattare 
» li via, che dàlia città vi conduce, e che di ciò 
f n tenuta nota nel generale Archivio i la qual cosa fa- 
rebbe supporre che prima della fine del secolo XIIÌ 
questo paese si fosse già sottomesso al bolognese 
reggimento. Poscia soggiunge che insieme al castello 
di Caprara abbia formato uno di que* feudi , conce- 
doti ai potenti signori della montagna da Corrado , 
cancelliere di FsDKaiGO li i ed in fine che venisse dato 
1 titolo di contèa alla nobile famiglia Castelli di Bo- 
logna. 

Certo si è che il suo territorio fu sempre unito 
con quello di Caprara ; e stando negli ultimi tempi 
aggregato al CoìUado bolognese , formò con Caprara 
una sola Massaria. Venute le politiche vicende 
del 1796 , il Contado si divise , e si trasformò in 
tante piccole comunità : ft>a le quali sorgendo la co- 
llane di Canove! la , ne fece parte Sperticano con 
altre limitrofe cure. Poi le comuni stesse si concen- 
trarono i ed allora il territorio di Sperticano passò 
la dipendenza del castello di Vergato sino all' an- 
DO 1828; nel quale istituitasi la comunità di Caprara 
aopra Panico ( sotto la giusdicenza di Bologna ) la 
parrocchia di Sperticano vi fu inclusa , e vi rimane 
unita ancora. 

Si vede questa parrocchia alla destra del fiume 
Reno , appiedi del monte detto Serra Castellana , 
passando per la nuova strada di Toscana , alla di- 
stanza di quindici miglia da Bologna. La sua posi- 
tura è vaga , e pittoresca , ed il snolo è ferace , 
con acque limpide, ed aria sanissima. Ha una popo- 
lazione di 278 individui , alcuni de' quali son ricchi 
proprietarj , e gli altri coloni , od artieri. Abbonda 



di frumento , granturco , ava , canape , e frutta * e 
sul monte si trovano pascoli , boschi , e qualche do- 
mestico castagneto. 

Se pochi sono i fatti storici di questo territorio , 
molte sono state le vicende, cui andò soggetta la sua 
chiesa. Leggiamo in fatti da un rogito di Matteo Grif- 
foni notaro bolognese ( rogato il 27 Gemuio 1381 ) 
che questa era chiesa senza cura d' anime , e che il 
diritto di presentazione spettava alla Giovamia erede 
di Simone de' Conti di Panico, la quale vi nominò 
rettore certo D. Giacomo di Ravecchia, Poi vedia- 
mo da altri documenti della Mensa Arcivescovile che 
nel 1414 fu elevata al titolo di parrocchia, ed attri- 
buito il gius-patronato a* suoi parrocchiani , i quali 
vi presentarono a rettore un sacerdote di nome 
D. Pietro; che nel 1455 col consenso dell' Arciprete 
di Panico , e de' parrocchiani venne unita alla pre- 
benda canonicale di D. Antonio Grassi nobile di Bo- 
logna (a cui successe poi 11 canonico Teseo di lui ni- 
pote); e che nel 1495 il Vicario Generale del Cardi- 
nal Giuliano Dalla Rovere traslocò la cura delle ani- 
me di Sperticano alla chiesa di S. Martino di Capra- 
ra. Don Sigismondo Bentivogli nobile di Bologna ebbe 
poi nel 1504 il canonicato di Teseo Grassi ; ma per 
la ben nota espulsione della sua famiglia ne fu su- 
bito privato ; onde dal Pontefice Giulio ii nel 1507 
venne conferito a Francesco Dalla Rovere , che lo 
godè sino al 1522 j essendo stato in detto anno con- 
ceduto dal Vescovo diocesano ad Alessandro Grassi , 
che dopo otto lustri lo rinunciò nelle mani del Legato 
Apostolico S. Carlo Borromeo. Questi poi conferì la 
chiesa di Sperticano a D. Adamo Franchini , mentre 
il Vescovo di Bologna , Card. Ranuccio Farnese , ne 
investiva contemporaneamente il suo segretario D. Ber- 
nardino Agattoni. Nacque pertanto una lite fì'a questi 
due nominati , nella quale vollero comparire i par- 
rocchiani , chiedendo un Sacerdote Cappellano per la 
cura delle loro anime , giacché provarono che questa 
chiesa di fatto era stata sempre parrocchia. La lite 
si agitò tre anni j dopo i quali , venuto alla Sede 



VescoTlle di BolofU l'immorUle Ptleotti, fa dccreUto 
( aoDO 1586 ) die la chiesa di Sperticaoo doveste ri- 
leaersi cnraU. Io segaito D. Adamo FraMbiai , die 
era?! rimasto rettore , la rinunzia , e kI SS Feb- 
braio 1567 fa dar encomiato PaleottI eairfbriU a 
D. Benedetto Vandioi • che la resse sino ali' amo di 
sua morte 1600. D' allora io poi la diiesa di Sperti- 
cano ( sempre parrocchiale ) divenne di libera colla- 
Siene della R. Mensa. 

È ignota affitto l' epoca della fondaxione di questa 
chiesa , la quale esisteva nel 1378 , come porta 
r elenco generale di quell' anno. Fa però mestieri di 
ritenere che sul principio del secolo XVII una se ne 
trovasse nello stesso luogo della presente , giacché 
osservasi dalle memorie conservate nel suo Archivio 
che il paroco D. Giuseppe lamarx ndl* anno 1618 
fece togliere 1* antico soffitto , e costruire il volto ; 
poi che nell'anno 1620 edificò la cappella maggiore, 
con altre due laterali ; e finalmente che nel 1630 , 
mentre infieriva l' orribile flagello della pestilenza , un 
parrocchiano fece sacrifizio delle sue sostanze per in- 
nalzare una cappella grande laterale alla B. V. Addo- 
lorata , la quale per voto allora espresso dai popo- 
lani si porta ogni anno processionalmente , celebran- 
dovi solenne rito di ringraziamento, e di preghiera. 

Di rimpetto a tal nuova cappella 1 parrocchiani 
fecero costmime una pih piccola , ove t\\ trasportato 
Il Battistero , per serbare cosi qualche ordine , o di- 
stribnziooe nell' intemo della Chiesa. 

Venne anche in appresso ricostruita la porta prin- 
dpale (volta a ponente secondo II costume degli an- 
tichi tempi ) con ornato di madgno , lavorato a scal- 
pello , sopra cui si legge la seguente epigrafe t 

POSTA HAC LAPIDKà 

SCMPTIBOS a. D. JACOBl ArrrONBLLl ET COMCNITATIS 

PACTA PUIT 

AlfRO JVBILEI MOCCXXT. 



Mela ndramo 1755 , reggendo qtiesU cara l'ot- 
timo sacerdote Don Alestandro Catini , fn di nuo- 
vo, e con miglior disegno edificata la cappella mag- 
giore , Airono riniftcscate le tele dipinte degli altari* 
e fatto acquisto di argenterie , di cui la chiesa cm 
doviziosamente fornita prima del 1796.- Con tutto 
db questo tempio (abbastanza spazioso e decente) 
non ha stile , né ordine di architettura t ed al primo 
vederlo si conosce essere stato costrutto in diverse 
epoche , senza curarsi di adattarne , e conformarne 
le parti. 

I quadri , che qui si trovano non hanno venm pre- 
gio artistico j e gli altari ancora sono di cattivo di- 
segno. Evvi però una sufficiente sagrestia , un coro 
semicircolare, il pergamo, e la cantoria con organo; 
ed il suo campanile ( fattura del seicento ) è ben co- 
strutto , ed ha un quarto di campane , le quali con 
discreta armonia appagano l' orecchio di chi le ascol- 
ta , sebbene sieno state fuse in differenti epoche , e 
per mano di Artefici diversi. 

La parrocchia di Sperticano , moderata spirita|l- 
mente dall' odierno parroco St^. Don Giuseppe Xan- 
ni, festeggia le glorie del Santo titolare nel giorno 
31 Dicembre. Ha un solo oratorio nei suo distretto , 
dedicato ai Santi Apostoli Simone , e Giuda , il qua- 
le appartiene alla famiglia de' Siguori TugiM quivi 
dimorante , ed è dotato di un semplice benefizio. Non 
contiene però verun oggetto di rimarco , come non 
trovasi in questo territorio verun altro fabbricato 
degno di particolar menzione. 

Dipendeva anticamente questa cura dalla piefc di 
Panico. Ma essendo stata nel 30 Maggio 1608 elevata 
alla dignitli di Matrice la chiesa di S. Martino di Ca- 
prara , questa parrocchia fu sottoposta alla nuova 
plebanale giurisdizione , e vi si trova ancora. Circon- 
dano poi il territorio di Sperticano le tre pievi di Pa- 
nico , Venola , e S. Martino , e le cure di Casaglia , 
MalfoUe , e Canovella. 

Dorr. Lnci Roccnr. 




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F ueata pittola parrocchia di 120 abi- 
L Unti è situata luogi 13 miglU al 
(sud da Bologna, dipendente da qud- 
la gliisdtcenxa , e compresa nella comu- 
>« di Caprira sopra Panico. Il sno ter- 
è rertìlissimo , e ben coltivato , e 
1 ivi p«rci& abbondano ogni sorta di ce- 
reali. L*uTa, e le firutta In gran copia Ti 
gì ungono a perfetta maturaxione ; e quin- 
di il sno popolo , sparso sulla superficie del piccolo 
dtotretto , è composto per la maggior parte di colo- 
ni , che intendono esdusiTS mente all' agricoltura. Ri- 
aeoBlrando le antiche storie di questi luoghi , tro?ia- 
«0 che il territorio di CanoTcUa tu nel dodicesimo 
iceolo conquistato , o meglio ancora depredato dai fii- 
m»i Conti di Panico s i qoaU nel lungo tempo della 
loro oppressione manomisero , ed incendiarono que- 
llo suolo pacifico , facendolo teatro delle guerre » e 
ielle loro nefinditli. 

Esterminati costoro nel 1307 dal Talore dell' armi 
bolognesi , la parrocchia di CanoTella insieme alle 
altre , che soggiacevano all'aborrito dominio, passò 
a flir parte del contado , dandosi a dtpendenxa del 
Comune di Bologna. Né in progresso vi accadde pih 
ftnin mutamento. Solo pertanto nel 1796} quando 
le cambiate sorti d' Italia esigevano diversa forma di 
reggimento , questo piccolo luogo divenne centro , e 
capo di una comunità , di cui conservò il titolo , e gli 
onori sino alla generale coneentraxione delle Comuni , 
avvenuta per Sovrano decreto del Pontefice Pio VII 
nell'anno 1818. 

La sua chiesa parrocchiale , posta nel centro del 
territorio , venne rifabbricata verso la metii dello scor- 
so secolo , per le zelanti cure del paroco D. Giaco- 
mo Fusori* Dell' altra , che prima vi esisteva , sap- 
piane soltanto essere stata di forma antica , col pal- 
co a travi , piccola , e con due soli altari , senza co- 
tOt e senza sagri stia. La nuova chiesa invece è pih 
ampta » fabbricata con ordine architettonico . avente 
nn atrio all' ingresso , e r intemo con vòlto a vela , 
dipinta a chiaro-scuro , e con la cappella maggiore 
formata da nn bel catino , che poggia sopra un' arco 
sorretto da due colonne di buonissimo effetto. 

Tre cappelle adornano questo tempio. Nella maggio- 
ro avvi nn' eccellente quadro della scuola di Guido • 



rappresentante l' Assunzione di l|^rta Vergine. In una 
delle cappelle laterali ammirasi il quadro di S. Anto- 
nio di Padova , creduto della scuola Fiamminga t e 
nell'altra quello di Gesù Crocifisso, pittura d' igno- 
to autore , ma di qualche pregio artistico. Sol lastri- 
co della Chiesa ta poi disegnata una meridiana mol- 
to precisa , la quale serve di norma all' orologio del- 
la torre ; e non contento il lodato paroco di avere 
riedificata , e tanto abellita la Chiesa , volle amplia- 
re la canonica , ed erigere dai fondamenti la sagri- 
stia con un elegante campanile , sul quale fnron po- 
ste , ed ancor esistono tre piccole campane , di cui 
una ripete la sna fondazione dall'anno 1445. 

La parrocchia di Canovella (secondo F elenco della 
Mensa Arcivescovile) esisteva nel 1378 , ed era com- 
presa , come al presente , nel plebanato di Panico. Il 
diritto di presentare il paroco spettava allora ai par- 
rocchiani , i quali col consenso dell' Ordinario lo do- 
narono ai fjratelli Vincmxo, Alberto, e BatUita 
Campana con rogito 4 Dicembre 1555 del Noterò Ser 
Marc' Antonio Balngani di Bologna. Da questa fami- 
glia per diritto successorio passò a quella de' lapH- 
li ; e dall' ultimo rampollo di questa fu per cessione 
trasferito nella Cimiglia Barbaxxi, ì discendenti del- 
la quale , Signori Conte Gian Paolo SUUa, e NN. 
DD. Marchese YtoUnUe, e Marianna Barbaui no- 
minarono nell* anno 1833 r odierno Reverendo paro- 
co S^. Don Giovanni VivarM. 

In questo distretto non esistevano oratori prima 
del 1840. - Ora poco lungi daUa chiesa suddetta ve- 
desi innalzata un' ampia cappella , costrutta con ele- 
ganza dal lodato Sig. paroco Don Vitareili mercè 
le pie elargizioni del divoti , e le proprie olforte ad 
onore della B. V. di S. Luca , un' immagine della qua- 
le ivi si venera , dopo essere stata per molti anni 
esposta in nn tronco di quercia all' adorazione di 
qne' popolani. 

La pieve di Panico, e le cure di Sperticano , di Stan- 
zano , e di Casaglia circondano d'ogni intomo il ter- 
ritorio di CanoveUa > in cui Tiene specialmente festeg- 
giato U giorno quindici di Agosto , saero aU' apoteo- 
si della gran Madre di Dio , principale patrona di 
questo luogo. 

DOTT. Luioi Rooctai. 



— 65 -- 



mSfmSIHA TllHllFÀ 



DELLA FIORENTINA. 




1 1 na i^ rnr soave cosa il rinvenire, scor- 
r rendo le storie di Bologna , e le ero- 
ypsclit di private famiglie, le magna- 
nime imprese de' nostri Antenati nelle 
^qnaH unUo al sentimento religioso cbe 
Uè guidava ritrovi quel sentimento di 
^ schiatta Hfanlropia che addimostrano I' allo 
!|ientfre di efii le operò. Né qnesta dolcezza 
per noi h rara , o inusitata poiché non 
V ha forse Città in questa nostra Italia che abbia 
prove pili manifeste di cotal generosità d^ animo 
de' suoi Cittadini. Ed in vero la magnificenza e gran- 
dezza de' sacri e profani edifizii in Bologna non fu- 
rono esse opera di questi senza che ne occorresse in 
un solo la mano di potente Principe foss' egli indi- 
geno straniero ? Quale fu quel Sovrano che innalzò 
la nostra Basilica sacra a Petronio , quale i lunghi 
portici che mettono al tempio di nostra Donna e 
quelli che ad essi rannodandosi guidano al grandioso 
Cimitero , quale che eresse il palazzo del Podestà , ta- 
cendo di tanti altri splendidi edifizii , imprese tutte 
che avrebbero forse sgomentito il più polente Mo- 
narca ? Non è affetto di municipio , né amore di Pa- 
tria che pure é in noi immenso , ma il solo vero che 
ci sforza a rammemorare fasti glorios de*inosti concit- 
tadini. Scorri r Italia intera , che se ne eccettui Ve- 
nezia sede di Repubblica la piìi potente e ricca de'suoi 
giorni e nella quale alla potenza di Principe poteva 
lien validamente sopperire quella del suo Senato, ve- 
drai ovunque che li splendidi Edifizii furon opra di 
dominatori. Milano stessa la ricca Milano non deve 
essa il suo Duomo nel 1400 a Galeazzo Visconti pa- 
drone in allora di potentissimo stato. Ma se il 
magno Napoleone non occorreva a compierne il ma- 
gico prospetto , non potrebbe qufsto annoverarsi 
ancora tra i concetli non tratti pienamente a realtà? 
Non é adunque nuovo per noi il vedere nelle storie 
imprese religiose e filantropiche condotte a fine da'no- 
stri privati fra le quali vuoisi annoverare ancor 
quella della erezione della Parrocchia! Chiesa della 
SS. Trinità della Fiorentina di cui imprendiamo la 
storia. 

Deduce essa il nome dal proprietario primo di quel 
lenimento nel quale fu fondata , che essendo Fioren- 
tino fu la Tenuta chiamata - la Fiorentina. - Era 



sul cadere il XVI secolo cbe U famiglia Paglioli aa- 
tichissima e nobile stirpe Bolognese fosse per Eredità 
per compra avevasi in proprietà il detto teotanaa- 
to , quando al capo di quella venne in pensiero , onde 
sempre servire a qoel sentimento di religione » e di 
amore pe' suol simili che come dicemmo nel prdadto 
della presente narraztooe fki sempre il nobile islltlo 
de^ Bolognesi , di erìgere un Oratorio In questo sto 
possedimento ad oggetto che a compiere II doveri di 
religione non avessero i coloni limitroll a soilHr di- 
sagio per la lontananza della Chiesa Plebaoale di 
S. Maria in Garda di Villa Fontana , lootana hct 
tre miglia da quel punto , specialmente nell' in- 
vernale stagione -Officiavala da prima un Padre 
dell' ordine de' Servi di Maria , e serviva questo Ora- 
torio ne' casi di estrema necessità a siisaldio delli 
sunnominata Chiesa plebanale di S. Maria in Caria. 
senza che però tali eventuali ed eccezionali cireodn- 
ze , conferissero all' officiante questo Oratorio aknno 
di quei diritti che competono alle Chiese inssl^n 
di Parrocchie. - Manifestalo in appresso il vantag- 
gio che si avrebbe se fosse eretta a tale , fu il detto 
Oratorio eretto in sussidiale di Santa Maria d! Villa 
Fontana , e lo era li 6 Agosto 1727 quando Monsignor 
Vicario generale della Chiesa Arcivescovile di Bolo- 
gna Angelo Maria Guitrici per gli atti del Notaro 
Antonio Nanni notificava alle famiglie sottoposte a 
detta sussidiale il riparto della cera di cai avemo 
a provedere mensilmente detta Chiesa. 

Ma già malmenata dal tempo cadeva questa in 
mina, quando mano soccorritrice e generosa ne cono 
allo scampo. Era succeduta per diritto ereditario 
alla famiglia Duglìoli 1' altra illustre famiglia 
gnese Marsigli , la quale annesse al proprio Co 
me , quello Duglioli , ed il Marchese Giorgio MartflI 
volendo conservare quanto a prò de* coloni di qncl 
lenimento e limitrofi avevano i Duglioli Instltnllo 
riedificò il suddetto Oratorio quasi da fondamenti , e 
con magnificenza degna di sno pari non solo di ele- 
gante architettura adomollo d' ordine corintio wm 
fece in essa costruire due altari oltre I' altare mag- 
giore. 

Sieno pur retti li fini per cui adopera I' nonao pih 
veggente sulla terra , conducano por questi al possi- 
bile beo essere della società , che quasi 







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iTficM che ÌBTidia , o emnlasione od alcun altro 
liaordinato appelito vi si melta per fotro e fi porti 
Aifordine e conf^siooe - Panre in fatti che a beoeA- 
Eio cosi grande ricevuto da que* tIIIìcì nel costituirsi 
dal Marchese Giorgio il detto Oratorio in sussidUle 
di Villa Fontana , mal rispondessero per loro parte , 
gnelli a quali era stato compartito , e nascessero 
malaugurati dissidii f^a rispettivi Rettori. -Non po- 
terà però a meno il generoso animo del Nipote di 
esso Marchese Giorgio Marchese Cesare Marsigli Dn- 
glioli di adoperarsi a tutt' uomo a conservare il fat- 
to » ed avvisare a togliere le scissure. Né a questo 
solo si arrestò ma spinse pih oltre la di lui generosi- 
tà. - Reggeva la Chiesa Cattolica in que' giorni 
l'ImmorUle Benedetto XIV. Ebbe U Marchese Cesare 
a Ini ricorso, e ad esso espose che attesa la distanza 
della Ciiiesa della Fiorentina da quella di Villa Fon- 
tana che era di tre miglia , vedeva esso petente ne- 
cessario che a vantaggio de* popokmi del contorno , 
BOD che a togliere li dissidii fra li rispettivi Rettori , 
loise eretta la Chiesa sunnominata in Parrocchia in- 
dipendente , e tal grazia ferventemente implorava. 
B perchè non fosse di ostacolo all' esaudimento della 
dimanda la mancanza di provigione al mantenimento 
del Paroco si offriva egli di corrispondere per se e 
tool Eredi in ogni anno al medesimo corbe 5 fru- 
■ento , una castellata d' uva , due carra di ftisd 
grossi. Scudi 10 in contanti. Libbre 120 di Canepas 
ed il godimento del terreno adiacente alla Chiesa 
quanto poteva importare la semina di corbe due f^u- 
BMato. - Quante volte poi avesse la Santità Sua pri- 
Tilegiato uno delli Altari di detU Chiesa vi avrebbe 
egli assegnata una Messa quotidiana gii ordinata da 
Rinaldo Dngtioli nel 1615 -ad un altare che fosse di 
ugual modo privilegiato. 

Rimise sua Beatitudine li 13 Febbraio 1745 l'istanza 
al Vicario Generale di Bologna , e questi assunte le 
debite informazioni , e premesso il formale solenne 
assegnamento delle promesse offerte corrisposte me- 
diante Instrumento delli 15 Novembre di detto su- 
do 1745 preso a Rogito del Notaro Arcivescovile 
Antonio Nanni, decretò 11 14 Ottobre 1746 la erezione 
di detta Chiesa in Parrocchia libera , ordinando però 
che una tale disposizione e decreto non dovesse aver 
luogo ed effetto se non se dopo la morte deli' inallora 
Arciprete di Villa Fontana Don Antonio Mazzini che 
avvenne poi nel 1751. -. Ed in questa disposizione 
ancora vuoisi notare quella giustizia distributiva , 
che in oggi viene le tante volte conculcata , e che 
nelli andati tempi si ebbe sempre da ministri del 
culto specialmente in osservanza - Egli è certo che 
r Arciprete di Villa Fontana era andato al possesso 
di sua Parrocchia quando il Paroco di questa esten- 
deva la di lui giurisdizione ancora sopra la Fioren- 
tina. Perchè doveva egli rinunziare forzatamente a 
parte di sua giurisdizione senzachè o lo imponesse 
una estrema necessità , o un evidente pubblico utile t 
Noi volea 1' equità , noi comportava il conscienzioso 
animo de' ministri di Chiesa di quel tempo , non 
r avrebbe sopportato il Sommo Immortale Gerarca 



Benedetto XIV polche un tal atto avrebbe ▼escilo 9 
carattere di prepotenza . anziché di equKà e giustizia. 

Doveva e lo fh il Giuspatronato di questa Chiesa ac- 
cordato allo stesso Marchese Cesare quale fondatore, 
e dettatore di essa e a di lui successori maschio per 
maschio , ed in mancanza di questi agli eredi del- 
l' ultimo quando questi non avesse nel suo ulthno 
Testamento diversamente disposto , che di tanto 
ancora si dava ad esso licenza % ma conservasi ancora 
un tale diritto nella nobile Famiglia Marsili, uè forse 
potrà per lungo tempo a lei mancare. 

Ne il sudd. Marchese Cesare Blarsili A arrestò alle 
snindicate munificenze verso questa sua Chiesa , poi- 
ché e la maggior Cappella riedificò ed ornò, fece co- 
struire le Cantorie , alle reliquie de' Santi assegnò 
ornalo luogo , e nuovo sacrario ordinò si costruisse — 
Siccome poi non v* ha ediflzio che non vada a depe- 
rire col tempo , ove non si occorra ai guasti consol- 
leciti ristauri i cosk 1' ultimo degnissimo Pastore di 
questa Chiesa signor Don Giuseppe Ireneo Gannberini 
curò nel 1819 che venisse il Tempio all' estemo ristau- 
rato , compiendo poi nel 1844 li necetiari ristauri al- 
l' interno. 

Una lapide posta al di sopra della Porta maggiore 
della Chiesa dalla parte intema rammenta ai Posteri 
tuttoché riguarda la di lei erezione in Parrocchiale , 
e li atti di munificenza f^ di essa profusi dalla Illu- 
stre Famiglia Marsili , non che il di lei diritto di pa- 
tronato sulla medesima , ivi collocata nell'anno 1748. 

D.O.M 

BGCLBSUM HANC VBTOSTISMIIAM LA PIOaUmilA- VULGO 
DKTAM , QOJt SIMUL CDM UNIVERSA BRIUITATl - lAM 
INDE AB ANNO M. C. A D06L10L1S AD MARSILIOS VBNIT 
▼BTDSTATB - PBOPB DUIIJTAM OMNINO BBEECIT AD MB- 
LIOBBM BANG FOBNAM BKDBOrr MARBCB. - 6B0B6IU8 
MAR81LIUS DOGLIOLOS , QUI CUM ILLI C0N6RUAM DOTBM 
ASSI6NASSET • OBTINUIT UT SUBam.DBCLARKRBTUB ABGBI- 
PBBSBIT. PARECU VILLA PONTANìB - EANDKN POSTBA 
MAGI8 ORNAVIT MARCH. CJBSAR SENATOR ; QUI BT 
SACELLUM - MAJU8 RBPSaT , ATQUB ILLUD TABULA 
BGREOIB DBPICTA ORNAVIT , BT CANTORUM - PULPITA , 
SACRARUM RBLIQUIARUM LOCULOS , BT NOVUM SAGRARIUX 
PUUII JUSSrr-QOOPBBACTO DB ANNO MDOCXLVI OBTUfUI 
A N. D. BRNBDICTO XIV. UT BSO IPSB - BCGLBSIA IN 
P06TBRUM PARXCIA BSSET , SIC QUIDBM UT JUS NOMI- 
NANDI AD SE - PRIMOGBNITOSQUE OMNBS , QUI AB 
IPSO DBBCBNDRBBNT PBRTINBRET; IDQUB-JVS PRIMOGB- 
NITURJB ADIUNCrUM SBBIPER HARBRETUR OBTINUIT- BTIAM 
DB BO IPSO ANNO , UT UNO DIB IN SINGULAS HBBDO- 
MODAB-PRIVILBOIATUM PRO DEFUNCTI8 IN BA ALTARB 
BSSET -AC TANDEM REDITUS ECCLESIA DB SUO AUEIT - 
AD PARBCIAM DECORE OONSTITUENDAM , QUA PROPTER 
AD P. R. M. HUNC-LAPIDEM POSUIT- ANNO MDCCILVIII. , 

I limiti di questa Parrocchia sono quelli della Arci* 
pretale di Medicina , delle Parrocchie di Buda , di 
Porto nuovo , di S. Antonio della Quaderna separata 
dalla Chiesa della Fiorentina sino dal 1790 della Arci- 
pretale di S. Croce della Selva , di Vedrana , e Villa 



Footana al di etti Ptebaiato è soggetta. •Sommaiio i 
popolani al oamero éì 800 circa. Il Territorio fertile 
per se stesso Tiene rettamente coltirató ne' modi ad- 
detti alla qualità e giacitura del terreno - Dista da 
Bologna miglia 16 percorrendo la strada die gnida 
alla lem di Medicina e rhe muoTC dalla Porta di 
S. Vitale di questa CitU. È d'essa appodiato di Villa 
Fontana ed è sottoposta al Governo di Medicina. - 

È l'Architettura della Chiesa di ordine Corintio , e 
di quella maschia eleganza è nittidezza che si addice 
a Sacro Edilizio. Ha tre altari il primo de' quali os- 
sia il maggiore sacro ali* augusta Triade. Il quadro 
di questo altare rappresenta l' inconcepibile difino mi. 
stero ed è artistico lavoro eseguito da certo Antonio 
Looghi nel 1843. - L' altare a comu Erangelii è dedU 
r^to alla Madre di Dio che è stata effigiata in mezza 
figura dal celebre Fiamingo Dionisio Caivart , quadro 
che se non meritasse per se stesso attesa la squisi- 
tezxa del lavoro e per merito artistico ammirazio- 
ne , Torrebbesi pure ammirare per essere opera di 
quel Dionisio Caivart che fu primo Maestro dell'im- 
mortale Guido Reni , e che iniziò tanti altri della 
scuola Bolognese di quel tempo nella difflcii arte 
della dipintura; arte che rese famosa Bologna ai pari 
di qualsiasi altra città Italiana nella dipintura , pol- 
che sursero a nugistero nella medesima li famosi Ca- 
racci , li quali opponendosi a tutt' uomo all' irruente 
manierismo propagato in quella stagione in quest'arte 
divina , riposero sulla retta via quelli artisti che al- 
lucinati da un apparente bellezza contraria alla ve- 
rità , si erano posti in non retto sentiero. Neil* altro 
altare a corau epistole si venera I' immagine di 
Gesli Crocifisso in rilievo. È il tempio fornito a 



dovizia di quanto di sacri arredi , e suppellettili può al 
divin eulto occorrere , e I' attuale di lei Pastore 
Jlf. il. D. Pieiro GuidagxoH ha ben d* onde garan- 
tira della conservazione ed aumento delle medesime . 
Unto è il di lui zelo addimostrato sin qui pd mag- 
giora decoro di sua Chieàa. 

Celebrasi in essa la titolar fesU nella prtaM do- 
menica dopo Pentecoste , giorno sacro alla Santìs- 
sima Trinità. Altra festa e quesU di gratitudine del 
Villid di quesU Parrocchia si odebra li 5 Gennaro di 
ogni anno , in onore della B. V. sotto il titolo delle 
Grazie; imperocché imperversando nell'Ottobre dd 1748 
l'Epizoodia Bovina in questo distretto, si ebbe ricorso 
da'Popolani aUa Pratettrice, e soccorritrice de'Cristiad 
a Maria Santissima onde Impetrarne lo scampo , che 
ottenuto mediante la di lei validissima protezio- 
ne , sponUneo un voto si emise da Parrocchiani che 
un tal giorno a di lui onore sarebbe con festa eeie> 
brato. Si hanno altri giorni solenni in questa Pantw- 
chia e cioè ne' tre giorai delle feste di Pentecoste 
l' esposizione del Sacramento , e ne' 15 Agosto sacra 
a Maria Assunta in Cielo, e nella domenica fhi l'ot- 
tava si celebra dalla Compagnia della Beata VergùN 
ivi eretU la fesU a rammemorare la di lei gloriosa 
Assunzione. 

Un solo privato Oratorio esiste in questa Parroc- 
chia e questo vicino al Palazzo gentilizio Menili de- 
dicato alla B. V. Lauretana ndla costruzione dd 
quale si è avuto il pensiero di ritrarre la forma 
ddla Santa Cappella ddla B. V. di Loreto , stanza se- 
condo la comune credenza un giorno della Madre di 
Dio in Nazaret. 

Dott. Luicr AoBBU. 




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S. MARIA DI MEDELANO. 



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^1 nome di Medelana dato alla Par- 
, rocchia e al monte su cui ella «le- 
de pare abbia origine , o dall' esser 
palla la chiesa nel meno a molle par- 
rocchie , per cui tragge ad essa conti- 
Lnuamente uo popolo assai numeroso, 
forsr meglio il monte fu così chiamato 
da Medio e lama, quasi si trovi in mei- 
in 3 il iiaa lama voce significante piano , 
ù vaile tdvom. 

Nulla di storico trovasi di questo luogo né in li- 
bri , uè io vecchie carte , laonde è a riputare che né 
ìb esso , né nelle sue viciname siano accaduti avve- 
■imeoti di tal rilevanza che abbiano meritato se ne 
tenetse memoria da tramandarsi alla più tarda po- 
•tcritli. Sappiamo soltanto per tradizione che il sito 
ov' erano più casamenti si chiamava Villa anUeaj 
aggiunto che ne proverebbe 1* esistenza in assai re- 
mote età. Nei luogo detto il CaJte(/iiCCÌo elevavati an- 
cora uo Fortino gii de' celebri conti da Panieo , ve- 
■oto poi in signorìa AeBarbiroli ed ora del Dottor 
Rossi. Come però sconosciuto è il tempo della vera 
iMidaziooe della Chiesa di Medelana , così può cre- 
dersi , eh' Ella sorgesse uscente il XIII secolo ; tro- 
vaodosi Dell' Archivio della Mensa Arcivescovile , che 

- Bcl 1348 le fnroo fatti de' lasciti per la celebrazione 
di Messe. Dal che mostrasi aver tenuta falsa opinione 
il Canonico Moniierì, che nel suo Campione delle 

. Chiese ( non sempre meritevole di fede ) ne ebbe As- 
tata la fondazione all' anno 1373. Certissimo è poi , 

. «he dal 1378 venendo a noi fu sempre sottoposta al 
plebaoato di 5. Lorenzo di Pànico , appartenendone 
il GiMipadYonaio ai Parrocchiani , quindi ai Capita- 
ni CaUanei delle Lagune, agli Argèli e ai Mutoiii, 
000 al 1713 , anno in che il Senatore Silvio Antonio 

- Ilnsotti , ultimo di quel lignaggio . con testamento 
dcUi 25 Aprile ( rogato da Antonio Pedrini ) insti- 
tniva suo erede il Conte Astorre Tortorelli dalla cui 
froaapia vennero indi presentati 1 Rettori di Mede- 
laoa , compreso l' attuale paroco Molto Reverendo 
Big. Don Bartolomeo Paraxxi , che nel 1820 ne avea 
la nomina dai fratelli Alessandro e Francesco Torto- 
relli, ne' cui diritti è oggi succeduta per eredità la 
■obile famiglia Malvasia. 

Chi partendo da Bologna uscito da Porta Saragoz- 

sa vieo oltre un quattordici miglia e sale sul Monte 

Medelana elevantesi alla sinistra (1) del Reno trova 

sa un picciol piano in mezzo a floridi castagneti , e 

Tomo ii. 13 



quasi presso la vetta del monte la Chiesa Parrocchia- 
le di antica costruzione , il cui largo campanile qua- 
drato (che porta due Campane) vediisi torreggiare in 
mezzo alla Canonica ed alla Chiesa , la facciata del- 
la quale ha sopra la porta una statua In terra colta 
di M. y. AssonU io cielo. L'interno della Chiesa aven- 
te il palco, soffitto di legname, eoo ispartioieoti 
in quadro, contieoe tre altari. Nel primo dal eoroo 
dell'epistola si veneraoo alteroativamaote la B. F. M 
Jtosarso e VAjuimla, giacché nel maio del quadro 
ove sooo figurati ali' intorno i misteri del Rosario è 
un'apertura circolare chiusa da tela ovale che da uo 
lato offre dipinU U B. V. ddBatario, e datt' altro 
VAuwmonei e ciò affine di esporre alla veoeranza 
de' popoli , or 1* una , or l'altra delle unte immagini 
a piacimento. Nell'altro altare è uoa tavola a olio del- 
la scuola di ^tdo eoo S. .ififonio JMole e la B. V., 
vedendosi nel Maggiore un quadro grande più della 
debita proporziooe che porta effigiata l' Auwuione 
di M* V. €0Q un grazioso PMtttno, pittora assai l>et- 
la di Antonio da Pànico compagno ed amico de' Ca- 
tacci. 

La Chiesa Parrocchiale di Medelana ( la cui festa 
titolare si solennizza a 15 d' Agosto) è soggetta al 
Governo di Bologna , situata nH Comooe di Capra' 
ra sopra Pànico ; ha sotto di sé da circa 200 abi- 
tatori, e confinanti le cure di JUonteeeoero , Ronca, 
BasigUo, Laqme, tono e Luminano. 

La Parrocchia di Medelana è sito d'aria tanisaima, 
che frutta uva oon molta , graoi a sufficieoia , oo- 
ci , mele , legna da fkioco , carbone e cutagoe io ab- 
bondanza. Poco lungi dalla Chiesa rampolla una sor- 
gente d' acqua ottima e perenne , che dicesi alzarsi 
di livello negli aonl sterili , ed abbassarsi nei fertili ; 
fenomeno , che si offre di credenza difficile , eomee- 
chè vero e provato da altri fatti somitlianU (F.Ol- 
lindri nix, Coregr. Voi. Ili pag. 185). n suo terre- 
no è composto d' argilla . creta e arena spesso miste 
insieme, intersecaU UlvolU da lunghi banchi di 
ghiaia fiumale contenenti lavori di Madrepore di Fo- 
ladi Marine , nuclei d'Echini , piccoli gusci di Telli- 
ne. Pettiniti, Ostricbe, DenUli, eoo alcuni tronchi 
di legno , divenuti carbone bituminoso , e mottissimo 
Spato , che i Mootaoari chiamaoo Spugna da Bianco. 



(I) Il Galìntlrì, Dia. Coi. d«l Bdogn. die* alla »BfTm4 Mft R» 
■0(fgL3.pH^i48). ^ « « 

G. F. Ramklu. 



— 67 — 



SAN MARTIIVO 



IN ANCOGNANO. 




yra le deliziose posizioni delle colli - 
\ nt Bolognesi vuoisi certamenle an- 
^ noverare quella della piccola Parroc- 
\ rhli di Ancognano situata a sei miglia 
*^3 Bologna percorrendo la strada Tuori 
l di Porta S. Mamolo e attraversando II 
' Comnne di Paderno. Imperocché all' osser- 
I tore che pongasi sul davanti della Chiesa si 
apre vaghissimo Anfiteatro di non lontane 
collinette che formano a così dire la base de' pih lon- 
tani Monti appendici alti alti Appennini , le quali sono 
ovunque sparse di Case villerecce pe' Signori , e ru- 
stiche per li coloni. Ma non è il solo pregio di que- 
sto luogo l'amena sua situazione, e la deliziosa vi- 
sta de' circostanti colli che dalla sua vetta riroiran- 
si ; pokhè a buon diritto può questo contado andare 
orgogliosa pe* suoi preziosi prodotti , specialmente di 
uve. La giacitura del suo terreno che volge in mas- 
sima parte al levante e mezzo giorno , la qualità di 
esso composto di creta , grossa sabbia , e bufo ren- 
dono le uve che produre dì tale squisitezza da pareg. 
giare quante nella Provincia Bolognese hanno fama 
di eccellenti. — Siccome però nelle umane opere nulla 
vi è di perfetto , così sembra che ancora nelle opere 
della natura alcun che s' abbia a desiderare alla loro 
perfeziooe — Questo l>eatissimo luogo al quale nulla 
verrebbe meno , se avesse suflBciente copia d' acque , 
ba sommo difetto di questo necessario e prezioso 
elemento, taldiè nella maggior parte dell'anno ne sa- 
rebbero quasi totalmente privi li abitanti , se non 
V' eresse una unica sorgente nel circondario appellata 
la Ciftema , la quale com'è ben a credere somministra 
eccettentc acqua potabile. Di qua! tempo fosse la Chiesa 
fondata igvorasi pienamente , e può soltanto dednrsi 
che fosse di antichissima fondazione , se vuoisi aver 
riguardo alle memorie storiche che la riguardano. 
Poiché nd luogo denominato il Poggio compreso in 
questa Pamceliia narra la storia sorgesse un giorno 



la fortezza di Poggio Ancognano allorché fervevano 
le fazioni , e vigeva il prepotente dominio feudale. ~ 
~ Era questo in potere del 1323 di Raroberto , Delfi- 
no , e Bonzannino Fratelli de' Vizzani , ed eravi a Ca- 
b ellano in detta epoca Ramberto da Yizzano. Ignora- 
si pure di qua] epoca fosse un tal forte distrutto, 
ma certamente era del tutto demolito nei 1401. Dal 
che vuoisi trarre induzione che un luogo munito di 
potente Castello , non doveva certamente mancare di 
Chiesa , se di quella stagione specialmente non anda- 
va mal disgiunta la prepotenza signorile da legni 
estemi di religione. 

La Chiesa é sufBcientemente ampia per la popola- 
zione di questa Parrocchia che non si estende al di 
là del numero 130 ed é di moderna costruzione , OMn- 
tenuta con tutta decenza e nitidezza, ed ha il sof- 
fitto a vòlto di arellr e gesso, e tre altari compreso il 
maggiore. Rappresenta il Quadro di quest' ultimo io 
allo il Padre Eterno con sotto S. Martino S. Antonio 
Abate e S. Donino opera di non spregevole dipintore 
di poco conto sono quelli sovrapposti alli altari late- 
rali- Il Campanile sorse per opera del Paroco Lania- 
rini che resse questa Chiesa dall' anno 1743 all' an- 
no 1765. L'attuai Paroco Molto Reverendo Don Fim^ 
Cesco Paleotti adoperò in modo che senza ingombra- 
re la Chiesa . fosse proveduto ad un luogo separato 
per la confessione. La suddetta Chiesa é soggetta al 
Plebanato di S. Ansano del Pino , ed é di libera co- 
lazione di questa Reverenda Mensa Arcivescovile - Con- 
fina colle Parrocchie della Pieve del Pino , di Sabio- 
ne , di Yizzano , e di Paderno. - Due sono li Oratorii 
che vi appartengono I' uno dedicato alla B. Y. di Lo- 
reto appartenente al Sig. Avvocato Borghi l'altro 
sacro alla B. Y. del Buon Consiglio spettante al Si- 
gnor Natale Rizzi, La festa del titolare si ( 
li U Novembre. 

DoTToa Luigi Aubiu. 




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DI AFFRICO 




uni ìln« del secolo TX le storie ri- 
j corda n a una comuoe montuosa con 
^fortf castello , o ròcca chiamata 
i^AffHeù ; ròcca piantata sulla cima di 
itina nipe , accessibile per una sola via 
^ tortfio&a ed angusta , che i dominatori 
.0 UraniT^ avemmo fatto incavare nello stesso 
I macigno. Un secolo dopo si fa menzione di 
4)iie$to luogo, e vien detto antico castdlo, 
imlicandolo popolato di gente armigera , e guerre- 
sca , con chiesa parrocchiale benedetta nel nome di 
S. Lorenzo martire , che serviva di sussidio alla 
pieve di PUigliano. Nei tre secoli successivi le sto- 
rie tacciono degli uomini , e del luogo 2 e ciò porta 
a credere che quivi non irrompessero le orde de' fuo- 
rusciti , le quali nei secoli XI e XI! recarono nelle 
■lootagne del bolognese tante stragi e mine 1 e che 
le ire tremende di parte solo nel XIV secolo faces- 
sero qnassli risuonare l' eco delle unguinose lor 
guerre , e delle loro atrocità. 

Leggiamo in fatti che nel 1307 due de' pili potenti 
•ignori di Panico vennero sconfitti ed imprigionati 
dalle bolognesi milizie poco lungi dal forte di Canta- 
gllia ) e che un di loro ebbe tronco il capo , 1' altro 
privato di vista fu gettato in sotterraneo carcere a 
aninri miseramente i suoi d) ; e leggiamo ancora 
dw i membri di quella proscritta genia , sfuggiti al- 
l' eccidio , si collegarono coi signori di Monte Cucco- 
lo , e si riversarono con poderose schiere sui castelli 
di Capugnano , llontacuto , Rocca Cometa , Belvede- 
re ed AffHco , incendiando , e ruinando case , e po- 
deri , ma finalmente rimanendovi estermioatl , scon- 
fitti , e prigionieri. 

Ristorate le perdite avute , e fortificato il castel- 
lò • vediamo che gli uoaliil di ÀlMeo nei 18S3 



aveano dato la ròcca io custodia a yUoheUo e Sali- 
nello da Labmde , mentre il paese reggevasi a co- 
mune 1 che nel cominciare del secolo XVI Leone X lo 
concesse a titolo di contèa con Labanle e Pietjra Co- 
lora alla nobile famiglia Grosft di Boiogoa ; e che 
abrogati finalmente questi privilegi feudali da Qe- 
mente VII , il popolo di Affrico col territorio unito 
di Pitigliano fece la sua dedizione al Comune di Bo- 
logna , nella di cui dipendenza trovavasi ancora 
quando sopravvennero in Italia le vicenda del 1796. 

Ora dell* antico caseggiato non rimangono che 
alcune piccole borgate sparse 1 e dove sorgeva la 
ròcca castello non resta che 1' umile chiesuola di 
S. Lorenzo detta dd Caitettaceio, divenuta semplice 
Oratorio dopo il 1588. E poiché la parrocchiale giu- 
risdizione tutta tu concentrata nella Pieve di Piti- 
gliano , cos) questa chiesa venne in appresso ed 
anche di presente appellata coli' uno , e cofi' altro 
nomei come col nome di AffHco « o di Pitigliano di- 
•tinguesi ne' libri pubblici il territorio distretto 
della medesima. 

La chiesa , la canonica ed il campanile è un corpo 
isolato di edifizi , che si scorge assai lontano per la 
sna elevata posizione , la grandezu del fabbricato . 
e il biancheggiare delle muraglie j è capo di un Ap- 
podiato, che fa parte della Comunità di Gaggio Mon- 
tano , e che dipende dal Governatorato di Porretta 2 . 
ed il suo territorio è ampio , sebbene 1' animato 
oltrepasti di poco i quattrocento individui. 

Il terreno è montuoso j e nella parte pih alta è di 
un fondo sterile e selvaggio. Trovui la chiesa alla 
slolatra di Reno , salendo il monte per un miglio e 
niezfo sopra la naova via di Toscana , ed è lungi da 
Bologaa niglU S6 nella direzione di sud-ovest , posta 
ad cgial distava tra il castello di Vergato, e quello 



4i Porretta. I prodotti priocipali di questo laolo 
sono i cereali , le castagoe , e le frutta i noa vi 
ai alleva ancora molto besiiame ne' suol paacoli , e 
ai ricava dalle boaeaglie gran quantità di carbone 
iK legname da lavoro. Un' acqua limpida e fre- 
sca , ed un* aria purissima , con un clima tem- 
perato ed asciutto contribuiscono a render sana , 
e robusta questa popolazione; la quale, per indole 
e per costume pacifica , si dedica alla coltura de' Ton- 
di , ed alla cura degli armenti : di nuli' altro bra- 
mosa che de' piaceri campestri , e della domestica 
tranquillità. 

Or tutto quanto l' antico territorio d' Affrico rico- 
noscendo per sua parroccliia la chiesa plebanale di 
S. Gio. Battista di Piligliano , di questa principal- 
mente ci occuperemo nella parte religiosa della pre- 
sente illustrazione. 

È dessa di assai remota origine , e forse de' pri- 
mitivi tempi del cristianesimo ; dappoiché vi sono 
documenti autentici , che provano la sua esistenza , 
e la sua dignità di Matrice sino dall' anno 969. - Non 
conosciamo l' epoca di sua fondazione , che perdesi 
nell' oscurità di que' secoli rudi ; ma sappiamo che 
fti edificata , e dopo alcun tempo ampliata , e ristau- 
.rata in loogo poco dali* attuai chiesa discosto , no- 
minato il pogsfUdo f jprati ; che aveva per sussi- 
diale, oltre l'antica cura di S. Lorenzo, anche quella 
di S. Maria Villiana , ora parrocchia ; e che era 
dotata , come al presente , di una larga e doviziosa 
prebenda. Quando poi nell* anno 1378 i Sindaci della 
Mensa Vescovile compilarono 1' autentico registro o 
campione delle parrocchie , venne questa indicata 
come plebana , e di libera collazione della R. Mensa , 
e si trovarono a lei soggette dieci chiese , cioè S. Lu- 
cia di Pietra Colora , S. Maria Villiana , S. Michele 
di Rocca Pitigliana , S. Maria di Labante , S. Cri- 
stoforo di Labante , S. Lorenzo di AOVico , S. Barto- 
lomeo di Prunaro , S. Michele dell' Ospitale di Re- 
no , S. Biagio Ospitale di Bombiana , e S. Maria 
Maddalena delle Sassane. Contale estesa giurisdizione 
fu appunto dal Pontefice Nicolò V nel 30 Giugno 1450 
conferita mediante il Cardinal Bessarione suo Legalo 
io Bologna al tacerdote Lazzaro della Maglia in 
premio di segnaUUi servigi verso la S, Sede. 

Intanto circa I' anno 1411 il suo territorio erasi 
ristretto a ponente per 1' erezione in cura libera 
della chiesa di Villiana ; poi nel 1528 , acquistava a 
settentrione tutto il distretto della parrocchia suc- 
cursale di S. Lorenzo , fatta semplice cappella ; e 
nel 1568 per decreto dell' Eminentissimo Paleotti la 
chiesa di Montecavaloro veniva ad aumentare di 
* un' altra cura la sua plebanale congregazione. 

Fu questa 1' epoca di maggior fastigio per la 
pieve di Pitigliano. Se non che , passata la metà del 
sècolo XVII , una terribile frana manomise e scrollò 
si fortemente la chiesa coli' adiacente canonica , che 
r arciprete di quel tempo D. Petronio Guidi dovette 
lasciarla per recare la sua dimora in altro abituro 
non lontano ( che presto ridosso a cau canonicale) 
da dove poi contiooó alcani ami ad uflkiare la pieve. 



reggendo la frbbrica per fona di pmteill , e 
arginature. Ma il sottostante terreno std cominciare 
di Maggio del 1675 si aperse a modo di voràgine , e 
feee in pocld btantl diroccare la chiesa , essendone 
prima levate le cose sacre; talché fu dnopo l'erigerà 
un padiglione di legno , e collounri un' altare , il 
fonte battesimale , e quant' altro era di stretta neces» 
sita pel divin culto , onde esercitarvi gli uffici di re- 
ligione sino a che non fosse innalzato un nuovo 
tempio. 

Bramava quel zelante pastore che la chiesa da 
erigersi fosse ampia , e maestosa i né l suoi voli 
furono delusi. Aiutato dal benemerito fabbriciérc 
Natale PedreUi , e dalle sovvenzioni de' popola- 
ni , pose opera al lavoro durante I' anno 1682. . 
Otto anni dopo si ufficiavano già tre cappelle, 
ed erano costruiti i muri di cinta , e compita 
1' ossatura del tetto , allorché si pensò d' innal- 
zare anche la torre delle campane. Questa di 
fatti fu cominciata nell' anno 1701 e fu terminata 
nel 1720 , collocandovi due vecchie campane , e 
nei seguente anno l'orologio. Poi volendosi conti- 
nuare r edifizio primario , il buon parroco té ri* 
prenderne i lavori nell' anno 1727 , nu carioo 
d' anni e di meriti uscì di questa vita morUle 
prima che il volto della chiesa ricevesse il tm 
ultimo compimento. Passarono due lustri i«teri 
senza che l' opera avanzasse ; poscia venuto a fSf* 
gere la pieve il dotto e pio sacerdote D. Gimah 
mo BeUinelli ( anno 1736 ) non andò guari che l« 
fabbrica si terminò. Basa é quale si mostra H^. 
giorno , lunga nell* intemo piedi 42 , larga piedi SS , 
e colla cappeUa maggiore di lunghezza piedi M • 
di larghezza sotto l' arco piedi 12. 

L'interno di questo tempio è d'ordine toscano,. 
misto di Jonico , colle sue parti sufflcientementt 
armonizzate, ad eccezione degli altari nelle aai- 
nori cappelle , le di cui mense , ed ornati si ri- 
sentono di queUo stile barocco o seicentistico , che 
da ben treni' anni si va fra noi combattendo senza 
alcun frutto. Sette sono le cappelle inferiori ; quat- 
tro a sinistra , e tre a destra , occupando 11 posto 
della quarta la cantorìa coli' organo. La cappella 
maggiore è dedicata al Santo patrono , con antico 
quadro , che mostra qualche segno di buon pendio. 
Discendendo dal lato dell' Evangelo , il primo altare 
è consacrato alla B. V. del Carmine , il secondo a 
Gcsii Crocifisso , il terzo ai Ss. Antonio Abate , o 
Patavino , e nella quarta cappella è collocato il 
fonte battesimale. La cappella di fronte a questa è 
dedicata a S. Luigi Gonzaga , i* altra che segue a 
S. Francesco , e S. Anna , e 1' ultima con discfcto 
quadro alla B. V. del Rosario. 

Dopo compita la Chiesa (che fu aperta e con graa 
solennità benedetta nel dì 24 Giugno 1741 ) I* enco- 
miato Arciprete Don BeUinelli ampliò la canonica, e 
ristaurò l' Oratorio di S. Lorenzo , immedia lamento 
dipendente dalla Pieve ; provvide un ricco apparato 
a terzo con piviale , ed un magnifico baldacchino i o 
dopo un rettorato di cinqiuntatré anni (aaenaoft a 



tutti per sapienza , e per filantropia ) paMÒ nella 
pace de' giusti , conrendo l' anno 1790. 

Questa chiesa riparò ben presto V amara perdita 
di quel virtuoso paroco , colla nomina dell' illustre 
Gio. Gabriele Naed. Profondo filosofo » teologo eru- 
ditissimo , ed ameno cultore d' italiane lettere , ri- 
nunziò agli onori di due cattedre nelle primarie 
Università per vivere in questa solitaria dimora f^ 
r esercizio delle virtb , e I* amor dello studio. La 
morte lo rap) lo età ancor fresca tn il lutto e 
I' universale dolore de' suoi popolani i né gli man- 
carono ammiratori estranei , e dotti conoscenti ed 
amici che lo lodassero in vita , e ne spargessero di 
fiori la tomba. Fra le molte composizioni , che per 
lui si stamparono , ci piace anzi di riportarne una , 
dettala da celebre penna di qiie* tempi, e pubblicata 
io Modena dalla Società tipografica V anno 1791. 

Sunt mihi qui poicunt, ecqua est /ubc denique tedes. 

Die age, qam NASSO nume datwr Apra Viro? 
Afra TagaUini parUèr fuit Illa JHagistri; 

Mmne pari Titulo coru/ruit umu HonosF 
Ast Ego ; non prorms' Mene Ht licèi una duobus . 

Vix tantum iimili Nomina voce sonant : 
Bic Mitra» certe, Tf/rioe meruiud Amidus, 

Sed dantur raro Prmnia prò merUit. 

Neil' anno 1809 furono a spese de' parrocchiani 
acquistate tre nuove campane s e nel 1834 , mentre 
governava l' arciprete D. Domenieo Tombdli , tn 
eretta V elegante e spaziosa sagrestia , li quale , è 
in perfetta relazione coli' ampiezza , e colli sontuo- 
sità del tempio. Finalmente nell' anno 1839 l' Eminen- 
tissimo Oppizzonl destinò a reggere questa pieve il 



giovine arciprete Don Giovanni Tonetti peritissimo 
uelle morali discipline, zelante de* suoi doveri, e 
benemerito del gregge^ che Dio gli fidò. Non soft 
vent'anoi ch'egli amministra la chiesa , e già emulò 
nella pietà eoo raro e generoso esempio i suoi pre- 
decessori. La canonica accresciuta di nuovi ambien- 
ti , e ripulita ; la chiesa ed il campanile abbelliti , e 
ristaurati ; nuovi arredi , e biancherìe ; la piccola 
campana aggiunta alle altre tre onde formare un 
quarto j sedici pesanti candeUleri; una ricca stola 
parrocchiale 2 la balaustrata di ferro; il bellissimo 
selciato sul presbiterio; ed il nuovo aitar maggiore, 
composto di preziosi e svariati marmi , che nel cor- 
rente anno 1848 fti lavorato dall' egregio artefice Sig. 
Carlo yidoni di Bologna , sono opere non periture 
e che tramanderanno alla posterità quell' incancella- 
bit memoria , che forma la miglior lode ed il merito 
pih grande d' un religioso pastore. 

La parrocchia non ha altro Oratorio che quello 
di S. Lorenzo ; il quale contiene due altari , uno del 
Santo titolare , l' altro del Ss. Martirt Fabiano e Se- 
bastiano ; senza avere veruna cosa di rimarco. 
Le cure poi , che oggigiorno dipendono di questa 
Matrice sono ridotte a quattro : Pietra Colora , 
Montecavalloro, Rocca Pitigliana, e S. Maria Villia- 
na. Le altre , che anticamente formavano la sua 
congregazione, più non esistono) o sono unite ad 
altra pieve. Il territorio finalmente (bagnato al- 
l' estrema periferìa dal fiume Reno ) è clreoscritto 
dalle parrocchie di S. Maria , Rocca PiUgllana. Mon- 
tecavalloro / Labante , e Castelnovo. 

Dott. Linai RcaoBai. 




— e» — 



9« muìxì Àiiàsmi 



DI ROCCA PITIGLIAXA. 




tiA' agfrefilo 41 uu, poito a ri- 
''éi»^m òcU' alto Monte di Pietra Co- 
_froi« « e che fcorgefi alla difUaza 
ì dk un miglio , paiMBdo per la otin. 
%ìv^jAì di Tofcaoa alla fiaiitra di 
k Hmo , iorge no pronoBlorìo di andò 
mèik^m , «»l quale ele?afi io Taghifaima 
- poilura una piccola efaietuola col suo cam- 
^^ ^àuÀts CJjiamafti queaU la parrocchia di 
Bocca PUigliana , rbe ao tempo fu grossa terra . 
bep diftia dà CMrtiliii , e da torri , e che oggidì conU 
appena 400 abitanti , sparti in una fasta superficie , 
lenza alcun segno , o vestigio dell' antico paese. 

1/ origine di questo territorio perdesi , come quella 
di altri luoghi della montagna bolognese , nel buio 
de' secollt e le prime sicure notizie di Rocca Pitigliana 
furono dal Caliodri trovate nell'Archivio de' PP. Con- 
ventuali di 8. Francesco , mercè di un pubblico ro- 
gito delli 33 Marzo 1335 fatto da Martino , Notaro 
da Rocca Pidigliana , e per un' atto di procura 
che nel 6 Giugno 1287 II Massaro , e gli uomini di 
questa terra facevano ad un certo Corvolino di 
Arardo loro compaesano , onde agitasse la lite già 
comineIaU contro il R. D. MiUiate , rettore della 
parrocchia. Ciò proverebbe che il paese esisteva assai 
prima del secolo XIII , dappoiché nella prima metà 
di questo vedevasi già retto a comune col Mauaro, 
magistrato provveditore , ad aveva il paroco , e la 
chiesa. GII avanzi poi delle torri, che in molti punti 
del territorio icorgevansi al cominciare dell' andante 
seeolo ( la costruzione delle quali indicava 1' epoca 



fta i makki 




remoU dda 

porre che qvesto hMfo sia 

conUdo a cìTilmente costitair» . e | 

Ma le feroci discordie , che tasto < 
nostra nei secoli di mezzo , •• 
pacifiche dimore degli ahiUnti « Ito 
Sommessi già qnesti popoTi al 
parteggUrooo pe' Ghihdliu , posòa pc* Ccfcad di 
fazione guelfa ; e qnaodo nefl* aMO 13i7 i CaaU di 
Panico , e qndU di Monte Coccolo ( ie 
lini ) vennero con numerose fabngi a4 i 
nniroosi cogli abitanti di Roeca CoracCa . e d' allit 
terre sub-apennine , e sostennero per pih mcai , «i- 
pavidi e risoluti . gli aasalU d' an esercito bete . ed 
agguerrito, senza volgere U passo, aè cedere ai 
medesimo un sol palmo di terreno. Sgooaiaati gii 
agressori , fu loro forza il retrocedere. Toraarsaa 
però di nuovo , e con oste più poderosa circa l' an- 
no 1311 , mentre i terrazzani , colti aR' iasapota . 
ebbero appena il tempo di trincerarsi nel lor castel- 
lo , ova le schiere dei Ghibellini giamnaai potcreas 
penetrare. Perderono per altro la fortiaaima rocca, 
detta di saffo roffo . posta qua! baluardo di dilesa 
nel piccol borgo di Castiglione , tra il paese e la 
sottostante strada , la quale dalla rabbia degli assa- 
litori presa e demolita , fu d' un subito arsa e di- 
atrulta. 

Veduto però quanto fosse difllcile imprcu CM< 
quistare , e soggiogare s) risoluta gente s e 1 
non accorressero ajuti dal Senato di Bologaa , ! 
rono i nemici di volgersi ad altre regioai , e di laadar 




5^ 









\ 
\ 



liberi , ed invitli questi popoli s i quali ennmertiido 
i guasti soflRcrti, e le patite stragi , ne diedero noti- 
lia al gofemo di cìllà , che sollecito si adoprò nel 
sovvenirli , dispensandoli per un biennio dal paga- 
mento d' ogni dazio , e contribuzione i come intese 
di premiarne il valore , e fedeltà ; liberando dalf esi- 
lio i loro ftionisciti , e contumaci. 

Ma quantunque nel libello , che perdo fu spedito , 
promettessero gli abitanti del paese di ricostruire 
l' incendiata ròcca , è duopo credere che ciò non 
avvenisse , poicUè nel pubblico elenco dell' anno 1393 
ove furon descritte tutte le torri , e le ròcche , e 
nominati i castellani del contado , non è fatta parola 
di questo luogo , e né tampoco trovasi indicato 
Dell' atto di possesso , che sul fluire dell' anno 1401 
prese Giovanni I Bentivogli di tulle le fortezze del 
bolognese. Solo si legge in quest'atto che nel castello 
di Pietra Colora fu da Lui posto a comandante un 
MicheUtto Rotondi della Rocca di Pidit^iano, 

Fu però in appresso , e per alcuni secoli ancora 
ritenuto come luogo di qualche considerazione : leg- 
gendosi dalle cronache avere il comune , o castello 
di Rocca Pitigliana mandato un ricco presente alle 
nozze di Sante fientivoglio neir anno 1454 , e l' esser 
stato sino all' anno 1796 capo-luogo di una Vicaria 
civile con residenza di un Magistrato giudiziario , 
scello e speditovi ogni semestre dal bolognese reggi- 
mento. 

Dopo quest' epoca memorabile il territorio fu ag- 
gregato qual semplice villa alla comunità di Gaggio 
Montano , ed è tuttora io egual condizione , dipen- 
dendo per gli affari contenziosi dal governatorato di 
Porretta. Trovasi distante da Bologna circa ventotto 
miglia , nella direzione di sud-ovest , in ottima 
situazione , godendosi in estate di un caldo assai 
temperato, con un bellissimo panorama. Le paroc- 
chie circostanti sono la Pieve d' Affrico , Bombiaoa , 
Pietra Colora , S. Maria Viiliana , e Savignano. 

Anticamente questo suolo era coperto di selve , e 
la sua popolazione esercitava la pastorizia , meno 
qualche famiglia , che vivea di traffico, commerciando 
colla vicina Toscana. Ma attualmente la parte boschi- 
va è assai limitata , ed il terreno fu per la maggior 
parte convertito in buoni castagneti , e vigne , ed in 
alcuni campi , e praterie , cambiandosi le famiglie 
nomadi in agricoltori industri, ed In laboriosi coloni. 

Accennata brevemente la parte storica di questa 
rnra , diremo quello che si riguarda a! regime suo 
spirituale. Ed in primo luogo è da notarsi che una 
costante ed inveterata tradizione accerta come prima 
del secolo XVI la Chiesa parrocchiale fosse posta al 
di là del torrente Marano in luogo detto Prunaro , 
ed ivi restasse inabissata per una frana improvvisa , 
faisieme alla casa del parroco ; che cessate le civili 
discordie , e con queste i frequenti pericoli di guer- 
ra , i popolani pensassero di riediflcarla entro il 
castello , recinto delle lor case i e che scegliessero 
come luogo pih solido , ed eminente la cima di un 
gran sasso arenario , sopra cui esisteva una casiie- 
cla ed una piccola torre per le vedette , o teolte cte 



vigilaTtno alla cuilndla del paese. Abbattuti qne've- 
tnsti ediflzj, e megNo spianata la cima del macigm^, 
vi furono iacavafe le fosse pe* fondamenti si della 
Chiesi , che della canonica , e ia poco tempo tutto fki 
ridotto • compimento , talché neir anno 1502 vi si 
poterono celebrare i divini uffizi , ed II parooo abitò 
la nuova casa eanonicale. 

SpetUva in quel tempo ai parroechiaai il diritto 
di elleggeme il Rettore: diritto che apparteneva loro 
dalla remota fondazione della parrocchia i né pnoasi 
comprendere come nell'anuo 15 12 con rogito Pistorinl 
Marco di Bombiana donassero simile onoranza al cit- 
tadino, e noterò di Bologna Pietro GandolR. Certo é 
che i popolani mai pih esercitarono quel patronato s 
il quale dalla famiglia Gandolfi passò per eredità di 
femmine a Camillo Rigosa , e da questo per cessione 
ad Ercole Montecalvi ; i di cui disrendenti poi sul 
declinare del secolo XVII lo rinunziarono alla nobile 
famiglia Marsili Rossi. Finalmente queUa lo dimise 
con libera donazione alla R. Mensa Arcivescovile , la 
quale dall' anno 1737 se ne trova in pienissimo ed 
assoluto dominio. 

Accadde pertanto che neH* anno 1694 sotto il pa- 
tronato de' Signori Conti Marsili la chiesa minac- 
ciasse mina per poca solidità di muri % e che il 
parroco d' allora ne vedesse indispensabile la rico- 
struzione. Il perché fattane relazione ai patroni 
stessi, e supplicati di un generoso soccorso , con ra- 
rissimo esempio vi si piegarono , ordinando che 
a tutte lor spese si rifabbricasse il tempio in elegan- 
te , e moderna foggia , avvertendo però che prima 
fosse d' alquanto ribassato il piano su cui dovevasi 
innalzare, onde lasciata una prominenza da un lato 
del macigno, questa servisse all'uopo di forte soste- 
gno , o anche di parete alla canonica , ed alla 
sagrestia. 

Di una si splendida e pietosa opera si tenne ri- 
cordo colla seguente iscrizione nell' interno della 
chiesa. 

D. 0. M. 

ICCLBSIAM SAlfC ARCHANGELO MICBXLI SACIIAM 

YBTEBI PENITDS COLLAPSA 

UOVA HAC FORMA BT AD PAROCHIALIA MINISTBRIA 

APTlOai SITO COKSTROCTAM 

SILYIUS ANT. ET FRANCISCUS M. HAT. CANONICDS 

r, P. DB MARSILIIS B0SCII8 

LBGITIMt IN IDBB PATRONATOS SDCCEOSORBS 

DIVINO CULTOl CONFLDKNTIUM COMODO 

OPOi^TONB CONSULBNTBS 
PUNDAMBNTIS BXCITARUNT A. O. MDCXCY. 

La chiesa nuova ha tre altari , o cappelle. Nella 
maggiore vedesl sopra il coro un quadro rappresen- 
tante r Arcangelo protettore , fatto da ottimo pen- 
nello , ma assai male conservato. Anche nella cap- 
pella laterale a sinistra avvi una tela , rosa dal- 
l' incuria , e dal tempo , nella quale osservansi le 
traccio d* una mano maestra. Neil' altare dicon- 
tro vencrafi invece entro una nicchia la statua di 



,8. Attonio da Padofa » die femlfi laroro di buon 
•eollore . e che ai €Oiiatnra eon nolto pUi di amo- 
re , e di riguardo. L* iotemo del t«n|iio è Hiiifo 
piedi 28 . alto SS . e largo 16 , ed iia ima spaiioM 
cantoria aopra la priocipal porta • eoo doe coretti 
nd presbiterio. 

Gratissimi i popolani per tanta generosità de' no- 
bili patroni , posero mano all' ereaione del campa- 
nile , che nel breve volger di nn' anno ebber com- 
pito t e dopo due lustri costruirono la sagrestia , 
scafandola in gran parte nel sasso , che lateral- 
mente alla chiesa sporgeva , come abbiamo di sopra 
accennato. Di che il buon Paroco , oltremodo con- 
tento , pose sol macigno sUsso la segnente epigrafe. 

D. 0. M. 
aAaauni hoc archangelo micbabli dicatum 

HOC PARITEH 8ACaABlim 

01 Mania oBCOas sacba ministbaia BXBBCBAirnm 

B. D. MABCDS ART. MOimLBOiaua PABOCHDS 

UNA ODM PAROCBIANIS MBK PBOPBIO 

k PDNIIAMBNTI8 ElCITAYIT A. D. MDCCVI. 

Da qnest' epoca sino ai giorni nostri niun ristauro 
erasi eseguito a quelle fabbriche ; ma vi pensò , 
e vi attese con lelo V attuai R. Paroco D. Giuseppe 
MueoleH che da trent' anni governa religiosamente 



00 Crtgffe- A lui si deve ia particobte 
I' erezione del nuovo alUr BMggiore . Catto di pie- 
tra , eoa buon disegno artistico i alle ineeasaoU sne 
cure , e preghiere 1' armonioso eoóoerto di qnattm 
campane . che i popolani fecero fondere , e cottocare 
sol campanile due anni or sono i ed alla soa pcel- 
zia , ed instancabile assiduità i notevoli dissoda- 
menti di terreno, e le nnmerose pianUgioni di riti , 
e d' alberi fruttiferi , che or si veggono nei fondi 
della parrocchiale prebenda. 

Visitando il territorio di qoesU cura , trovaosi 
qua , e là alcune case rustiche , costruite sul piede 
di antiche torri , che distinguonsi dalla singoiar 
formazione , tutta di macigni riquadrati , oon legati 
da verun cemento. Lungo U torrente Maremo , che 
scorre nel territorio stesso , trovansi alcuni pezzi di 
marmo variegato , e di sasso ferreo, minerale. Una 
sorgente d' acqua solfurea , che quivi trovavasl . Ai 
trascurata , ed oggimai perduta i ed un Oratorio , 
che vedevasi al tempo del Calindri , pili noo esiste. 

Del resto questa parrocchia ( che non ha altro di 
notevole entro la propria periferia ) trovaai compresa 
nel plebanato di Affrico ; e solennizza le glorie dd 
Santo di Padova I' ultima domenica di Giugno , 1^ 
cendo qualche festiva distinzione al Santo patrono 
della chiesa nel giorno 29 Settembre. 

I>ott. Luici Ronoiif. 













J^-? 



^ 
•^ 










Co 






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— TO- 




DI PIETRA COLORA* 




Intich^ memorie coasemte ndl' ar« 
l^tilrla di questa Chiesa , e raffhm- 
\iàÌE eolle croMcbe , e le storie del- 
iii»lra Profinda.ci mostrao chiaro 
ìtomt &u quest'alta pendice esistesiie una 
l terra assii popolata e distinta , munita 
[ di cinque torri , e di un forte castello , il 
.quale era Uniito in signoria sino al dodice- 
'' Simo Retoìo Jalla potente famiglia dei Bar- 
betti, originaria delh* .icina Toscana. Agginngono poi 
che i popoli soggetti , stanchi di un tirannico go?er. 
90 che ogni dì più facevasi molesto , ne scossero 
Il giogo ferso l'anno 1110, cacciando que' super- 
ili dominatori dal sontuoso castello , e da ogni ròcca 
fortilizio , che vi dipendeva. Ma passati alcuni an- 
ni • ne'quali il paese a guisa di repubblica si resse, 
cadde il castello in dominio degli Andato (nobilissi- 
aima progenie di que'tempi ) la quale vi stette a go- 
verno per oltre un secolo ; dopo di che , fervendo l'ire 
deportiti , il famigerato Raniero conte da Panico con 
eletta schiera di ghihellini lo cinse d'assedio . ed a 
■ome de'Lambertazzi con grandi prove di valore se 
oe impadroni. 

Non passarono però roolt'anoi (t Ita nella prima- 
▼era del 1276) che i bolognesi, i quali tenevano 
pe'gnelfl , avuti soccorsi da Carlo Rè di Napoli , spe- 
dirono molta gente con macchine ed armi ad espu- 
gnar quel castello , che di recente monito di vetto- 
▼aglie , e di un numeroso presidio , e posto in eccel- 
lente situazione per difendersi , resse Innga stagione 
ngli assalti ; sicché disperando i gnell di ottenerlo 
coll'armi , si rivolsero ai mezzi inonesti della corm- 
zione. Fatto quindi segreto accordo con un de'capi 
degli assediali , di nome GwUmido, questi mercan- 
teggiò la dcdizion del casUllo , e cosk delle ròcche 
minori per lo sborso di lire quattromila (somma 
enorme a quei dì ) i e poco stante apri loro una via 
non conosciuta , dove irrompendo gli assalitori , in 
brevi isUnti sbaragliarono le milizie ghibellino , fa- 
cendo prigione lo stesso conte Raniero con dieci dei 
suol primari campioni. Il capitano de* gneli presidiò 
Tomo ii. 19 



allora qne'lnoghi forU^ e seco trasse a Bolognn col- 
l'eaercilo i prigionieri , i quali fiiron poaU a perpe- 
tua redosiooe in una camera dei Pietorio, che da 
quel Citto nomossì poi sempre PiHra eohra. 

Rimasto il paese alla dipendenza del Senato , alcu- 
ni banditi sotto mentite spoglie presero dimora nel 
bosco chiamato Famia ed ora Bocca baleom, ed 
intrapresero ad innalzarvi una torre (anno 1S89) s 
la quale cagionando timora al Castelitno, IVi ben 
sollecito di darne contezza ai capi Geremei , che spe- 
dirono un messaggio al Marchese d'Hate (il di cui 
territorio conterminava il distretto di Pietra Colo- 
ra)i ed avuto soccorso d'armi e di soldati, fuga- 
rono i banditi, e demolirono la comincbU ròcce, 
sui ruderi della quale fu in età pib mite , e pih a 
noi vicina edificata una cappHla alla Regina de'Cie- 
li , sotto il titolo di Madre della Provvidenza. 

Proseguiva il bolognese Reggimento a governar 
qiiesU Urra con altre circosUnti , allorcbè nell' an- 
no 1317 vennero ad assaliria numerose bande di taor- 
osciti , che per piò mesi la tribolarono senza vin- 
cere l'ostinaU resistenza de'snoi difensori. Sconfitte 
però le orde de' ftionisciti a Casliglion dCgatU , le 
bande che cireondavano Pietra Cotora dovettero le- 
var l'assedio per accorrere in lor soceotso^, lasciando 
libero al bolognesi di premunirsi contro un noveHo 
assalto. Né questo si aspettò lungo tempo. Quelle tor- 
me di bandHi, che nel 1317 erano sUU battute e 
disperse dalle schiere del fienaio, tornarono dopo 
aett'anni ad investire questo infelice paese > e quasi 
lo avrebbero espugnato e distrutto , se nn vigoroso 
rinforzo a tempo spedito , non avesse assalito di fian- 
co gli aggressori , facendone orribile scempio, ed uc- 
cisione. Pose allora il Senato numeroso presidio nei 
forti , e fece nell'anno 1350 scavare entro il cortile 
del castello un'ampia cisterna o serbatoio onde man- 
tenervi l'acqua potabile per ogni caso di assedio » o 
di sicciU. 

Sembravano le cose rieomporsi alla pace , e le ga- 
re del poftni spegnerai , e quietarsi, quando il jle- 
dl questo popolo, non aazio di tasti mali. 



— 69 — 



MIQIlll ÙQIi<IIÉtt<llll^ 



DI ROCCA PITIGLIANA. 




^a un'aggregato di case, posto a rì- 
<bi!ia dell' alto Moote di Pietra Co- 
rion , e che scorgesi alla distanza 
un miglio , passando per la nuo- 
,V3 strada di Toscana alla sinistra di 
i Reno , sorge un promontorio di nudo 
f»^cìpio , sul quale elevasi in ?aghisstma 
postura uni piccola chiesuola col suo cam- 
panile. Chiamasi questa' la parrocchia di 
Bocca PUiglitma , clie nn tempo fu grossa terra , 
beo difesa da forlilijj, e da torri , e che oggid) conta 
appena 400 abitanti , sparsi in una Tasta superBcie , 
senza alcun segno , o ?estigio dell* antico paese. 

L' origine di questo territorio perdesi , come quella 
di altri luoghi deUa montagna bolognese , nel buio 
de' secolii e le prime sicure notizie di Rocca Pitigliana 
furono dal Calindri trovate nell' Archivio de' PP. Con- 
ventuali di S. Franeesco , mercè di un pubblico ro- 
gito deUi S8 Marzo 1S35 fatto da Martino , Notaro 
da Rocca Pidigliami , e per un' atto di procura 
che nel 5 Giugno 1287 il Massaro , e gli uomini di 
questa terra fscevano ad un certo Cofvolino di 
Atardo loro conpaesano , onde agitasse la lite giSi 
comiDciaU contro il R. D. Milliate , rettore della 
parrocchia. Ciò proverebbe che il paese esisteva assai 
prima del secolo IIII , dappoiché nella prima metà 
di questo vedevasi già retto a comune col Mastaro, 
o magistrato provveditore, ad aveva il paroco, e la 
chiesa. Gli avanzi poi delle torri, che la molti ponti 
del territorio scorgevaosi al comiodare dell' andante 
secolo ( la costrozioM delle qoali iodkava I' 



remota della Romana dominazione ) faooo aozi sup- 
porre che questo luogo sia sUto fra i prinU dd 
contado a civilmente costituirsi , e goveroarsi. 

Ma le feroci discordie . che Unto desoUrono Italia 
nostra nei secoli di mezzo , non risparmiarono le 
pacifiche dimore degli abitanti di Rocca Pitigliana. 
Sommessi gih questi popoli al bolognese dominio . 
parteggiarono pe' Ghibellini , poscia pe' Geremei di 
fazione guelfa i e quando ndl' anno 1307 i Conti da 
Panico , e quelli di Monte Coccolo ( fierissimi Ghibel- 
lini ) vennero con numerose falangi ad assediarli , 
uoiroosi cogli abitanti di Rocca Cometa , e d' altre 
terre sub-apennine , e sostennero per pih mesi , im- 
pavidi e risoluti , gli assalti d' nn esercito forte . ed 
agguerrito , senza volgere il passo , né cedere al 
medesimo un sol palmo di terreno. Sgominati gli 
agressori , fu loro forza il retrocedere. Tornarono 
però di nuovo , e con oste piti poderosa circa I' an- 
no 1311 , mentre i terrazzani , colti all' Insaputa , 
ebbero appena il tempo di trincerarsi nel lor castel- 
lo , ova le schiere dei Ghibellini giammai poterono 
penetrare. Perderono per altro la fortissima rocca , 
detta di sasso rosso , posta qual baluardo di difesa 
nel pircol borgo di Castiglione , tra il paese e la 
sottostante strada , la quale dalla rabbia degli assa- 
litori presa e demolita , fu d' un subito arsa e di- 
atnilU. 

Veduto però quanto fosse difficile impresa 11 eoo- 
quistare , e soggiogare si risoluta gente i e tcmcadt 
non accorressero ajnti dal Senato di BolofOi , pensa- 
rooo i oemid di TOlgarti ad altre regiooi, e di Uadar 




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— 71 — 



BAH «EOaaiO 



DI HONTECAVALORO. 




lieti , iiopoIaU , ed antichissima co- 
|inune era questa , formata di tre 
idi stirile parrocchie , e disseminata 
Takuni borghi, o casolari, che insie- 
.me noveravano oltre un migliaio d' in- 
Piliviiim ; munita di rócche , e castelli , 
^e provveduta di municipio, e d'agguerrite 
^ milìzia t ertili contare la naturai difesa . 
'rhe le prvstaTaflO il fiume reno , la malage- 
voi via , e r eminente ed isolata sua posizione. 

Le sue terre fertili , e ben coltivate nutrivano ba- 
stantemente quella popolazione agricola , mentre la 
copiose greggi, alimentate negli estesi suoi pascoli , 
la faceaoo doviziosa pili d'ogni altra terra di queste 
montane regioni. Delle tre chiese parrocchiali , una 
era dedicata a S. Giorgio , l' altra a S. Nicolò (ambe 
Cd nome di Montecavaloro) e 1* ultima consacrala 
ali* Arcangelo Michele era detta di Usano , perchè 
soprastava alla borgata di tal nome. Esistevano que- 
ste chiese fio dal secolo IX , ed obbedivano coi loro 
popoli all' Arcivescovo Ravennate ; il quale , oltre la 
spiritual podestSi , esercitava sul comune una piena 
ed assoluta giurisdizione. Venivano frattanto le guer- 
re a ricomporre il civile reggimento ; e sulla fine 
dell' Indicato secolo vedevasi il Pontefice Formoso con 
prudente consiglio sottrarre la comunità di Monte- 
cavaloro al governo del Metropolita di Ravenna per 
assegnarne le rendite colla civile giurisdizione al Ve- 
scovo di Bologna. Le tre chiese venivano quindi sotto 
poste al plebanato di Roffeno s ed un magistrato giu- 
ridico andò pel nuovo ecclesiastico Signore a reggere 
quella ricca , e pacifica contrada. Ma non per questo 
gli Arcivescovi di Ravenna aveaoo pensato di dimet- 
tere affitto il dominio d* una si pingue comunità i 



che pib volte io appresso studiarono ogoi i 

di ricuperarlo , o commettendone I* invasiooe i quaì- 

che nobile tiranno di questi luoghi , o svscitaote 

contese appo i Pontefici , e gì' Imperatori 2 a < 

ogni Vescovo di Bologna per conservare il 

diritto era neeessitato di riportare una nuova lavi- 

stitura conferma di questa civile autorità. 

Il paterno , e temperato governo de' bolognesi Pi- 
storl avea resa felice , e prospera questa popolasio* 
ne , perchè godendo essa di una specie di religioM 
immunità , non era travagliata dalle aggressioni , t 
dalle violenze de' fuorusciti, che di continuo straiia- 
vano queste infelici regioni. Ma volle sciagura die 
dopo alcuni secoli , e specialmente nel 1320 insorges- 
sero gravi discordie tra il Vescovo , ed il Senato di 
Bologna . e che perciò venisse quegli privato di ogni 
laicale giurisdizione ; per cui I* intera comunità di 
Cavaloro dovette con altre terre di Vescovile domi- 
nio piegarsi alle leggi , ed all' austero regime del 
bolognese Consiglio , perdendo a un tratto quella 
guarentigia d' immunità , che per tanti anni avea 
difesi i suoi figli dalla ferocia , e dalle ire deTuorn- 
sciti predoni. 

Cambiate così le sorti di questo popolo , trovasi 
nflle storie che sul cominciare del 1323 la sua ròcca 
era tenuta da Falzmdo , e da Bmiio da Momia' 
sieo in qualità di castellani ; e che nel di 7 Ottobra 
dell' anno stesso il Consiglio ne decretò la distrniio- 
ne con altre molte del contado , sia per alleggerire 
le pubbliche spese , sia per togliere il rifugio ai liaa- 
diti , che le avessero espugnate. Ma ciò non si eae- 
gu). Fu anzi allora che questo comune comiociò a 
dar segni di vita con leghe , fazioni . e battaglie , 
tocche formava la vita di quel tempo. Nella guerra » 




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che ti facerano i connoi fra loro , «pieato Ivogo noa 
essendo abbastania lòrCe per reggersi , uè Unto Ti- 
cino alla cItU per avere soccorsi , andò altcroaliva- 
mente io balU del più potente. Ora il bolognese Se- 
nato , ora i famigerati conti -éì Panico , ora i conti 
da Mangone lo focevano soggiacere al lor dominio i 
e qnel balestramento «on si eflettoa? a senza molli 
affinnl , come suole accadere nei mutamenti di si- 
gnoria. 

In una delie grandi «Mursloni , eseguite verso la 
metà del secolo 11 V dai conti di Panico, uniti a 
^e' di Veggio , ed a €uidinello da Monte Cuccoio , 
fti questo castello rovinalo e distrutto , gli abitanti 
dispersi , e predati gli armenti , lasciando sulle di- 
sertate campagne il lutto , la miseria e la dispera- 
zione. Il Senato , che a tempo non potè soccorrerli 
con armi , ed armati , cercò di alleTiame le perdite 
colle essenzioni per un decennio dalle gabelle, e col- 
1' alfraacamenlo perpetuo da ogni tassa di mercato , 
« dai canooi e livelli enfitroticl. 

Esterminati finalmente qne' prepalenti Signori dal 
valore di Testa Gozzadlni , e di Giuliano Malvezzi , 
il contado respirò di una vita quela e tranquilla , e 
le campagne a poco a poco si ripopolarono di man- 
driani e di agricoltori . Tolto poi ogni futuro peri- 
colo d' invasione e di guerra , tornarono i popoli a 
reggersi a comune , unendosi quello di Montecava- 
loro coli' altro conterminante di Casteioovo per for- 
mare una sola Massaria , dipendente dal capitanato 
generale della montagna , che risiedeva in Vergato » 
e senza che alcun' altra novazione sopravvenisse a 
tribolarlo , serbò una tal forma di governo sino 
ali* anno 1796. 

Ma quanto avea ambiato il comune di possanza 
e di civil condizione , altrettanto erasi mutato dalla 
sua origine 1* aspetto de' terreni , e la forma de 'cas- 
seggiati. Le guerre continue vi distrussero le torri 
ed ogni altro fortilizio di difesa , depauperando i co- 
loni colle rapine , e colle devastazioni ; frequenti ter- 
remoti , frane e scoscendimenti schiantarono e tra- 
volsero boscaglie , campi , e rigogliose piantagioni : 
e la falce inesorabile del tempo , che giammai ripo- 
sa , tolse e consumò tutto quanto negli edifizj , 
ne'monuroenti, e ne' costumi delle generazioni aveano 
risparmiato la ferocia degli uomini , e i fenomeni 
della commossa natura. 

n viandante che dalla strada dietro Reno contem- 
pla oggidì il territorio di Montecavaloro , non vede 
che una sola chiesa sulla cima del poggio, due piccole 
borgate, e poche case civili sparse fra gli abituri co- 
Ionici su d' un vasto terreno , arborato , e coltivato 
nella parte alta , squallido , deserto . e sterUe nel- 
r inferiore. La sua popolazione , ridotU a 250 ani- 
me, vive dei prodotti agricoli, e di un limitato com- 
mercio i e qne* fondi , che attualmente si coltivano , 
sono abbastanza fertili , e producono frutta , uva 
buonissima , ed ogni qualità di cereali. 

Dall'altipiano, ove trovasi la parrocchia, si gode nei 
giorni sereni di un bellissimo orizzonte i e I' occhio 
nudo verso levante, e mezzodì può spaiian sn tnttn 



le terre , che stanno a cavaliere de' monti secondari 
sino all' ultimo apennlno. Dopo il 1796 questo luogo 
ni sempre compreso nel comune , e governatorato di 
Vergato , distante dal medesimo miglia 4 , e lontano 
da Bologna miglia S5. 

Passando ora a discorrere della parte eccleslasti- 
a , è duopo anzi tutto notare che prima del nono 
secolo mancano affatto notizie storiche, tanto per te 
politiche vicissitudini , che per le cose di religione. 
Ignorasi quindi l'origine delle tre chiese parrocchiali 
di sopra dette , e la loro precisa situazione , sapen- 
dosi aoltanto ehe il diritto dì eleggere i rettori ap- 
parteneva ai rispettivi parrocchiani. 

Shm ni cominciare del secolo XV le tre pnrroccbìe 
furono distinte} e soltanto dall'atto di rinuncia, che 
il sacerdote D, JbUomh q. Zannino di Sanguinda 
fece ndl* anno 1416 alla chiesa di S. Giorgio appren- 
diamo che l' altra di S. Nicolò eravi stata annessa e 
concentrala. Passati poi tre anni , e cioè nel 14t9 , 
un decreto del Snb-collettore apostolico Bofi Beiwe- 
nuto soppresse anche la cura di S. Michele di Lisa- 
no , e 1' unì in perpetuo alla medesima chiesa di 
S. Giorgio. Fu allora mestieri di ampliarla , come 
avvenne di fatto , lasciando intatta la primitiva chie- 
suola la quale ( levandovi il quadro di S. Giorgio , 
che fn portata al nuovo aliar maggiore) divenne la 
cappella del S. Rosario. Pih sotto altre due cappelle 
si vedevano; la prima dedicata a S. Antonio Abate , 
e r ultima già dedicata a S. Michele , poi soppressa 
e convertita in nicchia del S. Fonte Battesimale , 
quando il Vescovo Campeggi lo concesse a qtiestn 
chiesa circa i' anno Iò51. - Dall' altro lato non esi- 
stevano cappelle , oè altari i e l' intero corpo della 
fabbrica per meschioit à d' ornamenti , e per dUTetto 
di luce , e di ampiezza non rispondeva all' augusto 
rito pel quale erasi edificala. 

Pur si mantenne in sì vergognosa abbjezione per 
ben quattro secoli i e forse ancor vi sarebbe se la 
Provvidenza divina non avesse dato a questa cura 
nell'anno 1819 l'attuale meritissimo paroco D, Gioan- 
ni Ugolini, ottimo prete , quanto espertissimo agro- 
nomo , e valente meccànico. Veduto egli lo squallore 
del tempio , e posto in animo il pensiero di rifabbri- 
carlo , ne scandagliò la spesa e la confrontò coi sus- 
sidi che da' popolani potea raccogliere. Poi fece cai- 
colo dei sagriflzj e del dispendio, che a lui tocche- 
rebbe di assumersi» e senz'altro si accinse all'opra, 
correndo il mese di Ottobre dell' anno 1824. La pa- 
rola e 1* esempio di sì zelante pastore eccitò gli ani- 
mi dei popolani in guisa , che superando ogni credi- 
bile aspettativa^ condussero a termine il lavoro io 
soli tre anni di tempo. Tutto in così breve spazio 
fu rinnovato , dalla maggior cappella in fuori , per- 
chè già ricostruita nell' anno 1615 , allorché reggeva 
la chiesa il benemerito D. Domenico Bolognini. Una 
semplice , ma decorosa facciata rallegra I* esteriore 
aspetto di questo sacro edificio. L' intemo a volta 
reale , con eleganti cornici , capitelli , ed ornati 
d' ordine jonico , ripartito in quattro eguali cappelle 
coB ampi bitercoUonJ • nei qnali è collocato l'organo 



éà un lato , t il pulpito dall* altro , fiono no iosie- 
■M di belliasioK» effetto , e mostrano che allo itesao 
ptroco UffoUiU ( coi deresi il disegno e la dlrezion 
del la? oro ) non sono estranee le noiioni pratiche 
d' una perfetta euritmia , e di una solida e ben* in- 
tesa architettura. 

Dopo ultimata la chiesa , che tu anche prorve- 
dota di nuovi quadri agli altari , di biancherie , di 
nrredi , e suppellettili , 1* instancabile paroco fece a 
sue spese riattare , ed ampliare la canonica , procurò 
vn buon risttfuro al campanile ( gili edificato colla 
sua guglia piramidale nella seconda metà dello scorso 
•scolo) fece che il comune erigesse un nuovo cemi- 
lero • e poscia applicò indefesso , e pazientissimo a 
dissodare i terreni della prebenda « piantandovi albe- 
ri, e viti, e facendo estesi prati artificiali, di modo 
che le rendite di quel beneficio sono ormai tripli- 
eate di quel che erano : tanto può lo zelo e l' inCa- 
licabile carità di un uomo, cui informò lo spirito 
non la spregevol dottrina del secolo, ma la sola 
divina legge dell' Evangelo i 

Il gius-patronato di questa chiesa spettava , come 
si disse , ai popolani < i quali nell' anno 1487 ade- 
rirono all' unione della chiesa stessa colla prebenda 
canonicale di Monsignor Paride Gra$H nobile bolo- 
gnese « poi Vescovo di Pesaro , e Ceremooiere del 
Pontefice Leone X. - Quando questi poi vi rinunziò 
(locchè accade nel 1527) il titolo di rettore di Ca- 
Yaloro fu dato a D. PariHo Morbioli, che durante 
i due anni di sua amministrazione fece demolire 
le già cadenti chiese di S. Nicolò , e di S. Michele 
Nel 1539 venne quindi curato D. Michele Cimado- 
ri, il quale nel 6 Luglio 1555 fu onorato della pri- 
na visita pastorale. Finalmente nd 1573 vi fu spedito 



rettore D. BùuUdo LoUi ( sempre coli' deziono 
de' parrocchiani) e dopo la morte di questi , non es- 
sendo nel termine legale presentato il successore . 
▼enne per diritto di prcscriilonc nominato dall' Arci- 
vescovo. L' affare poi caduto in esempio , e forse 
trascnnto dai popolani , fece che in appresso , ed 
in perpetuo la chiesa divenisse di libera coUtzioot 
della R. Mensa. 

Sono in questo territorio due grandi OratorJ. 
Quello del borgo di BMa, dedicato all' Assunzione 
di Maria Vergine (spetUnte al N. U. Sig. Conte Ales- 
sandro Turrini Rossi di Bologna ) è antico , ma però 
ben conservato , ed è dotato di un pio lascito per 
messe, e per un'annua sagra nel di 15 Agosto. L'altro 
è di recente costruzione, posto in luogo inteso la 
Fornace , già appartenente alla famiglia Gentillnl , 
ed oggi di gius-patronato del paroco pro-tempore ; 
il qual Oratorio per testamento del fu D. DamC" 
nico Gentilini, consegnato al Noterò Ruggerl Junlore 
nel 30 Settembre 1840 è stato provveduto di un pin- 
gue benefico pel mantenimento perpetuo di un Sa- 
cerdote ufflziante , e per distribuire ogni anno nna 
determinata elemosina ai poveri del parrocchiale di- 
stretto. 

La cura di Montecavaloro , che prima del 1588 era 
soggetta al Plebanato di Roffeno, passò in quell'an- 
no a far parte della nuova Congregazione di Kti- 
gliano Affrico , alla cui dipendenza trovasi ancora. 
Viene poi circondata dalla pieve stessa , e dalle par- 
rocchie di Castelnuovo , Savignano , e Vimignano ; e 
diremo per ultimo che questo popolo devoto festeg- 
gia nel giorno 23 di Aprile il martirio , e lo glorit 
del suo celeste Protettore. 

Dott. Ldigi Roooiai. 




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ìf Un'ìtwìo di quMU cura primi del 
b. secolo XV apparteocTa al cornane 
, d* ACTrico , di coi seguì flempre le 
lorti Dopo il 1400 e sino al finire del 
%etù\ù XVIII ni compreso nella Vicaria 
nàtile ili Rocca Piligliana, ed a qaerta 
Qbbfdi ; fioche per la calata dei Francesi in 
! talli , miiUodosi leggi e go?erni , fu colla 
parroctUb medesima aggregato alla comu- 
■ilà di Gaggio Montano , e sottoposto al Giusdicente 
di Porrei ta. Non è quindi a stupirsi se le storie non 
unno parola di questo nome di VUliana ; il quale 
in fondo non ispiega cbe tUla, aggregato, o dipm- 
dmsa di un comune principale. E noi per non tor- 
nare sulle cose già dette , allorcliè si discorsero le 
f iccnde di Rocca Pitigliana e di Ain^ico , ci restringe- 
ftmo alle poche speciali contezze , che si hanno del- 
le tue chiese. 

La parrocchia fu quivi istituita nel 1411 , sebbene 
esistesse in precedenza una chiesa con cura ù' ani- 
■Oi ma era questa una semplice succursale della 
fiere di Pitigliano , ed il vice-paroco era nominato , 
e mantenuto da quell'Arciprete. Ciò appunto non 
piacendo agli abitanti di questo luogo , ampliarono e 
decorarono la chiesa ; e formando insieme uno stabile 
patrimonio pel mantenimento del rettore , ottennero 
dal Vescovo diocesano l'indipendenza della medesima, 
cedendogli la libera collazione della sua prebenda. 

Anmentavasi intanto l'animato» e la chiesa non 
basta? a a contenere i fedeli , cbe ri convenivano » 
allorché la Provvidenza condusse a questa cura nel- 
Tanno 1079 il benemerito paroco Doti Giuseppe San- 
toli, il quale fece a solo suo dispendio alzare Tedi- 
Azio per altri cinque piedi , ed allungarlo di sett«>. . 
oltre averto In ogni parte abbellito e ristorato. Così 
la chiesa acquistò la necessaria ampiezza j divenne 
Innga piedi 37, larga piedi 14 ed alU 17. 

Nella prima metà dello scorso secolo fu anche edi- 
ficato il campanile ; e reggendo la parrocchia il dot- 
tiasimo sacerdote Gio, Gabriele Nùici (che poi Ai 
detto Arciprete d' Aflnrico ) vennf nel 1781 ristaurata 
■novamente la chiesa. Questa è di forma antica e 
col palco a travi i ha tre cappelle con altari ed orna- 
ti di stile barocco » e con tele dipinte di poco o nes- 
ton pregio artistico. Sopra la porta maggiore vi è 
osa cantoria , e la porta stessa all'esterno ha nn'or- 
Mto di macigno intagliato , come anche la soprastan- 
te finestra . il quale si risente dello stile , cbe predo- 
mina nell' intemo ddredifizlo. Tra la porta e la fine- 
itra è scolpita di fuori la seguente epigrafe. 

D. 0. M. - Diios wnoiTOf omiiaai 

nr AH TITAH. SAP. CAP. StPHNO - ARNO MMmi MOOLnXlI. 

Quando il Calindri visitò questa parrocchia, non 
vi trovò alcun Oratorio. Ora uno ne esiste , dedicato 



al padrocinio di S. Giuseppe, e ddla SS. Vergine, 
molto spazioso , e di nn discreto ordine di architet» 
tura. Un' arco grandioso , sostenuto da due colonne* 
introduce al presbiterio , ove è da ammirarsi il qua* 
dro , che rappresenta il transito di S. Giuseppe , di 
buona mano ,. ma poco ben conservato. 

Oltre il nominato paroco D. JVaaet, altri rettori cele- 
brati per dignità, e per Mpere illustrarono la chiesa di 
S. Maria Villiana ; fra i quali noteremo JiCNW^piior 
Tommaso Campeggi Vescovo di Feltro , che la go- 
vernò per alcuni anni nel secolo XVI col mezzo di 
un cappellano - curato , dopo averne personalmente 
ricevuto il possesso. A querto dotto prelato era sta- 
ta conferita dal Romano Pontefice • e non dal Vesco- 
vo diocesano , perchè il paroco , che il precede even- 
ne fatU rinunzia mentre trovavasi in ernia, ed era 
già divenuto famigliare del medesimo Pontefice i la 
quale specialità fece supporre al Calindri cbe la col- 
lazione della parrocchia fosse in quH tempo riserva- 
ta al Papa , senza fare avvertenza cbe il caso fn uni^ 
co , e che prima e poscia il diritto di nomina si eser- 
citò sempre dall' Ordinario. 

Regge ora questa cura il paroco Don Giacomo 
Mastri , forbito ed elegante oratore , il quale si ado- 
pra zelante , ed infaticabile a spargere nel suo popo- 
lo i semi della virtb» coN' erudirlo nei precetti su- 
blimi dell'Evangelo. Ai sno ingresso ncfia parrocchia 
< che fta nell'anno 1814 ) la canonica era piccola , a 
minacciava di rovinare. Ma egli a apese proprie la rl- 
staurò , e poscia l' ha ingrandita ed abbellita , talché 
si è resa oggidì decorosa e comodamente abitabile. 

Il terreno di questo distretto è cretoso e tufaceo • 
ed è abbastanza fertile « producendo in copia frumen- 
to , gran turco , marsatclll e castagne. VI sono an- 
che boschi e paacoli, ottime vigne, e saporite frut- 
ta. Qui gli abiUnti vivono di agricoitnra , d' arti , « 
di commercio. Il clima è temperato , l'aria pura , e 
l'acqua dolce e Moissima i ciò che vale a tener caro 
questo^ soggiorno , ed a mantener lungamente In vi- 
ta i popolani ed il paroco. Trovasi la cura di S. Ma- 
ria Villiana disUnte da Bologna miglia 27 nella di- 
rezione di sud-ovest , salendo per un miglio ciru 
daUa nuova strada di Toscana alla sinistra di Re- 
no. Ha una felice esposizione di asezzodl-levante , 
ed è difesa dai venti australi , e boreali. La circon- 
dano poi la pieve d'Affrico , da cui dipende , e le 
parrocchie di Pietra Colora , e di Rocca Pitigliana. 

Noi non abbiamo trovato in questo territorio al- 
tra cosa che degna sia di particolar menzione. Quin- 
di concluderemo col dire che la sua popolazione di 
100 individui celebra ogni amw la solenniU deUa 
VcrgiM sua protettrice nel giorno 15 Agosto , e quel- 
la dcU'Oratorio anzidetto nel giorno 19 di Marzo. 

Doti. Lumi Rogoiii. 



■3 — 



SAIVT* EGIDIO 




Il h ?orU 5. Donato è S. Egidio 
i Sitbbor^o di Bologna. In un ameno 
» pratic rllo V Arto a Levante tlà il SUO 
' limpio. Tiene ai lati un Oratorio per 
iiioa ConfraUmita ed una Congrega- 
^ liane ^ationita mente eretta , un Caseg- 
, gìato dì tiii n* ha It Diretto Dominio con 
} un annuo Cunune , ed un Catino di sua ra- 
gione modr^l^fiirnte altero die l' idea ti de- 
sta den* in?fdiabile Tilleggiare. VAria, a detU dei 
Fisici die n' hanno fatto l' esperimento hit più Salu- 
fare del contomo , fertilissimo il suo Suolo. Serpeg- 
giando la Vecdiia Savena lo divide in due Sezioni 
dando a cadauna la denominaxione di DenÉro t Fwh 
ri, 11 Masini fa questo Tempio edificato nel 128S , m- 
rinato per guerra nel 151 1 , e pochi anni appresso ri- 
fatto. NHI' Archivio però de' Padri di San Giovanni 
in Monte esisteva un documento nel quale per Rogito 
Guidi è detto che ndl'anno 1161 il dì 16 Agosto un 
tal Gafhiri dona al Monaci di S. Vittore ss Una chiu- 
sura posta vicina alla Chie$a di S. Egidio^ Un Te- 
stamento tolto da certo Vilelmo accenna che nel 1199 
unr figlio di Giacomo da Bertinoro lascia un Campo 
nei Comune di S. Egidio. Questa Chiesa preesisteva 
dunque alle epoche del Masini. A queste annotasioni 
corrisponde altra memoria che lo vuole eretto cir- 
ca il ISOO e per guerra distrutto nel 1400. Avven- 
ne forse io SUO' distmggimenlo nel 140S per Gia- 
como del Verme che il 20 Luglio d* ordinamento Vi- 
sconti suo Signore e Signor di Milano , fu a Porta 
S. Donato con 12 mila Cavalli e 5 mUa Fanti r - È 
storico il molto guasto di questa sua scorreria -Ov- 
vero nell* Agosto 1421 r- È fatto, che d'ordine di Mar- 
tino V in allora Porporato Conéhdmiere alla testa di 
grosso esercito recò ruvine vandaliche in questo no- 
stro Territorio -Qiuimfo però si fosse e la ragione, 
non fk - Vò che tu sappia che lo zelo Egidiaoo a 
mezzo il Secolo XV novdlamente il riedificò . che die 
nano iid 1747 ad altro suo notevole ristauro , che 
in appresso sui disegni di Angelo Venturoli sei fece 
decoralo di uo Camiciotto , e di un Ornalo al Mag- 
gior Altare anendue di bella architettura. Le quali 
decorazioni sotto Nanni Arciprete con Ini plh volon- 
fieri le ricorderei, se non fossero il prezzo di un bel 
Quadro a 6. Egidio dH Passa rotti per compirle gret- 
tamente venduto. Ma la pletli degli Abitanti nel 1S43 
e sn tntti di Giovanni Benfenatt e di Bartolommeo 
Tassinari , che miei veri amici mi sostennero nelle 
spese , tÈ scordare si brutta macchia. Per rroicy- 
ransa , e ruvim di tempo questa Chiesa era fklla 
molto squallida « omIIo sconcia. Parevali non plh ca- 
sa di Dio , ma spctoaca. RHtei per Intero U Coperto 



cadente , e l' antico selciato nitroso e bacato da tòa- 
be sotterranee, tramutai in un cosi detto -BoOMIò - 
dopo eh' ebbi liveUato il pUno che t' alzava di no gra- 
dino per porti nelle Cappelle attraversando FsrrMs 
aite ad occhio di uomo di un' anticaglia non comu- 
ne. Le quali smorate, ed atterrati, riduceodoll ad 
archi , i muri dividenti l' un altere dall' altro , e qso- 
sti pure rifatti meno brutti e meno sporgenti te Ji- 
niitra fu Navata libera , ma non la deetra pcttbè 
interrotte dal piede profondo e grosso ddla Vecchte 
Torre. A capo poi di questi lati vennero bene don 
Nicchie per 1* appostamento dei Confessionali dteui 
fuor di luogo. Una sola su la Porte e minacciosa era 
la Cantoria , cui a foggia di CatapiecMo scomodissi- 
ma metteva una scalette di legno non chiosa. Fn di- 
strutta e per Lei le due si crearono coteterall al 
Presbitero. Così pei vani che nacquero s' ebbero nsol- 
ti ripostigli , de' quali v' era difetto , al eoUocanaito 
delle suppellettili di Chiesa. VOrgano pure oltre l'in- 
cassatura al tutto nuova , e nel davanti , i dorati 
suoi filamenti , fu rifatto ed aivresciuto di alcuni pes- 
ai. A ragione spiacevano i vecchi ornati dette Capfd- 
le perchè barocchi e non armonizzanti col]* ordine 
Toscano che primeggia , ma si tennero rispettando 
l' idealismo locale che li protesse e pih la ristrettts- 
za dei mezzi , contenti , come si fece , dd rinfrcaet* 
mento di loro smunte dorature, e per l'nnissono, 
drll' indoramento del maggior Ornato. Infine Torre 
fuori , e Chiesa sì dentro che fuori vennero di nuo- 
ve tinte abbellite. Le quali cose tutte tu leggi in Una 
della bella raccolte di Epigrafi latine dettete da Mm- 
slgnor Gambarini. 

In queste Chiesa sono notevoli tre Quadri. Il pri- 
mo è di fh>nte. Esso presenta il TUofare S. Egidio 
con una Cerva al suo piede. Il pensiero nerite lllo- 
strazione. 

S. Egidio di chiaro lignaggio ebbe vite in Atene 
sul tramontare dd secolo qmnto. La colta sua Patria 
gì' infuse dottrina , ed i suol Genitori una pietb ve- 
ramente rara. Caritb , che è delle anime II perfe* 
zionamento , sì lo fece tutto viscere pei fk>atd1i , che 
loro diede quanto $*ebbe, e fti chiamato col dolcis- 
simo nome di bènefaUore dell'umanità, Amort a 
solitudine chia mollo a Dio , e in Dio , fatto sollterio , 
trovò la vera felicità della vite. Di qui lo Mio riUro 
in un' boia presso Atene ; poi , viaggiando , calmate 
con un miracolo una furiosa tempeste di mare , la 
sua òteimta dimora in Provenza con San Ceea* 
rio ; poi per lo splendore e nominanza di sue vlrtb, 
e de' suoi prodigi , valicato il Rodano , te sva vita 
eomum coli' Ercmite Veradino in una fisresto d'or> 
rore i a finirla lo suo totele tiMefaaweii< o eatro rupe 




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Ju£à.^ 



sì dfscrla e «epolla , che é\ Lui pili non tveart 
segno, hh sno vivere fn più di Angelo che di Uomo. 
L'arso terreno crlgll avaro Uno di radici. Solo a dlt- 
setarlo , gli moriiiorava vicino nn puro argenteo ru- 
scelletto : solo . ed ecco tutto , sue poppe amorose 
porgeagit una Cerva di provideoxa. Anelariti Caecii- 
tori un dì si fecero ad inseguirla. Alla volta di suo 
nascondiglio, perdutala di vista , scagliavao essi i lo- 
ro dardi - Addentrati per istanarla , sostarono di se 
tratti ~ E perchè T - perchè prostrata videro essi la 
Cerva innanzi a un Solitario raggiante di luce divi- 
■a , e grondante sangue. Ma chi mal versò quel san- 
gue ? - Ah ! lo avean essi , non veduto , sgraziata- 
mente ferito - A ChUdeberto Re di Francia loro Si- 
gnore . col quale a diporto alavano cacciando , alla 
presta e dolenti diedero essi conto dell'avvenuto -Vo- 
la Egli stesso a quella Grotta - ove ravvisa , cerca- 
to invano da moli' anni , I' uom di carità , !' uom dì 
Dio , Egidio d*Atene. Adunque per questa Cerva 
a» ebbe Egidio l' esaltamento al cospetto dei Re, ^ 
e nuova vita civile e di portenti perchè di là trailo 
a forza. Per Lei colle sovrane largizioni surse pure 
in questa Foresta un Convento or Egidio fu Capo 
ed Abate , e piU innanzi per gli accorrenti al suo 
sepolcro, una Città Santo Egidio denominata. Nei 
corso dei tempi avvennero in quel contorno turboien* 
le Albigesi e i Cattolici trasportarono nel Tempio di 
S. Saturnino io Tolosa il Corpo di questo Santo . 
ove tuli' oggi s'adora custodito entro ricca Cassa. 
Questa Tela fra le pili belle di Gaetano Gaodollt 
Bolognese è trattata con una colai gentilezza di ma- 
niere che par abbia voluto vincere se stesso. È mira- 
bUe la Vergine posta in alto per vivacità di colori- 
to e per armonia e venustà di forme. - L' Autore 
amante . com' era , del gioco Boccie,^ questa Chie- 
sa usava frequente. È tradizione che gratuito pinges- 
se questo Quadro o per iscoraessa perduta di una boc- 
ciata, per aver maggior agio a questo onesto ves- 
pertmo trattenimento dopo aver posto col Paroco a 
prezzo di suo lavoro il patto di un anticipo dei divi- 
ni uffici net dì festivi. - 1 gradini di marmo , fatti a 
sole mie spese , wno di una Cava IrovaU nel no- 
atro Territorio presso Vergato. - L' altro Quadro 
è locato al primo AlUre alla destra dell' ingres- 
so - È un S. Onofrio nel diserto - Mal lumeggialo 
noi gusti . ma sua figura divola e grandiosa è bellis^ 
Slroa-Commciato. lo nota il Baldinucci. da Stmo- 
ne Catitarini, detto Stmon da Pesaro, fu condotto 
a perfezionamento dal suo celebre discepolo Flami- 
nio Torre. A lui sta di faccia il Terzo intitolato al- 
H spoDsalizie di S. Caterina , vergognosamente v^t- 
d^Uo e religiosamente redetdo. GV intelligenli stan- 
no in forse se 1* abbiano a riferire o all' insigne Pd- 
iegrino K6a/dt,o al suo Allievo Orazio Samacchini 
lui seguente neh' austero e dignitoso suo fare. Non 
Uccio i Misteri del Rosario dì Francesco Gessi de- 
gno del suo prototipo Guido Reni. De' quali pariandir 
fò sisapere che nostra Donna cui fan corona . fu qnt 
posta nel 1649. Accenno al Ssnl* Antonio solo perchè 
tratto dal celeberrimo Annibale Caraccl. Noto qne- 

TOMO II. ^ 



si' Epigrafe Italiana posta nella Cappella della Pietà 
clic TBOlsi eola memoria monumentale. 



KHILU • DOlfKLLI • BAS64NI 

n4 • lioaTB • SOL • pioa • degù • anni 

SLL • aitATO • SPOSO * BAPITA • BO • A • SUOI 

PACE • IMPLORA 

VISSE • ANNI • XXVII 

MORI • LI • Xli • TKRMID • ANFT • IX • BBP 

DI • MOSTRA • SALUTB • LI • XXXI • MOCO; • 

Oltre i due Privati, l'uno Frulli, l'altro Casi- 
gnoli, sono in mia Parrocchia seljmMìci Oratori. 
ir primo al Nome di Maria , già dei Casalffrondi, fu 
niugniflco , pieno di privilegi e ben corredato s U ac- 
condo a S. Antonio alla Dozza già Bo^o^nM oggi 
Amorini; il terzo alla B. V. già Tinti ora Massei; 
il quarto al Padovano già 17cee2/im ora Tabonij il 
quinto allo stesso Taumaturgo già Saletti ora Pado- 
vani; il sesto alla Visitazione già dt' Preti dell* Ora- 
torio ora Melloni, sono tulli , fuorché 11 primo ^ chi 
pili chi meno decorosamente e religiosa inente tenu- 
ti ~ È mia Chiesa Arcipretale , Vicariale , Pleba- 
naie , e Capo Subbwrbio perchè nel Pomerio una ba- 
Icslrata da Bologna. Di qui i Titoli Coretativl. Il Ca- 
po Subburbio viene , credo , dall'essere Matrice nella 
Cerchia - La Plebania dall' aver so le altre una mag- 
gioranza di Territorio e di Antichità. 11 Vicariato poi 
non è che una giurisdizione concessa pei maggior 
bene dei Fedeli - Su di Lui il Coocilio di Trento , poi 
LI Sinodo Giovanetti , 10 Maggio 1788 , sono i nostri 
Godici. I Decreti e le Circolari posteriori sono vene- 
randi , ma, meno i Pontifici, di minor forza. Essi pel 
buon regime vogliono i Vicari Foranei , e danno loro 
molte ed ampie facoltà. Lo Spirito della Chiesa , co- 
me in tutte cose , anche in siffatti ordioameoli è no- 
bile , è grande , è Santo. 

Sotto il mio Vicariato sono le Arcipretore Cadria- 
no e Calamosco - e le due parrocchie -S.Donnino e 
5. Nicolò di ViUola che all' Est segnano il mio con- 
fine , come mei tracciano all' Ovest Bologna , al Sud 
S. Antonio di Sayena , ed al Nord V Arcoveggio. Oltre 
lecitale, meno Cadrìano. come Appodiato , metti 
Quarto Superiore , perciò un complessivo animato di 
circa cinque mila abitanti. Leggono nel Municipio di 
Bologna due nostri Consiglieri e un Sindaco col Se- 
natore , che l' averio a Priore sarebbe un nostro van- 
to e un nostro bene se fosse meno cattivo I* anda- 
mento della pubblica cosa. 

Sf ndo noi presso a mille nella sola Borgata pel di- 
fetto di Medico , e di Farmacia , ed altro ottenni In 
Roma il primo Agosto 1840 che stesse aperU . anche 
notte tempo, la Porta S. Donato. Quanti intesero o 
sentirono un colli beneficio benedissero a qnel gior- 
no perchè non solo poterono esser pronti aHe loro 
fatiche od industrie giornaliere in Città , ma far ri- 
torno di notte alle loro famiglie, e non aver per la Por- 
ta chiusa un pretesto di sciupameoto o di mala viU. 

1 Estratta da ora Stoma sgrrta dall'Ai. CAnARORi. 



— 74 — 



8A8 VSHAH8I0 



DI STIATICO. 




?A ChifM di Stiatieo » che tolse il 
nome da una famiglia StiaticI al- 
t piora, principale abitatrice de'lao- 
^ fili 0?' ella è posta , è certamente an- 
> I kilt sai ma, poiché si rinviene registrata 
^ Mi Campione della Mensa Arcivescovile 
del t^7B sotto al Plebaoato di S. Giorgio 
di Piano , cui tuttora appartiene. Vero è 
cJjc dagli atti della visita pastorale si vede 
che ella ooo era Parrocchia , ma non ostante che si 
conferisse , come semplice beneficio chi ne era Ret- 
tore esercitava cura d* anime a comodo de' vicini 
abitatori. Di che fa prova II seguente estratto della 
visita di Monsignor Alfonso PaleoUi Arcivescovo di 
Bologna delU 30 Ottobre 1600 , registrato nel t. III. 
p. 367. 

JHe 30 mensii OctobrU 1600. Accessit quoque ad 
Eeciesiam , sine cura , S. Venantii de Siiatico » de 
htrepadronaius , ut dicUur , de Stiaticis. Rector 
vero esi. R. D. Sanctes de Rotwminis , qui ttabet 
ìmUam a Saneia Sede Apostolica, In hoc Ecclesia 
prò comoditate /u>minum dicti loci cura anima- 
rum exercetuT per Capellanum amovibilem nuncu- 
patum D. AUxandrum Gavatum. Morto Don Sante 
Roniknini nel 1615 il suo successore Don Biagio 
Puppini fu il primo ad aver titolo di Parroco, e a 
venir riconosciuto per tale dall' Ordinario ; e quindi 
tutte le bolle di Collazione , cessando d' indicare 
Stiatieo , come beneficio senza cura , lo dichiararono 
sempre con cura. 

Il Gluspadronato di essa (Ino dal 1481 apparteneva 
a*fìratelli Tommaso e Francesco Stintici che n' eser- 
citarono il diritto pe' loro discendenti , finché Angelo 
Stiatici ultimo di essi noi lasciò per testamento (a 
rodilo di Pompeo Cignani de' 18 Maggio 1659) alla 
propria moglie Giulia Cappellini , la quale a 23 Ot- 
tobre deiranno suddetto^ per gli atti di Paolo Mo- 
nari nota ro Arcivescovile, ne faceva dono al Dott. Fo- 
resto Foresti) e similmente adoperava Gaetano figlino. 
lo di Ini , trasmeltendolo ( rog. di Gio. Ani. Lodi 
de' 7 Settembre 1694) al conte Tommaso Sturóli il 
di coi figlio Conte Domenico il lasciava coli* intera 
sua eredità ( V. Test, delli 9 Luglio 1765 consegnalo 
al notaro Francesco Maria Scliiassi , ed aperto- 
si , morto il testatore , li 18 Gennaio 1775) ad un 
cittadino di Bologna alunno del Seminario ed in Sa- 
eris. E qaesti (secondo il decreto de* 5 Giugno 1777 
di Mons. Filippo Lauri Vicario Generale Arciv. ) 
fu srelto e destinato nella persona del cherico Gio* 
wm Domenico Mattoni , che assuose II cognome 



Stwrólii e che Bd 1799 ebbe nominato I* odierno Far- 
roco M. R. Sig. D. Giowami Ferrari. Ma peftbè la 
Chiesa antica venia tuttodì decadendo il compadrmm 
Avv. Giuseppe Mazzoni ne facea eleganteneote ri- 
nodemare l'architettura della facciata, con diaegM 
di Vincenzo Brigkenti, che pur diresse U lavoro s e 
Il Parroco Ferrari , tolto I' antico soffitto di legao 
fé di suo danaro farlo in volto ; operando ristanri 
nella Chiesa colle limosine de' pietosi popoli. 

Del che tutto si fa onorata menzione nella iegnentc 
Epigrafe , pih volte stampata , del Ch. Loioi MuBi , 
e che aveva a porsi nella Chiesa di Stiatieo. 

A 
D. 0. M. 
IN oiioai 

DI 8. VE?lAlfZ10 M. 

CI08EPPI MA230NI STTOÓLI 

B0L0GNB8B GIORBCONSOLTO 

PATBONO 

A SUA SPESA DI se. CCC. 

LA FACCIATA PKRICOLANTB 

DALLI PONOAMBNTA RBOIPICÒ 

K 

GIOVANNI FBRRARI PARBOOO 

tCRROGATA AL PALCO LA VOLTA 

QTRMPiO 

CONTRIBCKNTI LI POPOLANI 

ADOBNATO P. 

NBGLI ANNI CI3 10 COCXXIIII. 

Internamente la Chiesa ha due Cappelle. Vedefi 
nella prima un quadro rappresentante S. Antonio ; 
nell' altra si venera in apposita nicchia la B. V, del 
Rosario in istatua. Offre 1' aliar maggiore in bella 
statua di Gesso , lavoro del celebre plastico Giaco- 
mo De Maria , V immagine del Santo Martire Ve- 
nanzio , la cui festa titolare viene celebrata net 
giorno 18 dì Maggio dedicato alle glorie di quel Cam- 
pione dì Cristo. Elegante ed ampia è la Sagrestia 
dovuta alle cure del Parroco Ferrari , per le quali 
sorse ancora il Campanile isolato, e bellamente archi- 
tettato da Giuseppe Brigtunti figliuolo al soprari- 
cordato Vincenzo. 

La Parrocchia di Siiatico , che non ha alcun Ora- 
torio sotto di sé , e si forma di 450 anime è posta 
nel Comune di S. Giorgio di Piano,, sotto al Gover- 
no di Castel Maggiore , e confina colle parrocchie di 
S, Giorgio , ArgeUata , Fwo • Castagnoio MiH(h 
re, e 5. Maria in Duna. 

G. F. RAHauLi. 





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— 75 — 



SAIV PIETRO 

DI OZZANO DI SOTTO* 




Micendo dalla Porta di strada maggto- 
f re , e procedeodo per la via Emilia 
^nì gìnoge a un luogo detto Hag- 
\ gio , appo il qtMle ai apre una strada 
• earrMabile che guida sovra un colle 
^che (lamina la vicina pianura , e ani 
.filiale ftnrgfva il Castello di Ozzano già 
' liioeD Torte , siccome mostrano le reliqoie 
^ etile fondamenti , e delle mura j ed una 
delle sue torri che furono delle pih alte del contado. 
11 suo territorio , che dai colli si stende anco al 
piano è bagnato dal Rio Pascione o Sorgafa che 
porta le acque nella Quaderna : è posto sotto al Co- 
Temo di Bologna , ha Comune proprio , un 600 ahi- 
tori spartiti nelle dne Borgate del Castello colla Pie- 
ve; t degli stradelli che rimangono a nove miglia 
da Bologna. Trova nsi nel suo suolo (così ììCalindri 
Dix. Cor. voi. IV p. 202) ,. molti nuclei a strati di 
M Telline , e una vena di gesso che mutando sua na- 
„ tura e qualità speculare a larghe scaglie si va coro- 
,, mutando in Gesso alabastritico seminato di sottili la- 
„ mhiette speculari che perdonsi affatto nell*innoltrarsi 
„ verso Sassatdlo o Gesso ». Formasi questo suolo 
di arena e ghiaia di flume in estesi banchi ondulanti 
di maggiore o minore grossezza , con alquanto di 
creta verso la parte montuosa ; conservandosi nrila 
plana assai di fluore cretoso , e glutine marino di- 
sciolto. 

Nessuna contezza è giimta inflno a noi sulla origine 
del Castello, e comune di Ozzano, chiamato nelle an- 
tiche Carte Ulgiamm, Uggianum, Ogianum, Vltia- 
nmn , e fino Ussanum; per nulla dire delle voci voi- 
giri Ugiano, Viano, Oggiano , e simili. Si è però 
creduto che sorgesse , o mentre fioriva CUAema , o 
poco dopo la sua distnizione. Numerosi abitatori ei 
dovM avere chiudendo entro sue mura le Parrocchie 
di f . Lorenzo , e s. Pietro soggette alla Pieve di 
PàsUno : e trovandosi ne' frammenti degli Estimi 
del 1281 , 1283 , 1291 , e in quello de' Banditi del 1274 , 
cbe erano in esso famiglie Nobili di Città , e di Con- 
tado con titolo di Magnati, Catanei, e Vaivasori, 
Tcdeodosene non poche delle assai ricche negli Esti- 
mi del 1303 , 1305 , 1329 , 1350 ft>a cui primeggiano 
«nelle de' Baruffàldi e de'Malvizii. 

Appartenne Ozzano alla giurisdizione temporale del 
Vescovo di Bologna j e mentre è ignoto , quando vi 
fosse assoggettato , è poi certo che nel 1175 Cristiano 
Cancelliere di Federico l. Imperatore corse sotto le 
mra di questo luogo , e presolo i^' poneva tutto in 



fiamme, e ruioa. Federico li. nel 1220 ne raffermava 
la possessione al Vescovo i ampliandone la giurisdi- 
zione r anno appresso Corrado suo legato imperiale 
in Italia. Insorte poi quistioni nel 1227 fra il Vescovo 
Enrico della Fratta e la città di Bologna per alcu- 
ne decime ; Ozzano con altre castella gli forno tolte 
dal Pretore, onde il Vescovo pose la città sotto l'inter- 
detto; né quietaronsi le contese, che neli' Aprile 1233 
pel famoso laudo di Fr. Giovanni da Vicenza Do* 
menicano di grande facondia , pel quale tornarono in 
podestà del Veacovo i luoghi che gli appartenevano. 
Nel 1249, avendo Maghinardo da Susinana rotti t 
popoli di Varignana , e disertato quel paese ; il Co- 
mune di Bologna fece scavare a futura difesa una 
fossa intorno nella quale si faticarono Varignana , 
Uggiano , Castel de' Britti ecc. (Ghirardaeci L XI 
p. 342 ). 

Pare , che il castello di Ozzano non focse Inogo 
molto munito « o di poco cuore ne fossero i popoli , o 
trascurato il mantenimento dt sue fortificazioni; giac- 
ché nel 1360 arrendevasi di subito , e senza difesi 
alle milizie di Bertiabò Visconti; e nel 1420 facevi 
altrettanto col perugino Braccio Fortebracci capita- 
no dell' armi Pontificie. Restituivalo Bernabò dopo 
la prima resa nei 1364 all' Arcivescovo di Creta ; e 
ad Almerico Vescovo di Bologna tesoriero della Chiesa 
nelle terre d' Italia e Cancelliere del re di Cipro. Do- 
po la seconda poi rendevasi a l^icolò da Tolentino, 
e Antonio BenUvoglio a tempi delle rivolture del 
Bolognese, regnando Martino V. 

Parecchi nomini illustri ebbero culla io questo luo- 
go , ricordando l' Alidosi fra Egidio di Giacomo da 
Ozzano Cavaliere Gaudente nel 1302 , BaÙuino da 
Vgiano, e Baldino di Francesco d' Ugiano anziani 
di Bologna nel 1354, 1358, e 1367; Alberto di Gia- 
como da Uzano dottore e Canonico di Bologna 
nel 1467, morto a 3 Ottobre del 1414. 

Venendo a S. Pietro di Ozzano , non eri da prin- 
cipio , che Una chiesa senza cura , soggetta alla Pieve 
di s, Giovanni Evangelista di Pasto, o Pastino , 
leggendosi nell'elenco del Ruzzoli: Eccl. s. Petri de 
Castro Ulgiano , sine cura .- e allora la nomino di 
essa spettava é'JUezzo villofU, a'quali secondo il Ca- 
solari (t. inp. 107) apparteneva ancora nel 1692. Nei 
Campioni della Mensa del 1378 é registrata come sem- 
plice Parrocchia, come rimase, sino a 24 Gennaio 1575, 
in cui per breve di Gregorio A'IfKche originalmente 
I conservasi Dell' Archivio ) e conseguente decreto di 
I Monsignor Angelo Peruzzi vicario e sufl^aganeo del 
Card. GabriHio PaleolU veniva elevata al grado di 



Fiere (▼. gli atti del noUr» Teicovile SUvettro lue- 
dHniJ trasportandovifii il Battistero, clie prima era 
in Pastino , cbieM che rcRSfgiientemcnte rlducevasi 
a semplice iMneBcio , die quel Rettore D. Agodino 
Bondioli continnò a godersi con obbligo di pagare 
al novello plebano D. Marco Bondioli annoi Se. 25 
d* oro finché vivrsse , e morto lui , i suoi successori 
ne darebbono 50 , od assegnerebbero terre di altret- 
tanta rendita. Avendo poi Sislo V con sua Bolla delle 
Calende di Dicembre 1588 eretto in Bologna il Colle- 
gio Mofltalto , imiva ad esso con altri benefici anche 
Pfcstino , mantenutovi il peso degli aiioui Se. 50 d' oro 
in oro ali* Arcipr. di Ozzano pro-tempore. Racconta 
il Calindri (F. IV. p. 205) che Paolo II nel 1467 ebbe 
conferita questa Pieve a Giovarmi Battista de' Ghe- 
rardi, mediante I' arcidiacono di Bologna , e Bar- 
totomeo Paoxacchi Canonico della Cattedrale. La Pieve 
di S. Pietro nel 1575 avea sotto di sé IO Chiese Par- 
rorchiali , e ci oé i. Maria di Stttefotiti o SliforUe. 
f . Donato di Ciagnano , i. Andrea di Ozzano , 
$, Maria della Quaderna, i. Cristoforo , e s. Bia- 
gio di Castel de' Britti , s. Giovanni Battista di 
Colunga, s. Mir/ieie di Monte Armato, ss. Salva- 
tore di Cosala Canina, e s. Maria di Pizzocatvo. 

Aveva In oltre le Abbazie di s. Michele di Castel 
de* Britti , di s. Maria di Valle Ombrosa , o di 
Monte Armato ; e lo Spedale, o Commendato di 
S.Giacomo dell' Idire, oltre a diciannove Oratorii. 
Ma il Card. Arciv. Alessandro Lodovisi ( che fu poi 
Papa Gregorio XV) erigendo in Plebanale a 15 Di- 
cembre 1614 S. Maria di Pizzocalvo le dava soggetta 
S. Gio. Battista di Cotogna , cui a questi ultimi tempi 
si aggiungevano S. Cristoforo e S. Biagio di Castel 
de* Britti I talché non rimasero che sei Cure alla Pieve 
di Ozzano la quale confina colle Parrocchie di Sette- 
fonti , Vergnano , s. Andrea d* Ozzano , Quader- 
na, e s, Giorgio di Varignana. 

Dobbiamo alla diligenza di D. Domenico M. Giorgi 
già Economo di S. Mirliele nel Mercato di mezzo: poi 
Arciprete di S. Pietro d* Ozzano 1* averci conservato 
in apposito libro molti documenti e notizie di questa 
Chiesa una delle pili belle della Montagna bolognese , 
ridotta alla forma presente dal dotto Arcipr. France- 
sco Gavasei nel 1771 , e 1772 , con ispendervi presso 
a duemila scudi di suo, e di limosine raccolte, come 
fa ricordo l' iscrizione ivi allor posta : 

D. 0. M. 

IN • HONOREM • DIVI ■ PBTRI • PRINCIPIS • APOSTOLORDM 

PRANCISCUS • GAVASEJUS * PLEBIS • OZZANKNSIS 

ARCBIPRBSBYTBR • V • Q . FOR • KUA • 8UIQUK POPULI. 

AC • QUORUNDDM • NOBILILM • HOMINUM 

SUORUMUUK • BONONIENSIUM • INFENSA 

TBMPLOM • HOC • INELEGANTKR • ADIFICATUM 

tPLENDIDICS * AG • MAGNIFICENTIUS • RENOVANODM • CURAVIT 

MDCCLXXII. 



Addì 26 d'Agottò poi dello stesso aoao 1772 il Card. 
Areiv. Vinemuo Matoezzi . coosecrava la Chiesa , 
cai erasi già aoita una torre eoo tre campane , presa 
a fabbricare col- denaro 4' una Missione fatta a 10 
Marzo 1636 al Palazzo Guidaiotti di sotto , reggendo 
la cura l' Arcip. Dott. Giulio Boschi : questa però 
000 ebbe Boe che nel 1839. 

La Chiesa , oggi reità dallo zelo del M. R. Slgior 
Arciprete Don Agostino Ugolini, è dedicala a D. O. M. 
in onore di S. Pietro Apostolo , la cui festa titolare 
si celebra a 29 Giugno; e nell'interno architravata, 
adorna di stucchi , con quattro altari ai lati , e Bat- 
tistero in una Cappellelta con pila antica di legno. 

11 1. Altare a destra di chi entra é sacro a a. Se- 
bastiono, che vi si vede io quadro con i ss. Falca- 
no , Antonio di Padova . e Antonio Abbate, È di 
proprietà de* Parrocchiani. Il 2. a s. Agata con qua- 
dro die la rappresenta e appartiene alla oobii famiglia 
GuidaloUi. 

Il 1. a sinistra ba la B, V. della Cintura io tela 
con vari santi , e dietro al quadro un prezioso Re- 
liquiario. L' ultimo , che è presso al Fonte Battesi- 
male é quello delle B, V. del Rosario che vi si vede 
in istatua entro nicchia circondatii da' 15 misteri di- 
pioti. Fu fatta fare dai signor Claudini, e coronata 
nel 1685 da un padre Domenicano. L* altare fu già 
de' Franchini , or é de' Guidaiotti. 

Neil' aitar maggiore é il bel quadro di Marc. AnL 
Franceschini , scolare di Carlo Cignoni, in cui sono 
rappresentati il ss. Crocifisso con appiedi la B, V., 
s. àio., s. Maria Maddalena, e s. Pietro. Conser- 
vasi nell'Archivio la ricevuta del pittore che ha la 
data del 1677. La Chiesa ha un Organo del celebre 
Gatti bolognese collocato io essa nel 1772. 

Ha poi sotto di se gli Oratorii segueoti. 

Pastino, già Pieve consecrata a s. Giovanni Evas^ 
gclista, e creduta antico tempio dedicato a bugiardi 
Iddii. Questa cessò di esser Pieve, quando per Breve 
di Gregorio XUI del 1575 le sottentrò S. Pietro di 
Ozzano. In seguilo venne atterrata la vecchia Chiesa 
e sostituitovi r oratorio presente , che spetta a si- 
gnori Guidaiotti. - s. Donino del Palazzo di sopra 
- 8. Maria della Neve del palazzo di sotto , ambidne 
di proprietà Guidaiotti. s. Giovatmi Battista che fu 
sospeso fino da' tempi dell' Arcip. Giorgi, e lo é tut- 
tavia , sebbene siasi preso a ristaurarlo. Fu della casa 
Bianchetti , or' é de' PP. Barnabiti. B. V. del Soc- 
corso , posseduto anch' esso prima da* Bianchetti « 
oggi da' Barnabiti. B. V. Addolorata , contigua al 
palazzo del N. U. Conte Ottavio Malvezzi Ranuzzl. 

Notevoli sono ne' dintorni di Ozzano alcune Ville 
signorili ; come il grandioso palazzo del CotUe Mal- 
vezzi ; r altro de'PP. Barnabiti, già de' BiancheU 
ti, ti due del N. U. Antonio Guidaiotti. 

G. F. Rambelli. 






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— 76 — 




DI OZZANO DI SOPRA* 




anl'AmiiTa di Ozzano, già sottoposta 

/alla Pieve di S.Giovanoi Evangelista 

^^di Pestino Tu cbifsa antichissima , 

^ «bla lungo tempo senza cura. Ma perchè 

I h Monache Camaldolesi di S. Cristina si 

. tr(»vavano in perìcolo nel Monastero di 

, Stifonte esposto alle lavine o frane , e si- 
hiato in luogo disagiato e solitario nel fl56 

' olffnev.mo da Gregorio Ab. di S. Michele di 
Castel de' Britti la Chiesa colla Casa , e sue pertinen- 
ze di Sant'Andrea di Ozzano , che allor dicevasi S. 
Andrea di BasUiano, perchè edificato sopra un fon- 
do dello stesso nome , e tuttociò per l'annuo cànone 
di ana tovaglia di cinque braccia. 11 documento an- 
teollco di tal concessione è in data de' 15 Fefob. 1156, 
e dice : Adwn in domojuxta Ecc. S.AndrecB Baei- 
Head te. ; Joannes UlzianenHs notariusAn esso l'Ab. 
Gregorio col consentimento de' suoi monaci , e co- 
aaodo del Priore Rodolfo dona la chiesa di S. An- 
drea cwn omnibus tèrrie, vincis ei mdificiis, qum 
ad iptam Ecclesiam pertinent , vel pertinere poi- 
mmi in perpetuum; colla sola condizione, che ogni 
anno : A te Dornna Lucia Abbaiissa, vel a ime jo- 
raribus, et confratribus et luecestoribut tuvaliam 
imam quinque brachiarum mihi , vel mei$ fratri- 
bus , vd successoribus servitù) Ecci S. Michalis 
persistentibus diligenter pensionis nomine defera- 
tur : e tuttociò , senza permuta , od obbligazione al- 
cona. Collo scorrere degli anni prtò insorse lite su 
tal donazione , e fu conconiato per sentenza di Lii- 
pieino giudice dei Sacro Palazzo , e Podestà di Me- 
dicioa , che le Monache dessero in iscambio la Chie- 
sa di S. Giovanni di Fontana nel territorio di Me- 
dicina co* suoi annessi. La pergamena di tale accordo 
è icritta Anno millesimo centennio nonagesimo 
septimo III Nonas Dccembris , mortuo Enrico Im- 
peratore, ind. XV, e fu rogato in Camara S..lft- 
eheelis di Castel dr- Britti. 

Rimaste così pacificamcnle le Monache io poisef- 
tiooe di S. Andrea di Ozzano do?' eraoo venute ad 



abitare , lasciato I* aulico Convento , ivi si stettero a 
lungo a' tempi delle abbadesse Adelasia (1158) Eu- 
/Voatfui, Beatrice (1204) Eufrosina II Emilia o Imi- 
Ha , Giacobina e Scolastica ; ma strette dalle conti- 
nue guerre , dai disagi del luogo , e dal desiderio di 
ridursi in città nel 1245 si trasferivano ad abitare 
in Bologna nel Monistero di 5. Cristina deUa Fon- 
dazza, rimanendo nei Conventi di Stifoote e S. An- 
drea alcuni conversi e converse che vi si mantenne- 
ro a lungo , ricordandone l' antico necrologio dei se- 
polti fino al 1457. 

Desiderando poi le Monache di avere pili presso , 
e in luogo meno remoto le reliquie della loro santis- 
sima compagna i?. lucia da Stifonte supplicarono a 
Gregorio XIII , acciò loro concedesse il trasportarle a 
S. Andrea , come racconta il Breve del 1572 di quel 
Pontefice , e il decreto di traslazione dato dal Vesco- 
vado a' IO dicembre di quell'anno. Dal Necrologio di 
S. Cristina apparìKe che il trasporto seguì alli 13 
novembre del seguente anno , leggendovisi : Idibus 
Novembris 1573 «- Dranslatio Reliquiarum B. Ut- 
dm Ord, Camaid. ab. Ecclesia Septifontis ad Ee- 
desiam S. Andrea de Ugiano. 

Dopo di che , secondo quello che afferma il Calin- 
drl , (Dizionar, Cor. del Bologn. voi. 5 p. 157 no- 
ta 166) vedesi il titolare della Chiesa di S. Andrea 
mutato in quello di S. Lucia. Il che egli deduce spe- 
cialmente dalla Visita di Mons. Marchesini (1. 2 p. 860) 
-2sept. i573 "Supradiclus D.pervenit ad sim* 
plicem Ecc. S. Lutics de Olgiano wntam Mania- 
libus S. Christina de Bononia , qua de novo con- 
strucla lune restaurabatur , in qua inldlexit Mis- 
sa sacrificium ibi semel in Mense celebrandum : ec. 
e da quella di Mons. Paleotti del 1599 (p. 176) che 
dice : Visitavit Ecc. sine cura S. lucia de Sttphon- 
te unit. Marnai. SShristina Bononia ; e a d) 29 Lu- 
glio : (fogl. 178) Altare unicum bene se habd . . . au- 
pra didum adest sepultura maeinea in qua ajuut 
requieseere corpm B. Lucia Monaca Ord. Camaid. 
Nella visiU poi del Card. Girolamo Colonna (fogl. 156) 



St Settembre 1683 tià leritto i Um eofjmi, ni di- 
emd, eujutdam Beatm Ludm eandUum ài caput' 
yi Ugnea iniiiua ìh mommimiio $m lapidt md^ 
àiper aUari majut iUo. 

E infitti Tencrayatl quel Corpo sotto l'aitar Mag- 
giore di tal Chiesa , ma fabbricata |>articolare Cap- 
peUetta (n in essa locato coli' appresso iscrizione. 

snc ikon oonn» bbatje lucia tiigiiiis sriPBorm- 

MJK BX PBIIIABIIS PaiMJK MULIBBIMI8 QOM MOIfULSS 
CàHAUMLBNSBS UNCTM CRISTINA IN8TITUKBE. AMNODO- 

imri MPXXY. thànslatum mdxlii. 

Le Monache di S. Cristina da tempi remotissimi , 
e certamente fin dal 1238 ebbero il Giuspsdronsto di 
questa Chiesa , io che mantenevano un Cappellano con 
cura d' anime , cui somministravano danari e grani. 
Soppresse le monache , il diritto di nomina passò al 
Governo , e quindi alla Mensa. Allorché PàHino ces- 
sò di esser Pieve nel 1575 S. Andrea passò sotto al 
Vicariato di S. Pidro d* Ottano. 

La Chiesa di S. Andrea , retta oggi dal Molto Re- 
verendo SIg. Don Giovanni Compari . è fuori di 
PorU di Strada Maggiore » a otto miglia da Bologna, 
sotto U Giusdicenza di questa Città , nel Comune di 
Ozsano^ e fi 216 anime circa. Confina il territorio 
della sua Cura colle parrocchie di CatUl de* BriUi, 
Ciaqmmo , Settefonii . S. PiHro di Ottano, $ San- 
ta mtria della Qmiderm. 



Tal Chiesa di S. Andrei è non Molto grtade e a 
soffitto colla Cappella Maggiore in arco avente un 
quadro del Vlani che rappreseaU S. Andrea , la cui 
fesU titolare cade aUl 30 Novembre. Due aono le 
Cappefie laterali. In quella a sinbtra di chi entra con- 
servavasi fino dal 1769 II corpo della B. LucU : mt 
demoliU la ChiesooU di lei in Settefonti , ne fu le- 
vato il quadro a Olio in cui è dipinU essa Beata che 
appare allo Spadai e porUto in S. Andrea fu messo 
nell' alUre a destra . e al disotto Ui onorevolmeoU 
situata entro il muro la cassa di legno col Corpo di 
quella sanU Vergine; ed allora neUa prima Cappella 
si pose entro nicchia una Statua dell' Addolorata 
bell'opera deUo Scandellari; e fti eretU una pU 
Confraternita , tuttora esistente. 

Nel corpo della Chiesa In piccole nicchie fatte ne*mu- 
ri laterali veggoosi le sUtoe antiche inUgliate in 
legno de' santi Romualdo e Benedetto fondatori del- 
r Ordine Camaldolese. 

La Cantoria , che è sulla porta Maggiore tu co- 
strutta nel 1839 postovi l'Organo a cura del penul- 
timo paroco D. Francesco Pavignani j e a spese de- 
gli uomini della Cura. 11 Campanile rifatto nel 1787 
con danaro delle monache , essendo paroco D. Mar* 
co Mattioli fu fornito nel 1788 di tre Campane btte 
fondere a Domenico Fantuzzi colle offerte del pai^ 
co , e de' suoi popolani. 

G. F. Ramulli. 




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— 77 — 



ClASVliailO 




fisiimar^» Appodiato di Cento sotto 
^ il Gorerno di quesU Città di N. 3118 
^abitanti « e distante da esso 7 miglia 
^a S^ttenlrione, è un antico , ed ameno 
TJIIiggio Jel territorio Centese , che fu 
Chiamato con tal nome al tempo del 
^ Longobardi . o degli Esarchi quando s' insi- 
^^nnflrona di questi luoghi , forse prendendo 
*1- orìgine da CasomoTO , o CoMO-amaro an- 
tiea denominazione , ed appellato ancora Carte di 
TnemMa probabilmente da freeeiito jugeri o pre- 
dU assegnati nel tempi degli antichi Romani da col- 
lÌTarsi alla Colonia stabilita in Bologna ha meritato 
■elle Storie nobil menzione fin dal secolo Vili si per 
l' edificazione fatta nelle sue vicinanze dal Longobardi 
del Castello di Panie Duce celebre per le discordie 
di Sailnguerra e del Marchese Aldrovandino da Este 
qoando si contendevan Ferrara ; si per la Città di 
Anta Regina posta in questi confini facilmente fatta 
inalzare da Desiderio ultimo Re dei Longobardi In 
Memoria della Regina Ansa Consorte sua. 

Posseduta la Corte di Treeentela nel secolo X! , 
dai Conti Berengario , ed Ugo figli di Sigifredo già 
Conte di Parma fu a loro carpila dal Re Ardoino 
Bd 1016 dopo la vittoria che riportò sopra Arrigo 
Imperatore suo disputante coli' armi il regno d'Italia 
in pena di avere i fratelli aderito ad Ardoino. Indi 
offerta In dono per metà alla Contessa Richilda che. 
fn poi Moglie di Bonifacio Marchese di Toscana fu da 
questa nel 1017 parimente data al monastero di No- 
■antola nnitamente alla Cappella che era Ivi in onore 
dei Ss. Gio. e Biagio , quella medesima dedicata a 
S. Biagio che fu distrutta con Ponte Duce. Così que- 
sta parte di Corte passò in proprietà dei Monaci No- 
■antolaDl , i quali in processo di tempo divenUroM 



Signori dell' altra metà di Trecentola i onde che la 
Corte Intera , e Ponte Dnce Castello venne in loi^ 
potere. 

Conosciutosi l confini del Modenese , e del Centese 
air atto della donazione di questi terreni fatta 
dalla Contessa Richilda alla Badia di Nonantola co- 
minciò la crescente popolazione a bonificare il terre- 
no allora boscoso , e disacconcio al lavoro , riceven- 
done in compensazione i Capi di terra che ogni venti 
anni fra questi Bonificatori si dividevano. Tale h 
V orìgine della divisione del Capi dì Casumaro , che 
divenne perpetua , è che anche presentemente si ef- 
fettua. Industri si mostrarono i Casumaresi nell' inal- 
veare la Padusa , in avviare in Canali le acque del 
Reno , e del Panaro » disseccando cosi , e coltivando 
Il paludoso terreno, e formandone un dosso di terra 
guadagnabile. 

Appresso l Monaci Nonantolani investirono per al- 
cuni secoli l Marchesi di Este di quella metà di Tre- 
centola , che era posta parte nella Diocesi di Mode- 
na , parte in quella di Ferrara , e l' altra metà fu con- 
cedala in livello (sembra dal secolo XIII alle famiglie 
Bolognesi Boateri Sovati , e Lambertini , e nel 1368 
poi ne venne investito Giovanni del Naso Vescovo di 
Bologna , il quale nel susseguente anno 1359 ne fé pa- 
drone per enfiteusi il Comune di Cento. 

Passato cosi Casumaro sotto il Municipio Centese 
fu eretta nel 1451 la Chieta di s. Lorenzo in Par- 
rocchia che restò soggetta però al Vescovo di Modena 
fino al 1839 , in cui fu stralicata , e posta sotto la 
giurisilizione del Vescovo di Bologna con solenne Sti- 
pula lo del 15 Febbraio. 

Il fausto avvenimento segui con pomposa celebrità 
il fi Ottobre 1841 in vigore di una bolla del Sommo 
PMtdico 29 Novembre 1840. La Chiesa vi rimane in 



Piete (▼. gli atti ed ooUr« TcteoTlle SUvettro Zue- 
dHniJ trasportandovisi II Battistero, che prima era 
in Pestino , cbieia che rcnarguentementf rMucevaai 
a 8«roplice beneficio , die qual Rettore D. AgoiUno 
Botidioli continuò a godersi con obbligo di pagare 
al novello plebano D. Marco Bondidi annoi Se. 25 
d' oro finché vìvesse , e morto lai , i aiiol successori 
ne darebbono 50 , od assegnerebbero terre di altret- 
tanta rendita. Avendo poi Si^to V con sua Bolla delle 
Calende di Dicembre 1588 eretto in Bologna il Colle- 
gio Mootalto , univa ad esso con altri benefici anche 
Phstino , mantenutovi il peso degli annui Se. 50 d' oro 
In oro air Arcipr. di Ozzano pro-tempore. Racconta 
il CalindrI (V. IV. p. 205) che Paolo II nel 1467 ebbe 
conferita questa Pieve a Giovanni Battista de* Ghe- 
fwrdi, mediante I' arcidiacono di Bologna , e Bar- 
tolomeo Padzacchi Canonico della Cattedrale. La Pieve 
di S. Pietro nel 1575 avea sotto di sé 10 Chiese Par- 
rocchiali , e ci oè s. Maria di Settefonti o Stifonte. 
a. Donato di Ciagnano , s. Andrea di Ozzano , 
i. Maria delia Quaderna, s, Cristoforo, e s. Bia- 
gio di Castel de' Britti , s. Giovanni Battista di 
Colunga, s, MicMe di Monte Armato, ss. Salva- 
tore di Casata Canina, e s. Maria di Pizzocalvo. 

Aveva in oltre le Abbazie di s. Michele di Castel 
de Britti, di s. Maria di Valle Ombrosa, o di 
Monte Armato ; e lo Spedale, o Commendato di 
S.Giacomo dell' Idice, oltre a diciannove Oratorii. 
Ma il Card. Arciv. Alessandro Lodovisi ( che Tu poi 
Papa Gregorio XV) erigendo in Plebanale a 15 Di- 
cembre 1614 S. Maria di Pizzocalvo le dava soggetta 
S. Ciò. Battista di Cologna , cui a questi ultimi tempi 
si aggiungevano S. Cristoforo e S. Biagio di Castel 
de' Britti I talché non rimasero che sei Cure alla Pieve 
di Ozzano la quale confina colle Parrocchie di Sette- 
fonti , Vergnano , s. Arulrea d* Ozzano , Quader- 
na, e s. Giorgio di Varignana. 

Dobbiamo alla diligenza di D. Domenico M. Giorgi 
già Economo di S. Midiele nel Mercato di mezzo: poi 
AiTiprete di S. Pietro d* Ozzano I' averci conservato 
in apposito libro molli documenti e notizie di questa 
Chiesa una delle pili belle della .Montagna bolognese . 
ridotta alla forma presente dal dotto Arcipr. France- 
sco Gavasei nel 1771 , e 1772 , con ispendervi presso 
a duemila scudi di suo, e di limosine raccolte, come 
fa ricordo l' iscrizione ivi allor posta : 

D. 0. M. 

IN • BOlfORRM • DIVI * PBTRI • PBINCIPIS • APOSTOLORUM 

PRANCISCUS • GAVASEJCS * PLEBiS • OZZAMENSIS 

ARCHIPRBSBYTBR • V • Q . POR • KUA • SUIQUE POPOLI. 

AC • QUORDNDUM • NOBILIUM * HOBJINUM 

SUORUMQCE • BONONIENSIUM • IMPBNiiA 

TBMPLOM • HOC • INKLEGAlVTKn • ADIFICATUM 

tPLENDIDICS • AC • MAGMiFICE!«TlUii • RKNOVANDUM • CURAVIT 

MDCCXXIII. 



Addi 26 d'Agoito poi dello stesso anno 177S il Card. 
Arciv. VineenMO Malvezzi . consecrava la Chiesa , 
cni erasi già natta una torre eoa tre campane , presa 
a febbricart col danaio d' una Missione fatta a 10 
Marzo 1636 al Palazzo Guidalotti di sotto , reggendo 
la cura 1* Arcip. Dott. Giulio Boschi : questa però 
non ebbe fine die nel 1839. 

La Chiesa , oggi retta dallo zelo del M. R. Signor 
Arciprete Don Agostino Ugolini, è dedicata a D. O. M. 
in onore di S. Pietro Apostolo , la cui festa titolare 
si celebra a 29 Giugno; e nell' interno architravata , 
adorna di stucchi , con quattro altari ai lati, e Bat- 
tistero in una Cappelletta con pila antica di legno. 

Il I. Altare a destra di chi entra é sacro a a. Se- 
bastiano, che vi si vode in quadro con i ss, Fcdfia- 
no , Antonio di Padova . e Antonio Abbate. È di 
proprietà de' Parrocchiani. Il 2. a a. Agata con qua- 
dro che la rappresenta e appartiene alla nobii famiglia 
Guidalotti. 

Il 1. a sinistra ha la B. V. detta Cintura in tela 
con vari santi , e dietro al quadro un prezioso Re- 
liquiario. L' ultimo , che é presso al Fonte Battesi- 
male é quello delle B. V. del Rosario che vi si vede 
in istatua entro nicchia circondat;* da' 15 misteri di- 
pinti. Fu fatta fare dal signor Claudini, e coronata 
nel 1685 da un padre Domenicano. L* altare fu già 
de' Franchini , or é de' Guidalotti. 

Neil' aitar maggiore é il bel quadro di Marc. AnL 
Franceschini , scolare di Carlo Cignoni, in cui sona 
rappresentati il ss. Crocifisso con appiedi la B. V-, 
s. àio. , s. Maria Maddalena , e s. Pietro. Conser- 
vasi nell'Archivio la ricevuta del pittore che ha la 
data del 1677. La Chiesa ha un Organo del celebre 
Gatti bolognese collocato in essa nel 1772. 

Ha poi sotto di se gli Oratorii seguenti. 

Pastino, già Pieve consecrata a s. Giovanni Evas^ 
gelista, e creduta antico tempio dedicato a bugiardi 
Iddìi. Questa cessò di esser Pieve , quando per Breve 
di Gregorio XIII del 1575 le sottentrò S. Pietro di 
Ozzano. In seguito venne atterrata la vecchia Chiesa 
e sostituitovi r oratorio presente , che spetta a si- 
gnori Guidalotti. - s. Donino del Palazzo di sopra 
- s. Maria della Neve del palazzo di sotto, ambidne 
di proprietà Guidalotti. s. Giovatmi Battista che fa 
sospeso fino da' tempi dell' Arcip. Giorgi, e lo é tut- 
tavia , sebbene siasi preso a ristaurarlo. Fu della casa 
Bianchetti , or'é de' PP. Barìiabiti. B. V. del Soc- 
corso , posseduto anch' esso prim^ da' Bianchetti « 
oggi da' Barnabiti. B. V. Addolorata , contigua al 
palazzo del N. U. Conte Ottavio Malvezzi Ranuzzi. 

Notevoli sono ne' dintorni di Ozzano alcune Ville 
signorili ; come il grandioso palazzo del Corde Mal- 
vezzi ; r altro de' PP. Barnabiti, già de' Biaìichd- 
ti , e ì due del N. U. Antonio Guidalotti. 

G. F. Rambelu. 



— 78 — 



SANTI lAllRIZIO, E LAZZARO 



DI KECOVATO. 




^n quanto all'elimologia della deDoml- 
à nazione di questa chiesa è opinione 
comune che sia dcmata dal console 
Irzio • il quale nelle guerre che combat- 
[è presso Modena con Antonio Stanziò 
k alcun tempo In questi contorni : e si ha 
digli slorici romani , che il censore Tor- 
qua[o aveva fatto i trinceramenti al di qua 
ili Modena per raccoglÌ4>r?i i feriti , e per 
•Tere un luogo forte in cui ravvivare il coraggio dei 
giovani militi che si ritirassero dai comhattimenti. 
Omle è assai probabile che dal nome del console , e 
del Censore alterandosi la tradizione si appellaste il 
luogo. Però in antiche memorie leggcsi che esso nò- 
minossi da prima Hirquato, poscia Jrquàto, e Yr- 
quato , quindi Arqualo. L'attuale denominazione fu 
stabilita da un sinodo Nonantolano tenutosi nel 1688 
dalla chiara memoria del Cardinale De Angeli» abate 
di quella diocesi. Perciò che riguarda l'erezione pri- 
maria della chiesa parrocchiale non abbiamo rinve- 
nuto nulla di positivo; ma si sa che esisteva già 
anticamente nella giurisdizione della diocesi di Mo- 
dena , e solamente nel 1568 passò nella dipendenza 
del monastero di Nonantola. Un libro de' battezzati 
della chiesa di S. Maurizio data dal 1576 e princi- 
piando da queir anno trovansi registrati de* fanciol- 
li levati al suo sacro fonte battesimale. Fmo alli 11 
Dicembre del 1821 appartenne a Nonantola non solo 
per giurisilizione ecclesiastica , ma ancora per dirit- 
to di nominare il parroco; nel qual anno per breve 
di Pio VII essendo stata assoggettata alla diocesi bo- 
lognese diventò di libera nomina della mensa arci- 
veKovile venendo affiliata alla pieve di Panzanoj e 
1* odierno Eminentissimo Oppizzoni ne venne al pos- 
sesso il dì 6 Maggio 1822 pei rogiti del Dottor Anto- 
nio Galeotto; e in quello stato medesimo rimane pu- 
re presentemente. 

A varie riprese vennero fatti parziali ristauri , ed 
abbellimenti in questo tempio; e nel 1747 il Signor 
Tomo ii. SI 



Carlo Piccioli diede opera che a sue spese veoifae 
edificalo l'ara principale, e il tabernacolo con due 
chiavi V una d' argento , e l' altro di ferro. Nel 1756 
poi Qo certo Carlo di cui ignorasi il cognome , elar- 
g) tanto danaro quanto fu necessario perchè ti co- 
struisse la cappella del Rosario internata nel muro 
in quella foggia che vedesi presentemente. Il pih no- 
tabile miglioramento effettuato nella nostra chiesa fu 
nel 1763 essendo parroco il Molto Reverendo D. An- 
Umio Soli; il quale considerando lo squallore del 
tempio procurò di raccogliere offerte dai parrocchia- 
ni , e aggiungendovi del suo quanto bisognava volle 
ehe si edificasse al tutto la volta ; il che rilevasi da 
una iscrizione posta nel pilastro che sostiene 1* arco 
deUa cappella maggiore dalla parte dell' Epistola. 

D. 0. M. 

AEDF.M BANG SACHAM 

▼RTUSTATB rATUtCBlfTEM 

ALBXAKDftl Die. CARO. ALBANI 

8. B. i. BIBLIOTBCARl 

PIBPBTUtQOB ABBATIAB RONAlf. 00111001. 

LABOITATB 

AC BBPBTITIS PIORDM FIDBLIOH 

BT PBAESKRTIH 

C4R0LI PICCIOLI 

ELKKM0SINI8 

8. S. MAUniTIl KT SOC. M. M. MEMOBIAB 

D0MIMCU8 ANTONIL'S SOLI BECTOR 

PROPRIO BTIAH AERE CONLATO 

BESTITUEBAT A. A. AB. ▼. MDCCLIIY. 

L' interno della nostra ehiesa è come abbiam detto 
a vòlta sostenuta da cinque arcate t ed è pulita e 
decente s contiene la cappella maggiore alquanto bas- 
sa a proporzione del corpo della chiesa, e terminante 
in un coro semicircolare, con una tela rappresentante 
S. Maurilio titolare della parrocchia , in onore del 



qfUiìt loicmiizaii Uì po|»o1«Bi ogni anno il gior- 
wù fi Settembre: questo dipioto fo donato dalla 
fletè del Sigoor Cooto Lucio Bardi oel 1741. Dne 
cappelle laterali formano il rimanente corpo della 
chicM 1 runa delle quali è quella già nominata sa* 
era alla B. V. del Rosario rappresentata da una pic- 
cola statua posta entro nicchia chiusa da una saraci- 
nesca su cui è dipinta la B. V. , S. Donino , S. Chia- 
ra : di più avTi un sotto quadro e un* altra nicchia 
con entro una statua rappresentante S. Filomena . 
collocatavi dal modonese Sig. Alfonso Monesi. L' altra 
cappella poi è sotto agli auspicii della B. V. del Car- 
mine , la cui immagine Tenerasl scolpita io una pic- 
cola statua posta pure entro nicchia. Nel laterale di 
queste dne cappelle amroiransl molti piaoli dipinti 
•d olio nei quali sono raffigurati i Ss. Antonio da 
Padova , Antonio Abbate, Santa Lucia. Santa Chiara, 
Sani' Agata , i Ss. Giuseppe , Gaetano , e Domenico. 
Altri quattro dipinti scorgoosi nel corpo della chiesa 
rappresentanti i quattro Evangelisti , ed una nicchia 
entro coi conservasi alla venerazione dei fedeli un 
braccio di S. Maurizio. Sopra la porta d' ingresso ve- 
deal la cantoria in coi ha un piccolo organo opera 
dal bolognese Gnarmandi collocato ivi a spese dei 
parrocchiani , e del parroco odierno Molto Reverendo 
Sig. Don iiialomo ToseUi; dal quale sono evangeli- 
camente e eoo carità moderati per le cose ecclesia- 



•ticbe I 5M MiTldai che dcH- Aprila del 1817 popoli- 
no il distretto di Recovato. 

I territori! di Rastdlioo, Riolo, Paiizano e SanU 
AgaU nel Bolognese , di S. RaUara , e di Redh nel 
nsodonese circoscrivono II distretto di Recovalo , en- 
tro il quale ai tempi del Calindri trovavansi dne 
ora torli , l'uno sacro a S. Antonio di Padova che pih 
non esiste , e l'altro a S. Antonio Abate , cIm pnrt 
pih non esiste i ma su quest'ultimo essendovi nn le- 
gato per la celebrazione di tre messe annue , I Cioc- 
chi che ne erano i proprietarii dovettero aumentart 
questo a cinque messe volendosi che l' aumento stes- 
se in compenso della spesa che sarebbe occorsa a nun- 
tenere annualmente l' oratorio : e questa permuta fla 
sanzionata con decreto delli 28 Decembre 1805 di 
Monsignor Francesco d' Este Vescovo di Reggio ed 
Abate Commendatario di Nonantola. 

Gli affari civili degli abitanti di questa parrocchia 
si trattano dal comune di Sant'Agata sotto il governa- 
torato di S.Giovanni in Persiceto e questi popolani per 
la pih gran parie coloni, e pel resto artigiani, braccian- 
ti trovano mezzi di ampere la vita negli abbondan- 
ti prodotti drila florida agricoltura del paese, e nel- 
la diligente industria , nall'eserciUrc è mestieri, e nel 
darsi al commercio. 

T. 




— 79 



SAAfTI smoiVE 



E 



GIUDA 




fetk ìMrixkmi di Grnlerio si Ci 
.zi<!ni! di ODI ramiglia totica roma- 
/nt appellata Vtbieia, e jiortasi da 
molli opinione, e fira gli altri dal Mal- 
I vettì nel suo Opuscolo de agro bono^ 
nierm , che da questo cognome deri- 
' tasse b denominazione di un nostro con- 
tado detto a giorni nostri Rnbizzano si- 
tuilo a 11 miglia da Bologna fuori di porta 
Gallieri. E se pongasi mente clie questo medesimo 
luogo nel cosi detto medio evo veniva chiamato col 
nome ora di Vrbieiano , ed altra volta di CTrMcio- 
mm di leggieri si firk ragione alla molta probabi- 
lità della sopraccitata derivazione dell' odierno voca- 
bolo con che oggi è conosciuto il nostro comune i 
quindi ancora ne toma di conseguenza , da antichis- 
timi tempi essere presso a poco determinato cogli 
stessi confini entro i quali oggi lo vediamo circoscrit- 
to. Ninno avvenimento strepitoso ci narrano le patrie 
Storie avvenuto in questo territorio : solo leggesi nel 
Ghirardacci sotto l' anno 1307 che veniva chiamato 
MniUttio, e che aveva il titolo di Corte ; da cui 
si vuole inferire essere allora luogo di qualche impor- 
tsnxa. Anche si ricava dal citato storico sotto il 
^to anno che un Bitino di Guidone Cappelli aveva 
in questa corte molte sue possessioni , che tutte do- 
vette vendere per riscattarsi dalle mani dei Lamber- 
tsiii che r avean fatto prigioniero mentre io servi- 
f to del comune bolognese andava alla torre di Lugo. 
Ai giorni nostri Rnbiiiaoo è una parrocchia il cui 



distretto , per ciò che risguarda il civile fa parte del 
comune di S.Pietro in Casale, sotto il governo di Poggio 
Renatico ed è popolato da 850 dnime secondo rilevasi 
dalla statistica dell' Ottobre 1818. È da osservarsi la 
bella villeggiatura del Sig. Donzelli che oltre essere 
fornita di tutti i' comodi per renderne utile il sog- 
giorno , è ancora ornata di quelle cose che al bello , 
e al gradevole appartengono, come è fira l'altre il 
vago giardino di che va ornata. Ancora fa bella mo- 
stra di se nel nostro distretto il casino del Marchese 
Sampieri , che essendo ornato da due torri poste ai 
suoi lati estremi n< riceve molta vaghezza. Ivi pure 
sorge altro casino spettante alla Simiglia Davia , ma 
per esser mal conservato non reca alcun decoro al 
paese. 

Se v'ha ragione di tenere antichissimo il distretto di 
Rubizzano , si ha argomento di affermare non molto 
antica l' erezione della sua chiesa in parrocchia) giac- 
ché nell'autentico ampiooe esistente nell'archivio Arci- 
vescovile , e che per la benigni tli veramente paterna 
dell' Bminentissimo Oppizzoni ci è dato consultare ad 
ogni articolo di queste illustrazioni , non si fa men- 
zione di alcuna chiesa parrooehiale posta nella terra 
di cui qui teniamo discorso. È però falso che venisse 
eretU alti 4 Marzo del 1447 pei rogiti del ooUro Fi- 
lippo Formaglini come asserisse il campione del Ca- 
nonico Montieri i quando invece nel campione de- 
nominato Cattanei che pure esiste nell* archivio suc- 
citato , all' epoca precisa notata dal Montieri , e pei 
rogiti del medcsùDO aoUro , si conosce che già era 



parrocchia , € che dal rettore pro-tempore rinunzia- 
vasi al gOTcmo della medesima , e quindi ad altro 
sacerdote veniTa conferita. Dal nominato campione 
Catlanei risalta eoikro II nome di Urblnano alldira 
essere quello onde appeUarasI questa comune , essoo- 
dochè ivi leggesl. =: Sandorum SimonU, ed Judae 
de Urlnt€mo = Nel 1573 la parrocchiale io discorso 
areva nn estesissimo territorio , e riusciva assai in- 
comodo ai piti lontani portarsi alla parrocchia per 
I' adempimento dei religiosi doveri ; il perchè conve- 
nutisi i parrochi della nostra chiesa e dei Santi 
Cosma , e Damiano della Pegola , e col «oncorso di 
Mons. Ascanio Marchesini Visitatore apostol. , e Vesco- 
vo di Maiorica fu ampliato il confine della Pegola , 
assoggettando alla medesima il palazzo di Ascanio 
FoKarari , con alquante case , il molino del signori 
Bentivogli , ed altre abitazioni , Tra cui quella di 
certo Gio. Battista Belli situata presso al canal di 
Reno sottratte alla giurisdizione parrocchiale di Ru- 
bizzano per essere a quella chiesa troppo distanti. 
La nostra parrocchiale nel 1558 trovavasi dipendere 



dal pTebanato di S. Giorgio di Piano , t dioel aiai 
dopo sotto l' altro di S. Pietro la Caule a cai tut- 
tavia è soggetta I e In quanto alla ioa ooraina ta 
sempre libera della mensa ireireseoffle. La Ciiieta 
parrocchiale anzidetta, è di sufllciente ampiezza, 
a volta reale con quattro altari laterali collocati 
in cappelle formate da arcate nnite con intercolnnnil 
ad architrave sotto i quali sono dei eonfessionalf , 
eccello il primo a sinistra di chi entra in cui seof- 
gesi il fonte della sacra Lavanda di Rigenerazione , ed 
un'altra ancora in cui è praticata una porta late- 
rale. La cappella maggiore è spaziosa , a catino eoa 
due cantorie^ e l'altare è consacrato ai Ss. Simone, 
e Taddeo titolare della parrocchia rappresentati m 
un dipinto a olio di poco pregio artistico, come pn- 
re sono di poco valore le tele ad olio che sono nelle 
cappelle laterali. 11 di 28 Ottobre si celebra la festa 
del titolare , e il M. Reverendo Sig. D. Giovanni Pi- 
gnatti è il sacerdote che attualmente tiene il regime 
spirituale degli uomini di Rubizzano. 

T. 





Cf 






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■■■ ' 'llllllli 




— 80 — 



d. mim m umam. 




[artendo dal castello di Vergato , e 
volgendo a ponente verso il confine 
Ideilo stato Estense, dopo poche ore 
dì Viaggio a traverso di montagne, le 
> une aride , le altre feconde , ma tutte 
' vaste , ardite , snperbe , intercise da 
vallèe tanto svariate nelle loro forme qnando 
L fertili di nbertosi poderi , ai gionge all' an- 
^ tica Labanto , citata non solamente nelle 
le e nei libri dell' Episcopio . che nelle storie e 
iKMli della nostra Provincia come una delle 
MatiUiclie , governata da un Valvassoro , o 
irlo aio dai primi anni dd dodicesimo ae- 

iTergato a LaJ»ante ai costeggia il torrente 
» e si discorre per tre miglia una selvaggia 
iae , ove a stento vegetano qna , e là pochi 

10 un suolo sassoso. Né dee recar maraviglia ; 
squallida e trista è mal sempre una strada 

11 letto di un torrente, o nel basso di una 
Infeconda. Varcato poscia un alto eolie , il 
ala trovui in un recinto sparso di rustici abi- 
I capo dei quali ergesi una casa , die chiama- 
e/naccia, ove è fama che esistesse la ròcca o 
Elotto di Sovranino da Plevale, ricchissimo si- 
di qne* tenimeoti , e celebrato guerrier • , che 
S (siccome narra il Ghirardacci) governava col 
fratello cberico la fortezza di Rebecca. 

ladre da questa valletta per ime alla badia di 
foto , antica parrocchia , vedesi il torrente 

Ira rocce oeriale. profondo, maestoso , lento 
^ La strada è tagliata a comica sull' alto i t 
istie del monte hanno aspetto agreste e romi- 
1ù in U ove la via si allarga ed entra fra 

case di coloni , è voce che accadesse nel 134S 
gka morte di Giberto e BarufaMino Agli del 
Carbone da Castelnovo. Questi giovani oobi« 

venivano cavalcando per diletto verto la ricca 
( quando scontrati da alcuni cavalieri , alla cui 
tTB un bandito chiamato Azzone, furono as- 
e circondati , e da mille colpi trafitti. Poi co- 
ido come l'orribil fatto potea suscitar leven- 
ddl* infelice padre . e del bolognese Reggiroen- 
iacro gli avventurieri a ruba le campagne di 
te , e ripararono quindi al castello di Roffeno i 
Mietendo resistere alle milizie die gli asse<* 
MI , furono presi , ed in breve tempo decapita- 
Citi predoni , venuti dalle terre del Frignane , 
•ano i primi che avessero devastate le BBonliioso 
ichie dd contado; altri di maggior numero t 



ferocia eranvi discesi , e guasti immensi aveano re- 
cati a questi innocui e pacifici abitatori. Né ciò rechi 
stupore a chi è ignaro delle nostre antiche sventure. 
Correva uq tempo di miseria italiana , e per le bo« 
li)gnesi contrade si faceva uno sperpero . una deva- 
stazione , un sacco incessante dai nobili fuorusciti , 
e dagli estrani quinci e quindi calati dagli Apenniol 
a fare l' opima ed innocente montagna arringo di 
sanguinose battaglie. Quanti licenziosi ingegni , ed 
irrequieti spiriti insanivano oltre monti , ruinavano 
ah questi ubertosi paesi per cimentarvi una libidioa 
di dominio. Il Comune di Bologna a custodia dell' in- 
tero contado si maneggiava con indomabile ardire t 
meravigliosa costanza a respingere i mal arrivati as- 
salitori « ma spesse volte indarno. 

Progredendo per l'agreste sentiero, entrasi in una 
valle assai fertile , ove il torrente lambe le falde 41 
altissimi colli , e ilove trovasi una aoptuosa fabbrica » 
dfe piuttosto palagio potrebbesi appellare , la q naia 
serve di abitazione al R. Abate i ed aderente alla 
medesima la chiesa di S. Stefano , titolare della badia, 
che nn tempo ebbe cura d' anime . ma che ora è 
semplice cappella, -quantunque insignita del titolo di 
plebana e primaziale. La valle è sparsa di querele i 
e di giganteschi noci, e rigata da chiare e f^'eac'acqne. 
Vestono qui le sponde del torrente fìronznti castagni. 
Ma questa naturai vaghezza non dura gran tratto : Il 
monte alla pendice isterilisce, e verso ponente ha 
una cima di mulo macigno. 

Quest* Abbazia di puro titolo ( giacché fu sempre 
amministrata dal clero secolare ) si pretende di 
un* antichissima origine. Per altro noi uoa abbiamo 
certezza onde aaserirlo , trovandola indicata dai cro- 
nisti soltanto nel 1102, poi inclusa come parrocchia 
ndP autentico campione dell* anno 1378. — In quel 
teoapo era anzi sottoposta al plrbanato di Calvenza- 
no { ed il suo gius-patronato spettava in parte al 
parroccMani , ed io parte alla nobile famiglia GuuH 
di Bologna , la quale con rogito di Giacomo Parme- 
sani acquistava per intero un tale diritto nd 17 Giu- 
gno dd 1500 . mentre a lei lo cf<lfvano ancora l po- 
polani di S. Maria , e S. Cristoforo dì Labante , e 
queUi di Caatei novo. Venuto poscia Pnrtlffice il Car- 
dinale Giuliano de' Medici col nome di Leone X , già 
amico e condiscepolo di Monsignor Achille Grassi 
(che fh poi Cardinale e Vescovo di Bologna) accordò 
a questi con breve dd 4 Novembre I5U in titolo di 
feudo o di contèa I* Abbazia di Labante » le due par- 
racdile di 8. Maria , e di S. Cristoforo gii dette, con 
qadla di Caatdiiavo , di Affrico , e di Pletracolora. 



I mentre il Pooteflee Clemente VII abrog«Ta qnetti 
feudali privilegi , lasciaTa le tre cure di Labante , e 
quella di Castelnovo in commenda ad AgaoMnooiie 
Grassi e sua famiglia s la quale In appresso riuiieDdo 
tutte le parrocchiali prebende nel benefizio Abba sia- 
le , riservossi il diritto di presentare l' Abate . ed ac- 
cordò a questi la libera elezione dei rispettivi paro- 
cbi , coli' ònere d«l loro perpetuo trattamento. 

La chiesa primaziale di S. Stefano ( certamente la 
pih antica delle tre cure di Labante ) tu pih volle 
diroccata e guasta dalle frane , the sommovevano il 
terreno j ma Ai sempre rifalibricata , o ristaurata 
dagli Abati. Anzi nell' anno 1620 il benemerito Abate 
Don Bamuio Ranuzzi la riedificò dalle fondamenta 
e nel gh>mo del Santo titolare per beneplacito Vesco- 
Tile la benedì.-. mentre il novello sacerdote Don Bar- 
tolomeo suo nipote vi celebrava il primo sagrifizio 
iocrueoto. Passato nn secolo, e reggendo questa ba- 
dia il dotto prete D. Giaamo AfOanio Sensi , la 
thiesa di nuovo ruinò ; ed egli contro il parere dei 
pratici , e nonostante una triste esperienza , la fé 
costruire di nuovo in pih moderna foggia, e con bel- 
lissimo stile di architettura t tanto , e sk grande è il 
potere dell* umana perseveranza l 

Il terreno sempre histabile , ha danneggiato altre 
▼mte in appresso queslo tempio , che fu ristaurato 
■el 1789 dall'Abate D. Ercole BacfMti, nel 1813 
«all' Abate D. Argante NegretU , e nell' anno 1817 
dall'odierno Reverendo D. Giuseppe Tonetlù La sua 
fòma è regolare , non molto vasto , ma ben decora- 
to. Ha nn solo altare , la sagrestìa , una campana , 
od nn piccolo organo , e viene quotidianamente uffl- 
liato, celebrandovi con gran solennità nel 36 Dicem- 
bre la festa del Santo protettore. 

La ristrettezza però dell' ediflzio , congiunta alla 
sua instabilitli fnrono causa che nel Maggio dell'an- 
no 1656 perdesse per decreto Vescovile il titolo di 
parrocchia , e la cura delle anime venisse concentrata 
nella vicina chiesa di S. MaHa. Rimase bensì a quella 
di S. Stellino il titolo di chiesa primaziale ed abba- 
llale f e quando il celeberrimo Lambertini (già con- 
discepolo deH' Abate Sensi) occupò la sede Arctvesco- 
vile di Bologna , con decreto del 7 Febbraio 1736 in- 
nalzò la chiesa stessa al titolo di plebana . sottopo- 
nendovi le cure di S. Cristoforo , e di S. Maria di La- 
bante , con quella di Castelnovo , che levò in perpe- 
ttio dalla congregazione d' Ain-ico. Né di ciò pago 
ancora , dopo la sua assunzione al Pontificato donò 
a quesU novella matrice quattro belle pianete di 
gorgorano . rappresenUnti i quattro colori della li- 
turgia latina. 

Ora per la concentrazione della parrocchia nella 
chiesa di S. Marta . passeremo ad indicare le vicende 
cui la medesima andò soggetta. 

Era quesU chiesa nei secoli XII e XIII nn antico 
Santuario , dedicata come oggigiorno all' Assunzione 
della Vergine. Divenne parrocchia nel secolo XIV , 
essendo uniU al plebanato d' Affrico , na con una 
cerchia ben ristratta ; poscia nel 1656 acquistò l'ani- 
mato ed U territorio di S. Steflino , e nel 7 Feb- 



braio 1736 passò a far parte della nuova coogrep 
ziooe quivi istituita , nella quale si comprende anol 
n. U cura è di libera collazione dell'Abate prole» 
porai e per la vicinania del luogo viene attualocsle 
da lui stesso amministrata. 

Questo tempio, fabbriato sin dalla sua origiae csL 
campanile e colla canonica sopra un gran sasso ais 
nario , cadde per vetusti^ nell* anno 1670 , e fa il 
generoso Abate di queir epoca D. Virginio Fomi 
riedificato dai fondamenti a sue spese. Nel 1790 pi 
il vólto minacciava di rompersi , e convenne al éà 
tissimo Abate D. Ercole Bacchetti dì ricostraìrio ( 
di ristaurara il rimanente deHa chiesa, toglica* 
gran parte di quel barrocco che viziava la pria 
forma dell' ediflzio. Oggi la sua lunghezza è i 
piedi 40 e la larghezza di piedi 20. -. Ha due iagm 
si, uno a settentrione, l'altro a levante. Ha qaitln 
beUe cappelle laterali, ognuna delle quali ha na pic- 
colo coros e negl' inlercolonii sonovi due cantorie d 
un antico, ma eccellente organo. Non si tnvaai 
quadri, né arredi sacri di gran pregio, o valore; d 
anche la sua cappella principale non consuona ed' 
resto^della fabbrica , per essere angusta e poco t» 
forme nello stile. L'aitar maggiore di un diMfsi 
antico, ma bello, è dedicato all'apoteosi di Mariti 
il secondo ai MisterJ dei Rosario i il terzo ai Ss. Fns- 
cesco , Alberto e Giambattista; il quarto all'Ai^ 
Cnstode» e l'ultimo a S. Antonio di Padova, ove b 
istituita una numerosa confraternita , che oé soks* 
nizza con pompa il patrocinio e le glorie oelU tcrn 
domenica di Giugno. 

Del resto questa chiesa , già proreduta del S. Faste 
battesimale , può tener posto fra le piti decorose e 
piò belle della montagna bolognese. L' odierno Rei. 
Abate Don TmeUi, piissimo , e zelante , non lasdì 
di procurarvi quegli abbellittienti e qne' rìstanrì di 
possono migliorarae la condizione i ed i popolani sis 
sempre soHeciti di seco lui dividere le indagini , e b 
spese, come fecero non ha guarì aflorchè si prowi- 
de il nuovo quarto di campane; il quale dalT elevati 
sua posizione allieta e consola gH abitanU ancori 
delle conterminanti parrocchie. 

Queslo territorio è circondato dalle cure di Castel, 
novo , di Affrico, di S. Cristoforo , e di Casigoo; di- 
pende nel civile dal comune di Castel d' AJaoo , e 
dal governatorato di Vergato; e conta attnaineatc 
una popolazione di 260 individui , ta maggior parte 
occupati dai lavori campestri. Costoro sono d' lodale 
pacifica, ma in generale assai creduli , e snperstizis- 
si. Non havvi chi si ricorda di un omicidio, commes- 
so da un natio del paese ; ma guai ad una fen«- 
na , che venisse gridato per strega ! S' ella entra ia 
un crocchio la brigato si discioglie ; se presentasi ai 
una tovola da gioco, i giocatori depongoo le carte; 
se si alTaccia a qualche abituro , vien presa a sassi 
a legnate \ e questo è dilTetto d' btruziooe : coips 
dei Municipi che fnrono, e peggio di quei che ora so- 
no , poiché veggoB gli anUchi errori , e non carsis 
di emendarli. 

DoTT. Lnwi Rombi. 



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41 







— 81 — 



SAHV AHB&BA 



DI CASIGNO. 




' olla sponda occidentale del Verga- 
itello , dirimpetto all' alto monte di 
_; Lattante , stendevi Terso setlentrio- 
- i^cM» insensibtl pendio un lungo col- 
"llf. Una chiostra semicircolare, forma- 
ta da nna serie di montagne , le cui 
aHde ré accigliate cresta sono frastagliale 
ieomc 1 merli di una fortezza del medio 
evo iravagliata dal tempo , protegge que- 
sto luogo contro il soffio impetuoso dell' Aquilone. 
Ifi sono alcune largate , un casino di delizie , pocbi 
abituri sparsi , ed una modesta chiesa , che ha il ti- 
tolo di & Andrea di Cagiqm. 

Alla metà deU' erU , volgendosi addietro , la sotto- 
ttante fallata (allargata dal torrente ed attorniata 
dai monti ) fornisce pittoresca , melanconica veduta i 
e più la melanconia ti si accresce progredendo , che 
qua e là scorgi aTvanzi di antica ricchezza agraria , 
dw pib non è , ed alcun olivo secolare , che sembra 
redamare dagl' inerti popolani il già vantaggioso 
•no coltivamento. L' alta ròcca di Roffeno però , die 
A prospetto s' erge ancor rigogliosa , pare voler 
ctcuaril ; rammentando che non trascuranza de' pa- 
dri t bensì le guerre orrende quivi combattute di 
ogni maniera di genti strane , e pur troppo anche da 
Migene ne' secoli andati tutto vi disertarono. 

Dd territorio di Casigno non registra la storia 
temo parziale avvenimento . perchè fu sempre uni- 
to a quello di Roffeno , ove esisteva un forte e 
popolato castello , sede del nobile o tiranno che 
■e teneva il dominio. Sappiamo soltanto che prima 
éA secolo XIV era distinto col nome di Catigmmo , 
e che la sua cerchia era anche minore della presen- 
te, che aveva sempre seguito i destini ddl* altro 
paese già detto ; e che frenati i nobili fonda tarj , 
Tcrnie tribolato dalle orde de' fuorusciti , le quali 
devastavano allora in gran nnmero queste montuose 
campagne. 

Ma inalmente nel secolo XV le armi del Senato 
4i Bologna aveano sgomberato dai ladri II contado. 



Dal ladri dico grossi e minati; giacché molti si- 
gnori , annidati nelle ròcche e nei palazzotti di cam- 
pagna , non lasciavano passare immune se non chi 
avesse il salvo-condotto della miseria. Quindi il ter- 
ritorio di Casigno godè qnell' onesta e mo«lerata li- 
bertà , la quale il 8^to stesso promettèa ai popo- 
li , che la sua supremazia riconoscevano. Cambiate 
poscia le sorti d' Italia , fU questo paese nel 179$ 
aggregato , come lo è ancora , al comune di Castd 
d' Ajano , sotto il goyematorato di Vergato. La sua 
disUnza da Bologna è di miglia 25 ndla direzione 
di sud-ovest , e gode di un' aria salubre , contando 
una popolazione di 400 Individui , per la maggior 
parte occupati ndl* agricoltore. Il suolo abbonda di 
cereali , e d' nva ; e vi si trovano estesi boschi , e 
qualche domestico castagneto. Figurando poi nelle 
statistiche come centro di appodiato , tiene nella pro- 
pria dipendenza le due parrocchie di Labante, e 
quella di Musiolo i ed è conterminato da questa cu- 
ra , da quella dl.Boffeno Pieve , di S. Cristoforo , di 
8. Maria di Labante , di Castel Novo , e di Susano. 
Ignorasi affitto dagli storici e dai cronisti la fon- 
dazione ddla chiesa parrocchiale. Trovasi però an- 
noverata nel campione della R. Mensa dell'anno 1378 ; 
e le memorie . che esistono ndl* Archivio Ardvesoo- 
▼lle ci mostrano che in quel tempo era assai piii 
piccola della presente . non avendo che 1* aitar mag- 
giore dedicato al Santo titolare , uno laterale consa- 
grato alla Vergine del Rosario , ed un altro di rin- 
contro al SS. Crocefisso. Aggiungono che il gius pa- 
tronato spettava allora ai parrocchiani , i quali in 
progresso lo donarono a Lodovico Roffeni } e conclu- 
dono che per vlrth di preMrizione il diritto stesso 
si estinse , e la cura divenne in seguito di libera col- 
lazione dell'Ordinario. 

Cresciuta intanto la popolazione per l' allargamen- 
to del territorio , 1 parrocchiani ampliarono la chie- 
sa ndl' anno 1843 , e vi costruirono altre due cap- 
pdle , una dedicata ai Sa. Francesco ed Antonio , e 
I 1* altra ai 8s. Sebastiano e Rocco. Cosi diventò lunga 



f\té\ 45 e Ialina 23 ; ma la snt Ibrma irregolare ed 
antica col palco a travi , senza ornati e senza luce 
mal risponileTa ali* augnato esercizio dei divini Mi- 
ster]. Quindi l' odierno zelantissimo paroco Don Giu- 
seppe Po/merM pose ogni studiò per trovar mezzi 
di rifabbricarla , o almeno per darle quella simme. 
tria che totalmente le mancava. Aiutato nel suo de- 
siderio dall' egregio giovine Signor Dottor Giacomo 
Grandi e da tutti i popolani, si dispose all'erezione 
della cappella maggiore , la quale fu edificata cor- 
rendo r anno 1843 con disegno dell' ingegnere-archi- 
tetto Signor yincetìzo Panzacchi. Qualunque sia il 
giudizio , che vogliasi recare sii questa nuova cap- 
pella , certo è che il suo effetto è mirabile. Un pre- 
sbiterio spazioso, coperto da bellissimo catino mae- 
strevolmente dipinto : due ampie finestre , con coro 
a semicerchio e con due cantorie : archi , colonne , 
comici e capitelli d' ordine jonico benissimo armoni- 
zati : un altare di ottimo disegno , ed un quadro di- 
pinto da Antonio da Pànico con pennello emulo di 
Guido , formano un tutto , che è dato , vedere e sen- 
tire , ma non descrivere. 

Dopo quel grande rista uro , il lodato paroco fece 
provvista di un'Organo nuovo concertato d' istrumen- 
II , e riparò la canonica ed il campanile. Né per que- 
sto si rista . riposa dall' operare in vantaggio del- 
la sua chiesa a che anzi attende indefesso a provve- 
derla di buoni arredi , ed a procurare 1 mezzi di ri- 



durre la parte inferiore ( aneor squallida e dimessa ) 
in armonìa colla cappella principale. 

La cura di Casigao è stata sempre compresa nel- 
r antichissimo plebanato di ItoflRno; ma dipende per 
ogni ingerenza dal Vicariato foraneo di Tolè. La fe- 
sta dell' Apostolo patrono si celebra nel giorno 30 
Novembre , e la solennità principale si fa nel lune- 
di di Pefltc«Mte in onore della Madonna del Carmi- 
ne. Quivi è un solo Oratorio , il quale era di spet- 
tanza Roffinii , ed oggi appartiene al nominato Signor 
Dottor Grandi. Esso è benedetto nel nome della Bea- 
ta Vergine , e dei- Ss. Lorenzo , Donino , ed Antonio 
di Padova j ristaurato nell' anno circa 1826 , e con- 
servato con ogni diligenza e decoro. Sopra questa 
cappella s* erge la villa dello stesso Signore , ove la 
scienza , la virtù , la cortesia e la grazia tengono la 
sede autnnnale in eleganti appartamenti , fra stupen- 
de vedute , e nel mezzo di giardini e praterìe sbm- 
nissiroe. 

In luogo detto la bocca del rio trovasi una mh 
gente d* acqua solfurea perenne , la qnale è anche 
abbastanza copiosa ; ma ninno ha mai pensato a prs- 
curame l' analisi , per cui diviene inutile , coaM ac- 
cade di tanti doni della Provvidenza . che o Mn si 
conoscono , o se pur conosciuti , si spregiano , e re- 
stano così ignoti alle future generazioni. 

DOTT. Lumi Rogcoi. 




A 



Va -, «- 







— 80 — 



3« Ì41M m QLùMttHl, 




[irtendo dal castello di Vergato , e 
volgendo a ponente ferao il confine 
B dello slato Estense, dopo poche ore 
ili Maggio a traverso di montagne, le 
x\nt aride, le altre feconde , ma tutte 
v^ste , ardite , superbe , intercise da 
vaHèe [jnlo svariate nelle loro forme quando 
fphljlj cri ubertosi poderi, si giunge all'an- 
tica LabatUo , citata non solamente nelle 
cronache e nei libri dell'Episcopio, che nelle storie e 
Degli annali della nostra Provincia come una delle 
terre MatUdicbe , governata da un Valvassoro , o 
feudatario aio dai primi anni dd dodicesimo te- 
colo. 

Da Vergato a Labante si costeggia il torrente 
Àneva « e si discorre per tre miglia una selvaggia 
solitudine , ove a stento vegetano qua , e là pochi 
ginepri in un suolo sassoso. Né dee recar maraviglia i 
poiché squallida e trista é mai sempre una strada 
dentro il letto di un torrente, o nel basso di una 
▼alle infeconda. Varcato poscia un alto eolle , il 
tiandantc trovasi in un recinto sparso di rustici abi- 
turi , a capo dei quali ergesi una casa , die chiama- 
no la torraeeia, ove é fama che esistesse la ròcca o 
il palazzotto di Sovranino da Plevale, ricchissimo si- 
gnore di qne' tenimenti , e celebrato gnerrier • , che 
nel 1323 (siccome narra il Ghirardacci) governava col 
di lui fratello cherìco la fortezza di Rebecca. 

All' uscire da questa valletta per ime alla badia di 
S. Stefano , antica parrocchia , vedesi il torrente 
Aneva tra rocce nericcie, profondo, maestoso , lento 
passare. La strada é tagliata a cornice sull' alto ; € 
le angustie del monte hanno aspetto agreste e romi- 
lieo. Più in là ove la via si allarga ed entra fn 
alcune case di coloni , é voce che ar4ìadesse nel 1243 
la tragica morte di Giberto e Barufaldino figli del 
conte Carbone da Castelnovo. Questi giovani nobi- 
lissimi venivano cavalcando per diletto verso la ricca 
badia » quando scontrati da alcuni cavalieri , alla cui 
tetta era un bandito chiamalo Azzone , furono as- 
saliti e circondali , e da mille colpi trafitti. Poi co- 
noscendo come l' orribii fatto polca suscitar le ven- 
dette dell' infelice padre , e del bolognese Reggimen- 
to, misero gli avventurieri a ruba le campagne di 
Laliante , e ripararono quindi al castello di Roffeno » 
OTe non.|totendo resistere alle milizie che gli asse* 
diavano , furono presi , ed in breve tempo decapita- 
ti. Questi predoni , venuti dalle terre del Frignano , 
non erano i primi che avessero devast3te le montuosa 
parrocchie del contado s altri di maggior numero a 



ferocia eranvi discesi , e goasli immensi aveano re- 
cali a questi innocui e pacifici abitatori. Né ciò rechi 
stupore a chi é ignaro delle nostre antiche sventure. 
Correva un tempo di miseria italiana , e per le bo- 
li)gnesi contrade si faceva uno sperpero « una deva- 
stazione , un sacco incessante dai nobili fuorusciti , 
e dagli estrani quinci e quinii calati dagli Apenninl 
a fare l' opima ed innocente montagna arringo di 
sanguinose battaglie. Quanti licenziosi ingegni , ed 
irrequieti spiriti insanivano oltre monti , minavano 
sb questi ubertosi paesi per cimentarvi una libidina 
di dominio. Il Comune di Bologna a custodia dell' in- 
tero contado si maneggiava con indomabile ardire a 
meravigliosa costanza a respingere i mal arrivati at- 
salitorif ma spesse volte indarno. 

Progredendo per l'agreste sentiero « entrati In una 
valle assai fertile , ove il torrente lambe le Calde di 
altissimi colli , e dove trovasi una sontuosa fabbrica , 
che piuttosto palagio potrebbesl appellare , la q naia 
serve di abitazione al R. Abate i ed aderente aUa 
medesima la chiesa di S. Stefano , titolare della badia, 
che un tempo ebbe cura d'anime, ma die ora è 
semplice eappella , quantunque insignita del titolo di 
plebana e prima zlale. La valle é sparsa di querele l 
e di giganteschi noci, e rigata da chiare e Oesc'acqtie. 
Vestono qui le sponde del torrente fìronznli castagni. 
Ma questa naturai vaghezza non dura gran tratto : It 
monte alla pendice isterilisce, e verso ponente ha 
una cima di nudo macigno. 

Quest' Abbazia di puro titolo ( giacché fu sempre 
amministrata dal clero secolare) si pretende di 
un* antichissima origine. Per altro noi aoo abbiamo 
certezza onde asserirlo , trovandola indicata dai cro- 
nisti soltanto nel lt02, poi inclusa come parrocchia 
ndP autentico campione dell' anno 1378. - In quel 
tempo era anzi sottoposta al plrbanato di Calvenza- 
noi ed il suo gius-patronato apettava in parte al 
parrocchiani , ed ia parte alla nobile famiglia GuuH 
di Bologna . la quale con rogito di Giacomo Parme- 
sani acquistava per intero un tale diritto nel t7 Giu- 
gno del 1500 , mentre a lei Io rrdfvano ancora i po- 
polani di S. Nana , e S. Cristoforo di Labante , e 
quelli di Castel novo. Venuto posrla Pontefice il Car- 
dinale Giuliano de' Medici col nome di Leone X , già 
amico e condiscepolo di Monsignor Achille Grassi 
(che Un poi Cardinale e Vescovo di Bologna) accordò 
a qnesti con breve del 4 Novembre 1514 in titolo di 
fendo o di contèa I* Abbazia di Labante , le due par- 
rocchie di S. Maria , e di S. Cristoforo già dette , con 
quelle di Castdnavo • di Aflfrico , e di Pietracolora. 



dalla tirtnnide BentWolMea. Se non che troppo essen- 
dosi eslesa la congiura , perchè avesse a rimaner se- 
greta , seppela Gio?aoni , e ragunato il Senato , e 
fattovi Tealre il Tecehio Giovanni Battista Malfezzi, 
e il figliuolo Giovanni , il Bentivoglio rl?oltosi a que- 
sto con viso turbato lo domandò che mai avesse ri- 
cevuto, perchè ei meritasse di venir mortcf da lui 
con tutti i suoi figliuoli. A che il Malvezzi vedutosi 
scoperto rispose con intrepido volto. ,, Io veramen- 
M te non ho ricevuta da te tale ingiuria per la 
„ quale Ut meritassi di essere ucciso, ma io volsi 
„ ciò fare per liberare la patria mia dalla tua ti- 
„ rannide e dalla servitù in che V hai posta ( e poi 
„ mettendo la mano sopra la spada , che gli pendea 
„ dal fianco ) e mi duole infino ed cuore di non 
,, aver potuto intingere e bagnar questa mia spa- 
,, da nel tuo sangue e de* tuoi figliuoli per bene fi- 
., do della cara mia patria , ma così è piaciuto 
„ a Dio. - E dicendogli alcuni de' senatori - I^ 
„ farai penitenza del tuo fallo. - Rispose loro - 
„ Fallo fate voi , a sopportare ii tiranno . ma 
M sappiate certo . che vi pentirete d' averlo voluto 
» cosi proteggere , e lauderete ancora fra poco la 
., mia (mona volontà. „ ( Vizzani, lib. 3. p. 427 ) 
Laonde il dì* appresso furono sentenziati a morte il 
Bargellinl , Giovanni Malvezzi e da circa ventuno 
della sua casa , dannandosi al bando , o alla confisca 
gli altri congiurati , o meno colpevoli , o assenti. 
Poste poi a sacco le case de' Malvezzi , e atterrati- 
ne gli stemmi , i Bentivogli mandavano i loro Armi- 
geri a Cirsi padroni di Castel Guelfo. Allora i prio- 
Gipali de' Malvezzi ripararono a Roma , ove soggior- 
narono , finché Ferdinando re di Sicilia a preghiera 
d* Enrico re d' Inghilterra , non li ebbe riposti in 
possessione de* loro Feudi negli Abbruzzi , $ik tolti 
loro per opera de* Bentivogli. E colà tranquillamente 
si stettero , fintantoché Giulio II. mosso da' ricevuti 
servigi , e dalla Veneta Repubblica , che avea gene- 
ralissimo Lucio Malvezzi; cacciata da Bologna la 
parte Bentivolesca , non li ebbe rimessi io patria nel 
1507 , con solenne sentenza , laonde tornarono al 
possedimento de' loro beni « e Castel Guelfo rivide 
con gran letizia risorgere le insegne degli antichi si- 
gnori , che mantenendosi ognora ben affezionati alla 
S. Sede nelle persone de' fratelli Ercole e Pirro . (ca- 
pitano delle Genti d' Arme di Filippo re Cattolico ) 
aveano da Leone X molti favori, la conferma de' pri- 
vilegi di Pio II) e concessione del mero e misto impero, 
la quale ottenevano pure da Clemente VII nel 1528, che 
aggiungeva il dono del Castello , e territorio di Doz- 
zè , facendo Pirro suo luogotenente generale , e Go- 
vernatore d' Avignone per la Chiesa. Eretta però Doz- 
za in Contea nel seguente anno toglievasi a' Malvez- 
zi , per darla al Card. Lorenzo Campeggi. Ricono- 
scevano e ratificavano seguentemente tali favori e 
privilegi Paolo III. nel 1549, Gregorio XIII quando 
nel 1573 diede in isposa la sna nipote Isabella Gua- 
stavillani a Protesilao figlio di Carlo, e nipote di 
Emilio Malvezzi ambasciatore del re di Svezia a Ro- 
ma , e Gregorio XIV , che nel 1591 creava Marchesi 



di Castel Gaelfo, e di Castel S. Polo (1) i fratelU 
Pirro , e Piriteo Malvezzi , che sette anni dopo ot- 
tennero dalla Camera Apostolica di flm ogni anno 
la Castel Guelfo ne tre aitimi di d* Agosto la fiera, 
che oggi ancora vi si tiene con grande concorso e 
utilità del paese. E a rendere sempre più sicuro I 
Castello nuovi munimenti vi aggiunsero, talché quan- 
do il Duca Carlo Borbone ( 1526 ) capitano di Carlo 
V scese in Italia inrendiando o disertando spietata- 
mente le città e le castella , tal salda resistenza op- 
pose Castel Guelfo a suoi assalti , che fu stretto ad 
abbandonarlo , dopo inutili sforzi. 

Altra prova , che questo luogo fosse ben mnnilo la 
porge un documento del 1643 in cui Monsignor Gio. 
Girolamo Lomellini Vice-legato di Bologna confessa 
di aver ricevuti sei pezzi d* artiglieria di bronzo , e 
due smerigli di pertinenza della famiglia Maivcxsi, 
trasportati d* ordine del Cardinal Antonio Barberim 
Legato in Bologna da Castel Guelfo , proBMtaaac la 
restituzione al finire della guerra. 

Né solo intesero gli amorevoli signori a render fòr- 
te materialmente quel luogo , ma savie e utili kfgl 
gli diedero , che veggonsi tuttora nelle RaccoUt di 
Registri , Bandi , Notificazioni , Editti ec. di cbe aoa 
pieni gli Archivii del Castello , e delle nobili fl^plit- 
le dell' ultimo Barone. 

Né è a maravigliare , che tanto si travagliaiie per 
la felicità de* suoi popoli la ragguardevole ftoUglta 
Malvezzi , qnando si consideri che diede in ogoitOB- 
po uomini chiarissimi in lettere , armi , e digtità , 
de' quali , oltre i già ricordati , sono prindpahMitt 
a mentovare Fir^to di Gasparo, cni Loream et 
Medici si sottoscriveva figlio : Lodovico al lodala 
dal Crescenzl ( Croniche della Nobiltà d* UaMm L 
1. p. 168 ) Ercole n. capitano invitto , e Gofcm- 
tore di Parma per Paolo III : Virgilio IH, Consiglie- 
re di stato e di guerra de' Paesi Bassi , Amltascial»- 
re in Inghilterra per Filippo III. re di Spagna; ao- 
tore de* celebri Discorso sopra Tacito, d' una Sto- 
ria di Spagna scritta in ispagnuolo , d' nna Storia 
della Guerra dei Palatinato; e di molte altre opere 
politiche : Achille Commendatore di Rodi , che a sue 
spese (è operare il celebre trasportamento da luogo 
a luogo fatto in Bologna per Aristotile de* Fioravanti 
della Torre della Magione a 12 Agosto del 1455 (2). 

Ressero i Malvezzi Castel Guelfo per 338 anni , ed 
ivi teneva per essi ragione un Governatore aiutato 
da un notaio. Il diritto municipale del Marcheiala 
era lo statuto di Bologna. Un Consiglio de' Capi fi 



(i) Castel San Polo fu «difìeato iW Bolo^ù imI i»i8 p« » 
sicunn il lerritono da quella parte, « iier dire abtUaMM M f^ 

EU cbe ofnor rreteerano in Bologna, kra Jì»Unte un da* wì^ 
Caitel GneKb, ed ebb^ varie nrende , (ìnrhè rimane ' * 
distratto, non tredenJoM ora di ano, cbe elcnni nuli 
ittrpt e bronebi, che nontUmeno ne tegnano tuliora te ( 
sa - GaiBAB. Par. i lib. 4 P- iM " Tit4ao«cai tTAi* m «• 
■anofc* lib. I !>. i33. 

(ft) Vedi Mbsoiib d* UoaiBi itfcir*T«f Ditta vaumib Mai* 
vani! Bolegna per LeKo dalla Volpe 1770; • le MsMoaia •'ai' 
cvvb soutnaiaa soen ■aatraTs atita rAW*fti4 Ha&vmb - 
B«lo^ pw L«li« daib Yoipt 177». 



famiglU presieduto dal Consolo . che si rielegge?« 
ogni semestre, ed il Massaro rappreseotatano il Co- 
mune , che a tempi piU antichi do?ea essere ben po- 
polato , se manteneva una milizia di trecento nomi- 
Di circa , la quale ebbe sempre grido di forte e va- 
lorosa in guerra. Il suono delia campana della torre 
riuniva i soldati che armati adunavansi alla porta 
del Cutello pronti ad ogni evento. 

Cosi dominarono i Malvezsi , fintantoché , discese 
in Italia le armi di Francia nel 1796 un Proclama 
del Senato provvisorio di Bologna a 30 Dicembre di 
queir anno , aboliva tutti i feudi j e quindi Castel 
Guelfo ( cessando di reggerlo 1' ultimo Barone Mar- 
chese Piriteo Malvexxi) veniva aggregato alla nuo- 
ra Repubblica bolognese, alla quale girono a pre- 
stare giuramento di fedeltà pel Castello Luigi San- 
dri e SebaUiano Dal Monte, Segui appresso la Re- 
pubblica Cispadana, cangiata nella Cisalpina , poi 
seir Ualiana ( 1802 ) e finalmente U Regno Italico 
( 1805 ) nel quale , e in appresso Castel Guelfo con- 
giunto a Medicina fu soggetto alle sorti politiche del- 
la Provincia Bolognese. 

DI ALCUNI AVVENIMENTI DI CASTEL GUELFO. 

A non interrompere la narraitone de' dominii cui 
Ita sottoposto Castel Guelfo mi sono riserbato a dare 
qui riuniti altri fatti che lo riguardano particolar- 
mente . e de' qnali trovasi menzione negli storicL 
Racconta il Ghirardacci , che Uberto vescovo di Bo- 
logM tfOTandosi nel 1317 in Avignone alla Corte del 
Papa avvisò per sue lettere il Senato di Bologna , 
che i Veneziani disegnavano occupare Ferrara , Bo- 
logna e il suo contado , laonde il Senato si diede a 
fortificare tutte le terre e fortezze ., ed in partico- 
„ lare il Castello di Dozza , e Castel Guelfo ; il qua- 
,t le alti 21 di Febbraro , sebbene di prima vi si era- 
„ no fatte grandi spese , nondimeno di nuovo fu ri- 
M sarcitd, e d' ogni cosa necessaria ristorato e mu- 
„ nito. „ 

Trovo ne' Manoscritti del Calindri , che a 4 di De- 
cembre del 1344 fu fatta la vendita del territorio 
di Cattel Guelfo, senzachè si accenni la fonie di ta- 
le contezza , uè le particolarità dell' avvenimento. 

Ne' libri del pubblico Archivio di Bologna è una 
provvisione del Consiglio del scienziati rogata nel 
1892 dal noterò Oslesano di Laisone degli Ostesani 
nella Sala Magna degli Anziani alla presenza di qua^ 
tro Frati Eremitani , e di due Trombettieri del Co- 
mune e Popolo di Bologna , per .la quale si accon- 
sente all'Utenza di molti citUdini' possidenti nel ter- 
ritorio del Medesano, e Castel S. Polo» i quali avetn 
fatto a tutte loro spese riedificare Catlfum Gud' 
/Wm ad eonfnia veetri ConUtatut Bononim, ut- 
iu» dtUatem hnola juxta territorium Medkinm 
Provineim Bomandiolm; accordando al riedificato 
Castello privUegi , esenzioni , e molti favori ; il che 
in progresso di tempo diede gran canta allo spopo- 
lamento e distrazione di Castel S. Polo. 

E tali esenzioni dalle gravezze si trova avera 4ipoi 



il Senato di Bologna , desideroso che si popolassero 
le Castella del Contado , accordate a quelli che H 
fossero reeoH ad abitairt nel Medesano di Castel 
Guelfo. 

Nel 1402 è ftitta menzione d' un Giovanni SanUh 
lini capitano di Castel Guelfo ; e nel 1403 dlspone- 
vasi dal Cardinal Baldassare Cossa legato di Bologna, 
„ che queglino di Medicina , Villa-Fontana , e Gan- 
„ zanigo potessero andare con loro mercanzie ad 
„ Imola . e tornare senza pagar dazio a gabella al- 
,. cuna nel territorio di Castel Guelfo del Comune di 
., Bologna. „ « 

Nel 1428 mandavasl Antonio Bentivoglio con molti 
soldati a soccorso della ròcca di S. Giovanni -, ma 
non riuscendo penetrarvi riconducevasl a Castel 
Guelfo , ov* era coli* esercito ad assedio , e qui con- 
giunte le sue forze co* Fiorentini retti da Nicolò di 
Tolentino diedero 1' assalto al Castello , e lo prese- 
ro ; è quindi si volsero alla Riccardina , e a Budrio , 
mettendo il tutto à ferro e fuoco. 

Appresso a ciò il conte Luigi del Verme capitano 
di Filippo Maria Visconti Duca di Milano combatten- 
do i Bentivogli nel 1443 poneva colle sue genti a sac- 
co e a ruba Medicina , Castel Guelfo , e I dintorni. 
( Calindri Mss. ) 

Nel 1467 Federico da Montefeltro Duca 4' Urbino 
seguitando l' esercito nemico di BarU^meo Colleo- 
ne , e de' fuorusciti fiorentini nel volgersi Bartolomeo 
allo suto di Milano, dedinando alquanto dedla stra- 
da maestra si fermò a Castel Gudfo ( Baldi ViU 
di Federico t. 3. 1. 8. p. 87 ) d' onde si mosse que- 
sti per incontrar 1' avversario ( ivi p. 90 ) e ne se- 
guì la battaglia della Riceardina , combittota con 
molto sangue a dì 25 Luglio , per la quale (ta Bar- 
tolomeo stretto a ritirarsi. 

Erasi già vennto al 1492 , quando il Senato man- 
dava a porre l' insegna del Comune di Bologna in sul- 
la porta di Castel Gnelfo , per odio a Mairezzi si- 
gnori del luogo. Di che fatto conoscente Pirro Mal- 
vezzi , a procurarsi pace da Giovanni Bentivoglio i 
ccdehdo ciò che malamente avrebbe potato ritenere» 
entrato in Senato faceva libero dono di Castel Gnel- 
fo al Comune di Bologna , che con grande allegrezza 
lo ebbe accettato. ( Ftizont /. 8. p. 429 ) 

Nel 1501 avutosi da Cesare Borgia , detU^ il Duca 
Valentino, Castel S. Pietro , e messolo a saeoo, dopo 
aver fatti prigioni gli ambasciatori bologncii , pas- 
sava a Casal Fiuminese a Castel Guelfo , e a Medici- 
na , rubando e disertando con soMatescn insolenza 
per tutto il conUdo. ( Vi%zani l 8. p. 400 ) 

Nel 1506 il Marchese di Mantova Inogolenente ge- 
nerale dell' esercito di Giulio II. passò con sue genti 
d* arme sopra Medicina Castel Guelfo , e Cestai S. 
Pietro , ed ogni cosa prese t poi andò a Budrio d' on- 
de fa respinto. ( Vizsani lib. 8. p. 455 ) 

DESCRIZIONE DEL CASTELLO. 

Chi da Medicina resasi a Castel Gnelfo pel Mede- 
sano trovi una larga via ombrata da hmfjbì filari di 



itti e TerdliftiBii pioppi» che terminano té no anf 
plltliiiio stradone ornato a flanclii da soperbi plata- 
tti , e elle guida fino al Caatello , dinanzi al quale è 
non piazza che allargandoti Terso le mora forma un 
gran triangolo , a dne lati del qnale è U Hof^o (che 
ebbe principio nel 1721 ) formato da casamenti con 
portici , una Chiesa e ? arie botteghe. Quadrato è il 
costello con torrioni ad ogni angolo, e fAsse che pon- 
ilo prestamente riempiersi dall' acque del Canale che 
per una boUe, o tromba sotterranea , passa a tra- 
verso della Piazza . Una porta moderna ( con sopra 
l' orologio pubblico ) locata nel mezzo dalla parte di 
CSM Piazza introduce nel Castello (1) , ove sulla bel- 
la e diritta strada vedesi la Chiesa Arcipretale , e 
quindi in una piazzuola fornita di fondachi e botte- 
ghe efgesi maestoso , ma con gotica semplicità il Fa- 
lazzo Baroniale fatto costruire da Virgilio 111. per 
propria residenza allorché da Pio II. ebbe il Vicaria- 
to di Castel S. Pietro con mero e misto impero , la 
terra di Medicina , e i Castelli di Casio e di Sa?igno. 
In caso un ampia porta arcuata a sesto acuto con- 
duce n Tasta Corte intorniata da portici con loggie 
al disopra sostenute da vaghe colonne d' architettu- 
ra difcna e meno antica della facciata. Dirimpetto 
alla porta è altra loggia in fondo alla quale redesi 
dipiota a colori sul muro in assai pregevole affk^sco 
ovate JV. F. eoi Bambino Gesà, tenuta opero del 
Ftanda o del Coiia, A mano diritta è Io scalone 
per cui si ascende al piano superiore spartito in mol<> 
ti appartamenti distribuiti con beli* arte , vagamente 
dipinti Cd apparati ; e fomiti poi d' ogni maniera di 
riecbo e moderne suppellettili. 

Il Marchese Piriteo avea gik in animo di aprire 
una porta e strada Terso Imola , fabbricandovi un 
Borgo non men grande di quello che è dal lato di Me- 
dicina t e fondarvi a sue spese uno spedale , scuole , 
cau di .educazione per le fanciulle ; ed ottenervi un 
Mercato settimanale, istituzioni, e benefici che avreb- 
bero migliorato e vantaggiato il Paese , e fattolo ri- 
fiorire, e risorgere. Ma tali speranze d' ingrandimen* 
to Tennero meno nel 1806, quando mancava per mor- 
te quel fero Padre de' poveri . amico , e benefattore 
generoso di tutti i sudditi suoi. 

Amenissimi« e pittoreschi sono i dintorni del Ca- 
stello , che Ridolfo Fantuzzi celebre paesista ritrasse 
in parecchi quadri , alcuni de' quali sono di adorna- 
mento al già baronale palazzo. Un Boico a paefag- 
gio ( impropriamente detto all' Inglese (2) ) fornito 
a dovizia di belle piante , ed arbori si nostrali che 
stranieri , di fiori vaghissimi , fresche acque , ombro- 
si viali, e altre somiglianti delizie, offìre grate e 



(I) Si Im I 



I d*ahro Baluardo 



Toho r 



M , M ed tUfma i Cumoni ( pw quanto dicMÌ ) eoo ifpianata pai 
sàiti, a PoBla Lavatoio pai quala «^antraTs nal GaataUo a diritta. 
Fa daaoKio nal f«a h |Mrta nuova, Taptrtan ddh qnala il 
MardMM Pirilao , • cui tpaaa tu costrutta, voJla catabrato con fe> 



(ft) ▼. ItWTtnm latoMN» Ivrcanon t •eoMBTs iTèLian m O. 
F. Bausiu " M«dnB pd Tumaù it44 Lm. IX p. 49. 



ptaccToli risto , comodi passeggi , e dolce solliero 
negli estivi ardori. 

L' annua villeggiatura che Da in Castel Gncifo la 
nobilissima Principessa Donna Maria ravviva e abbel- 
la questo paese , alquanto acaduto dall' antico splen^ 
dorè, e scemato d' abitatori 1 poiché oltre al chia- 
marvi essa I pih valenti artisti e dilettanti di musi- 
ca e di arti rappresentative per darvi ogni anno pia- 
cevoli intrattenimenti, fé costruire un elegante Teatro 
a terreno del proprio palagio , acciò i paesani anaa- 
tori dell' arti drammatiche vi si possano placcvol- 
mente , ed utilmente esercitare. 

Castel Guelfo è oggi un Comune , che rcggeai da 
sé , sottoposto al Governo di Medicina , avente ttTt 
abitatori, e lontano un 18 miglia da Bologna. Vi io- 
rirono in piti tempi uomini chiari ; che specialmente 
intesero alle meccaniche , ed all' arti bcHc , iiceoflt 
mostra la famiglia Batoli stanziata in esso da Iva- 
ghi anni , e ricca d* uomini valenti , fTa quali pri- 
meggia Antonio Bagoli, CaposewÀa di sceniebc de- 
corazioni , autore di molte opere generiche di pitte- 
rà , «he vanno per le stampe ; professore d' Ornate^ 
nell' Accademia di Belle Arti di Bologna 1 e socio di 
molte Accademie Italiane. Anche il Profeaor Sàb* 
batini , anatomico di vaglia trasse i natali in Castel 
Guelfo. Fuori di porta S. Vitale di Bologna sono al- 
cuni Uraddli detti di CaHd Guelfo per cui 
no passare in antico gli abitatori , quando 1 
no altre ile calessabili. 

chìeba parrocchiale di s. gio. battista. 

Affirrma il Melloni (3) che sotto il Plebanato di Ut- 
didua e congiunta alla Pieve di lei esisteva la CMoa 
S. Joannii de Trifortia ( Trifolce ) la quale proba- 
bilmente era anche parrocchiale di Castel GneHb, 
comecché fosse fnori del Castello, giacché non é nn 
che a que' tempi parecchi luoghi di fortificazione fos- 
sero senza chiesa parrocchiale , per la difficoltà chO 
V' era dell' accesso alle persone non militari. Tal chie- 
sa di S. Gio, di TrifoUe ( nome venutogli da un 
terreno cosi chiamato da immemorabii tempo; e che 
tuttavia gli dura ) nel 1378 fu unita a quella ài S, 
Biagio del Poggio (4) ( V. Arch. Masini Bog. di 
Paolo Cotpi Prot. X fogl, 226 ) e quindi é a cre- 
dersi , che dopo tale congiunzione venisse fondata la 
Parrocchia che é entro il paese ; il che diventa assai 
probabile dal leggersi in un Mss. attribuito al B. Ni- 
colò Albergati ( e che custodivasi da' Canonici Rem- 
ni di S. Salvatore ) fatta memoria anche dcHa Chie- 
sa Parrocchiale di S. Giovanni ( Mem, ibi. cMa 
Chiesa dd Poggio ) . Da quanto leggesi nel Ghirar- 
dacci ( Part. 2. lib. 19. p. 151 ) ali* anno 107, t cioè. 
che „ tn sepolto Fr. Mattiolo CatUnio da Caatd B. 



(S) Am, t Mnraan m«u Uoaiai iLsoini ■■ SaviitI «avi, 

B MOSTI la BOMMMA Y. ft. 

(4) T. DwNlo dal Vicario Vatcorik ad ialan di D. Pìcn* da 
Caald S. Pietro parroco di S. Gio. aoddaMo} (« b Hum nmika 
di luhaibw U r^ — 










.^ 



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M- 

i:^*-' 






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;, Pietfo mNì Cbieu di S. Gi^aooi Battista de' fra* 
,. ti Eremitani della CoiUUina del Medesano ,, si è 
creduto di argomentare che tal chiesa fosse I' antica 
parrocchiale di Castel Guelfo « nulla ostando, che poi 
fiasi detta la Pianta, perchè tal nome vuoisi a lei 
derivato dall* essere dedicata alla B. V. Addolorata 
detta volgarmente la Madonna dd Pianto ; o forse 
meglio da qualche arbore o pianta vetusta e notevo- 
le che ivi presso sorgesse. E che fosse già sacra a S. 
Giovanni Battista , oltre la tradizione, lo dimostra 
una tavola antica , che vedesi tuttavia nella canoni- 
ca di tal chiesa } e che si tiene fosse venerata su 
quell* aitar maggiore. Accertasi poi dall' Archivio 
Arcivescovile, che nell' anno 1464 le Chiesa di S'. Re- 
parata . S. Maria deqli Albimani, e ^ Ospitale di 
S. Giacomo di CaMel S. Pietro vennero congiunti 
alla Parrocchia di Castel Guelfo , soggetta ancora 
alla Pieve di S< Mammante di Medicina. Appresso 
ciò scrive il Ghirardacci ( Parte 3. Mss- lib. 26) che 
Virgilio e fratelli figli di Gaspare Malvezzi ottenne- 
ro in Ferrara a 18 Ottobre 1473 un breve dal Car- 
dinal Pietro dell'ordine de' Minori legalo di Perugia 
Toscana, Lombardia ec. ; in forza del quale potessero 
introdurre i frali eremitani di S. Agostino al governo 
della Chiesa di Giovanni Battista di Castel Guelfo , e 
di S. Martino del Medesano, allora insieme unite, e 
dì Giuspadronalo della loro casa , che sempre poi il 
possedettero nel ramo Malvezzi Lupàri, finché loro 
successe da ultimo la Principessa Dontia Maria ve- 
dova del principe Astorre Hercolani , e i figli del 
Pf, V. Conte Francesco Ranuzzi. La cura di Castel 
Guelfo fu lungamente soggetta alla Pieve di Medici- 
na , ma al principio del XVII secolo divenne Arcipre- 
tura e Vicariato Foraneo indipendenle , senza che ab- 
bia sotto di se parrocchia alcuna. 

La Chiesa di S. Giovanni Battista è di fresca co- 
struzione, e ben adorna di pitture e sculture prege- 
voli. Era già stata risarcita e ridotta a miglior for- 
ma negli anni 1702 , e 1703 dall' Arciprete D. Don- 
nino Moreni nonantolano , che di suo danaro rifab- 
bricò la canonica ; e la sagrestia aveva avuto am- 
pliamento dall' Arciprete Zanini; ma nell' anno 1785 
cade in animo al Senatore Piriteo 3Ialvezzi , ed al- 
l' Abate Andrea Michelini, già della Compagnia di 
Gesù , di riedificare la Chiesa in più vasta e maesto* 
sa forma. E infatti, morto il Marchese Sigismondo , 
e divenuto nel 1787 feudatario del Castello II figlio 
Piriteo , stavasi per por mano all'opera , se i politi- 
ci avvenimenti che allora sconvolsero l' Europa non 
1* avessero ritardata fino a 30 Agosto 1798. Il primo 
disegno di essa lo dava il Capo mastro muratore Car- 
lo Soldini , morto pochi mesi dopo , laonde nell* a- 
prile del 1799 prese a dirigere quella fabbrica Ange- 
lo Venturoli architetto t>ologncse di buon nome , 
che corresse al possibile i primi lavori , e in breve 
tutto condusse a compimento , sicché la nuova Chiesa 
fu benedetta agli otto luglio del 1802 e subito aperta 
a popoli , senza solennità alcuna. Venuto a morte il 
Marchese Piriteo , ed avendo testati Se. 1747. 80 da 
fpeodersi nel terminare la sagrestia , e la torre delle 



campane, ciòponevatl ad effielto, avendo però fletè 
soltanto nel 1832. La Cliieu (che è molto ricca di 
apparati (1) } ha Battittero , e due cantorie in una 
delle quali è un buon organo. Le opere di plastica e 
scultnra che vi ti ammirano sono tutte di Marco 
Conti da Monte Calderaro. 

L' Aitar maggiore ha il Santissimo Cuore di Gesù , 
quadro pregiato del Gandol/i , ivi collocato nel 1746 
dall' Arciprete Zanini. Questo altare fu Catto di bei 
marmi nel 1845 a cura deU* odierno signor Arciprete 
Matteucci , e a spese de' parrocchiani , dei Comune 
e della N. D. la principessa Hercolani. 

Nella prima Cappella a destra dell' alUre è una B. 
V. del Rosario dipìnta in tela da Pietro Fancelli, 
La chiesa ha pure una statua di essa B. V. fatta dal 
JPtò. 

Nella Cappella seguente é la Decollazione di S. 
Giovanni Battista , lavoro dello stesso Fancelli. 
Qui era un quadro di Giacomo Gallinari rappresen- 
tante anch' esso la Decollazione rimasto presso la 
famiglia Moretti di Medicina , che » come proprieta- 
ria , il domandò al rifabbricarsi della chiesa. 

Nel primo altare a sinistra vedesi il quadro di S. 
Giuseppe e S. Antonio del padre e figlio Pedrini. 

Nel secondo altare è il quadro de' Ss. Pi'otettorl 
del Castello S. Ignazio da Loiola,S. Giovarmi Ne- 
pumeceno, S. Antonio Abate, e S. Lucia fatto dipin- 
gere nel 1745 dall' Arciprete Zanini a Girolamo Mon- 
tanari. La Via Crucis vagamente dipinta è anch' es- 
sa di mano del Fancelli. 

Degli ecclesiastici che ressero la chiesa di Castel 
Guelfo rimane memoria de* seguenti - 1566, 8. Genn. 
D. Carlo Sturolo d' Aliano Rettore , tornato quindi 
a 15. Luglio 1557 ~ 1571 , 29 Ago^o D. Matteo XfO" 
at Rettore - 1587 , 14. Aprile D. Andrea Cavrari 
Curato; tornato a 25 Settembre 1598-1598, 8. 
Ceno. D. FtWoffo ^'ascini curato - 1599 , 11. Gen. 
/>. Marc' Antonio Marocchio coadiutore - 1608 , 
29 Marzo , D. Cesare Manfredi curato - 1611 , 23 
Aprile , D. Gio. Leìizi curato - 1611 , 12. Settembre 
D. Gio. Bartolomeo Lombardi curato - 1612 , 5. 
Aprile D. Lenzi suddetto che ritornò e fu dichiarato 



(i) Fra quciti ( procurali in gran pwte JaD' Arcipret* Zarearioi 
allorché nel i-j^ rmnero loppresM le rrligioni ) è notrvole un Pi- 
naie di rieebiniiao telaggio turco, adente nel po«tergalc Tarma di 
Benedetto XI V, clic d« fé dcno all' Arciprete Zanini quando fu 
a Roma a baci^rsli il piede. E' rare che le parti del peltorak (T ar- 
gento dorato fuiiero guemite di pietre preaiute, le quali nel traspor- 
tarsi a Castel Gutiiru venitieru leraie , tostituiteveDC altre faite. Oda- 
ti rome lo tteoo Benedetto XIV in una tua letiva de*a4 Loglio 
179S al Marchese e Ser.atore Paolo Magnani di Bologna parli di 
que«to dono. „ Il Piriale dato alP Arciprete di Cattai Guelfo viene 
n originalmente di Polonia, e a noi fu rei^bto dal Cardinal Pao- 
„ lucci, che ci dÌMe averlo un Tesc<>To Polacco pagato Ungari 4oo, 
n ed arerlo regalato a lui neìV occaiiane che lo conserrò. Ecco U 
„ prorenienaa del Piviale, che ne»tun Astrologo avrebba mai pen- 
„ tato che doveste mai andar a finire a Castel Guelfo. ^ — Di a«- 
sai pregio son pure le sedie dorate oer la metaa cantala; avendo 
servito quella del celebrante a Pio TIi, quando nel iSiA, tornan- 
do dalla francete eattività , die«le in C. S. Pietro la beoadinone pa- 
pale: a fu inscritto in lettere d* oro io uno Kudatto posto aaft- 
lo achitnala della sedia suddetta. . 

VIOt VII a CàLLU BCBinC 

i> Bon «DaiatLio isaiT 

■KGCUr. 



Arciprete e Vicario foraneo - 1899 , 7. Settembre 
D. Girolamo Boselli da Padofa - 1651 , 7. Settem- 
bre . D. Bartolomeo Mansomi - 1093 , 10. Decem- 
bre, D. Biagio BellraHi - 1702, 30 Loglio D, ì)onni' 
no Morem di Nonantola - 1735 , 9. Settembre Dot- 
tor D, do. Giuseppe Zanini nato a Bologna a 33 
Giugno 1708 , uomo tutto di Dio e parroco zelantis- 
simo morto in Castel Guelfo in odore di santità d* an* 
ni 43 a d) 23 Luglio 1751. Abbiamo la Narrazione 
ddla Vita e virtù di lui, scritta dal cbiarissi- 
BO p. G. B. Melloni e stampata a Venezia nel 
1771 - 1751 , 16. Agosto D. Alberto Melchiorre 
BrtmeoHni , "- ìtw , 25. Maggio D. Lorenzo Zac- 
carini bolognese - 1808 , 29 Agosto , D. Luigi Ma- 
ria Calori di Baricella ~ 1842 , 8. Dicembre , D. 
Luigi Matteueci di Bagnara che ne è l' odierno be- 
nemerito Arciprete , per le sollecitudini del quale la 
Chiesa tn di oooto nel 1845 abbellita e restaurata. 

ORATORII DI CASTEL GUELFO. 

1. Del SARTiasiiio SACRAifBirro, nfflciato dalla Con- 
fraternita , la quale nel 1788 ebbe gli statuti propo- 
sti dair Arciprete Zannini. Questo ha due altari i 
■el principale è la Cena degli Apostoli pittura sovra 
il mediocre » nell' altro a sinistra è M. V. tnmaco- 
lata; e a destra la cantoria con organo. 

2. Del Santissimo Crocifisso , già detto delti Tren- 
taire. Queste due Chiesuole poste entro al Castello 
appartengono alla nobii Casa Malvezzi. 

8. Della B. V. della Piopta. E' nel Borgo del Ca- 
stello, anch'esso di gius padronato Malvezzi: Ha 
tre altari , nel maggiore è la Natività di M. Vergi- 
ne, b»uo rilievo che ha qualche pregio. Nell* altare 
dal lato dell' Evangelio è il Padrocinio di S. Giu- 
seppe, e in quello dirimpetto S. Teresa e S. Rocco 
in tela, eoa sotloquadro che figura l' Arcangelo S. 



Raffàde. Qai era la bellisslmt tavola del 5. Jloeeo, 
di Lodovico Carocci, la qnale fa portata a Bologna , 
dopo il 1806 , e collocaU nella gallerU della 11. D. 
Principessa Hercolani. 

4. Di S. Croob , detto la Crocetta Hercolani , o 
1' Ospizio de' Cappuccini. E' posto nella via del 
Medrsano di sotto , lungi due miglia e mezzo da Ca« 
stel Guelfo , e spetta agli eredi del Marchese Filippo 
Hercolani. Il conte Vincenzo Hercolani con testaaieii- 
to delli 19 Aprile 1675 ( pubblicato a 29 Aprile 1687 , a 
rogiti di Bernardino Ugolotti ) ne dotava di congrua il 
Cappellano , con obbligo di risiedervi. 

5. Di S. Maria della Provvidenza , detto la Ce- 
vennina di Trifolce, pertinente al Signor Paolo « 
quondam Pietro Moretti di Medicina. 

6. Di S. Croce , detto del Graffi ; della nobiI fami- 
glia Guidalotti di Bologna. E* a tre miglia dal Castel- 
lo , e nella via di S. Croce che guida a Medicina. 

7. Di S. Barnaba , ossia la Chiesa della Faniuxxa; 
la quale , comecché abbia servito di sussidiate a S. 
Maria Annunziata di Buda, o sia sotto al Vicaria- 
to di Medicina , pure è locata sul territorio di Ca- 
stel Guelfo. Fu essa fondata nel 1470 dalla famiglia 
Fantuzzi , e rifabbricata nell' attuai forma nel 1581, 
siccome prova l' iscrizione che è sulla Cacciata , che 
dice 

OBATORIUII . HOC . D. BARNABAR . DICATUM . JOANNBS . R 

■ERCULBS . PANTUni . FRATRES . ET . nLIl' . OCTATIAm 

QUONDAM . iOLU . A . lUNDAMBNTlS . GONSTEVUlimT 

MDLXXXl. 

Ne ebbero il Giuspadronato i Fantuzzi , poi i Foe- 
cadiferro, quindi i Marsigli, dai qnali è passata 
al Signor Andrea Berti. 

G. F. Rambilll 




àè» 






^ 




— 83 — 

SAN LORENZ 



DI CASTELNOTO. 




elii «see dal castello di Vergato per 

LrFcarfli alle terme Porrettane, dopo 

\t(ìr^^ due miglia sulla nuova stra- 

^Jj éì Toscana s' alliccia a mano de- 

?$tra una chiesetta con alcnne case e 
torri , die chiamasi CaUehwvo. Sta 
' mila cima di nn colle, ultimo ondeggia- 
, milito ilei terreno , che via via dlgra- 
< dando dopo le altissime vette degli Apen- 
■ini • qui viene a perdersi nella valle di Reno. Di 
lassb spazia lo sguardo sopra le feconde campagne 
del Modonese , da cui sorgono tratto tratto casali , 
terre, e borgate: dall'altra parte vagheggia nn cer- 
ciiio di colline , poi di superbe montagne , che a mat- 
tino e a tramontana limitano l' orizzonte , varie di 
forma , di altezza , di tinte ; alcnne verdeggianti e 
coltivate a fhimento , altre non vestite che di bosca- 
glie , altre infine spogliate , e squallide siccome la 
vecchiaia dell* uomo che male trascorse la sua gio- 
▼enth. 

Sebbene il suo nome suoni un paese di origine re- 
cente , e le stòHe bolognesi non facciano memoria 
di esso prima dei secolo XIII , pure è da credersi uno 
de' pih antichi luoghi del contado , poiché fu la ter- 
ra di rifugio dei discendenti di Papirio Carbone . uc- 
ciso r anno di Roma 670 j i quali tennero in appres- 
so e per piii secoli il paese a mo' di signori e doml- 
Mtori , poscia quali alleati del bolognese Reggimen- 
to. Leggesi in fatti nel Ghirardaccio che nell' anno 
1343 Giberto, e Barufaldino figli del conte Car- 
bone da Castelnovo andarano un giorno sh quel di 
Libante , ed ivi scontrato Azione del FHffnano , 
die insieme ad un suo fratello ivano scorazzando a 
guisa di predoni , ùirooo dai medesimi assaliti ed uc- 
cisi I del quale omicidio il Senato di Bologna prese 
terribile vendetta , dannando a morte gli uccisori 
stessi coi loro complici e fautori. 

Era il paese in quel tempo assai vasto e popolato, 
drcoodato di mura fortissime , e fiancheggiato da 
torri , ed altri ripari , con ròcca spaziosa ed elevata, 
ove tenea atanza il castellano e la gente d'armii e 
dò per difenderla dai ladroni , e dai nobili ftaorasd- 



ti , i quali . non provocati , irrompevan nelle altrui 
terre a portarvi il saccheggio , la desolazione e la 
strage. 

Reggeva la famiglia di Carbone eoo isplendidezza 
ed amore ; sicché il conte Tebaldo meritò di essere 
eletto nei primi anni dei secolo XIY Capitano di gucN 
ra dplla città di Bologna t carica di tanto lustro a 
qnei di , che non conferivasi se non ai pih valorosi 
e benemeriti cittadini. Egli rispose alla fami ed al 
voti , che lo aveano prescelto , con atti di valore 
e di senno j talché in poco tempo il suo nome diven- 
ne temuto , e riverito appo gli stessi nemici. Ciò per 
altro non valse a render salvo il di lui castello t pe- 
rò che Tordioo , Paganino , ed Adolfo conti da Pa- 
nico (nemici e ribelli dei bolognesi) messo in ordine 
buon nerbo di truppe , pensarono d' impadronirsene. 
Castelnovo fO qnindi stretto d' assedio , ed «scolto 
in resa il 18 Settembre. E sebbene avesse potuto rt^ 
sistere per molti giorni , perchè stato fortificato, . n- 
re dovette cedere per tradimento d<!l castellano , che 
venuto alle intelligenze cogli assalitori , contro il di- 
vieto del Conte ed il volere degli abitanti inchinò al 
patti , e consegnò la ròcca. I Panico, siccome avea- 
no adoperato sugli altri , eo%\ si comportarono con 
que' di Castelnovo , saccheggiandone le case , e mul- 
tandoli nella cospicua somma di trecento scudi d*oro ; 
di cui non bastando a pagare che la terza parte , 
furono costretti a farsi mallevadori ddle rimanenti , 
consegnando in ostaggio tre dei loro pih doviziosi , 
1 quali nella cattività ebbero a patire Incomodi gra- 
vissimi , stenti , e traversie. 

Non erano però scorsi tre giorni da tal vergogno- 
so trionfo , che inteso come le schiere dei Bolognesi 
movessero io ajnto del conquistato castello , lo ab- 
bandonarono i Panico tantosto , e si ripararono coi 
loro armati al forte di Cantaglia } ove prima di ce- 
dere , fecero prova di lunga , ed ostinata resistenza. 
Lasciato anche qnesto riftigio , corsero a trincerarsi 
nd castello di Stagno ali* estremo confine del conta- 
do } né per le milite conquiste perdendosi di animo . 
radunarono sh que' dirupi quanta pih gente potero- 
no , ed a line di vendkard del Senato tentarono ogni 



%U f^ rimettere la Bologna ti Legtto Oriini , e eae- 
dame i Guelfi t di che a?Tisati i Bolognesi , dichia- 
nrooo banditi ^ue' teclBorosi » e loro Imposero gros- 
sa taglia di danaro. Ma non per questo si fermaro- 
no o si qaetarooo j che passati d' un subito sul ca- 
stello di Casio , ed arulo rlororto d' «mi e d' arma- 
ti, lo preser d'assalto, e v\ commisero atrocilk. 
Poscia tornati co' loro militi a Castelnovo » ne intt- 
inarono la resa. 

il tonte Carbone invocò gli ajuti de* confederati , 
tea non fu sì tosto esaudito. Laonde credeniiosi tra- 
dito , ed abbandonato , vide con estremo cordoglio 
stringere d' assedio la sua terra dall' armi nemiche. 
Ai danni della guerra si aggiunsero ancor quelli del- 
la peste , e l' infelice Conte s' accorse che vana sta- 
ta per divenire ogni difesa , per cui volendo allevia- 
re i mali del suo popolo , chiese d' arrendersi ; ma 
officigli troppo ignominiosi patti , li rifiutò. Diede- 
81 intanto un' assalto generale } Mostarda da Panico 
capitanava l' esercito aggressore. Sai) anch' egli sulle 
scale i ed afferrava già il fastigio delle mura , quan- 
do trofò nel conle Carbone un' antagonista degno di 
se. Fiera luffa s' appiccò fra i due capi j e Mostar- 
da fa costretto a ritirarsi. Cessero allora gli assalf- 
lori, malconci e disanimati. 

Ma consegui il tradimento ciò che non avea potu- 
to ottenere il valore. Furonvi dei vili, che compra- 
ti » apersero al nemico la porta d' una piccola torre, 
mercè la qnale gli assalitori poterono introdursi > ed 
occupar tutto quanto il castella. Ivi non è a dirsi 
qnale scempio facessero , e quante immanità vi com- 
misero ! ... Per ben cento giorni tardarono i soc- 
corsi dei Bolognesi ; e frattanto i superbi conquista- 
tori ponevano stanza nel turrito palagio del Conte , 
distruggevano gli approcci , e raddoppiavano le ope- 
re di difesa, facendo di quest'alta pendice un' im- 
menso baluardo , e del murato castello un' ioespugna- 
bil fortezza. 

La frode non portò buoni frutti. All' appressarsi 
del lK>lognese esercito , cui capitanava il prode Giu- 
liano Malvezzi, gli abitanti (straziati dal malgo- 
verno degli oppressori) insorsero come un sol uo- 
mo i ed azzuffandosi cogli sgherri, e le milizie lo- 
ro , resero agevole ai Bolognesi il prender d' assal- 
to la princIpal rócca , e scalar quindi le mura per 
introdursi nel soggiogato castello. Mostarda , Tor- 
dino, Adolfo « ed il vecchio Maghinardo , fatti inutili 
sferzi di valor guerriero , evasero per una secreta 
via col grosso della lor gente . dopo aver dato il sac- 
co, e posto il fuoco al palazzo; e si ridussero alla 
pieve di Verzuno sull' ultima Calda dei Monte Palen- 
se , ove colle schiere dei Bolognesi , che gì' insegui- 
vano , ingaggiarono (eiribile battaglia , terminata 
dall' eccidio , e dallo sterminio de' banditi , e di tutti 
1 loro seguaci. 

Intanto il paese di Castelnovo era stato in gran 
parte distrutto dall' impeto degli assalitori , mentre il 
principesco palagio, cui divorava l'incendio, presentava 
«0* informe ammasso di rovine , che 1 secoli adegua- 
rono si suolo , e che BOB doTcan risorgere mai pili. 



Poniamo 1 piedi sh quel monumento della tiranni- 
de. Quante grida di dolore si saranno elevate entro 
a que' recinti t Quante lagrime di spose svergognate , 
quante stille di sangue innocente avranno bagnato 
quel snolo nefando i Ma i delitti di sangue furono 
lavali col sangue. Arsero le fiamme quel nido di ra« 
pina , e quanto rimase illeso dall' incendio , venne 
distrutto dalla mano degi' infuriati oppressi , che in 
un giorno vendicavano le ingiurie , e 1* onte di tre 
mesi. Ora colassh stanno quelle rovine come una pa- 
gina d' antica storia , staccata da grosso volume , 
che il tempo corrose. Fra gli aspri involti delle spl« 
ne , ed il fesso delle fondamenta celasi il ramarro; 
e ne' caldi giorni al riverbero del sole fra le tristi 
erbe si avvolge la vipera intorpidita , ma guai all' in- 
cauto piede che la premei . . E odi (Ta gli orrori 
del notturno silenzio , come da una sua dimora pre- 
diletta , sollevare il gufo un luogo funereo lamento , 
stringendo di paura il cuore allo smarrito viandan- 
te , che la vetta d' opaca rupe scambia oell* aspetto 
di notturno minaccioso gigante. 

Quest' ultima cacciata dei Panico accadde sul co- 
minciare dell' anno 1307 , dopo di che il paese si 
resse a comune. Ma sullo scorcio del 1360 il milane- 
se Visconte, venuto in queste parti a danno de'Guelfl, 
mandò un corpo d'armati sotto le mura di Castel- 
novo , che cingendo d' assedio la récca , travagliò 
gH abitanti con qtiotidiane scaramucce , seguitando 
un tal gioco sino al mese d' Aprile del 1361. - H pa- 
roco intanto, i conti di Carbone <non più signori, 
ma semplici cittadini ) « gli altri di parte gueMi , 
che dopo la fuga dei Panico erano tranqoillaneais 
rimasti in patria , conoscendo esser cosa per loro asa« 
lagevole il resistere , si volsero a chieder aluto dal- 
le vicine castella , e dal bolognese Senato , e gli scris- 
sero lettere piene di compassione , i loro mali dipin- 
gendogli, e scongiurandolo a recar loro presto soc- 
corso. 11 Senato rispose all' invito ; e guidando le 
soldatesche il Mala testa da Rimino (fiero campione 
de' Guelfi) in pochi giorni il castello riprese, e de- 
molite le mura^ il restituì a libero reggimento. 

Ma le mutate sorti , e le patite stragi della guerra 
cambiarono quel fiorito paese in una squallida e di- 
sertata campagna. Gli abitatori ne emigrarono a po- 
co , a poco , e non restano al presente che alcune tur- 
rite abitazioni in vicinanza alla Chiesa , con alquan- 
ti casolari sparsi nel territorio. Rimane però ancor 
salda un' antica casa campestre con ampia torre ri- 
quadrata in luogo detto t Bovinelli, la di cui co- 
struzione ricorda l'epoca remota del XI o Xil seco- 
lo { e fu questa la dimora della nobile famiglia Car- 
bone dopo il rovescio della propria fortuna. Quivi 
abitò per pih secoli , e quivi si spense 1* ultimo suo 
rampollo in età decrepita , «d ignorato dal mondo , 
nell' anno 1828. 

Le terre di questa parrocchia, devastate dalle gner- 
resche fazioni , «rano restate incolte per lunghi an- 
ni j ma nel principio del corrente secolo s* intrapre> 
aero con successo alcuni dissodamenti , e si fecers . ^ 
piaoUgioni di vili, e d'alberi fruttiferi, Ukliè .l#/ 

f 



sut popolaiioae , trovata dal Calindri di sole 160 ani- 
me , ne coota oggi giorno 303. Dopo 1* espulsione del 
Viaeonte, non rammentano le storie altro accidente 
politico di fjueslo luogo. SoprarTenute pertanto le 
vicende Italiane del 1796 , (a aggregato alla comune . 
t giusdicenza di Vergato} e ne fa parte ancora , 
trovandosi circondato dallo stesso Capo-luogo , e dal- 
le cure di Susano , Labante , Casigno , Affirico, e Mon- 
tecavaloro. 

Diremo ora della sua chiesa parrocchiale. 11 cata- 
logo del canonico Montieri del 1366 ne fa menzione } 
e trovasi pure inclusa nell' elenco della Reverenda 
Mensa , eseguilo l' anno 1378. In quel tempo era sog- 
getta alla pieve di Ckivenzano , ed 11 gius patronato 
spettava a' suoi parrocchiani. Poi nel 1570 passò nel 
plebaoato di Affirico , e finalmente net 1736 in quel- 
io di Labante, a cui soggiace ancora. Quanto al di- 
ritto di presentazione , venne questo dal parrocchia- 
ni ceduto nel 1500 alla nobile famiglia Grassi di 
Bologna ) la quale col beneplacito della S. Sede riu- 
nì la prebenda di Castelnovo ali* Abbazia di S. Ste- 
fano di Labante, e dispose in perpetuo che la cu- 
ra di Castelnovo fosse di libera collazione del Re- 
verendo Abate pro-tempore. 

La chiesa , dedicaU a S. Lorenzo martire • ha sem- 
pre esistito sulla vetta del colle , doV è la presente. 
Ignorasi il tempo della sua erezione , ma è noto che 
In diverse epoche subì alcune variazioni} e che spe- 
cialmente nel 1610 , essendone paroco D. Alessandro 
Tonelli , fu rUtrelU di oltre la mete , e quasi rin- 
novata , a^iungendo una cappella laterale alle al- 
tro due, che vi esistevano. Nella prima metà dello 



scorso secolo fki edificato il campanile» sai quale 
si collocarono le due campane, che ancor si vedo- 
no, una delle quali fusa l' anno 1515 ; e ani comin- 
ciare del secolo presente si ampliò e riatanrò la sa- 
grestia. 

La fabbrica è sUbilita solidamente ah di un gran 
sasso arenario , ma poiché la sua forma antica non 
sembrava abbastanza decorosa ali* attuale Abate Don 
Giuteppe Jìmdli, pensò egli di costruirvi il volto . 
e formare una nuova cappefia maggiore. L'opera 
pietosa , cui diedero mano anche gli stessi parroc- 
chiani , è già molto avvaozata ; il disegno è bello , 
e lodevole ne sembra r esecuzione . Ulchè questa 
chiesa potrà vantarsi fra le pib eleganti e pili deco- 
rose della montagna bolognese. Essa avrà cinque al- 
tari , co* suoi quadri già provveduti dal medesimo 
Reverendo Abate , un bel coro , ed uno spazioso pre- 
sbiterio} e se Dio benedice queste reKgiosa impresa, 
spera 1* attuale paroco D. Medardo Téxii di potervi 
solennizzare le glorie del Santo patrono nel giorno 10 
Agosto del venturo 1849. 

Un solo oratorio inoontrasi nel distolto parrocchia- 
le , ed è posto nel Inogo già nominato dM Jtovme/- 
li, spettente ora al Sig, Giuseppe BomagnoH di 
Vergalo. E ampio e ben conservato, e al pretende 
che la sua istituzione risalga all' anno 1406 , allorché 
i conti di CariMne , perduta ogni speranza di signo- 
ria , quivi cercarono quel riposo e quella pace , che 
solo trovansi nella domestica tranqoUlità. 

DOTT. Lvwi Rofiaui. 




21*» 




— 84 — 



SA]\ PIETR 



CAPO FIUME. 





Mn Pinlito Capo Vbme è un ameno 
jt ridènte Villaggio'al Legante di ik>- 
^logna sui confini del Ferrarese - Di- 
Vescovo Paleotli in nna sua Visi- 
I ta che trasse suo Nume dal Fiume Idi- 
.ce (1). Voglion altri la sua denomina' 
^ xJimeo perchè surse In origine a Capo di tre 
{ Fiumi , che sono Beno , Idiee , Organa , o 
CadJiJ della Botte , o Zena , come chiamasi 
▼olgarmente , o perchè parve nella sua posizione il 
loro Dominatore ed il loro Signore - Cojpo di Fiu- 
me Capiti Fhwii Fluminis venne adunque denomi- 
nalo " Vien di qui ne' Capo-Fiumesi la nominanza di 
una certa idraulica esperienza - Di qui pure , come 
ahili Lavoratori , nel 1827 la chiamata di Alcuni per 
difflcili riparazioni alle ramose Cascate di Tivoli 
presso Roma. I Fiumi sono sempre vicini pericolosi 
e specialmente se corrono pensili perchè non seguen- 
ti la natura ma 1' egoismo — Idice e Reno poni tra 
questi, e gli Abitanti nelle stagioni delie cos) dette 
Piene s' ebbero gran ragione di trepida mento. Però 
non tutti i mali vengono per nuocere - Le rotte del 
prtmo portarono un siffatto generale interrimento che 
delle antiche case non vedi insepolto che l'ultimo pia- 
no - Dal che venne sul livello del Mare un locale al- 
xamento che , come un' Isola privilegiata ti mette 
il Paese su la vallata circostante nel tempo delle in- 
nonda zioni - Le acque tuttora scorrevoli del secon- 
do ti ftinno r aria sanissima , e il Canale della Boi- 
te elemento fin' ora di ricchezza agricola , lo sarà an- 
cora della Commerciale se, vinto il grettismo proprie- 
tario , congiungerà Bologna coli' Adriatico , già fatto 
un Canale continuato di Navigazione ~ Che manca ? 
- Non altro che un miserabile tratto ... che un 
Traghetto ... che un Sostegno ... o che so io. 

In origine questa Chiesa non Tu che un Oratorio 
hbbricato , o col proprio o colle oblazioni , lo che 
s' ignora , dai Padri Serviti nel 1563 sopra due Tor- 
nature di terreno donato da Filippo Succi Zio , e 



yirgUio Succi Nipote, come ai rile 
torto firmato da Giambattista Succ\ 
Senz'alcun ordinamento superiore vi 
l'Oratorio, e senza faeoUà di sori 
nardino di Cesena sei reggeva in cu 
Plebano di S. Martino in Argine col 
crearsi nna giurisdizione , e non fall 
Begolare V Oglio Santo per gì* Infei 
dosi in que* contomi la primizia - B 
poco con istento , le illegalità - 
so , e precisamente il 16 Agosto 1 
Giovanni Andrea Callegari Arciprete < 
potato Speciale del Card. Ranuzzo I 
di Sabina , Penitenziere Maggiore ed 
perpetuo della Chiesa Bolognese , ini 
nardino il creatosi Ministero di Cui 
1' Ordine Servita piccato nell' amor 
Abitanti , o il bisogno, o chi , o chi 
fatto che subito 1' undici Marzo 1567 ì 
lo Paleotti Vescovo successo al Pam 
del suo Attuario Cesare Belliossi, le 
suola in Parrocchiale . ed il primo 
nomina nella sua Visita del 9 Sett. 1 
gio da Cesena - Con queste non ari 
pò bene le epoche del Dottor Alberto 
tate dal P. M. Baldassarri nella sua 
pagina cinquantunesima. Io però non 
oer dietro a colali storiche disarmoi 
sultano da cronache , si perchè sono 
entità - Seguo dicendo che la Cura 
sino al 1664 nel qual anno i Padri I 
lasciarla colpiti dalla Bolla d' Innocer 
mente pensandola sottrasse dal loro < 
ministrazione que* Conventi , tra qu 
Fiume , I quali non potevano alimeot 
Messa - Per quel Pontefice adunque ad 
di mensa questa Chiesa, e il prfmo Pr< 
pò I Frati, fu D.Giacomo Ghetti col 
lam, poi di Bettore, infine di Curai 




K 






I 



tocceMcro ■€! 1884 D. Loreaio Gbelli tao llifoU , 
nel 1604 D. Fratcctco Zichieri , e nel 1717 D. Fraq- 
ccfco Maria Beodli-La prima Chiesa con anMSio 
CooTeatiicdo ed un Torraceio foggiato ali* antiea , 
. de' quali non conosco gli anni di tSDodaiione , iorge- 
ta di faccia a quella che oggi Tedi. Tutto cadde per- 
chè vecchio e ruTinoso. Solo a reliquia il rimase un 
hrano del vetusto fabbricalo che prima Ai Canonica, 
ed ora fa parte del Beneficio Parrocchiale. A vista di 
quelle ruvine il Bendli nel 1724 concepì l'ardito 
pensiero di ricostruire la Chiesa dalle fondamenta , e 
sebbene avesse a lottare con certi contradditori, de'qua- 
11 anche in cose sante , V ha sempre copia , pur gli 
fu dato venirne a capo - Dal frutto si conosce la 
pianta e dalle aiioai gli uomini. Chi fossero i loro 
Avi pnoi adunque dedurlo dallo Spinto di che M- 
^oggi si mostrano addentro informati i Capo-Fiu- 
mesi e trarne come quel Rettore Benelli abbia potu- 
to trovare ne' loro cuori lelanti per la Casa di Dio 
una facile corrispondenza per la sollecita sua coslni- 
xione - Venne Elia al suo compimento colle largizio- 
ni della pietà , e noi ne sappiamo buon grado a Chi 
seppe in essi desUre questo nobile ardore , ma vor- 
jrebbe ragione di sapergliene anche più se pel sacri- 
fici pecuniari 1' $ytue , come par diritto , fatta no- 
mina del Popolo - Andiam pur anche tenuti all' altro 
distinto Rettore D. Domenico Saracchioli che al Be- 
aelli morto U 2 Sett. 1742 successe il 3 Gen. 1743 , 
perchè la ridusse ad una forma bastevolmente decen- 
te - È vero che il gusto di quell' abbellimento non 
è tutto lodevole , ma la colpa è dei tempi nei quali 
regnava il cos) detto Barocchismo. Il perchè di quel- 
l'epoca s'haono a tenere gliOmolt delle Cappelle tut- 
tora esistenti , e le forme curvine delie Cantorìe , e 
gli altri ghiribizzi di poco buon senso di che si mo- 
stra fregiata. Veniamo al Celebre Camillo Bai Ret- 
tore dal 16 Agos. 1783 al 23 Sett. 1807 che la resse 
e ridusse alla sua maggior perfezione, e V arredò con 
lutto sue forze di quanto potea farla campestramen- 
te splendida e magnifica. Il suo nome è di gloria a 
questa Terra , e a tutto il Ceto Ecclesiastico. Anima 
nobile , libera , franca , generosa col suo genio e col- 
b profondità delle sue nozioni (3) Teologiche , Filo- 
•oflche , storiche , letterarie , avrebbe merìUto di vi- 
vere in altri tempi per avere anche libero lo slancio 
aUa foga de' suoi sentimenti non meno forti che puri. 
Col suo e coU'ottmt Egli costmsse la CoMmUsa e 
la Torre che sono per gusto , per eleganza , per si- 
metrla per robustezze , veri tipi nel loro genere. Co- 
miUo Bai meritava l' amore dell' etemo riconosci- 
mento , ma noi trovò. Le ttaiue vogliono essere al 
loro nicchio, e dipende da chi le colloca perchè ab- 
biano U loro risalto , e perchè possano rispondere ai 
disegni di Dio che ne'suoi Consigli le segnò tutte. El- 
la è questo una prima scienza di Chi dalla provvi- 
denza è destinato a collocare gli nomini perchè non 
sieno tradiU i fini providenziali ~ Accorato U Bai 
pel mal anioso di alcuni pochi fki costretto abbando- 
nare i suoi figli, che amava e che amò sempre svi- 
sceratamitr • e chiudere in pace i anol lumi lefla 



ricca Paroeehia di Aozola ove fai flibbriebe e riitev- 
ramentl proftase l' avanzo delle sue sostonze. La ma- 
gnifica Epigrafe del Sommo Schlassi sn la sua Tom- 
ba eompendia magistralmente la sua vite di virtii, 
di scienza , di pietà (4). Per un si nero sconosdmen- 
to Boo aver per duri ed insensibili i Capo-Fiumesi. 
Noi ftaroBO e noi sono - Que' pochi che prepotenti 
prepotentemente soverchiarono la Massa vissero e mo- 
rirono invisi percossi dalla stessa mano di Dio , che 
non lascia impuniti gì' ingrati persecutori del Buon 
Pastore - I molti coli' amore e colle benedizioni ri- 
cordarono e ricordano ancora il dolcissimo nome del 
loro Padre CamiUo Bai. Nicola RosH venne dopo 
Lui - Vera Caiità , vera prudenza , vero iopere era- 
no i suoi distintivi caratteristici. La Carestia del 1816 
diede a vedere tutta la espansione filantropica e cri- 
stiana della sua beli' anima. Di qui passò all' Antica 
Terra della Pieve presso Cento ove morì dopo esse- 
re sUto per diciannove ann i il segno dell'amore . del- 
la stima , della delizia Pievese , di aver difuso lo 
splendore delle sue virtb , e generosamente esaurite 
le sue fortune nel pauperismo e nella magnificenza 
della sua Collegiale. Quella Terra tenne allora , e 
ancor la tiene , per irreparabile la sua perdite , che 
Pastori di queste tempra sono rarissimi doni del 
Cielo concessi a qualche gregge privilegiato. A Ca- 
po nume nel 1817 gli fU successore D. Gaeteno Lolli 
già Curato a Saravalle di Montagna. Fu bella la sua 
indole , buono il suo cuore , ed il suo nome in qual- 
che levatura per lo molto studio che pose nell' arte 
oratoria. I suoi scritti di encomiastica e di declama- 
zione, comechè zeppi di eterni periodi, riscossero plau- 
si. Essi stanno neHe mani del Dott. Buffetti Curato 
alla Trinità di Bologna. Mal consigliato da certi ami- 
ci di piacenteria fu tolto alla leale affezione di Ca- 
po Fiume per addivenire Arciprete a S. Agostino ove 
lasciò di vivere. Presso Lolli l' Economato di Capo 
Fiume presentò nna crisi memoranda perchè nuova 
e di genere tutto suo. Questi Abitanti sono fervidi 
e insieme fermi quando sentono qualche cosa. Non 
calcolarono la convenienza dt* mezzi; non intesero 
atteccare la competente autorità , ma reagirono sif- 
fsttemente alla nomina già fatte di altro Rettore, 
che 1' Ecclesiastica Autorità , fatti salvi per Monsi- 
gnor Alberghini là spedito i suoi diritti , non seppe 
resistere alla rettitudine del loro apirito. Pel non vo- 
luto venne adunque nominato D. Giuseppe Abelli Per- 
siceteno da vent* anni Rettore Sussidiario in Mirabel- 
lo. La bontà di quest'BMo era quella veramente che 
conveniva alla circostanza. In lui , e siati il fatto una 
prova dell' indole capo-fiumese , si conciliarono a un 
tratto i due partiti che straziavano il Paese. Bene 
▼iso al suo Superiore il di 6 Maggio 182G (a donato 
del Titolo di Arciprete. Amato da' suoi filiani (a sem- 
pre zelante pel decora della sua Chiesa. Ruvinato (5) da 
folgore il culmine della Torre colle offerte lo coperse di 
rame per un tratto ridncendolo allo stelo di prima (6). In 
appresso die mano ad un ristauro generale del suo tem- 
pio. È solo a far lagno che non siasi rifatto il pavimento, 
■è levate le vecchie inferiate che sezionano , incep. 



ptM . mtriiigono, e ti éestano la bratta Ite il ga^ 
bla, o peggio, di prigione. Ma il tàrh. Per lo ava 
cure Tenoe pur eretta a Uvante la Segrettia ed U 
loggiato aovra-aotto che le sta contiguo. Infloe per 
lui la itatua deU' Apostolo Pietro del celebre De-Ma- 
ria , e da Lui , perchè tutto suo dono , il Magnifico 
Nuoto Quadro di S. Pietro stesso Titolare della Cbie- 
aa magistralmente dipinto dall' insigne Professor Pe- 
drini di Bologna. Ti rapisce r armonia e l' atteggia- 
nento delle singole figure. La loro espressione è par- 
tante , è nobile , è dignitosa , è divina , com' è difi- 
no il grand' atto cbe compie il Maestro cbe conse- 
gna al suo Pietro la suprema potestà delle Cbtavi- SI 
bel dono sarà dunque per questi Popolani un vinco- 
lo di memoria con peritura pel Donatore. Noto final- 
mente cbe in questa Chiesa ? ' hanno sei altari , cbe 
ta Teia del San Gaetano è di Ercole Oraziani , e cbe 
•tanno nel suo distretto tre Pubbliche Cappelle, La 
prima è dd Principe D. Clemente Spada , magnifica « 
aolidiiaima . ben corredata , ufficiata , sacra al Nome 
di Maria. È la seconda , pure a Nostra donna , sul- 
r Alberino ove una solennità clamorosa chiama il 
Popolo nell' ultima Domenica di Agosto. È la Terza 
di là del Reno sconcia , manomessa , dimenticata af- 
tatlo. 

Questa Parrocchia confina al Est con Santa Maria 
Co di Fiume . all' Ovest con Mezzolara e Dogliolo al 
Sud con Molinella e S. Martino in Argine , e al Nord 
con Baricella. Conta un animato notevolmente in po- 
chi lustri cresciuto e tuttora crescente di circa due 
inila e cinquecento in una superficie alquanto estesa 
nd suo totale , ma parzialmente ahbastanza raccolto 
in alcuni ridotti di case a guisa di Borgate - Dalla 
Chiesa si prolunga una larga strada sino ad un pun- 
to detto - Alberino - perchè di forma e forestierume 
ivi primeggiò una pianta a vedere più delle altre leg- 
giadra. Quando nei pelti proprietari e costeggiaoti 
•i farà sentire la patria deganza tu la vedrai possi« 
bilmenta equabile retlilioeata e fiancheggiata da due 
viali pei pedoni - Quando pure i Municipi più non 
avranno i' egoismo ingiusto ed esclusivo dei Capi- 
-Luoghi tu , più che non è , la vedrai praticabile per- 
chè la conduzione della Ghiaja verrà portata in tutto 
il Comune scudo comune il contributo e non del so- 
lo Capo — Luogo — Infine quando la Sapienza Legi- 
daliva illuminata che questo Paese è frazionato da 
due Magistrature quindi pregiudicato ne' suoi inte- 
ressi, diviso per vergognose ragioni di municipalismo, 
disuguale per contribuzione ed Annona , spesso stra- 
ziato e discorde ne' suoi patrii intendimenti di Me- 
dico, d'Istruzione» di Cullo, di Morale, di Benefi- 
cenza , quando dissi ciò saia , tu vedrai unificati que- 
sti Fratelli e componenti una sola famiglia avente le 
medesime tendente, ed i medesimi voleri elementi 
radicali della pubblica sicurezza. E di questa spera- 
ta unificasione v' è una ragione tradizionale. Fu Ca- 
po Fiume una Maasaria sino al 1796 1 poi aotto il 
Regno Italico Comune di Terza Clasu ; infine muta- 
te le politiche circostanze un sindacalo sino al 1818. 
I«a falcidia della sua deplorata dilisifms fu U Fiume 



Idke perchè to lotencccò. Spanrc II Ifenko a r«H« 
di rovine , e di una legge di Dalan contro cui Ma 
ai resteta , ma rimase la ùinUUme aottenota dalla 
tenacità dei prìndpi e degli iaterecsi doflaìnaatl - In « 
oggi oltre la tradizione varri an biiogiio sodale po- 
litico territoriale , e la /Mòne avrà luogo - Forte 
mentre park) già l'ebbe (7). Sei Deputati di Capo-Flii- 
me validamente l'appoggiano - Torniamo a noi — L«a- 
ghesso l' accennata Via sorgono a destra ed a aial- 
stra molte case decenti a foggia di ridenti fillette - 
Ella ti guida su la sponda dd Reno o?e t' ioconlrl 
in un Casino di storica rinomanza. Là dentro od 
Maggio del 1782 pernottò l* Immortai Pio Sesto re- 
duce di Vienna , e stando alle voci , visitanto la Ci- 
mosa BoUe sotterranea , oggi distrutta , che setter- 
raneamenta passava l'Orfana o Zena sotto l' Irfior. 
È desso una proprietà della Commissione ddle Acque, 
ed un testimonio di molto danaro sprecato , e di 
molte lautezze. A ca?aliere dell' antico Alreo ddl'IA- 
ce e precisamente sovra di un quattrivio vedi pale 
non un Castello che ha sempre l' aspetto di gente fa»> 
prigionata , ma un gruppo assai piacevole di caseg- 
giati cosi ordinati cbe sono Indivisi perchè vidai, e 
divisi perchè godono di quella locale libertà che bob 
ha prezzo. E perchè lo Spirito dei Paesani fa sempre 
maggiore alla località e l' istinto scenico nato dai Pa- 
dri crebbe potente nei figli , cosi nd 1835 le priiM 
famiglie qui si crearono, sovra un terreno donato dal 
Sig. Giovanni Sarti , un elegante Teatro con due Or- 
dini di Palchi — L* amore delle buone arti è difittioo 
ed adesivo insieme - Il Teatro chiamò la Musica , 
e ne' petti della gioventb si fé sentire in modo , che 
vinte or le vicende or le ristrettezze , già la vedi a 
sola spesa o sua o del paese , formare un Concerto 
veramente ammirevole - V* hanno ancora alcuni eoi- 
fri di trattenimenti serali e di pubbliche lettore di 
periodici esprimenti un sentimento incontenibile di 
Riforma di Progresso , d' Italianismo - Scossi alla 
magica parola d' amore del memorando sedici Lu- 
glio 1846 allargarono le loro anime alle libere istitu- 
zioni , ed all' Italica rigenerazione - Di qui il loro 
immediato festeggiamento del 31 Luglio nei quali si 
giurarono Uno solo coi cuori e coi petti - Di qui 
r altro pih solenne udì' aprimento del Quartiere pei 
benefico armamento il didannove Ottobre 18f7. Final- 
mente allo sfasdamento in se stesso dell' Austriaca 
Colosso , ed al grido de' gementi ed oppressi Veneti- 
-Lombardi di qui fot primi il loro slancio sul Bae- 
chiglione e su la Piave contro i Cavi Bronzi di mor- 
te per lavar col sangue la vergogna che bruttandola 
rendea Italia vilissima schiava ddlo straniero — Re- 
gistriamone i Nomi perchè sieno fatti eterni , e eoa 
essi s' eterni una bella pagina a Capo-Fiume — iMift 
Fiorini - Domenico Bevilacqua - Gaetano tMOi- 
ti - Paolo Sarti - Antonio Forlani - Genaro Fa- 
iitfit - UUgi Gnacarim - Angeh Àndrhri - Gat- 
tono Giovani -Luigi Cavallini -SmrkoCidxokt' 
ri - Antonio Rossi - CamiUo Calori - An^ 
BerioeM-iMigi Volpi-Angeh YentmoH -- ùàfi 
Fabbri "GuffUetmoGandoUt-'lMigi 



Prodi Giovani voi fotte , e sarete una vera 
gloria del mio e del vostro Paese Natale se non 
guasterete eolle Male opere e colle malsane massime 
la nobiltà di qiiH. generoso sentimento che r inflam- 
nò su quei Campi. Ridono i nemici , ma sappiate 
che il loro riso non è che rabbia ed invidia - Dicono 
che imprudenti ed illegali esponeste i vostri petti - 
Rispondete : chi sente non ragiona e non calcola sem- 
pre - li primo passo illegale ed imprudente in cau- 
M santa è talora il movente di miU' altri prudenti 
e legali , che poi sono ragione di salvezza e di ordi- 
namento - Applichiamo e vedremo che Rifmma ed 
Ao/umiffRo che un di saranno Ordine e RedenzioM 



nacquero spesso da certi sforzi disordinati e ni vino- 
si - Ecco perchè I* itifamia passala è la gloria pre- 
sente - Gloria ? - Si , perchè di vera gloria sarà la 
storia che leggeranno i Nepoti ~ Essi soli con mente 
riposata e tranquilla , cogliendone il frutto , benedi- 
ranno al nome dei Martiri che ne sparsero il Seme , 
e a Pio IX che 1* inafflò , ed essi soli di quella ri- 
conoscenza saranno pieni delia quale pur troppo 
noi sono i preeenti perchè straziati dalle passioni do- 
minanti - Ma non andiam fuori di via » Diciamo chiu- 
dendo - FaUni ora ima givuia idea di Capo Fiieme 
e dHCapO'Fiumesù 



(i) S. Ptlri dt Capi* Fluninis Imc» «omvpatvm. 

{%) Die i6 Auf. i565. Tiùlant Oratorìum S. Patri ili Capilt 
FUinùmt qnod fiat «difiatum i tribù* innit «tra «oiiLa rsTiiA 
vBt. OBTBVT* ftiCHTiA DuUìas «upariorì* : in eodrai loco cxcrmtar 
Cwa A«U— rum a Fratre B«nurUino a G<«ena Ordiait S. Mari* 
S«rvorua, «1 mb hab«t Ke«atiaa «xcreanUi ruraa. Pkbanu» S.M ar- 
ti ai i« Attito deJit «ì Sacruw Oleum Inlirmonim tt aulitot eit 
i|>«e Plubam» collimar* |jriaiitia« in dieta Villa mi. Co ml Fiub« •- 
S«{Mi riaibisioiM al Frate. 

(3) L«f|ì il bdropuMolo (M Curato Benedetti Stampalo eoi 
Tipi Robili a Compejnu in Bulugiia nel 18917. 

(4) ciaaaiBO* . ut . TiarvTt 

CASILLI . MATTABI . V . BAI . «AC . 

tKIOBII . AB . • . r*TBI . A . GAMTB . rLVMial* . A* . SXItlI 

ABCnPtBtMTBBl . Vie . VOT . A» . OBCIOLA* . A» . XTIIll 

PK . COBI* . raiBA 

T0BBI . ABDIBV«^OB . COBIAtlBOI . A . 101.0 . BXTBVCTH 

DB . CUBIA . ALTBBA 

ALTAtl . MAXI SU . HABnOtBO . COBBBTBBfO^ . COBBItO 

■ACBA . ■0PBI.I.BeTII,| . AOCTA 

MBUQOIIt . CABLITOn . BOBOn . BATH 

rBBCLABB . VaBITI 

rtal . IBOBBIO . AB . OVVIA . TBB«ATILI 

•lOBfO . BBI.IBIOBH . VIBTATItQ . raoVBBBBBS 

rBUBBrriA . bt . iabctibobia . rum 
•oasAH . AACBBH . ABsrn 

QCr . BATOS . AB . LSTItlI . Il . Tllll . » . HI 

B«<*Kt«IT . PBIB • V . BAJA» . A . Il . BCCC . XSTI 

BAI . FATBB . riLIIT»Q . IOAB . BT . AtOTSIOS . tBATBI . BT . BATBI 

». C 



go BotloTB Don Camillo Tartaglia, • tradotta dal Clanico GtmÌiU 
PrulÌMMrB MaiclMne A^alelli. 

BBo . orrino . «axibo 

IB . BOBUBBB 
PBIBarn . AVOtTUtuBOB . rSTBI 

ABBB» 

qVàM . no . «TOBIO . laVBBtAQOB 

BoaiBICI . BABIAB . BBBBLLI . CQBIOBM 

>T . rorOAl . COBIATl 



(S) Fu il 3 1 Luglio i8s7 OR 6 pom. 

(() AIToccatioM ddraemnnato riitawo «ni diti di m'ahra cIm 
|o||Beati «u la Porta Maggiore dettai io k MgwailB lacrinone rivo- 
dirta dd Celebre EpigrafitU Fermaci, approvala dal mmmo Filolo- 



AB . BBCCXXIIll . A . VOBBABBBTI» . BXCITATAB 

ABTbBIOS . AABACCaiOLIU* . CCBJO . «aGCBatOB . BJO» 

BOTO . UBBATV . ru«T . ABB . XX . BXCOLUBaAT 

AOCTUBIIATB 

BABOLI . OmiBOBl . CABD . ABCBIBr . 

•OBVTIBO* . COBIAB . TuTir* 

BT . COBLATIOBB . JUfaVBI . ABBtLII . ABCBirAB»B . 

t«»DALLUBB . BBTBBiO . IBiTAOBATA . Bit 

AB . BBCCCXXXT . 

A • mO OTTIMO • MASSIMO 

ÌS ' ONODK • DEL • SANTO • PlilXUFK • DKGLI • APOf»Tt»LI 

PIKTRO 

QtlKSTA • CHIESA • i:VNALZATA • DALLE • rO!«DAHKNTA 

L . ANNO • HDOCXXIV 

PER • OCRA • K . CON • DaXAHO 

DEL • PRETE • ABTTORK • DOMENICO • MABIA • BKNKLLI 

E • DEI • PARROCCHIANI 

DOPO • XX • ANNI • IN • PW • ORNATA • PORMA • RIDOTTA 

DAL • SCCCESSOBB • ANTONIO • SARACCHIOLI 

PU • PER • AUTORITÀ 

M • CARLO • OPPIZZONI • ARCIVESCOVO • CARDINALE 

A • SPRM . E • CONTRIBOZIOffE 

DI . GIUSEPPE . ABKLLI . ARCIPRETI 

E . DEI . POPOLANI 

RIPULrrA . K . RI8TAURATA 

L . ARNO . MDCCCXXXT. 

(7) Eccoti i Signori — Pirtro Berilarqua — GioTaniii Sarti — 
Doti. Stefano Sarti •« Domeuiru Fiorini — Petronio Or*iiu •• Ca- 
lettino Gandolli. 

U 4 Marzo 1819 vigesimo terzo ddla RieimbòH- 

ea Romana. 

Dell' Abb. C. Azzaroni. 



%Qmà <■ ■ 



TOH. II. 



23 



— 85 — 



9« mm^ m mmuà 




r uè 11 a parte della Bologneae Ptotìb- 
l^ctà ove io oggi SODO la Parrocchia di 
^Paduile e le limitrofe era ne* basai 
tempi ricoperta di vasto Padule. - L' io- 
' duilHi agricola alla quale al miglio- 
i^rars] dv' tempi applicarono gì' Italiani 
I stili' esempio de* Monaci specialmente Bene- 
dettini fece li che mediante ariate alluvioni 
venissero , co' «edimenti dette terre ricolme, 
e che ai aprissero canali a convogliare le acque inu- 
tili , ovvero profittabili ad altro uso. - E poiché fì>a 
tanti laoghl paludosi della regione forse fu 1* ultimo 
quello ove sorge la Chiesa io discorso » a liberarsi 
dalle acque , è • credersi che ad esso solo restasse 
Il mme di Padulle ad indicarne la di lui topografica 
aitùaiiooe. - Incerta è \' epoca della di lei erezione, 
na seflsbra certamente non anteriore al 1200 •. an- 
che per la cbtostaoza suindicata di suo territorio. - 
ÌA prima menzione che si fa di questa Chiesa è in 
ni laatmmcato delli 30 Agosto 1301 a Rogito del 
Notajo Guido d' Ugolino de* Querzi esistente nel- 
1' Archìvio di questa Mensa Arcivescovile. Documento 
che vorrebbesi dal Canonico Montieri nel suo Cam- 
pione presso la Delegazione dei Benefizi vacanti, per 
quello di sua fondazione. - Che che ne sia però sul 
rapporto di tale documento all' epoca di sua erezio- 
ne , nel Campione di detta Mensa Arcivescovile del 
1378 rinviensi sotto il Plebanato de* Santi Vincenzo 
ed Anastaaio la Chiesa intitolata - SanHa Maria 
de PavoUe de Pedala - che manifestamente dimo- 
stra una bariiara corruzione in latino «Iella parola 
Italiana Padulle. - Soggiacque essa a quel Plebana- 
to forse pih di no secolo , conciossiachè le prime,no- 
tizie che al hasoo del suo passaggio alla ginrisdtzio- 
se del Plebanato di S. Giovanni in Persiceto risalgo- 
no all' Anno 1512. A questo fu addetta sino al 21 
Aprile 1758 epoca in cui essendosi dall' Eminentissi- 
mo Cardinale Vincenzo Malvezzi in allora Arcivesco- 
vo di Bologna eretta al grado di Pieve la Chiesa del 
Castello di S. Pietro d* Argine, alla di lei giurisdizio- 
ne venne sottoposta come lo è tuttora. - Appare an- 
cora dal Campione Cattane! come la Chiesa di Pa- 
dulle fosse anticamente unita alla Parrocchia di S. 
Cristoforo delle Muratelle di questa Città , ed in se- 
guito ancora e cioè nel 1564 alla Mansioneria di que- 
sta Cattedrale goduta da Don Nicolò Castellani , il 
quale però vi manteneva un Vicario perpetuo , e il 
da lui eletlo fu certo Don Vincenzo Gentili da S. So- 
fia . che dopo la morte di Don Castellani avvenuta 
nel 1582 ne assunse il titolo di Rettore e (à il maa- 



limo beneAttofe di qnctU Chiesa. Inperoeehè Hwf 
nuU in estremo sUto di decadenza nella vUita Dit- 
tane dal Monsignor Ascanio Marchesini Delegato Apo- 
slolico li 4 Settembre 1753 e mancante persino del 
Battistero di cui aveva diritto, e che deperito co- 
stringeva li Parrocchiani a porUrsi a batlexiare i 
loro figli nelle Chiese limitrofe più comode i hi «Ni- 
nata la sollecita ana riparazione. Occorse a qnesU 
allacremente il aummentovato generoso Don Gentili 
di lei Rettore che nuovamente rieostruilla eonpiendo 
il lavoro li 30 Settembre del 1588. Ile pago di que- 
sto , costrusse una nuova Canonica della quale delU 
Chiesa mancava , e fornendola Infine di qoaai tnlte 
le necessarie supellettili di cui era stremata. 

Il Giuspadronalo di qneata Chiesa apparteneva an- 
ticamente ai Parrocchiani » dai quali passò ad c«e- 
re di libera collazione di questa R. Mensa Arciveaco- 
vile , che ne esercitò e ne esercita il diritto carta- 
mente da tre secoli a queata parte. 

La Chiesa è in volto ed ha tre altari. - E* dedica- 
to il maggiore alla Vergine assunta la di cai Tavo- 
la , benché alquanto guasta , pure è preiioaa per es- 
sere opera d' uno de' Fratelli Francia. De* lateraN e 
r uno dedicato alla Vergine del Rosario » t* altro a 
8. Antonio di Padova. - Sono nel primo li mlalcrl 
effigiati a basso rilievo ed eseguiti con miralille aaae- 
stria , come lo è la Via Crucis ugualmente eaegnita 
a basso rilievo. — La Chiesa compresa la Innghena 
del Coro è lunga piedi 55 alta piedi 15^ larga altret- 
tanto. E volta a Settentrione ove è la Porta maggio- 
re , ed ha altre due porte laterali 1' una a Ponente 
r altra a Levante. - Vi^ne illuminata da 4 finestre 
fornite di ferriate e vetriate. La sagrestia è separa- 
ta dalla Chiesa mediante corridoio posto verso Po- 
nente che mette pure al Campanile di cotto alto Pie- 
di 40 fornito di quattro Campane che formano un ec- 
cellente concerto. - 

E' sottoposta questa Parrocchia al Governo di S. 
Giovanni in Peraicelo , il comune è quello di Sala. 
Confloa colle Parrocchie di Bnonconvento, di Caaadio, 
Argrtlala , Argile , Bagno , e Sala. E' distante da 
Bologna nove miglia , ed è popolata di 600 e pih abi- 
tanti. L' attuale Parroco è il Rev. Signor Don Pieiro 
Valditerra. -• Ubertoso è il terreno di tale Parroc- 
chia e per la sua natura , e perchè fra maggiori Pot- 
sidenti di questo Circondario avvi emulazione a ae- 
guire I* esempio dell' esimio Agronomo Signor Emi- 
lio Loup . che ogni sua cura ripone nell* utiliaaima 
Arte dell' Agricoltura. - 

Dkl Dott. Abbili. 




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9&B ClLìSTOVOIlO 



DI LABANTE. 




ImeaéQ dalla ekiesa di S. Maria (ehia^ 
pinata volfarmeiite Ltìntnii di sai- 
J^tù) V ¥olgeiidoaÌ a ponente lungo una 
l f il sas^sd , e acabra , dopo pochi iatan- 
lì y TbniJMita trovaai a fh>nte deN' er- 
to e jnae»ioao monte itetto la CoMla- 
alle faJde dal quale è poata la parroc- 
» thii di 5. Cridoforo, die quivi appellano 
^ Laboìde mpetiort. 
Un rio d' acqua liapidiaaiaia e perenne ai precipi- 
ta da quel monte i e giunto all' altipiano della chie- 
aa (tagliato aulla aommitk di un monticeli o di apa- 
lo ) raccoglieai in un canale aotterraneo per ricom- 
parire nell' alto di magnifica grotta , e quivi formi- 
re una delle caacate pib belle , e pili sorprendenti 
cbe la natura preaenti allo agnardo dell'uomo. Né 
questo è aicuraoDente un aogno di poetira mente. Le 
cupe volte , cbe a' intemano fra il monte , le biz- 
xarre forme di atalattiti cbe pendono dalle medesi- 
me , i maasi , il rigagnolo , cbe colle pioggie si (b 
torrente, mirato in dìTcrsl punti di prosprltiVa , 
un obietto preaentano ai pittoresco , die si direbbe 
pib presto opera di fantasìa che di natura i tanto 
vaghe e stranissime Ibrme ad esso lei piacque se- 
gnarvi. La grotta è aasal lunga % e le stalattiti , pro- 
dotte quivi dal carbonato di ealce cbe si separa dal- 
le acque atillanti , si foggiano in mille guise , e rilu- 
cono talvolta al lume delle fiaccole , cbe guida i pas- 
si dell' uomo per quelle oscure rivolte. E se la ca- 
baliatica mitologia de' GenJ eletti a governare le pro- 
fonditi della terra godease ancora di qualche freschez- 
f a , potrebbero i poeti collocare l' inviolata lor reg- 
gia in quegli antri , poeti V un dietro l' altro, mercè 
d' inestricabili via , e di latebrosi condotti. Colui fi- 
■almente , che di peregrine vedute e di acenlci orrori 
va in traccia . appaga il suo desiderio , contemplan- 
do i selvaggi veatiboli di qneate caverne , e le apa- 
lanaate lor gole. 

Il paese all' intomo è montuoso e flreddo i ma nel- 
la atagione estiva è pittoresco ed aoMuo. Molti grup- 
pi di caae vagamente diapoati rompono l' uniforme 
Terdnme delle sue foreste , e de' suoi castagneti ; e 
ae volgi lo agoardo a levante . vedi torreggiare il 
ricco ed elegante casino dei Signori Nanni Leverà 
(cbe quivi han vaste possidenze) il quale sembrereb- 
be più presto destinato ad abbellire i contorni d'una 
grande città , cbe alabilito a ritrovo breviaaimo di 
mootanesca villeggiatura. IMvergendo poi 1* 



▼erao meriggio , ti ai mostra aopra va poggetto cbe 
domina tutta la sottostante vallata an* aggregato di 
abituri cotonici , detto oggi ttibeeeo ed io antico Jltf- 
beeea, ove esisteva la famoaa rócca di questo no- 
me , antemurale fortissimo del castello di Koffirno , 
e la di cui antichità ai smarrisce nella notte dei ae- 
eoli. Quivi era un recinto di tnrrite abitazioni , nel 
quale teoea stanza il castellano con assoldate mili- 
zie I né la storia ci rlrorda che per veruna impresa 
guerresca simile baluardo venisse espugnato o di- 
strutto. Narrano Infatti le cronache cbe ai quat- 
tro lati della fitta muraglia cbe lo girava sorgeva- 
no torri di vivo macigno , capaci di tener fh>nte 
a qualunque attacco improvviao , che , in tempi di 
tante agitazioni fra I particolari , e di al poca forza 
nel Governo , potea venira o dal popolo ammutinato, 
da bande di masnadieri , o dagli emuli baroni. Ma 
quantunque il vastissimo territorio di questa cura 
si vedesse pib d' ogni altro di queste montagne spar- 
so di ròcche o luoghi (orti , pura non troviamo ra- 
gistralo che quivi accadessero fatti memorabili , o vi 
succedessero militari fazioni , cbe ne mutassero il 
politico reggimento. Pùrr bensì , a aeconda di quan- 
to ci discorra il Calindri , che nei principio del aeco- 
lo quarto decimo il p..csc venisse governato dalla 
famiglia Alberghi , nobile di contado , mentra la for- 
tezza di Bebecca era tenuta in cuatodia da Sovra- 
nino di Fievole guerriero d' alto lignaggio ; e cbe 
poscia sul cominciara del aeguente aeeolo il territo- 
rio cadesse in dominio del BentivogK eolle sue ròc- 
che , e co' suoi fortilizi. Anzi a confermara qoeat' ul- 
timo asserto troviamo notato nelle storie che all'oc- 
casione delle celebrate nozze di Sante Bentlvogti col- 
la Ginevra Sforza , il comune di Labante In ossequio 
di soggezione spedi a quel convito un suo rappresen- 
tante coli' offerta di cinquanta libbra di cacio , prin- 
cipal produzione di questo suolo , allora coperto di 
boscaglie e di paMoli , e«l abitato da famiglie noma- 
di. Per alcuni anni del aeeolo XVI lii quindi il paese 
tenuto in feudo dall' illustra famiglia Grassi di Bolo- 
gna I poi in appresso toraò nella dipendenza del bolo- 
gnese Senato » sinché nell' anno 1796 cambiate le aor- 
ti d'Italia , questa parrocchia si concentrò nel comu- 
ne di Caald d' AJano , di cui ancora fii parte , ed 
obbedì sino al preaente al gnrernatorato di Vergato. 
Sopra la chiesa parrocchiale ergeai qual immenaa 
piramUte II BDonta CaiUUana, alla cui cima pnò 
cavateando per no larghissioM e fiicila 



sentiere. Cbi vuol godere di «na scena magica e sto- 
peoda , quìTi si rechi nel Meriggio di un giorno pia* 
cido e sereno. Da an lato lo sgnardo si spaxia nella 
▼elle della CanewKCia, accoaipagiia i serpeggiameo* 
ti del torrente Aneva , si posa sopra il liorgo di Sas- 
•0 Molare , e contempla quella terra seitenlrionale , 
tutta Terdeggiante di folti castagneti nella pendice , 
e di pralrrie urli' ima valle. A meriggio mira l' altia- 
Simo Como delle scale . ripidissimo , arduo , nove 
mesi dell' anno incappellalo di neve. E paragonando 
qaell' alto e pauroso monte col facile giogo che qui 
si varca , e coi gioghi di pari altezza che gli stanno 
ad oriente , il viandante conosce che il monte Ctutel- 
lana h veramente la prima soglia dell' Apenn ino. 
A settentrione il fiume Reno gli sembra un luci- 
disslnno specchio che riflette i raggi del sole in ab- 
bagliante maniera i e la valle del Vergatello , che gli sta 
•otto a ponente, gli mostra una terra fertile e riscalda- 
la dal sole. Ivi osserva le viti pendenti a festoni , i fi- 
chi , i mandorli , i peschi , i nocciuoli alternati co' ca- 
stagni e co' roveri. E s' egli va incontro alla cerca 
dell' erbe e dei fiori , trova i rosmarini , la digitale , 
il timo , e coglie giacinti , anemoni , garofani , giun- 
chiglie d'ogni colore. Nel tardo autunno, e ndla 
nascente primavera egli vede nella valle di Sasso 
Molare i ghiacci e le nevi , ed in questa i fiori e le 
foglie : quindi lo assidera il soffio di Borea , quinci 
lo conforta il Favonio. Pochi passi lo trasportano da 
Inoghi ove la natura sembra giacere estinta , ad al- 
tri ov' ella ancor serba lutto il rigoglio , od ha gik 
ripreso le giovanili spoglie che non perdette giammai. 

Ma tempo è che si parli del religiosi edifizj. 

La Chiesa di S. Cristoforo è fra le antiche del con- 
tado perchè se ne ignora l' origine. Prima del seno- 
lo XVIT era assai piii piccola della presente . conte- 
nendo due soli altari, uno dedicato al Santo titola- 
re , r altro alla Beata Vergine -, ed occupava Io spa- 
zio che ora separa la Ticciata della chiesa dalla pic- 
cola canonica , sui muri delia quale veggonsi tuLlo- 
ra immagini di Santi dipinte a fresco , come sul ter- 
reno esistono due lapidi di macigno che chiudevano 
le arche o tumuli gentilizi degli estinti. Il campione 
della R. Mensa che ha la data del 1378 fa menzione 
di questa chiesa , noverandola fra le parrocchie di- 
pendenti dal plebanato di Pitigliano. Poi si legge 
nell'Archivio Arcivescovile che sul finire del secolo XV 
Papa Alessandro VI la concesse in titolo di commen- 
da a Monsignor Achille Grassi di Bologna. Quindi 
segui le sorti della conterminante parrocchia di S. Ma- 
ria , per cui rimanderemo il lettore a veder quella 
storia , in cui sta scritto come la cura di 8. Ci islo- 
foro divenne prima di gius patronato , poscia di li- 
bera collazione della famiglia stessa ; come dal ple- 
banato di Pitigliano passasse a quello di Labante ; 
e come la sua prel>enda fosse in perpetuo riunita 
alla badìa di S. Stefano , e conferito a quell* Abate 
Il diritto di nominare il paroco e di fornirgli un con- 
gruo trattamento. 

Intanto verso 1' anno 1633 la chiesa di questa cu- 
ra minacciava di cadere per vetusti i oltre che pic- 



cola ed abietta male acrtiva alP angusto rito del di- 
vini Mister]. Perciò rinnivanal i popolani a generale 
consesso nell'anno susseguente, e deliberavano di 
atterrarla. Poscia nel breve eorao di un settennio 
faceano raccolta di spontanee obMaziooi ed innalza- 
vano il nuovo tempio , che pur oggi si ammira , e 
che per quanto permetteva lo stile corrotto di qud- 
r epoca riesci grandioso e bene armonizzato. Esao è 
lungo neir interno piedi 35. e largo 17 ; è fabbrica- 
to in volto reale , con ordine miilo di architettura , 
ed ha cinque cappelle co' suoi quadri ed ornati, la 
maggiore delle quali dedicata al Santo patrono , e le 
altre quattro a S. G inseppe , alla B. V. della Centu- 
ra , a S. Antonio Abate , ed al SS. Crocifisso. Man- 
ca però di coro e di organo , e le tele degli altari 
son tutte men che discrete. Invece ha una spaziosa 
sagrestia , molte e belle suppellettili , ed alcuni arre- 
di sacri di valore e pregio. 

Ifeli' anno 1791 i parrocchiani Intrapresero anche 
r erezione del Cimpaoile col disegno e l' opera del 
capo-mastro muratore Lorenzo Zappoli , e 1* innalza- 
rono sino al piano delle campane , ove per mancanza 
di mezzi dovè arrestarsi il lavoro. Sperando in ap- 
presso di poterlo compiere , acquistarono nel 1798 le 
tre piccole campane della soppressa parrocchia ur- 
bana di S. Maria Labarwn Cedi , e le collocarono 
sh quel tronco di torre , facendovi una lanterna po- 
sticcia. Ora però , mercè lo zelo infaticabile del Re- 
verendissimo Abate 1>. Giuieppe ToneUi , sonosi ope- 
rati molti rislauri alla chiesa , e stannosi preparan- 
do i materiali occorrenti per condurre i lavori del 
campanile al loro termine. 

Questa parrocchia (circondata dalle cure di Laban- 
te inferiore , Casigno , Musiolo , Affrico , Villiana , 
Castel d' AJano , e Pietra colora) ha una popolazio- 
ne di 415 individui , governata spiritualmente dal 
Reverendo paroco Don Carlo Colomlnirini , e vi si 
celebra la principal festa nella prima domenica di 
Settembre. Quivi ebbero culla due illustri cenobiti , 
r uno e r altro appellati r^l nome monastico di fra- 
le Antonio da Uibante. Entrambi furono generali 
dell' Ordine de' Servi , ed ambidue l' onorarono cogli 
scritti e colle esimie virtù. Il primo fior) verso la 
fine del secolo KIV , e mori nel Concilio di Pisa , già 
fatto Vescovo , e Nunzio Apostolico ; I' altro visse 
nell' ultima metà del successivo secolo , e mori dopo 
aver dato in luce alcune opere ascetiche di moltissi- 
ma fama. 

Due Oratori adomano il circondario di questa cu- 
ra ; uno è dedicato alla Visitazione della Vergine , 
spettante ai Signori Nanni Leverà , bellissimo e ma- 
gnificamente arredato. L' altro , di proprietà del ca- 
valiere Jussi , fu edificato l' anno 1630 per la cessa- 
zion del contagio, e fu posto alla cima del monte 
Castellana. Sublime idèa de' padri nostri , i quali 
collocavano i sagri edifizj nelle pili alte pendici , qua- 
si a mediatori tra il cielo e la terra. 

DOTT. LciGi RoGcni. 



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— 87 — 



S. GIACOMO DI SASSOHOLARE 




l m a??i lato di questo beoedetto Ito- 
lìa il qnale non sia solenne o per 
i PleoHanxa di grandi a??enimenli in 
Jll^ cAmplMlìsi, per natoli da li a som- 
I mi uomini . o per roonnmenli o per ni- 
dori , per bellezze inestimabili della 
natttrar« positura. Quindi è che i naziona- 
ri , ispirali a tanti pregi , e gli stranieri at- 
toniti I* banno percorsa da capo a fondo , 
INHiendo in opera ingegno e dottrina ad ilhistrame 
le mera?iglif. Noi qni pertanto ragioneremo di un 
Inogo . che posto sulla velto de' monti ali* estremo 
coBllne della nostra provincia , mal saria noto per 
r attuai sua condizione , se le passate vicende or 
felici ed or triste non raccomandassero il home suo 
air istoria. 

Lungi un miglio da Pietracolora ( terra la pib co- 
spicua un giorno e insieme la pib sventurata di 
qnante sparse fra i colli rendono cosi bella la mon- 
tuosa parte della provincia bolognese ) sorgea son 
dngent' anni , lungo il pendio d* una valle , un' am- 
pia ròcca di cui i nostri padri videro ancora le n1- 
tinie rovine , interamento adesso dalla voracità del 
teaipo disperse. A questa ròcca , che per essere as- 
sai grande , cinta tutto ali* intomo di doppio muro 
€ munita di feritoie , poteva dirsi un castello , tu 
4ato il nome di Satsamotare , forse perche pianta- 
ta m d* un immenso sasso arenario , da cui si leva- 
vano mole , macine pei muKni. 

L' origine di Sassomolare nascondesi nel bujo del 
■edio evo , e le investigazioni del Callndri e di altri 
cnrògrall non hanno potuto raggiungerla. La men- 
lione prima che facciasi di esso è in una pergame- 
■• dell' archivio di Modena , nella quale si legge che 
questo luogo ( Indicato col nome di SaxotmUare ) 
apparteneva nell' anno 969 al torritorio bolognese , 
ed allora pure conterminava la modonese provincia. 
Poscia lo vediam rammento to dal Tassoni nel suo 
poema , accennandolo fra quelle terre che nel tempo 
della guerra da lui cantata ( che fu 1' anno 1249. ) 
la città di Modena donò al conte di Miceno. Come 
per altro un tal luogo passasse in dominio de* Mo- 
denesi dopo il secolo X, e come fosse tornato ai bo- 
lognesi nel principio del secolo XIV a noi non fu da- 
to il saperlo. Il Ghirardacci , che ne fa memoria nel 
1317 , assicura che il paese reggevasi a comntk ed 
era nella protezione del Senato di Bologna ; il quale 
vedendo come i suoi abitatori si trovassero a mài 
partito per le baltaglie avute con que'di Modena', 
e del fyignano , vi spedi ambasciatori con armf « 
vettovaglie , e fece ristorare il castello, t^po qnè- 
st* epoca ebbe il paese tre anni di quieto , quindi fli 
di nuovo assalito dai Modanesi e quasi espngnato ; 
ma richiamati gli aggressori a pib grandi Inprcte 
sui campi di LMobardia , gli abitonti di 



re poteroM rinfNneare le perduto speranze e forti- 
llcarsi di nnovo. Anzi, correndo i* anno 18S4 , H Se- 
nato ne rinnovò il presidio , e vi fé innalzare nna 
torre , da cui \é scolte avristassero il nemico, e gri- 
dassero all'armi e alle difese. Due anni quinci tras- 
corsero senza rumori di guerra. Ma I Frignanesi , 
cui da gran tempo pesava in cuore lo scorno delle 
rlcevtito sconfitte , posero in campo le ristorato mi- 
lizie . e corsero sul castello di Sassomolare , strin- 
gendolo d' assedio. Inutili però tornarono i loro sfòr- 
zi i che tanto i soldati di guardia , che il popolo ar- 
mato non ismentlrono la fama del lor valore. Riti- 
ratisi i Frignanesi , tornarono ali* assalto i Modane- 
si ; quindi i primi dr nnovo nel susseguente anno ; 
e quando i terrazzani poterono fugar questi , i Mo- 
danesi vennero a riprendere le oatililb. Fu perciò 
un* alternare continuo d* assalti , di fazioni e di 
battaglie t on avvicendarsi d* atrocità , d' insidie e 
di vendetto i fOncato istoHa , che mostra coase fosse 
spento a quei di ogni senso di affetto patrio ed ogni 
fiamma di flratellevol concordia. 

Da antico in cuore di questi poveri Italiaai sono 
radicati orribili rancori fraterni , che fanno riguar- 
dare come straniero chiunque nacque di là dal mon- 
to dal flnnse ood* è circoscrìtto quel palmo di ter- 
4>a che chiamano la patria t rancori che li fecero piti 
•ingordi della vendetto, che gelosi della sicurezza , 
ostinati a voleiv schiavi pericolosi coloro che avreb- 
bero potuto provare fedeli e soccorrevoli amici ; e 
che li spinsero a disputarsi a vicenda nn dominio ed 
una libertà , che non doveva a nessuno toccare. 

Ma sopravveniva al popolo di questo castello una 
pace pib durevole. Le guerre , che insorsero tra i 
Pistoiesi , e quei del Fregnano , chiamarono costoro 
in altre regioni , e I Modanesi , calati al piano in 
soccorso de' lor firatelli , dimisero quivi ogni pensie- 
ro di conquisto. Il Senato intanto mandava soccorso 
d' armi e di denaro , e ndl' anno 1338 ritirava le 
milizie da questa ròcca , ove sottentravano i popola- 
ni armati 1 che si caricaron spontonei del militare 
servigio ai solo fine di acctf molar danaro per erige- 
re mia chiesa , che nella cerchia di qualche miglio , 
ed in mezzo a si numeroso popolo era sempre man- 
cata. Teneva allora il castello il prode cavalter Fer- 
ranU da Roncadaldo , che in grande stoto presso 
il botognese Consiglio, né del favore abusava a dan- 
no altrui, né se ne prevaleva a- proprio vantaggio. 
Onesto , generoso , ricordevole delle virtb italiane , 
.e vòleoteroso del bene de* suoi governati, ogni an- 
no usò per qnalche mese di' abitar questo luogo; 
•■d qual tempo aveva eura di vigilare sui magistra- 
ti , di provveder vettovaglie , di- rialzare novelle fab- 
briche sulle rnioe delle cadute, di segnare limiti mag- 
giori aHe nura , e di aggiugnere toni , corritoi , 
apnkU . ed altre guise di afisrtiflcazioni alla ròcca , 



9è, pili f cbmU 41 ^«aar altrt le tofgatwro httorno. 
Quindi non pih ? IceiiHe di calimiU o fortuna nar- 
ra la storia per gli anni che rimaaero a chiudere il 
eccolo XIV. Nel cominciare poi del anccetaifo il Ben- 
livnglto I ^^ Signore di Bologna , occnpò le fortei- 
2e del contado i ed a quella di Saiaoroolare spedi nn 
•no capitano nominalo Atcoto di Michele, Da que- 
it* epoca il paese si sottomise èU^ obbidienia del 
Mogneso governo, sinché ndl' anno 15S8 Clemente 
VII to cMMcaae col CaUeUo d' JJano , in feudo a 
Lodatko Carboneti, Però non sappiamo quanto 
teoipo restasse in tal condizione. Soltanto appare 
dal pubblici registri che nei secoli XVII, e XVIII 
fernsara col Castello d' Ajano ma sola Afosaoria , e 
dipenderà dal Senato di Bologna ; che nell* anno 
1796 ( alla riforaia territoriale ) passò a far parie 
della comunità d* AJanot e che d* indi in poi hi sot- 
toposto, com'è di presente, al governatorato di 
Vergato. 

\ R paeae è assai freddo e montuoso ; ma il suo 
borgo principale colla chiesa , che sovrasta a due val- 
late ed è cinto di altissimi colli , ha un aspetto va- 
ghissimo « pittoresco. Ciò poi che qui avvi di piò 
hello a vedersi è senza dubbio il suo panorama. Per 
foderio convien salire in cima al picco! coHe detto 
ancora la ròcca , ove esisteva 1* antico fortilizio. Da 
qoell' apice si scopre una di quelle estese vedute, di 
mi il pennello non può dare un' immagine. E come 
citare tutti i nomi degi' inmimerevoli paesi che l' oc- 
dlio abbraccia io un sol sguardo su quella vaga , e 
vasta campagna modanese , coperta di una vegeta- 
jione al lussureggiante, seminata di tanti poderi , e 
casali , e viHe, irrigata da due Homi, intersecata da 
■lille rii , terminata aU' orizionte dai Chmmì colli 
Euganei i 

Ma riprendendo ti Alo dell' istoria . forza è che 
diamo qualche notizia ancora delle chiese di questa 
parrocchia. 

Sorgeva la prima nell'anno 1330 per la religiosa 
pietà dei popolani , la quale impiegò nella gravissi- 
ma spesa le paghe avute dal Senato pel militare ser- 
vigio della fortetza. Fu essa edificata ndl' altipiano 
e nel posto ove trovasi l' attuai chiesa , con tre 
aole cappelle I la maggiore dedicata a S. Giacomo, 
e le altre doe aHa B. V. , ed a S. Antonio Abate ; 
ma ndl* anno 1589 minacciando cadere, fu quaai rin- 
novata dai parrocchiani , e fu allora costruita anche 
la canonica ed il camp9nilf. Ndl' anno 1781 ta di 
nuovo riataurata dal benemerito Arciprete Don Gia- 
coflso SteCinini , il quale procurò inoltre un magni- 
fico piviale , un elegante apparato a terzo , ed un 
ricco baldacchino. Ndl' anno poi I8f0 per le aolleci- 
tudini dell' odierno Arciprete Ikm Ftaneetco Socj, 
fn riedificata dai fondamenti ( meno la cappella mag- 
giore ) e posta in volto , con quattro altari , e lar- 
ghi intercollonii I ma il diaegno non corrispose alle 
brame , ed agli sfòrzi dei popolani , poiché asanca 
alTìitto r euritmia , ollrecché avvi difietto graodiaai- 
mo di ampifua, né potrebbesi trovar riparo che nd- 1 



j r mmtimft di ■• «v«v» dìsegw già cuMepito 
doè di aprir gli ardii della minori cappdle , e cs 
atniir due navate laterali con nuovi alUri. 

In quesU parrocchiale aono da ammirarsi dne hd 
lissime tde , quantunque logore dal tempo t una Ma 
donna dd Rosario coi MiaterJ del celebre €ttido , et 
un Assunta con alcuni SanU del modenese Pdlegriii 
Quivi esiste da tre aecdi il fonte battesimale , od 
parrocchiani godono di akune noUvoli largizioni pie 
fra le quali una di Gianfnmceico iMCcaritd pc 
mantenimento d' una scuola gratuita , ed altra d 
Mariatma Gotti per aussidio dei poveri , e dcgl' in 
fermi. Rallegra poi queste montagne un' ottimo co» 
certo di quattro campane , che i popolani , ed il lo 
dato Arciprete SocJ Creerò fondere dal Brigkefii 
ndl' anno 1844. 

Prima che in origine si fabbricasse la chiesa , l 
territorio compendevasi ndl' antica parrocchia di ky 
la modeneee, la quale era soggetta al plebanato d 
Masemo. EretU la chieu , ed eievaU al Utohi di 
cura , fu sempre di libera collazione dd Vescovo di 
Modena , e sottoposta alla congregazione plehanali 
di Semelano. Ma avendo il Pontefice Pio VII di glo- 
riosa memoria con Breve delli 11 Dicembre ISSI tol* 
ta questa parrocchia dalla Diocesi modenese per unir- 
la a quella di Bologna , l' Eminentissimo Arcivescovo 
innalzò 1* Arcipretale di ViUa d' AJano alla dignità 
di plebana , e vi aggregò le due parrocchie di Castd 
d' AJano, e di Sassomolare, riservandone il perpctM 
diritto di collazione alla R. Menaa Ard vescovile. 

Questo paese Irovaai al sud-ovest di Bologna, nd- 
ia distanza di circa 32 miglia , e vi si arriva per la 
atrada rotabile dietro Reno sino a Vergato , qahidi 
a traverso del monti , cavalcando una via tahir di- 
screta , talor alpestre e disagiosa. La sua popolaiio- 
ne , anticamente sì grande , è oggi ridotta a ttt Is- 
dividiii , i quali rrlebrano la loro feata principale ad 
giorno 8 di Settembre. 

11 territorio ( circondato dalle cure di Villa d' AJa- 
no , Castel d' AJano , e Pietra Colora , e dalie par- 
rocchie estensi di loia , e di Montese ) non ha verna 
pubblico Oratorio. Nd casino detto le Canevaccie 
avvi una privata cappella appartenente alla piissima 
Signora Marianna Pistorini ( che quivi tiene a sue 
spese un piccolo conservatorio di educazione per le 
fanciulle ) e ndl' inlemo del casino si ammirano al- 
cuni quadri pregevoli , usciti dalla scuola dei Caroc- 
ci, con qualche bella incisione antica. Quivi pure 
ebbe i natali e passò gli ultimi anni di sua vita il 
Dottor Marco Aurelio Pistorini padre della nomi- 
nata Signora , che fu dottissimo nelle scienze legali 
e filosofiche , ed amatore e cultore delle belle lette- 
re. Nella pili IVrsca età ebbe diverse pubbliche in- 
combenze, stanziò nelle grandi cUlà , e fu socio del- 
le primarie accademie d' Italia. Pieno di ami , e di 
meriti , travagliato dagl' incomodi aeoili , e venuto 
■ella atanchezia ddle cose umane, ritornò nella ao- 
iitudiae ( scuola ddla sapienza ) a meditare le dol- 
cezza deUt ilosoia e ddla natura. 

Don. LvMi 



— 88 — 



•. a. 4M1t»«A »1 ttlVOIITS. 




gib Stiftmte (Bone deri?ato da 
^Sdìf fonti cbe in e»so icatariTano) 
anìko C9sìtì\o fCattmmSeptem 
,« fùniiumj di silo fortìMimo posto so- 
,, pra m monte munito di Rocca , con la 
,, Chi fi a sopra ano straboccbefole pre- 
,» cip ìlio e €ht aveva una sola porta ed era 
..tinto di grosse rooraglie,, {Ghirardacei 
11 eli' rndìce dell' voi. T. ). 
Nessun indialo abbiamo . né della origine di que- 
sto Castello , né de' snoi dominatori , cbe furoo for- 
se fk-a gli antenati della celebre Contessa Matilde ; 
ma consU per certo . che sulla flne del XIII secolo 
Bologna il signoreggiava ; che nelle guerre del 1297 
fta da essa fortificato , nel 1298 liberato dalle scorre- 1 
rie delle genti di Piagnano e Piancaldoli t nel 1307 
stretto a concorrere alla spesa della Rocca di Sassi- f 
glione ; e nel 1428 difeso da nemici , che non valsero 1 
a conquistarlo. Dal che tutto é a dedurre che sol- 
Unto verso la metk del secolo XV il Castello di Sti- | 
fonte fosse diroccato , e totalmente abbandonato. E i 
che abbia avuti tempi di vita gloriosa e fiorente ne 
danno prova gli uomini di pregio che produsse de'qua- 
li le istorie fanno parlicolar menzione , come sono 
l/imbertino da StifotUe, ricchissimo signore, an* 
liano in Bologna nel Gennaio del 1302 , uno de* sa- 
pienti nel 1294 , Ambasciatore a Parma /Modena , e 
Ravenna nel 1295, e 1299 : Fya Enrico da Stifatde 
cavaliere Gaudente , che dopo 35 anni di religione 
fu nel 1296 fatto Priore di S. Michele di Castel dèi 
Britti,e Generale dell'Ordine: Sa$io da Stifonie 
•tato pih volte degli anziani, e consoli di Bolo- 
gna negli anni 1366. 1367, 1368, e 1370; e GUh 
fxrnni Sosio da Sti fonte creato uno de' sedici depu- 
tati per la riformagione dello Statuto di Bologna al- 
ti 10 Maggio 1398. 

Dopo l'abbandono, e diroccamento del Castello 
nessun' altra memoria trovandosi di esso sembra che 
abbia avuta sorte pari agli altri Comuni del Bolo- 
gnese , scrivendo l' Alidoii, che fu dato in feudo ad 
Antonio maria di Giovanni Ugnani con titolo di 
Contea , al quale forse fu tolto da Clemente VII. 

Ora dunque colà nv* era la sede del Castello in' 
sulla rresta di sassoso monte , dall' una parte co- 
verta di boscaglie e di colti campi , dall'altra di fra- 
nate balze , si vede sorgere la chiesa Parrocchiale di 
Stifonte , con Campanile a tre Campane , ed altro 
ampio Casamento a fianco , onde il Gasparini chia- 
mò tal vetta. 

Queir erta a cui torreggia 
Doppio edificio in fronte. (*) 

Anche l' antichità di questa Chiesa risale a' tempi 
molto antichi, venendo essa annoverata od Campio- 
ne della Mensa del 1878, fra te dipeoécoU dal Pte- 



baoato di 5. GioMimt' BvangdiiUi di Faih o Pa- 
nino al quale sottostette , inttnchè Siilo V aven- 
do conceduto Pastino al Collegio Montalto, fti essa a 
24 Gennaio 1575 a decreto di Mona. Angelo Peruzzl 
Vescovo sulfraganeo , e vicario generale dell' Emioen- 
tissimo Arcivescovo Gabriele Paleotti data ai Vica- 
riato di S. Pietro di Oizaoo , nel quale è tuttavia 
compresa. Il Gluspadronato di lei appartenne In anti- 
co ai Mexxovillani, cui suceedettero I Gandolfi ed 
Il Capitolo Metropolitano, donatario Momanti , 
per la eredità di SiMa Mezzo TiUani; e da ulti- 
mo al solo Colonnello Agoiiino Gandotfl Odofredi 
(anche in qualità di donatario di Gindio FWtontm' ) 
ed ora un tal diritto è passato ne' suoi eredi. 

La Chiesa attuale tu rifabbricata di nuovo , e plb 
latamente nel 1691 con volta di pietra coli* aprirvi 
la porta ad occidente , e farvi tre Cappelle. 

Nella Maggiore oV è onorata M. V. AMsmta in 
Cielo (di cui si fa la festa titolare a 15 Agosto 
d'ogni anno) è 11 quadro che la rappresenta eoi 
Santi Giuseppe ed Antonio da Padova, opera di 
Gio. Battista Bolognini. Di Giacomo Quadri da 
Lugano sono le sculture che ornano codesto altare. 
In quella delCfOd/Esso eretta con' danaro di Se • 
basliano Poggi, vedesi In quadro a olio Gesù Cri- 
ilo in Croce, con 5. M. Maddalena dall' un lato , e 
S. SébaeHaano dall' altro. 

Nella terza Cappella , cbe venne compiuta dopo il 
1691 , ed è spettante alla Chiesa , sono venerati SoH- 
ta Lucia , e 5. Aidonio Ahb. in uo dipinto ridotto 
a poco buon stato. 

La Parrocdiia di Stifonte , che ha per zelantissimo 
parroco il Mollo Reverendo Slg. Don Antonio Roma- 
gnoli, i lontana da Bologna quasi 11 miglia, tro- 
vasi posta sotto il Governo di essa città ; e nel Co- 
mune di Oziano , terminandosi il suo distretto alle 
parrocchie di S. Pietro d'Ozxano, Ciagnano , Ca- 
iola Canina, Monte Arwusto, Vignale , Monte Cat- 
deraro e Varignana. La sua popolazione non ginn- 
ge a 300 anime ; ed il torrente Quaderna che oaace 
nel territorio di Quarneto passa sotto U monte sul 
quale la Chiesa è locata. 

Due OratoriI sono a lei sottomessi , e cioè S. Gio, 
Battiita in Mercatello , che è l' unico Borghetto . o 
ridotto di case della Parrocchia. Ebbe questo Oratorio 
la sua erezione nel 1673 dalla famiglia <Legnani Per- 
ri , appartenendo ora al %. Astolfo Xanarini, K 
qui è ove ogni anno à 28 ottobre si tiene la flre« 
quentata fiera , detta di S. Simone, 

V altto Oratorio è sMro a 5. Luigi Gonzaga, fu 
febbricato nel 1707 dal Dottor Giuseppe Bartollni, e 
sorge nel luogo già detto la Torre dei Fam, ed 
ora de' Viaggi, che uè hanno la proprietà. 

RiporU II Calindri {Diz, Cor. voi. 5^g. 135) esser- 
vi tradizimie cbe al Serraglio, foste mi pkcM 



eonreito MServIU, t die di II p«ia«c la ria 
CMidoceva a Fircaze. 

Nel territorio del Castello di Stifonte circa il 1097» 
(e 000 1125 come dice 11 Masiai) fu %ì^ foodato il 
Mooattero di Mfonacke di S. Criiiùia , il tecoodo di 
Ciinaldoleti eretto io Italia dal B. Midollo Prior 
Geoeraie di queir ordine. Hooastero iosigac per le 
dooaziooi clie gli fiirona fitte; per gli uomioi il- 
lustri cui dovette sua origioe , e per la saotiU del- 
la B. Lucia cbtf vi abitò. 

Prima Abbailessa ne fu MaUtde oala dal Coote 
GoUdio , e da Cuniza » reggendo la quale , circa il 
1 130 , poco dopo che Enrico Vescovo di Bologna avea 
cOBSecrata quella prima chiesa , dovè mutarsi di luo- 
go al Convento, per qualche frana u Latina . o 
per ioteroarsi vieppiù le sante romite fra il folto 
de' boschi e fra le cupe valli. Dopo il 1142 a Ma- 
tilde succedette nel grado di Abbadessa Lucia per 
la santità , e po' miracoli della quale la Chiesa , 
lasciato il primiero nome di 5. Cristtna, prese qud- 
lo della B. Ijucia. Nissuna distinta narrazione de' fat- 
ti di questa serva di Dio ci è pervenuta a cagione 
della vetustà de' tempi , solo è noto universalmente 
il prodigio che vengo a riferire. 

Usava Lucia udire la messa ogni dì da piccola fi- 
■cstra di sua celietta che meltea nella Chiesa e per- 
chè bellissima era di volto , e di persooa , un nobil 
giofaoetto bolognese l'ebbe veduta , e perdutamen- 
te ne innamorò. Le frequenti visite di costui , e gli 
aguardi che troppo accesi lanciava ne la fecero ac- 
corta ; oodecchè rinchiusasi nel segreto di sua came- 
retta a quella finestra non si mostrò pih mai. Ca- 
duto allora d* ogni speranza il giovane e stimando 
potere 1* assenza mitigare la sua fiamma si die a 
peregrinare fra barbare e lontane nazioni. Ma preso 
sventuratamente da Saracioi, gittato in carcere, e 
atretto da catene gli venne proposto o rinnegar la 
fede . aver la morte. In queste angustie ricorda- 
tosi di Lucia ~ O verginella di Cristo , sclamò , se 
fwdo tu puoi apyresso a Dio, deh mi jìorgi aiu- 
to , e mi libera dalle presenti necessità. - Poco 
stante si addorm«*ntò , ed ( oh meraviglia t ) si trovò 
al destarsi lungi un tiro di pietra al Monistero di Sti- 
fonte. con tuttavia le catene a' piedi; ed ivi stando 
udia il suono delle Campane della Chiesa i quand' ec- 
co apparirgli innanzi la Vergine beata , ed egli : 
Vivi tu anco , o Lucia ? - Vivo rispose , la vera 
vita in cielo , tu va e (juesti tuoi ceppi reca al mio 
sepolcro , IHo ringraziando che dal sovrastante pe- 
ricolo ti liberò. - Obbeiii egli , e que' ceppi veggonsi 
tuttora pendenti all'altare di lei a perpetuo testimo- 
nio dell' operato divino portento. 

Ma perchè il luogo del secondo monistero era pur 
esso la vinoso , e troppo disagevole alle religiose , e 
a loro direttori ebbero nel 1156 da Gregorio ab. di 
6. Michele di Castel de' Britti la Chiesa e la Casa di 
S. Aiìdrea di Oziano ove passarono ad abitare , la- 
sciati a Stifonte alcuni Conversi , e Converse , stati- 
vi infino al 1457 , come si ha da' Nccrologii. Ma an- 
che di lii , per le guerre , o per la brama di ridur- 



ci in €»IA <i Mhm k 1 

al ttlS ad abitare im B§lm»m 

Mina deUa nNdaxuL M ts^ 

13 oowembre , faroa levale k 

ci» dalla Cliicaii9/a er'cruMi 

lo quelto di S. Aodiea di Qzisa 

a Mpatffere graMie co flco r r oet m 

te i popoli , elle lo flwlli perà 

r«lido e presenlisaiaio il psónà 

le Monache laaciaraao perin sk 

B. Lucia, foa per U riaooauii 

che tenevasi la rrstauraroaa toU 

anno 1393 . e tale durò a /aap.i 

nri t756 . quando a dì 1/ «fasto Ai 

visitava pei Card. Arciv. MàheuLù 

demolirla , o percliè niinosa e aia 

coli delle frane , i MioisCrì ed Mm 

cero nel 1769 ia modo , cbt adU n 

ceaco Gavasei Arciprete di Ozjiat.i 

già spianata . ed ebbe a lameetaie 

di coloro , che atterrandole aoo »m 

la aorgeva ima colooneCCa , od na N 

ce che ne serbasse memoria, lì Olia 

Cor. voL V. p. I34> die vide questi I 

scrive che alla VaideOa non aMUi 

gnano » e a uo miglio da Slifoole i 

rimasto di queir aDf iche fatibridie d 

alquanto di muro ruinoso,e le kai 

gnavano l'area della Chiesa, e d'ai 

grestia , tane di rettili , dati* erte, e 

talmente coperte. Delle aefte fooU d 

nome a questo peese lo slesso Calia 

che cinque ; e due sole di nafnra ■ 

1' una detta VAcqtta Bini a delia Velf 

del Prato, o di 5. Cristina ,o B.Im 

lo e salubre è il cielo di Stifbate d 

cui colle, spazia l' occhio per ampio i 

orizzonte , poiché 

Or verde, or bruna, or pallida 
Onda di colli e monti 
S' addensa . e quindi emergono 
Dell' Appennin le fronti 
E lor di contro un piano 
Che fugge e in un confondesi 
Col mare, e il ciel lontano. 
Laonde nel suo Addio a tal Inogo • 
rini ebbe a rivolgersi ad esso. 
Salve, o bel colle! o placide 
Salvctc aure felici 
Di noia inconsapevoli , 
Fide ristora Irici 
Di spirti e membra inferme 
Pih che lavacro effluvio 
Dell' Epidaurie terme. 



(*) L* Addio a SKmroDTi, Ode di ff i riiarJ 
'o^M. i839 p«l S*ui. Il eh. prof. • 4w^ Q 
«l«,!aale poeta fu aìkrèìo in SlìLiite con pàivi 
Don KicoU Gaiperini rhe per ^-j aami rata* 
Cliìe*a di Stifuntc, • mvri li ^ Oltobc» tiSv. 

G. 



eMTCBlo àìServIU, t die di li (mhmic la ?ia cht 
CODdoccf a a Fircaze. 

Nel tcrnlorio del Castello di Stlfoole circa il 1097, 
(e non 1125 come dice il Masiai) fti già foodato il 
Monastero di Monodie di S. CfiiUna, il aecoodo di 
Camaldoleti eretto in lUlia dal B. Ridolfo Prior 
Generale di queir ordine. Monastero insigne per le 
donazioni che gli Turono fitte; per gli uomini il- 
lustri cui dovette sua origine , e per la santità del- 
la B. Lucia che fi abitò. 

PriBM Abbadessa ne fu MatUde nata dal Conte 
GoiÌdio,t da CuMÙa , reggendo la quale, circa il 
1 130 , poco dopo che Enrico Vescovo di Bologna avea 
cooaecrata quella prima chiesa , dovè mutarsi di luo- 
go al Convento, per qualche frana o Lavina, o 
per internarsi vieppiù le sante romite fra il folto 
de' boschi e fra le cupe valli. Dopo il 1142 a Ma- 
tilde succedette nel grado di Abbadessa Lucia per 
la santità , e pe' miracoli della quale la Chiesa , 
lasciato il primiero nome di S. Crùtina, prese quel- 
lo della B. Lucia. Nissnna distinta narrazione de' fat- 
ti di questa serva di Dio ci è pervenuta a cagione 
della vetustà de' tempi , solo è noto universalmente 
il prodigio che vengo a riferire. 

Usava Lucia udire la messa ogni dì da piccola fi- 
nestra di sua celletta che mettea nella Chiesa e per- 
chè bellissima era di volto , e di persona , un nobii 
gloranetto bolognese l'ebbe veduta , a perdutamen- 
te ne innamorò. Le frequenti visite di costui , e gli 
aguardi che troppo accesi lanciava ne la fecero ac- 
corta ; ondecchè rinchiusasi nel segreto di sua came- 
rette a quella finestra non si mostrò pih mai. Ca- 
duto allora d* ogni speranza il giovane e stimando 
potere 1* aascnza mitigare la sua fiamma si die a 
peregrinare fra barbare e lontene nazioni. Ma preso 
aventuraUmente da Saracinl, gillato in carcere, e 
stretto da catene gli venne proposto o rinnegar la 
fede , aver la morte. In queste angustie ricorda- 
tosi di Lucia - O verginella di Crislo, sclamò, se 
pmdo tu puoi appresso a Dio, deh mi porgi aiu- 
to , € mi libera dalle presenti necessità. - Poco 
stante si addormentò , ed ( oh meraviglia ! ) si trovò 
al desUrsi lungi un tiro di pietra al Monistero di Sti- 
fonte, con tuttevia le catene a' piedi; ed ivi stendo 
udia il suono delle Campane della Chiesa ; quand' ec 
co apparirgli innanzi la Vergine beate , ed egli -. 
Yivi tu anco , o Lucia ? - Vivo rispose , la vera 
tnta in cielo , tu va e (fuesti tuoi ceppi reca al mio 
sepolcro , Dio ringraziando che dal sovrastante pe- 
ricolo lì liberò, - Obbedì egli , e que* ceppi veggonsi 
tuttora pendenti all'altare di lei a perpetuo testimo- 
nio dell' operato divino portento. 

Ma perchè il luogo del secondo monistero era pur 
esso lavinoso , e troppo disagevole alle religiose , e 
a loro direttori ebt»ero nel 1156 da Gregorio ab. di 
6. Michele di Castel de' Britti la Chiesa e la Casa di 
S. Andrea di Oziano ove passarono ad abitere , la- 
sciati a Stifonte alcuni Conversi , e Converse , stati- 
vi infino al 1457 , come si ha da' Kecrologii. Ma an- 
che di là , per le guerre , o per la brama di ridur- 



li te città ai ìaktfù le Ifesadht. cmidiiecadnal circa 
al 1225 ad abitere in Bolacu ad Monlstefn di 5. Cri- 
Mina della Fowlazxa. NH 1503 a dì 7. altri acrivc 
13 novembre , furon levate le rellqoie detta B. Ln- 
cte dalla Chìesttola of erano onorate, e traaferite 
In quella di S. Andrea di Gazano , ove . contteiaatfo 
a spargere grazie concorrono ad eiae da ofai par- 
te i popoli, che In molti pericoli sperimenterane 
valido e presentissimo 11 padrocinio di quelle. N2 
le Monache lasciarono perire allora laCIUeaa delU 
B. Lucia , ma per la rinomanza e venerazioBe io 
che tenevasi la resteurarono totelmente nello atcasd 
anno 1593 , e tale durò a lungo , esistendo ancora 
ntl 1756 , quando a di 11 agosto D. Antonio Muri h 
visitava pel Card. Arciv. Malvezzi. Conceduto però il 
demolirla , o perchè ruinosa e cadente , o pei peri 
coli delle frane , i Ministri del Monistero te disfe 
cero nel 1769 in modo , che nella visite di O. Fran- 
cesco Gavasei Arciprete di Gazano , U trovò questi 
già spianata , ed ebbe a lamenterò la traacnranzi 
di coloro , che atterrandola non avean posto ov'el< 
la sorgeva una colonnetta , od un pilastro con ero. 
ce che ne serbasse memoria. Il Calindri però (Ih'r. 
Cor, voi, V, p, 134) che vide questi luoghi nel 17SJ 
scrive che alla Valletta non molto lungi da Cia 
guano, e a un miglio da Stifonte non altro en 
rimasto di quell' antiche fabbriche che un arto cn 
alquanto di muro ruinoao,e le fondamente che se 
gnavano l'area delU Chiesa, e d'una piccola Sa. 
grestia , tane di rettili , dall' ert»e , e dalle apine te 
telmente coperte. Delle aette fonti che diedero gU 
nome a questo paese lo stesso Calindri non treij 
che cinque; e due sole di naiura medicamentosa; 
I' una dette V Acqua Bini o della Volpinara; l'altri 
del Prato, o di S, Cristina , o B. lucia. Tempera 
to e salubre è il cielo di Stifonte dalla vette de 
cui colle, spazia l' occhio per ampio ed amenissimi 
orizzonte , poicliè 

Or verde, or bruna, or pallida 

Onda di colli e monti 

S* addensa . e quindi emergono 

Dell' Appennin le fronti 

E lor di contro un pi«ino 

Che fugge e in un conrondesi 

Col mare, e il ciel lontano. 

Laonde nel suo Addio a tei luogo cosi ir Caspe 
rini ebbe a rivolgersi ad esso. 
Salve, bel colle! o placide 
Saivctc aure felici 
Di noia inconsapevoli, 
Fide ristora trici 
Di spirti e membra inferme 
Pih clic lavacro effluvio 
Dell' Epidau rie terme. 

(*) L'Amio a SiTTBroiiri, Ode di Bcnurdo Gtxmiai E 
lofM. it39 H S««si. Il rh. prof. • A««. GMpmu Ih» * 
«l^fMla pMla !■ alkiraio in Sliiuiite eon |nlef> cw* lUk ■» 
D'm Kicola Gsapcrtni rhe per 4? **ni c«»«t «wnlinta» I 
ChÌM di StifvBit, • «vri li 9. Otiubra itl7. 

G. F. Rambblu. 



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DI gere<;lio« 




^h dilettosa lUIIal per ogni ttn 
^i|ììdggift a valle o pesdice. il clima 
St k pisola maniftsUioo una terra 
fam^La dal aolei Sino in cima a' pili 
E soiaarj tuoi balzi , le arti . chiamate? i 
[ dalla reh|lone , stamparooo 1* Impronta 
genio colle meraviglie dei loro lavori l 
E vera meni e l' Italia è bella in^ ogni ano 
angola « aacbe meo fk'f quentato ; anzi la 
descrizione dei luogbi mal noti o non per anche de- 
Rritti della nostra penisola , riesdrk sempre il pih 
allettevole e curioso de' libri. 

Non pertanto i termini prescritti a quest* opera 
mal ci concedono di fermarci a lungo nel dipinger 
le naturali bellezze delle terre che visitiamo. Onde 
staremo contenti d' ùidicare al lettore i politici av- 
venimenti dei luoghi , per poi accompagnarlo nei re- 
ligiosi ediflzj > ove la pietii di coloro die Girono spes- 
so ranfonde la grettezza e 1* accidia dei moderai e 
pih civili credenti. 

Le antiche storie non parlano di CengUo; e Mi- 
lustre Salvator Mnzzi ne* suoi AnnaH non Di cenno 
di questa terra che nel 1117, dicendola governata 
da un nobile , il qnale , secondo il Calindri , sarebbe 
stato della famiglia degi' hxttd , e pih tardi di quel- 
la di Sinibaido da Savignano. 

Questi tiranni , succeduti ovunque ai liberi gover- 
ni , procuravano collo splendor delle giostre e colle 
laute imbandigioni di stordire i generosi , allettare 
i vani , ed abbagliare la plebe , sempre ingorda die- 
tro queste ItKcicanti apparenze. Avean rócche , ca- 
stelli , ed altri luoghi forti. Tenevano gente armigera 
e feroce , sgherri , cameflci e banditi j pronti ad 
ogni delitto che il lor Signore gli comandasse. É 
quando sul declinare del secolo XIII fhrono cacciati 
pel valore delle bolognesi milizie, gli abHanti non 
respirarono le aure di libertà che per pochi anni , 
cadendo il paese in balia delle orde del Marcheslno 
Lupo e dei famosi Conti da Panico , le quali trava- 
gliarono questi popoli sino all' anno 1310. 

„ Era I* Italia in quel tempo insanguinata e divi- 
sa. Infiniti tiranni domestici o stranieri la lacerava* 
DO per ambizione di dividersela a brani. GÌ* Impe- 
ratori non avean perduto di mira quel fantasma 
d* impero romano , che di tratto in tratto voleano 
far rivivere. I Re di Francia anelavano 11 conquisto 
Tomo ii. 24. 



di Napoli e di MHano. Il Senato Veneto , politico ed 
ardito , commerciante e guerriero . vOIea dominare 
ani 'maro ed estendersi sni continente. Molte città . e 
repubbliche erano io pari tempo sconvolte dai torbidi 
^d^ libertà» e da que' della guerra. Cento fazioni sor- 
gevano, si urtavano è cadevano; Cadeau spenti a vicen. 
da conginraU e tiranni. Qliéste ainlrade, delle qua- 
li gì' Imperatori avean abbimdonata la sovranità , non 
4»er anco pervenute aW iramediaU tibbldien^ deHa 
Chiesa , erano divise tra molti picCoU* tiranni , che 
comandavano ad uno o pih paeéi-, dove 11 coraggio 
degli abitanti erasi spento nella servith. Non è quin- 
di a maravigliarsi se tante vicende e tanti mutamen- 
ti di signoria sofferse il bolognese contado , ed io 
ispeeie le ricche terre che si trovavano lungi dalla 
Otta , prossime ai naturali trinceramenti dcH'Apeo- 
nino. 

Ma tante sventare e tanta oppression di governo 
dovcano una volta cessare. Il Senato di Bologna , col 
stava a cuore di ampliare il proprio dominio , fece 
che un numeroso esercito , guidato da esperti capi- 
tani , venisse su questi monti a discacciare que' pre- 
doni } i quali , riftiggitisi nel fastelli di Stagno e di 
Montacuto , ed ivi per pih mesi assediati e combat- 
tuti , dovettero alla ane arrendersi e consegnarsi 
prigionieri. 

Il Senato di Bologna fece in appresso demolire le 
ròcche ed ogni altra fortezza di questo paese i e tro- 
vando già unito al territorio di Ceregliq il territorio 
di Susttno, lo costituì in una sola moisaria» sotto- 
ponendola al capitanato della Montagna che risiedeva 
hi Vergato. Dopo le vicende italiane del 1796 diven- 
ne una frazione de! comune e della giuàdicenza di 
quel Capo-luogo i e nella stessa condizione trovasi 
ancora. Ha una circonferenza di molte miglia ; ma 
la sua popolazione di 304 Individui , piuttosto che 
abitare disseminata in queir ampia superficie , vive 
riunita in alcune borgate o casolari. 

In questo tratto la campagna somministra un'ec- 
cellente veduta al pittore dì paesaggi. Il suo orizzonte 
è qua e là seminato di monti, che sembrano giganti 
In atto di assalire le stelle. Le abitazioni son circon- 
date da spessi noci , la cui vigorosa vegetazione io- 
dir4i un suolo ricco e un clima temperalo j e dietro 
alle case le viti s* ergono in pergolati , mentre all'in- 
torno e sulla cima del monte un ampia foresta di 



ficitie t H cattifii , CM tmU frtterit M akerl*- 
•i caspi Cimo la pifcipM rkcitiu ed tao torri» 
torio. 

n etimo dmiqiio è Iciipcmìo , mMcm ImM ptaU 
tosto al ntddo che al caldo. HcriiiTerM dlfUtU fl 
termometro discende sino a dieci gradi sotto zero , 
mentre aell' estale non oltrepassa i diciotto gradi di 
calore. V aria poi vi è sempre pura e salubre , e 
1* acqaa limpida e freschissima. Gli abitanti , appar. 
tenenti In gran parte alla elasse degli agricoltori, 
sono mansueti , ed affiblli , né solamente fra i ric- 
chi , OM anche (ira la genie po?era % ed è questo un 
dono della Proffidenza , poiché né il clima vi ha in- 
Inlto . né Ai r efttto dell* educazione » la quale ansi 
è qui OMiltisilmo trascurata. 

La parrocchia di Cereglio trovasi al sud-ovest da 
Botogaa , In distanza di ventiquattro miglia i e per 
accedervi si Ci uso della nuova strada rotabile dietro 
Reno sino al castello di Vergato. Da qui si giunge 
Mi luogo , passando da Susano per una via cavalca- 
bile , sempre pittoresca , o piena di stupende vedute. 
n suo BMtvoso distretto , bagnato alle flilde dal tor- 
fMto YergakUo, Ttene circoscritto dalle cure di To- 
te. Kntkuù pieve , CasigM, Susaoo. e Prunaroloi 
ed è civitanente compreso nell' appodiato di Tolé, 
tolto la dipendenza di quel Sindaco comunale. 

Da queste brevi notizie , Ciremo passaggio agli 
odlfixi lacri che adomano il territorio nMdesimo. 

La tua chiesa parrocchiale (sebbene se ne ignori 
l' origine) dev' essere di remota istituzione , giacché 
ti hanno memorie che nel 1402 cadde per vetuste , e 
tn dai popolani riCriibricata, L'elenco delle parroc- 
chie dell' anno 1378 ne fa menzione , ed accenna che 
il suo gius-patronato spettava in quell' epoca ai par- 
rocchiani I rilevandosi dagli atti Vescovili che simile 
diritto venne poi donato dai parrocchiani stessi al 
conte Ercole Bentivoglio nel 27 Gennaio 1509 con ro- 
gito del noterò Camillo Dal Prato. Questa nobile ed 
Illustre famiglia ha sempre conservato , e mantiene 
ancora tale gius onorìfico ; ed ogni qualvolta occorse 
di abbellire e ristaurare la chiesa , concorse genero- 
tamente a sostenere il dispendio. 

La chiesa riedificala nel 1402 era vasta come la 
presente, ma di forma antica, col palco a travi , senza 
ornamenti e senza bastevoi luce nell'interno. Aveva cio- 
que altari i e benché tanto spaziosa, era senza coro e 
senza sagrestia. Nella metà perUnto del eccolo XVIII 
ti pensò di costrnlrle il volto , di ornarla di capitel- 
li , di cornici e di fregi , di allungare la cappella mag- 
giore e di edificare la sagrestia. L' opera fu compila 



hi M doMMloi Cd n tempio torti di un'eleganza 
tontMtith aiMiIrahUi. Bato é lungo nell' intem i 
pMi 60, allo SS, Urgo Mi d'ordine dorico , to- 
pmhhOBdtnte di fregi e di teniture , ma ali* occhio 
artistico poco armonizzato nelle sue parti , avendo 
la cappella maggiore ancor troppo angnsU in rela- 
zione alia vasU platea dell' ediflzio. Nove sono le 
cappelle e aetle gli altari , essendo occupate le altre 
da due grandi confessionali. Il quadro dell'aitar mag- 
giore rappresenU la B. V. con S. Biagio titolare del- 
la cura , ed altri Santi , ed é lodaU opera della scuo- 
la bolognese. La cappella seguente é dedicaU al San- 
tissimo Rosario , la terza al SS. Crocefisso , U qnarU 
(con un quadro dell' immorUle Tlarìni) a S. Maria 
Maddalena , la quinU a S. Felice, la sesU ai Ss. An- 
tonio Abate, e PaUvino, e l'ultima alla Risurre- 
ziooe dei Salvatore. 

La torre delle campane (h edificata nell' anno 1640 
con quel pessimo stile di architettura, che la corru- 
zione delP epoca soffriva anche nelle grandi città; e 
vi fìirono poste due campane, poi altre due, che 
formarono sempre un cattivo concerto. Ora con lo- 
devole zelo si pensa di ristaurare quel campanile , e 
di aggiungervi la gugUa piramidale i e si raccolgoM 
già le offerte per formare un nuovo e pih armonioso 
quarto di campane. 

Altro grandioso ristauro si é fatto di recente nel- 
la chiesa per cura dell' odierno piiasimo rettore Am 
Gioacchino MaccetUellù Si rinnovò la facciaU e si 
intonacarono i muri estemi i si riformarono le men- 
se degli altari i furono corretti i trt%ì e gli ornati i 
si diede una tinta generale alle pareti ed al volto; 
si fece acquisto di un organo i e si costruì per esso 
sulla porU principale una bella e spaziosa cantoria. 

Questa cura é stata sempre ed é tutlor compresa 
nella congregazione di Roffeno Pieve ; ma per ogni 
affare ecclesiastico dipende dal R. Arciprete di Tolé, 
il quale fu investito dall' Eminentissimo Arcivescovo 
del titolo e delle attribuzioni di Vicario Foraneo. Si 
festeggiano qui le glorie dell' invitto martire S. Bia- 
gio nel giorno 8 di Febbraio; e non avvi nel recinto 
della parrocchia che un solo Oratorio , dedicato alla 
Madonna del Carmine , il quale non presenta veruna 
cosa degna di menzione. Bensì nelle sue borgate ve- 
desi qualche fabbricato civile , che si distingue da 
lungi fra le rustiche dimore dei coloni per una certa 
pulitezza e simmetria ; la quale molto si loda da 
tutti , ma ben di rado a* incontra in queste montuo- 
se regioni. 

DOTT. Luigi Ruoosmi. 



— 90 — 



S. BIAGIO DI BONGOPINTO 




I onf^onvento diiUate da Bologna §et- 
3 le Hìglii è circoadato dalle Comn- 
jnllà ài ^ndaaello , di Caaadlo, del- 
Pediitle , di Sala , t della Loogara. 
inUco «LIO some era Cineto , Cioe- 
' tolo t ù Canilulo , cbt coasenroMl alno 
Utminare del Secolo decimo quinto. Coo- 
j forme seri reno «rcooi , ebbe la deoomina- 
h liooe da He canne cbe spnotavano abbondan- 
ti neN' AlTeo del vicio Reno , colle quali formavansi 
dardi forti e un tempo leggieri « tanto lodati da Cajo 
Plinio II. nella lua Storia Naturale Ub. 16. e. 36. 
Ritenuta per vera questa opinione , conYeraaai cba 
la famiglia popolana detta Canetoli o da Canetolo 
aTcsse il tuo Cognome da questo paese , e non glielo 
desse. Divenne essa talmente potente in Città , cbe 
imprigionando il Cardinal Legato Condulmlero nel 
1434 , la sottrasse dal dominio del Papa , e Battista 
Canetoli ne reato come Padrone. Ma l' Anno seguen- 
te congiunto con Francesco Ghiailieri uccisero a tra- 
dimento Annibale Bentivogli, per la qual morta il 
popolo cbe lo amava molto si sollevò, atterrò e mise 
a fuoco le loro abitaxioni , uccidendo Battista con 
molti della sua fazione , e cacciando in bando gli al- 
tri , loro confiscando i Beni » singolarmente I posse- 
duti in Canetolo , una parte de' quali furono poi re- 
■tituiti a certuni soltanto di quella famiglia nel 1454. 
In questo paese sulla ripa di Reno sorgea un antico, 
nobile , e forte Castello detto Canitolo , gli Uomini 
del quale ai 4 di Settembre del 1157 spontaneamen- 
te si diedero sotto certi patti , e giurarono ubbidien- 
sa al Comune di Bologna , cedendolo col consenso , e 
d' ordine de' suoi padroni. Questo Castello secondo 
il Savioli era situato presso a poco ov* è la Cbiesa 
attuale di Bonconvenlo j al che aggiunge peso la do- 
minazione di un piccolo podere di ragione del Parro- 
co » di Tornature nove circa, in molta vicinanza di 
essa detto il Castello , o Castellazzo. Oltre di detto 
Castello altro in questo Territorio dovea esservi dal- 
la parte superiore , leggendosi nel libro de' battezza- 
ti della Parrocchiale, di una Casa ora detta Cashi 
veUrii, ora Cattri dentper, e quando ancora Ca- 
afri VMJoTù, e uno stradello che forM vi conduceva 
y%a Coati. ProbabilmenU ftt desso U Castello di San 



Marao ceduto dai suoi padroni U 14 Giogno 1188 al 
Bolognesi , colia riserva del Gius Dendale. Il Savioli 
lo colloca tra i due torrenti Muzxa , a Samoglia, ma 
è coaa ce rU cba trovasi nelle vicinansa di Canetolo. 
Di ambo questi CasteUi non rasU pih sopra terra 
vestigio alcuno. 

Passando ora ala storia della Chiesa di Bonooib 
«ento, possono darsi la seguenti notizie. Adelasia li- 
glia di Piatolo di Rolandino de' Romanzi eresse nel 
distretto di Bonconvento una Chiesa aotto il titolo 
di S. Maria di Bonconvento de Tèrra Camioh, ed 
avendola doUU come ParrocchU, ne cedette U gius 
ai figli di Guido Boatieri li SI Maggio 13S8. Nel 
1366 trovavaai essa compresa nel Plebanato Perslcc- 
Uno . a nel Campione della Mensa Vescovile dal 1878 
sotto questo Plebanato vi si legge appunto Sedetia 
8.MarimdtB(meammilodeC(mUido. QuesU Chle- 
aa fta in seguito nniU aU' altra di S. Martino de Po- 
nigaU veltri, cessò quindi di essere Parrocchia , ed 
il suo territorio venne concesso alla cura del Parro- 
co dell* altra Chiesa di S. plagio de' Canitulo aUas 
Bonconvento , che è I' attuale Parrocchia , la quale 
nel 1378 noo era che un Beneficio spettante al Capi- 
tolo di Bologna , come ne accerta il ricordato Cam- 
pione della Mensa , ove sU deacritU cosi : Bedeeia 
S. IMdxti de Cofi^liito. Divenuta dunque Parrocchia» 
e tale era certamente alla metà del Secolo XV , fU 
essa pure sottomessa al Plebanato Persicetano, come 
si verifica in altro Campione del 1500 presso I' Ar- 
chivio della suddetta Mensa , nel quale viene deno- 
minata in questo modo t Eccletia S. Blatii de Co- 
net^ alioM de Btmamoenio, e vi è in esso memo- 
ria che i parrocchiani avevano il diritto di presenta- 
re al Vescovo il loro bramato Rettore. Quando e co- 
me passasse ad essere di Collazione libera della Men- 
sa non si è potuto rinvenire j la qual cosa fa ritene- 
re che trascurando i parrocchiani medesimi la nomi- 
na del Parroco , subentrasse nei loro diritti la Men- 
sa , poiché dal 1574 al presente fu essa che senza 
interruzione a contrasto alcuno li conservò. All' oc- 
casione della riforma de' Plebanati della Diocesi or- 
dinata dal benemerito Vescovo di Bologna Cardinal 
Gabriele Paleotti , la Chiesa di Bonconvento passò 
per breve tempo a ùr parta dd Plebanato di Città 



nella di?ÌtiOBe del QnarUere di Porta Stlera , e cmI 
restò floo al 1570 circa , nel qua! tomo per le receo- 
te erezioni de' PlelMnali^p Vifarlatt MroMl si*tpic 
beni divenne inddlta coma | aie^* 4-^^^-^ 
Corticella. A foggia di Capanna era l' antichissima 
Chiesa di Bonconvento , e non avea che tre soli Alta- 
ri , il maggiore dedicato al Santo titolare , ed i late- 
rali sacri alla B. V. del Santissimo Rosario , ed alla 
martire Lucia. In progresso si ridusse ad uno stato 
tanto rovinoso , che il volerla riparare riusciva assai 
dispendioso e di tristo effetto. Il benemerito Parroco 
D. Domenico Borgia Bolognese fu l' Uomo attivo , in- 
traprendente » e di qualche buon gusto in Architet- 
tura che tanto si adoperò all' uopo col suo Ordina- 
rlo che ottenne nel 1766 una pensione di Lire 150 
per 30 Anni sopra le rendite della Chiesa Parrocchiale 
di l'Ianano. Col cumulo di questa , e colle obMazionl 
da' Parroechiani , a di altri benefattori s' accinse nei 
1786 alla ùbbrica dalle fondamenta dell* attuale nuo- 
va Chiesa , a la feea costruire sol modello di quella 
di Caaadio perfezionato , coi due Altari di pih del- 
l' antica del Santissimo Crocifisso , e di S. Giuseppe: 
IbmIiò la nuova Torre de' Sacri bronzi col suo Oro- 
logio, provvide il maggior Altare della Tavola rap- 
presentante S. Biagio ed altri Santi del Pittore Ma- 
gnoni , ultimò quest' altare e gli altri due come so- 
pra aggiunti , ricostruì il Battistero con Pila di mar- 
mo bianco • ballaustri di ferro ornati di Ottoni, il 
qtial Battistero esisteva già fino del 1566, epoca in 
cui conineiano i suoi Registri regolari ordinati dal 
lodato Card. Pancotti ; ma morendo nel 1803 non 
potè erigere la volta della Chiesa , che venne riser- 
vata al di lui non men benemerito successore Don 
Gtovannl Nasci di Granaglione, il quale ancora com- 
pi i due AlUrl laterali della B. V. del Santissimo 
Rosario , e de' Santi Martiri Fabiano , e Sebastiano, 
e Lucia , corredando qnesl' ultimo del nuovo Quadro 
operalo da Filippo Gargalli , e da sua figlia , della 
quale sono anche i Quadretti della Via Crucis , sic- 
come pensò pure a provvedere del suo quadro l' al- 
tare di S. Giuseppe che è opera del Balzani, e del 



fottoqsadro ei p rlm eito i 8auU Giniappa e Plctru 
Martire del Pittore Pedreffi i chinae di oseni U CI. 
milm.eéal f 88f coMnise al Boiogoese Akiiio Ve- 
ratt k flsbhrieaiitte MV attuale Organo. AB' uuo 
ed all' altro Parroco ta già attestaU la debiU eter- 
na riconoscenza colla segnentc iscrizione , che leg- 
gesi sopra la maggior Porta della Chiesa . conposta 
dall' egregio Parroco defunto di Boodanello D. Fran- 
eeseo Antonio Mignani , del quale sono ancora buona 
parte delle notizie di questa cura compresa nella 
sua Storia manoscritta della Pieve di S. Marino pos- 
seduta in ora dal non men dotto che gentile Maestro 
di Cerimonie di questa Metropoiilana Reverendo Si- 
gnor Don Pietro Lazzari. 

BLASio . SAircro 

DOMIRICOS . Boacu 

TICMPLUM . A . SOLO . AKDinCATrr 

aoAN . VAScius . OHIO . bt . irsi 

pnriciuifDmf . cubatit 

Aimo . M . noce . imi 

fOBNici . mposrro . altabibi» 

■Mcm 

Due soli Oratori esistono nel Circoodarlo di quo» 
sta Parrocchia dedicati a M. V. , di moderna fonda- 
zione, nno de' quali appartiene ai RR. Serviti, e l' al- 
tro alla Vedova Gainzzi. E' degno di lode speciale il 
generoso atto de' Signori Marchesi Campori di Mode 
na successori mediati dell' antica famiglia del Cane- 
toli nel possesso de' Beni in Bonconvento , i qnali od 
1844 vollero raddrizzare ed abbellire la strada che 
conduce a questa Chiesa. 

n territorio di Bonconvento di tomatnre Bolognesi 
8085. 138. 8 è molto fertile per la Canape , mediocre 
pel Frumento , e non ottimo per 1' Uva. Compreso 
resta nel Comune di Sala , e dipende dal Governato- 
rato Persicetano. Conta 541 Individui , che dal 1846 
sono spiritualmente governati dall' ottimo Parroco 
Signor Don Pietro Forlani. 




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MMTA WmQWMMA 



AL PASSO SEGNI. 




t'iieiU ChieM è ubicata a sinistra 
|Hel Fiume Reno nel Paesetlo deno- 
minalo - Passo Segni - compreso 
ne] Cornane di Ba ricella. Era una toì- 
i U toltilo Villaggio posseduto unita- 
mente alla vastissima Tenuta - Lam- 
I ma -- dall'antica Senatoria Famiglia dei 
I Giunti Si-piì. estinta nel 30 Decembre 1817 
ncilii lici^iìd del fu Conte Giuseppe Segni 
Cavaliere Gerosolimitano non professo , esimio culto- 
re di belle lettere . che lasciò un* unica figlia la Con- 
tessa Gfitnide avuta dalle seconde nozze colla Con- 
lessa Clementina Zambeccarl, non avendo avuto pro- 
le dalla prima Moglie Contessa Angela Persichclli 
Sorella dell' infranominando. 

Il detto Paesello unitamente a parte di tate Tenu- 
ta - Lamma - pervenne nel 1837 nel Cavaliere An- 
tonio Persichelli Patrizio di Cremona in forza delle 
convenzioni , e Transazioni col suddetto Conte Segni 
di lui Cognato , successivamente ratificate coli* Istro- 
mento 23 Decembre 1839 nei Rogiti dei Nolari di 
Bologna Signori Dottor Giuseppe Maffeo Scbiassi 
Checchi , e Dottor Antonio Sarti Pislocchi. 

Commosso V animo del nuovo possessore al vede- 
re che quei poveri Popolani abitanti alla sinistra del 
Reno atteso la distanza di olire sei Miglia dalla 
Chiesa Parrocchiale della Baricella di cui facevano 
parte , e di tre da S. Maria de' Boschi prima Chie- 
sa sussidiaria di detta Parrocchia, con pessime 
Strade erano astretti a varcare il Reno essendo tan- 
to la Parrocchia che la Chiesa sussidiale posta a de- 
stra del Fiume , dal che dispendio nel passaggio , e 
le tante volle , specialmente nel!' invernale stagione, 
impossibilità in essi di adempiere anche ne' giorni fe- 
stivi li pih solenni doveri di religione specialmen- 
te pei vecchi , malaticci , e ragazzi , ed a ricevere 
religiosa istruzione i il qnal danno poi accrescevasi 
pei detti popolani in caso di malattia^ e special- 
mente negli estremi di vita , dovendo non pochi di 
qoe' miseri trapassare senza li conforti di nostra San- 
ta Religione, non già per incuria dei Sacerdoti che vi 
erano preposti , ma per assoluta impossibilità d' ac- 
cudirvi ; commosso si disse il nuovo proprietario a 
tanti disordini , pensò di immediatamente provve- 
dervi intanto col porre un Sacerdote in luogo, e 



fare celebrare li divini Ufflci nella privala , ma se- 
mipubblica Càppelletta di utile dominio del Signor 
Luigi Ceneri , e di diritto del detto Cavaliere , che 
dal primo graziosamente ottenne in via precaria , e 
ritrovatasi dall' ecctesìastico superiore la necessaria 
idoneità nella propoMa persona del Sacerdote Signor 
Don Sebastiano Dapporto , e ottenuto il consenso del 
Signor Arciprete della Baricella , fu da Sua Eminen- 
za il Signor Cardinale Arcivescovo , come appare dal 
benigno rescritto della sullodata Eminenza Sua 23 
Ottobre 1837 , abilitalo a ciò , per cui col giorno del 
Santi 1 Novembre 1837 ebbe principio tale precaria 
beneficenza. 

Riconosciutosi poi dal detto Cavaliere la ristret- 
tezza di tale Cappella , e quindi la necessità di una 
Chiesa che potesse essere capace a contenere li con- 
correnti , incoipinciò nel 20 Giugno 1840 la costru- 
zione dell' esistente Chiesa , lusingandosi che in ap- 
presso sarebbe stala eretta od in Parrocchia , od in 
Vicaria. 

Diffalti convintosi sua Eminenza il Signor Cardi- 
nale Arcivescovo che la Parrocchia della Baricella at- 
teso la sua eccedente vastità era conveniente divi- 
derla , e resasi vacante la medesima per la morte 
del Signor Arciprete Dottor in Sacra Teologia, e Vi- 
cario foraneo Don Giuseppe Scbiassi accaduta nel 5 
Maggio 1813 , ne stralciò una rilevante parte , for- 
mandone due altre Parrocchie , e cioè una del Ter- 
ritorio a sinistra di Reno erìgendo in Rettoria la 
Chiesa in discorso , che il Patrono dessignò voler de- 
dicare alia gloriosa Vergine, e Martire Santa Filome- 
na , e 1* altra erigendola nella Chiesa di Santa Ma- 
ria Lauretana de' Boschi già sussidiaria alla suddet- 
ta Parrocchia di Baricella. 

Ultimatasi sollecitamente dal detto Signore tanto 
la Chiesa , che il Campanile , la Canonica e Casa del 
Campanaro , come in oggi si vede , e corredata dal 
medesimo la Chiesa delle occorrenti Suppelletili , ed 
Arredi Sacri , non che il Campanile di 4. Campane 
fuse dall' Artefice Bolognese Gaetano Brighenti , co- 
me pure la Dotazione perpetua tanto pel Signor Ret- 
tore che per un Cappellano che lo coadiuvi , venne 
celebrato nell' 8 Agosto 1843 avanti la Curia Arci- 
vescovile 1' Islromento di fondazione , ed erezione 
del Rettorato a Vicarìa io cura d' Anime indipendente 



ékìU Parrocchia defla BarMta a — f lM It -al 
■ntniB OMinaril , - coMcnraodaM al Foalalore 11 
Patronato » e udì' 11 Mio itoaao Mcaa gloroo dedi- 
cato a S. FlkNMia tmm bMadetta la t ud iU to GUr 
aa dal Molto Rmrciido SIgMr Dos taMOOO Mar- 
Mol ddlfato a dò da 8«a Bnloeiisa fl SIgMr Car- 
diaale AriHoaeovo . già oooiiBato ed approrato Ret- 
tore di dotta Cora , ed im m cdiato i iOBto aperta ed 
Ufflciata al DHrin Colto. 

Nello iteno giorno reooe eretto la Coonpagnia del 
SaatlialBBO SacraoMoto Mito 1* iofocaslofle di 8. Ao- 
tonto da Padova a cura » e tpcae del Foodatore dei* 
laGIdeaa. 

La fteciato della Chiesa è di hnon stile . le col 
WMmkntnn sono di nacigoo , coom quelle del svel- 
to » ed eiegaote Canopaolle somootato da no Globo 
di Metallo dorato portante ta Croce. 

La Chiesa è quadriinnga a Volta. L' Interno è pa- 
co d* àrchltettnra. di buon stile .* ha tre Cappelle 
tott' tra rioipetto alla Porta , quindi sempre di 
fhwto agli astantii quella di meuo è dedicata a 
Santa Fltonena Vergine, o Martire Utotere della 
Chiesa » ed ha dietro II Coro. 

Nell8l6 Ti Al collocato U Quadro ad Olio . capri- 
mento U Martirio della Santa , loderoie opera tanto 
per ta cooposiiione , che pel disegno ed esecuxione 
del Pittore Cremonese Signor BeDani. Quella a sini- 
Btm è dedicata alla B. V. Immacolata, e quella a di- 
ritta a Sanf Antonio da Padova. Li tre Altari aono 
di Itanni Ini , ed opera del distinto Artista Signor 
Carta Vidoni di Bologna. 

Ha due Cantorie laterali , sopra una delle quali 
ervi un' Organo non di gran Mole, ma buono ed è del 



Signor Vteecnso Manciù di Botagna. Ele- 
gante ricco è pura il Fénta Battaaimale « Marmo 
dIVcfOMu 

LaSagisaliaèhcnintcsa, ceMc è comoda ta Ca- 
ia del RcvmmidoSIgMr Rettore, o l'altra pd Cani- 



li Campanile è munito « Pamtahnine. n CaateOo 
deOe Campane merita shigolare meoxione » mentre è 
cosi maestrevolmente combinato , che quando si suo- 
nano tutte le Campane, il Campanile non risente ve- 
runa scossa , ed essendo applicata ad ogni Campana 
una Ruota , si suona senxa la minima fatica , si ri- 
sparmia personale , e si evita quei tanti diana tri che 
bene spesso avvengono nel suonare li cosi detti Doppi. 

La Parrocchia e distante da Bologna SS Miglta ed 
ha per confini , a levante la strada imperiate che la 
divide dalle Parrocchie di San Bartolomeo in Boaco , 
di San Giacomo di Marara , di Santa Marta CapoSn- 
me , tutte Parrocchie appartenenti alla Prorincia 
Ferrarese , a mexxodì , il territorio di San PleCro 
Capoflume Bolognese , a ponente un ramo del Rume 
Reno detto cato benedettino che la divide da Santa 
Marte de* Boschi e Sant* Antonio di Malalbergo i ed 
a Tramontana Sante Caterina del Gallo. 

In quanto a Edifizii profani rimarcabili te questa 
Parrocchia non trovasi che lo stabilimento già Do- 
gana a poca distanza del quale scorre il Reno. Gli 
nomini di tale Parroabia per gli altari dvill aono 
amministrati dal Comune di BaricdU di cui come si 
disse ftin parte , dipendendo il detto comune dal Go- 
Tcmo di Bttdrio. Conta la popotazione 400 individui. 




te 






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— 9« — 



SAIV MARTIIVO 



DI HENO. 




^^orse ooa a??i BorgaU né Contado 
ih Provincia Bolognese di tanta 
^i:flel>rità qnanto Casaleccbio di Rc- 
! no , iit per l' amenità del luogo , ala 
^ p«r le filariche memorie che lo riguar- 
f danD pei Monumenti che tuttora lì 
È posto a 8 miglia dafla Città 
I fuori di Porta Saragozza sulla Via Provhi- 
cìale che guida alle Terme Porrettane , e 
corre per fiicile ed insensibile ascesa lungo le sponde 
del Reno , e Tarcando l' Appennino prolraesi in oggi 
per non diffidi erta alla limitrofi Etruria. VisU piii 
deliziosa forM non STrebbe potuto effigiare il pennel- 
lo di Claudio o di Pussino. Ti presenti nel punto 
della Via che dolcemente declinando per svolta ti con- 
duce al magnifico Ponte di Pietra che unisce le due 
sponde del Reno , ed ivi ti si affaccia di flronte e la 
veramente signorile Villa Sampieri , e il Ponte stesso, 
ed al di là prima i bei Colli che fiancheggiano la stra- 
da lungo la sinistra del Reno j su d' uno de' quali 
torreggia l' Eremo sacro un tempo ai figli di Romual- 
do , poi in fondo li degradanti primi Appennini. A de- 
atra la florida pianura che muove dalle radici di 
dette Colline , e si estende a perdita di vista bagna- 
ta da tortuosi giri del Reno. A sinistra il dorso di 
Monte ricoperto di maestosa Selva , e presso alle fal- 
de r umile Parrocchiale di Casalecchio , che il suo 
non ignobil Campanile dipinge sul cupo verde del 
bosco. Il Reno che movendo dalli alti Appennini tacito 
scorre frammezzo a scoscesi monti giunge all' antica 
Rupe ferronia in oggi il Sasso , ed ivi composto a 
maestoso corso ed arricchito dalle acque del torrente 
Setta avanza verso la florida vallata di Pontecchlo 
sin presso a Casalecchio. Ma giunto al luogo ove 11 
fiume non potrebbe con equabile discesa trascorrere 
il suo Ietto precipita per immensa artifidal cateratta 



a rignadagnario, dopo di a?ere per iagegnioio manii- 
flstto proveduto delle Bceesaarle acque » m Canale 
che le guida a Bologna onde servire afil OpificU , e 
Mulini della atU. Opera degna deR' antica Roma , t 
della quale tesseremo la storia in appresso , unita- 
mente a quella ddll altri due luoghi celebri di que- 
sto contado , e cioè del Ponte e della Bastia dopo 
che avremo descritta la Parrocchial Chiesa di questo 
Comune. 

Giace la Chiesa Parrocchiale di Casalecchio a pie 
del Monte chiamato Castello. Forse su questo monte 
poggiava un fortilizio non innaddatto a quel luogo 
di dove poteva guardarsi lo sbocco del Ponte che non 
s' ignora dalle storie essere stato sino dal 1100^ se- 
condo il costume di qne' tempi fortificato dalla sinU 
stra sponda del fiume. L' epoca nella quale fosse ivi 
costrutta pienamente s' ignora, né la memoria in mar- 
mo non certo elegantissima collocata nel muro op- 
posto alla porta d' ingresso della Chiesa nel recinto 
dell' atrio e che verrà trascritta in appresa , vale 
meglio a chiarirne della vera epoca di sua fondazio- 
ne , la quale soltanto potrebbe portarsi a' primi se- 
coli del cristianesimo se si potesse con sana critica 
addimostrare essere stato quivi il luogo ove aorgeva 
U Cenobio de' frati Martiniani che nel distretto di Ca- 
salecchio esistevano certamente nel sesto secolo del- 
l' Era cristiana. H che non presenta però la pifa faci- 
le presunzione per li motivi che si dedorranno nella 
storia del Ponte e deOa Bastia di cui inferiormente. 

Qualstoia però 1' epoca di sua fondazione egli é cer- 
to che esisteva detta Chiesa nel secolo duodecimo, 
poiché li fi Ottobre 1S8S con lodo proferito da' Giu- 
dici compromissarii eletti dal Vescovo di Bologna e 
dal Priore e Canonici dal Convento delle Chiese uni- 
te di S. MarU di Reno , a del 8S. Salvatore di quo- 
sta Città , venne eoa altre Chiese per transazione 



dlmMM • e perpetoamente cednta al Priore Canonici 
e Coovenlo del SS. Salvatore. 11 Gluspalronato di et- 
ti appartenne fin d'atlora ani Conti Castcfll, ed tf 
certo Tiberio Maroni. Qiiesl' nltimo con Rogito di 
.Severo Campeggi 31 Marco 1297 lo cede al Convento 
di detti Canonici. Sul finire del secolo XVI Insorse 
Hte trai I detti antichi Giiispalronì colla R. Mensa 
Arcivescovile i ed il Vice Legalo d* allora in Bolo- 
gna , come special delegato del Pontefice proferì Sen- 
tenza li 23 Marzo 1601 nella quale venne dichiaralo 
Spettare il Ginspatronalo suddetto al detto Monaste- 
ro , ed alli Signori Coni! Castelli , li quali nel gior- 
no 7 Novembre 1602 onde scansare le liti che pote- 
faoo insorgere da tale promiscuità di Patronato , 
convennero in una perfetta alternativa , come risulta 
da Rogito di Valerio Panzacchia. Prosegui di tal mo- 
do questa allemativa sino alla soppressione de' delti 
Canonici regolari avvenuta per la francese invasione 
ed occupazione de' beni de' Regolari - Succeduto il 
Ciovemo , fì*a gli altri anche di questo diritto ne fe- 
ce cessione alla Reverenda Mensa Arcivescovile , che 
alla ripristinazione dell' ordine ad esso il summcnlo- 
Tato diritto ritornò. Esllnta poi la linea de' Signori 
Castelli per la morte della Signora Ginevra Castelli 
ultima di essi , subentrò nel loro diritto di alterna- 
tiva r erede di questa Sig. Galasso Rossi Conti di 
Carpi, U di cui figli e successori Signori Borso , Lu- 
cio e Bertrando nominarono l' attuale Reverendo Par- 
roco Sig. Don Giuseppe Olivieri li 23 Ottobre 1837. 

Nel 1378 era compresa fra quelle Chiese che dipen- 
devano dal Plebanato dì Bologna nella divisione del 
Quartiere di Porta Procula , ed in tale dipendenza si 
ttelte oltre il 1508. Rilevasi però da un Campione 
del 1558 che era passala sotto il Plebanato di Ponlec- 
cbio, e poscia nel 1570 sotto l'attuale Plebanato di 
S. Maria del Borgo Panigale. Ne indizio alcuno di sua 
antichità potrebbe raccogliersi dall' attuale costruzio- 
ne di delta Chiesa, conciossiachè ben si ravvisi anche 
per quella porzione di essa che non venne riedificata 
come nulla resti del primitivo Tempio che sorse in 
antico, e come ne' secoli posteriori al 1100 venisse 
all' attuai forma ridotta per quanto risguarda anche 
la parte non modernamente architeltata. 

L' esistente Chiesa Parrorchiale di Casalecchio di- 
ferisce onninamente dalle altre di Contado in questo 
che ove a quelle si ha 1' accesso da un aperto pia- 
no, ed oflTirono una qualsiasi facciata indicante esse- 
re l'edifizio al divin cullo consecralo, bassi a que- 
sta l'accesso da un atrio coperto, e recinto di mu- 
ri ne' quali niun segno apparisce che indichi ingres- 
so ad un tempio , talché se non sorgesse al fianco 
della medesima il Campanile ninno crederebbe ivi esi- 
Blere una Chiesa. La quale circostanza poi a noi sem- 
bra manifestare maggiormente la di lei antichità ; 
poiché la primitiva Chiesa doveva certamente pre- 
sentare nella sua estema forma 11 carattere di tulle 
le altre , e se in oggi non puossi tampoco immagi- 
nare ove esistesse la facciata di detta Chieu . non 
ostante che si conosca apertamente che quella porzio- 
ne di Chiesa attigua all' ingresso fu da gran tempo 



di nuovo riedUleaU . né poteasl di Ut iMdo riedlfl- 
care se fosse esistito nn qualsiasi prospetto cbe atreb- 
be col suo culmine certanMute sn^nto l'altexxa 
della suddetU parte di Chiesa i si potrebbe non ir- 
ragionevolmente concludere che subisse anche priaM 
di quest' Epoca altra immutazione di fonna , e die 
forse distrutta nelle loro incursioni dalli UngÌMri 
nel 904 o nel 937 sino d' allora venisse riedificata , e 
quindi nuovamente venuta In deperimento, ne' seco- 
li posteriori all'attuai forma fosse ridotta. Comunqve 
siasi però, convengono tutti -li storici senza stabilire 
1' Epoca di sua Fondazione , cbe questa data di re- 
motissimi tempi. Ecco il tenore della Lapide di cui 
facemmo parola qui sopra posta nel muro dell' atrio 
incontro all' ingresso deUa Chiesa nel 1706. 

D. U. T. 

PEnVITUSTA HABC 

VITOSTISSIIIA CASALECUU DE BBNO 

PABOCCIALIS BCCLKòIA 

O. MABTINO 

DICATA 

AB OBVl FRI MORDI JS 

I.AlfONlCOR0H SANCTAK MARIAB 01 HIRO 

CCllAK MANDATA 

AB BBA CnniSTl M. C. KT OLTIA 

DB JCBB PATROIVATUS 

FANILIAB DB ALBBBllS DB CAfTILLO 

QUOBDM JUBA 

CADENTE SECOLO XIII 

AITKBRATIVA VERO PABOCBi PBABSBITATIO 

NA8CENTK SAKCOLO XVtl 

IR EOSDEM CANO.XICOS OEDOGTA 

COMPATROM 

OBATOBIUM 8. S. CRUClPlXI NOMINE INSICNITim 

CONFRATRUM PIETATl 

PRECARIA CONCESSERE A. D. MDCXXII 

UT SIT OBLIVIO PBOCUL ESTO LAPIS ASSEBTOft 

A. D. HDCCVI. KAL. SBPT. 

La Chiesa di Casalecchio come nella esterna forma, 
cosi anche nella intema diferisce dalla comune eurit- 
mia delle altre. Imperocdiè suolsi nelle altre vede- 
re distribuite le Cappelle inferiori in ambi i lati dd 
maggior altare, ed in queste sono d'esse tutte collocate 
al lato sinistro del medesimo. La parte della Chiesa cbe 
dall' ingresso occupa la metà della sua lungheiia è 
come si disse di antica costruzione con soffitto a 
travi e basso , il restante poi che comprende la mag- 
gior cappella ed uno dclli archi analoghi , è di bbo- 
derna elegante architellura a volto con colonne a ca- 
pitelli d' ordine jonio , costrutta nel 1665 , sotto il 
Rettoralo del Molto Reverendo D. Antonio Berti. B 
se nello slesso stile e pr<>porzìone di questa prind- 
pal parte fosse stata l' intera Chiesa compita , sareb- 
be in oggi se non fra le ptU grandiose, alaseoo fra 
le pili eleganti del Contado. 

Rappresenta il Quadro del maggior altare 5. Marti- 
no Vescovo litolare della Chiesa colle Sante Agnsse 



t CrtoUea ed è Mio t tqaWé tiroro di Emilio T«- 
rufll. È slato qnesto providamcate ripulito e forte 
ritoccato in qiialclie ana parte , ritocchi voluti dalla 
neceaaitk di occorrere ai guasti portati dal te»po , 
e sarelilie a desiderare che tutti i ritocchi che si so- 
no fatti e che si fanno attoalmentt al Quadri si ri- 
ducessero a quel punto al quale sono ridotti in que- 
sto. Le tre cappelle che come si disse sono da una 
sola parte della Chiesa e cioè a sinistra del maggior 
altare s' intemano nella parete a non molta profon- 
dità. La prima di esse è dedicata alla Madonna del 
Rosario , e li misteri che circondano V immagine so- 
do certamente di mano maestra , abbenchè fatti co- 
me suol dirsi di primo tempo , né finiti. Credonsi da 
alcuni della Sirani ma da un Inventario del 1778 se 
ne vuole autrice altra valorosa Pittrice Maria Anto- 
nia Pinelli. Il Quadro della seconda cappella non me- 
rita alcuna attenzione. Ben la meritarebbe quello 
della terza Cappella bellissimo lavoro di Dionisio 
Calvart , ma sventuratamente fu affidato alle mani 
di un cosi detto Ristauralore il di cui nome ignoria- 
mo , il quale ha fatto si m^il governo del medesimo 
e lo ha così barbaramente atraziato che appena ti 
vien dato di riconoscere la mano dell'autore. 

Varii sono li Oralorj io questa Parrocchia, e cioè t 
QntWo dedicato a S. Gaetano del Marchese Sampleri. 
Altro sacro alla Madonna della Neve al Ponte di Ca- 
salecchio dello atesso Marchese Sampieri. Quello di 
8. Maria di Reno nella Villa Marchetti in luogo det- 
to la Bastia. Altro al Meloncello di ragione Benlivo- 
glio , ed altro dedicato a S. Filippo Neri di ragione 
Aldini. E finalmente havvene un altro aitvato sopra 
l' atrio che dà ingresso alla Parrocchiale , ed al qua- 
le si ha accesso dal muro opposto alla Porta della 
medesima , dedicato al SS. Crocifisso , ove fu fonda- 
ta sino dal 1568 una Confraternita aggregata all'an- 
tlchissima Compagnia del Castello, ma che in oggi 
pìh non esiste. 

In luogo cosi ameno , e così vicino alla Cittk non 
è a meravigliare se esistano ampie ville signorili. 
Vuoisi per prima nominare la Villa Sampieri , nella 
quale l' attuai Proprietario Marchese Francesco dot- 
tato di uno squisito sentimento del bello e del gran- 
dioso , aggiunse alla magnificenza , grandezza , e co- 
modità d' ogni genere del Palazzo , quanto di adia- 
cenze convenir ponno a Villa principesca. Ha fitto 
egli ricoprire l' immenso terreno circostante di Bo- 
scaglia ove celasi onninamente l'arte e ti sembra na- 
turalmente rresciuta. Quivi a tratto a tratto e giar- 
dini , e Praterie , e Canali , e PelaghcttI , e Chiois 
Chinesi , ad eremitaggi , e grotte e serraglio per fie- 
re , e colli e Vigneti e PomarJ i ed in mezzo a co- 
desto ordinato disordine ti si presentano a determi- 
nati punti le pili belle prospettive ora del piano ora 
de* monti ed ora del cader delle acque dalla chiusa. 
Insomma tuttoché di vago e di grandioso può desi- 
derarsi in Villa signorile , tutto è quivi raccolto. Va- 
ghissime pure sono le Ville Garagnani, Marchetti 
In luogo detto la Bastia , Zambeccarl detto il Faja- 
■ello» Cospi ora Aldini, BcntlvogOo al Melooeello» 



Lonp a fiàm& M CoOe di 8. Lnea , tutte con «dia- 
etnze di Giardini e Boschi di somma vaghezza pih o 
meno grandiosa. Conta questa Parrocchia ben 1300 
Popolani , e confina con quelle di Ceretolo dì Olme» 
dola . di 8. Paolo di Ravone , di Casaglia , e di riz- 
zano. L' odierno Parroco è il Molto Reverendo Ikm 
Uiuseppe Olivieri degno Ecclesiastico che sa merita- 
re l'amore e la stima del suo Popolo. La Fasto del 
titolare cade nel giorno 11 Ottobre. 

Esaurita come meglio per noi si poteva la Storia 
e descrizione della Parrocchiale di Casalecchio , ecco- 
ci , seguendo la promessa , a narrare quanto rigoar* 
da tre celebri luoghi di questo distretto , e cioè In 
Chiusa , il Ponte, e la Bastia. La Chiusa questo su- 
perbo edifizio è lontano dalla Chiesa Parrocchiale ver- 
so i Monti circa pertiche 180 Bolognesi. Viene con 
questa costretto il Reno a somministrare le sue acque 
ad uno spazioso ed artefatto Canale che s' apre sul- 
la destra della gran cateratta del fiume stesso , e 
dopo tre miglia di corso entra nella Città fra le Por- 
to di S. Isaja e di S. Felice , e dato moto a varii 
opiflzj e Molini , esce virino a Porta Lame e serve 
alla navigazione da Bologna a Ferrara. 

Di quel tempo si ponesse da' Bolognesi ad esecu- 
zione l' alto concepimento di questa Chiusa s' igno- 
ra , poiché prima che sorgesse l'attuale di cui to- 
niamo discorso , altre da remoti tempi uè sorsero 
ed in luogo diverso , e con diverso artificio. Poiché 
anche oggi giorno veggonsi nell' Alveo del fiume al 
di sotto della esistente le maestose rovine d' altra 
la quale non fu forse la prima ad essere costrutto. 
Egli è però certo che il Canale di Reno di cui sopra 
è discorso non polendo esistere senza l'esistenza del- 
la Chiusa , e dettando la prima memoria che si ha 
nella storia di questo Canale dal 1191 ove si ricorda 
la costruzione di quattro Molini sopra di esso, è 
forza il concludere che o anteriormente a detta epo- 
ca nell' epoca istessa sorgesse la prima chiusa. Nel- 
la quale opinione poi si è maggiormente confortati 
nel sapere come nel 1195 ordinasse II Consiglio di 
Bologna. - Che II Canale e la Chiusa di Reno i quali 
Inflno a quest' anno erano stati imperfetti nella loro 
costruzione, fossero ridotti a compimento. - Essendo 
però questa costrutto in legno ne avveniva che qua- 
si in ogni invernai stagione venisse rotta dalle acque 
per cui venivan meno le acque nel Canale con dan- 
no gravissimo della Città. Ad ovviare al qual disordi- 
ne decretò il Senato nel Giugno del 1310 , che si fa- 
cesse di buone Pietre , e forse tu quella, li di cui av- 
vanzi tuttora si veggono. Ma neppur questa ebbe 
lunga esistenza poiché guasta da replicate innonda- 
zioni, non fu rispetto to neppure dalli uomini. Pas- 
serino Bonacossa co' suoi alleati seguendo la vittoria 
ottenuta a Zappolino dopo li 15 Ottobre del 1325 ae- 
eampò per setto giorni continui nelle vicinanze di 
Casalecchio, né pago di avere col ferro e col fuoeo 
desolati II clrcoatonti territori , e le vicine Castelb 
ruppe il Ponto, e devastò in pih parti la chiusa. RI- 
paròi il Senato al danno i ma nel 1343 l' Impeto delle 
ncque non rilrofando ben niaodato 11 lavoro guastò 



In pib parti la dlioia. Sembra dature da qnest'epo- 
ca la costruzione della esliteote, passata poi nei se- 
coli aTveoire a quella perfezione di latoro nella qua- 
Je of^gi si ritrova - È formata la suddetta Chiusa da 
uo ammasso di grossi sassi e calce incassato a più 
cobi e prismi in una tessitura di grossi pali squadra- 
ti di quercia con mirabile maestria disposta e per 
ogni Terso connessa e fortificata , e difesa tanto dal- 
la parte interiore , che posteriore da grosso assito 
per diritto e per traverso disposto. È poi coperta la 
di lei superficie di Pietre cotte , ossia mattoni per lo 
pifa In coltello uniti da calce , e fermati ne'quadri in- 
cassati da altrettante travi di quercia connesse l'una 
coir altra da lunghi chiodi. A conservare maggior- 
mente codesta gran mole è d'essa ricoperta In tut- 
ta la sua superficie da grosse tavole di quercia as- 
sicurate con lunghi chiodi conficcali ne' travi di quer- 
cia che formano come si disse l'ultimo telajo di le- 
gname , il di cui numero ascende nullameno che ad 
Oltre 70000. La lunghezza di questa Chiusa è di ot- 
tocento piedi Bolognesi, la larghezza di novanta l'una 
e l'altra ragguagliatamenle presa, e formano una su- 
perficie di settantadue mila piedi quadrali. Prese poi 
le ragguagliate altezze delle parti della stessa chiusa, 
che sopra e sotto 1' alveo di Reno s' innalzano , e si 
lotterrano, formano un ammasso di materiale mu- 
rato di un milione ed ottanta mila piedi cubi Bolo- 
gnesi senza contare le grosse muraglie laterali che fan- 
no ala alla medesima. Discende per questa tutta quel- 
l'acqua del fiume che sovrabbonda a quella che è ne- 
cessaria a tenere sempre ripieno il Canale sopraindi- 
cato con apposito regolatore onde non ecceda l'acqua 
nèdiffetti-È questa la più grande opera idraulica 
che sia stata eseguita in Italia in un tempo in cui 
nonché l' Italia l'Europa intera era nella piena igno- 
ranza di questa Scienza : dal che altissima lode né 
viene a Bologna di dottrina e di munificenza , poi- 
ché se nella universale ignoranza , soltanto i Bolo- 
gnesi poterono mandare ad esecuzione così vasto 
progetto che sarebbe pur degno di ammirazione an- 
che ne' nostri tempi, dal lato della Scienza è forza 
concludere che fosse Bologna sede d'ogni sapere. Co- 
me pure che il suo Popolo a niun altro per grandez- 
la d'animo fosse secondo , mentre sarebbe assai dir- 
ficile solo il credere che una sola Città avesse in 
questa impresa consunto quanto non avrebbe forse 
ardito anche in migliori tempi potente stalo ; se non 
fossero sorti in essa di quella stagione altri immen- 
ti famosi monumenti. 

Degno é pure di menzione il magnìfico Ponte sul 
Reno del quale poco sopra facemmo parola. Quando 
questo fosse costrutto s'Ignora pienamente, nò le me- 
morie storiche ce ne danno il più piccolo approssima- 
tivo indizio. In tale incertezza però non sembrerà stra- 
no se noi appoggiati a congetture storiche fossimo 
d'avviso che la sua fondazione dattasse da 'tempi della 
Romana Repubblica vinti per essa e domati i Galli 
RoJ. Ed in tale congettura siamo confortati dal ve- 
dere come questo Ponte metta solla via che conduce 
•I Vergalo , nelle parti della quale non deperita dal 



tempo • ?edcii appunto qnella cottmiAono retUcnlata 
delle Strade Romane. Sappiamo che la via Cassia ran- 
nodandosi coli* Emilin metteva per II Appennini nd- 
l'Etrarla. Li avanzi che ne rUnangnno In indicano 
per Romana , né manca In Vergato alenn frammenta 
di Romana Architettura. Il Ponte stesso di cui è 
discorso mostra nella sua base di Pietra arenaria » in 
quella parte che non fu né ristaurata né immutata « 
e nella unione de' materiali . e nella forma architet- 
tonica un talché non proprio dei bassi tempi , ma 
bensì de' tempi Romani. E dato che la sudescrittt 
Via fosse appunto la Via Cassia » o qualsiasi «Itra 
che di que' tempi si aprisse , come non avrebbe do- 
vuto costruirsi un ponte nella sola località ove era 
necessario , anzi possibile , conciossiaché non posu 
correre la strada lungo la destra del Reno per toccare 
li colli circostanti colle loro radici il fiume stesso. So- 
no però queste mere congetture nelle quali certamente 
non intendiamo di pretendere che altri convenga. La 
prima menzione di sua esistenza l' abbiamo in una 
Bolla di Papa Anastasio IV dell' anno 1154 neUa qua- 
le come nelle susseguenti confermatone d* altri Pon- 
tefici e cioè di Alessandro Lucio, Urbano e Cieoien- 
te Terzi viene fatta libera donazione a' Canonici Re- 
nani oggi di S. Salvatore del Ponte e de' beni ad es- 
so appartenenti onde servire alla di lui manutensin- 
ne Poutem quijuxta EecUnam vetiram mper Jls- 
tntm iUut est cum mU PaueitionUrns e(c. Ed è da 
notarsi che nella prima di dette Bolle di Anastasio IT 
si fa menzione di detto Ponte . non come opera fist- 
ia di fresco , ma bensì d' antica data alla conserva- 
zione della quale erano stati da gran tempo assegna- 
ti stabili. Da due Brevi però di Urbano IH datlatl 
da Verona li 22 Gennaio e li 13 Giugno 1186 appa- 
risce come i guasti di questo edifizio fossero tali. 
che ne le rendite assegnale per sua manutenzione, 
né le forze del monastero de'Canonici Renani potesse 
sopf rirvi, e quindi il Pontefice si rivolge a' Fedeli non 
solo di Bologna ma di Ravenna. Ferrara e Romagna 
perchè sovvengano con larghe elemosine al bisogno. 
Rinnovaronsi però li guasti in appresso « e nel 1200 
caddero per violenza delle acque che sormontò il 
Ponte due archi del medesimo. Fu forse questa la cir- 
costanza in cui vedendosi li detti Canonici Renani 
nella impossibdità di poter reggere a tale dispendio 
di rislauro fecero piena cessione d' ogni loro relativo 
diritto al Comune di Bologna , ed in fatti ritroviaam 
nel 1283 il Comune stesso al possesso di detto Ponte 
e diritti uniti come uè fa fede la seguente lapida po- 
sta a pubblica memoria nella Sala del Palazzo dd 
Podestà detto del Re Enzio. 

ANNO DOMINI MCCLXXXIll. INDICnONB XII. - MB!fSia 
MARTII. -TKMPORB DOMINI BINDl BASCHKBIA DBLLA TO- 
SA - DR PLORKNTIA CAPIT. POP. BONONIAR. - HABC SONT 
JURA POSSBliSIONUM - PQNTIS CAHALBCCHI.- PBRTINBNTIA 
PLKNO JURR COMMUNI BQNONIAB - PRO - CONSVaVATlOmi 
DICTI PONTIS« ADQUAB - TUKNDB PSO COMMUNI RLKCTOS • 
BST PBB COHMCNB - BONONIAB - rSATRS JOLIANQS SU 
flOISADIIIIS - BT IN POSBBSSIONBM IPSABOII POSITflS • 

or Bic scaiPTA - smrr bt in nnsisno ooMinmis-An 

PBRPBTOAM mi MSMOnUM. 



Era tn GioUaoo de* Gozzadlnl obo de* Canlierl 
Gaudenti potente ed insigne Ordine eaTalIereaeo di 
que' tempi , ed In tal carica di Rettore del Ponle suc- 
cesse nel 1301 altro Cavaliere gaudente Fra Nicola 
de Buttrigari. Rotto in questo stesso anno fu rifatto 
con disegno ed assistenza di Alessandro Viviani uno 
de' valorosi architetti di questa età. Rispettarono in 
appresso questa superba mole per quanto ci è noto 
le acque , ma non rispettolla la rabbia militare dei 
nemici di Bologna mentre II 17 Novembre del 1335 
Passarino Bonacossa atterrò tutti li suoi merli e le 
fortificazioni che erano alla testa del Ponte e diede 
il guasto per quanto gli fu possibile al Ponte slesso 
non che alla Chiusa , come abbiamo di sopra indi- 
cato. 

fi Ponte prima de' ristanri ed allargamento del 
madesimo eseguiti nel 1846 era come lo è al presente 
di cinque grandi archi , il primo de' quali versoti 
Borgo detto Casalecchio del Ponte ha di diametro 
60 Piedi Bolognesi e trenta li altri quattro con Pile 
Pilastri larghi 12 piedi , e lunghi 16 , con speroni 
taglia acque di 13 piedi l' uno , cosicché dall' uno 
all'altro angolo de' medesimi speroni attraversando 
la grossezza delle Pile o Pilastri corronvi 42 piedi 
Bolognesi. La lunghezza di questo ponte comprese 
le ali internate in ambedue le sponde è di piedi 416. 
Non era intanto a meravigliare se on Ponte così 
antico , e che ayeva subite tante immutazioni , e 
quasi intere riedificazioni non presentasse quella ag- 
giatezza di piano passaggio che lo mettesse non 
bniscamente a livello della Strada, e quindi ad ovvia- 
re un tale inconveniente non solo , ma a riparare 
ad alcuno delli Archi che minacciavano mina , con 
non lieve dispendio si pose mano al medesimo nel 
1816 ed assicurali ed afforzati li archi cadenti , live- 
lossi il plano di transito colla strada , si allargò di 
9 piedi il medesimo, si costruirono solidissime le nuo- 
ve sponde , si formarono dall' una e l'altra parte ag- 
glati marciapiedi pei Pedoni , coprironsi le suddette 
aponde od ali di macigni ad impedire il trapelamen- 
to delle acque , ed in somma a questo grandioso la- 
voro si aggiunse quanto a renderlo piti vago decoro- 
so e solido poteva occorrere. 

11 terzo luogo celebre in Casalecchio si è la così 
delta Bastia , ed ancora la Canonica sede famosa un 
tempo de' Canonici di S. Maria di Reno. Del vasto 
Cenobio ridotto In appresso a Fortilizio da cui il no- 
me di Bastia, non restano che li sparsi avanzi pe'campl 
e pel bosco ove un giorno esistè , e nuli' altro indi- 
ca il luogo ove sorse che un Pabzzo con annesso Ora- 
torio presso al Canale di Reno che muove dalla 
Chiusa. Di qual Secolo qui si fondasse il Monastero 
ch'ora pih non esiste noi 1* Ignoriamo e ci è forza il 
correre tn le tenebre dei tempi , prendendo soltan- 
to a dubbia scorta nel cammino un qualche lampo 
die a quando a quando risplenda. Intanto egli è cer- 
to che in Casalecchio di Reno esisteva il Monastero 
di S. Martino sotto il Pontificato di Gregorio VII poi- 
ché in una Bolla di qnesto Pontefice si fi donazione 
•Ila Veacovil Mensa di Bologna di un Ul Moniate- 



ro. Jnmper H damus MitmasUrkm S. AnaslaHi 

He et omnibus suis relmt,dM<h 

noiterium S, Martini in Coioliehio eum omn^ 
Inu iuis perUneniiis. E siccome il detto Ponte- 
fice accenna e conferma una tale donazione già fatta 
da' suoi Antecessori Agapito I. Pelagio I. Gregorio I. e 
Formoso , ed Agapito I. fu consecralo nel 535, così è 
forza il concludere che fino da quell'epoca già esi- 
stesse il Monastero in discorso. Il primo Monastero 
che S. Martino fondasse in Francia fu nel 360 e que- 
sto istituto claustrale ben presto si dilatò in Francia 
in Ispagna ed in Italia talché l' eruditissimo Mabil- 
lon ricorda ne' suoi Annali Benedettini trenta cospi- 
cui Monasteri di Martiniani. Né è a meravigliarsi 
mentre di quel tempo li Vescovi intendevano special- 
mente a dilatare l' ordine monastico nelle loro dio- 
cesi. Infatti il nostro S. Vescovo Eusebio fondò circa 
il 370 in Bologna li Monasteri de* Ss. Vitale ed Agri- 
cola e quello di S. Procolo , ed il Vescovo 8. Felica 
prima del 429 quelli de' Ss. Gervasio e Prolasio , e 
de' Ss. Naborre e Felice. Che se per la Bolla di Aga- 
pito primo si faceva donazione al Vescovo di Bolo- 
gna di quel tal Monistero verso la metà del sesto se- 
colo , non dovrebbe apparir strana la congettura che 
questo esistesse sino dal quinto secolo della Chiesa. 
Ma data , come è provata I' esistenza di un Conven- 
to di Martiniani in Casalecchio, era poi questo collo- 
cato nel luogo detto la Bastia ov* era la Canonica 
di S. Maria di Reno f o piuttosto ove esiste in oggi 
la Chiesa Parrocchiale ,.o pel Borgo di Casalecchio 
alla testa del Ponte T Alcupi riflessi né inducono t 
propendere air opinion^ che realmente il Monastero 
di cni è discorso esistaase nel luogo della Bastia» 
piuttostoché in quello ove esiste l'attuai Chiesa , od 
alla testa del Ponte. Imperocclié risgnardo alla Chia- 
aa , oltre il non ritrovare nell' adiacente suolo alcmi 
rudere che indichi 1' antica esistenza di vasto edifl- 
zio , è posta in luogo di così limitato confina che 
non può credersi avere detti Monaci scelto a loro ri- 
tiro questo ove non avrebbero potuto per la vicina 
strada , che percerto è antichissima , impiegarsi nel- 
le adiacenze del monastero della agricoltura, una del- 
le piti care occupazioni di que' primi Monaci i non 
alla testa del Ponte mentre da tempo Immemorabile 
li Ponti furono sempre guardati da Fortilizi , e mal 
conveniva a' Cenobiti lo starsi esposti nelle loro abi- 
tazioni alti attacchi d'armi nemiche. Quando fosse 
distrutto , venisse in deperimento questo antico 
Monastero de'Martinlani non è facii cosa il precisarlo, 
ma V' è motivo a determinarne l' epoca nel principio 
del decimo secolo nel quale la potenza e dovizia Ec- 
clesiastica ebbero grandissimo crollo specialmente 
per le incursioni delli Ungheri in Italia 1* una nel 901 
l' altra nel 937 colle quali portando ovunque la stra- 
ge e la devastazione, desolarono specialmente le 
Chiese e i Monasteri. Forse inallora ne furono cac- 
cia ti li Monaci , forse ne fu guasto è diroccato in 
parte il Monistero, ma non sì che non potesse te 
appresso ristaurarsl ad abitazione. Il Vescovo Ber- 
oardo dia attese le donaiioni Catte alla Mensa 



TeicoTlle di Bologna da stiennniiciati Pontefici atera 
ti dominio del detto luogo potè donario a* venerabili 
Canonici di S. Maria di Reno che a eondiir vita rlau- 
itrale ifi traaaero circa il 1083 dando principio al 
Rdigìoao institoto delli odierni Canonici regolari di 
S. Salvatore. 

Ma da questo luogo fu (brxa ad essi il ritrarsi in 
Otta circa il 1340 o nel 1359 poiché vistosi da Bar- 
pahò Visconti che si era impadronito di Bologna es- 
nere il suddetto Monastero sddallo a guerriero mu- 
vlmento converlillo in rortilizio detto Bastia , e po- 
stovi a Capitano Paganino da Panico onde tener sog- 
getta tutta la Valle di Reno , la tenne sino al 1360 
tal cui venn^ dal Cardinale Albronozzi Legato di 
S. Chiesa nel!' Ottobre dello stesso anno espugnata. 
Uè dopo questo tempo cangiò il destino di questo 
cdiflzio mentre lo mantennero allo stesso uso di Ba- 
ftia' tanto i Bolognesi a difesa, quanto i loro nemi- 
ci a vléanda occupatolo. Lungo sarebbe 11 descrivere 
tutti li avvenimenti guerreschi accaduti nei circostan- 
ie territorio , e non conveniente ad una semplice il- 
taalrazione di questo circondario , e qtiindi ci limi- 
teremo ad accennare che qui si combattè nelli an- 
si 1355, 1358, 1360. 1362. 1369. 1376, 1402, 1445. Preso 
« ricuperato le tante volle la detta Bastia cadde final- 
mente dittrntta , uè si avrebbe di essa alcuna visi- 
bile ricordanza , se non facessero fede di sua esisten- 
sa li pochi avanzi di ruderi che si veggono sparsi 
feiel luogo. Apparisce Intanto che cessate in llalia le 
ffierte di parCI , di monidpii e di condottieri , e com- 
potte le cose a tranquillila, risorgesse per opera delli 
detti Canonici Regolari che non avevano perduta la 
prbprietk del luogo non ostante le violenti occupa- 
liooi de' paeaati tempi , Un ediflzio se non a foggia 
di Monastero almeno di agiata campestre abitazio- 
ne, con attiguo Oratorio nel 1580 come ne fa fede 
la Lapide posta sopra la Porta d'Ingresso all' edi- 
flzio. 

CANONICA 

AlfTIQCISS. ATQ. 

CELEBERRIMA 

BELIORCM VI DIRUTA 

B RUINIS RBNA8CENS 

VONS NOSTRI RONORia 

DIB III. MAI. MOLXZZ. 

R. C. R. C, 

Prima di dar fine alla Storia di questo luogo , cre- 
diamo non venire innoppoituna la descri;cione di un 
monumento unico^ avanzo dell' antica Canonica di 
8. Maria di Reno. È questa ranticbissima e bella Ta- 
vola che forse fu posta nel maggior altare di S. Ma- 
ria di Reno allorché consaciolla il Cardinale Ugolino 
Vescovo Ostiense nel 1221 che con lodevole divisa- 
mento li RR. Canonici di S. Salvatore ripoaero nel 
1775 sotto r Organo nella loro magnifica Chieu di 
Bologna , ove si vede ancora oggi giorno. 

È questa un quadrilungo di altezza circa due Pie* 
di, che od lato superiore tanto t' innalza quanto è la 



larghezza del compariimento di Riezfo ove sono dU 
piote le principali figure dd quadro. Sette sono in 
essa li compartimenti chiusi tutti in comici dello 
stile in voga a que' tempi tre a sesto acuto , quat- 
tro a sfera. Rappresenta h> spartlmento di mezzo 
Gesh Cristo che seduto in trono incorona Maria a 
lui prostrata. Veste Cristo regale tunica messa a n- 
beschi d* oro . ed ha in capo regale corona. Con re- 
gale corona cinge la ft^nte di Maria che stassi umi- 
le a riceverla. Tanto li abiti di queste due figure , 
quanto il fondo del quadro rappresentante un ricco 
tessuto in oro addimostrano il costume di quei lem. 
pi ne' quali fu dipinto il Quadro , e come non fosse 
l'arte del tessuto ornamentale cosi rozzo come si 
crede. Nel piti ristretto compartimento a destra di 
questo è effigiato un Santo Vescovo, a di cui piedi 
e inginocchiato un monaco rivolto verso il quattro 
dì mezzo. Ndli altri due compartimenti l'uno all'al- 
tro sovrapposti sempre alla destra , è rappresentato 
nel superiore il Presepe, nell'inferiore un Vescovo 
che sembra a colloquio di cose celesti con nobile 
donzella riccamente vestita. Nell'altro ristretto com- 
partimento a sinistra del dipinto di mezzo e figura- 
to dritto il Santo Precursore , appiedi inginocchiato 
un fanciullo verso il mezzo con abito di varii colori 
a strisele. Ne' due compartimenti poi che seguoi» 
l'uno all'altro sovrapposto rappresentasi nel superio- 
re il martirio di S. Caterina , nell' inferiore due Sa»- 
ti Vescovi il primo de'quali a destra rappresenta cer- 
tamente S. Agostino . poiché vedesi nelle di lui mani 
spiegato il Libro delle sue regole a Chierici che in- 
comincia - Jn^ omnia - parole ivi indicate , 1* altro 
S. Possidonio . o S. Alipio che erano stati suoi di- 
scepoli. Se il colorito, il disegno .il vestiario, U 
disposizione delle figure fa giudicare il lavoro di 
molto anteriore alla età di Giotto che nacque nd 
1276 e che fu il primo che tolse in Firenze l'arte 
del dipingere dalla rossezza de' Greci è forza de- 
durne che ben innoltrata fosse in Bologna l'arte del- 
la dipintura prima che questi sorgesse , come oe pon* 
no far fede oltre tant'altre le dipinture a fresco esi- 
stenti neHa già Chiesa di S. Apollonia sul mezzo 
della via che ascende da Bologna al Convento da 'Pa- 
dri Osservanti. 

Ove intanto sorgeva l'antico Sacro Edifizio di S.Ma- 
ria di Reno, e l'unito Cenobio. Ove in appresso sorse* 
ro a guerra munite mura , sorge oggi elegante ville- 
reccia abitazione del Conte Marchetti nome caro alle 
Muse , e quelli inculli campi testimoni un giorno di 
furiosi scontri ora di prezzolate bande, ora d'ire 
cittadine , veggonsi ricoperti di folta boscaglia a di- 
letto . il di cui silenzio non è rotto che dal canto dd- 
Ij Augelli , dal rumore delle acque che per entro vi 
serpeggiano. Oh potessero essere così cangiati quei 
luoghi che non a serbare le franchigie de'Popoli , val- 
gono a ribadirne le catene. 

Dorr. L. Anuu. 



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UAMW* ik®&TA, 




ani* Agata castello della Legazione 
^diocesi di Bologna» governo di S. Gio- 
^tanni in Persicelo conta nell' inter- 
' n'' ^ nel suo territorio, abitanti N. 3400. 
ì Antico è il suolo Santagalese , e la via 
, Flaminia che spiccavasi da Rimino, di- 
tìva per Ra?enna , e direttamente , fino 
|a Modena riesciva, passava consrgnentemeo- 
U ppl Irrrilorio di S. Agata cadendo ap- 
punto la linea nella situazione di Persiceto per alla 
▼olta di Modena . Questa era 1* unica strada battuta 
dai Romani , e tanto dalle dotte investigazioni , e ri- 
flessioni del Calindri che pei molli antichi marmi sco- 
perti in S. Agata si deduceva che abitato dovea es- 
sere a que* tempi questa parte di territorio Felsineo » 
Ne dà indizio la mnilitudine de' castelli che vi erano 
ne' primi secoli dell' era volgare , né tanto popolo 
che vi si albergava poteva avere origine se non se da 
qualche popoloso paese o città abbattuta. Questa Cit- 
tà era (Hetia probabilmente , città che nelle anti- 
che pergamene fu chiamata ancora ne* secoli poste- 
riori Ortiiia , Ortegana , Curtiriana , Cortisia , 
Cartesiana . Che Otesia fosse un' antica città d' Ita- 
lia nell' ottava regione lo accerta Plinio . Il Calindri 
combattendo vittoriosamente I' opinione del Tirabo- 
ichl che nella abbreviatura di una pergamena No- 
nantolana eotsna interpretando Cotte Satriniana la 
avea posta nella Palata appodiato di Crevalcore , 
prova che debbe intendersi corte Otesiana , ed in 
effetto simile denominazione non trovasi in altro 
luogo in tutta quella parte d' Italia che formava 
r ottava regione. Avvalora la sua opinione coli' esa- 
me de' marmi bardiglio, parto, e veronese trovati 
fn occasione di escavazioni con iscrizioni auliche al- 
lusive , col ritrovamento di idoli , p monete di me- 
tallo , d* iNTO e d' argento improntate alcune al tem- 
po de' Consoli, ed* altre al tempo de' primi Impe- 
ratori Romani. Questi marmi ora si trovano nel- 
r atrio della Biblioteca de' Canonici di S. Salvatore 
di Bologna ove era all' epoca del trova mento Gene- 
rale dell' ordine quel lume di S. Àgata I' Abate Gian 
Crisostomo Trombdli. Fanno prova ancora le denomi- 
nazioni che si sono date da secoli a questa situazione 
non dissimili da quelle che si sono trovate scritte nel- 
le pergamene antiche come si è dello di sopra. Oggi 
pure quella parte di terreno dagli abitanti presenti 
▼ieo chiamato Cortesana. Questo è il terreno che ogni 
novennio va partito a diverse famiglie originarie di 
8. Agata che chiamano ParteeipanH, e ciò por mo- 
^ ttra un non so che di pubblico suolo che ne' secoli 
* vetusti apparteneva agli abitanti di quella vetusta 
città. Certo è che la provenienza di questi parteci- 
panzt è tuttora un mistero; par quindi probabile 
che tra i superstiti alle ruìM d' Olcsia si convenisse 



di fare una ripartizione della superficie da rfnnorel- 
larsi a* tempi assegnati dai viventi e successori loro* 
Otesia adunque esìsteva ancora nel secolo Xllf. con- 
forme I' accennata antica carta dell' archivio Ffonaa- 
tolano. Ma quando fosse distrutta non è aperto ab- 
bastanza. Pare che fosse spenta nel generale eccidio 
di tante antique città che addussero i Coli calando 
fatalmente in Italia al conquisto delle nostre belle 
contrade ; o quando Alarico passò col ferro , e col 
fuoco per queste situazioni per osteggiare Bologna. 
Probabilmente in questa terribile circostanza fu ar- 
sa j e già questi luoghi anche tuttora ritengono il 
nome di case bruciate. Caduta la città di Olesia co- 
minciarono ad erigersi que' casali o castelli che in 
si gran numero erano sparsi per I' antico suolo 
Santagatese nel secolo Vili. In pari tempo cominciò 
a lavorarsi la terra , e ridurla in eulte campagne. 
Si rizzarono su di esse il Castello di Adite , il ea- 
stello di Montirone , Castel di corte , Castello di 
Castiglione . il Monastero di S. Domenico , Castd 
nuovo , Ponfe Longo al ponte dei 3 archi signoreg- 
giato dal ricco Conte Gualcherio, Cadel di Qr%h 
^io . Castel Veraso , Castello di 5. Andrea che era 
Parrocchia , denominato in argene per essere forse 
sulla sponda del fiume Scoltenna ora Panaro. Ver- 
so levante di Castel S. Andrea fu eretto altro Ca- 
stello la cui Chiesa si dedicò a S. Agata , e questa 
fu r antica Pieve. Piacque poi agli abitanti di ab- 
bandonare questo Castello, e trasferirsi nella posi- 
zione di Castel S. Andrea , e allora la Chiesa pigliò 
il titolo di S. Andrea e di S. Agata , e I' abbando- 
nato castello cadente fu appellato Castellare] nome 
che il luogo serba tuttora. Il Castello poi di S. Aga- 
ta che oggi si vede fu Indubitatamente innalzato 
dopo il mille , giacché in nessuna carta di data an- 
teriore al decimo secolo trovasi di lui fitta menzio- 
ne , e solo sembra potersi rilevare che il nuovo Ca- 
stello cominciasse a formarsi dall' Enfiteusi che Ro- 
dolfo abate di Nonantola nel 1014 fece di S. Agata e 
sue pertinenze ad Alberigo figlio di Giasone da Sala si- 
no alla terza generazione, rinnovatasi poscia nel 1026 
per volersi I* Investitura non a nome di una per- 
sona sola, si bene di tutte le famiglie da Sala. Da 
questa pare ancora che fosse edificala ìa Chiesa di 
S. Agata in un fondo spettante la Corte Ubiola. Il 
suolo adunque del territorio Santagatese era una 
possessione del Monastfro disponendone egli libera- 
mente . Se in questa enfiteusi poi si tratti della corte 
e del castello antico di S. Agata , o del nuovo non 
é abbastanza manifesto. Al Calindri sembra che si 
tratti dell* antico. E nel vero né il presente Castello 
né la Chiesa Pievana fn mal dipendente dal Mona- 
stero , ed in qnell' epoca pare che potM credersi in- 
coninciata la editkazione delle caie del noYeOo Ca- 



suno nel terreno di Argele , come pare Munì da 
un marmo antico poato ora in una delle porte di 
8. Agata porUnte I' anno 1188, memoria forte deUa 
completa ediflcazionjs del Castello , e deUa già a?? e- 
nata riunione degli 'abitanti sparsi ne' circon?icioi 
castelli di già ruinali. L' iscrizione è. di questo te- 
nore „ Millesimo ceniesimo octuagemno notw) re- 
gHonte Federico Imperatore „ 




6Err 



TE 




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Io questa chiesa Pievana eranri i Canonici, che me- 
oarano Tita comune coli' Arciprete. Nelle dissidenze 
di Arrigo IV. Re di La magna col Pontefice Grego- 
rio VII. (1076) messisi i Monaci Nonantolani alla 
parte Pontificale indotti dalla Contessa Matilde por- 
terò sovrenimento al Pontefice , e ricorsero pure ai 
Signori di Sala possidenti nel territorio Modenese e 
in S. Agata per varii sussidi , e loro furono consen- 
titi. Né in soccorsi solo oflTerironsi i Signori.da Sala 
si bene nel fervore delle guerre si immischiarono te- 
nendo la parte della Contessa. (1092). .. Stabilitesi 
le Italiane Repubbliche il Castel nuovo cominciò a 
reggersi a Consoli e a Consigli , e la Partecipanza 
de* beni comunali cominciò a fare le regolari distri- 
buzioni novennali de* terreni di cui sopra si è fatto 
motto, che a giorni presenti pure si praticano a van- 
taggio delle famiglie aborigine. Ai tempi delle fune- 
ste guerre civili S. Agaia nnivasi spesso ai Bolognesi 
per rintuzzare il Modenese orgoglio , e soffriva spesso 
assalti, e mine. Difendevasi però bastantemente a 
guisa di fortezza, «giacché innalza vasi nel mezzo del 
castello una rocca , oggi ridotta a foggia , e ad uso 
di campanile , avea mura di pietre all' intorno . ponti 
levatoi , larghe e profonde fosse. - Al tempo del Se- 
condo Federico Re di La magna nemico ai Bolognesi, 
ed amico ai Modonesi perchè tenevano la parte sua , i 
Santagatesi e i Crevalcoresi uniti saccheggiarono il 
Modenese Castello di Malgrado , anticamente detto Ma- 
greta. È ad immaginarsi vendetta terribile che ne 
presero. Un turbine di truppe Modenesi e Teutoni- 
che venne sopra il Castello, lo arsero, e dirocca- 
rono , mettendo al taglio delle spade i miseri abita- 
tori. Ma le perdite di Federico e la morte di Enzo 
figliuol suo misero fine alle guerre. Nel 1350 fu fatta 
S. Agata feudo di Jacopo Pepoli, ma fatto prigione 
il Pepoli dal fierissimo Giovanni da Oleggio gover- 
natore dell' Arcivescovo di Milano Giovanni Visconti , 
passò il castello in dominio di ln| fioche venne a 
nano della S. Sede colla signoria di Bologna. Nel 1408 
per certe liti di acqua nella situasione della fossa non- 
vacdiPooleLiiofo ora il ponto dai 8 «rcia» iatrtYYca* 



ne una crudelissima abbaroffaU tra 1 PersiceUni o 1 
Santagatesi , la quale non ebbe termine ae non dopo 
che gli i«2ianl di Bologna si interposero a sedare i 
discordi • concitali lor animi per mezzo di appositi 
eletti DepuUti colà spediti diviatamente. Nel 1403 
ribellaronsi i Santagatesi a Giovanni I. Bentivoglio , 
ma tornarono in aoggezione. Nel 1428 coli' appicco 
delle ingiustizie di Baldassare Cossa i Canedoli vo- 
lendo padroneggiare Bologna la sollevarono , e vi rìe- 
scirono. S. Agata non voleva acconciarvisi , na la 
forza gli obbligò. Nel 1434 per le guerre dei Duca 
di Modena col Pontefice e aderendo i Bolognesi a Pic- 
cinino capitano dei Milanesi quelli di S. Agata sta- 
vano pei Bolognesi , ma all' arrivo de' Veneziani ca- 
pitanati da Gattamelata lor nuce al servìzio della 
S. Sede cedettero, ed aprirono le porte. Nel 1443 si 
diedero per forza al Conte Luigi del Verme, ma 
arrestato dai Bolognesi , vinto , e disperso 11 d^ 
Verme , tornarono sotto il dominio della città. An- 
che nel 1445 si distinsero i Santagatesi resistendo al- 
l' assalto del Signor di S. Severino e di Carlo Gon- 
zaga condottieri della Chiesa di 400 tra fanti e ta- 
valli , molti de' quali rimasero estinti sotto le mu- 
ra del castello. Il giorno appresso però fu forza ar- 
rendersi a patti convenienti. Nel 1506 minacciati dal- 
le truppe Francesi accampate nel territorio Bolognese 
furono costretti a pagar loro 200 scudi d' oro . ter- 
mine pochi dì onde evitare il saccheggio. Non mi- 
nor danno ebbero nel 1642 quando ardendo la guer- 
ra tra Odoardo Duca di Parma , e Papa Urbano VIIL 
pel Ducato di Castro , a cagione di essersi i Santa- 
gatesi uniti alle truppe Barberioiane per fugare i Mo- 
denesi da Cre va Icore , piombò su loro quel fulmioc 
di guerra Raimondo Monlecuccoli uccidendo , avvam- 
pando, e devastando, tutto ciò che all'irato san 
esercito si parava dinanzi. Finalmente la pace venne 
a consolare I' Italiche contrade , e Sant' Agata ha 
sempre goduta inestimabile tranquillità. Fra gli uo- 
mini illustri di questa terra basta accennare il Padre 
Gian Crisostomo Trombelli, Canonico Regolare della 
Congregazione Renana di S. Salvatore uomo dottis> 
Simo nelle sacre scienze, e nelle antichità; e qui è 
pure a rammemorarsi ad onore di S. Agata come 
Benedetto XIV. di sempre immortale ricordanza volle 
essere uno de* Sci Canonici antichi di S. Agata co- 
me appare da un' onorevole memoria marmorea che 
si conserva sotto il portico della Canonica ove ora 
si legge ed è questa. 

D. o. M. 

COLllAlàTAM IIAIIC AirTIQTt««tll4B 

■■'■■■TiMiar* BT BkrKasiioitfiaM dd. rmoirca 

CAKP. ABCBIir. DB LABBISTIRM 

vatuab st o*mn &*■«■■ siaiva 

FKBIoaALI TMITiTIOIIK 
ATQTI «OlBani covri KM ATIomt IT OEDlm* 

At>aiiii*Ta»riT ti«i6iiiTiT 
Aimo Domm MDCCXXXIL 

Q»0 TK«ru»t 

«»»0 BOC eiBCTBQVAQTI COUtTBVCVO 

COtTMVAfl UTAH tT|« trarTIBT» ■«iai 

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MTVIPIClllTtAH riBTiTlfl ■▼■I&|TATB« 
•rmiA OTH fAMBaTlA AC •l««ITATB CoaiTBCTAS 

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natonara »a vaatri sac tbm. mct. aoaonn. 

AacaraaatamB bt tk. roB. 



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CHIESA PARROCCHIALE DI 8. AGATA. 

Questo elegante tempio sacro a S. Agata e a S.A11- 
drea s* iooatza in mezzo alla piazza, e fa collegiaC^, e 
I* antica Pieve. Il suo campanile era un tempo il Te- 
tasto Forte allora circondato di acqua , e munito di 
ponti snblici che si levavano , ed è stato lungo tem- 
po di rnde foggia senza cupola. Solo da tre anni e 
stato ridotto alla presente magnifica forma , dicevole 
veramente alla bella faccia della Chiesa. Essa è ricca 
di quattro pregevoli statue in creta al naturale rap- 
presentanti S. Agata , S* Andrea , S. Sebastiano e 
S. Rocco proteggitori del Castello maestrevolmente 
formate con Imon disegno con molta espressione dal 
valentissimo scultore Vincenzo Testoni Persicetano 
la cui amicizia io ho molto in pregio. Ad esso i San* 
tagatesi applaudirono con poesie stampate nel 1840 
quando si fece la solenne Funzione dell* apertura del 
Tempio. Come si è posto il piede entro la Chiesa , la 
si vede spaziosa d' ordine Toscano con otto cappelle 
laterali presbiterio, e cappella maggiore pulita, ed or- 
nata di quattordici quadretti di figure in rilievo in 
plastica pregevolissime, rappresentanti le stazioni della 
via crucis. Air ara maggiore evvi una tavola ad olio 
grande rappresentante il martirio di S. Andrea Apo- 
stolo dipinta dal valoroso Sig. Gaetano Serra Zanetti 
di S. Agata giovane di liete speranze che nei <S40 esso 
pure espose nel Tempio questo bel lavoro a cui fe- 
cero encomi i suoi compaesani con poetici compo- 
nimenti. È in verità il quadro merita commenda- 
zione. Buono è il disegno , robusto 11 colorito , viva 
I' espressione. Si presenta il Santo con fortezza d' a- 
nimo pari alla serenità del volto innanzi all' appa- 
recchiata croce su cui deve sostenere il martirio , e 
par che di^ generosamente : eccomi Signore son 
pronto a soffrire. Fra i due legni della croce stassi 
uno sgherro che pare Io insulti e solleciti al sup- 
plizio. Un compagno di S. Andrea avvolto in un man- 
tello rosso grave di persona si fa d' una roano velo 
agli occhi per non vedere 1' atroce spettacolo. Altro 
Sgherrano ha a mano legato con corda il Santo , ed 
altro manigoldo vi sta a lato. Più lontani veggonsi 
Spettatori e Soldati con trionfi Romani. Sotto al 
S. Andrea in un quadretto piccolo si ammira S. Aga- 
ta in quasi mezza figura , che fu fatta di mano di 
Guido Reni. Ora è patita a modo che più non direb* 
beai di questo famoso pennello. I quadri laterali sono 
di Giuseppe Antonio Caccioli come ne fa fede la me- 
moria scritta all'aitare dei Ss. Maccario , Sebastiano • 
e Rocco la quale narra come nel 1724 il comune di 
S. Agata essendo Console Angelo Michele Pizzi co- 
roise al Caccioli la tavola di questi Santi presi dal 
paese per protettori nel 1725 in occasione di pesti- 
lenza e nel 1630 novellamente invocati. E siccome 
preservati furono i Santagatesi la loro mercè da or- 
ribile flagello che afflisse cotanto 1' Italia vollero che 
le immagini dei Santi fossero nel 1624 di nuovo di- 
pinte e I' altare compiuto ed ornalo come vedesi 
presentemente. Furono aggiunte nel quadro vecchio 
il divin Figliuolo con a lato destro la Beata Vergine 



• «ni sinistra 8. Agata orante in ginocchio. Vadasi 
in questo quadro 1' antico Castello di S. Agata colia 
porta dai ponti levatoi circondato di acqua e io mez- 
zo sorgere la Cariata della vecchia Chiesa. Ecowe 
la mcinoria. 

iimo MDGXXX. indit. XUU 

FESTUéSMTI aTAAOB BOMOMUH 
BT QOBUTÀTT QABIBIU aPBOTAGVLI MOBTIS |.FB 
SDITA TBBBA 8. AOATBAB BBMANSIT INOOf^VMIS 

PATBOOrMANTlBVa ITBBVM D. SBBASTlANt 

BOOGO BT MACCABIO UM DB ANNO MOGGXXIV. 

SVMPTIBVS GOMMVNITATIBVS 

IMMAOINIS S. S. JBMVO IN MBLIOBBM FOBVAM , 

FXCTAB FVBBB SlMVLQVB OBNATVM 

PVIT COUPLET VM CONaTLB 

AMGBLO MICHABLB ^iZZI. 

AtUonius de Cacddis frinxU. 

Air aitar della croce avvi un piccolo quadro rap- 
presentante la croce con Angeli ornati. Egli è bello. 
Uno di essi sostiene la croce in piedi, altro la regge 
assiso ai piedi di lui , e due l'uno da un lato , l' al- 
tro dall' altro pregano prostrati. All' altare presso 
la porta maggiore dalla parte destra evvi altro qua- 
dro del Sig. Serra Zanetti fatto nel 1836 che gli hi 
commesso dal molto Reverendo Signor Don France- 
cesco Trombelli Rettore del beneficio di S. Antonio, 
e air autore fu fatto plauso sino d' allora come 
a giovine di felice attitudine per la dipintura. 
La tavola rappresenta la Beala Vergine delle grazie 
col bambino! ella siede su di una seggiola a brac- 
ciuoli , e posa il piede sur un cuscino ; ai piedi ha 
S.Gaetano avente un giglio in mano che tocca il piede 
sinistro del bambino . il quale si atteggia per andar- 
gli tra le braccia. S. Antonio gli sta presso in gi- 
nocchio , e prega accennando il popolo. S. Matteo a 
destra scrive sur una pergamena appoggiata ad una 
tavolozza sostenuta da un angelo. Sulla Beata Ver* 
gine pende un padiglione attorno ad una colonna , e 
dietro si apre il paese cou un bei fondo ceruleo. 
Due altri quadri pregevoli vi erano, ambi di France- 
sco Cittadini detto il Milanese , ma ivi pih non si 
ammirano. Quello solo rappresentante il martirio di 
8. Agata vidi io in una stanza superiore della Fab» 
briceria fra altre suppellettili. In esso ti si para di- 
nanzi agli occhi assiso in soglio un tiranno spetta- 
tore indifferente al martirio della Santa , alla quale 
da un carnefice è stata recisa una mammella cui ha 
posta in un bacile . La santa è in piedi avvinta di 
funi le mani impavida e in un serena in volto quasi 
fosse stata insensibile al crudele tormento. Dalla 
parte offésa della Santa discorre sangue, • vedesi a 
piedi il ferro che ha dato i colpi. Il tiranno s' intrat- 
tiene nel frattanto a discorrere con un suo consi- 
gliere che ha un libro in mano; in fendo sonovi sol- 
dati , e attorno alla Santa Sghenrani , ano de' quali 
spavenU per orribile ceflb , e cipiglie. Ben trattato è 
pure uno scorcio di un altro di essi. Il quadro da 
nn unto porta uno stemma rappresentante un Lione 



io piedi cbe lanbe no flore. Alzando ^1 oedil fopra 
b porta maggiore prina di uscire leggesl Inciso In 
narmo nn glorioso moniimenlo della pietà dell* Ar- 
ciprete Zamboni, e della religione dei Comunisti 
nel riediflcare la loro Chiesa collegiata lo die se- 
gul'nel 1629 al tempo del Pontificato di Urbano Vili 
essendo Arei?escovo dì Bologna Lodofico Ludo? isi . E 
per la spesa di essa fu tenuto questo modo t per 
lire mille si fece nn riparto nel Territorio di S. Aga- 
ta sopra le terre ed animali, e per altre mille lire fu 
«NM«doto d' Imporre un censo sopra i beni comunali 
da erogarsi nel lavoro, e da estinguersi in dieci 
ani con una imposizione da farsi sugli istessi beni 
Beli' atto della divisione dei capi giusta I' antica co- 
itomanza. La Chiesa fu poi rista ura la anche nel 1767. 
Ecco le relative memorie che sono sopra la medesi- 
Mt porta. 

D . O . H . 

■tnt . Aa»aBAB . BT . ACATBAB . «ACETM . BOC . TBBffcT» 

larOBHI . TSTTtTATS . »■■■ . BBLBTTB . 

TBBAVO . Vili . rOBT . UkX . 

STBOVICO . LTPOTIIIO . CABO . ABCBIB» . VBIBCirB 

ABBBBAt . OIAHBOBIT* . t*C . TB . V . FBOT . 

*r . ABCBirBBIBTTBB . 

riBT&TB . rtortiA . oriBvtQVB . coaaTBiTATff 

■oc . BBCBBTOBI . TBL . * . rTBPABkBTU . BITOBB 

BOBAVir 

ABBO . tALTTIf . tSS^. 

Sotto questa vecchia iscrizione evvi Io stemma del- 
l' Eminenza Reverendissima del Sig. Card. Carlo Op- 
pizzooi con queste parole. 

OPITULANTE . MUNIFICENTISSIMO 

KABOLO . CARDINALI . OPl'JZZONIQ 

TEMPLUM . HOC 

AD . FORMAM • MELIOREM . BEDACTUM . EST 

AWNO MDCCCXL. 

Di questa Chiesa sono stati Reggitori rignardevo- 
lissimi personaggi siccome lo fu il lodalo Andrea 
Zamboni e il Sangatese Francesco Melrga ; fra gli 
uKimi merita special memoria V Arciprete Don Gia- 
como Marenghi Sacerdote veramente conforme il vo- 
lerc di Dio , di una pietà singolare e di un candido 
indole adorno. Oggi è Arciprete della Collegiata il 
molto Reverendo Sig. Dottor Lanxerini persona assai 
distinta e nativo Bolognese. 

CHIESA DELLO SPIRITO SANTO. 

Questa è una piccola Chiesa, ed ha annesso un ora- 
torio antico ora ufficialo dalla confraternita delio 
Spirito Santo che fu fln nel 1639 aggregata a quella 
di Santo Spirito in Sassia di Roma come da Breve 
in pergamena che si conserva . e che potei vedere 
mercè la gentilezza del Molto Reverendo Signor Don 
Francesco Trombelli dotto e riguardevole Sacerdote 
per pietà e zelo osservabile e discendente del celebre 
Gian Crisostomo. In questo oratorio avvi un quadro 
di Giovanni Battista Digerini Lucchese che rappre- 
senta la discesa dello Spirito Santo nel cenacolo ed 
è nell'altare. In esso pure si ammirano I dodi- 



ci apoftoll pittura a fresco del 1400 io parte as- 
cor conservata. Li giudicano gii intcadeoti di Pelle- 
grino da Modena scolare del gran Raffaele. Sn di al- 
cuni è stata piessa la mano ne' pasaati tempi forse 
perchè deperivano , altri però sono in discreto stato 
ancora. È bello il S. Taddeo avente in mano la sega 
del martirio, strettamente ammantellato e dimostran- 
te anche oell' atteggiamento la povertà. Bello è il 
volto di S. Matteo , bellissimo il S. Giovanni col ca- 
lice e il serpe nella destra e un libro semiaperto 
nella sinistra , stante l' Aquila a piedi. 

CHIESA DEL SS. SACRAMENTO. 

Questa pure è una piccola Chiesa presso la porta 
per a Bologna ove si ammira la statua di N. D. dei 
sette dolori di Giovanni Girolamo Balzani scolare del 
Pasinelli. 

CHIESE FUORI DEL PAESE. 

S. Maria è un tempietto rasente all'abitaziODe del- 
la Finanza che fu un tempo il Convento de' PP. Ago- 
stiniani di S. Giacomo di Bologna edificata od 1007. 
Questa piccola Chiesa fu ristorata nel 1838 mercè fa 
pietà del Preside, e membri deiramministraziooe 
della Partecipa nza. Relativa è la seguente Iscrizioie 
che vi è posta. 

PIETATE . BELIGIONE 

PRAE5IDIS . ATQUE . ADM INIS . PARTEGtPAlVTIUlC 

SANCTAE . AGATUAE . 

ABCHIEP. . GAIETANO . LANZERINIO . 

VI . IDUS.SEPTEIIBRIS . ATiUO . ltt38. 

AD . MBLIOBEM FORSIABI . BEVOCATA . OOMUS 

UAECCE . SACBA. 



CHIESE ORA NON PIÙ' ESISTENTI. 

Nel luogo detto la Castellina fuvvi una Chiesa. 
Un Convento pure nel VII secolo fu eretto , e uu 
Chiesa sacra a S. Benedetto in Aditi. 
>, Nel luogo detto MorUirone vi fu fabbricata la Chie- 
sa di S.Giovanni. 

Nella posizione di Castel di Corte fuvvi nna Chie- 
sa consacrata a S. Pietro. 

In prossimità al Castello di Castiglione fuvvi il 
Monastero di S. Donino che apparteneva come il Ce- 
I nobio di S. Benedetto in Aditi al Monastero di Moa- 
I te Casino. 

Presso a ponte Longo , ove s' incontrano le acqne 
della Zena e del Canale dei Molini di S. Agata ia 
sulla strada che da Crevalcore conduce a Persicelo 
fuvvi a parte sinistra un Monastero addetto a Mon- 
te Casino , e una Chiesa dedicata a S. Salvatore. 

Nel quartiere di Gruglio fuvvi eretta una Chiesa 
intitolata a S. Biagio , di cui si conserva memoria 
intorno al mille. 

Nel quartiere di Veraso fuvvi una Chiesa sacra a 
S.Gregorio unita ad un piccolo Monastero di Mona- 
ci Nonantolani prima del 1115. 

Nella posizione di Castellare fuvvi una Chiesa de- 
dicata a S. Agata che coli' antico Castello di S. Aga- 
ta fu distrutta quando si abitò Castel S. Andrea. 

G. A. 






A S l 









Ni 






\ 




— 94 — 



SA]\ PIETRO 




ki «{oanto icriTe il Tirabosclii ( 5fp- 
^ria della Badia di Nanantola, 
_ ParU u: cap Vp. 227) è chia- 
f ru che De' luoghi ov* è ora la Parroc- 
^diia di Riolo, forse così detta da un 
^aumicHIo (itio/iim) ivi scorrente (Ti- 
rab. Slor. p. 452 ( sorgesse un Castello che 
chiamavasì Corte ( Ca«(riim de CuHe ) di 
cui \a fìntila di Nonantola io parte avea la 
proprietà e il dominio. 

M Brubo figlio del Tu Liutfredo , Ingersrda del fu 
Gsidolfo di Ini moglie , e Rodolfo di lui fratello do- 
narono nel MXXXIX all' Ab. Rodolfo la parte che 
era lor propria di quel Castello , e della Cappella 
che era ivi dedicata a S. Pietro 2 e inoltre due pez- 
zi di terra in loco ubi dicitur RmeaUie, d justa- 
poniem qui dicitur de Tostedo ; tra cui confini si 
nominano la fossa del detto Castello , vw Molino nel 
fiume Gallico e il detto ponte di Tostedo ... e que- 
sti confini appartengono diffatti a luoghi di cui ra- 
gioniamo. E ciò confermasi da strumento del MLXXXV 
( che fu neir Archivio di S. Michele in Bosco ) nel 
quale un logone dona all' Abate di Santa Maria di 
Strada i beni, che ha nello stesso Castel di Cortei 
e ne segna in questo modo i confini : a fnane bur 
trie , a meridie chixa , a sevo limes qui dicitur d$ 
bisentulo , de tubto limes de monteroni. Questi 
confini e' indicano i contorni di Riolo nelle cui vi- 
cinanze di fatto esistono gli avanzi d* un antichissi- 
ma e grossa torre detta il Castellacelo , ed avvi tut- 
tora un antico molino sul Gallego che è lo stésso 
che Gallico. Budri resta a levante , Monterione ^ . . 
era presso S. Agata a tramontana 1 e fin colà dovea 
stendersi allora il Bisentolo, che ora entra nella Muz- 
za , prima di giungere a Castel Franco. Il ponte di 
Tostedo dovea prendere il nome da una chiesa Ivi 
vicina che dicevasi 5. Blasii de TutUdo „ . E Ron- 
caglia pure era un luogo del Bolognese come assi- 
cura il Calindri ( Dix. Cor. T. IV. pag. 80 ). 

„ n Castello di Corte è nominato anche in nna 
carU de* VI di Febbraio del MLXXU colla quale i 
Tomo u. 25 



firateUi Guido, Alberto, t Gottiflredo del f^ Rodolte 
de CastfQ Cwie.e Alcbenda mogJie del detto Guidn 
e Bernardo del fu Ugo delio stesso Castello con Ep» 
raeogarda sua m<»glie donano all' Ab. Landolfo il 
Castello detto ToìtcUIo ( anch* esso posto in questi 
contorni) il quale poscia dall' Abate medesimo nel 
giorno stesso fu ad essi , secondo il costume, dato 
in livello per I' annuo canone di sei denari verone^ 
si „ . Finalmente lo stesso Castello di Corte e il luo- 
go di Roncaglia ad esso vicino si nominano in un 
altra carta del Marzo del MCXXXVI, in cui ancora 
s' indicano i confini entro i quali era posta Ronca- 
glia. In essa 1' Abate Ildebrando dà in enfiteusi a 
Ugo del fu Radaldo da Corte i beni posti tu loco 
ubi dicitur Honcalie . a mane flumcn quod dici- 
tur budrie , a meridie limes qui vocatur Muna- 
rido, a sera fossa de subtus limes qui dicitur 
Finale. 

, Antichità lontanissima deve poi avere la chiesa di 
S. Pietro di Riolo, e da semplice Cappella che era 
ad f039, venne presto a salire al grado di Parroc- 
chia. Pare che i Monaci della Badia di Nonantola 
pretendessero al patronato di quella Chiesa e di altre 
dd distretto persicetano (Tirab. I. e. p. 225 ) re- 
stando memoria d' un libello da essi Monaci pre- 
sentalo verso la metà del XIII secolo a Gatolo Ar- 
ciprete* di S. Vincenzo, e a Maestro Giovanni Cano- 
nico Oi Nonantola arbitri delegati nelle contese , che 
i Monaci avevano coli' Arciprete di Persicelo sotto 
al cui plebanato era posta la Chiesa dì Riolo. Chie- 
dono in esso libello. „ Che riguardo alle Chiese di 
„ Jdanzolino , di Gavile di Rastdlino di Cirione e 
,. dì Riolo I' Arciprete di S. Giovanni In Persicelo 
M non altra giurisdizione vi eserciti che la spiri tna- 
„ le , e che non possa conferirle , se non se a quei 
„ Preti , a que* Chierici che dall' Abate verranno 
„ presentati „., Sembra però che il Monistero per- 
desse la lite ( Tirab. I. e. p. 227 ) all' Arciprete di 
S. Giovanni intentata 1 perocché si trova bensì taU 
volla menzione dei beni che 11 Monistero avea in 
quel di Riolo , na non vedcsi nai che gli Atali ne 



ROBiaMiero U Rettore deili Cbleia il qiMle non tro- 
?atl pur tottotcritto «1 Sinodo sonantoUno del 1101. 

Neil' eteneo deHe GMete Bologoeti del 1S78 Riolo 
è segnato qua! Pamodiia toggiaceote al Pletenato 
di S. ' lofannl in Penleeto dal qnale fki tolto dopo 
il 1574 da Gabriele Paieotti Cardinale ArciveacoTO 
che lo sottomise a Santa Maria di Castel Franco da cui 
dipende tuttora. Sembra cbe ne aYcssero un tempo 
il padronato i Marchesi Beccadelll j ma da quanto 
«MStraiiO gli Archlfii Arci?escovili nel 1428 lo ave- 
vano Galeazxo Marescotti aliai Cal?i per una metili 
I parrooeliiani per r altra .ma a* 9 Ottobre 1797 
i fratelli Monsignor Galeazzo e Bernardino , Ercole 
€ Franceseo Marescotti (per gli atti di Antonio Fran- 
chi notaro ardYescoflle ) fecero rinuncia del loro di- 
ritto di netli alla Mensa Arcirescofile , la quale nel 
1819 lo cederà al popolani che ora 1* esercitano in- 
tero. Ohhligaroosi questi a risarcire la Chiesa squal- 
lida e cadente per la ?etusU , e U fecero nei 1814 
€OUa spesi di lire SODO iUliane , cui si aggiunsero 
te oArte di Giotanni OrUndi, Pietro Bertoletti, 
Giacomo Tadolini, e Marchese Ottevio Beccadelll. 

Or queste ChieM ha tre altari. Nel maggiore de- 
dicato a S. Pietro Apostolo ( la cui feste titolare 
tiene tette solenne addi 89 Giugno ) ha un quadro 
d" autore Ignoto , che figura esso Santo neir alto 
che rlcefc te Chiavi da Gesù Cristo, in quello che è 



dal con» del^EvMgelio è In nna nicchia la SUdfta dd- 
laB* V.M Boario maestramente integlteta in le- 
gno duro. Neil' altro dal lato deU' Epistota al vene- 
ra un CroeVuo tevorato te istnceo. La Chtesa di 
Riolo ha il Battistero da remotissima età , e sovra 
la porte maggiore è I' organo , di cui fu autore 9 
Traci. Una Via Crucis in belle incisioni e comici do- 
rate Ti (è erigere nel 1818 I' odierno parroco Sig. D. 
Antonio Benojai, il quale nel 1816 avea già tet- 
te ristorare e adornare entro e ftiori tutta la sua 
Chiesa > Il cui territorio confina colle parrocchie di 
Cattd Franco, Boitellino, Reeovato, Panxatio e 
Mansolino, È poi questa disUnte da Bologna miglia 
13 , numera da 515 abitatori , ed è collocato nel Go- 
verno di Bazzane , e Comune di Castel Franco a lei 
prossimo di due miglia. Circa il 1770 11 parroco D. 
Giacomo Corolupi rifece la Canonica a modo di vago 
Casino. Un miglio lonteno dalla Chiesa sorge la Vil- 
la del Martheu Beceaddli con paUzzo , e giardiao 
cinto da fosse i ed entro al palazzo il privato Ora- 
torio della F. F. detta Miiseriecrdia. A mezsorfi 
della Chiesa è no Mulino de' Bacchi di Castel Fran- 
co 2 e a settentrione elevasi un Casino di antica for- 
ma , che fu già de* Gesuiti , ed ora è del JforcAear 
Gnùdi di Bologna. 

G. F. Rambilu. 




\ 



* Il ^ 












X 



X 
V 
















— 95 — 



» Mi)& miu Olii 



DI RASTELLINO. 




gt Coltello di Rastfllioo debb'essere 
k Borio in molto lootanissiml tempi, 
ee Della celebre donazione fatta al 
^ MonisNro di Nonaotola nel 776 da Glo. 
Ditca di Persicela e Ponte duce si tro- 
iVM aomiDato , comecché erroneamente, 
f^a altri deMuoghl largiti, e cioè Cardeto 
r^i» PìiHimano, DueenMae , Tavialo, Ra- 
^^+^ steUiùTO : e quindi anche nella conferma di 
essa donazione fatta dal Cherico Orso suo figlio. 
(Tirab. Si. ddla Badia di Non. Appena, IL p. 458;. 
Appresso Leone Ostiense f Cranica Castinese 1. 1. 
eap. 54 J scrive circa il 930 , o 938 , che Rie (Ciò- 
▼anni ab. di Nonantola) fedi libMm AdOberto filio 
Ranierii de RaOeUo, de aliqwÀ cmiihui fiujus 
monatterii in ComOaiu Muiinenti, fluido qui di- 
eitur Pn-Jicefa : giacché , come nota il Muratori, 
{Ani, Rai. diu. XXL p. 268; comprendeva nsi allo- 
ra nel distretto pcrsicetano moltissimi luoghi , e spe- 
cialmente Nonantola colle sue ville. Trovasi io segui- 
to menzione di Rastelllno in un documento dell' 888 
( uso abbreviandole le parole del Tiraboachi , Storta 
deUa Badia di iVònontoto P. I. cap. 1. e VII. p. 153, 
220 , 225. Modena 1784 ) eoo cui Ermenaldo del ta 
Giovanni , e Raltrnda sua moglie co' figliuoli Raim- 
baldo , Ermenaldo , e Diodato donano a Monaci No- 
nantolani ! loro beni posti in quel luogo. Alcun tem- 
po dopo vennero anche i monaci In possessione del 
Castello j poiché Arnolfo del fu Arnolfo , e Archem- 
taldo del fu Alberto , ambidue di Rastelllno . dona- 
rono a Rodolfo ab. di Nonantola area ima de terra 
ubi casirum ed aedifieaium , con cinque parti del- 
la Cappella che nel Castello medesimo di Rastellino 
( detto anche Comunia ) ta fabbricata in onore di 
S. Michele. Né con ciò pare che allora entrasse la 
Badìa al possedimento di lutto Rastellino , n a soltan- 
to d'una parte , perché da tre documenti del 1017 
si rileva che le tre parti di quel Castello aveaoo al- 
tri signori. Nel primo di essi documenti a* 26 di 
Marzo del 1117 il prete Domenico da Gonzaga com- 
pra da* fratelli Marchesi Bonifacio e Corrado per li- 
re 100 la Urza parte del Castello di Rastellino, di 
4iM Cappelle , e di tutte le cue di q nel laogo , la* 



sterne al terzo di molt* altri beni. Tali cose poi (co« 
me ha il secondo documento) sono nel medesimo gior- 
no , e pel prezzo istesso rivendute dal prete Dome- 
nico alla Contessa Richilda moglie di Bonifacio. E 
similmente nello stesso di Bonifacio e Corrado fan- 
no promessa (nella terza carta) di non recar mo- 
lestie Sila Badia , e non pretender diritti sui beni , 
che gii furono d'un Bertaldo, i quali però Boni- 
facio si riserbava poter ricuperare. Sembra adun- 
que, che il astello di Rastellino > e i beni tutti io 
queste carte indicati fossero divisi in tre parti i una 
delle quali fosse prima de' fratelli Bonifacio e Cor- 
rado , quindi della Conlessa Richilda , nn* altra d'Ar- 
nolfo e di Erehembaldo da essi donala precedente- 
mente al Monislero di Nonantola i e la terza di es- 
so Mooislero avuta da Bertaldo suddetto. Ollreciò si 
mostra verisimile, che Richilda donasse essa pure 
la sua parte alla Badia , se l' Ab. Guido a 18 giugno 
1291 dava in affitto per nove anni a Jacopo di Jaco- 
pino da Bagno cittadino bolognese il Castello di 
Rastelllno. e le terre ivi, ed in altri luoghi dal 
Monislero possedute per l' annuo cioone di 122 lire 
bolognesi, quattro soldi, e sei denari» contratto 
che a 19 giugno dell* anno istesso ( se non é errore 
nella data ) veniva per comune consenso annullato. 
Nella sollevazione de' Bolognesi contro il legato 
Card. Bertrando ( 17 maggio 1334 ) essendo sUto 
preso il suo Cappellano e Uditore Bernardo ab. di 
Nonantola , e dato in potere di Maghinardo di Baruf- 
faldlno Primadicci , cedette ad essi alli 2 Aprile per 
quattro anni la terra e il Castrilo di Rastellino con 
tulli i beni che la Badia area In quel distrello , e 
lullociò per otloceolo lire bolognesi , affine di gio- 
varsene ne' suoi bisogni , essendo stali esso e i suoi 
bmigliari nella loro presura di ogni avere spogliali. 
Nullo dichiaravasi di pol.nn tal cedimento, perché 
fatto per solo timore di Maghinardo , quia eeniinuo 
eidem minabaiur de nwrte, ei praedida non face- 
rei. Suiseguentemenle nelle guerre che si accesero f^i 
Bernabò Viseonli signore di Milano, ed il Pontefice , 
dovette questi occupare luUI i castelli , che polevan 
giovare n difendersi contro il nemico e infra gli altri 
fucilo di RastelUuo. TutUvia ne fu nffidaU akuna 



tolta la cnitodia a' Monaci di Nonaotola i giaecbè da 
uwo strnmento delti 7 aprile 1361 , rogato da Gu- 
glielmo Gbinaml fedesi che Simone del fb Zenone 
da Piftoia , iifflciaie del card. Androino legato di Bo- 
logna consegna ad Alessandro del fu Sozzo da Ver- 
rocchio Vicario Generale dell' Ab. Ademaro , che la 
riceve in nome del Monastero , la Rocca di Rastelli- 
00 2 ed ei promette di custodirla, e guardarla dili- 
gentemente. Dopo questi tempi non trovasi piti fatta 
aingoiar menzione di un tal Castello. 

Ora venendo alla Chiesa di S. Maria di Rastellino 
(cofì il Tirab. Si. di yonant. p. II. e. 1. p. 222) „ non 
„ era essa anticamente compresa nella diocesi dì No- 
M nantola, ma in quella di S. Gio. in Persiceto, e sem- 
M bra che i preti di essa , e di alcune altre Chiese 
„ alla atessa Pieve di S.Gio. soggette fossero invita- 
„ ti al Sinodo di Nonantola del 1101 , perchè comun- 
„ que non fossero inchiuse nella Diocesi del Monaste- 
„ ro , da esso però dipendevano per titolo di Jnspa- 
„ tronato , come tra poco vedremo. Di fatto a' 25 di 
„ Maggio del 1313 , come abbiamo negli atti di Berto- 
„ lino Speziar!, essendo vacante la Chiesa di S. Maria 
„ di Rastellino PlebatusS. Joannis in Persiceto per la 
,, morte di Azzo che ne era Rettore , I' Ab. Nicolò 
„ de* Baratti a cui apparteneva il diritto dell* elezio- 
M w, nominò a succedergli Pietro di Francesco Gui- 
„ doni della slessa terra . ingiungendogli però di pre- 
„ aentarsi all' Arciprete e al capitolo della Pieve sud- 
„ detta. E come dipendente dalla medesima Pieve si 
,, nomina quella chiesa in un altro atto de' 22 luglio 
„ dell* anno segnente , in cui mancandole un cherico 
t, V Ab. medesimo conferisce quel beneficio ad Alcs- 
,, aio figlio di Guido Baratti. Ma poscia gli Abati di 
M Nonantola crederono , che la Chiesa di Rastellino 
„ dovesse essere interamente loro soggetta , né veg- 
„ giamo che incontrassero ostacolo alcuno. Perciò a 
0, 9 di Ottobre del 1360 Bernardo Vicario Generale 
,, dell* Ab. Lodovico nell'atto di nominarne il Retto- 
,, re Jacopo del fu Bertèo Bianchi da Nonantola , non 
„ fa menzione alcuna della Pieve di S. Giovanni , an- 
,, zi aggiunge per patto , che da niun altro el debba 
,, ricevere gli Olii Sacri , che dall' Ab. di Nonantola. 
„ E così pure ninna menzione si fa della Pieve di 
„ S. Giovanni nella Collazione fatta di questa chiesa 
.. a* 4 di febb. del 1473 dal Vicario Generale dell' Ab. 
„ Commendatario Gurone d' Este a Aldrovandino del 
M fu Lodovico Malchiavelli bolognese ,,. 

Oltre tutto questo si trova memoria che nel 1404 
venne eretto II suo Aitar Maggiore , dipendendo allo- 
ra dalla chiesa Arcipret^lc e Collegiata di S. Michele 
Arcangelo di Nonantola , sotto cui rimase per oltre 
quattro secoli, passata dappoi ad esser filiale di 
Gaggio di Piano , e infine nel 1822 assoggettata al 
Plebanato di Panzano , allorché per breve di Pio VII. 
degli U dicembre 1821 la Cura di RaslelllBO eoo altre 
aedlci delle'diocesi Modenese i e Nonantolaoa vennero 
air Arcivescovado di Bologna aottomease. Fuor di 
dubbio è , che questa Chiesa a tempi iH^Maimi alla 
chiusura del Sinodo Tridentino ara già Parrocchia , 
poiché Bd 1560 avea la FonU BattcaiBBalt i Umobbìii. 



eiandoflw I rcglstH dall'amo iittaioi cose ti ba di 

nn Indice dell'Archivio dell' Abazia Nonantolata, 
conservato in quello daBa Mena AKìvcacorlle di Ba- i 
logna. 

Codesta chiesa di S. Maria della Neve di RastdB- ' 
no è internamente piuttosto piccola e baaaa . riatret- 
ta nel corpo , con soffitto a spazii riquadrati , e caa 
sola un* ampia finestra solla porta maggiore. Uo ar- 
co introduce nella Cappella dell' Aitar Principale sa 
cui si venera la tavola della B,V. della Neve, co'Sm- 
ti Agoaino vescovo , e Giuliana vergine boiognm. 
Questo altare fu riedificato totalmente nel 1824 dal 
benemerito parroco Don Francesco Lodi. 

La Cappella a destra , illuminata da sorrappoita 
Cupolino, è sacra a S. Antonio di Padova, rappre- 
sentato in un quadro del Chiarini. Fu questa eret- 
ta , e dotata nel 1645 dalla contesaa Barliara Piate- 
si Pepoll di Bologna i e nel 1844 ristanrata e 
lita a cura del March. Agostino Calori di 
che or ne ha il padronato. Queste cose tutte, acciò 
passassero ricordate a posteri vennero scolpile la fra 
marmi , che veggonsi in essa Cappella. Il prioN, che 
è sulla porta che va alla sagrestia ba queste panie ; 

ALTASI . HOC 

ANTOinO . IDNIORI . DICATm 

QUOD . EST . Ilf . PATEONATO 

DOMOS . CALORIAB . MOT . 
AOGOSTINC» . CALORIOS . MABOI . 

QUI . ET . aTBEMITIUS 

WJX , MILITIAB . UBBANAB ATBIT • 

PECUNIA . SUA . INSTADBATIT 

SACRIS . SUPPELLKCTILIBIW . INSTaUXIT 

ANNO . MDCCCXXXXllll , 

Nel pilastro che è dal lato dell* evangelo si legge : 
D. 0. M. 

ILLUSTRIS . D . CO . BARBARA . PIATBSIA . DB . PSTOUS 

DBVOTAM . ERGA . CABLICOS . MEIITBM 

PIUM . BRCA . SB . ANIMOM . TRSTATCl 

ElO . LAPIS 

ANNO W>CLTII DIB YXV1 SRPTBIIBaiS 

BABC IN HONOREM 

8 . ANTON II . DE . PADDA 

QOBH . PATRONUM . VENKRATOR . IN . TIlUS 

HONC . FAtrrOREM . BXORAT . IN . CABLfS 

8ACRIF1C1UM . SEMEL . IN . BEBDOMAAA 

STATUIT 

ET . DDODENA 

ANNUO , RJUSDRM . SANCn . DIB 

CELKBRANDA . MANDAVIT 

RROGATIS . AD . EOO . 

D0AR0M.ET.SEPT0A6INTA.LIB.OROLI8.ZX.If0SniÀB.MOirBTAB 

PaO . SINCOLW . IN . ELENOaiNAH . DISPOSITI 

ET 

MB . QUID • DBTOTAB . PIBTATfB • U BBSBB T 

GBBAR . ALBAB . UB . T . OLBI BIT . 

IN . LDMINOM . aUPPLBMBNTDM . ABMMT 

BABC . CLABIOS . m . TAB . AUT . ■ . BALLOni • NOr • BO» . 



In quello dalla parte dell' eptotola è Inscritto. 
D . O « M . 

SACSlLOBf . BOG . DITO 

4HT0IIZ0 

DB . PADDA . DICATDM 

BlBXIT . OBMAVIT . INSTEOXIT 

ILLUSTBISf . 

D . COM . BABBABA 

PIATBSIA . DB PBP0LI8 

AHNO . OOM . MDCXLY 

UBI 

IDI BUS . lUMlI 

BJUSDBM . ANMI 

PBIMOM • SACBOM . BABBBI . GABPIT . 

L* altra Cappella è in onore del SS. CrocifiUO, e 
(n odifleata nel 1834 con danaro del parroco Lodi, 
ao??enuto da' popolani, che nel 1823 avean fatto 
fondere I' a tinaie buon conserto di Ire campane. 

La Via Crucis in basso rilie?o di terra cotta dia- 
potta nel Corpo della chiesa è lavoro non isprcge- 



Tole di Ceaare Psottl peniceltno» baon dilettante 
di plastiea. 

La ParrocchlB di Riitellino , araU oggi in eura 
dal Molto Reverendo 8lg. ikmGiaecmo tùicenxi, di- 
su un 18 viglia da Bologna • conpreodesi nel Go- 
verno di Balzano e nel Connne di Castel Franco : è 
ora di nomina della Mensa Arcivescovile , e dà 400 
anime di popolazione. Ha per confini a levante le 
parrocchie di Tivoli e Manzolino: a mezzo giorno 
queRa di Rioloi a settentrione S. Igata t e Recova- 
to a ponente. 

Due sono gli OratoriI ad essa soggetti. 

n t. del SS» Nome di otaria è una Cappellania con 
residenza del Cappellano , che si nomina da* Filippi- 
ni di Bologna , detti i padri della Madonna di GaU 
liera. Fu fondato nel 1701 da Catterina Melega (v. ro- 
gito dei Dott. Gius. Lodi ) ed è posto Inngo la strada 
comunltativa che da RaateUino conduce a Castel Fran- 
co. 

n 2. della B. Y. ddia Mercede è nel luogo che 
dicesi GargiokUo, e fb eretto per legato Ditto Bi- 
li 3 Febb. 1745 (rog. del notoio AchUa Canonici) 
dal conte Pietro Giovanetti di Bologna , la cni Simi- 
glia ne mantiene la proprietà. 

G. F. ] 



^'^i^- 




TOMO li. 



— 96 — 



^^^ ^m(b 



DI PRADVRO E SASSO* 




In gran libro ci ha spiegato dinnan- 
ìi\ l'a-Jorabile Provvidenza , verga- 
pto a caratteri immortali e cosi ctiia- 
f ri , che portano con leco l'impronta 
• rìr] divino Autore . e ne suggellano . di- 
■ rfi toa Dante» la gloria. Questo libro 
, è coi) gr-iinde , così meraviglioso , cos) com- 
,|)Ucd[o, i:be non aggiugne la vita dell' uo- 
^ mù A «volgerlo , nonché tutto , neppur po- 
che pagine, pochissime poi e con molto stento a 
pienamente intenderne. Ma egli ha delle pagine que- 
sto libro, egli ha dei passi , che parlano cosi senti- 
tamente all'anima anche di qualunque idiota, che 
egli è tratto ■ sellare ora per insolita maraviglia , 
ora per nuova dolcezza, Oh bello, oh ammirabile i 
Ha delle pagine, torno a ripetere, che parlano si Tor- 
te al cnor di chi srnic, da spremergli a viva forza 
le lagrime. Non accade ora che io dica , che parlai 
finora del gran libro iN'Ila natura creata. 

Nella nostra provincia la nuova via per la quale da 
Bologna si va a Livorno percorre la valle di Reno . 
diflUodo in mezzo a bellissime coltivazioni ed a Tre- 
quenti villaggi. Non esistono forse nella Penisola luo- 
ghi pih pittoreschi o piii ameni di quelli , che qui 
8' incontrano. In un circuito di circa dieci miglia dal- 
le porte di Felsina alla borgata del Sasso tu vedi ad 
ogni paMO verdi sponde, fronzuti boschetti, prati 
erbosi , agevoli poggi. Ogni coltura vi prospera per 
1* industre mano dell' uomo , e fra ogni specie di 
soavi fk'utta quella vi primeggia delle viti pampino- 
Se , dalle quali ricavasi il pih doire licore. Poro lun- 
gi da Bologna trovi la graziosa villa di Casalecchio 
posta alle estremità del ponte sulle due sponde del 
Reno; poscia un numero di paeselli, come I' Eremo, 
Pontecrhio , la Stella , Castel del Vescovo . la Cerva , 
ed il Sasso , che situati sul piano . o sulle circostan- 
ti eminenze , concorrono ad abbellire il quadro del- 
la ridente contrada. 

Ma percliè II libro si svolga , e se ne ìntemlano le 
piti arcane parole , quivi l' erudito v iiadante ram- 



memora le grtndi tìììk , i superbi castelli , e le Ispi- 
de e turrite rocche , che il tempo , e pib spesso le 
guerre fratricide distrussero ed annientarono j ricor- 
da le fazioni che qui seguirono ; i mntamentl di si- 
gnorìa che accaddero ; rammenta I* antico Coild Fkr- 
rane , ed il forte che sull' altipiano del gran bocI- 
gno qui stava a baluardo e difesa delle terre info» 
riori e della stessa Bologna ; riflette al terribile var- 
co del sauo di ghmna , altra termopile ove i bo- 
lognesi portavano le ultime difese contro gli Etni- 
schi , i Modenesi , e pih tardi le orde de* banditi , si- 
gnoreggiale dai conti di Panico : pensa al valor gner- 
rlero , alle forti imprese , agi' ina nd iti sforzi i e 
piange addolorato che tante virth , tante stragi fos- 
sero sin da quf ' tempi il frutto di cittadine dlsesf- 
dic , piuttosto che il sentimento magnanimo dì re- 
ligione , o dell'amor di p;«tria. 

Castel Terrone , o Feronio era ( a giudizio del- 
l' eruditissimo Pancaldi ) una fiorente città , posta 
superiormente al gran masso chiamato Sasso FeT' 
rane ed anche Sasso di glossina , dove nella cima 
sul largo ed ubertoso piano aveasi il Luco l' etrn- 
sca dea Ferronia , e trovavasi la ròcca o fortino 
principale. Slendevasi la città oltre quel sasso pH 
tratto di via che cond*;fe alla locanda delia FofnUasa 
( un tempo casa di campestre ricreazione dei OMina- 
ci Benedettini ) e custodiva il passaggio angusto del 
Sasso , tagliato a cornice sull' alto della rupe , ove 
il fiume Setta mette foce nel Reno. L' importanu 
strategica di quel varco , che guadagnato una volta, 
apriva agli assalitori le porte di Bologna , fteevi 
che di frequente irrompessero dalla montagna tonne 
di fuorusciti di nemici estranei e tribolassero la 
Ferroniana città con lunghi assedii , o con feroci as- 
salti ; talché , emigrandone a poco a poco gli abita- 
tori , restò facile conquista ai nemici stessi , e fÉ 
dal ferro e dal fuoco arsa in breve e distratta. 

L' origine di quest* antica città si smarrisce enee 
l'epoca della sua rovina nella notte del teoapi.e 
non Al incora per gli scrittori , cbe provtmao di 



cdMUUrii , M non un Tatto etm|K> di cmigcltara • 
di cootraddiziooe. Nel secolo V (quando il setten- 
Irione prete ad avrenlare le tue schiere contro il roez- 
sogiomo) era questo paete in grande ttato di florl- 
dezU) e tappiamo che circa 1* anno 728 fn occupato 
dall' etercito di Liutprando Re de' longobardi , venu- 
to ai danni di questi luoghi e tpecialoiente di Felsi- 
M ì poi che neir anno 751 era passato con altre cit- 
tà e castella nel vasto patrimonio Nonantolano. Per. 
dcndosi qui l' istoria della città , noteremo come a 
sentimento del Ghirardaccl restasse ancor salda In 
cima al gran tatto la ròcca o fortino di Castel Fer- 
rone nell'anno 1306 , e come entro il sasso medesi- 
ino esistesse una piccola chiesa ed alcune celle di ro« 
miti , le qu;«Ii nell* anno ttesso furono dal flinne Re- 
no ( che ne rade minaccioso tutto il lato di sud-ovest) 
inondate e sommerse. Ami dopo tale disastro il Se- 
nato di Bologna ordinava che si demolisse la ròcca 
sulla cima del masso ( locchè però non accadde ) per- 
chè espugnandola i nemici , quivi non si fortificasse- 
ro ; e fece incavare collo scalpello una nuova chiesa 
nel sasso sul piano della via , ove fu collocata l' im- 
magine della Vergine , quasi a tutela di quell'angu- 
sto passaggio e delle circostanti campagne . minac- 
ciate ognora dalle invasioni de' banditi e dalle inon- 
daxioni del Reno. Intanto il Visconte , calato di l^m- 
bardla poco dopo il 1350 , voleva colle agguerrite 
sue falangi impadronirsi di Bologna , e di tutto quan- 
to il contado ; e ben sapendo come gli avrebbe gio- 
vato il po^isedere la Ferroniana ròcca ed il sottopo- 
sto varco , lo assali con poderoso esercito e Io con- 
quistò. Ma venula Bologna all' ubbidienza della Chie- 
sa , ed entratovi il Cardinale Egidio come Legato , 
spedì nel 1360 il conte Simone della Morte colle as- 
soldate milizie d' Ungheria e con altre schiere , onde 
oe cacciasse le soldatesche nemiche. Ed egli in poco 
men che due Mesi ebbe espugnato e preso cosi il 
passo di glossirui, che il sovrappósto castello; il 
quale fu poi dai soldati stessi atterrato e dtslrulto. 
Immensa gioia sparse nelle terre circostanti questo 
fatto glorioso; e i campagnoli accorsero in folla al- 
l' umile chiesuola del Sasso per ringraziarne la Ma- 
dre di Provvidenza » cui piti che al valor dei soldati 
attribuivasi il prodigio di quella grande vittoria. 

Questa cappella , che diede orìgine al celebrato 
Santuario della Madonna del Sasso , pih non esiste 
da cinque lustri , perchè temendosi dai devoti il ri- 
torno dell'antica ratastrofe. fu edificato un magnì- 
fico tempio nel borgo della Cerva (sotto la cura di 
S. Pietro di Castel del Vescovo) e quivi fu trasportata 
la prodigiosa Effigie , a cui tributano venerazione e 
fede ben cento e pih parrocchie di questi ameni con- 
tomi. 

Sino all' anno 1796 il paese di Pradnro e Sasso fO 
governato come Massarìa del Contado dal Senato 
bolognese ; poi divenne centro e capo-luogo di nna 
comunità talor estesa e talor più limitata , dipenden- 
te sempre dalla giusdicenza di Bologna. Formati il 
suo territorio di una vallata deliziosa bagnata dal 
fiume Reno , e circotcritta in gran parte dal monti 



Al'bago, kmo, • Mariano die son coperti tio neN ^ 
l' imo da foUittime e verdi boscaglie. La sua popò- • 
lazione , trovata dal Calindri di 436 anime , risulta 
In oggi di 700 individui, mentre 1* ettcnsione del ter- 
ritorio ttctto è diminuita di qualche miglio , eircoo- 
daodolo le tote cure di S. Silvestro , Panico , Lagu- 
ne , lano , Sirano , Castel del Vetr^vo e Battidizzo. 
Noi conosciamo questo luogo col nome di l>radnro e 
Sasso , qual fu sempre appellato nel censimento , • 
negli alti di governo ; né ci prendiamo cura d* Inve- 
stigare come il titolo della parrocchia sia quello in» 
vece di Sdito Predùso, giacché a qnetto vedian ri- 
ferirsi soltanto gli atti della clericale gioritdiziooe. 

Parleremo ora delle tue chiese. 

Antichissima è la parrocchia dedicata al St. Gior- 
gio e Leo, trovandoti notata (senza traccia della 
sua origine ) col nome di S. Leo ddia Ronca ntU 
l'Elenco delle ^iese dell'anno 1378 itd anzi riscon- 
trasi nel medesimo che allora pure era di gius pa- 
dronato de' suoi popolani , e dipendeva dal pltbana- 
to di Panico. La chiesa fu sempre nel Inogo ove 
trovasi oggigiorno i ed il viandante die traverta tut- 
ta via rotabile il vecchio ponte di Paganino (nome 
derivatogli da uno de' conti di Panico che lo tè edi- 
ficare) la vede in prospetto sulla destra sponda del 
torrente Mavorc. Prima del secolo XVII era di forma 
antica col palco a travi, e senza coro, né sagrestia. 
Pocq dopo il 1600 fb posta in volto reale eoo tre 
altari s poi avendo il benemerito Antonio Tantfi le- 
gata una somma per l' erezione di un Oratorio a ser- 
vigio divino della conrraternita ivi eretta, pensò il 
provvidissimo paroco Don Antonio Belletti dì con- 
vertirla piuttosto nella costruzione del coro e della 
sagrestia , con che si rendeva il tempio di Dio piìi 
ampio e pih decoroso. Posto ad allo il concello nel* 
I' anno 1666 , fu innalzato il muro di cinta del pre- 
sbiterio e coperto da bellissimo catino , e fu costrui- 
to il coro a semicerchio con ancona grandiosa e ben 
lavorata. Poi netl' anno 1830 l'ottimo paroco Don 
SanÉe Ottani le ^iè maggior spazio ed ampiezza , 
facendo ribassare il pavimento e costruire pei due 
altari laterali le opportune cappelle; uè contento di 
ciò , dopo alcuni anni fece abbassare l' arra del pre- 
sbiterio e del coro , indi fé costruire un nuovo aliar 
maggiore e dtie grandi cantorie. 

Nell'insieme, questo tempio (che un po' si risente 
dello stile seicenlistico) è assai pih appariscente che 
bello , sebbene con ogni cura mantenuto , e decorato. 
Sopra r aliar maggiore si vede il quadro dei due 
Santi titolari , opera recente e lodala del pittore An- 
gelo Lamma , come le due teste dei Profeti dipinte 
a fresco nel coro. Nel catino è un altro afl^esco rap- 
presentante il Padre Elerno , ritratto dal Pedrini ; e 
nei ventagli i quattro Evangelisti dipinti dal Zanni- 
ti. La prima cappella a destra ha un quadro d* igno- 
ta mano, rappresentante S. Francesco i ed nn sotto- 
quadro con S. Veronica dipinta dal medesimo Lam- 
ma. L' altra cappella poi di rimiro conserva entro 
nna nicchia la venerala immagine di Maria , dipinta 
in Ida dal cavallcr Conca torinetc e contornata da 



ceBto f fìh ré^nìt di Santi , die ^alvi laieid fai per- 
petua cttttodia 11 rtaonato predicatore Mogaeae Don 
iMMo itaria Vivareili. La cappella ttcata è par- 
lieolarBMiite aUMlHta ed ornata , ed era di gius pa- 
dronato del venerando sacerdott D. Giacomo Negri 
glk paroco di S. Isaia di Bologna. Questa chiesa ha 
un oCtìino quarto di caropane , ed un boon organo; 
e mercè dell'Indulgenza plenaria detta ddla por- 
giimemla, qnifi ab antico concessa, ha una oHme- 
rosa Compagnia appellata dei CwdigeTi, la quale 
celebra ogni anno nel secondo giorno d' Agosto il Per- 
dono d' Assisi con gran concorso di popolo. 

Nel circondario parrocchiale sono quattro cappelle 
od Oratori. Il primo , dedicato a 5. Andrea « il se- 
condo alla Madonna di S. Luca , ambi di proprietli 
del chiarissimo Sig. professore Comelli \ il terzo con- 
•egrato a 8. Antonio Abate , di spettanza Pascili ; 
t l' ultimo col titolo della Visitazione , di ragione 
degli eredi Palmieri. 

AH' estrema perireria , ore il territorio è diviso da 
quello di Panico , scaturisce un* acqua solAirea mol- 
to somigliante all' acqua termale della Porrei ta Vec- 
dila • mn di cui si fa poco conto. Ivi non Innge è il 
famoso rio , che ricorda la rotta delle armi bologne- 
•i, atreanta il di 11 Giugno 1306, quando guidate 
da JMkigìno ddla Bloteaglia e da Tommaso jRom- 
patd contro il castello di Panico , furono qui invece 
Borprcae e combattute dalle bande dei conti Dosso , 
Roéd/à . e Ptigamno. U strage Ai così grande al 



dir degli ttorlel , che r«tatl sul terreno I duo cam- 
pioni con infinito numero di soldati , soli tra <^ quat- 
tro scamparono ondo recare in città l' infelice novel- 
la. Il Ghlrardacci narra che per Unto eccidio II rfvn 
recò tre giorni le acquo rosseggianli di atngne il 
fiume Reno , e fÉ chiamato allora , corno indw di 
presente si appella il Rio ddla seoi^UtO. 

Repilogbiamo 11 discorso. La piccola comune di Prt- 
duro e Sasso , che sorge hi quel tratto della nottra 
provincia che divide V alta montagna dalle colline t 
dal piano , se non raccomandasi allo sguardo del viag- 
giatore per superbi palagi, per belle contrade, per 
nobili e sontuosi templi , per ninno insomma di qìwi 
titoli fastosi , che sono privilegio delle primarie cit- 
tà , gli scopre e disvela una lunga pagina di storia , 
or confortevole , or trista , ma sempre grande , ma- 
ravigliosa , e solenne , mentre da altro lato sorrido- 
no al di lui pensiero i verdi prati, gli ombrosi bo- 
schi , gli aprici vigneti onde adomansi e fh>ndeggia- 
no i fianchi del colle , che le è fondamento. E non è 
anima meditabonda , e sensitiva , la quale Innoltran- 
dosi in mezzo a quelle ingenne ricchezze della natu- 
ra , e viste le torri , le cupole , I teatri della popo- 
losa Bologna , non anteponga la soave tranquillità di 
quegli ozii camperecci , la vaghezza di quel terrestra 
Eliso, alle inquiete e vorticose gioie della grande 
città. 

DOTT. LVWI RUGSttf. 




\ 



Q 



e» 














— »7 — 

•. 9AG&0 »l O&IVSTO. 




fon difficile eertamente è il ricooo- 
, »cere d'onde derivasse a qnesta Par- 
^rocehia il nome di Oliveto , concios- 
' s ii che apparisca chiaramcoU essergli de- 
{nvito dalla estesa coltiTaiione di Oli- 
vi «be io tale distretto praticaTasi; ed 
' ùsui più diffleile sarebbe il ricoooscere una 
tale derivasione dalla appellazione di tal 
luogo per parte del vo^o moataoo che 
è — I* Live— manifesta qorrnzione del nome Oliveto, 
e col quale soltanto da detto volgo viene nominato. 
Celebre è questo Contado nella Storia , poiché se 
la fondazione del Castello che ivi sorgeva si perde 
nel tempi, non cosi è quella di molte vicende alle 
quali tn soggetto. Né sembra che quelle forti6cazio- 
ni dalle quali era cinto, e di cui esistono tuttora e 
li avanzi e le traccia , sorgessero nel primo tempo 
in cui furono costrutte le Case ^e lo costituivano ; 
anzi qnel primo aglomeramento di Case tutl' altro 
nome si eblte che di Oliveto dedotto in appresso dal- 
la suindicate piantagioni . se le critiche sloriche ern- 
dizioni non ne conducono ad inganno. Imperocché 
sembra che quel - Casale Sociolo - di cui é parola 
nella Carta di donazione fatta dal Duca Giovanni di 
Persicelo e da Orsa di lui Sorella all' Abbadia di No- 
Dantola nell* anno 776 e ratiacata nel 789 da Orso o 
Orsone figlio del suddetto Duca, che prima di sua Mor- 
ie coosegnollo a S. Anselmo Abate e Fondatore della 
•tessa Abbadia sembra*, si disse, che fosse 1* attuale 
Oliveto l' antico Casale Sociolo. Infatti nella prima 
di ifette due carte di donazione esistenti nell* Archi- 
tIo Nonantolaoo accennando a questo Casale Socio- 
Io , é espresso. - Idesi in Casale Sociolo Pago Mon- 
iébéUio OUvdoeircMmdato, - Nel Casale Sociolo cir- 
condato da un Oliveto nel territorio di Monteveglìo. 
E quindi sembra che e per l' ubicazione del luogo 
situato appunto nel territorio di Monteveglìo , e dal 
farsi menzione di Oliveto , e pih dall' ignorarsi che 
Il nome di Casale di Sociolo fosse ad altra localité 
attribuito , debhasi ritenere che ratinale Oliveto fos- 
te un di cosi nominato. 

Come di tutti li altri Beni donati all' Abbazia di 
Nonantola , accadde ancora di questo , e cioè che fa 
Ib enfiteusi conceduta ad alcuno di qne' Conti , Ca* 
tanei , o Valvaaori che o condotti da prepotenze , o 
da bisogno di difesa de' proprii dominii , o per opera 
delli stessi Monaci, cinsero di mura il detto Castello 

I sottrarsi dalle incursioni de' barbari settentrionali e 
specialmente delli Ungheri che circa il principio del 
decimo secolo queste regioni devastarono, e nell^ me- 
tà del secolo stesso ritornarono a compiere la deva- 
stazione. Comunque siasi però è certo che Oliveto 
era Castello nel 1029 e nel 1030, e che ne'documeo- 

II posteriori a questo tempo dod sentesi pih Doai- 



nalo Calalo Sociolo I die qui possederà non pochi 
fondi l' Abbazia di Nonantola li quali più volta a Ta- 
rli diede in enfiteusi t che lo questo stesso territorio 
fondi possedevano altresì i Conti Gnidoae e Ripran- 
do Chierico da Pavia oo' lora Nepoti Guidone «d Ot- 
tone , co' quali l' Abate Rodolfo nel 1034 fece cofitrat- 
lo di permuta e comprollii che nel IllS come da 
Bolla di Pasquale II apparteneva il Castello all'Ab- 
badia di Nonantola; che nel 1119 scaduU l'enfltensl 
di metà di detto Castello rinovolla I* Abate Giovanni. 
Avevano le Città Italiane prima del duodecimo se- 
colo per lo pih ben poca estensione di territorio ad 
esse immediaUmeote soggetto , chiamalo -(Mreffo» 
corte, ed in UInn luogo drela - essendo li lon- 
tani a aoggezione di Conti , Marchesi , Monasteri ee. 
ora avveniva che insorgendo discordie fk« di essi , e 
temendo di essere dair avversarlo aoverchiati ricor- 
ressero ad alleanza colle viciife Città ad ottenerne di- 
fesa e protezione , le quali In teluna circostanza le 
tonte volte esteodevasi ad un reale possesso ed am- 
pliazione di dominio delle suddette citlà. Di tal gui- 
sa nel 1131 l'Abbadia e Terra di Nonantola con te 
sue adjacenze assoggettossi a Bologna ond'essere di- 
fese dalle oppressioni e scorrerie de' Modenesi alte 
cui Diocesi appartenevano , sotto diverse giurate con- 
dizioni , colle quali accettolle nella di lei protezioof 
ed alleanza uniUmente alle Castella e ville alle me- 
desime soggette , come se li abitatori di detti luo- 
ghi dovessero ritenersi o fossero Cittadini Bolognesi. 

E sul proposito di Oliveto In quanto alla spiegata 
protezione dei Bolognesi leggonsi nell' Instrumento 
relativo e tale dedizione a Rogito Guido Marengo del 
1156 queste parole - JVoa poputut bm, juramus sai" 
vare et adjwxtre homines de Cadrò OliveU H so- 
Tum bona quemadmodmn nodrit ConcivUnù, et H 
eedderini in guerram per noe H passi fiterini 
damnum intollerabile ila eoe siutinemus «< pos- 
sint honeste servire Populo.Bononiae. - K sebbent 
la Bolla di Alessandro terzo del 1168 confermi al- 
l' Abate Alberto di Nonantola U possesso di Oliveto i 
pure dal giuramento prestalo dalli Olivetani al Po- 
polo di Bologna li 9 Gennaro 1175 dedocesi che si 
erano essi tolti aflbtto al dominio Nonantotano , e 
rettisi io repubblica» allearoosl eoo Bologna e fttro» 
no ammessi come Cittedini Bolognesi , e tele alleali» 
za prima del 1244 convertissi per loro parte in snddiU 
tanza a Bologna ad onta deUa Bolla di Celestino 111 
dell'anno 1191 e del diploma di Ottone IV emana* 
to nel 1210 che ne conferasavaoo il possesso aU' A^ 
badia ed Abati di Nooanlota. 

Servi di rihigio qnesto Castello del 1325 a' fkiggi- 
Uvi Bolognesi scampati alla rotte di Zappoliao, eà 
allorché nel 1326 Bertuccio da Gniglte devMteva U 
teirltorio Bolo g oss s tarso «MOa i«gloM t s'ImoUiò 



— 96 — 



S^S!} [biBd) 



DI PBàD€RO e sasso* 




In gran libro ci ha spiegato dinnan- 
ttì l'aJorabile ProTvideoza , verga- 
^to a caratteri immortali e cosi chia- 
I ri , ehe portano con seco 1* impronta 
Lrìrl rlìviiio Autore . e ne suggellano, di- 
Lre» ton Dante» la gloria. Questo libro 
ì tù^ì grande » così meraviglioso . cos) com- 
. plìcdto , che non aggiugne la vita dell' uo- 
^ mo a «volgerlo » nonché tutto , neppur po- 
che pagine, pochissime poi e con mollo slento a 
pienamente Intenderne. Ma egli ha delle pagine que- 
sto libro , egli ha dei passi , che parlano cosi senti- 
tamente all'anima anche di qualunque idiota, che 
egli è tratto a sellare ora per insolila maraviglia , 
ora per onova dolcezza, Oh bello . oh ammirabile ! 
Ha delle pagine, torno a ripetere, che parlano sì for- 
te al cnor di chi sente , da spremergli a viva forza 
le lagrime. Non accade ora che io dica , che parlai 
finora del gran libro della nnlura creata. 

Nella nostra provincia la nuova via per la quale da 
Bologna si va a Livorno percorre la valle di Reno , 
difllaodo in mezzo a bellissime coltivazioni ed a fre- 
quenti villaggi. Non esistono forse nella Penisola luo- 
ghi pih pittoreschi o piii ameni di quelli , che qui 
8' incontrano. In nn circuito di circa dieci miglia dal- 
le porte di Felsina alla borgata del Sasso tu vedi ad 
ogni passo verdi sponde, fronzuti boschetti, prati 
erbosi , agevoli poggi. Ogni coltura vi prospera per 
r industre mano dell' uomo , e fra ogni specie di 
soavi fk'utta quella vi primeggia delle vili pampino- 
Se , dalle quali ricavasi il pili dolce licore. Poro lun- 
gi da Bologna trovi la graziosa villa di Casalecchio 
posta alle estremitii del ponle sulle due sponde del 
Reno; poscia un numero di paeselli, come I' Eremo, 
Pontecchio , la Stella , Castel del Vescovo , la Cerva , 
ed il Sasso , che situati sul piano , o sulle circostan- 
ti eminenze , concorrono ad abbellire il quadro del* 
I« ridente contrada. 

Ma percliè il libro si svolga , e se ne intendano le 
pili arcane parole , quivi I* erudito ? iiadaute ram- 



memora le grtndl tìtìh . i superbi castelli , e le ispi- 
de e turrite rocche , che il tempo , e pih spesso le 
guerre fk'atricide distrussero ed annientarono } ricor- 
da le fazioni che qui segn irono ; I mutamenti di si- 
gnorìa che accaddero ; rammenta l' antico Cattei FeT" 
rane , ed il forte che suir altipiano del gran maci- 
gno qu) stava a baluardo e difesa delle terre Infe- 
riori e della stessa Bologna ; riflette al terribile var- 
co del sasìo di glossina , altra termopile ove i bo- 
lognesi portavano le ultime difese contro gli Etru- 
schi , i Modenesi , e pih tardi le orde de' banditi , si- 
gnoreggiate dai conti di Panico ; pensa al valor guer- 
riero , alle forti imprese , agi' inauditi sforzi j e 
piange addolorato che tante virth , tante stragi fos- 
sero sin da que' tempi il frutto di cittadine discor- 
die , piuttosto che il sentimento magnanimo di re- 
ligione , dell'amor di patria. 

Castel Terrone , o Feronio era ( a giudizio del- 
l' eruditissimo Pancaldi ) una fiorente citili , posta 
superiormente al gran masso chiamato Sasso Fer» 
rone ed anche Sasso di glossina , dove nella cima 
sul largo ed ubertoso piano aveasi il Luco I' etrn- 
sca dea Ferronia , e trovavasi la ròcca o fortino 
principale. Slendevasi la città oltre quel sasso pel 
tratto di via che cond*^ee alla locanda della Fontana 
( un tempo casa di campestre ricreazione dei mona- 
ci Benedettini ) e custodiva il passaggio angusto del 
Sasso , tagliato a cornice sull* alto della rupe , ove 
il flume Setta mette foce nel Reno. L' importansa 
strategica di quel varco . che guadagnato una volta, 
apriva agli assalitori le porle di Bologna , fÌMevi 
che di frequente irrompessero dalla montagna torme 
di fuoruscili o di nemici estranei e tribolassero la 
Ferroniana città con lunghi assedii , o con feroci ••• 
salti ; talché , emigrandone a poco a poco gli ahila- 
tori , restò facile conquista ai nemici stessi , e fu 
dal ferro e dal fuoco arsa in breve e distraila. 

L' origine di quest' antica città si smarrisce come 
1* epoca della sua rovina nella notte dei tempi , e 
non tn ancora per gli scrittori , che provarono éL 
















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— 98 — 



m NICOLÒ DI VILLA D'AJANO. 




hi risaiIreMe fira le tenebre antiche 
fthi r origine di qnealo Inogo rin- 
^ tracciar bramaase. Basti il sapere 
^ clr ^t^ conosciuto prima della metSi del- 
l" unileclmo secolo, e che anche in qnel- 
N' rpoca remotissima esistefa la chiesa 
S. Maria dei CerreH, oggi sussidiale 
della pkbana di S. Nicolò , la quale nell' an- 
m lO'^ri, ^f>me narra il Calindri, venne do- 
nata con alquanti Jugeri di terreno dal Vescovo di 
Modena ai Monaci Benedettini della sua cittii , facen- 
do questo territorio parte di quella diocesi , e della 
provincia o signoria del Frignanot 

Varia e poco avventurosa fortuna toccò a questo 
paese per due secoli interi dopo 1* epoca che abbia- 
mo citala. Dai fìrignanesi passò e ripassò piii fiate 
nel dominio de' modenesi ; e caduto una volta sotto 
il giogo dei Monlecuccoli , vi pati ogni sorta di ava- 
nìe e crudeltà. Ma iddio , mosso a pletk di questi 
popoli , ne mutò i destini j poiché nell* anno 1234, 
mentre governava il pretore Guidone , lanlo la cura 
di Villa d* Ajano , che i limitrofi luoghi fecero spon- 
tanea dedizione al bolognese Reggimento , e vi rima- 
sero sino alla fine dello stesso secolo. Pel laudo 
poi di Papa Bonifazio Vili , che dovea sopire ogni 
lite frai bolognesi e la famiglia Estense ; questa Vil- 
la tornò alla dipendenza dei modenesi che la tennero 
In soggezione per oltre novanf anni j ed in appresso 
fu restituita dal marcheae Azzo d' Este ai bologne- 
si, che ne presero possesso nel 1598} e la riuni- 
rono al contado , facendone una delle massatie pri- 
vilegiate della montagna occidentale. 

Così trascorse i quattro secoli che vennero. Frat- 
tanto il suo territorio , già coperto di selve e non 
piii travagliato dalle guerre e dalle invasioni , erasi 
cambiato in amene praterie ed in ubertosi poderi 2 
torsero come per incantesimo opiflij , chiese . ed ele- 
ganti abitazioni 1 cento e pih famiglie , che vivevano 
di pastorizia come le nomadi tribii , si avvicinaro- 
no , si conobbero , e in breve diventarono esperti 
agricoltori i il commercio , introdotto pei lanuti è 
per le produzioni agricole , eccitò 1* industria . e pre- 
sto le arti vi germogliarono , poi vi fiorirono con 
indicibile ardore i talché oggidì nulla qui manca per 
la vita civile , e può questo paese esser distinto fra 
tutti gli altri che lo attorniano per istruzione , per 
pietà e per ricchezza agraria i frutti dolcissimi di 
nna lunga pace , di un cielo benigno e di un' onesta 
e ben intesa libertà. 

Il territorio di Villa d' Ajano , compreso In nn» am- 
pia e bella vallala , irrigata da chiare , e limpidit- 
sime acque , ha una circonferenza di asolte miglia , 
ad una popolazione di qnasi novecento individni , la 
maggior parte proprietari di terreni ed il resto di- 
vUi in artigiani » flttajuoli e coloni. Il suolo è fer- 



tilissimo ed è ornato qua e là di efeganti casini, il evi 
ndente aspetto mirabilmente contrasta con le selvag- 
gie rupi e le severe linee del monte Balghero che 
gli sta sopra. É distante da Bologna miglia 2B per 
la via del Lavino , e miglia 50 per la nuova strada 
dietro Reno. Forma una lingua di terra che si pro- 
tende nello Stato Estense, contornata quivi dalle par- 
rocchie di Montetortore , Mootalto, Semelano , Ber- 
locchi , Montese , e Salto , e limitata sul bolognese 
dalle cure di Musiolo , Castel d' Ajano , e Sassomo- 
lare. Fa parte della comunità di Castel d' Ajano , da 
cui è lontano appena un miglio , e dipende per gli 
affari contenziosi del governatorato di Vergato. 

Ora diremo alcuna cosa delle sue chiese eif ora- 
tori , ristringendo per quanto è possibile il discorso, 
a fine di serbare quella brevità , che C impongono 
le naturali condizioni dell' opera. 

Prima del decimoquorto secolo questo luogo aveva 
due chiese parrocchiali ; la maggiore col titolo di 
plfbana , dedicata a S. Nicolò , I' altra consegrata 
alla Vergine SS. delta dello Spirito Smdo. Quella 
dedicata a S. Nicolò esisteva (come le sue vestigia 
lo dimostrano) nello spianalo che trovasi ad oriente 
del cimitero , ma era assai piccola , e sui primi an- 
ni del secolo predetto cadde per vetustà e per som- 
movimento del terreno. Quindi fu dai popolani ri- 
fabbricata in pih ampia forma verso 1' anno 1330 , 
mentre per decreto del Vescovo di Modena dichiara- 
vansi riunite e concentrate nella nuova chiesa le due 
prebende, e lascìavasi a quella di S* Maria il mo- 
desto titolo di succursale. Questa poi conserva in- 
tatta la primitiva sua forma , e per essere di robu- 
stissima costruzione può reggere molti anni ancora 
air edacità distruggi Irice del tempf. 

La chiesa di S. Nicolò era dunque plebana da tem- 
po immemorabile ed aveva il S. Fonte battesimale 1 
e neir istrumento stipulato il 17 Giugno 1338 dal 
noterò modenese Diolaita Gargani ( del quale è una 
copia nell' archivio Arcivescovile di Bologna) rile- 
vasi che il rettore di questa cura D. Rivolo Cor- 
nacchia era investito ancora delle attribuzioni di Vi- 
cario foraneo , avendolo il Vescovo di Modena dele- 
galo a porre in possesso della nuova parrocchia di 
Castel d' Ajano il sacerdote CastdUap Tofdigioni. 
Come poi in progresso questa chiesa perdesse 11 ti- 
tolo e le prerogative di plebana , e come fosse lun- 
go tempo snltoposta alla congregazione di Semela- 
00 , per quanto diligenti sian state le nostre inchie- 
ste noi non potemmo saperlo. Certo è però che nel 
principio dell' anno 1822, essendo questa matrice ve- 
nuta per disposizione Pontificia ad accrescere 1* ar- 
cidlocesl di Bologna , I' Eminentisaimo Cardinale Op- 
pizzoni le restituì I' onore della pievania e del vi- 
cariato , sottoponendovi te due cura di Castel d'Aja- 
M • di BassoiBolarc. 



n tenplo arciprelale di 8. Nicolò • rlfkbbricato co- 
■e si ditse Yeno I* «oiio 1S30 , t poida ripetnU. 
ncote rUUorato , i di om fornia strana e iadcco- 
rosa. Ha tre altari , e cioè il maggiore dedicato al 
Santo titolare • uno alla Madonna del Rosario , e 
r altro ai Ss. Antonio , Fabiano e Sebastiano , con 
una tela pregcTOle di Giulio Cesare Milani» Sqnal. 
lido e mal conìMrvalo, posto in ficinanza di una 
frana cbe spesso minaccia d' Inabissarlo , e collocato 
ali* estrema pcrirerìa del territorio , la sua esistenza 
è un prodigio; né può comprendersi come i popola- 
ni del secolo xiv lo ricostruissero in quel posto; co- 
me i loro discendenti vi edificassero due secoli dopo 
il campanile; e come r arciprete Don Vincenzo Ma- 
randli vi ristaurasse in questi ultimi anni e quasi, 
rifacesse dai fondamenti la canonica. 

Ma i parrocchiani di questa cura che vivcfano sul 
declinare del passato secolo , ioformati da un raro 
apiriio di religione , conobbero che il detto tempio 
Bon era né sufficiente a contenere il popolo di si va- 
sto diatretto , né acconcio o conveniente alla celebra- 
zione dei divini misterj. Quindi pensarono ad erigere 
una novella chiesa parrocchiale nel centro del loro 
territorio , la quale per ampiezza e sontuosità ri- 
apondesse ali* augusto rito cui veniva dedicata. Il 
lavoro cominciò sul finire dell* anno 1795, e termina- 
va con sorpresa universale nel 1809. Allora monsi- 
gnor Tiburzio Cortesi Vescovo di Modena , chiamato 
a visitarla e benedirla , la trovò si magnifica ed ele- 
gante . che fattane distinta lode ai popolani , decretò 
alla medesima il titolo di arcipretale , ordinando che 
il parroco D. Giacomo Bertacchi vi trasportasse 
la propria dimora , ponendo stanza nella vicina casa 
colonica , che potevasl e avrebbesi dovuto ridurre a 
decente casa canonicale. Ma insorsero malaugurate 
diacordie . per cui questo lavoro restò sospeso. L' ar- 
ciprete dovè perciò rimanersi all' antica sua ranoni- 
ca, celebrare i divini ufflcj nella vecchia chiesa e 
trascurare alTallo il sontuoso tempio , che tanti e 
sì nobili sforzi avea costato a quel popolo. Chiuso 
e derelitto , non andò guari che la fronte esterna si 
guastò; poi in appresso per le acque filtrate e per 
le sotterranee commozioni si fendettero i muri del 
presbitero , si apri in due parti il bel catino , si ab- 
bassarono ed indi si ruppero i pilastri del coro , 
sicciié quasi diroccò la cappella maggiore , e fu per 
cadere con essa il grand' arco , e parte della volta 
dell' edifizio. Sconfortali a tanto infortunio, qnc* po- 
polani stavano per dimettere ogni pensiero di ristau- 
h>; ma piissimi e religiosi vollero ad ogni costo rie- 
dificare la casa del Signore : quindi tentarono un' ul- 
timo sforzo e vi riuscirono. Incuorali dal z*'lante e 
generoso arciprete MarancUi . fecero colta di devote 
oblazioni, e circa 1' anno I8fl si accinsero all' im- 
presa , cbe in breve fu nelle parti interne condotta a 
compimento. Moriva frattanto con universale cordo- 
glio il lodato Arciprete , e gli snccedeva il proprio 
nipote Don Tommato , che ben presto lo seguì nella 
tomba. Il nuovo tempio per altro era stato aperto al 
difio culto, e veniva quotidianamente nfllciatoi • 



ncBtro pensa? ali dai popolani al aaodo di erigerò H 
campanile per trasporUrvi le qoattro campane del. 
I* antica chiesa, Tenne eletto arciprete di qoesU ple- 
fo l'Odierno R. sacerdote D. Gregorio BaidueeOi, 
che portossi ad abiure nell' osata canonica presso la 
vecchia chiesa, ove ha di continuo celebrati i divini mi- 
sterj ed amminiatrato i aacramenti. Fu allora dai par- 
rocchiani sospeso ogni progetto di lavoro , o di ri- 
stauro al nuovo tempio. 

Noi non vogliamo portar giudizio sh questo incidente. 
Ci restringeremo invece ad accennare come la nuova 
chiesa ( cbe si vuol dedicata a S. Maria ) sia di una 
maesU e di una bellezza sorprendenti. Essa é d' or- 
dine toscano semplicissimo e corretto , vasta , bene 
armonizzata , con archi , cornici , e capitelli di nno 
stile grandioso ed uniforme , e con ampli intercolon- 
nii di magnifico effetto. La cappella maggiore , non 
per anche ornata del suo quadro, ha uno spazioso 
presbiterio , due belle cantorie , un altare di ottimo 
disegno ed un coro di giustissima dimensione. Le al- 
tre cappelle hanno altari ornati , ed ancone bellissi* 
me. Nella prima dalla parte del vangelo avvi una tela 
del Franzini rappresentante la B. V. del Rosario co'suot 
misterj. Nella seconda un Crocefisso di rilievo. L» cap- 
pella di contro a questa non ha quadro ; e nell' ultima 
dì fronte alla prima vedesì una tela rappresentante 
S. Antonio e S. Michele dipinta dal vivente Angelo 
Lemma , la quale se non é pregievole per disegno e 
per finitezza di lavoro , lodasi per singolarità di com- 
posizione e per arditezza di colorito. In una parola : 
questo tempio per la grandezza e ben inlesa armonia 
del suo tutto e delle sne parti , per la proporzione 
delle sue colonne , per la vivezza delle tinte cbe n' or* 
nano il volto e le pareli non chiede che una facciata 
corrispondente all' interna sua magnificenza per con- 
tendere il primato a qualsivoglia più splendida chiesa 
di questi luoghi. 

Rimane a dirsi delle altre chiese ed oratorj ; e par- 
landò primieramente della sussidiale dei Cerreti già 
indicata , noteremo essere di spettanza de' Signori 
Fulgeri che ne mantengono 1' ufflziatura , ed essere 
tuttora nell* antichissima sua forma con un solo al- 
tare e senza coro , ma però spaziosa , decente e ben 
conservata. Questa famiglia possiede ancora l'orato- 
rio detto del JH^n^/ino, dedicato a S. Filippo Neri , 
posto nella parte piti elevata del territorio , e che pa- 
rimenti é ben conservato. In luogo detto Pulano , fra 
una borgata di coloni , esiste un' antica chiesuola già 
aussidiale ed oggi semplice cappella dedicata a S. Ciò- 
vanni Evangelista , di spettanza del sacerdote Luigi 
Benedellinì ; e nel casolare detto la Cà incontrasi 
I' oratorio di S. Maria . che appartiene alla famiglia 
Bertacchi , ove nulla si vede di raro o di notabile. 
Un altro oratorio già dedicato all'Angelo Custode tro- 
vavasi nel piccol borgo dello il Cantone, ma nell'an- 
no 1842 fu capovolto e distrutto da una frana cbe apri 
il suolo e sconvolse i campi e le adiacenti contrade, in 
guisa da non prestar pih terreno bastevolmente soli- 
do onda ritentarne la costruzione. 

DoTT. LoMi Roonini. 



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— 99 



S. MATTEO DELLA DECIMA. 




jn meito a colti campi e paindote 
^V3tli più che tre miglia lontano da 
S. Ciò. io Peraiceto sorgeva 1' aoti- 
rtiissimn chiesa de' Ss. Giacomo e Fi- 
lippo di Diveratico o liveraiico, la 
i(]\ìE\e nel libro CoUecUu , che divisa 
to £Lato dì tutte le chiese di Bologna si 
trova nel H08 coogiuota alla cura di S. 
Afiollìnare, che credesi fondata da Narsete 
nel Castello di Persicelo 1' anno 454. Il nominare a 
queste Chiese era allora proprio de' popolani , se non 
che oel 1436 minacfiando esse. prossima ruina (go- 
vernando il Vescovado Bolognese il B. Nicolò Alber- 
gati ) ne recero cessione ( Rogito di Rolando Castel- 
lani de' 23 Settembre) a Giovanni di Giacomo Fer- 
rari , che si obbligava a rediflcarle e restaurarle co- 
me fece. Cosi dovette rimanere quella chiesa di S. 
Giacomo , infino a tanto che il Card. Arciv. Gabriele 
Paleotli srorgendola non solo ruinosa , ma collocata 
io luogo sottoposto a frequentissime inoondaziooi che 
rendeano inutili gli spessi risarcimenti , ne decr<>lò 
la demolizione ; e quindi perchè le fosse sostituita 
no' altra chiesa in luogo più comodo e addatto, e 
io pib asciutto terreno concesse al Rettore Don 
Giacomo Ferrari , e a suoi successori una Biolca di 
terreno , che formava parto d' lin tenimento di Biol- 
che 16 , situate nel Comune di S. Gio. in Persicelo , 
(fuartiere di S. Lorenzo, io luogo spettante alla 
Mensa di Bologna detto la Cata deUa Decima . E 
questo nome le era venuto da' beni che la Contessa 
Bfatilde avea donati alla Chiesa di Bologna , da Gio- 
vanni Vescovo nel 1107 conceduti poi in enfiteusi ai 
Consoli di Persicelo , essendosi riservata la Mensa di 
riscuotere io perpetuo su que' beni la Decima an- 
nuale , e d* avere dal parroco ogni anno nella festa 
di S. Michele ( 39 Settembre ) un livello di lire quat- 
tro e soldi cinque ( Rogito di Francesco Barbadori , 
10 Novembre 1569 ) . Pare nondimeno , che tal chiesa 
non fosse demolita si tosto , e che , o per la poca 
rendita , o per altre ignote cagioni restasse a S. Apol- 
linare congiunta. Trovasi infatti che nel 1573 Mon- 
.tigoor Ascanio Marchesini vescovo di Maiorica e Vi- 
sitatore Apostolico delegato da Gregorio XIII ne ob- 
bligava il parroco D- Giacomo Ferrari a porre la sua 
residenza fuori di S. Giovanni presso alla chiesa di 
5. Giacomo , acciò pih prontamente potesse pre- 
ttarsi ne* spirituali bisogni de' suoi parrocchiani di 
fuori che erano allora 710 ; volendo altresì , che i 200 
die avea soggetti entro la terra passassero in cura 
dHI' Arciprete persicetano. Ma questo decreto non 
ebbe effetto , che nel 1575 , e (brse fu allora , o in 
quel torno , che avvenuto 1' atterramento della Chie- 
sa di S. Giacomo fu poi innalzata alla Decima in 
onore di S. Matteo un' altra, che ebbe a que' gior- 
ni • e ritiene tuttora il nome di CAteaa I^htova . Que- 



sta non. guari dopo (1588) fu separata da S. Apol* 
linare, e dipoi riunita di nuovo, ridotto questo a 
beneficio semplice , come rimase pih anni , secondo- 
che chiariscono la Bolla della Collazione di esso a 
D. Andrea di Antonio Ferrari , e 1' altra Bolla con 
che Monsignor Alfonso Paleotti (14 Luglio 1595) il 
conferiva a D. Agostino Salani. 

Dalla Casa Ferrari la nomina della CbicM del- 
la Decima passava alla Mensa Arcivescovile die la 
esercita da due secoli in qua. Fino da primi anni 
del pontificato di Benedetto XIV prendendo possesso 
di questa Chiesa. DI Francesco Ponttnelli veniva de- 
corato del titolo di Arciprete , rimasto però sogget- 
to , com' è tuttavia al Plebanato di Persicelo. E a 
que' giorni era già salito il popolo della Decima a 
2157 anime. Fra Pastori di e^a che pih spleodellero 
di virlh e di meriti trovo un D. Agostino Soavi, 
già canonico persicetano , che divenutone Arciprete 
nel 1759 passava dipoi a Bologna direttore delle Mo- 
nache di S. M. Maddalena , e nel 1762 parroco a 
Quarto di Sotto, ove piamente moriva a 22 Aprile 
1787. Uomo di gran religione e bontà fu pure 1' Ar- 
ciprete Alberti , pel quale io ebbi già composta l' epi- 
grafe seguente. 

GIUSEPPE ALBERTI DA VIDICIATICD 

SAOKRDOTK PIISSIMO 

I 1NS16NKMBNTH LIMOSINIBBO 

pan ANNI ZLV. 

ARCIPRBTB A 8. MATTRO DILLA MCIMA 

H. A. Zlll. LOGLIO MDCCCIXIVI. D' ANNI LUXYI. 

DBSIDKRATO IN LAGRIMB 

OLI ERKDI TE8TAM. VP. 

Or essendo la Chiesa d* una sola navata , con pal- 
co a travature , resa poco decente dall' antichità , e 
molto angusta per le genti di si vasta parrocchia , 
quel zelaotissimo Arciprete Sig. D. Vincenzo CaC' 
dori di Piumazzo usò di tante sollecitudini, che 
nel 1841 aiutato dalle limoslne de' popolani , e dalla 
larghezza del Card. Oppizzoni prese ad allargarla , 
ed abbellirla col disegno del Doti. Luigi Gamberlnl , 
e r opera del Capo-Mastro muratore Giacomo Bit- 
gini persicelani ; i quali formarooo un corpo di Chiè* 
sa a tre navi , con tre iarcate per lato , aventi ognu- 
na la sua cappella j il tutto di ordine Dorico. 

In capo alla chiesa è la Cappella Maggiore con 
presbitero quadrato , quattro archi; quattro colonne 
in rilievo , e catino ^vi*apposto. Al di sotto ha un 
piano battuto come dicono, a finto marmo bianco 
e rosso, e dinnanzi una balaustrata di ferro antica. 
In fondo è II coro a semlcircolo , che atterrato II vec- 
chio ; fu eretto nel 1814. Fra le colonne degli archi 
laterali stanno le due Cantorie, in una delle quali 
è 1' organo nuovo operato da Giuseppe Ghermandi. 
Sull' altare di questa Cappdla sì venera l' immagine 
dd Sanio Apodoh ed EwmgdiiUi Matteo , che leg- 
ge e scrìve coli' Angdo a lato • dipinta nnovamcnte 



in quadro di Lorenxo Prmunni BologiMie. Ogni m« 
tata ha Ire altari i sei primo clic è dal lato del Vin> 
gelo fedesi entro nicchia la statua antica di stucco 
di Af. V. del Roiorio sedente col Bambino in sulle 
fioocchia , e intomo ad essa i quindici JIKiteri in 
tela antica reputata di buon pennello. Nel secondo è 
locato il Transito di S. tìiwqfpe , quadro lavoralo 
•neh' esso dal Proìizini , li quale nella tela del 
tcrio altare rappresentò ancora S. Vincenzo Per- 
reti, & AnUmio di Padova , e S. Anloìào Abbate: 
Dal lato dell' epistola offre la prima capprlia in qua- | 
dro antico di buona mano le effigie de' Ss. Sebo- 
Siiam> e Bocca con in mezzo G. C. Crocifisso e il ca- 
se accosciato appiè della croce. Nella seconda il Prati- 
stnt rafflgorò in tela le Sante Apollonia , Agata , 
iMda» Agnese, FUomena, Cecilia, e Liberata. Di 
sua mano è pure il quadro de' Ss. Gaetano, Panerà- 
gto, Uidoro e Luigi Gonzaga posto nella terza Cap- 
pella. In messo a questa navata e sotto all' ultimo in- 
tercoloonio è collocato il Battistero di legno , che Ano 
dalla foodasione della Chiesa slava in apposita Cap- 
pellioa. Ne' quattro angoli del fondo delle Navate con- 
dusse il Fnmitfii in altrettanti aflTreschi, -LeLagri- 
fmdiS. Pi^ro, - Il BaUista nel deserto, - S. Fran- 
eneo d'Astisi,' e S. Paolo. Opera di costui fu pure 
la Via Crucis in lastre di rame , che ornala di bel- 
le e dorate comici trovasi sparsa per la Chiesa , pro- 
curata dall* offerte de* devoli , e dall' amministra- 
lionc Parrocchiale. Non è poi ad ommetlere . che 
per orribili tempeste da cui furono salvi i popoli 
della Decima fecero voto di osservanza perpetua del- 
le feste de' Santi Pancrazio e Antonio di Padova j e 
con egual voto si obbligarono fare le vigilie e feste 
de' Ss. Sebastiano e Rocco nella mortifera pestilenza 
del 1630. Un fulmine caduto nel Giugno del 1756 ro- 
vinò il Campanile e il tetto della Chiesa racconci 
allora provvisionalmente , linchè dal 1829 al 30 i' Ar- 
ciprete Alberti fé di nuovo edificare la torre delle 
Campane. 

Contuttociò che erasi operato fin qui pel maggior 
ingrandimento e decoro della Chiesa , non avea que- 
sta avuto il suo pieno compimento , giacché , sce- 
mate le obbla7ioni de' fedeli , finito il coperto , e 
ffìuotosi al cornicione si arrestavano i lavori , rima- 
j^odo greggie le mura delle navate, e tuttavia da 
farsi il nuovo palco o soffitto. Ma I* Arciprete Cac- 
ari , che avea già largito non poco danaro di suo 
ha preso in quest' anno ( 1849) a far dipingere I' in- 
terno della Chiesa, e già Prospero Gentili ha effigiato 
Bel Catino sovra il Presbitero un Padre Eterno in j 
gloria con vari angeli , e ne' riquadri de' lati gli 
emblemi de' quattro Evangelisti. Il Coro poi ha tut- 
to abbellito a Chiaro Scuro , con ornati e finti can- 
delabri , come dicono i fauodo lo Spirilo Santo io 



mèifo i vivi raggi corra il quadro del Sasto tito- 
lare , cbc ha conlorsato di fìregi a auto marmo, fi 
a sperare , che gareggiando i popolani colla pietà e 
Io zelo del benemerito Arciprete vorranno die il sa- 
cro tempio sia condotto totalmente a fine a maggior 
gloria di Dio, e del Santo Evangelista loro proteggito- 
re, di cui solennizzano la festività a di 21 Settembre. 
È la Parrocchia di S. Matteo della Decima Ioataaa 
16 miglia da Bologna i abitala da 3000 anime , po- 
sta nel Comune e Governo di S. Ciò. in Persiceto , 
con Sindaco proprio i e confina co' territori delle cu- 
re di Lorenzatico, Amola, Bevilacqua, Crevat" 
core. Palala, e Penzàle nel Centese. Quattro Ora- 
torii sono sotto di essa i e cioè. 

1. Di S. Bartolomeo Apostolo alla Fontana già 
tenuta Aldrovandi , ora del Duca de Ferrari. 

2. Di S. Donnino alla Giovannina , già Aldro- 
vandi anch' essa , ora del Marchese Luigi Cavrlasi. 

3. Di S. Antonio di Padova, già Morandi, ora 
de* Rossi di Crevalcore. Stette questo chiuso alcun 
tempo e rivolto ad usi profani , riaperto poi nel 1832. 

4. Della B. V. AìixUium Cristianorum. È questo 
sulla strada che va a Cento dal lato opposto al Ca- 
nale e poco lungi dalla Parrocchia a cui apparticue. 
È di elegante architettura con piceni atrio d' ordina 
dorico dinnanzi , entro e fuori dipinto ad ornati da 
on Ungarelli bolognese. Fu innalzato dal 1818 al 
1820 dalla pietà de' popolani , e dell' Arciprete Al- 
berti che ne portò e piantò processiona Imente la pri- 
ma pietra appena falle le Sante Missioni. La sslra- 
colosa Imagine di M.V.che ivi entro hi culto, è la- 
voro del P. Baranzoni da Persiceto che tu miaar 
osservante , e Guardiano in S. Pietro di Ceuto. Que- 
sta si venerava prima su d' un pilastro che sorgeva 
a poca distanza. Sulla porta dell' Oratorio leggcai si 

di fuori. 

D. 0. M. 

DKIPARAR . VIRGIFTI 

PECOATOBVM . RRPV6IO 

CHRISTIANORVM . AVZlUO 

8ACRIS . MISSIONIBVS . ADAVCTA . OIVOTIO 

A. D. MDCCCZVUI. 

Al di dentro poi sovra la porta medesima 
D. 0. M. 

PACI . PIETATB 
CONCORDU 

P. P. 
A. MDCCCXX. 

È poi cosa molto notevole, che in un Poxxo d' acqss 
amara , e non potabile d' una Casa che spetta ali 
Chiesa si vede infissa nel fondo la punta d' una Bs^ 
ca con rostro ed anello di ferro . 11 pozzo è In loefa 
che anticamente dicevasl la Fossa Virginia; e cfet 
oggi colmata e spianata è divenuta una strada cfet 
pur tuttavia si chiama la Via Virginia. 
C. F. 



FINE DEL TOMO SECONDO. 



IHBiiS 



DEL PRESENTE VOLUME. 



Affrico S. Gìo. Battista . . . N. 68 

i. Jgata . « » 93 

Amola di Piano Ss. Maria e Danio 
Ancognano S, Martino • . . 
Bagnarola Ss, Biagio e Giacomo 
B^ricella S. Maria. • • ... 
Bisano 5. Alessandro . • . • 
Bonconvento S, Biagio • . • 
Bo8chi di Baricella S. M. Lauretana 
Buda S. M* Assunta .... 

Budrio S, Lorenzo 

Calvenzano S. Apollinare • • • 
Ganovella S. Maria . • • ' • 
Capo Fiume S. Pietro • • . 

Cappella S, Maria 

Casadio Ss, Giacomo e Filippo 
Ca8aglia S, M. Assunta . . . 
Gasalecchio de' Conti S, Michele ' 
Casalecchio di Reno S, Martino 
Caselle S, Maria — S. Lazzaro, 
Caselle di Crevalcore 5. Giuseppe 

Casigno 5. Andrea 

Cassano S. Maria e S, Giuseppe 
Castel de' Britti S. Biagio . . 
Castel Guelfo 5. Gio. Battista . 
Castel Nuovo S, Lorenzo. . . 
Castel del Vescovo S. Lorenzo . 
Castel del Vescovo S. Pietro . 
Casumaro S, Lorenzo .... 
Cazzano S, M, Maddalena . . 
Cereglio S. Biagio 



67 
4 
49 
16 
90 

a? 
35 

a6 
3o 
64 
84 

4» 
60 
II 
3a 

9» 
18 
3 
81 
39 

41 
8a 

83 

53 

Sa 

77 
47 
89 



Crevalcore S. Silvestro • . 
s. Cristoforo di Labante . . 
Croara S. Cecilia . • • . 

s. Egidio 

Farneto di Monte Cerere San 

tro . . • . . . . . 

s. Filomena 

Fiorentina 55. Trinità . . 
Frassineto S. Bartolomeo 
Funo Ss. Nicolò e Petronio . 
s. Gio(?anni in Monte , di Città. 
Gorgognano S, Gio. Battista 
ss. Gregorio e Siro, di Città, 
s. Isaia, di Città • • . 
Jola S. Michele .... 
Labante 5. Maria • . . 
s, Leo di Praduro e Sasso 
Lisema S. Lorenzo . . . 
Longara S. Michele . • 
s, Lorenzo in Collina . • 
Lovoleto S. Marnalo • . 
j. Maria della pietà detta de' 

dicanti, di Città . . 
S.Matteo della Decima . 
Medelano S, Maria . . 
Mezzolara S, Michele • . 
Molinella 5. Matteo. , . 
Montecalvo 5. Gio, Battista 
Monte veglio S. Maria 
Montecavaloro S, Giorgio . 
Monterenzio S. Stefano . 



Pie- 



N. 9 
86 

7 
73 



itf«n- 



6 

91 
65 

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.- QttMM S.Ktirù 
Vmìnmr 8. ApMìtun 
'^¥$àéU 8. Mtah • 

' i l^iniiiiij 5. Biagio • 

Piò^icalTo 5. Lorenzo 

QsMM^iinperìore 5. Ànipea 

({u^IjdMd 8^.Benedotto . . 
:"- KittbàUno 5. ilT. ileUa iVdM 

Fitti|Twnft &• Pietro e Paolo . 
.. ■ Baodrato 8s. Maurixio e LaMMoro 

B^piatio 8. Cauiano 

Jikib S^Pioiro ...... 

Rocca Pitigliaiia S. Michele . . 

Bimobi di Bagnarola Ss. Filippo 

Giacomo ...•••. 

■-r ^vìfiemit^ 8$. Simoae e Giuda • 

Salmiio di Monto S. Pietro . . 




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SaTignò 8.(haeo > V* • ' ; ^ 

Savigno 8. P r oi p era V « * . 

Sperticano A « IVpmmm» « • . 

Solano 8. Maria • • ' • • • 

Stiatico 8. Vemamio . • « / 

Stifonto 8. M. JstatUa . • . 

Tignano 5. JEiittM • • « • 

Tolè 8. Maria Jmmta . . . 

Yarignana 8. Giorgia • « • • 

Yarignana S^Loremo • • • • 

Ycdriana 5. J^^lfrM • • • • 
Yiadagok 5«. fàloM o Giorgio . 

Vignale 8^Anàreù * • • • . 

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